DIZIONARIO DEI PROVERBI ITALIANI
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 1 - 04/07/2007
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 2 - 04/07/2007
DIZIONARIO DEI PROVERBI ITALIANI CARLO LAPUCCI
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 3 - 04/07/2007
Coordinamento redazionale: Biancamaria Gismondi Caporedattore: Eugenia Citernesi Redazione: Fabrizio Gonnelli Hanno collaborato: Leandro Casini, Margherita Ferro, Laura Fiorentini, Emanuela Giordano, Fabrizio Gonnelli, Elena Mendes Elaborazione dati e impaginazione: Edigeo s.r.l., Milano I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento totale o parziale con qualsiasi mezzo (compresi i microfilm e le copie fotostatiche) sono riservati per tutti i Paesi. L’editore potra` concedere a pagamento l’autorizzazione a riprodurre a mezzo fotocopie una porzione non superiore a un decimo del presente volume. Le richieste di riproduzione vanno inoltrate all’Associazione Italiana per i Diritti di Riproduzione delle Opere dell’ingegno (AIDRO), Corso di Porta Romana 108 - 20122 Milano, e-mail:
[email protected] § 2007 Arnoldo Mondadori Editore S.p.A. prima edizione Mondadori DOC agosto 2007 § 2006 Felice Le Monnier, Firenze, Edumond Le Monnier S.p.A. Stampato da Mondadori Printing S.p.A., Via Bianca di Savoia 12, Milano presso lo Stabilimento di NSM, Cles (TN) ISBN 978-88-04-56748-6
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 4 - 04/07/2007
Prefazione Se c’e` un settore dell’editoria che non mostra segni di crisi o di sofferenza, questa e` la lessicografia: non saprei indicare un’altra lingua europea, del presente o del passato, che vanti un numero cosı` alto di dizionari esaurienti e accurati come l’italiano. Fino a ieri questo quadro luminoso presentava solo una macchia, quella del proverbio. Non che siano mancate le pubblicazioni, ma si e` sempre trattato o di repertori compilati con la stringatezza impersonale di un elenco telefonico o di raccolte settoriali, limitate per argomento o per ambito territoriale o, ancora, di ambiziose e complesse opere di taglio enciclopedico, destinate a studiosi e specialisti della materia. Oggi anche questo neo e` stato rimosso e l’opera che qui si presenta e` quanto di piu` innovativo e insieme definitivo si possa offrire al momento in ambito europeo. Non si tratta di numeri, anche se la cifra di 25 mila incute rispetto da sola, ma di qualita`: il lettore trovera` una materia ordinata, sistemata e commentata meglio di quanto sia ragionevole pretendere. I proverbi ci arrivano spesso da mondi ormai remoti e l’ermetismo col quale rappresentano gli aspetti piu` diversi della realta` li puo` rendere enigmatici fino a farli risultare incomprensibili. Un commento che integri e contestualizzi il loro dettato lapidario si rende indispensabile e se ogni proverbio e` un frammento di sapienza popolare, secondo una definizione assurta a luogo comune, si consideri che altrettanta ce ne vuole perche´ il proverbio sia compreso fino in fondo: una sapienza fatta di conoscenze storiche, d’indagine filologica, di acume interpretativo. E` percio` stupefacente che tutto questo sia opera di un solo Autore, per quanto coadiuvato da una redazione esperta e sagace come quella dell’Editore Le Monnier. D’altra parte l’unita` dell’opera poteva essere garantita solo da un’unica mente ordinatrice e da un lavoro paziente e tenace, che ha occupato l’arco di una vita intera. Sarebbe vano quanto pretenzioso cercar di dare un’idea dei contenuti di questo lavoro, sarebbe come tentar di fare il sunto di un’enciclopedia. Il lettore si predisponga a trovarvi tutto cio` che solletica e soddisfa il proprio gusto per una meditazione critica e ironica sulle cose del mondo e anche cio` che mette in discussione le proprie convinzioni ritenute indiscutibili. Il proverbio va dritto allo scopo senza rispetto per le minoranze, senza riguardo per cio` che e` politicamente corretto, senza considerazione per gli idoli della nostra civilta`. La summa di Carlo Lapucci giunge al momento opportuno. Mai, come in questo periodo, la continuita` della memoria collettiva e` stata messa a repentaglio: la possibilita` illimitata di attingere informazioni per via telematica dalle fonti piu` disparate fa sı` che l’acculturazione stia diventando un’avventura individuale al di fuori dei canoni istituzionali, dei paradigmi condivisi. In opere come questa la memoria collettiva ha il suo punto sicuro di riferimento, il suo tesoro inalienabile, il suo monumento. Alberto Nocentini
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 5 - 04/07/2007
AVVERTENZE
VI
.
Avvertenze La raccolta e` ordinata secondo un criterio ‘misto’ nel quale operano allo stesso tempo il criterio formale della parola-chiave e quello semantico delle affinita` concettuali. Secondo il principio delle parole-chiave sono stati selezionati sostantivi, aggettivi, verbi e avverbi sotto i quali sono riuniti proverbi caratterizzati dalla presenza di tali parole (sottolineate in ciascun proverbio). All’interno di ciascuna parola-chiave i proverbi non sono ordinati alfabeticamente ma in base alla rilevanza, fornendo spesso dei raggruppamenti di proverbi concettualmente affini o contrapposti. Secondo il principio della affinita` concettuale sono inseriti spesso in un gruppo anche proverbi che non contengono la parola-chiave ma che documentano modi diversi di esprimere lo stesso concetto. Lo stesso principio concettuale sta alla base dei rinvii collocati per lo piu` alla fine del commento di ciascun proverbio (vedi anche seguito dall’indicazione del proverbio con lettera e numero). In questo modo il lettore e` avvertito della presenza di proverbi concettualmente affini per i quali e` stata scelta una collocazione sotto diversa parola-chiave. E` possibile, inoltre, costruire un ulteriore reticolo di collegamenti fra parole-chiave e singoli proverbi attraverso le indicazioni precedute dalla freccetta posta spesso subito dopo la parolachiave: si tratta di altre parole-chiave sotto le quali ricorrono proverbi in cui e` presente la parola in oggetto. Per cercare le ricorrenze di una certa parola nell’intero corpus, si puo` ricorrere all’indice analitico. Questo e` sostanzialmente completo; solo per alcuni termini di grande ricorrenza, come essere, avere, fare, bene, male, ecc., si e` fatto ricorso alla dicitura passim. Per quanto riguarda il testo dei proverbi, due sono le considerazioni preliminari per il lettore: 1) la divisione in versicoli (talora coincidenti con veri e propri versi della tradizione) intende evidenziare graficamente la natura ritmico-metrica che sta alla base della memorabilita` di tanti proverbi; 2) nel testo ricorrono abbastanza di frequente le parentesi tonde e quadre: quelle tonde indicano una o piu` parole che spesso non sono ne´ registrate dalle raccolte ne´ usate dai parlanti; quelle quadre isolano invece una o piu` parole che sono alternative a quelle precedenti (e dunque indicano una variante). I proverbi dialettali riportati con numerazione autonoma sono presenti in quanto esempi di forme spesso molto diffuse con varianti locali in ampie zone dell’Italia, ma mai, o quasi mai, noti in forma del tutto italianizzata. Nel commento ai proverbi sono citate spesso opere antiche e moderne, in forma completa o abbreviata secondo criteri intuitivi. Mentre per i testi letterari non si da` alcun rinvio bibliografico, per gli studi specifici sui proverbi o sulle tradizioni popolari, talora menzionati solo col nome dell’autore, si rinvia alle due sezioni della bibliografia.
Abbreviazioni abbr. a.C. agg. avv. ca. cfr. cit. com. d.C. ecc. es. fig. lat. n.
abbreviazione, abbreviato avanti Cristo aggettivo, aggettivale avverbio, avverbiale circa confronta citato comune, comunemente dopo Cristo eccetera esempio figurato, figurativamente latino numero
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
passim p., pp. prec. prov. scil. sec., secc. sg., sgg. sign. sin. sost. sott. trad. v. volg.
in diversi luoghi, qua e la` pagina, pagine precedente proverbio, proverbiale scilicet, cioe`, ovviamente secolo, secoli seguente, seguenti significato sinonimo sostantivo sottinteso traduzione verso volgare, volgarmente
pag 6 - 04/07/2007
VII
.
RINGRAZIAMENTI
Ringraziamenti Ringrazio tutti coloro che, consapevolmente o meno, hanno preso parte a questo lungo lavoro con informazioni, indicazioni, soprattutto per quanto riguarda la diffusione dei proverbi e l’uso che ne viene fatto nelle varie localita`. In particolare una grande gratitudine ad Anna Maria Antoni, con la quale abbiamo intrapreso il primo studio sui proverbi, con il volume I proverbi dei mesi (Cappelli, Bologna 1975). Il volume e` stato il nucleo della ricerca successiva, alla quale e` stato costante apporto il suo consiglio, soprattutto nel campo scientifico, e non solo in quello. Ad Alberto Nocentini devo, insieme a un costante incoraggiamento a continuare il lavoro intrapreso e a sostenerlo, competenti suggerimenti nei molti problemi che la materia ha presentato dipanandosi negli anni. Anche all’amico Sergio Pacciani sono grato per informazioni, segnalazioni bibliografiche, consigli e incoraggiamenti. Ringrazio Eugenia Citernesi della Casa Editrice, per la sensibilita`, la cultura, la vera passione che ha prodigato nella revisione di tutto il lavoro, insieme a Fabrizio Gonnelli. Della loro opera, con suggerimenti, precisazioni, indicazioni, si e` giovato con molto vantaggio il volume. Infine resto grato a tutti coloro, e sono tanti, che nel rilevamento orale, nelle verifiche, sono stati disponibili per rispondere alle richieste di spiegazione, informazione, precisazione.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 7 - 04/07/2007
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 8 - 04/07/2007
Introduzione Un ramo di spine in mano all’ubriaco e` il proverbio sulla bocca degli stolti. Proverbi 26.9
1. Generalita` e definizione Il proverbio e` una frase breve di forma lapidaria o sentenziosa, codificata nella memoria collettiva o tramandata in forma scritta, che enuncia una verita` ricavata dall’esperienza e presentata come conferma di un’argomentazione, consolidamento di una previsione, ovvero come regola o ammonimento ricavabili da un fatto. Puo` essere formulato in forma metrica o in prosa ritmata. Ha di solito tradizione antica e una certa diffusione. Si vuole che sia una forma di sapere popolare, e spesso e` vero, in quanto la gente comune ne ha fatto sempre largo uso, ma queste formule sapienziali, a volte antichissime, provengono anche dalla tradizione colta e sono fissate in scritture sacre o in raccolte dotte. Il proverbio dovette essere, in tempi remoti, una forma di cultura elitaria, e non ha cessato mai di essere patrimonio delle persone colte, da Aristotele a Petrarca a Manzoni. C’e` incertezza sull’origine della parola ‘‘proverbio’’: si sa che sulle etimologie sicure i compilatori di dizionari si dilungano, mentre su quelle incerte vanno di fretta. Il proverbio rientra nel secondo caso. Si trovano indicazioni del tipo: vedi verbo; dal lat. proverbium, der. di verbum ‘‘parola’’; oppure: dal latino proverbium, composto di pro e verbum. Probabilmente la parola e` giunta in italiano attraverso il francese, ma non e` certo se quel pro indichi ‘‘al posto di’’ o se invece sia da collegarsi all’aggettivo probatum, nel qual caso ci troveremmo di fronte all’espressione probatum (verbum) ‘‘affermazione provata’’. Il termine ‘‘proverbio’’ ha diverse parole usate come sinonimi, ma non perfettamente coincidenti nei significati propri. Il detto e` propriamente l’enunciato di una regola generale, che governa fatti naturali, meteorologici, somatici, e che permette anche di fare previsioni: per esempio Rosso di sera, bel tempo si spera. L’adagio (dal latino ad agendum ‘‘per fare’’) e` un consiglio, una regola che governa un comportamento, sia morale o giuridico, sia di opportunita`: per esempio Bisogna pelar la gazza senza farla stridere. L’apoftegma e` il detto celebre di un personaggio famoso, passato in proverbio. Confina in modo incerto con la citazione e la facezia proverbiale (wellerismo): per esempio Roma non si riscatta con l’oro, ma col ferro. Il precetto e` un po’ piu` lontano dal proverbio in quanto ha un settore definito, una finalita` e spesso una fonte precisa: i Precetti della Scuola Salernitana, i Precetti della Chiesa. L’aforisma e` una sentenza, un giudizio che riguarda di solito il comportamento umano, un precetto di vita, anche pratica, espresso in modo conciso, con parole e immagini acute, insolite, volte a scoprire le contraddizioni nascoste dalle consuetudini, o gli aspetti insospettati della realta`. Sono celebri gli aforismi attribuiti ad Ippocrate: norme, consigli, osservazioni sulla medicina. La sentenza e` una breve frase che enuncia un principio, una regola di solito di carattere morale. La massima e` un principio, una regola, un precetto ritenuti certi che servono di indirizzo, di guida per la condotta, il comportamento. Cio` si condensa in una sentenza di carattere morale. Cosı` le massime del Vangelo. Puo` essere anche una proposizione fondamentale di un’arte, di una scienza che viene accettata come vera, o evidente.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 9 - 04/07/2007
INTRODUZIONE
.
X
L’impresa in araldica e` una rappresentazione simbolica di un’intenzione, di un modo di volersi comportare, un’indicazione di quello che si vuole essere, realizzare, ‘‘imprendere’’ (intraprendere). E` un motto (e con questo spesso si confonde) collegato a una figura in modo che le due forme si spieghino reciprocamente. Fu usata nel mondo classico e riprese vigore in Europa nel Medioevo. Fra il Cinquecento e il Seicento regole precise ne dettarono l’uso araldico. Le imprese ebbero impiego anche in tema amoroso, pedagogico e religioso. La frase, soprattutto se particolarmente felice, si e` col tempo staccata dalla figura, formando un motto, per cui la materia si e` andata sfumando, man mano che e` finita la moda. Una certa confusione ha regnato in passato tra proverbio e modo di dire (o locuzione proverbiale); le antiche raccolte, come quelle di Orlando Pescetti dei primi del Seicento, comprendono le due forme senza la minima attenzione, considerandole materia proverbiale, e solo verso la meta` del Settecento si fa strada l’idea di evidenziare la diversita`. Il proverbio si distingue dal modo di dire per la forma rigida che lo lascia fuori dal periodo in cui viene a trovarsi, come una frase a se´ stante, un’appendice, una premessa o un inciso. Il modo di dire ha una forma diversa da quella del proverbio, anche se non di rado un’espressione si trova sia nell’una che nell’altra. Un esempio di modo di dire e` Chiudere la stalla quando sono scappati i buoi; mentre il proverbio corrispondente e` E` inutile chiudere la stalla quando sono scappati i buoi. Il proverbio rappresenta una regola generale, una verita` che ha una formulazione fissa: Tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino. Qualche termine del proverbio puo` variare (al posto di va si puo` trovare ando`, ecc.), ma la frase si situa per intero nel discorso, senza piegarsi a rapporti con il contesto. Il modo di dire e` invece un ingrediente espressivo della lingua che puo` tenere il posto di una parola: come avesse le ali ai piedi sta per velocemente; fa spesso riferimento a fatti esemplari, favole, fatti naturali, frasi o situazioni celebri, ecc., come Portare vasi a Samo, Vendere la gatta nel sacco, Toccare il cielo con un dito, Esser l’Araba Fenice, ecc. Come tale il modo di dire si adatta al contesto: Andavano come se avessero le ali ai piedi... Ho toccato il cielo con un dito. Il proverbio si distingue inoltre dalla frase famosa o dalla citazione perche´ non ha attribuzione ne´ esplicita ne´ implicita. Cosı` si diversifica dalla facezia popolare (o wellerismo) perche´ non ha la frase introduttiva o la coda del tipo Come disse...
2. Natura del proverbio Pur essendo materia tra le piu` popolari, il proverbio abbraccia domini tanto estesi e diversi che non puo` essere considerato soltanto banale strumento di conoscenza pratica e approssimativa, appartenente al livello incolto della popolazione, fornito solo di conoscenze elementari. Piuttosto, come dimostrano l’impossibilita` di collocarne l’origine in un preciso orizzonte temporale, il fatto di essere stato nei tempi antichi pertinenza di livelli alti della societa`, e, infine, la complessita` delle regole a cui e` soggetto, il proverbio appare non solo un mezzo elementare di ricognizione o verifica, ma anche patrimonio di una e´lite, del ristretto ‘‘mondo di chi pensa’’. La persona che fa molto uso di proverbi, raccomandandosi eccessivamente alle usanze antiche, e` detta proverbiosa, dando al termine un valore negativo, come ‘‘uggioso’’ o ‘‘pedante’’. Vi si risente il peso che ogni regola esercita su chi la subisce e si comprende che al proverbio e` rimasta la caratteristica che dovette avere un tempo, quella di sistema normativo orale di governo delle operazioni umane, del comportamento e dei rapporti di vario genere. Sono rimaste vive ancora certe regolette quasi infantili che stabiliscono rapporti impossibili da regolare con la legge: Chi va via perde il posto all’osteria; ma vi sono anche proverbi calendariali che hanno fino a poco tempo fa regolato i rapporti contrattuali nel mondo agricolo. L’accusa frequente che i proverbi siano contraddittori, e quindi incerti e fallaci, rivela come questa non sia materia per persone che chiedono regole sicure da applicare senza fatica mentale e senza criterio, formule da usare per trovare la soluzione, rendere sicura la scelta. Il proverbio non ha applicazione meccanica: l’immenso quadro d’indicazioni che ci viene squadernato davanti e` un libro da interpretare e comprendere, non da applicare; non e` un formulario.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 10 - 04/07/2007
XI
.
INTRODUZIONE
3. Storia I proverbi, si e` detto, sono antichissimi e si trovano nelle culture primitive come parte fondamentale del sapere, sotto forma di regole e massimari riguardanti le piu` varie branche dell’attivita` e i piu` diversi aspetti del sapere: religione, morale, diritto, attivita` economiche, agricoltura, commercio, lavoro, superstizioni, rituali, meteorologia, caccia, gioco, conoscenza psicologica, sentimenti, ecc. Anche la tradizione scritta dei popoli civilizzati piu` antichi attesta la presenza di proverbi: ne abbiamo testimonianza nel mondo egizio, babilonese, assiro, cinese.
Il proverbio nell’antichita`: Mesopotamia Per secoli si e` ritenuto che i Proverbi della Bibbia rappresentassero la raccolta piu` antica di questo genere, ma grazie ai ritrovamenti delle tavolette d’argilla delle civilta` mesopotamiche, siamo venuti in possesso di parecchie raccolte sumeriche di proverbi, alcune databili verso il XVIII sec. a.C. Pur appartenendo a un popolo con strutture, lingua, idee, usi, economia, religione diversi dai nostri, molte forme proverbiali rivelano caratteri fondamentali simili, tanto che si possono stabilire collegamenti nel modo di conoscenza, riconoscibili poi ovunque, nella sofisticata Cina antica come nelle societa` primitive. Anche soltanto un piccolissimo assaggio di tre proverbi sumerici risulta a questo proposito assai illuminante.1 Non ha ancora preso la volpe e gia` sta preparando il collare. Denaro preso a prestito e` presto rimpianto. Chi possiede molto denaro puo` essere felice, chi possiede molto orzo puo` essere felice, ma colui che non ha nulla puo` dormire.
Egitto La millenaria cultura egiziana ci permette d’intravedere una storia del proverbio all’interno di una stessa civilta`, dai primordi alla fase evoluta e alla decadenza. L’origine e` strettamente legata alla religione e alla morale religiosa, con particolare attenzione ai rapporti con la divinita`; avviene poi un distacco dal mondo della trascendenza, per prospettare un ordine di rapporti condiviso anche al di fuori dell’orizzonte religioso. Infine si giunge a formulare un corpo di regole particolari, di norme pratiche, di situazioni e consigli astratti valevoli per tutti; consigli che sono in parte ancora collegati a una visione religiosa, ma sempre piu` attenti alla vita quotidiana, al governo delle proprie azioni, dei rapporti umani. Accanto a questo tipo di proverbi si hanno formulari pratici riferiti a settori specifici, come la coltivazione, l’attivita` artigianale, il trattamento delle piante, degli animali, dei fenomeni atmosferici. La letteratura sapienziale del piu` antico Egitto risulta piu` lontana dalla nostra per il suo collegamento continuo alla realta` religiosa, mitologica, rituale. Questi aspetti incombono sulla speculazione spontanea ed estemporanea riconducendo tutto alla pieta`, alla ricerca della regola morale intonata al volere divino. Lo sviluppo culturale crea anche in Egitto una progressiva separazione tra la religione e la normativa dei comportamenti quotidiani, la lettura psicologica della vita e i consigli dettati dall’esperienza. Rimane tuttavia una costante che costituisce una evidente diversita` rispetto alla successiva cultura occidentale.2 Frammenti che risalgono alla meta` del III millennio ci mettono a conoscenza di diverse opere del tipo Insegnamenti di...: conosciamo quelli di Ptahhotep, di Herdedef, di Imhotep.3 Nell’Insegnamento di Ptahhotep, databile circa due secoli dopo Cheope, si trova una descrizione della vecchiaia per aforismi che ricorda da vicino le celebri pagine dell’Ecclesiaste. Le massime e le sentenze non sono elencate una dopo l’altra, come spesso avviene nelle nostre raccolte, ma fanno parte di un racconto, spesso come insegnamenti impartiti a un giovane dal padre o da un anziano. Nell’eta` piu` tarda ritroviamo lo stesso schema del padre che educa un figlio nell’ultimo dei libri sapienziali conosciuti in lingua classica, una raccolta di trenta capitoli attribuita ad Amenemope appartenente alla XXII dinastia, e databile circa alla meta` del secondo millennio, o forse ancora prima. Anche qui si notano affinita` con il libro biblico dei Proverbi, ma si sente anche
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 11 - 04/07/2007
INTRODUZIONE
.
XII
una vicinanza maggiore con forme proverbiali a noi piu` familiari e tuttora presenti nella nostra tradizione: vi si leggono, per esempio, affermazioni molto vicine ai nostri Meglio un uovo in pace che un vitello in guerra, Val piu` un cavolo con amore che un cappone con dolore e simili. Ancora piu` vicine alle nostre formulazioni proverbiali sono quelle piu` tarde degli Insegnamenti di ‘Onchsheshonqy, in demotico, risalenti al IV-V sec. d.C. Si tratta sempre di massime sapienziali che un padre rivolge al figlio; anche il testo e` piu` breve e sintetico, sono indicazioni semplici e precise, volte al comportamento pratico. Molto vicina a noi e` l’usanza egiziana, documentata nel Nuovo Regno, di incidere delle massime sopra gli scarabei, usati come amuleti e suggelli, quasi a identificare in una frase e in un’immagine magica lo spirito della persona che ne ha il possesso. Allo stesso modo noi oggi usiamo porre iscrizioni su boccali, soprammobili, animali di coccio, magliette, libri, lampade, strumenti musicali, candelieri, barometri, specchi. Anche le modeste mattonelle di ceramica smaltata con un’iscrizione sono d’uso antichissimo e si ritrovano un po’ dovunque, dalle taverne pompeiane agli scavi di altre citta` antiche. Nella Bassa Epoca si hanno proverbi assai vicini ai nostri come quelli che compaiono nel Libro sapienziale demotico. Si puo` dire che in forme diverse tutti i popoli abbiano avuto i loro proverbi, che risultano pressoche´ uguali quando vengono a toccare aspetti comuni, situazioni analoghe, sia pure in civilta` diverse. Cio` non implica nulla rispetto alla loro origine; infatti i proverbi stessi possono essere nati nell’ambito di un determinato popolo, oppure essere stati trasmessi dagli uni agli altri, secondo modalita` che a noi restano sconosciute.
Il mondo semitico Il monumento della sapienza giudaica piu` antica e` rappresentato, come si sa, dalla raccolta biblica dei Proverbi. Tale libro e` costituito da un insieme di piu` raccolte: le prime due sono ricondotte dalla tradizione a Salomone, mentre le altre sono inserite a mo’ di appendici e sembrano testimoniare di un interesse verso tradizioni sapienziali anche esterne a Israele; cio` vale in particolare per le sezioni ‘‘Parole di Agur’’ e ‘‘Parole di Lemuel’’, indicate cioe` col nome di sapienti (quasi certamente immaginari) collocati in Arabia. Il rapporto con la sapienza egiziana antica e` certo, e da tempo sono state messe in evidenza le coincidenze fra alcune delle massime di Amenemope e alcuni dei proverbi compresi nella sezione titolata ‘‘Parole dei sapienti’’. Nella lunga parte introduttiva si presenta poi lo schema dei consigli del padre al figlio, gia` visto nei testi egiziani del Medio Regno.4 Nonostante queste relazioni, i Proverbi mantengono una fisionomia del tutto originale, nella quale il monoteismo giudaico svolge, per cosı` dire, una funzione di collante ideologico. Nel mondo arabo la fonte di citazioni e sentenze e` costituita dal Corano, oltre che da alcune grandi opere letterarie e dai compendi sapienziali. Il rapporto con le nostre culture, se si escludono i paesi che furono occupati dagli Arabi, come la Spagna e la Sicilia, non e` diretto e poco rilevante e` stata la penetrazione della cultura letteraria rispetto a quella scientifica. Solo tra il 1704 e il 1717 in Europa, alla corte di Luigi XIV, si comincio` a conoscere Le mille e una notte, per merito di Antoine Galland, uno studioso inviato a Costantinopoli con incarichi diplomatici che durante il soggiorno nella capitale turca raccolse i testi e fece una prima traduzione delle Mille e una notte.5 Ma ben piu` antico e` il testo sapienziale piu` importante del mondo semitico, il Libro di Ahiqar (o anche Achikar, Achiacar, Akhikar, secondo le versioni e le trascrizioni), del quale esistono numerose redazioni. E` un racconto-apologo nel quale la vicenda, che serve da cornice per incastonare una serie di detti, ammonizioni e sentenze, narra di un saggio consigliere di ben due re assiri (Sennacherib e Asarhaddom), che si districa dalle insidie delle corti (in particolare quella dell’Egitto), squadernando le sue risorse d’ingegno e sapienza (si ha addirittura il primo caso di un malvagio ucciso da una ‘overdose’ di proverbi). Elaborato probabilmente in ambiente aramaico, con materia proveniente dal mondo assiro-babilonese e in parte egizio, era gia` noto nel V sec. a.C., ma e` stato composto in epoca ben piu` antica. Se ne trovano rispondenze nella Bibbia (Libro di Tobia e Giobbe, Libro dei Proverbi e Ecclesiastico). Ma ne resta un’eco anche
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 12 - 04/07/2007
XIII
.
INTRODUZIONE
nelle favole esopiche e l’avventura del protagonista in Egitto puo` ricollegarsi con la greca Vita di Esopo. Le versioni di questa raccolta sono moltissime: la siriaca, piu` antica, l’armena, varie arabe e l’etiopica, con diramazioni anche nel mondo persiano.6 Gli Arabi hanno avuto quasi un culto della sapienza, non solo quella dei grandi saggi, ma anche quella pratica, presente nei proverbi, nelle massime, nelle favole. Caratteristica della cultura araba e` la cosiddetta prosa di ‘‘adab’’, compendio di questa cultura sapienziale, che costituisce un settore indefinito, ma assai caratterizzato dell’educazione e della pedagogia. Spiega Francesco Gabrieli: ‘‘Il termine polisenso di ‘adab’ [...] ha tutta una sua storia, che rispecchia il graduale incivilimento degli arabi e l’allargarsi del loro orizzonte culturale. Dal senso originario di norma di condotta, tradizione avita, venne ad assumere tra gli altri, fin dalla prima eta` aba`sside, quello di pratica sapienza e sociale compitezza di vita, e allargando e spiritualizzando questa accezione indico` qualcosa di analogo alla latina e umanistica humanitas, una disposizione dell’animo e una correlativa apertura e disciplina intellettuale. Questa humanitas, distinta dalla scienza religiosa ed esatta, e da qualsiasi singola tecnica, puo` trovare il suo nutrimento nei piu` svariati campi: letteratura amena, narrativa e aneddotica, etica e precettistica, storia della cultura e del costume’’.7 Nella cultura araba le raccolte di ‘adab’ sono numerosissime e spesso di mole notevole; in molti casi riuniscono anche quello che nelle nostre culture e` di solito disperso in mille rivoli, in piccole pubblicazioni, in opere considerate marginali o curiose. Con un lungo lavoro speculativo gli studiosi arabi sono riusciti a fare di questa materia un’area assai vasta dell’educazione e della pedagogia, e a creare casistiche ben definite nei vari settori e nelle diverse discipline, come l’amministrazione della giustizia, il governo, le difficolta` spicciole della vita. Le raccolte di sentenze, fatti, espedienti, astuzie per raggiungere agevolmente uno scopo, da come vincere una battaglia a pesare un elefante, sono frequenti in questa letteratura. L’autore anonimo de Il libro delle Furbizie8 elenca una lunga serie di opere di questo genere e di altre che vi si richiamano nel contenuto: una bibliografia che occupa diverse pagine. I numerosissimi exempla riportati e catalogati ordinatamente (la sapienza di Dio, le astuzie dei califfi, dei re e dei sultani, le astuzie dei visir nella loro amministrazione, le astuzie dei giureconsulti, dei giudici) sono analoghi ai documenti sui quali in Occidente si fonda il diritto consuetudinario: sulla base di una data metafora, opportunamente selezionata e interpretata, l’uomo agisce, sceglie, giudica. Dall’exemplum al proverbio non c’e` che un passo: l’apologo, la favola e l’aneddoto sono spesso le fonti delle massime, dei detti e dei proverbi, e questi ultimi ne rappresentano spesso la morale o la sintesi. Qualcosa di simile hanno rappresentato nella cultura greco-latina raccolte come i Detti e fatti memorabili di Valerio Massimo (I sec. d.C.), o, seppure in maniera diversa, gli Stratagemmi militari di Frontino (I sec. d.C.) e Polieno (II sec. d.C.).
La Grecia classica In Grecia si possono indicare gia` in Omero (IX-VIII sec. a.C.) e in Esiodo (VIII-VII sec. a.C.) le prime fonti di detti e sentenze, e anche i poeti lirici del VII-VI sec. dimostrano familiarita` con espressioni proverbiali (Archiloco, Alceo e altri). Poco piu` tardi si aggiungono altre figure, con caratteristiche piu` specifiche di amanti della sapienza (i Sette Savi). Nel mondo greco veicolo di questo tipo di sapienza non erano soltanto i proverbi veri e propri, ma anche le favole, gli indovinelli, tutto quello che riguardava l’intelligenza e la capacita` di risolvere problemi, guidare nelle scelte, cogliere quello che sfugge ai piu`. Questa caratteristica e` tipica di una grande figura che sta tra il mito e la realta`: Esopo di Sardi, vissuto verso il VII o il VI sec. a.C. Di lui sono note a tutti le favole (giunte comunque soltanto in redazioni d’eta` imperiale); meno nota e` la sua abilita` enigmistica, dote che non stupisce certo in un profondo indagatore delle cose umane. Il Romanzo di Esopo9 lo rappresenta infatti con alcuni tratti del semitico Ahiqar, narrando della sua gara di sapienza con il faraone egiziano Amasi, aiutato dai sapienti di corte. Proprio da una figura come quella di Esopo si puo` evincere con chiarezza lo stretto rapporto che intercorre tra il proverbio e la favola. E` noto a tutti che le favole esopiche si concludono con una morale. Per quanto cio` possa risalire ad aggiunte in una fase posteriore, e` evidente, comunque sia, che in questi testi favola e proverbio s’incontrano: la prima esemplifica una situazione reale o fantastica, il secondo sancisce con una formula la legge delle cose. In realta` molti proverbi
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 13 - 04/07/2007
INTRODUZIONE
.
XIV
ancora correnti potrebbero essere a buon diritto sintesi di favole o di apologhi, a cominciare dal noto Tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino, o anche Quando la gatta e` in paese i topi ballano, E` inutile chiudere la stalla quando sono fuggiti i buoi, Nessuno vuole attaccare il sonaglio al collo del gatto; e cosı` per tanti altri. I greci ebbero molto interesse per i proverbi ai quali dedicarono studi, raccolte, ricerche considerandoli materia importante e necessaria allo scrivere, all’arte oratoria, al teatro. Basti ricordare che fin dall’eta` ellenistica furono raccolte le sentenze contenute nelle commedie di Menandro e Filemone (IV sec. a.C.), mentre Antifane (anch’egli del IV sec. a.C.) scrisse una commedia dal titolo I proverbi. Scrive Renzo Tosi: ‘‘Nella letteratura greca i proverbi avevano rivestito fin dall’epoca arcaica una grande importanza. E` probabile che molti venissero dall’Oriente, eventualmente attraverso la Ionia, e particolarmente cio` e` postulabile per quelli che hanno come soggetti gli animali e per i quali e` quindi immediato l’accostamento all’ainos, la fiaba, un genere che gia` gli antichi – si veda Quintiliano 5.11.21 – sentivano affine al nostro’’.10 I pensatori e i retori provarono qualche diffidenza nei loro confronti, considerandoli materia che male si accorda alla profondita` della speculazione e alla raffinatezza dello stile. Platone segue questa linea, ma la citazione proverbiale si addice al dialogo, ed egli la usa per animare una partitura che potrebbe rischiare la monotonia. Le opere di Aristotele toccano spesso la materia proverbiale e hanno contribuito anche a travasarne qualche forma direttamente nella nostra letteratura. Valga come esempio il proverbio menzionato in Etica nicomachea 7.16: ‘‘Infatti una sola rondine non fa primavera, ne´ un solo giorno; cosı` neppure una sola giornata o un breve tempo rendono la beatitudine o la felicita`’’. Lo cita anche Dante (Convivio 1.9): ‘‘siccome dice il mio maestro Aristotele nel primo libro dell’etica: una rondine non fa primavera’’. Aristotele dette grande importanza ai proverbi, oltre che per il suo interesse nei confronti del lessico, anche perche´ riteneva che tra la civilta` greca e quella arcaica vi fosse un profondo baratro scavato dal Diluvio, per cui nulla si poteva sapere dai documenti di quello che era stato un tempo: solo i miti, i proverbi e le forme popolari affini come le favole e gli indovinelli potevano restituire, sia pure in modo frammentario, quello che erano stati il pensiero e le conoscenze del mondo prediluviano. Aristotele scrisse un libro sui proverbi (non conservato), li studio` comparandoli e interpretandoli e stimolo` nella scuola peripatetica e in altri pensatori un interesse che dette impulso a numerosi studi di raccolta, comparazione, classificazione, interpretazione, con riferimento anche ad altri generi affini della letteratura popolare, come l’indovinello. A tali ricerche lavorarono Teofrasto, Clearco, Demetrio di Falero, Cleante di Asso, Callimaco, Demone l’attidografo, Aristide di Mileto, lo stoico Crisippo, gli alessandrini Aristofane di Bisanzio, Eratostene, Didimo. Si tratta di un’attenzione alla paremiografia che non si ritrovera` facilmente in seguito in maniera cosı` vistosa. Lo studio investı` problemi lessicali e stilistici, l’uso del proverbio come strumento di concisione nel discorso, di potenziamento espressivo, di ornamento, mentre si apriva il dibattito destinato a prolungarsi nel tempo: se il proverbio sia da rintracciare nei testi letterari, linea seguita da Aristotele, o nella tradizione orale. Nel periodo dell’impero di Adriano (prima meta` del II sec. d.C.), il retore ed erudito Zenobio compendio`, adottando l’ordinamento alfabetico, i proverbi greci delle raccolte fatte da Didimo nell’eta` di Augusto e da Lucillio di Tarre qualche decennio piu` tardi. Questo materiale, insieme ai Proverbi alessandrini dello Pseudo Plutarco e a una vasta raccolta anonima attribuita erroneamente al grammatico Diogeniano (II sec. d.C.), venne a formare il cosiddetto Corpus paremiographorum, che e` per noi la fonte essenziale riguardo a proverbi, modi di dire e forme espressive affini della grecita` antica. Raccolte del genere circolarono per tutta l’eta` bizantina, ed ebbero un posto non secondario nella cultura generale (a questo riguardo importante e` la figura di Gregorio di Cipro, alla fine del XIII sec.). L’ultima grande silloge sorse ormai in piena eta` umanistica, ad opera di Michele Apostolio, il quale, giunto in Italia dopo la caduta di Costantinopoli, fu collaboratore di Aldo Manuzio e compilo` una raccolta di proverbi continuata dal figlio Arsenio. Tale scritto rappresenta, come dice Tosi, una sorta di trait d’union fra la paremiografia greca antica e la paremiografia umanistica di cui parleremo piu` oltre. Accanto a questa produzione, nella quale prevale l’attenzione linguistica ed erudita (innanzitutto all’uso e al significato delle espressioni, ma anche al perche´ in quel certo detto compaia quel certo nome, a quale mito alluda quell’altro, quale aneddoto ne giustifichi un altro ancora,
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 14 - 04/07/2007
XV
.
INTRODUZIONE
ecc.; spesso con citazioni da testi classici), fin dall’eta` ellenistica si ebbero raccolte motivate piuttosto dall’interesse per il contenuto etico delle ‘‘frasi famose’’. Si formarono cosı` le raccolte di gnomai, ovvero massime, detti celebri, versi sentenziosi, come la succitata silloge tratta dalle commedie di Menandro, o altre dalle tragedie di Euripide, il piu` sentenzioso fra i tragici. Nonostante vi sia qualche caso di reciproca influenza, le raccolte paremiografiche e gli gnomologi restano sostanzialmente due tipologie letterarie indipendenti, l’una orientata in senso linguistico e filologico, l’altra in senso etico e sapienziale. E` vero pero` che l’utilizzo di tali raccolte pote´ in molti casi essere comune, finalizzato com’era alla formazione retorica. Fra gli gnomologi greci, in genere ordinati per argomento, il piu` celebre e` il voluminoso Anthologion di Stobeo (V sec. d.C.). Nel Medioevo bizantino, poi, tali raccolte si moltiplicarono, con apporti dalla Bibbia, dalle omelie dei Padri greci, dalla letteratura monastica e ascetica, ma senza eliminare del tutto gli apporti della tradizione pagana, soprattutto quella di ascendenza stoica e platonica. Spesso la paternita` sia delle raccolte che delle gnomai in esse contenute e` incerta e gli studi moderni non hanno ancora chiarito del tutto le vicende che stanno dietro questa ricca e intricata produzione. Basti qui citare, fra gli autori dai cui testi sono estratte le massime o alla cui opera si devono iniziative di raccolta, i nomi di Macario Egizio (IV sec.), Giovanni Climaco (VI-VII sec.), Massimo Confessore (VII sec.), Atanasio Sinaita (VII-VIII sec.), Giovanni Damasceno (VIII sec.), Psello (VI sec.), Massimo Planude (XIII sec.).
I proverbi nel mondo latino L’italiano ha una dotazione di proverbi latini che s’intersecano in modo inestricabile con quelli italiani veri e propri, tanto che molti si citano tuttora sia nella forma latina che in quella italiana. Per lungo tempo il latino e` stato la lingua dotta e quindi citare un proverbio in latino era naturale: gli ecclesiastici li usavano nelle prediche, li coniavano, li riprendevano dai testi sacri; i dotti travasavano dai testi classici aforismi e detti. La lingua italiana si e` quindi trovata un bagaglio molto ricco di proverbi ripresi da quella latina, che doveva esserne molto fornita e se ne era arricchita per il contatto con il mondo greco. Tuttavia nel mondo latino, al contrario di quanto era avvenuto in Grecia, la cultura non presto` molta attenzione al proverbio e nessuno se ne interesso` al punto di farlo oggetto di particolari ricerche e di studi linguistico-filologici. Solo qualche dotto come Gellio (II sec. d.C.) o Macrobio (IV-V sec. d.C.) vi appuntarono occasionalmente l’attenzione. Di un perduto De proverbiis di Apuleio non sappiamo niente. Sappiamo pero` dall’esperienza che proprio il momento in cui un genere popolare gode di ottima salute ed e` vivo nella tradizione, e` anche quello in cui di solito viene trascurato e sottovalutato come cosa comune. Tutta la letteratura latina abbonda di proverbi. In particolare le commedie attestano che l’uso di questa forma sapienziale era assai diffuso anche nella lingua parlata; ma poiche´ i Romani non le attribuivano un’importanza storica come i Greci, e quindi non vedevano in essa un patrimonio deperibile ovvero a rischio di scomparire, la considerarono cosa di consumo e le dettero un rilievo limitato. Leggendo i manuali che riguardano la natura, come la Storia Naturale di Plinio e l’Agricoltura di Columella, nonche´ testi poetici come le Georgiche di Virgilio, si nota che una serie molto consistente di precetti viene a formare quasi un codice per regolare la vita della campagna e i lavori agricoli. Le norme e gli avvertimenti dei testi latini, che qui sarebbe lungo esemplificare, ma di cui si da` conto nelle pagine del dizionario, trovano in gran parte il corrispettivo nelle forme italiane, spesso con pochissime differenze. Si puo` dire quindi che l’impianto dei proverbi agricoli, dei proverbi che riguardano i fenomeni naturali e soprattutto dei pronostici contenuti nel nostro sistema proverbiale provenga dalla tradizione latina, fecondata dagli apporti di altre tradizioni, innanzitutto da quella greca. Per quanto riguarda i pronostici del tempo, materia fondamentale per i coltivatori, bisogna rifarsi ad Arato di Soli, poeta greco del III sec. a.C., che si fonda su una visione religiosa di impronta stoica e offre un trattato di cultura superiore riservato ai dotti. I segni del tempo, almeno come li intende Arato, non sono dunque una materia trattabile da tutti sulla porta di casa, bensı` un sapere destinato a chi ha conoscenze astronomiche, scientifiche, letterarie, religiose. Arato scrive per pochi, per un circolo di persone la cui cultura sull’argomento e` di grandissimo livello. Egli vede in una sostanziale solidarieta` universale, per noi in parte incomprensibile, il
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 15 - 04/07/2007
INTRODUZIONE
.
XVI
fondamento della divinazione, della mantica, dell’arte degli aruspici, di tutte quelle pratiche divinatorie che facevano parte della religione: una realta`, che si trova ad essere in un certo modo, rivela la condizione di tutte le altre che si trovavano in sintonia con essa. Questa materia rientra quasi naturalmente fra gli interessi di un poeta latino sensibile sia alla forza della natura sia al mondo divino qual e` Virgilio, che ne fa argomento di una parte del primo libro delle Georgiche. In Virgilio sopravvive la visione panteistico-religiosa di Arato, ma nel suo poema prevale l’intento di presentare un insegnamento pratico, seppure nei limiti e con gli artifici richiesti dal genere letterario (si tratta sempre di poesia, non di manualistica), quasi un codice per regolare la vita della campagna e i lavori agricoli, in conformita` con la tradizione inaugurata da Le opere e i giorni di Esiodo. I Fenomeni di Arato vengono tradotti e ritradotti da Cicerone, Germanico e Avieno. Quest’ultimo aggiunge elementi, amplifica e definisce le regole, accentua l’aspetto funzionale di un patrimonio di nozioni destinato ormai a un vasto pubblico che lo utilizza senza troppi riguardi. La riprova di una lenta trasmigrazione verso il basso della difficile arte di pronosticare il tempo si ha con Plinio, il quale nella sua Storia Naturale codifica le regole dei pronostici senza toccare il piano trascendente, razionalizzando (nei limiti imposti dalle conoscenze dell’epoca) e soprattutto scartando quanto difficilmente si poteva ricondurre a criteri funzionali. L’Esameron di sant’Ambrogio (IV sec.), spiegando in maniera semplice ma non banale i giorni della creazione secondo il racconto della Genesi, si riallaccia, per impostazione generale, alla linea virgiliana, e riporta in chiave cristiana i pronostici delle Georgiche. Tutto il Medioevo cristiano continuo` in tale senso, inserendo in una visione provvidenziale le varie manifestazioni, cogliendo il linguaggio divino dalle cose che si esprimono con allusioni, segni, simboli, gesti, inserendo tutta la materia nel grande edificio dell’universo simbolico in cui piante, animali, fenomeni naturali sono altrettante espressioni di aspetti della potenza divina. Rufo Festo Avieno, che nel IV sec. d.C. tradusse e arricchı` il testo di Arato nel poemetto Arati phaenomena, ha stabilito gli elementi fondamentali dei pronostici meteorologici che in seguito si ritrovano continuamente e non di rado in esposizioni piu` confuse. La parte piu` interessante della materia e` l’aggiunta che viene fatta nel corso della tradizione millenaria grazie all’osservazione minuziosa e attenta del mondo popolare, condensata in detti, principi, proverbi, credenze che si aggiungono alle indicazioni fissate dai versi dei classici. I proverbi riguardanti la vita della terra (in particolare quelli dei pronostici) non perdono comunque neppure in italiano quel tanto di esoterico e di vagamente misterioso che li distingue dal realismo oggettivo e ne costituisce una nota di fondo. Basta pensare ai proverbi che riguardano la pioggia, al suo ciclo quadragesimale (Terzo aprilante quaranta dı` durante), alla sua azione nefasta in certi giorni come l’Ascensione o la festa di santi particolari, alcuni dei quali governano la sua caduta (sant’Anna) e le tempeste. Se nel mondo latino mancarono vere e proprie raccolte paremiografiche come quelle che abbiamo visto presenti nel mondo greco, tutt’altro che scarsa fu invece la produzione di gnomologi, cioe` di antologie di massime con primario scopo etico e sapienziale. Celebri e diffuse ben presto anche nell’insegnamento scolastico primario furono le Sententiae di Publilio Siro, un celebre autore di mimi del I sec. a.C., dalle cui opere venne tratta nel I sec. d.C. una scelta di versi sentenziosi organizzata per argomenti (amicizia, fortuna, invidia, relazioni umane, ecc.). Forse ancor piu` famosi e molto noti e tradotti per tutto il Medioevo furono i Disticha Catonis, raccolta di sentenze esametriche che sembra aver assunto la forma in cui la conosciamo verso il III sec. d.C. Che risalga a Catone il Censore e` da escludere, ma tale attribuzione pseudoepigrafa e` significativa del fatto che l’antico uomo politico e oratore era divenuto nell’immaginario il prototipo del saggio ‘‘proverbioso’’ dei tempi antichi in cui Roma non era corrotta. Scorrendo le pagine di questo dizionario si troveranno numerosi casi in cui un proverbio italiano puo` essere direttamente confrontato con massime riportate da questi scritti latini.
Il Medioevo Nel clima di un paese mediterraneo giungeva come un vento del deserto la cultura di un popolo semita, con altri aromi, profumi, miraggi, suggestioni, modi di vivere, metafore. Quello che prima filtrava attraverso i mercanti, i viaggiatori, i marinai, costituiva ormai il cuore della nuova
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 16 - 04/07/2007
XVII
.
INTRODUZIONE
religione e si diffondeva capillarmente, attraverso la preghiera, la predicazione, lo studio, la speculazione. I primi secoli del cristianesimo furono d’incubazione e osmosi di queste culture sapienziali, ognuna di tutto rispetto. I popoli semiti che, come si e` visto, hanno sempre mostrato una particolare sensibilita` per il procedimento analogico, curavano con grande attenzione la materia proverbiale e quelle ad essa collegate, di natura gnomica e sapienziale: parabole, indovinelli, sentenze, massime, detti, esempi, venivano raccolti in sillogi, spesso dedicate anche allo studio della politica, dell’amministrazione della giustizia: Salomone, la figura piu` celebre di questa cultura, fu sommo giudice e autore di proverbi, almeno nella tradizione. Il nome ebraico mashal indica questa congerie di forme disseminate nei libri sacri del popolo ebraico e degli altri popoli semiti, come pure nella loro letteratura. In particolare il Talmud rappresenta una cospicua raccolta di questa materia insieme alla codificazione delle norme religiose ebraiche, con le relative discussioni e spiegazioni (gemara). Sono 63 trattati e ne esistono tre diverse redazioni. La prima edizione a stampa del Talmud fu fatta a Napoli nel 1492. Non c’e` dubbio che la Bibbia costituisca una delle fonti piu` consistenti dei proverbi italiani, passati tutti attraverso la lingua latina, e spesso attestati anche in florilegi medievali come il Collectaneum di Sedulio Scoto (IX sec.) o i Libri proverbiorum dello pseudo-Beda e di Otloh di Sant’Emmerano (XI sec.). Il Pitre` ha contato 272 proverbi biblici tra quelli della sua raccolta di proverbi siciliani, ma avverte che potrebbero essere anche molti di piu`. I libri della Bibbia dai quali soprattutto provengono i proverbi sono naturalmente quelli sapienziali: Proverbi, Ecclesiastico o Siracide, Salmi, Ecclesiaste, Sapienza, Giobbe, contenenti tutti proverbi o frasi lapidarie che trovano agevole traduzione in altre lingue. Tuttavia anche gli altri libri del Vecchio testamento riportano formule che nella lingua italiana e nelle altre neolatine si sono volte in forme proverbiali. Nel Nuovo testamento il Vangelo di Matteo spicca per il numero di proverbi del quale e` stato origine; comunque anche gli altri Vangeli hanno dato notevoli apporti, tenendo conto che spesso il testo dei tre sinottici e` molto simile. Proverbi e altre forme sapienziali sono derivati anche dagli Atti degli Apostoli, dalle Lettere e dall’Apocalisse. A questi libri va aggiunto il patrimonio contenuto nei testi talmudici, filtrato nelle culture europee tramite le comunita` ebraiche, vissute a stretto contatto con il mondo cristiano. Proprio la figura di Salomone puo` essere un esempio di questo lento trapianto: attraverso la cultura ebraica e le leggende rabbiniche, collegate agli specifici luoghi biblici, egli diviene in Occidente il prototipo del sapiente e del mago che pronuncia sentenze, dice proverbi governando e comanda ai diavoli. Naturalmente la sua sapienza e` orientale, antica e colta e viene a confronto con quella pratica e contadina dell’Europa medievale. Abbiamo la sintesi di questo scontro dialettico in un testo che, come sappiamo da testimonianze indirette, appare verso l’XI sec. in Francia e si diffonde poi per gli altri paesi: Il dialogo di Salomone e Marcolfo, documentato dal XIII secolo.11 Gia` nei primi secoli dell’era cristiana era apparsa una Contradictio Salomonis, della quale poco si conosce ma di cui si era dovuto occupare Papa Gelasio I condannandola nel 494. Forse era una discussione teologica della quale il Dialogo potrebbe essere la parodia. Il dialogo e` una disputa in proverbi, in lingua latina, tra il re Salomone e il contadino Marcolfo e da questo testo prendera` le mosse nel Seicento Giulio Cesare Croce per le opere Le sottilissime astuzie di Bertoldo e Le piacevoli e ridicolose semplicita` di Bertoldino (1606).12 Lo schema del Dialogo di Salomone e Marcolfo segue quello delle composizioni sapienziali con la contrapposizione tra sapienza dotta e sapienza plebea (che non cede minimamente alla prima), la lode della vita semplice dei poveri contro quella corrotta dei ricchi, la diffusa misoginia che, gia` presente nelle pagine bibliche, trova alimento in ambiente monastico. La letteratura sapienziale viene infatti coltivata soprattutto nei monasteri, come materia dotta e ricreativa e momento di distensione e nobile gioco intellettuale. In ambiente conventuale si compongono indovinelli, si raccolgono proverbi, apologhi popolari, giochi linguistici di ogni genere. Non di rado tutto cio` e` utilizzato a fini morali, per ammaestrare nel vivere e anche per volgere le anime alla riflessione e alla fede. Appunto nei monasteri e nei conventi, e in generale negli ambienti in cui opera il clero, il bagaglio di adagi proveniente dalla Bibbia, dalla tradizione classica dotta e da quella orale,
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 17 - 04/07/2007
INTRODUZIONE
.
XVIII
viene riversato in formule adatte alla necessita` di impiego nella predicazione e nell’insegnamento della morale e del Vangelo. Il proverbio latino si trasferisce con naturalezza nella nascente lingua italiana passando attraverso la tradizione orale, ma e` chiarissima la presenza di una mediazione che trasferisce nel nuovo linguaggio i patrimoni provenienti da fonti diverse. Un esempio di questa operazione puo` darlo la Scuola salernitana.
La Scuola salernitana La Scuola salernitana e` il leggendario studio di medicina che ha rappresentato in Occidente la piu` grande forza propulsiva della scienza medica, a partire da un imprecisato periodo dell’alto Medioevo fino, possiamo dire, ai giorni nostri. Gia` documenti del IX sec. parlano dell’antica scuola di Salerno, e gli aforismi che vanno sotto il suo nome sono documentati in un codice del Mille. La Scuola fu maestra di medicina in Europa, raccogliendo le fondamentali opere mediche antiche, elaborandone i precetti in nuove forme e preparando esperti monaci, medici, semplicisti e speziali. I promotori furono i monaci di san Benedetto che conservarono e trascrissero gli scritti di maestri classici quali Dioscoride, Ippocrate, Galeno, Plinio, Celio Aureliano, Columella, Celso, attivando i laboratori di erbe mediche e le farmacie dei conventi. La Scuola prese col tempo anche una configurazione laica e divenne una vera e propria universita` che ha rilasciato lauree in medicina fino al 29 novembre 1811, data della sua soppressione da parte di Gioacchino Murat. La citta` di Salerno era nella posizione ideale per disporre agevolmente delle conoscenze e degli apporti del mondo romano, per raccogliere l’eredita` di quello greco, presente nell’Italia meridionale, e conoscere le esperienze e i trattati delle scuole orientali, arabe, ebraiche e spagnole che giungevano dal Mediterraneo attraverso il commercio e le varie guerre. Questi scambi si moltiplicarono con le Crociate e i pellegrinaggi. I celebri versi, che i medici e i saggi d’un tempo sapevano a memoria, sono conosciuti col nome di Regimen sanitatis (‘‘Regola per la salute’’) ma anche come De conservanda bona valetudine, oppure Medicina salernitana e Flos medicinae. Nelle biblioteche sono conservati oltre trecento codici di questo corpus, redatti senza troppi scrupoli filologici, in luoghi diversi e spesso da fonti orali. Quindi non c’e` da meravigliarsi se i detti vengono citati in forme diverse e se il latino non e` proprio ciceroniano.13 Si pensa che la formulazione di queste regole sia avvenuta intorno al Mille, o poco piu` tardi, in 364 esametri leonini, ai quali se ne aggiunsero via via altri fino a formare un corpus di 1639 versi. Sotto il nome di ‘‘precetti della Scuola’’ circolo` poi una miriade di consigli per le cure mediche, l’alimentazione, la salute, al punto che e` difficile stabilire se tali prescrizioni siano davvero da attribuire alla Scuola. Non si tratta sempre di vera medicina, ma piu` spesso di regole di buon senso, o dietetiche, volte piu` alla prevenzione che alla cura dei disturbi. In questo modo la Scuola ha travasato nella nostra cultura i precetti e le regole della medicina antica prelevandoli dai testi di Ippocrate, Galeno, Celso, Dioscoride, Plinio. Molti precetti del Regimen sanitatis, per il fatto di essere citati da prelati, notai, avvocati, medici, speziali, pedagoghi, pedanti e gente simile, sono divenuti proverbi, prima in forma latina, poi anche italiana e dialettale: quando si incontra un precetto di medicina, dietetica, tavola, salute, e` probabile che provenga dal celebre corpus della Scuola, o vi abbia comunque un qualche rapporto.
Il volgare Quando Dante scrive il suo capolavoro il volgare e` gia` ricchissimo di detti. In effetti proprio su proverbi sono costruiti alcuni testi poetici posti alle origini della nostra letteratura (XIII sec.): i proverbi sulle donne di ambiente veneto (noti come Proverbia super natura feminarum), lo Splanamento de li Proverbi de Salamone del cremonese Girardo Patecchio, nonche´ i Proverbi in distici a rima baciata del bisnonno paterno di Petrarca, Garzo dell’Incisa (240 proverbi in ordine alfabetico). Ne´ va dimenticato il volgarizzamento dei Disticha Catonis realizzato in quartine di alessandrini rimati da Bonvesin della Riva. Dante e` tutt’altro che sordo alle credenze popolari (le monachine, le lucciole, Caino sulla luna...), ma le riferisce da dotto, come banali curiosita` e conoscenze primitive del volgo. Cio`
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 18 - 04/07/2007
XIX
.
INTRODUZIONE
nonostante nella Divina Commedia si trova un gran numero di proverbi e anche i versi che sono divenuti proverbiali, con molta probabilita` sono in molti casi forme proverbiali preesistenti che il poeta ha adattato. Nell’opera del Boccaccio (1313-1375) e in particolare nel Decameron la lingua parlata e` ormai entrata nella letteratura, con il suo carico di proverbi. Rimangono nel dottissimo letterato tutte le conoscenze della paremiografia colta, ma ormai il proverbio popolare prende campo e spazio, e vi si radichera` con l’opera dei numerosi novellieri successivi (Sacchetti, Lasca, Straparola, Bandello, Scipione Bargagli) e con i poemi cavallereschi ed eroicomici, a cominciare dal Pulci.14
Umanesimo e Rinascimento Con il Rinascimento, in Italia, la cultura accademica e curiale si separa ancora di piu` da quella del mondo popolare. Al latino che resiste nella religione e nella scienza si affianca il toscano colto che s’impone come lingua comune grazie all’impulso della letteratura. La curiosita` dei dotti verso il proverbio risorge, filtrata pero` dalla cultura umanistica che disdegna il proverbio popolare del volgare e del dialetto come frutto d’una cultura inferiore, e tuttavia esistente, e privilegia essenzialmente come vero e autentico il detto attestato dai classici latini e greci, ovvero quello degli autori posteriori che scrivono in latino.15 Dunque, per l’umanista vi sono le cose serie, che appartengono alla cultura, e le cose di poco conto, scritte in prosa per il popolo, che traggono ispirazione da queste e non dai classici. I proverbi rientrano in questa categoria, e se il Petrarca e` stato uno dei poeti che piu` d’ogni altro ha sparso sentenze e proverbi nel Canzoniere, lo ha fatto dicendo ‘‘dice il volgo’’, scegliendo tra i detti usati dai classici oppure trasformando in elegantissimi endecasillabi quello che aveva trovato enunciato nella lingua popolare. Se si pensa che Petrarca ha dato il tono alla cultura europea per qualche secolo, si puo` facilmente comprendere la valutazione che si dava in tale periodo del proverbio popolare. Il poeta, rifacendosi alla tradizione per cui il proverbio e` la traccia di una cultura dotta antica e va rintracciato nella tradizione scritta dei classici, preferisce detti derivanti dai classici latini. Nella poesia petrarchesca la messe dei proverbi e` abbondante. Alcuni sono di conio del poeta stesso, cioe` sono versi diventati proverbi grazie alla fama e alla diffusione del Canzoniere e dei Trionfi. Scorrendo il dizionario si nota facilmente quanti di questi proverbi provengano da autori classici.16 E` comunque Erasmo da Rotterdam (1466 circa-1536) a offrirci il migliore esempio di come si studiassero i proverbi in un ambiente umanistico.17 ‘‘Il proverbio’’, sostiene Erasmo nella sua prefazione, ‘‘non lo si trova nella strada, in genere se ne sta seppellito e nascosto: sicche´ per poterlo raccogliere lo si deve prima scavare... con infinita fatica...’’. Per Erasmo il campo d’indagine e` costituito dall’immenso tesoro di opere degli autori greci e latini. La` sono i veri proverbi, che devono essere scavati con fatica, attenzione e con grande apparato filologico. I proverbi del popolo hanno valore in quanto sono riflesso di quella sapienza antica, in quanto trovano riscontro nell’uso che ne ha fatto un classico, dal quale possono essere discesi. Di riflesso anche chi voglia studiare i proverbi d’una lingua volgare deve confrontarli con quelli della classicita`. J. Huizinga inquadra bene l’opera di Erasmo nella cultura del tempo, sottolineando anche le motivazioni pratiche che lo spinsero a occuparsi di questa materia.18 L’umanista stesso scrive che, giunto a Parigi dopo tristi traversie, senza soldi, inizia il lavoro sugli Adagi: ‘‘Siccome non avevo niente di pronto, misi insieme in fretta, in un giorno o poco piu` di letture, una raccolta di Adagi, prevedendo che questo libriccino, comunque fosse riuscito, non foss’altro che per la sua utilita` sarebbe andato per le mani degli uomini di lettere’’. Vide giusto perche´ l’opera fu quella che lo rese noto ed ebbe maggiore successo. Scrive Huizinga: ‘‘Nel 1500, presso l’editore Giovanni Philippi, a Parigi, videro la luce gli Adagiorum collectanea [...]. Era una raccolta di circa 800 detti proverbiali, presi dagli scrittori latini antichi, e commentati ad uso di coloro che desideravano possedere un elegante stile latino. Nella dedica Erasmo metteva in rilievo il vantaggio che uno scrittore puo` trarre, sia per il suo stile che per la forza delle sue argomentazioni, dal disporre di un corredo di sentenze consacrate dalla loro antichita`. Questo era l’aiuto che egli intendeva offrire. Ma con quest’opera egli fece molto di piu`: diffuse lo spirito
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 19 - 04/07/2007
INTRODUZIONE
.
XX
dell’antichita` in ambienti molto vasti, dove il primo umanesimo non era ancora penetrato [...]. Erasmo fece dello spirito classico una moneta corrente. L’umanesimo cesso` di essere monopolio di pochi. [...] Gli Adagi crebbero qualche anno dopo da alcune centinaia ad alcune migliaia, e vi fu inclusa, oltre la sapienza latina, anche quella greca. Nel 1514, con lo stesso sistema, egli pubblico` una raccolta di Parabolae. Era una parziale esecuzione di quanto egli aveva un tempo progettato per completare gli Adagi: metafore, detti, allusioni, allegorie poetiche e bibliche, tutto trattato alla stessa maniera. Al termine della sua vita pubblico` un analogo mosaico di aneddoti spiritosi, di motti caratteristici o di azioni sagge dei tempi antichi, gli Apophthegmata’’. Abbiamo con Erasmo un’idea chiara dell’uso dotto, ma rigoroso e limitato, che il Rinascimento faceva di quel tesoro di sapienza, in altre culture disseminato invece in mille opere, in raccolte estemporanee, e corrente in infiniti rivoli a collegare la tradizione scritta a quella orale e viceversa. Per proverbio s’intende soltanto il motto consacrato nelle pagine dei classici, e solo quello viene preso in considerazione, non al fine di conoscere, consigliare, prevedere, giudicare, ma per uno scopo retorico: rendere viva la pagina, il discorso, l’orazione in modo che vi si trovino solo metafore, detti, formule usati dai classici. L’influenza di Erasmo si fece sentire a lungo in tutti gli studi sui proverbi nei secoli seguenti: si continuo` in sostanza a seguire i suoi criteri, tanto che lo stesso Atto Vannucci continua, ben oltre il tempo del Giusti, i proverbi piu` o meno secondo questi principi.19 Un trattato sulla lingua italiana che e` un vero punto di riferimento, fra consensi e polemiche, per la questione della lingua, l’Ercolano di Benedetto Varchi (1502-1565), trascura del tutto le forme proverbiali, mentre poca importanza da` loro anche il Cortegiano, di Baldassarre Castiglione. In Italia il mondo popolare e quello della cultura ufficiale non trovano una sintesi e continuano a vivere quasi del tutto distinti uno all’altro, mentre diversamente sono andate le cose negli Stati nei quali l’evoluzione politica e sociale procedeva nel senso della costruzione delle grandi monarchie nazionali. In Francia, proprio mentre da noi la cultura accademica e curiale chiude le porte a quella popolare, nasce il Gargantua e Pantagruel, di Rabelais (1494-1553), poema che fonde in un tutto unico il mondo del popolo, con i suoi proverbi, giochi, detti, e la cultura dotta ed esoterica. E prima ancora in Gran Bretagna l’opera di Chaucer (1340/5-1400), in particolare con I racconti di Canterbury, rispecchia il mondo popolare ed e` cosparsa di proverbi. Quella di Shakespeare (1564-1616) costituisce uno dei pilastri della nuova cultura anglosassone, ed e` tutta quanta permeata della vita popolare: dalle commedie alle tragedie, perfino i titoli spesso sono proverbi, oppure lo divengono. Se si leggono con intenzione le varie opere, ci si accorge come Shakespeare abbia fatto tesoro del patrimonio che si trovava alle spalle e lo abbia rinverdito e rinnovato, traendone linfa vitale per la lingua e per l’interpretazione del mondo. In Italia in questo periodo un’altra corrente sensibile al mondo popolare, dal quale riprende forme e tematiche, e` iniziata a Firenze da Luigi Pulci (1432-1484); ad essa si puo` associare anche la poesia carnascialesca e d’ispirazione agreste come quella di Lorenzo il Magnifico, al quale fu attribuita La Nencia da Barberino, o come quella di Francesco Berni (1497-1535). Pulci opero` alla corte medicea, scrisse il Morgante, un poema eroicomico cosparso di proverbi, modi di dire, folette, e altro materiale popolare, in sintonia con le composizioni di argomento cavalleresco ed eroico dei cantimbanchi e poeti popolari, dalle quali il poeta tolse ispirazione. Comincia in questo momento il gusto di trasferire la materia grezza della tradizione popolare, delle fiere e delle serate, nell’ambiente piu` raffinato (ma non ancora sofisticato) delle corti cittadine dei signori. A questo proposito e` esemplare un’opera di incerta attribuzione, alla quale si vuole abbiano messo le mani i due Pulci, Luca e Luigi: il Ciriffo calvaneo, un poema di poco valore poetico e letterario. Disorganico, episodico, di trama contorta, rispondeva pero` al gusto del tempo: travasare le gesta di paladini e cavalieri in poemi adatti a offrire uno svago alle persone della nuova societa` mercantile, che trascorrevano le serate in letture e recitazioni. Il Ciriffo non ha ottava nella quale manchi un proverbio, un detto, un modo di dire, un’espressione colorita, moda che durera` a lungo, fino a poemi burleschi come la Presa di San Miniato e il Catorcio d’Anghiari.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 20 - 04/07/2007
XXI
.
INTRODUZIONE
Si badi pero` che il Pulci nel Morgante, e altri come lui, pur usando proverbi popolari, ai quali attingono piu` volentieri che a quelli dotti del Petrarca, operano tuttavia una selezione e fanno opportune trascrizioni per inserirli in un testo divertente, aperto al vernacolo, ma comunque curato e nobile nello stile. Lungo questa linea continueranno il Berni, anche con i suoi capitoli e nel rifacimento dell’Orlando innamorato, l’Ariosto, e quindi gli epigoni, che infioretteranno le ottave e le sestine di forme proverbiali al punto di richiedere talora apparati critici ed esplicativi piu` estesi dei testi. Va infine ricordato che nella prima meta` del Cinquecento appare una raccolta detta comunemente X Tavole che raccoglie circa 1780 detti popolari veneti. Scrive Manlio Cortelazzo nell’introduzione all’edizione da lui curata:20 ‘‘Sebbene si dichiari largamente italiana, la raccolta e` preponderantemente di tradizione veneziana. [...] Non e` priva, pero`, di abbondanti concessioni alla lingua comune e di qualche accenno a proverbi e modi stranieri’’. La ragione del titolo e la natura del contenuto sono brevemente esposte nella presentazione editoriale: ‘‘nei primi decenni del Cinquecento [...] circolava una serie di dieci grandi tavole, dove in ciascuna erano elencati in flessibile e in autonomo ordine alfabetico circa centocinquanta proverbi, sentenze e modi di dire. Un accorto editore penso` di renderne piu` agevole la lettura e piu` facile la diffusione, trasportando il testo in libretto’’.
Il Seicento e il Settecento Per avere un repertorio di proverbi raccolti in gran parte dalla fonte orale bisogna aspettare la fine del XVI sec., quando compare l’opera Proverbi italiani raccolti per Orlando Pescetti (1598). Orlando Pescetti fu una curiosa figura d’uomo colto. Nato a Marradi nel 1556, si trasferı` a Verona dove ai primi del Seicento fondo`, con il finanziamento del comune, una scuola dalle concezioni pedagogiche non molto originali, ma in contrapposizione con i metodi e i programmi delle scuole confessionali. Fu in sostanza un pedagogo: le sue opere si dirigono in questo senso, ma con una partecipazione viva all’attivita` letteraria del tempo e con interventi apprezzabili nelle polemiche letterarie linguistiche del momento. Il suo libro, piu` volte rifatto e ristampato,21 si ripromette di servire nell’insegnamento della lingua ai giovani e soprattutto agli stranieri che imparano l’italiano. E` un volume scorretto, con refusi, sviste, ripetizioni, spiegazioni sommarie, assenza d’indicazioni delle fonti. Ma non e` su questo piano che bisogna valutarlo. Ha infatti il grande merito d’essere uno dei pochi testi che raccoglie i proverbi dalla lingua parlata piuttosto che dalla tradizione dotta. Come tale, se ai suoi tempi andava contro corrente, per noi invece ha molto valore, proprio perche´ abbandona il criterio, seguito da Erasmo e da altri dotti del Rinascimento, che i proverbi popolari siano cascami dell’antica sapienza dotta, e come tali apprezzabili solo in seconda istanza, rispetto a quanto e` contenuto nei testi classici. Pescetti raccoglie i proverbi popolari come li trova; raramente, come voleva la consuetudine degli studi dell’epoca, li consolida con gli equivalenti latini, tramandandoci un documento della lingua parlata del tempo. Il volume infatti non raccoglie solo proverbi. Buona meta` del materiale e` costituita da modi di dire, fraseologia, metafore, modi di paragone, immagini, frasi pure e semplici che si segnalano per arguzia o vivacita`. Questa confusione di forme era comune in quel tempo e, in parte, lo e` ancora oggi in molti repertori. Il Giusti fu tra i pochi ad avere chiarissima la distinzione tra proverbio e altre forme proverbiali, ma non sono molti ad averlo seguito. Accanto alla cultura ufficiale e riconosciuta nel Seicento si sviluppa una cultura scanzonata che comincia a ospitare i proverbi e altre forme della lingua popolare, come parodia della sussiegosita` dei poemi eroici e della poesia aulica. Giulio Cesare Croce (1550-1609) mostra bene in che senso il XVII secolo amasse il proverbio: era soprattutto un’occasione di divertimento per le categorie colte della societa`, che guardavano con curiosita` la vita dei contadini e della gente umile. Croce ebbe l’idea di compilare un libro di svago rifacendosi a un testo medievale, e quindi di rivitalizzare nella lingua volgare un’opera di compilazione dotta ma di gusto popolare, e tradusse adattandolo, come si e` gia` detto, il dialogo latino Salomon et Marcolfus, creando un libro che diverra` patrimonio della cultura popolare: Le sottilissime astuzie di Bertoldo. Croce addolcı` i toni crudi, accentuo` la ‘‘scarsa’’ cortigianeria di Marcolfo, creando Bertoldo, cortigiano-contadino che graffia e non morde, tipico buffone di corte italiana. Proseguono
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 21 - 04/07/2007
INTRODUZIONE
.
XXII
anche le raccolte di proverbi, ma sempre con criteri di carattere erudito e con confronti continui con i testi classici. Cosı` Angelo Monosini (Floris italicae linguae libri novem, Venezia presso Giovanni Guerillio, 1604) in un trattato in lingua latina presenta un repertorio considerevole di proverbi italiani, tradotti in latino e studiati nelle loro equivalenze classiche. I poeti eroicomici fanno largo uso di questa materia, come Tassoni (1565-1635) o i parodisti come Giovanbattista Lalli (1572-1637; La Moscheide, L’Eneide travestita), oppure i poeti scanzonati o letterati, come Buonarroti il Giovane nella Fiera. L’uso deriva dal filone popolareggiante che proviene dal Medioevo e prosegue nel Rinascimento col Pulci e i poeti burleschi e satirici. Il Seicento e il Settecento costituiscono una vera biblioteca di opere giocose ed eroicomiche nelle quali la materia popolare e proverbiale, filtrata attraverso la cultura accademica, rifluisce nella cultura ufficiale e vi trova in qualche modo la sua cittadinanza. E` una moda diffusa: in Spagna, all’inizio del Seicento, Cervantes (1547-1616) pubblica il suo capolavoro, Don Chisciotte della Mancia, in cui fa larghissimo uso di proverbi (per caratterizzare, ad esempio, la figura di Sancio), in modo da integrare la cultura popolare e dotta in un tutto unico. Francesco Redi (1626-1698), che scrisse il Bacco in Toscana, ricchissimo di riferimenti a modi di dire, proverbi e altre forme della lingua popolare, compilo` anche il Vocabolario aretino.22 Testo assai noto fu anche Il Malmantile racquistato di Perlone Zipoli (Lorenzo Lippi, 16061665), farcito di espressioni popolari, sul quale fecero esercizio di pazienza vari annotatori, per esempio il Biscioni e soprattutto Paolo Minucci (Puccio Lamoni), trasformandolo in un testo fondamentale per la lingua, con una profusione di chiose a proverbi e modi di dire sempre trattati con la dovuta reverenza e il necessario riguardo alla classicita`.23 Altro testo, meno noto e meno ricco, ma ugualmente importante per la materia, e` il Lamento di Cecco da Varlungo, di Francesco Baldovini (1634-1716), opera che Orazio Marrini corredo` di copiose note.24 Sulla base di questi testi poetici s’impostava poi un lavoro di esegesi delle forme gnomiche e delle altre particolarita` linguistiche, spesso nelle numerosissime annotazioni ai versi satirici o eroicomici che ebbero tanta voga in Italia. Si torna a formare una specie di accademia, non proprio in maniche di camicia, ma a suo modo paludata.25 A queste figure fa seguito nel Settecento una miriade di verseggiatori popolareggianti il piu` noto dei quali (noto allora, ma oggi del tutto dimenticato) e` l’abate Casti (1721-1803), che scrisse novelle in versi licenziose (per quei tempi) e un poema celebratissimo e assai diffuso: Gli animali parlanti, letto in tutta Europa. Riprendendo la metafora antica degli animali, rinverdita dal medievale Roman de Renard, Casti fa una satira della societa` umana e delle corti europee costellata di luoghi comuni e d’artificiosita`, che piacque proprio in quanto triviale e banale quanto basta per farne un libro di successo. Il materiale paremiologico straripa comunque anche da queste pagine, contribuendo a diffondere un corpus di espressioni d’uso comune che furono usate anche oltre i confini italiani. Inoltre i poeti di favole, giocosi, satirici – della fine del Settecento e del primo Ottocento – sembrano proprio aver assunto come regola quella di arricchire i loro componimenti con forme proverbiali e materia linguistica d’origine popolare. Gia` Giovan Mario Verdizzotti (1530-1607), pittore, segretario e discepolo di Tiziano, aveva scritto favole nelle quali la morale spesso e` costituita da un proverbio o dalla parafrasi d’un proverbio. Sull’esempio di La Fontaine una miriade di favolisti stranieri e italiani pubblicano libri di favole, apologhi, novelle morali, ecc. Uno di questi e` Tommaso Crudeli (1703-1745), che raccoglie garbati apologhi, rifacendosi probabilmente a quelli che gia` gli autori di romanzi e poemi cavallereschi (Pulci, Berni, Ariosto ecc.) inserirono nei loro canti. Tutti i favolisti e gli epigrammisti del Settecento, come Lorenzo Pignotti (1739-1812), il Clasio (1754-1825), Giovanni Gherardo De Rossi (1754-1827; Apologhi, novelle ed epigrammi in versi), il Pananti (1766-1837) e poi il Perego, il Passeroni, il Bertola, fanno di questo criterio un uso addirittura esagerato, fino a rendere insopportabili le loro composizioni, per le deformazioni che tali interventi provocano nel discorso, nel verso, dove imperversano i modi proverbiali spesso usati a sproposito. Inoltre le formule sono quelle piu` conosciute e consuete, cosı` ripetitive da prendere l’odore stantio dei luoghi comuni.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 22 - 04/07/2007
XXIII
.
INTRODUZIONE
Figura chiave del genere e` Antonio Guadagnoli (1798-1858), che trapianta nell’Ottocento questa cultura, facendola entrare nelle pubblicazioni popolari come gli almanacchi e scrivendo poesie che vengono lette e imparate anche a livello popolare.
L’‘unita`’ italiana e il Giusti Fu questo il mondo col quale Giuseppe Giusti (1809-1850) dovette fare i conti e subito avvertı` la vecchiaia, la polvere e la muffa di questa cultura. Pressoche´ contemporaneo del Guadagnoli, ne condivise la tendenza a infarcire le composizioni poetiche di modi di dire e proverbi, ma lo fece con ben altra vivacita`, evitando per lo piu` gli effetti scontati, le citazioni obbligate o facili. Non si puo` escludere che nascesse da qui il suo interesse di raccoglitore e studioso di proverbi: Giusti comincio` a metterli insieme senza tanto problematizzare, ma con grande buon senso e fiuto critico. Non avendo basi filologiche, scarto` l’idea di impiantare uno studio di questo tipo e bado` all’aspetto pratico, guardando la materia non con gli occhi del classicismo, ma con gli occhi suoi. Per questa strada non ando` molto lontano, ma fece qualcosa di positivo, cominciando a raccogliere i proverbi dalla viva voce e a confrontarli con quelli della tradizione scritta, non per ridurli a miglior lezione, ma per valutarli per quello che valevano nell’uso corrente. Scoprı` che era stata la letteratura a deformarli e non il contrario. Ai criteri della vecchia accademia Giusti sostituı` un sano gusto per la lingua, il fiuto, il senso dell’espressivita` immediata, non contaminata dalla citazione, dal bagaglio di dottrina. Se la Raccolta e` durata tanto a lungo, e dura ancora sui nostri tavoli, e` dovuto a questa intuizione. Purtroppo i suoi continuatori non lo compresero e fecero di tutto per sotterrare questa tenue luce sotto una nuova farragine di materiale, ancora una volta attinto a caso dalla tradizione scritta, a cominciare dai vecchi manoscritti del Serdonati. Gli addetti ai lavori se ne accorsero. Scrive il Pitre` nella Bibliografia delle tradizioni popolari (1894) a proposito dell’arricchimento apportato alla seconda edizione dell’opera: ‘‘Di questo aumento non si puo` esser contenti, perche´ il sig. Alessandro Carraresi, che lavoro` cosı` sulla prima come sulla seconda edizione, attinse per questa a libri non toscani. Nell’Avvertenza son citate come fonti una raccolta di proverbi spagnuoli, francesi ed italiani del Veneto, stampata a Salamanca, la raccolta del Castagna, quelle di Coletti-Fanzago, del Pasqualigo, le quali danno una prevalenza di proverbi veneti. E di forme venete sono infatti esuberanti molti di questi proverbi voluti toscani, come altri sono ripresi da raccolte siciliane, altri delle province meridionali d’Italia, altri tradotti dallo spagnolo (vedi il prov. Quel che ripara lo freddo, ecc.)’’.
4. L’opera del Giusti come modello delle successive raccolte Pare che la divisione sommaria in grandi capitoli per argomenti (Amicizia; Amore; Astuzia, Inganno; Avarizia...) il Giusti l’abbia ricavata dal Pescetti, il quale, nelle varie edizioni del suo fortunato volumetto, rielaboro` il materiale, ampliandolo e soprattutto distribuendolo per argomenti, in modo da dare una forma e un ordine, sia pure elementari, al complesso piuttosto confuso di proverbi. Probabilmente il Giusti si rifece proprio a questa partizione, che fu modificata e ampliata: era una soluzione di carattere pratico, forse provvisorio; la morte prematura non gli permise di sviluppare una riflessione critica sul materiale raccolto, che finı` quindi nelle mani del Capponi. Tuttavia la soluzione ebbe successo, convalidata dall’autorita` del nome e dalla fortuna dell’opera. Se si guardano bene le varie edizioni di questo libro, anche quelle fornite di repertori e indici, l’opera e` di lettura un po’ faticosa e di consultazione difficile, se non impossibile. Le grandi ripartizioni dividono i proverbi in gruppi di elementi raccolti intorno a un concetto generale, ma di fatto gli elementi rimangono eterogenei, e reperire un proverbio o un tema definito e` quasi impossibile. Nessuno o quasi pero` si e` allontanato da questo schema e le raccolte si sono succedute, per la lingua e i dialetti, quasi con gli stessi criteri. Solo alcuni, e in raccolte limitate, hanno tentato una diversa sistemazione.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 23 - 04/07/2007
INTRODUZIONE
.
XXIV
5. Gli studi moderni Tramontato il sogno risorgimentale di trovare la radice nazionale nei costumi e nelle forme popolari, l’interesse per i proverbi si e` fatto di tipo speculativo e poi antropologico. Rifacendosi a quanto e` stato fatto nelle nazioni piu` evolute, raccoglitori e studiosi creano un consistente movimento di ricerca, che prende le mosse sia dalle motivazioni risorgimentali che dalla corrente positivista. Gli autori di tali studi sono consapevoli dell’esistenza del patrimonio folcloristico e del pericolo che questo scompaia, o sia in parte scomparso. Col primo Risorgimento l’Italia si sta infatti trasformando sia politicamente che industrialmente. Gia` si avverte il terremoto che sconvolgera` i piani sociali e cancellera` ben presto la cultura orale, ma non s’immaginano ancora gli sconvolgimenti della successiva industrializzazione e poi della seconda industrializzazione dei tempi di Giolitti (1900-1910). Si accentua lo studio delle tradizioni popolari in senso antropologico e quindi con presupposti scientifici e perde via via d’importanza quello che piu` interessava ai Romantici, il valore di testi come messaggio proveniente dalla profondita` dell’anima della nazione, il valore di testo poetico, non solo valido esteticamente, ma anche quale profezia, vaticinio, voce del sovrasensibile. Il testo popolare diviene codice decifrabile di una lingua, di una realta` umana, ne´ piu` ne´ meno di una grande biblioteca. Si comincia a non distinguere piu` i testi validi esteticamente da quelli insignificanti, i testi ispirati dalle composizioni occasionali, i testi integri dai testi mutili, dai frammenti, ecc. Tutto e` documento e non piu` messaggio. I testi popolari sono ricercati nelle loro fonti e comparati a quelli antichi di tradizione dotta, per verificarne la dipendenza, la provenienza e le correlazioni. Lo studio diviene di tipo filologico, alla ricerca di regole, di tendenze, delle linee di diffusione delle forme, dei rapporti tra le culture. Giuseppe Pitre` (1841-1916) e` forse l’ultimo compilatore di un grande studio sui proverbi ed e` indubbiamente il piu` grande raccoglitore e studioso italiano di tradizioni popolari, colui che, con Salomone Marino e una rete d’informatori, ha salvato gran parte delle tradizioni popolari siciliane. La Biblioteca delle tradizioni popolari siciliane (1871-1913) comprende 25 volumi, in particolare i proverbi siciliani con una vasta comparazione con quelli italiani e di altri dialetti (4 volumi). Grande importanza riveste il suo Archivio storico per lo studio delle tradizioni popolari, una rivista (1880-1906) che e` una vera miniera di testi e di studi di materia popolare di tutte le tradizioni dialettali. A Pitre` si deve inoltre una preziosa Bibliografia delle tradizioni popolari d’Italia (1894). Il fascismo si presenta inizialmente come un momento rivoluzionario, innovatore, che mira a svecchiare la societa` e quindi e` poco disposto a dare importanza alla cultura popolare: ama il mito della velocita`, dell’ardimento, dell’industria, della macchina. La sua eta` e` la giovinezza: spirito di avventura, temerarieta` e coraggio. Quanto di piu` antitetico si possa immaginare rispetto al vecchio, calmo, senile, prudente proverbio. La voce di Raffaele Corso sull’Enciclopedia Italiana riflette questo distaccato interesse, senza entusiasmo e senza approfondimento. Come il Risorgimento, il fascismo diffida delle culture locali, parziali, regionali, in quanto pericolose per l’unita` dello Stato, e tende a omologare piu` che a differenziare. Ma nella sua seconda fase, mentre sempre maggior importanza e risalto acquistano il mondo agricolo, le bonifiche, la retorica del romano agricoltore, la battaglia del grano, l’emigrazione, il fascismo fa piu` spazio al folclore, sempre come forma di una cultura etnica locale, ben inquadrata e dipendente dal sistema unitario. Anche Benedetto Croce, che aveva iniziato come studioso di tradizioni popolari (La leggenda di Cola Pesce, 1895, e la traduzione dell’opera del Basile Il pentamerone), in seguito s’interessa meno dell’argomento e ha poco interesse per i proverbi. Continuano tuttavia le pubblicazioni di carattere locale ricche di proverbi nel quadro dell’educazione popolare: manuali, testi di divulgazione, di letture, almanacchi regionali volti all’esaltazione della terra, delle opere d’arte, delle bellezze naturali e del folclore, sempre visto come seconda cultura e inquadrato in una grande cultura nazionale. Dopo la seconda guerra mondiale l’Italia attraversa una massiccia industrializzazione: il mondo borghese non ha piu` ragioni d’interesse verso una cultura ritenuta ancora minore. La chiusura
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 24 - 04/07/2007
XXV
.
INTRODUZIONE
determinata dal fascismo ha suscitato il desiderio di cultura europea, americana, internazionale: si traduce molto da lingue diverse. Culturalmente nasce una forma di provincialismo insofferente delle dimensioni nazionali e ricettivo di dottrine che vengono da fuori: dal Nord Europa, dalla Francia e dall’America, nonche´ dai paesi dove si e` insediato il comunismo. La sinistra stenta ancora ad accogliere la cultura popolare tradizionale: non vi riconosce i motivi fondamentali della propria impostazione, anzi la vede fortemente condizionata da forme di subordinazione alle culture dominanti e al mondo religioso. In seguito e lentamente rivedra` queste posizioni avviandosi verso un’interpretazione diversa e un’appropriazione su scala piu` vasta. Il periodo cosiddetto ‘postindustriale’, con l’esiliarsi dei vecchi campagnoli nelle citta` dove hanno conquistato una stabilita` economica, permette di guardare con obiettivita` al passato. Risorge l’interesse per la cultura tradizionale, sia come mondo alternativo, sognato a suo tempo dai figli cresciuti della contestazione sessantottina, sia come ricerca culturale delle proprie radici. Le comunita` della campagna e i paesi riscoprono le sagre, le feste, i giochi come attrazione turistica e come vera e propria tradizione: tutto si valorizza e si restaura come patrimonio della comunita` locale che nobilita, identifica e attrae. Si assiste quindi alla pubblicazione di una quantita` strabiliante di studi e raccolte locali, storie, dizionari di parlate, a riempire un vuoto che pareva incolmabile. Gli studiosi di queste piccole realta`, prima da soli, poi con l’interesse degli enti locali, fanno quello che enti maggiori non sono riusciti a fare. Si tratta di un lavoro frammentato, polverizzato, disperso, disorganico, ma le documentazioni sono comparse e continuano ad apparire. Non e` facile valutare il lavoro capillare che si e` fatto e si sta facendo a livello locale nel compilare preziose raccolte di tradizioni in zone circoscritte, raccolte in cui i proverbi hanno spesso una parte consistente. Per quanto riguarda gli studi accademici in Italia si sta attuando una grande iniziativa, l’API (Atlante Paremiologico Italiano), nato fin dal 1968 a Urbino, per iniziativa di Temistocle Franceschi. Si tratta di un nucleo di ricerca impostato sul criterio della geoparemiologia, ossia lo studio dei proverbi e del materiale paremiologico sulla base della distribuzione geografica, con valorizzazione delle varianti, spesso assai numerose. Negli anni Ottanta dall’API si e` sviluppato il Centro Interuniversitario di Geoparemiologia (CIG) dell’Universita` di Firenze, per coordinare la ricerca paremiologica in vari atenei italiani.
6. Delimitazione della materia: lingua e dialetti Affrontando il problema dei proverbi italiani si pone immediatamente la questione della loro definizione o, quanto meno, di che cosa si voglia intendere con l’espressione proverbi italiani, alla quale si puo` dare un significato convenzionale da scegliere tra i seguenti: – Proverbi che si usano nel territorio italiano. – Proverbi che si usano e si sono usati a partire da una certa data nel territorio italiano. – Proverbi che si usano attualmente nella lingua italiana. – Proverbi che si usano e si sono usati a partire da un certo periodo nella lingua italiana. Le varie alternative aprono problematiche complesse e difficili da sciogliere. La presenza dei dialetti ancora vivi nella realta` italiana non puo` consentire una semplificazione tale da mettere senz’altro da parte i proverbi dialettali che, come chiunque puo` riscontrare, vengono usati comunemente in zone determinate e in taluni casi in tutto il territorio nazionale. L’Italia ha ancora oggi un patrimonio circolante di proverbi, in dialetto e in lingua, tale da rappresentare uno dei patrimoni paremiologici piu` ricchi. E` facilmente comprensibile come un repertorio di proverbi che includa le forme dialettali, magari anche solo le piu` note, porrebbe problemi insormontabili per l’estensione, per l’ordinamento e la struttura.26 Si e` reso percio` necessario per noi parlare piuttosto di un repertorio pratico dei proverbi della lingua italiana, che ha come scopo di fornire alle persone colte ma non specialiste uno strumento che oggi manca: una raccolta dei proverbi che l’italiano trova nell’uso comune.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 25 - 04/07/2007
INTRODUZIONE
.
XXVI
Chi abbia anche una minima esperienza in questo campo ha riscontrato come sia difficile definire l’area di diffusione d’un proverbio dialettale, che non sempre coincide con l’area del dialetto stesso. Vi sono proverbi conosciuti e usati, nella stessa forma o con leggere varianti, in zone molto ampie comprendenti piu` regioni e indicate dai raccoglitori con formule assai vaghe del tipo: Area meridionale... Area centro-meridionale... Gia` alla fine del Cinquecento il Pescetti, uno dei primi raccoglitori che si illusero di trattare i ‘‘proverbi italiani’’ in blocco, si accorse della terribile difficolta` che presentava questa materia. Ci sono infatti forme di proverbi in lingua italiana usati in una traduzione dialettale molto vicina alla lingua, proverbi dialettali piu` o meno italianizzati e proverbi dialettali veri e propri. Le varianti sono un altro aspetto spinoso del problema. Ignorarle semplicemente e` gia` una semplificazione: qual e` il proverbio e quale la variante? Non solo: la variante, anche minima, cambia a volte il significato in maniera decisiva e quindi sposta il proverbio in un’area diversa di significato, fatto che si ripercuote poi sull’altro problema della suddivisione e collocazione nella raccolta. Queste difficolta` hanno fatto sı` che l’Italia non abbia avuto un repertorio generale dei suoi proverbi. Forse era proprio questo il sogno inconfessato del Giusti, e molto piu` di chi lo incoraggiava a realizzare l’opera e poi la sfiguro` assumendo la Toscana come patria della lingua italiana e come punto di riferimento per tutte le altre tradizioni. Evidentemente, per quanto possa valere la nostra ipotesi, si sottovalutavano la vitalita` e la capacita` di resistenza dei dialetti italiani. E` un fatto comunque che i Proverbi toscani del Giusti assolsero in qualche modo a tale funzione e le grandi raccolte dialettali che seguirono li ebbero come punto di riferimento costante, segnando spesso puntualmente l’equivalente toscano del proverbio dialettale: dalla raccolta dei proverbi veneti del Pasqualigo a quella dei proverbi siciliani del Pitre`, il quale addirittura riconobbe il poeta come suo maestro. Molti proverbi della lingua italiana provengono dai dialetti: lo rivelano molte cose, come il riferimento a un uso o a un oggetto tipici solo d’una zona, la metrica anomala anche rispetto a quella assai libera usata dai proverbi, le assonanze, le consonanze che negli equivalenti dialettali sono rime perfette, lo scarto della scadenza di una faccenda agricola (semina, potatura, raccolta, maturazione dei frutti) che ha valore per una zona meridionale, ma non per il settentrione, e viceversa. Non pochi proverbi dialettali sono entrati nell’uso comune nella loro forma dialettale e come tali sono stati registrati. Abbiamo esempi frequenti in napoletano: I figli so’ piezz’ ’e co`re (‘‘I figli sono pezzi di cuore’’, titolo di un’opera teatrale di Eduardo); Ogni scarraffone e` bello a mamma soia (‘‘Ogni scarafaggio e` bello per sua madre’’). Oppure i milanesi: Milan l’e` un gran Milan e Tiremm innanz!, frase storica di Amatore Sciesa.
7. Definibilita` delle forme proverbiali Come molti proverbi non hanno significati facilmente definibili, cosı` gli stessi loro enunciati non sono condensati in forme precise e chiuse. Lo stesso proverbio puo` avere come soggetto cose, animali diversi con caratteristiche simili, usare sinonimi per i verbi e le altre parti del discorso, invertire l’ordine consueto delle frasi, iniziare in vari modi (rendendo impossibile una sistemazione alfabetica), presentare varianti nelle circostanze o nei particolari. Inoltre molti detti si giovano di giochi di parole, si basano sull’ambiguita`, restano in sospeso tra il letterale e il metaforico, in un nodo che spesso investe piu` livelli di significato. E` una forma di sapienza che proviene da un mondo arcaico nel quale l’univocita` della definizione e del concetto non erano un valore come per noi. Vigeva una visione dell’universo costruita su analogie, e piu` le analogie si sovrapponevano le une alle altre, piu` era vero lo schema che esse rappresentavano. In definitiva il procedimento e` simile a quello della favola e un’infinita` di proverbi si rifa` a questi modelli esopici. Si coglie qui la parentela stretta che vi e` tra il proverbio e la favola, nella quale spesso un proverbio e` la cosiddetta morale, argomento di cui si e` gia` detto a proposito di Esopo.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 26 - 04/07/2007
XXVII
.
INTRODUZIONE
Piu` che spiegato, tanto meno definito, il proverbio va capito al volo: bisogna far parte del mondo nel quale il proverbio vive per afferrarlo immediatamente. Il significato per meta` viene comunicato dal tono della voce, dal gesto, dall’espressione della faccia di colui che lo dice. Il contesto, la situazione spiegano il resto. Il fatto stesso di raccogliere i proverbi in un volume, uno accanto e dopo l’altro, equivale a sradicarli dal loro contesto impoverendoli e depotenziandoli. Il piacere di trovare un fungo sta nel coglierlo nascosto nel suo angolo del bosco: un’emozione neppure lontanamente paragonabile al momento in cui si vede un paniere di funghi in vendita. Sappiamo dunque che spiegare un proverbio e` un po’ avvilirlo: e` di poche parole e vuole un buon intenditore. Questa e` la ragione per la quale molti proverbi decadono quando sono sradicati dal loro ambiente.
8. L’interpretazione e il significato dei proverbi Un aspetto trascurato dagli studiosi e dai raccoglitori e` il significato dei proverbi, soprattutto popolari. In un passato prossimo, diremo fino alla Seconda Guerra mondiale, il senso di un proverbio comune sfuggiva a pochi: l’uso era talmente diffuso che informarsene, se necessario, non era un problema. Peraltro, la cultura agricola alla quale gran parte dei proverbi sono collegati, era nota a tutti in ogni dettaglio e non erano necessarie chiose o note esplicative. In realta`, se dal proverbio comune si sale a quello meno usato, piu` particolare, di argomento morale, spirituale, religioso, ci si accorge che anche in passato le cose non erano cosı` semplici. Il proverbio, che ha gia` di per se´ la caratteristica di assumere sfumature di significato dal modo con cui e` citato e dal contesto nel quale e` usato, puo` assumere interpretazioni diverse in luoghi diversi e a volte perfino significati contrastanti a seconda di chi lo usa. Ci siamo accorti di quanto sia spinosa questa materia, e infatti talvolta abbiamo dovuto dare anche piu` di due significati a uno stesso proverbio, perche´ cosı` era inteso. Le raccolte di cui disponiamo, per quanto riguarda i dialetti e la lingua italiana, sono quasi tutte puri elenchi di proverbi, con qualche rara e succinta spiegazione, oggi divenuta quanto mai utile. Difficile delineare una mutazione semantica di un proverbio; ancora piu` difficile datarla. Un proverbio come Troppe chiacchiere fanno i pidocchi risulta oggi quasi esoterico e necessita di una lunga spiegazione, che parte dal fatto che un tempo l’origine dei pidocchi risultava misteriosa e si indicava nelle cose piu` strampalate, non sapendo che le lendini fossero le uova dei pidocchi. Tra l’altro si credeva che fossero originati da una fantastica vena pidocchina che si apriva sulla testa. Le chiacchiere sono quelle che facevano le donne dei quartieri piu` miseri spidocchiandosi a vicenda sulle scale di casa, o spidocchiando i bambini, per cui s’insinua che i pidocchi venissero proprio dalle chiacchiere. Da qui il significato: le chiacchiere eccessive procurano fastidi, noie, tormentosi come i pidocchi. Per esemplificare quanto i proverbi possano insinuarsi negli usi piu` impensati della vita quotidiana ne citeremo un altro: Con le chiacchiere ci si pulisce il culo. Il detto contiene un’allusione all’uso non da molto tramontato di strappare a pezzi regolari i giornali (pieni di chiacchiere) per metterli nelle latrine ‘ad uso indiscreto’. Il che chiarisce quanto la stampa periodica abbia goduto di stima nel mondo popolare; infatti un altro proverbio conferma: Ogni cosa al suo posto e i giornali alle latrine. Da qui il significato: le chiacchiere sono degne del sommo disprezzo, come le cose che si scrivono sui giornali. Un terzo esempio chiarisce come un proverbio possa essere frainteso comunemente anche nei dizionari, quando non sia piu` chiara la materia alla quale fa riferimento. A cavallo che non porta sella biada non si crivella implica la conoscenza della diversita` tra la biada e il foraggio (fieno, erba, paglia). Richiede anche di sapere che il cavallo da sella era di maggior valore di quello da tiro, al quale si dava cibo vile. La biada, alimento costoso, si dava ai cavalli di valore, per cui: a persona che non vale non si danno le cose importanti. Un altro proverbio conferma: L’orzo non e` fatto per gli asini. I proverbi dunque non sono univoci: per alcuni il significato e` costituito, piu` che da una definizione, da una nebulosa di significati con sfumature spesso indefinibili, tra le quali chi li usa sceglie quella che piu` gli serve. Molti hanno piu` interpretazioni ugualmente legittime (che abbiamo registrato); altri sono intesi diversamente in luoghi diversi.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 27 - 04/07/2007
INTRODUZIONE
.
XXVIII
Non e` frequente il caso che il proverbio si limiti al solo significato letterale; di solito quello che vale di piu` e` il senso metaforico, corrosivo, dissimulato in un enunciato magari banale. La metafora a sua volta puo` contenerne un’altra, fino al sovrapporsi di piu` sensi che lasciano stupiti e disorientati. Frequentissime sono nei proverbi le elencazioni di diversi elementi che hanno qualcosa in comune. Bisogna far attenzione: il proverbio punta al valore morale. Di queste cose disparate solo una e` quella che interessa al proverbio, le altre ci sono per dar forza all’affermazione, rendere ingegnoso il detto, stupire e quindi convincere. Cani, cornuti e puttane / in vecchiaia muoion di fame. Qui e` la donna che interessa, al cane non si interessano troppo i proverbi, se non per uso metaforico; a un cornuto non si va certo a dare consigli: ma nelle chiacchiere del vicolo, della piazza, nelle mormorazioni tra donne, nelle liti e nelle contese, e` facile lasciar cadere l’allusione a una donna. Mare, femmina e fuoco / non son cose da poco. Anche qui e` banale affermare che fuoco e mare sono pericolosi: preme mettere in guardia dall’apparenza innocua della donna, che forse presenta pericoli ancor maggiori, se ci si gioca con leggerezza.
9. Linguaggio criptico dei proverbi Il proverbio mantiene il suo crisma antico di dottrina se non per iniziati, almeno per sapienti. Come tale spesso ama nascondere il proprio significato in un gioco di immagini e di allusioni che lo imparenta con l’indovinello. In certi casi, o si conosce il significato o lo si fa spiegare a chi lo conosce, come con un enigma. Prendiamo un esempio banale: Grano in terra non chiede l’elemosina a quello in cielo. Anche per un contadino del passato, al corrente di tutto il ciclo del grano, la comprensione sarebbe stata ardua: il pane in cielo fa pensare a qualcosa di religioso, come l’eucarestia, il pane celeste. Ma si fa semplice allorche´ si considera che le tempeste di vento spesso piegano il grano gia` sviluppato o maturo stendendone in terra interi campi. Bene: quella che agli occhi inesperti puo` sembrare una disgrazia, un raccolto compromesso, non lo e` per chi ha esperienza, poiche´ il grano piegato dal vento non fruttifica meno di quello che sta dritto sullo stelo, anzi, secondo alcuni e` piu` produttivo. In altri campi il fenomeno e` ancora piu` vistoso, al punto che anche la lingua richiede conoscenze particolari, e spesso non bastano. Anna, Baganna, / Rebecca, Susanna, / Lazzaro e Ramo / Pasqua ci siamo. E` un’antica filastrocca proverbiale che serve a contare le settimane che intercorrono tra l’inizio della quaresima e il giorno di Pasqua. Mentre e` difficile trovare un significato ad Anna e Baganna, si sa che Rebecca viene ricordata il sabato dopo la II domenica di Quaresima nella lettura del libro della Genesi (cap. 28); l’episodio di Susanna e i vecchioni il sabato dopo la III domenica nella lettura del libro del profeta Daniele (cap. 13). Lazzaro e la sua resurrezione vengono ricordati il venerdı` dopo la IV domenica nel Vangelo di san Giovanni (11.1-45). Ramo e` la domenica delle Palme, quella precedente la Pasqua. In questa ricorrenza si benedicono i rami d’olivo e si distribuiscono ai fedeli in ricordo dell’entrata di Gesu` a Gerusalemme, dove fu accolto dal popolo in festa che agitava rami di palma. Uta, muta, cananea, / pane, pesse, lazarea, / la domenega d’oliva / e Pasqua fioriva. Cosı` in Istria: secondo Babudri la filastrocca fa riferimento ai Vangeli e alle antifone delle domeniche di Quaresima, ma non spiega come. Uta, muta, forse puo` essere una trasformazione di Immutemur che si trova nell’antifona del mercoledı` delle Ceneri. Cananea e` la donna ricordata dal Vangelo di san Matteo della I domenica, mentre la moltiplicazione dei pani e dei pesci e` nella IV domenica di Quaresima.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 28 - 04/07/2007
XXIX
.
INTRODUZIONE
10. Proverbio e indovinello Il proverbio dunque si avvicina all’indovinello, e per molti aspetti: la forma in versi, la brevita`, l’allusivita` e il ricorso alla metafora. La radice comune piu` profonda e` l’analogia. L’indovinello e il proverbio presentano aspetti formali e sostanziali tanto sorprendenti che molti proverbi appaiono come indovinelli rovesciati e viceversa.27 Dice un proverbio: Il riso nasce nell’acqua e muore nel vino. Un famoso indovinello suona: Qual e` quella cosa / che nasce nell’acqua e muore nel vino? Un altro detto proverbiale recita: Fare come l’ancora che sta sempre nell’acqua e non impara mai a nuotare. Sull’ancora, appunto, c’e` un noto indovinello: Cerco la terra e vo sempre nel mare / eppure non imparo mai a nuotare. Sui dispetti, gli sgarbi, si dice proverbialmente: I piaceri si scordano in una notte / i dispiaceri si ricordano tutta la vita, mentre sullo stesso argomento dei dispetti l’indovinello suona: Chi li fa se li dimentica, chi li riceve se li ricorda. Notissimo e` il proverbio: Baccala`, fegato e uova / piu` che cuoce e piu` che assoda. L’indovinello sull’uovo ricalca: Qual e` quella cosa che piu` che cuoce e piu` diventa dura?
11. La selezione dei proverbi Tenendo conto dell’indirizzo generale col quale e` stata strutturata l’opera, vale a dire quello d’offrire uno strumento pratico a quanti, disponendo di un qualsiasi livello di cultura, cercano risposte, chiarimenti, notizie e anche curiosita` su questo argomento, il criterio d’inclusione dei proverbi nella raccolta e` stato composito. Si doveva rispondere a piu` esigenze, soddisfare le necessita` di informazioni in materia manifestate dall’uomo del nostro tempo. Per la selezione pratica del materiale proverbiale abbiamo di necessita` adottato un criterio molto elastico, che tenesse conto di molte istanze, con il fine specifico d’inserire tutto quello che rientra nell’orizzonte dell’uomo del nostro tempo, scartando non l’inutile (poiche´ tutto sarebbe utile in un repertorio) ma il meno utile, il meno richiesto, in proporzione alla mole precostituita dell’opera. Pur scartando la dizione proverbi italiani, priva di riferimento alla realta`, e tenendosi a quella piu` affidabile di proverbi della lingua italiana, il problema rimane aperto. I vocabolari della lingua italiana sono di poco aiuto nella selezione e nella raccolta: per riportare una forma come proverbio, a loro basta che ne faccia uso un autore d’un certo rilievo, ma chi ci dice che l’espressione usata fosse davvero un proverbio? Basta l’uso che ne fanno due o tre autori? I vocabolari poi sono avarissimi di proverbi.28 I lessicografi o hanno l’antico pregiudizio del classicismo, per cui sono proverbi di diritto quelli usati da autori antichi o dei buoni secoli della lingua, oppure, come il Petrocchi, peccano nell’eccesso opposto, offrendo proverbi pistoiesi in un’ambigua veste italiana. E` questo un territorio quanto mai infido: la singolare situazione in cui si trova la lingua italiana consente meno che per altre lingue di dare un taglio sicuro e preciso, e pare che lasci, anche in questo caso, solo la possibilita` d’un onesto compromesso.29 Talora e` comunque facile seguire il percorso: testo di autore – proverbio latino medievale – proverbio italiano. Questo blocco e` una delle caratteristiche della nostra lingua (anche le parole hanno fatto la stessa strada), per cui ci e` sembrato necessario riportare in moltissimi casi il proverbio latino, anche quando questo e` caduto dall’uso e rimane ormai solo nei testi scritti del passato. Il detto latino non solo documenta e attesta la provenienza del nostro proverbio, ma spesso ne illumina il significato, ne scopre lo slittamento semantico, l’uso spesso un po’ diverso che il tempo gli ha imposto.
12. La raccolta per sinonimi Per rendersi conto di che cosa rappresenti il complesso dei proverbi nati in una cultura non basta apprezzare le varie forme isolate dei detti, prendere in analisi una parte della materia, o condurre
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 29 - 04/07/2007
INTRODUZIONE
.
XXX
studi filologici. Occorre avere davanti in un quadro strutturato quello che i vari proverbi dicono su un determinato argomento. Questo e` possibile con la classificazione per sinonimi e contrari, che permette di rintracciare la struttura del pensiero nelle linee fondamentali e considerarne talvolta anche i mutamenti nel tempo. Allora si coglie agevolmente come i vari proverbi non siano frammenti isolati di riflessioni estemporanee, pietre cadute casualmente dalla cultura dei dotti nello stagno della tradizione popolare, valide solo in quanto acute osservazioni, ma piuttosto si presentino come tessere di un grande mosaico, che hanno il loro posto nel sistema e collegamenti di significati, di forme, di analogie, d’immagini con una imprecisata quantita` di altri. La materia proverbiale si presenta cosı` a suo modo come sistema organico, fuori dall’improvvisazione, dall’occasionalita`, dal gusto individuale, o locale, e dal relativo soggettivismo. Sia che sia stato creato o recepito, il proverbio e` passato al vaglio della collettivita`, che l’ha plasmato alla sua misura e vi si e` riconosciuta. Per avere questa percezione e` necessario avere i proverbi in una sintesi organizzata intorno ai loro temi, cosı` da permettere una lettura dei proverbi come un organismo strutturato. Il complesso proverbiale infatti contiene oggetti, fatti, eventi, verita`, tipi umani, comportamenti, vizi, virtu`, animali, cose, scienze, fantasie, paradossi, leggi, simboli e mille altre cose che assumono valori diversi nelle situazioni diverse e sono contraddittori quanto lo sono la realta` e la vita. Indicano una via, piu` vie, piu` possibilita` che l’uomo puo` scegliere. Sono uno scaffale di medicine che possono diventare veleni: solo la mano sapiente sa scegliere e applicare. Tuttavia anche nelle farmacie gli scaffali e i cassetti, i vasi e i flaconi non costituiscono un coacervo senza ordine ne´ criterio: i medicamenti e i preparati si presentano secondo una disposizione logica. Il problema delle raccolte di proverbi e` quello di realizzare proprio quest’ordine logico, difficile per la natura stessa della materia. Raramente un proverbio si limita al suo significato letterale, quasi sempre ne ha uno metaforico e puo` adombrarne molti altri, per allusione, citazione, rinvio a un fatto storico, a una favola, a un comportamento. Di conseguenza spesso le parole del proverbio hanno scarsa attinenza con il suo significato, che va pescato altrove. Il proverbio e` non di rado un ‘‘testo aperto’’, vale a dire che ha un ventaglio d’interpretazioni, tutte ammissibili o possibili, che permette la sua collocazione in piu` settori collegati al significato. Vi sono poi altri aspetti del problema, come l’ironia, il gioco di parole, l’ammiccamento, il paradosso e cosı` via, che complicano all’infinito il problema. Quasi tutte le raccolte hanno aggirato questo enorme scoglio in maniera assai semplice, vale a dire costituendo delle grandi categorie generali e generiche, dove collocare tutti quei detti che piu` o meno avevano a che fare con l’argomento. Il criterio ha una lunga storia. Pare, come abbiamo detto, che la divisione sommaria in grandi capitoli dedicati a un tema preciso (Amicizia; Amore; Astuzia, Inganno; Avarizia...) il Giusti l’abbia ricavata dal Pescetti, il quale fece varie rielaborazioni ed edizioni del suo volumetto, rielaborando il materiale, ampliandolo e soprattutto distribuendolo secondo argomenti, in modo da dare una forma e un ordine, sia pure elementari, al complesso piuttosto confuso di proverbi. Tutti hanno sentito il limite di questa soluzione, ma le alternative che sono state trovate e offerte non sono risultate molto convincenti, tanto che la maggior parte dei compilatori di raccolte a carattere generale o locale si sono tenuti, piu` o meno, allo schema del Giusti. Raffaele Corso, nell’Enciclopedia Italiana alla voce Proverbio, indica tre tipi di classificazioni: alfabetica, oggettiva e mista; analizza la divisione in serie, in rubriche, in grandi sezioni a loro volta suddivise in sezioni speciali secondo gli argomenti, dando a quest’ultima la sua preferenza.30 Non tiene conto che quasi sempre il proverbio e` metaforico: parla di gatta e di lardo e si riferisce al rischio, per cui, dovendo seguire questo criterio, occorrerebbe ripetere lo stesso proverbio in un gran numero di sezioni. Il criterio di porre i proverbi in ordine alfabetico secondo la parola iniziale di ciascun proverbio31 presenta grandi difficolta`, prima fra tutte il fatto che il proverbio, come si e` detto, spesso non ha una parte iniziale fissa, tale da dare a chi consulta la certezza di ritrovarlo. Le forme proverbiali variabili non accettano un ordine del tipo che si usa per il lessico.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 30 - 04/07/2007
XXXI
.
INTRODUZIONE
Un intervento di Franca Ageno pose diversi anni fa32 il problema della raccolta di frasi proverbiali, materia affine a quella dei proverbi. Si osservava: ‘‘Per la stesura di un repertorio si presentano come possibili vari metodi: a) classificare le frasi in base al significato; b) raggrupparle in rapporto con la provenienza dell’immagine contenutavi; c) distribuirle secondo il procedimento di formazione; d) elencarle in ordine alfabetico tenendo conto della parola principale’’. L’autrice propendeva per l’ultima soluzione, riconoscendo che non e` l’ideale, ma anche che non s’intravede nulla di migliore. Nel nostro lavoro sui modi di dire33 abbiamo usato questo criterio modificandolo consistentemente. Abbiamo infatti creato, con uno dei modi di dire piu` noti e particolarmente significativi, posto in elenco secondo il suo termine caratteristico, una ‘‘testa di serie’’ alla quale abbiamo fatto seguire i sinonimi e i contrari secondo un criterio di opportunita`. Se, ad esempio, esisteva un numero consistente di contrari si formava un’altra serie con opportuni rinvii. E rinvii si facevano a voci simili, affini con sfumature diverse di significati. Un consistente indice analitico completava l’ordinamento e facilitava la consultazione. Il sistema per sinonimi, rinvii, contrari, scopre la struttura organica di tutto un pensiero che cosı` presentato si rivela coerente, in nessun modo arbitrario, concatenato in ogni sua parte, dove ogni elemento si spiega con gli altri elementi e le contraddizioni si rivelano non come incoerenze, ma come sofisticatissimi dettagli, precisazioni, che permettono al proverbio una meravigliosa duttilita` nell’adattarsi alle sinuosita` del caso, ai contrasti della vita, all’infida labilita` delle apparenze.
Effetti della classificazione per sinonimi Se si vuol fare un esempio della finezza e della penetrazione con cui i proverbi riescono a trattare un argomento, si puo` scegliere un problema arduo come quello del tempo. La disposizione dei proverbi secondo sinonimi permette di cogliere non solo un pensiero articolato, ma anche le varie sfumature e le cosiddette contraddizioni, che altro non sono se non i vari punti di vista dai quali viene considerato il tempo. Scorrendo i vari gruppi dei proverbi si coglie facilmente un fatto non da poco: questa realta` immateriale, dichiarata indefinibile una volta per tutte da sant’Agostino e che rimane uno dei grandi problemi del pensiero, e` colta e trattata con un’attrezzatura mentale sconcertante che passa dalla soggettivita` all’oggettivita`, dal realismo alla trascendenza. A mano a mano che l’attenzione si sposta sui vari aspetti della realta` considerata, il tempo si configura come distruttore delle cose materiali, delle glorie, della vita umana, pareggiatore delle diseguaglianze, apportatore della morte. Poi, di contrapposto: creatore della vita e delle varie realta`, regolatore dei cicli naturali, guaritore dei mali, delle piaghe, dei dolori, fonte di danaro e di rinnovamento e tuttavia realta` fugace, inafferrabile, che si disprezza quando e` lunga la prospettiva degli anni da vivere (Chi ha tempo ha vita) e diventa via via il bene piu` prezioso allorche´ s’approssima la fine (Il miglior tempo e` quello che deve venire). Cosı` il tempo appare eterno nell’infanzia, breve nella maturita`, incomprensibile nella vecchiaia, lento nel dolore, fulmineo nella felicita`, ne´ potrebbe essere diversamente. Ponendo a raffronto queste affermazioni si arriva facilmente ad afferrare il senso di questa meditazione collettiva che sono i proverbi: un enorme e fedele specchio di quello che si vede e di quello che non si vede. Da questo esempio appare chiaro anche che un ‘‘sistema proverbiale’’ non e` un trattato scientifico, non enuncia mai regole assolute. E` un evidenziatore che si deposita e si adatta sul mondo: non astrae, non sintetizza, ma accompagna la vita e le cose. Non tende alla generalizzazione, ma all’individuazione, cerca l’eccezione piu` che la regola sapendo che ogni caso fa regola a se´: si dilata e si restringe come il linguaggio, rifugge da un’esattezza impossibile, lasciando largo margine all’interpretazione e alla discrezionalita`. Si potrebbe dire che il presupposto sia anche scientifico, ma in senso molto moderno, in quanto non solo non assolutizza, ma e` disposto a prevedere perfino l’evento contrario.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 31 - 04/07/2007
INTRODUZIONE
.
XXXII
13. Caratteristiche dei proverbi Cancellazione del positivo Una particolarita` che si presenta scorrendo la raccolta e` la violenza con la quale i proverbi si scagliano contro certe categorie umane. La donna, che e` una di quelle piu` bersagliate, ha il suo riscatto in molti proverbi che la considerano oggettivamente anche nelle sue grandi qualita`, nel ruolo essenziale, benefico, nella sua vita tribolata. Cosı` molte altre figure, persino i ladri, i malfattori, le prostitute hanno un proverbio che ne fa vedere un aspetto positivo. Per altre categorie non e` cosı`; si assiste a una sorta di semplificazione per la quale ogni aspetto positivo viene cancellato. Una di queste categorie e` quella dei parenti: Parenti serpenti, fratelli coltelli, cugini assassini, e non ci si ferma qui. Il giudizio dei proverbi sui parenti (esclusi il padre e la madre) e` molto negativo quasi nella totalita`: vano e` rivolgersi a loro per un aiuto materiale o morale; quando poi ci sono di mezzo interessi, come eredita`, la lotta diventa spietata. Se il parente si allontana diviene un estraneo. Sono di gran lunga preferibili gli amici, soprattutto vecchi e vicini. Per i parenti si e` dunque cancellata totalmente la parte positiva, che pure esiste ed e` comunque nell’esperienza comune. Lo stesso accade per i preti. Nei proverbi c’e` una visione del prete piuttosto negativa, in genere del prete cosiddetto secolare, quello che esercita il suo ministero nelle parrocchie. Cio` deriva in parte dal fatto che agli insegnamenti spesso non seguiva un comportamento altrettanto edificante e la grettezza e il vizio sono particolarmente rilevabili nella persona che dovrebbe essere di guida e d’esempio. Vi sono evidentemente ragioni sociali che spiegano questo fenomeno: il rancore, quasi, suscitato da quanti spesso sono stati gli anelli piu` vicini di una catena di schiavitu`; sorprende, pero`, il meccanismo di cancellazione del positivo, che deve rendere guardinghi sull’obiettivita` dei proverbi. Il detto, per raggiungere la chiarezza, semplifica, forza, enfatizza e non e` fedele tanto alla lettera quanto allo spirito di un fenomeno. E` vera, anche se in misura minore, la cancellazione del negativo, al fine dell’esaltazione di certe figure (padre, madre), la` dove ancora la sensibilita` moderna non aveva violato, con la sua spregiudicatezza, i santuari dei ‘‘grandi sentimenti’’.
La creativita` linguistica dei proverbi Il gioco e la creazione linguistica sembrano essere una nota costante della comunicazione.34 Il latino maccheronico, ad esempio, e` rimasto ancora in alcuni proverbi d’uso dotto: Si charta cadet, tota scientia galoppat, ‘Se la carta cade se ne va tutto il sapere’, cioe` la dottrina di chi parla dipende dagli appunti o dal libro che tiene in mano: se viene a mancare, non sa piu` cosa dire. Allo stesso modo si creano le misure immaginarie per indicare l’allungarsi del periodo invernale d’insolazione: passo di gallo, quanto il gallo alza un pie`, passo di gallina, salto di galletto, passo di lupo, passo di demonio. I testi infantili (Giro giro tondo / cavallo imperatondo...) e gli indovinelli sono una miniera di neoformazioni: Dormia Dormicche, / pendea Pendicche, / venia Venicche. E se non era Pendicche / che svegliava Dormicche, venia Venicche / e bastonava Dormicche.35 Anche nei proverbi si trova una vera e propria creazione di parole allusive, imitative di altre, onomatopeiche, alcune delle quali costituiscono veri e propri hapax. Un altro aspetto della creativita` linguistica e` da ricondurre alla migrazione dei proverbi tra i dialetti e dai dialetti alla lingua, che si rintraccia spesso, si e` gia` detto, in assonanze e consonanze che prendono il posto della rima. Alle volte pero`, non potendosi piegare la nuova forma in lingua alla metrica e alle esigenze di rima, si include la parola dialettale nella lingua italiana, dandole una forma accettabile che ne mascheri la provenienza. Non e` da escludere che gli stessi raccoglitori siano ricorsi a operazioni del genere per arricchire le loro raccolte, o per altre esigenze pratiche. Il proverbio seguente puo` rappresentare un chiaro esempio del processo di cui abbiamo parlato. Oggi e` citato per lo piu` in questa forma, che e` poi quella della raccolta del Giusti:
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 32 - 04/07/2007
XXXIII
.
INTRODUZIONE
Per Sant’Andrea / piglia il porco per la se`a; se tu non lo vuoi pigliare / fino a Natale lascialo andare. E` un esempio d’ibridazione dei proverbi operata dai raccoglitori. Proviene infatti dal dialetto veneto, si trova nella raccolta del Pasqualigo, il quale informa di averlo preso dalle X Tavole. Esso e` stato tradotto e inserito nella raccolta del Giusti salvando il termine veneto sea ‘setola’, che viene accentato se`a per la rima, e sostituendo l’iniziale Da con Per.36
Aggettivi Gennaio zappatore / febbraio potatore / marzo amoroso / aprile carciofaio maggio ciliegiaio / giugno fruttaio / luglio agrestaio / agosto pescaio settembre ficaio / ottobre mostaio (bottaio) / novembre vinaio / dicembre favaio. Si indicano cosı` i frutti principali o si elencano le varie faccende della campagna dei vari mesi dell’anno. I proverbi, come si vede, si fanno pochi problemi di correttezza lessicale. Molti degli aggettivi contenuti nel proverbio precedente sono in uso, mentre altri, come fruttaio, agrestaio, favaio, sono quantomeno inconsueti. Ma c’e` di piu`. Febbraio nevoso / estate gioioso. Qui estate e` considerato maschile; lo e` comunque la forma dell’aggettivo gioioso. Altrettanto non si puo` dire del proverbio gemello: Ottobre frondoso / inverno freddoso. ‘‘Freddoso’’ infatti e` registrato nei dizionari della lingua italiana, sia pure come aggettivo antico e letterario. Pasqua marzotica / o moria o famotica. Marzotico e famotico non esistono come forme italiane e provengono probabilmente da forme dialettali.
Sostantivi Anche per i sostantivi la fonte piu` ricca di forme inconsuete o anomale sono i proverbi calendariali. Forse perche´ piu` antichi, forse perche´ piu` noti, validi spesso in ogni zona, sono passati da forme dialettali antiche arrivando all’italiano con deformazioni originali e molto espressive, come il termine merendaggio. San Michele di settembre / leva le merende; San Michele di maggio / riporta il merendaggio. Chi sta in ascolteria / sente cose che non vorria. Cosa di mangiatorio / non si porta in confessorio. Peccato di pappatorio / non si porta in confessorio. Qui addirittura vi sono ben due sostantivi creati per l’occasione (e` un detto probabilmente fratesco, che vorrebbe considerare moralmente irrilevante l’intemperanza a tavola). Febbraio / il sole in ogni ombraio. Qualche raggio di sole comincia a filtrare anche nei luoghi piu` riparati, che nei mesi precedenti erano dominio delle gelate; per qualche ora del giorno sembra rompersi la morsa dell’inverno. ‘‘Ombraio’’ non si trova nel Battaglia. Di gennaio / tutti i gatti vanno in gattaio. Si puo` pensare che la forma riportata in italiano sia il calco di una forma dialettale romanesca dove gennaro rima con gattaro, termine che, con accezione non usuale, designa qui il ‘‘calore’’.
Accrescitivi impropri Una forma curiosa, tipica del linguaggio popolare, e` l’accrescitivo usato impropriamente, per esempio adattato a parti del discorso per le quali di solito questa forma o non si usa, o non ha senso. La versione piu` trasgressiva e` l’accrescitivo del verbo, che si usa comunemente in Toscana: Ci credo? Ci credone!
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 33 - 04/07/2007
INTRODUZIONE
.
XXXIV
A Pistoia i giuramenti sono tre: Che m’accechi. Che m’acceconi. Che m’acceconi da tutt’e due gli occhi. Nei proverbi l’uso si riscontra nei nomi dei mesi. L’accrescitivo viene usato in certo qual modo per ribadire le caratteristiche salienti del mese in oggetto: nel nostro caso il caldo: Ne´ di maggio ne´ di maggione / non ti levare il pelliccione. Aprile aprilone / non mi farai metter giu` il pelliccione. Marzo marzotto / il giorno e` lungo come la notte. Settembre settembrotte / tanto il dı` quanto la notte.
Passaggio da sostantivo a verbo Febbraio / febbraieggia. Dall’insieme del sistema proverbiale, e dall’uso ancora corrente, si nota che il verbo ricavato dal sostantivo indica l’azione corretta che ci si aspetta dai mesi. Febbraieggiare o febbreggiare indica che il mese deve avere le sue caratteristiche, fare il suo mestiere: freddo, neve, vento, gelo, giornate di sole con tramontana. Se febbraio non febbreggia / marzo campeggia. Se febbraio non ferra / marzo spella. San Luca / il tordo trabuca. Questo trabucare puo` essere un aggiustamento di trabuccare, registrato dal Tommaseo-Bellini nel senso di gettarsi giu`, come fanno gli uccelli di passo. Si veda ancora il toscano: All’usanza maremmana / chi ’unn’inceppa ’unn’imbefana. Il significato e` che, se si vuole che torni un regalo per la Befana, bisogna farne uno per Natale. Il Ceppo era l’usanza soprattutto fiorentina secondo la quale il Ceppo portava doni alla famiglia e agli amici, come oggi l’albero di Natale. Un posto a parte occupa il proverbio: Terzo [quarto] aprilante / quaranta dı` durante. Da aprile verrebbe dunque aprilare e quindi il participio. Il detto ha aspetti ermetici, dato il senso inequivocabile riconosciuto: ‘se piove il tre (o il quattro) d’aprile, dura quaranta giorni’. Si puo` pensare a calchi di forme latine del tipo: Sole micante / Virgine purificante / nix erit maior quam ante.37 Altro esempio piuttosto noto puo` essere il toscano (ma diffuso ora a livello nazionale): Senza lilleri non si lallera. Ossia: ‘senza soldi non si puo` fare niente’. Si rifa` all’espressione della lingua parlata: ‘Tra lilleri e lalleri...’ nel senso di ‘tra una cosa e l’altra...’. Lilleri e` dialettale e vale ‘soldi’; lallerare piu` propriamente verrebbe a significare ‘cantare’. Ma il significato e` estensivo e vale: ‘fare qualsiasi cosa’.
Espressioni indefinibili Come esempio di forma difficilmente definibile si puo` citare: San Gallo / quaranta dı` durallo. Il cui senso e` che per la festa di tale santo (16 ottobre), se iniziano le piogge autunnali, possono durare quaranta giorni. Difficile pero` dire cosa sia questo durallo. Viene forse ricalcato sul toscano duralla (durarla!...) nel senso ‘potesse continuare la buona sorte!’. Un altro caso e` il toscano: Quel che vien di ruffa e raffa / se ne va di buffa in baffa. Ovvero: ‘Quello che viene da cose disoneste se ne va in sprechi e cose inutili’.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 34 - 04/07/2007
XXXV
.
INTRODUZIONE
Esiste ruffa, che il Tommaseo-Bellini definisce come ‘calca per prendere qualcosa’, dando la voce raffa come sinonimo di ruffa; buffa e` il ‘soffio di vento’ e anche la ‘burla’, ma baffa e` neoformazione che si spiega solo in questo contesto fonico e ritmico, da illustrarsi forse collegandola con abbuffarsi, sbafo, ecc.
Creazione di nomi propri Su questo aspetto ci limitiamo molto nell’esemplificazione perche´ il materiale e` davvero considerevole.38 Portapari lo verso`. Si ripete per indicare che anche le persone piu` attente e precise commettono degli errori, rompono le cose, sbagliano misure. Precisino casco` dal ponte. Pulitino se la fece addosso. Ser Appuntino si dimentico` di morire. La ricetta del Menanni: / Ognun tenga i suoi malanni. Lunedı` e` San Musone.
Coniazioni apparenti Di giugno / getta via il cuticugno, / ma non lo impegnare / perche´ potrebbe bisognare. Oggi cuticugno puo` apparire come parola creata espressamente per la rima, giocando con cotica ‘cotenna’, mentre e` termine antico che indicava una specie di giubbetto o sopravveste maschile. Chi non fa la lunediana / e` un gran figlio di puttana. Anche la lunediana e` termine proprio: indica un uso invalso nel secolo scorso, che consisteva nell’astenersi dal lavoro il lunedı` da parte degli artigiani, specialmente calzolai, barbieri, sarti, ecc. Era dovuto soprattutto agli eccessi della domenica: bere, mangiare, gioco. C’e` anche una vecchia cantilena che dice: ‘Lunedı`, lunediai, martedı` non lavorai...’. Maggio giardinaio / non empie il granaio. Giardinaio e` sostantivo antico per giardiniere. Per finire diciamo che anche Frate Indovino si e` servito di questa tecnica nei proverbi che inventa o riconia. Nel Calendario del 1970 si legge: ‘Femmina finestrosa e vigna pampinosa: che brutta cosa!’.
Forme autoconsolatorie e scaramantiche Tra i modi proverbiali sono state individuate molte forme che dal punto di vista del contenuto non sono proverbi veri e propri: si tratta delle forme autoconsolatorie e scaramantiche, ossia delle formule che esprimono un modo di farsi una ragione d’un fatto o d’una situazione spiacevoli, ovvero un formulario di scongiuro del malocchio. La frase Tiriamo avanti... (‘prendiamo la vita come viene’) si confonde spesso con Tiremm innanz!, che ha ben altro significato: ‘lasciamo perdere, pensiamo ad altro, lasciamo stare...’. A sua volta Prendiamo la vita come viene e` allo stesso tempo un atteggiamento da ‘‘filosofo’’ e un atto di sottomissione al volere di Dio, volto a stornare il castigo dovuto al sentimento di ribellione. Permane la legge della hybris: gli dei puniscono chi si proclama felice, chi sfida il destino, chi si gloria con tracotanza dei propri successi, chi si sente sicuro. Moltissime formule sono rivolte ad attenuare o a cancellare atteggiamenti o affermazioni che si possono interpretare in tal senso e si travestono spesso da adagi: Sara` quel che Dio vuole; Contentiamoci dell’onesto; Lasciamo fare a Dio che e` santo e vecchio. Le frasi sono in genere strutturate secondo una certa rigidezza e costituiscono delle vere e proprie formule. Vi sono anche quelle scherzose: Meglio cosı` che peggio; Meglio qui che in galera; Meglio che un cazzotto in un occhio.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 35 - 04/07/2007
INTRODUZIONE
.
XXXVI
14. Morfologia Sarebbe troppo affermare che parliamo in poesia, ma le frasi fatte spesso sono davvero dei versi, soprattutto quando si tratta d’invettive e d’imprecazioni. E` logico che una frase abbia un determinato numero di sillabe, ma il fatto e` che tende a conformarsi alla struttura del verso nel rigoroso rispetto di sillabe e accenti. I preferiti sembrano gli endecasillabi: Mi vado a prendere un bicchier di vino; Mi metto due minuti sul divano; Non venitemi a dire che ho sbagliato; Mi permetta di dirle due parole; Ci vediamo domani alla stazione. I proverbi seguono la struttura della poesia e in tale forma li troviamo esposti in quasi tutte le culture. Fuori di questa struttura tendono a degradare a semplici regole pratiche, massime, indicazioni di opportunita`. La base dell’espressione proverbiale e` indubbiamente la metafora. Senza un’immagine viva, curiosa, una similitudine d’immediata comprensione e conosciuta da tutti, quasi non c’e` proverbio, come del resto non c’e` modo di dire. La donna bella e` come la castagna, / bella di fuori e dentro ha la magagna. Tutti sanno che la lingua batte dove il dente duole; espressione la cui efficacia sta tutta nella metafora che da` corpo al concetto: si torna sempre col pensiero e anche involontariamente con le parole a qualcosa che ci affligge. Il proverbio e` quindi nella maggior parte dei casi costituito di due parti: l’enunciato realistico espresso e la verita` allusa, metaforica, ‘‘inespressa’’, che e` compito di chi ascolta intuire e comprendere. Si tratta quasi di una medaglia nella quale una faccia piu` appariscente fa trascurare l’altra, nascosta ma piu` importante, che ne costituisce il valore. Anche l’allegoria e` frequente; spesso nei proverbi si tratta di una metafora complessa, con la descrizione o la rappresentazione di piu` fatti concreti, oppure legata a un fatto esemplare o a una favola che riesce a creare una serie di considerazioni di solito morali: Chi vuol far l’altrui mestiere fa la zuppa nel paniere. Tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino. Notevole e` anche la presenza dell’allitterazione, anche se come artificio e` piu` occasionale: alcune lettere che si ripetono in due parole diverse, di solito in cima e in fondo al detto. Alcuni proverbi sono fulminei: Padre padrone. Amore amaro. Dottore dolore. L’allitterazione e` usata non solo come gioco e ausilio mnemonico, ma perche´ nasce da un’idea molto antica e di carattere magico: che la parola contenga il segreto e la natura della cosa che denota, per cui si pensa che due parole unite dal suono (cosa che accade anche nella rima) siano simili e sicuramente collegate tra loro nella realta`, possedendo qualcosa in comune. Le combinazioni sono le piu` varie: Chi mangia more muore. L’orto vuol l’uomo morto. Donna danno, sposa spesa, moglie maglio. La noce nuoce alla voce. Sardo testardo. L’antitesi compare con frequenza e rafforza quel gusto di contrapposizione enfatica che e` tipico dei proverbi, con la relativa semplificazione e annientamento delle sfumature. Brutta in fascia, / bella in piazza. A gran signore / piccolo presente. Chi si loda / s’imbroda. L’iperbole e` piu` un gusto tipico dell’espressione immediata che uno strumento tipico del proverbio, come l’uso degli accrescitivi anche impropri.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 36 - 04/07/2007
XXXVII
.
INTRODUZIONE
Come indica la scelta che abbiamo fatto per la classificazione dei proverbi, a noi non sembra che la vicinanza di un proverbio a un’altra forma espressiva abbia molto valore. Raffaele Corso nell’Enciclopedia Treccani elenca nove tipi di ‘‘prossimita` espressiva’’: proverbi enigmi, proverbi canti, proverbi epigrammi, proverbi canoni, ecc. Si comprende bene che da un punto di vista pratico, di organizzazione e di analisi della materia, queste distinzioni non aiutano molto. Individuano comunque settori di qualche interesse per conoscere le fondamentali tematiche proverbiali e le loro piu` strette parentele. Qualche considerazione a parte e` richiesta dalla particolare forma proverbiale che fu individuata come wellerism e che abbiamo chiamato facezia proverbiale per non usare l’orrenda parola wellerismo.39 L’origine del termine inglese wellerism e` letteraria: infatti si definisce cosı` l’intercalare preferito di due personaggi del Circolo Pickwick di Charles Dickens, il signor Weller e il figlio Sam. La struttura corrisponde a quei detti che si enunciano ...come disse il tale, il talaltro; ovvero ...come disse quello che... La facezia proverbiale si differenzia dalla citazione, dalla frase celebre realmente pronunciata, in quanto si forma prescindendo da una realta` storica, per il gusto di enunciare un’espressione per lo piu` ironica, affermata a dispetto di ogni verita` o attendibilita`. Tanto e` vero che molte forme di questo tipo nascono da attribuzioni paradossali, impossibili, o da stravolgimenti popolari di frasi realmente dette: Pensa per te, diceva Socrate; Un po’ per uno non fa male a nessuno, diceva quello che metteva il veleno ai topi. I primi a studiare queste forme furono i tedeschi, prendendo le mosse proprio dal celebre romanzo inglese. Nel 1876 Moritz Haupt, durante una lezione tenuta a Berlino sul passo di Teocrito (Idilli 1577) che contiene una forma simile, sentenzio` pero` troppo frettolosamente che le lingue neolatine non ne possedevano, o ne erano poco fornite, cosa che non si e` rivelata esatta. Si tratta dunque d’una forma proverbiale arricchita di una seconda parte, che e` stata chiamata coda romantica, e contiene l’attribuzione del detto. Oppure l’attribuzione viene fatta a persona, cosa, animale, in modo tale da scombinare, stravolgere il significato, creare un doppio senso, dare un’esplicazione del tutto insospettata o completamente surreale dell’affermazione precedente: E io che mi perdo coi ragazzi, disse quello che aveva pregato Gesu` Bambino. Questo tipo di espressione e` senza dubbio parte del patrimonio proverbiale e come tale l’abbiamo considerata, inserendo nel presente dizionario le facezie proverbiali che rispondevano ai requisiti di diffusione e d’importanza considerati per i proverbi.
15. La metrica dei proverbi La maggior parte dei proverbi ha un andamento ritmico, evidente o nascosto, caratteristica che e` stata trascurata, se non cancellata, per una sorta di convenzione invalsa tra i raccoglitori poco attenti o improvvisati, oppure spinti dalla necessita` di guadagnare spazio nelle pagine di un volume. In realta`, se non la metrica, il ritmo fa parte integrante di un proverbio: anche quando tale caratteristica non appare immediatamente evidente nel testo attuale, si scopre che era presente nella versione latina, ovvero in quella dialettale, oppure in forme di altre lingue. Il proverbio si ferma nella memoria collettiva quando ha una sua icasticita`, una concisione, una particolare efficacia e soprattutto un’armonia strutturale; anche la rima o l’assonanza possono facilitare la memorizzazione. Non che tali qualita` siano strettamente necessarie, ma si puo` notare come ben di rado un proverbio sia costituito da una frase scolorita, prolissa, disarmonica. Nelle civilta` dove la tradizione orale e` preponderante rispetto a quella scritta simili caratteristiche sono ancor piu` necessarie. Nella trascrizione abbiamo cercato di restituire ai proverbi la loro integrita`, che traspare con evidenza dalle parole stesse, ovvero dal tono di chi le pronuncia, separando in versi distinti le parti dalle quali il detto e` composto. Si tratta tuttavia di una metrica particolare che spesso segue con molta liberta` i metri canonici della poesia, con versi che possono anche essere perfetti, ma in molti casi intercala versi corretti con altri piegati alle necessita` della frase, o ad altre esigenze che spesso e` difficile individuare. Comunque non manca quasi mai una certa cadenza.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 37 - 04/07/2007
INTRODUZIONE
.
XXXVIII
In taluni casi si tratta di una prosa ritmata, una sorta di salmodia che richiama il tono di una preghiera senza metro, quasi recitata in comune, come un brano liturgico o un salmo. Non e` raro il caso che le sezioni in cui il proverbio si articola seguano il respiro interno delle frasi, trovando un loro ritmo proprio. Se si vuole ricercare l’origine, o comunque qualcosa che nel passato ricordi questo tipo di prosa cantilenata, possiamo rifarci all’eredita` dei Latini, dalla quale sono derivati molti proverbi accolti dalla tradizione orale. Scrive P. Roos: ‘‘La cultura romana delle origini fu essenzialmente orale. Proverbi ed aforismi, leggi e dichiarazioni solenni, preghiere, formule mediche o propiziatorie e di incantesimo erano affidati alla memoria, cui spettava anche il considerevole compito di tramandarli ai posteri. Nei banchetti patrizi e gentilizi si cantavano ritualmente le gesta degli antenati e le cerimonie religiose e funebri osservavano una terminologia fissa, convenzionale che imponeva spesso gli stessi atti e gli stessi comportamenti. Questa produzione e` anonima, oltre che orale; e per quanto riguarda il metro riesce difficile distinguere i confini tra poesia e prosa: l’andamento ritmico di quest’ultima si dimostra in effetti molto accentuato, specialmente per mezzo del parallelismo delle frasi e di allitterazioni, assonanze e rime. Per tal motivo la parola carmen poteva designare nei primi secoli della letteratura latina sia un testo in prosa che una composizione in versi’’.40 Non so se nel tradurre i libri sapienziali della Bibbia, per restituire il passo della salmodia ebraica, san Girolamo si sia rifatto a questa prosa ritmata, che gli doveva comunque essere familiare; certo e` che le due forme hanno molto in comune e si sono venute incontro benissimo allorche´ la liturgia ebraica ha incontrato quella cristiana e altrettanto e` accaduto ai due sistemi sapienziali. Si sostiene che anche il canto religioso della Chiesa abbia un collegamento con la musica liturgica ebraica. Di fatto c’e` stato nella cultura medievale un lento lavoro di adeguamento delle massime e dei precetti provenienti dalla lingua latina in forme adatte al gusto di una societa` nella quale tutto si doveva intonare a una visione trascendente e agli insegnamenti di un solo alto magistero religioso. I versi degli autori latini, i detti senza precisa metrica furono riletti e trasformati in forme meno sintetiche, in versi piu` lunghi, con aggiunta di parole, prediligendo spesso l’esametro leonino: Quod male lucratur, male perditur et nihilatur, dove si vede bene come nella seconda parte il primo verbo e` ridondante di fronte all’assoluto nihilatur. Nei proverbi italiani, formati di distici o piu` versi, spesso la rima, di per se´ non necessaria, e` assente, ovvero sostituita da un’assonanza, oppure si ottiene da una parola deformata in modo arbitrario. Cio` accade perche´, passando da una tradizione dialettale all’altra, o approdando alla lingua italiana, il proverbio viene adattato con disinvoltura pari alla genialita` inventiva, ma spesso deve rinunciare alla felice formulazione primitiva, nella quale aveva trovato la sua forma perfetta. Il caso piu` frequente si ha nei proverbi agricoli e meteorologici, che sono tra i piu` mobili, per la facilita` di trasportarli da una tradizione a un’altra dove si verifichino gli stessi fenomeni: Alta o bassa / e` freddo fino a Pasqua. Quando san Giorgio / semina l’orzo. L’imperfezione formale, nella metrica e nella lingua, e` da considerarsi una caratteristica del proverbio che non e` imputabile ne´ ad ignoranza ne´ ad approssimazione. L’assonanza e la consonanza direi che spesso sono quasi preferite alla rima, talvolta facilmente raggiungibile con la sostituzione di un sinonimo, mantenendo una fedelta` e un collegamento all’improvvisazione della lingua parlata, che altrimenti sarebbero perduti, perche´ farebbero sentire il proverbio non come una naturale prosecuzione del discorso, ma come un’intromissione forzata di un corpo estraneo, lavorato e tirato a lucido, che mal si adatta al contesto. Altre volte e` l’adattamento del proverbio dialettale, o straniero, alla lingua italiana, a generare improprieta`, assonanze, geniali hapax. Gli errori veri e propri, che spesso si trovano anche in raccolte accurate, sono dovuti soprattutto agli slittamenti della memoria quando il raccoglitore non e` soccorso da una conoscenza tale della materia che gli permetta d’individuare l’errore e approfondire l’indagine per poter verificarlo o correggerlo. In tal modo si sono diffuse nella tradizione orale, come in quella scritta, forme ormai accettate di proverbi sostanzialmente
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 38 - 04/07/2007
XXXIX
.
INTRODUZIONE
zoppicanti o impropri. E` compito infatti del ricercatore capire e verificare se il ritmo del proverbio e` naturalmente e volutamente alterato rispetto alla metrica classica, o se e` tale per scarti di memoria ovvero errori dell’informatore. Forse il metro piu` frequente nel proverbio e` l’endecasillabo, cosa dovuta anche al fatto che forse oltre la meta` della poesia italiana e` scritta con questo verso. Duttile e vario per accentazioni, si presta a esprimere ogni sentimento, a chiudere un pensiero in un giro di parole che stanno nelle dita d’una mano. Ma anche i metri corti abbondano, preferiti per la loro concisione; anzi, a ben guardare anche i proverbi formulati in alessandrini si possono facilmente sciogliere in settenari, cosa che da` un tono incalzante al detto e ne facilita la memorizzazione. I detti sono in genere corti, ma si possono anche avere composizioni piuttosto lunghe: non solo proverbi bimembri, trimembri, ma anche quartine e sestine. Spesso questi detti sono adattamenti di insegnamenti biblici e iniziano con la forma Tre cose... Il gusto di creare in certo modo dei codici ha portato alla composizione delle cosiddette litanie proverbiali: di solito serie che possono arrivare anche a una trentina di versi e sono per lo piu` la compilazione in un unico componimento di proverbi piu` corti sullo stesso argomento. Queste composizioni anomale trovano spesso la destinazione ideale nelle iscrizioni su mattonelle di ceramica e provengono da almanacchi e raccolte come quella delle X Tavole; raramente vengono tenute a memoria da una persona, anche se la capacita` mnemonica dell’analfabeta ha del prodigioso. Il fatto e` che il proverbio lungo non si cita e non serve, fermando in maniera artificiosa la conversazione. La lunghezza e` la peggior nemica del proverbio.
16. Il proverbio e la sua evoluzione Il proverbio tende a rarefarsi nelle societa` urbanizzate ed evolute. Salendo nella scala sociale e nelle conoscenze specialistiche, si sente il bisogno di utilizzare un tipo di principi piu` specifici, precisi, dettagliati. I vari settori d’attivita` ricavano metafore dal loro campo di lavoro, e il livello di linguaggio superiore si distanzia da quello popolare, che rimane proprio degli strati di popolazione non educati, esercitanti lavori manuali, considerati anche di scarse capacita` intellettuali. Le comunita` evolute lasciano dunque il sapere collettivo comune e si affidano a rami del sapere piu` elaborato per consigliare le scelte e le azioni: citeranno testi letterari, poesie, trattati, detti famosi piuttosto che ricorrere a proverbi. Si hanno cosı` diversificazioni tra popolazione dotta e popolazione (semi)analfabeta che si rifanno rispettivamente ai propri codici: scientifico di ricerca ed empirico di tradizione. Tuttavia avviene un fenomeno particolare in questa separazione: filamenti, per cosı` dire, dell’una e dell’altra cultura entrano profondamente e si radicano in quella opposta creando un passaggio continuo dall’una all’altra realta`, rendendo quasi impossibile una netta separazione. Qualcosa di simile si era verificata gia` nel Libro dei Proverbi della Bibbia: di derivazione dotta, assume anche metafore della vita quotidiana popolare, espressioni crude, indicazioni pratiche provenienti dal mondo degli analfabeti. La forza persuasiva della forma popolare, sedimentata nella memoria collettiva, verificata nel tempo, esercita un fascino irresistibile sulla cultura astratta, sulla mente irrigidita nella concettualizzazione; cosı` anche il dotto ama ricorrere al proverbio e usarlo per la sua efficacia suasiva. A sua volta la religione, la poesia, la scienza, la letteratura, la storia, ecc., forniscono massime, versi, frasi celebri, regole, detti, che vengono assimilati a livello popolare sotto forma di proverbi. La materia e` enorme: va dalle pratiche calendariali ai sistemi di semina, alla medicina, all’astronomia. E` dunque una convivenza millenaria quella dei proverbi con la cultura dei dotti: cosı` ciascuno dei due mondi ha continuamente esercitato un’attrazione sull’altro, tanto che molti letterati hanno coltivato, raccolto e studiato i proverbi. Se ne trovano brevi sillogi un po’ dovunque: in fondo ai codici, nei documenti, nei libri di conti, posti a riempire gli spazi, ovvero a rompere la monotonia di cifre. Nei tempi a noi vicini un potente strumento di diffusione dei proverbi e` stata una particolare pubblicazione destinata agli agricoltori e comparsa gia` poco dopo l’invenzione della stampa. Inizialmente non era che un semplice foglio, destinato a ricordare le fasi della luna (lunario)
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 39 - 04/07/2007
INTRODUZIONE
.
XL
fondamentali per regolare le semine, i travasi e le altre operazioni agricole. Piu` ricco e complesso si presenta l’almanacco, spesso dedicato espressamente ad altre attivita`. Oltre a contenere le notizie riportate dal lunario, l’almanacco (termine che deriva dalla parola araba per ‘‘calendario’’) e` piu` ricco di informazioni e si rivolge a persone decisamente alfabetizzate. Insieme alle fasi lunari vi si trovano indicazioni per le varie faccende, lavori, scadenze, feste, adempimenti, ricorrenze. L’almanacco poi si e` andato arricchendo e da quello strettamente agricolo, sono nati almanacchi specifici, con notizie particolari per i diversi settori d’interesse. L’almanacco, come il lunario del resto, si e` arricchito di notizie curiose, storie morali, giochi, indovinelli, e, appunto, proverbi, presentandosi cosı` come strenna piacevole all’inizio dell’anno. I due termini, lunario e almanacco, si usano tuttavia come sinonimi, anche se propriamente l’almanacco e` piu` ricco, piu` specifico, piu` moderno. Vi sono poi pubblicazioni simili che si definiscono ‘‘lunari’’, benche´ in origine con questa parola si indicasse solo un puro e semplice repertorio dei giorni dell’anno, con le lunazioni e qualche altro fenomeno astronomico, come l’ora della levata del sole. Lunari e almanacchi furono sempre molto ricchi di proverbi, che veicolarono nel mondo popolare, e non solo, e operando anche un trasferimento da una regione all’altra dell’Italia: cio` avvenne soprattutto per la necessita` di reperire detti nuovi, piu` appropriati, memoriabili ed efficaci. Queste pubblicazioni contribuirono cosı` anche ad un rimescolamento fra tradizione scritta e orale. Agli almanacchi e ai lunari si affiancarono poi le pubblicazioni e i manuali volti a istruire gli agricoltori sulle nuove macchine e sulle nuove tecniche di coltivazione: anche questi avevano spesso un settore con un corredo di proverbi, a confermare e corroborare i consigli e le regole che venivano proposte. Tuttavia la rivoluzione industriale segna anche l’inizio della crisi del proverbio. L’alfabetizzazione, che inizialmente ne era stata un nuovo veicolo, diviene una ragione dell’abbandono della cultura dell’almanacco, soppiantato da manuali scientifici o divulgativi, dalle cattedre ambulanti d’agricoltura, dalle accademie. In seguito concimi chimici, diserbanti, insetticidi, anticrittogamici, rendono superflui gl’infiniti accorgimenti per curare le piante, provvedere alle lavorazioni, conservare i prodotti. La cultura dei proverbi viene superata la` dove era stato il suo regno: la campagna. Sparita anche la vita della campagna, dove i proverbi attingevano gran parte delle loro metafore, tagliata loro la linfa, molti detti risultano incomprensibili se non assurdi. Dagli anni Cinquanta in poi del secolo scorso milioni d’italiani si sono mossi migrando verso livelli migliori di vita: contadini verso le fabbriche, campagnoli verso i paesi, paesani verso le citta`, italiani verso altre nazioni. Come se non bastasse, l’industria e lo sviluppo tecnologico hanno mutato rapidamente l’ambiente, immettendo comportamenti, linguaggi, strumenti che nell’arco di pochi decenni hanno cancellato quella che era la vita tradizionale. Anche i proverbi hanno subito questo trauma.
17. L’aforisma contemporaneo Il proverbio si rivela insufficiente a interpretare la modernita` non tanto per la sua struttura quanto per il suo modello analogico di ricognizione. Innanzitutto, mentre il pensiero moderno ricerca definizioni e concettualizzazioni, il proverbio si limita a raccomandarsi al discernimento e al buon senso degli interlocutori. Inoltre sono venuti meno opinioni, giudizi, idee comuni, nonche´ una morale condivisa da tutti. Nel mondo di oggi i precetti sulla salute sono diventati scambi di farmaci; le previsioni del tempo passano attraverso la televisione o Internet; i proverbi agricoli sono scomparsi o quasi, quelli morali hanno poca efficacia per le mutate forme di vita. Si assiste pero` all’affermarsi di una forma antica, che gia` in antico aveva anche colluso con il proverbio: l’aforisma. L’aforisma moderno e` un pensiero firmato, individuale, non piu` condiviso da una societa` intera: rappresenta la visione personale di un saggio, che puo` essere condivisa o meno dalla comunita` o dai gruppi di individui, a seconda delle diverse posizioni sociali, ideologie, forme di pensiero. Oggi questo materiale si propone ancora in certi calendari o agende, ma non e` nemmeno raro
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 40 - 04/07/2007
XLI
.
INTRODUZIONE
che una persona se ne faccia un florilegio personale: qualcuno li scrive sui muri della propria camera, li incornicia nell’ingresso di casa, li ricopia costellandone diario personale, agende, quaderni intimi, li espone intorno alla scrivania sul tavolo di lavoro. Torna sotto altre forme un uso antico, quello delle mattonelle di terracotta con scritte curiose o sapienziali, riflessioni, massime. Ognuno prendeva per quattro soldi quella che faceva al caso suo e se l’appendeva dove gli piaceva. Erano anche meditazioni serie, comunque spiritose, ben congegnate, nelle quali rifulgeva soprattutto l’agudeza. Qualcosa di simile oggi e` piuttosto diffuso in Internet, dove in pagine piu` o meno arabescate si accumulano precetti seri e scherzosi raccolti dalle fonti piu` diverse. Non del tutto scomparse, le vecchie mattonelle, gia` custodi di tante forme proverbiali, hanno passato il testimone al mezzo informatico. Il primo grande libro moderno di pensieri dispersi, non disposti in una forma articolata di riflessione ma costituenti una completa visione del mondo, nasce dal caso. Si tratta dei Pensieri di Pascal (1623-1662): riflessioni che l’autore scriveva e infilava in un ago sul tavolo del suo studio, con il proposito di farne una grande apologia del Cristianesimo; ma la morte in giovane eta` non glielo permise. Le varie edizioni hanno cercato inutilmente di dare un ordine a quel groviglio di lampi di pensiero – ribelli a un ordine piu` o meno come i proverbi –, che sono stati il prototipo moderno di infinite raccolte fatte sullo stesso schema, cioe` senza un dichiarato schema. Dare ordine al mondo e` necessario come operazione orientativa; pretendere di farlo in maniera definitiva e` follia. Nel mondo moderno man mano che sono state abbandonate le grandi filosofie sistematiche che pretendevano di spiegare con un pensiero monolitico l’intera realta`, la storia, la vita, ha preso campo un pensiero meno ambizioso, parziale, frammentario, ma piu` affidabile, dalla forma molto vicina a quella del proverbio. A Pascal appunto si deve un’embrionale, ma chiara individuazione dell’idea d’un pensiero non sistematico, ma che procede per rapide e affidabili intuizioni, seguendo l’esprit de finesse. Se Pascal ha dato le basi della materia, furono i grandi moralisti francesi, soprattutto La Rochefoucauld (1613-1680), La Bruye`re (1645-1696), e i pensatori inglesi, come A. A. C. Shaftesbury (1671-1713) e F. Hutcheson (1694-1746), a elaborare il genere letterario dei ‘‘pensieri’’ come attivita` spontanea, intuitiva e creativa, influenzando anche i tedeschi. Il crescere della speculazione aforistica segue nella sua espansione il sorgere, l’affermarsi e il diffondersi dell’industrializzazione.41 Sembra proprio questo un grande laboratorio dove si formano i proverbi di domani. Alla visione religiosa, che accomunava tutti sui temi fondamentali della vita, si sostituiscono le varie conoscenze dei settori scientifici, le contrapposte ideologie politiche, il pluralismo delle etnie, la compresenza di varie confessioni e religioni. L’uomo non si riconosce piu` in una comunita` presuntivamente universale. Da tutto cio` deriva una naturale diffidenza verso il proverbio, che lo riporta a verita` generali, ovvero lo spinge a diffidare di tutto cio` che contraddice la propria visione. Nella selezione dei pensatori aforistici, l’uomo contemporaneo non segue, e non puo` seguire, una linea precisa: l’aforisma moderno mette sul tavolo pensatori antichi e contemporanei, scettici ed entusiasti. I pessimisti preferiranno leggere La Rochefoucauld, ben piu` amaro di tanti proverbi, gli ottimisti se ne andranno verso teorizzazioni rassicuranti, incolleranno sul tavolo motti di patrioti, filantropi, sognatori, ‘‘profeti’’ moderni. Cosı` nella cultura dei giovani, ad esempio, al posto dei proverbi si trovano, insieme a massime di scrittori e filosofi, frasi di film, di un comico, di una canzone, o magari anche la citazione ironica di un politico. E d’altra parte l’editoria sforna raccolte di ogni tipo per soddisfare questo gusto: dalla sapienza cinese a Goethe, a Leopardi, a Shaw, Nietzsche, Wilde, Kraus, Butler, Lichtemberg, Cioran, e poi Toto`, Petrolini, Flaiano, Maccari, Marchesi, Longanesi e chissa` quanti altri.
18. Conclusione Dovendo rispondere alla piu` banale delle domande che i giornalisti usano fare a un esperto della materia: Dove va il proverbio? bisogna dire che il proverbio sta dov’e`, nella memoria e nella cultura quotidiana e familiare. Oggi risulta molto ridimensionato nella quantita`, nell’interesse e
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 41 - 04/07/2007
INTRODUZIONE
.
XLII
nell’uso, come lo sono la famiglia e i mondi nei quali e` vissuto finora, e infatti attraversa un periodo di stasi, o di eclissi, peraltro non nuovo nella sua lunga esistenza. Un patrimonio cosı` antico e cosı` ricco non sara` certo rimosso dal posto che occupa da millenni, tantomeno sparira` dalla codificazione scritta: e quindi continuera` a essere presente in ogni campo, a cominciare dalla letteratura. Con il proverbio l’uomo fara` sempre i conti, se non altro come prima ricognizione di un problema, quale iniziale orientamento di una ricerca. I giovani sembrano aver dimenticato i proverbi, ma si rivelano, come si e` detto, collezionisti di aforismi fin dalla tenera eta`: su quaderni, diari e libri si trovano riportate le frasi delle cartine dei cioccolatini accanto alle piu` ciniche e amare considerazioni. Molti florilegi di citazioni e frasi memorabili diffondono detti che provengono da spettacoli, fumetti, film, canzoni; molto materiale di questo genere si diffonde via Internet, e si sedimenta poi in cartigli, scritte, graffiti sui muri, agende, promemoria, diffusi in laboratori, officine, negozi, uffici e altri luoghi pubblici e privati. Lo slogan pubblicitario ha spesso assunto forma proverbiale al punto che, sia pure raramente, e` arrivato a confondervisi nell’opinione comune.42 Segno che il proverbio gode ancora di grande prestigio quale fonte di verita` e al tempo stesso prova di quanto sia difficile, se non impossibile, creare un proverbio nuovo (cosa che invece e` sempre risultata relativamente facile per le parole). E` logico che lo slogan pubblicitario sia pero` legato indissolubilmente al prodotto che reclamizza, e sia quindi quasi sempre destinato a seguirne la sorte.43 Non e` il caso di azzardare previsioni, ma ci sembra di vedere un grande cantiere dove si elabora, si seleziona, si modifica e si adegua un materiale proverbiale aggiornato sulle nuove materie, sulle realta` inedite presentate dalla civilta` industriale e postindustriale, ignote al sistema proverbiale dei secoli trascorsi. I nostri vecchi si son mangiati i polli e ci hanno lasciato i proverbi.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 42 - 04/07/2007
XLIII
.
INTRODUZIONE
Note 1
Questi e altri esempi di tale produzione sapienziale in G. Rinaldi, Storia delle letterature dell’antica Mesopotamia, Nuova Accademia Editrice, Milano 1961.
2
S. Donandoni, Storia della letteratura egiziana antica, Nuova Accademia, Milano 1959.
3
P. Roos, Sentenza e proverbio nell’antichita` e i ‘‘Distici di Catone’’, Morcelliana, Brescia 1984, pp. 14-15; vedi passi di questi documenti in: Letteratura e poesia dell’antico Egitto, a cura di E. Bresciani, Einaudi Editore, Torino 1969.
4
Ancient near eastern Texts relating to the Old Testament, edited by James B. Pritchard, Princeton University Press, Princeton – New Jersey 1969.
5
Antoine Galland (1645-1715) tradusse per primo 350 delle 1001 notti del capolavoro della letteratura araba; vedi Antoine Galland. La traduzione de ‘‘Le mille e una notte’’, in: C. Lapucci, Dal volgarizzamento alla traduzione, Valmartina Editore, Firenze 1983. Vedi inoltre: Les milles et une nuits. Contes arabes traduits par Galland. Classiques Garnier, Parigi 1955; Le mille e una notte – Prima versione integrale dall’arabo diretta da Francesco Gabrieli, Einaudi, Torino 1948.
6
James M. Lindenberg, The Aramaic Proverbe of Ahiquar, J. Hopkins University Press, Baltimore 1983.
7
Francesco Gabrieli, Storia della letteratura araba, Nuova Accademia, Milano 1962, p. 215.
8
Il libro delle Furbizie – La strategia politica degli arabi, a cura di R. R. Khawam, Edizioni il Brigantino, Ravenna 1980.
9
Si tratta di una narrazione redatta fra I e II sec. d.C., in cui confluiscono elementi storici e leggendari molto piu` antichi. Vedi Romanzo di Esopo, a cura di Franco Ferrari, Rizzoli, Milano 1997.
10
R. Tosi, Dizionario delle sentenze latine e greche, BUR, Milano 1991, p. X.
11
A. Ferrini, Il dialogo di Salomone e Marcolfo, Editori del Grifo, Montepulciano 1994; Salomon et Marcolfus, a cura di W. Benary, Heidelberg 1914.
12
A queste il monaco Adriano Banchieri aggiunse la Novella di Cacasenno, figlio di Bertoldino (1641).
13
Vedi Regimen sanitatis – Flos medicinae Scholae Salerni, traduzione e note di Andrea Sinno, Mursia Editore, Milano 1987; Regimen sanitatis Salerni – Regola salernitana [con introduzione di Alberto Consiglio], Canesi Editore, Roma 1963; inoltre: Cecilia Gatto Trocchi, Magia e medicina popolare in Italia, Newton Compton Editori, Roma 1983.
14
Innumerevoli espressioni proverbiali sono racchiuse nella messe dei novellieri minori: Gli Ecatommiti di Giovan Battista Giraldi Cinzio, Il Pecorone di Ser Giovanni Fiorentino, I Diporti di Girolamo Parabosco, Le sei giornate di Messer Sebastiano Erizzo, Le novelle di Ascanio de’ Mori, La novella del Grasso Legnaiuolo, le novelle del Doni, del Salvucci, del Magalotti, di Giovanni Bottari, di Sermini, Sozzini, del Fortini, di Masuccio Salernitano, di Sabbadino degli Arienti, di Francesco Sansovino, di Ortensio Lando, di Celio Malespini.
15
L’atteggiamento dell’umanista nei confronti del mondo popolare e` ben sintetizzato dalle parole che scrisse il Petrarca al Boccaccio che gli aveva fatto dono del piu` bel libro di prosa della lingua italiana, il suo Decameron: ‘‘Mentirei se dicessi d’averlo letto; che´ la grossezza del volume e il vederlo scritto in prosa e a uso del popolo mi furon cagione a non distrarmi per esso dalle occupazioni piu` gravi’’.
16
Si potrebbe aprire qui un lungo capitolo che riguarda l’utilizzazione del proverbio nei testi letterari, nell’oratoria, nelle omelie, ma anche nella pubblicita`. Il discorso pero` ci porterebbe troppo lontano. Per quanto riguarda la letteratura ricordiamo solo alcuni esempi, come Cervantes che dissemina il suo capolavoro, il Don Chisciotte, di proverbi, caratterizzando la figura di Sancio. Rabelais nel Gargantua e Pantagruel descrive intere situazioni servendosi esclusivamente di proverbi, come nella celebre pagina che riguarda l’infanzia di Gargantua. Giovanni Verga fa largo uso dei proverbi ne I Malavoglia, romanzo nel quale se ne contano centinaia. Collodi addirittura costruisce capitoli interi di Pinocchio su situazioni definite dai proverbi (vedi Modi di dire e motti proverbiali come tessuto e come paradigmi narrativi della storia di Pinocchio, in: Interni e dintorni del ‘‘Pinocchio’’, Atti del Convegno Folkloristi italiani del tempo del Collodi, Editori del Grifo, Montepulciano 1986). Vi fu anche la moda di costruire interi testi, come lettere, prediche, costituite di soli proverbi, vedi La predica in proverbi, in Teatro popolare minimo, Editori del Grifo, Montepulciano 1989.
17
D. H. R. (Erasmo da Rotterdam), Veterum maximeque insignium proemiarum, id est adagiorum collectanea, I. P. Alemannus, Parigi 1500. Il volume comprende 818 proverbi, dotati di commento ed esplicazione. L’opera rimaneggiata e ampliata fu stampata anche a Venezia presso Aldo Manuzio e a Firenze. Tra il 1500 e il 1703, scrive il Pitre`, furono fatte in Francia, Italia e Germania piu` di 50 edizioni di questa opera.
18
J. Huizinga, Erasmo, Einaudi, Torino 1943.
19
A. Vannucci, Proverbi latini illustrati, Milano 1880. Il Vannucci e` proprio colui al quale Giusti scrive la lettera autobiografica raccomandando la sua futura memoria.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 43 - 04/07/2007
INTRODUZIONE
XLIV
.
20
Le dieci tavole dei proverbi, a cura di M. Cortelazzo, Neri Pozza Editore, Vicenza 1995.
21
Vedi le opere sui proverbi di Pescetti, Proverbi italiani raccolti per Orlando Pescetti, In Grazia del Molto Illustrissimo Signor il Sig. Conrado a Hobergk gentiluomo Tedesco, Con la dichiarazione di parte de’ piu` oscuri. In Verona, Presso Girolamo Discepolo 1598. Edizione anastatica: Casa editrice G. D’Anna, Firenze 1993. Le altre edizioni: 1602 - Segue nella stessa citta` un’altra edizione. 1603 - Sempre a Verona per la tipografia di Fortunato delle Donne. 1603 - Altra edizione a Verona, a istanza della Compagnia degli Aspiranti. 1603 - Essendo risultate scorrette le precedenti edizioni il Pescetti dette alle stampe questa edizione, con la quale passa la pubblicazione a Venezia: Proverbi italiani, raccolti e ridotti a certi capi et luoghi communi per ordine d’alfabeto da Orlando Pescetti. Venetia, Lucio Spineda, 1603. 1611 - L’edizione precedente, ordinata sia pure sommariamente, e` la base delle successive nelle quali si attua una certa classificazione: Proverbi italiani. Raccolti, e ridotti sotto a certi capi, e luoghi communi per ordine d’alfabeto. Da Orlando Pescetti. E indiritti all’Illust. et eccell. Sig. il Sig. Tobia Scoltetti Dottore dell’una e dell’altra legge, e Poeta Laureato. Di nuovo con somma diligenza corretti, e ristampati. Con licenza de’ superiori in Vinetia, MDCXI. Appresso Sebastiano Combi. 1611 - Altra edizione stampata sempre a Venezia: Proverbi italiani. Raccolti e ridotti a certi capi et luoghi communi per ordine d’alfabeto di nuovo ristampati. Vinetia, per Giacomo Sarzina, 1611. Seguono le altre edizioni simili: 1618 - Venezia 1619 - Verona 1629 - Venezia (postuma).
22
A. Nocentini, Il vocabolario aretino di Francesco Redi, Elite, Firenze 1989.
23
Zipoli Perlone [Lorenzo Lippi], Il Malmantile racquistato, colle note di Puccio Lamoni [Paolo Minucci] e d’altri, Nella stamperia di Luigi Vannini, Prato 1815.
24
F. Baldovini, Lamento di Cecco da Varlungo, Firenze 1817. Vedi ora l’edizione a cura di Olga Silvana Casale (Roma 1991), che pubblica insieme al lamento del Baldovini anche quello di Luigi Fiacchi, piu` noto come Clasio.
25
I frutti tardi appariranno paradossali, vedi G. Giuliani, Delizie del parlar toscano, Firenze 1880.
26
Anche nei repertori specifici di proverbi che mirano a raccogliere con sistematicita` i proverbi della lingua italiana e delle varie tradizioni dialettali, si riscontrano chiaramente i problemi ai quali abbiamo accennato, vedi a questo proposito la raccolta: Buon vino, favola lunga – Vite e vino nei proverbi delle regioni italiane, a cura di M. L. Buseghin, Electa Editori Umbri, Perugia 1992.
27
Vedi C. Lapucci, Indovinelli italiani, Vallardi, Milano 1994.
28
Anche il monumentale Battaglia non abbonda in proverbi, se non in alcune voci, mentre alcune, soprattutto nei primi volumi, ne sono poverissime.
29
C. Lapucci, Problemi relativi alla compilazione di un repertorio pratico di proverbi della lingua italiana, in ‘‘Atti del I convegno di studi dell’Atlante Paremiologico Italiano (API): Proverbi, locuzioni, modi di dire nel dominio linguistico italiano’’, Modica 26-28 ottobre 1995, Il Calamo, Roma 1999. E` il criterio seguito da Temistocle Franceschi nel suo questionario: Atlante paremiologico italiano – Questionario. Ventimila detti proverbiali, cit.
30
31
In questo modo e` organizzata, ad esempio, fra le raccolte piu` recenti, quella di V. R. Schwamenthal, M. L. Straniero, Dizionario dei proverbi italiani, BUR, Rizzoli, Milano 1991.
32
F. Ageno, Premessa a un repertorio di frasi proverbiali, in ‘‘Romance Philology’’, Vol. XIII, n. 3, Febbraio 1960, p. 258.
33
C. Lapucci, Dizionario dei modi di dire della lingua italiana, Valmartina, Firenze 1969. Ora: Garzanti-Vallardi, Milano 1993.
34
Vedi C. Lapucci, Nota sulle creazioni linguistiche dei proverbi, in ‘‘Studi linguistici: per i 50 anni del Circolo linguistico fiorentino e i secondi mille dibattiti 1970-1995’’, Leo S. Olschki Editore, Firenze 1995.
35
Il senso e`: un garzone dorme sotto un pero, sta per arrivare il padrone, cade la pera e lo desta evitandogli il castigo.
36
Cfr. C. Lapucci, Introduzione a: G. Giusti, Raccolta di proverbi toscani, Le Monnier, Firenze 1993.
37
Se c’e` sole durante la festa della Purificazione della Vergine, verra` piu` neve di quanta ne sia venuta nel periodo precedente.
38
Molto attento a registrare certi nomi immaginari e` il Petrocchi, cfr. P. Petrocchi, Novo dizionario universale della lingua italiana, Treves Editori, Milano 1931; C. Lapucci, Come fece quello che... Fatti celebri di sconosciuti nei detti proverbiali, Il Grifo Editore, Montepulciano 1990; I santi immaginari, in: L’era del focolare, Ponte alle Grazie, Firenze 1991, pag. 205.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 44 - 04/07/2007
XLV
.
INTRODUZIONE
39
C. Lapucci, Come disse... Dizionario delle facezie proverbiali della lingua italiana, Valmartina, Firenze 1978. Questa forma e` stata studiata per l’italiano da: R. Corso, Wellerismi italiani, in ‘‘Folklore’’, 1947-1948; C. Speroni, Wellerismi tolti dai proverbi inediti di F. Serdonati, in ‘‘Folklore’’, 1949; C. Lapucci, Le facezie proverbiali in ‘‘The posthumous papers of the Pickwick Club’’, in ‘‘Le lingue del mondo’’, n. 4 e 5, 1978.
40
P. Roos, Sentenza e proverbio nell’antichita` e i ‘‘Distici di Catone’’, cit., pag. 24.
41
Tale fenomeno si puo` facilmente seguire per la nostra cultura nella consistente antologia che abbraccia tutta la lingua italiana: Scrittori italiani di aforismi, a cura di Gino Ruozzi, 2 voll., Mondadori Editore, Milano 1994. Col tempo da materie specifiche l’aforisma passa a investire campi sempre piu` vasti assorbendo lo spazio del proverbio, che e` il mondo e la vita. E` il caso, ad esempio, della celebre pubblicita` frutto di una campagna collettiva: Chi beve birra campa cent’anni (1929).
42
43
Per questo poco ha a che fare col proverbio lo slogan commerciale e politico che, a fronte di un’immediata diffusione, gode di vita effimera. Nessuno ormai ricorda piu` slogan formulati in forma proverbiale, in certi periodi notissimi, i quali, per essere legati a una semplice notizia d’informazione, sono scomparsi al cadere della stessa promozione che li ha creati: Con pasta Barilla e` sempre domenica (1957); Sarti Soda: assaggiateli, diverremo amici!; Euchessina: e` buona e fa bene; Vecchia Romagna etichetta nera, il brandy che crea un’atmosfera! (1958, di M. Marchesi); Tra le abitudini piu` salutari prima dei pasti bevi un Campari. Perfino una frase surreale che piacque molto: Chi vespa mangia le mele, e` piombata nell’oblio. Sopravvive qua e la` qualche spezzone di frase pubblicitaria, ovvero qualche calco di proverbio particolarmente riuscito: piu` bianco del bianco; che piu` bianco non si puo`; credevo che il mio bucato fosse bianco...; amarissimo che fa benissimo; riuscirai nelle tue imprese (con la crema Bel Paese); la forza dei nervi distesi (Te` Ati nuovo raccolto). Peraltro queste sono piuttosto formule, frasi fatte che forme proverbiali, e compaiono nell’uso come citazioni, scherzi.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 45 - 04/07/2007
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 46 - 04/07/2007
Bibliografia Repertori di proverbi, massime, citazioni e studi sui proverbi AA.VV., Proverbi e modi di dire, Fondazione E. Besso, Roma s.i.d. Alaimo E., Proverbi siciliani, Martello, Milano 1970. Alfani A., Un proverbio illustrato, estratto da Il Mentore dei ciechi, Nº 5 e 4, Tipografia cooperativa, s.i.d. Alfieri V., Voci e modi toscani raccolti con le corrispondenze de’ medesimi in lingua francese e dialetto piemontese, per l’Alliana, Torino 1827 (rist. anastatica Viglongo, Asti 1986). Anastasi R., Proverbi sul vino e sulla vigna, in ‘‘Folklore’’, vol. III, fasc. I-II, 1948. Anonimi toscani, Quella vecchia..., Raccolta di aneddoti curiosi, aforismi e detti popolari toscani, Calcit, Firenze 1996. Antichi proverbi comasc, [Cantella M.], Libreria Meravigli, Milano 1982. Antoni A. M., Lapucci C., I proverbi dei mesi, Cappelli, Bologna 1975. Aquilina J., A comparative Dictionary of Maltese Proverbs, The Royal University of Malta, La Valletta 1972. Arduini M., Leuzzi M. D., Palmisciano M. G., Tradizioni orali a Bomarzo, Amministrazione Provinciale di Viterbo, Viterbo 1983 [contiene un repertorio di proverbi locali]. Argentieri G., La donna nei proverbi, Mondadori, Milano 1970. Arthaber A., Dizionario comparato di proverbi e modi proverbiali italiani, latini, francesi, spagnoli, tedeschi, inglesi e greci antichi, Hoepli, Milano 1929. Atlante paremiologico italiano – Questionario. Ventimila detti proverbiali raccolti in ogni regione d’Italia, a cura di Temistocle Franceschi, Edizioni dell’Orso, Alessandria 2000. Babudri F., Proverbi popolari calendaristici, in ‘‘Il Folklore italiano’’, vol. I, 1925. Babudri F., Terzo manipolo di proverbi calendaristici popolari d’Istria, in ‘‘Il Folklore italiano’’, vol. IV-VII, 1931-1932. Baldini M., Proverbi della salute, Delfino, Roma 1996. Balladoro A., Motti dialogati veronesi, in ‘‘Archivio per lo studio delle tradizioni popolari’’, vol. XVII, fasc. I, 1898; vol. XXI, fasc. I, 1902. Balladoro A., Saggio di modi di dire, Verona 1896. Balladoro A., Un mazzetto di proverbi veronesi, in ‘‘Il Folklore italiano’’, vol. I, 1925. Barosso P. A., Proverbi e detti proverbiali, scelti e ristampati, con equivalenti latini, presso l’Editore in Via del Fieno n. 17, Torino 1837. Bebel H., Proverbia germanica, Olms, Hildesheim 1969. Bellabarba R., Proverbi marchigiani illustrati, Olschki, Firenze 1971. Bellabarba R., Proverbi toscani illustrati, Olschki, Firenze 1971. Bellonzi F., Proverbi toscani, Martello, Milano 1968. Beltram F., Matalon N., Proverbi friulani, Giunti Martello, Milano 1978. Bencivenni I., Cento proverbi del nonno, con favolette, dialoghi e racconti morali, Salani, Firenze 1901. Benelli G., Raccolta di proverbi, massime morali, aneddoti ed altro, Tipografia e litografia G. Carnesecchi e Figli, Firenze 1876. Bertini C. L., Proverbi piemontesi, Novara 1896. Bertoldi P., Motti e detti torinesi, Editoriale Delfini, Milano 1967.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 47 - 04/07/2007
BIBLIOGRAFIA
.
XLVIII
Bertu`ccioli A., Locutions pittoresques tire´es du langage des marins, Raffaello Giusti, Livorno 1920. Besso M., Roma e il Papa nei proverbi e nei modi di dire, Olschki, Firenze 1971. Bianchi G., Proverbi e modi proverbiali veneti raccolti e illustrati con massime e sentenze di varii Autori, Tip. Bernardoni di C. Rebeschini e c., Milano 1901. Bianchini E. G., Modi proverbiali e motti popolari toscani, Stabilimento tip. lit. degli Artigianelli, Reggio Emilia 1888. Boggione V., Massobrio L., Dizionario dei proverbi. I proverbi italiani organizzati per temi. 30.000 detti raccolti nelle regioni italiane e tramandati dalle fonti letterarie, UTET, Torino 2004. Boldrini P., Proverbi e detti in uso a Fucecchio, Studio Graphic G.P. 3, Fucecchio 1997. Borgatti M., Folklore emiliano raccolto a Cento, Olschki, Firenze 1967 [contiene una sezione dedicata ai proverbi]. Brianzi L., Breve raccolta di parole, frasi, proverbi, voci di paragone e d’arti e mestieri, Fratelli Dumolard, Milano 1872. Bronzini Giovanni B., Nota sulla ‘popolarita`’ dei proverbi della Divina Commedia, in ‘‘Lares’’, vol. XXXVIII, fasc. I-II, 1972. Bruni T., Proverbi e modi di dire abruzzesi raccolti dal vivo della voce, Adelmo Polla, L’Aquila 1991. Buon vino, favola lunga – Vite e vino nei proverbi delle regioni italiane, a cura di M. L. Buseghin, Electa Editori Umbri, Perugia 1992. Buoni T., Nuovo Thesoro de’ proverbij italiani, G. B. Ciotti Senese, Venezia 1604. Burzio L., Bongiovanni Giuliano E., Alla ricerca del vecchio Piemonte, Richiard, Saluzzo 1973. Burzio L., Alla ricerca del vecchio Piemonte, Parte seconda, Gribaudo, s.i.l. 1979. Buzzelli U., Mai N., Proverbi e detti avezzanesi, Banca popolare della Marsica, Avezzano 1984. Cagliaritano U., Proverbi toscani, Fonte Gaia, Siena 1970. Cahier Le P. Ch., Quelque six mille proverbes et aphorismes usuels, Julien, Lanier et C. E´diteurs, Paris 1856. Cantagalli R., Guida ai detti toscani, Sugar, Milano 1971. Casetti A. C., Un gruzzolo di proverbi leccesi, Tipografia Garibaldi, Lecce 1873. Castagna N., Proverbi italiani raccolti e illustrati da N. C., Napoli 1869. Castellani L., Proverbi marchigiani, Martello, Milano 1973. Castelli R., Modi di dire e consuetudini religiose del popolo, in ‘‘Archivio per lo studio delle tradizioni popolari’’, vol. XXI, fasc. III, 1902. Casucci P., Chianciano e i suoi proverbi, stampato a cura dell’Autore, Chianciano 1990. Cella J., Modi di dire attinenti a cose di mare usati a Cherso, in ‘‘Pagine Istriane’’, vol. IV, 1906. Cella J., Modi di dire del volgare di Cherso, in ‘‘Archivio per lo studio delle tradizioni popolari’’, vol. XXIII, 1906. Cian V., ‘‘Motti’’ inediti e sconosciuti di Pietro Bembo, Merlo, Venezia 1888. Ciattini L., I modi di dire proverbiali di Ludovico Passarini, tesi di laurea discussa con il prof. B. Migliorini, Universita` di Firenze, Anno accademico 1979-1980. Cibotto G. A., Del Drago G., Proverbi romaneschi, Aldo Martello, Milano 1968. Cibotto G. A., Proverbi del Veneto, Aldo Martello, Milano 1966. Cocci G., Folclore della Versilia, V. Lischi & Figli, Pisa s.d. [contiene un repertorio di proverbi]. Consiglio A., Dizionario filosofico napoletano – Detti, motti e proverbi, G. e M. T. Benincasa, Roma 1971. Consolo S. G., Bellezze di modi comici e famigliari, ovvero Tesoretto di lingua e di popolare sapienza a grande utilita` de’ giovani, Tipografia Aurelj Giuseppe e comp., Ancona 1858. Conti G., Detti, motti e proverbi del vecchio Casentino, Grafiche Calosci, Cortona 1974. Contini C., Al So`v. Tradizioni popolari, proverbi, storia, personaggi del Carpigiano, Edizioni del museo delle tradizioni popolari di Carpi, Carpi 1972. Cornazzano A., De proverbiorum origine, Piacenza 1503.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 48 - 04/07/2007
XLIX
.
BIBLIOGRAFIA
Cornazzano A., Proverbi di messer Antonio Cornazzano in facetie, a cura di G. Raya, Libreria Tirelli di F. Guaitolini, Catania 1929. Corsi G. B., Blasone popolare dell’Antico Stato Senese, in ‘‘Archivio per lo studio delle tradizioni popolari’’, vol. XXI, fasc. I, 1902. Corsi G. B., Motti dialogati senesi, in ‘‘Archivio per lo studio delle tradizioni popolari’’, vol. XVII, fasc. II, 1898; vol. XVIII, fasc. IV, 1899. Corso R., Proverbi giuridici italiani, in ‘‘Rivista italiana di sociologia’’, fasc. V-VI, Roma 1916. Corso R., Wellerismi italiani, in ‘‘Folclore’’, vol. II, fasc. II-IV, 1947-1948. Cu`nsolo F., La gastronomia nei proverbi, Novedit, Milano 1970. Cuppari P., Proverbi agrari, in ‘‘Bullettino agrario’’ (Nuova serie), tomo XXIII, nº 5 del ‘‘Giornale agrario toscano’’, G. P. Vieusseux, Firenze 1849. Da Volturno L., La scienza pratica – Dizionario di proverbi e sentenze che a utile sociale raccolse il Padre L. d. V., Stampa a cura dell’Autore, Quaracchi (Firenze) 1894. Dacquati L., Parla`a nustra`an. Modi di dire in dialetto cremonese della rubrica di Radio Cremona ‘‘El canto`on del diale`t’’, Lo Sport Cremonese, Cremona 1979. Dal Pino C., Proverbi toscani illustrati, Libreria Scolastica di G. Scioldo, Torino 1879. Damas Alfonsi P., Proverbi e detti corsi, Robert, Marsiglia 1984. Damiani P., San Lorenzo Antico, Centro culturale ‘‘G. B. Pergolesi e R. Piccinini’’, San Lorenzo in Campo (Pesaro) 1991 [contiene un repertorio di proverbi locali]. De Backer G., Dictionnaire des proverbes franc¸ais, avec l’explication de leurs significations, et une partie de leurs origines, Brusselles 1710. De Barros A., Refranero espan˜ol, Ediciones ibe´ricas, Madrid s.i.d. De Castro M., Proverbi italiani illustrati con un discorso di Niccolo` Tommaseo, Libreria di Francesco Sanvito, Milano 1858. De Castro P., Modi di dire attinenti a cose marinare usati a Pirano, in ‘‘Pagine Istriane’’, vol. V, nn. 56, 1907. De Donno N. G., Prontuario salentino di proverbi amari, aspri, maliziosi, ironici, sarcastici, Congedo, Lecce 1991. De Falco R., Zooverbi cioe` gli animali nei proverbi napoletani, Colonnese, Napoli 1972. De la Me´sange`re P., Dictionnaire des proverbes franc¸ais, Paris 1823. Del Noce A., Proverbi intorno alla vite e al vino, Italia enologica e olearia, Roma 1898. De Mauri L., 5000 proverbi e motti latini, Hoepli, Milano 1979. De Mauri L., Regulae juris – Raccolta di 2000 regole del diritto, Hoepli, Milano 1949. De Nino A., Proverbi abruzzesi raccolti e illustrati da A. D. N., Vincenzo Forcella, L’Aquila 1877. Di Capua F., Sentenze e proverbi nella tecnica oratoria e loro influenza sull’arte del periodare, Napoli 1946. Di Giovanni G., Origine di alcuni proverbi e modi proverbiali castelterminesi, Forni, Bologna s.i.d. Di Mino C., Wellerismi, distici o motti?, in ‘‘Folklore’’, vol. III, fasc. I-II, gennaio-febbraio 1948. Dizionario delle citazioni, a cura di E. Barelli e S. Pennacchietti, Rizzoli, Milano 1997. Dizionario delle sentenze e dei proverbi, Mariotti, Milano 1992. Doumani J., Proverbes & fables traduits de l’arabe, Libraire de l’Oeuvre de Saint-Paul, Paris 1899. Duplessis M. G., La fleur des proverbes franc¸ais recueillis et annote´s, Passard, Libraire-E´diteur, Paris 1851. Erasmo da Rotterdam, Veterum maximeque insignium proemiarum, id est adagiorum collectanea, I. P. Alemannus, Parisiis 1500 [il volume comprende 818 proverbi, dotati di commento ed esplicazione. L’opera fu progressivamente rimaneggiata e aumentata dall’autore che la ristampo` anche a Venezia presso Aldo Manuzio]. Ettori F., Anthologie des expressions corses, Rivages, Marsiglia 1984. Falassi A., Proverbi toscani commentati, Il Vespro, Palermo 1979.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 49 - 04/07/2007
BIBLIOGRAFIA
.
L
Fanfani P., Cento proverbi e motti italiani d’origine greca e latina, Tipografia della Gazzetta del Tribunale, Firenze 1887. Fanfani P., Proverbi e motti italiani d’origine greca e latina, Genolini, Milano 1906. Fava F., Proverbi napoletani di tutti i tempi, Il Salice – Libreria Meravigli, Milano s.i.d. Felici S., Sapienza popolare in Val di Chiana, parole e cose che scompaiono, Edito dall’autore, Arezzo 1977 [contiene una parte dedicata ai proverbi]. Ferrando N. e I., I proverbi dei genovesi, illustrati da A. Mangini, Sagep, Genova 1977. Ferrara M., Per la storia del proverbio nel sec. XVI, Frate Benedetto da Firenze e la sua ‘‘Divisio proverbiosa’’, Tipografia Editrice Lucchese, Lucca 1925. Ferrario E., I principali proverbi relativi all’agricoltura, Tipografia del Riformatorio Patronato, Milano 1888. Ferraro G., Superstizioni, usi e proverbi monferrini, Luigi Pedone Lauriel, Palermo 1886. Ferrini A., Il dialogo di Salomone e Marcolfo, Editori del Grifo, Montepulciano 1994. Fiacchi L., Dei proverbi toscani. Lezione di L. F. [...], Dalla stamperia Piatti, Firenze 1820. Finbert E´.-J., Dictionnaire des proverbes du monde, Laffont, Paris 1965. Finzi G., Dizionario di citazioni latine ed italiane, Sandron, Milano-Palermo-Napoli 1902. Foletti G., Campagna luganese – Vita, dialetto, detti, glossario dialettale, Fontana Print, Lugano 1982. Fontanelli G., Proverbi livornesi, La Fortezza, Livorno 1982. Forconi A., Le parole del corpo – Modi di dire, frasi proverbiali, proverbi antichi e moderni del corpo umano, Sugarco, Milano 1987. Fornari M., Li ditti antichi de lo popolo napulitano, Fiorentino, Napoli 1971. Fort F., Proverbi friulani commentati, Edizioni Il Vespro, Palermo 1979. Fortini A., Dicta praeceptaque juris, Gozzini, Firenze 1906. Franceschi G., Proverbi e modi proverbiali italiani, Hoepli, Milano 1908. Franceschi T., Il proverbio e l’API, in ‘‘Archivio glottologico italianano’’, vol. LXIII, fasc. 1-2, 1978. Frizzi G., Dizionario dei frizzetti popolari fiorentini, Lapi, Citta` di Castello 1980. Fumagalli G., Bibliografia paremiologica italiana, Luigi Pedone, Lauriel, Palermo 1887. Fumagalli G., Chi l’ha detto?, Hoepli, Milano 1958. Fumagalli G., L’ape latina, sentenze, proverbi, motti, divise, frasi e locuzioni, Hoepli, Milano 1936. Fu`rnari M., Li ditti antichi de lo popolo Napulitano, Fiorentino, Napoli 1971. Galanti B. M., Proverbi laziali commentati, Edikronos, Palermo 1981. Gatti G. M., Lingua e Grammatica, Zanichelli, Bologna 1915 [con breve repertorio di proverbi]. Genest E., Dictionnaire des citations, Fernand Nathan, Paris 1967. Ghedini Bortolotti F., Proverbi italiani spiegati al popolo, Treves, Milano 1869. Gherardini G., Voci e maniere di dire italiane indicati a’ futuri vocabolaristi, 2 voll., per G. B. Bianchi e co., Milano 1838-40. Ghirardini G., Motti e detti veneziani, Indirizzi Delfini, Milano s.i.d. Giacchi P., Dizionario del vernacolo fiorentino etimologico, storico, aneddotico, artistico aggiunte le voci simboliche, metaforiche e sincopate dei pubblici venditori, Bencini, Firenze 1878. Gianandrea A., Proverbi marchigiani, Forni, Bologna s.i.d. Gianeri E., Motti e proverbi piemontesi, Piemonte in bancarella, Torino 1976. Giovannetti P., Massime e Proverbi di un eremita, Tipografia del Tintorello, Napoli 1886. Giovine A., Bibbia barese, A. Giovine editore di se stesso, Bari 1962. Giovine A., Proverbi pugliesi, Martello, Milano 1970. Girardi E., Proverbi scelti, Sonzogno, Milano 1964.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 50 - 04/07/2007
LI
.
BIBLIOGRAFIA
Giusti G., Raccolta di proverbi toscani, con illustrazioni cavata dai manoscritti di Giuseppe Giusti ed ora ampliata ed ordinata, Firenze, Le Monnier 1853 (ristampa anastatica presso lo stesso editore 1993). Giusti G., Raccolta di proverbi toscani nuovamente ampliata da quella di Giuseppe Giusti e pubblicata da Gino Capponi, Le Monnier, Firenze 1871. Giusti G., Raccolta di proverbi toscani, Salani, Firenze 1911. Giusti G., Raccolta di proverbi toscani di G. G., con prefazione di A. Falassi, Il Vespro, Palermo 1981. Gleijeses V., I proverbi di Napoli, Societa` Editrice Napoletana, Napoli 1978. Gliozzi E., Raccolta di proverbi calabresi confrontati con i corrispondenti toscani, Palmaverde, Bologna 1967. Gotti A., Aggiunta ai Proverbi Toscani di Giuseppe Giusti, compilata per cura di Aurelio Gotti e corredata d’un indice generale dei proverbi contenuti nelle due raccolte, Le Monnier, Firenze 1855. Grandi R., Motti e detti romaneschi, Edizioni Delfo, Milano 1967. Gravisi G., Modi di dire attinenti a cose di campagna usati in Istria, in ‘‘Pagine Istriane’’, vol. VIII, 1908. Gravisi G., Modi di dire attinenti a cose di mare usati a Capodistria, in ‘‘Pagine Istriane’’, vol. III, 1905. Grifoni O., Proverbi umbri, Libreria ‘‘L’Appennino’’, Foligno 1943. Guastella S. A., Le parita` e le storie morali dei nostri villani, Piccitto & Antoci, Ragusa 1884. Harbottle T. B., Colonel Dalbiac P. H., Dictionary of Quotation (Italian), Swan Sonnenschein & Co., London 1909. Hayet A., Dictons et tirades des anciens de la voile, Denoe¨l et Steele, Paris 1934. Hazlitt W. C., English proverbes and proverbial phrases collected from the most authentic sources, London 1869. Hoyt’s, New Encyclopedia of Practical Quotations, completed revised and greatly enlarged by Kate Louise Roberts, Funk & Wagnalls Company, New York and London 1922. I Proverbi Milanesi, Stamperia Corbetta, Monscia [Monza 1838]. Il raccoglitore, Pubblicazione annuale della Societa` d’incoraggiamento nella Provincia di Padova, Co’ tipi di Angelo Sicca, Padova 1856 [contiene un repertorio di proverbi]. Jacovacci F., Eco Sabina, in ‘‘Il Folklore italiano’’, vol. VII, fasc. I-II, 1932. Jacovacci F., Eco Sabina, in ‘‘Il Folklore italiano’’, vol. VII, fasc. III e VI, 1932. La donna nei proverbi, Mondadori, Milano 1970. Lancia B., I detti del mangiare, 1738 proverbi segnalati da 1853 medici, commentati in chiave nutrizionale da B. Lancia, Editiemme, Milano 1988. Lapucci C., Animali e caccia nei proverbi, Editoriale Olimpia, Firenze 1983. Lapucci C., Cielo a Pecorelle – I segni del tempo nella meteorologia popolare, Garzanti-Vallardi, Milano 1992. Lapucci C., Come disse... Dizionario delle facezie proverbiali della lingua italiana, Valmartina, Firenze 1978. Lapucci C., Come fece quello che... Fatti celebri di sconosciuti nei detti proverbiali, Editori del Grifo, Montepulciano 1990. Lapucci C., Dizionario dei modi di dire della lingua italiana, Valmartina, Firenze 1969 (nuova ed. Garzanti-Vallardi, Milano 1994). Lapucci C., I monti della pioggia: un proverbio meteorologico e la sua eccezione, in ‘‘Studi piemontesi’’, vol. XVI, fasc. 2, 1987. Lapucci C., Proverbi e motti fiorentini, SP 44, Firenze 1993. Lapucci C., Proverbi, Proverbs, Proverbes, Sprichwo¨rter, Proverbios, in ‘‘Le lingue del Mondo’’, vol. XXI, aprile-settembre 1966. Lapucci C., Strutture e conflitti sociali nel sistema proverbiale italiano – Il contadino, la donna, il potere, la religione, in ‘‘Citta` e Regione’’, n. 11, 1976; 3, 1977; 5, 1977; 10-11, 1977.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 51 - 04/07/2007
BIBLIOGRAFIA
.
LII
Lastri M., Proverbi toscani dei contadini, in Corso di agricoltura pratica, Pagani, Firenze 1787-1790. Lauri A., Wellerismi della media Valle del Liri, in ‘‘Folklore’’, vol. III, fasc. IV, Aprile 1948. Le dieci tavole dei proverbi, a cura di M. Cortelazzo, Neri Pozza, Vicenza 1995. Lo Forte G., Ad hoc – Motti e frasi d’ogni giorno, Sandron, Milano-Palermo-Napoli, s.i.d. Loi S., Proverbi sardi, Martello, Milano 1972. Lucarelli A., Saggio sui ditterii pugliesi, Soc. Tip. Pugliese, Bari 1923. Malecore I. M., Proverbi francavillesi, Olschki, Firenze 1974. Maloux M., Dictionnaire des proverbes, sentences et maximes, Larousse, Paris 1960. Mariani M., Proverbi campagnoli, R.E.D.A., Roma 1958. Martello A., Proverbi milanesi, Fratelli Fabbri, Milano 1981. Martello A., Proverbi piemontesi, Fratelli Fabbri, Milano 1981. Martı´nez Kleiser L., Refranero general ideolo´gico espan˜ol, Fundacio´n Conde de Cartagena, Madrid 1953. Mazzucchi P., Proverbi e modi proverbiali del Polesine, Tocchio, Badia Polesine 1913 (rist. anastatica Forni, Bologna 1981). Menarini A., Proverbi bolognesi, Martello, Milano 1971. Menicanti S., Spiller A., Guida ai detti lombardi, Sugar, Milano 1971. Miccolis P. M., Folklore salentino, Proverbi meteorologici, agricoli e detti inerenti, in ‘‘Lares’’, vol. XXXVII, fasc. I-II, 1970-71. Mille e settantaquattro proverbi milanesi, a cura di L. F., Presso Angelo Gatti, Milano s.i.d. Monosini A., Floris Italicae linguae libri novem, Apud Io. Guerilium, Venezia 1604. Morandi L., In quanti modi si possa morire in Italia, Torino 1893. Morandi L., Saggio di proverbi umbri raccolti ed illustrati da L. M., Tipografia C. Carradetti, Sanseverino Marche 1866. Morina E., Proverbi siciliani con l’aggiunta di un vocabolario siciliano-italiano, Filelfo, Tolentino 1960. Moro F., Proverbi lomellini, SAT, Roma 1977. Nanni P., Pisani P. L., Proverbi agrari toscani – Letteratura popolare, vita contadina e scienza agraria tra Sette e Ottocento, Accademia dei Georgofili, Societa` Editrice Fiorentina, Firenze 2003. Nardi G., Proverbi, frasi e modi proverbiali del ravennate, Imola 1922. Negro C., Uno studioso di proverbi meteorologici sul principio del 1800, in ‘‘Atti della Pontificia Accademia Romana dei nuovi Lincei’’, voll. LXIV-LXV, 1910-1912. Nieri I., Dei modi proverbiali toscani e specialmente lucchesi, Tipografi Giusti, Lucca 1893. Nieri I., Parole e modi propri del parlare lucchese derivati dalla Bibbia e dal rito ecclesiastico, a cura di G. Lera, Azienda grafica lucchese, Lucca 1966. Nieri I., Proverbi Toscani specialmente lucchesi, a cura di G. Lera, Azienda grafica lucchese, Lucca 1965. Otto A., Die Sprichwo¨rter und sprichwo¨rtlichen Redensarten der Ro¨mer, Leipzig 1890. Pagani S., I proverbi milanesi raccolti e annotati da Severino Pagani con l’aggiunta dei piu` caratteristici modi di dire del dialetto Milanese, Ceschina, Milano 1943. Palazzi F., Spaventa Filippi S., Il libro dei mille savi – 8000 massime, pensieri, aforismi, paradossi..., Hoepli, Milano 1943. Pallini M., Guida ai detti abruzzesi, Sugar, Milano 1971. Panckoucke J., Dictionnaire des proverbes franc¸ais, et des fac¸ons de parler comiques, burlesques et familie`res, Chez Savoye, Paris 1758. Panzini M., Proverbi, locuzioni, espressioni e gergo del vernacolo anconitano, Fogola, Ancona 1980. Pasqualigo C., Raccolta di proverbi veneti, 3ª edizione, Zoppelli, Treviso 1882. Pauli S., Modi di dire toscani ricercati nella loro origine, appresso Simone Occhi, Venezia 1740.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 52 - 04/07/2007
LIII
.
BIBLIOGRAFIA
Pavanello M., Proverbi, riboboli e detti proverbiali o sentenziosi raccolti e brevemente illustrati, per Giovanni Rossi, Vicenza 1794. Pecori G., Guida all’arguzia erotica nei proverbi, Sugarco, Milano 1973. Pedronzani E., Proverbi e detti popolari dell’Istria, Del Bianco, Udine 1954. Pellandini V., Tradizioni popolari ticinesi, Grassi & C., Lugano 1911. Pescetti O., Proverbi italiani raccolti per Orlando Pescetti, In Grazia Del molto Illust. Signor il Sig. Conrado a Hobergk gentiluomo Tedesco, presso Girolamo Discepolo, Verona 1598 (rist. anastatica a cura di C. Lapucci, D’Anna, Firenze 1993). Pescetti O., Proverbi italiani. Raccolti, e ridotti sotto a certi capi, e luoghi communi per ordine d’alfabeto... Di nuovo con somma diligenza corretti, e ristampati, appresso Sebastiano Combi, Venezia 1611. Pescetti O., Proverbi italiani. Raccolti e ridotti a certi capi et luoghi communi per ordine d’alfabeto di nuovo ristampati, per Giacomo Sarzina, Venezia 1611. Petri A., Proverbi illustrati, G. Meucci, Livorno 1877. Petrocchi Corradini L., Modi di dire, modi di fare, Maria Pacini Fazzi, Lucca 1982. Pico Luri di Vassano (Ludovico Passarini), Modi di dire proverbiali e motti popolari, Tipografia Tiberina, Roma 1875. Pico Luri di Vassano (Ludovico Passarini), Saggio di modi di dire proverbiali e motti popolari italiani spiegati e commentati da P. L. d. V., Tipografia Sinimberghi, Roma 1872. Pinguentini G., Nuovo dizionario del dialetto triestino, Storico, Etimologico, Fraseologico, Cappelli, Bologna 1969 [contiene un repertorio di proverbi]. Pitre` G., Ancora altri motti dialogati siciliani, in ‘‘Archivio per lo studio delle tradizioni popolari’’, vol. XIX, fasc. VI, 1900. Pitre` G., Ancora modi proverbiali e motti storici di Palermo, in ‘‘Archivio per lo studio delle tradizioni popolari’’, vol. XX, fasc. VI, 1901. Pitre` G., Proverbi siciliani raccolti e confrontati con quelli degli altri dialetti d’Italia, 4 voll., Clausen, Palermo 1870-1913. Pitre` G., Proverbi, motti e scongiuri del popolo siciliano, Torino 1910. Pittano G., Dizionario dei modi di dire, proverbi e locuzioni, Zanichelli, Bologna 1992. Pozzoli G., Romani F., Peracchi A., Dizionario storico-mitologico di tutti i popoli del mondo, 8 voll., Stamperia Vignozzi, Livorno 1824. Predonzani L., Proverbi e detti popolari dell’Istria, Del Bianco, Udine 1954. Procacci P., Proverbi agrari, Cappelli, Rocca di San Casciano 1889. Proto R., Saggezza popolare calabrese. Proverbi e modi di dire del Roventino, Rubettino, Cosenza 1986. Proverbi e modi di dire trascritti e illustrati da bambini italiani e stranieri, a cura di M. Maroni Lumbroso, Fondazione E. Besso, Roma s.i.d. Quitard P. M., Dictionnaire e´tymologique, historique et anecdotique des proverbes, P. Bertrand Libraire-E´diteur, Paris 1842. Quitard P. M., Proverbes sur les femmes, l’amitie´, l’amour et le mariage, Garnier Fre`res, Paris 1861. Raimondi P., Proverbi genovesi, Martello, Milano 1968. Rapelli G., Pillole di saggezza popolare, Demetra, Colognola ai Colli (Verona), 2000. Rat M., Dictionnaire des locutions franc¸aises, Larousse, Paris 1957. Restelli E., I proverbi milanesi raccolti, ordinati e spiegati per cura di Eugenio Restelli coll’aggiunta delle frasi e de’ modi proverbiali piu` in uso del dialetto milanese, Alfredo Brigola e C., Milano 1885. Richelmy T., Proverbi piemontesi, Martello, Milano 1967. Ridolfi L., Cuppari O., De Cambray-Digny, F. Carega, Annuario agrario, a spese dell’Editore, Firenze 1859 [contiene diversi proverbi agricoli commentati]. Roberts K. L., Hoyt’s New Cyclopedia of Practical Quotations, London 1922. Roncoroni F., La saggezza degli antichi, Mondadori, Milano 1993.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 53 - 04/07/2007
BIBLIOGRAFIA
.
LIV
Roos P., Sentenza e proverbio nell’antichita` e i ‘‘Distici di Catone’’, Morcelliana, Brescia 1984. Rossi Ferrini U., Proverbi agricoli, Casa Editrice ‘‘I fermenti’’, Firenze 1931. Rotondo A.,’A vita e` ’nu ’mbruo`glio, Franco di Mauro, Sorrento 1991. Rotondo A., Bbuono sı`, ma fesso no, Franco di Mauro, Sorrento 1989. Rotondo A., Da capa o pere, Franco di Mauro, Sorrento 1989. Rotondo A.,’O Diavulo e l’Acqua Santa – Proverbi, detti, wellerismi, modi di dire, Franco di Mauro, Sorrento 1991. Rotondo A., Proverbi napoletani, ovvero, la filosofia d’un popolo, Franco di Mauro, Sorrento 1993. Rotta P., Raccolta di frasi, proverbi... in dialetto milanese, s.i.ed., Milano 1893. Ruggeri A. P., Enciclopedia dei proverbi e dei detti celebri, De Vecchi, Milano 1969. Sada L., Scorcia C., Guida ai detti baresi e pugliesi, Sugar, Milano1972. Salomon et Marcolfus, a cura di W. Benary, Winter, Heidelberg 1914. Salvante A. R., Proverbi calitrani, Edizioni ‘‘Il Calitrano’’, Firenze 1986. Samarani B., Proverbi lombardi raccolti e illustrati da prof. S. B., Tipografia Guglielmini, Milano 1858 [quindi presso Gaetano Brigola, Milano1870]. Santoro C., Proverbi milanesi, Martello, Milano 1966. Schwamenthal R., Straniero M. L., Dizionario dei proverbi italiani, Rizzoli, Milano 1991. Scotti G., I mesi dell’anno nei proverbi istriani, Lint, Trieste 1972. Sebesta G., Tassoni G., Proverbi trentini, ladini, altoatesini, Bulzoni, Roma 1986. Sebezio, Motti e detti napoletani, Editoriale Delfini, Milano1967. Seglie G., 4300 proverbi piemontesi, Torino 1913. Selene A., Dizionario dei proverbi, Pan, Milano 1993. Sella A., Raccolta di proverbi e detti popolari biellesi, Centro Studi Biellesi, Biella 1970. Seminati P. F., Proverbj latini ed italiani scelti a comodo degli studiosi e scrittori in ambe le lingue, Tipografia Molinari, Venezia 1825. Sentenze, motti e proverbi latini brevemente illustrati – Supplemento al Vocabolario CampaniniCarboni, Paravia, Torino 1935. Serdonati F., Proverbi italiani, opera inedita in quattro volumi manoscritti che si trovano alla Biblioteca Laurenziana di Firenze. Copia del sec. XVII, dall’originale, forse scomparso, della Bibilioteca Barberini. Una copia di questa copia si trova alla Biblioteca Nazionale di Firenze in 3 voll., e un’altra presso l’Accademia della Crusca. Per ora ne sono state pubblicate solo piccole parti (progetto di pubblicazione integrale in corso presso l’Accademia della Crusca). Seves F., Proverbi piemontesi, in ‘‘Rivista delle tradizioni popolari italiane’’, vol. II, fasc. I, 19041905. Siliprandi O., Aforismi del dialetto reggiano sul tema e sulle stagioni, Stabilimento Tipografia Artigianelli, Reggio Emilia 1938. Smith W. G., The Oxford Dictionary of the English Proverbs, Clarendon, Oxford 1957. Spagnol E., Il libro delle citazioni, Vallardi, Milano 1983. Spallicci A., Proverbi romagnoli, Martello, Milano 1967. Speroni C., Proverbi che si trovano nel dizionario del Petrocchi e non nella raccolta del Giusti, in ‘‘Folklore’’, vol. V, fasc. III e IV, ottobre 1950, marzo 1951. Speroni C., The Italian Wellerism to the End of the Seventeenth Century, University of California, Berkeley-Los Angeles 1953. Speroni C., Wellerismi tolti dai proverbi inediti di Francesco Serdonati, in ‘‘Folklore’’, vol. VI, fasc. III, aprile-settembre 1949. Spezzano F., Guida ai detti calabresi, Sugar, Milano 1972. Spezzano F., Proverbi calabresi, Martello, Milano 1970. Staglieno M., Proverbi genovesi con i corrispondenti in latino e in diversi dialetti d’Italia, raccolti da M. S., Presso Gerolamo Filippo Garbarino Editore-libraio, Genova 1869.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 54 - 04/07/2007
LV
.
BIBLIOGRAFIA
Strafforello G., La sapienza del mondo, 3 voll., Augusto Federico Negro, Torino 1883. Supplemento linguistico 1981-1984, Universita` degli studi di Urbino, Urbino 1985. Tanini F., La donna secondo il giudizio dei dotti e dei proverbi di tutti i popoli, Bianco e Filippo Fratelli Tanini, Prato 1884. Targioni I., I miei ricordi d’infanzia, ovvero i proverbi di Mamma Giuditta, Targioni-Polli, Firenze 1912. Tassoni G., Proverbi e indovinelli del folclore mantovano, Olschki, Firenze 1955. Tassoni G., Proverbi lombardi commentati, Edikronos, Palermo 1981. Tassoni G., Proverbi mantovani, Bottazzi, Suzzara (Mn) 1992. Taylor A., The Proverbs and an Index to the Proverbs, Denrnark 1962. Tentori T., Recupero J., Proverbi toscani, Grafica Editrice, Roma 1959. Tiraboschi A., Raccolta di proverbi bergamaschi, Tipografia Fratelli Bolis, Bergamo 1875. Torquato, Motti e detti milanesi, Indirizzi Delfini, Milano 1966. Tosi R., Dizionario delle sentenze latine e greche, Rizzoli, Milano 1991. Tucci G., Dicette Pulicenella..., Silva, Milano 1966. Ungarelli G., Proverbi bolognesi, ASTP, pagg. 157-160 e 390-396, Vol. X, 1891. Ungarelli G., Saggio di una raccolta di proverbi in dialetto bolognese, pp. 1-40 e 266-312, estratto di ‘‘Atti e memorie della Regia Deputazione di Storia Patria per le Provincie di Romagna’’, terza serie, vol. X, 1892. Valla F., Proverbi e detti proverbiali tratti dal codice manoscritto 2085 della Biblioteca Angelica di Roma, in ‘‘Archivio per lo studio delle tradizioni popolari’’, vol. XXI, fasc. III, 1902. Valsecchi Pontiggia L., Proverbi di Valtellina e Valchiavenna, Bissoni, Sondrio 1969. Vannucci A., Proverbi latini illustrati, 2 voll., Tipografia Editrice Lombarda, Milano 1880. Vassalli M., Motti, aforismi e proverbi maltesi, Stampato per l’Autore, Malta 1828. Va´tova G., Saggio sui proverbi istriani, Istituto Tipografico Editoriale San Nicolo`, Venezia 1954. Vignali A., Lettera piacevole in proverbi dell’Arsiccio Accademico intronato, Pietro e Agostino Discepoli, Viterbo 1619 (edizione elettronica on line a cura di T. Flonta, 1995, sul sito www.deproverbio.com). Volpi G., Saggio di voci e maniere del parlar fiorentino, Sansoni, Firenze 1932. Volpini C., 516 proverbi sul cavallo, Hoepli, Milano 1896. Walther H., Lateinische Sprichwo¨rter und Sentenzen des Mittelalters in alphabetischer Anordnung, IV, Vandenhoek & Ruprecht, Go¨ttingen 1963-1967 Walther H., Lateinische Sprichwo¨rter und Sentenzen des Mittelalters und der fru¨hen Neuzeit, I-III, Vandenhoek & Ruprecht, Go¨ttingen 1982-1986 Werner J., Lateinische Sprichwo¨rter und Sinnspru¨che des Mittelalters, Carl Winter’s Univesita¨tsbuchhandlung, Heidelberg 1912. Woole´ver A., Encyclopaedia of Quotations – A Treasury of Wisdom, Wit and Humor, odd Comparisons and Proverbs, David McKay Publisher, Filadelfia 1876. Zanazzo G., Proverbi romaneschi, modi proverbiali e modi di dire, Staderini, Roma 1960. Zanzotto S., Proverbi pavani, Scheiwiller, Milano 1967. Zavatti S., Proverbi meteorologici raccolti nel maceratese, in ‘‘Lares’’ 1970-71. Zeppini Bolelli A., Proverbi italiani, Salani, Firenze 1989.
Principali opere di consultazione AA. VV., Dizionario del dialetto cremonese, Libreria del Convegno, Cremona 1976. AA. VV., L’Enciclopedia delle erbe, Zanichelli, Bologna 1990. Acocella G., Dizionario del dialetto calitrano, Stampato a cura de ‘‘Il Calitrano’’, Firenze 1988.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 55 - 04/07/2007
BIBLIOGRAFIA
.
LVI
Affronti F., Atmosfera e meteorologia, Ufficio storico dello Stato Maggiore dell’Aeronautica, Roma 1976. Ageno F., Premessa a un repertorio di frasi proverbiali, in Romance Philology, vol. XIII, n. 3, febbraio 1960. Alamanni L., La coltivazione e L’api di Giovanni Rucellai, Presso Giuseppe Formigli, Firenze 1830. Altamura A., I cantastorie e la poesia popolare italiana, Fiorentino, Napoli 1965. Andreoli R., Vocabolario napoletano-italiano, Berisio Editore, Napoli 1966. Antoni A. M., Lapucci C., Erbolario familiare – Storia delle erbe, Ponte alle Grazie, Firenze 1994. Archivio per lo studio delle tradizioni popolari (A. S. T. P.), Rivista trimestrale diretta da G. Pitre` e S. Marino, Clausen, Palermo-Torino 1882-1909. Ardano Ascetti, vedi Casotti A. A. Arlia C., Voci e maniere della lingua viva raccolte da C. A., Carrara, Milano 1895. Arrighini A., Le feste cristiane nella teologia, storia, liturgia, arte, folklore, 2 voll., Marietti, TorinoRoma 1936. Babudri F., Il calendario istriano, in ‘‘Pagine istriane’’, vol. XI, 1913. Balladoro A., Il folklore veronese, Verona 1896, Forni, Bologna 1968. Bargagli G., Dialogo de’ Giuochi che nelle vegghie sanesi si usano fare, per Luca Bonetti, Siena 1572 (ed. moderna Accademia senese degl’Intronati, Siena 1982). Basi A., L’aretino – Piccolo vocabolario, Calosci, Cortona 1987. Battaglia S., vedi GDLI. Battisti C., Alessio G., Dizionario etimologico italiano, 5 voll., Barbe`ra, Firenze 1950-1957. Bellucci G., Amuleti italiani antichi e moderni, Il Vespro, Palermo 1980. Bencista` A., Vocabolario della Valdigreve, Polistampa, Firenze 1992. Bernoni D. G., Leggende popolari veneziane, Filippi, Venezia 1968. Bernoni D. G., Tradizioni popolari veneziane – Racconti, leggende, fiabe, usi, canti, indovinelli, ecc., Filippi, Venezia 1977. Bessi P., Le strutture del proverbio monofrastico – Analisi di millecinquecento formule tratte dall’Atlante Paremiologico Italiano, Edizioni dell’Orso, Alessandria 2004. Boerio G., Dizionario del dialetto veneziano, Premiata Tipografia di Giovanni Cecchini, Venezia 1856. Bongioanni D., Dizionario dei paragoni in aiuto dei predicatori e dei catechisti, Tipografia Subalpina, Torino 1888. Borgatti M., Folklore emiliano raccolto a Cento, Olschki, Firenze 1968. Bragagli A. G., Pulcinella, Sansoni Editore, Firenze 1982. Brandozzi I., Dizionario dialettale di Ascoli Piceno e territori limitrofi, Grafiche Cesari, Ascoli Piceno 1983. Breindl E., L’erborista di Dio – Santa Ildegarda mistica di Dio, Paoline, Milano 1989. Bruttini A., Alla ricerca delle parola perdute. Il vocabolario dei nostri nonni, Il leccio, Siena 1989. Burgio A., Dizionario delle superstizioni, Ceschina, Milano 1965. Cagliaritano U., Vocabolario senese, Barbe`ra, Firenze 1975. Cairo G., Dizionario ragionato dei simboli, Forni, Bologna 1967. Canestrini G., Asprea V., Marinelli O., Apicoltura, Hoepli, Milano 1940. Cantoni G., Enciclopedia agraria italiana, 8 voll., Unione Tipografico-Editrice, Torino 1880. Cappelli A., Cronologia, Cronografia del Calendario Perpetuo, dal principio dell’Era Cristiana ai giorni nostri, Hoepli, Milano 1930. Cappuccini G., Migliorini B., Vocabolario della lingua italiana, G. B. Paravia Editore, Torino 1965. Carena G., Nuovo vocabolario italiano d’arti e mestieri, Francesco Pagnoni, Milano s.i.d. Casotti A. A., [edito con l’anagramma Ardano Ascetti], La Celidora, ovvero il governo del Malmantile, composto dal Conte Ardano Ascetti, Firenze 1734.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 56 - 04/07/2007
LVII
.
BIBLIOGRAFIA
Casti G., Gli animali parlanti, 2 voll., a spese dell’Editore, Palermo 1848. Caterini F., Ugolini L., Dizionario dialettale degli uccelli d’Italia, Diana, Firenze 1938. Cherubini F., Vocabolario milanese-italiano, Dall’Imp. Regia Stamperia, Milano 1841. Chevalier J., Gheerbrant A., Dictionnaire des Symboles, Robert Laffont/Jupiter, Paris 1969. Chiappini F., Vocabolario romanesco, Edizione postuma delle schede a cura di B. Migliorini, C. E. Leonardo da Vinci, Roma 1933. Chitarella, Revole de iocare a pavare lo Mediatoere e Trassette dello sio Chitarrella co na jonta de lo juoco d’o scopone, Nicola Moneta, Milano 1937. Cinti D., Dizionario delle parole difficili, Sonzogno, Milano 1940. Cocci G., Vocabolario versiliese, Barbe`ra, Firenze 1956. Conti M. N., Ricco A., Dizionario spezzino, Accademia lunigianese di Scienze Giovanni Capellini, La Spezia 1975. Cocchiara G., Il Diavolo nella tradizione popolare italiana, Palumbo, Palermo 1945. Cocchiara G., Storia del folklore in Europa, Einaudi, Torino 1954. Cocchiara G., Storia del folklore in Italia, Sellerio Editore, Palermo 1981. Coltro D., Paese perduto — La cultura dei contadini veneti, 5 voll., Bertani, Verona 1976. Cortelazzo M., Parlare fascista, in: AA. VV., ‘‘Parlare fascista – Lingua del fascismo, politica linguistica del fascismo’’, Atti del Convegno di Genova 22-24 marzo 1984. Cortelazzo M., Zolli P., Dizionario etimologico della lingua italiana, 5 voll., Zanichelli, Bologna 1988. Cortesi F., Botanica farmaceutica, UTET., Torino 1919. Dal Bosco F. di Valdebiadene, detto il Castagnaro, La prattica dell’infermiero, Per Giovan Batista Merlo, Verona 1664. D’Ambra R., Vocabolario Napolitano-Toscano, domestico di arti e mestieri, A spese dell’Autore, Napoli 1873. Dizionario dei Santi, UTET, Torino 1953 [TEA 1989]. Dauzat A., Dictionnaire e´timologique de la langue franc¸aise, Librairie Larousse, Paris 1938. De Bellis A., Apice nel dialetto, B&B, Torrita di Siena 1990. De Bourcard F., Usi e costumi di Napoli, Longanesi, Milano 1977. De Falco R., Del parlar napoletano – Manualetto per tutti, Colonnese Editore, Napoli 1997. De Gubernatis A., Le tradizioni popolari di S. Stefano a Calcinaia, Folzoni e C. Tipografi del Senato, Roma 1894. Del Carlo Q., Il primo vocabolario viareggino, a cura di R. Righini, Tipografia Massarosa, Lucca 1984. Della raccolta de’ secreti di Madama Fochetti per sanare, dirimere infermita` esterne molto comuni, inveterate e difficili da guarire, Per il Prodocimo, Venezia 1697. De Mauri L. (Ernesto Sarasino), 5000 proverbi e motti latini, Hoepli, Milano 1990. De Nino A., Tradizioni popolari abruzzesi, 2 voll., Japatre, L’Aquila 1970. De Toni E., Il libro dei Semplici di Benedetto Rinio, ‘‘Memorie della Pontificia Accademia delle Scienze’’ s. II, vol. V, 1919, pp. 171-279; vol. VII, 1924, pp. 275-398; vol. VIII, 1925, pp. 123-264. Dizionario dei Santi, UTET 1953 [TEA 1989]. Dizionario del Dialetto Cremonese, Libreria del Convegno, Cremona 1976. Dizionario enciclopedico italiano dell’Istituto dell’Enciclopedia Treccani, Roma 1955, 12 voll. e appendici. Dizionario Enciclopedico Moderno, 4 voll., Labor, Milano 1940. Dizionario geografico portatile, del Sig. Brouckner, geografo del Re Cristianissimo, a spese Remondini di Venezia 1794. Durante Da Gualdo C., Il tesoro della sanita`, Serra e Riva, Milano 1982. Eliade M., Trattato di storia delle religioni, Einaudi, Torino 1957.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 57 - 04/07/2007
BIBLIOGRAFIA
.
LVIII
Enciclopedia delle Scienze De Agostini, Istituto Geografico De Agostini, Novara 1981. Enciclopedia illustrata delle piante medicinali, Vallardi I. G., Lainate (Mi) 1990. Enciclopedia Motta di Scienze naturali, Motta, Milano 1961-64. Ercolani L., Vocabolario romagnolo-italiano, Monte di Ravenna, Ravenna 1960. Errori e pregiudizi popolari, Sonzogno, Milano 1887. Falabrino G., A dir le mie virtu` – 100 anni di slogan pubblicitari, Vallardi, Milano 1992. Falcucci F. D., Vocabolario dei dialetti della Corsica, Societa` storica sarda, Cagliari 1915. Fanfani P., Il Vocabolario novello della Crusca, Libreria Editrice di Paolo Carrara, Milano 1876. Fanfani P., Vocabolario della lingua italiana, Successori Le Monnier, Firenze 1886. Fanfani P., Vocabolario dell’uso toscano, Barbe`ra, Firenze 1863 (rist. anastatica con prefazione di G. Ghinassi, Le Lettere, Firenze 1976). Fanfani P., Voci e maniere del parlar fiorentino, Tipografia del Vocabolario, Firenze 1870. Fatini G., Vocabolario amiatino, Barbe`ra, Firenze 1953. Felici S., Sapienza popolare in Val di Chiana: parole e cose che scompaiono, Stampato a cura dell’Autore, Arezzo 1977. Felici S., Vocabolario cortonese, Edito dall’Autore, Arezzo 1985. Ferrari C. E., Vocabolario bolognese-italiano colle voci francesi corrispondenti, compilato da C. E. F., Tipografia della Volpe, Bologna 1835. Ferraris S., La meteorologia nei proverbi e pronostici popolari, in ‘‘Bollettino della R. Deputazione Subalpina di Storia patria’’, Novara 1935. Ferraro G., Da Tabarka a S. Pietro nasce Carloforte, Musanti, Cagliari 1989. Ferraro G., Folklore dell’agricoltura, in ‘‘Archivio per lo studio delle tradizioni popolari’’, vol. X, 1891 (estratto). Ferrero E., I gerghi della malavita dal ’500 a oggi, Mondadori, Milano 1972. Fidi A., Erbe e piante medicinali, Fratelli Melita, La Spezia 1988. Figuier L., Conosci te stesso, Fratelli Treves, Milano 1885. Figuier L., Storia delle piante, Fratelli Treves, Milano 1882. Fileni M., La medicina popolare nelle Marche Centrali, Gesp, Poggio San Marcello (An) 1990. Fileni M., Tradizioni agricole, Gesp, Poggio San Marcello (An) 1990. Finamore G., Credenze, Usi e Costumi abruzzesi, Libreria internazionale L. Pedone Lauriel, Palermo 1890. Fiori A., Iconographia Florae Italianae, tip. Ricci, Firenze 1933. Fiori A., La nuova flora analitica d’Italia, tip. Ricci, Firenze 1923-29. Flammarion C., Astronomie populaire, Marpon et Flammarion, Paris 1881. Flammarion C., L’Atmosphe`re, Librairie Hachette, Paris 1873. Flammarion C., Le stelle – Curiosita` del cielo, Sonzogno, Milano 1904. Folklore, Rivista di tradizioni popolari diretta da R. Corso, Napoli 1946-1969. Foresti L., Vocabolario piacentino-italiano, Tip. Francesco Solari, Piacenza 1882. Fresa A., La luna, Hoepli, Milano 1933. Fucigna A.,’L Cararin, Artigianelli, Pontremoli 1968. Gabrieli F., Storia della letteratura araba, Nuova Accademia, Milano 1962. Galanti B. M., Mondo popolare nella ‘‘Corografia’’ di A. Zuccagni Orlandini, Bulzoni, Roma 1979. Garzoni T., La piazza universale di tutte le professioni del mondo, Einaudi, Torino 1996. Gatto Trocchi C., Magia e medicina popolare in Italia, Newton Compton, Roma 1983. GDLI = Battaglia S., Grande dizionario della lingua italiana, UTET, Torino 1961-2002. Geroldi L., Vocabolario del dialetto di Crema, Tipolito Ugge`, Crema 2004. Gigli G., Vocabolario cateriniano, Parte I e II, Giuliani, Firenze 1866.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 58 - 04/07/2007
LIX
.
BIBLIOGRAFIA
Gigli G., Superstizioni, pregiudizi e tradizioni di Terra d’Otranto, Barbe`ra, Firenze 1893. Giglioli G., Trattato elementare della geografia di A. Balbi, compilato su di un nuovo piano da Giuseppe Giglioli, presso Glauco Mosi & C., Firenze 1836. Ginobili G., Demonologia marchigiana, Tipografia Maceratese, Macerata 1969. Ginobili G., Indovinelli, scioglilingua e proverbi marchigiani, Tipografia Maceratese, Macerata 1960. Ginobili G., Tradizioni popolari marchigiane, Tipografia Maceratese, Macerata 1968. Gizzi C., L’astronomia nel poema sacro, 2 voll., Loffredo, Napoli 1974. Gori L., Lucarelli S., Vocabolario pistoiese, Societa` pistoiese di Storia Patria, Pistoia 1984. Graf A., Miti, leggende, superstizioni del Medioevo, Torino 1925 (rist. anastatica Forni, Bologna 1964). Grande Dizionario dei Santi, Piemme, Casale Monferrato 1990. Grani d’esperienza, E. Sonzogno Editore, Milano s.i.d. Grechi Aversa G., Le parole ritrovate. Terminologia rustica di Poppi nel Casentino, s.i.ed., Firenze 1996. Gribaudo G., Dissionari piemonte`is, Editip, Torino 1983. Herbarium Apulei, 1481, Edizioni Il Polifilo, Milano 1979. Herbolario volgare, 1522, Edizioni Il Polifilo, Milano 1979. Hogben L., La matematica nella storia e nella vita, 2 voll., Editore Hoepli, Milano 1939. I Discorsi di M. Pietro Andrea Matthioli Medico Sanese, ne i sei libri della Materia Medicinale di Pendaccio Dioscoride Anazarbeo, nella Bottega d’Erasmo, appresso V. Valgrifi & B. Costantini, Venezia 1557. Il Fisiologo, a cura di F. Zambon, Adelphi Edizioni, Milano 1975. Il folklore italiano, Archivio per la raccolta e lo studio delle tradizioni popolari italiane, diretto da R. Corso, Catania 1925-1935. Il libro delle Furbizie – La strategia politica degli arabi, a cura di R. R. Khawam, Edizioni il Brigantino, Ravenna 1980. Il tesoro nascosto, o La vera cabala del lotto, Casa Editrice Bietti, Milano 1872. Il vero libro dei segreti della natura, ossia manuale enciclopedico, Luigi Cioffi Editore-Librajo, Milano 1863. Il vero libro dei Sogni, ossia, l’Eco della Fortu, Nuova edizione composta col sistema rutiliano, Salani, Firenze 1892. Il vero libro della Natura, ossia Manuale enciclopedico, Luigi Cioffi Editore-Librajo, Milano 1863. Iprimi G. L. [Luigi Comparini], Frammenti rimasti della tempimensura popolaresca reggiana, Libreria Nironi & Prandi, Reggio Emilia 1940. Jeux et sapience du Moyen Age, Bibliothe`que de la Ple´iade, par A. Pauphilet, Gallimard, Paris 1951. Kappler C., Demoni, mostri e meraviglie alla fine del Medioevo, Sansoni, Firenze 1983. La leggenda di Dante – Motti, facezie e tradizioni del secoli XIV-XIX, Introd. di G. Papini, Carabba, Lanciano 1911. La Patria nei canti dei poeti italiani, Sonzogno, Milano 1882. La Sorsa S., Caccia e cacciatori nei proverbi delle diverse regioni d’Italia, in ‘‘Folklore’’, vol. III, fasc. I-II, 1948. La Sorsa S., Calendario agricolo popolare, Bari 1951. La Sorsa S., Folklore marinaro di Puglia, in ‘‘Lares’’, 1931. Lacroix P., Science and Literature in the Middle Ages, Bickers & Son, London s.i.d. Lancellotti A., Feste tradizionali, Societa` Editrice Libraria, 2 voll., Milano 1951. Landes D. S., Storia del tempo, Mondadori, Milano 1984. Lapidario estense, a cura di P. Rommasoni, Bompiani, Milano 1990. Lapucci C., Dizionario dei modi di vivere del passato, Ponte alla Grazie, Firenze 1996.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 59 - 04/07/2007
BIBLIOGRAFIA
.
LX
Lapucci C., Dizionario delle figure fantastiche della tradizione popolare italiana, Garzanti Vallardi, Milano 1991. Lapucci C., Dal volgarizzamento alla traduzione, Valmartina, Firenze 1983. Lapucci C., Indovinelli italiani, Vallardi, Milano 1994. Lapucci C., Introduzione allo studio delle tradizioni popolari, Polistampa, Firenze 2001. Lapucci C., La Bibbia dei poveri, Mondadori, Milano 1965. Lapucci C., La parlata di Montepulciano e dintorni, Editori del Grifo, Montepulciano 1988. Lapucci C., L’era del focolare – Saggi, Ponte alle Grazie, Firenze 1991. Lapucci C., Antoni A. M., Erbolario familiare – Storia delle erbe, Ponte alle Grazie, Firenze 1994. Letteratura e poesia dell’antico Egitto, a cura di E. Bresciani, Einaudi, Torino 1969. Liber usualis pro dominicis et festis cum cantu gregoriano, Typis Societatis S. Joannis Evangelistae, Romae 1939. Libro di cucina del secolo XIV, a cura di Ludovico Frati, Raffaello Giusti, Livorno 1899. Lindenberger J. M., The Aramaic Proverbs of Ahiquar, J. Hopkins University, Baltimore 1983. Lodi G., Piante officinali italiane, Edagricole, Bologna 1986. Lurati O., Storia della lingua e antropologia delle locuzioni italiane ed europee, Clueb, Bologna 2004. Maffei A., La luna e l’agricoltura, in ‘‘Folklore’’, fasc. I-IV, 1942. Maffei A., Un’eccezione alle regole lunari, in ‘‘Folklore’’, fasc. I, 1946-47. Magenta N., Vocabolario del dialetto di Novi Ligure, Arti Grafiche Novesi, Novi Ligure 1984. Malagoli G., Vocabolario pisano, Presso la R. Accademia della Crusca, Firenze 1939. Malenotti I., L’agricoltore istruito dal padron contadino e dai manuali del cultore di piantonaie, del vignaiolo e del pecoraio del proposto Ignazio Malenotti, Presso E. Pacini Tipografo-editore, Colle 1840. Manni Domenico M., Le veglie piacevoli, ovvero, Notizie de’ piu` bizzarri, e giocondi uomini toscani, 4 voll., Nel Negozio Zatta, Venezia 1762-1763. Manno G., Della fortuna delle frasi – Libri tre, Presso l’Unione tipografico-editrice, Torino 1886. Manno G., Della fortuna delle parole, Le Monnier, Firenze 1855. Manuzzi G., Vocabolario della lingua italiana, 4 voll., appresso David Passigli e socij, Firenze, 183340. Martirologio Romano, Libreria editrice vaticana, Roma 1959. Martyrologium romanum Gregorii XIII, Typis Poliglottis Vaticanis, Romae 1923. Mattesini E., Ugoccioni N., Vocabolario del dialetto del territorio orvietano, Opera del Vocabolario dialettale umbro, Perugia 1992. Mattioli P. A., vedi I Discorsi di M. Pietro... Mazzel sac. M., Dizionario ladino fassano (caze´t)-italiano, Istituto Culturale Ladino, Vigo di Fassa 1976. Medicina Salernitana, id est, conservandae bonae valetudinis praecepta, cum luculenta et succincta Arnoldi Villanoviani in singula capita exsegesi, Per Iohannem Curionem recognita & repurgata, apud F. Chouet, Monspessuli 1622. Menarini A., Ai margini della lingua, Sansoni, Firenze 1947. Menarini A., Profili di vita italiana nelle parole nuove, Le Monnier, Firenze 1951. Migliorini B., Storia della lingua italiana, Sansoni, Firenze 1962. Mortillaro V., Nuovo dizionario siciliano-italiano, terza ed., Forte Anelli, Palermo 1881. Motti e facezie del Piovano Arlotto, a cura di G. Folena, Ricciardi, Milano-Napoli 1953. Nardelli G. M., Cultura e tradizione. Demomedicina nell’alta Umbria, Perugia 1987. Negro C., La meteorologia nel folklore, in ‘‘Memorie della Pont. Acc. dei Nuovi Lincei’’, vol. XXIX, 1911; vol. XXX, 1912. Nerucci G., Saggio di uno studio sopra i parlari vernacoli della Toscana, Fajini, Milano 1865.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 60 - 04/07/2007
LXI
.
BIBLIOGRAFIA
Nieri I., Saggi scelti del parlar popolare lucchese, in Scritti linguistici, a cura di A. Parducci, Torino 1944. Nieri I., Vita infantile e puerile lucchese, Giusti, Livorno 1917. Nieri I., Vocabolario lucchese, Tipografia Giusti, Lucca 1902. Nobilio E., Vita tradizionale dei contadini abruzzesi nel territorio di Penne, Olschki, Firenze 1972. Nozioni e curiosita` araldiche, Sonzogno, Milano s.i.d. Oglino C., Nuara... e la so’ Babı`a – Novara e la sua parlata: detti e proverbi dialettali del novarese, Edizione a cura dell’Autore, Novara 1987. Olivieri D., Dizionario di toponomastica lombarda, Ceschina, Milano 1961. Olivieri D., Dizionario etimologico italiano, Milano 1953. Palazzi F., Enciclopedia degli aneddoti, 3 voll., Ceschina, Milano 1946. Pananti F., Rime e prose, per cura di Pietro Gori, Adriano Salani Editore, Firenze 1882. Panzini A., Dizionario moderno delle parole che non si trovano negli altri dizionari, Hoepli, Milano 1935. Parabosco G., I diporti, in ‘‘Raccolta di novellieri italiani’’, Tipografia Borghi e Compagni, Firenze 1832. Passerini N., Meteorologia e climatologia, Milano, Vallardi, s.d. Pazzini A., Storia, tradizioni e leggende nella medicina popolare, Recordati-Laboratorio farmacologico S. A., Correggio 1940. Pecci G. A., Vita di Bartolomeo da Petroio, chiamato dal volgo Brandano, Francesco Quinza ed Agostino Bindi, In Siena 1746. Penso G., Piante medicinali nella terapia medica, Organizzazione editoriale medico-farmaceutica, Milano 1989. Penzig O., Flora popolare italiana, Orto Botanico della R. Universita`, Genova 1924. Petrocchi P., Novo dizionario universale della lingua italiana, Fratelli Treves, Milano 1884-91. Petrocchi Corradini L., Il toscano della Valdinievole, Pananti, Firenze 1979. Pianigiani O., Vocabolario etimologico della lingua italiana, Sonzogno, Milano 1937. Pitre` G., Bibliografia delle tradizioni popolari d’Italia, Barbe`ra-Clausen, Torino-Palermo 1894. Pitre` G., Fiabe e leggende popolari siciliane, Il Vespro, Palermo 1978. Pitre` G., Fiabe, novelle e racconti popolari siciliani, 4 voll., Clausen, Palermo 1870. Pitre` G., La famiglia, la casa, la vita del popolo siciliano, Il Vespro, Palermo 1978. Pitre` G., Medicina popolare siciliana, Barbe`ra, Firenze 1949. Pitre` G., Spettacoli e feste popolari siciliane, Il Vespro, Palermo 1978. Pitre` G., Usi e costumi, credenze e pregiudizi del popolo siciliano, Il Vespro, Palermo 1978. Placucci M., Usi e pregiudizi de’ contadini della Romagna, Dal Barbiani, Forlı` 1818. Politi A., Dittionario toscano compilato dal signor Adriano Politi Gentilhuomo sanese. Di nuovo ristampato, corretto, & aggiuntovi assaissime voci, & avertimenti necessarij per scrivere perfettamente toscano. Con privilegio. In Venetia, 1629. Pontificale romanum Clementis VIII et Urbani PP. VIII auctoritate recognitum nunc denuo cura Annibalis S. Clementis presb. Card. Albani, Typis Georgii Fricx, Sacrae Caesareae & Regiae Majestatis Cathlicae Typographi, Buxellis 1735. Prati A., I vocabolari delle parlate italiane, Roma 1931. Premoli P., Vocabolario nomenclatore, Fratelli Treves, Milano 1933. Pretini G., Folklore, spettacolo della memoria, Trapezio Libri, Udine 1990. Proprieta` (Le) degli animali – Bestiario moralizzato di Gubbio, a cura di A. Carrega, Costa & Nolan, Genova 1983. Provenzal D., Curiosita` e capricci della lingua italiana, Eri, Torino 1961. Pucci A., Gli ortaggi coltivati, Tipografia di Mariano Ricci, Firenze 1890.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 61 - 04/07/2007
BIBLIOGRAFIA
.
LXII
Pucci F., Della sapienza d’Ippocrate e della necessita` di ristabilire la medicina ippocratica in Italia – Discorsi, Tipografia Tomassini, Fuligno 1831. Ragazzini S., Un erbario del XV secolo, Leo S. Olschki Editore, Firenze 1983. Redi F., Il vocabolario aretino di Francesco Redi, a cura di A. Nocentini, E`lite, Firenze 1989. Redi F., Annotazioni di Francesco Redi al ‘‘Bacco in Toscana’’, Ditirambo di F. R., in: Opere di F. Redi, vol. I, Dalla Societa` Tipografica de’ Classici Italiani, Milano 1809. Rengade Dottor G., I bisogni della vita e gli elementi della prosperita` – Trattato pratico, E. Sonzogno, Milano 1889. Rezasco G., Dizionario del linguaggio italiano storico e amministrativo, Le Monnier, Firenze 1881 (rist. anastatica Forni, Bologna 1966). Riccardi P., Pregiudizi e superstizioni del popolo modenese, Modena 1890 (Multigrafica Editrice, Roma 1961). Ricci J., Del vino, delle sue malattie, e de’ suoi rimedi; e dei mezzi per iscoprirne le falsificazioni. – Dei vini artificiali e della fabbricazione dell’aceto, Dalla Stamperia Piatti, Firenze 1816. Righetti M., Storia liturgica, 4 voll., Ancora, Milano 1998. Rinaldi G., Storia delle letterature dell’antica Mesopotamia, Nuova Accademia, Milano 1961. Ripa C., Iconologia, a cura di P. Buscaroli, TEA, Milano 1992. Riva G., Filotea, Istituto Italiano d’Arti Grafiche, Bergamo 1909. Rivista delle tradizioni popolari italia, diretta da Angelo De Gubernatis, Roma 1893-1895. Roda G. (Fratelli Roda), Manuale dell’ortolano, UTET, Torino 1911. Rohr Rene´ R. J., Meridiane, Ulisse, Torino 1988 [contiene iscrizioni proverbiali di meridiane]. Sachs C., Storia della danza, Il Saggiatore, Milano 1994. Sacrorum Bibliorum vulgatae editionis Concordantiae, Ugonis Cardinalis Ordinis Predicatorum, apud Nicolaum Pezzana, Venetiis 1710. Saintyves P., Astrologia popolare e influenza della Luna, Casa Editrice Meb, Padova 1991. Salomon et Marcolfus, a cura di W. Benary, Heidelberg 1914. Salvadori T., Fauna d’Italia, II, Gli uccelli, Francesco Vallardi, Milano 1872. Scala A., Compendio delle Costruzioni piu` usitate del giardinaggio e dell’orticoltura, Fratelli Rechiedei, Milano 1878. Scarlatti A., ‘‘Et ab hic et ab hoc’’, 12 voll., Unione Tipografico-Editrice Torinese, Torino 1926. Scheuermeier P., Il lavoro dei contadini – Cultura materiale e artigianato rurale in Italia e nella Svizzera retroromanza, 2 voll., Longanesi, Milano 1980. Schizzerotto G., Gonnella, il mito del buffone, Accademia lucchese di Scienze, Lettere ed Arti, Edizioni ETS, Pisa 2000. Schonfelder P. e I., Atlante delle piante medicinali, Franco Muzzio Editore, Padova 1982. Se´billot P., Traditions et superstitions del la Haute-Bretagne II, Paris 1967. Segnini D., Dizionario vernacolare elbano, Il Libraio, Portoferraio 1994. Seligmann K., Lo specchio della magia, Gherardo Casini Editore, Roma 1951. Serafini R., La cultura popolare contadina nel territorio di Castiglione del Lago, a cura dell’Autore, Perugia 1986. Siber-Millot C., L’industria dei molini, Hoepli Editore, Milano 1907. Silvestrini M., Vocabolario del dialetto della Val di Pierle, Universita` Italiana per Stranieri, Perugia1983. Strafforello G., Errori e pregiudizi volgari, Hoepli, Milano 1900. Strafforello G., Il libro delle curiosita`, E. Voghera, Roma s.i d. Tamaro D., Orticultura, Hoepli, Milano 1910. Tamaro D., Trattato completo di agricoltura, Hoepli, Milano 1936. Targioni Tozzetti O., Istituzioni Botaniche, Stamperia Reale, Firenze 1802. Testi religiosi egizi, a cura di Sergio Donadoni, Unione Tipografico-Editrice Torinese, Torino 1970.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 62 - 04/07/2007
LXIII
.
BIBLIOGRAFIA
Thomae (S.) Aquinatis, Summa Theologica, 6 voll., Thipographia Pontificia, Augustae Taurinorum 1901. Tommaseo N., Bellini B., Dizionario della lingua italiana, UTET, Torino 1929. Torre D., Medicina popolare e civilta` contadina, Gangemi Ed., Roma 1994. Toschi P., Bibliografia delle tradizioni popolari d’Italia dal 1916 al 1940, Barbe`ra, Firenze 1946. Toschi P., Il folklore, Touring Club Italiano, Milano 1967. Toschi P., Invito al folklore italiano, Studium, Roma 1963. Toschi P., Tradizioni popolari italiane, ERI, Torino 1967. Tradizioni popolari bitontine, Centro ricerche di storia e arte bitontina, Bitonto 1975. Ungarelli G., Vocabolario del dialetto bolognese, Zamorani e Albertazzi, Bologna, [1901]. Vacca Berlinghieri F., Riflessioni su’ mezzi per ristabilire e conservare nell’uomo la sanita` e la robustezza, Presso Gaetano Mugnaini, Pisa 1792. Vidossi G., Ricerche di meteorologia popolare, in ‘‘Atti del IV Congresso Nazionale di arti e tradizioni popolari’’, vol. I, 1942. Vignuzzi U., Il ‘‘Glossario latino-sabino’’ di Ser Iacopo Ursello da Roccantica, Edizioni Universita` per stranieri, Perugia 1984. Villiers E., Amuleti Talismani, Hoepli, Milano 1957. Viola S., Piante medicinali e velenose della flora italiana, Istituto Geografico De Agostini, Novara 1965. Vocabolarietto milanese-fiorentino del secolo XV, Il Borghini, tipografia del Vocabolario, Firenze 1874-75 (opera del 1485; stampato da P. Fanfani, con riscontri del milanese moderno di P. Fornari]. Waring P., Dizionario delle superstizioni, SIAD, Milano 1979. Zaccaria A., Tesoro di racconti istruttivi ed edificanti ad uso dei parrochi..., Libreria Editrice Ecclesiastica, Vicenza 1915. Zanazzo G., Tradizioni popolari romane, 3 voll., Torino-Roma 1908-1910 (rist. anastatica Forni, Bologna 1967). Zanazzo G., Tradizioni popolari romane. Appendice, Staderini, Roma 1960. Zanetti F., Tutti i papi attraverso le curiosita` e gli aneddoti, LICE-R. Berruti & C., Torino 1937. Zanon P. F. S., Come parla il popolo nostro del tempo che fa in laguna, in ‘‘Atti del IV Congresso Nazionale di arti e tradizioni popolari’’, vol. I, 1940. Zipoli Perlone [Lorenzo Lippi], Il Malmantile racquistato, colle note di Puccio Lamoni [Paolo Minucci] e d’altri, nella stamperia di Luigi Vannini, Prato 1815.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 63 - 04/07/2007
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 64 - 04/07/2007
A ABATE Ricorrendo alla figura dell’abate, capo assoluto del monastero, i proverbi intendono significare che qualsiasi autorita` civile o religiosa e` responsabile con l’azione e l’esempio del comportamento dei propri sottoposti. f Vedi Antonio, Frate, Monaco, Padreterno.
comunque, i potenti. Di conseguenza: mentre i frati sono sempre piu` magri per i digiuni imposti dalla regola, l’abate diventa sempre piu` grasso. Puo` avere anche questo significato: l’abate si fa ricco risparmiando sulla mensa dei frati; i sacrifici del popolo arricchiscono i governanti.
Come l’abate canta i frati rispondono. Riferimento ai canti liturgici in cui a ogni verso del solista risponde il coro. In senso metaforico, i subordinati si comportano prendendo come modello ed esempio colui che comanda. Con valore simile vedi Quando l’agnello bela la pecora ha belato [A 313].
9 Abate una volta, abate per sempre. Una carica onorevole ricoperta una volta, fa sı` che il titolo rimanga anche in seguito; cosı` ad esempio si continua a chiamare senatore, presidente, onorevole coloro che lo sono stati. Usato anche in senso negativo, vedi Giuda una volta, Giuda sempre [G 708]. E` la traduzione del proverbio latino medievale:
1
2 Tristo abate, tristo frate. Quando l’abate e` corrotto inevitabilmente lo diventano anche i frati che da lui dipendono. In senso generale: se chi e` posto al governo di una societa` e` malvagio, irrimediabilmente lo sono anche coloro che da lui dipendono. 3 Tal abate, tali i monaci. Vedi anche Tale padre, tale figlio [P 34]; Il gregge e` simile al pastore [G 1133]. 4
Tal e` il convento qual e` l’abate.
Quando l’abate beve i frati bevono e giocano, quando l’abate beve e gioca i frati cantano e ballano. Allorche´ chi comanda agisce male, coloro che gli devono ubbidire fanno di peggio. 5
Se l’abate porta i dadi, i frati portano i fiaschi. E` tuttora noto anche un verso latino medievale che esprime il concetto in maniera assai simile: 6
7 Ludendum licite talos abbate ferente. ‘‘Se l’abate porta i dadi il gioco e` lecito’’. Registrato anche nella forma Dum abbas apponit tesseras, ludunt monachi ‘‘Quando l’abate tira i dadi, i monaci giocano’’.
Il digiuno fa dimagrire i monaci e ingrassar l’abate. Le leggi sono rigorose per le persone comuni, ma non toccano coloro che comandano o, 8
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
10
Semel abbas, semper abbas.
ABBAIARE Dietro il cane e il suo abbaiare (o mordere) si celano in questi proverbi tipici comportamenti umani. f Vedi Cane, Luna. 11 Abbaio abbaio, di vento empio lo staio. Si usa per chi parla tanto e realizza poco. Lo staio (vedi la voce) e` una vecchia misura di capacita` che variava da luogo a luogo, usata soprattutto per i cereali e in particolare per il grano, consisteva in un recipiente di legno di forma cilindrica. 12 Chi troppo abbaia empie il corpo di vento. Chi parla tanto non ottiene nulla, non raggiunge lo scopo. 13 Il cane prima di mordere abbaia. Il proverbio che sembra contraddire i precedenti ha valore prevalentemente metaforico di consiglio: e` necessario avvertire prima di colpire; prima di passare ai fatti, di solito, si usano le parole. 14 Prima di picchiare si ragiona. Per analogia. 15 Ogni cane abbaia bene a casa sua. Fa riferimento al cane che i contadini chiamavano ‘da pagliaio’ in quanto nel pagliaio dor-
pag 65 - 04/07/2007
ABBASTANZA
2
.
miva. Di poco valore, inadatti sia alla caccia che alla difesa, erano cani utili solo per avvertire abbaiando dell’avvicinarsi di un estraneo: anche questi animali paurosi erano capaci di braveggiare a casa propria. Nel proprio ambiente, protetti da persone amiche, conoscendo ripari e vie di fuga, si puo` fare la voce grossa. Anche: ognuno parla bene delle proprie faccende, dei propri problemi perche´ li conosce. Vedi anche Anche i cani piccini si senton grossi davanti al proprio uscio [U 264]. 16 Brutto e` il cane che non abbaia. Perche´ piu` facilmente morde quando uno meno se lo aspetta. Si dice di persona che incassa senza reagire affronti, offese, danni e si ritiene che mediti silenziosamente la vendetta: e` quindi pericolosa (brutta). Vedi il reciproco Can che abbaia non morde [C 374]. 17 Can che morde non abbaia. Chi ha intenzione di colpire non minaccia; chi e` determinato a causare un danno non da` avvertimenti. Reciproco del piu` diffuso Can che abbaia non morde [C 374].
Can che vuol mordere non abbaia. 19 Mal si caccia col cane che abbaia. Il cane da caccia deve essere silenzioso: scovare la selvaggina, puntarla, alzarla in silenzio. Se abbaia avverte l’animale che fugge o vola via. Metaforicamente: si fanno pochi affari, si conclude poco con le persone che parlano molto, progettano, fantasticano. 18
ABBASTANZA Per alcuni di questi proverbi il limite soggettivo dell’abbastanza non e` il sufficiente, ma qualcosa di piu`, che si desidera avere e che sconfina nell’abbondanza. In altri, come di consueto, si consiglia la moderazione. f Vedi Mancanza. 20 Nessuno ha mai abbastanza. A nessuno pare sufficiente quello che ha. Per quanto si possieda una cosa in abbondanza se ne vuole sempre di piu`. In particolare si riferisce a ricchezze, denaro.
Non ce n’e` abbastanza se non n’avanza. Se la roba e` appena sufficiente qualcuno rimane insoddisfatto, deve quindi avanzare per essere in misura opportuna. Vedi La roba c’e` quando avanza [A 1558]. Si riferisce in particolare alla tavola, dove deve avanzare cibo nel vassoio. Si usava, per riguardo all’ospite, la21
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
sciare nella zuppiera o nel vassoio una piccola quantita` di vivanda (che veniva chiamata ‘il boccone della creanza’), per far vedere che era avanzata. Vedi anche Il miglior boccone e` quello che si lascia nel piatto [B 688]; Anche se non ne avanza lascia il boccone della creanza [C 2399]. Quando ce n’e` abbastanza ce n’e` per altri tre. Quando si ritiene che una certa quantita` sia sufficiente, e` sempre piu` del necessario, tanta e` la paura che non lo sia. Oppure: se il cibo e` ritenuto abbastanza da chi lo ha preparato, ridistribuendo oculatamente le parti, si possono servire altre tre persone. 22
23 Sazia l’abbastanza come il troppo. Quando e` soddisfatto il bisogno, cio` che e` in piu` non porta alcun giovamento. Consiglio di non esagerare con le provviste e soprattutto nel mangiare. Usato anche in senso metaforico. 24 Abbastanza e` quasi ricchezza. La misura consiste nel limitare il desiderio: anche nel poco, quando uno ottiene cio` di cui ha bisogno si sente come se fosse ricco. 25 Chi non ha abbastanza puo` dirsi povero. Reciproco del precedente. Colui al quale manca anche poco per soddisfare il proprio bisogno o i propri desideri, si trova ancora nella condizione di chi desidera avere e quindi, almeno psicologicamente, e` povero.
ABBONDANZA In un mondo in cui la realta` che corrisponde a questa parola era rara, l’abbondanza era vista con sospetto e diffidenza, come una condizione eccezionale destinata a non durare. f Vedi Avanzare, Mancanza, Ricchezza. 26 L’abbondanza la fa il povero. L’abbondanza degli uni e` dovuta alla poverta` degli altri. Il povero un tempo era in particolare il contadino, il quale produceva molto e viveva di pochissimo. Di conseguenza: chi produce e vive di poco permette ad altri di avere molto. Oppure: la presenza di chi ha meno, o nulla, rende apprezzabile la quantita` di chi possiede i beni: ricchezza e poverta` sono condizioni relative che si determinano vicendevolmente. 27
L’abbondanza genera fastidio.
pag 66 - 04/07/2007
3
.
ABBRACCIARE
Tutto quello che si trova in abbondanza viene col tempo sempre meno considerato, fino a essere valutato poco o nulla.
raccolti seguita da un periodo di scarsita` , come le vacche grasse e magre sognate dal Faraone.
L’abbondanza rende vile ogni cosa gentile. I beni che si trovano sempre in gran quantita` e a poco prezzo si sviliscono fino a essere disprezzati.
38
28
L’abbondanza non fa bene nemmeno al porco. L’eccessiva, continua abbondanza fa male a tutti, come l’eccesso di cibo nuoce perfino al porco che deve solo ingrassare. 29
30 Troppa abbondanza e` castigo di Dio. L’abbondanza puo` essere addirittura nefasta in quanto induce a un tenore di vita che nel tempo forse non si potra` mantenere. 31
Dalla grande abbondanza stai in lontananza.
Se in casa c’e` abbondanza dormi per terra. Cioe` non prendere abitudini costose che non potrai mantenere. 32
Abbondanza fa buon mercato. La massiccia offerta di una merce sul mercato ne fa abbassare il prezzo, di conseguenza cresce la propensione all’acquisto e l’incrementarsi del movimento. 33
34
L’abbondanza fa calare i prezzi.
L’abbondanza rovina il mercato. Deprezzandosi eccessivamente la merce, non rimane piu` margine per chi la produce e scompare anche l’interesse a venderla. 35
Per quanta abbondanza ci sia pensa sempre alla carestia.
39 L’abbondanza fa arroganza. Abbondanza come gran quantita` di ricchezza, che spesso genera superbia e disprezzo verso chi non ha. 40 Abbondanza genera baldanza. Simile al precedente, ma con accezione positiva: la sicurezza della condizione economica da` anche coraggio e forza nell’affrontare difficolta` e ostilita`.
ABBONDARE f Vedi Abbondanza, Avanzare, Troppo. 41 Meglio abbondare che farla mancare. E` bene fare in modo che qualcosa avanzi piuttosto che venga a mancare. Vedi anche Meglio avanzi che manchi [A 1561]; Meglio troppo che troppo poco [T 1039]. 42 Melius (est) abundare quam deficere. ‘‘Meglio tenersi sulla misura abbondante che su quella scarsa’’. Di significato generale, e` tuttora diffusissimo e certamente piu` comune della precedente forma italiana. Ha probabile origine medievale. Usato anche nella forma abbreviata: 43 Melius (est) abundare. ‘‘Meglio abbondare’’.
ABBRACCIARE Il primo anno s’abbraccia, il secondo s’infascia, il terzo s’ha il malanno e la mala pasqua. Riferito al matrimonio: nel primo anno si pensa all’amore, poi nasce un bambino (un tempo i neonati venivano avvolti in fasce) e in seguito arrivano le difficolta` e i problemi della vita, con disgrazie che si sommano una all’altra (cattiva annata e Pasqua infelice). Pasqua, nei tempi passati, venivano chiamate le grandi feste liturgiche: Pasqua di nativita`, Pasqua di epifania, Pasqua di resurrezione, Pasqua di rose (= la Pentecoste). 44
L’abbondanza e` nelle case dei contadini. I contadini, per la loro attivita` un tempo avevano poco, ma, rispetto ai braccianti e ai lavoratori occasionali avevano sempre da mangiare. Si riferisce particolarmente ai periodi di carestia quando anche i cittadini e i piu` abbienti erano costretti ad andare in campagna per avere dai contadini di che sfamarsi. Da noi questo fenomeno si e` ripetuto l’ultima volta in occasione della seconda guerra mondiale. 36
37 Dopo l’abbondanza viene la carestia. Secondo un principio del pensiero popolare il procedere delle cose segue una ciclicita`. Questo era riscontrabile soprattutto per la produzione agricola che era soggetta a ricchezza di
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
45 Chi troppo abbraccia nulla stringe. Chi cerca di avere troppo, senza tenere conto delle sue reali possibilita`, del senso di giustizia, delle aspettative altrui, ma solo spinto
pag 67 - 04/07/2007
ABELARDO
4
.
dalla propria ingordigia, finisce per non ottenere nulla. E` una variante del piu` diffuso Chi troppo vuole nulla stringe [T 1021]. Vedi anche Chi tutto desidera tutto perde [D 220]; Chi troppo tira la rompe [R 894]. ABELARDO Vide historiam Abelardi qui amavit Eloisam. Si tu eris vocativus, illa erit dativa, deinde genitiva, deinde accusativa, deinde ablativa, et tu eris pessimus nominativus. ‘‘Considera la storia di Abelardo che amava Eloisa. Se tu la chiamerai (la donna) essa ti si concedera` volentieri, ma poi concepira`, diventera` la tua accusatrice, ti portera` via il buon nome e quindi sarai condannato ad avere una pessima fama’’. E` una filastrocca proverbiale, citata anche in distici. Di origine dotta, inventata forse da monaci o da pedanti pedagoghi, era soprattutto un modo di elencare i casi delle declinazioni latine: nominativo, genitivo, dativo, accusativo, vocativo, ablativo. Il celebre epistolario fra il filosofo Abelardo (1079-1142) e la sua discepola Eloisa fu pubblicato nel 1616, ma la loro romantica storia doveva essere ben nota anche in precedenza). 46
ABELE f Vedi Caino.
ABETE L’abete fa parte degli alberi legati a leggende e credenze popolari che assegnano loro virtu` apotropaiche. Abete dalla punta a croce allontana il fulmine e la disgrazia. Si crede che la parte terminale dell’abete, fatta a croce allontani i fulmini e il maligno. Il segno della croce, anche formato casualmente da oggetti, ha la capacita` di tenere lontane le forze del male. 47
soprattutto il talento, sono solo doti naturali. Anche: le capacita` possono produrre ricchezza e non viceversa. ABISSO 49 L’abisso chiama l’abisso. Un errore crea una catena d’errori. Un male, un peccato ne trascina con se´ una serie infinita, quindi cominciare a fare del male significa rovinarsi. Anche, piu` banalmente: un male tira l’altro. E` citazione dall’Antico Testamento, e talora usata anche nella sua forma latina: 50 Abyssus abyssum invocat. ‘‘L’abisso chiama l’abisso’’ (Salmi 42.8).
ABITO L’abito qui e` inteso non tanto come indumento, ma come apparenza e atteggiamento esteriore. Sono riportate due serie di proverbi che si contraddicono. f Vedi Manica, Mendicare, Veste, Vestire, Vestito. 51 L’abito non fa il monaco. Particolarmente vivo e diffuso. L’aspetto e l’apparenza non bastano a costituire la sostanza. Per quanto uno assuma un atteggiamento nascondendo la sua vera personalita` e fingendo di essere cio` che non e`, inevitabilmente, col tempo, viene scoperto nella sua vera natura. Vedi anche L’apparenza inganna [A 1952]; Non e` tutto oro quello che riluce [O 510]. Con significato un po’ diverso Una rondine non fa primavera [R 900]; Il galantuomo non sta sotto il cappello [G 10]; Non son tutti cacciatori quelli che suonano il corno [C 63]. 52 Il velo non fa la monaca. Per analogia. Si rivolge in particolare ad atteggiamenti femminili di pieta` e d’innocenza che tentano di mascherare una diversa personalita`. 53 La chierica non fa il frate. Per analogia.
` ABILITA f Vedi Arte.
54 La libreria non fa l’uomo dotto. Per analogia. Avere molti libri non significa avere dottrina.
Abilita` e talento valgon piu` d’oro e d’argento. In quanto la ricchezza si puo` acquistare in vari modi e con vari mezzi, mentre l’abilita`, e
55 La barba non fa il filosofo. Per analogia. Un distico elegiaco anonimo, di origine medievale, avverte: Si promissa facit sapientem barba, quid obstat / barbatus possit
48
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 68 - 04/07/2007
5
.
quia caper esse Plato? ‘‘Se la barba fluente fa il filosofo, cosa impedisce che un caprone barbuto possa essere Platone?’’. Ne´ tonaca fa monaco, ne´ chierica fa prete. Per analogia. Menzionato da Tommaso Campanella (Poesie filosofiche, Non e` Re chi ha regno): ‘‘Ne´ frate fan cocolle e capo raso’’. La chierica e` la piccola rasatura rotonda che i membri del clero portavano sulla parte culminante del capo come segno del proprio stato. 56
ABITUDINE
Le cose che provengono da attivita` illecite non danno frutti, non possono essere godute. Vedi anche La farina del diavolo va in crusca [D 283]. ABITUDINE Avvertimenti a controllare le proprie abitudini perche´ col tempo tendono a diventare una seconda natura che ti sopraffa`. f Vedi Cambiare, Consuetudine, Usanza, Uso.
57 La croce non fa il cavaliere. Per analogia. La croce e` il segno distintivo della condizione di cavaliere. Vedi anche Non son tutti cavalieri quelli che portano l’anello al dito [C 1095].
64 L’abitudine e` una seconda natura. L’abitudine si compenetra nel carattere fino a far parte della persona. Attribuito da Aristotele a Eveno (Etica nicomachea 7.10.4). Diffuso anche nella forma latina:
58 L’elmo non fa il capitano. Per analogia. Si e` capitani quando ci si mostra degni di tale compito e responsabilita`: tutti sono capaci d’indossare un elmo.
65 Consuetudo est altera natura. ‘‘La consuetudine e` un’altra natura’’; adattamento di un passo di Cicerone: Consuetudine quasi alteram quandam naturam effici ‘‘Con la consuetudine [puo`] formarsi quasi un’altra natura’’ (De finibus 5.25.74), e` un luogo comune della morale antica che Cicerone esprime con estrema chiarezza anche nelle Tuscolane (2.17.40): Consuetudinis magna vis est ‘‘Grande e` la forza dell’abitudine’’, e che a monte si collega a Aristotele, Retorica 1.11 (1370a 6-8) ‘‘l’abitudine diventa infine come la natura’’. Cfr. anche sant’Agostino: [Consuetudo] quae non frustra dicta est a quibusdam secunda natura (Contro Giuliano 4.103) ‘‘[La consuetudine] che non a torto e` chiamata da alcuni una seconda natura’’. Vedi anche Consuetudo altera lex [U 284].
59 La veste non fa il dottore. Per analogia. I medici, e anche i dottori nelle varie materie, avevano nei secoli passati una veste particolare che li distingueva: mantello, cappello, e altri elementi dell’abito. 60 L’abito fa il monaco. Contrario al primo della serie precedente. Indossando un abito che qualifica uno status la persona acquista dignita` e prestigio. Anche: colui che svolge un compito per il quale non ha le capacita` richieste, col tempo finisce con l’essere condizionato dalla sua funzione fino ad acquistarne i requisiti. Vedi anche I panni rifanno le stanghe [P 351].
L’abito e il riso manifestano l’uomo. Da alcuni elementi si puo` riconoscere una persona: a quale condizione appartenga, quali siano il suo animo e la sua educazione. L’abito rivela la condizione, il gusto e l’educazione della famiglia; il riso la natura dell’uomo: e` proprio degli uomini volgari ridere sguaiatamente, dei perfidi sogghignare, degli sciocchi ridere continuamente, ecc. 61
Chi fa onore agli abiti, gli abiti fanno onore a lui. Se l’uomo si presenta in un abito prestigioso e i suoi atti sono conformi alla dignita`, l’abito conferma ed esalta il valore e l’autorita` della persona. In senso ironico si dice anche di chi e` malvestito e villano. 62
63
L’abito rubato non tiene caldo.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Vecchie abitudini e vecchie botti non cambiano. La botte, essendo di legno, assorbe i sapori del vino che conserva, per cui acquista un determinato aroma che conferisce a sua volta al vino nuovo che vi viene conservato. Le vecchie botti spesso hanno odori che, per quanto vengano ripulite, non riescono a perdere. Cosı` l’abitudine: per quanto repressa, riaffiora continuamente. 66
67 Abito vecchio diventa natura. Per analogia. Qui abito e` da intendersi alla latina habitus ‘‘abitudine’’. 68 L’abitudine si fa forte con gli anni. L’abitudine si radica nella persona con gli anni e non puo` essere piu` cambiata. Si riferisce di solito all’abitudine viziosa. 69
Lunga abitudine diviene un tiranno.
pag 69 - 04/07/2007
ABRUZZO
6
.
La vecchia abitudine si lascia solo con la morte. Una vecchia abitudine e` cosı` radicata che solo la morte puo` separarla da chi l’ha acquisita. 70
L’abitudine e` una tela di ragno che diventa una catena. Inizialmente e` leggera e tenue e si crede di potersene liberare facilmente, poi diventa sempre piu` forte fino a imprigionare. 71
72 L’abitudine ha piu ` forza della piena. La piena e` l’acqua del fiume ingrossato: violenta e rapinosa, tale che non si puo` contrastare ne´ deviare. 73 L’abitudine e` una camicia di ferro. Agisce anche a dispetto di chi ce l’ha e non se la puo` togliere.
Il rimedio all’abitudine e` un’altra abitudine. Il solo modo di togliersi un’abitudine e` d’acquisirne una piu` forte che la sostituisca o l’elimini. Vedi anche Chiodo scaccia chiodo [C 1480]. 74
Ognuno segue le sue abitudini. Ognuno segue i comportamenti ai quali e` stato educato. Qui abitudine ha valore di ‘‘usanza, consuetudine’’ piu` che disposizione d’animo. 75
Cane fuggito trascina la corda. Per analogia. Il cane che spezza la catena e fugge trascina i segni della sua servitu`: collare e guinzaglio. L’uomo che cambia condizione porta con se´ molto di quello che apparteneva alla sua situazione precedente. Si usa anche con altri riferimenti, educazione, psicologia, modo di fare... 76
Per abitudine la pecora va dietro all’altra. Il comune comportamento degli uomini e` quello gregario, consuetudinario, di imitazione. La pecora non seguirebbe una saggezza innata, ma farebbe semplicemente quello che vede fare. Tale atteggiamento, tipico del gregge che segue istintivamente l’animale che sta in testa, e` un simbolo antico di conformismo o d’obbedienza. 77
ABRUZZO 78 Abruzzo [abruzzese] forte e gentile. La forza e la gentilezza sono le caratteristiche che tradizionalmente distinguono la gente abruzzese. Il detto e` stato ripreso e diffuso da Primo Levi (omonimo del piu` noto autore di
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Se questo e` un uomo) nel titolo del volume: Abruzzo forte e gentile, impressioni d’occhio e di cuore, Roma 1882 (ristampa a cura di V. Orsini, Sulmona 1976). ABUSARE f Vedi Usare. 79 Chi abusa poco usa. Chi esagera nell’uso di una cosa ne gode per poco: infatti o potra` fargli male, o se ne stanchera`, o finira` per guastarla.
ABUSO f Vedi Uso. 80 L’abuso non toglie l’uso. Per il fatto che talvolta si abusi di una cosa, non si puo` proibirla o toglierla a chi la desidera. Il fatto che taluno si ubriachi, si ammali per l’uso dell’alcol non comporta che se ne proibiscano la vendita o la diffusione. E` una massima del diritto antico che si cita anche in latino: 81 Abusum non tollit usum. ‘‘L’abuso non elimina l’uso’’. E` un brocardo (cioe` un commento giuridico medievale).
ACCADERE Accade in un’ora quel che non avviene in cent’anni [mill’anni]. Quello che pare eterno scompare, crolla in un momento; ovvero mutano e si creano situazioni nuove improvvisamente. Si trova in un aforisma di Publilio Siro (S 26): Solet hora, quod multi anni obstulerint, reddere ‘‘Quello che molti anni hanno tolto spesso si ritrova in un’ora’’, del quale e` registrata anche una variante mediolatina Quod donare mora nequit annua, dat brevis hora ‘‘Quello che non accade nel tempo d’un anno, succede in una breve ora’’. 82
Partorisce un’ora quello che non partoriscon cent’anni. Per analogia. 83
84 In un’ora nasce un fungo. Per analogia. Cioe` viene a esserci quello che non esisteva. I funghi appaiono dopo un acquazzone, in periodo caldo, quasi improvvisamente, nel giro d’una notte e crescono altrettanto rapidamente. 85
Accade raramente che: una donna non abbia malizia,
pag 70 - 04/07/2007
7
.
ACCIDENTE
un poeta non ami la lode, una gallina non razzoli, un vecchio coltello tagli, un cane sia senza pulci, un vecchio non brontoli, un matto non canti, un ricco non abbia amici e un dono sia senza interesse. Proverbio multiplo che individua tendenze, debolezze, o difetti di persone, animali, cose. La composizione tende al gioco, mentre l’intento e` moralistico: donna maliziosa, poeta vanitoso, vecchio noioso, ricco corteggiato, doni fatti per uno scopo.
tutto come esortazione a non trascurare i modesti pericoli. Vedi anche Poca favilla gran fiamma seconda [F 456].
ACCAREZZARE f Vedi Bicchiere, Cane, Carezza.
ACCETTARE
Chi t’accarezza piu` di quel che suole o t’ha ingannato o ingannar ti vuole. Improvvise e ingiustificate attenzioni e gentilezze rivelano l’intenzione di cercare di ottenere qualcosa ingannando la buona fede. Fedro avverte: Habent insidias hominis blanditiae mali ‘‘Le carezze dell’uomo malvagio nascondono inganni’’ (Favole 1.20). 86
ACCATTARE Verbo desueto che significa ‘‘mendicare, chiedere, prendere in prestito’’. f Vedi Imprestare, Mendicante, Mendicare, Mendico, Povero, Prestare. Chi accatta e non rende campa e non spende. Chi prende a prestito e non restituisce vive senza spendere del suo, in altre parole vive sui debiti.
Con un’accetta d’oro s’atterra ogni albero. Variazione del precedente con attenzione posta su un diverso particolare; non la piccolezza dell’oggetto ma la sua materia. Il valore metaforico e`: con il danaro, e in particolare la corruzione, si ottengono tutti i risultati e si abbattono tutti gli ostacoli. Vedi anche Con le chiavi d’oro si aprono tutte le porte [O 520]. 90
91 Chi accetta deve pagare. Chi accetta di sottoscrivere una cambiale si obbliga a pagarla, qualunque cosa accada. Antica regola del diritto consuetudinario. 92 Accettare e` cortesia. Un’offerta va come prima cosa accettata, magari poi declinata con gentilezza, ma mai rifiutata immediatamente. Un brusco rifiuto fa sospettare che non si vogliano obblighi. 93 Chi non accetta non merita. L’offerta fatta a chi non l’accetta e` evidentemente stata indirizzata a una persona che non la merita. Cosı` ci si motiva un rifiuto e si consola l’amor proprio. Vedi anche Chi non mi vuole non mi merita [M 1294].
87
ACCENTO Su qui e su qua l’accento non va; su lı` e su la` l’accento ci va. Vecchia regoletta grammaticale che s’insegnava un tempo (ma e` ancora nota a molti) con i primi rudimenti nella scuola elementare. 88
ACCETTA f Vedi Scure. Con una piccola accetta s’atterra un grosso albero. Un semplice attrezzo, come un’accetta, usato opportunamente, puo` ottenere grandi risultati, come abbattere una quercia. Si ripete soprat89
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
ACCIDENTE Nel significato di ‘‘maledizione’’. f Vedi Bestemmia, Maledizione. Gli accidenti son come le foglie: chi li manda li raccoglie. Il male desiderato per altri spesso si rivolge contro chi lo augura: e` una vecchia diceria che confina con la superstizione. Nella visione popolare Dio e Natura sono in stretta connessione: Dio pone le foglie sugli alberi a primavera e le toglie, come riprendendosele, in autunno. La maledizione segue la stessa regola per la specularita` tra positivo e negativo. Un tempo si riteneva che anche solo evocare un male, una disgrazia, fosse pericoloso. Vedi anche La bestemmia, gira, gira torna addosso a chi la tira [B 497]; Chi sputa in cielo gli ritorna in faccia [D 449]; Chi cerca il male degli altri spesso trova il suo [M 288]. 94
pag 71 - 04/07/2007
ACCIDIA
8
.
ACCIDIA Vizio che nel novero dei sette peccati capitali occupa l’ultimo posto. In campo religioso e` la negligenza nel fare il bene. In genere: indifferenza, apatia, indolenza, pigrizia. Nel campo dell’accidia non crescono che ortiche. La negligenza, l’apatia e l’ozio non danno alcun frutto buono, favoriscono solo quelli cattivi. L’ortica e` il simbolo del terreno incolto, lasciato in abbandono. 95
In casa dell’accidia si mangia una volta l’anno. L’accidia porta fatalmente alla penuria, all’indigenza, alla miseria. 96
ACCOMODARSI f Vedi Aggiustare, Rimedio. 97 Tutto s’accomoda fuorche´ l’osso del collo. A ogni inconveniente si trova un rimedio, tranne che per le vere disgrazie, come le malattie gravi e la morte. La rottura dell’osso del collo era un tempo sinonimo di disgrazia irreparabile. Era frequente e dovuta soprattutto alle cadute da cavalcature. 98 A tutto c’e` rimedio fuorche´ alla morte. Per analogia. 99 Chi non ci sta s’accomodi. Chi si trova male se ne vada. Qui s’accomodi significa ‘‘cerchi di sistemarsi in altro modo come meglio puo`’’. In Toscana suona come un invito, e neppure troppo cortese, a levarsi di torno.
ACCUSARE f Vedi Scusa, Scusare.
agnelli che pecore [A 303]; I giovani possono morire presto, ma i vecchi non possono campare molto [G 641]. 102 Cade la pera acerba come quella fatta. Fatta nel senso di ‘‘giunta a maturazione’’.
Chi mangia le acerbe [dure] non mangia le mature. Chi mangia la frutta acerba, non la mangera` quando e` matura: chi non ha pazienza guasta le cose, le adopra quando non sono ancora pronte, rovina per troppa fretta le buone occasioni. Vedi anche Chi vende il vitello fara` a meno del bue [V 1070]. 103
ACETO Il sapore agro, l’odore pungente dell’aceto e il modo in cui si forma servono come metafore della natura umana. Solo negli ultimi due proverbi si riconoscono le qualita` dell’aceto. f Vedi Miele, Vino. Per fare un buon aceto ci vuole un buon vino. Questa osservazione gastronomica ha di regola un uso metaforico: anche per essere malvagio occorrono doti. Anche deteriorandosi, o comunque mutando, le cose conservano le proprie caratteristiche primitive e di conseguenza, cambiando stato, non cambiano la loro natura profonda. Vedi anche Cattivo uovo, cattivo pollastro [C 1078]. 104
105
Buon vino fa buon aceto.
Da buon vino si fa buon aceto; da buon aceto non si fa buon vino. Arricchimento semantico dei precedenti: dal buono si fa agevolmente il cattivo, ma dal cattivo non si fa il buono. 106
107
Chi non e` stato buon vino non sara` buon aceto.
100 Chi si accusa non vuole assoluzione. La persona che confessa spontaneamente la propria colpa crede con questo gesto di esser gia` assolta. Guai in questo caso ad avere verso di lui parole di comprensione o, peggio, di perdono.
Chi non e` stato buon turco non e` buon cristiano. Per analogia. La fede sincera resta tale seguendo qualunque confessione.
ACERBO f Vedi Maturo, Sorba.
Non puo` esser buon cristiano chi non e` stato buon ebreo. Per analogia.
101 Puo` cascare l’acerbo come il maturo. Possono cadere a terra dalla pianta anche i frutti acerbi, non solo quelli maturi. Si usa come traslato: la morte puo` colpire il giovane come il vecchio. Vedi anche Muoiono piu`
Quando il vino manca nessuno pensa all’aceto. Anche se deriva dal vino, l’aceto non puo` sostituirlo, e quindi piuttosto che servirsi di una bevanda cattiva se ne fa a meno. Cosı` non
108
109
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
110
pag 72 - 04/07/2007
9 si ricorre a una persona cattiva, difficile o intrattabile anche quando se ne potrebbe avere bisogno. 111 Guardati dall’aceto di vin dolce. L’aceto ottenuto dal vino dolce e` piu` forte di quello fatto con vino comune. Usato metaforicamente: guardati dall’ira dell’uomo calmo, dalla rabbia dell’uomo paziente, dallo sdegno della persona buona.
Quanto il vino e` piu` dolce tanto fa aceto piu` forte. 113 Dal vin dolce si fa aceto forte. 114 Una botte d’aceto e` dura a morire. Perche´ ovviamente se ne fa un uso abbastanza limitato, soprattutto rispetto al vino. Uso solo metaforico: le cose sgradevoli hanno vita piu` lunga di quelle piacevoli, o cosı` sembra. 112
Una botte d’aceto non finisce mai. Un fiasco [bicchiere] d’aceto guasta una botte di vino. E` sufficiente una piccola quantita` cattiva per rovinarne una grande e buona; basta poco male per guastare un grande bene. Vedi Poco fiele fa amaro molto miele [F 776]. 115 116
117 Prima d’esser aceto fu vino. Riferito a chi prima di diventare malvagio, cattivo o malevolo fu una persona migliore. 118 Ogni aceto fu vino. Ogni persona trista ebbe qualche buona intenzione, comincio` bene prima di corrompersi. 119 Il vino migliore divenne aceto. Di cose promettenti che il tempo, invece di portare a migliorare, ha deteriorato. Consiglia, con tono scaramantico, di non lodare troppo persone o imprese che partono sotto i migliori auspici. 120 L’aceto gratis e` piu ` dolce del miele. Lo pensa l’avaro. In genere: cio` che si ottiene senza mettere mano al portafoglio, anche se di scarsa qualita`, e` preferito a quello che si deve pagare, anche se e` di qualita` superiore.
Aceto rubato e` piu` dolce del latte comprato. Quello di cui ci siamo appropriati senza pagarne il prezzo sembra avere piu` sapore di cio` che abbiamo ottenuto onestamente. Vedi anche Piu` proibito, piu` gradito, piu` appetito [P 2763]; Acqua rubata pare rosolio [R 1054]; Acqua rubata e` come malvasia [A 187]; I frutti proibiti sono i piu` dolci [F 1512]. 121
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
ACQUA
Olio, aceto, pepe e sale farebbe buono uno stivale. I quattro condimenti principali della cucina rustica sono capaci di dare sapore, rendere gradevole anche la vivanda piu` vile. 122
Con aceto, sale, pepe e olio e` buono anche il cerfoglio. Il cerfoglio e` un’erba simile al prezzemolo, usata come condimento; quindi e` buono vale: ci sta bene. Ma il proverbio puo` avere un altro significato, riferendosi all’uso di mangiare i tuberi del cerfoglio selvatico, di poco sapore, e quindi bisognosi dei quattro condimenti per essere appetibili. 123
ACHILLE Eroe e valoroso per eccellenza, conosciuto nel mondo popolare soprattutto attraverso i romanzi e i poemi cavallereschi. La lancia d’Achille (prima) feriva e poi risanava. Secondo una versione del mito la lancia d’Achille aveva una prodigiosa capacita`: soltanto essa poteva risanare le ferite che aveva inferto. E` un particolare noto al ciclo epico e a vari autori antichi, e quindi ai manuali di mitologia, ma non si trova in Omero. Il proverbio si usa, ormai raramente, a proposito di persone che prima offendono o fanno del male, e poi trasformano, per volonta` o per caso, gli insulti e i danni in un bene, oppure anche per eventi che dapprima dannosi si rivelano poi propizi. Viene usato anche in riferimento alle vicende dell’innamoramento, quando inizia con una ‘ferita’ che cerca cura nella corrispondenza del sentimento, vedi Le ferite d’amore le puo` sanare solo chi le ha fatte [A 829]. 124
Achille, con un ceffone n’ammazza mille. Toscano. Espressione infantile rivolta a chi fa lo smargiasso, a chi vanta esageratamente la prestanza fisica, oppure minaccia di picchiare, ecc. 125
ACQUA1 L’osservazione dell’acqua di fiumi e sorgenti, sia che scorra silenziosa, sia che ristagni, o che faccia muovere le macine dei mulini, ispira analogie con il comportamento degli esseri umani e richiama inoltre la ciclicita` del tempo e delle cose. Alcuni proverbi esaltano le qualita` terapeutiche dell’acqua in polemica con i bevitori di vino. Infine i pericoli dell’ac-
pag 73 - 04/07/2007
ACQUA
qua comparati a quelli del fuoco. Un solo proverbio parla dei benefici per le colture. Per acqua nel senso di ‘‘pioggia’’ vedi la voce seguente. f Vedi Affogare, Annegare, Bere, Brodo, Fontana, Fonte, Mare, Oca, Onda, Pozzo, Rana, Ranocchio, Riso, Ruscello, Sangue, Sete, Sorgente, Terra, Tevere, Trota, Vino. 126 L’acqua cheta rovina i ponti. L’acqua che scorre silenziosa ma apparentemente ferma, spesso, senza che appaia, erode il terreno del fondo, scalza gli argini e mina i piloni dei ponti. Vedi per analogia Il tarlo sta nascosto e fa danno [T 142]. Il proverbio ha valore soprattutto metaforico: sono dette acque chete le persone che, zitte zitte, vanno per la loro strada, perseguono i loro scopi non sempre onesti, celandosi dietro un’immagine di innocenza o ingenuita`. L’acqua cheta e` il titolo di una commedia in vernacolo fiorentino (1908), poi anche operetta, di Augusto Novelli (1867-1927). 127
L’acqua cheta i ponti sega.
Acqua cheta vermi mena. L’acqua in questo caso e` quella che sta ferma, ristagna nelle pozze, nelle zone paludose. Sotto un’apparenza innocua nasconde materia putrida che produce i vermi nelle viscere di chi la beve. Era uso una volta bere ai ruscelli, purche´ si trattasse di acqua corrente, che era ritenuta sana. 128
129 Acqua corrente non fa dolere il ventre. Reciproco del precedente. 130
10
.
Acqua che corre non porta veleno.
Acqua corrente bevi contento; acqua stagnante bevi tremante. Uno scongiuro dice: Acqua corrente che beve il serpente che manda Iddio ti voglio bere anch’io. 131
L’acqua muta [ferma] affoga il pescatore. Dove il fiume forma anse il pescatore deve evitare di entrare nell’acqua ferma: improvvisamente il terreno sprofonda e le correnti sotto la superficie trascinano a fondo. Nel traslato e` un consiglio a diffidare dell’apparenza tranquilla di cose che possono poi rivelarsi pericolose. 132
133
Non v’e` acqua piu` pericolosa di quella che dorme.
134
Acqua morta, non ci pescare.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
In senso proprio e metaforico, in quanto vi sono nascosti veleni o insidie. Acqua morta si dice di persona chiusa, taciturna, quindi in metafora: non frequentare persona che non parla, non dice nulla di se´. 135 Acqua morta fa la ruggine. Era una credenza diffusa che il ferro arrugginisse soprattutto stando nell’acqua ferma, dando ulteriore prova che essa e` impura, corrode e non deve essere bevuta. 136 L’acqua dove prende e dove porta. Chi abita vicino a un corso d’acqua ora perde, ora guadagna. L’improvvisa piena infatti porta via dai campi, frutti, legname, arnesi, oggetti vari che abbandona a valle per la gioia di chi li trova. Altro significato: la corrente di un fiume corrode la riva da una parte e porta terra dall’altra, poi fa il contrario, alterando i confini delle proprieta`. Non ha senso traslato. 137 L’acqua va dov’e` l’acqua. Per sapere dove finira` l’acqua corrente, basta guardare dove e` l’acqua ferma (mare, lago). Raramente in senso figurato: i soldi vanno ai soldi, la ricchezza a chi e` ricco, la miseria a chi e` povero, ecc. Vedi con significato vicino Piove sul bagnato [P 1856]. 138 L’acqua va [corre] (sempre) al mare. Questo, invece, rispetto al precedente, e` attestato quasi sempre in uso metaforico: le ricchezze, i beni, i denari corrono dove gia` ce ne sono tanti, seguendo, quasi come l’acqua, un’inclinazione naturale. Vedi con significato attinente Tutti i fiumi vanno al mare [F 1000]: Denari fanno denari [D 37]; Tutte le strade portano a Roma [R 865]; Ogni fontana trova il mare [M 680]; Ogni vicolo porta in piazza [V 714].
L’acqua va all’acqua e le pietre alla muriccia. La muriccia era il mucchio di sassi e pietre che i contadini avevano raccolto dal terreno lavorato e ammassato lungo il confine dei campi, dando loro una vaga forma di muretto. 139
140 Acqua passata non macina piu `. L’acqua che e` gia` passata nella gora non fa piu` girare le macine del mulino. Quanto appartiene al passato (ricchezza, onori, bellezza, gloria, potenza), al passato resta e non puo` incidere sul presente ne´ risolvere i problemi attuali; ricordare non conforta ne´ aiuta. Si puo` riferire anche a benefici ricevuti e dimenti-
pag 74 - 04/07/2007
11
.
cati. Vedi anche Lascia che i morti seppelliscano i morti [M 2070]; Il passato non ritorna [P 667]; Quel che e` stato e` stato [E190]. 141 Pesce fuggito non canta in padella. Per analogia. 142 Mais ou ` sont les neiges d’antan? Per analogia. ‘‘Dove sono le nevi d’un tempo?’’ suona un celebre verso di Franc¸ois Villon (1431-1463), che conclude le strofe della Ballade des dames du temps jadis, ripetuto, in contesto colto, anche come motto, col significato dei proverbi precedenti.
In cent’anni e cento mesi torna l’acqua [l’acqua torna] ai suoi paesi. Si osserva qui un altro aspetto dell’acqua, quello della ciclicita`, in apparente contrasto con quanto osservato in altri proverbi. Di uso metaforico: chi viaggia finira` col tempo a tornare al suo luogo d’origine; ma anche, in generale: tutto ritorna, magari dopo molto o moltissimo tempo, gli uomini, le cose, le idee, le mode, le usanze. Il proverbio e` riportato in conclusione di una breve novella del Sacchetti: ‘‘E cosı` rimase la cosa, rimanendo in questo quel proverbio che dice: In cento anni e ’n cento mesi torna l’acqua in suo’ paesi’’ (Trecentonovelle 163). Vedi anche Tutti i tempi tornano [T 324] ; Le montagne stan ferme e gli uomini camminano [M 1847]; Chi non muore si rivede [M 1930]; Ogni fontana trova il mare [M 680]; Tutti i fiumi vanno al mare [F 1000]; La luna di Bologna sta cent’anni e poi ritorna [B 713]. E` adattamento del seguente proverbio mediolatino: 143
ACQUA
Per analogia. 149 Tutto quello che e` stato puo` tornare. Per analogia. 150 La` dov’era l’acqua ritorna. A differenza dei precedenti non sembra riferirsi in maniera generica al ciclo temporale bensı` ad una legge misteriosa del tempo che restituirebbe al mare e alle acque, come se fossero loro, le zone un tempo sommerse. I contadini lo ripetevano infatti trovando nei campi le conchiglie fossili.
Acqua di cisterna ogni mal governa. L’acqua di pozzo era spesso richiesta nelle ricette della farmacopea tradizionale. A differenza dell’acqua stagnante all’aperto, l’acqua di cisterna era sana, ricambiata costantemente dalla vena del fondo, e oggetto di ogni attenzione e cura. Vi era inoltre l’uso comune di bere al mattino un bicchiere d’acqua di pozzo, nella convinzione che depurasse l’intestino. 151
Acqua di cisterna, olio di lucerna, ogni mal governa. Ampliamento del precedente. L’olio di lucerna (vedi Lucerna), che si prendeva in particolare dalle lampade votive delle chiese, era stimato medicamento ancor piu` prestigioso dell’acqua di cisterna. Circola anche senza la menzione dell’acqua: 152
Olio di lucerna ogni mal governa. Per analogia. 153
144
154 Acqua di gelsomini e` buona ai bambini. La tisana di gelsomino era usata per cacciare i vermi, gli ossiuri.
145
Acqua di ramerino al corpo del bambino. Antico farmaco pratico adoperato per lenire i dolori di pancia dei bambini.
Ad fontes redeunt longo post tempore limphae. ‘‘Dopo molto tempo le acque tornano alle loro fonti’’, esametro medievale anonimo. Ogni acqua ripassa dallo stesso mulino.
Dove si e` stati si puo` tornare. Per analogia. 146
Quel che e` stato sara`. Per analogia. Le cose ritorneranno a essere quello che sono. Riecheggia le parole dell’Ecclesiaste (1.9): ‘‘Cio` che e` stato e` quello che sara`’’. Vedi anche Anton Francesco Doni (I Marmi, Ragionamento 4): ‘‘Tutto quello che si scrive e` stato detto, e quello che s’immagina e` stato immaginato’’. 147
148
Quello che e` stato ritorna.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
155
Acqua di mattina buona medicina. Bere acqua a digiuno era consigliato, e tuttora lo e` da molti dietisti, come ottimo sistema depurativo. 156
157 L’acqua non fa ne´ bene ne´ male. Si dice a chi beve acqua, talvolta anche con ironia. 158
Con l’acqua non ci si ammala, non ci si ubriaca e non ci si indebita.
pag 75 - 04/07/2007
ACQUA
12
.
159 L’acqua si chiede e il vino si offre. Solo in casi particolari si offre da bere acqua: la si da` sempre se espressamente richiesta. Non si puo` chiedere il vino, che sarebbe sfacciataggine. Quindi: per educazione si chiede acqua e per cortesia si offre vino.
sua natura e` capace di assolvere i compiti che le sono propri, a prescindere dai meriti particolari o da qualita` piu` o meno evidenti.
L’acqua la beve chi non ha vino (ma non volentieri). Detto dei bevitori di un tempo. Chi lavorava manualmente usava bere vino, sempre previsto nei pasti degli operai non come gratificazione, ma come alimento. L’acqua al piu` veniva mischiata al vino. Per cui: l’acqua si beve solo per necessita`.
Acqua lontana non spegne [estingue] (il) fuoco (vicino). Gli aiuti non a portata di mano sono inutili. Si dice a chi cerca soccorsi impossibili o s’illude d’averli.
160
D’acqua chiara non ne vuole neanche il maiale. Cosı` i bevitori invitano a non bere l’acqua o deridono coloro che la bevono. I maiali vanno a rotolarsi negli acquitrini fangosi e di solito disdegnano le acque correnti e limpide dove raramente si abbeverano. 161
Acqua mia bella lodar ti devo: mi ci sciacquo i coglioni e non ti bevo. Frase dei bevitori di vino. Si dice che l’abbia pronunciata un buffone ubriacone, al quale il signore aveva ordinato di fare una lode dell’acqua. 162
Acqua, femmina e fuoco per tutto si fan loco. L’acqua, la donna e il fuoco sono dotati di una forza incoercibile e prendono campo, si fanno valere e soverchiano se non sono controllati. Vedi anche Da tre F bisogna star lontano: fuoco, fiume e femmina [F 1]. 163
164 Acqua e fuoco Dio gli dia loco. Propriamente e` uno scongiuro: Dio tenga l’acqua e il fuoco nei luoghi loro destinati. Infatti se ne escono fuori sono incontenibili.
L’acqua prende e lascia, il fuoco prende e distrugge. L’acqua, debordando fuori dagli argini, s’impadronisce delle cose, invade i luoghi, ma poi si ritira e restituisce quello che non ha distrutto; il fuoco invece distrugge tutto quello di cui s’impadronisce: e` quindi piu` distruttivo e pericoloso. 165
166 Ogni acqua spegne il fuoco. Non importa che l’acqua sia chiara, dolce o potabile per spegnere il fuoco. Ogni cosa per
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
167 Ogni fontana leva la sete. Per analogia. Per togliere la sete ogni bevanda e` buona, non si guarda la qualita`. 168
Chi col fuoco fa star l’acqua per forza, fa che questa svapora o quel si smorza. Due endecasillabi a rima baciata, di sapore letterario. Due cose incompatibili, costrette a stare insieme, si annullano vicendevolmente o si snaturano. Si riferisce soprattutto a persone di indole diversa che si vorrebbe far stare insieme. 169
Lascia che l’acqua scenda e il fumo salga. Lascia che le cose seguano il loro corso, non ti opporre alla tendenza della natura, ne´ a quelle volonta` che non puoi combattere. 170
171 Lascia che l’acqua vada per la china. Cioe` per la discesa, che segua il suo corso naturale. 172 Lascia che il mondo vada come vuole. Per analogia. Riferito alla vita sociale, alle mode, alla politica, alle tendenze. Vedi anche Bisogna prendere il mondo come viene [M 1801].
Non si getta via l’acqua sporca col bambino dentro. Anche modo di dire: gettare via l’acqua ecc. Tuttora molto usato, anche se l’uso di lavare i bambini nella tinozza, di cui poi si gettava via l’acqua, e` certo ormai dimenticato. Quando si getta via qualcosa che non serve, si deve fare attenzione che non vi sia insieme qualcosa di prezioso, d’importante o di utile. In un affare, in una trattativa non si deve tagliar corto precipitosamente, ma valutare con attenzione. 173
174 L’acqua torba non fa specchio. L’acqua torbida non riflette bene l’immagine. Non ci si deve misurare, specchiare in persone di cattiva condotta, ma nei migliori. Torbo, riferito a persona vale non chiaro, ambiguo, oppure di cattivo umore. 175
Chi vuole dell’acqua chiara vada alla fonte.
pag 76 - 04/07/2007
13
.
Chi vuole la verita` vada a cercarla da chi la sa, dall’interessato e non ascolti le chiacchiere che sono spesso false.
ACQUA
Nella miseria se il pane e` insufficiente (cioe` l’acqua e` la base e il pane l’aggiunta) la vita e` disperata; se invece il pane e` sufficiente e non c’e` altro, la vita non e` bella, ma possibile.
176 L’acqua fa l’orto. L’orto ha bisogno nei mesi estivi di essere annaffiato quotidianamente, altrimenti gli ortaggi non nascono, le piante seccano. Acqua: qui presenza di un ruscello, una sorgente, un pozzo. In senso lato: senza mezzi non si puo` concludere niente di buono.
Chi e` travolto dall’acqua s’attacca a ogni spino. Chi e` in serie difficolta` si rivolge dovunque possa sperare aiuto, anche dove vi sono poche speranze, esili forze.
Ognuno tira l’acqua al suo mulino. Molto diffuso anche come modo di dire, tirare l’acqua al proprio mulino: i mulini di un tempo si disponevano lungo fiumi e torrenti, dai quali prendevano l’acqua per muovere le macine, dirottandola nelle gore. In tempi di magra, di siccita`, ogni mugnaio, nottetempo, dirottava le acque dei mulini a monte del proprio, per poter macinare, dando luogo a un gioco senza fine. Ognuno piega le cose al proprio favore, cerca di fare il suo tornaconto, interpreta secondo il suo interesse, prende quanto piu` possibile. Vedi anche Ognuno porta paglia al suo pagliaio [P 179].
L’acqua e` poca e la papera non galleggia. Frase degli imbonitori da fiera. Dalla tradizione napoletana.
177
Erano tre fratelli e un cugino e ognun tirava l’acqua al suo mulino. Arricchimento del precedente: nemmeno la parentela piu` stretta fa sı` che uno non agisca per il proprio interesse. 178
179 Ogni prete loda le sue reliquie. Per analogia parziale. Le reliquie di santi una volta costituivano un’attrazione per la devozione dei fedeli, per le feste e i pellegrinaggi: avevano quindi il potere si rendere frequentata e famosa una chiesa. Di qui l’interesse del parroco nel lodarle. Ognuno quindi esalta i propri meriti, le cose che ha. Vedi anche Pazzo e` quel prete che biasima le sue reliquie [R 358]. 180 Ognuno loda il suo santo. Per analogia. Ognuno esalta il proprio capo, la propria idea, la parte alla quale aderisce.
Ognuno voga alla galeotta. Per analogia. Si dice vogare alla galeotta, remare tirando a se´ il remo, facendo quindi il gesto di prendere, di chi fa tutto mio. Ognuno quindi cerca di prendere per se´ il piu` possibile. 181
182
Acqua e pane, vita da cane; pane e acqua vita da gatta.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
183
184 Le acque son basse. Esclamazione di scoramento. La riserva d’acqua sta per esaurirsi o l’acqua e` troppo bassa per navigare, o anche per pescare. In senso lato: le possibilita` sono poche, manca il danaro. 185
186 Acqua in bocca! Con l’acqua in bocca non si puo` parlare. Ordine perentorio, di uso molto frequente, perche´ sia fatto assoluto silenzio su un certo argomento. Vi e` connesso un apologo popolare secondo il quale un confessore consiglio` a una penitente recidiva nel peccato della mormorazione di tenere continuamente in bocca dell’acqua presa da una bottiglia che le consegno` come miracolosa. 187 Acqua rubata e` come malvasia. E` buona come un pregiato vin dolce, la malvasia, in quanto ha il sapore del proibito. Cosı` anche la Bibbia: ‘‘Sono dolci le acque rubate e il pane mangiato di nascosto e` piu` gustoso’’ (Proverbi 9.17), parole peraltro messe in bocca alla follia. Vedi anche I baci rubati sono i migliori [B 34]; I frutti proibiti sono i piu` dolci [F 1512]; Piu` proibito, piu` gradito, piu` appetito [P 2753]; Le ciliegie rubate son piu` dolci [C 1581]; Il pane rubato ha piu` sapore [P 332].
ACQUA2 Nel senso di ‘‘pioggia’’. Quando e come deve cadere la pioggia per portare beneficio all’agricoltura; e la pioggia di maggio inoltre ha magici poteri. Per acqua come liquido o corrente vedi la voce precedente. f Vedi Aria, Brina, Cielo, Dio, Lampeggiare, Levante, Luna, Mulino, Nebbia, Neve, Nu-
pag 77 - 04/07/2007
ACQUA
14
.
vola, Pioggia, Piovere, Seminare, Sole, Tempo, Temporale, Terra, Tuonare, Tuono, Vento.
ficato metaforico: le prime disgrazie, i primi dolori, lutti sono quelli che fanno soffrire di piu`.
L’acqua di maggio inganna il villano: par che non piova e si bagna il gabbano. La pioggia di maggio cade leggera e sottile, per cui non ci si fa caso, ma in breve tempo infradicia. Traslato: le cose che si presentano in misura modesta, deboli, semplici, sono quelle che, con la continuita`, ingannano e provocano danni. Il gabbano era, specialmente in area toscana, la veste da lavoro usata da contadini e operai. Vedi anche Tre le cose che ingannano il villano: credenza, buon mercato e piover piano [T 938].
197 Acqua forte poco dura. Quando di una cosa c’e` piu` bisogno o non c’e` o non si trova o non e` a portata di mano. Sottolinea la disdetta, ovvero la malignita` con cui il caso complica o aggrava una situazione difficile.
188
189
Acqua minuta bagna e non e` creduta.
L’acqua che non piove resta in cielo per domani. Se piove molto e con violenza e` probabile che dopo la pioggia il tempo si rimetta; al contrario, la pioggia leggera non esaurisce le nuvole, e quindi il tempo restera` piovoso anche l’indomani. 198
Quando non viene acqua provvedi con la zappa. Se il periodo di aridita` si prolunga, occorre utilizzare ogni breve pioggia, anche la rugiada notturna, e questo si fa rompendo la crosta del terreno zappandolo, in modo che la terra aperta trattenga e faccia penetrare a fondo l’acqua che diversamente scivolerebbe via. 199
Piove dolcemente piove veramente. Per analogia. Il grande temporale con acqua scrosciante non e` gradito ai contadini: l’acqua corre via senza penetrare nel terreno e la campagna rimane di fatto arida. La vera pioggia e` quella che scende leggera, poca e per molto tempo. 190
Quando l’acqua sale dalla valle mena le bestie nelle stalle. Proverbio di chi abita sulle pendici dei monti: se le nuvole salgono dalla valle e` indizio di cattivo tempo prolungato, per cui e` bene riportare al riparo gli animali dal pascolo. Diversamente se le nuvole scendono dal monte. 200
Pioggia cheta passa la terra e la veste. Per analogia. La pioggia non forte e continua penetra nel terreno e negli abiti; a differenza di quella violenta e breve che dilava e fugge. 191
192 Acqua fina bagna e non canta. Non fa rumore, ma innaffia a dovere.
L’acqua di maggio fa diventar belle le donne. L’organismo, rinnovato dalla primavera, si presenta nella sua forma migliore, fuori dai panni pesanti della brutta stagione. 201
Pioggia minuta fa cantar le fonti. Per analogia. Rifornisce i le sorgenti penetrando in profondita` nel terreno. 193
194 Pioggia fina fa correre i fossi. Per analogia. L’acquazzone si disperde, mentre la pioggia continua e lenta riattiva le fonti e il sistema dei fossi che irrigano i campi. 195 Acqua fina, acqua per le lumache. Le lumache e le chiocciole escono quando piove piano piano. Per quanto si e` detto questa e` la garanzia che l’umidita` del terreno si prolunghi, condizione essenziale per gli spostamenti di lumache e chiocciole. 196 La prima acqua e` quella che bagna. Frase scherzosa per sopportare rassegnatamente la pioggia allorche´ uno e` gia` bagnato: da fradici non ci si bagna piu`. Ha anche signi-
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
L’acqua di maggio sbianca la tela e fa belle le donne. Era uso sbiancare la tela che le donne tessevano nei telai casalinghi esponendola di notte alla rugiada primaverile, nel presupposto che avesse poteri sbiancanti. 202
203 Acqua di giugno rovina il mugnaio. Se il tempo e` piovoso il grano non matura bene e i chicchi si raggrinzano diventando ‘tutta buccia’, aumentera` cosı` la percentuale della crusca a spese della farina. Nel tradizionale sistema di pagamento per la macinazione, che consisteva nel cedere al mulino una parte del prodotto (compenso detto mulenda), chi ci
pag 78 - 04/07/2007
15
.
ACQUISTO
rimetteva, quasi senza accorgersene, era il mugnaio, che aveva nel suo compenso piu` crusca (di poco valore) che farina.
a niente. Vedi anche Chi piu` spende meno spende [S 1791]; Acquisto caro, buon acquisto [A 215]; Acquisto caro, buon risparmio [A 216].
Acqua di giugno rovina il mondo [tutto]. Rovinando il raccolto del grano, la pioggia faceva mancare il pane a molta gente.
Chi da avaro acquista prende cattiva merce. L’avaro cerca di spendere meno possibile, comprando quindi merce di scarso valore.
Un’ora d’acqua caccia un anno di carestia. Una pioggia anche breve durante il periodo estivo puo` consentire alle piante coltivate di sopravvivere e quindi fruttificare senza soccombere per la siccita`.
Chi acquista senza bisogno paga sempre caro. Chi compra qualcosa che non ha per lui un’utilita` immediata, puo` ascrivere la spesa come pura perdita, un cifra investita senza dare frutto.
204
205
ACQUATO / ACQUERELLO L’acquato, detto anche acquerello, era una bevanda che si otteneva gettando nella vinaccia tanta acqua da riempire quasi il recipiente (botte o piccolo tino). Facendola rifermentare, ne derivava un liquido leggero, dissetante che i contadini usavano al posto del vino durante la stagione fredda, dato che con i primi caldi tendeva a ‘inforzarsi’, cioe` prendere sapore d’aceto. L’acquato era odiato dai bevitori, che lo chiamavano ‘sciacquatura di botte’. f Vedi Mezzone, Vino. Il vino e` vino e l’acquato e` acquato. Le cose hanno tra loro le indiscutibili differenze. E` inutile gabellare l’acquerello per vino, o sostenere addirittura che e` migliore. 206
ACQUISTARE L’arte del comprare. Negli ultimi due proverbi il verbo assume il significato di ‘‘entrare in possesso, ottenere’’. f Vedi Comprare, Vendere. 207 Chi acquista non fa per amicizia. Chi compra fa un affare e pensa esclusivamente al proprio interesse. Mette in guardia da chi dice di comprare una cosa per venire incontro a un bisogno d’un amico, affermando che non ha interesse, che ci rimette, ecc.
Meglio non acquistare che perdere. In un affare incerto e` meglio non rischiare: non ottenere profitto dispiace, ma e` molto piu` amaro perdere il proprio capitale. 208
Meglio acquistar caro che aver niente a buon mercato. Meglio pagare cara una merce buona che averne a poco prezzo una cattiva, che equivale 209
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
210
211
212 Chi mal acquista presto disperde. Qui acquistare ha senso di venire in possesso. Chi si impadronisce di ricchezze con mezzi illeciti, facilmente e in breve tempo dilapida la sua fortuna.
L’arte di conservare e` piu` difficile di quella d’acquistare. La ricchezza puo` arrivare improvvisamente, per un colpo di destrezza o di fortuna. Piu` difficile e` conservarla, preservarla dagli ingannatori, investirla oculatamente e farla fruttare. 213
ACQUISTO f Vedi Comprare, Vendere. Acquisto risparmiato, denaro guadagnato. Il principio basilare dell’economia statica quale era quella antica era che la base del guadagno fosse il risparmio. Quindi non acquistare era di per se´ guadagnare. 214
215 Acquisto caro, buon acquisto. Dovendo fare un acquisto e` preferibile scegliere la merce migliore, e quindi piu` costosa, che dia garanzia di efficienza e di durata. Vedi anche Meglio acquistar caro che aver niente a buon mercato [A 209]; Chi piu` spende meno spende [S 1791]. 216
Acquisto caro, buon risparmio.
Acquisto a buon mercato e` spesso caro. Reciproco del precedente. La merce scadente costringe a ricomprarne altra buona. 217
Acquisto a buon mercato, pensaci due volte. La merce a buon mercato di solito nasconde qualche difetto, altrimenti manterrebbe il suo valore. 218
pag 79 - 04/07/2007
ADAGIO
16
.
Meglio un brutto acquisto che una bella vendita. Vendere un bene non rende di solito tanto che sia sufficiente in seguito a riacquistarlo: la vendita comporta di solito una perdita (si pensa soprattutto a beni immobili, terreni o oggetti di lunga durata). L’acquisto non ha questo rischio e un bene nuovo e` comunque un piacere, l’acquisizione di una cosa desiderata. Vedi anche Meglio un brutto comprare che un bel vendere [V 337]. 219
ADAGIO Il termine proviene da ad agio ‘‘con comodita`’’, e` un avvertimento ad agire senza fretta, con attenzione, unico modo per non perdere tempo. f Vedi Piano. 220 Adagio, disse Biagio. Avvertimento scherzoso e comunissimo. Si dice per invitare a far piano, a procedere con precauzione. Anche: Adagio, Biagio. Tra le varie ipotesi sull’origine del proverbio la piu` probabile pare essere quella che si ricava da una vecchia forma di proverbio rilevato a Firenze dalla tradizione orale: Per la santa Candelora dell’inverno semo fora; ma: Adagio, disse Biagio. La Candelora (vedi la voce) e` il giorno dei pronostici e cade il 2 febbraio, ma aveva forse un certo valore anche il giorno seguente che e` appunto san Biagio. Diversa, ma meno convincente, la spiegazione che ne danno le Note al Malmantile, poema giocoso di Perlone Zipoli (Lorenzo Lippi), pubblicato nel 1679: ‘‘Ci e` una favola notissima d’un contadino nominato Biagio, il quale, perche´ non gli fossero rubati i suoi fichi, se ne stava tutta la notte a far loro la guardia; onde alcuni giovanotti, per levarlo da tal guardia, e poter a lor gusto co`rre i fichi, fintisi demoni, una notte s’accostarono al capannetto di Biagio, mentr’era dentro e discorrendo fra loro di portar via la gente, ciascuno narrava le sue bravure: ed uno di costoro disse ad alta voce: Se vogliamo fare un’opera buona, entriamo nella capanna e portiamo via Biagio. Biagio, cio` udito, scappo` dal capannetto tutto pieno di paura gridando: Adagio, adagio. E di qui puo` forse aver origine il presente dettato Adagio Biagio o Adagio, disse Biagio’’. Probabilmente tutto e` partito dalla rima, come dimostrano alcune varianti dialettali, tipo il campano A passo a passo,
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
diceva Gradasso, e il ligure Fanni come dixeiva prae Giaxo: quando t’e` fuˆga vanni adaxo. Adagio, disse Biagio, che le scale son di vetro! E` un esempio di abbinamento di due diversi modi di dire, come in questi versi del Belli (Sonetti, 84): ‘‘Ch’ede` sta furia? Adacio Biacio: Roma / mica se frabbico` tutt’in un botto’’. 221
222 Adagio, barbiere, che l’acqua scotta. Invito a procedere lentamente nella rasatura. L’acqua calda si usa per sciogliere il sapone da barba. Un tempo anche i poveri si radevano dal barbiere. Era uso farlo due volte la settimana: il giovedı` e il sabato, e in occasione delle feste, alla vigilia. 223 Adagio [pian] a’ mali passi. Cautela nei passaggi difficili della strada. 224 Largo alle cantonate. Per analogia. Consiglio rivolto ai cocchieri, ai carrettieri che, girando troppo stretto ai cantoni, rischiavano di spaccare le ruote o i mozzi. Metaforicamente si dice di una cosa pericolosa, da cui bisogna tenersi alla larga, oppure delle cantonate nel senso di ‘‘abbagli, fissazioni, partiti presi, impuntature’’. 225 Piano alle curve. Per analogia. Nelle strade anche per le cavalcature le curve erano i tratti piu` pericolosi. Vedi anche Piano, che le scale son di vetro [V 647]. 226 Piano, merlo, che la fratta e` poca. Per analogia. La macchia e` piccola e il merlo deve stare ben riparato per non essere visto e preso. Si dice a chi si trova a un rischio. 227 Chi fa adagio fa prima. La fretta fa sbagliare, quindi fa perdere tempo. Vedi anche La fretta e` zoppa [F 1401].
ADAMO Un richiamo all’uguaglianza degli uomini e il ricordo tra il rassegnato e lo scherzoso dell’errore del nostro progenitore. f Vedi Mela. 228 Siamo tutti figli (del seme) d’Adamo. Siamo tutti della stessa pasta, della stessa natura, tutti uomini, al di la` delle distinzioni di censo, potere, fortuna. 229
Siamo tutti parenti per parte d’Adamo.
pag 80 - 04/07/2007
17
.
La frase, come quella precedente, puo` derivare dal Vangelo: ‘‘Siamo tali sia perche´ figli dello stesso Padre celeste e sia perche´ tutti discendiamo da Adamo ed Eva’’ (Matteo 23.8). 230
Tutti siamo figli di Adamo ed Eva.
231 Siamo tutti d’una pasta. Per analogia. Non c’e` differenza sostanziale tra gli uomini, come tra le pagnotte fatte dello stesso impasto. 232 Siamo tutti d’un pelo e d’una lana. Per analogia. 233 Siamo tutti fratelli. Per analogia. Si dice per invitare alla comprensione e al perdono. Frase evangelica.
Tutti siamo figli di Adamo e Eva, ma chi veste di canapa e chi di seta. Come i precedenti ma con l’aggiunta di una osservazione socio-economica: e` vero che siamo tutti uguali, ma le differenze di ricchezza e potere sussistono e gli uomini le fanno sentire. 234
Quando Adamo zappava ed Eva filava, dov’era il nobile? La nobilta` fondata sugli antenati, portata alle estreme conseguenze diviene un assurdo, poiche´ tutti deriviamo dallo stesso ceppo. Argomento contro chi vanta vanamente la propria nobilta`. Di origine francese. Vedi anche Ogni nobilta` viene dalla zappa [Z 15]. 235
Adamo s’ebbe il pomo e noi la penitenza. Adamo si levo` una voglia e fece scontare la pena ai discendenti. Frase consolatoria per chi si lamenta che la vita e` dura e difficile. 236
237 Adamo per una mela perse l’orto. Scherzo sul fatto che il paradiso era un giardino, latino hortus. Adamo non fece un buon affare. Esempio di come per poco si possa perdere molto. 238
Adamo per il pomo perse il giardino.
239 Adamo si salvo`, ma in culo l’ebbe. Romanesco. Infatti Adamo fu punito da Dio per il peccato originale con la perdita del Paradiso: poteva anche andargli peggio, ma non fu certo contento di come si venne a trovare. Indica la condizione poco allegra di chi per salvarsi da una grande sventura ci rimette qualcosa di serio che gli compromette
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
ADIRARSI
la vita o il benessere, per cui non sa se essere triste o contento e ripete: ‘‘Per fortuna non e` andata peggio!’’. ADDIO Come formula di saluto. 240 Addio lo disse il nonno quando morı`. Non e` una vera e propria facezia proverbiale, anche se ne ha, in certo modo, la forma. Si dice a chi saluta dicendo Addio! Si preferisce infatti salutarsi con Arrivederci! che indica l’intenzione di rivedersi presto. Tuttavia si usa comunemente salutare anche con Addio!, senza tener conto che cio` significa pensare di rivedersi solo in paradiso. 241
Addio si dice a chi muore.
ADDORMENTARSI 242 Chi s’addormenta non sa se si sveglia. Sottolinea la precarieta` della vita. Con ironia si ripete accennando al fatto che i piu` muoiono a letto, per cui andare a letto sarebbe andare in un luogo pericoloso.
ADIRARSI 243 Chi tosto s’adira, tosto si placa. Come i temporali improvvisi e forti, l’accesso violento d’ira non dura molto e coloro che ne sono soggetti sono anche inclini a calmarsi presto. 244 Acqua presto calda, presto fredda. Per analogia. L’acqua, con la stessa velocita` con cui si scalda, si raffredda: cosı` l’ira.
Chi s’adira apre la bocca e chiude gli occhi. Parla senza riflettere e non ci vede piu` dalla rabbia. 245
246 Non t’adirare a tuo danno. A volte, accecati dall’ira, si rompono rapporti di amicizia, di buon vicinato, si compromettono affari e progetti senza pensare al danno che ne deriva ne´ al fatto che le persone contro cui ci siamo adirati si sentiranno svincolati da obblighi e promesse. 247 Chi s’adira ha torto. Colui che e` portato ad adirarsi e` spesso convinto d’aver comunque ragione, credendo piu` a se stesso che alla possibilita` di comprendere la verita` attraverso il confronto e il ragionamento. In questo senso ha a priori torto. Op-
pag 81 - 04/07/2007
ADULARE
18
.
pure anche: lo scoppio d’ira e` spia psicologica di insicurezza, segno del fatto che uno sa di avere in realta` torto. 248 Chi s’adira non si vendica. Chi mostra lo sdegno mette in guardia l’avversario, il quale potra` prendere opportune contromisure. Perde cosı` ogni occasione di vendetta, la quale si dice per questo che va mangiata fredda (vedi Vendetta). In generale: chi esterna lo sdegno mostra che non vuol vendicarsi, ma solo protestare, e quindi e` meno pericoloso di chi finge di acconsentire.
ADULARE f Vedi Lodare. 249 Chi ti adula ti tradisce. L’adulazione, la lode ingiustificata mostrano che una persona cerca di ottenere la piena fiducia del destinatario di tali attenzioni, con l’evidente fine di servirsene per i propri scopi. Vedi Chi ti loda in presenza ti biasima in assenza [L 841].
ADULATORE La vita dell’adulatore poco tempo resta in fiore. Presto appare la ragione delle eccessive lodi rivolte alla persona adulata, ragioni di solito poco oneste e lodevoli. 250
Adulatori e parassiti sono come i pidocchi. Sia gli uni che gli altri vivono alle spalle della persona che prendono come oggetto delle loro attenzioni; ovvero cercano di sfruttarla quanto piu` possono, senza dare in cambio che la loro presenza sgradevole. 251
profanum. / Parce mero, coenato parum ‘‘Se vuoi vivere sano, evita le preoccupazioni, considera l’ira dannosa, bevi poco vino, mangia sobriamente’’. Tutta la precettistica sanitaria antica si fonda su questi due cardini. Vedi anche Mente lieta, vita quieta e moderata dieta [D 335]. AFFARI Un decalogo per concludere affari senza pentirsene. 253 Gli affari sono affari. Estremamente vivo e diffuso. Gli affari hanno la loro logica nella quale non hanno peso sentimenti come amicizia, compassione, generosita`. Dal mondo anglosassone, tanto che in Italia e` diffusissimo anche nella forma originale inglese: 254 Business is business. ‘‘Gli affari sono affari’’. Attestato dal 1797 (cfr. G. Colmann, Heir at Law III). 255 Negli affari non si conosce amico. Il proverbio sconsiglia non solo rapporti di compravendita con condizioni favorevoli agli amici (‘‘a buon rendere’’), ma soprattutto affari fondati sulla fiducia proveniente dall’amicizia, contratti senza clausole precise alle quali dovrebbe ovviare il rapporto amichevole. 256 La bottega non conosce amicizia. Per analogia.
Negli affari ci vogliono tre C: cominciare, continuare e concludere. Il precetto raccomanda l’iniziativa, la costanza, la concretezza. 257
Prima gli affari propri e poi quelli degli altri. Nelle questioni di soldi i pentimenti, i sospetti, i malintesi sono frequenti, per cui occorre seguire sempre i principi del proprio interesse mettendo quello al primo posto, poiche´, ad affare concluso, ognuno tiene quello che ha ottenuto e non giova recriminare. 258
AFFAMATO f Vedi Fame. AFFANNO Nel significato di ‘‘ansia, pena, assillo’’ e anche di ‘‘fatica’’. Poco cibo e niente affanno sanita` di corpo fanno [danno]. La moderazione nel mangiare e la mancanza di preoccupazioni sono i presupposti della salute. Echeggia i primi versi (1-4) dei precetti della Scuola salernitana, testo fondamentale della medicina medievale: Si vis vivere sanum / curas tolle graves, irasci crede 252
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Il migliore affare e` sempre quello che non si combina. Perche´ e` quello che sempre si rimpiange e che non ha dato alcuna delusione, come invece fanno tutti quelli realmente portati a termine. 259
260
Negli affari e` come al gioco della dama: perde chi pensa solo alle proprie mosse.
pag 82 - 04/07/2007
19
.
AFRICA
E` un errore dei principianti, sia nel gioco, sia nei rapporti economici, guardare solo le proprie azioni, senza immaginare anche le mosse, le risposte della controparte.
Chi si trova nel pericolo estremo e nella necessita` non riflette se quello che fa sia utile o inutile: agisce istintivamente.
AFFERMARE f Vedi Negare.
Chi affoga s’attaccherebbe alle funi [ai rasoi] del cielo. Chi e` in grave difficolta` ricorre a qualunque cosa che lo possa aiutare al di la` di ogni ragionevole speranza. 266
AFFITTARE 261 Chi affitta, sfitta. Ferdinando Paoletti nelle Opere agrarie (1789) spiega questo proverbio dicendo che chi da` in affitto i propri poderi li manda in rovina. A differenza della mezzadria, nella quale il contadino ha interesse alla cura e alla manutenzione del podere, nell’affitto l’affittuario cerca di sfruttarlo quanto piu` possibile, incurante di provocarne l’esaurimento. Per cui sfittare qui e` una creazione linguistica che si richiama a sconfittare, ossia sconquassare, rovinare. Cfr. Tommaseo - Bellini, Dizionario e Battaglia, GDLI alla voce affittare. Ancora usato genericamente per dire che non e` conveniente dare qualcosa in affitto.
Chi affitta il suo podere al vicino aspetti danno, lite o mal mattino. Col vicino esiste un rapporto familiare o confidenziale che comporta il continuo consigliare, riprendere, proibire, imporre la propria volonta` su una cosa che il proprietario continua a sentire come sua. Con chi invece e` estraneo questo avviene in misura minore. 262
AFFITTO 263 Cavalli d’affitto fan corte miglia. I cavalli che un tempo si davano a noleggio erano di solito animali vecchi e sfiancati, dato che non si mettevano buoni cavalli nelle mani di sconosciuti che avrebbero potuto rovinarli. Di conseguenza il rendimento di tali animali era limitato, potevano essere usati per servizi di poca fatica, distanza, importanza. Corte miglia sta per ‘‘poche miglia’’. 264 Affitti e interessi corrono sempre. Qualunque sia l’uso che l’affittuario ne fa, qualunque sia l’investimento della somma ricevuta in prestito, il canone dell’affitto, cosı` come l’interesse corrono ogni giorno.
AFFOGARE f Vedi Bere, Annegare. 265
Chi affoga grida anche se non e` sentito.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
267 A chi affoga non servono consigli. Colui che si trova in pericolo di vita non ha voglia ne´ tempo d’ascoltare chiacchiere su quello che dovrebbe fare.
Chi vuole affogare il proprio cane una scusa la trova. Colui che vuol fare una cosa ingiusta trova facilmente una ragione che lo giustifichi. Vedi anche Chi il suo cane vuole ammazzare qualche scusa deve pigliare [C 409]. 268
269 Troppa acqua affoga il mugnaio. Guastare una cosa esagerando. La quantita` eccessiva, anche di roba buona desiderata, finisce per essere nociva. Affogare il mugnaio significa metaforicamente mettere troppa acqua nella farina per fare la polenta o esagerare nella quantita` d’acqua per altro impasto e di conseguenza: fare la polenta lunga, ecc. Vedi Il troppo stroppia [T 1023]. 270 Ne affogan piu ` nel vino che nell’acqua. Muoiono piu` persone per l’alcol che annegate. Affogare nel senso di ‘‘perdersi in una quantita` eccessiva’’.
AFRICA 271 Se Africa pianse, Italia non rise. E` un verso del Petrarca (Trionfo d’amore 2.83), appena modificato (il testo dice infatti ‘‘Se Africa pianse, Italia non ne rise’’, parole di Sofonisba con cui si congeda dal poeta, nella visione, dopo la rievocazione del suo sventurato amore e il suo suicidio per non cadere in mano dei Romani). Si usa per dire che se uno dei contendenti ha subı`to una sconfitta, l’altro, pur vincendo, non si trova in una condizione migliore per le eccessive perdite o altre ragioni; cioe`, come i due successivi proverbi, anch’essi di tradizione colta, e` usato in caso di cosidetta ‘vittoria di Pirro’. 272
Se Messene piange, Sparta non ride.
pag 83 - 04/07/2007
AGATA
20
.
Calco, divenuto anch’esso proverbiale, del verso petrarchesco precedente (di cui e` sinonimo), fatto dal Monti (Aristodemo, atto II, scena VII). 273 Se Roma piange, Cartagine non ride. Per analogia. Allusivo alle celebri vicende della seconda guerra punica (218-201 a.C.), che vide Roma in serio pericolo.
Dall’Africa viene sempre qualcosa di nuovo. Presenta sempre novita` strane, inconsuete o incredibili. Espressione dotta che riprende quella latina: 274
275 Ex Africa semper aliquid novi. ‘‘Dall’Africa sempre qualcosa di nuovo’’, formulazione medievale, insieme a Quid novi ex Africa?, che deriva da adattamento di Plinio, Storia naturale 8.17, dove, a proposito del fatto che in Africa nascerebbero molti animali strani dall’unione di maschi e femmine di specie diverse, si osserva: Unde etiam vulgare Graeciae dictum semper aliquid novi Africam adferre ‘‘Da cio` deriva anche quel proverbio greco secondo cui l’Africa genera sempre qualcosa di nuovo’’. Il proverbio greco a cui Plinio fa riferimento diceva propriamente ‘‘la Libia porta sempre qualcosa di nuovo’’. Di uso dotto, queste espressioni si usano o per esprimere incredulita` dinanzi a racconti di cose poco verisimili, specie se ripetuti da persone aduse a dirle, oppure per indicare attesa di inconvenienti e guai, che sono sempre pronti nella vita.
AGATA Agata, fanciulla nobile di Catania, destinata a sposare il console romano Quinziano, rifiuto` le nozze per seguire Cristo. Quinziano ricorse a torture efferate, tra cui l’asportazione del seno, piu` frequente suo motivo iconografico. Morı` intorno all’anno 250. Poco dopo salvo` miracolosamente Catania da una grande eruzione dell’Etna. Protegge dal fuoco, dalle eruzioni vulcaniche e dai terremoti. E` patrona dei fabbricanti di campane, operai di altiforni e lavoranti delle fornaci. Per questo si rappresenta anche con una candela accesa, o con una torcia, presso una casa in fiamme. Collegata al suo supplizio e` la protezione delle balie, delle donne che allattano e delle malattie di petto. Figura probabilmente storica, sia pure avvolta nella leggenda, si trova dal V sec. nel canone della Messa, e la riforma del 1969 non l’ha
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
esclusa dal calendario liturgico ufficiale. La sua festa (5 febbraio) si allaccia per molti aspetti a quella della Purificazione, la Candelora (vedi la voce): la Vergine della Purificazione e sant’Agata avvertono che la vita riappare sulla terra: le giornate sono allungate e il contadino gia` vede il muoversi segreto della vegetazione. Per sant’Agata la terra rifiata la merenda e` ritrovata. Durante l’inverno la terra appare come addormentata, chiusa dal gelo, spoglia, ma al suo interno si svolge tutto il segreto lavorio delle gemme e dei semi, tanto che nelle prime giornate di febbraio sembra riprendere respiro (rifiata), mandando i primi segni di vita. E con la buona stagione ritornera` l’abitudine delle merende. Propriamente sarebbe: Per santa Gata, la terra rifiata, mettendo perfettamente d’accordo la rima. In area toscana e` presente la forma Gata, che si origina dal diminutivo Agatina, quindi per sottrazione Gatina, quindi accorciato in Gata, cosı` come ` ngiola attraverso Angiolina), CaAngio`la (A ro`la (Ca`rola attraverso Carolina). 276
277 Per sant’Agata l’oca fa l’uovo. Proverbio segnatempo per indicare che l’oca comincia a deporre le uova per la nuova cova piu` tardi della gallina che inizia in pieno gennaio. Naturalmente la data indica il periodo, non il giorno preciso.
AGGIUSTARE Se non c’e` chi guasta non c’e` chi aggiusta. Chi vive facendo riparazioni ha bisogno che vi siano cose da riparare. Il detto era tipico degli artigiani, allorche´ i clienti si presentavano lamentandosi che si era rotto qualcosa. Allude velatamente anche a una segreta provvidenzialita` del mondo. 278
279 Sant’Aggiusta prega santa Guasta. Le due sante sono immaginarie, creazioni linguistiche popolari, come altre: san Rimedia, san Musone, ecc.
Anche chi aggiusta [il vetraio, il fabbro, ecc.] deve lavorare. Si dice quando si rompe qualcosa. 280
AGLIAIO E` la terra dell’orto piantata ad agli.
pag 84 - 04/07/2007
21 Chi vuole un buon agliaio lo ponga di gennaio. Proverbio segnatempo per l’orto. Consiglia di seminare l’aglio gia` durante il pieno freddo. Si usava metterlo in zone riparate o in cassette, per poi trapiantarlo quando gli steli erano alti circa un palmo. 281
Chi vuol far bell’agliato in gennaio sia gia` nato. Le continue variazioni sul tempo della semina di questa pianta avvengono perche´ l’aglio e` pianta robusta che viene con qualunque stagione: autunnale, invernale, primaverile. Occorre pero` stimolare la pianta perche´ puo` impiegare anche due anni a raggiungere il pieno sviluppo e ognuno ha i suoi sistemi. 282
Chi vuole un bell’aglione lo metta a san Simone. L’aglio si semina anche in autunno (san Simone si festeggia il 28 ottobre), ma se il tempo della semina e` vario, per la raccolta si indica generalmente la fine di giugno, vedi Per san Giovanni si svellono le cipolle e gli agli [A 285]. 283
AGLIO Condimento base nella cucina rustica, viene ricordato sia per le sue virtu` medicamentose sia per il sapore e per l’odore persistente, con le conseguenti analogie. f Vedi Agliaio, Cipolla Quando senti la botte al maglio va’ nell’orto e semina l’aglio. Consiglia di seminare l’aglio molto per tempo, addirittura in settembre. Cioe` nel periodo in cui si preparano le botti per la prossima vendemmia e queste, vuote, risuonano ai colpi del maglio usato per ristringerne i cerchi. 284
Per san Giovanni si svellono le cipolle e gli agli. E` ancora uso raccogliere l’aglio nel periodo in cui cade la festa di san Giovanni (24 giugno): in alcune localita` come nel bolognese in questo giorno si svolge il mercato di agli e cipolle. 285
Chi non compra l’aglio per san Giovanni e` poveretto tutto l’anno. Si diceva che, comprando gli agli in questo giorno (24 giugno), si teneva lontana la miseria. L’uso deve essere antichissimo, se gia` Columella (I sec. d.C.) scrive: ‘‘Ma quando 286
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
AGLIO
biondeggiano nei campi le spighe mature del grano... / aglio allora e cipolle, papavero acceso ed aneto / unite, e ancor verdeggianti i mazzi intrecciati vendete, / poi, vendute le merci, cantando le lodi solenni / di ForteFortuna [questa festa della Fortuna si celebrava il 23 giugno sul Tevere] tornate ai vostri giocondi giardini...’’ (De re rustica 10.311 sgg.). 287 Il mortaio sa sempre d’aglio. Il mortaio era usato in cucina per pestare vari ingredienti: pepe, noci, sale, ecc. Soprattutto vi si facevano impasti nei quali compariva sempre l’aglio, del cui odore s’impregnava. Uso metaforico: chi vive in un determinato ambiente, a contatto con le stesse persone diviene simile alle persone che frequenta. Chi ha contratto da tempo un vizio non lo perde mai completamente.
Tanto se ne sa a mangiare uno spicchio che un capo d’aglio. Per odorare d’aglio basta mangiarne uno spicchio, cosı` per conoscere una cosa non importa verificarla tutta, basta spesso un saggio. Il proverbio gioca sul doppio significato di se ne sa: quello di conoscere e quello di avere sapore e odore. 288
Tanto puzza uno spicchio che una resta d’agli. Tanto si e` peccatori per aver commesso una colpa che cento. 289
290 L’aglio e` la spezieria dei contadini. L’aglio da` sapore alle vivande di scarso valore, arricchisce le pietanze povere, nasconde i cattivi sapori ed e` quindi impiegato in molti piatti della cucina contadina. 291 L’aglio e` la farmacia dei contadini. L’aglio ha davvero molti principi medicamentosi e piu` gliene conferiva la medicina popolare. Era impiegato contro i bachi (ossiuri), le contusioni, la tosse facendosene estratti e cataplasmi. Era anche antidoto contro veleni e disinfettante. 292 Chi mangia aglio campa gli anni di Noe`. Per le proprieta` antisettiche mangiare aglio era un preventivo contro le malattie contagiose. Lo si usava (e lo si usa ancora) per regolare la pressione e lo si riteneva capace di tenere lontane le malattie in genere. Si dice che il patriarca biblico Noe` visse 950 anni. Vedi anche Chi mangia aloe` campa gli anni di Noe` [A 491].
pag 85 - 04/07/2007
AGNELLO
22
.
293 L’aglio fa alzare il battaglio. L’aglio e` ritenuto anche un eccitante e un afrodisiaco. Il battaglio, o batocchio, e` la parte mobile appesa dentro la campana di forma vagamente fallica.
Se hai male alla panza mangia aglio in abbondanza; se hai male alla testa aggiungi aglio alla minestra. Il proverbio segue i consigli della Scuola salernitana. 294
Chi vuol morire mangi l’aglio e vada a dormire. L’aglio, mangiato in abbondanza, e` molto indigesto e il sonno non ne facilita lo smaltimento. 295
Per analogia. E` la versione italianizzata di un proverbio di area campana diffuso in tutta l’area meridionale ’A sciorta d’ ’o piecore: nasce cornuto e more scannato. Piu` sfortunato dell’agnello che muore castrato, becco o scannato. 303 Muoiono piu ` agnelli che pecore. Si usa per indicare che la morte non segue la regola dell’eta`: per le guerre e altri incidenti sono molti i giovani che muoiono. Vedi anche Puo` cascare l’acerbo come il maturo [A 101]; I giovani possono morire presto, ma i vecchi non possono campare molto [G 641]. 302
Al macello vanno piu` capretti che vecchi becchi. Per analogia. 304
Ti sapra` d’aglio. Avrai modo di pentirtene. Quando uno fa qualcosa che gli portera` danno. L’aglio lascia a lungo e fortemente amara la bocca.
Muoiono piu` agnelli a Pasqua che pecore in tutto l’anno. Riferito in particolare alla guerra dove muoiono soprattutto i giovani.
T’alleghera` i denti. Per analogia. Qualcosa, un’azione ti risultera` come una sostanza agra.
L’agnello e` sgozzato e la pecora pasce. Ai macelli van piu` bovi che vitelli. Per analogia, ma con significato opposto. Una volta si usava per l’alimentazione piu` la carne di bue che quella di vitello.
296
305
306
297
298 Partisti aglio e tornasti cipolla. Eri cosa da poco prima e lo sei ancora. Si dice a chi non ha profittato di un’esperienza, dell’eta`, di una lezione. Aglio e cipolla simboleggiano cose vili e di scarso valore venale. 299 Partisti in baule e sei tornato in valigia. Per analogia. Di chi ha fatto un viaggio e non ha visto o capito nulla.
AGNELLO Nella breve e sfortunata vita dell’agnello molti proverbi vedono un parallelismo con la fatalita` del destino umano. f Vedi Castrone, Lupo, Pecora. L’agnello e` un animale sfortunato nasce cornuto e (poi) muore scannato. Si dice di chi non ha fortuna nella vita e gliene capitano di tutte, come becco e bastonato. L’agnello, maschio, ha gia` le protuberanze delle corna sul capo, simbolo dell’umana infelicita` coniugale, della quale e` simbolo anche il montone. Gli agnelli sono quasi tutti destinati alla precoce macellazione. 300
301
Il destino del caprone: nasce cornuto e muore scannato.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
307
Cosı` va al mercato la pelle dell’agnello che quella della pecora. Non muoiono soltanto i giovani, ma anche i vecchi. 308
L’agnello piu` vispo e` quello che il lupo mangia per primo. Chi piu` si mette in mostra, si espone, azzarda, sfida il pericolo, e` quello che rischia di piu`, nel caso dell’agnello anche la vita stessa. 309
310 Chi mangia l’agnello non tosa la pecora. Chi macella l’animale quando e` piccolo perde cio` che puo` produrre da adulto. Consiglio a non perseguire un utile immediato che toglie rendite future. Vedi anche Chi taglia l’albero perde i frutti e l’ombra [A 437]; Chi coglie il boccio non coglie la rosa [R 957].
Se vuoi vivere sano coricati con gli agnelli e alzati con le allodole. Vai a letto quando rientra il gregge: all’imbrunire; alzati con le allodole: quando sorge il sole. ` il male dell’agnello: 312 E aumenta la pancia e s’accorcia l’uccello. Una storiella vuole che un agnello, dopo essere stato castrato, si preoccupasse molto 311
pag 86 - 04/07/2007
23 della perdita di una certa prestanza fisica, ma si compiacesse d’ingrassare a vista d’occhio. Intercalare scherzoso che si ripete a chi lamenta qualche male, soprattutto se dovuto alla vecchiaia, cercando di consolarlo ironicamente con due mali dei quali uno verrebbe fatto passare come una fortuna. Toscano. Vedi anche Quando il cocomero cresce il picciolo si secca [C 1692]. Quando l’agnello bela la pecora ha belato. Quando il piccolo parla, hanno parlato i grandi; quando il bambino dice qualcosa l’ha sentita dai genitori. Applicabile anche ad altri ‘mediatori’ di opinioni, o supposti tali, come allievi, seguaci, e gregari vari. 313
Agnello di primo pelo, piccione di primo volo, capretto di primo salto, pollastra di primo canto, fanno la festa d’ogni santo. Quando vuoi far festa e stare bene metti in tavola quanto indica la filastrocca: tutti animali giovani, quindi teneri e saporiti, che ti faranno mangiar bene e fare una bella figura. Vedi anche Piccione di primo salto, e gallina di primo canto fagli la festa come a un santo [P 1626]. 314
AGNESE Sant’Agnese (21 gennaio) fu martire a Roma e gode di un culto antico e continuo nel mondo popolare. Assai bella e giovane subı` la tortura per essersi rifiutata di sposare il figlio del prefetto romano e per non volere abiurare alla fede. Fu uccisa con una pugnalata alla gola, come un agnello ed e` forse per questo che e` raffigurata con un agnello in braccio, simbolo dell’innocenza, della mitezza. Protegge i fidanzati ed e` invocata nei pericoli della navigazione. Da non confondere con l’altrettanto celebre sant’Agnese da Montepulciano, di epoca medievale. Sant’Agnese la lucertola per la siepe. La lucertola farebbe la sua prima apparizione in una giornata soleggiata nel periodo della festa di questa santa. Qualche animale in letargo puo` approfittare anche d’inverno di un periodo piu` mite per fare un’apparizione fuggevole, come si sa che avviene per marmotte, ghiri, castori, spinti dalla fame o da bisogni fisiologici. 315
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
AGO
Sant’Agnese il freddo e` per le siepi. La festa di sant’Agnese, corrisponde all’entrata del sole nel segno dell’Aquario, periodo di freddo intenso. 316
Sant’Agnese il freddo e` per le chiese. In questo periodo il freddo e` penetrato dovunque, anche in quei grandi edifici che mantengono a lungo il caldo e il freddo, come le chiese dalle spesse mura. 317
AGO Piccolo e prezioso strumento che viene ricordato in primo luogo per la sua funzione, il cucire, che era spesso di sostentamento a tutta la famiglia. La sua filiforme sottigliezza ne fa la metafora per osservazioni piu` generali di diverso tipo. f Vedi Filo, Nodo. 318 Ago e pezzetta mantengono la poveretta. La pezzetta e` la toppa con cui si usava aggiustare i vestiti rotti, logori, vecchi. Era l’arte delle donne povere quella di sfruttare quanto piu` possibile gli abiti; alcune di loro, non capaci di fare le sarte, si dedicavano per mantenersi alle rattoppature che facevano per pochi soldi. Il senso del proverbio e` che, ove mancano mezzi, arrangiarsi con lavoretti risolve il problema della sopravvivenza. 319 Ago e pezzola tirano avanti la famigliola. Il lavoro casalingo del cucito e del rammendo sono parte importante di un magro bilancio familiare. Pezzola, toscano per ‘‘fazzoletto’’, e` usato come sinonimo di pezzetta, toppa, pur trovandosi raramente in questo significato. 320 Ago e filo sono mezzo pane. Per una donna saper cucire costituiva un’importante integrazione all’economia domestica.
Ago e filo sono mezzo vestire. Talvolta vale l’ago dove non vale la spada. Le cose piccole non sono da trascurare, poiche´ agiscono dove forza e grandezza nulla possono. 321 322
323 Piccolo ago scioglie stretto nodo. Per sciogliere un nodo strettissimo si usa spesso un ago. 324
Le monache danno un aghetto per avere un galletto.
pag 87 - 04/07/2007
AGOSTINO
24
.
Dare un aghetto per avere un galletto e` modo di dire che significa: dare poco per avere assai. Qui la pratica e` attribuita alle monache, note per la loro proverbiale oculata furbizia. Volentieri si da` un ago per avere un palo. Si fa volentieri una piccola rinuncia, un lieve sacrificio, un dono da nulla per avere qualcosa che vale di piu`. 325
326 Non si nascondono gli aghi nei sacchi. Le cose non si possono nascondere dove la loro natura facilmente si rivela: toccando un sacco facilmente ci si sente bucare se vi sono dentro degli aghi. Vedi anche Amore e tosse non si nascondono [A 821]; Fuoco, tosse, amore e rogna prima o poi vengono fuori [F 1650].
Chi nasconde l’ago nel pagliaio non l’avra` ne´ lui ne´ gli altri. Qui il proverbio sconsiglia di nascondere una cosa dove difficilmente potra` ritrovarla anche colui che ce l’ha nascosta. Cercare l’ago nel pagliaio e` modo di dire molto diffuso che significa cercare una cosa che difficilmente si puo` trovare. 327
Aghi in sogno parole amare in arrivo. Superstizione codificata nelle cabale e nei libri dei sogni. Sognare aghi sarebbe segno che qualcuno presto ci rivolgera` parole pungenti, spiacevoli. 328
AGOSTINO Sant’Agostino e` il piu` grande dei Dottori della Chiesa. Nato a Tagaste nel 354, morı` a Ippona, il 28 agosto (giorno in cui ricorre la sua festa) del 430. E` simbolo d’immensa dottrina e dello scrivere libri su libri (‘‘ha scritto piu` di sant’Agostino!’’). Citato continuamente dai predicatori ha goduto di fama indiretta senza essere popolare come Antonio, Francesco, Benedetto, Rita. Di lui si ricorda soprattutto l’incontro con l’angelo sulla riva del mare, quando, nella forma di un bambino, gli disse: – Agostino, e` piu` facile che io versi il mare in questa buca che tu riesca a comprendere la Trinita` divina! Sant’Agostino disse ai ranocchi: ‘‘Non tuffemus in aqua turba’’. Non entriamo in faccende scabrose. ‘‘Non tuffiamoci nell’acqua torba’’, espresso in un latino-italiano comico, e` un invito a non par329
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
lare di cose spiacevoli che possono portare discordia. Entrando nell’acqua torbida di un fiume o di uno stagno non si sa cosa si trova, ne´ quanto sia fonda, percio` e` pericoloso. L’attribuzione a sant’Agostino e` ovviamente scherzosa, deriva da linguaggio pedagogico ecclesiastico. Sant’Agostino disse alle ranocchie: – Codeste non son gambe da stivali. Voi ci avete le gambe troppo storte e fareste impazzir li calzolari. Quartina di endecasillabi con assonanze incrociate. Gioca, come il precedente, sulla tradizione degli apologhi dei santi. Si usa come invito alla sopportazione e alla pazienza quando qualcuno chiede cose non facili da fare; si rifa` probabilmente ad una storiella popolare di tipo esopico in cui le rane richiedono delle calzature, vedi anche La ranocchia ando` dal maniscalco per farsi mettere i ferri [R 193]. 330
331 Sant’Agostino lo mette in dubbio. Per dire ad altri che non siamo proprio certi di quello che affermano. Gli scritti di Agostino erano, nella filosofia medievale, una delle massime auctoritates, la cui citazione confermava un assunto. La frase era usata nel linguaggio ecclesiastico per controbattere un’affermazione data per certa con la posizione dubitativa del santo. Nel pisano la frase assume talvolta altro significato riferendosi alla dentizione dei bambini: se questa avveniva nella stagione calda, intorno alla festa di sant’Agostino (28 agosto), si voleva che fosse difficile, fonte di malattie e pericolosa per la vita stessa del bambino (lo mette in dubbio: non si sa se vivra`). 332 Non c’e` predica senza Agostino. In una bella predica non dovrebbe mai mancare una citazione da sant’Agostino. Si usa quando la conseguenza di una determinata cosa e` naturale, scontata, inevitabile.
Ne´ tavola senza vino ne´ predica senza Agostino. Ampliamento del precedente. Una coppia di cose che non dovrebbero mai mancare; si usa per raccomandare la presenza del primo elemento. 333
(Come disse sant’Agostino:) non ti mettere in cammino se la bocca non sa di vino. Nelle opere del padre della Chiesa non si rintraccia ovviamente insegnamento di que334
pag 88 - 04/07/2007
25 sto genere, ma il consiglio e` saggio, anche se di non profonda spiritualita`. Del resto l’affermazione viene fatta anche senza l’autorita` patristica evocata dalla rima. Un tempo il cammino si faceva in gran parte a piedi e il vino dava tono; e se era freddo era utile ancora di piu`. AGOSTO E` il mese dell’opulenza, ricco di prodotti della terra e di selvaggina. Con il caldo e con la pioggia influenza positivamente i raccolti dei mesi successivi: vino, olio, miele, marroni. Per l’uomo, una serie di avvertimenti: infatti per quanto agosto sia l’apice del caldo (e percio` fiacca l’energia virile) ha gia` in se´ l’embrione del freddo. f Vedi gli altri mesi, Caldo, Leone. 335 Agosto moglie mia non ti conosco. Molto vivo e diffuso. La fiacchezza estiva degli uomini e il desiderio delle donne e` motivo antico della poesia. Esiodo, Opere 586587: ‘‘Le donne sono tutte calde e gli uomini tutti fiacchezza, perche´ Sirio asciuga il capo e le ginocchia’’. Alceo (fr. 347 Voigt, 4-5): ‘‘Solo il cardo e` in fiore: le donne sono piene di desiderio e gli uomini hanno poco vigore...’’. Vedi anche Giugno, luglio e agosto, ne´ acqua, ne´ donna, ne´ mosto [P 2274] ; Quando sol est in leone pone mulier in cantone bibe vinum cum sifone [L 467]; Quando senti cantar la cica piglia il fiasco e lascia la fica [F 704]. 336 Agosto moglie mia stammi discosto. Discosto: lontana.
Alla prima pioggia d’agosto la tortora lascia il bosco e il beccafico gira arrosto. Cominciava la caccia e agosto era tempo di beccafichi. La tortora sulla fine del mese ha finito la sua seconda covata e lascia le zone selvose per radunarsi negli spazi aperti, preparandosi alla migrazione. 337
D’agosto anche l’asino nero diventa rosso. Per il sole forte e continuo. 338
Agosto matura e settembre vendemmia. Si riferisce all’uva che matura in agosto e si vendemmia il mese successivo, vale pero` anche per molti altri frutti. Vendemmiare si usa anche genericamente per raccogliere. 339
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
AGOSTO
Fango di maggio, spighe d’agosto. Usato a proposito della coltura del granturco: se piove molto di maggio si vedranno in agosto delle belle pannocchie sulle piante di granturco. Si parla del mais come del grano (spiga) probabilmente perche´ nell’economia povera di alcune zone d’Italia centro-settentrionale la farina di granturco era il sostituto di quella di grano e la polenta rimpiazzava il pane. 340
Agosto empie la cucina e settembre la cantina. Nel mese d’agosto c’e` ricchezza di prodotti della terra: ortaggi, frutta; anche gli animali si trovano in abbondanza, per cui la cucina e` piena di risorse. Il settembre vede l’uomo occupato ai lavori della vendemmia e della vinificazione. 341
Quel che agosto non cuoce settembre lascia crudo. I frutti che non sono maturati in agosto neanche a settembre raggiungeranno la piena maturazione. 342
343 Agosto chiappa, spenna e metti arrosto. Sono tradizionali nelle ricorrenze di agosto gli arrosti di animali sia di cacciagione, sia d’allevamento. Vedi anche Ai primi d’agosto l’anatra finisce arrosto [A 861]. 344 D’agosto l’uva fa il mosto. Nell’acino dell’uva si forma il succo che si trasforma in vino. Per mosto il proverbio intende il succo che sta nell’acino dell’uva, che prende corpo in questo periodo. Vedi anche La vigna d’agosto fa gia` sentire il mosto [V 752]. 345 Agosto ci matura il grano e il mosto. Il grano qui e` da intendersi come granturco, che si raccoglie alla fine dell’estate, mentre il frumento si mette nei granai a luglio. Per mosto vedi il precedente.
Quando piove d’agosto piove miele e piove mosto. La pioggia d’agosto, in giusta misura, permette lo sviluppo dell’uva, mantiene l’erba per gli animali, i fiori per le api. Il miele puo` anche riferirsi al contenuto zuccherino dell’uva, essenziale per la gradazione del vino. Per mosto vedi sopra. 346
347
Se piove d’agosto piove olio, miele e mosto.
pag 89 - 04/07/2007
AGOSTO
Fa bene alle olive che ancora sono piccole e si stanno formando. Per miele e mosto vedi sopra. 348
26
.
Acqua d’agosto fa miele e mosto.
Buono e a tempo come un’acqua d’agosto. Si dice di quello che viene a proposito, dato che l’acqua in questo mese e` benefica, gradita e attesa. 349
Di settembre e d’agosto bevi vino vecchio e lascia stare il mosto. La tentazione di fare un vino primaticcio con l’uva appena matura era particolarmente sentita in questo periodo quando i contadini non avevano piu` vino; ma la bevanda cosı` ottenuta fa male ed e` cattiva. E` proverbio del meridione, dato che altrove non si puo` nemmeno immaginare un’operazione del genere, se non l’antica produzione dell’agresto (vedi la voce). 350
Per un agosto umido non ci fu carestia. Anche se agosto e` piovoso e prevale il cielo coperto, la campagna non sara` meno produttiva e portera` avanti la maturazione dei frutti. 351
D’agosto cento ne ho e una te ne mostro. E` l’olivo che parla dei suoi frutti che in agosto non compaiono evidenti sulla pianta: le olive ci sono, ma nascoste, piccole, e in gran numero. 352
Il sole d’agosto inganna la massaia nell’orto. Il sole caldo nel corso del mese secca gli ortaggi e spoglia l’orto alla massaia che credeva d’avere quanto le necessitava. 353
A mezzo agosto animata a mezzo settembre vergolata. La castagna comincia a prendere forma dentro il riccio (con anima si indica la forma iniziale del frutto o la parte interna del nocciolo) quando il caldo e` al massimo o comincia a declinare (meta` d’agosto). A meta` di settembre e` gia` costituita anche nel suo tipico colore, piu` evidente prima della completa maturazione. L’aggettivo vergolato indica una cosa segnata da sottili striature, anche di diversi colori, oppure ornata con vergole d’oro o di seta. La castagna giovane si presenta proprio in un tono generale sul chiaro, striata di piccole fasce marroni e giallo aurate, rilucenti 354
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
come seta. La maturita` della castagna si ha tra settembre e novembre, dopo le prime brinate, secondo le varieta` delle piante e il clima locale. La loro raccolta prosegue fino a novembre. Vedi Castagna. D’olive, castagne e ghianda agosto ne dimanda. Si prevede in questo mese quale sara` il raccolto autunnale di questi tre prodotti. 355
Chi dorme d’agosto dorme a suo costo. Chi trascura la campagna in questi periodo ne paghera` amare conseguenze nell’inverno, quando gli manchera` cio` che doveva raccogliere in questo mese. 356
Primo d’agosto capo d’inverno. Nonostante sia considerato il mese che presenta le punte piu` alte della temperatura, agosto incrina la morsa della canicola e rompe l’afa: nasce l’embrione del freddo, anche se freddo non fa. Il tempo d’insolazione e` sensibilmente diminuito e basta una pioggia consistente a far apparire una stagione diversa: quella stagione che si presenta amara per chi non ha da coprirsi. 357
Chi si bagna il primo d’agosto non arriva a bere il mosto. Non arriva alla vendemmia, alla fine di settembre. In agosto infradiciarsi sotto la pioggia e anche fare il bagno nei fiumi e` pericoloso essendo tornato inavvertitamente il fresco che provoca con l’acqua un brusco raffreddamento del corpo: con la polmonite un tempo si poteva morire. Vedi anche Chi va al fiume dopo Ferragosto non ha cervello o non ce l’ha a posto [F 594]. 358
359
Chi va all’acqua d’agosto non beve [non vuol bere] il mosto.
La prim’acqua d’agosto pover’uomo ti conosco. Alla prima acqua d’agosto comincia a rinfrescare il clima e il povero va nelle sue casse a cercare di che vestirsi e difficilmente lo trova, mostrando cosı` la sua triste condizione, che non appariva quando ognuno per il caldo si vestiva alla meglio. 360
361
La prim’acqua d’agosto il caldo s’e` riposto.
pag 90 - 04/07/2007
27
.
Il caldo in agosto raggiunge il culmine, ma alla prima pioggia l’aria rinfresca e difficilmente ritornano le temperature elevate dei giorni precedenti. 362
La prim’acqua d’agosto rinfresca il mare e il bosco.
La Madonna d’agosto rinfresca il mare e il bosco. L’Assunzione di Maria (15 agosto) segna tradizionalmente la fine del grande caldo. 363
364
La prim’acqua d’agosto cerca il mantello dove l’hai riposto.
AIUTARE
369 Ahi e guai non mancan mai. Lamenti e disgrazie si trovano dovunque in abbondanza.
Chi dice sempre ahi! non muore quasi mai. Coloro che si lamentano sempre, o sono sempre malaticci, hanno vita lunga. Vedi anche Dura piu` una pentola rotta che una sana [D 1232] ; Sempre malato campa cent’anni [M 220]; Chi e` sempre malatino sotterra anche il becchino [M 221]; Chi dice sempre di morire non si decide mai [M 222]. 370
Chi nasce d’agosto non ha la testa a posto. E` uno di quei proverbi che sembrano fatti solo per la rima. In realta` vi e` un comune pregiudizio per cui coloro che nascono in tempi di festa e d’abbondanza sono un po’ bislacchi, come i nati di domenica, a Natale, a Pasqua, ecc.
AIA L’aia e` lo spazio antistante la cascina che serve per molti usi: ammassare e battere il grano, far sostare i carri, caricare e scaricare il fieno e tutti i prodotti della campagna. Serviva anche per far asciugare il frumento, l’orzo, l’avena e il mais al sole, cosa della quale approfittavano uccelli, polli e formiche per fare incetta di chicchi e frammenti.
AGRESTO L’agresto era fatto con l’uva primaticcia, non ancora ben matura, spremuta e lasciata fermentare. Aveva sapore acidulo e veniva usato come condimento della cucina di un tempo, soprattutto contadina.
Guai a quell’aia che non teme le formiche. Guai a chi non ha quegli inconvenienti che derivano dall’avere, dal possedere. Dove non arrivavano le formiche significava che non c’era nulla da mangiare, ne´ grano ne´ cereali, quindi si trattava di una casa povera. In senso figurato si usa con i piu` diversi riferimenti: ad esempio a chi si lamenta che i giovanotti girino intorno alla sua casa dove ci sono belle ragazze.
365
Chi vendemmia troppo presto non fa vino, ma fa agresto. Chi vendemmia prima che l’uva sia matura fa piu` aceto che vino. 366
AGRICOLTORE f Vedi Contadino. 367 Avaro agricoltor non fu mai ricco. L’agricoltore, quando risparmia eccessivamente sulle sementi, sui concimi, sul lavoro, non ottiene buoni risultati e quindi fa vita grama.
Buon agricoltore rompe la cattiva annata. Chi coltiva la terra con saggezza, preveggenza e operosita`, anche nel caso di una annata cattiva riesce a ottenere raccolti soddisfacenti. 368
AGRIGENTO f Vedi Girgenti. AHI Esclamazione di dolore.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
371
AIUTARE Per ricevere aiuto, sia da Dio che dai propri simili, e` necessario in primo luogo darsi daffare con le proprie forze. L’aiuto a chi ce lo chiede deve essere offerto tempestivamente e in modo concreto, solo cosı` e` efficace, ma anche con oculatezza, cominciando a occuparsi della propria famiglia, poiche´ le nostre possibilita` non sono sufficienti per aiutare tutti indistintamente. 372 Aiutati che Dio [Iddio / il ciel ] t’aiuta Molto vivo ed usato, insegna che all’eventuale aiuto di Dio bisogna unire lo sforzo e la buona volonta`. A questo proposito la tradizione popolare cita spesso la storiella di quel boscaiolo che aveva da portare un carico di legna molto pesante e andava sotto il fardello per il bosco, dicendo: – Signore, aiutatemi voi perche´ non ce la faccio. Ma il carico si faceva sempre piu`
pag 91 - 04/07/2007
AIUTARE
pesante e quello: – Signore, aiutatemi voi... Intanto andava per il sentiero cercando di resistere allo sforzo, parlando tra se´: – Signore, aiutatemi voi... e poi se non mi volete proprio aiutare, vuol dire che faro` due viaggi. La stessa morale e` nella favola esopica 53: ‘‘Un ricco ateniese faceva [...] un viaggio per mare. Si levo` una grande tempesta e la nave si capovolse. Mentre tutti gli altri nuotavano, l’ateniese continuava a invocare Atena [...] Allora uno dei naufraghi [...] gli disse: – Mentre invochi Atena, guarda se muovi un po’ le braccia! Vedi anche La fortuna aiuta il marinaio che rema [F 1226]. 373
28
.
Chi s’aiuta Iddio l’aiuta.
374 Dei facientes adiuvant. ‘‘Gli de`i aiutano coloro che si danno da fare’’. Come i precedenti, ma di ambito dotto: e` citazione presa di peso da Varrone, De re rustica 1.1.4. 375 Dio dice aiutati che t’aiutero` ancor io. In forma appena diversa e` messo in bocca da Manzoni ad Agnese che cerca di convincere Lucia a concludere il matrimonio di nascosto (Promessi sposi cap. 6): ‘‘Che bisogno c’e` di chieder pareri? Dio dice: – aiutati, ch’io t’aiuto’’. Lucia aveva poco prima osservato: ‘‘Tiriamo avanti con fede, e Dio ci aiutera`’’. 376 Aiutati che t’aiuto. Invito a chi si trova in condizioni di bisogno a fare da parte sua il possibile per poter essere aiutato. 377 Chi non s’aiuta s’annega. Colui che non fa il possibile per uscire da un grave pericolo va incontro alla propria rovina, come colui che trovandosi in difficolta` in acqua aspetta che siano gli altri a salvarlo.
Ognuno s’aiuta con l’unghie che ha, disse l’asino. Ognuno adopra i mezzi che ha a disposizione, usa le armi o le difese che la natura o il caso gli offrono. Deriva dalla favola del leone e del somaro. Un leone e un asino viaggiavano insieme e, arrivati a una salita durissima, s’accordarono di farla portandosi a vicenda per meta` del percorso. Tocco` per primo all’asino che, presosi addosso il leone, comincio` a salire. La strada era brutta e dura; il leone sentendosi in terra da un momento all’altro per il traballare continuo della sua cavalcatura, s’aggrappo` decisamente con gli unghioni al collo dell’asino, il quale prese a protestare per 378
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
il male atroce che gli faceva. Ma il leone tranquillo, gli rispose: – Pazienza, compare, ognuno s’aiuta con l’unghie che ha. Tocco` finalmente al somaro a salire in groppa al leone, e anche lui comincio` a darsi da fare con ogni sforzo per non scivolare. A un certo punto il leone senti di dietro qualcosa di forte e prepotente, che proprio non avrebbe voluto sentire e ruggı` al cavaliere: – Amico, che diavolo facciamo? – Eh, caro mio, ognuno s’aiuta con l’unghie che ha! La favola, qui riassunta, si trova, narrata da Sanguino, nella commedia Il candelaio (atto II, scena III) di Giordano Bruno. Del proverbio circolano soprattutto le versioni romanesca Ognuno s’ajuta co’ ll’ogna sue e quella napoletana Ognuno s’aiuta cu l’ogna soia. Dio aiuti i poveri che i ricchi s’aiutano da se´. E` convinzione che il ricco non abbia bisogno d’aiuto in quanto il danaro provvede a tutto. 379
380 Chi aiuta tutti non aiuta nessuno. Per le limitate possibilita` che ha il singolo individuo un vero aiuto si puo` dare solo a pochi, in pochi casi. Chi pensa di soccorrere tutti si limita a distribuire buone parole. 381 Aiuta i tuoi e gli altri se puoi. Un principio solo apparentemente egoista, essendo una regola pratica. L’aiuto indiscriminato, che lascia poi nelle difficolta` coloro che sono piu` vicini, genera incomprensioni, pentimenti, rancori che sono distruttivi soprattutto nella famiglia.
Aiuta prima i tuoi e dopo chi tu vuoi. Precisazione del precedente. 382
A chi non vuole aiutare non mancano le scuse. Non si dice mai di no a chi chiede aiuto, anche quando non abbiamo intenzione di darlo, e la fantasia e l’immaginazione sono fertilissime nel trovare i motivi del rifiuto. 383
Male aiuta gli altri chi non aiuta se stesso. Chi non sa provvedere a se stesso diventa un problema anche per coloro che cerca di aiutare. Per questo la prima cosa che uno deve fare e` di non aver bisogno, poi puo` fare meglio e di piu`. 384
385
Chi non ha s’aiuti con le braccia.
pag 92 - 04/07/2007
29
.
Chi non ha possibilita` soprattutto finanziarie, si dia da fare come meglio puo`. Vada a lavorare. Chi aiuta aiuto aspetti. Colui che e` generoso nell’aiutare chi ha bisogno, trovandosi nella necessita` ricevera` soccorsi insperati, non solo dai suoi beneficiati. Vedi anche Chi fa bene, bene aspetti [B 343]. 386
387
Chi aiuta e` aiutato.
Chi aiuta subito aiuta due volte. L’aiuto pronto e generoso, oltre a essere piu` efficace, cementa la solidarieta` e l’amicizia. Si tratta probabilmente di un calco del piu` noto e antico proverbio: Chi da` subito da` due volte [D 97]. 388
Chi vuole aiutare non aspetta d’esser pregato. Colui che veramente vuole essere d’aiuto non si fa pregare, non indugia, non mette condizioni. 389
390 Chi aiuta i poveri aiuta Dio. Principio evangelico che trova la sua piu` esplicita affermazione in Matteo 25.40: ‘‘ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli piu` piccoli, l’avete fatto a me’’. Vedi anche Chi da` al povero presta a Dio [P 2313].
Se il Signor non ci aiuta e ci riveste mostreremo i coglion come le bestie. Intercalare scherzoso per definire ironicamente una condizione precaria, una difficile situazione finanziaria. Forse e` il distico finale di un’ottava, o di una sestina di qualche commedia o di altro componimento popolare. 391
392 Aiuta il povero e caccia il mendico. Aiuta chi, pur dandosi da fare, e` in difficolta`, ma non aiutare chi non vuol lavorare, chi fa il povero di professione.
AIUTO f Vedi Soccorso. 393 Meglio un aiuto che cento consigli. Risposta a chi si limita a consigliare colui che si trova nelle difficolta` senza soccorrerlo praticamente ed efficacemente. 394 Pochi in aiuto e molti a consiglio. Quando ci sono da prendere decisioni, da consigliare o da discutere sono in molti a partecipare, quando c’e` da dare un aiuto pratico allora si presentano in pochi.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
ALA
395 Molti consigliano molto e aiutano poco. Per analogia.
Chi vuole da molti aiuto faccia di non averne bisogno. Quando la difficolta` e` superata, infatti, molti offrono il loro aiuto; ma nel bisogno non se ne trova uno. Dunque: volendo sentire la solidarieta` intorno, non la si chieda nel momento della necessita`. 396
Ogni aiuto e` buono, tranne quello a tavola. Aiutare qualcuno a mangiare significa portargli via la roba dal piatto. Frase scherzosa per dire che e` gradita ogni forma d’aiuto, purche´ reale ed efficace. 397
398 Aiuto offerto non ha ricompensa. Colui che riceve aiuto senza averlo chiesto non si sente in debito verso il benefattore. Prima di porgere un aiuto bisogna essere certi che uno lo desideri. L’eccessiva sollecitudine nell’aiutare il prossimo puo` generare l’equivoco tra chi aiuta credendo di farsene un merito e chi e` aiutato credendo di non averne bisogno.
ALA Lo strumento che permette il volo diventa il simbolo di quel compendio di doti, capacita`, mezzi necessario a intraprendere un’impresa. 399 Non si puo` volare senz’ali. Non si possono intraprendere azioni, portare a termine imprese, senza i mezzi, gli strumenti necessari per compierle. Spesso si fa riferimento al verso di Dante (Inferno 33.13): chiunque voglia una grazia senza ricorrere alla Vergine ‘‘sua disianza vuol volar senz’ali’’, il suo desiderio e` assurdo. 400 Non bisogna allargare le ali piu ` del nido. Non si deve fare piu` di quanto viene richiesto. Gli uccelli proteggono la loro covata stendendo sopra il nido le ali in modo da coprirlo. Vedi anche con significato vicino Non fare il passo piu` lungo della gamba [P 687]. 401 Fatti crescere le ali e dopo vola. Non tentare un’impresa senza esserti prima procurato le forze e i mezzi necessari. 402 L’uccello non vola finche´ non gli son cresciute le ali. 403 Con l’ali d’oro si vola molto in alto. Con il danaro (oro) si raggiungono mete altrimenti impossibili. Adatta alle ali un modello
pag 93 - 04/07/2007
ALBERGO
30
.
proverbiale molto produttivo, vedi ad esempio Con un’accetta d’oro s’atterra ogni albero [A 90]; Con le chiavi d’oro si aprono tutte le porte [O 520]. ALBERGO Qui e` la locanda di un tempo, dove il viaggiatore al termine di una faticosa giornata di cammino trovava vitto e alloggio; ma per i due ultimi proverbi esiste un altro albergo che attende e accoglie tutti dopo un viaggio piu` o meno lungo. Bell’albergo, oste furfante. L’apparenza ricca e sontuosa spesso nasconde il tentativo di approfittarsi di chi viaggia, dando fumo negli occhi e un trattamento scadente. Ovvero: l’ambiente che non corrisponde alla sua funzione modesta, nasconde attivita` illecite. Vedi anche con qualche attinenza Bella ostessa, conti traditori [O 680]. 404
405 In bell’albergo si beve cattivo vino. Dove si cura molto la forma, l’aspetto, si trascura spesso la sostanza.
Chi arriva tardi in albergo trova una magra cena e un duro letto. Chi arriva in albergo a notte inoltrata deve contentarsi sia nel mangiare sia nel dormire. Anche con significato metaforico, generico. Vedi Chi tardi arriva male alloggia [T 121]. 406
Tutti finiamo nello stesso albergo. Nonostante le differenze unica e` la fine degli uomini: il cammino d’ognuno finisce all’ultimo albergo, il cimitero.
409 L’albero si conosce dal frutto. Traduzione di Matteo 12.33 (e anche 7.20). Dalle azioni si conoscono le persone e dagli effetti le cose. Vedi anche Dall’odore si conosce il fiore [O 139]. 410 L’albero buono da` frutti buoni. Evangelico come il precedente: Matteo 7.17
Da cattivo albero non venne mai buon frutto. Reciproco del precedente. 411
412 Ogni erba si conosce per lo seme. Per analogia. Verso della Divina Commedia: ‘‘Se non mi credi pon mente alla spiga / ch’ogni erba si conosce per lo seme’’ (Purgatorio 16.112-113). Vedi anche Le querce non fanno limoni [Q 162]. 413 All’albero caduto, taglia taglia. Quando uno sta per cadere in rovina, invece di trovare aiuto, vede che la gente asseconda la sua caduta per ricavarci qualche meschino interesse. Tale concetto e` espresso ne La quercia caduta, di Giovanni Pascoli (Primi poemetti). 414
Ad albero caduto ognuno corre con la scure.
415
Ad albero che cade, da`gli da`gli.
416
Ad albero caduto, accetta accetta.
407
L’albergo puo` andare, ma l’oste e` un mascalzone, disse il matto al becchino. E` una facezia popolare: riferendosi al cimitero crea un’ambiguita` di significato tra il becchino che sarebbe l’oste disonesto, e colui (Dio) che invece e` il vero padrone e mette a letto per non ridestare mai piu`. Per questo la blasfema allusione e` riferita a un matto. 408
ALBERO Ricorrente in questi proverbi il paragone tra l’albero e l’uomo: in primo piano i frutti, cioe` le azioni. E poi la sorte, non benevola proprio verso chi si comporta bene (i migliori alberi sono i piu` battuti), e decisamente crudele nei confronti di chi e` caduto in disgrazia. f Vedi Frutto, Pianta.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Sopra l’albero caduto ognuno corre a far legna. Anche nell’Ariosto si legge: ‘‘Come e` in proverbio, ognun corre a far legna / dell’arbore che il vento in terra getta’’ (Orlando furioso 37.106). Si dice anche in latino: 417
418 Arbore deiecta, quivis legna colligit. ‘‘Dall’albero caduto ognuno fa legna’’. Variante mediolatina di un apoftegma dello pseudo-Publilio Siro (52 R.2): Deiecta quivis arbore ligna legit, a sua volta ripresa di uno dei Monostici di Menandro ‘‘Caduta la quercia, ciascuno fa legna’’. Altra variante e` Cadente quercu, ligna quisquis colligit. ‘‘Quando cade la quercia ognuno va a far legna’’. 419
Dell’albero caduto tutti si fan legna.
420
Quando la quercia e` in terra tutti fan legna.
421
Quando la casa brucia tutti si scaldano.
pag 94 - 04/07/2007
31
.
Per analogia. Quando qualcosa va in rovina tutti corrono a prendere quanto e` possibile. Vedi con significato attinente Agli zoppi grucciate [Z 105]. 422 Albero che non fa frutto: taglia taglia. Pianta, persona o animale che non sono di alcuna utilita` trovano tutti d’accordo sul fatto che se ne puo` far bene a meno. Col detto si biasima il comportamento di chi non ha riconoscenza o abbandona qualcuno dopo averne ricevuto benefici.
Chi taglia l’albero di confine taglia la lite. Chi leva l’occasione di contendere riporta la pace. L’albero posto sul confine genera continue contese per l’ombra che getta sul terreno altrui, sul possesso dei frutti che cadono oltre il limite, ecc. 423
Ad albero che non ha frutto ne´ si batton le pertiche, ne´ si tirano i sassi. L’albero produttivo subisce maltrattamenti. I sassi si lanciano per far cadere i frutti e per la stessa ragione si battono le fronde. D’uso metaforico: coloro che non lavorano vivono meglio di quelli che producono.
ALBERO
Le buone abitudini, l’educazione, le virtu` si instillano nella giovane eta` , cosı` un vizio preso in gioventu` difficilmente puo` essere emendato. Paragone ripreso dalla pianta che quando e` ancora tenera puo` essere piegata agevolmente per farla crescere dritta; quando il tronco e` indurito e` inutile tentare di modificarlo. Vedi anche Il salice va piegato quando e` verde [S 105]. 429 Albero cresciuto non si raddrizza piu `. Reciproco del precedente. 430 Albero torto lo raddrizza il fuoco. Solo abbattendolo e facendone legna per il fuoco si raddrizza l’albero torto. Il vizio incallito finisce solo con la morte. 431 L’albero non si giudica dalla scorza. Le cose non si giudicano dalle apparenze, dall’aspetto esteriore.
424
425 I migliori alberi sono i piu ` battuti. Gli alberi da frutto vengono potati come la vite, bacchiati come il noce, ecc. Di valore metaforico: le persone piu` laboriose e piu` utili sono quelle piu` criticate, bersagliate, sfruttate.
Albero grande fa piu` ombra che frutto [frutti]. L’eccessivo sviluppo va a scapito dell’efficienza, della produttivita`, fino a diventare fastidioso (fare ombra). Anche: in certe situazioni una persona importante e ragguardevole da` piu` intralcio che aiuto. L’albero che cresce esageratamente perde la propria energia nello sviluppo delle fronde e delle foglie, per cui da` pochi frutti, non proporzionati alla sua grandezza. Accade agli alberi vecchi. 426
L’albero che ha molti frutti non li matura tutti. L’allegagione (vedi la voce allegare) dei fiori in numero eccessivo sforza la pianta che non riesce a portare a maturazione una parte dei frutti che pendono dai rami. Chi prende troppi impegni, pretende di far troppo, alla fine combina poco. 427
428
L’albero si piega da giovane.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Ne´ da ogni albero fiore, ne´ da ogni fiore frutto. Come una gelata puo` bruciare una fioritura e un fiore puo` restare senza frutto, cosı` nella vita non tutte le promesse, le speranze si avverano. 432
433 Nessun albero ne vuole un altro sopra. Nessuna pianta vuole stare all’ombra di un’altra, come le persone non vogliono essere condizionate da chi le sovrasta. Dare ombra equivale a dare fastidio.
Chi taglia un albero ne deve piantare tre. Per essere sicuro di rimpiazzarlo: due potrebbero morire crescendo. Chi vuole ottenere sicuramente uno scopo non deve fare un solo tentativo, non deve fidarsi di una sola probabilita`. 434
Albero troppo trapiantato mai di frutti e` caricato. I trapianti sono mal sopportati dagli alberi e, se sono grandi, possono anche morirne. Si usa in senso metaforico: una persona che cambia di continuo ambiente, citta`, lavoro difficilmente riesce a dare il meglio di se´. 435
Al primo colpo non cade l’albero [un albero]. Al primo colpo di scure la pianta non si abbatte. Molto diffuso in senso metaforico: le prime operazioni di un lavoro appaiono senza frutto, bisogna procedere con costanza in un’impresa. 436
pag 95 - 04/07/2007
ALCHIMISTA
Chi taglia l’albero perde i frutti e l’ombra. Chi ha fretta nel godersi un bene non ne coglie i frutti. Vedi anche Chi mangia l’agnello non tosa la pecora [A 310]. 437
L’albero cresce anche quando si va a letto. Le cose procedono a nostra insaputa, il mondo cambia anche se non ce ne occupiamo. Suggerisce l’idea che tutto e` in movimento, mentre pensiamo che le cose si fermino insieme a noi. 438
439 L’albero cade dalla parte dove pende. Tutto segue la propria inclinazione. La tendenza principale finisce per prevalere su altre forze, spinte, incoraggiamenti, correzioni. Chi ha un vizio alla fine ne diviene vittima.
ALCHIMISTA Della tradizione alchemica resta nella tradizione popolare solo l’immagine degli alchimisti come maghi che cercavano di tramutare i metalli in oro. L’alchimista era quindi considerato un pazzoide che perdeva il suo tempo e i suoi averi per un’idea assurda. Il termine era sinonimo di perdigiorno, se non d’imbroglione. 440 Guardati da alchimista povero. Se ha trovato come far l’oro un alchimista dovrebbe essere ricco. Guardati da coloro che esercitano un’attivita` smentita dalla loro vita, dalla loro condizione. 441
A tre cose non credere: ad alchimista povero, a medico malato e a eremita grasso.
Guardati da oro d’alchimisti, da recipe di medici, da eccetera di notai, e dalla culata del prete. Toscano. La promessa d’oro degli alchimisti ha fatto perdere patrimoni; le ricette (recipe ‘‘prendi’’, era la formula per indicare le medicine e le quantita`) dei medici ammazzano la gente, l’eccetera dei notai contiene la parte insidiosa dei contratti e la culata e` quella che il prete da` verso la bara inchinandosi davanti all’altare, quando benedice la salma: e` un saluto che non piace a nessuno. 442
443
32
.
Gli alchimisti non trovan quello che cercano, e perdono quello che hanno.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Molti hanno profuso patrimoni nelle ricerche alchemiche, non raggiungendo alcun risultato. Cosı` chi si butta in imprese assurde, perde quello che ha. ALCIONE Per antica credenza si voleva che l’alcione (nome con cui si indicano diverse specie di uccelli alcedinidi, fra cui il martin pescatore) facesse il nido sulle onde del mare, e questo si calmasse sette giorni prima e sette dopo il solstizio d’inverno, per permettere all’uccello di covare. Questa credenza e` testimoniata per la prima volta dal poeta lirico greco Simonide (VI-V seolo a.C.: fr. 3,7 P.), dopodiche´ ne parlano Aristotele (Storia degli animali 542b), Varrone, Plauto, Ovidio, Plinio (Storia naturale 10.47), Columella (11. 2), sant’Ambrogio (Exameron 5.40), Brunetto Latini (Tesoro 1.5). L’alcione e` ricordato anche da Virgilio (Georgiche 1.399) come l’uccello che annuncia la pioggia allorche´ non apre le ali sulla spiaggia al sole. La gente di mare crede che nell’alcione vivano le anime dei marinai morti, per questo egli vola sempre contro vento, indicando ai naviganti la direzione delle correnti alte. Quando fa il nido l’alcione il marinaio ha mezza luna di bonaccia. Quando nidifica l’alcione vi sono quindici giorni (meta` del ciclo lunare) di mare calmo. 444
ALESSANDRIA E` la citta` del Piemonte. Quel camino che fuma e` casa mia e lı` vicino c’e` un’osteria, disse quello d’Alessandria. Lo dicono i vicini, soprattutto gli astigiani, per rimproverare la pretesa spilorceria di quelli d’Alessandria. In generale si usa per rimproverare chi non invita a casa propria o si mostra taccagno. 445
ALLATTARE Si sottolinea quasi a giustificarlo il grande appetito della donna che allatta. Donna che allatta mangia quanto una vacca. Durante l’allattamento la donna per dare alimento al bambino mangia e beve molto. 446
447
Chi allatta va alla madia sette volte al giorno.
pag 96 - 04/07/2007
33
.
La madia era il mobile di cucina dei contadini usato per impastare e conservare il pane. 448
Chi tiene il bimbo al petto non va mai sazia a letto.
449 Il latte viene dalla bocca. Il latte materno dipende dall’alimentazione.
ALLEGARE In campagna si conosceva non solo il tempo del fiorire, della raccolta e del fruttificare, ma anche quello piu` delicato, segreto e misterioso dell’allegagione, vale a dire il momento in cui il fiore, fecondato, trapassa in frutto. E` il periodo cruciale dell’agricoltura: uno sbalzo di freddo, una pioggia intempestiva o altro possono compromettere questa magica metamorfosi. Il mondo contadino seguiva tale fenomeno con una attenzione quasi ossessiva, traducendo in proverbi le sue considerazioni che vanno intese naturalmente come comportamenti tendenziali delle piante e non come regole di precisione scientifica. I proverbi che riguardano questo fenomeno sono numerosi, ma non parlano di solito specificamente di allegagione, di passaggio da fiore a frutto, ma si servono piuttosto di metafore. Vedi Per sant’Urbano (25 maggio) il frumento e` fatto grano [U 238]; Per santa Maria (15 agosto) il marrone fa la cria [M 717]; Per san Barnaba` (9 Giugno) l’uva viene e il fiore va [B 140]; La notte di san Giovanni (24 giugno) entra il mosto nel chicco [G 644]; Per san Lorenzo (10 agosto) la noce e` fatta [L 904]; Per san Giacomo e sant’Anna (25 e 26 luglio) entra l’anima nella castagna [C 998]; Per santa Maddalena (22 luglio) la nocciola e` piena [M 31]; A san Vito (15 giugno) il castagno e` incardito, a santa Maria (15 agosto) inanimito [V 1078]. L’idea di fondo con cui si interpretava questo passaggio e` che esista proprio un momento nel quale avviene una specie di creazione, al modo di altre realta` viventi. L’analogia e` il concepire fisico o della mente: e` il miracolo dell’organizzarsi della materia in un nuovo essere. Naturalmente questo amoroso interesse per certi aspetti della natura non era tutta poesia: c’era la preoccupata attenzione verso fenomeni da cui dipendeva la vita, il pane, la tranquillita` di una annata che poteva essere di pene e di stenti. f Vedi Maggio. 450
Fava e mela coll’acqua allega.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
ALLEGRIA
I fiori della fava e quelli del melo allegano bene con la pioggia. Normalmente la pioggia e` nefasta per l’allegamento dei fiori: per la vite e` micidiale in quanto impedisce al vento e agli insetti di diffondere il polline. In questi due casi e` il contrario. ALLEGRIA Dote naturale intessuta di serenita` e fiducia nella vita, l’allegria aiuta in tutte le circostanze, ma non deve essere eccessiva bensı` temprata dalla consapevolezza che lo stato felice e` solo un momento fugace. Cosı` l’allegria puo` anche mascherare un sottofondo di tristezza. f Vedi Riso. 451 L’allegria e` d’ogni male il rimedio universale. L’allegria e la tranquillita` sono i rimedi per i mali del corpo (vedi Poco cibo e niente affanno sanita` di corpo fanno [A 252]) e per problemi pratici di ogni genere, permettendo di affrontarli senza angoscia. Allegria ogni male caccia via. 453 Un’oncia d’allegria sana ogni malattia. 454 Allegria fa campare, la passione fa crepare. Il cruccio continuo mina l’integrita` fisica. Passione nel senso di ‘‘sofferenza’’ e` particolarmente usato nei dialetti toscani. Echeggia il senso di uno dei proverbi biblici (Proverbi 17.22): ‘‘Un cuore lieto fa bene al corpo, uno spirito abbattuto inaridisce le ossa’’. 452
455 L’allegria viene dal cuore. L’allegria e` una disposizione interna dell’uomo che non puo` essere attivata ne´ dipendere da fattori esterni, come fortuna, successo, ricchezza, ecc.
Quando l’allegria e` in casa il pianto e` alla porta. Si tratta dell’allegria in eccesso, del riso esagerato che si traduce spesso in pianto. Si dice spesso ai bambini presi da un accesso di riso. Si usa piu` raramente anche per indicare come spesso l’allegria nasconda una natura malinconica che supera i momenti critici col sorriso o col riso, ma che porta dentro motivi di tristezza. 456
457
Tanta allegria tanta malinconia.
pag 97 - 04/07/2007
ALLEGRO
34
.
458 L’allegria e` la strada della malinconia. L’ostentato buon umore nasconde spesso un temperamento malinconico, se non triste, e l’eccessiva allegria porta sovente a momenti di tristezza. Vedi anche La sera allegria e l’indoman malinconia [L 456].
Allegria e rassegnazione: muore l’asino e resta il padrone. Bisogna accettare con filosofia i casi della vita: l’asino purtroppo e` morto ma il padrone e` ancora vivo. Di fronte alle disgrazie, alle malattie, bisogna osservare quello che avviene comunemente intorno a noi e accettare la regola: la vita segue il suo corso e ognuno vive di solito gli anni che la natura gli assegna.
L’allegria continua, insistente puo` stancare, mentre l’onesta` deve essere costante. 468 Non tutti quelli che ballano sono allegri. Non tutti coloro che portano i segni esteriori della contentezza sono allegri: talvolta e` proprio il contrario.
459
460 Allegria fa bel viso. Lo stato allegro rende il volto piacevole, togliendo i segni, le rughe derivanti dalle tensioni dolorose. Riprende alla lettera un insegnamento biblico (Proverbi 15.13): ‘‘Un cuore lieto rende ilare il volto’’ (Cor gaudens exhilarat faciem nella versione della Vulgata).
Allegria e` dei giovani e dei vecchi che si sposano. L’allegria e` appannaggio naturale della gioventu`; esiste anche nella vecchiaia, ma e` dovuta per lo piu` a momenti brevi, spesso a illusioni. 461
Piacere e allegria presto vengono e presto vanno. La condizione felice e` uno stato improvviso e momentaneo dell’esistenza. 462
ALLEGRO 463 Finche´ si e` allegri non si muore. La fiducia nella vita da` vita. 464
L’uomo allegro non muore mai.
Cuore allegro, sangue sano. L’allegria e la serenita` sono fattori determinanti della salute. Vedi anche Il riso fa buon sangue [R 624]. 465
466 Uomo allegro, buon compagno. La compagnia migliore e` quella delle persone contente, ilari, che non annoiano con le tristezze e i lamenti. L’uomo allegro ha di solito anche un carattere aperto e franco. 467
Allegro al momento e onesto in ogni caso.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
ALLELUIA E` parola della liturgia cristiana. Deriva dall’ebraico e significa ‘‘lodate Iddio’’. Si usa come esclamazione gioiosa, di giubilo per una cosa conclusasi bene, per un successo, una felice notizia. 469 Alleluia ogni mal fuia. La Pasqua mette in fuga (fuia) i malanni dell’inverno e i digiuni della quaresima. Nella liturgia pasquale si cantano spesso le antifone gioiose che iniziano con la parola Alleluia. La forma fuia del verbo ‘‘fugare’’ e` senza paralleli, antichi o moderni, in italiano: mantenuta dalla rima, denuncia una probabile origine meridionale. 470 Alleluia, il tempo si rabbuia! Motto scherzoso che si ripete in Toscana quando minaccia un temporale; una sorta di antifrasi anche per dire che le cose si mettono al peggio.
ALLOCCO Uccello rapace, notturno che vive pressoche´ in tutta Italia e s’incontra nei boschi appollaiato sui rami alti. A volte viene addomesticato per servire da zimbello come la civetta. Figura familiare alla gente di campagna, ha grandi occhi rotondi che gli conferiscono un’espressione di eterno stupore. Serve egregiamente a designare lo stupido, colui che rimane intontito, impacciato, senza saper che fare: restare come un allocco; far la figura dell’allocco. La vita notturna, il grido hu-hu di poco fascino, ne ha fatto un menagramo. La merda dell’allocco [dello sparviero] non ha ne´ puzzo ne´ odore. Si dice che ai cani sia difficile individuare la fatta di questo uccello, che peraltro ha anche poco interesse venatorio. 471
Finirono le fave anche all’Allocco che ne aveva quattordici magazzini e ne mangiava una al giorno. Il detto avverte che ogni provvista, per quanto grande, finisce prima o poi, se non viene ricostituita. Si ripete a chi confida troppo nelle 472
pag 98 - 04/07/2007
35 proprie ricchezze, riserve, patrimoni di cui fa uso indiscriminato. Vedi anche Come il povero Ammannato: la roba e` finita e il tempo e` avanzato [A 733]; Finirono le noci a Bacucco che ne aveva sette solai... [N 399]; Il povero Giovanni butto` i quattrini e conservo` gli anni [C 2042]. L’Allocco puo` essere il personaggio di una novella, come pare indicare la vicenda adombrata dal detto e il fatto che sia nota anche una variante col nome Olocco, che potrebbe essere un nome di persona inventato a bella posta per rinviare ad ‘‘allocco’’ (= sciocco). Talvolta si sente ripetere la frase con riferimento ad altri personaggi. 473 La notte e` fatta per gli allocchi. Bisogna essere sciocchi per andare in giro di notte. Si possono infatti fare brutti incontri con male intenzionati. Uscire di notte era considerato indice di vita oziosa e scioperata.
ALLODOLA / LODOLA Tra le diverse specie di allodola presenti in Italia la piu` comune e` la lodola campestre (Alauda arvensis) chiamata comunemente allodola e con molti nomi dialettali: lonara (Sicilia), cantarella (Roma), starlacca (Romagna), giaron (Bologna), taragnola (Umbria). E` un uccello migratore che in parte dimora stabilmente in Italia e in parte l’attraversa verso marzo per risalire dai paesi caldi verso le zone nordiche e a ottobre e novembre quando fa il cammino inverso. L’allodola fa il nido per terra in una depressione dei campi coltivati o delle praterie, tanto che ai contadini era facile prenderla di notte con una lanterna. La sua carne e` molto apprezzata. Caratteristica dell’allodola e` volare altissima in cielo. E` uccello allegro e socievole, ha volo festoso e un canto melodioso. S’avvicina fiduciosa all’uomo che la ripaga preparandole ogni sorta d’insidie: reti, panie, civette, specchi, richiami, fucilate. Ha come nemico il falco (vedi A 482). Vive in cattivita` e impara a ripetere motivi musicali che esegue magistralmente. Nell’immaginario collettivo riveste simboli celesti e religiosi per il suo volare in alto e cantare. Ricco il corredo simbolico. Adulazione: canta col bel tempo e tace quando e` cattivo; anima: si eleva al cielo cantando; canto: il suo canto e` uno tra i piu` armoniosi e per di piu` proviene dal cielo in quanto l’allodola canta volando, a differenza di molti uccelli che per cantare si posano; credulita` fatale: gli specchi che le
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
ALLODOLA / LODOLA
preparano i cacciatori e verso i quali l’allodola si tuffa dall’alto, sono strumenti di una tragica fine; salvezza: guardando un malato essa trae a se´ il male e guarisce l’infermo; Francia: dove, insieme al galletto, e` considerata l’uccello nazionale per la simpatia della quale e` fatta oggetto, e che secondo alcuni si spiega con tradizioni religiose celtiche. f Vedi Usignolo. Se le foglie son sul gelso per le lodole e` ancora presto. Nell’Italia centrale il passo autunnale delle lodole avviene verso la fine d’ottobre, in concomitanza con il cadere delle foglie del gelso, pianta assai diffusa un tempo per l’allevamento dei bachi da seta. 474
L’allodola fa il nido in terra e canta in cielo. Pur nidificando in terra, le allodole volano altissime e cantano in stormi che talvolta nella lontananza risultano addirittura invisibili. I cacciatori per farle scendere a portata di tiro usano un mulinello di specchi. Ricorre in poesia il collegamento delle allodole con gli angeli o comunque con uno status sovrumano, per il fatto che sembrano volare verso il sole (vedi, ad esempio, la composizione del trovatore B. de Ventadorn, Can vei la lauzeta mover, e P. B. Shelley, A un’allodola). 475
A chi piace la cornacchia non puo` piacer l’allodola. A chi piace il brutto non puo` piacere il bello. La cornacchia infatti ha un canto sgraziato, mentre l’allodola lo ha melodioso. Si ripete soprattutto nei confronti di chi ama una donna non bella: cornacchia si diceva appunto di una donna brutta e sguaiata. 476
Dove cantano allodole non cantano cornacchie. Dove ci sono belle donne giovani le vecchie e brutte si tengono alla larga. 477
La lodola ha le penne grigie e il canto chiaro. Sottolinea la bellezza del canto in una figura non eccessivamente elegante. I pregi, le virtu` non dipendono dall’aspetto esteriore. 478
Quando l’allodola canta in alto fa bel tempo. Il canto delle allodole che volano in alto e` considerato segno di bel tempo, come il volo alto delle rondini. 479
pag 99 - 04/07/2007
ALLOGGIARE
36
.
Polvere allo scarpone lodole allo sportone. Quando d’autunno non piove e il terreno asciutto impolvera gli scarponi, le allodole arriverebbero ai passi in stormi piu` fitti e numerosi. Lo sportone, accrescitivo di ‘‘sporta’’, e` il carniere. 480
La lodola in primavera non crede piu` al richiamo. La lodola e` uccello curioso che viene attratto dal luccichio e dai riflessi: lo specchietto per le allodole. E` portata a curiosare, senza farsi spaventare nemmeno dalle fucilate. Ma con l’inoltrarsi della primavera, avendo la cova, non risponde ai richiami. Insegnamento venatorio che si usa anche in senso traslato: dopo un po’ di tempo, grazie all’esperienza e a buoni motivi, anche lo sciocco che all’inizio crede a tutto si fa furbo. 481
482 Dove ci son lodole ci son sparvieri. Dove c’e` la preda c’e` il predatore. I falchi sono grandi cacciatori di allodole. Questa connessione e` sottolineata gia` dal mito greco, secondo il quale questo uccello era un tempo una fanciulla di nome Scilla, figlia di Niso, re di Megara; Niso era nato con un capello d’oro (o di porpora) in capo e la citta` non poteva essere presa finche´ quello restava sulla sua testa; Scilla glielo tolse nel sonno e lo consegno` a Minosse, di cui era innamorata. Cosı` Minosse espugno` Megara e Niso, inseguendo furibondo Scilla, fu mutato in sparviero, mentre la fanciulla fu trasformata in allodola. Il temine ciris (nome dell’uccello in cui si trasforma Scilla), indicato da Ovidio e dall’Appendix Vergiliana, non ha avuto infatti un’interpretazione univoca in ‘‘airone’’, come oggi si usa, ma e` stato inteso anche come allodola, per i colori e il ciuffo rossastro sul capo indicati dallo pseudo Virgilio, e in tale forma era diffusa popolarmente la favola, usata per spiegare fantasticamente le stragi che i falchi fanno di questi uccelli; cfr. A. Forcellini, Totius latinitatis lexicon, 4 voll. + 1, Padova 1827. I, p. 584 e il Pozzoli-Romani-Peracchi, Dizionario storico-mitologico di tutti i popoli del mondo, 8 voll., Livorno 1824. V, p. 2744.
Quando la lodola vola troppo in alto incappa nel falco. Chi esagera nel mostrare la sua bravura, chi fa cose spericolate o eccede nell’ambizione, rischia di rovinarsi. Vedi anche Chi troppo in alto sal cade sovente precipitevolissimevolmente [C 77]. 483
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
484 Dove sta l’allodola sta il cuculo. I due uccelli si trovano spesso insieme; il loro canto e` considerato annunciatore della primavera e della buona stagione. In marzo giunge l’allodola e tra marzo e aprile il cuculo fa sentire il suo canto caratteristico. Amano soggiornare negli stessi ambienti, sia pure tra diverse vegetazioni. 485
La carne della lodola piace a tutti.
ALLOGGIARE f Vedi Sosta, Tardi. ALLORO 486 Chi non vuole la festa levi l’alloro. Chi non vuole qualcosa che lo disturba, ne tolga il segno o il richiamo. Con l’alloro si facevano i festoni e la pianta si poneva come ornamento per cerimonie, riti, festeggiamenti, tanto da essere il simbolo stesso della festa.
Quando il fulmine ha da cadere non serve alloro. Quando una disgrazia deve accadere e` inutile prendere precauzioni. Si credeva fin dall’antichita` che la presenza di una pianta d’alloro preservasse dai fulmini la casa presso la quale cresceva. Vedi anche Quando uno s’ha da rompere il collo trova la scala al buio [C 1760]. 487
ALMANACCO E` un calendario con l’indicazione delle festivita` e dei fenomeni astronomici (lune, costellazioni, eclissi, ecc.). Gli almanacchi di un tempo contenevano anche previsioni di vario genere, da quelle sul clima ai pronostici sullo scoppio di guerre, morti di sovrani, epidemie, carestie, ecc. Dio non guarda almanacchi e quando la manda piove. La volonta` divina, il destino non e` prevedibile: quando una cosa deve avvenire, avviene. Negli almanacchi si trovavano le previsioni del tempo, addirittura con le indicazioni dei giorni nei quali erano previsti tempeste e temporali. 488
489 La morte non ha almanacco. La morte non segue regole, scadenze d’eta`, priorita`. 490
L’almanacco inganna.
pag 100 - 04/07/2007
37 Gli almanacchi, per le loro previsioni che non sempre si verificavano, avevano fama d’essere fonti d’inganni. Si diceva fabbricante d’almanacchi una persona fantasiosa o che raccontava fandonie. In generale: non si puo` confidare sulle previsioni. ALOE` L’aloe` (Aloe vera) e` una pianta grassa della famiglia delle Liliacee, originaria dell’Africa, che si dice essere stata importata dai Fenici e diffusa nei paesi dell’area mediterranea. Coltivata anche in Italia, si e` naturalizzata in diverse zone del Meridione. Era nota nell’antichita` agli scrittori e ai naturalisti greci e romani per le straordinarie proprieta` attribuite al suo succo amaro. In particolare il medico e botanico greco Dioscoride (I sec. d.C.), secondo quanto e` esposto nel Mattioli (I Discorsi di M. Pietro Andrea Matthioli Medico Sanese...1557, Bib., Libro III, cap. 23), ne elenca le numerosissime applicazioni mediche. Il succo e` stato usato per molti secoli, fino alla farmacopea moderna come depurativo, digestivo regolatore dell’intestino, per curare ferite, ustioni, addirittura per fermare la caduta dei capelli. Ancora oggi, pur sconsigliandone l’uso empirico per la sua notevole tossicita`, si usa nelle terapie, estraendosene numerosi principi attivi. Chi mangia aloe` campa gli anni di Noe`. Chi vuole vivere a lungo mangi aloe`, vale a dire assuma il succo medicinale che se ne ricava. Il patriarca biblico Noe` e` scritto che visse 950 anni. Vedi anche Chi mangia aglio campa gli anni di Noe` [A 292]. 491
ALTARE L’altare e` la mensa sulla quale si celebra la messa. La parte sulla quale si consacra deve essere di pietra e contenere in un minuscolo sacello le reliquie di un martire. Il temine altare e` preso proverbialmente come simbolo della religiosita`, della vita religiosa, del ministero ecclesiastico. Anche come centro di una istituzione (parrocchia, convento, o altro in senso metaforico), al quale fanno capo forze, poteri, interessi, essendo spesso l’altare dedicato a un santo del quale la pietra sacra conserva una reliquia, ovvero sta davanti a un’effigie sacra. Essendovi in una chiesa, oltre l’altar maggiore, altri altari si prende per metafora della competizione tra istituti diversi.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
ALTARE
Si copre un altare per scoprirne un altro. Si rimedia un male e per far questo se ne provoca un altro; anche: si nasconde una colpa rivelandone un’altra, come il prete che adorna un altare coprendolo con tovaglie preziose che toglie a un altro altare della stessa chiesa. 492
Non si scopre un altare per coprirne un altro. Reciproco del precedente. Non si svela un peccato per nasconderne un altro. Vedi anche Non si toglie a san Pietro per dare a san Paolo [P 1712]. 493
Non si fa una buca per metterci la terra di un’altra. Per analogia. Si farebbe un lavoro inutile. Vedi anche Non si puo` fare un buco per tapparne un altro [B 983]. 494
495 Altare rovinato non ha piu ` candele. L’altare in rovina, trascurato non ha piu` devoti che vi accendano candele. Chi ha perso l’onore, la potenza, la ricchezza e` abbandonato da tutti. 496 Chi serve l’altare vive d’altare. Per quanto nobile sia la funzione che uno svolge e` da quella che prende di che vivere. Giustificazione, o riprovazione, degli uomini di chiesa che traggono guadagno dalla loro opera. Deriva probabilmente dal testo di san Paolo: Nescitis quoniam qui in sacrario operantur, quae de sacrario sunt, edunt: et qui altari deserviunt, cum altari participant? (Prima Lettera ai Corinzi 9.13) ‘‘Non sapete che quelli che lavorano per il tempio mangiano cio` che e` del tempio, e quelli che servono all’altare, partecipano dei beni dell’altare?’’. Vedi anche Chi serve la chiesa vive della chiesa [C 1454]. E` resa del seguente detto mediolatino, tuttora circolante: 497 Qui altari servit de altare debet vivere. ‘‘Chi serve all’altare deve vivere dell’altare’’. 498 Chi all’altare serve all’altare mangia. Affine ai precedenti, ma detto soprattutto in senso ironico, riferendosi chi si arricchisce a spese delle istituzioni. 499 Non c’e` altare senza croce. Non c’e` onore, gloria, posizione eminente che non comporti una pena, un inconveniente, una preoccupazione. Sopra l’altare le regole litur-
pag 101 - 04/07/2007
ALTEZZA
giche ordinano che vi sia sempre, piccolo o grande, un crocifisso per potervi celebrare la messa. 500 Altare spoglio, messa piana. Chi si presenta in una forma dimessa, non riceve onori, viene trascurato, ha un trattamento peggiore. La messa piana e` quella comune, con la semplice recitazione delle preghiere da parte di un prete solo. La messa cantata, detta anche solenne, prevede cori, strumenti, piu` celebranti, paramenti ricchi e un altare addobbato con preziosi tovagliati, sontuosi candelieri e fiori. 501 All’altare spoglio non si canta la messa. Piu` drastico del precedente.
Altari e bambini figurano con tutto quel che gli si mette addosso. Gli altari perche´ sono imponenti e hanno bisogno di pochi addobbi; i bambini in quanto sono per natura graziosi. Figurare ha qui il significato di ‘‘fare bella figura’’. 502
ALTEZZA 503 Grande altezza, gran pericolo. Chi sale a grande potenza e grandi onori, corre continuamente il rischio di perderli, cadere in rovina. Vedi Chi troppo in alto sale presto scende [S 108]. 504 L’altezza e` mezza bellezza. Qui si tratta dell’altezza fisica: una persona alta ha maggiore presenza, si impone con la propria figura, anche se non e` molto avvenente, per cui l’altezza conferisce di per se´ una certa attrattiva.
ALTISSIMO L’Altissimo di sopra ci manda la tempesta, l’Altissimo di sotto ci toglie quel che resta e tra questi due Altissimi restiamo poverissimi. La filastrocca e` tipica del mondo rurale, minacciato sia dall’andamento del clima, sia dalle continue tassazioni da parte dei vari potentati. 505
ALTO1 Come avverbio. f Vedi Basso, Cadere, Salire. 506
38
.
Chi e` in alto non pensa mai a cadere.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Chi si trova ai livelli alti della societa`, al posto di comando, nella ricchezza e` portato a considerare il suo stato duraturo e stabile. Il proverbio fa intendere che si tratta di un’illusione. 507 Chi sale in alto diventa un bersaglio. Una vita mimetizzata nella mediocrita` garantisce dai colpi cui e` soggetta quella di chi ha un posto di rilievo, bersaglio dell’invidia, dell’emulazione, della lotta per il potere, il denaro, gli onori. 508 Chi sta in alto poco dura. La posizione di rilievo, a causa dell’invidia che suscita, e` di poca durata. Vedi anche Chi troppo in alto sal cade sovente precipitevolissimevolmente [C 77]; Chi troppo in alto sale presto scende [S 108]. 509 Chi sta in alto vede lontano. E` ovvio che la posizione elevata favorisce la visibilita`; ma l’uso del proverbio e` metaforico: chi sta a contatto con chi occupa posti importanti e di responsabilita`, vede molto piu` lontano (conosce di piu`, e` meglio informato) di chi vive in una modesta cerchia di persone semplici.
ALTO2 Come aggettivo. f Vedi Basso. Uomo alto serve solo a spegnere le candele all’altare. Era opinione che l’alta statura, pur conferendo bellezza alla persona, si accompagnasse spesso a goffezza e a scarse capacita`, quindi: l’uomo alto e` capace solo la` dove la sua prestanza fisica lo agevola. Sugli altari si ponevano spesso alti candelieri e per accendere e spegnere le candele ci si doveva servire di una canna con in cima lo spegnitoio. 510
Chi vuol nel letto una stanga prenda una donna alta. Nonostante quanto affermato dal proverbio L’altezza e` mezza bellezza [A 504], nell’amore i proverbi sembrano decisamente preferire la donna piccola, vedi Donna. Qui si intende dire che la donna alta si comporta passivamente, come una stanga, un palo, una lunga pertica. Vedi anche La bella donna e` un bel cipresso [D 996]. 511
512
L’uomo alto mangia i fichi e il basso muore di rabbia.
pag 102 - 04/07/2007
39 Di uso metaforico: chi occupa un posto importante ne trae vantaggi e conduce una vita agiata a dispetto di chi ha una posizione inferiore. Chi alta la piglia bassa la lascia. Si riferisce a chi inizia a cantare e prende una tonalita` che non regge, per cui deve calare di tono. In generale: chi presume molto ha un disinganno e ridimensiona le sue pretese. 513
ALTRO 514 Altro e` dire, altro e` fare. La conclusione di un’opera e` cosa ben diversa da quello che si pensa, si dice e si progetta: al momento dell’attuazione infatti vengono fuori problemi e difficolta` che smentiscono le parole. Ovvero: l’importante e` concludere, portare a termine. Vedi anche Tra il dire e il fare c’e` di mezzo il mare [F 263]. 515 Altro e` correre, altro e` arrivare. Le capacita` o le risorse, per quante siano, devono essere tali da far giungere un lavoro in porto. 516 Altro e` tendere, altro e` pigliare. L’immagine e` presa dal mondo della caccia: tendere qui significa infatti ‘‘cacciare al paretaio’’, dove si tendono le reti agli uccelli; ma tendere le reti non basta, bisogna richiamarvi gli uccelli e manovrare con destrezza i congegni per catturarli. 517 Altro e` promettere, altro e` mantenere. Alla facilita` della promessa corrisponde la difficolta` nel mantenerla. E` facile prendere un impegno, difficile e` poi mantenerlo.
ALVEARE Gli alveari non devono essere posti ne´ in pieno sole, ne´ all’ombra, e in cima a un declivio dal quale le api abbiano agio di prendere il volo, lontano dalle acque di pantano, laghi, fiumi. Di solito in area defilata, in modo che questi insetti non disturbino e, a loro volta, non siano disturbati da persone, animali e odori sgradevoli di stalle e di concimaie. f Vedi Ape, Miele. A san Giovanni l’alveare spande, a san Martino l’alveare e` pieno. Giugno e` il mese del volo nuziale della regina dell’arnia, che, fecondata, inizia a deporre le uova, per cui nel periodo intorno al 24 giugno, 518
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
ALZARSI
festa di san Giovanni, dall’alveare si diffonde una nuvola di api che portano polline per alimentare le larve. Con il freddo le api si ritirano: per la festa di san Martino (11 novembre) l’alveare e` pieno di api che vi passano il giorno e la notte. Pieno anche di miele che costituisce la riserva alimentare dell’inverno. ALZARSI Dei proverbi qui raccolti, a eccezione dell’ultimo, alzarsi sta per ‘‘svegliarsi e incominciare la giornata’’. Alzarsi presto e andare a letto presto fanno l’uomo sano e ricco. Si ritiene che il lavoro riesca bene durante le ore del mattino: vedi Le ore del mattino hanno l’oro in bocca [M 1006]. Al tempo stesso dedicare al sonno le ore necessarie e` un fattore essenziale per la salute. Proviene probabilmente dall’inglese (quindi con mediazione colta, o semicolta, e in eta` relativamente recente), dove e` diffusissimo il proverbio: Early to bed and early to rise, makes a man healthy, wealthy, and wise ‘‘Alzarsi presto e andare a letto presto rende l’uomo sano, ricco e savio’’. Di questo proverbio inglese si ha la prima attestazione nel 1523 (cfr. The Oxford Dictionary of English Proverbs). 519
Chi vuol vivere e star sano s’alzi presto e mangi piano. Affine al precedente ma con l’attenzione posta sulla salute (la masticazione lunga e lenta) piuttosto che sulla possibilita` di arricchirsi. 520
521 Chi presto si alza fa buona giornata. Chi si alza presto si avvantaggia, ha un punto in piu` rispetto a chi si alza tardi. 522
Chi si alza presto al mattino guadagna pane e vino.
Chi s’alza al mattino guadagna un carlino, chi s’alza a giorno non guadagna un corno. Ma il vantaggio e` relativo: il carlino, in origine (XIII sec.) moneta aurea e argentea diffusa in quasi tutta Italia, divenne nel corso dei secoli moneta di poco valore; qui si rispecchia probabilmente memoria del carlino sabaudo dei secc. XVII e XVIII. 523
524
Chi si alza a notte guadagna due pagnotte.
pag 103 - 04/07/2007
AMANTE
40
.
Chi si alza prima che faccia giorno e si trova all’alba gia` al lavoro, produce di piu`. Valido soprattutto per i lavori agrari.
pio, chi non lo ama), non creda d’aver fatto tutto: deve conservarsi il bene che si e` procurato, perche´ rischia ogni giorno di perderlo.
Chi vuole gabbare il suo vicino vada a letto presto e presto si alzi al mattino. Fa riferimento a un contesto rurale dove era continua la competizione tra i contadini a chi faceva rendere di piu` la terra, a chi aveva il miglior raccolto, ecc. Il segreto per riuscire meglio, vincere (gabbare) il vicino consisterebbe nell’alzarsi e coricarsi sollecitamente.
Gli amanti hanno la borsa legata con un filo di ragnatela. Si riferisce piu` che altro agli uomini, ma non esclude le donne. L’amore puo` portare a spese folli, fino a perdere tutto: l’intera borsa. Il filo di ragnatela indica l’esile legame che l’innamorato ha ormai con i propri averi.
525
Non importa alzarsi presto: l’importante e` arrivare in tempo. E` rivolto contro coloro che fanno dell’alzarsi presto una legge, un principio inderogabile della vita sana e attiva. 526
Chi primo si alza sceglie gli arnesi. Nella famiglia contadina chi andava prima al lavoro poteva scegliere gli arnesi migliori, piu` efficienti, leggeri, ecc. 527
Ne´ per poco alzarsi, ne´ per poco abbassarsi. Non bisogna insuperbirsi per piccoli successi, ne´ abbattersi per piccole sconfitte. 528
AMANTE In questi proverbi si snodano i vari significati della parola amante: chi vuole intraprendere relazioni amorose; chi arde di passione; chi intrattiene relazioni segrete. Anche alcune regole per essere un buon amante o per giudicare il proprio amante. f Vedi Amare, Amatore, Amore. Amante non sia chi coraggio [cuore] non ha. Chi non e` determinato a conseguire l’amore, e` inutile che lo cerchi: l’elemento fondamentale del successo in questo campo e` la risolutezza e il nemico peggiore l’incertezza. Carlo Goldoni: ‘‘Sol l’audace / ha fortuna in amor’’ (Bellisario, atto I, scena IX). Vedi anche Uomo pauroso non bacia donna bella [U 175]. 529
Chi ha paura non va a letto con le belle donne. Vedi, con senso piu` ampio, Audaces fortuna iuvat [A 1536]. 530
Chi piglia l’amante col laccio resti in casa a guardare il catenaccio. Chi raggiunge l’amore con l’inganno o altri mezzi che non sono l’amore (sposa, ad esem531
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
532
Uomo amante uomo zelante. Colui che e` veramente innamorato non trascura nulla per farsi amare e cerca in ogni modo di compiacere l’amata prevenendone i desideri. 533
L’amante e` buono con quattro esse: solo, savio, sollecito e segreto. Si riferisce soprattutto all’uomo, ma interessa anche la donna. L’amante perfetto non interpone tra se´ e l’amata nessun’altra persona, si comporta assennatamente senza fare cose pericolose o compromettenti, e` sempre attento nel conservare il rapporto e difendere il sentimento e infine non deve far parola con alcuno della sua relazione. 534
L’amante mangia poco, dorme poco, tribola parecchio e spende tutto. La letteratura di tutti i tempi e il cinema ridondano delle tribolazioni, delle sofferenze e delle pene dovute all’amore, quando questo e` passione che sovrasta ogni altro sentimento, facendo perdere il sonno, l’appetito e il controllo di se stessi. 535
536 Sdegno d’amante poco tempo dura. Endecasillabo tuttora piuttosto diffuso, per insegnare, sulla scorta di Catullo, che i rapporti amorosi sono segnati di baruffe, liti, sdegni, che di solito accendono ancor piu` l’amore. Sono burrasche passeggere perche´ chi ama comprende e chi comprende perdona. 537 Amantes amentes. ‘‘Coloro che amano sono folli’’. Per quanto molto noto e usato, il detto, di tradizione colta, non si trova in questa forma in autori antichi, ma deriva da adattamento, probabilmente medievale, di una paronomasia che si trova in Plauto (Mercator 82) e Apuleio (Apologia 84): Amens amansque ‘‘pazzo e innamorato’’ ovvero ‘‘innamorato pazzo’’. Possibile anche
pag 104 - 04/07/2007
41
.
l’influenza di un verso di Terenzio (Andria 218) Nam inceptiost amentium, haud amantium ‘‘infatti e` un progetto da pazzi, non da amanti’’. Si registra anche un proverbio mediolatino di simile tenore: Amens nemo magis quam male sanus amans ‘‘Nessuno e` piu` pazzo di un innamorato pazzo’’. 538 Agli amanti fiorai non credere mai. Agli innamorati che portano fiori non prestar fede. Il dono rivela nell’uomo una professionalita` nella seduzione, la conoscenza della sensibilita` della donna a certi omaggi. Di conseguenza non si tratta di un vero, serio amante, ma di un avventuriero. 539 Dami fiorai non ne tenete mai. Per analogia. Damo e` ancora vivo in molte zone della Toscana nel senso di ‘‘fidanzato’’; tenete e` ovviamente imperativo.
Amanti e debitori sprecano il sempre e il mai. Amanti e debitori fanno affermazioni categoriche utilizzando di volta in volta i due avverbi: Ti amero` sempre, Non ti dimentichero` mai, Penso sempre a pagare, Non ho mai un soldo. Naturalmente non sempre o quasi mai degne di fede. 540
AMARE La descrizione del vero amore, con dedizione, passione, timore, e il consiglio di non perder tempo dietro amori non corrisposti. Amare e` scegliere, prediligere, quindi: non tutti e, soprattutto, non se stesso. In ultimo, amare nel senso di ‘‘benvolere, mantenere buoni rapporti’’ o, peggio, ‘‘essere rispettato per paura o per adulazione’’. 541 Chi ama teme. Crede d’avere un bene cosı` grande che ha sempre paura di perderlo. Altro significato: non e` mai sicuro della sua conquista, del sentimento dell’altro, e` geloso. Trova parallelo preciso in una diffusa massima latina, Res est solliciti plena timoris amor ‘‘L’amore e` cosa piena di ansioso timore’’ (Ovidio, Eroidi 1.12). 542 Chi vuol bene ha sempre paura. Per analogia. 543 Chi trova ha poi paura di perdere. Per analogia, ma in senso piu` generale. 544
Chi ama brucia.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
AMARE
Nel senso che soffre, desidera e teme senza aver pace. Puo` riferirsi anche piu` genericamente al ‘fuoco’ della passione. 545 Chi ama non vede. Meglio sarebbe dire: non vuol vedere. L’amore infatti toglie la volonta` di considerare oggettivamente i difetti dell’altro, i rischi del rapporto, i limiti e le difficolta`. Vedi anche L’amore e` cieco [A 795]. 546 Quanto piu ` s’ama meno si conosce. L’amore nasconde i difetti delle persone amate, scusa, comprende, perdona, non tiene conto delle manchevolezze, minimizza i problemi. Percio` cancella la conoscenza oggettiva dell’altro. 547 Chi non sa nascondere non sa amare. Chi non mantiene il segreto rovina l’amore. Il proverbio tuttavia ha un significato molto ampio. L’amore e` un sentimento segreto e geloso, nel quale non si vuole che qualcuno intervenga e neppure ne conosca gli aspetti intimi. Di conseguenza chi si confida con altri si attira lo sdegno del compagno. Inoltre vi e` un aspetto scaramantico: la felicita` attira l’invidia, per cui non deve essere rivelata. Vi sono anche ragioni pratiche, come quando l’amore deve rimanere nascosto perche´ proibito o contrario alla volonta` della famiglia o della societa`. 548 Chi ama me ama il mio cane. Chi ama una persona deve rispettare i suoi affetti, le sue predilezioni. E` una frase di san Bernardo, che forse riprende un proverbio: Qui me amat, amet et canem meum ‘‘Chi mi ama ami anche il mio cane’’. Molto usato dai cacciatori.
Ama chi t’ama e rispondi a chi ti chiama. Invita a non perdersi dietro a persone di natura, gusti, inclinazioni diversi dai propri, ma a stare con chi facilmente ci comprende e ci cerca. Vedi nel Canzoniere del Petrarca: ‘‘Proverbio, ama chi t’ama, e` fatto antico’’ (105.31). E` il tema della reciprocita` amorosa, di valenza non solo propriamente erotica, ma piuttosto concernente l’intero universo delle relazioni, in primo luogo quelle amicali: si veda, alle origini della letteratura occidentale, Esiodo, Opere 353 ‘‘ama chi t’ama, e frequenta chi ti frequenta’’, il cui primo emistichio era proverbiale e si presenta in innumerevoli riprese e adattamenti. 549
pag 105 - 04/07/2007
AMARE
Ama chi t’ama e chi non t’ama lascia, chi t’ama di buon cuor stringi ed abbraccia. Due endecasillabi di fattura letteraria. E` quasi un gioco di parole. 550
Amare e non essere amato e` tempo perso. Continuare ad amare una persona senza speranza di essere ricambiati non ha alcun senso e quindi bisogna al piu` presto distogliere l’animo da tale sentimento. Affine al proverbio mediolatino Illi poena datur qui semper amat nec amatur ‘‘Soffre una pena chi sempre ama e non e` amato’’, ma con meno drammaticita`. 551
Amare e non essere amato e` come pulirsi il culo e non aver cacato. Versione greve del precedente, che ancor meno si compiace delle pene d’amore. Amare non corrisposti equivale a fare un’azione gratuita e stupida, agire senza motivo e senza ragione. Adotta uno schema molto usato nei detti, del tipo: Cacciare e non prendere e` come leggere e non intendere. 552
553
Amare e non essere amato e` come cacare senza aver mangiato.
554
Tanto e` amare e non essere amato che rispondere e non esser chiamato.
555 Chi ben ama non dimentica. Chi ha amato con vera passione, con sincerita`, non puo` dimenticare tale sentimento e la persona che ne e` stata oggetto, anche se passa il tempo e ci sono stati altri amori. 556
Chi ben ama tardi si scorda.
Chi non ha amato non conosce ne´ paradiso ne´ inferno. L’amore fa conoscere le piu` alte gioie e i piu` grandi dolori. 557
Chi ama suda sotto la neve e trema col solleone. L’amore sconvolge completamente i comportamenti della persona e le manifestazioni fisiche. 558
559
42
.
Chi ama suda al chiaro di luna.
Chi ama spera. Chi ama spera di raggiungere il suo fine e di essere ricambiato. Anche con riferimento a una persona o a un bene ai quali si tiene: per quanto siano in pericolo o destinati a essere perduti, non si abbandona mai la speranza di salvarli. 560
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
561
Chi ama ha le tasche piene di speranza.
Chi ama assai poco favella. E` parte di un verso del Pulci, Morgante 4.82.8 ‘‘Perche´ chi ama assai poco favella’’. E` probabile che sia proverbio antico gia` usato come tale nel poema. Chi ha un grande amore in genere non ne parla molto. Anche: chi ama molte donne nutre un certo riserbo. 562
Ama come se un giorno tu dovessi odiare e odia come se un giorno tu dovessi amare. Non eccedere, sia amando sia odiando, con parole, gesti, affermazioni. Nell’amore come nell’odio bisogna pensare che la situazione non e` mai definitiva e puo` facilmente capovolgersi nel suo contrario, allora dovremo pentirci di quello che si e` detto, fatto, affermato. Gia` Cicerone scrive (Sull’amicizia 16.59) Ita amare oportere, ut si aliquando esset osurus ‘‘E` opportuno voler bene come se prima o poi si fosse destinati a odiare’’, frase citata come risalente a Biante, uno dei Sette Sapienti dell’Antichita`, ma sulla quale Cicerone, convinto del valore assoluto dell’amicizia, dichiara di non essere affatto d’accordo (vedi gia` anche Aristotele, Retorica 2.1395a 28-32). L’ampliamento di questo concetto mediante una seconda parte reciproca della prima, in modo da costituire una struttura chiastica, e` attestato in una sentenza mediolatina Ama tanquam osurus, oderis tamquam amaturus di cui questo proverbio italiano e` la traduzione. 563
564 Amami poco, ma amami sempre. E` usato piu` che altro come invito a moderare gli slanci eccessivi, improvvisi della passione, quasi che il sentimento possa essere un patrimonio da amministrare; ma e` anche un atto di scaramanzia, nella speranza di conservare il sentimento.
L’amata e` latte, la sposa e` burro, la moglie e` formaggio secco. Sono le varie fasi in cui talvolta viene a trovarsi la donna nell’amore, prima e durante il matrimonio, illustrate attraverso riferimenti al latte e ai suoi derivati. Fidanzata: corteggiata in quanto ricca di promesse, come il latte fresco, da cui si possono trarre tanti prodotti diversi prodotti (ma che e` anche deperibile); giovane sposa: oggetto d’attenzioni, tenera e malleabile, ma gia` dotata di una identita` sicura; moglie: un prodotto finito che non ha 565
pag 106 - 04/07/2007
43
.
ulteriori possibilita` di sviluppo, e che, come il formaggio secco, non e` nemmeno molto facile da masticare. 566 Chi ama tutti non ama nessuno. Amare e` prediligere: amando tutti nello stesso modo si esterna un sentimento diffuso di benevolenza, che non e` amore. 567 Dell’amore non si puo` fare a meta`. In quanto e` un sentimento esclusivo. 568 L’amore e la ciliegia non si dividono. La ciliegia si mangia appunto intera e nessuno pensa che si possa dividere. 569 Chi ama se stesso non ama nessuno. L’amore presuppone che si metta al primo posto la persona amata, anche prima di se stessi. L’egoismo e` quindi la negazione dell’amore.
Amato non sarai se a te solo penserai. L’egoismo impedisce la reciprocita` dell’amore e quindi l’egoista spesso resta solo. 570
Chi troppo s’ama non e` amato da nessuno. 572 Meglio essere amato che temuto. Su questo discusso problema il proverbio piu` diffuso si pronuncia per la scelta dell’amore, in quanto si riferisce alla vita privata nella quale l’esistenza e` piu` naturale e facile tra coloro che si amano. Esiste pero`, meno diffuso, anche il contrario: ` meglio essere temuto che amato. 573 E Reciproco del precedente. Questo e` il parere di Machiavelli in un capitolo del Principe (17): ‘‘Nasce da questo una disputa: s’elli e` meglio essere amato che temuto. Rispondesi che [...] e` molto piu` sicuro essere temuto che amato’’. Ma Machiavelli parla del potere e della posizione del principe nello Stato e, naturalmente, la valutazione e` rivolta all’ambito dei rapporti politici. Vedi anche Odino, purche´ temano [T 273]. 571
Ama il tuo vicino, ma non togliere il recinto. Intrattieni buoni rapporti con i vicini, ma non entrare in troppa familiarita` con loro: mantieni l’indipendenza, i confini della proprieta`, il conto del dare e dell’avere, poca chiarezza genera malintesi e quindi liti. 574
575 576
Amate i vicini senza togliere i confini. Alcun non puo` saper da chi sia amato.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
AMARO
Nessuno puo` essere sicuro di essere amato, ne´ da chi, dato che l’altro puo` fingere o ingannarsi a sua volta. Verso proverbiale dell’Ariosto (Orlando furioso 19.1), che assume un significato piu` preciso leggendo tutta l’ottava. Il poeta intende specificamente che non puo` essere certo di essere amato colui che si trova baciato dalla fortuna: ‘‘Alcun non puo` saper da chi sia amato, quando felice in su la ruota siede; pero` c’ha i veri e i finti amici a lato, che mostran tutti una medesma fede. Se poi si cangia in tristo il lieto stato, volta la turba adulatrice il piede; e quel che di cor ama riman forte, ed ama il suo signor dopo la morte’’. AMARENA L’amarena e` un tipo di ciliegia di sapore amarognolo, gradevole, ma meno pregiato del frutto detto comunemente ciliegia. Le amarene sono usate soprattutto per mettere in sciroppo. f Vedi Ciliegia. Confettando amarene non si fanno ciliege. Ogni cosa mantiene la propria natura, anche se viene lavorata, adornata, o se vi si aggiungono altri arricchimenti. Confettare propriamente significa ‘‘ricoprire con uno strato di zucchero, come il confetto’’. 577
AMARO Sia come aggettivo sia come sostantivo e` creduto benefico per la salute. f Vedi Amore, Dolce, Fiele, Mare. 578 L’amaro tienlo caro. Si riferisce al vino ma anche ad altri alimenti amari, nelle presunzione che cio` che e` amaro, come la medicina, faccia bene alla salute. 579 Vino amaro tienlo caro. Il vino che ha un fondo amaro e` particolarmente apprezzato. Si produce nel Veronese un vino pregiatissimo chiamato Amarone che esalta proprio questo sapore. 580 Chi vuole il dolce non rifiuti l’amaro. Colui che ricerca un piacevole vantaggio non deve rifiutare gli inconvenienti che esso puo` comportare. 581 Amaro in bocca, salute di corpo. Sentire l’amaro in bocca era considerato segno di un buono stato di salute. Nella pratica
pag 107 - 04/07/2007
AMATORE
44
.
medica del passato era ritenuto sintomo di malattia avvertire un sapore dolciastro. Questo poteva indicare presenza di albumine dovute al diabete, di sangue dovuto a tisi o a emorragie interne, o anche di difterite. 582 In amaritudine salus. ‘‘Nell’amarezza la salute’’. Precetto medico di origine incerta: le medicine, sebbene amare e disgustose, ridonano la salute. Usato anche con significato piu` ampio: un dispiacere puo` avere un buon effetto, puo` portare a un ravvedimento.
AMATORE f Vedi Amante, Amare, Amore. 583 Amatori amano i fiori. Coloro che amano si dilettano dei fiori, li offrono o li ricevono in omaggio. Era uso delle donne innamorate manifestare il proprio sentimento mettendosi un fiore nei capelli. L’uomo lo infilava nell’occhiello della giacca o della casacca. Traduzione del detto seguente detto mediolatino: 584 Amatores amant flores. ‘‘Coloro che sono innamorati amano i fiori’’.
AMBASCIATA Chi mal ti vuole mal’ambasciata ti reca. Chi ti vuole male corre volentieri a portarti la cattiva notizia. E` questa una delle ragioni per cui sono poco amati i messaggeri di brutte notizie e molti evitano di portare cattivi annunci, nonostante quanto afferma il proverbio Ambasciator non porta pena. 585
AMBASCIATORE Ambasciator non porta pena. Vivo e di grande diffusione in tutta Italia. L’ambasciatore e` sacro, non gli puo` esser fatto carico delle pene che reca la notizia non gradita, l’annuncio spiacevole che porta. Il limite di questa affermazione di principio traspare chiaramente dal proverbio precedente. 586
Legatus nec cogitur nec violatur. ‘‘L’ambasciatore non puo` essere ne´ costretto ne´ punito’’. Norma di diritto comune di origine imprecisabile, usata qualche volta ancora oggi per esprimere non responsabilita` riguardo a qualcosa di sgradevole che si e` riferito. 587
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Ambasciatore che tarda notizia buona che porta. Ha valore di buon augurio e si usa per calmare l’apprensione causata dal tardare di una notizia molto attesa. 588
AMBIZIONE Sentimento insaziabile, pericoloso, dissennato che toglie la pace e il senso della realta`. Chi apre il cuore all’ambizione lo chiude al riposo. L’ambizioso non ha mai pace. L’ambizione e` una caratteristica, un modo di essere della persona, che non ha mai fine: quando ha raggiunto una meta prefissa, tende subito a un’altra piu` alta, in maniera tale che l’ambizioso non ha mai tregua e lavora e briga incessantemente. 589
L’ambizione, l’odio e la vendetta muoiono sempre di fame. Perche´ sono insaziabili e non si appagano mai e quindi non si placano, come una fame inestinguibile. 590
591 L’ambizione e la pulce saltano in alto. L’ambizioso ha mire spesso al di sopra delle proprie possibilita`. La pulce, pur essendo piccola, puo` fare salti altissimi per sua natura, cosa che l’ambizioso tenta di fare per smania e vanita`. Ovviamente l’accoppiamento con la pulce vuole essere derisorio e suonare di ammonimento. 592 L’ambizione ubriaca come il vino. Fa perdere all’uomo il senso della realta` e soprattutto quello dei propri limiti e della ragionevolezza, al punto che l’ambizioso delira come un ubriaco, anche se lucidamente.
AMEN Amen e` parola ebraica che chiude le preghiere, i canti religiosi e significa ‘‘Cosı` sia’’. Indica il desiderio di chi prega, e l’assenso di chi esaudisce. f Vedi Preghiera. 593 Passasse l’angelo e dicesse Amen. A Roma si dice che, quando uno desidera qualcosa, se passa un angelo e dice Amen! il desiderio s’avvera. Quindi, vedendo una bella ragazza, una bella macchina... si ripete questa frase per manifestare un desiderio senza esporlo esplicitamente. 594
Il troppo Amen sciupa la messa.
pag 108 - 04/07/2007
45
.
Le cose, anche belle o giuste o appropriate, in misura esagerata guastano l’insieme. L’Amen e` la fine delle preghiere che, nei canti, viene particolarmente enfatizzato. Vedi Il troppo stroppia [T 1023]. Dopo una lunga messa si dice volentieri Amen! Di una cosa noiosa si vede volentieri la fine. 595
I preti chiudon le lettere con un Amen e una benedizione. Si liberano di chi chiede aiuto con buone parole di rassegnazione, con l’invito a pregare e con un nulla di fatto. 596
AMERICA Quando l’America e` scoperta tutti ci sanno andare. Quando una cosa e` fatta tutti la sanno fare. Simile al modo di dire: Come l’uovo di Colombo! 597
Anche in America si fa il brodo con l’acqua. Per demitizzare chi magnifica esageratamente l’America (intendendo comunemente gli Stati Uniti). Piu` specificamente: per quanto uno sia ricco, raffinato, sapiente, moltissime cose le fara` sempre come chiunque altro, e dovunque. 598
AMETISTA Trasparente e di colore viola e` la pietra semi preziosa piu` pregiata tra quelle di quarzo. L’ametista orientale, di maggior valore, e` invece un corindone, ed e` la pietra incastonata nell’anello dei vescovi. Si credeva in antico che avesse la proprieta` di preservare dall’ubriachezza, capacita` dichiarata dall’etimo stesso della parola (dal greco amethystos ‘‘sobrio, non ubriaco’’), di cui e` memoria nei lapidari medievali (Marbodo di Rennes, Bartolomeo Anglico e altri). Ametista, fra le gemme la piu` trista. Ha fama d’essere pietra che porta male, dato anche il suo colore viola che e` legato alla tristezza. Alcuni intendono trista nel senso di ‘‘vile, di scarso valore’’, come specifica il seguente proverbio: 599
600
Ametista tra le pietre la piu` bella, tra le gemme la piu` trista.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
` AMICIZIA / AMISTA
Considerata pietra e` di gran pregio, ma come gemma e` la meno apprezzata. Ametista e` cosa trista, ma se e` chiara e` cosa rara. L’ametista e` piu` apprezzata nel caso che non sia scura. 601
` AMICIZIA / AMISTA Bene raro l’amicizia, da preservare attentamente nella consapevolezza che una volta incrinata non sara` possibile rinnovarla. Va cercata con cura, diffidando degli incontri occasionali, dei potenti, degli sfruttatori, e mantenuta viva con continue attenzioni, segni d’affetto e piccoli reciproci scambi. f Vedi Giustizia, Patto, Quattrini. Amicizia e maccheroni se non son caldi non son buoni. Bisogna che ne´ gli uni ne´ l’altra si raffreddino mai perche´ cio` ne compromette irrimediabilmente la bonta`. I maccheroni freddi e poi riscaldati prendono il sapore di cibo ricotto e l’amicizia, una volta incrinata, non torna piu` alla limpidezza e alla fiducia precedenti. Si dice anche del matrimonio: Matrimoni e maccheroni devon esser caldi [M 979]. 602
Amicizia riconciliata e` una piaga mal sanata [saldata]. E` un sentimento sempre precario e dolorante come una ferita che non e` guarita bene e lascia il ricordo della pena sofferta. Continua l’insegnamento della massima mediolatina Ab amico reconciliato cave ‘‘Attenzione ad un amico con cui ti sei riconciliato’’. 603
Amicizia rinnovata e minestra riscaldata non valgon niente. Rinnovata e` da intendere nel senso di ‘‘riallacciata dopo un dissidio’’. La minestra riscaldata prende cattivo sapore e la pasta si scuoce. 604
Ne´ amici riconciliati, ne´ cavoli ricucinati. Vedi anche Cavolo riscaldato, frate sfratato e serva ritornata non furon mai buoni [C 1215]. 605
La pianta dell’amicizia va annaffiata spesso. Ci vogliono continui segni di affetto, benevolenza e aiuto che rinnovino il sentimento, altrimenti l’amicizia regredisce al livello di conoscenza. 606
pag 109 - 04/07/2007
` AMICIZIA / AMISTA
46
.
607 Vecchia amicizia presto rinverdisce. Un’amicizia interrotta da una separazione dovuta a cause esterne, ritorna subito alla forza dell’antico sentimento. Ottimistico, contrasta con quanto affermato in A 603-604.
Amicizia di potente e vin di fiasco la sera e` buono e la mattina e` guasto. Sono due cose che durano poco, si deteriorano presto; quindi bisogna approfittarne subito e non fidarsene. Una volta il fiasco aveva una capacita` di circa due litri e mezzo e il vino comune da pasto, ottenuto da terreni poco adatti, con mezzi precari, aveva circa dieci gradi. Nel fiasco lasciato a meta`, il vino di debole gradazione a contatto con l’aria prendeva in poco tempo lo spunto, ossia un vago sapore agro d’aceto, e via via degenerava. Il potente e` capace di momentanei segni di benevolenza o generosita` che scompaiono allorche´ torna alla logica del proprio interesse. Charlie Chaplin ha delineato una figura del genere nel milionario del film Luci della citta`. Vedi Amor di donna e` come vin di fiasco: la sera e` buono e la mattina e` guasto [A 801]; Amore di padrone e vin di fiasco... [F 668]. 608
L’amicizia del povero si dimentica presto. Non si rimpiange l’amicizia di una persona dalla quale non si possono aspettare ne´ favori, ne´ aiuti, ne´ protezione. Vedi Ricotta, pesce fresco e amici poveri se ne vanno presto [A 662]. 609
610 Amicizia e non pratica. Consiglio a non eccedere nei rapporti di familiarita` con gli amici, perche´ troppe cose in comune, legami di affari e d’interessi, o la convivenza creano attriti e generano contrasti che guastano poi l’amicizia. Pratica nel significato di ‘‘consuetudine, frequentazione continua’’. 611 Calamita` scopre amista`. Le situazioni di pericolo e di bisogno rivelano i veri amici. Vedi anche Gli amici si conoscono nei bisogni [A 648]; Nella siccita` si conoscono le buone fonti e nelle sventure gli amici [S 2297]; La sventura fa conoscere l’amico [S 2296].
Amicizia improvvisata pentimento sicuro. L’amicizia stretta alla svelta, senza un periodo di prova, di reciproca conoscenza, puo` fondarsi su un malinteso che non tarda a produrre risvegli dolorosi. 612
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Amicizia di viaggio [di vino / di tavola] poco dura. Un’amicizia occasionale, fatta durante un viaggio, un pranzo, ecc. e` di breve durata e cosa di cui non fidarsi. Vedi anche Amico di bicchiere dura quanto un fuoco di paglia [A 675]. 613
Amicizia di giornata presto fatta e presto scordata. Di giornata: fatta per un giorno, in un occasione. 614
Amicizia fatta [stretta] col vino (non) dura dalla sera al mattino. E` il corrispondente italiano piu` vicino al proverbio latino medievale Amicitia inter pocula contracta plerumque vitrea ‘‘l’amicizia stretta fra i bicchieri per lo piu` e` fragile’’. 615
Dalle grandi amicizie nascono le grandi inimicizie. La grande amicizia cancella la partita del dare e dell’avere, fa credere ai due amici di poter contare l’uno sull’altro piu` di quanto e` realmente possibile, di qui le incomprensioni e le inimicizie che sono tanto piu` forti quanto piu` cocente e` la delusione. 616
617
Grande amicizia genera grand’odio.
Se vuoi che l’amicizia si mantenga fai che un paniere vada e l’altro venga. Perche´ l’amicizia sia durevole fai che il rapporto di doni, favori, gentilezze sia sempre reciproco ed equivalente. 618
Prendere e non dare l’amicizia non puo` durare. Una vistosa disparita` tra il dare e il ricevere riduce uno al ruolo di parassita e l’altro a quello di sfruttato. Vedi anche Servizio per servizio fa buon vicinato [S 149]. 619
620 I piccoli doni mantengono l’amicizia. Essendo i segni tangibili di un sentimento, non obbligano reciprocamente in quanto di modesto valore. Vedi anche All’usanza maremmana chi ’unn’inceppa ’unn’imbefana [M 712].
L’amicizia si cerca col moccolo e l’odio si trova senza lanterna. L’amico non e` facile da trovare e bisogna cercarlo con la lanterna (il moccolo e` il mozzicone di candela) come Diogene cercava l’uomo; l’odio ci si procura facilmente, anche al buio completo, vale a dire: a caso. 621
pag 110 - 04/07/2007
47 Finche´ la botte e` piena [la pentola bolle] l’amicizia canta. Finche´ una persona e` ricca e ha molto da offrire, ha la casa piena d’amici che mangiano e bevono e tessono le lodi (canta) dell’anfitrione. Vedi anche In tempi felici non mancano amici [A 669]. 622
623 Finito il guadagno, finita l’amicizia. Quando i rovesci di fortuna colpiscono una persona in modo tale che non c’e` piu` vantaggio a frequentarla, molti di coloro che si dicevano amici spariscono.
Amicizia che ha fine [cessa] non fu mai vera. Deriva dalla convinzione che la vera amicizia debba essere eterna, ed e` ripresa diretta di un luogo di san Girolamo (Epistole 3.6) Amicitia quae desinere potest vera numquam fuit ‘‘L’amicizia che e` potuta finire non e` mai stata vera’’. Si puo` dire anche quando un’amicizia finisce malamente, e il risentimento fa dire che non e` mai esistita, che e` stato un abbaglio, non volendo ammettere d’essersi ingannati fino a tal punto. 624
625 Nessuna amicizia dura cent’anni. Contrario del precedente. Piu` saggiamente questo proverbio ammette che una amicizia segua le vicende umane e non possa vivere se le condizioni esterne, i fatti della vita non lo permettono. 626 L’amicizia e` piu ` forte della parentela. La vera amicizia e` un rapporto che spesso vale piu` della parentela: i parenti ci sono dati e gli amici si scelgono. Inoltre tra gli amici non sussistono questioni di gelosia, divisioni d’eredita`, doveri, ecc., per cui le ragioni di unione sono piu` di quelle d’attrito. Vedi anche Meglio un amico vicino che un parente lontano [A 641]; Val piu` un buon amico che cento parenti [A 639]. 627 Le amicizie si fanno in prigione. Le amicizie nascono nella difficolta`, nella sventura e nella tribolazione. Vero e` che finiscono spesso dietro le sbarre persone che si conoscono e si legano per altri destini, per esempio politici. 628 Amicizia di grandi vicinanza di leoni. L’amicizia con i potenti e` utile, ma pericolosa, dal momento che la sproporzione delle forze mette il debole continuamente in balia del forte. ‘‘Non ci si deve mai fidare della societa`
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
AMICO
fatta con il potente...’’: cosı` inizia una nota favola di Fedro (1.6, La vacca, la capretta, la pecora e il leone). Chi ruba per amicizia va alla forca in compagnia. Chi si fa indurre per amicizia a fare il male non ha altro vantaggio che scontare la pena insieme all’amico. La generosita` in questo caso non e` un’attenuante: neanche per amicizia si deve agire male. 629
AMICO Non si puo` vivere senza amici. L’amico devi cercarlo attentamente, praticarlo con assiduita`, coltivarlo, accettarlo con i suoi limiti, aiutarlo nelle difficolta`, ma non potrai mai sapere fino a che punto ti e` amico; anzi puo` diventare tuo gran nemico, anche se il peggior nemico di te stesso sei tu. f Vedi Amicizia, Cane, Nemico, Parente. 630 Chi trova un amico trova un tesoro. Uno dei proverbi piu` diffusi e vivi. Trovare un vero amico e` una fortuna grande e rara che porta infiniti vantaggi pratici di protezione e di consiglio sincero, oltre al piacere del rapporto amicale. E` traduzione dalla Bibbia (Ecclesiastico 6.14): Amicus fidelis, protectio fortis: qui autem invenit illum, invenit thesaurum ‘‘L’amico fedele e` un baluardo invincibile: chi lo trova, trova un tesoro’’, e simili sono attestate in tutte le lingue europee. Il complemento ironico al proverbio e`: ‘‘... ma chi trova un tesoro, trova molti amici’’. Anche questo ha una risonanza biblica: Le ricchezze procurano molte amicizie (Proverbi 19.4).
Trova un amico e troverai un tesoro, dice la Bibbia e son parole d’oro. Anche per questo e` attestata in rima baciata la formula ironica di completamento: ‘‘per altro credo meglio se tu dici: / trova un tesoro e troverai gli amici’’. 631
Meglio amici in piazza che denari in arca. Per vivere e` meglio avere amici nel mondo che sostengono, aiutano, consigliano, che possedere molte ricchezze accumulate ed essere soli. Arca nel significato di ‘‘scrigno’’. La contrapposizione indica che il bersaglio nascosto e` l’avarizia. Meglio essere generosi e avere amici, che avere ricchezze ed essere soli. 632
pag 111 - 04/07/2007
AMICO 633
Val piu` aver amici in piazza che denari in cassa.
I veri amici sono come le mosche bianche. Sono rari in quanto spesso gli amici spariscono nelle difficolta`. Il fenomeno della mosca bianca (raro come una mosca bianca) e` pressoche´ impossibile, l’espressione e` nata forse per analogia con le altre simili: raro come un corvo, un merlo bianco, per questi animali si possono verificare casi di albinismo. 634
635 Gli amici non son mai troppi. Gli amici rendono gradevole la vita, allietano la casa, fanno compagnia, sono buoni consiglieri e anche di aiuto nel bisogno, per questo e` opportuno averne il piu` possibile.
Gli amici fanno comodo anche a casa del Diavolo. Il valore dell’amicizia, che si basa su elementi positivi come la fedelta`, la lealta`, ecc., e` apprezzato anche tra i malvagi. 636
Fatti amici in tempo di pace che ti servano in tempo di guerra. Provvedi a trovare amici sinceri, disinteressati quando le cose sono tranquille in modo che possano aiutarti allorche´ si presenti la necessita`. 637
Uomo senza amici e` castello senza mura. L’uomo che non ha amici non ha chi lo possa sostenere nelle necessita` e proteggere da chi lo aggredisce. Qui castello e` da intendersi come ‘‘villaggio arroccato su un rilievo’’, che puo` essere privo di mura e quindi facilmente conquistato dai nemici. L’immagine e la struttura risentono dei modi espressivi della Bibbia: cfr. Proverbi 25.28 ‘‘Una citta` smantellata o senza mura / tale e` l’uomo che non sa dominare la collera’’. 638
Val piu` un buon amico che cento parenti. La parentela, se non si unisce all’amicizia, e` poco piu` che un nome. Massima che si trova anche formulata nella Bibbia: ‘‘... non ricorrerai al fratello nel giorno della sventura. Meglio un amico vicino che un fratello lontano’’ (Proverbi 27.10). Vedi anche L’amicizia e` piu` forte della parentela [A 626]. 639
640
48
.
Amico provato val piu` d’un parentado.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Meglio un amico vicino che un parente lontano. Vedi anche Vicino. 641
I parenti si trovano gia` fatti e bisogna prenderli come sono; gli amici ci si fanno e si scelgono come si vogliono. Ripete in parte i concetti dei proverbi precedenti. 642
Chi ama l’amico l’onora in presenza, lo loda in assenza, l’aiuta nella necessita`. Senza parere e` un test per la verifica della vera amicizia: e` vero amico colui che e` pronto a riconoscere davanti ad altri le tue qualita` , tiene onorato il tuo nome quando non sei presente, e ti soccorre nel bisogno. 643
L’amico e` come il vino: se e` buono migliora col tempo. Il parallelo tra l’amico e il vino che migliorano invecchiando e` un luogo comune della gnomica, risalente alla Bibbia, Ecclesiastico, 9.10 ‘‘Non abbandonare un vecchio amico, / perche´ quello recente non e` uguale a lui. / Vino nuovo, amico nuovo; / quando sara` invecchiato, lo berrai con piacere’’. L’amico migliora approfondendo la conoscenza, smussando gli spigoli del carattere, affinando i legami reciproci; mentre il vino continua la sua trasformazione degli zuccheri in alcol, perdendo asprezza, acquistando forza e depurandosi dalle scorie. 644
L’amico e` come il vino: piu` e` vecchio piu` e` buono. Anche perche´ vi si puo` riporre fiducia in quanto e` stato provato. 645
646
Amico e vino vogliono esser vecchi.
Amico vecchio e casa nuova. Per l’amico vecchio vedi i precedenti. La casa nuova non comporta tutti i difetti e gli inconvenienti di un vecchio edificio che ha continuamente bisogno di riparazioni. Vedi anche Casa nuova, formaggio di mezza via e amico vecchio [N 620]. 647
Alle nozze e ai funerali si conoscono vecchi amici e parenti lontani. La vita spesso tiene divisi anche coloro che hanno vincoli di parentela e di amicizia. Alcune occasioni, felici o dolorose, inducono tutti a riunirsi, ritrovarsi e a conoscere anche quelli che nel frattempo si sono aggiunti, co648
pag 112 - 04/07/2007
49 niugi, figli, ecc. In generale: i momenti di felicita` o di dolore fanno incontrare coloro che sono lontani. Vedi con senso un po’ diverso Ai funerali e alle nozze si conoscono i parenti [P 438]. 649 Gli amici si conoscono nei bisogni. Molto vivo e diffuso. Gli amici si riconoscono come tali non nella buona sorte, ma quando le cose volgono al peggio: e` allora che si distinguono coloro che nutrono vera amicizia da quelli che hanno altri interessi. Il proverbio si trova in quasi tutti i dialetti italiani. Vedi anche Nella siccita` si conoscono le buone fonti e nelle sventure gli amici [S 2297]; Calamita` scopre amista` [A 611]; La sventura fa conoscere l’amico [S 2296]. Cosı` il detto latino, fonte diretta di quello italiano (e di quelli pressoche´ identici attestati in molte lingue europee), spesso usato in ambito colto:
Amicus certus in re incerta cernitur. ‘‘L’amico vero si conosce nella situazione difficile’’, riportato da Cicerone (Sull’amicizia 17.64) come frammento di una tragedia di Ennio (si tratta infatti di un trimetro giambico), a sua volta echeggiante un verso di Euripide (Ecuba 1226 sg.). Assai diffuso nella tradizione gnomica greco-latina (cfr. ancora, ad esempio, Plauto, Epidicus 113, Orazio, Satire 2.8.73 sg., Publilio Siro A 41), il tema della prova dell’amicizia nelle avversita` e` dichiarato anche nella Bibbia: Ecclesiastico 12.8-9 ‘‘L’amico non si puo` riconoscere nella prosperita`, / ma nell’avversita` il nemico non si nascondera`. / Quando uno prospera, i suoi nemici sono nel dolore; / ma quando uno e` infelice, anche l’amico se ne separa’’. 650
Gli amici certi si vedono nelle cose incerte. Traduzione alla lettera dell’affermazione latina precedente, Da confrontare anche un proverbio mediolatino: In necessitate probatur amicus ‘‘L’amico si prova nelle necessita`’’. 651
L’oro si prova [si affina] nel fuoco e l’amico nella sventura. L’oro si separa dalle scorie e dai metalli vili fondendolo nel crogiolo. Sembra continuare direttamente un monostico di Menandro (385 Ja¨ckel) che dice ‘‘I frangenti vagliano gli amici, come il fuoco l’oro’’. Il ricorso alla prova dell’oro come metafora di una selezione certa e severa e` inoltre di vasta tradizione biblica, cfr. Numeri 31.22, Zaccaria 13.9, Malachia 3.3, Ezechiele 22.18-22. Fra 652
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
AMICO
le riprese letterarie piu` significative vedi Ovidio (Tristia 1.5.25-26) Scilicet ut fulvum spectatur in ignibus aurum, / tempore sic duro est inspicienda fides ‘‘E` proprio vero che, come l’oro fulvo si vede alla prova del fuoco, l’amicizia va verificata nei momenti difficili’’ (vedi anche [A 670]), riecheggiato da Metastasio (Olimpiade, atto III, scena III) ‘‘Come del’oro il fuoco / scopre le masse impure, / scoprono le sventure / de’ falsi amici il cor’’. Nei pericoli si vede chi d’amico ha vera fede. Vedi Calamita` scopre amista` [A 611]. 653
Gli amici sono come gli ombrelli: quando ne hai bisogno non li trovi mai. Nel momento della difficolta` molti che si professano amici non si fanno trovare. 654
Gli amici son come le ombre delle meridiane: col sereno si vedono e col brutto tempo spariscono. Lo gnomone, cioe` l’ago della meridiana, solo in presenza del sole proietta la propria ombra sul quadrante segnando le ore. 655
Chi sta fermo in casi avversi buon amico puo` tenersi. Star fermo nel significato di ‘‘mantenere fede, non cambiare partito’’. 656
Amico e amore li conosci nel dolore. Anche il vero amore si rivela nei momenti difficili. 657
Il vero amico entra quando tutti sono usciti. E` colui che arriva quando tutti si sono allontanati spinti dal proprio tornaconto. 658
Chi vuole molti amici ne metta pochi alla prova. Se vuoi vivere tranquillo con molti amici non cercare riscontri, sappi che pochi lo sono veramente, tanto che, se li metti alla prova, finisci col restare solo o quasi. 659
660 Solo lo stolto prova il vetro e la donna. Per analogia. Se il vetro si rompe hai comunque un danno; se la donna cade, la perdi.
Chi e` misero o mendico provi tutti e poi l’amico. Chiedendo aiuto per primo all’amico, si rischia di perdere anche quello e quindi e` bene lasciarsi almeno una speranza. 661
pag 113 - 04/07/2007
AMICO
Ricotta, pesce fresco e amici poveri se ne vanno presto. Ricotta e pesce fresco vanno a male in poco tempo (e` andata si dice della vivanda avariata). L’amico povero per sua necessita` e` spinto a cercare chi lo aiuta ed e` portato verso chi via via puo` giovargli di piu`; oppure, piu` cinicamente: ti viene presto a noia in quanto non ne trai vantaggi, vedi L’amicizia del povero si dimentica presto [A 609]. 662
Per conoscere un amico bisogna averci mangiato tre moggi di sale. Nessuno puo` esser sicuro di un’amicizia se non e` lungamente provata dal tempo. Il moggio e` un’antica misura di capacita` che variava da luogo a luogo, ma era sempre superiore ai trecento litri, per cui qui l’espressione ha valore enfatico: una quantita` enorme. Si trova gia` in Cicerone (Sull’amicizia 19.67) l’affermazione Multos modios salis simul edendos esse, ut amicitiae munus expletum sit ‘‘Bisogna mangiare insieme molti moggi di sale, perche´ si sia soddisfatto il dovere dell’amicizia’’, precetto che e`, a sua volta, desunto da Aristotele (Etica Nicomachea 1156b 26-28, Etica Eudemea 1238a 2-3). 663
Prima di scegliere un amico bisogna averci mangiato il sale sett’anni. Variante del precedente. 664
L’amico non e` conosciuto fino a quando non e` perduto. Non si puo` dire di un amico quello che e` realmente finche´ non sia finita l’amicizia: o con il tradimento, perche´ allora si sa fino a che punto era amico; o con la morte, perche´ allora si comprende quanto valeva da quanto ci manca. 665
I falsi amici ballano con le lepri e cacciano con i cani. I falsi amici stanno con chi fa loro comodo di volta in volta, con la preda o con i cacciatori, facendo quello che piu` loro conviene. Sul ballo della lepre, vedi La lepre sta nell’ombra della luna [L 497]. 666
Non e` amico di te chi e` amico del tuo. Chi sta con te perche´ ama godere di quello che possiedi, ti abbandonera` se tu dovessi perderlo: quindi ama la tua roba, non te. 667
668
50
.
L’amico del tuo non e` tuo amico.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
In tempi felici non mancano amici. Nella fortuna gli amici abbondano. Si tratta di uno dei piu` antichi temi gnomici, cfr. Ecclesiastico 6.7-8 ‘‘Se intendi farti un amico, mettilo alla prova; / e non fidarti subito di lui. / C’e` infatti chi e` amico quando gli fa comodo, / ma non resiste nel giorno della tua sventura’’. Vedi sopra Gli amici si conoscono nei bisogni [A 649] con i successivi, e anche Finche´ la botte e` piena l’amicizia canta [A 622]; Le donne e gli amici corrono dietro alle borse piene [B 737]; Ognuno e` amico di chi ha buon fico [F 719]; Chi perde la roba perde la compagnia [P 1294]; La ricchezza ha sempre compagnia [R 405]. 669
Tempore felici multi numerantur amici: si fortuna perit, nullus amicus erit. ‘‘Nel tempo felice, si contano molti amici; se finisce la fortuna, non ci sara` piu` nessun amico’’. Probabile adattamento medievale di un famoso distico di Ovidio (Tristia 1.19.5 sg.), il quale aveva potuto sperimentare di persona la verita` di questo insegnamento: Donec eris sospes multos numerabis amicos: tempora si fuerint nubila, solus eris ‘‘Finche´ sarai fortunato, conterai molti amici: se i tempi saranno nuvolosi, sarai solo’’. Ne e` spesso citato tutt’oggi come proverbio solo il primo verso, con felix in luogo di sospes [F 549]. Da segnalare almeno anche i seguenti confronti biblici, dal libro dei Proverbi: 14.20 ‘‘Il povero e` odioso anche al suo amico, / numerosi sono gli amici del ricco’’; 19.4 ‘‘Le ricchezze moltiplicano gli amici, / ma il povero e` abbandonato anche dall’amico che ha’’. 670
Amico di buon tempo mutasi col vento. L’amico del periodo di abbondanza e di ricchezza si allontana al mutare della fortuna. Vedi anche [A 576] nel cui commento e` riportata un’ottava dell’Ariosto che riguarda la sincerita` dell’amore amicale. 671
Amico di buon tempo va e viene come il vento. Variante del precedente. 672
Amico da starnuti: il piu` che ne ricavi e` un Dio t’aiuti. E` l’amico che e` disposto solo a farti un augurio al momento in cui hai qualche difficolta`. Del proverbio si usa anche soltanto il primo verso, oppure vi si aggiunge anche con una 673
pag 114 - 04/07/2007
51
.
coda ‘romantica’: diceva Lorenzo il Magnifico, che lo trasforma in una facezia proverbiale. L’attribuzione al Magnifico e` comunque rara e non documentata. Si trova gia` in uno dei 43 sonetti del fiorentino Pieraccio Tedaldi (1285-1353): ‘‘I’ truovo molti amici di starnuto, / e chi di ‘bene andiate’ e ‘ben vegnate’, chi di profferte e piccole derrate, / mostrando ognun ver’ me il volere acuto’’ (Antologia della poesia italiana, EinaudiGallimard, Torino 1997). Lo starnuto era considerato pericoloso per la salute: si riteneva che potesse causare un infarto o qualcosa di simile, per questo si usa ancora ripetere a chi starnutisce ‘‘Salute!’’. Amico di ventura molto briga e poco dura. L’amico incontrato per caso, in una occasione, si da` da fare per avere qualcosa da te, poi, quando ha visto che non ottiene nulla, ovvero ha ottenuto quel che voleva, sparisce. 674
Amico di bicchiere dura quanto un fuoco di paglia. Amico in occasione di una serata, di un incontro dura poco come il fuoco della paglia che e` vivace, ma effimero. 675
676 Alla svinatura arrivano gli amici. Al momento dell’abbondanza, del benessere: quando si toglie il vino dalla botte e si beve, non quando si lavora nella vigna.
Se vuoi la casa piena d’amici fai che: la tavola sia imbandita, la botte sia piena, giri l’arrosto al fuoco e fumi il camino. Se vuoi essere circondato da amici offri da mangiare, da star bene, favori e vantaggi e ne avrai in quantita`. Qui amici va inteso come conoscenti, compagni, gente di compagnia con cui divertirsi: numerosi proverbi dichiarano che questi non sono veri amici. Vedi anche Amico di buon tempo mutasi col vento [A 671]. 677
678 Chi cade in poverta` perde ogni amico. Finito l’interesse, il vantaggio, l’utile, scompare l’amico. Vedi anche La poverta` non ha parenti [P 2383]; Quand’ero Enea nessuno mi volea [R 407]; Al tempo di zappare e di potare non si vede parente ne´ compare [Z 27]. 679
Chi cade in poverta` perde amici e parentado.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
AMICO
Quando il portafoglio e` grosso tutti gli amici ti saltano addosso; quando resta pulito addio compagno e arrivederci amico. 681 Finito il guadagno, finita l’amicizia. 682 Magnato il fico perduto l’amico. Romanesco. 680
Con amici e parenti centottanta chi non ha da mangiare male campa. Per quanto sia grande il numero degli amici e dei parenti nessuno pensi che qualcuno gli dia gratuitamente quello di cui ha bisogno. Una cosa sono i rapporti di parentela e amicizia, un’altra i rapporti economici. Vedi anche Parenti, bei parenti, chi non ha pane si cavi i denti [P 447]. 683
684 Conoscenti molti e amici pochi. Le persone che si frequentano sono molte e di queste solo poche si possono chiamare veramente amici, mentre le altre sono da considerarsi conoscenze: gente con cui si ha pratica, familiarita` e basta.
Per fare un amico basta un bicchiere di vino, per conservarlo non basta una botte. E` facile stringere un’amicizia, difficile e` continuare il rapporto nel tempo, superare le difficolta` che vengono dal carattere, dagli interessi e da cento altri intoppi che si frappongono quotidianamente. 685
686 Amico di tutti, amico di nessuno. Chi si mostra amico di tutti deve necessariamente limitarsi a rapporti superficiali e trascurare le affinita`, i gusti comuni, le aspirazioni e i modi di vedere le cose che sono le basi della vera amicizia.
Amico o non amico, scendi dal fico. Che tu sia amico o meno, non prendere quello che e` mio. Il distico sembra presupporre una storiella popolare nella quale un ladruncolo, sorpreso dal proprietario sull’albero a mangiare fichi, adduce come scusa di essere amico di qualcuno. Un tempo i piccoli furti di frutta nei campi erano molto comuni. Vedi anche Quando il villano e` sul fico non conosce ne´ parente, ne´ amico [V 764]. 687
Chiunque tu sia lascia star la roba mia. Per analogia. Non vi sono ragioni che tengono per appropriarsi della roba altrui. 688
pag 115 - 04/07/2007
AMICO
Meglio perdere un amico che una battuta. Alcuni, pur di non perdere l’occasione di dire un’arguzia, rischiano di ferire un amico fino a offenderlo e perderlo. La frase, variamente citata, viene da un detto latino tuttora citato: 689
Potius amicum quam dictum perdere. ‘‘Meglio perdere un amico che l’occasione di dire un’arguzia’’. Si legge in Quintiliano (Istituzioni oratorie 6.3.28): Laedere numquam velimus, longeque absit propositum illud: potius amicum quam dictum perdendi ‘‘Non vogliamo offendere nessuno, neppure ci tocchi quell’idea che sia meglio perdere un amico che un detto arguto’’; ma gia` Orazio allude a questo detto in Satire 1.4.34-35: Dummodo risum / excutiat, sibi non, non cuiquam parcet amico ‘‘Pur di provocare il riso non risparmiera` se stesso ne´ nessun altro’’; e Aristotele, Etica Nicomachea 4.14 1128a 33-35, descrive il ‘buffone’ come colui che per far ridere non si ferma dinanzi a niente, nemmeno a se stesso. 690
691
52
.
Per un bel detto si perde un amico.
Meglio perdere una battuta che un amico. Contrario dei precedenti. Talvolta si usa capovolgere il concetto di alcuni detti un po’ ‘imbarazzanti’ per farne una massima moralmente piu` accettabile (del resto gia` Quintiliano raccomanda di evitare quanto dichiarato dal detto A 690). 692
Amico beneficato nemico dichiarato. Un eccesso di generosita` squilibra il rapporto stabilendo una dipendenza che porta un’alterazione, un deterioramento del legame di amicizia e spesso la trasformazione nel suo opposto.
amico [N 220]; Ama come se un giorno tu dovessi odiare e odia come se un giorno tu dovessi amare [A 563]. 696
Se vuoi cacciar di casa l’amico pan di granturco e legno di fico. Il pane con la farina di granturco e` cattivo; a meno che con questa espressione non s’intenda proprio la polenta; la legna di fico scalda poco e fa molto fumo. Vedi Col legno di fico non si scalda ne´ moglie ne´ marito [F 721]. 697
Se vuoi gabbar l’amico carne di capra e legno di fico. La carne di capra e` dura e indigesta; per il legno di fico vedi il precedente. 698
Se vuoi provar l’amico carne di troia e legno di fico. Se vuoi vedere se l’amico viene per te o per quello che gli offri, fagli trovare una pessima accoglienza: carne grassa e indigesta e legna che non scalda e fa fumo. La femmina del maiale, che viene destinata alla riproduzione, ha carne dura e molto grassa. 699
700 Tra amici due testimoni e un notaio. Quando devi concludere un affare con un amico non ti fidare mai della sola parola; anzi, proprio perche´ l’amicizia genera facilmente equivoci, fai un regolare contratto con tutti i crismi legali; ovvero: metti tutto in chiaro e per iscritto.
693
694
Chi troppo dona vende un amico e compra un nemico.
Parla all’amico come se dovesse diventar nemico. Con gli amici si e` portati a una piena confidenza, a svelare segreti, punti deboli, malefatte ritenendole sepolte per sempre nel cuore del compagno. Ma spesso l’amicizia finisce, anzi puo` volgersi in inimicizia e tutto quello che fu detto, dato e confidato, diventa argomento e arma in mano dell’altro. Lo stesso vale per l’inimicizia, vedi Nemico. Vedi anche Pensa che un giorno il nemico potra` diventarti 695
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Non dir tutto all’amico che un giorno potra` esserti nemico.
701
Con ognun fai patto, con l’amico fanne quattro.
Se vuoi un amico dagli un fiasco di vino; se vuoi un nemico digli la verita`. L’amicizia, meglio la benevolenza, si acquista anche con un piccolo regalo; la via sicura per procacciarsi l’inimicizia di qualcuno e` dirgli senza mezzi termini cosa si pensa di lui, che giudizio si da` sul suo comportamento, ecc. 702
703 Ogni amico ha un altro amico. Mette in guardia dal confidare troppo nel proprio amico, perche´ ogni amico ha un’altra persona con la quale e` legato dallo stesso vincolo di amicizia e ne condivide i pensieri, gli interessi, i segreti. Quindi bisogna fare attenzione, ad esempio, nel rivelare fatti delicati perche´ facilmente possono passare in altre orecchie; cosı` gli interessi, i giudizi, ecc. 704
Tieniti l’amico col suo difetto.
pag 116 - 04/07/2007
53 Impara ad accettare l’amico anche se ha qualche difetto, perche´ se cerchi l’amico perfetto rimani solo e d’altronde tu non sei senza difetti. Godi l’amico col vizio che ha. L’amico accenna e non balestra. Nel correggere, nell’avvertire, nel riprendere il compagno l’amico fa appena capire, accenna senza offendere, calcare la mano o ferire come un colpo di balestra. Balestrare senza complementi, nel senso di ‘‘colpire con la balestra’’ e` antico e disusato. 705 706
707 Amico perduto lascialo andare. Non ti affannare nel cercare di riallacciare i rapporti con un amico che si e` allontanato da te o vuole allontanarsi. I proverbi sono unanimi nel dire che l’amicizia, una volta compromessa non torna piu` ad essere come era prima.
Quando uno e` solo non sa se e` con un amico o con un nemico. Spesso l’uomo e` il peggior consigliere di se stesso; non ci si puo` sempre fidare di noi stessi, tanto e` vero che chiediamo consigli rivolgendoci ad altri. 708
Il peggior nemico che l’uomo ha e` se stesso. Per analogia. L’uomo deve stare in guardia da se stesso, si deve sdoppiare come se avesse a che fare con un amico e controllare giudizi, impulsi, idee con molta oggettivita`. Ma tutto questo e` assai difficile, e l’uomo s’abbandona ciecamente a se stesso, come consegnandosi nelle mani di qualcuno di cui ha estrema fiducia, e spesso si trova tradito. ` malo amico chi a se´ e` nemico. 710 E Chi non e` in pace con se stesso, e` dibattuto in un dissidio interno, non puo` stabilire un rapporto vero e profondo di amicizia, ne´ essere amico di nessuno. In questo proverbio e nei due precedenti si coglie un’eco della morale stoica (si pensi innanzitutto a Seneca), ma chiari paralleli li offre anche la Bibbia: Ecclesiastico 14.5 ‘‘Chi e` cattivo con se stesso con chi si mostrera` buono? / Non sa godere delle sue ricchezze’’; Proverbi 11.17 ‘‘Benefica se stesso l’uomo misericordioso, / il crudele invece tormenta la sua stessa carne’’. 709
Dagli amici mi guardi Iddio che dai nemici mi guardo io. Molto vivo e diffuso. E` facile difendersi dai nemici dichiarati, quasi impossibile difen711
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
AMICO
dersi dagli amici subdoli, dai tradimenti dei quali solo Dio puo` salvarci. La preferenza a nemici dichiarati risapetto a falsi amici e` tema abbastanza radicato nella tradizione sapienziale: cfr. Cicerone (Sull’amicizia 24.90) Praestat habere acerbos inimicos, quam eos amicos, qui dulces videantur: illos verum saepe dicere, hos numquam ‘‘e` meglio avere aspri nemici che amici che sembrino affettuosi: quelli dicono spesso la verita`, questi mai’’, insegnamento attribuito a Catone. 712
Peggio [E` peggiore] l’invidia dell’amico che l’insidia del nemico.
Il peggior nemico e` chi finge d’essere amico. L’antichita` e la natura politica di questo insegnamento si evidenziano nelle parole che Ciro il Grande pronuncia secondo Senofonte, Ciropedia 5.3.9 ‘‘in guerra non si puo` far del bene agli amici meglio che fingendo di esser loro nemici ne´ si puo` danneggiare il nemico meglio che facendogli credere di essere amici’’. 713
714 Dal miglior amico la prima sassata. Il primo colpo, allorche´ si cade in disgrazia viene spesso inferto da un amico. La dinamica psicologica piu` comune e` questa: quando sei condannato dall’opinione pubblica quelli che ti sono stati vicini, per non condividere la tua stessa sorte, cercano di dimostrare che non avevano nulla a che fare con te, che ti avversavano, e quindi sono i primi a colpirti. L’esempio piu` celebre e` quello di Pietro che rinnega Cristo. Per la metafora della lapidazione vedi Chi e` senza peccato scagli la prima pietra [P 935]. 715 Dal migliore amico la peggior sassata. Affine al precedente; l’attenzione non e` posta pero` sul fatto che l’amico sarebbe il primo a colpire, ma che, proprio perche´ proviene da un amico, il colpo risulta essere il piu` doloroso.
Gli amici dei miei amici sono miei amici. Per la fiducia che ho nei miei amici, posso considerare i loro amici come miei. Piu` limitatamente: coloro che stanno con me hanno amici che sono dalla mia parte. Talvolta di fronte alla scoperta che una persona e` amica di un proprio amico, si usa il detto per dichiarare la propria disponibilita`. Da tale affermazione ne scaturiscono altre che si citano al bisogno. 716
pag 117 - 04/07/2007
AMMALATO / MALATO
I nemici dei miei nemici sono miei amici. Reciproco del precedente. 717
Gli amici dei miei nemici sono miei nemici. Reciproco del precedente. 718
719 Chi non e` mio amico, e` mio nemico. Il detto puo` essere vero in particolari situazioni nelle quali non stare da nessuna parte implica favorirne una. In altri casi si usa retoricamente.
Chi non e` con me e` contro di me. Per analogia. Frase evangelica (Luca 11.23; Matteo 12.30). Vedi con significato vicino Chi mi vuol ben mi segua! [S 898]. 720
I migliori amici sono quelli che si portano in tasca. Cioe` i soldi. Cecco Angiolieri pensava la stessa cosa riguardo ai parenti: ‘‘I buon parenti dica chi dir vuole, / a chi li puo` aver sono i fiorini: / quei son fratei carnali e ver cugini...’’ (Rime 114). Vedi anche Non c’e` miglior amico che la propria borsa [B 750]. 721
722
54
.
Non trovai amico piu` fidato e caro che m’aiutasse come il mio danaro.
AMMALATO / MALATO Da un lato si descrive lo stato psicologico del malato, dall’altro e` messo in rilievo il diverso e opposto atteggiamento verso le cose della vita tra il malato e il sano. f Vedi Infermo, Malato, Medico. Guai a quell’ammalato che si crede sano. Chi non e` consapevole della propria malattia, non la riconosce o non la vuole ammettere si trova nella situazione di non curarsi o non poter essere curato e quindi corre alla propria rovina. 723
Male per l’ammalato che si crede sano, peggio per il sano che si crede malato. La situazione del malato che non sa di esserlo e` grave, perche´ non si cura e rischia di morire. Piu` grave ancora e` la condizione di chi crede di essere malato e non lo e`, perche´ si rovina con le proprie mani. 724
Credere d’essere malato e` l’inizio della guarigione. Per cominciare a guarire bisogna ammettere la malattia e quindi provvedere alla cura. Vedi il precedente. 725
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
726 L’ammalato porta il sano. Indica la situazione nella quale colui che sta peggio sostiene quello che sta meglio e non viceversa. Con riferimento a una novellina popolare del lupo e della volpe, nella quale i due escono malconci da un’avventura in un pollaio e la volpe, fingendo di stare malissimo, si fa portare dal lupo ingenuo, cantando: ‘‘Ce ne andiamo piano piano / l’ammalato porta il sano’’. Vedi con significato vicino San Francesco fa la carita` al Duomo [D 1216].
I sani fanno di tutto per ammalarsi e i malati fan di tutto per guarire. Chi ha salute non la tiene in considerazione e fa stravizi, sforzi, si trascura fino a prendere qualche acciacco; naturalmente i malati si danno da fare per recuperare la salute. Vedi anche Chi e` sano si da` da fare per ammalarsi e chi e` malato si da` da fare per tornare sano [S 245]. 727
L’ammalato non mangia nulla e mangia tutto. Gioco di parole sul verbo mangiare: l’ammalato non mangia in senso proprio perche´ non ha appetito, ma da` fondo ai risparmi per curarsi, si mangia quello che possiede, il capitale. 728
L’ammalato chiede a Dio una cosa e il sano molte. E` un paradosso curioso, per cui colui che ha piu` bisogno apparentemente chiede meno e chi ha meno bisogno chiede di piu`. All’ammalato interessa una cosa sola: la guarigione e quella soltanto chiede a Dio. Il sano invece per vivere da sano ha bisogno di piu` cose e porge al cielo un nutrito elenco di desideri. 729
Quando l’ammalato muore si grida al medico, quando guarisce si canta ai santi. Sovente le colpe e i meriti vengono attribuiti erroneamente, come quando il medico non riesce a guarire un caso impossibile e gliene viene attribuita la colpa e un santo si prende i meriti della valida opera del medico. Vedi il contrario Dio guarisce e il medico e` ringraziato [M 1133]. 730
L’ammalato cocciuto fa il medico crudele. L’ammalato che si ostina a non seguire le cure induce il medico a usare mezzi drastici, forti. 731
732
L’ammalato non deve pagare il medico.
pag 118 - 04/07/2007
55 L’ammalato, se vuole essere curato bene, non deve pagare anticipatamente il medico. Questi, infatti, fara` di tutto per sanarlo, al fine di non perdere il suo onorario nel caso che muoia. Il detto si riferisce naturalmente ad altri tempi e ad altre situazioni, ma mantiene in parte la sua validita`. AMMANNATO Forse un cittadino dell’antica Firenze, dove Ammannati e` un nome di famiglia ben documentato. Il racconto popolare vuole che egli fece il conto di morire a una certa eta`, sia pure assai tarda, e comincio` a vivere largamente suddividendo il proprio patrimonio in lotti che dovevano bastargli fino alla morte. Questa pero` giunse molto piu` tardi di quello che aveva preventivato e si ritrovo` povero in canna. Come il povero Ammannato: la roba e` finita e il tempo e` avanzato. Si dice di chi cade in miseria per non aver saputo amministrare bene un’eredita`, una ricchezza che gli era toccata in sorte. Vedi anche Finirono le fave anche all’Allocco che ne aveva quattordici magazzini e ne mangiava una al giorno [A 472]; Chi della roba non fa stima e cura piu` della roba la sua vita dura [R 751]. 733
AMMAZZARE f Vedi Ingrassare, Uccidere. Ammazza ammazza, son tutti una razza. Quando in una categoria di persone non se ne salva uno, sono uno peggiore dell’altro. Si usa in particolare quando non si sa che cosa scegliere tra un certo numero di cose, di persone, di possibilita` intendendo che si puo` scegliere a caso, non essendovi differenze sostanziali, essendo tutte della stessa risma. Vedi anche Pietro male e Paolo peggio [P 1717]; Volta la carta e peggiora [P 1060]; Accidenti al meglio! diceva quello che sceglieva i lupi [L 1103]. 734
Chi ammazza cani e gatti fa male i suoi fatti. Chi ammazza questi animali si procura guai. Sopprimere il gatto ‘porta male’, ossia attira su chi lo fa una vendetta. Il gatto e` considerato un animale magico nel quale s’incarnano anime, esseri superiori come i folletti, le streghe e le fate. Queste vecchie credenze mantengono la superstizione che il gatto, come la 735
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
AMMOGLIARE
rondine, il ramarro, la tartaruga, non si deve ammazzare. Anche il cane ha aspetti magici, come essere ospite di spiriti diabolici, ma soprattutto e` difeso dal proprio padrone quasi fosse un essere umano: chi ammazza il cane cade nelle ire del suo proprietario. Chi ammazza piu` di quello che sala si ritrova carne fradicia. Chi intraprende un’impresa che supera le proprie possibilita`, sciupa tempo e risorse. Si riferisce all’uccisione e alla salatura del porco: chi ammazza una bestia troppo grossa, o piu` bestie, e poi non ha la possibilita` di lavorarle tutte, si ritrova con una parte di carne che in breve va a male e deve essere buttata via. Salare il porco significa sezionarlo, lavorare la carne, condirla di spezie e sale per poterla conservare sotto forma di salumi: prosciutto, salsicce, salame, ecc. Il sale e` l’ingrediente fondamentale in quanto e` quello che garantisce la conservazione. 736
AMMINISTRARE 737 Chi amministra amminestra. Colui che tiene l’amministrazione ci ricava da vivere e anche di piu`. Il termine amminestrare e` una creazione linguistica che allude a una conduzione disonesta: la minestra e` un simbolo del mangiare. Il toscano gia` anticamente conosce il modo di dire ‘‘fare la (propria) minestra’’ nel senso di ‘‘fare il proprio gioco, spadroneggiare’’ e anche ‘‘sminestrare’’ per dire ‘‘comandare, fare e disfare’’. Quindi amminestrare e` ‘‘provvedere alla famiglia’’, ‘‘condurre a proprio modo una ditta’’, ma anche ‘‘sgraffignare quello che si puo`’’. Vedi anche Chi ha il mestolo in mano fa la minestra a suo modo [M 1390].
AMMOGLIARE 738 Uomo ammogliato, uccello in gabbia. Dai proverbi il matrimonio e` considerato per l’uomo talvolta un elemento di stabilita` e di equilibrio, a volte una condanna a una semiliberta`, una trappola nella quale cade credendo a un’illusione che presto si dissolve. Per la donna le cose vanno anche peggio.
Ammogliati con una uguale e nessun di te dira` male. Sposare una donna di uguale condizione sociale elimina sospetti, chiacchiere e insinuazioni, soprattutto non si parlera` di matrimonio d’interesse. Vedi il ben piu` diffuso Moglie e 739
pag 119 - 04/07/2007
AMO
56
.
buoi dei paesi tuoi [M 1632], che, nonostante espliciti dei limiti di tipo etnico e geografico, nell’uso dimostra significato affine. Gia` in Ovidio, e forse con volonta` di riferirsi ad un insegnamento tradizionale, si legge (Eroidi 9.32) Siqua voles apte nubere, nube pari ‘‘Se vuoi fare un buon matrimonio, sposa una tua pari’’, verso del quale sono attestate diverse varianti mediolatine. AMO Il piccolo uncino a cui viene attaccata l’esca e`, con i suoi allettamenti, inganni, lusinghe, il vero protagonista di questi proverbi, che non si usano per la pesca bensı` metaforicamente per le situazioni della vita.
AMORE Tutto quello che si puo` dire dell’amore i proverbi lo dicono: passione, pene, gioie, tribolazioni, gelosie, sospetti ed altro. f Vedi Gelosia, Guerra, Matrimonio, Miseria, Odio, Pena, Rabbia, Sposare, Soldato, Tenero, Venere. Delle pene d’amore si tribola e non si muore. Le pene d’amore in genere sono tali per cui, prima o poi si guarisce e quindi non e` il caso di preoccuparsi dei propositi insani degli innamorati. Anche dei dolori del parto si dice che si scordano presto, vedi I dolori del parto sono dolori scordoni [P 620]. 746
747
Pesce che va all’amo cerca d’esser gramo. Chi si avvicina al pericolo va in cerca della propria disgrazia.
D’amore sono morti pochi.
740
Quel che non si piglia coll’amo si piglia con la rete. Il pesce che sfugge all’amo, si cattura con la rete. Quello che non si puo` fare con un mezzo occorre farlo con un altro; ogni cosa richiede lo strumento adeguato per essere fatta. 741
Chi tira l’amo troppo presto perde il pesce e l’esca. Chi e` precipitoso nel concludere un’opera la rovina, un affare lo compromette, ecc. 742
Il pesce si prende coll’amo e l’uomo con la parola. Il pesce si prende con l’amo nascosto nell’esca e l’uomo s’induce a fare quello che si vuole nascondendo il fine vero sotto parole di elogio, d’ammirazione, di lusinga. 743
L’amo migliore ce l’ha l’adulatore. Secondo il proverbio sarebbe la vanita` la forza piu` capace di sedurre l’uomo: nessuno resiste all’adulazione. 744
Il pesce che ha morso l’amo mangia sempre di mala voglia. Chi e` scampato a un determinato pericolo, ha in seguito timore nell’avere a che fare con situazioni simili. Vedi anche Gatto scottato dall’acqua calda ha paura di quella fredda [G 243]; Cane battuto ha paura dell’ombra del bastone [O 274]. 745
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
748 D’amore si muore e d’odio si vive. Mentre la pena d’amore puo` portare alla consunzione e alla morte, l’odio accende l’animo alla collera, a uno sdegno inestinguibile che si sazia solo con la vendetta, con la fine dell’avversario. Quindi l’odio puo` diventare uno scopo che riempie la vita.
L’amore arriva a cavallo e l’odio a dorso d’asino. Gli amori spesso si manifestano improvvisamente (colpo di fulmine, amore a prima vista) e prendono totalmente in poco tempo le persone. L’odio, per la sua natura negativa, e` rallentato nel suo nascere, deriva da una somma di fatti, matura lentamente. Il corso del cavallo e` rapido e quello dell’asino proverbialmente lento. 749
750 Il primo amore non si scorda mai. Molto vivo e diffusissimo. La prima passione amorosa, che coincide con la rivelazione dell’amore stesso, resiste nel ricordo e nel rimpianto, non si dimentica e riaffiora continuamente. 751 I primi amori sono i migliori. Affine al precedente. Perche´ sono gli amori ai quali ci si abbandona senza riserve, senza paura.
Tre cose sono difficili a lasciare: l’amico, il gioco e il primo amore. Per analogia parziale. Il distacco piu` difficile e doloroso si ha in questi tre casi, che coinvolgono l’essere nel profondo, compreso il gioco che e` considerato come una malattia. Per l’i752
pag 120 - 04/07/2007
57
.
AMORE
dea contraria, che cioe` i nuovi amori scacciano facilmente i vecchi, vedi anche [A 807808].
zionalmente preso a simbolo del luogo piu` piccolo che ci sia, tuttavia e` sufficiente come nascondiglio per gli innamorati.
L’amore ha il becco di miele e la coda di fiele. L’amore inizia con la dolcezza e poi presenta aspetti amari e dolorosi. Vedi anche Amore e cetriolo stanno a paro: la testa l’hanno dolce e il culo amaro [C 1370].
L’amore e` come un fiore: se non s’annaffia muore. Molto diffuso. Se e` trascurato, se non e` rinnovato con mille attenzioni, l’amore tende ad affievolirsi. Mette in guardia dai pericoli delle lunghe lontananze o della consuetudine, dell’assuefazione.
753
L’amore spinge avanti il miele e tira dietro il fiele. Per la connessione fra amore e amarezza, implicita in questi due proverbi, vedi Amore non e` senza amaro [A 851] e anche Amore amaro come toro tira [A 852]. Gia` in Plauto abbiamo (Cistellaria 69) Amor et melle et felle est fecundissimus ‘‘L’amore e` assai produttivo sia di miele che di fiele’’, che risulta attestato come proverbio nel Medioevo. Ancora piu` indietro si risale con l’aggettivo greco glykypikros ‘‘dolceamaro’’, tipica qualificazione dell’amore e delle sue azioni a partire da Saffo (fr. 130 Voigt) per proseguire con gli epigrammisti, e quindi Catullo (Carmi 68.18) (Venus) quae dulcem curis miscet amaritiem ‘‘(Venere) che mescola alle preoccupazioni una dolce amarezza’’. 754
L’amore comincia con balli e canti e finisce con pene e pianti. Prima con feste e divertimenti, in seguito con le difficolta`, le delusioni e le pene della vita. 755
756 L’amore e` bello per chi lo impara. Il momento piu` bello dell’amore e` quando si trova allo stato nascente, si scopre senza saperne nulla e quindi non se ne conoscono gli esiti e le implicazioni. Poi da incanto e meraviglia diviene un fatto della vita.
L’amore e` bello quando comincia, il prosciutto quando e` a meta` e la predica quando finisce. Per l’amore vedi i precedenti, quanto al prosciutto e` migliore quando il taglio e` verso la meta`: la fetta e` ancora grande ed e` vicina all’osso; la predica di solito e` noiosa e ravviva l’attenzione solo quando si capisce che volge alla fine. 757
Amore si nasconde dentro la cruna d’un ago. Coloro che si amano sanno dissimularlo molto abilmente, se questo loro giova. Lo spazio racchiuso nella cruna di un ago e` tradi758
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
759
760 Il vero amore non si vende ne´ si compra. In nessun modo il vero amore puo` essere frutto di un baratto con altri beni, sia pure di gran valore, altrimenti scade a rapporto ignobile. 761 Amore con amor si paga. L’amore puo` essere ricambiato solo con eguale sentimento. Vedi Ama chi t’ama e rispondi a chi ti chiama [A 549]. A monte di questa formulazione, per cosı` dire, ‘passiva’ (l’amore e` dato da qualcuno e con amore si risponde), sta quella ‘attiva’ (si da` amore per averne) riassunta in Si vis amari ama ‘‘Se vuoi essere amato, ama’’, citata da Seneca (Lettere a Lucilio 9.6) come massima del filosofo stoico Ecatone, che circola come proverbio colto anche in italiano (anche nella variante medievale Ut ameris, ama ‘‘Per essere amato, ama’’).
Percosse per amore non danno dolore. Le percosse che ci si scambiano nelle baruffe amorose non fanno male e subito sono scordate. Vedi anche Calcio di stallone non fa male alla cavalla [C 145]. 762
L’amore e` per chi sogna, la fortuna e` per chi dorme, la ragione e` per chi veglia e il perdono e` per chi muore. L’amore e` bello per chi deve ancora viverlo e lo immagina nella luce del sogno, della speranza, dell’illusione; la fortuna arriva di solito a chi non la cerca (vedi Fortuna e Dormire); la ragione richiede sensi e mente desti; il perdono si addice sia a chi muore verso chi sopravvive, sia a chi vive verso chi muore. 763
764 Amor non ha [non conosce] misura. Non agisce secondo ragione, misurando le cose: pene, mezzi, doni, disponibilita` , ma dona tutto quanto gli si richiede, finche´ ne ha. Anche nel senso che non ha confini, non ha limiti.
pag 121 - 04/07/2007
AMORE
765 Amor vuol fede e fede vuol fermezza. Richiede fedelta` e fiducia, tali che non vacillino di fronte a difficolta`, maldicenza e altri ostacoli. Il detto e` rivolto contro la gelosia. E` un endecasillabo che puo` essere uscito da una composizione poetica. 766 Amor vuol fede e l’asino il bastone. Perche´ il sentimento d’amore proceda e viva e` necessaria la fedelta`, la fiducia reciproca, per far camminare l’asino e` necessaria la forza, la percossa. 767 L’amore e la fede dall’opera si vede. Sono due cose che e` facile manifestare e attestare con le parole, mentre assai piu` difficile dimostrarle e sostenerle con i fatti, in quanto possono essere ostentate per un immediato interesse e svaniscono al primo ostacolo, al primo sacrificio o prezzo da pagare. 768 L’amore vien dall’utile. Dando alla parola utile un senso nobile si puo` dire che l’amore sia generato dal bisogno che si ha di una persona. Qui pare piu` logico che il proverbio intenda come amore la benevolenza, la simpatia, la buona disposizione d’animo: sentimenti che possono essere generati anche da una prospettiva di vantaggio, di utilita`. Ed e` in questo senso che viene per lo piu` usato. 769 L’amore e` forte come la morte. Tutto sottomette alla sua volonta` e passa sopra a qualunque ostacolo. L’amore vero dura in eterno e non si cancella, e` indistruttibile, e da esso non si esce. Frase del Cantico dei Cantici (8.6): ‘‘Perche´ forte come la morte e` l’amore, tenace come gli inferi la passione’’. 770 L’amore vince tutto. Traduzione del motto virgiliano, anch’esso tuttora usato come proverbio: 771 Omnia vincit amor. Da Virgilio (Bucoliche 10.69): Omnia vincit amor, et nos cedamus amori ‘‘L’amore vince tutto e noi soccombiamo all’amore’’. Nel Medioevo e` attestata anche con una aggiunta riduttiva Sed nummus vincit amorem ‘‘Ma il denaro vince l’amore’’, sulla quale e` esemplato l’ancor piu` limitativo proverbio italiano: 772 L’amore puo` molto e l’oro tutto. L’uomo e` spinto a fare quasi tutto per amore, ma tutto per denaro. 773
58
.
Tutto vince l’amore e la fame l’amore.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Correzione dell’ottimistico L’amore vince tutto [A 771]: in questo caso non c’e` atteggiamento moralistico ma presa d’atto della forza delle necessita` primarie. Vedi anche Amore e` una gran cosa, ma la fame passa ogni cosa [F 193]; Quando la fame entra in casa l’amore fa fagotto [F 196]; Senza pane e senza vino l’amore non dura da sera a mattino [A 799]. L’amore vince tutto, il danaro governa tutto, il tempo consuma tutto e la morte vince tutto. Ulteriore ampliamento e correzione: elenca con enfasi gli elementi fondamentali della vita che, per loro natura, hanno una forza incoercibile, alla quale nulla puo` resistere. 774
Alla forza d’amore soggiace ogni valore. Ogni altra forza o virtu` cede all’amore, alla passione. 775
776 L’amore regge il suo regno senza spada. Domina dall’interno e non dall’esterno, non con la forza, ma con l’intima persuasione.
Chi ha amore corre e chi ha pena si ferma. L’uomo in preda alla passione amorosa tende a muoversi senza posa alla ricerca dell’amato bene, mentre chi e` colpito dal dolore si ferma ripiegandosi su se stesso. 777
Chi ama va e chi si duole sta. L’amore non e` bello se non e` liticarello. Cosı` si dice a Roma e in altre regioni. A Napoli si dice stuzzicarello. L’amore si riattiva come un fuoco che, stuzzicato da piccole baruffe, si ravviva e s’infiamma. La schermaglia serve a verificare quanto uno ama, quanto uno e` geloso, ecc. Il concetto va confrontato con una sentenza latina Amantium irae amoris integratio est ‘‘I litigi tra gli amanti sono un completamento dell’amore’’, che e` un verso di Terenzio (Andria 555) confluito anche nelle sentenze di Publilio Siro (nelle quali si trova anche Cogas amatam irasci, amari si velis ‘‘Costringi l’amata ad arrabbiarsi, se vuoi essere amato’’). Vedi anche Senza la gelosia l’amor se ne va via [A 837]; Sdegno cresce amore [S 792]. 778 779
780
Senza baruffa amore fa la muffa.
781
L’amore senza baruffa non ha sapore.
pag 122 - 04/07/2007
59
.
782 Amore senza baci, minestra senza sale. L’amore che non si manifesta in atti concreti e pretende di vivere di sole parole e` qualcosa d’insipido e senza senso.
Amore senza peccato e` un ballo senza musica. L’amore che non conosce eccessi, che ha troppi riguardi, timori, rispetto per le convenzioni, e` una caricatura dell’amore, un non senso. 783
AMORE
Nella sua cecita` l’innamorato vede come vede e non e` possibile rischiarargli la mente con consigli. 792 L’amore ci vede poco e l’odio e` cieco. L’odio toglierebbe l’esatta visione della realta` ancor piu` dell’amore. 793 L’amore non ha consiglio. Consiglio nel significato antico di ‘‘saggezza’’.
L’amore fa impazzire i vecchi e rinsavire i giovani. Richiama una sentenza di Publilio Siro (A 29) Amare iuveni fructus est, crimen seni ‘‘Amare e` un frutto per il giovane, delitto per il vecchio’’. Raffigurazioni di ridicoli vecchi innamorati si trovano nel teatro di tutti i tempi, a partire dalla commedia ellenistica. Lo cita anche Giordano Bruno ‘‘L’amor fa dovenir li vecchi pazzi e li giovani savi’’ (Gli eroici furori, Dialogo I). Vedi anche Non v’e` cosa peggiore che in vecchie membra pizzicor d’amore [A 815]. 794
Quando l’amore c’e`, l’uccello tira. Motto scherzoso che si usa per rimarcare come anche l’amore piu` alto non si contenta di rapporti platonici. Banale, ma indiscutibile. 784
Quando l’amore c’e` la gamba tira il pie`. Quando uno e` innamorato non cede alla pigrizia: la gamba si muove quasi da sola trascinando il piede, portando la persona verso il suo bene. 785
Chi ha amore nel petto ha gli sproni nei fianchi e le ali ai piedi. Chi ama non ha pace: e` sempre in movimento e in fermento e si da` da fare per incontrare chi ama, realizzare i suoi desideri. 786
D’amor lo strale ferisce ogni mortale. Nessuno puo` sentirsi al sicuro dall’amore: le sue frecce possono colpirlo in qualunque momento e in qualunque condizione. 787
788 L’amore e` cieco. L’amore non vede difetti, impedimenti, difficolta`. Eros, dio dell’amore, e` spesso rappresentato bendato. Fra i proverbi piu` diffusi in assoluto, ripete un motto latino Caecus amor, sicuramente antico ma di origine incerta, particolarmente fortunato, anche come impresa in eta` rinascimentale. Un proverbio citato dai paremiografi greci ‘‘Chi ama e` cieco nei confronti dell’innamorato’’ risulta di fatto derivare nientemeno che da Platone, Leggi 5.731e. Vedi anche Chi ama non vede [A 545]. 789 L’amore e` cieco e sordo. Non solo non vede ma neppure ascolta avvertimenti o consigli. 790 L’amore e` cieco e pazzo. Fa perdere la visione e il senso della realta`. 791
L’amore e` cieco e non conosce lume.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
795 L’amore e` cieco, ma guarda da lontano. L’amore non vede, come si e` detto sopra, ma e` capace di osservare sospettosamente da lontano le mosse, la vita, gli incontri della persona amata.
Amor mal impiegato e` mal remunerato. L’amore che si rivolge verso una persona indegna risulta sempre non ricambiato, mal inteso, o disprezzato. 796
797 D’amore nasce amore. Sentirsi amati accende l’amore per la persona che ama. 798 Amor fa amore e crudelta` fa sdegno. L’amore chiama amore, ma il rifiuto, peggio la derisione, produce ira.
Senza pane e senza vino l’amore non dura da sera a mattino; senza vino e senza pane l’amor non dura da sera a mane. Si usa ripetere che senza mangiare e bere l’amore non sopravvive, vedi in proposito Senza Cerere e Bacco e` amor debole e fiacco [V 372]; Il ballo non e` bello quando e` vuoto il budello [B 991]. Qui tuttavia s’intende che in una unione stabile, nel matrimonio, se mancano i mezzi di sussistenza, se si deve combattere con la poverta`, il sentimento e` destinato a logorarsi. 799
pag 123 - 04/07/2007
AMORE
60
.
800 Amor di ganza, fuoco di paglia. L’amore di un’amante dura poco come il fuoco della paglia che e` vivace ma effimero. Ganza vale amante, ma in senso spregiativo, senza che vi sia nobilta` di sentimento, quasi ‘sgualdrina’. Peggio ancora che ganzo.
Amor di donna e` come vin di fiasco: la sera e` buono e la mattina e` guasto. La donna e` incostante nell’amore e in poco tempo puo` guastare, distruggere un promettente rapporto. Il proverbio ha lo stesso schema dell’altro: Amicizia di potente e vin di fiasco la sera e` buono e la mattina e` guasto [A 608]. 801
Sole di marzo, calma di mare, amor di donna: non ti fidare. Queste tre cose possono durare poco: in mare la burrasca in genere e` preceduta dalla bonaccia; il sole di marzo dura poco perche´ la stagione e` ventosa e mutevole e l’amore della donna svanisce. Vedi anche Di quattro cose mai non vi fidate: seren d’inverno, nuvolo d’estate, amor di donna e discrezion di frate [S 1072]. 802
L’amore nato in Carnevale muore in Quaresima. L’amore nato nella spensieratezza, nel gioco, nella festa, ha fine a contatto con le prime avversita`. La Quaresima, una volta tempo di penitenza e di digiuno, segue il Carnevale, periodo di festa e allegria. 803
804 L’amore non e` mai canuto. Non viene meno neppure nella tarda eta`, sia come desiderio che come sentimento, pur affievolendosi i segni e le manifestazioni. Vedi anche Il cuore non invecchia [C 2722]. 805 L’amore fiorisce d’inverno e d’estate. Non ha stagione: puo` nascere in qualunque momento; si riferisce in particolare all’eta` dell’uomo che puo` innamorarsi sia da giovane che da vecchio.
L’amore e` come il sole: scende sulle merde e sulle rose. L’amore colpisce tutti, persone raffinate o volgari, e tutti possono essere oggetto d’amore. 806
807 I nuovi amori fan scordare i vecchi. Con il nascere di un nuovo amore si dimenticano agevolmente quelli passati. Anche in senso generale: i nuovi interessi, le nuove prospettive mettono in second’ordine cio` che interessava precedentemente. Vedi anche
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Chiodo scaccia chiodo [C 1480]. Sulla persistenza del primo amore vedi invece A750752. 808
Il nuovo amore scaccia il vecchio.
L’amore sta bene sotto la lana come sotto la seta. L’amore alberga nei cuori semplici come in quelli fieri e nobili, nella poverta` e nella ricchezza. 809
Amore appena nato gia` lotta e vince armato. A differenza di altri sentimenti che crescono e si consolidano lentamente, l’amore nasce gia` forte e combattivo. 810
811 Amore passa muraglie e muraglioni. E` inutile separare chi si ama, poiche´ qualsiasi ostacolo sara` certamente superato dagli innamorati. 812 Amore passa sette mura. Per il tipo di affermazione vedi La benedizione passa sette muri [B 428].
Le frecce d’amore sfondano tonache e corazze. S’innamorano sia uomini rudi e forti, come i soldati, sia le persone consacrate a Dio. 813
L’amore fa passare il tempo e il tempo l’amore. Proverbio che guarda alla realta` in maniera un po’ cruda. Volumi di versi sono concentrati in queste poche parole, efficacemente disposte (dal punto di vista retorico si tratta di una figura di pensiero nota come reversio, non rara nei proverbi, vedi Bisogna mangiare per vivere non vivere per mangiare [M 532]). 814
Non v’e` cosa peggiore che in vecchie membra [in vecchio] pizzicor d’amore. L’amore in tarda eta`, soprattutto se rivolto a una persona piu` giovane, e` un equivoco o d’interessi o di sentimenti, o un miscuglio di questi due, per cui il piu` delle volte e` destinato a un’amara conclusione. 815
Amor di vecchierello trotto di somarello. L’amore del vecchio (e qui si allude specificamente all’aspetto fisico) e` di breve durata, come il trotto del somaro che dopo un breve tratto di strada torna al passo, vedi Trotto d’asino dura poco [A 1400]. Il paragone sottinteso e` col trotto del cavallo che al contrario e` vigoroso e resistente. 816
pag 124 - 04/07/2007
61 Una giovane in mano a un vecchio, un uccello in mano a un ragazzo, un cavallo in mano a un frate son tre cose strapazzate. Il vecchio non ha piu` le capacita` per essere il compagno valido di una ragazza; un ragazzo non ha esperienza per allevare un uccello che serva per la caccia; i religiosi erano notoriamente inesperti di cavalcature. Si parla giustamente di cavallo: infatti i religiosi si servivano di asini o di mule. In generale: non si da` un bene a chi non sa apprezzarlo ne´ usarlo correttamente. 817
L’amore e` delle giovani e le chiacchiere delle vecchie. L’amore appartiene alla giovinezza, mentre nella tarda eta` se ne parla soltanto. In altro senso: le donne giovani vivono i loro amori mentre alle donne anziane restano solo le chiacchiere, la maldicenza, la mormorazione. Il proverbio si usa spesso appunto per tagliar corto sulle maldicenze: ogni eta` vive l’amore a suo modo. 818
Chi fa l’amore con la vecchia trova la strada dell’ospedale. Si vuole che le donne anziane siano insaziabili, per cui chi si cimenta e insiste in certe imprese perde le forza e si ammala. 819
820 L’amore arde e non si consuma. L’amore vero pur bruciando come una vivida fiamma non si esaurisce. L’immagine richiama il biblico roveto ardente presso il quale Mose` ebbe la rivelazione sul Sinai (Esodo 3.2).
Amore e tosse non si nascondono. Per quanto si cerchi di tenerlo segreto, nascosto, l’amore inevitabilmente si rivela con segni inequivocabili, come la tosse che non si puo` reprimere a lungo. Si trova citato dal Sacchetti (Trecentonovelle 16): ‘‘Perche´ bene dice il proverbio che l’amore e la tosse non si puo` celare mai’’. Anche il Pulci (Morgante 3.88): ‘‘E disse vero e` pur che l’uom non possa / celar per certo l’amore e la tossa’’. Secondo il repertorio del Walther e` attestato un proverbio latino medievale che suona: Quattuor abscondi non possunt, tussis, amor, ignis, dolor ‘‘Quattro cose non possono essere nascoste: la tosse, l’amore, il fuoco e il dolore’’, a cui sono affini sia questo che i successivi proverbi italiani. Vedi anche Non si nascondono gli aghi nei sacchi [A 326]; Amore e raffreddore non si nascondono [R 47]. 821
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
822
AMORE
Amore e tosse si fan sempre conoscere.
Amore, tosse e rogna celar non ti bisogna. Non tentare nemmeno di nascondere amore, tosse e rogna. Anche la rogna essendo una malattia della pelle e` difficile da tenere segreta. Vedi anche Fuoco, tosse, amore e rogna prima o poi vengono fuori [F 1650]. 823
Amore, tosse e fumo non si nascondono a nessuno. Anche il fumo non si puo` nascondere e si rivela dovunque. 824
Amor, tosse e pancetta non si celan, dovunque li si metta. La pancetta e` quella rotondita` del ventre che aumenta con l’eta` e che molti s’illudono di mimetizzare. Si richiama probabilmente a un proverbio dialettale, in particolare al veneto Amore, tosse e panza no i se sconde, che pare primario rispetto a questo italiano, dall’andamento un po’ faticoso. 825
Amore non si cela sotto il manto ne´ si nasconde in un canto. I grandi mantelli a ruota di una volta consentivano di nascondere anche cose voluminose. Canto qui vale angolo, cantone dove si mettono le cose di poca importanza. 826
Chi vuole amor celato lo tenga bestemmiato. Per nascondere il proprio sentimento bisogna addirittura mostrare pubblicamente disprezzo verso la persona amata. 827
Assenza e` nemica d’amore: tanto lontan dall’occhio che dal cuore. I proverbi sono discordi sul fatto che la lontananza faccia diminuire o aumentare l’amore. Qui si conferma l’altro ben noto proverbio: Lontan dagli occhi, lontan dal cuore [O 62]. Anche Dante fa dire a Nino Visconti della moglie Giovanna passata a nuove nozze dopo la sua morte: ‘‘Per lei assai di lieve si comprende / quanto in femmina foco d’amor dura / se l’occhio e ’l tatto spesso non l’accende’’ (Purgatorio 8.76-78). Vedi anche Lunga assenza, certa dimenticanza [L 1077]. 828
Le ferite d’amore le puo` sanare solo chi le ha fatte. Si richiama probabilmente a una sentenza di Publilio Siro (A 31) Amoris vulnus idem sanat qui facit ‘‘La ferita d’amore la guarisce lo stesso che la provoca’’, che esprime un con829
pag 125 - 04/07/2007
AMORE
62
.
cetto abbastanza diffuso nella poesia d’amore antica e medievale. Solo chi ha ferito la persona che l’ama puo` porre rimedio al male provocato. Esiste una versione francese del proverbio nella quale e` reso esplicito il collegamento fra questa immagine di amore come feritore-guaritore e la lancia di Achille, le ferite inferte dalla quale, secondo quanto narrato nel mito di Telefo, potevano essere curate solo da essa stessa: L’amour est comme la lance d’Achille qui blesse et gue´rit. Vedi anche La lancia d’Achille prima feriva e poi risanava [A 124].
compromettere un rapporto, in piccole dosi e` tuttavia positivo perche´ da` la misura dell’importanza che riveste una persona per chi manifesta tale sentimento. In questo senso non e` disprezzato, in particolare dalla donna, e contribuisce a ravvivare l’amore. Vedi L’amore non e` bello se non e` liticarello [A 779].
L’amore e` una montagna: chi sale ride e chi scende si lagna. Chi all’inizio avanza, procede sulla strada dell’amore e` lieto e pieno di speranze, chi invece torna indietro, e` sulla china di un amore che finisce, si lamenta e si dispera.
839 L’amore insegna agli asini a danzare. L’amore induce molti a fare cose che non avrebbero saputo ne´ voluto mai fare, al fine di conquistare o compiacere la persona amata. La danza dell’asino e` uno de termini di paragone piu` frequenti per indicare la goffaggine e l’incapacita`.
830
831 L’amore vecchio e` timido. L’amore che dura da molto tempo senza forza e senza passione e` debole e fugge non appena arriva il nuovo.
Amore e signoria non soffron compagnia. Il potere e l’amore non possono essere condivisi, spartiti, non tollerano persone che possono dar loro ombra in qualche modo. 832
833 Amore e maesta` non vanno insieme. La gravita`, la reverenza, la solennita` non s’addicono all’amore, che presuppone la confidenza e l’intimita`. Verso proverbiale del Metastasio (Didone abbandonata, atto III, scena X). 834 Amore e gelosia nacquero insieme. Amore e gelosia si manifestarono insieme fin dalle origini. Quindi, generalmente: al nascere di un amore nasce insieme la gelosia. 835
Amore e gelosia vanno sempre in compagnia.
Amor da` per mercede gelosia e rotta fede. Proverbio pessimista che considera come molti amori vivano nella gelosia o finiscano col tradimento. 836
Senza la gelosia l’amor se ne va via. Senza un po’ di gelosia l’amore langue. La gelosia, sia nella tradizione paremiografica che nella narrativa popolare, se e` un sentimento che offende chi ne e` oggetto e puo` 837
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
838 Il sospetto caccia l’amore di casa. Il sospetto (d’infedelta`, di non essere amato, ecc.) annienta l’amore. Il sospetto di solito ha un oggetto definito e quindi e` piu` grave di un senso vago di gelosia.
840 Si torna sempre ai vecchi amori. Vecchi affetti, vecchie abitudini, ricordi d’infanzia, gusti, luoghi, attivita`, persone della giovinezza esercitano un’attrattiva costante e un richiamo al quale difficilmente ci si sottrae. Francese: On revient toujours a` ses pre`miers amours.
L’amore vero non e` messo in fuga dall’apparire della prima ruga. L’invecchiare non compromette il vero amore che va oltre la bellezza e la fine della gioventu`. 841
842 Amore non sente fatica. Chi e` innamorato non avverte disagi, fatiche, sacrifici nel perseguire il proprio scopo e nel compiacere chi ama. 843 Chi soffre per amor non sente pene. Endecasillabo. Soffrire ha qui valore di ‘‘desiderare, anelare’’.
L’amore e` come le lacrime: nasce dagli occhi e cade nel petto. L’amore nasce dalla vista, dallo sguardo e quindi pervade l’animo. Secondo la tradizione poetica e gnomica e` la vista che genera l’amore, come afferma, ad esempio, Giacomo da Lentini, poeta della Scuola siciliana ‘‘... e li occhi in prima generan l’amore e lo core li da` nutricamento... Ma quell’amor che stringe con furore / da la vista de li occhi ha nascimento’’ (Sonetto in risposta a Jacopo Mostacci e Pier della Vigna). Vedi anche L’occhio attira l’amore [O 119]. 844
845
Ogni disuguaglianza amor agguaglia.
pag 126 - 04/07/2007
63 Endecasillabo. L’amore pareggia tutte le disuguaglianze economiche, sociali, culturali che non risultano impedimenti a un vero e forte sentimento. Amor non guarda lignaggio, ne´ fede, ne´ vassallaggio. Sinonimo piu` antico del precedente. L’amore non considera la discendenza nobile o meno, non tiene conto delle diversita` di fede o di appartenenza a fazioni contrapposte e nemmeno dei rapporti di dipendenza. Merita citare a confronto un verso di Ovidio (Eroidi 4.161) Nobilitas sub amore iacet ‘‘La nobilta` e` sottomessa all’amore’’, usato nel Medioevo come sentenza. 846
L’amore [il fidanzamento] troppo lungo diventa un serpente. Un rapporto che si protrae oltre il suo corso naturale, da cosa buona si tramuta in cosa cattiva, portatrice d’insidia e di veleno come il serpente. Il proverbio intende col termine amore il periodo di fidanzamento, a cui comunemente si allude dicendo che due fanno all’amore. 847
848 Amor senza speranza presto muore. L’amore che non vede alcuna possibilita` di realizzarsi langue, intristisce e quindi muore. E` un invito nascosto a coloro che giocano nelle schermaglie amorose a non togliere completamente le speranze a chi li cerca, per non vedere compromesso del tutto il sentimento. Altri proverbi affermano che il vero amore e` inestinguibile.
L’acqua vuole pendenza e l’amore speranza. L’acqua per correre ha bisogno di pendio e l’amore per vivere necessita di sperare nella sua realizzazione.
.
AMORE
3.109 sg. e Agostino, Confessioni 4.12.18). Nella poesia italiana colpisce l’uso che ne fa Petrarca, Trionfi 1.1.76 sg. ‘‘Quest’e` colui che ’l mondo chiama Amore; / amaro come vedi, e vedrai meglio’’. Vedi anche L’amore ha il becco di miele e la coda di fiele [A 752]; Amore e cetriolo stanno a paro: la testa l’hanno dolce e il culo amaro [C 1370]. 852 Amore amaro come toro tira. Proverbio e gioco di parole. L’amore che fa soffrire e` piu` forte di un sentimento sereno.
Amore senz’amaro, carne senz’osso, farina senza semola, pesce senza bagnarsi, vino senza feccia, legno senza scorza, cappello e cappuccio non si possono avere. Il proverbio elenca una serie di elementi positivi che richiamano immancabilmente aspetti negativi: l’amore e la sofferenza; la carne tenera e l’osso duro; la farina gradevole e il suo scarto che e` la semola (cibo per polli); il pesce e gli inconvenienti del pescare; il vino e il suo deposito che puo` rovinarlo; il legno e la scorza che lo ricopre e deve essere tolta per la lavorazione; infine due oggetti utili che sono alternative: l’uso del cappello (elegante) esclude quello del cappuccio (pratico, comodo). Quest’ultima coppia pare riferita, come le altre, al primo verso, quindi: se si ama una persona non se ne puo` amare un’altra. 853
849
L’amore va e viene (e a volte non ritorna). L’amore e` un sentimento spesso mutevole che s’infiamma e s’affievolisce ma, in queste oscillazioni, talvolta scompare del tutto. 850
851 Amore non e` senza amaro. Non puo` esserci amore senza dolore, sofferenza. Tutto cio` che si ama spesso delude poiche´ ci si aspetta sempre piu` di quanto puo` dare. La paronomasia fra amore e amaro e` alquanto sfruttata in ambito latino, dove troviamo, in Plauto (Trinummus 260) Amor amara dat ‘‘L’amore da` amarezze’’ (ma cfr. anche Cistellaria 68, e poi Virgilio, Bucoliche
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
854 Con l’amore ne´ si desina, ne´ si cena. Consiglio che riguarda il matrimonio: se sposi una persona che ha da offrirti solo l’amore, non avendo ne´ mezzi, ne´ capacita`, finirai col fare la fame. Quindi: l’amore da solo non basta. Desinare, cioe` ‘‘prendere il pasto principale, pranzare’’, e` vivo praticamente solo in Toscana. 855
Il fuoco dell’amore non fa bollire le pentole.
856 Scalda piu ` l’amore che mille fuochi. Gioca sull’equivoco tra l’ardore della passione e il fuoco reale; il primo e` molto piu` forte del secondo. 857 L’innamorato non muore di freddo. Per analogia. In diversi sensi: arde sempre di desiderio e di passione; e` in continua attivita`
pag 127 - 04/07/2007
ANATRA
64
.
per realizzare i suoi progetti, non si cura del freddo pur d’incontrare la persona amata. Vedi Chi ama brucia [A 544]. L’amore e` una malattia dalla quale nessuno vuol guarire. Anche coloro che soffrono per amore non sono disposti a rinunciarvi, perche´ capiscono di perdere qualcosa d’insostituibile. 858
Il primo amore e` quello bello e l’ultimo e` quello vero. Il primo amore e` la rivelazione dell’amore stesso e quindi si fissa nella mente come cosa assoluta e irrepetibile. L’ultimo e` quello profondo, forte che coinvolge completamente, senza essere un’illusione, un abbaglio. 859
ANATRA f Vedi Cappone, Oca. Dell’anatra l’andare, del cappone il volare. A tavola dell’anatra e` buona la coscia, del cappone l’ala. Non c’entrano per niente l’andatura e il volo: il cappone del resto non fa che qualche svolazzo. 860
Ai primi d’agosto l’anatra finisce arrosto. L’anatra, insieme al piccione, era un tempo piatto tradizionale del periodo caldo e delle domeniche d’agosto. Vedi anche Agosto chiappa, spenna e metti arrosto [A 343]. 861
ANCONA Se Iesi avesse il porto Ancona sarebbe un orto. Schema di proverbio che si ripete variandolo per diverse citta`. Se la citta` di Iesi fosse sul mare e avesse il porto, Ancona sarebbe ridotta a una piccola localita` di poca importanza. Iesi, citta` natale dell’imperatore Federico II di Svevia, dalle mura imponenti, florida per attivita` e industrie, di origine antica, rivaleggiava con Ancona. Vedi anche Se Parigi avesse lu meri sarebbe una piccola Beri [B 139]; Se Bergamo fosse in piano sarebbe piu` bella di Milano [B 488]; Se Chiavari avesse il porto di Genova si farebbe un orto [C 1407]. 862
` NCORA A Come l’ancora e` indispensabile per qualsiasi imbarcazione, cosı` per navigare nella vita e` consigliabile premunirsi degli strumenti e dei mezzi necessari all’occorrenza.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
863 Una buona ancora non teme la ruggine. Un valido strumento, un mezzo affidabile non e` compromesso da un inconveniente superficiale; persone capaci non si sgomentano per difficolta` elementari, piccoli ostacoli, compiti facili. 864 Perduta l’ancora non restano che i santi. Perdere l’ancora significa per un’imbarcazione non poter ormeggiare, restare in balı`a del mare. Quando uno rimane senza risorse materiali non resta che sperare in un aiuto divino o nella fortuna.
Chi lascia il porto senz’ancora ci ritorna senza barca. Chi si mette in un’impresa senza i mezzi e gli strumenti necessari, non solo perde quello che vuol ottenere, ma rimane senza quello che ha. 865
La nave e` piu` sicura con due ancore che con una sola. E` sempre bene avere piu` di un rimedio, piu` di un aiuto, di una uscita di sicurezza, che fidarsi di una sola via di scampo, di un solo mezzo di soccorso. Vedi anche Tristo e` quel topo che ha un solo buco per fuggire [T 692]. 866
ANDARE Nei primi proverbi il verbo ha il significato di ‘‘provarci, fare un tentativo’’; in altri quello di ‘‘essere presente’’, ‘‘partecipare’’ e ancora e` usato nel senso di ‘‘intraprendere un viaggio, un’impresa’’. f Vedi Alzarsi, Avanti, Fare. 867 Finche´ la va la va. Finche´ dura non ci si puo` lamentare. Con ampi riferimenti a oggetti, a situazioni, alla vita stessa. 868 Se (la) va, (la) va. Frase con la quale si tenta la riuscita di una azione, correndo il massimo rischio compatibile con quanto si vuol ottenere: ad esempio si cerca di forzare una porta rischiando di rovinarla. Ovviamente si presta a mille usi: Un cameriere scriveva sempre in fondo al conto: s.l.v.l.v. aggiungendo una certa cifra che i clienti pagavano regolarmente. Un giorno un tale gli domando` cosa indicasse quella sigla. Rispose il cameriere: ‘‘Se la va, la va. Purtroppo questa volta non e` andata!’’. Vedi anche O la va, o la spacca [D 204]; O dente o ganascia [D 203]. 869
Don Zurla se va, va; se no e` per burla.
pag 128 - 04/07/2007
65 Si dice di chi ci prova: a rubare, a tentare una donna, a imbrogliare il prossimo, e se gli va male si scusa dicendo che voleva solo scherzare. E` la versione italiana del romanesco Don Zurla, si ffa ffa, si nno bburla. Si vuole che questo Zurla fosse un prete di Roma sotto il pontificato di Gregorio XVI (1831-1846): la notte si travestiva per frequentare luoghi disdicevoli al suo stato sacerdotale e una volta, sorpreso, si scuso` dicendo che intendeva fare uno scherzo. Se non se n’avvede me l’abbo, e se se n’avvede, me la gabbo. Per analogia. Antico e non piu` usato. Se non si accorge dell’inganno, ce l’ho (abbo) (la cosa, il danaro, l’utile, ecc.) e me lo tengo, se invece se ne accorge metto tutto in burletta e dico che scherzavo. Gabbare oltre che nel significato di ‘‘ingannare’’, era usato un tempo anche con la particella pronominale per ‘‘burlare’’, ‘‘schernirsi’’. Il proverbio si trova citato anche in questa forma: ‘‘Se se n’avvede me l’abbo, se non se n’avvede, me la gabbo’’ (Giusti), ma diviene assurdo. Vero e` che i proverbi sono spesso citati in maniera scorretta e si intendono nel loro senso proprio, ma questo detto si trova correttamente riportato nell’ultimo capoverso della novella 174 delle Trecentonovelle di Franco Sacchetti e il contesto concorda con quanto diciamo. 870
Chi ci va ci lecca e chi non ci va si secca. Invito a non mancare laddove si prospetta un utile. Chi si presenta di persona in un luogo, come una festa, un pranzo trova comunque modo di rimediare qualcosa: leccare nel senso di ‘‘prenderne una parte’’ (si dice leccata una mancia, una tangente); chi invece non ci va si dispiace al momento che viene a sapere del bene che ne hanno ricavato gli altri che erano presenti. Vedi anche Chi esce lecca e chi sta a casa si secca [L 315]. 871
Chi va guadagna e chi sta si lagna. Chi e` presente, si muove, partecipa ottiene sempre un vantaggio. 872
Chi non va non vede e chi non prova non crede. Come colui che non si reca di persona a vedere una certa cosa non la vede e quindi non la conosce, cosı` chi non fa la prova di una determinata cosa non se ne puo` convincere con le sole parole. Invito a provare, a verificare. 873
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
ANDARE
Chi vuole andar sicuro deve avere: occhio di falco, orecchio di lepre, spalle di mulo, faccia di bertuccia, testa di volpe, lingua di pappagallo e gambe di cervo. Chi vuol procedere nel modo migliore nelle cose del mondo deve avere nell’ordine: buona vista come il falco che adocchia dall’alto la piccola preda; orecchio finissimo come la lepre che, si dice, sente crescere l’erba; la forza del mulo che per il trasporto e` piu` adatto del cavallo; la sfacciataggine della scimmia che e` animale impertinente; l’astuzia proverbiale della volpe; la lingua sciolta del pappagallo, cioe` sapersi cavare d’impaccio con le parole; e la velocita` nel fuggire i pericoli, come quella del cervo. 874
875 Al mercato va piu ` d’un asino. Si puo` cosı` sperare di trovare il modo di combinare un buon affare: comprare a poco, vendere qualcosa difettosa o di scarso valore. Se di asini (sprovveduti) ve ne andasse uno solo sarebbe difficile trovarlo, ma, essendo molti quelli che vi si recano, ci sono buone speranze.
Andare scalzo e seminare fondo non arricchiron mai persona al mondo. Proverbio complesso che e` un invito, nel fare una cosa, a non fidarsi di opinioni e impressioni superficiali, che sono ingannevoli, ma a seguire l’esperienza. L’ingenuo pensa che risparmiare fino all’osso (non usare scarpe, un tempo bene costoso) possa farlo arricchire ma sbaglia perche´ trovera` difficolta` a lavorare oppure si prendera` un malanno o si fara` male ai piedi. Allo stesso modo l’inesperto pensa che il seme, piu` e` posto nel profondo, piu` e` sicuro, piu` facilmente germoglia e la pianta piu` riccamente produce. Non e` vero: ad esempio il seme del grano, posto a eccessiva profondita` non ce la fa a spingere fuori il germoglio e muore. L’agricoltore esperto sa a quale profondita` deporre i semi di ciascuna pianta. 876
Chi vuole andar sano cammini per il piano. Scelga la via in pianura, eviti le strade di montagna che sono pericolose. In senso generale: non si avventuri in imprese troppo ardue. 877
878
Chi puo` andare di passo per l’asciutto non trotti per il fango.
pag 129 - 04/07/2007
ANDREA
66
.
Chi ha modo di fare con agio e sicurezza un lavoro, un’operazione, non agisca di fretta e correndo dei rischi. Portare il cavallo al trotto su strade fangose comporta il pericolo di farlo scivolare e cadere. Chi puo` andare per l’asciutto non vada per il fango. Di senso piu` generale del precedente: esortazione economica a non cercare la strada piu` complicata quando e` possibile evitarla. 879
Chi puo` andare per terra non vada per acqua. Affine ai precedenti, risente di una antica diffidenza verso i viaggi per mare. 880
Chi va piano va sano e va lontano (e chi va forte va alla morte). Chi fa le cose con calma, cammina e avanza gradatamente, arriva lontano senza danni. Chi fa il contrario fa una brutta fine. Mentre la prima parte (fino a lontano, ma anche solo fino a sano) e` diffusissima, la seconda si sente aggiungere raramente. Per il significato trova corrispondenza in un motto mediolatino di origine non precisata Tarde sed tute ‘‘Lentamente ma con sicurezza’’.
Chi va al gioco perde il loco. Chi si alza per andare a giocare perde il posto a sedere. La situazione presupposta fa pensare ad un gruppo di bambini o ragazzi. Loco ‘‘luogo, posto’’, ma in senso figurato anche occasione, opportunita`; forma e accezione denunciano l’antichita` del detto. 887
888 Va come piace a Dio. Risposta a chi domanda: Come va? Significa che, pur non essendo soddisfatti, di meglio non si puo` chiedere, dal momento che le premesse, i dati di fatto, non permettono un risultato migliore. Quindi: va secondo i disegni di Dio e non secondo i desideri dell’uomo.
881
882
Chi vuole andar lontano vada piano.
Chi va dritto non sbaglia strada. Chi mira dritto al suo scopo non erra. Qui andare dritto non ha valore letterale, ma significa ‘‘andare avanti senza pentimenti, deviazioni, senza farsi distogliere da consigli e critiche’’. 883
Va se si unge. Le cose procedono bene se si distribuiscono mance e incentivi a coloro che le devono far andare. La similitudine e` presa dalla ruota del carro che gira meglio sull’asse, scorre piu` veloce, se il mozzo e` unto, cosparso di grasso. 884
Chi va via perde il posto all’osteria. Regola generale secondo la quale chi abbandona il posto comodo in un luogo lo perde e il posto diventa di diritto di colui che lo occupa. Vedi anche Chi lascia il posto lo perde [P 2263]. Molto usato soprattutto dai bambini, che vi aggiungono una postilla: 885
886
Il padrone e` ritornato e il posto va ridato.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
ANDREA Sant’Andrea apostolo (30 novembre), fratello di Simon Pietro, fu tra i primi a rispondere alla chiamata di Cristo. In occasione del miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci fu Andrea a portare a Gesu` il ragazzo che aveva le poche provviste. Subı` il martirio sulla croce decussata, probabilmente a Patrasso. E` patrono dei pescatori, mestiere da lui esercitato. Nel Medioevo fu assunto come patrono dei guerrieri e la sua croce compare in ordini cavallereschi che portano il suo nome. Sant’Andrea porta neve o la bufera. La festa di sant’Andrea cade infatti nel momento dell’anno in cui di solito il freddo si fa intenso. 889
890 Sant’Andrea, la neve sul pagliaio. La neve arriva anche sui rilievi piu` bassi, vale a dire e` dappertutto. Il riferimento al pagliaio e` paradossale e scherzoso.
Da sant’Andrea in poi statti al caldo quanto puoi. Se puoi, non uscire perche´ il freddo e` rigido. Ovvero: copriti quanto piu` possibile. 891
Disse il freddo alla vecchia: Per sant’Andrea aspettami, se non son venuto aspettami a Natale, se non ci sono a Natale mai piu` non m’aspettare. Secondo i proverbi l’inverno sara` particolarmente rigido se il freddo arriva presto, al massimo a Natale. Diversamente sara` mite. 892
pag 130 - 04/07/2007
67
.
La neve a sant’Andrea aspetta, se non a sant’Andrea, a Natale, se non a Natale, piu` non aspettare. Variante non dialogica del precedente. 893
Sant’Andrea pescatore porta il pesce al Signore: chi non pesca prima pesca poi. Sant’Andrea e` il patrono dei pescatori e il periodo nel quale cade la sua festa e` favorevole alla pesca: anche se al momento il pesce scarseggia, arrivera` comunque piu` tardi. 894
Chi non prende niente affoga sant’Andrea. In passato i pescatori usavano portarsi dietro l’immagine di sant’Andrea, loro patrono. Quando la pesca andava male, per la rabbia immergevano nell’acqua l’immagine del santo a testa in giu`, per punirlo e costringerlo a provvedere per il meglio il giorno seguente. Il proverbio si usa per coloro che incolpano qualcun altro dei propri insuccessi. 895
Per sant’Andrea pescatore va in fregola la trota. E` il periodo degli amori e della riproduzione delle trote, pesce di fiume e di torrenti montani. 896
Per sant’Andrea si leva il montone alle pecore. Le pecore hanno il periodo degli amori in ottobre e quando sono gravide non devono essere infastidite dai maschi che vengono posti in recinto o neutralizzati con una sorta di grembiule che impedisce l’accoppiamento. 897
Per sant’Andrea ti levi da pranzo e ti metti a cena. Il giorno e` brevissimo: ci si avvicina al solstizio invernale. L’uso dei contadini era quello di cenare al calare della luce e quindi, in questo periodo dell’anno, l’ora della cena era vicina a quella del pranzo di mezzogiorno. 898
ANELLO Non tanto come ornamento bensı` come simbolo di una condizione sociale, di una dignita`. 899 Non e` solo l’anello che fa la sposa. Non basta un elemento a qualificare una posizione, una qualita`: non basta mettersi l’anello per essere sposa. 900
Meglio perdere l’anello che il dito.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
ANGUILLA
Di due beni e` preferibile rinunciare a quello meno importante, che si puo` rimpiazzare; meglio perdere la propria ricchezza che la salute. Vedi anche E` meglio perdere il dito che la mano [D 653]; Meglio perdere un occhio che la testa [P 1290]. ANGELO Metamorfosi dell’angelo in diavolo. 901 Angelo in casa, diavolo in piazza. Coloro che hanno un contegno irreprensibile, appaiono santi nell’ambiente familiare, sovente si comportano in modo del tutto opposto nel mondo esterno.
Chi fu angelo in giovinezza sara` diavolo in vecchiezza. Coloro che in gioventu` hanno tenuto fermamente sotto controllo i propri istinti spesso, negli anni piu` tardi, come se la natura si prendesse una rivincita, si abbandonano a ogni sregolatezza. 902
903 Fanciulli angeli, in eta` son diavoli. Detto in particolare dei bambini molto tranquilli, di cui si prevede una adolescenza e una giovinezza turbolente.
Anche il diavolo in gioventu` faceva l’angelo. Anche il piu` malvagio ha avuto spesso una giovinezza onesta e morigerata. Il diavolo, prima di esser tale, era un angelo, finito poi cosı` per essersi ribellato a Dio. 904
ANGUILLA L’anguilla e` creatura che a lungo ci ha nascosto la sua sessualita`: i suoi organi femminili furono scoperti nel Settecento dal Mondini, quelli maschili solo nell’Ottocento. Ma non si seppe piu` nulla finche´ Giovan Battista Grassi e Salvatore Calandruccio, alla fine del XIX sec., non identificarono nei leptocefali le larve delle anguille. Dovette passare ancora del tempo per conoscere come avvenisse la riproduzione e, soprattutto, che questa si verifica dopo un viaggio di migliaia di chilometri che l’anguilla intraprende per tornare la` dov’e` nata, nel Mar dei Sargassi. La simbologia antica avrebbe trovato chi sa quali riposti significati in questa incredibile avventura, in questo viaggio d’amore e di morte, ma tutto si e` scoperto nell’arido secolo della scienza e l’universo simbolico non si e` potuto arricchire di questo straordinario emblema. Per la sua
pag 131 - 04/07/2007
ANGUILLA
inafferrabilita` e` personificazione della donna, che sfugge per cui non si puo` dire d’averla ne´ con il cuore, ne´ con la parola. E` poi simbolo di inimicizia: non sta con gli altri abitatori delle acque; della memoria che svanisce: l’anguilla quando muore cade a fondo e ridiventa fango dal quale e` nata; della sedizione: perche´ si trova frequentemente nelle acque torbide. Chi stringe troppo l’anguilla in mano la perde. L’anguilla qui e` il simbolo di una cosa ambita, desiderata, che e` difficile trattenere, come la fortuna. Chi si attacca troppo avidamente a un bene, a un affare finisce per comprometterlo. I contadini per catturare l’anguilla usavano tenere in mano delle foglie di fico, che sono molto ruvide e con le quali evitavano che quella scivolasse via. 905
906
Chi tiene in mano un’anguilla non puo` dire d’averla presa.
Chi crede d’aver preso l’anguilla per la coda puo` dire di non aver preso niente. Nessuno riesce a tenere un’anguilla per la coda, dato che e` scivolosa e si contorce. 907
Chi piglia l’anguilla per la coda e la donna per la parola puo` dire di non aver nulla. Ampliamento dei precedenti. La parola della donna, soprattutto in amore, e` ritenuta assai labile. 908
909
68
.
Chi crede d’avere per la parola la donna e l’anguilla per la coda puo` dire di non avere niente.
Quando l’anguilla ha morso l’amo deve andare dov’e` tirata. L’anguilla, stando sul fondo, spesso, infilandosi tra le pietre e negli anfratti, oppone una lunga resistenza al pescatore che la vuol tirare fuori dall’acqua, ma prima o poi deve seguire la lenza In senso figurato: una volta coinvolto non puoi farti da parte, tirarti indietro. Ovvero: una volta che hai accettato il dono (che hai mangiato l’esca) non puoi fare che quello che ti chiede il donatore. 910
Chi vuol pescare anguille intorbidi prima l’acqua. Chi vuol fare affari non molto chiari non agisca apertamente: prima semini discordia e confusione, poi faccia al coperto le sue manovre. Perche´ nel torbido si pesca molto meglio. Vedi In fiume calmo non pescare [P 1394]. 911
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
912 Sotto il sasso sta l’anguilla. La buona preda va conquistata col sudore, va stanata ed e` dove meno si pensa. Le anguille stanno negli anfratti e sotto i sassi. 913 Sotto il sasso sta il gambero. Per analogia. Probabilmente e` originario del Veneto, area in cui e` registrato Soto sasso sta gambaro, diseva quel Sciaon ‘‘Sotto il sasso sta il gambero, diceva quello Schiavone’’. Col nome di Schiavoni si indicavano propriamente gli appartenenti ad etnie slave dell’Adriatico settentrionale (sclavus - slavus), ma nel XVII sec. il termine passo` a indicare delle truppe speciali della Repubblica di Venezia. 914 Dove meno si crede si prende l’anguilla. Spesso benefici e vantaggi si trovano dove meno ce lo aspettiamo.
Capitone a Natale e anguilla in Quaresima. In molte parti d’Italia e` tradizione mangiare il capitone a Natale e l’anguilla di Quaresima. Il capitone, grosso, grasso e gustoso, e pertanto indicato in un periodo freddo, e` l’anguilla femmina vecchia che non torna in mare per riprodursi: restando nelle acque dolci diviene di notevoli dimensioni. 915
L’anguilla deve nuotare da viva e da morta. Prima nell’acqua e poi nell’olio o nel guazzetto, cioe` nel sugo. Vedi anche Nell’olio, nel vino o nel mare sempre il pesce vuole nuotare [P 1413]. 916
L’anguilla deve navigare da viva nell’acqua e da morta nel vino [nell’olio]. Variante piu` esplicita del precedente. 917
918 Col tempo cattivo l’anguilla cammina. Le anguille sono capaci di lasciare i letti dei torrenti per trasferirsi in rigagnoli, gore, laghetti, altri corsi d’acqua. Lo fanno durante le piogge, nelle notti di cattivo tempo, sfruttando l’acqua che scorre sul terreno; una volta che il campo e` tornato asciutto sembra che lo abbiano attraversato camminando.
L’anguilla che vuol mangiare insalata bisogna che venga a terra. Chi vuole vantaggi deve esser disposto a fare sacrifici a uscire dal suo comodo ambiente. Per il fatto che le anguille si spostano dai ruscelli alle pozze, spesso vengono trovate negli orti fradici di pioggia, tra le piante. Si credeva quindi che mangiassero l’insalata. 919
pag 132 - 04/07/2007
69
.
ANGURIA f Vedi Cocomero. 920 Anguria gelata e caffe` bollente. Le due cose sono buone una molto fredda e l’altra molto calda.
ANIMA La parte segreta, preziosa del proprio essere, che difficilmente si manifesta agli altri, i suoi rapporti con il corpo, con le condizioni materiali, il pericolo di perderla irrimediabilmente barattandola per procacciarsi utili e vantaggi. f Vedi Corpo. 921 Ognuno pensa all’anima sua. Ognuno fa i propri interessi, i propri affari, pensa a se stesso. Rileva il fatto che colui che spera aiuto, generosita` dagli altri, s’illude, vedi Ognuno tira l’acqua al suo mulino [A 177].
L’anima a Dio, il corpo alla terra e la roba a chi se la piglia. E` il sintetico testamento dell’uomo, al quale tutto il rimanente e` postilla. 922
Il corpo alle grole e l’anima a chi la vuole. Il corpo alla distruzione e l’anima dove e` destino che vada. Di provenienza dall’area veneta. Grola e` infatti termine di tale zona che significa ‘‘corvo, cornacchia, uccello che si ciba di carogne’’. 923
L’anima bianca non ce l’ha piu` neanche il sambuco. I tempi sono tali che nessuno piu` e` innocente, neppure coloro che per natura lo sono sempre stati. Anima bianca, candida, vuol dire senza macchia, quindi innocente. C’e` un gioco di parole con il significato di anima come parte interna: la pianta di sambuco ha una parte interna, detta appunto anima, di scarsa consistenza e bianca immacolata. Vedi anche la variante di senso piu` generale L’anima non l’ha piu` nemmeno il sambuco [S 219]. 924
925 Anima e camicia ognuno va con la sua. Sia con la camicia, aspetto esteriore, sia con l’anima, sostanza del suo essere, ognuno ha il proprio modo di regolarsi sul quale gli altri poco possono influire. 926
Le anime belle s’incontrano.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
ANIMA
Lezioso: per indicare una coppia ben assortita; ironico: per definire due lestofanti degni l’uno dell’altro o due sposi, due soci, due amici di dubbia morale. Se il medico non puo` salvare il corpo il prete salvera` l’anima. Quando non c’e` piu` speranza di salvare un malato. Non resta che fare quello che e` ancora possibile. 927
Nessuno puo` dire quel che un altro ha nell’anima. Nel segreto dell’anima nessuno puo` mai entrare: nessuno puo` dire se un altro e` buono o cattivo, o perche´ ha fatto una cosa. 928
929 Anima non giudica anima. Nessuno puo` giudicare le motivazioni profonde che muovono un’altra persona. 930 Chi vende l’anima non ha piu ` nulla. Vendere l’anima era un mito medievale: un uomo, in cambio di danaro o potere cedeva al demonio la propria anima con un documento scritto firmato col proprio sangue, come fece Faust con Mefistofele. Piu` semplicemente s’intende: barattare per vantaggi materiali quello che uno ha di piu` geloso, prezioso e sacro nella sua realta` interiore: fede, sentimenti, rapporti. Quando uno ha ceduto questo e` un essere vuoto.
Quando il corpo [la carne] si frusta l’anima s’aggiusta. Capita spesso che in vecchiaia i peggiori peccatori, i viziosi piu` incalliti, cambiano vita, divengono persone giuste e buone, perfino devote. Frustare qui e` nel senso di ‘‘logorarsi, invecchiare’’. Vedi anche Il diavolo quando e` vecchio si fa romito [D 270]; Quando non si puo` piu` si torna al buon Gesu` [G 443]. 931
Quando il corpo si stanca l’anima si fa bianca. Bianca: candida, innocente, pura. 932
Quando la paura e` tanta l’anima diventa santa. La paura aumenta con la vecchiaia e l’avvicinarsi della morte. 933
Quando la gamba appassisce l’anima s’insanisce [s’insantisce]. Quando le gambe non portano piu`, sono incerte, l’anima diventa sana (o santa), prende la giusta via. Il verbo insanire non e` documentato nel significato di ‘‘risanare’’, ma in quello di ‘‘impazzire’’, nel qual caso il proverbio 934
pag 133 - 04/07/2007
ANIMALE
avrebbe il significato che con la vecchiaia anche il cervello s’indebolisce, la mente vacilla. Pero`, sia guardando all’uso del verbo come riflessivo che si fa nel proverbio, sia tenendo conto dell’uso colloquiale toscano del verbo rinsanire ‘‘tornare sano’’, sia all’insistenza dei proverbi sul tema, probabilmente siamo di fronte a un uso improprio del verbo nel significato di ‘‘tornare sano’’, operazione non insolita nel proverbi. Del resto anche insantire e` una neoformazione isolata, forse fatta secondariamente da chi non capiva il senso di insanirsi. 935
70
.
Quando l’eta` e` tanta l’anima diventa santa.
ANIMALE f Vedi Bestia. 936 Ogni animale [bestia] fa il suo verso. Ognuno ha le sue abitudini, le sue usanze, le sue particolarita`, come ogni animale ha il suo canto, il suo richiamo, il suo linguaggio. Anche ironico nei confronti di chi canta male, oppure quando qualcuno urla, ride sguaiatamente o fa qualcosa di sconveniente. 937 Dove ci sono animali ci son quattrini. Rileva che chi pratica l’allevamento e` piu` ricco di chi coltiva la terra, poiche´ gli animali, come la pecora, rendono molto. 938 Gli animali portano la casa. Nell’attivita` del contadino gli animali erano il capitolo fondamentale dell’economia, sostenevano la casa. 939 Gli animali son migliori dei cristiani. Gli animali nel loro comportamento non raggiungono mai la cattiveria e la ferocia di cui si mostrano capaci gli uomini. Ovvero: l’animale e` piu` fedele, riconoscente, affettuoso dell’uomo. Cristiano nel senso di ‘‘essere umano’’ e` sentito come arcaico in gran parte d’Italia.
ANNA Sant’Anna, madre della Vergine, si commemora il 26 luglio insieme allo sposo Gioacchino. Non compare nei testi canonici, ma ne parla il Protovangelo di Giacomo. La tradizione apocrifa vuole che, sterile, in tarda eta` abbia concepito e sia divenuta madre di Maria, ed e` per questo che e` patrona delle partorienti, delle puerpere, dei parti difficili, della maternita` in generale e delle madri di fami-
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
glia. Inoltre, nella tradizione popolare e` rappresentata come nonna sollecita, che prepara i panni al Bambino e cuce, lava, fa la calza, per cui protegge straccivendoli, merlettaie, ricamatrici, lavandaie. Avendo portato in dote al proprio matrimonio una benefica pioggia, e` considerata patrona delle acque, e in questa veste la mite immagine di donna anziana si e` forse sovrapposta a qualche divinita` piu` antica, assumendo tratti molto diversi. Sant’Anna riversa ancora la pioggia sulla campagna assetata in occasione della sua festa, ricorrenza a cui tiene molto, tanto da far sprofondare sotto terra, o in fondo ai laghi, i contadini che osano lavorare in tale giorno. Appare quindi una protettrice della campagna, delle messi, dei raccolti, dell’uva, con collegamenti al mondo infero: una sorta di Demetra. Nel Nord Europa e` patrona di naviganti e minatori. Unico attributo costante e` l’anzianita`, ma Leonardo nella tavola del Louvre l’ha ritratta giovane come la figlia. Anna, Baganna, Rebecca, Susanna, Lazzaro e Ramo a Pasqua ci siamo. E` un’antica filastrocca proverbiale che serve a contare le settimane che intercorrono tra l’inizio della Quaresima e il giorno di Pasqua. Mentre e` difficile trovare un significato ad Anna e Baganna, si trova che Rebecca viene ricordata il sabato dopo la seconda domenica di Quaresima nella lettura del libro della Genesi (27). Susanna e i vecchi il sabato dopo la terza domenica nella lettura del libro del profeta Daniele (13). Lazzaro e la sua resurrezione vengono ricordati il venerdı` dopo la quarta domenica nel Vangelo di Giovanni (11.1-45). Ramo e` la domenica delle Palme, quella precedente la Pasqua. In questa ricorrenza si benedicono i rami d’olivo in ricordo dell’entrata di Gesu` a Gerusalemme dove fu accolto dal popolo in festa che agitava rami di palma. Un funzionamento simile dimostra una filastrocca istriana Uta, muta, cananea,/ pane, pesse, lazarea,/ la domenega d’oliva / e Pasqua fioriva. Secondo F. Babudri (Il calendario istriano, 1913), la filastrocca fa riferimento ai Vangeli e alle antifone delle domeniche di Quaresima, ma non spiega come. Uta, muta, forse puo` essere una trasformazione di Immutemur che si trova nell’antifona del mercoledı` delle Ceneri. Cananea e` la donna ricordata dal Vangelo di Matteo della prima domenica, mentre la moltiplicazione dei pani e dei 940
pag 134 - 04/07/2007
71 pesci e` nella quarta domenica di Quaresima. Probabilmente entrambi questo proverbi avevano un uso di scongiuro, oppure hanno preso il posto di scongiuri. Se piove per sant’Anna l’acqua diventa manna. Il periodo in cui ricorre la festa di sant’Anna e` arido ed e` quindi preziosa la pioggia. Si vuole che un temporale si verifichi proprio in questi giorni, in ricordo della pioggia portata in dote dalla santa. 941
Per sant’Anna la rondine va sulla canna. La rondine che migra presto, alla fine di luglio comincia a posarsi sulle cime dei pali, ora sui fili della corrente, formando stormi sempre piu` numerosi per prendere insieme il volo verso le terre calde. 942
ANNATA Nel significato di ‘‘annata agricola’’. f Vedi Anno. L’annata d’abbondanza dura undici mesi e quella di carestia tredici. Il bene e la felicita` passano presto, le difficolta`, i dolori, fanno sembrare il tempo piu` lungo. 943
944 L’annata magra ne mangia tre grasse. Nei tempi passati ci volevano tre annate di abbondanza per rimediare a una di carestia.
Non e` da piangere un’annata se ne viene un’altra. Quando si ha la sicurezza di sopravvivere bisogna sperare e non disperarsi per il male passato. 945
Beata quell’annata che dal vento e` governata. L’annata ventosa sarebbe indice di grande prosperita` e fecondita` dei campi. 946
L’annata fa la roba e alla terra va l’onore. L’abbondanza del raccolto dipende soprattutto dal clima che si e` avuto durante l’anno, mentre spesso si attribuisce al terreno il merito di una ricca messe. 947
Annata tardiva sempre di ben e` priva. Nell’annata in cui il ciclo della vegetazione comincia tardi con la mossa dei germogli, dei semi, della fioritura, non si verificheranno 948
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
ANNO
raccolti abbondanti. Ogni anno varia il periodo in cui si muove la vegetazione e questo dipende dall’andamento climatico della fine dell’inverno e dell’inizio della primavera, che e` messo in relazione con le lunazioni, e quindi con la data della Pasqua: se questa cade alta porta con se´ anche un ritardo nella vegetazione delle messi. ANNEGARE f Vedi Affogare. 949 Tanto e` annegar nel mare che nel rio. Quando una cosa piccola produce lo stesso danno di una grande, per chi ne patisce le conseguenze non fa alcuna differenza averlo ricevuto dall’una o dall’altra. 950 Per annegare basta una pozza. Vedi anche Ci si puo` rompere il collo nella propria stanza [S 2018].
Chi entra in mare e non sa nuotare corre il rischio d’annegare. La banalita` del proverbio e` solo apparente: una volta navigare era molto piu` pericoloso di quello che e` oggi e intraprendere un viaggio per mare richiedeva almeno di saper nuotare. Chi intraprende una grande impresa senza avere neppure le minime qualita` per portarla a termine corre il pericolo di perdere tutto. 951
ANNO L’anno, la velocita` del tempo e la lentezza del quotidiano; l’eta`, il sommarsi degli anni che passano con l’arricchimento dell’esperienza e l’inevitabile logoramento. Infine anche anno nel senso di ‘‘annata agricola’’. f Vedi Annata, Giorno, Tempo, Vecchiaia. 952 L’anno e` lungo e i giorni fitti. Si usa per dire che le scadenze giornaliere sono impegnative e incalzanti. Un tempo ci si riferiva in primo luogo al problema di cosa mangiare nelle case della povera gente, dove era difficile trovare tutti i giorni qualcosa da mettere in tavola. Si rileva in generale come sia faticoso andare avanti, trovare ogni giorno il necessario, far fronte al bisogno quotidiano.
L’anno e` lungo e si mangia tutti i giorni. 954 Cent’anni son tanti e passano presto. Nell’ottica della storia, delle generazioni un secolo puo` apparire lungo o corto secondo il punto di vista da cui si guarda. 953
955
Un anno e un pane durano poco.
pag 135 - 04/07/2007
ANNO
Un anno e` relativamente poco in una vita e un pane e` poco come provvista. Si indirizza a chi fa male i suoi conti nelle previsioni sopravvalutando le proprie risorse. Se corti o lunghi gli anni dipende dagli affanni. Gli anni felici sembrano corti e passano presto, mentre quelli tribolati sembrano molto lunghi. 956
Tutti gli anni non sono uguali. Gli anni non sono ripetitivi, ne´ negli avvenimenti, ne´ nella fortuna, ne´ nella salute, ne´ nel clima, nelle condizioni, ecc. 957
958 L’anno passato era il migliore. Il tempo tende a cancellare gli aspetti dolorosi e negativi della vita trascorsa, cosı` che, rispetto al presente, il passato risulta sempre migliore. 959 Gli anni passano per tutti. Un luogo comune che si ripete in particolare quando si rivede qualcuno dopo tanti anni. Mette in luce il fenomeno per cui coloro che non si vedono da tempo rimangono fissati nella mente nell’ultima immagine e non si pensa che possano essere mutati anche loro. 960 Ogni anno e` un anno in meno. Affermazione di filosofia spicciola: ogni anno che passa e` un anno in meno che rimane da vivere. Contraddice la visione comune per la quale ogni anno che passa si dice d’avere un anno di piu`: un anno in piu` vissuto e` un anno in meno in prospettiva. Vedi anche Ogni giorno passa il meglio [D 255].
A cent’anni s’arriva quasi tutti senza naso. Cioe` privi della carne, vale a dire nella tomba. 961
Non si hanno gli anni che si dimostrano, ma quelli che si sentono. L’eta` e` un fatto relativo e non assoluto, vale a dire che l’eta` non e` determinata dal numero degli anni, ma dall’energia, dall’umore, dalla vitalita` di cui uno dispone. Vedi anche La vecchiaia e` di chi la sente [V 158]. 962
Gli uomini hanno gli anni che si sentono e le donne quelli che dimostrano. Il peso dell’eta` l’uomo lo sente dalla mancanza d’energia, e la donna lo avverte con la perdita dell’avvenenza. 963
964
72
.
Anni e danni non li toglie nessuno.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Gli anni che uno ha e i danni che subisce nella persona possono essere compensati, ma non tolti ne´ risarciti. 965 Chi conta gli anni fa i conti con la morte. Sembra paradossale, ma in fondo contando gli anni si cerca d’indovinare quanto rimane da vivere. Il proverbio invita a non contare gli anni, anche per scaramanzia, come dice il motto che segue.
Gli anni e i bicchieri di vino non si contano mai. Per gli anni vedi il precedente, per i bicchieri di vino e` maleducazione contarli agli altri e per se´ bisogna berne secondo il desiderio, non secondo il numero, e fermarsi quando cominciano a far male. 966
967 Gli anni si contano al porco. Si contano a chi deve morire: il porco infatti si uccide a una determinata eta`. 968 Gli anni son fatti per pagar gli affitti. A chi dice che gli anni passano, pesano, sono troppi, ecc., si dice che il computo degli anni si fa solo per ragioni contabili. 969 Gli anni son fatti per gli afflitti. Vale a dire che li contano soltanto coloro che stanno male. 970 Gli anni vengon coi malanni. L’eta` avanzata e la vecchiaia arrivano insieme agli acciacchi e ai malanni.
Chi ha anni ha malanni. Crescono gli anni e crescono i malanni. 973 Passati gli anni del Signore tutti gli anni esce un dolore. Gli anni di Cristo sono tradizionalmente 33. Un tempo questa eta` era considerata circa la meta` della vita umana (si ricordera` che per Dante, il ‘‘mezzo del cammin’’ e` il trentacinquesimo anno), la quale era molto precaria, e la vecchiaia, per le fatiche e le malattie, arrivava molto prima di adesso. Vedi anche Passata la quarantina [cinquantina] ce n’e` una ogni mattina [Q 39]. 971 972
974 Anni e malanni non mancano mai. Vengono da se´ naturalmente senza chiamarli e senza cercarli.
Anni e guai non mancan mai. Segue uno schema che si ripete in diversi proverbi, vedi anche Moglie e guai non man975
pag 136 - 04/07/2007
73
.
cano mai [G 1249]; Capelli e guai non mancano mai [C 585]; Ahi e guai non mancano mai [A 369]. Si trovano espressioni proverbiali piu` accreditate come Corna e guai non mancan mai, ovvero coniate estemporaneamente con altri termini di apertura: figli, malanni, padroni, pidocchi... 976 Gli anni si fanno sentire anche ai sordi. Risposta a chi dice che l’eta` non conta, che si reputa ancora giovane nonostante gli anni. L’eta` pesa anche a chi non la vuol sentire.
ANNO
Conferiscono, se non altro, esperienza, calma, ponderazione. 985 Anno nuovo, vita nuova. Diffusissimo, si dice, quasi come augurio all’inizio di un nuovo anno, o come progetto di cambiare qualcosa del proprio modo di vivere. Spesso si usa in senso generico manifestando il progetto o il desiderio di un cambiamento del sistema di vita in coincidenza di un determinato evento o data.
Anno nuovo le galline fanno l’uovo e quelle che non lo voglion fare nella pentola vanno a cascare. Con gennaio le galline ricominciano a deporre le uova e poi a covare. Alcune tuttavia non fanno piu` uova e non covano, per cui vengono destinate alla pentola. 986
Il mal di cent’anni vien sempre troppo presto. Per quanto sia lunga una vita, quando si giunge all’epilogo pare sempre prematuro. Il mal di cent’anni sarebbe la decrepitezza, che all’interessato pare comunque precoce. 977
Ci siamo fatti gli anni e ci son rimasti i giorni. Dicono coloro che sono molto vecchi con filosofica rassegnazione: abbiamo speso le monete di grosso taglio e sono rimasti gli spiccioli. 978
Anni e peccati son piu` di quelli che si dicono. Nel parlare dei propri fatti ciascuno si presenta nella luce migliore, attenuando le proprie colpe, tacendo i peccati e facendosi piu` giovane dell’eta` che ha realmente. Vedi in senso un po’ diverso Quattrini e santita`, la meta` della meta` [Q 84]. 979
980 Gli anni peggiori non hanno la erre. Cinquanta, sessanta, settanta, ecc. Sono le decine che avvicinano alla vecchiaia. E` invece sottinteso che ‘‘venti’’ e` fra i migliori.
Chi impara musica a ottant’anni suonera` la tromba al Giudizio. Chi apprende un’arte in tarda eta` fa una cosa inutile, come chi impara la musica tardi non avra` altra occasione di servirsi di quanto ha appreso che suonando le trombe che resusciteranno i morti.
Guai a quell’anno che gli uccelli non fan danno. L’annata nella quale gli uccelli non depredano i raccolti, i vigneti, i frutteti segna un periodo di penuria: gli animali, disturbati dal cattivo clima, o non trovando alimento sufficiente, si spostano in altre zone. 987
Anno di neve anno di bene. Il freddo invernale e` necessario e benefico: uccide i parassiti delle piante e consente alle radici di radicare bene e quindi in prospettiva promette un anno di buoni raccolti e di benessere. Vedi anche Sotto la neve pane [N 257]. 988
989
Anno nevoso anno fruttuoso.
990
Annata nevosa. annata fruttuosa.
981
Gli anni sono piu` dei libri. L’esperienza vale piu` dello studio e del sapere. Sono e` da intendere ‘‘valgono di piu`’’. 982
983 Sanno molto piu ` gli anni che i libri. Vedi anche Molto piu` fanno gli anni che i libri [L 654]; Val piu` la pratica che la grammatica [P 2441]. 984
Gli anni portano il senno.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Anno gelato anno tribolato [affamato]. Mentre la neve e` benefica ai futuri raccolti, soprattutto quello del grano, il gelo rigido, che brucia piante e germogli, e` nefasto. 991
Anno di chiocciole anno di gocciole. Quando compaiono chiocciole in gran numero il tempo e` umido e piovoso. L’anno si prospetta quindi misero perche´ l’umidita` favorisce le nebbie e il formarsi delle muffe e dei parassiti. 992
993
Anno di chiocciole carestia di tozzi.
pag 137 - 04/07/2007
ANNUNZIATA
74
.
Vi sarebbe addirittura penuria di pane (tozzi di pane). Anno d’erba anno di merda. Quando cresce molta erba vuol dire che l’inverno e la primavera sono piovosi e umidi, di conseguenza i raccolti saranno scarsi. Erba qui indica tutte le piante erbacee infestanti che si sviluppano precocemente e danneggiano le colture. 994
Anno d’ortiche, anno di spighe. Quando sviluppano rigogliose le ortiche lungo i viottoli, le macchie, ci sara` un buon raccolto di grano. La connessione dei due fenomeni pare piu` magica, o d’occasionale esperienza, o dovuta alla rima piuttosto che fondata su fatti precisi. 995
Anno di nocciole anno di pannocchie. Quando abbondano le nocciole si ha un buon raccolto di granturco. La connessione dei due fenomeni pare piu` magica, o d’esperienza, o dovuta all’assonanza che fondata su fatti precisi. 996
Anno di cavoli, anno di diavoli. Quando nascono cavoli in abbondanza si nota penuria dei raccolti piu` importanti, come grano, lino, olio. 997
Anno di lino anno di vino. Per avere lino in abbondanza ci vuole un periodo piovoso. Il raccolto copioso del lino si accompagnerebbe quindi a una ricca vendemmia. La connessione non e` verificabile. Vedi Bernardino. 998
Anno pulciaro anno granaro. La presenza fastidiosa di un gran numero di pulci e` indice che ci sara` un abbondante raccolto di grano. 999
Anno pulciaio buon granaio. Equivalente del precedente con suffissazione di tipo toscano. 1000
Anno fungaio anno beccacciaio. Nell’anno in cui nascono molti funghi abbondano le beccacce. 1001
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Anno fungato anno tribolato. Nell’anno in cui abbondano i funghi sono scarsi i raccolti, dato che il fungo vuole un tempo caldo umido che favorisce la diffusione dei parassiti e degli insetti. Vedi anche Gran fungaia, gran poveraia [F 1608]. 1002
1003 Anno umido, anno povero. L’anno piovoso e` considerato di solito poco abbondante di raccolti.
Un anno asciutto da` da mangiare a due bagnati. Contrapposto al precedente: un anno con poche piogge compensa la penuria di due anni troppo piovosi. 1004
1005 Anno d’avena, anno d’usura. Quando cresce rigogliosa l’avena sara` un anno di scarsi raccolti, per cui sara` necessario ricorrere ai prestiti degli usurai. 1006 Gli anni magri divorano i grassi. Gli anni di magri raccolti consumano le provviste e i risparmi fatti in periodo d’abbondanza. Come vide Giuseppe nei sogni di Faraone (Genesi 41.1-4): sette vacche magre mangiarono sette vacche grasse, significando la successione di sette anni di carestia a sette anni d’abbondanza.
ANNUNZIATA La festa cade il 25 marzo e questo giorno ricorda l’annuncio dell’arcangelo Gabriele fatto alla Madonna. Anticamente l’anno liturgico aveva inizio in tale data e la formula con cui venivano indicati i vari giorni dell’anno era: ab incarnatione Domini. Scrive M. Righetti (Storia liturgica, vol. 2, p. 391): ‘‘Fin dal III sec. per considerazioni astronomiche e simboliche, era universalmente diffusa l’opinione che al 25 di marzo, giorno dell’equinozio di primavera (nel calendario giuliano), fosse stato creato il mondo, Maria Vergine avesse concepito il Verbo e questi fosse morto sulla Croce... Cio` posto era tanto naturale che si cominciasse a contare il tempo da questa data di capitale importanza’’. f Vedi Madonna, Maria, Veglia. Per l’Annunziata la rondine e` ritornata (se non e` arrivata e` per strada o e` malata). Accosta la festa dell’Annunziata al piu` classico segnale di ritorno della primavera. 1007
pag 138 - 04/07/2007
75 All’Annunziata non ti pettinare il capo e non mettere il filo all’ago. Come si e` detto questa festa era un tempo solenne e oggetto anche di credenze magiche, collegandosi con l’equinozio, la creazione del mondo, l’Incarnazione, l’inizio dell’anno. Era quindi d’obbligo il riposo assoluto. A questo proposito e` da citare qui anche un proverbio di area romagnola Int e’ dla Madona di garzun da viol no cojan pio parche´ a’l perd tot al varto ‘‘Il giorno dell’Annunciazione non cogliere piu` le viole perche´ perdono tutto il profumo’’. Questa giornata era anche detta la Madonna dei garzoni, infatti in questo giorno secondo G.L. Iprimi (Frammenti rimasti della tempimensura popolaresca reggiana, 1940) si aveva ‘‘la costumanza di far coincidere l’assunzione degli aiutanti di campagna, assunzione che si ricollega alla ripresa dei lavori agricoli per l’aprirsi della primavera’’. Cogliere i fiori in tale giorno ‘speciale’ sarebbe quasi un gesto sacrilego. 1008
Per l’Annunziata la zucca e` nata. Le zucche germogliano in questo periodo, si utilizzano gli zucchini nell’estate e si raccolgono a settembre le zucche che servono soprattutto per l’alimentazione degli animali. 1009
Quando piove per l’Annunziata riempirai la botte e la botticella. Le piogge di questo periodo sono benefiche alla vite che e` in piena vegetazione. 1010
La canapa per l’Annunziata o seminata o nata. I manuali d’agricoltura consigliano a marzoaprile la semina della canapa, un tempo pianta tanto importante per l’economia della famiglia. Dove il clima lo consente e` possibile anticiparla anche a febbraio e quindi in questo periodo e` gia` nata. 1011
Dopo l’Annunziata si pianta il granturco. Il granturco si puo` seminare in diversi periodi, a seconda che se ne vogliano utilizzare le pannocchie o che si usi come foraggio. Quello che ora si semina si raccoglie a settembre. 1012
ANSANO Di sant’Ansano martire (1 dicembre), detto anche san Sano, vissuto ai tempi di Diocleziano, poco sappiamo di storicamente certo. Venuto da Roma a predicare il Cristianesimo, fu rinchiuso in carcere a Siena. Di tale diocesi
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
ANTONIO
e` protettore. La Pieve di Sant’Ansano a Dofana si trova a una decina di chilometri da Siena e, non distante, una cappella ottagonale sorge sul luogo del martirio del santo dove c’e` una polla d’acqua che sarebbe stata fatta scaturire dalla testa che cadendo era rimbalzata tre volte sul terreno. I resti del santo furono nascosti per sottrarli alle profanazioni dei pagani e dei barbari, e rimasero dimenticati fino a quando, nel 1177, per un miracoloso evento, una pastorella non li scoprı`. Le reliquie furono portate trionfalmente in Siena, meno la testa, che Arezzo volle per se´, essendo avvenuto il ritrovamento in territorio sotto la sua giurisdizione. f Vedi Dicembre. Per sant’Ansano uno sotto e uno in mano. Una volta quando si adoperavano gli scaldini le vecchiette a questo momento dell’anno rinforzavano il loro... impianto di riscaldamento tenendo uno scaldino sotto le gonne e uno in mano. 1013
ANTICO 1014 Onora il senno antico. Ascolta i vecchi che hanno esperienza.
Gli antichi tagliavano il fico per cogliere i fichi. Scherzo che si trova anche sotto forma di modo di dire, per indicare ingenuita` e semplicita` dei primitivi. 1015
1016
Ai tempi antichi mangiavan le bucce e buttavano i fichi.
ANTIFONA L’antifona nella liturgia cristiana e` una breve strofa che si canta prima del salmo e che si ripete a chiusura di esso. 1017 L’antifona e` piu ` lunga del salmo. Quando le premesse, i preamboli si dilungano piu` del necessario.
Chi non intende l’antifona, intendera` il salmo. Chi non capisce alla prima, capira` alla seconda; chi non capisce con le buone, capira` con le cattive. 1018
ANTONIO Sant’Antonio Abate (17 gennaio), da non confondersi col francescano sant’Antonio da Pa-
pag 139 - 04/07/2007
ANTONIO
76
.
dova, e` uno dei santi piu` venerati nel mondo popolare. Nato in Egitto verso il 250 morı` sul monte Quolzoum a 105 anni dopo avere trascorso una vita di ritiro e di penitenza nel deserto. E` considerato il fondatore del monachesimo orientale. Venerato nel mondo contadino come protettore degli animali: fino a pochi decenni fa non c’era stalla dove non fosse la sua immagine, e il giorno della sua festa si portavano gli animali sui sagrati delle chiese per farli benedire dal parroco. La protezione del santo si estende ad allevatori, agricoltori, campanai, macellai, droghieri; e contro le malattie contagiose (vedi fuoco di sant’Antonio). Si rappresenta col saio del monaco, il cappuccio, il bastone, il segno del tau sull’abito, il fuoco che ricorda la sua discesa all’Inferno, il campanello e il porcellino ai suoi piedi. Spesso e` circondato da animali. Una vecchia usanza prevedeva che un porcellino fosse adottato da una comunita`, un paese, e alimentato da tutti. Ingrassato, veniva macellato e diviso tra i bisognosi. Era detto porco di sant’Antonio. Sant’Antonio dalla barba bianca, se non piove la neve non manca. Il giorno della festa del santo rappresenta proprio il cuore dell’inverno ed e` ritenuto il periodo piu` freddo. 1019
1020 Sant’Antonio ha la barba bianca. La barba bianca indica che porta la neve.
Sant’Antonio, la gran freddura; san Lorenzo, la gran calura: l’una e l’altra poco dura. Il 17 gennaio e il 10 agosto (san Lorenzo) sono ritenuti tradizionalmente i due apici, rispettivamente del freddo e del caldo, raggiunti i quali i fenomeni possono decrescere. 1021
Per sant’Antonio la neve o il tempo buono. In questo periodo puo` arrivare un grande freddo, ovvero volgere al bel tempo. La data segna nella tradizione popolare uno dei misteriosi momenti dell’anno in cui si collocano mutamenti climatici. 1022
1023
Sant’Antonio porta il ghiaccio o lo porta via.
1024
Sant’Antonio di gennaio mezzo fieno nel pagliaio, mezzo grano, mezzo vino, poca carne sull’uncino.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Cominciano a calare le riserve di fieno, di grano, di vino e di carne, salata o affumicata, che si usava conservare appesa a uncini. Se piove per sant’Antonio, conserva il grano e il fieno. Perche´ saranno scarsi i raccolti dell’uno e dell’altro. 1025
Sant’Antonio fa il ponte e san Paolo lo rompe. E` detta ponte la superficie gelata che, quando fa molto freddo, copre uno specchio d’acqua e permette di attraversare torrenti e fiumi. Dura pochi giorni nei nostri climi e il proverbio indica che il 25 gennaio, festa della conversione di san Paolo, la crosta gelata che si e` formata per sant’Antonio (17 gennaio) si rompe. Il significato e` il seguente: il freddo rigido di gennaio spesso si puo` smorzare nell’ultima parte del mese in cui si cominciano a sciogliere le gelate. 1026
1027 Prego sant’Antonio che ti salvi il basto. Frase con la quale si da` ironicamente dell’asino a una persona. Il basto e` la bardatura sulla quale si sistema il carico dell’asino.
Per sant’Antonio anche l’ultima gallina si ricorda di far l’uovo. A gennaio le galline riprendono a fare le uova e quelle che non lo fanno vanno a finire in pentola, vedi Anno nuovo le galline fanno l’uovo [A 986]. 1028
Sant’Antonio dalla barba bianca fatemi trovar quel che mi manca. In questo caso si tratta di sant’Antonio da Padova: esiste una pratica d’innocente superstizione secondo la quale, invocandolo e recitando rivolti a lui un Pater o una formula detta l’orazione di sant’Antonio, si puo` ritrovare una cosa smarrita. Tuttavia sant’Antonio dalla barba bianca e` chiaramente sant’Antonio abate. C’e` quindi un po’ di confusione, come capita spesso a livello popolare tra questi due santi. 1029
Troppa grazia sant’Antonio! (disse quello che montava a cavallo). Se cio` che s’implora o si spera va oltre la misura chiesta o desiderata in modo da rovinare completamente l’effetto della fortuna, allora sant’Antonio ha fatto troppa grazia, come concesse a quello che per la pinguedine non riusciva piu` a salire a cavallo. L’uomo, si dice, invoco` fervidamente il santo, poi prese 1030
pag 140 - 04/07/2007
77 una gran rincorsa, salto` sulla cavalcatura e trabocco` dall’altra parte: trovandosi per terra gli parve troppa la grazia. Usato piu` di frequente solo per la prima parte esclamativa. S’intende acqua e non tempesta, disse quello che aveva pregato per la pioggia e lascio` la casa in barca. Per analogia. Per chi ha chiesto la pioggia e la riceve in quantita` eccessiva. 1031
APE L’ape ha sempre avuto notevole importanza nell’economia antica. Il miele si accompagnava al pane e ad altri alimenti ed era, prima della lavorazione della canna da zucchero, l’unico dolcificante usato per la preparazione di dolci e la correzione del latte. La cera entrava nella fabbricazione delle candele, insieme al grasso, ed era utile nella tessitura, nella calzoleria e in altri impieghi. L’alveare e` sempre stato considerato un modello di organizzazione sociale, di operosita` e previdenza, di vita saggia, ordinata e produttiva. Molte cose sono state dette, immaginate e fantasticate sull’ape (si pensi anche solo a quanto ne dice Virgilio nella storia di Aristeo, nel quarto libro delle Georgiche): veramente essa costituisce una meraviglia della natura e si puo` dire che forse la realta` resta superiore alla fama. Mentre e` stato in parte decifrato il modo di comunicare di questi insetti, ancora non sappiamo come si svolga il volo nuziale della regina (che fino all’eta` moderna era ritenuta un re). Essa sale in alto col maschio per accoppiarsi non si sa dove: in aria? su una pianta? Il volo dura dai venticinque ai cinquanta minuti; alla fine di questo, il maschio, estenuato, torna a rimorchio della regina, che porta imprigionato l’organo sessuale maschile. Finiti ambedue a terra, presso l’alveare, la regina, con un brusco e violento movimento, lascia il maschio moribondo ed entra nell’arnia trionfalmente trascinandosi dietro un filamento bianco, segno dell’organo maschile, che viene poi tolto dalle operaie. Questo unico accoppiamento permette alla regina di rinnovare costantemente la popolazione dell’alveare, cosa che comincia a fare dopo qualche giorno al ritmo di duemila e piu` uova ogni ventiquattr’ore. Ha un corredo di simboli che hanno pochi altri animali. Adulazione: perche´ offre il miele e ha il pungiglione nascosto; architettura: edifica mirabilmente l’alveare; assiduita`: lavora in-
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
APE
cessantemente tutto il periodo della sua vita, dall’alba al tramonto; clemenza: l’ape regina, pur avendo un pungiglione, non lo usa; colonia: l’ape sciama a primavera formando un’altra arnia e fu il simbolo di coloro che lasciavano la patria per fondare una colonia; eta` dell’oro: quando gli uomini si cibavano di miele che le api donavano spontaneamente; san Giovanni Battista: il santo nel deserto si nutrı` di miele; industria, lavoro: non solo lavora assiduamente, ma con competenza, organizzazione, collaborazione senza commettere errori e senza rovinare mai cio` che fa; regalita`: regina attorniata dalle altre api; risparmio: raccoglie il miele per conservarlo come sostentamento nel periodo invernale; sant’Ambrogio: le api si posarono sulla bocca del santo appena nato alludendo alla dolcezza della parola che sarebbe uscita da quelle labbra; solidarieta`: le api lavorano l’una per l’altra. f Vedi Farfalla. 1032 Non si fa il miele senza le api [pecchie]. Si usa per dire che non si ha un utile senza un incomodo. Tenere le api richiede esperienza e cura, nonche´ attenzione nell’avvicinarsi nell’alveare. Pecchia e` forma arcaica e letteraria derivata dal diminutivo latino apicula.
Chi vuole il dolce del miele deve sopportare l’amaro dell’ape. Perche´ la puntura dell’ape e` particolarmente dolorosa. 1033
1034
Chi teme l’ape non lecca miele.
Chi tiene le api senza custode poco tribola e poco gode. L’alveare produce assai poco senza un’assistenza e una cura continua, fatta soprattutto da chi conosce il mestiere. 1035
1036 Morta l’ape non si ciuccia piu ` miele. Finita una cosa, sia pure scomoda, non ci sono piu` neppure gli utili che questa procurava. Probabilmente per ape morta s’intende la regina dell’alveare, dalla quale dipende la riproduzione delle api, allorche´ invecchiando s’indebolisce e non rimpiazza piu` con nuove nascite le morti che sono continue. 1037 Ape morta non fa miele. Vedi anche Acqua passata non macina piu` [A 140]. ` piu` facile perdonare la puntura 1038 E all’ape che alla vespa.
pag 141 - 04/07/2007
APOLLONIA
78
.
Si perdona volentieri un’offesa, uno sgarbo se provengono da una persona dalla quale ci deriva un utile. Nel caso dell’ape l’utile e` costituito dal miele, cosa che non produce la vespa. Qualcuno dice che la puntura della vespa e` piu` dolorosa, ed e` vero, ma il proverbio guarda piu` che altro all’aspetto dell’utile. Piace piu` il ronzare delle api che quello delle mosche. Conforta l’interpretazione del precedente: il ronzio dell’ape, che ammassa il polline nell’alveare non da` noia come quello della mosca, insetto fastidioso e di fatto inutile. 1039
Chi stuzzica l’ape si trova dietro lo sciame. Chi da` fastidio a un membro di una societa` si attira l’odio di tutti coloro che la compongono. Il pericolo maggiore per chi avvicina gli alveari consiste nel fatto che le api imitano la compagna che punge e il malcapitato si trova addosso in breve tutto lo sciame. 1040
Chi bastona un frate si trova contro il convento. Per analogia. Vedi anche Chi non ha nulla da fare prenda moglie, compri un orologio o bastoni un frate [F 256]. 1041
L’ape ha il miele in bocca e il pungiglione nella coda. Di chi appare dolce nei modi e nasconde invece malignita` e cattiveria. L’ape porta il polline nelle sacche della bocca e ha nella coda il pungiglione velenoso. 1042
1043 Le api nuove fanno fuggir le vecchie. Si dice dei giovani che soppiantano i vecchi. Sono appunto le api giovani, con la loro nuova regina, che a primavera cacciano dall’alveare e fanno sciamare altrove la vecchia regina con le sue api.
Dove va l’ape va il miele. Dove va colui che e` capace, che ha una dote, ecc., va anche l’utile, il vantaggio che porta le sua opera. L’ape va: a primavera la vecchia regina sciamando con le sue api, vola in cerca di un luogo adatto dove posarsi e sistemarsi; la` dove si posa, vi sara` miele. 1044
L’ape che suda d’estate puo` mangiar miele d’inverno. Chi provvede al futuro con il lavoro e la parsimonia quando puo` farlo, vive tranquillo nei periodi di penuria o di bisogno. Era in particolare un invito a provvedere per la vecchiaia, un tempo senza aiuti ne´ protezioni. Vedi an1045
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
che Chi imita la formica d’estate non accatta il pane d’inverno [F 1088]; La formica che lavora d’estate mangia d’inverno [F 1089]. 1046 Quando l’ape punge perde l’aculeo. L’ape nel pungere lascia nella carne l’aculeo e resta senza arma; anzi, poco dopo muore. E` un proverbio didascalico che puo` avere anche valore morale: non si colpisce, non si nuoce senza averne un danno. 1047 Per pungere l’ape perde la vita. Di chi, per danneggiare gli altri, arreca un maggior danno a se stesso. 1048 Le api fanno il miele e il miele le api. E` un consiglio per l’apicoltore. Con la smielatura non si deve asportare tutto il miele dai favi, per non recare danno all’alveare; il miele infatti e` il cibo delle api operaie che senza morirebbero. 1049 Fa piu ` male un’ape che cento mosche. La mosca comune, pur essendo fastidiosa, non ha mezzi d’offesa e appena minacciata fugge, mentre l’ape si avventa e, colpendo col pungiglione, provoca un dolore acuto e un gonfiore della pelle. Quindi: un manipolo di imbelli non provoca il danno che fa uno solo armato e coraggioso.
Quando l’ape si chiude nell’arnia arriva l’inverno. Con il freddo l’ape si ritira nell’alveare dove passa i mesi invernali, uscendo sporadicamente, allorche´ viene una giornata tiepida e soleggiata, per purificarsi con un breve volo. Quando nell’autunno non si vedono piu` le api al lavoro intorno all’arnia e` segno che il freddo sta arrivando. Pare che questi insetti lo avvertano con notevole anticipo. 1050
APOLLONIA Sant’Apollonia fu martirizzata nel 249 d.C. durante la persecuzione di Filippo l’Arabo. E` festeggiata il 9 febbraio. Poiche´ prima di venire uccisa le vennero spezzate le mandibole e infranti i denti, la santa protegge dunque i denti e i dentisti (ma di cio` non e` traccia nell’unico proverbio che la riguarda, che e` del tipo calendariale). Sant’Apollonia leva al monte la tonaca. La festa della santa cade in un periodo nel quale il freddo puo` cominciare farsi meno crudo e quindi inizia a sciogliersi il manto di neve (tonaca) della montagna. 1051
pag 142 - 04/07/2007
79
.
APPUNTINO
APOSTOLO f Vedi sotto i nomi dei singoli apostoli.
nere: chi ha voglia di fare una cosa non ha bisogno di incentivi. Vedi anche La salsa di san Bernardo e` il miglior condimento [F 156].
APPARENZA
1059 Appetito non ha paura di pan duro. Il pane duro era un tempo piu` frequente, facendosi il pane in casa a scadenze di sette o di quindici giorni. Il pane raffermo, anche se non era certo gradito, aveva tuttavia il vantaggio di essere consumato in quantita` minore, e quindi costituiva un risparmio.
L’apparenza inganna. Molto vivo e diffusissimo. Non bisogna giudicare solo dall’aspetto esteriore. Non tutto quello che appare mantiene alla prova quello che promette. Vedi anche L’abito non fa il monaco [A 51]; Al buio tutti i gatti son bigi [G 251]; Non e` tutto oro quel che riluce [O 510]. 1052
L’evidenza inganna. Deformazione anche ironica del proverbio precedente. 1053
Tra il parere e l’essere ci sta quanto tra il cucire e il tessere. Per analogia. Tra quello che appare e quello che e` c’e` una differenza sostanziale: tessere e` fabbricare la tela e cucire e` metterla insieme facendo un abito. Vedi anche Parere e non essere e` come filare e non tessere [P 466].
1060 Mangiando, mangiando passa l’appetito. Motto scherzoso, come se l’appetito fosse un disturbo. Si usa per dire ridendo che si sta mangiando molto, ovvero per sottolineare che uno dei presenti e` una buona forchetta.
1054
APPETITO Sintomo di buona salute, desiderio naturale di cibo, l’appetito va soddisfatto, qualche volta anche stimolato. f Vedi Fame. 1055 L’appetito vien mangiando. Assai diffuso, si trova gia` nel Gargantua (1.5) di Rabelais. Si dice anche in senso proprio, a tavola, per commentare dimostrazioni di notevole appetito, in genere le proprie. Ma anche in senso traslato, o per indicare che facendo una cosa anche controvoglia, poi viene il piacere di continuarla o, piu` di frequente, per dire che uno stimolo, una volta sollecitato, si accresce e puo` divenire assai forte.
Bisogna alzarsi da tavola sempre con un po’ d’appetito. Precetto delle varie scuole mediche antiche: per la salute e il benessere non bisogna mangiare fino alla sazieta`.
L’appetito insegna all’asino a correre e la fame a saltare il fosso. Un piccolo bisogno (appetito) costringe il pigro a darsi da fare mentre la necessita` (fame) lo induce a sostenere fatiche e sacrifici. L’asino e` sempre restio a correre e s’impunta davanti a pericoli o tratti difficili della strada. 1061
1062 L’appetito e` il messaggero della salute. Il presentarsi regolare dell’appetito alle ore dei pasti e` indice di uno stato di buona salute. Nel malato il ritorno dell’appetito, del desiderio e del gusto di mangiare indica che sta recuperando la salute e le forze.
Quel che si mangia con appetito non si racconta al medico. Una regola popolare vuole che quanto si mangia con voglia e desiderio non sia nocivo ne´ rechi disturbo, quasi che l’organismo lo richieda per il fatto che ne ha bisogno. Vedi anche Quello che si mangia bene non fa mai male [M 591]. 1063
1064
1056
Cambiare tavola accresce l’appetito. I cibi ai quali non si e` abituati aumentano il gusto di mangiare; si ricerca quindi la varieta` delle pietanze. 1057
1058 L’appetito non ha bisogno di salse. Chi si siede a tavola con una certa fame non bada troppo al sapore delle vivande, non fa critiche su come sono cucinati i cibi. In ge-
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Quel che si mangia con appetito non fa male e non strozza.
Quel che appetisce nutrisce. Vale a dire che nutre senza fare danno. 1065
Mangia all’osteria con l’appetito che hai in tasca. Mangia secondo le tue possibilita` economiche. Misura le tue pretese alle possibilita`. 1066
APPUNTINO f Vedi Preciso. 1067
Ser Appuntino si dimentico` di morire.
pag 143 - 04/07/2007
APRILE / APRILANTE
80
.
Con Ser Appuntino si indica una persona precisa fino alla pignoleria, esasperante nell’esattezza. Questo tipo spesso eccede nelle piccole cose e prende enormi abbagli nelle faccende importanti. Quindi il detto ha due significati: chi guarda le minuzie non vede l’essenziale; chi e` pignolo nei particolari spesso trascura l’importante (a suo vantaggio). Appuntino e` il nome di fantasia ricavato da una frase idiomatica: Esser tutto per l’appunto, comune soprattutto in Toscana per dire ‘‘essere precisino, pignolo, sempre tutto in ordine’’.
Mille lire un tempo erano una cifra enorme. Ancora negli anni trenta del XX sec. una celebre canzone si augurava ‘‘Potessi avere mille lire al mese’’.
APRILE / APRILANTE Le caratteristiche di questo mese sono la pioggia e il clima temperato. L’acqua e` benefica per tutta la campagna, che e` in piena vegetazione; in particolare per la vite e l’olivo. La stagione si e` addolcita, ma bisogna esser cauti nell’alleggerirsi. f Vedi anche gli altri mesi.
La prim’acqua d’aprile vale un carro d’oro con tutto l’assile. La prima pioggia del mese non ha prezzo: pare che le si attribuisse la funzione di risvegliare la vegetazione. Il paragone con il carro d’oro e` misterioso, ma non casuale, dal momento che i proverbi stabiliscono spesso connessioni magiche. Pare faccia riferimento a una leggenda che narra di un carro d’oro di Re David (cfr. Antoni – Lapucci, I proverbi dei mesi, 1975): si tratta di una favola di magia costituita da una complessa serie di vicende in una delle quali il Re dei Mori mette in vendita il palazzo di David; giunti a stimare il suo carro, che era tutto d’oro, nessuno sa dargli un prezzo; sant’Andrea allora chiede di fare la stima e, avuto il consenso, dice: – La prim’acqua d’aprile vale un carro d’oro con tutto l’assile – , parole che rimasero in proverbio. La rima ha indotto assile per ‘‘assale’’, la barra che nei carri, di solito, regge alla sua estremita` i mozzi delle ruote e sostiene il telaio del veicolo. Era la parte piu` consistente e piu` pesante, per questo si sottolinea che era d’oro anche quella.
Terzo [quarto] aprilante quaranta dı` durante. Il tempo che fa il 3 (o il 4) di aprile dovrebbe dare il pronostico per il periodo successivo. In genere pero` s’intende che se piove in questo giorno dovrebbe poi piovere per ben quaranta giorni. La credenza si trova diffusa in Europa con una certa regolarita`, cosa che fa pensare a origini pagane del detto, o a scritture religiose. Il numero 40 e` sempre stato legato alla pioggia, a cominciare dalla narrazione del Diluvio: ‘‘Piovve sopra la terra per quaranta dı` e quaranta notti’’ (Genesi 8.12). Vedi anche San Gallo quaranta dı` durallo [G 166]; Se piove per san Gallo piove per cento giorni [G 167]; Se piove per il dı` dei Quaranta Martiri piove quaranta giorni [M 840]; Quando l’Angiolo si bagna l’ale piove fino a Natale [M 1427]; Se san Medardo o san Gervasio piova dopo quaranta dı` rifa` la prova [M 1079]. 1068
(Acqua d’) Aprile ogni goccia [gocciola] un barile. La pioggia d’aprile e` provvida e benefica piu` che in altri mesi. Per una goccia di pioggia che cade in aprile si ottiene il beneficio che procura la quantita` di un barile che cade in altri periodi. 1069
1070
D’aprile ogni goccia val mille lire.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Quando tuona d’aprile buon segno per il barile. Quando piove in questo mese ci sara` molto vino e buono. 1071
Aprile n’ha trenta, ma se piove trentuno non fa male a nessuno. L’acqua di questo periodo non e` mai troppa e non nuoce alla vegetazione. 1072
1073
Val piu` un’acqua tra aprile e maggio che i buoi col carro. Probabilmente il proverbio si rifa` al precedente, ma ha perduto completamente i riferimenti magici e leggendari e la misura e` divenuta quasi banale. 1074
...le dolci acque d’aprile... valgono piu` che il trono di Salomone. Proverbio con memoria biblica, dove il trono di Salomone e` antonomasia di ricchezza: cfr. Re 1.10.18-20: ‘‘Inoltre, il re fece un grande trono d’avorio che rivestı` d’oro puro. Il trono aveva sei gradini; sullo schienale c’erano teste di vitello; il sedile aveva due bracci laterali, ai cui fianchi si ergevano due leoni. Dodici leoni 1075
pag 144 - 04/07/2007
81
.
si ergevano di qua e di la`, sui sei gradini; non ne esistevano di simili in nessun regno’’. Puo` dirsi in questa forma ridotta o come parte di un proverbio elencatorio sulle virtu` auspicabili in ciascun mese. Vedi Il gran freddo di gennaio... [G 367]. 1076 Aprile una goccia o un fontanile. Aprile e` o avaro o prodigo di pioggia.
Aprile apriletto ogni giorno fa un goccetto. In aprile piove spesso, poco e con regolarita`. 1077
1078 Aprile quando piange e quando ride. Come in tutti i mesi della primavera ora piove a dirotto, ora torna a splendere il sole. 1079
Aprile or piange or ride.
Aprile lunga e fitta deve venire, maggio una buona, adagio adagio. La pioggia scrosciante non e` favorevole alla campagna: l’acqua corre sul terreno e non imbeve la terra, come quella che cade lenta, leggera e a lungo: quella richiesta in aprile. In maggio deve piovere ogni tanto ed e` provvida se l’acqua scende piano piano. 1080
Aprile freddo gentile. E` il mese in cui inizia la vera buona stagione. E` il tempo in cui muore la radice dell’inverno, come se venisse sradicato dagli angoli, dalle stanze, dagli anfratti piu` nascosti dove si annida ostinato il freddo. 1081
1082 Aprile gentile. Variante del precedente: il mese stesso e` definito gentile per il clima e l’aspetto della campagna gia` coperta di verde.
1086
APRILE / APRILANTE
Freddo e umido d’aprile empie lo staio e il barile.
Aprile la spiga, maggio il latte, giugno il seme. Sono le fasi di maturazione del grano: in aprile appare sullo stelo la spiga, in maggio si forma il chicco, all’inizio molle e lattiginoso, a giugno il chicco si consolida. 1087
L’acqua d’aprile il bue ingrassa, il porco uccide e la pecora se ne ride. L’erba tenera che la pioggia d’aprile fa crescere giova ai bovini; nuoce, perche´ li fa gonfiare, ai suini che ne mangiano troppa; le pecore invece sono ormai da tempo al pascolo e non hanno questi problemi. 1088
Aprile piovoso maggio ventoso anno fruttuoso. Aprile e` il periodo della vegetazione delle piante e fa bene la pioggia; maggio e` il mese della fioritura e il vento favorisce l’impollinazione. 1089
D’aprile piove per gli uomini e di maggio per le bestie. Infatti l’acqua in aprile fa bene alle future messi, quella di maggio all’erba, cibo della maggior parte degli animali. 1090
Aprile temperato non e` mai ingrato. Per la campagna e` meglio che il caldo venga gradualmente e non all’improvviso: le piogge frequenti in questo mese portano un clima mite, con punte brevi di caldo e freddo. 1091
Vieni d’aprile ti faro` morire; vieni di maggio ti daro` coraggio. Va inteso come un’affermazione fatta direttamente dal grano al contadino: ad aprile il raccolto appare ancora stento (e percio` fa morire di preoccupazione il contadino), mentre a maggio si presenta rigoglioso, gia` con stelo e foglia, e quindi incoraggia il coltivatore. 1092
Aprile freddo sera e mane da` gran copia di vino e di pane. S’intende un freddo relativo alla stagione. Sera e mane: dalla sera alla mattina, con la notte fredda, mentre il giorno puo` essere mite. Un periodo fresco consente alle piante, in particolare al grano, di consolidare il cestimento o tallimento e il rafforzamento della radice e della struttura prima della maturazione. Per la vite il freddo evita la fioritura prematura che potrebbe essere distrutta da grandine o tempesta. 1083
1084
Il freddo d’aprile appresta al contadino pane e vino.
1085
Aprile freddolino molto pane e molto vino.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Aprile e maggio son la chiave di tutto l’anno. E` questo il periodo delicato per la vegetazione: siccita`, freddo o caldo precoce possono compromettere i raccolti. 1093
1094
Aprile fa i fiori e maggio ne ha gli onori.
pag 145 - 04/07/2007
APRILE / APRILANTE
82
.
I fiori di molte piante che si formano durante l’aprile aprono i bocci a maggio: questo e` detto infatti il mese dei fiori. Aprile fa il fiore e maggio da` l’odore. Il fiore di molte piante si forma nell’aprile, mentre la piena fioritura e il profumo arriva il mese successivo. 1095
Quando mignola d’aprile ammannisci un buon barile; quando mignola di maggio n’avrai tanto per assaggio; quando mignola di giugno t’ungerai appena il grugno. Mignolare e` il verbo che indica il comparire dei piccoli bocci sul ramo dell’olivo. La comparsa tempestiva della mignola e` segno d’abbondanza d’olio. Quindi se la fiorita e` tempestiva: buon raccolto; se piu` tarda: raccolto scarso; se fuori stagione l’olio manchera` quasi del tutto. 1096
1097 Aprile scalda l’acqua nel fontanile. Immergendo le mani in una fontana ci si accorge che in questo periodo non e` piu` gelata come d’inverno. 1098 Aprile non t’alleggerire. Va ricacciata la tentazione di scoprirsi troppo sul mezzo del giorno, dato che il freddo non e` ancora scomparso e puo` tornare e causare un malanno.
Per tutto aprile [D’aprile] non ti scoprire. 1100 Aprile aprilone non mi farai metter giu` il pelliccione. Pelliccione e` l’abito pesante. 1099
D’aprile non t’alleggerire; di maggio non te ne fidare; di giugno fai come ti pare. Per aprile vedi i precedenti; a maggio possono esserci ritorni di freddo nei quali e` pericoloso farsi trovare scoperti; di giugno il freddo e` un fatto soggettivo: ognuno si copre secondo quello che sente. 1101
D’aprile non t’alleggerire; di maggio vai adagio, di giugno getta via il cuticugno, ma non lo impegnare perche´ potrebbe bisognare. La rima con giugno ha mantenuto un termine arcaico come cuticugno, che indica un ‘‘giubbetto o una sopravveste pesante per uomo’’. Questo capo di vestiario puo` essere tolto, ma 1102
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
non eliminato prestandolo o dandolo come pegno, perche´ potrebbe ancora servire per un improvviso calo della temperatura. Vedi anche Fino all’Ascensione non ti levare il tuo giubbone [A 1330]. D’aprile esce la vecchia dal covile (e la giovane non vuole uscire). Le persone anziane tornano volentieri all’aria aperta, nelle ore di sole, sentendo l’aria mite. I giovani vedono cominciare la dura stagione dei lavori. Il covile propriamente e` ‘‘il luogo riparato e caldo dove l’animale si rifugia durante l’inverno’’, qui s’intende ‘‘l’angolo piu` caldo nel canto del fuoco’’. 1103
Chi si scalda d’aprile non vedra` la fava fiorire. Chi sente la necessita` di accendere il fuoco in aprile, allorche´ il clima e` mite, cova una malattia che non lo fara` vivere a lungo. Il proverbio e` catastrofico: la fava fiorisce piu` o meno in questo periodo. 1104
1105 Aprile dolce dormire. Uno dei proverbi calendariali piu` vivi e diffusi. Il tepore primaverile, il benessere e una certa spossatezza che vengono dal primo caldo fanno indugiare volentieri sotto le lenzuola.
D’aprile aspro ragliare e dolce dormire. Verso aprile-maggio gli asini vanno in amore, per cui chi ama indugiare a letto e` allietato dai ragli mattutini degli asini, un tempo comuni e numerosi. Vedi anche Maggio e` il mese degli asini [A 1463]. 1106
Aprile dolce dormire; chi non si puo` riposare avra` un dolce sospirare, se non ha da lavorare. In aprile cominciavano i lavori duri nei campi, soprattutto la zappatura della terra e la cura delle piante. Chi puo` dormire dormira` saporitamente, se non avra` da lavorare. Ma, siccome la primavera rimette nelle creature il desiderio d’amore, il sonno potra` essere turbato da sospiri di desiderio, non di pena. 1107
Aprile dolce dormire e forte sospirare: i granai sono vuoti e le botti cominciano a sonare. Questo sospirare e` diverso dal precedente: e` di preoccupazione per le provviste che si 1108
pag 146 - 04/07/2007
83 esauriscono. Probabilmente questo proverbio e` una risposta ironica al romanticismo dell’altro. La botte vuota, percossa, risuona. 1109 D’aprile ogni uccello fa il nido. E` il periodo della nidificazione e della cova degli uccelli. Ogni uccello fa va inteso nel senso che tutti gli uccelli hanno terminato il nido. Molte specie lo iniziano assai prima. Vedi La domenica dell’olivo ogni uccello fa il suo nido [D 767].
Aprile e conti per lo piu` son traditori. Non sono mai come ci si aspettano e riservano sorprese spiacevoli. Il conto puo` essere eccessivo, aprile troppo freddo o troppo caldo. 1110
Primo d’aprile vanno gli sciocchi per le ville. Si riferisce all’uso antico, ma ancora vivo, di fare il pesce d’aprile. Il primo giorno del mese si mandano in giro gli ingenui con qualche scusa ridicola, come andare a prendere le chiavi dell’alleluia, l’ombra di campanile, un pacchetto di spinteforti, ecc. L’origine del gioco e` oscura. Era molto praticato dagli artigiani per saggiare l’intelligenza dei garzoni. 1111
AQUILA L’aquila, per il suo abitare in luoghi inaccessibili, non ha mai fatto parte dell’esperienza quotidiana diretta, ma, conosciuta per rare apparizioni di rapina tra le greggi e gli animali domestici, e` entrata nel linguaggio comune per il suo volo altissimo e per il suo aspetto nobile e regale. Compare costantemente nell’arte religiosa, nei blasoni, negli ornamenti, nella pittura, nella scultura, nelle metafore poetiche. Nella mitologia greca l’aquila era l’uccello di Zeus e teneva tra gli artigli il fulmine del dio: si associava alla divinita`, alla potenza e alla forza. Fu l’aquila a rapire Ganimede e portarlo a Zeus che lo elesse suo coppiere. I bestiari medievali ne fecero un animale simbolico per eccellenza: la sua immagine si trova sui pulpiti (simbolo della parola, soprattutto di quella dell’evangelista Giovanni) e in capitelli, fregi, portali. Una credenza popolare vuole che l’aquila, quando e` vicina la schiusa delle uova, cerchi sulla terra una pietra detta aetite e la ponga nel nido a protezione dei figli. Si tratta della pietra d’aquila (in greco aeto`s = aquila) o del buon parto, essendo una ‘pietra gravida’: e` una concrezione ovoidale o sferica che contiene una
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
AQUILA
pietra libera nel suo interno e, agitata, suona. Cosı` Plinio (Storia naturale 3.4). L’aquila ha molti significati simbolici. Altezza d’ingegno: rappresenta il volo della mente verso cio` che per altri e` inaccessibile; forza, potere sovrano: come tale, compare nelle insegne di eserciti, case regnanti; generosita`: in quanto non pratica vendetta; impero, maesta` regale: e` regina degli uccelli; vista acutissima: nulla le sfugge dall’alto di quello che c’e` sulla terra. Nei bestiari si dice che sia l’unico essere capace di guardare fisso nel sole: quando i suoi aquilotti sono un po’ cresciuti li invita a guardare l’astro e, se uno non ne sostiene la luce, subito lo sopprime. 1112 L’aquila non piglia mosche. Chi ha una posizione elevata per grandezza, dignita`, nobilta`, intelligenza non si degna di occuparsi di cose meschine, di persone volgari. Si confronti, ad esempio, ‘‘Che il leon non combatte con la mosca’’ (F. Bracciolini, Lo scherno degli dei 5.41). Per il debole che non puo` lottare col forte, vedi La capra col leon non puo` far guerra [C 674]; La luna non cura l’abbaiar dei cani [L 1051]; De minimis non curat praetor [L 1053]. E` traduzione del seguente motto mediolatinolatino: Aquila non captat muscas. Vedi L’elefante non va a caccia di topi (non acchiappa i topi) [E 39]. 1113
Le aquile non fanno guerra ai ranocchi.
L’aquila vola sempre sola. L’aquila non e` uccello gregario e si vede volare sempre solitario in alto. Il proverbio ha valore soprattutto metaforico, spiegato bene dal seguente. 1114
1115 La vera grandezza non ha compagnia. Per analogia.
L’aquila volo` in alto, ma lo scricciolo salı` ancor piu`. Chi sa valersi delle energie dei forti, riesce a superarli anche se e` piu` debole. Il proverbio nasce da questa favoletta. Quando furono creati gli uccelli nacque tra loro una contesa su chi dovesse essere il re e non si trovarono d’accordo. Quelli che volavano piu` a lungo non volevano cedere a quelli che volavano piu` in alto, quelli che erano piu` grandi non si volevano sottomettere a quelli piccoli. Ne venne fuori una gran confusione. Andarono tutti dall’Onnipotente e gli posero la questione. Allora il Signore, che aveva altro da pensare, disse: – Sara` re degli uccelli quello che riuscira` a volare piu` in alto. Lo scricciolo, 1116
pag 147 - 04/07/2007
AQUILA
84
.
che e` piccolissimo, perse subito ogni speranza; ma, essendosi posato sopra il dorso dell’aquila, ci rimase zitto zitto, mentre quella, con le ali potenti, si lasciava via via in basso tutti gli altri volatili. Quando l’aquila, stanca, si vide sola nel cielo, penso` d’aver vinto e discese per essere proclamata regina. Ma lo scricciolo, invece di seguirla, prese a sua volta il volo, salendo ancora molto piu` in alto dell’aquila. Gli uccelli che avevano seguito la gara non si rendevano conto come lo scricciolo fosse potuto salire tanto. Ma la legge e` la legge, i fatti sono fatti e gli uccelli litigiosi ebbero per re lo scricciolo, il piu` piccolo di loro, come decreto` il Signore. La favola si trova nella nostra tradizione orale ed ha come protagonista lo scricciolo. La stessa vicenda e` narrata dai Grimm (Le fiabe del focolare 171, Il re di macchia) con molti elementi secondari e una piu` ampia articolazione, facendone come protagonista l’uccellino che e` appunto il ‘‘re di macchia’’. Anche da noi lo scricciolo (Troglodytes Troglodytes) e` chiamato re di macchia in Alta Italia e anche re di usei (Vercellese), e nella stessa zona Re Castagna` o Re Castagne`t; altrove e` detto re di siepi, re di fratte. E anche: uccellino del freddo, forafratte, formacchie, forasiepi. I nomi provengono forse dalle sue abitudini solitarie, indipendenti, e lo stare nel fitto di macchie dove non si avventura alcun altro volatile. Il nome e la leggenda si trovano anche in Sicilia dove l’uccellino e` chiamato riiddu, vedi G. Pitre`, Fiabe e leggende popolari siciliane, p. 388. L’aquila dal cielo vede in fondo al buco del topo. Prendendo spunto dalla vista acutissima dell’aquila, il proverbio intende che qualcuno collocato molto in alto riesce a informarsi anche su cose infime. 1117
L’aquila si libro` sulle sue penne, la roba ritorno` di dove venne. E` forse il finale d’una vecchia favola che si ripete quando un oggetto rubato viene restituito al legittimo proprietario. 1118
L’aquila quando e` malata [vecchia] chiama il gufo fratello. Nella disgrazia non si guardano piu` le differenze di grado, di lignaggio, di posizione, ecc. Pare venga da un’antica favola che e` stata ripresa e narrata da Jean-Pierre Claris de Florian (1755-1794). Ne L’aquila e il gufo (Fa1119
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
vole postume) si racconta di un’aquila caduta in disgrazia che si fa consigliare da un vecchio gufo. AQUILA L’Aquila e` citta` capoluogo dell’Abruzzo, situata al centro dell’omonima conca sopra una grande terrazza ai piedi della quale scorre l’Aterno. A 714 m sul livello del mare, e` una delle citta` piu` alte d’Italia, molto fredda d’inverno. Lo zafferano d’Aquila, le saponette d’Atri, i panni di Arpino, la paglia di Firenze, i merletti di Genova, gli ori di Penne, la carta di Loreto, i vasi di Castelli, l’acciaio di Campobasso, le tavole di Venezia, la maiolica di Faenza sono i migliori di cui si ha conoscenza. Indica i prodotti migliori e i luoghi di origine. Molte indicazioni hanno perduto fama col tempo, come la paglia per cappelli e ornamenti, di cui una volta Firenze aveva il primato nel mondo, i fiori di Penne, la carta di Loreto, i panni di Arpino, i merletti di Genova. Altre cose hanno ancora valore particolare: nella zona dell’Aquila si produce ottimo zafferano, mentre a Faenza e` ancora viva e illustre l’antica produzione di ceramiche. Arpino si trova oggi in provincia di Frosinone: l’industria del pannilani era ancora fiorente nell’Ottocento. Penne e` un antico centro nell’alta Valle del Tavo, dove fin dal XIV sec. si trovavano oreficerie. Atri e` un’antica cittadina romana in provincia di Teramo. Castelli e` un altro centro antico in provincia di Teramo, conosciuta per l’industria ceramica che vi fiorı` dal XV al XVIII sec. La presenza dell’Aquila e di tre localita` del Teramano ne indicano la probabile provenienza abruzzese. 1120
ARANCIA Nell’economia del passato questo frutto delle zone meridionali era considerato nelle altre parti d’Italia un lusso. I fiori d’arancio, simbolo della purezza verginale per il loro candore, sono usati per fare la piccola corona che orna il capo della sposa quando va all’altare. 1121
Dell’arancia quel che vuoi, del limone quel che puoi,
pag 148 - 04/07/2007
85
.
ARARE
della gallina la nera, dell’oca la bigia, della donna la lentigginosa, della vacca magra la lingua e la zampa, del merlo e del tordo quel che non ti piace fai da sordo. Indica quello che si puo` mangiare di vari cibi o quali nel loro genere sono migliori; tra questi alimenti e` elencata pero` anche la donna. Dell’arancia tutto, anche la buccia; del limone tutto quello che consente il palato: non e` facile sostenerne il sapore agro; hanno piu` sapore la gallina dal piumaggio nero e l’oca che lo ha grigio; la donna migliore e` quella con le efelidi sul viso; la vacca non deve essere grassa (vecchia) e le parti speciali sono zampa (bollita) e lingua (salmistrata). Del merlo e del tordo, come del resto degli uccelli in genere, si mangia tutto (a parte le interiora) scattivando appena gli ossi piu` grossi; quindi: se qualcosa non ti piace, mangiala lo stesso: e` tutto buono.
Di uso antico. Chi ara prima che venga il freddo (la vernata, cioe` l’inverno) e quindi semina per tempo il grano, permette al seme di cestire, evitando i danni della stagione delle piogge, e di dare buon frutto e supera nella raccolta (ricolta) tutti gli altri (la brigata, nel senso arcaico di gruppo, compagnia).
L’arancia la mattina e` oro, il giorno medicina e la sera e` veleno. L’arancia e` frutto buono, benefico, ma indigesto. Consigliato la mattina, quando l’organismo lo digerisce facilmente, e` sconsigliato la sera quando il sonno non favorisce lo smaltimento di cibi indigesti. Altri proverbi seguono lo stesso schema, vedi Il cacio la mattina e` oro, a mezzogiorno e` argento e la sera e` piombo [C 68].
Chi ara da sera a mane d’ogni solco perde un pane. Proverbio sibillino, non si riferisce infatti all’aratura notturna che si e` resa possibile solo in questi ultimi tempi con l’uso dei trattori, ma che puo` chiarirsi intendendo da sera a mane come da Ponente a Levante. Sistemando i solchi da Settentrione a Mezzogiorno, le piante si dispongono in file meglio esposte alla luce solare e, di conseguenza, piu` forti e fruttifere, cosa che non avviene quando la coltivazione a porche segue l’opposto orientamento, all’incirca da dove cala il sole a dove sorge. Naturalmente non sempre e` possibile seguire questo criterio (cfr. U. Rossi-Ferrini, Proverbi agricoli, 1931, p. 106).
1122
1123
L’arancia la mattina e` oro, il giorno argento, la sera e` piombo.
1124 L’arancia la sera e` piombo. Del cibo indigesto si dice appunto che e` pesante, e il piombo e` uno dei metalli di piu` alto peso specifico.
Arancia e mandarino infiamman l’intestino. Sia l’una che l’altro sono acidi e, assunti in eccesso, provocano disturbi intestinali. 1125
ARARE Molti ammonimenti per compiere correttamente e con cura l’aratura prima della semina del grano, presupposto fondamentale per avere un buon raccolto. f Vedi Aratro, Aratura, Vangare, Zappare. 1126
Chi ara il campo innanzi la vernata avanza di ricolta la brigata.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1127 Chi male ara peggio miete. Chi non ara profondo, e nel verso giusto, in modo che la pioggia scorra senza fare danno, fara` un cattivo raccolto.
Chi ara a fondo miete giocondo. Bisogna che il vomere entri profondamente nella terra. 1128
1129 Il mietitore segue il bifolco. Per analogia. Il mietitore raccoglie quanto il bifolco, l’aratore, gli ha preparato. 1130
Chi ara un campo non puo` dire se lo mietera`. I casi della vita sono tanti, per cui, per ragioni tristi o liete, nessuno sa se raccogliera` il frutto del proprio lavoro. Sottolinea anche implicitamente che tra il lavoro di preparazione del terreno e la raccolta nel mondo agricolo passa molto tempo. Nove mesi per il grano. 1131
1132 Ara molto e semina rado. Ara bene e profondo e poni i semi non troppo fitti, in modo che le piante non si diano fastidio tra loro: avrai cosı` un buon raccolto.
Chi ara la terra bagnata per tre anni l’ha rovinata. Perche´ la impasta e la chiude quasi murandola e togliendole la naturale traspirazione. 1133
pag 149 - 04/07/2007
ARATRO
86
.
Se non piega la schiena anche il bifolco non sa arare. Qualunque lavoro, anche per chi e` esperto richiede fatica e cura. Il contadino deve stare curvo per far forza sull’aratro. 1134
Chi ara con le vacche va al mulino col sacchetto. La vacca ha poca forza e scarsa resistenza: ara leggero e non in profondita`. L’aratura richiede la forza dei buoi. Vedi Zappare di donna e arare di vacca povero quel campo che c’incappa [Z 35]. 1135
Ara dritto, a fondo e lascia dire il mondo. Fai il lavoro come deve essere fatto e lascia che la gente critichi e dica quello che vuole. 1136
ARATRO L’aratro e` un’antichissima attrezzatura, trainata da bestie, per dissodare e rivoltare la terra. Le forme variano secondo i luoghi e le esigenze del terreno. E` formato dal vomere, una lama d’acciaio (o di ferro, o di legno in quelli piu` arcaici) che taglia orizzontalmente il terreno; dal versoio, o orecchio, che rovescia le zolle tagliate; talvolta e` presente il coltro, lama verticale che rompe la terra davanti al vomere. Il vomere e` fissato a un ceppo da cui parte una stanga, detta bure, collegata al giogo dei buoi. Il bifolco guida l’aratura mediante la stiva, un grosso manico che puo` essere anche doppio, fissato al ceppo. Il profime, infine, e` un palo che mediante un cuneo o una vite, regola l’inclinazione del vomere rispetto alla bure, cosa che determina la profondita` del solco. f Vedi Aratro, Aratura, Lavoro, Vanga. Chi pone mano all’aratro non si volti indietro. Chi mette mano a un’opera non deve guardare che a compierla, senza rimpianti, pentimenti, compiacimenti, distrazioni. Adattamento di una frase del Vangelo (Luca 9.62 ‘‘Nessuno che ha messo mano all’aratro e poi si volge indietro, e` adatto per il regno di Dio’’). L’aratore deve guardare il lavoro da fare e fare il solco dritto, non guardare con compiacimento l’opera gia` fatta. 1137
Aratro lucente fa carestia lontana. Il vomere lucente dell’aratro indica che ha lavorato molto, eliminando la ruggine. Un 1138
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
buon lavoro di aratura procura abbondante raccolto. Di solito nei proverbi ci si riferisce al grano, ma e` valido anche per altre colture. ARATURA L’aratura era un lavoro faticoso che copriva il tempo dalla fine d’agosto fino alla meta`, o la fine d’ottobre, come preparazione dei campi alla semina del grano e degli altri cereali. Serve a smuovere la terra indurita in maniera tale che i semi vi possano affondare le radici e l’acqua piovana penetrarvi. Lavorando col caldo estivo e giovandosi dell’aridita` dei mesi precedenti, si estirpano definitivamente le erbacce, che invece, rimosse a settembre, con le piogge, riattecchirebbero subito: Chi lavora di settembre, fa bel solco e poco rende [S 1224]; Chi vuol lavoro degno assai ferro e poco legno [L 305]. f Vedi Arare, Aratro. Dopo l’aratura ci vuol l’erpicatura. Dopo un lavoro di fondo, di scasso, occorre rifinire l’opera, ripulendo, assettando, ordinando. L’aratura lascia le zolle molto grandi e il terreno sconvolto. Per seminare occorre spianare il terreno e renderlo friabile. Vi si provvede con l’erpice: telaio trainato da buoi che, con denti di ferro, rompe le zolle. 1139
ARCA f Vedi Noe`. 1140 All’arca aperta il giusto ci pecca. Per arca qui s’intende ‘‘forziere’’. Lasciando distrattamente cose preziose incustodite, si mettono nella tentazione coloro che le vedono e anche l’uomo onesto resiste difficilmente all’opportunita` di approfittarne. Vedi anche L’occasione fa l’uomo ladro [O 24].
Nell’arca di Noe` c’erano anche lo scorpione e il serpente. Il mondo e` fatto anche per i malvagi: devono esserci anche loro. In qualunque luogo non mancano cattivi e disonesti. Vedi anche Anche gli Apostoli ebbero un Giuda [G 705]. 1141
ARCO 1142 Bisogna aver piu ` frecce al proprio arco. Usato anche come modo di dire, avere piu` frecce al proprio arco. Per colpire il bersaglio non bisogna far conto su una sola freccia; e`
pag 150 - 04/07/2007
87
.
necessario fornirsi di munizioni diverse, vari argomenti, numerose risorse, piu` espedienti se si vuol riuscire. 1143 Romper l’arco non sana la ferita. E` inutile rifarsela con la causa di un male quando questo e` ormai avvenuto: spezzato l’arco la ferita resta. Per comprendere meglio questo proverbio bisogna tenere conto di operazioni magiche antiche: si credeva, ad esempio, che la morsicatura del cane idrofobo potesse essere guarita ponendo sulla ferita un ciuffo del suo pelo, vedi Mai can mi morse ch’io non ne volessi il suo pelo [C 401]; Piaga per allentar d’arco non sana [P 1538].
Arco sempre teso si sforza. Le cose tenute sotto sforzo si rovinano. Una tensione continua, di applicazione, di sentimenti, sfibra l’uomo. L’immagine ha dietro di se´ una lunga tradizione, di cui paralleli piu` vicini a livello verbale sono un verso di Fedro ((Favole 3.14.10) Cito rumpes arcum, semper si tensum habueris ‘‘Romperai presto l’arco, se lo terrai sempre teso’’ e il proverbio medievale Arcum nimia frangit intensio ‘‘Una eccessiva tensione rompe l’arco’’ riportato nel Liber Proverbiorum di Otloh di Sant’Emmerano (XI sec., Patrologia Latina 146.303b).
Arcobaleno porta [conduce] il sereno. Quando appare l’arcobaleno il tempo cambia e torna la buona stagione. Ma di solito solo quello che viene la sera e` inteso come segno della fine del temporale. 1147
Arco di mattina riempie le mulina, arco di sera tempo rasserena. L’arcobaleno del mattino porta la pioggia, quello di sera il sereno. Riempie le mulina: fa affluire l’acqua nelle gore dei mulini. 1148
1149
Arco di [la] sera buon tempo mena, arco di [la] mattina riempie la marina.
1150
Arco di sera buon tempo spera; arco di mattina burrasca vicina.
1144
1145
Il troppo tirar fa l’arco spezzar.
1146 L’arco soriano tira agli amici e ai nemici. Scherzo per deridere chi sbaglia tiro e da` colpa all’arma. Forse adattamento da qualche poema eroicomico. Si vuole che l’arco venisse dall’oriente e in Soria (nome medievale della Siria) si fabbricassero i migliori archi.
ARCOBALENO La visione magica dell’arcobaleno si riflette nelle credenze e nelle leggende. Numerose e disparate sono inoltre le previsioni meteorologiche che si traggono dal suo apparire dopo il temporale, mentre la predominanza e la brillantezza di uno dei colori dell’iride sono indicazione per i futuri raccolti collegati. Talora risulta evidente la memoria della storia del Diluvio (Genesi 9.8-15), quando Dio, dopo aver fatto inondare la terra fece il patto con gli uomini di non rimandare mai piu` questo castigo e, come segno della promessa, fece apparire l’arcobaleno: Arcum meum ponam in nubibus et erit signum foederis inter me et terram ‘‘Porro` sulle nubi il mio arco e sara` il segno del patto tra me e la terra’’.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
ARCOBALENO
Speranza mattutina i fossi alla marina. I ruscelli corrono gonfi d’acqua verso il mare. In alcuni luoghi l’arcobaleno e` detto speranza. 1151
Arco di mane acqua a fontane, arco di sera serena costiera. L’arcobaleno di sera porta sereno sulla costa e addensa le nubi sui rilievi interni. Secondo tradizioni locali anche la collocazione dell’arcobaleno puo` servire per i pronostici, vedi il veneto Arco in mare buon tempo ha da fare; arco in tera piova e nevera. 1152
Arcobaleno o ancora tre di pioggia o tre di sereno. La previsione copre un periodo piu` lungo di tempo. 1153
Arco di san Marco porta bel tempo o pioggia. L’arcobaleno e` detto anche l’arco di san Marco. Previsione pleonastica che nega l’effettiva utilita` del segno, ma esclude, almeno, il tempo incerto. In Puglia e` noto U ua`rche: o vı`inde o ia`cque ‘‘Arcobaleno: o vento o acqua’’, che di fatto corrisponde perche´ la presenza di vento forte prevede l’allontanamento delle nubi e della pioggia. 1154
1155
Dove beve l’arcobaleno c’e` sotterrato un tesoro.
pag 151 - 04/07/2007
ARDERE
88
.
Credenza antica: la` dove posa in terra un braccio dell’arcobaleno si trova sepolto un tesoro. L’immagine dell’arcobaleno che beve e` molto diffusa e legata ad antiche credenze magiche. In Gallura si ritiene che l’arcobaleno beva in mare e porti l’acqua alle nuvole. Si chiama appunto Olcu biendi ‘‘Orco che beve’’. Diffusissima e` l’idea che l’arcobaleno beva l’acqua dei fiumi, dei laghi, delle fontane e la porti in cielo. In Corsica lo si crede un demonio che beve in mare; sulle Alpi e` un assetato che secca le fontane; in Albania si vede nell’arcobaleno un serpente multicolore che beve. Se sorge da uno specchio d’acqua si dice che sta bevendo. Quando l’arcobaleno beve ai monti acqua alle fonti. Se l’arcobaleno sorge dalle montagne e` segno di pioggia. Per bere vedi il proverbio precedente. 1156
Arcobaleno sette ore di sereno, sette notti di cielo scuro, sette anni il mondo sicuro. Scongiuro che si collega alla storia del Diluvio. Dopo che e` venuto l’arcobaleno per sette anni il mondo durera` ancora. 1157
Quando c’e` l’arco di Noe` ci sono ancora sett’anni di mondo. Di origine siciliana. La versione dialettale dice L’arcu di Nue` di lu munnu ancora cci nn’e` ‘‘L’arco di Noe` ancora il mondo ha da durare’’. 1158
Chi passa sotto l’arcobaleno cambia sesso in un baleno. Per i suoi poteri magici. L’arcobaleno e` un fenomeno ottico percepibile da un osservatore secondo una data angolazione e a una certa distanza, per cui e` impossibile raggiungerlo o attraversarlo. 1159
Arcobaleno se c’e` il verde grano e fieno, se e` rosso farai vino, granturco se e` turchino, l’olio verra` col giallo buon anno se e` come la coda del gallo. Questi pronostici si prendono con gli arcobaleni di primavera. Si cerca di stabilire quale sia il colore prevalente nell’iride e da questo si fa la previsione del raccolto piu` fortunato. Ogni localita` associa diversamente colori e prodotti. I seguenti sono i pronostici piu` frequenti, anche se diversi da quelli fissati nel 1160
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
proverbio: se predomina il violetto ci sara` un buon raccolto di uva e vino. Se predomina l’arancione ci sara` un buon raccolto di granturco. Se predomina il giallo ci sara` un buon raccolto di grano. Se predomina il verde sara` un’annata favorevole agli ortaggi e all’erba. Se predomina il rosso ci sara` un buon raccolto di olio. Se predomina l’azzurro ci sara` un buon raccolto di castagne. Se tutti i colori sono vivi ed evidenti, come nella variopinta coda del gallo, ci sara` abbondanza di tutto. ARDERE Chi arde e non lo sente arder possa fino al dente. Maledizione che usano in genere gli innamorati non corrisposti: chi ama senza provare il sentimento come una forza violenta, tormentosa, possa soffrire fin dentro le ossa il fuoco della passione. 1161
1162 Chi non arde non incende. Chi non prova passione non riesce a suscitare in altri alcun sentimento, non comunica fuoco d’entusiasmo, d’amore. Anche: chi non ha provato dolore, amore, passione difficilmente sa partecipare a quello che soffrono gli altri. Incende antico per incendia.
Quando arde in vicinanza porta acqua a casa tua. Quando vedi il pericolo che s’avvicina pensa subito a salvare te e il tuo. 1163
AREZZO Arezzo e` citta` toscana di origine etrusca, che gia` in epoca romana dovette soffrire della sospettosa gelosia dei nuovi dominatori e si ritrovo` nella stessa situazione durante la dominazione medicea, sotto la quale cadde nel 1384, non rivedendo piu` la grandezza che aveva attraversato in epoca etrusca e poi medievale. Citta` di pianura, alle pendici dell’Appennino, nell’ampia zona della Val di Chiana, bonificata dagli Asburgo Lorena, non ebbe forti contrasti con popolazioni vicine e manca quindi di un ricco corredo di blasoni popolari, che nascono soprattutto dalle contese. 1164 D’Arezzo non e` buono nemmeno il vento. La spiegazione e` riconducibile all’antico campanilismo toscano. Il proverbio e` nato in zone vicine ad Arezzo, come il Senese, dove il vento che spira dalla direzione d’Arezzo pare che sia nocivo ai raccolti.
pag 152 - 04/07/2007
89
.
1165 Aretini, botoli ringhiosi. Sarebbero violenti e rissosi. Deriva direttamente da quanto detto degli Aretini da Dante (Purgatorio 14.46-7): ‘‘Botoli trova poi, venendo giuso, / ringhiosi piu` che non chiede lor possa’’: l’Arno scendendo trova gli aretini minacciosi piu` di quanto lo consentisse il loro Stato, che non era grande.
ARGENTO Nei proverbi, che risentono spesso di forme francesi, l’argento, piu` che l’oro, e` sinonimo di denaro (argent), anche perche´ le monete piu` comuni erano di questo metallo. f Vedi Denaro, Oro. Mancamento d’argento porta pena e tormento. La mancanza di soldi porta preoccupazioni e seccature. 1166
Chi fa tela d’argento prende mosche e mosconi. Chi usa trappole, allettamenti, lusinghe servendosi del denaro prende tutti: maschi e femmine, grandi e piccini, gente comune e importante... 1167
Nessuno e` mai contento di quel che ha d’onore e d’argento. Di onori e di ricchezze nessuno e` mai sazio. 1168
ARIA
Nessuno rifiuta l’arrivo o l’offerta di doni, gratificazioni, compensi. L’argento e` la dama con la quale tutti ballano. Nessuno rifiuta di far coppia con la ricchezza. 1173
L’argento porta l’uomo all’inferno e resta fuori. Il denaro porta l’uomo alla perdizione e poi l’abbandona. La bramosia di far soldi conduce a commettere colpe ed errori, ma difficilmente l’uomo puo` godere della ricchezza raggiunta. Nell’inferno vero e proprio il denaro non circola, non ha valore; in quello metaforico non da` felicita`. 1174
1175 Argento di quello che caca il vento. Si dice dell’argento falso, quindi di ogni frutto privo di valore, di qualcosa d’inconsistente. Vedi anche Oro che fugge [O 514].
ARGO Argo e` un gigante mostruoso della mitologia classica di cui si diceva avesse cento occhi distribuiti nel corpo: con cinquanta dormiva e con cinquanta vegliava, quindi vedeva sempre tutto. Fu ucciso da Ermes, ed Era mise i suoi occhi nella coda del pavone. f Vedi Onore. Argo che ha cent’occhi non puo` guardar donna che adocchi. Nessuno puo` far da guardia a una donna molto seduttiva o innamorata, che trovera` sempre il modo di raggiungere il suo scopo. Vedi anche Far la guardia a donne innamorate e` come guardare un sacco di pulci [P 2919]. 1176
L’argento tondo compra tutto il mondo. Con il denaro, l’argento tondo cioe` sotto forma di monete, si compra tutto quel che si vuole. Vi e` un’analogia allusiva tra la rotondita` del mondo e quelle delle monete. 1169
1170 Chi semina argento vuol mietere oro. Chi da` qualcosa vuole avere molto di piu` in cambio. Vedi anche Le monache danno un aghetto per avere un galletto [A 324]. 1171 Ben pesca chi usa amo d’argento. Soltanto metaforico: chi per raggiungere un fine alletta con doni e offerte trova la strada facile e spianata. Con affine metafora e uguale uso e` ben attestato un proverbio greco antico: Combatti con lance d’argento e conquisterai tutto (Diogeniano 2.81; Gregorio di Cipro 1.67; Apostolio 3.91), di cui risulta una traduzione mediolatina Argenteis pugna telis, et omnia vinces. 1172
L’oro e l’argento sono sempre benvenuti.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Chi fa sempre l’Argo gli fanno fare da talpa. A chi e` troppo curioso si nasconde la verita`, lo si tiene all’oscuro di tutto, anche di cio` che li riguarda. La talpa e` simbolo della miopia e della cecita`. 1177
ARIA Tre i significati di aria. Come elemento che ci circonda, che si respira: deve esser salubre, leggera; come spiffero, corrente d’aria, vento: e` pericolosa, perniciosa alla salute; come sinonimo popolare di cielo: con le varie conformazioni delle nuvole che lo percorrono predice il tempo per l’indomani. f Vedi Fessura, Finestra, Sole, Vento.
pag 153 - 04/07/2007
ARIA
Aria settembrina fresco la sera e fresco la mattina. Avvicinandosi all’equinozio d’autunno le giornate sono piu` corte e piu` fresche: la notte piu` lunga raffredda la terra e la brezza si fa piu` forte. 1178
L’aria fresca di settembre il cacciatore attende. Settembre e ottobre sono i mesi della caccia, soprattutto per gli uccelli di passo che migrano verso i paesi piu` caldi. 1179
Grossa aria, grossa acqua. Si riferisce all’aria pesante, afosa, che rende faticosa la respirazione e che di solito precede qualche temporale. 1180
1181 Aria calda, tempo che muta. Quando l’aria si fa calda al di sopra del consueto, diventa pesante, afosa, vuol dire che e` prossimo un cambiamento di tempo. 1182 L’aria buona e` mezza salute. Abitare dove l’aria e` sana contribuisce per meta` all’essere sani. Principio della scuola medica antica.
Aria pesante come fuoco bruciante. L’aria pesante, con alta pressione e umidita`, soffoca quasi come stare vicini al fuoco. 1183
Aria, moto e sobrieta` tengon l’uomo in sanita`. L’aria salubre, il movimento e la moderazione a tavola sono le basi della salute. Principi che si trovano enunciati gia` da Ippocrate. 1184
A cervello che varia dagli dell’aria. Il cervello balzano, la persona con sbalzi di umore ha bisogno d’aria fina e fresca. Un tempo quello che oggi sono gli esaurimenti o le depressioni si credeva dipendessero dalla scarsa ossigenazione del cervello e si mandavano i malati a rimettersi all’aria aperta, per lo piu` in campagna. 1185
Aria di collina, aria fina. L’aria di collina viene considerata migliore di quella di pianura, che talvolta e` anche malsana, e superiore a quella di mare, che e` umida. 1186
1187
90
.
D’aria non si campa.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Quando uno non mangia, o quando non gli viene dato cibo a sufficienza, o piu` in generale quando mancano i mezzi per sopravvivere, si ripete questo motto che si rifa` a una credenza assai antica secondo la quale le cicale si nutrivano d’aria. Il detto completo si trova nei dialetti: Non si puo` campare d’aria come le cicale. 1188
L’uomo non campa d’aria.
1189
Solo le cicale campano d’aria e di rugiada.
1190 L’aria piu ` fredda e` quella del cantone. Dove una strada s’incrocia con un’altra la corrente d’aria e` piu` forte e puo` essere pericolosa per la salute. Si consiglia di non sedere a riposarsi o a lavorare dove s’incrociano le strade.
Aria di corrente, peggiore d’un accidente. Le correnti d’aria che da uno spiraglio soffiano addosso a una persona che sta ferma sono pericolose e possono portare un malanno. Vedi anche Sole di vetro, aria di fessura portano l’uomo in sepoltura [S 1558]; Aria di finestra colpo di balestra [F 915]. 1191
Aria nella schiena a letto e in chiesa mena. A letto malati e in chiesa morti. Un tempo la polmonite, tipica malattia da raffreddamento, era mortale. 1192
Corrente d’aria contagio di malaria. La corrente d’aria e` pericolosa quanto la malaria, che spesso portava alla morte. 1193
1194 L’aria fa piu ` male della pioggia. Il vento freddo e` per l’organismo piu` pericoloso che essere bagnato da uno scroscio di pioggia.
Guardati dall’arietta che passa la giacchetta. Il fresco dovuto al vento leggero che avverti penetrare sotto la giacca e` pericoloso e puo` causarti un malanno. 1195
Aria rossa o piscia o soffia. Qui aria sta per ‘‘cielo’’, chiamato popolarmente anche l’aria (vedi Aria pecorina se non piove la sera piove la mattina [A 1201]). Se il cielo si presenta con l’orizzonte arrossato, e` vicina la pioggia oppure un periodo ventoso. 1196
pag 154 - 04/07/2007
91
.
Aria rossa o vento o goccia. Vedi anche Quando il tempo e` rosso corre il vento o corre il fosso [T 445]; Cielo rosso acqua nel fosso [C 1572]. 1197
Aria rossa di sera buon tempo mena ma se innalza non aver fidanza. Se il cielo della sera e` rosso e` segno di bel tempo, ma se dall’orizzonte il rosso si estende verso il colmo del cielo non ti fidare. Vedi anche Rosso di sera, bel tempo si spera [R 975] e il bolognese Aria rossa dla sira al bel tempo arriva ‘‘Se il cielo della sera e` rosso arrivera` il bel tempo’’. 1198
Aria a fette lampi e saette. Quando le nuvole si presentano come una massa divisa, quasi fosse stata affettata, e` segno di tempesta. 1199
Aria a scalelli acqua a pozzatelli. Quando le nuvole si dispongono a scale, e` segno che piovera` fino a riempire le buche del terreno e a formare le pozze. 1200
Aria pecorina se non piove la sera piove la mattina. Quando il cielo presenta una nuvolosita` lanosa che pare un gregge di pecore, minaccia la pioggia. Vedi anche Cielo a pecorelle, acqua a catinelle [C 1565]. 1201
Aria e luce nuova acqua conduce. Il cielo luminoso con ventilazione e l’orizzonte aperto dopo la pioggia portano a un nuovo acquazzone. 1202
Aria a pane se non piove oggi piovera` domane. Il cielo con nuvole di forma somigliante a grandi forme di pane e` indice di sicura pioggia. 1203
ARINGA In passato l’aringa era uno dei cibi-rifugio: costando poco e avendo molto sapore, era usata per dare gusto a cibi di poco valore, come la polenta di mais. Essendo un pesce del Nord arrivava conservato in barili sotto sale. 1204
Piu` l’aringa e` salata piu` e` saporita.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
ARINGA
Piu` l’aringa e` salata piu` e` gradita, doveva infatti dare sapore a una gran quantita` di cibo poco appetitoso. Si dice anche salata nel senso di ‘‘cara’’: il cibo che costa poco e` spesso disprezzato e quello caro acquista valore; ma solo oggi l’aringa e` diventata un cibo di un certo pregio. 1205 L’aringa non ha bisogno di salsa. Infatti, essendo molto salata non richiede intingoli per stuzzicare appetito, anzi, serve proprio a questo.
Meglio un’aringa che dura d’un cappone che finisce. Paradossale per dire meglio un cibo che si puo` avere sempre che una cosa squisita, ma possibile solo raramente. Meglio qualcosa di accettabile sempre che l’ottimo raramente. Vedi anche Meglio le fave che durano dei capponi che finiscono [D 1231]; Meglio il poco che dura assai, che l’assai che dura poco [M 1157]. 1206
Meglio un’aringa al giorno che un castrone l’anno. Il castrone sarebbe propriamente l’agnello castrato e lasciato crescere per essere mangiato ancora tenero. Si dice anche di altri animali castrati. 1207
Meglio un’aringa al caldo che un cappone al freddo. E` preferibile mangiare cibi poveri in un posto comodo, confortato, che nutrirsi di cibi prelibati in un ambiente sgradevole. Piu` precisamente: meglio piatti semplici avendo intorno il necessario, che strafare nella cucina ed esser privi dell’indispensabile. Vedi anche Meglio un’aringa in casa propria che uno storione alla tavola del signore [A 1209]. 1208
Meglio un’aringa in casa propria che uno storione alla tavola del signore. E` preferibile mangiare cibi di poco valore nella pace della propria casa, dove siamo liberi e non dipendiamo da nessuno, che disporre di piatti prelibati in casa d’altri dove dobbiamo sottostare alle volonta` e ai capricci altrui. Cosı` il libro dei Proverbi (17.1): ‘‘Meglio un boccone di pan secco mangiato in pace, che una casa piena di carni sacrificate e di contese’’. Vedi anche Meglio pane e cipolla in casa tua che arrosto in casa d’altri [P 252]. 1209
Meglio pane e cipolla in casa tua che arrosto in casa d’altri. Per analogia. 1210
1211
L’aringa se non puzza non e` buona.
pag 155 - 04/07/2007
ARLECCHINO
L’aringa ha un odore caratteristico, intenso, che a molti non e` gradito, e tuttavia questo pesce deve avere questo odore. In senso traslato: elementi, che possono sembrare difetti, sono requisiti essenziali di determinate cose. Aringa alla griglia: piatto da re. L’aringa arrostita sui carboni e` veramente squisita per il deciso e gradevole sapore, va pero` mangiata con misura e accompagnata degnamente. 1212
1213 Piu ` aringa mangi piu` sete ti viene. Essendo molto salata e di difficile digestione, l’aringa mette sete e ha bisogno di vino. 1214 L’aringa mangiata vuole bere. Gioco di parole ormai inafferrabile dai piu`. Nel linguaggio popolare mangiato significava che uno aveva mangiato. Sei gia` mangiato? vale: ‘‘Hai gia` mangiato?’’. Oppure: Vieni gia` mangiato? vale ‘‘Vieni dopo aver mangiato?’’. Ancora: Mangiato e spesato di una persona di servizio alla quale vengono fatte le spese e dato gratuitamente da mangiare. Quindi: sarebbe come dire: L’aringa ‘‘dopo che e` stata mangiata-dopo che ha mangiato’’ vuole bere.
Aringa scaldata e salacca bruciata. Prima di consumare l’aringa si usava porla sui carboni ardenti e arrostirla leggermente. La salacca, che spesso nel linguaggio comune si confonde con l’aringa, invece veniva arrostita a lungo. Era infatti cibo poverissimo, simile all’aringa ma meno saporita. Si trattava di solito della cheppia, o di altri pesci del tipo delle aringhe. Per esaltarne il sapore e renderla piu` digeribile si lasciava la salacca a lungo sul fuoco. 1215
Aringa vecchia e aringa nuova hanno lo stesso sapore d’aringa. Quando una cosa vale poco, comunque sia presentata, comunque sia considerata, che sia vecchia o nuova, sempre poco vale. Quando una cosa e` decisamente e chiaramente segnata da un vizio, da una caratteristica negativa, qualunque cosa si faccia non perde la sua natura. 1216
Si vendono piu` aringhe che trote. La merce di poco costo, a buon mercato, si vende piu` che quella di valore, costosa, che solo pochi possono permettersi. 1217
1218
92
.
Dove ci son le aringhe c’e` anche il sale.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Dove c’e` un a cosa c’e` anche un’altra che e` da questa inseparabile. L’aringa era conosciuta in Italia solo sotto sale. ARLECCHINO Maschera celeberrima della Commedia dell’arte, che assunse in scena le funzioni del cosiddetto ‘‘secondo Zanni’’, ovvero del servo malignamente astuto, burlone e confusionario. La sua forza dirompente, connessa con la sua probabile origine antropologica come demone della terra, venne man mano limitata nel teatro moderno e soprattutto nella drammaturgia di Goldoni, alla quale si deve la fortuna di questa maschera fino ai nostri giorni. 1219 Arlecchino dice la verita` burlando. Frase che avverte come qualcuno, sotto forma di scherzo, stia dicendo una verita` che non sarebbe facile dire apertamente. Era questa una delle caratteristiche della maschera d’Arlecchino che, celiando, faceva inghiottire brutti rospi a potenti e prepotenti. Vedi anche Chi burla si confessa [C 2000]; La burla scopre il vero [B 1091]; Burlando si dice sempre qualcosa di vero [B 1094].
Arlecchino si confessa [confesso`] burlando. Di chi, celiando, apre i segreti del proprio animo. 1220
ARLOTTO Figura di una celebre saga popolare, il Piovano Arlotto e` autore e protagonista di molti detti. Appartiene alla storia della tradizione fiorentina. Nato nel 1396, Arlotto Mainardi esercito` la funzione di cappellano sulle galee mercantili, viaggiando molto, e concluse l’esistenza come piovano di San Cresci a Macioli, vicino a Firenze. Persona scanzonata, amo` il vino, il buon mangiare, gli scherzi, le risposte argute e le battute fulminanti. E` sepolto a Firenze, nella chiesa dei Pretoni, sotto la famosa lapide da lui dettata: ‘‘Questa sepoltura il Piovano Arlotto la fece fare per se´ e per chi ci vuol entrare’’. Morı` il 26 dicembre 1484. Come disse il Piovano Arlotto: E’ son migliori i tordi. Detto antico, letterario e ormai desueto. Lo riferisce Francesco Serdonati nei suoi Proverbi italiani, opera inedita in quattro volumi manoscritti che si trovano alla Biblioteca 1221
pag 156 - 04/07/2007
93
.
Laurenziana di Firenze. Si spiega con una facezia del Piovano Arlotto. ‘‘Era una sera a cena il Piovano con molti huomini da bene, in una villa, e cominciando a piovere tutti gli dicevano, che era molto buona, et a proposito quell’acqua alla semenza, veggendo il Piovano, che nessun innacquava il vino, disse, voi lodate tutti tanto quest’acqua, et non ci e` pero` alcuno di voi, che se ne metta una gocciola in corpo. Et essendo alla medesima cena in tavola molti tordi, et assai salsiccia il Piovano assaggiata la salsiccia la comincio` a lodar straordinariamente, dicendo non haver mai mangiato la migliore di sorte, che tutti si missero a mangiarne, et il Piovano intanto mangiava i piu` grassi e migliori tordi che vi fussero; come la salsiccia fu finita si volsero alli tordi, e trovando che il Piovano haveva mangiati i migliori, dissero: – Voi havete lodata la salsiccia, ma havete atteso a mangiar i tordi; rispose il Piovano: – Egli e` vero che io ho detto che la salsiccia e` buona, ma sono migliori i tordi, et ho fatto come voi, che avete lodato l’acqua e bevuto il vino puro’’. Il Piovano Arlotto sapeva leggere solo nel suo libro. Di chi vuole intendere solo le proprie ragioni e non presta orecchio a quelle degli altri. 1222
ARMA 1223 Le armi portano pace. La forza sconsiglia l’aggressione. Essere forti tiene lontano le tentazioni di aggressione da parte dei nemici (forse non quelle proprie di aggredire), vedi Se vuoi la pace prepara la guerra [G 1326]. O in un altro senso: la guerra, una volta finita, porta comunque la pace. 1224 Arma lunga fa buon fante. L’arma con asta (picca, alabarda) sarebbe piu` utile per la fanteria di quella corta (spada, ascia). Ironico: un’arma che tiene a distanza il nemico da` piu` coraggio di una che prevede il corpo a corpo. Vedi il reciproco A uomo audace corta spada [A 1542].
Le armi dei poltroni non tagliano e non feriscono. Le armi di coloro che per ignavia non combattono, anche se si presentano minacciose, non recano alcun danno. 1225
ARMARE 1226
Armiamoci e partite.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
ARNO
Frase scherzosa con la quale si irride chi fa grandi programmi onerosi e impegnativi, il cui peso cerca di riversare sugli altri. Attribuita a diversi personaggi di varie parti politiche, e tuttora molto diffusa e usata. Vedi anche La campana chiama chiama, ma non entra mai in chiesa [C 276]. ARNIA f Vedi Alveare, Ape, Miele. ARNO Come e` naturale attendersi, i proverbi centrati su questo fiume sono tutti di area toscana, anche se la diffusione dei testi letterari toscani li ha sparsi. Tutto fa, diceva quella che pisciava in Arno (perche´ aveva il marito in secca a Empoli). Dicono che questa donna avesse il marito, fermo verso Pisa, che non poteva risalire l’Arno, un tempo navigabile, a causa della siccita`. Si ripete ancora di fronte ad aiuti, mezzi, denari irrisori per raggiungere uno scopo (ma la seconda parte e` rara). In Toscana e` molto diffuso il modo di dire tutto fa, sia ironico sia serio, in occasione di contributi, di qualsiasi tipo, giudicati minimi: il proverbio sembra nascere da espansione comica e paradossale di quest’uso. Vedi anche Disse la lucciola: Anch’io fo` lume [L 944]. 1227
L’Arno non cresce se la Sieve non mesce. L’Arno non cresce se la Sieve non lo rifornisce con le sue acque. Le piene dell’Arno sono in buona parte alimentate da questo affluente che ha l’ampio bacino nella valle del Mugello. Lo schema del proverbio si ripete per molti fiumi e fiumicelli italiani, vedi al riguardo Tevere, Brenta, Po, Piave. 1228
1229 Di desideri non s’empie l’Arno. Non basta desiderare per ottenere: chi chiede insistentemente la pioggia non avra` per questo il fiume in piena. 1230 L’Arno non ingrossa se non intorbida. Durante i temporali l’acqua si riversa nei fiumi trasportando terra e detriti. Ha uso traslato: nessuno puo` arricchirsi molto se non combina qualcosa di poco chiaro o di poco pulito. Vedi anche Il fiume non ingrossa d’acqua chiara [F 1010]. 1231
Arno non si fa pieno d’acqua chiara.
pag 157 - 04/07/2007
ARPA
Non son in Arno tanti pesciolini quant’in Venezia zazzere [gondole] e camini. Per dire che Venezia, essendo piena di uomini con i capelli lunghi (ovvero, nella variante, di gondole) e di camini, si presenta come una citta` un po’ vana e amante della vita comoda. Zazzera e` la capigliatura lunga che l’uomo porta cadente sul collo e sulla fronte. Ma ha, soprattutto in Toscana dove si usava il proverbio, valore spregiativo di capigliatura effeminata o trascurata. I pesciolini abbondavano nell’Arno ed erano in cucina la frittura, piatto tipico di Firenze. 1232
ARPA Chi non sa suonare l’arpa suoni il tamburo. Chi non e` buono per le cose raffinate si dia da fare con quelle piu` rozze. 1233
ARRANGIARSI Non tanto ‘‘l’arte di arrangiarsi’’ con espedienti piu` o meno leciti, ma la capacita` di adattarsi alle circostanze, darsi da fare come meglio si puo`, trovando un rimedio alle situazioni incresciose. 1234 La prima arte e` quella d’arrangiarsi. La prima capacita` che uno deve procurarsi e` quella di sapersela cavare da solo, di non aspettare che gli altri gli risolvano i suoi problemi.
Chi s’arrangia col suo non chiede nulla alla vicina. Chi sa cavarsela con quello che ha non dipende dagli altri, in particolare dai vicini. Il proverbio e` anche un po’ ambiguo e un po’ maligno. 1235
Sant’Arrangiati faceva miracoli anche mentre dormiva. Perche´ durante il sonno vengono le idee per levarsi dai guai. Arrangiati e`, ovviamente, un santo immaginario il cui nome deriva dal verbo che esprime l’azione stessa (vedi ad esempio Lunedı` e` san Musone). 1236
Chi s’arrangia qualcosa sempre mangia. Chi tenta di cavarsela da solo, senza aspettare che venga l’aiuto dal cielo, si da` da fare, cerca, qualcosa trova e in qualche modo risolve i propri problemi. 1237
1238
94
.
Prima fregatene e poi arrangiati.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Di fronte a una sventura o a un problema si consiglia, per prima cosa, di non prendersela, di non affliggersi, e quindi di darsi da fare per quanto e` possibile. ARRICCHIRE L’unico modo per diventare ricchi sembra quello di agire con mezzi illeciti, o di rischiare nei commerci e negli affari; ma anche questo ha i suoi lati oscuri. 1239 Di lavoro non arricchı` nessuno. Il mondo e` congegnato in maniera che con il solo lavoro ci si puo` mantenere, ma non ci si puo` arricchire, dato che questo presuppone un altro genere d’affari.
Per arricchire basta voltar le spalle a Cristo. Per avere ricchezze basta rinnegare i principi morali, non tenere conto dei sentimenti, dei comandamenti religiosi. E` quello che si diceva un tempo vendere l’anima al diavolo, vedi Chi vende l’anima non ha piu` nulla [A 930]. Vi e` un implicito riferimento alle parole di Cristo: ‘‘Non potete servire a Dio e a mammona’’ (Matteo 6.24; Luca 16.13) dove per mammona s’intendono le ricchezze elevate a livello di idolo. 1240
Per arricchire bisogna avere mani lunghe e coscienza corta. Aver le mani lunghe significa ‘‘essere ladro’’. Qui vale: essere pronto ad afferrare prima degli altri anche disonestamente, senza avere problemi con la propria coscienza. Questa deve essere corta: non arrivare al limite oltre il quale diventa imbarazzante e fastidiosa. 1241
Chi arricchisce in un anno e` impiccato in un mese. Chi accumula troppo rapidamente ricchezze significa che ha usato mezzi illeciti, per cui, scoperto, paga rapidamente il suo debito alla giustizia. 1242
1243 Chi non rischia non arricchisce. I proverbi sono concordi nel dire che col solo lavoro non si diventa ricchi. Il mezzo per arricchire e` rischiare: comprare, rivendere, investire, commerciare, prestare. Vedi anche Chi non risica non rosica [R 619]. 1244 Di risparmio arricchiscono gl’illusi. Con i risparmi e le privazioni non si raggiunge la ricchezza, anche se molti s’illudono di poterlo fare.
pag 158 - 04/07/2007
95
.
ARROSTO
1245 Piu ` uno arricchisce e piu` risparmia. Accumulare ricchezza fa venir la voglia di averne ancora risparmiando, vedi anche Avaro.
I lavori, le fatiche sono spesso piu` lunghi e piu` duri di quello che si pensa quando si cominciano o si portano avanti.
La prima veste che si fa chi arricchisce e` di asino, la seconda e` di lupo. Colui che diventa ricco prima insuperbisce e prende l’aspetto di ignorante, maleducato, senza garbo verso gli altri, quindi diviene avido e rapace.
ARROSSIRE In tutti i proverbi contrapposto a impallidire, l’uno con il significato di ‘‘provare una salutare vergogna che portera` a emendarsi’’, l’altro con quello di ‘‘subire una sterile umiliazione’’.
1246
Meglio arrossire da giovani che impallidire da vecchi. Meglio avere delle lezioni di buona creanza in tenera eta` che vedersi umiliati in eta` avanzata. 1254
ARRIVARE Vari modi per raggiungere la meta, tutti consigliati dal buon senso e dalla prudenza. f Vedi Tardi. Dove non puoi arrivare tiraci il cappello. Quello che non puoi prendere vincolalo con un trucco, prenotalo, mettici un’ipoteca. Tirare il cappello e` un modo di dire che significa ‘‘occupare con un artificio un posto al quale non si puo` arrivare prima degli altri’’. E` atteggiamento di persona avida, prepotente, che ipoteca o prende piu` di quanto gli spetta. 1247
Non giova tanto correre quanto arrivare. Quello che importa e` raggiungere il traguardo, il fine, e non esibire le proprie doti di abilita`, velocita`, potenza. 1248
1249 Meglio arrivare piu ` tardi e arrivar sani. E` preferibile raggiungere lo scopo senza danno, anche se piu` tardi. Vedi anche Chi va piano va sano e va lontano [A 881]. 1250 Chi mal naviga, male arriva. Chi non sa procedere bene, avanzare, progredire, allorche´ giunge alla meta non e` piu` in grado di godersi i frutti del suo viaggio, della sua impresa. 1251 Meglio arrivare prima che dopo. Meglio arrivare prima e dover aspettare che arrivare tardi e aver perso il treno. Meglio prevenire che curare. 1252 Chi prima arriva, piu ` aspetta. Chi arriva troppo presto a un appuntamento finisce per allungare la sua attesa. Bisogna aver misura nelle proprie azioni e non strafare. Bisogna fare quello che e` necessario: ne´ piu`, ne´ meno. Vedi il contrario Chi tardi arriva male alloggia [T 121]. 1253
Quando credi d’essere arrivato non sei che a mezza strada.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
L’arrossire una volta risparmia d’impallidire cento. Una bella lezione impartita al momento giusto da un genitore, da un maestro evita di prendere un’abitudine che puo` costare molte umiliazioni. 1255
1256
Meglio una volta arrossire che mille impallidire.
Meglio arrossire prima che sbiancare poi. Meglio chiedere, ammettendo di non sapere, che parlare, agire sbagliando. 1257
Chi mi vuol bene mi fa arrossire, chi mi vuol male mi fa imbianchire. Chi mi e` amico mi riprende quando sbaglio e mi fa arrossire; chi mi vuol male non lo fa e mi lascia al rischio di pericoli e brutte figure in situazioni che mi fanno impallidire dalla vergogna o dalla paura. Imbianchire oggi e` raro in luogo di ‘‘imbiancare’’. 1258
ARROSTO Considerato il cibo piu` pregiato, che solo in rare occasioni faceva la sua comparsa in tavola, l’arrosto e` il ‘boccone ghiotto’, sinonimo di affare fruttuoso, cosa ambita. Ma e` saggia condotta non occuparsi dell’arrosto che si trova nel piatto altrui. f Vedi Fumo, Fuoco. 1259 Non c’e` fumo senza arrosto. Dove si alza il fumo odoroso, si trova l’arrosto che cuoce. Molto vivo e diffuso per dire che certi segni autorizzano a dedurre una certa causa precisa che li provoca. Spesso anche nel senso che le dicerie, le voci, per il fatto stesso che ci sono, autorizzano a credere che abbiano comunque un qualche fondo di verita`.
pag 159 - 04/07/2007
ARROSTO
96
.
Vedi anche Non si grida al lupo che non sia can bigio [L 1152]; Nella maldicenza c’e` sempre un po’ di vero [M 267]. Arrosto che non ti tocca lascialo bruciare. Non ti interessare degli affari che non ti riguardano: ne ricaveresti solo grattacapi, inimicizie o danni, senza alcun vantaggio. Vedi anche Quel che non ti brucia, lascia che bruci [B 940] ; Tanto e` il mal che non mi nuoce quanto il ben che non mi giova [M 337]; Non metter bocca dove non ti tocca [B 664]. 1260
Acqua che non ti bagna lasciala correre. Per analogia. Non rimediare guai, non riparare guasti che non ti danneggiano. 1261
Di quel che non ti cale non dir ne´ ben ne´ male. Per analogia. Se non hai interesse su un argomento non ne parlare, non immischiarti: sicuramente non te ne verra` del bene. 1262
Il fuoco che non mi scalda non voglio che mi scotti. Per analogia. Riguardo alle cose che ci sono indifferenti, che non recano alcun utile, si prendano solo le precauzioni necessarie per non ricavarne un danno. 1263
Pelle che non puoi vendere, non la scorticare. Per analogia. Non metterti in un’impresa che sai gia` in partenza di non poter portare a termine, oppure non avviare un lavoro su un bene altrui, in quanto non puoi sapere cosa alla fine ne ricaverai. 1264
Quando e` finita l’ora dei sermoni a chi gira l’ arrosto e a chi i coglioni. Toscano. Quando sono finite le chiacchiere e i bei discorsi ognuno torna a fare i propri interessi. Vedi anche Quando le campane suonano a morto i tegami del prete suonano all’arrosto [C 288]. E` la morale d’una storiella popolare che ironizza sulla pretesa uguaglianza e fratellanza di tutti gli uomini (vedi Siamo tutti figli d’Adamo [A 228]). Un prete fece una commoventissima predica sulla carita`, dimostrando che tutti gli uomini sono figli di Dio e quindi fratelli. Spente le candele e chiusa la chiesa, un contadino ando` a suonare alla porta della canonica e, alla perpetua che gli aprı` disse d’essere il fratello del parroco. La donna voleva chiudergli la porta in faccia, dicendo che il prete non aveva fratelli, ma alle proteste dell’uomo, che riferiva 1265
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
quanto era stato detto nella predica, accorse il parroco, il quale si dette a dimostrargli come la fratellanza fosse solo di carattere spirituale e che non era il caso di confondere, mescolare l’amore con i beni materiali e tante altre sottili distinzioni. Alla fine del discorso il contadino se n’ando`, scuotendo la testa e dicendo: – Quando e` finita l’ora dei sermoni... La storia e` assai diffusa nella tradizione orale; si trova registrata in P. Paolo Stabili, Apologhi caduti in proverbio – Florilegio per la gioventu` studiosa, Napoli 1872. Ed ora che e` finita la messa del preposto a chi gira i coglioni e a chi l’arrosto. Fa riferimento alla storiella del proverbio precedente. 1266
Molti disprezzano l’arrosto e poi vanno in cerca del fumo. Molti disprezzano una cosa, poi si ravvedono e si contentano di una peggiore. Il riferimento nascosto e` alla favola di colui che insaporiva il pane al fumo dell’arrosto che usciva dalla finestra di un osteria e fu richiesto dall’oste del pagamento; il giudice sentenzio` che lo saldasse col suono di una moneta. Il modo di dire: Fare come Pinocchio con le pere, indica lo stesso atteggiamento: il burattino di Collodi prima volle che Geppetto gli sbucciasse le pere, poi, avendo ancora fame, mangio` le bucce. 1267
1268 Chi gira l’arrosto di rado lo mangia. Raramente chi lavora a cose ghiotte e preziose e` destinato a goderne, come il garzone che in cucina era adibito a girare lo spiedo, a cui non toccava di mangiare l’arrosto ma cibi meno appetibili.
Arrosto o lesso: tutto va nel cesso. E` un’argomentazione cinico-stoica, ripresa poi dai Padri cristiani, contro il vizio della gola e il lusso della tavola. L’uso ne seleziona pero` di regola il valore figurato: tutto, sia bello o brutto, finisce. Che si tratti di una cosa qualsiasi o di una persona di valore (l’arrosto e` piatto piu` pregiato del lesso), alla fine tutto ha lo stesso destino: la scomparsa, la morte. Vedi anche Alla fine del gioco va nel sacco tanto il re che la pedina [M 2014]; La morte non guarda in faccia a nessuno [M 2003]. 1269
1270
Per un buon arrostino metti salvia e rosmarino.
pag 160 - 04/07/2007
97 Per fare un arrosto saporito usa la salvia e il rosmarino, steccando il pezzo di carne o farcendo il pollame. Quando arriva fumo d’arrosto si butta l’arpa in un cantone. La prospettiva di vantaggi concreti fa mettere da parte alte aspirazioni e ideali. 1271
L’arrosto in tavola mette tutti d’accordo, meno quelli che rimangono senza. Quando c’e` dell’utile da spartire i membri di un gruppo trovano prima o poi un accordo, salvo coloro che vengono estromessi dalla spartizione. 1272
ARROTINO Artigiano itinerante che percorreva paesi e campagne con una bicicletta adattata a laboratorio per arrotare lame di coltelli, falci, cesoie e altri strumenti. 1273 Arrotino, porta l’acqua e beve il vino. Quando si vede passare l’arrotino vuol piovere. In realta` e` l’arrotino che fa bene le sue previsioni del tempo: come i magnani (che eseguivano piccoli lavori in ferro) e i calderai (che facevano il pentolame), l’arrotino poteva fare affari solo se i contadini erano a casa, per cui preferiva per fare il suo giro i giorni in cui minacciava pioggia, in modo da trovare sicuramente i clienti. Vedi il detto attinente L’avaro fa come l’asino che porta il vino e beve acqua [A 1617].
Quando piove fino fino l’ha nel culo l’arrotino. Perche´, stando sempre all’aperto, si bagna senza accorgersene. La pioggia sottile pare innocua e invece inzuppa gli abiti. Vedi anche Buon mercato e piover piano imbrogliano il villano [M 1272]; Acqua minuta bagna e non e` creduta [A 189]. 1274
ARTE Arte in generale come mestiere, professione, attivita` lavorativa da esercitare con capacita`, abilita`, perizia e destrezza. Conoscere un’arte garantisce sicurezza per il futuro in qualsiasi evenienza: quindi non perdere occasione per imparare e impratichirsi. E` necessario che ciascuno eserciti il lavoro che conosce, senza metter bocca (ne´ mano) in cose che non sa, e che ogni lavoro sia affidato a chi e` esperto in quel determinato campo.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
ARTE
f Vedi Maestro, Mestiere, Misura. 1275 L’arte passa la natura. Esaltazione delle capacita` degli artefici. Passa nel senso di ‘‘supera’’. 1276 La natura passa l’arte. Reciproco e contrario del precedente. Sono due posizioni antitetiche sulle quali si discute ancora, ma piu` si discusse in passato, senza peraltro arrivare a una soluzione del dilemma se si possa cambiare la natura con l’educazione. Circola al proposito un aneddoto illuminante: Dante sosteneva che l’arte passa la natura; Cino da Pistoia invece era convintissimo che la natura passa l’arte. Il divino poeta, per dimostrare il suo assunto, esercito` una gatta a stare sdraiata sopra il suo scrittoio, tenendo tra le zampe una candela, facendogli lume, mentre lui, di notte, vegliava poetando. Aveva gia` scritto diverse opere con questo sistema e la gatta non era mai venuta meno al suo compito, restando ore e ore ferma con la candela accesa tra le zampe. Allora Dante, discutendo con l’amico, disse che questa era la prova inoppugnabile che l’arte vince la natura, portando una gatta, domata e sottomessa, a non aver paura del fuoco e a far lume come una lanterna. Cino si dimostro` dubbioso e volle vedere la gatta alla prova. La sera stessa, dopo cena, si reco` a casa di Dante, dove il poeta l’accolse, mostrando quel portento con tanto di candela tra le zampe. Cino se ne rallegro` e, non visto, trasse da sotto il mantello una scatola, dalla quale libero` due topolini i quali si misero a correre per la stanza. In un lampo la gatta schizzo` come una molla e, mandata in terra la candela, si mise a dar la caccia ai topi. Cino allora disse: – Caro mio, l’arte puo` piu` della natura, finche´ la natura non si fa sentire! L’aneddoto attinge a una favola ‘universale’, che si trova in varie tradizioni variamente narrata e con altri personaggi. Lo schema si trova gia` nel testo medievale di Salomone e Marcolfo e in Marie de France. Nella tradizione popolare italiana variano i protagonisti: in Sicilia e` un principe che addomestica animali ed e` smentito da un amico con l’espediente del gatto e del topo, vedi L’Arti si parti e la Natura vinci, in G. Pitre`, Fiabe, novelle e racconti popolari siciliani. Nel centro Italia ha come protagonista Dante, che vede interlocutori diversi: qui Cino da Pistoia, altrove Cecco d’Ascoli, vedi Paolo Antonio Appiani (1639-1709), Notizie su
pag 161 - 04/07/2007
ARTE
Francesco Stabili (Cecco d’Ascoli) in Domenico Bernino, Historia di tutte l’heresie, Bernabo`, Roma 1707, Vol. III, p. 451. Contro natura invan arte s’adopra. L’arte fu dono della poverta`. La poverta`, come bisogno, necessita`, stimolo` l’arte, l’ingegno. Vedi anche La poverta` insegno` tutte le arti [P 2395]; La necessita` insegna l’arte [N 182]; Il bisognino fa trottar la vecchia [B 606]; Il bisogno stimola l’ingegno [B 605]. 1277 1278
Fai l’arte che tu sai e, se non arricchisci, camperai. Se tu eserciti l’arte, il lavoro che conosci, forse non avrai ricchezze, ma vivrai decorosamente. Invito a non lasciarsi allettare da facili guadagni abbandonando il proprio mestiere. 1279
1280 L’arte e` lunga, la vita breve. Chi si addentra nei segreti e nelle regole di un’arte, s’accorge sempre, anche se raggiunge alti livelli, che il piu` rimane ancora da imparare. La vita non e` sufficiente a impadronirsi del tutto di un’arte o di una scienza. Deriva dal detto latino, forse ancora piu` diffuso di quello italiano: 1281 Ars longa, vita brevis. Aforisma di Ippocrate (Aforismi 1.1), ripreso da Seneca all’inizio del suo De brevitate vitae. Da notare che nel testo greco originale si nomina prima la brevita` della vita, col risultato di enfatizzare la lunghezza dell’arte (in origine, la medicina), vista come qualcosa che trascende la vita del singolo. Nella versione latina l’accento batte invece sui limiti umani. 1282 L’arte vuole esercizio. Ogni arte necessita di continua pratica, di esperienza: quindi per essere veramente posseduta va esercitata costantemente. 1283 L’arte nasconde l’arte. La vera arte non fa vedere l’artificio. Il vero artista presenta la sua opera senza far apparire lo sforzo, l’espediente, l’accorgimento e l’opera appare eseguita con naturalezza. 1284 L’arte si ruba con gli occhi. S’impara un’arte osservando, guardando come lavora un esperto. Spesso gli artigiani eseguivano di nascosto, cacciando i clienti di bottega, certe operazioni di cui avevano il segreto, quale ad esempio la tempera del ferro. 1285
98
.
Ogni arte ha i suoi segreti.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Non tutti possono sapere come si fa una cosa. Ogni arte implica delle conoscenze che non vengono comunicate a tutti, per mantenere una sorta di monopolio o un primato. Nella ceramica, nella lavorazione del ferro certi segreti si tramandavano di padre in figlio, o da maestro ad apprendista. 1286 L’arte del padre e` mezza imparata. Sia perche´ si ritiene che si tramandi naturalmente per ereditarieta`, sia perche´ il padre ne insegna i segreti al figlio. 1287 Chi e` dell’arte apprezza l’opera. Solo colui che e` esperto di un’arte, di un mestiere e` in grado di valutare appieno gli aspetti positivi del lavoro svolto da un altro, cosa che non puo` fare l’inesperto al quale sfuggono le difficolta`, le finezze, le innovazioni. 1288 Chi ha arte ha parte. Oggi inteso nel senso che chi ha arte ha un posto nella societa`; un tempo, costituendo le arti le varie corporazioni, aveva un significato politico e la parola parte valeva partito. Da confrontare, in contrapposizione, il modo di dire Non avere ne´ arte ne´ parte, a proposito di qualcuno che pare non avere un ruolo preciso nel modo e se la cava con lavori occasionali.
Arte da` parte a chi da lei non si parte. L’arte da` sostanza a chi ha la pazienza d’impararla ed esercitarla. Anticamente con significato politico, vedi il precedente. 1289
1290 Chi ha arte ha sempre una patria. Anche se cacciato dalla propria viene accolto dovunque. 1291 Chi ha un’arte e` un signore. Perche´ puo` disporre di se´, scegliere i committenti, trattare, essere considerato facendo valere la propria abilita`. 1292 Chi ha un’arte ha una fortuna. Ha un bene che lo sostiene e l’accompagna sempre, in ogni situazione. Da menzionare come parallelo, anche a commento del precedente, il detto mediolatino Artem qui sequitur raro pauper reperitur ‘‘Chi coltiva l’arte raramente rimane povero’’. Vedi anche Chi ha un mestiere ha un patrimonio e mezzo [M 1384]; Tutti i mestieri dan da mangiare [M 1387], ed altri affini sotto Mestiere. 1293
Cattiva e` l’arte che non campa il maestro.
pag 162 - 04/07/2007
99
.
L’attivita` che non da` da vivere a chi e` esperto e capace e` un’arte che deve essere abbandonata, che non serve o non e` richiesta. Impara l’arte e mettila da parte; (tempo verra` che ti bisognera`). Molto vivo e diffuso, soprattutto il primo distico. Bisogna saper fare diversi mestieri perche´ prima o poi torna comodo conoscerli. Non perdere occasione d’imparare a fare qualsiasi cosa, perche´ sapere ti sara` certamente utile. 1294
Impara l’arte e mettila la` e quando e` tempo tu la fa. Impara l’arte e quando viene il momento buono giovatene. 1295
1296 Chi non sa l’arte chiuda la bottega. Chi non sa fare il proprio mestiere e` inutile che faccia vista di conoscerlo. Si dice soprattutto di chi fa gran chiacchiere su un argomento e non combina poi niente di buono. La bottega, con l’insegna e la mostra, dichiara l’attivita` che vi si esercita. 1297 A chi e` dell’arte non dire: Bada! Non insegnare l’arte a chi la sa.
Ognuno soffre dell’arte sua. E` frequente il caso nel quale la persona che produce un bene, proprio di questo soffra la mancanza. Vedi anche Ognuno soffre del proprio mestiere [M 1356]; Il cavallo del fabbro non ha ferri e la moglie del calzolaio non ha scarpe [F 28]; Il ciabattino manda la moglie con le scarpe rotte [C 1504]. 1298
1299
Ognun dell’arte sua ne va mendico.
Con l’arte e con l’inganno si vive mezzo l’anno; con l’inganno e con l’arte si vive l’altra parte. La strofetta proverbiale si trova nell’ Esaltazion della Croce (atto IV, scena IX) del commediografo cinquecentesco Giovanni Maria Cecchi. Significa che con gli espedienti, anche poco corretti, e con la capacita` si tira a campare, si sbarca il lunario. Molto popolare e conosciuto, da cui forse deriva il seguente, molto meno noto: 1300
1301
Con l’arte e con l’ingegno s’acquista meta` regno; con l’ingegno e con l’arte s’acquista l’altra parte.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
ARTE
Modificazione in senso positivo della strofa precedente: per raggiungere uno scopo si deve usare l’arte, che e` data dalla capacita` insieme all’apprendimento, e quindi anche l’ingegno, vale a dire l’applicazione del metodo, la scoperta dello strumento, del mezzo. 1302 Senza mercede non c’e` arte. E` un avvertimento: se si vuole che un lavoro sia fatto bene, con maestria e impegno bisogna pagarlo. Le cose fatte per favore vengono eseguite con scarso entusiasmo, mentre piu` lauto e` il compenso piu` l’arte interviene ad abbellire e rendere valida l’opera. 1303 Il tuo nemico e` quel dell’arte tua. La rivalita`, la competizione, i conflitti d’interesse nascono tra coloro che esercitano la stessa attivita`. Chi ti porta via il lavoro, i clienti, i segreti, gli aiutanti e` quello che esercita la tua stessa attivita`. 1304 Ognuno e` nemico dell’arte sua. Ognuno ha verso l’attivita` che svolge un risentimento perche´ crede che sia ingrata e richieda troppo sacrificio rispetto a quello che rende, per cui giura continuamente che, se tornasse indietro, non sceglierebbe di fare quel lavoro. 1305 Ognuno ha buona moglie e cattiva arte. Ci si lamenta piu` del proprio lavoro (vedi il precedente) che della moglie sulla quale, al di la` delle battute scontate, l’uomo esprime piu` lodi che biasimi.
Se vuoi arricchire fai un’arte vile. Il mestiere rifiutato da tutti, o al quale pochi si dedicano, offre un mercato con scarsi concorrenti e molti clienti che si raccomandano per essere serviti e pagano bene. 1306
L’arte del giocatore e` bestemmiare, l’arte del mercante e` di fallire, l’arte del marinar morire in mare e l’arte di chi vive e` di morire. Ironico e amaro. Qui arte e` il fine, il senso di un’attivita`, e il modo di concluderla. Il frutto del giocare e` bestemmiare tutta la vita, non essere contento; il frutto del commercio e` il fallimento e la vergogna; quello del navigare e` il rischio di far naufragio e d’annegare; e quello di chi semplicemente vive e` di morire comunque. 1307
1308
Se fosse un’arte non lo potrebbe fare il villano, se facesse male non lo farebbero
pag 163 - 04/07/2007
ARTEMISIA
100
.
i medici, se fosse pericoloso non lo farebbero le monache e se fosse peccato non lo farebbero i frati. E` una specie di maligno indovinello la cui soluzione e`: far all’amore. Ha una forma proverbiale e una lettura acuta delle cose. Il villano e` rozzo e incapace di esercitare un’arte; il medico e` attento a tutto quello che nuoce e, pur consigliandolo ai clienti, si guarderebbe bene dal giovarsene. Da` come certo che le monache all’occasione si levano qualche capriccio, mentre rileva il fatto che sono attentissime nell’evitare pericoli. Anche i frati si danno da fare e sanno che non e` peccato, altrimenti la paura dell’inferno lo impedirebbe loro. Dove toglie natura arte procura. S’intende arte come ‘‘artificio’’: dove non c’e` bellezza, si rimedia con l’ornamento, ecc. Si dice delle donne che si vestono, si truccano, si ornano in modo da apparire piu` belle di quello che sono. Piu` in generale anche: l’uomo rimpiazza con l’ingegnosita` le manchevolezze della natura o il di piu` che desidera. 1309
Dove non giunge natura arte procura. 1311 Tristo e` quel servo che ha l’arte d’aprire senza chiave. Il servitore troppo ‘abile’, capace di aprire porte e cassetti senza chiave non e` un buon servitore. 1310
1312 Chi non ha arte faccia il medico. Eco di una antica tradizione di scarsa fiducia nei confronti dei medici; oggi e` piuttosto applicabile a altre professioni. Ma il proverbio allude forse al fatto che tutti pretendono di dar consigli sulle malattie e ognuno si sente un po’ dottore in medicina.
Un’arte buona e` mangiare alla barba dei coglioni. Piu` che un’arte e` un’astuzia. Si riferisce ai tempi quando mangiare era un problema e fare un buon pranzo una fortuna. Allora farsi invitare a mangiare, infilarsi in qualche modo a una tavola era spesso l’unico modo per levarsi la fame. 1313
ARTEMISIA L’artemisia (Arthemisia vulgaris) e` una pianta perenne comune, che somiglia all’assenzio.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Molto usata nella farmacopea tradizionale che le riconosce numerose virtu` curative. In particolare e` usata per disturbi femminili: provoca i mestrui, accelera il parto, toglie infiammazioni, stimola l’orina ed espelle l’aborto. Se la donna sapesse le virtu` dell’artemisia la porterebbe nella camicia. Se la donna conoscesse le capacita` curative dell’artemisia la terrebbe sempre con se´. L’assonanza fra artemisia e camicia fa pensare che la diffusione del proverbio abbia preso le mosse da area veneta (artemic¸a-camic¸a). 1314
ARTISTA Nella visione popolare l’artista si confonde col pazzo, ma alla pazzia un tempo si dava anche un valore positivo di malattia sacra. Il pazzo era un visionario, diceva verita` incomprensibili, viveva fuori dalle convenzioni sociali e quindi non era falso, ne´ ipocrita. 1315 Artista, pazzo o mendico. L’artista non ha una via di mezzo, natura equilibrata: se e` abile e` stravagante o strano, se non lo e` o non ha fortuna mena vita grama.
Chi dice artista dice matto. Gli artisti salgono per primi sulla barca dei matti. La barca dei matti era quella dove venivano imbarcati gli strani che davano fastidio in un paese, in una citta` e abbandonati alla corrente di un fiume in modo che, arrangiandosi, sbarcavano a valle, in un altro paese. L’uso antico pare abbia dato origine al luogo comune della stultifera navis ‘‘la barca dei folli’’, sulla quale gli artisti avrebbero un posto d’onore. 1316 1317
ASCENSIONE / ASCESA Festivita` che ricorda l’ascesa di Cristo al cielo, ricorre quaranta giorni dopo la Pasqua. Un tempo cadeva di giovedı`, oggi in Italia si celebra la domenica. Nella visione popolare, questo avvenimento era considerato un momento di contatto tra il cielo e la terra, stabilito da Cristo con la sua salita al cielo: le forze della natura, attivate da quelle celesti, avevano poteri straordinari, come l’uovo deposto in questo giorno che risanava ogni malattia. Si riteneva che la natura attraversasse un momento delicatissimo e, se turbata, potesse alterare i suoi cicli. Nel giorno dell’Ascensione bisogna tralasciare qualsiasi lavoro, anche il piu` leggero. Questa proibizione non va spie-
pag 164 - 04/07/2007
101
.
ASCIUTTO
gata solo con l’obbligo del riposo festivo previsto dalla Chiesa, ma con una sopravvivenza pagana di carattere magico, sovrappostasi alla ricorrenza cristiana.
La resta e` l’appendice a punta filiforme, allungata, piu` o meno rigida, che esce dalle spighe di molte graminacee, come il grano, l’orzo e l’avena.
Il giorno dell’Ascensione non si muove neanche il pulcino nell’uovo. Il riposo assoluto e` osservato da tutte le creature, anche quelle non ancora nate.
1328 Per l’Ascensione spiga l’orzo. L’orzo per l’Ascensione fa apparire la spiga.
1318
Il giorno dell’Ascensione l’uccello non si muove dalla cova. Non abbandona il nido neppure per andare in cerca di cibo. 1319
1320
Il giorno dell’Ascensione l’uccello non porta cibo ai figli.
Chi lavora per l’Ascensione tutto il lavoro va in perdizione. Il lavoro compiuto in questa ricorrenza non frutta, anzi porta rovina. 1321
Se piove per l’Ascensione ogni cosa va in perdizione. La pioggia in questo giorno nuocerebbe a tutti i raccolti e alle colture della campagna. Le connessioni tra i vari fenomeni sono indecifrabili e di natura magica. 1322
Se piove il dı` dell’Ascensione ogni spiga perde un cantone. Se piove nella giornata calera` il raccolto del grano: la spiga ha quattro file (cantoni) di chicchi allineati lungo lo stelo. Equivale alla perdita di un quarto del raccolto. 1323
Se piove per l’Ascensa metti un pane di meno sulla mensa. Risparmia il pane perche´ ci sara` meno grano. Un pane di meno pare molto, ma il proverbio dice il vero se si pensa che una famiglia contadina di un grande podere poteva arrivare anche a trenta o piu` persone. Ascensa e` variante regionale di ‘‘Ascensione’’. 1324
Se piove per l’Ascensa molta paglia e poca semenza. Il grano sara` sviluppato nello stelo ma poco ricco nella spiga. Il tipo di rima denuncia l’origine settentrionale. 1325
Se piove il dı` dell’Ascensione saluta la noce. E` perduto il raccolto delle noci. 1326
1327
Per l’Ascensione la spiga (del grano) fa la resta.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Pensa e ripensa di giovedı` cade l’Ascensa. Pareva una verita` banale: il proverbio si usava per deridere chi faceva un’affermazione ovvia. Ma l’ultima riforma del calendario liturgico (1969) ha spostato la festa alla domenica successiva. 1329
Fino all’Ascensione non ti levare il (tuo) giubbone. Fino a questo giorno non toglierti i panni pesanti, perche´ puo` tornare il freddo. Vedi anche Aprile non t’alleggerire [A 1098]; Di giugno getta via il cuticugno, ma non lo impegnare [G 784]. 1330
Fino a Viri Galilei vo’ vestire i panni miei. Fino all’Ascensione voglio tenere i miei panni consueti. Viri Galilei e` chiamato il giorno dell’Ascensione perche´ in tal giorno l’Introito della messa comincia con queste parole: Viri Galilei, qui admiramini aspicientes in caelum? ‘‘Uomini di Galilea, perche´ state a guardare in cielo?’’. Vedi anche Ne´ di maggio ne´ di maggione non ti levare il pelliccione [M 130]; Fino ai Santi Fiorentini non pigliare i panni fini [S 323]. 1331
ASCIA Con due colpi d’ascia Dio fece alla donna il meglio e il peggio per l’uomo. Sono le due aperture, la bocca e il sesso, dalle quali puo` venire all’uomo paradiso e inferno. 1332
ASCIUTTO Come sostantivo (stare all’asciutto, in un terreno non bagnato, in un posto confortevole, sicuro) e come aggettivo. A chi guarda dall’asciutto paiono contenti quelli che son nella pioggia. Chi e` fuori dai guai pensa che chi vi e` dentro ci stia bene. Le sofferenze degli altri paiono, a quelli che le vedono di fuori, molto piu` leggere. L’incontentabilita` dell’uomo fa apparire a chi sta bene che coloro che tribolano abbiano una sorte migliore. 1333
pag 165 - 04/07/2007
ASCOLANO
102
.
Piedi asciutti e borsa piena fanno l’uom di buona lena. Il piede all’asciutto, nella buona scarpa, da` sicurezza nel cammino e la borsa piena, s’intende di denaro, conforta in caso di qualunque bisogno: quindi l’uomo affronta la strada di buona voglia. 1334
1335 Bocca umida e piede asciutto. Un consiglio su come tenersi in salute: mantenere il piede asciutto, cioe` caldo e ben protetto, e non soffrire la sete.
ASCOLANO Ascolano tira il sasso e nasconde la mano. L’abitante di Ascoli sarebbe pronto a far il danno e coprire rapidamente le proprie responsabilita`. Tirare il sasso e nascondere la mano e` un modo di dire che significa ‘‘colpire stando al coperto, agire male nascondendosi furbescamente’’. Vedi anche Non si deve tirare il sasso e nascondere la mano [S 437]. 1336
ASCOLTARE Ascoltare, in genere giudicato utile, contrapposto a parlare, considerato sempre pericolosissimo, da stolti. Ma ci vogliono le dovute precauzioni anche nell’ascoltare, e soprattutto non bisogna mai farlo all’insaputa di chi sta parlando, si potrebbe venire a conoscere il suo vero pensiero. f Vedi Parlare, Sentire. Ascolta molto e parla poco. Ascolta tutto quello che puoi e parla meno possibile. Parlando non si fa che attirarsi dei guai e ascoltando si apprendono fatti e notizie utili. Massima capitale della saggezza popolare che la tradizione greca attribuiva direttamente ad uno dei Sette saggi, Cleobulo, nella forma ‘‘Meglio ascoltare che parlare molto’’. Similmente anche nella Bibbia il Siracide (Ecclesiastico) afferma (5.11): ‘‘Sii pronto nell’ascoltare, lento nel proferire una risposta’’. Vedi anche Odi molto e parla poco [U 56]. 1337
1338
Dall’ascoltare viene sapienza e dal parlare pentimento.
1339
Ascolta molto, parla poco e non credere nulla.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Vale a dire: non credere nulla di quello che senti dire, senza aver fatto una verifica, senza averne le prove. 1340 Orecchie d’asino e bocca di formica. Per analogia. Ascoltare ogni cosa e non dire nulla. L’asino ha orecchie grandi e la formica bocca piccola, per dire l’uso che uno ne deve fare. 1341 Chi ascolta compra e chi parla vende. Chi ascolta e` come se acquistasse, cioe` traesse vantaggi per se´, raccogliendo notizie, idee, pensieri da colui che, invece, parlando da` via qualcosa che puo` essere utile a un altro. Per di piu`: chi ascolta ‘compra’ senza pagare e chi vende non riscuote. Vedi anche Chi parla semina e chi tace raccoglie [S 971]. 1342 Ad ascoltare non si sbaglia mai. Sapere e` sempre comodo.
Chi ascolta, vede e tace passa la vita in pace. Chi sente senza intervenire, vede senza criticare e conserva il silenzio su quello che ha sentito e visto si procura di vivere senza grattacapi e tribolazioni. Vedi anche Chi vede, sente e tutto quel che vede e sente tace vive felice e in pace [T 27]. E` traduzione del seguente detto mediolatino, di cui si registrano continuazioni in quasi tutte le lingue europee: 1343
Audi, vide, tace si vis vivere in pace. ‘‘Ascolta, guarda e taci se vuoi vivere in pace’’. Ne esiste anche una versione ampliata Multa audi, dic pauca, tege abdita, disce minori parcere, maiori cedere, ferre parem ‘‘Ascolta molto, parla poco, conserva i segreti, impara a essere indulgente con i sottoposti, a non resistere a chi e` superiore e a sopportare chi ti e` pari’’, dove per il perseguimento della tranquillita` si menzionano altri concetti chiave dell’adattamento sociale, ben diffusi nella tradizione paremiografica. 1344
1345
Ascoltare, vedere e tacere son tre cose da sapere.
Chi ascolta quello che non deve, sente quello che non vuole. Chi origlia, spia, si impiccia, spesso scopre cose spiacevoli che lo riguardano e sarebbe stato meglio per lui non aver saputo. L’Ecclesiaste (7.22) avverte: ‘‘Non affidare il tuo cuore a tutte le parole che si dicono, perche´ 1346
pag 166 - 04/07/2007
103
.
puoi sentire anche il tuo servo che dice male di te’’. Vedi anche Chi sta in ascolteria sente cose che non vorria [S 1032]. 1347
Chi ascolta ode il suo male.
1348
Chi di nascosto ascolta parlare di se´, spesso non sente le sue lodi.
Chi ascolta all’uscio trovera` disgusto. Chi ascolta all’insaputa degli altri i loro discorsi non avra` di che rallegrarsi. 1349
ASINO
parti. Altri: non dare sentenza in tribunale (per legge) ne´ stendere un giudizio per scritto (per carte) senza, ecc. Il piu` tristo del casato piu` vuol essere ascoltato. Colui che vale meno nella compagnia e` quello che piu` degli altri vuole dire la sua. Chi sa meno, chi capisce meno parla e insiste di piu`. 1355
ASFODELO
1350 Chi ascolta fa la prova a sue spese. Chi ascolta con l’inganno cose che non deve sentire, i segreti degli altri, mette alla prova se stesso senza bisogno e pagandone le conseguenze, dato che non sara` contento di quello che avra` udito.
1356 L’asfodelo porta il grano. L’anno in cui abbonda l’asfodelo sara` ricco anche il raccolto di grano. La pianta cresce nelle zone incolte ed era nell’antichita`, per il colore pallido, il fiore dei morti.
Se ascolti e poi dici ti compri nemici. Se riferisci le maldicenze che senti dire dagli altri ti fai nemici sia coloro le parole dei quali hai riportato, sia coloro che le vengono a sapere, perche´ non e` gradito chi riferisce calunnie o malignita`.
ASINO Bestia intelligente, si e` fatta cattivo nome e cattiva vita per eccessiva bonta`. Piu` intelligente del cavallo e anche piu` coraggioso, l’asino si rifiuta d’essere condotto in battaglia, ma, se si trova nella mischia, se la cava senza paura e senza il tremito che spesso invade il cavallo. Al di la` delle ingiurie, l’asino e` l’animale nel quale l’uomo ha riposto piu` fiducia e confidenza: in ogni aspetto della vita del passato compare l’asino come compagnia quotidiana, aiuto nel lavoro, nel cammino. Le Scritture sacre sono segnate dalla presenza di questo animale a cominciare dalla celebre Asina di Balaam (Numeri 22.22) che parlo` per frenare la stoltezza del padrone. Quindi lo ritroviamo accanto alla mangiatoia di Betlemme, secondo il racconto del vangelo apocrifo dello Pseudo-Matteo. E` sempre un asino che accompagna la fuga in Egitto di Maria, Gesu` e Giuseppe e un asino che porta Cristo a Gerusalemme. Molti i significati simbolici. Fatica e lavoro: la vita dell’asino; ignoranza: le orecchie d’asino sono simbolo di incapacita` d’apprendere e con i termini asino, ciuco e somaro si deride chi e` ignorante; lascivia: il maschio e` straordinariamente dotato negli attributi sessuali; mitezza: sopporta senza ribellarsi lavoro, gravi pesi e percosse; ostinazione, testardaggine: l’asino s’impunta facilmente nel non voler camminare o prendere una strada e cede solo con le brutte maniere; pigrizia: deve essere continuamente stimolato nel lavoro; sobrieta`: vive di poco e di foraggio di scarso valore; tardezza d’ingegno: questo e` dovuto piu` che altro all’ostinazione, mentre e`
1351
1352 Ognuno ascolta a modo suo. Infatti tra due persone che ascoltano lo stesso discorso vengono fuori versioni diverse. Ognuno da` a quello che sente un’interpretazione personale che ne altera il senso. 1353 Ben ascolta chi nota. Ascolta bene chi ricorda, chi tiene a mente e si rende conto. Probabilmente e` un altro proverbio antico ripreso da Dante (Inferno 15.99): ‘‘Lo mio maestro allora in su la gota / destra si volse indietro, e riguardommi; / poi disse – Bene ascolta chi la nota. La frase nel testo dantesco risulta di difficile interpretazione, come sottolinea tra gli altri nel suo commento Natalino Sapegno, tanto che si puo` pensare che Dante inserisca una formula proverbiale preesistente, che la nostra cultura ormai rimanda solo al suo testo. Il proverbio comunque, che si usa sempre come citazione dantesca, non e` preso in considerazione da Giovanni B. Bronzini, Nota sulla popolarita` dei proverbi della Divina Commedia, Lares, anno 37, Fasc. I-II, I972, pp. 9-18.
Non giudicar per legge, ne´ per carte, senza ascoltare l’una e l’altra parte. Non dare giudizi, ne´ emettere sentenze affidandoti alla sola legge o a documenti scritti, senza avere ascoltato direttamente le due 1354
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 167 - 04/07/2007
ASINO
104
.
invece intelligente; tribolazione: fa una vita grama e faticosa; umilta`: e` l’animale dei poveri. f Vedi Ciuco, Frusta, Mulo, Pazienza, Porco, Ragliare, Raglio, Somaro. Meglio un asino vivo che un dottore morto. Meglio una cosa modesta disponibile che una cosa di valore di cui non e` possibile usufruire. Si usa anche con ironia. Probabile calco e adattamento del versetto dell’Ecclesiaste (9.4), divenuto proverbio: 1357
Un cane vivo vale piu` d’un leone morto. Per analogia. 1358
L’asino quando ha mangiato la biada tira calci al corbello. L’uomo gretto, ricevuto un beneficio, maltratta chi glielo ha fatto. Vedi anche Fontana; oppure Per gratitudine il maiale rovescia il secchio [M 175]; Non morder poppe che ti han dato il latte [P 2143]; Non si sputa nel piatto dove si e` mangiato [S 1987]; Quando uno ha mangiato si chiede a cosa serva la cucina [M 503]; Quando il viandante ha bevuto gira le spalle al pozzo [V 679]. 1359
Quando ha mangiato il mulo alla greppia volta il culo. Per analogia. La greppia e` la rastrelliera, situata lungo la parete della stalla sopra la mangiatoia, in cui si pone il foraggio per le bestie; per estensione anche la mangiatoia stessa. Voltare il culo indica un gesto volgare e grossolano di ingratitudine. 1360
Chi lava la testa all’asino perde il ranno e il sapone. Chi compie una azione buona verso persone volgari, rozze, villane perde inutilmente il suo tempo e quello che ha donato, senza che i beneficati si accorgano di quanto e` stato fatto per loro. L’asino di solito non viene lavato, pulito e strigliato come il cavallo. Il ranno si otteneva facendo passare acqua bollente attraverso la cenere; serviva come detergente liquido per lavare panni e altre cose d’uso domestico. 1361
A far (del) bene agli asini si ricevono calci. Fare complimenti e gentilezze a una persona rozza e volgare ha come compenso gesti sgarbati o perfino ingiurie. L’asino e` bestia mite, ma strana, ombrosa, chiusa e non risponde 1362
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
alle gentilezze, come altri animali, anzi improvvisamente e senza ragione puo` sparare calci. Per questo e` considerato irriconoscente. 1363
A strigliare l’asino si ricevono calci.
Chi accarezza la mula rimedia [buschera`] calci. Per analogia. Anche il mulo e` ombroso e strano come l’asino. 1364
Chi liscia il mulo si piglia calci in culo. Per analogia. 1365
Se fai del bene all’asino si sdegna sant’Antonio. Che pure e` il santo protettore degli animali. Per dire che non vanno aiutati gli indegni e gli ingrati. 1366
Chi mette l’asino in casa ne sara` cacciato fuori. Chi si presenta in una casa, a una festa, in cattiva compagnia viene cacciato. Si puo` intendere anche che chi fa entrare in casa propria come congiunto, amico, servitore una persona invadente, senza discrezione, ovvero di non sane intenzioni, si trovera` a mal partito, o dovra` lui stesso fare fagotto. 1367
1368 Dove cade l’asino, cade il padrone. Il padrone spesso segue l’asino a un passo di distanza e, facendosi fare la strada, non vede il pericolo nel quale, cadendo la sua bestia, cade anche lui. Si dice di chi segue per abitudine o comodita` uno stolto o un incapace procurandosi un danno. 1369 Tutti gli asini si somigliano. Delle cose che non hanno valore, qualita`, grazia: una vale l’altra. ` difficile dire qual sia l’asino piu` bello. 1370 E
Tutti gli asini si somigliano, ma non son tutti fratelli. Si somigliano non per essere della stessa madre, ma per le doti che non hanno. 1371
1372 Un asino vale l’altro. Mentre nel cavallo spiccano le qualita` individuali e risaltano le diversita` di prestazioni, i somari servono solo a portare carichi e tra l’uno e l’altro c’e` poca differenza. Quando due persone dello stesso livello cercano inutilmente di risolvere un problema, parlano a sproposito su un argomento, si dice che tra loro non c’e` alcuna differenza. 1373
Un asino bianco ne sa quanto uno bigio.
pag 168 - 04/07/2007
105
.
Quello bianco, anche se piu` raro, sempre asino e`. Asini, donne e noci voglion le mani atroci. Riporta a una societa` primitiva di rapporti basati sul bisogno, l’ignoranza e la brutalita`. Ciononostante, forse anche a causa del caratteristico uso dell’aggettivo atroce nel senso di ‘‘impietoso, duro’’, il proverbio risulta molto noto e diffuso. Vedi anche Donne e bistecche, piu` si battono e piu` diventano tenere [D 1029]. 1374
Le donne, i noci e gli asini non vanno senza pertiche. Cioe` richiedono l’uso di bastoni. 1375
L’asino s’accorse della coda quando non l’aveva piu`. L’uomo rozzo e ignorante s’accorge della bonta` delle cose solo al momento che le perde. Una favola popolare racconta che l’asino chiese a Dio di levargli la coda perche´ non gli serviva. Poi venne il tempo dei tafani e allora s’accorse che non aveva con che scacciarli, e la rivolle indietro. Vedi anche A suo tempo anche la coda serve alla vacca [T 410]. 1376
1377
L’asino non conosce la coda se non quando non l’ha piu`.
A maggio l’asino s’accorge di non aver piu` la coda. Solo quando cominciano a infastidirlo le mosche e i tafani l’asino apprezza la coda. L’ignorante, il rozzo non capisce neppure cio` che gli e` utile o non apprezza i piaceri che gli si fanno. 1378
1379
L’asino che si taglio` la coda s’accorse a che serviva al tempo dei tafani.
1380 Coda d’asino trema, ma non casca. Si dice di qualcosa che pare preoccupante, ma in realta` non lo e` affatto. La coda dell’asino trema quando la bestia e` irritata o ha paura, ma, ovviamente, non cade.
La pelle dell’asino non si vende due volte. Quello che si vende rende una sola volta. Fa riferimento a una favoletta nella quale un pentolaio aveva promesso la pelle dell’asino, quando fosse morto, a un intero paese. 1381
L’asino dove e` cascato una volta non ci casca [ricasca] piu` (la seconda). Si sottolinea la stoltezza dell’uomo che cade piu` volte nello stesso errore, mentre si dice che l’asino, ritenuto (sia pure a torto) il sim1382
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
ASINO
bolo della lentezza d’ingegno, non si lasci ingannare due volte. Vedi anche Gatto scottato dall’acqua calda ha paura di quella fredda [G 243]; Chi inciampa due volte nella stessa pietra non merita compassione [I 135]; Chi inciampa nello stesso sasso non merita compassione [I 136]. 1383
L’asino ci casca una volta sola.
L’asino si fa portare sul ghiaccio una volta sola. La superficie ghiacciata e` pericolosa per gli asini che vi scivolano facilmente rompendosi le gambe. 1384
Non si prende due volte una volpe alla stessa tagliola. Per analogia. Un’accortezza della volpe consiste nel fatto che, sfuggita a un pericolo, non ci ricade piu`, vedi Aristotele, Storia degli animali 9.11. I paremiografi greci registrano ‘‘Non due volte la volpe [sott. si fa catturare]’’, equivalente al medievale Vulpes non iterum capitur laqueo ‘‘La volpe non si prende al laccio due volte’’. Il concetto e` presente in termini molto simili gia` in Orazio, Satire 2.7.70: Quae belua ruptis / cum semel effugit, reddit se prava catenis? ‘‘Quale bestia, una volta che le ha rotte, torna a rimettersi in catene?’’. 1385
1386 Una volta si frega anche la vecchia. Per analogia. Anche chi ha esperienza puo` essere ingannato, ma una volta sola. In questo senso vedi anche Una volta si fa a tutti [V 1310]. 1387 Chi e` asino torna alla stalla. Chi ha una determinata natura, anche se cambia vita, paese, condizione, torna alle sue abitudini e si rivela per quello che e`. L’asino che fugge sta lontano qualche tempo e poi ritorna alla sua stalla.
L’asino porta la paglia e l’asino se la rimangia. Si dice quando qualcuno, maleducatamente, dopo aver portato in dono un dolce o altro cibo, se ne mangia una buona parte quando gli viene offerto. 1388
Il contadino porto` il cacio al padrone e se lo rimangio` tutto a colazione. Per analogia. Fa riferimento alla storia di un contadino che di buon mattino porto` una forma di formaggio in omaggio al padrone; avendogliela messa in tavola col pane e il vino per far colazione, la finı`. 1389
pag 169 - 04/07/2007
ASINO
106
.
Meglio asino tristo che portare il sacco in spalla. Meglio avere un asino malridotto o ribelle che portarsi i pesi addosso. Meglio un aiuto anche da poco che fare una grande fatica tutta da soli. 1390
1391 Chi cavalca l’asino non abbia fretta. Chi si trova con mezzi poco efficienti non creda di poter fare presto a compiere l’opera o ad arrivare a destinazione. Comunque, se non ha fretta, potra` arrivare ugualmente in fondo al lavoro o alla strada. L’asino cammina lento.
L’asino che non ha fatto la coda in tre anni non la fara` (mai) piu`. Questa curiosa e improbabile osservazione naturalistica e` usata metaforicamente: chi a una certa eta` non ha raggiunto equilibrio, saggezza, giudizio, ricchezza, fama, si rassegni perche´ non vi riuscira` mai. Vedi anche Chi di venti non ne ha, di trenta non ne aspetti [V 398]; Il buon dı` si vede dal mattino [D 252]. 1392
1393 Nel paese degli asini il mulo e` podesta`. Dove mancano capacita`, intelligenza, abilita` chi ne dispone anche in piccola parte emerge sugli altri. Il mulo, incrocio tra cavallo e asina, e` piu` robusto, piu` forte e meno strambo dell’asino. Vedi anche In terra di ciechi un orbo e` re [C 1542]. 1394 La sella mal s’adatta all’asino. La roba buona non e` adatta alla gente rozza, a chi non la capisce. La sella e` per il cavallo, mentre l’asino porta il basto. Vedi anche L’orzo non e` fatto per gli asini [A 1407]. 1395 L’asino si gratta e il barile si sfascia. La sbadataggine, l’incuria, l’indifferenza di chi esegue un lavoro possono rovinare i beni del padrone. E` un modo per riprendere chi opera guastando la roba che lavora. La metafora e` presa dal comportamento dell’asino che porta sulla soma barili di vino od olio. Questi animali, presi da prurito sovente dovuto alle punture dei tafani o delle mosche, vanno a strofinarsi ai muri, agli alberi, alle palizzate, scuotendo il carico o urtandolo. Nel caso che si tratti di barili questi si sfasciano e tutto il contenuto va perso.
Asino e mulattiero non hanno ugual pensiero. L’asino pensa di fermarsi e l’asinaio di proseguire, l’asino vuole mangiare e l’asinaio lo spinge avanti col bastone, l’asino pensa di 1396
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
mangiarsi il fieno che porta e l’asinaio gli da` la paglia. Cosı` si comportano due persone che sono interessate o lavorano alla stessa cosa, ma operano con idee diverse, seguendo i propri interessi che sono divergenti. Di solito l’equivoco si rivela al concludersi dell’operazione. Una cosa pensa l’asino e un’altra l’asinaio. Vedi anche Una la pensa il cane e una la lepre [L 514]; Una la pensa il ghiotto e un’altra il tavernaio [O 636]. 1397
Quando tutti dicono che sei un asino, ti convien ragliare. E` inutile opporsi all’opinione comune: anche se e` sbagliata, non vera, sgradevole, occorre consentire perche´ mettersi da solo contro quello che tutti pensano comporta gravi conseguenze. 1398
Se c’e` il sole e tutti dicono che piove, tu apri l’ombrello. Per analogia. 1399
1400 Trotto d’asino dura poco. L’asino non e` un animale veloce, col carico e` molto lento. Anche pungolandolo avvia un trotto modesto e di breve durata. Il suo trotto e` diventato il simbolo delle cose effimere. Vedi anche Trotto di mula vecchia e` come il ballo dello zoppo [M 2230]; Fuoco di paglia e vento di culo durano poco [P 173]; Amor di vecchierello trotto di somarello [A 816].
Trotto di somaro e amor di puttana si stancano presto. La donna facile si stanca presto di un uomo. 1401
Trotto d’asino, fuoco di paglia, amore di signore durano poco. Il fuoco di paglia e` vivido ma di breve durata; la benevolenza del potente finisce presto. Vedi anche Amicizia di potente e vin di fiasco la sera e` buono e la mattina e` guasto [A 608]. 1402
1403 L’asino morto lo piange solo il padrone. Chi non e` amato da nessuno e` rimpianto solo da chi ne traeva utilita`, giovamento. Allude chiaramente al povero, al diseredato.
Quando l’asina vuole l’asino non puole. Quando l’asino puole l’asina non vuole. Si dice di due persone che non si trovano mai d’accordo, specialmente marito e moglie. 1404
1405
Asino punto convien che trotti.
pag 170 - 04/07/2007
107 Di fronte alla necessita` chiunque e` indotto a fare anche quello che non farebbe spontaneamente. Si usava un tempo un bastone appuntito, detto pungolo, per sollecitare l’asino. Come disse l’asino: Come son punto, cosı` cammino. Ognuno agisce secondo il proprio interesse, o in quanto vi e` costretto: nessuno, in genere, fa spontaneamente piu di quello che gli conviene. 1406
La biada [l’orzo / l’avena] non e` fatta [fatto] per gli asini. Le cose buone, belle, di valore non sono destinate a chi e` rozzo, a chi non l’apprezza. Il detto serve soprattutto a rilevare l’inutilita` di offrire oggetti di qualita`, trattamenti gentili a coloro che per natura o per educazione non sono in grado di apprezzarli. L’avena, l’orzo, la segale e la biada sono energetici, ma troppo preziosi, costosi per esser dati ai somari. Vedi anche A cavallo che non porta sella biada non si crivella [B 522]; L’erba del piano non e` per gli asini del poggio [E 97]. 1407
Tre cose sono dure a vincere: spalle d’asino, muso di porco e orecchie di mercante. Il bersaglio del proverbio e` il mercante che, quando non vuole intendere una cosa contraria al suo interesse, e` duro e ostinato (vedi Non c’e` peggior sordo di chi non vuol sentire [S 1659]). Altrettanto dure sono le spalle dell’asino capaci di portare pesi considerevoli senza cedere, e il muso del porco, forte, capace di scavare nel terreno piu` resistente, tra le pietre per trovare radici e animali. 1408
1409 Testa d’asino non vien mai bianca. L’asino ha come caratteristica di imbiancare nella vecchiaia il pelo del corpo, mentre la testa imbianca piu` tardi. La persona che ha poco cervello invecchia piu` lentamente: non lo turbano le cure e i pensieri, la ricerca del sapere. Si voleva che i capelli bianchi fossero dovuti ai dispiaceri, alle fatiche, alle pene e in particolare ai pensieri, al lavoro della mente. 1410 Dall’asino non cercar lana. A nessuno chiedere quello che non ha. 1411 Dall’asino aspettati calci. Dall’asino aspettati quello che puo` dare: calci. Infatti questo animale ha come modo di difesa il calcio, che e` forte, improvviso e dolorosissimo.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
ASINO
L’asino si alza dalla parte che si e` coricato. L’asino ha un sonno pesantissimo. Si dice di chi non recede da un’idea, ha un chiodo fisso: con quello s’addormenta e con quello si sveglia. 1412
L’asino zoppo arriva, il cavallo veloce chi sa. Se l’asino va gia` piano quello zoppo va pianissimo ma arriva sicuramente, mentre il cavallo che corre veloce puo` anche rompersi il collo. Vedi anche Chi va piano va sano e va lontano e chi va forte va alla morte [A 881]. 1413
Meglio un asino che mi porti che un cavallo che mi getti in terra. 1415 A asino duro bastone di sorbo. Il legno di sorbo e` ritenuto tra i piu` duri e resistenti. Con chi e` testardo e restio ci vogliono le maniere forti. Vedi anche A carne di lupo denti di cane [L 1115]. 1414
Asino duro, bastone grosso. Neanche all’asino piacciono le bastonate. Le cose cattive non sono gradite neppure a coloro che ne hanno lunga pratica. 1416 1417
1418 L’odore della stalla fa trottare l’asino. La prospettiva di un benessere, di un vantaggio fa fare alle persone cose delle quali non hanno voglia, come quando l’asino riconosce o avverte la vicinanza della stalla e si mette a trottare.
Lega l’asino dove vuole il padrone, e se il lupo se lo mangia, suo danno. Se sei sottoposto, fai come ti si comanda e non curarti delle conseguenze, che ricadono su chi ti ha dato l’ordine. Invito a non prendersi responsabilita` con scelte intelligenti, quando vige un rapporto gerarchico, perche´ sono pericolose. 1419
1420 Un asino gratta l’altro. L’ignorante adula l’ignorante, ovvero: quando due ignoranti, sicuri della loro cultura, si danno ragione uno con l’altro, sbagliando. Vedi anche L’ignorante loda l’ignorante [I 16]. Traduzione del seguente, mediolatino, di cui permane un certo uso, soprattutto per indicare in modo scherzoso una situazione di aiuto reciproco (o di reciproca lode) tra ignoranti o incapaci: 1421 Asinus asinum fricat ‘‘Un asino gratta un asino’’. E` la continuazione medievale di quello che dovette essere
pag 171 - 04/07/2007
ASINO
108
.
un proverbio gia` nella latinita` arcaica: Mutuum muli scabunt ‘‘I muli si grattano a vicenda’’, preso da Varrone come titolo di una delle sue Satire menippee. Anche i paremiografi greci conoscono un ‘‘grattarsi a vicenda’’, che spiegano riferendo l’uso degli asini di grattarsi reciprocamente. Un asino trova sempre un altro asino che lo ammira. 1423 Quando il sole tramonta l’asino s’impunta. Il tramonto del sole turba l’equilibrio degli esseri viventi, alcuni dei quali lo manifestano con particolari segni come l’asino che s’impunta (si ferma improvvisamente e non vuole andare avanti), gli uccelli che cantano piu` intensamente, e anche i bambini che piu` facilmente piangono. Comunemente s’intende che, tramontato il sole, il giorno e` finito e non si ha piu` voglia di lavorare. 1422
1424 Ognuno a suo modo e l’asino all’antica. Ognuno faccia come crede e chi e` arretrato, testardo, ostinato faccia come si faceva un tempo. Di chi non accetta le novita` utili, le innovazioni vantaggiose, e si ostina a fare quello che ha sempre fatto e lo vuol fare nello stesso modo.
L’asino della marchesa corre solo quando e` in discesa. Si dice di una persona infingarda, vagabonda, che non fa mai nulla e si muove solo quando le cose sono facili dandosi delle arie. 1425
Quando gli asini parleranno latino la fine del mondo sara` vicino. Si allude allo sdottoreggiare degli ignoranti. 1426
Un asino carico d’oro non e` nemmeno un asino ricco. Si dice di chi si carica di gioielli o li porta immeritatamente. 1427
1428 Un asino carico d’oro e` un asino carico. Non e` quello che porta che lo qualifica, sempre un asino resta.
Anche un pagliaio e` grande e se lo mangia un asino. Quella che sembra una riserva che non ha fine, sottraendone piccole quantita` sparisce. Vedi anche Levare e non mettere fa la spia [L 603]. 1429
Quando la pecora balla coll’asino torna a casa con le gambe rotte. Chi si mette con gli stupidi, gl’incompetenti e gli incapaci non puo` ricavarne che danno. 1430
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1431 Chi asino nasce asino muore. Per chi non capisce non c’e` alcun rimedio. Non si puo` ovviare alla mancanza di doti naturali. Vedi anche Non si leva il sangue dalle rape [R 206]; Chi nasce quadro non puo` morir tondo [Q 5]. 1432 Chi e` stato asino non sara` mai cavallo. Non si cambia l’intima natura di persone e cose. 1433 Asino addobbato non cessa di ragliare. Le insegne onorifiche non riescono a nascondere la vera natura di chi ne e` indegno. Vedi anche L’asino che ando` a Roma torno` ragliando [M 486].
L’asino del comune muore sempre di fame. Un bene che appartiene a tutti finisce presto, perche´ ognuno lo sfrutta e nessuno pensa a conservarlo e custodirlo. Tutti usano l’asino che appartiene a una collettivita` e nessuno si preoccupa di dargli da mangiare, facendo conto che sia un altro a occuparsene. Vedi anche Cane che ha molti padroni va a letto digiuno [C 384]; La vacca di due padroni e` sempre munta [V 23]; La vacca di due padroni muore di fame, e quella di tre muore di fame e di sete [V 25]; reciproco Chi fa bene al comune non fa bene a nessuno [C 1975]. 1434
1435 L’asino di tre padroni morı` tre volte. Perche´ nessuno dei tre aveva provveduto a sfamarlo, quindi per ognuno dei tre era morto. 1436 Chi sa far tutto e` l’asino del comune. Chi riesce a far bene le cose e` chiamato da tutti in aiuto e finisce per lavorare per gli altri. L’asino del comune e` la bestia da soma alla quale toccano tutte le fatiche. 1437 Anche l’asino canta per amore. Anche la persona piu` rozza e primitiva ha i suoi sentimenti. Il raglio dell’asino a maggio e` un richiamo amoroso.
Anche l’asino s’impegna per cantare all’amorosa. Purtroppo sgraziatamente per i nostri orecchi. 1438
1439 L’asino canta per l’asina. Se chi ascolta e` dello stesso livello il canto va benissimo, anche se musicalmente lascia molto a desiderare. 1440 Canta tanto l’asino che l’usignolo. Tutti possono fare una certa cosa, ma il modo col quale viene fatta e` quello che conta.
pag 172 - 04/07/2007
109 Nega piu` un asino di quanto affermino dieci sapienti. E` piu` facile distruggere una teoria, un’ipotesi che affermarne una nuova. Fa riferimento a un gesto consueto dell’asino, preso anche questo come indice di disobbedienza, quello di muovere la testa come si fa per negare emettendo un suono simile allo starnuto. 1441
1442 Tra tanti muli, ci puo` stare un asino. Tra cose, persone, che valgono poco, non sfigura una di valore simile.
L’asino bianco gli va al mulino. Scherzoso. Quello ha tutte le fortune: l’asino che gli serve per andare al mulino e` bianco, cosı` anche se s’infarina non si nota! 1443
1444 L’asino da vivo canta e da morto suona. Sempre male. Si dice di chi non ne fa mai bene una, da giovane come da vecchio. Con la pelle dell’asino si fanno i tamburi.
Tre asini, tre allocchi e tre coglioni fanno un uditorio. Per dare tono a una cerimonia basta la presenza di persone, non importa se siano competenti o meno. Come l’asino anche l’allocco (vedi la voce) ha fama di scarsa intelligenza. 1445
Asini a maggio, gatti a gennaio, donne a carnevale, nessuno li puo` legare. Gli asini di maggio hanno la stagione degli amori, cosı` come i gatti a gennaio; le donne a carnevale cercano balli e feste. Nessuno puo` tenerli fermi. 1446
1447 Un asino insegno` a potare. Anche uno sciocco, un ignorante, una persona semplice possono avere qualcosa da insegnare. Si dice che l’asino, entrato in una vigna, si mangio` i tralci piu` teneri, procurandosi una sonora bastonatura. Ma a ottobre il padrone si accorse che le viti potate dall’asino, dettero un piu` ricco raccolto. Da questo gli uomini impararono a potare la vite. Cfr. G. Pitre`, Usi e costumi credenze e pregiudizi del popolo siciliano, III, p. 424. Vedi anche L’asino pota e Dio fa l’uva [P 2264].
Quando l’asino e` troppo felice va a ballare sul ghiaccio. Di solito le persone quando non hanno guai se li vanno a cercare. Vedi per la spiegazione in L’asino si fa portare sul ghiaccio una volta sola [A 1384]. Vedi anche Quando la formica vuol morire mette le ali [F 1106]; Il pidocchio 1448
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
ASINO
sazio va a passeggiare sulla camicia [P 1646]; Chi non ha guai se li cerca [G 1244]; Chi e` al sicuro non vada al pericolo [S 1281]. Asino di montagna caccia il cavallo dalla stalla. I nuovi venuti hanno pretese, improntitudine e prepotenza tali che, facendosi largo a gomitate, cacciano coloro che sono migliori di loro e ne prendono il posto. Vedi anche Lo sbirro nuovo caccia lo sbirro vecchio [S 503]. 1449
Il can di monte caccia quel di corte. Per analogia, ma con significato diverso. Cane di monte indica la ‘‘persona selvatica, ma robusta, forte e efficiente’’ che viene preferita a quella infiacchita da una vita comoda e senza esercizio. 1450
1451 Qui casca l’asino. Espressione proverbiale molto viva e diffusa. Si dice di un punto difficile dove l’inesperto, o lo sciocco, facilmente mostra i propri limiti. Anche di un ostacolo che blocca molti o in cui uno incorre continuamente.
Come asino sape cosı` minuzza rape. Antico. Significa: ognuno fa quello che sa, come puo` e come gli riesce. Si dice che gli asini siano particolarmente goffi, per quanto ghiotti, nel mangiare le rape, dando uno spettacolo esilarante. Sape antico per ‘‘sa’’. Di questo proverbio, scrive il Giusti, si servı` Farinata degli Uberti nel ‘‘discorso di Empoli’’ in cui salvo` Firenze dalla distruzione, insieme all’altro: Vassi capra zoppa se il lupo non la intoppa [C 658]. 1452
Anche agli asini vecchi piace l’erba fresca. Anche agli anziani piace la roba giovane. Si dice di persone anziane che hanno propensione ad amare giovani. 1453
Si vedono molti asini che non portano soma. Tante persone sono asini perfetti, ma cio` nonostante non conducono una vita da asini. La soma e` il carico che portano somari e muli. 1454
1455
Son piu` gli asini con due gambe che gli asini con quattro.
L’asino che starnuta di mattina chiama il sole. Si vuole che lo starnutire degli asini al mattino sia segno di bel tempo. 1456
pag 173 - 04/07/2007
ASINO
110
.
1457 Starnuto d’asino pioggia vicina. Se non e` al mattino lo starnuto dell’asino predice la pioggia.
Quando l’asino scuote le orecchie e sbuffa vuole piovere presto. Altra previsione meteorologica basata sul comportamento dell’asino. 1458
Quando gli asini ragliano la pioggia e` vicina. Il raglio insistente dell’asino sarebbe segno di pioggia che s’avvicina. Probabilmente l’asino avverte una variazione atmosferica. 1459
Nulla sta meglio in campagna dell’asino: se caca concima, se raglia spaventa i passeri, se piscia annaffia, se mangia taglia l’erba e pota le siepi. Scherzoso, ma in parte anche vero in ogni affermazione. 1460
1461 L’asino affamato vede i cardi da lontano. Colui che ha un vivo interesse per una cosa, la scopre, la trova la` dove altri stentano a vederla anche quando viene loro indicata. Gli asini sono ghiottissimi del cardo (vedi la voce). Dice Carducci ‘‘... un asin bigio, rosicchiando un cardo / rosso e turchino’’ (Rime nuove, Davanti San Guido).
Chi va dietro al proprio asino si ritrova in un campo di cardi. Chi segue una persona da poco finisce in un luogo altrettanto squallido, tra gente di scarso valore. L’asino e` ghiotto di cardi (vedi la voce) e questi crescono nei terreni incolti, abbandonati, sulle balze. 1462
Maggio e` il mese degli asini. L’asino e` detto ‘‘il cantor di maggio’’ alludendo al fatto che, entrando nel periodo degli amori, raglia a distesa senza misericordia. Tassoni (La secchia rapita 10.16): ‘‘Va’ tu a condur le rondini al passaggio / e a far innamorar gli asini a maggio’’; quindi: (1.6): ‘‘e s’udian gli usignoli al primo albore / e gli asini cantar versi d’amore’’. Vedi anche Maggio mette cinque gambe agli asini [M 148]. Il periodo degli amori di questo animale si colloca comunque anche un po’ prima, vedi D’aprile aspro ragliare e dolce dormire [A 1106]. 1463
1464 Ad asino bestemmiato lustra il pelo. Le maledizioni, il disprezzo, il malaugurio spesso paiono ottenere un effetto benefico su chi ne e` il destinatario.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Tre asini e un contadino son quattro bestie. Come se anche il contadino avesse difetti simili a quelli dell’asino: testardaggine, poco cervello, lentezza nel lavoro, impuntature, istintivita`. 1465
1466 Rustica progenie sempre villana fu. Per analogia.
Gli asini camminano sempre sui bordi dei precipizi. Le persone, piu` sono ignoranti, piu` si piccano nel voler fare cose difficili. E` vero che gli asini e i muli, come le capre, camminano vicino agli scoscendimenti, ma sanno quello che fanno. 1467
Chi asino alliscia e puttana mena non uscira` mai di pena. L’asino va trattato rudemente, altrimenti non cammina o fa quello che vuole (allisciare, prendere con le buone); la prostituta, entrata in casa (menare vale portare, tenere in casa) porta disordine, risse e discordia. 1468
1469 L’asino si scoprı` dal raglio. In una favola di Esopo l’asino s’era messo addosso una pelle di leone, spaventando gli animali, ma quando volle ruggire emise un raglio che lo fece riconoscere (Favole 267; 279). Per quanto uno cerchi di nascondere la sua vera natura, parlando si rivela. 1470 L’asino si riconosce dal basto [al pelo]. L’uomo si riconosce da cio` che indossa, da quello che fa, da come si presenta. 1471 L’asino si riconosce dalle orecchie. Ci sono segni caratteristici delle cose e delle persone che sono inconfondibili anche sotto un mascheramento.
Tre cose stanno male in tre luoghi: asino nell’orto, cane in chiesa, frate in taverna. L’asino e` ghiotto di germogli teneri e quindi devasta le piante nel loro vegetare; il cane in chiesa disturba, ed essendo ritenuto immondo, viene cacciato a calci (si dice per antifrasi: fortunato come un cane in chiesa); il frate nella taverna, dove si gioca, si beve e si bestemmia, da` scandalo. 1472
1473
Il buon asinaio porta l’asino anche sul ghiaccio.
pag 174 - 04/07/2007
111 L’uomo esperto riesce a fare cose che per altri sono sconsigliate o proibite. Vedi anche L’asino si fa portare sul ghiaccio una volta sola [A 1384]. Quando l’asino incontra l’asina raglia e piscia. Di chi manifesta i propri sentimenti in modo sconcio o sgraziato. 1474
1475 Tra asino e asino non corron che calci. Tra gente rozza, anche se amica, i complimenti sono bestiali. Nella volgarita` i rapporti sono solo volgari.
Gli asini di Cavour non li loda nessuno [non li lodano gli altri]: si lodano da soli. Proverbio piemontese, ripetuto anche in italiano ma soprattutto dialettale, nella forma I asu ‘d Ca`ur a‘s laudu da lur. Si usa per criticare chi si autocelebra, ostenta meriti e virtu`. Il detto nasce dal fatto che il mercato di bestiame di Cavour (paese in provincia di Torino) era famoso soprattutto per la qualita` dei suoi asini: comprare lı` un asino era di per se´ una garanzia e non c’era bisogno delle lodi dei venditori. 1476
.
ASPETTARE
sicuri di ritrovarlo. Espressione che si usa con chi fa rilevare come qualcuno e` da tempo in attesa. Chi aspettar puole ha quel che vuole. Chi ha agio di attendere coglie molte opportunita` e quindi consegue quello che desidera. La forma puole denuncia l’origine toscana. 1480
1481 Il tempo viene per chi lo sa aspettare. Condanna implicitamente l’impaziente per il quale non giunge mai il tempo giusto, opportuno.
Chi buon guadagno aspetta non ha fretta. Chi si aspetta vantaggi e benefici di solito non e` impaziente e manovra con giudizio e calma per non compromettere l’esito atteso. 1482
1483 Chi aspetta vuole il meglio. Chi non si contenta subito, chi attende e indugia spera in qualcosa di piu` di quello che gli viene offerto.
1477
1484 Chi aspetta spera. Sintetizza l’attendere con fiducia una cosa desiderata. In spagnolo per aspettare e sperare si usa lo stesso verbo: esperar.
Asparagi, peperoni e ravanelli consolazion di passere e d’uccelli. L’allusione e` chiara: si dice che questi ortaggi siano gli afrodisiaci dei poveri. Altri alimenti hanno l’effetto contrario, vedi in proposito Rape, zucche, patate, erbe, piselli, non cantan le cicale, ne´ gli uccelli [R 233].
Aspettare e non venire, stare in letto e non dormire, aver cavallo che non vuol ire son tre doglie da morire. Ecco i tre maggiori fastidi: aspettare chi non arriva; non riuscire a prendere sonno; avere una cavalcatura restia, che si ferma, va piano e s’impunta. Da notare la sintassi forzata, con cambio implicito di soggetto, nella prima opposizione, affiancando l’azione dell’aspettare a quella del venire, indipendentemente da chi compia l’azione.
ASPARAGI Asparagi, funghi e granchi spendi molto e poco mangi. Sono alimenti dove c’e` poco da mangiare e molto scarto, oppure di poco rendimento, come i funghi che si riducono nella cottura. In compenso sono generalmente costosi. 1478
1485
Aspettare e non venire e` una cosa da morire. Variamente citato, il proverbio si trova anche in questa forma semplice (cfr. G. Bruno, Il Candelaio, atto IV, scena I). 1486
ASPETTARE Alcuni proverbi sottolineano come l’attendere con pazienza, senza fretta e` l’unico modo per cogliere le opportunita` favorevoli, raggiungere quanto si desidera; altri si riferiscono all’aspettare invano, alla frustrazione dell’attesa. 1479 Chi aspetta non fugge. Chi e` in attesa per avere qualcosa che gli preme, aspetta finche´ non l’ha ottenuta, quindi non c’e` fretta nel servirlo, o nel riceverlo, perche´ anche se passa del tempo siamo
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Aspettar e non venir, star in letto e non dormir, servir e non gradir son tre cose da morir. Qui oltre all’insonnia si aggiunge il servire ‘‘lavorare, prodigarsi per chi non gradisce’’ (gradir come ‘‘risultare gradito’’), non e` mai contento, trova sempre da ridire. 1487
pag 175 - 04/07/2007
ASSAI
Servire e non gradire, aspettare e non venire, stare in letto e non dormire, aver cavallo che non vuol capire, essere in prigione e non poter uscire, aver servitore che non vuol ubbidire, esser malato e non poter guarire, perder la strada quando si vuol ire, aver un uscio che non si vuole aprire, sapere che un amico ti vuole tradire sono doglie da morire. Amplia i motivi di scontento rispetto ai precedenti attraverso la facile concatenazione di rime all’infinito. 1488
Tre cose e` difficile aspettare: la tavola, il fuoco e il letto. Fame, freddo e sonno rendono l’attesa insopportabile. 1489
1490 Per chi aspetta un’ora pare un giorno. Nell’attesa il tempo sembra piu` lungo.
A chi desia ed aspetta sembra indugio anche la fretta. L’attesa per chi aspetta con desiderio e impazienza, anche se breve, pare sempre molto lunga, per cui anche affrettarsi non e` sufficiente. 1491
Un favor molto aspettato e` mal fatto e assai pagato. Chi fa sospirare troppo un dono, un favore invece di attirarsi la riconoscenza e la simpatia, diviene odioso e insopportabile, perche´ fa pesare troppo quello che concede umiliando il destinatario, il quale per questo non si sentira` in debito. Vedi il reciproco Chi da` subito da` due volte [D 97]. 1492
ASSAI f Vedi Molto, Poco. Assai guadagna chi perde vana speranza. E` gia` di per se´ un gran vantaggio lo smettere di sperare in una cosa impossibile o illusoria. Le vane speranze infatti finiscono col condizionare tutta la vita. 1493
Assai vince chi non gioca. Chi non gioca ha una considerevole vincita sicura in quanto e` certo di non perdere. Si riferisce ai giochi d’azzardo. 1494
1495
112
.
Assai presto se assai bene.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Una operazione che si conclude nel migliore dei modi fa dimenticare anche gravi ritardi. Vedi anche Quando bene, sempre presto [P 2600]; Sat cito si sat bene [P 2601] 1496 Assai manca a chi assai desidera. Chi desidera, anche se ha gia` molto, si sente tuttavia mancante di tutte quelle cose che agogna. E` il desiderio a determinare il livello di felicita`, di ricchezza. Vedi anche i numerosi proverbi sull’avarizia e l’avaro (vedi le voci). 1497 Assai ha chi di poco si contenta. Reciproco del precedente. Chi si accontenta del poco che ha e` ricco. 1498 Assai predica chi ben vive. Chi vive rettamente con l’esempio che offre ottiene piu` risultati che se predicasse. Vedi Un buon esempio vale due prediche [E 164].
Chi non tien conto del poco non acquista l’assai. Chi trascura le piccole cose perde le grandi; chi non controlla le piccole quantita` non raggiunge l’accumulazione di molto. Vedi anche Con tanti niente ammazzai l’asino [N 334]. 1499
1500 Assai basta e il troppo guasta. Cio` che e` abbondante e` buono comunque, mentre quello che e` soverchio puo` essere nocivo. Detto in particolare del cibo, della tavola.
Chi assai pone e non custode assai tribola e poco gode. Chi ha in mostra molta roba e non la sorveglia, non vi mette guardiani, lavora e fatica senza ottenere alcun vantaggio. Fa riferimento in particolare alle coltivazioni, ai raccolti che un tempo dovevano essere sorvegliati, soprattutto quelli degli alberi da frutta. Custode per ‘‘custodisce’’ e` del vernacolo toscano. 1501
ASSALTO 1502 Buon assalto, mezza vittoria. All’inizio di una battaglia, di una contesa sferrare un buon attacco deciso favorisce l’esito positivo dello scontro.
Per l’assalto bisogna partire in modo da poter tornare. Quando si attacca, si aggredisce, e` bene pensare anche all’eventualita` di doversi ritirare e predisporre i piani in modo da non rimanere intrappolati in una posizione pericolosa, difficile e senza ritorno. 1503
pag 176 - 04/07/2007
113 1504 Assalto francese e ritirata spagnola. In guerra i galli francesi, orgogliosi e fieri, erano considerati valenti e impetuosi nell’assalto, mentre gli spagnoli, che hanno avuto sempre enormi flotte, numerosissime armate, erano considerati capaci nel muovere gli eserciti con abili manovre, soprattutto nei ripiegamenti. Il proverbio e` assai ironico nei confronti degli spagnoli, ma anche dei francesi che saprebbero iniziare bene la battaglia, ma non concluderla altrettanto bene. Il proverbio presuppone l’esperienza delle occupazioni e delle guerre dinastiche fra il XVI e il XVII sec., ma ha mantenuto a lungo una sua vitalita`. Vedi anche Guerra spagnola: grande assalto e splendida ritirata [S 1739].
ASSENTE Sia per lontananza che per mancata presenza. L’assente e` ogni giorno piu` lontano. L’assenza attenua i rapporti tra le persone e, prolungandosi, le allontana fino a farle sentire estranee, vedi anche Lontan dagli occhi, lontan dal cuore [O 62]. 1505
1506 L’assente e` piu ` morto che vivo. La sua immagine sbiadisce nella memoria, si ricorda sempre meno, fin quasi ad essere considerato come uno scomparso.
Nessun assente ha ragione e nessun presente ha torto. Chi e` assente non potendo difendere le proprie ragioni e` posto facilmente dalla parte del torto, a differenza di chi e` presente che puo` far valere il proprio punto di vista. Vedi anche La colpa e` di chi tace [C 1785]. 1507
.
ASSO
dano. Quindi il senso che traspare e`: se ne dovrebbe avere rispetto ma di fatto si tende a dar loro tutte le colpe. ASSENZIO L’assenzio (Artemisia absinthium) e` una pianta perenne di odore aromatico e di sapore amaro. Fu usata fino dall’antichita` come erba medicinale contro moltissimi disturbi, contro i veleni, i vermi e i mali dello stomaco. La ruta (vedi la voce) e` altrettanto apprezzata come medicinale. Assenzio e ruta contro ogni mal t’aiuta. Le due erbe sono una sorta di panacea che guarisce da tutti i mali. Ma forse, dal momento che anche la ruta e` indicata contro i veleni, il mal e` da intendere come ‘‘veleno’’. 1511
ASSIOLO `. f Vedi Chiu ASSISI Assisi, la citta` detta dei conti, ora s’e` fatta la citta` dei pianti. Umbria. Rileva il cambiamento di ruolo della citta`: da importante sede di potere nel periodo feudale e` diventata poi centro di devozione e meta di pellegrinaggi (pianti come ‘‘penitenza’’), soprattutto per la presenza delle memorie di san Francesco. 1512
ASSO In molti giochi l’asso e` la carta di massimo valore e piu` ambita. f Vedi Carta da gioco.
Gli assenti hanno sempre torto. Si usa in particolare per chi deliberatamente non partecipa a un incontro, a una riunione dove si devono prendere decisioni importanti.
Passato l’asso finito lo spasso. Nel gioco della briscola, una volta giocato l’asso di briscola, finisce gran parte dell’emozione.
1509 Non si dice male degli assenti. E` regola generale che non si debba parlar male di chi non e` presente e quindi non puo` difendersi ne´ far valere le proprie ragioni. Vedi anche All’assente e al morto non si deve far torto [T 780]; Dei morti bisogna sempre parlar bene [M 2094].
1514 Non basta l’asso per vincer la partita. Un’ottima carta non decide il gioco, non e` sufficiente per vincere. Quindi: per riuscire in qualcosa non basta una dote spiccata, la volonta`, un colpo fortunato, ma ci vuole un complesso di elementi.
1508
1513
Chi si lamenta delle brutte carte ha l’asso in mano. Spesso coloro che si trovano nelle condizioni migliori sono quelli che si lamentano di piu`. 1515
Gli assenti e i morti non hanno amici. Gli assenti e tanto piu` i morti non possono difendersi e non hanno persone che li difen1510
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 177 - 04/07/2007
ASSOLVERE
114
.
Nel gioco delle carte cio` avviene per confondere gli avversari, in altri casi della vita per il carattere proprio della persona o per scaramanzia. 1516 L’asso piglia tutto. Regola che vale solo in certi giochi dove e` la carta di maggior valore. Significa: il piu` forte si appropria di tutto quel che vuole. Piuttosto diffuso e vivo anche come modo di dire essere l’asso pigliatutto.
Quando vengono gli assi e i maccheroni non si dice mai di no. Quando arriva la fortuna, quando si presentano cose buone, tutti le accolgono volentieri. Come l’asso in molti giochi e` la carta piu` ambita, cosı` i maccheroni sono un cibo ghiotto e sostanzioso. 1517
ASSOLVERE Meglio assolvere un colpevole che condannare un innocente [un giusto]. Principio del diritto comune: nel dubbio e` meglio che un reo la faccia franca piuttosto che sia punito chi non lo merita. Gia` nella Bibbia, Proverbi 17.15 ‘‘Assolvere il reo e condannare il giusto sono due cose in abominio al Signore’’. Vedi anche Meglio dieci colpevoli in festa che un innocente in prigione [I 304]; Meglio dieci colpevoli liberi che un innocente alla forca [I 303]. 1518
Assolver non si puo` chi non si pente. Qui assolvere vale ‘‘perdonare’’: non si puo` condonare la pena chi non si mostra pentito della colpa che ha commesso. Forse e` endecasillabo da una rappresentazione teatrale. 1519
ASSOMIGLIARE f Vedi Simile.
ASTINENZA 1520 L’astinenza e` la prima medicina. L’astenersi dai cibi che possono fare male, dal bere, dagli stravizi e` il primo passo da fare per recuperare la salute.
Astinenza soverchia, infermita` volontaria. L’eccessiva astinenza, praticata come terapia o come regola ascetica, provoca malattie che sono imputabili alla sola volonta` dell’interessato. Il detto fa riferimento alla castita`, a pro1521
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
posito della quale vi fu un lungo dibattito se poteva essere o meno nociva alla salute, con particolare riguardo alla vita sacerdotale e monastica. Il problema ebbe larga risonanza per il caso del cardinale Giacomo di Portogallo, a motivo di una strana malattia che lo uccise. Fatto cardinale nel 1456, all’eta` di 23 anni, venne mandato da Pio II in Germania come legato pontificio. Fermatosi nel viaggio a Firenze si ammalo` e la diagnosi decise che solo l’infrazione alla sua assoluta continenza sessuale l’avrebbe potuto guarire. Secondo la morale corrente del tempo si sarebbe potuto recuperare in un baleno una salute di ferro, ne´ mancava a Firenze la materia prima che gli venisse in soccorso, ma si discusse se un atto del genere, anche fatto in vista di evitare la morte, fosse o meno peccato. Il cardinale comunque fu irremovibile e preferı` morire a 25 anni, nel 1459, piuttosto che prendere una simile medicina. Fu sepolto nella Chiesa di San Miniato, sui colli fiorentini, in una cappella decorata da Luca della Robbia, in una tomba di Antonio Rossellino. L’epitaffio dice espressamente: Ne se pollueret maluit iste mori ‘‘Pur di non macchiarsi decise di morire’’. Vedi anche Malo mori (potius) quam foedari [E 116]. ASTIO f Vedi Invidia.
ASTRA ‘‘Stelle’’ in latino. f Vedi Fama, Gloria. 1522 Per aspera ad astra. ‘‘Attraverso le difficolta` e i pericoli per arrivare alle stelle’’. Per giungere all’immortalita`, alla gloria, o comunque a un risultato, bisogna sopportare fatiche, attraversare momenti difficili, superare duri ostacoli. Motto latino, tuttora diffuso. L’idea espressa risale gia` ad Esiodo e trova illustrazione in numerosissimi autori, pagani e cristiani, che indicano fatica e virtu` necessariamente unite. Vedi anche A gloria non si va senza fatica [G 876]. 1523 Ad augusta per angusta. ‘‘Alle cose eccelse attraverso le difficolta`’’. Per analogia, e come quello basato su una paranomasia. Forse ispirata dall’insegnamento evangelico riguardo alla porta angusta che porta alla vera vita (Matteo 7.13, Luca 13.24), la frase si incontra nel XVII sec. come
pag 178 - 04/07/2007
115 motto del margravio Ernesto di Brandeburgo e compare nel quarto atto dell’Ernani, di Giuseppe Verdi, dal dramma di Victor Hugo, come parola d’ordine dei congiurati (Ad augusta!, a cui si deve rispondere Per angusta!). Sic itur ad astra. ‘‘Cosı` si va alle stelle, si sale al cielo’’. Cosı` si diventa grandi, celebri (con il coraggio e il valore). Da un verso di Virgilio (Eneide 9.641): sono le parole che Apollo dal cielo rivolge ad Ascanio che ha compiuto una prodezza in battaglia. La frase e` ripresa anche da Seneca, Lettere a Lucilio 48.11 e 73.15, mentre Prudenzio la varia riferendosi al valore cristiano del sacrificio, Cathemerinon 10.92 Ad astra doloribus itur ‘‘Con le sofferenze si sale al cielo’’. 1524
ASTROLOGO 1525 Crepi l’astrologo. Ogni volta che si ascolta una previsione nefasta si ripete questa frase per scongiurarne la possibilita`, forse in ricordo dei tempi nei quali si usava mettere a morte l’indovino che sbagliava le previsioni.
Come l’astrologo di Brozzi che indovinava la merda al tasto e l’ortica al puzzo. Toscano. Scambio di complementi in una frase gia` paradossale. Si ripete per ridicolizzare chi pretende di prevedere, d’indovinare, d’aver visto chiaro quando le cose sono ormai avvenute. Brozzi e` un paese vicino a Firenze, i cui abitanti, almeno una volta, non godevano di molto credito nella citta`. Si definiva ‘‘astrologo di Brozzi’’ Sesto Caio Baccelli, sotto il cui nome si pubblicava, e ancora si pubblica, un diffuso almanacco (vedi la voce), un tempo generoso di previsioni meteorologiche, di terremoti e di altri eventi. 1526
L’astrologo Mezzani se non ci da` oggi ci dara` domani. Si dice di chi fa previsioni a sproposito, soprattutto sul tempo. Si usa soprattutto in Romagna. Dare nel significato di ‘‘dare nel segno, indovinare’’. 1527
ASTUZIA La furbizia, la scaltrezza, l’abilita` nel raggiungere lo scopo, una dote che hanno in comune volpi, donne e contadini, e` vista dai proverbi come qualcosa di positivo che tutta-
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
AUDACE
via cede, anche sul piano pratico, alla saggezza che e` la ragione perfezionata dal sapere, e ha una visione ampia e lungimirante. 1528 Astuzia di donna le vince tutte. Nei proverbi si attribuisce alla donna la dote dell’astuzia (vedi Donna), che condivide con la volpe e con il contadino (vedi la voce).
In un anno il servo ha tutte le astuzie del padrone. Chi frequenta una persona astuta impara presto a farsi furbo, in quanto le risorse dell’astuto non implicano una creativita` continua, ma solo la conoscenza delle cose e dei loro meccanismi. 1529
1530 L’astuzia vince tutto meno la saggezza. La saggezza ha una visione completa della vita, delle cose e del mondo; tiene quindi conto di cio` che e`, e` stato, sara`, mentre l’astuzia cerca l’immediata soluzione di un problema, senza tenere conto dell’insieme, senza prevederne tutti gli effetti. 1531 L’astuzia imita la sapienza e la peggiora. L’astuzia ha una visione circoscritta dell’ambito in cui opera e agisce con abilita` per raggiungere il suo scopo; la sapienza e` superiore, avendo una visione completa di tutta la realta`, con le implicazioni lontane del proprio operare. 1532 Chi non ha saggezza cerca l’astuzia. Chi non e` saggio, si contenta d’essere abile in vari ambiti limitati. 1533 Non tutte le astuzie vanno a buon fine. Non tutti gli accorgimenti che si usano anche con grande accortezza riescono: possono fallire o essere neutralizzati da chi e` piu` sagace. Consiglio a non confidare troppo nelle proprie risorse. 1534 L’astuzia migliore e` quella nascosta. L’astuzia migliore e` quella che si riesce a celare e quindi giunge inattesa per colui verso il quale e` diretta.
AUDACE L’audacia sollecita la fortuna, ma un eccesso di audacia soprattutto in guerra puo` essere pernicioso. 1535
La fortuna aiuta gli audaci.
pag 179 - 04/07/2007
AUTUNNO
116
.
La fortuna va a chi ha coraggio, rischia e tenta quello che altri non osano intraprendere. Diffusissima traduzione dell’altrettanto noto adagio latino:
Gli audaci abitano in gran parte al cimitero. Conferma il proverbio precedente. Vedi anche D’eroi son pieni i cimiteri [E 120].
1536 Audaces fortuna iuvat. In questa forma esatta si trova per la prima volta in Corippo (VI sec. d.C.) Iohannis 1.561 sg., ma molto simile gia` in Virgilio Eneide 10.284 ricorre Audentes fortuna iuvat, verso mutilo, ripreso da molti autori a sua volta e probabile variazione di un proverbio piu` antico citato nella forma Fortes Fortuna (ad)iuvat ‘‘La Fortuna aiuta i forti’’ (ad esempio Terenzio, Phormio 203, Cicerone, De finibus 3.4.10, Livio 8.29.5, e Plinio il Giovane, Epistole 6.16.11, come parole del celebre zio che con esse esorta il timoniere a tornare indietro per vedere il luogo dell’eruzione del Vesuvio). Da segnalare le riprese del Metastasio (Temistocle, atto I scena XIV) Fortuna e ardir van spesso insieme e di Goldoni (Rinaldo di Mont’Albano, atto I, scena V) ‘‘Il mondo / loda sempre i felici: non si lagni / del suo destin, chi migliorar nol tenta; / che degli audaci e` sol fortuna amica’’. Vedi anche Chi non risica non rosica [R 619].
1542 A uomo audace corta spada. L’uomo audace attacca, assale, combatte corpo a corpo e quindi usa bene la spada corta. Vedi anche il reciproco Arma lunga fa buon fante [A 1224].
1537 La fortuna aiuta chi osa. Come i precedenti, ma piu` vicino al verso succitato di Virgilio: la decisione di osare e` momentanea e da dedurre caso per caso, mentre la tendenza costante ad essere audaci puo` rivelarsi poco proficua, oltre che pericolosa.
La fortuna i forti aiuta e i timidi rifiuta. Cosı` il Pulci (Morgante 21.161): ‘‘La fortuna volentieri aiuta / come dice il proverbio ch’ognun sa / gli arditi sempre, e’ timidi rifiuta’’. 1538
La fortuna aiuta gli audaci e caca addosso ai codardi. Variante greve dei precedenti. Perche´ rimangono beffati per non aver saputo approfittare dell’occasione. 1539
Serve piu` un codardo che un troppo audace. Proverbio ambiguo: oltre al senso letterale allude al fatto che in guerra il temerario va facilmente incontro alla morte e quindi serve per breve tempo, mentre il codardo, per il fatto di esserlo, e` usato in compiti meno rischiosi, e quindi dura di piu`. Comunque non dice audace, ma troppo audace, vale a dire un insensato. 1540
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1541
AUTUNNO Dopo le previsioni meteorologiche e le considerazioni sulla campagna in questo periodo, con la caduta delle foglie e l’allungarsi delle ombre diventa inevitabile il parallelismo con la parabola umana. 1543 Nebbia d’autunno e neve d’inverno. Molte giornate nebbiose in autunno sarebbero presagio di abbondanti e frequenti nevicate invernali. 1544 Autunno caldo, inverno lungo. Il caldo d’autunno fa prevedere un lungo periodo di freddo invernale.
D’autunno appassisce quello che era verde in primavera. Quello che nasce deve morire; quello che prende vita, la perdera`. Insegna a distinguere le piante a foglie caduche dai sempreverdi: quello che a primavera rinverdisce (verde in primavera, quindi non in inverno) deve sparire in autunno, mentre i pini, i lecci, l’alloro, ecc. rimangono verdi. 1545
L’autunno spoglia le piante e veste gli uomini. Il freddo fa cadere le foglie e costringe gli uomini a vestirsi. 1546
1547 Chi pianta d’autunno guadagna un anno. Si dice piantare, non seminare: vale a dire mettere in terra un virgulto che deve attecchire. L’operazione si fa anche a primavera, quando le piante entrano in vegetazione, ma il proverbio insegna che, piantando prima dell’inverno, si guadagna tempo perche´ quando la pianta inizia a germogliare ha gia` posto bene le radici nel terreno (anche se c’e` il rischio che il freddo la bruci). 1548 L’acqua d’autunno fa grossa la castagna. La castagna in fase di maturazione con il tempo piovoso si arricchisce di polpa, ingrossa (ma non diviene piu` saporita). 1549
Ogni primavera ha il suo autunno.
pag 180 - 04/07/2007
117 E` usato in senso duplice, o per dire che il momento della fioritura, della raccolta (anche metaforico) ha sempre bisogno di un periodo di preparazione e di semina, e che non si ottiene risultato senza lavoro; oppure alludendo al fatto che l’autunno segue la primavera: come la campagna si spoglia, cosı` ogni giovinezza ha il suo declino, ogni promessa e speranza hanno la loro delusione. 1550 L’autunno allunga le ombre. L’inclinazione dei raggi solari rende piu` lunghe le ombre sul terreno. Ma si usa in senso figurato: l’avvicinarsi della vecchiaia fa vedere meglio all’uomo gli aspetti piu` negativi della vita, che non scorgeva nel mondo spensierato della giovinezza quando era pieno di salute, di progetti, di illusioni.
L’autunno fa cader le foglie e la vecchiaia fa passar le voglie. L’autunno e` paragonato alla vecchiaia: il primo spoglia le piante e la campagna togliendole lo splendore; la seconda toglie i desideri, le speranze, le mete che rendono bella la vita. 1551
Chi s’ammala d’autunno stenta fino a maggio. Le malattie (si fa riferimento in particolare a quelle dell’apparato respiratorio) che insorgono in autunno non hanno una completa guarigione se non con la stagione calda. Resta comunque piu` ottimista dell’altro proverbio Febbre autunnale o lunga o mortale [F 498]. 1552
AVANTI Avverbio qui esclusivamente legato all’idea di movimento, al progredire, all’andare oltre. Tira avanti e guarda dietro. Procedi e guardati dalle insidie. Invito ad andare diritti per la propria strada senza farsi distrarre da chiacchiere, critiche, o consigli. Vedi anche Tiremm innanz! [T 645]. 1553
Chi va dietro a tutti quanti non puo` mai essere avanti. Colui che segue, imita, ripete quello che vede fare agli altri rinuncia pensare e ad agire con la propria testa e quindi non fa mai nulla di nuovo: rimane sempre dietro a tutti. 1554
Chi sa menar la coda passa avanti a tutti. Chi ci sa fare con i complimenti, adulare, rendersi servizievole, disponibile scavalca tutti gli altri, anche se piu` meritevoli. Si riferisce al cane che scodinzola in segno di conten1555
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
AVANZARE
tezza indicando cosı` l’affetto verso chi lo carezza, lo sfama. Si usa anche malignamente nei confronti della donna che cammina ancheggiando o fa comunque la smorfiosa. 1556 Chi non va avanti va indietro. In molte situazioni fermarsi vale regredire, restare indietro ad altri che proseguono, avanzano. Vedi anche Chi non migliora peggiora [P 1058]. 1557
Quando non si va avanti si va indietro.
AVANZARE1 Nel significato di ‘‘sovrabbondare, essere in piu`, rimanere’’. f Vedi Abbondanza. 1558 La roba c’e` quando avanza. Si ha la certezza che qualcosa e` stata sufficiente solo quando si vede che e` avanzata. Con riferimento particolare alla tavola, dove se cibi e bevande finiscono e` segno che non erano sufficienti. Vedi anche Non ce n’e` abbastanza se non n’avanza [A 21]; Ma anche il contrario Roba poca sempre avanza [P 1961]. 1559
Quando nulla avanza non si sa se ci si e` levati tutta la fame.
1560
Per bastare deve avanzare.
1561 Meglio avanzi che manchi. Nel fornirsi di un bene, nel preparare qualcosa e` meglio abbondare. Tra due errori e` meglio sbagliare per eccesso che per difetto, come dice anche il ben noto Melius est abundare quam deficere [A 42]. 1562 Quello che avanza sazia. Cio` che avanza permette di segnare il punto della sazieta`: se manca si ha il sospetto di averne ancora bisogno. 1563 Il posto c’e` quando avanza. Quando il posto e` completamente occupato dagli oggetti o dalle persone, non e` piu` disponibile; quindi per esserci deve avanzare. 1564 Se me ne avanza ve la do di cuore. Frase con cui si dichiara una falsa generosita`, di solito con intento scherzoso.
Prendete pure quanto volete, tanto noi si da` ai maiali. Altra frase ironica, come la precedente. 1565
1566
Se vi serve qualcosa non vi riguardate: compratevela.
pag 181 - 04/07/2007
AVANZARE
Frase che sottolinea ironicamente una sollecitudine fatta solo di parole, di chi non e` disposto a compromettere minimamente il proprio interesse. Meglio crepi la panza che la roba avanza. Meglio soffrire per eccesso di cibo che farlo avanzare. Una volta si diceva per indurre a finire gli avanzi del pasto quotidiano, che era ritenuto un peccato non consumare fino all’ultima briciola. Un rispetto quasi sacro era rivolto in particolare al pane. Avanza per avanzi e` imposto dalla rima ‘comica’. 1567
Di quel che avanza non si fa elemosina. Non vi e` merito nel dare quello che si butta via. In realta` si puo` anche offrire quello che non si riesce a consumare, ma non ci si deve illudere d’essere per questo generosi. 1568
AVANZARE2 Nel significato di ‘‘procedere’’. 1569 Se avanzo seguitemi. Motto mussoliniano, impresso anche sui francobolli e le medaglie, ripetuto oggi ironicamente in situazioni banali.
AVARIZIA L’avarizia tra i sette peccati capitali occupa il secondo posto dopo la superbia che e` il vizio di Lucifero. Avarizia quindi non solo come eccessivo attaccamento al denaro, ma come bramosia di possedere, cupidigia insaziabile. 1570 L’avarizia e` la fonte di tutti i mali. Avarizia nel senso latino di ‘‘avidita` ’’, ‘‘brama insaziabile di denaro’’: e` traduzione di una frase della Prima Lettera a Timoteo di san Paolo (6.10), che si riconnette ad una tradizione gnomica gia` pagana (affermazioni del genere sono attribuite a Diogene cinico e a Bione, ad esempio). 1571 L’avarizia e` la regina dei vizi. Sfrutta un effetto di richiamo fonico. Usata anche la variante con ordine inverso: Dei vizi e` regina l’avarizia.
Tutto scema con la vecchiaia meno che l’avarizia. Con la vecchiaia diminuiscono le forze, le capacita` dei sensi e anche i difetti si attenuano con l’esperienza e la saggezza: solo l’avarizia aumenta alimentata da se stessa. 1572
1573
118
.
Tutto cala meno l’avarizia.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Quando tutti i vizi invecchiano l’avarizia e` ancora giovane. Traduce il latino: 1574
Cum omnia vitia senescunt sola avaritia iuvenescit. L’avarizia addirittura ringiovanisce. Detto di tradizione medievale. 1575
Tanto cresce l’avarizia quanto cresce il denaro. L’accumularsi della ricchezza ha l’effetto di alimentare l’avarizia, non di placarla. 1576
1577 L’avarizia e` un pozzo senza fondo. Anche se gli si donasse tutto quello che chiede, l’avaro non sarebbe contento perche´ l’avarizia non vuole una cosa, vuole avere.
Tutti i beni del mondo non cancellerebbero un’avarizia. 1579 L’avarizia e` la maggiore delle poverta`. Fra i tipi di indigenza la peggiore e` essere avidi, perche´ si e` insaziabili e quindi sempre poveri. 1578
Piu` cresce il danaro piu` cresce l’avarizia. 1581 L’avarizia e` come il fuoco che, piu ` legna ha, piu` brucia. Risulta traduzione di un proverbio francese di larga diffusione. 1580
1582 Con l’avarizia si fa vita da povero. L’avaro che si priva anche del necessario non vive diversamente dal povero che lo fa per necessita` . Vedi Un avaro non e` mai ricco [A 1585]. 1583 L’avarizia e` ricca di quello che le manca. L’avaro possiede paradossalmente in grande abbondanza tutto quello di cui ha fatto a meno. Vedi All’avaro manca quello che non ha e tutto quello che ha [A 1603]. 1584 Per avarizia si perdon le occasioni. Le occasioni sono quelle di acquistare, di vendere quando se ne presentano le condizioni favorevoli. L’avarizia restia nello spendere perde eventuali profitti.
AVARO I proverbi mettono in evidenza la poverta` spirituale e materiale dell’avaro che accumula senza adoperare per lasciare, ironia della sorte, a eredi sperperatori. f Vedi Acquistare, Padrone, Serbare, Spendere.
pag 182 - 04/07/2007
119
.
1585 Un avaro non e` mai ricco. Privandosi sempre di tutto e desiderando d’avere piu` di quello che ha, si trova psicologicamente e materialmente in un continuo stato di bisogno come l’indigente. E` reciproco del ben noto motto latino Semper avarus eget ‘‘L’avaro e` sempre povero’’ tratto da Orazio, Epistole 1.2.56, verso che si chiude con la raccomandazione Certum voto pete finem ‘‘Metti un limite definito al desiderio’’. Nel Liber proverbiorum dello Pseudo-Beda si trova poi la forma ampliata Semper avarus eget, hunc nulla pecunia replet ‘‘L’avaro e` sempre povero, nessuna ricchezza lo sazia’’.
Non c’e` uomo piu` povero dell’avaro. Vedi anche Con l’avarizia si fa vita da povero [A 1582]. 1586
1587
L’avaro tanto e` piu` povero quanto piu` diviene ricco.
L’avaro e` come l’idropico che quanto piu` beve piu` ha sete. Il malato d’idropisia trattiene liquidi nel proprio organismo e tuttavia e` tormentato da una continua sete. Viene preso come immagine dell’avaro che piu` denaro ha, piu` ne vuole. Da chiamare a confronto una nota massima di Giovenale, Satire 14.139 Crescit amor nummi, quantum ipsa pecunia crevit ‘‘Cresce l’amore del denaro quanto piu` cresce la ricchezza’’, che ricorre anche in altri autori. Vedi anche Chi piu` ha piu` brama [A 1589]. 1588
Chi piu` ha piu` brama [desidera]. Il desiderio di ricchezza aumenta via via che si possiede sempre di piu`. Vedi anche Troppo avere fa l’uomo ingordo [T 1041]. 1589
1590
Chi piu` ha piu` ne vorrebbe.
Chi piu` ha piu` vuole. L’insaziabilita` aumenta con il possesso e la ricchezza. Vedi simile, riferito all’avarizia Al povero manca molto, ma all’avaro manca tutto [A 1605]. 1591
1592
Piu` si ha, piu` si vorrebbe.
1593 Piu ` ci si gratta e piu` ci si gratterebbe. Per analogia. Molte cose, come l’avere, facendole o praticandole, accrescono la voglia di farle nel senso che ‘‘ci si piglia gusto’’. Vedi anche, con l’accento spostato sull’inizio dell’azione, A grattarsi e a mangiare tutto sta nel cominciare [G 1097]; Ci vuole un soldo a cominciare e due a smettere [M 1504]; Un soldo per cominciare e cento per finire [M 1505].
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
AVARO
1594 Piu ` si mangia e piu` si mangerebbe. Per analogia. 1595
Molti hanno molto, ma nessuno abbastanza.
1596 Chi molto ha molto gli manca. Chi e` molto ricco vede sempre di piu` la possibilita` di avere, di completare i suoi possessi. 1597 Anche il mare chiede acqua. Per analogia. Il mare prende dai fiumi continuamente quasi che l’acqua che ha non gli basti mai. E` un simbolo della sete di avere. 1598
Il mare piu` acqua ha piu` ne vorrebbe.
1599 Porco grasso, mai contento. Per analogia. Il porco ha come caratteristica l’ingordigia che lo porta a divorare piu` che puo`.
Chi ha niente vuol poco, chi ha tanto vuol tutto. Per il povero vale molto un piccolo acquisto e si contenta, e` felice di quello; chi ha molto mira ad avere tutto quello che vede. 1600
Togliere quattrini a un avaro e` come aprire una pina verde. La pigna quando e` verde e` durissima e si puo` aprire difficilmente anche a colpi di mazza. E` uno dei termini di paragone piu` comune per l’avarizia: la pigna serra ostinatamente in se´ i pinoli come l’avaro le monete nelle mani. 1601
L’avaro nasce coi pugni stretti e muore con le mani chiuse. Pugni stretti e mani chiuse sono i segni di chi non vuol cedere, vuol trattenere quello che possiede. 1602
All’avaro manca quello che non ha e tutto quello che ha. Quello che ha non lo usa e quindi e` come se non lo avesse, e quello che non ha e` cio` che lo fa soffrire e che nutre la sua avidita`. Si tratta della traduzione di una massima di Publilio Siro (T 3) Tam deest avaro quod habet quam quod non habet, citata da diversi autori antichi (ad esempio Quintiliano, Istituzioni oratorie 8.5.6 e san Girolamo, Epistole 55.11 e 100.15) e diffusa anche nel Medioevo. 1603
Alla poverta` manca molto, all’avarizia tutto. Il povero e` privo di molte cose che gli sono necessarie, ma l’avaro e` privo di tutto: dato che non usa neppure quello che il povero consuma. E` una sentenza di Publilio Siro (I 1604
pag 183 - 04/07/2007
AVARO
7) Inopiae desunt multa, avaritiae omnia ‘‘Alla poverta` mancano molte cose, all’avidita` tutto’’, che e` ripresa con minima variazione da Seneca, Lettere a Lucilio 108.9 e che, secondo quanto detto da Massimo di Tiro 12.14, risalirebbe direttamente ad Aristotele. Vedi anche Assai manca a chi assai desidera [A 1496]. 1605
120
.
Al povero manca molto, ma all’avaro manca tutto.
L’avaro non mangerebbe per non cacare. Tutto quello che non puo` essere ammassato, conservato, venduto e` considerato dall’avaro perduto.
La sua avarizia lo fa mangiare tanto poco che fa, come dicono a Roma, li stronzi fini. Cacare fino si diceva di chi aveva mangiato poco e quindi aveva poco da smaltire ma si usava anche per chi aveva avuto uno spavento. Secondo altri, ma meno attendibile: da` meno che puo`. 1614 L’avaro caca spaghi e il lunedı` corde. Perche´ anche lui la domenica mangia un po’ meglio.
1606
L’avaro scorticherebbe il pidocchio per berne il sangue. Scorticare il pidocchio e` frase proverbiale per indicare la massima sordida ingordigia, avarizia, il desiderio di approfittarsi meschinamente di qualunque cosa. Il fatto di bere il sangue rinforza il concetto. 1607
L’avaro vende la capra dopo che ha cacato nel suo recinto. L’avaro e` attento a sfruttare ogni minimo vantaggio che gli viene offerto da una cosa, da una situazione: consegna la capra al compratore solo quando ha deposto i propri escrementi nel suo ovile, in modo da poterli sfruttare o vendere come concime. 1608
1609 L’avaro non dorme. Non ha pace per la paura che il suo capitale diminuisca, ovvero che qualcuno gli rubi, gli sottragga qualcosa.
L’avaro ama piu` il suono delle monete che il canto degli usignoli. L’avaro e` poco sensibile ai richiami e agli allettamenti della natura: e` proteso solo al possesso del denaro e in quello trova piacere, stupore e gioia. 1610
Chi mangia dall’avaro non si appesantisce lo stomaco. I pasti dell’avaro sono ovviamente frugalissimi e quelli degli ospiti ancora piu`. 1611
L’avaro muore senza vedersi il buco del culo. Non si concede la minima soddisfazione che comporti una spesa, come questa che prevede il possesso di uno specchio. 1612
1613
Ogni avaro caca fino.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1615 L’avaro sa fare solo le somme. L’avaro sa soltanto aggiungere monete al suo tesoro. E` noto l’epitaffio dell’avaro che gioca sulle operazioni matematiche: Qui giace Tal dei Tali. Sommo`, moltiplico`, mai sottrasse. Gli eredi riconoscenti divisero. 1616 Ungimi tutto! disse l’avaro. E` una frase volta a mortificare l’ingordigia, l’avarizia di chi non sa moderarsi. Si racconta che un avaro, ricevendo l’estrema unzione, era preoccupato per la spesa dell’olio, e s’informo` dal prete se la quantita` di olio santo incideva sulla tariffa. Il prete rispose che per il sacramento poteva, se voleva, dare soltanto un’offerta, ma che tutto, olio compreso, era dato gratis. L’avaro, sollevato, si dispose a ricevere il conforto religioso dicendo: Allora ungimi tutto! A. Lucarelli, (Saggio sui ditterii pugliesi, Soc. Tip. Pugliese, Bari, 1923, p. 190), ne da` la versione pugliese: ‘‘...Nan se pache? Iungeme tutte!’’. Ma la storiella e` diffusa in tutta Italia.
L’avaro fa come l’asino che porta il vino e beve acqua. L’avaro ha molti beni: li accumula, li custodisce e quindi, inconsciamente, li serba solo per trasmetterli ad altri, come l’asino che non gode della roba che trasporta. 1617
L’avaro (e`) come il porco (che) e` buono dopo morto. Il porco ha valore solo per le carni e quindi e` utile solo da morto. Cosı` l’avaro, che e` apprezzato solo quando lascia in eredita` le proprie sostanze, mentre da vivo e` persona poco piacevole, arida, egoista, scostante. Proverbio piuttosto vivo e diffuso che esprime in maniera piu` colorita quanto detto da una massima di Publilio Siro (A 23) ricorrente in quasi tutte le raccolte medievali, Avarus nisi cum moritur, nihil recte facit ‘‘L’avaro non fa nulla di buono se non quando muore’’. 1618
pag 184 - 04/07/2007
121
.
L’avaro e` il custode dei suoi beni, ma non il padrone. L’avaro, a differenza del padrone, che usa cio` di cui dispone, non consumando le sue ricchezze, finisce per esserne solo il custode, rimettendole intatte nelle mani dei propri eredi. 1619
1620 A padre avaro figliol prodigo. Di solito l’erede dell’avaro, essendo stato sacrificato dall’avarizia del defunto, diventa prodigo e con facilita` dilapida il patrimonio. Vedi anche All’avaro accade come allo smeriglio [S 1399]. 1621
La roba dell’avaro finisce in mano dello sprecone.
Piu` digiuna l’avaro e piu` mangiano i suoi eredi. Piu` risparmia l’avaro e piu` lascia nel testamento. Vedi anche All’avaro accade come allo smeriglio [S 1399]. 1622
1623
L’avar fatica e pena per tenere gli eredi a pancia piena.
L’avaro non ha e il prodigo non avra`. L’avaro e` come se non avesse quello che ha e di cui non gode; il prodigo disperdera` tutto e non avra` piu` nulla. 1624
1625 Dona piu ` l’avaro del prodigo. Al prodigo non costa nulla donare, perche´ non conosce affatto il valore di quello che ha. L’avaro invece, se dona, fa un gesto che gli costa infinitamente, perche´ sente l’avere come proprio sangue.
Avaro e maldicente peggio di loro non c’e` gente. L’avarizia e la maldicenza sono gli elementi che generano piu` disagio nei rapporti umani: l’avaro col sordido egoismo e il maldicente col seminare discordia. 1626
Tre sono gli avari: i preti, le monache e chi non ha figli. Sarebbero i piu` avari, i soli avari. Si riteneva un tempo che non volere figli fosse segno d’egoismo; anche preti e monache, per voto di castita`, non hanno figli che li vincolino alla societa` e al futuro. Inoltre: la mancanza di una propria famiglia isola l’individuo in se stesso, lo fa timoroso della solitudine, della vecchiaia in modo tale che vede nell’avere la sua sola salvezza. 1627
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
AVEMARIA
AVEMARIA Al suono della campana del tramonto era uso cessare i lavori in campagna e riprendere la via di casa. La sera si suonavano tre campane dette tutte Avemaria: circa un’ora prima del tramonto, al tramonto e un’ora dopo il tramonto (detta un’or di notte, ovvero or di notte). L’Avemaria vera e propria era la seconda. Per le ore canoniche vedi Campana, Ora. Quando suona l’Avemaria o a casa o per la via. Quando suona l’Avemaria, quando comincia a far notte la persona onesta deve essere gia` a casa o per la strada. Proverbio che si rivolgeva in particolare alle donne per evitare brutti incontri. Vedi anche Dalla campana a nona esce ogni persona buona; e dal vespro alla campana esce solo la puttana [P 2995]; Tra vespro e nona non sta fuor persona buona [V 615]. 1628
Quando suona l’Avemaria chi e` in casa d’altri vada via. Per convenienza ed educazione. 1629
Quando suona l’Avemaria torna a casa la compagnia. Si considerava finita la giornata ed era educazione lasciare le case altrui per rientrare. 1630
Gira, gira, all’Avemaria ognun si ritira. Per quanto sia stata una giornata movimentata, di visite o di viaggi, la sera ognuno deve rientrare. 1631
A un’or di notte tutti dentro le porte. L’or di notte era la terza Avemaria, la campana suonava quando la notte era gia` cominciata da circa un’ora; le porte sono quelle delle citta` che si chiudevano dopo il tramonto e non si riaprivano che al mattino. Vedi anche Quando suona l’or di notte si chiudono le porte [O 426]. 1632
All’Avemaria tutti i matti scappano via; all’or di notte tutti i matti dietro le porte. I matti qui sono gli sventati che, avendo fatto tardi, odono la campana e si mettono per strada in furia, correndo. Si tratta di gente che si trova fuori della citta` che chiude le porte all’or di notte (vedi il precedente) e di conse1633
pag 185 - 04/07/2007
AVENA
122
.
guenza stupidamente si trovano fuori delle mura a tempestare di pugni come matti, le porte che non si aprono. Dopo l’Avemaria la tua e` bella come la mia. Quando e` notte la tua donna e` bella come la mia. Vale come Di notte tutte le gatte son bigie [G 251]. Bisogna tenere conto che un tempo nelle camere da letto non si usava tenere la candela o il lume acceso, mentre anche l’illuminazione altrove era precaria, per cui il proverbio non aveva valore solo paradossale, ma anche reale. 1634
AVENA Foraggio che rinforza il cavallo e sfibra il terreno. 1635 L’avena tira e il vino va. Nella strada l’avena rinforza il cavallo che tira il calesse o il barroccio, mentre il vino rende spedito il passo dell’uomo. Quando il barroccio era carico, infatti, il barrocciaio, salvo rare eccezioni, doveva camminare accanto al veicolo, o dietro, se doveva azionare il freno.
Gli asini che s’impuntano mangiano l’avena dei cavalli che corrono. Chi pretende, protesta, e` importuno, crea difficolta`, ottiene piu` di chi fa bene il proprio lavoro, produce senza sollevare problemi. 1636
1637 L’avena fa bello il cavallo. L’avena, cibo sostanzioso per il cavallo, si dice che contribuisca a rendergli folto e lucido il pelo.
Chi vuol d’avena un granaio la semini di febbraio. Consiglia una semina tardiva, dal momento che i cereali si seminano in genere alla fine dell’autunno. 1638
L’avena svena. L’avena impoverisce troppo il terreno su cui cresce, tanto che la coltura che la segue su quel campo sara` meno produttiva. 1639
AVERE Nel significato di ‘‘possedere beni materiali, proprieta`’’, in una parola: essere ricco. f Vedi Avaro, Essere, Possedere, Verbo. Chi ha quel che suona ha quello che canta. Chi si puo` permettere un lusso (suonatore) se ne puo` permettere un altro (cantore). Ma il 1640
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
proverbio si riferisce ai soldi: chi ha danaro sonante ha chi lo serve e altro. Altri intendono quello che canta come uccello, con le sue allegre implicazioni. Avere e` avere da qualunque parte venga. Anche i beni ottenuti con male arti, con mezzi illeciti sono ricchezza, danno benessere, potere. Quando le considerazioni morali sono pretestuose o sterili, si afferma che di fatto colui che ha, bene o male, e` nella condizione di chi ha. Vedi anche Il danaro non ha odore [D 26]. 1641
1642 L’avere da` sapere. Le disponibilita` economiche mettono in contatto con realta` che, bene o male, danno conoscenze e insegnano quello che nella vita serve sapere. 1643 Non c’e` avere che valga il sapere. Corregge il precedente: dato che l’avere si puo` perdere e il sapere invece resta come dote; con il sapere si puo` acquistare l’avere e non viceversa.
Parlare e sapere contan meno dell’avere. Contrario del precedente. Proprieta` di linguaggio e sapere sono le doti della persona intelligente e colta, preparata, capace, ma nelle cose del mondo contano meno della ricchezza. 1644
1645 L’avere torna spesso dond’e` venuto. L’avere torna a chi ha. Il povero che acquisisce per un colpo di fortuna molte sostanze, facilmente le perde perche´ non e` capace di conservarle, le dilapida per imperizia, per sciocca generosita`, per imprevidenza, per cui tornano nelle mani del ricco.
Avessi, Potessi e Fossi erano tre coglioni e giravano il mondo. Sono tre congiuntivi personificati che esprimono speranze e illusioni che non servono a nulla, solo a sfogarsi o a sognare: O, avessi cento milioni! Vedi Bene, Buono e Magari eran tre idioti e facevan lunari [B 339]; Don Credevo e don Pensavo morirono di fame [C 2435]. 1646
Avessi e Avrei uno morı` impiccato e l’altro affogo`. Anche qui due forme verbali personificate, che fecero poca strada e una brutta fine. Vivendo nei sogni e nelle illusioni si finisce male. 1647
pag 186 - 04/07/2007
123
.
1648 Avessi morı` di stenti. Perche´ non aveva nulla.
Sant’Avesse, san Potesse, san Sarebbe e san Fosse, son quattro santi che non hanno fatto mai miracoli. Altre forme di congiuntivo e condizionale personificate a scopo comico; con considerazioni basate su questi verbi non si ottiene nulla: sono pura retorica. 1649
1650 Avere Avuto faceva il povero. Con la personificazione del verbo in un nome fantastico si indica che le ricchezze perdute non contano: chi non le possiede piu` vive in miseria.
Meglio non aver mai avuto che l’avere e aver perduto. La poverta` e` assai piu` penosa per chi ha conosciuto l’agiatezza. Proverbio di notevole vitalita` e diffusione che si applica non solo ai beni materiali ma anche a quelli affettivi. Un chiaro parallelo gnomico latino si trova in Plauto (Rudens 1321) Miserum istuc verbum et pessumum est: ‘‘habuisse’’ et nil habere ‘‘Questa e` un’espressione triste, anzi la peggiore: aver avuto e nulla avere’’, anche se il confronto piu` immediato e` quello con un celebre luogo di Dante, le parole di Francesca nel canto 5 dell’Inferno (121-123): ‘‘Nessun maggior dolore / che ricordarsi del tempo felice / ne la miseria’’. 1651
Se avessi quel che non ho, potrei quel che non posso. Ragionamento corretto che si usa ironicamente per sottolineare che e` inutile girare intorno con le parole intorno a cio` che potrebbe essere, quando non puo` essere. 1652
Chi ha, conservi. Chi ha la fortuna di avere pensi costantemente a conservare, perche´ non e` cosa facile. Vedi anche Metti la roba in un cantone che verra` la sua stagione [R 805]. 1653
1654 Tutto quello che hai tientelo caro. Non disprezzare nulla, non buttar via, ne´ distruggere i beni che hai: viene il tempo in cui sono utili. Si riferisce anche alle doti personali, alle capacita`, ecc. 1655
Nessuno ha tutto e nessuno non ha nulla.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
AVERE
Non esistono condizioni estreme di assoluto, totale possesso di beni e di completa mancanza: le situazioni si bilanciano, vi sono compensazioni. Avere e non essere e` come filare e non tessere. L’avere, che deriva dalla fortuna, non basta a fare un uomo di valore: ci vuole l’animo generoso e virtuoso, sono necessarie le qualita`, la volonta`, il lavoro. L’uomo soltanto ricco e` una cosa che rimane a meta`, come chi filasse la lana o il lino, senza poi procedere alla tessitura. Vedi anche Parere e non essere e` come filare e non tessere [A 1656]. 1656
Avendone e non spendendone e` come non avendone. Toscano. Chi ha e non spende vive come il povero senza esserlo. Si sottende naturalmente: soldi. Costruzione impropria, e scherzosa, del gerundio, per fare una rima sdrucciola, vedi Col volendo si va al facendo [V 1236]. Per il significato vedi anche Un avaro non e` mai ricco [A 1585]. 1657
Chi ha mangia e chi non ha digiuna (chi non e` amato piange e chi ama guarda la luna). Nessuno o pochi dividono con gli altri quello che possiedono. Il proverbio sottintende un ragionamento del quale e` la conclusione: nonostante le belle parole e i discorsi altruistici, il fatto e` che chi ha si gode quello che ha e chi non ha s’arrangia. E` la legge, enunciata un po’ cinicamente, del comportamento umano. La seconda parte e` un’aggiunta che non sempre si cita e fa un parallelo tra la fortuna nell’avere e in quella in amore. 1658
1659
Chi ha mangia e chi non ha guarda.
Chi ha campa e chi non ha canta. Cantare e` un modo per ingannare la fame. Pare sottinteso un riferimento alla cicala che, nella fantasia popolare, vive di rugiada e di canto. Si dice appunto: Canta che ti passa [C 520]. 1660
Parente o non parente va male a quello che non ha niente. Ognuno si tiene quello che ha ed e` illusione pensare che avendo parenti ricchi si possa cambiare la propria situazione: la parentela sembra non riguardare le sostanze. 1661
1662
Quel che sempre si ha meno si stima.
pag 187 - 04/07/2007
AVERE
124
.
Quello che si possiede e si usa normalmente non lo si tiene in considerazione e non se ne avvertono le qualita` di utilita`, d’interesse, di bellezza, ecc. Quel che si ha si disprezza e quel che non si ha si desidera. Il desiderio amplia il valore della cosa desiderata, mentre la consuetudine diminuisce l’importanza di quello che abbiamo sempre a disposizione.
Chi da povero diventa ricco, o comunque viene a possedere qualcosa, spesso ostenta quello che possiede in modo goffo, esagerato, forse per far dimenticare la sua passata condizione.
1663
1664 Quel che non si puo` avere si brama. Sottolinea che, mentre quello che non si ha si desidera (vedi il proverbio precedente), quello che non si puo` avere si brama, vale a dire che si desidera ancora di piu`, se ne ha un desiderio maggiore ingigantito dall’impossibilita` d’ottenerlo. 1665 Chi ha fa e disfa`. Colui che dispone di sostanze e` quello che ha il reale potere, la possibilita` della scelta, e` quello che decide di fare e di non fare. Se ne puo` dedurre che tutti coloro che detengono le forme del potere (cariche, funzioni) sono condizionati da chi ha il vero potere, quello economico. 1666 Chi ha ha bisogno di chi non ha. Colui che possiede ha dei sottoposti che lavorano per lui, si fa servire e perde quindi la capacita` di operare di persona, per cui e` costretto a ricorrere ad altri, dipende da loro. Constatazione semplice, ma e` la dinamica sociale sulla quale si fonda la dialettica servo-padrone di Marx.
Chi non ha, ha bisogno di chi ha e chi ha, ha bisogno di chi non ha. Ampliamento del precedente. Sposta l’attenzione su rapporti sociali nei quali chi non possiede chiede lavoro, protezione e appoggio a chi ha, mentre chi ha disponibilita` chiede a chi non ne ha di lavorare per lui, di servirlo, di mettere a disposizione le sue capacita` e conoscenze. 1667
Vivi di quel che hai e non di quel che aspetti. Cerca di essere felice godendoti quello che e` a tua disposizione e non aspettare, per essere contento, quello che in futuro speri di ottenere. 1668
1669
Chi non ha mai avuto mostra piu` del dovuto.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Chi ha dato ha dato, chi ha avuto ha avuto. Proverbio napoletano usato ormai dovunque per indicare che alla fine di un rapporto ognuno resta con quello che ha in mano. Col detto si allude spesso al comportamento furbesco di chi sfrutta un sentimento o una situazione per il proprio utile. E` ripreso da una nota canzone napoletana che dice: Basta che ce sta o sole / che c’e` rimasto ’o mare... / chi ha avuto, ha avuto, ha avuto, / chi ha dato, ha dato, ha dato, / scordammese ’o passato nun ce pensamme chiu`. Anche Carducci scrive: ‘‘Chi ebbe tenga e quel che e` stato e` stato’’ (Giambi ed epodi 1.5, Il Cesarismo). Qualcuno sostiene che sia stato il motto delle Fiera di Senigallia che si teneva dal 10 luglio al 10 agosto e durante la quale si chiudevano i caselli del dazio. Allo scadere del temine si riaprivano e ricominciava l’obbligo del pagamento. Vedi anche Come alla fiera di Senigallia: Chi ha avuto ha avuto [S 993]; La campana a morto dice: Chi ha avuto ha avuto [C 292]. 1670
1671 Quel che non si puo` avere si biasima. Quello che si desidera ma non e` possibile ottenere si tende a disprezzarlo per attenuare la delusione. Lo stesso concetto e` espresso dal modo di dire: Fare come la volpe con l’uva. Anche la volpe, non potendo raggiungere l’uva, che era troppo alta, disse che era acerba (cfr. Esopo, Favole 32). Vedi per il biasimo finalizzato all’acquisto Chi disprezza compra [D 635]. 1672 Chi ha e` soggetto a perdere. Chi possiede si trova nel rischio continuo di perdere quello che ha. Sottolinea lo stato di precarieta` e d’apprensione che genera l’avere. 1673 Chi non ne ha non ne perde. Reciproco del precedente. Chi e` povero non ha nulla da perdere, da questo punto di vista e` tranquillo. 1674
Chi ha la casa vuota lascia la porta aperta.
1675 Chi ha capita sempre bene. Dovunque vada il ricco e` sempre accolto gentilmente e volentieri, anche perche´ puo` esser sempre utile.
pag 188 - 04/07/2007
125 1676
.
Chi ha e` sempre benvenuto.
Abbi fiorini e troverai cugini. Procura d’aver soldi e troverai dovunque chi ti accoglie e ti ama come un parente. 1677
1678
Chi ha roba e` ben visto.
Chi non ha di casa sua non sempre mangia alle sue ore. Chi non e` autonomo, non ha disponibilita` personali deve stare ai comodi degli altri, fare le cose quando puo` e gli altri vogliono, come chi deve mangiare in casa d’altri. 1679
Deus in adiutorium meum intende chi non ne ha canta e chi li ha ne spende. Detto scherzoso. Il primo verso e` quello col quale inizia la funzione dei Vespri (Salmi 69.2), ‘‘Signore vieni in mio aiuto’’. Segue una considerazione consolatoria per chi si trova a corto di quattrini: il canto e` ritenuto un mezzo per sfogare la rabbia e il malumore. Vedi anche Uccello in gabbia canta per amore o canta per rabbia [U 34]. 1680
1681 Chi n’ha, ne spende. Chi ha soldi se li gode, li sperpera, puo` largheggiare, fare molte spese. 1682 Chi poco ha poco da`. La penuria dell’avere condiziona anche la generosita`: non solo chi ha poco da` poco perche´ ha poco, ma anche perche´ ha paura di rimanere senza. 1683 Ognun da` quello che ha. Proverbio con diverse sfumature di significato a secondo delle situazioni: ognuno da` quello che puo`, secondo le possibilita`. Con ironia: per rimarcare la grettezza, la maleducazione di un gesto proveniente da una persona avara o meschina. Con rassegnazione: non si puo` chiedere a una persona quello che non e` in grado di dare; in questo senso vedi anche La botte da` il vino che ha [B 778]. 1684 Quel che non si ha non si puo` dare. Reciproco del precedente. Anche nel senso di doti e di conoscenze.
(Io) Ho solamente quello [quel] che ho dato [donato]. Di ispirazione cristiana: possiedo solo quello che ho donato. Propriamente: ho portato con me (ora che sono morto) soltanto quello che ho dato, il bene che ho fatto. Ma ovviamente si 1685
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
AVERE
usa di solito senza questo valore definitivo. Vedi anche Non si porta con noi che il bene fatto [B 371]. Deriva del detto latino seguente: 1686 Haec habeo quae dedi. ‘‘Ho quello che donai’’. Motto mediolatino che D’Annunzio adotto`, facendolo scrivere sull’ingresso del Vittoriale e sulla porta del suo studio. 1687 Meglio l’avuto che l’atteso. Meglio quello che e` stato ricevuto che quello che ci si aspetta, in quanto il primo e` sicuro e si gode, il secondo e` incerto e non serve che a sperare. 1688 A chi ha gliene va. I soldi e le ricchezze vanno per le vie della fortuna (eredita`, vincite, matrimoni) a coloro che hanno gia` disponibilita` e agiatezza. Vedi anche Piove sul bagnato [P 1856]; Ogni acqua va al mare [M 677].
Chi l’ha, chi l’ha avuto e chi lo vorrebbe. Si dice dell’atteggiamento degli uomini verso il denaro, ma si usa con maliziosa ambiguita` riferendolo ad altro nei confronti delle donne. 1689
1690 Meglio avere uno che dover dare due. Meglio avere poco che, per voler molto, trovarsi con i debiti. 1691 Meglio aver da avere che aver da dare. Meglio aver crediti che debiti. Meglio trovarsi a non poter riscuotere che a non poter pagare. Si usa inoltre come un invito alla generosita` anche nei sentimenti: meglio nei rapporti personali essere nella situazione di aver qualcosa da ricevere che sentirsi in obbligo.
Ha noie chi ha da dare e chi ha da avere. Dover restituire, denari o altro, non e` piacevole, ma nemmeno andare a chiedere, cercare di recuperare qualcosa, tanto piu` un debito. 1692
1693 Si va per avere e ci riman da dare. E` la sorte del creditore che va per riscuotere un debito e risulta debitore. Proverbio dei contadini che ogni anno facevano i conti con il padrone e, per miseria loro o malignita` del proprietario, si trovavano sempre in debito. 1694 Molto aver fa molte cure. Chi possiede molti beni e` costretto a occuparsene con sollecitudine ed e` angustiato da preoccupazioni e impegni continui. Vedi anche Grandi ricchezze, poco sonno [R 390].
pag 189 - 04/07/2007
AVVENIRE
AVVENIRE1 f Vedi Accadere. AVVENIRE2 Sostantivo. L’imperscrutabilita` degli eventi futuri nasconde il rimpianto di non poterli conoscere e la rassegnazione. f Vedi Futuro, Indovino. L’avvenire [il futuro] e` nelle mani di Dio [del Signore]. Avvertimento che si da` quando qualcuno fa progetti per il futuro con troppa sicurezza. Vedi anche la forma ampliata L’avvenire e` nelle mani di Dio; cio` che sara` l’uomo non puo` mai dire [U 173]. 1695
L’avvenire sta sulle ginocchia di Giove [degli de`i]. Di ascendenza classica e di uso dotto, riprende alcuni luoghi dell’Iliade che con questa immagine esprimono l’incertezza sul futuro: celebre soprattutto la ricorrenza in Iliade 20.435 nelle parole di Ettore ad Achille prima del duello per lui fatale. 1696
1697
L’avvenire nessuno lo sa.
Quello che deve venire non lo sa nemmeno il piu` vecchio. Per analogia. Non serve neppure l’esperienza per immaginare, predire il futuro. 1698
1699 Sara` quel che sara`. Per analogia. Formula molto comune con la quale, escludendo la possibilita` di prevedere qualcosa, ci si rimette al destino.
Se si conoscesse l’avvenire a nessuno capiterebbe niente. Si sottolinea, con gusto paradossale, come disgrazie e inconvenienti capitano perche´ il futuro e` imprevedibile. 1700
AVVOCATO Gli avvocati sono una categoria professionale molto bersagliata dai proverbi, in particolare perche´ dalle liti, dalle cause, che rovinano i contendenti, alla fine guadagnano solo loro. Sono cosı` visti come uccelli predatori che vivono sulle disgrazie e le sventure della gente comune. f Vedi Medico, Prete. 1701
126
.
Grande avvocato, cattivo cristiano.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Un buon avvocato non puo` avere una coscienza netta: per vincere le cause deve infatti ricorrere a mezzi usando i quali non ci si puo` dire del tutto onesti. L’avvocato e il medico vendono per uno scudo consigli che non comprerebbero per un quattrino. L’avvocato e` largo di consigli anche in casi nei quali non saprebbe cosa fare, dal momento che, comunque vada il processo, intasca la parcella. Lo stesso usa fare il medico, vedi Medico. 1702
L’avvocato ti spoglia e il medico t’ammazza. Tutti e due ti portano alla rovina, il primo economica, l’altro fisica. 1703
Il medico vive di carne malata e l’avvocato di carne infuriata. Il medico vive sulle malattie e l’avvocato sull’ira dei contendenti. 1704
Preti, medici e avvocati si trovan sempre d’accordo. Vivono infatti sulle disgrazie altrui: gli avvocati sulle liti e i testamenti, i medici sulle malattie e i preti sui funerali e i lasciti. Quindi: quando c’e` qualcuno che va all’altro mondo lavorano insieme. 1705
Chi nelle man dell’avvocato va perde fede speranza e carita`. Non crede piu` a nessuno: avvocati, amici, nemici, tribunali, legge, testimoni; ne´ ha speranza che la situazione si possa sbrogliare; ne´ ama piu` nessuno. A contatto con gli avvocati la vita si presenta come la commedia dove tutto puo` essere vero e tutto falso. C’e` anche sottinteso il fatto che l’avvocato aveva fama di persona falsa, profittatrice, capace di vendersi alla controparte, ecc. 1706
Chi va nelle man dell’avvocato vive in miseria e muore dannato. E` un invito a non entrare in una lite, in un contenzioso legale, poi in un processo. Un accordo anche svantaggioso e` preferibile a una vittoria in tribunale. Vedi anche Meglio un magro accordo che una grassa sentenza [S 1021]. 1707
1708
Sta meglio un topo in bocca a un gatto che un cliente in mano a un avvocato.
1709
Chi va dall’avvocato quando gli va bene ci lascia le penne.
pag 190 - 04/07/2007
127
.
Anche se vincera` la causa la parcella lo impoverira`. 1710 L’avvocato mangia carne di cristiano. Vive sui risparmi, le privazioni, i debiti dei clienti: si approfitta dei poveri che si separano dal poco che hanno come dalla propria carne.
L’avvocato miete di gennaio come vendemmia di marzo. L’avvocato non ha stagioni nelle quali semina, pota, concima o ara: raccoglie in ogni stagione; ha un lavoro che rende sempre e comunque. 1711
La penna dell’avvocato e` un coltello da vendemmia. E` un arnese che non lavora mai inutilmente o in perdita, ma guadagna sempre e comunque, come la roncola del vendemmiatore che taglia grappolo su grappolo. 1712
Le mani dell’avvocato sono sempre nelle tasche degli altri. Copre ogni spesa attingendo ai conti dei clienti, addebitando loro anche spese proprie. In altro significato: maneggia sempre i soldi e i beni degli altri, appropriandosi di quanto piu` puo`. 1713
Non c’e` anima d’avvocato che giri per il paradiso. Di avvocati in paradiso ci sarebbe solo il loro protettore, Sant’Ivo o Ivone, che una pseudosequenza latina qualifica come ‘‘avvocato e non ladro, cosa incredibile’’, vedi Sant’Ivone. 1714
Uno tira una mucca per la coda, l’altro per le corna e l’avvocato la munge. I litiganti si contendono un bene e gli avvocati lentamente se ne appropriano con mezzi leciti o illeciti. 1715
Gli stolti e gli ostinati fanno ricchi gli avvocati. La fortuna dell’avvocato si fonda sulla stoltezza di chi crede d’aver ragione e intenta cause senza fondamento e sull’ostinazione dei puntigliosi che preferiscono la rovina piuttosto che cedere accordandosi ragionevolmente. 1716
1717
La veste dell’avvocato e` foderata con l’ostinazione dei clienti.
Con le mani vuote non si va davanti agli avvocati. Ogni parola, ogni consiglio viene fatto pagare dall’avvocato: non ci sono gratuiti preliminari. Una volta era uso, soprattutto da parte 1718
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
AVVOCATO
della povera gente che pagava in natura, di presentarsi all’avvocato con qualcosa che potesse motivarlo a patrocinare la causa, come Renzo che porta quattro capponi ad Azzeccagarbugli, nel cap. 3 dei Promessi sposi. Vedi anche Porta aperta per chi porta e chi non porta parta [P 2199]. Alle porte degli avvocati bisogna bussare con i piedi. Perche´ le mani sono occupate a reggere i doni che si portano loro. 1719
1720 Avvocato, cattivo vicino. In quanto, avendo conoscenza e familiarita` con la legge, fa continuamente valere i propri diritti, ovvero le sue pretese maneggiando a dritto e a rovescio i codici.
Buon avvocato non si fece mai portare davanti a un giudice. L’avvocato evita, per quanto lo riguarda personalmente, di ricorrere in tribunale e arriva a un accordo. Oppure: e` tanto scaltro che non si riesce a portarlo di fronte a un giudice. 1721
Non c’e` cattiva causa che non trovi il suo avvocato. Usato in senso senso generale: non esiste idea tanto balorda che non abbia il suo sostenitore. 1722
Degli avvocati e` piu` facile dirne male che farne a meno. L’avvocato e` un male necessario. Per quanto tutti riconoscano che ricorrere all’avvocato comporta molti inconvenienti, nondimeno al momento del bisogno e` insostituibile. 1723
Avvocato non chiamato con un calcio nel culo fu pagato. Chi s’intromette, non richiesto, negli affari non suoi, anche se offre un valido aiuto, non viene ricompensato, ne´ ottiene riconoscenza. 1724
Sanctus Yvo erat Brito: advocatus et non latro, res miranda populo. ‘‘Sant’Ivone era della Bretagna, avvocato e non ladro, cosa eccezionale per tutti’’. I tre versi (dei quali spesso il primo e` omesso) sono tradizionalmente intesi come critica implicita agli avvocati, ma e` probabile che in origine volessero piuttosto bersagliare i Bretoni, allora considerati tutti furfanti. Ivone di Kermartin, noto anche come ‘‘Avvocato dei poveri’’, visse fra il 1253 e il 1303 e fu canonizzato nel 1347. 1725
pag 191 - 04/07/2007
AVVOLTOIO
128
.
AVVOLTOIO L’aspetto sinistro di questo grosso rapace e la sua abitudine a cibarsi di carogne hanno ispirato nei suoi confronti un senso di ripugnanza. Nell’antichita` invece l’avvoltoio era stato investito di valori sacrali divenendo l’emblema dell’Alto Egitto; presso i Romani era ritenuto sacro al dio della guerra. Nell’alchimia, insieme al corvo, come divoratore delle carni in putrefazione, divenne simbolo di rigenerazione ed equivalente di uno dei misteri fondamentali della natura. Molti significati sono stati dati a questo uccello, che nel linguaggio comune ha solo metafore negative. Invidia: un avvoltoio rode nell’Ade il fegato del gigante Tizio; morte: presso molti popoli l’avvoltoio e` posto a custodia delle tombe; morti: vola la` dove vi saranno eccidi o vi sono carogne; odorato straordinario: sente da lontano, o addirittura prima che avvenga, l’odore del massacro; rimorso: l’avvoltoio becca il cuore dei dannati nell’Ade. 1726 Dove vola l’avvoltoio c’e` la carogna. Dove si aggira un malvagio la` c’e` un delitto, o un imbroglio. Nei Vangeli (Matteo 24.28, Luca 17.37) si legge: ‘‘Dovunque sara` un cadavere, la` si raduneranno le aquile’’, che sembra modificare, volutamente o per una confusione linguistica, proprio questo proverbio, dunque gia` esistente come tale nella tradizione ebraica. 1727 L’avvoltoio giovane ha il becco tenero. Il malvagio, quando inizia la sua carriera, non si tradisce dai modi e dall’atteggiamento. Oppure: anche i malvagi in gioventu` sono stati buoni. 1728 Chi nasce avvoltoio non morira` colomba. Per quanto uno migliori con l’eta`, l’educazione, l’esperienza, non cambiera` mai la propria natura. Vedi anche Chi di gallina nasce convien che razzoli [G 72].
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
La chioccia non piange la morte dell’avvoltoio. Nessuno si addolora sinceramente per le disgrazie che colpiscono il proprio nemico. Non ci si preoccupa dei danni che capitano a chi ci nuoce. Vedi anche La morte del lupo e` la salute del cane [L 1143]. 1729
AZIONE 1730 L’azione rivela la passione. Il gesto, l’atto, piu` delle parole, rivela l’animo, i desideri di una persona che, mentre copre i propri impulsi parlando, li manifesta inavvertitamente con il proprio atteggiamento. 1731 Ognuno e` figlio delle proprie azioni. Ciascuno e` quello che e` in base a quello che ha fatto. Sottolinea la responsabilita` individuale. Vedi Ciascuno e` artefice della sua fortuna [F 1227]; La sorte e` come uno se la fa [S 1681].
AZZURRO Azzurro e oro non guastan lavoro. Vecchio proverbio dei decoratori e dei pittori, secondo il quale nelle decorazioni come nei dipinti, che un tempo erano per lo piu` di soggetto religioso, mitologico o storico, l’abbinamento dei due colori azzurro e oro andava sempre bene, non compromettendo certo la bonta` dell’opera. Compaiono infatti nel cielo stellato, nelle cornici, nei manti, ecc. Azzurro e oro erano due colori estremamente costosi, ricavandosi l’uno dal lapislazzuli e l’altro dalla foglia d’oro. Nel Medioevo e nel primo Rinascimento, commissionando un dipinto veniva stabilita la quantita` di superficie che doveva essere coperta da questi due colori. 1732
pag 192 - 04/07/2007
B BABBO In Toscana, Umbria e Sardegna babbo e` il termine col quale si indica il padre, altrove papa`. f Vedi Figlio, Madre, Padre. 1 Babbo e mamma non campano sempre. Toscano. Si dice ai figli che non si decidono a provvedere per tempo a se stessi, a farsi una famiglia o a rendersi indipendenti. 2
Babbo e mamma non sono eterni.
Tata e mamma nun campeno sempre. Romanesco. 3
` BACCALA Il baccala` e` il merluzzo in tranci salati ed essiccati; assieme all’aringa, la salacca, l’acciuga era il piatto delle mense povere. Viene pescato nei mari del Nord. Baccala`, fegato e uova piu` che cuoce e piu` che assoda. Baccala`, uova e fegato tendono a indurire con il procedere nella cottura. Il verbo al singolare con piu` soggetti e` frequente nel linguaggio popolare: il proverbio viene sempre enunciato in questo modo. 4
Donne e baccala` da Ognissanti in la`. Si consiglia la stagione fredda per un cibo pesante e di difficile digestione; soprattutto se ne sconsiglia l’uso nel periodo caldo: Ognissanti cade il 1º di novembre. Anche gli incontri sessuali sono raccomandati con la stagione fresca, vedi Agosto moglie mia non ti conosco [A 335]. 5
6 Il baccala` non e` buono se non e` battuto. Il baccala`, soprattutto quello di qualita` scadente usato comunemente, era molto duro e doveva essere messo in bagno per ore prima della cottura. Per ammorbidirlo meglio si usava anche pestarlo con un fungo di ferro o qualcosa di pesante. 7
Il baccala` e` buono per chi lo sa fa’.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Il baccala` riesce un ottimo piatto solo per chi lo sa cucinare. Molte sono le ricette regionali che lo vedono protagonista, a cominciare dal celebre baccala` alla livornese (ed e` possibile che lo stesso infinito tronco del proverbio denunci l’area linguistica toscano-meridionale); ma un tempo era cucinato poveramente, spesso solo bollito. All’ora di mangia’ chi corre per il cappone, chi per il baccala`. Povera o ricca la mensa attrae tutti al momento della fame. Chi va per bocconi ghiotti come il cappone e chi per un piatto povero come il baccala`. 8
BACCHETTA Bacchetta come segno di comando (vedi ‘‘comandare a bacchetta’’), come il frustino, il bastone. A mal villano non dar bacchetta in mano. Al contadino, all’uomo di bassa condizione non dare incarichi ne´ potere di comando. Chi ha sempre ubbidito abusa del potere che conquista. 9
BACCHETTONE Bacchettone e` colui che ostenta grande devozione e religiosita`. Il termine proviene forse dalla bacchetta che usavano un tempo i penitenti per frustarsi. Nei proverbi seguenti e` citato con molti coloriti sinonimi: collo torto e` il maniaco delle pratiche devote, cosı` detto per il fatto che prega tenendo la testa inclinata su un lato, posa che compare anche sui santini; baciapile e` chi in chiesa si prosterna a baciare le pile dell’acqua benedetta; leccasanti e baciasanti sono quelli che baciano continuamente immagini di devozione; lo sgranacorone e` colui che ha sempre in mano la corona del rosario. 10
Bacchettoni e colli torti tutti il diavol se li porti; baciapile e leccasanti se li porti tutti quanti.
pag 193 - 04/07/2007
BACCO
130
.
Coloro che ostentano devozione, eccessivo attaccamento alle pratiche religiose, mostrano virtu` e zelo, sono ritenuti pericolosi, poiche´ nascondono altre mire, assai piu` terrene. Per i vari significati vedi sopra. Chi ha il collo torto continua a fare il male anche da morto. Per analogia. Per collo torto vedi sopra. E` talmente maligno che la sua cattiva influenza continua oltre la tomba, mediante testamenti, calunnie e azioni che protraggono gli effetti nel tempo dopo la sua scomparsa. 11
Guardati dalla peste e dalla guerra e dai musi che guardano per terra. Per analogia. La persona che tiene gli occhi abbassati e non guarda in faccia l’altro quando parla era considerata di natura subdola, falsa e capace di nascondere inganni e tradimenti. 12
Guardati dal bacchettone, dallo sgranacorone, da chi nasconde le mani, dalla bocca dei cani e dai culi dei muli. Il bacchettone e lo sgranacorone sono persone infide dalle quale occorre guardarsi. Anche colui che per imbarazzo si tormenta le mani e le tiene nascoste mostra di avere qualcosa di segreto o di cui si vergogna, un’inquietudine sospetta. Bisogna tenersi a distanza dalla bocca del cane perche´ improvvisamente puo` mordere e non stare dietro ai muli per evitare di prendere calci o altro. 13
BACCO Bacco e` la divinita` latina del vino e dell’ebbrezza, simile al greco Dioniso. E` qui spesso accomunato a Venere, dea dell’amore, ambedue fonti di piacere e di perdizione per il genere umano. f Vedi Venere. Bacco, tabacco e Venere riducon l’uomo in cenere. Molto diffuso: il vino, il fumo e l’eros rovinano la salute dell’uomo. Il tabacco un tempo veniva piu` fiutato che fumato: introdotto nel naso rovinava le vie respiratorie. Cosı` Carlo Goldoni (Lucrezia Romana, atto III, scena VI): ‘‘Bacco, Cupido e Venere / fanno l’uomo andare in cenere’’. 14
15 Ne uccide piu ` Bacco che Marte. Il bere un tempo era, tra tutti, il vizio piu` diffuso e faceva piu` vittime della guerra.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Marte era il dio delle armi e della guerra. Vedi anche Ne uccide piu` la gola della spada [G 932]. Quando Bacco prende la testa lega anche i piedi. Quando i fumi del vino bevuto arrivano alla testa si bloccano anche le gambe ed e` difficile camminare. La camminata dell’ubriaco e` instabile, barcollante. 16
Bacco attizza il fuoco e Venere viene al gioco. Bacco prepara la strada e Venere viene volentieri dietro. Il vino da` forza, brio, scalda il sangue, per questo eccita anche i desideri sessuali. I ‘‘giochi di Venere’’ sono appunto le pratiche amorose, vedi anche Senza Cerere e Bacco e` amor debole e fiacco [V 372]. 17
BACIARE Per molti proverbi e` un atto innocente, che non ha conseguenze. f Vedi Bacio, Bocca. 18 Baciar non lascia odore. Il bacio si puo` nascondere agevolmente. Il bacio non ha nessuna conseguenza. Il bacio non comporta la perdita del buon nome, rimane una cosa innocente. Vedi anche Il bacio non lascia macchia [B 27].
Baciar non e` peccato e abbracciar non toglie onore. Baciare, alla luce della morale del passato, non era visto come una colpa e anche la religione lo ammetteva. Abbracciare ugualmente e` uno scambio di affettuosita` che non comportava la perdita dell’onorabilita`. 19
Si bacia il bambino pensando alla mamma. L’uomo, al quale piace la madre, vezzeggia il bambino sapendo che questo le fa piacere. Si accarezza il figlio per poter poi accarezzare la mamma. 20
21 Bacia e riponi. Si dice delle cose preziose che devono essere maneggiate poco e con cura, come le reliquie dei santi, alle quali la frase fa riferimento, i ricordi, le immagini care. Le reliquie venivano esposte all’adorazione dei fedeli solo in rare occasioni, quindi erano gelosamente riposte nei reliquiari. 22
Tal ti bacia la bocca e dietro te l’accocca.
pag 194 - 04/07/2007
131 Di uso antico, come denunciano tal per ‘‘qualcuno’’ e il verbo ‘‘accoccare’’. Qualcuno che ti fa grandi manifestazioni d’affetto, di stima, promesse e giuramenti, dietro sta preparandoti l’inganno. Accoccare propriamente e` aggiustare la cocca, la tacca della freccia nella corda dell’arco, quindi anche: ficcare dentro. L’allusione e` pesante. BACIO Il bacio, pur non essendo di per se´ impegnativo, o esprimendo solo un’affettuosita` o un gioco, e` comunque il segno certo della disposizione affettuosa di una persona verso l’altra e quindi puo` preludere a un rapporto piu` stretto. f Vedi Bocca, Silenzio. I baci sono come le ciliegie: uno tira l’altro. I baci piacciono talmente che, una volta cominciato a darli, non si smetterebbe mai. Vedi anche Una ciliegia tira l’altra [C 1583] ; Chiocciole da succhiare e donne da baciare non posson mai saziare [C 1475]. Si dice anche delle disgrazie, vedi Le disgrazie non vengono mai sole [D 597]. 23
24 Un bacio dato non fu mai perduto. Un segno d’amore, dato o ricevuto, e` sempre qualcosa di bello che ti e` capitato. 25 I baci sono i messaggeri d’amore. I baci sono il preludio dell’amore e annunciano il desiderio intenso di unione. 26
Chi concede un bacio e` pronto a dare di piu`.
27 Il bacio non lascia macchia. Il bacio non compromette l’onore di una fanciulla. Vedi in senso piu` maligno Bacio non fa buco [B 28]; Baciar non lascia odore [B 18]. 28 Bacio non fa buco. Un piccolo amore non fa danno; un bacio non compromette l’onore di una ragazza. Probabilmente deriva dal veneto: 29 Baso non fa buso. ‘‘Bacio non fa buco’’. 30 Pizzichi e baci non fanno pertugi. Per analogia. Vedi anche Baci e pizzicotti non fanno marmocchi [P 1946]. Deriva dal napoletano: 31
Piezzeche e vase nun fanno pertose.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
BACO DA SETA
‘‘Pizzicotti e baci non fanno buchi’’. Bacio di bocca spesso cuor non tocca. Non sempre il bacio coinvolge, smuove il sentimento: spesso la paura, la timidezza o altri impedimenti lo rendono un gesto freddo. ` solo il primo bacio che costa. 33 E Nell’amore e` difficile solo il momento iniziale, la rivelazione, il primo consenso, per la paura di se stessi, dell’altro, del sentimento. Questo vale anche per altre cose, vedi Tutto sta a cominciare [C 1848]; Il peggior passo e` quello dell’uscio [P 1189]. 32
34 I baci rubati sono i migliori. I baci dati di nascosto, dati a dispetto di una proibizione o eludendo la sorveglianza, acquistano il sapore di una vittoria. Non si tratta qui di rubarli contro la volonta` dell’altro. Vedi anche Piu` proibito, piu` gradito, piu` appetito [P 2763] ; I frutti proibiti sono i piu` dolci [D 687]; Acqua rubata ha piu` sapore [R 1053].
Bacio per forza non vale una scorza. Questo bacio non e` dato di nascosto come nel proverbio precedente, ma carpito con la forza, contro la volonta` decisa dell’altro, e non e` ne´ bello ne´ piacevole. Una scorza e` un niente, una buccia vuota che si getta via. 35
BACO Il bruco della frutta. f Vedi Mela, Verme intestinale. Quando il baco s’affaccia alla mela trova il becco del merlo. Chi vive chiuso e nascosto nel suo mondo piccolo e limitato, come il verme nella mela, senza conoscenza della realta`, non appena esce dal suo bozzolo, trova subito il malvagio che gli fa del male. I merli sono ghiottissimi di ciliegie e dei bachi che vi si nascondono. 36
Nelle piu` belle ciliegie stanno i piu` grossi bachi. Le cose piu` allettanti nascondono le peggiori magagne; quello che si mostra piu` perfetto e` quello in cui facilmente si annida il male. 37
BACO DA SETA Nella specie allevata in Italia (Bombyx mori), il baco da seta che esce dalle uova e` detto filugello e mangia, anzi divora, foglie di gelso facendosi grosso. Passa attraverso quattro
pag 195 - 04/07/2007
BADIA
132
.
mute, dopo le quali ‘‘sale al bosco’’, ossia va salendo lentamente ad alloggiarsi su rami secchi (spesso di erica) raccolti in un complesso, detto ‘‘bosco’’, che gli viene accuratamente preparato. Qui si ferma e, in circa quattro giorni, fa il bozzolo, che viene raccolto e lavorato. Tra l’apertura delle uova, la comparsa dei filugelli e la salita al bosco, dove i bachi fanno il bozzolo, passano circa trentatre´-trentacinque giorni (ma se ne possono calcolare trentotto per l’intera colonia, quindi altri ventuno circa, nei quali il filugello, imbozzolato e apparentemente addormentato, perfeziona la sua metamorfosi. 38 Chi ha bachi non dorma. Chi alleva i bachi da seta li sorvegli anche la notte. I filugelli infatti possono morire facilmente, per il freddo o altro, quando a primavera si schiudono le uova. Il detto e` anche allusivo: si chiamano bachi anche gli ossiuri, i vermi intestinali che non fanno dormire per il dolore, tanto che il proverbio si trova anche nella forma:
Chi ha bachi non dorme. Chi fa bene bachi e pecchie non s’impicci d’altre bestie. Chi riesce con il baco da seta e con le api, non allevi altri animali. Le cure di questi due allevamenti non consentono di distrarsi con altri impegni e bastano a dare di che vivere. 39 40
BADIA f Vedi Casa, Suora. BAFFO I baffi sono un elemento volto a sottolineare la forza della virilita` completa e matura, mentre la barba richiama piuttosto la ponderazione e la saggezza della vecchiaia, se non la noia. Si dice appunto un uomo coi baffi (non solo come eufemismo) per indicare una persona forte, decisa, capace, che non delude; del resto e` stato detto ‘‘il secolo coi baffi’’ l’Ottocento, per sottolinearne la generale predilezione per le maniere forti, i caratteri impetuosi, gli atteggiamenti generosi e virili. Per questo per la donna, al di la` delle considerazioni estetiche, i baffi rappresentano un segno negativo. Sta’ lontano da cani e da gatti e da donne che portano baffi. I cani e i gatti potevano, specialmente una volta, trasmettere malattie, oltre a mordere e a graffiare. Ma il proverbio ha come bersaglio 41
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
la donna baffuta che sarebbe di cattivo carattere, vedi Donna baffuta, coi sassi la saluta [B 44]. 42 I baffi non crescono a tirarli. Le cose vanno lasciate crescere naturalmente e non se ne accelera lo sviluppo con artifici. Si diceva un tempo ai ragazzi che cercavano di farsi crescere i baffi, considerati segno di virilita`.
BAFFONE In Italia Baffone era il soprannome di Stalin (1879-1953), il dittatore dell’Unione Sovietica dal 1934 al 1953. 43 Ha da veni’ Baffone! Detto che e` stato comunissimo in Italia negli anni successivi alla seconda guerra mondiale. La frase, che sopravvisse anche alla morte di Stalin (1953), indicava, di fronte a un’ingiustizia, un sopruso, una prevaricazione, l’avvento imminente di chi avrebbe posto fine a uno stato di cose sbagliato, vendicando i torti e rimettendo a posto i prepotenti in una nuova societa`. Tra il serio e il faceto, fu l’intercalare conclusivo dei discorsi sul vivere umano e la minaccia a chi faceva il proprio comodo o sfruttava il prossimo.
BAFFUTO Donna baffuta [barbuta], coi sassi la saluta. La donna con i baffi, o con la barba, sarebbe d’indole perversa. Scriveva gia` ai suoi tempi Tommaseo (Tommaseo - Bellini, Dizionario, alla voce): ‘‘E` inutile dimostrare l’immoralita` di questo dettato’’. Vedi anche Donna col pelo: inferno o cielo [D 900]. 44
Donna baffuta sempre piaciuta. Contrario del precedente. Si dice che la donna baffuta abbia il suo fascino, la sua seduzione, a dispetto del pessimo carattere. Cio` sarebbe confermato dalla coppia di proverbi: Donna pelosa spesso rabbiosa / Donna pelosa tutta amorosa. Proverbio tuttora piuttosto vivo, forse anche perche´ la peluria, a dispetto delle moderne tecniche di maquillage, resta una caratteristica non sempre eliminabile nelle donne mediterranee. 45
pag 196 - 04/07/2007
133 BAGATTO Bagatto e` un arcano maggiore dei Tarocchi, cosı` come il Matto, ma con questo non si spiegano i proverbi seguenti. E` generalmente raffigurato come un giocatore del ‘gioco delle tre carte’, a dimostrazione che il nome e` connesso con bagat(t)ella nel significato antico di ‘‘gioco, gioco di prestigio, gioco dei bussolotti’’. 46 Bagatto per amor divenne matto. Si dice a chi, apparentemente di natura spensierata, se la prende poi troppo per le pene d’amore. 47 Bagat per l’amu ` r a l’e` dventa` mat. ‘‘Bagatto per l’amore e` diventato matto’’. Piemonte.
BAGNARE f Vedi Piovere, Terra.
BALENA La balena come sinonimo di cosa grande, enorme. 48 I granchi voglion morder le balene. Si dice quando piccoli e deboli pretendono ridicolmente d’assalire o combattere grandi e potenti, o li minacciano. 49 La balena non si piglia con la mosca. I grandi risultati non si ottengono con mezzi meschini, come chi volesse pescare una balena usando come esca una mosca. Piu` che con le mosche (ma si usa dire cosı`) si pesca con le larve dei mosconi. 50
Chi pesca coi lombrichi non piglia le balene.
BALIA Nel passato l’uso di far allattare i bambini da una balia era diffuso. Le balie erano per lo piu` donne del popolo che in tal modo raggranellavano qualche soldo, con un vero contratto (contratto di baliatico). Da una mucca e una balia ci corre un par di corna. La mucca, ricchissima di latte di cui ha gonfie le mammelle, e` il simbolo della maternita` e dell’allattamento. Cosı` la balia, che qui viene identificata con il latte che produce. Le balie di solito erano ospitate nelle case di persone 51
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
BALLARE
benestanti e vi portavano la loro cultura, che differiva molto da quella dei padroni. Da qui il proverbio. 52 Val piu ` una madre che cento balie. Una mamma non puo` essere sostituita completamente da una balia. Anche: niente e` migliore del latte materno. 53 Se il bimbo non ha fame ingrassa la balia. Si dice di una cura che non fa effetto a chi e` destinata, ma giova indirettamente a un’altra persona. Di solito la balia tenuta in casa veniva nutrita bene in modo che avesse molto latte. Nel caso che il bambino non tirasse (poppasse) ingrassava la balia. 54 Licenziate la balia, il bambino gioca da se´. Scherzoso. Si dice di chi, adulto, si perde in giochi e gusti infantili che non gli si addicono piu`. 55 Non l’ha strozzato la balia. Quando uno muore in eta` veneranda: detto piuttosto vivo, anche se le balie non esistono piu`. Un tempo, invece, non era putroppo caso raro che le balie, soprattutto quelle che in casa propria allattavano il loro figlio insieme a quello di un’altra donna, spossate anche dalle faccende domestiche, si addormentassero vicino a uno dei bambini soffocandolo involontariamente nel sonno.
BALLARE Come per ballare e` necessaria la musica, cosı` per agire ci vogliono le condizioni adatte e le dovute premesse. f Vedi Ballo, Moglie, Suono. Vai a ballare dove senti suonare e a mangiare dove vedi fumare. Impara a distinguere dai segni i luoghi, le case dove puoi trovare quello che cerchi. Specificamente: non cercare qualcosa se non dove pensi o sai che ci possa essere. 56
Quando si suona con una corda si balla con un piede. Quando la musica vale poco anche il ballo riesce male. Uno strumento che ha una corda sola non permette molti virtuosismi. Soprattutto usato in senso generale: con poco si ottiene poco. Vedi con significato vicino Poco cacio fresco, piccolo san Francesco [P 1965]. 57
58
Balla bene quello al quale suona la fortuna.
pag 197 - 04/07/2007
BALLO
Chi ha fortuna non sbaglia mai il passo: anche l’errore si traduce in vantaggio. 59 Chi mal balla ben sollazza. Antico. Chi balla male diverte coloro che lo guardano perche´ e` buffo, ridicolo. Ma anche in senso positivo piu` generale: anche facendo una cosa male si puo` ottenere un risultato positivo. Vedi anche La foca balla come puo` [F 1011]. 60 Bisogna ballare secondo la musica. Bisogna fare quello che e` richiesto dal momento, dalla situazione; conoscere il trescone quando si suona il valzer e` inutile. 61 Bisogna ballare quando c’e` musica. Occorre fare le cose quando e` il loro momento.
Chi balla senza suono e` un coglione bello e buono. Ballare senza la musica e` ridicolo. Chi pretende di compiere un’impresa senza quello che e` necessario per una buona riuscita, chi pensa di risolvere un problema senza le dovute premesse, mostra d’esser stolto, sprovveduto. 62
63
134
.
Ballo senza suoni ballo di minchioni [coglioni].
BALLO Nei primi proverbi il ballo e` sinonimo di situazioni per lo piu` incresciose nelle quali ci si trova coinvolti, immischiati; negli altri, si avverte come danze e feste in abbondanza possano nuocere alla reputazione di una donna. f Vedi Gioco, Invitare, Moglie. 64 Quando si e` in ballo bisogna ballare. Quando uno e` coinvolto in una situazione, in un’impresa, in un lavoro, in una lotta, deve comunque fare la sua parte, anche se non gli piace, cavandosela alla meglio. Molto vivo e diffuso.
Quando si e` in ballo bisogna ballare anche colle scarpe strette. Ampliamento del precedente. Bisogna darsi da fare anche se i mezzi non sono adeguati o limitati e precari, e costano sofferenze.
Vecchia che torna al ballo perde il passo e il cavaliere. La vecchia che dopo tanto tempo torna a ballare si accorge di non esserne piu` capace e che nessuno vuole ballare con lei. Le cose vanno fatte al loro momento: chi le fa fuori tempo si procaccia delusioni. 67
Un dı` dell’anno la vecchia in ballo. Una volta all’anno anche la vecchia puo` andare a ballare. Chiunque puo` fare ogni tanto una pazzia. Vedi anche Semel in anno licet insanire [V 1304]; Una volta l’anno non fa danno [V 1303]. 68
69 La musica porta il ballo. La musica determina i passi della danza. Non si puo` agire di testa propria: ci sono forme, regole e necessita`.
Donna in ballo, donna in fallo. La donna che frequenta troppo i balli e le feste, facilmente cade in tentazione. Vedi anche Chi porta la moglie ad ogni festa e fa bere il cavallo a ogni fontana... [M 1669]. 70
Donna che balla lume e farfalla. La farfalla volando intorno al lume si brucia le ali. 71
Donna ballata farfalla bruciata. Donna che ha frequentato molto i balli e` donna che ha perso il proprio onore, che difficilmente trovera` marito. Ballata (= con la quale hanno ballato in molti) e` forzatura semantica indotta dalla rima. 72
73 Chi vien dal ballo sa come si suona. Chi torna da un luogo, da un certo ambiente, sa cosa vi succede, cosa vi si faccia. Chi ne ha esperienza conosce bene le cose.
65
66 Chi non vuol ballare non vada al ballo. Chi non vuole stare allegro non vada a una festa. Per riprendere e ammonire coloro che si mettono spontaneamente in situazioni delle quali si lamentano.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
BALZANO Balzano e` detto il cavallo che ha le zampe segnate sopra lo zoccolo da una striscia bianca, che si chiama appunto balzana. f Vedi Cavallo. 74
Balzan da uno non lo dare a nessuno; balzan da due
pag 198 - 04/07/2007
135 barattalo se puoi, balzan da tre tienilo per te [caval da re]; balzan da quattro caval da matto. Secondo il proverbio il cavallo che ha solo una zampa segnata di bianco e` buono; da dar via, invece, quello che ne ha due; ottimo quello che ne ha tre; strambo e lunatico il vero balzano: quello che ne ha quattro. Da qui il significato di ‘‘stravagante’’ che ha l’aggettivo: cervello balzano. Balzan da quattro o tu lo vendi o tu ne fai baratto. Cerca di disfartene subito in qualsiasi modo. 75
Calze bianche presto stanche. Per analogia. Il cavallo con le balzane si stanca presto; cfr. C. Volpini, 516 Proverbi sul cavallo, 1896, p. 94: ‘‘le balzane calzate [sopra lo zoccolo] sono sempre indizio di poco nerbo; cio` e` dalla pratica confermato’’. 76
BAMBINO Attenti a come si parla e agisce in presenza di bambini. Alcuni consigli sulla loro salute. 77 I bambini sono spugne. I bambini assorbono tutto quello che vedono, che sentono, e lo trattengono nella memoria, riportandolo poi quando uno meno se lo aspetta. 78 Gli occhi piccini vedono tutto. Per analogia. Vedono anche quando si pensa che non sia possibile.
Bambino senza denti ha freddo in tutti i tempi. I neonati non hanno un’adeguata termoregolazione e soffrono il freddo, per cui anche se e` caldo devono stare ben coperti. Data l’alta mortalita` infantile di un tempo si aveva particolarmente timore che i neonati potessero prendere freddo. 79
Quando i bambini stanno fermi, brutto segno. Se i bambini non mostrano la consueta vitalita` , l’irrequietezza, vuol dire che covano qualche malattia oppure che hanno combinato una marachella. Vedi anche Carne che cresce non puo` star ferma [C 781]. 80
81
Per far crescere bene il bambino pane coll’olio e pane nel vino.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
BANDO
Una fetta di pane bagnata col vino e con un po’ di zucchero, oppure con l’olio, uno schizzo d’aceto e un po’ di sale, erano le merende povere di una volta, sane e nutrienti. Ogni bambino nasce col panierino. Quando nasce un bambino nasce con la sua fortuna. Anche se chi nasce e` povero, qualcuno pensa a lui, qualcuno gli dona, o aiuta la famiglia. 82
BANDIERA 83 Bandiera rotta [vecchia] onor di capitano. La bandiera vecchia, rovinata e` indice di tante lotte sostenute e di una gloriosa carriera nelle armi. Si ripete ancora oggi per giustificare l’uso di indumenti, arnesi, oggetti ormai malridotti dal tempo e logorati.
Nella bandiera il colore, nel vino il sapore e nella donna il pudore. Sono gli elementi che qualificano le tre realta`: il colore identifica la bandiera, il sapore da` valore al vino e il pudore e` la dote piu` importante nella donna. Al proverbio interessa soprattutto quest’ultima, gli altri elementi danno forza all’asserzione. 84
85 Dalla bandiera si conosce il vento. Da come sventola la bandiera si conosce la direzione del vento. Da come certe cose si muovono si capisce quello che succedera`.
BANDO f Vedi Legge.
Bandi di Bernabo`: per alcuni sı` e per altri no. A proposito di una legge emanata che e` ingiusta, iniqua. Probabile riferimento a Bernabo` Visconti signore di Milano. Dopo una vita passata a combattere con i principi italiani, imperatori e papa, Bernabo` finı` prigioniero nel Castello di Trezzo, processato, infamato e forse avvelenato. Rimase la sua fama di crudelta`, di stravaganze, di violazioni delle leggi che applicava arbitrariamente, vessando la popolazione. Franco Sacchetti lo ricorda nella novella dell’abate e del mugnaio (Trecentonovelle 4), con una certa simpatia: ‘‘e comecche´ fusse crudele, pure nella sua crudelta` avea gran parte di iustizia’’. 86
87
Bandi di Siena: per chi sı` e per chi no.
pag 199 - 04/07/2007
BARA
BARA f Vedi Legno. 88 Fino alla bara s’impara. Finche´ c’e` vita questa ci insegna. Ognuno impara in ogni momento della sua esistenza, anche quando questa finisce: infatti impara e viene a sapere come finisce, che e` forse la cosa che piu` interessava sapere. Una delle numerose versioni proverbiali del celebre detto di Solone ‘‘Invecchio imparando sempre molte cose’’ (fr. 28 Gentili-Prato). Vedi anche D’imparare non si finisce mai [I 59]; Non si e` mai (troppo) vecchi per imparare [I 62]; Piu` s’invecchia (si vive) e piu` s’impara [I 60]. 89 ll morto e` nella bara. Il fatto e` concluso, evidente e chiaro, al punto che non consente discussioni, contestazioni, dubbi.
Morto Pasquale non si faran piu` bare. Si dice celiando sull’abilita` di una persona che fa una cosa talmente bene che nessuno vorra` essere servito da altri quando verra` a mancare, come questo Pasquale che era, evidentemente, un falegname. 90
BARATTARE / BARATTO Scambiare una cosa con un’altra senza fare uso di denaro dice il dizionario, ma in questi proverbi si aggiunge il desiderio di farlo con furbizia, con fraudolenza. Chi baratta imbratta. Chi baratta, scambia cosa con cosa, imbroglia. Normalmente quando uno fa un cambio, vuole cedere una cosa che non gli serve o ha qualche difetto, e cerca di allettare la controparte prospettando uno scambio vantaggioso. Barattare ha anche significato di ‘‘sporcare il gioco, intorbidare, confondere in modo che non si veda’’. 91
92 Lucrosa non est ulla permutatio. ‘‘Nessuno scambio e` vantaggioso’’. Detto mediolatino di origine non identificabile. Solo l’asetticita` del denaro da` un valore preciso alle cose, impedendo trucchi.
Quando si baratta uno frega e l’altro gratta. Tutti e due i contraenti cercano d’ingannarsi a vicenda. Grattare nel significato di ‘‘rubare’’. 93
94
136
.
Baratto con baratto una pecora divento` un gatto.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Cosa scambiata con un’altra cosa scambiata non si sa piu` che valore abbia, perche´ ognuno le da` il valore che crede e nasconde i difetti che ha. Quindi: andando avanti con i baratti si puo` passare da un valore notevole (pecora) a uno irrisorio (gatto). Vedi anche Chi baratta imbratta [B 91]. BARBA La barba e` indice di virilita`, dignita`, saggezza, ma qualche volta e` solo apparenza, per non parlare poi delle barbe rosse (vedi anche sotto Baffo). f Vedi Barbiere, Filosofo. Bacio senza barba e` un salmo senza Gloria. Si vuole che non abbiano sapore per le donne i baci degli imberbi. Il Gloria Patri conclude tutti i salmi che vengono cantati nei Vespri. 95
Un gallo senza cresta e` un cappone e un uomo senza barba e` un coglione. La presenza di pelo sulla faccia e sul corpo dell’uomo e` considerata segno di prestanza e virilita`, la mancanza il contrario, in piu` vi si aggiunge anche la stupidita`. Reciproco di quanto avviene per la donna, vedi Donna baffuta, coi sassi la saluta [B 44]. Ai galli che si accapponavano, oltre ai testicoli, si toglieva anche la cresta. 96
Meglio tornare a casa senza barba che senza testa. Meglio perdere l’onore che la vita. Avere rasa la barba, soprattutto per un soldato, era segno di derisione e di disprezzo. L’offesa era irreparabile, tuttavia era meglio mantenere la testa sul collo. 97
Se la barba facesse il filosofo, il becco sarebbe Platone. Se gli elementi esteriori conferissero anche le qualita` interiori sarebbe semplice per tutti essere eccellenti. Provebio dotto, adattamento di un distico elegiaco anonimo, di origine medievale: Si promissa facit sapientem barba, quid obstat / barbatus possit quia caper esse Plato?. Il becco, il maschio della capra, ha una lunga barbetta. Vedi anche Vedo il mantello e la barba, ma non vedo il filosofo [F 896]; La barba non fa il filosofo [A 55]; L’abito non fa il monaco [A 51]; Il galantuomo non sta sotto il cappello [G 19]. 98
99
La sapienza non sta nella barba.
pag 200 - 04/07/2007
137 Chi barba non ha e barba tocca gli sia dato in sulla bocca. Chi e` giovane e manca di rispetto a un vecchio, sia punito esemplarmente. Dare nel significato di ‘‘tirare una percossa’’. 100
Barba d’uomo e coda di cane guardale bene e non le toccare. L’uomo vedeva nella barba il segno della propria dignita`, della sua virilita` e non accettava lo scherzo, tanto meno lo scherno rivolto alla propria barba. Il cane e` geloso della propria coda che non va toccata nel senso vero e proprio, dato che l’animale puo` rivoltarsi e mordere. 101
A barba folle rasoio molle. Per una barba dura e ispida ci vuole un rasoio cauto e delicato, se non si vuole irritare o rovinare la pelle del viso. In generale: gli ostacoli, le complicazioni piu` si presentano difficili, intrigati, insormontabili piu` vanno affrontati con calma e con cautela se non si vuol finire in rovina. 102
103 Barba insaponata e` mezza fatta. Non rimane che passare il rasoio. Una volta cominciato non si torna indietro perche´ si fa prima a finire che a interrompere. Anche nel senso di Chi ben comincia e` alla meta` dell’opera [C 1839]. 104 Barba rossa, non te ne fidare. Chi ha la barba rossa ha animo difficile e maligno. Pregiudizio nei riguardi di coloro che sono di capigliatura rossa. Vedi anche Rosso mal pelo [R 989].
Dio ci liberi dalla tosse e dalle barbe rosse. La tosse un tempo era assai pericolosa. 105
Barba rossa e mal colore sotto il ciel non fu peggiore. Non ci sono al mondo persone peggiori di coloro che hanno la barba rossa e il colore pallido smorto del volto, che sarebbe indice di una mente che ha pensieri malvagi, risentimenti o cattivi propositi nascosti. 106
Dio ci liberi dalle saette da uomini senza barba e da donne con le basette. Ripete le idee enunciate da altri proverbi: la donna pelosa e l’uomo glabro non sono affidabili, vedi anche Un gallo senza cresta e` un 107
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
BARBARO
cappone e un uomo senza barba e` un coglione [B 96] ; Donna baffuta, coi sassi la saluta [B 44]. 108 Poca barba, poco giudizio. In questo caso ci si riferisce ai giovani i quali non hanno ancora o hanno poca barba e per loro natura sono impulsivi e poco riflessivi.
BARBARA Santa Barbara (la cui festa, fino alla riforma liturgica del 1969 che l’ha tolta dal calendario, ricorreva il 4 dicembre) nacque forse a Nicomedia, in Grecia. Convertitasi al Cristianesimo, fu rinchiusa dal padre in una torre; fu poi condannata alla decapitazione e la sentenza venne eseguita dal padre stesso, il quale fu incenerito da un fulmine. Per questo e altri particolari, anche contraddittori, delle varie versioni della sua vita, e` protettrice di artiglieri, minatori, vigili del fuoco, patrona di chi e` minacciato da esplosioni e fulmini. Molto venerata anche in Oriente; il suo corpo fu portato nel X sec. a Venezia nella chiesa di San Giovanni Evangelista. Santa Barbara benedetta liberaci dal tuono e dalla saetta. Invocazione, piu` che proverbio, per richiedere la protezione dai fulmini. L’invocazione prosegue con: Gesu` Nazareno liberaci dal tuono e dal baleno. 109
Santa Barbara piedi al fuoco e guardala. L’imperativo guardala e` indotto dalla rima sdrucciola ed ha senso pregnante, presupponendo come oggetto ‘‘la neve’’ in base al contesto meteorologico-calendariale: per santa Barbara stai accanto al fuoco e guarda la neve; sii cauto nello sfidare il primo freddo. Se l’organismo non e` temprato, lo sbalzo di temperatura puo` provocare malanni. 110
Si a sanda Barbere chjove assa` n’alte e quarant de dı` a da chenda`. In Puglia nel giorno di santa Barbara viene fatto un pronostico sulla pioggia; dicono infatti: ‘‘Se a santa Barbara piove tanto, durera` altri quaranta giorni’’. Vedi anche Bibiana, Terzo aprilante quaranta dı` durante [A 1068]. 111
BARBARO 112
Quel che non fecero i barbari lo fecero i Barberini.
pag 201 - 04/07/2007
BARBATO
Detto di Pasquino, universalmente noto e usato talvolta per indicare uno scempio fatto da persone che non possono addurre come scusa l’ignoranza. Traduce quanto avrebbe affermato il protonotaio mantovano Carlo Castelli a proposito della discutibile politica edilizia di papa Urbano VIII (Maffeo Vincenzo Barberini, pontefice dal 1623 al 1644): Quod non fecerunt barbari Barbarini fecerunt. In particolare si alludeva alla spoliazione del Pantheon, lasciato intatto non solo dalle antiche invasioni barbariche, ma anche dai Lanzichenecchi del 1527. I rivestimenti di bronzo delle travi del portico di questo tempio pagano furono invece tolti da Urbano VIII per fondervi le quattro colonne e il baldacchino dell’altar maggiore di San Pietro e inoltre per farne canne di cannoni. Ha una certa circolazione anche in una forma latina, adattamento della frase del Castelli che evidenzia la parafonia: Quod non fecerunt barbari, fecerunt Barberini. Da notare che la diffusione del detto e` indirettamente confermata anche dalla ripresa di Byron Quod non fecerunt barbari, Scotus fecit, dove lo ‘‘scozzese’’ e` Lord Elgin, biasimato per aver portato via dall’Acropoli di Atene il fregio del Partenone. 113
BARBATO Il Barbato il Frecciato il Mitrato: il freddo e` andato. Le ricorrenze di questi tre santi, che sono rispettivamente: sant’Antonio il 17 gennaio, san Sebastiano il 20 gennaio, san Biagio il 3 febbraio, sono considerate le ultime tappe del freddo invernale. Gli aggettivi con cui vengono definiti i tre santi dipendono dal modo in cui sono normalmente rappresentati: Antonio abate (vedi la voce) con la lunga barba; Sebastiano (vedi la voce) coperto di frecce, strumento del suo martirio; Biagio (vedi la voce) con la mitra di vescovo. 114
BARBIERE f Vedi Barba, Garzone, Medico, Radere, Rasoio. 115
138
.
Un barbiere tosa l’altro.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Tra gente dello stesso mestiere ci si spalleggia senza danneggiarsi. Vedi anche Cane non mangia cane [C 421]. Tristo il barbiere che non ha forbici e rasoio. Non bisogna fidarsi di colui che dice di conoscere un mestiere e non ha neppure gli arnesi per esercitarlo. Chi pretende di fare qualcosa senza gli strumenti necessari non e` che un ciarlatano. 116
Chi vuole udir novelle dal barbiere ne dicon belle. Ammonimento per chi dimostra di voler credere a falsita`, panzane o maldicenze. La bottega del barbiere e` sempre stata uno dei centri delle chiacchiere, delle malignita` e delle dicerie dei perdigiorno. 117
Chi vuol esser buon barbiere deve aver piu` d’un rasoio. Chi vuol praticare un mestiere deve avere una ricca dotazione di arnesi, non limitarsi a quelli strettamente necessari. In generale: per lavorare a regola dell’arte, i mezzi e le doti devono essere superiori a quello che richiede lo stretto bisogno. 118
Mano di barbiere, ginocchio di scardassiere, culo di donna e batacchio di campana son sempre freddi. Enumera le cose sempre fredde: la mano del barbiere che tocca continuamente l’acqua; il ginocchio dello scardassiere che, mentre pettinava e cardava la lana, lo teneva appoggiato in terra; il batacchio della campana che e` normalmente di ferro. E fra queste, il sedere della donna, che essendo piu` adiposo di quello maschile e` meno irrorato dai vasi sanguigni e quindi risulta al tatto piu` freddo. 119
120 Il barbiere non si contenta del pelo. Il barbiere non fa il suo lavoro solo per tenersi i capelli tagliati caduti per terra, vuole un compenso. Qualunque lavoro deve essere adeguatamente rimunerato.
Non vi e` barba rasa che un altro barbiere non vi trovi da radere. Non c’e` artefice che approvi il lavoro eseguito da un altro. Per quanto fatte bene, le cose o presentano piccole imperfezioni, o cadono sotto la critica di chi sostiene che le avrebbe fatte meglio. 121
pag 202 - 04/07/2007
139 BARBO Il barbo (Barbus barbus) e` un pesce d’acqua dolce piuttosto comune nei fiumi italiani, caratterizzato da una carne non proprio prelibata, ma neppure immangiabile. f Vedi Pesce, Rana. Chi del barbo mangia l’ova se non muore fa la prova. Bisogna fare attenzione a non pescare le femmine del barbo nel periodo della riproduzione (maggio e giugno), perche´ le uova che portano nel ventre sono velenose. Non e` solo una diceria. 122
123 Barbi e rane mai di maggio. Anche le rane sono da evitare nel periodo della loro riproduzione. 124 Per san Giuseppe barbi e frittelle. Solo toscano. San Giuseppe e` il 19 marzo, la festa cade nel momento in cui la natura si risveglia ai primi tepori. I barbi, come i pesci in genere, d’inverno sono inclini a stazionare fermi sul fondo o nei propri rifugi mangiando solo quello che capita loro a tiro. Col ritorno della buona stagione si muovono ed e` quindi piu` facile pescarli, per cui si puo` imbandire le tavole per san Giuseppe con un piatto di pesce al quale si aggiungono le tradizionali frittelle.
BARCA Come la barca che trasporta uomini e merci deve essere ben solida e avere una guida certa, cosı` in molte situazioni della vita occorrono condizioni sicure e unicita` d’intenti. f Vedi Timone, Vela. 125 Innanzi nel carro e dietro nella barca. Il peso deve essere cosı` distribuito se si vuole procedere sicuri. Infatti se il carico viene posto nella parte posteriore del carro, tende a sollevare il timone mettendo in difficolta` i buoi; posto davanti nella barca, affonda la prua e rende pericoloso affrontare le onde. 126 Barca e carro durano quanto un bosco. Hanno una durata lunghissima, vale a dire da un taglio all’altro di un bosco, qualche decina di anni.
Chi va in barca perdita cavalca. Chi trasporta mercanzia di valore in barca rischia molto: un incidente o un fortunale puo` affondare l’imbarcazione, puo` asportare o bagnare la merce deteriorandola. 127
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
BARCA
Dorso di mulo e corso di barca buon per chi n’accatta. Sul dorso del mulo e nella barca si portano mercanzie, quindi va bene per chi ne fa uso, per chi le adopra nel lavoro senza che i mezzi siano suoi, senza averne il carico della manutenzione. Corso nel significato di ‘‘viaggio per mare’’. Accattare nel significato di ‘‘cercare di ottenere in regalo, o di avere in prestito’’. 128
129 Finche´ la barca va lasciala andare. Quando una cosa procede bene da sola e` inutile sprecare energie o crearsi problemi, anzi e` meglio non intervenire. Divenuto il ritornello di una canzonetta sanremese cantata da Orietta Berti, il detto si riconnette a monte a un verso di Ovidio (Fasti 4.18) Dum licet et spirant flamina, navis eat ‘‘Finche´ e` possibile e soffiano i venti favorevoli, che la nave proceda’’, che gia` in antico aveva valenza proverbiale. Vedi Bisogna macinare quando piove [F 602]. 130 Mal va la barca senza timone. La barca che non ha guida finisce male. Quando manca chi dirige, governa, tutto va in rovina. Vedi anche Barca senza timone non trova il porto [riva] [T 613]. 131 A barca grande, vela grande. Quando una cosa e` grande deve avere forze a lei proporzionate che la muovano. Vedi anche A gran campana gran batacchio [C 284].
Ben faremo, ben diremo, ma non va la barca senza remo. Tanti discorsi e tante promesse lasciano le cose al punto in cui sono; invece delle parole e dei propositi occorrono fatica, denaro e impegno. 132
133 A barca disperata Dio trova il porto. Anche a chi dispera di trovare salvezza Dio ha il modo di dare soccorso. La barca disperata e` quella che si trova nella tempesta, o ha perduto la rotta.
Barca con due timoni barca da coglioni. Quando a governare sono in due, le cose sono non solo tragiche, ma anche ridicole, dato che gli ordini contraddittori generano situazioni comiche e danno vita a esibizioni di stoltezza. Si usa per questioni di gestione familiare o commerciale. 134
135
A barca rotta ogni vento e` contrario.
pag 203 - 04/07/2007
BARI
140
.
Quando una barca ha una falla, un guasto, e` rovinata qualunque vento la danneggia o rischia di mandarla a fondo. Detto soprattutto di chi ha la salute fortemente compromessa, quando anche le medicine gli fanno male. 136 Barca rotta il mar l’aspetta. La barca rotta, se continua a navigare, non ha altro destino che finire in fondo al mare. Anche in senso generale.
Quelli che sono nella stessa barca non possono che remare. Quando la sorte e` comune ciascuno non puo` che darsi da fare a cercare la salvezza. Espansione proverbiale del modo di dire ‘‘essere sulla stessa barca’’. 137
Foederis arca, tutt’una barca. Espressione proverbiale toscana che significa: mettiamo tutto insieme, prendiamo anche questo, facciamo tutta una banda, anche se il miscuglio non ha omogeneita`, ne´ senso. I primi due termini sono presi dalle Litanie della Madonna e significano ‘‘Arca dell’alleanza’’; l’altro verso vi si collega solo per la rima. 138
grandine, contro la quale e` invocato. Molto venerato un tempo per le innumerevoli protezioni, tra le quali quella della vite. Per san Barnaba` l’uva viene e il fiore va. La meta` di giugno e` un periodo molto delicato per l’uva, che allegando passa da fiore a frutto. Se la pianta della vite non e` molto robusta o non e` stata ben potata, ha luogo la colatura, cioe` la caduta precoce dei fiori che non portano al frutto. 140
Se piove per san Barnaba` l’uva bianca se ne va; se piove mattina e sera se ne va la bianca e la nera. Durante il processo di allegagione e` molto dannosa anche la pioggia; ne risente in particolare quella bianca che e` piu` delicata. 141
San Barnaba` il piu` lungo della ’sta`. Il giorno piu` lungo dell’estate. Questo proverbio era vero probabilmente prima della riforma gregoriana del calendario e che sia antico lo rivela anche la forma arcaica (’sta). Il solstizio d’estate attualmente cade intorno al 21 giugno mentre la ricorrenza del santo e` l’11. 142
BARI Se Parigi avesse lu meri sarebbe una piccola Beri. Proverbio pugliese con cui i vicini motteggiano gli abitanti di Bari, riprendendo l’eccessiva considerazione che i baresi hanno per la loro citta`. Diffuso anche altrove, spesso pronunciato con imitazione dell’accento barese. Vedi anche Se Iesi avesse il porto Ancona sarebbe un orto [A 862]; Se Catania avesse il porto Palermo sarebbe morto [C 1050]; Se Roma avesse un porto Napoli sarebbe un orto [N 9]. 139
BARNABA San Barnaba, di origine cipriota, viene festeggiato l’11 di giugno, giorno di un anno imprecisato in cui fu ritrovato il suo corpo. Piu` volte nominato negli Atti degli Apostoli, compagno di san Paolo, viene detto apostolo anche se non fa parte dei Dodici. Sarebbe stato in Italia e vescovo di Milano. Fu lapidato tra il 60 e il 70 a Cipro o a Salamina dove il corpo venne ritrovato. Proprio la lapidazione, intesa come grandinata di pietre, deve averlo collegato alla
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
BARTOLOMEO San Bartolomeo apostolo (festeggiato il 24 agosto) nacque a Cana e fu martirizzato in Armenia; il suo corpo e` conservato a Roma nell’Isola Tiberina. Ha goduto di grandi onori da parte del popolo, colpito forse dalla singolarita` del suo martirio: venne scorticato vivo con un coltello, attributo che appare nella sua iconografia e che probabilmente lo ha fatto assurgere a protettore di conciapelli, macellai, pellicciai, sarti. f Vedi Rondine. 143 San Bartolomeo riporta la luce in cielo. Nel periodo della festa del santo si avverte decisamente lo scorciarsi delle giornate.
Bartolomeo d’estate porta le patate. La seconda meta` d’agosto e` il periodo nel quale si cavano, cioe` si dissotterrano, le patate, che vengono ammucchiate nei campi, pulite e riposte poi nei magazzini. 144
145
L’acqua di san Bartolomeo poco da` e poco toglie.
pag 204 - 04/07/2007
141
.
Non aggiunge ne´ toglie, cioe` non diminuisce ne´ aumenta qualita` e quantita`: i raccolti sono al sicuro, i frutti maturano sulle piante, non sono ancora iniziati i grandi lavori nei campi e quindi la pioggia e` pressoche´ irrilevante, a meno che non vi sia una tale siccita` da compromettere la vendemmia. In passato il dissodamento dei campi, l’aratura con le bestie cominciava con le piogge autunnali, che ammorbidivano la terra e la pioggia in agosto non avrebbe cambiato nulla. Bartolomme`, non fai per me. Bartolomeo, non mi piaci: sei il santo che porta via la bella stagione. Finisce il caldo dell’estate. La forma del nome tronca e` indizio di origine dialettale. 146
BASTARE Nel senso generale di essere sufficiente; in alcuni proverbi assume il significato piu` particolare di quantita` adeguata, in altri sottolinea la necessita` di andare oltre. f Vedi Assai, Avanza. 147 Per una casa basta un matto. In ogni casa e` sufficiente una persona strana o svitata. Si dice quando qualcuno in famiglia comincia a comportarsi in modo insolito, ricordando che c’e` gia` chi ha problemi del genere (nelle famiglie numerose di un tempo era facile che cio` accadesse). 148
Basta un matto per casa.
Il troppo guasta e il poco non basta. L’abbondanza eccessiva e` nociva e la quantita` scarsa non e` sufficiente. La misura in tutto deve essere quella giusta. Vedi anche Il troppo stroppia [T 1023]. 149
150 Tanto vale un basta che un troppo. La roba quando e` sufficiente soddisfa come quando avanza.
Non basta incominciare, bisogna anche finire. Il buon inizio e` certo positivo al fine di compiere un’impresa (vedi Chi ben comincia e` alla meta` dell’opera [C 1839]), ma bisogna anche portarla a termine. 151
Un gallo basta a dieci galline e dieci donne non bastano a un uomo. L’uomo desidera e forse ottiene piu` del gallo. In un pollaio di numerose galline si tiene 152
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
BASTO
normalmente un solo gallo, e` sufficiente per tutte e inoltre due galli difficilmente vanno d’accordo. L’uomo non si contenta della sua donna e tende a intrecciare relazioni con altre, le quali nella vita possono essere molte. Non basta essere onesto se gli altri non lo sanno. Chi e` onesto e non e` conosciuto come tale praticamente e` come se non lo fosse. Non giova avere una virtu`, una dote bisogna che sia anche valorizzata, applicata, altrimenti e` come non averla. Si riferisce tanto all’effetto pratico che al valore morale. 153
BASTARDO Modo spregiativo per indicare il figlio illegittimo, nato fuori dal matrimonio. Sostantivo e aggettivo sono usati anche come offesa. Bastardo buono, ventura; bastardo cattivo, sua natura. E` il pregiudizio secondo il quale il figlio illegittimo era di cattiva indole, mentitore, inaffidabile, per cui, di fronte all’evidenza di un bravo ragazzo, si diceva che era un’eccezione (ventura); di fronte a un cattivo soggetto si confermava la regola. 154
Caldo e freddo non son bastardi: se non vengono presto, vengon tardi. L’offesa bastardo si rivolgeva prevalentemente a colui che simulava, ingannava, non manteneva la parola, si rivelava un traditore che da tempo meditava l’inganno. Il caldo e il freddo invece mantengono sempre la parola: prima o dopo nella loro stagione arrivano, vedi anche Ne´ caldo ne´ gelo rimasero in cielo [C 150]. 155
BASTIANO f Vedi Sebastiano. BASTO Il basto e` la bardatura sulla quale si sistema il carico dell’asino, ma e` anche il peso, il gravame che si porta addosso. E` il simbolo della continua anonima fatica dell’animale da soma. f Vedi Asino, Cavallo. 156 Un basto solo non s’adatta a ogni dorso. Chi ha piu` asini non puo` adattare un basto solo a tutti quanti perche´ a qualcuno non andra` bene. Non tutte le cose, i lavori sono adatti a tutti.
pag 205 - 04/07/2007
BASTONATA
142
.
157 Ad asino vecchio, basto nuovo. Ironico, quando l’oggetto, l’attrezzo migliore si da` al piu` anziano in eta` o in grado.
Quando non si puo` battere l’asino si batte il basto. Per sfogo, per rabbia, per impotenza si colpiscono cose piu` vicine, piu` facilmente raggiungibili, simili o collegate a quelle che si vorrebbe punire e non si puo`. Quando non si puo` colpire il colpevole si condanna l’innocente. Petronio (Satyricon 45.8): Qui asinum non potest stratum caedit ‘‘Chi non puo` picchiare l’asino picchia il basto’’. Il proverbio, sotto altra forma, si trova anche in Arnobio (Adversus nationes 6.9): Fabrum caedere cum ferias fullonem ‘‘Colpire il fabbro malmenando il lavandaio’’. Cosı` il detto greco: ‘‘Per gli sbagli del cuoco ne busca il flautista’’ (attestato nei comici Eubulo e Filillio). Occorre far attenzione alla lieve sfasatura di significato: quello di Petronio, con il detto italiano dicono: non potendo sfogarsi con il diretto responsabile, ce la prendiamo e riversiamo offese e percosse con persone o cose a lui connesse. Negli altri due casi si colpisce una persona per far capire, avvertire di una cosa un’altra persona (e solo secondariamente sfogarsi), piu` vicino quindi al nostro: Dire a nuora perche´ suocera intenda. 158
159
Quando non si puo` dare all’asino si da` al basto.
160
Quando non si puo` battere il cavallo si batte la sella.
161 Chi non puo` dare al basto da` all’asino. Rovesciamento del tipo precedente, con uguale uso, forse per fraintendimento; ma anche con ironia, per dire che uno non si puo` trattenere, non puo` risparmiare i propri ‘colpi’ a chi li merita. 162 Sempre da una parte pende il basto. Il basto dell’asino, comunque lo si carichi, pende sempre dalla stessa parte perche´ l’animale lo porta cosı`. Animali e persone tendono a ripetere i loro comportamenti e i loro errori.
A togliere il basto appaiono i guidaleschi. I guidaleschi sono le piaghe provocate sulla pelle dell’animale dall’attrito delle bardature. Quando scompare una pena, un dolore, un incomodo si spera che tutto sia finito; invece appaiono con evidenza gli effetti, i danni, il male spesso permanente che ne e` derivato. 163
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Basto ferisce e basto guarisce. L’uso del basto fa scomparire i guidaleschi cicatrizzandoli e indurendo la pelle. Una pena, un peso col tempo divengono stabili e l’uomo ci si abitua. 164
L’asino valente porta il basto e non lo sente. Usato piu` che altro come scherzo carnevalesco: dopo aver attaccato di nascosto alla schiena di qualcuno una scritta o una figura ridicola, si prende in giro il malcapitato ripetendo il proverbio finche´ non se ne accorge. 165
166 L’asino cresce e il basto manca. Il basto piccolo dell’asinello non e` piu` adatto quando l’animale si fa adulto. Si dice quando un vestito, un oggetto non si adatta piu` a chi lo porta perche´ e` cresciuto in eta` o in peso. Il paragone con l’asino ironizza sulla persona e la sua intelligenza. 167 Chi e` asino porti il basto. Chi non sa fare altro faccia cio` di cui e` capace, faccia quello che sanno fare tutti. Chi non sa lavorare con l’ingegno, lavori con le braccia.
BASTONATA f Vedi Asino.
BASTONE Rappresenta uno strumento pedagogico un tempo molto usato per insegnare ad animali e persone, ma e` anche un utile sussidio per l’eta` avanzata. f Vedi Asino, Sermone. Contro il mal del mascalzone buon recipe e` il bastone. Contro i vizi e le cattive abitudini la migliore medicina e` la somministrazione di punizioni fisiche. Questo secondo la vecchia scuola. Recipe: indicava la prescrizione del medico che iniziava con questo imperativo latino (‘‘prendi’’), da cui, appunto, il nostro ‘‘ricetta’’. 168
169 Il re di bastoni vince il cavallo. Si riferisce al gioco delle carte. Il re vale dieci e nove il cavallo, ma il significato e` metaforico: colui che bastona di santa ragione la vince sulle ombrosita`, i vizi e le ostinazioni del cavallo. 170
Il re di bastoni vince il cavallo e l’asino.
pag 206 - 04/07/2007
143
.
Ampliamento del precedente. Con le maniere forti si prevale sulle persone di valore (cavallo) e su quelle rozze (asino). Il re di bastoni conta piu` del cavallo di danari. Qui si aggiunge un significato morale: una forte autorita`, una decisa presa di posizione prevale anche sulla corruzione e il denaro. 171
Nel quaderno dei pazzi si scrive col bastone. Quando si deve insegnare qualcosa ai pazzi, per essere certi che se lo ricordino, si usano le maniere forti. Quaderno sta a indicare che si sta facendo scuola, o si insegna un mestiere. Vecchia pedagogia. 172
173 Il bastone fa fuggire il cane dalle nozze. Le maniere brusche cacciano via le persone, gli importuni, i malintenzionati dai luoghi dove non devono stare. Il cane non e` gradito nelle feste, pero` vi si insinua allettato dalla compagnia e soprattutto da quanto puo` cadere dalle tavole del pranzo.
Il bastone e` il sostegno della vecchiaia. Chi e` debole e vecchio cammina aiutandosi col bastone. 174
Il bastone e` la terza gamba. E` quella che aiuta le altre due a camminare. 175
Chi cammina col bastone cammina con tre piedi. 177 Chi cammina col bastone ha meno di due gambe. Corregge la visione edulcorata dei proverbi precedenti: non camminerebbe col bastone chi avesse le due gambe buone. 176
178 Due bastoni fanno una croce. Incrociando due bastoni si puo` formare una croce; ma l’uso e` solo metaforico: due grossi dispiaceri (bastoni = bastonate) portano facilmente alla morte. La croce si mette appunto sulla bara o sulla tomba.
BATACCHIO / BATOCCHIO f Vedi Campana. BATTAGLIA 179 Sole negli occhi, battaglia perduta. Quando uno schieramento e` contro sole, i soldati abbagliati combattono con grande difficolta`: la battaglia puo` dirsi perduta. 180
Cent’anni di guerra e un dı` di battaglia.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
BATTESIMO / BATTEZZARE
La guerra nel passato era sovente una lunga contesa strategica, episodi, piccoli scontri, marce, spostamenti, manovre che si prolungavano nel tempo per risolversi poi nello scontro finale che durava poche ore. 181 Presto a tavola e tardi alla battaglia. A tavola, giungendo in anticipo, si prendono i posti migliori e non si rischia di restare senza mangiare; alla battaglia e` meglio arrivare a cose fatte. Conviene arrivare presto dove si sta bene e tardi dove si sta male o bisogna lavorare. Vedi anche Presto al mercato e tardi alla battaglia [P 2587].
Molti tornano dalla guerra e non sanno raccontare la battaglia. Molti dicono di esserci stati, di aver partecipato, combattuto, vinto, mentre erano ben lontani dal luogo dove accadevano quegli avvenimenti. Parecchie persone si appropriano di glorie alle quali non hanno diritto. 182
BATTAGLIO f Vedi Campana. BATTESIMO / BATTEZZARE Primo dei sette sacramenti della Chiesa cattolica, con il quale si entra a far parte della comunita` cristiana. Nel mondo popolare si da` importanza al padrino e al gesto del sacerdote che impone al neonato, durante il rito, il sale della saggezza: se ne mette poco la persona sara` ‘‘scema’’, ‘‘sciocca’’. f Vedi Compare, Sale. Chi e` battezzato di domenica riesce dolce di sale. La domenica gli appalti (rivenditorie di sale che un tempo era monopolio di Stato) erano chiusi e il sale non si trovava. 183
184 Era domenica il giorno del battesimo. Vedi anche Chi si battezza di domenica fa a meno del sale [D 764]. 185 Chi battezza diventa compare. Chi porta al fonte battesimale il neonato diviene compare (vedi la voce). Il legame tra padrino e figlioccio era molto sentito. 186 Chi battezza diventa un po’ padre. Il padrino e` una specie di padre, in particolare nel caso della perdita del padre naturale. 187
Carne battezzata dall’inferno salvata.
pag 207 - 04/07/2007
BAULE
Poiche´ il battesimo cancella il peccato originale, e` il primo passo verso il bene e la vita eterna. Si usava in riferimento al battesimo dei convertiti, ma anche per i bambini, un tempo battezzati, in Italia, quasi immediatamente dopo la nascita per evitare che la non improbabile morte li condannasse al limbo. 188 Neppure i santi battezzano il vino. Il vino, per essere apprezzato, deve essere bevuto puro. Ironicamente si dice che il vino e` stato battezzato quando vi e` stata aggiunta dell’acqua.
BAULE f Vedi Valigia, Viaggiare.
BAZZICARE Avere una frequentazione continua di persone o di luoghi. Chi bazzica co’ preti e intorno al medico vive sempre ammalato e muore eretico. La troppa frequentazione e familiarita` con cose importanti e delicate, genera assuefazione e di conseguenza eccessiva faciloneria, o un uso esagerato. Occorre mantenere sempre attenzione e rispetto. Vedi anche Vicino alla chiesa lontano da Dio [C 1442]; Tra tanti santi del Paradiso non si trova un sacrestano [S 34]; Chi abita nella torre non vede l’orologio [T 755]; Col Vangelo si puo` diventare eretici [V 81]. 189
190
144
.
Chi sta insieme al medico e al curato vive malato e muore dannato.
191 I baciasanti cacano diavoli. Per analogia. Si fa riferimento a quelli che ostentano santita` e si comportano in maniera indegna, ma lo fanno nascostamente, come ci si apparta per soddisfare i bisogni naturali. I baciasanti (sinonimo di bacchettoni) sono quelli che baciano continuamente immagini di devozione; cacano nel senso di ‘‘producono’’. 192 Chi mangia santi caca diavoli. Per analogia. Caca: produce.
BEATO Non si puo` dir beato chi prima non e` sotterrato. Non si puo` dire che ha avuto una vita felice, o che e` stato giusto e onesto, colui che non ha ancora concluso la propria esistenza. Una
delle numerose riprese di un tema etico antichissimo, noto a Erodoto e al Siracide: vedi Pria di morte non lice chiamare alcun felice [F 545]. Anche Montaigne (Essais 1.3) condensa l’insegnamento con Nemo ante obitum beatus ‘‘Nessuno (e` ) felice prima della morte’’, ma in italiano si ha in piu` un voluto equivoco fra i significati di beato: fra quello di ‘‘felice’’ e quello di ‘‘degno del paradiso’’. Beato quel corpo che di sabato e` morto. Si voleva che di sabato morissero i giusti, anche se ‘‘Dio non paga il sabato’’. Credenze magiche, non religiose, come quella che di domenica nascessero i poltroni, e simili. 194
195 Beato chi mette il giogo di buon’ora. Felice colui che aggioga i buoi la mattina al primo albore: e` il momento migliore per il lavoro. Anche: beato chi si sposa presto, mette la testa a partito per tempo. Il giogo e` ovvio simbolo del matrimonio (percepibile anche nell’etimo di una parola come ‘‘coniuge’’, cum + iugum).
BECCACCIA / BECCACCINO Uccello di bell’aspetto, riconoscibile dal lungo becco, scende in Italia in autunno e riparte in primavera. La beccaccia (Scolopax rusticola) e` considerata poco intelligente, anche se sospettosa e di difficile avvicinamento, e quindi non facile preda. Abita i boschi impaludati e va lombricando nei pantani, lungo i ruscelli, tra canne e cespugli. Esce al crepuscolo e vive di notte, mentre il giorno se ne sta quieta, solitaria e nascosta nell’intrico della foresta, dove il suo mantello la mimetizza perfettamente. E` stata detta misteriosa per questa riservatezza, per il volo che si alza a colonna e prende una direzione imprevedibile, cosa che spesso la salva dai cacciatori. E` ambita per la carne. Il suo nome e` associato a stupidita` , ottusita` . L’accrescitivo beccaccione, poi, unisce alla stoltezza l’ingiuria di becco: marito tradito. Simile alla beccaccia, della stessa famiglia degli scolopacidi, e` il beccaccino (Gallinago), uccello soprattutto di palude.
193
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
La beccaccia e` la regina [signora] del bosco. La beccaccia e` detta regina dei boschi per il suo comportamento distaccato e misterioso. 196
pag 208 - 04/07/2007
145
.
Rifugge le zone luminose, preferendo la penombra dove si muove solitaria solo nel perfetto silenzio e nella quiete. Nel febbraio la beccaccia fa il nido, nel marzo tre o quattro, nell’aprile pieno il covile nel maggio tra le frasche, nel giugno come un pugno nell’agosto non ucciderla al corso. Complesso proverbio di cacciatori. La beccaccia in marzo ha tre o quattro uova nel nido, in aprile il nido e` pieno di piccoli, nel maggio i nuovi nati stanno nella bassa vegetazione del bosco, di giugno sono grossi come un pugno, d’agosto, quando sono adulti non devono essere uccisi lungo i torrenti, i fiumi (corso per corso d’acqua) dove bevono e pascolano e sono molto vulnerabili: non sarebbe una caccia, ma un’esecuzione. La beccaccia di solito nidifica nel settentrione, ma non e` raro che qualche volta faccia il nido anche nella nostra penisola, particolarmente al centro: depone dalle tre alle cinque uova. Essendo uccello pregiato e raro, il proverbio raccomanda di rispettarlo. In passato fu decimato da reti e lacci. 197
BECCAFICO
Per san Martino passa il beccacino. Il beccaccino e` di passo a novembre (l’11 e` la festa di san Martino), con gli ultimi uccelli migratori. 202
Non sempre la beccaccia si conosce dal becco lungo. Vi sono altri uccelli oltre la beccaccia che hanno il becco lungo e il cacciatore esperto riconosce l’uccello anche con poca luce per la forma, le piume, il volo, il luogo dove staziona, il canto. Non si riconoscono le persone per una sola caratteristica, per un particolare o anche, con altro senso: ‘‘non sempre lo sciocco e` subito riconoscibile’’. 203
204 Il buon pittore conosce la beccaccia. Chi sa l’arte sa tutti i segreti. La beccaccia porta, una per ala, una penna sottilissima detta la penna del pittore; con questa, secondo la tradizione, si puo` tracciare il segno piu` fine che si conosca e che non si potrebbe fare con altri strumenti.
Di beccaccia e di stornello se ne gusta anche il budello. Si e` soliti usare le interiora di alcuni uccelli per dare sapore ad alcuni piatti, cosı` quelle della beccaccia sono ottime per l’impasto dei crostini; qualcuno usa addirittura anche quello che vi si trova dentro (vedi per es. P. Artusi, L’arte di mangiar bene, ricetta n. 112).
BECCAFICO Piccolo uccello, timido, dal canto gradevole, il beccafico (Sylvia borin) vive di solito nei boschi e nelle foreste, dove si avverte appena. Magro e di poca consistenza, verso agosto e settembre accumula grasso per poter sostenere la migrazione e ogni sera esce dai nascondigli per andare a mangiare i fichi, che sono la sua passione. Da qui il nome. Scegliendo i frutti crepati, comincia a vuotarli delicatamente lasciando appese al ramo le bucce vuote. Viene cacciato in questo periodo per il molto grasso che ricopre la carne (si dice appunto di una persona pingue: grasso come un beccafico) e lo rende appetibile, ma resta tuttavia di gran lunga inferiore al tordo. La caccia viene praticata per appostamento presso le piante di fico, piu` per passatempo che per passione, non offrendo la cattura particolari emozioni. Simbologia. Ghiottoneria: e` particolarmente ghiotto di fichi; peccato di gola punito: la sua passione per i fichi rende facili gli appostamenti dei cacciatori e la sua cattura; pinguedine: in settembre e` molto grasso. f Vedi Tordo.
201 Alla beccaccia vai col vento alle spalle. Siccome le beccacce volano di solito contro vento, appostandosi col vento alle spalle si vedono venire incontro e si ha facilitato il tiro.
Ogni uccello di settembre [d’agosto] e` beccafico. Con il nome di beccafico, oltre al beccafico vero e proprio, si intendono vari uccelli. Il
Quando cade la castagna la beccaccia va in montagna. In autunno, tempo di castagne, le beccacce tendono a salire dal piano alla montagna. Proverbio che ha valore soprattutto per il meridione e probabilmente deriva dal calabrese: 198
199
Quannu cade ’i casta`gni ’i beccacci alli munta`gni.
200
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
205
pag 209 - 04/07/2007
BECCAIO
146
.
proverbio viene inteso nel senso che molti uccelli amano in genere beccare i fichi, che sono maturi in questo periodo, ma piu` giustamente pare che si possa anche spiegare come fa il Petrocchi (Dizionario, alla voce) che, quando c’e` una moda e tutti apprezzano una cosa, si prende come tale anche quella che e` simile, o le si avvicina. Quando si parla tanto di una cosa la si vede dappertutto.
dava ai morti, soprattutto durante le pestilenze, per accertarsi che non si trattasse di morte apparente, ma questa pare essere un’etimologia popolare rispetto a quella secondo la quale il becchino e` colui che ‘‘becca’’ o ‘‘si becca’’ il morto, nel senso che se lo prende e se lo porta via, secondo l’uso di beccare nel senso di ‘‘procurarsi’’ sia un vantaggio che un danno, come una malattia.
206 Meglio un beccafico che una cornacchia. Meglio un animale grasso che troppo magro. Si dice a chi compra un animale da lavoro: la bestia deve essere abbondante e non magra, poiche´ in questo caso e` piu` facilmente soggetta alle malattie.
Il becchino loda il morto solo se e` leggero e corto. Ognuno giudica un avvenimento, un fatto secondo il suo punto di vista, ma chi ha un contatto diretto, lo valuta per dati precisi. Al funerale, nel camposanto, tutti lodano il morto, anche se non era un fior di galantuomo, perdonandogli tutto; ma il becchino lo loda solo se gli arreca poco lavoro e gli procura poco fastidio.
207 I beccafichi fanno la spia ai tordi. A settembre dove sono gli uni si trovano anche gli altri, ambedue ghiotti di fichi. I tordi sono piu` pregiati dei beccafichi.
211
L’avvocato scortica i vivi, il becchino scortica i morti e il prete scortica i vivi e i morti. L’avvocato porta via il denaro ai vivi, il becchino riscuote per seppellire i morti e il prete prende da tutti, in quanto a lui ricorre chi nasce, chi si sposa, chi muore. 212
BECCAIO Il beccaio era propriamente il commerciate di carne di becco, di carne ovina, ma per estensione vale ‘‘macellaio’’. 208 Il beccaio non ama il pescatore. Il macellaio vede un concorrente in chi vende il pesce. Chi vende una cosa non ama chi ne vende un’altra che le fa concorrenza.
Il beccaio fa del bove una vitella e il calzolaio fa della vitella un bove. Ognuno cambia le cose, o il nome di queste, secondo quello che piu` gli conviene. Il macellaio vende la carne dura di bue per quella di vitella, che e` tenera; il calzolaio garantisce la pelle di vitella, sottile e debole, come pelle di bue, forte e consistente. 209
La stadera dei beccai non guarda ne´ amici ne´ nemici. La merce costosa si pesa con molta precisione. Un tempo la carne era molto cara, quindi il macellaio difficilmente favoriva nel peso gli amici, e i suoi nemici facevano bene attenzione alla bilancia per non essere ingannati. La stadera, bilancia ormai poco usata, consiste in un solo piatto sospeso a un lungo braccio orizzontale graduato sul quale scorre il peso. 210
BECCHINO Becchino (o beccamorto) era detto l’inserviente e custode del camposanto. Pare che il nome provenga dal pizzico (becca) che si
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Chi non obbedisce al medico obbedira` al becchino. Chi, quando e` malato, non segue le cure prescritte dal medico seguira` le indicazioni del becchino: andra` dove costui lo mettera` allorche´ muore. 213
BECCO1 Caratteristico per ogni specie di uccello, oltre a essere uno strumento per cibarsi per alcuni e` un’arma di offesa. f Vedi Gallina. 214 Ogni becco torto vive di preda. Parla degli uccelli rapaci (becco torto vale becco ricurvo), ma in metafora anche di chi ha il naso a becco di rapace, che si vuole indice di carattere avido. 215 Dal becco si conosce l’uccello. Ogni specie di uccello ha una forma particolare di becco che lo fa riconoscere. Cosı` da quello che uno mangia e da come mangia si capisce che tipo di persona sia. 216 Dal becco viene l’uovo. Se si vuole che le galline facciano molte uova bisogna dar loro mangime sostanzioso e in
pag 210 - 04/07/2007
147
.
abbondanza. Gioca sul fatto che l’uovo esce dalla parte opposta del becco, ma da questo viene, nasce, e` alimentato. Quel che all’uccello manca nel becco l’ha negli artigli. Becco e artigli sono le armi dei volatili: possono essere piu` sviluppati l’uno o gli altri. Quello che a una persona manca sotto un aspetto viene compensato da un altro. C’e` un equilibrio nella distribuzione naturale dei talenti, delle doti, delle virtu` e dei vizi. 217
Ecco fatto il becco all’oca e le corna al podesta`. Ecco una cosa conclusa e portata in fondo come doveva essere, come si doveva fare, magari anche con qualcosa in piu`. Il detto si presume abbia all’origine una storia e molte se ne raccontano di divertenti e curiose, ma nessuna e` convincente. 218
BECCO
Quando il maschio non e` piu` capace di fare la sua funzione, la femmina lo carica, lo danneggia, lo deride. La capra femmina gode fama di essere animale lascivo e di sessualita` insaziabile, da qui la diceria che se e` scontenta malmeni il maschio. 223 Chi e` becco cozza. Chi e` un ‘‘caprone’’, cioe` ha natura rustica e modi villani, facilmente e` manesco. Metaforicamente: l’uomo tradito e` pericoloso, puo` reagire in modo violento. 224 Becco giovane e montone vecchio. Per avere le capre ben fecondate ci vuole il maschio giovane, per le pecore ci vuole vecchio.
Becco giovane e montone vecchio se vuoi l’agnello bello e il capretto presto. Ampliamento del precedente, con disposizione chiastica degli elementi. 225
BECCO2 Il maschio della capra, detto anche capro o caprone, e` caratterizzato da una lunga e sottile barba e da corna ritorte, grandi e robuste. E` sua abitudine caricare a testa bassa, cioe` cozzare. f Vedi Caprone, Castrone, Fare.
226 Dove e` stato il becco rimane il puzzo. Dove e` stato il caprone rimane l’afrore che manda il suo corpo. Il becco infatti ha un odore particolarmente sgradevole. Dove ha soggiornato una persona sporca, sia fisicamente che moralmente, rimane il suo sentore, restano le sue tracce poco piacevoli.
Il becco si conosce dalle corna. Ogni cosa ha un elemento distintivo che la rivela. Inoltre, poiche´ con becco si indica anche il marito tradito, il proverbio assume un doppio senso: anche senza conoscere l’uomo, dal fatto che viene tradito, si puo` capire che tipo e`.
Un buon becco e` sempre ardito e secco. Un caprone che abbia buone attitudini per la riproduzione (ad altro non serve) ha sempre un atteggiamento baldanzoso, di sfida, ed e` asciutto, non grasso. La pinguedine in genere e` ritenuta nociva per la fecondita` sia delle bestie che degli esseri umani.
219
220 Il becco si conosce dalla barba. Il proverbio solo scherzosamente e` usato in senso metaforico.
I becchi peggiori hanno le corna piu` torte. I caproni con il carattere peggiore si riconoscono dal fatto che hanno le corna piu` attorcigliate. I becchi sono iracondi e caricano improvvisamente a testa bassa anche le persone. In senso metaforico: gli uomini cornuti piu` irascibili e pericolosi sono quelli ai quali la moglie fa le corna nei modi piu` ingegnosi e beffardi, in quanto, insieme al disonore, devono subire anche il ridicolo. 221
222
Quando il becco non ne puo` piu` la capra lo cozza.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
227
Piu` il becco e` vecchio, piu` grosse ha le corna. Le corna grandi indicano l’eta` avanzata del caprone, meno adatto per la riproduzione. In metafora: l’uomo cornuto con l’eta` lo diventa sempre di piu`. 228
Chi fa il becco ortolano, la volpe pollaiola, il gatto macellaio, e il lupo pastore ha poco cervello. Chi pone una persona o un animale nel posto dove non deve stare mostra poco senno e ne ricava danno e scorno. 229
230
Quando il becco fa il giardiniere il padrone non mangia lattuga.
pag 211 - 04/07/2007
BECCO
Vedi anche Non si danno salcicce in guardia ai cani [S 139]. Quando la capra vede arrivare il becco sa quello che cerca. Non ci vuole molto a capire cosa voglia il becco dalla capra. Definisce la situazione nella quale un uomo gira intorno a una donna senza manifestare apertamente le sue intenzioni. 231
Un pazzo munge il becco e un altro regge il vaglio. Una coppia di folli di cui uno fa una cosa stolta e l’altro una piu` stolta ancora: il becco e` maschio e il vaglio essendo un setaccio non trattiene liquidi. Era esempio gia` antico per indicare persone sciocche che collaborano: in Polibio (Storie 33.21.1) e Luciano (Demonatte 28) si trova infatti un’espressione che sicuramente era gia` proverbiale: ‘‘E` piu` sciocco chi munge un caprone o chi vi pone sotto il secchio?’’, mentre il nesso mulgeat hircos, ‘‘munga i capri’’ ricorre in Virgilio (Bucoliche 3.91) come modo per evidenziare la stupidita` di un avversario. Esiste anche il modo di dire, seppure non piu` molto usato, Mungere il becco per ‘‘fare azione sciocca e inutile’’. 232
BECCO3 E` detto becco colui che viene tradito nel matrimonio (anche nel fidanzamento). Il becco, maschio della capra, lascia che anche altri maschi montino le sue femmine, cosa che non permette il montone, maschio della pecora, che lotta per difendere i diritti sul proprio harem. f Vedi Becco2, Geloso. 233 Chi e` geloso e` becco. In quanto e` convinto di venir tradito, altrimenti non sarebbe geloso.
Meglio becco che becca che becco che tribola. Meglio essere tradito con vantaggio economico (becca: ‘‘rimedia, prende’’), che essere un marito ingannato che si affanna per il sostentamento della moglie. 234
Vengano anche le corna, ma che sian d’oro. Per analogia. Le corna d’oro sono appunto quelle che rendono. Ironico. 235
236
148
.
Meglio porco grasso che becco magro.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Meglio trarre vantaggio da situazioni immorali che mantenere una moglie per gli altri. Sarcastico. 237 Tutti i becchi portano l’anello al dito. Inevitabilmente per esser tali bisogna essere sposati, o quantomeno avere una donna.
BEFANA Befana indica sia la festa dell’Epifania (6 gennaio) che la figura fantastica della vecchia che porta i doni ai bambini la notte della festa stessa. E` festivita` antica e solenne che ricorda la visita dei Magi. Una suggestiva usanza era quella dei ‘‘befanotti’’ o delle ‘‘Befane’’ riferita da M. Placucci (Usi e pregiudizi de’ contadini della Romagna, 1818): ‘‘Nella notte della vigilia (dell’Epifania) corrono (i contadini) di casa in casa in folla, giovani ed anziani a fronte della cattiva stagione a cantare la befana con storielle, violini e chitarre; raccogliendo uova, pane, formaggio, salsiccia, ecc.’’. f Vedi Epifania, Pasqua. La notte di Befana nella stalla parla l’asino, il bove e la cavalla. La notte dell’Epifania e` una notte di sortilegi: in varie regioni e` diffusa la credenza che gli animali in questa notte acquistino la parola. M. Placucci (Usi e pregiudizi de’ contadini della Romagna, 1818) riferisce: ‘‘Alla vigilia di detta solennita` (l’Epifania) governano (i contadini) senza risparmio le bestie bovine e tutti gli animali sulla supposizione falsissima che in quella notte parlino, affinche´ non abbiano a dir male ne´ del padrone, ne´ del loro custode’’. In Toscana si riportano le parole che si scambiano i buoi nella stalla: – Biancone! – Nerone! – Te l’ha data ricca cena il tuo padrone? – No, non me l’ha data. – Tiragli una cornata! Vedi anche Alla vigilia di Befana e di Natale vuole doppio mangiare ogni animale [N 114]. 238
Di Befana la rapa e` vana. Le rape, tipico ortaggio invernale, sono migliori all’inizio della stagione fredda, quando hanno sentito soltanto il primo gelo; quindi gennaio e` gia` troppo tardi. Dopo, infatti, fioriscono e perdono il sapore: sara` poi utilizzata la radice a fittone, come cibo per gli animali. Vedi anche Tutto a suo tempo e rape in Avvento [T 320]. 239
pag 212 - 04/07/2007
149
.
Per Pasqua Befanı`a l’anima della rapa se ne va via. Il sapore (anima = ‘‘linfa’’) della foglia, della cima della rapa, si attenua. Befanı`a e` forma popolare di Epifania, attestata gia` nel fiorentino quattrocentesco. Le espressioni Pasqua Befanı`a, Pasqua rosata (nelle quali Pasqua significa genericamente ‘‘festa comandata’’) erano in uso popolare fino a pochi decenni fa. 240
Con la Befana torna il rovaio: e` finito il pan fino ed il pollaio. Con la Befana torna il freddo intenso portato dal vento di tramontana (rovaio): e` finita la scorta di grano e le galline, che ricominciano a fare l’uovo, non si possono piu` mangiare. 241
Befania, tutte le feste le manda via, e santa Maria le ravvia. Vedi anche Epifania tutte le feste le porta via [E 68]. 242
BEFFA La beffa nei primi proverbi non ha tanto un’intenzione scherzosa di presa in giro, ma un significato piu` pesante in cui e` presente la volonta` di offendere, di umiliare. f Vedi Danno. 243 Spesso la beffa arriva col danno. Spesso l’irrisione porta con se´ anche una sventura. Un diffuso modo di dire suona: Avere il danno e le beffe, ponendo il danno come elemento principale e le beffe come aggiunta. Qui invece e` il beffato che aggiunge alla propria irrisione il danno che ne deriva, come la perdita di onore, di prestigio.
BELLA
La bella che si mette in mostra tutti la desiderano e la corteggiano, le danno la caccia. Si dice della donna che sa di essere bella e se ne compiace. Per la bella scodella e collanella. Per far fiorire la bellezza e` necessaria una alimentazione adeguata che non sia povera e insufficiente, e inoltre ornamenti, collane, gioielli, vestiti che la valorizzino. 247
248 La bella esce presto di casa. La figlia bella si sposa presto. 249 Bella in piazza, tribolazione della casa. La donna bella e` la dannazione della casa nella quale vive, perche´ e` corteggiata e genera gelosie; si monta la testa e ha molte pretese; non trova nulla che sia all’altezza dei suoi desideri. 250 Alla bella tocca il brutto. Spesso si vedono belle donne sposare uomini brutti. Il proverbio ne fa una regola.
Le belle sposano i brutti e le brutte i belli. A completamento del precedente. 251
E` scritto sulle pietre del Duomo che la donna brutta sposa un bell’uomo. Per analogia. Sarebbe una legge sancita dall’autorita` sacra, incisa sulla pietra, come anticamente si scolpivano le leggi sui marmi degli edifici pubblici. 252
Il danno e` danno e dolori, ma le beffe sono peggiori. L’irrisione, l’essere ridicolizzato e` piu` cocente del danno vero e proprio.
Bella di natura e` piu` bella se meno si cura. La donna che ha doni naturali di bellezza, se lascia la propria persona senza eccessivi ornamenti, nella semplicita`, e` anche piu` attraente.
Chi lavora da beffa stenta davvero. Chi lavora per burla, fa finta di lavorare, o lavora alla meno peggio, non riuscira` a scamparla e vivra` di stenti. Antico e di area toscana, dove da beffa era in concorrenza con ‘‘per beffa’’.
254 Non tutti i giorni le belle piacciono. La bellezza e` misteriosa: a volte si mostra senza le attrattive consuete e lo splendore abituale. Anche, non sempre la bellezza ha buon gioco come spesso avviene: talvolta le passano avanti altri valori.
244
245
253
Quando la bella fa il bucato se e` bel tempo vien turbato. Quando una bella si trova davanti a una fatica o a una faccenda da svolgere capita sempre qualcosa di particolare che gliela evita. Le donne belle trovano sempre chi facilita loro 255
BELLA Come sostantivo: la donna bella, la bella. 246
La bella della piazza tutti la guardano e ognuno la caccia.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 213 - 04/07/2007
` BELLEZZA / BELTA
le incombenze piu` penose. Sullo stesso schema, ma di diverso significato Quando la bella fa il bucato entra il sole in casa [B 969]. Bella in fascia brutta in piazza; brutta in fascia bella in piazza. Quando la neonata e` molto bella, col tempo perdera` la sua avvenenza e da grande non sara` straordinaria. Quando invece e` poco graziosa spesso, crescendo, diventa una donna di bell’aspetto. Le fasce sono il simbolo della prima infanzia; la piazza quello della vita sociale, del luogo frequentato dai giovani e dagli adulti. 256
La bella del Ponte all’Asse non trovo` un cane che la pigliasse [un cane che gli abbaiasse]. Toscano. Si allude a un tipo di donna che, per quanto sia decantata per la sua bellezza, non trova poi da sposarsi, ‘‘sistemarsi’’. Vedi anche Come la sora Camilla [C 240]. 257
` BELLEZZA / BELTA La bellezza nella donna e` una dote sicuramente attraente, ma fugace, spesso accompagnata da orgoglio e presunzione. f Vedi Bella, Bello, Belta`, Brutto, Gioventu`, Onesta`, Vecchiaia. Bellezza e` come un fiore che (presto) nasce e presto muore. La bellezza e` transitoria, appare e sfiorisce rapidamente. In passato, poi, per la vita dura, i disagi, la mancanza di cure, le ragazze invecchiavano assai presto. Il parallelo fra la caducita` dei fiori e quella della bellezza (e giovinezza) degli uomini e` di antica, quanto attestata diffusione (cfr. Virgilio, Bucoliche 2.17; Seneca, Fedra 764-772); vedi anche Non vi fu si bella scarpa che non diventasse una ciabatta [C 1500]. 258
259
La bellezza e` come un fiore: nasce, fiorisce e muore.
260
La bellezza dura poco.
261
La bellezza viene e va.
262
Ogni cosa e` bella per poco.
263 Bellezza svanisce e bruttezza dura. Ironico, quasi la bruttezza fosse una dote, una virtu` che e` bene conservare nel tempo. 264
150
.
La bellezza non bada al tempo.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Si oppone ai precedenti, anche se solo parzialmente, in quanto non si riferisce tanto alla bellezza di una persona quanto ai pregi estetici in generale: la bellezza supera il tempo, e` riconosciuta sempre. La bellezza va e viene, la bonta` si mantiene. La bellezza e` labile mentre le doti dell’animo durano nel tempo: invito a privilegiare nel matrimonio i doni dello spirito. 265
Bellezze fino alle porte e virtu` fino alla morte. La bellezza dura fino al giorno del matrimonio, fino alla porta della casa da cui la donna esce ragazza o a quella nella quale entra come moglie. Le qualita` morali devono durare invece tutta la vita. 266
267
Le bellezze fino alle porte, la bonta` fino alla morte.
Bellezza senza bonta` e` come vino svanito. La bellezza alla quale manchino i doni dello spirito, la gentilezza e la bonta`, e` insipida, sciapa, come il vino quando e` invecchiato troppo, che ha perduto il sapore e l’aroma. Quando e` tale il vino si dice svanito, come l’uomo che ha perduto il senno. 268
Bellezza senza bonta` e` come un organo con le canne scordate. E` una stonatura, qualcosa che stride e fa quasi rabbia, come un organo dal quale ci si aspetta melodia ed emette invece suoni sgradevoli. 269
270 Belta` senza grazia e` amo senza esca. La bellezza non accompagnata dalla gentilezza e` un tentativo di allettamento che non riesce perche´ la donna che non ha modi aggraziati, bonta` d’animo, attrattive risulta scostante. Bellezza e bonta` si trovano collegate gia` nel pensiero greco, con la ‘formula’ kalo´s kai agatho´s ‘‘bello e buono’’. 271 Ogni bellezza e` diversa dall’altra. La bellezza (si riferisce a quella della donna) e` varia e si manifesta in mille forme, per cui non ci sono canoni che la possono definire. 272
Si puo` esser belli in tanti modi.
Ognuno e` brutto a modo suo. Reciproco del precedente. Anche la bruttezza segue la stessa regola. 273
274
Belta` e` varieta`.
pag 214 - 04/07/2007
151 La bellezza rifugge dalla ripetizione e dalla monotonia, ma si articola in forme varie e diverse, che sorprendono e coinvolgono. Piu` usata e` la forma latina del detto, di origine medievale: 275 Pulchritudo est varietas. ‘‘La bellezza e` varieta`’’.
La bellezza che non s’adopra e` come gemma che si nasconda e copra. La bellezza e` una dote che se non ha una valorizzazione, una finalita`, rimane sterile. E` rivolto alle donne belle che si compiacciono senza decidersi a sposarsi e rimangono come una gemma conservata gelosamente e inutilmente. 276
Bellezza di donna, fiore e arcobaleno svaniscono presto. La bellezza della donna dura pochi anni; quella del fiore pochi giorni, quella dell’arcobaleno al massimo un’ora. 277
.
BELLINO
Narsete, e solo anni dopo Belisario ebbe di nuovo un comando importante nella capitale, che difese da bulgari e slavi. 282 Date un obolo a Belisario. Belisario avrebbe pronunciato questa frase elemosinando nelle vie di Costantinopoli. E` leggenda non priva di qualche fondamento, dato che Belisario per un certo periodo cadde veramente in disgrazia, anche se e` da escludere che si sia ridotto a mendicare cieco, con una ciotola di legno, come riferisce l’erudito bizantinoGiovanni Tzetze (1110-1180) nella Terza Chiliade delle Variae Historiae (88.339 e sgg.). Detto usato per dire che non bisogna infierire contro coloro che, una volta ricchi e potenti, si ritrovano nel bisogno e nella miseria, anche perche´ a tutti puo` accadere qualcosa di simile. Vedi anche Parce sepulto [M 2071]. Il detto e` conosciuto anche nella forma latina: 283
Date obulum Belisario.
Dove e` bellezza e` superbia. La bellezza genera protervia e superbia, anche disprezzo, ed e` fonte d’infelicita`.
BELLINO La festa di san Bellino, vescovo di Padova, martire intorno alla meta` del XII sec., ricorre il 26 di novembre.
Belta` e follia vanno spesso in compagnia. L’esagerata idea di se´ che puo` generare la bellezza porta anche a una mancanza di senso della realta`, fino alla follia.
Per san Bellino la neve sul camino. La fine di novembre segna l’epoca in cui fa la sua comparsa la neve.
278
279
Forma raro cum sapientia. ‘‘La bellezza raramente si accompagna alla saggezza’’. Di senso vicino a quello del precedente, e` un adagio di origine medievale tuttora ripetuto. 280
284
Per san Bellino nevica con lo scirocco e col garbino. Ormai nevica anche in presenza di venti caldi: lo scirocco e il garbino (nome dato al libeccio sulla costa adriatica) sono venti meridionali. 285
Per san Bellino torna alla stalla il grande e il piccolino. E` finito il tempo del pascolo: tutti tornano nelle stalle e negli ovili. 286
Le bellezze non si mangiano. Sia in senso generale: le cose belle, solo belle, non garantiscono di che vivere; sia in riferimento alle donne, come ammonimento a non credere che dalle proprie bellezze possano derivare molti vantaggi pratici. 281
BELISARIO E` Belisario (500-565), grande generale di Giustiniano protagonista delle guerre contro i Visigoti in Africa (533-534) e contro gli Ostrogoti in Italia, dove, pero`, risulto` vincitore solo in un primo momento e rimase poi bloccato dal re longobardo Totila (536-544); per trame di corte l’imperatore lo sostituı` con
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Il dı` di san Bellino viene tre giorni dopo il Giudizio. A questo santo e` attribuita anche la protezione dei debitori, o meglio, dei ‘‘bindoli’’, gli imbroglioni che non pagano i debiti. Per la sua festa, il 26 di novembre, i debitori fissavano di pagare i debiti. Sulla sua figura reale, evanescente si e` sovrapposta la leggenda scherzosa della sua festa, che lo stesso santo – dice uan storia – per favorire un suo protetto volle spostata a tre giorni dopo il Giudizio Universale. Altri dicono che tale festa sara` celebrata 287
pag 215 - 04/07/2007
BELLO
152
.
da tutti i debitori finalmente liberi dalle loro fastidiose pendenze e osannanti intorno al loro patrono.
BELLO2 Come sostantivo nel senso di ‘‘uomo bello’’, ‘‘il bello’’.
BELLO1 Come sostantivo nel senso generico di ‘‘bellezza’’: mai perfetta e completa, ma sempre apprezzata soprattutto se si accompagna al buono. f Vedi Buono.
298 Tutti i belli si fanno pregare. I belli sono abituati a essere il centro dell’attenzione, a essere sempre richiesti cosı` che si abituano a sentirsi indispensabili, preziosi, e si fanno pregare piu` volte per quello che comunemente gli altri concedono subito.
Il bello piace a tutti. Si usa in maniera ironica quando uno afferma che qualcosa di molto bello gli piace, anche quando un individuo rozzo desidera un oggetto raffinato, ecc. Vedi anche Il buono piace a tutti [B 1056]. 288
Bello e buono piace a ogn’uomo. 290 Le cose belle non vengono mai a noia. Simile ai precedenti. 289
291 Ne´ bello ne´ buono fu mai troppo. Bellezza e bonta` sono qualita` nelle quali l’esagerazione non e` un difetto.
Il bene e il bello non furon mai troppi. Il buono il bel non toglie, anzi accresce le voglie. La bonta`, intesa come onesta`, morigeratezza, non toglie grazia alla persona, neppure ne diminuisce l’attrattiva, anzi aumenta nei suoi confronti l’interesse e il desiderio. 292 293
Del bello e del buono se ne parla dappertutto. Siccome sono cose apprezzate e ricercate tutti le considerano e ne parlano. 294
Il bello ha cento difetti, il brutto ne ha uno solo. Il bello, che viene osservato attentamente da tutti proprio per il fatto di esser tale, presenta inevitabilmente aspetti criticabili, mentre il brutto si liquida considerandone un aspetto solo. 295
In tutti c’e` del bello e dello scemo. Ognuno ha pregi di belta` e difetti di cervello. Non si puo` mai definire qualcuno del tutto brutto ne´ completamente intelligente. 296
297 Il bello allunga il lavoro. Chi vuol aggiungere a quello che fa anche un pregio estetico, una grazia, un ornamento, deve lavorare piu` a lungo, perfezionare, rifinire.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Donna aggraziata vuol esser pregata. Per analogia. La donna bella fa la preziosa. 299
I belli affittano gli uccelli. Proverbio maligno che si riferisce agli uomini. Alla lettera non significa gran che, ma nella metafora afferma che le donne si servono spregiudicatamente dei belli a loro insaputa, mentre gli adoni immaginano d’essere spietati conquistatori. 300
BELLO3 Come aggettivo con riferimento alla relativita` del bello e del brutto. f Vedi Brutto. Tutto e` bello finche´ non s’e` visto, tutto e` buono finche´ non si e` provato. Attraverso le parole tutto si presenta all’immaginazione senza i difetti, gli spigoli che la realta` mostra nell’esperienza diretta; solo questa rivela, sia sulla bellezza che sulla bonta`, i limiti che la fantasia aveva cancellato. 301
Di novello tutto e` bello. Le cose nuove sono tutte belle, comunque interessanti. 302
303 Chi e` bella si vede, chi e` buona si sa. La bellezza si presenta con la stessa persona e non ha bisogno di testimoni. La bonta` invece passa attraverso il giudizio della gente che ne parla e l’attesta.
Chi e` bello e` bello e grazioso, chi e` brutto e` brutto e dispettoso. Chi e` bello attira su di se´ altre lodi immeritate, chi e` brutto deve prendersi i biasimi che non gli sono dovuti. La bellezza infatti genera forte e spontanea simpatia, mentre la bruttezza attiva il sentimento contrario. Questo abbaglio genera spesso amari disinganni dai quali i proverbi mettono in guardia, vedi Bellezza. 304
pag 216 - 04/07/2007
153
.
Chi e` bello e` permaloso, chi e` brutto e` dispettoso. Chi e` bello presume che gli sia dovuto molto di piu` di quello che gli si riconosce e spesso si offende per non essere trattato come si aspetta. Il brutto invece e` stizzito dei propri insuccessi e di conseguenza non e` affatto gentile. 305
Dille che e` bella e sciocca diventera` ella. Ripetendo spesso alla donna che e` bella, questa se ne convince e diviene vanesia, leggera, stupida. 306
307
Donna bella o matta o vanerella.
Belle o brutte, si sposano tutte. La bellezza non e` dote strettamente necessaria alla donna per il matrimonio. Oltre all’importanza delle altre doti, il brutto e il bello sono soggettivi. 308
309
A chi piaccion le belle, a chi le brutte: per questa strada si maritan tutte.
Non v’e` pentola cosı` brutta che non trovi il suo coperchio. Per analogia. Non c’e` donna (ma vale anche per l’uomo) cosı` brutta che non trovi marito. Spesso la gnomica popolare paragona la donna alla pentola in quanto in lei ‘cuoce’ la vita, il nascituro. Vedi anche Ogni pentola ha il suo coperchio [P 1237]; Per trista che sia non resta carne in beccheria [C 771]. 310
La ciabatta nel cantone trova il proprio ciabattone. Per analogia. Anche la donna senza qualita`, fisiche e morali, trascurata e messa in disparte, trova il compagno adatto che e` della sua stessa natura e condizione. Ciabatta e` termine offensivo con cui si designa la donna trasandata, malvestita, sudicia, maleducata: vi e` implicito il senso di vecchiaia, di abbandono. Nel cantone, lasciata in un angolo, da` l’idea di inservibile. Ciabattone e` l’equivalente riferito all’uomo. 311
312 Anche le zoppe si maritano. Per analogia. Vedi anche Con la bella dote si maritano anche le zoppe [D 1143].
Chi bella vuole apparire qualche pena deve soffrire. Chi vuole vestirsi bene, adornarsi non puo` indossare abiti e scarpe comodi, quindi deve 313
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
BELLO
rassegnarsi a soffrire un po’. Assai vitale e diffuso: oggi non ci sono piu` corsetti e busti, ma si sono aggiunte le diete e le cure di bellezza, e le scarpe con i tacchi a spillo rappresentano spesso una ‘tortura’. Vedi anche L’abito portato con un nodo di pazienza fa di se´ grata apparenza [N 451]. Se non sei cieco ne´ zoppo sei bello anche troppo. Se non hai difetti invalidanti hai gia` la bellezza sufficiente per vivere. Sbrigativo, di chi non concede niente alle vanita`. 314
315 Chi va bello sempre non va bello mai. Colui che si veste sempre a festa, quando si agghinda per fare impressione non viene notato. Bisogna riferirsi al tempo in cui, per gran parte della gente, tra gli abiti di tutti i giorni e quelli della festa c’era una grande differenza, al punto che i vestiti comuni potevano essere quasi stracci. Di conseguenza quando uno si vestiva a festa pareva un’altra persona e la differenza si notava moltissimo. Vedi anche Chi fa festa tutti i giorni non aspetta la domenica [G 617].
Non e` bello quel che e` bello, ma e` bello quel che piace. Tuttora ripetuto anche in senso scherzoso: il bello e` soggettivo; anche quello che non riteniamo bello puo` piacere. Proverbio che sancisce la relativita` dei gusti. Talvolta vi si aggiunge la coda scherzosa: ‘‘...come dice il Vangelo’’. Vedi anche Tutti i gusti son gusti [G 1357]; All’orsa paiono belli i suoi orsacchini [O 559]; Ogne scarraffone e` bello a mamma soja [S 540]. Il concetto e` espresso in molte forme negli adagi medievali, come il seguente: 316
Si quis amat ranam [cervam], ranam [cervam] putat esse Dianam [Minervam]. ‘‘Se uno ama una rana (una cerva), crede che la rana (la cerva) sia Diana (Minerva)’’, dove la preferenza oscilla fra Diana, dea della caccia, e Minerva, dea della sapienza, entrambe comunque di bellezza divina. Vedi anche Non e` bella Fiorenza quanto e` bella Piacenza [P 1505]. 317
318 Bella testa e` spesso senza cervello. La persona bella e` spesso vana e sciocca. Si richiama alla favola della volpe che, vedendo una maschera esclama: – Oh, che bella testa non ha cervello! (Esopo, Favole 43; Fedro, Favole 1.8).
pag 217 - 04/07/2007
BENE
154
.
Se e` bella non e` fedele e se e` fedele non e` bella. Maligna insinuazione che si rivolge alla donna per indicare che la bellezza la induce a una condotta discutibile. Il proverbio viene spesso riferito alle traduzioni da una lingua all’altra, vedi Traduzione. 319
Bella femmina che ride vuol dir borsa che piange. Quando la donna e` allettante, ammicca, invita significa che la serata non costera` poco. 320
321 La bella donna e` un bel cipresso. Spesso la donna bella e` perfetta, ma fredda, quasi senza anima, con poca vitalita`, brio, oppure, come altri intendono, e` sterile. Il cipresso e` pianta maestosa, alta, ma severa, scura e non vi nidificano gli uccelli, tanto che si pone nei cimiteri; inoltre il cipresso tagliato non ributta alcun virgulto dal ceppo.
Puoi stare sicuro della moglie, o della fidanzata, solo se conduce una vita tranquilla e ritirata. 331 Donna bella ti fa far da [la] sentinella. Di largo impiego: la donna, figlia o moglie o sorella, che e` assai avvenente deve essere sempre sorvegliata. Il concetto e` formalizzato nella tradizione paremiografica almeno a partire da Publilio Siro (M 18): Maximo periculo custoditur quod multis placet ‘‘Con grande rischio si protegge cio` che a molti piace’’.
Chi ha bella donna e castello in frontiera non ha pace in lettiera. Lettiera e` usato nel significato arcaico di ‘‘letto’’. Vedi anche Tre cose tolgono all’uomo il sonno: una vigna davanti alla piazza, un castello in frontiera e una bella mogliera [T 924]. 332
322
333 Bella cosa presto e` rapita. L’oggetto bello, che piace, facilmente viene richiesto, sottratto, rubato.
323
Alle belle per diletto alle brutte per dispetto. Proverbio maligno. L’amore con la bella si fa per il piacere, con la brutta si fa ugualmente ma per far dispetto e per ingelosire una bella che si nega.
Chi e` bella non e` proprio povera. La donna che ha la bellezza ha gia` una dote, una garanzia per il matrimonio. Vedi anche Faccia bella, mezza dote [F 46]. Quando la donna e` bella non e` mai poverella.
Chi nasce bella non nasce pecorella. Pecorella nel senso che ha solo la lana, l’abito che indossa, e null’altro. 324
325 Chi nasce bella nasce con mezza dote. Una volta la dote costituiva per la donna un requisito indispensabile per il matrimonio. Re e signori spesso elargivano doti alle ragazze povere. Vedi anche Faccia bella, mezza dote [F 46]. 326
Chi nasce bella non muore di fame.
327
Chi nasce bella nasce maritata.
328
Chi nasce bella non nasce povera.
Chi ha i buchi nelle gote si marita senza dote. Per analogia. I buchi nelle gote, le fossette che si formano ridendo, sono vezzi che aumentano la grazia di un bel viso, vedi Neo. Gota per ‘‘guancia’’ e` popolare nell’area toscana, ma suona letterario altrove (dove, semmai, e` in uso il nesso cristallizzato ‘‘gonfiare le gote’’). 329
330
Bella o brutta che sia non tenerla in compagnia.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
334
BENE1 Come sostantivo, in senso generico: il bene inteso come azione, come comportarsi bene, far del bene agli altri (in che modo farlo, con quali precauzioni e che cosa aspettarci in cambio); il bene come stato, come situazione di benessere materiale e fisico, di vantaggio che si apprezza solo quando e` perduto; il bene come sentimento di affetto verso gli altri o da parte degli altri. f Vedi Bello, Diletto, Male, Meglio. Per bene come avverbio, vedi la voce seguente; per bene nel senso di ‘‘possesso, ricchezza’’, vedi quella ancora successiva. Fai del bene e scordatelo; fai del male e pensaci. Dimentica le buone azioni che hai compiuto, non ricordarle ne´ a te ne´ agli altri, quindi non aspettarti riconoscenza e non ti credere buono, rifletti invece attentamente sul male che hai fatto e pentiti. In sintesi: fai del bene solo perche´ e` bene fare il bene, il male cerca di non farlo mai piu`. Si usa spesso anche solo la prima parte. 335
pag 218 - 04/07/2007
155
.
336 Fai del bene e non guardare a chi. Fai del bene senza distinzione, non scegliere a chi farlo, perche´ potrebbe essere, invece che altruismo, un atto interessato o una gratificazione. Anche: non conoscere neppure il destinatario della tua generosita` per non aspettarti riconoscenza. 337 Il bene che tu sai non e` sprecato mai. Si deve essere coscienti che nessuna azione buona va sprecata; non importa che sia o meno riconosciuta dagli altri, anzi, e` meglio che resti ignota. 338 Molto bene lo fa chi non fa male. Limitandosi a non fare del male gia` si fa, non sapendolo, del bene. Fare del bene e` infatti difficile e si puo` addirittura raggiungere il risultato opposto.
Bene, Buono e Magari eran tre idioti e facevan lunari. Con la personificazione dei tre termini raffigurati intenti a compilare lunari, il proverbio evidenzia la stoltezza e la vacuita` di chi vive in speranze e previsioni illusorie per il futuro. Magari ha valore di ‘‘volesse il cielo!’’ (speranza) e di ‘‘forse’’ (probabilita`). I fabbricanti di lunari (vedi Almanacco) sono coloro che un tempo compilavano gli almanacchi: facevano previsioni di eventi e profezie varie, tutte cose che risultavano piu` o meno fallaci, per cui l’espressione equivale a ‘‘persona che vive di sogni, di chimere’’. Vedi anche Il Forse, il Se e il Ma, son tre coglioni da Adamo in qua [S 796]; Avessi, Potessi e Fossi erano tre coglioni e giravano il mondo [A 1646]; Don Credevo e don Pensavo morirono di fame [C 2435]. 339
340 Dal falso bene viene il vero male. Dal bene simulato, fatto con secondi fini, che si ostenta per nascondere la malvagita`, viene il vero male, dal quale non ci si difende. Oppure, dando un significato diverso all’aggettivo falso: dal fare cio` che erroneamente si crede il bene si genera quello che e` male, quello che puo` avere conseguenze devastanti (come gli errori compiuti dai genitori per troppo affetto). 341 Il bene viene dal bene. Il bene non puo` venire da un’azione malvagia e quindi il raggiungimento di un fine di per se´ buono non giustifica chi compie il male per conseguirlo. 342
Bene fa bene.
343
Chi fa bene, bene aspetti.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
BENE
Chi fa del bene puo` aspettarsi che gli venga restituito, secondo la convinzione che nel corso della vita si ritrova il bene e il male compiuti. Rovesciamento in positivo, ma con la stessa struttura, del diffusissimo Chi la fa, l’aspetti. Vedi anche Chi aiuta aiuto aspetti [A 386]. 344
Chi beneficio fa, beneficio aspetti.
Chi ben ripone, ben trova. Chi mette a posto ritrova quello che cerca, ma piu` ancora: chi fa il bene agli altri lo ritrova a sua volta. 345
346
Il bene fatto non e` mai perduto.
347
Il bene trova il bene.
348
Il bene al bene corre.
Un bene mena l’altro. Un’azione buona ne porta un’altra, produce altre situazioni favorevoli. Menare nel significato di ‘‘portare’’. 349
350 Chi fa bene all’ingrato offende il Cielo. Chi insiste a fare del bene a chi si mostra ingrato non fa una cosa giusta. La generosita` esagerata e immotivata produce effetti negativi: l’ingrato, gratificato oltre misura, crede alla fine corretto il proprio comportamento.
Non far mai bene, non avrai mai male. Nel comportarti rettamente non eccedere mai in generosita`. Proverbio cinico (come i seguenti A 352-360), ma che contiene una verita` fondamentale: chi fa il bene si pone spesso in una posizione ambigua perche´ non sa se chi lo riceve lo ritenga veramente tale, o se lo consideri fatto per interesse o per altre ragioni. D’altra parte il benefattore difficilmente compie un atto generoso solamente per spirito di carita`, ma si aspetta poi riconoscenza, o che altri si comportino con lui con altrettanta generosita`. 351
352 Piu ` bene fai, piu` calci prendi. Chi fa il bene si procura del male, non trova che ingratitudine. L’incomprensione e l’invidia sono la risposta piu` comune a un comportamento altruista e generoso. 353 Chi fa del bene muore ammazzato. Piu` drastico del precedente.
Fare il male e` peccato, fare il bene e` buttato. Mentre il male che fai te lo ritrovi sulla coscienza, il bene e` disperso, gettato via. 354
pag 219 - 04/07/2007
BENE
Non far male che e` peccato, non far bene che e` scordato. Il bene viene dimenticato e non c’e` riconoscenza. 355
Fai del bene ai pezzenti e in capo a un anno ti cavano gli occhi. Pezzente e` il povero degenerato, che vive nella degradazione e anche nel vizio. 356
357 Pro bono malum. ‘‘Per il bene male’’. Detto latino usato come impresa cavalleresca o motto; si trova in un’incisione ad ornamento dell’edizione del 1515 dell’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto. Le parole stanno attorno alle api che vengono depredate del miele: offrono la dolcezza e in cambio ricevono danno. 358
Piu` bene fai, piu` male ricevi.
359
A fare il bene ci si rimette sempre.
Ci si procura l’odio a fare il male come a fare il bene. Anche perche´ il debito di riconoscenza e` spesso fastidioso e non genera buoni sentimenti. 360
Il bene non fa rumore e il rumore non fa bene. Il vero bene non ‘‘fa notizia’’, non viene sbandierato, passa inosservato; mentre le clamorose manifestazioni d’affetto, di aiuto, di benevolenza sono insincere o quanto meno fuori luogo e non producono effetti benefici. 361
Per fare il bene ci vuol tutto bene; per fare il male basta poco male. Il bene deve esser privo di pecche, mentre basta una minima dose di male per trasformare il bene in male. Segue il principio latino: 362
Bonum ex integra causa, malum ex quocumque defectu. ‘‘Il bene procede da una causa interamente buona, il male da qualsiasi mancanza’’. Brocardo giuridico medievale che sottolinea quanto poco basti per alterare una situazione buona. Vedi anche Poco fiele rende amaro molto miele [F 776]; Chi pecca una volta non e` piu` innocente [P 929]; Non giova aver evitato mille scogli se ne prende uno [S 673]. 363
364 Basta una nuvola per guastare il sereno. Per analogia. 365
156
.
Il ben d’un anno va via in una bestemmia.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Una cattiva azione annulla un lungo tempo vissuto nella rettitudine. 366
Il bene d’un anno si perde in un giorno.
Conosco il bene ed al peggio m’appiglio. Pur sapendo cosa sia il bene, cosa dovrei fare per agire bene, non riesco a staccarmi dal male. Endecasillabo che risulta adattamento di un luogo di Petrarca (Canzoniere 264.134136): ‘‘...co la morte a lato / cerco del viver mio novo consiglio, / et veggo ’l meglio, e al peggior m’appiglio’’, (ripreso quasi alla lettera da Boiardo, Orlando innamorato 1.31), che a sua volta riecheggia Ovidio (Metamorfosi 7.20-21) Video meliora proboque, / deteriora sequor ‘‘Vedo cio` che e` meglio e lo lodo, ma faccio quello che e` peggio’’ (parole di Medea). 367
Fa’ bene ai putti e se lo dimenticano, fa’ bene ai vecchi e muoiono. Nella vita si puo` confidare solo nella solidarieta` dei coetanei: al momento del bisogno i giovani hanno dimenticato; gli anziani sono scomparsi. Toscano e antico, come denuncia l’uso di putti. Vedi anche Beneficio passato, beneficio dimenticato [B 434]. 368
Bene fatto per paura nulla vale e poco dura. Il comportamento generoso e altruista dettato da paura, reale o metafisica, non ha alcun merito e termina non appena scompare la causa. 369
370 Il bene fatto val piu ` del predicato. Il bene compiuto ha molto piu` valore di quello lodato e insegnato a parole, prima perche´ e` una realta`, poi perche´ l’esempio e` piu` efficace dell’insegnamento. 371 Non si porta con noi che il bene fatto. Nel corso della vita, e anche nell’aldila`, portiamo con noi nient’altro che il bene compiuto, il nostro unico possesso che non ci puo` essere sottratto. Vedi anche Ho solamente quello che ho dato [A 1685]. 372 Anche il bene viene a noia. Anche il benessere, la fortuna, l’avere tutto generano fastidio. Occorrono anche le difficolta` e i momenti negativi per dar sapore alla vita. 373 Il troppo bene puo` far danno. Come in tutti i campi, anche qui l’eccesso, l’esagerazione puo` essere negativa. Vedi anche Il troppo stroppia [T 1023].
pag 220 - 04/07/2007
157
.
Un po’ di bene e un po’ di male mandan dritta la barca. Permettono di mantenere il senso della realta`, evitano di montarsi la testa, d’insuperbire. 374
Dal male al bene il passo e` breve. Le condizioni che determinano gli stati di felicita` o infelicita`, di salute o malattia, di positivo e negativo, sono spesso poco stabili e le situazioni si possono capovolgere imprevedibilmente quanto rapidamente. 375
Il guado dal male al bene tutti lo passano senza dir nulla; ma in quello dal bene al male tutti imprecano e piangono. Passare da una situazione precaria a una condizione migliore tutti lo fanno volentieri e senza recriminazioni, mentre, nel passaggio inverso, dove piu` dovrebbero valere la saggezza e la maturita`, si sentono pianti e lamenti. 376
Prendi il bene quando viene. Godi la buona sorte quando capita, non aspettarla per un momento preciso; non chiederti se te la meriti: afferrala quando viene perche´ non e` detto che si ripresenti. 377
Prenditi il bene quando viene, che il male prima o poi ti tocca. Ampliamento del precedente: goditi la vita, perche´ sicuramente avrai da soffrire. 378
Tutto e` bene quel che finisce bene. Certamente fra i proverbi di piu` generale diffusione, rassicurante e consolatorio: quello che termina positivamente e` bene, anche se il percorso compiuto e` segnato da errori, incertezze, colpe, dispiaceri, dolori. Titolo di una commedia di Shakespeare: All’s Well That Ends Well. 379
380 Nessun bene dura cent’anni. Nessuna situazione buona, favorevole, felice puo` durare troppo a lungo. Vedi anche Non e` sempre domenica [D 760].
Nel bene prudenza, nel male pazienza. Nella situazione favorevole non bisogna farsi prendere la mano, montarsi la testa, strafare perche´ puo` essere pericoloso; nel male ci vuole calma e rassegnazione. 381
382
Bene perduto meglio conosciuto.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
BENE
Il bene di cui si e` goduto una volta, quando lo si e` perduto, lo si apprezza molto di piu` di quando lo si aveva. Il bene non e` conosciuto se non e` perduto. Il bene che si ha da sempre non si valuta quanto merita, lo si apprezza quando non c’e` piu`. 383
384
Il bene si conosce quando non c’e` piu`.
Conosce il bene solo chi ha provato il male, disse Dante. Alcune persone chiesero al poeta quali fossero coloro che conoscevano meglio il bene. – Quelli che hanno provato il male – rispose Dante; l’aneddoto e` narrato da D. Luis Milan, El Cortesano (1561) e riportato in: La leggenda di Dante – Motti facezie e tradizioni del secoli XIV-XIX, introduzione di G. Papini, Carabba Editore, Lanciano 1911, p. 36. Vedi anche Non conosce la pace e non la stima chi provato non ha la guerra prima [P 2]; Conosce il perso dı` quando e` gia` sera [D 256]. 385
386 Il bene si cerca e il male s’aspetta. Il bene ognuno tenta di procurarselo, lo cerca costantemente. Il male, facendo parte delle eventualita` dell’esistenza, come una malattia, si mette nel conto, rassegnandosi quando arriva. 387 Il bene si cerca e il male arriva. Il bene bisogna trovarlo, procurarselo con fatica, il male viene da solo, spontaneamente. 388 Sopporta il male e spera il bene. Sopporta con rassegnazione il dolore e la sofferenza e spera che abbiano termine. 389 Il bene del corpo e` il male dell’anima. Spesso la ricerca del bene materiale e` causa del male morale: per ottenere ricchezze, agi, onori si commettono cattive azioni.
Il bene quando viene, il male quando conviene. Invito a rimettersi al volere del destino senza ribellarsi e sapendo godere di quanto ci e` dato di buono: il bene va goduto quando si presenta, senza rifiutarlo in vista di un bene maggiore, ovvero per stare bene quando decidiamo noi, perche´ difficilmente si realizzeranno i nostri disegni. Il male va sopportato con rassegnazione quando non e` possibile li390
pag 221 - 04/07/2007
BENE
158
.
berarsene. Conviene: e` necessario, bisogna, e` logico, come: Chi di gallina nasce convien che razzoli [G 72].
Frequente. Quando uno racconta la sventura, l’incidente capitato, vuol dire che il pericolo e` stato superato.
Chi ti vuol bene a casa tua viene. La visita reciproca e` il segno della corrispondenza di affetto e amicizia. Chi non si muove per andare a trovare l’amico, il parente, mostra indifferenza e freddezza.
400 Chi sta bene non si muova. Chi e` in una situazione buona non cerchi meglio, perche´ puo` facilmente trovare anche di peggio. Vedi anche Chi e` al coperto quando piove e` un coglione se si muove; se si muove e se si bagna, e` un coglione se si lagna [P 1852].
392 Chi bene mi vuole in casa mi trova. Indica un atteggiamento opposto: chi mi ama mi viene a cercare. La forma categorica lascia intendere che chi viene e` benvenuto, ma l’interessato non ha intenzione di muoversi. Puo` essere anche la ricerca di una prova d’affetto: chi dice di volermi bene venga a cercarmi.
Chi vuol star bene un giorno faccia un buon pranzo, chi vuol star bene un mese ammazzi un porco, chi vuol star bene un anno prenda moglie e chi vuol star bene tutta la vita si faccia prete. Per esser felice un giorno basta un ricco pasto; il porco porta l’abbondanza in casa per circa un mese; la felicita` coniugale perfetta dura fino a quando non nasce il primo figlio, circa un anno. Ironica e` l’ultima notazione: il prete, non avendo moglie, ne´ figli, avendo da mangiare e da bere, vive beato tutta la vita.
391
393 Si puo` voler bene e nasconderlo. Non sempre il bene che si vuole a una persona si manifesta: vi e` chi, per tante ragioni, si chiude nel segreto e spesso vi rimane. 394 Il bene e` di chi se lo fa volere. Per essere amati bisogna sapersi far amare o lasciarsi amare. La mancanza d’affetto da parte degli altri che uno lamenta spesso e` dovuta al suo stesso atteggiamento, al fatto che in maniere diverse si rifiuta a un rapporto col prossimo. 395 Volersi bene non costa tanto. Le ragioni di contesa, di attrito tra gli uomini spesso riguardano questioni inconsistenti o trascurabili, per cui non sarebbe difficile lasciar cadere tali dissidi.
Chi vuol bene ai suoi, vuol bene agli altri. La benevolenza e l’affetto verso gli altri comincia dal rapporto con i familiari e gli amici. 396
Chi vuol male ai suoi non puo` voler bene agli altri. Reciproco del precedente. 397
BENE2 Come avverbio. f Vedi Male. 398 Chi sta bene vuol star meglio. L’uomo e` incontentabile: anche quando uno si trova in una buona situazione si da` pena e si da` daffare per trovarne un’altra migliore. ` andata bene quando si puo` 399 E raccontare.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
401
Prendi moglie e ammazza il maiale son otto giorni di carnevale. Per analogia. 402
403 Chi sta bene crede a pochi. Chi non ha problemi e difficolta` e` portato a pensare che coloro che si lamentano lo facciano per vezzo o per abitudine. Preferisce credere che tutti stiano come lui e che i problemi degli altri, che gli recano fastidio, non esistano. 404 Chi fa bene fa presto. Chi opera con cura e attenzione, evita errori, modifiche, ripensamenti, che lo obbligherebbero a ritornare continuamente sul lavoro fatto. Vedi anche Sat cito si sat bene [P 2601]. 405 Presto e` fatto quel che e` ben fatto. Anche: non conta il tempo impiegato, ma la qualita` e il risultato del lavoro.
‘‘Bene bene’’, e il giorno dopo era morto. A chi risponde bene bene, cercando di rassicurare su una faccenda che si prevede vada invece a finire male. Il detto si riferisce con ogni probabilita` alla favola esopica Il malato e il medico (Favole 249). Un malato disse al medico d’aver sudato e quello disse: – Bene. Il giorno dopo disse d’aver avuto freddo e quello rispose: – Bene anche questo. Il terzo giorno 406
pag 222 - 04/07/2007
159
.
che aveva avuto la diarrea. Rispose: – Benone! Quando il quarto giorno un parente domando` al malato come stava, quello rispose: – A forza d’andar bene me ne vado all’altro mondo. Sempre bene non si puo` stare, sempre male non puo` durare. Riflessione consolatoria: la felicita` continua e completa non e` di questa vita e il male a sua volta non puo` durare a lungo. 407
408 Per star bene si sta male. Per avere un vantaggio siamo disposti a soffrire. Si usa anche per chiedersi se il sacrificio valga poi la pena. 409 Il troppo star bene fa la gente matta. L’eccessiva fortuna, i molti agi, vantaggi e ricchezze inducono l’uomo a perdere il senso della realta`, per cui non sara` piu` capace di ragionare correttamente. 410 A forza d’andar male va tutto bene. Quando il male passa la misura alla fine le cose s’assestano da sole. Contrasta con il detto Al peggio non c’e` fine [P 1041].
Quando le cose vanno bene ognuno e` buono a dar consigli. Quando tutto procede senza difficolta`, per il verso, ognuno e` capace di dare il proprio parere e prendersene il merito. 411
BENE
Quel che vien di penna e stola tosto viene e tosto vola. Per analogia. Anche i beni che provengono dalla pratica delle lettere (penna) sarebbero di facile acquisto e di rapida dissipazione. 415
416
Quel che vien di penna e stola come viene (cosı`) vola.
417 Piu ` beni, piu` pensieri. Chi entra in possesso di beni e ricchezze si trova nella necessita` di conservarli, difenderli e farli fruttare; aumentano cosı` apprensioni, preoccupazioni e paure. 418 Bene ereditato poco dura. Chi riceve un’eredita` spesso non la sa conservare, non la sa gestire e inevitabilmente la perde.
(I) Beni di fortuna passano come la luna. La ricchezza che viene per un colpo di fortuna facilmente si disperde nelle mani di chi la riceve. La luna ogni mese cresce e decresce fino a scomparire. 419
Bene di mal acquisto non arricchisce il tristo. Si vuole che la roba avuta attraverso imbrogli, raggiri, furti, violenze non giovi a chi se la procura, anzi spesso attiri su di lui la sfortuna e la sventura. 420
Del ben di male acquisto non ne gode il terzo erede. La ricchezza acquistata con la disonesta` non dura a lungo nella famiglia, non passa la terza generazione. 421
3
BENE Come sostantivo, nel senso di ‘‘possesso, ricchezza’’: i beni acquisiti non per meriti propri, ma per eredita`, colpi di fortuna o raggiri svaniscono rapidamente. Beni di Chiesa non passano il terzo erede. Patrimoni e ricchezze giunti per eredita` da un prelato, in poche generazioni svaniscono. I beni della Chiesa sono considerati un po’ come un tabu` e vi sarebbe un’oscura vendetta verso chi se ne e` appropriato indebitamente. 412
413 Beni di Chiesa hanno le ali. Vedi anche Ben di campana ben fiorisce, ma non grana [C 290].
Roba di stola presto arriva e presto vola. Per analogia. La stola, simbolo del sacerdozio, e` un paramento che dalle spalle scende davanti fin sotto la vita del celebrante. 414
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Res parata furto durabit tempore curto. ‘‘Quello che e` di provenienza furtiva non procura ricchezza duratura’’. Per analogia. Sentenza medievale. 422
Le pecore di Bacchino per acqua vennero e per acqua se ne andennero. Toscano. La forma andennero denuncia una matrice rustica. Si spiega con una storiella: un tal Bacchino era riuscito a mettere insieme un gregge numeroso allungando con l’acqua del fiume il latte che vendeva. Venne una grande piena del fiume e l’acqua gli riprese le pecore che in altra maniera gli aveva portato. 423
424
Chi corre dietro i beni degli altri e` sempre povero.
pag 223 - 04/07/2007
BENEDETTO
160
.
Chi spera di arricchirsi con le ricchezze altrui fa una vita grama perche´ non gli toccheranno mai. Chi si da` da fare per avere donazioni, chi serve devotamente, chi mira alle eredita`, facilmente viene sfruttato e non ottiene nulla. BENEDETTO Benedetto da Norcia (480-546), fondatore dell’ordine benedettino, e` uno dei santi piu` venerati nel mondo popolare. La sua festa, che coincideva con l’arrivo della primavera (21 marzo, data alla quale fanno riferimento i proverbi), e` stata spostata con la riforma del calendario liturgico del 1969 all’11 luglio, secondo il criterio di festeggiare i santi nel giorno della loro morte. Innumerevoli sono le sue protezioni. f Vedi Niccolo`, Rocco, Rondine. Se piove il giorno di san Benedetto di granturco si colma il sacchetto. La pioggia che cade nel periodo intorno alla festa di san Benedetto assicura un buon raccolto di granturco. 425
Per la festa di san Benedetto si sposano gli uccelli. E` probabilmente una reminiscenza pagana collegata all’equinozio di primavera; il ritorno dei migratori, specialmente le rondini, riempie la campagna, i boschi e il cielo di canti, tanto che pare che gli uccelli festeggino le nozze. 426
Per san Benedetto si distingue il verde dal secco. E` il momento in cui, comparendo o schiudendosi le gemme, i rami iniziano a verzicare, le erbe cominciano a coprire i campi, per cui si riconoscono le piante che sono morte nell’inverno da quelle che sono ancora in vita. 427
BENEDIZIONE La benedizione e` volatile sia perche´ si diffonde superando ogni ostacolo, sia perche´ e` labile, svanisce senza modificare la realta`. Altra cosa e` la benedizione impartita col bastone. 428 La benedizione passa sette muri. E` diffusa credenza popolare che la benedizione impartita dal prete abbia efficacia anche al di la` di un certo numero di ostacoli; questi variano a seconda delle tradizioni locali: sette muri, sette montagne, sette fiumi.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
429
La benedizione passa sette valli, sette montagne e sette muraglie.
Tanti quanti ne arriva una benedizione in discesa. Frase scherzosa per indicare una folla sterminata, come se la benedizione in discesa si propagasse con piu` efficacia e arrivasse piu` lontano. 430
La benedizione e` come il cappone: passa e non lascia nulla. La benedizione non ha il potere di modificare la realta`. Il cappone, per quanto castrato, conserva a volte un istinto di virilita` che lo porta a coprire senza alcuna conseguenza le galline. 431
Gli ci vuole la benedizione d’un prete monco. Di chi ha bisogno di una bella grandinata di botte. Il prete monco e` il bastone, il randello che per bastonare si alza e si abbassa come si fa con l’aspersorio per benedire. 432
BENEFICIO Aiuti e vantaggi concessi agli altri non sempre procurano riconoscenza. f Vedi Bene, Dono. 433 I benefici procurano gli amici. Gli aiuti e i favori creano rapporti di amicizia, sono il segno tangibile della solidarieta` e della fiducia.
Beneficio passato, beneficio dimenticato. La riconoscenza e la memoria di un gesto generoso durano poco. Gia` un Monostico di Menandro (477) suona: ‘‘Dopo il dono molto presto invecchia la gratitudine’’. Vedi anche Fa’ bene ai putti e se lo dimenticano, fa’ bene ai vecchi e muoiono [B 368]; Fatta la grazia, gabbato lo santo [S 297]; Chi ha dato ha dato, chi ha avuto ha avuto [A 1670]. 434
435
I benefici invecchiano presto.
436
Beneficio di ieri e` gia` lontano.
437 Chi ricorda i benefici li rinfaccia. Ricordare a una persona il bene che le si e` fatto equivale a pretenderne la riconoscenza, a farla sentire debitrice nei nostri confronti. 438 Chi beneficio accetta liberta` vende. Chi accetta da altri aiuti e vantaggi senza che vi sia un corrispettivo da parte sua, si obbliga a
pag 224 - 04/07/2007
161
.
una riconoscenza, a una dipendenza che annulla la propria liberta`. E` continuazione di una massima latina antica tuttora nota: Beneficium accipere, libertatem est vendere [vendere est]. ‘‘Accettare un beneficio e` vendere la liberta`’’. Si tratta una delle massime attribuite a Publilio Siro (B 5). Vedi Chi prende si vende [P 2524]. 439
440 Beneficio sollecito due volte benvenuto. La prontezza dell’intervento verso chi e` in difficolta` ne raddoppia l’efficacia ed e` doppiamente gradito. Vedi anche Chi da` subito da` due volte [D 97]. 441
Beneficio fatto a tempo e` doppio.
Beneficio tardo non vuol ringraziamento. Reciproco del precedente. E` gia` stato pagato con le richieste e l’umiliazione e spesso si rivela inutile. 442
BERE Quasi esclusivamente riferito al vino (l’acqua e` buona solo contro la paura): quindi consigli e avvertimenti, dal carpe diem all’invito alla moderazione. f Vedi Acqua, Bicchiere, Boccale, Forza, Mangiare, Vino. Mangiamo e beviamo, del doman non ci curiamo. Invito a darsi al bel tempo e a non curarsi dei dolori e degli affanni, ne´ di cio` che ci prepara il domani. Vedi anche Disse Pulcinella: Per mare non c’e` taverna [P 2926]; Bibbamuse e rebbibbamuse et in tera arotolamuse [D 754]; Dopo di me il diluvio [D 393]. 443
Dopo bere ognun vuol dire il suo sapere [parere]. Dopo che uno ha bevuto ama parlare, conversare, raccontare, ecc. Si direbbe che scioglie lo scilinguagnolo. Vedi in senso generale: Ognuno vuol dire la sua [D 553]. La tavola invita alla conversazione, come avverte questa sorta di filastrocca mediolatina: 444
In primum silentium deinde rumor dentium postea rumor gentium (ad finem verba dementium). ‘‘Da prima silenzio, quindi rumore di denti, poi rumore di persone e infine parole di chi ha perso il senno’’. Questo avviene nei conviti: la 445
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
BERE
fame porta un certo raccoglimento e mutismo, poi la concentrazione nel mangiare e infine l’allegria. I discorsi di chi ha perso il senno sono quelli di coloro che hanno alzato troppo il gomito. Si usa anche la traduzione italiana: All’inizio tutti silenti poi rumore di denti, quindi strepito di genti e infine discorsi dementi. 447 Visto e rivisto il fondo del bicchiere anche chi non sa nulla da` un parere. Una volta che uno ha vuotato piu` bicchieri parla a proposito o meglio a sproposito. 446
448 Il bere scioglie la lingua. Il bere moderatamente fa venir voglia di chiacchierare, di ridere, scherzare, stare allegri. 449 Chi troppo beve va con la lingua zoppa. Bere esageratamente invece fa perdere ogni controllo e la lingua s’impasta, s’impunta balbettando.
Chi beve bene in osteria canta bene in farmacia. Chi esagera nel bere finisce per cader malato e a frequentare con assiduita` la farmacia. 450
Bevi come i giumenti a sorsi corti e lenti. Bere il vino e` un’arte: una medicina che ha cattivo sapore si butta giu` tutta d’un fiato, in modo da non assaporarla, ma il vino buono si sorseggia a lungo in piccole qualita`, gustandone l’aroma, percependo il retrogusto. La gozzata, la bevuta rapida e` da bettola e non fa bene alla salute. Gli animali, come i bovini, i cavalli, le galline, mettono una particolare calma nel bere, che diventa quasi un gesto rituale. 451
452 Chi beve e chi s’ubriaca. C’e` chi beve per gustare il vino e chi invece lo fa per ubriacarsi: non cerca il piacere, ma l’ebbrezza.
Il mangiare e` da facchino, il bere da gentiluomo. Mentre mangiare lo sanno fare tutti, il vero bere richiede educazione, dominio di se´, sapienza e conoscenza del vino. Vedi anche L’animale divora, l’uomo mangia, il gentiluomo assapora [M 562]. 453
454 Finito di bere si sgronda il fiasco. Toscano. Alla fine di una serata fra amici, prima di salutarsi, si usa fare un’ultima bevuta
pag 225 - 04/07/2007
BERE
162
.
generale per finire il vino rimasto nel fiasco. Ma il proverbio si usa anche per avvertire di non mettersi in viaggio subito dopo il temporale, perche´ di solito, finita la tempesta, c’e` una piccola, breve passatella d’acqua supplementare (la sgrondatura del fiasco) che puo` tradire chi si trova senza riparo. Si bene commemini, causae sunt quinque bibendi: hospitis adventus, praesens sitis atque futura, et vini bonitas et quaelibet altera causa. ‘‘Se ben mi ricordo, le ragioni per bere sono cinque: l’arrivo di un ospite, la sete del momento o quella che verra`, la bonta` del vino e qualunque altra ragione’’. Non manca mai un motivo per farsi una bevuta. Tre esametri di lode del vino, probabilmente di origine umanistica, ripetuti in molti repertori. 455
Bisogna bere il vino alla tedesca: la mattina puro, a desinare senz’acqua, la sera come viene dalla botte. Scherzoso. Non si deve mai annacquare il vino. I tedeschi sono stati sempre considerati forti bevitori. 456
Piu` si beve e piu` si berrebbe. Il bere prende la mano, invita a continuare. Altre cose fanno lo stesso effetto: i baci, le ciliegie, vedi I baci sono come le ciliege: uno tira l’altro [B 23]. 457
458 Piu ` si beve e piu` si ha sete. E`, possiamo dire, una scusa per bere.
Chi non beve in compagnia o fa il ladro o fa la spia. E` un invito a bere insieme agli altri rivolto a coloro che mostrano ritegno, fanno complimenti, ecc. E` comunque una grave scortesia rifiutarsi di bere in occasione di un brindisi; caso mai uno prende un goccio ‘per degnare’. Vedi anche Chi non sta in compagnia viene il Diavolo e se lo porta via [C 1903]; In solitudine non ha sapore il vino [S 1582]. Probabilmente e` una forma purgata dell’altro proverbio: Chi non piscia in compagnia o fa il ladro o fa la spia [B 459]. 459
Chi beve tutto e` sempre all’asciutto. Colui che ha il vizio di bere e` sempre a corto di vino o di altri alcolici. In generale: chi consuma tutto il suo avere resta povero. 460
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Chi beve senza misura a lungo poi non dura. Perche´ finisce ubriaco o anche perche´ si rovina a causa del vizio. 461
Dell’acqua suole bevere chi non have del vino. Antico detto, o piuttosto anticato nella forma, per ironizzare su chi beve acqua. L’acqua si beve solo quando non si ha vino. 462
463 Chi sempre beve non ha mai sete. Detto furbesco che ripete colui che viene sorpreso spesso col bicchiere in mano, quasi lo facesse come cura preventiva contro la ‘malattia’ della sete. 464 Il bere insegna a mangiare. Durante il desinare bere poco e frequentemente accompagna il cibo, evita la voracita` e da` misura al pasto. Vedi anche Il mangiare insegna a bere [M 520]. 465 Il bere insegna a ribere. Bere invita a bere di nuovo e alla fine si beve troppo. Bere, nel senso di ubriacarsi, porta a ripetere l’intemperanza e quindi conduce al vizio.
Qui bene bibit bene dormit, qui bene dormit non peccat, qui non peccat sanctus est, ergo qui bene bibit sanctus est. Scherzoso sillogismo, probabilmente di origine moderna (XVI-XVII sec.). ‘‘Chi beve bene dorme bene, chi dorme bene non pecca, chi non pecca e` santo, dunque chi beve bene e` santo’’. Vedi anche Chi ben mangia ben beve [M 501]; Mangiare. Ne sono note le due seguenti versioni italiane: 466
Chi beve s’ubriaca, chi s’ubriaca dorme, chi dorme non pecca, chi non pecca va in cielo. Dunque bevete e sarete beati. 467
Chi beve dorme chi dorme non pecca chi non pecca va in Paradiso: ergo chi beve va in Paradiso. 469 Bevi poco per poter bere a lungo. Bevi moderatamente per serbarti a lungo anche in vecchiaia questo piacere. 468
470 Bisogna bere poco e spesso. Riferito al momento in cui si mangia. 471
Inter prandendum sit saepe parumque bibendum.
pag 226 - 04/07/2007
163
.
‘‘Mentre si pranza bisogna bere poco e spesso’’. Esametro del Regimen sanitatis salernitano (verso 92). Meglio bere un goccio tutti i giorni che una gran bevuta ogni tanto. Di nuovo un invito alla moderazione, a mantenersi nel giusto limite: lasciarsi andare anche solo una volta ogni tanto e` pericoloso. 472
Date da bere al prete che il chierico ha sete. Si dice quando l’apparente altruismo cela la ricerca di un utile proprio: chiedendo qualcosa per un altro, si mira indirettamente a procurarsela per se´. 473
474 Bevi, che ti passa la paura! Per indicare che uno e` spaventato. Bere un bicchiere d’acqua aiuta a superare un trauma. Ne e` attestato anche un uso ‘tronco’, Bevi, che ti passa, ironico, esemplato sul piu` diffuso Canta, che ti passa, e che si puo` usare anche per invitare a bere e a dimenticare le preocupazioni.
O bere o affogare. Alternativa tra due cose spiacevoli, per cui accettarne una costituisce piu` una necessita` che una scelta. Evidentemente la bevanda offerta non e` di gradimento. Vedi anche O scendere o predicare, dissero al frate [S 573]; Prendere o lasciare [P 2531]; O cosı` o nulla [C 2385]; O servi come servo, o fuggi come cervo [S 1130]. 475
476 Aut bibat, aut abeat. ‘‘Beva o se ne vada’’; come il precedente nell’uso metaforico. Forse e` una citazione da una composizione teatrale o poetica. 477 O bere o bara. Alternativa drastica: o fare, accettare una determinata cosa o morire. 478
A volte convien bere piuttosto che affogare.
O mangiar questa minestra o saltar dalla finestra. Per analogia. L’associazione di minestra e finestra pare dovuta alla rima, ma bisogna ricordarsi anche delle defenestrazioni. La minestra sta per qualcosa di immangiabile, d’inaccettabile che bisogna prendere per forza. Inoltre la minestra e` spesso rifiutata dai bambini e le mamme insistono per farla loro mangiare: o questo o nulla. 479
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
BERGAMO
O rosichi quest’osso o salti questo fosso. Per analogia. Di origine settentrionale. Anche qui osso sta per qualcosa di duro e poco gradevole. 480
481 Per forza o per amore. Per analogia. Questa espressione e le seguenti non presentano alternativa, ma impongono di fare una cosa, spontaneamente o meno. 482
Con le buone o con le cattive.
Spinte o sponte. Con la forza o spontaneamente. Sponte e` parola latina (spontaneamente) sulla quale e` stato coniato il termine spinte, latino maccheronico, che significherebbe ‘‘con la spinta, con la forza’’. 483
484 O dentro o fuori. Alternativa drastica che non concede mezze misure.
BERGAMASCO Il bergamasco ha il parlare grosso e l’ingegno sottile. Il dialetto bergamasco e` piuttosto duro ostico, rispetto ad altre parlate piu` gentili comprensibili. L’ingegno dei bergamaschi pero` vivace. 485
e e e`
486 Bergamaschi, tutti matti. Verso e variante di una strofetta che prende in esame le caratteristiche degli abitanti di alcune citta` italiane, vedi Veneziano.
Di bergamaschi, di fiorentini e di passeri e` pieno il mondo. Bergamaschi e fiorentini si trovavano dappertutto perche´ andavano in giro per affari e per commercio. I passerotti sono gli uccelli piu` comuni, nidificano sui tetti e sono numerosi dovunque. 487
BERGAMO Bergamo Alta, la parte piu` antica, e` posta su un colle a 366 m sul livello del mare, Bergamo Bassa e` la parte piu` moderna ed e` in pianura a 251 m. Se Bergamo fosse in piano sarebbe piu` bella di Milano. Diverse citta` hanno questi proverbi usati dai paesi vicini per ironizzare sul campanilismo dei cittadini. Vedi Se Parigi avesse lu meri sarebbe una piccola Beri [B 139]. 488
pag 227 - 04/07/2007
BERLINGACCIO
BERLINGACCIO E` cosı` chiamato in Toscana l’ultimo giovedı` di Carnevale, il Giovedı` Grasso, che per tradizione si festeggia imbandendo una ricca tavola. Il nome viene dal medio alto tedesco bretling ‘‘tavola’’, diminutivo di bret,’’asse’’; berlingozzo si chiama un dolce toscano, mentre berlengo in lingua furbesca (gergo antico dei ladri) indicava ‘‘pancia piena’’ (dal significato, evidentemente, di ‘‘tavola imbandita di cibi’’). f Vedi Carnevale. Per Berlingaccio chi non ha ciccia ammazza il gatto. Per il giovedı` di Carnevale bisogna mangiar bene e stare allegri. Pur di festeggiare uno ricorre a qualunque mezzo. 489
BERNARDO Salsa di san Bernardo. f Vedi Fame. BERNARDINO San Bernardino (20 maggio) nacque a Massa Marittima l’8 settembre 1380 dalla nobile famiglia degli Albizzeschi. Nel 1400 organizzo` il soccorso agli appestati per la grave pestilenza di Siena; nel 1402 vestı` l’abito francescano. Promosse la devozione al Nome di Gesu` nel monogramma Jesus Hominis Salus: J H S che, inciso su medagliette, o stampato su stoffa e carta, viene ancora distribuito come benedizione e immagine sacra. Il monogramma si trova anche su stendardi, facciate di edifici e sedi di compagnie. Bernardino morı` all’Aquila, dove si era recato per predicare, il 20 maggio 1444. Minuto e piccolo di statura, aveva voce cosı` potente che si vuole sopravanzasse il rumore dei tuoni. Le sue prediche furono trascritte da un cimatore di panni, che, inventato un suo sistema di stenografia, ci ha restituito i sermoni nella loro integrita`. A san Bernardino la fioritura del lino. Il lino fiorisce nella seconda meta` di maggio; viene raccolto a giugno-luglio. 490
491
164
.
Per san Bernardino il lino vuol fiorire alto o piccino.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Il lino a san Bernardino spiga grande o piccolino e quel che non ha spigato fa da concime al prato. Il lino che non va a buon fine viene usato nel sovescio, ossia arato e sotterrato come concime azotante. 492
A sante Livardine vunghile chine chine, si li vunguli sso` bacante sante Livardine non e` sante. Irpinia. ‘‘A san Bernardino le fave sono piene, se sono vuote san Bernardino non e` santo’’. Nel Meridione le fave si raccolgono in questo periodo, mentre a Nord nel mese successivo. 493
BERRETTA f Vedi Calza, Cappello, Pazzo. BERTA A quale donna di nome Berta il proverbio faccia riferimento non e` stato scoperto, e delle molte ipotesi (per es. la madre di Carlo Magno) nessuna presenta qualche seria probabilita` di indicare l’identita` di questa Berta. 494 Non e` piu ` il tempo che Berta filava. Molto diffuso e vivo. Rimpianto dei tempi passati, quando le cose erano piu` semplici, andavano meglio, quando gli uomini erano migliori. Ma anche un invito a stare al passo con la propria epoca e con il progresso.
Passo` quel tempo Enea, che Dido a te penso`. Per analogia. Dalla Didone abbandonata (atto II, scena IV) del Metastasio: ‘‘Passo` quel tempo Enea, / che Dido a te penso`. / Spenta e` la face, e` sciolta la catena / e del tuo nome or mi rammento appena’’. Per dire che non sono piu` i bei tempi, dell’amore, della giovinezza, dell’abbondanza, ecc. Spesso si cita solo il primo verso. 495
BERTUCCIA Piccola scimmia pettegola e curiosa, entrata in molte locuzioni. 496 Come disse la bertuccia: Di nulla! Si usa quando si vuole evitare una risposta precisa a una domanda imbarazzante. Racconta Francesco Serdonati nei suoi Proverbi italiani, opera inedita in quattro volumi manoscritti che si trovano alla Biblioteca Laurenziana di Firenze, che una volta il lupo, re
pag 228 - 04/07/2007
165 del bosco, aveva trovato l’espediente di chiedere agli animali di che cosa sapesse il suo fiato: se gli rispondevano che sapeva di cattivo, come aveva detto l’agnello, li divorava per lesa maesta`, se invece gli rispondevano che sapeva di buono, come aveva detto la volpe, gli faceva fare la stessa fine, accusandoli d’ipocrisia. La bertuccia, fingendo d’essere raffreddata, rispose invece: Di nulla! E si salvo`. BESTEMMIA f Vedi Accidente, Maledizione. La bestemmia, gira, gira torna addosso a chi la tira. Qui bestemmia vale ‘‘ingiuria, maledizione, accidente augurato’’, rivolti a Dio e ai santi, ma anche a persone. La maledizione torna a colui che la manda. Vedi anche Chi semina vento raccoglie tempesta [S 938]; Gli accidenti son come le foglie: chi li manda li raccoglie [A 94]; Chi sputa in cielo gli ritorna in faccia [D 449]. 497
La saetta, gira gira, torna addosso a chi la tira. Per analogia. Ha lo stesso uso del precedente: saetta sta a indicare un’offesa, una maldicenza o un’azione cattiva. L’idea che un dardo possa finire per danneggiare chi lo tira doveva gia` essere proverbiale nella tarda antichita`, come attesta la frase di san Girolamo (Epistole 52.14): Sagitta [...] interdum resiliens percuti dirigentem ‘‘La freccia talora rimbalzando colpisce chi l’ha lanciata’’, la cui immagine ricorre anche in altri scrittori latini tardi (Tertulliano, Ausonio, Orosio). Vedi Chi semina vento raccoglie tempesta [S 938]. 498
Le bestemmie fanno come le processioni: tornano sempre da dove partono. Di solito, infatti, la processione parte dalla chiesa e torna alla chiesa. 499
500 Se bastassero le bestemmie!... Risposta di chi si trova nei guai all’invito a non bestemmiare. Sottintende che vi ha gia` provveduto in larga misura, ma ci vorrebbero mezzi ancora piu` drastici.
BESTEMMIARE 501 Chi bestemmia prega il diavolo. Imprecando contro Dio e i santi, si rinnegano le forze celesti per affidarsi in pratica a quelle infernali.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
BESTIA
Se Dio non m’avesse dato donne e polli non avrei mai bestemmiato, diceva quel contadino. Il proverbio riguarda la donna ed esprime il generico lamento maschile, che e` piu` di repertorio che di vero risentimento. I polli fanno inquietare per piu` ragioni: entrano nell’orto e rovinano gli ortaggi, vanno a fare l’uovo nei posti piu` disparati, si perdono facilmente, lordano dappertutto. 502
A bestemmiare e a mangiare tutto sta nel cominciare. E` facile cadere nella volgarita` e nella maleducazione: basta fare il primo passo; come a tavola anche chi non ha appetito, se comincia a mangiare, ci prende gusto. Vedi anche Il peggior passo e` quello dell’uscio [P 693]. 503
504 Bestemmiando s’arriva in chiesa. Le vie per arrivare alla meta sono imprevedibili: con una cattiva azione si puo` raggiungere un buon fine. Anche: avversando un’idea talora s’arriva ad abbracciarla.
BESTIA Le bestie di questi proverbi sono soprattutto gli animali da lavoro e da allevamento, preziosi per l’economia agricola e quindi accuditi e osservati con attenzione tanto da trarre dal loro comportamento previsioni meteorologiche. Non mancano poi altri tipi di bestie, persone ignoranti, rozze e stupide. f Vedi Animale. Chi non ama le bestie non ama nemmeno i cristiani. Chi non rispetta, non ha considerazione e affetto per gli animali facilmente e` poco disponibile anche verso i propri simili. 505
506
Chi non ha cuore per le bestie non lo ha nemmeno per i cristiani.
507
Chi maltratta le bestie maltratta anche i cristiani.
Le bestie van tenute da bestie e trattate da cristiani. Gli animali devono essere accuditi non come se fossero esseri umani ma secondo le loro naturali esigenze; mentre, nel rapporto, si deve avere verso di loro lo stesso rispetto che si ha verso le persone. 508
509
La bestia vecchia muore nella stalla del contadino stolto.
pag 229 - 04/07/2007
BETONICA
Il danno lo subisce colui che non e` previdente. Una volta la perdita di un animale era un danno gravissimo, per cui, allorche´ si vedeva un bove, un suino, una pecora mostrare segni di cattiva salute, si correva subito ai ripari vendendo la bestia o avviandola alla macellazione, in modo da limitare la perdita. Vedi anche Il cavallo zoppo muore nella stalla del coglione [C 1150]. Quando la bestia starnuta il tempo muta. Lo starnuto che annuncia la pioggia e` in particolare quello degli asini, dei cavalli, dei montoni, ma anche altri animali emettono un verso simile. 510
Quando a vacca a l’erze a testa no sta guai a arriva` a tempesta. ‘‘Quando la vacca alza la testa non tarda ad arrivare la tempesta’’. Liguria. 511
Quando la vacca tien su il muso brutto tempo salta suso. E` il tipico fiutare l’aria allargando le narici, per cui si dice che le bestie sentono la pioggia. Salta suso: salta su, arriva. 512
Quando le bestie giaccion per lo stesso verso, se non piove piove presto. Quando si dispongono distese tutte nella stessa direzione e` segno di pioggia. La versione del maceratese dice: Le vacche tutt’a un verso lo tempo va a traerso. ‘‘Quando le vacche sono tutte per un verso il tempo va al peggio’’. 513
Bestia di buona natura sente il freddo dopo la pastura. La bestia in buona salute, dopo aver mangiato, sente il bisogno di porsi in luogo soleggiato, o in una zona riparata dal vento. 514
Buona greppia fa buona bestia. L’alimentazione ricca e abbondante rende la bestia sana, robusta, tranquilla e mansueta. 515
516 Dove son bestie son quattrini. Per bestie s’intendono sempre gli animali di grossa taglia d’allevamento o da lavoro, che erano la parte piu` consistente del capitale d’impresa per le fattorie e per i contadini. Ma anche, traslato e ironico: dove ci sono zotici e ignoranti c’e` ricchezza. 517
166
.
Le bestie sono carogne da morte; gli uomini da vivi e da morti.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Le bestie diventano carogne dopo la morte. Gli uomini lo sono sia da morti che da vivi, in quanto il termine carogna si usava un tempo anche per il cadavere umano e come traslato significa malvagio, perfido e vile. 518 Piu ` gente entra e piu` bestie si vedono. Frase a doppio senso dell’imbonitore da circo che, all’ingresso del tendone, invitava la gente a entrare, dicendo che con un pubblico molto numeroso sarebbe stato fatto vedere un numero maggiore di belve. Si puo` anche intendere che le bestie che si sarebbero viste in numero maggiore fossero proprio le persone che entravano.
BETONICA La betonica (Betonica officinalis) e` un’erba perenne che un tempo era molto usata nella medicina, popolare e non, come rimedio di vari mali, da cui il detto: aver piu` virtu` della betonica. La radice di questa pianta e` purgativa mentre la polvere che se ne trae e` starnutatoria. Ben attestato fino nel Novecento e` il modo di dire essere noto come la betonica, perche´ la pianta era conosciuta da tutti. Per saper le virtu` della betonica un monaco rimase senza tonaca. La farmacopea antica era appannaggio dei conventi e dei monaci i quali cercavano le erbe curative e le lavoravano nelle farmacie conventuali. Alquanto scherzoso, un po’ per esagerare le virtu` di questa pianta un po’ per alludere al fatto che fa andare di corpo, e quindi per un frate... puo` essere necessario togliersi la tonaca. 519
Per saper le virtu` della betonica perse la sua virtu` anche una monaca. Piu` malizioso. 520
Chi sa le virtu` della betonica allo speziale leva la tonaca. Puo` fare a meno delle altre medicine e dello speziale (= l’antico farmacista). 521
BIADA Biada e` il nome generico dei cereali coltivati per nutrire le bestie. Si tratta di un alimento costoso, nutriente, come l’orzo e l’avena, riservato ai cavalli di qualche pregio, mentre ai cavalli da lavoro o da soma e agli asini viene somministrato in piccole dosi, mescolato con abbondante erba, paglia e fieno. f Vedi Asino, Avena, Cavallo, Orzo.
pag 230 - 04/07/2007
167 A cavallo che non porta sella biada non si crivella. A chi non fatica, non lavora, non si danno ricompense. Vedi Chi non lavora non mangia [L 202]. Cosı` e` spiegato in genere il proverbio ed e` un’interpretazione. Ma il cavallo che non porta sella non e` quello che non lavora, e` quello che porta pesi oppure tira carrozze o carretti, per cui la biada non gli tocca, essendo questa cibo di pregio riservato ai cavalli da sella, da viaggio, che devono essere veloci e far figura. Inoltre il detto dice espressamente: biada non si crivella, ossia non si passa al crivello, al vaglio. Infatti la biada veniva crivellata separandola dalle impurita` e dalla pula, dividendola in migliore e peggiore e la prima serviva per il cavallo del padrone. Quindi si puo` interpretare meglio: chi fatica, chi fa lavori umili non ha diritto al trattamento migliore. Vedi anche La biada non e` fatta per gli asini [P 1355]; L’erba del piano non e` per gli asini del poggio [E 97]. 522
A caval che non vuol sella, biada non si crivella. In questa variante, invece, il riferimento sembra ai metodi per addestrare il cavallo, togliendogli o dandogli cibo secondo la cattiva o buona disponibilita` (cfr. C. Volpini, 516 Proverbi sul cavallo, 1896). 523
BIAGIO San Biagio (3 febbraio), vescovo di Sebaste nell’Armenia, fu martirizzato nell’anno 316, suppliziato con pettini di ferro, per cui e` detto anche ‘‘il Pettinato’’ ed e` diventato per questo il protettore dei cardatori di lana. Si narra che, su richiesta della madre, libero` un bambino da una spina di pesce confittaglisi nella gola: di qui la protezione della gola. f Vedi Adagio. Il giorno di san Biagio si benedice la gola e il naso. Per la festa di san Biagio si usa in chiesa al mattino benedire la gola, come protezione celeste per le vie respiratorie minacciate in tale periodo dal freddo. In alcune chiese vengono distribuiti anche panini benedetti. 524
Per san Biagio il freddo goccia il naso. Il freddo intenso provoca il raffreddore che fa gocciolare il naso. Di parere diverso e` il proverbio: Il Barbato, il Frecciato, il Mitrato, il freddo e` andato.
.
BIASIMARE
San Biagio, se trova il ghiaccio lo disfa` e se non lo trova fa. Se e` freddo porta il clima temperato, se e` mite porta il freddo. Vedi anche Candelora. 526
Biagio era tanto santo che diceva i segreti a chi non li voleva sapere. Potrebbe far riferimento a uno dei miracoli a rovescio, propri dei santi inventati dalla fantasia, che sono numerosi nella tradizione popolare (santa Sacrosanta, santa Susina, san Musone). Ma qui pare che sia piuttosto una figura popolare che si segnalava per ridicola pieta` e amore per la mormorazione e la chiacchiera. 527
BIANCO Sopra il bianco non c’e` colore sopra il nero non c’e` tintura. Non c’e` colore che possa gareggiare in luminosita` col bianco e non c’e` tintura che possa prevalere sopra il nero. Probabilmente si riferisce all’uso frequente un tempo di tingere i tessuti in casa. 528
Bianco di mattina buon tempo s’incammina. E` segno di bel tempo se il sole si alza chiaro nel cielo limpido, se ha un alone grande e distante dalla sua corona. Vedi il correlato: Rosso di sera, buon tempo si spera [R 975]. 529
Il bianco si conosce meglio accanto al nero. Il contrasto esalta i valori delle cose contrapposte. Ha valore morale: la virtu` si apprezza quando si contrappone al vizio, il bene quando combatte con il male. 530
531 Bianco e nero: portatemi a casa. Si conviene che mescolare nelle bevute vino bianco e rosso, o vini diversi, fa male e fa ubriacare facilmente. 532 A testa bianca talvolta il senno manca. Al vecchio incanutito, che e` conosciuto per il senno, l’esperienza e la misura, talvolta manca il giudizio e commette, anche lui, qualche sciocchezza.
525
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
BIASIMARE 533 Chi altrui biasima se stesso infama. Per piu` ragioni: si fa la nomea di maldicente; esprime giudizi negativi su azioni che anche
pag 231 - 04/07/2007
BIBIANA
168
.
lui puo` commettere e quindi si autocondanna in anticipo; si mostra invidioso del buon nome altrui. Chi biasima il principe rischia, chi lo loda mente. Comunque si parli del potente si sbaglia, perche´ se lo si critica se ne attira le ire, se lo si esalta si passa per adulatore. Vedi anche Come disse la bertuccia: Di nulla! [B 496]. 534
Nessuno e` biasimato se non viene nominato. La difesa migliore contro la maldicenza e la critica e` vivere in modo tale che non si parli mai di noi. Il maldicente non e` solo colui che parla male di una persona, ma anche chi suggerisce un nome, chiede informazioni, stimola la diceria. 535
BIBIANA Santa Bibiana ha goduto di continua venerazione dai primi secoli del Cristianesimo fino ai nostri giorni. I proverbi che la riguardano sono soprattutto legati al giorno della sua festa (2 dicembre) e alla pioggia, ma hanno larghissima diffusione. La leggenda e la storia si confondono: pare che sia stata di una nobile famiglia cristiana, martirizzata sotto Giuliano l’Apostata (363), flagellata per quattro giorni. La recente riforma liturgica l’ha tolta dal calendario ufficiale. Se piove per santa Bibiana piove quaranta dı` e una settimana. Come molti altri proverbi anche questo prevede una stagione di piogge dovute, oltre che alla rima, anche al fatto che si usava prendere dai primi giorni del mese le indicazioni per il periodo successivo. Per quanto riguarda i quaranta giorni, vedi Terzo aprilante quaranta dı` durante [A 1068]. E` nota anche una versione latina: 536
Ut Bibianae dies sic quadraginta dies. ‘‘Come santa Bibiana, cosı` (sono) altri quaranta giorni’’. Un simile pronostico si trova per il 4 dicembre, santa Barbara, vedi Si a sanda Barbere chjove assa` n’alte e quarantde dı` a da chenda` [B 111]. 537
Santa Bibiana scarpe di ferro e calze di lana. Il freddo e la pioggia impongono di proteggere soprattutto i piedi. 538
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
BICCHIERE Pieno, vuoto, da riempire ma sempre di vino. Come nel caso di ‘‘bere’’, si trovano proverbi che invitano alla moderazione e altri che esortano invece al godimento, anche eccessivo, del vino. Un bicchiere, l’uomo beve vino. Due bicchieri, il vino beve il vino. Tre bicchieri, il vino beve l’uomo. Col primo bicchiere si assapora il vino, si gusta; un bicchiere di piu` e` il vino che chiama altro vino; al terzo bicchiere il vino s’impadronisce dell’uomo. 539
Un bicchiere, allegro; un altro, pigro; un altro, porco; un altro, morto. Dal primo bicchiere che da` brio, si passa per gradi al quarto che ti fa cadere per terra. 540
541
Il primo bicchiere sorriso e piacere; bicchiere secondo piu` bello fa il mondo; il terzo boccale ne´ bene, ne´ male e quel che poi viene piu` male che bene.
Semel – mel bis – si vis ter – libenter quater – cave, frater! quinque – relinque sex – prohibet lex septem – reddit ineptem octo – non convenit cum viro docto novem – facit bovem decem – ducit ad necem. ‘‘Una volta e` miele / due, se vuoi / tre, volentieri / quattro, stai attento, amico / cinque, lascia perdere / sei, lo proibisce la legge / sette, rende incapace / otto, non lo si fa con un uomo saggio / nove, ti rende un bove / dieci, t’incammina alla morte’’. Per analogia. Anche se non sono espressamente nominati si parla di bicchieri di vino. Della composizione si trovano frammenti in testi antichi, che fanno pensare a composizioni di vecchia goliardia o a letteratura ricreativa di ambiente monastico. 542
543
Il primo bicchiere accarezza, il secondo bacia, il terzo abbraccia.
pag 232 - 04/07/2007
169
.
BICICLETTA
Il primo bicchiere invita a bere, il secondo coinvolge e stimola, il terzo si impadronisce della persona. Le tre fasi sono in parallelo con il corteggiamento amoroso.
Come i precedenti, secondo un modulo toscano usato sempre in senso ironico.
Chi vuota il bicchiere d’un fiato e` un beone, chi in due e` un bevitore, chi in tre e` un signore, chi in quattro e piu` beve soltanto per compagnia. Dal modo in cui bevi un bicchiere di vino si capisce chi sei.
Con un bicchiere di vino si fa un amico. A volte basta una piccola cosa, un gesto gentile per procurarsi un’amicizia. L’offerta del vino buono e` sempre gradita.
544
Empi il bicchiere vuoto, vuota il bicchiere pieno, non lo lasciar mai vuoto, non lo lasciar mai pieno. Scherzoso. Regola del buon bevitore, con la quale pero` si finisce presto sotto il tavolo. Riecheggia una quartina della Sequentia vini, celebre canto goliardico medievale: 545
Primum gotum, bibe totum, ad secundum, vide fundum, tertium erit sicut primum et sic semper bibe vinum. ‘‘Il primo bicchiere bevilo tutto, il secondo fino a vedere il fondo, il terzo fai come il primo e cosı` sempre bevi il vino’’. 546
Il bicchiere non deve stare ne´ pieno ne´ vuoto. Perche´ deve essere continuamente vuotato e riempito. 547
Al mattino e` buono un bicchierino, a mezzogiorno accomoda, la sera fa bene e la notte non fa male. Una bevuta contenuta e moderata fa sempre bene. 548
Con un bicchiere piccolo si puo` prendere una grande briaca. Basta naturalmente usare le regole prima esposte: riempirlo e vuotarlo continuamente. ` stato l’ultimo bicchiere, disse 550 E l’ubriaco. E` la scusa piu` comune che usano ripetere coloro che si sono ubriacati quando si riprendono dalla sbronza. 549
551
Quello che rovina e sempre l’ultimo bicchiere.
552
Diceva l’ubriaco: quell’ultimo bicchier m’ha rovinato.
553
Non e` il bere, e` il ribere (disse [dice] l’ubriaco).
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
554
L’ultimo goccio e` quello che fa male.
555
Ne affogano piu` nei bicchieri che nel mare. Si rovinano piu` persone per il vizio del bere di quanti muoiono andando per mare. 556
557 Bicchiere vuoto lascia la sete. Se il bicchiere non viene riempito spesso e convenientemente si resta col desiderio. Quando s’invita a bere bisogna essere generosi nell’offrire.
Per quanto sia buono il vino non se ne puo` bere che un bicchiere alla volta. Si riferisce ai piaceri del fiasco, ma si usa soprattutto per quelli amorosi. 558
Tavola e bicchiere tradisce in piu` maniere. Il mangiare e il bere in eccesso possono generare ubriachezza, indigestioni, disturbi temporanei e, con l’abuso, serie malattie. Alla perdita della salute si aggiunge il costo di questi vizi che possono portare all’indigenza. La salute precaria e la miseria inducono a una degenerazione morale, con la perdita del buon nome, del lavoro e dei rapporti umani. Storie piu` frequenti una volta di oggi. Vedi anche Cucina e tavola son la rovina dell’uomo [T 209]. 559
Nei mesi senza la erre lascia la donna e prendi il bicchiere. Tenendo conto anche dei nomi antichi o popolari dei mesi (gennaro, febbraro, marzo, aprile, settembre, ottobre, novembre, dicembre) l’esclusione riguarda i mesi di maggio, giugno, luglio, agosto, mesi caldi nei quali sono sconsigliati strapazzi sessuali. Vedi anche Quando sol est in leone... [L 467]. 560
BICICLETTA 561 L’hai voluta la bicicletta, pedala. Si dice a chi, dopo aver insistito tanto per aver una cosa, poi se ne lamenta per qualche inconveniente imprevisto. 562
T’e` piaciuto il cacio?
pag 233 - 04/07/2007
BIFOLCO
170
.
Per analogia. Toscano. Con maggior senso di derisione e di rimprovero rispetto al precedente. Frase in origine rivolta al topo che e` caduto nella trappola, attratto dal formaggio.
gesto che poi diventa un’abitudine e una caratteristica, dalla quale un tempo si riconosceva quel mestiere.
L’hai voluto bellino? Mangia il suono dell’organino. Per analogia. Frase che si dice in particolare alla ragazza che ha sposato un giovane bello ma povero.
BINDO San Bindo e` il protettore dei debitori insolventi e pagare il dı` di san Bindo vuol dire non pagare mai. Ovviamente si tratta di un altro dei santi di fantasia che ricorrono nei proverbi, dedotto da bindolare, toscano antico per abbindolare, cioe` truffare; nelle Note al Malmantile (poema giocoso pubblicato nel 1679) si legge: ‘‘Bindolo si prende per uomo aggiratore’’).
563
564 T’e` piaciuto... t’e` piaciuto... Si usa nelle stesse situazioni indicate nei motti precedenti. Ripreso dalle parole di una canzonetta napoletana.
Chi va in bicicletta se non ha cervello, se lo metta. Chi va in bicicletta abbia molto giudizio: una volta le cadute nelle strade sterrate, poco adatte alle ruote sottili, erano frequenti. 565
BIFOLCO Il bifolco e` l’uomo, di considerevole prestanza fisica, adibito all’aratura dei campi con gli animali, lavoro che richiede molta forza e resistenza. Un campo il buon bifolco e il villano qualche solco. Mentre chi sa arare lavora un campo intero, il contadino inesperto fa appena qualche solco. 566
Quando il tempo si guasta il bifolco s’aggiusta. Quando e` brutto tempo finalmente il bifolco riposa perche´ non puo` arare. Anche: quando piove l’acqua rompe la durezza del terreno arido e il vomere penetra piu` agevolmente. 567
Buon bifolco fa dritto solco. Arare con i buoi era un’arte che richiedeva forza, ma anche una certa intelligenza per capire il terreno e renderlo uniforme, in modo da non creare zone di depressione dove l’acqua potesse ristagnare, o lunghe tracce dove l’acqua della pioggia, fattasi rivo, potesse fare erosioni e asportare la semente. Dritto nel significato di ‘‘esatto, giusto’’. 568
Quando il bifolco si rizza ha il cappello di sghimbescio [alla brava]. Per premere con forza il vomere nel terreno il bifolco si piega in avanti sull’aratro e sposta il cappello indietro in modo che non gli cada, 569
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
La festa di san Bindo viene tre giorni dopo il Giudizio. I conti di coloro che vivono sui debiti non vengono saldati mai. Si legge nel Marescalco (atto I, scena VI) dell’Aretino: ‘‘Il dı` di san Bindo, la festa del quale e` tre giorni dopo il dı` del giudicio’’. 570
BIONDA Pregi e difetti della donna bionda nei giochi d’amore, sempre in confronto con la mora, la bruna. f Vedi Mora, Moro. Mora per amorosa, bionda per sposa. I proverbi attribuiscono alle bionde un temperamento meno focoso, meno passionale di quello che hanno le brune, per cui pare che siano meno ardenti come amanti, piu` fedeli come mogli. Vedi anche La mora vuole, la bionda puole [M 1906]. 571
572 La bionda fa l’amore come fa la calza. Senza molta passione, come una faccenda da sbrigare.
Con le bionde si scherza e con le more si fa. L’amore, naturalmente. Il gioco, le schermaglie s’imparano con la bionda ma e` con la donna bruna che lo si prova veramente. 573
Per la bionda salta il fosso e alla mora salta addosso. Per la bionda datti da fare, scherzaci e giocaci, ma quando fai sul serio cerca la bruna. 574
BIONDO Aggettivo.
pag 234 - 04/07/2007
171 Occhio scuro, capello biondo il piu` bello che c’e` al mondo. Canone della bellezza ideale. 575
BIRRA 576 Chi beve birra campa cent’anni. Slogan pubblicitario degli anni Ottanta che viene citato talvolta scherzosamente come un proverbio. Riprende una formula che si applica a diverse piante o preparati per magnificarne i benefici effetti.
BIRRO Birro era detto in passato l’agente di polizia, tristemente noto per arbitri, spiate, crudelta`. Erano spesso veri e propri delinquenti assoldati dallo Stato e continuavano a fare le loro angherie al riparo della legge. Notai, birri e messi non t’impacciar con essi. Non fare amicizia, non stare insieme, non praticare notai, poliziotti e messi. Il notaio era un tempo considerato un po’ come l’avvocato: maestro di raggiri, di astuzie, cavilli, ribalderie. Per il birro, vedi sopra. I messi sono quelli pubblici che recapitano ingiunzioni, avvisi, cartelle delle tasse per conto di privati, ma soprattutto per i tribunali, il comune, le esattorie. Erano un tempo corrotti e sempre portatori di notizie spiacevoli; arrotondavano la loro paga indagando, riferendo notizie, facendo la spia.
.
BISCHERO
BISACCIA La bisaccia e` una grossa sacca doppia che si mette attraverso la cavalcatura. Piu` piccola era usata ponendola sulla spalla a tracolla, una sacca davanti e una di dietro, da pellegrini, contadini e frati da cerca. La sacca anteriore era a portata di mano e si usava comunemente; in quella dietro, che non si vedeva, stavano cose di minore uso. Ognuno ha due bisacce: quella davanti delle virtu` e quella dietro dei vizi. Ciascuno porta davanti le virtu` che ha sempre sotto gli occhi e ostenta, mentre tiene dietro, nascosti, i propri vizi che non vede mai e forse non sa d’avere. Riprende il tema di una nota favola di Esopo (Favole 303: Prometeo plasmo` gli uomini, appunto, con indosso questa caratteristica bisaccia), probabilmente per ripresa colta e non per conservazione autonoma di un filone paremiografico antico. 581
577
Birro, potesta` e messo: tre persone e un birro stesso. Dice chiaramente che il birro agisce d’accordo con l’autorita` che se ne serve per loschi raggiri, cosı` come il messo. 578
579 I birri arrestano e il popolo impicca. Un tempo il popolo partecipava istintivamente all’amministrazione della giustizia, forzandone le decisioni con lo schierarsi apertamente contro coloro che spesso venivano accusati e arrestati senza prove decisive e partecipava in massa alle pubbliche esecuzioni.
I birri sono come le latrine: puzzano, ma son necessari. I poliziotti per il mestiere che fanno sono poco gradevoli, ma non e` possibile farne a meno. 580
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
582 La bisaccia del povero non ha fondo. Per quanto gli possa esser dato, il povero non arriva mai ad avere a sufficienza, perche´ manca di tutto.
La bisaccia dei frati ha sempre la bocca spalancata. I frati da cerca (ma si riferisce anche agli altri) sono sempre pronti a ricevere: rimangono con la bisaccia spalancata, non dicono mai basta. 583
BISCHERO Nel vernacolo fiorentino designa l’organo sessuale maschile e per traslato vale: grullo, scemo, con poco cervello. Il termine in questo significato e` usato soprattutto in Toscana, area da cui provengono i proverbi riportati. f Vedi Buono, Coglione, Furbo, Matto, Pazzo, Scemo, Stolto, Tonto. 584 La ragione e` dei bischeri. Si da` subito ragione a coloro con cui si ritiene che sia inutile discutere, in quanto corti di cervello. Anche: spesso si da` ragione a parole per tacitare chi protesta, rimprovera e continuare a fare come si vuole. 585 Meglio puzzar di merda che di bischero. Meglio essere ritenuto da poco, povero, contadino che lavora con il concime, che avere fama di stupido. E` un caposaldo della filosofia popolare (il proverbio vive in forme diverse):
pag 235 - 04/07/2007
BISCIA
172
.
l’idea d’essere considerato minchione e` insopportabile, forse proprio perche´ si diviene facile bersaglio d’ironia. 586 Tra bischeri s’annusano. Come fanno appunto i cani che sentono al fiuto chi va loro a genio e convalidano l’impressione annusandosi bene da tutte le parti. Si dice quando due poco furbi si mettono insieme, vanno subito d’accordo. Vedi anche Ai matti ogni matto par savio [M 1038].
Per i bischeri [coglioni] non c’e` paradiso. Per i minchioni non c’e` possibilita` di essere felici perche´ trovano il modo di star male anche dove non si potrebbe stare che bene. Vedi anche Per i tonti hanno fatto un paradiso di frasche [T 690]. 587
BISCIA Biscia e` nome comune di vari serpenti non velenosi delle nostre latitudini, di terra o d’acqua. Questi rettili, anche di notevoli dimensioni, sono del tutto innocui e venivano usati sui banchi delle fiere e dei mercati venditori ambulanti che spacciavano medicamenti, rimedi, pozioni, specifici con grande abbondanza di chiacchiere (vedi Ciarlatano). Le serpi, che restavano inerti e tranquille, venivano maneggiate destramente dall’imbonitore in modo da attirare la curiosita` della gente; spacciate come pericolosissime, erano presentate come gli animali dai quali si estraevano i veleni per i medicamenti. f Vedi Serpe. 588 La biscia si ribella al ciarlatano. A volte le bisce esibite nelle fiere s’imbizzarrivano, guizzando e contorcendosi, tanto che la gente scappava per la paura e non s’avvicinava piu`: il gioco si era rivolto contro l’ingannatore. In senso generale: l’inganno torna a danno di chi lo ha teso. Oppure: colui che e` sottoposto pretende di comandare; il debole si ribella al forte. 589 La biscia ha morso il ciarlatano. Colui che credeva di gabbare e` stato gabbato, chi pensava di vincere e` stato vinto. Carlo Goldoni (Il negligente, atto III, scena I): ‘‘La biscia ha beccato il ciarlatano’’.
La mula si rivolta al medico. Per analogia. L’ignorante, l’incapace si ribella al maestro, all’esperto. I medici del pas590
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
sato per andare a visitare i malati si servivano di calessi trainati da cavalcature forti e calme, come le mule. BISCOTTO Due ricette di biscotto per due tipi di vita molto diversi. 591 Non ci si mette in mare senza biscotto. Non si va in mare senza provviste. Non si fanno le cose senza l’occorrente necessario: il biscotto, la galletta era un tempo il pane dei marinai. E` un pane cotto a lungo e lentamente in modo da farlo diventare all’interno secco come la crosta, in tal modo e` conservabile a lungo e veniva usato dai marinai, dai soldati in guerra, dai boscaioli, dai carbonai. 592 Di biscottini non si campa. Di piccole cose non ci si puo` contentare: ci vogliono anche le cose importanti; solo di piaceri e di soddisfazioni non si puo` vivere: ci vuole anche qualcosa di concreto; la vita e` fatta anche di doveri e fatiche. Vedi anche Senza nulla non si fa nulla [N 555]; il biscottino e` un piccolo dolce secco che si usa come accompagnamento a una bevanda, te`, vinsanto, rosolio, oppure come piccolo dono a un bambino per quietarlo. In questo senso vale: contentino, piccolo compenso, dono di consolazione, come intende il proverbio.
BISESTILE / BISESTO Bisesto e` forma popolare invece che bisestile, piu` vicina al latino. Per la riforma giuliana del calendario il giorno in piu` dell’anno bisestile veniva intercalato tra il 24 e il 25 febbraio, ossia dopo il sesto giorno precedente le calende di marzo, per cui era detto bis sextus ante Calendas Martias: quindi giorno, mese e anno bisesto. La tradizione vuole che l’anno bisestile non sia anno fortunato per i raccolti e per altri aspetti, o comunque sia anomalo, non segua regole, se non quella di non averne. Tutto quello che non e` regolare, o eccezionale, non e` visto di buon occhio nella tradizione popolare, per esempio la cometa, la pioggia col sole. f Vedi Innesto. Anno bisesto anno senza sesto. Cioe` senza ordine, fuori dalle regole. Sesto o seste e` il nome antico del compasso. 593
pag 236 - 04/07/2007
173
.
Anno bisesto anno funesto e triste quello che gli viene appresso. Sarebbe cattivo anche l’anno seguente a quello bisestile. 594
595
Anno bisesto tutte le cose van di traverso.
Quando l’anno bisesta molto si vede e poco resta. Nella campagna appare in primavera molta vegetazione, ma i raccolti sono scarsi. 596
Anno bisestile chi piange e chi stride. Chi ha disgrazie e chi soffre nelle traversie. 597
Quando l’anno vien bisesto non por bachi e non far nesto. Nell’anno bisestile non allevare bachi da seta e non innestare piante. Nesto e` forma popolare toscana di innesto. I bachi erano facilmente attaccabili da malattie e gli innesti della vite e degli alberi da frutto, per il freddo o altre ragioni, non sempre attecchivano. 598
Anno che bisesta non si sposa e non s’innesta. Sconsiglia anche il matrimonio. 599
600
Anno bisesto, ne´ baco, ne´ moglie, ne´ innesto.
Anno bisesto che passi presto. Prima finisce e meglio e`. 601
Anno bisesto chi se la cava e` lesto. Chi esce senza danni dall’anno bisestile e` persona avveduta e capace, svelta a capire i pericoli e a uscirne. 602
Annata bisesta la racconta chi resta. Racconta come e` andato l’anno solo chi sopravvive. 603
Anno bisesto tutte le donne senza sesto. Anche le donne risentirebbero l’influsso negativo dell’anno bisestile perdendo equilibrio e misura. 604
BISOGNO Il bisogno, la necessita` sprona gli animi e i corpi, invita all’azione e acuisce l’ingegno. ` , Ingegno, Necessita`. f Vedi Amico, Calamita
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
BISOGNO
605 Il bisogno stimola l’ingegno. La necessita` di soddisfare i piu` vari bisogni induce a trovare soluzioni, a inventare sistemi, macchine, ecc. Vale per il singolo, che si ingegna a trovare un modo per soddisfare le proprie necessita`, ma anche in generale, come principio che sta addirittura alla base del progresso umano. Vedi anche L’arte fu dono della poverta` [A 1278] ; Paupertas excitat artes [P 2396] ; La necessita` e` madre delle arti [N 183].
Il bisognino [bisogno] fa trottar la vecchia. La necessita` fa fare a tutti cose che non farebbero per nulla al mondo. Gia` il Sacchetti (Trecentonovelle 166): ‘‘Bisogno fa la vecchia trottare’’; oggi ancora usato e noto. Bisognino e` diminutivo ironico per dire che anche un minimo interesse mette in moto l’attivita` del pigro. Con tale termine s’intende anche un bisogno corporale, che si accorda bene col senso del proverbio. Vedi anche Asino punto convien che trotti [A 1405]; La poverta` insegno` tutte le arti [P 2395]; La necessita` insegna l’arte [N 182]; Il bisogno stimola l’ingegno [B 605]. 606
607 La paura fa correr lo zoppo. Per analogia. La paura fa superare anche gli impedimenti naturali.
Quando l’acqua arriva al culo tutti imparano a nuotare. Per analogia. Quando il bisogno diviene impellente, cadono improvvisamente tutte le difficolta`, le fisime, le incapacita` vere o presunte e le ragioni addotte come scuse. Vedi anche Finche´ l’acqua non tocca il culo non s’impara a nuotare [N 587]. 608
609 La puttana fila. Per analogia. Antico. Quando si vede uno arrabattarsi e darsi da fare, contrariamente alle sue abitudini spinto dalla necessita`. La prostituta non si dedica di solito agli umili lavori domestici. 610 In caso di bisogno va bene tutto. Si accetta tutto cio` che puo` essere di aiuto.
In caso di bisogno il lupo caccia mosche. Ci si accontenta di cose anche insignificanti, come il lupo che non trovando altre prede mangia mosche. Il proverbio non e` poi tanto paradossale: gatti, cani e volpi prendono al 611
pag 237 - 04/07/2007
BOCCA
volo insetti, come mosconi, grilli, libellule e li mangiano. Vedi anche Disse la volpe ai figli: quando a tordi e quando a grilli [V 1278]. Chi ha bisogno [abbisogna] non abbia vergogna. Quando stringe il bisogno non si deve aver remore a chiedere aiuto. 612
613
Chi ha bisogno non si vergogni a chiedere.
614 Il bisogno insegna a pregare. Pregare nel senso di chiedere aiuto, invocare.
Quando il bisogno batte all’uscio l’onesta` si butta dalla finestra. La necessita` puo` anche indurre alla disonesta`, attenuando regole e vincoli morali. Vedi anche Quando la poverta` batte all’uscio, l’onesta` comincia a far fagotto [P 2414]. 615
616
Il bisogno fa il ladro.
Nel momento del bisogno tanti consigli e pochi aiuti. Si trovano mille consiglieri, ma pochi disposti a dare un aiuto concreto. 617
618 Il bisogno insegna. E` un continuo stimolo a cercare una via per uscire dai suoi condizionamenti, per cui attiva le risorse mentali, le ricerche di ogni genere insegnando quello che prima non era conosciuto. 619
Il bisogno fa l’uomo ingegnoso.
620
Il bisogno aguzza [stimola] l’ingegno.
La necessita` aguzza l’ingegno. Per analogia. 621
622 Il bisogno fa far gran cose. Il bisogno spinge a imprese di grande rilievo anche coloro che non avevano intenzione di cimentarvisi.
Il bisogno fa prod’uomo. Rende prode e valoroso anche l’uomo normale. 623
624
Il bisogno da` coraggio.
625
Il bisogno fa buon fante.
Il bisogno caccia di casa. Spinge fuori di casa anche coloro che sono inclini a chiudervisi dentro e a restarvi per indolenza, pigrizia, paura. 626
627
174
.
La roba e` fatta per i bisogni.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Le ricchezze, i capitali, i beni si accumulano per essere usati nel momento del bisogno. Consiglio a non lesinare quando se ne presenta la necessita`. 628 Il bisogno rompe le leggi e le usanze. Leggi, usi e consuetudini, anche antichi, non sopravvivono sotto l’incalzare della necessita`. 629 Necessita` fa legge e tribunale. Per analogia. La necessita`, quando s’impone, e` l’unico criterio di diritto e l’unico giudice.
Tutti hanno bisogno di non aver bisogno. Il proverbio, con la ripetizione della parola, e` ironico e pare alludere al fatto che l’uomo esagera creandosi un nuovo bisogno per paura del bisogno. 630
631 Chi ha piu ` bisogno primo s’arrenda. Il bisogno determina la capacita` di resistenza di un individuo, un esercito, un popolo; quindi spesso non e` il piu` debole a doversi arrendere, a rinunciare ma quello che e` costretto da maggiore necessita`.
Quando i bisogni bisogneranno i pensieri arriveranno. Quando verra` il momento del bisogno, urgera` la necessita`, allora provvederemo, penseremo alla soluzione. E` inutile preoccuparsi prima del tempo. Vedi anche E` inutile fasciarsi il capo prima d’esserselo rotto [F 36]. 632
BOCCA Dalla poesia del bacio i proverbi passano alla prosaicita` del mangiare con le inevitabili riflessioni, poi ai consigli sull’autocontrollo nel parlare e infine alle metafore. f Vedi Baciare, Bacio, Cuore, Gola, Naso, Pranzo, Silenzio. Bocca baciata non perde ventura (anzi rinnova come fa la luna). La donna che ha avuto un amore o una passione non per questo perde la possibilita` d’amare ancora e d’essere felice. Il proverbio puo` riferirsi a situazioni piu` o meno compromettenti. Citato con esagerazione ironica si trova nel Decamerone (2.7): ‘‘Di cio` fece il re del Garbo gran festa, e mandato onorevolmente per lei, lietamente la ricevette; et essa, che con otto uomini forse diecimila volte giaciuta era, allato di lui si corico` per pulcella, e feceglile credere che cosı` fosse, e reina con lui lieta633
pag 238 - 04/07/2007
175
.
mente poi piu` tempo visse. E percio` si disse: Bocca basciata non perde ventura, anzi rinnuova come fa la luna’’. Nel I atto del Falstaff di Verdi, Fenton e Nannetta cantano questo proverbio in un celebre duetto. Ventura: buona sorte. 634 Bocca baciata diventa piu ` bella. Nel senso forse che diviene meno timorosa, piu` arrendevole alla passione o perche´ ha soddisfatto un sogno d’amore.
Chi due bocche bacia una convien che gli puta. Antico e dotto. Chi bacia due bocche alla fine una gli sara` di troppo. Putere e` antico per ‘‘puzzare’’, e puzza si usa per indicare che una cosa viene a noia, non piace. Piu` generalmente: chi ha due attivita` ne trascura una, chi ha due compagnie ne preferisce una, ecc.
il vizio della gola. Vedi anche La gola ha il buco stretto, ma mangia la casa e il tetto [G 926]. Nel collo c’e` un vicolo stretto, ma ci passano navi e bastimenti. Per analogia. 642
La bocca e` piccolina, ma se non la chiudi ti manda in rovina. Per analogia; ma si puo` anche intendere che parlando si possono combinare danni. 643
635
Finche´ la bocca prende e il culo rende si va in tasca alle medicine e chi le vende. Chi mangia, beve e smaltisce regolarmente puo` fare a meno di medicine e farmacisti. Regola non proprio della Scuola salernitana, ma nel complesso attendibile, dato che l’apparato digerente e` di solito il primo a risentire di uno stato patologico dell’organismo. Vedi anche Culo che canta dottore che piange [C 2646]; Chi dorme, piscia, caca e fa scoregge non cerca ne´ dottore ne´ ricette [D 1114]. 636
Chi mangia, beve, dorme e caca bene sta meglio dell’Abate Arrivabene. Arrivabene e` un nome di fantasia che allude a una persona fortunata e felice. Gli abati sono stati proverbiali per condurre vita agiata, comoda e senza pensieri. Vedi anche Mangia bene e caca forte e non aver paura della morte [M 569]. 637
Chi mangia, beve, dorme e caca sta dieci volte meglio del papa. Per analogia. 638
639 La bocca e` il medico della pancia. Il benessere dell’apparato digerente dipende dall’alimentazione. 640
La bocca e` la guardiana delle budella.
Le bocche sono anelli da dove passano campi, palazzi e castelli. Le bocche sono piccole aperture che inghiottono, se non si controllano, enormi sostanze, patrimoni e ricchezze. Ammonimento contro 641
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
BOCCA
644
Per una bocca passa una casa col tetto.
Per le bocche si scaldano i forni. Il corpo prende energia e forza dal mangiare. Anche i forni venivano alimentati attraverso l’apertura detta bocca. 645
646 Ogni bocca e` un forno. Vuole essere alimentata. 647 Chi ha la bocca vuol mangiare. Tutti quanti, grandi e piccoli, saggi o ignoranti, dal momento che vivono, hanno bisogno di alimentarsi. Argomento contro chi disprezza il cibo o dice che e` una cosa secondaria. 648 Bocca mia, quel che vuoi tu. Frase che si usa per esprimere la possibilita` di scelta davanti a una grande abbondanza di cose, ma soprattutto di cibi e di leccornie, di fronte a una tavola riccamente imbandita. In genere: programma di una vita di agi, piaceri e lussi. Per esempio: Divennero ricchi e allora... bocca mia quel che vuoi tu! 649 La bocca porta le gambe. Non sono le gambe che portano la bocca, ma il contrario: senza l’alimentazione le gambe sono deboli e non camminano. 650 Sacco vuoto, gambe stanche. Per analogia. Il sacco e` lo stomaco. Vedi anche Lo stomaco pieno raddrizza la testa [S 2093]. 651 A bocca malata tutto pare amaro. A chi e` malato pare tutto poco gradevole, amaro o disgustoso.
Bocca mangia, braccio suda e cervello studia. La bocca pensa all’alimentazione, le braccia al lavoro materiale e il cervello alla conoscenza e all’apprendimento. Ogni cosa ha un 652
pag 239 - 04/07/2007
BOCCA
176
.
suo ruolo e scopo: in generale, pero`, il proverbio non si usa in riferimento alle categorie sociali. 653 Il cervello studia e la bocca mangia. Chi sa provvede anche a chi non sa. Nella vita coloro che sono inetti si giovano di chi ha capacita` e conoscenze.
Cortesia di bocca assai giova e poco costa. La gentilezza delle parole, la cortesia nei modi e nelle risposte non costa niente e aiuta nei rapporti col prossimo, rendendo altrettanto cortesi coloro che ne sono oggetto. 654
Bonta` di vita e onesta` di bocca assai vale e poco costa. Rispetto alla forma precedente vi e` aggiunta la rettitudine della vita, nel senso di osservare le norme comuni di buon comportamento. 655
Chi custodisce la propria bocca custodisce la propria anima. Dalla Bibbia (Proverbi 13.3): Qui custodit os suum, custodit animam suam. Il controllo delle parole permette di conservare integra la propria realta` interiore, i pensieri, i sentimenti che, espressi non correttamente, possono essere oggetto di deformazioni, strumentalizzazione, riso, ecc. 656
I saggi chiudono la bocca nel cuore e gli stolti aprono il cuore sulla bocca. Anche questo dalla Bibbia (Ecclesiastico 21.26): ‘‘Sulla bocca degli stolti e` il loro cuore, i saggi invece hanno la bocca nel cuore’’. Il saggio misura le parole e di quello che sa e che prova dice solo il necessario; lo stolto dice anche quello che non sa e tutto cio` che sente nell’animo, procurandosi spesso dei guai. 657
658 La bocca si lega solo ai sacchi. Non si puo` impedire alle persone di riferire quello che sanno, parlare, giudicare. Si chiama bocca l’apertura del sacco, sulla quale era cucita una cordicella che serviva per legarla. 659 Largo di bocca, stretto di mano. Chi parla, promette, spende facilmente le parole, all’atto pratico si mostra avaro e poco propenso a mantenere quello che ha promesso, o a fare quello che ha detto. 660 Largo a prometter ed ad attender corto. Per analogia. Corto significa ‘‘poco disposto, di scarsa disponibilita`’’.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Bocca chiusa e orecchi aperti. Comportamento saggio, specialmente quando si tratta con persone sconosciute, e` parlare meno possibile e guardare tutto. Vedi anche In bocca chiusa non entran mosche [S 1341]. 661
662 Larghe orecchie e corta lingua. Per analogia. Bisogna parlare poco e ascoltare molto.
Bocca chiusa e lettera sigillata non tradiscono segreti. La bocca che non parla e il documento tenuto e conservato in luogo irraggiungibile sono la garanzia del mantenimento di un segreto. 663
Non metter bocca dove non ti tocca. Nelle cose che non ti riguardano non intrometterti neppure a parole: non ne caverai altro che fastidi. Vedi anche Chi ficca il naso nella pentola altrui spesso lo leva scottato [N 77]. 664
Chi vuol tappare la bocca a tutti deve impastare parecchie cialde. Per far tacere chi ha intenzione di parlare bisogna offrire molti vantaggi. La bocca si tappa con allettamenti, doni, promesse, vale a dire cose dolci (cialde) che invoglino piu` a mangiare che a parlare. 665
Una bocca sporca cerca di sporcarne un’altra. La maldicenza e` contagiosa. 666
Dalla stessa bocca si soffia caldo e freddo. L’uomo e` infido: con la stessa facilita` con cui dice una cosa, puo` dire il suo contrario, se quello e` il suo interesse. Il significato si chiarisce tenendo conto della favola di Esopo L’uomo e il satiro (Favole 60), alla quale il detto puo` fare riferimento. Un satiro, divenuto amico di un uomo, lo vide prima scaldarsi le mani col fiato della bocca, quindi freddare il cibo caldo con lo stesso mezzo. Compreso che l’uomo poteva far uscire dalla bocca cose contrastanti, l’abbandono` come essere ambiguo. 667
668 Tutte le bocche sono sorelle. Siamo tutti uguali: i desideri e le aspirazioni primarie degli uomini sono molto simili. Si usa dire anche quando si beve al bicchiere di un’altra persona per significare che non ha senso un riguardo eccessivo, una precauzione esagerata.
pag 240 - 04/07/2007
177 669
.
Le bocche non son brutte e (tutte) belle, ma son tutte sorelle.
670 Tutti hanno la bocca per traverso. Con l’apertura trasversale sulla faccia. Aver qualcosa di traverso significa ‘‘avere qualcosa che non va bene, essere di cattivo umore’’. Il detto gioca su tale significato per dire che nessuno ha la perfezione assoluta.
Bocca Unta [Boccaunta] non disse mai male di nessuno. Toscano. L’uomo in genere e` ben disposto verso chi gli procura un vantaggio. La bocca unta e` quella di chi ha ricevuto, come si dice, l’untatina, di chi ha mangiato, e` sazio. E` nato cosı` questo immaginario personaggio che, satollo e contento, dice bene di tutti e approva quello su cui altri trovano da ridire. Si dice scherzosamente anche ai bambini che, mangiando, si ungono o si sbrodolano la faccia. Ancora assai vivo nel Senese. 671
672 Bocca Unta non sa dire di no. Perche´ e` spinta dalla mancia. 673 Mal si zufola con la bocca piena. Non e` semplice dir male quando siamo gratificati.
Tra bocca e boccone accadono mille cose. Gli imprevisti possono capitare anche all’ultimo istante: la via tra il piatto e la bocca sembra corta ma puo` essere piena di mille sorprese. Traduzione di un proverbio latino attestato in un frammento di Catone (67.3-6 Jordan) citato da Aulo Gellio (Notti attiche 13.18.1): Inter os et offam multa intervenire posse ‘‘Fra bocca e boccone possono accadere molte cose’’. Gellio chiarisce che si tratta di ripresa da un proverbio greco: ‘‘Molte cose capitano fra il calice e la sommita` delle labbra’’, attestato in tutti i paremiografi greci e noto gia` ad Aristotele, il quale riporta un aneddoto che ne sarebbe stato all’origine (fr. 571 Rose). Vedi anche Nessuno potra` sapere quel che avverra` tra la bocca e il bicchiere [S 378]. Circolo` nel Medioevo anche una traduzione del proverbio greco, tuttora nota: 674
675 Inter calicem et os multa cadunt. ‘‘Tra il calice e la bocca avvengono molte cose’’. 676
Dalla mano alla bocca si perde la zuppa.
677
Dalla mano alla bocca si perde il boccone.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
BOCCALE
Vedi anche Non dire quattro se non l’hai nel sacco [Q 136]. 678
Dal piatto [Dalla mano] alla bocca si perde (la fame e) la zuppa.
La bocca dice agli orecchi che il mento tocca il naso. Si dice d’una persona bruttissima nella cui faccia la bocca e` grande, il naso a becco e il mento pronunciato. 679
BOCCALE Grosso bicchiere col manico in terracotta, ma anche la brocca, con manico e beccuccio, per mescere liquidi, in questo caso vino. Sempre usato per metonimia. f Vedi Coccio. Il primo boccale ti toglie la sete il secondo ti da` forza il terzo e` per tuo piacere il quarto e` per la tua vergogna e il quinto e` per la tua pazzia. La pericolosa escalation del bere. Vedi Un bicchiere, l’uomo beve vino. Due bicchieri, il vino beve il vino. Tre bicchieri, il vino beve l’uomo [B 539], e anche gli altri seguenti a questo [B 540-542]. 680
I boccali diventan cocci e i cocci boccali. Secondo le situazioni un oggetto bello si rovina e un oggetto rovinato diventa utile se non c’e` di meglio. Figurato: le persone, secondo la fortuna, scendono e salgono nella scala sociale, senza che vi sia un criterio di valore o una logica. 681
Fatto bene, o fatto male, dopo il contratto si beve un boccale. E` uso antichissimo bere sopra il contratto stipulato. Il brindisi ha ancora funzioni scaramantiche e suggella il rapporto stabilito, dopo il quale non vi sono tra i contraenti risentimenti o pentimenti. 682
Chi beve al boccale beve quanto gli pare. Il significato letterale e` scontato; il detto si riferisce specificamente al gioco della passatella, in cui la regola vuole che colui che beve al boccale puo` bere fin che puo`, pero` senza riprendere fiato. La passatella e` un vecchio gioco d’osteria praticato soprattutto nell’area centro-meridionale a cominciare da Roma. I modi di giocarla sono diversi perche´ le regole sono infinite e, per la natura del gioco, con683
pag 241 - 04/07/2007
BOCCONE
venzionali piu` che logiche, e cosı` la terminologia varia da luogo a luogo. La passatella e` gioco a se´ stante, ma spesso viene abbinato ad altri giochi, quando alcuni, vinta una certa quantita` di vino, ad esempio a carte, non potendo bersela da soli, decidono di dividerla appunto con la passatella; allo stesso modo possono essere divisi altre bevande o cibi, come un dolce, ma l’elemento vero del gioco resta il vino. Il divertimento consiste nel permettere o negare, durante il giro, a determinate persone il permesso di bere il vino comune, facendo andare in bestia che viene preso di mira. I Regnanti, il Padrone e il Sotto sono coloro che comandano le bevute nel gioco. Olmo e` colui che intenzionalmente e con una certa malignita` non viene fatto mai bere, anzi resta deriso con battute maligne. Le bevute concesse, o avute di diritto, possono essere misurate (uno, due bicchieri), o non misurate, nel qual caso uno puo` bere dal caraffone (boccale) anche tutto il vino, ovvero quanto riesce a berne in una tirata (senza riprendere fiato), cioe` beve quanto gli pare. Chi beve all’orciolo beve quanto vuole. L’orciolo e` come il boccale. 684
BOCCONE Come dice il dizionario e` la quantita` di cibo che si puo` addentare o masticare in una volta e quindi deve essere proporzionato alle proprie capacita`. E boccone qui e` il boccone ghiotto, la leccornia, la cosa che piace a tutti e da tutti contesa. In ultimo alcune lezioni di galateo. f Vedi Bocca, Cappone. Per i buoni bocconi si fanno le questioni. Le liti nascono per tutto quello che scatena desideri, voglie, cupidigie: eredita` , belle donne, posti ambiti, onori. 685
686 I buoni bocconi piacciono a tutti. Non solo nel mangiare, ma in tutti i campi. Vedi anche Il buono piace a tutti [B 1056]. 687
178
.
I buoni bocconi piacciono anche ai coglioni.
Il miglior boccone e` quello che si lascia nel piatto. E` quello dal quale ci si astiene senza cedere all’ingordigia. Ma puo` indicare anche qualcosa che si e` dovuto lasciare con un certo rimpianto. Vedi anche per altro senso Non ce 688
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
n’e` abbastanza se non n’avanza [A 21]; Anche se non ne avanza lascia il boccone della creanza [C 2399]. E quindi Il miglior boccone tocca al cuoco [C 2696]; Il boccone migliore e` quello del prete [P 2610]; Sette son le cose buone: pane, zucchero, limone... [S 1197]; Sette son buoni bocconi: carne, pesce e maccheroni... [S 1198]; Ala di cappone, schiena di castrone, sono un gran boccone [C 643]. 689 Il miglior boccone si lascia ultimo. La cosa migliore si gusta per ultima, per chiudere in bellezza.
I bocconi troppo grossi non si possono inghiottire. Cio` che e` al di sopra delle possibilita` di cui si dispone risulta nocivo. Bisogna misurare tutto alle forze disponibili. 690
Quello che affoga non e` un buon boccone. Anche se ghiotto, abbondante, quando il boccone soffoca e` da evitare. Qualsiasi cosa che ti rovina anche se ha l’aspetto della fortuna e` una disgrazia. 691
Bisogna aprire la bocca secondo i bocconi. Bisogna adeguarsi a quanto ti viene offerto. Bisogna misurare le possibilita` ai desideri. Vedi anche Bisogna fare il passo secondo la gamba [P 685]. 692
Boccone rinfacciato non affogo` mai nessuno. Un beneficio fatto pesare non impegna alla riconoscenza, quindi non ti vincola. Affogare nel significato di ‘‘restare soffocati da un boccone andato di traverso’’. 693
Quando il boccone e` caro anche il dolce pare amaro. Qualsiasi cosa ottenuta a un prezzo maggiore del dovuto, con un sacrificio gravoso, conserva un fondo d’amarezza. 694
Alle giovani i buoni bocconi, alle vecchie gli stranguglioni. Nell’amore alle giovani vanno i piaceri legati all’eta`, il fidanzamento, il matrimonio, mentre alle vecchie toccano i singhiozzi dei rimpianti. La perfidia del proverbio sta nella parola stranguglione che indica propriamente il singhiozzo derivato da pesantezza allo stomaco per aver mangiato troppo, quando invece le vecchie sono a digiuno: quindi e` come 695
pag 242 - 04/07/2007
179 se si prendessero, oltre al danno, le beffe. Vedi anche L’amore e` delle giovani e le chiacchiere delle vecchie [A 818]. 696 Non si parla col boccone in bocca. Norma elementare del galateo.
Non si beve col boccone in bocca. Variazione del precedente: e` gesto veramente da osteria ingerire del vino mentre si sta ancora masticando qualcosa. 697
Uno da cento bocconi o cento da un boccone. Si dice quando si deve scegliere il pesce da cucinare: o si sceglie un bel pesce da fare lesso, in umido o arrosto, oppure una frittura di pesciolini minuti. Per fare bella figura bisogna evitare i mezzi tagli e le mezze misure. In generale: o molte cose piccole o una sola grande. 698
BOIA E` qui considerato un serio e competente professionista. f Vedi Mestiere. 699 Chi ha da farsi impiccare e` meglio che vada dal boia. Chi ha da fare una cosa dolorosa, ingrata, difficile e` meglio che si rivolga a un esperto che, se non altro, lo fa soffrire meno. Si dice a persone che credono di evitare spese, sofferenze, rivolgendosi a mestieranti e ciarlatani. Se hai da annegarti cerca il mare profondo. Per analogia. 700
Nell’acqua alta s’affoga meglio. Per analogia. 701
702 Anche il boia e` un maestro. Anche nei mestieri meno apprezzati c’e` una maestria, una regola da imparare, rispettare. Nell’ordinamento medievale delle arti e dei mestieri il boia compariva come maestro. 703 Il boia e` il miglior barbiere. Ironico: esegue una rasatura radicale.
Per avere un gran coltello non si e` boia. Per il fatto che si possieda un oggetto non e` detto che se ne faccia uso; per il fatto che si usi un oggetto non e` detto che se ne faccia un cattivo uso. Pare sia motivato da un aneddoto: un avvocato, per difendere un cliente dall’accusa d’essere un assassino basata sul fatto che possedeva un coltello, disse che lui stesso 704
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
BOLOGNA
usciva ogni mattina di casa con tutto il necessario per commettere uno stupro, ma cio` non comportava che lo facesse. Talvolta anche: per il fatto di possedere gli arnesi non si conosce un’arte. 705
Non e` boia chi ha gran coltello.
706
Ognun che ha gran coltello non e` boia.
BOLOGNA 707 Bologna la grassa. Bologna e` conosciuta come la grassa per le sue rinomate specialita` gastronomiche. La cucina bolognese e` appunto grassa, abbondante e presenta piatti a base di carne di porco, salumi, sughi.
Bologna la grassa, ma Padova la passa. Padova sarebbe superiore anche a Bologna per ricchezza e abbondanza della tavola. 708
Bologna e` la grassa per chi ci sta, ma non per chi ci passa. Qui grassa nel senso di ‘‘ricca, generosa, abbondante, dalle molte possibilita` economiche’’, cose che sono precluse a chi non e` della citta`. 709
710 Bologna (la) dotta. La citta` e` detta la dotta per la sua celebre universita` fondata nel sec. XI, primo studio dell’Europa medievale, dove accorrevano migliaia di studenti d’ogni paese. 711 Bononia docet. ‘‘Bologna insegna’’. Equivale a dire: Bologna la dotta. E` il motto della citta` e compare sul bolognino d’oro coniato nel 1380 e quindi sul mezzo bolognino di rame del 1612.
I primi tempi che si sta a Bologna o la febbre, o la rogna. Il clima e l’aria di Bologna richiederebbero una certa ambientazione per chi vi si trasferisce. 712
La luna di Bologna sta cent’anni e poi ritorna. Si dice di una persona che riappare dopo una lunga assenza, sottintende una lieve ironia o un rimprovero. Si trova gia` nel Monosini (Italicae linguae libri novem, Apud Io. Guerilium, Venezia 1604), ma non se ne conosce l’origine. Vedi anche In cent’anni e cento mesi torna l’acqua ai suoi paesi [A 143]. 713
pag 243 - 04/07/2007
BOLOGNESE
180
.
L’oro di Bologna arrossı` dalla vergogna. Si dice oro di Bologna l’oro falso, o meglio: il metallo che pretende d’essere oro e, perdendo col tempo la doratura, mostra il colore rossiccio del rame. Si chiama anche: oro di Piombino, di Ferrara, oro che fugge (equivocando sulla frase d’uso: oro che rifulge). Vedi anche Oro che fugge [O 514]. 714
BOLOGNESE Per conoscere un bolognese ci vuole un anno e un mese. I bolognesi, dal carattere gioviale ed estroverso, sembrano persone aperte e semplici, invece hanno una complessita` di carattere che solo attraverso una lunga consuetudine si puo` arrivare a conoscere. 715
Par cogno´sser un bulugne`is ai vo´l un an e un me`is e po quand t’l’he` cgnuso´ t’an al cgno´ss brisa cum at cgno´ss lo. Cosı` i bolognesi di se stessi: ‘‘Per conoscere un bolognese ci vuole un anno e un mese, quando poi l’hai conosciuto non conosci lui quanto lui conosce te’’. Tu credi di studiare un bolognese e lui studia te meglio di quanto fai tu. Il proverbio e` ripetuto a proposito di abitanti di varie citta`. 716
Per conoscere un novarese ci vogliono sette anni e un mese, quando poi l’hai conosciuto rimpiangi il giorno che l’hai veduto. Per analogia; come detto sopra, questo proverbio viene adattato di volta in volta per gli abitanti di varie citta`. 717
BONACCIA Assoluta calma di mare, senza onde e senza vento, aria immota. f Vedi Alcione. Gran bonaccia tempesta minaccia. La bonaccia preannuncia un improvviso mutamento nel tempo. Molto usato in senso metaforico, dinanzi a situazioni di calma sospetta. 718
BONIFAZIO f Vedi Cazzo, Pancrazio.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
` BONTA f Vedi Bellezza. 719 Bonta` passa belta`. La bonta` e` superiore alla bellezza. Il proverbio riguarda specificamente le doti della futura sposa. Vedi anche Bellezza senza bonta` e` come vino svanito [B 268].
Contro bonta` e` ardita ogni vilta`. Ardita qui e` nel significato di ‘‘insolente, sfacciata’’. La bonta` di per se´ ottiene come risposta comportamenti nobili, non vili. 720
721 Una bonta` ricerca l’altra. Le persone buone si trovano bene insieme. Anche: un piacere, una gentilezza, un gesto amichevole chiamano una risposta dello stesso genere. 722 La bonta` va per via con poverta`. L’uomo buono non e` gretto, avido, rapace e quindi non approfitta delle situazioni, dei mali altrui per arricchirsi. Quindi e` piu` facile trovare la bonta` tra i poveri che tra i ricchi.
BORA La bora e` un vento secco e freddo che soffia con gran violenza per molti giorni. Scende dalle gole delle Alpi verso il mare, con raffiche di 50-60 m al secondo, ma nelle tempeste raggiunge velocita` anche piu` alte. L’Istria e Trieste sono le zone dove si fa piu` sentire e va poi decrescendo lungo la Dalmazia e l’Albania. Quando la bora se move o uno o tre o cinque o nove. Veneto. ‘‘Quando la bora si muove o uno, o tre, o cinque o nove’’. Indica per quanti giorni puo` durare il vento. Si riportano questi proverbi in forma dialettale, perche´ primaria, ma sono noti anche in varianti italiane regionali. 723
Bora tre dı` dura; se la va de troto la dura piu` de oto. Veneto. ‘‘La bora dura tre giorni, se va di trotto (se e` forte), dura piu` di otto’’. 724
725 La bora come la trova la lassa. Veneto. ‘‘La bora come trova lascia’’. E` un vento che non porta cambiamenti climatici. 726
Bora scura poco dura.
pag 244 - 04/07/2007
181
.
Trieste. La bora con il cielo nuvoloso dura poco. Sereno di bora dura un’ora. Il cielo sereno portato dalla bora dura pochissimo. 727
Quando soffia la bora puo` piovere ogni ora. Quanto tira il vento di bora puo` piovere in ogni momento. 728
BORDELLO Il bordello e` la casa di malaffare dove si esercita la prostituzione. Il termine, usato anche da Dante, indicava il luogo piu` sordido di questo genere, covo di corruzione e di malcostume. Chi ha un piede in bordello ha l’altro in ospedale. Chi frequenta le prostitute finisce per ammalarsi sia per gli stravizi, sia per le malattie infettive che puo` contrarre. 729
Tutti i predicatori si ritrovano al bordello. Coloro che predicano spesso nella vita si comportano peggio degli altri. I censori, i moralisti si ritrovano tutti a peccare nello stesso luogo e nello stesso modo e piu` vergognosamente di coloro che hanno stigmatizzato. 730
Da donna di bordello, da beccata di corvo e da gioco con tre dadi, Dio ci tenga liberati. Toscano. Dio ci salvi dalla prostituta perche´ non ha nessuna remora morale, dalle beccate dei corvi che mirano agli occhi e dal gioco con tre dadi (invece che due) che e` quello preferito dai bari. 731
Bordello e processo, taverna e orinale mandan l’uomo all’ospedale. Bazzicare i postriboli degenera moralmente e fisicamente l’uomo; avere cause in tribunale lo rovina economicamente e lo logora; frequentare taverna lo induce agli stravizi; le malattie alle vie urinarie generano disturbi molto gravi. 732
733
Lingua bordella per sette favella.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
BORSA
Gli ignoranti, gli imbroglioni, i maldicenti parlano e sparlano piu` degli altri. Bordella (= da bordello) e` un aggettivo coniato per esigenze di rima. BORSA Quando il denaro era costituito da sole monete di metallo, si portavano in una borsa comunemente legata alla cintola. La borsa e` divenuta cosı` sinonimo di denaro. Prima di contentar la pancia bisogna consultar la borsa. Prima di soddisfare i propri desideri bisogna verificare le nostre disponibilita` di mezzi e capacita`. Vedi anche Bisogna fare il passo secondo la gamba [P 685]. 734
735 La borsa vuota non compra. La borsa senza denaro non provvede a nulla, e` inutile. Il proverbio e` meno banale di quanto sembra: si riferisce a chi aveva e non ha piu`, mantenendo l’apparato esterno della ricchezza, come una bella borsa vuota pendente sul fianco. Vedi anche Acqua passata non macina piu` [A 140]. 736 La borsa va cercata dove si e` perduta. Le cose vanno ricercate negli ambienti che ce le hanno fatte perdere: se hai perduto il tuo denaro col commercio, rifallo commerciando.
Le donne e gli amici corrono dietro alle borse piene. Le donne e gli amici si trovano in gran numero quando si hanno molte disponibilita` finanziarie. Vedi anche Finche´ la botte e` piena l’amicizia canta [A 622]; In tempi felici non mancano amici [A 669]. 737
738 Presto al cappello e tardi alla borsa. Si puo` largheggiare in gentilezze, ma bisogna essere attenti al portafoglio. Nel trattare con il prossimo sii gentile, rispettoso con gesti e saluti, ma vai piano con i prestiti, i regali, gli impegni e gli aiuti finanziari. In senso malevolo si dice invece anche di chi aiuta a parole e incoraggiamenti ma ai fatti si tira indietro. 739
Mano lesta al cappello e lenta alla borsa.
Borsa vuota: strade sicure e porte chiuse. Chi viaggia senza quattrini trova strade sicure da ladri, imbroglioni e malviventi ma al tempo stesso porte di case, locande e alberghi, tutte sprangate. 740
741
Borsa vuota, cattivo passaporto.
pag 245 - 04/07/2007
BOSCO
182
.
E` dovunque una cattiva presentazione, non si entra in molti posti. 742 Borsa piena apre le prigioni. Il potere del denaro assicura l’impunita`. Vedi anche I quattrini e l’amicizia rompon le braccia alla giustizia [Q 102]; Coi quattrini si fan ballare i burattini [Q 70]; Chi ha piena la borsa fa ballar l’orso e l’orsa [Q 71].
Chi mostra la borsa non vuol restarne padrone. E` un invito per i ladri a impadronirsene. La migliore difesa delle proprie cose e` quella di non far sapere a nessuno che le abbiamo. Vedi anche Chi mostra i quattrini mostra il giudizio [Q 127]. 743
744 La borsa vuota fa il cuore vergognoso. La coscienza di essere nel bisogno cancella la baldanza, la sicurezza, l’ardimento. 745 La borsa vuota pesa piu ` di quella piena. Perche´ carica di preoccupazioni, pene, affanni. Vedi anche Carniere. 746 Borsa piena fa cuor leggero. Rende sicuri di se´, appiana gli ostacoli, da` fiducia e speranza. 747 Borsa grossa pensieri piccoli. Piu` denaro hai meno ti preoccupi per il futuro.
Finche´ la borsa suona la casa balla. Finche´ i quattrini fanno musica, tintinnano nella borsa, la famiglia festeggia. 748
749 Finche´ la borsa canta fuma il camino. Si fa fuoco e si cucina.
Non c’e` miglior amico che la propria borsa. Ironico. Il denaro e` quello che soccorre sempre in ogni bisogno, aiuta, agevola, risolve come un grande amico. Cecco Angiolieri pensava nella stessa maniera, vedi I migliori amici sono quelli che si portano in tasca [A 721]. 750
Meglio soli con una borsa piena che in tanti senza un quattrino. Ci si destreggia meglio da soli avendo soldi che in tanti senza soldi. In un’impresa e` meglio esser soli con i mezzi che in tanti senza disponibilita`. 751
BOSCO Abitato da lupi e briganti ma risorsa preziosa di legna per il fuoco, il bosco va rispettato,
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
tagliato secondo precise regole: eliminare i cespugli, i ributti inutili, i rovi, ma lasciare intatte le piante destinate a diventare alberi grandi. f Vedi Fungo, Lupo. 752 In bosco tagliato non si trovano lupi. Il bosco tagliato non ha piu` macchie intricate e oscure, dove lupi, briganti e malviventi possano trovare rifugio. Il bosco quando viene tagliato e` libero da sterpi e arbusti, restandovi solo le giovani piante. 753 Dove ci son boschi ci son lupi. Come nei boschi si trovano lupi, cosı` ciascun luogo ha gli abitanti che gli sono congeniali. Vedi anche Chi per i boschi gira, piu` lupi trova [L 1126]. 754 Un albero non fa bosco. Non e` sufficiente un solo elemento a costituire un insieme. Vedi anche Una rondine non fa primavera [R 900]. Ma il proverbio ha un altro significato pratico: allorche´ si vuol rimboschire una zona brulla, senza vegetazione, bisogna piantare parecchi alberi, in modo che in breve tempo si moltiplichino, attraverso semi o propaggini, e le foglie cadute vadano a formare l’humus propizio alla vegetazione, e facciano bosco. 755 Prendi prendi rovina il bosco. Facendo legna di continuo e indiscriminatamente nel bosco si finisce col distruggere le piante che vengono tagliate male, senza criterio. Quello che e` a disposizione di tutti, che non costa niente spesso viene usato sconsideratamente. Anche: permettendo agli altri di fare quello che vogliono delle nostre cose si finisce per farle rovinare.
Nel bosco si carica e per strada si scarica. Quando si prende e` facile eccedere e fare un fardello troppo pesante, e cosı` durante il trasporto si finira` con l’alleggerirlo. Proverbio di coloro che andavano a far legna, ma usato anche in senso figurato, per esempio e` facile caricarsi di impegni che non si possono mantenere. Vedi anche Chi ha gli occhi piu` grandi della gola... [G 936]. 756
Nel bosco metti, metti e per la strada accidenti maledetti. Accidenti maledetti sono le imprecazioni per il peso e la fatica. 757
758
Il bosco dice ‘‘Carica’’ e la strada dice ‘‘Scarica’’.
pag 246 - 04/07/2007
183 759 Chi carica poco consuma il bosco. Prendendo piu` volte una piccola quantita` si porta a casa piu` legna che con un grosso carico. Per portare a compimento un grosso lavoro e` necessario scaglionarlo nel tempo.
Carico piccolo spoglia il bosco, rompe le ossa il carico grosso. Come il precedente, ma con disposizione chiastica degli elementi. Non solo il grosso carico non e` piu` fruttuoso di tanti piccoli, ma logora per lo sforzo eccessivo. 760
Ci son occhi nel bosco e orecchie nelle fronde. Nei boschi non si deve mai pensare di essere soli anche quando non si vede nessuno: nascosto tra le fronde puo` esserci qualcuno che guarda e ascolta. E` un invito a essere guardinghi anche nelle circostanze che ci sembrano piu` sicure. Vedi anche I muri hanno occhi e le siepi orecchi [M 2251]. 761
Meglio essere uccel di bosco che di gabbia. Meglio essere nella condizione di provvedere a se stessi, anche in modo precario, ma liberi, che avere tutto, vivere bene, ma dover servire, perdendo la liberta`. Tema caro alla favolistica, vedi, per esempio, Esopo Il lupo e il cane (Favole 226), ampliata da Fedro (Favole 50): un lupo vide un cane che mangiava bene, ma aveva un collare e una catena, e rinuncio` volentieri al benessere in cambio della liberta`. 762
BOTTA Colpo, percossa. Botte date botte dimenticate; botte prese botte rese. I colpi ricevuti, fisici o morali, si ricordano sempre e bruciano finche´ non sono stati restituiti; quelli dati invece si dimenticano facilmente. 763
Le parole volano e le botte rimangono dove cascano. Nelle contese e` bene ricordare che corrono parole ma possono essere dimenticate e perdonate; le percosse invece rimangono impresse in che le ha ricevute. 764
765 Le botte son di chi le piglia. Chi riceve delle percosse ha la garanzia che resteranno sue per sempre.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
766
BOTTA / BOTTO
Chi le ha prese se le tiene.
Chi le piglia son sue. Toscano. 767
768 Soldi e botte non tornano indietro. I soldi spesi non potrai riaverli e le botte ricevute dovrai tenertele.
Le botte si danno volentieri piu` di quanto si ricevono. Invito a non trascendere e a pensare che quello che si fa con troppa leggerezza puo` esser ricevuto con rancore e rabbia. 769
` meglio darle che riceverle. 770 E Per analogia. Deforma ironicamente il proverbio E` meglio dare che ricevere [D 89]. Male per chi le da`, peggio per chi le piglia. Per analogia. E` un male morale per chi le da`, ma e` un male fisico e morale (dolore e umiliazione) per chi le prende. 771
772 Botta fresca non sente dolore. Subito dopo un colpo ricevuto, ferita o contusione, non s’avverte in pieno il dolore. In generale: non s’avverte immediatamente in tutta la sua entita` il male che deriva da un’offesa, un danno, un’aggressione.
BOTTA / BOTTO Botta, o botto, e` il termine con cui in Toscana e` anche chiamato il rospo. f Vedi Rospo. Quando cantano le botte il giorno e` lungo come la notte. E` nel periodo intorno all’equinozio di primavera (21 marzo) che si vedono uscire i rospi per l’accoppiamento e spesso, a modo loro, cantano. Vedi anche Marzo marzotto il giorno e` lungo come la notte [M 894]. 773
774 La botta che non chiese non ebbe coda. Chi non parla non ottiene, chi non chiede non riceve. Fa riferimento a un racconto popolare: quando Dio creo` gli animali ascolto` anche le loro richieste e li accontento`. Il rospo avrebbe voluto la coda, ma non ebbe coraggio di chiederla e rimase senza. Vedi anche In bocca chiusa non entran mosche [S 1341]; Chi non la chiese non l’ebbe [C 1423]; Questo mondo e` degl’importuni [I 98]; L’importuno vince l’avaro [I 99]; Chi si vergogna non si satolla [V 501].
pag 247 - 04/07/2007
BOTTE
184
.
Quando canta il botto asciuga piu` in un giorno che non piove in otto. Quando a primavera canta il rospo, non fa tempo a piovere che gia` la terra e` asciutta, essendo gia` piuttosto caldo. 775
Quando canta il botto [rospo] l’inverno e` morto. Il primo canto del rospo verso la fine di marzo, e` considerato l’annuncio della buona stagione. 776
Quand al rosp al canta dla bugnola, dl’inve`ran a sem fora. Forma mantovana, che illustra un tipo dialettale del Nord. 777
BOTTE La botte un tempo era un oggetto quotidiano e non, come oggi, una cosa di cui si sa ma che raramente si vede. La forma caratteristica e il suo contenuto sono facile preda dei proverbi anche per le metafore che offrono. f Vedi Vino, Zipolo. 778 La botte da` il vino che ha. Assai diffuso. Dalla botte si ricava quello che ci e` stato messo, niente di piu`. Non si puo` chiedere a una persona quello che non e` in grado di dare. Una buona botte migliora il vino, ma non lo muta. Benedetto Varchi nell’Ercolano (quesito IX): ‘‘La botte getta del vino che ella ha’’. Vedi anche Anche la donna piu` bella non puo` dare quello che non ha [D 1071]; Non si puo` levare il sangue dalle rape [R 206]. 779 Botte buona fa buon vino. La botte di buon legno migliora il vino. In generale: il buon produttore e il buon mercante, avveduti o rinomati, forniscono merce buona.
Bisogna dare un colpo al cerchio e uno alla botte. Il bottaio, per cerchiare una botte, alterna martellate sul cerchio di ferro, che deve fasciarla, e sulle doghe, in modo che si stringano. E` detto ancora molto vivo e diffuso, nonostante l’azione sia ormai completamente estranea all’esperienza comune, per dire che e` necessario contentare un po’ tutti, barcamenarsi, in particolare tra due parti opposte, realizzando via via quello che e` possibile. Vedi anche Bisogna accendere una candela ai 780
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Santi e una al Diavolo [C 338]; o l’opposto Non si puo` tenere un piede in due staffe [P 1662]. Quando la botte e` piena si vede dove perde. Solo quando e` in funzione un congegno rivela eventuali difetti. Cosı` solo nell’azione, e non dalle parole, si puo` avere la certezza di cio` che uno puo` e sa fare. 781
782 Botte piena, chiesa vuota. L’uomo quando ha da mangiare e da divertirsi non pensa troppo a pregare. Nei periodi d’abbondanza e di salute languono la fede e la devozione. 783 Botte piena non suona. Cio` che e` positivo non fa troppo rumore. Per saggiare se la botte e` piena o vuota vi si batte sopra: se e` vuota ne esce un suono ampio e cupo, se e` piena flebile e sordo. 784 Sono le botti vuote quelle che cantano. Reciproco del precedente. Chi ha molta sapienza non la ostenta e chi sa poco cerca di mostrare continuamente il poco che conosce. Vedi anche Le spighe vuote vanno tutte a testa alta [S 1895]; Tutte le zucche stanno a galla [Z 125]. 785
Le botti piene tacciono e quelle vuote suonano.
Le botti vuote fan piu` rumore di quelle piene. Vedi anche Vaso vuoto meglio suona [V 117]. 786
Nelle botti piccole [piccine] ci sta il vino buono. Nei recipienti piccoli si conservano le cose rare che si trovano in quantita` limitata, come i vini particolarmente pregiati o di un’annata eccezionale. Con questo si vuol dire che doti e qualita` stanno in uomini di non grande prestanza e soprattutto nelle donne piccole. Il proverbio e` vivo e diffuso ovunque, mentre la forma con piccine e` marcata come toscana. Vedi anche Le spezie migliori stanno nei sacchetti piccoli [S 1870]; Vaso piccolo, unguento raro [V 117]. 787
Nelle botti piccine ci sta il vino buono e a volte l’aceto. Limitativo. L’aggiunta al precedente detto viene fatta per significare che non sempre le persone piccole sono buone: a volte sono intrattabili. Era uso un tempo tenere una botti788
pag 248 - 04/07/2007
185
.
BOTTEGA
cella o un barilotto dove si faceva l’aceto con gli avanzi, gli sgrondi delle botti e delle damigiane.
gioventu` si deve accompagnare gioventu` . Vedi anche Non si mette il vino nuovo negli otri vecchi [O 690].
789 Vaso piccolo, unguento raro. Per analogia. I piccoli flaconi conservano profumi o cosmetici preziosi.
Per mantenere il vino a lungo, bisogna lasciare la botte piena. Scherzo che significa: chi vuole conservare il vino non lo beva.
Piu` forte e` il veleno, piu` piccolo il barattolo. Per analogia. I recipienti piccoli possono contenere anche le cose peggiori, come i veleni, che agiscono in piccole dosi e si preparano in quantita` limitate. 790
Fa piu` miracoli una botte di vino che una chiesa di santi. Qualcosa di buono e ambito, che si da` liberalmente in abbondanza, ha effetti piu` portentosi che tanta devozione e pratiche religiose. Una botte di buon vino puo` rallegrare un’intera compagnia, puo` ottenere o compensare un favore, ubriacare un importuno, far dimenticare dispiaceri... 791
Non si puo` avere la botte piena e la moglie ubriaca. Non si possono avere contemporaneamente due cose delle quali una esclude l’altra. Se si vuol ottenere un vantaggio bisogna pagare quello che e` necessario. Immagina che uno, volendo ubriacare la moglie per tenerla tranquilla, non si decida a metter mano alla botte di vino. Nonostante la singolarita` dell’idea, o anzi forse proprio per questo motivo, il proverbio e` estremamente vitale e diffuso, anche nella forma di modo di dire (di solito volere la moglie ubriaca..., ma anche avere la moglie ubriaca...). Vedi anche Non si puo` cantare e portar la croce [C 511]. 792
793 Non si puo` ragliare e portare il basto. Per analogia. L’asino raglia per amore ma quando ha il basto ha altri pensieri.
Non si puo` avere la pelle, la pecora e la lana. Per analogia. Non si puo` ottenere la pelle senza ammazzare la pecora, che, una volta morta, non dara` piu` lana. 794
Non si puo` avere lo scudo in tasca e la ciambella tra i denti. Per analogia. Lo scudo e` la moneta che occorre per comprare la ciambella. 795
796 A vino giovane botte giovane. Il vino giovane che e` ancora capace di fermentare va messo nei recipienti robusti. A
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
797
La falsa amicizia dura quanto il vino della botte. L’amicizia interessata dura quanto la fortuna e le sostanze di chi viene chiamato amico per comodo. Vedi anche Amicizia. 798
Quando la botte comincia a sonare tutti i compari hanno da fare. Quando la fortuna declina, gli amici scompaiono. Quando la botte battendoci contro suona vuol dire che e` vuota, e gli amici, con la scusa di impegni vari, non si fanno piu` vedere. 799
BOTTEGA La multiforme vita della bottega e l’arte di saper vendere. f Vedi Bottegaio, Roba. 800 Ogni bottega ha la sua malizia. Ogni lavoro, ogni professione, ogni arte ha i suoi trucchi.
In bottega vacci, in campagna stacci. In bottega sii presente nel tempo necessario per sbrigare il lavoro; se invece coltivi la terra devi essere presente sempre, abitare sul posto. Il proverbio si riferisce particolarmente al padrone che deve risiedere vicino alla sua terra per controllarla e curarla assiduamente. 801
Cera, tela e fustagno bella bottega e poco guadagno. Sono merci che farebbero solo bella figura, ma di poco rendimento. 802
803 Chi sta a bottega deve dar retta a tutti. Colui che sta a contatto col pubblico deve ascoltare, servire, accontentare tutti, in quanto ognuno e` un cliente.
Chi non conosce l’arte [non sa vendere] non stia a bottega. Per vendere occorrono doti che sono un miscuglio di tante capacita` che vanno dall’accortezza, all’astuzia, alla gentilezza e si rias804
pag 249 - 04/07/2007
BOTTEGAIO
sumono nella frase ‘‘saper stare al pubblico’’. Chi non ne e` provvisto, va incontro al fallimento. 805 Chi non sa mentire chiuda bottega. Il commercio e` sempre fatto di piccole astuzie, di verita` che non sono tutta la verita`, di affermazioni che sono quanto meno ardite. Chi non e` capace di adeguarsi a questa logica, di dire al cliente quello che vuol sentirsi dire, e` inutile che si dedichi alla mercatura. Vedi anche Buon bottegaio, buon bugiardo [B 818].
In bottega vanno tre clienti: quello che paga, quello che paga ogni tanto e quello che non paga mai. Vi sono clienti di diversa indole, ma clienti comunque. Il proverbio avverte che il mercante deve essere capace di commerciare con tutti, facendo valere le proprie capacita`. Paradossale appare il cliente che non paga mai, ma si comprende considerando che nel mondo del paese e` sopravvissuto a lungo lo scambio: merce con merce, merce con lavoro, per cui puo` essere vantaggioso anche un compenso di questo genere. Il commerciante deve inoltre considerare anche la possibilita` di restare talvolta truffato. 806
807 La bottega e` fatta a mulinelli. I clienti in una bottega non si avvicendano secondo un flusso regolare ma per ondate: un momento la bottega e` piena, poco dopo non c’e` nessuno e cosı` via. Immagine presa dai mulinelli di polvere alzati dal vento, che arrivano e scompaiono improvvisamente. 808 La bottega e` fatta a farfarelli. I farfarelli, in alcuni dialetti del centro Italia, sono i refoli improvvisi di polvere. 809
La bottega va a ventate.
Bottega sul cantone ci campa ogni coglione. La bottega che sta sull’angolo fa arricchire anche il venditore incapace. Il negozio d’angolo ha una posizione privilegiata perche´ richiama maggior numero di avventori. In generale: chi ha una posizione fortunata non ha bisogno di molte risorse intellettuali per vivere bene. 810
811
186
.
Bottega senza roba e` una scarpa senza suola.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
E` la presenza della mercanzia che fa la bottega. Il cliente non deve tornare via a mani vuote, ma deve aver comprato anche quello che non pensava d’acquistare. 812 La bottega non vuole alloggio [alloggi]. Il commercio non vuol chiacchiere e perdite di tempo. Il buon bottegaio serve alla svelta i clienti e non li tiene a parlare. Quando nelle botteghe si fermano persone a ‘dimorare’, a passare il tempo e a conversare, i clienti si sviano e gli affari si perdono.
Pioggia in strada, tempesta in bottega. Allorche´ piove la gente di passaggio e gli sfaccendati si rifugiano nelle botteghe dove non comprano nulla e fanno solo confusione. 813
814
Acqua in strada, fiera in bottega.
Chi provvede a tempo la casa fa una bottega. Chi rifornisce al momento opportuno la casa del necessario fa un affare: bisogna comprare la legna d’estate, il grano al momento del raccolto, il vino alla svinatura, l’olio alla spremitura. Comprando a poco prezzo si avra` vantaggio e si potra` vendere il superfluo facendo un guadagno. 815
BOTTEGAIO f Vedi Bottega. Se vuoi vedere com’e` fatto un ladro guarda un bottegaio. Il bottegaio ha avuto, come l’oste, come il mugnaio, solida fama di ladro, in quanto rubava sul peso, vendeva per buona merce scadente. 816
817 Bottegaio, ladro di giorno. A differenza degli altri ladri che lavorano di notte. 818 Buon bottegaio, buon bugiardo. Bugiardo abile, scaltro, convincente; anche mascalzone. Vedi anche Chi non sa mentire chiuda bottega [B 805].
BOTTONE 819 Il bottone non puo` stare senza occhiello. Quando due cose sono in funzione l’una dell’altra, non hanno senso prese da sole. In particolare: l’uomo non puo` stare senza la donna.
pag 250 - 04/07/2007
187
.
Tanti occhielli, tanti bottoni. Usato con doppio senso. 820
Il nido all’uccello e al bottone l’occhiello. Il doppio senso e` evidente. 821
822
Senza asola il bottone ciondola.
Per avere trovato un bottone non si fa un vestito. Spesso una piccola fortuna, per poter essere sfruttata, richiede un costo tale che in conclusione porta piu` spese che guadagni. 823
Per aver cucito un bottone non si diventa sarti. Non basta aver eseguito un piccolo particolare, un’operazione da nulla, per affermare di saper fare il mestiere che richiede invece un complesso di conoscenze. Non basta un solo elemento per qualificare un complesso di cose. Vedi anche Una rondine non fa primavera [R 900]; Un albero non fa bosco [B 754]. 824
Per attaccare un bottone tutti i fili son buoni. Di uso solo figurato: per mettersi a chiacchierare vanno bene tutti gli argomenti. Attaccare un bottone e` modo di dire che significa ‘‘trattenere una persona con discorsi che non finiscono mai’’. 825
BOVARO Chi nelle fattoria si occupa degli animali da lavoro. Non e` bovaro chi non abbia ribaltato almeno un carro. Per imparare un mestiere bisogna sbagliare; per conoscerlo veramente bisogna averlo fatto anche nelle difficolta` e quindi essersi trovati a commettere anche qualche errore. 826
Bovaro contento se la notte e` serena e il giorno fa acqua e vento. Perche´ quando piove non lavora e la notte, se e` tornato il bel tempo, va a divertirsi all’osteria non essendo stanco. 827
BOVE / BUE La famiglia vaccina, a seconda delle funzioni che le ha assegnato l’uomo, si e` distinta in diverse tipologie, tutte con connotati precisi: la mucca come produttrice di latte e di vitelli; il giovenco e la giovenca come animali da
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
BOVE / BUE
carne; il toro come elemento destinato alla sola riproduzione; la vacca come animale da lavoro e da riproduzione. Il bove e` il maschio che e` stato castrato da giovane, divenendo pacifico, mansueto e adattabile al lavoro. Sarebbe cosı` docile perche´ con i suoi grandi occhi vede le cose in misura tripla rispetto a quello che sono, quindi ha paura dell’uomo che gli appare come un gigante. In effetti tanta mansuetudine viene dal fatto che in gioventu` gli furono tolti gli attributi che sono invece rimasti al toro, al quale nessuno s’avvicina. Spesso reliquie e immagini sacre venivano fatte trasportare da buoi o giovenchi bianchi, ritenuti piu` degni d’ogni altro animale a simile funzione; talvolta, giunti a un bivio, questi animali si rifiutavano di seguire la direzione indicata, e portavano l’icona in un determinato luogo, designandolo come santuario, come nel caso del Volto Santo di Lucca. Obbedienti al volere divino, talvolta i bovi s’inginocchiavano o piangevano davanti a un santo. Ogni esemplare della famiglia vaccina ha caratteristiche, simbologie e metafore diverse secondo l’eta` e le funzioni. Il bove ha un copioso corredo simbolico. Agricoltura: il bove e` stato per millenni il principale animale da lavoro; apostoli: hanno preso il giogo di Cristo; mansuetudine: rispetto alla sua forza e` uno degli animali piu` remissivi e docili; san Luca: in quanto collegato all’ufficio sacerdotale; san Tommaso d’Aquino: fu detto ‘‘il bue muto’’; tardezza d’ingegno: per i movimenti e per i riflessi lenti; moneta: nell’antichita` , come si legge nei poemi omerici, l’unita` di misura per un bene di grande valore era il bove. f Vedi Vacca, Vitello. 828 Il bove dice cornuto all’asino. Quando uno, che ha gravi limiti o difetti, offende o critica un altro piu` o meno del suo livello, se non migliore di lui (l’asino non ha le corna). Vedi anche La padella dice al paiolo: fatti in la` che mi tingi [P 17]; Chi ha la camicia sporca dice male di chi ce l’ha pulita [M 356].
La cornacchia dice al corvo che gracchia. Per analogia. Gracchiano sia la cornacchia che il corvo. 829
830 Straccio dice male di cencio. Per analogia. Chi e` da poco sparla di qualcuno che e` peggio di lui. Cencio e` anche un nome di
pag 251 - 04/07/2007
BOVE / BUE
188
.
persona (abbreviazione toscana di Vincenzo) e il proverbio gioca sull’ambiguita` della parola e finge che anche Straccio sia una persona. 831 La merda dice male del culo. Per analogia. Un essere sordido dice cose maligne di chi lo comanda ed e` della stessa risma.
In mancanza di buoi si lavora con gli asini. Quando ci si trova nell’impossibilita` di servirsi delle cose necessarie ci si arrangia come si puo`. Arare con gli asini e` quasi inutile data la loro esigua forza. 832
I bovini quando lavorano la terra o tirano i carri, obbedienti e pazienti, eseguono i comandi di chi li guida senza bisogno di batterli col bastone. Si usa infatti solo il pungolo, per incitarli. 838 Il bue vecchio muove i carri fermi. Le bestie con molti anni sono robuste, resistenti, ma soprattutto sanno come usare le loro forze.
Dai buoi vecchi i giovani imparano ad arare. Si riferisce anche e soprattutto agli uomini: i giovani imparano dagli anziani come si lavora. 839
840 Bove [bue] vecchio, solco diritto. Il bue vecchio ha la forza e il passo per arare. In generale: la persona esperta fa il lavoro a regola d’arte. Per l’importanza del solco dritto, vedi anche Buon bifolco fa dritto solco [B 568].
833 Bove stanco stampa il piede nella terra. L’uomo stanco, come il bove affaticato, ha il passo lento e pesante: camminando lo appoggia a lungo e lo solleva lentamente. E` versione del detto latino Bos lassus fortius figat pedem ‘‘Il bue stanco punti il piede piu` forte’’, citato gia` come proverbio da san Girolamo (Epistole 102.2), per indicare che nei momenti difficili bisogna reagire con pazienza e tenacia. In italiano si e` diffusa la versione con l’indicativo, che si limita a prendere atto dello sforzo dell’animale (ma anche il proverbio latino viene talora citato con l’indicativo figit), seppure esista la variante al congiuntivo esortativo.
842 Bove vecchio e toro giovane. Il bove vecchio fa meglio il lavoro di quello giovane, mentre il toro giovane e` da preferire per la riproduzione.
A chi ha l’occhio del bue una mosca pare un cavallo. A chi non ha una visione corretta le cose non appaiono nelle giuste proporzioni. Chi non ha coraggio vede ingigantiti i pericoli. Si vuole che il bove veda le cose in maniera alterata, ossia piu` grandi di quello che sono, per cui teme tutti.
I bovi vanno adagio, ma tirano grossi carri. Il bue ha il passo lento, ma trasporta sul carro grossi carichi. La grande forza e` calma e solenne. Si dice in particolare a chi vuole fare in fretta lavori pesanti. Vedi anche, vicino come significato, Chi va piano va sano e va lontano [A 881].
Bue che non ha cavezza il collo gli si scavezza. Bue senza guida finisce in un dirupo, cade rovinosamente. La cavezza e` la corda con cui si tiene legato per la testa un cavallo o un asino, il termine e` improprio per il bue. Scavezzare e` forma settentrionale per ‘‘scapezzare’’, nel senso generico di ‘‘troncare’’.
Il bue mangia il fieno perche´ si ricorda che e` stato erba. L’erba fresca e` il cibo preferito dal bove. Chi ha perduto un bene ama il poco che resta nel ricordo di quello che e` stato. Si apprezza anche una cosa che non vale nel ricordo di quando aveva valore. Il detto si usa spesso nei confronti della giovinezza.
834
835
A bue vecchio campanaccio nuovo. Perche´ non faccia brutta figura portandolo sul mercato. Soprattutto in senso figurato: le cose malridotte si agghindano e si aggiustano. 836
837
Bove e vacca, ne´ bastone, ne´ mazza.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
841 Il bove vecchio lavora tutto il giorno. Il bue vecchio lavora calmo e sicuro l’intera giornata, cosa che non fanno le vacche e il bue giovane.
843
844
Quando i buoi non hanno sete e` inutile zufolare. Era uso da parte dei garzoni portare a determinate ore le bestie da lavoro a dissetarsi e, nel caso che queste non avessero voglia di bere, fischiettavano per stimolarle. In generale: quando uno non vuol fare una cosa sono 845
pag 252 - 04/07/2007
189
.
inutili incitamenti e sollecitazioni. In diverse zone d’Italia, soprattutto meridionale e insulare, l’animale chiamato in causa da questo proverbio e` piuttosto l’asino. Vedi anche Non si puo` far cacare il mulo per forza [C 25]. 846
Quando i bovi non vogliono bere non serve fischiare.
Per lavorare non ingrasso` mai ne´ bue ne´ vacca. Ne´ il bove, ne´ la vacca usati per i lavori dei campi offrono buona carne da macello, in quanto la fatica non permette loro d’ingrassare e la carne diventa dura con lo sforzo continuo dei muscoli. 847
Chi compra bue, bue ha: consuma legna e carne non ha. Il bove ha carne molto dura, che e` inutile cuocere molto, consumando molta legna: resta sempre tale. 848
Carne vaccina svergogna chi la cucina. La carne di vacca, come quella del bue, non riesce mai bene cucinata, perche´ le bestie sfruttate dal lavoro hanno carne sempre dura. 849
Chi mette il carro innanzi ai buoi se non se n’accorge prima se n’accorge poi. Chi anticipa le cose, non le fa seguendo l’ordine logico, prima o poi si trovera` in difficolta`. Molto piu` usato del proverbio e` il modo di dire Mettere il carro innanzi ai buoi. 850
E` inutile chiudere la stalla quando sono scappati i buoi [bovi]. Molto diffuso: e` inutile prendere precauzioni quando la disgrazia, il danno, la perdita si sono verificati e non vi sono rimedi che possano porvi riparo. Vedi anche, come esplicito consiglio a intervenire per tempo, Per prender l’ombrello basta che sgoccioli [S 1255]. 851
Quand’uno e` morto e` inutile correre dal medico. Per analogia. 852
Bue, cavallo e porco vogliono aver gran corpo. Per diversi motivi, queste bestie sono migliori se sono grosse. Qualcuno non concorda sul fatto che il cavallo, quando serva alla corsa, debba avere gran corpo. 853
854
Bue lungo e cavallo corto.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
BRACCIO
Si apprezza del bue la lunghezza del corpo che consente forza e potenza, nel cavallo si richiede una lunghezza non eccessiva per garantire velocita`. Chi non ha ne´ vacche ne´ buoi fa male i fatti suoi. Chi ha la terra e non tiene bestie vaccine non potra` lavorarla, non avra` latte, concime e neppure il considerevole introito che proviene dalla vendita degli animali. 855
856 Ha perso i bovi e cerca le corna. Detto d’origine napoletana: si usa per chi se la prende per una sciocchezza, mentre si trova in un vero disastro.
Alla vacca piace piu` il toro brutto che il bue bello. La donna preferisce un uomo di non grande avvenenza, ma di grande vitalita`, vivacita` e stimolante sul piano fisico a un bel giovane che sia ottuso, di poca iniziativa e per niente virile. 857
Il bue non vuol sapere ne´ di musica ne´ di lettere. In senso figurato: l’uomo grossolano, tardo, insensibile, dedito esclusivamente al suo lavoro, non si cura di cose belle, anzi le sdegna. 858
BRACCIO1 Braccio al petto e piede a letto. Il braccio rotto, o dolorante, legato al collo, consente di continuare la propria vita, mentre il piede, cioe` la gamba, rotto o malato, costringe a letto. 859
860 Braccio al collo e gamba a letto. Come il precedente ma piu` diffuso. Entrambi da un precetto latino medievale:
Brachium a pectore pendeat, crus in lecto iaceat. ‘‘Il braccio rotto penda dal petto e la gamba sia stesa nel letto’’. 861
A chi ti da` la mano non devi prendere il braccio. Non devi approfittarti di chi ti offre un aiuto, cercando di ottenere di piu`. 862
A chi ti da` un dito non devi prender la mano. Per analogia. Vedi anche Dopo aver ben leccato si vuol mordere [L 326]. Sia questo che il 863
pag 253 - 04/07/2007
BRACCIO
190
.
precedente sono piu` diffusi come modi di dire, in forma di periodo ipotetico ‘‘Se gli do` / dai / diamo... mi / ti / ci...’’.
piccolo frammento infuocato, attaccato al legno, nel primo momento della combustione e quindi particolarmente incandescente.
Lavoro di braccio, lavoro del cazzo. Il lavoro manuale e` in genere faticoso, pericoloso, poco remunerato e ancor meno considerato. L’espressione del cazzo indica cosa di poco valore, spregevole, vile.
869 Ognuno tira la brace ai suoi piedi. Ognuno fa il proprio interesse, piega le cose a suo vantaggio. Quando si stava intorno al fuoco a scaldarsi ognuno cercava di avvicinare i tizzoni ardenti ai propri piedi per aver piu` caldo. Vedi anche Ognuno tira l’acqua al suo mulino [A 177].
864
Fatica e lavoraccio allungano le braccia e accorciano il cazzo. La fatica che logora e un cattivo lavoro che spossa fanno abbandonare le braccia lungo la persona per la stanchezza, ovvero sviluppano le braccia, e riducono le energie vitali. 865
2
BRACCIO Il braccio era una misura variante dal mezzo metro agli 80 centimetri, che si usava prima dell’introduzione del sistema metrico decimale. Ogni citta` in pratica aveva il suo, di lunghezza diversa da quelli delle altre. Il proverbio allude alla relativita` della misura che un tempo non era solo quella delle braccia umane. 866 Ognuno si misura col proprio braccio. Ognuno applica a se stesso le regole, le misure, i criteri che si e` fabbricato da solo e quindi si condanna e si assolve in modo non oggettivo o comunque poco condivisibile dagli altri.
BRACE La brace e` quella parte di legna o carbone che ancora arde lentamente, immagine di passioni o interessi aperti o nascosti. 867 Brace coperta e` quella che scotta. La brace che sta sotto la cenere e arde senza essere vista ha un calore altissimo. Ma il valore e` nella metafora: i sentimenti nascosti, tenuti celati sono piu` forti e violenti e danno sofferenze piu` grandi di quelli che si manifestano. Brace coperta e` locuzione con cui si indica la passione nascosta, l’inclinazione segreta e anche la simulazione.
La brace viva fa le scottature piu` dolorose. La passione nel momento che prende vita, ha inizio, produce le ferite piu` dolorose, fa soffrire di piu` se e` contrastata. La brace viva e` il 868
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
BRACHE Nei due diversi significati: di indumento e di pettegolezzo. f Vedi Calzoni. Brache, tela e meloni di settembre non son piu` buoni. Cosı` come i meloni, a settembre gli indumenti estivi terminano la loro stagione, un po’ perche´ s’avvicinano i primi freddi, un po’ perche´ sono logorati dall’uso. Vedi anche Ogni cosa ha la sua stagione [C 2353]; Predica e popone vuol la sua stagione [P 2476]. 870
Il gallo, che non sa l’uso delle brache, quando se le mette se le smerda. Chi non e` abituato a cose raffinate o sofisticate, allorche´ se ne serve o se ne adorna, ne fa un uso goffo o ridicolo. 871
872 Le brache altrui ti rompono il culo. Con brache, in Toscana, s’intendono gli affari riservati, le faccende segrete o private di qualcuno, da cui il verbo bracare, ficcare il naso. Di conseguenza: chi mette il naso nei segreti degli altri trova rogne. 873 Le brache di Burleo stavano bene a tutti. Letterario. Si dice di cosa che si adatta a qualunque necessita`, che viene impiegata per molti e diversi usi; anche di persona, tra buona e ingenua che si rassegna a stare in qualunque situazione anche scomodissima, ovvero si contenta facilmente di quanto gli tocca, senza lamentarsi. Nella Celidora ovvero il governo di Malmantile, poema eroicomico prosecuzione del Malmantile racquistato di Lorenzo Lippi, che l’autore, Andrea Casotti frate domenicano di Prato, pubblico` a Firenze con lo pseudonimo di Conte Ardano Ascetti nel 1734, ricco di proverbi e modi di dire della lingua parlata, si legge: ‘‘... ella non e` gia` qualche babbeo / che dorma dalla sera fino a nona; / ne´ me come le brache di Burleo, che stavan bene addosso a ogni persona’’. Le bra-
pag 254 - 04/07/2007
191
.
che di Burleo vengono ad essere simbolo di una cosa che torna bene a tutti, non come valore, ma come rimedio, come, si direbbe, tappabuchi che fa poco ma per tutto. Per le cure mediche di poco valore che vanno bene a tutto, vedi Il cerotto dei frati fa bene a ogni male [C 1316]; L’unguento del ciarlatano cura l’emorroidi e il mal di gola [C 1516]. In senso negativo, di cosa che danneggia indistintamente si ha lo Schioppo di Malatesta che colpiva amici e nemici [L 107]. BRAMARE f Vedi Desiderare. Col bramare giammai la borsa puoi colmare. Il continuo desiderio non produce nulla di positivo: desiderare d’essere ricco non aggiunge un centesimo al portafoglio. 874
BRANZINO f Vedi Orata. BRAVO Aggettivo, nei due significati di ‘‘capace ed esperto’’ e di ‘‘coraggioso, generoso e onesto’’. Brava, buona e bella una donna non puo` essere. I tre requisiti piu` ambiti da una donna non si possono trovare riuniti nella stessa persona. 875
I piu` bravi muoiono alla guerra. E` la generosita` che li induce a esporsi, a osare, a proteggere gli altri e a condurli a una fine prematura, mentre i codardi e gli egoisti sanno guardar bene al proprio interesse e starsene al sicuro. Vedi anche, ma con tono piu` ironico, I buoni sono tutti in Paradiso [B 1075]; D’eroi son pieni i cimiteri [E 120]. 876
L’uomo bravo e il vino buono finiscono presto. L’uomo bravo si consuma presto da se´ (si espone, vedi il precedente), il vino buono viene consumato rapidamente. Vedi anche Pane buono, vino buono e uomini buoni sono i primi a finire [B 1076]. 877
Troppo bravo ando` tra i santi. Colui che era troppo bravo ebbe la gloria, ma morı` presto. Si dice a chi esagera nel mostrare o ostentare bravura. 878
879
Dopo tutti son bravi.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
BRICCONE
A operazione conclusa tutti dichiarano che sarebbero stati capaci di portarla a termine, magari in modo migliore. Equivale al modo di dire Come l’uovo di Colombo. 880 Prima tutti prudenti, dopo tutti bravi. Prima che venga risolto un problema, che si porti a termine un’impresa, tutti stanno sulle loro esprimendo prudenza e sfiducia, consigliando calma e pazienza; poi, a cose fatte, tutti avevano la soluzione in tasca. 881 Tutti bravi a casa propria. A casa propria e` facile essere abili ed esperti, grazie alla conoscenza del posto, dei mezzi e degli attrezzi a disposizione, ma al di fuori del proprio ambiente tutto diventa piu` difficile. Anche: tutti dicono di saper fare a casa propria, mentre non fanno in casa d’altri, con varie scuse. Vedi anche Qui e` Rodi e qui salta [S 147]. 882
Ognuno e` bravo a casa sua.
BRENTA f Vedi Arno, Piave, Po, Tevere. La Brenta no saria Brenta se ’l Cismo`n no ghe desse la spenta. ‘‘Il fiume Brenta non sarebbe tale se il Cismo`n non gli desse la spinta’’. Veneto. Il Cismo`n e` un affluente del Brenta. Lo schema si ritrova in altri detti sui fiumi. 883
BRESCIA 884 Brescia, leonessa d’Italia. La citta` fiera per eccellenza. Esprime l’indomito coraggio con cui Brescia sostenne l’assedio di Enrico VII nel 1311 e combatte´ nelle ‘‘dieci giornate’’, dal 20 al 30 marzo 1849, insorgendo e resistendo agli austriaci. L’espressione si trova ne Le tre fanciulle dell’Aleardi (Canti patrii) e fu ripresa dal Carducci (Odi barbare, Alla vittoria, tra le rovine del tempio di Vespasiano in Brescia).
BRICCONE Scaltri, disonesti e privi di scrupoli i bricconi. f Vedi Cattivo, Furfante, Ladro, Malvagio. Il briccone trova dovunque osteria, prigione e bordello. Il cattivo soggetto ha amici ovunque, trova dappertutto i luoghi a lui congeniali. 885
886
Lascia che il briccone trovi la propria forca.
pag 255 - 04/07/2007
BRIGATA
192
.
Non cercare di raddrizzare i torti che commette l’ingiusto. Lascia che il malvagio proceda per la propria strada: alla fine trovera` da solo la forca a cui s’impicca. Ogni briccone ha la sua devozione. Ogni disonesto, malvagio ha i suoi santi, le sue guide spirituali, i suoi ideali. Anche: i briganti pregano i loro santi e si raccomandano a Dio. 887
D’un briccone il caso fa un arcivescovo. La vita, il caso si divertono a contraddire ogni regola e ogni previsione: a volte da una persona di dubbia moralita`, viene fuori inaspettatamente una figura che si presenta come la somma di tutte le virtu`. 888
I bricconi vanno a cavallo, le puttane in carrozza e le pulci in culo ai signori. La gente di scarsa moralita`, dedita a traffici illeciti, trova sempre posti d’onore o in qualche modo ragguardevoli. Perfino le pulci, a quei tempi una presenza costante e quasi una calamita` , trovano anche loro un posto di rango. 889
I bricconi e le puttane parlano sempre del loro onore. Proprio coloro che ne sono privi parlano del proprio onore e insistono, quando sarebbe meglio per loro tacere. 890
Il briccone parla sempre d’onesta` e la puttana di castita`. Ognuno magnifica la dote che non ha, credendo in tal modo di passare per quel che non e`. 891
Chi vuol fare un briccone metta un brav’uomo in prigione. Per una pesante ingiustizia subita anche l’uomo onesto puo` deviare dalla retta via. 892
BRIGATA Qui la brigata e` un gruppo di amici che si riuniscono per il piacere di fare le cose insieme. Siamo, come si vede, ben lontani dal significato marziale e militare del termine. Poca brigata vita beata. Una piccola compagnia, un ristretto numero di amici riuniti per una festa, una gita, o intorno a un tavolo per studiare un progetto insieme, trovano piu` facilmente l’armonia e 893
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
l’intesa. Vedi anche A tavola un lume in piu` e un piatto in meno [T 206]; A tavola ne´ piu` di nove ne´ meno di tre [N 524]. 894 Pochi e buoni. Per analogia. S’intende di amici. Vedi anche Poco e buono [T 79]. 895 Meno siamo a tavola piu ` si mangia. Per analogia. 896 Meno si e`, meglio si sta. Per analogia.
Piccola compagnia pace e allegria. Per analogia. 897
BRIGLIA Qui come sinonimo di controllo, di freno. Tra briglia e sprone consiste la ragione. La ragione, la misura, l’equilibrio consistono in un giusto dosaggio tra l’impulso ad agire, a correre, a precipitarsi e il controllo, il freno a moderare, misurare, valutare quello che si ha desiderio di fare. 898
899 Briglia al cavallo e moglie all’uomo. Il cavallo si doma mettendogli la briglia, che lo fa di selvaggio mansueto; l’uomo col matrimonio trova limite e regola ai suoi comportamenti che tendono alla sregolatezza.
La briglia al cavallo e la cavezza all’asino. A ciascuno il suo condizionamento, la sua schiavitu`. 900
BRINA La rugiada ghiacciata dal freddo notturno, la brina, che la mattina imbianca i campi, e` spesso indice di una prossima pioggia; quando appare in aprile e` deleteria per i futuri raccolti, ma secondo alcuni puo` risultare di protezione per il grano in crescita. Dopo tre brine acqua a mezzine. Dopo tre brinate arriva la pioggia abbondante. Mezzine sono chiamate in Toscana le brocche di rame che si usavano per attingere l’acqua. 901
Se rannuvola sulla brina piove la sera o la mattina. Se la mattina presto il cielo si copre piovera` in giornata. 902
pag 256 - 04/07/2007
193
.
BROCCOLI
Si rannuvola sopra la brina spetta l’acqua pe’ dumattina. Civita Castellana.
essere sicuri che una cosa finisca bene. Vedi Dalla mano alla bocca si perde la zuppa [M 622].
Prima il vento e poi la brina l’acqua in terra alla mattina. Vento, freddo e poi pioggia.
912 A briscola si gioca coi quattrini. Le cose serie, gli affari si fanno con i soldi, con argomenti concreti. La briscola prevede un premio in palio.
903
904
Brina d’aprile vuota il fienile. Il freddo intenso nella prima mattina delle giornate di primavera incipiente brucia l’erba appena germogliata e ritarda o addirittura cancella la fienagione. 905
906 Brina d’aprile vale una grandine. Distrugge, insieme all’erba, anche gli altri e piu` preziosi germogli.
Brine d’aprile ti fanno morire. Distruggono i germogli teneri, la fioritura.
Briscola vecchia carico aspetta. La briscola che resta ferma in mano al giocatore aspetta una buona occasione per essere giocata. Il carico sono le carte di maggior valore: l’asso (11 punti) o il tre (10 punti) non di briscola. 913
914 Briscola vecchia, sempre comoda. E` sempre bene mantenersi un’opportunita`.
907
908 Brine e gelate non empion cisterne. L’acqua della brina lascia la terra asciutta. Le brine e le gelate in tempo di siccita` non servono a risolvere il problema dell’acqua: l’umidita` che si condensa nelle notti tra inverno e primavera come brina evapora rapidamente.
Quando la brina copre il frumento gode. Quando la brina nelle notti fredde tra inverno e primavera copre il grano, lo preserva da una prematura crescita e lo fa arrivare alle piogge primaverili non troppo sviluppato. 909
Tre brine e una nevicata tre scorregge e una cacata. Tre brinate invernali portano la neve e tre rumori di ventre portano a un bisogno corporale. 910
BRISCOLA La briscola e` uno dei giochi di carte piu` comuni, in famiglia come all’osteria: si gioca in due o in quattro, a coppie. La carta scoperta sul tavolo indica il seme predominante nella partita, che e` detto briscola. f Vedi Asso, Carta. A briscola si puo` perdere con 55 in mano. I punti sufficienti per vincere a briscola sono 61, ma si puo` arrivare all’ultima mano, che e` decisiva, con un alto punteggio e non fare un punto. In generale: fino all’ultimo non si puo` 911
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
BRISIGHELLA f Vedi Cesena.
BRIVIDO Brivido lungo, e` passata la Morte. Si crede che un improvviso, ingiustificato e lungo brivido avverta che la morte e` passata vicina. 915
BROCCA f Vedi Croce. BROCCOLI Il broccolo vero e proprio e` una varieta` di cavolo con infiorescenza a forma di palla piccola, verde giallastra e carnosa, con fiori per lo piu` atrofizzati. E` un ortaggio largamente usato a Roma e nel suo territorio, dove, scrive F. Chiappini (Vocabolario Romanesco alla voce Broccolo): ‘‘si chiamano broccoli i cavoli romani (Brassica asparagoides) e broccoletti, ovvero broccoli di rapa, le foglie e i fiori di rapa (Brassica rapa), cibo tradizionale dell’Aretino e della Val di Chiana, dove le spuntature di rapa sono dette pulezze’’. Si tratta di cibi poveri che dovevano essere accompagnati da qualcosa di nutriente dal sapore deciso per poter dare vigore. I due proverbi possono riferirsi ad ambedue le piante. f Vedi Predicatore. 916
Mangia broccoli, vesti caldo e porta zoccoli.
pag 257 - 04/07/2007
BRODO
194
.
Tre consigli popolari per affrontare il freddo e mantenersi in salute. I broccoli sono un cibo sano e depurativo; i vestiti caldi e pesanti preservano dai malanni di petto e dai dolori reumatici; gli zoccoli, con suola rigida e spessa di legno, tengono i piedi asciutti e caldi. 917 Coi broccoli, aringa. Con i broccoli ci vuole un cibo particolarmente saporito, quale l’aringa che rafforza il gusto di un piatto non molto invitante di per se´.
BRODO Gli antichi testi di medicina insistono sul fatto che il brodo non nutre abbastanza e lo consigliano come aperitivo e tonico. Come corroborante veniva somministrato il brodo di piccione, considerato una specie di panacea. f Vedi Gallina, Piccione, Tacchino. 918 Carne vecchia fa buon brodo. La carne dell’animale invecchiato e` molto dura, ma produce un brodo saporitissimo. Vedi anche Gallina vecchia fa buon brodo [G 63]. 919 Brodo di gallina e vino del poggio. Il brodo di gallina, specialmente se vecchia, e` ritenuto il migliore; il vino e` buono se proviene da vigne poste sui dossi, nei declivi ben esposti al sole, non in pianura, peggio ancora a valle. Vedi anche Gallina vecchia fa buon brodo [G 63]. 920 Il brodo non si fa per i garzoni. Per giovani che devono crescere e irrobustirsi il brodo non e` indicato, non e` sufficiente a nutrirli. La vecchia cucina riservava il brodo a persone delicate: a malati, puerpere, convalescenti.
Non ci si deve lamentare del brodo grasso. Non bisogna lamentarsi di una cosa buona, di una fortuna. Il brodo di carne e` di per se´ grasso e per questo era ancora piu` apprezzato un tempo, in cui l’alimentazione era scarsa, di quanto non sia oggi. Si diceva che il brodo ‘‘faceva gli occhi’’ quando il grasso si presentava in anelli dorati sulla superficie, e lamentarsi di questo sarebbe stato considerato quanto meno stravagante. 921
Non ci si deve lamentare della grazia di Dio. Per analogia. 922
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Non ci si deve lamentare della bella giornata. Per analogia. 923
924 Il brodo fu la prima medicina. In antico il brodo veniva dato comunemente ai malati nella convinzione che contenesse la parte piu` nutriente della carne. Il detto si riferisce in particolare al brodo di piccione e a una leggenda popolare che racconta come essendo Eva caduta malata stava piangendo nel suo giaciglio e di giorno in giorno deperiva. Il Signore la vide dall’alto del cielo ed ebbe paura che con la progenitrice si estinguesse il genere umano, per cui mando` sulle terra l’Arcangelo Raffaele a portare ad Adamo una cassetta dove erano raccolte tutte le medicine del mondo: bastava che un malato l’aprisse perche´ ne venisse fuori il rimedio che lo faceva guarire. L’Arcangelo si raccomando` che non la rovesciassero, perche´ altrimenti le medicine si sarebbero confuse. Eva aprı` la cassetta e subito ne volo` fuori un piccione al quale la donna tiro` il collo e, facendone un brodo, torno` in poche ore perfettamente sana. Da allora la cassetta provvide alla salute di tutti. Ma un giorno Caino e Abele, ancora bambini, trovarono la cassetta e ci cominciarono a giocare. Tanto fecero che si rovescio` e le medicine si sparsero sulle erbe che, da quel giorno, ebbero essenze salutari. In altre versioni della leggenda, dalla fuga delle medicine Eva riuscı` ad afferrare solo il piccione. La carne di piccione e` corroborante e l’uso di darne ai malati il brodo era assai diffuso in Italia, dove circolava anche la leggenda, vedi S.A. Guastella, Le parita` e le storie morali dei nostri villani, Piccitto Antoci, Ragusa 1884, cap. 3; G. Pitre`, Fiabe e leggende popolari siciliane, Il Vespro, Palermo 1978, p. 125. 925
Il brodo di piccione resuscita i morti.
926 Brodo lungo e seguitate! Quando aumenta il numero degli invitati e le provviste rimangono le stesse, si allunga e si integra come si puo`. Vedi anche Dove si mangia in due si mangia anche in tre [M 586]. Il detto completo e`:
Padre guardiano e` cresciuto un frate.Brodo lungo e seguitate! Cosı` rispondeva al frate cuoco il padre guardiano tutte le volte che gli veniva detto che alla mensa ci sarebbe stato un frate in piu`. Arrivati a tavola pero` si trovarono davanti a una mine927
pag 258 - 04/07/2007
195
.
BRUCO
stra cotta nell’acqua. Vedi anche Aggiungi acqua, aggiungi farina, farem frittelle fino a domattina [F 363].
Distico che si ripete a chi dice: Ci vorrebbe, ci vorrebbe... Oppure lamentandosi dell’incontentabilita` delle donne o della moglie.
Federico allunga il brodo e invita l’amico. Di chi invita senza farsi problemi limitandosi ad allungare, ad annacquare, a diminuire le porzioni.
Ci vorrebbe un omino d’ottone per pagarci la pigione. Per analogia.
929 Il brodo lungo sciacqua solo le budella. Non ha alcuna sostanza ne´ alcun nutrimento.
BROZZI
928
Dal brodo vedrai se era pecora. Dal risultato ti accorgerai di quanto valevano le premesse. Il brodo di pecora e` quanto di peggiore si possa cucinare. Deriva forse da una storiella di cui si e` perso le tracce. 930
Brodo della scodella fa venir la guancia bella. Si credeva che il brodo contribuisse efficacemente alla bellezza del viso ed era somministrato spesso alle ragazze da marito. 931
Brodo d’orto il malato lo fa morto. Il brodo fatto con le erbe e gli ortaggi ha poche sostanze nutritive, non sostiene l’ammalato. 932
933 Tutto fa brodo. Si riferisce alla situazione in cui si cerca di rimediare alla meglio con qualche avanzo e qualche ingrediente di fortuna. Tutto serve a far numero, ad aumentare la quantita`, quando si guarda all’apparenza e si trascura la qualita`.
Tutto fa brodo! disse quello che gli casco` un moscone nella pentola. Ampliamento del precedente. Tutto serve, tutto si adopra e si utilizza. Si riferisce a chi usa criteri di scelta un po’ grossolani o a chi, per mancanza di meglio, s’accontenta di tutto. Vedi anche Tutto fa [T 1102]; Il poco fa l’assai [P 1976]; A forza di punti si fa la camicia [P 2980]; A granello a granello s’empie lo staio e si fa il monte [G 1032]; Anche un calcio nel culo e` un passo avanti [C 138]. Di quantita` trascurabile che fa danno, vedi Con tanti niente ammazzai l’asino [N 334]. 934
Tutto fa mucchio. Per analogia. Vedi anche Tutto fa, diceva quella donna che pisciava in Arno [A 1227]. 935
BRONZO 936
Ci vorrebbe un omino di bronzo per portare la moglie a zonzo.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
937
Brozzi, Peretola e Campi son la peggio genia che Cristo stampi. Firenze. Per il noto fenomeno che la gente dei paesi vicini e` sempre quella peggio considerata, questa nomea e` toccata in sorte alle tre piccole localita` adiacenti a Firenze, ne´ migliori ne´ peggiori delle altre. Vedi anche Campi. 938
BRUCIARE f Vedi Ardere. Quando la casa brucia si lascia ogni faccenda. Quando si manifesta un grave pericolo, una minaccia, non si puo` pensare ad altro e ci si occupa solo di quello. Quando e` a rischio la sopravvivenza, o quello che si ha di piu` importante non si puo` avere altro pensiero. 939
940 Quel che non ti brucia, lascia che bruci. Di quello che non ti riguarda, non ti tocca personalmente non te ne curare. Occuparsi a fin di bene delle cose degli altri porta sempre fastidi e grane. Vedi anche Arrosto che non ti tocca lascialo bruciare [A 1260]; Non metter bocca dove non ti tocca [B 664].
Non bruciar la casa per far fuggire i topi. Non procurarti un danno grave per ottenere un vantaggio da poco o levarti una magra soddisfazione. Non ci si deve rovinare per una ripicca. 941
BRUCO 942 Chi nasce bruco diventa farfalla. Date le premesse non si puo` che giungere alle dovute conclusioni. Chi viene a trovarsi in una situazione che prevede un determinato sviluppo, inevitabilmente si trovera` a seguire l’itinerario obbligato. Vedi Anche la piu` bella farfalla e` stata un bruco [F 346].
pag 259 - 04/07/2007
BRUMA
196
.
BRUMA Bruma viene da *brevima, forma sincopata per brevissima (dies), giorno assai corto, poiche´ si verifica nel periodo del solstizio d’inverno. Col termine si indica la nebbia, la foschia e piu` in generale la stagione invernale piu` fredda. Mese di bruma: dinanzi mi scalda e dietro mi consuma. Tempo di foschia, di nebbia e di freddo: il fuoco del camino davanti scalda, mentre il freddo dietro tormenta. 943
BRUNO f Vedi Biondo. Il bruno il bel non toglie. Il colore scuro delle vesti non diminuisce la bellezza. Bruno era detto l’abito nero che s’indossava dopo la morte del congiunto in segno di lutto (vestire il bruno). Il proverbio giocando sull’aggettivo bruno potrebbe alludere alla giovane vedova, quindi al colore non solo del vestito ma dei capelli e degli occhi; o anche al colore scuro dell’incarnato, secondo il Cantico dei Cantici (1.4): Nigra sum sed formosa, filiae Jerusalem: ‘‘Sono nera, ma son bella, figlie di Gerusalemme’’. La frase era un tempo assai nota, essendo divenuta un’antifona cantata durante le feste della Madonna.
Contrario al precedente. Il gallo si sveglia per fare il suo lavoro che consiste nel chiamare gli altri al lavoro; prima pensa a se´, a osservare la regola lui, poi guarda gli altri e la impone loro. BRUTTA Come sostantivo. f Vedi Bella. Mentre la bella vien guardata la brutta e` sposata. Mentre la bella si lascia ammirare, civetta, sceglie, fa la ritrosa, la brutta ha gia` pensato a crearsi un rapporto vero e solido. Vedi anche E` piu` facile che si mariti una brutta che una bella [B 958]. 947
948
944
Mentre la bella si specchia la brutta si sposa.
Chi per denaro la brutta si piglia semina grano e raccoglie paglia. Chi fa un matrimonio d’interesse sposando una donna che non gli piace fa un cattivo affare, dando roba buona in cambio di merce scadente. Vedi anche Chi prende una donna brutta per la roba non gode ne´ l’una ne´ l’altra [R 803]. 949
Se si maritassero solo le belle, che farebbero le brutte? Ma non e` soltanto la bellezza a indurre al matrimonio. Vedi anche Belle o brutte si sposano tutte [B 308]. 950
La brutta si lamenta e la bella non s’accontenta. Le donne non sono mai contente: la brutta si dispera perche´ non trova marito, e la bella non e` mai soddisfatta di quello che le viene offerto; ovvero: la brutta si dispera perche´ e` brutta, la bella perche´ non e` mai soddisfatta della propria bellezza. 951
BRUSCOLO Vedi il bruscolo nell’occhio del prossimo e non la trave che hai nel tuo. Direttamente dal Vangelo (Matteo 7.3): ‘‘Perche´ osservi il bruscolo che e` nell’occhio di tuo fratello, e non scorgi la trave che e` nell’occhio tuo?’’. Bisogna pensare prima ai propri difetti e poi, se mai, a quelli degli altri. Vedi anche Ognuno ha due bisacce: quella davanti delle virtu` e quella dietro dei vizi [B 581]; Medico, cura te stesso [M 1098]; Nessuno sente il puzzo della sua merda [M 1285]; Chi si fa Argo nell’onore altrui riesce talpa nel suo [O 373]; Ogni lumaca vede le corna della vicina [L 995]; Il gobbo vede la gobba del compagno e non la sua [G 884]; La padella dice al paiolo: fatti in la` che mi tingi [P 17]. 945
946
Il gallo prima si sveglia e poi chiama gli altri.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
BRUTTO Sostantivo. Il brutto viene guardato con ironica simpatia, basta che rimanga entro determinati limiti. f Vedi Bello. Se il brutto dolesse, tu sentiresti che urli. Toscana. Per dire che la bellezza e` cosa rara e preziosa. Alla tanta bruttezza che ci circonda non si fa caso, ma se questa fosse una malattia dolorosa ci accorgeremmo dagli urli e dai lamenti di quanto e` diffusa. 952
pag 260 - 04/07/2007
197 953 Il bello passa e il brutto rimane. Parafrasando il detto che la bellezza passa e la bonta` rimane, questo proverbio da` una scherzosa consolazione a chi bello non e`.
Il bello va e viene, il brutto si mantiene. Vedi anche Bellezza. 954
955 Al brutto si perdona, se non esagera. La bruttezza, non la deformita`, puo` essere attenuata e resa accettabile dal garbo, dalla gentilezza.
.
BUCATO
BUCA La cavita` in un terreno, la tana, ma anche la feritoia, il passaggio stretto; a questi significati correnti qui se ne aggiunge un terzo, quello di foro o strappo. f Vedi Altare, Buco. 963 Dov’e` la buca e` il granchio. Quando c’e` una stretta relazione tra due cose, se se ne vede una si puo` presupporre la presenza dell’altra. Il granchio non si allontana dal suo rifugio.
La volpe non si fa trovare due volte nella stessa buca. Non si deve mai ripetere lo stesso errore. La volpe, una volta che e` stata sorpresa nella sua buca, cerca subito una nuova tana. Vedi anche L’asino dove e` cascato una volta non ci casca piu` [A 1382]. 964
Anche nel brutto non si deve esagerare. Non si deva mai esagerare in nulla, ma nella bruttezza vi e` una soglia invalicabile. 956
BRUTTO Come aggettivo. f Vedi Bello, Fotografia. Brutta di viso ha sotto il paradiso. Secondo il proverbio una donna, non bella di viso, possiede doti nascoste. Sul termine sotto le interpretazioni sono anche spregiudicate, e s’immagina che possano essere bellezza nel corpo e maestria nell’amore; mentre altri interpretano ‘‘sotto l’apparenza, nel profondo’’ dove si nasconderebbero eccezionali doti morali. 957
E` piu` facile che si mariti una brutta che una bella. Forse perche´ non e` capricciosa, vana e difficile come la bella. Vedi anche Mentre la bella vien guardata la brutta e` sposata [B 947]. 958
959 Donna brutta, presto amata. Mostrandosi piu` disponibile e gentile.
Esser brutto e` una disgrazia, peggio ancor non aver grazia. La grazia, l’eleganza dei modi, la dolcezza del carattere sono qualita` essenziali senza le quali anche la bellezza non ha alcuna attrattiva. 960
Brutta stizzosa, donna invidiosa. Bruttezza e cattivo carattere inducono all’invidia 961
962 Il brutto e` dispettoso. Manifesta il disagio del suo stato con ripicche e molestie.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Chi cade in una buca deve tentar d’uscire. Chi cade in difficolta` deve subito cercare di districarsene da solo senza aspettare l’aiuto degli altri. Vedi anche Aiutati che Dio t’aiuta [A 372]. 965
Anche da una buca piccola si vede il cielo grande. Anche da un punto di vista ridotto, misero, meschino la grandezza e` sempre tale. 966
967 Alla buca ce n’avvedremo! Toscano, antico. Quando verra` il difficile, si vedra` se la cosa ti riesce. Un contadino che bestemmiava era stato preso dal Diavolo che lo portava su per il camino, attraverso il quale non era mai riuscito a passare, quando lo puliva. Sicuro che nemmeno questa volta ci sarebbe passato pronuncio`, rivolto al Diavolo, questa frase divenuta proverbiale; la storiella fa parte della tradizione orale. 968 A grosse buche, grosse toppe. In caso di necessita` bisogna ricorrere a mezzi anche dolorosi. A gravi danni, consistenti rimedi; a grandi mancanze, grandi integrazioni. Si riferisce agli strappi negli abiti che un tempo si chiudevano con una toppa, che si cercava di fare piu` piccola possibile, perche´ fosse meno evidente. Vedi anche A mali estremi, estremi rimedi [M 331].
BUCATO Il bucato era una faccenda domestica fondamentale, che di solito prevedeva alcune gior-
pag 261 - 04/07/2007
BUCO
nate di lavoro. Le procedure, come l’attrezzatura, potevano variare a seconda dei luoghi, ma si usava dovunque il ranno prodotto con la cenere e l’acqua bollente. Il sistema piu` seguito prevedeva il mastello, una conca di coccio che aveva nel fondo un vespaio fatto di stecche di legno, sul quale venivano disposti i panni. In cima al recipiente veniva steso un grosso panno di canapa, detto ceneraccio o cenerone, sul quale veniva posta una certa quantita` di cenere pulita. Sulla cenere veniva versata l’acqua bollente che si arricchiva delle sostanze prese dalla cenere (diventando ranno) e colava nei panni fino a essere raccolta nel vespaio del fondo e restituita attraverso il buco del mastello. Il ranno raccolto veniva di nuovo riscaldato e riversato sopra la cenere. Per il ranno vedi sotto [B 973]. f Vedi Bella, Calunnia, Cencio, Conca, Ranno, Sole. Quando la bella fa il bucato entra il sole in casa. Vuole una credenza popolare che quando una bella donna fa il bucato, anche se e` nuvolo, appaia il sole. L’esposizione al sole permette ai panni di asciugarsi presto e bene. Non si sa esattamente a cosa sia dovuto questa credenza che e` molto diffusa nei vari dialetti. Vedi anche, di significato diverso, Quando la bella fa il bucato se e` bel tempo vien turbato [B 255]. 969
970
198
.
Quando la bella fa il bucato il tempo si rifa`.
Il bucato di Donna Oliva che mette la pulce morta e la ritrova viva. Si dice di un bucato affrettato, che agisce solo superficialmente e non pulisce a fondo. Il detto rinvia ai tempi in cui il bucato aveva anche una funzione di disinfestazione della biancheria e delle lenzuola, uccidendo i parassiti con l’acqua bollente. L’esposizione al sole completava l’opera. Se l’acqua era solo tiepida facilmente gli insetti potevano sopravvivere. 971
Chi fa il bucato la mattina mette la pulce morta e la ritrova viva. Il bucato doveva restare almeno una notte intera in ammollo nel ranno.
nere, si otteneva cosı` carbonato di potassio che ha la proprieta` di sciogliere l’unto e addolcire l’acqua calcarea, facilitando l’opera del sapone. La cenere veniva scelta, preferendo quella prodotta da determinate piante, accantonata via via per questo scopo. Bucato soleggiato bucato beato. Una giornata di sole completava felicemente tutta la complessa e faticosa operazione del bucato. 974
Triste e` il bucato dove non ci son le brache d’un uomo. Si riferisce al bucato della donna rimasta zitella, nel quale non compaiono gli indumenti di un uomo, ovvero di una famiglia avviata. 975
BUCO Nei primi proverbi e` evidente il doppio senso, negli altri il buco e` una mancanza, una pecca (uno strappo, un debito, un varco nel recinto) a cui e` necessario metter subito riparo. Ma per il topo rappresenta la salvezza. f Vedi Buca, Chiodo, Ciambella, Pezza, Rammendare, Rattoppare, Toppa. ` piu` grande il buco della toppa. 976 E Il rimedio e` insufficiente per riparare il guasto. Ironico: anche di una donna imponente, statuaria che sposa un mingherlino. Vedi anche A grosse buche, grosse toppe [B 968]; La pezza deve essere sempre piu` grande del buco [P 1501]. A tal buco, tal cavicchio. Le cose che stanno insieme, che sono l’una in funzione dell’altra devono essere proporzionate. Il proverbio assume anche un greve doppio senso quando viene riferito a una donna grande e bella e al suo accompagnatore. Vedi anche A bella campana, bel battaglio [C 283]. Il cavicchio e` un legnetto rotondo, o un ferro, che s’introduce nel buco di un muro e si lascia sporgere per appendervi qualcosa. 977
972
Per fare un buon bucato ci vuole un buon ranno. Per fare una cosa bene ci vogliono buoni ingredienti. Il ranno, detto anche liscivia, era il risultato dell’acqua bollente passata nella ce973
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
978
A buco profondo cavicchio lungo.
979
A buco grande cavicchio grande.
980 Mastro Furia non trovo` mai il buco. Della serratura. Chi ha fretta incorre facilmente in errori che lo portano a perdere tempo. Furia e` un comune soprannome per
pag 262 - 04/07/2007
199
.
indicare una persona che ha sempre fretta, ovvero, per antifrasi, una persona lenta. Anche questo proverbio si puo` usare come i precedenti con evidenti doppi sensi. 981 Il buco chiama il ladro. Il varco lasciato in un recinto, una porta, un cancello aperti invitano il ladro all’azione. Condizioni favorevoli allettano ad agire; eventualmente inducono anche ad azioni illecite.
BUGIA
E` il topo che cerca il buco e non il buco il topo. E` chi ha bisogno che va in cerca di chi l’aiuti e non viceversa. Si dice a chi aspetta la soluzione dei propri guai senza darsi da fare. Il topo nei pericoli cerca sempre un buco dove rifugiarsi. 990
BUE f Vedi Bove.
982 Buco c’e` e buco resta. Commenta il tentativo inutile di rimediare un danno, tappare una falla, estinguere un debito, emendare un difetto.
BUDELLO Propriamente l’intestino, ma qui lo stomaco con le sue richieste. Riempire il budello equivale a riempire lo stomaco.
Non si puo` fare un buco per tapparne un altro. E` inutile chiudere un’apertura aprendone un’altra. Ha di solito senso figurato e si riferisce in genere ai debiti, alle cambiali. Vedi anche Si copre un altare per scoprirne un altro [A 492].
Il ballo non e` bello quando e` vuoto il budello. Il ballo non e` divertente se non e` accompagnato da abbondanza di cibo e bevande per rallegrare la festa e aumentare l’energia. Vedi anche Senza pane e senza vino l’amore non dura da sera a mattino [A 799].
984 Chi non chiude buchino chiude bucone. Chi non provvede a un piccolo inconveniente si trovera` col tempo a doverlo affrontare di proporzioni molto maggiori, ingigantito. Vedi anche Punto messo a tempo ne vale cento [P 2979]; Chi non serra un piccol varco, dovra` serrarne uno grande [S 1108]; Chi non corre coll’ago, corre poi con la pezza [T 728].
992 Budello sfondato fa onore alla mensa. Si usa per ironizzare su chi mostra apprezzamento per quanto e` in tavola piu` con la fame che con la cortesia. Budello sfondato significa ‘‘insaziabile, ingordo’’.
983
Chi non mette punto mette pezza. Per analogia. Chi non da` un punto, non ricuce subito un piccolo strappo col tempo dovra` metterci una toppa. 985
Basta un buco nel tetto per guastare una casa. Piccoli accidenti possono rivelarsi fatali. Qualunque difetto puo` essere causa di danni gravi. Un vizio guasta un carattere. Vedi anche Bonum ex integra causa... [B 363]. 986
987
Per piccolo buco affonda gran nave.
A volte la toppa e` peggiore del buco. A volte il rimedio e` peggiore del male, come una toppa troppo vistosa. 988
Al topo viene a noia entrare sempre per un buco. Le azioni ripetute continuamente, anche se utili e convenienti, vengono a noia. La tana del topo ha sempre piu` buchi d’accesso, ma, ovviamente, servono per trovare scampo, non per fuggire la noia. 989
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
991
BUFFONE 993 I matti e i buffoni hanno liberta`. I matti sono irresponsabili e tutti li lasciano dire; ai buffoni, che un tempo stavano a corte, era consentito di rivolgersi in modo irriverente perfino al principe. Chi non ha cervello e chi scherza puo` fare quello che ad altri non e` consentito. 994 Per i buffoni c’e` sempre pane. Per chi prende la vita allegramente, non considera nulla serio c’e` sempre posto dovunque e da vivere bene. Puo` essere detto malignamente, riferito a chi accetta di passare per ridicolo. Una volta i buffoni avevano posti invidiabili a corte.
BUGIA Un ricco repertorio di bugie: le bugie vere e proprie, grosse o piccole, le mezze verita` che servono per andare avanti nella vita, le bugie dette per cortesia, per educazione e quelle necessarie a coprire una verita` sconvolgente, infine la bugia come illusione, motore della vita e dei rapporti umani.
pag 263 - 04/07/2007
BUGIA f
Vedi Bugiardo, Galantuomo, Menzogna, Verita`.
995 Le bugie hanno le gambe corte. E` difficile che una bugia vada lontano, ovvero non e` facile tenere in piedi a lungo qualcosa che si fonda su una menzogna. E` prosecuzione diretta di varie sentenze mediolatine, riconducibili ad un comune modello: Mendacia curta semper habent crura; questo, a sua volta, si spiega bene come riferimento ad una favola di Fedro (Appendix Perott. 4 = n. 105), in cui si narra come Prometeo plasmo` nell’argilla Veritas, Verita`, mentre il suo aiutante Inganno inizio` di nascosto a fare una statua identica, per i piedi della quale venne pero` a mancare l’argilla: essa venne lasciata mutila e chiamata Mendacium, Menzogna. In italiano si e` instaurato inoltre un equivoco sul doppio significato della parola bugia, che indica anche quel piccolo candeliere casalingo, costituito da un piattino col manico, che si spostava da una stanza all’altra. Aveva in genere gambe cortissime, ovvero piedini, che lo tenevano appena sollevato sul piano del tavolo o del comodino. Vedi Si scopre prima un bugiardo d’uno zoppo [B 1035]. 996
La bugia e` zoppa.
997
La bugia non ha piedi.
La bugia non invecchia. Si scopre facilmente. Muore prima. 998
Le bugie quando vedono il sole muoiono. Quando si fa chiaro, scompare il fumo, la nebbia dei sotterfugi, la bugia si dissolve. 999
Le bugie fanno allungare il naso. Il bugiardo si riconosce facilmente. Deriva dallo scherzo che si fa ai bambini quando dicono una bugia, facendo loro credere che ai bugiardi s’allunghi il naso, e loro cadono nel tranello toccandoselo per verificare se e` vero. Collodi costruı` un capitolo di Pinocchio (17) su questo gioco, facendo allungare il naso al burattino ogni volta che diceva una bugia. 1000
1001
200
.
La bugia ha il naso lungo.
La bugia corre avanti e la verita` viene con calma. La bugia, la notizia falsa, la mormorazione passano rapidamente di bocca in bocca, portate dalla curiosita`, dalla meraviglia, dalle chiacchiere. La verita` si stabilisce con calma e fatica, si fa largo lentamente dopo che si 1002
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
sono fatti tutti i pettegolezzi e le supposizioni. Vedi anche La verita` ha un asino e la menzogna un palafreno [V 534]. 1003
La bugia va a cavallo e la verita` va a piedi.
1004
Cammina piu` la verita` che e` zoppa, della bugia che ha sette cavalli.
La bugia corre, ma la verita` le va sempre dietro. La bugia si diffonde rapidamente, ma la segue sempre la verita`, nella forma di dubbio, di ripensamento, di smentita. 1005
Non c’e` colla per tenere insieme le bugie. Quando le bugie si sommano non stanno piu` insieme. Difficilmente il bugiardo riesce a costruire un sistema coerente di menzogne, una trama solida: alla fine qualche maglia non tiene e crolla il castello di bugie. 1006
Piu` la bugia cammina piu` diventa grande. Passando di bocca in bocca la bugia s’ingrossa perche´ ciascuno riferendola vi aggiunge qualcosa di suo o deforma qualcosa capito male, come nel gioco infantile di passaparola. 1007
1008 Una bugia tira l’altra. E` inevitabile che per sostenere una bugia si debba ricorrere a una nuova menzogna, cosı` che da una bugia parte una catena di falsita`. 1009
Una bugia ne tira dieci.
1010
Una bugia sola non basta mai.
La bugia che ha fortuna e` quella che viene di lontano. La bugia che arriva di lontano ha piu` autorita` ed e` piu` facilmente creduta di quella casalinga: parla infatti di cose remote, o e` riportata da persone estranee e, soprattutto, difficilmente si puo` verificare. 1011
1012 Bugie, solo grosse. La piccola bugia, modesta, attenuata, espressa in modo incerto, dubbioso non e` facilmente creduta, mentre la grossa bufala, detta categoricamente e senza esitazioni viene accolta subito e con facilita`.
Le bugie grosse son credute piu` delle piccole. Vedi anche Conserva la menzogna per quando ti bisogna [M 1245]. 1013
pag 264 - 04/07/2007
201
.
BUGIARDO
1014
Chi ha vissuto, chi ha letto e chi ha veduto puo` dir bugie ed e` creduto. Chi parla di tempi passati a chi non li ha vissuti, chi ha cognizioni e cultura, chi ha viaggiato e visto di persona puo` raccontare il falso ed essere creduto facilmente.
La bugia che serve e` migliore della verita` che scotta. E` sempre aperta la questione se si debba dire sempre e solo la verita` a chiunque, o se si possa o si debba nascondere il vero a fin di bene. Il proverbio e` decisamente d’accordo su questo secondo parere.
Non c’e` bugia cosı` grossa che non trovi qualcuno che la creda. In realta` si tende a credere quello che piace e tutto puo` esser creduto.
1025
1015
1016 Le bugie vanno sapute dire. Anche dire bugie e` un’arte: bisogna essere convincenti, seri, partecipi, entrare nella parte e aggiungere un po’ di verita` per rendere il falso credibile. Soprattutto avere memoria e non entrare in contraddizione, vedi Il bugiardo deve aver buona memoria [B 1032]. 1017 Un po’ di vero fa credere la bugia. Precisazione del precedente. 1018
Un po’ di verita` e` il lasciapassare della bugia.
Tra verita` e bugia si vende mercanzia. Un po’ di verita` e un po’ di bugie animano il commercio, al fine d’invogliare, rassicurare, stuzzicare il cliente, il quale in parte ha anche voglia di stare al gioco. Vedi Buon bottegaio, buon bugiardo [B 818]; Chi non sa mentire chiuda bottega [B 805]. 1019
1020
Non c’e` mercato senza bugie.
Con verita` e bugie si tira avanti e si campa. Nella vita le bugie sono necessarie quasi quanto la verita`, utili per tirare avanti, darsi coraggio, sentirsi migliori, tenere gli altri a bada. 1021
Ci si mette lo stesso tempo a dire una bugia che a dire la verita`. Dire il falso e` facile come dire il vero; avverte che chiunque puo` riuscire a mentire. 1022
Si crede piu` una bella bugia che una brutta verita`. La bella bugia, quella che suscita interesse, meraviglia, scandalo, incredulita`, piace, diverte, rompe la monotonia: e` quello che molti desiderano sentire e quindi e` facilmente creduta. La brutta verita` e` quella scomoda, che implica qualcosa di spiacevole e quindi tarda a essere creduta. 1023
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1024
Meglio una pietosa bugia che una crudele verita`.
Vale piu` una bugia saputa dire che una verita` detta a sproposito. Una bugia che arriva a proposito, per esempio per tamponare una situazione d’emergenza, e non reca danno e` preferibile a una verita` enunciata brutalmente senza nessuno scopo ne´ utilita`. 1026
1027
Meglio una bugia al momento buono che una verita` al momento sbagliato.
1028 Bugia detta per scusa non e` peccato. Una bugia detta al fine di scusarsi, di rimediare a una scorrettezza, a un’indelicatezza, non e` da condannare. 1029 Senza bugie non ci sarebbe il mondo. Proverbio che apre una riflessione sulla struttura della societa`, della vita e del mondo, in cui il falso, l’illusione, la menzogna, l’evanescente non solo si mischiano al vero, ma fanno parte del reale al punto che non e` possibile districare il vero dal falso.
Di bugie si puo` vivere e di verita` morire. La falsita`, l’illusione, la bugia rendono possibile la vita, lo scambio, la convivenza, perfino l’amore, mentre la spietata verita` e` capace di distruggere ogni speranza e ogni rapporto, di far odiare i propri simili. Siamo di fronte a un proverbio filosofico, ad una sorta di meditazione sulla struttura della realta` che puo` richiamare il Della dissimulazione onesta di Torquato Accetto (1641). 1030
Se per ogni bugia cascasse un occhio, sarebbe un mondo di ciechi. Nessuno puo` dire di non aver mai detto una bugia. 1031
BUGIARDO 1032 Il bugiardo deve aver buona memoria. Per non cadere in contraddizione o smentire involontariamente quello che ha detto. Il concetto e` gia` qualificato come detto popolare da Quintiliano (Istituzioni oratorie, 4.2.91) nella
pag 265 - 04/07/2007
BUIO
202
.
forma Mendacem memoren essere oportere ‘‘Bisogna che il bugiardo abbia memoria’’ (citato anche da Apuleio, Apologia 69 e san Girolamo, Contro Rufino 13). Vedi anche Le bugie vanno sapute dire [B 1016]; Ben ricordi e tenga a mente il bugiardo quando mente [M 1236].
giro i compagni gridava al lupo senza che ci fosse alcun pericolo; quando gli amici accorrevano per aiutarlo li derideva come creduloni. Un giorno il lupo arrivo` davvero e il pastore ebbe un bel gridare aiuto: non venne nessuno. Il tema e` stato poi ripreso da molti altri favolisti.
Chi mente tenga a mente. Per analogia.
1042 Chi e` [Ogni] bugiardo e` (anche) ladro. Chi mente ha qualcosa da nascondere e quindi facilmente tende a celare quello che e` uno dei peccati piu` comuni, il furto. Forse anche: il bugiardo ruba, carpisce la buona fede del prossimo. E` diretta prosecuzione della massima medievale Mendax et furax ‘‘Bugiardo e ladro’’, nota anche in una forma piu` distesa: Mendaces aiunt furibus esse pares ‘‘Si dice che i bugiardi siano uguali ai ladri’’.
1033
1034 Chi non ha memoria non dica bugie. Per analogia.
Si scopre prima un bugiardo d’un gobbo [d’uno zoppo]. La velocita` con cui un bugiardo si contraddice lo fa subito riconoscere. Un monostico di Menandro (841 J.) suona ‘‘Nessun bugiardo rimane nascosto per molto tempo’’, mentre gia` un frammento di Sofocle (fr. 62 R.) dichiara che ‘‘Nessuna menzogna giunge alla vecchiaia’’, anticipando di molti secoli un adagio medievale: Mendacium nullum senescit ‘‘Nessuna bugia invecchia’’. Vedi Le bugie hanno le gambe corte [B 995]. 1035
Si prende prima un bugiardo d’uno zoppo. Parlando il bugiardo non va lontano ed entra presto in contraddizione, mentre lo zoppo va piano, ma sicuro. 1036
Per conoscere un bugiardo bisogna farlo parlare tre volte. Sicuramente alla terza sara` caduto in contraddizione. 1037
1038 Al bugiardo non e` creduto il vero. Quando uno ha la fama di bugiardo puo` dire la verita`, ma nessuno ci crede. Una favola di Fedro (11) si apre con un distico ripetuto come massima, con minime variazioni, per tutto il Medioevo: Quicumque turpi fraude semel innotuit / etiam si verum dicit amittit fidem ‘‘Chi una volta si e` reso noto per un turpe inganno, anche se dice il vero non ottiene credito’’. 1039 1040
Chi per bugiardo e` conosciuto anche se dice il ver non e` creduto. Il bugiardo non e` creduto neppure quando dice il vero.
Nessuno credette al bugiardo quando il lupo gli mangio` le pecore. Dalla favola di Esopo, Il pastore che scherzava (Favole 318): un pastore per prendere in 1041
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Fai parlare il bugiardo e quello si scopre. Piu` il bugiardo parla e piu` cade in contraddizione. E` il principio sul quale si basano gli interrogatori della polizia. Vedi anche Non c’e` colla per tenere insieme le bugie [B 1006]. 1043
Per sapere la verita` ci vogliono due bugiardi. Mettendo a confronto quanto dicono due bugiardi si ottengono tante contraddizioni che possono mettere sulla strada per capire quale sia la verita`. 1044
1045 Ogni uomo e` bugiardo. Nessuno nella vita riesce a essere limpido, chiaro, veritiero sempre in ogni occasione. C’e` sempre qualcosa che una persona vuole che resti segreta o che sia creduta in un certo modo. Espressione che viene direttamente dalla Bibbia (Salmi 116.11 = Vulg. 115.2) ‘‘Ho detto con sgomento: – Ogni uomo e` inganno.’’, e che nella Vulgata suona: 1046 Omnis homo mendax. Usato, come il precedente, per dire che la menzogna accomuna tutti, anche se nel contesto biblico ha particolare pregnanza in quanto oppone questa condizione umana a quella divina, unica fonte di Verita` e salvezza. Il nesso e` stato probabilmente reso ancora piu` famoso dalla ripresa che ne fa san Paolo, Lettera ai Romani 3.4. 1047
Tutti dicono bugie.
BUIO 1048
Ci sono cose che si fan meglio al buio che alla luce.
pag 266 - 04/07/2007
203
.
Proverbio ironico e solo apparentemente paradossale: ci sono azioni che si fanno meglio senza essere visti, delle quali non vogliamo saperne neppure noi stessi. 1049
Quel che si puo` fare al buio non si puo` fare alla luce.
1050 Per rubare ci vuol tempo e buio. Per commettere un’azione malvagia occorrono il momento favorevole e la situazione opportuna che renda facile il misfatto. 1051 I gatti prendono i topi anche al buio. Chi conosce bene un’arte l’esercita anche nelle difficolta`, non si sgomenta degli ostacoli. I gatti sono appunto capaci di catturare i topi nell’oscurita`. 1052 Al buio tanto e` vetro che diamante. Al buio gli oggetti si confondono e i valori si equivalgono. Il buio puo` essere anche metaforico, come l’incapacita` della gente di valutare saggiamente. Vedi anche Di notte tutti i gatti sono bigi [G 251]; Spenta la candela tanto e` la bianca che la nera [G 254].
BULLETTA f Vedi Falegname. 1
BUONO Sostantivo. Cio` che e` buono, il bene, la parte migliore.
BUONO
Nella scala dei valori il buono non e` il grado piu` alto, al di sopra c’e` il meglio, e poi c’e` anche l’eccellenza. Prendi il buono quando ce l’hai che il cattivo non manca mai. Ognuno deve godersi la parte di bene, di felicita`, di fortuna che gli tocca, senza preoccuparsi del domani, perche´ nello stesso modo dovra` accettare pene, dolori sofferenze. Vedi anche Prenditi il bene quando viene [B 377]. 1059
BUONO2 Aggettivo e sostantivo. L’uomo buono, onesto; ma anche colui che e` capace, abile. 1060 Chi e` buono crede che tutto sia buono. Chi e` buono vede tutto nella sua ottica. Vedi anche Chi non mente crede che tutti dicano il vero [M 1235]. 1061
Chi e` buono crede che tutti siano come lui.
Meglio la lode d’un buono che quella di cento malvagi. L’elogio di una persona retta ha piu` valore del plauso di numerosi malvagi che giudicano secondo i propri interessi. 1062
1063 Chi si siede coi buoni si alza coi buoni. Chi frequenta persone rette impara la rettitudine. Vedi in senso negativo Chi pratica lo zoppo impara a zoppicare [Z 107].
Il buono non e` mai troppo. Di fronte a qualcosa di buono nessuno dice mai basta. Oppure: nessuna persona e` mai abbastanza buona.
Coi buoni si fa come si vuole, coi cattivi si fa come si puo`. Mentre con i buoni si ha liberta` d’azione, con i cattivi siamo condizionati e in qualche modo si procede per compromessi.
1054 Il buono viene in fondo. Di solito la parte migliore, di un pranzo, di un racconto, di una mostra arriva o si pone studiatamente per ultima. La parte essenziale per giudicare e` quella finale, che da` senso e valore a tutto il resto. Vedi Dulcis in fundo [D 694].
Batti il buono e lo farai migliore, batti il cattivo e lo farai peggiore. Le correzioni, anche forti come le percosse, non servono a redimere chi e` di natura malvagia: la lezione lo incattivisce piuttosto che portarlo verso la retta via.
Ora viene il buono, diceva quello che cacava il cuore. Paradossale, per cio` che va a finir male.
Loda il buono e diverra` migliore, biasima il tristo e lo farai peggiore. La lode spinge il buono a fare meglio, il biasimo rende piu` cattivo il malvagio.
1053
1055
1056 Il buono piace a tutti. Quello che e` piacevole e vantaggioso e` gradito a tutti. Vedi anche Il bello piace a tutti [B 288]; I buoni bocconi piacciono a tutti [B 686]. 1057
Il buono lo conoscono tutti.
1058
Il buono e` buono e il meglio e` meglio.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1064
1065
1066
Chi e` buono lo e` perche´ non sa essere cattivo. Proverbio un po’ cinico: chi e` buono lo e` perche´ non ne puo` fare a meno, perche´ trova in questo il suo piacere, oppure non ha il coraggio di agire diversamente. Questa spie1067
pag 267 - 04/07/2007
BUONO
204
.
tata analisi non e` priva di fondamento e indaga nelle pieghe nascoste delle motivazioni umane con la spregiudicatezza molto vicina alle massime di La Rochefoucauld. Tre volte buono vuol dire bischero. Detto toscano, che condanna l’eccessiva bonta` come ingenuita` o dabbenaggine. Concetto ripetuto in altri proverbi dialettali. Per bischero vedi la voce relativa. 1068
Tre volte bon vol dir mincion. ‘‘Tre volte buono vuol dire minchione’’. Veneto, a illustrare una tipologia diffusa nel Settentrione. 1069
1070 Il buono e` creduto minchione. Chi si mostra gentile, disponibile, paziente viene considerato ingenuo, sciocco ed e` naturale approfittarsene.
Quand’uno e` buono tutti se n’approfittano. Vedi anche Se sei dolce ti succhiano, se sei amaro ti sputano [D 689]; A chi e` troppo buono glielo mettono in culo [C 2626]. 1071
Buono per natura, vita tribolata e dura. Perche´ tutti se ne approfittano. 1072
I piu` buoni finiscono in croce. E` evidente l’allusione a Gesu` Cristo. In generale: coloro che sono buoni finiscono per essere le vittime degli spregiudicati che abusano della loro disponibilita`. 1073
1074 I piu ` buoni se li mangia il lupo. I migliori scompaiono perche´ si offrono e si prestano generosamente sostituendosi agli altri anche in imprese difficili. Il lupo, nella sua dimensione simbolica, sta per la morte. 1075 I buoni sono tutti in Paradiso. Sulla terra non ne sono rimasti. La frase si ripete a chi afferma la bonta` propria o altrui. Nel proverbio e` implicita la considerazione che i buoni non sono fatti per questo mondo. Vedi anche I piu` bravi muoiono alla guerra [B 876].
Pane buono, vino buono e uomini buoni sono i primi a finire. Pane e vino buoni essendo piu` appetibili si consumano prima di quelli cattivi. Per gli uomini buoni e` la loro generosita` che li porta
a spendersi per gli altri, a esporsi ai pericoli. Vedi anche L’uomo bravo e il vino buono finiscono presto [B 877]. Sembrava buono e morı`: sembrava cattivo e ancora e` vivo. Senza un minimo di grinta la bonta` finisce per portare alla rovina, dato che tutti se ne approfittano. 1077
Chi e` troppo buono con gli altri non lo e` abbastanza con se stesso. Chi esagera nella disponibilita` verso gli altri trascura se stesso, venendo meno al dovere che ognuno ha di rispettare se stesso almeno come gli altri. 1078
1079 Nessuno e` buono dal buco della chiave. Nella vita intima, segreta nessuno e` perfetto.
Non e` buono chi non cerca di diventare migliore. La bonta` e` una tendenza, una tensione verso il miglior comportamento possibile: chi si considera buono ha un codice gia` prestabilito al quale si attiene e non lascia spazio a quello slancio interiore che e` la vera bonta`. Per questo spesso chi si crede buono non lo e`, come formalizza il proverbio seguente: 1080
Chi si crede buono comincia ad essere cattivo. Chi si considera buono crede che tutti gli debbano qualcosa, giudicando il loro comportamento dal presupposto della sua bonta`. Vedi anche Chi non migliora peggiora [P 1058]; Chi non va avanti va indietro [A 1556]. 1081
Dio ci scampi dai tuoni e dai lampi, da idee di coglioni e da quelli che fanno i buoni. Le idee balorde possono sedurre gli ingenui e portarli a sicura rovina, ma anche coloro che si atteggiano a persone rette, onestissime, scrupolose fino all’eccesso possono fare danni gravissimi. 1082
Chi e` reo e buono e` tenuto puo` fare il male e non e` creduto. Non si crede alle cattive azioni di un malvagio che ha fama di essere buono. 1083
1076
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1084
Fatti un buon nome e piscia a letto: diranno tutti che hai sudato.
1085
Chi ha buon nome [buona fama] puo` pisciare a letto e dire che ha sudato.
pag 268 - 04/07/2007
205
.
Chi non e` buono per se´ non e` buono per gli altri. Chi non sa bastare a se stesso non e` in grado di essere utile agli altri. Qui buono significa ‘‘capace’’. Vedi anche Chi non fa bene i fatti suoi non fara` mai bene i fatti degli altri [F 425]. 1086
1087 Chi e` buono a qualcosa serve a tutti. Chi ha competenza, perizia in un determinato campo offre un servizio che puo` essere utile a tutti. 1088 I buoni sono spesso soli. Perche´ spesso sono guardati con sospetti dagli altri, che non credono nella loro sincera bonta`; o anche perche´ non trovano molte altre persone simili a loro con cui operare.
Quando il buono muore il tristo si ravvede. La sofferenza del giusto serve al ravvedimento del peccatore. Solo quando il malvagio vede gli effetti delle sue cattive azioni comprende il male che ha fatto. 1089
BURIDANO f Vedi Dubitare. BURLA Burle e meraviglia rimangono in famiglia. Gli scherzi che si fanno in casa e le prodezze, le virtu`, le capacita` straordinarie di ciascun familiare non si raccontano agli estranei, i quali potrebbero fraintendere i primi e considerare le lodi come un vanto meschino. 1090
1091 La burla scopre il vero. Una battuta detta per scherzo puo` generare in chi l’ascolta una reazione rivelatrice, un turbamento o un imbarazzo che scopre qualcosa di nascosto. Vedi anche Chi burla si confessa [C 2000]; Burlando si dice sempre qualcosa di vero [B 1094]. 1092 Non vi e` peggior burla che la vera. Niente offende di piu` di quello che gioca su verita` che scottano: veri vizi, veri difetti, vere colpe, ecc.
BURLARE f Vedi Arlecchino. 1093
Chi burla e` burlato.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
BURRONE
Chi non perde occasione di ridere alle spalle degli altri, chiama gli altri al gioco e diviene oggetto delle altrui burle. Burlando si dice sempre qualcosa di vero. Nello scherzo si nasconde sempre qualcosa di vero sia perche´ cosı` il gioco si fa piu` divertente, la puntura piu` acuta, sia perche´ talora questo puo` essere il solo modo per toccare certi argomenti senza colpire la suscettibilita`. Rinvia ad una nota massima medievale Ridendo dicere verum ‘‘Dire il vero ridendo’’, che e` a sua volta adattamento di un luogo di Orazio, Satire 1.1.24 sg. Ridentem dicere verum / quid vetat? ‘‘Cosa impedisce di dire la verita` scherzando?’’. Vedi anche La burla scopre il vero [B 1091]; Arlecchino dice la verita` burlando [A 1219]; Chi burla si confessa [C 2000]. 1094
BURRO Burro di vacca, cacio di pecora, ricotta di capra. Il burro piu` fine e delicato proviene dal latte della vacca, meno pesante di quello della mucca. Il formaggio migliore viene dal latte di pecora, piu` saporito e ricco di aromi grazie alle erbe diverse e selvatiche delle quali si nutre. La ricotta, che e` ricavata dal latte ormai sfruttato, viene maggiormente gustosa dalla capra che offre un latte dal sapore ancora piu` forte. 1095
1096 Le vacche non fanno solo burro. Chi fa qualcosa di buono non fa solo quello; come le vacche, che oltre al latte, partoriscono i vitelli, lavorano nei campi, forniscono carne e pellame. 1097 Il burro non guasta la cucina. Il burro e` un ingrediente che va quasi sempre bene dappertutto: se non migliora un piatto non lo rovina ne´ lo altera negativamente. Quando la cucina era povera di grassi il burro e condimenti simili erano maggiormente graditi.
BURRONE Vicino al fiume e in cima al burrone non si sa chi sia padrone. Piene e frane possono mutare i confini della proprieta`. 1098
1099
Chi fa la casa in cima a un burrone risparmia il notaio per il testamento.
pag 269 - 04/07/2007
BUSILLIS
206
.
Ironico. Chi fa una cosa stolta evita anche qualche fastidio, qualche incombenza noiosa o costosa. BUSILLIS Si racconta che un chierico, dovendo tradurre un brano latino, nella dettatura scrisse la frase In diebus illis (‘‘in quei giorni’’) nella seguente maniera: In die busillis. Tradusse: ‘‘Nel giorno...’’, ma busillis non venne fuori ne´ dal vocabolario, ne´ da altre parti, per cui divenne il nome proverbiale di un rompicapo. 1100 Qui sta il busillis. Questo e` il punto, questo e` il problema.
BUSSARE Si puo` bussare a una porta per farsi aprire, ma si puo` anche bussare sul tavolo per invitare il compagno al tuo gioco, come accade nel tressette. f Vedi Carta da gioco. 1101 Bussate e vi sara` aperto. Abbiate fiducia: chiedete, dite le vostre necessita` e sarete aiutati. Citazione evangelica che invita a non disperare della bonta` umana, della fortuna e soprattutto della provvidenza divina: ‘‘Bussate e vi sara` aperto, chiedete e vi sara` dato... poiche´ chi cerca trova’’ (Matteo 7.7; Luca 11.9). Ha una certa diffusione anche nel latino della Vulgata: Pulsate, et aperietur vobis. 1103 Dove si bussa si torna. Al gioco del tressette bussare e` il segnale che un giocatore fa al compagno per indicare d’avere carte buone in quel seme, questi deve assecondare il gioco mettendo in tavola la sua carta migliore e tornare a quel seme. Ne circola (o circolava) una formulazione latina risalente alle regole del Chitarella o Chitarrella, pseudonimo di un ignoto autore del XVIII sec. 1102
1104 Ubi buxatur, ibi tornatur. ‘‘Dove si bussa, lı` si ritorna’’. Vedi Carta da gioco. Quando nel gioco del tressette il compagno mette sul tavolo una carta battendoci sopra col pugno, l’amico deve giocare la migliore che ha di quel seme, far sua la mano e tornare a giocare una carta dello stesso seme. Bus-
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
sando, il compagno l’ha avvertito che ha un buon gioco su quel seme e quindi puo` farsi alcune mani, se gli avversari non sono in grado di arginare il suo potere. Questi segni nel gioco sono necessari in quanto, a diversita` della briscola, il tressette e` rigorosamente muto. Il proverbio si usa anche genericamente per dire: dove si e` trovato qualcosa che ci piace si ripassa volentieri per vedere se ce n’e` ancora. A chi bussa cuori non si risponde picche. A chi fa una profferta d’amore non si risponde con uno scortese o duro diniego. Il proverbio usa la terminologia del tressette dove bussare vuol dire chiedere, chiamare una carta e rispondere vuol dire mettere giu` una carta dello stesso seme: se il giocatore chiede cuori, simbolo dell’amore, non si puo` rispondergli brutalmente picche, segno del rifiuto e del dispetto. 1105
Chi bussa a danari si sente rispondere a bastoni. Chiede soldi e riceve legnate. O anche: domanda una cosa e riceve una risposta del tutto diversa. Sempre ispirato al gioco del tressette: danari e bastoni sono due semi delle carte napoletane. Vedi anche Dove vai? Le son cipolle [C 1643]; Chiama e rispondi! [C 1398]. 1106
BUSTA 1107 Dalla busta si vede la lettera. La busta di una lettera, anche se chiusa, puo` rivelarne la provenienza e in parte anche il contenuto. Dall’aspetto di una persona si vede il suo animo.
Dalla faccia del marinaio si vede la burrasca. Per analogia. Dall’espressione del volto del marinaio si vede se e` una tempesta pericolosa o si tratta di un fortunale passeggero. 1108
BUTTARE 1109 Chi butta via prima, butta via due volte. Gettando via subito un oggetto inutile si ha un doppio vantaggio: ci si libera prima di un ingombro e di un fastidio. Forse un calco di Chi da` subito da` due volte [D 97].
pag 270 - 04/07/2007
C C Le parole a cui si riferiscono i proverbi seguenti prima di essere specificate sono indicate dalla loro iniziale comune. Questo modo di esprimersi puo` forse essere ricondotto molto indietro, fino alla tradizione sapienziale antica che spesso soccorreva la memoria con elenchi di parole contenenti un elemento simile. f Vedi Luna. Con l’eta` all’uomo sono necessari tre C: caldo, comodo, carezze. Passata la prima giovinezza, l’uomo ha bisogno di una vita comoda e di essere circondato d’affetto. C’e` un invito implicito a sposarsi e farsi una famiglia. 1
Tre C sono pericolosi per il matrimonio: compare, cugino, cognato. I personaggi maschili che frequentano con assiduita` la casa (un tempo solo i parenti e gli affini) possono mettere a rischio la fedelta` della moglie. Il compare d’anello, figura di primo piano soprattutto nel Meridione, e` il testimone di nozze, legato da fraterna amicizia con lo sposo, tanto da essere assimilato a un parente. 2
Cacarella, caduta e catarro sono le tre C che insidiano il vecchio. La persona anziana ha tre nemici che possono portarla alla morte: la dissenteria cronica che la sfibra, una brutta caduta che la inferma, e la tosse maligna che la soffoca. Vedi anche Tosse, diarrea e caduta sono la fine dei vecchi [D 267]. 3
CACADUBBI Il termine indica colui che e` sempre incerto e titubante. In area toscana si dice anche Il Sor Tentenna: persona che non si decide mai, torna sulle proprie scelte e rimanda all’infinito. 4 Cacadubbi non prese mai moglie. Colui che e` sempre indeciso e` destinato a non concludere mai nulla. Si usa per esortare qualcuno ad agire lasciando perdere dubbi e incer-
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
tezze. Vedi anche Chi troppo si consiglia giunge alla morte e moglie non piglia [C 2054]; Scaldaseggiole non fece mai nozze [C 5]. 5 Scaldaseggiole non fece mai nozze. Per analogia. Chi non sa decidersi non combina mai nulla. I contadini in Toscana chiamavano scaldaseggiole quei giovanotti che andavano per molto tempo ‘‘a far l’amore’’ (cioe` sedevano la sera in cucina o nel canto del fuoco) con una ragazza senza mai decidersi a sposarla. 6
Scaldaseggiole non prese mai moglie.
CACARE Saggi consigli per espletare bene la funzione fisiologica dell’evacuazione. Ma l’urgenza dello stimolo e l’espulsione di sostanze negative sono pretesti per insegnamenti piu` ampi. f Vedi Pisciare. Chi va al cesso e non caca bene tre volte va e tre volte viene. Chi ha difficolta` di evacuazione va spesso al cesso inutilmente. E` un invito ad agire nell’adempiere un compito con la calma e l’applicazione dovuta, altrimenti la cosa si prolunga senza esiti soddisfacenti. Vedi anche Chi non fa le cose bene cento volte va e viene [F 311]. 7
Chi non caca cachera` e chi caca troppo morira`. In un’ottica di medicina empirica, si nota che in certe funzioni fisiologiche il ritardo e` un segno raramente preoccupante, mentre il contrario puo` essere sintomo di grave malattia, di infezione anche mortale. 8
Piovere e cacare mal chi li deve desiderare. Aspettare con ansia la pioggia o l’espletamento delle funzioni fisiologiche indica la presenza di gravi inconvenienti o disagi, per la campagna o per la propria salute. 9
10
Cacare di mattina e` meglio d’una medicina.
pag 271 - 04/07/2007
CACARE
208
.
Purificare il ventre di mattina, al momento di alzarsi, e` opportuno per la salute. Ricalca un detto latino, rifatto su quelli della Scuola salernitana ma probabilmente di eta` molto piu` recente, che circola anche fra parlanti italiano in questa forma: Defecatio matutina tamquam medicina. ‘‘Evacuare di mattina e` come una medicina’’. Per analogia. 11
A mangiare tutto bene, a cacar sudore e pene. Molte azioni sono piacevoli da compiere, non cosı` gli effetti che producono. Mangiare e` un godimento, soprattutto le cose di cui si e` golosi, ma gli effetti possono essere sgradevoli: infiammazioni, stitichezza, diarrea. Vedi anche A rifarli ti ci voglio, disse la volpe al lupo che ingoiava i rasoi [V 1248]. 12
13 Meglio si mangia e peggio si caca. Le cose buone sono le piu` difficili da digerire. 14
Chi mangia bene caca male.
15
Chi mangia angeli caca diavoli.
Chi mangia da benedetto caca da maledetto. Mangia da benedetto chi si puo` permettere cibi costosi e ricercati, ma comunque destinati a dare pene all’intestino. 16
Non cacare in quella fontana dove dovrai tornare a bere. Non disprezzare quello che poi ti potra` servire. 17
18 Chi mangia uccelli caca penne. Ogni azione ha le sue conseguenze, i suoi effetti. Si riferisce agli animali che divorano gli uccelli con le penne, che non essendo digeribili compaiono nelle fatte. La civetta, ad esempio, ingoia gli uccellini interi e rigurgita le penne lasciandole cadere sotto il nido. 19 Chi tutto mangia tutto caca. Chi tutto consuma tutto finisce. Ammonimento contro la voracita`, ma soprattutto d’uso metaforico, in riferimento allo sperpero di patrimoni (si dice infatti: ‘‘Si e` mangiato tutto’’). 20 S’e` alzato presto per cacare lontano. Ha fatto un sacrificio per fare una sciocchezza. Di chi fa tanta fatica per un risultato da nulla, di chi si affanna e non ottiene niente,
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
implicando anche un giudizio di stoltezza. Vedi anche Cattiva nottata e figlia femmina [M 285]. Di cacare e sposarsi la voglia viene all’improvviso. Ironico. Si dice per giustificare decisioni repentine. L’accento e` posto naturalmente sulle nozze che vengono decise in segreto dai fidanzati e il cui annuncio lascia gli altri sorpresi. 21
Cacare e sposarsi se non si fa subito passa la voglia. Non bisogna rimandare, altrimenti nel primo caso passa lo stimolo, nel secondo l’entusiasmo. Vedi anche Matrimoni e maccheroni devon esser caldi [M 979]. 22
23 Chi mangia la semente caca il pagliaio. Chi consuma il capitale dovra` stentare per vivere. La semente era quella parte del raccolto, in particolare di grano, che si accantonava per seminarla ad autunno e quindi doveva essere conservata. La carestia o la miseria inducevano spesso a usarla come cibo e quindi, poi, non potendo seminare, non si aveva il raccolto successivo di grano e ci si doveva adattare a mangiare erba. Qui il pagliaio indica una grande quantita` di paglia, che era cibo per le bestie da soma.
C’e` chi in chiesa ci puo` cacare e chi non ci puo` dire neanche i paternostri. A chi e` concesso tutto e a chi non e` permesso nulla. A qualcuno (i potenti, i privilegiati) viene permessa ogni sconvenienza, con gentilezza e ossequio; ai miseri e` rifiutato il dovuto, e in malo modo. 24
25 Non si puo` far cacare il mulo per forza. Sulle cose naturali non si agisce con la costrizione. Anche: quando uno non vuol fare una cosa sono inutili incitamenti e sollecitazioni. Il mulo e` una bestia proverbialmente ostinata, si dice infatti Duro come un mulo. Vedi anche Quando i buoi non hanno sete e` inutile zufolare [B 845]; Trenta monaci e un abate non possono far bere un asino per forza [F 1261].
Non cacare nella neve se non vuoi che si scopra. Non compiere azioni che il tempo possa rivelare, quando vuoi che rimangano segrete. Oggi quasi privo di senso, non lo era quando la maggior parte dell’umanita` sbrigava i suoi bisogni all’aperto, nei dintorni della casa 26
pag 272 - 04/07/2007
209 (vedi Orto). La presenza della neve nascondeva temporaneamente quelle brutture che, col disgelo, apparivano davanti all’abitazione. Sono moltissimi i proverbi dialettali su questo argomento. Chi caca nella neve presto e` scoperto. Chi nasconde senza furbizia le sue malefatte viene subito scoperto. Vedi anche Chi nasconde lo stronzo sotto la neve se lo ritrovera` al sole [N 296]. 27
Non e` che per esser morto il canteraro non si cachi piu`. Una perdita, per quanto grave, non puo` cambiare del tutto il corso naturale delle cose. Il canteraro era il fabbricante di canteri: grandi vasi da notte alti e cilindrici, con relativo tappo, che si tenevano in camera per i bisogni fisiologici. 28
Per ben cacare bisogna calar le brache. Per ottenere qualcosa bisogna fare dei compromessi. Calar le brache e` porsi in posizione scomoda e ridicola e l’espressione indica l’atteggiamento di chi cede, si arrende, accetta l’imposizione per necessita` o per vantaggio. 29
CACARELLA La cacarella e` un disturbo passeggero dell’intestino, dovuto a un colpo di freddo o a un cibo indigesto. f Vedi C, Cacare, Uva, Vendemmia. Per fermare la cacarella ci vuole una sporta di pane. Si usava fermare la diarrea mangiando cibi che si riteneva potessero assorbire i succhi gastrici. Genericamente: per guarire dalla diarrea ci vuole il tempo di mangiare una gran quantita` di pane. 30
Cacarella non va d’accordo col culo stretto. Di fronte a necessita` impellenti e` giocoforza cedere. Chi ha la diarrea e` inutile che cerchi di trattenerla: non gli resta che calare le brache. 31
CACATA f Vedi Brina, Durare, Mangiata, Sudore.
CACCA f Vedi Merda. 32
Dopo tre ve`nti viene l’acqua e dopo tre peti vien la cacca.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
CACCIA
Il vento dura tradizionalmente tre giorni, dopo di che cade e viene la pioggia. Allo stesso modo dopo tre rumori viene lo stimolo di evacuare. 33 Dopo tre tuoni vien la pioggia. Per analogia.
CACCIA Grande svago un tempo, unico insieme alla pesca, per la gente di campagna: ma la serie iniziale di proverbi fa riferimento anche al tempo in cui la caccia e la pesca erano mestieri marginali, con i quali non pochi campavano alla giornata, magari unendovi qualche altra attivita` non molto remunerativa. Infine anche caccia nel senso di ‘‘cacciagione’’. f Vedi Cacciare, Cacciatore, Pesca. Chi va a caccia, poco piglia: stenta lui e la famiglia. I vantaggi procurati dalla caccia sono minimi rispetto al dispendio di soldi, di tempo e di energie, al punto che chi ha una passione del genere vive in miseria. Vedi anche Per un piacere mille dolori hanno gli amanti e i cacciatori [C 57]; Lisca di pesce e penna d’uccello fa d’un uomo un poverello [L 778]. 34
Chi va dietro a penna o a lisca perde piu` di quel che acquista. Per analogia. La penna e` quella degli uccelli cacciati, la lisca rappresenta il pesce: in ambedue i casi la spesa e` superiore al guadagno. 35
Chi va dietro a pesce e penne sulla terra mal ci venne. Per analogia. 36
Chi va dietro a lische o penne perde piu` di quel che prende. Per analogia. 37
Andare a civetta e pescare a cannuccia e` come grattare il corpo alla bertuccia. Per analogia. Nella caccia con la civetta ci si serve di questo uccello come richiamo. Cannuccia era detta specificamente la canna da pesca. Grattare il corpo alla bertuccia (= scimmietta) e` perdersi in cose da niente, come trastullare un animale. 38
Chi va a caccia scarpe e vestiti straccia. Chi va a caccia non ha altro risultato che quello di rovinare i propri abiti e consumare le scarpe. 39
pag 273 - 04/07/2007
CACCIARE
210
.
Il mestier dello schioppetto rende l’uomo poveretto. Per analogia. Schioppetto era un fucile leggero e corto del Cinque-Seicento, divenuto arma leggera per la caccia. 40
Chitarra e schioppo, la casa se ne va di galoppo. Per analogia. Oltre alla caccia, anche l’attivita` musicale, di cantastorie o suonatore da osterie, e` vista come causa di rovina economica. 41
Chi segue l’uccello vive povero e miserello. Per analogia. 42
Voi ve´de l’omo meschinello? o pescator di canna o cacciator d’uccello. Per analogia. ‘‘Vuoi vedere l’uomo poveretto? Guarda chi pesca a canna e chi va a caccia’’. Forma marchigiana di un modello proverbiale diffuso anche in altri dialetti. 43
44 La caccia la invento` uno zoppo. Per indicare che in questa attivita` vale piu` l’intelligenza, insieme all’astuzia e alla pazienza, per saper localizzare la selvaggina, piuttosto che fare miglia e miglia a casaccio. 45 Caccia a giorni e pesca a ore. La caccia ha i giorni buoni, durante i quali la selvaggina si muove e si presenta nei luoghi dove la si aspetta. La pesca invece ha ore di particolare fortuna nelle quali il pesce sale in superficie, si muove dai rifugi dove di solito staziona ed e` particolarmente vorace e quindi prendibile. 46 La caccia viva puzza. La caccia (qui nel senso di cacciagione, selvaggina uccisa) va fatta frollare, cioe` attendere che la carne dell’animale entri leggermente in decomposizione, altrimenti risulta dura: quindi e` la caccia morta che manda un certo odore. In effetti pero`, dice il proverbio, quella che veramente puzza, cioe` da` fastidio, e` la cacciagione rimasta viva, ossia quella che e` sfuggita al cacciatore. Vedi anche Il carniere vuoto e` piu` pesante di quello pieno [C 814]; Carniere vuoto scarponi pesanti [C 813].
Nel tempo dell’amore la caccia non ha sapore. Gli animali cacciati all’inizio della primavera, soprattutto nel periodo degli amori, pare che abbiano una carne stopposa e di poco sapore, mentre in autunno, dopo che si sono cibati abbondantemente durante l’estate, 47
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
sono nel momento migliore per essere cucinati. Oggi e` proibito cacciare gli animali nel momento in cui si riproducono. CACCIARE [Nel sign. di ‘‘andare a caccia’’] In questi proverbi il cacciatore non e` fortunato, cattura solo cose evanescenti, quando non diventa preda lui stesso. f Vedi Lepre. Cacciare e non prendere e` come leggere e non intendere. Andare a caccia senza prendere niente equivale a fare una cosa di nessuna utilita` e senza frutto, come chi legge senza capire quello che sta leggendo. 48
49 Altro e` cacciare, altro e` prendere. Una cosa e` sforzarsi di fare un lavoro, un’altra e` riuscire a compierlo, a concluderlo. Chi va a caccia non e` detto che torni con la selvaggina. 50 Altro e` tendere, altro e` pigliare. Per analogia. In questo caso si parla di caccia fatta con le reti, dette tese, nelle quali si inducono a scendere gli uccelli con i richiami. Per tendere le reti si usa ellitticamente tendere: andare a tendere. Vedi anche Una cosa e` filare e un’altra e` tessere [T 542].
Pescare a canna, cacciare a civetta e camminare scalzi son gusti da pazzi. Le attivita` di cattura, caccia e pesca, sono accomunate nella scarsa considerazione in quanto attivita` poco redditizie. Vedi anche Ne´ pescator di canna, ne´ uccellator di vischio hanno mai fatto buon acquisto [P 1386]. Camminare scalzi era un tempo abitudine comune nei mesi estivi; i contadini lo facevano per risparmiare le calzature e anche per comodita`, ma taluni esageravano, andando scalzi anche nei giorni freddi e su terreni pericolosi, col rischio di ammalarsi o di ferirsi. 51
Chi caccia a speranza prende nebbia (e gliene avanza). Chi agisce senza metodo, preparazione, conoscenze, conclude poco. Cacciare a speranza significa solo con la speranza di trovare qualcosa, senza un disegno, un’informazione. I cacciatori usano ritrovarsi, informarsi, far ricognizioni sulla presenza della selvaggina. Prendere, acchiappare, insaccare, imbottar nebbia significano tentare di afferrare qualcosa che non c’e` o e` evanescente, quindi fare 52
pag 274 - 04/07/2007
211 una cosa inutile, vana. ...e gliene avanza significa che prendera` tanta nebbia da non saperne cosa fare. Vedi anche Chi uccella a mosche morde l’aria [M 2126]. Chi uccella a speranza acchiappa [prende] nebbia. Per analogia. 53
Dove si pensa di cacciare si riman cacciati. Dove si crede di agire da furbi si viene gabbati. Si riferisce alla tesa delle panie, operazione nella quale spesso le mani s’invischiavano al punto da non permettere piu` l’operazione, lasciando il cacciatore in mezzo al bosco in una situazione imbarazzante. Vedi I pifferi di montagna andarono per sonare e furono sonati [P 1730]. 54
55 Chi ando` per uccellar resto` impaniato. Per analogia.
Chi caccia coi pallini d’argento raramente sbaglia il colpo. I pallini d’argento sono sinonimo di moneta: chi paga ha quello che vuole, con i soldi si ottiene, quasi sempre, tutto. Ma anche, con specifico e ironico riferimento al mondo venatorio: chi compra la selvaggina e` sicuro di prenderla e portarla a casa. Vedi anche Con un’accetta d’oro s’atterra ogni albero [A 90]. 56
CACCIATORE La passione per la caccia porta ad affrontare sacrifici e difficolta` non sempre ripagati da un adeguato risultato: ma se non si sparano cartucce si possono sempre sparare bugie. f Vedi Cane, Eroe, Fucile, Pernice, Pesca, Pescare, Pescatore, Uccello, Volpe. Per un piacere mille dolori hanno gli amanti e i cacciatori. Gli amanti, e piu` specificatamente coloro che si dedicano ad amori proibiti, e i cacciatori per raggiungere il sospirato obiettivo devono sopportare mille pene e difficolta`. 57
In guerra, nella caccia e negli amori per un piacere, mille dolori. Qui si ampia il numero degli infelici: chi e` in guerra, chi caccia e chi ama. Vedi anche Chi va a caccia, poco piglia: stenta lui e la famiglia [C 34]; Lisca di pesce e penna d’uccello fa d’un uomo un poverello [L 778]. 58
59
Cacciatori e pingisanti sempre indietro e mai avanti.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
CACCIATORE
Cacciatori e pittori senza valore, quelli che dipingono sui marciapiedi alle fiere o nelle feste dei paesi, sono destinati a diventare sempre piu` poveri. Vedi anche Carbonai e pingisanti pochi passi vanno avanti [C 691]; Chitarra e schioppo, la casa se ne va di galoppo [C 41]. Cacciatore va col vento e va col sole. La passione per la caccia spinge a muoversi con qualunque tempo, scegliendo quello piu` adatto a incontrare selvaggina piuttosto che il piu` favorevole alla salute. 60
61 La carica fa il cacciatore. Si riferisce ai tempi in cui quando il cacciatore caricava il fucile ad avancarica con la bacchetta, dosava polvere e pallini secondo la necessita`, assestava il piombo con gli stoppacci. Anche in seguito, con i fucili a retrocarica, era il cacciatore stesso a confezionare le cartucce e doveva dosare polvere e piombo per ottenere colpi di potenza e caratteristiche adeguate alle necessita`; e questo dimostrava l’esperienza e la professionalita` del cacciatore.
In casa del cacciatore si trova tutto per ingannar uccelli. Dove domina un’idea, un progetto tutto il resto della vita prende corpo da quello. Ha significato morale: chi pratica certe attivita` pensa sempre in un determinato modo e opera di conseguenza; sarebbe assurdo aspettarsi il contrario. 62
Non son tutti cacciatori quelli che suonano il corno. Non tutti quelli che ne hanno l’apparenza o se ne vantano sono realmente esperti nell’arte che dicono di conoscere. Un tempo si usava il corno per guidare le battute di caccia. Vedi anche L’abito non fa il monaco [A 51]. 63
I cacciatori ne sparano piu` a tavola che al bosco. I cacciatori sparano piu` bugie che cartucce. I racconti dei cacciatori sono proverbiali per essere esagerati o inventati per vanagloria o per millanteria. 64
Prediche di frati da cerca, lamenti di vedove giovani, storie di cacciatori durano parecchio e valgono poco. Sono discorsi lunghi e spesso poco veritieri. Le prediche dei frati puntano alla questua; le 65
pag 275 - 04/07/2007
CACIO
vedove giovani con un occhio piangono e con l’altro si guardano allo specchio; i cacciatori quando non hanno prodezze da raccontare le inventano. All’osteria del cacciatore si mangia sempre la caccia di domani. Si vive di speranze. I cacciatori promettono di prendere, ma difficilmente portano a casa. 66
A tavola ogni cacciatore conosce il suo mestiere. Quando i cacciatori si ritrovano a pranzo, in comitiva o tra amici, sembrano tutti maestri della loro arte. 67
CACIO Cibo eccellente, particolarmente apprezzato per il suo valore nutritivo, il formaggio deve essere mangiato con moderazione, soprattutto la sera. Consigli per riconoscere quello di buona qualita`. f Vedi Burro, Formaggio, Onesto. Il cacio la mattina e` oro, a mezzogiorno e` argento e la sera e` piombo. Il formaggio e` cibo pesante e quindi, per essere digerito, ha bisogno di movimento, di vita attiva. Mangiato a cena resta sullo stomaco. Usa uno schema adottato anche a proposito di altri cibi. Vedi anche L’arancia la mattina e` oro, il giorno medicina e la sera e` veleno [A 1122]. 68
Cacio, pere e pan, non e` cibo da villan. Pane, formaggio e pere sono un piatto eccellente, per quanto semplice, che si conviene al signore piu` che al contadino. Vedi anche Al contadino non far sapere... [C 2101]. 69
70
Cacio, pane e pere cibo da cavaliere.
Se vuoi essere amico meo non mi far del cacio barca e del pan Bartolomeo. Toscano, antico ma ancora usato. Se vieni a cena a casa mia non mangiare l’interno della forma di formaggio, scavandola a barca cosı` da lasciare solo la buccia, e non prendere la crosta del pane lasciando la midolla, trattandolo come san Bartolomeo che fu spellato. 71
72
212
.
Cacio senz’occhi e pan con gli occhi.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Secondo le regole della buona tavola il formaggio non deve avere buchi, mentre il pane deve essere ben lievitato e quindi di aspetto spugnoso. Si riferisce ai formaggi tradizionali di un tempo nell’Italia centrale, pecorino e parmigiano. Vedi anche Pane con gli occhi, cacio senz’occhi e vino che chiuda gli occhi [P 322]; Pane con gli occhi e formaggio cieco [F 1071]. Cacio serrato [cieco] e pan alluminato. Alluminato, illuminato nel senso che si deve vedere la luce attraverso la fetta. Alluminare per ‘‘illuminare’’ denuncia un’origine toscana antica. 73
74 Il cacio e` la forza del vecchio. Il formaggio e` molto nutriente, fondamentale per chi aveva bisogno di nutrimento e sostegno quando la carne non era cibo di tutti i giorni.
CACONE Personaggio di fantasia, dall’aggettivo d’ambito infantile-familiare, la cui caratteristica antonomastica presuppone, evidentemente, una equivalente capacita` di mangiare. Alle nozze di Cacone la roba basto` per l’appunto. Cosı` si diceva quando qualcosa era risultata appena sufficiente. Di uso letterario, oggi desueto. In varie zone dialettali si ricordano a questo proposito altre situazioni e personaggi esemplari. 75
Alle nozze di Co` la roba ne´ avanzo` ne´ manco`. Conosciuto anche con altri nomi dello sposo. Lo riporta Andrea Casotti nella Celidora ovvero il governo di Malmantile (6.16), un poema eroicomico che l’autore, frate domenicano di Prato, pubblico` a Firenze con lo pseudonimo di Conte Ardano Ascetti nel 1734. Prosecuzione del Malmantile racquistato di Lorenzo Lippi (poema giocoso pubblicato nel 1679), contiene molti proverbi e modi di dire della lingua parlata. 76
CADERE Conseguenza a cui si va incontro quando ci si vuole innalzare troppo. La fatica del salire, contrapposta alla rapidita` della caduta. Ca-
pag 276 - 04/07/2007
213 dere anche nel significato di ‘‘lasciarsi andare, scoraggiarsi’’. Infine una serie piu` prosaica di cadute piu` o meno rovinose. f Vedi Caduta, Cascare, Salire. Chi troppo in alto sal cade sovente precipitevolissimevolmente. Chi sale nella scala sociale oltre le sue possibilita` va incontro a una rapida e ingloriosa caduta. Questo distico proverbiale, spesso attribuito nella coscienza popolare all’Ariosto, e` invece di A. Casotti (La Celidora ovvero il governo di Malmantile 79). Efficace espressione di un ammonimento di antica tradizione sapienziale per il quale si potrebbero citare numerosi paralleli: basti ricordare Publilio Siro (E 16) Excelsis multo facilius casus nocet ‘‘A chi sta in alto e` piu` facile che la caduta faccia danno’’, a cui fanno eco nel Medioevo Pietro Crisologo (Patrologia Latina 52.273c) Quanto altius ascendit homo, lapsus tanto altius cadet ‘‘Quanto piu` in alto sale un uomo, da tanto piu` in alto cadra`’’ e il Liber Proverbiorum dello Pseudo-Beda (Patrologia Latina 90.1107b) Quanto altior gradus, tanto profundior casus ‘‘Quanto piu` in alto la salita, tanto piu` profonda la caduta’’. Vedi anche Chi sale piu` in alto di quanto deve cade piu` in basso di quanto crede [S 109]; Chi troppo sale presto scende [S 108]; Dopo una gran salita c’e` una gran discesa [S 114]. 77
78
Chi sale piu` che non deve cade come non vuole.
79 A gran salita gran discesa. Per analogia. Usato soprattutto in senso figurato.
A voli troppo alti e repentini sogliono i precipizi esser vicini. Per analogia. Celebri versi di Torquato Tasso (Gerusalemme liberata 2.70), appena modificati (il primo verso inizia propriamente con ‘‘Ed a voli...’’). 80
81 Per cadere non ci vuol perizia. Per fare una cosa sciocca, di nessun conto, improduttiva non e` necessaria molta maestria. Contrappone la fatica e il tempo necessari per salire alla facilita` e alla rapidita` con cui si cade. 82 Chi e` ritto puo` cadere. A tutti, per il solo fatto di stare in piedi, puo` facilmente capitare di cadere. Non ci vuole
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
CADERE
molto a fare un errore o a perdere la posizione che si era raggiunta. Vedi anche Chi fa falla [F 289]. Per piu` non potere l’uomo si lascia cadere. Non potendo raggiungere cio` che vuole l’uomo si abbandona. Grande intuizione psicologica che spiega quanto oggi si teorizza sulle malattie nervose, le nevrosi, la depressione, l’esaurimento nervoso. 83
84 Solo chi cade risorge. Solo chi tocca il fondo puo` rinnovarsi ricominciando da capo. Motto col quale ci si consola di insuccessi e fallimenti. 85 Chi cade dice che smonta. Chi ha subito un rovescio, una perdita, un’umiliazione, cerca di minimizzare, mascherando, spesso pateticamente, il danno subito, quasi fosse una sua scelta. Smontare, scendere da cavallo. Vedi anche Tanto volevo scendere, disse quello che casco` da cavallo [C 976]. 86 Il cadere chiama il riso. L’uomo che inciampa e cade in modo scomposto muove piu` il riso che la pieta`. E` un’altra intuizione psicologica: il riso nasce da una condizione di superiorita`. 87 Per saper cavalcare bisogna saper cadere. Di un’arte bisogna conoscere anche i pericoli che comporta e i danni che puo` arrecare per prevenirli, evitarli, o renderli meno gravi.
Cadendo s’impara a cavalcare [a camminare]. Nelle difficolta` s’impara un’arte. A cavalcare e a camminare s’impara anche cadendo. Vedi anche Sbagliando s’impara [S 473]. 88
89 Battendo il culo crescono i bambini. Per analogia. Si dice come consolazione ai bambini che cascano e piangono e alle loro mamme che si disperano. Si vuole che la caduta a sedere faccia crescere di statura il bambino.
Chi cade e si rialza ha avuto la mala giornata, chi cade e chiede aiuto ha avuto il malanno. La vera disgrazia e` quella che compromette l’integrita` fisica. Chi ha un infortunio che lo lascia sano e illeso nella persona ha subito un incidente passeggero, chi invece deve essere 90
pag 277 - 04/07/2007
CADUTA
214
.
portato via a braccia puo` dire d’aver avuto la vera sventura. Si contrappone la durata temporale: mala giornata / malanno.
valli, intendendo che in ogni cambiamento del cavallo c’e` per chi lo fa un sicuro scapito, come: Chi baratta imbratta [B 91].
` meglio cader dalla finestra che dal tetto. 91 E Dovendo scegliere tra due mali e` meglio optare per quello che comporta minori danni. La finestra e` sempre piu` bassa del tetto. Vedi anche Di due mali bisogna scegliere il minore [M 332]; Meglio rompersi le gambe che il collo ` meglio cascar sull’uscio che dalla [G 175]; E finestra [U 266].
Tante mute tante cadute. Si riferisce specificamente alla sostituzione continua della servitu`, dei dipendenti, per capriccio o incontentabilita`: la sostituzione costringe a prendere persone che sono sul mercato spesso perche´ rifiutate e prive dell’esperienza che avevano coloro che sono stati sostituiti. E` un invito a contentarsi perche´ nel continuo mutamento e` piu` facile peggiorare che migliorare. Vedi anche Ogni lavata una stracciata [L 201].
92
Meglio cader dal letto che dal tetto.
93 Meglio cader dal ramo che dalla cima. Per cima s’intende quella dell’albero.
Meglio cascar dal pedale che dalla vetta. Per analogia. Il pedale e` la parte bassa del tronco, quella che va dal ceppo alla prima biforcazione dei rami. 94
E` meglio cadere dal fondo che dalla cima. ` meglio cadere a piedi che da cavallo. 96 E La caduta da cavallo era un tempo causa frequente di morte. 95
CADUTA f Vedi Cadere. Ogni muta una caduta. Ogni cambiamento porta a un ulteriore deteriorarsi della situazione. Qui muta e` intesa in senso biologico di ‘‘fenomeno che segna gli anni o il tempo di certe specie’’, come i serpenti, che cambiano pelle, o di insetti che subiscono una metamorfosi (muta dei denti, muta delle corna). Qui si riferisce all’uomo: nella visione antica le varie fasi della vita si ritenevano segnate da cambiamenti di aspetti fisici: comparsa e scomparsa dei denti o dei capelli con relativa canizie, indebolimento della vista, della forza, ecc. Il periodo preso in considerazione e` la vecchiaia in cui si verificano crisi d’invecchiamento, segnate da disturbi o malattie, dalle quali la persona anziana esce sempre meno valida e forte, meno capace e reattiva, scendendo la scala vitale. Il proverbio ha anche altri significati intendendo muta come ‘‘semplice cambiamento’’. Nel mondo dei cavalli si rimarcava con il detto il comportamento di coloro che per vanita`, gusto, boria, cambiavano continuamente i ca97
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
98
99 Dio ti scampi dalle piccole cadute. Spesso ci si fa male veramente con cadute apparentemente insignificanti, sia fisiche che morali. 100 Dio ti guardi dalla bassa caduta. Bassa, da limitata altezza. 101 Brutto inciampare nei fili di paglia. Per analogia.
Brutta la caduta e peggio la ricaduta. Cadere provoca danno, ricadere un danno irrimediabile. Qui caduta non significa solo il cadere per terra, quanto ‘‘cadere in una malattia’’, cosa per la quale si usa comunemente il termine ricaduta. La ricaduta in una malattia e` assai piu` preoccupante del suo primo manifestarsi. 102
103
Meglio una caduta che una ricaduta.
CAFFARELLI Membro non identificabile di un’antica e nobile famiglia romana divenuto proverbiale per avere una mano rattrappita; cfr. F. Chiappini, Vocabolario romanesco, alla voce mano. La mano ce l’aveva anche il Marchese Caffarelli, ma non ci si poteva nemmeno pulire il culo. Romanesco. Indica, nel gioco delle carte, una mano cattiva con la quale non si puo` impostare un giro accettabile, mancando ogni buona possibilita` (vedi Carta2). Si dice in generale di qualcosa di inutile, inservibile, e talvolta anche ai mancini, ai quali si rivolge l’adagio: Sette mancini non riuscirono a pulirsi il culo con un lenzuolo [M 483]. 104
pag 278 - 04/07/2007
215
.
CAFFE` Consigli per sorbire una tazza di caffe`, ma che non sia un abuso perche´ puo` diventare un veleno. f Vedi Vino. 105 Dolce il caffe`, amare le donne. Il caffe` e` cosa piacevole, le donne danno infiniti grattacapi; ma anche: prendete il caffe` dolce e amate le donne. Detto volutamente ambiguo che gioca su amare inteso come verbo o aggettivo, con diverso significato se lo si prende come consiglio o come constatazione. 106 Il caffe` e` un lento veleno. Il caffe` fa male senza che uno se ne accorga, come se col tempo avvelenasse. In realta` il caffe` crea un’abitudine, una specie di dipendenza, invita a esagerare e quindi puo` diventare nocivo, in particolare per il cuore.
Il caffe` deve essere amaro come il veleno, nero come l’inferno, caldo come la brace. Tre orrifici paragoni accompagnano una buona tazza di caffe`. Lo consigliano i napoletani e sono attendibili. Molti sostengono che il caffe` si debba prendere senza zucchero. Secondo altri invece deve essere dolce, come sosteneva, pare, Talleyrand, le cui parole sono talora ripetute, tradotte o no:
CAGNA
Caldo deve essere il caffe` e appassionato l’amore. Caffe` senza tabacco e` una vivanda senza sale. Il piacere del caffe` non e` completo se non si accompagna a quello del fumo. Dopo il caffe` ci vuole una sigaretta o un sigaro, soprattutto se si tratta della fine di un pranzo, ovvero di un momento di relax, un’interruzione nel lavoro. 112
Del caffe` la cima e dei maccheroni il fondo. Del caffe` e` migliore e piu` forte il primo che esce; dei maccheroni sono piu` saporiti quelli che restano in fondo al vassoio, dove si raccoglie il sugo. Vedi anche Miele, Olio. 113
Caffe` fa bello chi non e`. Le vesti di color caffe` (cioe` di una particolare tonalita` di marrone scuro) donerebbero una qualche grazia a tutti. Vedi anche Verde. 114
107
Il caffe` deve essere caldo come l’inferno, nero come il demonio, puro come un angelo e dolce come l’amore. Talora qualcuno lo conosce e lo ripete anche in francese: Le cafe´ doit eˆtre chaud comme l’enfer, noir comme le diable, pur comme un ange, et doux comme l’amour (e simile si trova anche in altre lingue). Un detto del genere e` stato attribuito a vari personaggi, fra cui Bakunin. 108
CAFONE Il cafone e` la persona zotica, grossolana, ignorante, oppure priva di buon gusto o di tatto. Il termine e` qui usato soprattutto per il campagnolo non incivilito. L’asciugamano dei cafoni son la tovaglia e i pantaloni. Il proverbio fa riferimento a usi e modi di comportarsi oggi scomparsi: i cafoni non portavano fazzoletto e si soffiavano il naso con le dita; si nettavano le mani sporche sui propri abiti; a tavola non usavano tovagliolo, ma si forbivano le mani e la bocca al lembo della tovaglia. Ammonimento usato anche per educare i bambini ai fondamenti delle buone maniere. 115
CAGNA Cagna e gatta due mesi porta e due mesi allatta. La cagna e la gatta hanno una gestazione di due mesi e due mesi di allattamento. Portare e` il verbo con cui comunemente si indica il tempo della gestazione. 116
Bisogna prendere il caffe` bestemmiando. Di origine napoletana. Il caffe` deve essere caldissimo, al punto di scottare talmente da far imprecare. 109
Caffe` bestemmiando, cioccolata riposando. Napoletano anche questo ampliamento: il caffe` puo` essere preso anche di fretta, in piedi, bollente, mentre la tazza di cioccolata va sorbita con calma, seduti, conversando. 110
111
Il caffe` e l’amore devono essere caldi.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
La cagna va al cane, la gatta va al lardo, il topo va al cacio e la mosca alla merda. Ognuno ha obbiettivi diversi, secondo la propria natura. La premessa di tre membri serve ad esaltare l’ultimo elemento, che e` quello 117
pag 279 - 04/07/2007
CAINO
216
.
fondamentale: sottolinea, cioe`, come una persona abbia gusti riprovevoli, se non depravati. I primi tre animali infatti seguono inclinazioni naturali e condivisibili, mentre la mosca provoca schifo. CAINO A detta di Caino Abele era un codino. Ognuno gira i discorsi, interpreta le situazioni secondo il proprio punto di vista, tanto che, secondo Caino, il fratello Abele non era altro che un retrogrado reazionario, ovvero un opportunista, ossequiente per interesse a chi comanda. Codini erano detti durante la Rivoluzione francese coloro che sostenevano il re e il vecchio regime, poiche´ portavano secondo la moda dell’Ancien Re´gime la parrucca o i capelli legati a codino dietro la testa. 118
della barca, pensando che i due se la stessero dividendo, s’immerse a sua volta e cosı` il quarto, e finirono tutti travolti dai gorghi. Buon calabrese manco uno per paese. Di buoni calabresi non se ne trovano nemmeno uno per ciascun paese della Calabria. Dice un infatti un proverbio locale: Autumontu, malu muntu, quattru vienti e quattru canti tutti quanti su briganti. ‘‘Altomonte, malo monte, quattro venti e quattro cantoni, e tutti quanti sono briganti’’. Calabria. Altomonte e` un paese della provincia di Cosenza. 121
122 Meglio cimici che calabresi. Il carattere spigoloso, difficile dei calabresi crea fastidi piu` delle cimici.
Calabresi uno buono e cento appesi. Il calabrese quando e` buono e` veramente tale, ma di questi se ne trova uno per altri cento degni della forca. 123
CALABRIA / CALABRESE I proverbi non sono teneri con i calabresi che sono notoriamente chiusi, un po’ scontrosi, difficili all’amicizia con estranei, come di solito sono le popolazioni di zone montuose, quale e` la Calabria. La montagna inoltre divide le popolazioni in gruppi spesso contrapposti, per cui anche tra loro stessi i calabresi non sono teneri. Piu` scendi in Calabria, piu` calabresi trovi. Piu` si praticano certi ambienti piu` si trovano le persone che li frequentano. Vedi anche Chi piu` boschi vede piu` lupi trova [L 1126]. Vi e` implicito un giudizio negativo sui calabresi, vedi sotto. 119
Per una cipolla di Calabria si persero quattro calabresi. Detto originario della Sicilia, dove della Calabria sono apprezzate le cipolle (famose quelle rosse di Tropea), ma non gli abitanti. Indica la pretesa avarizia, ingordigia, avidita`, ecc. dei calabresi e fa riferimento a una nota storiella di origine imprecisata:quattro contadini della campagna di Reggio passavano lo Stretto, portando a vendere a Messina un carico di cipolle che avevano raccolto. Essendo una bella cipolla caduta in mare, un calabrese si tuffo` per ripescarla. Non tornando in superficie, uno dei compagni disse: – Questo l’ha presa e laggiu` sotto se la sta mangiando. Tuffatosi a sua volta, non riappariva e il terzo 120
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
124 Calabresi traditori. I calabresi sono accusati di non essere fedeli. Avendo subito molte invasioni hanno sviluppato due concetti diversi di fedelta`: quella che promettono spontaneamente e quella che loro viene imposta. Pero`, quando spontaneamente promettono fedelta`, la mantengono per sempre, come dichiara il proverbio seguente.
Fede di calabrese: senza ma, senza se, per la morte e per la vita. La fedelta` del calabrese non ha eccezioni ne´ termine. 125
126 Su naso calabrese non si posa mosca. Il calabrese e` orgoglioso e non tollera la minima mancanza di rispetto nei propri confronti. Lasciar posare le mosche sul naso e` modo di dire che significa ‘‘tollerare gli scherzi, le beffe e perfino le ingiurie’’.
CALABRONE Il calabrone (Vespa crabro) nel nostro territorio e` il piu` grosso della famiglia delle vespe. A pungere sono le femmine, in quanto i maschi non hanno pungiglione e la loro puntura e` particolarmente dolorosa e pericolosa. 127
Sette calabroni uccidono un uomo.
pag 280 - 04/07/2007
217
.
Se le punture sono inflitte da uno sciame possono risultare addirittura mortali; e` un consiglio che mette in guardia e invita a stare a distanza dai calabroni. Vedi anche Vespa. Per l’Ascensione arriva il calabrone. L’Ascensione e` festa mobile che cade quaranta giorni dopo la Pasqua. E` questa l’epoca dell’anno in cui si vede comparire il calabrone. L’insetto fa il nido interrato o incassato nei muri all’inizio della buona stagione e ai primi caldi si schiudono le uova, e` il momento in cui le operaie escono per la campagna. 128
129 Calabrone in casa, novita` alla porta. Il ronzare del calabrone in casa preannuncia l’arrivo di una persona o di una notizia. Nelle credenze popolari la comparsa di vari animali, come farfalle, ragni, lucertole, e` spesso considerata l’indizio che sta per verificarsi un evento inatteso. Si dice lo stesso del moscone (vedi la voce). 130
Calabrone, novita` o persone.
Se ronza il calabrone di gennaio conserva la paglia e il granaio. I calabroni escono d’inverno solo nelle giornate soleggiate e calde; se escono spesso e` segno che la stagione e` mite e non fa freddo, clima che non favorisce il raccolto del grano, pertanto tieni di conto quello che hai conservato. 131
CALAMAIO Ormai in disuso, il recipiente con l’inchiostro in cui si intingeva la penna e` uno dei simboli della scrittura e quindi di istruzione e conoscenza. Con la carta, la penna e il calamaio si sa quanto grano e` nel granaio [si sa quanta paglia e` nel pagliaio]. E` con il sapere, con la precisione, ma anche con la cultura, che si riesce a governare bene la propria vita. Chi sa tener di conto puo` calcolare quanto grano, o quanto altro tipo di riserva possiede e quindi regolarsi nel consumo durante il corso dell’anno. 132
CALAMARO Il calamaro e` un mollusco cefalopodo, simile alla seppia, ma piu` piccolo. 133
Calamari, sonni amari.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
CALCE
Chi a cena mangia calamari fa brutti sogni perche´ sono indigesti. CALANDRA / CALANDRINA La calandra (Melanocorypha calandra) e` un piccolo uccello dell’ordine dei passeracei, buon cantatore, simile all’allodola, molto diffuso nel Meridione, un po’ meno al Centro. La calandrina (o calandrella) e` piu` piccola e piu` canora della calandra e canta non appena arrivano i primi segni della primavera e i primi tepori. Quando canta la calandra se non e` notte poco ci manca. Questi uccelli hanno l’abitudine verso il tramonto di raggrupparsi e ritirarsi cantando in macchie o zone di fitta vegetazione. 134
Quando la calandrina canta la viola non manca. Il canto della calandrina e lo sbocciare delle viole sono indizi sicuri dell’arrivo della primavera, o almeno della diminuzione del freddo. 135
CALCAGNO f Vedi Gomito, Occhio. CALCE La calce, ottenuta dalla cottura del calcare, era un tempo il legante piu` usato per le malte edilizie. f Vedi Cappa. 136 Poca calce copre grandi magagne. Una mano di calce nasconde lo stato di degrado, anche grave, che presenta un muro. Nascondendo abilmente i danni sotto un aspetto gradevole si puo` far sembrare buono quello che non e`.
Chi fabbrica in quello degli altri perde la calce e i sassi. Chi costruisce un edificio su un terreno non suo perde tutto. Qui calce sta per tutti gli altri materiali da costruzione rappresentando quello che un tempo era il piu` importante. In generale: chi mette mano a un lavoro su un bene che non e` suo finisce per faticare e spendere per gli altri. Vedi anche Chi fabbrica sul terreno d’altri cede ai padroni la calce, la fatica e i mattoni [F 6]. 137
pag 281 - 04/07/2007
CALCIO
CALCIO La pedata vera e propria, esemplare quella dell’asino, ma anche col significato di cattiva azione, ingiuria, villania. f Vedi Asino, Cane, Cazzotto, Culo. Anche un calcio nel culo e` un passo avanti. Qualunque aiuto, anche involontario o umiliante, serve a procedere, secondo gli opportunisti. Si dice di chi accetta aiuti non importa da dove vengano, e anche di chi, umiliandosi, elemosina raccomandazioni, spinte, qualunque altro modo per far carriera. Vedi anche il generico Tutto fa [T 1102]. 138
139
Ogni calcio spinge innanzi.
Chi si guarda dal calcio della mosca prende quello del cavallo. Chi bada a evitare i piccoli danni perde di vista le vere gravi minacce e si ritrova a subire colpi imprevisti. 140
141 Asino e mulo s’intendono a calci. Le persone volgari comunicano con modi adeguati al loro stato. ` inutile rendere i calci al somaro. 142 E Restituire un torto ricevuto a una persona rozza e incivile oltre a non servire a nulla puo` portare altro danno. 143
Se l’asino ti da` un calcio e` inutile che tu glielo renda.
Chi da` calci a ogni pietra la sera e` senza scarpe. Chi vuol raddrizzare tutte le cose storte perde il proprio tempo e ne riceve solo danno; chi s’impiccia degli affari degli altri alla fine danneggia i propri. 144
Calcio [Morso] di stallone non fa male alla cavalla. Tra gente della stessa risma, tra elementi della stessa famiglia, tra moglie e marito, gli scontri sono sempre innocui, i gesti aggressivi poco piu` che minacce. Vedi anche Cane non mangia cane [C 421]. 145
146
218
.
Calcio [Morso] di cavalla non fa male allo stallone [al puledro].
CALDERAIO Il calderaio e` quell’artigiano che faceva caldaie, paioli, tegami e li accomodava. Gran parte del suo lavoro consisteva nel battere il
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
rame facendo un gran rumore e nel maneggiare vecchi recipienti anneriti dal fumo e dalla fuliggine. f Vedi Rumore. 147 Il calderaio o suona o tinge. Con una persona che ha simili caratteristiche non si puo` mai avere un rapporto facile. Si dice di persone che non e` comodo avere come vicini. Tingere nel significato di ‘‘macchiare’’.
Calderaio e carbonaio non si tinsero mai. Tra persone che presentano le stesse caratteristiche negative non vi sono danni reciproci. I malvagi non si fanno del male fra loro. Sia il calderaio che il carbonaio sono sempre sporchi di nero, per il mestiere che fanno. 148
Vieni a tingere me che faccio il calderaio? Vieni a sporcare me che sono gia` tutto sporco? Vieni a dire, o a fare, questo a me che lo faccio tutti i giorni? Frase con la quale si indica come una persona ha sbagliato completamente l’indirizzo delle sue parole, delle sue azioni. Soprattutto con significato negativo: quando si fa un rimprovero, un biasimo del tutto gratuito. 149
CALDO Nella quasi totalita` dei proverbi il caldo compare in relazione al suo contrario, il freddo. f Vedi Freddo, Sangue, Sole. Ne´ caldo, ne´ gelo rimasero [resto` mai] in cielo. Nella visione popolare vige il principio che esistano quantita` determinate di bene e di male, di bello e di brutto, di felicita` e d’infelicita`, ripartite in modo difforme lungo un periodo di tempo al termine del quale il positivo e il negativo si bilanciano. Cosı` in tutto, e anche nella meteorologia: il caldo e il freddo sono quantita` date in un anno, le quali prima o poi, in un modo o in un altro, devono consumarsi. Vedi anche Anno non perse mai gelo [G 313]. 150
Il lupo non mangio` mai ne´ caldo ne´ freddo. Il caldo dell’estate, come il freddo dell’inverno prima o poi arriva, nessuno lo ha eliminato. 151
152
Il lupo non mangia inverni.
pag 282 - 04/07/2007
219 153 Quel che para lo freddo para lo caldo. Proverbio d’origine spagnola travasato in diverse forme dialettali. Fu immesso dai curatori nella raccolta del Giusti, forse sulla base di una presenza sporadica in alcune zone della Toscana, ed e` stato adottato in molte raccolte, diffondendosi poi da lı`, in questa forma ibrida (ma talora anche con ‘‘il’’ in luogo di ‘‘lo’’), nella lingua parlata, dove mantiene una certa vitalita`. Parare nel significato di ‘‘proteggere’’. 154 Chi regge il caldo regge il freddo. Le persone che resistono alle temperature delle stagioni calde sopportano bene anche i periodi di freddo rigido. Il proverbio dice reggere nel senso di ‘‘superare, affrontare senza danni per la salute’’ il gran caldo e il gran freddo. Altra cosa e` il gradire, trovarsi bene, nel qual caso ognuno ha la sua preferenza.
Al primo caldo non ti spogliare, al primo freddo non ti vestire. Non essere troppo precipitoso nel cambiare il tuo abbigliamento al primo manifestarsi della stagione calda o fredda in quanto possono verficarsi ritorni improvvisi del clima precedente. In realta` il clima procede per sbalzi improvvisi nelle sue mutazioni, fenomeni che per il freddo sono chiamati ‘‘nodi del freddo’’. Vedi Acqua a filo e freddo a nodi [N 452]. Si trova anche nella forma invertita, con freddo al primo posto [F 1385]. 155
Caldo di panni non fece mai danni. Nessuno ha mai sofferto o e` caduto malato per essersi coperto con abiti troppo pesanti, mentre accade sovente il contrario. 156
.
CALENDE
le pecore e le capre sentono il beneficio del nuovo alimento e aumenta e migliora la produzione del latte. Caldo d’agosto do` e non dimostro; caldo di settembre cava e non rende. Il caldo d’agosto fa bene alla campagna, senza che la sua azione benefica appaia; quello di settembre, invece, al tempo della raccolta, asciuga i frutti e spoglia le piante. 160
Chi ha caldo e` ammalato, chi ha freddo e` innamorato. Vampate di caldo e sudore possono essere sintomi di qualche disturbo che cagiona un innalzamento della temperatura corporea; chi invece e` scosso da brividi di freddo, soffre per amore, desiderio o gelosia. 161
162 Il caldo rovina e il freddo conserva. Vorrebbe elevare a regola generale cio` che vale soprattutto per gli alimenti che il caldo deteriora e il freddo conserva.
CALENDARIO 163 Il calendario non s’adopra due volte. Motto rivolto a chi risparmia o mostra avarizia. In generale: il tempo vissuto non serve piu`, neppure come esperienza, poiche´ nulla di quello che accade si ripresenta nello stesso modo. Nel calendario, di anno in anno, cambiano i giorni della settimana rispetto al numero che occupano nel mese, cambiano le lunazioni, le feste mobili, ecc., quindi non puo` servire che per l’anno in corso.
Nessuno scrive sul calendario i benefici avuti. La riconoscenza e` rara: nessuno si disturba ad annotare accuratamente le persone che lo hanno beneficato, per cui il bene ricevuto facilmente si dimentica. Vedi anche L’offesa si scrive nel marmo il beneficio nella polvere [O 150] ; La riconoscenza e` un raro fiore [R 512]. 164
Parole e caldo di panni non fecero mai danni. Arricchimento del precedente. Si usa nel senso di ‘‘lascia dire’’, nel caso che le parole, sia pure minacciose, non costituiscano un reale pericolo. 157
Piu` caldo che freddo, piu` vuoto che pieno, piu` ritto che a sedere. Norma igienica per mantenere la salute: stare al caldo piu` possibile, mangiare poco e fare del moto. 158
Quando il caldo arriva al prato il latte cresce nel secchio. Quando la bella stagione fa crescere rigogliosa l’erba nei campi le mucche, le vacche, 159
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
CALENDE Con calende s’intende ‘‘il primo giorno del mese’’, come veniva chiamato nel calendario romano. 165
Le calende della festa del Sol la mostra al mondo quel che Cristo ’l vol.
pag 283 - 04/07/2007
CALENDE
220
.
Le calende del mese in cui cade la festa di Natale indicano al mondo cio` che il Signore riserva alla terra, e ai raccolti, per quanto riguarda i fenomeni atmosferici e climatici. Si tratta di un proverbio istriano riportato nei manuali e presente in forme simili in diversi dialetti. Sul primo giorno del mese di dicembre si puo` fare il pronostico climatico dell’anno seguente. L’uso esiste anche per i primi giorni di gennaio (vedi in particolare san Paolo). Qui le calende, come riferisce F. Babudri (Il calendario istriano, 1913), si possono intendere anche secondo l’uso di fare pronostici sulle ‘‘dodecali’’, assegnando un giorno ad ogni mese 1-12 (gennaio-dicembre) e 13-25 (dicembre-gennaio, tornando indietro): il tempo che si ricava bilanciando i due giorni assegnati a un mese sara` il suo andamento climatico. Si puo` notare una permanenza nel mondo cristiano della tradizione pagana in questa sovrapposizione dell’antica festa della statio solis (vedi Natale) con la solennita` della Nativita` di Cristo. La festa del sole e` Natale. Il proverbio documenta a livello popolare la coscienza della sovrapposizione fra Natale cristiano e feste pagane del solstizio. Calende tutto il mese attende. Dal primo, o dai primi giorni del mese, si puo` comprendere l’andamento climatico dei trenta giorni successivi. Qui attendere vale ‘‘prendersi cura, badare’’, o, meglio, con accezione attestata in antico, ‘‘mantenere (qualcosa che si e` promesso)’’; quindi: il primo giorno promette un certo clima per il resto del mese. 166
167 Calende torbo, mese chiaro. Dice esattamente il contrario del precedente: se fa brutto tempo il primo giorno del mese (il cielo e` torbo: coperto, velato, piovigginoso), nei trenta giorni successivi sara` bel tempo.
Delle calende non me ne curo purche´ a san Paolo non faccia scuro. Non m’importa dei primi giorni dei mesi, da cui si e` soliti prendere i pronostici meteorologici, purche´ il 25 di gennaio, giorno della festivita` di san Paolo, non sia piovoso. Il 25 gennaio, e` considerato un punto importante per i pronostici relativi all’andamento di tutta l’annata. A. Balladoro (Un mazzetto di proverbi veronesi, in ‘‘Il Folklore italiano’’, vol. I, 1925) spiega cosı`: ‘‘Per calende la plebe rustica intende la seguente operazione, che 168
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
non e` affatto disusata. Prendono dodici mezzi gusci di noci; vi pongono dentro un po’ di sale e li espongono all’aria la notte di san Paolo, numerandoli dall’uno al dodici. L’uno e` gennaio, il due febbraio e via di seguito fino al dodici che e` dicembre. Al mattino successivo osservano se ed in quale dei gusci il sale siasi sciolto. Al guscio del sale sciolto corrisponde un mese asciutto; al guscio del sale rimasto concreto, un mese piovoso. E` forse da cio` che san Paolo di gennaio si chiamava e da taluno si chiama ancora san Paolo dei segni’’. Il detto e` antichissimo e si riallaccia probabilmente a credenze pagane. Nei Diari di Martin Sanudo in data 25 gennaio 1490, si legge appunto questo detto in esametri latini: Clara dies Pauli largas fruges indicat anni; si nix vel pluvia, designat tempora cara; si fuerint venti, designat proelia genti; si fuerint nebulae, pereunt animalia quaeque. ‘‘La giornata chiara di san Paolo e` indice di un anno ricco di messi; se ci sono neve o pioggia e` segno del tempo di carestia; se la giornata sara` ventosa ci sara` discordia tra i popoli; se sara` nuvolosa ci sara` moria di animali’’. Si registra a se´ questa versione latina in quanto rispecchia una miriade di proverbi meteorologici dialettali, con la piu` varia diffusione locale. 169
No me curo de l’endegaro se ‘l dı` de san Paolo no xe` ne´ scuro ne´ ciaro. Nel Veneto si dice: ‘‘Non mi curo dell’endegaro se il giorno di san Paolo non e` ne´ scuro ne´ chiaro’’. Anche questo proverbio dialettale sta a rappresentare una fitta serie di varianti locali. Nel Veneto si chiamano zorni endegari o endeguri (cioe` ‘‘indicatori’’) i primi 24 giorni di gennaio che precedono appunto la festa di san Paolo. L’operazione dei pronostici annuali attraverso l’andamento meteorologico viene in genere fatta cominciando a contare dal primo del mese chiamando gennaio l’uno, febbraio il due e cosı` via fino al dodici che e` dicembre, poi di nuovo rovesciando il sistema, il tredici dicembre, quattordici novembre, ecc. Dalla media ponderata dell’andamento del tempo nei giorni designati si ricava quello del mese corrispondente. 170
pag 284 - 04/07/2007
221 CALICE Nei primi due proverbi il calice e` il vaso sacro nel quale il sacerdote consacra il vino durante la messa; nell’ultimo e` un semplice bicchiere con cui brindare. Un tempo usavano calici di legno e preti d’oro, oggi usano preti di legno e calici d’oro. Un tempo il mondo era retto da persone di grande valore che vivevano modestamente; oggi da persone dappoco che stanno nelle ricchezze e nel fasto. 171
Calici di legno, sacerdoti d’oro. Se vedi una chiesa dove si usano parati e arredi sacri poveri, puoi pensare che lı` vi siano ministri del culto onesti e santi. 172
Chi alza troppo il calice scende sotto il tavolo. Chi beve troppo si ubriaca e scivola a terra. Ma anche metaforico: chi sale troppo in alterigia, boria o in ottimismo finisce presto nel disonore, nella polvere o nella tristezza. 173
CALIGINE 174 Il fumo non tinge la caligine. Il malvagio non corrompe chi gia` e` malvagio. La caligine propriamente e` l’aria offuscata da polvere, pulviscolo in sospensione, che il fumo potrebbe far diventare piu` scura. Sembrerebbe quindi che il proverbio intenda per caligine, come si faceva anticamente e ancora in alcune regioni, la ‘‘fuliggine’’, vale a dire il deposito nerastro che riveste i camini ed e` proverbialmente nero che piu` non puo` diventare, tant’e` che si dice nero come la fuliggine.
CALLIGRAFIA 175 La calligrafia e` la scienza degli asini. Della calligrafia, dello scrivere elegante e preciso si occupano coloro che non si curano del contenuto. Prima dell’invenzione della macchina da scrivere c’erano scritturali, scrivani, ufficiali di scrittura che mettevano in bella copia documenti, contratti, atti, ecc. A questa attivita` erano indirizzati quelli che a scuola mostravano meno talento.
CALLO Quello del piede, qui come avvisatore meteorologico. f Vedi Dente.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
CALMA
Callo che duole, pioggia vicina. I calli dei piedi generano prurito o fastidio allorche´ si preannuncia un cambiamento improvviso di tempo. Se il formicolio e` lungo, persistente, tendente al doloroso, e` segno di neve. 176
177
Callo che prude pioggia in arrivo.
178
Callo che prude cambiamento di tempo.
Il miglior unguento pei calli: suole grosse e scarpe larghe. Per evitare che i calli si infiammino e dolgano, il modo migliore e` portare scarpe comode e con suole spesse che difendono dal freddo e dall’umidita`. 179
CALMA E` riflessione, autocontrollo, dominio delle proprie passioni; ma non si puo` fare troppo conto sulla calma degli altri perche´ a lungo andare si trasforma in furia. f Vedi Durare, Forte, Pazienza. 180 La calma e` la virtu ` dei forti. Estremamente vivo e diffuso. La calma, l’equilibrio, la capacita` di dominarsi sono segni di forza interiore, di cui sono capaci coloro che sono padroni di se stessi. Ai deboli, agli insicuri, ai timorosi non e` concessa la calma.
La calma e` come la piscia: si tiene, si tiene e poi scappa tutta insieme. La calma e` una dote che tende a rendere l’uomo capace di dominare le situazioni, ma, quando queste si protraggono troppo a lungo e si rivelano intollerabili, la calma improvvisamente si trasforma in furia. Si dice lo stesso della pazienza. 181
182
La calma e` una molla che a un certo punto salta.
183 Chi non ha la calma non ha la pace. Chi non riesce a dominare le proprie ansie, i propri istinti, vive in continua tensione senza trovare un momento di riposo. 184 Con la calma si fa tutto. Misurando le forze, non cedendo all’impazienza e operando razionalmente si raggiunge qualunque obiettivo possibile. Piu` che come detti o proverbi sia questo che il seguente,
pag 285 - 04/07/2007
CALUNNIA / CALUNNIARE
222
.
entrambi diffusissimi, sono percepiti come ‘luoghi comuni’, risposte quasi automatiche in situazioni di agitazione, urgenza e simili.
calunnie (porta chiusa), rimane comunque condizionato da quello che gli e` stato malevolmente riportato sul conto di altri.
185 Calma e sangue freddo. Invito a non perdere il controllo, ad agire con riflessione. Il sangue freddo esprime metaforicamente una condizione di dominio di se´, al contrario del sangue caldo, con cui si indica il momento passionale, la reazione istintiva e immediata.
A calunnie nuove e vecchie non mancan mai le orecchie. Alla calunnia, che sia appena inventata o si tratti di una vecchia storia, non manca mai chi presta attenzione.
186 Calma e gesso. Dal linguaggio del gioco del biliardo in cui si passa il gesso sulla punta della stecca prima di colpire la biglia: implica che il giocatore osserva con calma la situazione mentre compie questo gesto.
CALUNNIA / CALUNNIARE ‘‘Diceria coscientemente falsa e diretta a menomare l’integrita` morale o la reputazione altrui’’, cosı` il dizionario; ma i proverbi registrano il compiacimento della gente ad ascoltarla e l’impossibilita` di eliminare l’ombra che la calunnia getta su chi ne e` oggetto. La calunnia, insomma, appare come un male di fatto senza rimedio (gia` per Esiodo, del resto, la ‘‘cattiva fama’’ e` ‘‘una sorta di divinita`’’, e ‘‘non si spegne mai del tutto quando intorno molta gente la diffonde’’, Le opere e i giorni 763-764). f Vedi Calunniare, Diffamare, Maldicenza, Mormorare. La calunnia e` un venticello (un’auretta assai gentile). La calunnia comincia con qualche parola messa lı` quasi per caso e poi piano piano cresce e diventa sempre piu` grande. Cosı` inizia la cabaletta di don Basilio nel Barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini su testo di C. Sterbini (atto I, scena VI). Si cita di solito solo l’inizio, il primo e i primi due versi, ma continua: ‘‘che insensibile, sottile / leggermente, dolcemente / incomincia a sussurrar...’’. 187
Niente e` creduto presto come la calunnia. Le accuse infondate trovano credito tanto piu` facilmente quanto piu` si discostano dal vero. 188
La calunnia e` una serpe che passa attraverso le porte chiuse. Anche colui che non ama sentire le chiacchiere, le mormorazioni, che non ascolta le 189
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
190
Cento che dicon bene non rimediano a uno che calunnia. Contro un solo calunniatore non bastano moltissime persone che dicono il contrario. Vedi anche Fa piu` una gallina a spargere che cento a radunare [G 56]. 191
Val piu` uno a dir male che cento a dir bene. Per analogia. 192
193 La calunnia impicca l’uomo. La calunnia distrugge l’uomo, o meglio lo strangola rapidamente come un nodo scorsoio. 194 La calunnia fa d’un uomo un lebbroso. Quando un uomo e` diffamato viene sfuggito da tutti come un lebbroso che si evita per paura del contagio.
La calunnia offende tre: chi la dice, a chi la si dice e di chi la si dice. La calunnia disonora tre persone: chi la diffonde, chi ascolta, magari con soddisfazione, e chi ne e` oggetto. L’antichita` dell’insegnamento e la sua dipendenza, anche a livello espressivo, da una consolidata tradizione gnomica appaiono chiare se si considera che gia` in Erodoto (Storie 7.10.66 sgg.) Artabano sconsiglia Serse dall’intraprendere la spedizione contro la Grecia ammonendolo a non calunniare i nemici, poiche´ ‘‘la calunnia e` una cosa terribile, nella quale due sono quelli che offendono e uno solo quello che e` offeso: uno infatti offende calunniando e accusando chi non e` presente, l’altro offende lasciandosi convincere prima di sapere le cose con precisione, e quell’altro, che e` assente, e` offeso in queste cose’’. Il proverbio concentra e carica il significato estendendo il disonore all’azione stessa del calunniare. 195
196 Calunniate, calunniate, restera` qualcosa. Anche se uno si salva dalla calunnia rimane sempre qualcosa che lo infanga: lo sanno bene i calunniatori. E` forse la frase piu` celebre del Barbiere di Siviglia di Pierre-Augustin-Caron
pag 286 - 04/07/2007
223
.
de Beaumarchais, pronunciata da don Basilio (e talora ripetuta in francese anche da parlanti italiani): Calomniez, calomniez; il en restera toujours quelque chose. ‘‘Calunniate, calunniate che sempre qualcosa rimarra`’’. 197
198
Calunnia, calunnia, che a tirar dell’acqua sul muro sempre se ne attacca.
Calunnia, calunnia, che a tirar dell’acqua, al muro se n’attacca. Variante piu` ritmica. 199
Calunnia, che la camicia andata in bucato uscira` pulita, ma non sara` piu` nuova. Dopo che il buon nome e` stato infangato, qualunque riparazione lascia spazio a ombre che non possono piu` essere cancellate. 200
CALZONI
Perche´ il cuoio si trova a buon mercato. Si dice quando uno si rallegra per una disgrazia altrui, oppure quando uno collega due fatti che non hanno, apparentemente, alcun rapporto. Vedi anche La morte del lupo e` la salute del cane [L 1143]; Non c’e` male di cui qualcun non goda [M 354]. 206 Il calzolaio ha le scarpe rotte. Spesso le persone non godono delle cose che essi stessi producono, anzi proprio in quell’ambito si mostrano singolarmente in difetto. Vedi anche Ognuno soffre del proprio mestiere [M 1356]; Il ciabattino manda la moglie con le scarpe rotte [C 1504].
CALZONI Simbolo del primato della virilita`. Farsi togliere i calzoni e` espressione che equivale a perdere l’autorita` nei confronti della donna e della famiglia. f Vedi Brache. Se la sottana non vuole i calzoni non possono. Quando la donna non vuole l’uomo e` nell’impossibilita` di agire. Si riferisce alla dinamica interna del matrimonio in cui, allorche´ la moglie si oppone a una determinata decisione, raramente il marito riesce a imporre la propria. Di rado con riferimento alla sfera sessuale. 207
CALVO Sulla testa del calvo non passeggiano pidocchi. La sfortuna porta con se´ qualche vantaggio. Chi non ha capelli e` al riparo dal fastidioso inconveniente di trovarsi in testa i pidocchi. 201
202 Sul capo del calvo spesso grandina. Le disgrazie vanno a colpire proprio coloro che sono piu` deboli e non hanno modo di porvi riparo. Chi e` calvo subisce un maggior danno da un colpo sulla testa di chi ha una folta chioma. Vedi anche Piove sul bagnato [P 1856]; Agli zoppi grucciate [Z 105].
Sul capo del calvo cade la grandine piu` grossa. La sfortuna chiama sfortuna. 203
CALZA Ne´ calze ne´ berretti furono mai stretti. Per alcuni indumenti e` un pregio essere aderenti: i berretti larghi non stanno a posto e li porta via il vento e le calze troppo larghe cadono. 204
CALZOLAIO 205
Moria di vacche, festa di calzolai.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Quando la donna si mette i calzoni il mondo va a rotoloni. Quando le donne prevalgono nella gestione della famiglia o della cosa pubblica il mondo va a rovescio e verso la rovina. Vedi anche Nella casa non c’e` pace quando la gallina canta e il gallo tace [C 920]. 208
Va sempre male quando la donna ha i calzoni e l’uomo il grembiale. Il grembiale e` il simbolo dei lavori domestici: questa variante di ‘‘grembiule’’, richiesta qui dalla rima, anche se non vero e proprio toscanismo, e` comunque percepita dai piu` come marcata dialettalmente. 209
Non ci son scuse e non ci son ragioni per farsi togliere brache e calzoni. L’uomo non ha scuse quando abdica alla sua posizione di capofamiglia. L’espressione brache e calzoni va intesa come un rafforzativo: farsi togliere proprio tutto, ben oltre i calzoni. 210
211
I calzoni stretti grattano il culo.
pag 287 - 04/07/2007
CAMBIALE
Gli abiti finalizzati a far bella figura, a mettere in risalto le doti fisiche non sono comodi, anzi tormentano e danno fastidio. Vedi anche Chi bella vuole apparire qualche pena deve soffrire [B 313] ; A culo avaro calzoni stretti [C 2610]. CAMBIALE La cambiale porta in galera o all’ospedale. La cambiale crea un debito che conduce o in prigione per insolvenza o all’ospedale per la preoccupazione. Nonostante la sua natura giuridica di tratta commerciale, la cambiale si e` radicata nella coscienza comune, ancora oggi in epoca di ratealizzazioni, come qualcosa di minaccioso, come un passo verso la miseria. 212
CAMBIARE I proverbi che seguono sono tutti consigli a evitare i rischi di qualsiasi cambiamento intrapreso per migliorare la propria condizione. f Vedi Consuetudine, Donna, Favore, Fortuna, Luna, Mutare, Tempo, Uso. 213 Chi cambia non sempre migliora. Non sempre un cambiamento si risolve in un miglioramento, in qualunque senso. Difficilmente si riesce a rendere migliore cio` che e` consolidato dall’uso e dall’esperienza. Vedi anche E` meglio bruciare una citta` che distruggere un’usanza [U 251]; Chi lascia la via vecchia per la nuova sa quel che lascia e non sa quel che trova [V 651]. 214 Chi cambia farnetica [vaneggia]. Chi decide di cambiare si basa su ipotesi, su speranze, illusioni che difficilmente si rivelano fondate. 215 Chi cambia pentola si scotta le mani. Paga almeno lo scotto per imparare a maneggiarla. 216
Ogni cambiamento una scottatura.
Chi sempre cambia finisce nel peggio. Chi cambia in continuazione finisce per scegliere la soluzione peggiore. 217
Cambiare per cambiare meglio lasciar stare. E` inutile cambiare solo per il gusto di farlo. 218
219
224
.
Chi cambia paese non cambia cervello.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Chi cambia luogo porta con se´ il suo modo di pensare, i propri errori, rimpianti, angosce, manie, che sono quello che lo tormentano e da cui cerca inutilmente di sfuggire. E` concetto che si puo` ripercorrere a ritroso fino alla tradizione gnomica piu` antica, visto che addirittura a Biante, uno dei Sette Sapienti, si attribuiva la sentenza: ‘‘Cambiare luogo non fa diventare saggi ne´ toglie la stupidita`’’. L’insegnamento e` espresso con efficacia anche da un verso di Orazio (Epistole 1.11.27) Caelum non animum mutant qui trans mare currunt ‘‘Cambiano clima, non l’indole, quelli che si affrettano a traversare il mare’’, citato nel Medioevo e in eta` moderna come massima a se´ stante, e ricorre con una certa frequenza nelle argomentazioni cinico-stoiche, in special modo in Seneca (fra i molti passi citabili si veda Lettere a Lucilio 104.8 e, particolarmente memorabile, 28.1 Animum debes mutare, non caelum ‘‘Devi cambiare l’animo, non il cielo’’). 220
Col mutar paese non si muta cervello.
CAMERA Nel significato di camera da letto. f Vedi Stanza. Camera terrena corta vita mena. Nelle abitazioni di un tempo, soprattutto se coloniche, sprovviste di isolamento dal suolo e prive di riscaldamento, non si adibivano a camere da letto le stanze a pian terreno, dove il sole giunge piu` difficilmente ed e` maggiore l’umidita`. 221
Il campanello di camera e` quello che ha il suono peggiore. Le noie, i guai, le contese sono peggiori quanto piu` riguardano persone vicine, che hanno stretti legami di matrimonio o di parentela. Nel significato proprio fa riferimento alle camere signorili d’un tempo, che una corda collegava dal letto alle stanze della servitu`, particolarmente a quelle del cameriere o della cameriera personali, tenuti a rispondere e presentarsi a qualunque ora, per i servizi richiesti dai padroni. Il suono di tale campanello interrompeva il sonno ed era il segno di una richiesta di servizi di camera, noiosi, poco puliti, lunghi in caso di malattie o disturbi. 222
223
Quello che sta in camera e` piu` vicino a Dio di quello in cantina.
pag 288 - 04/07/2007
225 Come affermazione scherzosa: perche´ , ai piani sopraelevati, e` piu` in alto; ma anche seriamente: chi sta in un luogo tranquillo, per studiare o meditare, ma anche solo per dormire, si eleva piu` di chi beve, gioca, ecc. 224 Camera vuota fa la donna pazza. La camera da letto senza marito, o comunque un uomo, finisce col rendere insensata, stravagante la donna, sola per volonta` propria o necessita`.
CAMICIA Indumento base, il piu` essenziale e irrinunciabile, e quello che sta a diretto contatto con la pelle; da qui una serie di analogie e paragoni. f Vedi Addosso, Filare, Meo, Pidocchio, Punto. Stringe piu` la camicia del giubbone. Di uso solo metaforico: quello che sta piu` a cuore e` cio` che sta piu` vicino, come la camicia aderisce di piu` alla pelle rispetto ad un soprabito. 225
226 Stringe piu ` la camicia che la gonnella. La parentela del marito (camicia) prevale su quella della moglie (gonnella) nei favori, nei testamenti, ecc. in quanto la camicia e` piu` vicina, piu` aderente alla carne della gonna. Oggi e` vero forse il contrario, ma un tempo, quando la donna entrava nella casa del marito, era la famiglia dell’uomo che veniva privilegiata e che rappresentava la continuita` anche nel cognome. I parenti della moglie avevano minore importanza. Cio` e` ancora vero nelle societa` piu` tradizionali. La camicia era un tempo regolarmente indossata dall’uomo.
Per l’ultimo viaggio basta una camicia. Si rivolge a chi accumula ricchezza, ovvero spende molto in abiti sfarzosi, sottolineando che per andare al camposanto basta un abbigliamento sommario. 227
La camicia dei guai non si consuma mai. I guai sono costantemente presenti, come una camicia che si porta sempre. 228
229 Chi ha una camicia sola la lava spesso. Chi possiede un abito soltanto lo deve lavare continuamente e quindi deve averne molta cura. Rileva come coloro che hanno poco sanno valorizzarlo e lo tengono sempre in perfetta efficienza, a differenza di chi ha
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
CAMICIA
molte disponibilita` . Suona anche ironico verso chi cura con eccessivo scrupolo il poco che ha. 230 Chi alza la camicia mostra il culo. Chi esibisce, fa sfoggio di quel poco che ha, mostra facilmente e in maniera ridicola la propria penuria, come chi, avendo indosso solo la camicia, facendola svolazzare mostra le vergogne.
Una camicia addosso e una al fosso. Avere solo lo stretto necessario, vivere poveramente come chi, avendo due camicie ne indossa una mentre l’altra e` a lavare. Un tempo si lavava nei lavatoi pubblici che spesso erano situati su un fosso o un fiume. 231
232 Una addosso e una al fosso. Sottintendendo camicia.
Una cava, una metti, una a asciugare sugli stecchi. Qui la disponibilita` sale a tre: una si leva sporca, una si mette pulita e l’altra si trova ad asciugare, gia` lavata, sugli stecchi, sui rami senza foglie di un arbusto o della siepe. Si usava, comunque, per indicare una condizione di moderata penuria. 233
Chi non vide mai camicia attacca le maniche al culo. Chi non ha visto fare una cosa non la sa fare, anche se si tratta di qualcosa di semplice. Si dice anche per deridere chi non sa come servirsi di oggetti nuovi, ormai entrati nell’uso comune. Anche: chi non e` abituato alle cose di lusso le usa in modo goffo. 234
Chi ha la camicia sporca dice male di chi l’ha pulita. Chi sa di essere in difetto si cautela dicendo male di chi invece non lo e`: mette le mani avanti. Vedi anche Il bove dice cornuto all’asino [B 828]. 235
Chi nasce con la camicia avra` danaro, donne e salute. Chi ha fortuna trova facilmente i beni che tutti cercano. Nascere con la camicia e` modo di dire tuttora assai vivo che si spiega con la denominazione popolare (camicia) del sacco amniotico: il bambino che al momento del parto esca avviluppato in esso sarebbe baciato dalla sorte. 236
237
Quando la camicia non arriva piu` al culo e` l’ora di cambiarla.
pag 289 - 04/07/2007
CAMILLA
226
.
Si dice dei bambini che crescono per far capire che un abito non e` piu` adatto alla loro accresciuta statura. Puo` riferirsi ironicamente anche agli adulti per dire che un abito e` sfuggito, ossia che e` si e` ritirato per i continui lavaggi, oppure che era un abito avuto da altri (come spesso accadeva un tempo) e quindi non adatto a chi lo indossa. 238 Camicia sporca e pentola unta. Si dice per sottolineare che le cose in casa vanno bene: l’uomo lavora (camicia sporca) e la donna cucina (pentola unta).
E` lunga come la camicia di Meo! Si dice di una cosa che non finisce mai, eccessivamente lunga, o di chi non la fa piu` finita. La frase e` usata anche come facezia popolare (E` lunga la camicia di Meo, disse quella donna), ma comunemente nella forma di modo di dire (cfr. C. Lapucci, Come disse... Dizionario delle facezie proverbiali della lingua italiana, 1978). Meo e` una figura popolare non meglio identificata. Di lui si conosce solo una storiella probabilmente coniata sul detto gia` noto: Un certo Meo si trovo` in un certo luogo con una certa donna sposata e lı` stavano facendo l’amore, quando intesero venire il marito. La donna si ricompose rapidamente, ma Meo fu colto, come suol dirsi, con le brache in mano, coperto nelle parti piu` delicate dalla sola camicia che per fortuna aveva molto lunga. Il marito, vista la scena, chiese qualche delucidazione, e la donna, come se niente fosse rispose: E` lunga la camicia di Meo! quasi che il valentuomo si fosse tolto i calzoni solo per mostrarle la sua lunga camicia. 239
CAMILLA La sora Camilla, tutti la vogliono e nessuno la piglia. Si dice di una ragazza che si vanta di avere molti pretendenti e tuttavia rimane nubile. E` detto assai diffuso e deriva probabilmente dal romanesco. Scrive F. Chiappini (Vocabolario romanesco): ‘‘Questo modo proverbiale e` antichissimo e derivo` da una satira popolare fatta contro la sorella di Sisto V, Camilla Peretti, la quale, prima di darsi a una vita tutta ascetica, aspirava a maritarsi, e ora si proclamava sposa di questo e ora di quello’’. L’etimologia suggerita e` probabile; altra non c’e`. Al detto fa riferimento anche il sonetto 2056 240
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
del Belli, dove una ragazza lasciata dal possibile marito dice: ‘‘tutti me vonno e gnissuno me pija’’. La ragazza dalle belle ciglia. tutti la vogliono e nessuno la piglia. Per analogia. Affine al precedente e diffuso un po’ dovunque. A Genova: A l’e` a bella de Torriggia: tutti a veuan, nisciun a piggia ‘‘E` la bella di Torriglia, tutti la vogliono e nessuno la piglia’’. Per analogia. 241
CAMINO Camino e fumo sono correlati, se funziona l’uno non si sente l’altro. 242 Camino torto e cesso diritto. La canna fumaria del camino obliqua o che fa una curva diffonde meglio il calore, mentre lo scarico del gabinetto deve essere dritto per non intasarsi. 243 Bel camino fa bella stanza. Un bel caminetto rende piacevole e accogliente qualsiasi ambiente. 244 Vecchio camino non manda fumo. Si usa solo in senso morale: le cose provate dal tempo e le persone educate dall’esperienza sono affidabili e non deludono. La qualita` principale di un camino e` quella di non diffondere fumo nella stanza e questo si ottiene mediante vari accorgimenti come il rapporto tra la grandezza della bocca e la sezione della canna fumaria. Se un camino e` vecchio vuol dire che e` buono, altrimenti sarebbe stato rinnovato o distrutto. 245 Bella cappa e tanto fumo. Il camino e` bello pero` fa fumo. Si usa solo in senso morale, di persona che si pavoneggia nelle vesti o negli abiti da cerimonia e non vale nulla, e` tutta fumo. Equivoca sul termine cappa che oltre a parte superiore del camino, significa ampio mantello. Vedi anche Tanto fumo e poco arrosto [F 1583].
Fuoco di camino non fe’ mai alcun meschino. Nessuno e` mai impoverito o finito in miseria per scaldarsi. Si dice a chi lesina sulla legna o su altro e se ne sta al freddo, e ci fa stare anche gli altri, per risparmiare. Bisogna osservare che un tempo generalmente si scaldava una stanza sola della casa e la spesa era ridotta. 246
247
Ogni camino fa il suo fumo.
pag 290 - 04/07/2007
227 Ognuno ha le proprie particolarita` e debolezze: vanti, impuntature, vanita`, che bisogna tollerare in quanto nessuno ne e` privo. Vedi anche Ogni serpe ha il suo veleno [S 1100]; Ogni gatta ha il suo gennaio [G 205]; Ogni chiodo ha la sua ruggine [R 1086]. CAMMELLO La gibbosita` del cammello viene qui focalizzata dal punto di vista dell’uomo per il quale la gobba e` un grosso fardello. Come normale nell’uso quotidiano, non si pone particolare attenzione alla differenza del numero di gobbe fra cammello e dromedario. Al gobbo piacciono i cammelli. Ognuno predilige gli aspetti della realta` che lo confortano, gli permettono di giustificare i propri difetti ed errori. Vedi anche Ogni simile ama il suo simile [S 1354]. 248
249 Con il cammello cresce anche la gobba. Il difetto non scompare con l’eta`, ma cresce in proporzione; il vizio aumenta col passare degli anni e si fa sempre piu` grande. Propriamente la gobba per il cammello non e` un difetto, ma viene riferita all’uomo.
Quando il cammello chiese le corna gli furono tolte anche le orecchie. Chi esagera nelle pretese spesso perde anche quello che ha ottenuto. Una favola popolare sta all’origine del proverbio: il cammello incontentabile chiese a Dio di avere anche le corna e Dio gli ridusse la dimensione delle orecchie. Vedi anche Chi troppo vuole nulla stringe [T 1021]. 250
Dio veste anche il cammello che ha due gobbe. A Dio nulla e` impossibile, non vi sono difficolta` che la natura non possa risolvere. C’e` un riferimento a un tema proverbiale costituito dalla camicia e dalla giacca dei gobbi, che sarebbero gli indumenti piu` difficili da confezionare per un sarto. Vedi La camicia del gobbo e` storta e torna dritta [G 891]. Nel caso del cammello, poi, le gobbe sono addirittura due. 251
La cammella non vuole il cammello senza gobba. Ognuno valuta e misura a seconda della propria natura e stima difetti e pregi secondo il suo punto di vista. 252
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
CAMPAGNA
CAMMINARE f Vedi Andare, Asino, Diritto, Fortuna, Gambero, Sedere, Zoppo. 253 A chi cammina non mancano osterie. Chi va per il mondo ha maggiori opportunita` di chi rimane in casa. A chi si muove non mancano occasioni di incontri, luoghi di ritrovo e possibilita` di bere.
Quando l’aria e` turbata e il cielo e` tinto e` meglio camminar ch’essere spinto. Quando minaccia di piovere e` meglio affrettarsi verso casa che aspettare di dover correre incalzato dall’acqua. Tinto: scuro, nuvoloso. 254
Chi cammina dieci miglia da pazzo non torna a casa savio. Chi va per il mondo senza cervello non fa nessuna esperienza e torna dal viaggio tal quale era partito. Anche nei proverbi il viaggiare e` in genere ritenuto un ottimo mezzo per conoscere il mondo e acquisire saggezza. Il numero dieci ha valore esemplificativo. 255
256 Chi cammina inciampa. Chi si muove, cerca e` soggetto a sbagliare. Vedi anche Chi fa falla [F 289].
Chi cammina a occhi chiusi si rompe il capo. Chi agisce senza fare attenzione a quello che lo circonda, senza pensare, riflettere finisce male. 257
CAMPAGNA Malgrado la vita dura e faticosa che vi si conduce, ampiamente constatata dai proverbi, la visione della campagna che da essi emerge resta in sostanza assai positiva, talora perfino idilliaca. 258 Dio fece la campagna e l’uomo la citta`. Un implicito giudizio di superiorita` della campagna sulla citta` e della vita che vi si conduce. Un’espressione simile si trova in un testo del poeta inglese William Cowper (1731-1800), nel poemetto The Task (Il Compito), del 1785, in cui molto spazio e` lasciato alla celebrazione della serenita` offerta dalla campagna. Piuttosto che dalla traduzione del poemetto, e` possibile che la diffusione del verso come proverbio anonimo sia stata indotta da raccolte di sentenze recenti. 259
In campagna la salute ci guadagna.
pag 291 - 04/07/2007
CAMPANA
228
.
La vita e` piu` tranquilla, l’aria piu` pura e piu` sana, i rapporti piu` semplici e genuini e lo spettacolo della natura allieta la vista e rasserena. Con la campagna si campa e coi sassi si stenta. Una volta le rendite dei fondi agricoli erano piu` abbondanti e sicure di quelle dei beni immobili come case, appartamenti ed edifici in genere (sassi). 260
La campagna e` una bottega senza tegole. La campagna e` un luogo dove si vende all’aperto, un grande negozio senza tetto. Puo` riferirsi in senso metaforico alla redditivita` in genere dell’agricoltura, oppure alludere piu` propriamente alla vendita diretta al dettaglio di generi alimentari, un tempo molto piu` diffusa di oggi. 261
Roba della campagna e` un coglion chi non la magna. Attraversando un campo, e` lecito mangiare due ciliegie, assaggiare un frutto, ecc. Un tempo era ritenuto quasi un diritto e veniva praticato come uno sport il furtarello occasionale da chi passava vicino a ciliegi, vigne, frutteti. 262
Quando sei in campagna guarda la montagna. Se vuoi sapere che tempo fa alza gli occhi dai campi verso la montagna: se si copre di nuvole e` segno di pioggia, se e` chiara di bel tempo. 263
In campagna e` un’altra cosa. Frase fatta che negli anni Trenta fino al dopoguerra era diventata luogo comune e quindi scherzo per decantare ironicamente i vantaggi della vita di campagna o comunque di un’alternativa ironicamente migliore. Oggi desueta. La frase fu ripresa nel titolo di un romanzo da Achille Campanile: In campagna e` un’altra cosa (c’e` piu` gusto), Treves, Milano 1931. 264
avvertire del fuoco o di altro pericolo. Il suo squillo aveva il potere di tenere lontani i demoni, gli spiriti impuri, sedare le tempeste, allontanare la grandine. Si pensava che la protezione arrivasse fin dove giungeva il suo suono; pertanto, e non solo per vanita` o campanilismo, si costruivano campanili alti e campane potenti: il suono doveva coprire completamente il territorio, in modo da essere udito da tutti in caso di pericolo e da espandere dovunque la propria protezione. f Vedi Campanile, Festa, Predicare. 265 Una campana fa un popolo. La campana con la sua voce e` capace di raccogliere intorno una comunita` unita. Le campane erano un tempo il simbolo di parrocchie, di paesi, di citta`. Avevano anche un nome, imposto con una cerimonia religiosa di benedizione detta battesimo della campana, oppure dato dal popolo stesso, e di cui ancora oggi, in qualche caso, sussiste memoria (ad esempio la campana ‘‘Martinella’’ di Firenze, che suonava solo nelle emergenze estreme). Poteva anche essere sistemata sulla torre del comune e assai importante, in periodo comunale, era la campana che suonava durante le battaglie sul carroccio.
Quando la campana suona, suona per tutti. Quando si da` un avvertimento, si fa una legge, si pone un divieto ci si rivolge a tutti quanti. 266
267 Bisogna sentire le due campane. Prima di giudicare e` necessario avere sentito quello che dice l’una e l’altra parte. Le campane qui stavano a rappresentare in origine la voce di due paesi, di due popoli in contesa, ma per estensione sono passate a significare semplicemente gli argomenti e le ragioni delle parti coinvolte in un dibattimento legale o anche in una discussione informale. Vedi anche Il buon giudice ascolta le due campane [G 736]. 268
CAMPANA La campana, la cui invenzione si attribuisce tradizionalmente a san Paolino da Nola, si diffuse nel IV sec. come dotazione delle chiese. Aveva diverse funzioni: non serviva solo a segnare il tempo e a chiamare alle funzioni religiose. Essa era la voce del popolo e lo rappresentava: Una campana fa un popolo. Si suonava per chiamare a raccolta, per
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Bisogna ascoltare anche l’altra campana.
A sentire una sola campana [una campana sola] si giudica male. Questo e i due precedenti proverbi raccomandano una procedura equa secondo un principio che circola in latino almeno dal tardo Medioevo: 269
270
Audiatur et altera pars.
pag 292 - 04/07/2007
229 ‘‘Si ascolti anche l’altra parte’’. Formula legale talora presente anche nelle iscrizioni dei tribunali. Si tratta della formulazione medievale di un principio del diritto ben consolidato non solo nel processo romano ma gia` in quello attico, principio che comunque viene spesso ribadito anche al di fuori di contesti strettamente giuridici: fra il molto che si potrebbe citare, si noti l’esortazione di Agostino (De duabus animabus 14.22) Audi partem alteram ‘‘Ascolta l’altra parte’’, e l’approfondimento offerto da Seneca (Medea 199 sg.) Qui statuit aliquid, parte inaudita altera, aequum licet statuerit, haud aequus fuit ‘‘Chi ha stabilito qualcosa senza aver ascoltato una delle due parti, se pure ha stabilito in modo giusto, non e` stato giusto’’. Vedi anche Non giudicar per legge ne´ per carte se non ascolti l’una e l’altra parte [P 606]; Il torto non sta mai da una parte sola [T 781]; Bisogna ascoltare il pro e il contro [P 2749]. La campana dice quel che uno gli fa dire. I discorsi vengono interpretati secondo quello che a ciascuno piace. Nel suono delle campane pare di sentire parole, frasi che variano secondo quello che ognuno intende e desidera sentire. 271
Le campane della chiesa sono tre: La prima suona: – Pane e vino. La seconda: – Chi paga? chi paga? La terza: – Il contadino, il contadino! Filosofia raccolta in tre battute che indica come andavano le cose in passato per i contadini e quale fosse il loro rapporto con certi padroni. Gioco che si trova con parole diverse e appropriate un po’ dovunque nei vari paesi. 272
Le campane non suonano se non sono tirate. Le chiacchiere non nascono se qualcuno non ha interesse a metterle in giro. Quando qualcuno protesta vuol dire che e` stato provocato. Se una cosa accade, se qualcosa si dice, c’e` la sua ragione. 273
Campana non suona se qualcosa non e`. Una volta si suonavano le campane per avvertire del fuoco, dell’inondazione, della grandine, ecc. Si dice in genere di una voce che ha sempre dietro qualcosa di vero. 274
275 Se se ne dice qualcosa ci sara`. Per analogia. Vedi anche Non c’e` fumo senza fuoco [F 1577].
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
CAMPANA
La campana chiama chiama, ma non entra mai in chiesa. Di chi parla e non fa; ovvero fa il contrario di quel che dice. Vedi anche Il gallo canta bene e razzola male [G 156]; La campana canta per gli altri e non per se´ [G 159]; simile Armiamoci e partite [A 1226]. 276
Le campane chiamano in chiesa, e non c’entrano mai. Vedi anche Chi predica bene spesso razzola male [P 2485]. 277
Quando suonano le campane grandi non si sentono le piccole. Quando parlano i potenti non si ascoltano le voci dei deboli. Quando parlano gli adulti non si da` retta ai bambini. 278
Suon di campana non spaventa la cornacchia. Per quanto grandi siano le minacce e i pericoli, e` difficile decidersi ad abbandonare un luogo dove ci si trova bene, cosı` la cornacchia non lascia il campanile nonostante il frastuono delle campane. Chi e` abituato alle minacce e ai pericoli non si preoccupa quando questi si presentano o si ripetono. Chi sa che al rumore, alle parole non seguono i fatti lascia che la gente faccia confusione e minacci. 279
280 Una campana serve a un comune. Basta una campana per i bisogni del popolo, ma il proverbio e` usato in senso metaforico e malignamente nei confronti di una donna di liberi costumi. 281 Ogni campana ha il suo battaglio. Ogni cosa e` predisposta in modo da avere l’elemento indispensabile di cui abbisogna. Ma anche con un doppio senso: ogni donna ha, manifesto o segreto, un uomo nella sua vita. 282 Ogni porta ha il suo batacchio. Con lo stesso significato. 283 A bella campana, bel battaglio. A una cosa di grandi dimensioni convengono accessori proporzionati. Pesante omaggio che certi uomini fanno vedendo passare una bella signora. Anche in senso generico. Il battaglio e` il ferro sospeso all’interno della campana che, oscillando, batte nelle pareti provocando i rintocchi. Vedi anche A gran pignatta, gran mestolo [P 1771]; A gran mortaio gran pestello
pag 293 - 04/07/2007
CAMPANARO
230
.
[M 2002]; A tal buco, tal cavicchio [B 977]; A barca grande, vela grande [B 131]; A gran lucerna grosso stoppino [S 2097]. 284 A gran campana, gran batacchio. Il batacchio e` il battaglio. 285 Senza battaglio la campana non suona. Genericamente: senza il necessario una cosa non si puo` fare. Specificamente, quando una ragazza rimaneva incinta, cosa un tempo molto scandalosa, si diceva con questo che un uomo doveva per forza esserci stato.
Chi spende nella campana non risparmi nel battaglio. Chi fa una grossa spesa non risparmi negli accessori, altrimenti rischia di avere speso senza ottenere vantaggi.
questo va a un parente lontano o a un destinatario imprevisto, non al naturale erede, come il figlio. Anche nel caso di eredita` ‘immeritata’ la ricchezza e` destinata a svanire, a durare poco; invece l’invidia che probabilmente ha allevato questo proverbio, e` eterna. Dove son campane son sottane. Il proverbio ironizza sui preti (che indossano le tonache, dette ironicamente sottane) e sulle donne piu` o meno bigotte che frequentano le funzioni. 291
286
Meglio correre alla campana che alla tromba. Meglio farsi religioso che soldato. Per molti erano un tempo le armi e la religione le uniche carriere possibili da intraprendere. 287
Quando le campane suonano a morto i tegami del prete suonano all’arrosto. Quando gli altri sono tristi il prete ha di che rallegrarsi, grazie agli incassi del funerale. Vedi anche Quando e` finita l’ora dei sermoni a chi gira l’arrosto e a chi i coglioni [A 1265]. 288
Quando la chiesa sa di morto, la canonica sa d’arrosto. Un bel funerale porta denari in casa del prete che puo` festeggiare. La canonica e` l’abitazione del parroco, prevista accanto alla chiesa parrocchiale dal diritto canonico. 289
Roba [Ben] di campana, ben fiorisce, ma non grana. La campana e` il segno della chiesa. Il fiorire indica che il momento iniziale dell’eredita` e` prospero, ma il frutto non si forma, non allega e quindi va perduto. Granare, piu` raro di ‘‘granire’’, e` di uso toscano antico. Il proverbio e` usato intendendo la roba sottratta in qualche modo alla chiesa, alle opere pie e d’assistenza, comunque proveniente dalla chiesa attraverso un’eredita` avuta da un religioso defunto: tutti questi beni giungono graditi come fiori, ma non farebbero la fortuna di chi se ne appropria, o li riceve, svanendo in breve tempo senza costituire una condizione stabile di ricchezza per la famiglia. Piu` in generale per campana s’intende quella che accompagna la morte di qualcuno che lascia un certo patrimonio, in particolare quando 290
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
La campana a morto dice: – Chi ha avuto ha avuto. Quando una cosa e` finita ognuno rimane con quello che ha. La campana allude all’eredita` o ai debiti lasciati dal morto. 292
Per fare un doppio ci vogliono almeno due campane. Il doppio, un tipo di scampanio, viene eseguito da due o piu` campane i cui toni formano un accordo. Si suona il doppio per annunciare o celebrare una festa, una funzione importante, quindi: per fare festa bisogna essere almeno in due. 293
Campana e orologio: il morto nella bara. Vuole una antica quanto strana superstizione che il sovrapporsi del suono delle campane a quello delle ore dell’orologio sia indice del prossimo decesso di una persona del luogo. Le combinazioni rare (come gli eventi eccezionali) sono ritenute popolarmente di buono o di cattivo auspicio. 294
295
Se suona l’orologio e la campana c’e` un morto che chiama.
CAMPANARO Un buon campanaro suona tutte le campane. Un campanaro abile non ha problemi per suonare qualunque campana. Ironico: la campana si suona con relativa facilita`. Vedi anche Il cappone balla bene su tutte le tavole [C 641]. 296
Chi ha l’anima d’ombrello va bene per qualunque acqua. Per analogia. Chi e` adattabile si trova bene in qualunque situazione. L’anima dell’ombrello e` l’asta con le stecche che e` una struttura sempre uguale. 297
pag 294 - 04/07/2007
231
.
CAMPANILE f Vedi Campana, Chiesa, Messa. 298 Il campanile non migliora la cornacchia. Non e` detto che siano buoni coloro che stanno in luoghi rispettabili o accanto a persone buone: riferendosi a marito e moglie, servo e padrone, ecc. Le cornacchie nidificano spesso nei campanili. 299 Ogni campanile suona le sue campane. Ogni paese, ogni localita` esalta le sue bellezze, vanta i suoi meriti, mette avanti i propri interessi. Si riferisce anche alle persone. 300
Ogni campanile suona le sue ore.
Chi sta all’ombra del campanile vive senza sudori. Allude a preti, chierici, sacrestani, la cui vita era giudicata senza eccessivi strapazzi. 301
CAMPANONE La campana maggiore di un campanile.
CAMPO
Che vuoi sapere tu quanti giri fa una boccia... Per analogia. Espressione usata dagli adulti nei confronti di ragazzi che vogliono parlare di cose piu` grandi di loro. Fa riferimento al gioco delle bocce delle quali i provetti giocatori conoscono i segreti per poterle piazzare esattamente dove le destinano. 307
CAMPI Paese nella pianura fra Firenze e Prato, che non ha mai goduto di grande apprezzamento da parte dei vicini. Di Campi farei prato e di Prato farei campi. Gioco di parole tra i toponimi del paese e della citta` toscana e i campi e i prati come distese erbose senza costruzioni. Il detto, per conferirgli piu` autorevolezza, e` attribuito ora a questo ora a quel Granduca. Vedi anche Brozzi, Peretola e Campi son la peggio genia che Cristo stampi [B 938]. 308
Quando suona il campanone per il prete c’e` un cappone. Quando suona la campana piu` grossa e` gran festa e in canonica si prepara un bel pranzo. Il cappone era riservato alle grandi occasioni.
Campi, valigia davanti. Se passi da Campi, fa’ attenzione al bagaglio. L’accusa piu` comune era quella che a Campi fossero ladri, soprattutto ladri di polli. Un proverbio campigiano, infatti, avvertiva:
CAMPARE Vivere e saper vivere. f Vedi Morire, Salute, Vivere.
Quando il tempo prepara burrasca da Campi non si parte senza granturco in tasca. Il granturco serviva per attirare vicino, e quindi acchiapparli, i polli stanandoli dai rifugi dove aspettavano che passasse la pioggia.
302
303 Chi fa come gli pare campa cent’anni. Chi vive senza essere condizionato dalla volonta` altrui ha una serenita` d’animo che gli permette di vivere a lungo. Vi e` un riferimento polemico nascosto a quelle regole della salute che si ripetono comunemente: mangiare poco, non bere, non fumare, ecc. Spesso i longevi sono quelli che si sono regolati secondo le proprie inclinazioni e i propri bisogni. 304 O muore presto o campa poco. Si dice ironicamente di chi mostra di aver poco da vivere o di chi agisce in modo spericolato.
Devi ancora imparare a campare. Per far intendere a una persona che della vita e del mondo le rimane ancora da capire molto, o piu` di quanto crede. Intercalare proverbiale. 305
306 Non hai capito ancora come si campa. Intercalare proverbiale.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
309
310
Si dice a Pisa e a Pontedera: Campi e` un luogo d’inferno e da galera. Si diceva anche che a Campi non c’era cimitero perche´ morivano tutti in carcere e quindi potevano farne bene a meno. Era noto anche il tiro alla campigiana: brutto scherzo fatto quando uno meno se l’aspetta, da chi non aveva ragione di farlo, equivalente a Uno scherzo da prete. 311
CAMPO f Vedi Grano, Terra. Quando la roba e` nei campi e` di Dio e dei Santi. E` soggetta al capriccio della stagione, alle intemperie, ai parassiti e agli animali nocivi e, quindi, e` sotto la sola protezione divina. 312
pag 295 - 04/07/2007
CAMPOSANTO
232
.
Chi ogni giorno va al suo campo vi trova uno scudo. La cura, anche la sola presenza, fa fruttare il campo e procura un raccolto copioso. Scudo: moneta d’argento. Vedi anche L’occhio del padrone ingrassa il cavallo [O 85]. 313
Campo vicino da` pane e vino. Il campo vicino all’abitazione rende di piu` perche´ puo` essere curato e sorvegliato. 314
315 Il campo chi lo beve non lo mangia. Chi pianta numerose viti, ottiene molto vino, ma deve rinunciare a ogni altro buon raccolto. Vedi anche Chi la beve non la mangia [C 316]. 316 Chi la beve non la mangia. Chi mette la terra a vite (beve la terra) non ricava grano e altri prodotti (la mangia). Si riferisce al tempo in cui la vite non era posta in vigne, ma in filari, a intervalli regolari, in mezzo ai campi, nei quali venivano fatte le varie semine. Ora, siccome accanto alla vite veniva posto un olmo per sorreggerla, erano due piante che impoverivano il terreno intorno. Di qui il fatto che dov’erano la vite e l’olmo la terra rendeva poco.
Il campo [prato] e` la farmacia del povero. Perche´ vi si possono raccogliere le erbe medicinali, un tempo i soli farmaci per la povera gente. 317
Con acqua e erbe di prato ogni male vien curato. Per analogia. Le erbe contenevano le medicine della farmacopea antica. 318
319 Nel campo incolto crescono le ortiche. Nel campo che non viene curato e dissodato crescono soltanto le erbacce. Ha significato solo morale: il giovane lasciato senza cura e senza educazione diventa ignorante e vizioso. 320 Dal campo deve uscir la fossa. Quello che si vuol fare si deve ottenere con quello di cui si dispone. Con cio` che si ha bisogna vivere. La fossa era uno scasso che si faceva prima di piantare la vigna al fine di drenare il terreno in modo che nel profondo non vi stagnasse acqua, nociva sia per la vite che per gli altri alberi da frutta. Quindi la fossa andava scavata commisurandola al campo e alle sue possibilita`, altrimenti poteva rovinarlo.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Ne´ campo vicino a burrone ne´ casa vicina al padrone. Il campo presso il burrone rischia continuamente di franare, abitare accanto al padrone comporta non solo una continua sorveglianza, ma anche continue richieste di servizi e favori dai quali non ci si puo` esimere. 321
Campo sulla riva brutta prospettiva. Anche la riva di un fiume mette il campo a rischio di essere eroso. Vedi anche Vicino al fiume non comprare ne´ casa ne´ vigna [F 1006]. 322
323 Andiamo al campo. Frase di sfida: proviamo, battiamoci, vediamo chi ha ragione, chi ha piu` forza, ecc. Sono le parole con le quali Caino prepara l’uccisione del fratello Abele (Genesi 4.8).
CAMPOSANTO f Vedi Cimitero.
CAMPRIANO La Storia di Campriano e` una novella in ottave redatta nel Quattrocento. Campriano, tipico esempio di contadino astuto, mostro` ad alcuni mercanti la pignatta appena tolta dal fuoco: essendo di coccio manteneva il bollore e i mercanti l’acquistarono a carissimo prezzo credendo che potesse cuocere senza fuoco. Vistisi ingannati questi tornarono da Campriano, che pero` riuscı` a vender loro una trombetta che resuscitava i morti e poi, ancora, un asino che cacava monete d’oro (vedi Cantari Novellistici dal Tre al Cinquecento, a cura di E. Benucci, R. Manetti, F. Zabagli, Salerno editrice, Roma 2002, cantare 23). La storia di Campriano compare in un’edizione a stampa gia` dal 1518, ma e` attendibile anche una sua origine medievale. Diverse edizione successive ne testimoniano la popolarita`. A questa figura si e` rifatto evidentemente lo Straparola per la novella di Pre’ Scarpacifico (Le piacevoli notti 1.3). Citata dallo Zipoli nel poema eroicomico Il Malmantile racquistato (11.28), venne riassunta nelle celebri Note a tale poema. La vicenda si trova documentata in redazioni diverse in tutta Italia. Cuoce e non consuma, come la pentola di Campriano. Si dice di qualcosa di portentoso, che non puo` esistere: e` la pentola della storia su riportata. Sono ancora vive nell’uso, seppure rare, espressioni che chiamano in causa anche altre 324
pag 296 - 04/07/2007
233 cose ‘magiche’ delle storie su Campriano, in particolare ‘‘La trombetta di Campriano’’, per indicare uno strumento in grado di risvegliare anche i morti (cioe` chi e` profondamente addormentato o profondamente sciocco), e ‘‘L’asino di Campriano’’, per indicare una presunta fonte inesauribile di denaro. CANAPA La fibra tessile usata per tessuti e cordami, che si ricava dalla pianta della canapa. La tela di canapa e` particolarmente resistente anche se grossolana e ruvida al contatto con la pelle. I proverbi invitano a sceglierla, a preferenza del raffinato lino, salvo che... per la cravatta. Il cascame della canapa e` la stoppa. f Vedi Seminare. Disse la canapa al lino: – Quando tu sei finito io mi raffino. I tessuti di canapa sono piu` durevoli di quelli di lino. La canapa e` piu` rustica, ma il suo tessuto ha maggior durata di quello fatto col lino, il quale e` logoro quando quello di canapa diventa piu` morbido e leggero. 325
Il lino abbellisce e la canapa arricchisce. L’abito di lino rende belli perche´ e` elegante, ma costa molto e dura poco; quello di canapa invece non e` bello come quello di lino, ma dura molto e costa meno. 326
La canapa del proprio campo e` migliore del lino del vicino. Le cose che uno fa con le proprie mani sono piu` curate e quindi migliori di quelle, anche superiori, che si acquistano da altri. Anche, ma raramente: le cose che uno fa vengono decantate e dichiarate superiori a quelle, anche egregie, che fanno gli altri. 327
328 Cattiva canapa, cattiva tela. Da un cattivo materiale viene un cattivo manufatto, ma il valore che si da` al proverbio di solito e` morale: da un cattivo soggetto viene fuori un pessimo elemento.
Canapa spennacchiata buona invernata. L’inverno e` buono e regolare quando la canapa fa un bel pennacchio. Vedi anche Canna.
.
CANDELA
contro chi li ha lasciati prosperare e alla fine non puo` sfuggirli. Il laccio e` una trappola a cappio per catturare la selvaggina. La cravatta di canapa sta bene al collo dei bricconi. La corda della forca e` la punizione esemplare dei malvagi. Le punizioni severe si addicono ai malfattori. 331
La canapa sta meglio addosso che intorno al collo. E` meglio vestire abiti semplici e rozzi (di canapa), cioe` vivere modestamente che cercare le ricchezze disonestamente e ritrovarsi sulla forca con un cappio di canapa al collo. 332
CANCELLIERI L’abate Francesco Cancellieri (1751-1826), erudito bibliotecario romano, autore di poderose quanto farraginose raccolte antiquarie. Scrisse anche una Dissertazione intorno agli uomini dotati di gran memoria (1815) in cui lodo` il talento del giovane Leopardi, che conobbe e col quale ebbe anche rapporti epistolari, non guadagnandosi pero` la sua stima. Il poeta infatti su di lui ebbe ad esprimersi in una lettera addirittura con questi toni: ‘‘Ieri fui da Cancellieri il quale e` un co...ne, un fiume di ciarle, il piu` noioso e disperante uomo della terra’’ (vedi Giovanni Rita, Leopardi in Alessandrina disponibile sul sito internet della Biblioteca Alessandrina di Roma). La vacua erudizione del Cancellieri fu nota anche al Belli che nella Epistola A Cesare Masini pittore e poeta trovo` per il povero abate due versi destinati a divenire proverbiali: L’abate Cancellieri (che principiava dal caval di Troia e finia con le molle pe’ braghieri). Si dice di una persona dalla conversazione dispersiva, che passa da un argomento all’altro (dai poemi omerici ai cinturoni di cuoio per reggere le brache) senza logica, che racconta le cose piu` disparate seguendo il proprio ghiribizzo. 333
329
La canapa che l’uccello non becca serve per fare il suo laccio. Le insidie, i pericoli che non si affrontano quando e` il momento si ritorcono alla lunga 330
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
CANDELA La candela, un tempo uno dei principali mezzi di illuminazione, usata inoltre come offerta votiva, offre spunti e metafore su situazioni diverse della vita. f Vedi Cero, Donna, Farfalla, Mangiare, Risparmiare, Salame, Santo, Sposare.
pag 297 - 04/07/2007
CANDELA
234
.
334 Il gioco non vale la candela. Giudizio su un affare nel quale i vantaggi sono minori delle spese, come chi per giocare consuma la candela, ma si annoia invece di divertirsi. Proverbio fra i piu` vivi e universalmente diffusi, nonostante le candele siano ormai da decenni riservate, nella quotidianita` domestica, solo a fare occasionali atmosfere.
Non si consuma una candela per cercare un pisello. Come il precedente, ma assai piu` raro. 335
336 Il salcio val piu ` del cesto. Per analogia. Il legaccio vale piu` del paniere. I rametti di salice, tagliati e posti nell’acqua a primavera, servivano come legacci soprattutto per legare le viti ai sostegni, ma anche per altre necessita` come quella di ancorare un gancio a un paniere, che veniva sospeso ai rami di una pianta per raccoglierne agevolmente i frutti. 337 La balla costa piu ` della merce. Per analogia. Vedi anche E` piu` la spesa dell’impresa [S 1868].
E` bene accendere una candela ai Santi e una al Diavolo. E` bene mantenere buoni rapporti contemporaneamente con poteri contrapposti, come faceva quella vecchietta che, secondo una storiella popolare, dopo aver acceso una candela ai Santi, ne accendeva una anche davanti a una tela dove compariva il Diavolo, nella previsione che un giorno potesse prevalere lui. E` la giustificazione dell’opportunismo che ha un confine non molto preciso con il buon senso e la previdenza. Vedi anche Bisogna dare un colpo al cerchio e uno alla botte [B 780]; contrari Non si puo` tenere un piede in due staffe [P 1662]; Non si puo` avere la botte piena e la moglie briaca [M 796]; Non e` male lisciare la coda anche al diavolo [D 314]. 338
Non si sa mai dove si va a cascare, disse la vecchia che accendeva una candela alla Madonna e una al diavolo. E` appunto la versione proverbiale della storiella su menzionata. 339
Mal s’accende la candela dalle due parti. Non si possono pretendere due servizi contemporaneamente da un oggetto che e` stato 340
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
previsto per un solo uso, come chi per avere piu` luce volesse accendere la candela in cima e in fondo. Chi mangia la candela cachera` lo stoppino. Per avvertire che agire senza riflettere puo` costare caro. Si diceva che qualcuno, per fame, mangiava le candele che erano una volta di sego. Vedi anche Facile e` cavalcare la tigre, difficile e` scendere [V 1249]; Chi ha fatto il peccato faccia la penitenza [P 966]; A rifarli ti ci voglio, disse la volpe al lupo che ingoiava i rasoi [V 1248]. 341
342 Chi mangia canapa caca le funi. Per analogia. Chi fa cose assurde si ritrova a conseguenze spiacevoli.
La candela altri alluma e se stessa consuma. La candela illumina gli altri e nel dare luce si consuma e si estingue. Si dice di chi spende la propria vita per il bene di un’altra persona o di piu` persone. Probabilmente questo proverbio proviene da un’impresa araldica in cui la candela, la fiaccola, viene presa come simbolo della generosita` di chi consuma la vita e le energie per aiutare gli altri. Gia` la presenza del verbo allumare e` indizio di arcaicita`, ma l’antichita` dell’immagine con uso proverbiale risulta garantita addirittura da uno dei primi testi in ‘‘Volgare del sı`’’, il Ritmo Cassinese (fine XII sec.), la cui prima lassa si chiude con il seguente distico: Et arde la candela, sebe libera / at altri mustra bı¨a dellibera, cioe` ‘‘Arde la candela e si consuma, e mostra agli altri la via libera, da percorrere’’. 343
344 Con una candela se n’accendono mille. Proverbio morale: un gesto di bonta`, di generosita`, innesca infinite altre azioni simili.
Quando e` spenta la candela non c’e` bianca e non c’e` nera. Quando e` buio non c’e` differenza tra bionda o mora e tutte le donne hanno la stessa bellezza. Vedi anche A lume spento e` pari ogni bellezza [L 1003]; Spenta la candela tanto e` la bianca che la nera [G 254]; Di notte tutti i gatti sono bigi [G 251]; Ne´ donna ne´ tela a lume di candela [D 1000]. 345
346
Al lume di candela il canovaccio pare tela.
pag 298 - 04/07/2007
235 Il canovaccio e` un panno di canapa grosso e ruvido, usato come strofinaccio; la tela e` piu` fine e si usa per biancheria e abiti. Vedi anche Ne´ donna ne´ tela a lume di candela [D 1000]. Spento il lume siamo tutti uguali. Per analogia. 347
La candela fa luce anche se il cieco non la vede. Chi e` buono e virtuoso lo e` anche se altri non se ne accorgono. Il bene e il bello esistono a prescindere dall’esistenza o meno di chi li apprezza. 348
Nessuno mette una candela tanto in alto che un invidioso non cerchi di spegnerla. Niente e` al riparo dall’invidia. Per quanto possano essere eccelse le qualita` e le virtu` di una persona ci sara` sempre qualcuno che cerca d’offuscarle. 349
CANDELORA La Candelora, cosı` detta per la distribuzione di candele benedette, e` la festa della Purificazione di Maria (2 febbraio), cade 40 giorni dopo il Natale, tanti quanti sono considerati i giorni necessari a una purificazione rituale dopo il parto. La benedizione delle candele fu introdotta dal clero franco-germanico nei secoli IX-X, ma la processione era un’usanza antichissima. Per la santa Candelora se tempesta o se gragnola dell’inverno siamo fora; ma se e` sole o solicello siamo solo a mezzo inverno. Per la Candelora se il tempo e` cattivo l’inverno puo` dirsi finito, ma se fa bello e` ancora a meta`. In italiano il proverbio ha numerosissime varianti, dialettali e non, ma nel complesso resta uno dei piu` diffusi fra quelli di questo tipo. In molti casi il proverbio risulta capovolto e frainteso; la forma piu` comune di questo tipo e` la seguente: 350
Per la santa Candelora dell’inverno siamo fora, ma se piove o tira vento, dell’inverno siamo dentro [nell’inverno siamo ancora]. Si tratta di una variante sostanzialmente erronea, nata da travisamento, perche´ senza un segno specifico, qualcosa di particolare, nessuno puo` dire che il 2 febbraio siamo fuori dall’inverno. Questo tipo di proverbio e` atte351
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
CANDELORA
stato in almeno due versioni latine che confermano come primaria e corretta la forma precedente: Sole micante Virgine purificante magis frigor quam ante (nix erit maior quam ante). ‘‘Se il sole splende il giorno della Purificazione della Vergine il freddo sara` maggiore di quello che e` passato (la neve sara` piu` di quella che e` venuta)’’. 352
Sole lucente, Maria purificante plus hiems quam ante. ‘‘Se il sole splende nel giorno della Purificazione della Vergine sara` stagione piu` cattiva di prima’’. 353
Delle cere la giornata ti dimostra la vernata, se vedrai pioggia minuta la vernata fia compiuta, ma se vedi sole chiaro marzo fia come gennaro. Il giorno della Candelora (cere perche´ di cera e` la candela) ti mostra a che punto e` l’inverno: se vedi piovere leggermente l’inverno e` finito, ma se vedi che fa bel tempo marzo sara` freddo come gennaio. 354
Per la Candelora l’inverno fugge o si rincuora. L’inverno o se ne va o riprende forza. Affine ai precedenti, ma senza pronunciarsi su quali siano i segni per dedurre il compiersi dell’una o dell’altra possibilita`. 355
Di Candelora l’orso esce fuora per un momento e se vede l’ombra torna dentro. Per la Candelora l’orso si affaccia alla tana e se vede che vi sono le ombre (prodotte dal sole perche´ e` bel tempo) torna nella spelonca a dormire in quanto sa che l’inverno non e` ancora finito. 356
Se per la Candelora il tempo e` bello molto piu` vino avremo che vinello. Se fa bel tempo per la Candelora ci sara` vino buono, piuttosto che vino di bassa gradazione. 357
Se nevica per la Candelora sette volte la neve svola. Se nevica per la Candelora ci saranno sette brevi e leggere nevicate che spariranno rapidamente. 358
pag 299 - 04/07/2007
CANE
236
.
Per la Candelaia e` un freddo che s’abbaia. Toscano. Chi disse questo era un realista, poco propenso a illudersi d’essere ‘‘a mezzo inverno’’ e poco fiducioso nei pronostici; pur ammirando chi vede gia` la primavera in questi giorni, non e` da disprezzare neppure questo crudo realismo. 359
360 La Candelora e` il cuore dell’inverno. La Candelora e` il punto cruciale dell’inverno, il periodo che decide lo smorzarsi del freddo oppure l’accanirsi della cattiva stagione.
Per la Candelora torna l’uovo nel covo della gallina [in culo alla gallina]. In gennaio e febbraio le galline ricominciano a fare le uova, si preparano alle nuove covate che si schiudono verso primavera. 361
Alla Candelora meta` paglia e meta` fieno. Collocandosi a meta` del periodo invernale, la Candelora e` il momento nel quale si misurano le provviste: per il bestiame ci devono essere ancora la meta` della paglia e la meta` del fieno. 362
Per la Candelora un’ora intera: mezza la mattina e mezza la sera. Il 2 di febbraio le giornate si sono allungate rispetto al solstizio d’inverno di circa un’ora: il sole sorge circa mezz’ora prima la mattina e altrettanto piu` tardi tramonta la sera. 363
CANE Lo straordinario numero dei proverbi che riguardano il cane attesta l’importanza che ha sempre avuto nella vita umana questo animale, da millenni compagno dell’uomo, come attestano gia` alcune tombe preistoriche dove e` sepolto accanto al probabile padrone. La presenza di questo animale nelle metafore, nella simbologia, nell’arte e` quasi invadente. Chiamato a rivestire simboli religiosi, dette forma ad Anubi nell’Antico Egitto, mentre il Cristianesimo lo vide piu` come essere immondo, personificazione del demonio e della lascivia: cagna e` l’epiteto che bolla la donna lussuriosa o insaziabile. Ampio il corredo simbolico. Adulazione: il cane scodinzola e fa moine per avere benevolenza e cibo dal padrone; amicizia: il cane e` compagno fedele dell’uomo; caccia: e` stato ed e` ancora l’animale piu` usato nella caccia; fedelta`: come Argo, il cane di Ulisse, che subito lo riconobbe dopo vent’anni; gratitudine: non abbandona il padrone nelle diffi-
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
colta`; guardia, custodia: il sonno leggero, l’olfatto e il pronto abbaiare allorche´ s’avvicina un estraneo lo rendono un prezioso guardiano; impurita`: molte civilta` e religioni lo considerano un animale impuro, anche per la facilita` con la quale si accoppia; ingordigia: secondo la favola di Esopo perse la carne che portava in bocca per afferrare l’altra che vedeva riflessa nell’acqua; litigiosita`: proverbiale e` l’inimicizia col gatto e facili le risse con i propri simili; olfatto: questo senso e` sviluppatissimo nel cane, cosa che lo rende strumento prezioso nella caccia f Vedi Abbaiare, Affogare, Bastone, Cagna, Coda, Fame, Gatto, Gregge, Lupo, Osso, Padrone, Salciccia. 364 Ogni cane mena la coda. Ognuno, a suo modo, fa il suo mestiere. Il cane dimena la coda per mostrare gioia, amicizia, gratitudine. Vedi anche Ogni cane dimena la coda e ogni villano vuol dir la sua [C 430]. 365 Anche il cane piu ` cattivo scodinzola. Anche i malvagi usano buone maniere, cortesie e allettamenti quando conviene loro.
Non toccare [stuzzicare] il can che dorme. Proverbio molto diffuso per ammonire a non disturbare animali o persone irascibili che se ne stanno tranquilli. Chi disturba senza ragione tipi pericolosi, prepotenti o sciocchi si ritrova poi a dovervi fare i conti. 366
Chi da` noia al can che giace ha qualcosa che non gli piace. Cioe` e` autolesionista. 367
368 Di cane che dorme non ti fidare. Non credere che il cane, per il fatto che dorme, sia innocuo e non possa anche essere in un vigile mezzo sonno. Il cane ha il sonno leggero ed e` sempre pronto a balzare, anche quando sembra profondamente addormentato.
Chi tira la coda ai cani e stuzzica gli sciami ha voglia di correre. Chi importuna persone irascibili e pericolose ha bisogno di movimentare la propria vita e ne ha trovato il modo sicuro. Il cane e` particolarmente reattivo allorche´ gli si tocca la coda; di uno che reagisce in maniera violenta e iraconda si dice: Chi gli ha pestato la coda? Vedi Tristo e` quel cane che si lascia prendere per la coda [C 465]. Gli sciami sono quelli delle api: 369
pag 300 - 04/07/2007
237
.
CANE
sia che si trovino liberi o che siano negli alveari e` sempre una cattiva idea andare a stuzzicarli.
Per analogia. In senso generale: chi e` deciso a compiere un’azione agisce senza proclami ne´ minacce.
Chi stuzzica il vespaio si prepari a grattarsi. Per analogia. Molto piu` diffuso del proverbio e` il modo di dire ‘‘suscitare un vespaio’’, in riferimento a gesti o affermazioni che creano subbuglio. Gia` Aristofane conosce come espressione fatta ‘‘Stuzzicare un vespaio’’ (Lisistrata 475), mentre Plauto (Amphitruo 707) attesta che in ambito latino era corrente piuttosto nella forma Inritabis crabrones ‘‘Irriterai i calabroni’’.
377 Chi dice non fa. Con un significato piu` ampio dei precedenti: chi e` molto attivo, combina molte cose (buone o meno buone) di solito non le racconta, al contrario di chi si vanta d’avere fatto tanto e di solito non ha fatto nulla.
370
Chi non ha da fare porta i cani a cacare. Chi non ha cose piu` serie da fare alleva gli animali, in particolare i cani. E` una derisione popolare per l’uso, un tempo solo signorile, di tenere cani in appartamenti. 371
372 A chi non ha da fare Dio glielo manda. Per analogia. Chi sta in ozio facilmente trova, o gli capita, qualche seccatura. 373 Chi non ha da fare se lo impresta. Per analogia. I vagabondi, gli sfaccendati si procurano vicendevolmente modi di perdere tempo e guai.
Can che abbaia non morde. Estremamente diffuso, fra i proverbi piu` vivi: chi grida e minaccia non e` in genere pericoloso; di solito chi da` un avvertimento non vuole passare a vie di fatto. Anche piu` in generale: chi parla molto combina poco. Il ricorso a questa immagine in uso proverbiale e` molto antica: in un frammento di Ennio (542 Skutsch) si legge Canis sine dentibus latrat ‘‘Il cane senza denti abbaia’’, mentre Curzio Rufo (Storie di Alessandro Magno 8.4.13) riporta come proverbio della Battriana Canem timidum vehementius latrare ‘‘Il cane pauroso abbaia piu` forte. Questi antecedenti sono continuati in pressoche´ tutte le tradizioni gnomiche, e il Medioevo latino conosce un’espressione particolarmente vicina all’italiana: Canes plurimum latrantes raro mordent ‘‘I cani che abbaiano molto raramente mordono’’. Vedi anche Cane da pagliaio abbaia e sta discosto [C 451]. 374
375 Chi minaccia non vuol dare [picchiare]. Per analogia. 376
Chi le vuol fare non le dice.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
378 Cane muto, guardati le gambe. Perche´ facilmente morde. Reciproco dei precedenti: 379 Cave tibi a cane muto et acqua silente. ‘‘Guardati dal cane silenzioso e da acqua cheta’’. Proverbio latino usato in iscrizioni dotte che mettono in guardia nei confronti di persone chiuse, silenziose, introverse. Il cane puo` mordere all’improvviso e l’acqua calma ha profondita` o correnti insospettate (vedi i proverbi sulla ‘‘acqua cheta’’ sotto Acqua).
Cane amoroso sempre velenoso. Il cane in amore, se disturbato, puo` facilmente mordere. Non ha lo stesso comportamento dei periodi normali: per un gesto affettuoso puo` anche rivoltarsi. 380
Cane ringhioso e non forzoso, guai alla sua pelle. Cane che minaccia e poi non aggredisce, o non e` sufficientemente forte, viene sopraffatto e ucciso. Chi minaccia deve, al momento opportuno, avere la forza di mettere in pratica quello che dice. Proverbio assai usato un tempo, ora desueto: potrebbe riconnettersi anche a una massima tardomedievale Canis qui mordet mordetur ‘‘Cane che morde viene morso’’, per dire che se si giunge ad usare la forza si deve essere coscienti che ad essa si fara` ricorso anche contro di noi. Forzoso, qui conservato grazie all’omeoteleuto con ringhioso, e` ora disusato in questa accezione, ma ancora nell’Ottocento poteva valere ‘‘robusto, gagliardo’’. 381
382 Cane mordace torno` a casa senza coda. Chi cerca la rissa trova spesso i guai. Il cane che va in giro ad aggredire e mordere alla fine trova chi gli da` una bella lezione.
Chi va tra i cani porti sassi o porti pani. Chi ha a che fare con gente ostile, o di brutto carattere, minacciosa e pericolosa deve for383
pag 301 - 04/07/2007
CANE
238
.
nirsi o di valide armi di difesa, oppure di doni che possano renderlo accetto e gradito. La sassata e` temuta ed efficace per spaventare il cane piu` del bastone; il pane era una volta il suo cibo preferito, dopo l’osso. Cane che ha molti padroni va a letto digiuno. Il cane che appartiene a piu` persone lavora per tutti e nessuno gli da` da mangiare. Vedi anche L’asino del comune muore sempre di fame [A 1434].
392 Cane in chiesa fu sempre malcapitato. Piu` diffuso del proverbio e` il modo di dire connesso: ‘‘stare (essere / essere trattato) come un cane in chiesa’’. 393
384
385 Cane di due padroni muore di fame. Vedi anche Il cane che ha tanti padroni muore di fame [R 802].
Non si possono drizzar [rassettare] le gambe ai cani. Non si puo` correggere quello che e` storto per natura, quello che e` irrimediabilmente compromesso, venuto male. Drizzar le gambe ai cani e` espressione, usabile anche come modo di dire, che significa: mettersi in un’impresa inutile, stupida perche´ impossibile. I cani hanno naturalmente le gambe articolate e inclinate in modo da favorirli nella corsa. Si vuole anche che drizzare significhi curare la gamba che si e` rotta, cosa estremamente difficile per quanto riguarda i cani. 386
Non si puo` drizzare il becco agli sparvieri. Per analogia. 387
Cani, mosche e buffoni arrivano a tavola per primi e se ne vanno per ultimi. Le persone meno gradite sono le prime ad arrivare alle feste, dove si mangia e si beve e, dopo aver scroccato quanto piu` possibile, se ne vanno per ultimi. Il buffone era un tempo una figura istituzionale delle corti; qui s’intende persone facete, di compagnia, che s’intrufolano nelle comitive per sbafare. 388
389 A buon cane non manca padrone. Il cane ben addestrato (forse per la caccia), anche se resta solo, trova sempre chi lo raccoglie. Nella metafora: chi e` abile, capace e sa comportarsi bene trova sempre lavoro. 390
Buon cane trova sempre padrone.
Cane che capita alle nozze per caso trova legnate sicure. La persona intrigante, sfacciata che s’insinua in compagnie nelle quali non e` conosciuta o in luoghi in cui non e` gradita rischia d’essere cacciata via in malo modo. 391
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
La fortuna dei cani in chiesa: chi gli da` un calcio e chi una pedata.
Quando il cane e` in cucina il padrone puo` aspettare. Chi si trova bene cerca di prolungare la sua situazione presente a dispetto delle sollecitazioni, come il cane che, entrato in cucina dove ha trovato cibo, lascia che il padrone fischi e chiami finche´ non ha fatto il suo comodo. 394
395 Il cane torna al suo vomito. Facilmente chi una volta ha sbagliato, pur avendo riconosciuto e biasimato il proprio errore, torna a commetterlo nuovamente. Frase biblica (Proverbi 26.11): ‘‘Come il cane torna al suo vomito, cosı` lo stolto ripete le sue stoltezze’’; vedi anche Epistola 2 di Pietro (2.22) che cita il passo dei Proverbi e vi aggiunge ‘‘e la scrofa lavata e` tornata ad avvoltolarsi nel brago’’. 396 Un cattivo cane rode una buona corda. Un malvagio, un cattivo soggetto rende vano qualunque mezzo, per quanto efficace, messo in atto per correggerlo e renderlo migliore.
Cane sazio e gatto affamato. Il cane non caccia per fame, ma per sua natura, per indole. Per questo ha bisogno d’essere alimentato e avere molte energie da spendere. Il gatto invece caccia solo per fame e quindi, se si vuole la casa libera dai topi, bisogna tenerlo un po’ a dieta, altrimenti mangia e dorme. 397
Cane sfamato e gatto affamato. In questa forma esprime un atteggiamento poco generoso anche nei confronti del cane: basta che sia sfamato, non importa che sia ben nutrito. 398
Cane e gatto aspettano che la massaia s’innamori. Il cane e il gatto quando la massaia e` distratta da altre faccende rubano piu` facilmente il cibo. Ha uso metaforico: chi ha un interesse preciso da ottenere aspetta che colui che l’ostacola sia preso da altre cure piu` importanti al fine di eludere la sua vigilanza. 399
400
Il morso del cane si sana col suo pelo.
pag 302 - 04/07/2007
239 La piaga inferta da una grave offesa si risana soltanto con l’umiliazione dell’offensore. Si credeva che la morsicatura del cane, in particolare quello idrofobo, potesse essere medicata e guarita solo ponendo sulla ferita un ciuffo del pelo dello stesso cane. Era addirittura un consiglio di medicina popolare. Siccome l’offesa si cura solo con la punizione di chi l’ha fatta si diceva: Mai can mi morse ch’io non ne volessi il (suo) pelo. Mai nessuno mi ha offeso o danneggiato che io non mi sia vendicato. Vedi il contrario Romper l’arco non sana la ferita [A 1143]. 401
402 Nemo me impune lacessit. ‘‘Nessuno mi ha mai danneggiato impunemente’’. Per analogia. Detto latino adottato come motto dall’Ordine cavalleresco scozzese del Cardo o di sant’Andrea: e` tuttora impresso sullo spessore delle monete da una sterlina di conio scozzese. Ha goduto di una certa fortuna in ambito araldico e come iscrizione militare per caratterizzare battaglioni e simili. Merita ricordare che nel racconto di Edgar Allan Poe, La botte di Amontillado (1846), dedicato alla realizzazione di una vendetta, proprio questo motto e` scritto sotto l’impresa araldica della famiglia del protagonista.
A can che lecca cenere non gli fidar farina. A chi ha bisogno, ha fame o gia` di per se´ e` avido e disonesto non si puo` dare in custodia quello che troppo amerebbe avere. Il detto e` assai antico e si trova anticipato concettualmente in un verso d’Orazio, Satire 2.5.83: Canis a corio numquam absterrebitur uncto ‘‘Il cane non stara` mai lontano da un ghiotto pezzo di carne’’. In italiano si trova in due narrazioni del Trecentonovelle del Sacchetti (91 e 147); nella prima e` posto proprio come conclusione: ‘‘avevano i pie’ nella fossa, ed imbolavano agli e cavoli; avrebbon ben tolto altro, perche´ a cane, che lecchi cenere, non gli fidar farina’’. La forma che circola ancora e` quella data in una favola del Clasio (Luigi Fiacchi, 1754-1825) Il gatto e il fanciullo: La finzı¨on del vizio al vizio ver declina: a can che lecca cenere non gli fidar farina. 403
A gatta che lecca spiedo non fidare arrosto. Per analogia. Vedi anche Non si lega il cane con le salsicce [L 1132]. 404
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
CANE
Il cane dell’ortolano non mangia la lattuga e non la lascia mangiare. Si adatta a chi ostinatamente impedisce ad altri d’avere un vantaggio del quale non puo` in nessun modo godere. Vedi M.M. Boiardo (Timone, atto II, scena I): ‘‘Siccome al cane in guardia posto all’orto’’ e C. Goldoni (Il festino, atto I, scena II): ‘‘Voi siete come il can dell’ortolano; non mangia e non ne vuol lasciar mangiare’’. 405
Cane affamato e cavallo assetato non temono nessuno. Il cane diventa pericoloso quando e` affamato ed e` capace anche di aggredire, mentre la sete prolungata non e` tollerata dal cavallo. 406
407
Cane affamato non cura [teme] bastone.
Quando arriva il cane arriva anche la coda. Si dice di una cosa che segue immancabilmente un’altra. 408
Chi il suo cane vuole ammazzare qualche scusa deve pigliare. Chi vuol far violenza su uno piu` debole, trova sempre una scusa; chi vuole compiere un’azione indegna trova facilmente un pretesto per attuarla. 409
410
Chi vuole affogare il proprio cane una scusa la trova.
Chi vuol bastonare il cane trova presto il bastone. Trova presto il modo e il mezzo. 411
Chi vuole ammazzare il gallo dice che canta male. Per analogia. Inventa una scusa. 412
413 Le spese perfino il cane se le guadagna. Per quanto uno faccia poco deve arrivare almeno a mantenersi. Il proverbio si usa in senso morale: anche il cane, con la guardia, la caccia, la compagnia, si guadagna quello che mangia.
A cane che invecchia la volpe gli piscia addosso. Amaro proverbio che mostra la fine di coloro i quali fondano la propria vita sulla forza e la prepotenza; ovvero di coloro che perduto il potere e l’autorita` vengono umiliati e irrisi da quanti li avevano temuti e adulati. 414
415 A leone vecchio anche l’asino da` calci. Per analogia. Si riferisce alla favola di Fedro, Il vecchio leone, il cinghiale, il toro e l’asino
pag 303 - 04/07/2007
CANE
(Favole 22) da cui deriva l’espressione il calcio dell’asino: un leone morente riceve le ingiurie del cinghiale, del toro e le sopporta, ma quelle dell’asino gli sembrano intollerabili; e` l’offesa data dal vile, dal meschino che ha sempre subito servilmente, a un potente che non puo` piu` difendersi. 416 Cane morto non fa guerra. Nel senso che si e` sicuri dal nemico solo quando questo e` distrutto. 417 Placato il cane e` facile rubare. Trovata l’intesa con il guardiano rubare diventa semplice e sicuro. Il furto avviene spesso attraverso un preventivo accordo tra ladri e custodi.
Quando si firma la pace tra il cane e il lupo e` la fine delle pecore. Quando due potenti si mettono d’accordo si preparano brutti tempi per i deboli e i sottoposti. 418
I cani buoni fanno le feste e i cani cattivi custodiscono la casa. I cani mansueti servono per compagni, per rallegrare il padrone, mentre quelli ringhiosi, che hanno grinta, sono ottimi per fare la guardia. 419
420 Cane abbaia e bue pasce. Quando il guardiano fa sentire la propria presenza e svolge il proprio compito, gli animali e le persone della casa vivono tranquilli e si dedicano ai loro lavori. 421 Cane non mangia cane. Persone della stessa categoria, della stessa natura (anche della stessa risma) non si danneggiano; ovvero tra pari si trova facilmente un accordo. Nella forma Canis caninam non est ‘‘Cane non mangia (carne di) cane’’ e` gia` citato come proverbio da Varrone nel De lingua latina 7.31, e trova corrispondenza nei paremiografi greci. A differenza dell’altro simile proverbio Lupo non mangia lupo [L 1135], che presuppone sempre la natura aggressiva dei soggetti in causa (e spesso che essi siano dei ‘‘potenti’’), questo proverbio mette maggiormente l’accento sulla facilita` di un’intesa tra persone che fanno lo stesso lavoro, hanno interessi comuni, qualcosa che richiama Ogni simile ama il suo simile [S 1354]. Vedi anche Tra cocchieri ’ste frustate? [C 1681]; in senso un po’ diverso vedi Lardo con lardo non si ungono [L 121]. 422
240
.
Cane non mangia carne di cane.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Ancora piu` vicino al latino su citato. 423
Tra cani grossi non ci si morde.
424
Tra cani non si mordon la coda.
Cane mansueto, lupo nel salceto. Quando il guardiano si mostra poco temibile, come il cane che si fa accarezzare da chiunque, i malintenzionati si avvicinano pericolosamente ai beni che dovrebbero essere custoditi. Il salceto, forma popolare di ‘‘saliceto’’, e` un piccolo appezzamento di terra coltivato a salici vicino alla cascina del contadino (vedi Salice). Le piante producevano i rametti che, bagnati e lavorati, servivano come legacci per le viti e altro. Di solito il saliceto si trovava vicino alla pozza d’acqua, poco lontana dall’aia, destinata agli animali e agli usi di lavoro, perche´ i salici crescono bene nelle zone umide. Avendo poi rami ricadenti talvolta fino a terra (pur non essendo salici piangenti) creavano un luogo ideale, sia per il lupo che per ladri e malintenzionati, per nascondersi e spiare la vita della cascina. 425
426 Cane che morde da tutti e` rispettato. Colui che ha modi e maniere forti, bruschi ed e` aggressivo puo` non essere simpatico, ma e` rispettato, come il cane che, avendo fama d’essere mordace, tiene tutti alla larga e nessuno lo importuna. 427 A cane mansueto il lupo par feroce. A chi e` di natura gentile e di carattere disponibile il malvagio pare sempre piu` forte di quello che e` in realta`. Il lupo non pare, e` feroce, ma non per il cane che, nel proprio ambiente, e` capace di spaventarlo e metterlo in fuga.
Chi da` del pane al cane d’altri viene abbaiato dai suoi. Chi e` generoso e caritatevole verso il prossimo non e` amato dai propri parenti. Familiari, parenti e amici pretendono di venire prima degli altri nei favori. Prosegue e modifica un adagio di origine medievale, la cui forma piu` frequente e` Qui canem alit exterum, huic praeter lorum nil fit reliquum ‘‘A chi nutre un cane altrui, non rimane niente se non la cinghia’’, dove pero` l’idea che anche i ‘‘cani propri’’ abbandonano chi si comporta cosı` e` data per implicita. 428
429 430
Chi da` del pane ai cani altrui spesso viene abbandonato dai sui. Ogni cane dimena la coda e ogni villano [coglione] vuol dir la sua.
pag 304 - 04/07/2007
241
.
Scodinzolare nel cane e` un gesto di comunicazione istintivo, cosı` come per ogni persona, soprattutto se incompetente e ignorante, viene naturale esprimere la propria opinione, a proposito o a sproposito. Vedi anche Ogni cane mena la coda [C 364]. Due cani e un sol osso raramente in pace stanno. Quando la roba da dividere e` poca e i pretendenti sono avidi (come i cani lo sono degli ossi) nasce inevitabilmente una lite. 431
Can vecchio mal s’avvezza a portare la cavezza. Il cane s’addestra da giovane, mentre da vecchio e` restio a cambiare abitudini. La cavezza e` propria dei cavalli e qui vale guinzaglio. Il proverbio ha valore soprattutto metaforico, rivolto all’uomo che in vecchiaia non e` disposto a cambiare le proprie abitudini, buone o cattive che siano, e tende soprattutto a fare quello che vuole. 432
433
Can vecchio mal s’abitua al guinzaglio.
434 A cane vecchio non dargli cuccia. Il cane vecchio acquista autonomia: sa cosa deve fare ed e` insofferente ai comandi. Si usa soprattutto metaforicamente nei confronti dell’uomo anziano. 435 Cane che fugge sa bene perche´. Chi fugge ha la coscienza sporca. Se un cane fugge di casa ha le sue ragioni: di solito ha combinato un malestro, come rubare del cibo, mordere una persona, ovvero ha trovato una cagna in calore.
Uomo che ghigna, cane che ringhia non te ne fidare. L’uomo che sogghigna, sorride con superiorita` o malizia, nasconde il proposito di fare qualche brutto scherzo o l’intenzione di nuocere. Il cane che ringhia e` considerato piu` pericoloso di quello che abbaia in quanto si appresta a mordere. 436
Cane, pollo e putto imbrattan dappertutto. Gli animali sono per natura sporchi e fanno i loro bisogni dove capita, in particolare in casa: il cane e` educabile, il pollo no. Il bambino si educa alla continenza con l’eta`, ma insudicia essendo maldestro e giocando. Putto per ‘‘bambino’’ denuncia l’area toscana. 437
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
CANE
Cane, gatto e pesco di sett’anni ognuno e` vecchio. Indica approssimativamente per i due animali e la pianta il momento del declino e della vecchiaia. I tempi comunque variano secondo le specie e le razze, cani e gatti possono vivere molto piu` a lungo. Vedi anche Puttana, cavallo e pesco di trent’anni hanno gia` il vecchio [P 3019]; Tre siepi dura un cane, tre cani dura un cavallo, tre cavalli dura un uomo e tre uomini dura un corvo [S 1296]. 438
439 Di nove e` fatto l’uomo e finito il cane. Il numero nove segna il tempo di due processi: in nove mesi si forma l’uomo in seno alla madre, e in nove anni si compie la vita del cane. E` tipico dei proverbi cercare e trovare misteriose analogie come chiave d’interpretazione dei piu` diversi fenomeni, traccia della provenienza di molti detti da sapienze magiche, esoteriche, cabalistiche. 440 Getta l’osso a can che abbaia. Di significato morale: a chi importuna o fa difficolta`, dagli qualcosa e stara` zitto. Il cane inquieto, noioso, abbaione si calma trastullandosi con un osso, anche spolpato.
Lascia (star) l’osso quando e` in bocca al cane. Non tentare di prendere una cosa quando e` in mano di chi la desidera e la difende: per farlo aspetta il momento piu` opportuno. Ognuno attraversa momenti particolari, di felicita` o d’irascibilita`, nei quali e` pericoloso disturbarlo. Il cane, come il gatto col topo, ha con l’osso un rapporto complesso in cui l’istinto prevale, attizzato dalla fame, dal gioco, dall’aggressivita`. 441
442
Non levar l’osso dalla bocca del cane.
443
Lascia stare il cane che rode l’osso.
Cane botolo, piccolo e stizzoso. Il cane piccolo e` irascibile e aggressivo. L’uomo di piccola statura ha brutto carattere. Botolo e` il cane piccolo, tozzo e ringhioso, e si dice anche di persona con le stesse caratteristiche. Dante chiama cosı` gli aretini (Purgatorio 14.46-47): ‘‘Botoli trova poi, venendo giuso, / ringhiosi piu` che non chiede lor possa’’. 444
Can da fuoco buono a poco. Il cane poltrone che ama starsene accucciato vicino al camino o alle stufe non e` adatto ne´ 445
pag 305 - 04/07/2007
CANE
per la guardia ne´ per la caccia e poco anche per la compagnia. Si dice anche di persona pigra, infingarda. 446 Buon cane non trova lepri. Il cane d’indole tranquilla, poco vivace e poco attivo, un po’ pacioccone non e` adatto alla caccia.
Can ronzone buono per se´ e per il padrone. Reciproco del precedente. Il cane attivo, inquieto e girellone e` buon guardiano, buon cacciatore e buon amico. Ronzone e` popolare e indica chi va sempre in giro, non si ferma mai come un insetto che ronza intorno (e infatti ronzoni e` anche nome popolare che accomuna tafani, mosche, moscerini vari che ronzano nelle giornate estive). 447
448 Cane che gira, cane che busca. Chi va in giro, cerca, s’informa trova sempre qualcosa di utile.
Cane mogio e cavallo desto. Il cane deve essere pronto, ma quieto, non apprensivo ne´ nervoso; mentre il cavallo e` bene che sia impetuoso, scattante, reattivo. 449
Cane di macellaio: insanguinato e affamato. Di chi si trova in una posizione apparentemente fortunata, ma non gli tocca nulla dell’abbondanza che gli passa davanti, come al cane del macellaio non arrivano che rimasugli. 450
451 Cane da pagliaio abbaia e sta discosto. Persona che ama il quieto vivere, e, per quanto proferisca minacce, non le mette mai in atto. Si dice cane da pagliaio il bastardino di colore prevalentemente bianco usato dai contadini per la guardia nelle cascine: viene mantenuto con gli avanzi, dorme nel pagliaio e serve per avvertire dell’arrivo di persone estranee. Non e` aggressivo ne´ pericoloso; non serve alla caccia, poco alla difesa, molto alla compagnia.
Cane che ulula di notte disgrazia alle porte. L’ululato del cane, che si lamenta a lungo nella notte al modo del lupo, e` considerato segno di malaugurio, dell’approssimarsi di una disgrazia. 452
453
242
.
Morto il cane, morta la rabbia.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Finita la causa, sparito il male. Il cane idrofobo costituisce con il proprio morso un grave pericolo. Vedi anche Cotto il cavolo e spento il fuoco [C 1197]; Morta la vacca, finita la soccida [V 27]. 454 Morta la serpe, spento il veleno. Per analogia. 455 Il cane malato mangia l’erba. Usano i cani curarsi per aver ingerito qualche cibo nocivo o per altri disturbi, mangiando determinate erbe. Lo stesso fanno i gatti. Si usa solo in senso proprio. 456 Cane vecchio non abbaia invano. La persona di esperienza sa quello che dice quando mette in guardia da un pericolo. Il cane vecchio ormai conosce il suo mestiere e non abbaia piu` per gioco o per errore: riconosce amici e nemici.
Se abbaia il cane vecchio affacciati alla finestra. Ascoltalo, perche´ c’e` sicuramente qualcosa. 457
458 Il cane non dimena la coda per niente. Per nulla nessuno fa nulla e anche il cane, facendo le feste, si aspetta qualche tornaconto, almeno una carezza. Vedi anche Ogni cane dimena la coda e ogni villano vuol dir la sua [C 430].
Muove la coda il cane non per te ma per il pane. Non e` tutta genuina la gentilezza che viene dimostrata. Chi ti fa buon viso, complimenti e feste forse vuole qualcosa da te. Il cane naturalmente mostra grande simpatia per chi gli da` da mangiare. 459
460 Chi tocca il cane tocca il padrone. Chi danneggia, offende cio` che uno ha caro tocca la persona stessa. L’animale e` preso a simbolo di questo meccanismo perche´ l’attaccamento del padrone ha spesso forme maniacali; in particolare i cacciatori sono gelosissimi del proprio cane. 461 Chi ama me ama il mio cane. Anche con significato generale. Chi ama me ama anche tutto quello che io amo. 462 Bisogna rispettare il cane per il padrone. Affine al precedente, ma partendo da un punto di vista esterno: si potrebbe pure aver voglia di dare un calcio a un cane che piscia sulla porta,
pag 306 - 04/07/2007
243
.
ma vi sarebbero poi le complicazioni col padrone... Vedi anche Si rispetta il cane per il padrone [R 699]. Ogni cattivo cane ha la coda lunga. La coda lunga sarebbe segno di indole cattiva. Probabilmente questo particolare, che non ha riscontro nella realta` delle razze canine, deriva dall’analogia con la volpe, che ha la coda lunga. Con cattivo si intende qui ‘‘mordace’’. 463
464
A cattivo cane presto viene la coda.
Tristo e` quel cane che si lascia prendere per la coda. Male per chi si lascia mancar di rispetto. La coda e` la parte piu` gelosa del cane, vedi anche Chi tira la coda ai cani e stuzzica gli sciami ha voglia di correre [C 369]. 465
Quando c’e` il tornaconto vanno d’accordo anche il cane e il gatto. Anche i nemici piu` tradizionali trovano modo d’andare d’accordo quando c’e` convenienza reciproca. 466
Chi trova un cane randagio non guadagna che il collare. Un tempo i cacciatori abbandonavano i cani che non si dimostravano abili nella caccia. Quindi non c’era da aspettarsi che un cane trovato potesse rivelarsi di qualche utilita`. 467
A cattivo cane corto legame. A persona pericolosa non si deve lasciare spazio per agire. E` bene lasciare la catena corta a un cane che ha il vizio di mordere. 468
472
CANE
A cattivo cane piu` legnate che pane.
Il cane si lega piu` con le carezze che con la catena. Contrario dei precedenti. E` questo il modo con il quale le persone intelligenti addestrano i cani. Vedi anche Si pigliano piu` mosche con una goccia di miele che con un barile d’aceto [M 2118]. 473
Il cane s’affeziona all’uomo e il gatto alla casa. Si riscontra che di solito il gatto tende a rimanere nella casa anche quando cambiano i suoi abitanti, mentre il cane segue sempre le persone, affezionandosi particolarmente a una, che riconosce come padrone. Vedi anche Il gatto fa casa [G 238]. 474
Il cane rode l’osso perche´ non lo puo` inghiottire. L’apparenza non dice il vero: il cane rode l’osso non perche´ gli piace rodere, ma perche´ e` duro e non lo puo` mangiare. Si dice di chi si deve accontentare del poco facendo finta che gli piaccia o che gli basti. 475
Il cane rode l’osso perche´ la carne la mangia il padrone. Esprime lo stesso concetto del precedente in maniera un po’ diversa, esplicitando la condizione, in realta` misera, del cane. 476
477 Il cane va da quello che gli da` gli ossi. Ognuno frequenta volentieri coloro dai quali trae vantaggi.
Se cacci il cane tirandogli un osso non te lo leverai mai dai piedi. Se pensi di levarti dai piedi una persona fastidiosa offrendogli un vantaggio otterrai tutto il contrario. 478
Non dar del pane al cane ogni volta che dimena la coda. Non abituare chi ti serve ad avere un premio, un compenso ogni volta che ti soddisfa, ti accontenta. Vedi anche Ogni cane dimena la coda [C 364]. 469
470 Alla buona, come alle nozze dei cani. Fare le cose in modo semplice, ma vi e` implicito un giudizio negativo: senza garbo, alla carlona, con mala grazia, approssimativamente. I cani si annusano e poi si accoppiano senza tante cerimonie.
Legnate e pane fanno il buon cane. Premi e castighi sono il fondamento dell’educazione. Un tempo si usavano questi mezzi d’addestramento molto spicciativi, non soltanto con le bestie. 471
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Il cane che corre forte prende la lepre e quello che va piano le bastonate. Chi lavora ottiene risultati e soddisfazioni, chi non si da` da fare castighi, ignominia e ingiurie. 479
Razza di cani, roba di villani, e amor di cortigiani non hanno mai lunga durata. La razza del cane facilmente s’imbastardisce, le cose che usano i contadini sono di poco valore e finiscono presto logorandosi, la devozione dei cortigiani scompare immediatamente con la perdita del potere. 480
pag 307 - 04/07/2007
CANE
Cani, gattini e figli di contadini son belli quando sono piccini. Presto si rivela la natura scontrosa, gli spigoli del carattere, l’aggressivita` che negli animali ne offuscano la grazia. Per i contadini, messi spietatamente insieme a cani e gatti, il discorso e` diverso: la poverta`, la mancanza d’educazione, d’igiene, il lavoro toglieva presto la leggiadria dell’infanzia. 481
Cane da caccia costa piu` che non procaccia. Il buon cane da caccia e` di razza ed e` quindi costoso acquistarlo. Poi l’addestramento, il vitto, le cure continue prevedono una spesa fissa, per cui e` un animale di lusso e rende solo per la soddisfazione del cacciare. 482
Chi va a caccia senza cani torna a casa senza lepri. La vera caccia si fa col cane, altrimenti e` come rimettersi al caso e si prende quello che si trova. 483
Cacciatore senza cane, come l’uomo senza pane. Gli manca l’essenziale. 484
Cane che caccia due lepri non ne prende nessuna. Chi si perde dietro a due scopi divergenti finisce per non raggiungerne nessuno, come il cane che volesse inseguire due lepri contemporaneamente. Ma in realta` il cane non si sogna nemmeno di fare simili sciocchezze. Vedi anche Chi due lepri caccia una prende [non prende/non piglia] e l’altra lascia [L 521]; Chi troppo vuole nulla stringe [T 1021]. 485
Quando mette conto, il cane [il lupo] zoppica. Ognuno e` disposto a fingersi meno abile di quello che e`, anche ad abbassare l’orgoglio, quando la cosa gli possa alla fine risultare vantaggiosa. Metter conto: tornare utile. 486
Servitori e can da caccia in vecchiaia ognun li scaccia. La fedelta` e la dedizione non hanno mai trovato come contropartita la gratitudine di coloro che ne sono stati beneficiati. Il vecchio servitore un tempo veniva messo alla porta e il cane spesso viene ancor oggi abbandonato al suo destino. 487
488
244
.
A cane giovane cacciatore vecchio.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Per addestrare un cane ci vuole una persona esperta, che sappia tutti gli accorgimenti per non fargli prendere vizi o cattive abitudini. 489 Can che abbaia non fa caccia. Il segugio non deve far confusione, abbaiare spaventando gli animali, ma seguire la selvaggina, puntare e fare in silenzio quello che gli ordina il cacciatore. 490 Cane abbaione non prese mai caccia. Abbaione e` aggettivo deverbativo costruito come accrescitivo, secondo un tipo lessicale popolare ancora attivo nei dialetti toscani e mediani.
Il cane che va piano alza il fagiano. Il cane che avanza cautamente a lenti passi, puntando il muso e con la coda dritta e` quello buono per cacciare. 491
Mentre il cane piscia [si gratta] la lepre se ne va [scappa]. Una piccola distrazione guasta un lungo lavoro; la disattenzione e` negativa per certe attivita` come la caccia in cui basta un attimo perche´ l’animale sfugga. Vedi anche La pecora per far be` perse il boccone [P 1031]. 492
493 Una volta corre il cane e una la lepre. Nella caccia un po’ corrono i segugi un po’ la selvaggina. Le situazioni della vita spesso si capovolgono, anche bizzarramente, per cui chi cerca e` cercato, chi insegue e` inseguito. Si usa come avvertimento verso chi ci perseguita.
Animale in terra e` del cane, quello in aria del cacciatore. Il cacciatore deve lasciar lavorare il cane quando la selvaggina e` a terra, nella vegetazione; una volta che l’uccello si e` alzato in volo colpirlo e` compito del cacciatore. 494
Cane che annusa il gatto perde il naso e l’olfatto. E` una delle credenze diffuse fra i cacciatori che il cane, se si ferma ad annusare un gatto, perda per quel giorno la capacita` di seguire l’usta, cioe` la traccia di odore lasciata sul terreno dagli animali selvatici. 495
496 Il cane e` il miglior amico dell’uomo. Non e` propriamente un proverbio, anche se oggi e` frequente e assai ripetuto come tale: e` piuttosto un luogo comune, che manca anche nelle raccolte storiche piu` ampie, come quelle del Giusti e dello Strafforello (di manica lar-
pag 308 - 04/07/2007
245
.
ghissima). Temistocle Franceschi non lo include neppure nel suo Atlante paremiologico, come forma generale da servire per inchieste. Anche senza blasone e senza le implicazioni metaforiche di rito, e` inteso da molti come proverbio, e chi lo vuole lo usi come tale. Preso alla lettera e` una sciocchezza che avvilisce sia chi lo afferma, sia l’umanita`. Come paradosso vale quale disprezzo dell’incostanza, dell’opportunismo, dei tradimenti dei quali sono capaci gli uomini, e di cui il cane non sarebbe capace (ma sara` poi vero?). Ha un suo spessore quando esprime la tenera, fiduciosa, tenace fedelta` che ha il cane verso l’uomo, rara o casuale in altri animali (e negli uomini, questo e` vero). Purtroppo e` usato spesso con misantropia, implicito cinismo, individualismo d’origine borghese, di chi cerca risarcimento nel rapporto con l’animale, data la sua incapacita` di stabilire legami piu` fecondi con gli esseri umani. CANICOLA Termine con cui si designa Sirio, la stella piu` luminosa della costellazione del Cane Minore. Il periodo nel quale la canicola sorge e tramonta col sole e` detto anch’esso canicola e va dal 24 luglio al 26 d’agosto, periodo che e` considerato quello di maggior caldo dell’anno. La canicola empie i fossi che trova vuoti e vuota i solchi che trova pieni. La canicola inverte l’andamento stagionale: piove se e` asciutto, e rasserena se il tempo e` piovoso. 497
CANNA Si tratta della canna comune che cresce spontanea in Italia, pianta delle Graminacee con fusto alto e nodoso, cavo tra nodo e nodo, sottile e flessibile. La canna era anche una misura di lunghezza usata prima dell’introduzione del sistema metrico decimale, corrispondente a circa due metri e mezzo. f Vedi Caccia, Pesca, Pescare, Pescatore. Le canne piu` invecchiano e piu` diventano vane. Gli uomini da poco con la vecchiaia divengono presuntuosi e vanesi. In effetti, a differenza del legno, col tempo le canne secche perdono consistenza e si disfanno. 498
499
Quando la canna fa lungo pennacchio molta neve e molto ghiaccio.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
CANONICO
Pronostico: quando la canna in autunno ha una ricca inflorescenza, il tipico ciuffo che ricade leggermente sulla cima, si prevede un inverno freddo e rigido. Chi come canna si piega al vento non ha nemici e vive contento. Chi si adatta a ogni situazione, accetta quello che gli viene ordinato, vive piu` tranquillo di chi cerca la liberta`, l’indipendenza e si ribella alle imposizioni. Vedi anche Piegati giunco, che viene la piena [G 803]. 500
Chi pianta le canne muore entro l’anno. Vuole una superstizione che piantare le canne sia fatale. Deriva forse dal desiderio di sconsigliare chi intende farlo: la canna lacustre e` infatti una pianta infestante che si diffonde rapidamente e si elimina con difficolta`. Nella rima imperfetta vi e` traccia dell’origine dialettale. 501
502 Gli uomini non si misurano a canne. Gli uomini non valgono per la statura, la forza, l’aspetto, ma per la rettitudine, le capacita`, le doti interiori.
Non si devono misurare gli altri con la propria canna. Non si possono valutare gli altri secondo i propri punti di vista, i propri gusti. 503
CANONICA f Vedi Campana. CANONICO I canonici sono i preti di grado superiore della diocesi che fanno parte del capitolo (vedi la voce) della cattedrale, o delle chiese collegiate, e coadiuvano il vescovo. Di solito erano ricchi e invidiati, additati come coloro che conducevano una vita piena di agi. Quando passano i canonici la processione e` finita. I pezzi migliori si riservano alla fine, chiudono la serie: come in un pranzo i vini pregiati, in uno spettacolo pirotecnico i razzi piu` spettacolari. I canonici, riccamente paludati, chiudevano le processioni solenni e in particolare quella del Corpus Domini. Il proverbio e` usato soprattutto nel gioco delle carte, dove quelle piu` importanti si giocano in fondo alla partita. Vedi anche I pesci grossi stanno a fondo [P 1420]; Le migliori carte si serbano per la fine [S 1063]. 504
pag 309 - 04/07/2007
CANTANTE
246
.
505 Fatti canonico e mangia capponi. Trova una buona posizione e datti al bel tempo, non andare in cerca di altro.
Non sapendo che far del pover’uomo lo fecero canonico del duomo. Si dice quando a qualcuno, in eta` avanzata, viene assegnata una carica onorifica che in realta` prevede poche responsabilita`. Sembra un distico proveniente da qualche poesia burlesca. Il canonicato, pur sopravvivendo come istituzione, col tempo perse d’importanza e i canonici non ebbero piu` potere ne´ ricchezza. 506
CANTANTE
una grossa fatica, con la conseguenza del fiatone, il respiro affannoso che impedisce di cantare. Vedi anche Pescatori di canna, uccellatori di vischio, portatori di Cristo, sono tra i piu` coglioni che al mondo si sia visto [P 1387]; Non si puo` fare da Marta e da Maddalena [M 791]; Il Cristo e i lanternoni toccan sempre ai piu` coglioni [C 2475]; Non si puo` avere la botte piena e la moglie briaca [M 796]. 512 Non si puo` digiunare e far la festa. Per analogia. Far penitenza e stare allegri. 513 Non si puo` dormire e far la guardia. Per analogia.
f Vedi Cantore.
514 Non si puo` bere e zufolare. Per analogia.
CANTARE E` da notare come il cantare, il canto, la canzone – quando sono usati nel loro significato proprio – non sono tanto espressione di gioia, allegria, festa in compagnia quanto un rimedio consolatorio per alleviare le fatiche della vita. f Vedi Canto, Cantore, Cornacchia, Gallina, Gallo, Grillo, Gufo, Lode, Merlo, Ubriaco, Uccello, Usignolo, Vino.
515 Non si puo` piangere e sonar le campane. Per analogia. Sonar le campane e` segno di festa e d’allegria.
Chi canta a tavola e a letto e` un matto perfetto. Cantare fuori luogo e` indice di temperamento bislacco: il letto e` il posto meno indicato e a tavola non si accorda con il mangiare. Vedi anche Chi canta a tavola prende una moglie pazza [T 201]. 507
Non si canta bene se dal cuore non viene. Ogni azione per avere un buon esito deve essere fatta con convinzione, se non con amore. Vedi anche Cantore bastonato canta poco e male [C 548]. 508
509 Chi non sa cantare zufoli. Chi non e` in grado di fare una cosa s’accontenti di farne un’altra piu` modesta.
Molti cantano, ma pochi incantano. Molti parlano, ma pochi convincono. 510
511 Non si puo` cantare e portar la croce. Non e` possibile fare due cose che si escludono a vicenda. Non e` possibile avere un dolore ed esser lieti. La croce e` il Crocifisso che di solito va in testa alla processione: si tratta d’una struttura di legno pesante e portarla comporta
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
In pout pa` sonne´ le cliotze et alle´ a la procechon. ‘‘Non si possono suonare le campane e andare in processione’’. Questo proverbio della Valle d’Aosta e` riportato come esempio di una forma che si trova in vari dialetti settentrionali. 516
517 Non si puo` sonare e ballare. Per analogia.
Due mestieri non si posson fare: chi tesse non puo` filare. Per analogia. 518
O mangi o piangi. Per analogia. Non si possono fare contemporaneamente cose che richiedono lo stesso organo. 519
520 Canta che ti passa. Piu` che un proverbio e` un invito, un intercalare. Si dice quando uno si lamenta di un male che non ha rimedio, come dire: ‘‘Non ci pensare’’. In particolare delle pene d’amore, ma si puo` usare per qualunque dispiacere. L’espressione si trova in una canzonetta, un tempo nota, e nei Canti del soldato di Piero Jahier: ‘‘...un fante compagno aveva graffiato nella parete di una dolina: canta che ti passa’’. Il Petrarca dice (Canzoniere 23.4): ‘‘perche´ cantando il duol si disacerba / cantero` com’io vissi in libertade’’, riprendendo un tema caro ad Orazio (ad esempio Odi 4.11.35-36 minuentur atrae / carmine curae ‘‘si riducono
pag 310 - 04/07/2007
247
.
col canto le fosche pene’’), ma gia` di tradizione bucolica (ad esempio Teocrito Idilli 11.1 sgg.). 521 Cantare allevia la pena. Affine al precedente, anche se l’uso fa capire che il riferimento e` in primo luogo ai canti di lavoro, che venivano cantati in coro dai mietitori, dalle mondine, perche´ il canto fa sopportare meglio la fatica. Vedi Canto allegro fa andare il mulino [C 541]. 522
Cantando si dimentica la fatica.
Chi ben canta e bene danza poco o nulla gliene avanza. Certe doti adornano la persona, la rendono amabile e gradevole, ma, almeno un tempo, non erano economicamente fruttuose. 523
Chi canta male non rimedia cantando molto. La quantita` non fa qualita`, come dice un altro proverbio. Vedi anche Mille ciechi non fanno un orbo [C 1558]. 524
L’uccello canta meglio in un campo di panı`co che in una valle di sterpi. Un ambiente accogliente esalta le prestazioni, le qualita`. 525
526 Chi canta d’estate balla d’inverno. Chi non provvede quando e` tempo, stenta al momento del bisogno. Si riferisce alla favola della cicala e della formica (Esopo, Favole 336: La cicala e le formiche, ma anche la 241: La formica e lo scarabeo; La Fontaine, Fables 1.1: La cicala e la formica). Una cicala che aveva cantato tutta l’estate ando` a chiedere d’inverno da mangiare a una formica e questa le rispose: – Se d’estate hai cantato ora balla. 527 Il resto lo canta l’organo. Il resto, quello che segue, non importa dirlo, si desume dalle premesse. Usato anche con malizioso doppio senso. Immagine presa dalla liturgia accompagnata da musica, nella quale alcune parti dell’ordinario potevano essere eseguite solo dall’organo dopo che la frase del rito era stata pronunciata dal celebrante. 528 Chi canta prega due volte. Frase proverbiale che indica come il canto sia una delle forme migliori per onorare Dio. La frase e` attribuita a Lutero.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
CANTINA
CANTINA Nel piano interrato o sotterraneo della cascina si trovava la cantina dove si lavorava e conservava il vino. Era un vasto ambiente buio, fresco e ventilato, sano, provvisto di un rifornimento d’acqua, dove fermentavano le uve nei tini, si travasava il vino nelle botti e vi si conservava e invecchiava. Vi si trovavano i tini, le botti, le bigonce, il torchio, o strettoio, per spremere le vinacce. f Vedi Osteria, Topo, Vino. 529 Buona cantina fa buon vino. La cantina adatta favorisce la maturazione, la conservazione e l’invecchiamento del vino. Per essere buona la cantina deve essere fresca, aerata, asciutta e pulita. 530
Per la buona cantina asciutto e aria fina.
Quando torni dalla cantina non salire sul campanile. Quando sei stato a contatto con cose terrene non ti occupare di quelle celesti. Contiene anche un avvertimento pratico: stando in cantina hai bevuto il vino e traballi sulle gambe, per cui non ti avventurare sugli strapiombi rischiando di cascare di sotto. 531
Una visita in cantina fa bene alla sera e alla mattina. La cantina va sempre visitata e controllata perche´ un piccolo inconveniente, come la perdita di una botte, puo` causare un grosso danno. Ma il detto allude malignamente al fatto che una buona bevuta fa bene all’inizio e alla fine della giornata. 532
533 In cantina si canta. In cantina si sta allegri perche´ c’e` il vino e, bene o male, lo si assaggia. Tutto quello che riguarda il vino mette allegria a cominciare dalla vendemmia che e` lavoro di festa e di canti. Il proverbio gioca sulla somiglianza dei termini canto / cantina, stabilendo una parentela impropria ma stretta.
Chi ha buona cantina non va per vino all’osteria. Chi ha a casa in abbondanza quello che gli serve non va a cercarlo fuori. Si dice in particolare di chi ha una bella moglie. 534
Chi va in cantina e non beve vede il diavolo. Una superstizione vuole che non si possa lasciare uscire un visitatore dalla cantina senza 535
pag 311 - 04/07/2007
CANTO
248
.
assaggiare il vino. Una volta il vino come anche il cibo erano molto ambiti: farsi invidiare certi beni da chi non li aveva era considerata cosa capace di attirare su di se´ le forze maligne. Per questo si usava offrire da mangiare da parte di chi mangiava e da bere a tutti coloro che capitavano nella cantina: per non lasciarli col desiderio. CANTO f Vedi Cantare, Pianto, Riso. 536 Ogni bel canto viene a noia. Le cose belle, anche se apprezzate, quando si hanno sempre davanti, vengono a noia o si trascurano. Vedi anche Anche il bel tempo viene a noia [T 437].
Fa piu` un bel canto che una lunga predica. Commuove piu` una bella musica che un discorso prolisso. Metaforicamente: raggiungono meglio l’effetto poche parole dette con convinzione e con sincerita` che lunghi ragionamenti pieni di argomentazioni.
Cantare e conversare fanno sentire meno la fatica e la noia del cammino. 543 Canto e chiacchiera fan leggera la fatica. Vedi anche Cantare allevia la pena [C 521]; Cantando si dimentica la fatica [C 522]; Canta che ti passa [C 520].
CANTORE E` la figura del ‘‘cantore di strada’’, del canterino che si guadagna qualcosa (ma soprattutto da bere) andando per bettole e osterie. 544 Il cantore ha nel gozzo la bottega. I cantori sono di solito forti bevitori. Si riferisce alla bottega del vino, all’osteria: i cantori cantano secondo il vino che viene loro offerto. 545
Buon cantore buon bevitore.
546
Tutti cantori son bevitori.
537
Al canto l’uccello e al parlare il cervello. Le persone si riconoscono da quello che fanno. Come si riconosce la specie di un uccello dal suo canto, cosı` si puo` giudicare una persona da quello che dice. 538
539 L’uccello s’adesca col canto. Le persone si attirano con discorsi e argomenti gradevoli. I cacciatori usano come richiamo il canto di altri uccelli simile. Vedi anche Col miele si piglia la mosca e s’intrappola l’orso [M 1458]; Colle buone maniere s’ottiene tutto [M 615]; Non si puo` far cacare il mulo per forza [C 25].
Oggi in canto domani in pianto. La vita e` fatta di momenti felici e tristi. Non vi e` stabilita` di condizione ne´ di situazione nell’esistenza degli uomini: la gioia e il dolore s’intrecciano continuamente. Vedi con senso un po’ diverso Chi presto ride presto piange [R 550]; Dopo il riso viene il pianto [R 636]. 540
541 Canto allegro fa andare il mulino. Un canto allegro accompagna il lavoro e fa sentire meno il peso della fatica. Vedi anche Canta che ti passa [C 520]. 542
Canto e discorso accorciano la strada.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Cantore [cantante] che perde la nota si raccomanda alla tosse. Quando capita di fare un sbaglio ognuno cerca di mascherarlo fingendo un inconveniente, un malinteso, un contrattempo. Il cantante, allorche´ gli capita di fare una stecca, finge un attacco di tosse, mettendo sul conto della salute il proprio errore. 547
548 Cantore bastonato canta poco e male. Il cantore maltrattato non mette nel canto la dovuta e necessaria passione. Alcune azioni non si possono compiere al meglio in condizioni difficili ne´ per forza. Vedi anche Non si canta bene se dal cuore non viene [C 508]; Per forza non si fa nemmeno l’aceto [F 1259].
CANZONE f Vedi Giullare, Lira. 549 Non e` bella la festa senza canzone. La festa per essere allegra e gioiosa ha bisogno anche di musica.
Una bella canzone si canta una stagione. Ogni cosa ha la sua vita naturale, la sua durata ragionevole e, andando oltre tali limiti, diventa noiosa, pesante. Una canzone, sia pure bella, si canta per un certo periodo e poi si dimentica. Vedi Ogni bel canto viene a noia [C 536]. 550
551
Anche se e` bella la canzone non si canta tre volte.
pag 312 - 04/07/2007
249
.
Tutto cio` che e` bello, se ripetuto, perde il suo fascino e diventa trito. 552 Bis nec ter quod pulchrum est. ‘‘Due volte ma non tre, cio` che e` bello’’. Quello che e` bello si puo` ripetere, ma non rifare tre volte.
Prima della canzone il bicchiere e dopo la lode. Prima un incoraggiamento e dopo l’elogio. Il cantante (quello d’un tempo) prima di esibirsi si faceva una bella bevuta di vino ‘‘per schiarire la voce’’, e, finito il canto, riceveva, come accade anche oggi, gli applausi. 553
554 Ognuno canta la sua canzone. Ognuno ripete le cose secondo il proprio punto di vista, difende il suo interesse, insiste e torna su quello che gli sta a cuore come su un ritornello. 555 L’oste non si paga colle canzoni. Nessuno si fa pagare con belle parole. L’oste gradisce la musica, ma vuole essere compensato col denaro. Il detto fa riferimento a una storiella popolare (cfr. C. Lapucci, La Bibbia dei poveri, 1965). Un cantastorie, dopo aver mangiato a un’osteria, scommise con l’oste che, se avesse cantato una canzone di suo gradimento, si sarebbe contentato di quella in pagamento. L’artista ne canto` parecchie delle piu` belle, ma naturalmente l’oste diceva che non gli piacevano. Alla fine quello canto`: – Borsa che mi sei dietro, vien davanti che l’oste vuol quattrini e non vuol canti. – Questa sı` che mi piace, disse l’oste! – E con questa allora tenetevi pagato, rispose il cantastorie. 556
Altro che canzoni vuol l’oste.
La canzoni della balia le cantava anche Eva. Le canzoni che si usano per trastullare i bambini sono antichissime e si sono tramandate per infinite generazioni. 557
Chi comincia alta una canzone alla fine allunga il collo. Chi parte con mire troppo alte, presume troppo di se´, si trova male, come chi, iniziando a cantare prende la tonalita` troppo alta. 558
559 Canzone politica, brutta canzone. Il canto ha la capacita` di unire tutti, ma le canzoni politiche trovano consenzienti e dis-
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
CAPANNA
senzienti, per cui non ottengono il principale risultato del canto, cioe` quello di accomunare una compagnia. CAPACE Nel senso di ‘‘essere in possesso di doti, attitudini, abilita` multiformi’’. f Vedi Sapere. 560 Chi e` capace fa le scarpe alle mosche. Chi e` abile riesce in imprese strabilianti, impossibili. Far le scarpe alle mosche e` come fare gli occhi alle pulci per chi ha una vista straordinaria, e gia` in antico si trova una simile prova di abilita` in Aristofane (Le nuvole 145-152). Nella commedia Socrate misura i piedi di una pulce immergendoli nella cera liquida e facendole una specie di scarpette.
Chi e` bravo racconcia le zampe alle formiche. Per analogia. Racconciare significa curare, rimettere a posto una gamba o un braccio rotti. 561
Chi sa l’arte pela l’oca senza farla stridere. Per analogia. Pelare l’oca senza farla stridere e` un modo di dire per indicare un’abilita` straordinaria nel sottrarre a qualcuno una cosa di valore, oppure costringerlo a fare qualcosa che non vuole, senza che questi reagisca, protesti. 562
Chi e` capace fa il lavoro suo e quelli che gli trovano. Chi si dimostra bravo finisce per fare anche il lavoro degli altri. Vedi anche Quante piu` ne sai, tante piu` te ne fanno fare [S 354]. 563
CAPANNA La capanna come embrione, nucleo essenziale della casa, modesta ma indispensabile e sufficiente per vivere sicuri. 564 Un cuore e una capanna. Programma dell’amore ideale, che non cerca beni, ricchezze, ma solo felicita` nell’amore e nella semplicita`. Scherzoso o stucchevole. Espressione popolare francese di qualche antichita` francese, se Une chaumie`re et un coeur fu anche il titolo di un vaudeville in due atti di Euge`ne Scribe, rappresentato la prima volta al Gymnase dramatique il 12 maggio 1835. 565
Due cuori e una capanna.
pag 313 - 04/07/2007
CAPELLO
250
.
Il detto precedente si trova, in italiano ed in francese, anche in questa versione, probabilmente ora piu` viva e diffusa. Meglio povera capanna in bosco che ricca nave in mare. E` preferibile avere poco garantito, che molto incerto. La capanna e` al sicuro sulla terra, mentre la nave in mare e` esposta a rischi e pericoli continui. 566
Meglio una capanna propria che un castello a pigione. Meglio vivere sia pur modestamente del proprio che negli agi all’arbitrio degli altri.
574
Capelli grigi e giudizio non vengono sempre insieme. L’eta` non porta sempre la saggezza. Il capello grigio e` indice della maturita` fisica, che non sempre s’accompagna al raggiungimento dell’equilibrio e della saggezza. 575
576
567
Meglio possedere quattro mattoni che abitare in un palazzo d’altri. Per analogia. Quattro mattoni e` espressione per indicare una piccola, modesta abitazione. 568
CAPELLO Il capello bianco e` quello che colpisce di piu` i proverbi: e` indice del tempo che passa, ma spesso non di una saggezza acquisita ne´ di un acquietarsi dei desideri; vi e` poi il capello riccio, a cui, anche a prima vista, corrisponde una testa balzana. Seguono metafore legate alla quantita` dei capelli e alla loro sottigliezza. f Vedi Biondo, Donna, Riccio, Turchino. Lungo capello corto cervello. Si usa malignamente verso le donne in genere e anche verso gli uomini che portano i capelli lunghi. 569
Capello canuto non e` creduto. Chi e` anziano ha esperienza, ma ai suoi consigli la gioventu` non da` ascolto pensando che parli di tempi ormai passati, di situazioni diverse che non si ripropongono. 570
A capelli grigi non convengono pensieri biondi.
La saggezza non viene sempre coi capelli grigi.
Capelli grigi e denti del giudizio non vengono negli stessi anni. I denti del giudizio in realta` vengono molti anni prima dei capelli grigi, che qui sono presi come simbolo di maturita` e di saggezza. 577
Anche sulle teste giovani spuntano capelli grigi. Si puo` essere gia` vecchi quando siamo ancora in giovane eta`. Anche: non importa essere vecchi per avere un po’ di saggezza. 578
579 Capelli grigi son fior di vecchiaia. I capelli grigi sono l’annuncio precoce della vecchiaia. Sarebbero quasi come la vecchiaia che fiorisce sul capo. 580 Ogni capello bianco e` una voglia levata. L’eta` porta con se´ la soddisfazione di aver avuto molte esperienze, d’aver fatto molte cose. Si dice scherzosamente o come consolazione. 581 Capello riccio il diavolo ci fa il nido. Si riferisce in particolare alla donna ricciuta che e` ritenuta capricciosa, volubile e piena d’idee stravaganti: per questo il diavolo sta volentieri in quella testa. Vedi anche Sotto i ricci ci stanno i capricci [R 447]. 582 Capelli ricci cervello storto [pazzo]. Storto e pazzo valgono qui ‘‘imprevedibile, estroso, volubile’’.
572 I capelli bianchi son falsi testimoni. Non indicano che desideri e passioni siano finiti.
583 Un capello alla volta si diventa calvi. Con piccoli danni continui, anche se inavvertiti, si arriva a un guaio irreparabile. I malanni, la degenerazione, la vecchiaia non vengono improvvisamente, ma poco a poco, come la calvizie arriva con una perdita lenta dei capelli.
A capelli bianchi non convengono pensieri verdi [biondi]. Bisogna vivere secondo i limiti imposti dagli anni: a persone anziane non si addicono desideri, atteggiamenti, modi e pretese da giovani.
Capelli e malanni crescono giorno e notte. I capelli, come le malattie, hanno il loro decorso inarrestabile e occulto. Le cose irrilevanti come quelle cattive non hanno bisogno
Sotto bianchi capelli, biondi pensieri. Sotto i capelli bianchi si nascondono desideri di amori giovani. 571
573
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
584
pag 314 - 04/07/2007
251
.
di essere coltivate per proliferare. Vedi anche Funghi e guai vengono senza seminarli [F 1619]; Guai e peli crescono anche di notte [P 1100]. Capelli e guai non mancan mai. Per quanto uno perda i capelli non li perde mai tutti; allo stesso modo noie, seccature, malanni sono sempre in qualche modo presenti nella vita. 585
586 Ogni capello ha la sua ombra. Qualunque cosa, per quanto piccola, produce un effetto, buono o cattivo, come un capello che proietta, sia pur piccola, la propria ombra. Vedi anche Ogni legno ha il suo fumo [G 207]; Anche le pulci hanno la tosse [P 2925]. 587 Capelli e bicchieri non son mai troppi. Detto dei bevitori: quando si beve non si guarda al numero dei bicchieri, magari se ne sentono gli effetti. La quantita` di capelli non appare mai eccessiva.
Mai capello guasto` buona vivanda. E` un’opinione discutibile e da molti non condivisa. Il senso e` che un particolare negativo non puo` guastare la bonta` dell’insieme. 588
CAPINERA Piccolo uccello passeriforme, giallo e grigio, nero sul capo. Quattordici ne fa la capinera: sette ne lascia e sette n’alleva. Attesta una credenza popolare secondo la quale la capinera farebbe ogni stagione quattordici uova ma ne coverebbe soltanto la meta`. 589
CAPIRE / COMPRENDERE Cercare di penetrare a fondo nei problemi propri e degli altri porta a riflettere, a meditare e a comprendere ma... accorcia la vita. 590 Chi non capisce niente campa cent’anni. Si vuole che agli stolti tocchi una vita tranquilla, senza pensieri e per questo lunga e serena.
Chi capisce compatisce. Chi comprende le ragioni del prossimo, s’immedesima nella situazione, sa scusarne gli errori e le colpe. 591
592
Chi piu` capisce meglio tace.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
CAPITANO
Proprio colui che ha compreso la questione non si pronuncia, riflette e tace in quanto sa che e` difficile risolverla. 593 Chi capisce meno piu ` argomenta. Reciproco del precedente. 594 Chi male comprende peggio risponde. Colui che fraintende un discorso risponde ancora peggio di chi non capisce affatto. Chi travisa le parole dell’altro reagisce con maggiore energia e risentimento di colui che le ha pronunciate. 595 Chi vuol capire capisca. Frase di solito conclusiva di un discorso ed equivale a un complesso ragionamento: Io non dico altro perche´ non posso, ma coloro ai quali mi riferisco sanno che dico a loro e non hanno bisogno d’altre spiegazioni, percio` ne traggano le dovute conseguenze. Vedi anche Chi ha orecchie per intendere intenda [O 456]. 596 Tu mi capisci, Agata. E` un invito a comprendere anche le cose che non si dicono, si sottintendono, ovvero a fare uno sforzo per capire le ragioni che uno non puo` far valere espressamente. Il tu mi capisci si usa anche per indicare parti del corpo che non si vogliono nominare, e altro simile. Ad esempio: ‘‘Gli dette un calcio nel... tu mi capisci’’. Da una canzone un tempo notissima Agata di Pisano e Cioffi, lanciata da Leo Brandi al Teatro Bellini di Napoli nel 1937. Ebbe notevole successo e fu ripresa da cantanti e riadattata da artisti di varieta`, prestandosi a fare spettacolo. Narra in stile macchiettistico la triste vicenda di un uomo innamorato di una donna che neppure lo guarda, con battute e doppi sensi di grande comicita`. Nino Taranto le rinverdı` gli allori e negli anni Sessanta ancora Nino Ferrer la riporto` al successo.
CAPITANO f Vedi Bandiera. Il sangue del soldato fa la gloria del capitano. I condottieri acquistano prestigio col sangue dei soldati. I grandi compiono le loro imprese con la fatica e il sacrificio degli umili. 597
598 Buon capitano, buon soldato. Colui che sa comandare ha al suo seguito persone altrettanto valide e capaci.
pag 315 - 04/07/2007
CAPITARE
252
.
CAPITARE f Vedi Accadere. CAPITOLO Assemblea di un ordine, di una congregazione. Il capitolo della cattedrale e` l’insieme dei canonici che costituisce il consiglio del vescovo nell’amministrazione della diocesi. Quando furono istituiti come coadiutori i canonici laici, furono detti ab extra, non potendo partecipare alle riunioni dei capitoli religiosi e quindi si disse che ‘‘non avevano voce in capitolo’’. Chi sa ha voce in capitolo e chi non sa canta coi matti. Chi e` esperto e saggio siede in consiglio, ovvero gode di prestigio e autorita`, mentre chi e` ignorante e stolto parla e canta in compagnia di altri sciocchi. Avere voce in capitolo e` modo di dire che vale ‘‘poter parlare, dare un parere, contribuire a decidere’’ in un’assemblea o in un organo collettivo; ma anche, piu` in generale: dare un parere influente di cui si deve tener conto. 599
CAPO Come testa, sede del cervello e dell’intelletto, e anche come colui che detiene un ruolo preminente, che esercita il comando. f Vedi Aglio, Anno, Calvo, Cervello, Coda, Consigliare, Distratto, Fasciare, Testa, Tigna, Velo, Vino. 600 Meglio capo d’asino che coda di cavallo. E` meglio comandare in un organismo di poco valore che servire in un complesso numeroso e forte. 601
Meglio capo di gatto che coda di leone.
602
Meglio essere testa di formica che coda di leone.
603
Meglio testa di pidocchio che coda di drago.
Meglio capo di lucertola che coda di dragone. Antico: si trova in Stefano Guazzo (Dialoghi piacevoli - Dell’Honore, Piacenza 1587). 604
Meglio primo a casa sua che secondo a casa d’altri. E` la forma non metaforica che sta dietro a tutti i precedenti e a cui si riconnette anche il seguente, di tradizione colta: 605
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Meglio primo in un villaggio delle Alpi che secondo a Roma. Adattamento di un motto mediolatino abbastanza diffuso: Malo hic esse primus quam Romae secundus ‘‘Preferisco essere primo qui che secondo a Roma’’, a sua volta derivato da un aneddoto narrato da Plutarco (Vita di Cesare 11.3-4): Cesare passando per uno squallido villaggio alpestre avrebbe detto agli amici, che si domandavano per scherzo se anche in quel luogo potevano esistere contrasti politici, di preferire essere il primo la` piuttosto che il secondo a Roma. 606
607 Capo grosso, cervello magro. Un pregiudizio vuole che chi ha la testa grossa capisca poco. 608 Chi fa male di capo paga bene di borsa. Chi fa un’alzata d’ingegno, sbaglia per insipienza, ostinazione, ecc., sconta il proprio errore pagando di persona.
Capo senza lingua non vale una stringa. Una bella mente che non abbia capacita` di comunicare ha poco valore. Anche: un uomo che comanda senza essere eloquente, avere la capacita` di convincere, di persuadere, di trascinare non ha molto credito. 609
610
Capo senza lingua a zucca rassomiglia.
Pur d’avere il capo sano si fa a meno d’una mano. Pur di non perdere l’essenziale si fa a meno anche dell’importante. 611
Chi non ha capo non ha bisogno di berretta. Chi non ha la testa non ha nemmeno la necessita` del cappello. Chi non possiede niente ha meno preoccupazioni. Anche: chi e` scemo non ha bisogno di riflettere, di ragionare. 612
CAPO D’ANNO / PRIMO DELL’ANNO La credenza (e anche la speranza) che quello che accade a Capodanno si rifletta per tutto l’anno. f Vedi Calende. Quel che si fa il primo dell’anno si fa per tutto l’anno. Una credenza popolare vuole che dal primo giorno dell’anno si possa ricavare l’andamento che l’anno stesso avra`; per il singolo ne deriva che quello che si trova a fare in tale 613
pag 316 - 04/07/2007
253
.
giorno sara` l’occupazione, l’incombenza prevalente in tutto l’anno: se lo passa lavorando dovra` lavorare, se e` malato avra` poca salute, se ha un colpo di fortuna sara` fortunato. 614
Chi lavora per Capodanno, lavora tutto l’anno.
Chi mangia lenticchie a Capodanno conta quattrini per tutto l’anno. Le lenticchie (con lo zampone) e` un piatto tradizionale del pranzo di Capodanno, e si mangiano nella credenza che portino soldi. Per la sua forma la lenticchia ricorda una monetina. 615
Non si fa Capodanno senza un capo nuovo addosso. Per avere un’annata favorevole dal punto di vista economico, secondo un’antica credenza, occorre indossare, la mattina del primo dell’anno, almeno un capo di vestiario nuovo. 616
617
Chi rinnova a Capodanno rinnova tutto l’anno.
A Capodanno la vecchia porta il malanno. Altra credenza popolare vuole che, uscendo di casa la mattina del primo dell’anno, sia di ottimo auspicio incontrare un uomo robusto e vigoroso. Il migliore augurio lo porta un militare, un carabiniere, anche un frate, mentre un vecchio o un bambino sono segni di minore fortuna. La donna invece non e` di buon augurio, la vecchia e` il peggio che possa capitare, ma il non plus ultra e` la monaca. 618
CAPPELLA
Sotto apparenze solenni e sfarzose possono nascondersi grosse magagne. Non bisogna fermarsi all’aspetto esteriore. 621 Cappa e calcina coprono molte macchie. Come la cappa maschera i difetti fisici, cosı` la calcina da` un aspetto di solidita` a muri vecchi e fatiscenti. 622 Fuori la cappa e dentro la fame. Di chi si veste lussuosamente, ostenta ricchezze e in casa vive in ristrettezze.
Chi ha bella cappa facilmente scappa. Chi ha una bella veste, chi e` ricco, potente, facilmente sfugge ai pericoli, ai malanni, alle persecuzioni, alle punizioni, alle leggi e alle proprie responsabilita`. 623
CAPPELLA La cappella e` un edificio di dimensioni ridotte rispetto alla chiesa, spesso annesso a palazzi, ospedali, conventi, collegi, nel quale si celebrano funzioni religiose. Cappelle sono anche quelle parti della chiesa con l’altare consacrato al culto di un santo. Non c’e` cosı` piccola cappella che non abbia il suo santo. Non c’e` persona o cosa cosı` piccola e trascurabile che non trovi qualcuno che la protegga, l’aiuti, l’assista, come anche una modesta cappelletta ha un santo particolare al quale e` dedicata. 624
Non c’e` cappella cosı` piccola dove non si faccia la festa (una volta l’anno). Non c’e` luogo, persona, avvenimento che non sia festeggiato o ricordato periodicamente. Nella cappella si celebra, alla sua ricorrenza, la festa del santo al quale e` dedicata. 625
CAPODISTRIA Attuale citta` slovena di Koper, assai vicina a Trieste, italiana dal 1918 al 1954. Capodistria laboriosa. Capodistria era definita cosı` per l’industriosita` e l’attivita` dei suoi abitanti. Era detta pero` anche pidocchiosa per la loro parsimonia. Vedi anche Trieste. 619
CAPPA Ampio mantello, indossato un tempo da cavalieri e persone di rango, che, avvolgendo tutta la persona, veniva fatto ricadere con un lembo dietro la spalla sinistra. f Vedi Sarto. 620
Una bella cappa puo` coprire una bella gobba.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Il prete canta per quanto e` grande la cappella. Ognuno lavora per quanto e` pagato. Il prete chiamato a celebrare la messa in una cappella adegua la solennita` e il canto all’importanza di questa. Vedi anche Poco cacio fresco, piccolo san Francesco [P 1965]. 626
Dove il santo fa la sua chiesa, il diavolo fa la sua cappella. Dovunque si radunano gli uomini per fare il bene, immancabilmente qualcuno vi accorre per fare i suoi maneggi. Ogni impresa buona e` inquinata da qualcuno che la usa per scopi illeciti. 627
pag 317 - 04/07/2007
CAPPELLO
La cappella dove si prega con piu` fervore e` la camera dell’ammalato. Il momento in cui la devozione e` piu` viva e` quando la vita e` in pericolo. Una volta, nei casi di malattia grave si usava portare nella camera dell’ammalato immagini religiose, reliquie, accendere le candele della Candelora, benedire con l’acqua santa, rendendo la camera simile a una cappella. 628
CAPPELLO Ci si puo` togliere il cappello come gesto di cortesia, per salutare, ma anche per accaparrarsi un posto, per prendere possesso di qualcosa, cosı` alcuni proverbi. Ma questo capo di abbigliamento puo` indicare anche l’uomo (in contrapposizione alla cuffia della donna), o la testa che ci sta sotto. 629 Val piu ` un cappello che cento cuffie. Proverbio che riflette un modo di pensare del passato: ragiona piu` un uomo che cento donne. I due copricapo, cappello e cuffia, mettono l’accento sulla testa, cioe` sul pensiero e l’intelligenza, e quindi il proverbio riguarda l’intelletto e non la forza fisica.
Spesso ragiona meglio il cappello che la testa. Si dice di chi ha pochissimo cervello al punto che i suoi ragionamenti sono meno di nulla, sarebbe meglio che non pensasse. 630
631 Cappello in mano non fece mai danno. La cortesia non nuoce. Si allude al saluto, al gesto d’omaggio che si fa togliendosi il cappello. Vedi anche Cortesia di bocca e mano al cappello poco costa ed e` bello [C 2310].
Val piu` [Fa piu`] un cappellaccio, un pastranaccio, una scarpaccia, che un cappellino, un pastranino, una scarpina. I vecchi indumenti consunti, ai quali si da` poca importanza, si rivelano spesso piu` utili e pratici di quelli nuovi ed eleganti, anche perche´ si possono usare senza riguardo. Chiaramente si adombra il riferimento alle persone: vale piu` una persona in la` con gli anni, ormai abituata al lavoro e alla fatica che non un giovane preoccupato del proprio aspetto, schifiltoso, di gusti difficili e senza resistenza. Pastrano e` un tipo desueto di cappotto maschile pesante, di foggia vagamente militare. 632
633
254
.
Un cappello non sta bene su tutte le teste.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Un ornamento deve essere appropriato alla persona, al suo stato e al suo carattere. Se mi metto a far cappelli nascono gli uomini senza la testa. Lo dice chi e` particolarmente sfortunato, per rimarcare come nulla gli possa mai andar bene. 634
635 Dove non arriva ci tira il cappello. Piu` vicino al modo di dire che al proverbio. Di chi, non riuscendo a impadronirsi di una cosa, cerca comunque di garantirsela in qualche modo. Si dice anche di chi corteggia qualsiasi donna e quando non riesce a conquistarla cerca di far credere con qualche segno d’esserci riuscito. Si usava mettere il proprio cappello su un sedile per segnalare che il posto era occupato, o addirittura lanciarcelo per precedere gli altri. 636 Dov’e` il cappello non paga la cuffia. Quando l’uomo accompagna la donna, a lui tocca offrire, secondo il vecchio galateo.
CAPPONE Infelice figura del cortile, galletto castrato, il cappone e` bersaglio di scherno e d’ironia per la perduta virilita` e per la paciosa esistenza dedita al beccare molto, al cantare male e amare mai. Ha una voce roca, un passo lento, un’aria da babbeo, tanto che il suo nome e` anche un’ingiuria che equivale a stupido. E` destinato alla tavola, sulla quale e` apprezzatissimo, soprattutto in periodo natalizio. f Vedi Anatra, Castrone, Cavolo, Natale, Rapa. Capponi d’inverno e pollastrotti d’estate. Il cappone e` il piatto classico delle feste natalizie, mentre i pollastri sono piu` indicati, avendo carne piu` leggera, per i pranzi estivi. Vedi anche Quando il sole e` nel Leone buon pollastro col piccione e buon vino col popone [L 465]. 637
Cappone non perde mai la sua stagione. Nonostante il cappone sia raccomandato per le feste natalizie, e` apprezzato in ogni periodo dell’anno. 638
639
Cappone buono in ogni stagione.
640
Rombo e cappone non perdono stagione.
pag 318 - 04/07/2007
255 Anche il rombo, a differenza di altri pesci che e` consigliabile mangiare in determinate stagioni, condivide con il cappone il merito di essere sempre buono. 641 Il cappone balla bene su tutte le tavole. Non solo il cappone e` buono in ogni momento dell’anno, ma fa la sua figura in ogni occasione e dovunque: su tavole ricche e povere, semplici, casalinghe o sontuose. Vedi anche Un buon campanaro suona tutte le campane [C 296].
Cappone de Natale, anguilla de Quaresima. Romanesco, ma anche in forma italianizzata con ‘‘di’’. Si usa per sottolineare il fatto che in Quaresima, tempo di mortificazione, non si deve mangiare la carne, ma anche per segnalare che in questo periodo si puo` trovare il modo di gustare i piaceri della vita, visto che l’anguilla non e` certo un piatto da penitenza. 642
Ala di cappone, schiena di castrone, sono un gran boccone. Solito elenco dei cibi migliori e della parte migliore di ciascun cibo. Il castrone (vedi la voce) e` l’agnello castrato quasi adulto. 643
Ala di cappone, coscio di castrone, tette di sposa sono la miglior cosa. Tra i bocconi prelibati e` giunto anche un ‘‘pezzetto’’ di donna. Vedi anche Coscia di pollo e ala di cappone [P 2078]; Tette di sposa, ala di cappone e culo di castrone sono tre cose buone [T 586]. 644
Culo di cappone e` il miglior boccone. Vedi anche Il boccone migliore e` quello del prete [P 2610]. 645
Questi sono i buon bocconi: cosce di pollastri, ali di capponi, culi di galline e spalle di castroni. 647 Con la carne di cappone fa minestra ogni coglione. Qualunque inetto riesce a fare una buona minestra col brodo di cappone, considerato squisito e saporito. 646
Val piu` un pane [un cavolo] con amore che un cappone con dolore. E` preferibile vivere con semplicita` circondati dall’affetto, che nell’abbondanza in un ambiente ostile o sgradevole. Costruito secondo 648
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
CAPPOTTO
il diffuso schema proverbiale ‘‘delle preferenze’’. Vedi anche Meglio un’aringa al caldo che un cappone al freddo [A 1208]; Meglio pane e cipolla in casa propria che cappone arrosto in casa d’altri [P 252]. Meglio un tordo in pace che un cappone in guerra. Per analogia. Gia` la saggezza biblica dei Proverbi (17.1) conosceva qualcosa di molto simile a questo detto: Melior est buccella sicca cum gaudio, quam domus plena victimis cum iurgio ‘‘Meglio pane secco nella gioia che una casa piena di animali macellati nella lite’’. Vedi anche Meglio un uovo in pace che un vitello in guerra [P 5]. 649
Chi non vuole alla tavola scrocconi mostri gli agli e nasconda i capponi. Chi non vuole essere importunato da continue richieste, non faccia sfoggio di quanto possiede, ma mostri di vivere semplicemente. L’aglio con il pane e` il cibo dell’estrema miseria mentre il cappone e` il piatto della tavola ricca. 650
C’e` chi tiene il cappone nella pentola e gli agli appesi alla porta. C’e` chi mostra di avere poco, per godersi le cose buone senza dividerle con altri. Non bisogna credere a quello che dice la gente sulle proprie condizioni economiche, perche´ si tende a nascondere gli averi e a mostrare le miserie, seguendo il consiglio del proverbio precedente. 651
Per mangiare il cappone bisogna essere in due: tu e il cappone. Paradossale. Per levarsi la voglia del cappone (o di qualsiasi altro cibo) bisogna essere in pochi a tavola. 652
Il male si racconta a tutti e il cappone si mangia soli. L’infelicita` cerca conforto e la felicita` porta egoismo. Vedi anche Della perdita si lagna assai, del guadagno non si parla mai [P 1299]. 653
Quando il cappone canta a gallina e` malaugurio e rovina. E` credenza che quando un cappone canta come una gallina stia per capitare una disgrazia. L’anomalia nel mondo popolare e` sempre considerata segno di malaugurio. 654
CAPPOTTO 655
Meglio vedere un lupo mannaro che un uomo senza cappotto di gennaro.
pag 319 - 04/07/2007
CAPPUCCIO
256
.
La sensazione di disagio o di pena che suscita l’incontro di un uomo senza cappotto nel freddo invernale e` piu` sgradevole addirittura dell’apparizione di un licantropo, ululante alla luna piena e magari anche con le sembianze di lupo. Esagerazione imposta dalla rima. CAPPUCCIO Per sineddoche il cappuccio indica il saio dei frati che appunto ne era provvisto e quindi per metonimia i frati stessi. In questi proverbi il cappuccio e` nominato insieme alla cotta (la veste rituale che i preti indossano per i riti piu` semplici) che a sua volta per metonimia indica i preti. Cappuccio e cotta sempre borbotta. Preti e frati non sono mai contenti. 656
Cappuccio e cotta son sempre in rotta. Preti e frati non vanno mai d’accordo tra loro. I preti sono il clero secolare e dipendono dal vescovo per l’evangelizzazione del popolo delle parrocchie; i frati vivono in comunita`, dipendono dal superiore generale e hanno competenze specifiche di carita`, di assistenza, di preghiera, di missione. 657
CAPRA La capra ha una familiarita` antichissima con l’uomo, al quale ha fornito prezioso alimento: si vuole che il latte di capra sia il piu` adatto a sostituire quello umano, tanto che in letteratura molti bambini abbandonati vengono allevati nella foresta da una capra, a cominciare dal piccolo Giove che viene allattato dalla Capra Amaltea. L’umore mutevole della capra ha dato origine, secondo l’etimologia popolare, alla parola capriccio: ha qualcosa di selvaggio e di strano, che sfugge e non si adegua alla misura imposta dall’ammaestramento dell’uomo. Per questo forse nell’antichita` il misterioso, selvaggio, solitario, lascivo dio Pan, che suona nel meriggio assolato, ebbe aspetto di capro, poco incline a conformarsi alla societa` e a inserirsi in essa. Da qui, e probabilmente anche in conseguenza del suo strano occhio con pupilla rettangolare, la connessione col demonio e le altre diffidenze e dicerie che hanno seguito nel tempo la capra.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
La capra e` entrata consistentemente nella simbologia. Ardore: si accoppia con facilita` con vari maschi; diavolo: in quanto assume sovente le forme di una capra o di un caprone; fecondita`: ha maternita` frequenti ed e` prolifica; indipendenza: non e` obbediente, ne´ gregaria come la pecora; stoltezza: ha comportamenti strani, estrosi, imprevedibili; vagabondaggio: nel pascolo si sposta continuamente in luoghi diversi. f Vedi Becco, Burro, Cavolo, Mula, Rapa. Vassi capra zoppa se il lupo non la intoppa. Anche chi e` debole, gracile, malandato puo` avere lunga vita se non incappa in qualche guaio serio. La capra zoppa, se non incontra (intoppa) il lupo, puo` benissimo raggiungere l’ovile. Antico e ormai solo dotto, di questo proverbio, scrive il Giusti, si servı` Farinata degli Uberti nel discorso di Empoli in cui salvo` Firenze dalla distruzione. Dopo la sconfitta dei guelfi a Montaperti (1260), infatti, fu proposto al consiglio di Empoli, con unanime consenso, di radere al suolo Firenze, e solo Farinata si oppose alla rovina della sua patria (Inferno 10.91 sgg.) con un veemente e nobile discorso. Nella Cronica (6.82) Giovanni Villani scrive: ‘‘Nella sua diceria propose gli antichi due grossi proverbi che dicono: com’asino sape, cosı` minuzza rape; e vassi capra zoppa se ’l lupo non la ’ntoppa; e questi due proverbi rimesti in uno dicendo: Com’asino sape, si va capra zoppa; cosı` minuzza rape, se ’l lupo non la ’ntoppa; recando poi con savie parole esempio e comparazioni sopra il grosso proverbio’’. 658
Tanto va la capra zoppa che intoppa il lupo. Contrario del precedente. La capra zoppa che gira continuamente senza rendersi conto della propria condizione, prima o poi incontra (intoppa) il lupo. Vedi anche Tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino [G 215]. 659
660 Non si vide mai capra morta di fame. La capra mangia continuamente, qualunque cosa abbia color verde, o pressappoco. ‘‘Le capre son animali – come suol dirsi – di bocca tonda, cioe` mangiano di tutto e dappertutto, anche dove le altre bestie non riescono ad andare’’ (U. Rossi Ferrini, Proverbi agricoli, 1931).
pag 320 - 04/07/2007
257 Se una capra va in un orto poco resta vivo e il resto e` morto. La capra e` il flagello degli orti nei quali devasta pressoche´ tutto: ortaggi e arbusti, scortica perfino la scorza degli alberi da frutto. 661
662 La capra ha il dente velenoso. Si dice che il morso della capra che bruca non permette alla pianta di germogliare di nuovo e la lascia secca senza piu` la capacita` di rinverdire.
Quando mette l’erba la capra fa merda; quando butta lo stecco la capra empie il secchio. La capra produce latte migliore e piu` abbondante allorche´ puo` alimentarsi con gli arbusti piuttosto che con l’erba. Il latte di capra infatti e` nutriente tanto che puo` sostituire quello materno, ed e` piu` ricco di quello della pecora, la quale, invece di sbroccare i rami e gli arbusti, bruca l’erba. Anche le bestie vaccine che si alimentano con erba e foraggio hanno un latte piu` leggero. 663
664 La capra e` la vacca del povero. La capra, nelle famiglie povere di un tempo, sostituiva la vacca che avevano le case piu` agiate, e forniva latte, formaggio, ricotta, utili integrazioni della mensa assai parca.
Capra e becco legali al ceppo. Legali a un palo piantato in mezzo a un prato, in modo che pascolino e non danneggino le piante. 665
Chi cavalca la capra alla china arriva presto dove non vorrebbe. Chi si mette in un brutta situazione presto ne subisce le conseguenze. L’antica espressione cavalcar la capra al chino (per una discesa) significa fare sconsideratamente cose pericolose. 666
Chi vuol avere il branco presto capra giovane e becco vecchio. Chi vuole presto figliolanza faccia accoppiare una giovane capra a un vecchio caprone. Si dice anche e soprattutto riferendosi all’uomo e alla donna. Vedi anche Chi mette la giovane vicino al vecchio mette la culla accanto al letto [G 633]; Marito vecchio e moglie giovane: figlioli per la casa [M 762]; Se vuoi riempire il letto moglie giovane e marito vecchio [M 1661]. 667
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
CAPRA
Chi lega la capra al cavolo non ritrova ne´ capra ne´ cavolo. Chi pone una persona avida vicino a qualcosa che suscita la sua cupidigia si trovera` a mal partito. Legando la corda della capra a un fusto di cavolo, che e` di una discreta grossezza ma di poca consistenza, la capra mangera` prima il cavolo, poi il fusto e quindi se ne andra` libera per i fatti suoi. Di qui il modo di dire, tuttora abbastanza vivo, Perdere capra e cavolo [cavoli]. Vedi anche Chi da` il cavolo in guardia all’oche non mangia neppure i torsoli [C 1219]. 668
Dove salta la capra salta la capretta. Quello che fa la mamma fa la figlia. La capretta segue passo passo la madre nel pascolo. Si usa per rimarcare il cattivo comportamento della madre e della figlia. 669
La capra giovane mangia il sale e la vecchia il sale e il sacco. Si rimarca come in molte persone l’appetito cresca con l’eta`. Le capre sono ghiotte di sale e lo mangiano avidamente, ma le capre vecchie sono capaci di divorare anche la balla che lo contiene. 670
671 Capra vecchia bene sbrocca. Si dice d’una persona anziana che, pur mostrandosi debole e malaticcia, a tavola mangia a quattro palmenti. Sbroccare significa togliere le brocche, i germogli, i getti dalle piante: lo fanno le capre, i conigli e coloro che fanno erba e foglie per questi animali. Vedi in senso vicino Ha il male del pisano: l’ossa rotte e il becco sano [P 1873].
Capra, rapa e donna magra son tre cattivi bocconi. Da digerire: la capra secca e` famelica, la rapa asciutta e` malata e la donna magra e` insaziabile, oppure acida e poco gradevole all’abbraccio. Vedi anche Tre cose son cattive magre: oche, femmine e capre [O 8]. Ne e` nota anche una versione latina: 672
Capra, rapa, foemina macra, cibus diaboli. ‘‘La capra, la rapa e la donna magra sono cibo del diavolo’’. 673
674 La capra col leon non puo` far guerra. Il debole non puo` lottare con il potente. Per il forte che non si degna di lottare col debole, vedi L’aquila non piglia mosche [A 1112].
pag 321 - 04/07/2007
CAPRAIA
Quando la capra ha passato il poggiolo non si ricorda piu` del suo figliolo. La capra svezza presto i capretti; ma il proverbio e` usato in senso metaforico, trovandosi anche al posto del termine capra, quello di mamma: quando una donna ha superato certi limiti, e` passata a una vita dissoluta, dimentica anche i figli. Passare il poggiolo e` modo di dire toscano ormai quasi scomparso dall’uso; indica l’azione di allontanarsi passando oltre un rilievo e scendendo in modo tale che la casa da cui uno e` partito non si vede piu`. 675
Se la capra si denegasse le corna la manifesterebbero. Chi ha determinate caratteristiche evidenti, o vizi incalliti, manie, ecc., non li puo` nascondere. Antico, letterario. Se la capra si nascondesse, le corna manifesterebbero la sua presenza. Denegare, ‘‘rifiutare, esprimere un diniego’’, e` arcaico e di uso letterario. 676
Chi tiene la capra in casa si ritrova il becco alla porta. Si dice quando in una casa si trova una donna bella che fa da richiamo agli uomini che vi si avvicinano con una scusa o un’altra. 677
Chi si fa mettere sulle spalle la capra, presto ci trova la vacca. Chi si mostra disponibile invita gli altri ad approfittarsene. Chi accetta di sobbarcarsi di un peso che porta di buon grado per cortesia, piano piano vede aumentare le richieste al punto che si trova a essere oberato da carichi onerosi. Vedi anche Chi concede un tantino gli vien preso un tantone [D 663]; Chi porta volentieri tutti lo caricano [P 2242]. 678
La capra matta alla fine si rompe la zampa. Chi si comporta sempre spericolatamente alla fine si fa male. La capra e` detta matta perche´ e` estrosa, ama gli strapiombi e tra gli animali domestici e` rimasta la piu` selvaggia. Tuttavia quando salta e si muove per le rocce raramente cade. 679
Disse la capra arrivando al bosco: Buongiorno a queste frasche. Si usa quando qualcuno ostenta una gentilezza fuori luogo, facendo complimenti alle persone alle quali ha intenzione di nuocere, come la capra che saluta le frasche che intende spogliare di ogni loro foglia. 680
681
258
.
Le capre zucche son quelle che cozzano.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Solo di area toscana. La capra senza corna e` proprio quella che cozza: la persona dall’apparenza tranquilla e` quella che nuoce. Zucca e` termine popolare che vuol dire priva di corna, con una testa liscia come una zucca. CAPRAIA f Vedi Montelupo. CAPRETTO f Vedi Agnello, Becco, Capra. 682 Ogni capretto fa il suo saltello. Ognuno si cava i propri gusti, ognuno si diletta a modo suo. Ciascuno ha la sua giovinezza e i suoi svaghi.
La strada dei capretti porta quasi sempre in beccheria. Certi destini sono segnati fin dall’inizio. Il capretto, salvo che sia destinato a fare il becco nel branco delle capre per la riproduzione, e` usato come carne da macello. Beccheria (da becco, il maschio della capra) e` il termine antico con cui s’indicava la macelleria e originariamente la bottega dove si macellava la carne caprina. 683
CAPRICCIO f Vedi Capello, Riccio. Chi vive di capricci e` sempre nei pasticci. Chi vive secondo il proprio estro, ubbidendo agli impulsi e ai desideri improvvisi si ritrova in situazioni difficili dalle quali non esce facilmente. 684
CAPRONE Il maschio della capra, detto anche capro o becco. f Vedi Becco, Montone. Il povero caprone [montone] salto` la siepe e si trovo` castrone. Per raggiungere una capra (pecora) che pascolava di la` dalla palizzata il caprone (montone) spicco` un salto e salto` il recinto. Ma, quando fu al di la` si accorse che sulla palizzata erano rimaste le cose che aveva piu` care che gli dovevano servire in quel momento. Esiste appunto un modo di dire, ormai piuttosto desueto, Fare il salto del caprone [montone] a proposito di chi fa una mossa ardita che lo mette in una situazione peggiore di quella in cui si trovava. 685
pag 322 - 04/07/2007
259 Come succede ai caproni: saltano il recinto e ci lasciano i coglioni. Di chi per fare un modesto acquisto subisce una grossa perdita. 686
Chi vuol mungere un caprone deve armarsi di pazienza. Chi si mette in un’impresa impossibile deve abituarsi all’insuccesso. La pretesa di mungere il caprone e` una delle tipiche imprese dei folli narrate nelle saghe locali. Vedi anche Un pazzo munge il becco e un altro regge il vaglio [B 232]. 687
CARABINIERE f Vedi Guardia. Meglio arrivare al cancello accompagnato dai carabinieri che dai preti. Meglio finire al cancello della galera che a quello del camposanto. La morte e` sempre il male peggiore. In altri tempi di solito un funerale era celebrato da piu` di un prete. Oggi il prete spesso non va piu` neppure ad accompagnare il defunto al cimitero. 688
CARATTERE L’uomo di carattere ha un brutto carattere. L’uomo detto di carattere, vale a dire che ha personalita`, e` volitivo, intraprendente, sicuro di se´, e` un tipo che pochi vogliono come vicino o amico, perche´ e` un compagno invadente se non un mezzo padrone. Una frase dal Diario di Jules Renard (1864-1910), spesso estrapolata in raccolte di massime del XX sec., suona: ‘‘Un uomo di carattere non ha un bel carattere’’. 689
.
CARBONE
– E la Chiesa cosa crede? – insiste´ il Diavolo. – Quello che credo io – rispose il carbonaio. L’espressione fede del carbonaio si trova anche in francese: foi du charbonnier per indicare una fede semplice e cieca, che non si pone problemi ne´ di teologia ne´ di scienza. L’espressione, con la favoletta alla quale si riferisce, esiste in diverse tradizioni europee, tanto che si puo` credere che la storiella sia l’origine vera del detto e non una creazione ben pensata successivamente, come spesso succede (cfr. G. Strafforello, La sapienza del mondo, 1883, vol. 2, p. 49). Carbonai e pingisanti pochi passi vanno avanti. I carbonai e coloro che dipingono cose da poco praticano mestieri poco redditizi. I pingisanti sono i pittori che dipingono sui marciapiedi alle fiere o nelle feste dei paesi. Vedi anche Cacciatori e pingisanti sempre indietro e mai avanti [C 59]. 691
CARBONE f Vedi Legno. 692 Il carbone o tinge o scotta. Il carbone nel trattarlo fa solo danno: se e` spento tinge, se e` acceso brucia. E` simbolo del cattivo soggetto che sempre e comunque nuoce.
Chi soffia nei carboni accesi le faville gli bruciano gli occhi. Chi fomenta le discordie, aizza i vari contendenti, ne ricava sempre danno. Per soffiare sui tizzoni bisogna stare molto vicini al fuoco (e infatti a questo scopo si usava e si usa normalmente un mantice), e il soffio fa sprizzare scintille che possono colpire gli occhi. 693
Chi porta carboni accesi in mano, serpenti in seno e topi in tasca cammini lesto. Proverbio paradossale: chi ha con se´ qualcosa di pericoloso, che col tempo lo diventa sempre di piu`, si sbrighi piu` presto che puo` a liberarsene. 694
CARBONAIO Colui che fa il carbone nelle carbonaie: cataste di legna a forma di cono, con al centro un canale di sfogo, in cui si provoca una lenta combustione del legno per trasformarlo in carbone. Anche chi vende il carbone. Ambedue mestieri faticosi e poco redditizi. La vera fede era quella del carbonaio. La vera fede e` quella semplice, che non si pone problemi, ne´ si crea complicazioni. Il detto deriva da una favoletta. Il Diavolo, o un inquisitore, volendo tentare, o confondere, il carbonaio, gli domando` cosa credesse: – Quello che crede la Chiesa. 690
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Compra carbone con il solleone. Il combustibile va acquistato quando ve ne e` in abbondanza e la richiesta e` minima: nel periodo piu` caldo dell’anno anche il prezzo e` moderato. 695
696
Quando nevica non comprare ne´ carbone ne´ legna.
pag 323 - 04/07/2007
CARCERE
260
.
Reciproco del precedente. Con un carbone solo si fa un tristo fuoco. Da soli non si puo` esser felici. Il fuoco e` il simbolo dell’allegria, e dello stare insieme, si dice soprattutto di chi non si decide a sposarsi. Vedi anche Un sol legno non fa fuoco, due ne fanno troppo poco, tre lo fanno tale che ognun si puo` scaldare [L 402]. 697
CARCERE f Vedi Galera, Prigione.
CARCIOFO Foglia per foglia si mangia il carciofo. Poco per volta si riesce a venire a capo di una faccenda complessa, faticosa o contrastata. Le cose difficili vanno fatte gradualmente. Vedi anche A penna a penna si pela l’oca [O 17]. 698
CARDINALE Come quel cardinale che il mal lo fece bene e il ben lo fece male. Si dice di chi nel bilancio della vita non ha combinato nulla di buono ed e` stato piu` un inetto che un malvagio. Questa strofa, ripetuta come un detto in area toscana, deriva da un famoso epigramma di Filippo Pananti (17661837), che a sua volta puo` essersi rifatto a un adagio popolare: Qui giace un cardinale che fe’ piu` mal che bene. Il ben lo fece male, il mal lo fece bene. 699
CARDO Il cardo e` una pianta selvatica della famiglia delle Composite, simile al carciofo. Ispido e irto di aculei viene considerato dai proverbi infestante, rozzo e brutto. Se tagli un cardo d’aprile ne nascono mille. Il cardo se viene tagliato ributta numerosi virgulti e diviene piu` vigoroso. Consiglio a chi toglie le erbe infestanti di non tagliarle, ma di estirparle. 700
701 Di cardi non si fanno ghirlande. Cio` che di per se´ e` brutto non puo` servire come ornamento. In senso piu` ampio: non si possono ornare, onorare, educare le persone rozze.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
702 Dove ci son cardi ci sono asini. Dove si trova una cosa che piace a una persona, la` si trova anche la persona. Dove ci sono cose brutte e volgari ci sono anche persone rozze. Gli asini sono ghiotti di cardi, vedi anche L’asino affamato vede i cardi da lontano [A 1461].
I cardi sono l’insalata dell’asino. All’asino piace piu` un cardo d’una rosa. L’uomo rozzo preferisce l’utile al bello. 703 704
Un cardo tra le rose disdice come una vecchia tra le giovani. L’infiorescenza del cardo non puo` comparire in mezzo a un mazzo di rose, cosı` come non e` gradevole la vecchiaia in mezzo alla gioventu`. 705
Tra le rose e le viole anche un giglio ci sta bene: (noi vogliamo tanto bene alla madre superiora). Per analogia. Canzoncina di circostanza, divenuta proverbiale per la sua banalita`, usata in passato, fra Otto e Novecento, come omaggio di scolaresche a un’autorita`. I primi due versi si usano per giustificare la presenza di cosa o persona non adatta a un contesto, non conforme alla regola, ma ammessa o concessa per merito. 706
Meglio dieci cani alle costole che un cardo nel culo. Meglio molti pericoli lontani che un male vicino. 707
708 Chi semina cardi raccoglie spine. Chi sparge insulti, calunnie raccoglie a sua volta i frutti amari che queste cattive azioni producono. Variante piu` rara del diffuso Chi semina vento raccoglie tempesta [S 938]. 709 Cardo selvatico t’avvisa del temporale. Il cardo, quando sente l’umidita` atmosferica, si chiude, soprattutto se e` secco; da questo i contadini traevano un pronostico di pioggia imminente.
Cardo che ha da pungere mette presto le spine. Chi e` destinato a essere malvagio, comincia fin da giovane a mostrarne i segni. 710
CARESTIA La carestia, oltre a procurare fame e disagi, da` luogo ad alcune osservazioni sui comportamenti dell’uomo. f Vedi Grandine, Tempesta.
pag 324 - 04/07/2007
261 In tempo di carestia son buone anche le talpe. In tempo di carestia e di fame qualunque cibo e` buono. C’e` nel detto un richiamo a storie piu` o meno fantastiche nelle quali si racconta come durante carestie, assedi venissero mangiati topi, talpe e altro. Vedi anche In tempo di carestia e` buono il pan vecciato [V 227]; In tempo di carestia si fa festa con le ghiande [T 291]. 711
712 In tempo di carestia fuoco di paglia. Come mancando la legna ci si accontenta di un fuoco di paglia, cosı` in tempo di carestia qualsiasi cibo e` buono. Quando manca di meglio si fa ricorso anche alle cose disprezzate. 713 In tempo di carestia si miete la fame. Efficace metafora: quando la messe e` poca, gia` nel momento di mietere si capisce che non vi sara` raccolto sufficiente per sfamarsi. 714 Carestia prevista non venne mai. La previsione di un periodo di grande penuria permette di accantonare provviste e scorte, e quindi la carestia non si abbattera` come un flagello sulla popolazione. Vedi anche Cosa prevista, mezzo provvista [C 2340].
La carestia viene coll’umido e se ne va col secco. La carestia si annuncia con un periodo invernale di piogge, che non permette al grano di germogliare; il clima umido inoltre favorisce il riprodursi dei parassiti sulle piante. Vedi anche Il malanno entra nuotando [M 194]; La miseria viene in barca [M 195]. 715
Chi ha un forno, un orto o un mulino non sa che sia la carestia. Nel mondo contadino i mestieri del fornaio, del mugnaio e dell’ortolano mettevano al riparo dall’indigenza: ai primi due passavano sempre per le mani farina e pane, mentre l’ortolano aveva sempre di che mangiare o scambiare per sopravvivere. 716
717 La carestia piace a pochi. Pare un’ovvia constatazione, ma quel pochi e` assai ironico, poiche´ si riferisce a coloro che speculano sulla penuria di cibo e traggono profitto dall’altrui disgrazia. 718 I figli non portan carestia. La miseria non e` imputabile al numero dei figli: il proverbio sembra confidare nella Provvidenza divina. Vedi anche Ogni bambino nasce col panierino [B 82].
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
` CARITA
719 Abbondanza stanca e carestia stufa. Nel tempo l’abbondanza di una qualsiasi cosa crea assuefazione e quindi disinteresse, mentre la penuria stanca, genera insofferenza.
Carestia fa buona masseria. I momenti di difficolta` costringono a lavorare con cura e spendere con giudizio. La carestia induce il proprietario del fondo a concedere al massaro la terra a buone condizioni e il massaro ad amministrarla oculatamente e a lavorarla con impegno. La masseria (vedi la voce) e`, in primo luogo, un rapporto regolato da un contratto risalente al diritto feudale. Il questo caso il termine ha senso piu` ampio: amministrazione in generale. 720
CAREZZA Diffidenza verso un gesto che dovrebbe essere espressione di affetto e gentilezza. f Vedi Accarezzare, Cane. Carezze di cane, amore di puttane, e inviti d’osti non puoi far che non ti costi. Tutte queste cose hanno un costo perche´ sono fatte con uno scopo: il cane fa le feste perche´ vuole cibo, l’amore della prostituta mira al denaro e l’oste t’invita a sedere e mangiare, ma vuole esser pagato. 721
722 Guardati da chi ti fa troppe carezze. Chi esagera nella cortesia, nella gentilezza, chi adula, fa complimenti ha sicuramente una mira segreta che presto si rivela con la richiesta di un favore o qualcosa di simile.
CARICA Nel significato di incarico, funzione di una certa rilevanza che si e` chiamati ad assumere per i propri meriti e le proprie capacita`. 723 Ogni carica e` un carico. Non c’e` incombenza, anche solo formale, che non comporti un impegno, un lavoro. Anche le cariche onorifiche sono impegni onerosi. Vedi anche un altro scambio di vocale con lo stesso significato Onori, oneri [O 349].
` CARITA La Carita`, per la Chiesa, e` una delle tre virtu` teologali, insieme alla Fede e alla Speranza. Avendo Dio come fonte e oggetto, porta il prossimo per amore di Dio. Questo concetto
pag 325 - 04/07/2007
CARLINO
e` piu` implicito che esplicito nei proverbi, i quali lo traducono in termini pratici di aiuto materiale, offerta di beni o denaro, e disponibilita` a comprendere e assistere amorevolmente il prossimo che soffre o e` indigente. La Carita` e` rappresentata come una donna vestita di rosso vicina a un braciere ardente, simbolo dell’intensita` dell’amore, spesso ha un lattante al seno, ovvero tre pargoli intorno; a volte ha in mano un cuore ardente. ` , Donare, Duomo, Elemosina, f Vedi Cupidita Prossimo, Usuraio. La carita` comincia in casa propria, ma non dovrebbe finirvi. Prima bisogna assistere e soccorrere se stessi, i propri congiunti e poi pensare agli altri che hanno bisogno. Vedi anche il proverbio latino (d’eta` moderna) Prima charitas incipit ab ego [P 1704]. 724
725 La prima carita` comincia da se stessi. Il primo dovere e` quello di provvedere a se stessi e non gravare sugli altri. Il proverbio pero` ha sempre una sfumatura egoistica.
Carita` non manda in poverta`. Chi aiuta e soccorre il prossimo non fa gesto che lo mandera` in rovina. C’e` un sottinteso provvidenziale cristiano: Dio compensa coloro che sono generosi e misericordiosi. Vedi anche Per far elemosina nessuno divenne mai povero [E 47]. 726
727
A far la carita` non si va in fallimento.
728
Fare la carita` non manda in rovina.
La carita` che fai alla porta ritorna dalla finestra. Dio compensa con consolazione e serenita`, ma anche materialmente, coloro che sono caritatevoli. E` questa la ragione che spiega i proverbi precedenti, nei quali non viene espressa. 729
Chi carita` fa, carita` aspetti. Quando uno e` caritatevole con gli altri, gli altri lo saranno con lui se ne avra` bisogno. E` un pio invito che puo` derivare da iscrizioni che si trovano (o trovavano) presso i cosiddetti ‘ceppi’, le buche per le elemosine di confraternite o di opere di carita`, calco, forse, del detto Chi la fa l’aspetti [F 241]. 730
731
262
.
La giustizia e` bella, ma la carita` e` sua sorella.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
La giustizia e` il fondamento della convivenza civile, ma accanto le vanno messi l’amore e la solidarieta` umana, senza i quali la giustizia e` insufficiente. 732 La carita` consola chi la fa. La carita` da` a coloro che la praticano la coscienza di aver obbedito a un fondamentale comandamento morale. 733 La carita` non si fa solo col pane. Si soccorre il prossimo non solo con gli aiuti materiali, ma anche con l’aiuto morale, con la disponibilita` , il consiglio, l’amorevolezza. Riecheggia la frase evangelica: ‘‘Non di solo pane vive l’uomo’’. 734 La carita` fa ricchi e l’avarizia fa poveri. Nel senso dello spirito: il dare a chi ha bisogno rende migliori gli uomini, mentre conservare egoisticamente, restando sordi al dolore altrui, li rende abbietti.
Carita` unge e peccato punge. La carita` medica le ferite, morali e materiali, di cui gli esseri umani soffrono; il peccato invece ferisce, offende. 735
736 La carita` e` meglio farla che cercarla. E` ovvio che chiedere la carita` non e` cosa piacevole, ma il proverbio insiste sul fatto che la generosita` rende l’uomo migliore di quanto non faccia il beneficio ricevuto: vedi E` meglio dare che ricevere [D 89]. Soprattutto dare spontaneamente e senza calcoli: Chi da` subito da` due volte [D 97]. Tuttavia il cercare la carita` puo` essere anche un mezzo di santa umiliazione, di moderazione dell’orgoglio praticata un tempo dai frati con la questua.
Carita` rinfacciata diventa una sassata. Il gesto caritatevole una volta che venga fatto pesare diviene peggiore di un’offesa perche´ umilia colui che l’ha ricevuto. 737
CARLINO f Vedi Fiorino. CARLO Carlo V imperatore quando aveva mangiato lasciava mangiare il servitore. Si dice a chi non da` pace, pretende che le persone non si riposino mai e le fa lavorare senza tregua. La citazione di Carlo Ve` qui per 738
pag 326 - 04/07/2007
263 significare che perfino un grande imperatore, sul cui regno non tramontava il sole, lasciava mangiare in pace chi lo serviva. Vedi anche Chi mangia non ha padrone [M 571]. 739 Quando si mangia non si serve padrone. Per analogia. Vedi anche, con aggiunta volgare, Quando mangio e quando trombo non mi chiamar che non rispondo [T 1020].
CARMEN Canto, poesia, componimento poetico. 740 Carmina non dant panem. ‘‘La poesia non procura il pane’’. Detto latino medievale, noto anche nella variante Litterae non dant panem, stesso avvertimento nei confronti di chi abbia intrapreso o voglia intraprendere un’attivita` di scrittore: coloro che si dedicano alle arti poetiche non si facciano illusioni di futura ricchezza. Il concetto ha comunque ascendenza classica, e trova espressione abbastanza prossima al proverbio in Petronio (Satyricon 83.9) Amor ingenii neminem umquam divitem fecit ‘‘La passione per la mente non ha mai arricchito nessuno’’, ripresa nel Medioevo da Giovanni di Salisbury, Policraticus 7.15 (= Patrologia Latina 199.673a). Vedi anche Poeti e poveretti campano di progetti [P 2022].
Quattro mali fanno i poeti: perdono il tempo, sciupano carta, confondono la gente e muoiono di fame. Per analogia. Si riferisce non tanto al poeta popolare, che aveva una sua funzione nella societa` tradizionale, ma al poeta aulico, che non e` mai stato capito dal popolo. 741
742 Povera e nuda vai filosofia. Per analogia. Chi pratica la filosofia vive miseramente. Verso del Petrarca (Canzoniere 7.10), che continua cosı`: ‘‘dice la turba al vil guadagno intesa’’. Comunemente si applica agli intellettuali in genere, poeti e filosofi: la voce popolare non fa molta differenza tra le due categorie.
CARNE1 Come cibo, pietanza principe. Nel senso di ‘‘corpo’’ vedi Carne2. f Vedi Ammazzare, Bove, Brodo, Cane, Cappone, Ciccia, Gallina, Gallo, Lupo, Osso, Pane, Pelle, Pesce, Porco.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
CARNE
La carne migliore e` quella intorno all’osso. La carne che ha piu` sapore e` quella che sta attaccata all’osso, in particolare nella bistecca e nel prosciutto. Si dice anche alludendo al fatto che le cose migliori sono le piu` difficili da ottenere: la carne intorno all’osso, infatti, va opportunamente scalcata. Ne e` nota anche una versione latina Dulcior illa sapit caro, quae magis ossibus haeret. 743
Carne intorno all’osso e terra senza sasso. La terra non sassosa e` la migliore da coltivare. 744
Cima di spalla arrosto viene sempre al primo posto, coda chiama un risottino e costata stufatino, la bistecca vuol filetto, cuor di coscio oppur garretto, il costato e il collo lodo per avere il miglior brodo, piede lesso coi nervetti son diletto dei diletti. Elenca i punti della carne bovina, i tagli piu` saporiti e come vanno cucinati. Spiccano i piatti come il risotto con la coda, lo stufato di costata di manzo, il filetto della bistecca. Il piede pero` non e` vaccino, ma di porco. Proverbi complessi del genere (al modo degli ‘statuti’ nelle iscrizioni da parete) sono di rado menzionati per intero, ma di volta in volta qualcuno ne seleziona parti che risultano citabili all’occasione. A maggior ragione nel caso seguente: 745
746
Carne vicino all’osso, cuore d’insalata, corteccia di pane, cacio con la goccia, culo di cappone, arrosto di castrone, acqua di fontone, petto d’anatra, ala d’oca, ciliegia beccata, primo carciofo, ultimi maccheroni, ultima uva, prosciutto a meta`, ricotta in cima, formaggio in mezzo, miele in fondo, salame in cima e in fondo, cipolla novella, olio nuovo, vino vecchio,
pag 327 - 04/07/2007
CARNE
264
.
pesce piccolo, cavolo che ha avuto il ghiaccio, pesce fresco, latte appena munto, brodetto poco o punto. Un lungo elenco di che cosa e` da preferire nei diversi alimenti: fra l’altro, il formaggio fresco che deve avere la goccia nella parte interna, segno della sua esatta maturazione; l’acqua presa dalla fontana; la ciliegia che e` stata beccata dal merlo che e` sempre la piu` saporita; i carciofi primaticci; i maccheroni che sono rimasti in fondo al vassoio perche´ sono i piu` ricchi di sugo; l’uva piu` matura; il prosciutto a meta` quando e` vicino all’osso; la ricotta la prima del cestino, che e` ben asciutta e sgrondata; il pesce piccolo che e` piu` saporito; il cavolo che dopo le gelate invernali e` piu` tenero... e del brodetto, cibo da malati, se ne puo` fare anche a meno. 747 Carne cruda e pesce cotto. Doppio consiglio su come cucinare: la carne alla brace va fatta al sangue, mentre il pesce, se resta anche leggermente crudo, non e` buono.
La carne grassa va cucinata in modo che perda in gran parte il suo grasso e mantenga il sapore. 754 Carne lessa, mezzo lavativo. In molte zone come la Toscana e il Lazio, la carne lessa non e` apprezzata e non e` neppure saputa cucinare bene. Nel Nord invece il bollito e` eccellente. Il lavativo e` il clistere, il serviziale, cosa non gradita ed evitata se possibile. 755 Carne bastonata da viva e da morta. Espressione che si usa per alludere a un pezzo di carne dura a mangiarsi, come se fosse di somaro, per il quale si usa il bastone e, per di piu`, battuta a lungo per renderla un po’ piu` tenera. 756 Tu crudele e io tiranno. Per analogia. Scherzoso, con imitazione dei toni del melodramma: ma si dice alla carne quando e` dura, per cui si tira ostinatamente per staccarla con i denti.
Carne cruda e pesce cotto, purche´ la carne non sia di porco. Se si tratta di maiale la carne va cotta di piu`.
757 Questo e` il gallo che canto` a san Pietro. Per analogia. Quando viene servito a tavola un pollo vecchio, duro e tiglioso. Si allude al gallo che, secondo il Vangelo, canto` tre volte quando Pietro rinnego` Cristo.
Carne di porco: ne´ troppo, ne´ poco. La cottura della carne di maiale non deve essere ne´ eccessiva ne´ al sangue.
Il figlio di questa vacca morı` di vecchiaia. Per analogia. Si tratta di vacca, dura di per se´, e per di piu` vecchissima.
T’ho comprato carne e ti battezzo baccala`. Si diceva volendo mangiare la carne di venerdı`, giorno che era considerato vigilia e in cui si osservava l’astinenza dalla carne. L’espediente sembra che sia stato usato per primo da un prete in una storiella popolare.
Carne che si ritira non vale mezza lira. La carne che, cuocendo, diminuisce di volume non e` di buona qualita`.
748
749
750
751 Carne giovane e pesce vecchio. La carne e` migliore e piu` tenera se e` d’animale ancora giovane; nel caso contrario e` dura e tigliosa. Il pesce invece ha piu` sapore e fa migliore riuscita se e` ben sviluppato fino alle giuste dimensioni. 752 Carne al sole e pesce all’ombra. Dell’animale che vive sulla terra e` preferibile la parte superiore che sta esposta al sole; del pesce la parte che guarda il fondo. 753
Carne grassa non ha mai bene se magra non diviene.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
758
759
Carne che se ritira non la val tre sghei la lira. Veronese. ‘‘Carne che si ritira non vale tre soldi la lira’’. Molto meno di quello che e` stata pagata. Citato come esempio di varianti dialettali molto diffuse. 760
Non c’e` carne senz’osso, ne´ pesce senza lisca. Non c’e` cosa buona che non abbia il suo inconveniente. Vedi anche Non c’e` rosa senza spine [R 922]; Ogni medaglia ha il suo rovescio [M 1074]; Non c’e` comodita` che non porti uno scomodo [C 1883]. 761
762
Carne vaccina svergogna chi la cucina.
pag 328 - 04/07/2007
265
.
La carne di vacca non e` un cibo prelibato, perche´ e` bestia sfruttata per il lavoro e quindi la carne risulta dura. 763 Chi lava la carne gli toglie il sapore. Un tempo era sconsigliato lavare la carne poiche´ questo le toglie una parte di sapore; poi l’igiene ha prevalso.
Carne di vacca e vino senz’acqua ti ridanno le forze. La carne di vacca e` considerata piu` sostanziosa di quella degli altri bovini, anche se e` dura; si addice a chi e` debole ma ha denti buoni. Il vino puro, in quantita` conveniente, e` un riconosciuto corroborante che, come si dice, da` tono. 764
765 Carne fa carne e il vino fa la forza. Nel metabolismo la carne diventa carne e il vino da` energia. 766 Carne e vino fanno sangue. Vedi anche Il vino fa buon sangue [V 891].
Carne fa carne, pane fa sangue, acqua fa bene, vino mantiene, pesce fa vesce, erba fa merda. Effetti dei diversi cibi nel metabolismo umano. Il pesce fa vesce, cioe` fa fare solo loffe, peti. La vescia e` propriamente un fungo bianco e senza gambo delle Licoperdacee, si trova nei prati e quando e` matura lascia uscire dalla cima le spore in una nuvoletta scura. Tale ‘‘nuvoletta’’ rinvia appunto al ‘‘peto’’ (il termine viene dal tardo latino vissire ‘‘fare peti’’), in quanto il pesce, a lungo ritenuto di scarsa capacita` nutritiva, tanto che era concesso nei digiuni religiosi, non avrebbe altro effetto che procurarre ventosita` interna. Alle erbe non e` infine attribuito proprio il minimo effetto nutritivo. Anche in questo caso, sono note versioni accorciate con contrapposizioni binarie: ad esempio solo il primo e il quinto stico (carne/pesce) o il terzo e il quarto (acqua/vino). 767
Carne fa carne, pane fa panza, vino fa danza. Il pane fa ingrassare e il vino mette allegria. 768
769
Doppia festa senza carne e` mezza Quaresima.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
CARNE
Anche una festa solenne celebrata senza un piatto di carne in tavola somiglia a un giorno di vigilia. La carne e` necessaria per fare ricca la mensa. Chi non carneggia non festeggia. Chi non mette in tavola la carne non fa pranzo da festa. Carneggia e` un verbo coniato appositamente per la rima, forse un hapax. 770
Per trista che sia non resta carne in beccheria. Si diceva, con poco garbo, per dire che prima o poi ogni donna trova da sistemarsi. Beccheria (da becco, il maschio della capra) e` il termine antico con cui s’indicava la macelleria e originariamente la bottega dove si macellava la carne caprina. Vedi anche Belle o brutte, si sposano tutte [B 308]. 771
La carne di vacca costa piu` di quella di fagiano. Ricorrendo ancora all’immagine della macelleria allude chiaramente alla prostituta. Vacca e` l’epiteto offensivo che si da` alla donna, non solo disonesta, ma libidinosa per il fatto che quando la vacca viene portata al toro, a differenza di altri animali che prevedono una ritualita` amorosa, accetta immediatamente la fecondazione. 772
Chi vuol mettere troppa carne al fuoco fatica parecchio e conclude poco. Chi intraprende molti lavori contemporaneamente non ne porta in fondo nessuno. Questo e i seguenti sono versioni proverbiali del ben vitale modo di dire mettere troppa carne al fuoco, di uso solo metaforico. Vedi anche Chi molte cose comincia poche ne finisce [C 1864]; Chi mette tanti ferri in fucina qualcuno ne guasta [F 605]; Chi troppo intraprende, poco finisce [C 1866]. 773
Chi mette troppa carne al fuoco non e` facile che ne mangi. In senso proprio e figurato. Vedi anche Pianta che ha molti frutti non li matura tutti [P 1578]. 774
775
Troppa carne al fuoco o brucia o non cuoce.
776
Chi vuol mettere troppa carne al fuoco ne cuoce poca e male.
777
La troppa carne in pentola non cuoce.
Chi ne vuol far troppe non ne fa nessuna. Per analogia. 778
pag 329 - 04/07/2007
CARNE
266
.
779 Chi troppo incomincia poco finisce. Per analogia.
CARNE2 L’essere umano nella sua corporeita`, ma anche i legami di parentela. Carne crescente ha la lupa nel ventre. I ragazzi, gli adolescenti al momento dello sviluppo hanno sempre fame. La lupa, in particolare quando deve allattare la cucciolata, e` l’animale famelico per eccellenza, tanto che si chiamava male della lupa una forma di bulimia. 780
Carne che cresce non puo` star ferma, carne che cala non sa tacere. I ragazzi si muovono continuamente e i vecchi parlano in continuazione, ovvero dicono quanto non dovrebbero dire. Vedi anche Quando i bambini stanno fermi, brutto segno [B 80]; Legno fresco sempre si muove [L 415]. 781
Fra carne e ugna non sia uomo che vi pugna. Tra persone di famiglia, tra genitori e figli non deve intromettersi nessuno. Difficile e` giudicare i rapporti che intercorrono tra costoro perche´ molte cose sono sconosciute agli estranei. Carne e ugna: l’espressione indica il rapporto stretto che intercorre tra consanguinei, talmente vicino come l’unghia (ugna e` forma antica, ancora viva nel toscano rustico) che aderisce alla carne del dito. Vedi anche Tra moglie e marito non mettere il dito [M 1628]. 782
783 Siamo fatti di carne. Frase con la quale si scusa la propria debolezza per avere violato una norma, commesso un peccato, asserendo che la mancanza di forza, di coraggio fanno parte della natura umana. Usato soprattutto per riferirsi alla incapacita` di resistere alle seduzioni. Si rifa` alla frase evangelica (Matteo 26.41): ‘‘Lo spirito e` pronto ma la carne e` debole’’, che a sua volta ha una circolazione come proverbio [S 1912]. 784 Non siamo di ferro. Per analogia. Esprime lo stesso concetto negando all’uomo una forza che e` propria delle cose inanimate, senza sentimenti.
CARNEVALE Anche se non ha riconoscimento nel calendario liturgico, il Carnevale e` sempre stato considerato parte integrante del ciclo tradizionale
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
dell’anno: il periodo e` compreso tra l’Epifania (6 gennaio), o in alcuni luoghi sant’Antonio Abate (17 gennaio), e la Quaresima. In certe epoche la liberta` concessa dalla festa paganeggiante e dalla mascherata era addirittura sfrenata. Oggi ha perso quasi tutto il suo splendore, avendo perduto il rapporto col mondo agricolo e naturale, di cui era espressione collegata alla simbologia della fecondita`. f Vedi Berlingaccio, Festa, Musicante, Natale, Quaresima, Scherzo. Carnevale non si trova se non c’e` la luna nuova. La Pasqua vede in cielo la luna piena; Carnevale, che viene poco piu` di quaranta giorni prima della Pasqua, segue la regola della determinazione della festa pasquale presentandosi circa una lunazione e mezzo prima, vale a dire intorno alla luna nuova. 785
Non c’e` Carnevale senza luna di febbraio. Carnevale ha termine con l’inizio della Quaresima, quaranta giorni prima della Pasqua (che cade nel periodo compreso tra il 22 marzo e il 25 aprile) e quindi vi e` compreso il mese di febbraio. Per la determinazione della data in cui cade la Pasqua vedi Non c’e` sabato santo al mondo che il cerchio della luna non sia tondo [S 7]. 786
Per Carnevale ogni scherzo vale. Tra i proverbi piu` vivi, ripetuto spesso dai bambini. Tempo di gioco e di divertimento, il Carnevale permette liberta` che non sono consentite nel resto dell’anno. Vedi anche Semel in anno licet insanire [V 1304]. 787
788
A Carnevale tutto si puo` fare.
A Carnevale tutti bevono nel boccale. A Carnevale tutti scialano, non guardano alla misura, abbondano nel mangiare e nel bere. Il boccale e` piu` grande del bicchiere nel quale comunemente si beve ed e` provvisto di manico. 789
Carnevale viene e va: oggi ciccia e domani baccala`. I periodi di felicita` e d’abbondanza vengono e vanno: oggi ci sono e domani non ci son piu`. Si dice riferendosi alla vita e consigliando chi vive felice e nella prosperita` di non credere che la cosa duri. 790
pag 330 - 04/07/2007
267 791
.
Carnevale viene e va: oggi maccheroni e domani chi lo sa.
792 Dopo il Carnevale viene la Quaresima. Dopo la prosperita` viene la penuria, dopo la felicita` il dolore. Vedi anche Dopo le vacche grasse vengon le vacche magre [V 5]. 793 Non e` sempre Carnevale. Un tempo proprio Carnevale coincideva con un periodo difficile per la gente povera: la terra non dava ancora i nuovi frutti e le scorte del raccolto passato erano alla fine. Forse per questo era ancora piu` sentito il bisogno di lasciarsi andare a un’allegria un po’ folle, come si rileva da alcune strofette, che dovevano far parte di canzoni per festeggiare il Carnevale. Vedi anche Non tutti i giorni e` festa [F 624]. 794
Una volta viene il Carnevale e una la Quaresima.
Il Carnevale e` breve e lunga la Quaresima. La gioia di solito e` breve, la pena e` lunga. Carnevale di per se´ non sarebbe breve, andando dal giorno seguente all’Epifania fino al mercoledı` delle Ceneri, ma la festa si riduce all’ultima settimana, mentre la Quaresima dura piu` di quaranta giorni. In ogni caso il tempo passato in penitenza sembra piu` lungo. 795
L’ultimo di Carnevale ognun deve festeggiare. Il proverbio risente del tempo nel quale l’ultimo giorno di Carnevale, il martedı` grasso, non era consentito ad alcuno di non partecipare alla festa collettiva, pena multe e penitenze. 796
Carnevale getta e raccoglie: finiscono i fichi e rimangon le foglie. Nel periodo del Carnevale c’e` chi scialacqua senza pensare al poi e chi mette da parte, conserva perche´, finita la festa, scarseggia il cibo. Finisce la riserva di fichi secchi che costituivano il dolce e un’importante integrazione alimentare dell’inverno. 797
A Carnevale non trovi chi ti presti la padella. Tutti cuociono, friggono carne o frittelle, e quindi tutte le padelle sono occupate. 798
Carnevale guarisce ogni male. Piu` che altro fa dimenticare per qualche tempo i guai, i mali e i crucci della vita. 799
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
CARNEVALE
Carnevale verde, Pasqua bianca. Quando nel periodo di Carnevale la campagna verzica per il bel tempo la Pasqua sara` fredda. Il pronostico collega il Carnevale alla Pasqua: i due periodi si bilancerebbero reciprocamente. Altri proverbi stabiliscono questo rapporto tra il Natale e la Pasqua: Natale al fuoco, Pasqua al gioco [N 88]. 800
801
Carnevale al sole, Pasqua al fuoco, Carnevale al fuoco, Pasqua al sole.
802
Carnevale al sole, Pasqua molle.
803 Non c’e` [si fa] Carnevale senza pazzi. Carnevale e` di per se´ una festa folle, sfrenata, durante la quale e` lecito esagerare, passare un po’ la misura. I pazzi quindi ci vogliono perche´ la festa, che e` la loro, riesca bene in piena allegria. Vedi anche Piu` pazzi ci sono e piu` si ride [P 916].
Fa piu` male una notte di Carnevale che un digiuno quaresimale. Nuocciono piu` i divertimenti che le penitenze. Gli stravizi di Carnevale arrecano alla salute piu` danni del digiuno imposto dalla Chiesa per la Quaresima. 804
Carnevale in casa d’altri e Natale in casa tua. Il Carnevale presenta molte occasioni di incontro al di fuori dell’ambiente familiare, feste, veglioni, balli, corsi mascherati, mentre il Natale e` tradizionalmente dedicato alla famiglia. Confronta Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi [N 92]. 805
A Carnevale si conosce chi ha la gallina grassa. In occasione delle feste si conosce quello che uno possiede e puo` offrire. Un tempo per Carnevale tutti mettevano mano al meglio che avevano per imbandire pranzi succulenti. 806
Meglio fare il prosciutto senza sale che con la moglie [il marito] far Carnevale. Festeggiare il Carnevale in casa non ha senso: il Carnevale e` festa collettiva, prevede qualcosa di nuovo, allegria generale e qualche innocente trasgressione. Fare il prosciutto senza sale non e` possibile perche´ e` il sale che conserva la carne. Vedi anche In mancanza di meglio si balla con la moglie [M 1707]; Ballare con la moglie, far giocare agli altri i propri quattrini e ubriacarsi col proprio vino son tre 807
pag 331 - 04/07/2007
CARNIERE
268
.
cose che fanno i coglioni [M 1709]; Mangiar polenta e frittata e` fare colla moglie una ballata [F 1472]. A chi nasce di Carnevale non fan paura i brutti musi. Solo metaforico: l’umanita` presenta tanti aspetti poco rassicuranti e chi s’abitua per tempo a vederli non prova disagio a starci insieme. 808
L’amore di Carnevale muore in Quaresima. Le cose che cominciano nell’euforia spesso finiscono nel pentimento: Carnevale e` festa spensierata e Quaresima e` tempo di penitenza. Un sentimento nato senza fondamento, sulla base del capriccio, non dura a lungo. Vedi anche di significato vicino Amore e cetriolo stanno a paro: la testa l’hanno dolce e il culo amaro [C 1370].
Le penne si portano sul cappello e le padelle nel carniere. Ci si gloria dei successi e si nascondono i fallimenti. Si riferisce all’uso del cacciatore d’infilare nel cappello una penna dell’uccello abbattuto per mostrare la propria bravura. Far padella e` espressione che indica il colpo mancato che permette alla selvaggina di fuggire: le padelle, gli insuccessi non si raccontano e si tengono nascosti. 815
809
810
L’amore di Carnevale dura finche´ durano i balli.
Amico di Carnevale non vede la Quaresima. Quando le cose nascono nell’euforia e nell’abbondanza, finiscono di fronte alle prove e alle prime difficolta`. L’amico che ci ha conosciuto nell’abbondanza ci abbandona quando si cade in miseria. Vedi anche Amico di buon tempo mutasi col vento [A 671]; Amicus certus in re incerta cernitur [A 650]; Amico di bicchiere dura quanto un fuoco di paglia [A 675]. 811
Carnevale, buon compagno, venga pur tre volte l’anno. Carnevale e` festa gradita a tutti e potrebbe venire anche piu` spesso. 812
CARNIERE La borsa che i cacciatori portano a tracolla per riporvi la selvaggina uccisa, o anche il tascone che occupa la parte posteriore della cacciatora, il giaccone da caccia, sempre adibito a questo scopo. Carniere vuoto scarponi pesanti. La delusione pesa come un fardello. Il cacciatore, che torna a casa senza aver preso nulla, cammina lentamente, come oppresso da un peso: si sentirebbe piu` leggero se fosse carico di selvaggina catturata. 813
Il carniere vuoto e` piu` pesante di quello pieno. Vedi anche La caccia viva puzza [C 46]. 814
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
CARO Nel significato di ‘‘costoso’’. 816 Caro costa quel che pregando si compra. La cosa chiesta e richiesta, fatta sospirare, anche nel caso che infine venga concessa gratuitamente, e` pagata a caro prezzo. Non vi e` debito di riconoscenza per un dono giunto dopo lunghe richieste. 817 Chi caro battezza poco vende. Chi sopravvaluta la propria merce, ne vende poca.
Cara costa la vigna sulla costa. La vigna posta in collina lungo un declivio produce buon vino, ma richiede molto lavoro soprattutto di zappatura. La pioggia infatti dilava, erode, scende portandosi via la terra e senza penetrarla, sicche´ occorre continuamente intervenire per risistemare il terreno, zappare in modo che faccia scendere l’acqua negli strati profondi. Gioco di parole tra la voce del verbo costare e il pendio del monte. 818
819 Caro vendi e giusto pesa [misura]. Regola del mercante: vendi anche a prezzo elevato, ma pesa sempre esattamente. 820
Pesa giusto e vendi caro.
CAROGNA f Vedi Corvo. CARPIONE Pesce simile alla trota (Salmo trutta carpio) con squame argentee, picchiettate di rosso, tipico del lago di Garda. Con il nome carpione si indicano in diverse zone altri pesci simili alla trota, che si usa spesso cucinare in carpione, ossia friggendo le trance e mettendole sotto aceto con spezie varie. 821
A chi la trota non da` ascolto conviene cercare il carpione.
pag 332 - 04/07/2007
269
.
Bisogna accontentarsi di quello che e` a nostra portata. La trota e` migliore del carpione. Ne´ carpione, ne´ cappone perdon la loro stagione. Sono sempre buoni e mangiabili, mentre altre carni e altri pesci hanno periodi nei quali perdono sapore. In genere: la roba buona va sempre bene. Vedi anche Rombo e cappone non perdono stagione [C 640]; Cappone non perde mai la sua stagione [C 638]. 822
823 Chi mangia carpione non e` babbione. Non e` certo uno sciocco, perche´ il carpione e` saporito, nonostante sia poco costoso.
Trota regina, carpione principe e luccio ciambellano. La classifica dei pesci d’acqua dolce quando arrivano sulla tavola. 824
CARRETTIERE Il carrettiere, il camionista dei secoli passati, per il mestiere che faceva era sempre fuori casa, anche di notte, si fermava alle osterie, incontrava gente di tutti i tipi: aveva quindi fama di bere forte e di frequentare le donne di facili costumi. Sonatori e carrettieri bevitori e puttanieri. Anche i sonatori facevano vita girovaga nelle varie compagnie di spettacolo dove si accompagnavano a persone di ogni genere. 825
826
Carrettieri e sonatori tutti quanti bevitori.
CARRIERA Per far carriera occorre: saper fare, saperci fare e darla a intendere. Per raggiungere il successo in un ambiente bisogna pur avere qualche competenza, ma soprattutto essere due volte furbi: saper trattarre le persone e avere parlantina per vendersi bene. Vedi anche Il mondo sta su tre cose: fare, disfare, dare a intendere [M 1775]. 827
CARRO I proverbi si riferiscono al carro trainato dai buoi, usato nelle campagne per i lavori agricoli e anche come mezzo di trasporto. Non era cosa facile da guidare per la poca maneggevolezza del mezzo e per l’assoluta passivita` dei
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
CARRO
buoi che non avvertono pericoli e obbediscono ciecamente ai comandi, cosa che non fanno ne´ il cavallo ne´ l’asino. Inoltre i carri venivano caricati di fieno, paglia, legna, che sono materiali voluminosi, ingombranti, capaci di sbilanciare l’assetto del veicolo e di farlo ribaltare. Dall’abilita` necessaria per guidare un carro prendono spunto molte metafore. Carro, infine, come misura di quantita`, sinonimo di gran quantita`. f Vedi Bue, Freno, Fretta, Paglia, Ruota. Chi ha carro e buoi fa bene i fatti suoi. Nella coltivazione della terra era essenziale avere una forza lavoro animale e un mezzo di trasporto. Le bestie fornivano anche il concime. 828
829 Secondo il carro bisogna fare il carico. Bisogna proporzionare il lavoro, l’impegno, la fatica alle forze e alle possibilita`.
Carro che perde il timone va nel precipizio. Se manca la guida ogni impresa finisce in rovina. Il timone del carro e` la lunga stanga che va ad agganciarsi al giogo dei buoi. 830
831 Il freno tiene in strada il carro. Cio` che modera la corsa, piu` di cio` che la spinge, contribuisce a mantenere in carreggiata il veicolo, soprattutto in una strada dissestata o in discesa. In ogni azione e` necessario un continuo controllo per raggiungere l’obiettivo desiderato. 832 Piccola pietra rovescia gran carro. Una piccola cosa puo` essere causa di un grave danno. Vedi anche, nel senso che una piccola forza puo` vincere un colosso, Una pulce acceco` un elefante [P 2904]. 833 Chi non ha cervello non vada col carro. Fa riferimento all’abilita` e alla prudenza necessarie per guidare un carro, e, piu` in generale, e` un monito a tenere sempre presenti, prima di intraprendere una qualsiasi impresa, le proprie reali possibilita`.
Carro, cavallo, moglie e fuoco mettono il senno a chi n’ha poco. Sarebbero queste le cose che costringono a far fronte agli imprevisti, ad assumersi le proprie responsabilita`, a far vedere di cosa si e` capaci. 834
835
Frusta i buoi e il carro si muove.
pag 333 - 04/07/2007
CARROZZA
Incita, fai pressioni su coloro che hanno la responsabilita` di un lavoro e tutto quanto si mettera` in moto. Non bisogna mettere il carro innanzi ai buoi. Non bisogna mai anticipare quello che a rigor di logica segue: nelle azioni, nei ragionamenti, nei discorsi. Di gran lunga il piu` vivo e diffuso fra questi proverbi sul buon uso del carro, soprattutto, pero`, nella forma di modo di dire (non) mettere il carro innanzi ai buoi. 836
Il carro vuoto fa piu` rumore del carro pieno. Chi sa meno parla di piu` di chi sa molto; chi fa piu` confusione, meno lavora, ecc. Quando e` vuoto il carro, non piu` aderente al terreno per il peso, va piu` veloce e sobbalza facilmente. Vedi anche I carri vuoti son quelli che stridono [V 119]; La ruota che cigola e` la peggiore del carro [R 1104]; Fa piu` rumore una foglia che casca che una foresta che cresce [F 1020]. 837
Chi non vuole che il carro cigoli deve ungere le ruote. Le proteste, i malumori, la malevolenza, le insinuazioni, le difficolta` che sorgono in un ambiente contro chi comanda si eliminano con favori, gratificazioni e altri vantaggi offerti agli scontenti. Il carro, se si mette il grasso nei mozzi delle ruote, procede agevolmente e silenzioso, per cui si dice ungere le ruote quando si appianano le difficolta` con favori o elargizioni. 838
Carro di fieno, buona nuova avremo; carro di paglia cattiva e non si sbaglia. Imbattersi in un carro di fieno, secondo una credenza popolare, portera` fortuna e buone notizie; un carro di paglia, al contrario, sfortuna e cattive notizie. 839
Un carro di chiacchiere [lamenti] non paga un soldo [una lira] di debito [debiti]. Le parole e le giustificazioni non cambiano la situazione del debitore. Invito a darsi da fare invece di discutere. Vedi anche Il sempre sospirar nulla rileva [S 1712]; Mille libbre di pensieri non pagano un quattrino di debiti [D 133]; Un secchio di lacrime non paga una lira di debiti [D 137]. 840
841
270
.
Chi ha un carro pieno di sorelle ha un carro pieno di cognati.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Un tempo i cognati entravano a far parte della famiglia, quasi come fratelli, e ne aumentavano la forza lavorativa e il potere. CARROZZA 842 Chi va in carrozza non puo` pisciare. Anche le grandi comodita` comportano degli inconvenienti non piccoli: ogni cosa da` e toglie. Vedi anche Non c’e` comodita` che non porti uno scomodo [C 1883]; Non c’e` rosa senza spine [R 922].
CARRUBA I semi bruni del carrubo si trovano in un baccello, detto carruba. Questa e` saporita e dolciastra, ma indigesta. Di solito si da` a cavalli ed altre bestie come corroborante. 843 Chi mangia carrube caca legno. Chi mangia carrube avra` seri problemi di digestione, poiche´ esse provocano stitichezza.
CARTA1 Nel significato di ‘‘lettera, documento, atto, contratto scritto’’. Come ‘‘carta da gioco’’, vedi Carta2. f Vedi Lettera. 844 Carta canta e villan dorme. Allorche´ gli accordi sono stati scritti e firmati in un regolare contratto, anche l’ignorante, il debole, l’inesperto puo` dormire tranquillo, sicuro di veder riconosciuti i propri diritti. Generalmente: chi ben sistema le proprie cose puo` vivere tranquillo. Assai vivo anche nella forma abbreviata Carta canta.
Lettere in carta, denari in tasca. Stabilito un impegno scritto e` facile esigerne il rispetto. 845
Chi ben istrumenta, ben s’addormenta [dorme sicuro]. Per analogia. In passato istrumento era il termine legale che indicava l’atto pubblico redatto dalla mano di un notaio, un documento con valore legale. Vedi anche Tra galantuomini la parola e` un istrumento [G 21]. 846
847 Si charta cadet, tota scientia galoppat. Latino maccheronico. ‘‘Se la carta cade, viene meno, se ne va tutto il sapere’’. Indica che la sapienza di chi parla spesso dipende dagli appunti o dal libro che tiene in mano: se viene a mancare, non sa piu` cosa dire. Vedi anche
pag 334 - 04/07/2007
271
.
Chi perde il suo libro perde meta` della scienza [L 673]. Ne circolava anche una versione linguisticamente piu` corretta, ma sempre d’eta` moderna. 848
Si charta cadit tota scientia vadit.
CARTA
Le carte da gioco napoletane sono 40 (a differenza di quelle francesi che sono 52): quattro semi formati ciascuno dalle carte da uno a sette e fante, cavallo e re, quindi trentasei a piedi e quattro a cavallo. Sono dunque tutte ladre perche´ rubano i soldi di chi gioca.
Libro chiuso, maestro muto. Per analogia.
Le carte non hanno mai arricchito nessuno. Nessuno ha fatto fortuna col gioco delle carte e, se l’ha fatta, l’ha poi ripersa.
Ne´ occhio in carta, ne´ mano in arca. Non si guardano le carte (lettere, documenti) ne´ si mettono le mani nella cassaforte altrui, per evitare equivoci e sospetti. Arca nel significato di ‘‘scrigno, forziere’’ denuncia l’origine antica del detto.
Le carte sono come le mamme: vogliono piu` bene al piu` scemo. La fortuna nel gioco delle carte pare spesso privilegiare il meno accorto, il meno abile, lo sciocco, come le mamme che, per istinto protettivo, curano di piu` il figlio che ne ha piu` bisogno.
Ne´ occhi in lettera, ne´ mani in tasca d’altri. Per analogia.
Carte buone e piattoni stanno attaccate ai coglioni. I piattoni sono i pidocchi del pube; coglioni nel duplice significato di testicoli e di incapaci. Vedi anche I denari son come i piattoni: s’attaccano ai coglioni [P 1604].
849
850
851
Ne´ occhi in lettera, ne´ mani in tasca, ne´ orecchi in segreti. Per analogia. 852
2
CARTA Come ‘‘carta da gioco’’. Il vizio del gioco porta alla rovina, le carte sono capricciose, alcune regole del Chitarella o Chitarrella, pseudonimo di un ignoto autore del XVIII sec. f Vedi Bussare, Fortunato, Giocare, Gioco. 853 Le carte sono il libro del diavolo. Il gioco delle carte e` stato per secoli la maledizione di molte famiglie, avendo provocato la rovina di uomini e patrimoni. Le carte furono dette il libro del diavolo, quello di cui il diavolo si serve per rovinare e condurre alla disperazione chi cade nel vizio del gioco.
Quando le carte sono sul tavolo il diavolo e` sotto. Il fatto che al tavolo da gioco si imprecava, si bestemmiava, si beveva costruiva intorno al giocatore incallito un quadro infernale. 854
Tardi si stracciano le carte quando il patrimonio non c’e` piu`. Con troppo ritardo si abbandona un vizio (come quello del gioco delle carte) quando ormai le proprie sostanze sono state sperperate. 855
856
Le carte sono trentasei ladroni a piedi e quattro a cavallo.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
857
858
859
860 Le carte sono puttane. Vanno da chi vogliono, ci stanno quanto vogliono e vanno via quando vogliono. Carte nel senso di ‘‘carte buone, vincenti’’.
Carte vanno e carte vengono. 862 Le carte son femmine. Hanno lo stesso carattere imprevedibile e capriccioso delle donne. Vedi anche La donna e` mobile qual piuma al vento [D 807]. 861
Le carte portan le gonnelle. Le carte son fatte di tela di gonnella. 865 Carte e donne non hanno regola. Sono il caso e la fortuna che regnano in questi due campi. 863 864
Carte e donne fanno sempre come vogliono. 867 Prima regola: carte buone. Scherzo: si dice come enunciando una regola di chi sa quale sapienza. 866
868 Chi ha cattivo gioco rimescola le carte. Usato piu` in senso metaforico: a chi non va bene un affare cerca d’imbrogliarlo o di ricominciare da capo. 869 Carta che venga, giocator si vanti. Spesso il giocatore confonde la propria pretesa abilita` con la fortuna.
pag 335 - 04/07/2007
CARTA
272
.
870 Non si gioca tutto su una carta sola. Non s’impegna tutto quel che si ha in un solo affare.
Al gioco di carte si puo` ingannare il padre. Sarebbe tutto consentito, come in amore e in guerra. Vedi anche In amore e in guerra tutto e` permesso [G 1333]. 871
872 Ognuno gioca le sue carte. Ciascuno ricorre a tutte le proprie risorse, mette in campo tutte le sue forze. Si dice di fronte a una contestazione d’eccesso di aggressivita` o di difesa, che va oltre la regola o il comportamento corretto.
Chi mostra le carte per rabbia dice che non sa giocare. Mostrare le proprie carte in preda all’ira non e` mai opportuno e svela chi non e` buon giocatore. E` la parafrasi di uno dei detti, divenuti proverbiali, delle regole del Chitarella o Chitarrella, pseudonimo di un ignoto autore del XVIII sec., che compilo` un trattato in latino maccheronico sul gioco del tressette: De regulis ludendi ac solvendi in mediatore et tresseptem, in cui si trovano celebri aforismi in rima. 873
Perniciosum est chartas monstrare per rabiem. ‘‘E` nefasto mostrare per rabbia le carte’’. Qualche giocatore un tempo ripeteva davvero simili regole in latino. 874
875 Chi sa giocare a carte ride e tace. L’indifferenza, la flemma e l’impenetrabilita` sono i segreti psicologici che facilitano la vittoria a carte. Cosı` anche il Chitarella:
Astutus certe ludens, est frigidus et ridens. ‘‘Il giocatore che sa giocare e` impassibile e sorridente’’. 876
877 Dopo lungo gioco si contan le carte. Al momento in cui si e` compiuta una certa quantita` di lavoro e` bene tirare un bilancio provvisorio. Nel gioco delle carte lo si fa di solito prima delle due mani finali. E` la XXII regola del mediatore del Chitarella, cosı` in latino: 878
Post longam iocatam computa chartas.
879
Avarizia, sempre avversa, a carte e` perversa.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Giocare con la paura di perdere denari e` il modo sicuro per perdere. Altra regola del Chitarella, cosı` in latino: 880
Avaritia semper adversa, in chartis autem est perversa.
Chi non sa di carte fa la primiera del coglione. Nei giochi di scopa e scopone si scopre chi non sa giocare dal fatto che si ritrova quattro sei ma senza i sette necessari alla primiera (ed e` questa la condizione definita appunto primiera del coglione). 881
La corsa del Battistoni: diciannove carte e quattro mattoni. Toscano e antico. Di chi perde malamente, avendo a portata di mano la vittoria. Si riferisce alla scopa o allo scopone, dove con cinque denari (mattoni) e venti carte si pareggia, quando basterebbe un mattone in piu` per guadagnare due punti. Il Battistoni potra` pure essere stato un vero giocatore particolarmente sfortunato, ma certo e` giustificato solo dalla rima, in quanto spesso certi detti escono dalla fantasia di persone estrose e si consolidano nella memoria collettiva. 882
Carte voltate, carte mischiate. E` una regola per la quale le carte vanno ridate da capo se nel darle se ne rovesciano una o piu`, in modo che si riconoscano. 883
Carta mancante partita a monte. Se giocando ci si accorge che manca una carta dimenticata o caduta, si ridanno le carte e si rifa` la partita. Cosı` anche la III regola del Chitarella: Si charta deficeret, quia lapsa in terram, tunc remiscentur chartae ‘‘Se manca una carta perche´ e` caduta in terra, si ridanno le carte’’. 884
885 Chi mischia le carte non le da`. Vecchia regola che oggi e` sostituita dall’uso di far alzare all’avversario le carte che uno ha mescolato.
Post chartam iocatam non fit misericordia. ‘‘Dopo che una carta e` stata giocata non c’e` misericordia’’, vale a dire: non puo` essere ritirata. Una delle regole per il tressette del Chitarella, divenuta proverbiale. 886
887
Carta gettata carta giocata.
pag 336 - 04/07/2007
273 888 Il tavolo brucia la carta. Rende impossibile il ritiro.
CARTAGINE L’antica citta` africana tradizionale nemica di Roma. 889 Se Cartagine piange Roma non ride. Quando di due contendenti uno prevale sull’altro, ma solo in apparenza, perche´ le condizioni d’ambedue sono tristi. 890 La vittoria di Pirro. Per analogia. Definisce una vittoria che e` costata quasi come una sconfitta, come quella conseguita dal re dell’Epiro contro i Romani ad Eraclea nel 280 a.C.
CASA Il grande numero di questi proverbi testimonia l’importanza che assume la casa nella vita dell’uomo: grande o piccola che sia, vecchia o nuova rappresenta il luogo intimo dove si raduna il nucleo familiare, il rifugio sempre ambito. Se da una parte vi e` la soddisfazione del possesso, dall’altra si hanno tutti i problemi dovuti alla sua conduzione. f Vedi Amico, Amore, Cane, Capo, Capra, Donna, Edificare, Fabbricare, Famiglia, Festa, Figlio, Fuoco, Gallo, Gatto, Gioia, Marito, Moglie, Padrone, Pane, Podere, Porta, Povero, Scopare, Serva, Sposa, Stalla, Tavola, Tegola, Tetto, Uscio, Vicinanza, Vicino, Vigna. Casa mia, casa mia, benche´ piccola tu sia, tu mi sembri una badia. Molto vivo e diffuso. Non vi e` lusso, ricchezza e comodita` che non facciano rimpiangere la propria casa. Per quanto modesta sia, e` sempre il luogo dove si sta meglio, tanto che all’occhio di chi vi abita pare una badia, vale a dire grande e ricca come un’abbazia. Vedi anche Ogni uccello fa festa al suo nido [N 319]. L’idea che nessun luogo sia piu` gradito della propria casa deve essere stata comune da che l’uomo ebbe un covile. Le favole di Esopo, che sono certo modelli molto piu` antichi del loro autore, riferiscono la frase detta a Zeus da una tartaruga: ‘‘La mia casa e` la casa migliore’’, che e` probabilmente un proverbio (Favole 125: Zeus e la tartaruga). Nella tradizione medievale rimane vicino alla formulazione di Esopo: Domus propria, domus optima. 891
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
CASA
892 Casa mia, mamma mia. La casa propria, come una madre, offre conforto e sicurezza. 893 Casa, dolce casa. La casa e` il rifugio, la culla dove ognuno desidera tornare. Intercalare assai vivo, giunto dall’inglese: Home, sweet home, inizio e ritornello di una canzone, divenuta celebre all’inizio del XIX sec., dello scrittore e drammaturgo americano John Howard Paine (1786-1855), su musica di Henry Rowley Bishop ispirata ad un tema di siciliana popolare, compresa nella pie`ce teatrale Clari, or the Maid of Milan (1823). 894 Ogni formica ama il suo buco. Per analogia. Si riferisce alla modestia o alla piccolezza della casa. Vedi anche A ogni uccello il suo nido par bello [N 320]. 895 A ogni volpe piace la sua tana. Per analogia. Fa riferimento alla semplicita`, la modestia della propria casa, amata anche se disadorna. 896 La porta di casa dice sempre: Torna. Nessuno lascia la propria casa senza il desiderio, sia pur segreto, di farvi ritorno e chiunque si trovi lontano desidera di rivederla.
Quando piove in casa piove in cielo, in terra e in ogni luogo. La casa e` il rifugio per eccellenza, venendo meno anche tutto il resto manca. In cielo, in terra... e` la formula del vecchio catechismo che cosı` rispondeva alla domanda: Dov’e` Dio? 897
Casa mia, letto mio ci fo quel che voglio io. Sono i luoghi della vera liberta`, dove ognuno puo` vivere come vuole, senza condizionamenti. 898
Chi non va a casa degli altri non vuol nessuno in casa sua. Chi non accetta favori non vuole obblighi. Chi non prende non vuole dare. E` indice di animo gretto in quanto rifiuta lo scambio cordiale, amichevole che e` il legame migliore della vita sociale. 899
900 Ognuno e` padrone in casa sua. Solo apparentemente banale: in realta` il detto invita soprattutto a non giudicare come si comportano le persone in privato: ci sono un’infinita` di sistemi di vivere, di modi di
pag 337 - 04/07/2007
CASA
stare insieme la cui logica puo` sfuggire agli estranei. Vedi anche Io son qui e il papa e` a Roma [P 367]. 901 In casa sua ciascuno e` re. In casa propria ognuno gode di diritti e privilegi, di liberta` che altrove non sono permessi. Vedi Il gallo e` signore della sua concimaia [G 132]. Registrato anche nella forma Ognuno e` re in casa sua. 902
274
.
In casa sua ognuno fa a suo modo.
La casa piu` triste e` quella dove non bussa nessuno. La casa piu` infelice e` quella che nessuno frequenta, dove vivono persone che passano la vita isolate e solitarie. Che si tratti di una scelta volontaria o di una necessita`, il fatto e` indice di qualcosa che va contro la naturale socievolezza umana. Da qui la tristezza e il richiamo alle parole della Bibbia: Vae soli ‘‘Guai a chi e` solo!’’ [S 1594]. 903
Beata la casa che campanello [battitor / picchiotto] non ha. Beata la casa abitata da coloro che stanno bene senza ospiti e senza visitatori. Ma secondo un’altra interpretazione, forse preferibile: beata la casa che ha le porte aperte agli amici che entrano senza dover bussare. Le varianti fra parentesi presentano, per indicare il ‘‘battaglio’’, cioe` il martelletto per bussare incernierato alla porta di casa, la prima, un arcaismo lessicale (battitore), la seconda una forma ancora viva ma a diffusione regionale. 904
Otto cose fanno trista la casa: moglie uggiosa, tetto da cui piove, camino che fa fumo, finestra senza vetri, serva gravida, latrina puzzolente, scala rotta e vicino tartaglione. Elenca gli inconvenienti che rendono particolarmente sgradevole un’abitazione, i piu` facilmente comprensibili. La finestra senza vetri non e` tale perche´ li ha rotti, ma perche´ non li ha: i vetri alle finestre sono stati per lungo tempo un lusso e molte case non li avevano, o li avevano solo in una stanza, per cui nei periodi di freddo, tenendo chiuse le imposte di legno, si restava al buio. La serva gravida era ‘incidente’ dovuto soprattutto al capo di casa. Il vicino tartaglione e` un personaggio abituale delle storielle e delle farse teatrali. 905
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
906 In casa fai da talpa e fuori da falco. In casa e` meglio far finta di non vedere quello che succede, per evitare discussioni e liti; fuori invece e` bene osservare tutto, fare attenzione per non essere ingannati.
Tanto c’e` da casa tua a casa mia quanto da casa mia a casa tua. A chi pretende di ricevere visite, ma non si muove mai per andare a trovare gli amici. Puo` essere detto con un certo risentimento da chi si sente poco considerato: gia` osservava il Pescetti (Proverbi italiani. Raccolti e ridotti a certi capi et luoghi communi per ordine d’alfabeto di nuovo ristampati, 1611) che questo ‘‘diciamo quando vogliam mostrare, che siam da tanto, quanto colui, col quale tenzoniamo’’. 907
908 Felice quella casa dove si bussa coi piedi. Beata quella casa dove chi arriva reca un dono e bussa con i piedi in quanto ha le braccia occupate dalla roba che porta. Un tempo era uso, soprattutto da parte di persone semplici richiedere servizi di professionisti offrendo beni in natura, per cui si arrivava sempre con un dono: polli, formaggio, vino, olio, salumi, come Renzo quando va dall’avvocato Azzeccagarbugli. In genere, quindi, i fortunati erano avvocati, medici, notai, preti, farmacisti, giudici, pubblici amministratori. 909 Triste la casa dove girano topi magri. Non c’e` da mangiare per nessuno, nemmeno per il padrone. Nella metafora i topi sono i servi, dalle mani dei quali passano i beni di consumo e quindi sono i primi a prendersi la loro parte. Se vivono affamati loro e` brutto segno. 910 Casa sporca visite aspetta. Quando la casa e` particolarmente in disordine, per una perversa legge del destino, capitano in visita persone importanti o di riguardo. 911 A casa vecchia non mancan topi. I topi s’insediano volentieri nelle vecchie strutture, in soffitte, cantine piene di roba in disuso dove trovano da rodere e fare i loro covi. Ma anche metaforicamente: alla vecchia famiglia non mancano magagne segrete. 912 Casa chiusa va in rovina. La casa disabitata rapidamente decade fino a crollare. 913
Casa vuota [abbandonata], nido [regno] di topi.
pag 338 - 04/07/2007
275
.
CASA
I topi, come altri tipi di parassiti e insetti, s’insediano nelle case prive della presenza dell’uomo.
more, la gentilezza, i figli e l’assistenza assidua. La casa senza di lei non puo` dirsi una casa.
914 Non c’e` casa senza topi. Non c’e` abitazione, nucleo familiare che non abbia i suoi guai, le sue magagne, soprattutto segrete, come i topi che stanno nascosti pur facendo danni evidenti.
Casa senza donna, casa senza amore, casa senza uomo, casa senza consiglio. Un tentativo di dare un equo riconoscimento di merito alle due parti.
Non c’e` casa senza tegola rotta. Non c’e` casa senza difetto. Anche in senso metaforico. 915
916 Casa piccina, donna ingegnosa. La casa piccola costringe ad aguzzare l’ingegno per far entrare tutto il necessario e tenere in ordine. 917
Casa stretta, donna ordinata.
La casa fa la donna schiava. La casa vincola la donna alla sua manutenzione e alla sua cura che non permette interruzioni, vacanze, dimenticanze e concede pochi riposi. Il proverbio e` tanto piu` vero se si riferisce alla casa del passato che, oltre al resto, aveva l’orto, bisognoso di cure quotidiane, e gli animali da accudire. 918
Perche´ la casa sia ricca la donna sia vispa. La donna accorta, attenta, capace influisce nell’economia familiare in maniera determinante, con risparmi, accorgimenti, soluzioni intelligenti e consigli saggi al marito. 919
Nella casa non c’e` pace quando la gallina canta e il gallo tace. Quando la donna parla, rimbrotta, fa e disfa`, mentre l’uomo lascia passivamente la guida nelle sue mani. La situazione nella quale la moglie comanda e il marito non ha voce in capitolo era anomala nelle case di un tempo, quando la famiglia era numerosa e organizzata sulla patria potesta`. Vedi anche Dove gallina canta e gallo tace non vi sono ne´ ordine ne´ pace [G 100]. 920
921
Non c’e` pace in quella casa dove la donna porta i calzoni.
Casa senza calzoni va a rotoli in due stagioni. Dove manca il sostegno, il consiglio e le cure costanti dell’uomo la casa va presto in rovina. 922
923 Casa senza donna, lanterna senza luce. Complementare al precedente. La donna e` necessaria a dare vita alla casa: vi porta l’a-
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
924
La casa senza la donna non e` mai pulita. Senza la cura assidua e l’amore per l’ambiente domestico del quale e` capace solo la donna, la casa prende come minimo l’aspetto trascurato e vi regna il disordine. 925
926 Casa di donna prigione e galera. Chi si trasferisce, per matrimonio o altra ragione, nella casa di cui e` padrona la donna deve rassegnarsi a stare alle infinite regole che essa impone. 927 Casa non fa casato. Abitare una casa appartenuta a persone illustri non conferisce lignaggio. Chi si adorna di cose appartenute a gente nobile non solo non si nobilita, ma diviene ridicolo.
Non tutti possono avere la casa in piazza. Non tutti possono avere quello che da tutti e` desiderato: un bene molto richiesto tocca a pochi. La piazza e` un posto ambito perche´ agevole, sicuro e comodo per gli approvvigionamenti, ben esposto e arioso; in questo caso il numero dei privilegiati e` limitato dallo spazio. 928
929
Non si puo` aver tutti casa vicino alla chiesa.
930
Non si puo` abitare tutti a Roma.
931
Non si puo` fare tutti quanti il vescovo.
Buono l’amico povero e il povero parente, ma fuggi quella casa dove non si trova niente. Devi avere comprensione per il parente e l’amico che si trovano in poverta`, ma se vedi che la loro casa manca proprio di tutto, vuol dire che si tratta di persone che sono indolenti, sfaticate e si aspettano da altri anche il poco che si potrebbero procurare da sole e quindi misura la tua commiserazione. 932
933
Buono l’amico e buono il parente, ma trista e` la casa dove non si trova niente.
pag 339 - 04/07/2007
CASA
Chi vuol la casa monda non tenga mai colomba. Le colombe, che un tempo si tenevano anche per casa, sporcano dappertutto. Vedi anche Cane, pollo e putto imbrattan dappertutto [C 437]. 934
935 Chi ha una casa poco gli manca. Il possesso di una casa, soprattutto un tempo quando era cosa rara, e` gia` una ricchezza.
Casa da rondine abitata benedetta e fortunata. Quando la rondine nidifica sotto il tetto di casa la preserva da liti e disgrazie. Una credenza tuttora viva vuole infatti che la rondine non faccia il nido sotto il tetto della casa dove c’e` discordia. 936
937
Benedetta la casa dove la rondine fa il nido.
Casa accantonata, casa fortunata. Si vuole che sia fortunata la casa che sta nell’angolo tra due vie (accantonato nel significato di ‘‘sul cantone’’; in questa accezione e` aggettivo oggi raro e usato soprattutto per descrivere la forma di fortificazioni). E` una estensione dell’idea che tutto cio` che forma cuspide, punta, sporgenza (corno, dente d’animale, zampa unghiuta) abbia un potere apotropaico. 938
Se la mano [Se mala mano] non prende la casa [canton di casa] rende. La roba che si perde in casa si ritrova, in qualche angolo (cantone) a meno che non sia stata rubata. 939
940
276
.
La casa nasconde e non ruba.
Casa vecchia senza topi, bella estate senza mosche, grande fiera senza ladri, grossa eredita` senza rogna, bella moglie senza ronzoni non se l’ebbe mai nessuno. Elenca una serie di cose positive che non si trovano pero` senza il relativo inconveniente. La rogna e`, secondo una denominazione popolare ancora abbastanza diffusa, la scabbia, malattia della pelle assai noiosa, abbastanza repellente e interminabile, presa come esempio di un fastidio assillante e senza fine e quindi sinonimo di ‘‘complicazione, bega, lite’’ (il che spiega l’uso del plurale, nei modi di dire cercare rogne, avere molte rogne). I 941
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
ronzoni sono i mosconi, gli insetti che si aggirano intorno a cibi o rifiuti per potervisi posare sopra, e, in senso figurato, i corteggiatori. Quando la casa e` piena presto si fa la cena. In una casa piena di gente, quando scende la sera e tutti quanti son tornati, si puo` star sicuri che presto qualcuno comincera` a dire di voler mangiare e tutti finiranno intorno alla tavola. 942
943 Ogni casa ha il suo camino. Ogni casa ha il suo centro, il luogo di riunione e di ritrovo della vita di famiglia: un tempo proprio intorno al camino, mentre si faceva la cucina seguendo la tradizione del cibo e della tavola.
Casa senza camino terra senza mulino. Senza camino, dove non si cucina e quindi non ci si riunisce a tavola (vedi il precedente). Una volta la fattoria che non aveva il proprio mulino mancava di un servizio fondamentale per i contadini. 944
Casa senza camino e senza gatto, casa di matto. Per il camino, vedi i precedenti. Il gatto indica la presenza e la continuita` della vita casalinga, vedi infatti Il gatto fa casa [G 238]. 945
946 Ogni casa ha un cacatoio e un acquaio. In ogni casa ci sono inevitabilmente le magagne, i difetti, manifesti o nascosti, come ci sono i necessari scarichi dei rifiuti.
Ci son piu` rumori in una casa vuota che in una piena. Il vuoto degli ambienti amplifica risonanze, echi, scricchiolii, cigolii, mentre le masserizie della casa arredata li attutiscono o li coprono. 947
Casa nuova il primo anno non darla a nessuno; il secondo dalla al tuo nemico; il terzo dalla all’amico e il quarto prendila per te. La casa appena costruita e` umida, malsana e le occorrono molti adattamenti prima di diventare abitabile e confortevole: addirittura solo al quarto anno sarebbe davvero abitabile per chi l’ha voluta e costruita. 948
949
Case vecchie e donne giovani son facili alle fiamme.
pag 340 - 04/07/2007
277
.
CASA
Le vecchie case sono piene di mobili, arredi, suppellettili e quindi facile esca per il fuoco; le giovani sono, ovviamente, soggette alle fiamme d’amore.
Nello stesso schema espressivo, ma improntato a una cauta modestia su entrambi i fronti, l’edificio dove risiedere e i terreni da lavorare. Il trotto d’asino e` lento e dura poco.
Casa dove non batte il sole entra il medico a tutte l’ore. La casa costruita in zona ombrosa, volta a settentrione, e` umida e malsana. Vedi anche Dov’entra il sole non entra il medico [M 1094].
958 Le case grandi per meta` non servono. Lo spazio necessario per vivere e abitare non e` molto e cio` che e` in piu` finisce per essere trascurato, inutilizzato o goduto da altri.
950
Casa nuova chi non ce ne porta non ce ne trova. La casa nuova e` spoglia e, per viverci, bisogna provvedere a corredarla di tutto. 951
In casa vecchia non manca mai pane. La vecchia casa con il tempo si dota di tutto, arnesi, materiali, scorte alimentari, e quanto serve per vivere: si dice allora che la casa e` vissuta. 952
Casa quanta ne puoi abitare, campi quanti ne puoi arare, prati quanti ne puoi concimare e boschi quanti ne puoi comprare. Casa, campi e prati devono essere commisurati alle proprie necessita` e capacita` di prenderne cura e saperli far fruttare; solo il possesso dei boschi e` a discrezione. 953
Casa quanto vuoi, possessione quanto puoi. La casa sia pure grande, ma i possedimenti, la proprieta` terriera deve essere in rapporto a quanta se ne puo` lavorare. 954
Casa quanto cape possessione quanto vedi. Consiglia in modo contrario al precedente, con ambizioni che parrebbero latifondiste e non improntate alla prudenza del coltivatore diretto: la casa va bene grande secondo le persone che deve ospitare, invece i possedimenti si estendano pure fin dove giunge la vista. Cape, latinamente capere ‘‘contenere’’: e` tuttora vivo nei dialetti della Toscana meridionale e dell’alto Lazio. Vedi anche Terra quanto vedi e vigna quanto bevi [T 512]. 955
956 Terra quanto vedi, casa quanto copre. Casa grande per quante persone deve coprire, ospitare. 957
Casa quanto ti copre e terra un trotto d’asino.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
959 Grande casa, grande croce. La casa grande costituisce un problema per la manutenzione costosa, per la pulizia, e per il gran numero delle persone la usano, sia di famiglia che ospiti. 960 Casa piccola tienla cara. Reciproco del precedente. Non disfarti della casa piccola, di giuste proporzioni, perche´ prima o poi sara` quella dove ti piacera` di piu` abitare. 961 Parva sed apta mihi. ‘‘Piccola, ma adatta al mio bisogno’’. Motto ancora piuttosto vivo per indicare il proprio stato di soddisfazione riguardo a qualcosa (casa, ma anche luogo di residenza, situazione lavorativa, ambiente frequentato e simili). Sono le parole apposte dall’Ariosto sulla sua casa di Ferrara nella contrada di Mirasole; il distico elegiaco completo doveva suonare: Parva sed apta mihi, sed nulli obnoxia, sed non / sordida: parta meo sed tamen aere domus ‘‘Casa piccola, ma giusta per me, senza dipendenza da nessuno, decorosa e tutta edificata coi miei soldi’’.
Chi ha una casa grande ci metta delle spine. Chi ha una casa superiore alle proprie necessita`, se vuole viverci da solo ci metta qualcosa che renda sgradevole l’abitarvi, altrimenti vi prenderanno alloggio ospiti di cui non riuscira` a liberarsi. 962
963 Cattiva casa caccia fuori il padrone. Proverbio allitterante (ca-, ca-, ca-). La casa che ha gravi difetti costringe il padrone a starvi il meno possibile, addirittura a non abitarvi o a venderla. Si puo` intendere per casa anche gruppi di persone, compagnie, ambienti di lavoro. 964
Casa senza orto, festa senza alloro, lasagne senza formaggio e salciccia senza pan unto e` come il ballo senza musica.
pag 341 - 04/07/2007
CASCARE
278
.
L’orto era il polmone alimentare della casa: provvedeva ampiamente all’alimentazione della famiglia; l’alloro e` la pianta con cui si facevano i festoni per ornare sale, porte, finestre in occasione delle feste; le lasagne e i maccheroni vogliono il formaggio (opportuno come il cacio sui maccheroni); la salciccia, quando si mette sullo spiedo, si pone tra due fettine di pane che assorbono il grasso che ne cola e sono una leccornia. Chi non ha una casa, un porco, un orto in capo a un anno si trova morto. Chi non ha beni e riserve, non puo` far fronte alle avversita`. Il maiale era una base alimentare per la famiglia del passato: macellato all’inizio del freddo se ne conservava la carne salata e i grassi per il periodo invernale. Per orto, vedi il precedente. 965
Casa che ha buon vicino val piu` qualche fiorino. Avere come vicini persone disponibili e garbate rende la casa piu` preziosa. Fiorino: antica moneta d’oro di Firenze e di altri Stati italiani. 966
Chi compra casa fatta compra la calce e l’acqua. Costa molto meno acquistare una casa gia` costruita che edificarne una nuova, come se si pagasse soltanto la calce e l’acqua che sono servite per la muratura. Vedi anche Chi edifica la borsa purifica [E 34]. 967
Casa fatta e vigna posta non si sa quanto la costa. Toscano. La casa portata a termine e la vigna messa a terra sono spese piu` grandi di quello che si possa pensare. 968
Casa fatta, possession disfatta. Per costruirsi la casa spesso si finisce il patrimonio. 969
A chi fa casa la borsa resta rasa. Rasa: pulita, vuota. 970
971 Casa propria non mena guerra. La casa di esclusiva proprieta` evita controversie e discussioni. 972 Casa propria non v’e` oro che la paghi. Per i motivi esposti nel proverbio precedente. 973 Casa d’oro, vita di ferro. Chi ha una casa ricca di arredi e oggetti preziosi si condanna a una vita dura per custodirla, mantenerla e sorvegliarla.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
974 Casa esposta e vigna nascosta. Per comodita` la casa sia vicino alla strada e all’abitato, mentre e` meglio che, per evitare i furti, la vigna sia situata in un luogo appartato e fuori mano.
CASCARE f Vedi Cadere. Prima di camminare s’impara a cascare. Dall’osservazione dei bambini che imparano a camminare. S’impara prima il negativo che il positivo. Per raggiungere un risultato si deve far tesoro anche di esperienze negative. Vedi anche Sbagliando s’impara [S 473]. 975
Tanto volevo scendere, disse quello che casco` da cavallo. Si dice a chi in una disavventura cerca di minimizzare il proprio danno per evitare le beffe, e continua per la sua strada come se niente gli fosse accaduto. Vedi anche Chi cade dice che smonta [C 85]. 976
Fe´ cu`m cu`l c’a l’e` casca` da caval e c’a disı´a c’a vuria desmunte´. Cosı` dicono i piemontesi: ‘‘Fare come quello che era caduto da cavallo e disse che voleva scendere’’. Versione dialettale riportata, con la seguente, come esempio di varie altre simili. 977
San Pavolo quanno casco` da cavallo disse: Tanto volevo scegne. Cosı` un proverbio romanesco, con riferimento ironico alla caduta di Saul/Paolo sulla via di Damasco. 978
979 Si fa prima a cascare che a salire. Cadere in basso, sia in senso morale che economico o sociale, e` piu` facile e rapido che intraprendere il cammino inverso; come il cadere per terra e` piu` rapido del rialzarsi. 980 Chi casca in acqua non esce asciutto. Chi fa una brutta esperienza non ne esce fuori indenne. Il proverbio ha molti significati metaforici, dalla frequentazione di ambienti equivoci ad affari sbagliati.
Non si sa ne´ come si casca, ne´ come ci si rialza. Quando si cade non si avverte la meccanica della caduta e non si sa neppure che cosa avviene nei momenti successivi, tanto sono meccanici e istintivi i movimenti. In senso figurato: non si sa come si commette una 981
pag 342 - 04/07/2007
279
.
CASTAGNA
colpa, si prende un vizio, perche´ ci s’incammina su una cattiva strada, ne´ come se ne esce fuori.
essere tutti previsti nel codice: qualcosa sfugge sempre a quello che le leggi possono prevedere.
CASCIANO Abitante di Cascia, paese in provincia di Perugia, sede del noto santuario di santa Rita.
987 Un caso non fa legge. La legge riguarda il comportamento generale degli uomini: per un evento che si verifica una sola volta non e` possibile stabilire una norma generale.
Non ti fidar del pessimo casciano: prima ti mostra il giglio e poi la serpe in mano. Non ti fidare di colui che e` di Cascia: si mostra onesto e poi t’inganna. Fa riferimento allo stemma del comune, che mostra una donna tra due leoni. La figura femminile ha nella destra un giglio e nella sinistra un serpente, con il motto: Cassia, quae flores pro caris gestat amicis, / sanguineo morsu qui nocuere nocet ‘‘Cascia, che porge fiori ai cari amici, punisce mordendo a sangue coloro che le fanno del male’’. Vedi Spoletino, e anche Norcia. 982
CASENTINO Regione della Toscana corrispondente all’alta valle dell’Arno. Vento fiorentino porta il diavolo in Casentino. Il vento che spira dalla direzione di Firenze, cioe` da Ovest verso Est, proviene dal mare: e` un maestrale umido e porta pioggia e maltempo. 983
Quando piove in Gorganera in Casentino c’e` tempesta e bufera. Gorganera era una palude vicina a Castagno d’Andrea, paese sotto il Falterona da dove nasce l’Arno. 984
CASIMIRO San Casimiro di Vilna (1458-1484), fu re d’Ungheria, ma si dedico` soprattutto a opere di pieta`: ha la sua festa il 4 marzo. Per san Casimiro il vento non da` respiro. Marzo e` infatti mese di piogge e di venti. 985
CASO Come evento, fatto specifico e come fatalita`, destino. 986 Ci son piu ` casi che leggi. Le teorie astratte non possono contenere tutta la realta` concreta. I casi della vita non possono
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Quando il caso e` disperato la Provvidenza e` vicina. Quando si dispera di tutto il Signore spesso provvede in modo imprevedibile e inaspettato. 988
989 Per il caso non c’e` consiglio. Nessun avvertimento, nessuna teoria, nessuna esperienza possono prevenire o evitare l’evento casuale, la combinazione fortuita di fatti tessuta nel possibile.
CASSA Nel senso di ‘‘contenitore di valori’’, quasi una cassaforte. 990 Cassa chiusa fa due galantuomini. Il denaro accuratamente custodito da` tranquillita` al padrone e toglie dalla tentazione il servitore. 991 Cassa aperta fa peccare il giusto. Perche´ mette in tentazione anche chi e` onesto. Vedi anche L’occasione fa l’uomo ladro [O 24]; La comodita` fece ladro un galantuomo [C 1884]. 992
Cassa aperta fa lesta la mano.
Chiave alla cintola fa onesto il vicino. Per analogia. Sia la donna di casa sia il padrone di un esercizio una volta giravano con il mazzo delle chiavi di casa o del negozio legato al fianco: tutto veniva regolarmente chiuso per togliere ogni tentazione. 993
Val piu` il pegno nella cassa che fidanza in piazza. Da` maggior garanzia il pegno avuto dal beneficiario, che il buon nome di cui questi gode nella societa`. 994
CASTAGNA La castagna e` sempre stata alimento fondamentale per le popolazioni montane e le zone povere. Mancando il grano, il mais, la pasta e il pane, il piatto principale, per non dire unico, era costituito dalla polenta dolce che si otte-
pag 343 - 04/07/2007
CASTAGNO
280
.
neva con la farina di castagne secche. Era quello che in Toscana si chiamava il pan di legno, in quanto la castagna e` prodotta da un albero. I monti, nelle zone e alle altitudini favorevoli, si sono progressivamente coperti di castagni, albero non spontaneo piantato a scopi alimentari. Ma tale alimentazione, se non integrata opportunamente, portava malattie, tra le quali la pellagra. I castagneti richiedevano particolari cure, ed e` questa la causa delle progressiva sparizione dei castagni, dal momento che la loro importanza e` divenuta quasi nulla nell’alimentazione. La raccolta delle castagne non era semplice: per il momento della caduta e della bacchiatura, il bosco sotto le piante doveva essere perfettamente ripulito di erba e sterpi; la bacchiatura era faticosa e anche pericolosa; infine liberare le castagne dai ricci era un altro lavoro complesso. In compenso il castagneto, per le continue cure era quasi un giardino, dal terreno pulito e pettinato. f Vedi Agosto, Ghianda.
Prima castagna e ultima noce tienile per te. Sono le migliori e le piu` saporite.
La castagna e` bella fuori e dentro ha la magagna. La castagna, anche se si presenta bella e sana nasconde il germe della sua corruzione. E` il simbolo della bella apparenza ingannatrice. Vedi anche La bella donna e` come la castagna che e` bella fuori e dentro ha la magagna [D 919]. Per conservarle, si pongono le castagne nella ricciaia (facendole maturare ancora chiuse nei ricci) oppure si immergono in un bagno d’acqua, asciugandole poi accuratamente.
La castagna e` il gran della montagna. Una volta, come si e` detto, nelle zone montane la farina di castagne secche serviva a fare una polenta che per i poveri teneva il posto del pane, il cosiddetto pan di legno.
995
Se piove in solleoni le castagne tutte in guscioni. Se piove quando il sole e` nella costellazione del Leone (luglio-agosto), le castagne non crescono. Guscione e` detta in area toscana la castagna che ha sofferto e non e` buona, per cui rimane quasi solo guscio. 996
997 Castagne crude fanno pidocchi. Antica superstizione secondo la quale il verme della castagna se ingerito dava origine ai pidocchi.
Per san Giacomo e sant’Anna entra l’anima nella castagna. Le feste dei due santi sono rispettivamente il 25 e 26 luglio: in questi giorni nel riccio comincerebbe a formarsi la castagna. Il vegetale e` assimilato all’uomo e anch’esso ha in qualche modo l’anima, la parte vitale. 998
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
999
Non e` prudente mangiar castagne e stare tra la gente. Si dice anche dei fagioli per la particolare ventosita` di questi alimenti. 1000
Castagne lesse e vino nuovo culo mio ora ti provo. La combinazione provoca effetti che si possono ben immaginare. 1001
Meglio trattar con le castagne che con le pesche. Solo metaforico: meglio aver a che fare con persone angolose, spinose al primo incontro, ma che sono buone nell’animo (le castagne hanno il riccio esterno, il guscio e nascondono la polpa), che con persone apparentemente dolci, buone, ma che hanno un veleno nascosto (come la pesca che racchiude il nocciolo con la mandorla velenosa). 1002
1003
Che tu mugoli o che non mugoli pan di legno e vin di nuvoli. Toscano. Per dire che e` inutile protestare: bisogna contentarsi di mangiare quello che c’e`; nel caso: polenta di castagne e acqua, il vino delle nuvole cioe` la pioggia. 1004
1005 Chi ha castagne ha ricci. Chi ha vantaggi, beni, ha anche i problemi e gli inconvenienti che questi comportano. 1006 Chi ha capre ha corna. Per analogia.
CASTAGNO 1007 Dal castagno non vengono aranci. Ciascuna pianta ha i propri frutti. Da un soggetto di modeste capacita` non possiamo aspettarci meraviglie, come dal castagno vengono castagne saporite e utili, ma non le arance che hanno altro valore. Vedi anche Le querce non fanno limoni [Q 162]; Il salice non fa olio [S 100]; Un fico non dara` mai nespole [F 717]; Dal frutto si conosce la pianta [F 1492]; Tale padre, tale figlio [P 34].
pag 344 - 04/07/2007
281 Castagno [noce] per i nipoti, olivo per i figli e vite per me. Quando si piantano questi alberi bisogna operare in questa prospettiva. Del castagno, come anche del noce, vedranno i frutti i nipoti perche´ alla pianta occorrono molti anni per diventare fruttifera; l’olivo e` in piena produzione nel giro di una generazione mentre alla vite occorrono pochi anni per dare una buona vendemmia. 1008
Castagno del nonno, ulivo del babbo e vite mia. Variante toscana del precedente, visto dalla parte opposta della linea del tempo. 1009
Il legno di castagno si mette la tonaca e prega [fuma]. Messo nel focolare il legno di castagno si copre di cenere, annerisce, rumoreggia bruciando stentatamente e facendo fumo. Non e` un legno da ardere. 1010
CASTELLO In questi proverbi, eccetto l’ultimo, castello sta per ‘‘borgo fortificato, cittadella recinta da mura’’. 1011 Castel che parlamenta e` mezzo preso. Chi in una contesa arriva a trattare e` ormai sul punto di cedere. Si dice soprattutto della donna che, se accetta di conversare, gia` accenna ad esser disposta a una piu` intima intesa. 1012 Castello che da` orecchia si vuol rendere. Variante antica e desueta.
Castello spesso combattuto, alla fine s’arrende. Chi deve sostenere continue contese alla fine cede per logoramento. Vedi anche Gutta cavat lapidem [G 896]. 1013
.
CASTIGARE
litazione, con il semplice scopo di infligger loro una pena, magari esemplare, che sia di monito agli altri. f Vedi Sorte. Chi ben ama ben castiga. Chi ama veramente, cioe` vuole il bene dell’amato, non lo vizia, ma lo incoraggia e corregge in modo che impari a vivere correttamente: talvolta e` quindi necessario castigare, anche duramente. Il proverbio mette in guardia dalla eccessiva indulgenza dovuta all’affetto che nell’educazione produce frutti amari. Come ci si puo` attendere e` insegnamento di antichissima tradizione sapienziale: cfr. nella Bibbia, Proverbi 13.24 ‘‘Chi risparmia il bastone odia suo figlio, chi lo ama e` pronto a correggerlo’’, Siracide 30.1-2 ‘‘Chi ama il proprio figlio usa spesso la frusta, per gioire di lui alla fine. Chi corregge il proprio figlio ne trarra` vantaggio e se ne potra` vantare con i suoi conoscenti’’, e anche nella Lettera agli Ebrei secondo il testo della Vulgata, 16.6: Quem enim diligit Dominus castigat ‘‘Il Signore punisce infatti colui cui vuole bene’’. Nel Medioevo e` attestato l’esatto equivalente latino del proverbio italiano Qui bene amat bene castigat. 1015
1016 Castigat ridendo mores. Con il riso si correggono i vizi. Mettendo in ridicolo debolezze, vizi e difetti umani, si costringe a redimersi o moderarsi coloro che ne sono affetti. La frase, che si riferisce propriamente alla commedia e alla poesia satirica, fu coniata da Jean de Santeuil, poeta e latinista francese (1630-1697), per il teatro e si trova riportata sulla facciata di alcuni di questi edifici. Domenico Biancolelli, celebre Arlecchino, la fece scrivere sul sipario del proprio teatro.
Chi non ha capanna in terra fabbrica castelli in aria. Per compensare la miseria, piu` la situazione e` disperata piu` si sognano cose grandi. Fabbricare castelli in aria significa sognare cose impossibili.
Castiga il can, castiga il lupo, non castigar l’uomo canuto. I castighi sono fatti per chi puo` essere corretto (cane), per chi e` malvagio impenitente (lupo), ma non per chi alla fine della sua vita ha qualche debolezza o qualche piccolo vizio: con questi bisogna rimanere al consiglio; castigare sarebbe un’inutile umiliazione.
CASTIGARE Inviti a dispensare punizioni in abbondanza: a coloro a cui si vuol bene per correggerli ed educarli; ai malvagi, senza alcun fine di riabi-
1018 Caval vecchio non muta andatura. Per analogia. Le persone anziane non mutano abitudini e idee. Si allude al cavallo vecchio che non e` reattivo alla frusta; e cosı` il vecchio ai rimproveri e alle critiche.
1014
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1017
pag 345 - 04/07/2007
CASTIGO
Tal castiga la moglie che non ha, che se la piglia castigar non sa. Coloro che parlano di castigare esemplarmente lo fanno perche´ non si trovano nella situazione di doverlo decidere e mettere in pratica personalmente, per cui comminano penitenze severissime ai familiari degli altri, per non far nulla quando si trovano nella stessa situazione. 1019
1020 Mal castiga chi castiga nell’ira. Colui che infligge una punizione quando e` adirato avra` modo di pentirsene. Infatti il castigo e` cosa tanto delicata che va decisa con riflessione e calma. 1021 Chi castiga non abbia colpa. Chi castiga deve avere un’autorita` morale, altrimenti il castigo e` ingiustizia o ipocrisia. Vedi anche Chi e` senza peccato, scagli la prima pietra [P 935].
Chi vuol castigare un matto gli dia moglie. Castigare qui ha il significato di tenere a freno, controllare, o rimettere sulla retta via. Matto qui nel senso di ‘‘capo scarico, testa balzana, stravagante’’. 1022
1023 Castiga la cagna che il cane stara` a casa. Se vuoi che il giovane si comporti bene, controlla, tieni a freno la ragazza. 1024 Dove tutti peccano nessuno si castiga. Dove la corruzione e l’immoralita` sono generalizzate non vengono date punizioni, per cui spesso la gente sembra migliore la` dove invece impera il malcostume.
Il troppo castigare fa spesso peggiorare. L’eccessiva severita` fa incattivire invece di migliorare chi la subisce. Vedi anche La catena fa il cane cattivo [C 1053]. 1025
1026 Chi uno ne castiga cento ne minaccia. Una punizione esemplare fa mettere la testa a partito a molti malintenzionati.
Chi castiga i malfattori fa che gli altri sian migliori. La punizione inflitta ai malvagi sconsiglia gli altri di seguirne l’esempio e porta i malviventi a ravvedersi. 1027
CASTIGO f Vedi Colpa, Errore, Testa. 1028
282
.
Ogni vizio ha il suo castigo.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Ogni condotta viziosa porta con se´ alla fine un esito doloroso che ne e` la conseguenza, ma puo` essere interpretato anche come la punizione. Come il gioco delle carte porta la miseria, cosı` il bere la degenerazione, ecc. 1029 Ogni colpa ha il suo castigo. Il male fatto si ritorce in maniera imprevedibile contro chi lo ha commesso. Vedi anche, in senso un po’ diverso, Ogni testa dura trova il suo scoglio [T 555].
` CASTITA Nella teologia cattolica e` la virtu` che modera gli appetiti sessuali, inducendo ad astenersi dai rapporti che non siano leciti secondo le norme morali e religiose. Ha come simbolo il giglio. Fiore bianco e immacolato. La castita` e` la prima belta`. L’onesta` e` quanto tutti cercano nella donna, anche coloro che non nutrono verso di lei pensieri casti. 1030
1031 Donna senza castita` non fu mai bella. Secondo una visione della donna che unisce in lei l’antico concetto di belta` e onesta` di costumi, sostenuto non solo dal Cristianesimo, ma anche dal mondo borghese, pronto a emarginare la peccatrice. Ne da` una versione poetica l’Ariosto, Orlando furioso 8.42 mettendola in bocca ad Angelica: ‘‘Ch’aver puo` donna al mondo piu` di buono / a cui la castita` levata sia?’’.
La castita` e` un’arte che, come la morte, trova molti lodatori e pochi praticanti. Vi sono cose che vengono esaltate a parole, ma negate nei fatti e spesso si sente invocare la morte o esaltare la castita` da chi se ne tiene accuratamente lontano. 1032
1033 Bellezza e castita` son sempre in guerra. La bellezza e` la nemica principale della castita`, eppure chi ama l’ultima spesso non puo` fare a meno della prima.
Chi vuol praticare la castita` deve cominciare per tempo. Per praticare le virtu` non bisogna aspettare di esservi costretti. Praticare la castita` da vecchi e tessendone le lodi e` per lo meno sospetto. 1034
1035
Molti trovano solo da vecchi il giglio della castita`.
pag 346 - 04/07/2007
283
.
CASTRONE
Molti scoprono le bellezze di questa virtu` solo quando la devono seguire per forza. La castita` ha spesso come simbolo il giglio.
1142). E` evidente che non si puo` subire due volte questo danno: male vanta la sua sicurezza chi ha perduto tutto.
CASTO
1041 Non mi ci cogliete piu ` , disse Felicino. Per analogia. Non si sa chi fosse Felicino, ne´ se avesse ricevuto simile trattamento.
1036 Se non casti, almeno prudenti. Se non potete vivere castamente fate almeno in modo di non dare scandalo, di non essere motivo di cattivo esempio per gli altri, quindi agite di nascosto e con le dovute cautele. Si dice anche per rimarcare un comportamento ipocrita. Vecchio adagio ecclesiastico che in latino suona: 1037 Nisi caste, saltem caute. ‘‘Se non castamente, almeno con prudenza’’. Precetto in uso fra gli ecclesiastici, tra i quali l’infrazione del voto di castita` ha sempre trovato una certa indulgenza. 1038 Sobri a tavola e casti a letto. Consiglio apparentemente moraleggiante, ma non gratuito. Puo` difatti essere anche una costatazione di morigeratezza, stabilendo una correlazione tra la tavola e il letto: l’eccesso nella prima chiama l’eccesso nel secondo. Vedi anche Senza pane e senza vino l’amore non dura da sera a mattino; senza vino e senza pane l’amor non dura da sera a mane [A 799]; Senza Cerere e Bacco e` amor debole e fiacco [V 372]; Il ballo non e` bello quando e` vuoto il budello [B 991]. 1039 Tavola ricca caccia la castita`. Reciproco del precedente.
E ora t’arrangi, disse quello che si castro` per far dispetto alla moglie. Si ripete a chi, per fare un danno al prossimo, se ne procura uno ben piu` grave. 1042
CASTRATO f Vedi Agnello, Cappone, Castrone. CASTRONE Il castrone sarebbe propriamente l’agnello castrato e lasciato crescere, ma non fino a diventare adulto, per essere mangiato ancora tenero. Si dice anche di altri animali castrati. f Vedi Agnello. Se volasse il castrone sarebbe meglio del cappone. Se il castrone avesse carne leggera come quella del cappone (in questo senso volasse) sarebbe un piatto migliore del cappone, che e` eccellente. 1043
Se la vitella volasse non ci sarebbe uccel che l’eguagliasse. Per analogia. Alla carne di vitella, ottima e tenera, non manca nulla per eguagliare e superare il sapore della cacciagione. 1044
Se volasse il porchetto tutti gli uccelli gli farebbero di berretto. Per analogia. Se il porco avesse le ali, tutti gli uccelli si toglierebbero il cappello per deferenza. Questo solo per dire che il sapore del maiale eguaglia e supera quello della cacciagione. Vedi anche Se il porco andasse in barchetta tutti i pesci si leverebbero la berretta [P 2172]. 1045
CASTRARE La castrazione, eliminazione dei testicoli, si pratica con animali da ingrasso (maiale, cappone, agnello), da lavoro (bove, cavallo) o da compagnia (cane, gatto) al fine di renderli piu` pingui, piu` mansueti, meno aggressivi. Si praticava anche agli uomini, soprattutto nei secc. XVII-XVIII, per motivi musicali, poiche´ i castrati mantenevano (o meglio, potevano mantenere) una voce acuta particolarmente estesa e bella. f Vedi Agnello, Cappone. Non mi ci pigliate piu`, disse quello che avevano castrato. E infatti ormai era al sicuro da simili sorprese. C’e` anche una versione antica del detto, che riferisce il Pauli. Rimanda a tempi lontani, quando erano praticate anche simili vendette, come accadde al filosofo Abelardo (10791040
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Chi non mangia castrone non ha l’uso di ragione. Quella di castrone e` considerata la carne piu` saporita, anche se non la piu` fine e leggera. 1046
Quando il castrone [becco] starnuta il tempo si muta. Era chiamata un tempo male del castrone una malattia catarrale, una grossa infreddatura, per la tosse o lo starnuto che somiglia al verso che fa il castrone, accentuato allorche´ s’avvicina la pioggia. 1047
pag 347 - 04/07/2007
CATALDO
284
.
CATALDO San Cataldo nacque all’inizio del V sec. in Irlanda, dove fu discepolo di san Patrizio. Si dice che mentre era in preghiera in Terra Santa, una visione lo esorto` a partire per l’Italia con lo scopo di rievangelizzare Taranto, tornata sede di riti pagani. Nella citta` pugliese Cataldo avrebbe compiuto vari miracoli, divenendo per questo suo protettore. La festa di san Cataldo si celebra il 10 di maggio. San Cataldo leva il freddo e mette il caldo. E` il periodo nel quale si avverte che il caldo comincia a prevalere sul freddo. 1048
San Cataldo chi ha freddo e chi ha caldo. Il tempo e` in bilico tra il fresco e il caldo. 1049
CATANIA Se Catania avesse il porto Palermo sarebbe morto. La stessa forma proverbiale si ritrova nel confronto tra altre citta`: vedi Se Parigi avesse lu meri sarebbe una piccola Beri [B 139]; Se Roma avesse un porto Napoli sarebbe un orto [N 9]; Se Iesi avesse il porto Ancona sarebbe un orto [A 862]. 1050
CATARRO Catarro vino col carro. Un tempo si curava la tosse col vino pensando che disinfettasse le vie respiratorie, il che, anche se non guariva, aveva altri piacevoli effetti. Col carro: in grande quantita`. 1051
CATENA Come sinonimo di ‘‘vincolo, legame, costrizione’’, eccetto gli ultimi due detti che si riferiscono l’uno alla catena di una carrucola, l’altro alla catena del camino alla quale si appende il paiolo, ma anche queste servono da metafora. f Vedi Abitudine, Cane, Legare, Scappare, Sposare. 1052 La catena lega il ladro come la guardia. Quando si crea un vincolo spesso diviene reciproco, anche se le persone non sono nelle stesse condizioni, non hanno la stessa importanza. L’uso di legare le mani del reo a quelle
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
delle guardie per non farlo fuggire crea una curiosa situazione nella quale la guardia e` altrettanto prigioniera del ladro. 1053 La catena fa il cane cattivo. Proverbio allitterante, che mette in risalto il cane fra catena e cattivo. La costrizione esaspera una persona, un ragazzo, che potrebbe essere moderato con la persuasione, come il cane legato troppo a lungo alla catena s’incattivisce. Vedi anche Il troppo castigare fa spesso peggiorare [C 1025].
Le catene d’oro stringono piu` di quelle di ferro. Le ricchezze avvincono, sottomettono, impongono piu` di quanto non possa fare la forza bruta, la pura e semplice costrizione materiale. 1054
1055 Una piccola catena muove un gran peso. Una piccola cosa puo` muovere una grande mole. Una causa piccola puo` avere un grande effetto. Vedi anche Poca favilla gran fiamma seconda [F 456]. 1056 La catena non teme il fumo. Chi vive in un mondo sordido, inquinato si abitua alla turpitudine; ma anche: le cose brutte o cattive stanno bene insieme a quelle a loro simili e non ne provano fastidio. La catena del camino stava dentro la cappa del focolare, al fuoco e al fumo, era nera di fuliggine; all’ultimo anello era appeso il paiolo.
CATERINA Santa Caterina d’Alessandria, o della Ruota (in quanto nel suo martirio ebbe anche questo supplizio), e` una figura nella quale non e` facile distinguere la storia dalla leggenda. La sua Passio e` piuttosto tarda e risale al X sec., ma vi e` una testimonianza piu` antica del suo culto in una pittura romana che risale all’VIII sec. Certo e` che la devozione per questa santa si potenzia e si diffonde in Europa e altrove dal X al XII sec. e continua nei secoli successivi, fino ai nostri giorni. Per la nuova riforma del calendario liturgico del 1969 la sua festa, che si celebra il 25 novembre, e` lasciata solo ai culti locali. Si vuole che sia stata di stirpe regale e che, perduti nell’infanzia i genitori, si sia dedicata allo studio, circondandosi di sapienti ed eruditi, diventando dottissima soprattutto nella filosofia e nella religione. Invocata nelle Litanie dei Santi, Patrona dell’Universita` di Parigi, in particolare della facolta` di Filosofia, santa titolare di molte e impor-
pag 348 - 04/07/2007
285
.
tanti chiese e parrocchie, faceva parte anche dei cosiddetti ‘‘Quattordici Santi Adiuvanti’’. Per il supplizio della ruota protegge coloro che praticano quelle attivita` che hanno a che fare con ruote, congegni, ingranaggi: Mugnai, Carrozzieri, Filatrici, Arrotini, Tornitori, Vasai. Per essere vissuta indipendente protegge le donne che vivono sole del proprio lavoro e in particolare: Sarte e sartine, Crestaie, Domestiche. Per essere devote alla loro patrona Santa Caterina d’Alessandria furono dette caterinette le sartine e le crestaie. Questa era un tempo una categoria ben definita ed era costituita da donne che provvedevano direttamente al proprio mantenimento col lavoro. Protegge inoltre: Donne nubili, Giovani che cercano marito, Universita`, Scuole superiori, Biblioteche e bibliotecari, Studenti, Insegnanti, Filosofi, Giuristi, Balie, Puerpere e allattanti, Sofferenti d’emicrania, Avicultori, Prigionieri, Barbieri, Naufraghi, Vermicellari (fabbricanti e venditori di pasta), Linaioli, Canepari (lavoranti della canapa), Funai. f Vedi Oca. Per santa Caterina o neve o brina. E` iniziato il periodo del grande freddo. 1057
Per santa Caterina la neve alla collina. Non piu` soltanto sulle montagne, e` scesa anche in basso. 1058
1059 Santa Caterina e` vestita di bianco. Di solito fa la sua comparsa la neve. 1060
Santa Caterina la neve s’avvicina.
Santa Caterina tira fuori la fascina. Il freddo costringe ad accendere il fuoco. La fascina e` un fastello di legna leggera: rami spogli di piante e arbusti di bosco che servono per avviare il fuoco oppure per fare una bella fiammata. 1061
Per santa Caterina manicotto e cassettina. Il manicotto e` un tubo cilindrico di stoffa imbottita o di pelliccia, nel quale s’infilavano le mani per tenerle calde; la cassettina di metallo (di solito ottone), col manico, conteneva brace ardente, coperta di cenere ed era usata dalle donne per scaldarsi, sedendo in casa a lavorare. 1062
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
CATTIVO
Per santa Caterina si coglie l’oliva. Novembre e dicembre sono i mesi della raccolta delle olive. 1063
Per santa Caterina le giornate s’accorciano d’un passo di gallina. Si riduce il tempo del giorno rispetto a quello della notte e per santa Caterina si registrerebbe un’ulteriore piccola riduzione del periodo di luce. Un passo di gallina indica un frammento brevissimo di tempo: manca circa un mese al solstizio d’inverno che ha la giornata piu` corta. 1064
Per santa Caterina le bestie alla cascina. Rientrano le bestie dai pascoli per svernare al coperto. 1065
Come Caterina caterineggia Natale nataleggia. La festa cade esattamente un mese prima di Natale. Si pensa che il tempo che fa nel giorno della festa della santa, sara` lo stesso del giorno di Natale. I verbi sono formati sui sostantivi, come fanno spesso i proverbi. 1066
L’estate di santa Caterina dura dalla sera alla mattina. Si vuole che intorno a questo giorno la santa mandi una giornata di sereno e di aria tiepida prima dei rigori invernali. 1067
CATTEDRA Non e` la cattedra che fa il maestro, ma il maestro che fa la cattedra. Non e` il podio che qualifica l’oratore, ma l’oratore che onora il posto da cui parla. Si dice di chi ambisce a una cattedra, a un posto prestigioso gia` ricoperto da persone famose, quando non ha le doti di coloro che lo hanno preceduto. Vedi anche Dov’e` il papa e` Roma [P 366]; Per quanto sia grande la chiesa il prete predica quel che sa [C 1444]. 1068
CATTIVO f Vedi Buono. 1069 Un cattivo ne fa un altro. La malvagita` produce malvagita`. Chi subisce la cattiveria e` portato a rivalersi, a fare a sua volta una mala azione. 1070
Mala cosa e` esser cattivo, ma peggiore essere conosciuto.
pag 349 - 04/07/2007
CAUSA
286
.
La cosa peggiore sarebbe non tanto essere malvagio, ma essere conosciuto come tale, magari senza esserlo. Cio` comporta di essere incolpato di tutto quello che accade di male. 1071 Ogni paese ha buoni e cattivi. Non ci sono luoghi, famiglie, societa`, parti politiche fatte di soli buoni o di soli cattivi: gli uni e gli altri stanno in qualunque gruppo umano. Avverte di astenersi dalla facile demonizzazione di luoghi, nazioni e gruppi di persone.
L’uomo cattivo fugge anche quando nessuno l’insegue. Chi ha una cattiva coscienza sta sempre col timore e il sospetto di essere scoperto. Reagisce quindi a domande, parole, eventi in modo da rivelare la propria colpa, fuggendo anche quando nessuno lo cerca, difendendosi quando nessuno lo attacca, ecc. 1072
L’uomo cattivo si ravvede col brutto tempo. Il malvagio trova la buona strada quando si trova a pagare il fio della propria colpa. 1073
Quando perde la pazienza un buono non ce la possono cento cattivi. Le persone buone sono calme e pazienti, non facili all’ira, ma quando esplodono sono incontenibili come una molla caricata fino all’estremo della sua forza.
cattiva cera, che significa anche avere un aspetto deperito, malaticcio; in questo caso s’intende: chi non ha salute combina poco di buono. Vedi anche Per fare un buon aceto ci vuole un buon vino [A 104]. Il cattivo e` come l’ortica: sempre offende. In ogni occasione, anche quando vuole essere cortese, l’uomo malvagio rivela il proprio malanimo. L’ortica e` una pianta il cui contatto irrita la pelle, anche se la si sfiora appena. 1081
Meglio esser conosciuto come cattivo che come scemo. L’essere qualificati come persona sciocca era considerata in passato, e forse lo e` ancora, la peggiore ingiuria. Vedi anche Meglio puzzare di merda che di scemo [P 3020]. 1082
Chi e` cattivo ai suoi e` pessimo a se stesso. Chi e` cattivo verso le persone con le quali e` legato da un vincolo di affetto, di amicizia, di solidarieta`, e` ancora piu` cattivo con se stesso perche´ agendo cosı` si fa del male. 1083
1074
1075 Uomo e tempo cattivo durano poco. Il tempo cattivo si sfoga rapidamente e l’uomo perverso presto s’imbatte in uno piu` cattivo di lui, o finisce in galera o sulla forca. 1076 Ogni cattivo una volta e` buono. Nessuno nasce perverso. Ogni persona malvagia ha i suoi momenti di bonta`. Anche in senso piu` generale: riuscire una volta in qualcosa, puo` capitare a tutti, anche se non ne hanno l’attitudine e la competenza. 1077
Una volta e` buono anche il cattivo.
Cattivo uovo, cattivo pollastro. Da un ceppo malvagio viene cattiva generazione. Esiste ed ha una certa diffusione anche l’equivalente latino: 1078
1079 Mala gallina malum ovum. ‘‘Cattiva gallina cattivo uovo’’. Rovescia i termini con lo stesso significato.
Chi ha cattiva cera fa cattive candele. Con materiale scadente si fanno cose di poco pregio. C’e` un gioco di parole sulla frase avere 1080
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1084 Cattive parole guastano i buoni costumi. Il traviamento delle coscienze comincia sempre dai discorsi malvagi.
Sempre in cattiva compagnia! disse il ladro sulla forca col prete e il boia. Scherzo per dire che coloro che fanno parte delle istituzioni e rappresentano il bene e la giustizia sono spesso peggiori dei mascalzoni. Ironizza sul fatto che le cattive compagnie lo avevano condotto alla forca, ed erano proprio quelle che ce lo stavano portando. 1085
1086 Cattiva moneta torna sempre indietro. Ognuno cerca di disfarsi della moneta difettosa, rovinata o di dubbio valore, ma facilmente chi l’ha spesa se la vede riportare e gli ritorna nelle mani. E` un’enunciazione singolare della celebre ‘‘Legge di Gresham’’, finanziere inglese (1519-1579) consigliere della regina Elisabetta, legge che in sintesi si enuncia: ‘‘La moneta cattiva scaccia la buona’’. In senso generale metaforico: non e` facile disfarsi di qualcosa, magari anche di scarso valore.
CAUSA1 Controversia giudiziaria. f Vedi Avvocato.
pag 350 - 04/07/2007
287 Per vincere una causa ci vogliono tre cose: aver ragione, saperla sostenere, trovare un giudice che te la dia. La legge umana non e` assoluta ed e` legata a una serie di fatti per cui non basta aver ragione perche´ questa sia riconosciuta da un tribunale: bisogna supportarla con prove e argomentazioni e trovare anche un giudice che le accolga. 1087
Per vincere una causa ci vogliono tre cose: un sacco di ragioni, un sacco di quattrini, un sacco di pazienza. E` l’aspetto pratico dell’azione giudiziaria che comporta, per sostenere le proprie ragioni, non solo che queste siano fondate e dimostrabili, ma anche molte spese e molto tempo. 1088
Piu` la causa pende piu` la causa rende. Detto degli avvocati, o a questi attribuito, per cui piu` si trascina l’azione legale piu` rende al procuratore. Stesso schema si ripete per l’oliva: L’oliva quanto piu` pende, piu` rende [O 237]. 1089
CAUSA2 Nel significato di causa efficiente. 1090 Ogni effetto ha la sua causa. Per ogni fatto c’e` una ragione che lo ha determinato. Principio della scienza con cui generalmente si rifiuta di ammettere una cosa come inspiegabile o generatasi da sola.
Ogni cosa ha il suo perche´. Per analogia. Enunciazione ancora piu` corrente e senza pretese. 1091
.
CAVALLERIA
ovvero di chi vanta titoli che non ha. Vedi anche Nobilta` poco si prezza se le manca la ricchezza [N 372]. Cavalier senza quattrini e senza croce nessun lo vuole e nessun lo conosce. Cavaliere spiantato e senza decorazione, senza gloria, non e` apprezzato da nessuno. La decorazione del cavaliere e` di solito una croce. 1093
Cavaliere senza cavallo, botte senza vino. Colui che ha titolo di nobilta` ma manca dei requisiti che comunemente lo accompagnano, come prestigio e denari, e` sdegnato da tutti, perche´ privo proprio dell’essenziale, come un involucro vuoto. 1094
Non son tutti cavalieri quelli che portano l’anello al dito. Non tutti coloro che hanno i segni della nobilta` e della dignita` sono tali veramente. Un segno di distinzione non qualifica una persona. Vedi anche L’abito non fa il monaco [A 51]. 1095
Donna di monte e cavalier di corte. Singolare accoppiamento per indicare eccellenza: la donna migliore e` quella che viene dalla montagna, la montanina, la quale avrebbe prestanza, operosita` e fecondita`, cosı` come il miglior cavaliere, il piu` gentile, e` quello che viene dalla corte, che fa parte del seguito del sovrano. 1096
1097 A caval nuovo cavaliere vecchio. Per un cavallo giovane ci vuole un cavaliere che abbia esperienza e che sappia prevedere tutte quelle estrosita`, quelle impreviste reazioni che la bestia giovane spesso ha.
CAVALCARE f Vedi Cadere.
CAVALLERIA
CAVALIERE Come titolo araldico, cui devono corrispondere cortesia, nobili sentimenti e adeguate sostanze; nell’ultimo proverbio semplicemente chi va a cavallo. f Vedi Cavallo.
Prima che sia pronta la cavalleria la guerra e` finita. Si dice quando i preparativi sono eccessivamente lunghi e mandano le cose oltre il limite di tempo utile. Negli eserciti antichi, ma fino a che e` stata usata, alle soglie del XX sec., la cavalleria e` sempre stata un’unita` bellica molto complessa, sia per le difficolta` che offriva spesso il suo schieramento in campo, sia per le continue necessita` di approvvigionamento e alloggio.
Cavaliere senza sproni cavalier dei miei coglioni. Toscano. Si dice di chi si fa chiamare cavaliere senza averne la dignita` e la condizione, 1092
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1098
pag 351 - 04/07/2007
CAVALLO
288
.
CAVALLO Da non molto il cavallo e` uscito dal nostro orizzonte quotidiano, portandosi dietro interi universi: la cavalleria, i romanzi cavallereschi, i cavalieri, gli indiani d’America, l’epopea americana, il mondo delle poste, l’arma piu` prestigiosa degli eserciti. La sua presenza pero` non sara` cancellata, rimanendo come mitico alter ego dell’uomo e del guerriero, che ha pervaso e pervade il linguaggio (siamo a cavallo, febbre da cavallo, cavallo di battaglia, di razza, di Troia, di san Francesco), le favole, i libri d’avventura, la simbologia, l’araldica, le insegne, le pubblicita`, perfino i marchi di automobile, la nemica che l’ha sostituito. Non meraviglia il ricco medagliere simbolico del cavallo, animale che per millenni ha fatto parte della vita quotidiana dell’uomo nel lavoro, nel viaggio, nella guerra. Tanto l’uomo si e` sentito vincolato al cavallo che e` nato il mito del centauro, figura che compendia i due elementi. La straordinaria quantita` dei proverbi che hanno connotato ogni particolarita` e caratteristica di questo animale dimostra l’importanza che il cavallo ha rivestito nella vita umana fino al XX sec. inoltrato. Notevole e` il suo corredo simbolico: corsa, fugacita` del tempo: la Morte e il Tempo sono raffigurati spesso in corsa sopra un cavallo; guerra: e` un animale che non si spaventa per grida, spari, fragore di armi; impulso, destino, istinto: personificati nel cavallo nero, anche secondo il mito della biga alata di Platone; lealta`: e` animale che non ha astuzie ne´ trama inganni; lussuria (in particolare la cavalla): fin dall’eta` classica fu riconosciuto alle cavalle un grande impulso sessuale: furor est insignis equarum ‘‘il desiderio e` fortissimo nelle cavalle’’ (Virgilio, Georgiche 3.420); di chi si da` alla bella vita e alle avventure galanti si dice infatti: ‘‘corre la cavallina’’; Sole: il carro del Sole e` tirato da quattro cavalli: Piroo, Eoo, Eto e Flegone. f Vedi Asino, Avena, Bove, Briglia, Bue, Calcio, Carro, Cascare, Ciuco, Fabbro, Ferro, Freno, Frusta, Morello, Mosca, Mulo, Padrone, Passo, Somaro. 1099 A caval donato non si guarda in bocca. Uno dei proverbi senza dubbio piu` diffusi in Italia, spesso usato dai parlanti come esempio stesso di proverbio. Non si chiede, ne´ si deve tener conto del valore di un dono, che va apprezzato unicamente come tale e special-
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
mente per la disposizione d’animo di chi dona. Si trova citato gia` come proverbio nel prologo al Commento alla Lettera agli Efesini di san Girolamo (Equi dentes inspicere donati ‘‘Controllare i denti del cavallo donato’’, che presuppone come forma autonoma: Noli inspicere... ‘‘Non guardare...’’), e trova corrispondenza di senso in uno riportato da vari paremiografi greci ‘‘Il dono che ti si da`, lodalo’’. Si guardano i denti del cavallo per conoscere la sua eta`, quindi per valutarne il valore di mercato. Vedi anche Nel dono si guarda il cuore e non si guarda il valore [D 1092]. 1100 Noli equi dentes inspicere donati. ‘‘Non guardare i denti del cavallo che ti viene donato’’. E` appunto il proverbio latino succitato, ancora noto in certi ambienti. 1101 A san Donato fagli sempre buon viso. Per analogia. Un dono, qualunque sia la provenienza e il valore, si deve sempre mostrare di riceverlo come cosa gradita. 1102 Ben venga chi ben porta. Per analogia. Vedi anche Porta aperta per chi porta e chi non porta parta [P 2199].
O parlar bene del cavallo o scendere dal calesse. Quando uno riceve un favore si complimenta per quello che gli giova: se invece si prende il gusto di biasimarlo perde l’utile e il vantaggio. Vedi anche Non si sputa nel piatto dove si e` mangiato [S 1987]. 1103
Se il cavallo e` buono e bello non guardar razza o mantello. Vi sono molti modi per indovinare le qualita` del cavallo attraverso i particolari somatici: colore del mantello, pezzature, criniera, coda, ma di fronte a un cavallo che e` di bell’aspetto e valido e` inutile guardare queste sottigliezze. 1104
1105 A buon cavallo non si contan miglia. Il cavallo di buona natura non sente la fatica e, nei limiti del ragionevole, non si stanca.
Cavallo per camminare, mulo per caricare [portare] e asino per bestemmiare. Il cavallo e` una buona cavalcatura, veloce e serve per viaggiare; il mulo e` forte, ma lento e serve per portare i carichi; l’asino non e` veloce, e` forte, ma piccolo, ed essendo testardo e restio, fa spesso perdere la pazienza. 1106
pag 352 - 04/07/2007
289 Per cavallo di razza non serve mazza. Il cavallo, soprattutto quello di razza, non ha bisogno d’essere sollecitato con brutte maniere, tanto meno con percosse: basta un cenno di sprone o un incitamento per liberare la sua foga naturale e la sua generosita`. Normale l’uso metaforico, come per il seguente: 1107
A caval che corre non serve frusta. Sono inutili gli incitamenti nei confronti di chi e` di per se´ attivo e solerte. 1108
I cavalli corrono e gli asini vincono. Amara constatazione su come vanno le cose del mondo: le persone che valgono lavorano, faticano, producono mentre gli ignoranti comandano, ottengono posti di responsabilita`, governano. 1109
1110 Ognuno sa quanto corre il suo cavallo. Ognuno conosce piu` di chiunque altro quali siano le proprie capacita` e quelle dei mezzi di cui dispone, con i relativi limiti. Vedi anche, con significato vicino, Sa piu` il matto in casa sua che il savio in casa d’altri [M 1057]; Chi ha passato il guado sa quant’acqua tiene [G 1235].
Dove stringe la scarpa lo sa solo chi l’ha in piede. Per analogia. Solo l’interessato sa bene le faccende che lo riguardano. 1111
Ognuno sa cosa bolle nella sua pignatta. Per analogia. Che cosa ha in animo, che cosa spera, che cosa lo cruccia. Sapere quel che bolle in pentola significa sapere quello che sta per accadere, che si prepara segretamente. Vedi anche Non si sa cosa bolle nella pignatta degli altri [P 1774]; Solo il coperchio sa quello che bolle nella pentola [P 1224]. 1112
1113 Buon cavallo giunge e passa. Il cavallo di razza raggiunge il concorrente e lo sorpassa. Scherzo per ironizzare su colui che, giunto tardi a tavola, in breve tempo raggiunge gli altri e mangia piu` di loro.
Chi tiene cavallo e non ha strame in capo all’anno si gratta il forame. Chi ha un bene, ma non ha mezzi per mantenerlo, finisce col rovinarsi. Forame e`, alla latina, il foro, il buco (qui del sedere). Vedi anche Chi tiene puttana e non ha pane, cavallo e non ha strame, in capo all’anno si gratta il forame [P 2998]. 1114
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
CAVALLO
1115 Uomo a cavallo, sepoltura aperta. Gli incidenti piu` numerosi, spesso anche mortali, erano dovuti un tempo alle cavalcature. Di quanto fosse frequente la caduta da cavallo se ne puo` avere idea guardando gli ex voto dei santuari. Vedi anche Chi vuole una mula sicura vada a piedi [M 2200]. 1116 Cavallo corrente sepoltura aperta. Il cavallo stesso che corre e` una tomba spalancata per il cavaliere.
Salga il monte o scenda a valle, la fossa e` accanto al cavallo. Sia la salita che la discesa sono pericolose per chi cavalca, quasi che la tomba per il cavaliere proceda a fianco del proprio cavallo. 1117
Chi va all’acqua si bagna e chi va a cavallo cade. E` naturale cadere per chi va a cavallo, quasi inevitabile come per chi va sotto la pioggia bagnarsi. 1118
Chi ha cavallo bianco e bella moglie e` sempre nei pensieri. Sono due cose molto ambite e quindi l’una richiesta e l’altra insidiata. 1119
Caval da erba, caval di merda. Il cavallo che mangia solo erba non e` buono a nulla perche´ non ha forza ne´ resistenza. 1120
Cavallo d’erba, casa di terra, amico di bocca: tre cose che non valgono una ciocca. Per il cavallo vedi il precedente; la casa di terra e` una misera capanna; l’amico di bocca e` quello che arriva sempre e solo quando c’e` da mangiare. 1121
1122 A cavallo da fieno, uomo di paglia. Da fieno o da erba e` la stessa cosa; uomo di paglia: che vale poco. 1123 Cavallo al verde, caval malato. Si dice al verde il cavallo che viene tenuto a un regime di sola erba, di solito per disintossicarlo da qualche malattia. In questo periodo il cavallo non puo` essere utilizzato.
Cavallo d’avena, cavallo di lena. Reciproco dei precedenti. E` l’avena il miglior alimento per il cavallo, necessario soprattutto se gli si chiedono prestazioni di particolare rilievo, in quanto ricca di carboidrati, proteine e altri principi nutritivi. 1124
pag 353 - 04/07/2007
CAVALLO
Biada [orzo] e paglia caval di battaglia. La somministrazione di una parte di paglia triturata insieme alla biada era riconosciuta un tempo come essenziale alla dieta del cavallo da sella. La paglia favorisce la digestione, fornisce sali minerali che irrobustiscono la cavalcatura. 1125
Caval di paglia caval di battaglia. Non e` da credere che un cavallo possa essere alimentato solo a paglia, ma con una parte di paglia. 1126
Lettere al culo cavallo da tamburo. Il cavalli in dotazione all’esercito venivano contrassegnati a fuoco sul posteriore con le lettere del reparto di appartenenza, per cui, quando lo Stato li vendeva si riconoscevano subito come cavalli sfiancati, di cui era utilizzabile solo la pelle per farci tamburi. 1127
Alla sella il cavallo, all’aratro il bue e alla caccia il cane. Le qualita` di questi animali si verificano alla prova delle loro abilita`. 1128
Cavalli meglio perderli che trovarli. Il cavallo per la cura che richiede, per le malattie che puo` prendere, gli incidenti che puo` provocare e` una continua spesa e una continua preoccupazione. 1129
Cavalli, travagli. Il termine travaglio, oltre alla tribolazione, indica un’attrezzatura in legno che serviva a immobilizzare i cavalli e altri animali per la ferratura. 1130
1131
290
.
Chi compra cavalli compra fastidi.
Tre B fanno il buon cavallo: buono, bello e baio. Il cavallo baio era ritenuto ottimo e un buon cavallo di questo genere era detto bonbelbaio. Il baio ha mantello fulvo con coda, criniera e parte inferiore delle zampe nere. 1132
Il miglior cavallo e` il balzano, il piu` veloce il baio, il piu` forte il morello, il piu` benedetto quello con la stella in fronte. Balzano (vedi la voce) e` il cavallo che ha sulle zampe, sopra lo zoccolo, una striscia bianca, 1133
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
detta balzana; per il baio, vedi sopra; il morello ha il mantello nero; la stella e` la macchia bianca in fronte. Rosso e cavallo stellato appena nascono mozzagli il capo. Contrario del precedente. 1134
La stella adorna, ma non fa migliore il cavallo. La stella in fronte e` un bell’ornamento ma non qualifica in meglio il cavallo. 1135
Cavallo d’Olanda buona bocca e cattiva gamba. I cavalli olandesi, frisoni, sono ritenuti gran mangiatori, sono forti ma non adatti a correre. 1136
Il cavallo vuol quattro cose: aria, biada, striglia e strada. Il cavallo deve stare al pascolo, avere buon nutrimento, essere strigliato regolarmente in modo che il pelo sia pulito e lucente e deve correre tutti i giorni. 1137
1138
Al cavallo biada e strada.
Biada alla sera e gamba alla mattina. Per analogia. Gamba nel senso di ‘‘camminare, correre’’. 1139
1140 La buona greppia fa la buona bestia. Per sinonima. La greppia e` la rastrelliera sopra la mangiatoia dove si mette il foraggio per il bestiame. 1141 Pasto e basto. Per analogia. Occorre governare bene gli animali e poi farli lavorare senza troppi riguardi. Il proverbio si riferisce propriamente all’asino (il basto e` la sella di legno su cui si pone il carico), ma si usa in qualunque altra situazione in cui si richieda lavoro e adeguato compenso o trattamento.
Tanto mangia una rozza quanto un buon cavallo. Un cattivo cavallo mangia quanto uno buono, le spese di mantenimento sono uguali e il rendimento e` molto inferiore. Rozza e` il cavallo ormai vecchio e pieno di acciacchi, che si tiene per piccoli lavori o per affezione. 1142
Davanti ai cavalli, dietro ai cannoni e a chi comanda fuori dai coglioni. Indica i luoghi sicuri dove ci si deve collocare al fine di non correre rischi. I cavalli scalciano indietro con colpi talvolta mortali, i cannoni 1143
pag 354 - 04/07/2007
291
.
sparano in avanti e chi comanda reca danno e fastidio da tutte le parti. Vedi anche Lontano dai signori, lontan dai disonori [S 1334]. Dinanzi ai cavalli, di dietro ai buoi e lontano dai matti. Il bue colpisce in avanti con le corna. 1144
Da corni di buoi, da culo di cavalli, da bocca di cani sempre lontani. Il cane puo` mordere senza ragione. 1145
Di dietro ai cavalli, davanti alle donne, di fianco alle mucche, dai frati in tutti i lati, libera nos Domine. Le mucche cozzano di lato. Il davanti delle donne si riferisce alla parte che esercita maggiormente il fascino: il volto con gli occhi e la bocca, il seno..., tutti elementi pericolosi, in quanto sono mezzi di seduzione. Ma spesso s’intende una parte piu` nascosta, praticando la quale, nascono o possono nascere guai piu` seri e duraturi (per l’uomo, ma non solo per lui). 1146
Di cavallo, asino e mulo quattro canne fuor dal culo. Indica la distanza di sicurezza: la canna e` un’antica misura di lunghezza, circa 2 metri e mezzo. 1147
1148
Sia da cavallo, sia dal mulo stai tre passi lontan dal culo.
A cavallo dinanzi, ad archibuso di dietro, a tavola nel mezzo, a questione lontano. L’archibugio e` un tipo antico di fucile, ad avancarica; a tavola stando al centro si hanno i vassoi a portata di mano; infine il solito consiglio di tenersi a distanza da controversie e liti. 1149
CAVALLO
Buon cavallo e mal cavallo vuole sprone, buona femmina e mala femmina vuol bastone. La donna, sia volenterosa o sia infingarda, ha bisogno di essere stimolata e non con le buone maniere. Sul buon cavallo si nega qui quanto affermato nel proverbio C 1107. 1152
Al cavallo lo sprone, all’asino il bastone. Con le persone svogliate e caparbie ci vogliono le maniere forti. Il cavallo si guida incitandolo perche´ generoso e volenteroso, l’asino invece con le percosse perche´ e` restio e caparbio. Vedi anche Asini, donne e noci voglion le mani atroci [A 1374]. 1153
Chi lascia il cavallo in cura ad altri presto andra` a piedi. Il cavallo che capita nelle mani di altri viene sfruttato, maltrattato e poco nutrito. Sono numerosi i proverbi che raccomandano di prendersi cura personalmente dei propri animali; un tempo il proprietario era gelosissimo del proprio cavallo. Vedi anche Moglie, fucile, cavallo e cane non si prestano a nessuno [P 2567]. 1154
1155 Campa cavallo (che l’erba cresce!) Frase, tuttora molto viva e diffusa, che indica che la cosa desiderata dovra` essere sospirata e attesa a lungo perche´ e` molto difficile la sua realizzazione. Si riferisce a una favoletta popolare, che narra di un tale che pregava il proprio cavallo digiuno di vivere finche´ l’erba non fosse cresciuta. 1156 Caval non morire che l’erba dee venire. Variante desueta del precedente. 1157
Mentre l’erba cresce il cavallo muore di fame.
Il cavallo zoppo muore nella stalla del coglione. Un tempo ci si affrettava a vendere come carne da macello le bestie che si ammalavano o si azzoppavano. Vedi anche La bestia vecchia muore nella stalla del contadino stolto [B 509].
Ne dovra` passare dell’acqua [d’acqua] sotto i ponti! Per analogia.
Allo sprone i cavalli, al fischio i cani e al bastone intendono i villani. Il cavallo si stimola con lo sprone, il cane si aizza e si chiama col fischio, mentre il contadino deve essere trattato con le brutte maniere. Il proverbio e` rivolto contro il contadino.
Cavalli, cani, uccelli e servitori guastan, mangian, rovinano i signori. Tutti quanti non solo mangiano, e non poco, ma anche provocano guasti e danni; i servitori in particolare non rispettano la roba, la sciupano e la rompono.
1150
1151
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1158
1159 I cavalli vecchi si mettono al carrettone. I cavalli vecchi, malridotti si mettono a tirare le carrette invece che alle carrozze. 1160
pag 355 - 04/07/2007
CAVALLO
292
.
In tempo di guerra ogni cavallo ha soldo. In caso di necessita` tutti sono utili, tutti trovano lavoro, anche gli inetti. Soldo era la paga militare. Antico. 1161
Tre cose occorrono per fare un buon cavallo: uno stallone, una cavalla e molta biada. Il buon cavallo viene da genitori di razza e dall’alimentazione che gli viene fornita. Il proverbio dice biada (vedi la voce) non a caso, perche´ un buon cavallo non deve essere nutrito soltanto a erba e fieno. 1162
Cavallo senza sprone barca senza timone. Il cavallo che non obbedisce allo sprone, o non e` governato, e` pericoloso come una imbarcazione che affronta il mare senza timone. 1163
Cavallo rognoso non vuol farsi strigliare. Chi ha cattivo carattere, presunzione, orgoglio non accetta gli aiuti e i consigli che gli vengono offerti. 1164
Chi non sa comprare un cavallo lo compri giovane. Chi non e` esperto di cavalli rischia meno acquistandone uno giovane, in quanto avra` comunque una bestia valida per molti anni.
Chi ha cavallo in stalla puo` andare a pie`. Chi possiede molte ricchezze non ha bisogno di ostentarle, come fa chi ha poco, per paura che lo si creda piu` povero di quello che e`. Vedi anche Chi ha del buono in casa puo` portare ogni straccio [S 2116]. 1169
1170 Troppo foraggio vizia il cavallo. Il cavallo va sfamato, ma non saziato perche´ altrimenti ingrassa, dorme, diventa pigro. Anche di chiunque – bambini, lavoratori, ecc. – che possa venire abituato male da certi trattamenti.
Cavallo e cavalla cavalcali sulla spalla; asino e mulo cavalcali sul culo. Il cavallo va cavalcato tenendosi protesi in avanti, per permettere il lavoro sciolto delle gambe posteriori nella corsa. Asino e mulo non corrono e quindi non hanno bisogno di tale attenzione, anzi, essendo inclini a scalciare con le zampe di dietro, il peso del cavaliere impedisce loro di disarcionarlo. 1171
1165
Di cavallo parato non far mercato. Quando vuoi acquistare, non farti ingannare da un cavallo che ti viene presentato tutto lustro e agghindato. 1166
Al cavallo la briglia e la cavezza all’asino. Metaforico: gli arnesi di valore e preziosi si mettono nelle mani dei bravi artigiani, di chi conosce perfettamente la propria arte; agli altri martello, tenaglie, cavicchi. La briglia e` un congegno di guida sofisticato che serve per la corsa e per animali di grande prontezza e reattivita` : all’asino basta la cavezza, una corda, collegata al muso, per essere guidato dall’asinaio che di solito procede a piedi. 1167
Si fa piu` strada in un anno a cavallo che in tre su un asino. Il mezzo, lo strumento impiegato determina la riuscita di un’opera e il tempo che s’impiega per compierla. L’asino ha un passo lento e cammina su brevi tratti. 1168
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1172 A cavallo bestemmiato luccica il pelo. Le maledizioni spesso ottengono l’effetto contrario. Le cose disprezzate si scoprono a volte migliori di quello che si pensava. Le lucentezza del pelo e` indice della salute e dalla vigoria del cavallo.
Il cavallo deve andare alla greppia e non la greppia al cavallo. E` colui che cerca un utile, che chiede un favore che deve muoversi e non chi lo offre. 1173
Se manca un cavallo non si puo` far pariglia. Le cose si fanno se tutti gli elementi necessari sono presenti, se c’e` concordia. Se manca un elemento e` compromessa la buona riuscita. La pariglia e` la coppia di cavalli che di solito tirano la carrozza. 1174
1175 A caval mangiatore fune corta. Al cavallo vorace bisogna tenere la fune della cavezza corta, altrimenti allunga il muso sulla greppia degli altri cavalli. In senso metaforico: va tenuto a freno colui che tende a essere intemperante.
pag 356 - 04/07/2007
293
.
Quando i cavalli vecchi cominciano a correre, le donne vecchie a ballare, i muli vecchi a tirare e le nuvole bianche a piovere non la fanno mai finita. Avvenimenti rari, ma che quando si verificano sembrano non aver fine, come se improvvisamente si fosse superato un impedimento, rotto un tabu`. Tirare ha significato di aver forza, efficienza, continuita`; la metafora e` presa dall’animale che tira efficacemente il carro, la carrozza. 1176
Cavallo bianco giammai stanco. Ha fama di essere forte e di resistere bene alla fatica. 1177
1178
Cavallo bianco buono per il padre e per i figli.
Cavallo bianco, fortuna mena. Si dice che porti fortuna incontrare per strada un cavallo bianco e che quando una ragazza ne avra` incontrati 99 trovera` il suo grande amore. 1179
Caval dusolino o da piazza o da mulino. Toscano. Il cavallo color di topo (dusolino, raro termine tecnico del mondo equestre di non chiara origine) ha scarso valore e veniva utilizzato per le vetture a nolo o dai mugnai per il trasporto dei sacchi di grano e farina. 1180
Cavallo da vettura fa profitto, ma non dura. Erano detti da vettura i cavalli che venivano dati in affitto: facevano guadagnare i padroni, ma coloro che li noleggiavano tiravano a sfruttarli e a risparmiare nell’alimentazione. Per questo, mal tenuti, costretti a ogni sforzo, morivano presto. Di conseguenza venivano destinati a vettura cavalli di poco valore oppure logori e sfiniti. 1181
1182
Cavallo da vettura e` bravo se la dura.
1183
Cavallo da vettura poco costa e poco dura.
Nessun cavallo da vettura morı` di vecchiaia. I cavalli da vettura morivano sfiancati, di polmonite o di altre malattie. 1184
1185
Cavallo da carrozza fa buona gioventu` e brutta vecchiaia.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
CAVALLO
Normalmente i cavalli delle carrozze signorili venivano tenuti bene, ma, da vecchi, erano venduti come bestie da lavoro pesante o ai vetturali. Meglio un cavallo fatto che un puledro matto. Un cavallo giovane e` pieno di ombre e di estri che possono esser causa di incidenti e cadute. Fatto, che ha raggiunto il pieno sviluppo. 1186
Non c’e` cavallo che corra che cavallo non arrivi. Nessuno puo` credersi il migliore, presumere che non ci sia alcuno che lo uguagli e lo superi. Per quanto possa correre veloce un cavallo ci potra` sempre essere chi lo raggiunge e lo batte nella corsa. Arrivare, nel significato di ‘‘raggiungere’’, tipico dei dialetti toscani. 1187
Caval di monaci, porci di mugnai, figli di vedove non hanno pari. Sono tutte categorie di esseri viziati, quindi svogliati, pigri e buoni a poco. I cavalli dei monaci sono ben pasciuti e lavorano poco; i maiali dei mugnai hanno ricchi pastoni con la semola, la crusca e gli avanzi del mulino; mentre i figli delle vedove, venendo a mancare l’autorita` paterna, sono troppo vezzeggiati. 1188
Caval non pascolato, terreno non arato, vigneto non vangato son tre cose da spiantato. Sono negligenze imperdonabili che portano a ridursi in miseria: il terreno non arato e` improduttivo, cosı` il vigneto non lavorato, mentre il cavallo che non viene tenuto al pascolo, intristisce e s’indebolisce. 1189
Chi striglia il suo cavallo non e` garzone di stalla. Chi si prende cura di suo bene prezioso non fa un lavoro servile, non fa un’attivita` disdicevole anche per un gentiluomo, anzi il proprietario di un buon cavallo spesso se ne vuol prendere cura personalmente. 1190
1191 Cavallo di ritorno non trova cliente. Si dice quando a un’accusa l’accusato risponde a sua volta con un’accusa o ritorce la stessa. Il cavallo di ritorno era quello che, noleggiato a una posta, vi faceva ritorno dopo che il cliente lo aveva lasciato alla sua destinazione. Viaggio che il cavallo di solito faceva a vuoto. I linguisti, ricorrendo a questa
pag 357 - 04/07/2007
CAVARE
294
.
immagine, usano appunto il termine ‘‘cavallo di ritorno’’ per indicare quelle parole che, passate in una certa epoca come prestiti da una lingua ad un’altra, ritornano in seguito nella lingua di partenza, modificate o meno, con nuove accezioni. CAVARE Nel significato di ‘‘levare, togliere’’. f Vedi Levare. Chi si cava tutti i sonni non si cava tutte le voglie. Chi sceglie il riposo e la comodita` deve rinunciare a molte altre cose. Di significato vicino vedi anche Chi dorme non piglia pesci [D 1097]. 1192
Per cavare un morto di casa ci vogliono quattro vivi. Per trasportare una bara sono necessarie quattro persone. L’inerzia ha piu` forza dell’impulso all’azione; resistere passivamente, ostacolare e` piu` facile che fare. 1193
Cava e non metti, i patrimoni si disfanno. Togliendo continuamente senza rifornire, anche una grande quantita` finisce. Vedi anche Levare e non mettere fa la spia [L 603]; Chi guadagna cinque e spende sette non ha bisogno di borsette [G 1195]; Chi spende quel che non ha fabbrica il canapo che l’impicchera` [S 1796]; Chi la sera mangia tutto la mattina canta cucco [T 1103]. 1194
1195 Cava e non metti si secca il mare. Vedi anche Non mettere e cavare fa seccare il mare [M 1401].
liberarsi dalla tenia, per curare i reumatismi, per decongestionare le ferite, per guarire le scottature. f Vedi Lardo, Minestra, Riso, Salsiccia. Il cavolo manda medici e medicine al diavolo. Si riconoscono al cavolo qualita` curative e salutari veramente straordinarie. 1196
1197 Cotto il cavolo e spento il fuoco. Come finisce una cosa finisce anche la causa che l’ha provocata, o cio` che era in funzione di essa. Con altro significato: troppo tardi, a cose fatte e concluse. Vedi anche Morta la vacca, finita la soccida [V 27]; Finite le palle, finita la battaglia [V 30]; Finita la musica, finito il ballo [M 2276]. 1198 Morto Cristo e spenti i lumi. Per analogia. Si riferisce alle funzioni della Settimana Santa: il Venerdı` Santo la chiesa rimaneva al buio.
Bisogna portare il cavolo in mano e il cappone sotto il gabbano. Al cavolo considerato di poco valore si contrappone il cappone come cibo raro e squisito. Si usa quando qualcuno esibisce una cosa da niente per nasconderne una piu` importante. 1199
1200 Chi ha pepe, lo metta sul cavolo. Ci sta infatti molto bene: un tempo era un lusso, essendo il pepe una spezia rara e costosa.
Non mi mancherebbe il cavolo, se avessi lo strutto! disse il mendico. Ironico: manca sempre quello che costa di piu`. Un cavolo si trova ovunque a buon mercato; lo strutto un tempo era caro. 1201
Il cavolo migliore e` quello che ha avuto la neve [la brina]. Il freddo, invece di nuocere, giova ai cavoli rendendoli teneri e saporiti. 1202
CAVICCHIO f Vedi Chiodo. CAVOLO Nelle sue numerose varieta` il cavolo e` una delle piante piu` utili, facilmente disponibile, considerata cibo da tempi magri e penitenze, ma e` anche ricchissima di principi benefici. Ama l’umidita` e la temperatura non troppo elevata. Alimento poco digeribile e flatulento, era nondimeno una delle piante fondamentali dell’alimentazione del passato, soprattutto nel periodo invernale. Nella farmacopea costituisce uno scrigno di risorse preziose: per
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Li cauli de jenna` non e` bbocca de villa`. ‘‘I cavoli di gennaio non sono per i villani’’. Marchigiano. E` molto apprezzato il cavolo invernale, soprattutto quello che ha avuto i primi rigori delle gelate. Questo proverbio dialettale, come i due seguenti, sono citati in quanto rappresentanti di forme locali, circolanti in varie versioni. 1203
1204
A cu’ mancia ca`uli prima ’i san Micheli o mori ’u maritu, o mori la mugghieri.
pag 358 - 04/07/2007
295 ‘‘A chi mangia i cavoli prima di san Michele o muore il marito, o muore la moglie’’. Siciliano. La festa di san Michele cade il 29 settembre. Per dire che i cavoli non vanno affatto mangiati prima di tale data, e che difficilmente se ne troverebbero di buoni. Disse lu cavulu a lo cocu: – Me`tteme a largo e famme focu. ‘‘Disse il cavolo al cuoco: – Mettimi in un recipiente grande e fammi fuoco’’. Proverbio marchigiano che riguarda la cottura del cavolo. 1205
Cavolo lonzo e carne pigiata. Il cavolo va cotto in molta acqua, mentre la carne in poca, se si vuol ottenere un buon sapore nell’uno e nell’altra. Lonzo e` aggettivo desueto che vale ‘‘rilasciato, non teso, non costretto’’. 1206
1207 Sfoglia il cavolo, ma lasciagli il cuore. Chi tiene nell’orto certe specie di cavolo usa adoprarne le foglie togliendo via via quelle esterne piu` grosse, in modo che una pianta, come quella del cavolo nero, ne continua a produrre per diverso tempo. Se invece ingordamente si tolgono anche le foglie centrali piu` piccole, il grumo interno, non si raccogliera` piu` nulla perche´ il cavolo inaridisce.
Chi pon cavolo in aprile tutto l’anno se ne ride. Non si deve procrastinare eccessivamente la semina del cavolo, pianta che non ama la stagione calda e, posto in aprile, fa presto il seme, senza offrire alimento. Secondo altri si riferisce al cavolfiore e ad alcune varieta` primaticce che si seminano alla fine di maggio, primi di giugno, ma riescono male se vengono seminate troppo presto. 1208
Cavolo sfiorito e uomo ingrato quel che gli hai fatto a male e` andato. Il cavolo una volta sfiorito non serve piu` a nulla. Similmente, quello che e` stato fatto all’uomo irriconoscente, senza gratitudine, puoi considerarlo perduto. 1209
Ottimo il cavolo! disse quello che mangiava l’arrosto. Spesso qualcuno si lancia in apprezzamenti delle cose semplici e povere, tenendosene debitamente lontano, oppure lo fa per sviare l’attenzione dei commensali sulle cose gustose che intende mangiare lui, come fece il 1210
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
CAVOLO
Piovano Arlotto in una sua famosa facezia, vedi anche Chi sa il latino loda l’acqua e beve il vino [V 886]. 1211 Chi non ha salsiccia loda il cavolo. In mancanza di meglio ci si consola in qualche modo con quel poco che si ha, cercando di convincersi che in fondo non si sta male. E` la consolazione degli afflitti, ovvero fare di necessita` virtu`.
La lepre pensa al suo paradiso come a un campo di cavoli. Ognuno vede la felicita` a modo suo, in modo diverso dagli altri. La lepre e` ghiotta di cavoli. 1212
Quando Dio stermina i cavoli castiga le lepri. La punizione colpisce anche chi non la merita, chi non c’entra. Quando un castigo cade sopra una persona di conseguenza danneggia anche altre che le sono collegate. 1213
Cavoli, ragazze e preti vanno trapiantati. Lasciati dove nascono non fruttano o riescono male, quindi devono essere trasferiti: il cavolo dal semenzaio alla porca nell’orto o nel campo, la donna alla casa del marito e il prete di parrocchia in parrocchia. 1214
Cavolo riscaldato, frate sfratato e serva ritornata non furon mai buoni. Il cavolo va mangiato appena cotto, mentre riscaldato non e` ne´ buono, ne´ sano; il frate, una volta abbandonato il convento, mal s’inserisce nella vita secolare e, se fa ritorno in convento, difficilmente e` un buon frate; cosı` con la domestica che riprende servizio dopo essersene andata non e` facile ritrovare un rapporto soddisfacente. L’immagine del cavolo riscaldato ha trovato spazio nei proverbi almeno dall’eta` classica, se e` vero che un celebre verso di Giovenale (Satire 7.154) Occidit miseros crambe repetita magistros ‘‘Il cavolo ricotto uccide i poveri maestri’’ – con riferimento alla ripetizione da parte degli studenti di retorica di argomenti logori e ovvi – deriva, come precisato dallo scolio, da un uso proverbiale greco ‘‘Cavolo per due volte e` morte’’. Vedi anche Non ti fidare di nemico riconciliato e di roba cotta due volte [N 218]. 1215
1216
Cavolo riscaldato non fu mai buono.
1217
Bisogna salvare capra e cavolo.
pag 359 - 04/07/2007
CAZZO
In una situazione che pare obblighi a una rigorosa alternativa bisogna studiare il mezzo, trovare il modo di raggiungere contemporaneamente i due scopi; bisogna barcamenarsi in maniera tale da sfuggire al dilemma di una scelta che escluda l’altra. All’origine del detto c’e` una storiella che pone un problema d’intelligenza. Un contadino doveva traghettare un lupo, una capra e un cavolo attraverso un fiume, sopra una barchetta che poteva portare solo una cosa per volta, salvando la capra dai denti del lupo e il cavolo da quelli della capra. Il contadino traghetto` prima la capra, torno` a prendere il cavolo, portato il quale, prese indietro la capra, sbarcandola di nuovo sulla riva dove l’aveva presa la prima volta. Da qui traghetto` il lupo, quindi torno` a prendere la capra e salvo` capra e cavolo, arricchendo inoltre alcune lingue europee di un proverbio e di un modo di dire. Vedi anche Bisogna fare in modo che il lupo mangi e la pecora non muoia [L 1109]. Cavoli, ceci e lodi gonfiano in tanti modi. Il cavolo e` un alimento che gonfia la pancia e genera flatulenze; i ceci, messi a bagno prima di essere cotti, rigonfiano aumentando di volume; le lodi gonfiano d’orgoglio, spingono alla presunzione e alla boria. 1218
Chi da` il cavolo in guardia all’oche [alle capre] non mangia neppure i torsoli. Non bisogna affidare i propri beni a chi ne e` avido, cibi prelibati a chi ne e` ghiotto. 1219
Non bisogna dare le pecore in guardia al lupo. Per analogia. Non si deve lasciarlo a badare le pecore in quanto e` il loro nemico naturale. 1220
1221
296
.
Non si deve fare il lupo pecoraio.
CAZZO Parola che comunemente e` chiamata, piu` che a evocare l’organo, la virilita`, il desiderio, la capacita` erotica, sia nel suo esplicarsi che nel declino. Il termine e` tra quelli che sono piu` ripetuti a livello di linguaggio popolare, familiare, volgare, e si e` diffuso al punto di diventare frequente esclamazione, sempre meno indecorosa. A fronte di tale diffusione e uso, non sono molti i proverbi nei quali compare, dato il fatto che un tempo la parola era ritenuta assai piu` volgare, al punto che anche il derivato cazzotto era considerato triviale. Molti proverbi, inoltre, sono rimasti nei dialetti, con
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
il nome dialettale e si preferisce ancora citarli in tale forma per la maggiore efficacia espressiva e per pudore. Infiniti poi sono gli eufemismi istituzionalizzati, veri e propri, e gli eufemismi giocosi che sovente sono volutamente piu` allusivi e pesanti della parola stessa. Su questo gioco curioso tra perbenismo e trivialita` il Belli fece un noto sonetto: Er padre de li santi (G. G. Belli, I sonetti, vol. 2, 560), nel quale trovo` modo d’inserire una cinquantina di sinonimi della parola. Altrettanto fece con la sua partner (La madre de le sante, 561). f Vedi Braccio, Diavolo, Fica, Fiore, Modenese, Naso, Pane, Paternostro, Puttana, Sette, Tre. 1222 Cazzo ritto non vuol consiglio. Proverbio di cruda realta` effettuale, ma di sperimentata veridicita`. Vedi anche, riferito alla fame, Pancia vuota non sente ragione [P 228]. 1223 Al cazzo non si comanda. Ricalcando ironicamente il proverbio Al cuore non si comanda [C 2721].
Bastianazzo [Bonifazio] non sente ragioni. Un altro, trasparente, nome per l’organo. 1224
1225 Il cazzo non vuol pensieri. Buona parte di Freud e` in questo proverbio: pensieri, ansie, preoccupazioni, debolezze condizionano decisamente la virilita` e la vita sessuale in generale.
Tra venti e trenta un cazzo che spaventa; tra trenta e quaranta prodezza, ma non tanta; tra quaranta e cinquanta e` un coglione chi si vanta e verso la sessantina piglia la strada della cantina. Proverbio che traccia la parabola della virilita`, con, nel finale, il piacere del bere che si sostituisce ai piaceri amorosi. 1226
Dopo la sessantina prendi la donna e vai in cantina. Per analogia. 1227
Quando il cazzo fa stoppino lascia la donna e prendi il vino. Emiliano. Fa stoppino: si piega come lo stoppino della candela; oppure, quando il colore del pelo pubico diventa bianco. 1228
pag 360 - 04/07/2007
297 Di dottore, di matto e di cazzo ognuno ne ha un po’. Proverbio che gioca molto sull’ambiguita` parafrasando altri di questo tipo: Del medico, del matto e del cuoco ognuno ne ha un poco [C 2701]. Il fatto di avere un po’ delle prime due cose e` accettabile da tutti, mentre non altrettanto lo e` avere solo un po’ dell’ultima, su cui si vuol invece far cadere l’attenzione per indicare la modestia a chi vanta la propria virilita`. Dando poi alla parola cazzo il significato metaforico di ‘‘stupido’’ il proverbio assume ancora un altro valore equivoco. 1229
Quando il cazzo lesina, la fica va al mercato. La donna reclama i propri diritti e mette a serio rischio la fedelta` se il marito non la soddisfa.
.
CECE
(95), una madre che zittisce le due figliolette appena adolescenti occupate a discutere sulle migliori caratteristiche dell’organo: ‘‘Cosa san lor? / Dur, e ch’el dura, e citto vessighett (Cosa ne sanno loro? Duro e che duri, e zitte, smorfiosette)’’. Vedi anche Corto e buono piace a ognuno [C 2318]. 1236 Vuole cazzo e quattrini, come le puttane. Di chi esagera nelle pretese e avanza richieste esagerate. Rileva il paradosso per cui le prostitute si fanno pagare per una prestazione che dovrebbe essere piacevole.
1230
Chi ha cazzo per tutte alla fine non ne ha per se´. Colui che si prodiga e si perde in continue avventure sessuali, eccessi e stravizi esaurisce la vitalita` ed energie al punto che si trova completamente esausto. 1231
Tieni di conto il piffero, che la sonata e` lunga! Per analogia. Scherzo che si fa a un giovanotto il quale abbia preso con troppo entusiasmo i rapporti amorosi. 1232
Col cazzo non si scherza, (disse quella quando vide la figlia grossa). Era un proverbio del tempo in cui contraccettivi e altro non permettevano di rimediare situazioni che determinavano il corso della vita.
CAZZOTTO / PUGNO Soldi e cazzotti si contan sempre due volte. I soldi si contano per paura di averne avuti meno e i cazzotti per paura di averne presi troppi. Oppure, una volta li conta chi li prende e una chi li da`. 1237
1238 Meglio d’un cazzotto in un occhio!... Si dice di una cosa che ha poco valore, oppure incomoda e della quale se ne farebbe comunque volentieri a meno. E` una situazione peggiore di quella indicata dalla frase: 1239 Meglio che nulla... Per analogia. Vedi anche Meglio che nulla marito vecchio [N 558].
1233
1234 I cazzi vanno visti di giorno. Per evitare discussioni di notte. Vedi anche Ne´ donna ne´ tela a lume di candela [D 1000]. Fortemente ironico e si riferisce a quello che viene contestato per colpa di chi non ha verificato bene e con accuratezza.
Non grosso che turi, non lungo che tocchi, ma duro che duri e` un cazzo coi fiocchi. Le dimensioni non sono di rilevanza determinante, quello che e` fondamentale e` la funzionalita`. Del proverbio si puo` citare anche solo duro che duri, magari con intonazione esclamativa o ottativa, dando il resto per sottinteso: cosı` fa anche, in un sonetto di Carlo Porta 1235
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1240 Meglio che un calcio in uno stinco! Per analogia. Vedi anche l’analogo Meglio qui che in galera! [G 38].
CECE La pianta e i semi, che si consumano maturi ed essiccati. 1241 I ceci sono i ciccioli dei poveri. I ciccioli si ottengono friggendo il grasso del maiale tagliato a tocchetti: sono molto gustosi e un tempo non erano a portata di tutti. I ceci, che tra i legumi sono forse i piu` saporiti, hanno vagamente la forma e il colore del cicciolo di maiale.
Al cece e al fagiolo basta coprirgli il culo. I ceci e i fagioli non vanno seminati profondi altrimenti il germoglio non riesce a salire in superficie, per cui vanno posti sotto un velo leggero di terra. Vedi anche Fagiolo e lupino devon sentire mattutino [F 72]. 1242
pag 361 - 04/07/2007
CEFALO
Il grand’uomo e` un cece in duomo. L’uomo che si da` arie e` una cosa ridicola. Pare un cece in duomo si dice di cosa sproporzionata al paragone con un’altra, ovvero che sparisce per le sue modeste dimensioni in un contesto smisurato. 1243
CEFALO Il cefalo, o muggine, e` un pesce dalla carne piuttosto grassa, soda e saporita. Cefali lessi e spigole arrosto. Consigli di cucina. 1244
CELESTE Il celeste e` colore del cielo, tradizionalmente collegato alla trascendenza, al pensiero e all’anima. Colore difficile da portare e da abbinare, che puo` valorizzare certi tipi di persone e deprimere certe bellezze. Nella liturgia cristiana non ci sono paramenti celesti, mentre e` il colore, con l’azzurro e il bianco, del manto della Madonna (di Lourdes), e di sante. I proverbi riflettono epoche diverse, con cambiamenti di gusti e, soprattutto nei colori dei vestiti, non si trova una grande coerenza di giudizi sugli abbinamenti. Il celeste anche i brutti li riveste. L’abito celeste fa fare bella figura a chi lo indossa, salvo eccezioni, vedi sotto. 1245
Brune in celeste diavoli alle finestre. Quando una donna bruna si veste di celeste tutti i diavoli s’affacciano alla finestra per contemplare una cosa orrenda. 1246
Contadin che si riveste mette il verde col celeste. Il contadino che vuole essere elegante accosta il verde con il celeste, combinazione considerata un tempo poco felice. 1247
CENA Il saper nutrirsi la sera con avvedutezza per dormire bene e vivere a lungo. f Vedi Casa, Desinare, Formaggio, Friggere, Gallo, Insalata, Mezzogiorno, Pranzo. 1248
298
.
Chi va a letto senza cena tutta la notte si dimena. (quando poi s’e` dimenato sa di non aver mangiato).
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
E` difficile dormire quando si ha fame. Vedi anche il contrario Chi va a letto a pancia piena tutta la notte si dimena [P 224]. 1249 Buona cena, buon sonno. Una cena generosa, ma non esagerata, garantisce un buon riposo. Il proverbio non dice una cena ricca, ma buona, equilibrata e non misera in considerazione di quanto detto dal proverbio precedente. 1250
Chi ben cena ben dorme.
Ex magna coena fit stomacho maxima poena. ‘‘Da un’abbondante cena viene una forte sofferenza allo stomaco’’. E` il verso 20 delle Regole salutari salernitane, risalenti alla meta` del XIII sec., che ha goduto di una circolazione proverbiale autonoma, cosı` come il detto subito seguente, forse ancora piu` noto: 1251
1252 Ut sis nocte levis, sit tibi coena brevis. ‘‘Se vuoi che la notte passi tranquilla, sii sobrio a cena’’. A questi due precetti latini di antica tradizione si riconnettono i due seguenti italiani: 1253 Corta cena fa lunga la vita. Cenare sempre leggero non affatica l’organismo e permette di vivere piu` a lungo. 1254
Cena corta, vita lunga; cena lunga, vita corta.
Sempre in pene, sempre a cene: sepolture presto piene. Angosce e dispiaceri ma anche stravizi nel mangiare accorciano l’esistenza. 1255
Meglio andare a letto con una magra cena che alzarsi con grassi debiti. Meglio mangiare poco che indebitarsi esagerando. In generale: meglio moderarsi che restare senza soldi. 1256
1257 Ogni brutta cena finisce a letto. Un pasto serale cattivo, trascurato mette cattivo umore e non fa venire voglia di allegria, per questo non e` seguito da veglie, balli, giochi o altro. 1258
La strada della cattiva cena porta presto a letto.
Il lume basta a tutti; la cena a nessuno. La luce e` sufficiente, ma tutti vanno a letto con la fame. In origine e` commento ad una situazione economica poco felice, ma oggi e` so1259
pag 362 - 04/07/2007
299 prattutto scherzoso in occasione di cena abbastanza frugale con convitati voraci. Nelle famiglie contadine un tempo anche l’olio nel lume per la veglia veniva dosato e quando la fiammella cominciava a vacillare tutti andavano a letto. Quando il villano cena il fuoco e` in pena. I contadini usavano mangiare con il fuoco basso e fare quindi un fuoco piu` bello dopo la cena, all’inizio della veglia. 1260
CENCIO Un pezzo di stoffa, vecchio e strappato, uno straccio in particolare quello usato per le pulizie e quindi una cosa di nessun conto. Cenci sono anche gli abiti vecchi e logori, gli indumenti dei poveri e quindi i poveri stessi. f Vedi Panno, Straccio. Ogni cencio [straccio] vuole entrare in bucato. In generale: ognuno vuol sentirsi importante, vuol far parte di una compagnia onorevole, ma anche dir la sua. Tutti gli sciocchi e i presuntuosi vogliono parlare di quello che non sanno, prendere decisioni senza averne la competenza. Al cencio non era riservato il bucato (vedi la voce) nella conca, che si faceva per gli indumenti e i panni di valore. 1261
I cenci [gli stracci] vanno sempre all’aria. In ogni mutamento, in ogni momento difficile i deboli, i poveri hanno sempre la peggio. Fra i panni stesi ad asciugare lo strofinaccio, il cencio, e` il primo a prendere il volo all’arrivo del vento, mentre gli altri panni piu` consistenti rimangono piu` a lungo. 1262
1263 Chi va a letto coi cenci, coi cenci si leva. Chi parte povero rimane tale; chi pratica uomini da poco, per quanto cerchi di nobilitarsi non cambiera` la sua bassa condizione. Vedi con significato vicino Chi pratica lo zoppo impara a zoppicare [Z 107]; Chi va a letto con i cani si alza con le pulci [Z 108]. 1264 Ai cenci vecchi non mancano pidocchi. A poveri e deboli si attaccano anche le noie e le disgrazie e cio` che deriva da queste.
CENERE Il residuo della combustione, che spesso nasconde un fuoco latente.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
CENERE
f Vedi
Bacco, Cane, Ceppo, Fuoco, Gallina, Morire, Sigaretta, Tenero, Tizzo, Venerdı`.
Sotto la bianca cenere cova la brace ardente. Sotto quello che sembra morto, finito a volte si nasconde qualcosa di vivo, vitale. Sono due settenari, di cui il primo sdrucciolo, e sembrano in effetti esemplati su modi poeticomelodrammatici. Si usa riferendolo alle passioni e in particolare a quelle che hanno tormentato la gioventu` e non sono finite nella tarda eta`, come invece farebbero credere i capelli bianchi. 1265
1266
Sotto la cenere e i carboni spesso si nasconde il fuoco.
1267
Sotto la cenere restano le braci.
Sotto la cenere morta si nasconde il fuoco vivo. Quello che sembra finito a volte nasconde una vita segreta e puo` tornare a vivere. 1268
Chi soffia nella cenere le faville gli bruciano gli occhi. Proverbio regolarmente detto in forma anacolutica; di solo uso traslato, anche se si riferisce ad un gesto piuttosto comune per ravvivare un fuoco (ma da compiere, piu` oculatamente, con un mantice o un soffietto): quindi, rinfocolando cose, situazioni, sentimenti, che pure sembrano scomparsi, se ne puo` ricevere un danno. Vedi anche Chi soffia nella polvere se n’empie gli occhi [P 2095]. 1269
Chi soffia nella cenere se ne riempie la bocca e gli occhi. Affine al precedente (chi rivanga il passato trova cose che possono far dispiacere anche a lui stesso), ma senza il riferimento al fuoco ravvivato. Vedi anche Chi soffia nel fuoco s’empie la bocca di cenere [F 1651]; Chi soffia nella polvere se n’empie gli occhi [P 2095]. 1270
1271 Dove e` stato il fuoco rimane la cenere. Finita la passione resta il rimpianto o l’amarezza; finita la festa, subentra la malinconia. Oppure anche: le passioni lasciano tracce evidenti. 1272 La cenere cuoce meglio della fiamma. Perche´ cuoce con molta delicatezza e lentamente. Si usano cuocere sotto la cenere, ad esempio, le patate, i fagioli al fiasco. Ha anche senso metaforico.
pag 363 - 04/07/2007
CENERI
300
.
CENERI Le Ceneri cadono il mercoledı` dopo l’ultimo giorno di Carnevale (vedi la voce) e danno inizio alla Quaresima, che una volta era un periodo di rigorosa penitenza, con astinenza e digiuno. Durante il rito religioso la mattina delle Ceneri il sacerdote pone sul capo dei fedeli un po’ di cenere, segno di mortificazione e ricordo all’uomo di essere polvere destinata a tornare polvere. f Vedi Carnevale. Per santa Cenere fuori Bacco e fuori Venere. Finito Carnevale si chiude con i piaceri del bere e dell’amore: ha inizio la Quaresima. 1273
CENTO Il numero viene spesso usato nei proverbi con valore indeterminato o iperbolico. f Vedi Riuscire, Secolo. 1274 Val piu ` una cosa fatta che cento da fare. La cosa fatta e conclusa e` sicura, mentre delle cento progettate o in via di esecuzione puo` darsi che nessuna arrivi in porto.
Da qui a cent’anni si vedra` tutta gente nuova. Si dice con ironia a chi e` stanco di vedere sempre le solite facce. 1275
1276 Uno puo` far male a cento. Il male, a differenza del bene, si trasmette facilmente. Una cattiva azione puo` colpire molte persone. Vedi anche Val piu` uno a dir male che cento a dir bene [C 192]; Fa piu` una gallina a spargere che cento a radunare [G 56]. 1277 Chi cento ne fa, una ne aspetti. Chi nella vita fa del male e combina guai agli altri, si aspetti, dopo averla fatta franca tante volte, di imbattersi in chi gliele fara` pagare una volta per tutte.
Vale piu` uno a fare che cento a comandare. Conclude di piu` uno che lavora e opera positivamente che tanti che danno ordini. Si dice quando ci sono tanti a comandare e nessuno ad agire. 1278
Cento che vogliono vincono mille che devono. La volonta` e` piu` forte ed efficace del dovere. Il dovere spinge l’uomo a fare fin dove e` previsto dalla legge o dal buon senso, il volere va ben oltre. Il detto si riferisce in particolare al 1279
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
mondo militare, al campo di battaglia, dove piccole armate di volontari spesso hanno sopraffatto truppe mercenarie piu` numerose. Cento che hanno fame sono piu` pericolosi di mille che hanno appetito. Chi ha motivi gravi, bisogni vitali, e` seriamente deciso a risolverli, a differenza di coloro che hanno solo vaghi o moderati desideri. 1280
CEPPO1 La parte inferiore del tronco di un albero. f Vedi Scheggia. 1281 La scheggia ritrae dal ceppo [tronco]. La scheggia, separandosi dal ceppo, mantiene le caratteristiche originarie, per cui il legno e` consistente, odora, brucia come il tronco dal quale proviene. Ritrarre intransitivo nel senso di ‘‘prendere somiglianza’’ e` raro e ormai del tutto fuori dall’uso. Vedi anche Dalla scheggia si sa del ceppo [S 574]; La mela prende il sapore dall’albero [M 1183]; Chi di gallina nasce convien che razzoli [G 72].
Da un cattivo ceppo non puo` venire una buona scheggia. Reciproco del precedente. La scheggia non puo` essere migliore del legno dal quale deriva. Il figlio di cattivi genitori non puo` essere un buon soggetto, e cosı` l’alunno di un cattivo maestro, ecc. Vedi anche Tale padre, tale figlio [P 34]; Un fico non dara` mai nespole [F 717] ; Ciocco di fico, scheggia di fico [C 1617]; Dal castagno non vengono aranci [C 1007]; Il ramo somiglia al tronco [R 159]. 1282
1283 Da brutto ceppo belle schegge. Contrario del precedente. Vedi anche A volte da cattivi nocchi si fanno delle buone schegge [P 37]; Dal mare salato viene il pesce fresco [P 1454]; Da uovo bianco pulcino nero [P 2939]. 1284 Dai ceppi si fanno le schegge. Da una cosa grande se ne possono ricavare molte piccole; ad esempio, chi ha capitale puo` sostenere molte spese. Vedi anche Chi ha ceppi puo` far schegge [S 578]. 1285 Piu ` il ceppo arde, piu` diventa cenere. Piu` una cosa e` attiva e prima si consuma. Piu` la passione e` forte e prima si estingue.
CEPPO2 Ceppo e` il nome che nell’Italia centrale, e particolarmente in Toscana, si da` al Natale. Deriva dall’uso di porre nel camino per le
pag 364 - 04/07/2007
301
.
feste natalizie il ciocco piu` grosso raccolto nell’anno e attorno a questo deporre i doni ai bambini nel giorno di Natale. L’usanza dei doni portati dal Ceppo e` stata quasi del tutto soppiantata da quella dell’albero di Natale e della Befana. Vedi anche Natale. Ceppo al sole e Pasqua al fuoco. Se per Natale sara` bel tempo a Pasqua fara` freddo o piovera`. 1286
CERA Anche come sinonimo di candela, ma presente nei proverbi per la facilita` con cui si fonde a bassa temperatura. f Vedi Bottega, Candela, Cattivo, Meglio, Ragazzo, Sole, Vivanda. 1287 La cera cala e il morto non cammina. Si dice di chi sta sulle spine perche´ e` in una situazione di attesa, di stallo e le spese corrono infruttuosamente. Il riferimento e` alla camera ardente, in attesa del funerale: il morto non viene portato via e i ceri, che sono costosi, si consumano. 1288 Chi e` fatto di cera non vada al sole. Chi sa di avere un lato debole, un punto vulnerabile, fugga dalle situazioni nelle quali questo suo difetto lo metterebbe in pericolo. Il detto ha un parallelo narrativo in una favoletta popolare che narra come una candela, innamorata del fuoco e della luce, si espose al sole e si liquefece. 1289
Chi ha il naso di cera non s’avvicini al fuoco.
Chi ha la testa di burro non s’accosti al fuoco. Per analogia. L’atteggiamento di paura di chi sa di avere un difetto e lo previene e` espresso piu` di frequente dal proverbio: Chi ha la coda di paglia ha paura che gli pigli fuoco [C 1694]. 1290
1291 La cera non e` il mattone. Ogni cosa ha le proprie caratteristiche che spesso sono antitetiche con quelle di un’altra: mentre nel forno il mattone si consolida, la cera si fonde. 1292
Al fuoco la cera si strugge e il mattone si cuoce.
1293 La cera si scioglie al fuoco. Il debole non resiste alla forza.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
CERCARE
CERCARE Cercare per poter ottenere cio` che si vuole. Ma attenzione a cio` che si cerca; si puo` andare deliberatamente incontro a fastidi e guai. f Vedi Chiedere, Domandare, Trovare. 1294 Chi cerca, trova. Di antica tradizione e tuttora vivissimo. Nel bene e nel male: vantaggi e danni; ma piu` nel senso di riconoscere valore all’attivita`, alla sollecitudine, all’iniziativa. Probabilmente da collegarsi alla frase evangelica: ‘‘Cercate e troverete, picchiate e vi sara` aperto, chiedete e vi sara` dato... poiche´ chi cerca trova’’ (Matteo 7.7). Il Pescetti spiega che cosı` era inteso al suo tempo: ‘‘Chi cerca qualcosa che non dovrebbe, trova quello che non vorrebbe’’. Cfr. anche Pulci (Morgante 21.160): ‘‘Chi cerca trova e chi si dorme sogna’’. 1295 Qui quaerit invenit. ‘‘Chi cerca trova’’. Forma latina del precedente, talora usata per conferire maggiore autorita` al detto. 1296 Chi cerca trova e chi domanda intende. Chi ha la costanza di domandare comprende.
Chi non cerca non trova e chi non domanda non ha. Reciproco del precedente. 1297
1298 Chi cerca trova e chi va dietro piglia. Chi segue, chi insiste e non si stanca, ottiene. Qui pero` c’e` anche un collegamento malizioso tra chi ha trovato e chi invece si limita a trarne vantaggi. 1299 Cercate e troverete. Spesso non si trova perche´ non si cerca o comunque non si cerca nella convinzione di poter trovare. Vedi anche Chiedete e vi sara` dato [C 1415]. 1300 Molti cercano e pochi trovano. Cercare non significa trovare, desiderare non significa raggiungere. Come per Cercate e troverete, anche qui sembra agire, a livello sia formale che contenutistico, un modello evangelico, Matteo 22.14: Multi sunt vocati, pauci vero electi ‘‘Molti sono i chiamati, pochi pero` i prescelti’’, che a sua volta ha una vasta diffusione come proverbio [E 45]. 1301 Chi cerca guai trova guai e malanni. Chi attacca briga, provoca, trova non solo i guai che le liti di per se´ comportano, ma anche le spiacevoli conseguenze che non immagina.
pag 365 - 04/07/2007
CERCHIO
302
.
1302 Chi cerca rogna, rogna trova. La rogna, come la tigna, e` una malattia della pelle lunga a guarire e fastidiosa, tanto che in senso figurato si usa per designare seccature e guai.
Chi cerca briga, briga accatta. Chi cerca quel che non deve trova quel che non vuole. Chi va a frugare tra cose che non lo riguardano vi trovera` cose sgradevoli sul suo conto, che per lui era meglio non sapere. Questo accade a chi spia, origlia, legge le carte altrui, vive di chiacchiere.
1311 Di soli cerchi non si fa la botte. Le parti piu` pregiate da sole non bastano a costituire l’insieme. Un complesso stabile e forte e` fatto di elementi preziosi e di elementi piu` vili, duri e morbidi, ecc.
1303 1304
Tre cose si cercano e non si vogliono trovare: l’amante della moglie in casa, il cesso intasato e il topo nella dispensa. Sono tre cose che disturbano e arrecano danno, ma il cesso intasato e il topo nella dispensa vengono qui menzionati per dare risalto alla prima e forse con allusioni ambigue. 1305
1306 Chi cerca l’asino spesso c’e` a cavallo. L’uomo spesso per distrazione cerca una cosa che ha sottomano o il cappello che ha in capo. Qui il proverbio dice di piu`: molti cercano lontano quello che hanno a portata di mano. 1307 Chi cerca la pipa spesso ce l’ha in bocca. Scherzoso. Anche in senso metaforico. 1308
Chi cerca le brache ci sta dentro.
CERCHIO Dall’alone luminoso della luna ai cerchi della botte. f Vedi Botte, Gloria, Sabato santo, Se. Cerchio lontano, pioggia vicina, cerchio vicino, pioggia lontana. Si riferisce all’alone luminoso che appare talvolta intorno alla luna: se e` vicino alla circonferenza della luna pronostica pioggia, se e` lontano tempo sereno. Vedi anche Luna. 1309
1310 Piu ` stringe il cerchio, piu` tiene la botte. Piu` l’amore, l’amicizia, gli interessi, gli ideali sono forti piu` solida e` la societa`. I cerchi della botte erano un tempo di legno, poi di ferro. Questi stringono le doghe, i vari elementi di legno che compongono la botte, in modo che non passi il liquido. Piu` stanno serrati i cerchi e piu` la botte tiene, vale a dire ‘‘non lascia fuoriuscire il vino o altro’’.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
CERCONE Cercone e` termine antico che significa ‘‘guasto, andato a male’’ e si riferisce al vino. In Mugello era inteso come vino avuto in elemosina, come quello dei frati ‘‘da cerca’’ ottenuto questuando. Infatti, quando le compagnie o i frati chiedevano vino, veniva dato loro il peggiore, sperando che si confondesse con quello buono che avrebbero dato gli altri. E` quindi possibile la connessione etimologica col verbo ‘‘cercare’’. Vecchio cibo e vin cercone allungano dell’anno ogni stagione. Il cibo stantio che si mangia per non buttarlo via o per necessita` e il vino cattivo fanno sembrare il tempo piu` lungo, perche´ non si vede l’ora che finiscano. In generale: la roba poco gradita non si vede l’ora che abbia fine. 1312
Dal cattivo o mal pagatore o aceto o cercone. Dai disonesti vengono solo cattivi compensi rappresentati dal vino cattivo o guasto, ormai divenuto aceto. 1313
CERO f Vedi Candela. Meglio un cero [una candela] davanti che un lampione [un cero] di dietro. Meglio un lume debole che illumina il cammino che una luce forte che rischiara la` dove siamo gia` passati. Meglio un aiuto al punto giusto e dove occorre che grandi soccorsi tardivi, dati male, fuori tempo. Ma il proverbio puo` essere letto anche in senso metaforico, con un pesante doppio senso. 1314
Val piu` un moccolo davanti che un torzo de drio. Veneto. Le opere buone e` bene farle in vita, piuttosto che lasciarne l’incarico agli eredi per testamento. Nel funerale gli amici andavano prima della bara, mentre i servi la seguivano con le torce. Esempio dialettale che rappresenta numerose varianti locali. 1315
CEROTTO 1316
Il cerotto dei frati fa bene a ogni male.
pag 366 - 04/07/2007
303
.
Le cure che un tempo si praticavano nei conventi erano spesso cerotti da applicare sulle parti malate e avevano indicazioni molto vaghe, andando bene per qualsiasi malattia. Vedi anche L’unguento del ciarlatano cura l’emorroidi e il mal di gola [C 1516]. CERRO La pianta (Quercus cerris) e` affine alla quercia e da` un legno biancastro e fibroso, ottimo come combustibile. Legno di cerro duro [pesa] come il ferro. Il cerro da` un legno pesante e compatto. 1317
1318 Cerro al freddo e quercia al sole. Il cerro cresce bene nelle zone fredde e la quercia in quelle soleggiate.
CERTO La ricerca della sicurezza. Niente e` sicuro, su niente si puo` contare, fare affidamento. Quindi non abbandonare mai una cosa sicura per qualcosa che non lo e`: speranze, illusioni, promesse. f Vedi Incerto. Di certo non c’e` che la morte (ma nessuno sa l’ora). Di certo non c’e` assolutamente nulla; anche la piu` sicura certezza che la morte verra` e` incrinata dall’incertezza dell’ora. Vedi anche Di sicuro non c’e` che la morte [M 2045]. 1319
Certo fu bugiardo. Quello che fu creduto certo non era vero. Molte volte si considerano veri fatti che non lo sono per nulla. Gioca sul considerare Certo come nome di persona. 1320
1321
Certo non era vero.
Certo fu impiccato per ladro. Certo, considerato anche qui come persona, fu condannato come ladro perche´ aveva sottratto la verita`. 1322
Certo ha ingannato il mondo intero; Incerto non inganno` mai nessuno. La sicurezza e la certezza sono fonti di danni maggiori di quelli dovuti all’incertezza. Certo e Incerto sono personificati. 1323
1324 Prometti il certo e avrai guai sicuri. Se prometti con certezza assoluta, quando poi, con buona probabilita`, non potrai mantenere, ti troverai malissimo.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
CERTO
Mal si lascia il certo per (prendere) il forse. Nessuno e` disposto a lasciare quello che e` sicuro in cambio di qualcosa di probabile, anche se migliore. Insegnamento di lunga tradizione paremiografica: in ambito latino e` noto un verso di Plauto (Pseudolus 685) Certa amittimus dum incerta petimus ‘‘Perdiamo cio` che e` certo mentre ricerchiamo l’incerto’’, che e` variamente riecheggiato da numerosi autori (celebre la favola di Fedro su cui vedi sotto C 1329), ma gia` un frammento di Esiodo (61 Merkelbach-West) suona: ‘‘Sciocco chi lascia le cose sicure per inseguire quelle malsicure’’. Nel Medioevo circolano diverse massime confrontabili, fra cui Quae sunt certa tene, quae sunt incerta relinque ‘‘Tieniti cio` che e` certo, lascia perdere cio` che e` incerto’’. Vedi anche Se lasci il poco per l’assai l’uno e l’altro perderai [L 157]; Meglio un uovo oggi che una gallina domani [U 211]; Non lasciare il sicuro per l’incerto [S 1278]. 1325
Non si deve lasciare il certo per l’incerto. Invito ad accontentarsi di cio` che abbiamo, rinunciando a miraggi illusori. Vedi anche Mal si lascia il certo per prendere il forse [C 1325]. 1326
1327 Non si cambia il certo per l’incerto. Forma forse ancora piu` frequente della precedente. 1328 Vale piu ` il certo di dieci incerti. Una cosa sicura e` migliore di dieci probabili. Una sentenza medievale suona: Pauca licet certa sunt incertiis meliora ‘‘Per quanto poche, le cose certe sono meglio delle incerte’’. Vedi anche Un oggi e` meglio di dieci domani [O 160].
Il cane ghiotto perse il certo per l’incerto. Fa riferimento alla favola narrata da Esopo (Favole 185), e ripresa da Fedro (Favole 1.4) e da La Fontaine (Fables 6.17), del cane che, vedendo riflesso nell’acqua il pezzo di carne che portava in bocca, lascio` cadere questo per averne due e resto` con un palmo di naso. 1329
Non fare come il cane d’Esopo che perse la carne che aveva per quella che vedeva nell’acqua. Di tradizione colta, con esplicitazione della fonte. Si puo` usare anche come modo di dire: fare come il cane d’Esopo. 1330
pag 367 - 04/07/2007
CERVELLO
Quel che e` certo nel pensiero non lo e` nel fatto. Quello che la teoria e il calcolo danno come sicuro, non sempre si realizza nella realta`. 1331
CERVELLO Come sinonimo di senno, avvedutezza, intelligenza. f Vedi Capo, Giudizio, Parlare, Pensare, Studio, Tarlo, Testa, Uomo, Vanto. 1332 Con poco cervello si governa il mondo. Proverbio che puo` assumere due significati. Il primo e` che coloro i quali governano spesso non brillano per doti d’intelligenza e, fuori dai paludamenti del potere, si rivelano sovente uomini banali. Il secondo significato e` che basta il buon senso per prendere decisioni anche molto importanti e che i grandi problemi sociali hanno bisogno soprattutto di cura assidua, onesta` e mancanza di secondi fini. Deriva quasi certamente da una celebre frase latina:
Videbis, fili mi, quam parva sapientia regatur mundus. ‘‘Vedrai, figlio mio, con quanta poca saggezza si regge il mondo’’. Frase attribuita al cancelliere svedese Axel Gustavsson di Oxenstierna, che l’avrebbe detta al figlio che non si riteneva all’altezza della carica di plenipotenziario svedese al congresso di Mu¨nster (1604). Non mancano altre attribuzioni, fra cui quella a papa Giulio II, che l’avrebbe espressa, rivolgendosi ad un monaco portoghese, nella forma seguente: An nescis, mi fili, quantilla prudentia regatur orbis? ‘‘Non sai figlio mio, con quanta poca prudenza sia governato il mondo?’’. 1333
Chi non ha cervello [testa] abbia gambe. Chi non prevede, non calcola, non ricorda, si ritrova a dover rimediare alle proprie sviste con la fatica fisica. Si usa ripeterlo a se stessi per pentirsi della smemoratezza, che fa tornare indietro a prendere quello che si e` dimenticato. Vedi anche Chi non ha giudizio suda e corre a precipizio [G 765]. 1334
1335 Chi e` corto di mente sia lungo di piede. Per analogia. Variante piu` rara del precedente. Chi non sa coordinare le proprie azioni fatica molto di piu`. 1336
304
.
A chi falla la memoria soccorre la gamba.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Per analogia. La fatica delle gambe deve rimediare agli errori della memoria quando si torna a prendere gli oggetti dimenticati o si devono rimediare omissioni. 1337 Chi non pensa corre. Per analogia. 1338 Chi ha piu ` cervello l’adopri. Chi ha la possibilita` di risolvere i problemi, di trovare soluzioni adatte, di agire non si tiri indietro ma si dia da fare, che anche gli altri ne trarranno vantaggio. Vedi anche Giudizio, Prudenza. 1339 Per perdere il cervello bisogna averlo. Si dice ironicamente a chi si lamenta d’aver perso il senso della ragione. Oppure in altro senso, a commentare la demenza senile: coloro i quali improvvisamente dimostrano di ‘‘aver perso la ragione’’ in realta` sono soltanto arrivati allo stadio finale di un processo che durava gia` da tempo. 1340 Il cervello lo perde chi ce l’ha. Molti che dicono di aver perso il cervello cambiano semplicemente il modo di esserne privi.
Il cervello della donna e` fatto di brodo di scimmia, pelo di volpe e occhi di lince. La mente femminile e` imitativa come la scimmia, astuta come la volpe e accorta come la lince. 1341
1342 Tutto il cervello non sta in una testa. Una persona, per quanto intelligente, non puo` comprendere tutto, avra` sempre bisogno del contributo degli altri. Cervello qui vale ‘‘sapienza, conoscenza’’.
Chi si dice ricco e si crede bello ha la segatura al posto del cervello. Il dichiararsi ricco e il credersi bello sono due manifestazioni di poco giudizio. La prima affermazione e` piu` prudente non farla e la seconda spetta agli altri. Si dice avere segatura, crusca, pappa, stoppa al posto del cervello riferendosi alle bambole e ai pupazzi di pezza le cui teste un tempo venivano riempite appunto di simili materiali. Cosı` avere il cervello di mollica di pane fa riferimento ai piccoli pupazzi che un tempo si modellavano con la mollica poi seccata e colorata. Vedi anche Chi mostra i quattrini mostra il giudizio [Q 127]. 1343
1344
A chi non ha cervello non duole il capo.
pag 368 - 04/07/2007
305
.
Perche´ non si rende conto dei problemi della vita e vive felice e spensierato. 1345
Poco cervello, pochi pensieri.
Chi pensa col cervello degli altri si frigga il suo. Si dice a chi da` troppo ascolto alle parole altrui. Un cervello che non viene adoperato non serve a nulla, tanto vale friggerlo, visto che il cervello fritto e` una ghiottoneria. 1346
CESARE
Chi vecchio e` e giovane si crede giungendo alla salita se n’avvede. Per analogia. Vedi anche Chi e` vecchio e non ci crede sulla scala se n’avvede [V 181]. 1352
Al salto del fosso il vecchio s’accorge degli anni. Per analogia. Quando non riesce piu` al saltare il fossato che prima passava con un balzo, il vecchio si accorge degli anni che ha. 1353
Un’armata di cervi condotta da un leone e` piu` temibile di un’armata di leoni condotta da un cervo. Un coraggioso che comanda pavidi infonde loro coraggio e li porta alla vittoria, mentre un pavido che comanda ardimentosi li impaurisce e li conduce alla sconfitta. Detto di esclusiva tradizione dotta, visto che si tratta di una frase di Cabria, generale ateniese del IV sec. a.C., riportata da Plutarco (o pseudo-Plutarco) nel trattatello Detti dei re e dei comandanti (187 D 7). Vedi anche Meglio un leone a guidar le pecore, che una pecora a guidare i leoni [L 463]. 1354
Quando il cervello troppo varia bisogna dargli aria. A chi comincia a mutare idee, progetti, intenzioni, opinioni troppo spesso, fa bene andare a riposarsi in campagna o in luogo adatto per ritrovare calma e stabilita` mentale. 1347
1348 Abbi cervello anche per chi non ne ha. Quindi, oltre a essere accorti bisogna anche prevenire l’insipienza e la stoltezza altrui, salvaguardando la propria integrita` e anche quella di chi capisce poco. Vedi anche Non ha giudizio chi ce l’ha solo per se´ [G 768]. 1349 Cede sempre chi ha piu ` cervello. Nelle contese cede chi capisce che e` meglio la pace che la vittoria a ogni costo.
Il pasto dello scemo: un po’ di fegato e poco cervello. Lo sciocco ha poco cervello ma in compenso ha un po’ di coraggio (fegato) che gli viene dall’essere incosciente. Il modo di essere e` definito dal suo cibo ideale. 1350
CERVO Il cervo ha sempre attirato l’attenzione degli uomini: si trova raffigurato sulle pareti delle caverne preistoriche, e` protagonista di miti greci e latini, assume diversi significati nella simbologia del Medioevo cristiano. La velocita`, la mitezza, l’eleganza di questo animale vengono esaltate da poeti e pittori, le sue lunghe corna, simili a rami di alberi che si rinnovano periodicamente, ne hanno fatto il simbolo della vita. Anche nei proverbi l’attenzione e` puntata principalmente sulle corna, in maniera piu` prosaica. f Vedi Andare, Coda, Gusto, Lepre, Servire. Chi asin e` e cervo esser si crede al saltare del fosso se n’avvede. Chi presume delle proprie capacita` senza fondamento al momento della prova dovra` ricredersi. 1351
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1355 Il cervo si conosce dalle corna. Ogni individuo ha una propria caratteristica che difficilmente riesce a nascondere e non sfugge a chi ben lo conosce. Il segno distintivo del cervo sono le grandi corna ramose, propriamente dette ‘‘palchi’’, che lo rendono visibile anche nel folto della foresta.
Piu` il cervo e` vecchio piu` ha le corna ramose. Piu` una persona va avanti negli anni e piu` aumenta la sua dignita`, il suo onore, il suo aspetto nobile. Viene spesso citato non senza una certa malizia: dato che avere le corna vuol dire essere tradito dalla moglie (o dal marito), averle ramose vale quasi esserne fiero. 1356
CESARE Citato qui come personificazione del potere civile. Date a Cesare quel che e` di Cesare e a Dio quel che e` di Dio. Bisogna dare a ciascuno cio` che per sua natura gli spetta. Con questa frase rispose Cristo ai Farisei che lo interrogavano malignamente se fosse lecito dare il tributo a Roma che li aveva assoggettati (Matteo 22.21; Luca 20.25; Marco 12.17). Vedi anche Bisogna dare a ciascuno il suo [S 2205]. 1357
1358
O Cesare o nessuno.
pag 369 - 04/07/2007
CESENA
Si dice di chi mira in alto, di chi non ama mezze misure, chi vuole essere il primo a tutti i costi. Fu il motto di Cesare Borgia, detto il Valentino, e, giocando sul nome proprio del condottiero, fa probabilmente anche riferimento a quanto Plutarco narra di Cesare (Vita di Cesare 11.3-4 e Romanorum apophthegmata 206b: ‘‘Meglio primo in un villaggio delle Alpi che secondo a Roma’’). Qualcuno ironizzo` dicendo che il Valentino riuscı` a essere l’uno e l’altro. La frase originale e` in latino, come spesso anche si cita: 1359
306
.
Aut Caesar, aut nihil.
O Cesare o Niccolo`. Di area toscana. Deformazione popolare del precedente. 1360
1361 O tutto o nulla. Per analogia. 1362 Caesar non supra grammaticos. ‘‘Cesare non ha autorita` sui grammatici’’. Come il potere non ha autorita` sulle questioni di lingua, dove regnano le regole della grammatica, cosı` non puo` interferire sull’arte e sulla scienza. In due passi di autori classici (Svetonio, De illustribus grammaticis 22, e Dione Cassio, Storia Romana 57.17) si narra che l’imperatore Tiberio uso` una parola che Atteio Capitone rilevo` come termine non latino, aggiungendo che, usata da Cesare, d’allora in poi lo sarebbe diventata; al che Marco Pomponio Marcello replico` che un imperatore puo` dare la cittadinanza agli uomini, non alle parole. Per la precisa formulazione del detto si fa riferimento a un fatto molto posteriore. L’imperatore Sigismondo di Lussemburgo (1361-1437), durante il Concilio di Costanza (1414), avrebbe risposto al cardinale Piacentino che lo aveva discretamente ripreso per aver detto ‘‘nefanda schisma’’ (considerando cioe` schisma come parola femminile e non neutra, quale invece e`), affermando: Ego sum Rex Romanus et super grammaticam.
CESENA Chi vuol veder la donna bella vada a Cesena, oppure a Brisighella. Cesena, citta` in provincia di Forlı`, e Brisighella, paese in provincia di Ravenna, sono famose – pare – per la bellezza delle loro donne. 1363
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
CESSO f Vedi Cacare, Latrina.
Arrosto e lesso va tutto nel cesso. Ha uso per lo piu` metaforico: le differenze, alle quali l’uomo da` tanta importanza, sono rese irrilevanti dal tempo, che come la morte ci rende tutti uguali. Vedi anche La morte non guarda in faccia a nessuno [M 2003]; Alla fine del gioco va nel sacco tanto il re che la pedina [M 2014]. 1364
CESTO Paniere di vimini intrecciati, molto usato in campagna per trasportare frutta, verdura e altro, e` provvisto di un manico lungo e ricurvo per infilarvi il braccio. 1365 Lodatevi cesto che avete un bel manico. Lo si dice a chi si loda oltre la misura conveniente o ammessa. Forse con sottile doppio senso: con manico si intende ‘‘l’organo sessuale maschile’’ e non e` gran gloria avere quello che natura fornisce, tanto piu` che il campione di questa categoria e` l’asino. Vedi anche Chi si loda s’imbroda [L 823]. 1366 Lo`dati cane che hai una bella coda! Per analogia.
Non c’e` cattivo cesto che non venga buono una volta l’anno. Non c’e` cosa tanto malridotta, vecchia, rovinata che ogni tanto non faccia comodo. Si usa nei confronti dei buoni a nulla, degli inetti. 1367
Col cesto non s’attinge a pozzo ne´ a fontana. Quando un oggetto non ha le qualita` richieste e` inutile utilizzarlo per uno scopo che non gli e` proprio. 1368
1369 Chi sa far ceste sa far cestelli. Chi sa fare una cosa grande ne sa fare una piccola; chi sa fare una cosa difficile ne sa fare una facile.
CETRIOLO f Vedi Ortolano. Amore e cetriolo stanno a paro: la testa l’hanno dolce e il culo amaro. Di origine napoletana. L’amore e il cetriolo sono simili: cominciano dolci e finiscono in modo spiacevole. L’amore porta delusioni e 1370
pag 370 - 04/07/2007
307
.
disinganni, il cetriolo ha la parte terminale amara che deve essere scartata. Vedi anche Amore non e` senza amaro [A 851]. 1371
L’amore e` come il cetriolo: comincia dolce e finisce amaro.
CHIACCHIERA
La chiacchiera non porta pane a casa. I lupini, che si mangiano dopo averli tenuti a lungo a bagno nell’acqua salata, o in stufato, hanno la caratteristica di dare un momentaneo senso di sazieta`, ma non tolgono la fame.
Il cetriolo vola lontano e torna in culo all’ortolano. Quando il cetriolo rimane troppo sulla pianta diventa immangiabile, e quindi invendibile; vedi anche I cetrioli piu` grossi saltano in culo all’ortolano [O 607]. Anche quando l’acquirente trova cattivo il cetriolo (ha sapore di zucca) lo rimanda a parole indietro a chi glielo ha venduto. Vedi anche La saetta, gira gira, torna addosso a chi la tira [B 498]; Chi sputa in cielo gli ritorna in faccia [D 449].
Di chiacchiere non si satolla il gatto. Acqua e chiacchiere non impastan frittelle. 1379 Un vagone di chiacchiere non sfonda una porta. Anche una gran quantita` di chiacchiere non ha alcuna forza, capacita` concreta.
CHIACCHIERA Discorsi inconcludenti, parole a vuoto, insinuazioni, piccole malignita` sono cose di nessuna rilevanza, che non hanno peso, che non portano a nulla. Ma sicuramente aiutano a passare il tempo e a volte sono il primo passo verso un’intesa. f Vedi Ciancia, Discorso, Parola.
Chiacchiere e collane di vetro non le vogliono neanche al monte dei pegni. 1382 Con le chiacchiere ci si pulisce il culo. Il proverbio fa riferimento all’uso di un tempo di strappare a pezzi regolari i giornali, pieni di chiacchiere, per metterli nelle latrine ad uso indiscreto. La stampa periodica non ha goduto mai di molta simpatia nel mondo popolare, tanto e` vero che...
1372
Le chiacchiere [parole] non fanno farina. Le parole, i discorsi inconcludenti, non portano a nulla, non producono fatti concreti. Le chiacchiere sono infatti lo sfogo di coloro che hanno ambizioni e concludono poco. Oppure, piu` in generale: le discussioni non cambiano i fatti. Vedi anche Tra il dire e il fare c’e` di mezzo il mare [F 263]. 1373
Chi si contenta di chiacchiere vive con poco. Chi si accontenta di parlare, spettegolare, fare vaghi progetti si alimenta di cose inesistenti e puo` andare avanti quanto vuole. Oppure: chi rimane alle proposte, ai progetti, alle speranze e ne discute soltanto mena vita grama. 1374
Con le chiacchiere non si pagano i debiti. Con tante parole non si arriva a combinare nulla di concreto. Di solito i debitori fanno chiacchiere a non finire per trovare scuse e rinviare il saldo del dovuto. Vedi anche Un carro di chiacchiere non paga un soldo di debito [C 840]; Mille libbre di pensieri non pagano un quattrino di debiti [D 133]. 1375
1376
Chiacchiera e lupino non sazia l’intestino.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1377 1378
Con chiacchiere e tabacchiere di legno non si va dallo strozzino. Lo strozzino da` un prestito soltanto su pegno di cose di valore. 1380
1381
Ogni cosa al suo posto e i giornali alle latrine. 1384 Con un po’ di parole ci si sciacquano i denti e ci si pulisce il culo. Per analogia. Sciacquarsi la bocca e` metafora che significa ‘‘parlare male di qualcuno’’. 1383
1385 Dalle chiacchiere si passa ai fatti. Contrario dei precedenti. Dallo scambio curioso di notizie possono venir fuori cose serie. Anche le chiacchiere che sembrano irrilevanti possono costituire la base per un affare, un progetto, un contratto.
Con le chiacchiere si fanno i contratti. Chiacchiere e palle si vendono a un soldo. Le chiacchiere non hanno nessun valore. Le palle che si vendono a un soldo sono quelle dei baracconi del luna park, che si acquistano per tirarle contro un bersaglio e, nel caso che si faccia centro, si ottiene un piccolo premio. Un tempo era di uso comune la frase ‘‘Tre palle un soldo!’’ per dire che si trattava di roba da poco. 1386 1387
1388 Troppe chiacchiere fanno i pidocchi. Parodia delle superstizioni che indicano l’origine dei pidocchi nelle cose piu` strampalate,
pag 371 - 04/07/2007
CHIACCHIERARE
308
.
tra le altre che fossero originati da una fantastica vena pidocchina che si apriva sulla testa. Ma vi e` anche un’allusione alle misere condizioni di vita di un tempo, quando le donne dei quartieri piu` poveri si riunivano a chiacchierare spidocchiandosi a vicenda o facendolo ai bambini. Le chiacchiere lunghe fanno le notti brevi. Per ingannare il tempo non c’e` niente di meglio che la conversazione. Vedi anche Bel discorso accorcia la giornata [D 584].
CHIACCHIERONE I chiacchieroni son come le vecchie secchie: gocciolano sempre. I chiacchieroni, coloro che parlano e sparlano, hanno sempre qualcosa da dire o smaniano per farlo. 1397
1389
1390 Quando si tace non si fa mai buio. Per analogia. 1391 Le chiacchiere fan corte le miglia. Sembrano accorciare il cammino. Vedi anche La buona compagnia accorcia il cammino [C 1892] ; Il discorso abbrevia il cammino [D 585] ; Le parole accorciano la strada [C 1895] ; Canto e discorso accorciano la strada [C 542]. 1392 Con le chiacchiere s’accorcia il lavoro. In buona compagnia anche il tempo dedicato al lavoro sembra piu` breve. Vedi anche Canto e chiacchiera fan leggera la fatica [C 543].
CHIACCHIERARE 1393 Chiacchierare e` arte leggera. Ironico: parlare per parlare, far quattro chiacchiere riesce a tutti. In altro senso: chiacchierare e` cosa che deve distrarre, divertire, per cui si deve parlare di cose futili e non serie, pesanti. 1394 A chi chiacchiera non duole la schiena. A chi si limita a parlare, o a criticare e giudicare, non pesa la fatica come accade a chi lavora. 1395 A chiacchierare si puo` durare un mese. Essendo facile e non faticoso si puo` continuare all’infinito.
Quando arriva la fame si finisce di chiacchierare. Quando la situazione diventa grave finiscono i discorsi fatui e gratuiti: bisogna pensare a trovare soluzioni. Il detto parte dall’osservazione che la fame incupisce le persone, che diventano astiose e poco comunicative. Vedi, per contrasto, All’inizio tutti silenti poi rumore di denti, quindi strepito di genti e infine discorsi dementi [B 446]. 1396
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
CHIAMARE 1398 Chiama e rispondi! Si dice quando tra due cose non c’e` alcun rapporto, o non sembra esserci quello pertinente. Vedi anche Dove vai? – Son cipolle [C 1643]; Chi bussa a danari si sente rispondere a bastoni [B 1106]. Vicino al modo di dire. 1399 Chi chiama altrui crudel dev’esser pio. Per accusare gli altri bisogna non essere come loro. Vedi anche Da che pulpito viene la predica! [P 2952]; Senti chi parla! [P 2953]; Il frate predicava di non rubare e aveva l’oca nello scapolare [F 1351].
Meglio chiamare osti in terra che santi in mare. Meglio dover fare i conti con gli osti, considerati i piu` ribaldi ed esosi da pagare, restando all’asciutto che invocare i santi in mezzo a una tempesta. Usato per augurare (o augurarsi) situazioni controllabili, seppure difficili e faticose, rispetto ad altre in cui resta solo da sperare. 1400
Chi va dove non e` chiamato come un asino e` trattato. Chi s’intromette in faccende che non lo riguardano, s’intrufola in ambienti dove non e` desiderato viene trattato male. Vedi anche Chi va alla festa e non e` invitato torna a casa sconsolato [F 642]; Chi va e non e` invitato torna a casa presto e scornato [I 490]. 1401
CHIARAMONTE Chiaramonte Gulfi e` una localita` della Sicilia, a una ventina di chilometri da Ragusa, sopra un colle dei Monti Iblei. Chiaramonte, monte d’oro, ogni donna vale un tesoro. Sono molte le localita` che si (auto)celebrano per la bellezza delle proprie donne. Vedi ad esempio Chi vuol veder la donna bella vada a Cesena, oppure a Brisighella [C 1363]. 1402
pag 372 - 04/07/2007
309 CHIAVARE Nel senso di avere rapporti sessuali. Questi proverbi parlano unicamente della cadenza del rapporto, consigliata quella settimanale. f Vedi Fottere. Chiavare ogni cinquina come una medicina. Il rapporto sessuale e` bene che abbia una cadenza di cinque giorni. Sono le regole di salute derivate dalla medicina antica. Il mondo popolare in parte le ha assunte, in parte modificate.
.
CHIAVE
Con una piccola chiave d’oro s’apre una grande porta di ferro. Quando si usa il denaro non c’e` porta che rimanga chiusa, non c’e` difficolta` che non si appiani. Vedi anche Con le chiavi d’oro si aprono tutte le porte [O 520]. 1408
1403
Una alla settimana e` una faccenda sana; una volta al dı` chi no e chi sı`. Per analogia. Varia un poco la cadenza e consente a chi ha mezzi di fare di piu` e anche meglio. 1404
Una alla settimana ristora e risana; una volta al mese anche il prete del paese. Fa capire che a cadenza piu` lunga anche i religiosi si levavano qualche capriccetto. 1405
In die perniciosum, in hebdomada utile, in mense necessarium. Per analogia. ‘‘Il rapporto sessuale giornaliero e` pericoloso e fa male, quello settimanale e` opportuno, quello mensile necessario’’. Un tempo molto usato anche da confessori e religiosi nel loro ministero come principio. 1406
CHIAVARI Bella cittadina in provincia di Genova sulla Riviera di Levante. Se Chiavari avesse il porto di Genova si farebbe un orto. Tipico proverbio di orgoglio campanilistico. Il porto di Genova e` grande, antico e rinomato. Vedi anche Se Parigi avesse lu meri sarebbe una piccola Beri [B 139]; Se Bergamo fosse in piano sarebbe piu` bella di Milano [B 488]. 1407
Chi trova una chiave trova due quattrini, ma chi la perde, perde due carlini. Un oggetto ha valore diverso per chi lo perde e per chi lo trova. L’esempio mostra che una chiave in se´ e` di pochissimo valore, ma perderla comporta danno e spesa, per non poter aprire, dover scassare la serratura e sostituirla. Mentre per chi la trova non e` di alcuna utilita`. Quattrino, piccola moneta di rame; carlino, moneta d’oro o d’argento coniata da Carlo I d’Angio` nel 1278. Mentre quattrino e` rimasto nell’uso vivo per indicare una minima somma, carlino e` desueta. 1409
1410
Chi perde una chiave perde un carlino e chi la trova trova un diecino.
Non tutte le chiavi pendono dalla stessa cintura. Il potere non e` tutto nelle mani di una sola persona: anche colui che e` potente puo` fare molto, ma non puo` fare tutto. Per ottenere una cosa bisogna rivolgersi a una persona, per un’altra a un’altra. 1411
1412 Un santo non puo` fare tutte le grazie. Per analogia. Nessuno e` onnipotente. Ognuno ha le sue prerogative, la sua specializzazione. Per quanto potere si possa avere non si puo` ottenere, determinare, avere dominio di tutte le cose, per cui bisogna chiedere a ciascuno cio` che sta nelle sue possibilita`. Paradossalmente neppure i santi, che pure stanno vicino all’Onnipotente, possono influire su tutto, tanto e` vero che ognuno ha i suoi protetti, le sue protezioni e i suoi patronati: Cecilia gli occhi, Apollonia i denti, Antonio abate gli animali e cosı` via.
Lo scrigno che ha piu` chiavi non custodisce nulla. La cassaforte della quale sono in molti ad avere la chiave non garantisce nulla a nessuno: chi vuol esser sicuro delle proprie cose deve custodirle da solo. 1413
CHIAVE La chiave e` il simbolo di quanto necessita per raggiungere un fine, superare un ostacolo, soprattutto di natura umana: la chiave del cuore, del successo.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 373 - 04/07/2007
CHIAVISTELLO
CHIAVISTELLO Il chiavistello e` una sbarra di ferro, collegata a un pomello che la fa scorrere in anelli fissati alle ante di porte o finestre per infilarsi in altri anelli o nel buco di un muro. Piu` grande e` la porta, piu` grosso e` il chiavistello. In generale: tutto deve essere proporzionato alla grandezza della cosa alla quale e` destinato. Ma usato soprattutto con doppio senso malizioso. 1414
CHIEDERE Alcuni proverbi sono un invito a non aver remore nel chiedere, anche se in qualche caso chiedere ha un costo. Altri sono un consiglio a non dare se non e` richiesto. f Vedi Cercare, Domandare, Lamentarsi, Rispondere, Vergognarsi. 1415 Chiedete e vi sara` dato. Di significato generico, si adatta a molte situazioni: invito ad avere fiducia, a non avere ritegno, indicazione di abbondanza, ecc. Dal Vangelo (Matteo 7.7; Luca 11.9): Petite et dabitur vobis, quaerite et invenietis, pulsate et aperietur vobis ‘‘Chiedete e vi sara` dato; cercate e troverete; bussate e vi sara` aperto’’.
A chi chiede Dio provvede. Naturalmente a chi gli si rivolge pregando e invocando il suo aiuto. 1416
1417 Meglio chiedere che rubare. Invito a deporre l’orgoglio che pur di non chiedere spinge a sottrarre qualcosa di nascosto. Si diceva soprattutto dei prodotti dei campi: frutta, ortaggi. 1418 A chiedere non si perde niente. Si rischia solo un rifiuto, ma spesso e` proprio quello che da` fastidio e per paura di riceverlo, non si chiede. 1419 Chiedere non e` peccato. Non e` atto di cui ci si debba poi rimproverare. 1420
310
.
Per chiedere ci vuole solo un po’ di faccia tosta.
Chiedere tre (volte) per non sbagliare una (volta). Chi ha bisogno di una informazione non si vergogni a chiedere piu` volte in modo da essere sicuro di aver capito bene: chiedere non costa nulla e sbagliare a volte puo` costare molto.
1422 Chi chiede per altri da` meta` del suo. Infatti e` come se chiedesse per se´ un favore, che prima o poi dovra` ricambiare. 1423 Chi non la chiese non l’ebbe. Chi non parla per timidezza o paura non ottiene nulla. A chi, dinanzi a questa affermazione, domanda: ‘‘Cosa?’’, si risponde: ‘‘La coda’’, riferendosi al detto: La botta che non chiese non ebbe coda [B 774]. L’allusione e` chiara ed e` forse piu` palese nel seguente: 1424 C’e` chi aspetta solo che gliela chiedano. Per certe cose c’e` molta piu` disponibilita` di quanto si creda. Vedi anche Questo mondo e` degl’importuni [I 98]; L’importuno vince l’avaro [I 99]. 1425 Cosa chiesta e` mezza pagata. Ha gia` un suo costo nella domanda che ne viene fatta, che comporta il superamento di un ritegno e il rischio del rifiuto. In sostanza vuol dire che cio` che e` chiesto non e` del tutto donato: quello che viene regalato e` dato spontaneamente senza che chi riceve debba passare attraverso l’imbarazzo della richiesta. Ci si riferisce a rapporti familiari, amichevoli in cui il pensiero, la sensibilita` devono intuire il bisogno dell’altro precedendone le richieste. 1426 A chi non chiede non dare. A quello che si da` senza esserne richiesti non e` riconosciuto alcun valore. Il detto non contraddice il precedente, che si riferisce a rapporti tra persone vicine, mentre questo e` rivolto a rapporti con estranei.
Acqua, consigli e sale se non son chiesti non bisogna dare. L’acqua non si offre per principio, essendo ritenuta cosa priva di valore, si offre vino o altre bevande; i consigli non richiesti non sono bene accetti da parte di chi li riceve; il sale un tempo era cosa preziosa ed era vergogna non averlo in casa. 1427
1428 Nulla chiedere e nulla rifiutare. Per essere cortesi e non ricevere rifiuti bisogna non chiedere favori, oggetti, denari e non offendere rifiutando quello che viene offerto.
1421
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
CHIERICA La chierica e` la piccola rasatura rotonda che i membri del clero portavano sulla parte culminante del capo come segno del proprio stato. f Vedi Abito, Frate, Prete.
pag 374 - 04/07/2007
311
.
L’Inferno e` ammattonato di chieriche di frati. Coloro che predicano e che dovrebbero dare il buon esempio spesso sono peggiori degli altri. Ammattonato, pavimentato di mattoni. L’Inferno, secondo i proverbi, ha un pavimento tormentato e fatto di molti mattoni: di ‘‘domani’’, di ‘‘promesse non mantenute’’... L’espressione piu` nota e` probabilmente L’inferno e` lastricato di buone intenzioni [I 194]. 1429
1430 Chi ha due chieriche prende due mogli. Credenza secondo la quale chi presenta sul capo due punti dove fanno centro due rose di capelli sarebbe destinato a sposarsi due volte. Si dice ironicamente ai religiosi, gia` una volta sposati con la Chiesa.
CHIESA
Per analogia. La corona e` quella del rosario, una sfilza di grani trattenuti da una catenina e disposti a gruppi di dieci, che si fanno scorrere mentre si recita il rosario. 1439 Corona lunga, coscienza corta. Per analogia. Molte preghiere, ma il comportamento e` riprovevole.
Chi sta accanto alla chiesa arriva tardi alla messa. La vicinanza da` un senso ingannevole di facilita`, che porta a trascurare quanto e` a portata di mano. 1440
1441
Vicino alla chiesa tardi alla messa.
1431
Beata quella casa che ha chierica rasa. Le case dei preti godono sempre di notevole benessere. Vedi anche In casa dove son buon dottore o ricco prete non si sente ne´ la fame ne´ la sete [P 2621].
1442 Vicino alla chiesa lontano da Dio. Chi pratica ambienti e persone religiose, spesso e` di fede tiepida o la perde del tutto. Vedi anche Chi bazzica co’ preti e intorno al medico vive sempre ammalato e muore eretico [B 189].
Sulle chieriche ne´ piove ne´ grandina ne´ tira vento. In ogni stagione e anno i religiosi dispongono di che vivere lautamente.
1443 Prima in chiesa e ultima al ballo. Presto al dovere e con comodo al piacere. Era il comportamento della fanciulla esemplare di una volta, la quale doveva mostrare distacco dal divertimento e dalle cose frivole.
1432
CHIESA La chiesa come organizzazione ecclesiastica, che in un mondo povero e` vista con occhio critico per la magnificenza che ostenta e che la allontana dal suo compito. La chiesa come edificio dove i fedeli vanno a pregare. La chiesa con il suo campanile utilizzata per metafore secolari. f Vedi Campana, Campanile, Canonica, Prete, Santo. 1433 Chiesa grande, devozione poca. L’apparato e` imponente, ma lo spirito manca e i fedeli si allontanano. Le grandi organizzazioni mostrano spesso pompa, fasto, ma hanno perso di vista il vero scopo per il quale sono nate, divenendo oggetto di altri interessi. 1434
Gran chiesa poca festa.
1435 Grande chiesa piccoli santi. Santi poco venerati e quindi poco rinomati. 1436
Gran chiesa pochi santi.
Grande chiesa prete grasso. Molto denaro e poca spiritualita`. 1437
1438
Corona lunga, devozione poca.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Per quanto sia grande la chiesa il prete predica quel che sa. Un prete ignorante fara` una brutta predica anche in una grande chiesa. Di uso traslato. Vedi anche Non e` la cattedra che fa il maestro, ma il maestro che fa la cattedra [C 1068]. 1444
1445 In chiesa non si va solo a pregare. Molti ci vanno per infinite altre ragioni: per farsi vedere, per incontrare conoscenti, per ostentare ipocritamente devozione.
Non sono tutti santi quelli che vanno in chiesa. La chiesa non viene praticata solo da coloro che ci vanno per fede sincera. 1446
Il topo che ha il buco in chiesa non canta litanie. Chi frequenta la chiesa per ragioni diverse da quelle religiose, non recita preghiere, non segue le funzioni e di solito ha poca fede. 1447
In chiesa per devozione e alla guerra per necessita`. In chiesa si va per onorare Iddio e alla guerra solo se costretti. E` rivolto contro gli ipocriti 1448
pag 375 - 04/07/2007
CHINA
312
.
che ostentano una fede che non hanno e gli incoscienti che corrono volontari alla guerra senza sapere che cosa rischiano.
1457 In chiesa e al mercato ognuno fa per se´. Delle questioni religiose e degli affari ognuno deve farsi carico di persona.
In una chiesa rovinata ci sta bene un prete cieco. Che non veda lo sfacelo della casa di Dio e pensi esclusivamente alla preghiera e alla meditazione. All’interno di qualcosa che funziona male e male si presenta (organizzazioni, luoghi di lavoro e simili, ma anche la famiglia) conviene che ci stia qualcuno che non vede i difetti o fa finta di non vederli.
1458 In chiesa ognuno prega il suo santo. Nessuno vuol essere consigliato su chi, come e per che cosa pregare.
1449
Anche se la chiesa e` piena il prete vuole il suo posto. Per chi e` addetto a una funzione, deve esserci sempre il posto che gli spetta, altrimenti non puo` avere inizio la cerimonia. 1450
1451 Ogni chiesa ha le sue indulgenze. Ogni luogo offre i suoi vantaggi; ogni persona ha le sue capacita`. Le chiese onorano ciascuna determinati santi, ai quali i fedeli si rivolgono per ottenere grazie secondo quelli che sono i vari patrocini dei santi stessi.
Piu` la chiesa e` piena piu` canta forte il prete. Piu` grande e` il successo e piu` fervore mette chi ne e` il promotore. Vedi anche Poco popolo, poca predica [P 1972]; Poco cacio fresco, piccolo san Francesco [P 1965]. 1452
1453 Gente di chiesa, cavalli balordi. Preti e frati erano noti per trascurare le cavalcature delle quali si servivano. 1454 Chi serve la chiesa vive della chiesa. Chi e` addetto al culto, vive di cio` che gli viene dal culto. Giustificazione, o riprovazione, degli uomini di chiesa che traggono guadagno dalla loro opera. Vedi anche Chi serve l’altare vive d’altare [A 496].
Quando il mondo ride la chiesa piange. Nei periodi d’abbondanza, la fede si raffredda e le chiese si spopolano. E` durante le catastrofi naturali, pesti, guerre, carestie, che l’uomo sente di piu` il bisogno della protezione divina. Vi sono molti apologhi popolari su questo argomento. 1455
Molti si scandalizzano di chi sputa in chiesa e poi cacano sull’altare. Molti sono pronti a condannare una semplice irriverenza, mentre si comportano in modo molto peggiore. 1456
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Le vecchie chiese hanno buone campane. Le persone anziane danno buoni consigli. E` vero anche il senso letterale del proverbio perche´ e` antichissima l’arte dei campanari, i quali sapevano intonare bene il concerto delle varie campane, e un tempo la lega del bronzo delle campane era arricchita con molto argento. 1459
1460 La chiesa e` piu ` grande del campanile. Di uso metaforico: si usa infatti per dire che nella vita coniugale e di famiglia la donna decide e dispone piu` dell’uomo, anche se non appare.
La chiesa e` sempre piu` bassa del campanile. La chiesa, che e` piu` grande e piu` importante, si tiene al di sotto del campanile, lasciando l’illusione che abbia lui la preminenza. 1461
Dove c’e` un buon campanile c’e` una bella chiesa. Dove c’e` un buon marito c’e` una sposa buona, dolce e amabile. 1462
Non e` bella la chiesa se non ha un bel campanile. In metafora si riferisce alla faccia e al naso; oppure all’organo sessuale femminile e a quello maschile. 1463
1464 Bel camino fa una bella camera. Per analogia.
CHINA Pianta tropicale dalla cui corteccia si estrae una droga contenente sostanze medicamentose dall’effetto antimalarico e antipiretico. Per i malati [per la febbre] c’e` la china e per i coglioni non c’e` medicina. I malati si curano mentre per gli imbecilli non c’e` rimedio, bisogna sopportarli. Vedi anche Omnia per omnia e tempora susina per i coglioni non c’e` medicina [C 1737]. 1465
CHINARSI f Vedi Inchinarsi.
pag 376 - 04/07/2007
313
.
1466 Chi piu ` si china mostra il culo. Colui che si abbassa nel livello sociale mostra le miserie della propria condizione; colui che adula, s’inchina servilmente perde la dignita`. Vedi anche Chi si china davanti ai grandi mostra il culo alla piazza [I 132]; Chi ben s’inchina offre il culo [I 131]. 1467 Chi troppo s’abbassa porge il culo. Per analogia.
CHIOCCIA La gallina durante la cova e l’allevamento dei pulcini ha comportamenti particolari che la fanno entrare nelle metafore e nelle immagini della lingua quotidiana come simbolo della maternita` premurosa, invadente, compiaciuta, protettiva, sempre pronta alla difesa della prole. La chioccia e` presa a immagine anche da Cristo nel Vangelo (Matteo 23.36). 1468 Dove va la chioccia vanno i pulcini. Dove va chi comanda vanno quelli che obbediscono: i figli seguono gli esempi dei genitori, gli alunni quelli dei maestri, i giovani quelli degli adulti. 1469 Due chiocce in un nido si beccano. In effetti due chiocce che si trovino insieme coi propri pulcini finiscono per azzuffarsi. Si dice quando due mamme con la loro prole si trovano costrette alla convivenza. Vedi anche Una donna per camino e un prete per campanile [D 1005]; Due galli non possono stare in un pollaio [G 125].
CHIOCCIOLA La chiocciola vive dentro il guscio, a differenza della lumaca (vedi la voce) che non lo ha, ma nel linguaggio comune viene anche chiamata lumaca. La chiocciola anche stando sotto terra avverte l’avvicinarsi della pioggia, e forse per questo e` ritenuta depositaria d’influssi e collegamenti segreti tra la terra e il cielo. Secondo alcune credenze sarebbe figlia, o perfino madre, della luna. La scia iridescente che si lascia nel cammino, oltre all’opalescenza della luce lunare, ha richiamato alla fantasia popolare il rapporto con la conchiglia e la perla. La chiocciola, a differenza della lumaca, e` commestibile. f Vedi Lumaca, Maggio, Tartaruga. 1470
La chiocciola quello che ha se lo porta addosso.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
CHIOCCIOLA
Si dice di chi ha poco e quel poco porta tutto con se´. Per questo la chiocciola e` paragonata al filosofo Diogene che viveva in una botte. Vedi anche Omnia mea mecum porto [T 161]. 1471 Accidenti alla fretta, disse la chiocciola. Frase ironica per sottolineare un comportamento dispersivo.
La chiocciola e` la messaggera della pioggia. Quando col tempo buono si vede apparire qualche chiocciola col guscio coperto di terra, e` segno che si prepara un acquazzone; se invece si vede una chiocciola che nella strada umida porta sul guscio una foglia e` segno che il tempo si mettera` al bello. 1472
1473 La chiocciola e` il cigno delle siepi. Posta sulla brace ardente per essere cotta, la chiocciola emette un suono di qualche armonia, che si vuole un canto di ringraziamento per la sua vita felice. Il cigno, secondo un’antica credenza, intonava un canto prima di morire. Il paragone e` macabro e crudele. 1474 Le chiocciole sono la carne dei poveri. Una volta la raccolta autunnale delle chiocciole e quella primaverile erano piccole integrazioni della tavola dei poveri, senza che questo costituisse una voce determinante nell’alimentazione, se mai una leccornia. Vedi anche Le rane sono i tordi dei poveri [R 174].
Chiocciole da succhiare e donne da baciare non posson mai saziare. La chiocciola ha sapore, ma e` piccola e non sazia, per cui non si finirebbe mai. Come con i baci. Vedi anche I baci sono come le ciliegie: uno tira l’altro [B 23]. 1475
Chiocciole di gennaio non sono per la bocca del villano. Quando e` freddo la chiocciola sta sottoterra, nelle crepe dei muri e non esce. Lo fa solo in periodi mitissimi. Le chiocciole di cui si parla venivano allevate ed erano una rarita`. 1476
Di maggio lascia la chiocciola al suo viaggio. Avvicinandosi il periodo della riproduzione le chiocciole sono sconsigliate come alimento. 1477
Chi muore di chiocciole e funghi accidenti a quella mamma che lo piange. Cosı` come certi funghi sono velenosi, non tutte le specie di chiocciole sono commestibili, soprattutto in estate e autunno quando 1478
pag 377 - 04/07/2007
CHIODO
314
.
mangiano la cicuta, che per loro e` innocua. Invita a ogni precauzione nella scelta di cio` che e` commestibile. Vedi anche Chi muore di funghi nessuno lo piange [F 1618]. Chi mangia chiocciole e beve acqua, sente le campane sonare a morto. Bere molta acqua sulle chiocciole ne rende difficile la digestione e puo` provocare malori. 1479
CHIODO Oggetto dall’apparenza insignificante ma tuttavia indispensabile, il chiodo compare in questi proverbi in diverse metafore attinenti alla vita umana. Nel linguaggio familiare chiodo si usa per indicare scherzosamente il debito, forse dall’uso di attaccare a un chiodo le bollette, le fatture e gli impegni di pagamento. f Vedi Cavicchio, Debito, Martello. 1480 Chiodo scaccia chiodo. Uno dei proverbi piu` vivi e diffusi in ogni zona d’Italia. Un male, un cruccio, un pensiero triste ne scaccia un altro; una preoccupazione cancella altri problemi, un amore un altro, ecc. Come piantando un chiodo dov’e` un altro chiodo, il primo se ne va. Gia` Cicerone dimostra l’uso proverbiale del nesso quando scrive (Tuscolane 4.35) Clavo clavum eiciendum putant ‘‘Pensano che si possa cacciare chiodo con chiodo’’ riferendosi a chi cosı` consigliava di curare le pene d’amore. 1481 Diavolo scaccia diavolo. Per analogia. Un malvagio caccia un altro. 1482 Un diavolo scaccia l’altro. Per analogia.
Un diavolo scaccia l’altro, ma uno sempre resta. Per analogia. Sottolinea che il male non vinto, cambia soltanto d’aspetto. 1483
Un diavolo scaccia l’altro e Satanasso tutti quanti. Per analogia. Un dolore scaccia l’altro dolore e la morte li caccia tutti, come Satana prevale su tutti gli altri diavoli. 1484
Per un chiodo si perde un ferro, per un ferro un cavallo, (per un cavallo un messo, per un messo un reggimento e per un reggimento una citta`.) La piccola incuria produce a catena danni sempre piu` gravi. Citato di solito solo il primo 1485
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
distico. Mancando un chiodo il ferro di cavallo si perde e cio` e` causa dell’usura dello zoccolo dell’animale, il quale presto e` zoppo e inservibile; cosı` il messo non puo` recapitare in tempo il suo messaggio, per cui il reggimento viene annientato dal nemico che senza trovar resistenza conquistera` agevolmente la citta`. Un chiodo non vale nulla, ma non se ne puo` fare a meno. Anche cio` che sembra insignificante ha una sua funzione a volte insostituibile. 1486
Un chiodo d’oro regge una botte di ferro. Con il denaro si fanno miracoli: la forza dell’oro costringe anche le leggi della natura a cambiare regola. Vedi anche Con le chiavi d’oro si aprono tutte le porte [O 520]. 1487
1488 A ogni chiodo il suo buco. A ogni cosa il suo degno complemento. Puo` riferirsi a persone, animali e cose, ma in particolare allude al rapporto tra i sessi. Vedi anche A tal buco tal cavicchio [B 977]; Ogni pentola ha il suo coperchio [P 1237]; Non v’e` pentola cosı` brutta che non trovi il suo coperchio [B 310].
Ogni buco ha il suo chiodo: chi l’ha vecchio e chi l’ha nuovo. Ogni cosa che e` predisposta per un’altra, bene o male trova quello che le va bene. Usato soprattutto con malizia: ogni donna, palese o segreto, ha il suo compagno e viceversa. Anche nei rapporti comuni e innocenti come l’amicizia, la compagnia: in questi casi c’e` chi ama la continuita` (vecchio) e chi ama cambiare (nuovo). 1489
1490 Ogni chiodo ha la sua ruggine. Ogni persona ha il suo lato negativo: bisogna accettarlo, sopportarlo e non prenderlo di punta. Vedi anche, un po’ diversi, Ogni gatta ha il suo gennaio [G 205]; Ogni serpe ha il suo veleno [S 1100].
Chiodo rugginoso si rompe ma non cede. Le cose vecchie, nell’assestarsi col tempo nel loro ambiente, acquistano una resistenza che non cede agli spostamenti: il chiodo col tempo si salda con la sua ruggine al legno o al muro e quando lo si vuol togliere e` impossibile estrarlo e si spezza. 1491
1492 Chi fa chiodi e chi cavicchi. Le occupazioni a cui si dedicano le persone sono diverse. Il cavicchio e` un legnetto corto,
pag 378 - 04/07/2007
315 cilindrico, appuntito a una estremita` che serve a vari usi: tappare buchi, fare buchi in terra, costituire un sostegno. Ognuno fa quello che preferisce. In effetti per alcune prestazioni ci si puo` servire oltre che del cavicchio anche di un chiodo. 1493 Chi fa una cosa e chi ne fa un’altra. Per analogia. 1494 Cava chiodo e pianta chiodo. Si dice di chi fa un debito per pagarne un altro.
Sento il tuono, vedo il lampo, Cristo e` morto sui chiodi e io ci campo. Toscano. Parole di chi intenzionalmente vive sui debiti. Il detto gioca sul doppio significato della parola chiodo. Il primo verso potrebbe forse alludere alle brutte avvisaglie che preoccupano l’indebitato, ma piu` che altro serve a motivare e a rendere comica la rima. Vedi anche Finche´ mi fan credenza di nulla vo’ far senza [C 2444]. 1495
CHIRURGO f Vedi Medico.
` CHIU Nome popolare onomatopeico dell’assiolo, che riproduce il verso dell’uccello. E` un piccolo rapace notturno, bruno rossiccio, di circa 20 cm di lunghezza, che vive nelle zone boscose. In primavera, nel periodo degli amori emette il suo caratteristico grido, chiu` chiu`, sul quale il Pascoli costruı` una famosa poesia di Myricae (nella sezione In campagna), L’assiuolo, appunto. Quando canta il chiu` il caldo [fuoco] a letto non si mette piu`. E` proverbio dell’Italia centrale dove il canto del chiu` in aprile segna l’arrivo della buona stagione e quindi la fine del fuoco a letto. Usava un tempo prima di coricarsi mettere sotto le coltri un trespolo, detto prete o monaca a seconda della forma, che, tenendo sollevate le coperte, permetteva a uno scaldino con della brace accesa, che vi stava appeso, di scaldare bene il letto. 1496
Quando canta il chiu` non si veglia piu`. Con le giornate piu` lunghe, veniva a cessare l’abitudine delle veglie che riunivano i contadini dopo cena intorno al camino in chiac1497
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
CIABATTA
chiere e lavoretti o passatempi. Vedi anche Per l’Annunziata la veglia se n’e` andata [V 282]. Quando canta l’assiolo contadino semina il fagiolo. I fagioli si seminano appunto in aprile-maggio. Vedi anche Non seminar fagiolo se non canta il grillo moro [F 71]; Quando cantan gli usignoli semina i fagioli [U 281]. 1498
CHIUDERE 1499 L’ultimo chiuda la porta. Frase scritta sui cartelli di scuole, collegi, caserme, per avvertire che tocca a chi passa per ultimo l’incombenza di assicurarsi che la porta sia chiusa. Ha acquisito uso proverbiale con traslato generico per rimarcare come all’ultimo tocchi qualche compito ingrato. Vedi anche Chi vien dietro serri l’uscio [S 1111].
CIABATTA Si dice ciabatta oltre alla calzatura che s’infila semplicemente nel piede e si porta in casa, anche la scarpa malridotta, logora che, in tempi di rigorosi risparmi, si riduceva a ciabatta vera e propria tagliandole la parte posteriore. Ciabatta si usa pero` anche in senso dispregiativo per indicare una donna trascurata o vecchia, ed e` spesso questa accezione che si rivela sempre pronta nell’uso dei seguenti proverbi. f Vedi Scarpa. Non fu mai sı` bella scarpa che non diventasse una ciabatta. Tutto quello che vive attraversa un periodo di splendore e di bellezza e poi decade. Quindi: non vi e` mai stata bellezza tanto grande che non sia finita in una forma poco attraente. Vedi anche Bellezza e` come un fiore che presto nasce e presto muore [B 258]; Ogni grano diventa paglia [P 177]. 1500
Una bella scarpa diventa una bella ciabatta. Nella vecchiaia si mantengono in parte le doti che si hanno da giovani. Una bella donna diventa una bella vecchia. 1501
1502
Una bella scarpa sara` sempre una bella ciabatta.
Da una brutta scarpa non viene una bella ciabatta. Reciproco. 1503
pag 379 - 04/07/2007
CIABATTINO
316
.
CIABATTINO Il ciabattino e` di meno del calzolaio in quanto si limita ad accomodare le scarpe rotte, a rifare tacchi, mettere toppe nei tomai, risuolare. Provvedeva ad adattare gli zoccoli, a ferrare questi e le scarpe con puntali di ferro (ferretto salvatacco e salvapunta) che ne aumentavano la durata, o costellando la suola di bullette che ne ritardavano l’usura. f Vedi Calzolaio, Ciabatta, Scarpa. Il ciabattino manda la moglie con le scarpe rotte. E` comune che chi fa un mestiere faccia mancare a se´ e alla famiglia proprio quello che fa o produce. Vedi anche Ognuno soffre dell’arte sua [A 1298]; Il cavallo del fabbro non ha ferri e la moglie del calzolaio non ha scarpe [F 28]; Ognuno soffre del proprio mestiere [M 1356]. 1504
1505 Chi fa un mestiere lo fa per gli altri. Per analogia.
Ciabattino parla sol del suo mestiere. L’uomo riporta ogni fatto alla misura e al giudizio della propria esperienza. L’uomo che lavora in un settore produttivo, esercita una professione, o un mestiere, riporta tutto quello che avvicina, considera, e` oggetto di conversazione alla sua esperienza e al mondo in cui opera, con effetti riduttivi, ma anche originali. Non va quindi confuso, come fa l’Arthaber con il seguente, che e` invece un invito a giudicare solo nel proprio ambito di competenza: 1506
1507 Sutor, ne ultra crepidam! ‘‘Calzolaio, non oltre la scarpa!’’. Detto noto anche nella forma Ne sutor supra crepidam presa direttamente dal racconto di Plinio (Storia Naturale 35.36.85): Apelle, famoso pittore greco, cosı` rispose a un calzolaio, che aveva criticato i calzari d’una figura dipinta; Apelle riconobbe che aveva ragione e corresse l’errore, ma poi il calzolaio volle fare osservazioni anche su altre cose delle quali non aveva competenza e Apelle con queste parole lo ammonı` a non andare oltre le proprie competenze (la storia e` riportata anche da Valerio Massimo, Memorabili 8.12. ext. 3). Vedi anche Non oltre la misura [M 1586]. 1508 Ciabattin, fa’ l’arte tua. E` questo, piuttosto desueto, che corrisponde al detto latino precedente, e non il su riportato (n. 1506) Ciabattino parla sol del suo mestiere (che comunque si presta ad essere frain-
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
teso in questo senso, come fosse, con l’imperativo: ‘‘Ciabattino, parla solo del tuo mestiere’’. Vedi anche Villan, fa’ l’arte tua [V 767]. CIAMBELLA Dolce a base di farina, zucchero e uova a forma di corona circolare con un buco nel mezzo. 1509 Non tutte le ciambelle riescono col buco. Estremamente vivo e diffuso. Non tutto riesce nel modo migliore, non tutto giunge a buon fine. Il buco centrale della ciambella, ottenuto nella lavorazione casalinga con mezzi di fortuna quali tazze e bicchieri, non veniva sempre perfetto. Vedi anche Tutte le palle non riescono tonde [P 198]; simile Non tutte le ostriche hanno la perla [O 689]; Non tutti i giorni e` domenica [F 624]. 1510 Non tutti i salmi finiscono in gloria. Per analogia. Per l’origine vedi Tutti i salmi finiscono in gloria [S 126]. 1511 La luna non e` sempre tonda. Per analogia. Non e` sempre piena, infatti ha le sue fasi. 1512 Non tutti gli alberi crescono dritti. Per analogia. Vedi anche Albero cresciuto non si raddrizza piu` [A 429].
CIANCA Termine di uso familiare che indica la gamba in tono un po’ spregiativo (un arto difettoso), in particolare nella sua parte superiore. Se duole la cianca la femmina non manca. Se duole il fianco della gestante una tradizione vuole che nasca una bambina. 1513
CIANCIA Chiacchiera, pettegolezzo. f Vedi Calunnia, Chiacchiera, Dire, Lingua. Le ciance diventan lance. Una diceria, anche se inconsistente, puo` far molto male. Si inserisce in un filone proverbiale antico e nutrito: vedi anche Ne uccide piu` la lingua che la spada [L 699]; La lingua non ha ossi ma fa mali grossi [L 708]; Meglio di man battuto che di lingua ferito [L 702]. 1514
pag 380 - 04/07/2007
317 Per lingua si langue. Per analogia. A causa delle chiacchiere si passano guai e dispiaceri. 1515
CIARLATANO Erano detti ciarlatani in genere coloro che, aiutati da una sciolta parlantina, vendevano un po’ di tutto: arnesi cervellotici, grasso di marmotta per i calli, unguenti per i dolori, sciroppi, minutaglie varie. Erano una delle principali attrazioni delle fiere e dei mercati, ma talvolta passavano anche di casa in casa. Per attirare l’attenzione si servivano di ogni mezzo, in particolare avevano un eloquio attraente: giochi di parole, scherzi, motteggi; esibivano animali insoliti come marmotte, serpenti, scimmie; suonavano qualche strumento o cantavano: a volte erano veri artisti, dotati di diversi talenti. Molti, oltre alla vendita di medicamenti e cose magiche, montavano una tenda sulla piazza dentro la quale cavavano i denti (attivita` esercitata anche dai barbieri, che erano piu` dediti ai salassi), o facevano piccole operazioni, cauterizzazioni, producendo una confusione infernale, poiche´ usavano un espediente al fine di non far sentire le urla dei pazienti a coloro che stavano in attesa, cosa che li avrebbe fatti scappare tutti: assoldavano qualche sfaccendato che nei pressi della tenda suonasse trombe sfiatate, coperchi, latte, in modo da coprire le grida di dolore degli operati. Tipo folcloristico quant’altri mai, il ciarlatano e` rimasto lungamente impresso nella memoria collettiva anche dopo la sua scomparsa, restando sinonimo di chiacchierone, spacciatore di panzane e roba inutile, scaltro abbindolatore, confusionario, simpatico marpione, giramondo. f Vedi Biscia. L’unguento del ciarlatano cura l’emorroidi e il mal di gola. Di una cosa che fa bene a tutto, va bene per tutto. I rimedi che i ciarlatani vendevano in piazza andavano bene per tutte le malattie. Vedi anche Il cerotto dei frati fa bene a ogni male [C 1316]. 1516
CIASCUNO f Vedi Ognuno, Suo.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
CICALA
CIBO Termine generico per il quale i proverbi offrono solo qualche consiglio circa l’assunzione, con qualche immagine metaforica, pur essendo uno degli argomenti piu` trattati dalla cultura sapienziale. Proprio per la sua genericita`, non ha una grande letteratura, rivolgendosi l’attenzione dei detti piuttosto agli elementi specifici, concreti dei vari elementi, dove si articolano con piu` precisione le analisi e le varie osservazioni. f Vedi Affanno. Piglia cibo con misura dai due regni di natura. Cibati equilibratamente di piante e di animali e non disdegnare ne´ le une, ne´ gli altri, perche´ l’unione delle due categorie contribuisce al mantenimento della salute. 1517
Poco cibo e nullo affanno sanita` di corpo fanno. La moderazione nel cibo e la mancanza di dispiaceri e di ansie sono la base della salute. 1518
Cibo caldo e non bollente ma ben trito sotto il dente. Il cibo a tavola deve essere caldo, ma non esageratamente e deve essere masticato a lungo. 1519
Molto cibo e mal digesto non fa corpo sano e lesto. Molto cibo, mangiato male o in fretta, oppure seguito da stravizi o strapazzi, a lungo andare provoca malanni. 1520
1521 Cibo finito non fa tavola d’amici. Quando in una casa manca di che mettere a tavola gli amici, o comunque le provviste sono scarse, non si crea quel clima di familiarita` e allegria di cui la tavola e` il centro.
In cibo soave sovente mosca cade. Nelle cose migliori, piu` attraenti, spesso si nascondono pericoli insidiosi. Proprio nei cibi piu` buoni vanno a finire gli insetti, attratti anch’essi dallo squisito sapore. 1522
Il latte e il miele piacciono anche alle mosche. Per analogia. Le cose belle e buone attirano anche le persone grossolane. 1523
CICALA Oltre a essere il simbolo dell’incoscienza e della vita spensierata, che le viene dal fatto di
pag 381 - 04/07/2007
CICALA
cantare mentre fervono i lavori della campagna e dalla nota favola, la cicala e` simbolo dell’estate, del caldo e della vita effimera, inconsistente perche´ campa di vento. Nell’antichita` era tenuta in grande onore e poeti come Esiodo, Teocrito, Anacreonte lodarono il suo verso che ancor oggi si chiama canto. La cicala, che non fa ne´ piu` ne´ meno di tante altre creature della campagna, e` rimasta legata alla triste storia che la contrappone alla formica, nella quale non fa poi peggiore figura della previdente e noiosa compagna. Esopo racconta ben due favole sull’argomento, vedi sotto. f Vedi Formica. 1524 Le cicale campano di rugiada. Si dice a chi mangia poco, ha poco appetito, spesso anche in forma di modo di dire: campare di rugiada [d’aria] come le cicale. Era credenza comune che le cicale si nutrissero di rugiada, d’aria o di vento. Il pregiudizio e` antico e si trova in Plinio (Storia naturale 11.28). Nell’Exameron di sant’Ambrogio (5.76) si spiega che la nutrizione avviene durante il canto che, come il ronzio dell’ape, sarebbe il rumore dell’aria ingerita.
Se d’inverno non vuoi far la cicala d’estate fai la formica. Se non vuoi vivere di stenti lavora e metti da parte per i tempi difficili. Morale della favola di Esopo (Favole 336: La cicala e le formiche), ripresa da molti favolisti, come La Fontaine. Narra di una cicala che, dopo aver cantato tutta l’estate, nell’inverno va a chiedere cibo alla formica e viene messa alla porta. Vedi anche Chi imita la formica d’estate non accatta il pane d’inverno [F 1088]. 1525
La cicala canta canta e alla fine poi si schianta. Si riferisce di solito alla maldicenza, in particolare a quella generata dall’invidia. Si credeva un tempo che la cicala morisse nell’eccessivo sforzo del canto. Secondo una credenza le cicale nascono dalla terra e, dopo aver cantato tutta l’estate, scoppiano e, dal loro corpo, escono i borboglioni, che sono gli scarafaggi. 1526
1527
318
.
La cicala prima canta e poi muore.
Quando la cicala cica cica, la formica spiga spiga. Mentre il fannullone si perde in chiacchiere, la persona operosa lavora. Mentre la cicala canta, la formica spigola, raccoglie i grani 1528
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
delle spighe. Cicare e` neoformazione onomatopeica da cicala, esemplata su spigare da spiga. Quando canta la cicala cominci a vedere il fico. Quando a meta` giugno cominciano a cantare le cicale, si possono vedere sull’albero di fico i frutti che cominciano a prendere forma. Vedi anche Quando cantano le cicale il cuculo smette di cantare [C 1533]. 1529
Quando canta la cicala: taglia, taglia, al padrone il grano e al contadino la paglia. Il frinire delle cicale, il caldo, la polvere tormentano il lavoro dei mietitori; ma il proverbio esprime l’amarezza del contadino che doveva dividere il frutto del suo lavoro con il padrone. E` come se la cicala, col suo verso ossessivo (taglia, taglia) dicesse al contadino: Lavora, lavora, al padrone il grano... 1530
Quando cantano le cicale vattene a lavorar con il boccale. E` tanta la sete di chi e` impegnato nella mietitura e nella trebbiatura. 1531
Quando cantano le cicale tutti i bechi metton l’ale. Toscano. Bechi sono i bachi, in particolare quelli da seta, che nel periodo estivo si trasformano in farfalle. Vi e` probabilmente un gioco fra be´co ‘‘baco’’ (toscano d’area settentrionale, ma anche lombardo ed emiliano,) e be`co ‘‘stupidotto, goffo, rozzo’’. Il primo significato generale e` che, quando le cose vanno bene, il tempo e` favorevole e non ci sono intoppi, anche coloro che sono meno dotati, o sono addirittura stupidi, possono fare la loro figura, mostrarsi capaci e anche mettere superbia (volare). Ma beco, che ha la stessa radice di bombice (filugello), era nell’area toscana e zone vicine anche l’abbreviazione di Domenico (vedi P. Fanfani, Le accorciature dei nomi propri italiani, Tipografia del Vocabolario, Firenze 1878, p. 6), nome tradizionale di contadino come Beppe, Gigi, Tonio, con il quale si indicava (e si dileggiava) il villano quasi fosse un verme, un baco vivente nella terra, specialmente il contadino (vedi la voce) arretrato, incivile, rozzo. In questo caso il proverbio vale: con il caldo del solleone escono fuori anche i contadini che normalmente se ne stanno invisibili nel campi, come se fossero vermi che escono dalla terra; col periodo estivo vanno in giro anche le persone 1532
pag 382 - 04/07/2007
319
.
che non si vedono mai, si fanno vedere, si mostrano, cantano, fanno chiasso. Il periodo del caldo era segnato in campagna da feste, fiere, ritrovi, veglie, processioni, pellegrinaggi e altre occasioni di riunirsi. Quando cantano le cicale il cuculo smette di cantare. Il cuculo (vedi la voce), che ha iniziato a cantare ai primi di aprile, con il grande caldo smette di cantare, proprio quando iniziano le cicale. 1533
Se di settembre canta la cicala non comprar merci che la roba cala. Se l’estate e` particolarmente lunga e calda, si puo` presagire una buona annata e quindi un ribasso dei prezzi, per cui e` meglio non fare provviste. 1534
1535
Quando canta la cicala di settembre non comprar grano da vendere.
Quando la cicala si fa muta il tempo tramuta [volta]. Quando le cicale smettono all’improvviso di cantare e` segno che si avvicina una burrasca. Un sonetto della raccolta Astichello dello Zanella inizia descrivendo l’arrivo della pioggia: ‘‘Il suo stridor sospeso ha la cicala, / la rondinella con obliquo volo / terra terra sen va...’’. Vedi G. Zanella, Astichello 16, in Poesie di G. Zanella, Firenze, Le Monnier, 1928, p.306. 1536
CICCIA Termine familiare per indicare la carne della bestia macellata. f Vedi Carne, Osso. 1537 La miglior ciccia va agli sdentati. La carne migliore tocca a chi non ha i denti per mangiarla. Le cose buone vanno a coloro che non hanno modo di goderle o apprezzale. Vedi anche Va la farina a chi non ha i sacchi [F 352]. 1538 Ciccia cotta perde l’osso. La carne quando e` cotta perde la sua consistenza e si stacca dall’osso. Metafora per la carne che nella vecchiaia (cotta, logorata dal tempo) diventa flaccida, tremolante.
CICISBEO Il cicisbeo e`, nel parlare comune, l’uomo fatuo e galante, il corteggiatore che spende il suo tempo in questa attivita`, ma nel Settecento la figura del cicisbeo, del cavalier servente era
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
CIECO
istituzionalizzata e ogni dama ne aveva almeno uno, che l’accompagnava, l’aiutava, l’ascoltava e assecondava i suoi capricci. Non era vita facile, anche se frivola. Cicisbei e damerini vita da facchini. L’arte di vivere corteggiando e compiacendo le donne comporta noie, fatiche, umiliazioni. Il damerino e` il generico corteggiatore di donne, lezioso e vestito con ricercatezza. Il detto si trova anche nei Miei ricordi di Massimo d’Azeglio (cap. 23). 1539
CICOGNA Chi va a trovare la cicogna deve mangiarsi le rane. Chi va in casa di qualcuno e` tenuto a conformarsi agli usi della casa che lo ospita. La cicogna e` ghiotta di rane. 1540
CICUTA E` il nome di molte piante erbacee velenose, della famiglia delle ombrellifere, e anche del veleno che da queste si estrae. Le piante piu` comuni sono tre: la cicuta acquatica, che cresce lungo i fossi; la cicuta minore o aglina simile al prezzemolo, ma di odore disgustoso; la cicuta maggiore, piu` alta di un metro, che e` quella comunemente usata per estrarre veleno e nella farmacopea popolare. Con la cicuta fu data la morte a Socrate. La cicuta chi la mangia non la sputa. Chi mangia la cicuta muore prima di poterla sputare. Il proverbio maliziosamente vorrebbe far intendere invece che e` talmente appetitosa che uno la inghiotte voracemente. 1541
CIECO Il cieco era un tempo una figura piu` presente nella vita quotidiana di quanto non sia oggi: privi delle assistenze pubbliche i ciechi elemosinavano nelle strade, nelle piazze o fuori dalle chiese. Spesso suonavano uno strumento (mandolino, organetto), davano i pianeti della fortuna con un pappagallo, oppure cantavano con piu` o meno piacere dei passanti. I familiari non di rado li spingevano a elemosinare, dato che potevano anche rappresentare un cespite d’entrata considerevole, vedi Chi ha un cieco fuori ha un podere in Chianti [C 1563]. Nei proverbi la figura del cieco costituisce soprattutto una metafora, quella di colui che
pag 383 - 04/07/2007
CIECO
320
.
non vede con gli occhi della mente. Viene ad essere quindi come lo stolto che non e` tale per presunzione o sconsideratezza, ma per limiti oggettivi, debolezza della mente.
1553 Ai ciechi non si chiede la strada. Non si chiedono notizie, indicazioni, consigli a chi non sa proprio nulla dell’argomento, della materia.
1542 In terra di ciechi un orbo fa [e`] il re. Quando tutti sono in cattive condizioni quello un po’ meglio degli altri passa per essere perfetto o ha il primato. ‘‘In terra di ciechi chi v’ha un occhio e` signore’’, cosı` il Machiavelli fa dire a Fra’ Timoteo (La Mandragola, atto III, scena IX). Il detto greco ‘‘Nella citta` dei ciechi un guercio regna’’, e` riportato gia` da uno scolio all’Iliade (24192) e ripreso dal paremiografo Apostolio (7.23).
1554 Al cieco non si mostra la strada. E` cortesia non indicare ai ciechi il cammino, ma accompagnarli fino al luogo che vogliono raggiungere. Non si danno consigli agli stolti ma si guidano.
1543 Inter caecos regnat strabus. ‘‘Tra i ciechi regna l’orbo’’. Riportato da Erasmo negli Adagia (3.4.96). 1544 Beati monoculi in terra caecorum. ‘‘Beati gli orbi nel paese dei ciechi’’.
In terra di ciechi beato chi ha un occhio In terra di ciechi chi ha un occhio e` signore [re]. 1547 Quando il cieco porta la bandiera solo i coglioni gli vanno dietro. Quando lo stolto, o l’inetto, si mette a capo di un gruppo, chi ha giudizio si defila e chi ne ha poco lo segue. 1545 1546
Se un cieco conduce un altro cieco finiscono ambedue in una fossa. Frase proverbiale ripresa dal Vangelo (Matteo 15.14). L’inetto che guida chi di lui si fida coinvolge anche l’altro in una comune disgrazia. 1548
1549 Per i ciechi non fa mai giorno. Per chi e` privo di discernimento non viene mai l’ora nella quale puo` capire. 1550 Ne´ cieco ti guidi, ne´ stolto ti consigli. Ne´ persona ottusa, incapace, miope sia la tua guida, ne´ uno sciocco il tuo consigliere.
Prima che il cieco tappi la botte il vino e` perduto. Si dice di un inetto che tarda a fare una cosa, al punto da compromettere tutta la faccenda. Un tempo le botti si chiudevano con un piccolo cuneo di legno detto zipolo. 1551
Quando il cieco caca in piazza crede che nessuno lo veda. Chi crede di poter far qualcosa di nascosto, di esser furbo o di saperla lunga si trova spesso in situazioni che lo coprono di ridicolo. 1552
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
La moglie del cieco non ha bisogno di belletti. Per chi e` assolutamente privo di una facolta`, e` inutile approntare quegli allettamenti che non potrebbe in nessun modo percepire. Si dice a chi e` assolutamente sordo a certi valori, soprattutto estetici e morali, a chi non capisce la musica, la pittura e altro. 1555
A cieco non giova pittura, color, specchio e figura. 1557 I ciechi non consumano candele. 1558 Mille ciechi non fanno un orbo. Per quanto si aumenti la quantita` non si puo` cambiare la qualita`. Vedi anche La quantita` non fa la qualita` [Q 28]; Chi canta male non rimedia cantando molto [C 524]; Mille probabili non fanno un vero [P 2751]; Mille probabilita` non fanno una verita` [P 2752]; Mille sospetti non fanno una certezza [M 1512]. 1556
Aumentando la quantita` non si cambia la qualita`. Per analogia. 1559
Non c’e` peggior cieco di chi non vuol vedere. Quando uno non capisce e` grave, ma quando uno, per interesse o ostinazione, non vuol comprendere e` irrecuperabile. Vi sono nel comportamento umano ostinazioni che hanno motivazioni tanto profonde da risultare insuperabili. Vedi anche Non c’e` peggior sordo di chi non vuol sentire [S 1659]. 1560
1561 Il cieco non s’intende di colori. E` inutile parlare di una cosa a chi non ha la sensibilita` per comprenderla. 1562 O muore il cieco o chi l’accompagna. Si dice quando si vede che una societa` e` mal assortita ed e` destinata in poco tempo a fallire o a dividersi. I ciechi un tempo si facevano degli accompagnatori, spesso degli orfanelli, che vivevano delle elemosine del cieco stesso. Capitava che queste guide fossero piu` disgraziate e malridotte del cieco, che comunque
pag 384 - 04/07/2007
321
.
aveva magari un po’ di cervello e un’attivita`, la questua, che gli rendeva. Vederli insieme faceva pensare a una societa` assai precaria. Chi ha un cieco fuori ha un podere in Chianti. Toscano. Chi ha un membro della famiglia che chiede l’elemosina ha una rendita considerevole e sicura. Vedi anche Per aver danaro bisogna rubare, o ereditare, o risparmiare, o prendere a prestito o mendicare [D 61]. 1563
Chi mangia col cieco ha i migliori bocconi. Si presuppone che approfitti della sua menomazione per sceglierseli. Chi e` in societa` con uno sciocco, un incapace o un ingenuo ha sempre la parte migliore. 1564
CIELO La maggioranza dei proverbi osserva attentamente la volta celeste, il variare delle sue colorazioni, le nubi che vi si formano e le modalita` con cui l’attraversano per trarne pronostici meteorologici, cosı` importanti nella vita della campagna; in altri casi si ha cielo come ‘‘Paradiso’’, o comunque il luogo del divino, la` dove si volgono le speranze di chi soffre. Cielo a pecorelle acqua a catinelle. Quando in cielo le nubi si dispongono in modo da sembrare un gregge lanoso e` indice che si sta determinando un incontro tra correnti fredde in alto e l’aria calda densa di vapori in basso, fenomeno che di solito porta la pioggia. 1565
1566
Cielo di lana se non piove oggi piove nella settimana [piove a fontana].
1567
Cielo pecorino se non piove la notte piove al mattino.
In s’aria brebe´is, aqua finzas a peis. Sardegna. ‘‘Pecore in cielo acqua in terra’’. Questo e il seguente sono registrati a titolo esemplificativo di tipologie dialettali diffuse. 1568
Ciel fait a lana a pieuv ant’ la smana; ciel fait a pan. o cha pieuv ancoi o duman. Piemonte. ‘‘Cielo fatto di lana piove entro la settimana; cielo fatto a pani o piove oggi o piove domani’’. 1569
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
CIELO
Cielo a finestrelle acqua a fontanelle. Le finestrelle sono gli spazi tra le nuvole da cui passano i raggi di sole. 1570
A cielo [tempo] improvviso non fare buon viso. Non fare affidamento su un’improvvisa e inaspettata variazione delle condizioni meteorologiche: se aspetti l’acqua durante la siccita` e improvvisamente si rannuvola, non e` detto che piova, cosı` se nel cattivo tempo se a un tratto compare il sereno non farti illusioni. 1571
Cielo rosso acqua nel fosso. Quando il cielo e` rosso, in particolare al mattino, piovera` riempendo i fossi di acqua. Vedi anche Aria rossa o piscia o soffia [A 1196]; contrario e` il ben piu` diffuso Rosso di sera bel tempo si spera [R 975]. 1572
Quando il cielo al bello varia ti conviene dare aria. Approfitta del ritorno del bel tempo: apri le finestre, dai aria alla casa, metti al sole i panni. 1573
Di cielo sereno e di donna che ride non ti fidare. Si tratta di due fenomeni provvisori in quanto dipendono da due cose mutevoli: la natura femminile e le condizioni atmosferiche. Vi e` anche un’allusione maliziosa: se ti fidi del cielo sereno puoi tornare a casa fradicio, se ti fidi della donna allettante puoi tornare a casa spennato. Vedi anche Sole di marzo, calma di mare, amor di donna: non ti fidare [A 802]; Di quattro cose mai non vi fidate: seren d’inverno, nuvolo d’estate, amor di donna e discrezion di frate [S 1072]. 1574
1575 Segno in cielo, disgrazia in terra. Qualche anomalia che compare in cielo, eclisse, cometa, sarebbe segno di una prossima disgrazia. Tutto quello che altera l’ordine naturale era inteso un tempo come negativo. Vedi anche Eclisse di sole e di luna non portano mai fortuna [E 19]; Cometa, annata poco lieta [C 1835]. 1576 Chi mira il cielo disprezza la terra. Chi mira in alto disprezza la realta` che lo circonda. Chi vive per lo spirito disprezza le cose materiali. L’idealista trova difficile apprezzare il mondo reale e la vita quotidiana. 1577
Il cielo e` il salvadanaio dei poveri.
pag 385 - 04/07/2007
CILIEGIA
322
.
Le pene e le privazioni, il dolore e la miseria sofferti sono meriti che il cielo tiene in serbo per compensarli nell’altra vita. Le speranze dei poveri sono rimesse tutte nell’aldila`. Vedi anche A uomo elemosiniero Dio e` tesoriero [E 51]. Non si fa cosa in terra che non sia scritta in cielo. Nulla accade nel mondo che non sia voluto da Dio. Si usa soprattutto nel tentativo di accettare l’assurdo o l’ingiusto che risultano incomprensibili dalla logica umana, rinviando a una mente divina in cui tutto trova un senso e una ragione. Vedi anche Non cade foglia che Dio non voglia [D 402]; Se in una notte nera una formica nera passa su una pietra nera Dio la vede [D 404]. 1578
Chi crede di toccare il cielo con un dito se lo metta in culo. Forse per ritrovare il senso pieno della realta` che, quando uno si esalta, perde del tutto. Chi si sente tanto potente, chi si crede bravissimo, chi presume molto di se´, si moderi perche´ e` in quel momento che comincia la sua perdizione. Il gesto e` fortemente apotropaico, come toccarsi i testicoli. 1579
Dove ci sono cose appetibili non mancano ne´ clienti, ne´ scrocconi. 1583 Una ciliegia tira l’altra. Detto assai diffuso che osserva come quando si comincia a mangiare le ciliegie una va dietro l’altra quasi senza accorgersene; anche perche´ le ciliegie si allacciano l’una all’altra con i gambi. Si puo` dire dinanzi ad una cosa qualsiasi che sembra indurre un comportamento simile. Vedi anche I baci sono come le ciliegie: uno tira l’altro [B 23]; Chiocciole da succhiare e donne da baciare non posson mai saziare [C 1475]; Un debito tira l’altro [D 153]; Le disgrazie vanno in compagnia [D 598]. 1584
Ciliege, dietro una vanno dieci.
Chi mangia le ciliege e beve il vino se ne va presto a trovare il becchino. Bere il vino sulle ciliege farebbe male. 1585
Chi e` ghiotto di ciliege sale lesto sugli alberi. Chi ama o desidera qualcosa impara presto l’arte e il modo per raggiungerla o procurarsela. 1586
CILIEGIO CILIEGIA Forse perche´ e` il primo frutto della stagione, la ciliegia, cosı` piccola, rotonda, carnosa, dal colore acceso, sembra rappresentare per uomini e uccelli una irresistibile attrazione. 1580 Il merlo becca la miglior ciliegia. Il danno va a colpire proprio la cosa migliore; il bene piu` ambito e` quello che ci viene sottratto; la roba buona e` apprezzata e cercata da tutti. In realta` sono le ciliegie piu` belle quelle dove va ad annidarsi il baco e il merlo proprio quelle va a beccare poiche´ e` ghiotto dei bachi come delle ciliegie. Vedi anche Per san Vito la ciliegia ha il marito [V 1079]; Per san Vito il merlo becca moglie e marito [V 1080]. 1581 Le ciliege rubate son piu ` dolci. Le cose che si conquistano, che si sottraggono con lieve prepotenza o astuzia rappresentano anche la soddisfazione di un capriccio e quindi danno piu` gusto. Vedi anche Piu` proibito, piu` gradito, piu` appetito [P 2763]; I frutti proibiti sono i piu` dolci [F 1512]; Acqua rubata ha piu` sapore [R 1053]. 1582
Dove ci sono ciliege mature non mancano passeri.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Esser come l’Evelina sul ciliegio: piu` saliva e piu` mostrava il culo. Si dice di chi si trova in una posizione critica, in una situazione di disagio o sta facendo una brutta figura e i tentativi per uscirne ne aggravano la vergogna o il ridicolo. Si riferisce evidentemente a una ragazza, salita a coglier le ciliegie che, pensando di togliersi dagli sguardi indiscreti, saliva piu` in alto, esponendosi maggiormente. Vedi anche Scimmia. 1587
Legno di ciliegio buono a lavorare ma tristo da bruciare. Il legno di ciliegio e` pregiato per fare mobili: ha un bel colore caldo rosato, mentre non e` adatto per il riscaldamento: fuma e brucia stentatamente. 1588
Legno di saragia ne´ fiamma, ne´ bragia. Il legno di ciliegio non fa bella fiamma ne´ brace. Saragia e` nome antico e dialettale della ciliegia. Toscano. 1589
CIMA Nei significati di inizio e di punto culminante (la parte piu` alta).
pag 386 - 04/07/2007
323 Al padron dagli la cima d’arrosto e lesso appresso l’osso. A chi vuoi trattare male perche´ non e` nelle tue grazie dagli questi cattivi bocconi, che sono apparentemente buoni: il pezzo d’avvio del taglio dell’arrosto e il lesso che sta accanto all’osso. L’arrosto e` buono nella parte centrale, il lesso nella parte carnosa. 1590
Quando la neve arriva alla cima si raffredda la valle. In metafora si riferisce all’imbiancare dei capelli e al raffreddamento dell’ardore dei sensi. 1591
Chi troppo si stima cade sovente al fondo dalla cima. Chi ha un’idea esagerata di se stesso sovente finisce per cadere in basso. 1592
CIMABUE Non ha nulla a che vedere con il famoso pittore fiorentino del XIII sec.: e` un antico soprannome di area toscana indicante, probabilmente a motivo del componente ‘‘bue’’, somma ottusita` , grande stupidita` (un po’ come il nome Sarchiapone in area napoletana). 1593 Cimabue conosceva i bufali nella neve. Denota chi ha poca intelligenza e crede invece di averne tanta. Si dice anche che Cimabue conosceva l’ortica al tasto, gli asini dal raglio, l’acqua dal vino e altre amenita`. Il proverbio ha trovato ospitalita` sia da parte degli scrittori del passato, sia dei paremiologi nei repertori, forse grazie anche alla notorieta` del grande pittore.
CIMICE Per cimice s’intende comunemente quella dei letti (ve ne sono di molte specie) che sta nascosta di giorno e di notte esce per succhiare il sangue di chi dorme, procurando prurito e piccole vesciche. Scannerebbe una cimice per bersi il sangue. Di persona avidissima, insaziabile, sempre pronta ad arraffare. Paradossale. Vedi anche Non darebbe a baciare un Cristo [C 2477]. Questa forma proverbiale e` vicina al modo di dire morfologicamente e al proverbio in quanto contiene un’azione esemplare, paradigmatica e paradossale. Si registra poiche´ a rigore resterebbe fuori dalle diverse raccolte. 1594
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
CINCIA / CINCIALLEGRA
Scorticherebbe un pidocchio per aver la pelle. Per analogia. 1595
CIMITERO f Vedi Camposanto, Eroe, Medico. 1596 Tutte le strade portano al cimitero. Ogni vita si conclude con la morte. Variante assai piu` vera, ma come proverbio meno diffuso, del celebre Tutte le strade portano a Roma [R 865]. 1597
Ogni strada, ogni sentiero ci conduce al cimitero.
1598
Al cimitero s’incontra ogni cammino.
Di quelli che vanno al cimitero molti tornano e qualcuno no. Di solito di quelli che vi si recano per un funerale uno rimane e gli altri fanno ritorno. 1599
Al cimitero tutti credono d’essere in anticipo. A tutti sembra sempre troppo presto per morire. 1600
1601 Il cimitero e` l’archivio della vita. E` il luogo che custodisce le vite vissute.
Il cimitero e` un campo innaffiato dal prete e concimato dal medico. Molto ironico: il campo da cui ambedue traggono i frutti e` innaffiato dal prete, che vi sparge acqua santa benedicendo, e concimato dal medico, perche´ e` quello che lo fa fruttare, lo rifornisce, lo fa crescere e lo rende prospero. 1602
1603 Il cimitero e` il monumento del medico. Ironico: vi sono esposti tutti i frutti, le opere migliori e piu` riuscite della sua arte e del suo lavoro.
CINCIA / CINCIALLEGRA E` un passeraceo (Parus maior) comune nei nostri boschi, insettivoro e con piumaggio a vivaci colori. Il canto della cinciallegra chiama la primavera. La cincia, o cinciallegra, comincia a cantare sul finire della stagione invernale, tanto che pare chiami la primavera. 1604
1605
Quando canta la cinciallegra e` l’ora di potare.
pag 387 - 04/07/2007
CINGHIA
324
.
Si riferisce alla potatura delle viti, che va fatta prima che la linfa della nuova stagione cominci a salire con vigore nei rami, quindi quando e` ancora freddo, ma non tanto, perche´ il gelo puo` disintegrare la cima tagliata dei tralci dove cola l’umore e danneggiare la pianta. Vedi anche Dice la potazzina: Pota qua, pota la`... [P 2265]. CINGHIA 1606 Cinghia lunga, vita corta. Chi mangia troppo, campa poco. Il proverbio gioca sul duplice significato della parola vita che e` anche il punto in cui si saldano la parte superiore e inferiore del corpo, di misura larga per l’obeso e che quindi necessita di una cinghia lunga. Vedi anche Chi troppo mangia, mangia per poco [M 536].
CINQUANTINA Come eta` dell’uomo. Avere circa cinquant’anni. f Vedi Quaranta. Dopo la cinquantina stai meno con le donne e piu` in cantina. Passati i cinquant’anni modera i tuoi ardori sessuali e comincia a consolarti con il vino che sara` il tuo compagno nella vecchiaia. Vedi anche Dopo la sessantina prendi la donna e vai in cantina [C 1227]. 1611
CINQUE Come per molti altri numeri, e` nei proverbi solo l’indicazione di una serie che giunge fino a cinque, numero mnemonico, perche´ corrispondente a quello delle dita. Se parli col signore lascia pure che dica che il cinque e` pari. Se parli con chi ti e` superiore, ha potere, lascia pure che dica tutte le stupidaggini che vuole e non ci discutere perche´ ne otterrai solo danno. 1612
CINGHIALE Neanche il cinghiale vuol sentir dire che il porco e` suo fratello. Nessuno vuol conoscere parenti poveri o malfamati. Tutti sono pronti a rifiutare amicizie e parentele che non li onorano. 1607
Guardati da cinghiale ferito e da cavallo imbizzarrito. Quando sono in queste condizioni ambedue gli animali sono infatti molto pericolosi e le loro mosse imprevedibili. 1608
CINQUANTANOVE Nel gioco della briscola, dove i punti totali sono 120, si pareggia la partita facendone sessanta e si vince da sessantuno in poi. Fare cinquantanove e` il massimo della sfortuna e non consola potersi considerare quasi alla pari con l’avversario. f Vedi Carta da gioco. 1609 Meglio morire che far cinquantanove. Meglio perdere del tutto che perdere male, per un punto. Nel palio di Siena, ad esempio, l’esito peggiore e` considerato arrivare secondo (purgarsi), soprattutto quando c’erano buone probabilita` di vittoria.
Meglio andare a far legna quando piove che giocare a briscola e far cinquantanove. Fare la legna quando piove e` demoralizzante: i rami fradici, scivolosi, la pioggia, il terreno fangoso rendono il lavoro impossibile. 1610
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Non si deve cercare cinque piedi al montone. Antico. Non bisogna cercare il pelo nell’uovo, indagare in cose che possono risultare spiacevoli. Si puo` capire cosa sia il quinto piede del montone. Vedi anche Maggio mette cinque gambe agli asini [M 148]. 1613
CIOCCO Il ciocco e` un grosso pezzo di legno, un ceppo per il fuoco che, messo nel camino, puo` durare anche un giorno. f Vedi Ceppo, Scheggia. Chi ha un bel ciocchetto lo serbi a marzetto. Chi ha della buona legna da ardere non la usi tutta a gennaio e febbraio, perche´ anche marzo e` un periodo nel quale il freddo puo` essere intenso. 1614
1615 Il ciocco vecchio mantiene vivo il fuoco. Il grosso legno stagionato brucia con fiamma lenta senza fumo e scalda la casa con continuita`. Ma si usa anche con senso traslato: l’anziano tiene vive le tradizioni della famiglia. 1616 Il ciocco vecchio brucia e scalda. Il lavoro della persona resa esperta dagli anni e` continuo, regolare ed efficace.
pag 388 - 04/07/2007
325 Ciocco di fico, scheggia di fico. Da cattive origini, cattivi frutti. Il legno di fico non e` buono neanche per essere bruciato. Vedi anche Da un cattivo ceppo non puo` venire una buona scheggia [C 1282]; Dalla scheggia si sa del ceppo [S 574]. 1617
1618 Dai brutti ciocchi escono belle schegge. Contrario del precedente. Vedi anche Da brutto ceppo belle schegge [C 1283]; A volte da cattivi nocchi si fanno delle buone schegge [P 37]; Dal mare salato viene il pesce fresco [P 1454]; Da uovo bianco pulcino nero [P 2939].
Fin che ci son ciocchi si fanno schegge. Finche´ ci sono soldi, possibilita`, ricchezze si possono fare spese, dare aiuti, offrire prestiti. Vedi anche Se l’oste ne cuoce ce n’e` per tutti [O 639]. 1619
1620 In discesa tutti i ciocchi ruzzolano. Le cose facili riescono a tutti. I ciocchi, che hanno una forma approssimativamente cilindrica, rotolano lungo i declivi ed e` facile portarli a valle. Vedi anche In discesa tutti i Santi aiutano [S 266].
CIOCCOLATA f Vedi Caffe`. CIONDOLARE 1621 Non tutto quel che ciondola cade. Non tutto quello che sta in bilico, o pare che sia sul punto di cedere, crolla, rovina, si perde. C’e` anche un’allusione maliziosa. 1622 Roba che ciondola non casca mai. Le cose che si trovano in un equilibrio precario, che minacciano da un momento all’altro di cadere risultano talvolta essere piu` stabili di quelle che appaiono solide, ben fissate e ancorate. Vedi anche Dura piu` una pentola rotta che una sana [D 1232]; La pentola sbeccata va cent’anni per la casa [P 1227]; Sempre malato campa cent’anni [M 220]; Chi dice sempre ahi! non muore quasi mai [A 370]; Gatto zoppo non muore mai [G 270]. 1623 Quando la pera ciondola vuol cadere. Di uso solo traslato: colui che mostra inquietudine, instabilita` indica che di lı` a poco andra` in malora o cambiera` stato. 1624 Testa che ciondola cerca il cuscino. La testa che dondola, cade sul mento, mostra che ha sonno.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
CIPOLLA
CIOLLA f Vedi Gonnella. Il caval del Ciolla si pasceva di ragionamenti. Antico. Il Ciolla parlava a lungo con il suo somaro per convincerlo a stare senza mangiare e pare che la bestia avesse capito, ma in breve tempo morı`. Il detto e` riferito dal Salviati. Il ciuco piu` famoso che fu addestrato a stare senza mangiare e` quello di Melesecche (vedi la voce). 1625
CIPOLLA Coltivata da tempi remoti in tutta l’area mediterranea ed euroasiatica, la cipolla era adorata dagli Egizi come un dio, essendole riconosciute grandi proprieta` curative. Erodoto racconta come egli stesso abbia trovato sulla piramide di Cheope una lapide curiosa: ‘‘Sulla piramide e` segnato quanto fu speso in rafani, cipolle e aglio per i lavoratori e la somma fu di 1600 talenti d’argento’’ (Storie 2.125.6; anche se sul reale contenuto della iscrizione vista da Erodoto gli studiosi nutrono molti dubbi). I pitagorici si astenevano dal mangiare cipolle considerandole un cibo impuro. Sulla pretesa azione afrodisiaca della cipolla Marziale ha scritto un distico che vale un trattato (Xenia, 34): Cum sit anus coniunx et sint tibi mortua membra / nil aliud bulbis quam satur esse potes ‘‘Dato che hai la moglie vecchia e il membro morto / non ti rimane altro da fare che riempirti di cipolle’’. Per quanto riguarda le proprieta` curative citiamo qui alcuni impieghi della cipolla nel passato, che mostrano come i proverbi parlino con cognizione di causa. La cipolla cotta nella cenere cura ulcere; il succo le cicatrici degli occhi, i morsi dei serpenti, le ferite in generale, il mal d’orecchi, ronzii e disturbi d’udito, il mal di denti, le piaghe provocate da qualunque animale, in particolar modo dagli scorpioni. Si curavano con la cipolla anche la dissenteria e la lombaggine. Ancora oggi si estrae un olio essenziale che contiene metilallina, tiopropionaldeide (e` la sostanza che provoca intensa lacrimazione in chi taglia le cipolle), enzimi, vitamine e alcune sostanze che sembrano avere azione antibatterica come il catecolo e l’acido protocatechico. Nelle due varieta` piu` comuni, bianca e rossa, la cipolla e` il corredo di ogni cucina e la pianta che non manca in nessun orto. f Vedi Aglio.
pag 389 - 04/07/2007
CIPOLLA
326
.
1626 La cipolla e` il formaggio dei poveretti. La forma di una grossa cipolla ricorda quella di una piccola caciotta; ma cosı` si dice soprattutto perche´ i contadini usavano mangiarla con il pane (in mancanza di meglio) nelle merende e negli spuntini. Vedi anche Aglio.
Da`gli e da`gli, le cipolle diventan agli. A forza d’insistere diventa vero anche quello che non lo e` affatto. A forza di parlarne le cose cambiano completamente natura. 1627
Chi ha vitello in tavola non mangia cipolla. Nonostante tutto il bene che si possa dire della cipolla, chi puo` mangia di meglio. 1628
La cipolla ha piu` bucce delle donne. Per quanto le donne abbiano molte verita` da svelare, la cipolla di veli ne ha ancora di piu`. Oppure: per quante sottovesti indossino le donne, la cipolla di bucce ne presenta di piu`. 1629
1630 Cipolle e agli, coprigli la testa. Sia le une che gli altri tendono nel fare il bulbo a uscire fuori dal terreno, per cui mentre crescono devono essere continuamente ricoperti con la terra. 1631 Le cipolle devono sentir battere le ore. Le cipolle non devono essere seminate profonde e devono crescere a fior di terra, in modo che possano ascoltare il campanile battere le ore, ammassando loro addosso la terra via via che si scoprono. E` un consiglio tecnico agrario espresso per diversi ortaggi in forme simili, vedi Fagiolo e lupino devon sentire mattutino [F 72]; Le patate devono sentire le campane [P 748]; Al cece e al fagiolo basta coprirgli il culo [C 1242]. 1632 Chi pratica la cipolla non va dal dottore. La cipolla, come l’aglio (vedi la voce), e` una vera fonte di salute.
La cipolla cotta guarisce il malato e quella cruda ammazza il sano. La cipolla cotta infatti ha molte qualita` curative e benefiche, mentre la cipolla cruda e` notoriamente assai indigesta. Su questo diverso potere della cipolla si esprime anche un proverbio abruzzese: Chi magne la cepolle cotte come diavele po’ murı`? Chi magne la cepolle crude come diavele po’ camba`? ‘‘Chi mangia la cipolla cotta come diavolo puo` morire? Chi mangia la cipolla cruda come diavolo puo` sopravvivere?’’. 1633
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1634 Cipolla cruda sana lo stomaco. Contrario dei precedenti.
Le cipolle a chi fan bene e a chi fan male. Sono cibo salutare, ma difficile a digerire per chi non fa una vita dinamica. Che la cipolla possa non risultare giovevole per tutti era ben chiaro alla tradizione medica antica, come riassume un verso delle Regole salutari salernitane (verso 190), tuttora noto: 1635
De caepis medici non consentire videntur. ‘‘Sulle cipolle i medici non si trovano d’accordo’’. 1636
Se tu vuoi far l’invidia del vicino metti una cipolla nel tegamino. Un cipolla che soffrigge manda un odore tale che pare si cucini un gran pranzo o un arrosto. 1637
Quando vien la Quaresima semina le cipolle. Promemoria agricolo. Comincia il tempo di penitenza e quindi prepara un cibo adatto. Esistono due tipi di coltivazione delle cipolle: quella per la raccolta precoce a primavera per poterle consumare fresche anche in pinzimonio; e quella per il raccolto estivo e per la successiva conservazione. Nel primo caso la semina si fa alla fine di agosto in un semenzaio e la messa a dimora delle piantine da novembre a febbraio. Le altre vengono seminate da febbraio in poi a seconda del luogo e del tempo. 1638
Ne´ cipolla dolce, ne´ porco bianco. Comunemente si pensa che faccia meno male, o sia piu` digeribile, la cipolla che al gusto si presenta meno forte, meno decisa ed aggressiva nel suo tipico sapore, e la si preferisce soprattutto in portate nelle quali viene mangiata cruda, come nell’insalata o nella panzanella. Il proverbio dice invece il contrario: si devono preferire cipolle dal sapore pronunciato, attenuandolo ponendo per qualche tempo la cipolla tritata nell’acqua fredda. 1639
La cipolla si mangia dalla testa e la sarda dalla coda. La cipolla novella si mangia cominciando dalla testa in modo da smettere dove si fa sempre piu` verde; la sardina si apre dalla coda in maniera da toglierle facilmente la spina. 1640
pag 390 - 04/07/2007
327
.
CIUCO
1641
Quando taglia le cipolle l’avaro pensa ai suoi morti. Tagliando le cipolle gli occhi cominciano a lacrimare e l’avaro, per non sprecare le lacrime, ne approfitta per piangere i suoi defunti.
Il comportamento della gente cittadina si uniforma agli usi, alle consuetudini, alla moda. Anche il campagnolo che si trasferisce in citta` prende i modi e le maniere dei cittadini, considerandoli forme piu` civili e di livello superiore.
A chi ha la tavola piena di pasticci viene voglia di cipolle. Chi e` abituato ai sapori ricercati finisce col desiderare cibi semplici e genuini. Facile l’uso traslato a proposito di chi e` viziato da troppi lussi. Vedi anche A chi mangia sempre pollo vien voglia di polenta [P 2051].
1647 Citta` affamata, mezza espugnata. Citta` assediata alla quale manchino i viveri e` vicina alla resa. Si dice di persone che, quando mancano delle cose essenziali, sono vicini al fallimento o a cedere alle pressioni. ` piu` facile governare una citta` che tre 1648 E figlioli. Educare e allevare tre figli e` cosa molto difficile, poiche´ non e` possibile agire con la forza e l’autorita` della legge, ma bisogna tenere conto di caratteri, situazioni, limiti e delicati rapporti.
1642
Dove vai? – Son cipolle. Detto toscano che indica un fraintendimento continuo: si usa per segnalare a qualcuno in modo ironico che non sta capendo niente, che non ha capito nemmeno di cosa si parla; oppure anche per deridere qualcuno che, non intendendo i suoni o non capendo il discorso, domandi in continuazione ‘‘cosa? che?’’; si riferisce a un dialogo con un sordo, che per intero suona: – Dove vai? – Son cipolle. – Quanto le fai? – A Compiobbi. – Quando torni? – Non c’e` male. 1643
CISTERNA f Vedi Acqua. ` CITTA f Vedi Campagna. Grande citta`, grande solitudine. La solitudine e` maggiore in una folla anonima e indifferente che nel deserto. 1644
1645 Gran citta`, gran deserto. La frase e` nella Geografia di Strabone (16.1.5.40 e 8.1.14): ‘‘La grande citta` e` un grande deserto’’. A sua volta e` citazione di un verso di un autore comico a proposito della citta` arcade di Megalopoli. Non si puo` stabilire un rapporto certo tra questi due proverbi e il testo di Strabone, a meno di non credere, come in passato fu fatto, che tutti i proverbi provengono dalle letterature classiche. Il testo di Strabone si riferisce inoltre a una citta` in rovina, un tempo ricca e popolosa, mentre l’uso di questi detti fa riferimento alla condizione psicologica dell’uomo moderno, solo in mezzo a una grande citta` o in una folla. 1646
Chi va in citta` quel che vede fare fa.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
L’unione della citta` e` bastione. La citta` trova l’unione nelle mura che la separano dal mondo esterno, nel riconoscere che gli interessi primari sono quelli che riguardano coloro che stanno all’interno di quella cinta. Oppure: la solidarieta` e l’unita` di intenti della comunita` cittadina proteggono la citta` come una fortificazione. 1649
CIUCCA f Vedi Sbornia, Ubriacatura, Ubriaco. CIUCO Altro nome dell’asino, l’animale da soma un tempo piu` comune, essenziale per la vita in campagna, tanto che un tempo lo possedevano anche coloro che faticavano a trovare di che nutrirlo. Se si escludono gli ultimi due, i proverbi sono esclusivamente di area toscana. f Vedi Asino, Cavallo, Ragliare, Somaro. 1650 Be’ mi’ ciuchi! Letteralmente ‘‘Belli, i miei ciuchi!’’. Si dice, quasi con un sospiro, quando una cosa e` difficile, noiosa, complessa. Oppure quando uno risolve un problema in maniera semplicistica, come tutti saprebbero fare: ‘‘In codesto modo, be’ mi ciuchi!’’. Vedi anche Dopo il fatto ognuno e` savio [F 418]; Del senno di poi sono piene le fosse [S 995]; Dopo l’errore ogni asino e` dottore [E 150]. Deriva da una storiella popolare: un tale vendeva canarini alla fiera degli uccelli e chi voleva il maschio, e chi voleva la femmina... Questo uccellaio pren-
pag 391 - 04/07/2007
CIVETTA
deva il canarino e gli soffiava sulle penne di dietro senza capirci gran che e dicendo ogni tanto: – Be’ mi’ ciuchi! Qualcuno, chiedendo spiegazione, si sentı` rispondere: – Una volta commerciavo somari... e il maschio e la femmina si vedono subito... E allora, lei capisce, rimpiango i ciuchi... Melesecche aveva abituato il ciuco a stare senza mangiare. In Toscana si racconta di un tale, che ha nomi diversi, che, diminuendo le razioni progressivamente, aveva abituato il proprio asino a stare senza mangiare. Morta la bestia, si lamentava del destino che aveva fatto morire quella perla d’animale proprio quando aveva preso quella bella abitudine. 1651
1652
328
.
Il ciuco del Nappa cominciava ad abituarsi al digiuno quando improvvisamente morı`.
La mula di Coppino dalla fame mangio` la porta della stalla. Per analogia. 1653
1654 Quando l’asino imparo` il digiuno morı`. Per analogia.
Proprio quando cacavo bene mi manco` la merda. Per analogia. Si usa per significare tanto quello che si e` detto sopra quanto un discorso assurdo che non ha ne´ capo ne´ coda. 1655
1656 La cura del Nucci. Per analogia. Si dice a chi mangia poco: ‘‘Fai la cura del Nucci?’’. Questo ignoto eroe popolare sosteneva che il digiuno era oltremodo benefico e quindi stette a lungo senza mangiare e alla fine morı`. L’espressione viene usata in Toscana e regioni vicine, senza una forma consolidata, ma in modi diversi: Fare come il Nucci che si curava col digiuno, Il Nucci per predicare il digiuno morı` di fame, Il Nucci dopo la cura lo portarono al cimitero.
Chi ha provato il morso del ciuco se lo ricorda. Di rado il ciuco morde, ma quando capita e` terribile: affonda i denti e tiene la presa fino a staccare la carne. Per questo si dice morso del ciuco un dolore fisico acutissimo. La stessa locuzione indica uno scherzo poco simpatico che si fa in genere ai ragazzini prendendo tra il pollice e il medio la gamba da dietro sopra il ginocchio e stringendo improvvisamente: stretta che fa veder le stelle. 1657
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Il cavallo morde e lascia, il ciuco morde e tiene. Due modi diversi di mordere: il cavallo morde e lascia la presa, il ciuco invece tiene duro. 1658
CIVETTA Uccello notturno, considerato nell’antica Grecia sacro ad Atena, simbolo della conoscenza razionale, ma anche del sapere degli indovini. L’immagine dell’uccello compariva sul rovescio delle monete ateniesi. Nelle metafore e nel linguaggio e` presente in varie forme: come falsa incantatrice, donna seducente, vecchia innamorata, annunciatrice di sventura, incarnazione del male in quanto animale nemico della luce e familiare alle streghe. La civetta incanta gli uccelli finche´ non cadono nei suoi tranelli. Usato in senso figurato per indicare coloro che allettano, attirano, seducono, finche´ non hanno raggiunto i loro intenti. La capacita` della civetta di attrarre con gli occhi e le movenze gli altri uccelli intorno a se´ ne fa un ottimo richiamo per la caccia. 1659
Quando la civetta canta al mattino la pioggia sta vicino. Si vuole che il canto della civetta sul far del giorno sia segno che il tempo volge al brutto. Nella forma veneta: Quando le soete canta al matin gavemo la piova da vicin. 1660
Sul piu` bello dell’uccellare muore la civetta. Quando le cose sono accomodate nel miglior modo, un guaio viene a guastare tutto; oppure: al momento nel quale uno ci piglia gusto, finisce il gioco. La civetta era usata come zimbello per uccellare, vale a dire ‘‘catturare gli uccelli con le reti al paretaio’’. 1661
Disse la civetta agli uccelli: i miei figli sono i piu` belli. Ognuno giudica i meriti propri e dei suoi congiunti senza alcuna imparzialita`. La civetta, uccello curioso e simpatico, non e` propriamente tra i piu` belli. Vedi anche Ogni scarraffone e` bello a mamma soja [S 540]; All’orsa paiono belli i suoi orsacchini [O 559]. 1662
1663 Chi non piglia uccelli mangi la civetta. Chi non ha di meglio s’arrangi con quello di cui dispone. Se non e` stato possibile catturare uccelli, non resta che magiare la civetta che e` servita da richiamo.
pag 392 - 04/07/2007
329 1664 Anche le civette impaniano. Anche ai furbi, a coloro che credono di gabbare gli altri capita di rimanere a loro volta ingannati e giocati, di restare presi nei tranelli mentre tendono lacci ad altri. Vedi anche Nessun furbo lo e` tanto che un altro non lo sia piu` di lui [F 1690]; Anche il gatto puo` far la fine del ratto [R 248]. 1665 Anche le vecchie volpi restano al laccio. Per analogia. Vedi anche, di significato vicino, Sbaglia anche il prete all’altare [S 479]. 1666 La civetta spennata s’innamora. Si favoleggia che la civetta sia piu` propensa agli amori in tarda eta`. E` detta civetta spennata la donna attempata quando si atteggia a giovane e ‘‘fa la civetta’’ rivolgendosi agli uomini con ammiccamenti e moine. 1667 La civetta sporca i cacciatori. Letteralmente, in quanto i cacciatori stanno appostati sotto la civetta che fa da richiamo. Ma anche nel senso che la caccia col richiamo e` facile solo apparentemente, il rischio di sbagliare e` alto, per cui la fama del cacciatore puo` essere compromessa. La civetta, a differenza dello zimbello, eccita gli uccelli, che si posano per breve tempo e si muovono continuamente. Se poi un cacciatore, per sbaglio, ammazza la civetta, puo` chiudere la sua carriera.
Civetta che canta vicino a casa cattiva nuova. Per antica credenza si pensa che il canto della civetta sia di cattivo augurio. 1668
1669 La mala nuova la porta la civetta. Il detto si riferisce anche a chi reca una brutta notizia se questi e` una persona poco simpatica, con fama di iettatore, oppure che gode nel riferire le altrui sventure.
La civetta mena bene dove canta e male dove guarda. Un proverbio rassicurante: cantando di notte e ben nascosta, e` difficile sapere da che parte guardi una civetta, anche perche´ muove rapidamente la testa girandola anche all’indietro. 1670
Bene dove si posa e male dove guarda. 1672 Quando canta la civetta Dio ti salvi da dove guarda. 1673 Di maggio si risolvono anche le civette. Decidono cioe` anch’esse di fare il nido, si risolvono ‘a metter su casa’. Anche le donne spensierate, sciatte e disordinate, che pensano a far la bella vita e agli amori, quando il tempo 1671
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
CLIENTE
comincia a mancare, si decidono ad accasarsi in qualche modo, provvedendo a una vecchiaia altrimenti squallida. La civetta e` l’immagine comune con la quale si indica la donna che si mostra, attira, adesca gli uomini, non necessariamente con scopi disonesti, ma anche solo per vanita`, gusto d’avere corteggiatori. Di conseguenza il termine indica anche colei che mette molto del suo impegno in questa attivita` e perde il tempo per vestirsi, ornarsi, trovare nuove attrazioni, trascurando la cura della casa, del lavoro, del marito e dei figli se ne ha, per cui il concetto di disordinata, sciatta, trascurata, senza cura delle sue cose, tranne che nel vestire, e` implicito nella connotazione di una donna come civetta. Dalla meta` d’aprile alla fine di maggio le civette hanno la stagione degli amori, che e` piuttosto tarda rispetto a quella degli altri uccelli. Vedi anche La Domenica dell’Olivo ogni uccello fa il suo nido [D 769]. La civetta rimedia un nido disordinato fatto con foglie, carta, stracci. CLEMENTE La festa di san Clemente (noto anche come Clemente Romano, terzo successore di Pietro, morto nel 104) e` il 23 novembre: non e` ancora l’inverno astronomico, ma il freddo e` gia` venuto. Per san Clemente l’inverno mette un dente. In questo periodo il freddo comincia a mordere. La metafora e` costruita sul bambino che con il primo dente comincia a far sentire il suo morso. 1674
Per san Clemente smetti la semente. Si riferisce alla semina del grano che ormai sarebbe troppo tardiva e comprometterebbe il raccolto. Vedi anche A san Martino la sementa del poverino [M 831]. 1675
CLISTERE f Vedi Dieta, Serviziale. 1676 Meglio cento purghe che un clistere. Meglio cento piccoli incomodi che un grosso fastidio. Con clistere s’intende anche una noia penosa, un incomodo insopportabile, una persona tediosa.
CLIENTE f Vedi Bottega, Comprare, Credenza, Credito.
pag 393 - 04/07/2007
COCCHIERE
1677 Il cliente ha sempre ragione. Estremamente vivo e diffuso: principio generalmente condiviso nel commercio: il cliente, nei limiti del possibile, deve essere accontentato in tutto.
Chi perde il primo cliente combina poco o niente. Specialmente a Roma era diffusa la superstizione che se il primo cliente che al mattino entra in bottega esce senza comprare nulla, nel resto della giornata gli affari saranno magri. 1678
COCCHIERE La mancia al cocchiere mette la fretta ai cavalli. I compensi e gli incentivi muovono tutto, arrivano dovunque. Per avere un privilegio, un servizio rapido ed efficiente bisogna offrire una buona ricompensa. ` bello esser cocchieri quando la strada 1680 E e` piana. Tutti i mestieri sembrano belli e facili quando non s’incontrano difficolta`. Non e` possibile farsi un’idea fondata di qualcosa basandosi su una visione parziale. 1679
Tra cocchieri ’ste frustate? Roma. Quando gente dello stesso genere, dello stesso mestiere o della stessa risma si tratta male con parole e offese. Vedi anche Cane non mangia cane [C 421]. 1681
Tra cocchiere e cocchiere non corron frustate. Forse di origine napoletana, dove corrono i detti Tra cocchiere, chesti frustate [mazzate]!, con senso: ‘‘c’era da aspettarselo’’ e Tra cocchiere, chesti frustate [mazzate]?, interrogativo. 1682
COCCIO Frammento, rottame di terracotta o di altra materia fragile. Disse il coccio al boccale: Non ci s’affaccia piu` d’una volta a questo mondo. Coccio, il frammento di vaso rotto, indica qui il morto che parla al vivo, il boccale ancora integro, e l’ammonisce sulla legge del destino. 1683
1684
330
.
Disse il coccio al boccale: Essere non si puo` piu` d’una volta.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Qui il coccio formula la sentenza con un endecasillabo di tono aulico, tanto da far pensare a un verso tolto da una composizione poetica. COCCODRILLO Viene spesso identificato come il favoloso mostro Leviatano di cui parla la Bibbia (Giobbe 40.25-41.26). I suoi denti sono tanti quanti i giorni dell’anno. Per antica credenza, riportata in quasi tutti gli scrittori medievali di cose naturali, si dice che divori l’uomo e poi lo pianga a calde lacrime, ed e` cosı` divenuto l’emblema dell’ipocrisia. A questo deve la sua fama popolare, per il resto ha poca dimestichezza con la nostra tradizione. Il coccodrillo divora l’uomo e poi lo piange. E` simbolo del pentimento ipocrita: le famose ‘‘lacrime di coccodrillo’’ sono dovute, se mai, alla difficolta` della digestione, non certo alla contrizione. 1685
Il lupo piange la pecora e poi se la mangia. Per analogia. 1686
Il corvo piange la pecora e poi la mangia. Per analogia. Il corvo grida quando avvista il cibo, ma per chiamare i compagni. 1687
1688 Il gatto gioca col topo e poi lo mangia. Per analogia. Il rito macabro del gatto e` l’unico che ha riscontro nella realta`.
Il coccodrillo insegue chi lo fugge e fugge chi lo insegue. Antica superstizione che si trova anch’essa con interpretazioni allegoriche nell’araldica e nella simbologia secentesche. Si trovano motti araldici del XVII sec. che accompagnano l’immagine simbolica del coccodrillo: Fugientibus instat, sectantes fugitat, ovvero: Fugax audaci, in timidos audax ‘‘Incalza coloro che fuggono e fugge chi l’insegue. E` pauroso con l’audace e animoso con chi ha paura’’. Il luogo comune, che ricompare spesso anche in tempi precedenti, e` antico e testimoniato da Seneca (Questioni naturali 4.2.14): Fugax animal audaci, audacissimus timido ‘‘E` un animale [il coccodrillo] propenso a fuggire davanti a chi e` audace, pur essendo audacissimo con chi e` pauroso’’. Cosı` vuole anche Plinio nella Storia Naturale (28.31). 1689
pag 394 - 04/07/2007
331
.
COCOMERO f Vedi Anguria, Pisciata. Se vuoi cocomeri grossi come un barile ponili il primo giovedı` d’aprile. Il cocomero, il popone e la zucca si seminano in aprile-maggio e si raccolgono verso luglioagosto. Il proverbio consiglia di anticipare un po’ la semina. 1690
Il cocomero e` d’oro al mattino, a desinare d’argento a cena cemento. Essendo indigesto e` piu` difficile digerirlo nell’immobilita` e nel sonno. Un insegnamento pressoche´ identico si dice anche riguardo all’arancia e al formaggio. Vedi anche Arancia, Cacio. 1691
Quando il cocomero cresce il picciolo si secca. Toscana. Infatti, cresciuto il cocomero, il gambo si secca e si stacca il frutto dalla pianta; ma il detto allude all’uomo: il cocomero e` la pancia e il picciolo e` la virilita` che diminuisce. Vedi anche E` il male dell’agnello: aumenta la pancia e s’accorcia l’uccello [A 312]. 1692
Col cocomero mangi, bevi, pisci e ti lavi la bocca. Il cocomero ha rapidi e consistenti effetti diuretici. E` lo schema rovesciato di un noto indovinello, che dice: Con un soldo mangio, bevo e mi lavo la faccia: cos’e`?, cfr. C. Lapucci, Indovinelli italiani, n. 253. 1693
CODA La coda e` spesso vista come un’aggiunta, un’appendice inutile che si puo` perdere e che puo` perderci. f Vedi Asino, Cane, Tempo. Chi ha la coda di paglia ha paura che gli pigli fuoco. Chi ha qualcosa da nascondere e` sempre sospettoso, attento, suscettibile a ogni allusione che possa riferirsi al suo segreto, prendendo per malevolenza altrui quello che invece e` frutto della propria paura. Si usa far derivare il detto alla favola di una volpe che si era rifatta di paglia la coda che aveva perduto, ma il collegamento e` poco pertinente; piu` probabilmente e` la forma eufemistica del proverbio seguente: 1694
1695
Chi ha culo di paglia stia lontano dal fuoco.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
CODA
Il proverbio si chiarisce meglio se si fa riferimento alla vistosa imbottitura posteriore tipica degli abiti femminili di un tempo. A Genova si dice: Chi ha o cuˆ de stoppa o l’ha puıˆa do feˆugo ‘‘Chi ha il culo di stoppa ha paura del fuoco’’. Il tignoso che guarı` non si tolse mai la berretta. Per analogia. Perche´ gli era rimasto il complesso della sua malattia. 1696
La volpe ama perdere la coda piuttosto che la pelle. Tra due mali meglio scegliere il minore; meglio una perdita economica, materiale che un danno alla persona fisica. Saggia scelta attribuita alla volpe che e` animale furbo, espressa in forma equivalente a quella del ben piu` diffuso, ma di senso diverso, Il lupo perde il pelo ma non il vizio [L 1090]. 1697
1698 Taglia la coda al cane e resta cane. Non e` con piccole modifiche o eliminazioni che si cambia la realta` delle cose. Perdere un’appendice non significa cambiare natura. 1699 La coda e` la piu ` dura da scorticare. La parte finale di una fatica, di un lavoro, per varie ragioni, e` sempre la piu` difficile da eseguire. Nella macellazione scotennare la coda dell’animale richiede perizia e tempo, tanto che in quelli piu` piccoli si taglia decisamente. 1700 Nella coda sta il veleno. Proverbio che traduce l’adagio latino ancor oggi comunemente citato: 1701 In cauda venenum. Dove meno ci si aspetta, nella parte finale sta il difficile, l’insidia, la malvagita`. Ne e` emblema lo scorpione, che ha il veleno nel pungiglione della coda. Vedi anche Lo scorpione ha il veleno nella coda [S 712].
La coda troppo lunga condanna a morte la volpe. Gli apparati sfarzosi, la magnificenza spesso sono un grave peso, un impaccio che puo` costare anche la vita. L’ornamento appariscente attrae l’attenzione e puo` anche perdere chi ne fa sfoggio, come la coda della volpe che tradisce il suo nascondiglio. 1702
1703 Le belle corna costarono la vita al cervo. Per analogia. Si riferisce alla nota favola di Esopo Il cervo alla fonte e il leone (Favole 102). Un cervo ammira riflesse in una fontana le belle corna e disprezza le gambe scarne e
pag 395 - 04/07/2007
CODINO
332
.
fragili. Braccato da un leone prima si salva con le gambe fuggendo e poi le corna lo perdono impigliandosi nella vegetazione. Il tema e` stato ripreso da molti favolisti, in particolare Fedro (Favole 13) e La Fontaine (Fables 6.9).
1710 I Cordovani son rimasti in Levante. Antico e letterario. Per analogia. Si riferisce a un drappello di sciocchi che non hanno fatto ritorno in Occidente in occasione di qualche spedizione crociata.
Ognuno scaccia le mosche con la coda che ha. Ognuno risolve i propri problemi con i mezzi di cui dispone. Gli animali, come buoi e cavalli, agitano la coda per scacciare gli insetti.
1711 I gattucci hanno aperto gli occhi. Per analogia. I gattini appena nati hanno gli occhi chiusi e sono praticamente ciechi, ma in pochi giorni li aprono e allora ci vedono benissimo. Da qui aprire gli occhi nel senso di ‘‘diventare accorti, avveduti’’.
1704
1705 Coda corta non scaccia mosche. Se non si hanno risorse poco si puo` fare.
La fatica fa cader la coda all’asino. La fatica toglie ogni vitalita`, ogni brio, fa stare ‘‘a coda bassa’’; oppure sciupa la coda, degrada, mortifica. 1706
CODINO E` detto codino un piccolo ciuffo allungato di capelli che spesso appare sulla nuca dei neonati. f Vedi Caino. Chi nasce col codino aspetta un fratellino. Si vuole che questa caratteristica preannunci in breve tempo la nascita di un fratello. 1707
1708
Bambino col codino un altro fratellino.
COGLIONE Solo nel senso figurato di ‘‘persona sciocca, inetta’’. Si fa capire agli altri che non lo siamo; si osserva che ce ne sono sempre in gran numero; si precisa che talora puo` convenire far finta di esserlo. Nella visione popolare e` presente la metafora che da` il termine testicolo: piccolo, poco importante testimone, in quanto nel rapporto dei sessi tale coppia di organi assiste senza partecipare apparentemente alla ‘festa’, atteggiamento da scimuniti che non sanno cogliere il momento favorevole e approfittare dell’occasione tanto ghiotta e importante. f Vedi Furbo, Matto, Pazzo, Scemo, Stolto, Tonto. 1709 I coglioni l’ha mangiati il freddo. Cosı` risponde chi e` stato bersaglio di qualche scherzo o inganno, ma non c’e` cascato, avvertendo che ormai l’ultimo freddo si e` portato via tutti i coglioni: vale a dire gli stupidi e gli ingenui, per cui e` inutile andarne in cerca.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Non e` piu` il tempo di Bartolomeo da Bergamo. Per analogia. Letterario. Con riferimento al celebre capitano Bartolomeo Colleoni, che deriva il suo cognome dall’avere sullo stemma tre di questi attributi. 1712
Noi conosciamo il melo dal pesco, i tordi dalli stornelli, gli storni dalle starne, gli asini dai buoi, l’acquerello dal mosto cotto, il vin dall’aceto, il cece dal fagiolo. Per analogia. Storni e stornelli non sono prede di caccia pregiate come i tordi e le starne; l’acquerello e` una sorta di vino leggero che si ottiene aggiungendo alle vinacce spremute acqua; il mosto cotto e` una bevanda pesante che si fa in tempo di vendemmia. Si usano piu` che altro citazioni parziali, secondo la memoria. 1713
1714 Quando trovi i coglioni riempi il sacco. Quando hai a che fare con gli sciocchi, gli inetti, coloro che non conoscono il valore delle cose, approfittane, perche´ non capita facilmente un’occasione simile. 1715 Il sacco dei coglioni e` sempre pieno. Gli sciocchi sono sempre e dappertutto in numero sufficiente, anzi abbondante. Allude anche ad altro: e` detto sacco dei coglioni lo scroto, che ha sempre la misura colma. Vedi anche Il mondo e` una gabbia di matti [M 1787]; Cavea stultorum mundus [M 1788].
Il nome dei coglioni e` scritto sui cantoni. Gli sciocchi amano scrivere dovunque il proprio nome. Oppure: gli stupidi si fanno subito riconoscere. Vedi anche Il nome dei tamburi e` scritto su tutti i muri [T 95]. 1716
1717
Il cornuto e` conosciuto in paese, il coglione dappertutto.
pag 396 - 04/07/2007
333 Il marito tradito e` conosciuto come tale solo nella cerchia delle sue conoscenze, lo stolto invece gode di vasta notorieta` in quanto dovunque vada si mostra per quello che e`.
.
COGLIONE
tato in svariate sentenze, tipo: Stultitiam simula tempore sive loco ‘‘Fingi stupidita` al momento e nel luogo opportuno’’. Meglio un soldo di coglione che uno scudo di furbo. Affine al precedente. Con il furbo tutti stanno in guardia, mentre di chi passa per persona semplice nessuno diffida. La monetina da un soldo e` contrapposta allo scudo, grossa moneta d’oro o d’argento. 1724
Chi l’accetta e chi la fune e i coglioni reggono il lume. Mentre altri lavorano per procurarsi un vantaggio gli sciocchi servono tutti senza ottenere nulla. Quelli con l’accetta tagliano la legna e quelli con la fune la legano per portarla a casa. 1718
Una pena de dı`ndio sta sempre ben in scarsela. ‘‘Una penna di tacchino (animale considerato stupido) sta sempre bene in tasca’’. Per analogia: proverbio istriano che illustra bene simili tipologie dialettali. 1725
Di coglioni ne nasce in tutte le stagioni. Secondo il proverbio, il mondo ne rimane sempre ben fornito. 1719
Le mamme dei coglioni son sempre gravide. Affine al precedente, ma retoricamente piu` efficace: la natura fornisce sprovveduti senza interruzione. E` da confrontare la massima medievale Stultitia est fecunda mater ‘‘La stupidita` e` una madre fertile’’. 1720
Se morissero i coglioni si vuoterebbe il mondo. Ci si accorgerebbe di quanto sono numerosi dall’improvviso spopolarsi della terra. Un proverbio francese, difatti, osserva: Les fous depuis Adam sont en majorite´ ‘‘Gli sciocchi, a partire da Adamo, sono in maggioranza’’. 1721
Un furbo puo` fare il coglione, ma un coglione non puo` fare il furbo. Certi ruoli non sono reversibili, infatti per convenienza si puo` scendere dalla furbizia alla stoltezza, ma non si puo` salire dalla stupidaggine alla furbizia.
Mette conto far lo scemo per non pagare il dazio. Per analogia. Alle porte delle citta` si pagava la tassa per le merci che s’introducevano dentro la cinta muraria: c’era pero` chi si fingeva mentecatto e cosı` riusciva a introdurre qualche genere alimentare nascosto nella bisaccia. Altri sostengono che si pagava una tassa d’ingresso dalla quale gli idioti erano esenti. In ogni caso, il senso e` metaforico. Si veda il parallelo veneto: Bisogna far da mona per non pagar el dazio. 1726
1727
Chi si finge coglione non paga l’ingresso.
1728
Meglio aver nome di coglione che esser detto furbacchione.
1722
E` bene avere sempre in tasca due soldi di coglione. E` sempre bene essere disposti a fare la parte dello scemo, quando conviene, per evitare incomodi piu` grossi. In certi casi la salvezza sta nel dire: Non avevo capito... Credevo... Pensavo... L’idea che convenga occasionalmente passare per poco intelligenti e` un insegnamento antico e piuttosto diffuso: gia` nei Disticha Catonis si legge (2.18) Insipiens esto cum tempus postulat ipsum! / Stultitiam simulare loco prudentia summa est ‘‘Sii sciocco, quando lo richiede la sistuazione stessa / Simulare stoltezza in un certo momento e` la massima saggezza’’, che nel Medioevo e` adat1723
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Meglio fare un po’ il coglione che mettersi in questione. E` preferibile far finta che sia stato un malinteso dovuto al proprio fraintendimento che dare inizio a una discussione, a una lite. Fare il coglione, oppure da coglione, si usa per indicare chi finge di non capire per far meglio il proprio interesse. 1729
1730
Meglio passar da coglione che metter su una questione.
L’ultima soluzione e` far da coglione. L’ultima risorsa per evitare il peggio talvolta e` rassegnarsi a fare una figura da sciocco. 1731
1732
Per passare da coglione non manca mai occasione.
pag 397 - 04/07/2007
COGNATA
334
.
Sia nel senso di trovarsi ad agire in modo sciocco, sia nel caso che questo sia l’unico espediente per salvarsi in una situazione che non offre alternative. Con i coglioni non si fa mai un pasto buono. Nella macellazione delle carni i testicoli degli animali sono posti tra le rigaglie di poco valore. Metaforicamente: per quanto uno possa essere avvertito e sapere con chi ha a che fare, lo stupido trova sempre il modo di recar danno o di guastare tutto. 1733
1734 I coglioni lasciali stare dove sono. In senso proprio, in omaggio alla buona educazione; metaforicamente: non ti venga mai in mente di aiutare uno stupido, di dargli qualche incarico o altro.
Quando i passi son piu` dei bocconi e` un divertimento da coglioni. Quando la fatica non e` compensata dal guadagno o dal piacere, il gioco non ha piu` senso. Il modello e` una scampagnata nella quale vi sia molto da camminare e poco da mangiare. 1735
Un coglione per casa e un pazzo per paese. Modifica un po’ il proverbio: Per ogni casa basta un matto [M 1062], ponendo uno sciocco per ogni famiglia e un matto per paese, ma sembra peccare di eccessivo ottimismo. 1736
Omnia per omnia e tempora susina per i coglioni non c’e` medicina. Toscana. Il primo verso e` un latinorum, ovvero una formula magico-profetica che imita il latino ecclesiastico, o anche quello ostentato dai medici d’un tempo, per dare forza al secondo verso, nel quale si afferma che l’imbecillita` e` incurabile. Vedi anche Per i malati c’e` la china e per i coglioni non c’e` medicina [C 1465]. 1737
Meglio ti dicano coglione la sera e furbo la mattina. Puoi passare da sciocco mentre chiacchieri, discuti, giochi con gli amici (tutte cose che si fanno, appunto, la sera), ma non quando, nella parte operativa della giornata, fai affari, lavori e ti occupi di cose serie.
Veneto. ‘‘Il pane degli sciocchi e` il primo ad essere mangiato’’. Per analogia. COGNATA Convivenze forzate, promiscuita` , rapporti quasi incestuosi e il solito ritornello sulla gelosia e l’invidia femminile sembrano ruotare intorno alla figura della giovane cognata. f Vedi Parente. Chi ha una bella cognata e non la fotte puo` andarsi a chiudere dentro una botte. Consiglio spudorato, ma soprattutto constatazione di tensione sessuale interna alla famiglia: le case, soprattutto quelle contadine, un tempo contavano decine di persone e la promiscuita` poteva anche favorire questo genere di rapporti. Vedi anche Non c’e` cosa piu` divina che chiavare la cugina [C 2595]. 1741
Se vuoi far credere d’essere beata parla bene di tua [della] cognata. Il detto e` rivolto a una donna: la gelosia e la discordia tra le donne della famiglia era cosa assai frequente. Beata nel senso di ‘‘santa’’. 1742
Sul tetto della casa di due cognate ci balla il diavolo. Il diavolo balla dalla contentezza per tutti i peccati d’invidia, malevolenza, rancore, vendetta che si commettono sotto quel tetto. 1743
Suocere e cognate, spine avvelenate. Sono le persone con le quali la giovane sposa ha piu` spesso dei contrasti. 1744
Il bene delle cognate fu fatto bollire cent’anni, ma non fece che acqua. Cioe` non riuscı` mai a dare un buon brodo. Dietro alle apparenze di cortesia, gentilezza, affetto tra cognate non vi e` nessun sentimento di amore reciproco. Vedi anche Genero. 1745
1738
La parte del coglione e` la prima ad essere mangiata. Quando si mettono le cose in comune, la parte degli sciocchi sparisce per prima. 1739
1740
El pan dei mincioni xe ’l primo magna`.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
COITO E` il termine di uso colto per indicare il rapporto sessuale; e difatti a livello proverbiale si trova soltanto in due espressioni latine, occasionalmente tradotte. 1746 Post coitum omne animal triste. ‘‘Ogni animale e` triste dopo l’accoppiamento’’. Ogni animale e` pervaso da un senso di abbattimento e di tristezza dopo aver fatto l’amore. Il detto, molto comune un tempo, viene citato come affermazione di Aristotele,
pag 398 - 04/07/2007
335 ma la sua origine risulta ignota e R. Tosi (Dizionario delle sentenze latine e greche) indica che il concetto si trova espresso in modo simile in un carme pseudo-petroniano. Si trova citato con ordine variato dei termini: Omne animal post coitum triste, Animal post coitum triste. La notazione dell’abbattimento, che puo` seguire l’accoppiamento, e` probabilmente di origine medica (e forse si trovava in un’opera scientifica, ora perduta, dell’antichita`), ma e` certo l’uso fatto di questa frase da parte di moralisti e predicatori del mondo cristiano, soprattutto dei secoli a noi vicini, al fine di confortare l’affermazione che e` peccato, trasgressione godere dei piaceri della carne, quasi che nella natura stessa fosse insito il senso di colpa manifestato dalla tristezza che segue l’atto sessuale. Si passava sopra anche alla contraddizione implicita: tale tristezza seguiva anche un atto coniugale lecito e benedetto, ma verso la sessualita`, qualunque ella fosse, esisteva un forte pregiudizio. Omne animal post coitum triste, excepto gallo gallinaceo et studioso gratis admisso. ‘‘Ogni animale e` triste dopo il coito tranne il gallo e chi l’ottiene gratis’’. Scherzo latino che corregge il detto medievale costituito dalla prima parte del motto. 1747
COLAZIONE Colazione e moglie prima possibile. La colazione del mattino va fatta appena alzati per far fronte alla fatica; la moglie va presa presto perche´ se uno indugia non ne fa poi di nulla. Vedi anche Matrimoni e maccheroni devon esser caldi [M 979]; Cacare e sposarsi se non si fa subito passa la voglia [C 22]. 1748
COLLA Se non ci fosser chiodi, colla e stucco il falegname sarebbe distrutto. Molti lavori del falegname, soprattutto quelli di restauro e accomodatura si riducono a un riassetto parziale del mobile e a una verniciatura che conferisce un buon aspetto all’oggetto riparato. In realta` l’abilita` superiore dell’artigiano starebbe nell’usare poco o per niente queste cose, vedi Buon falegname non 1749
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
COLLERA
usa chiodo [F 93]; Bullette e colla: tristo falegname [F 94]; Sono comunque ingredienti fondamentali del mestiere. COLLERA Un accesso d’ira improvviso che porta a parole e atti violenti, dei quali in seguito dovremo pentirci. Consigli quindi a lasciare sbollire la collera per potere riflettere con razionalita`. f Vedi Ira, Rabbia. 1750 Chi va in collera perde la scommessa. Chi si arrabbia facilmente ha partita perduta in una contesa. Fa riferimento a una nota novella popolare nella quale un furbo gabba un prete facendo una scommessa che sarebbe stata perduta dal primo che avesse perso la pazienza. Ovvero da un gioco che si fa in societa`: A chi primo s’adira. 1751 Chi va in collera perde la ragione. L’accesso dell’ira offusca la ragione in maniera tale che rimane poco del senno e dell’equilibrio. Insegnamento espresso in latino con la massima Ira furor brevis est ‘‘L’ira e` una breve follia’’, risalente a Orazio (Epistole 1.2.62), ampliata in varie sentenze medievali, ad esempio, per farne un esametro a se´ stante, nella forma Ira furor brevis est involvens turbine mentem ‘‘L’ira e` una breve follia che travolge con un turbine la ragione’’; la riprende ad verbum il Petrarca, Canzoniere 232.12 ‘‘Ira e` breve furore’’. Vedi anche L’ira turba la mente e acceca la ragione [I 499]. 1752 La collera fa l’uomo cieco. L’ira accieca completamente la visione della realta` e focalizza l’attenzione della mente su un unico punto che e` l’elemento che l’ha scatenata. Vedi anche A sangue caldo nessun giudizio e` saldo [G 776].
La collera della sera lasciala alla mattina. Se hai un accesso d’ira, interrompi quello che fai e riprendi dopo un ragionevole tempo. Sfogando l’ira immediatamente si rischia di commettere degli errori irreparabili. E` riportato in una novella popolare (I tre consigli) come consiglio dato da un mago a un suo servitore. La fiaba narra di un ciabattino che va a servizio d’un mago e questi, invece di dargli soldi, gli da` tre consigli, che salvano l’uomo e ne fanno la fortuna: ‘‘Non lasciare mai la strada vecchia per la nuova‘‘; ‘‘Non impicciarti mai dei fatti degli altri’’; ‘‘La col1753
pag 399 - 04/07/2007
COLLO
336
.
lera della sera lasciala alla mattina’’. Come si vede sono tre proverbi dei quali il terzo e` meno noto (cfr. C. Lapucci, Fiabe toscane, 1984, p. 134). La fiaba e` diffusa in diverse tradizioni italiane come in quella siciliana. Non lasciare che sulla tua ira tramonti il sole. Per analogia. Non portarti a letto il tumulto dell’animo provocato dall’ira; cerca di ritrovare la calma prima della fine della giornata. Vedi anche La notte porta consiglio [N 489]. 1754
La collera [l’ira] finisce col [nel] pentimento. L’ira, una volta sbollita, lascia l’uomo di fronte a parole e azioni violente di cui si vergogna, o addirittura a scelte irrevocabili che non avrebbe mai voluto fare. 1755
Con l’uomo in collera, acqua in bocca. Quando una persona va in collera il miglior atteggiamento da prendere e` restare in silenzio: non sa infatti se una parola detta per calmarlo possa ottenere l’effetto opposto. Vedi anche Acqua in bocca [A 186]. 1756
Chi va in collera per poco si pente per molto. Chi cede all’ira per una ragione futile si procura un danno che spesso e` grave. 1757
Un anno di malinconia non toglie un’ora di collera, Stare tristi a lungo non rimedia ai danni fatti dalla collera, anche se di breve durata. 1758
L’uomo si conosce quando la collera l’assale, quando il danaro gli manca e quando la donna lo tenta. La vera natura di un uomo si rivela quando l’ira gli fa dire senza controllo quello che sente veramente dentro di se´; quando la penuria di denaro o lo induce a comportarsi disonestamente oppure attiva le sue capacita`, le sue segrete risorse; quando si trova davanti alla donna che gli si offre. 1759
COLLO L’attenzione dei proverbi e` tesa a salvaguardare il collo, parte anatomica essenziale per mantenersi in vita. Quando uno s’ha da rompere il collo trova la scala al buio. Se e` scritto che una sventura debba accadere, essa si presenta attraverso una concatena1760
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
zione di eventi talmente inverosimile che e` quasi impossibile intenzionalmente. Vedi anche Chi dev’essere impiccato non annega in nessuna tempesta [I 80]; Chi ha da morire sulla forca puo` ballare sul fiume [F 1056]; Al destino non si sfugge [D 240]. Salvati il collo che le gambe si fanno di legno. Quando ti trovi in pericolo, cerca di salvare quello che e` vitale, al resto in qualche modo si rimedia. ` piu` facile rompersi il collo che 1762 E trovare chi l’accomoda. In generale: e` piu` facile distruggere che accomodare. La rottura della cervice e` irreparabile. Il detto si rivolge contro coloro che vivono spericolatamente o pensano a distruggere senza aver previsto come ricostruire. 1761
Collo corto, vita corta; collo lungo, vita lunga. E` una antica credenza che le caratteristiche di molte altre parti del corpo sarebbero magici segni del destino: ad esempio l’alluce del piede puo` indicare la vedovanza, le linee delle mani varie qualita` e difetti (oltre che lunghezza della vita e fortuna in amore), i punti bianchi che compaiono sulle unghie la finzione o le bugie dette. 1763
COLLOTORTO Altro nome del torcicollo (lynx torquilla), piccolo uccello dal piumaggio scuro, simile al picchio, cosı` detto per i movimenti repentini del capo, spesso in posizioni strane e impossibili per gran parte degli altri uccelli. 1764 Il collotorto non sdegna mai. Contrariamente agli altri uccelli, il torcicollo per quanto gli si manometta il nido, continua a curare la covata senza abbandonarla. E` un proverbio che non e` usato metaforicamente in nessun senso. Faceva parte della cultura generale del campagnolo, ben conosciuto dai cacciatori di nidi. Questi di primavera andavano un tempo per macchie e boschi, adocchiando dove gli uccelli avevano nidificato e tenendo il conto di quale livello di crescita avevano raggiunto i pulcini. Bisognava infatti prelevarli quando, ormai grossetti, erano alla vigilia di volar via, nel qual caso erano perduti per il cacciatore. Questi li allevava poi in gabbia per farne richiami, o li metteva direttamente nel padellino. Era necessario fare molta attenzione perche´ quasi tutte le specie di uc-
pag 400 - 04/07/2007
337
.
celli nostrani sono sospettosi e previdentissimi: appena avvertono la presenza pericolosa di animali predatori (e l’uomo con le faine, i serpenti, le civette, e` di questi e` il piu` temibile), sdegnano, ossia non curano piu` la covata lasciandola morire, ovvero, in certi casi, la portano altrove. Cosı` invece non fa il collotorto, che non lascia i piccoli anche se si altera un poco il nido o lo si visita in sua presenza. COLOMBAIA f Vedi Piccionaia. COLOMBA / COLOMBO Si usa il termine piccione (vedi la voce) come sinonimo di colombo (Columba livia) per indicare l’uccello domestico allevato per la tavola, o che vive negli abitati. Appartengono alla stessa famiglia dei Columbidi anche i colombacci, uccelli migratori che i cacciatori attendono al passo. Nell’antichita` era sacra a Venere la coppia dei colombi, simboleggiante l’amore e gli innamorati, che spesso e` raffigurata a trainare il carro della dea. Alcuni proverbi conservano memoria di questa connessione. Il colombo, che entra nei traslati che indicano innocenza e amore, e` la figura animale che nel Cristianesimo riveste il simbolo piu` alto, rappresentando la Terza Persona della Trinita`: lo Spirito Santo, nel Battesimo di Cristo, nell’Annunciazione e nella Pentecoste (Matteo 3.16; Giovanni 1.32). L’esempio della colomba e` usato da Cristo, quando consiglia di essere prudenti come serpenti e innocenti come colombe (Matteo 10.16). Ma nei proverbi compare piuttosto il colombo come banale uccello domestico, dedito a mangiare in continuazione. f Vedi anche Piccione. 1765 Due colombi insegnarono a baciare. Si vuole che il bacio sia stato insegnato agli uomini dai colombi. Si dicono piccioncini gli innamorati che si amano teneramente, ritenendo esemplare il legame d’affetto di questi volatili (vedi sotto). Ma gli ‘‘innocenti’’ colombi possono essere anche simbolo della lussuria (ad esempio nell’iconografia), visto che nei loro periodi hanno un attivissimo e lungo corteggiamento, durante il quale tubano, si inseguono e si baciano continuamente. 1766
Non si vide mai colombo solo.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
COLOMBA / COLOMBO
Il colombo vive in coppia ed e` monogamo e fedele. Sembra che la morte raggiunga in poco tempo il membro della coppia rimasto solo, come si racconta anche della tortora, del cigno, della cicogna e del pappagallo. Colombo pasciuto, ciliegia [veccia] amara. Chi e` sazio trova mille difetti anche nei cibi piu` squisiti. La necessita` rende tutto accettabile, gradito e semplice; l’abbondanza rende invece schizzinosi e indecisi. La Bibbia (Proverbi 27.7) afferma: ‘‘Gola sazia disprezza perfino il miele, gola affamata trova dolce anche l’amaro’’. La veccia (vedi la voce) e` usata come becchime per gli uccelli, che ne sono ghiotti. Vedi anche Falco col gozzo pieno lascia volare i colombi [F 86]; La fame e` il miglior condimento [F 148]. 1767
1768 A ventre pieno ogni cibo e` amaro. Per analogia.
Colombo mangia oro e caca piombo. Il colombo mangia cibi pregiati, in particolare grano che depreda nei campi e nelle aie. Lo sterco di colombo e` ricercato per concimare ma, assai forte e corrosivo, brucia facilmente le radici se somministrato in dose eccessiva. 1769
1770 Colombo grasso non va lontano. Sta bene dove si trova. Si dice di persone ben sistemate quando minacciano di andarsene.
Ogni ventidue giorni uova e colombi. I colombi covano in ventidue giorni e allevano la covata in un periodo quasi della stessa durata. 1771
1772 Il colombo porta e la colomba rassetta. Descrive il modo con cui i colombi preparano il nido: il maschio porta i rametti, le foglie e la femmina li sistema. In metafora indica l’attivita` dell’uomo e della donna nel me´nage coniugale.
San Matte´ la palomma sta in pe´. Marche. ‘‘Per san Matteo s’alza la colomba’’. Per san Matteo (21 settembre) arrivano i colombi e si usa attenderli al passo. 1773
1774 Colomba muta non trova marito. La donna schiva, timida, riservata rimane zitella. I colombi hanno un corteggiamento particolarmente espansivo caratterizzato da un tipico borbottio che si dice grugare.
pag 401 - 04/07/2007
COLORE
338
.
1775 Anche le colombe hanno il fiele. La mitezza e la mansuetudine del colombo sono luoghi comuni che non hanno riscontro nella realta`: il volatile e` combattivo, artiglia e becca, ingaggia lotte con i suoi simili. Gli antichi pensavano che i colombi non secernessero fiele e per questo fossero miti e pacifici. Di uso traslato: anche le persone miti sanno sanno arrabbiarsi o fare cattiverie. Vedi anche Anche la formica ha la sua rabbia [F 1097].
COLORE Il colore come specchio della natura delle cose, e anche il colorito della carnagione dell’uomo come specchio dell’anima. f Vedi Sapore. Ogni cosa ha il suo colore. Ogni cosa ha una particolare colorazione dalla quale si capisce la sua natura, il suo modo di essere, la sua condizione. Dal colore si comprende se e` vecchia o nuova, vera o falsa, e anche se un organismo e` sano o malato. 1776
1777 Anche il nero e` un colore. Il nero e` ritenuto la negazione del colore, ma anch’esso e` un colore, ovvero: ne tiene il posto. In senso figurato: anche tacendo si dice di no. Il nero e` infatti il simbolo della morte, dell’assenza, della negazione nelle votazioni nelle quali si indicava con la palla nera il rifiuto, il parere contrario a un’elezione o ad altro. In generale: spesso ci si illude che negando, astenendosi, tenendosi lontano, dichiarandosi estraneo, non scegliendo si possa eludere un impegno, una richiesta o una domanda, in realta` si nasconde ai nostri occhi una scelta che comunque viene fatta, o da noi con uno stratagemma di mimesi, o da altri per noi.
Poca barba e men colore sotto il ciel non (c’)e` peggiore. L’uomo glabro e pallido e` da evitare. La barba scarsa e` segno di poca virilita` e vitalita`, mentre un colorito smorto e` ritenuto tipico di un individuo introverso, strano, che cova sentimenti tormentosi e pericolosi. 1778
Gente che non ha colore in viso Cristo non la volle in Paradiso. Vedi anche Faccia senza colore / falso o traditore [F 36]. 1779
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
COLPA La colpa, sia come peccato, sia come comportamento dannoso verso gli altri, viene nascosta, negata e infine scaricata su chi non puo` difendersi. f Vedi Errore. La colpa morı` fanciulla (qualcuno la chiese e non ne fece di nulla). Assai vivo e diffuso (solo la prima parte), come anche il successivo, che ne e` variante. La colpa non la vuole nessuno: tutti la lasciano volentieri agli altri (anche se qualcuno, a volte, si prova a prenderla, poi ci ripensa). Vedi anche Cattivi fatti non hanno padre [F 424]. 1780
1781
La colpa morı` vergine.
1782
La colpa e` sempre fanciulla.
1783
La colpa era una bella donna, ma non la volle nessuno.
1784 Le colpe dei padri ricadono sui figli. Antichissima credenza che una colpa commessa da un antenato possa essere scontata anche dai figli e dai nipoti. Il concetto ha largo spazio anche nella speculazione greca (si pensi innanzitutto ad Eschilo), ma successivamente e` mediato dagli insegnamenti biblici. Si veda Esodo 20.5 dove si legge: ‘‘Io sono il Signore che punisce nei figli le iniquita` dei padri’’ e la memorabile espressione di Ezechiele 18.2 e Geremia 31.29: ‘‘I padri hanno mangiato l’uva acerba e i denti dei figli si sono allegati’’, indicato espressamente come proverbio. Cosı` anche Dante (Paradiso 6.109110): ‘‘Molte fı¨ate gia` pianser i figli / per la colpa del padre...’’. Vedi anche Tal pera mangia il padre che al figlio allega i denti [P 42]; Tale susina [uva] acerba ha mangiato il padre che ai figli allegano i denti [P 41]. 1785 La colpa e` di chi tace. Chi non si difende mostra di consentire a quello di cui viene accusato (vedi anche Chi tace acconsente [T 15]). Anche chi tace sdegnosamente, ritenendo che sarebbe meschino difendersi, viene considerato colpevole. A tacere poi, e a essere incolpati, sono gioco forza chi e` assente e soprattutto chi e` morto. Vedi anche Nessun assente ha ragione e nessun presente ha torto [A 1507]; Gli assenti hanno sempre torto [A 1508]; Non si dice male degli assenti [A 1509].
pag 402 - 04/07/2007
339 Chi mira Dio presente la colpa si fa lontana. Chi pensa che Dio lo vede e che a lui dovra` rendere conto delle proprie azioni si tiene lontano dal peccato. 1786
Chi nasconde le proprie colpe ne vuol commettere ancora. Se il pentimento e` sincero si sente il bisogno di confessare tutto per liberarsi definitivamente dei propri peccati. 1787
Chi difende la sua colpa fa un’altra colpa. Giustificare un proprio errore equivale a commetterlo nuovamente. 1788
Su ogni letto dorme male chi ha la colpa per guanciale. L’effetto principale del rimorso e` la perdita della serenita` e del sonno. 1789
1790 A colpa vecchia penitenza nuova. A peccato incallito, che si ripete, che diventa abitudine ci vuole un nuovo rimedio piu` energico, rispetto a quelli usati precedentemente che non hanno avuto effetto.
Per una lieve colpa affondo` una grande nave. La colpa che si giustifica come lieve puo` avere in determinate situazioni effetti rovinosi. 1791
1792 La colpa e` dei perdenti. Chi e` stato sconfitto e` inevitabile che sia accusato anche di colpe che non ha, in quando a stabilirlo sono coloro che lo hanno vinto. 1793 La colpa e` degli offesi. La colpa e` dei sopraffatti, dei vinti. 1794 La colpa seguira` la parte offensa. Colui che in realta` e` danneggiato sara` anche ritenuto colpevole. Per dire che si subira` doppia ingiustizia. Verso dantesco (Paradiso 17.52), nelle parole della profezia di Cacciaguida, che potrebbe essere proverbio antico ripreso da Dante stesso. Continua infatti ‘‘in grido, come suol’’. L’ispirazione del passo e` stata da tempo riconosciuta in Boezio (La consolazione della filosofia 1.4). 1795 Chi non ha colpa non ha paura. Chi non si sente colpevole non ha timore. Vedi anche Male non fare, paura non avere [M 390].
Dove non e` colpa non occorre perdono. Chi senza colpa ha causato un danno o una disgrazia non deve chiedere perdono. 1796
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
COLTELLO
1797 Da colpa nasce colpa. Sia perche´ una colpa, un errore, spesso inducono una catena di effetti negativi, di altre scelte sbagliate che si moltiplicano, sia perche´ chi ha commesso una volta una colpa pua` essere ritenuto, magari a torto, responsabile anche di altre azioni del genere.
COLPEVOLE f Vedi Assolvere. Il colpevole ha un alibi e l’innocente non ce l’ha. Il colpevole riesce a dimostrare la propria innocenza meglio dell’innocente, perche´ ha preparato per tempo le proprie mosse, il proprio alibi. 1798
COLPO Due colpi diversi: lo sparo del fucile da caccia e il tocco magistrale dell’esperto. 1799 Bel colpo non ammazzo` mai uccello. Quando si loda il colpo lo si fa per giustificare il fatto che e` andato a vuoto, nonostante la grande maestria. Invece che all’imperizia si da` la colpa alla sfortuna. Il colpo era bello, ma e` scappato l’uccello. Le cose fatte secondo la regola dell’arte non sempre sono efficaci, raggiungono lo scopo. La bella mossa non garantisce il successo. 1800
Val piu` un colpo del maestro che cento del manovale. La mano del maestro, dell’esperto realizza con un solo colpo quello che non riesce a fare l’inesperto con lunghe operazioni. Vedi anche Vale piu` un’occhiata del maestro che cento colpi dell’operante [M 98]. 1801
COLTELLO Come arma, sinonimo di pugnale e anche di uomo malvagio. f Vedi Boia. 1802 In guaina d’oro coltello di piombo. Sotto preziose armature, lussuosi apparati si mascherano scarso valore e poco coraggio. Molti dissimulano con l’apparenza la mancanza di capacita` e valore. 1803 A tal coltello tal guaina. La custodia deve essere di valore proporzionato a cio` che custodisce. E` uno schema di concatenazione logica presente in molti pro-
pag 403 - 04/07/2007
COMANDAMENTO
verbi. Vedi anche A popolo pazzo, prete spiritato [P 2125]; A un pazzo, un pazzo e mezzo [P 908]; A carne di lupo denti di cane [L 1115]. 1804 A duro coltello dura cote. La cote e` la striscia di pelle dura sulla quale si affila la lama. 1805 Un coltello aguzza l’altro. Un malvagio insegna all’altro, un maligno aizza l’altro. Anche semplicemente: due cose simili, due persone simili si aiutano; ma la presenza del coltello, che ferisce e taglia, suggerisce che ci si riferisca a chi fa del male. Aguzzare qui e` ‘‘affilare’’, sfregando il taglio di un coltello con quello dell’altro. 1806 Ogni coltello aspetta il suo coltello. Chi fa del male dovra` aspettarsi di riceverlo a sua volta. Vedi anche Chi di spada ferisce di spada perisce [S 1728]; Chi la fa l’aspetti [F 241].
COMANDAMENTO L’undicesimo comandamento ordina di non farsi fregare. Si dice a chi e` un po’ sprovveduto, suggerendo anche che non fu inserito da Mose` perche´ gli pareva superfluo. 1807
COMANDARE L’arte di comandare, con chiarezza e precisione dovute a capacita`, prontezza e competenza; ma anche il gusto di imporre la propria autorita`. f Vedi Ubbidire. Quando le cose non si sanno fare non si sanno nemmeno comandare. Per saper comandare bisogna conoscere a fondo e dettagliatamente la materia di cui si tratta, come si deve eseguire quello che si ordina. Per questo molti generali venivano dalla gavetta come molti grandi imprenditori dall’esperienza di fabbrica. 1808
1809
Chi non sa fare non sa comandare.
1810
Chi vuol ben comandare prima cominci a fare.
Chi servito non ha comandare non sa. Per analogia. Soprattutto riferito alla vita militare. 1811
1812
340
.
Chi non ha servito non sa comandare.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1813 Assai comanda chi ubbidisce al saggio. Ha ben dimostrato la capacita` di comando colui che spontaneamente sceglie di lasciarsi guidare dal saggio. 1814 Chi ben comanda ben e` obbedito. Colui che da` ordini chiari, precisi nei modi e nei termini, ottiene che questi vengano eseguiti prontamente e con esattezza. 1815 Comandi chi puo` , ubbidisca chi deve. A ciascuno le proprie funzioni: chi ne ha le capacita` comandi, e chi deve ubbidire esegua. 1816 Comandi chi puo` , ubbidisca chi vuole. Nei Promessi sposi (cap. 14), Renzo, un po’ alticcio all’Osteria della Luna piena, enuncia, esponendo la propria interpretazione della ‘‘grida’’, questo principio: ‘‘quella faccia d’ariano [...] vuol dire: comanda chi puo` e ubbidisce chi vuole’’. Manzoni affida evidentemente a Renzo la modifica del proverbio precedente; ne e` cosı` nato, con la diffusione universale del romanzo, un nuovo proverbio, che si usa per indicare o commentare una situazione di disordine e anarchia stabili. 1817 Chi comanda paga. Colui che da` gli ordini e` colui che deve essere pronto a pagare, anche se quello che ha chiesto e` stato fatto a favore di altri. 1818 Chi comanda fa legge. Colui che ha il potere nel suo ambito detta le regole, le norme alle quali i sottoposti si devono attenere. Chi ha tutto il potere fa le leggi vere e proprie.
Dove si puo` comandare non occorre pregare. Chi ha vera autorita` ordina e non chiede. 1819
1820 Non e` padrone chi comandar non osa. Quando chi e` preposto non ha il coraggio di comandare vuol dire che il suo potere e` del tutto nominale, non ha fondamento ne´ effetto.
Quando tutti comandano non si fa mai nulla. Dove ci sono piu` padroni gli ordini non vengono eseguiti. 1821
Ciccio comanda a Cola, Cola comanda a Ciccio. Di area meridionale. Quando tra due persone si rimpallano i comandi senza che nessuna si decida a eseguirli. 1822
1823
Comanda e fai se presto vuoi.
pag 404 - 04/07/2007
341
.
Se vuoi che sia fatto rapidamente e bene quello che desideri dai pure ordini, ma impegnati anche personalmente, in quanto nessuno potra` fare prima e meglio. Vedi anche Fai come il potesta` di Senigallia che comandava e faceva da se´ [S 994]. 1824
Comanda e fai da te.
A tutti piace comandare. C’e` un gusto un po’ perverso nell’imporre la propria volonta` e spesso il potere viene esercitato non come necessita` o servizio verso gli altri, ma come prevaricazione. Vedi anche Potere e` meglio che fottere [F 1287]. 1825
1826 Chi comanda non suda. Chi comanda non ha l’incombenza della fatica dell’esecuzione, anche se ne ha la responsabilita`.
Chi comanda ha ragione, specialmente se ha torto. Scherzo che contiene una verita`: chi comanda impone il proprio parere, al quale puo` anche rinunciare, ma mai quando si accorge di aver sbagliato. 1827
Comandare, rubare e nascondere son tre ladri. Si tratta in tutti e tre i casi di appropriarsi di quello che non e` proprio. Chi comanda si appropria della volonta` dei sottoposti, oppure fa la parte del leone nella spartizione dei beni; chi ruba si appropria palesemente dei beni altrui; chi nasconde se ne appropria in maniera subdola, facendo sparire un bene per recuperarlo al momento opportuno. 1828
COMBATTERE 1832 Chi non combatte non ha corona. Chi si rifiuta di lottare, di sforzarsi, di opporsi a quello che lo contrasta non ottiene nulla, non ha ne´ successo ne´ gloria. Vedi anche La gloria non vien stando in poltrona [G 877]. 1833 Gli avvoltoi combattono per le carogne. Le persone meschine, volgari, spregevoli si battono per interessi vergognosi, scopi miserabili.
Chi non vuol combattere non vada alla guerra. Chi non ama contendere, confrontarsi, lottare per far prevalere la propria idea eviti i luoghi dove questo avviene: campi di battaglia, arene, dibattiti, parlamenti, assemblee. 1834
COMETA Il comparire in cielo di una cometa, come in genere tutto cio` che altera l’ordine naturale dell’universo, e` stato considerato a lungo un segno infausto. Nella sfera celeste, creduta la somma delle perfezioni, non si poteva ammettere la presenza di anomalie, impurita` come i meteoriti. Nelle comete si vedevano figure diaboliche a cavalcioni, oppure anime dannate come Erodiade, Gezabele. Cometa annata poco lieta. Per antichissima credenza la cometa annuncia disgrazie, in particolare che l’anno nel quale si verifica il fenomeno non sara` felice per qualche disastro o flagello. Vedi anche Segno in cielo, disgrazia in terra [C 1575]. 1835
1836
COMANDO f Vedi Preghiera. 1829 Buon comando fa buon servizio. Chi sa comandare mette in grado chi esegue di farlo nel modo migliore. 1830
Cosa ben comandata e` ben fatta.
COMARE La Comare, con la C maiuscola, e` il nome popolare della Morte (detta anche Comare secca). Quando chiama la Comare volenti o nolenti bisogna andare. Al richiamo della fine nessuno puo` opporsi. 1831
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
COMINCIARE
Cometa visita non lieta.
Cometa porta sulla terra o peste o fame o guerra. I piu` temuti flagelli che colpiscono l’umanita`. 1837
La stella cometa porta per sette anni una coda di peste e di malanni. Si credeva che la coda della cometa fosse costituita di presenze malefiche, influssi maligni che ricadevano sulla terra, e i cui effetti non terminavano con la scomparsa della stella. Gli almanacchi parlano ancora in questi termini. 1838
COMINCIARE Nei proverbi c’e` un continuo, assillante invito a vincere l’inerzia, ad agire, a lavorare, a
pag 405 - 04/07/2007
COMINCIARE
342
.
cominciare bene... ma, aggiungono, anche un buon inizio non e` sufficiente: bisogna adoperarsi per portare a termine l’opera. L’attenzione sugli inizi e` antico tema paremiografico mantenuto in tutte le culture: anche la tradizione greca conosce: ‘‘L’inizio di ogni operazione e` assai difficile’’. f Vedi Principiare, Principio.
iniziala! Equivale al tutto la prima parte dell’opera’’. Vedi anche Il peggior passo e` quello dell’uscio [P 693]; E` solo il primo bacio che costa [B 33]; Il principio e` sempre il piu` difficile [P 2737]; Mangiare e grattare, tutto sta a cominciare [G 1097]. 1849
Il difficile sta nel cominciare.
Chi ben comincia e` alla meta` dell’opera. Fra i piu` vivi e diffusi proverbi italiani. Superare l’inerzia iniziale e impostare bene un lavoro e` fondamentale: il resto segue di conseguenza. Citato anche da Battista Guarini (Il Pastor Fido, atto I, scena I: ‘‘Chi ben comincia ha la meta` dell’opra / ne´ si comincia ben se non dal cielo’’. Gia` in Platone (Repubblica 2.377a, Leggi 6.753e) si riporta come proverbio: ‘‘L’inizio e` la meta` del tutto’’, poi ripreso da vari autori (il neoplatonico Giamblico, ad esempio, attribuisce l’insegnamento a Pitagora, Vita Pitagorica 29.162). Vedi anche Tutto sta a cominciare [C 1848]. Un po’ diverso:
1850
Non c’e` cosa piu` difficile che cominciare.
1851
Il piu` e` cominciare.
1839
1840 Buon principio fa buona fine. Per analogia.
Cosa ben cominciata e` mezza fatta. Cfr. Orazio (Epistole 1.2.40): Dimidium facti qui coepit habet ‘‘Chi ha cominciato e` gia` a meta` della cosa fatta’’. Vedi anche Barba insaponata e` mezza fatta [B 103]. 1841
1842 Travail bien invionne´ meitzo travonne´. Valle d’Aosta. ‘‘Lavoro ben avviato e` mezzo fatto’’. Questo e il seguente esemplificano tipologie dialettali molto diffuse. 1843 Al prinze´ppi l’e´ la mete´ del fe´n. Bolognese. ‘‘E` all’inizio la meta` del compimento’’. 1844 Chi comincia male finisce peggio. Reciproco dei precedenti. 1845
Cattivo cominciamento ha peggior fine.
1846
Quando una cosa comincia male finisce peggio.
1847
Chi comincia malamente conclude poco o niente.
1848 Tutto sta a cominciare. L’inizio di un lavoro, di un viaggio, di una qualsiasi impresa e` il momento di maggiore difficolta`. Merita confrontare una massima medievale: Incipe quidquid agas! Pro toto est prima operis pars ‘‘Qualsiasi cosa tu faccia,
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1852 Il primo passo e` quello che costa di piu `. Per analogia. Anche se si tratta di un facile adattamento proverbiale, in questa forma precisa la frase pare aver avuto un ‘‘autore’’: fu detta infatti, in francese, da Madame du Deffand (meta` del XVIII sec.) al cardinale de Polignac che le aveva narrato come san Dionigi, decapitato, prese in mano la propria testa portandola la` dove fu edificata la chiesa a lui consacrata Vedi anche Chi mette la tovaglia mette il piu` [T 822]; Il peggior passo e` quello dell’uscio [P 693].
La montagna piu` ardua e` la porta di casa. Per analogia. E` la continuazione di un’espressione proverbiale gia` nota a Varrone (De re rustica 1.2.2), Portam itineri dici longissimam esse ‘‘Si dice che in un viaggio la parte piu` lunga e` la porta’’. 1853
1854 Tutto sta a rompere il ghiaccio. Per analogia. Rompere il ghiaccio: superare l’imbarazzo iniziale. In questa forma e` particolarmente vivo e sentito come colloquiale. 1855 L’importante e` cominciare. La cosa essenziale e` mettere mano a un’opera.
Per fare bisogna incominciare. Occorre mettere mano decisamente all’opera, i continui rinvii spesso portano a non fare nulla. 1856
1857 Se mai si comincia mai si finisce. Quello che mai comincia non avra` mai una fine. 1858
Chi non comincia non finisce.
1859 Quello che ha inizio ha fine. Reciproco del precedente. 1860
Tu comincia e Dio provvede al resto.
pag 406 - 04/07/2007
343 A chi ha il coraggio di cominciare giungono aiuti insperati, qualcuno provvede a dare una mano. Vedi anche Aiutati che Dio t’aiuta [A 372]. Per chiedere aiuto ai santi bisogna aver cominciato. Per ricevere aiuto, umano o divino che sia, bisogna aver posto una base sulla quale sia possibile intervenire.
.
1872
COMODA
Niente fa chi comincia e non finisce.
Se cominci, finisci. Portare a termine quanto abbiamo iniziato e` un imperativo categorico. 1873
1861
Piu` tardi si comincia e piu` tardi si finisce. Ritardando l’inizio si rischia di incontrare ostacoli e difficolta` che allungano ulteriormente i tempi. 1862
1863 Chi tosto comincia, tosto finisce. Chi comincia tempestivamente e con decisione arriva presto a concludere l’impresa.
Chi molte cose comincia poche ne finisce. Chi avvia molti lavori e faccende non avra` tempo ne´ risorse per seguirli tutti e finira` col lasciarli a meta`. Vedi anche Chi vuol mettere troppa carne al fuoco fatica parecchio e conclude poco [C 773]; Chi mette troppa carne al fuoco non e` facile che ne mangi [C 774]; Pianta che ha molti frutti non li matura tutti [P 1578]. 1864
COMMEDIA f Vedi Teatro. COMMERCIO `. f Vedi Mercante, Pubblicita 1874 Nel commercio non ci son fratelli. Quando si tratta di affari non si fanno ne´ favori ne´ beneficenza. Nel commercio non ci possono essere persone favorite perche´ le eccezioni si moltiplicano e le perdite si sommano. 1875 Il commercio non conosce amico. L’interesse personale prevale su qualsiasi altra considerazione.
Chi fa commercio da`: otto etti per regola, nove per amicizia e dieci a nessuno. Ossia: ruba sul peso a tutti, a chi piu`, a chi meno. 1876
Chi troppe cose avvia non ne finisce nessuna. Per analogia.
Commercio senza cervello fa l’uomo poverello. Chi commercia senza capacita`, abilita` ed esperienza si ritrova a vivere stentatamente.
1866 Chi troppo intraprende, poco finisce. Chi da` inizio a un numero eccessivo di attivita` difficilmente conclude qualcosa. Vedi anche Chi mette tanti ferri in fucina qualcuno ne guasta [F 605].
In commercio e in amore fai sempre da solo. Nel commerciare e nell’amore non avere mai soci. Il socio sta con te nei buoni affari e quando le cose si mettono male ti abbandona.
1867 Si fa prima a cominciare che a finire. Correttivo, come i seguenti, della affermazione degli altri proverbi circa la buona riuscita implicita nell’inizio: anche se e` gia` molto aver dato inizio a un’impresa, per portarla a termine ci vuole ben altro, e` necessario risolvere tutti i problemi e ultimare il lavoro. Vedi anche Tra il dire e il fare c’e` di mezzo il mare [F 263].
Nel commercio conta piu` il credito che il danaro. Avere buon nome, credito, prestigio e fiducia e` una base che conta piu` del capitale stesso.
1865
Cominciare e` piu` facile che finire. 1869 Cominciare e` la meta`, finire e` tutto. 1870 Altro e` cominciare, altro e` finire. ` meglio non cominciare che lasciare 1871 E a mezzo. Un lavoro lasciato a mezzo e` una spesa inutile che non porta alcun vantaggio. 1868
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1877
1878
1879
COMODA Si chiamava comoda un mobile della stanza da letto, una poltrona di legno con un foro e, sotto, il vaso da notte che veniva inserito e chiuso con uno sportello. Di per se´ non entra nei proverbi, ma motiva l’invenzione di un personaggio dal nome parlante. Far come Padre Comoda, che pisciava da cavallo. Di chi pretende far le cose col massimo agio si dice che si comporta come questo prelato, che non si sa chi fosse ne´ si dice come facesse. 1880
pag 407 - 04/07/2007
` COMODITA
Giovanni Comodino la faceva a letto per non alzarsi. Per analogia. E` detto di persona oltremodo pigra che, per essere eccessivamente indolente, va incontro a problemi e incomodi spiacevoli. 1881
Sant’Agio di Valdiriposo strigliava le mule dal letto. Per analogia. Santo immaginario che nel nome esprime la sua filosofia della vita. 1882
` COMODITA Tutto cio` che reca un vantaggio, soddisfa i propri bisogni, ma che ha spesso un suo rovescio, come ad esempio l’allontanare dalla retta via. Infine gli agi che rendono gradevole la vita, e di cui e` imperdonabile non approfittare. Non c’e` comodita` che non porti uno scomodo. Non c’e` vantaggio che non porti uno svantaggio, un miglioramento che non implichi un inconveniente, un aiuto che non comporti un problema. Vedi anche Chi va in carrozza non puo` pisciare [C 842]; Non c’e` rosa senza spine [R 922]. In generale: Ogni medaglia ha il suo rovescio [M 1074]. 1883
1884 La comodita` fece ladro un galantuomo. Non bisogna indurre nessuno in tentazione perche´ l’opportunita` favorevole corrompe anche chi e` di natura onesta. Vedi anche L’occasione fa l’uomo ladro [O 24]; Cassa aperta fa peccare il giusto [C 991].
La cosa comoda fa l’uomo ladro. Chi ha comodita` e uso non ne fa, passa da coglione e non lo sa. Colui che si trova nella situazione di poter vivere bene e non ne approfitta, e` un vero stupido e non sa neanche quanto. 1885 1886
Chi ha comodita` e non se ne serve non trova confessore che l’assolve. Non godere di cio` che la vita offre e` un peccato imperdonabile. 1887
1888 Le comodita` non son mai troppe. Piu` se ne hanno e piu` se ne vorrebbero.
COMODO 1889
344
.
Chi ama il suo comodo non pisci nel letto.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Chi ama star bene si goda le sue comodita`, ma non esageri nell’evitare le noie al punto di crearsi con questo dei guai, come chi, per la fatica di alzarsi la facesse nel letto. Io, Dio e il comodo mio. L’egoista crea una scala di valori nella quale lui stesso si trova al primo posto, poi Dio, del quale non puo` fare a meno, e subito dopo il proprio comodo. Il proverbio e` costruito ironicamente come un’impresa araldica. Fare il proprio (porco) comodo significa comportarsi senza nessun riguardo per gli altri. 1890
Chi vuol star comodo non vada per mare. Chi ama la vita comoda, il proprio agio, la tranquillita` e la sicurezza non intraprenda un viaggio per mare dove tutto e` rischio, disagio e fatica. 1891
COMPAGNIA / COMPAGNO Tutti i proverbi sottolineano l’importanza degli amici, della vita sociale, di intrattenere rapporti con gli altri: allegria e spensieratezza, aiuti di ogni genere; ma anche il rischio di venire traviati. ` , Sof Vedi Bere, Brigata, Pisciare, Societa dalizio, Solo, Unione. La buona compagnia accorcia il cammino [le miglia]. Avendo come compagno di viaggio una persona allegra, simpatica, gioviale, oppure una comitiva spensierata, il cammino e la fatica sembrano piu` brevi e sopportabili. Vedi anche Le chiacchiere lunghe fanno le notti brevi [C 1389]; Le chiacchiere fan corte le miglia [C 1391]; Con le chiacchiere s’accorcia il lavoro [C 1392]. 1892
1893
Buona compagnia accorcia [dimezza] la via.
1894
Con la compagnia non si sente la via.
1895 Le parole accorciano la strada. Per analogia. Conversare piacevolmente non fa sentire la noia o la fatica del cammino. Vedi anche Il discorso abbrevia il cammino [D 585]. 1896 Facetus comes in via pro vehiculo est. ‘‘Il compagno allegro per la strada e` quasi un mezzo di trasporto’’. Sia questo proverbio che il seguente non sono d’uso comune oggi, ma lo erano fino a pochi anni addietro, quando il
pag 408 - 04/07/2007
345
.
latino era lingua praticata e compresa sia pure da una cerchia ristretta di persone colte. Allora, in questo come in altri casi, chi parlava riteneva doveroso ornare il suo dire di una frase, di una citazione latina, al fine di mostrarsi dotto: cosı` facevano soprattutto i religiosi nel conversare e nel predicare, ma anche gli avvocati nelle arringhe, i politici, i farmacisti, maestri e professori, uomini di scienza, ove spesso usava il latino, e professionisti in genere. Vedi anche Il discorso abbrevia il cammino [D 585]. 1897 Comes facundus vehiculum est in via. ‘‘Il compagno che parla bene e` come una carrozza che ti porta’’.
Un buon compagno ti porta a cavallo. Ti aiuta come se invece di dover andare a piedi tu avessi un cavallo. 1898
1899
Compagno allegro per cammino (ti serve per ronzino).
1900
In buona compagnia si puo` andare senza cavallo.
1901 La buona compagnia e` mezzo pane. I buoni amici ti risolvono gran parte dei problemi quotidiani, con l’aiuto, i consigli, gli insegnamenti e le opportunita` che offrono.
Nella buona compagnia non ci sta malinconia. La buona compagnia e` lieta e sana, non c’e` posto per tristezze e malinconie. 1902
Chi non sta in compagnia viene il Diavolo e se lo porta via. Chi fugge ogni frequentazione, ha disagi psicologici che mettono in pericolo la sua ragione e la sua stessa vita. Vedi anche Guai a chi e` solo! [S 1594]; Chi non beve in compagnia o fa il ladro o fa la spia [B 459]. 1903
Chi parla a vanvera trova sempre compagnia. Gli scriteriati trovano facilmente i loro simili perche´ sono tanti. Chi fa discorsi sciocchi diverte e quindi trova compagni che l’assecondano. 1904
1905
Compagnia di uno compagnia di nessuno, compagnia di due compagnia di Dio, compagnia di tre compagnia di re, compagnia di quattro compagnia di matto.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
COMPAGNIA / COMPAGNO
Stare con una sola persona non e` compagnia, con due e` la migliore, la piu` seria (e forse allude al fatto che il signore morı` sul Calvario tra due ladroni), con tre e` un Consiglio, una riunione per parlare di affari e cose importanti, con quattro diventa compagnia per ridere, giocare, stare allegri, divertirsi. Due bene, tre meglio, quattro male, cinque peggio. Per analogia, ma lo modifica criticando esplicitamente l’accrescimento numerico. Vedi anche Poca brigata, vita beata [B 893]. 1906
Piu` grande e` la compagnia, piu` allegra e` la mensa. Piu` numerose sono le persone a tavola, piu` bella e` la festa. 1907
1908 In lieta compagnia nascono i cornuti. Le compagnie spensierate, le feste allegre e rumorose sono le occasioni migliori per le infedelta` coniugali. Vedi anche Chi porta la moglie ad ogni festa e fa bere il cavallo a ogni fontana in capo all’anno ha il cavallo bolso e la moglie puttana [M 1669]; Donna in ballo, donna in fallo [B 70]. 1909 In compagnia si conoscono gli uomini. Si capisce meglio il carattere delle persone osservandole nei loro rapporti con gli altri che nello stare a tu per tu.
Per compagnia prese moglie un frate (e un prete gliela rubo`). Si ripete, soprattutto la prima parte, per invitare qualcuno a partecipare a un gioco o ad altro di piu` o meno piacevole anche se non ne ha voglia, per il puro piacere di stare insieme. L’appendice e` meno nota. 1910
1911 Per compagnia s’impicco` un lanzo. Letterario. In compagnia ci si trova a fare le cose piu` inverosimili. Lanzo, lanzichenecco. 1912 Anche Cristo stava in compagnia. La compagnia si confa` a tutti: persone comuni e santi perche´ e` la condizione naturale dell’uomo. Si riferisce naturalmente al fatto che Cristo stava con gli Apostoli. 1913 Cattiva compagnia, cattivi pensieri. La persona malvagia con cui si sta in compagnia mette in testa idee pericolose, tentazioni, brutti propositi. 1914
La cattiva compagnia porta l’uomo in mala via.
pag 409 - 04/07/2007
COMPARATICO / COMPARE
Le cattive compagnie traviano chi le frequenta, fino a condurlo a perdizione. Vedi anche Chi pratica lo zoppo impara a zoppicare [Z 107]. Le cattive compagnie portano l’uomo alla forca. Vedi anche Sempre in cattiva compagnia! disse il ladro sulla forca col prete e il boia [C 1085]. 1915
1916
346
.
In trista compagnia si va a trovare il boia.
1917 Chi ha compagnia ha signoria. Un gruppo ha legami di dipendenza, di doveri reciproci come se avesse un padrone. 1918 Chi ha compagno ha padrone. Per analogia. Chi viaggia, vive, lavora con un compagno ha qualcuno al quale in qualche modo deve render conto e quindi non e` piu` completamente libero, ma dipende anche se in piccola parte da un altro.
Chi e` compagno di tutti non e` amico di nessuno. Chi fraternizza con chiunque senza preferire nessuno ha conoscenti, ma non amici.
ridione. Propriamente il compare e` quello che tiene a battesimo o a cresima il bambino, quindi questi diviene compare anche dei genitori del battezzato o cresimato, e i genitori sono compari suoi. Il compare d’anello e` nelle nozze il testimone, oppure chi porge le fedi o accompagna la sposa all’altare. 1922 Chi tocca il bambino diventa compare. Si riferisce al battesimo nel quale il padrino pone la mano sul bambino assumendone con tale gesto la cura e la tutela.
Compari di Puglia: l’uno tiene e l’altro spoglia. Compari, compagni, amici poco affidabili, anzi, veri furfanti. Il compare di Puglia e` colui che fingendosi amico di qualcuno e` in realta` il complice di chi lo aggredisce, lo deruba o lo rapina. Il detto e` letterario e antico: lo ha usato il commediografo Giovanni Maria Cecchi (1518-1587) per indicare truffatori, lestofanti. 1923
1919
1920 Si trovano piu ` compagni che amici. Le vere amicizie, dicono i proverbi, sono rarissime e solo dopo molti anni possono dirsi tali. Le conoscenze, i rapporti di compagnia, di lavoro, di vicinato sono innumerevoli: spesso sembrano amicizie, ma e` facile ricredersi. 1921 Compagno non toglie parte. Associare qualcuno in un lavoro, in un’impresa aumenta il guadagno e non toglie utile. In Toscana compagno significa anche uguale o facente parte di una coppia: ‘‘ho due lenzuoli compagni’’, ho due lenzuoli uguali; mentre scompagnato vale: di una cosa doppia di cui manca il compagno, di cosa che fa il numero necessario ma di natura diversa (coppia di cavalli scompagnati), oppure mancante del numero necessario (servito scompagnato). Quindi in un paio di scarpe o di guanti, in una coppia, in un complesso in cui ognuno ha la sua parte, il compagno non la toglie.
COMPARATICO / COMPARE Il comparatico e` un vincolo di parentela spirituale tra compari, o comari, e i loro figliocci e anche con i genitori di questi. Molto diffuso in passato oggi e` particolarmente sentito nel Me-
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Amici e compari pochi discorsi e chiari. I piu` gravi malintesi avvengono tra le persone legate da un vincolo di per se´ nobile, ma estremamente vago, che si fonda su una situazione di frequentazione, benevolenza, amicizia occasionale, da cui ci si aspetta molto in disinteresse e in generosita`. Spesso i fatti smentiscono l’attesa e si passa alle accuse di tradimento, malafede, inganno. Per questo si consiglia di esprimersi in modo diretto, esplicito. Vedi anche Patti chiari amicizia lunga [P 766]. 1924
Compare e comare lontani cento miglia; marito e moglie nella su’ villa. Toscano. I compari andrebbero presi di lontano (probabilmente per evitare di averli sempre per casa), gli sposi dello stesso paese. Era frequente il caso del compare che insidiava la moglie e della comare che se la faceva col marito, essendo di solito tutti della stessa eta`. 1925
Morto il figlio [il fanciullo], finito il comparatico [compare]. Cio` che tiene uniti i compari e` il figlioccio, per cui alla morte di questi si scioglie ogni vincolo. Vedi anche Morta la vacca, finita la soccida [V 27]; Morta la sposa, finito il parentado [V 29]; Finite le palle, finita la battaglia [V 30]. 1926
pag 410 - 04/07/2007
347
.
COMPATIRE Risalta l’ambiguita` del termine: si puo` compatire partecipando con solidarieta` alle sofferenze degli altri, ma anche osservarle con distaccato e pietismo ipocrita. Compatendo gli altri si consola noi stessi. Ascoltando le pene degli altri e mettendosi nei loro panni ci si consola di non esserci davvero. 1927
1928 Per compatire bisogna aver patito. Per provare vera e sincera compassione verso chi soffre bisogna aver sofferto le stesse pene che sta soffrendo l’altro ed esserci trovati nella sua condizione. 1929 Chi patisce compatisce. Chi soffre e` capace di capire le sofferenze altrui. 1930 Meglio compatire che esser compatiti. Non solo essere compatiti significa essere infelici, ma spesso anche umiliati dalla falsa compassione che gli altri manifestano senza muovere un dito per dare un aiuto.
COMPASSIONE 1931 Meglio invidia che falsa compassione. Meglio essere oggetto d’invidia perche´ si sta bene, che essere commiserato con falsa pieta` da persone che segretamente non si dispiacciono della disgrazia che ci e` capitata. Vedi anche Meglio odiati che compatiti [O 127].
COMPLIMENTO Gentilezze e cortesie sempre gradite a chi le riceve e non onerose per chi le fa, anzi... I complimenti vengono dalla bocca, vanno agli orecchi e non arrivano al cuore. I complimenti sono spesso elogi d’occasione, che sono ascoltati per cortesia, ma non ci toccano nel profondo. 1932
I complimenti costano poco e a volte rendono. Di complimenti se ne possono fare quanti se ne vuole, fanno comunque piacere a chi li riceve, e a volte ne viene anche un utile. 1933
1934 I complimenti piacciono a tutti. Agli elogi sono tutti sensibili e nessuno si sottrae al piacere di riceverli, nutrendo poi simpatia e stima verso chi glieli fa. 1935
L’incenso piace a tutti i santi.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
COMPRARE
Per analogia. 1936 I complimenti non creano obblighi. I complimenti non obbligano a riconoscenza, non esigono risposte (anche se possono essere una premessa a qualcosa di simile). 1937 I complimenti sono polvere negli occhi. Ricevere complimenti e rallegramenti porta a montarsi un po’ la testa, a credersi piu` di quello che siamo (ma in una certa misura puo` anche far bene). Gettare polvere negli occhi significa: illudere, confondere, far intendere cose non vere.
Complimenti e inchini molti li pagano cari e non gli bastano. Molti cercano adulazione grazie alla loro ricchezza, e talvolta, pur sapendo che i complimenti sono falsi e comprati, ne vorrebbe ancora. 1938
COMPRARE Consigli per fare acquisti oculati, a buon prezzo e che consentano un margine di guadagno nel caso si debba rivendere. Regole basilari sul commercio, sulla compra-vendita. f Vedi Acquistare, Disprezzare, Vendere. Chi compra quando non puole vende quando non vuole. Toscano. Chi compra senza avere disponibilita` finanziarie, a credito, e` costretto a vendere quando ha bisogno, senza poter attendere il momento propizio, e quindi e` condannato a rimetterci. 1939
1940
Chi compra quel che non puole vende quel che non vuole.
Chi compra il superfluo vende il necessario. Chi compra l’inutile si trovera` a doversi disfare di cio` di cui non vorrebbe fare a meno. 1941
Gli affari si fanno a comprare e non a vendere. Il mercante non realizza il guadagno nel vendere caro (corre il rischio di perdere la clientela), ma quando riesce a comprare a buon mercato procurandosi un largo margine di profitto pur mantenendo prezzi concorrenziali. Per far questo deve sapere dove, come e quando si deve acquistare. 1942
1943 Chi meglio compra, meglio vende. Comprando a poco puo` vendere a poco. 1944
Chi compra caro vende per poco.
pag 411 - 04/07/2007
COMPRARE
348
.
Il mercante che compra una merce ad alto prezzo si trovera` a venderla a una cifra che non consente margine. Per poco significa non ‘‘a poco’’, ma ‘‘per poco guadagno’’. 1945 Chi compra bene, bene vende. Reciproco del precedente.
1954 Chi compra sale, chi vende scende. Chi compra e` in ascesa economica, amplia la propria attivita`; chi vende si ridimensiona, limita il giro di affari. Il riferimento e` in primo luogo a terreni e beni immobili.
A chi compra non bastano cent’occhi e a chi vende ne basta uno solo. Chi vende di solito conosce che cosa ha in mano, e comunque non spende, mentre chi compra deve verificare attentamente il valore di utilita` e di mercato di quello che acquista.
1955 Chi compra ride e chi vende piange. A chi compra gli affari vanno bene, a chi vende invece vanno male. Chi fa acquisti amplia la propria attivita` o arricchisce il suo tenore di vita; chi vende lo fa perche´ costretto, per far fronte a un periodo difficile o per pagare i debiti.
1947 Chi mai ne compra, mai ne vende. Per poter vendere bisogna comprare, chi non rischia non commercia.
E` un bel comprare quando altri vuol vendere. Si possono spuntare le condizioni migliori.
1946
Chi non compra e non vende non sale e non scende. Ricchezza e poverta` vengono dal commercio. 1948
1949 Se non si vende non si compra. Il mercante non deve procrastinare la vendita sperando in un guadagno maggiore, altrimenti pone fine al giro degli affari; deve vendere e ricavare il necessario per le nuove forniture.
Diavolo ti comprai e diavolo t’ho venduto. Cosı` esclama soddisfatto chi essendo entrato in possesso di una cosa guasta, inutile, inefficace, come una bestia malata o una moneta falsa, riesce ad affibbiarla a un altro, evitando il danno. 1950
Il comprare insegna a vendere. Al momento dell’acquisto il venditore vanta i pregi della merce, ne nasconde i difetti, discute sul prezzo e usa tutti quegli accorgimenti che l’acquirente usera` quando a sua volta si trovera` a vendere. Vedi anche Il comprare insegna a vendere, guadagnare insegna a spendere, ricevere insegna a dare e fare insegna a fare [I 336]. 1951
1952 Il comprare insegna a spendere. Chi compra capisce a sue spese che gli acquisti non si fanno dal primo che s’incontra, che non si da` subito il prezzo richiesto, che si controlla la merce, ecc.
Chi compra al minuto pasce i figlioli d’altri e affama i suoi. L’acquisto in piccole quantita` implica il pagamento di un prezzo alto; il commerciante che pratica questo sistema favorisce i fornitori e va in rovina. 1953
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1956
Se vuoi comprare a buon mercato compra da uno spiantato o da uno che abbia ereditato. Colui che ha avuto un’eredita` di solito entra in possesso di beni di cui non conosce il valore, e comunque che non gli sono costati nulla; lo spiantato ha immediato bisogno di denaro. Ambedue sono ben disposti a vendere a chi li paga subito in contanti. 1957
Chi vuol comprare a buon mercato vada da chi vende per bisogno. Chi e` assillato dalla necessita` e` disposto a vendere a prezzi molto bassi. 1958
Son piu` i pazzi che comprano di quelli che vendono. Chi compra spesso si fa trascinare dalla voglia, dal desiderio e guarda poco i difetti di cio` che acquista. 1959
Quel che si compra costa sempre meno di quel che e` donato. Cio` che viene acquistato costa quello che siamo disposti a spendere, ha un prezzo certo. Cio` che invece ci viene donato non si sa quanto costa ma ci condiziona con debiti di riconoscenza e gratitudine. 1960
Dall’amico e dal parente non comprar ne´ vender niente. Quando vi sono legami di amicizia e parentela tra i due contraenti, essi si aspettano l’uno dall’altro molti piu` vantaggi di quanti realmente arrivano. 1961
1962
Chi compra da pazzo avra` da pagar da savio.
pag 412 - 04/07/2007
349
.
Chi acquista in maniera sconsiderata, dovra` fare poi i suoi conti con molta oculatezza per cercare di rimediare all’errore che ha commesso. Compra e vendi solo quando sei pregato. Non fare offerte ne´ richieste, non dimostrarti ansioso ne´ di cedere cio` di cui vuoi disfarti, ne´ di ottenere quello che desideri. 1963
1964
COMUNE
Molti vendon senno a ritaglio che dovrebbero comprarlo all’ingrosso. Molti dispensano consigli, opinioni, pareri, mentre dovrebbero procurarsi in grande quantita` il giudizio di cui non dispongono. La sintassi denuncia un’origine antica. 1972
COMPRENDERE f Vedi Capire.
Chi compra non deve pregare.
Chi ritorna compra. E` proverbio della bottega: il cliente che s’informa e poi torna e` deciso all’acquisto. 1965
Chi compra terra ha sassi, chi compra carne ha ossi, chi compra pesce ha lische, chi compra vino ha vino. Il vino e` la merce migliore da comprare o da commerciare perche´ non comporta scarti. 1966
Se compri un podere oggi fai che in citta` doman tu non alloggi. Perche´ la terra renda e` necessario che sia costantemente curata e sorvegliata; e` quindi fondamentale abitare vicino al podere. 1967
Non si lagni d’inganno chi per mostra compra panno. Non si comprano tessuti fidandosi solo dell’aspetto, senza controllarne al tatto la consistenza e il valore. 1968
1969 Chi non sa comprare compri giovane. Vale a dire compri roba fresca, che non va a male; ma si riferisce soprattutto al bestiame sia da lavoro che da carne e latte: comprando una bestia giovane, si corrono meno rischi.
Chi compra a tempo compra a buon mercato. Chi compra quando e` il momento, chi si rifornisce al momento della raccolta puo` farlo a un prezzo basso, chi aspetta il momento in cui la merce si fa rara trova prezzi piu` alti. Il grano va comprato alla trebbiatura, il vino a novembre o a marzo quando si svina, l’olio a dicembre quando si frangono le olive, ecc. 1970
A comprar bestiame e prender moglie chiudi gli occhi e spera in Dio. Bisogna affidarsi alla fortuna, perche´ nessuna regola aiuta. Vedi anche Un buon matrimonio e` difficile a farsi anche in pittura [M 982]; Chi sa scegliere i meloni sa scegliere la moglie [M 1201]; Col melone e con la moglie raccomandati a Dio [M 1200]. 1971
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
COMUNE Comune qui sta per collettivita`, complesso dei cittadini, solo l’ultimo proverbio si riferisce all’ente pubblico che amministra la propria circoscrizione. L’esperienza registrata nei proverbi da` una visione egoistica e gretta della comunita` cittadina o campagnola dove la solidarieta`, la comunanza d’intenti, la cura dei beni comuni non hanno cittadinanza. f Vedi Asino, Governo, Popolo, Sindaco. Chi serve il comune ha un cattivo padrone. Chi lavora, si da` da fare per la comunita` lo fa per una realta` anonima che non ha sentimenti, ne´ riconoscenza e memoria. Vedi anche Il mondo paga con l’ingratitudine [M 1785]; Il popolo e` il peggior padrone [P 2118]; Il popolo e` il peggior tiranno [P 2119]; L’asino del comune muore sempre di fame [A 1434]; La mucca del comune tutti la mungono e nessuno la governa [V 24]. 1973
1974 Chi serve il comune non serve nessuno. Perche´ nessuno gli e` grato ne´ gli riconosce un merito. Vedi anche Chi serve il comune non e` servitore [S 1141].
Chi fa bene al comune non fa bene a nessuno. Nessuno e` riconoscente per favori, anche grandi, fatti alla collettivita`. 1975
1976
Chi serve il comune non s’aspetti ricompensa.
1977 Chi serve popolo serve porci. Per similitudine. Chi si da` da fare per il bene pubblico trova chi ne approfitta e si comporta non da essere umano. Vedi anche Il popolo e` il peggior padrone [P 2118].
Chi serve il comune ha per salario le beffe. Ottiene soltanto derisione e sberleffi. 1978
1979
Roba del comune, roba di nessuno.
pag 413 - 04/07/2007
CONCA
Dei beni che appartengono alla comunita` non se ne cura nessuno, anche se tutti li usano. Vedi anche La roba del comune e` di tutti e di nessuno [R 801]. Roba del comune: un po’ a me e un po’ a te. La roba che appartiene alla comunita` se la spartiscono gli amministratori facendone un’equa distribuzione. 1980
Quel che si da` al comune non tocca a nessuno. Quando si destina al comune qualche bene, lasciti, eredita`, elargizioni, la roba sparisce senza che nessuno sappia dove sia finita. 1981
Degli uffizi del comune, buono o cattivo se ne vorrebbe uno. Tutti, pur dicendone male, cercano di avere un impiego, una concessione, un appalto pubblici, perche´ evidentemente ci sono considerevoli vantaggi. 1982
CONCA Recipiente molto capace in genere di terracotta, ma secondo le zone anche di metallo o di legno, che si usava in particolare per il bucato. Colpisce la sua durata nonostante l’uso. Chi compra la conca nuova e accomoda la vecchia non adoprera` la nuova. Accade spesso che utilizzando un oggetto vecchio e rattoppato in attesa che si rompa definitivamente per rinnovarlo, questo sembra durare in eterno. 1983
1984 Conca vecchia [fessa] dura tre conche. Vedi anche La pentola sbeccata va cent’anni per la casa [P 1227]. 1985
Conca nuova si rompe e conca vecchia resta.
CONCIMAIA f Vedi Letamaio. CONCIME / CONCIO Si tratta del concime naturale, derivante dagli escrementi degli animali domestici e dai rifiuti della stalla. Per il processo di trasformazione vedi Letamaio. f Vedi Letamaio, Letame. 1986
350
.
Il concime fa miracoli senza esser santo.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Il concime opera effetti strabilianti sulla produttivita` del campo. Vedi anche Il letame riempie il granaio [L 538]. Chi raddoppia il concime raddoppia il campo. La concimazione abbondante riesce addirittura a raddoppiare il raccolto che si puo` ricavare da un appezzamento di terreno. 1987
CONCLAVE Il conclave e` il collegio dei cardinali riuniti per eleggere il papa. Chi in conclave entra papa esce cardinale. Essere il favorito in una carica, in una nomina spesso nuoce al punto che non la fa ottenere. La prima candidatura puo` venir bruciata nello scontro tra le parti e di conseguenza non e` piu` riproponibile. 1988
CONCORDIA Comunita` d’intenti e solidarieta` tra gli individui come valori fondamentali sia per il singolo che per la collettivita`. f Vedi Unione. 1989 La discordia fa concordia. Ai periodi di discordia e di contese seguono sempre periodi di concordia e di unita`, frutto dei mali e dei disastri inutili ai quali conducono la divisione e la lotta. Gioco di parole che richiama il celebre nesso Concordia discors, di ascendenza oraziana (Epistole 1.12.19, e variato da diversi altri autori). 1990 La concordia fa forti i deboli. La concordia rende uniti e L’unione fa la forza [U 112]. 1991 La concordia e` piu ` forte delle mura. L’unione dei membri di un gruppo e` piu` importante dei mezzi e delle armi di difesa di cui si dispone. 1992 La concordia conserva la citta`. Non solo dalle aggressioni esterne, ma anche dalle lotte intestine.
Metti in tavola la concordia e Dio ti sara` commensale. Dio ama coloro che si amano, si aiutano e vivono in pace. Principio di molte religioni, in particolare del Cristianesimo: ‘‘Pace agli uomini di buona volonta`’’. 1993
pag 414 - 04/07/2007
351 CONDANNARE f Vedi Assolvere. Prima condanna il popolo e poi condanna Iddio. Prima avviene il giudizio dell’opinione pubblica, la condanna della voce comune, poi arriva anche la punizione divina. 1994
CONDIMENTO / CONDIRE Condimento quanto basta: piu` ne metti e piu` si guasta. Singolarita` del condimento e` che la quantita` non ne aumenta il valore: il sale, come l’olio, l’aceto e le altre spezie, va dosato nella maniera giusta e non sparso in abbondanza. 1995
1996 Fanne meno e condiscila meglio. Riferito all’insalata: limita la quantita` e falla buona. Per traslato si ripete a chi si vanta, esagera, si da` arie, racconta cose impossibili.
Chi molto condisce poco appetisce. Il sapore non deve essere eccessivo, altrimenti il cibo e` pesante invece che gustoso. 1997
CONFESSARE Tardi fa chi si confessa al boia. Le cose vanno fatte quando e` il momento e farle troppo tardi diventa assurdo. Si dice a chi ritarda colpevolmente nel dire, nel chiarire qualcosa. 1998
1999 Chi confessa finisce impiccato. Mentre chi nega puo` cavarsela, chi ammette la colpa e` condannato con certezza. 2000 Chi burla si confessa. Nello scherzo colui che lo fa mette sempre qualcosa di se stesso, colpisce difetti che ben conosce, allude a cio` che lo tormenta, dice soprattutto come paradossi quello che gli e` impedito di esprimere. Vedi anche La burla scopre il vero [B 1091]; Arlecchino dice la verita` burlando [A 1219]; Burlando si dice sempre qualcosa di vero [B 1094].
La giovane che si confessa dice i peccati che vorrebbe fare e la vecchia quelli che non ha fatto. Chi racconta la sua vita l’adorna con qualcosa che la renda piu` avventurosa e meno banale. Piu` che di una confessione vera e propria si tratta qui delle confidenze intime, delle chiac2001
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
CONFESSORE
chierate con le amiche del cuore, dove si racconta un po’ di verita` condita con chimere e sogni. 2002 Chi confessa la sorte nega Dio. Chi crede nella sorte, nella fortuna, nel caso, nega la potenza divina e il suo disegno nelle cose umane. Qui confessare ha il significato, antico e ormai raro, di ‘‘ammettere come vero’’.
CONFESSIONE Per la Chiesa cattolica l’elencazione dei propri peccati a un sacerdote per ottenerne l’assoluzione. Confessione senza rossore, pentimento senza dolore e` tempo perso. La confessione senza vergogna del peccato e pentimento sincero non serve a nulla. 2003
Confessione senza dolore, amico senza fede,orazione senza intenzione e` fatica persa. Amico infedele e preghiera senza compunzione non sono sinceri e quindi non servono a niente. 2004
Chi si confessa senza dolore va coglionando Nostro Signore. Coglionare, prendere in giro. 2005
La confessione delle vecchie e` la penitenza dei preti. La confessione diventa per le donne anziane un’occasione per dilungarsi in lamenti, chiacchiere e ricordi. 2006
CONFESSORE Al confessore, al medico e all’avvocato non si tiene il ver celato. Al confessore per avere l’assoluzione, al medico perche´ deve dare la cura e all’avvocato per sapere come impostare la causa, e` necessario dire la verita`. Vedi anche Chi vuol guarire deve confessarsi al medico [G 1292]. Ne e` attestata anche una forma latina medievale: 2007
Abbati, medico, patronoque, intima pande. ‘‘Al confessore, al medico e all’avvocato di’ pure i tuoi segreti’’. 2008
2009
A medico, confessore e avvocato si rivela ogni peccato.
pag 415 - 04/07/2007
CONFETTO
352
.
Vecchio confessore e piu` vecchio dottore. Il confessore va scelto con molti anni d’esperienza, ma ancor piu` il medico. Vedi anche Medico come il vino e chirurgo come il pane [M 1121]; Medico vecchio e chirurgo giovane [M 1122]. 2010
CONFETTO I confetti sono i dolci tradizionali che in occasione delle nozze gli sposi offrono ad amici e parenti. Tirare i confetti era un uso comune della cerimonia nuziale: all’uscita degli sposi dalla chiesa venivano lanciate manciate di confetti ai ragazzi che facevano a gara per raccoglierli. Derivava forse dall’uso dei regnanti di tirare nella stessa occasione monete d’oro tra la folla. Dopo i confetti si vedono [vengono] i difetti. Dopo le nozze gli sposi, nella convivenza, mostrano gli aspetti meno piacevoli del loro carattere. 2011
Chi tiro` sassate non si puo` aspettare confetti. Colui che ha agito male, in modo offensivo, con violenza non puo` aspettarsi come risposta complimenti e gentilezze. Vedi anche Chi da` ghiande non pretenda di riaver confetti [G 462].
in vari modi. Un tempo gli abitanti delle frontiere vivevano di contrabbando, di ruberie, taglieggiando viaggiatori o gente in fuga. Lungo i confini trovavano rifugio persone condannate, ricercate, pronte a fuggire. Il concetto era espresso anche da una massima mediolatina: In finibus aut fur aut praedo pessimus ‘‘Sui confini i peggiori ladri o predoni’’. 2018
Gente di confini ladri, traditori e assassini [o ladri o assassini].
CONFORTO f Vedi Morto. CONFRONTO f Vedi Paragone.
E` il confronto che convince. Il momento decisivo in una valutazione e` il confronto con cose simili, che evidenzia valore, pregi e difetti. 2019
2012
CONFIDENZA Confidenza toglie reverenza. Chi vuole mantenere l’autorita` e il rispetto non deve dare confidenza. 2013
2014
Confidenza caccia rispetto.
2015
La confidenza e` la madre della cattiva creanza.
CONIGLIO Nonostante che il coniglio abbia avuto per secoli un’importanza notevole nell’economia contadina, nei proverbi non si e` ritagliato un posto come animale reale, utile all’alimentazione e quindi oggetto di consigli pratici vari, come invece e` capitato ad esempio alla gallina; e` prevalso infatti l’aspetto simbolico, per cui il coniglio e` emblema di timidezza e paura. Un coniglio ha piu` d’un buco per scappare. Il debole ha molti modi per salvarsi, dove nascondersi o fuggire, come un coniglio che ha sempre diverse tane dove rifugiarsi. 2020
Meglio un coniglio in mano che una lepre nel bosco. Meglio poco ma certo che molto probabile. La lepre e` piu` pregiata del coniglio. Vedi anche Meglio un uovo oggi che una gallina domani [U 211]; Meglio passero in carnier che tordo in frasca [F 1455]; Meglio un fringuello in tasca che tordo in frasca [F 1454]; Meglio un uccello in gabbia che cento in aria [F 1459]. 2021
CONFINE Per la ragion di Stato e di confini si rovinano ricchi e poverini. Le guerre tra gli Stati che si battono per grandi interessi e per questioni di confine rovinano tutti, senza differenze sociali. 2016
Gente di confini o ladri, o spie o assassini. La gente di frontiera e` stata spesso giudicata infida, ambigua, propensa ad approfittarsi della situazione, che favorisce il doppio gioco 2017
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Quando il coniglio entra nel buco la volpe digiuna. Quando gli ingenui si mostrano meno sprovveduti i furbi fanno pochi affari. 2022
pag 416 - 04/07/2007
353
.
Coniglio scappato coniglio trovato. Per chi non e` abituato alla liberta`, anche se la conquista non e` per molto. Il coniglio, non abituato alla vita selvatica, viene presto catturato da chi lo incontra. Anche: per uno che ha un danno perdendo una cosa, un altro ha un vantaggio trovandola. 2023
2024 Il coniglio fa coraggio alla lepre. Frase ironica su due paurosi che cercano di rassicurarsi a vicenda.
CONOCCHIA E` la quantita` di lana, canapa, lino o altra materia da filare, che si avvolge alla rocca (vedi la voce); e` detta anche pennecchio. Quando la conocchia e` sulla rocca si dice anche conocchia tutto l’insieme. f Vedi Filare, Fuso, Rocca. 2025 A marzo la conocchia nell’arca. Con l’arrivo della buona stagione cominciano i lavori nei campi e non si fila piu` fino a ottobre, riponendo nella cassa la rocca e il fuso.
La conocchia vicino al fuoco resta sana solo per poco. La conocchia e` facilmente infiammabile. Allude alla vicinanza di una ragazza con un giovanotto. 2026
CONOSCERE f Vedi Maneggiare. Conosci te stesso. Piu` che le cose esteriori cerca di sapere di te stesso. Uno dei motti piu` universalmente noti della sapienza greca, che indica la via fondamentale del conoscere in quello che l’uomo meno cerca. Secondo una tradizione gia` platonica (Protagora 343b) l’esortazione sarebbe stata fatta iscrivere dai Sette Sapienti (in greco: gno`thi seauto`n) sul frontone del tempio d’Apollo a Delfi; e secondo alcuni era stata rivelata direttamente dal cielo (Giovenale, Satire 11.27). Particolarmente cara a Socrate, l’espressione sintetizza di fatto la sua rivoluzione all’interno della filosofia greca, con l’accento posto sulla conoscenza dell’uomo piuttosto che sulla natura. Si usa spesso anche la forma latina: 2027
2028
Nosce te ipsum.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
CONSERVARE
2029
La cosa piu` difficile e` conoscere se stessi.
2030
Chi conosce se stesso conosce molto.
Chi conosce se stesso non disprezza gli altri. In quanto vede anche in se´ i limiti, le difficolta`, i difetti che sarebbe portato a disprezzare e condannare negli altri. 2031
Se vuoi conoscere un uomo ponilo in dignita`. Quando un uomo e` nella condizione di avere autorita`, ricchezze e onori, allora rivela la propria vera natura. In dignita`, in posizione di potere. Vedi anche Se vuoi conoscere l’uomo fallo ricco o potente [U 166]. 2032
Vedendo si conosce la meta`, ascoltando si conosce l’intero. Le nostre certezze si hanno attraverso la vista e l’udito. Sono questi i due sensi piu` importanti per conoscere la realta`. La vista e` apparentemente il senso piu` sicuro, ma quando occorre capire con precisione va integrato con l’udito. Tutti gli altri sensi vengono dopo: il tatto ha applicazione limitata; gusto e odorato danno solo sentori, tracce. 2033
Dove l’uomo non e` conosciuto quando parla non e` creduto. La fiducia si accorda solo a colui che ha dato prova di meritarla. Lo sconosciuto, per quanto si mostri valente e capace, non viene preso in considerazione. 2034
CONSERVARE E` evidente l’importanza di mantenere in buono stato e in efficienza oggetti e attrezzi in una societa` dalle risorse limitate. E` un atteggiamento molto diverso dall’accumulo di cose vecchie e nuove tipico della civilta` del benessere, ma i precetti possono essere applicati anche in questa. f Vedi Custodire, Economia, Risparmio, Serbare. 2035 Chi conserva ritrova. Chi mantiene con cura beni e oggetti li ritrova sempre al momento che gli necessitano. 2036
Se conservi bene trovi meglio.
2037 Chi meglio chiude meglio apre. Per analogia. 2038
Quando hai, conserva.
pag 417 - 04/07/2007
CONSIGLIARE
354
.
Conserva quello che hai anche se immediatamente non ne vedi l’utilita` perche´ un giorno ti potra` servire.
e` coinvolto nei problemi di cui parla. Vedi anche Tra il dire e il fare c’e` di mezzo il mare [F 263].
2039 Chi usa e conserva ogni giorno ha. Utensili, oggetti, attrezzi per rimanere efficienti devono essere usati costantemente e riposti con cura.
Spesso ci si consiglia non per sceglier bene, ma per dormire. Sovente chi chiede consiglio vuole alleggerirsi la coscienza, scaricare una responsabilita`, piuttosto che operare una scelta giusta, ma che non vuol fare.
Non e` difficile adoperare, e` difficile conservare. Quando un oggetto, un attrezzo viene usato regolarmente e` sempre tenuto in efficienza, ogni piccolo guasto prontamente riparato; quando invece e` messo da parte, viene dimenticato e non gode piu` della cura necessaria, per cui si deteriora: arrugginisce, marcisce, viene corroso dai tarli. 2040
Conserva da mangiare e non da lavorare. Risparmia le provviste, non risparmiare il lavoro; conserva per domani quello che hai in dispensa, non le incombenze che devi svolgere. 2041
Il povero Giovanni butto` i quattrini e conservo` gli anni. Si ripete a chi confida troppo nelle proprie ricchezze, di cui fa uso indiscriminato. Vedi anche Come il povero Ammannato: la roba e` finita e il tempo e` avanzato [A 733]; Finirono le noci a Bacucco che ne aveva sette solai... [N 399]; Finirono le fave anche all’Allocco che ne aveva quattordici magazzini e ne mangiava una al giorno [A 472]. 2042
CONSIGLIARE Consigliare e` un’arte difficile che molti praticano alla leggera, pertanto chi chiede lumi su cosa fare, come comportarsi in determinati frangenti deve essere selettivo e oculato. 2043 A chi consiglia non duole il capo. Dare consigli non costa fatica. Tutti sanno consigliare su questioni che non li riguardano. 2044
Il sano consiglia volentieri il malato.
2045
Tutti son savi nel dar consigli.
Chi suona la campana e` al sicuro sul campanile. Per analogia. Veniva suonata la campana per avvertire la cittadinanza del sopraggiungere di un improvviso pericolo, come un incendio, un’alluvione, ecc. Chi ammonisce spesso non 2046
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
2047
A ben s’appiglia chi ben si consiglia. Trova la strada giusta colui che si fa consigliare da chi ha esperienza e saggezza. 2048
Fatti consigliare da chi e` stato alla guerra e non da chi ne ha sentito parlare. Fatti dare consigli sulla base di esperienze pratiche e non di teorie. 2049
2050 Chi si adira non e` consigliato. Colui che si arrabbia, si impermalisce non ha consigli, cioe` non riflette ma segue solo l’istinto, la passione. 2051 Chi da solo si consiglia, da solo si pente. Chi sbaglia avendo deciso in modo autonomo, non ha modo di consolarsi ne´ di rifarsela con qualcuno. 2052
Chi si consiglia da se´, da se´ si ritrova.
Chi vuol ire alla guerra o vuole accasarsi non ha da consigliarsi. Le scelte fondamentali ognuno le deve prendere da solo. Oppure: chi s’attacca al peggio sceglie facilmente senza esitazioni. 2053
Chi troppo si consiglia giunge alla morte e moglie non piglia. Chi ci pensa troppo non prende mai nessuna decisione, soprattutto se si tratta di decisioni importanti. Vedi anche Cacadubbi non prese mai moglie [C 4]. 2054
Male altrui consiglia chi per se´ non lo piglia. E` inutile dare ad altri consigli che noi non seguiremmo mai, per la difficolta` nell’applicarli o per la durezza e il danno che comportano. Si consigliano a cuor leggero soluzioni pesanti, rimedi dolorosi, sacrifici che ci guarderemmo bene da praticare personalmente. 2055
2056
Non consigliare chi non t’ha cercato, non andare da chi non t’ha chiamato.
pag 418 - 04/07/2007
355
.
Ti procureresti solo impicci, rogne e incomodi. CONSIGLIO f Vedi Donna, Notte. Consiglio si da` solo se richiesto. Altrimenti potresti farti un nemico dell’amico. E` anche una risposta che si da` a chi offre consigli indesiderati. 2057
2058
Non dar consiglio a chi non te lo chiede.
Mal consiglio va raro invano. Un cattivo consiglio trova di solito pronto ascolto, cosa che non accade con quelli buoni. 2059
2060 I buoni consigli muoiono in fasce. Il consigli sensati vengono invece subito scartati e non hanno seguito. In fasce: appena nati, allo stato iniziale; espressione derivata dall’uso di un tempo di avvolgere i neonati in fasce. 2061 Il caso non richiede consiglio. Il caso non ha regola e quindi dai suoi colpi non si sfugge con precauzioni, ragionamenti, previdenza e nemmeno con esperienza e saggezza altrui. 2062 Contro Dio non e` consiglio. Chi combatte contro la divinita`, il bene non trova a chi appoggiarsi.
Quando tutto va bene e` facile dar consigli. Quando non vi sono difficolta`, tutti sanno esprimere il proprio parere. 2063
2064 A chi sta bene e` facile dar consigli. Perche´ a chi non ne ha bisogno vanno tutti bene; non c’e` bisogno di bacarsi il cervello per consigliare chi non ha problemi veri.
Quando tutto va bene tutti sono maestri. Per analogia. 2065
Col mare calmo e il vento in poppa ognuno e` capitano. Per analogia. Quando le cose procedono bene, tutti possono avere compiti di responsabilita`. Puo` collegarsi al proverbio latino citato come tale da Seneca (Lettere a Lucilio 85.34) Tranquillo... quilibet gubernator est ‘‘Col mare calmo chiunque e` timoniere’’, presente con leggere modifiche anche in diversi altri autori (ad esempio Ovidio, Tristia 4.3.77). Lo stesso Seneca ne da` la versione, diciamo cosı`, in 2066
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
CONSIGLIO
positivo (De providentia 1.4.5 e Consolazione a Marcia 5.5): In tempestate cognoscitur gubernator ‘‘E` nella tempesta che si riconosce il timoniere’’. Vedi anche Ognun sa navigare col bel tempo [N 164]. Non date consigli a chi vi chiede danaro. Chi vuole un aiuto economico e` di questo che ha bisogno e, quando si risolve a questa richiesta, di consigli ne ha gia` avuti fin troppi. 2067
2068 Ogni pazzo vuol dar consigli. Qualsiasi scriteriato si reputa in grado di saper indicare le soluzioni migliori. Vedi anche A consiglio di matti campana di legno [M 1022]. 2069 Consiglio di vecchio e aiuto di giovane. Il consiglio richiede una lunga esperienza, l’aiuto vuole la forza della gioventu`. I proverbi ridondano di elogi alla saggezza degli anziani, presentandola come elemento necessario all’agire. La cosa e` meglio comprensibile se si pensa che per secoli la societa` e` stata costituita in gran parte da analfabeti e che quindi i depositari delle conoscenze, soprattutto pratiche e utili, erano i vecchi perche´ ricchi di esperienza. Questa situazione muta con l’alfabetizzazione, con la quale l’accesso alle nozioni diviene facile per chiunque e, ad esempio, per imparare un mestiere, non occorrono piu` molti anni, come al tempo in cui il sapere si comunicava oralmente. Diverso e` il caso della capacita` di riflessione, di ponderazione, di conoscenza della vita, cose nelle quali la persona anziana mantiene ancora una riconosciuta preminenza rispetto alla forza, all’impulsivita`, all’improvvisazione giovanile. L’apporto di giudizio del vecchio e` essenziale nella politica, nel governo, come afferma Aristotele (Politica 7.1329a, 14-16): ‘‘E` naturale che la forza sia nei giovani, il senno nei vecchi’’. Cosı` anche l’Appendix Proverbiorum (anch’essa greca) 4.6: ‘‘Ai giovani le azioni, ai vecchi i consigli’’; Esiodo (fr. 321 M.-W.), considera tre elementi (pensando, evidentemente, all’estrema vecchiaia): ‘‘Azioni di giovani, consigli di persone di mezza eta`, preghiere di vecchi’’. Vedi anche Fatti di giovani e consigli di vecchi [F 412]; Legna verde e consigli di giovani mandano in rovina la casa [L 407]. 2070 Buon consiglio non ha prezzo. Se dato bene e al momento giusto puo` salvare situazioni disperate, avere quindi un valore inestimabile.
pag 419 - 04/07/2007
CONSOLAZIONE 2071
Dono di consiglio piu` val che d’oro.
Esci fuori a chiedere consiglio, torna a casa e fai come ti pare. Quando hai un problema ascolta quello che gli altri ti suggeriscono, ma poi rifletti bene e, in base alle considerazioni che hai udito, scegli con la tua testa. 2072
2073
Consı`gliati con tutti e decidi da solo.
Di consigli se ne trovano a panieri per nulla. Gli uomini, avari quasi di tutto, sono generosi nel dare consigli, tanto che basta chiederli per averne quanti se ne vuole gratis. 2074
Consiglio di vecchio non rompe (mai) la testa. Il vecchio consiglia prudenza e calma, cose che non portano mai alla rovina, come invece fanno impulsivita` e avventatezza. 2075
Il buon consiglio non e` quello lodato, ma quello seguito. Quando uno loda un consiglio, ma poi non lo segue, e` segno che non lo riteneva valido. 2076
2077
Il consiglio non va lodato, ma seguito.
Sotto consiglio non richiesto gatta ci cova. Sospetta del consiglio che ti viene dato quando non l’hai chiesto, puo` nascondere un segreto interesse acciocche´ le cose vadano in quella precisa maniera. Vedi anche Gatta ci cova [G 204]. 2078
2079
Consiglio non richiesto inganno manifesto.
Da chi non ha figli non andar ne´ per fuoco ne´ per consigli. La mancanza dell’esperienza della famiglia da` alla visione della vita una prospettiva particolare, per cui la realta` e` vista con criteri che mal si accordano con quello che e` il modo comune d’intendere le cose. La visione manca soprattutto del senso della continuita` della vita nelle generazioni future, isolandosi all’individuo. Nella casa senza figli manca il fuoco, non si cucina, non si sta intorno al camino. 2080
2081
2082
356
.
Da gente senza figli ne´ danaro ne´ consigli. Consiglio femminile costa caro o e` troppo vile.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Il consiglio della donna o va alla radice del problema e allora implica soluzioni drastiche, pesanti e dolorose, oppure e` talmente superficiale che non serve a nulla. 2083 Consiglio di due non fu mai buono. Il consiglio dato da due persone non e` mai risultato felice: e` frutto di un compromesso o di una congiura, una trama volta a fare i propri interessi.
Il consiglio e` disprezzato se non chiesto o non pagato. Un consiglio offerto spontaneamente e` tenuto come una buona parola e non ha nessun peso; quando viene richiesto dietro pagamento, come quello dell’avvocato, ha grande autorevolezza. 2084
Nessun vuole consiglio di fallito, nessun chiede consiglio d’arricchito. I consigli del fallito non sono affidabili; quelli dell’arricchito suggeriscono le strade disoneste che egli ha percorso per fare fortuna. 2085
Coi tardi consigli ci si gonfiano le cornamuse. I consigli dati in ritardo sono fiato gettato via, solo vento per gonfiare il mantice della cornamusa (vedi la voce). 2086
2087 Dopo il fatto il consiglio non vale. Vedi anche E` inutile chiudere la stalla quando sono scappati i buoi [S 2015]. 2088 Il primo consiglio e` il migliore. Qui consiglio significa, secondo il valore antico, ‘‘decisione, scelta’’. La prima cosa che viene in mente spesso si rivela come la migliore, la piu` azzeccata.
Consiglio frettoloso non e` mai fruttuoso. Anche qui consiglio vale ‘‘decisione’’. Una decisione presa in fretta porta a un esito infausto. 2089
Tristo consiglio mangiar prima la madre e bere il figlio. Isolato dagli altri, apparentemente enigmatico; ma in realta` e` scherzoso: si usa infatti per dire che mangiare l’uva (la madre) e bere subito dopo il vino (il figlio) non e` affatto sano e puo` provocare disturbi. 2090
CONSOLAZIONE 2091
La consolazione dei disperati e` trovarsi insieme.
pag 420 - 04/07/2007
357 Consolarsi reciprocamente delle sventure e accorgersi come nella vita la tribolazione non e` una condanna che colpisce soltanto qualcuno. Vedi anche Male comune mezzo gaudio [M 379]. La consolazione dello zoppo e` trovare chi non cammina. Vedere che c’e` anche chi sta peggio. 2092
CONSUETUDINE f Vedi Abitudine, Usanza, Uso. 2093 La consuetudine col tempo si fa legge. Un determinato comportamento che si ripete costantemente diventa norma giuridica. In genere: la consuetudine antica ha valore di legge. Ma si puo` dire anche delle abitudini di ciascuno. Vedi anche L’uso fa legge [U 282]; Dall’usanza vien la legge [U 255]. 2094 La consuetudine e` sorella della natura. Le abitudini, le usanze, i costumi nascono non da un disegno teorico, ne´ da una volonta` esterna, ma da un naturale adeguamento del comportamento umano alle circostanze e alle esigenze pratiche. Vedi anche L’abitudine e` una seconda natura [A 64]; Consuetudo est altera natura [A 65].
Buona consuetudine e` migliore della legge. Perche´, appunto, nasce da qualcosa di naturale e non da un artificio dei legislatori. Tanto e` vero che: 2095
2096 La consuetudine infrange la legge. Capita che la consuetudine, basandosi su dati pratici e naturali esigenze, si sovrapponga o disattenda la legge, che si fonda su principi esteriori alla realta` nella quale opera. Vedi anche Il costume e` piu` forte della legge [C 2392].
CONSUMARE f Vedi Roba. 2097 Chi non consuma non rinnova. Chi non consuma attraverso l’uso non avra` la possibilita` di sostituire oggetti, strumenti, attrezzi logori con altri migliori e piu` aggiornati. Rinnovare significa anche indossare per la prima volta un abito, servirsi di un oggetto mai usato prima o utilizzare per la prima volta qualcosa di nuovo.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
CONTADINO
CONTADINO Angariato, disprezzato nei periodi di pace e prosperita`, il contadino ricattava a sua volta la citta` quando la fame spingeva chi viveva dentro le mura a elemosinare di che sopravvivere dalle mani di coloro che coltivavano la terra. Non erano mani ne´ pietose, ne´ delicate. Da qui il livore e il disprezzo dei cittadini verso la campagna e la diffusa malignita` dei proverbi contro i contadini. Il lavoro agricolo in Italia assumeva forme di rapporto diverse con la proprieta`. Nel Meridione, per ragioni geografiche e storiche, era consistente il bracciantato, con una conduzione diretta da parte del proprietario o dei suoi amministratori, che reclutavano ogni mattina sulla piazza i braccianti secondo le esigenze di lavoro della giornata. Al Centro era prevalente la mezzadria. Nelle zone alpine, o comunque montane, l’allevamento del bestiame caratterizzava diversamente i rapporti di lavoro, anche con forme di cooperazione. Costante e` il permanere di un rapporto personale di dipendenza tra padrone e sottoposto. Le forme di servitu` personale, tipiche dell’antico rapporto di lavoro agricolo, risalenti alla servitu` della gleba, non sono morte che lentamente. Ancora mezzo secolo fa le donne contadine dovevano giornate di lavoro nella casa padronale per faccende domestiche pesanti come il bucato, i contadini erano tenuti a trasportare i raccolti dalla loro aia alla casa del padrone, il quale inoltre esercitava un controllo capillare sulle attivita` particolari del contadino: allevamento del pollame, piccoli lavori, tessitura delle donne, perfino sul tempo libero. Il padrone aveva, soprattutto nel caso del mezzadro, la pretesa di averlo a sua disposizione in ogni momento, ricattandolo con la propria possibilita` di scacciarlo dal podere di anno in anno. f Vedi Montanino, Villano. Contadino, scarpe grosse e cervello fino. Tuttora estremamente vivo e diffuso, anche se ripetuto piu` per gioco che per convinzione. In citta` il proverbio suonava (e magari suona ancora) come un avvertimento a stare attenti alla furbizia del contadino. 2098
2099
Contadini e montanini, scarpe grosse e cervelli fini.
2100
Non fu mai contadin senza malizia.
pag 421 - 04/07/2007
CONTADINO
Al contadino non (lo) far sapere quanto e` buono il formaggio [cacio] con le pere. Non rivelare un buon gioco, la strada di un utile, l’uso vantaggioso di qualcosa a chi puo` diventare tuo concorrente ed escluderti da una posizione favorevole. 2101
Il contadino invitato a desinare mangio` un bove e lascio` un corno. La polemica secolare contro i contadini rimproverava loro la malacreanza, per cui di fronte a un tavola imbandita, mangiano tutto quello che possono mangiare lasciando solo quello che proprio non va giu`. 2102
Il contadino tocca quello che non capisce e quel che tocca sciupa. Il contadino e` considerato un essere rozzo e ignorante che mette le mani dove non dovrebbe, e rovina tutto. 2103
Il contadino e` sempre ricco l’anno che verra`. Spera sempre in un raccolto abbondante che capita raramente. Il contadino era costretto spesso a prendere in prestito grano e altra merce promettendo di pagare con il nuovo raccolto. 2104
Cent’anni sotto il camino resta il puzzo di contadino. Chi viene da bassa condizione difficilmente ne abbandona i modi, gli usi e la mentalita`. Vedi anche Culo che non vide mai camicia per sette anni si meraviglia [C 2659]. 2105
2106
358
.
Chi e` stato battezzato coll’acqua del fosso puzza sempre di contadino.
Rustica progenie sempre villana fu. Per analogia. Ostenta un certo tono aulico. 2107
Beato il contadino che ha il padrone lontano. In quanto non e` sorvegliato, puo` fare come gli pare e prendersi quello che vuole. Si dice in genere di chi lavora lontano dagli occhi del padrone. 2108
Il contadino e` come il bove: tiene il solco con le bastonate. Il contadino capisce solo le maniere forti. Nell’aratura e` importante fare il solco dritto, preciso; ma e` sintomatico della malignita` del detto il fatto che con il bove non c’e` alcun bisogno di usare il bastone, vedi Bove e vacca, ne´ bastone ne´ mazza [B 837]. 2109
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Il contadino sa solo quello che vuole, ma lo sa bene. Il contadino, quando parla, si dichiara ignorante, ma ha sempre in mente un obiettivo ben preciso al quale vuole arrivare, che si comprende solo quando l’ha raggiunto. Vedi anche Il villano giunge sempre col disegno fatto [V 800]. 2110
L’occhio del contadino ingrassa il maiale. La continua sollecitudine di chi e` direttamente interessato fa sı` che tutto proceda nel migliore dei modi. Oppure: le cose che ci premono sembrano ai nostri occhi migliori di quello che sono. Vedi anche L’occhio del padrone ingrassa il cavallo [O 85]. 2111
Il contadino che non vuol fatiche mietera` soltanto ortiche. Chi non lavora la terra ne ricava solamente erbacce. Chi rifiuta il lavoro, la fatica, il sudore non ottiene nulla. 2112
Al contadino trascurato i topi mangiano il seminato. A chi non sorveglia le coltivazioni i parassiti, gli animali e i ladri portano via tutto quanto. 2113
Quando il contadino si mette il cappotto vuol parere un signorotto. I contadini un tempo si vestivano bene solo il giorno della festa, non usavano di solito cappotti, considerati un capo di vestiario di lusso, se mai mantelli. In generale: quando una persona indossa un abito per lui insolito vuol dire che ha qualcosa d’importante da fare. 2114
Il contadino mantiene anche gli uccelli e le talpe. Con il lavoro del contadino si sfamano anche molti animali, magari contro la sua volonta`: gli uccelli beccano le sementi nei campi, le ciliegie, la frutta, l’uva e le olive; le talpe divorano le patate, le carote e altro; anche gli insetti sfruttano il contadino, il quale, nella sua grande saggezza, lasciava sempre nei campi e sulle piante qualcosa, dicendo che quella era la parte che Dio aveva assegnato agli animali. In generale: chi lavora non sa quanti dal suo lavoro traggono profitto. 2115
Contadino zappaterra cova i rospi sottoterra. Cova i rancori e li nasconde, finche´ si vendica quando se ne presenta l’occasione. Era pur2116
pag 422 - 04/07/2007
359
.
CONTENTARE
troppo vero e frutto della condizione di sottomissione dei contadini che dovevano subire non pochi soprusi.
renza di chi conta con soddisfazione il molto che ha, compiacendosi della propria ricchezza.
Buon contadino d’un podere ne fa due, cattivo d’uno ne fa mezzo. Il contadino capace, solerte, attivo fa raddoppiare la rendita di un podere e uno pigro e inesperto lo fa fruttare la meta`. Esteso figuratamente a ogni attivita`.
2123 Chi ne ha canta e chi non ne ha conta. Chi ha soldi e` contento e chi non ne ha fa sempre i conti per vedere come farli bastare.
2117
Cento scrivani non guardano un fattore, e cento fattori non guardano un contadino. Il controllo dei sottoposti e` impossibile quando c’e` la loro volonta` di approfittarsi della situazione. Il fattore e il contadino sono infatti noti per le loro astuzie, pronti a qualunque imbroglio e di conseguenza cento persone scrupolose non riescono a controllare un fattore, ma neanche cento fattori riescono a controllare chi e` ancora piu` astuto di loro, cioe` un contadino. Gli scrivani sono gli addetti all’archivio e ai documenti della fattoria. 2118
CONTARE1 Nel significato di fare assegnamento. 2119 Chi conta sul futuro spesso conta male. Chi spera nel futuro, o crede di realizzare i suoi piani cosı` come li ha ideati sbaglia i propri calcoli.
CONTARE2 Nel significato di numerare. f Vedi Conto. 2120 Chi ben conta male paga. Chi e` pignolo, attento ai propri interessi e` accorto e non sara` certo generoso nel dispensare compensi, risarcimenti, retribuzioni, salari.
Quand’e` finita la battaglia si contano i morti. Alla fine dello scontro si vede chi ha vinto e chi ha perso, chi ha guadagnato e chi ci ha rimesso. Si dice spesso nel gioco delle carte quando qualcuno dichiara di aver gia` vinto mentre la partita non e` ancora finita. 2121
Chi ha quattrini sempre conta e chi ha bella moglie sempre canta. Contrario del precedente. In questo caso pero` si contano i quattrini per la soddisfazione di vedere che sono molti. 2124
2125 A contarli i soldi non aumentano. Si dice a chi conta i soldi per farli bastare: conta e riconta sono sempre quelli. 2126 Chi non sa contare la sconta. Chi non fa bene i calcoli, chi non tiene i conti si trova ad avere brutte sorprese.
CONTENTARE Per lo piu` nei proverbi compare il riflessivo contentarsi, nel significato di ‘‘ritenersi pago, soddisfatto’’, con una limitazione consapevole dei propri desideri, aspirazioni, bisogni, mancando la quale e` destino dell’uomo non raggiungere mai l’appagamento. 2127 Chi si contenta gode. Assai vivo e diffuso. Si dice quando qualcuno si mostra soddisfatto di poco, ma con sfumature anche assai diverse. Con valore positivo: chi sa contentarsi del poco o del tanto che ha e` saggio ed e` felice. In senso negativo: chi si contenta non sente il bisogno di fare di piu` e meglio, sa che di piu` non puo` permettersi, oppure e` arrivato al limite dei propri desideri, della sua spinta vitale. L’affermazione e` cosı` generale che ha naturalmente indotto il bisogno di molte precisazioni e limitazioni, come illustrato dai proverbi che seguono.
Chi si contenta gode, ma non si contentan se non i matti. Solo i matti, ovvero gli ingenui, si fanno prendere totalmente dalla felicita` di quello che hanno raggiunto; gli altri, pur felici, si guardano intorno e vanno avanti. 2128
Chi si contenta gode o stenta: (eppure ha un bel goder chi si contenta). L’ultimo elemento spesso viene omesso. L’uomo che si accontenta trova la felicita` in 2129
Chi conta sempre i quattrini e` segno che ne ha pochi. Spesso si conta il poco per farlo bastare, non per gusto ma per cercare un rimedio, a diffe2122
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 423 - 04/07/2007
CONTENTEZZA
quello che ha, oppure si contenta perche´ ignora la precarieta` della propria condizione, non sa d’avere poco o nulla. 2130
Chi si contenta gode e qualche volta stenta.
Chi si contenta gode anche se stenta perche´ nello stentare si contenta. Gioco di parole che ripete il concetto generale. 2131
Chi si contenta gode, ma chi gode non si contenta mai. Colui che usufruisce di un beneficio, di un privilegio e si giova di una situazione fortunata, difficilmente non cerca di ottenere di piu`: e` un continuo raggiungere un obbiettivo per riproporsene subito un altro. 2132
Chi si contenta e` un gran signore. Chi vive contento del suo e` padrone della propria liberta` in quanto elimina molti vincoli che lo legano agli altri e lo fanno dipendere da loro per ottenere guadagni e vantaggi. 2133
2134 Assai ha chi si contenta. Infatti non gli manca nulla. 2135
360
.
Chi si contenta e` ricco.
Chi si contenta gode e si gratta se gli rode. Conclusione di un discorso con la quale si dice che, se a qualcuno va bene cosı` ed e` contento, s’arrangi come meglio crede. 2136
Sempre stenta chi mai si contenta. Chi non si contenta mai vive sempre in una condizione d’insoddisfazione reputandosi piu` misero o piu` sfortunato di quello che e` realmente.
Chi non ha molte pretese trova da star bene dovunque e da accomodarsi dappertutto. Ha quindi la vita piu` facile ed e` accolto bene. Chi vuol contentare tutti non contenta nessuno. Chi si assume il compito di voler fare tutti contenti, dividere equamente, sistemare le cose senza scontentare nessuno, ha trovato il modo d’ottenere l’effetto contrario, perche´ tutti avranno da ridere. 2141
Chi vuol contentare tutti deve alzarsi di buon’ora. Ironico. Si mette in un’impresa per la quale non gli sara` sufficiente tutto il tempo di cui dispone. 2142
Dio disse: a farvi ci vuole poco; e` a contentarvi!... Le storie popolari raccontano che subito dopo la Creazione ci fu un accorrere di creature scontente ai piedi del Creatore per avere qualcosa in piu` o in meno: chi voleva la coda, chi non la voleva, chi voleva gli orecchi piu` lunghi, chi li voleva piu` corti, ecc. 2143
Neanche i Dodici Apostoli e il Signore riuscirono a contentare un paese intero. Anche contentare una sola persona e` difficile, ma se il numero aumenta diventa un’impresa preclusa anche alla divinita`, tanto che neppure gli Apostoli con l’aiuto del Signore riuscirono a contentare una piccola comunita`. 2144
2137
Chi non si contenta dell’onesto perde il manico e il cesto. Toscano. Chi esagera nelle pretese, avanza richieste eccessive, si mostra avido alla fine non ottiene niente, perde tutto. Vedi anche Chi troppo vuole nulla stringe [T 1021]. 2138
2139 Contentati di quel che hai. Antico consiglio che si trova in tutti i libri di saggezza e nei trattati di morale. La felicita` consiste non tanto nel saper fare a meno di quello che manca, quanto nell’apprezzare e valorizzare quello che si ha. 2140
Chi si contenta di poco trova posto in ogni loco.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
CONTENTEZZA f Vedi Felicita`, Gioia. Contentezza val piu` di ricchezza. Sentirsi in pace, sereni e lieti vale piu` che godere di grandi ricchezze, in quando disponendo di queste non e` garantita la felicita`, che e` il bene piu` desiderato. 2145
Di due cose si puo` morire: di contentezza e di soffrire. E` noto e riconosciuto che il dolore puo` portare alla morte, ma non e` altrettanto noto che anche un’improvvisa, grande felicita` puo` avere lo stesso risultato. E` quindi consigliabile evitare di dare troppo frettolosamente le cattive come le buone notizie. 2146
2147
Dopo il contento viene il tormento.
pag 424 - 04/07/2007
361
.
CONTENTO
La felicita` e` destinata a non durare. Qui contento e` sostantivo nell’accezione, piu` antica e letteraria, di ‘‘contentezza, gioia’’.
rabile dell’insegnamento e` probabilmente quella data da Orazio all’inizio della sua prima satira (Satire 1.1.1-3).
Un’ora di contento sconta cent’anni di tormento. Un’ora di felicita` fa accettare le infinite pene patite per raggiungerla. La vera gioia riempie tanto da cancellare infinite sofferenze.
2151
Nessuno e` contento del suo stato.
2152
Non c’e` [E non e`] l’un(o) per cento che della propria sorte sia contento.
2153
Nessuno e` contento a questo mondo.
2148
Nessuno dice che il suo granaio e` pieno. Per analogia. Nessuno ostenta la propria fortuna. 2154
CONTENTO Occorre distinguere nel verbo contentare due significati che non coesistono nel sostantivo contentezza – che significa semplicemente felicita`, soddisfazione – ma invece si colgono nelle sfumature dell’aggettivo contento. Contentare significa ‘‘far contento, soddisfare’’ sia nel rendere semplicemente felice, sia nell’arrivare alla misura che lo scontento desidera, o si aspetta, per non avere motivo di lamentarsi: ‘‘Da`gli un altro milione e contentalo!’’. Questo significato si accentua nel riflessivo contentarsi che, a sua volta puo` avere due significati; il primo e` ‘‘conoscere saggiamente la misura alla quale possono arrivare le proprie pretese’’, ‘‘giudicare giusto quello che si e` avuto e apprezzarlo’’. E` questo segno di equilibrio, maturita`, di senno e in molti casi e` giudicato il segreto della felicita`. Nel secondo senso invece il verbo indica colui che si accontenta di quello che ha o gli viene dato, mostrando ingenuita`, nel caso che si faccia abbindolare (come si accontentano i bambini con un nonnulla), ovvero mostrando poca fiducia in se stesso, rinunciando all’impegno, alla lotta, ad avere di piu` quando uno potrebbe averlo, per avere, ad esempio dei talenti. f Vedi Cuore, Felice, Lamentare. Nessuno e` contento della sua [propria] sorte. Diffussissimo. Nessuno si rallegra della propria condizione, si crede fortunato, tanto meno felice. Ne esiste anche la versione latina, che gode tuttora di una certa diffusione indipendente: 2149
2150 Nemo sua sorte contentus. Di origine tardomedievale, riassume un insegnamento sapienziale di lunga tradizione: bastera` ricordare un monostico di Menandro (388 J.): ‘‘Nessuno, a suo parere, e` felice’’ e una sentenza di Publilio Siro, Nulla tam bona est fortuna, de qua nil possi queri ‘‘Nessuna sorte e` cosı` buona che non si possa lamentarsene per nulla’’, anche se la sintesi piu` memo-
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
2155 Contento te [lui], contenti tutti. Frase fatta che indica come il solo interessato abbia titolo per giudicare se una cosa lo soddisfa o meno: se a lui va bene, gli altri, anche se nutrono delle riserve, non hanno che da rallegrarsene. 2156
Contento io, contento il mondo.
Chi non e` mai contento resta col culo pieno di vento. La persona che si mostra scontenta trova chi la consola o l’aiuta, ma se insiste nell’esserlo sempre, finisce che tutti l’abbandonano alla sua incontentabilita` e al suo malumore. Col culo pieno di vento e` come dire ‘‘con un pugno di mosche in mano, senza nulla’’. Il peto e` un segno di disprezzo verso una cosa e lo scontento e` colui che disprezza tutto, non si contenta di nulla. Vedi anche Se ridi il mondo ride con te; se piangi piangi solo [R 547]. 2157
La casa dei contenti e` ancora da fabbricare. Non esiste luogo dove tutti stiano bene. Oppure: l’uomo felice non e` facile da trovare. Vedi anche L’uomo felice non aveva camicia [F 540]. 2158
2159 La casa dei contenti crollo` per i balli. Erano troppo allegri e per i salti e i balli di gioia sprofondo` il pavimento. Mette in guardia dalla troppa euforia che genera imprudenza. Vedi anche Quando l’asino e` troppo felice va a ballare sul ghiaccio [A 1448]. 2160 Assai ha chi di poco e` contento. Chi si contenta del poco che ha, possiede tutto quello che gli serve come colui che ha molto. 2161 Chi e` contento e` matto. L’uomo che si considera felice, appagato e fortunato ha perduto il senno. C’e` qui una reminiscenza dell’antica credenza pagana che l’uomo troppo felice si attirasse l’invidia
pag 425 - 04/07/2007
CONTO
362
.
e il castigo degli de`i che non sopportano negli uomini la tracotanza, la superbia, il vanto e sono gelosi della felicita` umana. 2162 Chi e` contento muore. Raggiunto il massimo della felicita`, o quello che piu` si desidera, spesso ci si avvia alla fine. Si allude anche a un oscuro principio, che si traduce anche in superstizione, assai diffuso nel mondo popolare: l’idea che la morte di una persona arrivi proprio quando ha realizzato tutto quello che desiderava ed e` al pieno della contentezza. In questo caso e` come se avesse compiuto tutto e, non avendo altro compito da svolgere, per un misterioso processo interno, o per una provvidenza indecifrabile, terminato i propri giorni. Una volta questo punto decisivo si aveva nel momento in cui si vedevano sistemati tutti i figli e nascevano i nipoti (ovvero pronipoti, ecc.), che il vecchio commentava: ‘‘Ora posso morire contento!’’. In altri casi il sogno di una vita era riuscire ad avere una casa propria, essendo l’affitto la spesa che si mangiava gran parte di quello anche uno guadagnava (e lo e` ancora!) ed era temuta proprio la realizzazione di questo sogno. Di cio` si trova traccia nei proverbi: Nido fatto, gazza morta [N 315]; Casa accomodata morte preparata [N 316]; Quando credi di cominciare a star bene cominci a star male [C 2421].
Dopo la felicita` viene la morte. Per analogia. 2163
CONTO Il dare e l’avere in senso ragionieristico, come strumento sia per mantenere una propria accorta amministrazione, sia per avere rapporti corretti con gli altri, ma il conto e` anche il saldo, l’atto finale di una vicenda. f Vedi Oste. Conto strappato debito pagato. Si usava strappare il conto al momento del pagamento in segno di debito assolto. 2164
2165 I buoni conti fanno i buoni amici. La precisione e la costante verifica del dare e dell’avere nei rapporti di denaro permettono alle amicizie di durare senza ombre, sospetti, recriminazioni. Vedi anche Patti chiari amicizia lunga [P 766]; Patti chiari, amici cari [P 767].
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
A fare i conti nelle tasche degli altri si sbaglia sempre. Chi calcola quanto un altro possiede, perde, ruba, guadagna, fa sempre conti sbagliati, prima di tutto perche´ immagina piu` che sapere realmente i fatti e poi perche´ e` pronto a largheggiare nelle misure secondo quello che gli piace pensare del prossimo: che sia molto ricco, molto povero, molto ladro... 2166
I conti fatti in tasca agli altri tornano sempre. Perche´ si decide cio` che meglio ci piace e si fanno a loro insaputa. 2167
Chi non fa i conti spesso dona agli altri e toglie a se stesso. Chi non controlla regolarmente le entrate e le uscite fa il proprio danno, infatti coloro che trattano con lui sono ben accorti nel rilevare se manca qualcosa, invece lasciano correre se hanno ricevuto di piu`. 2168
2169 Conto onesto, buon pagamento. Il conto fatto onestamente, senza gravare e senza aggiungere, ottiene un pronto pagamento, magari anche generoso. Diversamente le contestazioni, le discussioni, le verifiche rimandano il saldo del conto e guastano i rapporti cordiali. 2170 Quel che scappa non va nel conto. Quello che sfugge alla somma non entra nel conto, quello che non e` elencato non viene pagato. 2171 Il perduto non va in conto. Quello che e` stato perduto nel trasporto, nel recapito o per altra ragione non puo` essere addebitato al compratore, il quale paga solamente quanto di integro gli viene consegnato. 2172 I conti fatti prima son contesse. Non sono attendibili, non potendo prevedere gli inconvenienti sopraggiunti, le spese impreviste, ecc. Nel linguaggio proverbiale il femminile improprio di un termine conferisce significato peggiorativo, cosı` una discorsa e` un discorso strampalato. Vedi anche Chi fa i conti senza l’oste, gli convien farli due volte [O 635]. 2173 Alla fine si paga il conto. Solo alla fine del lavoro, del servizio, del pranzo si controlla e si paga quanto e` dovuto. I conti fatti prima non considerano gli impre-
pag 426 - 04/07/2007
363
.
visti, per cui risultano sempre da rifare. O anche: alla fine problemi insoluti, errori, colpe si presentano tutti. I conti si fanno alla fine. Al serrare gli occhi si saldano i conti. Quando uno muore torna finalmente in pari con tutti. 2174 2175
2176 Conti corti e tagliatelle lunghe. I conti sono belli corti, vale a dire che abbiano poche voci e non siano quindi onerosi, mentre le tagliatelle vanno tagliate lunghe per poterle appendere ad asciugare e per dimostrazione della maestria della massaia. Vedi anche Prediche corte e salcicce lunghe [P 2481].
CONTRABBANDO Chi fa contrabbando comanda e non sa quanto. Chi clandestinamente trasporta merce, persone, recapita messaggi non conosce l’importanza di che cosa porta, di chi fa fuggire, pertanto a sua totale insaputa spesso da lui dipendono questioni vitali. 2177
CONTRATTO Lavoro a contratto lavoro mal fatto. Il lavoro che prevede la consegna dell’opera per una cifra prestabilita e non consente l’intervento costante del committente sull’esecuzione, la variazione di modalita` secondo le necessita` che emergono, risulta fatto male, di poca resa. L’ammonimento diventa comprensibile tenendo conto del fatto che si riferisce ai lavori della campagna, dove venivano presi operai pagati a contratto (commissionando un lavoro), o a giornata, vale a dire pagando a tempo. 2178
CONTROLLARE Chi non controlla presto fallisce. Chi non verifica i conti, non vigila costantemente sull’andamento del lavoro in poco tempo va in rovina. Vedi anche Chi ha quattrini da buttar via tenga l’opre e non ci stia [Q 101]. 2179
2180
Senza controllo tutto va a rotta di collo.
CONVENTO 2181
Un convento, una tavola.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
CORAGGIO / CORAGGIOSO
Ogni vera comunita` condivide la tavola: e` nel mangiare alla stessa tavola che consiste lo stare insieme in uno spirito di fraterna solidarieta`. Due tavole dividono la comunita`, stabiliscono una differenza tra gruppi e spezzano il vero spirito di unione. 2182 Ogni convento ha la sua regola. Ogni societa`, ogni luogo ha le proprie leggi, le usanze, i costumi che ne costituiscono la peculiarita`. Anche i conventi, che pure vivono sotto regole comuni, si differenziano per tradizioni e consuetudini particolari.
Sta scritto sulla porta del convento: Benedetto chi porta e salute a chi parte. E` una regola per rendere gradita una visita: presentarsi sempre con qualche dono e andarsene il prima possibile. 2183
Bisogna contentarsi di quel che passa il convento. Espressione con la quale si presenta una disponibilita` limitata della quale ci si deve contentare. 2184
2185 Questo passa il convento. Locuzione piu` vicina al modo di dire (accontentarsi di quel che passa...), probabilmente piu` diffusa del precedente. Di solito quando si invita a una tavola frugale, semplice.
COPPIA 2186 I coglioni vanno sempre a coppia. Di solito lo sciocco si fa aiutare e trova quasi sempre qualcuno, piu` sciocco di lui, disposto ad affiancarlo. Parte dalla constatazione che in natura i testicoli vanno a coppia.
Chi vuol vedere una coppia carina: l’uomo grande e la donna piccina. L’inverso e` considerato normalmente piu` ridicolo. 2187
CORAGGIO / CORAGGIOSO La forza d’animo che permette nei momenti difficili di superare i pericoli e le avversita`. f Vedi Paura, Vita. 2188 Chi ha coraggio ha vantaggio. La persona che affronta decisamente i problemi, che si mostra sicura e risoluta, si trova avvantaggiata rispetto a chi non ha queste qualita` e subisce passivamente le difficolta`. 2189 Chi azzarda passa il fiume. Per analogia.
pag 427 - 04/07/2007
CORATELLA
364
.
2190 Anche per scappare ci vuol coraggio. Anche per tentare la fuga bisogna vincere la paura, ci vuole forza d’animo e determinazione. E` un paradosso, ma vero: la grande paura paralizza ogni movimento.
Il coraggio delle pecore presto viene e presto va. Il coraggio e la risolutezza dei pavidi e` cosa passeggera: e` un sussulto di disperazione o d’orgoglio che sparisce come e` venuto. 2191
Senza coraggio non si va in viaggio. Senza ottimismo e forza d’animo non s’intraprende nessuna impresa, non si affronta nessun cambiamento. 2192
2193 Gran pericolo, gran coraggio. I grandi pericoli, il vedere tutto perduto, l’imminenza di una catastrofe attivano anche nelle persone meno dotate di sangue freddo un insospettato coraggio che meraviglia loro stesse quando tutto si e` concluso felicemente.
Il coraggio chi non l’ha non se lo puo` dare. A questo insegnamento proverbiale allude don Abbondio nel cap. 25 dei Promessi sposi, quando obbietta al Cardinale Borromeo: ‘‘Il coraggio, uno non se lo puo` dare’’. 2194
Non e` il coraggio che mi manca, e` la paura che mi tiene. Frase assurda con cui il pavido cerca di giustificare la sua pusillanimita`. 2195
Il coraggioso muore presto. Chi sfida i pericoli, chi e` temerario difficilmente raggiunge la vecchiaia. Vedi anche D’eroi son pieni i cimiteri [E 120]. 2196
CORATELLA Con corata si designano i visceri commestibili degli animali macellati: cuore fegato, polmoni e milza. La coratella indica in particolare quelli di agnello, conigli e qui di lepre. 2197 Coratella all’uccisore. Nella spartizione della selvaggina di una battuta di caccia, la coratella spetta di diritto a colui che ha abbattuto l’animale. Non farlo e` ritenuto di cattivo auspicio. Quando il cacciatore tornava dalla caccia a un grosso animale, portava la parte della sua carne che era stata spartita con i compagni di battuta e, a chi gli domandava com’era andata, rispondeva ad esempio: ‘‘Cinque chili con la coratella’’. La
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
postilla – con la coratella – era segno che lui riportava, con la sua parte, anche l’onore di aver inferto il colpo mortale all’animale cacciato, senza millantare o pavoneggiarsi con parole non richieste o presuntuose. La frase, stravolta nel significato, trovo` uso in un amabile scherzo che si fa ancora ai bambini e che qui registriamo, per il nostro criterio di non dimenticare quelle non molte forme ibride (questo non e` a rigore neppure un modo di dire) che rimarrebbero fuori anche da altre raccolte.Altri vogliono che la frase sia stata propria dei macellai, quando per fare il peso ardito, accontentavano il cliente aggiungendo un pezzo di frattaglie (un tempo considerate di poco valore, oggi invece ricercate). 2198 [Dodici chili] con la coratella. Modo di dire popolare che si rivolge a chi vuol apparire grande e grosso, soprattutto ai bambini, celiando sul fatto che sono piccoli, leggeri, mingherlini: ‘‘Pesera` dodici chili con la coratella...’’, dall’uso di vendere gli animali scannati facendo il peso con o senza le frattaglie.
CORBELLO f Vedi Asino. CORDA In questi proverbi la corda si dipana tra tristi vicende umane. f Vedi Cane, Fune. 2199 Chi troppo tira la corda la rompe. Colui che pretende troppo, chiede troppo alle cose e alle persone finisce per compromettere tutto quanto. 2200 Chi troppo tende spezza l’arco. Per analogia.
Non parlare di corda in casa dell’impiccato. Tuttora molto vivo e diffuso. Non si toccano argomenti che sono particolarmente penosi o vergognosi per le persone con le quali si parla. Vedi anche Dimmi chi sono e non dirmi chi ero [E 199]. 2201
Quella corda non e` al suo posto, disse la donna al frate. Per avvertire qualcuno che si sta comportando male. La donna fece capire questo al frate, dicendo che la corda, con la quale il monaco stringeva il saio alla vita gli sarebbe stata meglio al collo. 2202
pag 428 - 04/07/2007
365 2203 Vale piu ` la corda che il fagotto. Quando si presenta qualcosa di poco valore in una confezione lussuosa e costosa; oppure quando l’oggetto non vale proprio niente al punto che lo spago intorno alla carta puo` valere di piu`.
Chi chiede la corda non si va a impiccare. Chi ha preso una decisione grave la realizza senza parlarne. Chi minaccia il suicidio di solito non lo mette in pratica.
.
CORNA
schema del proverbio si trova ripetuto anche per altri argomenti, vedi Se tutti i pazzi portassero una berretta bianca si sembrerebbe un branco d’oche [P 870]. 2210
Se il cielo cadesse lo reggerebbero le corna.
2211
Se le corna fossero scale, s’andrebbe tutti in Paradiso.
2212
Se le corna venissero su come abeti certe case sarebbero boschi.
2204
Piu` trista e` la corda, piu` grande e` la fortuna. Piu` abbietta e` la persona, piu` le sono tributati onori, denaro, fama, prestigio. Si riteneva che la corda dell’impiccato portasse fortuna, tanto che molti correvano a strapparne un pezzo per usarlo come amuleto; piu` malvagio era l’impiccato piu` la fortuna era maggiore. 2205
2206 La corda si rompe dov’e` piu ` sottile. Oggetti e persone cedono la` dove sono piu` deboli.
Chi passa sotto una corda tesa non cresce piu`. E` una superstizione un po’ giocosa, applicata ai bambini. L’antidoto consiste nel ripassarci una seconda volta in senso inverso.
Corna e capelli bianchi non aspettano gli anni. Non sono una prerogativa dell’eta` avanzata. 2213
2214 Chi ha le corna non se le vede. Colui che ha le corna di solito non lo sospetta e farlo pontificare sull’argomento era uno dei divertimenti piu` crudeli in uso un tempo nei paesi. Vedi anche Nessuno sente il puzzo della sua merda e sente... [M 1285]; Vedi il bruscolo nell’occhio del prossimo e non la trave che hai nel tuo [B 945].
2207
CORNA Corna sono detti i tradimenti coniugali, in particolare quelli della donna nei confronti del marito, sulla testa del quale spunterebbero le poco gradite protuberanze. Sono corna anche quelle del marito, ma nel passato non erano considerate gravi quanto quelle della moglie, tanto che non esiste l’equivalente femminile di becco. f Vedi Becco, Cervo, Cornuto, Croce, Debito, Gelosia, Ricco. Le corna sono come i denti: quando nascono fanno male, ma poi ci si mangia bene. Di chi sopporta con rassegnazione le infedelta` del coniuge in vista di vantaggi che gliene derivano: tipo umano talora detto ‘‘Cornelio Tacito’’. 2208
Se le corna fossero lampioni, Gesu` mio che illuminazione! Di notte nelle citta`. Uno stornello avverte: Fiore di notte, se con le corna si facesse il latte si nuoterebbe in mezzo alle ricotte. Lo 2209
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
2215 Chi le porta e` l’ultimo a saperlo. Chi le ha, le corna, per il fatto di portarle in capo non le vede e non sa di averle.
Chi per moglie, o figlia, o nonna, ogni casa ha le sue corna. In certi luoghi sono considerate corna non solo i tradimenti della moglie ma anche la condotta libera delle donne legate all’uomo da un vincolo di parentela, come la mamma, la figlia, e perfino la nonna e la suocera, quasi che l’uomo fosse il capo di un branco di femmine. 2216
Chi pe’ socera, chi pe’ nora, semo tutti de Caprarola. Versione romanesca (ma ben nota anche fuori del Lazio) che fa la stessa amara constatazione. Caprarola e` un centro della provincia di Viterbo, dove sorge il maestoso Palazzo Farnese opera del Vignola. Il termine Caprarola, allude alla capra e quindi alle corna. 2217
Chi ha le corna in seno non se le metta in capo. Chi sa di essere tradito cerchi di non rivelarlo, non faccia drammi, liti in piazza e pubblicita`, altrimenti unisce la beffa al danno. 2218
2219
Le corna chi se le taglia e chi le porta lunghe.
pag 429 - 04/07/2007
CORNACCHIA
366
.
Sarebbero quindi un po’ come i capelli. C’e` chi ama farne mostra e le lascia crescere liberamente e c’e` invece chi cerca di nasconderle potandole e svettandole.
credeva che si adoperasse per i propri genitori fatti vecchi e deboli, nutrendoli e coprendoli con le proprie piume (sant’Ambrogio, Hexameron 5.16).
2220 Chi troppo tasta sente corna. Chi indaga troppo, chi cerca di spiare, chi fruga indiscretamente in faccende che lo riguardano o meno finisce per scoprire cose che non vorrebbe. Vedi anche Chi cerca quel che non deve trova quel che non vuole [C 1304].
2225 Crai crai fa la cornacchia. Antico proverbio riferito al verso tipico della cornacchia che in latino suona come la parola cras ‘‘domani’’. Si dice a chi indugia, rimanda, tergiversa e prolunga lavori, decisioni con danno suo e degli altri. Crai per ‘‘domani’’ e` ben attestato nel toscano antico, ed e` rimasto in quello moderno solo in area pisana nella locuzione compra’ (vende’) a ccra` i ‘‘comprare (vendere) a credito’’, cioe` col pagamento rinviato ‘‘a domani’’. E` rimasto invece vivo nei dialetti meridionali, soprattutto in area campana (non, invece, in Calabria e Sicilia).
Le corna dei ricchi son foglie quelle dei poveri noci. Quelle dei ricchi non fanno rumore, ci sono e nessuno ne parla, mentre quelle dei poveri sono conosciute da tutti e tutti le commentano. Vedi anche Le pere delle monache profumano d’incenso [M 1757]; Il danaro copre gli errori dei ricchi, il matrimonio quelli delle donne, le serve quelli dei preti e la terra quelli dei medici [D 42]. 2221
2226
Di crai in crai si pasce la cornacchia.
Chi piglia bellezze, piglia corna. Chi sposa una donna per la bellezza si garantisce quasi con certezza le corna, perche´ la moglie sara` sempre insidiata.
Chi va con le cornacchie deve imparare a gracchiare. Chi frequenta persone che hanno un difetto lo deve prendere anche lui. Chi pratica gente ignorante, sciocca, che non sa quello che dice deve fare altrettanto.
2223 Dove son corna son quattrini. Volutamente ambiguo: dovrebbe riferirsi al bestiame, che e` sempre una notevole fonte di ricchezza; ma si puo` usare anche alludendo al fatto che la donna porta a casa regali, favori, protezione elargiti dall’amante a tutta la famiglia, marito compreso.
Le lodole se ne vanno e le cornacchie restano. La roba buona sparisce, viene presa, consumata, utilizzata e rimane sempre quella inutile o nociva. Le lodole sono un ottimo piatto, le cornacchie sono immangiabili.
2222
Chi mangia diavoli sputa corna. Chi agisce male o si accompagna con malvagi non puo` ritrovarsi che a imprecare e maledire. Sputare corna e` immagine tolta dalle dicerie sugli indemoniati i quali, avendo in corpo Satana, sputano a volte cose inverosimili: zoccoli, code, zolfo, rospi e anche corna. 2224
CORNACCHIA Non troppo amata per il suo aspetto, derisa per il suo verso sgraziato (si dice scornacchiare o scorbacchiare una persona, allorche´ la si canzona o si mette in berlina) e` considerata anche apparizione malaugurante e non le e` riconosciuta alcuna utilita`. Nondimeno la cornacchia e` presente nella simbologia, nell’araldica, nelle metafore del linguaggio. Si attribuiva alla cornacchia la vita di coppia e la fedelta` come nel caso dei colombi, per cui era simbolo del legame coniugale. Era presa come esempio della pieta` filiale in quanto si
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
2227
2228
Se non conosci la cornacchia dalle piume la conosci dal canto. Se non sei abile e scaltro a capire dall’aspetto chi sia e che cosa valga una persona, lo capirai subito non appena si mettera` a parlare. Anche in una favola di Esopo (Favole 163) una cornacchia si tinge di bianco per unirsi ai colombi e mangiare abbondantemente con loro, ma viene scoperta quando apre il becco e canta. 2229
2230 La cornacchia trova buona la carogna. Ai degenerati piacciono le cose che fanno ribrezzo. La cornacchia, che si nutre anche di animali morti, trova gustosa una carogna in putrefazione. Vedi anche Alla mosca piace la merda [M 2114].
La cornacchia non conosce canto piu` bello del suo. Ognuno, ma soprattutto lo sciocco, si compiace di quello che fa o sa fare. La cornacchia e` nota per il suo verso sgraziato. Nella tradizione favolistica questa caratteristica e` attri2231
pag 430 - 04/07/2007
367
.
buita piuttosto al corvo che alla cornacchia: in una favola esopica (Favole 165) la volpe convince il corvo a farle sentire la sua bella voce, aprendo cosı` la bocca e lasciando cadere un pezzo di carne. Alla cornacchia piace il canto del cornacchiotto. Vedi anche Ogni scarraffone e` bello a mamma soie [S 540]. 2232
2233
Alla cornacchia piace il suo cornacchino.
2234 Alleva la cornacchia e ti cavera` gli occhi. Fai del bene ai malvagi e ti compenseranno col farti del male. Le cornacchie sono note per l’abitudine di beccare gli occhi di coloro che si avvicinano troppo quando si trovano in cattivita`. Vedi anche Nutrisci il corvo, ch’alla fin ti cavera` gli occhi [S 1095]; Nutri la serpe in seno, ti rendera` veleno [S 1092]; Chi scalda la serpe in seno muore d’odio e di veleno [S 1094].
La cornacchia si fece [si fa] bella con le piume del pavone. Fa riferimento alla favola di Esopo (Favole 162) e a quella di Fedro (Favole 1.3) nelle quali la cornacchia si agghinda con penne non sue e viene smascherata e cacciata con ignominia (cfr. anche Orazio, Epistole 1.3.18-20). Si dice ovviamente di chi con tracotanza si fa bello di meriti altrui (tant’e` che anticamente lo si poteva definire una Cornix Aesopi ‘‘cornacchia d’Esopo’’, cfr. san Girolamo, Epistole 108.15); esiste il modo di dire affine farsi bello con le penne del pavone o, anche, con piume d’altri. 2235
Per quanto si lavi la cornacchia resta nera. Un difetto di natura, per quanto si cerchi di nasconderlo, torna sempre fuori. E` questo il tema che la tradizione paremiografica greca esprimeva con l’espressione: ‘‘lavi un Etiope’’, che ha avuto una notevole fortuna, per riprese e variazioni, in eta` tardo antica e che e` direttamente continuata in alcune espressioni usate in alcune lingue europee per indicare azioni e sforzi inutili, come l’inglese to wash a Blackmoor white ‘‘sbiancare un moro’’ o il francese de´barbouiller un ne`gre ‘‘lavar la faccia a un negro’’. 2236
La cornacchia piu` si lava e piu` diventa nera. E` paradossale. 2237
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
CORNAMUSA
2238 La cornacchia chiama la pioggia. E` credenza antica che il verso della cornacchia annunci la pioggia. Virgilio scrive: Tum cornix plena pluviam vocat improba voce ‘‘La cornacchia chiama la pioggia a voce rauca e piena’’ (Georgiche 1.389). Orazio, che la definisce imbrium divina avis: ‘‘divino uccello della pioggia’’, scrive: aquae nisi fallit augur annosa cronix: ‘‘se non m’inganna la vecchia cornacchia annunciatrice della pioggia’’ (Odi 3.17.12-13). Infine Lucrezio (De rerum natura 5.1083-1086): Et partim mutant cum tempestatibus una / raucisonos cantus, cornicum ut saecla vetusta / corvorumque gregis ubi aquam dicuntur et imbris / poscere et interdum tempus aurasque vocare ‘‘Alcuni talvolta trasformano le rauche voci col variare del cielo; si dice cosı` che le longeve cornacchie, gli stormi dei corvi gridando chiedano acqua e piogge, ovvero chiedano venti e tempeste’’. 2239
Quando gracchia la cornacchia la pioggia non e` lontana.
Quando la cornacchia scende dal monte gronda la fronda e canta la fonte. Se le cornacchie calano a valle, se scendono alla pianura presto piovera` a dirotto. 2240
Cantano meglio le cornacchie del proprio paese che gli usignoli dei paesi vicini. Per campanilismo, cio` che appartiene ai propri luoghi e` considerato sempre superiore a quanto, sia pure migliore, appartiene ad altri paesi. 2241
2242 Suon di campana non caccia cornacchia. Gli ammonimenti e le intemerate non scoraggiano chi ha un vantaggio o un interesse. La cornacchia abita spesso sui campanili ed e` presa come esempio di chi, frequentando luoghi di spiritualita`, cose sante, rimane del tutto sordo o indifferente a valori che vadano al di sopra dei suoi gretti interessi. Un tipo simile si diceva un tempo cornacchion di campanile.
Le cornacchie insegnano a cantare agli usignoli. I rozzi, gli incapaci spesso presumono d’insegnare a chi sa molto piu` di loro. 2243
CORNAMUSA La cornamusa e` un rustico strumento musicale a fiato, tipico dei pastori, assai diffuso nel Meridione. Spesso con il termine zampogna si
pag 431 - 04/07/2007
CORNIOLO
368
.
indica, localmente, anche la cornamusa. E` costituito da un otre che, gonfiato con la bocca, da` fiato da due canne, di cui una funge da bordone e l’altra e` tastata con le dita. f Vedi Piva, Zampogna. Quando la cornamusa e` piena comincia a suonare. Quando uno e` saturo sbotta, quando uno non ne puo` piu` non puo` restare zitto. 2244
Al sordo piace piu` la cornamusa che l’arpa. A ciascuno piace quello che piu` si adatta ai propri gusti, ma anche ai propri limiti e difetti. Evidentemente chi e` un po’ sordo sente meglio i suoni penetranti della cornamusa di quelli eterei dell’arpa. Vedi anche Chi ama la zampogna trova debole il violino [Z 2]. 2245
CORNIOLO Il corniolo e` una pianta di cui si conoscono molte varieta` arboree e arbustive. Il piu` comune e` il Cornus mas, arbusto di macchia al quale fa riferimento il proverbio. Apre i fiori all’inizio della primavera e da` i frutti commestibili, oblunghi, rosso vivo, di sapore acidulo, in autunno, quando maturano al cadere delle foglie. Coraggio marito, il corniolo e` fiorito. – Coraggio sı`, comare, ma e` il primo a fiorire e l’ultimo a maturare. Dice la donna: Fatti coraggio, e` finito l’inverno e torna qualcosa da mangiare nella campagna: e` gia` fiorito il corniolo. Risponde l’uomo: Lo vedo, ma se dobbiamo aspettare i suoi frutti ci sara` da allungare il collo, da attendere a lungo. Vedi anche Quando il mandorlo e` fiorito consolati marito, ma non ti rallegrare perche´ e` l’ultimo a maturare [M 493]. 2246
Al contadino e` tanto sonargli un corno che un violino. Non conosce le finezze, ma solo quello che lo riguarda e bada solo al proprio interesse. 2248
CORNUTO f Vedi Becco, Coglione, Corna. 2249 Uomo sospettoso, cornuto nato. Chi e` pieno di sospetti finisce per essere tradito. La diffidenza nasce da insicurezza: la prima offende la donna e la seconda la inquieta. Vedi anche Uomo geloso mezzo cornuto [G 345].
Chi ha le corna ha paura di batterle in tutte le porte. Ogni frase, ogni parola, ogni evento casuale gli paiono allusioni, spie, accenni alle infedelta` della moglie. 2250
Signor, cornuto io non sia; se lo son, che mai lo sappia; se lo so, che non lo veda; se lo vedo, non lo creda; e credendo non mi persuada. E se sono, se so, se vedo se credo e me ne persuado... dammi la rassegnazione di portarle in silenzio. E` un’invocazione che si trova scritta anche su mattonelle di ceramica e che qualcuno appende devotamente ai muri della propria abitazione o del suo laboratorio, forse con qualche sospetto e certamente con qualche speranza. 2251
CORPO Proverbi centrati sul rapporto tra serenita` dello spirito e benessere fisico, questo in gran parte dovuto all’essersi tolti la fame, ad aver mangiato a sazieta`, cosa non sempre scontata nel mondo di un tempo. f Vedi Anima, Pancia, Ventre. Quando il corpo e` pieno [sta bene] l’anima canta. La sazieta` da` una certa serenita` allo spirito. Dicono che la pancia piena fa lo stesso effetto della coscienza pulita. Anche i dolori si sopportano meglio, come avverte il seguente proverbio: 2252
CORNO f Vedi Cacciatore. 2247 Tant’e` sonare un corno che un violino. Per chi e` rozzo ogni cosa ha lo stesso effetto, gli manca la capacita` di distinguere. Vedi anche Mosca e moscone non guarda ove si pone [M 2146]; La biada non e` fatta per gli asini [P 1355]; L’erba del piano non e` per gli asini del poggio [E 97].
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
2253
Quando il corpo sta bene l’anima e` contenta.
2254
Corpo satollo, anima consolata.
pag 432 - 04/07/2007
369
.
Quando il corpo e` pasciuto la coscienza fa un sonnellino. 2255
Ventre satollo, cuore in Paradiso.
L’allegria vien dal budello. Per analogia. 2256
2257 Da gola secca non esce canzone. Reciproco del precedente. Male si canta senza bere, in particolare il vino.
Quando il corpo sta bene l’anima non fugge. Quando il corpo e` in salute, lo spirito non vacilla, non ha pensieri cattivi e soprattutto non pensa alla morte. L’anima che esce dal corpo e` l’immagine della morte. 2258
Corpo mio fatti capanna (disse l’asino davanti al pagliaio del fieno). La prima parte e` di uso particolarmente vivo e diffuso. Si dice quando un affamato, un ghiottone o una buona forchetta si trova di fronte a qualcosa di buono, davanti a una tavola imbandita, a una leccornia, ecc.; anche di fronte a qualcosa di non commestibile, ma comunque desiderato. Vedi anche Pancia mia fatti cappotto: larga di sopra e stretta di sotto [P 209]. 2259
Il corpo e` un orologio: si carica e si scarica. E` un meccanismo che segue ritmi precisi. Nella lingua parlata si dice spesso per indicare che il corpo funziona bene: ‘‘Va come un orologio’’. 2260
2261 In corpo c’e` buio. Ironico. Quando si mangia un cibo della cui pulizia si dubita si dice che una volta ingerito non saranno visibili le eventuali magagne.
La pancia non ha occhi: quel che gli dai prende. Per analogia. Vedi anche, con valore affine, Quel che non ammazza ingrassa [I 268]; Porco pulito non fu mai grasso [P 2145]. 2262
Quando gode il corpo tribola la scarsella. Darsi alla bella vita porta facilmente a spendere piu` del dovuto. Scarsella, borsa di cuoio per tenervi denari che un tempo si portava appesa al collo o alla cintura. 2263
2264
Quel che fa bene al corpo fa male all’anima.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
CORREDO
Quello che appaga i sensi, cibi e bevande squisite, ozio, piaceri, indebolisce la volonta`, tende a offuscare ogni sensibilita` verso i valori spirituali e morali. Corpo pieno, raro casto. Chi mangia e beve a sazieta` non e` propenso alla vita ascetica. Per questo la tavola del convento e` sobria e frugale. 2265
Beato quel corpo che il sabato muore e la domenica e` sepolto. Il detto deriva da antiche superstizioni secondo le quali le porte del Paradiso erano spalancate per chi moriva il sabato. 2266
Beato quel corpo che il sabato vive e la domenica e` morto. 2268 La donna dal corpo perfetto ha tanto di fianchi quanto di petto. Le misure ideali della donna si ritiene che siano, secondo il canone, identiche per il petto e per i fianchi, mentre la vita deve essere sottile: vitino di vespa. 2267
CORPUS DOMINI Istituita nel 1247 per onorare l’Eucarestia, la festa del Corpus Domini e` festa mobile che cade il giovedı` seguente alla Domenica della Santissima Trinita`, ossia 12 giorni dopo la Pentecoste e 60 dopo la Pasqua. Era festa solennissima, che vedeva il Santissimo Sacramento portato in processione per le strade infiorate. f Vedi Marco. Il Corpus Domini viene prima di san Giovanni. La soddisfazione dei desideri, l’interesse personale vengono prima della giustizia. La festa del Corpus Domini cade effettivamente prima della festa di San Giovanni (24 giugno). Il gioco di parole del proverbio si fonda su ‘‘corpo del signore’’ inteso come corpo dell’interessato, e san Giovanni che e` il simbolo della giustizia, dell’onesta` e della verita`, vedi San Giovanni non vuole inganni [G 647]. 2269
CORREDO Corredo finito non trova marito. Per superstizione non si completava mai il corredo, perche´ questo avrebbe compromesso il matrimonio. In realta` il corredo non e` mai 2270
pag 433 - 04/07/2007
CORRENTE
completo e la credenza si spiega con la volonta` scaramantica di non dire: ‘‘E` finito... C’e` tutto, ecc.’’. Vedi anche Dote fatta, marito non trova [D 1132]; Nido fatto, gazza morta [N 315]. CORRENTE In senso figurato, come opinioni e comportamenti comuni, seguiti dalla maggioranza. 2271 Bisogna andare dove va la corrente. Per avere vita facile e senza problemi bisogna adeguarsi a quello che dicono, pensano e fanno tutti gli altri, non opporsi, non contestare e non discutere. 2272 Non bisogna andare contro corrente. Vedi anche Piegati giunco, che viene la piena [G 803]; Contro vento e` un cattivo navigare [N 156].
Bisogna navigare secondo il vento. Per analogia. Non andare dove si vuole, ma dove ci portano. Vedi anche Com’e` il tempo, cosı` si naviga [N 155]. 2273
CORRERE Nel senso di fare le cose in fretta, certe volte senza ragione con le inevitabili conseguenze negative, altre volte per necessita`. f Vedi Fuggire. 2274 Chi mal cammina peggio corre. Chi se la cava appena nelle faccende facili, quando ne affronta una difficile si trova a mal partito. 2275 Chi corre in furia con calma si pente. Chi agisce spericolatamente finisce per essere fermato da qualche incidente, e avra` tutto il tempo per pentirsi della sua leggerezza. 2276 Tanto arriva chi corre che chi zoppica. Il raggiungimento della meta, il conseguimento di un fine non dipendono dalla velocita` con cui si compie il percorso. Vedi anche Colla pazienza un pidocchio fece il giro del mondo [P 857]; Con la pazienza il gobbo va in montagna [P 851]. 2277 Correre e` parente del perdere. Andando di fretta si perde sempre qualcosa per cui poi s’impiega il doppio del tempo per ritrovarla. 2278
370
.
Nessuno ci corre dietro.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Frase fatta comunissima con la quale s’invita chi ci sta vicino a non avere fretta, a fare con calma, tanto nessuno ci incalza. 2279 Meglio correre che esser preso. Meglio darsi da fare per evitare un guaio, che prendersela comoda e finire in una situazione incresciosa. 2280 Meglio correre che bagnarsi. Quando e` il momento e` bene darsi da fare, vincere la pigrizia. L’immagine e` presa dalla corsa che impone un improvviso acquazzone. 2281 Corre lontano chi non ritorna. Non e` allontanandosi che ci si libera di quello che ci tormenta, solo colui che non fa ritorno, anche se e` andato vicino, e` fuggito veramente lontano.
A volte bisogna andar di corsa dove non si andrebbe tirati. La vita quasi si diverte a farci fare in fretta, con grande premura, spinti da bisogni, urgenze, necessita`, cose che per nulla al mondo vorremmo fare e ad andare in posti dove non saremmo voluti andare in nessun modo. 2282
2283 Chi corre da solo arriva sempre primo. Chi fa le cose da solo rimane sempre contento e soddisfatto, non ha concorrenti, non fa confronti ed e` giudice di se stesso. Vedi anche, con senso un po’ diverso, Chi fa da se´ fa per tre [F 281].
Corri dove mangiano e fuggi dove picchiano. Sii pronto a partecipare alle allegre compagnie dove si vive in spirito conviviale e tienti lontano dalle contese e dalle discordie. 2284
CORTE La residenza del principe, con tutto il suo seguito di funzionari, dignitari, consiglieri e delle altre persone addette al suo servizio, e` vista come una vera bolgia, un centro di corruzione. Da una parte il sovrano dispensa cinicamente e volubilmente i suoi favori, dall’altra i cortigiani, ridotti quasi ad animali, lottano tra di loro per ottenere vantaggi e onori. Sono proverbi di sorprendente applicabilita` universale in ambienti in cui e` evidente il peso del potere, sia politico che economico. 2285
Chi vive a corte muore sulla paglia.
pag 434 - 04/07/2007
371 I potenti raramente si ricordano di coloro che li hanno serviti, che sono stati loro fedeli: quando non sono piu` utili vengono dimenticati nella miseria. 2286 Chi serve a corte muore nel pagliaio. I pagliai un tempo erano dei cani randagi e dei vagabondi, che vi trovavano riparo notturno dal freddo e dalla pioggia.
Chi in corte e` destinato se non muore santo muore disperato O si fa eremita o va elemosinando. 2287
2288 Alla corte non s’invecchia. Quando non si e` piu` in grado si servire si viene cacciati.
Il favore della corte e` come l’amore delle puttane: ora tocca a questo, ora a quello. I sovrani, o comunque i potenti, a bella posta ora innalzano ora abbassano questo e quello al fine di mantenere saldamente nelle mani il comando e non doverlo condividere con nessuno. 2289
Alla corte del re ognuno fa per se´. Ciascuno dei cortigiani persegue un proprio fine personale, un titolo, una carriera, un posto e del resto non si cura. 2290
Le corti son fatte di tre cose: creste di gallo, lingue di serpente e code di volpe. I cortigiani sono vanagloriosi, malfidi e velenosi, furbi e intriganti. 2291
A corte bisogna ballare come le scimmie, graffiare come i gatti, mangiare come i lupi, scivolare come le anguille, far be`e come le pecore, cucciare come i cani, esser ciechi come le talpe e pazientare come somari. Indica la degradazione animalesca dei cortigiani che devono: obbedire a comando, cacciare i concorrenti, prendere il piu` possibile, essere ambigui e sfuggenti, dire sempre di sı`, farsi da parte, non vedere e sopportare tutto. 2292
La corte e` il paradiso delle volpi, il purgatorio dei servitori, il limbo dei sapienti e l’inferno degli agnelli. E` il luogo dove i furbi la fanno franca, i servitori sono angariati, i saggi sono tenuti in disparte e gli innocenti sono condannati.
.
CORTESE
Uomo di corte: miele in bocca e veleno nel cuore. Il cortigiano e` falso e la gentilezza che mostra nasconde i suoi sentimenti di perfidia e malanimo. 2294
La corte e` un carnevale dove tutti vanno in maschera. A corte nessuno e` sincero e tutti fingono. 2295
A corte s’ascolta per compiacere e si parla per adulare. A corte niente e` fatto con sincerita`: tutto e` finalizzato a ottenere potere e favori. 2296
Chi sale le scale della corte porti un sacco d’oro e due di pazienza. Chi va a corte si prepari a corrompere tutti e a sopportare all’infinito. 2297
Chi disse corte disse morte. La corte decreta la fine di tutto: dei veri sentimenti, della verita`, dei rapporti tra gli uomini, e talvolta la morte dei cortigiani caduti in disgrazia. 2298
Nella corte le porte vedono e i muri odono. Nessuno e` sicuro di essere solo, di poter parlare senza essere udito. Le corti sono piene di spie e gli stessi cortigiani si spiano l’uno con l’altro per prevenire le mosse altrui essendo tutti tra loro rivali e avversari. 2299
Le scale di corte sono piene di bucce di cocomero. Il cortigiani per una calunnia, una malignita`, una delazione possono precipitare improvvisamente in disgrazia. Cadere su una buccia di cocomero (in antico non c’erano ancora quelle di banana) significa rovinarsi per poco, per una svista, un contrattempo, oppure anche per un tranello preparato a bella posta da un rivale. Vedi anche I cortigiani hanno le scarpe solate di bucce di cocomero [C 2312]. 2300
CORTESE
2293
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Se vuoi custodire i tuoi frutti siine cortese con tutti. Offrendo gentilmente ai vicini un poco del frutto delle piante dei campi o dell’orto, si evita che ci rubino l’assai. 2301
pag 435 - 04/07/2007
CORTESIA
CORTESIA La gentilezza di modi, sempre gradita, e` spesso puramente formale, osservata per convenzione sociale o per opportunita`. La troppa cortesia fa temer che inganno vi sia. Quando improvvisamente uno diventa oggetto di attenzioni insolite, omaggi, favori ingiustificati deve entrare in sospetto. 2302
2303 Una cortesia chiama l’altra. Gli atti cortesi, i segni di stima sono tali che chi li riceve e` portato a contraccambiarli. 2304 La cortesia passa avanti alla bellezza. La gentilezza di modi rende amabile una persona molto piu` di quanto fa la bellezza, che puo` essere scostante.
Cortesia tardiva e` peggiore che scortesia. La cortesia che viene a ragion veduta, dopo aver compreso che la scortesia precedentemente usata andava contro i propri interessi, offende piu` che un modo di trattare villano. E` come dire: non mi importa niente di te, ma ti tratto con gentilezza solo perche´ mi fai comodo. 2305
2306 Generoso in cortesia e avaro in amicizia. Bisogna avere rapporti cordiali con tutti, ma fare ben attenzione alle amicizie che non possono essere fatte a cuor leggero. 2307 Vince piu ` la cortesia che la forza. Si ottiene di piu` usando le buone maniere che la forza, che provoca una naturale e immediata reazione.
Cortesia schietta domanda non aspetta. Qui cortesia ha l’antico significato di ‘‘atto di prodigalita`’’, che per essere tale deve prevenire la domanda, evitando cosı` l’umiliazione a chi deve chiedere. 2308
2309
372
.
Cortesia vera non attende richiesta.
Cortesia di bocca e mano al cappello poco costa ed e` bello. Parole di gentilezza e saluti sono opportuni, graditi e non costano nulla. Vedi anche Cappello in mano non fece mai danno [C 631]. 2310
Cortesia di bocca, mano al cappello, poco costa, ed e` buono e bello Variante ritmicamente piu` regolare. Vedi anche Cortesia di bocca assai giova e poco costa [B 654]. 2311
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
CORTIGIANO f Vedi Corte. I cortigiani hanno le scarpe solate di bucce di cocomero. Vale a dire che in ogni momento possono perdere il favore del sovrano cadendo in disgrazia e in miseria. La buccia di cocomero e` particolarmente sdrucciolevole. Vedi anche Le scale di corte sono piene di bucce di cocomero [C 2300]. 2312
I cortigiani si mettono l’un l’altro i piselli sotto i piedi. Tentano di nuocersi a vicenda. Anche i piselli secchi, come le bucce di cocomero del proverbio precedente, fanno perdere l’equilibrio. 2313
I cortigiani stanno a corte come i merli sul ciliegio. Vale a dire finche´ durano le ciliegie e possono mangiare. 2314
I cortigiani hanno due cuori e due lingue. Sono infidi. 2315
Il cortigiano e` la peggior specie di ribaldo. ‘‘Cortigiani vil razza dannata’’, canta Rigoletto nell’atto secondo dell’Opera omonima di Verdi, su libretto di Francesco Maria Piave. 2316
CORTO Son tre volte che lo taglio ed e` ancora corto, diceva quel contadino. Scherzo che si ripete a chi fa una cosa senza senso, magari peggiorando qualcosa che gia` non era proprio perfetto. 2317
Corto e buono piace a ognuno. Ha valore generale: le cose corte e buone sono le migliori (vedi Poco, ma buono [P 1960]; Uno, ma leone, disse la leonessa [L 472]). Il proverbio non specificando cosa debba essere corto e buono lascia che ci si metta quello che si vuole: il discorso, il desinare e altro. Permette pero` anche un riferimento malizioso a qualcosa di ben preciso (vedi Non grosso che turi, non lungo che tocchi, ma duro che duri e` un cazzo coi fiocchi [C 1235]). 2318
2319 Corto e grosso non ha garbo. E` di aspetto sgraziato.
pag 436 - 04/07/2007
373
.
Corto e grosso pare un porco. E` informe come un porco. 2320
Donna corta maliziosa e accorta. La donna piccolina e` lodata come avveduta e intelligente. Vedi anche Le donne e le sardine son buone piccoline [D 1061]. 2321
CORTONA Cortona figlia di Troia e mamma di Roma. Toscano. Modifica scherzosa del proverbio locale che piace ai cortonesi e suona: Cortona, mamma di Troia e nonna di Roma. Cortona e` antica citta` della Val di Chiana in provincia d’Arezzo. Dardano, fondatore di Troia, secondo quello che narra Virgilio (Eneide 3.167; 7.209), era nato in Italia a Corythus, citta dell’Etruria di solito identificata con Cortona. 2322
CORVO Uccello piuttosto comune, il corvo presenta aspetti poco simpatici: il colore nero, la voce sgraziata, l’odore nauseante e il cibarsi di carogne. Per questo e` considerato di malaugurio, anche se qualcuno lo addomestica. Tuttavia la sua presenza nell’arte, nella simbologia, nelle metafore e nell’araldica e` consistente e ben caratterizzata. I latini, al sentire il verso del corvo (cra, cra) che interpretavano come cras ‘‘domani’’, rimandavano al giorno dopo quello che stavano facendo (vedi Cornacchia). f Vedi Cane, Coccodrillo. 2323 Corvo roco chiama la pioggia. Il canto arrochito e insistente del corvo e` segno di pioggia vicina, si vuole anzi che il suo canto faccia venire la pioggia. Vedi anche La cornacchia chiama la pioggia [C 2238].
Corbo che grida o pioggia o vento sfida. Corsica. Corbo e` dialettale. 2324
Se il corvo scende alla valle accendi il fuoco e prepara lo scialle. Quando il corvo, come la cornacchia, scende alla pianura e` segno di cattivo tempo. 2325
2326
Stormo di corvi chiama la neve.
2327
Il corvo divento` nero per prendersi i problemi degli altri.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
COSA
Si dice di persone che, invece di guardare ai fatti propri e a quelli della loro famiglia o della loro parte, si occupano malignamente delle faccenda altrui per poi sparlare e ricamarci sopra. Sovente tali persone, o per la poca cura che mettono nei loro affari, o per il tempo che perdono dietro agli altrui e i nemici che si fanno con le chiacchiere, compromettono le loro cose anche seriamente, al punto di incupirsi, fare lo sguardo torvo (diventar nero). Da una favoletta popolare secondo la quale il corvo era un tempo un uomo caritatevole, ma per troppo interessarsi dei fatti degli altri fece del male a se stesso. Secondo un’altra storiella, libera variazione su Genesi 8.6-7, il corvo era bianco ma divenne nero quando, uscito dall’Arca, si mise a guardare le rovine del Diluvio, tardando a tornare, e Noe` lo maledisse, provocando il cambiamento di colore. Un simile passaggio dal bianco al nero per quest’uccello era noto anche nel mito classico, laddove Apollo punisce in questo stesso modo il corvo per aver fatto la spia dell’amore fra Coronide e Ischi (cfr. Ovidio, Metamorfosi 2.598-632). 2328 Corvo non porto` mai buona nuova. Si riferisce al fatto che doveva tornare a portare a Noe` l’annuncio della fine del Diluvio, ma non torno`.
Quando il corvo vola sopra la pecora, male per quella. Si dice che il corvo fiuti l’odore della carogna gia` nell’animale vivo e gli voli sopra con ampi giri predicendone la fine. 2329
2330 Se segui il corvo ti porta a una carogna. Se segui un cattivo soggetto, o chi ha cattive abitudini, ti trovi in brutti luoghi o a compiere cattive azioni. 2331 Il mal corvo fa il mal’uovo. Il cattivo soggetto semina malvagita`, lascia sul cammino cio` che genera il male. Da un malvagio viene prole della stessa natura.
Anche il corvo riesce a divorare un’aquila morta. Anche i meschini possono prevalere sui forti, allorche´ sono ridotti all’impotenza. 2332
COSA 2333 Cosa fatta capo ha. Un atto compiuto s’impone perche´ e` impossibile tornare indietro: bene o male porta le sue conseguenze. Si usa quando si vogliono ta-
pag 437 - 04/07/2007
COSA
gliare indugi, perplessita` e paure. Rimasto inalterato nel tempo, diffuso e usato anche da chi non ne conosce il preciso significato. La frase storica (usata come proverbio) secondo la tradizione (Machiavelli, Istorie fiorentine 2.3; Villani, Istorie fiorentine 5.38) fu pronunciata da Mosca Lamberti nel decidere la morte di Buondelmonte (1215), di fronte a coloro che gli prospettavano le gravi conseguenze che ne sarebbero venute, come puntualmente accadde. Dante nell’Inferno (28.106-108) la cita: ‘‘Grido`: Ricordera’ti anche del Mosca, / che disse, lasso!, ‘Capo ha cosa fatta’, / quel fu il mal seme per la gente tosca’’. Si volle infatti che dal delitto nascessero le fazioni dei guelfi e ghibellini. Il Mosca adatto` al momento una frase gia` in uso. 2334 Da cosa nasce cosa. Una premessa ha molte possibilita` di sviluppo. Come il precedente, anche questo proverbio, tuttora assai diffuso, e` con certezza gia` medievale. Fra le ricorrenze letterarie cfr. Guicciardini (Piu` consigli et avvertimenti 112): ‘‘Di cosa nasce cosa’’; Doni (Marmi, Ragionamento 7): ‘‘Di cosa nasce cosa e il tempo la governa’’.
Cosa troppo vista perde grazia e vista. A cio` che e` sempre presente non si fa piu` molto caso, diviene un’abitudine. Il secondo vista vale ‘‘apparenza, sembiante’’, con accezione antica e letteraria. 2335
2336
Quando una cosa diventa comune e` disprezzata.
2337 Cosa veduta di rado e` tenuta piu ` cara. Reciproco dei precedenti.
La cosa piu` bella al mondo e` pulirsi il culo con un sasso tondo. Toscano. Proverbio scherzoso che rimanda a tempi passati, a lunghe sedute notturne all’aperto, dove trovare un sasso tondo doveva essere una rara fortuna. 2338
Cosa rara, cosa cara. Tutto cio` che e` raro acquista valore. Si usa come ammonimento: un oggetto insolito, difficile da trovare, anche se non ti serve immediatamente, conservalo con cura, non gettarlo via. Vedi anche Roba rara, roba cara [R 738]. 2339
2340
374
.
Cosa prevista, mezzo provvista.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Quando un evento viene previsto per tempo e` in parte scongiurato perche´ si mettono in atto le necessarie misure per affrontarlo e se ne attenuano gli effetti. Vedi anche Carestia prevista non venne mai [C 714]. 2341 Le cose lunghe diventano serpenti. Col protrarsi nel tempo senza raggiungere il loro compimento rischiano di degenerare, di dar luogo a questioni e liti. Il serpente e` lungo, avvolgente e velenoso. 2342 Cosa fatta di notte si giudica di giorno. Il lavoro fatto in ore inadatte, con fretta, poca luce, non e` perfetto e rivela di giorno le sue magagne. L’azione preparata di nascosto, in segreto sara` poi giudicata da tutti quando viene allo scoperto. Vedi anche Ne´ donna, ne´ tela a lume di candela [D 1000].
Cosa di notte, vergogna di giorno. Cosa fatta per forza non vale una scorza. Cio` che e` stato compiuto dietro costrizione non ha alcun valore ne´ morale ne´ materiale. Vedi anche Bacio per forza non vale una scorza [B 35]. 2343 2344
2345 Cosa forzata non e` di durata. Ha fine non appena cade la costrizione.
Cosa forzata non fu mai grata. Cosa bella (e) mortal passa e non dura. Verso del Petrarca (Canzoniere 248.8: il testo originale dice ‘‘bella mortal’’) passato in proverbio d’uso dotto. Con lo stesso significato si ripete l’altro verso petrarchesco (ibidem 1.14): 2346 2347
Che quanto e` caro al mondo e` breve sogno. 2349 Ogni cosa ha il suo diritto e il suo rovescio. Ogni cosa ha due aspetti, il buono e il cattivo, il bello e il brutto, il pro e il contro. Vedi anche Ogni medaglia ha il suo rovescio [M 1074]; Ogni dritto ha il suo rovescio [M 1075]; Ogni davanti ha il suo di dietro [D 129]. 2348
2350 Ogni cosa va presa per il suo verso. Ogni cosa, in particolare ogni persona, deve essere trattata con garbo, secondo la sua indole, senza forzarla a regole esterne. 2351 Cosa trovata non e` rubata. L’oggetto rinvenuto per caso non puo` essere considerato sottratto al proprietario. Ma i pareri non sono unanimi, vedi Roba trovata e`
pag 438 - 04/07/2007
375 come comprata [T 1055]; Roba trovata non e` rubata [T 1056]; Roba trovata e` mezza rubata [T 1053]. Una cosa vede il cantiniere e un’altra il campanaro. Le opinioni dipendono dai punti si vista. Il campanaro osserva le cose dall’alto e le giudica nel loro insieme; il cantiniere invece, stando sotto terra, le sa per quello che gli raccontano gli altri. Ma c’e` una maligna insinuazione: il cantiniere, cedendo alla tentazione del vino, non ha una visione troppo precisa, e forse e` questa la ragione principale della discordanza dei pareri. 2352
2353 Ogni cosa ha la sua stagione. Non si possono forzare i tempi; e` necessario attendere il momento opportuno. Vedi anche Tutto a suo tempo [T 317]. 2354 Piu ` cose fa chi meno parla. Chi e` attivo ed efficiente non spreca tempo a gloriarsi di quello che fa. 2355 Ogni cosa vuol misura. Invito ad attenersi sempre al giusto limite, alla moderazione.
Quando si vuol lodare una cosa si trovano facilmente le ragioni. Non e` difficile trovare gli argomenti, impostare il discorso in modo da mettere in luce i lati positivi tacendone i difetti. Vedi anche il reciproco Chi il suo cane vuole ammazzare qualche scusa deve pigliare [C 409]. 2356
Chi e` buono a una cosa non e` buono a un’altra. Le capacita` sono diverse tra individuo e individuo. Il detto invita a impiegare ciascuno secondo le sue attitudini. 2357
2358 Cose che succedono ai vivi. Di eventi che suscitano particolare amarezza, meraviglia, disorientamento, ma che possono accadere e, di fatto, accadono. Formula piuttosto viva e diffusa per chiudere discorsi intorno a questioni del genere. Vedi anche Fin che si ha denti in bocca non si sa quel che ci tocca [D 193].
COSCIA Coscia lunga, taglio fine. Si vuole che nella donna la coscia lunga sia indizio di una particolare conformazione fine e delicata della parte che all’uomo interessa di piu`. Comunemente il proverbio e` pero` inteso 2359
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
COSCIENZA
in modo piu` innocente: la gamba lunga denota una bellezza raffinata. Taglio avrebbe il significato di ‘‘elemento, pezzo’’, come di tessuto, o di carne. Vedi anche Coscia lunga, fica stretta [F 703]. Della donna come del pollo piace la coscia e il petto. Le parti piu` seducenti della donna corrispondono a quelle piu` gustose del pollo. Vedi anche Tette di sposa, ala di cappone e culo di castrone sono tre cose buone [T 586]. 2360
COSCIENZA La consapevolezza di cio` che e` bene e cio` che e` male, della legittimita` morale delle proprie azioni non solo e` assai diversa da persona a persona, ma ha anche, secondo questi proverbi, la particolare prerogativa di essere molto elastica, soprattutto quando e` in gioco il proprio interesse. Gli ultimi proverbi della serie mostrano pero` che si puo` anche considerarla come il piu` importante tribunale. La coscienza e` come il solletico: chi la sente e chi non la sente [chi la cura e chi no]. Ci sono persone alle quali la coscienza non procura eccessivi fastidi, e dormono tranquillamente anche con tutto quello di cui hanno da render conto. 2361
Molti hanno la coscienza dove i panieri hanno la croce. Cioe` nel culo. Il fondo dei panieri viene rinforzato con una croce di legno o di grossi vimini in modo da irrobustire il piano d’appoggio. 2362
Coscienza e quattrini non si sa mai chi ce l’abbia. E` difficile sapere con sicurezza chi sia una persona coscienziosa e chi invece sia senza scrupoli, come sapere chi abbia i soldi e chi no: le voci che corrono su questi argomenti sono sempre contraddittorie. 2363
Coscienza e quattrini non si puo` sapere quanti uno ne ha. Non e` possibile sapere neanche in che quantita` uno ne disponga. 2364
La coscienza e` come la trippa: si tira da tutte le parti. Alla coscienza spesso si riesce a far dire quello che si vuole, quello che ci fa comodo, mediante opportuni aggiustamenti, per cui si allarga e si stringe come se se fosse elastica. 2365
pag 439 - 04/07/2007
COSENZA
2366 La coscienza e` una rete a maglia larga. Vi si fa passare quello che ci da` disagio, ci imbarazza e quindi le maglie sono grandi e, se e` necessario, si allargano.
La coscienza e` fatta d’elastico: si stringe e s’allarga secondo il bisogno. 2368 La coscienza e` la maglia della sora Cesira:s’allarga e s’allunga dove si tira. 2369 Taluni hanno una coscienza tanto larga che vi passa una nave. 2370 I debiti di coscienza li incassa il diavolo. I prestiti ottenuti con la sola garanzia della parola e della coscienza, ossia senza contratti ne´ testimoni, sono debiti che non vengono mai pagati e solo il demonio ne trae vantaggio, come peccati che dannano il debitore insolvente. 2367
2371 La coscienza se la mangio` l’asino. La coscienza nel mondo e` introvabile. Dice una storiella che Dio si dimentico` di mettere la coscienza nel mondo e dette i semi di questa a un contadino perche´ li seminasse, cosa che il villano fece tardi e male. Le poche piante di coscienza nacquero lungo una strada: passo` un asino e se le mangio`. Vedi anche La buona fede era un’erba e se l’e` mangiata l’asino [F 527]. 2372 La coscienza si semino` e non si raccolse. 2373 La coscienza annego` nel pozzo perche´ nessuno volle tirarla su. 2374 La coscienza non e` piu ` nemmeno nel sambuco. La parte tenera e bianca all’interno del sambuco e` detta anima, che nell’uomo e` la sede della coscienza. Vedi anche L’anima bianca non ce l’ha piu` neanche il sambuco [A 924].
Meglio una coscienza un po’ sporca che le tasche troppo pulite. Meglio fare qualche compromesso che restare povero in canna. 2375
2376 Prima la roba e poi la coscienza. Prima ci si arricchisce con mezzi disonesti e, accumulato il patrimonio, si diventa onesti e rispettabili.
Molti fanno prima la roba e poi la coscienza. 2378 Chi ha coscienza non fa quattrini. Reciproco dei precedenti. 2377
2379
376
.
Poca coscienza e molta diligenza fanno l’uomo ricco.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Con pochi scrupoli morali e molta oculatezza nel gestire gli affari, si accumula un patrimonio. 2380 Poca scienza e molta coscienza. La bonta` e l’onesta` sono doti migliori del sapere. I proverbi distinguono con precisione sapere e scienza da sapienza: i primi non danno bonta` e amore, mentre la seconda sı`. 2381
Coscienza senza scienza e` meglio che scienza senza coscienza.
La coscienza vale piu` di [per] mille testimoni. La buona coscienza e` testimone a se stessa, e` una garanzia per il rispetto dei contratti, degli impegni, della parola data piu` di quanto possano essere le testimonianze degli altri. E` la diretta prosecuzione del detto latino Conscientia mille testes ‘‘La coscienza vale mille testimoni’’, riportata da Quintiliano (Istituzioni oratorie 5.11.41) come esempio di gnome diffusa a livello popolare. Da ricordare anche l’affermazionedi san Girolamo (Epistole 123.14): Sufficit mihi conscientia mea; non curo quid loquantur homines ‘‘Mi basta la mia coscienza; non mi preoccupo di quel che dice la gente’’. 2382
Una buona coscienza e` il miglior guanciale [un buon cuscino]. Affine al precedente. Per dormire sonni tranquilli bisogna essere in pace con la propria coscienza, non avere rimorsi o rimproveri da farsi. 2383
COSENZA f Vedi Senza. COSI` 2384 Meglio cosı` che peggio. Si dice quando ci si deve rassegnare a una situazione poco felice. 2385 O cosı` o nulla. Imposizione di una scelta radicale che non ammette mezze misure, compromessi. Vedi anche O bere o affogare [B 475]; Prendere o lasciare [P 2531]. Talvolta si usa, con lo stesso scopo ma con maggiore solennita`, la frase latina: 2386 Sint ut sunt, aut non sint. ‘‘Siano come sono, oppure non siano’’. Sarebbe stata la risposta data da Lorenzo Ricci, generale dei Gesuiti, a papa Clemente XIV
pag 440 - 04/07/2007
377 (1769-1774) che voleva riformare la Compagnia di Gesu` (secondo una notizia della Vita del Sommo Pontefice Clemente XIV Ganganelli, del marchese Caracciolo, pubblicata a Firenze nel 1775), anche se la storicita` dell’evento sembra tutt’altro che provata e si sia proposto di attribuire le parole a Clemente XIII (1758-1769), in risposta all’ambasciatore di Francia che chiedeva modifiche all’ordine. COSMA E DAMIANO I due santi, la cui festa cade il 27 settembre, erano medici anargiri, cioe` che curavano senza farsi pagare; sono figure senza reale base storica, collocati genericamente da varie fonti agiografiche in eta` romana in Siria, dove sarebbero stati martirizzati. Nonostante abbiano goduto di un culto molto vivo in quasi tutta l’Italia, non hanno lasciato tracce significative nel patrimonio proverbiale comune. Per san Cosma e Damiano ogni male stia lontano. Piu` che un proverbio e` uno scongiuro, usato in Toscana, dove Cosma e Damiano erano protettori dei Medici, signori del granducato. 2387
COSTARE 2388 Quel che non costa non ha sapore. Quello che non ci si procura con spesa, lavoro, fatica non ha valore e quindi lo consideriamo poco, al punto che non da` gusto averlo. 2389 Quel che non costa si dona. Non si vende mai quello che si ottiene comunemente senza che abbia un costo, come un bicchiere d’acqua, un frutto selvatico.
COSTANZA f Vedi Durare, Fatica. COSTRUIRE f Vedi Fabbricare.
COSTUME 2390 I cattivi costumi fanno buone leggi. La corruzione che dilaga costringe a fare leggi che vi pongano riparo. 2391 Il costume e` una seconda natura. Variante del piu` frequente L’abitudine e` una seconda natura [A 64]. Costume indica pero`, almeno in prima istanza, le usanze di una
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
CREANZA
comunita`, di una societa`, piuttosto che le abitudini di singoli, e quindi il proverbio ha un significato piu` esplicitamente generale. 2392 Il costume e` piu ` forte della legge. L’usanza resiste anche all’imposizione della legge. Vedi anche La consuetudine infrange la legge [C 2096].
COTECHINO f Vedi Zampone. COTONE Se vuoi far vita sana sotto il cotone e sopra la lana. A contatto della pelle si consiglia il cotone, anche perche´ un tempo gli indumenti di lana grossolanamente filata erano ruvidi ed irritanti. 2393
CREANZA Vale ‘‘buona creanza’’ e cioe` buone maniere, comportamento educato. f Vedi Boccone, Cortesia. La creanza, per educazione, la lascio` in corpo alla mamma. Si dice di chi e` maleducato, il quale sarebbe venuto al mondo dimenticando nel seno materno il garbo, e lo fece per gentilezza. 2394
2395 La creanza e` di chi l’adopra. L’educazione e` a disposizione di chi la vuole mettere in pratica, quindi tutti la possono avere senza spesa, se la desiderano.
La creanza non dispiace nemmeno all’inferno. L’educazione e` apprezzata anche da gente maleducata, rozza e volgare che si compiace di venir trattata con riguardo. Quindi e` utile anche nei luoghi piu` sordidi. 2396
2397 La creanza costa poco e vale tanto. Le buone maniere non richiedono costi, fatiche, tempo eppure sono apprezzate da tutti e qualificano la persona che le usa. Vedi Cortesia di bocca e mano al cappello poco costa ed e` bello [C 2310].
Colla buona creanza si vive bene e senza si vive meglio. Con l’educazione si hanno buoni rapporti con gli altri e siamo apprezzati, ma infischiandosene si vive ancora meglio perche´ facciamo il nostro comodo e gli altri ci sopportano. 2398
pag 441 - 04/07/2007
CREATORE
378
.
Anche se non ne avanza lascia il boccone della creanza. Quando sei ospite lascia qualcosa nel vassoio per far vedere a chi ti ha invitato che il cibo era abbondante. Uso antico per cui l’ospite doveva astenersi dal ripulire zuppiere e vassoi. Vedi anche Il miglior boccone e` quello che si lascia nel piatto [B 688]. 2399
2405 Chi tosto crede ha ali di farfalla. Chi e` pronto a prestar fede vola poco lontano, la sua speranza ha vita effimera, come il volo della farfalla. 2406 Chi tosto crede ha piedi di vetro. Non fa molta strada: i suoi fondamenti sono fragili e presto l’illusione si dissolve.
Tristo e` chi crede sempre e chi non crede mai. Eccedere nella fiducia e non credere a nulla sono due errori dai quali bisogna tenersi lontani: la credulita` crea facili illusioni e mette l’uomo in balia di malvagi e disonesti; lo scetticismo assoluto, annullando ogni fiducia nei propri simili, rende tetra e disperata la vita. 2407
CREATORE f Vedi Dio. Chi non rispetta il Creatore non rispetta la creatura. Il rispetto verso gli esseri viventi e` rispetto verso chi li ha creati, e chi non lo ha verso l’autore della vita non lo ha nemmeno verso la vita stessa. 2400
CREDERE Sia nel significato di avere fiducia, che in quello di assicurarsi della veridicita` di qualcosa; immaginarsi, figurarsi; con l’inevitabile corollario dell’inattendibilita` delle previsioni umane. f Vedi Fede. Si crede solo a quel che si vede. Si crede solo quello che si verifica personalmente e la vista e` il senso sul quale, dopo il tatto (toccare con mano), facciamo maggior affidamento per le verifiche: ‘‘ho visto con i miei occhi’’, ‘‘credo solo a quello che vedo’’. 2401
Credi meta` di quello che vedi e niente di quello che senti. Correttivo del precedente. Di quello che hai verificato con i tuoi occhi pensa che per meta` possa essere inganno e di quello che senti dubita sistematicamente. Vedi anche Quel che vedi poco credi; quel che senti quasi niente [Q 88]. 2402
Chi non va non vede e chi non prova non crede. Per poter rendersi conto di un fatto, di un evento bisogna recarsi sul luogo dove si e` verificato. Chi non verifica personalmente rimane scettico. 2403
Chi tosto crede tardi si pente. Chi e` pronto a prestar fede, a fidarsi rimane facilmente ingannato e se ne pente quando ormai e` troppo tardi. Vedi anche Chi sbaglia in fretta piange adagio [S 494]. 2404
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
2408
Malanni e guai vanno a chi crede troppo e a chi non crede mai.
2409
Fa male chi crede troppo e chi crede poco.
Credi al vantatore come al mentitore. Nessuno dei due e` degno di fede: l’uno deforma la realta` per vanita`, l’altro la altera per il proprio interesse. 2410
2411 A qualcuno bisogna credere. Non si puo` vivere senza credere in nessuno perche´ ogni azione, anche la piu` semplice, si basa su una esplicita o implicita fiducia.
A chi non crede non prestar fede. Non prestare mai fede allo scettico, infatti egli pensa che gli altri siano indegni di fiducia guardando se stesso e proiettando nel prossimo il suo modo di essere. 2412
2413 Chi non crede non e` creduto. Chi non crede che gli altri dicano il vero e` perche´ lui stesso non lo dice e gli altri lo avvertono istintivamente.
Guardati da cane rabbioso e da uomo sospettoso. Per analogia. Il morso del cane idrofobo puo` essere mortale. 2414
Chi crede d’essere a cavallo non e` neppure a piedi. In ogni situazione sentirsi perfettamente al sicuro mette fuori strada e genera danni, portando a sottovalutare elementi che risultano poi fondamentali. Essere a cavallo e` espres2415
pag 442 - 04/07/2007
379
.
sione che significa: aver superato ogni difficolta`, aver raggiunto lo scopo. Deriva dal tempo in cui il cavallo rappresentava il mezzo piu` ambito per viaggiare. Quando credi d’essere a cavallo non hai neanche il bordone. Il bordone e` il bastone che usavano i pellegrini per viaggiare a piedi. 2416
2417
Quando credi d’essere arrivato sei appena a mezza strada.
2418
Quando credi d’avere tutto in mano hai tutto in culo.
2419
Quando credi d’aver tutto non hai nulla.
Chi crede di saper tutto non sa niente. Chi e` convinto di sapere esattamente come stanno le cose e` spesso vittima di un abbaglio; chi si crede sapiente, come sosteneva Socrate, non sa nulla. 2420
Quando credi di cominciare a star bene cominci a star male. Le previsioni sono fallaci e proprio quando pensi che cominci per te un periodo felice, ti accorgi che accade l’esatto contrario. Vedi anche Nido fatto, gazza morta [N 315]. 2421
Quando credi di far un gran pranzo rimani digiuno. Quando ti aspetti che abbia inizio un periodo d’abbondanza, ti trovi a fare penitenza. 2422
Quel che si vuole presto si crede. La speranza induce a ritenere vero cio` che si desidera, senza neppure le piu` semplici verifiche. Vedi anche Quel che si sogna si spera [S 1424]. 2423
2424
Ognuno crede quel che desidera.
Se non si crede non si spera. Sperare e` credere che esista cio` che puo` dare quel che si spera. Dante afferma: ‘‘Fede e` sustanza di cose sperate / ed argomento delle non parventi’’ (Paradiso 24. 64-65). Vedi anche Senza fede non c’e` speranza [F 517]. 2425
Chi molto crede mal s’aspetti. Chi nutre grande fiducia in qualcosa, chi non dubita o si affida ciecamente a una guida, andra` incontro a cocenti delusioni: certezze, convinzioni, promesse si ridimensionano notevolmente nel tempo. 2426
2427
Chi crede non pensa.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
CREDERE
La fede e` cieca e non chiede il perche´ di quanto crede, si diceva una volta, ma ripone una fiducia illimitata su cio` che da` come certo. Chi pensa che una cosa stia solo in un certo modo, non e` disposto a discuterne. 2428 Si crede piu ` al male che al bene. Si da` piu` facilmente ascolto alle cattive notizie che alle buone, alla maldicenza che alle lodi. Oppure: si pensa piu` facilmente che una persona si sia comportata male, piuttosto che abbia fatto del bene. 2429
Il bene non si crede mai, il male si crede subito.
Io credo in Dio Padre Onnipotente, agli uomini poco e alle donne niente. Ironico, per la parodia del Credo della liturgia, e serio nel contempo: la fede si puo` avere solo in Dio, l’uomo e` poco attendibile, mentre la donna, sfuggente e ambigua, non da` mai certezza e su di lei non si puo` contare. Lo stesso concetto si trova in un passo di Geremia (17.5-7) ‘‘Maledetto l’uomo che ripone la fiducia in un altro uomo [...] Benedetto l’uomo che ripone la fiducia in Dio’’. Vedi anche La donna e` mobile [D 807]; Tempo, vento, favor, donna, fortuna vengono e vanno come fa la luna [D 808]. 2430
Non credere: a promesse di marinaio che vuol bere, a lacrime di puttana che ha mangiato, a chiacchiere di servo che ha bevuto e a giuramenti di cacciatore in ogni modo. Sono proverbiali mentitori il marinaio che vuole bere e non restituira` mai i soldi che ti chiede; la prostituta che ha lacrime di coccodrillo dopo essersi ben pasciuta; il servo ubriaco che sparla e si vanta e il cacciatore che racconta le sue prodezze. Vedi anche Non credere a promesse di marinaio, a giuramenti di puttana, a garanzie di mercante e a onesta` di fattore [M 720]. 2431
Credesi il falso al verace, negasi il vero al mendace. A chi usa dire la verita` si crede anche quando dice il falso, mentre non si crede a chi e` avvezzo a mentire, neanche quando dice il vero. Forse epilogo di una favola ormai dimenticata. Vedi anche Chi per bugiardo e` conosciuto anche se dice il ver non e` creduto [B 1039]. 2432
2433
Chi ama crede.
pag 443 - 04/07/2007
CREDENZA / CREDITO
Amare comporta credere, avere fiducia in colui che si ama. 2434
380
.
A chi si ama si crede.
Don Credevo e don Pensavo morirono di fame. Sulle incertezze non si vive. Con le supposizioni e le ipotesi non si combina niente di buono. Secondo il consueto schema delle personificazioni proverbiali, vedi anche Avessi, Potessi e Fossi erano tre coglioni e giravano il mondo [A 1646]. 2435
CREDENZA / CREDITO Nel significato di fido, credito. Credenza e` forma linguisticamente antiquata e rara. f Vedi Creditore, Debito, Debitore, Prestare. Chi vende a credenza spaccia assai: perde gli amici e i quattrin non ha mai. Chi vende a credito ha molti clienti, che poi non si faranno piu` vedere, e tra questi anche gli amici. 2436
2437
Chi da` a credito spaccia assai perde gli amici e danar non ha mai.
2438
Dare a credito e` un errore: si perde il credito e l’avventore.
2439
Chi da` a credenza perde merce e cliente.
2440
A far credito non si guadagna niente.
La credenza e` cattivo pagatore. Chi da` i soldi a credito avra` molte difficolta` per riaverli. 2441
2442 Fa credenza anche chi vende semi. Anche chi fa cose piccole, meschine o di poco conto, si vanta o crede d’aver fatto chissa` cosa. Per i semi salati, vedi Zucca.
Credenza e` morta: il debitor l’ha uccisa. Amico, abbi pazienza, piacere ti faro`, ma non credenza. Strofetta proverbiale che si trovava scritta nelle osterie e nelle botteghe. Vedi anche Oggi non si fa credito; domani forse sı`... [C 2448]. 2443
Finche´ mi fan credenza di nulla vo’ far senza. L’intenzione di chi vive di debiti e` di non privarsi di nulla finche´ puo` prendere senza pagare. Vedi anche Sento il tuono, vedo il lampo, Cristo e` morto sui chiodi e io ci campo [C 1495]. 2444
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Il credito ti mette in carrozza e poi ti porta alla fossa. Ottenere a credito soldi o merce inizialmente ti fa sentire un gran signore, ti avvia il commercio o il giro d’affari, ma se continui ti porta al fallimento e alla disperazione. 2445
2446 Cosa venduta a credito mai si dimentica. Perche´ non e` stata mai pagata. 2447 Meglio far buon prezzo che credito. E` preferibile contentarsi di un piccolo guadagno immediato, piuttosto che dare la merce a credito e dover attendere il pagamento forse all’infinito.
Oggi non si fa credito; domani forse sı`. Venite pur domani: sara` sempre cosı`. Strofetta proverbiale che si trovava scritta nelle osterie e nelle botteghe. Vedi anche Credenza e` morta: il debitor l’ha uccisa... [C 2443]. 2448
2449 Oggi non si fa credenza; domani sı`. Tornate domani e sara` cosı`.
Quando questo galletto cantera` allora credito si fara`. La scritta era posta sotto un galletto di coccio appeso al muro. 2450
Ho fatto credito per esser garbato: ho perso il cliente e non son stato pagato. Chi fa credito per gentilezza si puo` dimenticare di riscuotere quanto gli e` dovuto. Non solo: se e` un commerciante non rivedra` mai piu` il cliente. Vedi anche Se t’annoia il tuo vicino prestagli uno zecchino [V 700]. 2451
2452 Credito non ammazza debito. Non si puo` pagare un debito cedendo un proprio credito. Il credito va riscosso, operazione non sempre facile ne´ possibile, e una volta tradotto in moneta con questa si estingue il debito. 2453
Coi crediti non si pagan i debiti.
2454 Il credito e` moneta. Chi ha credito traduce agevolmente in moneta il prestigio del quale gode. Qui credito significa ‘‘godere fiducia’’. 2455 Debito vuol dir credito. Se uno ha un debito vuol dire che ha avuto qualcuno che gli ha fatto credito, ossia che lo
pag 444 - 04/07/2007
381
.
ha ritenuto capace di restituire la somma avuta in prestito, quindi: chi ha debito almeno qualche credito lo ha avuto. CREDITORE f Vedi Credenza, Credito, Debito, Debitore, Prestare. 2456 Il creditore ricorda meglio del debitore. Colui che ha da avere soldi ha la memoria piu` sveglia di chi li deve restituire, il quale anzi tende continuamente a perderla. 2457
Il creditore ha buona memoria.
Se vuoi che qualcuno ti pensi fatti un creditore. Colui che non si dimentichera` mai di te e ti ricordera` sempre e` quello al quale devi dei quattrini. 2458
La morte del creditore non e` tutta tristezza. Il suo debitore infatti ha la speranza di farla franca, o quantomeno di avere una delazione nel pagamento. 2459
CREDO La preghiera che contiene i vari articoli della fede cristiana. 2460 A quello gli sbagliarono il Credo. Frase eufemistica per indicare un ladro. E` vecchia credenza che, se il padrino o la madrina sbagliano nel recitare il Credo durante la cerimonia del Battesimo, il bambino diventera` un poco di buono.
CREMONA Tre T ha Cremona: tette, torrone e Torrazzo. Le tre specialita` della citta` sarebbero queste, una caratteristica apprezzata delle sue donne, un dolce e l’edificio caratteristico del luogo. Proverbio noto tra i molti che elencano ironicamente le specialita` di una citta`, vedi anche Siena di tre cose e` piena: di torri, di campane e di donne puttane [S 1288]. Cremona, citta` della Lombardia, ha il grande Torrazzo, che e` la torre campanaria piu` alta d’Italia (m 111). Vedi anche Un sol papa a Roma, un porto ad Ancona e una torre a Cremona [P 365]. 2461
CREMONESE 2462
Cremonesi mangiafagioli.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
CRESTA
L’epiteto mangiafagioli i proverbi lo attribuiscono ai fiorentini (vedi la voce) perche´ essi veramente amano cibarsi di questi legumi. I cremonesi se lo sono preso pare per un gioco di parole essendo la loro citta` chiamata gia` in antico Magna Phaselus, per la forma ovale somigliante a un vascello, con il celebre Torrazzo quale albero maestro. Da qui i versi di Teofilo Folengo: Vadat, fasolos, qui vult mangiare, Cremonam (Macaronea 2.327); e: Si mangiare cupis fasolos, vade Cremonam (Baldus 2.104). Il Tassoni poi (La secchia rapita 5.63) rese popolare il detto: ‘‘A manca man, dove il torrente stagna, / con quattro mila suoi mangia-fagioli / stava Bosio Duara alla campagna’’. Bosio Duara era signore di Cremona. CRESCERE 2463 Crescete e moltiplicatevi. Augurio, ironico o serio, che si fa a una giovane coppia di sposi, ad animali da stalla e da cortile, ai soldi, ecc. Sono le parole che Dio indirizzo` ai nostri progenitori (Genesi 1.28): 2464 Crescite et multiplicamini. Di uso dotto. 2465 Chi tosto cresce tosto manca. Tutto cio` che cresce rapidamente, rapidamente viene meno, si estingue. 2466 Ogni mal’erba cresce. Le persone malvagie, i parassiti, le erbe infestanti appena hanno messo piede in un luogo crescono rapidamente senza intoppi ed e` difficile eliminarle. Vedi Erba.
Ove cresce l’entrata e` apparecchiata la mala spesa. Quando cresce la ricchezza subito cominciano le spese superflue, inutili o sbagliate. 2467
Chi cresce in pelo e ugna non cresce in nulla. Si dice dei cavalli e delle bestie in genere: sviluppando soltanto il pelame e gli zoccoli non aumentano di valore. 2468
CRESTA f Vedi Gallo. Chi ha vuota la testa ci mette su la cresta. Chi non capisce niente ha un’alta opinione di se stesso, poiche´ la cresta e` simbolo d’orgoglio e di vanita`. 2469
pag 445 - 04/07/2007
CRETINO
382
.
CRETINO f Vedi Coglione, Matto, Pazzo, Scemo, Sciocco, Stolto, Stupido, Tonto.
poveri. Il padre la sottopose a varie torture dalle quali uscı` indomita, finche´ fu uccisa a 14 anni con un colpo di spada. Per santa Cristina si sementa la saggina. In questo periodo si semina non la saggina, ma la sagginella, come erbaio temporaneo per ricavarne foraggio per il bestiame. 2472
CRISPINO La festa di Crispino e Crispiniano cade il 25 ottobre e riunisce due santi che secondo una leggenda furono nobili romani martirizzati a Soisson, le cui spoglie furono poi portate a Roma. Un’altra versione li vuole martirizzati sotto Diocleziano a Roma e le reliquie, portate prima a Soisson, fecero poi ritorno a Roma. Secondo la tradizione popolare si tratta di due fratelli che di giorno predicavano la fede e di notte esercitavano l’arte del calzolaio senza chiedere compenso. Per questo motivo Crispino e` patrono dei calzolai (si usava un tempo chiamare ‘‘crispino’’ il calzolaio) e Crispiniano dei ciabattini. Proteggono inoltre i lavoranti del cuoio, i conciatori, i fabbricanti di cinghie e i guantai. San Crispino dei calzolai e san Martino dei ruffiani. Ognuno ha il suo santo. San Martino, la cui festa cade l’11 di novembre, e` patrono dei mariti traditi e, si vuole, anche di coloro che fanno i mezzani. Sia chi svolge un’attivita` onesta come chi ne svolge una disonesta si raccomanda al cielo e ha le sue protezioni. Anche i disonesti trovano ascolto presso potenti, dignitari, persone di grande reputazione. 2470
A san Crispino si sa che vino e` il vino. Alla fine di ottobre, assaggiando l’uva della vigna, o il mosto della vendemmia, si conosce la qualita` del vino che verra` fuori dai tini. 2471
CRISTINA Cristina di Bolsena (festeggiata il 24 luglio, ma ora la festa e` lasciata ai calendari locali), e` una santa leggendaria, raffigurata spesso mentre viene gettata nel lago con una macina legata al collo. Questo fatto, e il miracoloso intervento di tre angeli che sollevarono la pietra e la salvarono, le sono valsi la protezione dei mugnai e di Bolsena. Si ipotizza che vi sia stata una contaminazione tra la vicenda di questa Cristina e quella di santa Cristina di Tiro, figlia del governatore Urbano, che perseguitava i cristiani, mentre la figlia spezzava gli idoli d’oro del suo palazzo per soccorrere i
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
CRISTO In questi proverbi, per quanto lo si nomini sempre, e` assente la figura umana e divina di Gesu` Cristo. E` solo un generico riferimento alla religione e al culto, o, al massimo, a un ‘‘personaggio’’ capace di fare tutto. f Vedi Chiodo. Chi vuol Cristo se lo preghi chi vuole i turchi se l’ammazzi. Chi vuole qualcosa se la cerchi, la trovi, se la procuri. Risale evidentemente al tempo delle lotte con i turchi. Da questo proverbio deriva un numero di varianti che formano un vero e proprio guazzabuglio: chi vuole il pane se l’affetti; chi vuole i turchi se l’affetti, ecc. Di conseguenza la parodia: 2473
Chi vuole i turchi se li preghi, Chi vuol Cristo se lo affetti. Simile alla parodia di Sto coi frati e zappo l’orto, cioe`, Sto con l’orto e zappo i frati. 2474
Il Cristo e i lanternoni toccan sempre ai piu` coglioni. Toscano. Le incombenze ingrate vengono affidate alle persone piu` ingenue o disponibili, anche generose... Ma nel vocabolario toscano questi aggettivi si traducono facilmente in connotazioni negative. Nelle processioni il peso piu` grosso era il Crocifisso, che veniva portato a turno da diverse persone, e i lanternoni, piu` leggeri del Cristo, ma pur sempre gravosi, che toccavano a chi toccavano. Vedi anche Pescatori di canna, uccellatori di vischio, portatori di Cristo, sono tra i piu` coglioni che al mondo si sia visto [P 1387]; Non si puo` cantare e portar la croce [C 511]. 2475
Disse Cristo a’ discepoli suoi: Non mangiate rape che e` cibo da buoi! (E rispose san Pietro ad alta voce: Accident’alle rape e chi le coce!) Toscano. Parodia del testo evangelico volta a sentenziare che l’erba, cotta o cruda, e` un cibo poco amato dal popolo. 2476
2477
Non darebbe a baciare un Cristo.
pag 446 - 04/07/2007
383
.
Di persona avarissima. Una volta si usava far baciare il Crocifisso ai moribondi; la persona in questione avrebbe timore che quel bacio lo consumasse. Vedi anche Scannerebbe una cimice per bersi il sangue [C 1594]. Quel che lascia Cristo se lo piglia il fisco. Un tempo quello che restava dopo il pagamento delle decime alla Chiesa, se lo portavano via le tasse. 2478
2479
Quel che non si da` a Cristo si da` al fisco.
2480 Chi non da` a Dio da` al Diavolo. Per analogia. Anche in senso generale: chi non si adopra per il bene si da` da fare per il male.
A far star zitte le donne, a far correre i vecchi e a far star fermi i bambini non ci provo` nemmeno Cristo. Ironico: sono cose impossibili anche a chi e` onnipotente. 2481
2482 Cristo ci passo` di notte. Si dice di un luogo brutto, infelice, poco accogliente. Nei brevi racconti religiosi popolari (profacole) e` diffusissima l’idea che Cristo abbia creato il mondo come Dio Padre, spesso coadiuvato addirittura da san Pietro. Quindi: lo fece al buio.
CRITICA / CRITICARE Lo spirito che anima questi proverbi e` la pesante critica di coloro che criticano, con la convinzione che chi critica non e` capace di fare. 2483 La critica e` piu ` facile dell’arte. Esprimere il proprio giudizio su un’opera, artistica o meno, piu` semplice che farla. E` l’idea basilare intorno a cui si formano questi proverbi. Il pittore Zeusi (IV sec. a.C.) pose come epigrafe su un suo quadro la frase: ‘‘E` piu` facile che uno lo invidi piuttosto che lo emuli’’ (Invisurum aliquem facilius quam imitaturum, secondo le parole di Plinio, Storia Naturale 35.63), mentre ad un altro pittore greco, Apollodoro di Atene si attribuisce il motto: ‘‘Sara` criticato piuttosto che emulato’’. ` piu` facile criticare che far meglio. 2484 E E` piu` facile trovare difetti a quello che gli altri hanno fatto che fare le stesse cose in modo migliore.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
CROCE
La critica e` facile, difficile e` l’arte. 2486 A criticare tutti son(o) buoni. 2487 La critica e` l’arte di chi non sa fare. La critica malevola, fine a se stessa e` lo sfogo degli impotenti, di coloro che vorrebbero fare e non sanno. 2485
Chi non sa fare si mette a criticare. Particolarmente vivo e frequente. 2488
Fatta una cosa tutti la sapevano far meglio. Per analogia. 2489
Si preferisce un complimento falso a una critica sincera. L’uomo e` talmente condizionato dall’amor proprio e dalla vanita` che preferisce una lode che sa essere falsa a una critica fatta con animo benevolo e sincero. Concetto espresso anche da Plauto (Mostellaria 179: Equidem pol vel falso tamen laudari multo malo ‘‘Io di gran lunga preferisco invece essere lodata anche a torto’’), che forse gia` riecheggia una tradizione proverbiale. 2490
2491 Chi non fa, critica. Chi e` incapace di fare si sfoga esprimendo giudizi poco benevoli e, piu` incapace e`, piu` critica. 2492 Criticare e` un’arte facile. Riesce a tutti, non costa fatica, ne´ ci vuole troppa intelligenza.
Chi vuol essere criticato prenda moglie e chi vuol essere lodato muoia. Chi volesse sentire critiche nei propri confronti non ha che da sposarsi, perche´ allora la moglie fornira` ampia scelta di critiche a ogni azione del marito; chi invece vuole le lodi muoia: tutti diranno un gran bene di lui, dal momento che non costa nulla e un morto non puo` piu` dar fastidio. 2493
CROCE1 Tribolazione, pena, affanno. L’idea che l’uomo non possa vivere senza dolore fa parte del pensiero universale e purtroppo anche dell’esperienza. Il Cristianesimo accentua questo aspetto attenuando il valore materiale della vita in vista della felicita` eterna. Al tempo stesso il dolore e` espiazione del peccato e riscatto della pena a questo dovuta. La croce sulla quale e` morto Cristo e` nella cultura cristiana simbolo di dolore, ma soprat-
pag 447 - 04/07/2007
CROCE
384
.
tutto di riscatto dal peccato e di redenzione. Nell’affermare che ognuno ha la sua croce, la sua pena, c’e` sı` una sapienza antichissima che mette in guardia dal sogno della completa felicita`, ma anche la necessita` di questa pena come pegno della salvezza eterna. Questo simbolo antichissimo, rivitalizzato dal Cristianesimo, che lo usa anche nella benedizione, ha portato con se´ dal paganesimo una serie di credenze inseparabili dal suo segno, di natura magica, simbolica, apotropaica. In particolare nel mondo contadino la croce aveva un valore magico d’allontanamento degl’influssi maligni e di protezione dagli stessi. Spesso ornata di fiocchi rossi era posta in cima alla barca del grano per proteggerla dagli incendi; con una croce si segnavano le pagnotte prima di metterle in forno; con nodi, fiocchi di nastri rossi incrociati si ornavano i buoi, i carri agricoli, i finimenti dei cavalli, le carrozze. Di croci si disseminava anche il terreno dov’era avvenuto un misfatto, un incidente grave o mortale e croci si pongono ancora ai bordi delle strade dove e` accaduto un incidente o un fatto di sangue. Inoltre la croce costituiva un tabu` inviolabile: nei pressi di questo segno non si poteva fare i propri bisogni, bestemmiare, far l’amore, fare del male a una persona: per questo se ne segnavano le strade senza misura. Uno strano uso della croce veniva fatto dai contadini, che ne disseminavano i campi che volevano proteggere dagli animali nocivi. In Sicilia facevano croci con fascetti di canne verdi che ponevano ben in vista nei campi, come segno che il luogo era sorvegliato da forze oscure e i ladri dovevano aspettarsi la morte. f Vedi Bastone, Buono, Cavaliere, Malanno. 2494 Ognuno porta [ha] la sua croce. Assai vivo e diffuso. Ognuno porta una pena, una sofferenza nel corso della vita. La frase puo` riferirsi a quella del Vangelo: ‘‘Chi non prende la sua croce e mi segue non e` mio discepolo’’ (Marco, 8.34; Luca 9.23, 14.27). Vedi anche Ogni uscio ha il suo cruccio [U 261]; Siamo nati per soffrire [N 48]. 2495 Ogni casa ha la sua croce. Vedi anche Ogni magione ha la sua passione [P 684]. 2496 Ogni altare ha la sua croce. Altare sta qui per persona, famiglia.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
2497
Qual di ferro e qual di noce ogni altare ha la sua croce.
2498
Chi d’abete e chi di noce tutti abbiam la nostra croce.
2499
Non c’e` (sı`) piccola casetta che non abbia una [la sua] crocetta.
Ognuno ha la sua croce e chi non l’ha se la fa. Chi non ha la propria pena se la crea con la malvagita` o con l’insipienza, oppure facendosi una croce, ossia dando eccessiva importanza a quello che sarebbe facile sopportare. 2500
Chi non ha la croce all’uscio ce l’ha alla finestra. Gioca sul fatto che specialmente un tempo le porte avevano un rinforzo, due costole di legno perpendicolari sull’anta che disegnavano una croce. Cosı` anche gli sportelli delle finestre. Per dire che in ogni umana esistenza le sofferenze non possono mancare e, quando si crede che non ci siano, o non si vedono o vengono nascoste. 2501
2502
O grossa o piccola una croce bisogna averla.
Questa e` la croce che Dio vi ha donato: la zappa in mano e la brocca sul capo. Il detto si rivolge ai contadini: gli uomini devono lavorare la terra e le donne attingere acqua. Sembra il distico di una sacra rappresentazione. 2503
Se ognuno portasse in piazza la sua croce tornerebbe a casa con la sua. Se si potessero provare i malanni che hanno avuto in sorte gli altri si finirebbe per tenersi i propri ed esserne contenti. E` la morale di una favoletta popolare diffusa in tutte le regioni che narra come una volta un uomo che si lamentava della propria croce che era troppo pesante fu portato da san Pietro a scegliere una croce di suo gusto. Scegli scegli l’uomo ne prese una che gli sembrava adatta, ma si accorse che era la propria. Si tratta di un antico tema della filosofia popolare: quello dello ‘‘scambio delle sorti’’ reso possibile da un dio, che regolarmente si conclude con il mantenimento da parte di ciascuno della propria condizione (si veda Orazio, Satire 1.1.15-19 – la stessa satira il cui inizio si e` citato a commento dei proverbi Nessuno e` contento della sua sorte e Nemo sua sorte contentus – e Massimo di Tiro, Diatribe 21). 2504
pag 448 - 04/07/2007
385
.
CROCE
2505
La croce dell’altro t’insegna a portar la tua. La vista del male che colpisce e che sopportano gli altri insegna a guardare con rassegnazione le pene che ci sono toccate in sorte, perche´ intorno si vedono mali ben peggiori dei nostri.
genda, a opera di sant’Elena, madre dell’imperatore Costantino (vedi ad esempio il racconto offerto dalla Legenda aurea di Iacopo da Varagine, su cui si basa il celebre ciclo di affreschi di Piero della Francesca ad Arezzo). Da non confondere con la ricorrenza dell’Esaltazione della Croce (vedi sotto).
La croce piu` pesa e` quella che uno si fabbrica da se´. La pena piu` dura e` quella che uno si procura con la propria condotta scriteriata o cattiva. Le croci che da` il Signore sono sopportabili, perche´ da` anche la forza per sostenerle; quelle che ci si procura sono intollerabili perche´ potevano essere evitate con l’onesta` o con la saggezza.
Per Santa Croce allega la noce. L’allegagione (vedi la voce) e` il momento in cui il fiore, fecondato, trapassa in frutto.
2506
Prima che finisca una croce ce n’e` subito un’altra pronta. Nella vita bisogna sempre soffrire qualche pena, e appena se ne elimina una ne sopraggiunge subito un’altra. 2507
2512
Per Santa Croce spiga il grano e mette la noce. Appare sullo stelo del grano la forma della spiga e allega il frutto del noce. Vedi anche Per santa Maddalena la noce e` piena, per san Lorenzo puoi guardarci dentro [N 420]. 2513
2508 Parte una croce e viene un crocione. Si elimina un male sopportabile e ce ne capita uno piu` grave.
Se piove il dı` di Santa Croce si baca la noce. Nel trapasso dal fiore al frutto si decide anche la qualita` e la quantita` del raccolto di noci, che sara` fatto a settembre: uno sbalzo di freddo, una pioggia intempestiva possono compromettere questa magica metamorfosi.
2509 Hai calpestato la croce? Si chiede a chi e` talmente sfortunato che non si capisce per quale ragione abbia continuamente disgrazie, se non per aver fatto un peccato segreto innominabile. Era ritenuto atto quanto mai blasfemo non avere rispetto per le immagini sacre e in particolare per quelle di Cristo.
Per Santa Croce la giovane va sotto il noce; ma la vecchia sotto il forno dice: Aspetto un altro giorno. L’aria temperata di maggio invita la ragazza a sedere fuori con il suo lavoro, ma la vecchia freddolosa non si decide a uscire perche´ l’aria e` ancora un po’ fresca e potrebbe farle male.
2510 Ha sputato sul crocifisso. Per analogia. E` un sacrilegio gravissimo e come tale porta sfortuna. Vedi anche Ti sei segnato con la mancina? [F 1630]; Hai bestemmiato in chiesa? [F 1631]. 2511 Meglio aver corna che croci. Meglio dover sopportare infedelta` coniugali che disgrazie gravi o, peggio, morti in casa: la croce e` appunto quella che si mette tra le mani al moribondo e sulla bara. Questo il significato principale. Il detto puo` alludere anche a una pena generica, in particolare a infermita` del corpo o a dispiaceri che vengono dai familiari.
CROCE2 [Festa dell’Invenzione della Croce] Questa festa, che ricorre il 3 maggio, celebra il ritrovamento della croce su cui fu crocifisso Cristo, avvenuto a Gerusalemme, secondo la leg-
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
2514
2515
Per Santa Croce calzolaio non batte e sarto non cuce. Forse per antiche consuetudini di corporazioni queste due categorie di artigiani facevano festa. La celebrazione della Santa Croce era un tempo molto importante tanto che in varie localita` era considerata mezza festa, ossia non si lavorava nel pomeriggio. Il calzolaio un tempo, prima di fare le scarpe, batteva accuratamente e lungamente il cuoio della suola per renderlo duro e impermeabile. 2516
Santa Croce di settembre leva le merende; Santa Croce di maggio riporta il merendaggio. Le date di riferimento sono appunto il 14 settembre (festa dell’Esaltazione della Croce) e il 3 maggio. Alla fine dell’estate i contadini interrompevano l’abitudine di fare la merenda nel campo al tramonto, per ricominciare a 2517
pag 449 - 04/07/2007
CROCE
maggio. Vedi anche San Michele di settembre leva le merende; san Michele di maggio riporta il merendaggio [M 1430]; Per san Luca la merenda e` perduta, per sant’Agata la merenda e` ritrovata [L 919]. Per Santa Croce la gazza ha gia` le penne. Per Santa Croce i piccoli della covata della gazza (vedi la voce) hanno gia` messo le penne. Proverbio dei cacciatori che serviva da punto di riferimento per conoscere il livello di crescita degli uccelli nati a primavera. La gazza non viene cacciata ma e` visibile piu` degli altri uccelli perche´ ama stare nelle strade. 2518
CROCE3 [Festa dell’esaltazione della Croce] Secondo la Legenda aurea, la croce ritrovata da sant’Elena fu custodita a Gerusalemme per trecento anni, finche´ il re persiano Cosroe, conquistata la citta` , se ne approprio` come bottino di guerra. Ma quattordici anni dopo l’imperatore Eraclio, sconfitto Cosroe, recupero` la croce riportandola nella citta` santa. La festa dell’Esaltazione della Croce ricorda appunto il solenne ingresso della croce a Gerusalemme, segnato da manifestazioni miracolose, che si vuole avvenuto il 14 settembre 628. Per Santa Croce una pertica per noce. Le noci sono pronte per essere raccolte e generalmente si usa bacchiarle con lunghe pertiche gia` dalla meta` di settembre. 2519
2520
Per Santa Croce si bacchia il noce.
Per Santa Croce la corda e` sul noce. In alcune localita` si legano ai rami della pianta le corde in modo da scrollarli e far cadere i frutti che facilmente si staccano dal mallo. 2521
Santa Croce pane e noce. Si mangiano pane e noci fresche, che sono squisite. Vedi anche Noci e pane pasto da sovrane [N 393]. 2522
CRUDO Due proverbi per due diversi significati del termine: non cotto; rigido, freddo. f Vedi Carne, Cuocere. 2523
386
.
Ne´ mangiar crudo ne´ andar ignudo.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Sono i due pericoli piu` frequenti che correva un tempo la salute dei piu`. Mangiando cibi crudi, spesso poco puliti, si prendevano gravi disturbi gastroenterici; spogliandosi ai primi caldi, si era sorpresi improvvisamente dal vento e dal fresco, rischiando la polmonite, allora malattia spesso mortale. Se Dio non ci provvede a’ tempi crudi la mamma scalza e i figlioletti ignudi. Toscano. Se la Provvidenza non ci aiuta al momento del freddo e della penuria ci si ritrova tutti senza vestiti. 2524
CUCCAGNA Il Paese di Cuccagna, o del Bengodi, e` luogo che adombra una societa` dove ci si da` alla bella vita, che Merlin Cocai all’inizio del Baldus, poema in latino maccheronico, descrive cosı`, come luogo di residenza delle sue ‘‘grasse’’ Muse: ‘‘La` corrono giu` cavi fiumi di buon brodo che poi vanno a finire in un lago di zuppa, in un pelago di stracottini. E qui passano e ripassano barche, barbotte, brigantini, agevoli e snelli, a migliaia, tutti di torta: e sopra ci stanno le mie muse e gettano lacci e reti – reti cucite con budelle di maiale e con busecche di vitello – e pescano gnocchi, fritole e gialle tomacelle [...]. Ci sono poi costiere di burro tenero e fresco, e cento pentole fumano alle nubi, piene di casoncelli, di gnocchi, di tagliatelle. E le ninfe abitano in cima a quella montagna cosı` alta e tritano formaggio, su e giu`, con la mano, sulle grattugie forate e non lasciano mai lı`’’ (Baldus 1, 32-47). Il nome sembra derivare dal provenzale cocanha ‘‘torta, manicaretto’’, a sua volta prestito dal gotico *koka, di senso affine. Nel Paese di Cuccagna meno si lavora e piu` si guadagna [magna]. Il detto si usa anche ironizzando su chi sogna di vivere senza lavoro e senza fatica, rievocando il fantastico Paese della Cuccagna. 2525
In terra di Cuccagna il pane lo danno e il vino lo regalano. Altra usanza che faceva sognare i nostri antenati. 2526
Nel Paese di Cuccagna ha piu` onore chi piu` magna. Onorificenze e lodi vanno a chi mangia di piu`. 2527
pag 450 - 04/07/2007
387
.
CUCCHIAIO Se devi andare a cena col diavolo devi avere un cucchiaio lungo. Se vuoi metterti insieme ai furbi, trattare con i malvagi, fare affari con i disonesti, devi avere doti tali da uguagliare le loro astuzie e perfidie. Usato oralmente con una certa frequenza in Italia, proviene probabilmente dall’inglese. E` usato anche da Chaucer e da Shakespeare. Suona: He should have a long spoon that saups with the devil (La tempesta atto II, scena II). The Oxford Dictionary of English Proverbs lo riporta, ma non ne da` l’origine, che potrebbe essere una favola popolare, in cui magari si raccontava come il diavolo offrisse a qualcuno del cibo molto difficile o impossibile da raggiungere (come la minestra dentro il vaso dal collo stretto offerta dalla gru alla volpe in una celebre favola di La Fontaine). Lo usa Montale in Precauzioni (Poesie disperse 3): ‘‘Non a torto / mi avevano raccomandato, / se andavo a cena dal diavolo, / di usare un cucchiaio lungo. / Purtroppo / in quelle rare occasioni / il solo a disposizione / era corto’’.
2532
(A) Grassa cucina poverta` (e`) vicina.
2533
Cucina grassa fa magra la borsa.
2528
CUCCIA f Vedi Cane. ` CUCCO / CUCCU
Ricca cucina vuota cassetta e cassettina. La cassetta e` quella dei risparmi. Cassetta e cassettina fanno riferimento all’economia familiare d’un tempo – ma l’uso esiste ancora nelle botteghe degli artigiani e dei commercianti – di tenere una cifra relativamente modesta nascosta, ma a portata di mano, per potervi attingere per gli usi quotidiani immediati. Questa era la cassettina, non tanto per il fatto che era piccola, ma perche´ c’era poco. La cassetta invece (che poteva non essere piu` grande, anzi, contenendo tagli grossi, spesso poteva essere minuta), era tenuta in un posto piu` sicuro e comunque di difficile accesso, e raccoglieva la riserva vera a propria della famiglia, se non addirittura tutti quanti i risparmi di una vita, tanto che la frase: ‘‘Ha vuotato la cassetta’’, significava ha finito tutto quello che aveva. 2534
2535 Budella d’oro e culo di paglia. Per analogia. Chi fa star bene il ventre, chi spende molto nel mangiare deve fare mole rinunce: veste, siede, abita male. 2536
La cucina mangia la casa.
2537
Grande cucina fa la casa poverina.
f Vedi Cuculo.
CUCINA Non solo la stanza, centro della vita domestica della famiglia contadina di un tempo, ma anche l’accortezza nel cucinare, i pericoli di una mensa troppo ricca. f Vedi Tavola. 2529 Grassa cucina, magro testamento. Chi abbonda in cucina assottiglia le proprie sostanze. Il detto e` meno comprensibile oggi che tutti vivono nell’abbondanza, ma una volta, in tempi di miseria e di scarsita` di cibi, la fame era un incontro quotidiano e il cibo era mitizzato, tanto che il vizio della gola rovinava famiglie e patrimoni. Vedi anche Grassa cucina eredita` meschina [G 1070]; Tavola e bicchiere tradisce in piu` maniere [B 559]. 2530
Cucina grassa, eredi magri.
2531
Buona cucina, miseria vicina.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
CUCINA
2538 La cucina piccola fa la casa grande. Reciproco del precedente.
La cucina si mangia il granaio e la cantina. Il consumo assottiglia le provviste; forse meglio: per mangiare il contadino e` costretto a vendere il vino. 2539
2540 Cucina che fuma, amici che arrivano. La vista della cucina in piena efficienza e` segno di allegria e irresistibile richiamo per una tavolata di amici.
Dalla cucina spenta fuggono anche le mosche. La casa nella quale all’ora di pranzo i fornelli sono spenti fa una pessima impressione e tutti si affrettano ad andarsene prima possibile. 2541
2542
Cucina senza sale, dispensa senza pane, cantina senza vino si comincia male dal mattino.
pag 451 - 04/07/2007
CUCINARE
388
.
Sono le provviste che non possono mancare nei luoghi indicati e, se non ci sono, le cose vanno male subito dall’inizio (mattino). Calore di cucina dura fino in cantina. Chi e` caldo per essere stato in cucina (unica stanza riscaldata della casa del contadino) conserva il benessere fino alla cantina, l’ambiente piu` freddo. Oppure: il calore della cucina riscalda tutta la casa. 2543
2544 Si sta meglio in cucina che in camera. Si dice quando in una casa si trovano una brutta o antipatica padrona di casa e una bella e gentile cuoca.
cuce mette addosso il capo alla persona, fa i conti con le sue forme che non sono sempre ideali, elimina le discrepanze e modifica secondo la necessita`. Quindi, chi progetta in generale, o in astratto, non incontra i problemi di chi opera al momento della realizzazione. Ben tagliato e mal cucito non stanno insieme. Un vestito ben tagliato e cucito male si nota particolarmente perche´ ha qualcosa di disarmonico e stridente che disturba. Non ha senso rovinare un lavoro iniziato bene completando l’opera alla bell’e meglio. Nella confezione di un abito tagliare e` l’operazione piu` difficile. 2548
Chi sa cucire coll’ago vecchio sa cucire col nuovo. Chi sa il mestiere secondo i vecchi sistemi, servendosi dei vecchi arnesi non ha difficolta` ad adeguarsi a quelli nuovi, che anzi sono piu` funzionali e pratici. 2549
CUCINARE f Vedi Cuocere. Chi cucina lecca e chi fila si secca. La donna che in una casa era addetta a cucinare stava meglio di quella che filava o tesseva; chi sta in cucina mangia sempre qualcosa e chi fa un altro lavoro s’annoia. 2545
2546 Chi tanto sceglie, male cucina. Chi e` troppo esigente, incontentabile non porta a buon fine le sue faccende. Una cucina troppo sofisticata spesso perde in naturalezza e genuinita`.
CUCIRE Chi taglia, taglia e chi cuce ragguaglia. Chi taglia un vestito si occupa della forma e della linea, mentre chi cuce deve pensare ai dettagli, a rifinire, a mettere correttamente insieme le parti. Si riferisce a un’antica questione viva tra le donne fino a che i vestiti sono stati fatti o in casa o dal sarto vicino, dove si poteva intervenire con le prove e la messa a punto sul manufatto in opera: se per la buona riuscita, per la bella linea di un capo d’abito fosse piu` importante il taglio o la cucitura. Il problema non ha mai avuto soluzione come quello sorto tra gli antichi cavalieri se sia meglio combattere con uno scudo piccolo e una spada lunga oppure con una spada corta e uno scudo grande. I sarti si dividevano sempre tra quelli che sapevano tagliare e quelli che sapevano cucire: rara avis quello che sapeva fare tutte e due le cose. Il proverbio intende dire che chi taglia guarda alla linea in generale (o alla moda) pensando in astratto, ma chi 2547
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Chi si cuce i panni addosso in capo a tre giorni si trova nel fosso. Una vecchia superstizione considera di malaugurio ricucire gli abiti quando li abbiamo addosso. Cucire i panni addosso a uno significa criticarlo, dirne male; per cui: chi dice male di se stesso fa una brutta fine. 2550
Chi cuce senza fare il nodo perde tre punti. Nel cucire chi non fa il nodo in fondo alla gugliata, perde parte della cucitura perche´ il filo non si ferma sul tessuto e tutto si allenta. Prima di iniziare un’impresa e` necessario assicurarsi di aver ottemperato a tutte le operazioni preliminari. Vedi anche Chi non fa il nodo perde il punto [N 449]. 2551
Chi cuce senza far nodo al filo perde filo e sospiro. Perde il filo e sospira inutilmente perche´ e` colpa sua se la cucitura deve essere rifatta. 2552
2553 Caca cazzi e cuce. Si dice a Napoli di chi e` infuriato al punto che si chiude nel suo lavoro senza parlare e senza rispondere a nessuno.
CUCULO Il cuculo (cuculus canorus), detto anche cucco o cuccu`, e` un piccolo uccello migratore che nelle nostre campagne fa sentire dagli inizi di aprile alla fine di maggio il caratteristico richiamo cu-cu`, da cui deriva il suo nome. E` difficile da vedere perche´ canta e sta
pag 452 - 04/07/2007
389 nascosto negli alberi frondosi, tanto che cuculo indica anche un furbacchione, uno che agisce di nascosto. E` uccello che non cova le proprie uova, cioe` non costruisce il nido ma colloca nel nido di altri uccelli l’unico uovo che depone; allo schiudersi del suo uovo il piccolo cuculo si sbarazza delle uova ancora chiuse dei fratelli gettandoli dal nido e rimane solo allevato dagli ignari uccelli che si credono suoi genitori. f Vedi Cicala, Fieno. Quando canta il cucco un giorno molle e l’altro asciutto. All’arrivo del cuculo tra marzo e aprile il tempo e` particolarmente incostante. 2554
Chi vuole sapere quando si sposa lo chieda al cuculo. Si puo` chiedere al cuculo quanti anni (mesi, giorni) mancano all’avverarsi dell’evento e l’uccello risponde con il numero dei suoi versi. Il cuculo era sacro a Giunone, dea del matrimonio. Il detto significa che nessuno puo` sapere quando si sposera`. 2555
Chi vuole sapere quanto ha da campare lo chieda al cuculo. Si puo` chiedere al cuculo quanti anni rimangono da vivere e l’uccello risponde con il numero dei suoi versi. La richiesta si fa cosı`: ‘‘Cucco, cucco dal bel cantare, dimmi quanti anni ho da campare. Se me lo dici ti do da beccare, se non lo dici ti porto ad affogare’’. Come anche il precedente il detto significa che nessuno puo` sapere quando morira`. 2556
Cocc cocc dal boel cantoer, quant’ aˆn am doet da campoer? Emiliano. ‘‘Cucco, cucco dal bel cantare, dimmi quanti anni devo campare?’’. Filastrocca dialettale usata come proverbio; rappresenta un tipo attestato anche altrove. 2557
2558 La morte non da` retta ai cuculi. La morte non sente storie, non da` retta a chiacchiere. Deriva da una favoletta. Una vecchietta chiese al cuculo quanti anni sarebbe ancora vissuta e l’uccello rispose con cinque cu-cu`, che le dettero la certezza che sarebbe vissuta ancora cinque anni. Venuto l’inverno, sicura che la sua ora fosse lontana, sfidava il freddo, la pioggia, i venti e le correnti, tanto che si busco` un malanno. E quella non si curava, dicendo:
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
CUCULO
– Tanto il cuculo mi ha detto che devo vivere ancora cinque anni. Alla fine dovette mettersi a letto e i parenti le mandarono il dottore, al quale disse: – Vada pure a curare chi sta veramente male, che io ho ancora quasi cinque anni di vita. – E chi ve l’ha detto? – Me l’ha detto il cuculo. Di questo passo si ridusse al lumicino: il medico le prescriveva medicine e lei diceva: – Fossi matta a buttar via i soldi quando son sicura d’avere ancora quasi cinque anni di vita! Senza piu` forze, con gli occhi vitrei, quasi priva di voce, al prete giunto al suo capezzale per l’olio santo disse: – Vai, fratello, ad assistere i moribondi che io sto benissimo: non sciupare il tuo tempo e il tuo olio con me che ho ancora quasi cinque anni di vita, come mi ha detto il cuculo! E morı`, alzando quanto poteva la mano, mostrando tutte le dita aperte al prete e ai figli in lacrime, come per dire: – Cosa piangete? Io ho ancora quasi cinque anni di vita... Me l’ha detto il cuculo! Finche´ non viene il pane non viene il cuculo. Si dice di una persona scaltra, astuta (perche´ animale avveduto e` ritenuto il cuculo), la quale, finche´ non vede il compenso, il tornaconto non si muove. Difficile stabilire univocamente una pianta che corrisponda all’espressione alla quale fa riferimento il proverbio: non si tratta infatti di generico ‘‘pane’’ bensı` di una pianta particolare connessa con questo uccello, detta pane del cuculo (anche in francese: pain de coucou). Il Targioni Tozzetti (Istituzioni Botaniche, vol. 2, p. 346) riporta la terminologia inglese del tempo (1802) che chiama l’acetosella (Oxalis acetosella) Cuckow bread e Cuckow meat. Con questa identificazione concorda il Mattioli (1544. I Discorsi di M. Pietro Andrea Matthioli Medico Sanese): ‘‘Oltre a cio` ne abbiamo un’altra spetie in Italia d’acetoso, con frondi di forma di cuore, a ciascuno parimente notissimo, il qual chiamano gli spetiali volgarmente Alleluia, et altri chi Trifolio acetoso, et chi Pan cucolo’’. A questa piu` frequente identificazione se ne aggiungono altre a livello locale e dialettale. La piu` diffusa e frequente in Toscana e` col muscari, genere delle liliacee che ha diverse specie, tra le quali 2559
pag 453 - 04/07/2007
CUCULO
quella detta cipollaccio. Il calabrese cuccumilo indica la prugna selvatica, che sarebbe il frutto del cuculo (greco: kokkymelon). A Verona il pancucco e` il Cercis siliquastrum, l’albero di Giuda, a Pesaro il pancucco e` il Sorbus aria. Tutto questo non deve essere inteso come indicazione di piante delle quali si ciba volentieri il cuculo, che e` un insettivoro, ma di erbe che appaiono o fioriscono in concomitanza con il suo ritorno primaverile verso la fine di marzo, dato che il cuculo e` uno dei piu` tipici uno degli uccelli indicatori del tempo. Ai cinque d’aprile il cuccu` deve venire; se non viene ai sette e agli otto o ch’e` preso o ch’e` morto; se non viene ai dieci egli e` perso per le siepi; se non viene ai venti egli e` perso tra i frumenti; se non viene ai trenta il pastor l’ha mangiato con la polenta. L’arrivo del cuculo e` segnalato tra la fine di marzo e parte del mese di aprile. E` indizio di buona stagione, sembra che tra le popolazioni germaniche regolasse le scadenze di conduzioni dei fondi rustici. 2560
A marzo vengo, ad aprile mi faccio sentire, a maggio me ne vado. Verso la fine di maggio non si ode piu` il richiamo del cuculo. 2561
Quand lo coucou tsante pa i me`is d’avri, vat mal pe lo pay. Valle d’Aosta. ‘‘Quando il cuculo non canta nel mese di aprile le raccolte non saranno buone per tutto il paese’’. Il proverbio, la cui tipologia ricorre anche in altri dialetti settentrionali, sembra riflettere una certa differenza nel periodo di apparizione dell’uccello fra Italia settentrionale e centrale. 2562
Se il cucco canta sulla rama nuda la stagione e` ancora cruda. Se il cuculo canta quando le piante non hanno ancora messo le foglie vuol dire che ha deciso di cominciare i suoi amori anche se e` freddo, e quindi si prevede per qualche tempo una stagione non ancora primaverile. 2563
2564
390
.
Quando canta il cuccu` fuoco a letto non si mette piu`.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Quando il riscaldamento con stufe e termosifoni non c’era ancora si usava prima di andare a dormire mettere sotto le coltri del letto un’intelaiatura (trabiccolo, prete, monaca) che, tenendo sollevate le coperte, sosteneva uno scaldino, un piccolo braciere di coccio o di latta, pieno di carboni roventi che scaldavano il letto. La pratica cominciava verso novembre e finiva con la primavera. Vedi anche Per san Giuseppo getta via lo scaldaletto [G 831]. 2565 Il cuculo su ogni quercia canta. Si dice di un tipo di persona che in qualunque situazione, di fronte a qualunque contrarieta` continua a occuparsi delle sue faccende e a essere allegro. Indica il curioso comportamento di questo uccello che canta invisibile nel folto delle grandi piante come la quercia e sembra quasi, con quel suo verso, che giochi a nascondino; se disturbato, si sposta di poco e riprende a lanciare il suo richiamo. E` preso come simbolo della persona che va avanti deliberatamente per la sua strada a dispetto di ogni difficolta`; anche di chi e` indifferente a ogni cosa, a ogni situazione. Vedi anche Franza o Spagna purche´ se magna [F 1310].
Il cuculo fa un uovo solo e lo fa covare agli altri. La femmina del cuculo depone un suolo uovo nel nido di un altro uccello, che lo cova insieme alle proprie uova. Il prepotente sfrutta il debole, il furbo l’ingenuo. Il cuculo, non facendo un proprio nido, depone le uova in quello di altri uccelli. 2566
Il cuculo fa le uova nel nido della sterpagnola. Uno degli uccelli nel cui nido il cuculo depone l’uovo e` la serparola, detta anche sterpagnola e sterpazzola (Sylvia communis), uccello grigio bruno, canoro che in Italia e` di passo e soggiorna nel periodo estivo. E` detta anche passera matta. 2567
2568 Il cuculo e` tutto voce e penne. Il cuculo e` bello di piumaggio, ma di scarsa consistenza corporea. E` simbolo della persona mingherlina che strilla, parla molto, vuole darsi importanza piu` di quanto consentano il suo peso o le sue capacita`.
Nel cucco la voce e` quasi tutto. Questa caratteristica del cuculo ha offerto occasioni di interpretazione poetica: famosa in particolare una poesia del romantico inglese 2569
pag 454 - 04/07/2007
391 William Wordsworth, che definisce il cuculo ‘‘non un uccello, ma un essere invisibile. Una semplice voce, un mistero’’. 2570 Quando canta il cucco mette l’erba. E` il periodo iniziale della primavera quando i campi si coprono di verde.
.
CUCULO
Chi ha un cuculo dice che canta meglio dell’usignolo. Si tende a sopravvalutare quello che si possiede; al di la` dei loro meriti le persone di casa si preferiscono agli estranei. 2578
2571
2579 Il cuculo canta poco e alla meglio. In verita` il verso del cuculo e` monotono, ripetitivo, ma ha un certo fascino, tanto che e` stato imitato in moltissime composizioni musicali.
2572 Solo il cuculo si chiama e si risponde. E` ritenuto un vanesio perche´ e` l’unico uccello che canta il proprio nome. Si dice di chi parla da solo, oppure espone non solo le proprie ragioni ma anche quelle dell’altro.
Il figlio del cuculo impara presto a cantare. Non ha da fare tanta fatica: ha solo da apprendere a fare cu-cu`. Si dice quando le cose che per altri sono difficili (immaginando che un usignolo fatichi per imparare i suoi gorgheggi), per qualcuno sono compiti facilissimi.
Quando canta il cucco si semina dappertutto. E` il periodo delle semine estive, dopo quelle primaverili.
Quando canta il cuccu` cavolfiore non si mangia piu`. Il cavolfiore e` infatti un prodotto tipicamente invernale. 2573
Finche´ canta il cucco l’erbaggio e` buono tutto. Finche´ il cuculo non smette di cantare e` ancora tenera l’insalata dei campi e l’erba per gli animali. 2574
Quando canta il cucco se hai fieno brucialo tutto. Ormai c’e` abbondanza di erba. 2575
Cuculo, vago uccelletto: d’estate cucco e d’inverno falchetto. Il cuculo, nonostante la grazia delle sue forme e il suo caratteristico canto per il quale e` conosciuto nella buona stagione, un tempo veniva facilmente confuso con un falco o un piccolo sparviero, tanto da essere detto volgarmente rapace. I cuculi, che nell’estate stanno nascosti nel folto della vegetazione, appaiono soprattutto d’inverno, quando alcuni esemplari invece di migrare rimangono nelle nostre terre: essendo carnivori, depredano quanto possono d’insetti, animaletti e vermi, comprese le processionarie che non hanno su questi uccelli nessuna proprieta` urticante. 2576
Al cuculo piace il suo cu-cu, alla campana il suo din-don alla pecora il suo be`-be` al gambero il suo passo e al pazzo la sua pazzia. A ognuno piace quello che fa, anche se non e` ammirevole, ne´ pregevole. Si dice impropriamente che il gambero cammina all’indietro. 2577
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
2580
L’asino intona il raglio sul canto del cuculo. Il raglio dell’asino si dispiega di maggio, dopo l’arrivo del cuculo. Per la verita` il verso del cuculo anche se monotono non e` certo paragonabile al raglio del somaro. 2581
Quando canta il cucco si dorme dappertutto. I tepori primaverili danno benessere e spossano piacevolmente uomini e animali, per cui gatti, galline, pecore e altre bestie si vedono addormentati qua e la`, mentre gli uomini faticano la mattina a lasciare il letto. Vedi anche Aprile dolce dormire [A 1105]. 2582
Quando canta il cuculo coi finocchietti ti ci spazzi il culo. Le erbe amare che si raccolgono nei prati durante l’inverno sono tutte finite, come quelle domestiche dell’orto, oppure sono divenute grandi e dure al punto da essere immangiabili. Cominciano quelle primaverili. Spazzarsi, pulirsi il culo con una cosa significa che non serve a nulla. 2583
Quando canta il cucco c’e` da far per tutto (cantare o non cantare per tutto c’e` da fare). Riprendono i lavori della campagna che il freddo aveva interrotto, soprattutto la zappatura, l’estirpazione delle erbe parassite, la cura dei vigneti, la sistemazione dei canali di scolo delle acque. 2584
2585 L’ultimo nodo e` quello del cuculo. I nodi (vedi la voce) sono i ritorni di freddo che a primavera interrompono improvvisa-
pag 455 - 04/07/2007
CUFFIA
392
.
mente la mite stagione, proverbiali quelli di san Giuseppe (19 marzo), dell’Annunziata (25 marzo) e di san Marco (25 aprile). Vedi anche Acqua a filo e freddo a nodi [N 452]. Canta lu cuccu su la cerqua nera: ricordate patro` che e` primavera. Italia meridionale: ‘‘Canta il cuculo sulla quercia nera: ricordati padrone che e` primavera’’, si avvicina, cioe`, la scadenza e la disdetta dei contratti agricoli. Proverbio che contiene un’oscura minaccia, ripetuto dai contadini nelle contese con i padroni, in senso diverso da quello proprio. 2586
Quando uno ha sentito il cuculo sa quello che cantera` domani. Certe persone basta averle ascoltate per cinque minuti per sapere tutto quello che possono dire. Il cuculo non canta altro che cu-cu`. 2587
Come il cuculo canta da giovane canta da vecchio. Di chi non cambia, non migliora, non si rinnova mai. 2588
CUFFIA Copricapo femminile un tempo di uso comune, la cuffia indica la donna, come il cappello o berretta l’uomo. f Vedi Camicia, Cappello. Val piu` una berretta [cappello] che cento cuffie. Ragiona piu` un uomo che cento donne. Il copricapo, berretta e cuffia, mette l’accento sulla testa, sul pensiero e l’intelligenza, quindi il proverbio riguarda l’intelletto e non la forza fisica. I due copricapo sono stati per secoli quelli tipici dell’abbigliamento domestico e notturno nelle case popolari, e non solo. 2589
2590 Ogni cuffia per la notte e` buona. Qualsiasi donna va bene per passarci una notte. Vedi anche, con significati vicini, Di notte tutti i gatti sono bigi [G 251]; Dopo l’Avemmaria la tua e` bella come la mia [A 1634]; Alla candela la capra par donzella, ecc. [G 257].
Chi nasce con la cuffia muore col cappello. Chi nasce fortunato muore ricco. Nascere con la cuffia (o con la camicia) significa venire alla luce avvolto nella placenta, cosa che era ritenuta segno di fortuna. 2591
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
CUGINO f Vedi Parente. Chi trova fiorini trova cugini. Chi fa fortuna e diviene ricco vede spuntare parenti che non aveva mai conosciuto. Vedi anche Abbi fiorini e troverai cugini [F 972]. 2592
I migliori cugini sono i quattrini. Riecheggia i versi di un celebre sonetto di Cecco Angiolieri: ‘‘I buon parenti, dica chi dir vuole, / a chi ne puo` aver, sono i fiorini: / quei son fratei carnali e ver cugini, / e padre e madre, figliuoli e figliuole’’. 2593
Come prima la cugina. I primi amori infantili spesso avvengono tra cugini. 2594
Non c’e` cosa piu` divina che chiavare la cugina. Forse in base al principio che Il primo amore non si scorda mai [A 750], vedi il proverbio precedente. La massima si trova in molte regioni in forme diverse. 2595
CUIO Prete Cuio con tanti lumi faceva buio. Si ricorda questa figura quando ci si trova ad ascoltare discorsi dottissimi e inconcludenti, lunghe spiegazioni, chiacchiere e prediche che non finiscono mai. Cuio e` sinonimo di sciocco e si vuole fosse un prete che metteva nella chiesa moltissime candele, ma disposte in modo che c’era piu` buio di prima. Si sospetta che cosı` facesse anche nel rischiarare le menti dei parrocchiani durante le prediche. Letterario, scomparso dall’uso sulla meta` del secolo scorso quando era ancora vivo in Toscana. 2596
CULATA 2597 Dio ci salvi dalla culata del prete. Frase scaramantica che si usa parlando di pericoli di morte, malattie. Durante il rito del funerale il prete benedice il feretro girandogli intorno; alla fine, tornato al punto di partenza, si rivolge verso l’altare e, volgendo le spalle al morto, s’inchina profondamente senza genuflettersi e con questo movimento spinge indietro il sedere verso la bara: e` la culata del prete con cui termina la cerimonia. Vedi an-
pag 456 - 04/07/2007
393 che, all’interno di una serie, Guardati da oro d’alchimisti, da recipe di medici, da eccetera di notai, e dalla culata del prete [A 442]. 2598 A porta inferi. ‘‘Dalla porta dell’inferno’’ per analogia. Frase dell’ufficiatura dei morti che veniva normalmente interpretata come: Portalo all’Inferno! I proverbi si riferiscono ambedue alla stessa cerimonia che si svolge in chiesa per il funerale e per l’uffizio.
CULLA f Vedi Cuna. CULO Parte non nobilissima del corpo umano, oggetto di rimozione, insieme alle sue funzioni, nello scrivere e nel parlare educato, il culo e` sempre stato presente nel linguaggio popolare, non tanto per irriverenza quanto per naturale spontaneita` e sincerita`. I proverbi non usano eufemismi e impiegano la parola senza mai ricorrere a locuzioni per attenuare le espressioni, le azioni che lo riguardano. Del resto sia il detto piu` o meno volgare sia la lingua quotidiana popolare si caricherebbero di ridicolo – perdendo l’efficacia che viene dall’immediatezza e dalla spontaneita` – usando espressioni da salotto, volte proprio nel senso opposto: ad attenuare la crudezza dell’evocazione o dell’argomento. Oggi poi la parola, ancor meno di altre dello stesso tipo, non e` oggetto di riguardi eccessivi nel venir pronunciata, anche in pubblico, negli spettacoli, salvo che in situazioni particolari. Molti i proverbi e innumerevoli le metafore che lo riguardano: simbolo di fortuna, strumento di perversione, indice di salute, vergogna, servilismo, rimane nel linguaggio comune una delle parti del corpo piu` citate. f Vedi Calcio, Camicia, Coda, Fortuna. Contro il culo e la corrente non c’e` forza competente. Contro la fortuna (culo) e la tendenza generale (corrente) e` inutile opporsi, pena la sconfitta e il ridicolo. La corrente e` la massa d’acqua in movimento che e` inarrestabile. 2599
2600 (Al tempo e) Al culo non si comanda. Ai fenomeni atmosferici e all’esigenza di soddisfare le necessita` fisiologiche non si puo` opporsi. Parodia del proverbio: Al cuore non si comanda [C 2721]. Vedi anche Al cazzo non si comanda [C 1223].
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
2601
CULO
Il culo non ha padroni.
Culo e bocca non si tappano a nessuno. La bocca non nel senso di parlare, ma di ruttare. 2602
2603
Il culo e il tempo fanno sempre a modo loro.
Quando uno ha da prenderlo in culo anche il vento gli alza la camicia. Se e` destino che una faccenda finisca male, ogni circostanza, ogni minimo particolare asseconda la sfortuna. Vedi anche Al destino non si sfugge [D 240]; Quando uno s’ha da rompere il collo trova la scala al buio [C 1760]. 2604
2605 Chi troppo s’inchina si guardi il culo. Chi troppo si piega al volere altrui, chi compiace i potenti, chi si adegua con eccessiva prontezza, faccia attenzione a quello che avviene alla sue spalle perche´ facilmente qualcuno, interpretando per dappocaggine tale atteggiamento, tentera` di approfittarsene. Vedi anche Chi ben s’inchina offre il culo [I 131]. 2606
Chi troppo s’abbassa porge il culo.
Chi piu` si china mostra il culo. ` meglio mettere il culo al fuoco che 2608 E stare a sentir la gente. Chi si cura di tutte le chiacchiere vive tribolato, sempre bersagliato da notizie false, insinuazioni, giudizi contrastanti. 2607
Quello che passa per la gola passa anche per il culo. Si dice per togliere la preoccupazione a chi ha inghiottito un grosso boccone, un no`cciolo, qualcosa di grosso e duro. Si dice anche a chi ha mangiato cibi guasti, poco puliti: vedi anche In corpo c’e` buio [C 2261]; Porco pulito non fu mai grasso [P 2145]; Sporco e mondo fanno il culo tondo [S 1915]. 2609
A culo avaro calzoni stretti. Chi ha qualche mancanza rimedi in maniera tale che vi sia un compenso al difetto. Chi ha un bacino stretto, non ha fianchi pronunciati si faccia dei pantaloni aderenti perche´ non gli calino. Vedi anche Ai piu` sottili cascano le brache [S 1722]. 2610
2611 Chi ha gran culo ha grandi brache. Reciproco del precedente. 2612
Quando ti hanno tagliato la testa puoi regalare anche il culo.
pag 457 - 04/07/2007
CULO
394
.
Quando la perdita e` totale si puo` essere magnanimi. Ricevuto un danno irreparabile, si puo` essere generosi con quel che resta.
giante, decisa. La metafora e` efficace perche´ evidenzia un momento in cui l’esitazione ha le sue ragioni.
Non c’e` altro, disse quello che mostrava il culo. Quando qualcuno con insistenza chiede, domanda e si aspetta che ci sia ancora qualcosa da vedere, da sapere mentre non c’e` piu` niente.
2621 Tutto passa dal culo, meno il mattarello. Ironico. Non e` possibile finire tutto quello che uno ha. Tutti i beni e le ricchezze ci si possono mangiare, meno le cose di prima necessita` e di uso comune della casa, come le stoviglie e i tegami.
2613
A chi impresta il culo glielo riportano rotto. Chi si presta esageratamente e senza dignita` a favorire, servire, ossequiare, lodare un potente, lo fa compromettendo la sua integrita` morale, il suo buon nome e il suo onore. Assai volgare per la pesante immagine nel significato letterale. 2614
Prima che il forte si chini il debole gli ha gia` offerto il culo. L’atto servile spesso non dovuto alle richieste dei potenti, ma e` una spontanea offerta dell’uomo meschino che si affretta a prevenire i desideri di chi comanda. 2615
Cocchieri, servitor, gente di corte se hanno il culo sano e` una gran sorte. Romano. In senso metaforico perche´ sono abituati a metterlo a disposizione di chi comanda e di chi lo vuole. 2616
Chi presta il culo non sa poi come sedersi. Chi offre troppo del suo, chi toglie a se´ per dare agli altri, si trova a non avere poi cio` che gli serve. Oppure: chi esagera in servilismo si mette in una situazione di grave disagio da cui e` difficile uscire. 2617
Chi vende il culo non trova sedia adatta. Chi perde la dignita` non trova piu` il suo posto. 2618
Bocca grande e culo tondo del tegame non trova il fondo. Sono tradizionalmente grandi mangioni coloro che hanno queste caratteristiche fisiche. L’ingordo che continua a tirare su cibo dal tegame per versarselo nel piatto sembra che sia alla ricerca del fondo del recipiente. 2619
Da culo timoroso non uscı` mai peto ardito. Da persona timorosa, pavida, incerta non venne mai discorso, parola forte, incorag-
Ognuno se lo fa mettere in culo [si fa fottere] come gli piace. Quando uno si vuole cavare una voglia o uno sfizio lo fa a sue spese e a suo gusto. Ognuno trova soddisfazione a modo suo, anche se gli altri non lo condividono. 2622
2623 Un mestiere solo lo fa il culo. Si dice a chi non si sa disimpegnare in quei lavori necessari all’andamento della casa e deve ricorrere sempre ad altri anche per semplici faccende, adducendo che ognuno fa il proprio mestiere; oppure a chi non si adatta a fare qualcosa di diverso dal suo lavoro. 2624 Culo che siede molto pensa. C’e` un collegamento maligno tra colui che sta seduto sopra il cesso senza combinare niente e chi siede meditando nel suo studio prima di cominciare a scrivere qualcosa d’impegnativo. 2625 Le brache degli altri rompono il culo. Usare indumenti, oggetti, attrezzi altrui e` scomodo e fastidioso in quanto non si adattano alle nostre necessita`.
A chi e` troppo buono glielo mettono in culo. Chi si mostra eccessivamente indulgente, remissivo, disposto a perdonare finisce per essere truffato e preso anche in giro. Vedi anche A Lasciafare gli misero un palo in culo e lo portarono in processione [L 136]; Tre volte buono vuol dire bischero [B 1068]. 2626
2627 Chi batte culino non batte culone. Chi castiga il bambino (culino) non ha bisogno di castigare il giovane. L’educazione va impartita da piccoli. Vedi anche La pianta si piega da piccola [P 1579]. 2628
Batti culino quando e` tenerino; quando e` piu` duro non si batte piu` culo.
2629
Chi non castiga culino, castighera` culaccio.
2620
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 458 - 04/07/2007
395 2630
.
Chi non castiga il culo giovane non lo tiene piu` da vecchio.
Stringi culino, quando sei solino, che quando sei accompagnato tu resti svergognato. Bisogna imparare da piccoli a controllarsi anche in mancanza di persone presenti, perche´ le cattive abitudini sono difficili da reprimere e la maleducazione diventa comportamento naturale. 2631
2632
Se non stringi culino non reggerai culone.
2633
Quando il culo e` avvezzo al peto non si puo` tenerlo cheto.
2634 Carne di culo non va in Paradiso. Lo dicono le mamme ai bambini dopo che li hanno sculacciati; oppure quando cadono battendo il posteriore. 2635 Dove si batte il culo ci nasce un melo. Altra frase con cui si commenta una caduta di bambini. Le natiche nel linguaggio familiare sono chiamate mele.
Il culo non ha denti. Si dice quando qualcuno, specialmente un bambino, cade battendo il sedere, per indicare che la caduta non produce, di solito, danni preoccupanti, come invece accade quando si batte il viso.
CULO
La ventosita` intestinale e` considerata dalla medicina popolare come indizio di salute, buona digestione ed equilibrio dell’organismo. 2641 Tromba di culo, sanita` e conforto. Salute e sollievo. 2642
Culo che strombetta segnale di salute.
2643
Quando il culo tuona la salute e` buona.
Quando il culo canta il dottore si spaventa. Il dottore capisce che per lui non c’e` lavoro. 2644
Quando il culo tuona il medico crepa. Non ha lavoro e non ha guadagno. 2645
2646
Culo che canta dottore che piange.
Quando il culo manda venti il farmacista si lecca i denti. Fa pochi affari, non vende medicine. Vedi anche Finche´ la bocca prende e il culo rende si va in tasca alle medicine e chi le vende [B 636]. 2647
2648
2636
Quando il culo manda vento lo speziale non e` contento.
2649 Finche´ ho culo, ho seggiola. Finche´ vivo mantengo il mio posto, i miei diritti; finche´ ci sono dico la mia, si deve fare i conti con me.
Chi ha il cul dentro l’ortica molte volte gli formica. Chi si trova in situazioni difficili, sgradevoli ha reazioni d’impazienza, di ribellione. Formicare, da formica, vale ‘‘prudere’’. Il pizzicore del culo e` metafora comune per indicare cattivo carattere, scatti improvvisi di rabbia, d’insofferenza. 2650
A sei mesi il culo fa scanno. E` questa l’eta` in cui il bambino riesce a stare seduto da solo in quanto il sedere e` gia` in grado di reggere la persona. Scanno e` sedile, seggio. 2637
Quando non puoi cacare t’accorgi a cosa serve il culo. Cio` a cui non si presta attenzione fa sentire la sua importanza solo quando manca o non funziona. Il culo, per la sua funzione e per il fatto di star dietro (e` piu` indietro del culo), non gode del prestigio che possono avere altre parti del corpo. 2638
2639
2651 Chi ha pepe in culo non sta mai fermo. Chi ha qualcosa che lo tormenta non ha mai pace, non resta un minuto nello stesso posto. Il pepe in culo era un rimedio crudele che si usava per gli asini restii, i quali naturalmente si scatenavano scalciando di qua e di la`. Avere pepe in culo significa anche agire con molta energia, tempestivamente.
2640
2652 Chi mi parla dietro parla col culo. Chi dice male di me a mia insaputa lo considero un essere indegno di qualunque attenzione. Parlare dietro a uno significa dirne male in sua assenza; da qui il gioco di parole.
Culo che caca non c’e` oro che lo paga. Quando fa regolarmente la sua funzione contribuisce in modo determinante alla salute e al benessere della persona. Tromba di culo e` sanita` di corpo.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 459 - 04/07/2007
CULO 2653
A chi mi parla dietro gli rispondo col culo.
2654 Chi parla dietro, parla al didietro. Si puo` anche intendere che chi parla dicendo male di una persona quando questa non c’e` o se ne e` andata via (parlare dietro) parla con persone che non sono degne di rispetto, perche´ ascoltandolo si dimostrano spregevoli come lui. 2655 Mal si netta il culo coi cenci sporchi. Le magagne non si rimediano con altre magagne, ne´ gli errori con gli errori, ecc.
Chi mette il culo alla finestra non si lamenti delle sassate. Mettere il culo alla finestra e` frase che si usa per definire l’atteggiamento di chi, incurante di altre considerazioni, si espone nel modo piu` scoperto e dichiarato contro l’opinione comune, oppure si pone in una situazione difficile, assume una posizione indifendibile. 2656
Guardati da culo che non ha toccato camicia. Stai in guardia, tienti alla larga da chi e` o e` stato povero (non ha portato camicia), in quanto non ha educazione, rispetto, gentilezza e ha voglia di rifarsi del passato. 2657
2658
Guardati da culo che ha messo le brache.
Culo che non vide mai camicia per sette anni si meraviglia. Quando una persona rozza si arricchisce per sette anni non cambia i suoi modi. Vedi anche Cent’anni sotto il camino resta il puzzo di contadino [C 2105]. 2659
Tristo quel culo che non porto` mai calze. Significa che fu sempre povero e non ha mai avuto modo di cambiare la sua condizione. 2660
Col culo degli altri ci si siede bene anche sui carboni ardenti. Quando si agisce per conto e a spese degli altri non si fa caso al costo, ai sacrifici, alle pene da sostenere. Quando si fanno i conti che devono pagare gli altri non si bada al piu` e al meno e si largheggia. Vedi anche Quando la roba non costa, bel consumar ch’egli e` [R 724]; Della roba d’altri si spende senza risparmio [R 725]; Sproni propri e cavallo altrui fanno corte le miglia [R 726]. 2661
2662
396
.
Donna senza culo, alpino senza mulo.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
La donna che non ha ben evidente la parte posteriore perde gran parte della propria avvenenza, come un alpino perde la sua efficienza se in montagna e` privo della sua fondamentale dotazione e mezzo di trasporto, il mulo. Guardati da volpe, lupo e tasso e dalle donne col culo basso. Si vuole che quest’ultime siano malfide, autoritarie e intromettenti, simili alla volpe che e` furba, al lupo che e` pericoloso, al tasso che e` ladro, caratteristiche per niente consigliabili per delle mogli. 2663
2664 Culo basso presto sposa. Si vuole che le donne che hanno questa caratteristica si sposino giovanissime. 2665 Il culo e` sempre il primo a sedersi. Si dice al maleducato che, in presenza di persone di riguardo, si siede senza essere invitato, magari occupando il posto migliore.
L’unica cosa certa e` che il culo e` primo a sedersi. Si usa anche, come pure il precedente, con il significato che i furbi si accaparrano i posti migliori. 2666
Ha un culo che gli manca soltanto la parola. Si dice un po’ ironicamente di donna avvenente dotata appunto di un bel sedere. 2667
2668 Ha un culo che gli ci covano i rondoni. Ha una fortuna sfacciata. Il luogo dove le rondini fanno il nido e` protetto dalla sventura, vedi Nido di rondine sotto il tetto, fortuna nella casa [R 919]. Questa espressione, come le sei seguenti, ha forma oscillante tra modo di dire, esclamazione e proverbio, come nel caso: Mette il culo alla finestra e gli ci covano i rondoni (ma anche Chi mette il culo alla finestra non speri...), ecc. Si riportano qui per comodita`. 2669 Ha un culo come un vicinato. Enorme, spropositato. Anche a proposito della fortuna. Espressione antica che si trova gia` nel Malmantile racquistato (poema giocoso pubblicato nel 1679). 2670 Fare [avere] un culo come un paiolo. Costringere a una grande fatica, a uno sforzo, mettere a dura prova in un lavoro, in un esame, ecc. (o aver fatto, ecc.). 2671
Perderebbe il culo se n’avesse.
pag 460 - 04/07/2007
397
.
CUOCERE
Di chi gioca e perde continuamente. Gioco di parole su culo inteso come‘‘ ultimo dei beni da giocare’’ e come ‘‘fortuna’’.
ha almeno la certezza di non bagnarsi il didietro, ma lo sfortunato trova il modo di avere fradicio anche quello.
Il culo pigro si separa malvolentieri dal letto caldo. La persona pigra non si alza volentieri, non si decide a mettersi al lavoro, a lasciare le comodita`.
2682 La dama bianca ha il culo nero. Detto dei giocatori di dama o di scacchi: le pedine della dama (il re negli scacchi) vanno poste sul colore nero per i bianchi e bianco per i neri. Talvolta s’intende quando una cosa buona ha un risvolto negativo, ecc.
2672
2673 Ti pesa il culo. Si dice a chi e` pigro.
Leccami bene il culo e non mi mordere. Di chi ha pretese assurde, chiede favori che nessuno farebbe. 2674
Chi risparmia sulle brache alla fine mostra il culo. Chi e` tirchio, chi lesina su ogni piccola spesa alla fine si trova in situazioni insostenibili o indecorose. 2675
2676 Per il culo s’infila l’ago. Il filo puo` passare solo dalla cruna, la fessura posta in fondo (culo) all’ago. Oggetti e persone vanno sapute trattare, vanno prese per il verso giusto.
Non bisogna fare il peto [lo stronzo] piu` grosso del culo. Non si deve intraprendere cio` che e` al di sopra delle proprie forze, delle personali possibilita`. Vedi anche Non fare il passo piu` lungo della gamba [P 687].
CUNA Chi non muore in cuna ne prova piu` d’una. Chi non muore bambino avra` da fare molte esperienze anche dolorose nella vita. Vedi anche Cose che succedono ai vivi [C 2358]. 2683
Se hai figlie in cuna non dir male di nessuna. Quando hai delle bambine piccole non ti conviene criticare le ragazze degli altri perche´ in pochi anni potresti trovarti in quella stessa situazione. 2684
2685
Chi ha figlie in culla delle altre non dica nulla.
2677
Il culo quando invecchia si fa santo. L’uomo anziano impara l’educazione, si comporta in maniera piu` civile, rispetta la legge dalla quale aspetta protezione. C’e` chi lo riferisce anche a chi pecca di sodomia, ed e` costretto a ravvedersi con l’eta`. Parodia del proverbio: Il diavolo quando e` vecchio si fa romito [D 270]. Vedi anche Quando il corpo si frusta l’anima s’aggiusta [A 931]. 2678
2679 Culo vecchio non pecca piu `. Conforterebbe la seconda interpretazione del proverbio precedente.
Ne´ per scherzo, ne´ per burla intorno al culo non voglio nulla. Sembra alludere a pericoli di carattere sodomitico mascherati come scherzi. 2680
Chi ha sfortuna gli piove sul culo anche se e` seduto. La persona sfortunata trova le disgrazie anche la` dove per altri e` impossibile. Chi sta seduto 2681
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
CUOCERE Cucinare in senso proprio, ma non solo, cuoce anche uno smacco, un’offesa, una sconfitta che fa male, brucia. Chi la vuol cotta e chi la vuol cruda, (disse lo zoccolante). Si dice quando non si riesce a trovare un accordo. Deriva da un aneddoto che si racconta su un frate zoccolante (fratello che sta in convento senza aver preso gli ordini religiosi) che faceva il cuoco e ogni giorno doveva preparare la pastasciutta ai confratelli che immancabilmente protestavano: alcuni la volevano cotta bene perche´ non avevano denti, altri giusta e altri ancora al dente. Il frate cercava di trovare un giusto compromesso ma le proteste quando di questi quando di quelli, non gli davano piu` pace. Un giorno divise la pasta in tre parti e ne butto` nella caldaia prima una e poi, a intervalli di tempo, le altre due; e servı`. I frati insorsero urlando le piu` devote imprecazioni e il padre guardiano chiamo` il frate e chiese ragione del fatto: – Padre guardiano, che ci posso fare? Chi li contenta? Chi la vuole cruda e chi la vuole cotta! – La favoletta e` diffusa in tutta Italia in varie versioni dialettali, come quella pugliese, 2686
pag 461 - 04/07/2007
CUOCO
398
.
vedi A. Lucarelli, Saggio sui ditterii pugliesi, p. 191: Ci la vo´le co`tte e ci la vo´le crute; e quella siciliana: Cu’ la voli cotta e cu’ la voli cruda, in G. Pitre`, Fiabe e leggende popolari siciliane, p. 437.
CUOCO L’arte del cucinare riveste la figura del cuoco di un’aura di benefico potere. f Vedi Boccone, Piatto. Troppi cuochi guastan la cucina [la minestra]. Molto vivo e diffuso. Una faccenda di cui sono in molti a occuparsi non va a buon fine. Quando sono tanti a comandare non si conclude nulla e si fa solo confusione. Anche in un gruppo di esperti ci vuole comunque una guida che coordini il lavoro e prenda le decisioni. Vedi anche Dove cantano molti galli non si fa mai giorno [G 127]; Due nocchieri affondano un bastimento [D 1207]; Con troppi a far fuoco il paiolo non bolle mai [P 180]; Piu` sono i pastori, meno sicure sono le pecore [P 730]; In due a soffiare non s’accende mai il fuoco [S 1408]; Dov’entrano tanti mestoli non si fa buona cucina [M 1391]. 2694
Chi la vuol lessa e chi la vuole arrosto. Per analogia. Un altro aneddoto e` narrato a proposito della carne (che non venne girata e fu cotta da una parte mentre rimase cruda dall’altra). 2687
Chi non sa cuocere faccia fuoco, metta olio, sale e pepe. Il modo piu` semplice di cuocere, di cui tutti sono capaci, a cui nessuno si puo` sottrarre, e` condire e mettere al fuoco: qualcosa di mangiabile verra` fuori. 2688
2689
Olio, sale, pepe e fuoco sotto.
2690 Come si cuoce si mangia. Come un cibo viene cucinato, cosı` lo si deve mangiare. Quando una cosa e` fatta si deve tenere com’e`. 2691 Ognuno deve cuocere nel suo brodo. Ognuno deve fare di testa propria, sperimentare, scegliere e poi, visti i risultati arrangiarsi, fare i conti, tirare le somme, pagare di tasca propria, senza avere un altro sul quale scaricare responsabilita` e malumori. Nei confronti di chi non vuole ascoltare avvertimenti che lo mettono in guardia da pericoli, rischi, fallimenti si usa dire: Lasciamolo cuocere nel suo brodo... ‘‘Lasciamo che se la veda da solo, faccia quello che vuole e ne sconti le conseguenze’’. E` probabile che derivi dall’osservazione che alcuni alimenti, come il polpo (vedi la voce), devono cuocere nel brodo che essi stessi producono. 2692 Quello che cuoce fuma. Quello che da` fastidio, brucia, irrita, come un’offesa, uno sgarbo o altro, non rimane celato ma si manifesta in gesti, parole, atti, reazioni della persona che lo patisce, anche se cerca di mascherarlo. 2693 Se ti cuoce soffiaci. Se soffri per qualcosa che ti e` capitato, arrangiati, cerca di cavartela in qualche modo come si allevia il dolore di una bruciatura soffiandoci sopra. Quando uno e` irato, contrariato, arrabbiato soffia a sbuffa.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
2695 Con troppi cuochi s’attacca il lesso. Nessuno si sente direttamente responsabile e quindi non fa attenzione. Il lesso si bolle a lungo in molta acqua: perche´ si attacchi bisogna proprio dimenticarsene.
Il miglior boccone tocca al [se lo mangia il] cuoco. La parte migliore se la fa colui che gestisce, amministra, distribuisce un bene. Il cuoco, dalle cui mani passano i piatti che vanno in tavola, puo` riservarsi il meglio di quello che prepara. 2696
Il miglior boccone e` del cuoco e non del padrone. Il padrone prende quello che il cuoco ha deciso di servirgli. 2697
2698 Il buon cuoco assaggia sette volte. Il cuoco che sa il suo mestiere usa l’occhio, ma verifica sempre e piu` di una volta il sapore dei cibi che prepara. In generale: per quanto uno sia esperto e abile nel suo mestiere, se si fida solo di questo, senza fare le opportune verifiche, rischia di sbagliare. 2699 Meglio praticar cuochi che medici. Meglio avere a che fare con i cibi che con le medicine. Sarebbe banale, ma il senso e`: meglio frequentare cuochi che essere in amicizia con i medici, perche´ Chi bazzica co’ preti e intorno al medico vive sempre ammalato e muore eretico [B 189]. 2700
Il miglior medico e` il cuoco.
pag 462 - 04/07/2007
399
.
CUORE
Il fondamento della salute e` l’alimentazione per cui mangiare sano e` la condizione del vivere sano. Il cuoco quindi, cucinando in modo appropriato, puo` contribuire a tenere in salute chi mangia i suoi piatti.
e le difficolta` della vita, nel comunicare con gli altri, perfino nel comprendere la realta` profonda meglio di ogni ragionamento logico. f Vedi Amore, Capanna, Donna, Innamorarsi, Intelletto, Lingua, Lode ,Occhio.
Del medico, del matto e del cuoco ognuno ne ha un poco. Ognuno si sente autorizzato dalla propria esperienza a dire la sua quando si parla di medicine e malattie, come di piatti e di cucina, infine ognuno ha una parte di follia, l’aspetto stravagante della sua personalita`. Vedi anche Di dottore, di matto e di cazzo ognuno ne ha un po’ [C 1229]; Ognuno ha il suo grano di pazzia [P 875].
2707 Cuor contento il ciel lo guarda. La persona che opera fiduciosa, senza malanimo, soddisfatta di quello che ha, riceve anche gli aiuti che vengono dal caso, da chi verso di lei ha simpatia, dalla fortuna: la benedizione del cielo. Vedi anche Gente allegra il ciel l’aiuta [G 426].
2701
Il fuoco e` il primo cuoco. L’elemento fondamentale della cucina, il primo fattore della trasformazione del cibo e` il fuoco: solo con quello si ottiene gia` parecchio. 2702
L’arte del cuoco finisce in tristo loco. Il lavoro di chi cucina, prepara con sapienza eccellenti vivande, per quanto ammirato e apprezzato, non solo ha vita effimera, ma la conclude nel peggiore dei luoghi, non lasciando nulla all’ammirazione dei posteri. 2703
L’arte degli osti finisce in brutti posti. Per analogia. 2704
CUOIO Rodendo il cuoio s’impara a mangiar la carne. Cominciando a maneggiare materia dura e ostica, si prende la mano per lavorare materiale piu` pregiato e di valore. Metafora presa forse dai lattanti che quando cominciano a mettere i denti infilano in bocca tutto quello che capita loro a tiro, in particolare le cinghie che li assicurano al seggiolone. 2705
2706 Di cuoio rubato si fanno grandi scarpe. Con la roba che non costa nulla si largheggia, si abbonda; non cosı` con quella che si compra e si deve pagare.
CUORE Sede del sentimento, della fiducia nella vita, del coraggio, non vi e` proverbio che sottovaluti la sua importanza nel superare gli ostacoli
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Cuor contento non sente stento. Quando il cuore e` lieto, felice di quello che fa e delle prospettive che ha davanti, non avverte fatica, disagi, non e supera con slancio gli ostacoli. 2708
Cuor contento gran talento. Poiche´ e` pieno d’iniziativa e fiducioso in se´ e negli altri. 2709
2710 Cuor contento e sacco in spalla. La vita deve essere presa come un’avventura, partendo fiduciosi nel destino e decisi ad andare avanti, portandosi dietro il poco che e` necessario. Si dice anche di chi senza avere nulla intraprende un’impresa con fiducia.
Il cuore lieto e` la piu` grande delle ricchezze. Avere l’animo in pace ed essere contenti non ha eguali tra i beni o le fortune che si possano avere. 2711
Piu` val contento cuor che quanto il mondo aduna. Vale piu` la serenita` dell’animo che tutte le ricchezze del mondo. Versione metrica derivante probabilmente da una composizione poetica. 2712
2713 Chi non ha cuore abbia gambe. Chi non ha coraggio, abbia la capacita` di darsela a gambe, di scappare. Qui cuore ha senso di ‘‘coraggio, animosita`’’. Vedi anche Chi non ha cervello abbia gambe [C 1334]. 2714 A cuore vile la forza non giova. L’uomo pavido, imbelle, anche se si trova ad avere mezzi e forze superiori all’avversario, resta sempre perdente, perche´ non ha coraggio, animo. 2715
Cuore caldo ha bisogno di testa fredda.
pag 463 - 04/07/2007
CUORE
400
.
Quando un individuo ha un temperamento impetuoso, facile alla passione ha bisogno di usare piu` degli altri la ragione e governarsi con la calma e il buon senso. Oppure ha bisogno di un compagno, un amico, una moglie o un marito piu` freddo e assennato. Quel che sta nel cuore lo sanno Dio e il pugnale. Quello che e` nascosto nel cuore non lo sa neppure colui al quale il cuore batte nel petto, perche´ un sentimento di amore puo` nascondere un odio, e viceversa, e cosı` di ogni altro sentimento. Quindi solo Dio sa che cosa sta nel cuore o, per paradosso, il pugnale quando vi penetra dentro. 2716
Ogni cuore ha il suo segreto. Ogni persona nasconde qualcosa di mai rivelato, o d’indicibile, che costituisce la sua parte piu` intima che e` alla base di molti comportamenti che risultano incomprensibili o strani. 2717
Lingua di miele cuore di fiele. Le parole esageratamente dolci, piene di gentilezza e di bonta` insolita o ingiustificata nascondono intenzioni malvagie, propositi malevoli e cattivi. Il fiele, il liquido amarissimo secreto dal fegato, era creduto in antico sede dell’ira, dell’invidia e della rabbia.
di moti, di sentimenti, di impeti come quando era giovane. Si dice soprattutto della capacita` di innamorarsi. Vedi anche Il cuore non ha eta` [E 241]. Il cuore e` il primo a nascere e l’ultimo a morire. L’uomo nasce quando nasce il suo sentimento e finisce quando questo scompare. Si dice che l’organo che per primo si forma sia il cuore cosı` come e` quello che per ultimo cede. 2723
2724 Solo chi e` morto non sente piu ` niente. Per analogia. I sentimenti restano vivi oltre ogni eta`, menomazione, degradazione, ecc.
Cuore forte rompe cattiva sorte. La persona generosa, forte, che non si perde d’animo infrange con la volonta` e la determinazione anche quello che sembra un irremovibile destino. Vedi anche Uomo forte piega la morte [F 1135]. 2725
2718
2719 Il cuore non sbaglia. Le prime impressioni, i presentimenti, i timori che vengono dal cuore difficilmente si rivelano errati. Anche se sono respinti dalla ragione spesso ricompaiono in seguito mostrandosi giusti e fondati. 2720 Il cuore vede meglio degli occhi. Il cuore, ossia il sentire immediato e irriflesso, vede al di la` delle apparenze, dei ragionamenti, delle dimostrazioni. E` vicino al pensiero di Pascal: ‘‘Il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce’’. 2721 Al cuore non si comanda. Probabilmente uno dei proverbi piu` universalmente diffusi. Per quanto si cerchi di dominare, governare, reprimere i sentimenti risulta di solito impossibile averne ragione, perche´ sono piu` forti della ragione stessa.
Il cuore non invecchia mai. Mentre le altre parti dell’organismo subiscono gli effetti dell’invecchiamento, il cuore, inteso come parte affettiva e sentimentale dell’uomo, pare rimanere sempre capace
2726 Cuore semplice non sospetta l’inganno. Chi e` incapace di doppiezze, finzioni, falsita` crede che anche gli altri siano come lui e vive fiducioso, non fiuta i tranelli, per cui viene facilmente ingannato.
Per abbondanza del cuor(e) parla la bocca. Frase del Vangelo (Matteo 12.34; Luca 6.45). Si ripete tuttora anche in latino: 2727
2728 Ex abundantia cordis os loquitur. Si usa per dire che soltanto se si crede veramente in qualcosa, se la si sente, il discorso che se ne fa risulta forte, coinvolgente e convincente. Il tema e` vicino a quello espresso dal motto di Quintiliano (Istituzioni oratorie 10.7.5) Pectus est enim quod disertos facit ‘‘E` il sentimento (il cuore) a rendere eloquenti’’, ma si riconnette anche all’insegnamento espresso dall’Ecclesiastico 21.26: ‘‘Sulla bocca degli stolti e` il loro cuore, i saggi invece hanno la bocca nel cuore’’, da cui i proverbi: I saggi chiudono la bocca nel cuore e gli stolti aprono il cuore sulla bocca [B 657] e I savi hanno la bocca nel cuore e i matti hanno il cuore in bocca [S 444]. 2729
Cio` che il cuore pensa la bocca parla.
2730
Quel che non esce dal cuore non entra nel cuore.
2731
Quando dal cuor non viene nessuno canta bene.
2722
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 464 - 04/07/2007
401
.
Il canto, e l’arte in genere, se non viene dal profondo dell’animo, se non e`, come si suol dire sentito, non smuove a sua volta il sentimento in chi lo ascolta. 2732 Cuor sulla bocca, la bocca sul cuore. Usato anche come generico riferimento all’essere sinceri; cosı` anche il corrispondente motto latino: 2733
Cor in ore, os in corde.
Dove manca il cuore c’e` molta lingua. L’uomo compensa la mancanza di sentimento parlando molto, con espressioni e frasi che rivelano, per la loro sovrabbondanza, il vuoto o la falsita`. Dove manca un’intima commozione c’e` molta retorica. 2734
Il cuore non sente tutto quello che riesce a dire la bocca. Contrario dei precedenti. Quello che l’uomo dice e` molto diverso da quello che sente per ipocrisia, ma anche per pieta`, convenzione, paura, timidezza, ecc. L’uomo che recita nel teatro della vita parla automaticamente, difendendosi o attaccando a seconda delle situazioni, ma dicendo quello che, a cose fatte, non era quello che pensava, ne´ quello che voleva dire. Cio` e` ben indicato dalle frasi: Parla perche´ ha la bocca. Apre bocca e da` fiato..., con le quali si indica un parlare irriflesso, come appartenesse a un’altra persona. 2735
2736 La bocca dice e il cuore non sa. Di chi parla in un modo perche´ la situazione vuole cosı`, o l’interesse lo richiede, ma le parole non s’accordano con quello che veramente sente.
Il cuore e` come il vino: ha il fiore a galla. Quando il sentimento non e` sincero ci se ne accorge subito dalle prime parole pronunciate. Il vino, allorche´ si sta guastando, fa salire a galla un’impurita`, frutto delle mutazioni interne, che viene chiamata fiore del vino. Allo stesso modo il cuore rivela immediatamente, dalle parole, dal tono, dall’espressione del volto, che e` mutato, che non e` piu` sincero e buono. 2737
2738 In alto i cuori. Su con la vita, coraggio. Dal latino: 2739 Sursum corda. Frase della liturgia della messa, alla quale il popolo risponde: Habemus ad Dominum ‘‘Li abbiamo volti al Signore’’. Fonte biblica e`
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
CURA
Geremia, Lamentazioni 3.41: ‘‘Innalziamo i nostri cuori e le nostre mani verso Iddio che sta nei cieli’’. Va sparendo dal tempo della riforma liturgica della Chiesa (1969). ` / CUPIDIGIA CUPIDITA 2740 La cupidita` accieca. Il desiderio smodato di possedere, accumulare rende ciechi, incapaci di vedere altro che quanto si desidera, dimenticando cio` che conta ed e` importante nella vita.
La cupidigia sfonda il paniere e non porta a casa nulla. Chi vuole prendere troppo, approfittare di una situazione favorevole, per cercare di accaparrarsi quanto piu` e` possibile, finisce per rimanere a mani vuote, come chi, rotto il paniere per averlo troppo riempito, non puo` portare via nulla. Vedi Chi troppo vuole nulla stringe [T 1021]. 2741
2742
Cupidigia rompe il sacco.
La cupidita` non ha mai abbastanza. L’ingordigia, il desiderio smodato guarda solo quello che potrebbe avere di piu` e non vede quello che ha. 2743
Dov’e` cupidita` non si trova carita`. Dove prevalgono l’egoismo e l’avidita` non c’e` amore per il prossimo, comprensione per i problemi altrui, solidarieta`. 2744
CURA La buona cura scaccia la mala ventura. Una cura efficace, una terapia giusta puo` scongiurare un esito tragico di una malattia anche grave. Detto in genere di rimedi efficaci in materie e argomenti non riguardanti la salute. 2745
Una buona cura scaccia il morto dalla sepoltura. Nelle malattie non bisogna disperare: una cura giusta e` capace di rimettere in piedi un moribondo. 2746
Quel che non si puo` curare si deve sopportare. Quando una malattia, un disturbo, un’infermita` non possono essere curati bisogna desistere da cercare rimedi e trovare il modo di conviverci nel modo migliore che la situa2747
pag 465 - 04/07/2007
` CURIOSITA
402
.
zione consente. Si usa anche per situazioni difficili, persone incorreggibili, danni irrimediabili Cura non cambia natura. Quello che viene curato puo` migliorare, ma non cambia la natura, il carattere di fondo. 2748
` CURIOSITA In un mondo chiuso, geloso della propria intimita`, prudente fino al punto di disinteressarsi consapevolmente degli altri per paura di essere coinvolto in qualche responsabilita`, la curiosita` non e` certo ben vista, non per nulla e` femmina, e nel suo aspetto piu` innocuo e` una smania oziosa e superficiale di venire a conoscenza dei fatti altrui. I proverbi mettono in guardia dai pericoli anche mortali a cui questo difetto puo` portare con la metafora degli uccelli che attratti dai richiami cadono nelle reti. 2749 La curiosita` e` femmina. Il termine curiosita` e` femminile e con questo si dice che la curiosita` appartiene naturalmente alle donne, le quali, per la loro condizione storica di vita casalinga, sono state le custodi della sicurezza informativa della famiglia. Amano pertanto la chiacchiera per poter sapere e per poter riferire, cosa alla quale l’uomo si e` dedicato meno, assorto dal proprio lavoro. Le donne son curiose per natura. La curiosita` porta gli uccelli nella rete. Il desiderio di scoprire, conoscere conduce spesso in situazioni scomode, anche pericolose. Essere depositari di un segreto, testimoni di un misfatto ha portato molti alla morte. Gli uccelli, che vengono cacciati con le reti nei paretai, vi sono attirati dentro mediante stratagemmi che stimolano la loro naturale curiosita`, come specchi, zimbelli, civette, richiami sonori. 2750 2751
2752 Di curiosita` campano le civette. Proverbiale e` la capacita` della civetta di attrarre con gli occhi e le movenze gli altri uccelli intorno a se´, e per questo usata anche
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
dai cacciatori come zimbello. Da ricordare che civetta e` comunque detta anche la donna che preoccupa sempre di essere elegante, attraente, seduttiva. 2753 I curiosi sono i primi ad esser presi. Si riferisce agli uccelli: quelli che si avvicinano per primi alle panie o alle reti sono catturati per primi. Ma anche metaforicamente quelli che incuriositi si avvicinano per primi a un fenomeno naturale pericoloso, a un tumulto, a un animale feroce pagano cara la loro curiosita`. 2754 Con la curiosita` si finisce all’Inferno. A forza di cercare, intromettersi e chiedere il curioso finisce per cacciarsi nei guai, mettersi in situazioni scomode ed essere accusato anche di cose che non ha fatto. Allude al fatto che questo vizio era visto come moralmente abbietto e peccaminoso.
CURIOSO f Vedi Ficcanaso. Curiosi e indiscreti non tengono [meritano] segreti. Il curioso e l’indiscreto smaniano dalla voglia di sapere i fatti altrui per poterli poi riferire, facendosi vanto di saper piu` di altri. E` questo che li spinge a ficcare il naso in quello che non li riguarda, per cui non e` il caso di confidare un segreto a persone simili. Gli indiscreti sono quelli che fanno domande impertinenti e cercano di scoprire per vie traverse, saggiando qua e la`, quello che altri vuol tenere nascosto. 2755
2756 Il curioso parla. Di solito il curioso indaga nei fatti altrui per il piacere di trovare cose da farne oggetto delle sue chiacchiere. Quindi chi ha davanti un curioso sappia che ha davanti un chiacchierone. 2757 Il curioso e` matto. Il curioso ha un ramo di follia in quanto ritiene importante conoscere quello che di per se´ e` irrilevante, vale a dire le faccende personali degli altri. Inoltre, preso dalla smania di sapere, si lancia in imprese senza senso.
pag 466 - 04/07/2007
D D Tre D rovinano l’uomo: il dado, la donna e il Diavolo. Il gioco, la passione amorosa e la tentazione di fare il male sono le tre cose che portano l’uomo alla perdizione. Fra le sentenze medievali e` registrata, con varianti, Vinum, femina, tesserae: tria mala ‘‘Il vino, la donna, i dadi: tre mali’’. Per la forma di proverbio strutturata sulle lettere iniziali, vedi la voce C. Vedi anche La donna, il fuoco e il mare fanno l’uomo pericolare [D 964]. 1
DADO Tra i piu` antichi giochi d’azzardo, quello dei dadi era un tempo molto praticato nelle osterie, nelle bische e nelle fiere. Il dado e` tratto. Vivo e diffusissimo, con paralleli esatti in pressoche´ tutte le lingue europee: la cosa e` decisa, fatta, irrevocabile: non si puo` tornare indietro; il rischio e` assunto. Frase divenuta proverbiale che si vuole pronunciata da Cesare (Svetonio, Vita di Cesare 32) passando il Rubicone con le legioni, nel gennaio del 49 a.C., atto che lo rendeva giuridicamente nemico di Roma. Vedi anche Quel che e` detto e` detto [S 733]. Si cita comunemente anche in latino: 2
3 Alea iacta est. Lieve adattamento del detto riferito da Svetonio, dove in effetti si legge Iacta alea est, testo a sua volta ragionevolmente sospettato di corruttela; dal confronto con le fonti greche sullo stesso episodio della vita di Cesare (Plutarco, Vita di Cesare 32.8, Vita di Pompeo 60.4, Detti di re e comandanti 206c) si ricava infatti, come suggerisce gia` Erasmo da Rotterdam, che la frase sarebbe stata pronunciata all’imperativo: Iacta alea esto ‘‘Il dado sia tratto’’. L’espressione era gia` proverbio, come si deduce, fra l’altro, da un frammento di Menandro (59.4 K.-Th.) e dall’inizio di un epigramma di Meleagro (Antologia Palatina 12.117,1): in antico quindi il detto era usato
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
per dichiarare la volonta` di osare, poi e` passato a indicare l’irrevocabilita` di azioni gia` compiute. Merita ricordare l’uso fattone da Cavour al momento di intraprendere la seconda guerra di indipendenza (1859). Dadi e donne di rado mantengono quel che promettono. Il gioco e l’amore si presentano seducenti e ricchi di promesse, ma alla fine l’uno puo` ridurre sul lastrico e l’altro portare alla disperazione. 4
Il miglior tiro di dadi e` quello non giocato. Il gioco migliore che si puo` fare a dadi e` quello in cui si passa la mano. La cosa migliore e` tenersi lontano dai giochi d’azzardo. 5
6 Fu il Diavolo a inventare i dadi. Quello dei dadi e` un gioco infernale che porta alla rovina uomini e famiglie: e` fonte di perdite rovinose, liti, risse, accoltellamenti, per cui fu detto invenzione del Demonio; secondo una tradizione popolare questi avrebbe ricavato i dadi da due astragali di un giocatore finito all’inferno.
Saggiamente si governa chi fugge dado e taverna. E` saggio tenersi lontano dal gioco e dalle cattive compagnie. 7
DANARO / DENARO Per l’importanza che riveste nei vari aspetti della vita il danaro, essendo un tempo le monete fatte di metalli preziosi, s’identifica spesso con l’oro (piu` raramente con l’argento) e insieme a questo e` argomento che ha un considerevole spazio tra i proverbi. Come le cose che contano veramente, riceve benedizioni e condanne secondo i casi: dall’idolatria, che lo vuole il re del mondo, al disprezzo assoluto che lo definisce, secondo una visione religiosa intransigente, sterco del diavolo. Ma anche in questa seconda veste non cessa d’avere il suo fascino per il potere irresistibile che detiene quasi sempre e universalmente su tutte le persone e le cose. Oltre al suo potere i
pag 467 - 04/07/2007
DANARO / DENARO
temi piu` comuni sono: la difficolta` nel procurarselo, la facilita` di perderlo, i consigli a conservarlo e spenderlo quando e` il momento opportuno, a usarlo come mezzo senza farne uno stolto e sterile scopo della vita; infine la sua incapacita` di procurare la vera felicita`, la sua versatilita` nel diventare strumento di corruzione e fonte di male. f Vedi Moneta, Oro, Quattrino, Soldo. Il danaro viene al passo e fugge al trotto. I soldi si guadagnano con la fatica e il lavoro, lentamente e a stento, mentre a spenderli o a dissiparli si fa in un attimo. Vedi uno schema proverbiale simile, invertito: Il male viene a chili e se ne va via a grammi [M 304]. 8
9
404
.
I danari vengono a passi e fuggono a balzi.
10 I denari son tondi e ruzzolano. Si pensa ovviamente solo alla forma metallica, la piu` antica.
Le monete ruzzolano via perche´ sono tonde. Per analogia. 11
I danari stanno sempre con il cappello in mano. Pronti a salutare e ad andarsene. Vedi anche I soldi [i denari] vanno e vengono [S 1522]. 12
Il danaro non ama la prigione. Cioe` non ama restare nelle casse, nelle borse, ma vuole sempre andarsene. 13
I danari se ne vanno come l’acqua benedetta: ognuno ne prende pochi, ma la pila si vuota. In una famiglia ciascuno ha pretese ragionevoli e limitate, ma messe tutte insieme fanno una grossa somma. All’entrata delle chiese vi sono le acquasantiere dove ognuno si bagna appena le dita per fare il segno di croce, eppure anche con quella poca acqua sottratta volta per volta da ciascun fedele la pila si vuota. 14
Il danaro viene dalla porta e se ne va per il camino e per l’acquaio. Il denaro che entra in casa sparisce tutto nel mangiare. I soldi arrivano da una grande apertura e se ne vanno per due piccoli buchi: la canna camino che e` il foro da cui passano i fumi delle vivande che cuociono e l’acquaio dove finiscono i rifiuti e le rigovernature. 15
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Il danaro arriva col sudore, resta col timore e parte col dolore. Il denaro ci si procura col lavoro e la fatica, quando lo abbiamo temiamo di perderlo o che ci venga sottratto e poi se ne va in spese che non danno alcun piacere, come le tasse, le medicine, le cause giudiziarie. Vedi anche La ricchezza si conquista col sudore, si tiene con timore e si lascia con dolore [R 413]. 16
17 Il denaro e` il re del mondo. Per lo straordinario potere che il danaro ha di sottomettere gli uomini e ottenere le cose si puo` dire che tutto gli ubbidisca, tutto gli sia sottomesso e che quindi sia, iperbolicamente, ma non senza una verita`, il vero dominatore o padrone del mondo, in quanto rende le mani che lo possiedono onnipotenti. In questo si identifica con l’oro, quale principe dei metalli preziosi e rabbresenta la ricchezza. Vedi anche L’oro governa il mondo [O 506]; Con le chiavi d’oro si aprono tutte le porte [O 520]. Di questa affermazione non si contano le variazioni e le versioni, in modo che puo` essere considerata un topos universale. Si trova in quasi tutte le lingue europee, mentre negli autori classici si hanno numerose ricorrenze, per es. la sentenza di Publilio Siro Pecuniae unum regimen est rerum omnium ‘‘Il danaro e` il solo governo di tutte le cose’’. 18 Il danaro e` il re dei re. Nel senso che comanda anche a coloro che comandano, i quali si piegano facilmente alla sua volonta`.
Il danaro e` il vero padrone perche´ non ha padrone. Infatti puo` col suo potere sottomettere chiunque, ma per sua natura passa rapidamente di mano in mano, cambia continuamente possessore al punto che si puo` dire che non ne abbia alcuno. 19
20 Il danaro non conosce padrone. Perche´ lo cambia in continuazione e serve chiunque, trovandosi bene con chi lo possiede. 21 I danari cavano le voglie. Con i soldi si soddisfa qualunque desiderio.
Chi ha denaro ha cio` che vuole. Chi ha denari e` chiamato signore. Chi e` ricco, qualunque sia la sua educazione, cultura, fama, nascita viene detto signore e trattato con grande ossequio: tale e` la sogge22 23
pag 468 - 04/07/2007
405 zione che creano i quattrini. La ricchezza e` condizione sufficiente per entrare nel rango di notabili. Vedi il contrario I soldi non fanno il signore [S 1519]. Anche i ciechi vedono il danaro. Tutti avvertono immediatamente quando c’e` possibilita` di guadagnare. A questo tasto sono sensibili anche coloro che si penserebbero totalmente disinteressati. 24
25
Il danaro restituisce la vista ai ciechi.
26 Il danaro non ha odore [non puzza]. Purche´ sia buona la moneta, la provenienza, onesta o meno, e` irrilevante. Il detto, vivo e diffuso, si fa derivare da un aneddoto sull’imperatore Vespasiano: si legge infatti in Svetonio (Vite dei dodici Cesari 10.23): ‘‘Al figlio Tito che lo rimproverava d’aver escogitato una tassa anche sull’orina, [Vespasiano] mise sotto il naso il danaro riscosso dal primo pagamento, chiedendogli se gli desse fastidio l’odore. Avendogli quello risposto di no, soggiunse: – Eppure viene dall’orina’’. Da notare che l’orina era usata come smacchiante e decolorante nella lavorazione dei tessuti e dei pellami. A questo aneddoto, o a un piu` generico e preesistente uso proverbiale, fa riferimento Giovenale, Satire 14.204 Lucri bonus est odor ex re / qualibet ‘‘L’odore del guadagno e` buono da qualsiasi cosa provenga’’. Vedi anche Al danaro non s’attacca il puzzo dell’usuraio [U 298]. Il concetto e` espresso tuttora anche in latino nella forma: 27 (Pecunia) non olet ‘‘Il danaro non puzza’’, spesso anche senza soggetto espresso; motto forse gia` medievale, che si riconnette probabilmente con la stessa storiella.
I quattrini non puzzano. Per analogia. 28
29 Il danaro si raccoglie anche dalla merda. Si prende dalle mani di chiunque lo offra, per quanto laide o disoneste possano essere. 30
Il danaro entra e esce anche dalle borse sporche.
31
Il danaro e` benvenuto anche dalle mani d’un tignoso.
32 L’amore fa molto, il danaro tutto. Se l’uomo puo` resistere a volte alla forza e alla seduzione dell’amore non puo` mai resistere
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
DANARO / DENARO
alla tentazione del denaro. Vedi anche L’amore puo` molto e l’oro tutto [A 772]; Coi quattrini si fan ballare i burattini [Q 70]. 33 Il danaro non conosce porte chiuse. Al danaro non c’e` ostacolo che resista. Vedi anche Con le chiavi d’oro si aprono tutte le porte [O 520]. 34 Il danaro puo` tutto. Con il danaro si puo` ottenere quello che si vuole. Traduzione italiana del detto latino, tuttora citato: 35 Pecuniae omnia parent. ‘‘Tutte le cose obbediscono al danaro’’, adattamento medievale riassuntivo di un luogo di Orazio (Satire 2.3.94-96): Omnis enim res / virtus, fama, decus, divina humanaque pulchris / divitiis parent ‘‘Tutto, la virtu`, la reputazione, l’onore, le cose divine ed umane obbediscono allo splendore della ricchezza’’. Il concetto e` ben chiaro gia` nel Pluto di Aristofane. 36 Danaro fa danaro e miseria fa pidocchi. La ricchezza porta la ricchezza e la miseria porta i pidocchi che sono uno dei tanti guai collegati alla poverta`. Il proverbio e` costruito come le frasi della cabala del lotto e dei sogni premonitori: ‘‘La paura fa novanta’’, oppure: ‘‘Le perle [sognare le perle] fanno lacrime’’. Con senso molto vicino circolo` nel Medioevo come massima (con vari adattamenti minimi) un verso di Marziale (5.81.2) Dantur opes nullis nunc, nisi divitibus ‘‘Le ricchezze non si danno ora a nessuno se non ai ricchi’’. Vedi anche I denari fanno i denari e i pidocchi i pidocchi [P 1649]; La roba va alla roba e i pidocchi alle costure [R 721]. 37 Denari fanno denari. Vedi anche L’acqua va all’acqua e le pietre alla muriccia [A 139]. 38
Il danaro e` fratello del danaro.
Il danaro e` il nerbo della guerra. La forza militare si fonda sulla potenza economica, senza la quale sono inutili valore e coraggio. Pare sia stato Machiavelli a raccogliere questa idea in senso moderno nei Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio sottoponendola pero` a dura critica (2.10): ‘‘I danari non sono il nervo della guerra, secondo che e` la comune opinione’’. Molti hanno poi discusso quest’affermazione, sull’assolutezza della quale discorda il Machiavelli, seppure 39
pag 469 - 04/07/2007
DANARO / DENARO
in un’ottica limitata, in base alla sua posizione contraria ai mercenari. L’espressione si trova nelle principali lingue europee e l’origine viene attribuita a Bione da Diogene Laerzio (Vite e massime dei filosofi 4.48). Si trova anche in Cicerone (Filippiche 5.2.5) Nervos belli pecuniam infinitam ‘‘Il nerbo della guerra e` una ricchezza sterminata’’, che e` stata adattata in massima, per es. nelle forme Nervi bellorum pecuniae, citata da Rodolfo Agricola (Sprichwo¨rter 281), e Pecuniae belli nervi; con senso piu` generale e` nota inoltre Nervus gerendarum rerum pecunia ‘‘Il nerbo delle imprese e` il danaro’’. Per fare la guerra ci vuole in primo luogo il danaro, in secondo luogo danaro e infine danaro. Frase detta da Gian Giacomo Trivulzio a Luigi XII di Francia. Viene riferita in forme diverse. 40
41 Coi quattrini si fa l’amore e la guerra. Per analogia.
Il danaro copre gli errori dei ricchi, il matrimonio quelli delle donne, le serve quelli dei preti e la terra quelli dei medici. Col danaro i ricchi tacitano quanti hanno danneggiato e addomesticano la giustizia; con il matrimonio le ragazze riparano i loro errori; con la perpetua i sacerdoti si concedono senza correre rischi qualche liberta`; e nelle tombe i medici sotterrano la propria incapacita`. Vedi anche I quattrini coprono tutto [Q 81]; Le corna dei ricchi son foglie quelle dei poveri noci [C 2221]; Le pere delle monache profumano d’incenso [M 1757]. 42
Nel palazzo della giustizia prima passa il danaro e poi la legge. Chi ha soldi piega anche la legge. Nella sede dove si amministra la giustizia la precedenza spetta al denaro. Vedi anche I quattrini e l’amicizia rompon le braccia alla giustizia [Q 102]. 43
Col denaro si pigliano pesci in piazza e si trovano funghi fuori dell’uscio. Disponendo di quattrini si hanno tutte le comodita`: non importa andare per mare a pescare; e lo stesso avviene per i funghi che arrivano senza fatica dal bosco. 44
45
406
.
Il danaro fabbrica gli avari, gli spreconi, i ladri, gli strozzini e mantiene le puttane.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Il proverbio fa parte di quei detti moralistici che condannano l’oggetto, lo strumento per l’uso che ne viene fatto: in questo caso dagli avari, dagli scialacquatori, da chi ruba, da chi presta a usura, da chi paga le prostitute. 46 Il danaro e` il fratello del diavolo. E` lo strumento di cui il diavolo si serve piu` spesso e con maggior successo.
Il danaro chi porta alla forca e chi porta alla sorca. Laziale. I denari portano verso strade diverse: chi per averli finisce sul patibolo e chi se li spende in piaceri e gozzoviglie. Sorca e` termine dialettale che indica l’organo sessuale femminile. 47
Il danaro e` il migliore amico nell’avversita`. Nelle situazioni difficili certamente il denaro aiuta moltissimo e risponde sempre efficacemente come e piu` di un amico fedele. Concetto caro a Cecco Angiolieri. Vedi anche I buoni parenti sono i quattrini [P 456]; Abbi fiorini e troverai cugini [A 1677]. 48
Col danaro si rimedia quasi tutto. Chi non desidera il danaro, dia quello che ha in prestito. I soldi prestati raramente tornano indietro. Chi vuole disfarsene, li dia pure in prestito. 49 50
51 Poco danaro, pochi discorsi. Dove c’e` poco da prendere o da spendere l’accordo si trova presto. Per amministrare o dividere una piccola somma non occorrono molte parole. 52 Molto danaro, molta discordia. Reciproco del precedente. Dove la somma da dividere e` alta si trovano molti pretendenti e pretese inconciliabili. 53 Dov’e` danaro arrivano gli avvocati. Si arriva facilmente alle cause e ai processi.
Dov’e` danaro c’e` il diavolo, dove non c’e` stanno il Diavolo, la Versiera e i Diavoletti. Dove c’e` danaro c’e` discordia, dove non c’e` oltre alla discordia ci sono tanti altri guai. In alcune zone del centro Italia (Romagna, Toscana settentrionale) si indica con versiera una sorta di strega, uno spirito infero femminile, interpretato come diavolessa, moglie del demonio (il Diavolo e` chiamato anche Adversarius e versiera ne rappresenta uno storpiamento al femminile). 54
pag 470 - 04/07/2007
407 Chi non ha denari non ha neanche pensieri. Si puo` usare per far tacere chi si lagna: chi non ha soldi non ha problemi di come spenderli, conservarli, investirli e vive piu` tranquillo di chi invece questi pensieri li ha. Vedi anche Grandi ricchezze poco sonno [R 390]; Poca roba, poco pensiero [R 806]. 55
56
Chi non ha denari non pensa a dove metterli.
Poco pane, poche pene. Per analogia. 57
58 Danaro compra e miseria vende. Coloro che hanno soldi acquistano, mentre chi cade in miseria e` costretto per sopravvivere a vendere quello che possiede.
Il danaro fa l’uomo avaro. Il possesso del danaro spinge l’uomo a desiderare d’averne sempre di piu` e per questo a limitare le spese fino alla sordida avarizia. Vedi Chi piu` ha piu` brama [A 1589]; L’avaro e` come l’idropico che quanto piu` beve piu` ha sete [A 1588]. 59
60 Chi ha danaro lo tiene stretto. Chi ha molto danaro spesso e` piu` restio nello spendere di chi ne ha poco.
Per aver danaro bisogna rubare, o ereditare, o risparmiare, o prendere a prestito o mendicare. Se ne deduce che per aver soldi l’ultima cosa da fare e` lavorare. La via piu` facile e` il furto, quindi l’eredita` , la spilorceria, il prestito senza restituzione e perfino mendicare. Vedi Chi ha un cieco fuori ha un podere in Chianti [C 1563]. 61
Chi arriva senza danaro arriva sempre troppo tardi. E` inutile precipitarsi sulle buone occasioni quando non si ha disponibilita` di liquido; la preferenza infatti viene data a chi paga in contanti. 62
63 Il danaro fa la fiera. Quando la gente ha pochi soldi in tasca e` inutile offrire merce in piazza. Se manca il denaro nessuna fiera o mercato puo` invogliare a comprare. 64
Se non conoscete il valore del danaro chiedetelo in prestito.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
DANARO / DENARO
Frase ironica per sottolineare quanto sia faticoso e costoso ottenere in prestito del denaro. Il denaro e` come il tempo: non serve ne´ quello che c’era, ne´ quello che ci sara`. Il denaro serve quando ce n’e` bisogno e quello che c’era o ha da venire e` come se non esistesse. 65
Il danaro speso non c’e` piu` e quello risparmiato non serve. Il denaro va speso quando e` il momento, quando da` piacere, comodita`, agio. Una volta finita la gioventu`, passata l’occasione i soldi spesi sono spariti e quelli risparmiati non si possono piu` godere. 66
Il danaro e` un buon servo e un cattivo padrone. Il danaro offre tutti i servigi che gli si chiedono, ma incatena irrimediabilmente chi lo possiede: per mantenerlo bisogna pensare sempre a lui. Vedi anche, identico, La ricchezza e` un buon servo, ma un cattivo padrone [R 426]. 67
Il danaro e` servo di chi se ne serve e padrone di chi l’adora. Il denaro deve essere usato come un mezzo, un servitore, e chi invece ne fa uno scopo della vita, un valore, e` condannato a vivere esclusivamente per lui. Sia questo che il precedente proseguono affermazioni affini, per contenuto e per forma, di ascendenza classica. innanzitutto Seneca, De vita beata 26.1: Divitiae enim apud sapientem virum in servitute sunt, apud stultum in imperio ‘‘Le ricchezze sono al servizio del saggio, e comandano lo sciocco’’; e Orazio, Epistole 1.10.7: Imperat aut servit collecta pecunia cuique ‘‘Il danaro ammucchiato o comanda a ciascuno o ne e` servo’’, il cui concetto e` di ascendenza proverbiale, cfr. Appendix sententiarum 46 R.: Pecuniae imperare haud servire addecet ‘‘Al denaro bisogna comandare, non esserne servi’’, e il medievale Pecuniae oportet imperes non servias, di identico significato. 68
Il danaro non fa la felicita`, ma chi non l’ha spesso e` infelice. Contesta il noto adagio secondo il quale I soldi non fanno la felicita` [S 1511] e constata che quanti sono sprovvisti di denaro se ne lamentano. Vedi anche La sola ricchezza non fa felici [R 419]. 69
70
Danari senza stento se ne vanno come il vento.
pag 471 - 04/07/2007
DANNO
La ricchezza venuta senza fatica, senza sudore, e` spesa sovente avventatamente, senza che produca un bene o un vantaggio durevole. 71 I danari sono il secondo sangue. Costituiscono la linfa vitale della vita quotidiana come il sangue lo e` dell’organismo.
DANNO Quando e` conseguenza di un proprio errore e` preziosa fonte di esperienza per il futuro, un insegnamento pagato caro ma difficile da dimenticare. Altri proverbi sono sensibili allo scherno altrui, alle beffe che spesso si accompagnano al danno e invitano alla riservatezza. f Vedi Beffa, Donna. 72 Danno fa [fa far] senno. Quando con le proprie azioni ci si procura un danno, un dolore, ne riceviamo un ammonimento difficile da dimenticare e quindi si impara a nostre spese qualcosa che ci tornera` utile. Insegnamento di grande diffusione nel pensiero antico, gia` omerico ed esiodeo, sanzionato nella celebre espressione di Eschilo (Agamennone 177) Pathei ma`thos ‘‘Dalla sofferenza l’apprendimento’’. Si esprime tuttora anche con due motti latini rimati, di origine medievale: 73 Nocumentum documentum. ‘‘Il danno subito e` un buon insegnamento’’. Come il precedente. Vedi Il dolore e` un gran maestro [D 713]. 74 Quae nocent docent. ‘‘Le cose che fanno male insegnano’’. 75 Il danno rinsavisce. Il danno subito fa riflettere sulle cose con piu` assennatezza. 76
408
.
Col danno anche il pazzo mette giudizio.
Un buon danno porta due vantaggi. Mentre il danno lieve puo` venir presto dimenticato, il buon danno, cioe` il danno grave, aggiunge all’insegnamento un secondo vantaggio, quello di fissarlo nella memoria. 77
All’altrui danno e` bello imparare. Il metodo migliore per farsi un’esperienza e` quello d’imparare osservando gli errori degli altri, senza commetterne per conto proprio. Insegnamento di lunga tradizione, a cominciare dai Monostici di Menandro (121 J.) ‘‘Ho imparato osservando i mali altrui’’ e la ripresa, con inserimento del motivo del con78
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
fronto, in Plauto (Persa 540) Te de aliis quam alios de te suaviust / fieri doctos ‘‘E` piu` piacevole che tu impari dagli altri che gli altri da te’’, e in Publilio Siro (B 4) Bonum est fugienda aspicere in alieno malo ‘‘E` bene riconoscere nel male altrui quel che e` da evitare’’; il Medioevo conosce massime esametriche molto vicine, come per esempio Felix alterius cui sunt documenta flagella ‘‘Felice colui per il quale le digrazie altrui sono di ammonimento’’ (dal Carmen monosticum di san Colombano). Vedi anche Felice e` chi impara a spese d’altri [F 547]; Fortunato e` chi non impara a sue spese [F 1258]; Il garzone del barbiere impara a radere alla barba dei pazzi [G 202]. 79 Chi e` coglione, suo danno. Chi si e` comportato da stupido non ha diritto ne´ alla comprensione ne´ alla solidarieta`. Mentre altre situazioni come malattie, incidenti trovano compassione e aiuto, a chi si procura un danno per dabbenaggine non rimane che tenerselo. 80 Chi ha il danno eviti le beffe. Si riferisce a danni provocati dalla propria stoltezza, ovvero lesivi dell’onore, sui quali occorre evitare litigi pubblici, lamenti esagerati che ne ampliano gli effetti e hanno la sola conseguenza di rendersi ridicoli. 81 Al danno seguono le beffe. Spesso a un danno si aggiunge anche il ridicolo, per cui oltre la perdita materiale si deve subire quella morale che deriva dallo scherno altrui. 82 Alle corna segue il bastone. Per analogia. Ai tradimenti coniugali e alle relative rimostranze possono seguire anche le bastonate. Si riferisce al modo di dire: Restare becco e bastonato, vale a dire avere insieme alle corna mazzate e beffe, come esemplifica bene una novella del Boccaccio (Decamerone 7.7). 83 Meglio cento beffe che un danno. Fa riferimento al modo di dire: Avere il danno e le beffe, che significa venire schernito dopo aver subito un danno. In quest’ottica, le beffe vanno e vengono, non fanno male e si dimenticano, mentre il danno rimane. 84
O danni o malanni: continui affanni.
pag 472 - 04/07/2007
409
.
DARE
O per incidenti o per malattie o per altri guai sempre la vita e` un succedersi ininterrotto di tribolazioni.
vere’’, Paolo riferisce agli anziani della chiesa di Efeso le parole di Gesu` (Atti degli Apostoli 20.35).
Danni, cure e malanni crescono [arrivan] tutti gli anni. I danni del fisico, le cure necessarie e le malattie aumentano progressivamente con l’eta`. Vedi anche Fino a quaranta si balla e si canta; dai quaranta il la` mi dole qui, mi dole la` [Q 36].
90 Da` chi non ha. Il vero donare e` quello di chi per dare agli altri si priva di qualcosa che gli e` necessario. Oppure: solo chi ha poco e` generoso, chi ha molto di solito e` avaro.
85
Quando bisogna o danno o vergogna. Vi sono situazioni che impongono alternative amare, ambedue spiacevoli. Quando non e` possibile fare diversamente bisogna decidersi e scegliere tra il danno e la vergogna. 86
Meglio danno segreto che vergogna palese. Meglio sopportare un danno che rimane sconosciuto agli altri che cadere in una situazione che reca vergogna pubblica. Il detto si riferisce soprattutto a tradimenti coniugali e ad attivita` disonorevoli proprie o dei familiari. 87
91 Chiedete e vi sara` dato. Vivo e molto diffuso, e` frase del Vangelo (Matteo 7.7; Luca 11.9). Si invita ad aver fiducia nel prossimo e soprattutto in Dio: se siete nel bisogno chiedete e sarete aiutati. Talvolta si usa in senso ironico di fronte a richieste eccessive. Vedi anche Bussate e vi sara` aperto [B 1101]. 92 A chi da` e` dato. Chi e` generoso sara` ricambiato con altrettanta generosita`. Anche: Dio ricompensa chi e` generoso. 93
Date e vi sara` dato.
Taci di quel che dai, parla di quel che ricevi. Riferisci su quello che ti e` stato elargito e rendi onore a chi ti ha beneficato; al contrario non raccontare in giro cio` che tu hai donato: sarebbe sciocca vanagloria e umilierebbe chi hai aiutato. 94
DANZA f Vedi Ballare, Ballo. Dalla panza vien la danza. Dalla buona tavola viene l’allegria, la voglia di stare insieme e divertirsi. Anche il desiderio amoroso. Vedi anche Chi digiuna non ha voglia di ballare [D 375]; Venus sine Cerere dormit [V 373]; Carne fa carne, pane fa panza, vino fa danza [C 768]. 88
DARE Nel significato di donare. Azione da compiere liberalmente, con spontaneita`, senza aspettarsi una contropartita ma stando attenti a non mettere in imbarazzo chi riceve. f Vedi Avere, Donare, Dono, Prendere, Presente, Regalare. ` meglio dare che ricevere. 89 E Il gesto del donare ha grande valore morale e sociale perche´ limita l’egoismo e avvicina ai problemi degli altri procurando loro un sia pur piccolo aiuto. Insegnamento vivo e diffuso (quanto relativamente poco praticato), usato nei contesti piu` vari, anche se in genere mantiene traccia della sua origine tipicamente cristiana: ‘‘Vi e` piu` gioia nel dare che nel rice-
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
95 Chi da` per ricevere non da` nulla. Chi da` con la speranza di essere contraccambiato e` come se non donasse nulla ed e` giusto che non riceva nulla in cambio. Vedi anche Una mano non deve sapere quello che fa l’altra [M 642].
Si da` piu` volentieri a chi puo` dare che a chi ha bisogno. Si offre piu` generosamente e di buon grado a chi ha a sua volta di che donare che a chi ha bisogno. Dovrebbe invece essere il contrario. 96
97 Chi da` subito da` due volte. L’aiuto deve essere offerto tempestivamente, senza sollecitazioni, solo cosı` e` veramente efficace. Anche nella Bibbia i Proverbi (3.28) avvertono: ‘‘Non dite all’amico che vi chiede: – Vai e ritorna, te lo daro` domani...quando potete dare subito’’. Il concetto si esprime spesso anche in latino: 98 Bis dat qui cito dat. ‘‘Da` due volte chi da` subito’’. Formulazione, forse medievale, di un concetto che si trova
pag 473 - 04/07/2007
DARE
gia` in una sentenza di Publilio Siro (I 6), Inopi beneficium bis dat, qui dat celeriter ‘‘Al bisognoso da` due volte chi da` velocemente’’. 99
Chi da` presto da` molto. Chi presto da` raddoppia il dono.
100
Non sa donare chi tarda a dare. Reciproco dei precedenti. 101
Dono molto aspettato e` mezzo pagato. Per analogia. Chi fa attendere molto il dono piu` che regalare vende. Vedi anche Dono sospirato, caro venduto [D 1094]; Donar presto vale due doni e donar tardi e` un semplice dare [D 775]. 102
Dono molto aspettato e` venduto e non donato. Vedi anche Meglio un presente che due futuri [P 2538]; Un favor molto aspettato e` mal fatto e assai pagato [A 1492]. 103
A chi ti puo` prendere quel che hai, dagli quel che ti chiede. Quando colui che ti chiede potrebbe tranquillamente toglierti con la forza quello che hai, ti conviene offrirglielo: ti liberi da un pericolo e ti fai amico un potente. Vedi anche A chi ti puo` togliere quello che possiedi dai subito quel che desidera [T 661]. 104
Quel che non si vuol dare non bisogna farlo vedere alle donne. Quello che vuoi tenere per te non farlo vedere a persone alle quali, se te lo chiedono, non puoi dire di no. Le donne in genere s’invaghiscono di oggetti, monili e altro e di fronte alle loro richieste non e` facile rifiutare. 105
106 Chi deve dare ha tutti i torti. Chi si trova in debito non puo` far valere le proprie ragioni: prima deve assolvere ai suoi doveri e quindi reclamare i suoi diritti.
Chi ti da` un osso non ti vuole morto. Colui che ti da` un aiuto, anche piccolo, non ti vuol male, per cui non devi lamentarti di lui ne´ temerlo come un nemico. 107
108 Meglio dare che aver da dare. Meglio dare, sia liberalmente sia restituendo un debito, che avere un obbligo verso gli altri, un conto aperto da saldare. 109
410
.
Dar che non dolga e dir che non dispiaccia.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Bisogna dare quello che non ci danneggia o che non offende chi lo riceve, e dire quello che non dispiace agli altri, non li umilia e non li avvilisce. Endecasillabo uscito forse da una composizione poetica. 110 Quel che e` dato e` dato. La proprieta` di quello che fu donato non puo` in nessun modo essere rimessa in discussione, a rischio della parola e dell’onore di chi ha dato.
Chi da` e ritoglie il Diavolo lo raccoglie. Il dono, la cosa data definitivamente in possesso senza corrispettivo deve essere considerata proprieta` di colui che l’ha ricevuta e non vi si puo` vantare piu` alcun diritto. Questo e` un principio del diritto consuetudinario non scritto, al quale piu` o meno tutti si attengono. A coloro che non lo rispettano, approfittando della mancanza di una prova, va il biasimo e l’augurio di finire all’inferno. Vedi anche A chi da` e poi richiede, san Martino taglia il piede [M 837]. 111
112
Prima dare e poi pigliare e` lo stesso che rubare.
113 Dare e` piu ` difficile che ricevere. Comunemente: la generosita` e` rara piu` che la cortesia. Ma il senso vero del proverbio e` che donare implica molta sensibilita` d’animo e gentilezza per far sı` che il dono non umili e non offenda, sia un gesto naturale senza altri significati. Anche ricevere con naturalezza, dando prova di gratitudine ma senza sentirsi umiliati comporta finezza d’animo, ma il bisogno... aiuta molto. Cfr. Manzoni, La Pentecoste: ‘‘Cui fu donato in copia / doni con volto amico, /con quel tacer pudico / che accetto il don ti fa’’. 114 Dare e accettare non tutti sanno. Materialmente sono operazioni semplici, ma offrire con discrezione e accettare con semplicita` non riescono a tutti. 115 Chi sa dare sa ricevere. Colui che conosce come si debba offrire, comprende anche come si accetta. 116 Chi mal accetta peggio da`. Chi prende con mal garbo, in modo anche peggiore dona. 117
Dona come vorresti ricevere e ricevi come vorresti donare.
pag 474 - 04/07/2007
411 Per analogia. Pensa quando doni qualcosa in che modo ti piacerebbe che ti venisse offerto e cosı` comportati nel ricevere. 118 Chi da` insegna a dare. Chi dona mostra agli altri come si compie tale azione e che importanza ha il dono; anche nel senso che da` l’esempio: si riferisce sempre all’aiuto in caso di bisogno. Vedi anche Chi dona insegna a donare [D 780].
Dar per amor di Dio non impoverisce nessuno. Chi aiuta il prossimo non subisce danni o perdite: la provvidenza divina compensa coloro che sono generosi e misericordiosi. Vedi anche Per far elemosina nessuno divenne mai povero [E 47]; Far elemosina non vuoto` mai borsa [E 48]; Carita` non manda in poverta` [C 726]. 119
120 Un dare e` meglio di dieci promettere. Un fatto conta piu` di tante parole, soprattutto quando e` questione di aiutare qualcuno.
Noie vere aver da dare e aver da avere. Avere un debito o un credito crea situazioni difficili e spinose: sollecitare la restituzione del prestito fatto o dilazionare quella del prestito avuto. Ancora peggio per chi ha contemporaneamente un debito e un credito: si trova fra due persone che lo tormentano in modi diversi. 121
Bisogna dare in misura che si possa sempre dare. Bisogna regolare l’aiuto in maniera che questo possa essere una pratica costante e non un intervento isolato, magari sproporzionato che annulla poi ogni aiuto successivo. 122
Meglio dare e pentire che tenere e patire. Quando si avverte un bisogno, un desiderio, una necessita` che richiedono il nostro intervento, meglio aiutare, donare una cosa e poi pentirsene, che negarla ed essere tormentati dai rimorsi di aver mancato a un gesto generoso, a un aiuto necessario.
.
DAZIO
puo` dire quello che non si sa, ma non si puo` dare quello che non si ha. Vedi anche Dal sacco non esce che quello che c’e` [S 26]. 125
Nessuno da` quel che non ha.
126 Chi da` con cortesia, da` con allegria. Chi sa come donare, da` con gioia, senza caricare il gesto di parole stucchevoli o discorsi seriosi. 127 Do ut des. ‘‘Do affinche´ tu mi dia’’. Usato in italiano per lo piu` come un sostantivo: questo e` un do ut des. Vale a dire: non e` un dono, ma uno scambio, ovvero un regalo interessato. E` una delle antiche formule del baratto naturale, previste anche nel Digesto (19.5.5): Do ut facias ‘‘Do perche´ tu faccia’’; Facio ut des ‘‘Faccio perche´ tu mi dia’’; Facio ut facias ‘‘Faccio perche´ tu faccia’’. Vedi anche Le monache danno un aghetto per avere un galletto [M 1756]. 128 Me ne ha date, ma gliene ho dette... Frase con la quale si evidenzia che la risposta a una provocazione non e` commisurata, serve solo per salvare la faccia, e` una scusa.
DAVANTI 129 Ogni davanti ha il suo di dietro. Ogni aspetto positivo ha quello negativo che a prima vista non appare. In questo caso la metafora e` quella di un palazzo che di solito ha una bella facciata ma risulta meno curato ed elegante nella parte posteriore. Vedi anche Ogni medaglia ha il suo rovescio [M 1074].
DAZIO
123
Si puo` dir quel che non si sa, ma non dar quel che non s’ha. Si puo` dire una bugia, una cosa inventata, una scusa per consolare o rassicurare, ma e` impossibile offrire quello di cui non si dispone. Registrato anche nella forma meno ritmica Si 124
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
130 I coglioni non pagano dazio. Gli scemi, o quelli che fingono di esserlo, si esentano del tutto dagli obblighi sociali. Un modo di dire: Fare il coglione per non pagar gabella, indicava l’uso di fingersi matti alle porte delle citta` per non pagare la tassa d’ingresso per merci e persone. Vedi anche Mette conto far lo scemo per non pagare il dazio [C 1726]. 131 A fare il ladro non si paga il dazio. La delinquenza gode di facilitazioni: tutto quello che viene dal furto non e` soggetto a tributi ne´ a gabelle.
pag 475 - 04/07/2007
DEBITO
412
.
DEBITO In passato la miseria era condizione diffusa e la maggior parte delle famiglie viveva con debiti pendenti verso il padrone, verso il bottegaio, verso gli strozzini; cosı` molti proverbi si riferiscono alle ansie, alle angosce e ai pericoli che tale situazione comporta. Ve ne sono poi altri che riguardano debiti e peccati, tra i quali i proverbi ravvisano grandi somiglianze: sono fonti d’insonnia, di rimorsi, di pentimento, devono essere scontati, derivano da errori, da vizi. Vi e` presente la visione cristiana che vede nel peccato un debito verso Dio, da scontare in questa o nell’altra vita. f Vedi Chiodo, Credenza, Credito, Creditore, Prestare. Chi non ha debiti e` ricco. Chi non ha il pensiero di dover restituire il danaro vive come il ricco che non deve niente a nessuno. In una condizione generale di poverta` e indebitamenti, il fatto stesso di non aver debiti poneva la persona in una posizione privilegiata.
140 Chi ha debito ha credito. Chi ha debiti dimostra che chi gli ha prestato denaro ha avuto fiducia in lui: ha modo di onorare i suoi impegni, ha di che garantire quanto deve rendere. Quindi il debito e` visto qui in un’ottica positiva. Vedi anche Debito vuol dir credito [C 2455]. 141 Chi non ha debiti non ha credito. Reciproco del precedente. 142 Chi paga debito fa capitale. Chi onora i propri impegni con puntualita` acquista fiducia ed e` stimato, per cui gli e` riconosciuto credito. Vedi anche Il bel rendere fa il bel prestare [R 363]. 143
132
Mille libbre di pensieri non pagano un quattrino di debiti. L’uomo si affligge e s’affanna angustiandosi, ma questo non provvede a sanare la sua situazione economica. Vedi anche Il sempre sospirar nulla rileva [S 1712]; Un carro di chiacchiere non paga un soldo di debito [C 840]; Un carro di lamenti non paga una lira di debiti [L 78]. 133
134
Mille pensieri non pagano un debito.
135
Malinconia non paga debiti.
136
Nessun sonno perso pago` mai un debito.
137
Un secchio di lacrime non paga una lira di debiti.
138 Debiti e corna van tenuti nascosti. Le faccende che disonorano devono rimanere segrete. I debiti gettavano sulla famiglia il discredito, essendo ritenuti frutto di spese inutili, cattiva amministrazione, gioco, vizi: un tempo anche per piccoli debiti insoddisfatti si poteva finire in prigione, e per quelli di gioco ci si poteva uccidere.
I debiti son come le corna: quelli che non si sanno son piu` di quelli che si sanno. I debiti erano tenuti nascosti e quindi, come le infedelta` coniugali, il loro numero eccedeva di molto quello di pubblico dominio. 139
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Chi paga debito acquista credito.
Il giorno che si fa il debito non si va in prigione. Non e` nel momento in cui si prende una via sbagliata che si manifesta il danno che ne conseguira`. Quando il debito viene acceso e arrivano i soldi e` un momento di allegria, ma e` anche la premessa per una lunga via dolorosa che talvolta finisce con la prigione. 144
I debiti non si pagano il giorno che si fanno. Quando si commette l’errore non se ne pagano subito le conseguenze, che prima o poi si dovranno scontare. 145
Il debito viene ridendo e parte piangendo. Nel momento in cui il debito viene contratto si aprono nuove prospettive e speranze, mentre per estinguerlo sono sacrifici e lacrime. 146
147 Il debito col padrone e` un buon affare. Si riferisce in particolare al mondo contadino nel quale i coloni erano di solito indebitati con il padrone. Debito questo che poteva essere rinviato nella scadenza, permutato, pagato con il lavoro. 148 Di debiti non si muore. Chi ci sa fare puo` vivere benissimo con i debiti che si rinnovano e si rimandano comodamente: non sono malattie delle quali si puo` anche morire e, presi con la dovuta filosofia, permettono di vivere. 149 Chi ha debiti non s’impicchi. Cioe` non la metta sul tragico: sono problemi ai quali si trova sempre un rimedio. 150
Con molti debiti non si va in galera.
pag 476 - 04/07/2007
413
.
Chi ha debiti numerosi e consistenti attiva intorno a se´ un sistema di protezione da parte degli stessi creditori i quali sperano di riavere almeno qualcosa di quello che hanno dato, mentre se il debitore finisce in carcere sicuramente non rivedranno piu` nulla. Grossi debiti lasciali stare, piccoli debiti falli aumentare. I debiti di grande entita` devono essere consolidati, stabilizzati e quelli piccoli devono essere alimentati fino a diventare grandi. Filosofia del debitore professionista il quale sa come i debiti grossi sono quelli che non verranno pagati mai. 151
I debiti si pagano in tre modi: coi soldi, coi favori, con le chiacchiere, (e le donne facendo un piacere). Possono essere pagati regolarmente restituendo il prestito, oppure compensati con favori, rinviati nell’estinzione alle calende greche con bei discorsi e chiacchiere, oppure con baratto, cosa possibile alle donne, anche se non a tutte. 152
Un debito tira l’altro. Nel fare i debiti tutto sta a cominciare: un debito segue poi l’altro con molta facilita` e si fanno debiti nuovi per estinguere quelli vecchi. Vedi anche Una ciliegia tira l’altra [C 1583]; Le disgrazie vanno in compagnia [D 598]. 153
154 Fatto un debito se ne puo` fare un altro. Il fatto di avere gia` un debito non esclude che se ne possa fare uno nuovo e un altro ancora. E` sempre nell’ottica del professionista del debito.
Mangiano piu` i debiti che l’acqua del fiume. Perche´ corrodono costantemente, con gli interessi che corrono ogni giorno, le finanze di un’azienda, di una famiglia, piu` di quanto fa la corrente di un fiume che erode la terra dalle sponde. 155
160
DEBITO
I debiti mordono notte e giorno.
I debiti tolgono il sonno. La preoccupazione di dover restituire una somma presa in prestito toglie la pace, la tranquillita` e quindi il sonno. 161
162 I debiti prudono come i pidocchi. I debiti sono un continuo incessante fastidio come il prurito provocato dai parassiti.
I pidocchi mangiano i capelli e i debiti mangiano i cervelli. I debiti fanno all’interno del capo la stessa devastazione che i pidocchi fanno all’esterno. Il continuo grattarsi per il prurito dovuto ai pidocchi danneggia il cuoio capelluto. 163
Piccolo debito fa un debitore, grosso debito fa un nemico. Il debito, mettendo in una situazione di dipendenza, alimenta spesso sentimenti di avversione nei riguardi del creditore, tanto piu` forti quanto piu` il debito e` consistente. 164
Debito e bugia vanno in compagnia. Fare debito costringe a mentire: per ottenere un prestito se ne garantisce la restituzione che a volte e` improbabile, ovvero si vantano crediti e possessi inesistenti; fatto il debito si cerca di nasconderlo agli altri; alla scadenza si tende a mostrare al creditore una situazione piu` difficile di quella reale per ottenere una dilazione, ecc. 165
Debiti e peccati tutti ne hanno [ognuno ne ha qualcuno]. Tutti hanno qualcosa che devono ad altri e anche qualcosa da rimproverarsi. Qui il debito non e` propriamente di denaro: e` inteso in senso lato di beneficio, aiuto ricevuto generosamente da altri. 166
167 I debiti e i peccati crescono. Una volta intrapresa la strada del debito e del peccato si procede inarrestabilmente.
Il debito e` come il tarlo: mangia tutti i giorni. Come il precedente. Anche il tarlo corrode un mobile o una trave giorno dopo giorno finche´ li rovina.
168 Debiti e peccati chi li fa li paga. Prima o poi si dovranno scontare.
157 Il debito e` un ladro in casa. In un certo senso ruba tutti i giorni qualcosa,
Debiti e corna non mancano mai. In una vita tribolata queste due croci sono spesso presenti. Il proverbio piu` in generale indica che guai e sventure non mancano mai. Vedi anche Guaio.
156
158
Chi ha un debito ha un ladro per casa.
159
I debiti mangiano anche di notte.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
169
I debiti e i peccati chi li fa si pente.
170
I debiti si pagano e i peccati si piangono.
171
pag 477 - 04/07/2007
DEBITORE
172 A non far nulla si fanno debiti. Il non fare e` gia` un debito, verso se stessi e verso gli altri. Chi non provvede a se´ con il lavoro e una vita operosa cerchera` di tirare avanti prendendo soldi in prestito e ricorrendo a sotterfugi. 173 Niente facendo s’impara a far male. Per analogia. Cfr. gia` Columella nel De Agricoltura (11.1.26): Nihil agendo homines male agere discunt. Vedi anche L’ozio e` il padre dei vizi [O 716]. 174 Senza debiti non si fa la roba. Chi e` abile negli affari, nel commercio e` pronto a fare un debito per concludere un buon affare. Chi invece si tira indietro e rifiuta il rischio non arricchira` mai.
DEBITORE Il debitore sempre sull’orlo dell’insolvenza rispecchia una situazione che, seppure forse piu` frequente e vissuta con maggiore angoscia nella societa` di un tempo, resta ancora di comune esperienza. Dorme chi ha dolore e non dorme chi e` (il) debitore. Le sofferenze, le malattie hanno momenti di tregua per cui si riesce in qualche modo a trovar pace e dormire, non cosı` le preoccupazioni per i debiti che sono un assillo continuo. 175
Se dorme il debitore non dorme il creditore; se non dorme il debitore dorme il creditore. Se il debitore dorme, vuol dire che non ha nessuna intenzione di pagare il debito e non se ne fa un problema, per cui a preoccuparsi e` il creditore; viceversa se il debitore non riesce a dormire, vuol dire che e` preoccupato e cerca in ogni modo di saldare il debito, cosa dalla quale il creditore e` rassicurato. 176
Debitore fu sempre mentitore. Il debitore ha sempre cercato o di negare il debito, o di rinviarne il pagamento con bugie e stratagemmi. Vedi Debito e bugia vanno in compagnia [D 165]. 177
DECEMBRINO 178
414
.
Neve decembrina sette volte si raffina.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Se nevica ai primi di dicembre la neve si rinnovera` piu` volte nel corso della stagione; non solo, ma le nevicate saranno sempre piu` copiose e durature. Il numero sette e` simbolico per indicare un ciclo con piu` riprese. In Val d’Aosta si dice Nei de´cembrina, trenta net a la brina ‘‘Se cade la neve a dicembre seguiranno trenta notti con la brina’’. Seminare decembrino vale meno d’un quattrino. La semina tardiva del grano porta un magro raccolto e quindi la poverta` al contadino che non e` stato sollecito. Il grano si semina in ottobre e al massimo a novembre. Vedi anche San Frediano si semina a piena mano [F 1395]; A san Clemente smetti la semente [C 1675]; Chi non semina di novembre presto o tardi se ne pente [N 530]. 179
DECINA Chi sbaglia [erra] nelle decine sbaglia [erra] nelle migliaia. Chi sbaglia nel piccolo sbaglia anche nel grande. Il riferimento e` al far di conto, ma di fatto l’espressione sembra esprimere riserve soprattutto riguardo all’onesta`. 180
DELFINO Il delfino e` considerato il piu` nobile abitatore delle acque e riconosciuto come uno dei mammiferi piu` intelligenti. Il nuoto elegante, la figura armoniosa, i salti sulle onde, tutto induce a vederlo come la creatura piu` gradevole del mare. Segue le navi, dando l’impressione di grande amicizia con l’uomo. Le leggende hanno aggiunto ben altro: secondo i miti i delfini salvarono dalle onde Telemaco figlio di Ulisse, il figlio di Apollo Icadio (che dal delfino prese il nome per Delfi, da lui fondata), Arione figlio di Nettuno, e quindi, in eta` cristiana, il santo Arriano; da queste leggende deriva che il delfino sia considerato simbolo di Cristo che trae a salvamento gli uomini perduti nel peccato. Ricco il corredo simbolico. Amore: il dio Amore cavalca sopra un Delfino; astuzia: e` un animale intelligente; costellazione dei Pesci: i due delfini che portarono la sposa Anfitrite a Nettuno furono collocati nello Zodiaco; Cristo: come simbolo di salvezza, unito all’ancora; Dioniso: il dio tramuto` in delfini i marinai etruschi che l’avevano fatto prigioniero, trasformando in vite l’alberatura della nave (Ovidio, Metamorfosi 3.680 sgg.); navigazione: accompagna i basti-
pag 478 - 04/07/2007
415 menti in navigazione segnalando le tempeste; protezione: protegge i naufraghi; Ulisse: aveva un delfino sullo scudo, per simboleggiare l’astuzia o per ricordo del salvataggio del figlio Telemaco. Venere, nata dal mare, e` spesso raffigurata accanto a un delfino. Giochi di delfino fortunale vicino. Quando i delfini giocano in mare saltando sulle onde e` segno dell’arrivo di pioggia e tempesta. La credenza viene riferita gia` da Plinio nella Storia naturale e anche Dante ne parla (Inferno 22.19-21): ‘‘Come i dalfini quando fanno segno a’ marinar co l’arco della schiena, che s’argomentin di campar lor legno...’’ In Istria ne e` registrata la variante seguente: Se ’l dulfin in mar fa festa, sta per sciopar la tempesta. 181
182 Se appare il delfino la pioggia fila. La pioggia fila, viene giu` non a gocce ma addirittura a fili continui, ‘‘fa le funi’’. Il delfino si vede anche da lontano per la spuma che solleva con i suoi giochi.
Il delfino e` come l’Uomo Selvatico che si rallegra quando sente tuonare. L’Uomo Selvatico [U 199] e` noto per fare le cose a rovescio. 183
Non sempre chi naufraga incontra un delfino. Non sempre nelle disgrazie si trova soccorso. Secondo una credenza antichissima, sanzionata anche dai miti, il delfino, quando incontra un naufrago, cerca di condurlo a salvamento portandolo a cavallo sulla groppa. 184
185 Tristo e` il tonno che gioca col delfino. Brutta fine aspetta chi cerca di competere con gente piu` furba di lui. I tonni seguendo i delfini vengono da questi attratti nelle reti delle tonnare; quando vi sono dentro, i delfini, piu` astuti e agili, con un guizzo riescono a sfuggire e riprendono il largo, mentre i tonni finiscono sott’olio nelle scatolette.
.
DEMONIO
senza pagarne lo scotto e crea un clima di impunita` favorevole al diffondersi del crimine. 187 Un delitto si copre con un altro delitto. Per nascondere una colpa spesso se ne commette un’altra e quindi il male non giunge mai alla fine. 188 Al delitto s’arriva per gradi. A commettere una grave colpa non si giunge subito, ma si procede per misfatti sempre crescenti, come un una specie di apprendistato in cui non si avverte la progressione che porta alla rovina. 189 Chi delitto non ha, rossor non sente. Chi e` innocente non ha vergogna, non manifesta imbarazzo davanti ad accuse o contestazioni. Vedi anche Chi non falla non ha timore [F 107] ; Male non fare, paura non avere [M 390].
DEMONIO Demonio nei proverbi e` parola meno usata di diavolo (vedi la voce). Anche se i due termini sono sostanzialmente sinonimi, si preferisce usare demonio quando si vuol caricare questo termine di maggiore serieta`, tragicita`, grandezza, mistero, con collegamento a un principio assoluto negativo. Si preferira` non chiamare demonio il diavolo babbeo, ingannato, scornato delle favole, cosı` come si dice povero diavolo e non povero demonio. Si riallaccia al Satana biblico, che ha il dichiarato dominio del male, spingendo l’uomo al peccato e al vizio, colpendolo con sventure e disgrazie. Quando il demonio si traveste gli spuntano la coda, gli zoccoli o le corna. Le finzioni non riescono mai perfette. Quando un malvagio si finge buono, sempre qualcosa della sua malvagita` affiora dai suoi atti e dalle sue parole. Nella novellistica popolare di solito il Demonio non riesce mai a nascondere la coda, le corna o gli zoccoli di caprone. 190
DELITTO
191 La volpe si rivela dalla coda. Per analogia. Prosegue la forma latina medievale: Cauda de vulpe testatur ‘‘La coda [che spunta fuori da un nascondiglio] rivela la presenza della volpe’’.
Chi non castiga il delitto ne chiama uno nuovo. L’indulgenza verso il misfatto e` nefasta perche´ fa pensare che si possa infrangere le leggi
Non si fecero mai nozze che il demonio non le condisse con la sua salsa. Non esistono accordi che non contengano nascosto, invisibile, il seme della discordia. Per-
186
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
192
pag 479 - 04/07/2007
DENTE
416
.
fino le nozze, simbolo dell’amore e della concordia, vengono qui prese come esempio di un’intesa in cui non tutto e` proprio chiaro, risolto e deciso, per cui poi potra` nascere discordia. DENTE Segno di vitalita`, forza, e anche di aggressivita`, soprattutto in un epoca in cui, per la scarsa igiene orale e la mancanza di cure dentistiche, avere tutti i denti in bocca era prerogativa della giovinezza. Nella cabala dei sogni i denti rappresentano i parenti. f Vedi Indentare, Lingua, Lupo, Parente. Fin che si ha denti in bocca non si sa quel che ci tocca. A nessuno finche´ vive e` dato conoscere il proprio destino (almeno fino all’estrema vecchiaia, quando ormai non resta che attendere la morte). Vedi anche Prima della morte non dire a nessuno beato [M 2062]; Mai dire mai [M 169]; Cose che succedono ai vivi... [C 2358]; Non bisogna meravigliarsi mai di nulla [M 1255]. 193
Persi i denti, finiti gli ardimenti. La perdita dei denti e` il segno del declinare degli anni e indica la fine di quelle prodezze, eccessi, sforzi dei quali e` capace la giovinezza e che l’eta` matura non consente piu`. 194
Chi ride mostra i denti. Cioe` mostra un’arma primitiva di difesa e di offesa. Significa che nel riso non c’e` solo benevolenza e divertimento, ma un misto di sentimenti di aggressivita` repressa, di minaccia, di superiorita` sui quali hanno studiato anche gli psicologi moderni, ipotizzando che il riso possa derivare da un’aggressivita` non esplicata che si condensa in un gesto di potere e di forza. Mostrare i denti e` il gesto tipico degli animali quando minacciano e nel traslato del linguaggio comune significa assumere un atteggiamento aggressivo. 195
Chi ride mostra i denti e chi scappa mostra il culo. Chi ride minaccia (vedi sopra) e chi scappa mostra la propria codardia, la vilta` unita alla disponibilita` ad accettare condizioni umilianti e imposizioni offensive. Dare, offrire, parare il culo significa appunto mostrarsi disponibile a tutto, cedevole, servile fino a prestazioni ignobili e abbiette. 196
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Fa male il dente quando nasce e quando muore. In molte situazioni i momenti davvero difficili e dolorosi sono soltanto l’inizio e la fine. 197
Chi ha denti non ha pane, e chi ha pane non ha denti. Le opportunita` capitano a chi non le sa o non le puo` usare mentre chi ha le capacita` non ha i mezzi per esplicarle. E` senz’altro il piu` diffuso fra svariati proverbi che esprimono, con tipologia espressiva affine, lo stesso concetto. Vedi anche Chi ha la farina non ha i sacchi e chi ha i sacchi non ha la farina [F 353]; Non ci sono piu` acerbi tormenti che aver il pane ed esser senza denti [P 270]. 198
Quelli che non han denti han freddo in tutti i tempi. I vecchi e i neonati hanno sempre freddo, anche quando e` estate piena. 199
200 Chi ha denti mangia. Chi vive consuma e il suo mantenimento costa. Chi ha una cosa che e` destinata a uno scopo l’adopra.
Il taglio della testa guarisce il mal di denti. Una soluzione radicale toglie di mezzo il problema, e anche chi ce l’ha. Rileva che certe soluzioni drastiche recano piu` danno che utilita`. 201
202 Chi ha meno denti mastica piu ` a lungo. Anche chi e` meno dotato riesce a compiere quello che si e` prefisso solo impiegando piu` tempo. Vedi anche Alla sua ora arriva anche lo zoppo [Z 118]; Col tempo la tartaruga arriva in cima al monte [T 158]. 203 lO dente o ganascia. A qualunque costo: o la cosa riesce o si rovina tutto. La frase e` attribuita al ciarlatano il quale, di fronte a un dente che non riesce a togliere, tenta il colpo di forza: o viene fuori il dente o si rompe la mascella. Vedi anche Se la va, la va [A 868]; O a Napoli in carrozza, o nel bosco a far carbone [N 13]. 204 O la va, o la spacca. Per analogia. Frase frequente nella lingua parlata, che si riferisce a chi tenta un’azione che ha come alternativa la piena riuscita o la perdita di tutto. 205 A chi giova la lingua e a chi il dente. C’e` chi siede a tavola per conversare e chi per mangiare.
pag 480 - 04/07/2007
417
.
206 Levato il dente, levato il dolore. Tolta la causa, eliminata la sofferenza. Invito ad affrontare in modo drastico una situazione sgradevole. Un tempo l’unica soluzione al mal di denti era l’estrazione. Vedi anche Olmo tagliato, ombra finita [O 272]. 207
Via il dente, via il dolore.
I denti si levano e i calli si tagliano. Sono queste le azioni richieste per eliminare il dolore. 208
209 Tolta la spina, tolto il dolore. Per analogia.
Per guarire il dente che duole metti per un giorno le sue radici al sole. Un modo per dire, in pratica: toglitelo. 210
Denti radi, fortuna fitta. Avere i denti davanti un po’ distanziati tra loro e` ritenuto segno di fortuna nella vita. Usato in particolare per commentare scherzosamente la nascita degli incisivi superiori nei bambini. 211
Chi tardi mette i denti vedra` morire tutti i parenti. Il bambino che mette i denti molto tardi avra` una vita lunghissima, tale che vedra` morire tutti i suoi parenti. Vedi anche il contrario Chi presto indenta presto sparenta [I 157]. 212
Chi mette il tetto prima del fondo non resta molto in questo mondo. Per analogia. Il bambino a cui spuntano gli incisivi superiori prima di quelli inferiori, non avrebbe vita lunga. 213
DENTRO 214 Dentro o fuori! Alternativa perentoria, invito a una scelta immediata di parte. E` forma colloquiale fissa che equivale a un’espressione proverbiale. Vedi anche O mangiar questa minestra o saltar dalla finestra [B 479]; O dente o ganascia [D 203]; O bere o affogare [B 475]; Chi non e` con me e` contro di me [A 710].
Dove non c’e` nulla dentro non esce nulla fuori. Non si puo` ottenere da cose o persone quello che per loro natura non hanno. Quando una persona nel suo intimo non ha inclinazioni, attitudini, voglia e` inutile insistere. Vedi anche Quando non ce n’e` quare conturbas me? ` inutile cavare sangue dalle rape [G 758]; E 215
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
DESIDERARE
[R 206]; Per forza non si fa neanche l’aceto [F 1259]; La botte da` il vino che ha [B 778];
Anche la donna piu` bella non puo` dare quello che non ha [D 1071]. Andro` dentro quando il leone esce fuori. Espressione per indicare prudenza, candida furbizia. Cosı` rispose un tale all’esortazione del domatore del circo che offriva un ricco premio a chi entrava nella gabbia del leone. 216
DESIDERARE I proverbi in generale invitano alla moderazione delle proprie aspirazioni, sia per poter ottenere quanto desiderato senza disperdere le proprie energie in miraggi irraggiungibili, sia per vivere senza affanni, ansie e delusioni. 217 Per desiderare non si suda. Desideri li possono avere tutti e ognuno ne puo` avere quanti ne vuole senza limiti, e senza alcuna fatica. Il detto implica un seguito intuibile: invece si suda, e molto, per realizzarli.
Non si puo` avere tutto quello che si desidera. I desideri non hanno limiti, non cosı` le possibilita` di realizzarli, anche perche´ sovente avere una cosa implica non poterne avere un’altra. 218
219 Nella vita non si puo` avere tutto. Per analogia: forma piu` diffusa del precedente. Intercalare, frase fatta per accompagnare i sospiri di rassegnazione. 220 Chi tutto desidera tutto perde. Il desiderio eccessivo di avere tutto porta alla dispersione e quindi alla perdita di quello che era possibile. Vedi anche Chi troppo vuole nulla stringe [T 1021].
Chi molto desidera poco ammassa. Chi desidera assidera. Con efficace rima sdrucciola: colui che ha un forte desiderio soffre, spasima come se fosse attanagliato dal gelo. 221 222
223 Assai manca a chi assai desidera. Se uno desidera molto significa che gli manca molto, che non ha tutto quello di cui sente il bisogno. Chi ha molti desideri si sente povero anche se dispone di ricchezze. Vi e` il paragone implicito con chi, avendo poco ma nutrendo pochi desideri, vive tranquillo in pace. E` naturalmente tema di lunghissima durata (si ve-
pag 481 - 04/07/2007
DESIDERIO
dano i proverbi sotto Avaro e Avarizia): qui si puo` ricordare la massima antica Is minimum eget mortalis qui minimum cupit ‘‘Ha bisogno di pochissimo l’uomo che ha pochissimi desideri’’, che si trova in Publilio Siro (I 56) e Seneca (Lettere a Lucilio 108.11), e i medievali Cui nullus finis cupiendi est nullus habendi ‘‘Chi non finisce di desiderare non finisce di avere’’ e, Avaritia desideratis opibus non exstinguitur, sed augetur ‘‘L’avidita` non viene soddisfatta dalle ricchezze desiderate, ma accresciuta’’ (Pseudo-Beda, Proverbi 1091 D). 224
Chi piu` desidera piu` si affanna.
225 Quanto piu ` si ha, tanto piu` si desidera. Il possedere non sazia il desiderio di avere ancora, anzi lo stimola e lo ravviva continuamente. Vedi anche Chi piu` ha piu` desidera [A 1591]. 226 Chi desidera ha gia` la meta`. Chi desidera veramente una cosa ha gia` posto le migliori premesse per averla. Molte cose non si ottengono perche´ non si vogliono con la forza e l’intensita` necessaria. Siamo qui in un’ottica completamente diversa rispetto ai due proverbi precedenti: il desiderio e` positivo perche´ muove la volonta`.
Se vuoi farti amare fatti desiderare. Molto vivo e diffuso: se vuoi che qualcuno ti ami, ti cerchi, ti apprezzi fai in modo che non ti possa avere sempre quando vuole, ma lascia che senta la tua mancanza, desideri la tua compagnia; diversamente diventi un bene certo, una presenza sicura della quale si fa sempre meno conto. Vedi anche Nella guerra d’amor vince chi fugge [G 1334]. 227
DESIDERIO 228 Per desiderio nessuno s’arricchisce. Nessuno si procura alcunche´ limitandosi a desiderarlo. Si dice in particolare a chi esprime continuamente le proprie necessita` e le proprie voglie, ma non fa nulla per arrivare a soddisfarle. 229
I desideri non empiono il sacco.
I desideri non empion l’Arno. Versione toscana. Si riferisce a chi fa voti per ottenere la pioggia. 230
231
418
.
Tutti i desideri stanno in un sacco.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
I desideri, per quanti essi siano, prendono poco posto. Non starebbero invece in un sacco le cose desiderate. 232
E` piu` facile desiderare che arricchire.
Se i desideri giovassero, tutti sarebbero ricchi. Giovare nel senso di ‘‘servire, risultare utile’’. 233
Piu` desideri semini meno felicita` raccogli. Piu` aumenti il numero dei desideri, piu` cose ti mancano e piu` ti senti infelice. Vedi sopra Chi piu` desidera piu` si affanna [D 224]. 234
DESINARE Il pasto principale della giornata, quello di mezzogiorno. Come sostantivo e` vivo solo in alcune aree toscane, e comunque percepito dai parlanti come regionale; come verbo ‘‘fare il pasto principale’’ e` invece piu` diffuso, ma fuori di Toscana ha un uso quasi esclusivamente ironico, con implicita allusione a modi letterari o ‘‘puristici’’. Dopo desinare non camminare; dopo cena con dolce lena. Derivato dai precetti della Scuola salernitana che consigliano il riposo pomeridiano e una passeggiata dopo cena. Vedi anche Post prandium stabis [cubabis], post coenam ambulabis [P 2430]. 235
Meglio un buon desinare che una bella cappa. Meglio spendere nella cucina che nei vestiti. E` meglio abitare in una casa modesta dove c’e` il necessario e si vive semplicemente, ma senza ristrettezze, che stare in una famiglia dove si da` importanza al lusso e all’apparenza, alle vesti e al prestigio e poi si lesina sul necessario. Sia desinare che cappa, nel senso di ‘‘veste’’, denunciano una chiara origine toscana. 236
DESTINO Nel mondo popolare si mantiene costantemente viva una visione della vita come predestinazione ineluttabile, testimoniata da pratiche divinatorie con indovini e veggenti, presentimenti e segni. E questa visione continua ad avere salde le sue radici nella coscienza comune, fosse anche solo come vuota espres-
pag 482 - 04/07/2007
419 sione linguistica per darsi momentaneamente una qualche parvenza di ragione dinanzi agli avvenimenti della vita. f Vedi Sorte. 237 Ognuno ha il suo destino. Frase fatta molto viva e diffusa, in cui nessuno coglie una critica al libero arbitrio: ognuno porta segnato in se´ un futuro che deve fatalmente realizzarsi, contro il quale si combatte inutilmente.
Uomo nato destino dato. 239 Destino dato non puo` essere cambiato. Il destino e` ineluttabile: niente ha potere contro cio` che e` stato stabilito. 238
240 Al destino non si sfugge. Nel mondo popolare si legge spesso la vita di un individuo cominciando dalla sua morte e, vedendo quello che ha compiuto, s’interpretano i vari eventi capitatigli come disposti dal fato perche´ si giungesse a quel risultato. Vedi anche Chi ha da rompersi il collo trova la scala al buio [C 1760]; Chi ha da morire sulla forca puo` ballare sul fiume [F 1056].
Nessuno sfugge al suo destino. Contro destino non vale furbizia. 243 Al destino non si comanda. 244 Al destin mal si contrasta. 245 Quando e` destino non giova fuggire. 246 Il matrimonio e la forca son due destini. Non appartengono alla volonta` della persona ma al destino, a una predestinazione sulla quale l’individuo cerca invano d’influire. Vedi anche Matrimoni e vescovati son dal cielo comandati [M 963]. 241 242
.
DEVOZIONE
mente, e in particolare nell’esoterismo, rappresenta la parte positiva, la via maestra del bene, della rettitudine (la mano destra di Dio, addestrare, destro), mentre l’aggettivo sinistro ha anche un significato negativo (sinistro figuro, sinistrato). Cosı` nel parlare quotidiano, dovendo indicare le due mani, si da` spesso la preminenza alla destra (andare a destra e a sinistra), anche se cio` non costituisce una regola ferrea. Non sappia la tua destra quel che fa la tua sinistra. Frase usata in vari sensi: non guardare a chi fai del bene; dimentica tu per per primo quello che di buono hai fatto; non ti curare, non ti preoccupare di conoscere colui che aiuti. In senso ironico si dice di chi si trova in stato confusionale e non trova il verso giusto per fare le cose, come chi suona male uno strumento, maneggia maldestramente un congegno. La frase e` un leggero adattamento di quella celebre che si trova nel Vangelo (Matteo 6.3): ‘‘Quando fai l’elemosina non sappia la tua sinistra quel che fa la tua destra, affinche´ la tua elemosina rimanga in segreto’’; lo scambio fra destra e sinistra e` probabilmente dovuto al fatto che la destra e` la mano per eccellenza, e fuori del contesto evangelico (dove e` chiaro che e` la destra ad agire per fare l’elemosina) ha riacquistato la sua priorita`. Vedi anche Fai l’elemosina e non guardare a chi [E 53]; Fai del bene e scordatelo [B 335]. 248
249 La mano destra e` la serva della sinistra. Colui che e` piu` forte, valido, efficiente finisce per servire il debole, l’inefficiente. La mano destra, comunemente la piu` versatile, fa tutto quello che la sinistra non sa fare o fa male.
DEVOZIONE
Fortuna, fato e destino non valgono un quattrino. La sorte e` irrilevante nella vita umana. Il proverbio si mostra scettico su quanto i detti precedenti sostengono con convinzione. Non dice pero` nulla in positivo, cioe` che cosa conta, che cosa spinge o determina le vicende umane.
Dalla devozione nasce la prosperita`, e la figlia uccide la madre. Dall’amore di Dio, dal vivere secondo i dettami della morale nasce una vita ordinata di lavoro e di agiatezza, ma quando le cose vanno bene, non manca nulla e ci si dedica ai beni terreni, ci si dimentica presto di Dio: la prosperita` uccide la devozione.
DESTRA La mano destra e` comunemente la piu` forte, capace e attiva (salvo i casi di mancinismo). E` dunque ritenuta la mano piu` importante, quasi che la sinistra fosse la sua spalla. Simbolica-
Devozioni, prediche e penitenze son buone corte e sincere. La lunghezza e la complicazione non si addicono all’ambito spirituale: si tratta di amare Iddio e di scegliere sinceramente il bene invece del male. Quando i discorsi e le pratiche
247
250
251
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 483 - 04/07/2007
DI`
420
.
si allungano e` brutto segno: vuol dire che si cerca d’imbrogliare se stessi e gli altri per continuare a fare il proprio comodo con la benedizione celeste. Vedi anche Predica corta ha almeno un pregio [P 2478]. DI` La brevita` del giorno, dal radioso mattino al calare della sera, richiama il ciclo della vita e in molti di questi proverbi si avverte la malinconia del tempo che fugge. f Vedi Giorno. Il buon dı` [giorno] si vede [si conosce] dal mattino. Assai vivo e diffuso. Quando al mattino il cielo e` bello, senza nuvole e chiaro e` segno di bel tempo per la giornata. Quello che avra` una buona riuscita lo si riconosce fin dall’inizio. 252
253 Ogni dı` ne passa uno. Ogni giorno che passa e` uno di meno che rimane da vivere. Il detto si ripete parlando della vita e constatando che il tempo se ne va rapidamente e pian piano l’esistenza si avvia alla fine. Vedi anche Tutto passa [P 656]; Il tempo passa e la morte s’avvicina [M 2069]. 254
sione rasserenante, qualcosa che porti consolazione, uno sprazzo di luce nel buio. Il detto fa riferimento a un fenomeno spesso ricorrente: all’arrivo della sera il cielo che e` stato tempestoso e piovoso tutto il giorno ha una schiarita, anche se passeggera. E` quella che si chiama l’ora del pastore, l’ora che i pastori, rifugiati con il gregge sotto un riparo di fortuna, attendono per tornare all’ovile senza bagnarsi. Meglio un dı` con un savio che un anno con un pazzo. S’impara di piu` stando per breve tempo con una persona dotta o saggia che frequentando a lungo un uomo dissennato. 260
261 Per il pazzo ogni dı` e` festa. Chi e` senza cervello vive in una festa continua in cui non si lavora, si scherza e si canta, infischiandosene del calendario e di tutto il resto. Vedi anche Per i poltroni e` sempre festa [P 2085]; Non e` sempre domenica [F 626].
Il calendario dei pazzi e` uguale tutti gli anni. Per analogia. Non riporta giorni, mesi, lune, fiere, mercati e quindi va sempre bene. 262
Ogni dı` ne va un dı`.
Ogni giorno passa il meglio. Ogni giorno che passa e` migliore di quelli che restano, che sono sempre piu` vicini al declino.
DIAMANTE Il minerale piu` duro che si conosca e la gemma piu` preziosa.
256 Conosce il perso dı` quando e` gia` sera. Si accorge troppo tardi del valore di quello che aveva. Endecasillabo proverbiale di Lorenzo il Magnifico (Canzoni a ballo, 9, Chi tempo aspetta...). Vedi anche Bene perduto meglio conosciuto [B 382].
263 Val piu ` un diamante che dieci macine. Vale la qualita` e non la quantita`. Le cose piccole e di valore sono preferibili alle grandi, grossolane e ingombranti. La macina e` la grande ruota di pietra usata nei mulini. Vedi anche Nelle botti piccine ci sta il vino buono [B 787].
255
257 Ogni dı` fa sera. Ogni tempo, periodo, stagione ha fine. Si puo` usare in senso negativo: ogni vita invecchia, ogni felicita` tramonta; oppure positivo: comunque sia, tutto ha un epilogo, anche i giorni tristi finiscono.
Un dı` al monte e l’altro al pian quel che e` oggi non sara` doman. La vita corre e scende come un torrente che andando dalla montagna verso il piano vede e visita sempre luoghi e cose nuove e mai un giorno e` uguale all’altro.
264 Col diamante si taglia il diamante. Ogni situazione deve essere affrontata con mezzi specifici e adeguati. Il diamante e` noto per essere al vertice della scala delle durezze e non e` scalfito da nessuna altra pietra.
258
259 Cattivo dı` aspetta la buona sera. La brutta giornata, di cattivo tempo, o che ha portato dolore e infelicita`, aspetta una conclu-
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
DIARREA Diarrea d’inverno e tosse d’estate beato colui che l’ha passate. Puo` dirsi ben fortunato colui che e` riuscito a guarire dalla dissenteria in periodo invernale e dalla tosse in estate. Normalmente i due disturbi si manifestavano nei periodi opposti: la tosse, rara in estate, poteva essere causata 265
pag 484 - 04/07/2007
421 dalla tubercolosi, mentre la dissenteria, tipica dei periodi caldi, da una forma di grave infezione intestinale. Diarrea giovane sana e al vecchio suona la campana. La diarrea porta la salute all’organismo giovane, lo depura, mentre al vecchio procura la morte. La campana e`, ovviamente, quella che suona per il funerale. 266
Tosse, diarrea e caduta sono la fine dei vecchi. La costipazione delle vie respiratorie, le infezioni intestinali e le cadute con conseguenti fratture sono i mali dai quali la persona anziana difficilmente si riprende. Vedi anche Cacarella, caduta e catarro sono le tre C che insidiano il vecchio [C 3]. 267
Lo starnuto e la diarrea vanno lasciati andare. La medicina popolare credeva estremamente pericoloso opporsi agli stimoli naturali. Lo starnuto in particolare era considerato addirittura mortale se represso. 268
Chi tiene il lupo per gli orecchi e la diarrea col culo suda molto e non raccoglie niente. Tenere il lupo per gli orecchi e` un modo di dire che significa trovarsi in una posizione pericolosa e scomoda per liberarsi dalla quale si corrono grossi rischi: finche´ si regge la belva per gli orecchi non se ne viene sbranati, ma incombe il disastro. Cosı` trattenere la diarrea e` una fatica improba di non sicuro esito. 269
DIAVOLO Diavolo e` termine piu` familiare, quotidiano, talvolta caricato anche di ridicolo, cosa che si associa piu` difficilmente a ‘‘demonio’’ che, come si e` detto raccoglie della figura l’aspetto religioso, mitico, quindi piu` severo. I proverbi usano piu` frequentemente questa parola, volgendosi la loro attenzione piu` agli effetti attribuiti alla figura, che alla figura stessa. Al diavolo, si attribuiscono tutti i fenomeni che non si spiegano: occhi di fuoco, urla terribili, voci, sibili, fulmini, disgrazie inspiegabili, pericoli ai passi, ai ponti, sulle montagne, sparizioni misteriose. Ha decisamente una configurazione cristiana, ma nella tradizione popolare conserva lo schema di figura pagana, tanto che ha assunto le forme del satiro e del fauno, si aggira nelle ore meridiane (demone meridiano) ed ha come caratteristica fonda-
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
DIAVOLO
mentale la lascivia. Goffo, sciocco e maldestro, sembra nato per fare da spalla a un eterno vincitore. f Vedi Demonio, Dio, Santi. Il diavolo quando e` vecchio si fa frate [romito]. Col passare degli anni, malattia, debolezza, paura consigliano al peccatore una condotta diversa, una conversione piu` o meno sincera. Si vuole che il detto derivi dalla storia di Roberto il Diavolo, duca di Normandia, che, dopo una vita di disordini, violenze e intemperanze, concluse i suoi giorni nella penitenza e nelle pratiche devote. Vedi anche Quando non si puo` piu` si torna al buon Gesu` [G 443]; Quando il corpo si frusta l’anima s’aggiusta [A 931]. 270
271 Vitium impotens, virtus vocatur. ‘‘Il vizio che non ha piu` forza si chiama virtu`’’. Per analogia. Motto tratto da una tragedia di Seneca (Ercole Eteo 422-423).
Porta stanca diventa santa. Per analogia. La porta dalla quale sono passati tanti, fattasi col tempo vecchia, non e` piu` oltrepassata da nessuno e si chiude per sempre. La Porta Santa e` quella che in San Pietro viene aperta ai pellegrini nell’anno del Giubileo e alla fine viene murata. 272
Giovane agli appuntamenti e vecchia ai sacramenti. Per analogia. La donna da giovane corre agli appuntamenti galanti e da vecchia arranca verso le funzioni della chiesa. 273
Quando la carne diventa frusta anche l’anima s’aggiusta. Per analogia. Quando il corpo e` ormai logoro, privo di vitalita`, l’anima fa i conti con Dio e si mette in pace. 274
Quando il cazzo e` stanco si prende l’abito santo. Per analogia. Quando non si ha piu` forza di peccare ci si rivolge al cielo e si prende o l’abito religioso di qualche ordine laico o la cappa di qualche confraternita per le opere di misericordia. 275
276 La carne al diavolo, l’osso al Signore. Per analogia. La giovinezza (carne) nei piaceri e la vecchiaia (ossi) nella preghiera. 277
Il diavolo vuol farsi cappuccino [santo].
pag 485 - 04/07/2007
DIAVOLO
422
.
Si dice di chi dopo una giovinezza sconsiderata mostra inclinazione alla vita onesta, alla saggezza e alle pratiche devote. 278 Nel paese dei neri i diavoli son bianchi. Il negativo assume sempre caratteristiche diverse oppure opposte a quelli che sono gli elementi normali e comuni. Noi siamo bianchi e vediamo nel bianco l’innocenza, mentre il Diavolo, che e` cattivo, e` nero. Vedi Il Diavolo non e` mai cosı` nero come si dipinge [D 287]. 279 Il diavolo e` padre della menzogna. Il diavolo e` la falsita` personificata: fa apparire vero il falso, afferma il falso, induce a mentire (del resto diabolus e` prestito dal greco, dove il sostantivo si colloca nella famiglia del verbo diaba`llo ‘‘calunniare’’). Cosı` lo ha sempre descritto la dottrina cristiana e tale idea si e` tradotta a livello popolare in questa formula, cara a predicatori e moralisti del passato. 280 Quando si chiama, il diavolo viene. Bisogna star attenti a evocare il Diavolo o una persona malvagia o una disgrazia: nel mondo popolare l’evocazione, anche scherzosa, ha l’effetto magico di materializzare cio` che e` stato nominato.
Si rammenta il diavolo e spuntano le corna. Non si fa a tempo a fare il nome del Diavolo e subito accade qualcosa di brutto. Si e` appena pronunciato il nome di una persona malvagia o di un menagramo, che subito si avverte la sua vicinanza. Si usa anche scherzosamente per indicare chi giunge inaspettatamente proprio dopo che si e` fatto il suo nome. Vedi anche Lupus in fabula [L 1173]; Persona trista nominata e vista [P 1367]. 281
282 Chi ha paura del diavolo non fa la roba. Senza disonesta` non ci si puo` arricchire; i grandi ricchi sono venuti tutti venuti a dei compromessi etici. 283 La farina del diavolo va tutta in crusca. Uno dei piu` vivi e diffusi fra i proverbi che hanno il diavolo come protagonista: cio` che e` stato ottenuto disonestamente finisce per vanificarsi o trasformarsi in un danno per chi se lo e` procurato. Echeggia nel significato il detto biblico (Proverbi 10.2): ‘‘Non giovano i tesori male acquistati’’, ma anche quello latino Male parta male dilabuntur ‘‘Le cose male acquistate male svaniranno’’, risalente al tragediografo Nevio (fr. 54 R.3), citato e
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
riecheggiato da vari autori. Una semplice ripresa in versi in Goldoni (La donna di governo, atto I, scena X): ‘‘Del demonio la farina / tutta in crusca suole andar’’. La farina del diavolo e` stacciata dal vento. Cioe` dispersa, vanificata. 284
Quello che dal diavolo viene al diavolo ritorna. Prosegue direttamente una massima medievale: Demonium repetit quidquid procedit ab ipso ‘‘Il demonio rivendica tutto cio` che viene da lui’’. 285
Chi ha incontrato il diavolo crede d’averlo dimenticato. Chi ha fatto un’esperienza di male fisico, di paura, di colpa, rimuove, dimentica come se non gli fosse mai capitata. In realta` ne´ il male provato, ne´ la seduzione del male conosciuta si dimenticano: si portano in noi e riaffiorano quando meno ci si aspetta. In questo proverbio vi e` anticipato molto Freud. 286
Il diavolo non e` mai (cosı`) brutto [cosı` nero] come si dipinge. Molto vivo e diffuso. Si usa presentare il male nelle vesti terribili della violenza, della rozzezza, della turpitudine, invece si avvicina spesso nelle vesti della gentilezza, della persuasione, dell’allettamento. Si dice non solo della malvagita`, ma anche delle sventure e delle varie contrarieta` della vita. Vedi anche Si dice sempre il lupo piu` grande di quel che e` ` peggiore la paura del male [P 801]. [L 1166]; E Cfr. Poliziano (Alla Dama): ‘‘Poi quel proverbio del Diavol e` vero / che non e`, come si dipinge, nero’’. Berni (Orlando innamorato 52.1): ‘‘Per saper se ’l Demonio e` come pare / s’egli e` sı` brutto com’egli e` dipinto’’. 287
Chi vede il diavolo davvero sa che e` meno cornuto e meno nero. Meno cornuto puo` valere anche: meno stupido e sciocco di quanto si predica. 288
289
Non si deve fare il diavolo piu` nero di quello che e`.
290 Gli spaventi sono peggiori dei mali. Per analogia. Il timore ingigantisce un male o una minaccia. 291 La mano tira e il diavolo coglie. Un casuale incidente sembra talvolta avere effetti che possono essere attribuiti a un’in-
pag 486 - 04/07/2007
423
.
tenzione diabolica; come lo sparo accidentale di un’arma che uccide per imprevedibili concomitanze. Il diavolo insegna a far le pentole, (ma) non i coperchi. Probabilmente fra i detti piu` ripetuti, del quale i proverbi seguenti rappresentano varianti piu` o meno rare. Chi commette un peccato, chi si comporta male sappia che prima o poi verra` scoperto. E` piu` facile compiere una cattiva azione che evitarne le conseguenze. La malizia che consiglia il male spesso non e` sufficiente a far sı` che questo rimanga nascosto. 292
293
Il diavolo insegna a rubare e non a nascondere.
294
Il diavolo insegna a farle, ma non a coprirle.
295 Il diavolo fa i cesti, ma non i manici. Fa le cose che servono a rubare, ma non tali che possano agevolmente compiere l’opera. 296
Il diavolo la fa fare e Gesu` la fa scoprire.
297
Il diavolo la insegna e il diavolo la scopre.
298
Il diavolo la fa e poi la palesa.
Il diavolo e` sottile e fila grosso. Il diavolo e` intelligente ma combina molti errori. Anche: e` furbo, lavora per raggiungere uno scopo preciso ma senza perdersi in particolari. Vedi anche Chi fila grosso si vuol maritar tosto, chi fila sottile si vuol maritar d’aprile [F 883]. 299
300 Anche il diavolo piglia la sua parte. Per il suo aiuto il diavolo vuole un compenso. 301 Il diavolo non lavora per riscaldarsi. Anche perche´ sta all’Inferno dove ha tutto il calore che vuole. Lavorare per scaldarsi significa lavorare per niente.
Chi prega Dio e` nel bisogno, chi si raccomanda al diavolo e` disperato. Oltre al significato letterale intende che chi chiede aiuto ai malvagi dispera ormai anche della sua fede e dell’anima sua. 302
303
Chi invoca [chiama] Dio [Iddio] non e` contento, chi chiama il diavolo e` disperato e chi sospira [si lamenta] e` innamorato.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
DIAVOLO
Ampliamento del precedente. Registrato anche con inversione fra il secondo e il terzo elemento (con o senza la congiunzione a introdurre l’ultimo). Chi non ce la fa coi santi s’accomodi col diavolo. Chi non riesce a ottenere cio` di cui ha bisogno attraverso vie oneste, provi per quelle illecite. 304
Non sı` tosto si fa una chiesa a un santo che il diavolo ci fabbrica la sua cappella. Non c’e` iniziativa, organizzazione, istituzione, sia pure con le migliori finalita`, nella quale non si annidi qualche interesse personale, qualche distorsione. 305
Il diavolo dove non mette le corna, mette la coda. Quando un malvagio non puo` intervenire direttamente lo fa attraverso una via diversa, se non riesce con un mezzo riesce con un altro. 306
Il diavolo ficca la coda negli affari piu` belli. Il diavolo ama guastare le cose che piu` interessano o riescono meglio. Si dice che il diavolo ci mette la coda quando una cosa che procede bene e` improvvisamente rovinata da un imprevisto. 307
Quando il diavolo ti carezza vuole la tua anima. Quando un malvagio ti circuisce con gentilezze, cortesie vuol dire che cerca di indurti a fare qualcosa che ti portera` alla rovina. 308
I santi promettono, e il diavolo mantiene. Gli onesti offrono promesse, belle parole, incoraggiamenti, ma se uno si rivolge ai malvagi passa subito ai fatti, alle azioni. 309
Di tre cose il diavolo si fa insalata: di lingue d’avvocati, di dita di notai e la terza e` riservata. Sono gli strumenti mediante le quali si compiono i piu` tristi inganni, falsificando la verita`, i documenti e l’amore. Lo cita Pietro Nelli (XVI sec.) nei Peccati degli avvocati (Satire alla carlona 1.9): ‘‘Di tre cose fa il diavolo insalata, / di lingue d’Avvocati, e delle dite / de’ Notari, la terza e` riservata’’. Anche se antico e letterario, se ne sono registrate occorrenze orali. 310
311
Anche il diavolo ha i suoi devoti.
pag 487 - 04/07/2007
DICEMBRE
424
.
Anche il male ha i suoi seguaci e le sue ritualita` come il bene. Anche chi segue le strade della malvagita` sa a chi raccomandarsi e chi onorare. Il diavolo aiuta i suoi. Il diavolo aiuta coloro che lo seguono e lo onorano, spesso con assiduita` e costanza. 312
313 Il diavolo aiuta i suoi ma non li salva. Il male puo` dare la fortuna momentanea ma non rende felice la vita. Il Diavolo aiuta e favorisce nell’esistenza terrena coloro che l’onorano, ma al momento della morte se li porta all’Inferno.
Non e` male lisciare la coda anche al diavolo. Tenersi buoni anche i malvagi puo` rivelarsi utile al momento opportuno. Vedi anche E` bene accendere una candela ai santi e una al diavolo [C 338]. 314
315 Il diavolo si nasconde dietro la croce. Il male puo` assumere aspetti austeri e devoti e in questo caso la sua azione e` piu` subdola e pericolosa.
Il diavolo per dannare un’anima si tufferebbe nell’acqua santa. Il malvagio per ottenere il proprio intento e` pronto ad affrontare grossi sacrifici. Si crede che l’acqua santa provochi al Diavolo ustioni e dolori atroci. 316
317 Il diavolo non gioca mai da solo. Il male non arriva mai senza che vi sia un contributo da parte dell’uomo. Contraddice l’uso comune di dare al Diavolo la colpa di tutto il male che succede. 318 Un diavolo conosce l’altro. I malvagi si riconoscono, s’intendono e si aiutano. Adatta col ricorso al diavolo, tipico della tradizione cristiana, un insegnamento presente gia` nella tradizione greca piu` antica, come testimonia Aristotele (Etica eudemea 1235a 9), nella forma: ‘‘Il ladro conosce il ladro, ed il lupo il lupo’’. Nel Medioevo si trova: Fur cognoscit furem et lupus lupum, da cui deriva direttamente il corrente proverbio inglese A thief knows a thief (as a wolf knows a wolf). 319 Un diavolo scaccia l’altro. Persone malvagie, o comunque molto astute ed esperte della vita, possono riuscire ad annullarsi a vicenda. Vedi anche Chiodo scaccia chiodo [C 1480].
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Anche tra i diavoli c’e` il peggio e il meno peggio. Anche nel male vi sono gradi e sfumature. 320
Quando il tuo diavolo nasceva, il mio gia` andava a scuola. Con questo si avverte qualcuno che in fatto di malizia e di astuzia non potra` superarci; l’abbiamo anche noi, anche se preferiamo non farne uso. 321
DICEMBRE In generale i proverbi sui mesi sono strettamente collegati al ciclo dell’agricoltura, al lavoro dei campi, ai fenomeni della vegetazione e alla vita degli animali: in dicembre tutto dorme. Dicembre davanti t’agghiaccia e di dietro t’offende. Dal mese di dicembre non c’e` da aspettarsi clemenza: il giorno s’accorcia sempre piu`, il buio e le nubi si addensano e la natura non da` segno di vita. Si va (davanti) verso il gelo e si viene (di dietro) da un periodo freddo. 322
Il primo di dicembre sant’Ansano; il quattro, santa Barbara beata; il sei, san Nicolo` che vien per via; il sette, sant’Ambrogio da Milano; l’otto, la Concezione di Maria; per il nove mi cheto; il dieci, la Madonna di Loreto; il dodici convien che digiuniamo perche´ il tredici c’e` santa Lucia; il ventun san Tomme` la chiesa canta; il venticinque vien la Pasqua Santa e poi ci sono i santi Innocentini; alla fine di tutto, lesto, lesto, se ne vien san Silvestro. Con questa filastrocca si passano in rassegna le feste del mese di dicembre: sant’Ansano e` il martire patrono di Siena; santa Barbara e` la protettrice degli artiglieri; san Nicola e` il patrono di Bari; sant’Ambrogio, famoso vescovo di Milano nel IV sec., e` uno dei Padri della Chiesa; il giorno otto e` la festa dell’Immacolata Concezione¡ il nove non c’e` niente da festeggiare, nulla da dire; il dieci e` la festa della Traslazione della Santa Casa di Loreto, casa nella quale avrebbe abitato la Sacra Famiglia, miracolosamente trasportata in volo dagli Angeli a Loreto; il tredici e` santa Lucia, venerata come patrona degli occhi, festa solenne e come tale prevede la vigilia, giorno di astinenza e digiuno; san Tommaso e` l’apo323
pag 488 - 04/07/2007
425 stolo; Pasqua Santa e` il nome con cui un tempo si designava il Natale; il ventotto si ricordano i santi Innocenti, le vittime della strage di Erode; san Silvestro, fu papa dal 314 al 335, chiude il mese e l’anno. Alcune indicazioni date da questi versi oggi non sarebbero piu` valide, infatti la riforma del calendario liturgico ha soppresso alcune feste e spostate altre; ma sono restate nella tradizione. Tra le molte varianti, anche dialettali, segnaliamo questo vivace finale: Il venticinque vien la Pasqua Santa, il venticinque e` nato il Redentore Stefan, Giovanni e gl’Innocenti a lato, prega che questo mese passi presto e l’ultimo di dicembre e` san Silvestro. 324 ...dicembre favaio. Ultimo verso della filastrocca che caratterizza i mesi dell’anno con i frutti e le faccende agricole relative al periodo, vedi Gennaio zappatore, febbraio potatore... [G 404]. Le fave lasciate seccare per l’inverno erano in questo mese la base di piatti anche gustosi. Dice Rossi Ferrini (Proverbi agricoli, 1931): ‘‘Si sta bene davanti al fuoco, mangiando la favarella [zuppa a base di fave] e facendo due chiacchiere’’.
Dicembre piglia e non rende. E` troppo tardi seminare il grano in dicembre. M. Lastri (Proverbi toscani dei contadini) spiega che il seme gettato non si muove per tutto questo mese, altri che non cresce o cresce a stento. Vedi anche Seminare decembrino vale meno d’un quattrino [D 179]. 325
Dicembre vezzoso anno capriccioso. Un dicembre non freddo porta nell’anno seguente un tempo volubile e incerto, senza regola. 326
Dicembre nevoso anno fruttuoso. Il dicembre con freddo e neve preannuncia un anno ricco di prodotti e raccolti. Vedi anche Sotto la neve pane [N 257]. 327
DIETA Nel senso di ‘‘regime alimentare’’. Parca dieta vita lieta. Un’alimentazione sobria e` il segreto per sentirsi in forze, senza disturbi e quindi felici. 328
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
DIFESA
La dieta ogni male acquieta. 330 La dieta e` la prima medicina. E` la prima prescrizione del medico. Concezione gia` ippocratica, confermata anche nei volgarizzamenti della dottrina salernitana. 329
331 La dieta e` la miglior farmacia. E` il farmaco piu` efficace.
Dottor Acqua, Dottor Dieta e Dottor Quiete hanno ridato salute ai moribondi. La sola acqua come bevanda, l’astinenza o la limitazione nel cibo e il riposo sono i medici piu` validi. 332
Acqua, dieta e serviziale guariscono da ogni male. La dieta, il digiuno e il clistere purificano l’organismo e ridanno la salute, nei limiti del possibile. 333
Acqua, dieta e serviziale menano l’uomo all’ospedale. Contrario al precedente, da cui e` evidentemente nato per polemica; un regime del genere otterrebbe solo di indebolire. 334
Mente lieta, vita quieta e moderata dieta. La salute si ottiene eliminando le preoccupazioni e i pensieri angosciosi, facendo vita tranquilla e riposata e mangiando sobriamente. 335
336 La dieta ammazza il medico. Chi fa uso di una sana dieta e la rispetta, sta bene e fa a meno di medici e medicine. 337
La dieta impoverisce il medico e chiude gli ospedali.
DIFENDERE 338 Chi non si sa difendere si condanna. Nel subire un giudizio e` piu` importante sapersi difendere, riuscire a convincere gli altri che essere innocenti.
DIFESA 339 La migliore difesa e` l’attacco. Non bisogna subire l’attacco, ma prevenirlo: mettendosi sulla difensiva si facilita l’avversario. Corrisponde per l’ uso al proverbio latino Prius antidotum quam venenum ‘‘Prima l’antidoto del veleno’’, citato come tale da Girolamo (Contro Rufino 2.34 e Epistola con-
pag 489 - 04/07/2007
DIFETTO
tro. Rufino 8). Motto assai diffuso, comunemente attribuito a Federico il Grande di Prussia. DIFETTO I difetti sono qui mancanze, debolezze, miserie fisiche e morali inseparabili dalla condizione umana. Pero` essere in difetto significa ‘‘trovarsi dalla parte del torto, sentirsi in colpa’’. f Vedi Peccare, Peccato, Perfezione, Vizio. Chi di schiena, chi di petto tutti abbiam qualche difetto. Chi in un modo, chi in un altro nessuno e` perfetto. Riguarda i difetti fisici ma si estende a quelli morali. Vedi anche Ogni tetto ha un tegolo rotto [T 600]; Chi e` senza peccato, scagli la prima pietra [P 935]; A ogni poeta manca un verso [P 2012]; Tutte le virtu` non si possono avere [V 974]. 340
341
Nessuno [nessun uomo] (e`) senza difetto.
Ognuno ha i suoi difetti. 343 Nessuno e` [nasce] perfetto. Per analogia. Uno dei proverbi piu` sintetici, la cui grande frequenza induce a sentirlo come luogo comune. Come sentenza latina e` molto diffusa Vitiis nemo sine nascitur ‘‘Nessuno nasce senza difetti’’, che risale a Orazio (Satire 1.3.68), citato come proverbiale gia` da san Girolamo (Epistole 79.9; 133.1). Il concetto, che nell’antichita` ricorre, com’e` facile attendersi, in molti scrittori morali e storici (per es. Seneca e Tacito), trova una bella formulazione reciproca in Properzio (2.22.17) Uni cuique dedit vitium natura creato ‘‘La natura ad ogni essere creato ha dato un difetto’’. 342
Quello senza difetti l’hanno voluto in cielo. Ironico per ribadire il concetto dei proverbi precedenti. Vedi anche Muoiono i buoni e restano i bricconi [M 1952]; Muoiono sempre i migliori [M 1953]. 344
345
Chi non ha difetti e` pronto per il paradiso.
346
Solo Dio non ha difetti.
Chi sa di non aver difetti ce n’ha uno nella testa. Perche´ cosı` pensando dimostra di non avere cervello. Vedi anche Stimarsi saggio e` principio di pazzia [S 63]. 347
348
426
.
Ogni difetto ha la sua scusa.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Per ogni propria mancanza l’uomo trova la giustificazione appropriata. Vedi anche Ogni vizio ha la sua scusa [V 1131]; Ogni peccato ha la sua scusa [P 951]. 349
Ogni difetto ha il suo perche´.
Nessuno vede i propri difetti. Non si e` disposti a considerare obiettivamente i propri difetti e limiti: tra il non vederli e lo scusarli uno crede di non averne affatto, mentre ingigantisce quelli degli altri. Vedi anche Vedi il bruscolo nell’occhio del prossimo e non la trave che hai nel tuo [B 945]; Medico, cura te stesso [M 1098]; Nessuno sente il puzzo della sua merda e sente a un miglio quella degli altri [M 1285]. 350
351 Uno vede l’altro. Per analogia. Tutti vediamo le cose, e soprattutto i difetti, degli altri, mentre pochi vedono cio` che riguarda se stessi.
Chi ha un difetto crede che l’abbiano tutti. Chi e` abituato alle proprie cattive inclinazioni e` portato a credere che in piccolo o in grande ce le abbiano tutti anche se le tengono piu` o meno nascoste. Vedi anche Il matto crede che tutti sian matti [M 1039]; Chi e` buono crede che tutti siano come lui [B 1061]. 352
Chi ha difetto e non tace ode sovente quel che gli dispiace. Chi, pur avendo le proprie pecche, i propri difetti, dice male di quelli degli altri, alla fine trovera` chi gli fara` rimarcare brutalmente i suoi. Vedi anche Chi fa scherno all’orbo non deve portar occhiali [S 585]. 353
354 Difetto celato facilmente si perdona. Si passa sopra ai difetti che non appaiono vistosamente, oppure, meglio, si e` piu` indulgenti quando ci si accorge che chi ha il difetto ne e` cosciente e cerca, magari senza riuscirvi del tutto, di tenerlo nascosto, sotto controllo. 355 Difetto ammesso, mezzo rimediato. Affine al precedente. L’ammissione delle proprie pecche facilita la comprensione del prossimo, che capisce e scusa. Vedi anche Peccato confessato e` mezzo perdonato [P 941]. 356 Un difetto non si nasconde a lungo. Puo` essere celato per qualche tempo, ma alla fine si manifesta. 357
Negli altrui difetti guardati e rifletti.
pag 490 - 04/07/2007
427 Specchiati negli altri in modo che considerando i loro difetti tu possa emendare i tuoi. Chi ha un difetto crede che tutti lo sappiano. Si sente al centro dell’attenzione altrui e ritiene che tutti quanti conoscano la verita`, non pensino ad altro e non parlino d’altro. 358
Chi e` in difetto e` in sospetto. Chi si sente in colpa, chi nasconde un peccato sta sempre con la paura che gli altri lo scoprano, lo giudichino, lo deridano. E` propenso a sospettare del prossimo e per questo considera espressioni banali e innocenti come allusioni al suo stato, alla sua colpa. 359
DIFFAMARE f Vedi Calunnia. Il diffamato e` quasi impiccato. Chi e e` oggetto di diffamazione vive pressoche´ strozzato dal cappio della calunnia che non gli permette di muoversi e agire liberamente. Oppure: e` a un passo dalla condanna. 360
DIFFICILE Come aggettivo e sostantivo. f Vedi Facile, Impossibile. 361 Non e` difficile quel che si vuole. Spesso si esprimono desideri senza poi impegnarsi per realizzarli, mentre quello che si vuole veramente si riesce a ottenere. Vedi anche Dove la voglia e` pronta le gambe son leggere [V 1185]. La chiave del successo e` tutta nella volonta`, come espresso nel motto latino, di origine imprecisabile e tuttora ripetuto: 362 Nihil difficile volenti. ‘‘Nulla e` difficile a chi vuole’’. Vedi anche Nihil impossibile volenti [I 104].
Il difficile e`: piegare un albero vecchio, pettinare un calvo, soffiare con la bocca piena, tenere un lupo per le orecchie e conservare per se´ quello che gli altri vogliono. Il riuscire a difendere un nostro bene su cui altri hanno posto le loro mire e` messo sullo stesso piano di azioni impossibili da compiere. Per il soffiare a bocca piena, cfr. la forma latina presente negli Adagia di Erasmo 363
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
DIGESTIONE
(1180 0 = II 2.80) Difficile simul sorbere et flare difficile ‘‘E` difficile bere e soffiare allo stesso tempo’’. Per l’espressione tenere un lupo per le orecchie vedi Chi tiene il lupo per gli orecchi e la diarrea col culo suda molto e non raccoglie niente [D 269]. 364 Nel difficile sta la virtu `. Il valore e il temperamento di una persona si manifestano nei momenti di difficolta`, nelle circostanze avverse. Vedi anche Il buon marinaio si conosce al cattivo tempo [M 722]; La gloria non vien stando in poltrona [G 877].
La frase piu` difficile da pronunciare e`: Ho sbagliato. Riconoscere i propri errori e` raro e richiede un notevole sforzo. Spesso si accetta qualunque altro sacrificio pur di non ammettere che si e` sbagliato. 365
366 Le cose difficili hanno un inizio facile. Le imprese ardue si presentano spesso all’inizio come semplici e piane, e non lasciano intravedere le difficolta` che seguiranno.
DIFFIDENZA 367 Diffidenza e` madre di sicurezza. Diffidare e` la prima precauzione per salvaguardarsi dagli inganni degli uomini e dagli agguati della natura. 368 La diffidenza offende, ma protegge. La diffidenza anche se poco gradita da chi ne e` oggetto, mette spesso al riparo da spiacevoli sorprese.
DIGERIRE Non quel che si mangia nutrisce ma solo quel che si digerisce. Fa bene e nutre solo il cibo che l’organismo assimila. Un tempo, quando la gente non aveva di che sfamarsi, mangiava anche cibi che avevano soltanto lo scopo di riempire lo stomaco e calmare i morsi della fame. 369
Molto cibo e maldigesto non fa corpo sano e lesto. Per analogia. Il mangiare in eccesso cibi pesanti, indigesti non da` salute ne´ vigore. 370
DIGESTIONE 371 La prima digestione avviene in bocca. La buona digestione dipende soprattutto da una accurata e lenta masticazione. Vedi anche
pag 491 - 04/07/2007
DIGIUNARE
Masticare e` il segreto del mangiare [M 920]; Chi mangia piano vive sano [M 517]. E` traduzione del noto detto latino medievale tuttora ripetuto con una certa frequenza: 372
428
.
Prima digestio fit in ore.
DIGIUNARE Le considerazioni muovono dal fatto che si puo` digiunare tanto per pratica ascetica quanto per necessita` (di salute o di economia). 373 Chi spelluzzica [spizzica] non digiuna. Chi assaggia di continuo qualcosa non puo` dire di non mangiare. Si dice in particolare di chi sta intorno ai fornelli o di chi mangiucchia in continuazione saltando i pasti ordinari.
Dodici sono i mesi e tredici le lune e le notti piu` lunghe sono quelle digiune. E` inutile guardare il cielo e contare le ore di oscurita`: le notti piu` lunghe sono quando si salta la cena. Le lunazioni nell’anno solare sono tredici, essendo il ciclo lunare di ventotto giorni; le notti piu` lunghe sono quelle intorno al solstizio d’inverno. 374
375 Chi digiuna non ha voglia di ballare. Chi si dedica alle pratiche ascetiche, devote, non e` in vena di feste; oppure: chi non mangia a sufficienza non puo` essere allegro. Si puo` riferire tanto a una libera scelta quanto alla mancanza di cibo. Vedi anche Dalla panza vien la danza [D 88].
Ventre digiuno non ode nessuno. E` difficile far ragionare chi sente i morsi della fame. Vedi anche La fame non ci vede e non ci sente [F 173]. 376
Chi digiuna e altro ben non fa avanza il pane e merito non ha. Chi si limita a rispettare le vigilie senza fare opere di bene ottiene solo di risparmiare il pane. Le pratiche devote senza un impegno concreto verso gli altri non hanno valore. Qui avanzare e` usato transitivamente, come un tempo era comune (per es. in Boccaccio) e ancor oggi nei vernacoli toscani; vale dunque ‘‘mettere da parte, risparmiare’’. 377
Chi digiuna e` buono, ma chi perdona e` santo [e` migliore]. E` un’esemplificazione del proverbio precedente. 378
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Chi per mangiar s’ammala digiuni finche´ risana. Contro l’indigestione la miglior medicina e` l’astinenza dal cibo. 379
380 Chi mal mangia assai digiuna. Maggiori gli stravizi, piu` lungo il digiuno.
Chi vuol godere la festa digiuni la vigilia. Un tempo la festa consisteva principalmente in un lauto pranzo, e per goderselo il proverbio invita a tenersi leggeri il giorno precedente. Le feste religiose piu` solenni erano precedute dalla vigilia che contemplava il digiuno o il mangiare di magro. 381
DIGIUNO Come sostantivo ed aggettivo. f Vedi Fame. Di digiuno non muore nessuno. Di sacrifici e penitenze non si muore, castigare un po’ il corpo non fa che bene. 382
Tolta la fame si predica meglio il digiuno. Si predica bene agli altri la penitenza, quando abbiamo la pancia piena. Frase usata anche in modo scherzoso quando l’appetito consiglia di concedersi una pausa per mangiare qualcosa; dopo essersi rifocillati, dopo aver fatto uno spuntino si lavora meglio. Vedi anche Il satollo parla bene di digiuno [S 440]; Il frate predicava di non rubare e aveva l’oca nello scapolare [F 1351]; Il gallo canta bene e razzola male [G 157]. 383
Vigilia e digiuno non piace a nessuno. Tutti cercano di tenersi lontano da sacrifici e vita austera per quanto li lodino e li raccomandino. 384
Dopo un lungo digiuno sono buone le fave. La lunga privazione ridona sapore anche ai cibi che normalmente sono poco apprezzati. Un proverbio mediolatino dice: Dulcem rem fabas facit esuries tibi crudas ‘‘La fame ti trasforma le fave crude in una cosa squisita’’. Quello della fame che rende buoni anche i cibi piu` vili e` un tema sapienziale di notevole antichita`: si vedano gli esempi riportati da Cicerone in Tuscolane 5.32.90 e 5.34.97; si puo` ricordare anche il proverbio greco antico ‘‘Per la lepre affamata anche le focacce sono fichi’’. 385
pag 492 - 04/07/2007
429 Vedi anche La salsa di san Bernardo e` il miglior condimento [F 156]; L’appetito fa d’una acciuga una leccornia [F 155]; e il contrario Colombo pasciuto, ciliegia amara [C 1767]. Stomaco digiuno non spregia cibo alcuno. Con la fame piace tutto. 386
Digiuno serale non fece mai male. Astenersi dal cibo la sera fa bene; andare a letto leggeri e` consigliabile. Vedi Ut sis nocte levis, sit tibi coena brevis [C 1252]; e il contrario: Chi va a letto senza cena tutta la notte si dimena [P 224]. 387
DILETTO Tanto e` il bene che mi aspetto che ogni pena mi e` diletto. Nella predicazione riassumeva la condizione dell’anima nella spiritualita` francescana: confidando nella beatitudine eterna si accettano serenamente le pene della vita terrena. San Francesco svolse questo concetto in una predica al Castello di Montefeltro (cfr. I fioretti di sancto Francesco 55). Scherzosamente si dice di chi attende qualche lieto evento (matrimonio, nascita, eredita`) che richiede notevoli preparativi ma che preannuncia una felice svolta nella vita. Vedi anche Speranza, Sperare. 388
389 Per breve diletto lunga pena. Un breve piacere a volte si sconta a lungo.
DILIGENZA Diligenza passa scienza. La cura assidua e continua, lo scrupolo nell’eseguire un compito superano nei risultati anche la conoscenza e l’abilita`. 390
DILUVIO Disse il Signore: Il diluvio non ve lo mando piu`, ma mandero` un uomo che castighera` l’altro. Il Signore promise di non punire piu` gli uomini con il diluvio, come segno di questa promessa fece apparire l’arcobaleno (vedi la voce), ma perche´ non se ne approfittassero previde che la loro punizione sarebbe venuta dal male che si sarebbero fatti l’un l’altro. 391
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
392
DILUVIO
Disse Cristo: il diluvio non ve lo mandero`, ma se continuate a far male vi castigherete tra voi.
393 Dopo di me il diluvio. Dopo di noi venga pure la rovina; non ci importa quello che succede dopo. Versione italiana del francese, piu` spesso ripetuto: 394 Apre`s moi le de´luge. Dopo la rovinosa battaglia di Rossbach (5 novembre 1757) la marchesa di Pompadour avrebbe detto questa frase a Luigi XV, per consolarlo; oppure, secondo altre versioni forse piu` verosimili, sarebbe stata abitudine dello stesso Luigi XV rispondere cosı` alla Pompadour quando ella lo invitava a occuparsi piu` a lungo e seriamente degli affari di Stato. La frase puo` essere usata con significato cinico ed egocentrico (‘‘mi importa solo della mia sorte, della mia vita e dei fatti miei’’), oppure per esprimere il presentimento di un’imminente fine o di una completa rovina. Vedi anche Morto me, morto il mondo [M 2098]; Mangiamo e beviamo, del doman non ci curiamo [B 443].
Morto ch’io sono, vada il mondo in carbonaia. Per analogia. Dopo la mia morte il mondo precipiti pure nel caos. La carbonaia era comunemente uno stanzino buio, un sottoscala, dove si conservava il carbone; vi si entrava a malapena e si prendeva con una pala, pescando nel buio, la quantita` necessaria, sollevando una nuvola nera di polvere che faceva il nero bugigattolo ancora piu` nero. Un’immagine mirabile del caos degli elementi e della fine. La carbonaia era anche la fornace provvisoria dove si cuoceva nel bosco il carbone; riferendosi a questa, siccome era sempre circondata di fumo denso, la frase vorrebbe dire: vada pure il mondo in fumo. Il proverbio prosegue una riflessione antica, che si trova in altra forma nel detto greco antico ‘‘Morto io, si mescoli pure la terra al fuoco’’, risalente ad un tragediografo anonimo (Fragmenta tragica adespota fr. 513,1 K.-Sn.), e a cui fanno riferimento sia Cicerone (De finibus 3.19.64) che Seneca (De clementia 2.2.2), e che secondo lo storico Cassio Dione (58.23.4) sarebbe stato pronunciato spesso dall’imperatore Tiberio. 395
396
Sotterrata la mia testa vada in culo chi ci resta.
pag 493 - 04/07/2007
DIMENTICARE
430
.
Per analogia. In romanesco e` registrato: Morti noi, accident’a chi ce resta. DIMENTICARE L’oblio non puo` essere un atto intenzionale, e` qualcosa che avviene a nostra insaputa. f Vedi Lontananza, Scordare. 397 Quel che si dimentica non si rimpiange. I ricordi che scompaiono dalla memoria non sono quelli a cui siamo veramente attaccati. 398 Chi molto ama tardi dimentica. Le persone veramente amate non si dimenticano facilmente. Riecheggia il catulliano Difficile est longum subito deponere amorem (Catullo, Carmi 76.13) ‘‘E` difficile far cessare all’improvviso un amore che dura da tempo’’, gia` diffuso come sentenza a se´ stante nel Medioevo. 399 Chi cerca di dimenticare ricorda. Chi di proposito cerca di dimenticare non fa che rinverdire il ricordo.
DIMOSTRARE 400 Come volevasi dimostrare. Frase un tempo posta a conclusione delle dimostrazioni nella geometria euclidea. Si usa molto spesso per sottolineare che una cosa da noi prevista, e da altri non creduta, si e` avverata. In maniera piu` ricercata si puo` tuttora ricorrere all’espressione latina equivalente: 401 Quod erat demonstrandum. ‘‘Come si voleva dimostrare’’. Formula ampiamente diffusa nel Medioevo, e anche fuori da contesti matematico-geometrici.
DIO / IDDIO Dio e` onnisciente e giusto, vede tutto e controlla tutto; di fronte a ingiustizie, pene, dolori bisogna rassegnarsi accettando la limitatezza della mente umana a comprendere i disegni divini che contraddicono e vanificano le attese e i calcoli degli uomini. E` figura trascendente nella sua ultima determinazione, incarnato nell’uomo nella figura di Cristo e fortemente umanizzato. Mentre il Padre e il Figlio sono assai caratterizzati e presenti nella religiosita` popolare, poco spazio e` riservato alla figura dello Spirito Santo, che risulta evanescente. Nei proverbi l’uomo si rivolge a Dio come a un buon superiore o a un padrone indulgente, ma nella riflessione religiosa e` al
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
di la` del pensiero, al di la` anche del formalismo religioso, devozionale, ecclesiastico. Nella narrativa popolare un consistente numero di brevi racconti della tradizione orale e` costituito da storie che trattano temi religiosi ed hanno come protagonisti Dio stesso, e altre figure bibliche come l’Apostolo Pietro (profacole, come dire: parabole del popolo). Questi apologhi costituiscono un vero e proprio ciclo e, presi nel loro insieme, si rivelano portatori d’una riflessione profonda essenziale per comprendere la religiosita` popolare, segnata da un forte senso della trascendenza e, al tempo stesso, una stretta partecipazione del divino alla vita terrena della natura e dell’uomo. In questa visione Gesu` non e` asceso completamente al cielo, ma ha continuato a camminare sulla terra, visitando con san Pietro le nostre case nelle vesti di povero, malato, infelice, vecchio e di quanti hanno bisogno. ` , Padre Eterno, Paraf Vedi Diavolo, Gesu diso, Perfetto, Santo, Signore. Non cade foglia che Dio non voglia. Tutto quello che avviene nel mondo cade sotto il governo di Dio. Frase, tuttora assai viva e diffusa, che riecheggia testi biblici, ma anche di altre religioni. Si legge nel Vangelo (Luca 12.7): ‘‘Ma anche i capelli del vostro capo sono tutti contati’’. Vedi anche Non si fa cosa in terra che non sia scritta in cielo [C 1578]; Non muore verme in terra che Dio non ne sciolga lo spirito [V 582]. 402
403 I giorni della vita son contati. Per analogia. La nostra esistenza e` prevista in ogni suo dettaglio e particolare e non si puo` pensare di sfuggire a Dio.
Se in una notte nera una formica nera passa su una pietra nera Dio la vede. Afferma l’onniscienza di Dio e la certezza che nulla sfugge al suo occhio.Ha la conformazione del paradosso e della ripetizione tipici della sapienza araba; e probabilmente e` entrato in italiano per mediazione colta da qualche silloge, per es. J. Doumani, Proverbes et fables traduits de l’arabe, che e` del 1899. 404
405
Dio vede anche al buio.
406
Dio, anche se e` vecchio, non ha bisogno d’occhiali.
pag 494 - 04/07/2007
431
.
DIO / IDDIO
Nelle rappresentazioni devote e in quelle degli antichi pittori Dio e` rappresentato come un grande vecchio con la barba fluente.
416
Dio non manda se non quel che si puo` sopportare.
417
Dio misura il vento all’agnello tosato.
Dio sa quel che fa. Conferma della Provvidenza: anche quando gli eventi del mondo appaiono senza senso, Dio continua a tessere il suo disegno con mano certa: e` l’uomo che non lo comprende.
418
Per chi non ha vesti Dio fa spuntare il sole.
419
Dio manda la pecora e l’erba.
420
Dio manda le passere e poi manda il panico.
407
Dio non mangia e non beve, ma giudica cio` che vede. Dio non e` distratto da bisogni materiali ed ha sotto gli occhi in ogni momento le vicende umane. In piu` non e` sensibile a tutte quelle sollecitazioni d’interesse pratico che ha colui che mangia e beve, per cui il suo giudizio non puo` essere inquinato da nessun elemento esterno. 408
409
Dio sta in alto e tutto vede.
Di qua e di la` Dio sa quel che sara`. Dio conosce il futuro per quanto riguarda sia la vita terrena che quella dell’aldila`. 410
Bisogna sempre dire: Se Dio vuole. Nel fare progetti, nel prendere decisioni bisogna sempre aggiungere: Se Dio vorra`, perche´ tutto dipende dalla sua volonta`. E` un’abitudine verbale, e insieme mentale, gia` diffusa nell’antichita` greco-romana. 411
412 Quando Dio aiuta ogni cosa riesce. Con l’aiuto di Dio tutto e` facile e nulla impossibile. Vedi anche Quando la fortuna suona ognuno balla [F 1194].
Ama Iddio e non fallire, fai il bene e lascia dire. Pensa ad amare il Signore, a non peccare e a fare il bene, e lascia che la gente parli. Massima devota che invita a guardare alla sostanza della morale piu` che all’opinione del mondo. 413
414
Ama Dio con tutto il cuore e lascia dir chi vuole.
415 Dio manda il freddo secondo i panni. Dio misura le pene, i disagi e quando sottopone l’uomo a una prova da` anche la forza per sostenerla. L’espressione potrebbe risentire di un nesso che si trova nei Salmi (147.16): Dat nivem sicut lanam ‘‘Manda la neve come lana’’, estrapolata dal contesto (si tratta di una descrizione del potere metereologico di Dio) e magari tradotta un po’ ‘ad orecchio’.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
421 A tempo viene quel che Dio manda. Cioe` arriva quando deve e quando si puo` sopportare. 422
Prima che tu apra la bocca Dio sa gia` quel che ti manca.
Quando nasce l’agnello il prato e` gia` fiorito. Alle nuove creature il Signore ha gia` provveduto con l’erba nuova. 423
424 Al toro furioso Dio da` le corna corte. Dio non da` molti talenti a chi potrebbe usarli male. 425 Dio vede e provvede. Una delle formule tuttora piu` usate per affermare la forza della Provvidenza.
Dio coltiva gli alberi del bosco [della strada]. Pensa e provvede anche ai bisognosi, agli emarginati. 426
Dio lascia che piova sui giusti e sugli ingiusti. La giustizia divina va al di la` del contingente e della comprensione umana. La frase si trova nel Vangelo, e subito prima vi si dice: ‘‘...e fa sorgere il sole sopra i malvagi e sopra i buoni’’ (Matteo 5.45). 427
428 Dio ci vuole d’ogni specie. Vuole che nel mondo gli uomini siano diversi. Un invito all’accettazione delle caratteristiche di ciascuno. 429 Gesu ` piglia tutti. Per analogia: non fa distinzioni.
Dio fa gli uomini sulla misura delle donne. Sono le donne che hanno lo stampo, la matrice dell’uomo e quindi questi sono fatti sulla loro misura. Ma il proverbio si usa in senso metaforico: gli uomini sono fatti in modo da riuscire a contentare, mantenere, amare, sopportare le donne. 430
pag 495 - 04/07/2007
DIO / IDDIO
432
.
Il mondo non tiene conto di nessuno, ma Dio di tutti. Valori e demeriti, sacrifici e colpe ignote o indifferenti agli occhi del mondo, non sfuggono a Dio che li considera e valuta nella sua giustizia.
La frase e` pronunciata nel testo biblico da Giobbe (1.21), per accettare le disgrazie che gli erano capitate: ‘‘Nudo sono uscito dal ventre di mia madre e nudo la` ritornero`. Dio ha dato, Dio ha tolto; sia benedetto il nome di Dio’’.
Il principio della sapienza e` il timore di Dio. La consapevolezza dell’esistenza e della potenza di Dio e della conseguente limitatezza dell’individuo e della sua impossibilita` di render ragione del mondo e di se stesso e` a fondamento della vera sapienza. Il detto traduce la frase biblica, diffusa anche nel latino della Vulgata:
440 Dio a uno da` e all’altro toglie. Dona e toglie senza apparente merito o demerito, seguendo una logica che non puo` essere compresa dagli uomini.
431
432
433 Initium sapientiae est timor Domini. L’espressione ricorre, con minime varianti, nel Salmo 110.10, nel Siracide 1.16 e nei Proverbi 1.7 e 9.10, e, come ci si puo` attendere, ricorre in numerosissimi autori cristiani (fra le raccolte sapienziali del Medioevo cfr. Pseudo-Beda 1.1, 1098 D). 434 Non si comincia bene se non dal Cielo. Per analogia. 435
Chi ha il timor di Dio ha la vera sapienza.
436 Dio e` sopra ogni cosa. Ha un valore generale ed estende il concetto espresso dai proverbi precedenti oltre il campo del sapere. ` nulla ogni fortuna, ogni desio 437 E se non comincia e non finisce in Dio. Affine ai precedenti. Due endecasillabi a rima baciata che potrebbero essere la conclusione di un’ottava: e` vano ogni pensiero, ogni atto che non ha consapevolezza dell’esistenza e della presenza di Dio. 438 Dio fa i cavicchi secondo i buchi. Nel mondo vi e` una corrispondenza mirabile delle cose; Dio non fa niente a caso, per cui tutto si combina e si adatta meravigliosamente. Anche moralmente le sofferenze sono commisurate alla forza per sostenerle (vedi sopra Dio manda il freddo secondo i panni [D 415]). I cavicchi (vedi la voce) sono punteruoli di legno o di ferro che si mettono in un foro per appendere o sostenere qualcosa. Come opposto speculare alla figura divina, il diavolo fa il contrario, vedi Il diavolo insegna a far le pentole e non i coperchi [D 292]. 439
Dio da` e Dio toglie.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
441 Dio fa i giorni e l’uomo li consuma. Fornisce il tempo e l’uomo lo vive. Il proverbio considera il tempo come un bene reale di cui l’uomo gode, ma di cui si capisce che dovra` rendere conto. 442 Dove Dio leva pone. Risponde a un principio di compensazione presente nella visione popolare: quantita` uguali di felicita` e infelicita` sono date da Dio a ciascun essere, per cui chi ha piu` di una cosa, ha meno di un’altra, come salute, bellezza, intelligenza, fortuna, ecc. 443 La Provvidenza quel che toglie rende. Per analogia.
Dio quando chiude una finestra apre una porta. Quando toglie una possibilita` ne offre poi una migliore. Vedi anche Non si serra mai una porta che non se n’apra un’altra [S 1109]. 444
Lasciamo fare a Dio che e` santo e vecchio. Bisogna accettare tutto quello che Dio manda, anche se e` doloroso e incomprensibile, perche´ Dio e` buono e sapiente. La saggezza e` dovuta all’eta` e all’esperienza, valori riconosciuti dalla societa` di un tempo e qui ingenuamente attribuiti a Dio stesso, immaginato come benevolo vegliardo. 445
446 Getta in terra e spera in Dio. Fai del bene e abbi fiducia nella divina provvidenza. L’immagine e` tolta dal seminatore che sparge il seme sperando che Dio gli doni un buon raccolto. 447 Chi parla di Dio infila l’ago al buio. Non e` possibile parlare di Dio in quanto e` al di la` dei nostri concetti e delle nostre parole. Quindi decadono tutte quelle frasi del tipo: Dio e` con noi, Dio lo vuole, ecc. ma anche parecchi proverbi. Infilare l’ago al buio significa fare cose impossibili, parlare di cose che non si sanno.
pag 496 - 04/07/2007
433
.
448 Contro Dio non e` consiglio. Non e` ragionevole opporsi alla volonta` di Dio. 449 Chi sputa in cielo gli ritorna in faccia. Per analogia. L’offesa a Dio ricade su chi l’ha pronunciata. Il proverbio attenua l’espressione forte, quasi blasfema, usando cielo al posto di ‘‘Dio’’, e questo e` il significato comune. Si usa anche nel senso che chi fa una cosa stolta facilmente si procura un danno; ma in questo significato e` piu` usata la metafora pisciare contro vento e, nel senso di fare una cosa assurda e inutile dare un pugno in cielo. In senso generico, vedi anche La bestemmia, gira, gira torna addosso a chi la tira [B 497]; Il cetriolo vola lontano e torna in culo all’ortolano [C 1372]; Gli accidenti son come le foglie: chi li manda li raccoglie [A 94]. 450
A quel che vien di sopra non c’e` riparo.
Dio non lascia crescere nessun albero fino al cielo. Nessuna forza al mondo puo` sfidare Dio. 451
Se facessimo quel che dobbiamo, Dio farebbe quel che vogliamo; (poiche´ non facciamo quel che dobbiamo, Dio non fa quel che vogliamo). Il giro di parole sottolinea che l’uomo, distaccandosi dalla volonta` di Dio, pretenderebbe di piegare l’aiuto e i disegni divini ai propri interessi. 452
453 Tosto viene quel che Dio manda. Quello che Dio manda arriva sempre presto, ovvero al momento opportuno, anche se agli occhi degli uomini sembra lunga l’attesa. Vedi anche Il mulino di Dio macina lento e fino [D 480]. 454 Quel che non fa la giustizia lo fa Dio. Cio` che alla giustizia umana sfugge, ovvero quello che la giustizia umana sbaglia, viene corretto dalla giustizia divina. 455 Dio fa gli uomini e il diavolo li appaia. Gli individui sarebbero buoni, ma il contatto con gli altri orchestrato dal demonio crea interessi, rivalita`, competizioni che li corrompono. Il male sarebbe dunque nella societa`. Vedi anche, per lo schema, L’uomo e` fuoco, la donna e` stoppa, vien poi il diavolo e li accocca [U177]. 456 Dio castiga col bastone di bambagia. I castighi di Dio sono leggeri, appena sufficienti a far ravvedere gli uomini. La bambagia
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
DIO / IDDIO
e` il rivestimento del seme del cotone, o il cascame del cotone, o il cotone non filato: materia bianca e soffice, la cui percossa non puo` fare alcun male. Dio non ferı` mai uomo che non lo medicasse. Ad un colpo, un dolore, una sconfitta Dio fa seguire una qualche cura. 457
458
Dio non mando` piaga senza mandar l’unguento.
459
Dio da` la piaga [le piaghe] e poi la medicina [l’unguento].
460 Dio non accusa, ma punisce. A differenza degli uomini Dio non emette sentenza, ma passa direttamente alla punizione.
A chi Dio ama, il vento gli accomoda la legna. La protezione divina rende tutto piu` facile. Di solito il vento dissolve i pagliai, sfascia i mucchi di legname e li disperde. Vedi anche Assai ben balla a chi fortuna suona [F 1192]. 461
Dio ci mandi la ricchezza e ai poveri la rassegnazione. Invocazione scherzosa che, nell’apparente richiesta di bene per tutti, rivela una buona dose d’egoismo istintivamente condiviso da molti: che io sia ricco e gli altri felici d’essere poveri. 462
463 Dio corregge chi ama. Riflettendo su una sventura che colpisce un individuo spesso si riconosce in essa una provvidenzialita` che si manifesta nel correggere una tendenza a un modo di vivere sbagliato. La frase si trova nei Proverbi (3.1112): ‘‘Figlio mio, non disprezzare l’istruzione del Signore e non aver a noia la sua esortazione, perche´ il Signore corregge chi ama, come un padre il figlio prediletto’’, citato anche nella Lettera agli Ebrei 12,6 e alluso nell’Apocalisse 3.19. Vedi Chi ben ama ben castiga [C 1015].
Chi da Dio e` amato da Dio e` visitato. Dio spesso mette alla prova colui che ama. Forse dietro a questa frase c’e` l’immagine di Giobbe, dolente protagonista del libro biblico che da lui prende il nome. 464
465
A chi Dio vuol bene manda delle pene.
pag 497 - 04/07/2007
DIO / IDDIO
434
.
E` concetto che la tradizione cristiana condivide con lo stoicismo, in particolare con Seneca (a questo tema e` riservata buona parte del suo De providentia). Dio da` il cappone al ricco e al povero l’appetito. Dio scombina il senso della opportunita` e distribuisce le cose per i nostri occhi in modo bizzarro, se non beffardo. Il proverbio mira a sottolineare l’incomprensibilita` della giustizia divina, non certo a deriderla. Vedi Chi ha denti non ha pane, e chi ha pane non ha denti [F 355]; Chi ha la farina non ha i sacchi e chi ha i sacchi non ha la farina [F 353]. 466
Il mondo ciancia e Dio governa. La gente chiacchiera a vuoto, suppone, dispera, minaccia, crede e soprattutto discute, mentre Dio procede nel mandare avanti il mondo. Vedi anche L’uomo propone e Dio dispone [U 169]. 467
468 Col gallo o senza gallo Dio fa giorno. Quel che Dio ha deciso di fare, lo fa anche senza l’aiuto o l’intervento degli uomini. Si sottolinea come l’uomo ponga segni, limiti, misure, regole, doveri morali pensando che siano condivisi anche dal Signore, mentre questi opera rispondendo solo alla propria volonta`, anche contro quelle convenzioni da lui stesso stabilite, cioe` che il gallo canti all’alba.
A Dio nulla e` impossibile. Dal Vangelo di Matteo 19.26 (cfr. anche Genesi 17.14). Anche quello che appare al di fuori di ogni umana possibilita` si verifica per volonta` divina.
E` meglio quel che Dio manda di quel che l’uom domanda. L’uomo non conosce il suo vero bene e spesso chiede a Dio quello che potrebbe essere la sua rovina. Quindi non dobbiamo chiedere ma affidarci a Lui. 473
474 Dio solo non sbaglia mai. Si ribatte sulla fallibilita` degli uomini. Vedi anche Nessuno e` perfetto [N 255]. 475 Dio sa quel che fa. Sempre sull’onniscienza del Signore, consigliando di rimettersi alla sua volonta`. 476 Dio non paga il sabato. Ripetuto spesso come avvertimento a chi si comporta male; Dio non segue le regole dell’uomo, ma e` certo che a tempo debito rimette il conto. Cosı` Dante (Paradiso 22.16): ‘‘La spada di qua su non taglia in fretta’’. Cfr. anche Fazio degli Uberti nel Dittamondo (1.20). Il sabato era il giorno in cui veniva pagato il lavoro della settimana. Vedi anche Gesu` cammina piano, ma ha buona memoria [G 442]. Se ne registrano anche due varianti letterarie antiche: Dio non paga il sabato, ma a otta [= ora] e tempo; Messerdomineddio non fa i conti ogni sabato. 477
Dio non paga tutti i sabati, ma la domenica e` in pari con tutti.
478
La giustizia di Dio non piomba in fretta.
479
La giustizia di Dio ha i piedi di piombo.
469
Quello che Dio non vuole i santi non possono. Di uso traslato per parlare dei rapporti di potere fra gli uomini: di fronte a una volonta` superiore tutti devono piegarsi. Da confrontare al riguardo anche il modo di dire Avere santi in paradiso ‘‘Avere conoscenze fra chi ha qualche potere’’. Vedi anche Ubi maior, minor cessat [M 160]. 470
Chi ha buono Dio ha in tasca tutti i santi. Anche questo di solo uso traslato: chi e` protetto dal padrone puo` dimenticarsi dei subordinati; chi ha il favore della suprema autorita` puo` non curarsi degli altri potenti. 471
472
Chi ha Dio dalla sua non ha bisogno d’amici.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Il mulino di Dio macina lento e fino. Puo` ricollegarsi ad un proverbio greco antico, noto a Plutarco (Il ritardo nella giustizia divina 549d), Sesto Empirico (Contro i grammatici I 13, 287) e altri: ‘‘Tardi macinano i mulini degli de`i, ma macinano fino’’, tradotto con minime varianti in tutte le principali lingue europee. 480
I mulini di Dio macinano adagio, (ma tanto piu` amare sono le semole). La semola e` il cascame che resta nello staccio quando si vaglia la farina: non e` commestibile. La seconda parte del proverbio e` spesso omessa. 481
482 Sero molunt deorum molae. ‘‘Le macine degli de`i macinano lente’’. Registrato anche negli Adagia di Erasmo (3382 = IV.4.82). 483
L’oriolo di Dio gira piano, ma va giusto.
pag 498 - 04/07/2007
435
.
DIO / IDDIO
La forma oriolo per orologio ne denuncia un’origine piuttosto antica o, comunque, un mantenimento in area toscana.
Affine al precedente, e` un invito al lavoro, a essere industriosi. Vedi anche Aiutati che Dio t’aiuta [A 372].
Chi vuol giusta vendetta in Dio la metta. E` un invito a rimettersi e ad attendere la giustizia divina.
Chi non e` fedele a Dio non e` fedele agli uomini. Chi tradisce la fede, tradisce ogni altro legame, ogni altra promessa.
Dio viene coi piedi di lana e con le mani di ferro. Dio arriva silenzioso, inaspettato, come avesse i piedi fasciati di lana, e con una forza invincibile. Prosegue, arricchendolo di una seconda parte antitetica (lana ~ ferro), il proverbio latino antico Dii pedes lanatos habent ‘‘Gli de`i sono calzati di lana’’, citato da Petronio (Satyricon 44.18), Porfirione (Commento a Orazio, carmi 3.2.32) e Macrobio (Saturnalia 1.8.5), il cui senso originario e` che la giustizia divina, pur tardando ad arrivare, infine arriva sempre, e sileziosa coglie impreparati i colpevoli.
Piu` Dio fa grandi doni, meno si apprezzano. Infatti la vita, la salute, l’amore, la pace sono doni dei quali raramente si ringrazia il Signore, e, quando ci sono, poco si valutano.
484
485
Quando Dio vuole fioriscono i manici delle granate. Non ci sono impedimenti alla realizzazione dei disegni del Signore. Il richiamo alla fioritura di un legno secco non e` casuale: secondo i Vangeli apocrifi Giuseppe fu scelto come sposo di Maria perche´ il suo bastone, posto nel tempio insieme a quello degli altri pretendenti, fiorı`. 486
487
Quando Dio vuole ogni vento porta acqua.
Se Dio raddoppia le mosche raddoppia anche i ragni. Dio non guarda una sola componente del creato, ma le controlla tutte quante insieme; infatti ogni elemento ha il suo posto e la sua ragione ed e` concatenato con tutti gli altri. 488
489 Chi serve (a) Dio ha un buon padrone. Chi si affida a Dio ha una guida sicura e clemente.
Dio scrive ogni peccato per poterlo perdonare. In Dio prevalgono la bonta` e il perdono. A questa visione cristiana si ispira la parabola del Figliol prodigo. 490
491 Dio da` il vino, ma non nei fiaschi. E` il lavoro e l’ingegno dell’uomo che rende possibile lo sfruttamento dei meravigliosi doni di Dio. 492
Dio non ha orecchie per i poltroni.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
493
494
Dov’e` l’aiuto di Dio, la ragnatela diventa roccia e dove non c’e`, la roccia diventa ragnatela. Le categorie e i principi umani si capovolgono e si annientano davanti alla volonta` divina. Racconti sapienziali si celano dietro a questi detti: qui si richiama un episodio della fuga in Egitto, quando la Madonna, Giuseppe e Gesu`, per sfuggire ai soldati di Erode, trovarono rifugio in una grotta e furono protetti da un ragno che tesse´ una ragnatela sull’ingresso; i soldati che la videro pensarono che non vi poteva essere entrato nessuno e corsero altrove. 495
496 Dio a chi vuol castigare da` la superbia. Il castigo di chi e` abituato a prevaricare con la violenza e` cadere preda della superbia che toglie la misura, il raziocinio e porta l’uomo irrimediabilmente alla rovina. 497 Ognun (pensi) per se´ e Dio per tutti. Invito, molto vivo e diffuso, a chiudersi nei propri interessi privati; a quelli generali pensera` la provvidenza. O anche: quando, non trovando un accordo, ciascuno segue la strada che ritiene migliore. Nella forma completa, con pensi, e` un endecasillabo, ma lo si dice piu` comunemente senza verbo.
Ognuno ha cura di se stesso e Dio di tutti. All’esortazione precedente corrisponde una constatazione. 498
499 Dio dov’e` trino e dov’e` quattrino. Vi e` chi adora il vero Dio, la Santissima Trinita`, e chi adora il cosiddetto dio quattrino, il denaro, la ricchezza. Vedi anche Dio e` trino in cielo e quattrino in terra [Q 69]. 500
Chi mira Dio presente dalla colpa sta lontano.
pag 499 - 04/07/2007
DIPINGERE
436
.
Il pensiero della presenza di Dio allontana l’uomo dal peccato.
Pensieri e dispiaceri se li eviti da una parte ti ricapitano dall’altra.
Dio castiga un malvagio facendolo incontrare con un altro. Dio non interviene direttamente ma lascia che il male si punisca da solo, che i malvagi siano vittime del male che fanno agli altri.
509 Si festeggiano piu ` i diavoli che Dio. Nel mondo si tributano piu` onori ai potenti, che spesso sono malvagi, di quanto non si glorifichi il Signore. Anche: ci si raccomanda piu` ai delinquenti o ai disonesti che a Dio stesso.
501
502 Davanti a Dio nessuno e` santo. Davanti alla giustizia divina nessuno puo` vantare la propria innocenza, i propri meriti. Tutti sono imperfetti di fronte alla perfezione divina.
D’ora in ora Dio ci migliora. In ogni momento della vita Dio ci guida e, attraverso tutte le vicende che ci capitano, ci perfeziona, ci ammonisce portandoci sempre piu` vicini a lui. 503
504 Dio sa perche´ non fece i denti alla rana. Le cose che a noi sembrano sbagliate o senza senso hanno una ragione d’essere che conosce solamente colui che le ha create. Spesso si scopre con sorpresa che quello che pareva banale, casuale, ha un senso e una finalita`. Spesso queste domande curiose che si fanno su Dio creatore hanno dietro di loro una storia popolare, una favola di fondazione che le spiega.
Dio sa bene perche´ non fece la coda al rospo. Vedi anche, con senso diverso ma rinvio alla stessa immagine, La rana per non chiedere non ebbe la coda [V 505]. 505
506 Dio sa perche´ fece le zanzare. La presenza delle zanzare nel mondo e` una delle cose piu` contestate nella tradizione popolare.
Dio gli perdoni! Formula di scongiuro, con la quale, ormai inconsapevolmente, si accompagna il nome di una persona scomparsa, soprattutto quando se ne ricorda qualche colpa o difetto. La superstizione deriva dal culto antico dei morti, i quali non dovevano essere nominati, biasimati, ecc. Tale evocazione avrebbe chiamato la loro vendetta. Altre formule simili sono Dio l’abbia in gloria!, Pace all’anima sua!, Riposi in pace! 507
508
A chi Dio non da` figli il diavolo trova i nipoti.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
DIPINGERE f Vedi Pittura. ` piu` facile mangiare le corna d’un 510 E bove che dipingere la mano d’una donna. E` opinione diffusa che fra i soggetti piu` difficili da dipingere ci sia la mano, in particolare quella femminile. I critici dell’Accademia usavano guardare in un ritratto per prima cosa le mani. 511 Dalle mani si conosce la mano. Per analogia. Da come un pittore dipinge le mani si conosce il suo valore, la qualita` della sua mano.
DIRE Il parlare sembra assumere in questi proverbi connotati negativi: ritarda o impedisce l’azione; porta a rivelare cio` che e` meglio non diventi di pubblico dominio; diffonde voci false e maliziose. f Vedi Fare, Parlare, Parola. 512 Chi dice il vero non s’affatica. Chi dice la verita` non ha paura di contraddirsi, non ha bisogno di ricordare quello che ha detto e quindi dice e ripete senza paura quello che sa. Vedi per contrasto Il bugiardo deve avere buona memoria [B 1032].
Il Santo Dire lo pregano tutti, il Santo Fare lo pregano pochi, il Santo Dare non lo prega nessuno. Tutti sono pronti a dire parole d’incoraggiamento e di consolazione; pochi sono disposti a fare qualcosa per chi chiede aiuto; nessuno tira fuori un centesimo per soccorrere chi e` nel bisogno. 513
514 Si dice sempre piu ` di quel che e`. E` una tendenza generale che chi racconta tende a colorire, enfatizzare, per rendere piu` importante il suo discorso, la sua notizia. 515
Il dire non va col fare.
pag 500 - 04/07/2007
437
.
Quello che a parole si prospetta, si progetta, si decide, al momento della realizzazione pratica non torna, e` impossibile o non praticabile. Vedi anche Tra il dire e il fare c’e` di mezzo il mare [F 263]. Dire va col facile e fare col difficile. A parole tutto e` semplice, nell’agire tutto si fa piu` complicato. 516
517
A dire si fa presto.
518
Si fa piu` presto a dire che a fare.
519
Tutte le cose son piu` facili a dirsi che a farsi.
Ben dire e` molto, ben fare e` tutto. Parlare in modo giusto e appropriato, manifestare pareri assennati e opportuni e` importante, ma portare in fondo le cose, realizzarle e` fondamentale. 520
521 A cose fatte tutti dicono. Saputa la soluzione del problema tutti c’erano arrivati. Avvenuto il fatto tutti l’avevano previsto. Vedi anche Sposa fatta piace a tutti [S 1926]. 522 Detto fatto. Formula molto viva e diffusa: indica l’immediata realizzazione di un’intenzione. Vedi anche Preso, spennato e cotto [P 1655]; Visto e preso, disse il pidocchio [P 1654]. 523 Col dire e col fare tutto s’ottiene. Chi parla e agisce arriva a realizzare quello che desidera. Spesso il ritegno nel chiedere e l’esitazione nel fare impediscono di raggiungere quello che e` a portata di mano. 524 Chi sa poco presto lo dice. In realta` esistono persone che, sapendo poco, riescono a parlarne molto a lungo.
Chi dice tutto e niente serba puo` andare con le bestie a pascer l’erba. Si dimostra di poco senno come un animale. Parlare eccessivamente non e` opportuno per molte ragioni: mostra i limiti del proprio sapere, rende note cose dannose, mette in piazza quello che sarebbe meglio esser soli a sapere. Vedi anche Chi dice tutto cio` che sa perde tutto cio` che fa [F 280]. 525
526
Chi dice quel che sa e da` quello che ha non gli rimane nulla.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
DIRE
Quando uno ha elargito tutte le sue conoscenze e tutti i suoi beni rimane senza alcun capitale. Invito al ritegno e a una certa gelosia del proprio. E` meglio mangi quello che ha che uno dica quello che sa. E` meno rischioso finire il patrimonio che rivelare quello di cui uno e` al corrente. Due decasillabi tronchi con inusuale posposizione del soggetto: pare un invito a non cercare vantaggi utilizzando il pettegolezzo o, addirittura, la delazione. 527
528 Tutto il vero non e` ben detto. La verita`, detta gratuitamente e fino in fondo, puo` produrre effetti piu` negativi del falso. 529 Quando se ne dice qualcosa c’e` di vero. Dietro voci insistenti vi e` qualcosa di vero. Proverbio che, come i seguenti, tende ad assecondare la mormorazione: non e` favorevole alla calunnia (che e` menzogna totale), ma dice che chi si trova invischiato in chiacchiere del tutto immacolato non e`. 530
Non si dice cosa che non sia qualcosa.
531
Da che se ne dice qualcosa ci deve essere.
Quando la gente dice se non e` rapa e` radice. La rapa e` bella grossa, puo` pesare anche chili; la radice somiglia vagamente alla rapa, ma e` piccola, di pochi grammi. Quindi: se quel che si dice e` molto, potra` magari non essere tutto vero, ma non e` possibile che non sia niente del tutto. 532
533 Chi dice male l’indovina quasi sempre. La realta` spesso conferma le ipotesi peggiori. Piu` diffuso, pero`, nella forma seguente: 534 A pensar male ci s’indovina. Per analogia; forma probabilmente piu` diffusa.
Dal mal fare ci si guarda, ma dal mal dire nessun si salva. Dagli atti ostili ci si puo` difendere, ma dalle mormorazioni e dalle calunnie, fatte in nostra assenza, nessuno si salva in alcun modo. Anche in senso attivo: mentre molti si astengono dal commettere cattive azioni, tutti facilmente cadono nella tentazione di dire malignita` , spargere chiacchiere, diffondere voci infon535
pag 501 - 04/07/2007
DIRE
438
.
date. Con questo proverbio ed i seguenti si corregge la pericolosa china verso la maldicenza avallata dai precedenti. Ognuno dice per certo e nessuno sa per visto. Tutti garantiscono come sicuramente veri fatti di cui non sono stati testimoni: riportano quello che altri hanno detto. Vedi anche Aver sentito dire e` mezza bugia [S 1029]. 536
537 Detto per detto non s’impicca nessuno. Le testimonianze per aver sentito dire non hanno alcun valore. 538 Dillo al pazzo e lo fara` . Non si deve suggerire nemmeno per scherzo alle persone squilibrate idee balzane perche´ facilmente le mettono in pratica, prendendo le parole alla lettera.
Chi non dice niente giammai non mente. Tacendo non si dice il falso, ne´ quello che non e` esatto, ne´ quello che non si e` capito e si evita di essere fraintesi. 539
Quando il pazzo non dice niente non e` dal saggio differente. Finche´ il pazzo tace puo` essere ritenuto saggio. Registrato anche in una forma metricamente diversa Quando non dice niente, / non e` dal savio [saggio] il pazzo differente, cioe` settenario + endecasillabo in luogo di due novenari. Sarebbe astuzia degli stolti stare sempre zitti. Massima ripetuta in varie forme proverbiali, derivante dalla Bibbia (Proverbi 17.28): ‘‘Anche lo stolto, se tace, passa per saggio e, se tien chiuse le labbra, per intelligente’’. E` tema proverbiale antico, alternativo a quello – altrettanto se non piu` diffuso – della saggezza insita nel tacere, che trova pieno parallelo in Publilio Siro (T 2) Taciturnitas stulto homini pro sapientia est ‘‘Stare zitto e` la saggezza dello sciocco’’, ripresa nel Medioevo con minime variazioni (cosı` come il passo dei Proverbi); medievale la formazione di un detto piuttosto diffuso concettualmente affine: Si tacuisses, philosophus mansisses ‘‘Se tu avessi taciuto, saresti rimasto filosofo’’, che sembra spiegabile con un aneddoto riportato da Boezio (La consolazione della filosofia 2.7): ad un personaggio vanamente superbo che domandava se si era capito che egli era un filosofo, era stato risposto ‘‘Lo avrei capito, se avessi taciuto’’ (Intellexeram, si tacuisses).
Chi dice quel che vuole, ode [sente] cio` che non vorrebbe. Chi parla liberamente degli altri si attira i risentimenti di coloro che ferisce, che lo ripagano della stessa moneta; sente cosı` quello che gli altri pensano di lui, il che a volte e` meglio ignorare. Tema sapieziale antico, gia` presente in Esiodo (Opere e giorni 721 ‘‘Se dirai del male, ben presto ne ascolterai di peggio’’), riecheggiato in vari scrittori (in particolare si vedano i comici: Plauto, Pseudolus 1173, Terenzio, Andria 920), si ritrova nei paremiografi greci nella forma ‘‘Se dici cio` che vuoi, ascolta in risposta cio` che non vuoi’’. Di fatto identica a quella italiana la forma latina medievale, registrata anche negli Adagia di Erasmo (1.1.27): Qui quae vult dicit, quae non vult audiet. 541
Chi dice quel che non deve, sente quel che non vuole. Ne e` registrata anche una variante piu` antica col condizionale: Chi dice quel che non dovria, sente quel che non vorria. 542
543
540
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Chi dice quello che vuole sente quel che gli duole.
Chi non vuol che si dica mal di lui si guardi di non dire mal d’altrui. Chi desidera riguardo e comprensione per i suoi difetti e i suoi errori, si comporti nello stesso modo con quelli degli altri. 544
Chi vuol dir mal d’altrui pensi prima che si puo` dir di lui. Chi sta per dire male degli altri, valuti quello che puo` essere detto nei suoi confronti. 545
Di quanto ti preme non dir ne´ mal, ne´ bene. Cio` che ti sta a cuore non deve essere rivelato ne´ con apprezzamento, ne´ con disprezzo, per non dare agli altri argomento e mezzo per nuocere: l’amore segreto per una persona, il proposito di acquistare un bene, raggiungere uno scopo, non devono essere rivelati neppure indirettamente. 546
Di cio` che non ti cale non dir ne´ ben ne´ male. Stessa raccomandazione del precedente ma per situazione opposta: non impicciarti, non dare giudizi di cio` che non t’interessa o non ti riguarda: non hai che ricavarne altro che seccature, guai e danni. Vedi anche Arrosto che non ti tocca lascialo bruciare [A 1260]. 547
pag 502 - 04/07/2007
439
.
Dove non t’appartiene: ne´ male, ne´ bene. Appartenere qui puo` indicare tanto la proprieta` (‘‘dove non e` roba tua’’) quanto una relazione piu` generica (‘‘dove le cose non ti riguardano, non hanno a che fare con te’’). 548
549 Il ben pensato e` presto detto. Un argomento ben ponderato risulta chiaro e si espone rapidamente, senza bisogno di contorsioni verbali ne´ sofismi ne´ lunghe dimostrazioni. E` affine ad un classico insegnamento dell’oratoria antica, tuttora ripetuto spesso in latino: 550 Rem tene, verba sequentur [sequuntur]. ‘‘Bada di possedere l’argomento, le parole verranno [vengono] dietro’’. Precetto attribuito a Catone da diverse fonti, ripreso anche da Orazio (Ars poetica 311). Nelle registrazioni medievali della sentenza si trova spesso il presente sequuntur in luogo del futuro. Si usa per dire, come il proverbio italiano succitato: ‘‘Abbi le idee chiare, e il resto verra` da se´’’.
Si dice presto come si entra, ma il difficile e` dire come si esce. Il proverbio e` legato ad un aneddoto: ‘‘Un re chiese ai suoi generali come si potesse occupare una valle piena d’insidie, guarnigioni e pericoli. Diversi strateghi presentarono i loro piani che mostravano diversi modi per insinuarsi nelle difese nemiche. Solo un vecchio generale se ne stava silenzioso e il re gli domando`: – E voi, perche´ scuotete la testa e non dite nulla? – Sire, – rispose l’ufficiale, – tutti vi hanno detto come entrare in questa valle, ma nessuno vi ha detto come uscirne’’. L’aneddoto e` di quelli che vengono attribuiti nel tempo a diverse figure storiche, tra cui la piu` nota e` quella del re di Francia Francesco I (il rivale di Carlo V, sconfitto alla battaglia di Pavia), quando stava per entrare in Milano, volendo impadronirsi di quel ducato. 551
552 Il dire fa dire. La tecnica migliore per sapere le faccende altrui e` far finta di dire le proprie. Se uno parla di un argomento induce gli altri a dire quello che pensano. Vedi anche Una parola tira l’altra [P 536].
Estremamente diffuso: rileva che gli uomini non solo vedono una stessa cosa in modi diversi, ma amano proporre sempre il proprio parere, convinti che sia il migliore. Meglio non dire che cominciare e non finire. Iniziare una storia, una barzelletta o simili e non arrivare in fondo indispone chi ascolta. ma in particolare riguarda quei segreti che vengono rivelati a mezzo, detti e non detti, che possono creare equivoci e malintesi. Vedi anche Chi comincia a dire bene o male la deve finire [F 927]. 554
555 Meglio dire che far dire. E` meglio dire degli altri piuttosto che far sı` che gli altri parlino di noi, perche´ di solito non parlano bene.
Chi dice male degli altri dice male di se stesso. Nel parlare male degli altri si scoprono spesso anche le nostre colpe e i nostri difetti, si rivelano pensieri, sentimenti che non possono essere stati provati se non personalmente e che non fanno onore. 556
557 Chi lo dice non lo fa. Di solito s’intende il suicidio, ma si puo` alludere a qualsiasi altra cosa, in genere un’azione violenta, ovvero propositi di vendetta, di rivalsa; oppure a faccende galanti. Un tempo il detto fu reso noto da una commedia di Paolo Ferrari (1822-1889).
DIRITTO1 Le leggi dello Stato e le prerogative dell’individuo, sempre a rischio per la prevaricazione della forza, della violenza. Chi ha gli stessi diritti ha gli stessi doveri. L’uguaglianza presuppone che tutti siano pari sia nei diritti che nei doveri. Chi pretende certi diritti deve accettare anche i doveri connessi. 558
559 Dove c’e` diritto non c’e` storto. Dove regnano la legge e il diritto non ci puo` essere una sola ingiustizia.
Un sacco di diritto richiede un sacco d’oro. Molti diritti da far valere, molte cause da sostenere richiedono una notevole quantita` di soldi per avvocati e spese. 560
561 553
Ognuno vuol dire la sua.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
DIRITTO
Ogni diritto e` diritto finche´ c’e` chi lo fa rispettare.
pag 503 - 04/07/2007
DIRITTO
Ogni diritto che uno ha e` tale finche´ esiste una convinzione, una forza che lo impone e lo fa rispettare. Il detto avverte che sta a ciascun individuo e alla comunita` difenderlo. Perche´, come dice il proverbio seguente: 562 La forza caccia il diritto. La violenza ha la capacita` di rovesciare le leggi, eliminare il diritto e imporre la sua legge che e` l’arbitrio. Vedi anche Contro la forza la ragion non vale [F 1263].
DIRITTO2 Il percorso rettilineo del cammino e dell’agire umano, che alle volte, per esser davvero retto, dev’essere curvilineo. f Vedi Retto, Storto. Chi storto vuole andare dritto lo fan diventare. Chi vuole fare di testa sua, chi non si sottomette alla legge, trova chi lo doma e lo fa andare per la strada giusta, o che tale e` ritenuta dagli altri. 563
Chi cammina diritto vive afflitto, che cammina stortino vive benino, chi cammina stortone vive benone. L’onesta` e la correttezza non pagano e piu` grandi sono le azioni disoneste o immorali e piu` si ottengono vantaggi. Vedi anche Chi la fa piu` grossa e` fatto priore [P 2742]. 564
Chi va sempre a diritto va fuori della strada. Chi punta diritto a uno scopo senza guardarsi intorno finisce in rovina. Per raggiungere un fine prefisso e comportarsi rettamente occorre adeguarsi alle esigenze e alle situazioni e cercare la soluzione dei problemi via via che si presentano. Cosı` fa la strada che va verso un punto preciso adattandosi alle asperita` del terreno, aggirando gli ostacoli, salendo e scendendo secondo i rilievi e le valli. Vedi anche La retta via ha cento curve [R 385]. 565
566
440
.
Per andare diritto bisogna camminare storto.
567 Cammina diritto e spera in Dio. Fai il tuo dovere e rimetti in Dio quanto ti e` dovuto. Per la forma, e in parte anche per il contenuto, vedi Getta in terra e spera in Dio [D 446].
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Per vedere il diritto bisogna che ci sia lo storto. Dove manca il negativo non si percepisce il valore del positivo; dal confronto di valori diversi si determina la qualita`. 568
DISCEPOLO 569 Il discepolo non e` superiore al maestro. Per quanto sia capace il discepolo, il maestro possiede piu` profondamente la materia in quanto egli stesso l’ha elaborata. La frase e` nel Vangelo di Matteo (10.24). Vedi anche l’opposto Lo scolaro supera il maestro [S 685].
DISCESA Se l’immagine di discesa si associa a risparmio di forze, a leggerezza, a velocita`, nella realta` bisogna essere prudenti, non si puo` andare a rotta di collo. f Vedi China, Giu`, Ponte, Salita. 570 Per la discesa non serve aiuto. Quando tutto e` facile gli aiuti sono superflui. Vedi anche In discesa tutti i santi aiutano [S 266]. 571 Ci son piu ` salite che discese. Le cose faticose e difficili sembrano sempre piu` numerose di quello che sono. 572 In discesa anche i rospi ribaltano. In discesa e` facile ribaltare o andare fuori strada. Anche i rospi che sono animali lenti e calmi, in discesa fanno capriole. L’avvertimento si rivolgeva ai carri che un tempo avevano nelle discese i tratti di strada piu` pericolosi. Ma in senso traslato puo` valere da avvertimento a chi pensa di trovarsi in una fase molto propizia, dove tutto sembra destinato ad andare per il meglio.
A discese e ponti rispetto da conti. Erano i punti della strada piu` pericolosi ai quali e` necessario riservare la massima cura sia nell’affrontarli sia nel mantenerli in buono stato. Vedi Quando tu vedi un ponte fagli piu` onor che tu non fai a un conte [P 2110]. 573
DISCORRERE Nel senso di ‘‘discutere, dialogare’’. 574 Il discorrere insegna piu ` dei libri. Parlare con persone competenti e comunque informarsi e` piu` utile e proficuo che studiare teorie astratte sui manuali.
pag 504 - 04/07/2007
441
.
575 Il discorrere fa discorrere. Quando uno parla delle proprie faccende invita l’altro a fare altrettanto: la confidenza chiama confidenza. Anche: quando si comincia a parlare si va avanti senza accorgersene. Vedi anche Parlare molto mette sete [P 507]; Una parola tira l’altra [P 536]; Le parole son ciliegie, dietro una ne van dieci [P 533].
DISCORSO I discorsi servono per ingannare il tempo, altrimenti sono inutili se non dannosi. f Vedi Chiacchiera. 576 I discorsi non fanno farina. I discorsi che si macinano con la bocca non portano alcun risultato, non danno alcun frutto. Il parlare continuo somiglia al rumore delle macine che triturano il grano. 577
Coi discorsi si va a letto affamati.
Discorsi pochi e buoni. Devono essere brevi, chiari, sensati e pertinenti. Si dice allorche´ con troppe parole si rischia di confondere le idee, di allungare i tempi. 578
579 Un bel discorso non fu mai lungo. In particolare discorsi di circostanza, prediche, conferenze. Vedi anche Le prediche corte son le migliori [P 2479]; Prediche corte e salcicce lunghe [P 2481]; Predica corta ha almeno un pregio [P 2478] 580
Il discorso piu` e` breve e piu` piace.
I discorsi troppo lunghi diventan discorse. Nel linguaggio proverbiale talora il femminile improprio di un termine conferisce significato peggiorativo, cosı` una discorsa e` un discorso strampalato. 581
582 A discorsi di stolto orecchi sordi. Ai discorsi dissennati non si da` ascolto ne´ si risponde. Vedi anche A consiglio di matti campana di legno [M 1022]. 583 Coi discorsi si passa il tempo. Conversare fa passare il tempo, allevia la noia dell’attesa, riempie il vuoto dell’inerzia. 584
Bel discorso accorcia la giornata.
585 Il discorso abbrevia il cammino. Vedi anche La buona compagnia accorcia il cammino [C 1892]; Le parole accorciano la strada [C 542].
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
DISCUTERE / DISCUSSIONE
DISCREZIONE Nel significato di discernimento, di senso della misura. f Vedi Opinione. La discrezione e` il manico di tutto il resto. La capacita` di giudicare e di distinguere e` il fondamento di ogni operazione mentale, decisione, azione. 586
Senza discrezione non vale nessuna virtu`. Senza il senso della misura e della moderazione nessuna virtu` produce frutto, volgendosi invece al negativo o al peggio, fino al suo contrario. 587
Chi non ha discrezione di tutto il mondo e` padrone. Colui che non ha misura, garbo, senso delle proporzioni, moderazione delle proprie esigenze, impone agli altri le sue pretese e spesso, purtroppo, viene accontentato. 588
DISCUTERE / DISCUSSIONE Rispetto al discorrere, questo e` uno scambio di opinioni piu` animato e minuzioso, ma anch’esso e` visto con molto sospetto, come scusa o causa per non fare niente. f Vedi Disputare. 589 Chi molto discute poco crede. Chi si perde in diatribe e polemiche lo fa perche´ e` poco convinto o per coprire l’inerzia.
Chi molto discute fa come i topi: rode tanto una cosa che alla fine non ci resta nulla. Discutendo ed esaminando puntigliosamente ogni particolare si finisce per smarrirsi nei dettagli al punto che il nucleo essenziale del problema viene perso di vista. 590
Si discute piu` per puntiglio che per necessita` Gran parte delle discussioni sono inutili, vengono fatte piu` per partito preso, per affermare il proprio punto di vista. 591
592 Finche´ si discute non si lavora. Finche´ durano le discussioni, i ragionamenti, le divergenze non si mette mano all’opera. 593
Alla fine della discussione ognun rimane della sua opinione.
pag 505 - 04/07/2007
DISEGNO
442
.
Di solito non si discute tanto per conoscere i pareri degli altri, ma per affermare i propri e di conseguenza si ascolta poco, si parla molto e non si riflette affatto. DISEGNO Nel significato di ‘‘progetto’’, ‘‘proposito’’. I disegni non riescono sempre come si credono. Nel corso della realizzazione di qualsiasi progetto ci si trova di fronte a ostacoli, limiti e problemi non prevedibili.
mono il concetto (per es. Omero, Iliade 19.290, Sofocle, Antigone 595, Aiace 362 e 866, dove si ha ‘‘Affanno porta affanno sull’affanno’’). Vedi anche Un guaio aspetta l’altro [G 1243]; Un debito tira l’altro [D 153]; Non c’e` due senza tre [T 884]. 598
594
Disegno di pover’uomo mai riesce. Perche´ non ha mai le forze e i mezzi per realizzarlo. 595
Stanno piu` disegni in una testa che nelle mani d’un paese. I progetti si sprecano e le realizzazioni sono faticose e lente. Una persona puo` ideare migliaia di progetti, sempre piu` di quanti un intero paese sia capace di realizzare con le proprie forze.
Le disgrazie vanno in compagnia [per la mano].
599 Ogni male vuol la giunta. Non si contenta di venire da solo, ma chiama anche un’altra razione di guai.
Le disgrazie sono come le ciliege: una tira l’altra. Le ciliege sono frequente modello per azioni ‘‘a catena’’, vedi Le parole son ciliegie, dietro una ne van dieci [P 533]. 600
596
DISGRAZIA Le disgrazie sono sempre all’erta, arrivano inaspettate, a coppie, in serie. Ma vi sono anche proverbi consolatori, di giustificazione e di compensazione. f Vedi Fortuna, Guaio, Male, Sfortuna. 597 Le disgrazie non vengono mai sole. Probabilmente il piu` diffuso all’interno di un nutrito gruppo di detti affini: da una disgrazia spesso ne deriva un’altra. Il proverbio non dice solo questo, o comunque non viene inteso solo in questo senso: si vede nel verificarsi della disgrazia il rivelarsi di un momento negativo dell’esistenza che determina una fase sfortunata della vita per cui si ha un susseguirsi di fatti negativi. Questa idea di concomitanza di disgrazie in un momento sfortunato si ha anche nell’uso ironico del proverbio, detto di frequente anche per sottolineare scherzosamente il verificarsi di un fatto (l’arrivo di una persona inattesa, o non particolarmente desiderata) che, accompagnato al primo, si puo` intendere come un inconveniente. La tradizione antica invece sottolinea l’altro aspetto: che da una disgrazia ne deriva facilmente un’altra, in una specie di catena negativa, vedi per es. Terenzio (Eunuchus 987) Aliud ex alio malum ‘‘Un male (viene) dall’altro’’, ma gia` diversi autori greci espri-
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
601
Quando una disgrazia viene ne chiama altre due.
602
Le disgrazie vanno a coppie.
603
Le disgrazie si chiamano.
Benvenuta disgrazia se sei sola! La radicata convinzione espressa nei proverbi precedenti fa bene accettare una disgrazia isolata. 604
605
Beata e` l’ora che n’arriva una sola.
Le disgrazie sono come le tavole degli osti. Sono sempre imbandite, sempre pronte, sempre a disposizione. 606
607
Le disgrazie son sempre pronte.
608
La disgrazia e` sempre alla porta.
609
Le disgrazie arrivano anche senza chiamarle.
Disgrazie e spiate son sempre apparecchiate. Le spiate, oltre alle delazioni, sono le chiacchiere, le lettere anonime, le vendette segrete. 610
611
Disgrazie e spie son sempre all’erta.
Le disgrazie cadono addosso come le tegole. La disgrazia e` spesso paragonata a una tegola che, cadendo all’improvviso, colpisce un passante estraneo e ignaro. Anzi, la metafora e` ormai di fatto entratat nel lessico, e nella lingua parlata tegola puo` valere ‘‘problema, difficolta`, guaio’’. 612
613
Le disgrazie giungono sempre inaspettate.
pag 506 - 04/07/2007
443 Si ribadisce l’impossibilita` di prevederle. Da che ci sono, serviranno anche le disgrazie. Nell’economia del mondo avranno un senso e una funzione anche le sfortune. Magra consolazione di chi ne e` colpito. 614
La disgrazia arriva alle gambe del ricco e al collo del povero. La disgrazia colpisce ricco e povero, ma il ricco ha mezzi per porvi rimedio e quindi viene colpito meno gravemente, mentre il povero soccombe. 615
616 Disgrazia voluta e` piu ` pesante. Al danno subito si aggiunge il rimorso per la propria leggerezza, e la sfiducia in se stessi che ne deriva. Vedi anche Male voluto non e` mai troppo [M 341].
Chi non prova la disgrazia non apprezza la ventura. Solo dopo aver subito i disagi, l’umiliazione, l’avvilimento conseguenti a una disgrazia, si puo` provare a fondo la gioia per la buona sorte. 617
Non esser solo nella disgrazia e` pure una consolazione. Non sentirsi l’unico colpito dalla sventura sgrava dalle responsabilita` oscure che, dai tempi antichi in poi, facevano del male un castigo divino. Inoltre la possibilita` di aiutarsi reciprocamente da` coraggio. Vedi anche l’assai piu` diffuso Mal comune mezzo gaudio [M 379]. 618
Il lupo e la disgrazia non vanno chiamati. L’ansia, l’angoscia, il timore, il pensare continuamente a una disgrazia farebbe sı` che alla fine si verifichi. Vedi anche Si parla del lupo e spuntano gli orecchi [L 1178]. 619
Non si destano le disgrazie quando dormono. Scaramantico. Deriva dall’antica credenza che dire una cosa possa comunque evocarla e farla accadere. Il detto si ripete a coloro che dicono: ‘‘Meno male che non e` successo questo...’’. Sembra comunque collegato al ben piu` diffuso proverbio (e modo di dire) Non toccare il can che dorme [C 366]. 620
Non c’e` disgrazia tanto grande che non abbia la sua consolazione. Non c’e` dolore tanto straziante che non possa trovare la rassegnazione e la pace. 621
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
DISPETTO
Chi ha assaggiato la sua disgrazia conosce il gusto di quelle degli altri. Si puo` comprendere veramente e condividere il dolore degli altri solo dopo averlo sofferto personalmente. 622
Tutte le disgrazie sono disgrazie, ma la disgrazia senza pane e` la piu` grossa. La disgrazia che si somma alla poverta` e` la piu` pesante e intollerabile: la miseria non consente nessun sollievo e nessun rimedio. 623
Col pane il vino e un tetto si sopporta meglio la disgrazia. Conferma il precedente. Con i conforti di una certa agiatezza la disgrazia e` piu` tollerabile. 624
DISGRAZIATO Una serie di proverbi alquanto surreali per sottolineare l’ineluttabilita` di un destino avverso. f Vedi Sfortunato. Chi nasce disgraziato anche le pecore lo mordono. Tutto gli puo` accadere, anche le cose piu` assurde e grottesche. Vedi anche Quando uno e` sfortunato passa dove cade la tegola [S 1243]. 625
A chi e` nato sfortunato gli piove [grandina / tempesta] nel forno. Il forno e` il luogo dove meno che altrove puo` piovere. 626
627
Al disgraziato gli piove sul culo anche quando e` seduto.
A chi e` disgraziato gli va sul cotto l’acqua bollita. Gli cade l’acqua bollente sulla scottatura (cotto). 628
629
Quando uno e` disgraziato si rompe la testa con una balla di lana.
630 A nave rotta ogni vento e` contrario. Per analogia. Chi subisce rovesci continui non puo` approfittare neppure di situazioni favorevoli.
Se facessi il cappellaio nascerebbero gli uomini senza capo. Per analogia. Il destino si beffa al punto che anche la natura cambia le sue leggi. 631
DISPETTO f Vedi Sospetto. 632
Dispetto non paga debito.
pag 507 - 04/07/2007
DISPREZZARE / SPREZZARE
La meschina rivalsa non da` soddisfazione. Chi monta in dispetto poco guadagna. Chi perde la calma non migliora la sua situazione. 633
634 Chi mostra il dispetto ingrassa il rivale. Chi accusa il colpo, reagisce con risentimento non fa che dare soddisfazione a chi lo ha colpito, offeso.
DISPREZZARE / SPREZZARE Alcune notazioni sulla psicologia dell’acquirente e del venditore. 635 Chi disprezza compra. Fra i proverbi piu` diffusi. Chi ostenta disprezzo per una certa cosa, sovente lo fa per nascondere o il desiderio di averla, il tentativo di pagarla meno possibile, o la delusione di non poterla avere. Anche nei confronti delle persone: il disprezzo esagerato tradisce una segreta invidia. La Bibbia (Proverbi 20.14) enuncia lo stesso concetto in maniera diversa: Malum est, malum est, dicit omnis emptor, et cum recesserit, tunc gloriabitur ‘‘Robaccia, robaccia, dice chi compra: ma mentre se ne va, allora se ne vanta’’.
Disprezza talor chi vuol comprare. Versione piu` letteraria del precedente, cfr. Goldoni, Il mercato di Malmantile (atto II, scena IV). 636
637 Chi biasima vuol comprare. Per analogia.
Dove si sputa si lecca. Per analogia. Ha valore generico: spesso si mostra disprezzo per quello che si vorrebbe avere. 638
Chi disprezza vuol comprare e chi loda vuol lasciare. Completamento dei precedenti. Il disprezzo cela l’interesse per l’acquisto, al contrario la lode e` un modo gentile per sganciarsi. 639
Chi compra sprezza e chi ha comprato apprezza. E` buona tattica per l’acquirente durante le trattative di criticare, sminuire l’oggetto, salvo poi a dar libero sfogo alla gioia ad acquisto concluso. Confronta il brano dei Proverbi citato sopra (D 637). 640
641
444
.
Chi pregia paga.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Per analogia. Chi manifesta il proprio apprezzamento per quello che vuol comprare lo paga di piu`. Chi disprezza la propria vita e` padrone dell’altrui. Chi azzarda, rischia, giocando la propria incolumita` ha la meglio sugli altri. 642
Pericolo disprezzato arriva in capo all’anno. Quello a cui non si pensa, si trascura, si crede che abbia poca probabilita` di verificarsi, spesso accade in breve tempo. 643
DISPREZZO 644 Troppa familiarita` genera disprezzo. Dare troppa confidenza suscita negli altri un atteggiamento di poca considerazione. Il proverbio rileva un fatto comune e facilmente sperimentabile: la stessa considerazione si incontra gia` in Agostino (Scala Paradisi 8, [Patrologia Latina 40.1001]): Nimia familiaritas parit contemptum. Si trova nella raccolta di Matteo Bandello (3.61 [2.564]) nella forma La troppa familiarita` partorisce poco rispetto.
La maggior ricchezza e` il disprezzo della ricchezza. Il disprezzo della ricchezza libera dal desiderio della ricchezza o porta a farne un uso appropriato. La maggior ricchezza e` quella spirituale che considera la ricchezza materiale non qualificante per l’uomo. 645
Il disprezzo del nemico e` il principio della sconfitta. Disprezzare l’avversario porta a sottovalutarlo, e questa e` la migliore premessa per essere vinti. 646
DISPUTARE f Vedi Discutere. 647 Piu ` si disputa e meno ci si accorda. Il troppo discutere finisce per rivelare fino nei dettagli le differenze di opinione che vi sono tra le due parti e quindi ad approfondire, ampliare la separazione dei due punti di vista. 648 Col troppo disputare si perde la verita`. Discutendo troppo si perde di vista cio` che e` essenziale. 649
Chi disputa dell’ombra dell’asino non ha poi grandi guai.
pag 508 - 04/07/2007
445 Chi disputa di cose da nulla, futili e irrilevanti passa il tempo senza che gliene venga ne´ danno ne´ profitto. Si riferisce a un detto antico, citato da molti autori greci (per es. Aristofane, Vespe 191 e fr, 199 K.-A., Platone, Fedro 260c, Luciano, Ermotimo 71) nella forma ‘‘Dell’ombra di un asino’’. Secondo i lessicografi e i paremiografi greci che lo riportano l’origine sarebbe in un aneddoto che si raccontava su Demostene: questi parlava nell’assemblea ateniese di cose importanti, ma nessuno gli dava ascolto; allora prese a raccontare di un asinaio che andava con un mercante per una strada assolata da Atene a Megara. Il mercante stava all’ombra dell’asino che aveva preso in affitto dall’asinaio e questi voleva che gli cedesse il posto perche´, avendo affittato l’asino, non gli aveva affittato anche l’ombra. Nacque una disputa, un processo, Demostene a questo punto riprese il suo discorso e tutti lo sollecitarono a continuare volendo sapere com’era finita. Allora l’oratore li rimprovero` di avere a cuore piu` una questione ridicola degli affari della citta`. In realta`, posto che la storia abbia qualche possibilita` d’essere vera, Demostene si limito` a sfruttare in maniera narrativa un detto che era presistente, e che nelle sue stesse orazioni (Orazioni 5.25) compare nella forma ‘‘sull’ombra di Delfi’’ (e i commentatori antichi precisano che cio` sarebbe dovuto ad una variante per cui la storia dell’asinaio e del mercante si sarebbe svolta sulla strada per Delfi e non su quella per Megara). Il Medioevo latino conosce l’espressione De asini umbra disceptare, registrata (senza verbo) anche negli Adagia di Erasmo. Si confrontino i modi di dire discutere di lana caprina e discutere/disputare sul sesso degli angeli. Piu` si disputa di gusci e baccelli che di fagioli e di piselli. Si discute piu` degli aspetti superficiali, irrilevanti delle cose, che delle cose stesse. 650
DISTRATTO 651 Chi e` distratto inciampa. Chi non fa attenzione si procura dei guai o fa dei danni. 652 Chi e` distratto torna a casa senza capo. Si dimentica di tutto, perfino della propria testa.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
DITO
DITO ` meglio perdere il dito che la mano. 653 E Se ci deve essere un danno e` meglio che sia piu` piccolo possibile, limitato. Chi mette il dito in tutti i buchi alla fine se lo taglia. L’intromettersi dappertutto per eccessiva curiosita` e` alla lunga dannoso. 654
Chi mette il dito tra il muro e la porta se lo schiaccia. Chi si frappone tra persone che contrastano ne riceve un danno. Vedi Tra moglie e marito non mettere il dito [M 1628]. 655
Chi non guarda attraverso le dita ne´ regna, ne´ governa. Chi non cerca di spiare non si accorge di quello che si trama contro di lui. 656
La mano e` mamma e le dita non sono uguali. Si dice dei figli, che sono diversi per doti, indole, inclinazione, ecc., ed e` percio` difficile trattarli alla stessa maniera. 657
Le dita della mano non sono tutte uguali (e tutte servono). Si dice parlando di figli, di un gruppo di persone, di casi della vita, ecc. 658
Dolor di dito: lacrime di sangue e non sei compatito. Il dolore al dito puo` essere lancinante, ma non vien creduto, come dice il proverbio seguente. Vedi anche Chi ha male al dito sempre lo mira; chi ha mal marito sempre sospira [M 748]. 659
660
Mal di dito: chi non lo prova non lo crede.
661 Si batte sempre nel dito che duole. La parte dolorante del corpo e` proprio quella che si urta in continuazione. E` detta anche la ‘‘legge del panino imburrato’’: un fetta cade in terra sempre dalla parte del burro. In senso metaforico: il pensiero torna sempre involontariamente al cruccio che ci tormenta. E` variante meno diffusa di La lingua batte dove il dente duole [L 693].
A chi ti porge un dito non prendere la mano. Usa discrezione, accetta quello che ti viene offerto e non approfittartene. E` la meno diffusa forma proverbiale del modo di dire por662
pag 509 - 04/07/2007
DIVIDERE
446
.
gere il dito e avere presa la mano. Vedi anche Il villano se gli porgi il dito ti prende la mano [V 787].
Si usa per vezzo o ostentata raffinatezza, riferendosi al linguaggio diplomatico e alla sua fraseologia, che per secoli e` stata francese.
Chi concede un tantino gli vien preso un tantone. Per analogia. Chi si mostra disponibile rischia che gli altri se ne approfittino. Tantone e` coniato sul modello di tantino. E` tipico del proverbi un atteggiamento libero di fronte alla lingua, arrivando alla coniazione di termini o alla deformazione di parole con accrescitivi impropri di sostantivi e verbi. Vedi Introduzione: 13. b. 3 - Accrescitivi impropri. Vedi anche Chi si fa mettere sulle spalle la capra, presto ci trova la vacca [C 678].
669 Chi divide non sceglie. Per consuetudine in una divisione di beni chi prepara le parti non puo` scegliere: e` un antico espediente per assicurare l’equita` nella spartizione.
663
664 Prima metti il dito e poi la mano. Quando si deve saggiare una buca, un foro e` bene andarci lentamente per tentativi, non sapendo cosa si puo` incontrare; cosı` dovendo entrare in un luogo oscuro che non si conosce bisogna usare cautela. In un ambiente, in una societa`, in un affare entrando subito e di forza ci si trova respinti, ma se uno vi entra pian piano, gradualmente, con discrezione trovera` piu` facile la strada.
Lo sciocco parla col dito e il pazzo con le mani. Lo sciocco per sua natura si sente saputo e intelligente, per cui usa il dito per ammonire e indicare mentre parla; il pazzo invece, che e` agitato e confuso, muove continuamente le mani e le braccia accompagnando le parole. 665
DOGLIA f Vedi Dente. Doglia di fianco, pietra nel campo. Il dolore al fianco sarebbe segno di grave malattia, che porta alla tomba. La pietra nel campo e` infatti la lapide che chiude la tomba nel camposanto. 670
671
Doglia di fianco la morte accanto.
Passata la doglia, tornata la voglia. Si dice in particolare delle donne che hanno partorito giurando di non voler piu` figli. Si usa in generale per tutto quello che comporta dolore o fatica, ma che in fondo porta un frutto, un esito felice, come nei viaggi pericolosi, nelle imprese difficili. Vedi anche I dolori del parto sono dolori scordoni [P 620]. 672
Doglia passata, doglia dimenticata. Finito il dolore, si dimentica; tornata la salute, si pensa a vivere senza preoccuparsi. 673
DIVIDERE Dividi e regna. Dividi i popoli e domina su di loro, ma con facile applicazione a tutti i contesti dov’e` questione di gestire potere ed influenza su persone e gruppi diversi. Molto piu` frequente nell’uso la versione latina: 666
Divide et impera. Frase attribuita da vari autori moderni a Filippo il Macedone, ma senza riscontro nelle fonti antiche; forse di origine modena, e nata in connessione con l’interpretazione machiavellica della storia e del sistema impiegato dai Romani per creare e mantenere il proprio impero. 667
668 Diviser pour re´gner. La versione francese del motto precedente e` attribuita a Luigi XI o a Caterina dei Medici.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
DOLCE Il termine, in tutti i suoi significati attinenti sia al mondo dei sensi sia a quello dello spirito, e` contrapposto e quasi sempre inscindibile dal suo contrario. f Vedi Amaro, Miele. 674 Dopo il dolce vien l’amaro. Si dice per quanto riguarda i periodi della vita, in cui si nota una successione di gioie e dolori, oppure per fatti o eventi, come ad esempio il matrimonio, che prevedono momenti felici e difficolta`. Vedi anche Non c’e` rosa senza spine [R 922]. 675 Dopo il pasto c’e` da pagar l’oste. Per analogia. 676 Dopo il bel tempo viene la pioggia. Per analogia.
pag 510 - 04/07/2007
447 677 Dopo la domenica c’e` il lunedı`. Per analogia. 678 Dopo il carnevale viene la quaresima. Per analogia. 679 Vino dolce fa aceto amaro. Le cose dolci e gradevoli comportano spesso pene, fatiche, rinunce.
Dal dolce vien l’amaro. 681 Il favo e` dolce, ma la pecchia punge. Il favo e` l’insieme delle celle in cui le api depongono uova, polline e miele. Il favo da` il miele e l’ape punge se si tocca. Il termine pecchia, sinonimo di ape, si e` usato comunemente nel passato; ora e` quasi scomparso, pur rimanendo in certe zone della Toscana (Signa, Mugello), usato indifferentemente insieme ad ape. Frequente nei testi letterari, e` usato anche da Montale. 680
Chi gode il dolce si prendera` anche l’amaro. Chi prende il buono deve prendere anche gli inconvenienti che comporta. 682
Chi vuole il dolce non rifiuti l’amaro. 684 Chi in bocca ha l’amaro non sputa dolce. Chi ha l’anima amareggiata, chi nutre risentimento, odio, invidia si tradisce con quello che dice e quello che fa. Non puo` essere tenero, affettuoso chi ha il cuore gonfio di rabbia. 683
Non ha il dolce caro chi non provo` l’amaro. Non puo` apprezzare il bene e il piacere chi non ha provato il male e il dolore. Vedi anche Non conosce la pace e non la stima chi provato non ha la guerra prima [P 2]. 685
686 Il frutto piu ` dolce e` quello proibito. Molto usato per giustificare qualche trasgressione. La cosa che suscita piu` desiderio e` quella che non si puo` avere. Fa riferimento alla tentazione che esercita la frutta sugli alberi altrui, ma in particolare alla vicenda del peccato originale. Vedi anche I baci rubati sono i migliori [B 34]; Piu` proibito, piu` gradito, piu` appetito [P 2763]; Le ciliege rubate son piu` dolci [C 1581].
I frutti proibiti sono i piu` dolci. Chi si fa dolce e` succhiato, chi si fa amaro e` sputato. Chi si mostra gentile, disponibile, servizievole viene da tutti sfruttato senza ritegno; chi 687 688
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
DOLERE
invece e` ringhioso, volgare, rozzo, egoista viene cacciato ed evitato. Sono entrambe condizioni da evitare. Se sei dolce ti succhiano, se sei amaro ti sputano. Vedi anche Tre volte buono vuol dire bischero [B 1068]. 689
Ne´ tanto dolce che ognuno ti succhi, ne´ tanto amaro che ognuno ti sputi. E` la misura giusta per evitare gli inconvenienti denunciati dai proverbi precedenti. 690
Il dolce dell’osteria mena all’amaro della spezieria. Il piacere di mangiare e bere all’osteria porta a dover ricorrere ai rimedi amari della farmacia. La spezieria, bottega dello speziale, vendeva varie spezie, molte delle quali erano farmaci ed erbe medicinali. 691
692 Nulla e` piu ` dolce del dolce far niente. Espressione considerata un principio fondamentale della visione del mondo che sarebbe tipica degli Italiani come ‘‘spaghetti e mandolino’’ (ma il proverbio, con poche varianti, e` diffuso comunque in molte lingue d’Europa). Il dolce far niente si trova, ad esempio, in Goldoni (La Metempsicosi, atto II, scena III): ‘‘Quel dolce mestier di non far niente’’. Gia` Plinio il Giovane (Epistole 8.9.1), pero`, lamentava di essersi dimenticato, per le troppe attivita`, quanto sia piacevole il non far niente (iucundum... nihil agere), mentre, ancor prima, Cicerone aveva osservato (De oratore 2.6.64) che: Hoc ipsum nihil agere et plane cessare delectat ‘‘Questo stesso non far nulla e restare del tutto inattivi da` piacere’’. 693 Fuggi dal dolce che puo` farsi amaro. Evita una situazione piacevole che porta a esiti poco felici, non inoltrarti in un cammino facile che non sai dove ti conduce. 694 Dulcis in fundo. ‘‘Il dolce (viene) in fondo’’. Proverbio latino volgare tuttora molto usato; di solito per indicare qualcosa di molto bello o, antifrasticamente, di molto brutto, che giunge a concludere, magari in modo sorprendente, una serie, un elenco. Si usa meno di frequente, pero`, anche in senso diverso, riferendosi ad una prevista conclusione positiva e tranquilla di vicende tristi o particolarmente faticose.
DOLERE f Vedi Patire, Tribolare.
pag 511 - 04/07/2007
DOLORE
448
.
695 Ognuno sente dolere il suo. Ognuno soffre il male che lo ha colpito, non avverte nella stessa misura il male degli altri. 696 Il dolore degli altri non arriva al cuore. Per analogia. 697 Quel che duole lega. La sofferenza comune genera solidarieta`.
Quel che non duole non si fascia. E` inutile prescrivere una cura per un male che non esiste. 698
699 Nessuno dice ‘‘Ohime`!’’ se non gli duole. Quando uno si lamenta vuol dire che vi e` una ragione.
Nessuno mette la fascia senza dolore. Per analogia. Nessuno si benda se non ha una ferita. 700
701 Dove ti duole, mal ti dara`. Dove avverti il dolore prima o poi verra` fuori il male.
Il concetto si trova espresso in Ippocrate (Aforismi 2.46): ‘‘Di due dolori contemporanei il piu` forte cancella quello piu` debole’’. Vedi anche Chiodo scaccia chiodo [C 1480]. 707 Di dolore non si muore. L’uomo ha la capacita` di sopportare qualsiasi dolore.
Di dolore non si muore, ma si muore di felicita`. Come afferma il proverbio precedente l’uomo e` capace di sopportare qualsiasi dolore, ma talvolta viene meno per un’improvvisa, incommensurabile felicita`. 708
709 Il dolore ammazza un cavallo. Nega quanto affermato dai proverbi precedenti. Il cavallo e` sinonimo di animale grande e forte, tanto che si usano espressioni come dose da cavallo per indicare una quantita` enorme.
Il tedesco beve il dolore il francese lo mangia, l’italiano lo dorme e lo spagnolo lo canta. Sono i diversi modi con i quali i vari popoli smaltiscono le pene. Il tedesco beve e si ubriaca, il francese mangia e fa festa, l’italiano ci dorme sopra, lo spagnolo si affida alla musica.
710 I grandi dolori sono muti. Il grande dolore non trova parole per esprimersi. Cfr. Seneca, Fedra 607: Curae leves locuntur, ingentes stupent ‘‘Le pene leggere parlano, quelle gravi restano attonite’’ (sempre in Seneca cfr. anche Edipo 58 sg., Troiane 411 sg.). Per questo concetto gli antichi citavano come esempio un celebre racconto di Erodoto (3.14): Psammenito non pianse alla vista della figlia ridotta schiava ne´ dinanzi al figlio che veniva condotto alla morte e invece proruppe in lamenti vedendo l’amico costretto a mendicare; e a Cambise che gli chiedeva il perche´ di questo diverso comportamento, Psammenito rispose che troppo grandi erano le sventure della sue casa per poter essere piante.
Il primo dolore sono i denti e il secondo gli orecchini. Una volta era cosı` per la donna per la quale il foro nel lobo degli orecchi, fatto quand’era ancora bambina con mezzi rudimentali, costituiva una sofferenza.
Chi racconta il suo dolore perde mezzo onore. L’uomo forte soffre in silenzio, non tormenta gli altri con particolari, descrizioni, lamenti. L’uomo querulo e` senza dignita`, in quanto svela la propria intimita` senza ritegno.
Forte dolore porta malore. Un dolore fortissimo, sia fisico che morale, puo` portare a uno svenimento o addirittura a un colpo.
712 Di dolore si strilla. Il primo rimedio al dolore e` gridare: costituisce uno scarico della tensione che da` qualche sollievo rilassando i nervi contratti.
DOLORE Sia in senso fisico che spirituale. f Vedi Dente, Patire, Pena, Piacere, Soffrire, Tribolare. 702
703
704
Meglio dolore di borsa che di cuore. Meglio avere perdite finanziarie che dispiaceri nell’amore o negli affetti. 705
706
Un dolore fa dimenticare l’altro.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
711
713 Il dolore e` un gran maestro. Attraverso l’esperienza del dolore si avvertono i limiti delle proprie possibilita` e della vita, e questo porta ad aprirsi agli altri con una nuova capacita` di comprensione (e inoltre co-
pag 512 - 04/07/2007
449
.
stringe a riflettere sui propri errori). Nonostante possa essere usato anche per situazioni banali e in riferimento al dolore fisico, questo proverbio, noto in gran parte delle tradizioni paremiografiche europee, richiama il celebre concetto del pathei mathos ‘‘con il dolore l’apprendimento’’, che secondo Eschilo e` legge generale voluta da Zeus per portare l’uomo alla saggezza (cfr. Agamennone 177), ma che spesso viene ripetuta, anche anticamente, in modo piu` generico per dire che chi sbaglia trae dall’esperienza del danno e del dolore un apprendimento utile per il fututo, cfr. la morale di una favola esopica (Favole 183: Il cane e il macellaio): ‘‘Spesso per gli uomini le sofferenze diventano ammaestramenti’’. Vedi anche Danno fa senno [D 72]. Dolori: olio dentro e olio fuori. Per i dolori dei muscoli, delle ossa e della pelle e` indicato il massaggio con l’olio. Anche per i disturbi intestinali un tempo si somministravano cucchiaiate d’olio come purganti. 714
715 Per ogni dolore non si corre dal medico. Non bisogna preoccuparsi per piccoli guai, dolori, inconvenienti. 716 Quando il dolore gira il male e` leggero. Quando il dolore si muove per le varie parti del corpo si tratta di un male passeggero.
f Vedi Chiedere, Rispondere.
Domandare e` lecito, rispondere e` cortesia. D’uso frequente per sollecitare una risposta che non si vuol dare o una reazione sgarbata e insofferente. Norma elementare del vivere civile che si ricorda a chi risponde male. La domanda e` ammissione d’ignoranza e gesto di umilta`; a questa si deve rispondere come a una richiesta di aiuto senza umiliare od offendere. 720
721 Domandare e` mezzo sapere. Avere il coraggio e l’umilta` di domandare una cosa che si ignora e` gia` trovarsi a mezza strada sulla via del sapere.
Domandare e` meta` del sapere e l’altra meta` si puo` ancora domandare. Domandando ripetutamente ognuno puo` arrivare a sapere e comprendere cio` che gli serve fino a raggiungere cio` che cerca. 722
723 Domandando si va a Roma. Ponendo domande si arriva dovunque. Roma era la citta` ritenuta un tempo il centro del mondo, meta del pellegrinaggio religioso, sede del potere. 724
Domandando si diventa savi.
Domandando si trova. Vedi anche Chi cerca, trova [C 1294]. 725
DOMANDA
726
Chi domanda impara.
717 Una domanda non costa nulla. Il ritegno nel domandare e` ingiustificato perche´ spesso e` solo dovuto a timidezza, orgoglio, timore di un rifiuto. Vedi anche Domandare non costa niente [D 728].
727
Domandando si trova la via.
718
Le domande le fanno anche gli avari.
A stolta domanda nessuna risposta. Invito a non fare e a non prendere in considerazione domande senza senso. Vedi A stolta domanda, stolta risposta [R 709]; A tal proposta, tal risposta [R 710]; Stolta proposta non vuole risposta [R 711]. 719
DOMANDARE Non bisogna avere remore nel domandare per informarsi, per conoscere, per sapere: e` un segno di umilta` e un principio di saggezza. Al contrario, domandare per avere un aiuto, per ottenere qualcosa comporta accorgimenti e precauzioni.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
DOMANDARE
Domandare [chiedere / interrogare] non costa niente [nulla]. Non costa altro che ammettere la propria ignoranza, si dice quando uno esita per timidezza, timore. Vedi anche Una domanda non costa nulla [D 717]. 728
729
A domandare non si perde nulla.
Domandare non costa nulla, rispondere qualcosa. Parodia del proverbio: Domandare e` lecito, rispondere e` cortesia [D 720]. Consiglia di non abusare della cortesia della gente che non ha tanto tempo da perdere, soprattutto per rispondere a domande inutili o oziose. 730
731 Chi troppo domanda viene a noia. Chi fa continuamente domande, sia per conoscere un problema, sia per sapere fatti d’altri, alla fine stufa, sia andando oltre la discrezione sia diventando petulante.
pag 513 - 04/07/2007
DOMANI / DOMANE / DIMANI
` meglio domandare che errare. 732 E E` meglio ammettere la propria ignoranza e farsi insegnare che sbagliare stupidamente per orgoglio e presunzione 733
450
.
Se non sai domanda.
Meglio domandare tre volte che sbagliare una. Meglio chiedere con calma e umilta` che pentirsi poi quando e` tardi. 734
735 Chi domanda non erra. Ha lo stesso senso dei precedenti, ma anche: quando uno ha fatto tutto quello che era in suo potere per prendere una decisione responsabile, se anche la sua scelta si rivela sbagliata non potra` ne´ rimproverarsi ne´ avere rimorsi. 736 Assai domanda chi si lamenta. Chi si lamenta, pur non chiedendo direttamente, vorrebbe che qualcuno rimediasse ai suoi guai. Anche: chiede di essere ascoltato, compatito e sopportato, il che non e` poco. 737 Per aver poco domanda assai. Fai conto che non ti sara` dato tutto quello che chiedi, per cui se chiedi poco avrai meno e se chiedi molto avrai quello che ti serve.
Si chiede l’ingiusto per avere il giusto. Per analogia. 738
Chi in casa sua non ha che una sardina domanda in casa d’altri una gallina. Chi ha poco e sta a stecchetto, quando si trova in casa d’altri ha grandi pretese, sia per nascondere la propria indigenza, sia per trattarsi bene una volta tanto. La sardina e` il tipico pesce della cucina povera. 739
Meglio serbare che domandare. E` meglio fare economia, risparmiare, mettere da parte qualcosa che dover andare a chiedere a aiuti o prestiti. 740
Non domandare agli altri quello che loro negheresti. Misura sulla tua la generosita` che pretendi dagli altri. 741
Chi domanda cio` che non dovrebbe ode quel che non vorrebbe. Chi fa domande importune ha amare sorprese. E` variante del piu` noto Chi dice quel che vuole, ode cio` che non vorrebbe [D 541], con l’accento posto sull’inopportunita` della richiesta o della curiosita`. 742
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Non domandar mai a chi tiene, ma a chi sai che ti vuol bene. Rivolgiti in caso di bisogno a chi ti vuol bene piuttosto che a chi ha grandi possibilita` economiche. Non e` detto che chi e` ricco, per poco che gli costi, sia propenso a dare. Vedi anche il reciproco Non dona chi tiene, ma dona chi vuol bene [D 782]. 743
744 Assai domanda chi ben serve e tace. Colui che non richiesto e senza avanzar pretese serve e favorisce una persona si ripromette di ottenere assai di piu` del valore dei servigi offerti (per es. l’innamorato che riempie una donna di gentilezze).
Chi chiede la strada che sa trova chi gliela fa sbagliare. Facendo domande inutili s’infastidisce la gente che poi si sente burlata e si vendica. Oppure: ci si confondono le idee. 745
DOMANI / DOMANE / DIMANI E` un invito a vivere nel presente, consapevoli che non e` nelle possibilita` umane costruire e disporre del futuro. f Vedi Destino, Futuro, Oggi, Poi. Ogni domane porta il suo pane. Ogni giorno porta l’aiuto, il sostegno, il cibo necessario per vivere. Non ci si deve lasciare ossessionare dalle preoccupazioni per l’avvenire. 746
747 Il domani e` un paese sconosciuto. Sul domani nessuno puo` dire nulla, non si puo` sapere che cosa puo` aspettarci. 748 Il domani e` nelle mani di Dio. Solo Dio lo conosce. Vedi anche L’avvenire e` sulle ginocchia di Giove [A 1696]; L’avvenire e` nelle mani di Dio, cio` che sara` l’uomo non puo` mai dire [A 1695].
Chi risparmia per domane risparmia per il cane. A risparmiare caparbiamente quanto piu` possibile per il futuro si corre il rischio di non goderne mai e di lasciare quanto messo da parte a chi meno si ama (cani). Vedi anche Chi serba serba al gatto [S 1058]. 749
Chi vuol esser lieto sia di doman non c’e` certezza. Per analogia. Versi proverbiali di Lorenzo il Magnifico (Canti carnascialeschi, 7, Can750
pag 514 - 04/07/2007
451
.
zona di Bacco). Si usa anche solo il secondo verso, spesso appena modificato in Del doman non v’e` certezza. Mangiamo e beviamo e al domani non pensiamo. Frase variamente citata, che si richiama ad un luogo della Lettera ai Corinzi (15.32), di cui ha circolazione proverbiale dotta anche la forma latina: 751
Manducemus et bibamus, cras enim moriemur. ‘‘Mangiamo e beviamo, poiche´ domani morremo’’. E` frase presente in una profezia di Isaia (22.13) che san Paolo riprende per dire che se non ci fosse la Resurrezione tale potrebbe essere il comportamento degli uomini. Vedi anche Mangiamo e beviamo che doman forse partiamo [M 513]; Disse Pulcinella: per mare non c’e` taverna [P 2926]. 752
Edamus (et) bibamus, (gaudeamus,) post mortem nulla voluptas. Per analogia. ‘‘Mangiamo e beviamo, (godiamo,) perche´ dopo la morte non c’e` alcun piacere’’. Cosı` comunemente si cita tuttora il cosiddetto epitaffio di Sardanapalo, cioe` l’epigrafe che secondo alcune fonti antiche (cfr. Strabone, Geografia 14.5.9, Arriano, Anabasi 2.5.4) avrebbe fatto mettere sulla propria tomba il mitico re assiro, dopo una vita interamente dedicata ai piaceri (ovviamente questa ne e` una versione latina medievale, laddove gli storici la citano in greco). Altre fonti citano invece un’iscrizione piu` lunga; la riporta, fra gli altri Cicerone (Tuscolane 5.35.101), che cosı` versifica (dal verso 4 in poi dell’originale greco): Haec habeo, quae edi, quaeque exsaturata libido / hausit; at illa iacent multa et praeclara relicta ‘‘Non ho altro che quello che mangiai e cio` che il piu` raffinato desiderio raggiunse; invece sono finite le molte altre cose celebri’’. Vedi anche Mangiamo e beviamo, del doman non ci curiamo [B 443]; Dopo di me il diluvio [D 393]. 753
Bibbamuse e rebbibbamuse et in tera arotolamuse. Romanesco, in latino maccheronico. Beviamo e ribeviamo fino a rotolarci per terra. Sembra in effetti parodia del succitato epitafio di Sardanapalo. 754
755
Non si puo` parlare della pioggia che verra` domani.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
DOMENICA
Non e` possibile discutere, fare i conti con quello che non e` ancora accaduto e non lascia prevedere nulla di come sara`. Delle cose che non e` possibile sapere e` inutile discutere. 756 Non si vive del senno di domani. Bisogna decidere e agire giorno per giorno, anche se gli errori spesso sono irrimediabili. Vedi anche Del senno di poi son piene le fosse [S 995]. 757 Cavami d’oggi e mettimi in domani. Preghiera di chi vive alla giornata: Ti chiedo solo di farmi finire questo giorno e farmi entrare nel prossimo.
Oggi in canto, domani in pianto. La vita e` un alternarsi di gioie e dolori, mai si deve pensare che la felicita` o l’infelicita` siano durevoli. Vedi anche Dopo il dolce vien l’amaro [D 674]. 758
759 In fondo domani e` un altro giorno. Frase divenuta proverbiale dal film Via col vento (1939). La pronuncia nell’ultima scena Rossella O’ Hara, per dire che la vita, nonostante tutto, non e` finita e qualcosa l’indomani potrebbe cominciare. La si pronuncia spesso senza ‘‘in fondo’’, con sollievo o rassegnazione, di solito per rinviare decisioni o ricominciare da capo.
DOMENICA f Vedi Dio, Festa, Lavoro, Venerdı`. 760 Domenica e` sempre domenica. La domenica e` un giorno particolare, e bisogna trascorrerlo il meglio possibile. Era l’inizio di una nota canzonetta, ambientata nella Roma del secondo dopoguerra, che descrive le piccole gioie della gente semplice mentre si accinge a passare una domenica felice. Di Garinei, Giovannini, Kramer (1957), fu lanciata da Giovanna Ralli nella commedia musicale Un paio d’ali. Nel 1958 Mario Riva la prese come sigla di chiusura della sua fortunata trasmissione Il Musichiere, che andava in onda il sabato sera. Raggiunse il primo posto nella hit parade e fu ripresa da moltissimi cantanti, tra cui Oscar Carboni, Bing Crosby, Natalino Otto, Wilma De Angelis.
Chi nasce di domenica non ama lavorare. Secondo la credenza popolare gli scansafatiche nascono la domenica, giorno di riposo. 761
pag 515 - 04/07/2007
DOMENICA DELLE PALME
452
.
762 Chi nasce di domenica ha sette fortune. Un’altra credenza vuole che chi nasce di domenica, giorno di festa e, soprattutto, giorno che ricorda la Resurrezione di Cristo, sara` molto fortunato.
La domenica si riposo` anche il Signore. Nessuno puo` fare a meno del riposo, che e` necessario per lo spirito e per il corpo. Dio stesso, Signore onnipotente, come racconta la Genesi, dopo aver creato il mondo, ‘‘il settimo giorno si riposo`’’. 763
Chi si battezza di domenica fa a meno del sale. Nella credenza comune il sale sparso sulla testa del bambino durante il battesimo serviva per dargli il senno. Si diceva scherzosamente a chi aveva poco giudizio che era stato battezzato di domenica quando le rivendite di sale sono chiuse. 764
Ogni domenica ha il vespro e ogni anno ha san Silvestro. Ogni cosa ha la sua logica e naturale conclusione. Nella liturgia cattolica la domenica un tempo si concludeva nel pomeriggio con il canto in chiesa del Vespro; mentre l’anno si conclude con la festa di san Silvestro. 765
DOMENICA DELLE PALME La Domenica delle Palme (o dell’Olivo) e` la domenica precedente alla Pasqua: conclude la Quaresima e apre la Settimana Santa. Si collega al plenilunio di primavera del quale tale domenica cade sempre prima, mentre Pasqua cade dopo. Per la determinazione della data in cui cade la Pasqua vedi Non c’e` sabato santo al mondo che il cerchio della luna non sia tondo [S 7]; Non c’e` Carnevale senza luna di febbraio [C 786]. Se piove per la Domenica delle Palme, piove anche per Pasqua. Il periodo (marzo o aprile) in cui cadono le due domeniche rende plausibile questa indicazione meteorologica. 766
Quando si bagnano le Palme si bagnano anche l’uova. Ci si riferisce all’usanza di portare a benedire i rami di olivo nella Domenica delle Palme e le uova il giorno di Pasqua. 767
Se non piove sull’ulivo piove sull’uova. E` destino che piova o la Domenica delle Palme o per Pasqua. 768
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
La Domenica dell’Olivo ogni uccello fa il suo nido. In questo periodo gli uccelli si preparano alla cova. 769
La domenica dell’Olivo tutti gli uccelli hanno il nido, e la merla furbarella l’ha per l’aria e l’ha per terra;ma il colombo sciagurato non l’ha ancora incominciato. La cova degli uccelli che avviene intorno al periodo pasquale ha tempi diversi per le varie specie. Quando tutti hanno finito il merlo e` a meta` e il colombo ha ancora da cominciare. 770
La Domenica delle Palme tutte le figlie [spose] dalle mamme; la Domenica delle Meraviglie tutte le mamme dalle figlie. Nell’Italia centrale le famiglie si riunivano per le feste nelle varie case seguendo un ordine tradizionale: la Domenica delle Palme era la figlia col marito ad andare a mangiare dalla madre; viceversa per la Domenica delle Meraviglie (cosı` era detta l’ottava domenica dell’Ascensione oppure quella in albis che segue la Pasqua). Rientrano in questa tradizione, ad esempio, l’umbro San Gioaˆnni, tutti li fiji vo’ da le mamme, dedicato al 24 giugno, altra data tipica per le riunioni dei figli alle famiglie di origine; regola le visite invernali il lucchese La Domenica della Gallinaiola la madre va a ca’ della figliola; la domenica di Carnevale la famigliola va a ca’ della madre (era detta Domenica della Gallinaiola la domenica di sessagesima, ossia l’ottava domenica avanti Pasqua: precede di due settimane la prima domenica di Quaresima e di 60 giorni la Pasqua; la Domenica di Carnevale e` l’ultima di quel periodo, tra il Giovedı` grasso e il Martedı` di Carnevale). 771
DOMENICALE Il domenicale era un tempo il vestito della domenica, che veniva indossato per le feste o per particolari solennita`. Chi porta sempre il domenicale o bene bene o male male. Chi appare sempre vestito bene, o non lavora facendo il vagabondo, o si e` arricchito. 772
Chi porta il domenicale o e` di festa o sta male. Con il vestito buono si veste il morto. 773
pag 516 - 04/07/2007
453
.
DON Don (dal latino dominus, ‘‘signore’’) in Spagna si dava (e si da`) alla persona di riguardo, e` puo` indicare sia l’appartenenza al clero che alla nobilta`. Cosı`, dall’uso spagnolo, nel meridione d’Italia. I don di Spagna, i conti d’Alemagna, i monsignor di Francia, i vescovi di Puglia, i cavalieri di Napoli, i nobili d’Ungheria... fanno una povera compagnia. Sono membri della piccola nobilta` o possessori di titoli inflazionati nelle varie localita` citate. Con il declino del mondo medievale e l’avvento della societa` borghese, perse progressivamente importanza il sistema feudale su cui si fondavano i titoli nobiliari. Gia` Cervantes descrive Don Chisciotte, membro della piccola nobilta`, quasi come uno spiantato che aveva a malapena di che vivere, come di suoi colleghi. Carlo V di Spagna si fece beffe di questa mania di nobilta` in ritardo. Di lui si narrano molti gesti paradossali, come quello che fece ad Alghero il 7 o l’8 ottobre 1541, quando, affacciatosi alla finestra d’un palazzo della piazza Civica, disse alla folla plaudente: – Todos caballeros! Vi faccio tutti cavalieri, frase che si ripete ancora per indicare promozioni in massa date a casaccio. Cosı` l’imperatore fece tutti felici senza spendere uno spicciolo. Ne´ si limito` a questo, anche se la leggenda ha ampliato il gesto di per se´ significativo anche fatto una sola volta, in maniere diverse avrebbe creato in massa marchesi, conti e cavalieri a Genova, a Bologna, a Vicenza, a Bagnacavallo, a Faenza. 774
DONARE Donare e` un gesto spontaneo che si deve compiere senza remore o secondi fini, deve procurare gioia a chi lo fa e a chi lo riceve. f Vedi Dare, Dono, Presente, Regalo. Donar presto vale due doni e donar tardi e` un semplice dare. Donare subito, prontamente rende ancora piu` gradito il dono, mentre il ritardare elimina la generosita` dell’atto. Vedi anche Dare. Dono sospirato, caro venduto [D 1094]; Chi da` subito da` due volte [D 97]. 775
776
Non sa donare chi tarda a dare.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
DONARE
Chi pensa e ripensa prima di decidersi a un gesto generoso non capisce la liberalita` insita nell’atto del dare ne´ la gioia che se ne ricava. Vedi anche Bis dat qui cito dat [D 98]. ` un bel donare le cose che non 777 E si posson vendere. Certamente si donano a cuor leggero, con grande liberalita`. ` meglio donare quello che non si puo` 778 E vendere. Cio` di cui ci si vuole liberare e non ha mercato conviene regalarlo a chi lo apprezza. Chi sempre piglia e niente dona, l’amor dell’amico l’abbandona. Quando si avverte che nell’amicizia vi e` da parte dell’altro un interesse che si manifesta nel gretto egoismo, il sentimento amichevole si raffredda e presto scompare. Vedi anche Se vuoi che l’amicizia si mantenga, fa’ che un paniere vada e l’altro venga [A 618]. 779
780 Chi dona insegna a donare. Il piacere che si procura con un dono generoso invita chi lo riceve a fare altrettanto. Vedi anche Chi da` insegna a dare [D 118].
Dona a occhi chiusi e prendi a occhi aperti. Dimentica i tuoi atti generosi, falli per tuo piacere e perche´ pensi sia giusto, senza secondi fini. Al contrario, quando ricevi ricordatelo, apprezza il gesto e serba riconoscenza. Vedi anche Una mano non deve sapere quello che fa l’altra [M 642]. 781
Non dona chi tiene, ma dona chi vuol bene. E` generoso non il ricco, ma chi ha buoni sentimenti verso gli altri. Vedi il reciproco Non domandar mai a chi tiene, ma a chi sai che ti vuol bene [D 743]. 782
Chi del suo dona, Dio gli ridona. Dio ricompensa chi sacrifica il proprio per soccorrere chi ha bisogno. Vedi A uomo elemosiniero Dio e` tesoriero [E 51]. 783
Chi ben dona caro vende (se villan non e` chi prende). Il dono costituisce un buon investimento se ben collocato, ispirando in chi lo riceve il senso di gratitudine e di riconoscenza che puo` generare vantaggi. 784
785
Chi dona per amore caro vende.
pag 517 - 04/07/2007
DONATO
454
.
Chi dona, elargisce favori per ottenere amore chiede in realta` una ricompensa esorbitante.
DONATO1 Personificazione del dono.
786 Da chi ti dona gua` rdati. Diffida sempre di un dono ingiustificato: spesso il donatore ha mire che vanno ben oltre il valore del dono. Spesso si esprime il concetto usando il seguente latino:
791 Donato e` morto e Regala e` in agonia. Per dire che non si fanno ne´ doni, ne´ sconti, ne´ regali e la presunta generosita` del passato va ormai scomparendo. Donato e Regala sono due nomi per indicare il dono e il regalo. Vedi anche Frate Piglia e` nel convento, frate Da` non e` piu` dentro [P 1740].
787 Timeo Danaos et dona ferentes. ‘‘Temo i Greci anche quando portano doni’’. Bisogna aver paura dei nemici anche quando fanno gesti concilianti, anzi, soprattutto quando fanno tali gesti. E` un celebre verso virgiliano (Eneide 2.49, dove propriamente e` accolta la lezione ferentis, con accusativo in is), quello con cui Laocoonte conclude il suo discorso per mettere in guardia contro l’insidia del cavallo di legno. Come osservava gia` il commentatore di Virgilio Servio, il passo risente di un proverbio greco, citato da molti autori con varianti, che diceva: ‘‘I doni dei nemici non sono doni e non sono utili’’. Il verso divenne un detto probabilmente gia` nel mondo romano (Graeca fides), ma nella nostra civilta` prese significato piu` esteso, dal momento che con greci furono indicati gli abitanti dell’Impero Romano d’Oriente, i Bizantini, e con greco quello che riguardava quel mondo, con la sua astuzia, l’inaffidabilita`, la logica sopraffina e capziosa, la politica ambigua, l’amministrazione esosa. Come proverbiale lo cita comunque gia` Tommaso di Canterbury (XII sec., Patrologia Latina 190.473d). 788 Cosa ben donata non e` perduta. Regalare non e` facile, si puo` donare una cosa inutile, non gradita, non apprezzata; il dono deve incontrare i gusti o le necessita` di chi lo riceve, solo cosı` c’e` una reciproca soddisfazione. 789 Il donato non si sceglie. Non si puo` indurre il donatore a offrire quello che non vuole, essere scortesi forzandogli al mano. 790 Chi dona al volgo compra inimicizia. Chi elargisce senza criterio scatena l’ingordigia e l’avidita` di coloro che non hanno limiti nelle pretese e sono sempre scontenti per aver preso meno di quello che speravano o di quello che hanno avuto altri. Ne ricava quindi rancore nei propri riguardi.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Donato e` morto e Dato e` a letto infermo. La versione romanesca dice: Rigala e` morto e Donato sta pe’ morı`. 792
793 Donato morı` sull’Alpe. Centro Italia. Donato morı` per la strada, non arrivo` mai.
Donato fu impiccato e il boia e` ancora vivo. Il boia e` ancora pronto nel caso se ne presentasse un altro. 794
Donato e` morto e Cortesia e` sempre in agonia. Anche la cortesia, la gratitudine per il dono ricevuto, sta per lasciare questo modo. 795
Donato e` morto e Cortesia sta male. Donato e` morto e Ristoro e` malato. Per ristoro, con accezione che segnala l’antichita` del proverbio, si intende il risarcimento, il compenso, lo sdebitarsi anche simbolicamente quando si e` avuto un regalo. 796 797
798 San Donato e` benvenuto in ogni casa. Celiando chiama il dono san Donato. Il dono e` gradito da chiunque, dovunque e in ogni modo. 799
Il sor Donato e` sempre il benvenuto [ben arrivato].
800 A san Donato fagli sempre buon viso. Al dono, qualunque cosa sia, devi mostrare sempre riconoscenza, contentezza e gratitudine.
San Donato e` piu` simpatico di san Giusto. Il dono, la generosita` e` piu` gradita della giustizia; si preferisce essere favoriti che giudicati, sia pur equamente. 801
DONATO2 I santi che portano questo nome sono molti, per cui, a livello locale, occorre distinguere a
pag 518 - 04/07/2007
455
.
quale si riferisce il proverbio. Il piu` importante e` san Donato, vescovo d’Arezzo, al quale fanno riferimento i detti piu` diffusi e la cui festa nel vecchio calendario liturgico cadeva il 7 agosto. Visse nel IV sec., fu vescovo e quindi martire in Arezzo. Fu decapitato: la leggenda vuole che il suo martirio sia avvenuto dove sorge attualmente il Duomo e la testa rotolasse fino al punto dove fu edificata la Pieve. Fazio degli Uberti (Il Dittamondo 3.9) scrive degli aretini: ‘‘Donato dal gran drago e` lor campione’’. A Donato e` appunto attribuita la liberazione della Val di Chiana dalle acque malsane e dalla presenza d’un drago. Un’altra leggenda, riferita da san Gregorio Magno, racconta di una irruzione nella chiesa da parte dei pagani mentre distribuiva la comunione: uno spintone mando` in frantumi il calice, che poi miracolosamente si ricompose. Sarebbe morto durante la persecuzione di Giuliano l’apostata (362). Aveva un culto largamente diffuso. E` rappresentato nei paramenti liturgici mentre muove a cavallo verso il drago nella palude. L’ultimo proverbio si riferisce a un altro Donato, martire in Africa. Per san Donato l’inverno e` nato, per san Lorenzo e` come un giovenco, per santa Maria e` come una badia. I proverbi fanno cominciare l’attenuarsi del caldo nei primi giorni d’agosto. Infatti in questo periodo gia` si avverte che il sole non e` piu` violento, le serate sono piu` fresche e il vento, la luce cominciano a farsi settembrini. San Donato si festeggiava il 7 agosto, san Lorenzo il 10 e l’Assunzione di Maria Vergine il 15. 802
803
Per san Donato l’inverno e` nato.
Per san Donato il cardo e` sotterrato. Ai primi di agosto bisogna cominciare l’‘imbiancamento’ dei cardi, vale a dire porre i fusti dei cardi sotto terra, in modo che diventino bianchi e teneri. 804
Per san Donato il fico si e` affacciato. Agli inizi di agosto il fico si e` gia` formato e appare tra le foglie. 805
806
Per san Donato l’albero si e` addobbato.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
DONNA
Ai primi di aprile gli alberi hanno gia` tutte le foglie. Questo proverbio si riferisce a san Donato martire in Africa, la cui festa cade il 7 di aprile. DONNA La donna e` certamente il tema piu` trattato dai proverbi; se si aggiungono i termini ‘‘femmina’’, ‘‘ragazza’’, ‘‘moglie’’, ‘‘sposa’’, ‘‘vedova’’, ‘‘mamma’’, ‘‘madre’’, ‘‘fanciulla’’, ecc., non ha argomento che le possa stare accanto, inoltre anche in altri temi come ‘‘amore’’, ‘‘famiglia’’, ‘‘cuore’’ la donna fa la parte del leone. Questo ci fa capire il peso che riveste nella visione popolare del mondo, dove pero` la sua straordinaria importanza e il suo potere sono arginati da diffidenze, avvertimenti, analisi spietate, malignita`, spesso vere cattiverie, da cui emerge un’impostazione culturale talora anche misogina. Molti proverbi possono apparire anche come strumenti di una soggezione millenaria e forse lo saranno stati, in particolare quelli che riguardano le percosse, ma nel conto vanno messi anche gli altri, quelli che riconoscono alla donna capacita` d’intelligenza pratica e scaltrezza superiori a quelle dell’uomo, supremazia assoluta nella casa, un estro, un senso della realta` che non possono essere interpretati e compresi tenendo come termine di paragone la mente e la mentalita` maschile; per cui la donna pare sempre uscire fuori da tutti gli schemi, da tutte le categorie. Apparentemente fatua, incostante, fuggevole, disorienta l’uomo che non riesce a legarla con nessuna parola, giuramento, promessa, programma. f Vedi Ballo, Danno, Diavolo, Dote, Fanciulla, Femmina, Fica, Madre, Mamma, Moglie, Pudore, Ragazza, Sposa, Uomo, Vedova. La donna e` mobile (qual piuma al vento). Vivo e diffusissimo, viene dal Rigoletto (atto III, scena II), libretto di F. M. Piave musicato da Giuseppe Verdi. L’attributo della volubilita` e` imputato alla donna in termini affine nel Le roi s’amuse (atto IV) di Victor Hugo, ma gia` molto prima il Boccaccio aveva scritto (Filostrato 8.30): ‘‘Volubil sempre come foglia al vento’’, e, risalendo alla classicita`, Virgilio aveva affermato (Eneide 4.569 sg.): Varium et mutabile semper / femina ‘‘la donna e` un essere sempre variabile e mutevole’’ (parole di Mercurio che avverte Enea circa possibili azioni vendicative di Didone), espressione 807
pag 519 - 04/07/2007
DONNA
456
.
circolante come proverbio nella tarda antichita` e nel Medioevo, come anche quella simile, di Calpurnio Siculo (Ecloghe 3.10) , Mobilior ventis, o femina ‘‘Sei piu` mutevole del vento, o donna!’’. Per altri paralleli a questo e ai seguenti vedi anche Femmina e` cosa mobil per natura [F 572].
Intesa come sposa e madre: tutto dipende da lei; la casa e` il suo regno.
Tempo, vento, favor, donna, fortuna vengono e vanno come fa la luna. Secondo i proverbi una delle caratteristiche principali della donna e` la volubilita`, l’incostanza, la fragilita` nei propositi.
817 La donna fa la casa e la disfa`. Nel senso che tutto dipende da lei: la costituisce, la tiene insieme e la conserva, oppure la distrugge.
808
La donna cambia come la luna. Ha fasi diverse della vita fisica, sentimentale, psicologica, per cui non e` mai uguale a se stessa. Il ciclo mestruale femminile e` legato agli influssi lunari. 809
Donna e luna oggi serena e domani bruna. Oggi e` lieta e il giorno dopo e` triste. Bruna, oscura, tetra. 810
811
Donna, vento e ventura presto si mutano.
Fragilita`, il tuo nome e` donna. Fragilita` e donna sono termini intercambiabili, si identificano; ma non e` tanto la fragilita` fisica, quanto quella psichica, la forza di perseverare in scelte e convinzioni. Proverbio di origine colta, visto che si tratta della frase pronunciata da Amleto (atto I, scena II: Frailty, thy name is woman) a proposito di sua madre che sı` e` subito risposata. Indica che la donna e` inquieta, credula, facilmente condizionabile, si lascia sedurre, convincere, si perde dietro i sogni, le illusioni. Dante esprime tale concetto in celebri versi (Purgatorio 8.76-78): ‘‘Per lei assai di lieve si comprende / quanto in femmina foco d’amor dura / se l’occhio o ’l tatto spesso non l’accende’’. 812
Se le donne fossero d’oro non varrebbero quello che valgono. Un garbato riconoscimento dei meriti e del valore delle donne. 813
814 La donna e` la casa. La donna e` l’asse portante della famiglia: i proverbi riconoscono che dove lei mostra capacita`, doti, la famiglia si regge anche se l’uomo e` mediocre, dove lei manca, la famiglia si disgrega nonostante le qualita` dell’uomo. 815
La donna e` la regina della casa.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Chi casa vuol fare dalla donna ha da [deve] cominciare. Chi vuole metter su famiglia consideri che la donna sara` il fulcro della casa e quindi provveda prima di tutto a fare una valida scelta. 816
La donna regge tre canti della casa e l’uomo uno. L’importanza della donna nella famiglia sarebbe tre volte maggiore di quella dell’uomo. 818
819 L’uomo e` l’ape e la donna il bugno. L’uomo e` l’ape industriosa che provvede ai mezzi di sostentamento, ma la donna e` addirittura l’intera arnia (bugno). 820 L’uomo e` il sacco e la donna il laccio. Chi provvede alla casa e` l’uomo, ma quella che regge tutto e` la donna, poiche´ il laccio e` cio` che tiene chiuso il sacco e impedisce che il contenuto si disperda. 821 La donna e` l’angelo della casa. Questo e i proverbi che seguono sono da intendere come se avessero un preambolo del tipo: ‘‘Quando la donna e` buona...’’. Nel senso che la qualita` della donna e` l’elemento determinante per l’esistenza della famiglia. A proposito di una donna, essere l’angelo del focolare e` modo di dire tutt’ora molto vivo, anche se di uso quasi esclusivamente ironico.
La donna e` la fata della casa. La donna e` il timone della casa. E` colei che regola e guida la vita della famiglia. 822 823
Donna modesta, famiglia onesta. Il comportamento della famiglia dipende dal valore della donna, in questo caso l’accento e` posto sulla riservatezza e l’umile laboriosita`. 824
825 La donna saggia edifica la casa. La donna e` considerata il pilastro essenziale della famiglia: tutto ruota intorno a lei, nel bene e nel male. Probabile evoluzione di una frase dei Proverbi (14.1): ‘‘La sapienza di una massaia costruisce la casa, la stoltezza la demolisce con le mani’’. Vedi anche La savia femmina rifa` la casa e la matta la disfa` [F 564].
pag 520 - 04/07/2007
457
.
DONNA
826 La donna trista e` la rovina della casa. Contrario dei precedenti. La donna malvagia porta alla disgregazione della famiglia.
La donna e la lupa scelgono sempre il piu` brutto maschio. In senso fisico e in senso morale.
827 La donna e` il diavolo della casa. Qui e nei proverbi seguenti si sottintende ‘‘la donna cattiva’’. Vedi anche Dove la donna domina tutto si contamina [D 1050].
Alle belle donne spesso toccano i brutti uomini. E` una constatazione che non manca di riscontri, forse in base a una misteriosa legge di compensazione. Ma probabilmente si vuole alludere anche ad una bruttezza morale. Vedi anche Alla bella tocca il brutto [B 250].
828 La donna e` la furia della casa. Furia, la personificazione della violenza distruttiva. 829
La donna e` la maledizione della casa.
Chi vuole la donna senza difetti se la faccia fare dal vasaio. La donna e` un essere di questo mondo e come tale ha pregi e difetti. Per averne una perfetta bisogna ricorrere a un simulacro, a una statua. Confronta gia` i Proverbi 31.10 ‘‘Una donna perfetta chi potra` trovarla? Ben superiore alle perle e` il suo valore’’. Vedi anche Ne´ lin senza resca ne´ donna senza pecca [L 753]. 830
Donna e cavallo: nulla di migliore e nulla di peggiore. A ottimi pregi si accompagnano pessimi difetti. Per lungo tempo sono state le piu` grandi passioni degli uomini, dalle quali venivano anche le piu` grandi delusioni. Da qui in poi si noteranno numerosi proverbi con accostamento diretto fra donna e uno o piu` animali, secondo un procedimento assai antico (si pensi all’elegia sulle donne di Semonide di Amorgo, VI sec. a.C., basata sulla classificazione per tipo di ‘‘donna-animale’’), che e` divenuto un modello di riferimento proverbiale di vastissima, quasi universale, diffusione.
834
835
836 Le donne s’attaccano sempre al peggio. Ribadisce una mancanza di discernimento nelle donne che finirebbero sempre con lo scegliere la soluzione peggiore, prendendo le strade piu` complicate e rischiose. Soprattutto: s’innamorano del tipo piu` losco della compagnia, del paese. Secondo altra interpretazione: le donne propendono per le previsioni piu` nere, disperano subito; ma questa idea sembra cozzare con un sostanziale ottimismo di fondo che la donna ha riguardo alla vita, e che i proverbi riconoscono.
831
Chi cerca donne e caval senza difetto va sempre a piedi e sta solo nel letto. A cercare la perfezione si rischia di non concludere niente. 832
837
Donne e asini tirano sempre al peggio.
Donne, asini e capre vanno sempre dove c’e` piu` pericolo. La donna si mette nelle situazioni ambigue e rischiose, gli asini e le capre amano camminare sui dirupi. 838
Donna che canta vuol marito e uomo che passeggia e` innamorato. Diversi comportamenti degli innamorati: la ragazza canta, il giovane innamorato va in giro sperando di incontrare l’amata o passando sotto le sue finestre dove lei si fa sentir cantare. 839
Quando la donna canta vuole quello che le manca. Il canto manifesta il desiderio d’amore. 840
Quel che donna vuole, Dio lo vuole. La donna raggiunge, prima o poi, quello che si e` prefissa ed e` inutile opporsi alla sua volonta`. 841
La donna non sposa l’asino perche´ ha gli zoccoli. La donna non sposa un uomo di apparente scarso valore solo per un particolare secondario. Nessuno riesce a capire le scelte delle donne, soprattutto in ambito sentimentale. La donna e` capace di sposare qualunque uomo, anche il piu` volgare e sordido, oppure il piu` malvagio e crudele, purche´ le venga un rilevante vantaggio. Vedi anche Belle o brutte si sposano tutte [B 308]. Puo` avere anche allusioni maliziose. 833
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
842 Il credere e il bevere inganna le donne. I lati deboli della donna sono il credere facilmente, soprattutto ai sentimenti e non reggere il vino, per cui sono indotte spesso loro malgrado a cedere. Ma bere, di cui bevere e` forma arcaica e popolare toscana, significa anche prestar fede con fiducia ingenua, esser disposta a sopportare tutto.
pag 521 - 04/07/2007
DONNA
Chi asini guida e a donne crede il paradiso non lo vede. Chi guida gli asini fa una gran fatica perche´ sono lenti, testardi, ombrosi, ostinati (vedi Asino); chi crede alle donne si ritrova facilmente a non sapere piu` quello che e` vero o falso, a seguirne capricci e a essere ingannato. 843
Tutti dicon male delle donne e tutti le vogliono (compresi i frati). Nonostante tutto quello che si dica di lei, senza la donna la vita non e` vita. Anche i proverbi non fanno che dir male delle donne, che pur sono forse l’oggetto del loro maggiore interesse. 844
845
Tutti dicono male delle donne e tutti corrono dietro le sottane.
Di donna e di vino s’ubriaca il grande e il piccino. L’amore e la passione non guardano l’eta`. 846
Le donne sane e le gambe malate si trovano sempre a casa. Le donne oneste (sane) restano in casa per amore della famiglia, le seconde perche´ non camminano (vedi Braccio al collo e gamba a letto [B 860]). Il proverbio si riferisce alla societa` del passato che alla donna affidava quasi esclusivamente la cura della casa. 847
848
458
.
Gambe incerte e donne oneste stanno a casa.
Donna buona e gamba cattiva non amano le strade. Gioca sulla contrapposizione buono-cattivo (sano-malato) variando i significati fisici e morali. 849
Quando una donna pensa, pensa il peggio. La donna nel valutare persone, situazioni, proposte e` avveduta e pesa con attenzione gli aspetti negativi. Oppure: quando la donna si mette a riflettere finisce col prendere la decisione peggiore. 850
La donna e la barca si teme sempre che si capovolgano. La barca puo` essere rovesciata dalle onde del mare, la donna sopraffatta dalle insidie della vita. 851
Dio creo` l’uomo e si riposo`, poi fece la donna e non ebbe piu` pace. Anche per il Signore la donna e` un problema: non ha mai pace, e` piena d’idee, non e` contenta, chiede, cerca, smania. 852
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
La donna preferisce sentirsi dire bella, piuttosto che buona. Evidentemente la bellezza e` nella donna la dote piu` apprezzata e la piu` richiesta. Sono quindi gli uomini che l’hanno sempre indotta a questa preferenza. 853
L’uomo porta colla schiena e la donna sparge col grembiule. L’uomo con il suo lavoro aveva il compito di provvedere al sostentamento della famiglia, mentre la donna amministrava la casa e pensava alle spese giornaliere, che al marito sembravano spesso inutili o esagerate. Spargere col grembiule e` il gesto tipico, antichissimo, della massaia che da` il becchime ai polli, oppure della seminatrice che sparge la semente. Seminare era una faccenda dei campi piu` leggera, ma che richiedeva precisione e accuratezza, e spesso era fatta anche dalla donna. Il gesto indica la dispersione, se non lo sperpero, la distribuzione generosa che la donna opera anche per la sua natura estrosa e spensierata. 854
855
L’uomo si chiama porta e la donna sparpaglia.
856
L’uomo spinge il danaro per la porta e la donna lo getta dalla finestra.
Non si chiedono mai gli anni delle [alle] donne [signore]. Diffusa regola di comportamento che non ha la forma rigida del proverbio, ma ne ha gli altri requisiti Allude al fatto che le donne cominciano presto a nascondere la loro eta`. 857
Donna tra i figli, rosa tra i gigli. La mamma in mezzo ai figli e` lo spettacolo piu` bello che si possa vedere, dove la bellezza e l’amore (rosa) si uniscono alla grazia e all’innocenza (gigli). 858
Quando la donna abbassa gli occhi pensa una bugia. Si pensa sempre che la donna abbassi gli occhi per modestia, per verecondia, per sottomissione; invece e` il suo modo di concentrarsi per trovare un mezzo con cui uscire d’imbarazzo, e la sua arma migliore e` la bugia. 859
860 Chi non ha donna ha un gran debito. L’uomo che non si sposa e non si fa una famiglia solo apparentemente risparmia i suoi denari, in realta` vivendo di avventure si trova a mantenere e a provvedere alle donne degli altri.
pag 522 - 04/07/2007
459 861 Le donne sono tutte uguali. Hanno gli stessi difetti e pregi, le stesse esigenze e gli stessi desideri. Il proverbio vorrebbe assimilare le donne ad automi, a congegni preordinati alla perpetuazione della specie, che vedono tutto in una sola prospettiva e sono incapaci di andare oltre la loro istintivita`. Se non altro in tal caso sarebbero prevedibili. E` un luogo comune scarsamente percepito come proverbiale, al quale comunque fa da da altrettanto diffuso contraltare, soprattutto parlando fra donne, Gli uomini sono tutti uguali o vogliono tutti la stessa cosa, intendendo non la specie umana, ma quella maschile.
.
DONNA
Donne in casa una per cantone e la casa tonda. La casa tonda non ha angoli. A rigore vorrebbe dire quindi ‘‘nessuna donna’’, ma probabilmente va inteso come i precedenti: una soltanto. 866
Chi disse donna disse danno (chi disse uomo disse malanno). Toscano. E` il condensato di una piu` o meno manifesta misoginia che viene attraverso i detti dalla notte dei tempi, frutto della difficolta` di accordo e comprensione tra i due sessi. 867
Chi disse donna disse guai (e chi disse uomo disse peggio che mai). Come il precedente; ambedue riportati dal Giusti, oggi ne sono diffuse quasi soltanto le prime parti. 868
La donna mostra piu` facilmente il culo che il cuore. La donna cela i propri sentimenti soprattutto quando pare rivelarli, perche´ ne mostra solo una parte, li proclama e poi li smentisce, non li rivela, mostrandone altri che non ha, per cui e` piu` facile conoscere una donna nelle parti segrete del corpo che in quello che ha nel cuore. 862
Tre donne stanno bene in casa: una viva, una morta e una attaccata dietro la porta. Di donne per la pace della casa ne basta una: le altre due (suocera e madre) devono essere al cimitero. Alle porte i contadini appendevano i ritratti dei parenti defunti. 863
Una donna per casa e una noce per sacco. Altrimenti nasce confusione. Si riferisce al proverbio: Una noce in un sacco non fa rumore [N 416] e a modi di dire imperniati sul fatto che bastano poche noci in un sacco per fare un gran rumore quando viene mosso, come se ci fosse chi sa cosa. Cosı`: Far rumore come due noci in un sacco: cose piccole, persone modeste che fanno un gran fracasso; Son due noci in un sacco: persone che gridano, minacciano; insomma cose che fanno rumore, ma in realta` non sono temibili o sono poca cosa. Cosı` la donna in una casa, e` come la noce nel sacco, se e` in compagnia di altre donne (suocere, nuore, cognate particolarmente) e` ciarliera (e litigiosa); se e` sola e` quieta (e operosa). 864
Donne in casa in numero dispari e meno di tre. Una soltanto. 865
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Donna, danno, sposa, spesa; moglie, maglio. Come il maglio batte e ribatte senza posa, e` assillante, continuamente pronta a chiedere, volere, desiderare. Le tre identificazioni giocano sul cambio di vocale. 869
Donna e rosa meno si mostrano e piu` piacciono. La donna e la rosa non devono mettersi in evidenza, esibirsi, devono venire scoperte, scorte come per caso, fortuitamente. La rosa esposta in piena luce sfiorisce molto piu` rapidamente. Virtu` antiche e ricercate nella donna la riservatezza, la modestia, la semplicita`. 870
La donna deve essere: brava in casa, seria in strada, santa in chiesa e matta a letto. Breviario della moglie ideale: abile nei lavori domestici, riservata e modesta in pubblico, devota in chiesa, estrosa e vivace nell’amore. In luogo di matta si registrano ovviamente anche altre qualifiche piu` esplicite. 871
872 La donna senza lingua non e` una donna. La forza della donna sta nella parola: sa parlare, non le manca mai la risposta, non tace mai, si dilunga in chiacchiere con amiche e conoscenti, racconta e spiffera ogni segreto, ogni fatto di cui e` venuta a conoscenza. E non esiste donna senza tale dote (o difetto). 873
Le donne hanno la lingua lunga.
pag 523 - 04/07/2007
DONNA
Le donne hanno sette lingue e un linguino. Il sette e` il numero simbolico e magico che indica molto, tanto. In piu`, come se non bastasse hanno anche un piccolo mezzo di fortuna quando sono guaste le altre sette lingue. Tuttavia nel linguino c’e` anche una facile allusione sessuale. 874
A nessuna donna manco` mai parola. Quando a una donna manchera` una risposta l’acqua andra` per in su. 877 Bocca di donna non puo` star chiusa mezz’ora. 878 Dove son femmine e oche parole non son poche. Le oche spesso si mettono in branco e schiamazzano per ore senza che sia possibile farle tacere. 875 876
Due [tre] donne fanno un mercato e tre [quattro] una fiera. Bastano poche donne per suscitare un’indicibile confusione, per creare animazione, dar vita a un’intera piazza con le loro chiacchiere. Espressione diffusa con poche varianti in tutta Europa; fra le sentenze medievali e` registrato un equivalente assai prossimo: Tres feminae et tres anseres sunt nundinae ‘‘Tre donne e tre oche sono un mercato’’, e il piu` fantasioso, in esametri rimati, Quando conveniunt Ludmilla, Sybilla, Camilla / miscent sermones et ab hoc et ab hac et ab illa ‘‘Quando si riuniscono Ludmilla, Sibilla e Camilla, si mescolano i discorsi e da quello e da questa e da quella’’. Quello del gusto femminile per la ciarla e` un tema assai antico, diffuso soprattutto nel teatro latino e nelle satire (per es. cfr. Giovenale, Satire 6.438-440). 879
Due donne e un’oca fanno un mercato. Due donne e un pignatto: il mercato e` bell’ e fatto. Toscano. Il pignatto e` una pentola di coccio, e qui sta a rappresentare un futilissimo argomento di conversazione o di discussione, tanto che ne viene fuori una confusione come al mercato. 880 881
Tre donne e una cipolla fanno un mercato. Non importa che ci siano molti oggetti da vendere o comprare, anzi puo` non essercene proprio nessuno. 882
883
460
.
Tre donne e un magnano fecero la fiera a Dicomano.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Toscano. Dicomano e` un paese del Mugello in provincia di Firenze. Il magnano [M 163-164] era un artigiano ambulante che riparava tegami, pentole e arnesi di metallo, anche lui per tradizione gran chiacchierone e malalingua che diffondeva pettegolezzi di casa in casa. Una donna e una papera fecero la rivoluzione a Napoli. Prende come esempio di paradosso un fatto memorabile per scompiglio e confusione: la sollevazione napoletana del 1799. Da qui si possono avere indicazioni probabili sulla zona d’origine del detto e sul periodo, certamente successivo, ma non poi di molto all’anno indicato. 884
La donna e` come la gazza: quel che sa riporta in piazza. Le donne sono per natura curiose, pronte a cogliere ogni nuova notizia e quindi desiderose di riferire quanto apprendono, di saperne ancora, di discuterne. Anche le gazze sono curiose e pronte ad afferrare tutto cio` che attrae la loro attenzione. Su questo tema, variato dai proverbi seguenti, circolava nel Medioevo una massima tratta da Tertulliano (De virginibus velandis 17,3): Quod uni dixeris omnibus dixeris ‘‘Cio` che hai detto a una, e` come se lo avessi detto a tutte (tutti)’’. 885
Le donne son sante in chiesa, angele in casa e gazze alla porta. Toscano. Le donne mostrano grande devozione in chiesa, sono amorose e provvide in famiglia e curiosissime di tutto quanto accade, soprattutto nei dintorni. 886
887 La donna dice anche quello che non sa. Ama fare ipotesi, illazioni, congetture, pettegolezzi, arrivando a deduzioni piu` o meno motivate su cio` che non conosce. Assai vicino a un verso di Teocrito (Idilli 15.64): ‘‘Le donne sanno tutto, anche come Zeus sposo` Era’’, che appunto vuol dire che le donne pur di parlare possono anche inventarsi qualsiasi cosa. 888 Le donne son segrete come l’aglio. L’aglio, con il suo odore acuto, si manifesta dovunque. Essere segreto nel senso di mantenere il riserbo e` uso antico, rimasto abbastanza vivo in Toscana.
Le donne son segrete come il dolor di corpo. Che e` impossibile nascondere. 889
890
Le donne tengon segreta una cosa sola.
pag 524 - 04/07/2007
461
.
Si risponde, cavallerescamente: l’eta`. 891 La donna tace quel che non sa. Cioe` solo quello: non sa tenere segreti. 892
Le donne non dicono i segreti che non sanno.
Dire un segreto a una donna e` come versare acqua in un vaglio. Il vaglio e` un grande staccio metallico che serve a separare il grano dalla pula. 893
Quel che alla donna ogni segreto fida ne vien col tempo a far pubbliche grida. Le pubbliche grida erano gli avvisi delle autorita` che venivano letti dai banditori per le strade. 894
La donna giovane ha sette braccia e mezza lingua; la donna vecchia ha sette lingue e mezzo braccio. Quando la donna e` giovane, ragazza o sposa da poco, parla poco e lavora molto per farsi apprezzare e crearsi un posto nella famiglia. Invecchiando, a mano a mano che cessa di essere attiva e viene lentamente estromessa dalle responsabilita` domestiche, cerca di recuperare con la parola l’autorita` che le sfugge e si fa intrigante, impicciona, petulante vantando solo i propri meriti. 895
Fino che son donzellette, una lingua e braccia sette; se le annoda il santo laccio, sette lingue e un solo braccio. Per analogia. Il santo laccio e` il matrimonio. Quando la donna e` sposata scioglie la lingua che aveva tenuto a freno per rassicurare il fidanzato, cosı` mentre prima si faceva vedere attiva e volenterosa, dopo ridimensiona il proprio impegno. Vedi anche Lingua di ragazza sta bene cucita in tasca [L 733]. 896
897
Zitella lingua corta; sposa lingua lunga.
Donna zitella ha la lingua nella scarsella; donna maritata ha la lingua come una spada. La scarsella era una borsa usata per riporvi il danaro di cuoio, che si teneva un tempo appesa al collo o alla cintura; le padrone di casa la portavano sotto il grembiule. La lingua nella scarsella e` quindi riposta, tenuta in riposo. 898
899
A donna gravida nulla si nega.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
DONNA
E` credenza comune che le voglie non soddisfatte delle donna incinta, i loro desideri di certi alimenti, non accontentati, si traducano in macchie cutanee sulla pelle del neonato: voglia della fragola, della ciliegia, del lampone. Cosı` si cerca di soddisfare anche i desideri piu` strani della futura madre. Donna col pelo: inferno o cielo. Da un estremo all’altro: buona o cattiva, orribile o bellissima. Vedi anche Donna pelosa spesso rabbiosa [P 1105]; Donna pelosa tutta amorosa [P 1102]. 900
Donna pelosa o pazza o virtuosa. O folle del tutto o di grande valore.. 901
902 Donna vecchia, donna proverbiosa. La donna anziana, tagliata fuori dal governo della casa, sovente si rifugia nella critica della vita che conducono quelli che le stanno intorno, nel rimpianto del passato e nella decadenza dei tempi e, nel far questo, emette giudizi, sputa sentenze, leggi e proverbi. 903 Una bella donna ha sempre ragione. Le si concede tutto.
Da donna di bordello, da frate di mantello, da barcaiolo di traghetto, da prete di Grosseto, da barbiere salariato, da vescovo senza entrata, da Ostro e da Garbino, da donna vestita di berrettino, da bastonate d’orbo, da beccature di corvo, da gioco di tre dadi Dio ci tenga liberati. Sono compagnie o incontri pericolosi: la donna di malaffare e` rotta a tutti gli inganni e avida di danaro; il frate di mantello e` un frate vanaglorioso che bada all’apparenza e ha poca fede; il barcaiolo del traghetto e` in amicizia con gente poco raccomandabile, briganti, ladri, contrabbandieri. Si usava dire che le persone di Grosseto fossero rozze inospitali, sia per la vicinanza ai termini grosso e grossolano, sia per il fatto che la Maremma e` stata per lungo tempo una zona selvaggia. E` regola che quando una comunita` o una citta` ha un difetto, coloro che comandano lo hanno in misura maggiore degli altri (per es., il direttore del manicomio). Puo` anche far riferimento a una figura presa di mira da una satira, 904
pag 525 - 04/07/2007
DONNA
462
.
un capitolo di un poeta giocoso, oggi dimenticata. Il barbiere salariato non ha interesse che il cliente ritorni e tira via senza tanto garbo; il vescovo che non ha del suo, cerca di far soldi a spese dei fedeli; Ostro (Austro) e` un vento caldo e umido che soffia da Sud, dannoso per la campagna; Garbino (vedi Garbino2), detto Africo, e` pericoloso per la navigazione; la donna che si presenta col cappellino e` una civetta, vanesia e piena di se´; l’orbo da` bastonate che colpiscono a caso e possono produrre gravi lesioni; il corvo tende a beccare gli occhi; con il gioco dei tre dadi si perdono interi patrimoni, perche´ e` quello preferito dai bari. Questa composizione puo` essere una compilazione fatta con altri proverbi, ovvero il contrario: infatti molti di questi elementi si trovano qua e la` citati singolarmente o a gruppi. Questo tipo di proverbi sono i piu` travisati dalla tradizione orale, che li aumenta, li diminuisce, li ibrida, tanto che in questa misura si trovano o in almanacchi o, soprattutto, nei fogli volanti che si vendevano ai mercati e si appendevano nelle botteghe, nei luoghi pubblici, nei negozi artigiani e anche nelle case. La donna e` savia all’impensata e matta alla pensata. Si riconosce alla donna una grande intuitivita` e la capacita` di giudizio immediato sulle persone e le situazioni, mentre, allorche´ riflette e ragiona, spesso non giudica altrettanto bene. All’impensata e` nesso avverbiale, antico ma ancora usato in Toscana, per ‘‘all’improvviso’’, ‘‘senza pensarci’’, ma il proverbio gioca contrapponendolo a pensata, sostantivo con cui e` creato una locuzione alla pensata ‘‘al momento di riflettere, quando si deve escogitare qualcosa’’ che non ha invece circolazione autonoma. 905
La donna all’improvviso e l’uomo a caso pensato. La donna intuisce immediatamente, l’uomo deve meditare, riflettere. 906
907 Della donna prendi il primo pensiero. Cogli il suo primo parere, la prima reazione a un fatto, a un problema. Una massima mediolatina tuttora ripetuta esprime la stessa idea, esplicitando pero` il maggior pregio dell’uomo nella riflessione:
Primo crede mulieris consilio, secundo viri. ‘‘Credi al primo consiglio dalla donna al secondo dell’uomo’’. 908
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Il cuore delle donne e` fatto a limoncello: uno spicchio a questo e a quello e l’amore se ne va. Parole di una vecchia canzonetta popolare che riprendono un modo proverbiale. La donna nel mondo del sentimento puo` giocare su molti tavoli; oppure: non ha affetti che precludono altri: distribuisce l’amore tra marito, figli, genitori, nipoti, amiche, parenti, ecc. 909
910
Il cuore delle donne e` fatto a melone: a chi ne va uno spicchio, a chi un boccone.
911
Il cuore della donna e` fatto a spicchi.
Una donna brutta e` la miglior predica contro il peccato. Distoglie l’uomo dalle tentazioni della carne. 912
Il tempo e le donne hanno sempre fatto come gli pare. La donna segue il proprio estro e per questo e` imprevedibile e incomprensibile, come del resto sembra esserlo il tempo meteorologico. Gli per loro, accolto nella lingua scritta solo nel corso del XX sec., e` da sempre comune nel linguaggio dei proverbi, rispecchiando quindi un uso popolare di lunga data. Vedi anche Carte e donne fanno sempre come vogliono [C 866]. 913
Pane e bucata donna affaccendata. Fare il pane e fare il bucato erano per la donna le faccende piu` faticose e complesse della vita familiare e quindi non si doveva distrarla quando vi si dedicava. In certe zone il bucato e` detto la bucata. 914
Chi vuol vivere e star sano dalle donne stia lontano. Chi vuol senza pensieri eviti gli inconvenienti connessi sia con il praticare le donne sia con la vita di coppia; semplicistico, fa il verso a proverbi che esortano a guardarsi da certi cibi o da certe abitudini. Vedi anche Chi vuol vivere e star sano dai parenti stia lontano [P 426]. 915
Chi vuol vivere e star sano s’alzi presto la mattina; dalle donne stia lontano come il sacco e la farina. Paradosso che rovescia il consiglio precedente: la farina e` ovviamente a stretto contatto col sacco. 916
pag 526 - 04/07/2007
463 Dio ci scampi dai tuoni e dai lampi, dal fuoco, dall’acqua e dal vento, da frati fuor di convento, da vino che puzza di muffa, da donna che porta la cuffia; e le donne la portano tutte sia le belle che le brutte. Tuoni lampi, fuoco, acqua e vento sono pericoli mortali; i frati fuori del convento non hanno il controllo del superiore; il vino che sa di muffa e` repellente e malsano; le donne, anche qui, sono viste come un pericolo generalizzato e costante. Per molti secoli la cuffia e` stato il tipico copricapo domestico femminile. 917
Donna bella: vade mecum; donna brutta: noli me tangere. Sono parole attribuite a un frate: vade mecum ‘‘vieni con me’’; noli me tangere ‘‘non mi toccare’’ (celebri parole di Gesu` alla Maddalena in Giovanni 20.17). 918
La bella donna e` come la castagna che e` bella fuori e dentro ha la magagna. Anche la bella donna che appare perfetta ha qualche difetto o qualche peccato nascosto. Vedi anche La castagna e` bella fuori e dentro ha la magagna [D 919]. 919
Chiede piu` una donna in un giorno di quello che si possa rispondere in cent’anni. La donna e` piu` estroversa e curiosa dell’uomo, chiede e domanda continuamente spesso senza ricercare da se´ spiegazioni e ragioni delle cose. 920
Donna smemorata, donna innamorata. La distrazione, la smemoratezza, la sbadataggine sono sintomi dell’innamoramento. 921
Donne, capre e falci nel maneggiarle ci si fa male. Le donne sono imprevedibili, misteriose e capricciose, le capre si muovono bruscamente e violentemente, spesso colpendo con le corna, le falci sono assai affilate. 922
Chi ha una donna le ha tutte e chi le ha tutte non ne ha nessuna. Un profondo rapporto d’amore da` una pienezza che mille avventure non danno. 923
Chi sa comprare buoi e poponi sa scegliersi anche una donna. Per comprare buoi ci vuole un occhio espertissimo che scopra i difetti nascosti, ma ancor 924
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
DONNA
piu` difficile e` comprare poponi: il colore non vale, il profumo inganna, non serve tastarli e l’unica cosa e` raccomandarsi al cielo. Altrettanto per la donna. Vedi anche Donna e popone, beato chi se n’appone [P 2134]. Una donna e un lunario non son buoni che per un anno. Anche la donna come il calendario sarebbe da rinnovare ogni anno. 925
Chi beve insieme a una bella donna non sa mai che ore sono. Fa perdere la nozione del tempo. 926
Una donna sola passa il fiume con la veste al ginocchio; due donne lo passano con la veste fino alle cosce; tre lo passano nude. Lo stare insieme, l’essere in molte toglie alle donne il ritegno, il timore e da` coraggio. 927
Donna vana mezza oca e mezza puttana. La donna vanesia, piena di se´, esibizionista, in parte non capisce, e` sciocca, e in parte e` di facili costumi. 928
929 Donna libera di bocca, liberale di corpo. La donna che parla sfacciatamente e usa parole volgari e` ritenuta di dubbia moralita`.
Donna profumata donna indemoniata. La morale di un tempo, di rigorosa tradizione cristiana, condannava le donne che si profumavano e si truccavano. Che il ricorso al profumo non sia affatto raccomandabile per le donne a modo e` circolato come massima latina nella forma Mulier recte olet ubi nihil olet ‘‘La donna ha un buon profuno quando non profuma di niente’’, tratto da Plauto, Mostellaria 273 (dove pero` e` detto delle vecchie che credono di rifarsi belle ricorrendo ad unguenti). Rimprovera l’esagerazione e l’eccesso nell’uso degli ornamenti e nei cosmetici. Cio` non toglie che una donna non si possa ornare: le sante presentate dall’iconografia sono tutte riccamente vestite e acconciate. Bisogna tener conto che il proverbio fa riferimento a periodi nei quali i profumi erano rari e costosi, ne´ la vita quotidiana misera ne permetteva l’uso comune. 930
931 Donna che ride dice di sı`. Ha ancora una certa diffusione. Quando e` corteggiata, tentata, sollecitata la donna se e`
pag 527 - 04/07/2007
DONNA
seria taglia subito corto; se si sdegna non vuole, ma le piacerebbe; se invece ride e scherza e` d’accordo. 932
464
.
Donna riderella mezza puttanella.
Donna sdegnosa, donna dubbiosa. Cerca di tener lontano con l’atteggiamento esteriore quello che le e` intimamente gradito. 933
Donna che prende presto s’arrende. Se la donna accetta un dono che le viene offerto si possono nutrire buone speranze. 934
Donna che prende donna che si vende. Piu` pesante nel giudizio rispetto al precedente. 935
Donna oziosa non fu mai virtuosa. La donna che vive in ozio facilmente scivola nel vizio. In particolare, la sua vita sentimentale ha bisogno di realizzarsi nel rapporto con la famiglia, i figli, le cure domestiche, senza le quali ascolta le numerose tentazioni che le stanno intorno. 936
Donna oziosa esca del Diavolo. Con il suo comportamento induce l’uomo in tentazione. 937
938 La donna virtuosa ha il fuso in mano. Reciproco dei precedenti. La donna costumata ha sempre qualcosa da fare, non ozia mai, ma pensa continuamente alla casa e alla famiglia. Riflette la stessa concezione espressa in molte iscrizioni tombali romane per donne con la frase Domi mansit casta vixit lanam fecit ‘‘Rimase in casa, visse casta, filo` la lana’’, e simili, poi citate anche come massime.
Donna alla finestra, gatta alla minestra. Quando la donna s’interessa troppo a cio` che accade fuori delle mura di casa, nella famiglia tutto va a rotoli. Il proverbio gioca su piu` significati: la distrazione della donna permette il cattivo comportamento della gatta; oppure, la donna che guarda dalla finestra e` come una gatta che adocchia la minestra, anche lei ambisce a qualcosa che passa per la strada. Vedi anche Donna alla finestra, tegola sulla testa [F 918].
Donna di finestra, uva [vigna] di strada. Tutti possono approfittarne, come dell’uva che si trova lungo la strada. 940
Quando la donna nasce l’uomo e` gia` fuor delle fasce. Significa che il marito deve avere qualche anno in piu` della moglie. 941
Donna gelosa, cavalla ombrosa. Ambedue sono imprevedibili, non si sa quale mossa possano fare, ne´ come salvaguardarsi. 942
Quattro tipi di persone voglion essere adulati: le donne, i re, i fanciulli e gli ammalati. La donna ha la vanita` della bellezza; i re si compiacciono delle lodi e degli omaggi dei sudditi; i bambini amano essere incoraggiati, approvati nelle loro piccole manifestazioni; gli ammalati ritrovano fiducia e forza se si apprezza la loro capacita` di sostenere e combattere il male. 943
944 Chi dice donna dice danno. Basato sulla simiglianza fonica fra donna e danno, tanto banale quanto estremo: avere un qualche tipo di relazione con il sesso femminile comporta di per se´ problemi. Abbastanza diffuso soprattutto per commentare esperienze negative.
Dal mare sale e dalla donna male. Categorico: per legge di natura dalla donna proviene il male. 945
946
La donna e` la rovina dell’uomo.
Una buona donna e` sempre una cattiva bestia. Nonostante tutto, per l’imprevedibilita`, il capriccio, l’emotivita`. 947
939
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Donna e danno fanno gli uomini e li disfanno. La donna e le difficolta` fanno sı` che gli uomini divengano tali, ma possono anche esser forze negative. La donna non solo mette al mondo l’uomo ma sotto vari ruoli e` sempre presente nella sua vita, e in tutti puo` aiutare o nuocere. 948
949
La donna fa l’uomo e lo disfa`.
950
La donna, il fuoco e il mare fanno l’uomo pericolare.
pag 528 - 04/07/2007
465
.
L’accomunare la donna agli elementi della natura che possono scatenarsi all’improvviso rafforza l’immagine di pericolo imprevedibile e incontrollabile che se ne vuol dare. Si ricollega ad una tradizione gia` greca antica, attestata da uno dei Monostici di Menandro (323): ‘‘Mare, fuoco e donna, triplice male’’, di cui si registra la traduzione come massima latina medievale (Mare ignis mulier; tria sunt mala). Vedi anche Da tre F bisogna star lontano: fuoco, fiume e femmina [F 1]. Con le donne e senza le donne non si puo` vivere. Nel primo caso si hanno problemi che il secondo risolve creandone altri. E` l’idea, antica e diffusa, che ‘‘La donna e` un male necessario’’, frase che si trova nel comico Filemone (fr. 165 K.-A.) ed e` registrata dai paremiografi greci. In forma simile anche in uno dei Monostici di Menandro (398), nonche´ in diverse sentenze mediolatine (in particolare Malum est mulier, sed necessarium malum). 951
Le donne hanno sempre le lacrime pronte. Le donne piangono facilmente, sono sensibili e si commuovono, ma usano anche il pianto come strumento di persuasione. E` il primo proverbio, e fra i piu` diffusi, di una serie che prosegue l’antico insegnamento, diffuso anche in molte altre lingue, a diffidare del pianto femminile: Muliebris lacrima condimentum est malitiae ‘‘Le lacrime delle donne sono condimento della malizia’’ suona una sentenza di Publilio Siro (M 35), mentre uno dei Distici di Catone sostiene: Coniugis iratae noli tu verba timere / nam lacrimis struit insidias cum femina plorat ‘‘Non temere le parole della moglie irata, poiche´ quando piange la donna costruisce con le lacrime una trappola’’. Fra le riprese letterarrie del concetto, da citare i versi della celebre aria La donna e` mobile del Rigoletto (Atto III, scena II): ‘‘Sempre un amabile / leggiadro viso, / in pianto o in riso / e` menzognero’’. Vedi anche Lacrime delle donne, fontana di malizia [L 9]; Donna si lagna, donna si duole, donna s’ammala quando la vuole [D 1014]. 952
953
Le donne hanno le lacrime in tasca.
Nella sua scarsella ogni donna porta sempre la scatola delle lacrime. Per scarsella vedi D 898. 954
955
Le donne piangono con un occhio e ridono con l’altro.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
DONNA
Qui e nei proverbi seguenti prevale piu` che la commozione lo strumento di persuasione. 956
Una donna ha due lacrime sincere e cento d’inganno.
Donna che piange malizia sopraffina con le frange. Sottolinea in piu` la raffinatezza e la bravura nel costruire la scena in ogni particolare, come i decori di un tessuto. Si registra anche con due altri elementi a precedere la donna che piange, cioe` volpe che dorme, ebreo che giura, da confrontare col proverbio seguente. 957
Ebreo che giura, mercante che promette, donna che piange, malizia sopraffina con le frange. Ampliamento del precedente col ricorso ad altri pregiudizi. 958
Non credere a donna che piange, a ebreo che giura e a cavallo che suda. Il giuramento cristiano per gli ebrei non ha valore; Vedi anche Ebreo che giura, mercante che promette, donna che piange, malizia sopraffina con le frange [D 958]. Il cavallo, per sua natura, in una corsa anche di non particolare impegno, emette una quantita` notevole di sudore, per cui si usano coperte per asciugarlo e proteggerlo dopo una prova impegnativa. E` un po’ quello che accade al cane che, sudando dalla lingua, quando fa caldo la fa penzolare fuori respirando forte ad ogni minimo sforzo. Questo fenomeno puo` impressionare la persona non pratica, che puo` interpretarlo come la testimonianza di una incapacita` del cavallo a sopportare grandi fatiche. 959
Donna che piange, caval che suda bugiardi come Giuda. Giuda con un bacio tradı` Cristo. 960
961
Uomo che giura, caval che suda, donna piangente non creder niente.
Sole di marzo, onda di mare, pianto di donna non ti fidare. Il sole di marzo puo` esser traditore (vedi anche Sole di marzo o ti tingo o t’ammazzo [S 1551]); l’onda del mare e` di per se´ infida. 962
pag 529 - 04/07/2007
DONNA
466
.
Non credere a donna quand’anche sia morta. Anche se non piange, in qualunque momento puo` mentire. Tramandato dai paremiografi greci e` il pressoche´ identico: ‘‘A una donna non credere neanche se muore’’, mentre in eta` umanistica (Johannes Sartorius, Adagia) e` registrato l’esatto corrispondente latino Mulieri ne cradas ne mortuae quidem.. 963
Da cattiva donna gua`rdati e della buona non ti fidare per nulla. Conferma di una generale misoginia. Gia` in Esiodo si legge (Opere e giorni 375): ‘‘Chi si fida della donna si fida dei ladri’’. 964
Altri detti medievali, affini a quello sopra citato, chiamano in causa la tradizionale lunghezza delle vesti femminili. Alla donna basta tanto cervello da mettersi al coperto quando piove. Un riflesso istintivo comune a qualsiasi animale sarebbe tutta l’intelligenza richiesta alle donne. 971
Le teste delle donne sono come le corna: dure, torte e vuote. Sarebbero di lenta capacita` d’apprendimento, di temperamento bizzarro e prive d’intelligenza. 972
Quattro cose son degne d’ammirazione: vino saporito, drappo colorito, avvocato eloquente e donna intelligente. Strappano l’ammirazione il vino di qualita`, la stoffa dal bel colore, l’avvocato che trascina con la sua eloquenza e la donna che ha buone doti d’intelligenza. 973
Le donne, quasi tutte, per parer belle si fanno brutte. Troppi artifici e orpelli provocano l’effetto contrario. 965
Una donna basta a dieci uomini e dieci uomini non bastano a una donna. E` quello che dice Masetto da Lamporecchio alla badessa del convento nella celebre novella del Boccaccio (Decamerone 3.1): ‘‘Madonna ho inteso che un gallo basta assai bene a diece galline, ma che diece uomini posson male e con fatica una femina soddisfare, dove a me ne convien servir nove’’. Aggiunge il proverbio che una donna invece puo` soddisfare dieci uomini. 966
967 Le donne hanno il cervello di gallina. La gallina e` considerata l’animale stupido per eccellenza, dalle reazioni lente e facile preda dei carnivori. E` uno dei tanti proverbi che denuncia la scarsita` d’intelligenza della donna.
Una donna, un papero e un tacchino hanno tanto cervello per uno. Anche il papero o il tacchino sono ritenuti notoriamente stupidi. Hanno tanto cervello per uno, hanno la stessa quantita` di cervello. 968
Le donne han lunghi capelli e corto cervello. Prosecuzione diretta, con paralleli anche in tutte le tradizioni europee, di un detto noto nel Medioevo, con minime varianti, nella forma Mulieribus longam esse caesariem, brevem autem sensum ‘‘Le donne hanno i capelle lunghi e i cervelli corti’’. 969
970
Le donne hanno lunghe vesti e corto cervello.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
974 Bella donna brutta testa. La donna bella in particolare e` ritenuta poco intelligente, capricciosa e vana.
La donna ha i capelli lunghi e l’amore corto; l’uomo ha i capelli corti e l’amore lungo. La donna nell’amare sarebbe meno costante dell’uomo. Ancora un gioco antitetico sui capelli femminili. 975
Anche la donna senza amore ha la sua gelosia. E` gelosa anche nei riguardi di chi non ama, semplicemente per vanita` e rivalita` verso le altre. 976
La donna gabbo` il Demonio e il gatto [la gallina] gabbo` la donna. Nella donna convivono l’astuzia piu` raffinata e l’estrema ingenuita`. La donna fu tanto scaltra da ingannare il Diavolo, ma ci sono favolette che raccontano di donne che si fanno rubare la carne dal gatto e i fagioli dalla gallina. 977
978 Dillo alla donna e lascia fare il diavolo. La donna e` proverbialmente piu` scaltra del diavolo, tanto che, una volta messasi in testa un’idea, la realizza servendosi di qualunque mezzo, come se ad agire fosse il demonio stesso. Numerose sono le possibilita` d’interpretazione del rapporto del celebre binomio.
pag 530 - 04/07/2007
467
.
DONNA
Da una donna vecchia si guarda anche il diavolo. L’astuzia e la perfidia della donna si accrescono con l’eta`.
Nessuno le supera in furbizia. Arrivare e` qui transitivo, secondo un uso ancora vivo in certo italiano regionale centrale; sta qui per ‘‘raggiungere e superare’’.
Dove il diavolo non vuole andare manda la donna. Nelle situazioni difficili, quando un uomo resiste alla tentazione, quando non e` possibile mettere discordia o creare confusione, il diavolo vi manda la donna, alla quale si aprono tutte le possibilita`.
987 La donna la fece anche al Diavolo. Secondo una storia popolare per un equivoco avvenuto ai tempi della Creazione la testa del Diavolo ando` a finire sul collo della donna e viceversa (cfr. A. De Niro, Usi e costumi abruzzesi, IV, Sacre leggende, p. 68; G. Rumaniho, Racconti provenzali, G. Barabba, Lanciano 1927, p. 64).
979
980
Quando la donna grida il diavolo scodinzola. Quando la donna e` infuriata il diavolo e` contento perche´ ne verra` certamente qualcosa di buono per lui: l’ira della donna causa sempre qualche cattiva conseguenza. 981
Le donne [la donna] ne sanno [ne sa] una piu` del diavolo. Concerne la donna la fissazione in modo proverbiale del modo di dire saperne una piu` del diavolo: ad ella per antonomasia e` riconosciuta una scaltrezza che supera quella del demonio. Dice infatti una storiella popolare, diffusa con poche varianti sia in Italia che in Europa e tuttora viva nella tradizione orale: Il diavolo e la donna fecero una gara a chi faceva prima a cucire una gugliata di filo. Il diavolo partı` in furia per vincere e si dimentico` di fare il nodo in fondo al filo, la donna invece, con calma lo fece. Quando il diavolo ebbe cucito un pezzetto, tiro` un po’ l’ago e la cucitura si sfilo` completamente e dovette ricominciare, ma per la fretta si dimentico` ancora il nodo. Dopo poco era da capo. Allora guardo` la donna che con metodo era andata avanti e la cucitura teneva, retta bene dal nodo. Allora anche il diavolo annodo` la gugliata e giu` a cucire all’impazzata, ma la donna, con calma, aveva gia` finito e il demonio rimase scornato. Vedi anche Chi cuce senza fare il nodo perde tre punti [C 2551]; Chi non fa il nodo perde il punto [N 449]. 982
983
Le donne hanno un punto piu` del diavolo.
984
La donna, per piccola che sia, vince il diavolo in furberia.
985 Le donne chiusero il diavolo nel forno. Come i precedenti.
988
Cio` che pensa la donna nemmeno il diavolo l’indovina.
989
Astuzia di donna le vince tutte.
Quando una donna vuole, fa piovere e nevicare. Qualunque fine si prefigga di raggiungere, prima o poi lo consegue. 990
991
Se la donna vuole tutto puole.
992
Quando una donna vuole neanche il diavolo ce la fa.
Quando la donna vuole il diavolo l’aiuta. Quando la donna decide di fare qualcosa sembra che ci sia una forza sovrumana che piega le cose alla sua volonta`. 993
Uomo non puole se donna non vuole. Nessuna decisione puo` prendere il marito se la donna e` contraria. Oppure: se la donna si oppone non e` possibile che l’uomo si approfitti di lei. 994
Donna grassa, donna ghiaccia. Sarebbe fredda nei rapporti amorosi. 995
996 La bella donna e` un bel cipresso. In vari significati: ha una bellezza non accompagnata a grazia, simpatia: nel cipresso non nidificano gli uccelli; e` sterile: il cipresso non ha intorno a se´ virgulti. Vedi anche Chi vuol nel letto una stanga prenda una donna alta [A 511]; L’uomo alto serve a spegnere le candele dell’altare [A 510]. 997
986
Le donne arrivano i pazzi e i savi.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
La donna che non ha preso marito non sa dove sta di casa.
pag 531 - 04/07/2007
DONNA
468
.
Il destino della donna era di seguire il marito nella sua casa cosı` che fino a quando non si era sposata non poteva sapere dove avrebbe abitato.
Diversamente si arriva allo scontro, sia nella gestione della casa che in quella della chiesa. Vedi anche Due galli non possono stare in un pollaio [G 125].
Donna che ti carezza oltre l’usato o ti ci manda o ti ci ha gia` mandato. Troppi complimenti e moine femminili nascondono fatti o intenzioni assai poco piacevoli. Adattamento alla donna del piu` diffuso proverbio generale Chi ti carezza piu` di quel che suole o ti ha ingannato o ingannar ti vuole [A 86].
Le donne belle e il vino buono son le prime cose che t’abbandonano. Piacciono a tutti e facilmente se ne rimane privi.
998
999
Donna che ti carezza o te l’ha fatta o te la vuol fare.
Ne´ donna ne´ tela a lume di candela. La donna e la stoffa bisogna esaminarle in piena luce, dato che nella penombra e` facile ingannarsi. Vedi anche Quando e` spenta la candela non c’e` bianca e non c’e` nera [C 345]; A lume spento e` pari ogni bellezza [L 1003]; A lume di candela il canovaccio pare tela [C 346]. 1000
Al lume della fiammella la capra par donzella. Per analogia. 1001
Donne a capannello esci con l’ombrello. Ne dicono tante e tante di tutti quanti che ti merita correre ai ripari, difenderti con qualcosa, ripararti con l’ombrello da quanto ti ‘piove’ addosso. 1002
Raccogliere le foglie d’autunno, spalare la neve di gennaio e bastonare una donna son tre faccende inutili. Non producono alcun risultato: in autunno dopo avere raccolto le foglie ne cadono subito altrettante, cosı` accade per la neve in gennaio; e non saranno le bastonate a fermare una donna che vuol fare come le pare. 1003
Donna in treccia e cavallo in cavezza. La donna con i capelli sciolti era considerata poco seria e ribelle, il cavallo allo stato brado non aveva cavezza. Il proverbio vuol dire che ambedue devono essere riportati all’ordine e sottomessi. 1004
1005
Una donna per camino e un prete per campanile.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1006
Quando la donna invecchia perde la sua virtu`: la pelle gli si secca e la chitarra non suona piu` L’eta` toglie la dote piu` ricercata della donna (virtu` qui va inteso col significato antico di ‘‘forza, valore’’). Lo splendore dell’incarnato sparisce nella pelle avvizzita e il richiamo di sirena, il fascino della figura femminile, che richiama la forma della chitarra (cfr. Man Ray, Le violon d’Ingres), non esercita piu` il suo sortilegio. Un’interpretazione piu` prosaica intende con chitarra l’organo sessuale femminile. L’associazione metaforica fra la donna e la chitarra e` particolarmente diffusa nelle tradizioni proverbiali ispaniche, ad es. La mujer y la guitarra, para usarlas hay que templarlas ‘‘La donna e la chitarra per usarle devi accordarle’’ o Mujer mal criada, guitarra mal templada ‘‘Donna spudorata, chitarra mal accordata’’. 1007
1008 Donna sempre e moglie mai. Vorrebbe dire che le donne le mantengono gli sciocchi e se le godono i furbi. Non e` solo costume locale: un proverbio inglese suona ‘‘Non preoccupatevi: una villa al mare, una donna e un giornale, troverete sempre qualcuno che ve l’impresta’’. 1009 Donna e legno non stanno mai fermi. La donna e il legno hanno movimenti continui, anche se impercettibili. L’umore, i desideri e anche la bellezza della donna mutano sempre. Il legno, anche antico e stagionato, scricchiola e si deforma al cambiare del tempo.
Donna che ha molti amici ha molte lingue mordaci. L’amicizia tra gli uomini e le donne e` sempre vista in maniera sospetta e da` luogo a critiche e malignita`. 1010
1011
Donna che trova amici trova lingue mordaci.
1012
Uomo cattivo fa donna buona.
pag 532 - 04/07/2007
469 L’uomo che si comporta male provoca nella donna la reazione opposta. Anche: maniere sbrigative e perfino violente rendono sottomessa, e quindi ‘‘buona’’, la donna. Vedi anche Asini, donne e noci voglion le mani atroci [A 1374]. 1013 Uomo pauroso fa donna virtuosa. L’uomo che teme che la donna possa sbagliare mette in atto mille precauzioni per preservarla da tentazioni e occasioni, in modo che la donna vive protetta. Non dice ‘‘geloso’’ perche´ la gelosia offende e spinge la donna a ribellarsi e a liberarsi.
Donna si lagna, donna si duole, donna s’ammala quando la vuole. Sembra che la donna metta in atto a comando disturbi, malanni e dolori per non fare cio` che non le piace o per ottenere cio` che vuole. Efficace resa in due decasillabi del tema ricorrente della malizia e delle lacrime astute delle donne. Vedi D 952 e seguenti. 1014
.
DONNA
il principio che Ogni simile ama il suo simile [S 1354]. Vedi anche Chi si sposa per la dote trova un padrone [D 1128].
A donna che non ha figli non chiedere consigli. La donna che non conosce le ansie e i sacrifici che procura crescere un figlio, non e` in grado di capire i problemi della vita e quindi non puo` dare aiuto. 1019
1020
Donna che non ha figli non fa piaceri e non da` consigli.
Donna che dimena l’anca se puttana non e`, poco ci manca. Assume un atteggiamento provocante che porta a pensare male. 1021
Le donne dicono spesso il vero, ma non lo dicono tutto intero. Ancora sul tema della falsita` femminile: il dire mezze verita` per far trarre agli altri conclusioni false e` la vera arte del mentire, dell’inganno e le donne ne sono maestre. 1022
1015
Donna, oro e fortuna vanno sempre agli sciocchi. E` triste essere intelligenti! Vedi anche La fortuna bacia gli sciocchi [F 1205]; La fortuna e le donne amano gli sciocchi [F 1211].
Le donne dicono la verita`, ma non la dicono mai tutta. 1024 Le donne dicono la verita`, ma a modo loro. Opportunamente manipolata.
Le donne dei signori partoriscono in tre mesi. Da come i signori nel passato sapevano aggiustare i guai combinati dalle loro donne nasce il proverbio, che riconosce malignamente una superiorita` e una singolare bravura alle donne dell’alta societa` che riescono a fare in tre mesi quello per cui alle altre ne occorrono nove.
1025 Donne e capre vogliono la corda lunga. Le donne devono essere tenute d’occhio e controllate, ma senza che questo appaia come una sorveglianza o una costrizione. Si usava spesso far pascolare gli animali fuori dei recinti, ma per far sı` che non si perdessero o facessero danni, si legavano per il collo (la capra) o per una zampa (la gallina). Alla capra, animale capriccioso e ribelle, andava lasciata la corda lunga perche´ non s’imbizzarrisse. Per altre associazioni fra donna e animali, oltre ai seguenti, vedi sopra D 831 e seguenti.
1016
La donna e` come l’appetito: va contentata a tempo. Deve avere la risposta pronta e immediata ai suoi desideri: il rinvio, l’esitazione, l’incertezza e l’indugio fanno svanire l’occasione. 1017
Abbi donna di te minore se vuoi essere signore. Se in casa vuoi mantenere l’autorita`, sposa una donna di condizioni sociali e d’intelletto inferiore a te, altrimenti chi domina sara` lei. Un insegnamento affine e` trasmesso dalla massima latina Siqua voles apte nubere, nube pari ‘‘Se vuoi far un buon matrimonio, sposa una tua pari’’, tratta da Ovidio Heroides 9.32, nella quale comunque non e` questione di predominio sociale del marito sulla moglie e conta piuttosto il criterio della parita`, secondo 1018
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1023
1026 Donne e gatti amano la casa. Le donna e` legata alla casa, che cura e governa; il gatto e` il piu` fedele abitante della casa dove passa pigramente le sue giornate; proverbialmente si dice che e` piu` affezionato alla casa che alla famiglia.
Donne e corvi piu` si lavano e piu` son neri. I corvi, come le cornacchie, amano stare presso le fontane e aspergersi con l’acqua, ma naturalmente rimangono neri. Per la donna va inteso nel senso che: piu` cerca di 1027
pag 533 - 04/07/2007
DONNA
redimersi, scusarsi, mettere in luce le proprie qualita` e piu` mostra la sua vera natura, che e` infida, mutevole, chiacchierona. Donna scompagnata sempre mal guardata. Si sospetta che sia strana o abbia una amante segreto, oppure che insidi gli uomini delle altre. Scompagnata, non in coppia. 1028
Donne e bistecche, piu` si battono e piu` diventano tenere. Le donne devono essere controllate e castigate perche´ non prendano cattive abitudini: se sono ben tenute a freno diventano buone e affettuose. Le bistecche vengono battute sul tagliere prima di venire cotte in modo che risultino piu` tenere. Il proverbio rivela un ordine di rapporti familiari del passato quanto mai sorprendente, ne´ si puo` intendere troppo metaforicamente perche´ altri detti sono chiari in proposito, vedi Asini, donne e noci voglion le mani atroci [A 1374]; Come ogni cavallo vuole sprone cosı` ogni femmina vuol bastone [F 566]. Diversamente la pensano gli orientali, come sostiene un proverbio arabo, trapiantatosi nella nostra tradizione dotta: 1029
Non si percuote [colpisce / picchia] la donna neanche con un fiore. Si usa spesso per biasimare gesti maleducati verso una donna: corregge i proverbi come il precedente, secondo i dettami di una galanteria che risulta comunque piu` coerente con la moderna concezione del rapporto paritario fra i sessi. 1030
Donne e lame piu` si adoprano e piu` son belle. La donna non deve avere la sensazione di essere trascurata, messa da parte perche´ il suo desiderio e` quello di essere oggetto di attenzioni, amata, corteggiata. Le lame vanno usate spesso, altrimenti arrugginiscono. Il detto ha un senso prevalentemente erotico. 1031
Donne e fuoco stuzzicali ogni poco. Perche´ si ravvivino. 1032
Donna e fuoco toccali [scherzaci] poco. La donna non e` meno pericolosa del fuoco. Scherzare col fuoco e` comunissimo modo di dire che significa mettersi in un grave rischio. 1033
1034
470
.
Donna iraconda, mare senza sponda.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
La donna infuriata esalta la sua natura istintiva e impetuosa per cui non ha piu` limiti, non si sa di cosa sia capace, ne´ come sia possibile calmarla. Senza sponda senza limiti, senza barriere. Donne e galline per troppo andar si perdono. Le galline venivano lasciate libere a razzolare per l’aia e per i campi, e qualcuna che si allontanava troppo non tornava, forse smarrita o acchiappata; anche per la donna la troppa liberta` di movimento era fonte di possibili rischi. Il verbo perdersi qui puo` assumere vari significati e riferimenti. 1035
1036 Le donne sono buone solo per il letto. Esclamazione maschile sprezzante o quanto meno d’insofferenza. La risposta delle donne e` che tanti uomini non sono buoni neanche per quello.
Donne e buoi dei paesi tuoi. Probabilmente fra i piu` noti e diffusi proverbi italiani, quasi un ‘prototipo’ quando capita di dover esemplificare il concetto stesso di proverbio. Nella riuscita di un matrimonio sono necessarie certe affinita` che nascono dall’avere in comune tradizioni, mentalita` e cultura, appartenere cioe` alla stessa terra. Oppure: i difetti della futura moglie (e anche dei buoi) restano nascosti a colui che viene da fuori, pertanto puo` essere facilmente tratto in inganno, cosa che non accade se invece sceglie la moglie nel luogo dove abita, in quanto si conoscono il passato di lei e la sua indole. 1037
Cavalli e cani da paesi lontani: donne e buoi dei paesi tuoi. Ampliamento del precedente. Il cavallo e il cane hanno un rapporto molto stretto con il padrone, dal quale devono essere staccati nettamente allorche´ uno ne fa acquisto. In tal caso devono cambiare l’ambiente per dimenticare del tutto le vecchie abitudini e adeguarsi alle nuove con il nuovo padrone. Per donne e buoi vedi il precedente. 1038
Moglie e ronzino pigliali dal vicino. Per analogia. Cosı` si conoscono gia` pregi e difetti. Il ronzino e` un cavallo di poco pregio, sfiancato, con qualche acciacco che offre servizi non molto dissimili da quelli di un asino; 1039
pag 534 - 04/07/2007
471
.
nel farne acquisto bisogna conoscerne bene i difetti e per non trovarsi un animale completamente finito. Cavallo e signora [padrona] prendili nel villaggio. Per analogia. Non solo il ronzino, ma qualsiasi cavallo. 1040
Chi di lontano si va a maritare sara` ingannato o vuole ingannare. Per analogia. Al concetto ribadito nei proverbi precedenti, questo aggiunge maliziosamente che vi potrebbe essere l’intenzione d’ingannare. 1041
Malattia di donna e zoppicare di gallina durano poco. Per la donna piccoli disturbi e dolori come improvvisamente vengono in poco tempo spariscono, come il suo disturbo naturale. Per la gallina e` facile procurarsi nel razzolare piccole insignificanti ferite. 1042
L’uomo e` buono a piantare il cavolo e la donna a gabbare il diavolo. La donna, a differenza dell’uomo che e` un semplicione, riesce a mettere nel sacco anche i piu` furbi (vedi sopra D 977-978, D 980, D 982-994). Pero` se il termine cavolo si usa come eufemismo di cazzo il proverbio assume un altro senso: l’uomo e` buono a contentare la donna, ma la donna e` capace di prendersi gioco di tutti quanti. 1043
1044 Donne e pesci prendili nel mezzo. Il pesce e` scivoloso e affusolato, per cui preso per il muso o per la coda sfugge; la donna, sia nel gesto gentile come il ballo, sia nel tentativo di fermarla, va presa dove il corpo si fa sottile, tra i fianchi e il busto.
Le donne non sposano i vecchi per amor di Dio. Le donne quando ‘si sacrificano’ non lo fanno per altruismo, hanno i loro motivi e le loro mire, di solito economiche o di prestigio. 1045
1046
Per essere perfetta una donna deve avere piede di genovese, caviglia di slava, gamba di svedese, anche di fiamminga, vita di parigina, petto di veneziana, piccola mano di veronese, spalle di tedesca, braccia di greca,
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
DONNA
andatura di spagnola, profilo di senese, capelli di siciliana, occhi di fiorentina, ciglia di ferrarese, denti di napoletana, grazia di milanese e dignita` di romana. E` uno dei proverbi che derivano dai lunari e dagli almanacchi, che venivano imparati e poi ripetuti a memoria, variandoli e accorciandoli (o allungandoli) o per errore o adattandoli alle circostanze. La donna per esser detta bella deve avere: tre cose lunghe, tre cose corte, tre cose larghe, tre cose strette, tre cose grosse, tre cose sottili, tre cose rotonde, tre cose piccole, tre cose bianche, tre cose rosse, tre cose nere. Gioco da veglie e intrattenimento nel quale si deve poi stabilire quali siano queste cose. Naturalmente l’equivoco e l’allusione costituiscono il divertimento maggiore. Lunghe: gambe, collo, dita; corte: lingua, orecchie, piedi; larghe: fronte, spalle, fianchi; strette: narici, labbra, sesso; grandi: occhi, braccia, cosce; sottili: vita, dita, caviglie; rotonde: seni, natiche, gambe; piccole: bocca, naso, orecchie; bianche: denti, carnagione, collo; rosse: guance, labbra, capezzoli; nere: ciglia, capelli, occhi. Canone popolare della bellezza femminile. 1047
1048 La donna bella deve aver sette bellezze. Le sette bellezze si riferiscono di solito a: occhi, capelli, colorito, persona, voce, piedi e mani. Sono probabilmente queste sette, numero ‘‘simbolico-riassuntivo’’ di antichissima tradizione, le bellezze canoniche da cui poi si sono sviluppate le serie libere testimoniate dai due detti precedenti. Nell’italiano regionale, soprattutto meridionale, e` abbastanza diffuso il modo di dire avere o anche essere le sette bellezze per indicare estrema avvenenza sia di donne che di uomini (si ricordera` il film di Lina Wertmu¨ller Pasqualino Settebellezze, del 1975); e sempre di area meridionale e` la complessa fiaba La Zinzola dalle Sette bellezze. Uno stornello laziale ab-
pag 535 - 04/07/2007
DONNA
472
.
bastanza diffuso le illustra con lievi divergenze (spalle larghe e vita stretta in luogo di mani e piedi): Sette bellezze cia` d’ave` la donna / prima che bella se possi chiama`: / arta dev’esse, senza la pianella, / e bianca e rossa senza l’alliscia`. / La bocca piccolina e l’occhio bello / grazziosetta dev’esse ner parla`: / larga de spalle e stretta de cintura / quella e` na donna bella pe natura. Amor, dispetto, rabbia e gelosia sul core d’ogni donna han signoria. Di sapore colto. La donna e` dominata da questi sentimenti: l’amore e di conseguenza la gelosia, la facilita` d’indispettirsi e quindi di arrabbiarsi, come e` tipico dei temperamenti istintivi. 1049
Dove donna domina tutto si contamina. La famiglia sotto il governo della donna va in rovina. Anche: quando il regno e` in mano a una regina si verificano disordini, decadenza e corruzione. Gli esempi che hanno agito sulla fantasia sono quelli biblici e di altre figure come Semiramide, Cleopatra ecc. L’efficacia del proverbio e` tutta affidata alla rima sdrucciola fra i due verbi. Vedi anche La donna trista e` la rovina della casa [D 826]. 1050
Dove la donna domina e governa ivi sovente la pace non sverna. Sverna, non dura oltre l’inverno. 1051
Donna con la barba e uomo senza furon sempre traditori. Venendo meno alle caratteristiche peculiari del loro sesso, sono considerati di natura ambigua. 1055
Le donne spagnole son belle, le greche son loro sorelle, le francesi son graziose, le italiane son briose, le tedesche bionde e leste, le inglesi bianche e meste, le svizzere son fiere, le russe son severe. Queste affermazioni sono estremamente generiche, ma hanno qualche vaga attendibilita`. Si trovavano negli almanacchi in genere e, nell’Ottocento, nelle pubblicazioni popolari che riproducevano gli usi e costumi dei popoli, con i tipi umani che si attenevano a una convenzione derivata dai libri e dai diari di viaggi (cfr. per es. Almanacco della Fortuna, Pietro Pizzol Tipografo, Lugano 1889, p. 64). 1056
Le donne tedesche amano col cuore, le francesi con la testa, le inglesi con lo spirito, le spagnole col corpo e le italiane con quello che salta in mente. E` messa in risalta l’estrosita` e la fantasia delle italiane. 1057
Donna piccina figli una dozzina. Secondo la credenza polare la donna piccola e minuta sarebbe assai prolifica, a differenza di quella grassa che concepisce con difficolta` e di quella alta che ha gravidanze difficili. 1058
Donna che fischia e uomo che fila, fuggi senza domandare. Non familiarizzare con persone dai comportamenti sconcertanti e non in accordo con le caratteristiche del proprio sesso. La donna che fischia e` vista come un maschiaccio, che si comporta senza ritegno (vedi anche Guardati da biscia e da donna che fischia [F 986]); cosı` l’uomo che si dedica ad attivita` prettamente femminili e` considerato privo di personalita`, di carattere. 1052
Povera quella casa dove la donna ha le brache e l’uomo la cuffia [e l’uomo fila]. In famiglia perche´ tutto proceda nel modo migliore e` necessario che ciascuno segua il proprio ruolo. 1053
Uomo senza barba e donna smorta fuggi dalla finestra se non puoi dalla porta. Ambedue vanno evitati perche´ godono fama di persone ambigue e infide. 1054
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
La donna piccola e` piu` furba di due diavoli. La donna piccolina nei proverbi sembra un concentrato dei difetti e delle qualita` attribuiti in genere alle donne. 1059
1060 Donna piccola sempre giovane. Lascia intravedere i segni della vecchiaia piu` lentamente.
Le donne e le sardine son buone piccoline. Questo concetto si ritrova in molti proverbi, con varianti regionali. Vedi anche Nelle botti piccine ci sta il vino buono [B 787]. 1061
1062
La donna bassa prende marito, la donna alta coglie i fichi senza scala.
pag 536 - 04/07/2007
473
.
C’e` una prevenzione costante verso la donna alta, specialmente se sovrasta l’uomo: non sarebbe intelligente ne´ una buona amatrice e questo perche´ (sono idee d’una volta) le sensazioni, gli stimoli sarebbero lenti a trasmettersi, attenuati dal grande sviluppo in altezza del corpo. Vale in parte anche per l’uomo, vedi Uomo lungo, testa corta [U 156]. Donna lunga e buona solo per cogliere i fichi. 1064 Con le donne cortesia comunque sia. Il codice del passato, considerando la donna essere debole e fragile le dava meno responsabilita` e riponeva sull’uomo il compito di difenderla e di accollarsi il conto delle sue manchevolezze. Pertanto l’uomo deve essere sempre cortese nei confronti della donna anche se questa e` maleducata, sguaiata o indegna, non deve mai usare le maniere forti o avvilirla piu` di quanto essa non abbia fatto a se stessa. Ovviamente molti altri proverbi sono in netto contrasto con questo. 1063
1065 Donna dotta, casa disordinata. La donna colta non e` ben vista dai proverbi in quando viene distratta dalle sue funzioni specifiche e fondamentali della cura della casa e della famiglia. La cultura e` per la donna quasi un vizio. Vedi anche Guardati da asino orbo e da donna che sa di lettere [L 569]; Non vi fidate: di donne di piacere ravvedute, di frati smessi e suore smonacate, delle donne che parlano latino... [F 761]; Meglio moglie barbuta che dotta [M 1718].
Donne dotte e vesti brutte rimangono sempre appese. Come le vesti che non piacciono rimangono nell’armadio da un anno a un altro, cosı` la donna dotta e saccente viene sfuggita, lasciata in disparte e non trova marito. 1066
Donna senza fianchi, non ti lagnare che ti manchi. A parte l’avvenenza, un tempo, quando la prole era essenziale per la conduzione di un podere, per la successione nell’azienda, per la vecchiaia, la donna dal bacino stretto non era ricercata perche´ ritenuta poco adatta alla maternita`. Quindi: non ti lagnare se non riesci a conquistare, a sposare una donna con questa caratteristica fisica, perche´ non hai perso nulla. 1067
1068
Donne, orologi e fogli son quasi tutti imbrogli.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
DONNA
Le donne rivelano col tempo i difetti, gli orologi non dicono mai l’ora giusta e i documenti vengono interpretati in maniera diversa da come sono stati concordati e sottoscritti. Donna che resiste all’oro vale piu` d’un gran tesoro. Evidentemente e` ritenuta cosa rara. Le storielle sono piene di presunte dimostrazioni di questa verita`, mentre la vita e` piena di prove che l’uomo non e` da meno. 1069
Donna e gatto chi non li conosce cari li paga. Il gatto e` animale ladro, scaltro, sempre pronto ad approfittare della minima disattenzione e la donna, allo stesso modo, e` infida, furba, sfrutta ogni occasione, ogni segno di debolezza per piegare le cose alla sua volonta`. Pertanto e` necessario sapere con chi si ha a che fare. 1070
Anche la donna piu` bella non puo` dare quello che non ha. E` impossibile offrire quello di cui non si dispone. Vedi anche La botte da` il vino che ha [B 778]; in senso simile Non si puo` levare il sangue dalle rape [R 206]. 1071
Delle gambe delle donne si fa le corna il Diavolo. Ci si adorna il Diavolo. Sono infatti uno dei principali strumenti di seduzione con cui egli induce gli uomini a peccare. 1072
Donna pregata nega e trascurata prega. Se e` oggetto di corteggiamento fa la sdegnosa, se viene trascurata prende lei l’iniziativa. Vedi anche Se vuoi farti amare, fatti desiderare [D 227]; Nella guerra d’amor vince chi fugge [G 1334]. 1073
1074 La donna lotta per esser vinta. Vecchio adagio dell’educazione sentimentale spicciola. Cfr. Alessandro Piccolomini nella commedia L’Alessandro (atto IV, scena IV): ‘‘Contrastan le donne per esser vinte’’. Inoltre, piu` chiaramente, Tasso (Aminta, atto II, scena II): ‘‘Or non sai tu com’e` fatta la donna? fugge, e fuggendo vuol ch’altri la giunga; niega, e niegando vuol ch’altri si toglia; pugna, e pugnando vuol ch’altri la vinca’’.
Le donne hanno sette spiriti in corpo (come i gatti). Le donne hanno molta vitalita`, vivacita` di reagire alle malattie, alle crisi, alle disgrazie, 1075
pag 537 - 04/07/2007
DONO
qualita` che l’uomo ha in minore misura, essendo portato ad abbattersi e a rassegnarsi. Anche del gatto (vedi la voce) si dice che ha sette spiriti. Le donne hanno l’anima attaccata al corpo con la colla cerviona. La colla cerviona, meglio cervona, era un particolare tipo di colla fortissima usata un tempo dai calzolai; veniva fatta con i carnicci, i rimasugli di carne ottenuti scarnificando per la concia le pelli (scarnatura), in origine di cervo. 1076
Le donne sono come i gatti: hanno sette vite. Per l’associazione fra donna e gatto vedi anche sopra [D 1026], [D 1070] e [D 1075]. 1077
1078 Le donne hanno tre pelli. Pelle nel senso di vita, come nel modo di dire fare la pelle.
Fa prima il tempo a cambiare che la donna a vestirsi. Altro difetto imputato alla donna e` quello di impiegare molto tempo nel prepararsi e vestirsi per uscire, per recarsi a una cerimonia, a un ricevimento. 1079
1080 Le donne son figliole dell’indugio. Sono sempre in ritardo.
Donna che s’adorna tardi esce e tardi torna. Perche´ impiega molto tempo a prepararsi, e non ritorna finche´ la festa non e` finita. 1081
Donne, mosche e gatti si preparano con comodo. Le mosche, quando si posano, armeggiano a lungo intorno al capo con le zampe anteriori come se si lavassero; i gatti si lavano spesso e a lungo il muso usando la zampa che ogni tanto si leccano. 1082
Di vent’anni zitella, di trenta donna bella, di quaranta donna fatta, di cinquanta vecchia matta. Erano le tappe della vita della donna nel passato: a vent’anni doveva essere gia` sposata, i primi tempi del matrimonio completavano la sua personalita` esteriore e interiore, poi le numerose maternita` e il lavoro la debilitavano precocemente. Oggi per i cambiamenti del tenore di vita, la donna non e` finita certo a cinquanta anni. 1083
1084
474
.
Donna magra, carne dura.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
La magrezza non presenta forme ricche e attrattive seducenti, per cui l’amore presenta qualche difficolta` (vedi Bella secca non fu mai detta [S 824]). Ma c’e` anche una componente erotica, vedi Rapa, capra e donna magra son cibo del diavolo [R 221]. DONO Vedi Cavallo, Dare, Donare, Donato, Regalo. f
1085 I doni si dimenticano presto. La riconoscenza dura poco. 1086 Buon cuore fa grande piccolo dono. Il dono di un oggetto di scarso valore puo` acquistare importanza quando e` frutto di una gentile attenzione e della sensibilita` per i gusti e i desideri del destinatario.
I doni inaspettati sono sempre i piu` grati. Inaspettati qui nel senso di inattesi. Nei dialetti regionali di cui questo e` la traduzione si trovano parole che invece di inattesi significano non dovuti, che non spettano, vale a dire doni fatti con il cuore e non per convenienza, obbligo, opportunita`, consuetudine. E` un tradimento della traduzione popolare che ha trovato un significato un po’ diverso, ma altrettanto vero. 1087
I doni entrano senza suonare il campanello [bussare alla porta]. Trovano la porta aperta, una pronta accoglienza. 1088
1089 I doni rompono i sassi. I doni fanno breccia negli animi piu` duri, superano diffidenze e ostacoli. 1090 Con il dono si trova il perdono. Donare e` la strada piu` breve per farsi perdonare: un’oblazione era prevista spesso dalle antiche leggi e il risarcimento dalle nostre.
Con doni e presenti si placano i potenti. L’ira dei potenti si attenua con i doni come un tempo con i sacrifici si placavano gli de`i. 1091
Nel dono si guarda il cuore e non si guarda il valore. Un dono non va valutato per il suo valore, ma va apprezzato unicamente per la disposizione d’animo con cui viene offerto. Vedi anche A caval donato non si guarda in bocca [C 1099]. 1092
1093
Chi dona il dono il donator disprezza.
pag 538 - 04/07/2007
475 Endecasillabo, notevole per l’allitterazione e la figura etimologica: il dono e` un segno di affetto, pertanto darlo a un altro significa non apprezzare il gesto e il sentimento che lo accompagna. Dono sospirato, caro venduto. La lunga attesa e l’umiliazione per le reiterate richieste sono un prezzo pagato per quello che sarebbe un dono. Vedi anche Dono molto aspettato e` mezzo pagato [D 102]; Donar presto vale due doni e donar tardi e` un semplice dare [D 775]. 1094
Tardi venuto, niente tenuto. Per analogia. Si sottintende ‘‘dono’’, ma anche ‘‘aiuto, soccorso’’: quando arriva troppo tardi e` considerato poco. 1095
DOPPIA La doppia e` una moneta d’oro coniata verso la meta` del Quattrocento in diversi Stati italiani, che si chiamava cosı` per essere del valore di due ducati. Si usa come sinonimo di denaro. Al nascer delle doppie il mondo ha finito d’esser semplice. Con la comparsa del denaro la vita si e` fatta complicate, tortuosa, incomprensibile, dal momento che ogni valore, tutto si traduce in soldi. Gioca sul significato di doppio, ambiguo e semplice, scempio. E` antico perche´ non e` piu` nozione diffusa quella monetaria di doppia. 1096
DORMIRE Le giuste ore di sonno sono necessarie per riposare il corpo e la mente affaticati, ma il trattenersi troppo a letto e` considerato un vizio che toglie operosita` all’uomo e sottrae tempo alla vita attiva. f Vedi Aprile, Lavorare, Sonno. Chi dorme non piglia pesci. Senza dubbio fra i piu` citati proverbi italiani, spesso scelto come paradigma stesso di proverbio. Chi e` disattento, inoperoso, non cerca, non s’impegna non ottiene mai vantaggio alcuno e si lascia sfuggire le buone occasioni. La pesca e` fruttuosa nelle prime ore della mattina quando i pesci escono dagli anfratti in cerca di cibo; oppure anche in senso specifico: chi pesca distrattamente e svogliatamente lascia scappare i pesci che abboccano. L’espressione italiana, 1097
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
DORMIRE
che ha paralleli in varie altre lingue, e` un ammonimento a darsi da fare. Si potrebbe riscontrare nel mondo antico l’embrione di una simile riflessione nel detto greco (rovesciata di significato: ‘‘avere una fortuna sfacciata’’): ‘‘Mentre dorme la sua rete cattura’’, riportato da quasi tutti i paremiografi, a proposito del quale Plutarco (Detti di re e comandanti 187 b-c e Sulla malizia di Erodoto 856b, Vita di Silla 6,5) ci da` una curiosa notizia: un dipinto comico-allegorico prendeva infatti spunto da questo modo di dire per illustrare Timone di Atene dormiente a cui la Fortuna gettava nella rete da pesca alcune citta`; sinonimica la formulazione di Zenobio, 4.8: ‘‘La rete dei pescatori dormienti’’. Anche in Terenzio si trova (Adelphoe 693) Credebas dormienti haec tibi confecturos deos? ‘‘Pensavi che gli de`i te l’avrebbero fatto mentre dormivi?’’, che gia` presuppone il rovesciamento di uso. Piu` completo e` il rovesciamento nell’espressione medievale Dum stertit cattus, numquam sibi currit in os mus ‘‘A gatto che sonnecchia non gli corre mai in bocca il topo’’ (vedi anche sotto [D 1115]). Altri proverbi sul potere della fortuna ricorrono alla stessa idea del dormire, vedi per es. Fortuna e dormi [F 1160]. 1098 Chi dorme sogna e chi pesca piglia. Ampliamento del precedente: chi sta senza far nulla, fantastica, fabbrica solo chimere, mentre chi lavora consegue un’utilita`, un profitto. 1099 Chi si leva il sonno non si leva la fame. Per analogia. Vedi anche Chi si cava tutti i sonni non si cava tutte le voglie [C 1192]. 1100 Troppo dormire fa impoverire. Chi riposa eccessivamente, e` pigro, finisce per trascurare il lavoro, gli affari, la casa e i beni, finche´ lentamente scivola nell’indigenza. 1101 Il sonno fa il povero. Per analogia. Vedi anche Il sonno ti fa povero [S 1634]. 1102 Volpe che dorme vive sempre magra. Una massima mediolatina dice: Dormienti vulpi cadit intra os nihil ‘‘Alla volpe che dorme non cade nulla in bocca’’. 1103 Il caldo del letto non fa bollir la pentola. Per analogia. Il caldo che si gode poltrendo a letto non e` tale da fornire e far cuocere quel che si mangia a tavola. 1104 Il letto caldo fa la minestra fredda. Per analogia.
pag 539 - 04/07/2007
DORMIRE
476
.
Il caldo dei lenzuoli non fa bollir fagioli. Per analogia. 1105
Chi si dedica troppo al sonno non impara niente nella vita.
Chi aspetta il sole a letto sara` sempre poveretto. Per analogia. Chi si alza tardi, quando ormai il sole e` alto in cielo, non fara` mai fortuna.
Chi non puo` dormire se la prende col letto e coi lenzuoli. Chi e` tormentato da problemi, preoccupazioni e ansie, difficilmente e` disposto a riconoscere le vere cause della sua insonnia.
Chi dorme la grassa mattinata va mendicando tutta la giornata. Chi si alza tardi, dormendo gran parte (grassa) della mattina non ha intrapreso nulla e spreca il resto della giornata.
Chi non puo` dormire si prepari a morire. Il sonno e` indispensabile per vivere. Avvertimento a non sottovalutare l’insonnia: chi non e` in grado di dormire e` malato gravemente.
Uomo poltrone uomo poverone. Per analogia. Poverone e` accrescitivo di un aggettivo, operazione frequente nella lingua dei proverbi, vedi Introduzione 13b.
Chi dorme, piscia, caca e fa scoregge non cerca ne´ dottore ne´ ricette. Quando le funzioni fisiologiche sono regolari l’organismo e` in salute. Vedi anche Culo che canta dottore che piange [C 2646]; Finche´ la bocca prende e il culo rende si va in tasca alle medicine e chi le vende [B 636].
1106
1107
1108
Un’ora dorme il gallo due il cavallo tre il viandante quattro il mercante cinque lo studente sei ogni gente sette ogni corpo otto ogni porco nove gli abati dieci i freschi maritati undici le graziose dodici le fresche spose. La strofetta e` scherzosa e invita a non eccedere nel sonno. Si inizia con chi vi dedica poche ore: il gallo dorme il minimo per poter vigilare sul sonno delle galline; al cavallo basta poco per poter riprendere il cammino; chi e` in viaggio e` sollecito e riposa lo stretto necessario; lo studente si alza presto per dedicarsi agli studi. Poi, da sei-sette ore che indicano la normalita` , si passa all’eccesso di sonno degli oziosi, come il porco (benche´ le sue otto ore siano oggi considerate, anche secondo l’opinione medica, quelle raccomandabili) e l’abate; quindi a coloro che vivono un particolare momento della vita, come i primi tempi del matrimonio. 1109
...sette un corpo, otto un porco, nove un servo di Dio e dieci dormo io. Romano: variazione del finale della strofetta precedente. 1110
1111
Chi dorme piu` d’otto ore asino nasce e asino muore.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1112
1113
1114
1115 Chi dorme bene non sente le pulci. Chi e` stanco, sano, con la coscienza a posto, dorme tranquillo, senza esser disturbato da quello che gli succede intorno, come fastidi e rumori. Le pulci erano un tempo ospiti non rare in materassi e coperte, e solo chi aveva un sonno molto profondo poteva non accorgersi della loro presenza.
Chi dorme di maggio digiuna in settembre. Chi si riposa quando e` tempo di lavorare al momento di raccogliere non ottiene nulla e deve arrangiarsi. Vedi anche Chi dorme durante la raccolta stara` desto d’inverno [R 20]; Chi dorme di maggio digiuna in settembre [M 135]. 1116
1117 Chi dorme riposa. Il sonno non e` tempo perduto, e` un riposo necessario del corpo e dello spirito senza il quale non si puo` ne´ lavorare, ne´ vivere. 1118 Piu ` si dorme e meno si campa. Chi dorme oltre il necessario sottrae tempo alla vita. Le ore di sonno non possono essere computate come ore di vita vissuta.
Per dormire bene ci vuole il letto d’un debitore. Se uno gravato dai debiti e` riuscito a dormirci tranquillamente, quel letto concilia veramente il sonno. Si racconta che Augusto ordinasse di acquistare per suo conto il materasso di un tale che era vissuto tutta la vita nei debiti, dicendo che ci si doveva dormire benissimo, 1119
pag 540 - 04/07/2007
477
.
se quello aveva potuto farlo per tanto tempo con tanti grattacapi (e` un aneddoto di origine non antica, ripetuto in almanacchi e pubblicazioni di ‘‘curiosita`’’, cfr. F. Palazzi, Enciclopedia degli aneddoti, I, p. 119). 1120 Chi vuol dormire non faccia prestiti. Dover restituire denaro toglie il sonno. Vedi anche Dorme chi ha dolore e non dorme chi e` debitore [D 175].
Chi ha sonno trova presto dove dormire. Col vero sonno si dorme dappertutto. 1121
1122
A chi vuol dormire le pietre sembrano piume.
1123
A chi vuol dormire anche una pietra fa da guanciale.
Chi dorme quanto puo` non dorme quando vuole. Chi ha esagerato nel dormire non puo` pretendere di prendere sonno all’ora consueta. Il sonno ha un ritmo che non si puo` alterare senza spiacevoli conseguenze. Ma propriamente il proverbio si riferisce al passato quando il lavoro solo per pochi era inquadrato in orari, e ciascuno doveva darsi da fare di propria iniziativa per provvedere ai bisogni immediati e a quelli imposti dall’inverno, dalle malattie, dalla vecchiaia. Quindi chi coglieva ogni buona occasione per dormire si preparava un periodo nel quale non l’avrebbe fatto quanto e` necessario. Qui il sonno ha un senso esteso al disimpegno in genere: il vagabondo si prepara tempi grami nei quali dovra` soffrire e trottare. 1124
Chi dorme dal lato manco ha cuore franco; chi dorme dal lato dritto ha cuore afflitto. Chi dorme voltato sul fianco sinistro ha il cuore libero, leggero, tranquillo; chi dorme sul destro ha qualche pena che lo tormenta.
DOTE
novella sposa, dalla principessa alla contadina, al patrimonio della sua nuova famiglia. Poteva consistere in soldi e in beni, veniva amministrata dal marito anche se rimaneva di proprieta` della moglie, e quindi poteva costituire un forte e talora limitante legame economico. Non sorprende, pertanto, che in questi proverbi si consigli all’uomo di guardare piu` che alla dote, cioe` al lato economico del matrimonio, alle doti della futura sposa che fanno la ricchezza della famiglia. 1127 Dov’entra dote esce liberta`. L’uomo che sposa una donna che porta una cospicua dote perde la propria autonomia perche´ dipendera` dalla moglie. E` ammonimento di lunga tradizione, da intendere come caso particolare del precetto che raccomanda di sposarsi con i propri pari: di sapore proverbiale il verso di Plauto (Asinaria 87) Argentum accepi, dote imperium vendidi ‘‘Ho accettato il danaro, per la dote ho venduto il comando’’, ripreso come sentenza nel Medioevo (talora sostituendo uxorem ‘‘moglie’’ a argentum).
Chi si sposa per la dote trova un padrone. Avra` in casa non una moglie ma un padrone che lo comandera` a bacchetta, forte della propria superiore posizione economica. Gia` nel poeta comico greco Anassandride (IV sec. a.C.) si legge (fr. 52,4 K.): ‘‘il povero che prende una moglie con i soldi prende una padrona, non una moglie’’. 1128
1129
Matto e` chi piglia la moglie per la dote.
1130
Mal tollerar si puote moglie con grande dote.
1125
1131 Gran dote, gran baldanza. La sposa che porta in casa una ricca dote, inevitabilmente avra` grandi pretese, voglia di comandare e decidere, per cui sara` lei la padrona.
Dote fatta, marito non trova. Stabilire la dote prima che si affacci il pretendente era ritenuto di poca fortuna per le nozze della fanciulla. Vedi anche Corredo finito non trova marito [C 2270]. 1132
DORMITA 1126 Una dormita, una mangiata. Una bella dormita ristora quanto una buona mangiata. Si diceva quando s’andava a letto con la fame.
DOTE Istituto antichissimo, solo in tempi recenti caduto in disuso, la dote era l’apporto della
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1133
Dote preparata fortuna allontanata.
1134
Le belle senza dote trovano piu` amanti che mariti.
pag 541 - 04/07/2007
DOTTO
478
.
Un tempo nel matrimonio al di la` delle attrattive prevalevano considerazioni di carattere economico. La figlia si da` in contanti e la dote a credito. La figlia si consegna subito e tutta insieme, mentre con la dote si possono fare dilazioni e facilitazioni. 1135
Meglio il marito ad aspettar la dote che la dote ad aspettar marito. Meglio sposarsi subito e avere solo in seguito la dote, che avere la dote pronta e non il marito disponibile. 1136
Figlia in fascia, dote [corredo] in cassa. Appena nasceva una femmina la mamma cominciava a mettere da parte danaro o capi di biancheria per il corredo, in modo da diluire nel tempo la spesa. Il corredo era conservato in un tradizionale, apposito cassone di legno. La dote era compito del padre. 1137
La buona dote la da` il padre e la buona moglie il Signore. Alla figlia il padre da` la migliore dote che puo`, mentre la buona moglie e` un dono del Signore. 1138
Se per la dote una vecchia pigli hai denaro e non hai figli. Nel contrarre matrimonio si guardava anche al lato economico, ma lo scopo principale restava quello di aver figli che rappresentavano un capitale, un’assicurazione per il futuro. 1139
Donna che si marita deve avere la dote nelle dita. L’essere brava e volenterosa nel lavoro, soprattutto di filatura, tessitura, cucitura, maglia, vale piu` che una ricca dote. 1140
Chi si sposa per la dote sta bene il giorno e male la notte. Gli agi e i comodi goduti di giorno grazie al ricco apporto della moglie, saranno scontati la notte, perche´ in non ci si e` sposati per amore e quindi c’e` poco gusto nella vita sessuale. 1141
1142 A chi ha dote non manca marito. E` tale negli uomini la voracita` di danaro che una ricca dote garantisce a qualunque donna il matrimonio. 1143
Con la bella dote si maritano anche le zoppe.
1144
Le belle doti maritano le brutte donne.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1145
La dote marita la brutta (e fa sperare la vecchia).
Con la robba si marita anche la gobba. Per analogia. Robba e` romanesco per roba. Vedi anche Con la robba si copre la gobba [D 1146]. 1146
1147 La dote non fa ricca la casa. La dote costituisce solo un apporto, un complemento al patrimonio familiare: non e` la dote, ma le doti della donna che fanno ricca la casa, come insegnano i proverbi seguenti. 1148 Soldi di dote van via di trotto. La donna con una cospicua dote, abituata a spendere perche´ ricca e spende del suo, vanifichera` presto la ricchezza portata in famiglia.
Donna che non porta dote se la fa; donna che la porta se la mangia. A differenza della donna ricca (vedi il precedente), la donna povera, che non ha dote, e` spinta a fare, lavorare, risparmiare con tenacia e abilita`. 1149
DOTTO Non sempre il piu` dotto e` anche il piu` savio. Non sempre colui che ha piu` nozioni le sa usare, le sa interpretare nel modo migliore come invece fa chi e` saggio. Il proverbio chiarisce bene cio` che comunemente si confonde: conoscenza analitica e sapienza sintetica. L’acquisizione dei semplici dati (dottrina) e` un fatto positivo in se´ perche´ elimina l’ignoranza, ma non basta da solo. 1150
1151 I dotti parlano e gl’ignoranti giudicano. Trinciare giudizi, blaterare a vanvera e` tipico dell’ignoranza, le persone colte valutano i vari aspetti di un problema e ne cercano le soluzioni. 1152 Dotto [dotti] non si nasce. Solo lo studio, l’osservazione e la riflessione porta alla conoscenza, al sapere.
Il piu` dotto dei dotti non puo` insegnare la tela al ragno. Colui che possiede la piu` grande dottrina non puo` insegnare la cosa piu` semplice che fa mirabilmente una piccola creatura. Tutto il sapere dell’uomo si ferma di fronte alla sapienza del creato. Implicita esaltazione del sapere divino. 1153
pag 542 - 04/07/2007
479 Difficile trovare due dotti dello stesso parere. La dottrina dell’uomo e` labile, incerta e contraddittoria, al punto che i sapienti si contrastano tra loro e si contraddicono. 1154
Il dotto misura il cielo e il matto ci crede. E` follia credere a delle conoscenze che ci vengono date come certe e che sono al di la` delle possibilita` umane. Colui che si dice dotto offre come certezze il frutto delle sue ricerche e i matti le prendono per vere. Uno dei proverbi piu` penetranti che riassume in poche parole il dibattito della scienza e della pseudoscienza dei nostri tempi. 1155
Il dotto tace per se´ e per l’ignorante e l’ignorante parla per se´ e per il dotto. L’uomo sapiente, che conosce la complessita` dei problemi, riflette e valuta in silenzio; l’ignorante, che non sa nulla, vede tutto facile e parla, giudica, consiglia sconsideratamente. 1156
Piu` dotto del cane del Quagliera, che aveva mangiato un sacco di scritture. Di una persona ignorantissima o falsamente istruita. Un tempo i cani, per la fame, s’attaccavano anche alle pelli, alle pergamene e il cane del Quagliera deve essere stato uno di questi. Quagliera (Pisa) e` nome dialettale della quaglia. 1157
DOTTORE Il termine dottore indicava originariamente colui che era esperto in una materia e la insegnava, quindi indico` il grado accademico conferito con la laurea che riconosceva la competenza in una materia per insegnarla o esercitarla (dottore in legge, in lettere). Anche oggi e` inteso in questo senso, ma l’uso comune ha portato a indicare con la semplice parola il medico: questo nei proverbi e nel linguaggio comune. Gli ultimi due proverbi ironizzano sull’inflazione di questo titolo accademico, che molti, arrivati a una posizione di prestigio o di ricchezza, si attribuiscono impropriamente. f Vedi Medico. Dottori, farmacisti e avvocati, libera nos Domine. La preghiera al Signore, imitando il ritornello di una litania della liturgia cristiana, e` quella di non aver mai bisogno delle loro prestazioni. 1158
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
DOTTORE
Oltre alla sventura che ti e` capitata, devi far fronte alle loro richieste di denaro e subire la loro inefficienza. Mentre il dottore pensa il malato muore. Mentre il dottore studia il caso, la malattia avanza e si porta il malato all’altro mondo. 1159
Meglio ci dia spacciati il dottore che l’avvocato. Il medico puo` essere pessimista o puo` sbagliarsi, mentre l’avvocato solo in situazioni disperate ammette che una causa e` perduta. 1160
Tra i dottori in medicina il piu` bravo e` chi indovina. Ancora sull’ignoranza dei medici. 1161
1162 Meglio un dottore fortunato che bravo. In passato piu` che oggi la fortuna era determinante nella cura delle malattie.
I dottori purgano i corpi, le borse e i letti. La purga era la prima medicina prescritta, aveva l’effetto di depurare, ripulire il corpo, la stessa cura il medico riservava al portafoglio e spesso anche al letto, mandando il malato al camposanto. 1163
1164 Non e` dottore ognun che porta il saio. Non e` dottore quello che indossa il camice, si direbbe oggi (vedi L’abito non fa il monaco [A 51]). Il saio e` qui inteso come elemento distintivo del medico perche´ per lungo tempo l’arte della medicina fu esercitata da religiosi, soprattutto frati che esercitavano negli ospedali (le visite a domicilio erano loro interdette per ragioni morali). Nel caso che con il termine dottore si intenda la persona che, mediante studi regolari, ha la conoscenza riconosciuta di una materia, il detto intende che, per il fatto d’indossare un saio, non e` detto che un frate sia colto, abbia una dottrina. Infatti dei conventi facevano parte anche i confratelli non sacerdoti (oggi i consacrati sono detti specificamente padri), che esercitavano opere manuali, servili ed erano d’ignoranza proverbiale. 1165 Il dottore s’esercita sui malati. Il medico, soprattutto quello giovane e inesperto, fa le sue esperienze a spese dei malati, che sono il suo banco di prova. E` idea alquanto diffusa (e non priva tuttora, in certa misura, di una sua verita`) che sta dietro anche all’espressione in corpore vili, la quale e` infatti abbreviazione di faciamus experimentum in cor-
pag 543 - 04/07/2007
DOTTRINA
480
.
pore vili ‘‘facciamo l’esperienza su un corpo plebeo’’. Un aneddoto abbastanza diffuso narra infatti che questa espressione fu pronunciata in un consesso di medici al capezzale dell’umanista Marc-Antoine Muret (Muretus, 1526-1585), ammalatosi gravemente durante un viaggio in Italia. Poiche´ era vestito malamente e fuori di coscienza, i medici lo scambiarono per un pezzente e non si vergognarono di proporre un intervento ‘‘sperimentale’’; il Muretus, pero`, nel deliquio capı` le parole e non solo replico`, ma guarı` per lo spavento. Vedi anche Medico come il vino e chirurgo come il pane [M 1121]; Medico vecchio e barbiere giovane [M 1120]; Medico vecchio e chirurgo giovane [M 1122]. Quando arriva il dottore scompare il dolore. Spesso la paura del medico e delle sue cure fa scomparire improvvisamente il dolore. 1166
Il dottore va e viene e chi ha il male se lo tiene. L’affaccendarsi del medico non caccia la malattia. 1167
1168 Il miglior dottore e` il tempo. Solo con il tempo si rimarginano le ferite, passano le infiammazioni, si placano le febbri, si sanano le fratture. Si ripete a chi e` impaziente di guarire o dubita del possibile recupero della salute. Vedi anche Il tempo guarisce ogni piaga [T 334]; Il tempo e` il miglior medico [T 335]; Il tempo e` la prima medicina [T 337].
‘‘Tibi quoque, tibi quoque / e` concessa facolta` / di potere in iure utroque / gingillar l’umanita`’’. 1171 Molti sono dottori nullius doctrinae. ‘‘Di nessuna dottrina’’.
DOTTRINA 1172 A cuor maligno non giova dottrina. L’istruzione, il sapere non cambia il malvagio, anzi egli se ne servira` per fare meglio il male. 1173 La dottrina poco giova senza esempio. La sapienza teorica, se non e` unita all’esempio, serve a poco. Anche: le parole di consiglio sono valide solo quando sono unite ai fatti.
DOVERE Sostantivo e verbo. f Vedi Diritto. 1174 Ciascuno faccia il suo dovere. Ognuno assolva ai propri compiti, nel proprio ambito: cosı` tutto si svolgera` armoniosamente, senza confusione e scompiglio. 1175 Prima il dovere e poi il piacere. Usato spesso anche con tono ironico. Solo dopo aver assolto ai propri impegni, ci si puo` dedicare al resto. 1176 Fai il tuo dovere e chiedi il tuo diritto. Solo se hai assolto ai tuoi doveri puoi vantare i tuoi diritti
1169
Non c’e` miglior dottore di Nostro Signore. Si puo` intendere come pregare Dio di ridonarci la salute fidando solo in lui; oppure che la vera guarigione e` operata dalla natura che reagisce alla malattia e riacquista la sanita` del corpo.
1177 L’unico dovere e` morire. L’unica cosa che bisogna fare per forza e` morire, il resto in qualche modo ce lo imponiamo da noi. Invito a desistere dal sentirsi obbligati a fare, intervenire, correre, come se fosse una necessita` che deriva da una costrizione esterna.
1170 Molti sono dottori in utroque nihil. Di origine colta: molti che si vantano di essere dottori, sono esperti solo di nome e non conoscono nulla di nulla. Parodia dell’espressione dottore in utroque iure: un tempo la laurea in diritto prevedeva i due rami del diritto civile e di quello canonico e chi si laureava in ambedue (utroque) poteva sostenere le cause civili e di materia religiosa. In utroque nihil sarebbe ‘‘In ambedue il nulla’’. Per l’uso ironico di questa formula si puo` citare un passo di una poesia satirica del Giusti (Gingillino 1,37):
1178 Perfino cacare non e` un dovere. Perfino una cosa necessaria come questa uno la fa con comodo e nei modi che ritiene migliori.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1179 Chi fa il suo dovere fa abbastanza. Quando uno ha fatto il suo dovere non importa che vada oltre, fare piu` del dovuto non sempre e` apprezzato e non sempre e` opportuno. 1180 Fai il dovere e non temere. Comportati rettamente e non avere dubbi o preoccupazioni. E` un invito a non curarsi di
pag 544 - 04/07/2007
481 consigli, insinuazioni, cattivi esempi, e a seguire soltanto la propria coscienza. E` stato nel passato uno dei principi dell’educazione e della pedagogia, nonche´ della predicazione religiosa, nella convinzione che la coscienza individuale sia infallibile nell’indicare le scelte e i comportamenti, tenendo conto che, anche nel caso di errore, la buona fede e la retta intenzione salvano dalla colpa. Diverso dall’adagio latino: Recte faciendo neminem timeas ‘‘Agendo giustamente non hai da temere nessuno’’, che invita a seguire la legge esterna e a non temere nessuna persona che rimprovera, punisce, minaccia. 1181 Fai quel che devi e farai sempre bene. Affine al precedente: seguendo la propria coscienza si avra` sempre la certezza di avere agito bene.
Fai cio` che devi e sia quel che puo`. Fai quello che ti detta la coscienza, quello che ne consegue sara` cio` che Dio vorra`, ma non sara` di tua responsabilita`. 1182
DOVIZIA f Vedi Abbondanza, Ricchezza. Molte dovizie, molte inimicizie. La ricchezza crea molti nemici, per invidia, per la maniera con cui e` stata accumulata o per come viene gestita. 1183
DUBBIO 1184 Il dubbio e` padre del sapere. Chi dubita e` spinto a ricercare, a chiarire, ad approfondire e quindi puo` comprendere di piu` e allargare i propri orizzonti. Potrebbe sembrare un proverbio razionalista sul quale non sarebbe da escludere nemmeno una diretta influenza del pensiero cartesiano (Dubium sapientiae initium ‘‘Il dubbio e` l’inizio della conoscenza’’ e` motto di Cartesio che sintetizza come dal dubbio metodico si proceda verso la prima e fondante certezza razionale del Cogito ergo sum). E` piu` probabile pero` che il proverbio abbia avuto una genesi e un corso autonomi. L’importanza del dubbio non e` sfuggita agli antichi sapienti, se non altro come correttivo di decisioni precipitose o incitamento a non accontentarsi di una conoscenza gia` acquisita, come e` implicito nel socratico sapere di non sapere. Col Cristianesimo poi il dubbio diviene elemento fondamentale nei confronti della fede e gia` sant’A-
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
DUBITARE
gostino teorizza l’uso di un dubbio metodico per la ricerca, finche´ Francesco Bacone (The advencement of learning) enuncia: ‘‘Se uno parte da certezze terminera` con i dubbi; ma se si contenta di cominciare con i dubbi, terminera` con certezze’’. Cfr. anche Dante, Paradiso 4.124-132. 1185 Nel dubbio, aspetta. Nel dubbio non prendere decisioni: aspetta che il tempo porti alla luce gli elementi necessari a chiarire le incertezze. 1186 Nel dubbio astieniti. Nel dubbio non emettere giudizi, sospendi il verdetto. Traduce una nota formula giuridica latina, spesso ripetuta anche nella forma originale: 1187 In dubio [dubiis] abstine. ‘‘Nel dubbio [nelle situazioni ambigue] astieniti’’. Di origine probabilmente medievale. 1188 In dubio pro reo. ‘‘Nel dubbio (si decida) a favore del reo’’. Formula giuridica molto diffusa, anche per parlare di situazioni non giuridiche: nel dubbio si sceglie la soluzione piu` favorevole all’accusato, come l’assoluzione in mancanza di prove certe. Mentre tale dottrina e` gia` ampiamente regolata dal diritto romano, questa esatta formulazione non ricorre nei testi antichi e quindi sara` riconducibile a brocardi medievali; da menzionare al riguardo una decretale di Bonifacio VIII (liber sextus decretalium 5.12.11) che precisa: Cum sunt partium iura obscura, reo favendum est potius quam actori ‘‘Quando le ragioni delle parti sono oscure, bisogna favorire l’accusato piuttosto che il denunciante’’.
DUBITARE Se il dubbio dei proverbi precedenti e` un fatto positivo che porta a riflettere, a non prendere decisioni azzardate, qui il dubitare e` considerato negativo perche´ frena l’uomo nell’azione e lo riduce all’impotenza. 1189 Chi dubita resta al bivio. Chi non riesce a prendere una decisione resta bloccato, come chi giunto a un bivio, incerto su quale strada scegliere, si ferma e interrompe il viaggio. 1190
L’asino di Buridano morı` tra due fasci di fieno.
pag 545 - 04/07/2007
DUCATO
482
.
L’indecisione tra due alternative puo` essere rovinosa. L’asino, di cui si servı` il filosofo Giovanni Buridano (circa 1300-1358) per illustrare l’empasse logica in mancanza di volonta`, morı` di fame non sapendo decidersi tra due fasci di fieno a lui ugualmente distanti. Dante dice (Paradiso 4.1-3): ‘‘Intra due cibi, distanti e moventi / d’un modo, prima si morria di fame, / che liber’omo l’un recasse ai denti’’. 1191 Chi dubita deve osare. Chi non riesce a prendere una decisione non puo` rimanere fermo nell’attesa di una soluzione che cada dal cielo: deve osare, cioe` scegliere con coraggio, scommettere, abbandonando l’inerzia dell’indecisione. 1192 Chi troppo dubita dispera. La continua indecisione e l’eccessiva incertezza porta all’inerzia, lascia l’uomo in preda ai problemi che non risolve.
Il confronto di punti di vista diversi e` utile per comprendere meglio. Vedi anche Quattro occhi vedono meglio di due [O 79]. 1199 Sanno piu ` due di uno. Vedi anche Sa piu` il papa e il contadino che il papa solo [O 83].
Le cose si dovrebbero fare due volte: la prima per prova e la seconda per gusto. Esprime il rimpianto di non aver saputo godere appieno di un’occasione o di un periodo della vita, per errori, distrazioni, complicazioni dovuti alla mancanza di esperienza. 1200
Se le cose si potessero fare due volte non si sbaglierebbero neanche i somari. Sia nelle cose pratiche che nelle cose della vita. Vedi anche Se le cose si potessero far due volte non si sbaglierebbe mai [V 1309]. 1201
1202
DUCATO Moneta d’oro o d’argento, coniata per la prima volta dalla zecca di Venezia all’inizio del XIII sec. e in seguito da molti altri Stati, deriva il suo nome da doge. Per il suo intrinseco valore in questi proverbi diventa la personificazione della ricchezza. f Vedi Danaro, Moneta, Quattrino, Soldo. 1193 Il sor Ducato compro` la corda del boia. Pagando o corrompendo si fa sempre franca. Il boia, che aveva venduto la corda, non pote´ impiccare il sor Ducato che l’aveva comprata. Vedi anche I quattrini e l’amicizia rompon le braccia alla giustizia [Q 102]. 1194 Il sor Ducato rideva anche sulla forca. Sapeva bene che non sarebbe stato impiccato. 1195
Con trentamila ducati si puo` prendere tutto a ridere.
Quando il sor Ducato bussa, qualunque porta s’apre. Di fronte al denaro qualsiasi ostacolo viene meno. Vedi anche Chi ha piena la bora fa ballar l’orso e l’orsa [Q 71]. 1196
Quando arriva Don Quattrino anche il vescovo s’inchina. Per analogia. 1197
DUE 1198
Due giudicano meglio di uno.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Se le cose si potessero fare due volte si farebbero meglio.
Due bene, tre meglio, quattro male e cinque peggio. Si dice del numero ideale per stare in compagnia; a volte anche dei figli. 1203
1204 Due piedi non stanno bene in una scarpa. Comunemente il proverbio e` inteso nel senso che non si puo` fare una cosa impossibile o assurda: non si possono ottenere risultati quando mancano i presupposti: non si possono infilare due piedi nella stessa scarpa contemporaneamente (come non si puo` tenere un piede in due staffe, avere la botte piena e la moglie briaca, ecc.). Piu` raramente si usa anche nel significato che anche cose simili, come i piedi, hanno forme diverse e quindi esigenze e richiedono trattamenti diversi, come le due scarpe destinate al destro e al sinistro. Vedi anche Due galli non possono stare in un pollaio [G 125]. 1205
Due piedi non entrano nella stessa scarpa.
Due poveri sulla porta della stessa chiesa non fanno affari. Si contendono le poche elemosine e mettono in imbarazzo i fedeli che, per non scontentare l’uno o l’altro, non danno niente a nessuno. 1206
1207 Due nocchieri affondano un bastimento. Durante qualsiasi azione non ci devono essere direttive diverse, contraddittorie. Vedi anche
pag 546 - 04/07/2007
483
.
In due a soffiare non s’accende mai il fuoco [S 1408] ; Troppi cuochi guastan la cucina [C 2694]. Contro due che vogliono cinquanta non possono. Quando due giovani si vogliono bene, e` inutile che parenti e amici contrastino il loro amore. In generale: la concordia, l’unita` di intenti da` la forza per vincere l’ostilita` di molti.
DURARE
altro bel colpo messo a segno. E` costruito come calco del piu` noto: E uno!, disse quello che castrava i frati [U 139].
1208
Contro due non la pote´ [potrebbe] Orlando. Neanche il valore del prode Orlando, protagonista di poemi cavallereschi e di tanti racconti popolari, riuscı` a vincere contro due che lottavano uniti. Una equivalente formulazione proverbiale antica e` attestata dai paremiografi greci: ‘‘Nemmeno Eracle contro due’’, ed e` registrata anche da Erasmo (439 = I.5.39) nella forma Ne Hercules quidem adversus duos; secondo i paremiografi il riferimento e` ad una vicenda mitica oscura secondo la quale perfino Eracle sarebbe stato sconfitto quando, presumendo troppo di se´, volle sfidare due pugili contemporaneamente. 1209
1210 Due occhi, due orecchi e una bocca sola. E` saggio guardare molto, ascoltare tutto e parlare poco.
Meglio in mezzo a due che sopra a quattro. Meglio arrestato che morto. Meglio essere portato in prigione da due guardie che al cimitero da quattro becchini. 1211
1212 Due figlie e una porta vuotano la casa Le due figlie depauperano la casa prima con il corredo, con la dote e con il matrimonio, quindi la madre provvedera` sempre a loro e ai nipoti facendo passare dalla porta beni e provviste. 1213
Due figlie e una porta sono tre ladri.
Cinque sono le cose che sono troppe quando sono due: un Dio, una moglie, un parroco, un dottore e un becchino. Iddio e` uno solo, di mogli non se ne puo` avere piu` d’una, i parroci liticherebbero tra loro, i dottori direbbero uno il contrario dell’altro e i becchini si contenderebbero i morti. 1214
E due!, disse quello che bastonava le monache. Quando dopo una disgrazia, un guaio ne arriva subito un altro, si dice con tono di ironico trionfo: ‘‘E due!’’, come se si trattasse di un 1215
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
DUOMO 1216 San Francesco fa la carita` al duomo. Situazione paradossale: il povero aiuta chi ha molto piu` di lui, il debole aiuta ingenuamente il forte. Con san Francesco si indica la poverta` dei cappuccini e dei loro oratori. Il proverbio esiste pressoche´ dovunque in forme un po’ diverse, ma quasi sempre con riferimento al duomo del paese (o alla chiesa piu` importante) e alla chiesa piu` piccola o piu` povera. Un esempio proveniente da Pisa suona: Santa Giulia fa lla carita` al Domo; ma al posto di santa Giulia si puo` trovare indifferentemente san Ranierino o san Pierino. Vedi anche con significato simile L’ammalato porta il sano [A 726]; Quando il povero dona al ricco il diavolo se la ride [P 2355].
L’Opera del Duomo non si sa quando finisce. Le Opere del Duomo erano quelle istituzioni create per presiedere alla costruzione di una cattedrale, impresa estremamente complessa che si protraeva nel tempo, per molti decenni, se non secoli, spesso senza venire del tutto portata a termine (in molte citta` esiste ancora l’Opera del Duomo che si occupa della manutenzione e conservazione della cattedrale). Questo istituto e` percio` divenuto proverbiale per indicare qualcosa che si trascina per le lunghe senza che abbia mai fine. Piu` diffuso del proverbio e` senz’altro il modo di dire essere (come) l’Opera del Duomo. 1217
DURARE Solo nel primo proverbio durare ha il significato di perseverare; negli altri e` usato come continuare, protrarsi, resistere al tempo. 1218 Chi la dura la vince. Fra i piu` vivi e diffusi in tutta Italia, spesso paradigmatico di proverbio: chi persevera con tenacia e forza d’animo consegue il successo, ottiene la vittoria. In particolare: supera anche chi, pur essendo piu` dotato, agisce senza volonta` e determinazione. Vedi La goccia scava la pietra [G 895], ma anche proverbi che piu` genericamente invitano alla sopportazione e alla resistenza, tipo Soffri il male e aspetta il bene [S 1411], e i latini Perfer et obdura ‘‘Sopporta e resisti!’’ (tratto da Ovidio, Ars amato-
pag 547 - 04/07/2007
DURARE
ria 2.178, Amores 3,11,7, Tristia, 5,11,7, divenuto ben presto proverbiale – o parte di altri proverbi – e tuttora conosciuto anche in forma originale) e Fortiter malum qui patitur idem post potitur bonum ‘‘Chi sopporta con forza un male in seguito acquista un bene’’ (da Plauto, Asinaria 324, ripreso come massima nel Medioevo). Speriamo che duri col pane fresco e i fichi maturi. Quando una situazione si presenta particolarmente favorevole o piacevole ci si augura con questa frase che continui a lungo (ma ben sapendo che il pane diviene facilmente raffermo e il periodo in cui i fichi sono maturi e` breve). 1219
1220 Duralla, si chiamava quel cane! Esclamazione che si ripete in Toscana e altrove per augurarsi che possa durare una situazione favorevole che pero` si teme che abbia presto termine. Si dice che un tale aveva messo nome al proprio cane Duralla (durarla, continuarla): cosı` chiamandolo, ammoniva chi passava sulla precarieta` delle cose umane. 1221
Duralla! disse quello.
1222 Non dura. Di cosa troppo bella per essere vera o di realta` che non ha fondamenti solidi. Anche con una certa punta scaramantica. Particolarmente nota la forma milanese, ripetuta in tutta Italia: 1223
484
.
Du¨ra minga.
Durera` sı` e no una cacata. Toscana. Di cosa effimera, caduca, ecc. Questa e le espressioni proverbiali che seguono vengono usate come sinonimi di Non dura si registrano seguendo il criterio di non lasciare fuori, per completezza, materia di non perfetta identificazione. 1224
1225 Durera` da Natale a santo Stefano. Cioe` un solo giorno. 1226 Durera` fino al Giorno del Giudizio. Contrario ai precedenti. Durera` in eterno.
Felicita` e sciagura sempre non dura. Non solo la buona sorte ma anche gli eventi dolorosi hanno un termine. 1227
Per ora va bene, speriamo che duri, disse quello che cascava dal tetto. Di una situazione messa male, volta al disastro, sulla quale c’e` poco da sperare. 1228
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1229 Durar non puo` chi di notte non posa. Il sonno e` indispensabile alla salute del corpo e della mente.
Meglio cipolle che durano di capponi che finiscono. Sono preferibili abitudini semplici che possono durare nel tempo, piuttosto che lussi precari. Le cipolle sono cibo vile e pesante, ma se ne possono avere in abbondanza e conservare oltre l’inverno, mentre i capponi sono cibo squisito che non puo` essere quotidiano. 1230
Meglio le fave che durano dei capponi che finiscono. Vedi anche Meglio un’aringa che dura d’un cappone che finisce [A 1206]. 1231
Dura piu` una pentola rotta che una sana. Sembra un destino, ma la roba vecchia e sciupata, che si adopera sperando che si rompa definitivamente, dura di piu` della roba nuova. Si usa metaforicamente riferendosi a persone malaticce che invecchiano sotterrando giovani robusti e sani. Vedi anche Sempre malato campa cent’anni [M 220]; Chi dice sempre ahi! non muore quasi mai [A 370]; Gatto zoppo non muore mai [G 270]; La pentola sbeccata va cent’anni per la casa [P 1227], Non tutto quel che ciondola cade [C 1621]. 1232
1233 Pentola rotta rimane accomodata. Per analogia. 1234 Pentola rotta e` sempre per casa. Per analogia. 1235 Pignatta rotta non muore mai. Per analogia. 1236 Dura piu ` una conca fessa che una nuova. La conca era un grande vaso in terracotta che serviva per fare il bucato, quando si rompeva non veniva gettata via, ma accomodata dal conciavasi. Questi era un artigiano ambulante che, nei suoi periodici passaggi per le case, racconciava conche, vasi, tegami e pentole di coccio incollandoli con un mastice e consolidandoli con punti di filo di ferro. 1237
Dura piu` un carro rotto che uno nuovo.
1238 Boccale rotto non cade mai dal tavolo. Per analogia. 1239 Il rotto si conserva e il sano si rompe. Per analogia.
pag 548 - 04/07/2007
485 Amor di cortigiani, roba di villani e razza di cani durano poco. La devozione dei cortigiani e` falsa, dura finche´ dura il potere; i beni dei villani sono di poco valore e finiscono presto; le razze dei cani si imbastardiscono rapidamente. 1240
Botte di vino buono, cavaliere sfrenato, e capitano ardito, durano poco. Il vino buono viene consumato per primo; il cavaliere che corre all’impazzata rischia di cadere rovinosamente; il capitano ardimentoso muore presto in battaglia. 1241
Uomo rissoso, vaso di vetro e bella serva durano poco. L’uno muore in una lite, l’altro cade e si rompe, mentre la bella ragazza va presto sposa. 1242
1243 La fiera dei ladri dura poco. La fiera, il mercato, lo scambio si basano sulla fiducia, mancando la quale tutto finisce. Cosı` gli accordi tra individui poco raccomandabili terminano in liti e zuffe. Vedi anche La festa dei briganti dura poco [F 811]; Le nozze dei furfanti poco e male vanno avanti [F 1715]; La farina del diavolo va tutta in crusca [D 283]. 1244 Le nozze dei lupi durano poco. Variante piu` rara del precedente. 1245 Chi vuol che duri se la prenda calma. Invito a dosare le proprie forze, le proprie possibilita` cosı` da poter portare a termine cio`
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
DURO
che si e` intrapreso, da non dover cedere improvvisamente. Struttura espressiva ossimorica del tipo: Chi ha fretta vada adagio (coll’equivalente latino Festina lente [F 1414].). DURAZZO f Vedi Fungo.
DURO f Vedi Dolce.
Duro con duro non fe’ mai [non fa] buon muro. Pietra su pietra s’innalza il muro, ma e` la calce che da` coesione e lo rende solido. Metaforicamente: e` la coesione il principale elemento che rende forti e stabili le societa`, mentre le giustapposizioni di elementi ciascuno forte in se´ non portano a una struttura salda. Prosegue un detto tardomedievale del tutto equivalente Durum et durum non faciunt murum, noto anche in forma Durum durum destruit ‘‘Il duro distrugge il duro’’, affine ma di senso leggermente diverso. 1246
Molle e duro fa buon muro. Reciproco del precedente, ma assai meno diffuso. 1247
1248 A duro nodo dura lama. Come il nodo che non si scioglie va tagliato, cosı` una situazione estremamente difficile va affrontata con estrema determinazione. Anche: chi non capisce con le buone dovra` capire con le cattive. Vedi anche A carne di lupo, denti di cane [L 1115]. 1249
A duro ceppo dura accetta.
pag 549 - 04/07/2007
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 550 - 04/07/2007
E E Con una e si puo` aggiungere tutto il mondo. Basta una piccola cosa per determinare un grande cambiamento. Con una piccola congiunzione si puo` aggiungere l’infinito. 1
EBANO Legno pregiato, fornito da alcune specie di diospyros di Asia, Africa e America, di colore molto scuro e di grana sottilissima. Viene usato per la costruzione di strumenti musicali, mobili e oggetti di lusso. 2 Nave d’ebano non regge la tempesta. Ogni oggetto per essere funzionale deve essere costruito con il materiale adatto allo scopo. Per quanto pregiato il legno d’ebano non e` utilizzabile per le imbarcazioni: e` piu` pesante dell’acqua e inoltre, essendo molto rigido, risulta fragile.
EBBREZZA f Vedi Ubriachezza, Ubriaco, Vino. 3 Nel paese dell’ebbrezza regnano i buffoni. Nel mondo del delirio, dell’eccitazione sono sovrani i piu` esaltati. Nel mondo alla rovescia i valori sono capovolti.
EBETE f Vedi Pazzo, Scemo, Stolto. 4 Chi fa da ebete tenga il filo corto. Chi per scherzo o per opportunita` decide di fare lo scemo non insista troppo, altrimenti rischia di essere scoperto o considerato tale per sempre. Il filo corto si da` a un congegno a carica, al quale si vuol ridurre il tempo di funzionamento: orologio a pesi, girarrosto, strumenti musicali automatici.
EBREO L’ebreo, emarginato e poco benvoluto nella societa` del passato anche perche´ spesso praticava l’usura, era considerato uomo intelli-
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
gente, scaltro, assai fine nel commercio, nel prestito e negli affari, ma anche malfido e ingannatore. Ebrei e contadini mercanti fini. Gli uni e gli altri sanno ben trattare i loro affari e condurre in porto i propri interessi. Il contadino, per essere in fondo alla scala sociale, aveva attivato difese mentali molto forti verso il mondo esterno, soprattutto per quello che riguardava il danaro. 5
Ebrei e rigattieri spendono poco e gabban volentieri. I rigattieri praticano commercio minuto di roba usata, come vecchi mobili, suppellettili e oggetti vari, che si procurano gratis o per poche lire e rivendono bene, vantandone i pregi e nascondendo i difetti. Anche gli ebrei praticavano questo tipo di commercio. 6
7 Gli ebrei non prestano sopra ciance. Nessuno fa prestiti sulla base di parole e di promesse. Gli ebrei, che praticavano il prestito, esigevano pegni adeguati alle cifre prestate.
Chi ha ebrei per parenti vive di stenti. Data la tradizionale avarizia degli ebrei, non c’era da fare affidamento sui legami di parentela. Ma il detto si riferisce al significato traslato e ironico della frase Avere un ebreo per parente ‘‘Avere un debito con uno strozzino’’. 8
Ci vogliono nove ebrei per ingannare uno svizzero e nove svizzeri per ingannare un ginevrino. L’abilita` degli ebrei negli affari e` superata da quella degli svizzeri, altrettanto versati nell’attivita` mercantile e di prestito, e che godono fama di taccagneria e avarizia. I ginevrini, abitanti nella citta` che fu la culla del calvinismo, la cui dottrina vede nella prosperita` materiale un segno della benevolenza divina, sono grandi mercanti, grandi risparmiatori e avveduti nel contrattare, tanto da detenere il primato della sagacita`. 9
pag 551 - 04/07/2007
ECCESSO
488
.
Per ingannare un ebreo ci vuole un altro ebreo. Per ingannare un furbo ci vuole uno che la sappia lunga come lui. Vedi anche Per prendere un furbo ci vuole un furbo e mezzo [F 1694]; Per prendere, un ladro ce ne vuole un altro [L 46]. 10
Non credere a un ebreo quand’anche fosse caduto dal cielo. Diffida di un ebreo anche se si presenta come il tuo salvatore, il tuo benefattore. Astuzie e raggiri erano attribuiti in passato soprattutto ai mercanti ebrei.
Queste tre categorie umane sono maestre nell’arte del sottintendere e del non dire e quindi nel minimizzare tutto quello che a loro non interessa che appaia. ECCEZIONE f Vedi Regola.
11
Per una corda gratis un ebreo si fece impiccare. Paradossale. L’avidita` di accaparrare qualcosa senza spendere acceca la ragione, va contro i propri interessi vitali. 12
Ebreo, donna, uomo con corona mai ti perdona. L’ebreo segue la sua legge detta del taglione: Occhio per occhio dente per dente [O 58]; la donna quando e` ferita nel proprio orgoglio o nel sentimento difficilmente, anche dopo molto tempo, e` disposta a dimenticare; il potente e` spietato con chi minaccia il suo potere.
ECLISSE Eclisse di sole e di luna non portano mai fortuna. L’eclisse e` segno di sventura. Nella cultura popolare del passato tutto cio` che altera l’ordine naturale dell’universo, in particolare la sfera celeste, era ritenuto indice di una presenza maligna. Vedi Segno in cielo, disgrazia in terra [C 1575]; Cometa porta sulla terra / o peste, o fame, o guerra [C 1837]. 19
13
14 Ebreo battezzato e cristiano circonciso. I proverbi insegnano a diffidare di tutti coloro che abbandonano la loro fede e la loro religione. Si sottintende: sono persone delle quali non e` bene fidarsi.
Un ebreo povero non puo` far l’usuraio. Le doti non bastano quando e` necessario il capitale. L’ebreo, pur avendo capacita` negli affari e pratica del denaro, senza quest’ultimo non puo` far nulla. 15
ECCESSO Ogni eccesso e` vizioso. Tutto quello che passa la misura e` negativo, si trasforma in difetto, ha qualcosa di perverso. Vedi anche Il troppo stroppia [T 1023]; Ogni estremo e` vizio [E 238]. 16
17
Ogni eccesso [esagerazione] e` un vizio.
ECCETERA 18
Nessuno immagina quanto ci puo` essere dietro un eccetera d’un avvocato, d’un mercante e d’una donna.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
ECO L’eco e la donna han sempre l’ultima parola. Come l’eco inevitabilmente rimanda l’ultima parola, cosı` la donna nella discussione ribattera` finche´ non le sara` data ragione. 20
21 Per far tacere l’eco non c’e` che da tacere. L’unico modo per liberarsi degli importuni e` quello di non contraddirli, non ostacolarli.
ECONOMIA S’intende soltanto come tendenza a evitare le spese superflue e a ridurre e limitare quelle necessarie: arte diffusissima nel passato. f Vedi Risparmiare, Risparmio, Serbare. 22 Economia e` non spendere. Fare economia consiste nel ridurre le spese 23 Economia e` signoria. Limitando le spese e i bisogni si ottiene una minore dipendenza dagli altri.
Con risparmio e economia mi mantengo in signoria. Rimango padrone di me stesso, della mia liberta` e del mio tempo. 24
25 Chi fa economia ha gia` mezzo raccolto. Eliminare gli sprechi, risparmiare fa sı` che i consumi siano dimezzati. 26
La miglior opera che sia e` di fare economia.
pag 552 - 04/07/2007
489 In una famiglia e` fondamentale evitare gli sprechi e fare un uso oculato delle risorse. L’economia mantiene chiesa e sacrestia. E` opportuna sia nel privato che nel pubblico. L’economia va fatta sia in quello che si vede (chiesa) che in quello che non appare (sacrestia). 27
28 L’economia e` parente della fortuna. Come la buona sorte, cosı` il risparmio e la saggia amministrazione portano prosperita`.
Chi fa economia ha sempre tutto e fa sempre senza. Limitandosi in tutto in misura esagerata si vive come chi lo deve fare per necessita`. Lo stesso concetto si trova riferito all’avarizia. 29
EDERA Per i suoi lunghi rami che si abbarbicano ai muri e alle piante, l’edera e` considerata simbolo di fedelta`. Ma puo` assumere anche il significato di un parassitismo soffocante, che lentamente dissangua e porta alla rovina colui che ne diviene oggetto. 30 L’edera dove s’attacca muore. Metafora della fedelta`, dell’amore che non conosce fine se non la morte. In tale senso viene inteso comunemente il detto, che pero` ha anche usi allusivi e ironici ad amori, affetti interessati, in quanto fonti di mantenimento e di una vita piena d’agi e comodita`.
L’amore e` come l’ellera: dove s’attacca muore. E` anche il ritornello di una canzone popolare toscana dell’Ottocento. Ellera, poetico per edera. La canzone, che ha inglobato il proverbio e a sua volta ha contribuito a diffonderlo, dice tra l’altro: ‘‘Quando nascesti tu nacque un giardino: di tutte qualita` c’erano i fiori, l’odore si sentiva di lontano e soprattutto odore di gelsomino. L’amore e` come l’ellera dove s’attacca more cosı` cosı` il mio core mi s’e` attaccato a te’’.
.
ELBA
33 L’edera abbraccia e poi soffoca. L’amore interessato prima abbraccia, poi asciuga e quindi uccide. Possibile l’uso anche per parlare di rapporti di coppia troppo soffocanti. Visione piu` realistica della vita della pianta, la quale si comporta proprio in questo modo.
EDIFICARE f Vedi Casa, Costruire, Fabbricare, Murare.
Chi edifica la borsa purifica. Chi intraprende la costruzione della propria casa da` inizio a una serie di spese che non hanno mai fine: innumerevoli sono gli imprevisti che capitano, le inevitabili modifiche, per cui arriva alla fine dei lavori senza soldi. Vedi anche Il fabbricare e` un dolce impoverire [F 9]. 34
A chi fa casa la borsa resta rasa. Vedi anche Murare e piatire e` un dolce impoverire [M 2235]. 35
EDUCAZIONE f Vedi Creanza.
EFFETTO f Vedi Causa.
31
L’edera e` come l’amore: dove s’attacca muore. Inversione del precedente, con forma corrente del nome della pianta. 32
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
EGUAGLIANZA 36 Chi vuole l’eguaglianza vada al cimitero. L’eguaglianza degli uomini e` un miraggio: solo al camposanto tutti si trovano nella stessa posizione.
ELBA L’isola piu` grande dell’arcipelago toscano. Quando l’Elba ha il cappello il piombinese prende l’ombrello. Proverbio della costa toscana. Di fronte a Piombino e` posta l’isola d’Elba: quando e` coperta di nuvole, indicherebbe pioggia imminente. La stessa formula si trova riferita a molte cime di gran parte del nostro Paese. Vedi anche Monte Morello; Quando il monte ha il cappello / il contadino prende l’ombrello [M 1880]. 37
pag 553 - 04/07/2007
ELEFANTE
ELEFANTE Nei tempi antichi l’elefante entro` nella memoria degli abitanti della Penisola come animale da guerra: prima con gli elefanti di Pirro, re dell’Epiro, che mosse contro Roma e poi con quelli di Annibale. E a lungo rimase un essere favoloso, lontano dalle conoscenze dirette dei piu`, visto solo nei serragli dei re e dei principi. Infatti le rappresentazioni antiche dell’elefante non sono molto precise, anche se la sua configurazione e` abbastanza definita. Si porta dietro una serie di caratteristiche e particolarita` di tipo leggendario, dovute alla lontananza che incoraggia le creazioni favolose: per i bestiari medievali, ad esempio, e` animale privo di articolazioni, che si riposa appoggiandosi agli alberi; pertanto i cacciatori lo catturerebbero segando tali alberi e facendo cadere l’animale che sarebbe incapace di rialzarsi (interpretano poi figurativamente l’elefante come l’uomo, e il cacciatore come il diavolo). Solo attraverso i circhi del XIX sec. si e` diffusa la sua conoscenza, ma solo nella sua specie indiana, essendo quella africana assai meno addomesticabile. E` considerato un animale non violento e simpatico, divertente per la sua conformazione un po’ goffa. Nella simbologia ha un posto ragguardevole. Benignita`: incontrando il viandante smarrito nelle solitudini, lo riporta sulla retta via e lo accompagna fino al sentiero; continenza: durante i due anni di gravidanza della femmina, il maschio si conserva casto; forza: e` ritenuto l’animale terrestre piu` forte che esista; goffaggine: ha movimenti lenti e impacciati dalla grande dimensione; la metafora definisce l’inetto che combina guai come ‘‘un elefante in un negozio di porcellane’’; intelligenza e memoria: tra gli animali ha un quoziente d’intelligenza molto alto, soccorsa da una considerevole memoria; longevita`: si vuole che viva trecento anni; mansuetudine: non combatte se non e` aggredito e si lascia addomesticare, lavorando per l’uomo; prudenza: avanza lentamente per non travolgere gli esseri piu` piccoli; regalita`: e` il piu` forte e, insieme al leone, e` considerato il re degli animali; si collega con la regalita` anche per il fatto di essere il mezzo di trasporto dei sovrani orientali; stabilita`: e` collegato con la torre, della quale tiene il posto negli scacchi orientali (in battaglia sosteneva una specie di torretta dalla quale i soldati scagliavano frecce). 38
490
.
L’elefante ha una lunga memoria.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Come il modo di dire avere una memoria da (di) elefante per sottolineare che non si e` dimenticato qualcosa (di regola un’azione per cui nutre risentimento). La memoria e l’intelligenza dell’elefante sono proverbiali e si racconta a proposito una storiella che fa parte della tradizione popolare: il guardiano di un circo sottraeva a ogni pasto una parte del cibo destinato all’elefante e la vendeva, ricavandoci un buon guadagno. Un giorno comincio` a trovare la pentola del suo focolare piena di terra, cosa che gli fece saltare piu` volte il pasto. Appostatosi per scoprire chi fosse il responsabile, si accorse che l’elefante, ogni volta che passava davanti al suo focolare, faceva cadere con la proboscide un bel po’ di terra nella pentola. Capı` e, dopo che ebbe cessato di sottrarre il fieno all’elefante anche il pachiderma cesso` la sua ritorsione. 39 L’elefante non va a caccia di topi. Chi e` grande disdegna il piccolo, non si cura di cose trascurabili. Chi ha tanto non si mette in faccende meschine. Di origine colta: registrato negli Adagia di Erasmo (870 = I.9.70) nella forma Elephantus non capit murem, che a sua volta e` la replica identica un proverbio presente in quasi tutti i paremiografi greci. Cfr. anche Carducci in una lettera (4.224). Da notare che nella coscienza attuale, confortata anche da molte riprese comiche (per es. in cartoni animati), e` corrente piuttosto l’idea che l’elefante tema il piccolo topo, che puo` entrargli nelle orecchie (concetto anche questo di antica ascendenza); ma il proverbio in questione non allude a questa paura, bensı` alla potenza e incomparabile superiorita` dell’elefante. Vedi anche L’aquila non piglia mosche [A 1112] ; De minimis non curat praetor [L 1053]. 40 L’elefante non sente il morso della pulce. I grandi non avvertono neppure le offese dei piccoli. Vedi anche Luna non cura l’abbaiar dei cani [L 1051].
Dove ballano gli elefanti le talpe fanno largo. Perche´, ovviamente, col loro peso le schiaccerebbero anche se stanno sottoterra. Dove ci sono i forti, i deboli si tengono alla larga. Dove stanno i grandi i piccoli non si fanno vedere. 41
42
Per chi ha voglia di discutere le mosche sono elefanti.
pag 554 - 04/07/2007
491 Quando uno vuole litigare ingigantisce anche le cose minime, ovvero: ‘‘fa d’una mosca un elefante’’. Vedi anche Tutte le scuse son buone [S 759]. Chi caccia l’elefante deve pensare a come portarlo a casa. Chi si mette in un’impresa al di sopra delle proprie possibilita` deve pensare agli inconvenienti che dovra` affrontare. 43
44
Chi compra un elefante deve prima allargare la porta.
ELEGGERE 45 Molti sono i chiamati e pochi gli eletti. In senso proprio, molti sono chiamati alla salvezza spirituale ma pochi sanno meritarsi il Regno dei Cieli: cosı` in Matteo (22.14). Il detto e` usato pero` in senso generale con ironia, comunque senza il significato spirituale originale: molti tentano e pochi conseguono, molti ambiscono e pochi riescono, molti incominciano e pochi finiscono.
ELEMENTARE 46 Elementare, Watson. Frase scherzosa, che mostra la semplicita` della soluzione di un problema, l’evidenza dei fatti, che non appare affatto a colui con il quale si parla. Cosı` ripete Sherlock Holmes all’amico dottor Watson, dipanando le matasse ingarbugliate dei delitti, oggetto delle sue investigazioni. E` entrata nell’uso corrente, con ripetizione di tipo proverbiale, a partire dagli Anni ’70, dopo la vasta diffusione anche in Italia, tramite traduzioni e rese cinematografiche e televisive, dei romanzi di Conan Doyle.
ELEMOSINA I proverbi invitano a seguire il precetto cristiano della carita`. f Vedi Carita`, Destra, Donare. Per far elemosina nessuno divenne mai povero. L’aiuto dato a chi ha bisogno non e` mai stato causa di dissesto finanziario. Nonostante che il detto si riferisca solo alla realta` materiale e non spirituale, e` in sintonia con il passo del Vangelo (Matteo 19.29) ‘‘Chiunque avra` lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, ricevera` cento volte tanto e avra` in eredita` la vita 47
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
ELEMOSINA
eterna’’. Ma ovviamente e` gia` insegnamento dei Proverbi biblici (19.17) ‘‘Chi fa la carita` al povero fa un prestito al Signore che gli ripaghera` la buona azione’’, e, formalmente ancor piu` vicino ‘‘Per chi da` al povero non c’e` indigenza, ma chi chiude gli occhi avra` grandi maledizioni’’ (28.27). Vedi anche Carita` / non manda in poverta` [C 726]; Dar per amor di Dio non impoverisce nessuno [D 119]. 48
Far elemosina non vuoto` mai borsa.
Per far elemosina non s’impoverisce e per non farla non s’arricchisce. Anche il risparmiare su quanto possiamo dare agli altri non procura ricchezza. 49
50 L’elemosina e` la chiave del Cielo. Fa riferimento in parte al discorso di Cristo sul Giudizio Universale (Matteo 25.34): ‘‘Venite, benedetti dal Padre mio... perche´ io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete sete e mi avete dato da bere...’’.
A [all’] uomo elemosiniero Dio [Iddio] e` tesoriero. A chi aiuta il prossimo Dio stesso conserva i meriti, fa da tesoriere. Chi fa elemosina si procura titoli per la vita eterna. Vedi anche Chi da` al povero presta a Dio [P 2313]; Il cielo e` il salvadanaio dei poveri [C 1577]; La mano del povero e` lo scrigno di Dio [M 643]. 51
52 Un’elemosina e` sempre fatta bene. L’elemosina e` sempre un atto meritevole, indipendentemente da chi la riceve. 53 Fai l’elemosina e non guardare a chi. Come il precedente. Dai quello che puoi a chi ha bisogno e non ti chiedere se lo merita. 54 Non fare conto sull’elemosina dei ricchi. E` piu` facile che sia un povero a prestare aiuto piuttosto di chi dispone di molte ricchezze.
Meglio vivere di roba rubata che di roba elemosinata. Per vivere di elemosina occorre perdere talmente la dignita`, avvilirsi, umiliarsi, che e` preferibile sopravvivere con il furto. Del resto nella societa` contadina erano molti a sbarcare il lunario con piccoli furti di ortaggi, uova, galline. 55
56 Troppa elemosina rompe la bisaccia. Scherzoso. Anche donare in misura esagerata puo` recare danno. La bisaccia qui e` la sacca che portano i frati questuanti dove raccolgono le offerte che vengono loro fatte. Vedi anche Il
pag 555 - 04/07/2007
ENDEGARI
492
.
con obbligare ancor quei che verranno. Ma qui termina il fil della mia storia, dove persi, cred’io, sapone a ranno: ne´ meglio mai poteva il mio cantare che col volo d’un Asin terminare’’.
troppo bene sfonda la cassetta [T 1024]; Il troppo e il troppo poco rompon la festa e il gioco [T 1030]; Il troppo stroppia [T 1023]. ENDEGARI f Vedi Calende.
EMPIRE Poco e buono empie il piatto [tagliere]. Un cibo buono, anche se in piccola quantita`, nutre e toglie la fame; non cosı` il cibo cattivo, anche se abbondante. Per la variante tagliere: anticamente, soprattutto in contesti rustici, non si mangiava nei piatti, ma su taglieri di legno. 57
EMPOLI Cittadina in provincia di Firenze. Studiare e lavorar per esser uomini o volare a Empoli per il Corpus Domini. Solo toscano, e di uso ormai letterario. Impegnarsi nella vita per vivere dignitosamente, o finire per essere somari. Fino al 1860 a Empoli, il giorno del Corpus Domini, veniva fatto volare un somaro, lungo una corda tesa, dalla cima del campanile della Collegiata fino in piazza. Le ali che si attaccavano al ciuco sono ancora visibili al museo della Collegiata. L’usanza si vuole che sia nata come celebrazione di una vittoria degli empolesi sulla vicina San Miniato al Tedesco. I samminiatesi avevano detto che i nemici avrebbero preso la citta` quando si fossero visti gli asini volare. La vicenda e` narrata da Ippolito Neri (16521708), poeta e medico empolese, allievo di Francesco Redi. Fu medico di Ferdinando de’ Medici ma, sulle orme del maestro, compose versi, tra cui le Rime, nonche´, verso la fine del sec. XVII, un poema satirico eroicomico, con parti anche divertenti, dal titolo La presa di San Miniato, nel quale narra appunto l’origine di tale usanza. le ultime ottave di tale opera (12.119-120) suonano: ‘‘E avevan gia` sopra quell’erte scale, tutto di vaghi fiori e nastri ornato, fatto salir quel timido animale e a una doppia carrucola legato, dove il canape infilzano e lungh’ale annestano a quel tergo delicato, e alla fine, con grand’urla e gran fracasso, volar lo fan, come un uccello, a basso. E questa festa in sı` degna memoria, pel Corpusdomin si rinnova ogn’anno, per contrassegno della gran vittoria, 58
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
ENTRARE 59 Dove nulla entra nulla esce. Dove non si porta non si prende; anche in un significato piu` esteso: per avere bisogna dare, o aver dato.Vedi anche Chi non semina non raccoglie [S 932].
Si sa da dove si esce ma non dove si entra. Quando siamo in luoghi pericolosi o sconosciuti, ci e` nota la strada fatta ma non quella da fare, quale avventura ci potra` aspettare. Oppure come monito a fare attenzione rivolto a chi si trova a prendere una decisone che determinera` una svolta nella sua vita. Allude anche alla vita nella quale uno sa dove nasce e non dove muore, ne´ dove andra`. Si usa a volte, e si cita in genere, con malizioso riferimento (per chi lo afferra) al fatto che, mentre di solito e` sicura la madre e quindi l’uscita dal seno materno, resta talvolta un mistero e comunque una cosa su cui e` difficile giurare, il concepimento (l’entrata nel seno materno), come non di rado avviene, riservando la vita in questo campo curiose sorprese riguardanti la paternita` dell’evento. Diverso e` il caso in cui il riferimento e` una situazione pericolosa nella quale si va a cacciare l’incauto che, vedendo l’entrata agevole, non pensa alla difficolta` che trovera` per venirne fuori. 60
61 Chi entra guardi prima da dove si esce. Chi si mette in un’impresa pericolosa si assicuri prima che via sia una via d’uscita. Un simile monito si trova in Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno di G. C. Croce, dove Bertoldo risponde alla Regina: ‘‘Non bisogna entrarci, disse la volpe al lupo’’, al cap. Bertoldo con una bellissima astuzia si ripara dal primo e´mpito della regina (Feltrinelli, Milano 1965, p. 35).
All’entrar ci vuol disegno, all’uscir ci vuol ingegno. Chi vuole forzare un luogo difeso e custodito deve fare un piano ben studiato. Per uscirne invece bisogna eludere pericoli, difese e vigilanza, e allora non serve tanto un piano, quanto l’astuzia, la capacita` di sfruttare sul momento gli elementi favorevoli e le occa62
pag 556 - 04/07/2007
493 sioni impreviste. Ovviamente di uso metaforico, prima decidere se affrontare o meno situazioni difficili e coinvolgenti. Quando non si puo` entrare si guarda dall’uscio. Quando una cosa ci e` proibita, non si puo` avere ci si contenta di guardarla di lontano. 63
64 Chi entra mallevadore, esce pagatore. Chi avalla o garantisce debiti altrui, cambiali, paghero`, alla fine diviene il pagatore dell’insolvente.
ENTRATA Nel significato di rendita. f Vedi Spesa. Vita d’entrata vita stentata. Proverbio veneto usato dal Goldoni (Ca’ nuova, atto II, scena II) passato dalla raccolta del Pasqualigo a quella del Giusti. Vivere di rendita non da` sicurezza per il futuro, si teme di perdere il capitale, bisogna darsi da fare perche´ frutti, ecc. 65
66
Chi vive d’entrata fa vita stentata.
67 Chi cala le spese aumenta l’entrata. Chi abbassa le spese correnti e` come se aumentasse il proprio reddito.
EPIFANIA La festa dell’Epifania cade il 6 gennaio. E` questa una delle feste piu` antiche della cristianita`, che ebbe origine in Oriente e nei primi secoli cristiani non era ancora distinta dal Natale. Quando il Natale divento` la festa della nascita del Redentore, l’Epifania passo` a ricordarne altre tre: la visita fatta dai Magi a Cristo, il battesimo di Gesu` e la trasformazione dell’acqua in vino alle nozze di Cana. Oggi ricorda solo il primo di questi eventi. Risente della sua primitiva commistione per le leggende che le sono legate e altri aspetti che condivide col Natale, come la credenza che sia una notte meravigliosa di prodigi e in cui ci possa essere conversazione con gli animali: cio` la rivela una festa solstiziale, che ha assunto sempre piu` caratteristiche di una solennita` legata alla natura e alla vegetazione. Il suo simbolo si e` concretizzato lentamente nella figura di un fantoccio di vecchia, rappresentante l’anno trascorso, il freddo, la vecchia stagione ormai sterile. L’immagine veniva
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
EPIFANIA
portata in corteo per essere bruciata come segno di rinnovamento della terra, del tempo, in accordo col solstizio invernale che segna, con la fine del ciclo precedente, la ripresa della luce, del sole e del nuovo ciclo. La tradizione della Befana come vecchietta che porta regali ai bambini si e` inserita posteriormente, con fantasiosi riferimenti a varie figure storiche o fantastiche. Misteriosa nella sua origine, viene talora indicata come la moglie dell’Orco: una fata, una strega benevola, ma anche stizzosa e terribile, che abita sul monte in mezzo al bosco stando soprattutto nelle carbonaie, dove il suo vestito si tinge di nero. Ha per aiuto l’animale caratteristico del boscaiolo, del taglialegna, del carbonaio: l’asino, e con questo gira il mondo ritornando sempre alla sua spelonca nella foresta. Viene forse anch’essa dal mondo pagano, ma si vuole anche che sia la moglie di Pilato, la quale espia la colpa del marito, ovvero la nonna di Erode che risarcisce l’umanita` della Strage degl’Innocenti. Nella tradizione contadina ha preso un aspetto bonario di vecchia che andava nella notte col ciuchino a portare doni ai bambini, i quali lasciavano la sera della vigilia un fastelletto di fieno e un secchio d’acqua alla porta per ristorare il somarello. Anticamente le feste in suo onore erano molto piu` numerose e celebrate: di solito il corteo della Befana, con in testa il suo fantoccio, percorreva le citta`, i paesi, seguito da fiaccole, petardi, canti, scherzi, maschere. Poi in genere veniva bruciato in una piazza, nell’allegria generale, su un grande rogo. A volte veniva gettato in un fiume o a mare. Usano ancora, sia pure raramente, le befanate, cortei di questua, di solito fatti nella notte della vigilia, o in tale periodo. Un uomo, travestito da Befana, va a giro per le cascine con un corteo di Befanotti. Nella cucina di ogni contadino i commedianti recitano una scenetta (un malore della vecchia, la richiesta di dote per la figlia), finalizzata a sollecitare qualche offerta in natura: salsicce, vino, farina, formaggio, frutta secca. f Vedi Pasqua. L’Epifania tutte le feste le porta via, (poi arriva san Benedetto che ne riporta un bel sacchetto). L’Epifania, 6 gennaio, conclude il periodo delle feste dell’anno liturgico, mentre san Benedetto, 21 marzo, apre il ciclo di quelle pasquali. Soprattutto la prima parte e` tuttora 68
pag 557 - 04/07/2007
EPITAFFIO
494
.
molto viva e diffusa. Con la riforma del calendario liturgico la festa di san Benedetto e` stata pero` spostata all’11 luglio. La Vecchietta mette le feste nella sacchetta. Per analogia. La Vecchietta e` la Befana e porta via le feste nella stesso sacco con cui ha portato i doni. 69
L’Epifania se non la trova la porta. Si sottintende la neve. La festa cade all’inizio del grande freddo: se non ha gia` nevicato la neve sta per arrivare. 70
Di (Pasqua) Epifania il vento se ne va via. La stagione ventosa, caratteristica della fine dell’autunno, e` ormai finita: l’inverno e` stabile. Un tempo veniva chiamata pasqua qualsiasi festa religiosa particolarmente solenne (vedi Pasqua). Esiste anche senza ‘‘Pasqua’’. 71
EPITAFFIO f Vedi Tomba. Su epitaffi e manifesti non esiston disonesti. Le iscrizioni funerarie e gli annunci mortuari che si espongono per strada (manifesti), soprattutto un tempo, abbondavano di lodi sulle virtu` del defunto. Tanto che un turco, visitando un cimitero cristiano, domando`: – Ma voi, dove seppellite quelli cattivi? Si suol dire ancora: ‘‘Bugiardo come un epitaffio’’, proprio perche´ spesso si esagerava. Vedi anche Si nasce tutti belli, ci si sposa tutti buoni, si muore tutti santi [N 19]. 72
ERBA L’erba, con la sua quantita`, le sue varieta` e i suoi usi diversi, si presta a numerose similitudini. Ma non e` solo la presenza di metafore quanto l’attenzione alla conoscenza dei vari tipi di erba che ci fa comprendere quanto essa fosse importante nella vita di un tempo: alimento fondamentale per gli animali, rappresentava anche per l’uomo una risorsa, spesso non apprezzata o dileggiata forse perche´ troppo presente su certe tavole. f Vedi Fava, Ortica, Vicino. 73 L’erba e` la signora della terra. Dove c’e` terra c’e` erba. L’erba appare dovunque. Si riferisce alla terra delle zone fertili, sulla quale basta una minima pioggia, o co-
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
munque la presenza di un po’ d’acqua perche´ compaia subito l’erba allargando per quanto e` possibile la zona verde, perfino sulle rocce, sui muri dove sembra impossibile a una pianta sopravvivere. Non credere a benevolenza di signore, a garanzie di mercante e a erba di febbraio. L’erba che spunta a febbraio sara` bruciata dal freddo e non ci si puo` far conto per nutrire gli animali; quindi non dura molto, come le prime due cose nominate. 74
75 Ogni erba ha il suo seme. Anche l’erba, che spunta nei posti piu` impensati, sui muri, in cima alle torri, in mezzo alle strade e pare che sia una realta` nata dal nulla, ha il suo seme. Niente avviene per caso, tutto ha un’origine, anche se ci rimane nascosta. Vedi anche Ogni effetto ha la sua causa [C 1090]. 76 Ogn(i)’ erba si conosce per lo seme. Verso di Dante (Purgatorio 16.114), probabilmente gia` proverbiale in origine, con cui si indica che l’effetto fa conoscere la causa (il buono dal buono e il cattivo dal cattivo), di origine evangelica (Luca 6.44): ‘‘Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto’’ (cfr. anche Matteo 7, 16) 77 La mala erba non muore mai. Per quanto la si estirpi e la si combatta, l’erba infestante rinasce continuamente. Il male e` piu` forte e vitale del bene. La mala erba indica simbolicamente il male, la cattiveria, come Cristo intese la zizzania (vedi la voce) nella celebre parabola del seminatore. Registrato come popolare da Erasmo (3.2.99) nella forma Malam herbam non perire: si dice anche commentando la longevita` o la capacita` di reazione di persone giudicate malvagie. Vedi anche La malerba cresce presto [M 400]; La malerba cresce in tutti gli orti [M 398]. 78
L’erba velenosa non muore mai.
La mala erba va tolta alla radice. L’erba infestante deve essere estirpata, togliendo anche le radici, altrimenti rinasce. Il male va tolto completamente. 79
80 L’erba che non ha radice muore presto. Cio` che non ha fondamento, che non e` ben radicato, e` labile e passeggero. Esistono erbe che hanno radici ridotte, tenui e superficiali: sono queste che il vento e l’acqua sradicano e trascinano via.
pag 558 - 04/07/2007
495 Chi vuol falciar l’erba non puo` guardare i fiori. Chi deve fare un lavoro di grande mole non puo` tenere conto delle piccole cose. Chi deve guardare la quantita` non puo` tenere conto della qualita`. Chi usa un criterio generale non puo` considerare il particolare. Nel falciare l’erba non ci si puo` fermare di fronte ai piccoli fiori. 81
Erba cruda, donna ignuda, dormir in terra mandan l’uomo sotto terra. L’erba cruda e` indigesta e puo` essere velenosa; l’amore di una donna lasciva puo` sfibrare; dormire in terra provoca malattie e dolori alle ossa. 82
Erba cruda e gamberi cotti non fan dormire la notte. Perche´ sono indigesti. 83
84 Non si puo` fare d’ogni erba un fascio. Diffuso, con corrispondenze in francese e spagnolo; anche come modo di dire Fare d’ogni erba un fascio. Bisogna distinguere, non si possono considerare uguali cose simili; non si puo` generalizzare, unificare in giudizi e condanne persone che hanno responsabilita` diverse. 85 Chi mangia ogni erba muore avvelenato. Tra le erbe molte sono commestibili, altre appena mangiabili, altre benefiche e non poche velenose e mortali. Occorre saperle scegliere e fare molta attenzione: anche quelle curative possono essere fatali, se assunte in misura errata. In senso metaforico: chi si fida di tutti alla fine fa qualche cattivo incontro. 86 Non d’ogni erba si puo` fare insalata. Non tutte le erbe sono buone da mangiare, non si puo` prendere tutto per buono: occorre saper distinguere. Vedi anche Non di tutta la farina si fa pane [F 364].
Non tutta l’erba e` pascolo. Non tutto quello che si dice erba puo` servire da pascolo agli animali: vi sono piante delle quali le bestie non si cibano. Non tutto quello che e` a disposizione puo` davvero essere utilizzato. 87
88 L’erba che non si conosce non si raccoglie. Perche´ potrebbe essere velenosa. Di quello di cui non si ha conoscenza non ci si deve fidare.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
ERBA
Con le persone sconosciute bisogna usare prudenza prima di accoglierle e considerarle amiche. Fino alla Vergine Annunziata ogni erba fa insalata. Ci si riferisce alle erbe selvatiche mangerecce e alle insalate di campo che vengono raccolte a cominciare da febbraio e in certe zone anche prima. Sono diversi tipi di erbe che compaiono ancora nel freddo, e sul primo apparire sono tenere e saporite, mentre via via che arriva il caldo prendono vigore, si rafforzano e diventano dure, quindi immangiabili. L’Annunciazione cade il 25 marzo. 89
Finche´ non canta il cucco dell’erba e` buono tutto. Il canto del cuculo, ai primi di aprile, segna la fine della raccolta delle erbe selvatiche commestibili. Vedi anche Finche´ canta il cucco l’erbaggio e` buono tutto [C 2574]. 90
Sega l’erba a luna nuova e la vacca, al bisogno, trova. L’erba tagliata al novilunio ricresce rapidamente. Se lo farai avrai tanta erba che le bestie la troveranno sempre. 91
92 Chi mangia erba diventa bestia. Mangiando erba ci si degrada al livello di bestie da lavoro e da soma. L’uomo ha dovuto mangiare tanta erba per necessita` e ha sempre desiderato la carne; per questo molti proverbi disprezzano la verdura e chi la decanta. 93 Piu ` erba si mangia e piu` bestie si diventa. L’erba esalterebbe nell’uomo la bestialita`.
Disse Cristo ai discepoli suoi: Non mangiate erba che e` cibo da buoi. (Gli rispose san Pietro ad alta voce: Accidenti alle rape e chi le cuoce). Strofetta scherzosa che attribuisce addirittura a Cristo il precetto di non mangiare erba. Il secondo distico e` meno diffuso. 94
95 Ogni erba vuole olio, aceto e sale. Per essere mangiata cruda ogni erba, ogni insalata vuole questi tre condimenti di base. Per le modalita` del condire, vedi Insalata.
Non c’e` erba che guarda in su: che non abbia la sua virtu`. Gli antichi erboristi consideravano benefiche le erbe che si ergono con il fiore aperto verso il cielo, mentre guardavano con sospetto quelle ricadenti o che serpeggiano in terra. 96
pag 559 - 04/07/2007
ERBAIO
496
.
L’erba del piano non e` per gli asini del poggio. La roba buona non e` per tutti. L’orzo e l’avena, come l’erba buona, che fa il fieno migliore, nutriente e grasso, cresce bene nella pianura, in terre ricche e ben irrorate dall’acqua. In Italia in molte zone collinari l’erba non e` poi tanto rigogliosa, manca d’acqua e cresce spesso in zone aride e declivi assolati. I prati e i pascoli ricchi si ritrovano semmai in montagna. Vedi anche La biada non e` fatta per gli asini [P 1355]; A cavallo che non porta sella / biada non si crivella [B 523]. 97
L’erba bruna ogni male consuma. Guarisce da ogni male. L’erba bruna e` da identificarsi probabilmente con il Solanum nigrum, erba che nel nome stesso indica la capacita` di alleviare dolori (solanum, ‘‘sollievo’’). Malgrado la sua pericolosita` veniva usata per vari rimedi, dalle scottature alle irritazioni. Le bacche nere, di aspetto invitante, sono velenose come gran parte della pianta, che veniva usata con attenzione nella farmacopea popolare cosı` come l’erba affine, il Solanum dulcamara, che ha bacche rosse e proprieta` diuretiche e depurative. 98
Sulle tombe cresce presto l’erba. I dolori e i morti facilmente e presto si dimenticano. La tomba recente e` curata e piena di fiori, poi col passare del tempo le attenzioni diminuiscono e le erbe coprono pian piano il tumulo. 99
100 L’erba non cresce sulla strada maestra. Sulla via trafficata non e` possibile che cresca dell’erba; se appena vi appare e` rovinata dal continuo passaggio di persone e mezzi. Per dire che certe cose si realizzano solo in condizioni appartate, non sono pensabili dove c’e` folla e confusione, o anche: non sono immediatamente raggiungibili, vanno cercate. 101 Sui vulcani non cresce erba. Frase proverbiale enfatica, ma di uso ironico con la quale i calvi cercano di nobilitare il deserto che hanno sulla testa, suggerendo che, come la vegetazione e` assente sulla cima di un vulcano, calda per il magma e per il fuoco interno, cosı` dalla testa sono scomparsi i capelli, cacciati dall’interno lavorio intellettuale, dalla tensione creativa che ha generato calore e quindi un ambiente poco propizio a una folta capigliatura.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
L’erba voglio non cresce nemmeno nel giardino del re. Alle persone che dicono troppo facilmente ‘‘voglio’’, in particolare ai bambini, si ripete questa frase, in cui si immagina una specie di erba cosı` chiamata. Si registrano le varianti: L’erba voglio nasce in Boboli (a Firenze, giardino della residenza dei Granduchi, poi del palazzo reale: Palazzo Pitti) o anche L’erba voglio non cresce [nasce] nemmeno nel giardin di Boboli. Vedi anche Anche il re non puo` far sempre come vuole [R 269]. 102
ERBAIO L’erbaio e` la zona del podere seminata a foraggio dove si fanno pascolare le bestie. Chi vuole un buon erbaio lo semini di febbraio. Chi vuole un’abbondante produzione d’erba faccia il prato di febbraio, in modo che il seme sia pronto a muovere il germoglio con il primo sole della primavera. 103
EREDE f Vedi Parente. Piu` risparmia l’avaro, piu` ridono gli eredi. I futuri eredi guardano soddisfatti ai risparmi dell’avaro. 104
Piu` si lascia agli eredi e meno ci rimpiangono. I troppi benefici avuti dalla nostra morte mitigano il loro dolore. 105
Meglio sopportare il proprio erede che doversene cercare uno. Gli eredi sono la croce di chi dispone di grandi patrimoni, perche´ non corrispondono mai ai requisiti di colui che deve scrivere il testamento; ma la condizione di chi non ha un erede naturale e` ben peggiore, perche´ trovera` sempre persone interessate ai suoi beni, ma non alla sua persona. 106
107 Del troppo non ammalo` nessun erede. Le eredita` non paiono mai eccessive agli occhi di chi le riceve.
Alle lacrime d’erede vero matto e` [e` ben matto] quei che [chi] (ci) crede. Il cinismo popolare non crede che sia grande dolore quello manifestato dall’erede di una grande fortuna. Quest’idea, gia` espressa in 108
pag 560 - 04/07/2007
497
.
ERNIA
una sentenza di Publilio Siro (H 19): Heredis fletus sub persona risus est ‘‘Il pianto di un erede sotto la maschera e` riso’’, si trova simile in proverbi spagnoli francesi e tedeschi.
I fabbri usavano un tempo le radici dell’erica per fare fuoco nella forgia: per il calore che sprigionano potevano sostituire il carbon fossile.
` EREDITA
ERMELLINO L’ermellino (mustela erminea) era simbolo dell’assoluta purezza, credendosi che preferisse morire piuttosto che fuggire lordando la sua pelliccia nel fango. Simbolo della purezza e della incorruttibilita`, compare nell’impresa araldica di diversi principi e notabili: Ferdinando I d’Aragona, Anna di Bretagna. Per questo stesso significato simbolico e` usato per decorare le vesti di sovrani, alti dignitari ecclesiastici e alte magistrature, giuridiche e universitarie. Il cardinale Giacomo di Portogallo, sulla sua lapide, nella chiesa di San Miniato al Monte, a Firenze, dove e` sepolto, porta un accenno all’impresa, e un curioso ricordo alla malattia che lo uccise. Vedi anche Astinenza soverchia, infermita` volontaria [A 1521].
109 Chi aspetta eredita` campa di stenti. Per una strana bizzarria della sorte niente arriva tanto tardi come un’eredita` sulla quale abbiamo fondato tutte le nostre speranze. Vedi anche Chi visse sperando morı` cacando [S 1848]; Morte desiderata cent’anni per la casa [M 2047]; Le eredita` fanno allungare il pelo [R 775].
Piu` grande e` l’eredita`, meno compianto ha l’erede. Il consistente ammontare dell’eredita` compensa largamente il dolore dell’erede e nessuno lo commisera. 110
111 Dove c’e` eredita` non mancano eredi. Dove c’e` da prendere non manca chi si offre. Anche le parentele piu` lontane si riscoprono con grande amore, allorche´ si sente odore di eredita`.
ERICA L’erica e` un arbusto che cresce nei boschi e sulle pendici dei monti; delle numerosissime specie, in Italia ne allignano soltanto otto: in particolare la Erica scoparia, che, perdute le piccole foglie, presenta ramoscelli robusti e folti che si uniscono in mazzi per fare scope rudimentali (e con mazzi di questa erica i boscaioli e i carbonai costruivano i tetti delle loro capanne). Con le radici, robuste, dure e compatte, dell’Erica arborea si fanno invece le pipe che si dicono di radica. Quando fiorisce l’erica arriva primavera. L’erica fiorisce proprio intorno all’equinozio di primavera, ma apre tutti i suoi fiori quando il tepore della nuova stagione si e` stabilito.
115 L’ermellino preferisce la morte al fango. Si dice che l’ermellino, inseguito dai cacciatori, giunto a un terreno fangoso, preferisca farsi catturare che sporcare il suo mantello bianco. Da questa leggenda il detto latino, di origine imprecisabile, spesso usato come motto araldico e militare: 116 Malo (potius) mori quam foedari. ‘‘Preferisco morire che macchiarmi’’. Anche nella forma Potius mori quam foedari. Ferdinando d’Aragona, Re di Napoli, fece raffigurare un ermellino circondato da sporcizia accompagnato da questo motto (cfr. Paolo Giovio, Dialogo delle imprese militari ed amorose, Venezia 1557, p. 22), e il Giannone nell’Istoria del regno di Napoli (cap. 27) narra che con questa impresa fu istituito l’ordine cavalleresco dell’Ermellino.
112
113 Fuggi se vedi l’erica. Sotto i cespugli d’erica, e nel mezzo delle piante di questo arbusto stanno spesso i serpenti e in particolare la vipera, che ha il morso mortale. 114
Con l’erica si fa acciaio.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
ERNIA Chi va e chi viene e chi ha l’ernia se la tiene. Tutte le cose vanno e vengono, arrivano e passano, ma l’ernia una volta che e` venuta non se ne va piu` via. L’ernia e` un gonfiore formato da un organo o parte di esso, uscito dalla cavita` che normalmente lo contiene; un tempo non si operava e se ne attenuavano fastidi e disturbi portando, nel caso delle ernie inguinali, un cinto erniario. 117
pag 561 - 04/07/2007
ERODE
ERODE Viva Erode! Esclamazione che si ripete quando i bambini infastidiscono, alludendo al trattamento drastico ma risolutivo impiegato da questo sovrano con i pargoli, come si legge nel Vangelo: Erode il Grande, re di Giudea, alla nascita di Gesu`, spaventato dalle profezie, ordino` infatti la strage degli Innocenti. 118
119 Tale Erode e tali i soldati. La malvagita` dei capi si riflette nel comportamento dei loro sottoposti. Nelle pitture devote Erode e i suoi soldati venivano rappresentati come truci individui con orridi ceffi.
EROE 120 D’eroi son pieni i cimiteri. Coloro che spinti da impulsi generosi si gettano nelle mischie con sprezzo del pericolo non hanno lunga vita. Vedi anche I piu` bravi muoiono alla guerra [B 876]; I migliori nocchieri sono in fondo al mare [N 383]. 121
498
.
Gli eroi finiscono presto al camposanto.
122 Per far l’eroe ci vuol la guerra. Il valore e il coraggio si vedono nella battaglia: non bastano le parole, le armi e le corazze. 123 Il cimiero non fa l’eroe. Le armi, gli orpelli e i pennacchi non attestano del valore della persona che li indossa, cosı` i gradi, le mostrine, le medaglie. Vedi anche L’abito non fa il monaco [A 51]; e il contrario Val piu` il parere che l’essere [E 197].
Grandi eroi e grandi cacciatori vengono sempre di lontano. I racconti piu` strabilianti di abilita` e valore vengono situati in luoghi lontani dove l’unico testimone e` chi li racconta: sono solo millanterie. La lontananza permette di raccontare tutte le prodezze che si vuole senza essere smentiti. Vedi anche Qui e` Rodi e qui salta [S 147]. 124
ERPICE f Vedi Sarchiare. L’erpice e` uno strumento agricolo costituito da un’intelaiatura con denti di ferro o di legno che, trainata da buoi, rompe e frantuma le zolle dopo l’aratura per preparare il terreno
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
alle semine. Si usa anche per coprire le sementi, ripulire la terra dalle erbacce, far salire i sassi in superficie per poi toglierli. Vale piu` un erpice d’estate che un aratro d’inverno. Passare l’erpice nel terreno incolto d’estate e` fondamentale in quanto estirpa le erbe infestanti non permettendo loro di arrivare a produrre i semi e liberando il terreno per la semina autunnale. 125
ERRARE Nel significato di sbagliare in modo involontario, senza malafede. 126 Errare e` umano, perseverare diabolico. Considerazione con cui si cerca di scusare un errore, uno sbaglio, un gesto disonorevole. Si usa piu` spesso solo la prima parte. Vedi anche Fallare umano, pentirsi e` raro, riconoscerlo e` divino, perseverare diabolico [F 98]. E` tuttora ripetuto di frequente nella forma latina:
Errare humanum est, perseverare diabolicum. La sentenza e` si trova nel Liber Proverbiorum dello Pseudo-Beda (Patrologia Latina 90.108C): Humanum est peccare, diabolicum vero perseverare ‘‘Peccare e` umano, ma diabolico perseverare’’, molto vicino, a sua volta, ad una frase di un sermone di san Bernardo (Sermoni 1,11,5), nonche´ ad un verso di Rosvita (Abraham 7.6); ma a monte e` da riconoscere il modello in sant’Agostino (Sermoni 164.14): Humanum fuit errare, diabolicum est per animositatem in errore manere ‘‘Errare e` stato umano, e` diabolico restare nell’errore per animosita`’’. Il concetto si trova comunque gia` enunciato dagli antichi in vari modi, molto vicina, ad esempio, la frase di Cicerone (Filippiche 12.2.5): Cuiusvis hominis est errare, nullius nisi insipientis perseverare in errore ‘‘E` cosa di ciascun uomo l’errare; e` solo dell’ignorante perseverare nell’errore’’. 127
128
Ognuno puo` errare.
129
L’errore non e` colpa.
130
L’errore non e` frode.
131
Tutti ci possiamo sbagliare.
132
L’errore e` un crimine se commesso due volte.
133
Chi erra in fretta si pente adagio.
pag 562 - 04/07/2007
499
.
Un attimo di sventatezza, di disattenzione avra` conseguenze spiacevoli protratte nel tempo. Vedi anche Chi sbaglia in fretta piange adagio [S 494]; Chi tosto falla a bell’agio si pente [F 103]; Molta fretta, molto pentimento [F 1412]. Chi favella erra. Chi parla prende una posizione, esprime un parere e di conseguenza si espone al rischio di parzialita` o d’errore. Favellare per ‘‘parlare’’ denuncia un’origine antica. Molti proverbi avvertono che e` bene parlare il meno possibile perche´ si sbaglia non tanto in quello che si dice ma per il fatto stesso di parlare. Vedi anche Il silenzio e` d’oro [S 1336]; Chi sa tacere all’occasione guadagna piu` che a parlare [T 51]; Quando si e` parlato / quasi sempre si e` sbagliato [P 482]. 134
135 Chi troppo parla spesso erra. Chi parla oltre il necessario, soprattutto di fatti che non lo riguardano, sbaglia e ha modo di pentirsene. ` meglio errare con molti 136 E che essere savio da solo. Moralmente riprovevole, ma sottintende la situazione precaria in cui si trova chi si oppone da solo al parere della maggioranza.
Se i saggi non errassero gli stolti morirebbero di fame. Se le persone intelligenti ed esperte non commettessero anch’esse degli errori il mondo sarebbe tutto per loro e gli sciocchi non troverebbero spazio. 137
ERRORE Vari sono i motivi che nella vita portano l’uomo a commettere errori, ma l’importante e` farsene carico e da questi trarne insegnamento per il futuro. f Vedi Castigo, Colpa, Errare, Fretta, Sbagliare, Sbaglio, Testa. 138 Gli errori [Le colpe] si pagano. Le conseguenze degli errori commessi, prima o poi si scontano. Secondo una legge del codice non scritto ci si deve far carico dei propri errori, qualunque siano le ragioni, le scuse, le attenuanti, altrimenti non si e` persona degna d’onore. Una delle azioni piu` abbiette e` quella di scaricare le proprie colpe sugli altri. Vedi anche Chi sbaglia paga [S 477]. 139
Ogni errore si paga.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
ERRORE
L’errore e` un cieco che fa figli che vedono. Dal cieco comportamento che induce all’errore balzano poi chiare agli occhi le conseguenze che diventano un monito per il futuro. 140
141 Un errore ne fa tanti. L’errore per sua natura si moltiplica, in quanto tutto quello che dipende o deriva da lui ha una base errata. 142 Un piccolo errore porta la nave lontano. Piccoli errori possono provocare nel tempo danni sproporzionati alla loro entita`. Una piccola deviazione dalla rotta porta la nave molto lontano dalla sua meta. 143 Dio ti guardi dall’errore del savio. Il prestigio che circonda il saggio impedisce di riconoscere i suoi errori e induce a seguirlo ciecamente anche quando sbaglia; mentre ogni atto della persona comune e` osservato e valutato con attenzione e gli errori non sfuggono.
Non c’e` errore cosı` grosso che non convinca qualcuno. Qualsiasi idea balzana trovera` sempre qualcuno disposto a darle credito. 144
Gli errori degli altri sono i migliori maestri. In quanto accrescono la nostra esperienza senza coinvolgimenti personali. Vedi anche All’altrui danno e` bello imparare [D 78]; L’esperienza non s’acquista senza pagarla [E 183]; Felice e` chi impara a spese d’altri [S 1588]; Fortunato e` chi non impara a sue spese [F 1258]. 145
146 L’errore insegna e il maestro si paga. Se gli errori altrui offrono gratuitamente la possibilita` d’imparare, i nostri ci insegnano ma a caro prezzo. Vedi anche Sbagliando si impara [S 473].
Ognuno e` disposto a perdonare il suo errore e a non scusare quello degli altri. Si ha sempre piu` tolleranza nel giudicare i propri errori che quelli degli altri. 147
Tutti fanno con i loro errori come il gatto fa con la merda. Ognuno cerca di nascondere o di minimizzare i propri errori. Il gatto ha come abitudine di scavarsi una buchetta in terra con la zampina e deporvi i propri escrementi, che poi ricopre accuratamente. Vedi anche Il gatto la fa e poi la copre [G 248]. 148
pag 563 - 04/07/2007
ESALTARE
149 Chi nasconde gli errori erra due volte. Per nascondere un errore si e` costretti a dire una falsita` o rimediare con un altro errore, imboccando una china pericolosa e difficile da risalire. Contrario Peccato celato mezzo perdonato. 150 Dopo l’errore ogni asino e` dottore. Dopo che e` diventato palese l’errore qualsiasi ignorante puo` dire come si sarebbe potuto evitare. Richiama una massima di Democrito (B 76 D.-K-): ‘‘Degli sciocchi e` maestra non la ragione ma la sventura’’; mentre gia` in Omero ricorre, usata come formula di minaccia e avvertimento a non fare azioni azzardate: ‘‘a cosa fatta la capisce anche lo stupido’’ (per es. Iliade 17.32 e 20.198). Vedi anche Dopo il fatto ognuno e` savio [F 418]; Be’ mi’ ciuchi! [C 1650]; Del senno di poi sono piene le fosse [S 995]. 151
500
.
Fatto l’errore arrivano cento consigli.
f Vedi Amo.
Chi ha buona esca ha buona pesca. Chi riesce ad attirare intorno a se´ l’interesse, l’attenzione, ha modo di concludere buoni affari. Importante e` saper invogliare. 155
Con esca piccola si prendono pesci grossi. Con banali mezzi di richiamo, si possono fare grandi guadagni, con piccoli allettamenti si possono combinare lucrose truffe. L’esca non dipende dalla dimensione, ma dal richiamo che esercita. 156
Chi non ha esca fa poca pesca. Senza l’opportuno richiamo, senza far balenare un’attrattiva si fanno pochi affari. I pesci accorrono in frotte la` dove avvertono la presenza di una ghiotta pastura. 157
Cento errori suonano meglio d’una verita`. Il numero condiziona il giudizio umano. Cento persone che affermano una falsita` finiscono col sommergere una verita`.
Non e` l’amo ne´ la canna ma e` l’esca che ti inganna. Non sono i pericoli, ne´ le trappole, ne´ i malvagi che ti perdono, ma le cose dalle quali ti fai allettare; e` quello da cui sei attratto che ti danneggia, non quello di cui non ti fidi.
ESALTARE
Invan si pesca se l’amo non ha esca. Se una cosa non presenta un vantaggio, un’attrattiva, e` inutile sperare che qualcuno sia indotto a farla, ad acquistarla, a mantenerla, ecc.
152
Chi si esalta sara` umiliato, chi si umilia sara` esaltato. Frase evangelica (Luca 14.11 e 18.14; molto simile anche Matteo 23.12) che si usa per riprendere coloro che si lodano, cercano onori. E` la sintesi della parabola dei convitati alle nozze e di quella del fariseo e del pubblicano. Vedi anche Chi si loda s’imbroda [L 823]; Gli ultimi saranno i primi [U 72]. 153
Chi si esalta sara` esaltato e chi si umilia sara` umiliato. Contrario del precedente. Riportando la prospettiva al mondo terreno, dice che le cose vanno in modo tale che chi si tira indietro per modestia non viene apprezzato e neanche preso in considerazione. Vedi anche Fra’ Modesto non fu mai priore [M 1617]. 154
ESCA L’esca e` l’invito, costituito da un qualsiasi cibo che si pone sull’amo, presso le reti o nelle trappole per attirarvi pesci e altri animali. Metaforicamente e` l’allettamento, la lusinga, l’attrattiva che si fa balenare per richiamare eventuali clienti, compratori, sciocchi.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
158
159
160
Chi non ha esca all’amo s’affatica e pesca invano.
ESEMPIO f Vedi Parola. Valgon [Contan] piu` gli esempi che le parole. Piu` delle teorie e dei discorsi, valgono i comportamenti pratici che sono la prova migliore delle idee professate. Diffuso, con paralleli nelle principali lingue europee, il proverbio testimonia un pensiero espresso in modo gia` molto simile da Gregorio Magno (Patrologia Latina 76,1014B): Plus enim plerumque exempla quam ratiocinationibus verba compangunt ‘‘Di solito coinvolgono di piu` gli esempi che non le parole con i loro ragionamenti’’. 161
162
Verba docent [movent], exempla trahunt.
pag 564 - 04/07/2007
501
.
‘‘Le parole insegnano [commuovono], gli esempi trascinano’’. Formulazione medievale ancora ben nota, alla quale si riconnettono i nostri Le parole convincono, gli esempi spingono [P 575] oltre che il seguente: 163
ESPERIENZA
171 L’esercizio [La pratica] fa il maestro. Esercitare un’arte o un mestiere a lungo permette di diventarne esperti e di poterli poi insegnare. Vedi anche L’esperienza fa il maestro [E 176].
La parola muove, l’esempio trascina.
Un buon esempio vale due prediche. Vedi anche Col fare s’insegna meglio che col dire [I 333]. 164
165 I cattivi esempi sono contagiosi. I cattivi comportamenti hanno la forza di trascinare, di essere imitati piu` di quanto lo siano quelli buoni. 166 Un esempio non fa regola. Da un singolo comportamento, da un fatto sporadico non si possono trarre regole generali. Non si costruiscono statistiche su un solo dato.
Gli esempi e i benefici fanno gli amici. Dal buon comportamento derivano il prestigio e la fiducia, che sono la base dell’amicizia. 167
ESERCIZIO Solo la pratica assidua di un’attivita` fornisce le conoscenze necessarie per insegnarla. f Vedi Esperienza, Fare, Uso. 168 L’esercizio e` un buon maestro. L’esercizio insegna perche´ gradua le difficolta`, presenta via via problemi diversi e induce a risolverli, o con il proprio ingegno o chiedendo consiglio. Praticare un mestiere mette gradualmente in condizione di esercitarlo bene. Piuttosto frequente anche in latino: 169 Usus magister optimus [egregius]. ‘‘L’esercizio e` il maestro migliore [un maestro eccellente]’’. Con optimus e` secondo la dizione ciceroniana (De oratore 1.4.14, Pro Rabirio Posthumo 4.9), con egregius secondo quella di Plinio il Giovane (Epistole 1.20.12 e 6.29.4); ma in forme quasi identiche anche in diversi altri autori latini, in particolare da segnalare Columella 1.1.16 Usus et experientia dominantur in artibus, neque ulla est disciplina in qua non peccando discatur ‘‘La pratica e l’esperienza dominano nelle arti, e non c’e` nessuna disciplina nella quale non si impari sbagliando’’. 170 Il fare insegna a fare. Per analogia.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
ESPERIENZA L’insieme di cognizioni e di abilita` che si raggiunge con la pratica e l’eta`. Nella societa` statica del passato l’esperienza era riconosciuta come un valore fondamentale a scapito anche della teoria. f Vedi Errore, Esercizio, Garzone, Imparare, Pratica. Esperienza (e`) madre [maestra] di scienza. Espressioni di questo tipo si trovano gia` negli autori classici: la piu` antica affermazione del genere ci risulta nel lirico Alcmane (VII sec. a.C.), fr. 125 P. ‘‘L’esperienza e` l’inizio della conoscenza’’, ma assai piu` celebre nell’antichita` fu la frase di Euripide (Andromaca 683 sg.) ‘‘L’esperienza e`, per i mortali, maestra di tutto’’, mentre il paremiografo Macario riporta il proverbio ‘‘L’esperienza e` maestra’’. Come massima a se´ di senso affine circolo` anche l’espressione virgiliana (Eneide 11.283) Experto credite ‘‘Credete a chi ha provato’’. Nel Medioevo e` diffusa la massima Rerum magistra experientia est. E` da intendere il termine esperienza non nel significato moderno di procedura per verificare una legge scientifica, ma semplicemente come pratica, uso, conoscenza che nasce dal fare, esercizio. In tal senso l’usa anche Cesare (De bello civili II, 89, come appare anche dal contesto: Ut est rerum omnium magister usus ‘‘Siccome l’esperienza e` maestra di ogni cosa’’). 172
173 Experientia docet. ‘‘L’esperienza insegna’’. Il motto pare privilegiare l’esperienza come sola vera maestra: si conosce una cosa quando se ne ha esperienza. Una frase simile si trova in Tacito (Storie 5.6): Certo anni bitumen egerit, cuius legendi usum, ut ceteras artis, experientia docuit, ‘‘In un certo periodo dell’anno caccia fuori bitume, e la maniera di raccoglierlo, come ogni altra attivita`, l’insegno` l’esperienza’’. 174
L’esperienza e` una maestra muta.
pag 565 - 04/07/2007
ESSERE
502
.
L’esperienza costringe a riflettere, interpretare, capire, ed e` piu` efficace di un maestro loquace. Vedi anche L’esercizio fa il maestro [E 171]. 175 L’esperienza fa l’uomo accorto. La conoscenza acquisita rende l’uomo nel fare e nel parlare previdente e avveduto.
L’esperienza fa il maestro. Solo una lunga pratica puo` far conoscere tutti i segreti della propria arte. Vedi anche L’esercizio fa il maestro [E 171]. 176
177 L’esperienza e` la maestra dei pazzi. Cioe` di coloro che disprezzano il sapere e i consigli, i quali presto o tardi imparano a loro spese quello che si puo` e non si puo` fare. 178 Fa piu ` l’esperienza che la scienza. E` piu` utile il contatto diretto con le cose e le situazioni di tante teorie che non scendono mai nel concreto. Scienza va inteso genericamente qui come sapere teorico, dal latino scire. Vedi anche Val piu` la pratica della grammatica [P 2441]. 179 L’esperienza vale piu ` dell’arte. Anche l’arte, come la scienza, non insegna quanto l’esperienza. Per arte qui s’intende i principi, le regole canoniche che fanno parte dell’insegnamento impartito da un maestro, sia di un mestiere che di un’arte vera e propria. Tutto cio` non basta se non c’e` l’esperienza.
Meglio l’esperienza senza il sapere che il sapere senza l’esperienza. Con l’esperienza che viene dalla pratica e` possibile fare qualcosa, non cosı` disponendo di sole nozioni teoriche. 180
Il tempo e l’esperienza generano la prudenza. Sconsigliano la precipitazione e l’avventatezza tipiche degli anni giovanili. 181
L’esperienza tiene scuola, (e) le lezioni si pagano care. 186 L’esperienza e` un libro che si legge un po’ per volta. L’esperienza non si fa rapidamente, ma si acquisisce per gradi col tempo. 185
ESSERE Verbo fondamentale in ogni lingua, in quanto tutto e` in qualche forma, il piu` irregolare dei verbi italiani, usato come assoluto o come ausiliare, assume significati o valori diversi secondo i termini con i quali collude. Perfino il suo significato e` un problema filosofico e l’infinito sostantivato puo` anche indicare la realta` universale o lo stato fondamentale di questa. E` detto verbo semplice, rispetto agli altri che lo presuppongono e lo contengono con un attributo (amare: essere amante). Forma gran parte dei modi di dire ed entra nei proverbi che con questi convivono. Inoltre si trova in molte espressioni di tipo proverbiale che stanno tra il proverbio vero e proprio, il modo di dire, l’esortazione e il comando. 187 Sara` quel che sara`. Intercalare comune che si usa quando non si sa proprio quale esito possa avere un evento. Ci si rimette al destino o al caso. 188 Sara` quello che Dio vuole. Qui c’e` la stessa dichiarazione d’impotenza a governare gli eventi, ma si confida nella volonta` e nella provvidenza divina. La sfumatura non e` generalmente avvertita e i due detti sono usati come sinonimi. 189 Si vedra`. Per analogia. Non propriamente un proverbio, ma un intercalare che usa chi non vuole sbilanciarsi nel prendere una decisione o esprimere un giudizio. Vedi anche Chi vivra` vedra` [V 1117].
L’esperienza non s’acquista senza pagarla. Fare esperienza comporta anche sbagliare e questo ha un costo.
190 Quel che e` stato e` stato. Le cose finite non tornano; il passato non si puo` cambiare. Ovvero: cessiamo di discutere o di rimpiangere quello che e` avvenuto e quello che sarebbe potuto essere, accettiamo le cose come sono andate e non parliamone piu`. Vedi anche Acqua passata non macina piu` [A 140]; Lascia che i morti seppelliscano i morti [M 2070].
184 Ognuno impara a sue spese. Per analogia. Vedi il contrario Alla barba dei pazzi il barbiere impara a radere [P910].
191 Mettiamoci una pietra sopra. Per analogia. Chiudiamo la faccenda, non torniamoci piu` sopra. E` richiamato l’atto della
L’esperienza viene solo con gli anni. La conoscenza delle cose si matura con il tempo affrontando le multiformi vicende della vita. 182
183
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 566 - 04/07/2007
503
.
sepoltura e della chiusura della tomba con una pietra. La formula ha la metafora e la forma fissa dell’espressione proverbiale, per cui non e` propriamente un modo di dire, ma una frase proverbiale esortativa o consolatoria, che occupa uno spazio intermedio tra le due forme. 192 Non ti curar di lor, ma guarda e passa. Questo verso dantesco puo` avere significato simile ai precedenti, come invito a non dare importanza, lasciar perdere, trascurare, dimenticare cose che ormai non contano piu`. Si usa spesso pero` anche nel senso pieno, a proposito di persone che non vale la pena di prendere in considerazione, vane o malvage. Il verso (Inferno 3.51), viene di solito cosı` citato, ma suona propriamente: ‘‘Non ragioniam di lor, ma guarda e passa’’. 193 Quel che e` stato non tornera` . E` inutile nutrire troppi rimpianti; cio` che e` davvero passato non potra` ripresentarsi. Vedi anche Tutto passa [P 656].
ESSERE
Qui il proverbio afferma che l’essere sta tutto nella parvenza, assumendo una visione fenomenica delle cose. Vedi il contrario Parere e non essere e` come filare e non tessere [A 1656]. 199 Dimmi chi sono e non dirmi chi ero. Nessuno vuol sentirsi ricordare il proprio passato, specialmente se questo e` stato segnato da umili origini, miseria, cattiva condotta. Anche: il passato, buono o cattivo, e` irrilevante rispetto alla condizione presente; nel giudicare una persona vale cio` che e`, non quello che e` stato, da dove e` partito. 200 Guarda chi sono e non guardar chi fui. Di probabile provenienza da una poesia. Come il precedente, invito a giudicare senza pregiudizi, ne´ positivi, ne´ negativi. 201 Dimmi chi sono e non mi dir chi fui. Cosı` vuole soprattutto chi ha un passato da nascondere, o troppo bello da ricordare.
194 Quel che ha da essere sia. Quando le situazioni non consentono di fare alcunche´ per scongiurare un danno, una disgrazia, con questa frase ci si rimette all’inevitabile.
Non mi dir quel che fui, dimmi chi sono. Verso, un tempo assai noto, di Antonio Guadagnoli (1798-1858), La zucca e il rapo, XI, in Raccolta completa delle poesie giocose, volume unico, Francesco Pagnoni Tipografoeditore, Milano 1873.
Dove non ce n’e` non ne toglie neanche la piena. Dove non ci sono soldi e beni, nessuno puo` portare via nulla; togliere nel senso di sottrarre, sfruttare, tassare. Vedi anche Non si tosa dove non e` lana [L 96].
203 Chi non ha non e`. Chi non possiede nulla non esiste. Nei rapporti sociali s’inverte la logica naturale e gli averi qualificano la persona piu` della qualita` umana. Vedi anche Uomo senza quattrini e` un morto che cammina [Q 91].
196 Dove non ce n’e` perde la Chiesa. In rivalse, decime o tasse non riscosse. Alla Chiesa oggi sostituiamo il Comune, ecc. Come il precedente, si usa per commentare richieste di denaro da parte di istituzioni.
204 L’essere sta nell’avere. L’affermazione, in assoluto spregiudicata, che equipara le possibilita` economiche al valore della persona: uno e` quello che ha, rappresenta quello che possiede. Relativamente alla societa` e` quasi una constatazione di fatto: uno rappresenta nell’ordine sociale ed e` considerato in base a quello che possiede, alle sue facolta` economiche. L’onore, il valore, la capacita`, l’intelligenza (valori di per se´ non materiali) vengono facilmente attribuiti anche a coloro che hanno la ricchezza da parte degli adulatori o dagli opportunisti interessati ad accattivarsi la benevolenza di coloro che hanno. Molto raramente si usa riferendosi alla capacita` che una persona possiede, alle condizioni, situazioni in cui si prova. L’espressione si trova nelle poesie di Giuseppe Giusti (Gingillino, strofe 30 e 31):
195
197 Val piu ` il parere che l’essere. Nella vita di ogni giorno gli uomini vengono considerati per quello che appaiono; per questo importa piu` l’apparenza che la reale sostanza. Vedi anche L’abito fa il monaco [A 60]. In senso contrario si dice L’abito non fa il monaco [A 51] ; Il cimiero non fa l’eroe [E 123], ma in questi proverbi s’intende che l’aspetto esteriore non incide sulla natura della persona, la quale rimane quella che e` al di sotto della veste o del camuffamento. 198
L’essere sta nel parere.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
202
pag 567 - 04/07/2007
ESTATE
‘‘Un gran proverbio, caro al Potere, dice che l’essere sta nell’avere. Credi all’oracolo non mai smentito, se pur desideri morir vestito’’. La grande diffusione delle composizioni del Giusti (1809-1850) nel sec. XIX rese comune il detto che, come avverte il poeta stesso, esisteva gia`, anche in latino: Tanti quantun habeas, sis ‘‘Vali quanto possiedi’’ (Orazio, Satire 1.62). Finche´ c’e` viva il re [viva me]; quando non c’e` piu` viva Gesu`. Finche´ una cosa esiste ed e` viva, forte, potente ognuno s’inchina, apprezza, quando arriva la fine si loda la volonta` di Dio che ha deciso, quindi si passa ad applaudire cio` che segue. L’immagine e` tolta dal cerimoniale regale, l’annuncio della morte del re viene dato con l’aggiunta dell’evviva per il suo successore. La variante viva me e` scherzosa e si sostituisce al’applauso al re come una burlesca rivalita`, a costo di esprimersi scorrettamente, cosa frequente nei proverbi. Il significato e`: finche´ ci sono, vivo e posso, faccio quello che voglio, cerco di star bene, penso a me stesso; quando non ci saro` piu` sara` quel che Dio vorra`. 205
Chi vuol sapere quel che sara` guardi quello che e` stato. La vita si ripete nei suoi dati essenziali, anche se cambiano particolari, situazioni, persone. 206
‘‘Essere stato’’ e ‘‘saro`’’ son due fuochi che non scaldano. Le cose passate e quelle future non hanno alcuna rilevanza pratica per il presente. La gloria degli avi o i grandi propositi non qualificano la persona. 207
Esser nulla, parer nulla e non saper nulla e` troppo poco. Colui che si presenta senza meriti, senza apparenza ne´ garbo e senza nessuna conoscenza significa che nella vita non ha fatto nulla di nulla e non ha diritto ne´ a comprensione, ne´ ad aiuto. 208
209
504
.
Ciascuno crede che gli altri siano come lui e`.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Uno dei piu` comuni errori del comportamento umano deriva dall’attribuire agli altri gli stessi nostri pensieri, gusti e interessi. Si sa un po’ quel che si e` e nulla di quel che si sara`. Conoscere se stessi e` sempre stato problematico, impossibile sapere quello che le circostanze faranno di noi in futuro. 210
Chi c’e` c’e` e chi non c’e` non c’e`. La volonta` di partecipare non puo` essere equiparata alla presenza reale. Si usa per escludere mediazioni, compromessi, di coloro che dicono: ‘‘Non potro` essere presente ma...’’. E` anche un modo scherzoso, per non rimandare una festa, una riunione nonostante l’assenza di qualcuno. 211
Chi vuol essere in due posti e` sempre per la strada. Una metafora efficace per consigliare di non disperdere le proprie forze su obiettivi disparati. Vedi anche Chi ne vuol fare troppe non ne fa nessuna [C 778]. 212
ESTATE Lo splendore, la generosita` e la magnificenza dell’estate si accompagnano alla faticosa attivita` nei campi e alla necessita` di prepararsi per affrontare i tempi duri del prossimo inverno. f Vedi Inverno, Leone. 213 D’estate ogni stronzo nuota. Quando i tempi sono facili tutti sono bravi, profittano e guadagnano. Tutti d’estate se la cavano: la campagna da` di che vivere, non occorrono vestiti, legna da ardere, ripari. Lo stronzo di per se´ non nuota, al massimo galleggia, ma nella corrente anche lui si muove. 214 L’estate e` la mamma dei poveri. Perche´ con l’abbondanza dei suoi frutti elargisce generosamente di che vivere a tutti senza chiedere prezzi eccessivi; al tempo stesso il caldo da` modo di vestirsi con poco. Vedi anche Il sole e` la fascina dei poveri [S1547].
D’esta’ e` ricco anche chi non ha. Anche a colui che non ha nulla non manca niente. 215
216
D’esta’ uno e` ricco e non lo sa.
pag 568 - 04/07/2007
505 Anche chi sa di essere povero non deve far sacrifici. 217 Non viene mai estate senza mosche. Non viene mai un utile senza un incomodo. Anche l’estate, che e` una stagione generosa e propizia, non presenta soltanto benefici e vantaggi: ci sono anche le mosche, le quali una volta infestavano le case e le stalle in vere nuvole, tormentando uomini e animali.
Le mosche e le visite vengono d’estate. Come le mosche, anche le persone in visita compaiono con la bella stagione quando le giornate sono lunghe e calde e il tempo adatto per muoversi. Ricordiamo inoltre che la presenza di un moscone si vuole che annunci una visita: Vedi anche Moscone, novita` o persone [M 2171]. 218
L’estate per le mosche e l’inverno per le gocce. L’estate ha come incomodo le mosche e l’inverno la pioggia e il brutto tempo. Qualcuno intende anche il fastidioso inconveniente senile della goccia al naso. 219
220 L’estate produce e l’inverno consuma. L’estate e` il tempo della produzione agricola, che consente di fare provviste per l’inverno, stagione avara nella campagna.
Chi brucia la legna d’estate avra` freddo d’inverno. Chi consuma inutilmente le sue provviste e i risparmi dovra` penare quando ne avra` veramente bisogno. 221
Quando non ce n’e` d’estate non ce n’e` neanche d’inverno. Quando il raccolto e` scarso nei campi, manchera` poi nei granai e nelle dispense. 222
Guai a quell’estate che genera zucca, saggina e rape. L’estate in cui abbondano piante che vogliono molta acqua e` un’estate piovosa, e la stagione umida e` poco adatta a quelle produzioni che richiedono un tempo soleggiato e asciutto, in particolare al grano, che in tal caso cresce stentato e infestato dai parassiti e dalla ruggine. Lo stesso puo` dirsi della vite i cui germogli sono soggetti a essere corrosi da insetti e microrganismi. La saggina e` una graminacea (Sorgum vulgare), alta anche tre metri, che si coltiva come foraggio; un particolare tipo e` usato per fare granate; i semi servono come becchime. 223
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
ESTATE
224 Estate calda, vino buono. Il caldo fa maturare bene l’uva per cui si ottiene un ottimo vino.
Estate frescarella non fu mai poverella. L’estate fresca, se poco si addice all’uva e al grano, tuttavia e` propizia per altre colture: granturco, erbe, frutti, patate, ortaggi. 225
L’estate per lavorare e l’inverno per dormire. In estate, quando la natura e` in piena attivita`, l’uomo deve accompagnare le fasi della vegetazione e dei raccolti lavorando intensamente; l’inverno quando la natura riposa e il tempo non consente i lavori dei campi, l’uomo ha tempo di riposarsi. 226
Chi d’estate non lavora d’inverno perde la coda. Chi d’estate non provvede ad accantonare provviste (grano, legna, frutta) d’inverno stenta. Secondo una diceria il grande freddo farebbe cadere la coda ai cani: di fatto gli stenti rovinano il pelo agli animali in genere, soprattutto nella coda. 227
Chi d’estate secca serpi nell’inverno mangia anguille. Le cose disprezzate quando si trovano in abbondanza, nei momenti di carestia sono utili e ricercate, anzi, addirittura preziose. Si usava seccare fichi, susine, mele per mangiarle d’inverno; chi e` stato cosı` sollecito a seccare addirittura le serpi (immagine volutamente paradossale), certo non si trovera` a patire la fame. 228
Chi d’estate si liscia d’inverno si gratta. All’immagine indolente di chi si prende cura della propria persona (invece che dei campi) si contrappone il gesto di chi nervosamente cerca di risolvere problemi fastidiosi. Vedi anche Chi imita la formica d’estate non accatta il pane d’inverno [F 1088]. 229
Il fresco d’estate fa dolere il corpo d’inverno. Il fresco preso nelle notti estive per ristoro al caldo genera dolori che si risentono nella stagione fredda. Ma il proverbio e` piu` usato nel senso che chi, per stare al fresco, non lavora la terra d’estate sotto il solleone non ha di che sfamarsi d’inverno. 230
231
L’ombra dell’estate fa male alla pancia d’inverno.
pag 569 - 04/07/2007
ESTREMO
232 Chi canta d’estate piange d’inverno. Come nella favola della cicala e la formica, vedi appunto Se d’inverno non vuoi far la cicala d’estate fai la formica [C 1525]. 233 D’estate all’ombra e d’inverno al fuoco. In generale: d’estate si cerca l’ombra e d’inverno il focolare. In particolare indica i due ambienti dove venivano fatti i lavori femminili di filatura, maglia, intrecciatura, cucito: d’estate fuori di casa, all’ombra di un albero; d’inverno presso il camino. E` nota anche una forma del tutto equivalente con inversione: L’inverno al fuoco e l’estate all’ombra.
D’inverno il pazzo aspetta le rose e d’estate il savio le coglie. Il sognatore, lo stravagante segue istintivamente i propri desideri, sogna e cerca le cose quando non e` possibile averle, si ostina ad aspettarle dove non verranno. Il savio prende semplicemente le cose al momento giusto dove sono, quando ci sono. 234
ESTREMO f Vedi Eccesso, Troppo. 235 Gli estremi si toccano. Gli opposti, fisici, ideologici, psicologici, i punti limite di una sequenza, ecc. tendono ad avere elementi comuni, consonanze. Il concetto e` spesso banalizzato nell’uso, ma risale a Eraclito (cfr. per es. fr. B 8: ‘‘Dai contrari la piu` bella armonia’’). Il monaco Cassiano nel V sec. d.C. (Collationes 2.16.1) cita come massima greca antica l’espressione ‘‘Gli estremi sono uguaglianze’’, ripresa in seguito nella forma Nimietates equalitates ‘‘Gli eccessi sono uguaglianze’’, e simili, di regola intesa pero` come raccomandazione ad attenersi al giusto mezzo. Anche Pascal (Pensieri 2.69, quindi anche 71.72): ‘‘Quando si legge troppo in fretta o troppo lentamente, non si capisce nulla’’. 236 Molto ad est si trova l’ovest. Per analogia. 237 Un estremo ne produce un altro. Ogni eccesso suscita una reazione contraria, una contrapposizione portata all’estremo. Cio` vale quasi per la totalita` dei fenomeni: atmosferici, fisici, ma anche morali, spirituali. Vedi anche Dal disordine viene l’ordine [O 450]. 238
506
.
Ogni estremo e` vizio.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Anche ogni qualita` che s’intende o si pratica in modo eccessivo si trasforma in difetto: il risparmio porta all’avarizia; l’amore alla lussuria; il lavoro a un frenetico attivismo. Vedi anche Ogni eccesso e` vizioso [E 16]; e il reciproco di In medio stat virtus [V 958]. 239 Tutti gli estremi son viziosi. Si usa anche l’esatto corrispondente latino, di origine medievale: 240 Omne extremum vitiosum. Vedi anche In mezzo sta la virtu` [V 957]; Il troppo stroppia [T 1023].
` ETA 241 Il cuore non ha eta`. Il sentimento d’amore non viene meno con il passare degli anni. Vedi anche Il cuore non invecchia mai [C 2722]. 242 L’amore non ha eta`. Meno usato del precedente. 243 Ogni eta` e` tempo per imparare. Anche da vecchi bisogna essere pronti ad apprendere e non chiudersi alle esperienze e alle novita`. Insegnamento antichissimo, fissato nel celebre verso di Solone (VII-VI sec. a.C.) ‘‘Invecchio molte cose sempre imparando’’ (fr. 28 Gentili-Prato), richiamato o citato da numerosissimi autori antichi e registrato fra le sentenze medievali nella forma Senesco semper multa addiscens; vedi inoltre, almeno, Seneca (Lettere a Lucilio 76.3): Tamdiu discendum est [...] quamdiu vivas ‘‘Bisogna continuare a imparare per tutto il tempo che si vive’’. Vedi Chi smette d’imparare smette di vivere [I 63]; Non si e` mai troppo vecchi per imparare [I 62]. 244 L’eta` fa l’uomo. La personalita` si forma con gli anni attraverso l’esperienza della vita vissuta che fortifica il carattere. 245 L’eta` fa l’uomo (canuto e) savio. Con gli anni arrivano i capelli bianchi e la saggezza. I due fenomeni riguardano la testa e quindi e` questa che cambia col tempo. E` sentenza medievale Aetate prudentiores sumus ‘‘Con l’eta` si diventa piu` saggi’’. Vedi anche Consiglio di vecchio non rompe mai la testa [C 2075]. 246
Eta` porta esperienza.
247
L’eta` porta giudizio.
pag 570 - 04/07/2007
507 248 Ogni eta` prima o poi s’accetta. L’eta`, soprattutto quella senile, arriva un po’ inattesa, ma poi ci si familiarizza e si finisce per accettarla. Vedi anche Chi e` vecchio e non ci crede sulla scala se n’avvede [V 181]; Chi vecchio e` e giovane si crede giungendo alla salita se n’avvede [C 1352]; Chi asin e` e cervo esser si crede al saltare del fosso se n’avvede [C 1351]. 249 Si parla solo dell’eta` dei cavalli. Raccomandazione di bon ton, scherzosa: non e` gentile parlare di eta`, soprattutto quando nella conversazione ci sono donne che non amano mettere in piazza i propri anni. Per i cavalli invece l’eta` e` un dato importante e, discutendo dell’argomento, e` necessario conoscerla. 250 La` dove si e` passato l’eta` bella ogni pietra ha la sua favella. Endecasillabi a rima baciata, di probabile provenienza letteraria (seppure di fattura artigianale). Nei luoghi dove uno ha trascorso la giovinezza ogni cosa fa tornare alla memoria fatti, piacevoli o meno, ma dai quali la memoria non sa staccarsi.
` ETERNITA La durata infinita senza inizio e senza fine: ‘‘un sempre somma di passato, presente e futuro, un infinito presente’’. f Vedi Tempo. 251 Nell’eternita` s’arriva sempre in tempo. Nell’eternita` non esiste il tempo, per cui non si puo` arrivare in ritardo. Si dice per indicare che non si ha fretta di aggiungere tale stato di beatitudine, anzi, piu` tardi uno ci arriva meglio e`. 252 Pensare all’eternita` male non fa. Pensare a quello che sara` di noi dopo la morte, ci rende consapevoli di quali sono i veri valori
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
EVA
della vita. Il detto intende eternita` in senso cristiano, come la vita eterna, non come concetto filosofico. Chi pensa all’eternita` grande pazzo o gran santo sara`. Chi pensa a cio` che sta oltre il tempo o perde la ragione per l’impossibilita` di concepire realta` al di sopra del pensiero umano, oppure si distacca completamente dalle cose temporali per contemplare Dio o l’assoluto, diventando saggio e santo. 253
254 L’eternita` non fa i capelli grigi. Mentre nel tempo s’invecchia, nell’eternita` tutto rimane identico a se stesso e non viene toccato dagli anni. Paradosso per dire che la beatitudine eterna ci salvera` dall’invecchiare. 255 L’eternita` non si racconta. L’eternita` e` fuori della misura della mente umana e non ha la dimensione temporale, la successione dei momenti in cui si distende l’evento, per cui non puo` essere ne´ descritto, ne´ narrato quello che e` nel suo essere. 256 Tutto finisce fuorche´ l’eternita`. Non c’e` niente che alla lunga non abbia fine, anche la morte, tranne l’eterno.
EVA 257 Eva non e` mai morta. Il suo spirito sopravvive in tutte le donne che sono dette appunto ‘‘figlie di Eva’’. Si dice rilevando la loro tendenza ad ascoltare i cattivi consiglieri, a dare suggerimenti sbagliati, a essere curiose, secondo i tratti della ben nota vicenda nel Paradiso Terrestre. 258
Le donne sono tutte figlie d’Eva.
Dov’e` Eva il serpente non e` lontano. La donna e` nel contempo oggetto di tentazione e tentatrice. 259
pag 571 - 04/07/2007
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 572 - 04/07/2007
F F Da tre F bisogna star lontano: fuoco, fiume e femmina. Le tre cose pericolose dalle quali bisogna stare a distanza sono il fuoco perche´ puo` appiccarsi ai vestiti e ai capelli, il fiume dal quale e` bene abitare lontano per il pericolo delle inondazioni e infine la donna, personificazione della tentazione ed essere col quale e` difficile vivere in pace. E` un insegnamento di antica tradizione, vedi anche La donna, il fuoco e il mare fanno l’uomo pericolare [D 950]. 1
Tre F rovinano se praticati a lungo: freddo, fame e femmina. La donna e` rovinosa nella frequentazione continua come il freddo e la fame che logorano il fisico. Qui ci si riferisce, probabilmente, non tanto ai rapporti coniugali, quanto a una passione smodata o al vizio di correr dietro alle donne. Con una variante ‘dietetica’ l’insegnamento e` menzionato dal medico padovano Michele Savonarola (1384-1468) (Gotta 10 r.): ‘‘Conviene guardarsi dalle tre f: frutti, femmina e freddo’’, che, per quanto riguarda la femmina, va inteso come invito alla moderazione sessuale anche all’interno del rapporto coniugale, secondo una opinione medica antichissima e molto diffusa. 2
Da tre F Dio ci liberi: da fiume straripato, da fuoco appiccato e da femmina scatenata. Dio ci liberi dal fiume in piena che straripa, dall’incendio che divampa e dalla donna infuriata. 3
Da sette F ti devi guardare: fumo, fuoco, fame, forca, funghi, forestieri e femmine. Il fumo e` noioso e pericoloso, i funghi possono essere velenosi e il forestiero puo` essere anche un malfattore. 4
5
Tre F distinguono il leone: fierezza, forza, furore.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Sono le caratteristiche araldiche della fiera, che appare con molta frequenza negli emblemi e nelle insegne. Sarebbero quindi gli elementi fondamentali dell’animo nobile. FABBRICARE Un tempo costruirsi la casa per le persone di condizione modesta era impresa lunga e costosa. Un primo gruppo di proverbi insiste sui rischi ai quali si puo` andare incontro e sul protrarsi dell’opera senza riuscire a vederne la fine. Altri detti usano il fabbricare in senso figurato: qualsiasi azione (come il tirar su una casa alla vista di tutti) e` soggetta a consigli e critiche i piu` disparati; oppure, prima di agire bisogna verificare i presupposti (come prima di erigere bisogna porre le fondamenta). f Vedi Calce, Casa, Costruire, Edificare, Murare. Chi fabbrica sul terreno d’altri cede ai padroni la calce, la fatica e i mattoni. Chi incautamente edifica sul suolo altrui perde tutto quanto in favore del proprietario del terreno. 6
7
Chi fabbrica in quello degli altri perde la calce e i sassi.
Chi costruisce sul terreno degli altri perde il lavoro e i mattoni. Per analogia. 8
9 (Il) fabbricare e` un dolce impoverire. Edificare e` appassionante ma costoso, sempre fonte di spese impreviste, per cui allieta e depaupera contemporaneamente. Vedi Chi edifica la borsa purifica [E 34]. 10 Fabbrica e banchetto mungono la borsa. Nell’edificare e nel far feste e conviti si consumano rapidamente capitali e risparmi. 11 Chi fabbrica fabbrica debiti. Chi edifica piu` che innalzare una costruzione innalza un cumulo di debiti che dovra` scontare per lungo tempo. 12
Fabbricare e` cara parola.
pag 573 - 04/07/2007
FABBRO
Gioco di parole su caro, dandogli il significato di amato e di costoso. Chi non fabbrica e non marita non sa quel che costa la vita. Chi non costruisce case e non sposa figlioli non sa quanto costa vivere. 13
Chi ha buon tempo navighi e chi ha danaro fabbrichi. Chi dispone di tempo buono (salute, tempo disponibile e bella stagione) vada per mare e chi ha grandi disponibilita` finanziarie si metta a fabbricare. 14
Chi fa debiti per fabbricare, fabbrica per vendere. Chi per costruirsi la casa prende soldi in prestito, sara` poi costretto a vendere. Solo gli speculatori riescono a far debiti e poi a guadagnare rivendendo. 15
Uno fabbrica e un altro abita. Chi costruisce una casa non e` destinato ad abitarla. Un tempo farsi una casa era spesso impresa che abbracciava tutta la vita. Vedi Nido fatto, gazza morta [N 315]. 16
17
Chi fabbrica lungo la strada deve lasciar dire la gente. Quando qualcosa viene fatta in pubblico tutti trovano comunque da ridire e non si potra` mai far niente che possa andar bene a tutti. Chi fa la casa in piazza o la fa bassa o la fa alta. Vedi anche Chi lavora in piazza ha molti maestri [M 105]. 19
Chi fabbrica sulla strada deve sentire molti maestri.
Chi vuol ben fabbricare deve far buone fondamenta (e arrivare al tetto). Chi inizia un’impresa deve porre solide basi e consistenti premesse, se vuole che tutto si sviluppi armonicamente e durevolmente. Probabile riferimento al consiglio evangelico (Matteo 7.24) di non costruire sulla rena. Vedi Chi costruisce la casa sulla rena presto o tardi la vedra` in rovina [R 362]. 21
22
tidiano ed era essenziale per il mondo contadino, che gli affidava i ferri del mestiere, che avevano bisogno di continua manutenzione. Lavorava il ferro ammorbidendolo col calore della forgia e battendolo col martello. Faceva catene, chiodi, ringhiere, inferriate, serrature, carrucole, mozzi per ruote, ferrature per carri, cerchioni per botti, catenacci, ferri da giogo. Acconciava pale, vanghe, zappe, picconi, accette, temperandone le lame. La cura maggiore era per la lama del coltro e il vomere dell’aratro, che avevano bisogno di essere costantemente assottigliati. Figura centrale, come si e` visto, nella vita operosa del passato, il fabbro e la sua opera compaiono in una serie di detti popolari come esempi concreti per considerazioni piu` generali. f Vedi Ferro. Dal fabbro non toccare e dallo speziale non assaggiare. Quando non sai di che cosa si tratti, guardati dal toccare e dal mettere in bocca; nel caso specifico potrebbero esserci ferri roventi dal fabbro e veleni nella bottega dello speziale. 23
Chi fabbrica fabbrica per gli altri.
18
20
510
.
Chi fabbrica sulla rena perde quattrini e fatica.
FABBRO Il fabbro ferraio lavorava in bottega; era artigiano della citta` per gli arnesi del vivere quo-
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
24 Il mal fabbro biasima il ferro. Chi non e` esperto della propria arte accusa la materia o gli arnesi scaricando sulla loro presunta cattiva qualita` la propria inettitudine. Proverbio che si trova in Dante (Convivio 1.11). Vedi A cattivo zappatore ogni zappa da` dolore [Z 46]. 25 Fabbro a corto e falegname a lungo. In caso d’incertezza il falegname deve tagliare un pezzo piu` lungo della misura, potendolo sempre accorciare, ma non allungare. Il fabbro puo` rimediare invece con una saldatura e puo` andare preciso. A corto... a lungo: cioe` tendendo rispettivamente a una lunghezza inferiore e maggiore rispetto a quella necessaria. 26 Il vicino del fabbro e` spesso un sordo. L’officina del fabbro e` un luogo molto rumoroso, pertanto chi gli sta vicino o e` sordo o lentamente si assuefa` al frastuono. Per traslato: i difetti reciproci permettono talvolta di sopportarsi meglio. Anche: chi sta vicino a un chiacchierone poco lo ascolta; chi sente sempre un rumore ci si abitua. 27
Battendo il ferro si diventa fabbri.
pag 574 - 04/07/2007
511 Chi si mette a fare una cosa, anche senza pretese, bene o male impara e, volendo, puo` impadronirsi del mestiere. In tutte le attivita` si comincia dalle cose piu` semplici. Il cavallo del fabbro non ha ferri e la moglie del calzolaio non ha scarpe. Ognuno si fa mancare proprio quello che produce, o perche´ lo da` via continuamente, o perche´, potendolo avere facilmente, trascura di procurarselo. Vedi anche Ognuno soffre del proprio mestiere [M 1356]; Ognuno soffre dell’arte sua [A 1298]. 28
FACCENDA La parola stessa da` l’idea di cosa da fare, di fatica da affrontare, di impegno incombente dal quale ci si libera solo con l’assolverlo (per riaffrontarne subito un altro). 29 Ogni mese [stagione] ha le sue faccende. Ogni tempo ha i suoi impegni, i suoi lavori e le sue scadenze. Si riferisce in particolare ai lavori dei campi che hanno un ciclo annuale costante e sono segnati nei lunari e negli almanacchi. 30 Chi non ha nulla da fare ha piu ` faccende. Cio` avviene perche´ nessuno vuole ammettere di non aver nulla da fare e se lo inventa; oppure perche´ coloro che hanno molto da fare riversano sulle spalle di chi non ce l’ha tutto quello che non hanno tempo di compiere. 31 Faccenda fatta, fatica dimenticata. Una volta terminato il lavoro, la soddisfazione di vederlo concluso fa dimenticare la pena e la fatica che e` costato. Vedi anche I dolori del parto sono dolori scordoni [P 620]; Passata la doglia tornata la voglia [D 672].
Meglio una faccenda fatta che mille incominciate. Meglio aver finito una faccenda che aver dato inizio a tante: quella non c’e` piu` ed e` un pensiero tolto, le altre rimangono e chi sa se si potranno finire. 32
.
FACCIA
La faccia [L’occhio / Il viso] e` lo specchio dell’anima. Il volto, l’espressione, lo sguardo, il riso dicono subito, a chi li sa interpretare, l’indole, le qualita` e i difetti di una persona. La prima impressione offerta dal volto difficilmente viene smentita dai fatti. Anche: attraverso il volto si vede cosa uno ha nel cuore. E` concetto antico, che Cicerone richiama all’attenzione dell’oratore sia nel De oratore (3.59.221) sia nell’Orator (18.60) con la frase, poi divenuta semiproverbiale, Imago animi vultus, indices oculi ‘‘Il volto e` l’immagine dell’anima, gli occhi ne sono rivelatori’’. Vedi anche Gli occhi sono le finestre dell’anima [O 99]. 33
Meglio una buona faccia che un sacco di complimenti. L’espressione del viso rivela subito il sentimento della persona che si ha davanti. I complimenti possono essere falsi o forzati, inutili quando dicono il contrario di quello che esprime il volto. 34
Faccia di brutto colore nemico o traditore. Chi ha un viso esangue, pallido, senza colorito ha un animo malvagio o cattivi pensieri nella mente. 35
Faccia senza colore falso o traditore. Il volto pallido, smorto e` indice di animo ingannatore. Vedi anche Gente che non ha colore in viso Cristo non la volle in Paradiso [C 1779]. 36
37 Si conosce la faccia, ma non il cuore. Di una persona si conosce l’aspetto esteriore, ma non cio` che ha nell’animo. Quello che appare sul volto spesso non e` quello che uno ha nella mente.
Faccia bella, mente segreta. Un bel volto e` spesso impenetrabile. 38
Dietro la bella faccia si nasconde il diavolo. Tradimenti e inganni sono spesso dissimulati sotto apparenze dolci e ingenue. Siamo portati a pensare che dietro un aspetto gradevole ci sia una realta` sana e onesta, invece spesso non e` cosı`. 39
FACCIA La faccia e` un Giano bifronte: in alcuni detti il volto rivela l’animo della persona; in altri, al contrario, maschera i veri sentimenti; ma una ‘faccia tosta’ o una ‘faccia bella’ possono aiutare nella vita. f Vedi Occhi, Viso.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
40
La bella faccia e` l’arma del traditore.
pag 575 - 04/07/2007
FACILE
512
.
L’ingannatore, non soltanto in amore, fa affidamento sul bell’aspetto per rendere convincenti i suoi argomenti e celare le proprie male intenzioni. Meglio far la faccia rossa e mangiare che tener la testa alta e non saper che cacare. L’orgoglio, quando la situazione e` drammatica e le condizioni misere, e` inutile. Al momento della necessita` occorre avere l’umilta` di chiedere per risolvere dignitosamente i propri problemi. 41
Meglio aver la faccia tosta che una magra rendita. E` meglio avere sfrontatezza, fama di persona senza discrezione che restare indietro per delicatezza o timidezza, perdendo affari, eredita`, impieghi. 42
Con la faccia tosta si va a cavallo e in carrozza. Chi non ha timidezza, ritegno, vergogna nel chiedere e nel pretendere ottiene spesso quello che vuole e puo` permettersi mezzi che altri non possono avere (cavallo, carrozza). 43
Con la faccia tosta si campa un anno di piu`. Sapendoci fare si appianano le difficolta`, la vita e` piu` facile e le pene non l’accorciano. 44
Con la faccia tosta s’entra in Paradiso e ci si rimane. Con la sfrontatezza si conquistano i posti migliori e si mantengono a dispetto di chi ce li vorrebbe togliere. 45
Faccia bella, mezza dote. La bellezza, in particolare per la donna, e` la dote principale per sposarsi. L’idea che la bellezza possa sostituire la dote, o almeno compensarla ampiamente, e` gia` espressa in un verso proverbiale dell’autore di mimi Afranio (fr. 156 R.3): Formosa virgo est: dotis dimidium vocant ‘‘E` una bella ragazza: dicono che e` meta` dote’’, mentre una massima di Publilio Siro (F 4) afferma, piu` genericamente Formosa facies muta commendatio est ‘‘Un bell’aspetto e` una raccomandazione muta’’. Vedi Chi e` bella non e` proprio povera [B 322]; Quando la donna e` bella non e` mai poverella [B 323]; Chi nasce bella non nasce pecorella [B 324]; Chi nasce bella nasce con mezza dote [B 325]. 46
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Donna di faccia piccolina ha il culo come una tina. Per una misteriosa legge dei compensi quello che manca sopra viene compensato di sotto. Di solito le donne minute hanno fianchi molto sviluppati. La forma tina denuncia l’area linguistica toscana: indica un piccolo tino basso o anche il mastello del bucato (in questo senso ormai dimenticato). 47
FACILE La vita e` piena di difficolta`, solo con l’aiuto della fortuna le cose possono semplificarsi. D’altra parte, per alcuni detti, cio` che e` facile, alla portata di tutti non e` apprezzato. Ma per la maggior parte dei proverbi il facile assume un valore negativo nella contrapposizione tra il fare e il non fare, fra opere concrete e vane parole. f Vedi Difficile. 48 Nulla e` facile a questo mondo. Di facile e semplice nella vita non c’e` nulla. Anche un ostacolo banale puo` diventare insormontabile se manca la perizia, la conoscenza o la fortuna. Si rivolge a chi sottovaluta le difficolta` e ritiene inutili attenzioni e precauzioni. 49 Tutto e` facile quando Dio aiuta. Quando il cielo mostra la sua benevolenza si appiana ogni difficolta`. Ironico: quando c’e` una persona potente che segretamente favorisce tutto va agevolmente in porto. 50 Col vento in poppa e` facile navigare. Quando tutto va per il verso giusto le cose risultano facili. Il difficile sta nella situazione contraria, quando gli ostacoli intralciano il cammino. Nella navigazione a vela il vento in poppa, che spira nella stessa direzione della rotta da seguire, e` quello piu` favorevole e che consente di procedere agevolmente.
` piu` facile lo sfare che il fare. 51 E Edificare, costruire, unire e` molto piu` difficile del contrario: distruggere, dividere, disfare. Cosı` tutto e` piu` facile che il fare. Sfare per disfare e` raro (di regola vale ‘‘sciogliere, liquefare’’), ma qui rende piu` efficace l’antitesi. Esiste comunque anche la variante con disfare. Vedi anche Fa piu` una gallina a spargere che cento a radunare [G 56]. ` piu` facile criticare che far di meglio. 52 E E` piu` semplice vedere i difetti che evitarli.
pag 576 - 04/07/2007
513 53 54 55 56 57
A criticare sono tutti bravi. E` piu` facile presumere che sapere. E` piu` facile dire [consigliare] che fare. E` piu` facile scendere che salire. E` piu` facile promettere che mantenere.
58 Il facile non ha storia. Cio` che non presenta difficolta`, come le storie senza peripezie ne´ ostacoli, non ha interesse. Tutto quello che e` facile, semplice e risaputo e non lo si racconta (anche se c’e` chi lo fa, ma annoia tutti quanti).
Troppo facile non piace a nessuno. Quello che e` facile a farsi, ad aversi, che e` abbondante e a portata di mano perde ogni interesse, mentre cio` che e` difficile da conquistare, raro, costoso e` ambito e ricercato. 59
Le bacche della macchia sono per gli uccelli che hanno fame. Per analogia. I frutti a portata di mano sono sdegnati da tutti. Le bacche che rimangono mature in autunno nelle macchie sono mangiate solo in inverno dagli uccelli che non trovano nient’altro di meglio. 60
Non e` facile: far correre un asino, far star fermo un bambino, far tacere una donna e consigliare un vecchio. Sono azioni apparentemente semplici ma non di facile soluzione nella realta`. L’asino e` testardo e corre se gli pare, poco e male. Il bambino e` vivace e non trova pace in nessun modo. Una donna parla in continuazione ne´ puo` stare zitta e il vecchio ha ormai le sue idee o fissazioni alle quali non rinuncia. 61
FAGIANO I proverbi che nascono dall’esperienza dei cacciatori. f Vedi Cane. 62 Il fagiano si salva all’imbroccata. E` un espediente malizioso che usano i fagiani per sfuggire all’inseguimento del cane. Si allontanano velocemente saltellando a passi rapidi (di pedina) nella vegetazione bassa e folta e, al momento buono, spiccano un breve volo saltando dentro un cespuglio o un ramo a una certa altezza da terra (s’imbrocca), in modo che il cane passi accanto o sotto senza avvedersene. Quando il segugio si e` allontanato, il fagiano a brevi voli scompare. Il verbo e il
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
FAGIOLO
sostantivo imbroccata derivano da brocco, termine arcaico per indicare rametti e spine che si dipartono dal fusto di una pianta (lat. medievale broccus ‘‘sporgente’’). 63 Il fagiano rovina il cane. Per l’addestramento del cane giovane si usano quaglie e starne che, all’arrivo del segugio si acquattano permettendogli di fermarsi e puntare. Il fagiano invece, come abbiamo visto sopra, fugge di pedina tra la ramaglia, disorientando il cane che spesso lo perde.
Dal bosco prendi giovane fagiana, dal mare tira su una bella ombrina, dal fiume una grossa anguilla stana e dal pollaio una giusta gallina. Si preferisce la fagiana al fagiano, per la carne piu` delicata e saporita, soprattutto se e` giovane; l’ombrina e` un pesce di polpa squisita, che si pesca in primavera ed estate, soprattutto nei fondi marini fangosi, vicino alle foci dei fiumi; l’anguilla di fiume e` buona quando comincia a essere grossa, mentre la gallina se e` giovane fa buon arrosto, se e` vecchia fa buon brodo. 64
FAGIOLO I fagioli hanno rappresentato un piatto centrale nell’alimentazione del passato; ma questo cibo, gustoso e nutriente, e` ventoso e indigesto, come non mancano di sottolineare molti proverbi. L’importanza dei fagioli nell’alimentazione del tempo si vede anche dai consigli per la semina e la cucina. f Vedi Cece. 65 I fagioli sono la carne dei poveri. A tavola i fagioli sono segno di cucina povera e frugale. Il loro basso costo e l’alto valore nutritivo che sostituiva in parte la carne portavano a farne uso frequente.
Fagioli e pasta per un pranzo e` quanto basta. I fagioli uniti a un piatto di pasta possono essere sufficienti per un pranzo frugale. 66
67 I fagioli fanno vento. Provocano venti intestinali noiosi e difficili da nascondere o evitare (per questa ragione sono considerati cibo volgare, poco adatto alle persone raffinate). Per metafora: qualsiasi evento ha conseguenze che non si possono evitare. 68
Fagioli e castagne arrosto, se ne hai mangiati stammi discosto.
pag 577 - 04/07/2007
FAINA
514
.
Per le ventosita` poco gradevoli che provocano. I fagioli passano davanti e salutano di dietro. Dopo averli mangiati, ben presto fanno sentire la loro voce dietro. 69
Gli amici sono come i fagioli: ti parlano dietro. Gli amici quando ti sono davanti dicono di te ogni bene e, quando te ne vai, alle tue spalle dicono peste e corna. Fanno come i fagioli, quando li mangi sono buoni e gradevoli, poi fanno sentire di dietro i loro borbottii. 70
Non seminar fagiolo se non canta il grillo moro. Il grillo nero comincia tardi a cantare ed e` proprio questo il periodo adatto alla semina dei fagioli: aprile-maggio. A Firenze si celebra la festa del grillo per l’Ascensione (vedi la voce). Si specifica opportunamente il grillo nero (il maschio ha il collarino d’oro), che e` quello dei prati, non quello dei muri, che e` marrone grigio, ne´ quello del focolare. Vedi anche Quando cantan gli usignoli semina i fagioli [U 281]; Quando canta l’assiolo contadino semina il fagiolo [C 1498]. 71
Fagiolo e lupino devon sentire mattutino. I fagioli e i lupini devono esser seminati in superficie per crescere bene: in tal modo la terra non impedisce loro di sentire il suono della campana che chiama a mattutino, vale a dire alla prima ora liturgica che si recitava dai monaci circa alle tre del mattino. Vedi anche Al cece e al fagiolo basta coprirgli il culo [C 1242]. E per analogia Le cipolle devono sentir battere le ore [C 1631]; Le patate devono sentire le campane [P 748]. 72
Fagiolo nasce presto e nasce solo. Il fagiolo germoglia rapidamente non appena ha sentito la terra umida e, a differenza di altri ortaggi che si seminano a due, a tre, a quattro per ogni buca, il fagiolo ha bisogno di terreno libero e cresce come pianta singola. 73
Carabinieri coi baffi e fagioli coi sassi. Un tempo, almeno fino a dopo la Prima Guerra Mondiale, i carabinieri portavano spesso i baffi, come in genere i militari, segno di virilita` e marzialita`; ai fagioli, che venivano puliti sull’aia e stesi al sole, era mischiato 74
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
sempre qualche sassolino che a volte rischiava di rompere un dente. Per questo i legumi venivano controllati accuratamente prima della cottura. 75 Cuoci i fagioli con gli ossi vecchi. Quando mancava il condimento si usava cuocere i fagioli, per dar loro maggior sapore, con un osso di prosciutto spolpato, usandolo anche piu` volte.
Fagioli vecchi germoglian nella pancia. I fagioli che hanno passato il nuovo raccolto cominciano, se mangiati, a far male. Si riconoscono perche´, messi a bagno, in poche ore mettono fuori il germoglio, che in genere nei semi e` tossico. 76
FAINA La faina e` un carnivoro della famiglia delle martore (Mustela faina), comune in Europa. Delle dimensioni di un piccolo gatto, ha una bella e lunga coda, una pelliccia pregiata di colore bruno grigio, con una larga macchia bianca sotto il collo e sul petto. Ha abitudini notturne ed e` predatrice di polli, talpe, topi, uccelli. Abita nei boschi, ma s’insedia volentieri vicino alle zone abitate, dove trova animali domestici e pollai da depredare. A differenza della volpe che uccide o ruba l’animale che le serve, la faina fa strage e un pollaio da lei visitato e` un campo dopo la battaglia. E` simbolo di astuzia e malvagita`. 77 La faina arriva in colombaia senza scala. La faina e` animale agilissimo, capace di arrampicarsi sui muri, saltare dai tetti dove caccia passerotti e piccioni. Vive infatti spesso sopra i tetti devastando nidi d’uccelli e, se entra nelle colombaie di notte, fa strage. Si dice di chi per natura e` assai portato a fare cose illecite o dannose 78 La faina passa per la cruna d’un ago. E` infatti capace d’allungarsi e infilarsi per pertugi piccolissimi. La cruna dell’ago si associa alla nota immagine della parabola evangelica (Matteo 19.24, Marco 10.25, Luca 18.25). 79 Chi risparmia la faina odia le sue galline. Chi non uccide la faina quando la trova condanna a morte le proprie galline, perche´ l’animale non avra` questa gentilezza nei riguardi dei suoi polli. Quindi: chi perdona al malvagio non ama il giusto. Vedi per analogia Chi ca-
pag 578 - 04/07/2007
515 stiga i malfattori fa che gli altri sian migliori [C 1027]; Chi perdona ai tristi nuoce ai buoni [P 1312]; Chi perdona il vizio fa torto alla virtu` [P 1313]; Chi commisera il lupo non ha pieta` delle pecore [L 1107]. Tra gatta e faina non manca conversazione. Trattandosi di animali abituati a rubare le stesse cose, l’argomento e` presto trovato. Si dice di persone che hanno lo stesso vizio o sono cattivi soggetti. 80
FALCE 81 La falce taglia le merende. L’ultima falciatura del fieno porta via l’uso estivo di fare la merenda (cioe` la cena) nel campo, sopravvenendo l’autunno e l’accorciarsi delle giornate. Vedi anche San Michele di settembre leva le merende; san Michele di maggio riporta il merendaggio [M 1430] ; Santa Croce di settembre leva le merende; santa Croce di maggio riporta il merendaggio [C 2517]; Per San Luca la merenda e` perduta, per sant’Agata la merenda e` ritrovata [L 919]; San Mercuriale la merenda e` nel grembiale [M 1293].
FALCO Tenuto in grande onore presso molti popoli antichi, il falco era identificato dagli Egizi con il dio Horus, con corpo umano e testa di uccello. Nel mondo occidentale il suo prestigio si riallaccia all’arte della falconeria, nella quale si apprezzarono o si mitizzarono le sue doti. Vari poeti hanno descritto la caccia col falcone e un celebre testo di falconeria e` attribuito a Federico II di Svevia. Il falco scruta dall’alto quanto puo` rapire in terra e disegna nel volo una ruota che non e` ritenuta di buon augurio per chi la vede. Oggi il falco e` occupato a salvare la sua specie, insidiata dall’uomo che gli sottrae gli spazi dei quali ha bisogno per vivere. E` ancora presente nel linguaggio comune, nelle metafore, grazie alle antiche glorie favolistiche, araldiche e mitologiche dove si sottolineano le sue doti: occhio, destrezza e nobilta`. Occhio di falco, ala di colombo volano per tutto il mondo. Pare quasi che non ci siano limiti alle possibilita` che hanno le facolta` indicate di questi 82
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
FALCUCCIO
animali: la vista acutissima del falco e l’ala instancabile del colombo. Altri animali dalla vista acuta sono considerati l’aquila e la lince. 83 Chi falco non ha, cacci col gufo. Cacciare con il gufo e` impresa disperata, tanto piu` che si tratta di un uccello notturno, tuttavia chi non ha mezzi s’arrangi come meglio puo`.
Sfuggendo al falco si puo` finire negli artigli del gufo. Spesso per fuggire a un male, a un pericolo, se ne trova uno peggiore. 84
Il topo che per fuggire il gatto va nel bosco ci trova il gufo. Per analogia. Anche il gufo e` un feroce e micidiale cacciatore di piccoli animali sui quali piomba con volo e silenzioso nella notte. 85
Falco col gozzo pieno lascia volare i colombi. Perfino il rapace se e` sazio non va a caccia. L’onesta` e la bonta` sono facili quando siamo di fronte a cio` che non ci interessa. Vedi anche Colombo pasciuto, ciliegia amara [C 1767]. 86
87 Il falco non mangia carogne. Il falco si ciba solo delle sue prede e preferisce la fame piuttosto che mangiare carogne o animali che non ha catturato. Chi e` nobile non si perde nelle meschinita`. Vedi anche L’aquila non caccia mosche [C 1705].
FALCUCCIO Descrizioni in termini realistici della piu` nuda poverta`, nate intorno alla oscura figura di ser Falcuccio e forse, per esigenze di rima, estese ad altri. Ser Falcuccio resto` con una mano davanti e l’altra di dietro. Rimase senza vestiti, completamente nudo, con solo le mani per coprirsi le vergogne. Indica cadere nella miseria, col danno e con lo scorno. Romanesco, ma conosciuto anche altrove. Nel Vocabolario romanesco del Chiappini si legge: ‘‘E` modo proverbiale antichissimo, usato da Persio, e vivo tuttora sulle bocche del popolo. Se ne ignora l’origine, ma e` probabile che sia venuto dalla Toscana, dove fu gia` Don Falcetto, diventato proverbiale per la sua poverta`’’; ma queste indicazioni restano nel vago, non potendosi precisare ne´ il luogo di Persio che conterrebbe un detto equivalente, ne´ essendo noto un Falcetto / Falcuccio toscano con basi storiche. 88
pag 579 - 04/07/2007
FALEGNAME 89
516
.
Don Falcuccio rimase senza mantello e senza cappuccio.
Don Falcetto rimase senza le brache e senza corsetto. Corsetto non indica il capo di abbigliamento intimo femminile (sorta di bustino), ma, secondo una accezione decisamente piu` antica, equivale a ‘‘corsaletto’’, cioe` piccola corazza leggera per proteggere la stomaco e l’addome. Visto il confronto con F 92 sotto, Come ai tempi della peste: senza farsetto e con i coglioni in mano, e` possibile che in origine fosse piuttosto farsetto ad accompagnarsi a Falcetto, poiche´ per un prete la presenza di una corazza risulta strana mentre il farsetto, sorta di giubbotto imbottito con o senza maniche, e` normalmente considerato capo di abbigliamento della povera gente. 90
L’Aretino Pietro resto` con una mano davanti e l’altra di dietro. Diffuso nell’Italia centrale: la presenza di Pietro l’Aretino si spiega forse piu` con la rima che non con qualche riferimento aneddotico preciso alla vita del celebre poligrafo cinquecentesco (a meno che non ci sia stata, in origine, allusione ai guai che ebbe a Roma come autore di sonetti osceni, o, piu` genericamente, alla sua fama di scrittore di cose grassocce, e quindi rappresentabile in una posa inopportuna, miserevole e insieme sconcia). Si usa piu` spesso come modo di dire: restare come l’Aretino Pietro (con una mano davanti e l’altra/una di dietro). 91
Come ai tempi della peste: senza farsetto e coi coglioni in mano. Per analogia. Affine per senso ai precedenti, ma forse piu` antico; aggiunge una nota macabra alla poverta`. Gli appestati venivano portati al cimitero vestiti sommariamente e con le mani riunite sull’inguine. 92
FALEGNAME Il mestiere di questo artigiano, che richiede particolare perizia, e` preso ad esempio per stigmatizzare tutti quegli arrangiamenti con cui si cerca di mascherare un’opera non fatta a regola d’arte. f Vedi Colla, Fabbro, Stucco. Buon falegname non usa chiodo. I chiodi non sono adatti per rendere stabile un lavoro di falegnameria che deve basarsi su incastri precisi. 93
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
94 Bullette e colla: tristo falegname. Il falegname di poco mestiere rimedia tutto alla meglio con chiodi e colla. Bulletta, soprattutto in area toscana indica di solito il chiodo da legno con testa larga.
Stucco e pittura e il falegname fa bella figura. Il falegname rifinisce il lavoro riempiendo con lo stucco i vuoti del legno e verniciando poi in modo che appaia perfetto: si nascondono cosı` le eventuali magagne. Con una passata di vernice le cose assumono un bell’aspetto. Vedi anche Stucco e pittura fan bella figura [S 2160]; Se non ci fosser chiodi, colla e stucco il falegname sarebbe distrutto [C 1749]. 95
Dice il falegname: Reggi colla, finche´ passi l’uscio. Il falegname quando accomoda qualcosa di malridotto spesso lo riaggiusta alla meglio, quindi prega che la colla lo tenga insieme almeno finche´ non se lo riprende il proprietario che, pagato il lavoro, infila l’uscio della bottega per tornare a casa. Gli artigiani fanno in modo che l’oggetto accomodato funzioni fino a quando il cliente non ha pagato il conto, poi succeda quel che vuole. Vedi anche Tieni punto mio finche´ esci di bottega [P 2986]; Are`ggete muro finche´ te vorto er culo, disse il muratore [M 2243]. 96
97 Dove c’e` il falegname ci sono i trucioli. Le botteghe di falegname di solito sono piene di trucioli, quei ricci che produce la pialla quando passa sul legno e che cadono intorno al banco di lavoro. Ogni cosa lascia le tracce della propria presenza.
FALLARE Antico per fallire, nel senso di errare, sbagliare. Commettere errori per l’uomo e` inevitabile, tuttavia dagli errori puo` nascere una salutare lezione. Spesso si sbaglia maggiormente perdendosi in chiacchiere piuttosto che nell’agire, oppure con azioni precipitose, non sufficientemente meditate, alle quali seguira` un lungo pentimento. Ma fallare puo` anche significare macchiarsi di una colpa, agire male moralmente. f Vedi Fare, Imparare. Fallare e` umano, pentirsi e` raro, riconoscerlo e` divino, perseverare diabolico. Sbagliare e` inevitabile per l’uomo, il quale raramente si pente dei propri errori. Ammet98
pag 580 - 04/07/2007
517
.
tere lo sbaglio e` da esseri superiori, tanto e` difficile e raro; perseverare nell’errore e nel vizio e` comportamento da esseri infernali. Variante del ben piu` diffuso Errare e` umano, perseverare diabolico. 99 Chi falla impara. Chi sbaglia riceve una lezione che gli serve di monito, per cui la volta seguente non sbagliera`. Variante del molto piu` diffuso Sbagliando s’impara [S 473]. 100 Chi parla molto falla spesso. Chi parla molto e in ogni occasione corre il rischio di fare affermazioni sbagliate su argomenti che non conosce. Solo tacendo di regola e parlando al momento giusto e in modo appropriato si possono esprimere opinioni sensate e utili. Noto anche con ordine diverso delle parole: Chi molto parla spesso falla.
Chi favella falla [erra]. Mantiene la forma arcaica favella in modo da giocare fonicamente con falla. 101
102 Chi falla di testa paga di borsa. Chi sbaglia le previsioni, le misure, i calcoli sara` costretto a ripagare il danno che ha provocato. 103 Chi tosto falla a bell’agio si pente. Chi prende decisioni rapide e avventate, chi sbaglia per troppa precipitazione avra` modo di considerare il proprio errore e pentirsene con tutta la calma possibile. Quando si e` commesso un errore per eccessiva fretta occorre poi molto tempo per rimediarlo. Vedi anche Chi erra in fretta si pente adagio [E 133]; Molta fretta, molto pentimento [F 1412]. 104
Chi falla in fretta si pente con comodo.
105
Chi falla in furia piange adagio.
Chi tosto si risolve tardi si pente. Per analogia. Chi decide impulsivamente, senza aver ben ponderato le conseguenze del proprio atto, si accorgera` dell’errore quando ormai e` troppo tardi per rimediare. Vedi anche Chi tosto crede tardi si pente [C 2404]. 106
107 Chi non falla non ha timore. Chi non ha colpa non teme e non sta in apprensione, qualunque cosa accada.
FALLIRE Nel senso di far bancarotta. Proverbi del mondo borghese nel quale il fallimento diviene uno dei mezzi per truffare i creditori.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
FALLO
Nascondendo i capitali e dichiarandosi insolventi, si puo` ottenere un patteggiamento con i creditori che si contentano di una modesta percentuale di quanto dovuto loro: il fallito si godra` cosı` i proventi di questa operazione truffaldina. Ben altri trattamenti erano riservati nella societa` medievale a coloro che fallivano. Chi non fallisce non s’arricchisce. Chi vuole veramente arricchirsi faccia fallimento, che solo in apparenza, e per le persone oneste, e` un evento catastrofico. 108
109 Quando uno e` fallito si gode il capitale. Il capitale appunto che ha nascosto a danno dei creditori. 110 Chi fallisce va in carrozza. Andare in carrozza indicava un alto tenore di vita.
FALLO Arcaico per errore, colpa: come per fallare i detti riguardano sia la colpa sia l’errore involontario. f Vedi Colpa, Errare, Errore, Peccare, Peccato, Sbagliare, Sbaglio. 111 Ogni fallo aspetta il suo laccio. Ogni colpa rimane in sospeso nell’attesa che il conto venga saldato e colui che l’ha commessa paghi il fio. Si ritiene che anche nella vita ci sia una giustizia perequativa, per la quale il male fatto trova inevitabilmente, prima o poi, la sua punizione. Vedi anche Dio non paga il sabato [D 476]. Il laccio cui si allude e` lo strumento con il quale si cacciano gli animali selvatici, simbolo di un castigo predisposto e crudele: un cordino sottile e invisibile davanti a un’esca attende che un lupo, una volpe, un uccello vi infili il capo per stringerglisi intorno al collo. 112 Il fallo di uno e` la pena di dieci. Il male compiuto da un solo individuo coinvolge nelle sue conseguenze altre persone. Anche: la colpa commessa da un ignoto getta sospetti su piu` innocenti. 113 A chi e` in fallo uno pare due. Chi si sente in colpa valuta le conseguenze del suo misfatto piu` gravi di quello che sono: ha sempre paura di essere scoperto e qualunque
pag 581 - 04/07/2007
` FALSITA
accenno gli pare la rivelazione di quando vuole tenere nascosto. Vedi anche Chi e` in difetto e` in sospetto [D 359]. 114 Fallo non e` frode. L’errore involontario va considerato con indulgenza, non come un inganno.
Fallo avvenuto, la casa e` piena di consigli. Tutti son bravi a dare buoni consigli quando ormai l’errore e` stato commesso. Vedi anche Dopo il fatto ognuno e` savio [F 418]; Be’ mi’ ciuchi! [C 1650]; Del senno di poi sono piene le fosse [S 995]; Dopo l’errore ogni asino e` dottore [E 150]. 115
` FALSITA Ipocrisia e mancanza di sincerita` dominano nella societa` e trovano spazio, onore, credibilita`, mescolandosi e confondendosi con la verita` . Solo nell’ultimo proverbio la verita` trionfa. f Vedi Bugiardo, Verita`. 116 La falsita` governa il mondo. Tutto cio` che e` potere, denaro, fama, onore vive della falsita`. Chi non sa dire e usare il falso non puo` avere successo ne´ comandare. La falsita` permea le azioni e i rapporti umani. 117 La falsita` ha il posto d’onore. Cio` che e` falso ha un posto preminente nella societa` , contrariamente a cio` che e` vero. L’uomo e` portato a credere quello che gli piace, quello che gli interessa e quello che gli fanno credere.
Chi non tollera la falsita` se ne vada da questo mondo. Chi non e` disposto a sopportare che la verita` venga disconosciuta non puo` vivere in questa societa`. 118
119 Tutti gli uomini sono mendaci. Per analogia: tutti in qualche modo mentono, come sostiene anche la Bibbia nel detto seguente, spesso ripetuto in latino: 120 Omnis homo mendax. ‘‘Ogni uomo e` bugiardo’’. Direttamente dalla Bibbia, Salmi 115.11, ripreso da san Paolo, Lettera ai Romani 3.4. 121
518
.
La falsita` somiglia alla verita`.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
La falsita` per sua natura non e` facilmente distinguibile dalla verita`, anzi, quanto piu` le somiglia, tanto piu` e` ingannevole e pericolosa. 122 La falsita` ha strade tortuose. La menzogna e` sempre ambigua, contraddittoria, complessa, non e` mai chiara, lineare, semplice. Le cose che si presentano oscure, complicate, difficili hanno sempre il sospetto della falsita`. La linea tortuosa e` quella ingannevole, rispetto a quella dritta. E` anche l’andatura del serpente, al quale il mondo cristiano assegna il compito d’essere, fin dal Paradiso Terrestre, il simbolo della menzogna e dell’inganno. 123 La falsita` non puo` rimanere nascosta. La falsita` e l’inganno si appoggiano su fondamenti labili e incerti, su sotterfugi che non possono resistere alla verifica delle testimonianze e del tempo. Vedi per analogia Il Diavolo insegna a far le pentole, ma non i coperchi [D 292]; Il falso non si distingue dal vero che col tempo [F 125]. E` applicazione polare del concetto che la verita`, alla fine, viene alla luce per la sua forza intrinseca, vedi anche La verita` puo` languire ma non perire [V 533].
FALSO Proverbi sulla difficolta` di riconoscere il vero dal falso. 124 Il falso ama stare tra la folla. Cio` che e` falso nasce e si alimenta nelle chiacchiere della gente, si diffonde dove c’e` concorso di folla, aumenta nei mercati, nelle feste, nelle riunioni, dove facilmente si nasconde nelle dicerie, nella credulita` , nelle mormorazioni.
Il falso non si distingue dal vero che col tempo. Solo il tempo riesce a distinguere e separare il vero dal falso. Finche´ le passioni, gli interessi alimentano le voci, inventano accuse, dicerie, calunnie, non si riesce a comprendere dove sia la verita`. Vedi anche La falsita` non puo` rimanere nascosta [F 123]; La falsita` somiglia alla verita` [F 121]. Corrisponde polarmente a Veritas filia temporis, anche in italiano (La) Verita` e` figlia del tempo [V 529]. 125
Credesi il falso al verace e negasi il vero al mendace. A chi usa dire il vero si crede anche quando mente, mentre a chi di solito mente non si 126
pag 582 - 04/07/2007
519 crede anche se dice il vero. Vedi Il bugiardo non e` creduto neppure quando dice il vero [B 1040]. FAMA Se la fama non arreca ricchezza, procura pero` gloria e cresce col passare del tempo (ma una volta perduta non si riacquista). D’altro canto la fama accresce fuor di misura il valore delle cose e induce a credere cio` che non e` vero; infine, chi si e` conquistato una buona reputazione puo` permettersi di fare cio` che gli pare. f Vedi Nome, Onore. 127 La buona fama non leva la buona fame. Aver buon nome non porta nulla di concreto per vivere e di sola fama si muore di fame. Sottolinea che la virtu` non viene compensata per se stessa e chi ne e` dotato la mantiene a sue spese, con inoltre il compito di provvedere alla propria sopravvivenza.
La fama e` un fiume che nel corso aumenta. La fama ha un inizio lento, ma procede col tempo e s’ingrossa come il corso di un fiume. Prosegue, esplicitandolo, un motto latino tuttora diffuso: 128
Fama crescit eundo. ‘‘La fama, procedendo, diventa piu` grande’’, derivato da un celebre passo di Virgilio, Eneide 4.176, Fama (...) / mobilitate viget virisque adquirit eundo ‘‘La fama si rinvigorisce col movimento e andando acquista forza’’, concetto che ritorna in termini simili anche in Ovidio, Metamorfosi 9.138 sg. 129
La fama e` un fiume; comincia piccola e finisce grande. Si usa un proverbio quasi identico in inglese e in altre lingue europee. 130
131 La fama precede e la gloria segue. La fama precede la conoscenza mentre la gloria segue il riconoscimento del valore della persona e anche la sua vita. Vedi anche Chi semina virtu` fama raccoglie [V 977].
La buona fama e` come il cipresso: morta una volta non rinasce piu`. La fama e il buon nome, la stima, facilmente si possono perdere e, una volta perdute non si riacquistano in nessun modo. Il cipresso e` una delle piante che, una volta tagliate non rimettono piu` polloni dal ceppo e si estinguono completamente. 132
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
133 134
FAMA
La buona fama e` come il cipresso: una volta tagliata e` morta per sempre. Chi ha perso la fama e` morto al mondo.
La fama, (le parole) e il suono fan le cose piu` grandi [maggiori] di quel(le) che sono. La celebrita`, le lodi e la rinomanza accrescono il valore delle cose oltre le loro effettive qualita`. 135
La pastura fa il porco e la fama lo fa grasso. Il cibo fa ingrassare il maiale, mentre il contadino, o il mediatore, decantandolo a parole, lo rendono piu` grasso di quello che e`. 136
137 Per fama volano i somari. Credendo alla fama si possono ritenere vere cose fantastiche. La fama e` capace di propalare le notizie piu` assurde su eventi impossibili. Vedi anche Empoli.
Chi ha fama d’alzarsi presto puo` dormire fino a tardi. Colui al quale la fama riconosce un merito, una qualita`, un’impresa, puo` fare tutto quello che vuole: la gente continuera` a credere quello che si dice. 138
Fatti credere mattiniero ed alzati coi tafani. Per analogia. I tafani escono quando il caldo del sole ha cacciato il fresco della mattina. 139
140 Acquista buona fama e mettiti a letto. Fatti un buon nome e poi non fare piu` nulla, goditi i frutti di quella fama.
Acquista (buona) fama e mettiti a sedere [dormire]. 142 Chi ha buona fama [buon nome] puo` pisciare a letto e dire che ha sudato. Per chi ha buona reputazione e` facile trasformare agli occhi degli altri i propri errori in qualcosa di positivo. Vedi anche Fatti buon nome e fai quello che vuoi [N 465]. 141
Chi e` stimato puo` pisciare a letto e dire che ha sudato. Per analogia. 143
Chi e` reo e buono e` tenuto puo` fare il male e non e` creduto. Per analogia. Direttamente da Boccaccio, Decamerone, 4.2: ‘‘Usano i volgari un cosı` fatto proverbio: – Chi e` reo e buono e` tenuto, puo` fare il male e non e` creduto’’. 144
pag 583 - 04/07/2007
FAME
145 Chi ha buona fama ha cio` che brama. Il conseguimento di una buona considerazione sociale porta con se´ quello delle cose che piu` si desiderano. Oppure: il riconoscimento e` gia` di per se´ la cosa piu` desiderata.
Chi mal cerca fama, se stesso diffama Se invece la fama e` cercata per strade sbagliate o disoneste ci si procura disonore. 146
147 Pubblica fama non sempre vana. Se fra la gente circola una diceria, non e` detto che si tratti di cosa completamente inventata, anzi, e` spesso probabile che ci sia alla base qualcosa di vero. Vedi anche Se c’e` la voce c’e` la noce [V 1174]; Quando la gente dice se non e` rapa e` radice [D 532]; Non si dice cosa che non sia qualcosa [D 530].
FAME La fame, presenza quotidiana nella societa` del passato, e` descritta nel suo aspetto e nelle sue conseguenze: rende appetibile qualsiasi cibo, costringe uomini e animali ad azioni impossibili, scandisce le ore della giornata, toglie il sonno, e` cattiva consigliera e porta alla violenza, la fame e` piu` potente dell’amore. E dopo tutto questo: ‘‘Rubare per fame non e` peccato’’. f Vedi Appetito, Fama, Farina, Fornaio, Mangiare, Sete. 148 La fame e` il miglior condimento. Piuttosto vivo e diffuso. Nessuno mangia con piu` appetito di colui che ha fame. Anche i latini dicevano Cibi condimentum esse famem come testimonia Cicerone, De finibus 2.28.90, mentre in Seneca, Lettere a Lucilio 119.4 si legge Fames commendat cibos; nihil contemnit esuriens ‘‘La fame rende appetibili i cibi e l’affamato non disprezza nulla’’. Nelle Tuscolane di Cicerone (5.34.97) dove si riportano esempi di personaggi che sperimentarono, volontariamente o meno, la verita` di questa affermazione, mentre in Senofonte (Memorabili 1.3.5) si dice di Socrate: ‘‘il desiderio di cibo era il suo companatico’’. Vedi anche Dopo un lungo digiuno sono buone le fave [D 385]. 149
520
.
La fame condisce il pane.
La fame e` il condimento di tutte le vivande. Vedi anche La sete fa dell’acqua il miglior vino [S 1193]. 150
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
151 La fame e` il miglior cuoco. Prosegue un detto latino medievale Esuriens stomachus fertur coquus optimus esse ‘‘Si dice che lo stomaco affamato sia il cuoco migliore’’. 152
La fame fa buona cucina.
153 La fame muta le fave in mandorle. Cioe` trasforma un cibo vile in uno raffinato. Vedi Seneca (Lettere 123.2): ‘‘Malum panem’’ inquis. Exspecta. Bonus fiet; etiam illum tenerum tibi et siligineum fames reddet ‘‘– E` pane cattivo –, dici. Aspetta. diventera` buono. La fame te lo rendera` anche morbido e bianco’’. Questa virtu` della fame (e della sete) e` normalmente interpretata in senso moralistico per esaltare la continenza alimentare e l’essenzialita`, cfr. ancora Dante Purgatorio 22 148-150: ‘‘Lo secol primo, quant’oro fu bello, / fe´ savorose con fame le ghiande, / e nettare con sete ogni ruscello’’. Vedi anche Dopo un lungo digiuno sono buone le fave [D 385]. 154
Quando si ha fame e` buona ogni vivanda.
L’appetito fa d’una acciuga una leccornia. Per analogia. 155
La salsa di san Bernardo e` il miglior condimento. Per analogia. L’espressione salsa di san Bernardo per indicare la fame era molto viva fino al XIX sec., poi l’uso e` sempre piu` diminuito. Comunemente si dice che san Bernardo (senza precisare quale santo indichi questo nome) guarı` un suo monaco dalla disappetenza e dalla schifiltosita` nei confronti del cibo, imponendogli un lungo digiuno, in capo al quale trovo` squisiti anche i cibi piu` vili. In realta` e` molto probabile che il santo sia Bernardino da Siena (1380-1444), fondatore di oltre 300 monasteri, predicatore celeberrimo e amabile, il quale percorse tutta l’Italia e morı` all’Aquila, dove e` sepolto. La sua personalita` e` in tono con la materia, ma soprattutto nei sermoni stenografati da un devoto, che egli tenne in Piazza del Campo a Siena nel 1426, si trova, mirabilmente rinarrata, la vicenda oggetto della novella del Decamerone (10.2), che racconta come Ghino di Tacco guarı` col digiuno forzato un abate grasso che andava ai Bagni di Petriolo per dimagrire: Come Ghinasso guerı` uno abbate del mal dello stomaco (Novellette, esempi morali e 156
pag 584 - 04/07/2007
521
.
apologhi di S. Bernardino da Siena, Gaetano Romagnoli, Bologna 1868, n. XIII). Commentato dal santo, legato alla sua fama, diffuso a sua volta dai predicatori, l’apologo ha trovato probabilmente forma in questa espressione. 157
Il sapore lo da` l’appetito.
Quando si ha fame la polenta pare salame. La polenta non e` molto saporita, al contrario del salame, ma la fame le da` sapore. 158
A chi e` affamato ogni cibo e` grato. Per analogia. 159
La fame fa mangiare le sorbe acerbe. Le bacche del sorbo venivano colte quando erano ancora acerbe e stese su stuoie coperte di paglia per permettere una maturazione completa, al riparo dagli uccelli, e un parziale rinsecchimento che ne esaltasse la dolcezza. Era un procedimento abbastanza lento (vedi Col tempo e con la paglia si maturan le sorbe e la canaglia [N 247]); ma la fame ha la forza di accelerare la cosa e di di far mangiare le sorbe ancora acerbe, quando allegano i denti. 160
Asino che ha fame mangia d’ogni strame. Lo strame e` la paglia, il fieno, l’erba secca usati come alimento o lettiera per le bestie. Vedi anche Stomaco affamato trova buono il pan muffato [S 2088]. 161
Cane affamato mangia il pan muffato. Muffato per ammuffito e` forma rara fuori dell’area vernacolare toscana. 162
Chi predica a chi ha fame la fa sempre troppo lunga. La predica che si rivolge a un pubblico che ha fame per quando sia corta non finisce mai. Era frequente che questo accadesse alle messe cantate che cominciavano la domenica a mezzogiorno. 165
166 Per la fame l’orso pesco` i gamberi. Spinti dalla fame si riesce a fare cose impossibili, come per l’orso acchiappare gamberi con le sue goffe zampe. 167 Con la fame s’addestra l’orso a ballare. Con la fame si fa fare a chiunque quello che mai vorrebbe.
La fame insegna al lupo a mangiar l’erba. La disperazione costringe ad azioni inimmaginabili. 168
169 La fame caccia il lupo dal bosco. La fame fa fare alle bestie (e agli uomini) quello che non farebbero mai, come il lupo non lascerebbe i nascondigli sicuri della foresta se non lo costringesse il bisogno di procurarsi il cibo. In generale: la necessita` spinge a fare qualunque cosa. Vedi Il bisognino fa trottar la vecchia [B 606]. 170 Nessuno dipinse la fame. Perche´ la fame, come si usa dire, toglie la vista e quindi nessuno ha mai visto la fame. Una storia popolare narra che un pittore rappresento` la fame dipingendo un deretano con le ragnatele. 171 La fame e` nera. Annebbia la vista, mette d’umore nero e fa vedere tutto nero. 172
Alla fame di una settimana pare fresco il pane di venti giorni. Il pane duro a chi ha fame pare appena uscito dal forno. Oggi questi proverbi sembrano esagerati, ma non cosı` per la realta` di un tempo. Vedi quanto affermato da Seneca, sopra nel commento a F 148. 163
A fame pane, (a sete acqua) a sonno panca. Quando si tratta di vera fame basta il pane; quando si tratta di vera sete si desidera l’acqua, e se ci si addormenta su una panca vuol dire che e` vero sonno. Si dice anche senza il secondo elemento, meno di frequente solo i primi due. 164
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
FAME
Chi ha fame vede buio.
La fame non ci vede e non ci sente. La fame non ascolta consigli, ne´ vede, ne´ sente che cosa accade intorno a se´. Vedi anche Ventre digiuno non ode nessuno [D 376]; Il ventre non ha orecchie [V 447]. 173
174 La fame non conosce legge. In quanto un bisogno primario non si puo` regolare con la volonta`.
Freddo e fame fanno brutto pelame. Il freddo e la fame, in una parola gli stenti, rendono sgradevole l’aspetto esteriore. Negli animali con la pelliccia diradano il pelo, gli tolgono lucentezza e ne alterano il colore. 175
pag 585 - 04/07/2007
FAME
La fame batte le ore e non le ore la fame. E` la fame a dire che e` l’ora di mangiare e non l’orologio a dire che si ha fame. La fame non guarda il sole, le stelle o le meridiane: arriva, ed e` l’ora di mangiare. 176
177 La fame rimette l’orologio. La fame regola le ore a suo piacimento. 178 A chi ha fame passa il sonno. Con la fame non si dorme perche´ il bisogno di mangiare tiene svegli. Vedi anche Chi va a letto senza cena tutta la notte si dimena [C 1248]. La paremiografia greca (cfr. Macario 7.13) conosce un’espressione identica: ‘‘A chi ha fame non viene sonno’’. 179
Chi ha fame non ha sonno.
A chi va a letto con la fame non si fa mai giorno. Chi va a letto a digiuno passa le ore sveglio, aspettando l’alba che pare tardi a venire. 180
Chi va a letto con la fame sogna pagnotte. Chi va a letto con un desiderio sogna di realizzarlo. Anche Freud e` d’accordo. Vedi anche Chi va a letto senza cena tutta la notte si dimena [C 1248]. 181
182 La fame e` cattiva consigliera. La fame vera conduce ad azioni irreparabili. Un desiderio imperioso, incontrollabile, porta a decisioni sbagliate. Detto che viene dal seguente latino, tuttora ripetuto nella forma originale: 183 Malesuada fames. ‘‘Fame che da` brutti consigli’’. Da un verso di Virgilio (Eneide 6.883) che pone la personificazione della fame all’ingresso dell’Inferno, fra i mostri che tormentano gli esseri umani. 184
La fame e` una brutta bestia.
185 Poscia, piu ` che il dolor, pote´ il digiuno. Per analogia. Celebre verso di Dante che narra del Conte Ugolino rinchiuso nella torre con i figli e condannato a morire di fame (Inferno 33.75). Digiuno nel senso di ‘‘fame terribile’’. Si usa per commentare condizioni di estrema disperazione e indigenza, anche con voluta o ironica esagerazione. 186
522
.
Da uomo che ha fame guardati come dal cane.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
L’affamato e` irascibile e violento. Chi ha fame e` di malumore, intrattabile e non conosce ragioni di nessun genere. 187
Uomo affamato ha il diavolo in culo.
Uomo affamato, guardati da ogni lato. Richiama il seguente proverbio inglese A hungry man is an angry man ‘‘Un uomo affamato e` un uomo adirato’’. 188
189
La fame e` il seme della rabbia.
Quando il dente sbatte a vuoto scuote piu` del terremoto. Per analogia. 190
Quando un cane mangia l’altro e` tempo di fame. Quando nascono lotte tra persone dello stesso mestiere e` segno di crisi e comincia a mancare di che vivere. La consuetudine porta coloro che esercitano lo stesso lavoro a non farsi guerra ne´ concorrenza (vedi Cane non mangia cane [C 421]), quando invece il lavoro e il pane cominciano a scarseggiare l’intesa si rompe. 191
Quando la fame t’e` arrivata al gozzo tu lasci le gonnelle e torni al tozzo. Quando un giovane si perde dietro alle donne, a un certo momento la fame lo rinsavisce e corre a casa a mangiare. Quando uno ha sperperato i suoi averi con le donne e comincia a sentire l’indigenza, allora cambia vita e torna al lavoro, a procurarsi il tozzo di pane che gli necessita. 192
Amore e` una gran cosa, ma la fame passa ogni cosa. La fame comanda anche all’amore. Se manca da mangiare l’amore non ha nemmeno inizio. Vedi anche Senza Cerere e Bacco e` amor debole e fiacco [V 372]. 193
Quando la fame entra dalla porta l’amore se ne va dalla finestra. Nel senso che l’indigenza divide anche coloro che si amano. Per la struttura vedi anche Quando il bisogno batte all’uscio l’onesta` si butta dalla finestra [B 615]. 194
Quando la fame infila dalla porta, l’amore salta dalla finestra. Si dice anche della miseria, vedi Quando la miseria entra dalla porta l’amore salta dalla finestra [M 1570]. 195
196
Quando la fame entra in casa l’amore fa fagotto.
pag 586 - 04/07/2007
523
.
Vedi anche Amore e fame furon sempre amanti infelici [V 378]. 197 La fame fa calare la superbia. Quando si e` affamati, pur di mangiare, non si guarda al rango, al grado, alla nascita e ad altre distinzioni.
La fame abbassa la cresta. Ai galli fa ciondolare la cresta, da` un aspetto abbattuto. Metaforicamente: toglie boria e superbia. 198
Rubar per fame non e` ne´ delitto ne´ peccato. Rubare per togliersi la fame e` ammesso dal codice dell’umanita`, dal codice religioso e trova comprensione anche nel codice penale. 199
Fame piccola, fame vispa; fame grande, fame trista. La prima e` un forte appetito e quindi rende particolarmente gustoso il cibo; la seconda e` una vera fame che non sente altro che il bisogno di trangugiare, e` un desiderio cupo che non lascia al famelico spazio per il piacere della tavola. 200
Chi ha fame mangia e chi non ha fame guarda. Tutti siedono a tavola, ma c’e` chi mangia e chi guarda magari per aria. Cosı` in ogni situazione: c’e` chi agisce e chi assiste; chi ha voglia di fare una cosa la fa e chi non ne ha voglia sta a guardare. 201
Quando non si ha piu` fame non si sa che fare del pane e del salame. Quando uno si e` levato la fame non ha piu` interesse per il cibo che gli e` rimasto davanti, anche se e` buono. Vedi per analogia Colombo pasciuto ciliegia amara [C 1767]. Questo proverbio, come i due seguenti, rinvia alla condizione opposta a quella della ‘‘fame come condimento’’. Vedi sopra F 148-163. 202
203
Chi mangia senza fame trova tutto sciocco o salato.
FAMIGLIA
FAMIGLIA I proverbi qui riportati descrivono la situazione delle famiglie di un tempo, con numerosi figli da allevare e sistemare. f Vedi Donna, Figlia, Figlio, Focolare, Fuoco, Madre, Padre. Chi vuol far bella famiglia incominci dalla figlia. La famiglia e` ben assortita quando la serie dei figli comincia con la nascita di una femmina, che e` colei che aiuta la madre e sorveglia poi i fratelli. 206
207
Beata la famiglia dove prima nasce una figlia.
Donna di buona razza fa prima la ragazza. Per analogia. La versione settentrionale, veneta, suona: 208
Beata quella sposa che fa prima la tosa. Tosa, e` ragazza in veneto, ma il proverbio e` ripetuto cosı` anche altrove. 209
210
Chi bene vuol cominciare femmina deve fare.
Finche´ famiglia cresce casa trema, quando e` cresciuta, casa perduta. Mentre la famiglia aumenta di numero con la nascita di nuovi bambini, la casa traballa per le spese sostenute nell’allevarli. Quando i figli sono cresciuti la necessita` di sistemarli, i matrimoni, le doti la rovinano completamente. 211
Famiglia piccolina casa in rovina; famiglia allevata casa rovinata. Quando ci sono i bambini le spese sono tante e la casa si depaupera; quando i figli sono grandi e autonomi la casa ormai ha bisogno di una ristrutturazione per essere stata trascurata. 212
La famiglia piccolina mette la casa in rovina e, quando e` rilevata, la casa e` rovinata. Rilevata significa ‘‘allevata’’, cioe` con i figli che sono ormai diventati grandi: e` un uso raro e arcaico di rilevare, che denucia l’origine toscana. 213
Chi mangia senza fame e beve senza sete sentira` presto cantare il prete. Chi mangia per gola o ingordigia e chi beve per vizio avra` la salute rovinata e in breve tempo sentira` cantare il prete ai suoi funerali. 204
205
Chi mangia senza fame e beve senza sete se ne andra` presto all’eterna quiete.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
214
Capo di famiglia, capo di pensieri.
pag 587 - 04/07/2007
FANCIULLO
524
.
Il capo di famiglia e` anche la ‘‘testa’’ che ha piu` pensieri, dovuti ai problemi finanziari, alle preoccupazioni e alla cura dei figli.
gente senza senno trova sempre il mezzo per raggiungere quello che vuole. Vedi Fortuna (F 1203-1212).
Chi vuole stare in pace in famiglia deve essere cieco, sordo, muto e star poco in casa. Chi vuole vivere tranquillo in famiglia deve far finta di non vedere e non sentire, non deve parlare mai e stare quanto piu` possibile fuori di casa.
Fanciulli, pazzi e irati dicono sempre la verita`. I bambini, i folli e coloro che sono infuriati non hanno alcun ritegno e dicono sventatamente quello che sanno e quello che pensano.
215
Il padre di famiglia deve avere quattro occhi e dieci mani. Il padre deve vedere tutto e fare attenzione a tutto per prevenire guai e danni, comportamenti sconsiderati e deve operare per rimediare tutto, provvedere a tutto e in particolare dare soldi. 216
217 I panni sporchi vanno lavati in famiglia. Molto vivo e diffuso. I guai di famiglia, le magagne, le azioni sconvenienti, non vanno esposte in pubblico, ma anche le semplici faccende che possono dar adito a chiacchiere, non devono essere rivelate all’esterno, ma tenute e risolte nell’ambito familiare. Cosı` la pensava anche Casanova, a suo modo esperto di famiglie (vedi Memorie 8.12.33).
FANCIULLO Alcuni proverbi descrivono le ingenuita` e le piccole malizie dei fanciulli (e non solo), altri ritornano sulle preoccupazioni che i figli creano ai genitori. Negli ultimi due i bambini diventano tramite per relazioni sociali. I fanciulli crescono con un’oncia di carne e una libbra di malizia. I bambini crescono aumentando di poco il peso e di molto la furbizia; capiscono in fretta come trarre vantaggi ed evitare punizioni. L’oncia era una misura di peso in uso in Italia prima del sistema metrico decimale (all’incirca 30 g); sedici once formavano una libbra. 218
219 Il fanciullo sa bene perche´ piange. Perche´ sa che piangendo ottiene quello che vuole. Non lo sanno invece quelli che lo accudiscono che lo credono piu` ingenuo di quello che e`.
Fanciulli, pazzi e ubriachi trovano sempre la strada. Mentre spesso gli altri si perdono, fanciulli, pazzi e ubriachi arrivano dove vogliono. La
221
I fanciulli chiudono la bocca solo quando e` piena. Per far tacere un bambino bisogna riempirgli la bocca di cibo. I ragazzi riferiscono sempre tutto quello di cui sono a conoscenza, per loro non esistono segreti. 222
Ai fanciulli trastulli. Bisogna dare ai bambini di che divertirsi, come alle persone infantili concedere le loro piccole soddisfazioni e vanita`. Espressione piuttosto viva e diffusa che prosegue un filone medievale attestato da due esametri come Sunt pueri pueri, pueri puerilia tractant ‘‘I fanciulli sono fanciulli, i fanciulli si occupano di cose da fanciulli’’ e il simile Sunt pueri pueri, vivunt pueriliter illi, ispirati probabilmente da un passo di san Paolo, Lettera ai Corinzi 13.11 ‘‘Quando ero bambino, parlavo a vanvera come un bambino, pensavo come un bambino, ragionavo come un bambino: quando sono diventato uomo, l’ho smessa con le cose da bambino’’. 223
I fanciulli credono che quando piove a casa loro, piova dappertutto. I bambini (ma il detto si rivolge soprattutto agli ingenui, di cui a volte si dice che sono ‘‘dei ragazzi, dei fanciulli’’) credono che il mondo sia fatto esattamente come e` il loro piccolo ambiente, che le loro regole siano universali e che tutto sia come gli suggerisce la loro limitata esperienza. 224
Quando il fanciullo ha messo i denti comincia a chiedere il pane. Il bambino nel crescere sviluppa nuove capacita`, avverte il bisogno e quindi ha nuove esigenze. Si puo` dire, ad esempio, di qualcuno, novizio in un certo ambiente, che pian piano prende confidenza ed espone le proprie richieste. 225
220
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
226 Meglio pianga il fanciullo che il padre. Le punizioni date al momento giusto evitano dolori futuri ai genitori e ai figli.
pag 588 - 04/07/2007
525
.
Fanciulli piccoli dolori di testa, fanciulli grandi dolori di cuore. Quando si hanno figli piccoli si hanno piccoli inconvenienti, come il mal di testa, dovuti soprattutto alla stanchezza, quando i figli diventano grandi i dolori sono piu` forti e passano dalla testa al cuore, al sentimento. 227
Fanciulli e cani son buoni ruffiani. Servono da scusa, da tramite per avvicinare le ragazze corteggiate, ovvero ingraziarsi madri, sorelle, o anche padroni e padrone. Puo` significare anche, meno maliziosamente, che i bambini piccoli, come i cani, con la tenerezza e la sottomissione sanno come toccare l’istinto di protezione degli adulti e quindi farseli subito amici. Vedi sotto F 828-829. 228
Fanciullo che presto sa, presto muore. Piuttosto vivo e diffuso, con corrispondenti in tutte le principali lingue europee, si inserisce in una tradizione gnomica antica che guarda insieme con ammirazione e con sospetto i precoci raggiungimenti intellettuali: secondo Plinio il Vecchio (Storia Naturale 7.171) gia` Catone il Censore era solito ripetere in questo senso Senilis iuventa praematurae mortis signum ‘‘Una giovinezza con caratteri da vecchio e` segno di morte prematura’’, e il concetto ricorre in altri autori latini (Quintiliano, Istituzioni oratorie 6, praef. 10; Seneca, Consolazione a Marcia 23.5). Si legge nel III atto del Riccardo III di Shakespeare, dove un personaggio commenta: So wise so young, they say do never live long ‘‘Cosı` saggio e cosı` giovane, dicono che non vivra` a lungo’’. 229
FANGO Se si eccettua l’ultimo proverbio, che si riferisce al terreno bagnato da benefica pioggia, qui fango sta per situazione abietta dalla quale non si esce senza portarne il segno. Chi nel fango casca piu` si dimena e piu` s’imbratta. Chi si trova in uno scandalo, chi e` sorpreso con le mani nel sacco, facilmente aggrava la propria situazione tentando di difendersi, non ammettendo la colpa o cercando inutilmente di nasconderla. 230
231
Chi nel fango si dimena aumenta la sua pena.
232
Quando si tira il fango, fango resta attaccato alla mano.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
FARE
Quando si infama il prossimo la sozzura che si lancia ci rimane anche addosso. Chi dice male degli altri o peggio li calunnia procura anche a se stesso una cattiva fama. Chi evita il fango con le scarpe se lo ritrova sulla veste. Le eccessive preoccupazioni o precauzioni provocano spesso inconvenienti maggiori o imprevisti. 233
Fango di maggio spighe d’agosto. La pioggia di maggio favorisce la spiga che matura d’agosto, cioe` la pannocchia del granturco. 234
FANTASIA Nel significato di desiderio improvviso, capriccio (come nel romanesco: Non ti prenda fantasia di...). Di cavallo di mugnaio, cane di beccaio, fantesca di prete, figlia di fattore, serva di signore e ragazza d’osteria non ti pigli fantasia. Il cavallo del mugnaio e` spesso reso inutilizzabile dai pesi che ha portato per tanti anni; il cane del macellaio e` abituato a nutrirsi di carne; la governante del prete e` bisbetica e maligna; la figlia del fattore mira in alto e non s’accontenta mai; la serva del signore ama la vita buona e forse..., la ragazza che lavora all’osteria conosce bene gli uomini. 235
Vedde piscia` la zia je venne fantasia. Romanesco, ma ripetuto variamente anche altrove. Vide orinare la zia e gli prese voglia anche a lui. Si dice quando a uno gli salta in testa un capriccio, un’idea, una vogliolina strana, assurda e non ci si spiega il perche´. 236
FARE Il fare in due diverse accezioni: in un primo gruppo di proverbi come sinonimo di compiere cattive azioni, delle quali si finira` col pagare lo scotto; l’altro gruppo, assai piu` numeroso, si riferisce all’agire, e nuovamente si insiste sul valore positivo dell’operare. f Vedi Bene, Carriera, Dire, Male, Pensare, Volere.
pag 589 - 04/07/2007
FARE
526
.
Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te. Norma evangelica divenuta proverbio notissimo e principio morale. Raramente, pero`, nella forma positiva, come in effetti appare nel Vangelo:
pero` non raccomanda una drastica vendetta, consiglia invece il rimedio migliore contro chi tenta di fare il furbo, quello di prendersi gioco di lui. Farla a uno (in barba) non ha il senso di danneggiarlo seriamente, ma di approfittarsene beffandolo.
Fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te. Da Luca 6.31, Matteo 7.12.
247 Chi mal fa mal pensa. Chi agisce male, e` malvagio, crede che gli altri siano come lui e pensa male di tutti. Anche se vede fare una azione buona immagina che venga fatta con un segreto fine egoistico o malvagio, perche´ non ammette che esistano persone migliori di lui.
237
238
Quello che non vuoi per te non lo fare agli altri. E` la traduzione del detto latino, che ha qualche circolazione in ambienti religiosi e colti: 239
Quod tibi fieri nolueris, alteri ne feceris. ‘‘Quello che non vuoi che venga fatto a te non lo fare agli altri’’. In questa forma viene da san Girolamo, Epistole 121.8. 240
248 Chi non ha da fare si gratta (i coglioni). Chi non ha nulla da fare si trova un’occupazione inutile: spesso prende cura di qualche particolare della propria persona, oppure sta con le mani in grembo.
241 Chi la fa l’aspetti. Estremamente vivo e diffuso. Non solo come logica reazione del colpito o dell’offeso, ma anche per un misterioso equilibrio, una giustizia intrinseca nel mondo. L’insegnamento ha un precedente biblico (Abdia 15 ‘‘Come hai fatto tu, cosı` a te sara` fatto, cio` che hai fatto agli altri ricadra` sul capo’’). L’Ariosto scrive (Orlando Furioso 27.106): ‘‘Chi mal opra, male alfine aspetta’’.
249 Chi non ha da fare se lo impresta. I fannulloni stanno insieme, si aiutano a non far nulla.
242 Quel che e` fatto e` reso. Vedi anche Staccio, mio staccio quel che mi fai io ti rifaccio [S 1997].
Chi non ha nulla da fare giri una porta [meni l’uscio]. Chi non ha niente da fare faccia una cosa qualsiasi. Ironico: girare, cioe` aprire e chiudere le porte e` una di quelle cose che fanno i bambini per gioco e i matti per poco cervello. Sia per l’uso di menare come ‘‘mantenere in movimento’’, sia di uscio per ‘‘porta’’, la variante denuncia una piu` evidente impronta toscana.
243 Chi mal fa, male aspetti. Vedi anche Chi cento ne fa una n’aspetti [C 1277].
Se non fai agli altri quel che ti e` fatto presto o tardi ti pigliano per matto. Chi non e` avaro con gli avari, egoista con gli egoisti, ecc., ingenera il sospetto di agire per un fine recondito o per stoltezza; comunque nessuno pensera` che sia mosso da generosita`, cortesia, o da altra virtu`. 244
Fai quello che ti e` fatto e non ti prenderan per asino e per matto. Se agisci come tutti agiscono hai trovato il segreto per star bene nella societa`. 245
A chi te la fa fagliela. A chi ti prepara un tranello tendigliene un altro; a chi ti ha fatto un tiro mancino ripagalo con la stessa moneta. Vedi per analogia Occhio per occhio, dente per dente [O 58]; A carne di lupo denti di cane [L 1115]. Il detto 246
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Chi non ha da fare Dio glielo manda [trova]. Appena uno e` contento di esser libero da impegni gli arriva subito una grana, una seccatura, un guaio che lo costringe a rimettersi subito in moto. 250
251
Chi non ha nulla da fare conti i travicelli. Quando le case avevano i soffitti con travi e travicelli, stando a letto, o guardando comunque il soffitto nell’inerzia forzata, veniva spesso fatto di contarli (e a volte diventava una fissazione). 252
253 Chi non ha nulla da fare giri i pollici. Girare i pollici con le dita allacciate e` un passatempo semplice e innocuo per ingannare un’attesa noiosa.
Chi non ha nulla da fare pigli una mosca e la faccia ballare. Faccia una cosa impegnativa quanto inutile. 254
pag 590 - 04/07/2007
527 255
.
Chi non ha nulla da fare scavi una buca e la riempia.
Chi non ha nulla da fare prenda moglie, compri un orologio o bastoni un frate. Sono tutte azioni che creano grossi problemi. Un tempo l’orologio doveva essere rimesso e accomodato continuamente. Chi bastonava un frate si procurava per il resto dei suoi giorni l’odio di tutto il convento, con conseguenze immaginabili. Per la moglie, dice appunto un proverbio: Al mulino e alla sposa manca sempre qualcosa [M 2210]. 256
Chi non fa nulla ha sempre da fare. Chi non combina nulla di solito appare indaffaratissimo e non ha un minuto di tempo. Il fannullone che si gode l’ozio e` raro, mentre e` frequentissimo l’inconcludente che, non portando mai a fine un lavoro, ne ha sempre tanti per le mani e crede anche di far molto e d’essere indispensabile. Vedi anche Chi non ha nulla da fare ha piu` faccende [F 30]. 257
Ha da fare piu` di quello che morı` di notte. Frase scherzosa per dire che uno ha molto da fare. Il personaggio in questione ne aveva tante da fare che dovette rimandare la morte alla notte, come a volte si fa con una faccenda qualsiasi. 258
E una, disse quello che ammazzo` la moglie! Frase scherzosa che si puo` assimilare alla precedente: di chi ha molto da fare e comincia col liberarsi di qualcosa. Vedi anche E uno, disse quello che castrava i frati [U 139]. 259
260 Ha da fare quanto un becco d’ottobre. E` il periodo della monta per le capre e i becchi sono indaffaratissimi in questo periodo con tutte le femmine del branco.
Chi fa tanto non fa nulla e chi non fa nulla fa tutto. Descrive i rapporti che possono stabilirsi in un determinato ambiente, quale un ufficio, una azienda, ecc., dove i furbi e i potenti si fanno belli del lavoro di chi tira la carretta, per cui il risultato appare opera di chi fatica di meno. Ovvero: un impegno continuo e quotidiano finisce per essere scontato, mentre un favore occasionale acquista importanza e merito. 261
262
A chi fa bene e volentieri tutti gli trovano da fare.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
FARE
Chi e` capace e servizievole alla fine e` a disposizione di tutti. Chi e` abile e gentile deve star attento a non diventare il tuttofare di chi gli sta d’intorno. Tra il dire e il fare c’e` di mezzo il mare Assai vivo e diffuso. Un abisso separa l’idea dalla sua realizzazione; i bei progetti sono facili a dirsi e difficili a farsi. Vedi anche Il dire non va col fare [D 515]. 263
264
Dal detto al fatto c’e` un bel tratto.
Fra il dire e il fare si consumano molte scarpe. Il cammino e` lungo e logora le calzature. 265
Dal fare al dire c’e` che ire. Variante toscana. Ire e` antico e popolare per ‘‘andare’’. 266
267 Altro e` dire, altro e` fare. Vedi anche Altro e` parlar di morte, altro e` morire [M 2021]. 268 Si fa presto a dire (meno presto a fare). Forma particolarmente viva e diffusa. 269 Altro e` correre, altro e` arrivare. Per analogia. Vedi anche, per analogia, Le chiacchiere non fanno farina [C 1373]. 270 A parlare tutti son buoni. Per analogia.
Lasciate dire, purche´ lascino fare, disse il Fagioli. Se la gente si limita a dire, a criticare quanto noi facciamo e non pone ostacoli o impedimenti, non vale la pena provvedere a ribattere. Il Granduca Gian Gastone de’ Medici, uomo che si prestava a critiche, disse un giorno al Fagioli (1660-1742), celebre poeta giocoso, che aveva sentito da piu` parti come in giro si dicesse poco bene sul suo conto: – Che fareste voi al mio posto? – chiese il principe.– Che fate voi, dopo aver saputo quello che dicono?– Cosa faccio? Quello che mi pare.– Allora altezza, lasciate dire, purche´ vi lascino fare! 271
272 Meglio un ben fatto che un ben detto. E` meglio una cosa fatta bene che una detta bene. E` meglio realizzare qualcosa di concreto che avere tanti bei progetti incompiuti. E` preferibile ricevere un vero aiuto che molti consigli. 273
Al mal fatto si rimedia, al mal detto no.
pag 591 - 04/07/2007
FARE
A un’opera sbagliata si puo` trovare un rimedio, modificandola, correggendola, distruggendola, ma una maldicenza e` incontrollabile e si diffonde senza che ne sia accertata la fondatezza producendo un male irreversibile, ignoto, che non si puo` piu` fermare. Fai quel che dico e non far quel che faccio. E` frase che si addice a chi sa insegnare il bene e conosce quanto difficile sia metterlo in pratica ed e` quindi consapevole di non essere perfetto. Applica a se stessi quanto detto da Gesu` nella requisitoria contro scribi e Farisei in Matteo 23.3: ‘‘Quanto vi dicono fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perche´ dicono e non fanno’’. 274
Chi lo fa non lo dice, chi lo dice non lo fa. Chi e` capace, abile e apprezzato di solito non si vanta delle proprie doti e talenti, cosa che invece e` comune in chi e` buono a poco e non conclude niente. Di solito il detto si applica alle avventure galanti: colui che fa molte conquiste tace, sia perche´ sa come il vantarsi di certe cose possa pregiudicare i successi futuri, sia perche´ non ha bisogno di gratificarsi con le parole quando e` gia` gratificato dai fatti. 275
276 Chi lo fa non lo dice. Talvolta con questa frase ci si riferisce al suicidio, aggiungendo anche l’altra per analogia col precedente. Cosı` nella commedia Il Suicidio di Paolo Ferrari (1822-1889), dove si trova anche l’osservazione: ‘‘Ma qualche volta anche chi lo dice lo fa’’. 277 Chi ne fa tante non le racconta. Chi ama raccontare le sue imprese (soprattutto amorose) facilmente racconta frottole; chi invece le fa davvero non ama raccontarle. Vedi anche Il dire non va col fare [D 515]. 278
Chi le dice non le fa.
279
Chi le fa non le dice.
Chi dice tutto cio` che sa perde tutto cio` che fa. Chi riferisce tutto quello che sa, che ha visto e che gli e` stato detto puo` mettere a rischio anche la vita. Vedi anche Chi dice tutto e niente serba puo` andare con le bestie a pascer l’erba [D 525]. 280
281
528
.
Chi fa da se´ fa per tre (e fa meglio).
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Fra i proverbi italiani piu` vivi e diffusi: chi agisce per proprio conto fa sicuramente prima e meglio di chiunque altro. Chi fa da se´ e` servito da re. Variante meno diffusa del precedente. Affidare a qualcuno un incarico e` meno sicuro che eseguirlo personalmente. 282
283
Chi comanda e fa da se´ e` servito come un re.
284 Chi vuole vada e chi non vuole mandi. Per analogia. Se si vogliono fare veramente le cose bisogna farle di persona. L’espressione si trova nell’Aretino (La Talanta, atto I, scena XIII): ‘‘Chi vuol vada e chi non vuol mandi’’. Cosı` anche in Giovanni Maria Cecchi (15181587), (La dote, atto I, scena II). Vedi anche Il re manda il ministro, il ministro manda il messo, il messo manda il servo e il servo manda il gatto [M 487]; Chi vuole presto e bene faccia da se´ [P 2599]. 285
Chi va vuole, chi manda non cura.
286
Non v’e` miglior messo che se stesso.
Chi fa a modo suo campa un giorno di piu`. Chi decide con la propria testa, fa quello che vuole e come lo vuole, e` padrone del suo tempo e delle sue azioni, evita contrasti, tensioni che lo logorano e gli accorciano la vita. 287
288 Chi non fa non falla. Molto vivo e diffuso. Chi si astiene da qualunque azione o scelta non sbaglia mai. Il senso del proverbio e` negativo e rimprovera di solito coloro che criticano senza provare mai di persona. 289 Chi fa falla. Reciproco del precedente: chi agisce sbaglia. 290 Chi ne fa, ne fa di tutte. Chi e` attivo ne fa di buone e di cattive, di corrette e di sbagliate. 291 Chi cammina inciampa. Per analogia. 292 Chi ha gamba inciampa. Per analogia.
Chi fa falla e chi non fa sfarfalla. Chi fa sbaglia e chi non fa nulla sbaglia ancora di piu`. Sfarfallare in senso metaforico signi293
pag 592 - 04/07/2007
529
.
fica commettere errori grossolani, gravi, imperdonabili e sciocchi (che si dicono farfalloni). Chi fa falla e chi non fa e` una farfalla. Farfalla nel significato di persona dal carattere volubile, che svolazza in qua e la` senza concludere nulla. E` probabile che sia un adattamento secondario del precedente, indotto da incomprensione di sfarfallare nel senso di ‘‘commettere errori’’. 294
FARE
Con significato vicino: Villan fa’ l’arte tua [V 767]. Chi sa far faccia e chi non sa far non s’impicci. Chi e` capace operi e chi non sa fare non dia fastidio, ne´ complichi il lavoro con le chiacchiere. 305
306 Chi non sa fare lasci far chi sa. Reciproco del precedente.
296
Chi fa l’asino non ragli perche´ gli mettono il basto. Molto ironico: chi non sa fare che lavori grossolani non si lamenti se sono faticosi. Chi dichiara di non saper fare di meglio non si lamenti se gli danno un lavoro pesante. Chi svolge una certa funzione non protesti quando compierla richiede fatica.
297
Chi vuol fare meglio del bene finisce per far peggio. Chi non si contenta d’un buon risultato e vuole la perfezione finisce spesso per guastare tutto. Vedi anche Il meglio e` nemico del bene [M 1143]; L’ottimo e` nemico del buono [O 695].
Chi fa falla, ma il peggior dei falli e` quello di non far nulla. Chi agisce e` soggetto a errori, ma il piu` grave errore e` l’inazione. 295
Col fare si sbaglia e con lo sbagliare s’impara. Fare e` sempre una cosa positiva, anche se nell’operare si commettono errori, ma in questo si trova il modo d’imparare, perche´ Sbagliando s’impara [S 473]. Il fare insegna a fare.
Facendo s’impara. Forse un calco un po’ meno diffuso dell’universale Sbagliando s’impara [S 473]. 298
Col fare e col guastare si diventa maestri. Col fare, sbagliare e rimediare s’impara il mestiere: facendo pratica si apprende la materia, l’arte. 299
300
Col fare e col disfare s’impara il mestiere.
Quel che non si fa non si sa. Si ha vera conoscenza soltanto di quello che riusciamo a fare; del resto abbiamo solo notizia, vaghe idee. 301
Chi fare vede, fare sapra`. Nulla e` tanto istruttivo come veder fare una cosa: anche se sara` passato del tempo, al momento che dovra` farla, gli sara` servito piu` averla vista fare che cento insegnamenti. 302
303 Bisogna lasciar fare a chi sa. E` necessario affidare il lavoro a chi lo sa fare, se si vuole che sia fatto bene. Chi non sa fare si tiri da parte e lasci fare a chi ha la capacita` di far bene. 304
Faccia l’arte chi la sa fare.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
307
308
309 Fai bene quel che stai facendo. Non ti curare del resto quando stai facendo una cosa: preoccupati soltanto che sia fatta bene. Ripresa della sentenza mediolatina, diffusa come proverbio colto: 310 Age quod agis. Che puo` essere inteso ‘‘Fai bene quel che fai’’, ma anche ‘‘Fai quello che stai facendo e non pensare ad altro’’, cioe` un modo dotto per dire ‘‘fatti i fatti tuoi’’. L’espressione rinvia a quella ricorrente in Plauto (Persa 659, Miles 215, Stichus 715, Trinummus 981): Age si quid agis ‘‘Se fai una cosa falla subito’’, secondo una struttura espressiva basata sulla ripetizione dello stesso verbo in forme diverse (poliptoto).
Chi non fa le cose bene cento volte va e viene. Chi opera a caso, lavora senza arte, senza mezzi, usa criteri approssimativi, finisce col trasformare un’attivita` razionale, semplice e logica, in un groviglio di ripensamenti, cancellazioni, prove inutili, errori, rifacimenti, correzioni. Vedi anche Chi va al cesso e non caca bene tre volte va e tre volte viene [C 7]. 311
312 Meglio far niente che male. Dovendo scegliere e` meglio non far nulla che una cosa fatta male. Questa infatti e` inservi-
pag 593 - 04/07/2007
FARE
530
.
bile e prevede l’impiego di materiale che andra` sprecato, lavoro inutile e forse anche la necessita` di disfare il mal fatto con altre spese e fatiche.
Chi combina il male cerca di nasconderlo, chi commette un errore s’industria per non farlo sapere. Vedi anche Il gatto la fa e poi la copre [G 248].
313 Chi non sa fare non sa comandare. Chi non conosce il lavoro non lo sa nemmeno dirigere gli altri. Per organizzare un lavoro bisogna averlo fatto, o comunque conoscerlo bene. Vedi anche Quando le cose non si sanno fare non si sanno nemmeno comandare [C 1808].
Fai quel che devi, avvenga quel che vuole. Fai tutto quello che ti e` possibile e tutto quello che devi, del resto e delle conseguenze non te ne preoccupare, perche´ non sono cose che dipendono da te e quindi resta con la coscienza tranquilla.
Fare e disfare e` tutto un lavorare. Si fatica e si spende sia costruendo che demolendo, la stessa fatica si fa sia facendo che rifacendo, per cui chi non si contenta e` sempre indaffarato. 314
315 Chi cuce e scuce non perde mai tempo. Per analogia. Ha come risultato di aver sempre qualcosa da fare.
Meglio uno che fa di dieci che comandano. E` preferibile e piu` valida una persona che opera a dieci che danno ordini. Il lavoro, la realizzazione si compie attraverso l’opera di chi fa e non di chi architetta, organizza, impone. 316
317 Cosa fatta non vuole consiglio. Quando una cosa e` stata portata a termine non e` richiesto nessun parere: non serve piu` perche´ e` ormai inutile, non e` gradito perche´ puo` mostrare l’imperizia di che ha fatto il lavoro. 318 Il fatto non si puo` disfare. L’azione compiuta e` irreversibile; la parola si puo` ritirare, smentire, l’azione no. Altrettanto dice il modo di dire: mettere qualcuno davanti al fatto compiuto, vale a dire davanti a una cosa che non si puo` cambiare. Vedi anche Il dado e` tratto [D 2]; Cosa fatta capo ha [C 2333]. 319 Quel che e` fatto e` fatto. Formula piu` comune per esprimere lo stesso concetto del precedente. 320 Fai prima la roba e poi la coscienza. La ricchezza non si ammassa con l’onesta` e la rettitudine, per cui spesso avviene che prima ci si fa ricchi e poi ci si fa onesti. L’efficacia del detto sta proprio in quest’uso improprio di fare la coscienza, quasi che fosse un oggetto, una proprieta` come tutto il resto. 321
Chi la fa la copre.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
322
323
Fai quel che devi e non ti preoccupare.
Chi fa il possibile non e` tenuto a fare di piu`. Fatto quello che e` nelle proprie facolta` non c’e` bisogno di darsi da fare ulteriormente, ne´ di preoccuparsi oltre. Vedi anche Nessuno e` tenuto a fare l’impossibile [I 101]. 324
Chi ha fatto quello che puo` ha fatto quello che deve. Quando uno e` arrivato al limite delle sue possibilita` ha compiuto tutto il suo dovere, non ha nessuna altra cosa da fare. 325
Chi fa come puole non fa come vuole. Chi fa come puo`, secondo quello che gli e` possibile, non fa come gli piacerebbe o vorrebbe fare. Chi fa come puo` deve contenersi nei limiti che gli sono imposti dai mezzi di cui dispone. La rima e` garantita dalla forma vernacolare toscana per ‘‘puo`’’; ovviamente la forma prettamente toscana popolare prevede pole- vole. 326
Fai come puoi, se non puoi come vuoi. Se non e` possibile fare quello che si desidera, si fa almeno quello che e` possibile e ci si accontenta. 327
Chi non fa quanto puole fara` quanto non vuole. Chi non fa quello che e` nelle proprie possibilita` si trovera` a dover fare piu` di quello che vorrebbe. Chi non fa le cose a suo tempo, quando le deve fare, ne accumula tante che alla fine dovra` farle per forza tutte insieme con disagio e fatica. 328
329 Fai col poco e fai col tuo. Nelle tue faccende usa quello di cui disponi, non pensare che usando quello di altri, con
pag 594 - 04/07/2007
531
.
FARFALLA
prestiti, societa`, cambiali tu possa ottenere di piu`, anzi, rischi che qualcuno diventi padrone anche di quel poco che hai.
‘‘Quello che devi fare fallo subito’’. Di uso dotto, corrente soprattutto nel mondo ecclesiastico.
Quello che puoi fare oggi non lo rimandare a domani. Molto vivo e diffuso, frequente anche nella forma invertita Non rimandare a domani quello che puoi fare oggi. Fai subito tutte le cose che puoi fare comodamente senza rimandarle, poiche´ puo` darsi che sopravvengano altri impegni che, o t’impediscono di farle oppure ti costringono a farle in fretta e male.
Non ti lasciar condurre al passo estremo che molti ne ha ingannati il Benfaremo. Riportato dal Giusti: invito a non rimandare all’infinito il tempo di ravvedersi o fare il bene. Vedi anche L’Inferno e` lastricato di buone intenzioni [I 194].
330
Il lavoro di oggi non lo lasciare a domani. Levati prima che puoi gli impegni che hai: domani potrebbe essere tardi.
339
340 Faro` e` un futuro che non viene mai. Rimandando non si arriva mai a vedere una cosa compiuta.
331
332 Quel che e` fatto non e` piu ` da fare. Quando un impegno e` stato soddisfatto e` un pensiero tolto. 333
Vale piu` una cosa fatta che cento da fare.
334 Chi fa per tempo non ha mai furia. Chi provvede a fare le cose a tempo debito non e` costretto a farle poi in fretta quando gli manca il tempo. 335 Quel che non si fa oggi si fara` domani. Si contrappone al gruppo precedente. Prevede una situazione diversa: l’affannarsi per terminare a ogni costo un lavoro, invece di prendere le cose con calma e farle bene, dedicando loro il tempo necessario. 336 Chi non fa prima fa dopo. Chi non fa in quel determinato momento fara` quando puo`; chi lascia da fare fara`. Oppure: chi ci mette piu` tempo finisce piu` tardi. Vedi per analogia Chi ha meno denti mastica piu` a lungo [D 202]; Alla sua ora arriva anche lo zoppo [Z 118]. 337 Quello che hai da fare fallo presto. Parole con le quali s’invita qualcuno a fare senza indugio ne´ riguardo qualcosa che ci fa male o che disapproviamo: un abbandono, un tradimento, ecc. Il detto rifiuta l’ironia. Sono le parole che Cristo rivolge a Giuda, allorche´ deve lasciare la cena per andarlo a tradire (Giovanni 13.27), dette spesso anche in latino:
FARFALLA La farfalla, simbolo per eccellenza dell’anima, rappresenta quanto di piu` delicato, bello, amabile si possa immaginare, e lo spettacolo dei colori delle ali che si muovono nel volo punteggiato da un fiore all’altro e` uno degli aspetti piu` toccanti che offre la natura. Inoltre contribuisce al suo fascino la strabiliante metamorfosi della materia, che parte dall’uovo, trapassa in bruco, in pupa e raggiunge infine lo splendore d’una forma eterea. La farfalla come metafora dell’anima umana e della vita spirituale e` sintetizzata da Dante nella celebre terzina (Purgatorio 10.124126): ‘‘Non v’accorgete voi che noi siam vermi, / nati a formar l’angelica farfalla, / che vola alla giustizia senza schermi?’’. 341 Ogni farfalla e` un’anima. Le farfalle sono le anime dei morti che si avvicinano ai luoghi della loro vita terrena, se una farfalla entra in casa e` l’anima di una persona defunta di famiglia. Si devono quindi rispettare. Ogni luogo ha i suoi modi d’interpretare le varie apparizioni e determinare il loro significato. Particolarmente temuta e` la Testa di morto, vedi C. Lapucci, Dizionario delle figure fantastiche, Milano, 1991.
Chi uccide una farfalla ha un anno di disgrazie. Per la credenza che la farfalla sia l’anima di un defunto. Vedi il proverbio precedente. 342
Farfalla nera ventura ne mena; farfalla bianca sventura non manca. L’apparizione di una farfalla nera annuncia fortuna, quella di una farfalla bianca sventura. 343
344 338
Quod facis, fac citius.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Farfalla bianca di sera buona ventura mena.
pag 595 - 04/07/2007
FARINA
532
.
Se la farfalla bianca appare la sera, e` di buon augurio. E` ritenuta la visita benefica di un’anima cara del Purgatorio. Farfalla sulla persona mena fortuna buona. Se una farfalla si posa su una persona le annuncia fortuna e buone notizie. 345
Anche la piu` bella farfalla e` stata un bruco. Ognuno ha avuto un periodo della vita contrassegnato da crisi, difficolta`, miseria, come ogni farfalla prima d’essere colorata e splendida e` stata un poco attraente bruco. Il proverbio si adatta a varie circostanze: di una donna, anche la donna piu` bella prima d’essere tale e` stata una bambina o una ragazzetta poco avvenente; di un ricco, ha ammassato i soldi disonestamente; di un potente, ha tirato la carretta, ha adulato, ecc. Vedi anche Chi nasce bruco diventa farfalla [B 942]. 346
Non c’e` farfalla senza larva. Non c’e` cosa bella che non abbia avuto il suo tempo penoso di formazione d’incubazione, d’attesa, nel quale si mostrava in modi e forme molto diverse, meno attraenti e leggiadre. 347
348 Non c’e` farfalla che non trovi un fiore. Non c’e` cosa bella che non trovi chi la apprezza e l’accoglie, non c’e` amore che non trovi chi lo corrisponde, anima eletta che non trovi la sua gemella, gentilezza che non trovi gentilezza. Anche ironico: quando due cattivi soggetti s’incontrano e s’intendono.
La farfalla che vola intorno alla candela [al lume] alla fine si brucia le ali. La farfalla notturna, la falena, e` irresistibilmente attratta dalla luce della fiaccola, ma, avvicinandosi alla fiamma, si brucia le ali e muore. Allusivo ma chiaro ammonimento a smettere di accostarsi a qualcosa di attraente ritenuto pero` molto pericoloso. Vedi anche Tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino [G 215]. Da questa abitudine delle farfalle notturne il Medioevo fece l’apologo dell’anima umana attratta e rovinata dalla bellezza terrena e dal piacere (anche se poi la lirica cortese si approprio` della metafora in senso positivo per parlare dell’amante che si annienta nelle bellezze dell’amata). Cosı` il Bestiario moralizzato di Gubbio (Sonetto 54): ‘‘Lo parpalione corre la rivera, / la` ove vede lo claro splendore, / e tanto va girando la lumera, / che lo consuma lo foco e l’ardore...’’. 349
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Tanto va la farfalla al fuoco che si brucia le ali. Rifatto chiaramente sul ben piu` diffuso Tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino [G 215]. 350
351 Meglio viver pecchia che morir farfalla. Meglio vivere modestamente facendo un lavoro gravoso come l’ape che produce il miele, che morire nella bellezza e nello splendore come la farfalla. Meglio vivere a lungo faticosamente che avere una vita splendida e breve. Il paragone tra i due insetti trova ragione nel fatto che ambedue vivono a contatto coi fiori. Pecchia e` forma antiquata e letteraria (ma viva in alcuni dialetti toscani) per ‘‘ape’’, derivata dal diminutivo mediolatino apicula. Vedi anche Meglio far cent’anni l’asino che uno il porco [P 2162]; e il contrario Meglio vivere un giorno da leone che cent’anni da pecora [L 457].
FARINA Per farina si intende comunemente quella di grano, che era la piu` utile e necessaria perche´ serviva a fare il pane, base dell’alimentazione di un tempo. Ed e` per questo che nella maggior parte dei proverbi riveste il significato di bene posseduto, di qualita` intrinseca, di abbondanza. f Vedi Chiacchiera, Diavolo, Grano. Va la farina a chi non ha i sacchi e i sacchi vanno a chi non ha la farina. Chi ha i beni non ha il modo o la capacita` di goderseli, e viceversa; ovvero: manca sempre quello che servirebbe, mentre chi non sa cosa farsene ne ha in abbondanza. Vedi anche La roba va alla roba [R 721]; Al ricco manca la salute e al povero i quattrini [R 489]; La gallina ha tante penne e non sa scrivere [G 86]; Chi ha il cavallo non ha la sella e chi ha la sella non ha il cavallo [S 911]; Chi vuole non puo` e chi puo` non vuole [V 1222]; A chi naviga il piombo e a chi va a fondo la paglia [P 1833]; Chi ha denti non ha pane [F 355]. 352
Chi ha la farina non ha i sacchi e chi ha i sacchi non ha la farina. 354 Chi ha il grano non ha le sacca e chi ha le sacca non ha il grano. Per analogia. Sacca e` il plurale antico di sacco, che rimane ancora in alcuni dialetti toscani. 353
355
Chi ha denti non ha pane e chi ha pane non ha denti
pag 596 - 04/07/2007
533
.
Per analogia; molto piu` vivo e diffuso dei precedenti, per l’ovvio motivo che farina e sacchi non sono piu` da tempo nell’esperienza comune. 356
Quando sei senza denti arriva il pane.
Chi ha il culo non ha il panchetto e chi ha il panchetto non ha il culo. Per analogia. Per sedersi ci vuole anche il culo, nel senso che se uno ha qualche impedimento fisico che non gli consente di mettersi a sedere, praticamente non ha il culo. 357
358 La lanterna e` finita in mano al cieco. Per analogia. Quando per eredita` o per pura sorte un bene va a chi non puo` goderselo.
La farina costa cara perche´ anche gli sciocchi mangiano il pane. Non si trovano cose buone a buon mercato perche´ chiunque le sa apprezzare. 359
In tempo di carestia tanto va la crusca che la farina. Il bisogno rende prezioso anche cio` che ha meno valore. Quando e` tempo di carestia si apprezza anche quello che in tempi normali si rifiuta. La fame fa usare anche la crusca, cioe` il residuo della macinazione del grano, che comunemente si da` da mangiare ai polli e ai maiali sotto forma di pastone con acqua. Vedi anche In tempo di carestia e` buono il pan vecciato [V 227]. 360
Quando nella madia finisce la farina comincia la discordia in famiglia. Quando non c’e` da mangiare cominciano i malumori e le discordie in famiglia, per dividersi il poco che c’e` e che non basta. La madia era il grosso mobile destinato in special modo alla fabbricazone e conbservazione del pane. 361
362
Quando manca la farina il diavolo entra in cucina.
Aggiungi acqua, aggiungi farina, farem frittelle fino a domattina. Le frittelle si fanno con poco e gli ingredienti di base sono l’acqua e la farina: piu` se ne aggiunge all’impasto, piu` si aumenta il numero delle frittelle. Certo verranno meno buone, perche´ ci sarebbe bisogno, almeno, anche di zucchero e altro, ma un tempo si guardava piu` alla quantita` che alla qualita`. Se uno e` disposto a diluire un alimento liquido (vino, minestra, brodo, latte), ma anche, figu363
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
FASCINA / FASCIO
ratamente, uno scritto, un discorso, una lezione, lo porta alla quantita` desiderata. Vedi anche Brodo lungo e seguitate [B 926]. 364 Non di tutta la farina si fa pane. Non tutti coloro che hanno le stesse qualita`, gli stessi meriti hanno lo stesso destino. Vedi anche Non d’ogni erba si puo` fare insalata [E 86]; Chi ha sorte e chi sporte [S 1683]. 365 Ognuno faccia il pane con la sua farina. Ognuno faccia le cose con i mezzi che ha a disposizione; ciascuno si regoli secondo le proprie disponibilita`. Vedi per analogia Chi fa il passo piu` lungo della gamba finisce per cadere [P 686]. 366 Questa non e` farina del tuo sacco. Frase, propriamente nella forma di modo di dire, con la quale si accusa qualcuno di aver copiato da altri (scritti, compiti, opinioni). ` stolto stacciare la farina al vento. 367 E Le cose vanno fatte nel modo giusto, nel luogo appropriato, nel tempo opportuno, altrimenti qualsiasi azione diventa una stoltezza. Al vento si vagliava (cioe` purificava) il grano, non la farina, che il vento farebbe inevitabilmente volare via.
FASCIARE ` inutile fasciarsi il capo prima 368 E d’esserselo rotto. Assai vivo e diffuso: e` inutile pensare a come rimediare i mali che non si sono ancora verificati, anche se si temono. Vedi per analogia Non cominciare a friggere prima che ti mettano in padella [F 1450]; Quando i bisogni bisogneranno i pensieri arriveranno [B 632]. FASCINA / FASCIO La fascina e` un fascio di legna sottile, di ramaglia, di dimensione tale da poterla tenere nelle braccia. Un tempo era necessario andare al bosco a fare la legna per avviare il fuoco e scaldare i forni; coloro che non avevano le bestie da soma si portavano una fascina sulle spalle. Il legaccio della fascina si ricavava nel bosco stesso annodando per le cime due rami di ginestra o di giunco, ottenendo un doppio tralcio flessibile e lungo, col quale si legavano stretti i legni raccolti, con un nodo ingegnoso che s’imparava a fare col tempo. 369
Chi vuol imparare a bestemmiare porti fascine senza legare.
pag 597 - 04/07/2007
FASTIDIO
E` un proverbio che pochi ormai capiscono, ma che conoscevano bene i contadini: non c’e` nulla di piu` esasperante, ingrato e difficile di dover portare un fascio di legna legata male, che si scioglie lasciando piovere la legna gia` dalla schiena. Vedi per analogia Chi vuole il matto castigare gli dia tre pertiche da portare [P 1376]. 370
Fascina [legna] senza legare insegna anche ai ragazzi a bestemmiare.
Chi lega il fascio col legaccio cattivo perde il tempo e la fatica. L’inesperto, che non conosceva l’arte di fare il legaccio, si trovava a camminare con sulle spalle la fascina che improvvisamente si scioglieva. Il proverbio vuol significare che un lavoro gia` completato non puo` essere rovinato per un risparmio di pochi soldi. 371
372
534
.
Se si spezza il legaccio resta a terra il fascio.
Legna di fascio presto m’accendo e presto ti lascio. La legna sottile della fascina serve per accendere il fuoco, ravvivarlo: brucia rapidamente in una fiammata. Per avere il fuoco continuo ci vuole infatti un ‘‘ciocco’’, cioe` un ceppo da ardere. Quindi: le cose di poca consistenza brillano e durano poco. Vedi per analogia Fuoco di paglia e vento di culo durano poco [P 173]; Amor di vecchierello, trotto di somarello [A 816]. 373
Chi fa d’ogni erba un fascio ammazza la bestia. Chi da` da mangiare alla bestia qualunque erba che trova alla fine l’avvelena. Chi usa le cose indiscriminatamente combina guai. 374
FASTIDIO Malessere fisico o psichico dovuto ai mille inconvenienti di cui e` intessuto il vivere quotidiano; ma fastidio puo` anche essere piu` semplicemente qualcosa che e` venuto in uggia, di cui ci siamo stancati. Di fastidi non si muore, ma si campa male. I fastidi non sono inconvenienti gravi, ma tolgono il gusto di vivere, il piacere e la gioia dell’esistenza quotidiana. 375
376 I fastidi accorciano la vita. I fastidi assillano il fisico e la mente, creano uno stato di tensione tale che tutto l’organi-
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
smo ne risente e perde in parte la vitalita`, l’entusiasmo che sostiene il morale, la voglia di vivere. Chi scansa i fastidi non trova sussidi. Chi si trova nei guai per aver evitato noie, fatica, impegni, o per avere preso discutibili scorciatoie, non trova negli altri ne´ comprensione ne´ aiuto. 377
I fastidi dei padroni sono banchetti dei servi. I servi approfittano di cio` che e` venuto in uggia ai padroni: abiti, cibi e altro che torna loro comodo. 378
FATICA Sinonimo di lavoro, in un mondo e in un’epoca in cui lavorare richiedeva innanzitutto sforzo fisico, oltre che impegno e costanza. E non a caso i proverbi battono sul tema della ricompensa e del guadagno che si ottengono dopo tanta fatica. f Vedi Lavoro, Ozio. 379 Ogni fatica aspetta un premio. Qualsiasi opera che richiede impegno prevede un compenso per chi la compie: non vi sono cose che comportino una fatica le quali possano essere richieste o pretese gratuitamente. 380
Ogni fatica merita ricompensa.
La fatica promette il premio e la costanza lo porge. La fatica, il lavoro sono i presupposti del risultato, i mezzi con i quali ci si procura un compenso, ma solo l’applicazione costante permette di completare l’opera e di raggiungere il fine. 381
382
Fatica promette e costanza mantiene.
Chi ha in odio la fatica non ama il guadagno. Chi non vuole faticare non vuole nemmeno guadagnare. Chi rifugge dalla fatica non apprezza la soddisfazione di meritarsi un compenso, di acquisire con la propria attivita` disponibilita` di denaro. 383
Chi fugge fatica fugge fortuna. Chi scansa la fatica da` un calcio alla fortuna, non solo nel senso del proverbio precedente, ma anche perche´ rifiutando attivita` e lavoro 384
pag 598 - 04/07/2007
535 rifiuta di entrare in contatto con la societa`, di progredire e vivere rappresentando qualcosa per gli altri. Chi non vuol fatica non venga a questo mondo. Chi odia la fatica, non ne vuol sentir parlare ha sbagliato a entrare in questo mondo, dove tutto si ottiene soltanto con impegno e lavoro. 385
386 Non c’e` pane senza fatica. Non c’e` modo di procurarsi da vivere senza sudare e penare. Anche rubare e` un lavoro. 387 Niente viene [si ottiene] senza fatica. Vedi anche A gloria non si va senza fatica [G 876].
Quel che viene senza fatica fa presto ad andarsene. Il denaro e i beni avuti senza sudore e fatica, non guadagnati col lavoro, non sono considerati e vengono sprecati senza misura, per cui se ne vanno presto in fumo. 388
La fatica fa cadere la coda all’asino. La fatica, lo strapazzo segnano il fisico delle persone e degli animali, che perdono la bellezza, il colore, il pelame. In particolare una coda spelacchiata e` il segno della bestia che ha patito fatica, stenti o freddo. Vedi anche Freddo e fame fanno brutto pelame [F 175]. 389
Quello che si fa volentieri non e` fatica. Il lavoro che piace, che da` soddisfazione, cancella quasi del tutto la fatica, l’impegno gravoso che comporta. 390
Fatica ricordata e` ormai piacere. Gli sforzi spesi nel compiere un’opera onorevole, giusta, opportuna costituiscono un piacere nel ricordarli e un titolo di merito. Tutto quello che e` costato per essere ottenuto diventa piacevole nel ricordo anche nei suoi aspetti meno gradevoli. 391
FATICARE f Vedi Filare. Si lavora e si fatica per il pane e per la fica (io lavoro tutto l’anno, ma la fica non me la danno). Strofetta proverbiale e irriverente (probabilmente sorta in area toscana) della quale si cita solitamente il primo distico, quasi a dire ironicamente che l’uomo nel suo lavoro e nel suo impegno quotidiano ha questi due unici scopi. Il secondo distico e` stato aggiunto al fine di 392
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
FATTO
mostrare che ci sono anche altre situazioni piu` disperate dove la fatica e il lavoro rimediano il pane, senza altra gratificazione. Si registra con diversi adattamenti. Senza faticare non s’impara a nulla fare. Senza sforzo e impegno non si puo` capire, ne´ imparare a far qualcosa. Ogni attivita` richiede una fase faticosa di apprendimento e di applicazione. 393
Chi fatica mangia sardine e chi non fatica mangia galline. Chi lavora ed ha merito e` malamente compensato, mentre chi non fa nulla o non ha alcuna qualita` riceve onori e premi. Vedi anche Chi fila ha una camicia e chi non fila ne ha due [F 879]. 394
Chi lavora guadagna e chi non lavora magna. Per analogia. 395
Chi lavora mangia e chi non lavora mangia e beve. Per analogia. 396
A chi lavora un pane, a chi ozia due. Per analogia. 397
Chi e` sempre a lavorare, chi sempre a spasso, chi beve vino e chi acqua di fosso. Per analogia. 398
Dal lavoro (onesto) non viene la ricchezza. Per analogia. Chi scansa il lavoro, l’impegno finisce prima o poi per avere di piu` (spesso con mezzi poco onorevoli) di chi vive seriamente e onestamente. Vedi anche Chi lavora fa la gobba e chi ruba fa la robba [L 206]. 399
FATTO Cio` che e` reale, concreto in contrapposizione alle vane parole. Anche nel significato di atto compiuto che non si puo` mettere in discussione. Infine i fatti sono anche i casi personali propri e altrui sui quali si consiglia la massima discrezione. f Vedi Parola. 400 Fatti (e) non parole. Assai vivo e diffuso. Cose concrete e non chiacchiere; realizzazioni e non progetti; elementi reali e non discorsi. Invito a non perdersi nelle ipotesi, nelle discussioni, nelle po-
pag 599 - 04/07/2007
FATTO
lemiche e nelle critiche per venire al concreto, alla parte fattiva di un problema. Spesso usato anche nella forma latina Facta non verba, fissata in questa forma in eta` medievale, ma che rinvia al topico contrasto, ben diffuso gia` nella retorica classica tra factum e verbum. 401 Fatti assai e parole poche. Limitare le parole al necessario e badare alle azioni e alle conclusioni.
Chi fare fatti vuole suol far poche parole. Chi parla poco di solito fa molto e viceversa. Chi ha chiaro in testa un disegno lo realizza senza perdersi in chiacchiere. Vedi per analogia speculare Can che abbaia non morde [C 374]; Chi le dice non le fa [F 278]. 402
403
536
.
Chi fatti far vuole non faccia parole.
Dove son necessari [bisognano] i fatti non bastano le parole. Dove occorre fare, intervenire, operare i discorsi sono insufficienti o inutili. Invita a non perdersi in lunghe discussioni che impediscono di agire con prontezza ed efficacia. Vedi anche Parole, parole, parole! [P 552]. 404
Verbum laudatur si (tale) factum sequatur ‘‘La parola si loda se le vien dietro un fatto conforme’’. Un bel gioco e` far fatti e parlar poco. E` una buona politica, un bel modo di combinare qualcosa che riesca bene (gioco), applicarsi alla realizzazione senza perdersi in tanti discorsi; andare cioe` per la propria strada concretamente lasciando da parte le chiacchiere. 409
410 Vale piu ` un fatto che dieci parole. Una cosa concreta vale piu` di tante chiacchiere. Un aiuto vale piu` che tanti incoraggiamenti. Vedi anche Vale piu` una cosa fatta che cento da fare [C 1274].
Una ciotola di fatti vale piu` d’una botte di consigli. Un modesto numero di atti concreti vale piu` di tanti avvertimenti. 411
412 Fatti di giovani e consigli di vecchi. Per compiere, realizzare le cose ci vuole la forza, l’impulso, l’entusiasmo della giovinezza; per i consigli e` richiesta calma, ponderazione ed esperienza. Vedi Consiglio di vecchio e aiuto di giovane [C 2069].
Le buone parole accompagnano i mali fatti. Spesso le cattive azioni sono unite a belle parole volte a propiziare la persona e trovare il momento opportuno per raggirarla. La lode, l’adulazione, la cortesia servono per coprire le cattive intenzioni e le male arti. 413
405
Dove bisognano i fatti le parole sono d’avanzo.
406 Chi non vuol fatti non dica parole. Chi desidera che tutto rimanga com’e`, chi non vuole che cambino le situazioni, non parli affatto, neppure un vago accenno, perche´ la parola, una volta detta, muove all’insaputa di chi la pronuncia una serie di reazioni, idee, opinioni che poi portano all’azione e all’evento.
I fatti non vanno allo stesso passo delle promesse. Quando si passa dal progetto, dalla promessa, alla realizzazione, la realta` impone i suoi limiti: si presentano le difficolta`, i tempi si allungano, quello che sembrava facile diviene difficile e tutto si configura in maniera diversa. Vedi anche Tra il dire e il fare c’e` di mezzo il mare [F 263]. 407
Detto senza fatto ad ognun pare misfatto Una promessa o comunque una affermazione di intenzioni non seguita da fatti concreti risulta agli occhi di tutti come un inganno, una truffa. Reciproco del motto latino medievale 408
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
414 Dove il fatto accusa la difesa offende. Dove il fatto e` chiaro, non ammette dubbi, dove c’e` la flagranza del reato continuare a negare, a trovare scuse, giustificazioni o cavilli e` un’offesa verso chi deve giudicare. Meglio dunque ammettere il fatto e chiedere comprensione. 415 Un solo fatto non fa il santo. Un solo atto non basta per giudicare una persona, per dimostrarne le capacita`. Qualcosa di eccezionale puo` riuscire anche per caso. Vedi anche Per un miracolo non si va sull’altare [R 909]. 416 Contro i fatti non ci sono ragioni. I fatti sono elementi incontestabili contro i quali si spuntano i ragionamenti e le argomentazioni non hanno valore. Riprende il detto latino che segue. 417
Contra factum non valet argumentum.
pag 600 - 04/07/2007
537
.
‘‘Contro il fatto non hanno valore le considerazioni’’. L’argomentazione non inficia il fatto evidente e conclamato. Massima di origine medievale, di ambito giuridico. 418 Dopo il fatto ognuno e` savio. Una volta conosciuto l’esito d’una scelta, tutti sono buoni a dar consigli. Vedi anche Be’ mi’ ciuchi! [C 1650]; Dopo l’errore ogni asino e` dottore [E 150]; Del senno di poi sono piene le fosse [S 995]; E` facile migliorare l’invenzione [I 393]. 419
Dopo il fatto tutti sapevano.
Calato il sole, tutti gli asini stanno all’ombra. Per analogia. Quando una cosa si risolve da sola, tutti ne hanno giovamento e se ne fanno un merito. Si usa anche per indicare un discorso tanto ovvio da esser banale. 420
` l’uovo di Colombo. 421 E Per analogia. Tutti sanno la soluzione di un problema quando qualcuno l’ha gia` trovata. Un aneddoto semileggendario narra che Colombo abbia dimostrato quanto fosse facile e allo stesso tempo complessa la sua teoria invitando i membri della commissione che doveva decidere sul suo viaggio a far stare ritto sul tavolo un uovo. Non riuscendovi nessuno, egli ne schiaccio` appena il fondo, risolvendo il problema. Piu` bello e` il fatto piu` se ne trovano autori. Quando viene compiuto qualcosa di onorevole, di lodevole, di meritorio pullulano da ogni parte coloro che si vantano d’averlo compiuto. 422
423 Buon fatto fu da tutti consigliato. Una cosa fatta bene trova molti che sostengono di averla consigliata o sostenuta.
Cattivi fatti non hanno padre. Reciproco del precedente. Vedi anche La colpa morı` fanciulla [C 1780]. 424
Chi non fa bene i fatti suoi non fara` mai bene i fatti degli altri. Chi non sa occuparsi in modo conveniente delle faccende proprie non e` in grado di pensare a quelle degli altri: il detto si usa contro chi da` consigli a sproposito, ovvero pretende di occuparsi della cosa pubblica. Vedi anche Chi non e` buono per se´ non e` buono per gli altri [B 1086]. 425
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
FATTORE
Chi fa i suoi fatti non s’imbratta le mani. Chi fa gli affari suoi non entra in polemiche, evita le contese, i malintesi gratuiti e inutili che derivano dall’occuparsi delle cose degli altri. 426
Dei fatti altrui non parlar mai, dei tuoi ne´ poco ne´ assai. E` un completamento del precedente: non occuparti degli affari degli altri: e` meglio non saperli per evitare ogni problema che non ti riguarda; delle tue faccende poi non ne parlare affatto: eviterai che gli altri ti condizionino, ti critichino, ti diano consigli inutili. 427
428
Non chiedere i fatti degli altri e non dire i tuoi.
FATTORE Il fattore era nell’economia agricola l’amministratore di terreni per conto di un proprietario che gli affidava i suoi beni, lo autorizzava a rappresentarlo nei contratti e nei rapporti con i contadini. L’esperienza proverbiale lo metteva tra i ladri per vocazione, con i fornai, i mugnai, i sarti, gli avvocati. Non sbagliava di molto, dato che anche la letteratura, ma soprattutto l’esperienza, e` fitta di personaggi che, amministrando i beni di un proprietario, ne sono miracolosamente divenuti i padroni. Il rapporto con i contadini era difficile e spesso al fattore era preferito addirittura il padrone. Infatti il fattore usciva dalle file dei contadini e ne conosceva tutti i punti deboli, i segreti, le malizie e, nel caso peggiore, sentendosi isolato e odiato, aveva reazioni da aguzzino. Per l’amministrazione della fattoria si serviva della fattoressa, del sotto fattore per la sorveglianza e le faccende spicciole, e del terzomo per la parte pratica. f Vedi Contadino, Padrone. Fammi fattore un anno e se saro` povero sara` mio danno. Lasciami amministrare una tenuta agricola per un anno e sara` colpa mia se non saro` diventato ricco. Vedi per analogia Chi lavora col miele si lecca le dita [M 1438]. 429
430 Fattore: fatto re. Nella parola stessa e` indicato il destino. Il fattore si costituira` padrone del bene che deve amministrare. 431
Un anno fattore e ti faccio signore.
pag 601 - 04/07/2007
FAUSTINO
Vedi anche Chi maneggia quello degli altri non va a letto senza cena [M 1439]. 432 Il fattore studia sempre da padrone. Il fattore fa di tutto per appropriarsi dei beni che amministra e spesso ci riesce. 433
538
.
Il fattore finisce padrone.
FAUSTINO San Faustino, patrono di Brescia, e` festeggiato il 15 febbraio, a volte il 17, insieme al fratello Giovita. Di questi santi e` incerta anche l’identita`, tanto che Giovita, col nome un po’ diverso di Giovenza, si vuole fosse una donna. La riforma liturgica li ha tolti dal calendario. Le loro imprese (battesimo di san Secondo con l’acqua di una nuvola) e il loro martirio risultano leggendarie. San Faustino mezzo pane e mezzo vino. A meta` di febbraio si controllano le riserve invernali: devono restare ancora la meta` delle scorte di farina (pane) e di vino in attesa del nuovo raccolto e della nuova vendemmia. Una forma piu` completa e` conservata in area bergamasca e bresciana: San Faustı`, meta` pa e meta` i; to¨ta la larda`ia, e ‘te`rs de la finilaia ‘‘San Faustino mezzo pane e mezzo vino; tutto il lardo e un terzo del fieno’’; si misurano le scorte di farina e di vino che devono risultare ridotte a meta`, c’e` ancora tutto il lardo (il maiale e` stato ucciso da poco) e un terzo del fieno per il bestiame. 434
FAVA I numerosi proverbi testimoniano l’importanza che ha avuto la fava nei secoli per l’alimentazione umana e degli animali, nonche´ per la concimazione dei campi mediante la pratica di sotterrarle nel terreno dove sono cresciute (il cosiddetto sovescio). Di basso costo, nutriente, la fava (Vicia faba) e` stata coltivata fin dall’antichita` in numerose varieta`. E` considerato un cibo molto vile. 435 Chi semina fave pispola grano. Chi semina nel campo fave mette la premessa per un futuro buon raccolto di grano. Siccome le fave concimano e azotano il terreno, lo predispongono a un buon raccolto di grano. Pispolare significa richiamare gli uccelli usando la pispola, cioe` un uccello simile all’allodola, e poi, per estensione, qualsiasi fi-
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
schietto che imiti il verso degli uccelli: si immagina dunque che il grano venga attirato dalla fava come gli uccelli dai richiami. 436
Chi semina fave chiama grano.
Le fave son la spia dell’annata. Un abbondante raccolto di fave, piante che sono le prime a fiorire, e` di buon auspicio per le altre colture dell’annata. 437
Buona fava e buona rapa abbondanza nell’annata. La rapa e` addirittura invernale e, come per la fava, la sua abbondanza annuncia in genere una buona annata agricola. 438
439
Come le rape fan le fave e con le fave tutte le biade.
Chi fa le fave senza concime le raccoglie senza baccelli. Le fave hanno bisogno di terreno grasso, acqua e molto concime, altrimenti vengono su stentate e con poco frutto. 440
Chi vuol coglionare i passanti semini fave e piselli per Tutti i Santi. Se vuoi evitare le razzie degli uccelli migratori (passanti) che saccheggiano i seminati di fave e piselli, provvedi alla semina verso la festa di Ognissanti (1 novembre). Evidentemente entro tale data si ritenevano ormai compiute le migrazioni. 441
Quando arriva la fava ogni povero se la cava. La fava matura in primavera, tra le piante coltivate e` una delle prime risorse commestibili della nuova stagione. 442
Quando le fave sono in fiore i pazzi vanno in furore [in vigore]. E` il momento della primavera e con il cambio di stagione le malattie della mente possono avere una recrudescenza. Forse si fa riferimento anche alla malattia del favismo, diffusa in alcune regioni italiane, che, col fiorire delle fave, crea forti crisi, anche mortali. 443
Fave senza olio, viso senza occhi. Mangiare le fave senza condirle con olio abbondante e` orripilante come potrebbe essere un viso senza occhi, che sono la parte piu` viva ed espressiva. 444
445
Fava favaccia empie il budello e la fame caccia.
pag 602 - 04/07/2007
539 La fava e` sempre stato un cibo disprezzato, riservato agli animali, ma diventava una risorsa nei tempi neri, di penuria, quando non si sapeva cosa mettere in tavola. 446 La fava e` mezzo pane. Le fave possono sostituire il pane quando manca, per la loro capacita` di riempire lo stomaco e dare almeno il senso di sazieta`. Fino a non molto tempo fa si usava mischiare la farina di fave a quella di grano, o di altre graminacee per fare il pane.
Pane fresco e fave secche. Le fave secche vengono cucinate in umido, con un intingolo nel quale si inzuppa bene il pane fresco. 447
Fave cotte trista cena e mala notte. Chi mangia fave cotte va a letto con un cibo pesante che, per la difficile digeribilita` e per la ventosita`, puo` rendergli il sonno agitato. 448
Erba cruda e fave cotte si scorreggia tutta la notte. Anche gli erbaggi sono in larga parte indigesti, vedi Erba. 449
Fave, more e torte mal cotte se il culo non soccorre e` triste notte. Le fave, le more e le torte quando non sono giunte a cottura completa se non si sblocca l’intestino con un attacco di diarrea, causano un mal di pancia che puo` durare tutta la notte. 450
Chi semina fave, mangia fave. Ironico. Chi semina roba di scarso valore mangia male. Chi si occupa di cose vili vive in modo misero. 451
452 Chi semina la fava gli nasce il baccello. Il baccello e` il guscio delle fave, non c’e` l’una senza l’altro. Non ci si puo` stupire delle ovvie conseguenze. 453 Oggi fave e domani fame. Per la loro pesantezza le fave secche erano il cibo al quale ricorrevano per ultimo i contadini sul finire dell’inverno. La comparsa delle fave secche sulla tavola era segno di penuria, della fine delle riserve alimentari.
Chi ha fave fresche non mangia quelle secche. Chi ha la roba buona getta via quella cattiva. Le fave vengono mangiate fresche, appena
.
FAVOLA
colte e sgusciate dal baccello. Sono cibo squisito, per una merenda o una cena, se accompagnare con vino rosso e formaggio pecorino. Si usa intingere ciascuna fava leggermente nel sale. Naturalmente, chi a primavera si e` ridotto a mangiare fave secche, col nuovo raccolto le sostituisce con quelle fresche. A volte si perde la fava per cercare il cece. Cercando di avere un buon raccolto di ceci nei turni delle semine si perde o si trascura quello delle fave, meno apprezzabili dal punto di vista della commestibilita` ma piu` utili per gli uomini e per gli animali. Anche: a volte per cercare un’inezia si perde qualcosa di importante: il cece e` piu` piccolo della fava. 455
FAVELLARE f Vedi Dire, Errare, Parlare, Parola. FAVILLA f Vedi Scintilla. 456 Poca favilla gran fiamma seconda. Una piccola causa scatena una forza indomabile. Verso dantesco passato in proverbio (Paradiso 1.34), ma probabilmente gia` Dante si era servito di un detto simile. Anche il Marino (Adone 11.6): ‘‘Gran fiamma secondar breve favilla / suole’’. Potrebbe derivare dalla Lettera di san Giacomo (3.5): ‘‘Osservate: una scintilla tanto piccola puo` incendiare una selva immensa’’. Ancora piu` vicino Seneca nel De ira (1.3): Parva saepe scintilla contempta magnum excitavit incendium ‘‘Spesso una favilla trascurata appicco` un grande incendio’’, e Lucrezio (5.609) Accidere ex una scintilla incendia passim ‘‘A volte da una sola scintilla scoppia un incendio’’. Vedi anche L’incendio non si giudica dalla scintilla che l’ha acceso [I 126]. Forse sulla scorta delle citazioni letterarie e` nato il proverbio che segue.
Piccola scintilla puo` bruciare una villa. Vedi anche Piccola pietra rovescia gran carro [C 832]; Una piccola catena muove un gran peso [C 1055]; contrario, di una piccola causa che annulla una gran forza, Piccola pioggia fa cessar gran vento [V 420]. 457
454
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
FAVOLA 458
Ogni favola ha la sua morale.
pag 603 - 04/07/2007
FAVORE
540
.
Ogni fatto contiene il suo insegnamento. Ogni storia coglie un aspetto differente della vita. Ci si riferisce alla struttura della favola esopica e alle sue prosecuzioni medievali e moderne, in cui di regola il racconto e` concluso, o preceduto, da una frase riassuntiva: la morale della favola. 459 (Mutato nomine) de te fabula narratur. ‘‘Cambiato il nome la favola parla di te’’. Verso di Orazio (Satire 1.169), col quale s’intende far capire che un determinato discorso generico, o riferito ad altri, riguarda la persona che sta ascoltando. Nella satira oraziana si dichiara che il supplizio di Tantalo, punito negli Inferi con l’impossibilita` di raggiungere cibi e bevande che gli sono posti innanzi, rispecchia la condizione della persona avida. 460 Fabula docet... ‘‘La favola insegna’’. Formula con la quale inizia spesso l’ultima frase delle Favole esopiche, contenente la morale. Si usa per accennare che un fatto deve essere d’ammaestramento, ovvero ci riguarda molto da vicino.
FAVORE Questi proverbi rispecchiano il modo di pensare di una societa` in cui il diritto e` ancora labile, il favore dei potenti e` ‘ricercato’, vince sui meriti e copre soprusi e ingiustizie. Ma, aggiungono ancora, questo favore e` mutevole e fugace. f Vedi Donna.
aiuti di donne potenti o favorite dei potenti. Senza queste protezioni era difficile avanzare e i cortigiani avveduti ne tenevano il debito conto. Il favore dei potenti cambia come la luna. La benevolenza di chi comanda e` cosa labile e di breve durata, come la luna aumenta fino al massimo e diminuisce fino a scomparire. Il potente predilige una persona finche´ gli piace e gli fa comodo, o ne trova un’altra che gli piace di piu` e gli fa piu` comodo. 465
Chi sale per favore, dove giunge resta. Chi avanza nella carriera solo per favoritismi rimane la` dove questi lo lasciano, perche´ da solo non ha capacita` di salire. 466
Il favore si ottiene, la parentela s’acquista, l’amore si conquista e l’invidia si trova per niente. Il favore si sollecita e si riceve mediante abilita` e compromessi; i vincoli di famiglia si trovano nascendo o con legami matrimoniali; l’amore si cerca e si raggiunge col corteggiamento, mentre l’invidia si trova dovunque senza cercarla. 467
461 Dove il favore serve il torto regna. Colui che vuole ottenere di piegare la giustizia dalla sua parte con mezzi disonesti, favorisce e serve il giudice che a sua volta lo favorisce e lo serve e, su questo scambio, il diritto scompare per lasciare il torto sovrano.
Una goccia di favore vince un tino di sapere. Una piccola raccomandazione spesso e` sufficiente per battere una grande preparazione. Chi viene favorito in un concorso, in un incarico supera chi sa piu` di lui e sarebbe piu` adatto a ricoprire quella carica, a svolgere quella funzione. Per questa tipologia espressiva del confronto di quantita` vedi sopra Una ciotola di fatti vale piu` d’una botte di consigli [F 411].
Dove parla il favore tace la giustizia. Il favore e` un fuoco di paglia, ma scalda meglio d’un forno. Il fuoco di paglia da` una breve ma vivida fiamma che sul momento riscalda. Il favore di un potente e` anch’esso di breve durata, agevola la vita per poco tempo, appiana solo qualche difficolta` , ma sul momento e` di grande aiuto e apre molte speranze.
FAZZOLETTO Due tipi di fazzoletto: quello che si usa per soffiarsi il naso (ma che puo` essere elegante, ricamato e non adoprato... se s’intende lasciarlo cadere) e il fazzoletto come accessorio frivolo dell’abbigliamento femminile, diremo oggi il foulard, da tenere sulle spalle, in testa, attorno al collo.
Il favore delle donne e` il vento col quale si naviga a corte. Nelle corti dei secoli passati, ma un po’ sempre e dovunque nei luoghi del potere, erano determinanti per la carriera le simpatie e gli
Chi raccoglie un fazzoletto raccoglie un guanto. Era segnale d’invito da parte di una donna lasciar cadere il fazzoletto che l’uomo raccoglieva e riportava iniziando cosı` la reciproca
468
462 463
464
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
469
pag 604 - 04/07/2007
541
.
conoscenza; gettare il guanto significa lanciare una sfida e raccogliere il guanto accettarla. Quando la donna scende apertamente in lizza, si scopre, lancia una sfida, sta all’uomo accettarla con tutti i rischi che questa comporta. 470 Fazzoletto porta lacrime. Poiche´ il fazzoletto serve tra l’altro ad asciugare le lacrime, regalarlo si dice porti male: per questo motivo ci si fa dare in cambio una monetina simbolica (come per spilli, forbici, coltelli). 471 Un fazzoletto asciuga molte lacrime. Una consolazione puo` dare molto aiuto; un sostegno, un aiuto, puo` venire in soccorso in piu` occasioni difficili.
Bel fazzoletto, testa matta. Si dice della donna che si adorna con un fazzoletto di particolare bellezza. Questa esibizione indicherebbe che la persona si e` montata la testa per vanita` o ha perso la testa per amore. Il fazzoletto era usato un tempo per proteggere la testa da parte delle popolane, che, se erano vanitose, ostentavano oggetti di qualche valore. 472
FEBBRAIO / FEBBRAIETTO Febbraio per quanto sia il mese piu` corto dell’anno sembra interminabile per il gelo che attanaglia la campagna, per il freddo che e` penetrato nelle case, per la penuria di cibo: le riserve alimentari cominciano a scarseggiare e i nuovi raccolti sono lungi da venire. Cosı` raccontano i proverbi. Ma febbraio e` anche il mese in cui la natura comincia a uscire dal letargo invernale, il grano mette le radici e forse negli ultimi giorni uno sprazzo di tepore indica vicina la fine del lungo inverno. 473 Febbraio, corto e amaro. Non solo il freddo e` intenso ma un tempo, quando l’economia era legata strettamente ai proventi della campagna, le provviste (frutta, conserve, legumi secchi) cominciavano a scarseggiare; anche per le bestie, poche e malridotte per mancanza di erba e fieno, questo mese era duro da sopportare. Allora si trattava di sbarcare il lunario (calendario) fino alla primavera quando la terra inizia a dare i nuovi frutti. 474
(Febbraio), febbraietto (mese) corto e maledetto.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
FEBBRAIO / FEBBRAIETTO
Febbraio, corto e malandrino. Febbraio corto, peggiore di tutti. 477 Febbraio finı` la scorta e fece bruciare la tavola e la porta. Il freddo di febbraio puo` essere tale da esaurire la scorta di legna e da costringere per scaldarsi a bruciare stoltamente anche oggetti costosi e necessari. 475 476
Febbraio, ferra l’acquaio. Il freddo penetrato all’interno delle case gelava un tempo l’acqua negli acquai. Ferra: chiude nella morsa del ghiaccio, come in una colata di ferro. Vedi anche Gennaio ingenera... [G 366]. 478
Febbraio ferra, aprile apre, maggio sparge le foglie per le capre. Febbraio serra laghetti, torrenti, pozze nel ghiaccio, aprile apre i fiori e maggio dissemina le foglie sugli arbusti e le erbe per i pascoli. 479
Febbraietto maledetto marzo a sbalzo aprile gentile. Febbraio, che e` corto, e` terribile per il freddo; marzo fa continui sbalzi di temperatura; aprile invece e` temperato. Ogni mese ha la sua caratteristica climatica che si potra` rivelare benefica per la vegetazione. 480
Febbraio dal culo corto se s’impunta ti vuole morto. Febbraio, che termina prima degli altri mesi, se dice di far freddo e` piu` gelido degli altri, al punto da rovinare la salute. 481
Febbraio dal corto culo se si rivolta calcia da mulo. Come il precedente, con variazione di rima. Il calcio del mulo e` ritenuto il piu` terribile e devastante, piu` di quello dell’asino e del cavallo. 482
Chi disse febbraio corto non sa nulla della neve. A chi febbraio pare corto vive in luoghi dove la neve non e` mai caduta, perche´ la neve in questo periodo si accompagna a un grande gelo che fa sembrare il mese interminabile. A proposito della brevita` di febbraio connessa con la sua particolare durezza climatica, e` diffuso in varie regioni un proverbio che allude ad una storia popolare in cui si immagina un ‘prestito’ di giorni fra i mesi; la versioni 483
pag 605 - 04/07/2007
FEBBRE
542
.
attestata a Fermo, nelle Marche e` particolarmente chiara: Disse febbraio a marzo / – m’imprestaristi un dı`? / Rispose marzo – un cacchiu! / ti voglio vede´ morı`.
prodotti dal letame e dalla pioggia venivano convogliati in un pozzo e da questo prelevati per l’utilizzo oppure sparsi di nuovo sul concio per attivarne la fermentazione.
Febbraio mezzo dolce e mezzo amaro. Cominciano i primi lievi tepori, inizia a rompersi la morsa del freddo, ma con soprassalti e ritorni crudeli.
Se di febbraio tuona l’annata sara` buona. Le piogge di febbraio sono benefiche per la campagna perche´ rompono la rigidita` del freddo e riavviano per tempo il ciclo della nuova vegetazione.
484
Febbraio il sole in ogni ombraio. A febbraio il sole comincia a entrare anche in quei luoghi che d’inverno sono sempre in ombra (ombraio). Qualche raggio di sole comincia a filtrare anche nei luoghi piu` riparati finora dominio delle gelate; per qualche ora del giorno sembra rompersi la morsa dell’inverno. Il ricorso al termine vernacolare ombraio denuncia l’origine toscana meridionale. 485
Culo di febbraio, capo di primavera. Alla fine di febbraio si possono avvertire i primi tepori primaverili o sentire nell’aria il rompersi del gelo invernale, qualche nuovo canto d’uccelli, lo spuntare delle prime erbe. 486
Febbraio cortino: l’erba fa capolino. In febbraio, il mese piu` corto dell’anno, l’erba comincia a spuntare nei prati.
492
Se di febbraio corrono i viottoli empi di vino e olio tutti i ciottoli. Il viottolo, spesso appena un solco in mezzo ai campi, ha funzione di drenaggio e corrono i viottoli si usava dire quando l’acqua viene a dirotto e corre via rapidamente. Se in febbraio c’e` molta pioggia, si puo` ipotizzare che il raccolto sara` cosı` abbondante che si dovranno usare, per raccogliere l’olio e il vino, tutti i recipienti della cucina. I ciottoli, meglio ciotoli, sono recipienti di coccio, in genere di piccole dimensioni: in questa accezione, il vocabolo e` solo di area toscana, cosı` come usato soprattutto in Toscana e` anche viottolo per ‘‘sentiero’’. 493
487
Se febbraio non isferra, marzo mal pensa. Se il mese di febbraio si scatena e si sbizzarrisce col maltempo (cioe` sferra, qui con i epentetica) la campagna ne gode; in caso diverso il mese successivo mal pensa, vale a dire dovra` fare cio` che non ha fatto febbraio e non sara` benefico per i raccolti. 488
Febbraio umido buon’annata. La pioggia in febbraio e` utile sia allo sviluppo del grano che a tutto il resto della vegetazione. 489
490
Pioggia di febbraio empie il granaio.
Pioggia di febbraio val sugo di letamaio. La pioggia di febbraio equivale al miglior concime che si possa spargere nei campi. Il sugo di letamaio e` il liquame che cola dal concime raccolto nel letamaio, ottimo per le piante che richiedono particolari cure. Nelle concimaie costruite a regola d’arte i sughi
494 ...febbraio potatore... Se il freddo e` un po’ attenuato questo e` il mese ideale per la potatura non tanto della vite, quanto degli alberi da frutto. Il rischio piu` grosso e` quello del gelo che rovina la cima dei rami recisi, per cui, soprattutto per l’olivo, si preferisce attendere l’inizio della primavera. Vedi anche Luna di grappoli a gennaio luna di racimoli a febbraio [L 1042].
Chi vuole un buon erbaio lo semini di febbraio. L’erbaio e` il complesso di appezzamenti di terreno seminati a foraggio di cui dispone il podere. Una semina sollecita delle erbe (trifoglio, erba medica) favorisce un’abbondante e tempestiva fienagione che lascia poi spazio alle altre colture. 495
491
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
FEBBRE L’esperienza popolare classifica le febbri o dalla stagione della loro comparsa o dal decorso della febbre stessa, sentenziando con sicurezza guarigione o morte. 496
La febbre continua ammazza l’uomo.
pag 606 - 04/07/2007
543 La febbre bassa, continua, che non passa mai e` preoccupante: debilita lentamente l’uomo e lo distrugge. Le malattie croniche finiscono per compromettere tutto l’organismo. Febbre continua ammazza i cavalli. I cavalli sono ritenuti di tempra forte e resistente, ma anch’essi restano vittime della febbre continua. Vedi anche Cavallo. 497
Febbre autunnale o lunga o mortale. La febbre che si prende in autunno o dura molto o e` perniciosa. Si vuole che la malattia che inizia in questo periodo sia favorita dal freddo che l’aggrava sempre piu` fino a renderla cronica o addirittura mortale. Il proverbio e` la traduzione del seguente, mediolatino, che gode ancora di qualche circolazione autonoma. 498
Morbi autumnales, aut longi, aut mortales. ‘‘Malattie autunnali o lunghe o mortali’’. Francesco Dal Bosco (La prattica dell’infermiero, 1564) a proposito delle febbri scrive: ‘‘Ma se sopravveniranno nel tempo d’autunno, per ordinario sogliono esser longhe e travagliose, facendo diverse mutazioni, vedendosi alcune volte duplicate, altre volte triplicate e continue, alle quali si accompagnano inappetenza, tedio e simili accidenti assai gravi’’. Il contrario per le febbri primaverili, vedi il proverbio seguente. 499
Febbre di maggio, salute per tutto l’anno. Le febbri primaverili spariscono col caldo e vaccinano l’organismo per lungo tempo. 500
501 La febbre dura tre giorni. La febbre per un leggero malanno ha un decorso di tre giorni.
Ieri febbre, oggi sparita, domani guarita. Una febbre ancor piu` leggera della precedente. 502
Febbre terzana non fe’ mai sonar campana. La febbre terzana non ha portato mai nessuno al camposanto, non ha fatto mai suonare la campana a morto. La febbre terzana e` una varieta` di febbre intermittente, malarica, i cui accessi si presentano ogni terzo giorno (se nel 503
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
FECCIA
conteggio si calcolano entrambe le giornate in cui si verificano due accessi febbrili consecutivi). La febbre quartana non fa mai sonar campana. La febbre quartana e` anch’essa malarica e ha accessi di febbre che si presentano ogni quarto giorno. Anticamente la quartana era considerata febbre putrida e addebitata alla melanconia, ossia alla bile nera che si era diffusa nel sangue. Non era considerata mortale, a meno che non si prendesse in autunno, nel qual caso il decorso della malattia s’allungava e si faceva pericoloso. 504
Febbre quartana i vecchi uccide e i giovani risana. Proprio perche´ poteva essere lunga la febbre uccideva gli organismi deboli e irrobustiva quelli forti e giovani. Rispecchia il seguente detto mediolatino Quartana moriuntur senes, valescunt iuvenes ‘‘Con la quartana muoiono i vecchi e si ritemprano i giovani’’. 505
Quando la febbre casca sui labbri e` buon segno. Quando al malato cominciano a screpolarsi le labbra per la febbre e` segno che e` in via di guarigione. 506
Chi ha febbre non trova panni che lo riscaldino. Quando sopravviene la febbre si ha un’intensa sensazione di freddo che non passa malgrado uno si copra sempre di piu`. 507
FECCIA La feccia e` il deposito che si sedimenta nei recipienti che contengono il vino e che da questo va separata con i travasi. Nel vino rosso ha un colore vivo, paonazzo e un profumo gradevole ma e` imbevibile. Un tempo veniva usata, se in grande quantita`, per la distillazione. f Vedi Vino. 508 La feccia sta in fondo alla botte Questa ovvia affermazione si offre ad un immediato uso metaforico: la parte peggiore degli uomini e delle cose rimane nascosta, si scopre da ultimo. 509 Beva la feccia chi ha bevuto il vino. Chi ha avuto il buono si prenda anche il cattivo che gli tocca. Chi ha goduto i vantaggi di una
pag 607 - 04/07/2007
FEDE
particolare situazione, si prenda anche i guai che comporta. Ad esempio, chi ha preso i beni dell’eredita` si accolli anche i debiti. 510 A volte la feccia e` migliore del vino. A volte la gente malvagia, nella sua disonesta`, si rivela piu` sincera e migliore di quella cosı` detta per bene, che nasconde dietro la sua formale correttezza, malignita` e cattiveria. L’uso metaforico di feccia e` cosı` radicato che rende lecito anche questo paradosso: la feccia reale non puo` mai essere migliore del vino; tutt’al piu` puo` essere buona per fare aceto.
FEDE La fede e` la disposizione o la condizione di chi crede fermamente una cosa per intima convinzione o per fiducia nell’autorita` di altri, senza avere prove certe. In senso cristiano la fede e` una delle virtu` teologali (insieme alla speranza e alla carita`), per la quale si crede alle verita` rivelate da Dio; ‘‘sustanza di cose sperate’’ la chiama Dante (Paradiso 24.64), sulla base di san Paolo, Ebrei 11.1. Ma fede e` anche l’osservanza di una promessa, la fedelta`, il mantenimento d’un patto (fede matrimoniale). Viene rappresentata come una donna vestita di bianco, con l’elmo e in mano una fiaccola accesa; in araldica e` simboleggiata da due mani che si stringono. f Vedi Credere, Fiducia, Onore, Scienza, Segreto, Speranza. 511 Con la fede si spostano le montagne. Si puo` riferire tanto alla forza che comporta il credere fermamente in un ideale, che alla fede cristiana. Riprende la frase evangelica (Matteo 17.19): Si habueritis fidem sicut granum sinapis, dicetis monti huic: Transi hinc illuc, et transibit et nihil impossibile erit vobis ‘‘Se avrete fede come un grano di senape direte a questo monte: Spostati di qui a la`, e quello si spostera`, e nulla per voi sara` impossibile’’. Vedi anche Luca 17.8. Vedi anche Volere e` potere [V 1208] ; Nihil impossibile volenti [I 104]. 512
544
.
Alla fede tutto e` possibile.
Con la fede e l’amore non si scherza. Non si deve mai prendere come oggetto di scherzo le convinzioni religiose e i sentimenti altrui, ne´ tanto meno irriderli, perche´ si reca un’offesa irrimediabile e in qualche modo cosı` si ammette che sia possibile fare altrettanto con le nostre convinzioni e i nostri sentimenti. Vedi anche Fuoco. 513
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Fede, occhio e onore non soffrono offesa. La fede e l’onore sono valori che non devono essere oltraggiati e l’occhio, la parte piu` preziosa del corpo, non sopporta il minimo colpo, la piu` piccola ferita. Ricalca il detto mediolatino, di uso dotto e medico, che segue. 514
Lumina, fama, fides ludibria ferre recusant. ‘‘Gli occhi, la fama e la fede non consentono prese in giro’’. Vedi per analogia Di re e di religione non si discute [R 354]. 515
La fede puo` passare, ma la speranza dura. La fede si puo` perdere, ma quello che rimane puo` essere la speranza, ed e` la sola cosa capace d’illuminare il cammino a chi non ha piu` punti di riferimento. Vedi anche La speranza e` l’ultima a morire [S 1805]. 516
517 Senza fede non c’e` speranza. La base per poter sperare e` la certezza che esista qualcosa capace di realizzare quello che si desidera. Il proverbio fa riferimento a situazioni di carattere pratico: senza una base su cui fondare una fiducia, un dato concreto su cui possa realizzarsi una possibilita`, la speranza e` vana, e` solo illusione. Il ragionamento dipende comunque dalla riflessione cristiana sulle tre virtu` teologali: fede, speranza e carita` . La prima occupa nell’elencazione il primo posto non solo per ordine logico, ma perche´ e` la base delle altre. Vedi anche Se non si crede non si spera [C 2425].
Chi perde la fede non ha altro da perdere. Colui che perde la propria fede e i suoi ideali e` egli stesso perduto: tutto il sistema di valori su cui riposa la sua vita crolla e di conseguenza rimane senza convinzioni, senza orientamento e nella confusione. Solo un’altra fede puo` salvarlo. 518
La fede e` morta, la giustizia e` malata, l’umilta` sta in un cantone, la fedelta` e` sulle onde, la pazienza e` finita in galera, la verita` e` sotto terra, la pieta` e` alla gogna. Non c’e` piu` fede, la giustizia e` precaria e non regna, l’umilta` non e` minimamente apprezzata, la fedelta` e` sempre in pericolo come una barca sui marosi, gli uomini pazienti e capaci di sopportazione sono stati sopraffatti e im519
pag 608 - 04/07/2007
545 prigionati, la verita` e` occultata (si dice: sta nel pozzo), e la pieta` e` oggetto di riso e derisione. Lamento sui tempi. 520 La fede non basta mai. La fede, si parla di quella religiosa, non e` mai troppa; anzi, anche per chi ne ha, il dubbio e` sempre presente, sempre pronto a far vacillare le piu` profonde convinzioni. 521 La fede non si trova nei libri. La fede non si trova studiando, accumulando sapere, ma e` qualcosa che viene piu` dalla semplicita`, dalla modestia che dalla presunzione della cultura. La Chiesa definisce la fede una virtu` teologale e la considera un dono di Dio.
Con la fede si puo` volare in paradiso, ma non si puo` far bollire le pentole. Con la fede si possono vivere esperienze spirituali, avere le piu` alte rivelazioni mistiche o la salvezza eterna, ma non si possono ottenere effetti d’ordine materiale, come quello di rimediare da mangiare. Di fatto suona anche come un richiamo un po’ prosaico che tende a limitare eventuali slanci mistici eccessivi. 522
Santa fede, fate lume a chi non vede! Invocazione scherzosa quando qualcuno non riesce a vedere, a leggere a distinguere una cosa. 523
Nei pericoli si vede chi d’amico ha vera fede. Quando c’e` da rischiare e da dimostrare coi fatti la propria amicizia, si verifica se questa non e` fatta di sole parole. Fede in questo caso ha senso di fedelta`, rispetto della parola data e dell’amicizia. 524
Sogno, vento, fede umana sono ognuna cosa vana. Il sogno, il vento e la fede che si ha nelle cose umane sono cose inconsistenti, inafferrabili, evanescenti sulle quali non si deve mai contare: il sogno non dice il vero, il vento va chi sa dove e la fede viene ingannata. ` la fede degli amanti 526 E come l’araba Fenice. Si dice anche della fedelta` in amore, con tono di rassegnazione o rimprovero. Questi versi del Metastasio (Demetrio atto II, scena III) passati in proverbio continuano con: ‘‘Che vi sia, ciascun lo dice, / dove sia, nessun lo sa’’, a loro volta usati come detto. Vedi Fenice. 525
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
` FEDELTA
La buona fede era un’erba e se l’e` mangiata l’asino. La buona fede nel mondo non c’e` piu`: e` scomparsa per colpa dell’asino (cioe` degli stolti). La buona fede consiste nel dire e fare le cose con retta intenzione, senza inganni o secondi fini; e` insomma il comportamento sincero e magari anche un po’ ingenuo. E` possibile che dietro al proverbio stia una qualche storia ‘mitica’ di tradizione popolare; non e` comunque raro che virtu` e vizi, cioe` entita` astratte, vengano materializzate nei proverbi sotto forma di piante (vedi ad esempio L’erba voglio non cresce nemmeno nel giardino del re [E 102]): del resto a monte c’e` sempre stato l’esempio dell’Albero del Paradiso Terrestre. 527
` FEDELTA La fedelta`, in ogni campo, e` difficile a trovarsi, anche se molti la lodano e la promettono, tanto forte e` la tentazione di seguire piu` l’interesse che l’onore e la parola data. f Vedi Fede. Chi cerca la fedelta` ha da girar cent’anni. Non basta la durata della vita per trovare la fedelta`. 528
529 La fedelta` e` un uccello raro. Esiste ma e` impossibile trovarla. Fa riferimento all’Araba Fenice (vedi fenice).
Pochi uomini si vantano della loro fedelta`. Perche´ non sono in genere fedeli, ne´ in amore, ne´ in guerra, ne´ in altri campi. Talvolta s’intende che vantare la propria fedelta` in amore equivarrebbe a negare la possibilita` di altre avventure amorose. La Bibbia nei Proverbi (20.6) afferma: ‘‘Molti a gara si proclamano amici, ma una persona fidata chi la trovera`?’’. 530
La fedelta` poco e` creduta e male compensata. La fedelta`, per il fatto che e` poco praticata, si pensa che non esista e anche quando se ne verifica l’esistenza, ad esempio in una promessa mantenuta, non si apprezza abbastanza ne´ si mostra riconoscenza. 531
532 La fedelta` sta nella cuccia. Vale a dire che la possiede solo il cane; oppure, con significato molto diverso, che e` in genere disprezzata e mal compensata.
pag 609 - 04/07/2007
FEGATELLO
546
.
FEGATELLO f Vedi Salsiccia.
proverbi traspare una certa incertezza al riguardo, cosı` che questo proverbio puo` sostenere l’esatto contrario dei due precedenti.
FEGATO
Felice seppe di chiamarsi cosı` da vecchio. Solo finita la giovinezza e la felicita` uno si accorge di essere stato felice, mentre aspettava di diventarlo.
f Vedi Baccala`, Fungo.
Il fegato va sepolto nell’olio con la cipolla. E` la base della ricetta del fegato alla veneziana. 533
FELCE La felce (Pteridium aquilinum) e` una pianta a grandi foglie frastagliate, che si trova in abbondanza nei boschi, lungo i fossati, nei luoghi umidi e ombrosi. Chi mette la felce e chi la ricotta. Le foglie di felce si usavano una volta per avvolgere la ricotta, che prendeva da queste un gradevole sapore. Dunque, in senso traslato: spesso nelle societa` il contributo per raggiungere un fine e` sbilanciato: chi mette molto (ricotta) e chi poco (felce). 534
Da un buco esce la felce e dall’altro esce la tenia. Con l’urina esce la felce, con le feci la tenia. Facendo ingerire al malato dei decotti di felce, la tenia viene evacuata. Il rizoma della felce e` usato nella medicina popolare a questo scopo. 535
FELICE E` raro essere felici e quando accade non ne abbiamo la consapevolezza, non riusciamo a godere di questo stato. Solo la disgrazia, il dolore che colpiscono all’improvviso mettono in luce per contrasto la felicita` passata. 536 Chi e` felice non lo sa. Quando siamo felici non ci se ne accorge, credendo che quello sia lo stato naturale e normale della vita. Solo quando arriva l’infelicita` ci rendiamo conto che eravamo felici e non lo sapevamo.
Felici son tanti che non lo sanno. Felice non e` chi d’esserlo non sa. La vera persona felice e` quella che e` consapevole di esserlo, ovvero apprezza lo stato di felicita` del quale gode e non spera di meglio. Chi non e` cosciente di cio`, non si rende conto della sua fortuna e vive o nell’inconsapevolezza o nell’attesa. La felicita` e` uno stato cosı` sfuggente a una definizione che anche dai 537 538
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
539
540 L’uomo felice non aveva camicia. La felicita` non sta nella ricchezza, ne´ in altri beni materiali. Si riferisce a una nota favola nella quale la malattia di un re poteva essere guarita solo facendogli indossare la camicia di un uomo felice. Fu cercato a lungo, ma l’unico uomo felice che fu trovato non aveva camicia, vedi La camicia della felicita`, in I. Nieri, Cento racconti popolari lucchesi, Giusti editore, Livorno, 1906, IX, p. 20. L’apologo era usato da moralisti e predicatori per persuadere che la felicita` non sta nella ricchezza (vedi anche A. De Nino, Tradizioni popolari abruzzesi, p. 353). La storia, in forma un po’ diversa, compare nella vita romanzata di Alessandro Magno dello Pseudo Callistene ed e` presente nella tradizione medievale: Ser Giovanni Fiorentino, Il Pecorone, 2.1, e G. B. Casti, Novelle galanti, 1.2. Vedi anche La casa dei contenti e` ancora da fabbricare [C 2158]. Una credenza vuole che chi nasce ‘‘con la camicia’’, cioe` chi esce dal seno materno avvolto nella placenta, sia fortunato, vedi L’uomo fortunato nasce con la camicia addosso [F 1248].
Non c’e` felice al mondo che non gli manchi qualcosa. Nessuno, neppure chi e` ritenuto felice, dispone di tutto quello che desidera o vorrebbe avere. 541
542 Chi e` felice non si sa se e` buono. Chi e` fortunato, contento, senza problemi ha verso il prossimo una buona disposizione e, poiche´ si sente in pace con il mondo, trova facilmente compromessi e intese. E` solo quando la sfortuna e il dolore lo colpiscono che si vede la sua capacita` nel superare le proprie pene e conservare la disponibilita` verso il prossimo. 543 Per fare un felice ci vuole un infelice. Solo vedendo l’infelicita` altrui s’apprezza la propria felicita`. O forse anche, piu` cinicamente: per raggiungere una condizione ottimale, felice, si devono compiere azioni e scelte che danneggiano qualcuno.
pag 610 - 04/07/2007
547 A chi e` felice basta un fiore, a chi e` scontento non basta un giardino. La persona felice nell’intimo si rallegra con poco e di poco, chi e` triste e ha dei guai non trova invece consolazione in nulla. 544
Pria di morte non lice chiamare alcun felice. Prima che una vita sia finita non si potra` dire felice, poiche´ una disgrazia potrebbe procurare un dolore che distrugge e cancella la goduta felicita`. Vedi anche Non lodare il bel giorno innanzi sera [G 596]; Considera il fine [F 906]. Versione proverbiale di un insegnamento che risale a monte almeno alle parole di Solone a Creso quale riportate da Erodoto, Storie 1.32-33. Tradizione classica e biblica si accordano sotto questo rispetto: cfr. Ovidio, Metamorfosi 3.136 sg. Dicique beatus ante obitum nemo supremaque funera debet ‘‘Nessuno deve essere definito beato prima della morte e delle esequie’’ e Vulgata (Siracide 11.28) Ante mortem ne laudes hominem quemquam ‘‘Non lodare nessun uomo prima della morte’’. Come affermazione diffusa e` ricordato da Petrarca, Canzoniere 56.12-14: ‘‘che or di quel ch’i’ ho letto mi sovene / che’ nanzi al dı` de l’ultima partita / uom beato chiamar non si convene’’. 545
546 Nemo ante mortem beatus. ‘‘Nessuno, prima della morte, felice’’. Adattamento medievale del luogo di Ovidio su citato. 547 Felice (e`) chi impara a spese d’altri. Si trova in una condizione fortunata colui che non ha dolorose esperienze, perche´ evita gli errori che ha visto portare gli altri alla rovina. Si tratta di un insegnamento antico (cfr. per es. Monostici di Menandro 121 J. ‘‘Ho imparato osservando i mali altrui’’) che trova un’espressione molto vicina a quella di questo proverbio in due esametri gnomici medievali, uno dal Carmen monostichum di san Colombano (Poetae Latini Minores 3.241.19 Baehrens), Felix alterius cui sunt documenta flagella ‘‘Fortunato colui per il quale sono moniti le altrui disgrazie’’, e un altro anonimo, Felix quem faciunt aliena pericula cautum ‘‘Fortunato colui che i pericoli altrui rendono avveduto’’. Vedi anche All’altrui danno e` bello imparare [D 78]; Fortunato e` chi non impara a sue spese [F 1258]; Il garzone del barbiere impara a radere alla barba dei pazzi
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
` FELICITA
[G 202]; Ognuno impara sempre a proprie spese [I 52]; Il buon intenditore s’ammaestra con l’altrui errore [I 373].
In tempi felici non si contano gli amici. Nei periodi fortunati molti ti stanno intorno e si dichiarano tuoi amici. Il concetto si esprime tuttora anche ad un verso latino: 548
Donec eris felix, multos numerabis amicos. ‘‘Finche´ sarai felice potrai contare molti amici’’. Si tratta di un verso di Ovidio (Tristia 1.9.5), con una piccola alterazione (felix in luogo di sospes, di non immediata comprensione per dei parlanti italiani). La poesia continua: Tempora si fuerint nubila solus eris ‘‘Se il tempo si fara` scuro rimarrai solo’’. Quello della reale e fedele amicizia che viene verificata nelle avversita` e` un tema gnomico fra i piu` diffusi. 549
` FELICITA Consigli su come vivere il momento della felicita` , che e` tanto piu` breve, fuggevole quanto piu` e` intenso: non deve venire mai meno la consapevolezza che la felicita` e` appunto solo un momento, non uno stato costante della vita (ci penserebbe l’abitudine a farcela venire a noia). Felicita` quanto e` piu` grande piu` presto se ne va. La felicita` grande, intensa, e` quella che e` meno durevole e presto svanisce. La nemica della felicita` e` l’abitudine: quando una cosa piacevole arriva rende felici, poi diviene una consuetudine. Una cosa eccezionale poi e` anche piu` difficile che sia durevole e continui a dare quel senso di pienezza che offre allorche´ si presenta. 550
La felicita` fu vista passare, ma non prese alloggio. La felicita` passa davanti alle case, ma non vi si ferma. La felicita` e` un passaggio fortunato nella vita, non uno stato costante: essa arriva si affaccia e se ne va, percio` va goduta sempre quando arriva. 551
552
La felicita` e` come il sole: sorge, brilla e muore.
553 Alla felicita` ci si abitua. Anche le cose che danno la felicita` divengono con l’andar del tempo un’abitudine e non costituiscono piu` una ragione di gioia.
pag 611 - 04/07/2007
FEMME
548
.
554 La felicita` invecchia. Raggiunto il culmine, la consuetudine l’attenua.
Nella felicita` [prosperita`] non fumano gli altari. L’uomo si ricorda di Dio solo nel dolore e nella necessita`, nel pericolo il fervore si fa grande e la fede grandissima. Fumano gli altari e` una frase fatta per dire che ferve lo zelo religioso; di origine pagana, con riferimento al fumo delle vittime sacrificali, e` ancora usata, diffusa un tempo dai testi classici, dalle rappresentazioni teatrali e dalla poesia. Puo` comunque intendersi anche riferita anche alle candele o all’incenso delle chiese. Vedi anche Chi non sa orare vada in mare a navigare [M 696]; Chi non naviga non sa cosa sia il timor di Dio [N 161]. 555
556 La felicita` scema la fede. Con il benessere e senza preoccupazioni l’uomo non si preoccupa tanto di Dio.
Nella felicita` ragione, nell’infelicita` pazienza. Quando la vita e` fortunata e felice ci vuole misura, prudenza, temperanza per non inorgoglirsi e cancellare la lieta condizione. Quando invece la sfortuna e il dolore tormentano ci vogliono rassegnazione e pazienza per non perdere il controllo e commettere azioni dannose o insane. 557
Se vuoi la felicita` vivi in campagna e muori in citta`. Se desideri essere felice vivi la vita sana della campagna, stai lontano delle questioni, le polemiche, i cattivi sentimenti della societa` cittadina e finisci la vita in citta`, dove puoi essere assistito e curato meglio che in campagna. 558
FEMME 559 Cherchez la femme. ‘‘Cercate la donna’’. Frase francese, comune nel nostro linguaggio, per indicare che il bandolo di una intricata vicenda, di un intrigo, di un mistero poliziesco, si trova spesso individuando una donna, moglie, amante, segretaria. Trovando la donna si risale facilmente all’uomo, all’organizzazione o ad altro. Molti sono i padri putativi della frase (vedi Fumagalli, Chi l’ha detto?, p. 383). La formulazione vera e propria si trova ne Les Mohicans de Paris (atto III, scena VII) di A. Dumas padre.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
FEMMINA La visione della donna – con spregio chiamata femmina – che emerge da questi proverbi e` quella di una creatura imprevedibile, ostinata e stravagante che puo` portare la casa alla rovina. Alcuni consigliano all’uomo la mano pesante, altri parlano della femmina come di un bene deperibile. f Vedi Calzoni, Donna, F, Famiglia, Fortezza, Moglie, Ragazza, Sposa, Vedova. Femmina puole quello che vuole. Il fine che una donna si mette in testa (soprattutto in amore) lo raggiunge, prima o poi, con una determinazione, un’astuzia e una costanza che l’uomo non ha. Puole / pole per ‘‘puo`’’ e` la forma vernacolare, ormai scomparsa dall’uso anche a livello popolare. 560
Quando la femmina vuol filare fila senza fuso. Filare la lana senza ricorrere all’utensile opportuno e` di fatto quasi impossibile. Vedi per analogia Chi ha voglia di zappare zappa anche con la zappa di legno [Z 34]. 561
Quel che femmina vuole Dio puole. La donna vuole (e ottiene) quello che solo Dio puo` fare. 562
Femmina da un occhio piange e dall’altro ride. La donna ha il pianto facile (vedi Le donne hanno le lacrime in tasca [D 953]) e lo usa come mezzo per convincere, impietosire e prevalere. Per cui il pianto della donna e` cosa diversa da quello dell’uomo: e` passeggero, funzionale, pronto a cambiarsi in riso non appena e` stato ottenuto l’effetto stabilito. E` dunque un pianto ingannatore, come gia` affermato da una sentenza di Publilio Siro (M 35). Muliebris lacrima condimentum est malitiae ‘‘La lacrima femminile e` condimento della malizia’’, da confrontare direttamente con l’italiano Lacrima (Lagrime) di donna (delle donne), fontana di malizia [L 9]. 563
La savia femmina rifa` la casa e la matta la disfa`. La famiglia dipende in gran parte dalla donna: se essa e` saggia la famiglia e` ordinata, prospera e felice, se e` stolta la famiglia va a rotoli. Di diretta ascendenza biblica, Proverbi 14.1 ‘‘La donna saggia edifica la casa e la stolta la 564
pag 612 - 04/07/2007
549 distrugge con le sue mani’’. Rifare nel senso di ‘‘mettere a posto, migliorare’’ e` tipico, anche se non esclusivo, dell’uso toscano. Guardati da femmina ubriaca e da cavallo sfrenato. La donna ubriaca puo` commettere qualsiasi follia: rivelare segreti, sedurre, creare risse, e altre sciocchezze delle quali l’uomo viene chiamato a rispondere. Il cavallo che non obbedisce al freno non deve essere montato in quanto puo` causare un incidente. L’accusa di indulgere al bere, magari di nascosto, e` un tema misogino gia` classico che si presenta di frequente anche in eta` moderna. 565
Come ogni cavallo vuole sprone cosı` ogni femmina vuol bastone. Consiglia le maniere forti con la donna, cosa che getta una luce sinistra sui rapporti coniugali e l’educazione delle figlie in tempi andati. Vedi anche Asini, donne e noci voglion le mani atroci [A 1374]; Donne e bistecche, piu` si battono e piu` diventano tenere [D 1029]. 566
La moglie con la verga e il cavallo colla briglia. Per analogia. 567
Ara nel mare e nell’arena semina chi sue speranze fonda in cuor di femina. Chi si affida al cuore della donna, chi vi ripone la sua vita e tutte le sue speranze fa cosa folle perche´ il sentimento femminile e` inquieto e incostante e puo` mutare da un momento all’altro; non ne trarra` alcun frutto, come nell’arare il mare e nel seminare nella sabbia. Nell’opera Cosı` fan tutte (libretto di Lorenzo Da Ponte, musica di Mozart) Don Alfonso canta alcuni versi che hanno certamente a che fare con questi due endecasillabi (atto I, fine della scena II): ‘‘Nel mare solca / e nella terra semina / e il vago vento spera / in rete accogliere / chi fonda sue speranze / in cor di femmina’’. 568
Femmina, vino e cavallo mercanzie da fallo. Vino e cavalli – come anche bestiame, legna, fieno – sono mercanzie soggette a oscillazioni di prezzo, in rapporto alle stagioni, e anche a incidenti di conservazione col conseguente rischio per chi commercia in esse di arrivare addirittura al fallimento (fallo). La femmina e` qui menzionata per il fatto che un tempo per il padre di famiglia era quanto mai problematico sposare le figlie, specialmente se erano 569
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
FEMMINA
numerose: trovare buoni partiti, fare il corredo, la dote e cogliere il momento migliore per il matrimonio, prima che la ‘merce’ invecchiasse troppo. Da confrontare, per affinita` di senso e struttura, ma senza la donna, Cavalli, fieno e legna: mercanzie da disperati [F 805]; Vino e cavalli mercanzie da grandi falli [V 935]; Chi traffica in vino e in sangue oggi ride e domani piange [T 836]. Le femmine calano come la cassa del mercante. Le donne giovani perdono col tempo il loro valore, la loro bellezza e quindi la possibilita` d’essere accasate, come accade alla cassa del mercante, la quale, via via che il padrone invecchia e perde la sua iniziativa, limita la propria attivita`, non viaggia in cerca d’affari, diminuisce di valore, contiene sempre meno denaro. 570
Femmine di prete, caval del diavolo. Le donne che vivono nella casa dei preti, per una ragione o per l’altra, hanno pessima fama (le perpetue sono dispotiche, arcigne, brontolone, ficcanaso; le sorelle e le nipoti mordono il freno di una vita eccessivamente ritirata) e quindi il diavolo puo` servirsene come tramite per le sue imprese. 571
572 Femmina e` cosa mobil per natura. Proverbiale verso del Petrarca dal sonetto Se ’l dolce sguardo di costei m’ancide (Canzoniere 183.12, la prima parola e` Femina). Gia` Virgilio, pero`, aveva scritto: Varium et mutabile semper / foemina (Eneide 4.569 sg.). L’espressione si trova poi anche nell’Ariosto (Aminta atto I, scena II): ‘‘Femina, cosa mobil per natura’’. Il Boccaccio scrisse della donna: ‘‘Volubil sempre come foglia al vento’’ (Filostrato 8.30), cfr. Calpurnio Siculo, Ecloghe 3.10: Mobilior ventis, o femina! ‘‘Donna, sei piu` mutevole del vento’’. Dalla letteratura e dal melodramma sono entrati nell’uso diversi modi proverbiali su questo tema, vedi La donna e` mobile qual piuma al vento [D 807]. Si ripetono anche i versi del Poliziano (Stanze 1.14.5-8): ‘‘Che sempre piu` leggier ch’al vento foglia / e mille volte el dı` vuole e disvuole: / segue chi fugge e a chi la vuol s’asconde, / e vanne e vien, come alla riva l’onde’’. 573
Tre cose cacciano l’uomo di casa: camino che fa fumo, tetto che fa acqua e femmina che strilla.
pag 613 - 04/07/2007
FENICE
Il fumo impedisce il respiro e il tetto che lascia entrare l’acqua devasta l’ambiente, ma il proverbio e` mirato soprattutto – come e` assai frequente nei proverbi ‘ternari’ – sull’ultimo elemento, la donna iraconda che e` insopportabile. Vedi anche Fumo, grondaia e donna parlatora / caccian l’uom di casa fuora [F 1585] e sopra F 1-3. L’espressione si trova nel libro di papa Innocenzo III: De comtemptu mundi (1.18), e si richiama ad un preciso luogo della Bibbia (Proverbi 27.15): ‘‘Il tetto che goccia acqua quando piove e la donna litigiosa sono due cose simili: cercare di sopportarla e` come voler trattenere il vento e stringere l’olio nella mano’’. Tre cose cacciano l’uomo di casa: fumo, tegoli rotti, femmina arrabbiata. Il proverbio si trova riportato nell’Orlandino (5.69) di Teofilo Folengo: ‘‘Tre cose cacciano l’uomo di casa: il fumo il fuoco e la moglie malvasa’’. Da confrontare anche la strofetta latina medievale: Domina irata, / fumus et rata, / patella perforata / damnum sunt in casa ‘‘La donna irata, il fumo e i topi, la padella bucata sono la maledizione della casa’’. 574
575
550
.
Acqua, fumo e mala femmina cacciano la gente di casa.
Femmine, asini e capre hanno la stessa testa. Qui la donna, assimilata ad asini e capre, e` vista come imprevedibile, stravagante, capricciosa e soprattutto dura e ostinata. In questo caso, come nel seguente la donna e` messa in evidenza con la prima, e non l’ultima, posizione. 576
Femmina, gioco e mala compagnia fan l’uomo impoverir, comunque sia. La passione per le donne, per il gioco e la frequentazione di cattivi soggetti portano l’uomo a dilapidare il proprio patrimonio. 577
FENICE Favoloso uccello sacro degli antichi egizi. Voleva il mito che fosse unico della sua specie e vivesse per 500 anni nel deserto dell’Arabia, terminati i quali si bruciava da se´ in un rogo di piante resinose. Dalle ceneri nasceva un verme e da questo un piccolo uccello che ricominciava un nuovo ciclo di 500 anni. Araba Fenice e` diventato sinonimo di cosa o persona di cui si parla molto ma risulta intro-
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
vabile. Piu` recentemente per esprimere lo stesso concetto, riferito unicamente a persona, si cita la Primula Rossa (vedi sotto). Rara Fenice e` un uomo felice. L’uomo davvero felice e` cosa rara, quasi impossibile a trovare, in quanto tutti gli uomini hanno piu` o meno qualcosa di cui lamentarsi, un neo che guasta la completa felicita` . L’uomo felice sarebbe dunque non inesistente, ma introvabile (vedi sotto), come la Fenice. Vedi anche con un significato diverso La fedelta` e` un uccello raro [F 529]. 578
Come l’Araba Fenice: che vi sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa. Strofetta proverbiale che si cita variamente, o si usa come modo di dire, voce di paragone, di una persona, una cosa che appare e scompare, e` stata vista, ma e` introvabile. Sono versi del Metastasio che si leggono nel Demetrio (atto II, scena III). Per esprimere concetto affine talora si usa ancora il modo di dire essere [apparire / scomparire] come la Primula Rossa con riferimento al Barone Jean de Batz (1760-1822) che, durante la rivoluzione francese cospiro` adoperandosi per salvare i condannati dalla ghigliottina, facendosi fama d’imprendibile agente della reazione. Le sue gesta passarono nella leggenda e la scrittrice inglese Emma Montague Barlow (18541947), sotto lo pseudonimo di Baronessa Emma Orczy, scrisse, ispirandosi molto liberamente a questa figura storica, un romanzo dal titolo The Scarlet Primpernel (‘‘La primula rossa’’), nome del fiorellino di campo col quale si faceva riconoscere il protagonista della storia. Trasformata in commedia nel 1903, la storia ebbe successo e negli Stati Uniti, nel 1934, ne fu tratto un film, La Primula Rossa, con la regia di Harold Young, con Leslie Howard. Un celebre remake e` L’inafferrabile Primula Rossa con David Niven, del 1950. 579
FERIRE f Vedi Spada. 580 Meglio ferito che morto. Meglio essere danneggiato gravemente nelle persona che perdere la vita. Vedi anche Meglio cascare dalla finestra che dal tetto [C 91]; Di due mali bisogna scegliere il minore [M 332].
pag 614 - 04/07/2007
551
.
FERRAGOSTO
FERITA Si osservano le ferite del corpo, per parlare di quelle dell’anima, dello spirito.
Per analogia. Nella vita non andare avanti e` per forza un retrocedere, poiche´ tutto procede e avanza.
Dio fa le ferite e i medicamenti. Dio manda le disgrazie e le consolazioni, i guai e i rimedi; nei dolori e nelle sventure della vita e` sempre presente qualche circostanza che puo` essere di aiuto e di conforto.
588 Chi fermo sta fermo rimane. Chi si ferma non progredisce.
581
La ferita non si rimargina mai tanto bene che non torni a dolere. Una ferita profonda, anche se cicatrizzata, con gli anni torna a dolere di tanto in tanto, soprattutto con le variazioni del tempo. Un colpo ricevuto non cessa mai di far male. Il valore metaforico si riferisce alle ferite che colpiscono i sentimenti e la dignita` della persona: sia pure vendicate, perdonate, passate da molto tempo tornano di quando in quando a farsi sentire. 582
583
Le vecchie ferite tornano a sanguinare.
584 Se vuoi guarire non toccare la ferita. Se vuoi ottenere presto la guarigione lascia che la ferita si rimargini da sola, non toccarla, non medicarla continuamente. Anche nel caso di ferite morali vale il consiglio di non ripensarci continuamente, non parlarne rinnovandone il ricordo e la pena.
Ferita porta gloria e sangue vittoria. Nelle vecchie cabale del lotto e nei libri dei sogni si dice che sognare una ferita e` presagio di futura gloria e il sangue versato predice una sicura vittoria. 585
FERMARSI / STAR FERMO Nella vita tutto procede e avanza inesorabilmente, non si puo` non tenere il passo, non agire, abbandonare la lotta perche´ cosı` si e` gia` vinti. f Vedi Montagna. 586 Chi si ferma e` perduto. Estremamente vivo e diffuso: chi interrompe il suo cammino, abbandona la lotta, si arrende, tira i remi in barca puo` considerarsi veramente vinto e finito. Anche: chi si accontenta, si compiace dei risultati ottenuti, si ferma a godersi quello che ha conquistato e` giunto alla fine del cammino. Usato come motto dal fascismo. 587
Chi non va avanti va indietro.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
589 Chi sta fermo ammuffisce. Chi resta immobile subisce i danni dell’immobilita`. Le cose che rimangono inutilizzate degenerano, si decompongono, vengono attaccate da parassiti, microrganismi, muffe. Vedi il contrario Pietra che rotola non fa muschio [P 1693]. 590 Chi sta fermo non guadagna nulla. L’inerzia non produce nulla ne´ da` alcun vantaggio. Chi si muove stabilisce rapporti, trova occasioni e anche fortuna. Vedi anche Aiutati che Dio t’aiuta [A 372]; Chi dorme non piglia pesci [D 1097].
FERRAGOSTO E` chiamato Ferragosto il giorno 15 di agosto, festa dell’Assunzione al cielo della Madonna, che veniva celebrata con solennita`. Ma questa data indica anche, per i lavori dei campi, l’avvicinarsi della fine dell’estate. f Vedi Agosto, Canicola, Leone, Sole. Per Ferragosto si mangiano i piccioni arrosto. Questa festa, che cade nel grande caldo estivo, aveva come piatto tradizionale, soprattutto nell’Italia centro-settentrionale, l’arrosto, in particolare il piccione, accompagnato da vino rosso. Vedi anche Agosto chiappa, spenna e metti arrosto [A 343]. 591
La vigilia di Ferragosto anche gli uccelli digiunano nel bosco. Ogni festa solenne era preceduta da un giorno di digiuno: la celebrazione dell’Assunzione della Madonna era cosı` sentita che, secondo il proverbio, perfino gli uccelli la vigilia si astenevano dal cibo. 592
Per Ferragosto fatto il carbone e tagliato il bosco. Le provviste di legna e carbone e in genere i lavori del bosco devono essere a buon punto prima delle piogge autunnali che hanno inizio alla fine di agosto. 593
Chi va al fiume dopo Ferragosto non ha cervello o non ce l’ha a posto. Alla meta` di agosto il tempo cambia, comincia a essere troppo freddo per bagnarsi. Un 594
pag 615 - 04/07/2007
FERRARE
tempo le malattie da raffreddamento potevano portare alla polmonite ed essere molto pericolose. Possibile anche un riferimento alle piene improvvise causate dai temporali di fine estate. Vedi anche Chi si bagna il primo d’agosto non arriva a bere il mosto [A 358]. 595
552
.
Chi si bagna dopo Ferragosto non sentira` il gusto del mosto.
FERRARE Ferrare significa in generale munire di ferri un oggetto per rinforzarlo. Si ferrano gli animali da corsa o da tiro (cavalli, buoi, asini) per impedire allo zoccolo di logorarsi: il ferro viene fissato con chiodi speciali che si configgono nello zoccolo e, uscendo lateralmente, vengono ribattuti. 596 Chi ferra inchioda. Chi mette i ferri a un animale (cavallo, bove, ecc.) deve piantare dei chiodi che fissino il ferro allo zoccolo, cosa tanto ovvia che dice come il proverbio sia da intendere come metafora. Di fatti si usa per dire che, se uno vuol fare una cosa, deve rassegnarsi a compiere quegli atti, o rinunce, necessari per conseguirla. Nella ferratura delle bestie l’operazione dell’inchiodatura richiedeva abilita`, delicatezza e precauzioni, per cui si poneva l’animale nel travaglio, intelaiatura di pali che lo immobilizzava, e si legava lo zoccolo, badando a non infilare il chiodo ne´ troppo vicino alla parte viva dello zoccolo, per cui l’animale provava dolore e s’imbizzarriva, ne´ troppo superficialmente, cosa che faceva cadere e perdere presto il ferro. Quindi: anche una cosa semplice ha le sue regole e richiede le dovute attenzioni. Talora il proverbio e` usato per dire che chi fa sbaglia, chi opera commette anche degli errori, in quanto l’inchiodatura non era mai esente da qualche reazione pericolosa della bestia che sentiva dolore. Giocando sul significato di chiodo (antico, tuttora vivo in Toscana, cosı` come inchiodare) usato per indicare ‘‘debito, conto con lo strozzino’’ (si dice infatti di chi ha molti debiti: inchiodato come un Cristo) si usava anche con un terzo, diverso, significato: chi mette su una carrozza, cavallo (compra un puledro e lo ferra) ha una forte spesa, tale che puo` comportare l’apertura di un debito; per cui, malignamente: chi si mette in grande, chi alza il suo livello di vita facilmente se la vede con lo strozzino.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Chi ferra inchioda e chi cammina inciampa. In questo caso la seconda parte indica che il significato e` solo quello che e indica la necessita` che un’azione comporti l’eventualita` di un errore: chi lavora e` soggetto a sbagliare, come chi cammina qualche volta inciampa. 597
598 Chi cavalca ferra. Chi va a cavallo deve ferrare la cavalcatura; chi vuole un utile deve accollarsi le spese per procurarselo. 599 Chi la vuol cavalcare la ferri. Chi vuole andare a cavallo pensi per prima cosa a ferrarlo. Chi vuole servirsi di una cosa deve metterla in condizione di poterla utilizzare e farsi carico della sua manutenzione.
FERRO Materia prima un tempo di gran parte degli attrezzi utili nei vari mestieri, in citta` e in campagna, tanto che ferri vale come sinonimo di strumenti. I proverbi s’incentrano sulle qualita` proprie del materiale per trarne insegnamenti di vita: forza, durezza ma anche duttilita`. f Vedi Carne, Casa, Catena, Fabbro, Piombo. 600 Chi batte ferro batte oro. Chi lavora il ferro guadagna bene, come se lavorasse un metallo prezioso. Un tempo i fabbri ferrai erano artigiani ricercati e ben pagati, dipendendo dalla loro attivita` quasi tutte le arti e i mestieri.
Il ferro va battuto quando [finche´] e` caldo. Molto vivo e diffuso. Il ferro si lavora appena uscito dalla forgia, quando e` caldo e duttile; se si raffredda indurisce. Le cose vanno fatte subito: lasciar passare il momento aumenta le difficolta` o fa perdere l’occasione. Vedi anche Bisogna prendere il mondo come viene e far la festa quando cade [F 631]; A chi la lascia passare, l’occasione mostra il culo [O 40]. 601
602 Bisogna macinare quando piove. Per analogia. Il mulino ad acqua poteva girare a lungo quando la gora era alimentata dalla pioggia. 603 Il dente va cavato quando duole. Per analogia. Se cessa il dolore il malato non lo cura piu`.
pag 616 - 04/07/2007
553
.
FESSO
Chi scalda tanti ferri non ne forgia nessuno. Il fabbro che mette nella fucina ad arroventarsi tanti ferri non arriva poi a lavorarne nemmeno uno. Intraprendere troppe cose allo stesso tempo non parta a nessun risultato. Vedi anche Chi vuol mettere troppa carne al fuoco fatica parecchio e conclude poco [C 773].
FERRO DA STIRO f Vedi Sarto.
Chi mette tanti ferri in fucina qualcuno ne guasta. Chi da` inizio a troppe faccende qualcuna la perde per strada, qualcuna non la porta a compimento, come il fabbro che ha messo molti ferri ad arroventarsi e riesce a lavorarne solo alcuni.
613 Il ferro e` il ruffiano del sarto. Stirando accuratamente si possono mascherare eventuali difetti; pertanto, grazie al ferro da stiro, il sarto raccoglie elogi e simpatie.
604
605
Il ferro si lima col ferro. Le cose dure, ostinate si piegano usando altrettanta durezza e ostinazione. 606
607
Col ferro si batte il ferro.
608
Il ferro aguzza il ferro.
Il ferro si piega e l’acciaio si spezza [si rompe]. Il ferro e` dolce e quindi duttile e malleabile; l’acciaio e` temperato e quindi inflessibile. Quello che e` tanto rigido da non adattarsi alle pressioni esterne viene spezzato e distrutto. Chi non cede al piu` forte, invece di un condizionamento subisce la rovina completa. Il proverbio puo` avere due significati: il debole, il vile, si piega servilmente alla prepotenza; oppure, chi ha buon senso puo` adattarsi a una situazione di necessita` cercando un’intesa, un compromesso per sopravvivere. Vedi anche Bisogna andare dove va la corrente [C 2271]; Visse bene chi visse nascosto [N 55]; Chi come canna si piega al vento non ha nemici e vive contento [C 500]; Piegati giunco che viene la piena [G 803]. 609
610 Le porte si aprono col ferro o con l’oro. Gli ostacoli si superano o con la forza o con la corruzione. La violenza e la ricchezza arrivano dappertutto. Vedi anche Con le chiavi d’oro si aprono tutte le porte [O 520].
Cattivo ferro e` buono solo a far chiodi. Con i ritagli della lavorazione del ferro i fabbri facevano i chiodi. Da qui probabilmente l’espressione: roba da chiodi, per indicare qualcosa di scadente, quindi inaccettabile, e al limite paradossale. 611
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
612 Il ferro stira quando e` caldo. Il ferro da stiro fa il suo lavoro soltanto quando e` stato riscaldato a dovere. Tutte le cose funzionano bene se hanno quello che richiedono. Una persona fa il proprio lavoro bene solo quando e` ben retribuita.
FERRO DI CAVALLO Ferro di cavallo non trovarlo o non guardarlo. E` un proverbio solo per cacciatori. Mentre comunemente, infatti, e` ritenuto segno di fortuna trovare un ferro di cavallo, per chi va a caccia accade il contrario, forse perche´ chi porta il fucile ha gia` su di se´ una carica magnetica. Nel caso che lo trovi il cacciatore non solo non deve raccoglierlo, ma non deve fissarci lo sguardo per ridurre la sfortuna al minimo. 614
FESSO f Vedi Scemo, Stolto.
Qui riportiamo alcune forme colloquiali, non propriamente proverbi ne´ modi di dire, che hanno pero` una forma piuttosto rigida e ci sembrano richiedere la registrazione per utilita` e completezza. 615 Cca’ nisciuno e` fesso. ‘‘Qua nessuno e` fesso’’. Frase napoletana, ambientata pienamente nell’uso colloquiale italiano, per avvertire scherzosamente l’interlocutore che non sta parlando con ingenui o sciocchi. 616 Non siamo nati ieri. Per analogia. Abbiamo esperienza e non siamo ingenui. 617 Non ci ho scritto sale e tabacchi. Per analogia. Nel pronunciarlo si indica la fronte. Sale e tabacchi era scritto sull’insegna del vecchio negozio dei monopoli di Stato. Vorrebbe dire che nella testa c’e` il sale (simbolo dell’intelligenza) e non altro. 618
Non ci ho scritto giocondo.
pag 617 - 04/07/2007
FESTA
554
.
Per analogia. Giocondo viene detto l’uomo sempre contento, anche quando lo imbrogliano, e quindi scemo. FESTA Le feste religiose sono solari (fisse), come quelle dei vari santi, o lunari (mobili), come la Pasqua, a seconda del ciclo su cui sono regolate. Il sole e il suo corso apparente conferiscono all’anno un andamento ciclico e speculare. L’anno liturgico inizia con l’Avvento, periodo di penitenza di quattro settimane preparatorio al Natale, culmina nella Novena, quindi la Nativita` segna il punto fondamentale dell’anno. Vi e` una sintonia astronomica: il periodo penitenziale dell’Avvento corrisponde al periodo di minore insolazione della terra, quindi alle tenebre che coprono il mondo prima della venuta del Salvatore. Il Natale corrisponde al solstizio invernale, nel quale la luce ‘rinasce’, ossia ricomincia il suo corso che la porta a prevalere sulle tenebre. A sei mesi di distanza abbiamo la festa di san Giovanni, oggi poco riconosciuta, ma un tempo solennissima, al punto d’essere chiamata Natale dell’estate. Il sole termina la sua fase di allungamento del periodo d’illuminazione giornaliera e le tenebre iniziano a prevalere lentamente sulla luce. La notte di san Giovanni (vedi Giovanni Battista) e` la notte dello scatenarsi delle forze tenebrose, la notte delle streghe, dei folletti: la notte di mezza estate (non astronomica). Tutti i giorni non festivi dell’anno erano dedicati alla memoria di uno o piu` santi, molti dei quali sono stati lasciati ai culti locali dalla riforma liturgica operata dalla Chiesa nel 1969. S’incardinano comunque in questo sistema fisso, ordinato sul ciclo solare, che ne costituisce la struttura. Quanto alla vera festa privata, essa si teneva un tempo solo per particolari ricorrenze, come fidanzamenti e matrimoni, o in particolari periodi dell’anno, come il Carnevale; per chi la organizzava era una faccenda impegnativa e dispendiosa. La festa per antonomasia restava sempre comunque quella del patrono del paese, che cadeva in quel determinato giorno e non poteva essere rimandata. L’invito ricorrente in molti proverbi a godersi la festa al momento opportuno e` un monito a non lasciarsi sfuggire le rare occasioni di felicita` in una vita che non ne presenta molte. Altri proverbi osservano il comportamento dei partecipanti alle feste.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
f Vedi Ballo, Carnevale, Domenica, Lavoro, Musica, Nozze, Pasqua, Sala, Santo, Sposare, Suonare, Suono. 619 Piu ` la festa e` grande, piu` suonan le campane. Durante le feste religiose suonano le campane, e piu` a lungo suonano quanto piu` la festa e` solenne. Piu` un avvenimento suscita scalpore, piu` grande e` la confusione. 620 Piu ` la festa e` solenne, piu` il diavolo e` in faccende. Piu` grande e` la festa, piu` vi e` concorso di gente e piu` il diavolo si da` da fare per creare occasioni di invidia, di attrito, di scontro e di peccato.
Festa in chiesa, rumore in cucina. Quando si canta in chiesa per la festa si spignatta in cucina per il pranzo. Non c’e` gioia spirituale che non s’accompagni a qualcosa di equivalente nel campo materiale. 621
622 Chi fa la festa non la gode. Colui che organizza e offre la festa sara` lieto per la riuscita, ma non potra` approfittarne in quanto sara` occupato a far sı` che tutto vada per il meglio. 623 La festa e` bella in casa d’altri. In quanto se ne gode senza avere spese, ne´ fatiche di nessun genere. 624 Non tutti i giorni e` festa [domenica]. Non si puo` essere sempre contenti, divertirsi, aver fortuna, vincere, ecc.; le cose non vanno sempre in modo piacevole. Questo proverbio, presente in forme equivalenti in varie lingue europee si inserisce, con i seguenti, in un filone proverbiale di ascendenza antica che ammonisce a non credere definitivi i momenti felici; schema simile e con stesso senso si trova gia` in un proverbio romano antico, Non semprer Saturnalia erunt ‘‘Non saranno sempre i Saturnali’’, testimoniato da Seneca (Apocolocintosi 12.2), con riferimento alla festa che si svolgeva a meta` dicembre, caratterizzata da grande allegria e rovesciamento delle convenzioni sociali. Vedi anche Non e` sempre Carnevale [C 793]. 625 Ogni dı` non e` festa. 626 Non e` sempre domenica. Per analogia. 627 Natale [Pasqua] viene una volta l’anno. Per analogia.
pag 618 - 04/07/2007
555 628 Non s’ammazza tutti i giorni il porco. Per analogia. Quando si ammazzava il porco nella case contadine era festa in quanto, dovendo consumarne le parti deperibili, si mangiava carne senza misura. L’uccisione del maiale era detta la festa del porco.
Non sempre ci sono i gigli in fiore e cantan le cicale. Per analogia. Non c’e` sempre la bella stagione di giugno. Non ci sono sempre condizioni serene e belle. 629
Non sempre passano i tordi. Per analogia. Non c’e` sempre una caccia ricca e una tavola di lusso. 630
Bisogna prendere il mondo come viene e far la festa quando cade. Quando si ha la possibilita` di stare bene e allegri, non bisogna perderla rimandando l’allegria a migliore occasione, perche´ spesso questa non viene. Bisogna accettare dalla vita il bene e il male senza esaltarsi e senza deprimersi. Occorre adeguarsi alle varie situazioni che ci sono imposte con animo lieto, cogliendo gli aspetti migliori e pensando il meno possibile ai dolori e alle pene. Vedi Bisogna fare di necessita` virtu` [N 181]. 631
632 Bisogna far la festa quando e` il santo. La festa va fatta nel giorno designato, quando cade la ricorrenza del patrono del paese; cioe` al momento opportuno, quando se ne ha l’occasione.
Chi non fa la festa quando viene in appresso non vien bene. Vedi anche Il ferro va battuto quando e` caldo [F 601]; A chi la lascia passare, l’occasione mostra il culo [O 40]. 633
Fiera rimandata minestra riscaldata. Per analogia. Vedi anche Frate sfratato e cavolo riscaldato non fu mai buono [F 1322]. 634
.
FESTA
quando questa e` ormai superata. Vedi anche Finita la festa, buonanotte sonatori! [V 242]; Finita la festa, salutato il santo [S 301]. Meglio una bella festa che cento festicciole. Meglio una bella festa solenne e grande che tante ricorrenze con poca gente e poca allegria. ` meglio una festa all’anno che cento 638 E festicciole. 637
Prima della festa le donne s’affacciano alla finestra. Le donne per natura amano la festa e quello chi vi sta intorno, quindi prima della festa sono eccitate e si danno da fare per vedere chi va, come si veste, con chi e`, da dove viene e tante altre cose. 639
Tre volte stanno allegre le donne: quando parlano della festa che viene, quando viene la festa e quando dicono male della festa fatta. Dopo l’euforia dell’attesa, ecco l’allegria della festa e infine il divertimento dei pettegolezzi. 640
641 Fatta la festa se ne dice male. Una volta che si e` partecipato a una festa c’e` anche il piacere di trovarne i difetti, criticare i padroni di casa, senza riguardo alla gentilezza ricevuta.
Chi va alla festa e non e` invitato torna a casa sconsolato [ben gli sta se ne e` scacciato]. Chi si invita da solo a una festa si aspetti di non essere bene accetto. Chi va dove non e` gradito si pone nella condizione di ricevere un trattamento poco piacevole. Vedi anche Chi va dove non e` chiamato come un asino e` trattato [C 1401]; Chi va a nozze senza invito torna a casa schernito [N 540]; Chi va e non e` invitato torna a casa presto e scornato [I 490]. 642
635 Finita la festa, finiti i canti. Quando finisce una cosa finisce anche cio` che immancabilmente l’accompagna, cio` le e` connesso. Vedi anche Finita la musica, finito il ballo [M 2276].
Chi non vuol ballare [ridere] non vada alla festa. Chi non ha voglia di ballare, ridere e scherzare non vada dove si fa festa: o sara` costretto a farlo o diverra` oggetto di riso, di scherzi e motteggi. Non si puo` partecipare a qualcosa standone defilati.
636 Finita la festa, sfasciato il tamburo. Perche´ per molto tempo non si parlera` piu` di feste. Cio` che serve per un certo evento, per una certa situazione, viene del tutto trascurato
644 Chi non ha amici non vada alla festa. Chi non ha compagni con cui stare in allegria non vada a festeggiare. Non si va alle feste dove non si conosce nessuno.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
643
pag 619 - 04/07/2007
FESSURA
Ogni festa ha il suo alloro [la sua mortella]. Anche oggi gli ambienti dove si tengono le feste vengono spesso adornati con festoni d’alloro. Essere l’alloro della festa si dice per indicare colui che e` il centro dell’attenzione, che tiene la conversazione, rende piu` gradevole e allegro l’incontro. Ogni festa, ogni occasione lieta ha infatti il suo eroe, colui che viene piu` ammirato. Anche la mortella si usava per ornamento come l’alloro e nella metafora ha lo stesso valore. 645
Ogni festa ha i suoi pazzi. Il pazzi sono coloro che con qualche trasgressione danno vita a momenti di divertimento e di riso, spingendo all’allegria senza la quale la festa non puo` dirsi riuscita. Vedi anche Passa la festa e il matto resta [M 1050]. 646
647
Senza pazzi non si fa festa.
Chi fa tutte le feste povero si veste. Chi vuole essere presente in tutte le occasioni di festa, vedra`, per gl’impegni che queste comportano, svuotarsi vistosamente la sua borsa. 648
Chi vuole andare a tutte le feste deve fare molte vigilie. Deve fare molti digiuni, rinunciare a molte cose. 649
650 Chi vuol goder la festa digiuni la vigilia. Chi vuole apprezzare veramente la festa viva modestamente negli altri giorni. Per le vigilie delle grandi feste religiose era imposto dalla Chiesa il digiuno e l’astinenza, il che rendeva ancora piu` gradita la solennita`. 651 Fa la sua festa la Domenica delle Palme. Modo di dire proverbiale che significa: ‘‘E` un asino’’, come quello che porto` in trionfo il Signore a Gerusalemme. La Chiesa ricorda nella domenica precedente alla Pasqua l’ingresso di Cristo in trionfo a Gerusalemme a dorso di un asino.
Chi fece del seren troppo gran festa avra` doppio dolor nella tempesta. Endecasillabi a rima baciata, provenienti forse da una composizione poetica. A chi si e` rallegrato troppo del tempo buono, della fortuna, del periodo favorevole, costera` di piu` sopportare il rovescio della situazione, il tempo burrascoso e le difficolta`. 652
653
556
.
Guardati da chi ti fa tante feste.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Stai in guardia da chi ti omaggia, ti loda, ti riverisce, perche´ quasi certamente ti sta tendendo un tranello, ovvero vuole qualcosa da te. Far le feste si dice in particolare del cane che abbaia e scodinzola andando incontro al padrone. Chi ti fa piu` carezze del solito o te l’ha fatta o te la vuol fare. Per analogia. 654
FESSURA Si tratta dello spiraglio di una porta o di una finestra che non chiudono bene. f Vedi Sole. Aria di fessura vento di sepoltura [ti porta in sepoltura]. Una corrente d’aria proveniente da uno spiraglio di porta o di finestra puo` causare un malanno grave. Un tempo non vi erano rimedi per la polmonite e se ne poteva morire. Vedi anche Aria di finestra colpo di balestra [F 915]; Sole di vetro, aria di fessura portano l’uomo in sepoltura [S 1558]; Spalle al fuoco, pancia al tavolo e bicchiere pieno [S 1744]. 655
FIACCOLA Non si accende una fiaccola per metterla sotto il moggio. Non si accende un lume per metterlo sotto un recipiente (il moggio, appunto, corrispondente all’omonima unita` di misura per aridi, assai variabile da zona a zona). Non si fa una cosa importante, non si acquista una capacita` per nasconderla o avvilirla. Da un passo del Vangelo (Matteo 5.15: ‘‘E non accendono la lucerna e la pongono sotto il moggio, ma sopra il candelabro’’, cfr. Marco 4.21; Luca 11.33). D’Annunzio ne ha tratto il titolo della sua tragedia La fiaccola sotto il moggio (1904). 656
FIAMMA 657 Non c’e` fiamma senza fumo. Tutte le cose buone portano con se´ fastidi e inconvenienti. Non c’e` cosa bella, merito, gloria che non porti con se´ l’aspetto negativo, l’invidia, la malevolenza, la diffamazione. 658
Ne´ fiamma senza fumo, ne´ gloria senza invidia.
659
La fiamma abita vicino al fumo.
pag 620 - 04/07/2007
557
.
C’e` chi attizza le fiamme e grida al fuoco. Ci sono persone che, mentre fomentano tumulti, discordie, risse fingono di darsi da fare per sedarle, calmarle, portare la pace. 660
Fiamma azzurra chiama la neve. Quando d’inverno la fiamma nel camino presenta tonalita` azzurre si dice che sia segno che sta arrivando la neve. 661
FIANCO f Vedi Doglia. FIANDRA Regione dei Paesi Bassi, di lingua fiamminga, dove a partire dall’inizio del XV sec. fiorı` una straordinaria scuola di pittura caratterizzata caratterizzata dalla precisione del dettaglio analitico; in seguito pero`, fra XVI e XVII sec., si affermarono autori specializzati in scene di folla, in grandi visioni d’insieme di battaglie e simili; a questi fanno riferimento i due proverbi qui elencati. I quadri di Fiandra sono belli di lontano. Si dice di una cosa che non mantiene quanto promette allorche´ si viene a conoscerla meglio. I quadri dei pittori fiamminghi, visioni d’insieme di porti, battaglie, mercati, paesaggi, sono pieni di particolari e vanno ammirati da lontano. 662
Quadri di Fiandra e battaglie sono belli di lontano. Per i quadri vedi il precedente, per le battaglie la ragione e` ovvia. 663
FIASCO E` il recipiente di vetro rivestito di paglia, panciuto e a collo lungo, dove tradizionalmente si tiene il vino. f Vedi Vino. 664 Coi fiaschi vuoti non si fa festa. Non si puo` far baldoria con il vino che e` stato gia` bevuto. Specificamente: non ci si puo` rallegrare con le cose ormai terminate, che non ci sono piu`. Anche: senza abbondanza non c’e` allegria. 665
Con un fiasco pieno si trova un amico a ogni ora.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
FIATO
Con la disponibilita` di buone vivande, di tavola imbandita, di facili vantaggi, con la possibilita` di far bisboccia si trova sempre e rapidamente compagnia. Chi beve al mattino rompe il fiasco e salva il vino. Ubriacandosi di mattina si commettono sciocchezze, ma il vino bevuto non ce lo toglie nessuno, cioe` lo si ‘‘salva’’ usando se stessi come contenitori. Si dice di chi preferisce il piacere immediato a qualsiasi prezzo. 666
Vino di fiasco: la sera e` buono e la mattina e` guasto. Il vino all’azione dell’aria svanisce e perde sapore; quando resta in fondo al fiasco, dove c’e` molta aria, anche se ben tappato facilmente si sciupa. Si usa il proverbio per indicare qualcosa che non e` destinata a durare. 667
Amore di padrone e vin di fiasco la sera e` buono e la mattina e` guasto. L’amore del padrone e la sua benevolenza durano poco, di solito tanto per quanto un sottoposto gli fa comodo. 668
669 Nacque quando sgrondarono il fiasco... Intercalare proverbiale che si dice di un figlio nato da genitori in eta` avanzata, con intuibile metafora.
FIATO Fiato come respiro, energia, ‘‘spirito vitale’’, ma anche nel significato piu` materiale e prosaico di alito, non sempre di gradevole odore. Finche´ uno ha fiato non deve dirsi morto, ma malato. Finche´ uno respira deve avere sempre qualche speranza, disperata e` solo la condizione della morte. 670
671 Per il fiato si muore. Il fiato qui ha significato di ‘‘forza vitale’’ che coincide con il respiro. Quello che viene meno con la morte e` proprio la forza vitale che non e` piu` capace di tenere la vita, l’anima attaccata al corpo. Si dice di chi vive a malapena: regge l’anima (o il fiato) coi denti.
Risparmia il fiato per quando hai da morire. Conserva l’energia che hai per quando ti sara` necessaria; non sprecare inutilmente le risorse che hai per cose futili o di nessun conto. Si dice a chi fa sforzi, fatiche per fini banali, con 672
pag 621 - 04/07/2007
FICA
risultati meschini. Chi muore naturalmente perde l’anelito, cerca inutilmente il fiato che gli viene a mancare. 673 Il fiato degli altri puzza sempre. Tutto cio` che viene dagli altri e` fastidioso, insopportabile, sgradito, soprattutto le manifestazione della materialita` , mentre delle stesse cose che vengono da noi neppure ci accorgiamo. Vedi anche Nessuno sente il puzzo della sua merda e sente a un miglio quella degli altri [M 1285]. 674 Chi vuol de’ baci si profumi il fiato. Chi desidera essere amato si renda gradito, desiderabile e amabile; eviti cio` che di lui disgusta e allontana coloro dai quali vuole l’affetto.
FICA Proverbi che nascono dagli appetiti e dalle fantasie sessuali degli uomini. Descrivono la potenza, la forza di seduzione, la vitalita`, gli aspetti fisici del sesso femminile con un’ottica prettamente maschile subalterna a esso. E la donna s’identifica con la fica. Lascia far che il mondo dica che la cosa migliore e` la fica. Detto notissimo che oltre al chiaro significato ha anche quello di affermare che e` inutile ascoltare i pareri e le prediche altrui, le considerazioni morali, le valutazioni di opportunita`: quella per l’uomo e` la cosa migliore, e basta. 675
676
558
.
Si dica quel che si dica, ma la cosa migliore e` la fica.
677 La fica e` il piatto migliore del banchetto. Sulla tavola delle cose buone offerte dalla vita quella migliore e` l’amore e quanto a esso attiene.
La fica e` il companatico [la consolazione / il paradiso] dei poveri. Il sesso e` l’unica consolazione di chi non ha niente. Ci si riferisce all’epoca nella quale la vita riservava ben pochi diversivi o evasioni alla gente semplice, ai limiti dell’indigenza. Il companatico e` quella vivanda con la quale si rende gustoso il pane, che era un tempo la base dell’alimentazione, cosa che spesso nelle tavole era scarsa o mancava del tutto. Percio` il pane era il sostentamento e l’amore tutto il resto. 678
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
L’unica consolazion dei poverelli e` rivoltare il culo ai travicelli. Per analogia. Le stanze da letto erano nella casa di una volta in genere al primo e ultimo piano, per evitare l’umidita` del terreno. Nei soffitti erano scoperti travi e travicelli, e l’uomo impegnato nell’atto sessuale mostrava ai travicelli la parte meno nobile di se stesso. 679
A chi non piace la fica [figa] il Signore lo castiga. Disprezzare una cosa cosı` importante e bella, un dono del cielo, e` un peccato grave che comporta un castigo da Dio stesso. Al di la` della grassa battuta c’e` un senso arcaico della vita, con le sue strutture elementari, un entusiasmo che il Cristianesimo ha un po’ abbuiato, imponendo una visione austera della sessualita` e condannandone il suo intrinseco fascino. Ovviamente il detto da` per implicita la condanna morale e sociale della omosessualita`. Per estensione: il disprezzo delle cose buone merita un castigo, vedi anche Chi con l’acqua guasta il vino beva il mare a capo chino [V 879]. 680
Chi non ha giovane amica non sa cosa sia la fica. L’amore migliore e` quello con la donna giovane. Molti libertini alla fine delle loro carriere si sono rivolti alle ‘lolite’, alle ragazzine inesperte e ingenue, o sedicenti tali. 681
682 La fica e` il pozzo della speranza. L’umanita` si rinnova e pensa di diventare migliore uscendo da quel pozzo che e` la fonte della vita. Per una strana illusione costante si pensa che i posteri siano un giorno migliori dei contemporanei e capiscano piu` di loro. 683 Le fiche al buio sono tutte uguali. Spenta la luce ogni donna e` adatta a quello che cerca un uomo. Qui il termine fica sta per donna, come usa nel linguaggio volgare. Vedi anche A lume spento e` pari ogni bellezza [L 1003]; Di notte tutti i gatti sono bigi [G 251].
Tira piu` un pelo di fica [capello di donna] che cento paia di buoi. La forza esercitata dalla seduzione femminile non ha pari e supera di gran lunga qualunque altra. Il paragone e` paradossale e prende come termine di confronto quanto un tempo ci fosse di piu` forte ed efficace nel trascinare un peso. Siccome il detto e` greve, si attenua talora con capello, crine di donna, ma perde in efficacia. 684
pag 622 - 04/07/2007
559
.
Tira piu` un pelo di fica che dodici elefanti. L’elefante e` considerato il piu` forte degli animali. 685
686
Tira piu` una fica che una fune.
Un pelo di donna tira in mare un bastimento. Per analogia. 687
Tira piu` un ricciolo di donna che una corda di canapa. Per analogia.
FICA
senza lavorare. Ma il significato piu` comune e`: la donna ha la possibilita` di essere anche passiva in un rapporto, cosa che l’uomo non puo`. E` piu` facile tenere la bocca aperta che il braccio teso. Per analogia. Lo dicono le donne agli uomini che si vantano incautamente. La bocca e` la natura e il braccio e` il pene. 694
688
La fica regalata e` quella che costa piu` cara. Quando una donna si concede spontaneamente, differisce soltanto il pagamento, che puntualmente andra` in scadenza con interessi piuttosto salati. In realta` le complicazioni derivanti da una rapporto d’amore sono state per l’uomo, almeno fino a oggi, un prezzo ritenuto esorbitante per quanto gli era offerto in cambio, a cominciare dal matrimonio. 689
690 Chi la da` non la da` mai per niente. Per analogia. Una donna non si contenta come l’uomo di togliersi un capriccio, levarsi una voglia: guarda lontano e sa bene dove vuole arrivare. Che ci riesca poi e` un’altra cosa, ma il disegno in testa ce l’ha. 691 Chi serba la fica tiene fermo un capitale. Chi non fa uso appropriato di questa parte del corpo lascia inutilizzato un valore fondamentale che puo` rendere da molti punti di vista: gioia della vita, guadagni materiali, vita coniugale, prole. Anche perche´ si tratta di un capitale deperibile, difficilmente conservabile, vedi anche Chi serba serba al gatto [S 1058].
Preferisco darla agli uccelli che farla mangiare dai vermi, diceva quella donna. Per analogia. Il gioco di parole presuppone che la donna accenni ad avena, segale, saggina, ma tacendo di nominare il becchime si crea l’equivoco tra uccello come volatile e come membro virile. Conservarla all’infinito vorrebbe dire sotterrarla, consegnarla ai vermi. 692
Chi ha fica non fatica. Chi e` bella e giovane trova le porte spalancate. La donna che si concede non ha problemi economici. Chi fa il ruffiano fa bella vita 693
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
695 Si stanca prima il pestello del mortaio. Per analogia. L’uomo fatica nel rapporto assai piu` della donna.
La donna con la fica si guadagna il pane e l’uomo col cazzo muore di fame. La donna, se vuole, e` in grado di guadagnarsi da vivere con quello di cui madre natura l’ha dotata; l’uomo invece ha avuto come dotazione un assillo e uno strumento che, non solo non gli rende nulla, ma lo fa morire di desiderio non servendo minimamente per procurarsi da vivere. 696
Quattrini di fica van via in men che non si dica. I soldi che vengono attraverso prostituzione, compiacenze, tresche sono destinati a svanire presto, a non rimanere a lungo nelle mani di chi li fa o di chi li eredita. 697
698 Una fica rotta vale cento culi sani. Il rapporto con una donna che non e` piu` vergine, ovvero che ha sostenuto molte battaglie erotiche, vale infinitamente di piu` di un rapporto omosessuale. L’omosessualita` maschile e` caduta sempre sotto il giudizio negativo degli eterosessuali, decisi a non prendere neanche in considerazione l’ipotesi.
Sono gli affari del Lica che dava via il culo per pagarsi la fica. Solo di area toscana. Significa far tanta fatica per un risultato misero, oppure ottenere un magro risultato con sforzi o spese spropositati. Il Lica, ignoto eroe (nato forse solo dalla rima), si sobbarcava certe incresciose incombenze pur di celebrare i riti di Venere. 699
700 Non si mette la fica in mano ai ragazzi. Non si da` una cosa a chi non la sa usare o a chi ci si puo` rovinare. Vedi anche La lanterna e` finita in mano al cieco [F 358]. 701
Calze, fiche e berrette mai furon troppo strette.
pag 623 - 04/07/2007
FICCANASO
560
.
Sono tutte cose apprezzate quando sono un po’ attillate. Devono essere elastiche e aderire bene.
mai ‘basta’: l’Inferno, la matrice della donna e la terra che non si sazia di bere acqua; il fuoco poi non dice mai: Basta’’.
702 Piede piccolo grande fica. La donna che ha il piede piccolo e` ritenuta particolarmente dotata per il sesso. Qui grande vale non tanto per le dimensioni, quanto soprattutto per la disposizione e la capacita` di fare all’amore.
Se la fica porta fame, fa bene; se porta sonno, salute; se porta sete, male. Se dopo il rapporto sessuale uno prova fame, la cosa e` salutare per l’organismo; se prova sonno e` segno che l’organismo e` in piena salute; se prova sete vuol dire che non sta tanto bene. Vale per l’uomo e per la donna, anche se si indica espressamente l’uomo. E` una vecchia credenza legata alle cognizioni mediche del passato.
703 Coscia lunga, fica stretta [taglio fine]. La donna che ha la gamba e la coscia lunga ha un taglio fine e delicato della sua natura. Vedi anche Coscia lunga, taglio fine [C 2359].
Quando senti cantar la cica piglia il fiasco e lascia la fica. Quando nella calura estiva cantano le cicale non darti ai piaceri di Venere, ma preferisci quelli di Bacco. Cica per ‘‘cicala’’ sembra indotto dalla rima, poiche´ non risultano attestazioni di questa parola con questo significato; possibile anche un adattamento da qualche versione dialettale. Per l’antichita` di questa opinione, vedi Quando sol est in leone pone mulier in cantone bibe vinum cum sifone [L 467]; vedi anche Giugno, luglio e agosto, ne´ acqua, ne´ donna, ne´ mosto [G 799]; Agosto moglie mia non ti conosco [A 335].
709
704
Vino, taverna e fica consumano la crosta e la mollica. Il vino, il gioco e gli amori disordinati rovinano l’uomo sia nell’aspetto esterno (crosta) degradandolo, sia nell’organismo sfibrandolo. Mollica fa riferimento al midollo osseo, che un tempo la medicina voleva che venisse degenerato dagli eccessi erotici. Si dice appunto di un uomo privo di forza e di volonta` che e` uno smidollato. 705
706 Tutti la fica fa, ma tanti ne distrugge. Dalla natura tutti provengono, ma molti sono distrutti dalla passione amorosa, dai disordini sessuali, dalle malattie contagiose, dalle manie folli. 707
La fica ci fa, la fica ci distrugge.
708 Inferno e fica non dicon mai basta. L’Inferno e la natura femminile non hanno fine alla loro voracita`. Si puo` pensare a un’origine in ambiente ecclesiastico di questo proverbio confrontandolo con un passo della Bibbia (Proverbi 30.15): ‘‘Vi sono tre cose che non si saziano mai, e una quarta che non dice
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
FICCANASO Il ficcanaso e` un genere di curioso particolarmente importuno, spesso dedito al pettegolezzo, che si immischia nei fatti altrui per proprio interesse o per semplice curiosita`. f Vedi Curioso. 710 Il ficcanaso si paga il sabato. L’impiccione, colui che spia non va perseguito, ammonito, ma punito esemplarmente al momento opportuno, allorche´ si prende sul fatto, aspettando che si tradisca da solo. 711 Il ficcanaso e` anche maligno. Chi si impiccia delle cose altrui che non lo riguardano non lo fa disinteressatamente: ha anche uno scopo non buono di criticare, far la spia, sapere a proprio vantaggio.
FICCARE Spingere dentro, configgere, far penetrare a forza, con violenza. 712 Tant’e` ficcare che mettere. Quando una cosa e` penetrata dove deve stare non ha importanza se ci e` entrata facilmente o a forza: il risultato e` lo stesso. Quindi in senso traslato: obbligare gli altri a fare quello che non vogliono e` sempre un’imposizione sia che si usino le maniere forti che la dolcezza.
Nel terreno morbido si ficca ogni ferraccio. Come nel terreno tenero e` facile far penetrare un qualsiasi pezzo di ferro cosı` nel cervello degli stolti possono entrano le idee piu` balorde, le convinzioni piu` assurde. 713
pag 624 - 04/07/2007
561
.
FICO1 Con riferimento alla pianta. L’albero di fico non mancava mai presso l’aia del contadino, era infatti pianta ricercata sia per la bonta` dei frutti, sia per la possibilita` di seccarli e disporre cosı` di un prezioso alimento invernale. L’albero viene osservato attentamente lungo l’arco delle stagioni, mentre gemma, si riveste di foglie, matura i suoi frutti traendone pronostici e guardando alle sue mutazioni piu` che al calendario. Il fico non si abbatte, non si usa per fare il fuoco: si dice che la sua legna non riscalda (o forse e` troppo prezioso?). f Vedi Amico, Ciocco, Nozze, Olivo, Olmo, Pero, Villano. Finche´ il fico non si s’infoglia e` un minchione chi si spoglia. Chi si toglie gli abiti pesanti prima che il fico metta le foglie rischia di prendersi un malanno. Nell’Italia centrale la foglia del fico compare verso maggio ed e` segno dell’arrivo della buona stagione. Minchione vale ‘‘sciocco, stupido’’ in gran parte della Toscana. 714
715 Quando il fico si veste l’uomo si spoglia. Vedi anche Quando l’olmo si veste l’uomo si sveste [O 271].
Quando il fico ha i piedi di gallina alzati presto la mattina; quando ha i piedi di toro all’alba vai al lavoro. Mette in relazione forma e dimensioni delle foglie di fico, da quando spuntano a quando sono grandi, col lavoro del contadino. Quando a primavera il fico ha le foglie piccole (come piedi di gallina) il contadino deve cominciare ad alzarsi per mettere a punto gli arnesi e altro per i lavori che presto avranno inizio. Qualche settimana dopo infatti, allorche´ il fico ha le foglie grandi (come zoccoli di toro), dovra` alzarsi ancora prima, all’alba per andare a lavorare nei campi. 716
717 Un fico non dara` mai nespole. E` inutile pretendere da una cosa o da una persona quello che non puo` dare. Vedi anche Le querce non fanno limoni [G 81]; il contrario A volte da cattivi nocchi si fanno delle buone schegge [P 37]; Dal mare salato viene il pesce fresco [P 1454]; Da uovo bianco pulcino nero [P 2938]. 718
Quando il fico serba il fico tu villan serba il panico.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
FICO
Quando i fichi sull’autunno restano immaturi sull’albero, ovvero rimangono attaccati ai rami allorche´ cadono le foglie, la raccolta dell’anno seguente, soprattutto quella dei cereali, sara` scarsa. Quindi conviene conservare la semente, e piu` in generale, fare economia del cibo, anche il piu` vile (questo il senso metaforico di panico). Ognuno e` amico di chi ha buon fico. Il fico era pianta assai richiesta per la dolcezza dei frutti e la rarita` delle specie migliori. Quindi: ognuno ama essere amico di chi ha da vivere e da spendere, di chi dispone di tavole imbandite, possibilita` di star bene e d’arricchirsi. Vedi anche Finche´ la botte e` piena l’amicizia canta [A 622]; Le donne e gli amici corrono dietro alle borse piene [B 737]. 719
720
A chi ha fico non manca amico.
Col legno di fico non si scalda ne´ moglie ne´ marito. La legna di fico posta nel camino brucia stentatamente e fuma: non scalda nessuno, ne´ uomo ne´ donna. Probabile anche un’allusione al sesso nel cui lessico scaldare vuol dire accendere un desiderio. 721
Legna di fico, cattivo marito. La legna di fico non brucia bene: l’uomo che la porta a casa e` stupido o inesperto. Vedi anche Se vuoi cacciar di casa l’amico pan di granturco e legno di fico [A 697]. 722
723 Legno di fico non fa ne´ caldo ne´ lume. Ancora sulle cattive qualita` calorifiche della legna di fico. 724
Fuoco di fico non scalda e non dura.
Pota la vite e puntella il fico. La vite ha bisogno di essere potata, mentre il fico non si pota, ma quando i rami minacciano di rompersi devono essere solo puntellati, cioe` sostenuti con pali. La cura che va bene per una cosa, non va bene per un’altra. 725
FICO2 Con riferimento al frutto. Il fico aveva nell’alimentazione del passato importanza notevole per il fatto che, seccato, poteva essere conservato a lungo ed esser mangiato durante l’inverno, tempo di scarse risorse alimentari. Era quindi riserva di calorie e una risorsa di lungo
pag 625 - 04/07/2007
FIDANZATA
periodo come le noci, le olive secche o in salamoia, le mandorle, le nocciole. I proverbi spaziano dalla descrizione compiaciuta dell’aspetto ai consigli su come mangiarlo quando e con chi. f Vedi Cicala, Curioso, Gelso. Il fico deve aver due cose: collo d’impiccato e camicia di furfante. Vale a dire essere leggermente passato in modo che il picciolo sia allungato, come il collo di uno sulla forca, e la buccia appaia come strappata. 726
Il buon fico deve avere: collo d’impiccato, camicia di furfante e lacrima di puttana. Cioe` deve avere anche la ‘‘goccia’’: lacrima di puttana; in altre versioni chiamata lacrima di verginella. 727
Il fico e` prelibato se di pitocco ha il saio, il collo d’impiccato e il cul di marinaio. La descrizione del fico maturo e` simile a quella dei precedenti proverbi con in piu` l’accenno al fondo spaccato, rotto, che metaforicamente viene chiamato cul di marinaio, quale i marinai devono avere per propiziarsi la fortuna in mare. Il pitocco e` l’accattone. 728
Non sta bene presentare al padrone ragazzi vestiti male, disse il contadino che mangiava i fichi. I fichi migliori sono quelli piu` maturi e con la buccia crepata, dei quali si dice ironicamente che sono vestiti da pezzenti o hanno camicia di furfante. Con questa ipocrita attenzione verso il padrone il contadino prendeva per se´ i fichi migliori. 729
730
562
.
Dei fichi con la giubba rotta al padron non gliene tocca.
731 I fichi van mangiati senza buccia. La buccia del fico non e` buona, anzi pare che sia nociva.
glierla, inacidisca la polpa del frutto. Mondare come ‘‘sbucciare’’ e` essenzialmente toscano. 734 Fico di sera, condanna certa. Il fico e` pesante, indigesto, mette a dura prova l’apparato digerente, quindi non e` consigliabile mangiarlo a cena, se non si vuol passare una nottata agitata.
Se mi fa male il fico quando caco te lo dico. Ora voglio godermi il bene, il vantaggio, alle pene e alle spese pensero` dopo. Si usa per rispondere a chi sconsiglia di fare qualcosa, come mangiare eccessivamente o cibi che fanno male, ecc. Vedi anche A pagare e morire c’e` sempre tempo [P 125]. 735
736 Al fico l’acqua ed alla pera il vino. Sul fico bisogna bere acqua, se si mangia da solo, mentre sulle pere e` consigliabile bere vino.
Fico basso e fantesca d’osteria palpeggiando si matura. I fichi che sono sui rami bassi sono palpati da tutti quelli che passano e pian piano si maturano e sono portati via; cosı` le donne delle osterie, essendo da tutti avvicinate, desiderate e corteggiate, alla fine danno quello che viene loro richiesto, o divengono quello che facilmente s’immagina. Per estensione: chi sta a contatto con molta gente non fa una buona riuscita. 737
738 L’ultimo fico non si coglie. Sulla pianta per antica usanza si usava lasciare qualche frutto alle creature di Dio, al quale si diceva cosi che la raccolta era stata abbondante. Nel piatto e` il cosiddetto boccone della creanza, quello che si lascia per non umiliare l’ospite facendo credere che la roba non sia bastata.
FIDANZATA f Vedi Donna, Sposa. Ogni fidanzata studia per sposata. La ragazza che e` fidanzata pensa al matrimonio e fa di tutto per arrivarci quanto prima, anche se, per non allarmare troppo l’uomo dice che ancora e` troppo presto per pensare alla nozze. 739
Pane e fico mangiar da amico. Il pane con i fichi e` una merenda squisita: chi te l’offre ti vuole bene. 732
All’amico monda il fico, al nemico la pesca. Del fico non e` buona la buccia; della pesca invece la buccia e` buona e pare che, nel to733
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
740
Fidanzata vuol essere sposata.
pag 626 - 04/07/2007
563 Quando la fidanzata e` maritata tutti la volevano sposare. Il giorno delle nozze, quando compare la ragazza vestita a festa, al braccio di un altro, tutti pensano che e` quella che avrebbero voluto sposare. Una volta che una cosa e` fatta, viene acquistata, realizzata, tutti avrebbero voluto fare lo stesso. Molti a parole avrebbero fatto qualcosa che e` gia` stato fatto da un altro. Vedi anche Sposa fatta piace a tutti [S 1926]; Sposa fatta tutti la volevano [S 1927]; A cose fatte tutti dicono [D 521]. 741
.
FIDARSI
sto avvertiva gli avventori che in quel locale non si voleva finire in miseria e quindi non si faceva credito. 744 Fidati e Non-ti-fidare eran fratelli. Perche´ ambedue sono necessari: non si puo` vivere avendo fiducia in tutti come senza averla in nessuno. 745
Chi disse fidati disse bene, chi disse non ti fidare disse meglio.
746
Se puoi farne a meno non ti fidare.
Di pochi fidati e da tutti gua`rdati. Guardarsi nel significato di ‘‘stare in guardia, fare attenzione’’. 747
FIDARSI Il monito a non fidarsi informa senza eccezioni tutti i proverbi, in una visione pessimistica dei rapporti col prossimo. f Vedi Credere. Fidarsi e` bene, non fidarsi e` meglio. Fra i proverbi piu` vivi e diffusi: avere fiducia, nelle cose, ma soprattutto nel prossimo, e` un bene, perche´ permette di stare insieme senza sospetto, operare, essere amici di tutti; ma siccome in questo modo spesso si resta ingannati, un po’ d’attenzione e qualche accortezza possono metterci al riparo da brutte sorprese. I due atteggiamenti di fiducia e di sfiducia, in particolare verso gli uomini, hanno creato il problema del difficile equilibrio tra le due alternative: bisogna essere innocenti come colombe e prudenti come serpenti, avverte il Vangelo. Il problema si evidenzia maggiormente nel commercio dove la regola dettata dal questo detto ha frequentissime riprove, molto piu` del suo inverso. 742
Fidati era un buon uomo, (ma) Nontifidare era migliore [meglio che mai]. Dai due atteggiamenti umani sono nate due figure fantastiche, che qui, come negli apologhi e le novelle, sono chiamate a rappresentare i diversi comportamenti. Tali immagini hanno preso corpo in certi cartelli che un tempo venivano esposti nelle botteghe: un negoziante magro, stentato, in un negozio povero e squallido, mogio, vestito di stracci portava il nome Fidati, o la scritta: Io ho venduto sempre a credito. Accanto era raffigurato un altro negoziante bello grasso, rubizzo, ben vestito, allegro, in una bottega ricca e piena di roba, con il nome Nontifidare, ovvero la scritta: Io ho venduto sempre in contanti. Que743
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Non ci si puo` fidare nemmeno di tutti i santi. Nemmeno tutti i santi riuniti insieme danno garanzia sufficiente a conceder loro piena fiducia. 748
Se non vuoi essere preso per fesso non ti fidar nemmeno di te stesso. Anche la sicurezza in se stessi e` pericolosa e ostentarne troppa puo` portare a trovarsi in situazioni ridicole. Quindi, prima di agire, non credere solo a te stesso: informati, consigliati, rifletti. 749
Non bisogna fidarsi nemmeno del proprio padre. Anche coloro che ci amano possono ingannarci o sbagliarsi. 750
751 Bada di chi ti fidi! Info`rmati bene su colui al quale concedi la tua fiducia. Vedi anche Abbi fiducia ma tieni il gatto [F 771].
Chi troppo si fida spesso grida. Si lamenta e si dispera per l’inganno, il tranello in cui e` caduto. 752
753 Chi si fida e` ingannato. Inevitabile conseguenza dell’aver fiducia e` l’inganno. 754 Chi piu ` si fida piu` e` ingannato. L’uomo fiducioso, che pensa bene di tutti, e` il piu` soggetto a essere imbrogliato. 755
Gabbato e` sempre chi piu` si fida.
Fidarsi troppo e` male, ma non fidarsi mai e` peggio. Questo e il seguente sono gli unici proverbi di questa serie in controtendenza. 756
pag 627 - 04/07/2007
FIDENZA
564
.
Fidati di tutti, ma non credere a nessuno. Sii disponibile a trattare, stringere rapporti, lavorare con tutti, ma tieni gli occhi ben aperti: non fidarti delle sole parole dell’interessato, informati e verifica sempre. Piu` pragmatico e ottimista dei tanti proverbi che invitano ad un pericoloso stato di continuo sospetto. 757
Il prete che si fido` della serva ebbe due gemelli. Ironico: il prete in questione, avendo una gran fiducia nella perpetua, si trovo` padre due volte, cosa della quale avrebbe fatto volentieri a meno. L’uomo fiducioso che conta sulle rassicurazioni e le garanzie degli altri si trova spesso nei guai o rimane ingannato. Si devono prendere di persona le proprie precauzioni, senza contare su quelle che dicono d’aver preso gli altri. 758
759 Di chi non si fida non ti fidare. Di chi e` diffidente non aver alcuna fiducia: egli evidentemente misura gli altri alla sua stessa stregua, pensa che manchino alla parola come usa lui stesso fare. Vedi anche Chi fiducia non ha, fiducia non trova [F 775].
Di chi ti fidi t’inganni. Puoi ingannarti solamente sulla persona in cui rimetti la tua fiducia. Il danno maggiore giunge proprio da quella persona sulla quale non nutriamo alcun dubbio. Fidarsi ciecamente, non aver dubbi sull’onesta` di qualcuno e` il presupposto per essere traditi. 760
Non vi fidate: di donne di piacere ravvedute, di frati smessi e suore smonacate, delle donne che parlano latino, degli uomini che parlan femminino, di belle ostesse e femmine d’amore, di povere che erano signore, d’uomo che passa tutto il tempo al gioco, di donna che non sappia accender fuoco. Proverbio multiplo, citabile anche solo per singoli elementi. Sono fonti di tradimenti e d’inganni: le donne di vita allegra che hanno cambiato vita (vedi Il lupo perde il pelo e non il vizio [L 1090]); i religiosi che hanno lasciato la tonaca (vedi Frate sfratato e cavolo riscaldato non fu mai buono [F 1322]); le donne dotte e saccenti (vedi Guardati da asino orbo e da donna che sa di lettere [L 569]); gli uomini effeminati (vedi Un gallo senza cresta e` un cappone, e un uomo senza barba e` un coglione 761
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
[B 96]); le belle ostesse (vedi Bella ostessa conti traditori [O 680]) e le prostitute (vedi Parola di puttana quasi menzogna [P 3015]; Amore di puttana, fuoco di paglia [P 3016]); le donne ricche decadute, perche´ non si sentono mai uguali agli altri; i giocatori incalliti, perche´ hanno sempre bisogno di denaro; e, infine, la donna che non e` brava nelle faccende domestiche, perche´ ha molti grilli per la testa (vedi Chi vuol veder se la donna e` da poco la metta ad accender lume o fuoco [F 1678]).
Sole di marzo, onda di mare, cuore di donna non ti fidare. Non bisogna fidarsi del sole di marzo perche´ pare leggero e invece e` pericoloso, vedi anche Sole di marzo o ti tingo o t’ammazzo [S 1551]; dell’onda marina perche´ e` infida e puo` capovolgere l’imbarcazione; del cuore della donna perche´ e` incostante, vedi anche Femmina e` cosa mobil per natura [F 572]. 762
Di ricchezza e gioventu` non ti fidare perche´ eterne non possono durare. La giovinezza e` destinata a passare, la ricchezza si puo` perdere da un momento all’altro. Non basare la tua vita su cose effimere. 763
764 Si fida piu ` dei piedi che delle armi. Si dice della persona paurosa o vile: in certe situazioni pensa solo a scappare, non accetta la lotta.
FIDENZA Cittadina in provincia di Parma. f Vedi Senza. Quelli di Fidenza non danno confidenza. Piu` un gioco di parole che un proverbio, collegato forse all’attivita` di mercato agricolo e di bestiame che nei secoli scorsi rese fiorente questa localita`. 765
FIDUCIA La fiducia deve essere centellinata, dosata con parsimonia, mai concessa in modo definitivo ma costantemente sottoposta a verifiche e controlli. f Vedi Fede, Sospetto. Se ti danno fiducia prendila, ma non la restituire. Se qualcuno ha fiducia in te siine lieto e accetta, ma non e` necessario che tu ricambi: puo` essere un inganno. 766
pag 628 - 04/07/2007
565 767 La fiducia si da` col bilancino. Si concede fiducia con la bilancia dell’orafo, ossia poca per volta, con valutazioni precise e meticolose. Vedi sopra la serie di proverbi sulla convenienza del non fidarsi (F 742-758).
Neanche dopo un secolo si da` la fiducia ad occhi chiusi. Neppure il tempo, per lungo che sia, ci puo` garantire nel concedere fiducia a una persona, senza precauzioni ne´ verifiche. Il fatto che questi non abbia mai tradito ne´ ingannato, non significa che non lo possa farlo in futuro. 768
Fiducia delusa non tollera scusa. Una volta che la fiducia e` stata tradita non si rinnova, l’offesa che abbiamo subito da chi si e` approfittato della nostra buona fede non ha rimedio ne´ perdono e il rapporto non si recupera piu`. 769
Con la fiducia persi i quattrini e con la sfiducia li conservai. Fidandomi fui truffato e ci rimisi il mio denaro e non fidandomi lo tenni al sicuro nelle mie mani. Vedi anche La sfiducia e` la madre della sicurezza [S 1237]. 770
771 Abbi fiducia, ma tieni il gatto. Credi pure che in casa tua non ci siano topi, ma per sicurezza e` bene che tu abbia il gatto a tenerli lontani. Credi pure che i tuoi familiari siano tutti onesti, ma a scanso di ogni eventualita` controlla tutto, chiudi accuratamente quello che rappresenta una tentazione e verifica spesso i soldi e gli altri beni. 772 Abbi fiducia, ma chiudi la porta. Fidati pure di tutti ma sii prudente e cauto, chiudi a chiave quello che puo` essere rubato. 773 Abbi molta fede e poca fiducia. Credi nelle idee, nelle istituzioni, nella politica e nella religione, ma non ti fidare delle persone che le rappresentano.
Un po’ di fiducia e un po’ di sospetto son le medicine per vivere insieme. Una via di mezzo tra la fiducia e la circospezione e` la giusta ricetta per convivere sicuri e disponibili verso il prossimo. 774
775 Chi fiducia non ha, fiducia non trova. I proverbi che consigliano il sospetto verso tutti, avvertono che l’esagerazione e` nociva: di qualcuno bisogna pur fidarsi perche´ qualcuno si possa fidare di noi. Vedi anche Di chi non si fida non ti fidare [F 759].
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
FIENILE
FIELE Sinonimo di bile, il fiele e` il liquido gialloverdastro e amarissimo che secerne il fegato. Nell’antichita` si credeva che il fegato fosse la sede dell’ira, dell’invidia e della rabbia. E` la cosa amara per eccellenza, che richiama, grazie alla rima, il prodotto per eccellenza piu` dolce, il miele. f Vedi Colombo, Cuore, Miele. Poco fiele rende [fa] amaro molto miele. Una punta d’amaro e` sufficiente per guastare una grande quantita` di dolce. Il fiele e` amarissimo e se non viene tolto accuratamente al momento della macellazione, guasta la carne con cui viene in contatto. Le cose buone possono essere rovinate completamente da una piccola pecca. Vedi anche Bonum ex integra causa, malum ex quocumque defectu [B 363]. 776
777
Una goccia di fiele guasta una conca di miele.
Chi ha il fiele in bocca sente tutto amaro. Chi ha qualcosa di cattivo nell’animo vede malignita` e cattiveria in tutti coloro che gli stanno intorno. 778
Chi mastica fiele non sputa miele. Chi ha in cuore il male, la cattiveria, la menzogna, l’invidia fara` e soprattutto dira` cose che non saranno ne´ buone, ne´ benevole. Di chi parla sempre male degli altri si dice che sputa veleno. 779
Chi ha in petto [in bocca] fiele non puo` sputar miele. La parola sale dal cuore, come dice il Vangelo: ‘‘Poiche´ la bocca parla per la sovrabbondanza del cuore’’ (Matteo 12.34). 780
781
Chi porta fiele non consegna miele.
FIENILE Il fienile e` un edificio semplice che aumenta d’importanza e proporzioni a mano a mano che si passa dall’agricoltura all’allevamento: i fienili delle zone montane sono molto grandi, tutti in legno e spesso piu` d’uno per cascina. Vi viene riposto il fieno ritirato dai campi, dopo la falciatura dell’erba e la sua essiccazione. Il fieno ha un profumo particolare, quasi inebriante, non ultima ragione per la quale il fienile e` stato ideale teatro di furtivi incontri amorosi. In tempi lontani veniva of-
pag 629 - 04/07/2007
FIENO
566
.
ferto come albergo notturno a girovaghi, vagabondi, pellegrini, e detto Locanda del Fieno, Albergo dell’Erba passa. Meglio un fienile sul monte che una casa a mezzo. Meglio abitare una baracca, una catapecchia da soli, che vivere in una casa vera e propria in coabitazione con estranei. 782
Meglio dormire solo in un fienile che sotto un baldacchino con una vecchia matta. Meglio essere soli in una casa modesta che in un’abitazione lussuosa con una moglie senza attrattive e con poco cervello. Vedi Meglio soli che male accompagnati [S 1593]. 783
Chi accende il fuoco vicino al fienile si scalda bene. Ironico: rischia di vedere andare a fuoco il fienile e altro, per cui si scaldera` sicuramente e in piu` modi. Per estensione: chi mette vicino due cose che insieme possono creare un disastro, avra` di che goderne i frutti. 784
787 Chi risparmia il fieno ammazza la vacca. Risparmiare esageratamente sul cibo e` la cosa piu` stolta che si possa fare. Chi non da` fieno sufficiente alla vacca per risparmiare, prima la debilita e poi l’ammazza.
Chi vende il suo fieno vende il suo bene. Chi vende incautamente il fieno che puo` servirgli, allettato dal guadagno, fa un cattivo affare: se per qualunque ragione gli verra` a mancare nell’inverno o lo dovra` pagare molto caro, o non lo trovera` e dovra` allora vendere le bestie. 788
789
Fieno padulo allarga la pancia e assottiglia il culo. Il fieno tagliato in zone paludose gonfia il ventre delle bestie e non le nutre, tanto che dimagriscono. Padulo e` aggettivo derivante da padule ‘‘zona paludosa’’, proprio solo dell’italiano regionale toscano. 790
791
FIENO Il fieno e` l’alimento invernale degli animali da lavoro, da latte, da carne, da lana: si prepara nella buona stagione e il primo taglio d’erba da fieno viene fatto a maggio. Le erbe piu` comuni da fieno sono l’erba medica e il trifoglio: si passa sul prato con la falciatrice e si lascia tutto a essiccare al sole. Occorre conoscere il tempo o indovinarlo perche´ se una pioggia trova l’erba tagliata sul prato e il maltempo insiste, la parte degli steli e delle foglie a contatto con la terra puo` muffire e il raccolto e` compromesso. Una volta essiccata, l’erba si ripone ben asciutta nel fienile o nella barca del fieno, avendo cura che si trovi in posizione ventilata e non umida. f Vedi Carro, Fiore, Paglia. Chi non raccoglie il fieno quando saltano i grilli, salta come i grilli quando gli manca il fieno. Chi non ha predisposto nella buona stagione la provvista di fieno, si trovera` a non disporne nel periodo invernale, con danno gravissimo per il bestiame. Monito a non tralasciare di eseguire il lavoro quando e` il momento opportuno. I grilli dei prati compaiono verso maggio. 785
786
Chi non ammassa il fieno quando salta il grillo insegni al suo asino a saltare i pasti.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Chi vende fieno compra miseria.
Fieno di padule fiacca le mule.
792 Fieno che odora, annata che puzza. Se l’erba e` cresciuta rigogliosa, il fieno sara` bello e molto profumato. Questo significa che la primavera e parte dell’estate sono state umide e piovose, cosa buona per l’erba, ma non favorevole alle altre raccolte. L’annata, allora, odora di miseria.
Abbondanza di fieno carestia di pane. A maggio e giugno il grano ha bisogno di sole e, se piove molto, ne viene poco, mentre abbondera` l’erba da fieno. Nel linguaggio della gente di campagna spesso si avverte ancora questa concetto di compensazione, quando si sente dire: ‘‘Ci s’avanza ancora il vino di tre anni... Ci s’avanza ancora due estati belle...’’: Nel senso che per tre anni non e` venuto il vino buono e quindi siamo in credito, nientemeno che col Padre Eterno (perche´ i conti si fanno sempre col padrone), di raccolti che possano ristabilire il giusto equilibrio del dare e dell’avere. 793
Quando la montagna ride, il piano piange. Per analogia. Si spiega col fatto che il fieno si fa in montagna, il grano a valle; ma talora e` usato anche in senso climatico, cioe` per parlare di indizi di bello e brutto tempo. 794
pag 630 - 04/07/2007
567 Fieno bagnato lascia il seme nel prato. L’erba tagliata nel suo rigoglio non ha ancora raggiunto la maturazione, non e` ancora secca al punto da rilasciate il suo seme per la nuova stagione, ma se si bagna e rinviene, quando di nuovo si asciuga apre i ricettacoli dei semi e li lascia sul terreno. 795
Non credere al fieno finche´ non e` maggio. Fino a quando l’erba non e` cresciuta e sviluppata non confidare che il raccolto di fieno sia abbondante, perche´ puo` sempre arrivare la siccita`. 796
Il primo mucchio di fieno fa fuggire il cuculo. Il cuculo (vedi la voce) compare nelle nostre campagne quando l’erba inizia ad alzarsi, ma quando il fieno e` pronto, falciato ed essiccato, il cuculo smette di cantare. 797
Vecchio fieno, vecchia moneta, vecchio pane e vecchio vestito prima o poi vengono comodi. Vi sono cose vecchie e trascurate che non bisogna ne´ disprezzare, ne´ buttare via sconsideratamente, perche´ potranno rivelarsi di aiuto. 798
799 Ognuno fa fieno della sua paglia. Ogni persona tende a magnificare quanto possiede, a sopravvalutare i propri meriti. La paglia non ha certo il valore del fieno e non puo` servire da alimento.
.
FIERA
Fieno da ammassare, dispiacere da passare; fieno ammassato dispiacere gia` passato. Imbattersi in campagna nel fieno sparso sul prato predice un dolore che dovra` venire, il fieno ammucchiato invece indica che il dispiacere sofferto e` finito. Infatti il fieno da raccogliere e` un lavoro ancora da fare con tutta la fatica e i rischi che comporta. Quando il fieno e` ammassato, riposto nel fienile, il lavoro e` fatto, il raccolto e` salvo e i pensieri sono passati. 803
Fieno per i buoi, fagioli per i contadini, vino per i frati e rosari per le monache. Il fieno e` l’alimento consueto per le bestie da lavoro, mentre per i contadini lo sono i fagioli, a buon mercato e nutrienti; del vino sono ghiotti i frati, mentre le monache campano di rosari. Detto ironico che s’indirizza particolarmente contro le monache e i frati. 804
Cavalli, fieno e legna: mercanzie da disperati. Si tratta di generi il cui commercio offre grandi rischi: i cavalli sono di costoso mantenimento e spesso si ammalano, mentre il fieno e la legna devono essere raccolti in enormi quantita` per riuscire ad ottenerne un vero guadagno; oltretutto il loro prezzo era molto oscillante nei mercati. Vedi anche Femmina, vino e cavallo mercanzie da fallo [F 569]. 805
800 Ogni erba fa fieno. Anche l’erba piu` comune e di poco pregio serve per fare il fieno. Per raggiungere uno scopo si utilizzano tutte le risorse, anche quelle piu` modeste. Vedi anche Tutto fa brodo [B 933].
FIERA La fiera e` piu` solenne di un mercato, si tiene periodicamente in alcune localita` spesso in occasione di festivita` solenni ed e` caratterizzata da un grande concorso di gente, proveniente anche dai paesi vicini. Nella fiera si espongono e si vendono vari prodotti, generi commestibili e un tempo anche bestiame. Giochi e spettacoli rallegrano la festa.
L’asino quando non ha fieno mangia la paglia. Quando non si ha di meglio ci si deve accontentare di quello di cui si dispone. Gli animali gradiscono molto di piu` il fieno che la paglia.
806 Vendi in casa e compra in fiera. Vendendo a casa si evita che l’acquirente possa fare i confronti con altri prezzi e altri prodotti, mentre acquistando alla fiera si puo` scegliere l’offerta piu` conveniente.
Chi sogna fieno di disgrazie e` pieno. Sognare fieno o incontrarne un carro pieno si crede sia di cattivo augurio (il contrario per la paglia). La credenza e` codificata nelle cabale e nei libri dei sogni.
807 Presto alla fiera e tardi alla guerra. Arrivando presto alla fiera si ha piu` possibilita` di scelta, i prezzi non sono ancora fissati e si contratta meglio la merce migliore; mentre piu` tardi si arriva alla guerra, meno probabilita` si hanno di finire all’ospedale o sotto terra.
801
802
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 631 - 04/07/2007
FIGLIA
568
.
808 La fiera pare bella a chi vi guadagna. Quando il gioco fa vincere, l’attivita` rende, il lavoro e` ben pagato chi si trova ad averne i vantaggi trova tutto giusto, ben fatto e logico; non cosı` evidentemente chi perde perche´ e` svantaggiato e fatica con magri guadagni.
Una fiera senza ladri, un mulo senza calci, una vecchia senza stizza, un granaio senza topi, un mendico senza pidocchi e un avvocato senza inganni non si son mai visti. Proverbio multiplo che fornisce un catalogo di fatti inconsueti, che sono desiderati ma di fatto non facili da trovare: un mercato dove nessuno ruba; un mulo che non scalcia; una vecchia di buon carattere e amabile; un granaio dove i topi non entrano; un povero che non ha parassiti; un avvocato che non ricorre a mezzi disonesti. 809
La fiera dei malvagi [briccon] dura poco. Per i malvagi e i disonesti e` raro fare qualcosa insieme, stando in pace e in amicizia. Sempre qualcuno tenta d’approfittarsi di un altro e la festa si muta in rissa. Secondo un’altra interpretazione, il trionfo dei cattivi e` di breve durata. Vedi anche Le nozze dei furfanti poco e male vanno avanti [N 548]; La farina del diavolo va tutta in crusca [D 283]. 810
811 La festa dei briganti dura poco. Per analogia. Vedi anche Le nozze dei furfanti durano poco [F 1715].
813 Buona tela fila chi la figlia bene alleva. Rende l’idea della difficolta` dell’educare una figlia con la difficile opera del tessere una buona tela: compie un ottimo lavoro chi pensa a educare bene la propria figlia. 814 La madre misera fa la figlia valente. Misero nei significati inconsueti di debolezza fisica e anche avarizia. Con una madre debole la figlia sara` costretta a darsi daffare, essere attiva e provvedere alle necessita`. Vedi anche La madre pietosa fa la figlia tignosa [M 64]; La madre valente fa la figlia buona a niente [M 65]; con un significato un po’ diverso Anche la gallina nera fa l’uovo bianco [G 92].
Pane senza mazza fa la figlia pazza. Soddisfare ogni richiesta dei figli, senza alcun controllo e limite, li rende viziosi. Dare tutto l’occorrente (pane) senza una disciplina (mazza) rende la figlia ribelle alle regole. 815
Le figlie e` facile allevarle, ma difficile maritarle. Tirare su le figlie e` relativamente facile, ma dar loro marito e` un’impresa che non a tutti riesce. 816
Figlie da maritare fastidiose da governare. Le ragazze da marito sono un problema difficile per i genitori in quanto sono inquiete, indocili, capaci di fare sciocchezze e sempre a rischio di non trovare lo sposo giusto. 817
818
Figlie da maritare ossi duri da rosicare.
A chi ha figlie da maritare non gli manca ne´ da dire ne´ da fare. Sia per custodirle ed educarle, sia per mettere insieme la dote e preparare il corredo. 819
FIGLIA Molti consigli su come crescere una figlia, preservare la sua virtu`, educarla bene sempre in vista di un matrimonio conveniente. Anche se le tanto sospirate nozze si riveleranno fonte di rovinose spese per il capofamiglia. f Vedi Culla, Cuna, Famiglia, Fienile, Madre, Mamma. La figlia (e`) com’e` allevata e la canapa (e`) com’e` filata. Le qualita` di una ragazza dipendono da come e` stata educata e la qualita` della canapa dipende dalla mano che l’ha filata. Significa che il risultato dipende non dalla natura bensı` dall’opera di chi educa nel primo caso e di chi fila nell’altro. Vedi La ragazza com’e` allevata e la tela com’e` filata [F 812]. 812
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Figlia e botte di vino mettile presto in cammino. Non tenerle in casa a lungo perche´ e` merce che si deteriora col tempo. In particolare per la figlia: non aspettare un partito migliore, perche´ ti potrebbe rimanere in casa. Vedi Mangia il pesce fresco e sposa la figlia presto [S 1944]. 820
821 Figlie e vetri son sempre in pericolo. Si trovano sempre nella situazione precaria: il vetro di rompersi e la donna di restare disonorata. 822
Figlia e giardino guardali dal vicino.
pag 632 - 04/07/2007
569 I pericoli per le figlie e per i prodotti dell’orto provengono dalle persone che abitano vicino. Vedi anche Figlie, vigne e giardini guardali dai vicini [V 698]. 823 Figlie e pecore non son mai troppe. Le figlie infatti, anche se non si sposano e restano in famiglia, sono preziose perche´ provvedono alle svariate necessita` della casa; il gregge naturalmente piu` e` numeroso e piu` rende. Vedi Figlioli e lenzuoli non son mai troppi [F 840].
Figlie e frittelle piu` se ne fa piu` vengon belle. Il proverbio nasce dall’osservazione che nelle famiglie con numerose figlie queste sono in generale tutte belle ragazze, come se uno a forza di farle avesse imparato a farle bene (quello che accade in cucina con le frittelle). 824
Chi ha una figlia l’affoga e chi n’ha cento l’alloga. La figlia unica e` coccolata, sopravvalutata, per cui non si trova mai partito degno di lei. Molte figlie costituiscono un problema che si cerca di risolvere trovando loro marito. Allogare vale ‘‘sistemare presso qualcuno una persona’’. Vedi Chi ha un porco solo lo fa grasso e chi ha un figlio solo lo fa matto [F 843]. 825
826 Una figlia aiuta a maritare l’altra. Le ragazze si maritano con facilita` quando sono tante sorelle, infatti si fidanzano e si sposano tutte rapidamente, forse per emulazione, forse perche´ hanno maggiori occasioni di conoscenza.
Quando il padre marita la figlia ha la casa e la vigna; quando l’ha maritata casa e vigna se n’e` andata. Per fornire di dote e corredo la figlia un tempo le famiglie che avevano qualche bene e un po’ d’ambizione finivano per rovinarsi. 827
828 Chi vuol la figlia carezzi la madre. La decisione, il consiglio, la spinta per una ragazza a legarsi a un fidanzato viene quasi sempre dalla madre. Era a lei che, nella famiglia contadina di un tempo, spettava la decisione sul matrimonio delle figlie.
Chi vuole il pomo abbassa la rama e chi vuol la figlia carezza la mamma. La mamma, come il ramo che sorregge il frutto, regge e tiene la figlia. Rama e` forma toscana per ‘‘ramo’’. 829
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
FIGLIO / FIGLIOLO
Mamma e figlia stanno in una bottiglia; suocera e nuora non entrano in un fienile. La mamma e la figlia stanno bene anche in un luogo piccolo, rimediato, perche´ vanno d’accordo; per la suocera e la nuora, invece, nessuna casa e` abbastanza grande per far sı` che non litighino. 830
Chi marita al vicino la sua figlia non sa quel che le da` ne´ quel che gli piglia. La casa del suocero diviene la casa del genero e anche viceversa. Il pericolo che indicano i proverbi e` quello che riguarda il capofamiglia: la moglie tende a portare alla figlia sposata che abita vicino tutto quello che puo`, specialmente quando nascono i nipoti. 831
Due figlie e uscio dietro la casa, guardati dai ladri. La madre, passando furtivamente dalla porta di dietro, reca alle figlie che assiste e cura quanto loro e` necessario della roba di casa. 832
Morta la figlia, morto il genero. Il rapporto tra suoceri e genero facilmente si spegne allorche´ viene a mancare la figlia. Vedi anche Morto il fanciullo, finito il comparatico [C 1926]. 833
FIGLIO / FIGLIOLO In un’epoca in cui la famiglia era un nucleo sociale ed economico chiuso, che assolveva molte delle funzioni svolte ora dalla societa`, i figli erano una ricchezza. Un figlio solo non basta e per giunta, come l’esperienza insegna, cresce viziato. Non mancano tuttavia preoccupazioni, dolori e spese nel crescere la prole. f Vedi Madre, Padre. 834 I figli sono la benedizione di Dio. I figli sono stati sempre considerati un gran dono, ma un tempo si aggiungeva alla gioia di riceverli la sicurezza della continuita` della vita e una garanzia di fronte alla precarieta` e all’incertezza rappresentate dalle malattie e dalla vecchiaia. Una famiglia numerosa era una schiera a difesa di ciascun individuo che la componeva.
I figli son Provvidenza. I figli so’ piezz’ ’e co`re. Napoletano. I figli sono pezzi di cuore. I figli sono parte stessa della persona e l’amore che 835 836
pag 633 - 04/07/2007
FIGLIO / FIGLIOLO
570
.
si prova per loro e` quello che si prova per noi stessi allo stesso modo che i loro dolori sono i nostri dolori. Pronunciato in forma napoletana da tutti gli Italiani, e` di regola usato per alludere ironicamente al legame, spesso esageratamente saldo e prolungato, che intercorre fra genitori (suprattutto madri) e figli nella societa` italiana. Casa senza figlioli, giardino senza fiori. La casa senza figli e` come un giardino dove manca la cosa piu` importante, ovvero quella per la qual e` destinato. I figli portano nella casa la continuita` della vita, l’allegria infantile e l’ottimismo della giovinezza. 837
838 Casa senza figli, casa senza niente. In maniera piu` semplice e disadorna si ripete il concetto del precedente.
Figlioli, tovaglioli e lenzuoli non sono mai troppi. I beni di consumo come tovaglioli e lenzuoli, sono sempre utili e non sono mai in numero eccessivo. I figli non sono mai troppi, nell’ottica della societa`, della famiglia numerosa e della vita di un tempo. Vedi anche Figlie e pecore non son mai troppe [F 823]. 839
Figlioli (e) lenzuoli (e gotti) non son mai troppi. I gotti, che in una variante sostituiscono i tovaglioli del proverbio precedente, sono i bicchieri di vino. In tal caso si usa in tono scherzoso. 840
Chi ha figli ha guai e chi non ne ha, ne ha piu` che mai. Chi ha figli ha pensieri, problemi e dispiaceri, ma chi ne e` senza ha un dolore piu` grande. In una variante i figli sono sostituiti dalla moglie. 841
842 Chi non ha figli ha un dolore solo. Chi non ha figli ha un solo grande e continuo cruccio, ma non ha le preoccupazioni e le pene quotidiane che comporta averli.
Chi ha un porco solo lo fa grasso, e chi ha un figlio solo lo fa matto. Se l’eccesso di cure fa bene al maiale, non cosı` per il bambino che viene accontentato in ogni suo capriccio, per cui non si educa e non si forma per le necessita` e i limiti che impone la vita. Vedi anche Chi ha una figlia l’affoga e chi n’ha cento l’alloga [F 825]. 843
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Chi ha un campo ne fa un orto e chi ha un figlio ne fa un porco. Chi ha un solo pezzo di terreno lo cura fino a farlo diventare un orto o un giardino, ma chi ha un figlio solo per le troppe cure lo rovina. 844
845 Figlio unico, figlio capriccioso. Lo diventa in quanto e` abituato a vedere ogni suo desiderio prontamente soddisfatto dai genitori 846 Figlio unico: o tutto matto o tutto savio. Il figlio unico non ha mezze misure: o viene su benissimo o viene su malissimo. 847 Meglio dieci (figli) che uno solo. E` piu` facile educare dieci figli che uno soltanto.
Figlio troppo accarezzato non fu mai ben allevato. Il figlio coccolato, tenuto al riparo da ogni difficolta`, viziato non viene educato ad affrontare la realta` della vita e cresce pieno di pretese e presunzioni che lo portano ad amari disinganni. 848
849 Figlio viziato non e` mai sazio. Cioe` non si accontenta mai.
Chi sempre al figlio perdona e` certo di non fare cosa buona. Chi indulge troppo col figlio lo rovina. 850
851 Un figlio e` poco e due son troppi. Un figlio fa poca famiglia, non ha fratelli e quindi e` considerato insufficiente, ma due rappresentano un impegno molto gravoso che assorbe la vita. Vedi anche Uno e` un nulla, due una frulla, tre un che, quattro un fatto, cinque un tratto (cinque) [U 225].
Chi ne ha due ne ha uno, chi ne ha uno non ne ha nessuno. Chi ha due figli e` come se ne avesse uno: non c’e` molta differenza tra le due situazioni e un figlio solo e` come non averlo. Il detto si riferisce alle fatiche, ai sacrifici necessari per allevare uno o piu` figli, quando le famiglie, soprattutto quelle piu` povere, ne avevano di solito parecchi. Il proverbio avverte che allevare un figlio solo costituisce un impegno e un problema di entita` limitata, rispetto alla situazione nella quale il numero aumenta. Impropriamente si usa anche con riferimento ad altri aspetti, come quello della situazione del figlio unico, il quale spesso tende ad essere un po’ viziato, se non egoista e pieno di pretese, per cui i genitori ne ricavano poco aiuto e talora 852
pag 634 - 04/07/2007
571
.
anche poco affetto. Quando i figli sono almeno due la situazione cambia: i figli si condizionano a vicenda e uno almeno ha probabilita` di riuscire bene. Un figliolo amore e gioco, piu` di uno fiamme e fuoco. Due figli pongono problemi molto piu` pesanti di uno solo. 853
Chi ha figli tutti i bocconi non son suoi. Quando uno ha figli deve dividere con loro cio` che e` suo e cio` che guadagna, a differenza di quando e` senza, che ha tutto per se´. Si nota la forma con anacoluto.
I figli piccoli danno pensieri, quelli grandi dolori e pene. I figli succhiano la madre quando sono piccoli e il padre quando sono grandi. Quando sono piccoli i figli succhiano il latte della madre e da grandi asciugano le finanze del padre con le loro necessita`. 863
864
854
Chi non ha figlioli non conosce pene e dolori. Le pene e i dolori personali, le delusioni e i dispiaceri che riguardano la propria persona non sono niente rispetto a quello che si prova nei confronti dei figli. 855
Chi non ha figlioli non ha ne´ pene ne´ duoli. L’arcaico duolo / dolo per ‘‘dolore’’, sia fisico che morale, e` tuttora vivo in molti dialetti toscani. 856
857
Chi disse figlioli disse duoli.
Figlioli: poche gioie e molti duoli. I figli portano gioie, ma le ansie, le pene e i dolori che arrecano sono grandi e numerosi. 858
Chi non ha figli non sa cosa sia amore. Non si ama neppure se stessi tanto quanto si amano i figli. 859
Figli piccoli problemi piccoli, figli grandi problemi grandi, figli sposati problemi moltiplicati. I problemi che arrecano i figli non cessano neppure quando sono grandi, anzi sono destinati ad aumentare. Citato anche in una o piu` sequenze separate. 860
Piccoli son fiori e grandi son dolori. Sottinteso ‘‘i figli’’: quelli piccoli danno gioia, quelli grandi portano dispiaceri. 861
862
Figli piccoli male al capo, figli grandi male al cuore.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
FIGLIO / FIGLIOLO
I figli prima succhiano la madre e poi il padre.
Figlioli e guai non mancan mai. Il figlioli nascono anche senza volerli, come i guai che vengono senza cercarli. Una volta le donne di solito avevano numerose maternita`, non sempre volute e non sempre gradite. Proverbio che ha una forma ripetuta con termini diversi, vedi Moglie e guai non mancan mai [F 865]. 865
I figli sono come i capelli: meno sono e piu` si curano. I figli quando sono pochi ricevono ogni cura e attenzione da parte dei genitori, quando sono tanti appena la necessaria assistenza. Chi ha pochi capelli se li tiene cari e li cura, mentre chi ne ha tanti ci fa poco caso. 866
I figli si vede da dove escono, ma non da dove entrano. La maternita` e` sicura, si vede, mentre il concepimento resta nascosto. Si conosce la madre, ma resta sempre incerto il padre. Vedi anche Mater semper certa; pater numquam [M 78]. 867
Quando il figlio somiglia al padre, la madre e` tranquilla. Questo toglie non tanto i dubbi della madre, il che sarebbe cosa grave, ma i dubbi degli altri, che possono esserci sempre. 868
Figli d’un ventre non tutti d’una mente. I figli della stessa madre non la pensano tutti nello stesso modo. Pur nella somiglianza i fratelli sono uno diverso dall’altro, per carattere e per aspetto. 869
Figlio della bianca luna: di padri cento e di mamma una. Definizione tra il poetico e il sarcastico di chi e` figlio di una donna dalla vita sentimentale inquieta, tale da non sapere chi e` il padre dei suoi figli. 870
871
I figli scontano le colpe dei padri.
pag 635 - 04/07/2007
FILARE
572
.
Sopra i figli spesso ricadono il male e gli errori commessi dai genitori. Malattie ereditarie, cattiva fama, perdita del patrimonio e altro sono tutte cose che provenendo dai padri si ripercuotono nell’esistenza dei figli. Il concetto si trova enunciato nella Tragedia Greca e anche nella Bibbia (Ezechiele 18.2, Geremia 31.29): ‘‘I padri mangiarono l’uva acerba e sono allegati i denti dei figli’’. Nel Medioevo e` registrata la massima equivalente Crimina saepe luunt nati scelerata parentum ‘‘Spesso i figli espiano gli scellerati delitti dei genitori’’. 872 Padre avaro, figlio prodigo. Sovente dover sopportare un padre taccagno, che lesina il centesimo e fa fare una vita stentata alla famiglia, provoca nel figlio una reazione che lo porta a fare tutto il contrario, per cui diviene prodigo e scialacquatore. Vedi anche Da padre santolotto figlio diavolotto [P 36]. 873 Figlio di vecchi, servo di tutti. Il figlio di persone anziane porta il peso dei genitori che invecchiano ai quali deve provvedere. Un tempo il figlio piu` piccolo, piu` spesso la figlia, erano destinati a rimanere in casa con questa incombenza. 874 Primo figlio, secondo padre. Il figlio maggiore e` come un secondo padre per gli altri fratelli: se ne prende cura quando il padre e` assente.
Accasa il figlio quando vuoi e la figlia quando puoi. Sistema con il matrimonio il figlio quando ti torna comodo, con agio e senza fretta, mentre per la figlia provvedi presto, appena capita un buon partito, l’occasione buona, altrimenti rischi che resti zitella. 875
876 Dio non da` i figli, ma li presta. Tutti credono di avere dei figli, vale a dire di poterli tenere come cosa propria; cio` e` vero forse quando sono piccoli, ma poi diventano indipendenti, si allontanano dalla famiglia per formarsene una propria o comunque vivere la propria vita. Inoltre Dio puo` toglierli anche materialmente a coloro ai quali li ha dati. Vedi anche La fortuna non ci puo` togliere se non quello che lei ci ha dato [F 1185].
Se vuoi fare un figlio tristo mettilo a servir Cristo. Se vuoi fare un figlio di cattiva indole, di brutto carattere, scontento mandalo a fare il 877
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
religioso. In passato nelle famiglie di un certo livello uno dei figli veniva avviato alla vita religiosa, anche se non ne aveva la vocazione; spesso questa costrizione influiva negativamente sulla sua indole. Pan di figlioli pene e duoli. Il pane che viene dalle mani dei figli porta con se´ pene e avvilimento. Quando nella vecchiaia, o per altre necessita`, i genitori vengono mantenuti dai figli: si crea spesso una situazione di dipendenza e di disagio. Vedi anche Il pane dei figli e` salato, il pane dei nipoti e` poco, il pane della moglie e` senza sale e quello del marito e` saporito [P 289]. 878
FILARE La filatura e` stata un’operazione che, fino da tempi immemorabili, ha occupato una buona parte del tempo della donna di casa. Si filava per provvedere alle necessita` della famiglia: canapa, lino e lana. Il lavoro di filatura occupava le donne nelle ore libere da altri impegni e durante attivita` non troppo impegnative, come guardare i bambini o sorvegliare la cottura dei cibi, e nelle ore meridiane o in quelle serali delle veglie. f Vedi Camicia, Femmina, Tessere. Chi fila [tesse, lavora, fatica, ecc.] ha una camicia e chi non fila ne ha due. Chi lavora onestamente e fa il suo dovere ha appena quanto basta per vivere; mentre chi e` sfaccendato, ozioso, disonesto spesso vive nell’agiatezza, e` ricco e onorato. Vedi anche Chi lavora guadagna e chi non lavora magna [F 395]; Chi lavora fa la gobba e chi ruba fa la robba [L 206]; Nudo va il pesce, nudo va chi lo piglia e vestito va chi lo mangia [P 1445]; A chi zappa acqua; a chi fotte la botte [Z 40]; L’ozioso muore d’indigestione e l’industrioso muore di fame [O 732]; il contrario Chi non lavora non mangia [L 202]. 879
La camicia ce l’ha chi fila e chi non fila. Tutti portano la camicia: chi non lavora trova sempre qualcuno che lavora per lui. 880
881 Uno fila e l’altro si veste. C’e` chi passa la vita a lavorare e chi la passa a fare il bello con ricchi vestiti. 882 Chi non fila, non tesse e non cuce. Chi non ha un’attivita` non gode dei vantaggi che ne derivano.
pag 636 - 04/07/2007
573
.
Chi fila grosso si vuol maritar tosto, chi fila sottile si vuol maritar d’aprile. Colei che fila grosso ha fretta di finire il corredo perche´ ha buone ragioni o desiderio di sposarsi il prima possibile; quella che fila sottile invece mette cura nel suo lavoro e ha gia` fissato la data delle nozze. In realta` il proverbio e` tutto metaforico. Filar grosso e` come dire: non badare troppo ai particolari e guardare alla sostanza, tirare al sodo; filar sottile vale: essere attento, far le cose con cura, guardando ai particolari, ai risvolti, a quello che c’e` dietro, quindi anche esser furbo, tramare, come se si preparasse un laccio o una rete invisibili. Quindi: la ragazza che fila grosso nasconde qualcosa che le mette fretta, perche´ bada a realizzare prima possibile quello che vuole; l’altra ha un disegno preciso, non del tutto innocente, per cui conduce il gioco con attenzione sapendo quello che fa e cosa accadra` quanto prima. Vedi Il Diavolo e` sottile e fila grosso [D 299]; Chi vuol ingannare fila sottile [I 220]. 883
FILIPPO Si tratta di san Filippo apostolo che fu tra i primi seguaci di Cristo. Della sua vita si conosce poco; venne crocifisso a capo all’in giu` nell’80 e le reliquie si trovano a Roma nella Chiesa dei SS. Apostoli. La festa di san Filippo apostolo si celebrava il 1º di maggio insieme a quella di Giacomo apostolo, detto il Minore, figlio di Maria. La riforma recente del calendario liturgico ha spostato le due feste al 3 maggio. Non molto incisiva e` la presenza delle due figure nel mondo popolare. Se piove per san Filippo il povero diventa ricco. E` risaputo che la pioggia all’inizio di maggio e` benefica per la campagna in piena vegetazione e fioritura, e puo` propiziare un buon raccolto; ma con questo proverbio i contadini non intendevano che l’uomo povero sarebbe diventato ricco, cosa che raramente avviene, ma piuttosto che l’albero, la pianta, il campo poveri, che promettono un povero raccolto, si arricchiscono di fiori, di bocci e di gemme. 884
Chi vuol trovare una cosa deve seguire le tracce che essa lascia. 886 Con i fili si fanno le corde. La corda e` fatta da tanti fili attorcigliati fra loro. L’insieme di cose deboli fa una cosa forte. Con il poco si fa l’assai. Vedi A forza di punti si fa la camicia [P 2980]; L’unione fa la forza [U 112]. 887 Il filo si rompe dov’e` piu ` debole. Ogni cosa cede la` dove e` il punto di maggiore debolezza. Se si vuol vincere una resistenza si deve colpire la` dove il sistema e` piu` debole. La stessa cosa si dice della catena. 888 Il filo segue l’ago. Uno e` costretto ad andare dove lo porta colui che e` piu` forte al quale e` legato. Il piccolo segue il grande, il debole segue il forte. Vedi Il mietitore segue il bifolco [A 1129]; Dove va la chioccia vanno i pulcini [C 1468].
FILOSOFIA Se nella visione popolare la fiducia nella cultura e` scarsa, quella nella filosofia e` nulla, anzi regna nei suoi confronti un divertito scetticismo. La filosofia sarebbe materia irrilevante, che serve solo a tenere tranquilli i pazzoidi e gli strani. f Vedi Carmen. La filosofia e` quella scienza con la quale e per la quale si rimane tale e quale. Con le argomentazioni e i discorsi filosofici non si muta lo stato delle cose. 889
Con la filosofia non si convince il gatto a prender topi. Con la filosofia non si ottiene mai nulla, neppure la cosa piu` semplice, per la quale non occorrono arti persuasive, come indurre il gatto, che lo fa da sempre e con molto gusto, a prendere topi. 890
Con la filosofia non si convince un topo a uscire dal buco. Ribadisce l’inutilita` e inconcludenza della filosofia, delle sue argomentazioni e discettazioni. 891
Con la filosofia non si cura neppure il mal di denti. L’inutilita` della filosofia e` qui portata al paradosso. 892
FILO f Vedi Gomitolo, Nodo. 885
FILOSOFIA
Chi segue il filo trova il gomitolo.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 637 - 04/07/2007
FILOSOFO
FILOSOFO Il filosofo e` visto nel mondo popolare come un essere dal comportamento strano e bislacco che corrisponde in qualche modo a quello che talora erano apparsi nel mondo greco Socrate e alcuni esponenti della scuola socratica, soprattutto i cinici, come Diogene di Sinope, e i cirenaici. Ferma e` l’idea che il troppo studiare e il troppo pensare fa impazzire, che la filosofia non serve a nulla, o quasi, e se qualcuno si da` alla cultura e` una disgrazia in famiglia. L’unico merito riconosciuto al filosofo e alla sua filosofia e` quello di saper prendere le cose con rassegnazione, senza turbarsi e accettare la vita come viene, con filosofia, appunto. f Vedi Filosofia. Nasce un filosofo, nasce un pazzo. Il filosofo e` una persona come minimo strana, ma puo` arrivare bene alla follia. 893
894 Per il filosofo e` sempre bel tempo. Per il filosofo va sempre tutto bene. Nella visione popolare il filosofo e` colui che, immerso nelle proprie meditazioni, non si accorge di dove vive, per cui non si cura delle cose contingenti e quello che accade gli va tutto bene. Quando si vuole esprimere eufemisticamente il concetto di ‘‘becco contento’’ (cioe` di uomo tradito dalla moglie in maniera alquanto scoperta e tuttavia sereno) si dice: – E` un filosofo.
La barba non fa il filosofo. L’aspetto esteriore, l’atteggiarsi non significa essere realmente quello che si appare o si sostiene di essere. Era uso degli antichi filosofi greci avere un aspetto severo e venerando, con lunghe barbe, ma gia` gli antichi, come ad esempio Luciano, prendevano in giro coloro che pretendevano di passare per filosofi combinandosi con certo loro attributi tipici. Vedi Se la barba facesse l’uomo il becco sarebbe Platone [B 98]; L’abito non fa il monaco [A 51]; Il galantuomo non sta sotto il cappello [G 19]. 895
Vedo il mantello e la barba, ma non vedo il filosofo. Aulo Gellio (Notti attiche 9.2) racconta che a Erode Attico, ex console e uomo finissimo, si presento` un balordo zazzeruto, con una barba fino alla cintola e un gran mantello, chiedendo danaro per il fatto d’essere filosofo. Questi rispose con la celebre frase: 896
897
574
.
Video barbam et pallium, philosophum nondum video.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Di uso dotto, come il precedente, che ne e` la traduzione. Male superno filosofo al governo. Quando un filosofo giunge a governare non ci si puo` immaginare i danni che puo` arrecare, applicando le sue teorie astratte alla realta` che invece ha bisogno di duttilita`, moderazione e buon senso. Federico il Grande diceva: ‘‘Quando voglio punire una provincia vi mando un filosofo a governarla’’. 898
FINE1 Nel significato di scopo, proposito. 899 Il fine giustifica i mezzi. Molto vivo e diffuso: il risultato e` quello che conta, non bisogna curarsi dei metodi usati per raggiungerlo; se il fine e` buono, non si deve giudicare il modo con cui lo abbiamo ottenuto. Massima che condensa il pensiero machiavellico. In questa forma pero` non si trova nelle opere di Niccolo` Machiavelli, anche se, nella polemica che contrappose morale a politica, fu considerata espressione di questo pensatore. Nel cap. 18 del Principe si trova comunque: ‘‘Faccia adunque un principe conto di vincere e mantenere lo stato; i mezzi saranno sempre giudicati onorevoli e da ciascuno lodati’’. 900 Il fine e` quello che conta. Lo scopo, la ragione per la quale si agisce rende valida un’azione, un lavoro. Si usa anche dando alla parola fine il senso di termine, conclusione, esito. 901 Il legno torto fa il fuoco dritto. Per analogia: se lo scopo e` quello di ottenere fuoco, anche del legno difettoso va benissimo.
FINE2 Nei significati di termine, compimento, esito, risultato, riuscita, conclusione. f Vedi Finire, Tempo. 902 Tutto ha fine. Non c’e` cosa che duri nel mondo: si dice per consolazione e per lamento. Si usa sia quando si rompe una tazza come quando cade un governo, in quando proprio tutto e` sottoposto alla legge di non poter durare indefinitamente. Vedi anche Tutto ha fine, tranne i salami che ne vogliono due [S 77]; Tutto passa e se ne va [P 657].
pag 638 - 04/07/2007
575
.
FINESTRA
903 Tutto finisce sotto terra. Per analogia. Tutto cio` che ha vita finisce per morire.
di una cosa tutto il resto e` perduto. Vedi anche Il fine lo da l’opera [O 408]. Traduce il seguente motto mediolatino:
Male e bene a fine viene. Sia il male che il bene hanno un termine.
912 Finis coronat opus. Motto latino che si usa per indicare che per un’opera importante e` richiesto un fine degno; ovvero che una conclusione degna e appropriata esalta e giustifica tutto il resto del lavoro. In questa forma e` medievale, ma il concetto aveva gia` trovato affini espressioni gnomiche, ad esempio in una sentenza di Publilio Siro (E 17) Extrema semper de ante factis indicant ‘‘Le conclusioni parlano sempre delle cose precedenti’’, o in Ovidio (Eroidi 2.85) Exitus acta probat ‘‘L’esito da` ragione delle azioni’’.
904
Tutto passa, tutto si lascia, tutto finisce dentro una cassa. Tutto scorre via, tutto si abbandona e si dimentica, tutto va finire nella cassa da morto. 905
906 Considera il fine. Per giudicare una vita, un’impresa bisogna valutare come ha termine: tutto e` deciso dalla conclusione. A questo fine non e` estranea anche l’idea di risultato e di esito, infatti la frase veniva scritta sulle tombe e gli arredi funebri, sotto il teschio, per lo piu` in latino, come sotto. Era un invito ai vivi a considerare cos’e` la vita da come finisce e dove approda e regolare le azioni su tale idea. 907 Respice finem. ‘‘Considera il fine’’. La massima latina e` espressa nella morale della favola di Esopo: La volpe e il becco (Favole 40); e quindi nella versione di La Fontaine (Fables 3.5). Petrarca riporta l’esatta espressione latina (De remediis 1.17). Come si legge sia in Erodoto, Storie 1.32.9, sia nella Vita di Solone 27.9 di Plutarco, erano di questo tenore le parole che l’uomo politico ateniese rivolse a Creso che si credeva il piu` felice degli uomini.
Un fine amaro cancella un principio dolce. Un esito triste annulla tutta la gioia e l’allegria precedente. 908
909 Ben finisce chi considera il fine. Chi considera il fine, l’esito (anche lo scopo) delle azioni le conclude e le porta in fondo rettamente. 910 Quale principio, tale fine. Come una cosa comincia cosı` finisce; da come e` l’inizio si vede come andra` a concludersi. Vedi anche Il buon dı` si vede dal mattino [D 252]; Chi ben comincia e` alla meta` dell’opera [C 1839]. 911 Il [La] fine corona l’opera. La conclusione rende degna e valida l’opera la quale, se non e` opportunamente compiuta, perde comunque il suo valore, anche se condotta egregiamente. Se manca il degno finale
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
913 Alla fine si canta l’Alleluia [il Gloria]. Non bisogna far festa prima del tempo, cantar vittoria prima della fine della battaglia. Solo al termine di un’impresa, di un lavoro ci si rallegra, si loda, si riconoscono i meriti, si canta e si fa festa. Nel periodo pasquale nella chiesa molte preghiere liturgiche finiscono con il canto gioioso dell’Alleluia. Il Gloria Patri e` invece la preghiera gioiosa che si canta nella liturgia dei Vespri alla fine di ogni salmo. 914 La fine del riso e` il pianto. Un attacco di riso porta alle lacrime e quindi al pianto. Un sentimento, o qualsiasi altra cosa, portati all’estremo, traboccano nel loro opposto. Vedi anche Gli estremi si toccano [E 235].
FINESTRA E` lontana in questi proverbi la suggestione metaforica di finestra come felice apertura verso il mondo esterno. Qui la maggior cura e` nel consigliare la loro esposizione, nel tenerle ben serrate, perche´ anche un soffio d’aria puo` essere letale. E perfino guardarle dalla strada e` pericoloso: potrebbe esserci affacciata addirittura una donna. f Vedi Aria, Bere, Bisogno, Cielo, Donna, Fame, Festa, Fortuna, Gelosia, Porta. Aria di finestra colpo di balestra. La corrente fredda, inavvertita che si riceve continuativamente addosso stando vicini a una finestra aperta o che chiude male e` per i suoi effetti nocivi come una freccia di balestra che ti colpisce. E` la traduzione del detto mediolatino: Aer finestrae sicut ictus balestrae. Vedi anche Sole di vetro, aria di fessura por915
pag 639 - 04/07/2007
FINGERE
tano l’uomo in sepoltura [S 1558]; Aria di fessura vento di sepoltura [F 655]; Aria di corrente, peggiore d’un accidente [A 1191]. 916 La morte entra dalla finestra. Per analogia.
Finestre sane a oriente e a meridione, finestre malsane a occidente e a settentrione. Le finestre a est e a sud sono quelle che hanno piu` ore di sole nel corso della giornata, piu` calore, piu` luce: sono pertanto quelle piu` adatte per l’abitazione. Anche per gli altri locali sarebbe preferibile una esposizione simile, compresa l’orciaia, dove si conserva l’olio. Solo la cantina e la dispensa devono essere esposte a nord. Vedi Dov’entra il sole non entra il medico [M 1094]. 917
Donna alla finestra tegola sulla testa. La donna alla finestra non ci sta per caso: e` un pericolo per chi passa di sotto, per qualcuno che lei ha adocchiato, al quale presto cadra` come una metaforica tegola sul capo. Vedi Donna alla finestra, gatta alla minestra [D 939]. 918
919 O si passa dalla porta o dalla finestra. O si passa dalla porta che e` la via diretta e consueta, o si passa dalla finestra, per necessita` o per non farsi vedere. Se non e` possibile percorrere la via diretta, si cerca un’altra strada. In un modo o in un altro la cosa deve essere fatta. Per raggiungere uno scopo o si usano i mezzi onesti oppure quelli disonesti.
FINGERE Eccetto i primi due proverbi che bollano la finzione come inganno, negli altri l’abilita` di dissimulare e` ritenuta dote necessaria non solo per regnare e vincere ma piu` semplicemente per vivere. f Vedi Bugia, Ingannare, Mentire. 920 Finge chi vuol ingannare. Fingere non puo` avere altra giustificazione, altro scopo che l’inganno, sia questo a fine di bene o di male. Il proverbio e` categorico, non ammette quelle distinzioni che tentano di legittimare, in alcuni casi, la finzione, di giustificare la dissimulazione della verita`. 921
576
.
Donna finta ha il rosario in mano e il rasoio alla cinta.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
La donna ipocrita ostenta vita onesta, gesti di bonta` e pieta` religiosa, ma nasconde nella cintura il rasoio dal filo perfetto che taglia senza che uno se ne accorga. 922 Chi sa fingere sa campare. Anche semplicemente per vivere e` necessario saper simulare, in modo da evitare tutte quelle inutili verita`, quelle superflue franchezze che danneggiano i rapporti senza migliorare nessuno. Nel sec. XVII questo atteggiamento fu teorizzato da moralisti e filosofi, vedi per es. Della dissimulazione onesta (1641) di Torquato Accetto. I proverbi che seguono si rifanno tutti a questa idea. 923 Chi non sa fingere non sa vivere. Reciproco del precedente: chi non sa fingere non regge i rapporti della vita, che sono in larga parte una commedia. 924 Saper fingere e` una virtu `. E` addirittura una qualita` positiva. 925 Il galantuomo deve saper fingere. L’uomo onesto e di qualita` deve addirittura avere questa dote necessaria per vivere in societa`.
Chi finge vince. Il successo dipende molto dal saper ingannare l’avversario, farlo cadere in valutazioni sbagliate che gli suggeriscono mosse perdenti, dissimulare le proprie intenzioni. Nei giochi a carte occorre fingere, bluffare, per disorientare l’avversario. Vedi anche Simula e regna [S 1378]. 926
FINIRE Chi comincia a dire bene o male la deve finire. Chi comincia un discorso non lo deve lasciare a meta`, specialmente se e` una chiacchiera, un’insinuazione, una malignita`, ma anche se si tratta di una barzelletta. Vedi Meglio non dire che cominciare e non finire [D 554]. 927
Finiti i balli e finiti i suoni restano in piazza solo i coglioni. Cioe` coloro che non si rassegnano al fatto che la festa sia finita: vagabondi, matti, scioperati. Si puo` dire in senso proprio, ma anche metaforicamente, quando uno insiste in qualcosa che e` ormai finito. 928
pag 640 - 04/07/2007
577 FINOCCHIO Pianta della famiglia delle Ombrellifere (Foeniculum vulgare), il finocchio, tra le piante coltivate, e` una delle piu` utili, presente in mille ricette, attiva nella conservazione degli alimenti (si impiega il seme come aromatizzante nelle carni insaccate di maiale), indispensabile nella farmacopea fin dai tempi piu` antichi. Il finocchio e` simbolo anche del ringiovanimento e del rinnovamento spirituale: si credeva in antico che i serpenti usassero il succo di questa pianta per rinnovarsi a primavera e cambiare la pelle. Non solo: i serpenti riacquistavano col finocchio anche la perfezione della vista, annebbiatasi con il letargo. Pur universalmente presente nella gastronomia e nella medicina popolare, pur collegato all’eterna giovinezza del serpente, il finocchio sfugge alla simbologia, all’araldica, alla poesia. Il valore traslato attribuito al termine finocchio deriva forse dal suo sapore dolciastro. f Vedi Sedano. 929 Stomaco pieno vuole finocchio. L’infuso di seme di finocchio era molto usato come digestivo.
Meglio cieco da un occhio [perdere un occhio] che mangiare il verme del finocchio. E` una diffusa diceria che nel finocchio alberghi un verme dal quale occorre guardarsi, quando si prepara per la tavola. Secondo alcuni sarebbe addirittura il frutto del contatto con il serpente, quando si avvicina alla pianta per cambiare la pelle o per rischiararsi la vista dopo il letargo. Questo verme, non identificato (qualcuno in campagna dice d’averlo visto e che e` di colore rosso), avrebbe la possibilita`, se inghiottito inavvertitamente, di provocare coliche dolorosissime di stomaco che possono portare fino alla morte. 930
Dio ti guardi dal malocchio e dal vermine del finocchio. Vermine e` forma antica per verme. 931
Finocchio fa fino l’occhio. Esiste un’etimologia popolare che, collegata al fatto che il finocchio rinforzerebbe la vista ai serpenti e agli uomini, vuole che il termine nasca dall’unione di occhio e fino. La parola tuttavia deriva dal latino foeniculum, diminu932
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
FINOCCHIO
tivo di foenum ‘‘fieno’’. Ha un esatto corrispettivo latino, di origine medievale imprecisabile, tuttora occasionalmente ripetuto: 933 Lumina clara foeniculum facit. ‘‘Il finocchio rischiara gli occhi’’, cioe` la vista. 934 Chi compra vino non mangi finocchio. Il finocchio, avendo un sapore particolarmente invadente e persistente, ha la capacita` di alterare o spegnere gli altri sapori, in particolare quello del vino. Era usato quindi per mascherare certi difetti della carne, del pesce e di altri alimenti che non rivelavano le loro alterazioni, facendo il finocchio, usato in dose massiccia, sentire prepotentemente la sua presenza. Anche nell’assaggio del vino difettoso, accompagnandovi carne o altro drogati decisamente col finocchio, difficilmente si avverte la presenza di un principio di muffa, o di altri sapori estranei. Da qui il significato del verbo infinocchiare come ingannare, gabbare, frodare, raggirare. Nell’italiano antico di diceva: Dar finocchio, Pascere di finocchio, Vender finocchi. Una novelletta popolare, diffusa in forme poco diverse in buona parte d’Italia, conferisce un blasone al verbo infinocchiare usato in questo senso.Un giorno il Signore mando` Pietro a comprare un bariletto di vino. San Pietro ando` nella migliore taverna che conosceva e chiese all’ostessa di dargli del migliore. – Vi daro` di questa partita, disse l’ostessa, ma sentitelo bene, anzi, mangiateci qualcosa... E nel dir questo gli offrı` un pezzo di finocchio con una fetta di pane. Pietro gradı` lo spuntino e assaggio` il vino, che gli parve squisito. Contrattato il prezzo, prese il bariletto e torno` dai suoi compagni. Quando pero` a cena si assaggio` il vino, tutti sentirono che aveva preso uno spunto d’aceto e anche Pietro dovette ammettere d’essersi sbagliato. E non si dava pace. Allora il Maestro gli disse: – Ma l’ostessa ti ha dato qualcosa da mangiare? – Certo, rispose, e` proprio per quello che l’ho assaggiato ancora meglio. – E cos’era? – Pane e finocchio. – Bravo, e non sai che il finocchio falsa il gusto del vino? – No. Allora disse Cristo agli Apostoli suoi: 935
Quando voi andate del vino a comprare state attenti a non farvi infinocchiare.
Meglio esser bianchi come sedani che verdi come finocchi. Meglio avere i capelli bianchi della vecchiaia che il colorito verdognolo della malattia. 936
pag 641 - 04/07/2007
FIOCCARE
578
.
FIOCCARE Il fioccare, cadere della neve a fiocchi, in grande quantita`, sta a indicare i giorni piu` rigidi dell’inverno. f Vedi Neve, Nevicare. Pane, vino, salsicce e ciocchi e se vuol fioccare fiocchi. Abbi in casa pane, vino, cibo e di che riscaldarti e fuori nevichi pure. Fornisci la tua vita del necessario e poi succeda quello che vuole. D’inverno si sta assai bene in casa con il fuoco, il vino e la buona tavola.
Ogni bel fiore perde l’odore. Per quanto bella ogni cosa ha il proprio ciclo vitale. Ovvero: dopo lo splendore viene il declino, dopo l’interesse l’assuefazione, dopo l’entusiasmo la noia. 943
937
Pane, vino, legna da bruciare e se vuol fioccare lascia fioccare. Vedi anche Donna, vino, legna e pane, lascia che nevichi fino a domane [N 307]. 938
Quando fiocca polenta coll’oca. Quando cade la neve nell’inverno e` il tempo di fare la polenta e mangiarla con l’oca. E` un ottimo abbinamento: cibo pesante e calorico per l’inverno. La rima imperfetta -occa / -oca denuncia una, peraltro attesa, origine settentrionale. 939
FIORE Un tocco di bellezza che rallegra la vita, ma non consentito a tutti; destinato inevitabilmente a sfiorire ben presto. Vi sono fiori bellissimi senza profumo e senza sentimento e miseri fiori, come quelli dell’ortica, che mostrano inaspettatamente lati gentili. f Vedi Albero, Amore, Amatore, Amante, Aprile, Barnaba`, Bellezza, Festa, Frutto, Rondine, Uno, Vino. Un fiore e` sempre bello, ma non sta bene a tutti. Occorre che una cosa, oltre a essere bella, sia appropriata alla persona, al luogo, alla circostanza, per cui non e` facile scegliere gli ornamenti opportuni, ne´ vale che questi siano preziosi o splendidi di per se´. 940
941
Non a tutti s’addice un fiore in testa.
Anche se costa un quattrino un mazzo di fiori non sta bene in mano a tutti. Un mazzo di fiori, anche se e` poco costoso, non tutti se lo possono permettere. Non si adatta infatti alla personalita` di chi lo porta: ci sono persone alle quali non s’addice proprio la gentilezza, l’eleganza, il sentimento, in quanto sono in contrasto con tutto il resto. 942
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Fiore in testa donna onesta; fiore in bocca donna sciocca; fiore in petto donna di rispetto. Secondo come una donna porta un fiore si rivela la sua indole. Una variante dice all’ultimo verso: per il letto, ed e` forse piu` logica, seguendo la gradazione: onesta, sciocca, disonesta. 944
Dallo stesso fiore l’ape succhia il miele e il ragno veleno. Dalle stesse cose uno puo` trarne del bene e un altro del male. Il buono fa il bene con gli stessi mezzi con cui il cattivo fa il male. Ovviamente la credenza naturalistica non ha alcuna base reale. 945
946 Anche l’ortica fa il suo fiore. Anche le cose nocive, inutili o brutte partecipano alla vita come tutte le altre. Anche i malvagi hanno momenti di tenerezza e gentilezza.
Fin che i fiori son nei campi fan contenti tutti quanti. I fiori che sono in mezzo ai campi allietano la vista di tutti. Si dice della gioventu` che passa per strada, fa festa, scherza, gioca per la gioia di tutti quelli che vedono le nuove generazioni crescere e perpetuare la vita. Quando il fiore viene colto, ovvero il giovane o la ragazza escono dalla compagnia per accasarsi, non sono piu` sotto gli occhi di tutti. 947
Quando la pianta fa il fiore il frutto muore. Quando compaiono i fiori sulla pianta a primavera, i frutti dell’anno precedente conservati oltre l’inverno cominciano a marcire. Vedi anche Quando la pianta mette il fiore il frutto perde sapore [F 1510]. 948
949 Oggi fiore e domani fieno. L’erba in fiore sara` poi tagliata e seccata per farne fieno. Oggi uno e` giovane, bello, amato, ammirato e ricercato e poco dopo si trova finito nel mucchio dei trapassati, spogliato
pag 642 - 04/07/2007
579
.
FIORENTINO
della forma e della vita. Vedi anche Oggi in figura, domani in sepoltura [O 167]; Oggi forte domani a morte [F 1138].
tende anche ‘‘venditori di fiori’’, altri – ed e` corretto – ‘‘amanti che donano fiori’’, i quali sarebbero interessati e falsi.
950 I fiori piu ` belli non hanno odore. I fiori che si presentano splendidi alla vista spesso non dicono niente all’odorato. La grande bellezza manca di spirito, di anima, di attrattiva. Si dice sovente della bellezza femminile, talvolta di quella maschile, quando persone di grande avvenenza si rivelano insipide.
Chi porta fiore in petto fa l’amore per dispetto. Vuol dire che ostenta un sentimento per far rabbia a qualcuno.
L’uomo che porta un fiore o sente di pazzo o sente d’amore. L’uomo che si adorna con un fiore e` spettacolo insolito e da` da pensare. Un tempo le donne per far capire che erano innamorate portavano un fiore nei capelli e gli uomini all’occhiello. 951
Clerici flores portantes aut amentes, aut amantes. Questa e` la versione dotta riferita ai religiosi: ‘‘I chierici che portano fiori o sono matti o innamorati’’. Di origine imprecisabile, e` probabilmente nata in ambienti religiosi o conventuali, dove tuttora e` viva e usata per riprovare non solo l’amore verso i fiori che uno porta o cura, ma anche l’eccessiva cura della bellezza dell’esteriorita`, della forma, con una perfida allusione a pensieri lontani da quelli imposti dalla vita consacrata che e` stata scelta dagli interessati. In genere si dice ironicamente a chi va in giro con un mazzo di fiori con ragioni lontane dalle pene d’amore. I clerici non sono qui gli universitari medievali, ma i seminaristi, i conversi e in genere i religiosi. Non c’e` ragione di considerare matto un giovane laico che va in giro con un mazzo di fiori, mentre un frate non ha molte scuse, se non quella di portarli all’altare. Il proverbio si basa sull’assonanza fra amans ‘‘amante’’ e amens ‘‘folle’’, gioco diffuso fin dall’antichita` e sfruttato spesso nelle massime latine d’argomento erotico. 952
955
Anche se manca un fiore si fa comunque il mazzo. Un insieme di cose di valore, belle, non perde la sua importanza, la sua bellezza, per il fatto che manca un elemento. Un gruppo si costituisce anche se manca un componente. Vedi anche, di significato opposto, Un fior non fa ghirlanda [R 907]. 956
Un bel fiore non rimane per molto tempo lungo la strada. Una cosa bella non resta a lungo abbandonata. Di una cosa che vale si trova presto l’acquirente. Identico provebio in tedesco, di cui l’italiano potrebbe anche essere traduzione fatta in epoca relativamente recente. 957
Tanti sono i fiori quanti l’amore ha dolori. L’amore porta moltissimi dolori, delusioni e inganni tanti quanti sono i fiori, cioe` i momenti felici. 958
959 Chi non fa fiori non fa frutti. Chi nel corso del proprio operare non da` buoni segni non arrivera` a un felice risultato. Chi non prepara il lavoro con attivita` teoriche (apparentemente inutili) non giunge mai a un risultato concreto. Le cose materiali sono precedute da idee, ipotesi, sentimenti, teorie. Per operare bisogna fare studi, per costruire occorrono progetti, come per fare una famiglia occorre innamorarsi. In passato il proverbio si usava anche per indicare che le donne nelle quali non compariva il ciclo mestruale (detto anche fiore) di conseguenza non potevano avere figli.
Chi porta un fiore sente d’amore; chi porta un mazzo sente di pazzo. L’eccesso viene sempre disapprovato. Nel secondo caso sentire vale ‘‘sapere di, avere qualcosa di’’.
Fiori legati a mazzo allegria del cazzo. Ironico. Superstizione codificata nelle cabale e nei libri dei sogni: sognare un mazzo di fiori annuncia amore.
Dami fiorai non ne tenete mai. Per analogia. Non vi fidate di ammiratori che fanno grandi omaggi di fiori. Qualcuno in-
FIORENTINO Individualisti, presuntuosi, ipercritici e tirchi (o comunque troppo parsimoniosi), cosı` sono
953
960
954
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 643 - 04/07/2007
FIORENTINO
580
.
considerati gli abitanti di Firenze, ma senza che cio` incrini la loro convinzione nella propria superiorita`. 961 I fiorentini son cattive doghe. Sono individualisti e quindi stanno male in societa` o ci stanno con mille riserve mentali e mille critiche. Le doghe sono le liste di legno curve che, tenute insieme da uno o piu` cerchi di ferro, formano una botte, un barile per contenere vino od olio o altro liquido, quindi devono essere ben connesse, unite l’una all’altra.
Tre cose sono impossibili a fare: cuocere un uovo, fare il letto a un cane e insegnare a un fiorentino. Cuocere un uovo sembra ma non e` facile, perche´ essendo una cosa cosı` semplice ognuno ha il suo metodo del tutto diverso da quello degli altri; il cane adopera la cuccia a modo suo, mai comunque nel modo con cui gli e` stata preparata; quanto al fiorentino e` difficile che ammetta di saperne meno di un altro e quindi che accetti un consiglio. I fiorentini si compiacciono anche dei loro difetti e intendono questo proverbio come qualificante: e` difficile che un fiorentino ne sappia meno di un altro. 962
Cuocere un uovo. far il letto a un cane, insegnar a fiorentino, servire un veneziano son cose difficili. Variante piu` antica. C’e` l’aggiunta del veneziano, difficile da accontentare, sia da parte di servitori che da parte di venditori e commercianti. 963
Fiorentin mangia fagioli, lecca piatti e romaioli, sotto terra ’un c’e` quattrini, accident’a’ Fiorentini. L’invettiva mostra di provenire dal mondo contadino toscano, sottomesso per lungo tempo a padroni residenti a Firenze e per questo invisi due volte. Sottolinea che i fiorentini sono parsimoniosi a tavola: la cucina di un tempo era in questa citta` assai frugale e attenta a utilizzare ogni avanzo e a non sprecare largheggiando nelle porzioni. Romaiolo e` variante toscana di ramaiolo, cioe`, propriamente, mestolo di rame. 964
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Fiorentin mangia fagioli, e’ volevan gli spagnoli, gli spagnoli son venuti, fiorentin becchi cornuti. Altra versione. Gli spagnoli furono gli artefici della restaurazione medicea e quindi della fine delle liberta` repubblicane a Firenze. Oppure il proverbio potrebbe riferirsi alla venuta dello spagnolo Don Carlo, temporaneo successore dell’ultimo Medici, Gian Gastone, arrivato nel 1732 nell’esultanza dei fiorentini. 965
Fiorentini ciechi, senesi matti, pisani traditori, lucchesi signori. E` lecito sospettare che il detto, nel complesso, sia nato a Lucca. I senesi hanno avuto nomea di matti per la loro stravaganza e per la diceria che l’acqua di Fontebranda provochi in chi la beve un ramo di follia. I fiorentini sono stati tacciati di ciechi per una vicenda coronata di frange leggendarie: durante una crociata che aveva impegnato Pisa, i fiorentini offrirono la loro alleanza e protezione alla citta`; come ringraziamento i pisani invitarono gli alleati a scegliersi un dono; i fiorentini scelsero due colonne di porfido sottratte ai musulmani dall’isola di Maiorca, quelle che ora si trovano a Firenze ai lati della porta principale del Battistero. Le colonne erano state fatate dai maghi musulmani in modo tale che, chiunque avesse subito un’azione malvagia, guardando nel lucido porfido, poteva vedere l’immagine di colui che ne era stato l’autore. I pisani cedevano a malincuore quel portento e pensarono di distruggere l’incantesimo per l’opera purificatrice del fuoco, cosı`, prima di consegnare le due colonne, le affocarono, vale a dire le fecero passare dentro le fiamme. Per questo i pisani furono detti traditori dei fiorentini, che presero le colonne senza averne verificato l’integrita`. Stando a Giovanni Villani (Cronica 4.31), le colonne erano guaste dal fuoco e lo stesso cronista afferma (Cronica 2.1) che la nomea di ciechi derivo` ai fiorentini per essersi fatti ingannare da Totila, lasciandolo entrare nella citta` che da lui fu distrutta. Dante accoglie la tradizione e per bocca di Brunetto Latini dice dei fiorentini: ‘‘Vecchia fama del mondo li fa orbi’’ (Inferno 15.67). 966
Il fiorentino mangia sı` poco e sı` pulito che sempre si conserva l’appetito. Ribadisce la nota frugalita` fiorentina, curata fino al punto di non togliersi del tutto la fame. 967
pag 644 - 04/07/2007
581
.
968 Chi vuol cominciare vada dal fiorentino. Gli dira` tutti gli aspetti negativi e le difficolta` dell’impresa che si accinge a intraprendere. I fiorentini hanno fama di essere accorti e ipercritici.
Fiorentini innanzi al fatto, veneziani sul fatto, senesi dopo il fatto, tedeschi alla stalla, francesi alla cucina, spagnoli alla camera, italiani a ogni cosa. E` un elenco di pregi, difetti, caratteristiche degli abitanti di citta` e nazioni, che termina con un autoelogio, che potrebbe essere anche una aggiunta tardiva. I fiorentini sono capaci nel valutare le cose prima di farle; i veneziani sono abili nel fare e nel realizzare, pragmatici essendo navigatori e mercanti; i senesi danno il meglio nel giudicare quello che e` stato fatto; i tedeschi eccellono nell’addestramento degli animali e particolarmente dei cavalli; i francesi curano la cucina; gli spagnoli sono abili nella diplomazia; gli italiani s’arrangiano in ogni situazione.
Procura d’avere soldi e non ti mancheranno i parenti e gli amici. Vedi per il rapporto denaro-parenti I buoni parenti sono i quattrini [P 456]. 973
969
Anch’io son fiorentano, diceva quel villano. Si usa citare il proverbio a chi si vanta di nobili ascendenze, o di abitare in una citta` importante, rivelando nel vanto stesso la falsita` di quanto afferma. Dicendo d’essere fiorentano e non fiorentino, dichiara di aver poco a che fare con Firenze. E` adattamento di una forma dialettale come quella triestina seguente: 970
971 Ance jo` soi florentan! ‘‘Anch’io sono fiorentino’’. Si dice in Friuli, ma la facezia proverbiale si trova anche in molte altre forme dialettali e risale probabilmente al tempo nel quale Firenze era la capitale economica dell’Europa e attraversava un periodo di grande splendore.
FIORINO Fiorino e` nome di varie monete d’oro e d’argento, coniate originariamente (dal 1252) a Firenze (col giglio stemma della citta` su un lato e san Giovanni sull’altro), poi anche altrove. Era moneta di grande valore e prestigio. f Vedi Quattrino. 972
Abbi fiorini e troverai cugini.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
FIRENZE
Abbi pur fiorini, che troverai cugini.
Meglio un fiorino in tasca che cento promessi. E` preferibile realizzare qualcosa, anche di modesta entita`, immediatamente, che avere prospettive di straordinari vantaggi e guadagni. Vedi anche Meglio un uovo oggi che una gallina domani [U 211]. 974
Meglio oggi un carlino che domani un fiorino. Meglio poco oggi che tanto domani. Il carlino era una moneta di modesto valore, mentre il fiorino d’oro aveva un valore molto elevato. 975
Meglio un fiorino in tasca che mille riverenze. Proverbio di mercanti: meglio avere quello che ci spetta che essere pagato con onori, saluti, omaggi e chiacchiere. 976
Con cento fiorini in bottega si mangian capponi e con cento fiorini nei campi si mangian raponi. Investendo cento fiorini nella mercatura si fanno grossi affari, tanto da mangiare ogni giorno bocconi ghiotti; investendoli nella terra si ottiene ben poco, tanto da doversi contentare di mangiar rape, piu` che altro cibo da animali. 977
I fiorini [fiori] piacciono anche a chi non li puo` piu` spendere. Implica lo scambio fra fiori, da mettere sulle tombe, e fiorini: paradosso un po’ pesante per dire che i denari non spiacciono proprio a nessuno. 978
FIRENZE Esclusi forse i primi tre, gli altri proverbi sono antichi e ormai fuori uso, e comunque di circolazione solo toscana. Roma per grandezza e Firenze per bellezza. Il detto ripetuto con compiacimento a Firenze e` tuttavia condiviso anche altrove. 979
980
Firenze bella, Napoli gentile.
pag 645 - 04/07/2007
FIRMINO
582
.
Sottolinea, insieme alla bellezza di Firenze, la gentilezza e la grande civilta` di Napoli. A Firenze il fiore, a Prato l’amore. A Firenze la bellezza, a Prato il sentimento e la gentilezza delle donne, cantata da molti poeti, quali il Firenzuola. 981
Firenze non si muove se tutta non si duole. E` nota l’indolenza dei fiorentini a reagire a situazioni di disagio, per l’individualismo tipico del carattere e per la dedizione ai propri affari, che lasciano a stento e di malavoglia per occuparsi d’altro. 982
A Firenze per avere gli uffizi bisogna avere un bel palazzo e stare a bottega. Spiega Gino Capponi: ‘‘La Repubblica era governata da un patriziato di bottegai’’. Per uffizi si intendono le cariche pubbliche. 983
Firenze bella ha molti mercanti, ma coi balzelli li rovina tutti quanti. Firenze, che e` diventata grande con la mercatura, rovina con le tasse questa attivita` alla quale deve tutto. 984
FIRMINO San Firmino cade il 25 settembre: e` il periodo che precede i primi freddi. Firmino di Amiens, figura dalla storicita` improbabile, ritenuto originario di Pamplona e primo vescovo della citta`, si reco` come predicatore in Francia e fu vescovo di Amiens per diversi anni, finche´ sarebbe stato martirizzato fra il 290 e il 303. San Firmino spazza il camino. Un tempo a fine settembre, prima di iniziare ad accendere il fuoco in vista del freddo invernale si ricorreva allo spazzacamino che per pochi soldi liberava le gole dei camini dalla fuliggine. Cio` era necessario perche´ i depositi della combustione quando il camino era acceso potevano prendere fuoco e causare un incendio. 985
FISCHIARE Fischiare e` talora indicato come l’alternativa a qualche cosa che manca, come il cibo, l’amore, i soldi, la fortuna, o anche come scarico
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
di una tensione, come la rabbia, la delusione, lo smacco. Nella donna e` un atto riprovevole, indizio di spregiudicatezza o di mascolinita`. Guardati da biscia e da donna che fischia. La biscia che fischia, sibila, e` un modo per indicare la vipera, che e` velenosa e mortale. Le vere e proprie bisce, d’acqua o di terra, da noi non sono velenose e non sibilano. La donna che fischia e` una donna allegra, che non ha ritegno, spregiudicata, che non ha un contegno corretto e quindi disonesta. Vedi anche Donna che fischia e uomo che fila, fuggi senza domandare [D 1052]. 986
Da gallina che canta a gallo e da donna che fischia stai lontano. Anche la gallina che canta a gallo e` un modo per sottolineare attitudini mascoline in una donna, come il fischiettare. 987
988 Donna che fischia non e` da marito. Le sue attitudini e il suo carattere mascolino non sono adatti alla vita coniugale. 989 Chi ha canta e chi non ha fischia. Chi ha e` contento e si da` al bel tempo e chi non ha s’arrangia e fischia per distrarsi, per non pensare ai suoi guai. 990
Chi ha mangia e chi non ha fischia.
FITTAVOLO L’affittuario di un terreno coltivabile. Terreno dato a un fittavolo finito in bocca a un diavolo. Colui che prende in affitto un terreno, a differenza di un mezzadro, cerca di sfruttarlo quanto piu` possibile, restituendolo esaurito, depauperato e trascurato. 991
FIUME Osservato attentamente, con timore e con rispetto, nel suo corso mutevole, ora chiaro e mormorante, ora cupo e profondo, ora furioso, il fiume offre molte metafore e analogie con il temperamento degli esseri umani e anche con la vita in genere nel correre dalla sorgente alla foce, fino a disperdersi nel mare. f Vedi Burrone, Fosso, Pescare, Pescatore, Ruscello, Torrente, Trota. 992 Fiume furioso tosto rischiara. Le piene dei fiumi dovute a violenti temporali sono minacciose, ma durano poco. Colui che
pag 646 - 04/07/2007
583 monta in furia e si scatena, ha una rabbia di breve durata. Vedi anche Ira forte, ira breve [I 504]; Chi tosto s’adira, tosto si placa [A 243]. 993 I fiumi lenti son profondi. I grandi fiumi che procedono lenti hanno anche acque profonde. Cosı` le persone calme, riflessive, poco estroverse hanno una vita intellettuale complessa e pensieri profondi. 994 Il fiume dov’e` profondo e` silenzioso. La` dove l’acqua procede lenta e senza rumore il fiume si fa piu` profondo. L’uomo meditativo rifugge dal chiasso e dalla confusione. 995 Da fiume muto passa lontano. Non ti fidare del fiume silenzioso, e` profondo. Vedi anche L’acqua cheta rovina i ponti [A 126].
Guardati da fiume che non canta, da uomo che non parla e da cane che non abbaia. Non ti fidare del fiume silenzioso, dell’uomo taciturno, chiuso e introverso, che medita qualcosa di maligno, del cane che non abbaia e puo` assalirti all’improvviso. Tranquillita` apparente, silenzi rassicuranti che celano insidie e pericoli. Vedi anche Cane muto, guardati le gambe [C 378]; Cave tibi a cane muto et acqua silente [C 379]. 996
997 Fiume che canta passa sicuro. Il fiume chiacchierino, la cui acqua scroscia sulle pietre, e` di poca profondita` e si puo` guadare tranquillamente.
Chi vuol fermare il fiume chiuda la fonte. Solo bloccando la sorgente si puo` fermare il fiume. Per avere ragione di una cosa bisogna intervenire sulla sua origine, la` dove prende forza. Chi vuole eliminare un male ne elimini la causa. 998
Grandi fiumi, grandi signori, grandi vie sono cattivi vicini. Abitando presso i grandi fiumi si e` soggetti a inondazioni; avendo a che fare con i grandi signori si rischia di rimanere vittime delle loro angherie; e anche le grandi strade sono pericolose poiche´ vi passa ogni sorta di gente, tra cui malvagi e ladri. 999
Tutti fiumi vanno al mare. Diffuso in forme simili nelle principali lingue europee. Ogni cosa segue il suo corso, la sua inclinazione naturale, diviene quello per cui e` destinata: il fiore va al frutto, la foglia alla 1000
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
FIUME
terra, i viventi alla morte. L’espressione si trova nell’Ecclesiaste (1.7): ‘‘Tutti i fiumi vanno al mare, eppure il mare non e` mai pieno: raggiunta la loro me`ta, i fiumi riprendono la loro marcia’’. Secondo la Vulgata l’inizio e` Omnia flumina intrant in mare, che con poche varianti circolo` anche come massima indipendente. Vedi anche Ogni acqua va al mare [M 677] ; Tutte le strade portano a Roma [R 865]; Ogni fontana trova il mare [M 680]; In cent’anni e cento mesi torna l’acqua ai suoi paesi [A 143]; Ogni vicolo porta in piazza [V 714]. 1001 Ogni ruscello corre al mare. Per analogia. Alla regola per la quale l’acqua corre verso il mare non si sottraggono nemmeno le minime vie, com ei ruscelli; per dire che ad una vera legge di natura (per es. la morte) nessuno si sottrae.
Seguendo i ruscelli s’arriva ai fiumi e seguendo i fiumi s’arriva al mare. Seguendo le cose nel loro corso si comprende il loro destino. 1002
1003
Chi segue il ruscello giunge al fiume e chi segue il fiume giunge al mare.
Il fiume per giungere al mare fa parecchie giravolte. Per fare una cosa si hanno sempre molti ripensamenti, si tentano molte vie, si cercano mille modi per passare. 1004
Al mare arriva tanto il fiume che il ruscello. Ognuno, nel piccolo o nel grande, assolve alla funzione che la natura gli ha affidato. Le cose vengono svolte e portate in fondo sia da chi ha grandi possibilita` che da chi ne ha poche, impiegando piu` o meno tempo. Tutti raggiungiamo la fine che per tutti e` uguale. Vedi anche Alla sua ora arriva anche lo zoppo [Z 118]. 1005
Vicino al fiume non comprare ne´ casa ne´ vigna. Il fiume potrebbe allagare casa e vigna, quest’ultima inoltre non gradisce il terreno umido. Vedi Campo sulla riva brutta prospettiva [C 322]. 1006
1007 Il fiume affitta, ma non vende. Il terreno che la piena di un fiume aggiunge a una riva rimane per breve tempo ed e` destinato a essere eroso dalla prossima piena. 1008
Il fiume infuria dove si stringe.
pag 647 - 04/07/2007
FOCA
584
.
Il fiume ha un corso tumultuoso la` dove gli argini si stringono. Ognuno si arrabbia e s’infuria allorche´ viene costretto, condizionato, spinto a fare cio` che non vuole. 1009 Molti ruscelli fanno un gran fiume. Uniti i deboli divengono forti, i piccoli divengono grandi, i pochi divengono molti.
Il fiume non ingrossa d’acqua chiara. Durante le piene infatti l’acqua del fiume e` torbida. Colui che si arricchisce improvvisamente lo ha fatto in modo non onesto. Ogni grossa fortuna ha un’origine disonesta di furto, di truffa, di male arti. Vedi anche L’Arno non ingrossa se non intorbida [A 1230]. 1010
FOCA La foca, agile e svelta in acqua, e` lenta e goffa sulla terraferma; per queste sue caratteristiche e` richiamata nei proverbi. 1011 La foca balla come puo`. La foca per sua natura e` fuori dall’acqua impacciata e goffa, ma, negli zoo e soprattutto nei circhi, s’industria di fare quanto meglio sa e diverte la gente. Ognuno fa le cose secondo le sue possibilita`. Anche coloro che hanno poche doti s’arrangiano. Vedi anche Chi mal balla ben sollazza [B 59].
La foca cacciata sulla riva entra nell’acqua. Le foche stanno spesso sulla riva stese al sole, ma se vengono disturbate fuggono in mare. Chi esce dal suo ambiente e si trova a mal partito, per salvarsi torna da dove e` venuto. Chi per star meglio cambia vita e si trova peggio, torna dov’era prima. 1012
FOCOLARE Il focolare in cucina era il centro sociale, spirituale, ricreativo della casa: il luogo dove, come in un antico santuario, ardeva sempre il fuoco. Un paiolo, appeso sopra la fiamma, forniva costantemente acqua calda per i vari bisogni e tutte le operazioni domestiche passavano in qualche maniera dal focolare. Vi si cucinava, si scaldava l’acqua per il bucato, per il pastone degli animali, per la panificazione, per la lavorazione del formaggio. Era la sede delle veglie invernali e delle riunioni domestiche, un po’ il parlamento della famiglia. Vi soggiornavano intorno i malati, gli anziani, i bambini piu` piccoli e il gatto. Sopraelevato rispetto al pavimento
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
della cucina, era sormontato, fino a esserne largamente coperto, dalla cappa del camino, la quale fungeva anche da essiccatoio: su tavole alte si poneva la carne da conservare essiccata e affumicata, le castagne secche e ogni prodotto che avesse bisogno di caldo asciutto. Chi piscia nel focolare mangia la minestra fredda. Chi spenge il fuoco, mangia poi il cibo freddo. Il gesto qui descritto ha il senso del massimo spregio. Chi di proposito fa danno alla propria famiglia, danneggia poi se stesso. Chi rovina la propria roba poi deve farne senza. 1013
Le parole del focolare non devono passare la porta. I segreti di famiglia non devono essere rivelati a estranei. 1014
Il proprio focolare cuoce meglio di quello degli altri. La roba di casa piace piu` di quella di fuori. Si preferisce il poco della propria casa al molto della casa degli altri. Quello che viene dall’abitudine si cambia poco volentieri. 1015
Al focolare davanti e` estate e dietro inverno. Sedere vicino al fuoco quando la stanza e` fredda riscalda la persona davanti ma di conseguenza fa sentire molto piu` freddo dietro. 1016
1017
Il camino davanti scalda e dietro gela.
1018 Il posto piu ` freddo e` quello del focolare. Il fuoco scalda la persona davanti ma fa sentire dietro ancora piu` freddo.
FODERO Il fodero, la guaina di metallo in cui si ripone la spada, era spesso adorno di ricche incisioni. 1019 Non si giudica la spada dal fodero. Non si puo` valutare una cosa dal suo aspetto esteriore, quello che vale si misura solo quando la si vede all’opera. L’ornamento non dice nulla della sostanza. Vedi anche L’abito non fa il monaco [A 51].
FOGLIA f Vedi Dio.
Fa piu` rumore una foglia che casca che una foresta che cresce. Le persone operose, la gente positiva, non fanno rumore, lavorano nel silenzio senza 1020
pag 648 - 04/07/2007
585
.
schiamazzi ne´ pubblicita`. Non cosı` chi cede, chi abbandona l’opera: il suo gesto e` accompagnato da frastuono e chiacchiere. E` molto vicino ad una massima zen attribuita a Lao Tze, ‘‘Fa piu` rumore un albero che cade di una (intera) foresta che cresce’’: non si esclude ne´ la nascita indipendente ne´ l’influenza diretta del proverbio cinese per mediazione colta. Vedi anche Il carro vuoto fa piu` rumore del carro pieno [C 837]. Stretta la foglia, larga la via dite la vostra che ho detto la mia. E` la formula con cui si usa chiudere le fiabe e che si ripete talvolta a modo di proverbio per significare che, dopo aver espresso il proprio parere, gli altri possono pensare e credere e dire quello che vogliono. Secondo altri: Larga la foglia, stretta la via... 1021
Il vento dell’autunno scuote dall’albero solo le foglie che vi ha messo il sole di primavera. Chi distrugge cancella solo in parte l’opera di chi ha costruito. Il tempo cambia solo l’aspetto, la veste delle cose, ma queste rimangono intatte nella loro essenza e nella loro struttura. Il manto di foglie va e viene, la pianta rimane. 1022
1023 Non tutte le foglie cadono in autunno. La fine non ha regola: non tutti muoiono quando arriva la vecchiaia, ma anche in tardissima eta`, oppure molto prima. 1024 Senza le foglie non si vedono i frutti. Se l’albero non si veste di foglie non produce nemmeno i frutti. Tutto e` necessario, anche quello che appare inutile, superfluo o ridondante.
FOGNA Fogna dritta [ritta] e camino storto. La fogna deve essere dritta per far sgorgare bene le acque; il camino deve essere fatto in modo da attraversare le stanze con gomiti e curvature per sfruttare quanto piu` possibile la colonna d’aria calda ascendente. 1025
FOLLA Si consiglia di tenersene sempre lontani. 1026
A folla che s’aduna non t’avvicinare: ci son sassate da prendere o pesi da portare.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
FOLLE
Quando c’e` un assembramento di gente la cosa migliore e` starsene lontano, infatti avvicinandosi non ne viene niente di buono: o c’e` una rissa, una sommossa e volano colpi e legnate, oppure e` avvenuto un disastro e allora c’e` da lavorare per portare soccorso. 1027 Dove c’e` folla il pazzo corre. La` dove vede gente radunata si avvicina senza chiedersi se va a cacciarsi in un guaio. La persona sciocca e` sedotta dalle grandi riunioni di persone, da cortei, assembramenti, tumulti.
FOLLE Due tipi di folli: se uno e` creativo, libero, pieno d’intuizioni, l’altro e` solo uno stolto. f Vedi Follia, Matto, Pazzia, Pazzo, Scemo, Stoltezza, Stolto. 1028 Un folle puo` consigliare un saggio. Un folle puo` avere un’intuizione, un’idea che balena alla follia e non viene colta dalla ragione. Reca traccia dell’antica distinzione tra stoltezza e follia. La prima era imbecillita` disprezzata, mentre la follia era considerata in parte sacra e il folle aveva molto in comune col visionario, col profeta, col poeta, col santo, con la sibilla
E` piu` facile che un folle consigli un saggio che un saggio consigli un folle. Il folle ha qualcosa da dire al saggio, ma il saggio non sa nulla che possa servire al folle. 1029
1030 Da giudice folle chiara sentenza. Dal giudice che da` il suo verdetto operando fuori dal condizionamento del mondo convenzionale e sociale, si ottiene una sentenza chiara e saggia, anche se giuridicamente e formalmente non corretta. 1031 Mancando i saggi i folli tengono banco. Quando i saggi si tengono lontano dalla vita sociale, dalle assemblee, dalle cariche e dalle responsabilita` il loro posto viene occupato da sciocchi che fanno pazzie.
Il saggio si convince con la ragione e il folle col bastone. Con la persona savia si discute usando la persuasione, mentre col folle, da intendere qui come persona irrimediabilmente stupida, si devono usare le maniere forti, poiche´ le altre non le ascolta. Vedi anche Al savio con la ragione, al matto col bastone [S 446]. 1032
pag 649 - 04/07/2007
FOLLIA
586
.
FOLLIA f Vedi Folle, Matto, Pazzia, Pazzo, Scemo, Stolto. 1033 Gran follia, gran saviezza. I folli dicono spesso verita` che i savi non sanno o non osano dire.
La follia viene a stare spesso nella casa del ricco e se ne va quando diventa povero. La ricchezza fa spesso perdere la testa a chi l’acquista o la possiede, facendogli smarrire il senso dei limiti e della realta`; la poverta` che segue provvede a rimettere le cose a posto.
Chi non sa quanto e` profondo un fiume, non si avventuri nel guado, e anche se vede il fondo non si fidi prima di averlo misurato, perche´ potrebbe ingannarsi. Di uso traslato, come invito alla cautela e all’attenta valutazione dei rischi. 1040
Chi non vede il fondo non passi l’acqua.
1041
Non bisogna entrare nel fiume se non si sa quant’acqua c’e`.
1034
Chi passa la notte con la follia fa giornata con la miseria. Chi si da` bel tempo facendo sciocchezze si trovera` a dover affrontare un brutto periodo di miseria e di stenti. 1035
1036 Chi ride della follia non ha amici. Chi irride, canzona, disprezza coloro che sono affetti da mattane, stranezze, ghiribizzi, capricci non avra` mai amici in quanto nessuno ne e` totalmente immune.
FONDAMENTO / FONDAMENTA In senso proprio, cioe` la base su cui si costruisce un edificio. Fondamenta e botti bisogna ripararle subito. Quello che compromette la stabilita` della casa e la consistenza della botte deve essere eliminato al piu` presto, per evitare grossi guai. La casa infatti puo` crollare e la botte versare tutto il vino. Naturale l’uso traslato a proposito di questioni, appunto, fondamentali. 1037
Senza fondamenti e` inutile far la casa bella. E` stolto curare l’estetica di un edificio avendo trascurato di fare bene le fondamenta. E` inutile dare importanza all’esteriorita` quando manca la sostanza.
Se non vedi il fondo manda avanti il pellegrino. Se non capisci quanto e` profondo il fiume, fallo guadare prima da un esperto viaggiatore. Se non sei capace di risolvere il problema, lascia che faccia chi ne e` in grado. Per superare un difficolta` affidati a chi ha esperienza. Qui pellegrino indica l’uomo esperto del viaggiare, in quanto queste persone nel passato intraprendevano lunghi e pericolosi viaggi verso santuari e luoghi santi, e quindi avevano esperienza delle strade e dei loro pericoli, come le conoscenze per poterli superare. Vi erano anche chi, per espiare gravi colpe, passava la vita pellegrinando, diventando cosı` ancora piu` esperto. Il significato di ‘‘sciocco‘‘, del proverbio seguente qui non esiste. Metaforicamente si intende con pellegrino una persona una cosa fuori posto, estranea, spaesata, ma non necessariamente sciocca. 1042
Quando guadi il fiume manda avanti lo stolto. Per analogia. Di fronte a un pericolo invece di avventurarti manda a saggiare il terreno un ingenuo, e poi, se non c’e` rischio, procedi. Vedi anche Su vecchio ponte fai passare prima lo stolto [P 2108]. 1043
1038
FONDO Nell’ultimo proverbio per fondo s’intende la fine, il termine di un periodo; in tutti gli altri si tratta del fondo del fiume, qualcosa da cercare di intravedere per poterne valutare la pericolosita`. 1039
Chi non vede il fondo non passi il fiume e chi lo vede ci pensi due volte.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
FONTANA La fontana, in virtu` del bene prezioso che offre, acqua buona e abbondante a portata di tutti, e` chiamata a rappresentare la rendita, i benefici, gli aiuti ricevuti. f Vedi Fonte, Sorgente. 1044 Meglio aver fontana che cisterna. Meglio una fontana da cui sgorga l’acqua, che un grande deposito di acqua. Meglio avere una rendita che un tesoro, meglio un bene che frutti che una riserva d’oro che non dia nessun utile. La fontana da` acqua buona in continuazione, mentre nella cisterna si raccoglie e si conserva acqua piovana.
pag 650 - 04/07/2007
587
.
1045 Non si sputa nella fontana dove si beve. Non si deve mostrare ingratitudine la` dove si e` ricevuto un beneficio. Le cose di comune utilita` devono essere trattate con rispetto. Vedi anche Non morder poppe che ti han dato il latte [P 2143]; L’asino quando ha mangiato la biada tira calci al corbello [A 1359]; Non si sputa nel piatto dove si e` mangiato [S 1987]. 1046 Chi sputa nella fonte poi ci torna a bere. Quando si disprezza un beneficio, un aiuto ricevuto, bisogna pensare che se ne puo` avere di nuovo bisogno.
Quando ha bevuto il maiale si rotola nella fontana. Solo l’essere rozzo, animalesco mostra ingratitudine e disprezzo verso quello da cui ha tratto vantaggio, verso le persone dalle quali ha ricevuto un beneficio, una cortesia, un aiuto. 1047
La fontana da cui sempre s’attinge da` sempre acqua fresca. Le cose usate continuamente e con rispetto funzionano sempre perfettamente. Le cose trascurate o usate solo di tanto in tanto si rovinano, perdono la loro efficienza. 1048
1049 Quando s’asciuga si stima la fontana. Quando si secca e non da` piu` acqua ci si rende conto di quanto era utile la fontana. Una cosa si apprezza veramente per quanto e` utile e quanto vale solo quando viene a mancare.
FONTE f Vedi Fontana, Sorgente. 1050 Anche una piccola fonte leva la sete. Una cosa piccola, modesta puo` avere lo stesso effetto di una grande e magnifica.
Tanto si beve da una fontanona che da una fontanella. Quando una fonte puo` togliere la sete poco importa quanta acqua versa. 1051
La buona fonte si conosce quando le altre s’asciugano. La fonte di vena profonda si conosce allorche´, seccandosi le altre per la siccita`, essa continua a versare acqua. Significa che, mentre le altre attingono a depositi superficiali ed esigui, la buona fonte prende la sua acqua da depositi sotterranei vasti e profondi. Cosı` si riconoscono anche i veri amici. 1052
1053
Non e` buona fonte quella che dice male del mare.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
FORCA
La fonte che versa poca acqua, non puo` denigrare il mare, che ne ha tanta. Colui che fa una cosa, un mestiere, esercita un’attivita` non deve criticare chi fa la stessa cosa meglio, piu` in grande e con piu` capacita`, altrimenti denigra la sua arte e si rivela meschino. Fonte che bagna due valli non fa felice nessuno. E` improbabile che una sorgente possa servire due vallate diverse. Non si puo` disperdere le forze su due obiettivi, non si puo` provvedere contemporaneamente a due realta`, non si soddisfa ne´ l’una ne´ l’altra. Vedi anche Non si puo` servire a due padroni [N 256]. 1054
FORBICI 1055 Le forbici sono male lingue. Si allude ai barbieri, che erano detti anche forbici, non solo per l’uso continuo dello strumento ma anche per le chiacchiere che si fanno nelle loro botteghe dove si dice male di tutto e di tutti. Talvolta s’intende anche il sarto, lui stesso maestro di forbice. Per indicare lo sparlare di una persona si dice infatti anche ‘‘tagliare i panni addosso a uno’’. Si tratta del rovesciamento dell’immagine, piu` diffusa, per cui la lingua e` equiparata a un’arma tagliente e micidiale, vedi Ne uccide piu` la lingua che la spada [L 699].
FORCA Il patibolo per l’impiccagione; per estensione: la fine piu` drammatica e miserevole che un uomo puo` incontrare. Chi ha da morire sulla forca puo` ballare sul fiume. Chi e` destinato a morire impiccato puo` arrischiarsi sul fiume senza pericoli. Chi ha un destino segnato puo` correre qualunque pericolo e non ne riportera` alcun danno, in quanto arrivera` a dispetto di tutto dove deve arrivare. Si usa per commentare un momento fortunato all’interno di una vicenda che si ritiene comunque destinata a finire male. Vedi anche Chi dev’essere impiccato non annega in nessuna tempesta [I 80]; Quando uno s’ha da rompere il collo trova la scala al buio [C 1760]; Al destino non si sfugge [D 240]. 1056
1057 Meglio pentirsi sotto la forca che mai. Meglio ravvedersi all’ultimo momento che fare una fine da delinquente. Vedi anche Meglio tardi che mai [T 115].
pag 651 - 04/07/2007
FORESTIERO
1058 Ci son piu ` ladri che forche. I mezzi per reprimere il male e la disonesta` sono infinitamente meno numerosi del necessario. Per quanto si faccia per difendersi dai malvagi essi hanno piu` forza di chi li deve combattere.
Tanti vanno alla forca senza aver ne´ peccato ne´ colpa. Molti sono coloro che vengono condannati pur essendo innocenti. Molti si portano addosso sospetti e infamie non avendo fatto nulla di male. 1059
La donna fa la forca e l’uomo ci s’impicca. Le cattive idee vengono di solito alle donne e gli uomini che le mettono in pratica spesso ne pagano le conseguenze. 1060
1061 Bella forca non alletta il ladro. Come un malvivente non andra` volentieri sulla forca anche se questa e` bella, cosı` e` inutile prospettare cose sgradevoli o pericolose sotto una forma attraente.
Tutti sotto la forca diventano predicatori. Quando arrivano a pagare il conto dei propri misfatti tutti si sentono di dare consigli agli altri, tutti sanno qual e` il bene e il male. Fa riferimento alle confessioni, alle conversioni, ai pentimenti che avvenivano un tempo sul patibolo, anche nella speranza di salvar la pelle. Tali fatti venivano poi narrati e amplificati, soprattutto dai predicatori. 1062
FORESTIERO Chi non e` di casa. f Vedi Ladro, Straniero. 1063 Il forestiero sente la muffa nel vino. L’ospite scopre quei difetti ai quali la gente di casa e` ormai abituata. La vinificazione di un tempo portava spesso ad un prodotto di qualita` mediocre, a cui magari ci si abituava ma che l’ospite sentiva subito. 1064
588
.
Il forestiero disse la casa umida.
Il forestiero si giudica alla veste. La persona che non si conosce viene giudicata subito dalla sua esteriorita`, della quale la veste e` la parte fondamentale. 1065
1066 L’uccello si giudica dalle penne. Per analogia.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
FORMAGGIO Buono, nutriente, va mangiato con moderazione, soprattutto la sera, e sempre accompagnato dal pane, anzi la quantita` di pane deve essere molto maggiore della quantita` di formaggio. Un tempo era la chiusura obbligata dei pranzi: servito il formaggio non ci si doveva aspettare altro. f Vedi Cacio. Cinque G vuole avere il formaggio: grande, grasso, grosso, greve e gratis. Il formaggio deve presentare cinque requisiti: provenire da una grossa forma, essere fatto con latte non troppo sgrassato (il latte veniva sgrassato per ottenere il burro), essere tagliato in grosse fette, avere un aspetto compatto e non spugnoso, e infine essere stato ricevuto in regalo. 1067
Aprile e maggio pane e formaggio. Il formaggio piu` saporito si fa quando le pecore e le mucche pascolano nei prati dove e` nata erba tenera, la prima e la piu` ricca di aromi e di linfa, non ancora troppo cresciuta e indurita dalla siccita` estiva. Vi sono vari formaggi chiamati col nome dei mesi primaverili: per es. marzolino e maggengo. 1068
1069
Il buon formaggio si fa di maggio.
Pan legger, greve formaggio scegli sempre se sei saggio. Preferisci il pane ben lievitato, attraverso la cui fetta traspare la luce. Il formaggio, al contrario deve essere di pasta compatta, senza presentare all’interno una conformazione spugnosa. 1070
1071 Pane con gli occhi e formaggio cieco. Il pane deve essere bucherellato, il formaggio serrato.
Formaggio pane e pere pasto da cavaliere, formaggio pere e pan pasto da villan. E` questo un pasto che si addice a persone di rango come a persone semplici, essendo squisito ma anche di poco prezzo. Hanno diffusione anche solo la prima o la seconda parte. Vedi anche Cacio pere e pan non e` cibo da villan [C 69]; Al contadino non far sapere quant’e` buono il formaggio con le pere [C 2101]. 1072
pag 652 - 04/07/2007
589
.
FORMICA
Pane e formaggio ottima colazione, formaggio e pane bella indigestione. Il pane con una moderata quantita` di formaggio e` un buon pasto; malsano e` il contrario. La fetta di pane deve essere grossa e quella del formaggio sottile. Vedi Pane e noci mangiare da sposi; noci e pane mangiare da cane [N 396].
una buona digestione. Vedi Il pranzo non vale un’acca se non finisce col gusto di vacca [P 2439].
Ogni formaggio e` sano dato da avara mano. Il formaggio non fa male se mangiato in modica quantita`, molto misuratamente. Traduce il seguente detto latino medievale, riconducibile forse anche alla Scuola salernitana, seppure non conservato nel filone principale delle Regole:
L’ingordo piange quando vede il formaggio. Perche´ viene portato alla fine del pasto.
1073
1074
Caseus est sanus [ille bonus] quem dat avara manus. ‘‘E` buono quel formaggio che e` dato da una mano parsimoniosa’’. 1075
A tagliare il formaggio metti un matto e dopo un saggio. Prima mangia con gusto, poi sappiti limitare perche´ l’eccesso di formaggio puo` farti male. 1076
1077
Troppo formaggio non fece mai bene.
Formaggio, pane bianco e vino puro fanno il polso duro. Formaggio, pane di farina di grano e vino schietto danno forza nelle braccia per lavori duri e faticosi. 1078
Il formaggio a pranzo e` oro, a merenda argento, a cena piombo. Essendo un po’ grasso il formaggio ha bisogno di una digestione lunga e di movimento, e il sonno viene disturbato se lo si mangia a cena. Lo stesso si dice di diversi cibi, in particolare dell’arancia. Vedi anche Il cacio la mattina e` oro, a mezzogiorno e` argento e la sera e` piombo [C 68]. 1079
Il formaggio la mattina e` ferro, a mezzodı` bronzo e la sera piombo. Con la gradazione di metalli sempre piu` pesanti 1080
Non ci si alza da tavola se la bocca non sa di formaggio. Un tempo il formaggio era la chiusura obbligatoria delle varie portate di un pranzo, si diceva per togliere la pesantezza dei sapori delle carni e nella convinzione che favorisse 1081
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1082
Il formaggio e` il sigillo d’un buon pasto.
1083 Formaggium sigillum stomaci. Latino maccheronico: ‘‘Il formaggio e` il sigillo dello stomaco’’. 1084
1085
Quando arriva il formaggio saluta gli arrosti.
Formaggio di marina e carne montanina. Il formaggio e` saporito se proviene da pascoli vicini al mare, che si arricchiscono di sali; mentre la carne acquista sapore nei pascoli di montagna. 1086
1087 Formaggio non guasta sapore. Il formaggio si accompagna bene con tutto in quanto conserva il suo sapore senza sopraffare quello degli altri alimenti.
FORMICA La formica ha fino dall’antichita` il suo posto fra le espressioni linguistiche, le metafore, i modelli morali e i proverbi. E` citata nella Bibbia, e nel Corano e` chiamata con il suo nome la Sura 27. Non e` cosa da poco per un essere cosı` piccolo, che vive non di rado alle spalle dell’uomo, saccheggiandogli granai, depositi, dispense. Contare le formiche e` uno dei passatempi migliori, insieme a girare i pollici, contare i travicelli e sbadigliare alle mosche. Altra utilita` offerta dalle formiche e` la fornitura di acido formico. f Vedi Cicala, Dio, Mosca, Vespa. Chi imita la formica d’estate non accatta il pane d’inverno. La formica e` immagine del risparmiatore, di chi e` attaccato al lavoro, e anche del taccagno senza cuore. Dicono i naturalisti che e` un abbaglio: ci sono anche tra le formiche vagabondi, incapaci, inconcludenti, distratti, tipi che sbagliano strada. Il fatto e` che le formiche sono tutte uguali e non sappiamo esattamente cosa stiano facendo. Per la storia della cicala e della formica, vedi Cicala. Vedi anche Chi canta di luglio digiuna d’inverno [L 975]. 1088
1089
La formica che lavora d’estate mangia d’inverno.
pag 653 - 04/07/2007
FORMICA
Imita la formica se vuoi vivere senza pena e senza fatica. L’invito a imparare dalla formica si trova gia` nella Bibbia (Proverbi 6.6-8): ‘‘Va’ dalla formica, o pigro, guarda le sue abitudini e diventa saggio. Essa non ha ne´ capo, ne´ sorvegliante, ne´ padrone, eppure d’estate si provvede il vitto, al tempo della mietitura accumula il cibo’’. Vedi anche Se d’inverno non vuoi far la cicala d’estate fai la formica [C 1525]; Chi d’estate secca serpi nell’inverno mangia anguille [E 228]. 1090
1091
590
.
Chi segue la formica prudente mai se ne pente.
Se non fosse che la gola e` stretta, la formica mangerebbe il cappone. La voracita` delle formiche e` grande: esse sono capaci di vuotare uno staio di grano o di spolpare in breve tempo una grossa carogna per provvedere i loro magazzini. Il proverbio immagina che potrebbero fare di meglio se avessero la gola piu` grande. Si usa per deridere chi mangia tanto e voracemente e piu` ancora mangerebbe se potesse. 1092
1093 Ha gli occhi piu ` grossi della gola. Per analogia. Si dice a chi, mentre mangia e s’ingozza, guarda il cibo che sta sulla tavola con ingordigia. 1094 La formica non va nel granaio vuoto. Coloro che cercano qualche vantaggio vanno da chi li puo` offrire. I ladri non visitano case di poveri. Chi ha bisogno non frequenta quelli come lui.
Quando la formica scava il cielo si lava. La comparsa dei monticini di terra che fanno le formiche scavando le loro tane e` segno di pioggia. 1095
Quando la formica stende il bucato il bel tempo e` ritornato. Quando la pioggia penetra nella tana e infradicia le loro provviste, le formiche aspettano che venga il bel tempo per distenderle al sole ad asciugare. Cosı`, quando si vedono le formiche esporre le provviste e` segno di bel tempo. Si tratta di un pronostico di antica tradizione, spesso segnalato dagli autori come prova della particolare ‘intelligenza’ dell’animale, nel caso degli scrittori cristiani spesso in relazione al passo succitato (vedi sopra F 1090) del libro dei Proverbi: vedi Basilio, Esamerone 9.3.10 ‘‘...Sta’ certo che 1096
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
non si vedra` cadere acqua dalle nuvole, finche´ il grano viene esposto fuori dalle formiche’’, ma gia` anche Plutarco, De sollertia animalium 11 (967f). 1097 Anche la formica ha la sua rabbia. Ogni creatura, per quanto piccola, modesta, ha i suoi accessi di furore, il suo carattere e i suoi sentimenti. Si trova identico gia` nel proverbi di Zenobio (3.70), che spiega: ‘‘Conviene non sottovalutare nemmeno i piccoli’’. In luogo di questo proverbio e delle due varianti seguenti e` adesso molto piu` diffusa la versione linguisticamente ‘aggiornata’ Anche le formiche, nel loro piccolo, si incazzano, titolo di una raccolta di citazioni satiriche di Gino e Michele. Vedi Anche la zanzara ha il suo stocco [Z 7]; Anche la mosca ha la sua collera [M 2112]. 1098
Anche le formiche hanno la loro bile.
1099
Anche la formica a volte e` furibonda.
Formiche, questioni o brighe. Trovarsi addosso una formica, secondo una nota superstizione, e` indice dell’arrivo imminente di seccature, liti o impicci fastidiosi. 1100
Quando le formiche vanno in processione le giornate non son piu` buone. Quando le formiche brulicano in gran numero e pare che s’affrettino, e` segno che vuol piovere. Le formiche che di solito si vedono fuori, infatti, sono solo una parte del formicaio: quando minaccia la pioggia pare che escano tutte a salvare quanto piu` possibile della loro raccolta. Se poi si vedono le formiche uscire portando le loro uova vuol dire che si prepara una vera e propria tempesta. Nel Veneto si dice: Quando le formighe va in procession de piova xe segno bon ‘‘Quando le formiche vanno in processione e` sicuro segno di pioggia’’. 1101
Se la formica s’affretta acqua aspetta. Aspettati la pioggia. 1102
1103 Anno di formiche, anno d’abbondanza. Si vuole che l’anno nel quale compaiono molte formiche sia ricco di prodotti della terra.
Quel che la formica ammassa in un anno il topo se lo mangia in un giorno. Un bene e` poco o tanto a seconda di chi ne fa uso. Quello che basta a uno per molto tempo, 1104
pag 654 - 04/07/2007
591 un altro lo consuma in un attimo. Quello che il parsimonioso, l’avaro risparmia nella vita, lo scialacquatore lo disperde in poco tempo. Si sazia tanto una formica con un grano di panico che un bove con un cesto di fieno. Le misure sono relative ai bisogni. La piccola quantita` fa al piccolo lo stesso servizio che il tanto fa al grande. 1105
Quando la formica vuol morire mette le ali. I maschi delle formiche sono alati e muoiono in massa dopo l’accoppiamento. Dal ciclo riproduttivo della formica si prende questo esempio e si riferisce a chi si monta la testa e diviene megalomane. Vedi anche Quando l’asino e` troppo felice va a ballare sul ghiaccio [A 1448]; Il pidocchio sazio va a passeggiare sulla camicia [P 1646]. Nel formicaio la regina depone uova che vengono curate particolarmente e alla schiusa gli elementi che ne escono sono alimentati generosamente. Sul finire dell’estate, in un dato momento, i maschi volano e le femmine s’insinuano tra loro e insieme si dirigono verso il luogo dell’accoppiamento. Formate le coppie, il volo nuziale si conclude a terra. Le femmine fecondate sono destinate a essere regine e si dirigono verso il luogo dove, perdute le ali, decidono di fermarsi, scavare un buco, deporre le uova e fondare un nuovo formicaio. I maschi invece muoiono in breve tempo. 1106
1107 La formica morı` quando ebbe le ali. Quando uno raggiunge il massimo del suo desiderio trova la sua fine o la sua rovina.
.
FORNAIO
1109 Ogni formica ama il suo buco. Per quanto modesta sia, ogni persona ama la casa dove abita. Vedi anche Ad ogni uccello il suo nido par bello [N 320]; Casa mia, casa mia, benche´ piccola tu sia, tu mi sembri una badia [C 891]; Ogni porco loda il suo trogolo [T 1009]. ` piu` facile che una formica mangi 1110 E un tordo che la nuora e la suocera vadan d’accordo. La minuscola formica non potra` mai mangiare un tordo che e` uno degli uccelli piu` carnosi. Cosı` suocera e nuora non potranno mai andare d’accordo.
FORAME Forame e` termine antico per foro, buco. f Vedi Cavallo, Strame. Chi ha fame e non ha pane guarda le stelle e si gratta il forame. Chi ha fame e non ha da mangiare cerca di pensare ad altro. Forame e` un termine desueto nel linguaggio comune, ma ancora usato nel linguaggio della tecnica tradizionale (fabbri, falegnami). Il sostantivo significa ‘‘foro, buco’’ e per antonomasia ‘‘ano’’: l’espressione grattarsi il forame equivale alla piu` distinta grattarsi la testa, cioe` ‘‘non saper che fare’’, ‘‘non sapere che inventare’’. Lo stesso vale grattarsi il culo, che ha in piu` il significato di sfogare in un gesto ripartito la noia di un’attesa, la delusione di un’aspettativa, il dispiacere d’una perdita. 1111
Fa forame il can per fame. Il cane quando ha fame e non trova cibo fa buche in terra alla ricerca degli ossi che ama sotterrare quando li ha a disposizione. 1112
Iddio da` l’ali alla formica perche´ vada piu` presto. Come avvertono i proverbi precedenti, spesso l’uomo interpreta un vantaggio ottenuto come la sua fortuna, mentre in realta` e` una disgrazia; ovvero: spesso un beneficio nasconde un danno, derivante non necessariamente da un’insidia o da una volonta` di nuocere. La formica e` collegata, oltre che con l’operosita`, anche con la pazienza, la calma, la lentezza (andare a passi di formica). Quando deroga da tali comportamenti, riesce a volare e andare veloce, forse e` lieta d’avere le ali, ma non sa che in pratica corre piu` presto alla sua fine. Dio, la natura, da` al maschio la possibilita` di volare forse non per privilegiarlo, ma nella logica del suo ciclo biologico e quindi della riproduzione, alla quale e` connessa la sua fine. 1108
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
FORNAIO Il fornaio, come l’oste, il mugnaio, il sarto, il macellaio, e` sempre stato colpito quantomeno dal sospetto di ricorrere a qualche sotterfugio per aumentare il proprio guadagno, come rubare sul peso o usare farina che non e` di grano per fare il pane. f Vedi Forno. 1113 Coscienza di fornai, coscienza d’osti. La coscienza dei fornai e` come quella degli osti: gli uni mischiano alla farina di grano
pag 655 - 04/07/2007
FORNO
592
.
quella di segale o d’altri prodotti per aumentare il guadagno, gli altri per la stessa ragione mettono l’acqua nel vino. Pane di fornaio, biada di mugnaio, vino di prete prendetene quando volete. E` tutta roba che e` costata poco ai rispettivi proprietari e quindi non bisogna avere scrupolo nel servirsene. Per il fornaio vedi sopra, quanto al mugnaio ruba parte di quello che macina, e il prete beve vino avuto in dono o proveniente dai poderi che sono stati lasciati in eredita` alla parrocchia. 1114
Fornai e mugnai non muoiono mai di fame. Avendo a che fare con grano, farina e pane hanno modo di farsene sempre una buona scorta. Vedi anche Chi lavora col miele si lecca le dita [M 1438]; Chi maneggia quel degli altri non va a letto senza cena [M 1439]; Chi maneggia il grasso ha sempre la bocca unta [M 1440]; A chi conta danaro resta l’odore nelle dita [M 1441]. 1115
Meglio pagare il fornaio che il medico [farmacista]. E` meglio nutrirsi bene e conservare l’organismo sano e robusto che risparmiare vivendo di stenti, prendersi delle malattie e spendere tutto in medici e medicine. 1116
FORNO Il forno era essenziale nella casa contadina: vi si cuoceva il pane, vivande come gli arrosti per i grandi pranzi, quali quelli di nozze e quelli della trebbiatura. Un piccolo locale sopra il forno serviva da essiccatoio, per far asciugare conserve e marmellate. Il forno si trovava spesso accanto al focolare, ma poteva anche essere addossato alla casa colonica, o in una piccola costruzione esterna adibita a quest’uso. Esistevano anche forni di proprieta` collettiva e quindi d’uso comune nel paese, ovvero dati in affitto dal proprietario, o messi a disposizione a pagamento dal comune; precise regole e turni stabilivano i rapporti d’uso e le modalita` di riscaldamento, in quando chi scaldava per primo il forno impiegava piu` legna. Costruito secondo norme antiche, richiedeva un certo impegno economico per il materiale resistente al calore e per la costruzione della volta. Questa era a forma di cupola schiac-
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
ciata, in mattoni a cuneo che giravano a spirale fino a chiudersi nell’ultimo elemento, detto chiave del forno. f Vedi Fornaio. Al forno, alla fonte, dal barbiere e al mulino si sa quel che succede nel mondo. Erano i principali luoghi d’incontro dove finiva per svolgersi la vita sociale del passato, poiche´ bisognava fare attese piu` o meno lunghe durante le quali si chiacchierava, si riportavano novita` e si criticava il prossimo. La fonte e il forno erano riservati alle donne, mentre il barbiere e il mulino erano piuttosto per gli uomini. Luoghi poi di piu` alta levatura, dove si discuteva e si malignava, erano la farmacia e la sacrestia. 1117
1118 A piccolo forno poca legna basta. Le cose fatte in misura ridotta richiedono poco impegno di danaro e di risorse.
A chi e` disgraziato si bagna il pane nel forno. A chi e` sfortunato tutto puo` succedere, anche l’impossibile. Il forno e` il luogo asciutto per eccellenza, coperto da una volta di mattoni refrattari e ben protetto dalle intemperie. Vedi anche A chi e` nato sfortunato gli piove nel forno [D 626]; Chi e` sfortunato si rompe la testa contro un sacco di lana [S 1245]. 1119
FORSE Forse e` avverbio del quale i proverbi mettono in evidenza l’uso (e l’abuso) per creare ambiguita`, incertezza, probabilita` volte a mascherare la verita`, a velare o addirittura a stravolgere anche l’evidenza. Serve quindi egregiamente per mettersi al riparo dalle responsabilita` insinuando, sparlando, facendo sorgere in altri sospetti e per fare in pratica affermazioni che formalmente sono solo ipotesi. L’uso maldestro della parola, pero`, si puo` ritorcere contro chi l’usa, svelando il suo pensiero e rendendolo oggetto di riso. Su ‘‘forse’’ e ‘‘mi pare’’ non si puo` contare. Sulle frasi che contengono queste parole non si puo` fondare un’accusa, una certezza, una teoria, una qualsiasi verita`. 1120
1121 Forse si perse nella nebbia. Forse, qui personificato, svanı` nel nulla, non era niente, quando si volle vedere non c’era
pag 656 - 04/07/2007
593
.
FORTE
piu`. Finge che Forse sia stato un testimone che quando doveva essere ascoltato si perse nell’incertezza.
E` forte chi e` capace di gettare a terra l’avversario, ma lo e` molto di piu` colui che gettato a terra sa riprendersi e continuare la lotta.
1122 Il fucile che ammazzo` Forse. Si dice di un fucile che s’inceppa, non spara dritto, ecc. Cosı` per ogni altro arnese che risulta inefficiente, rovinato, poco utile: ‘‘il coltello che affetto` Forse’’, ‘‘le forbici che tagliarono Forse’’.
Quando il forte fa le parti il debole sa gia` quel che gli tocca. Cioe` niente. In qualsiasi occasione il forte, il prepotente prevarica sul debole. Vedi Le parti del leone: tutto a uno e niente agli altri [L 459].
1123 Col forse non si mente. Usando il termine dubitativo si possono impunemente fare affermazioni che altrimenti potrebbero essere tacciate come menzogne, calunnie o affermazioni gratuite. Il forse e` lo strumento della insinuazione. 1124
Il forse salva dalle bugie.
Forse no, disse quello quando gli domandavano se la moglie lo picchiava. Spesso, di fronte alla necessita` di una risposta, ci si nasconde dietro una frase dubitativa, dietro a un forse che, usato goffamente, dice molto di piu` di un’affermazione perentoria, aggiungendo il ridicolo. 1125
Forse che sı`, forse che no. Modo scherzoso di mettere in dubbio una cosa, lasciando intendere spesso che molto del sı` dipende da quello che fara` l’interlocutore. Esisteva gia` prima di diventare il titolo di un noto romanzo di Gabriele D’annunzio (1910), a questo deve certamente la sua notevole diffusione, appannatasi un po’ insieme con le fortune del poeta. 1126
FORTE L’uomo forte, fisicamente e moralmente, che non si lascia vincere dalle difficolta`, ma anche colui che s’impone con la forza e prevarica sui deboli. La legge del piu` forte domina nella visione dei proverbi. Cuor forte rompe cattiva sorte. Un cuore intrepido, fiducioso in se stesso e generoso riesce a vincere anche la cattiva fortuna, le avversita` che si frappongono nel suo cammino. 1127
1128
Forte e` chi atterra e piu` forte chi si rialza.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1129
Il piu` forte fa la legge e il debole l’osserva. Chi ha potere impone la propria volonta` alla quale gli altri devono obbedire. Tanto disincantato quanto veritiero: la legge rispecchia sempre la volonta` di chi ha piu` potere. 1130
1131 Chi ha forza ha sempre ragione. Per analogia. Colui che prevale ha ragione e piega la legge alla sua volonta`. Vedi anche Contro la forza la ragion non vale [F 1263]. 1132
La ragione e` dei forti.
Il forte ha la sua ragione in mano e il ricco nella borsa. Il forte afferma la propria volonta` con la forza fisica, il ricco con la potenza del danaro. 1133
1134 Uomo forte rovina della casa. L’uomo che con la forza piega gli altri al suo volere si fa molti nemici i quali, quando non ci sara` piu`, si rifaranno sulla sua famiglia.
Uomo forte piega la morte. Affermazione paradossale per dire che un uomo di carattere, con una volonta` ed una personalita` forti, riesce a fare anche cose difficilissime, se non impossibili, contrapponendosi a cio` che sembra destino. Vedi anche Non c’e` nulla d’impossibile [I 105]; Cuor forte rompe cattiva sorte [F 1127]. 1135
Presto o tardi il forte ha bisogno del debole. Viene il momento in cui anche il potente ha bisogno di aiuto. Vedi Anche il leone ebbe bisogno del topo [L 446]. 1136
Anche il forte davanti alla forza si calma. Prepotente con tutti, ma prudente di fronte ad una forza superiore alla sua. 1137
Oggi forte domani a morte. Sottolinea la fragilita` della vita che svanisce in un soffio: Oggi un uomo pieno di forza, 1138
pag 657 - 04/07/2007
FORTEZZA
.
domani scomparso nella tomba. Vedi anche Oggi fiore e domani fieno [F 949]; Oggi in figura, domani in sepoltura [O 167]. FORTEZZA1 Come luogo fortificato. Fortezza che parlamenta e` prossima ad arrendersi. Le fortezza che accoglie o manda messi, che tratta con gli assedianti e` in procinto di arrendersi. Chi in una contesa arriva a trattare e` ormai sul punto di cedere. Si dice anche di donna altezzosa che a un certo punto accetta il colloquio. 1139
Fortezza che tratta, mezza presa. 1141 Nessuna fortezza e` cosı` impenetrabile che non penetri l’oro. Non c’e` resistenza che non si possa abbattere con il denaro e la corruzione. 1140
Piccola fortezza, debole resistenza. Quando le difese sono deboli la resistenza sara` breve. 1142
Non c’e` fortezza che sia assediata (cosı` caparbiamente) come una bella donna. La virtu` della donna bella e` continuamente in pericolo, circondata com’e` di continue attenzioni e pressanti richieste. 1143
Ogni fortezza ha la sua debolezza. Ogni realta` per quanto forte ha il suo punto debole: un sistema, una societa`, una persona. 1144
FORTEZZA2 Virtu` cardinale, insieme alla prudenza, alla giustizia e alla temperanza. E` quella disposizione che consolida l’animo nella determinazione di fare il bene e fornisce il necessario coraggio e la costanza. Il pensiero cristiano la considera infusa da Dio nonche´ dono dello Spirito Santo. E` intesa per lo piu` dai proverbi come forza d’animo. Si rappresenta come una donna grande, alta, ricciuta, con veste di colore lionato; ha in capo l’elmo, e con la mano sinistra sorregge uno scudo con raffigurato un leone che prevale su un cinghiale o altra fiera; con la destra tiene una lancia e un ramo di rovere, pianta simbolo della forza. f Vedi Forza. 1145
Non giova fortezza senza giustizia e temperanza.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
594 La fortezza che non sappia usare la temperanza e non sappia consolidarsi con la giustizia e` vana, e cade nel momento in cui non si puo` imporre. FORTUNA La Fortuna e` rappresentata come una donna bendata, con i lunghi capelli al vento (per essere afferrati), che regge il corno dell’abbondanza e corre sulle onde sopra una ruota alata. f Vedi Audace, Culo, Dente, Destino, Disgrazia, Donna, Festa, Occasione, Sfortuna, Sorte. 1146 La fortuna e` cieca. In ogni civilta` si e` fatta questa considerazione, per cui il proverbio si puo` dire universale; in questa forma e` diffuso in quasi tutte le lingue europee. Prosegue il latino Fortuna caeca est, gia` proverbiale e citato dapprima in Cicerone, Filippiche 13,5,10 e De amicitia 15,54: Non enim solum ipsa fortuna caeca est, sed eos etiam plerumque efficit caecos quos complexa est ‘‘Infatti la fortuna non solo e` lei stessa cieca, ma per lo piu` rende ciechi anche quelli che ha abbracciato’’. La fortuna da` senza criterio, spesso in ragione contraria ai meriti e ai bisogni, tanto che viene rappresentata bendata o con i capelli davanti alla faccia. E` un motivo risalente alla commedia greca, dove e` pero` la Ricchezza, plouˆtos – cioe` un tipo particolare di fortuna – ad avere come caratteristica la cecita` (cfr. ovviamente il Pluto di Aristofane, Menandro fr. 77 H.-Th., Antifane fr. 259 K.). Negli autori latini, poi, il tema della cecita` della fortuna e` particolarmente frequente. Vedi anche Ai peggiori porci vanno le migliori pere [P 2149]. 1147 La fortuna va presa per i capelli. L’occasione va colta subito perche´ non si ripresenta. E` anche un invito a godere la vita quando capita l’occasione. Prendere, afferrare per i capelli e` modo di dire per esprimere l’impadronirsi rapido, deciso, anche se nell’ultimo istante possibile, di una cosa che fugge velocemente. L’immagine e` quella della donna che corre lasciando dietro la sua chioma, afferrata dall’amante al quale sta sfuggendo. Indica comunque anche il salvataggio di uno che sta rovinandosi che viene afferrato per i capelli, salvato da una malattia, ecc. l’idea del momento che va colto si trova variamente espressa: cogliere l’attimo fuggente, ovvero, con Goldoni (I Volponi, atto II,
pag 658 - 04/07/2007
595
.
scena I), ‘‘Tutto perde chi perde il bel momento’’. L’immagine della fortuna con una ciocca di capelli che le copre il volto e che non si riesce a prendere bene da dietro rinvia all’iconografia antica del Kairo`s, il ‘‘Momento opportuno’’, ‘‘l’Occasione’’. Vedi anche La sorte non sa sedere [S 1687]; A chi la lascia passare, l’occasione mostra il culo [O 40]. 1148
La fortuna e` di quelli che la prendon per i capelli.
1149
Se non prendi la fortuna per i capelli, prendila per la coda.
1150
Quando la fortuna passa bisogna prenderla.
1151
Quando la fortuna suona bisogna ballare.
1152 Il pesce si prende quando passa. Per analogia. 1153
Quando la fortuna arriva spalancale la porta. Approfittane immediatamente. Vedi anche Quando bussa la sorte spalancale le porte [S 1682]. 1155
1156 La fortuna non fa anticamera. La fortuna non aspetta, basta un attimo per vederla arrivare e svanire. 1157
A chi ha da aver bene dormendo gli viene. Per analogia. Anche la sfortuna si comporta in maniera simile, come precisa il seguente: 1161
Chi ha da morire sulla forca trova la scala al buio. Non solo la fortuna segna inevitabilmente il destino dell’uomo, ma anche la sventura e` inevitabile, se e` destinata, a qualunque mezzo si ricorra. Questo richiama l’originario significato di fortuna che i latini usavano sia in senso positivo che negativo. 1162
A chi ha fortuna cade il pane nel miele e a chi non ce l’ha gli finisce nella merda. Per lo sfortunato vedi paralleli sotto la voce Disgraziato. 1163
1164
La fortuna se ti vuole ti cerca.
1165
Quando fortuna vuole sa ritrovar la casa.
La fortuna passa una volta sola.
1154 La fortuna vien tre volte. E` la versione ottimistica dei proverbi precedenti.
Non dire mai alla fortuna: Aspetta.
Ogni lasciato e` perso. Per analogia. Tutto cio` che si tralascia, si trascura come occasione, momento favorevole, deve considerarsi perduto per sempre. 1158
1159 Ogni lasciata e` persa. Per analogia. La forma al femminile proviene forse dal gioco delle carte, si sottintende ‘‘mano, presa’’. 1160 Fortuna e dormi. Basta aver fortuna e non e` necessario darsi troppo da fare. Questo proverbio e quelli che seguono sottolineano come nelle vicende umane accada spesso che la fortuna elargisca da sola benefici prescindendo da qualunque merito. Per il commento vedi a Chi dorme non piglia pesci [D 1097].
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
FORTUNA
1166 La fortuna balla un po’ con tutti. Non sdegna nessuno e casualmente si presenta a tutti: il problema, come dicono altri proverbi, e` riconoscerla e coglierla nel momento giusto senza lasciarsela sfuggire. 1167 La fortuna non ha casa. Si muove incessantemente, passa ma non si ferma. 1168
La fortuna non si trova mai nello stesso posto.
1169
La fortuna non prende albergo.
La fortuna cammina su una ruota. La fortuna cammina, procede e non si ferma mai. Si richiama alla raffigurazione piu` comune della Fortuna: una donna bendata, con i capelli al vento, che corre sopra una ruota vorticosa. La ruota e` simbolo della fortuna anche per la sua instabilita`. L’immagine e` gia` antica, fissata, per es. da Tibullo (1.5.7) in un pentametro usato anche come massima: Versatur celeri Fors levis orbe rotae ‘‘La Fortuna si muove col giro veloce d’una ruota leggera’’, mentre in Cicerone (contro Pisone 22) si trova gia` come nesso fatto Fortunae rotam, e lungo sarebbe l’elenco dei passi antichi in cui vi si fa riferimento. Nel Medioevo la ruota da sola, senza la figura femminile, diviene simbolo per eccellenza della Fortuna, come appare, oltre che in numerose testimonianze icono1170
pag 659 - 04/07/2007
FORTUNA
596
.
grafiche, per es. in diversi testi dei Carmina Burana del XII-XIII sec.; l’idea e` direttamente conservata nel proverbio che segue: La fortuna e` una ruota che gira. La ruota della fortuna simboleggia anche un movimento circolare, ascendente e discendente: giunto al culmine in alto, comincia la discesa.
1178
L’amore e la fortuna cangiano come la luna.
1179
Beni di fortuna passano come la luna.
1171
Sulla ruota della fortuna ci sono quattro uomini: uno sale, uno scendera`, uno scende e uno salira`. Confronta Carmina Burana 16.3.1-4 Fortunae rota volvitur: / descendo minoratus; / alter in altum tollitur; / nimis exaltatus ‘‘Gira la ruota di Fortuna: discendo svantaggiato, un altro viene innalzato, fin troppo esaltato’’, e, piu` in generale l’intero carme 14 della medesima raccolta. 1172
La ruota della fortuna gira anche di notte. Non conosce mai sosta. 1173
Chi sta in cima alla ruota della fortuna non s’accorge che gira. Chi e` al culmine della felicita` e del successo non si rende conto che sta per iniziare il suo declino. 1174
Chi sta sulla fortuna sta sulle sabbie mobili. Mai sicuro ne´ stabile, sempre col rischio di sprofondare nella sventura. 1175
1176 Ogni sette anni la fortuna gira. Gli antichi credevano che la vita fosse regolata da un ciclo settennale e nel corso di questo periodo il corpo si una persona si rinnovasse completamente, cosı` che non era piu` lo stesso. Da qui il comparire frequente del sette nelle periodizzazioni (per es. la crisi del settimo anno nel matrimonio). Dieci settenni facevano la vita umana prevedibile (70 anni) e Dante pone a 35 anni il ‘‘mezzo del cammin di nostra vita’’.
La fortuna e` come [va con] la luna. La fortuna e` labile: arriva e svanisce, e` paragonata alla luna che nasce, cresce, cala e muore, simbolo simile alla ruota (vedi Luna). Confronta ancora Carmina Burana 17.1-3 O Fortuna / velut luna / statu variabilis, semper crescis / aut decrescis ‘‘O Fortuna, come la luna di per se´ variabile, sempre cresci o decresci’’. 1177
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
La fortuna non gira sempre dalla stessa parte. Segue il suo corso e non e` detto che ritorni dove e` gia` stata. 1180
1181
La fortuna va e viene.
La fortuna sale e scende anche in man di chi la prende. Anche se uno afferra la fortuna e la tiene stretta nelle mani, questa continua a mutare senza fermarsi mai. 1182
1183 Come fortuna da` cosı` ritoglie. La caratteristica fondamentale della fortuna e` l’incostanza e l’arbitrio. 1184
La fortuna puo` togliere quel che ha dato.
La fortuna non ci puo` togliere se non quello che ci ha dato. Si usa soprattutto come formula consolatoria nei confronti di perdite o di timori di perdere i beni, anche i piu` importanti, come la salute, le ricchezze, i parenti, gli amici. Si parte dalla constatazione che l’uomo nasce senza nulla e, saggezza vorrebbe che riuscisse a considerare tutto quello che viene a possedere come un dono o un prestito, vedi anche Dio non da` i figli, ma li presta [F 876]. 1185
Dopo la fortuna viene la sfortuna. Segue la credenza secondo la quale il destino equilibra le sorti. Il proverbio e` usato anche come formula apotropaica, verso chi dice: Hai avuto una bella fortuna, ecc. 1186
Dopo una grazia viene una disgrazia. Per analogia. 1187
1188 Fortuna assistimi, invidia crepa! Scongiuro che si pronuncia prima di intraprendere qualcosa di difficile o pericoloso.
La fortuna e` una vacca: a chi mostra il davanti e a chi il di dietro. I bovini si possono condurre sia stando loro davanti e tirandoli con la cavezza, sia stando dietro e dirigendoli con le guide. Ma qui vacca ha come vero significato quello di puttana, come spesso la fortuna e` apostrofata: a chi 1189
pag 660 - 04/07/2007
597 mostra davanti le sue grazie e i suoi allettamenti e a chi mostra il di dietro in senso di rifiuto e gesto beffardo. La fortuna e` una vacca: a chi da` il latte e a chi la cacca. 1191 Fortuna e vento son le mani del Signore. Non seguono nessuna regola umanamente comprensibile. E` diffusa al riguardo una storiella: un bello spirito che doveva dividere qualcosa chiese se gli interessati volevano che seguisse la giustizia umana o quella divina. Tutti risposero che volevano quella divina, pensando che la spartizione sarebbe stata perfetta. Allora il burlone dette quasi tutto a uno, qualcosa a qualche altro e nulla di nulla agli altri. Protestando per la patente ingiustizia quelli che si sentivano defraudati, il buontempone rispose: – Avete voluto che seguissi la giustizia divina e cosı` ho fatto: vedete come fa il Signore, a chi da` tanto e a chi non da` nulla. 1190
1192 Assai ben balla a chi fortuna suona. Balla bene quello a cui la fortuna suona la musica. Quando uno ha la fortuna dalla sua parte fa tutte le cose bene, non sbaglia mai, gli va tutto va a gonfie vele. Vedi anche A chi Dio ama il vento gli accomoda la legna [D 461].
Quando la fortuna zufola balla anche lo zoppo. Con la fortuna riescono anche le cose piu` difficoltose. 1193
1194 Quando la fortuna suona ognuno balla. Come i precedenti. Vedi anche Quando Dio aiuta ogni cosa riesce [D 412]. 1195 Quando la palla balza ognuno sa darle. Per analogia. Quando la palla balza in modo giusto, viene a tiro, a portata di mano, tutti sanno fare un bel colpo.
Quando i maccheroni cadono in bocca tutti sanno mangiare. Per analogia. 1196
1197 La fortuna sta attaccata a un filo di refe. E` difficile trattenere la fortuna, essa e` legata a un filo sottile che al minimo sforzo si rompe, lasciandola volare altrove.
Fortuna e cristallo si rompono a maneggiarlo. La fortuna e` fragile, se si vuole piegarla al nostro comodo si spezza e tutto e` perduto. Questo, come i due seguenti, ha dietro di se´ una tradizione antica, che si rintraccia almeno 1198
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
FORTUNA
a partire da una sentenza di Publilio Siro (F 24) Fortuna vitrea est: tum cum splendet frangitur ‘‘La fortuna e` di vetro: proprio quando riluce si rompe’’; mentre nel Medioevo e` registrata una sentenza in distico elegiaco Suspectum tibi sit quidquid sors vitrea misit! / Crede: parum stabiles, quas tibi sors dat, opes ‘‘Sospetta di tutto cio` che la fortuna di vetro di ha dato! Credimi: poco stabili sono i beni che ti da` la sorte’’. 1199
La fortuna ha i piedi [pie’] di vetro.
1200
La fortuna e` come un calice che si rompe a portarlo.
1201 Una fortuna porge la mano all’altra. La fortuna porta fortuna. Un caso fortunato fa sı` che si verifichino tante situazioni favorevoli legate una all’altra. 1202 La fortuna e` il senno dei matti. La mancanza di giudizio e discernimento e` compensata dalla fortuna, cosicche´ anche i matti vivono bene e spesso meglio dei saggi. Agisce qui la provvidenziale giustizia distributiva che la visione popolare rileva nelle cose del mondo (vedi Dio dove leva pone [D 442]). 1203
La fortuna e` la dote dei pazzi.
La fortuna va dai pazzi e da chi non la conosce. Aggiunge o piuttosto insinua l’idea che i veri pazzi siano coloro che non sanno riconoscere la fortuna. 1204
1205 La fortuna bacia gli sciocchi. Si dice tuttora anche in latino: 1206 Fortuna favet fatuis. ‘‘La fortuna favorisce gli sciocchi’’. Sentenza mediolatina, con efficace allitterazione. Si riconnette ad un filone risalente ad Aristotele: un luogo dei suoi Magna Moralia (1207a 5) circolava infatti nel Medioevo in traduzione latina: Ubi plurimus intellectus et ratio, ibi minima fortuna, at ubi plurima fortuna, ibi minimus intellectus ‘‘Laddove e` abbondante l’intelligenza e la ragione, la fortuna e` minima, mentre dove la fortuna e` abbondante l’intelligenza e` minima’’, passo che si presta ad una lettura ambigua (cioe`, le cose stanno cosı` come per un misterioso disegno di compensazione o piuttosto e` la fortuna che rendendo le cose troppo facili rende anche stupidi?). Vedi La fortuna istupidisce quei che troppo favorisce [F 1235].
pag 661 - 04/07/2007
FORTUNA
598
.
Val piu` un’oncia di fortuna [di sorte] che una [mille] libbre di sapere. La fortuna, il caso favorevole sono piu` determinanti del sapere e della conoscenza. L’oncia e` la decima parte della libbra, antica unita` di peso di circa 350 grammi. Vedi anche Contro il culo e la corrente non c’e` forza competente [C 2599]. 1207
Vale piu` un grano di fortuna che uno staio di sapienza. Lo staio e` un’antica misura di capacita` per grani corrispondente a circa 25 litri.
Chi non ha fortuna in culla non ha fortuna in nulla. Reciproco del precedente. 1219
1220 Chi nasce fortunato e` sempre fortunato. La fortuna inizia fin dalla nascita. Si afferma che il fortunato vive in una condizione favorevole costante e che non si puo` diventare fortunati.
1208
1209 A chi ha ventura gli basta poco cervello. Per analogia. Ventura: buona sorte. 1210
La fortuna aiuta i pazzi e i fanciulli.
La fortuna e le donne amano gli sciocchi. Sembra che vi sia un rapporto solidale tra gli esseri che non amano la ragione e la logica e la fortuna, che e` bizzarra e capricciosa ama proprio questo tipo di persone: pazzi, sciocchi, fanciulli, donne. Vedi anche Donna, oro e fortuna vanno sempre agli sciocchi [D 1015]. 1211
1212
Fortuna e donne non amano saggezza.
1213 La fortuna va dietro ai bastardi. Il bastardo nasce sfortunato e quindi e` compensato dalla fortuna, ma soprattutto il bastardo e` anomalo, irregolare, fuori dal modello comune e quindi prediletto della fortuna. Bastardo puo` anche valere ‘‘infame, malvagio, furfante’’; vedi La fortuna corre dietro ai furfanti [F 1717]. 1214 La fortuna gira con le scarpe rotte. Si presenta in vesti dimesse, e` a prima vista irriconoscibile, viene per strade impensate. 1215 La fortuna e` di chi ce l’ha. Non c’e` regola che assegni a qualcuno la fortuna, la quale va a coloro che capita, senza turni, legge, logica, e regole.
La fortuna non si cerca [non si compra / non s’impresta]. Puo` solo giungere in maniera imprevedibile. 1216
Non c’e` mai disgrazia che non sia anche una fortuna. Ogni sventura porta con se´ anche qualche vantaggio. Ogni cambiamento di situazione, anche sfavorevole, ha i suoi aspetti positivi. 1217
1218
Fortuna e disgrazia vanno spesso per mano.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1221 Senza la fortuna non si fa nulla. Quando manca la fortuna, qualunque progetto o impresa, anche condotti con intelligenza e mezzi, non arrivano in porto. 1222
Contro la fortuna non c’e` [vale] forza alcuna.
Ci vuole un po’ di fortuna anche a cuocere un uovo. Anche nelle cose piu` semplici e` necessario non avere la sorte contraria, altrimenti anche queste non riescono. 1223
1224 La fortuna va col coraggio. Solo chi ha prontezza e coraggio ne approfitta. Se uno esita, pensa al rischio perde irrimediabilmente l’occasione. Anche in amore e` cosı`, vedi Amante non sia chi coraggio non ha [A 529]. 1225 La fortuna aiuta chi la tenta. Vedi anche La fortuna aiuta gli audaci [A 1535]; Audaces fortuna iuvat [A 1536]. 1226 La fortuna aiuta il marinaio che rema. La buona sorte accompagna chi si da` da fare: equivalente a Aiutati che Dio t’aiuta [A 372].
Ciascuno e` artefice della sua [propria] fortuna. Ognuno costruisce la propria esistenza, e` responsabile dello stato in cui si trova. Qui la fortuna non e` l’occasione cieca, improvvisa e casuale che cade dall’alto, ma sta nelle mani dell’individuo. Aforisma che risale ad Appio Claudio Cieco (IV sec. a.C.), come riferisce lo Pseudo-Sallustio (De republica ordinanda, epist. II ad C. Caesarem I, 1,2): Fabrum esse suae quemque fortunae ‘‘Ognuno e` artefice della propria sorte’’. Una ripresa letteraria in Torquato Tasso, Gerusalemme Liberata 10.20.7-8 ‘‘che´ sovente adivien che ‘l saggio e ‘l forte / fabro a se stesso e` di beata sorte’’. Vedi anche La sorte e` come uno se la fa [S 1681]. Il motto latino si cita tuttora, col nominativo quisque: 1227
1228
Faber est suae quisque fortunae.
pag 662 - 04/07/2007
599
.
Ognuno e` per propria colpa o per proprio merito nella condizione nella quale si trova. Spesso anche nella forma Quisque faber fortunae suae. 1229 Ciascuno e` figlio delle proprie azioni. Per analogia. Precisa ancora meglio il concetto espresso dal proverbio precedente. Vedi anche Come ci si fa il letto cosı` si dorme [L 587].
Si corre piu` con la fortuna che coi cavalli. Un colpo di fortuna fa raggiungere l’obiettivo piu` rapidamente e sicuramente di quanto si potrebbe fare pur disponendo di mezzi appropriati. La fortuna crea soluzioni impensate, risolve problemi non attraverso le vie logiche e naturali, ma con espedienti straordinari. 1230
1231 Virtu ` e fortuna raramente s’incontrano. Capacita` e onesta` vanno difficilmente d’accordo con la fortuna la quale spesso favorisce mascalzoni o inetti. 1232 La fortuna passa il merito. Il valore, la capacita`, la serieta` e l’impegno nulla possono di fronte alla fortuna. Passa ‘‘supera’’.
Non vale levar a buon’ora bisogna aver ventura. Per analogia. Darsi daffare non serve: bisogna avere fortuna. 1233
1234 La troppa fortuna porta alla rovina. Fa perdere il senso della realta` e della misura e induce a gesti e a passi incauti e spesso rovinosi. Prosegue l’insegnamento di una massima mediolatina di origine non precisabile Successus ad perniciem multos devocat ‘‘Il successo porta molti alla rovina’’.
La fortuna istupidisce quei che troppo favorisce. Coloro che vengono viziati dalla fortuna finiscono col perdere la misura delle cose. I due ottonari riprendono un concetto espresso in maniera assai vicina gia` da una massima di Publilio Siro (F 8) Fortuna nimium quem fovet stultum facit ‘‘La fortuna rende stolto colui che troppo favorisce’’; si tratta di una correzione del concetto, espresso da altri proverbi, che la fortuna tocca agli sciocchi (vedi F 1203-1212): all’opposto, e` essa stessa che, se viene in misura eccessiva, rende sciocchi, obnubila la mente. 1235
1236
La fortuna e` cieca e i suoi accieca.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
FORTUNA
Piccole fortune fanno grandi pazzi. Gran fortuna, gran superbia. L’essere troppo favoriti dalla fortuna genera presunzione, allontana dalla realta`. 1237 1238
1239 L’uomo ordisce e la fortuna tesse. L’uomo opera per raggiungere una meta, fa i propri progetti (l’ordito della tessitura) e la fortuna decide se puo` realizzarli, se si realizza la tela (unisce la trama all’ordito). Vedi anche L’uomo propone e Dio dispone [U 169].
Alla fortuna bisogna sempre lasciare aperta una finestra. Non bisogna mai escludere l’intervento della fortuna e quindi non si devono mai chiudere le possibilita` mediante le quali essa possa intervenire. Non ci si deve dichiarare prematuramente sconfitti, chiudere la partita prima di perderla, desistere dalla gara compromessa, ecc. 1240
Chi ha fortuna [e` fortunato] in amor non giochi a carte. Si vuole che la fortuna in amore abbia come contropartita la sfortuna nel gioco. Si dice anche per consolare chi perde al gioco delle carte. Cfr. Francesco Albergati Capacelli (1728-1800), Il ciarlatore maldicente (atto I, scena X): ‘‘Chi ha fortuna in amor non giuochi a carte’’ (Capacelli fu magistrato, letterato e commediografo, amico di Voltaire e di Goldoni, il quale scrisse cinque commedie per il teatro della sua villa di Zola). 1241
Chi e` fortunato al gioco e` sfortunato in amore. Per analogia: e` probabilmente oggi la versione piu` viva e diffusa. 1242
1243 Chi vince al gioco perde in amore. Per analogia.
Per fortuna che non eran pesche (disse quel contadino). Si dice quando uno nella disgrazia intravede che ha avuto anche un po’ di fortuna, che poteva andare peggio. Della facezia proverbiale si usa anche solo la prima parte. Il detto deriva forse dalla novella 74 del Novellino: ‘‘Uno fedele d’uno signore, che tenea la sua terra, essendo a una stagione i fichi novelli, il signore passando per la contrada, vide in su la cima d’un fico un bello fico maturo. Fecelsi cogliere. Il fedele si penso`: Da che li piacciono, io li guardero` per Lui. Sı` si penso` d’imprunarlo e di guardarli. Quando furono maturi, si gliene porto` una soma, credendo venire 1244
pag 663 - 04/07/2007
FORTUNATO
600
.
in sua grazia. Ma, quando li reco`, la stagione era passata, che n’erano tanti, che quasi si davano a’ porci. Il signore, veggendo questi fichi, sı` si tenne bene scornato, e comando` a’ fanti suoi, che ’l legassero e togliessero que’ fichi, ed a uno a uno gli li gittassero entro il volto. E quando il fico li venia presso all’occhio, e quelli gridava: Domine ti lodo! Li fanti, per la nuova cosa, l’andaro a dire al signore. Il signor disse perch’elli diceva cosı`. E quelli rispose: Messere, perche´ io fui ’ncorato di recare pesche; che, s’io l’avessi recate, io sarei ora cieco. Allora il signore incomincio` a ridere, e fecelo sciogliere e vestire di nuovo, e donolli, per la nuova cosa ch’aveva detta’’. Il proverbio e` assai antico, ma risulta ancora vivo a livello popolare, con numerose varianti, soprattutto nelle campagne. Meno male che non era forcuto! disse quello che si cavo` un occhio cadendo su uno stecco. Per analogia. Si usa per deridere benevolmente uno sfortunato, specialmente quando si mostra rassegnato di fronte a un caso ingrato. La storia e` molto triste: un ottimista cadendo si cavo` un occhio con uno stecco e ai soccorritori fece constatare con questa frase tutta la sua fortuna di non esserseli cavati tutti e due. Vedi Che fortuna che non era forcelluto! in I. Nieri, Cento racconti popolari lucchesi, XXIX, Giusti Editore, Livorno 1906. 1245
Per fortuna non s’e` pestato, disse quel cieco. Anche questo commenta un colpo di fortuna discutibile. La storia racconta di due ciechi che trovarono per la strada un involtino e, credendo che contenesse del cibo, uno lo raccolse e assaggio` il contenuto. Tardi s’accorse che c’era dello sterco, ma non troppo per felicitarsi col compagno di non averlo pestato. 1246
FORTUNATO Se la fortuna e` effimera e mutevole, l’uomo fortunato vive in una condizione favorevole costante. f Vedi Casa, Cuffia, Culo, Fortuna, Maiale, Natale, Ragno, Sfortunato, Specchio, Sposa, Trifoglio, Zucca. 1247 Al fortunato non si da` consiglio. Il fortunato ha solo da assecondare la sorte che gli e` propizia. Il consiglio presuppone giudizio, esperienza, intelligenza: tutte cose che non hanno a che fare con la fortuna.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
L’uomo fortunato nasce con la camicia addosso. Nasce con la camicia colui che esce dal ventre materno avvolto nella placenta. Secondo un’antica credenza che risale al paganesimo e` segno di grande fortuna. Vedi anche L’uomo felice non aveva camicia [F 540]. 1248
Fortunato, uomo invidiato. Chi e` favorito dalla fortuna e` oggetto dell’invidia altrui. 1249
Il fortunato ha molti amici e molti invidiosi. Molti stanno con lui pensando di avvantaggiarsi della sua fortuna, partecipare dei suoi successi. 1250
1251 Meglio nascere fortunato che figlio di re. Con la fortuna si raggiunge ogni meta e si appaga ogni desiderio, cosa estremamente difficile anche per chi ha potere o ricchezza. 1252
Meglio nascere fortunati che ricchi.
Meglio nascer fortunato che bello. Anche la bellezza non assicura la felicita` e inoltre e` destinata col tempo a scomparire. 1253
1254 Al fortunato il bue fa un vitello. Paradossale per esprimere come al fortunato giungano impensabili vantaggi, beni e denari da ogni evento. 1255
Il fortunato cadde in mare e torno` a riva con le tasche piene di pesci.
Fortunato che annega torna su con le brache piene di pesci. Variante del precedente. 1256
1257 All’uomo fortunato nasce prima la figlia. La figlia maggiore e` un aiuto alla madre. Vedi anche In casa di galantuomini prima le donne e poi gli uomini [G 29]; Chi vuol far bella famiglia incominci dalla figlia [F 206]. 1258 Fortunato e` chi non impara a sue spese. S’impara secondo i proverbi attraverso i propri errori, ma il fortunato in quanto tale impara dagli errori degli altri, quindi senza subire danni. Canta l’Ariosto (Orlando furioso 10.6): ‘‘Ben e` felice quei / ch’essere accorto all’altrui spese impara’’. Vedi anche All’altrui danno e` bello imparare [D 78]; Felice e` chi impara a spese d’altri [F 547]; Il garzone del barbiere impara a radere alla barba dei pazzi [G 202]. Fra le versioni mediolatine del proverbio si puo` qui citare ancora Feliciter is
pag 664 - 04/07/2007
601
.
FOSSA
sapit qui alieno periculo sapit ‘‘Impara bene colui che impara dai rischi degli altri’’; che in dialetto umbro suona cosı`: E` meju de ‘mpara` a spese antrui ch’a spese sie ‘‘E` meglio imparare a spese altrui che a spese proprie’’.
Un goccio di forza vale piu` d’un pozzo di diritto. L’azione violenta sopraffa` l’astratta teoria che non ha difese. Per questa struttura espressiva vedi sopra i piu` numerosi esempi riguardo alla fortuna F 1207-1209 e F 1251-1256.
FORZA Piu` che altro intesa come violenza, prevaricazione, sopruso. f Vedi Ingegno, Scorza.
1271 La forza pasce il prato. Chi ha la forza dalla sua parte gode dei beni disponibili. Paragone tolto dalle contese di animali da pascolo che a suon di cornate cacciano i rivali dal prato migliore.
1259 Per forza non si fa nemmeno l’aceto. Con le cattive maniere e l’imposizione non si ottengono risultati neppure modesti. L’aceto, che e` forte, non si ottiene con la forza, ma aspettando il giusto tempo.
Si ottiene piu` con le buone che colle cattive. Per analogia. Estremamanete vivo e diffuso. 1260
Trenta monaci e un abate non possono far bere un asino per forza. Vedi anche Quando i buoi non hanno sete e` inutile zufolare [B 845]; Venti monaci e un abate non convinsero un becco a ingravidare una capra [M 1766]; Non si puo` far cacare il mulo per forza [C 25]; con significato simile Si pigliano piu` mosche con una goccia di miele che con un barile d’aceto [M 2118]. 1261
Con la forza non si pigliano i pidocchi. Sono piuttosto necessarie pazienza e attenzione. 1262
1263 Contro la forza la ragion non vale. Endecasillabo assai vivo e diffuso: contro ingiustizie e soprusi imposti con la forza non serve aver ragione. Petrarca dice: ‘‘Ma ragion contra forza non ha loco’’ (Trionfo d’Amore 2.111). 1264
Contro la forza non basta il senno.
1265
La forza caca in capo alla ragione.
1266
Quando arriva la forza se ne va la ragione.
1267
Il senno, senza forza, a nulla giova.
Quando nasce [sorge] la forza muore [tramonta] la giustizia. Anche il diritto, con la legge e i tribunali, scompare di fronte alla violenza. Vedi anche Dove cantano i tamburi tacciono le leggi [L 340]; Silent leges inter arma [L 342]. 1268
1269
Quando vien la forza e` morta la giustizia.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1270
1272 Si puo` togliere, ma non dare per forza. Con la violenza si puo` sottrarre tutto quello che si vuole, ma non si puo` costringere un altro ad accettare nulla di quello che si offre. La forza agisce sul piano materiale, ma si ferma al confine della coscienza, dello spirito sul quale non ha alcun potere. 1273 Grande forza, grande follia. Disporre di un potere immenso fa perdere il senso dei propri limiti e conduce alla rovina. 1274 Dove manca la forza manca il coraggio. Il coraggio e` dato in gran parte dalla fiducia nelle proprie forze, quando queste vengono a mancare cade anche la convinzione di avere successo. 1275 Al vile la forza non giova. Avere forza senza avere coraggio non serve a nulla, perche´ manca la determinazione a farne uso.
Spesso si dona alla forza quello che si nega alla cortesia. Sovente si cede di fronte alla sopraffazione quello che si e` rifiutato di offrire per egoismo. 1276
Piu` che forza umana vale virtu` soprana. Il volere divino, il destino, la fortuna contano piu` della volonta` e degli sforzi dell’uomo. Soprano nel senso di ‘‘superiore’’ e` arcaico, rimasto solo in alcuni toponimi e in questa espressione. 1277
FOSSA f Vedi Spada.
Tardi si copre la fossa quando vi e` caduto il vitello. E` inutile prendere precauzioni quando il danno si e` ormai verificato, nessun rimedio potra` porvi riparo. Vedi anche Tardi si chiude 1278
pag 665 - 04/07/2007
FOSSO
il pozzo quando e` affogato il vitello [T 140]; E` inutile chiudere la stalla quando sono scappati i buoi [B 851]. 1279 Chi viene dalla fossa sa cos’e` la morte. Solo chi ha visto la morte da vicino sa che cosa sia: non basta averne sentito parlare. Vedi anche Chi ha attraversato il fuoco sa quanto brucia [F 1670]; Chi ha passato il guado sa quant’acqua tiene [G 1235].
Chi scava agli altri la fossa finisce per caderci. Chi cerca di recare danno agli altri spesso rischia di farlo a se stesso. Dalla Bibbia (Proverbi 26.27): ‘‘Chi scava una fossa vi cadra` dentro e chi rotola una pietra, gli ricadra` addosso’’. Anche in Ecclesiaste (10.8) ‘‘Chi scava una fossa ci casca dento e chi disfa un muro e` morso da una serpe’’ e Siracide 27.29 ‘‘Chi scava una fossa vi cadra` dentro, chi tende un laccio vi restera` preso’’. Vedi anche La maledizione torna alla bocca che la manda [M 393]; All’avaro accade come allo smeriglio [S 1399]; Chi la fa l’aspetti [F 241]; Mentre lo smeriglio afferra lo scricciolo, il falco chiappa lo smeriglio [S 1400]; Chi cerca d’ingannar resta ingannato [I 209]. 1280
Chi tende lacci spesso vi cade. Per analogia. Il laccio e` la fune con il nodo scorsoio per catturare la selvaggina. Vedi il passo del Siracide citato nel commento al proverbio precedente. 1281
FOSSO Per fare un fosso ci vogliono due sponde e un po’ d’acqua. Si dice a chi vuol metter su famiglia: bisogna essere in due e volersi un po’ di bene. Si riferisce anche ad altre situazioni. 1282
1283 Non si salta il fosso per lungo. Le cose non vanno affrontate dalla parte piu` difficile, ma dalla piu` facile. In generale: non si fanno cose stupide o assurde.
Beato quel fondo che ha il fosso dintorno. Ha a disposizione l’acqua per irrigare e non ha contese di confine con i vicini, inoltre piu` difficilmente e` soggetto a furti. 1284
1285
602
.
Fossi, fossatelli e fossetti per i campi son benedetti.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Oltre all’irrigazione sono fondamentali per il drenaggio delle acque ed evitare cosı` l’erosione e gli allagamenti del terreno. FOTOGRAFIA In fotografia davanti c’e` sempre il piu` brutto. C’e` sempre un particolare che rovina l’insieme. Soprattutto un tempo, quando la fotografia era un evento eccezionale, ma la moda non e` finita, c’erano sempre i furbini che amavano occupare i posti centrali e avanzati in modo da mostrarsi in tutto il fulgore della loro persona, anche in atteggiamenti che rovinavano l’insieme delle foto di gruppo o le rendevano ridicole. Naturalmente erano sempre i piu` sciocchi e, meno naturalmente, ma con la stessa frequenza, i meno avvenenti, ovvero con facce o espressioni deprimenti. Il detto era usato, e si usa ancora, per sconsigliare coloro che sgomitano per farsi largo nel gruppo che si mette in posa. In realta`, la vicinanza accentua la visibilita` dei difetti che si perdono in un volto seminato nella ressa. 1286
FOTTERE f Vedi Chiavare. 1287 Potere e` meglio che fottere. Proverbio d’origine meridionale, che rivela i risvolti psicologici oscuri che stanno dietro l’esercizio del potere violento e l’arbitrio. Vedi anche A tutti piace comandare [C 1825]. Si usa in molte zone d’Italia, anche al nord, nella seguente forma dialettale calabrese: 1288 Piace cchiu ` lu potı`ri ca ’u futtari. ‘‘Piace piu` il potere che fottere’’. Proverbio venuto alla ribalta dopo la Seconda guerra mondiale, con le imprese della mafia e delle varie organizzazioni malavitose del Sud, che hanno portato l’attenzione della stampa, dei giornali, della televisione e del cinema sui meccanismi che regolano e fanno vivere il fenomeno, inestirpabile anche con una lotta lunga e continua. Spesso il proverbio e` chiamato a spiegare la ragione profonda di tanta persistenza ed e` citato nella versione calabrese/siciliana e in altre forma dialettali appena divergenti. 1289 Piange e fotte come la gatta. Si dice di chi lamentandosi, continua a fare quello che gli piace, il proprio interesse, il suo
pag 666 - 04/07/2007
603
.
tornaconto. I gatti, quando fanno l’amore, mettono in scena una lunga pantomima che pare un susseguirsi di lamenti. Parlare a chi non sente e fottere chi non vuole si butta via la fatica e le parole. Parlare a chi e` sordo (soprattutto non vuole ascoltare) e far piacere a chi non gradisce e` fatica sprecata. Vedi anche Non c’e` peggior sordo di chi non vuol sentire [S 1659]. 1290
Fotti e strafotti che Dio perdona tutti. Non aver paura di quello che dicono i moralisti: datti al bel tempo, goditi la vita che Dio perdona chi fa di questi peccati. Fa intendere che il vero male e` un altro. 1291
FRANCESCHIELLO Cosı` era chiamato Francesco II di Borbone (1836-1894), re delle Due Sicilie, dal carattere timido e dubbioso, che perse il trono con l’impresa garibaldina. Questi proverbi risentono della polemica risorgimentale contro il vecchio regime borbonico. Nell’esercito di Franceschiello chi combatte e chi si riposa. Si dice per indicare un complesso di persone nel quale si opera senza sapere cosa facciano gli altri, un’istituzione disorganizzata, senza disciplina, senza ordine, inefficiente. E` detto napoletano (nato probabilmente nell’ambiente dei patrioti) entrato nella lingua italiana, anche sotto forma di modo di dire essere l’esercito di Franceschiello. 1292
1293
E` come la nave di Franceschiello: a poppa combattevano, a prora non lo sapevano.
1294 Pare l’armata Brancaleone. Di recente e` entrato nell’uso anche questo modo di dire a proposito di una accozzaglia di sbandati o svitati: dal film L’armata Brancaleone (1966), di Mario Monicelli, interpretato da Vittorio Gassman. Vedi Soldati del papa otto a cavare una rapa: senza il sergente non son buoni a niente [S 1500].
I soldati del Re Erode: al migliore gli manca un occhio. Per analogia. Deriva dalle pitture rappresentanti della Strage degl’Innocenti che ornavano chiese e chiostri di campagna, opere approssimative e a forti tinte. 1295
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
FRANCESE
FRANCESCO San Francesco d’Assisi (4 ottobre) e` patrono d’Italia: figura tra le piu` popolari e rappresentative della vita religiosa e civile del suo tempo. Quando morı` il 3 ottobre 1226, non aveva che 44 anni: fino a venti aveva pensato alla gloria terrena e voleva esser cavaliere nell’esercito di Gualtieri di Brienne, ma fece un sogno rivelatore e abbandono` tutto, anche i beni paterni. Prego`, fece penitenza, viaggio`, raccolse intorno a se´ una comunita` di frati. Il Cantico di Frate Sole contiene tutti i principi della nuova spiritualita`, l’invito all’amore di Dio attraverso le sue creature. Negli ultimi anni, rimasto quasi cieco, debilitato nel fisico per le penitenze, accentuo` la vita contemplativa, ricevendo sul monte della Verna, il 14 settembre del 1224, le stimmate e due anni dopo morı`. f Vedi Tordo. San Francesco, dopo il caldo viene il fresco. Ai primi di ottobre e` finito il caldo estivo e comincia il fresco autunnale. 1296
San Francesco lascia il verde e prende il secco. Ai primi d’ottobre la campagna e il bosco assumono i colori autunnali. 1297
Per san Francesco la melagrana nel canestro. Si ha in questo periodo la raccolta delle melagrane. 1298
FRANCESE Brioso, impetuoso, saccente e chiacchierone, il nostro vicino d’Oltralpe e` visto pero` con un certa diffidenza. f Vedi Fiorentino, Inglese. 1299 Francese per amico, ma non per vicino. I francesi hanno fama di essere allegri, di compagnia, estrosi, ma anche puntigliosi, boriosi e arroganti.
I francesi e le donne possono vivere senza pane ma non senza chiacchiere. Come le donne anche i francesi sono grandi chiacchieroni che in ogni momento hanno bisogno di parlare e di vantarsi. 1300
1301 Assalto francese e ritirata spagnola. Il francese e` ardimentoso, combattivo, aggressivo come il gallo, simbolo della Gallia. Lo spagnolo e` abile e pratico ad arginare la
pag 667 - 04/07/2007
FRANCIA
604
.
sconfitta. Gli spagnoli, che hanno avuto sempre enormi flotte, numerosissime armate, erano considerati capaci nel muovere gli eserciti con abili manovre, soprattutto nei ripiegamenti. Il proverbio e` assai ironico nei confronti degli spagnoli, ma anche dei francesi che saprebbero iniziare bene la battaglia, ma non concluderla altrettanto bene.
I francesi sono caratterizzati dalla formalita` dei rapporti, dalla cortesia e dalla galanteria; gli inglesi dalla flemma, dalla compostezza riflessiva; i tedeschi dal rigore e dall’inflessibilita`; gli spagnoli dal rispetto degli impegni cavallereschi e dalla fede religiosa. Uno dei tanti proverbi che vuol caratterizzare con virtu` e difetti i popoli europei.
Francese furioso, spagnolo assennato e tedesco sospettoso. Queste caratteristiche nazionali venivano riferite soprattutto al diverso comportamento in guerra. Furioso nel senso di impetuoso.
Di Francia viene sempre il nuovo ma di rado il buono. La Francia ha sempre proposto delle novita`: nella politica, nella moda, nella cultura, ma non sempre si tratta di novita` giudicate positive. Il detto presupponecome modello Ex Africa semper aliquid novi [A 275].
1302
I Francesi non parlano come agiscono, non leggono come scrivono, non cantano nelle regole. Il comportamento dei francesi non va preso alla lettera, tutto in loro e` artefatto e non segue le nostre regole (non del tutto chiara l’affermazione sul canto fuori delle regole dei Francesi). Celebre e` l’epigramma dell’Alfieri che si trova nel Misogallo: ‘‘Tutto sanno e nulla fanno / tutto fanno e nulla sanno: / gira e volta son francesi, / piu` li pesi e men ti danno’’. 1303
Francesi e cattiva moneta sono dappertutto. Il francese e la moneta falsa s’insinuano dappertutto. Il confronto suggerisce che anche il francese e` falso: vanta un valore che poi non ha. 1304
Al francese un’oca e allo spagnolo una rapa. Il francese ama la buona cucina e lo spagnolo la frugalita`. 1305
FRANCIA Anche il paese, come i suoi cittadini, e` oggetto di un certo sospetto, seppure si mostra di ammirarne certi aspetti. In Francia troppi castelli e troppe bandiere. Simboli della grandeur e dell’orgoglio patriottico francese. 1306
1307 In Francia molti ospiti e pochi amici. La Francia e` per tradizione un paese ospitale e aperto agli stranieri, ma non facilmente disponibile a legami piu` profondi. 1308
Gentilezza di Francia, calma d’Inghilterra, fortezza d’Alemagna e fede di Spagna.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1309
Franza o Spagna purche´ [basta che] se magna. Indifferenza verso qualunque governo, potere, autorita`, purche´ si abbia di che vivere; tanto la propria situazione non cambia. Oppure: motto di chi non pensa al proprio esclusivo interesse. Retaggio del dominio delle potenze straniere in Italia. La forma Franza denuncia un’origine dialettale e probabilmente, per la sua peculiarita`, ha contribuito a mantenere vivo il proverbio, tuttora abbastanza diffuso. Vedi anche Carnevale o quaresima per me e` sempre la medesima [Q 54]. 1310
Guelfo non son ne´ ghibellin m’appello, chi mi da` da mangiar tengo da quello. Per analogia. Solo di area fiorentina. Sono pronto a schierarmi con il papa o con l’imperatore, cioe` con qualunque parte, secondo i vantaggi che ne traggo. La seconda parte e` registrata talora anche come: a chi mi da` rivoltero` il mantello, cioe`, ‘‘faro` da servitore a chi mi paga’’, oppure, ancora, e meglio: chi mi da` piu`, io voltero` mantello, cioe`, ‘‘se qualcuno mi paga meglio io giro i tacchi e vado da questo’’. 1311
1312
Chi mi da` il pane lo chiamo babbo [padre].
Sto coi frati, zappo l’orto e mangio il cavolo quando e` cotto. Per analogia. Cosı` rispose un poveraccio tenuto per carita` in un convento: non sapeva nulla e nulla voleva sapere. Modo ironico per non rispondere, per non prendere posizione, o anche per esprimere indifferenza a tutte le contese, le divisioni e i contrasti che tormentano un ambiente, lasciando intendere che uno si adegua e si appoggia alla parte piu` forte, o a quella che piu` gli conviene. Piu` spesso si usa 1313
pag 668 - 04/07/2007
605 nella semplice enunciazione: Sto coi frati e zappo l’orto. Recente e` anche la citazione con la deformazione giocosa: Sto con l’orto e zappo i frati, dandogli lo stesso significato. Non di rado pero` con tale forma s’intende perfidamente: vivo, opero in questo determinato ambiente lavorandomi coloro che ne fanno parte secondo il mio tornaconto. Il significato e` simile, ma con zappare i frati si intendono operazioni anche non del tutto oneste. Sinistra o destra e` tutta una minestra. Per analogia. E` espressione di indifferenza e disprezzo nei riguardi dell’attivita` politica. 1314
FRASCA Le frasche sono i ramoscelli verdi fronzuti che si agitano a ogni soffio di vento e forniscono una. leggera copertura soprattutto a difesa dal sole. Una frasca veniva usata anticamente come insegna di osteria. In senso figurato e` simbolo di instabilita`, vanita` e leggerezza; al plurale, sta per cose vane, inconsistenti. f Vedi Vino. Chi si ripara sotto la frasca piglia quella che piove e quella che casca. Le piante non sono il posto migliore per ripararsi dalla pioggia: alla lunga finisce che sotto la pianta arriva insieme all’acqua che piove anche quella che sgronda. Figuratamente: chi sceglie una protezione debole, rischia di doversi riparare anche dal protettore.
.
FRATE
nascondere, mimetizzare, coprire. Il fumo indica qualcosa che appare a tutta prima come massa grande, imponente e poi si dissolve in nulla, quindi: vanita`, compiacimento. 1318
Chi s’impiccia [cucina] con le frasche la minestra gli sa di fumo.
1319 Frasche, fumo e vanita` e` tutt’uno. Cioe` sciocchezze, vanagloria, presunzione sono nomi diversi per coprire il niente. Frasca (e fraschetta) si usa anche nel senso di ‘‘ragazza, donna leggera’’, quindi il detto acquista anch eun senso morale: ddove ci sono donne vane, c’e` anche albagia (fumo), immodestia.
FRASCATI Vino dei Castelli romani. Vale piu` un bicchiere di Frascati che tutta l’acqua del Tevere. Si dice a Roma e nei dintorni alludendo all’ottimo vino bianco di Frascati. Anche in senso ironico per rilevare una preferenza scontata. Vedi anche Meglio un bicchier di vino che tutta l’acqua del Tevere [T 605]. 1320
1315
Oggi la frasca, domani la Pasqua. Quando le foglie spuntano sui rami non tarda ad arrivare la Pasqua. 1316
1317 Chi cucina frasca minestra fumo. Le frasche quando bruciano fanno molto fumo e la minestra cotta con legna che fuma ne prende il sapore. Minestrare o sminestrare si usa per ‘‘distribuire la minestra, fare e disfare in cucina, a tavola, in famiglia’’. Quindi: chi cucina chiacchiere, cose vane, mette in tavola fumo; chi vive di chiacchiere e parole fa pochi fatti e ha poche idee, offre agli altri cose inutili. Nel proverbio, cosı` stringato, e` presente una stratificazione di significati con allusioni collegate. In senso traslato la frasca e` una cosa vaga, un’inezia, una sciocchezza, un’azione o un discorso vano, ma al tempo stesso in senso proprio la frasca serve per
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
FRATE Nonostante le grandi figure e i numerosi esempi di vita edificante, ascetica, di amore per il prossimo, la condotta dei frati ha suscitato spesso forti perplessita` sulla loro rettitudine. La figura del frate che esce dai proverbi e` quella di un religioso solo di nome che vive molto di cose terrene, confondendo la sua missione con la ricerca di una vita agiata e comoda, non senza gravi infrazioni ai suoi voti. L’anticlericalismo degli ultimi secoli ha marcato fortemente le tinte di un quadro gia` assai negativo, consolidatosi soprattutto nel corso del XVIII sec. f Vedi Abate, Cerotto, Diavolo, Monaca, Predicare, Prete, Pulpito, Regola. Prediche di frati da cerca, lamenti di vedove giovani, storie di cacciatori durano parecchio ma valgono poco. Sono litanie lunghe da ascoltare, ma di poca sostanza: le prediche dei frati da cerca non brillano per la loro dottrina, il dolore delle giovani vedove non e` inconsolabile, i cacciatori raccontano panzane. 1321
1322
Frate sfratato e cavolo riscaldato non fu mai buono.
pag 669 - 04/07/2007
FRATE
606
.
Il frate che ha lasciato il saio e il convento, perduto l’ideale di vita edificante che lo aveva animato, non combina poi gran che, anzi, c’e` da diffidarne. Il cavolo riscaldato non e` piu` un cibo invitante. Vedi anche Minestra riscaldata e amore rinnovato perdono il sapore [M 1535]. Minestra riscaldata e serva ritornata non furon mai buone. Per analogia con il precedente. La minestra riscaldata ha perso di sapore; con la domestica che riprende servizio dopo essersene andata non e` facile ritrovare un rapporto soddisfacente. Vedi anche Serva ripigliata e` come minestra riscaldata [S 1114]. 1323
Guardati da fiume in piena, da forte vento e da frate fuor di convento. Tutti e tre presentano pericoli. Il frate che ha abbandonato il convento, ‘‘sfratato’’, e` capace di tutto. 1324
Un frate che osserva la regola prende da tutti e non da` a nessuno. Gioca sul temine regola che indica sia le norme di un ordine religioso sia il comportamento abituale. E` con riferimento a quest’ultimo che si comporta il frate del proverbio: e` la regola dell’egoismo, prende da tutti e tiene per se´. 1325
Frati osservanti risparmiano del suo e mangiano quello degli altri. Come il precedente. Osservanti sarebbero non coloro che osservano la regola del fondatore, ma quelli che osservano la consuetudine dei loro confratelli. 1326
Trenta frati e un abate non riuscirono a far ragliare un asino che non n’aveva voglia. Spesso dottrina, autorita`, sapere non servono ad ottenere l’effetto voluto, anche se apparentemente e` semplice. Con gli animali servono di solito piccoli espedienti che sanno coloro che li custodiscono. 1329
Dieci monaci e un abate non riuscirono a far bere un asino. Per analogia con il precedente. Gli asinai fischiettano alle bestie quando le vogliono far bere. Vedi anche Trenta monaci e un abate non possono far bere un asino per forza [F 1330]; Venti monaci e un abate non convinsero un becco a ingravidare una capra [M 1766]. 1330
Un capitolo di canonici non riuscı` a far pisciare un paio di bovi. Per analogia. 1331
I frati fanno quattro voti: primo: d’essere sempre casti, secondo: d’essere sempre poveri, terzo: d’essere sempre obbedienti e quarto di non osservarne mai nessuno. I primi tre voti sono quelli che i frati davvero professano: castita`, poverta` e obbedienza; il quarto e` pero` la negazione dei primi tre. 1332
1333 Quando i frati mangiano non parlano. Invito a non accalorarsi nelle discussioni e nelle contese quando ci si trova a tavola. I frati infatti mangiano in silenzio, mentre un confratello legge loro ad alta voce pagine di un libro devoto. Il detto e` usato anche ironicamente per dire che i frati mangiano coscienziosamente senza perdere tempo, ne´ distrarsi in chiacchiere.
Quando i frati sono in viaggio o piove o ha piovuto. Si crede che incontrare frati per le strada porti pioggia. E cosı` anche per preti, arrotini e magnani (vedi la voce). Sono tutte persone che andavano in giro con la necessita` di trovare la gente nelle case: preti e frati per la riscossione delle decime o l’accatto, gli altri per il loro lavoro. Secondo alcuni sceglievano allora i giorni in cui il tempo metteva al brutto per trovare la gente in casa. Un proverbio latino medievale documenta pero` la possibilita` che dietro a questo proverbio sia da intravedere una realta` diversa: Enatat ut monachus mox freta turbat hiems ‘‘Quando il pesce monaco emerge presto la tempesta turba i flutti’’; i 1334
Nessun frate morı` di digiuno; parecchi d’indigestione. Ironico sulla frugalita` dei frati e il rispetto della regola del digiuno. 1327
Nel convento dove non mancano i tozzi non mancano i frati. Nei conventi ben provvisti non mancano i confratelli. Qui tozzi (di pane) non sta tanto a significare un mangiare misero ma un regolare arrivo di cibo, che i frati cercatori andavano elemosinando per i paesi e per campagne per sostentare il convento. In generale: quando c’e` o si da` da mangiare, tutti arrivano, si fa gente. 1328
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 670 - 04/07/2007
607
.
monaci in questione non sarebbero dunque i frati da cerca, ma i pesci monaci, che col loro venire in superficie avvertono della pioggia. Un passo successivo verso l’interpretazione corrente potrebbe essere attestato dal proverbio Quando monachi peregre, proficiscantur quod sit pluvia, probabilmente orecchiato da compilatori di almanacchi e riportato in un latino approssimativo, da intendere: ‘‘Quando i monaci sono in giro, [la gente] se ne vada [al riparo] perche´ viene la pioggia’’. Perso il riferimento al nuotare proprio dei pesci, si potrebbe facilmente essere crato cosı` un equivoco, favorendo l’interpretazione corrente del detto in riferimento ai frati da cerca. Il frate vergognoso torna al convento senza pane. Chi non ha coraggio di chiedere non ottiene nulla. I frati una volta andavano per le case a elemosinare e chi ci sapeva fare non aveva remore nel chiedere. Vedi anche Chi si vergogna non si satolla [V 501]; Chi non ha discrezione di tutto il mondo e` padrone [D 588]. 1335
Un malanno e un frate raramente vanno soli. Si dice che certe cose vanno sempre a coppia, come le ciliegie o le disgrazie, vedi appunto Le disgrazie non vengono mai sole [D 597]; anche i frati usavano andare in giro a coppie. 1336
1337 Se piace il frate piace anche il convento. Un tipo simpatico attrae la simpatia anche su coloro con cui vive o sul luogo in cui vive. In genere si rivolge a chi s’innamora di una persona per sottolineare come all’inizio tutto gli appaia sotto la luce migliore.
Le carezze dei frati t’accompagnano fino alla porta e te la chiudono dietro. La gentilezza e il garbo delle persone false dura fino a quando non hanno ottenuto quello che vogliono. I frati, e i religiosi in genere, sono conosciuti per essere larghi di cortesia, di promesse e di buone parole, ma, avuto quel che cercano ti salutano rapidamente. 1338
Ne´ da frati ne´ da monache non t’aspettar niente. I religiosi in generale non hanno mai brillato in generosita` e, oltre alle buone parole, salvo eccezioni, non danno nulla. 1339
1340
Frate dalla barba bianca novita` galante; frate dalla barba scura novita` sicura.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
FRATE
L’incontro con un frate con barba bianca predice una novita` nelle faccende di cuore, mentre incontrare un frate con la barba nera indica con certezza una novita` imminente. Per un frate non deve star male il convento. Per colpa di una persona non deve soffrire il gruppo, la famiglia, la parte a cui appartiene. Si deve sacrificare una persona per il vantaggio di tutti. 1341
1342 Il frate chiede per Dio e mangia per se´. In realta` chiede per se´ in nome di Dio.
Frate che chiede per Dio chiede per due. Chiedendo in nome di Dio, chiede per il Signore e per se´. 1343
Il frate si alza prima che il diavolo si sia messo le scarpe. Il frate e` piu` furbo del diavolo. Sottolinea la proverbiale astuzia dei frati, che e` impossibile ingannare: quando uno crede d’averlo fatto, si accorge che il frate l’ha preceduto. 1344
I frati si tosano come pazzi e si legano come ladri. Alcuni elementi dell’aspetto esteriore dei frati servono maliziosamente per descrivere i loro comportamenti. La tonsura dei frati richiama la consuetudine di un tempo di rapare i pazzi. 1345
Un frate santo, un oste onesto, e una monaca caritatevole sono cose rare. Secondo il proverbio non s’incontrano facilmente frati dediti Dio, osti che non imbrogliano e monache che davvero amano il prossimo. 1346
I frati si uniscono senza conoscersi, stanno uniti senza amarsi e muoiono senza piangersi. La vita di convento e` fatta di persone unite casualmente, che vivono senza volersi bene e scompaiono senza lasciare rimpianto. Frati e monaci usavano, e forse usano ancora, questo detto per autocritica, sentendosi lontani dalla carita` evangelica. 1347
1348
I monaci vivi non si amano e morti non si piangono.
Tutti farebbero il frate in un convento di monache. Paradosso tra il serio e il faceto. 1349
pag 671 - 04/07/2007
FRATELLO
608
.
Il frate fugge il lavoro, come il diavolo l’acqua santa. La radicata convinzione di questo proverbio, che sembra ignorare il celeberrimo Ora et labora benedettino, nasce dal fatto che i frati di molti conventi vivevano sulla cerca, le elemosine che andavano mendicando di casa in casa. Usato anche per censurare la vita disimpegnata di certi frati. 1350
Quando a una persona si passa spazzando la scopa sui piedi. 1358 Il diavolo ride. Quando viene rubata una cosa rubata. ` morto un re. 1359 E Quando viene un’improvvisa bufera di vento. Forse deriva dalla credenza che le anime dei grandi ascendevano al cielo sollevate da aquile.
Il frate predicava di non rubare e aveva l’oca nello scapolare. Contro coloro che ammoniscono gli altri e poi si comportano peggio di loro. Originariamente lo scapolare era la sopravveste da lavoro dei frati benedettini. Vedi anche Tolta la fame si predica meglio il digiuno [D 383]; Il gallo canta bene e razzola male [P 2485].
1360 Si e` aperta una pina verde. Quando un avaro compie un atto generoso. La metafora gioca sul fatto che e` estremamente difficile estrarre i pinoli dalle pine quando sono ancora verdi.
Brutti tempi quando i frati s’impiccano. Il proverbio sembra delineare tempi di tumulti, disagio sociale, di scontri ideologici: viene meno la fede, la fiducia nella vita, la calma interiore e la saggezza in chi dovrebbe essere piu` sereno e piu` savio.
1362 Qualcuno ti pensa. Quando uno sbaglia o si confonde continuamente, oppure in risposta a chi dice che gli fischia un orecchio.
1351
1352
1361 San Pietro gioca a bocce. Quando tuona molto e forte.
1353 Nasce un frate! Seguendo il criterio generale del lavoro includiamo anche questa frase, esclamazione proverbiale che si pronuncia quando improvvisamente si crea un silenzio completo in un gruppo di persone che stanno conversando. Non e` stata finora trovata una spiegazione convincente per questa espressione. Per praticita` elenchiamo di seguito a questa, che e` la piu` conosciuta, altre simili che si pronunciano in occasione di certi eventi, come abbiamo fatto per le domande (vedi Vai a cercar funghi F1626). Di solito sono associazioni arbitrarie delle quali si e` perduto il nesso col fatto stesso.
FRATELLO I proverbi sottolineano quanto sia difficile l’accordo e l’armonia tra fratelli, non cedendo alla retorica convenzionale sull’amore fraterno, che non pare accorgersi di quanto e` avvenuto da Caino e Abele, Eteocle e Polinice, Romolo e Remo in poi. f Vedi Adamo, Parente, Sorella.
1354 Passa un angelo. Ha lo stesso uso e si adopra nella stessa situazione del precedente.
Meglio un buon vicino che un fratello lontano. Colui che va ad abitare lontano prende altre abitudini, altri modi di vita e di pensare, per cui diviene quasi un estraneo; il vicino che condivide la vita del suo prossimo, stabilisce un legame piu` vivo di reciprocita`, di mutua assistenza e di aiuto. Riprende una massima biblica, Proverbi 27.10: ‘‘Meglio un amico vicino che un fratello lontano’’, cfr. anche Proverbi 18.24: ‘‘Ci sono compagni che conducono alla rovina, ma anche amici piu` affezionati di un fratello’’.
` entrato il diavolo. 1355 E Quando improvvisamente si apre da sola una porta. 1356 E undici! Si dice quando si rompe un pezzo di un servito da tavola, alludendo al fatto che la dozzina, numero canonico per piatti e altre stoviglie, e` rovinata. 1357
Non trovi marito.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1363 Son forse io il custode di mio fratello? E` la frase pronunciata con sfrontatezza da Caino al Signore che gli chiedeva dove fosse Abele (Genesi 4.9). Equivale a: ‘‘Che cosa c’entro in questa faccenda? Perche´ chiamate me?’’. A volte con una ironica ipocrisia. 1364
1365
Tanti fratelli, tanti castelli.
pag 672 - 04/07/2007
609
.
Si pensa che i fratelli abbiano gusti, predilezioni, attitudini simili, invece il piu` delle volte sono diversissimi al punto di far pensare che non abbiano niente in comune, quasi fossero cittadelle armate e ben difese da mura e bastioni. 1366
Tre fratelli, tre castelli.
FREDDO
Il colpo che si aspetta arriva con minori danni di quello inaspettato e improvviso. Il colpo previsto permette di coordinare le difese e la reazione. Vedi anche Carestia prevista non venne mai [C 714]; Cosa prevista, mezzo provvista [C 2340]; Male previsto mezza sanita` [M 321].
Nell’infanzia tutti hanno fratelli e col tempo tutti ne hanno meno. L’amore fraterno e` un sentimento che si perde col tempo, via via che gli anni diversificano idee, gusti e abitudini dei componenti della famiglia; inoltre si possono creare contrasti per ragioni d’interesse.
La freccia del nemico ha la punta maligna, ma quella dell’amico ce l’ha avvelenata. Il colpo inferto dall’avversario fa male perche´ dato senza pieta`, ma quello che viene dall’amico e` mortale, devasta l’animo con il veleno del tradimento.
Meglio litigare con tutti i fratelli che con un vicino. I fratelli risiedono piu` lontano e il vicino invece lo abbiamo sempre davanti. Ma forse anche perche´ con i fratelli e` piu` facile rappacificarsi che non con il vicino.
Frecce e parole non si chiamano indietro. Invito a far attenzione a quanto si sta per dire o fare, in quanto i colpi vibrati e le parole dette non possono essere revocati, non si possono annullare. Vedi anche Voce dal sen fuggita piu` richiamar non vale [V 1165].
1367
1368
1369 Fratelli flagelli. Sono fonte di incomprensioni, delusioni e dolori. Come massima medievale sul tema e` nota Fratrum concordia rara, discrepatio crebra ‘‘La concordia fra fratelli e` rara, frequente la contesa’’, mentre fra gli Adagia (1.2.50) Erasmo riporta Fratrum inter se irae sunt acerbissimae ‘‘Sono violentissimi i rancori fra fratelli’’. Vedi anche Parenti serpenti, cugini assassini, fratelli coltelli [P 417]; Ira di fratelli ira di diavoli [I 514]; Non e` peggior lite che tra sangue e sangue [L 796]. 1370 Pan di fratelli pan di coltelli. L’aiuto che si riceve dai fratelli e` dato male, senza garbo, con l’intenzione di umiliare e ferire. Il proverbio si trova con minime varianti in quasi tutti i dialetti, come il bresciano Amur de fradei, amur de cortei ‘‘Amor di fratelli, amor di coltelli’’.
Chi offende l’amico non risparmia il fratello. Chi si comporta male con gli amici non ha riguardo per fratelli e parenti. 1371
1372 Al gioco non ci son fratelli. Nel gioco non si agevola ne´ si favorisce nessuno.
FRECCIA Come strumento di offesa, colpo improvviso, battuta crudele. 1373
Freccia prevista viene piu` lenta.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1374
1375
FREDDO Sia come sostantivo che come aggettivo. Freddo e caldo possono in parte essere soggettivi, ma le basse temperature caratteristiche del clima invernale sono un fatto concreto che crea problemi e soddisfa solo i cavoli. f Vedi Barbiere, Caldo, Fame, Focolare. Il freddo e il caldo si fanno sentire anche ai sordi. Gli eventi rilevanti, i fatti importanti e i pericoli veri s’impongono a tutti, anche a coloro che fanno finta di non curarsi di nulla. 1376
1377 Quel che para lo freddo para lo caldo. Quando una cosa fatta per una funzione si adopera per un’altra, sperando che vada bene. Proverbio di origine spagnola travasato in diverse forme dialettali. Fu immesso dai curatori nella raccolta del Giusti, forse sulla base di una presenza sporadica in alcune zone della Toscana, ed e` stato adottato in molte raccolte, diffondendosi anche nella lingua parlata. Parare nel significato di proteggere. 1378
Dove non passa il freddo non passa il caldo.
Chi sopporta il freddo non sopporta il caldo. La termoregolazione del corpo di norma privilegia o l’uno o l’altro. Non e` possibile che a qualcuno piaccia una cosa e il suo contrario. 1379
pag 673 - 04/07/2007
FREDIANO
Per freddo fuoco, per caldo ombra. Per ogni inconveniente c’e` il suo specifico rimedio: il freddo si combatte stando vicino al fuoco e il caldo si attenua stando all’ombra. 1380
1381 Freddo non fa se vento non tira. E` il vento che da` una sensazione di gelo perche´ penetra attraverso i vestiti e toglie il calore protettivo che si forma sulla superficie della pelle tormentando senza tregua. 1382 Il freddo e` padre della neve. Con il freddo intenso e stabile ci si puo` aspettare presto la neve.
Quando fa freddo si va a culo stretto. Uno degli effetti del freddo e` quello di far contrarre i muscoli. 1383
1384 Il freddo piace ai cavoli. Molte varieta` di cavolo sono invernali e inoltre dopo le gelate sono piu` teneri. Cavolo e` anche un modo per indicare lo sciocco, quello che capisce poco, per cui: il freddo e` sgradevole e piace solo agli sciocchi.
Al primo freddo non ti vestire, al primo caldo non ti spogliare. Non essere precipitoso a fare il cambio geli abiti al primo manifestarsi della stagione calda o fredda: possono verificarsi ritorni improvvisi del clima precedente. ` come tutti gli anni: 1386 E viene il freddo prima dei panni. Il problema si presenta prima che siano pronti i mezzi per affrontarlo. Parole del povero che, all’arrivo della cattiva stagione, non ha di che provvedere per ripararsi dal freddo. 1385
Il freddo se lo prendono tutto quelli che non hanno panni. Si dice in modo scherzoso, come se il freddo fosse un beneficio, a chi indossa vestiti leggeri nelle rigide giornate d’inverno. 1387
Il putto che non ha denti ha freddo in tutti i tempi. Nei primi mesi di vita il bambino e` soggetto a soffrire il freddo, anche nella buona stagione, quindi deve essere tenuto riparato e coperto, senza temere che sudi. 1388
1389
610
.
Quattro son le cose fredde: naso di cane, calcagno di frate, culo di donna e mano di barbiere.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Il naso del cane deve essere freddo, quando e` caldo e asciutto il cane non sta bene; il calcagno del frate e` freddo perche´ i religiosi vanno (o piuttosto andavano) scalzi; la mano del barbiere da` sempre questa sensazione quando s’avvicina al viso; e la donna ha questa prerogativa che le viene da madre natura (in parte e` reale ed e` dovuta al tipo di circolazione della zona). Piedi di gatto e culo di donna son sempre freddi. Il gatto cammina con i polpastrelli a diretto contatto con la terra. 1390
1391 Dalla bocca viene freddo e caldo. Le parole possono essere di ogni genere: buone o cattive, giuste o ingiuste, dolci o amare. Il fiato puo` essere emesso sia per raffreddare qualcosa, sia per scaldarla, secondo quello che e` necessario. Il proverbio si richiama ad una tradizione antica, rispecchiata da una favola esopica (Favole 60 [35 Hausrath]: L’uomo e il satiro; nota anche ad Aviano 29) nella quale si narra di come un satiro rinuncio` all’amicizia che intendeva stringere con un uomo allorche´ si accorse che questi una volta, in inverno, si era scaldato le mani soffiandovi sopra mentre un’altra aveva raffreddato del cibo compiendo la stessa azione. Della favola circolano numerose versioni a livello popolare: sembra dunque essere nata come spiegazione narrativa di un preesistente proverbio, molto simile a questo (di cui si hanno paralleli quasi identici nelle principali lingue europee). Nel Medioevo e` registrata la massima (e modo di dire): Ex eodem ore calidum et frigidum efflare ‘‘Da una medesima bocca soffiare caldo e freddo’’. 1392
Da una stessa bocca freddo e caldo si soffia.
FREDIANO San Frediano, morto nel 588 a Lucca, citta` di cui fu vescovo, non ha lasciato molte notizie di se´, ma una grande venerazione in Toscana: a Lucca gli e` intitolata una magnifica chiesa, a Firenze un antico quartiere. Si sa che fu irlandese, di famiglia nobile o addirittura regale, che fu pellegrino a Roma e probabilmente fondatore di un monastero a Moville nell’Ulster. Tornato in Italia visse da eremita nei pressi di Lucca, forse sul Monte Pisano, finche´ il popolo lo volle vescovo della citta`; e tale rimase per circa vent’anni. Le diverse leggende, la grande popolarita` , il numero di
pag 674 - 04/07/2007
611 chiese da lui edificate fanno intravedere una grande figura di uomo e di santo. Papa Gregorio Magno riferisce (Dialoghi 2.9) sulla miracolosa deviazione del Serchio, che minacciava di allagare Lucca, operata da san Frediano che segno` il nuovo percorso del fiume con un rastrello. Per questo viene invocato come protettore nei pericoli delle acque. I proverbi si riferiscono alla data del 18 novembre, ricorrenza della traslazione del corpo del santo, mentre la morte e` avvenuta il 18 marzo. San Frediano la neve al monte e al piano. Dopo la meta` di novembre la neve e il freddo possono fermarsi anche per un lungo periodo, ai monti come in pianura. 1393
I denti della vecchia san Fredian l’aspetta. Arriva il primo freddo, per le persone anziane il piu` pericoloso: battono i denti che non son piu` saldi. 1394
San Frediano si semina a piena mano. Ci si affretta a terminare la semina del grano che e` gia` molto in ritardo. Vedi anche A san Gallo, semina semina [G 169]. 1395
FRENO Sia quello del carro che quello del cavallo, ma sempre usato per parlare sotto metafora del controllo e autocontrollo richiesti nelle azioni della vita. f Vedi Carro. 1396 Freno dorato non migliora il cavallo. Quando il cavallo ha per vizio di non rispondere al freno, e inutile ricorrere a freni speciali o escogitarne di particolari. I difetti non si rimediano con mezzi esterni, ma influendo sul carattere. 1397 Il freno fa durare il carro. La moderazione, la calma, la prudenza evitano il logorio e prolungano la durata delle cose. 1398 Se non metti freno perdi il carro. Senza limite, senza calma, prudenza e cautela tutto va a rotoli in breve tempo.
FRETTA Il desiderio di far presto, di agire con urgenza, di sbrigarsi a compiere un lavoro e` fonte di errori, danni, incidenti, che nel migliore dei
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
FRETTA
casi si risolvono in una gran perdita di tempo. Quindi il consiglio e` di agire con calma, riflessione, ponderatezza. f Vedi Fallare, Frettoloso, Furia, Sbagliare. In fretta e bene non vanno insieme. Per fare una cosa bene ci vuole il suo tempo, altrimenti il lavoro riesce male e spesso bisogna rifarlo. Si dovrebbe scrivere Infretta e Bene, come se fossero due persone, come si intende nel gioco metaforico. Vedi anche Presto e bene / non stanno insieme [P 2595]; Misura sette volte e taglia una volta sola [M 1587]; Chi fa presto e male / ha tempo di rifare [P 2605]; Chi sbaglia in fretta piange adagio [F 105]; Chi va di trotto si rompe le gambe [T 1048]. 1399
Cosa fatta in fretta non viene mai perfetta. Solo operando con calma e attenzione si evitano gli errori e si puo` garantire la qualita` del risultato. 1400
1401 La fretta e` zoppa. E` impedita nel suo procedere, ha un andamento maldestro. 1402 Chi piu ` fretta ha piu` tardi finisce. Perche´ fa male le cose e deve quindi farle di nuovo. 1403 Chi s’affretta arriva tardi. Per analogia. 1404 La fretta corre alla rovina. E` fonte di errori, incidenti, guai. Vedi anche Al frettoloso non mancano malanni [F 1439]. 1405
La fretta corre incontro alla disgrazia.
Chi fa in fretta ha disdetta. Non solo commette errori, ma gli capita ogni sorta di contrattempi. 1406
1407
Chi va di fretta ribalta il carro.
1408
La fretta fa rompere la pentola [la pignatta].
1409
Chi ha fretta mette in bocca la patata bollente.
Un frate per la fretta fece un bel bambino. Non prese le precauzioni necessarie e divenne padre. 1410
1411
Furia sgombro` con le sporte rotte / sfondate.
pag 675 - 04/07/2007
FRETTOLOSO
612
.
Per analogia. Furia e` nome connotante il carattere della persona, in quanto indica sia una fretta esagerata che l’ira violenta.
Se si vuole che una cosa riesca bene alla prima non bisogna affannarsi, sollecitare, premere altrimenti ci vuole di piu` o va rifatta.
1412 Molta fretta, molto pentimento. Chi decide d’impulso, senza aver valutato con attenzione prima di agire avra` poi da pentirsi per gli errori commessi. Vedi anche Chi tosto falla a bell’agio si pente [F 103]; Chi erra in fretta si pente adagio e [E133].
A chi ha fretta i minuti sembrano ore e i giorni secoli. A chi attende con impazienza anche un tempo breve pare lunghissimo. La fretta mette smania, insofferenza.
Chi ha fretta indugi [vada adagio]. Raccomandazione a controllare tutto. Dopo una serie di proverbi che denunciano gli inconvenienti provocati da una fretta scriteriata, i seguenti suggeriscono il rimedio: 1413
1414 Festina lente. ‘‘Affrettati con calma’’ e, soprattutto con ponderazione, senza commettere errori, sviste. Motto che soleva ripetere, in greco, Augusto come riferisce Svetonio (Vita di Augusto 25). Questo motto latino, ancora vivo e ripetuto, compare, oltre che su medaglie di Vespasiano e Domiziano, su diversi emblemi rinascimentali, come quello di Cosimo I de’ Medici, dove e` accompagnato da una tartaruga con la vela (mentre altrove l’idea e` espressa con un delfino legato ad un’ancora o da un delfino unito ad una tartaruga). Registrata e` anche l’equivalente massima mediolatina: Lente properare memento ‘‘Ricorda di affrettarti con lentezza’’. 1415
Anche la fretta vuole il suo tempo.
La fretta non vuol furia. Distingue fra l’agire con rapidita` e l’agire sotto il nefasto influsso della foga o dell’ansia. 1416
1417
Quando hai fretta, calmati.
1418
Piano, perche´ ho fretta.
1419
La miglior fretta e` quella lenta.
1420
La fretta vuole agio.
Se hai fretta, mettiti a sedere e sgambetta. Trovati un’occupazione che ti calmi e ti rilassi.
1424
1425 La fretta non fa levare il sole. L’impazienza non abbrevia il tempo e le cose, in particolare quelle naturali, seguono il loro corso e non si possono accelerare.
In fretta non si prendono nemmeno le pulci. Con la fretta non si fanno neppure cose di poca importanza, apparentemente semplici. 1426
1427 Mangiare e cacare non voglion fretta. Anche le funzioni naturali si svolgono al momento opportuno e col tempo necessario.
Nessuna fretta e` buona tranne a fuggir la peste e lasciar la battaglia. La fretta si giustifica solo in casi estremi, come quando si tratta di evitare un grave pericolo. 1428
1429
La fretta serve a chi brucia la casa.
Maledetta la fretta, disse la tartaruga. Scherzo che si ripete a chi, pur facendo con tutta la calma possibile, s’imbroglia e sbaglia. 1430
FRETTOLOSO f Vedi Fretta. La gatta frettolosa fa [fece] i gattini ciechi. Chi lavora con troppa fretta commette un errore che rovina completamente l’opera. Rientra nel novero dei proverbi di lunga tradizione tuttora diffusissimi e assai ripetuti. 1431
1432 La cagna frettolosa fa i cagnolini ciechi. Per analogia. Variante del precedente, anch’essa di tradizione antica.
1421
La talpa per la fretta fece i talpini ciechi. Per analogia. Si crede che la talpa sia cieca, mentre ci vede bene.
1422 Chi ha fretta salga sull’asino. L’asino e` un animale che non corre e va sempre col suo passo lento.
1434 I frettolosi muoiono di notte. Scherzoso. Perche´ di giorno non ne hanno il tempo.
1423
Chi ha fretta se ne vada.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1433
1435
Uno svelto in tre ore dorme.
pag 676 - 04/07/2007
613
.
Per analogia. Scherzoso: si dice a chi ha fretta o vuole far presto. Chi ha fretta s’addormenta prima d’entrare a letto. Per analogia. Scherzoso per invitare chi ha fretta ad avvantaggiarsi. 1436
1437 Il frettoloso ha anche del pazzo. Infatti furia indica sia una fretta esagerata che lo scatenarsi di chi perde la ragione. 1438 Donna frettolosa non fu mai levatrice. Certi lavori non possono essere fatti da coloro che sono impazienti. Le cose naturali, come il parto, seguono il loro corso e non si possono (soprattutto, non si potevano) forzare i tempi. 1439 Al frettoloso non mancano malanni. Agendo in fretta si incorre in contrattempi, errori, danni. Vedi anche La fretta corre alla rovina [F 1404].
Il frettoloso arruffa la matassa. Combina ogni sorta di guai. La matassa e` quella di filo che si dipana per farne un gomitolo, operazione che richiede calma e attenzione, altrimenti ne esce fuori una confusione inestricabile. In senso figurato arruffare la matassa significa rendere confusa una situazione, complicare le cose. 1440
FRIGGERE Il metodo migliore per cuocere qualsiasi cibo nel modo piu` gustoso. Come intransitivo friggere significa crepitare, sfrigolare e in senso figurato rodersi, struggersi dalla rabbia. f Vedi Cervello. 1441 Chi frigge coll’acqua fa magra cena. Per ottenere risultati validi, bisogna impiegare mezzi adeguati. Friggere con l’acqua e` un modo di dire per indicare una cosa fatta senza risorse o senza competenza.
Non si frigge con l’acqua. Sia come raccomandazione, col verbo imperativo, sia come constatazione, col presente indicativo, per dire che in una certa situazione si fanno le cose sul serio, garantendo qualita`; spesso anche nella forma Qui non si frigge con l’acqua. 1442
1443
Non si fan nozze coi fichi secchi [coi funghi.]
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
FRINGUELLO
Per analogia. Una cosa importante non si fa con poca spesa, con meschina parsimonia. Non si puo` fare bella figura volendo risparmiare. 1444 Da’ buone parole e friggi. Di uso letterario. Quando stai facendo il tuo lavoro, i tuoi affari, la gente intorno ti importuna, cerca di distoglierti con chiacchiere, dubbi, insinuazioni, tu bada a raggiungere i tuoi fini e tieni a bada gli importuni con promesse, complimenti e chiacchiere. 1445 Al friggere si sente l’odore del pesce. Mentre cuoce in padella il pesce non fresco manda cattivo odore, mentre quello fresco profuma gradevolmente. La qualita` si manifesta al momento dell’uso. 1446 Fritta e` buona anche una ciabatta. Anche una cosa immangiabile, un cibo scadente, se fritta diviene appetitosa.
Fritto e` buono anche uno stecco [un manico di scopa]. Anche un cibo senza sapore e senza sostanza. 1447
1448 Fritto e` buono anche un rospo. Anche il cibo piu` sgradevole. Le rane fritte sono considerate una golosita` in molte zone d’Italia, ma non certo i rospi, scelti come esempio di animale repellente per eccellenza. 1449 Chi non sa cucinare frigga. Chi non e` bravo nell’arte culinaria faccia il fritto e avra` sempre le lodi di chi mangia.
Non cominciare a friggere prima che ti mettano in padella. Non angustiarti, non lamentarti prima ancora che il guaio ti sia capitato, nella previsione di subire dispiaceri o danni. Aspetta che il guaio ti capiti e poi lamentati. Quando un pesce o altro viene messo in padella nell’olio fa uno sfrigolı`o, quasi un lamento, e da cio` nasce il traslato. Vedi anche E` inutile fasciarsi il capo prima d’esserselo rotto [F 368]. 1450
FRINGUELLO Uccello passeriforme, con gola e petto brunorossicci e ali nere traversate da due fasce bianche, il fringuello (Fringilla coelebs) e` ricercato come uccello da gabbia per il suo canto melodioso e attivamente cacciato, nonostante le piccole dimensioni, per le sue carni saporite. 1451
Un buon fringuello conosce piu` d’un canto.
pag 677 - 04/07/2007
FRITTATA
614
.
I fringuelli sono abili nel canto e nell’imitazione dei canti di altri uccelli, percio` sono usati dai cacciatori come richiami. Di uso metaforico: un furbo conosce molte astuzie, sa fare molte parti. Piu` il fringuello e` cieco e meglio canta. C’era un tempo l’uso barbaro di accecare i fringuelli affinche´, perdendo la cognizione del tempo, cantassero come richiami al periodo voluto. 1452
I fringuelli si prendono coi fringuelli. Le persone si contattano attraverso persone dello stesso tipo, con la stessa mentalita`, dello stesso ambiente. Il fringuello, che e` un ottimo cantore, serve spesso ai cacciatori come richiamo e attira i suoi simili nelle reti o al capanno. Vedi anche, riferito agli scaltri, I furbi s’acchiappano coi furbi [F 1692]. 1453
Meglio (un) fringuello in man [in tasca] che tordo in frasca. Meglio meno ma sicuro, che molto incerto. Il fringuello e` piu` piccolo del tordo, e la sua carne e` meno pregiata. Vedi anche Meglio un uovo oggi che una gallina domani [U 211]. 1454
Meglio passero in carnier che tordo in frasca. Per analogia. 1455
Meglio piccione in man che tordo in frasca. Per analogia. Si trova gia` nel Pataffio, un poemetto attribuito a Brunetto Latini (sec. XIII), ma quasi certamente piu` tardo (‘‘Meglio pincione in man che tordo in frasca’’). Si tratta di una composizione in versi di difficile interpretazione, essendo una mescolanza di frasi senza senso, termini astrusi, proverbi reali o alterati, giochi linguistici. Mancando un significato preciso l’opera ha costituito la croce e la delizia degli interpreti che hanno spiegato, chiosato, trovato anche piu` sensi del necessario. 1456
Meglio un passerotto in pentola che un’oca in valle. Per analogia. 1457
Meglio un uccello in mano che quattro sopra il tetto. Per analogia. 1458
Meglio un uccello in gabbia che cento in aria [al bosco]. Per analogia. 1459
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Meglio un pettirosso in tasca che un tordo alla macchia. Per analogia. Il pettirosso e` piccolissimo, il tordo e` bello grasso. 1460
Meglio un passerotto nel padellino che una beccaccia al bosco. Per analogia. Il passerotto e` un uccelletto piccolo e comune, la beccaccia e` di grandi dimensioni, ricercata per il sapore. 1461
Quando canta il fringuello buono o cattivo tieniti a quello. Quando canta il fringuello inizia la cattiva stagione e quindi il mezzadro doveva tenersi il padrone che aveva. La disdetta del contratto di mezzadria avveniva all’inizio della primavera. Vedi anche Quando canta il ghirlingo` / chi ha cattivo padron mutar lo puo` [G 469]. 1462
FRITTATA Piu` che la pietanza in se´ e per se´, e` il modo con cui si arriva alla frittata che ispira i proverbi. Non si puo` far la frittata senza rompere le uova. Non si puo` realizzare qualcosa senza pagare il prezzo necessario, senza sopportare i sacrifici richiesti. 1463
1464
Chi vuol far la frittata deve rompere le uova.
Chi vuol mangiare la noce deve rompere il guscio. Per analogia. Era gia` proverbiale latino, come attesta Plauto in un verso del Curculio (55) Qui e nuce nuculeum esse volt, frangit nucem ‘‘Chi vuol mangiare il gheriglio della noce la deve rompere’’ (noto come massima anche nella forma linguisticamente ‘modernizzata’ Qui e nuce nucleum esse vult, frangit nucem) . 1465
1466 Chi vuole il fuoco deve cercarsi la legna. Per analogia.
Chi vuole il pesce bisogna che s’ammolli [si bagni il culo]. Per analogia. Chi vuol togliere il pesce dall’acqua si deve bagnare. 1467
Chi vuole l’uovo deve sopportare lo schiamazzo [la merda] della gallina. Per analogia con i precedenti. 1468
Bugie, frittate e polpette, o grosse o niente. Certe cose quando si fanno si devono fare bene, senza risparmio e con decisione, perche´ 1469
pag 678 - 04/07/2007
615 riescono meglio. Si presta meno fede a una piccola e timida bugia che a una bella panzana detta sfrontatamente; le polpette e le frittate vengono piu` saporite quando sono grandi. Saper far la frittata vuol dire anche saperla rivoltare. Nella vita bisogna fare le nostre scelte e saperle cambiare al momento opportuno, prendere una decisione e cambiarla quando si capisce che e` sbagliata. Rivoltare la frittata e` un modo di dire che indica capovolgere a proprio vantaggio una situazione, passare da una parte all’altra, cambiare le carte in tavola. Realmente rappresenta un’operazione delicata, perche´ bisogna voltare rapidamente nella padella la frittata non del tutto cotta: il cuoco abile riesce a farlo con un sol colpo della padella che fa volare in aria la frittata, che si capovolge e ricade nel recipiente. 1470
1471 Quando la frittata e` fatta si rivolta. Con far la frittata s’intende comunemente rompere involontariamente le uova e quindi combinare un guaio. Quando il male e` fatto si cerca di rivoltare la frittata, ossia riversare la responsabilita` addosso ad altri, minimizzare il danno, cercare scuse, far apparire quello che non e`.
Mangiar polenta e frittata e` fare colla moglie una ballata. Polenta e frittata erano cibi tra i piu` consueti che non stuzzicavano certo l’appetito di chi se li trovava in tavola. Cosı` ballare con la moglie non costituisce un grande avvenimento. Vedi anche Meglio fare il prosciutto senza sale / che con la moglie far Carnevale [C 807]; In mancanza di meglio si balla con la moglie [M 1707]. 1472
1473 Frittata unta e non bisunta. La frittata ha bisogno di una quantita` d’olio che veli il fondo della padella, ma che non sia troppo abbondante altrimenti prende un sapore sgradevole. Bisunto e` per cosı` dire un superlativo di unto (bis = due volte), che si usa nel nesso unto bisunto.
.
FRONTE
Grasse fritture pene sicure. I cibi fritti con olio grasso e pesante sono causa di disturbi e dolori allo stomaco e al fegato. 1475
FRODE Chi e` scoperto nella frode e` sempre sospetto. Chi viene sorpreso una volta a tramare un inganno si porta dietro una cattiva fama che non riuscira` piu` a dissipare. 1476
La frode e il simulare han (lunghe le gambe e) corte l’ale. Gli imbrogli e le finzioni si architettano con una certa facilita`: sono rapidi a diffondersi (lunghe le gambe), ma se devono andare avanti molto, superare ostacoli, non ce la fanno, perche´ hanno il volo corto (corte l’ale). Si dice anche eliminando il riferimento alle gambe lunghe. Vedi anche Le bugie hanno le gambe corte [B 995]. 1477
1478 Crudel per frode e` peggior che per ira. La crudelta` di colui che vuole con l’inganno perseguire i propri fini, e` fredda e calcolata ed e` nella natura della persona. E` quindi piu` malvagia e temibile della crudelta` di chi si abbandona all’ira, in quanto questa e` immediata e momentanea.
FRONTE La parte del viso compresa tra i sopraccigli e la radice dei capelli e, per estensione, il volto, specchio piu` o meno veritiero dell’anima. In fronte si legge quel che nel cor si porta. Il volto dell’uomo e` la proiezione esterna del suo spirito ed esprime la sua personalita`, cio` che anima la sua vita e i sentimenti che prova. 1479
1480 Sulla fronte si legge l’uomo. Come il precedente.
FRITTURA f Vedi Olio.
La fronte e gli occhi sono gli spiragli del cuore. Come i precedenti. Vedi anche Gli occhi sono le finestre dell’anima [O 99].
Frittura porta il fegato in sepoltura. Il fritto e` squisito, ma nuoce al fegato e quindi non bisogna abusarne.
1482 La fronte mente e inganna. Contrario dei precedenti. L’aspetto esteriore non dice quello che l’uomo nasconde nell’animo.
1481
1474
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 679 - 04/07/2007
FRUMENTO
616
.
Non credere a quello che si legge scritto in fronte. Come il precedente. 1483
Fronte piccola [corta], ingegno piccolo [corto]. Si crede che la fronte alta e spaziosa sia indice d’intelligenza e apertura mentale, mentre la fonte ristretta e i capelli quasi attaccati agli occhi manifesterebbero ottusita`. 1484
FRUMENTO La parola e` sinonimo di grano, ma nel mondo contadino in Toscana si sentiva, fino a qualche anno fa, usare spesso come termine comprendente, oltre al grano, anche le altre graminacee coltivate, come l’orzo e la segale, in quanto piante che hanno caratteristiche simili e richiedono cure pressappoco uguali; questo soprattutto con il plurale: i frumenti. Allo stesso tempo si usava indicare con frumento lo stato verde della pianta del grano, rispetto al momento della maturazione, quando nella pianta si e` formato il chicco vero e proprio (grano), vedi Per sant’Urbano il frumento e` fatto grano [U 238]; con l’accrescitivo frumentone (formentone) si indica il mais. f Vedi Grano. Frumento, fava e fieno non si vollero mai bene. L’andamento meteorologico dell’annata favorisce quei raccolti a cui quel clima e` confacente. Le tre piante indicate non vengono mai contemporaneamente: ciascuna di loro ha bisogno di un andamento climatico diverso. Qui il termine frumento comprende anche altre piante come l’orzo e la segale. Registrato ance con il primo elemento nella forma Fava, frumento e fieno. 1485
Ne´ ferro ne´ denti si metton tra i frumenti. Non si lavora attorno alle pianticelle di grano con zappe o attrezzi di ferro; e si deve stare attenti che gli animali non vi pascolino. Un tempo si ripulivano i seminati dalle erbe infestanti, ma il lavoro doveva essere fatto con attenzione e delicatezza per non danneggiare il grano. 1486
1487 Acqua e vento fanno frumento. La presenza opportuna di questi due fattori e` molto importante per lo sviluppo dei cereali.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
FRUSTA f Vedi Cavallo, Sferza. 1488 Vuole il cavallo e compra la frusta. Di chi avendo una voglia che non puo` soddisfare, si accontenta di speranze o di piccole cose collegate a cio` che desidera. ` inutile comprare la frusta prima 1489 E del cavallo. Affine al precedente. Non si deve cominciare a procurarsi il meno quando manca il piu`. Vedi anche Prima si compra il cavallo e poi la frusta [G 7]; Prima si compra la pipa e poi il tabacco [T 1]. 1490 Schiena d’asino non sente frusta. In quanto e` abituata alle bastonate. Di chi e` restio e non obbedisce neppure alle forti sollecitazioni o alle brutte maniere.
FRUSTATA f Vedi Cocchiere. 1491 Vale piu ` una frustata che cento arri la`. Spesso si ottiene di piu` con i metodi bruschi che con le parole. Un severo castigo vale piu` di tante sollecitazioni.
FRUTTO Il formarsi del frutto, visto come l’esito finale di un complesso processo di gestazione, il momento in cui matura, fino alla raccolta ed oltre ispira varie metafore che si intrecciano con antichi usi e credenze contadini. f Vedi Dolce, Fiore, Maturare, Nespola, Sorba. 1492 Dal frutto si conosce la pianta. Le intenzioni si giudicano dai risultati, le persone dalle azioni (vedi Dagli atti / si riconoscono i matti [M 1027]). La frase si trova in diversi passi del Vangelo. Non est enim arbor bona quae facit fructus malos; neque arbor mala faciens fructum bonum. Una quaeque enim arbor de fructo suo cognoscitur. Neque enim de spinis colligunt ficus, neque de rubo vindemiant uvam ‘‘Non e` buon albero quello che fa i frutti cattivi; ne´ e` cattivo quello che fa i frutti buoni. Dal frutto si distingue ogni pianta, infatti ne´ i fichi si colgono dalle spine, ne´ l’uva si vendemmia su un roveto’’ (Luca 6.44; cfr. anche Matteo 12.33; Marco 7.18). Nel Medioevo si segnala la versione Fructibus ex propriis arbor cognoscitur omnis nei Proverbi dello Pseudo-Beda (dove si trovano an-
pag 680 - 04/07/2007
617
.
che, appena adattate, le frasi evangeliche su riportate). Vedi anche Chi di gallina nasce convien che razzoli [G 72]. Reciprocamente si indica che dalla causa si comprende l’effetto con il verso di Dante: Ogni erba si conosce per lo seme [E 76]. 1493 Il ramo somiglia al tronco. Per analogia. 1494 La scheggia ritrae dal ceppo. Vedi anche Dalla scheggia si sa del ceppo [S 574]. 1495 Le schegge somigliano al ciocco. Per analogia. 1496 Da cattivi ceppi escono belle schegge. Contrario dei precedenti.
Brutta vacca, bel vitello. Per analogia. Si dice soprattutto del bel figlio di una donna brutta. 1497
Il frutto segue il fiore e buona vita onore. Una condotta onesta porta onorabilita` come il fiore porta a suo tempo il frutto. 1498
1499 Meglio un frutto che cento foglie. Meglio una sola cosa utile che cento orpelli e ornamenti. Meglio un aiuto concreto che tante parole. 1500 Il frutto migliore e` il primo colto. I primi frutti di stagione sono i migliori. Il proverbio ha valore anche metaforico, per es. a proposito del primo amore. 1501 Gli ultimi frutti sono come i primi. Anche i frutti tardivi che da` la pianta sono considerati ottimi e particolarmente gustosi. Si usava anche riferito ai figli, che spesso un tempo erano numerosi.
Ogni frutto vuol la sua stagione. Ogni frutto deve essere mangiato nel tempo in cui matura: allora e` buono e fa bene. Metaforicamente, tutte le cose nella vita vanno fatte quando e` il momento: le sciocchezze e i giochi in gioventu`, il matrimonio ne´ troppo presto ne´ tardi, dedicarsi al lavoro e ritirarsi quando e` l’ora. Vedi anche Tutto a suo tempo [T 317]. 1502
1503 Il frutto non maturo allega i denti. Come i frutti acerbi sono agri e sgradevoli, cosı` le cose affrettate, fatte o concluse prematuramente riescono male. 1504
Chi coglie il frutto acerbo si pente d’averlo guasto.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
FRUTTO
Chi per la fretta anticipa i tempi si pente di avere rovinato tutto. Averlo guasto sta per ‘‘averlo guastato’’, con forma antica e toscana. In cima all’albero stanno i frutti migliori. Cio` che piu` piace e` spesso difficile da raggiungere. 1505
1506 I frutti migliori li beccano gli uccelli. Quelli piu` maturi, in cima all’albero, sono facilmente preda degli uccelli. I frutti migliori del lavoro, della fatica vanno a coloro che non hanno fatto nulla per meritarseli. Vedi anche Ai peggiori porci vanno le migliori pere [P 2149]. 1507 Il primo frutto e` della terra. Non si coglie. Omaggio rituale alla Natura, risalente a epoche remote. Cosı` anche gli ultimi si lasciavano sulle piante per gli uccelli.
Chi non coglie il frutto in tempo lo fa marcire sull’albero. Chi non coglie l’occasione quando si presenta, chi non approfitta delle cose quando sono disponibili le lascia deteriorare e non potra` piu` servirsene. 1508
Frutto fuori stagione chiacchiere senza ragione. Chi pretende, pensa d’avere frutti fuori stagione fara` discorsi, progetti senza fondamento. Altri: su cose eccezionali, anomale, sporadiche non si costruiscono teorie razionali, ovvero non se ne trae una regola, non si puo` fare una previsione. Il frutto fuori stagione era un tempo un’eccezione, sia ottenendolo artificialmente, sia quando si presentava per l’andamento anomalo del clima. 1509
Quando la pianta mette il fiore il frutto perde sapore. Al momento che la pianta fiorisce il frutto conservato dal raccolto dell’anno precedente comincia a deteriorarsi. Vedi anche Quando la pianta fa il fiore il frutto muore [F 948]. 1510
Senza fiore a primavera non c’e` frutto d’autunno. Il fiore contiene il frutto che poi allega e matura. Senza l’idea brillante, il progetto astratto non si realizza l’opera concreta. Senza l’amore non c’e` discendenza. 1511
1512 I frutti proibiti sono i piu ` dolci. La proibizione accresce il desiderio. Il frutto proibito per eccellenza e` quello rubato nell’E-
pag 681 - 04/07/2007
FUCECCHIO
den da Eva e Adamo, come si narra nel Genesi. Il concetto ricorre anche in Ovidio, che negli Amores (3.4.17) afferma: Nitimur in vetitum semper cupimusque negata ‘‘Vogliamo sempre avere cio` che e` vietato, desideriamo quello che ci e` negato’’ (verso il cui inizio e` ripreso in diverse massime medievali); cfr. anche Amores 2.19.3 Quod licet, ingratum est; quod non licet acrius urit ‘‘Cio` che e` concesso risulta poco gradito; quel che non e` concesso infiamma piu` acutamente’’; nonche´ una una massima di Publilio Siro (N 17): Nil magis amat cupiditas quam quod non licet ‘‘Il desiderio non ama niente di piu` di cio` che non e` lecito’’. Nel libro dei Proverbi (9.7) si attribuisce alla ‘‘follia’’, in contrapposizione agli insegnamenti della ‘‘sapienza’’, il seguente richiamo rivolto agli stolti: ‘‘Le acque furtive sono dolci, il pane preso di nascosto e` gustoso’’. Vedi anche Piu` proibito, piu` gradito, piu` appetito [P 2763]; Acqua rubata pare rosolio [R 1054] ; Acqua rubata ha piu` sapore [R 1053] ; Acqua rubata e` come malvasia [A 187]. 1513
618
.
Frutto proibito piu` saporito.
1514 I frutti rubati hanno piu ` sapore. Si dice anche dei baci: I baci rubati sono i migliori [B 34].
Piu` frutti ha l’albero, piu` bastonate piglia. Piu` uno possiede e piu` e` oggetto di cupidigia, d’invidia, di astio e risentimento. Il noce, come anche altri alberi, viene bacchiato, percuotendone i rami con un bastone, per fare cadere i frutti. 1519
Fiori e frutti ingannano tutti. L’aspetto esteriore puo` trarre in inganno. Spesso il fiore bello non ha profumo, il frutto brutto e` saporito e quello d’aspetto gradevole e` insipido. 1520
Mentre si dice che cade la pera matura cade l’acerba. Per analogia. L’uomo fa le sue previsioni secondo logica, ma la vita le contraddice. 1521
Non sempre il maturo cade prima dell’acerbo. Per analogia. 1522
Chi ama sanita` non mangi frutti in quantita`. Le antiche scuole mediche consigliavano moderazione anche nel mangiare la frutta, perche´ poteva arrecare disturbi; per es. fichi, sorbe, pesche e noci sono indigesti; susine e uva sono lassative. 1523
Frutto con l’osso dispiacere grosso. Sognare un frutto col nocciolo e` premonizione di una disgrazia. 1524
Frutto uno non guasta digiuno. S’intende il digiuno che era di precetto in certe giornate come il Venerdı` Santo e nelle vigilie delle feste solenni. Un singolo frutto poteva essere mangiato senza con cio` infrangere l’obbligo di astenersi dal cibo. 1515
1516 Un frutto non si dona. Il dono deve essere tale da soddisfare pienamente il desiderio di chi lo riceve: un frutto solo non basta.
Uno non e` da dare, due non son da toˆrre, tre son d’amore. Detto dei frutti e anche dei fiori. 1517
Chi pianta l’albero non mangera` i suoi frutti. Certi alberi, come il noce, il castagno, l’olivo impiegano anni prima di produrre i loro frutti. Spesso chi intraprende un’opera, un’importante iniziativa non riuscira` a vederne i risultati ne´ a goderne i vantaggi. 1518
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Anche la testardaggine dell’asino ha i suoi frutti. Vale a dire le bastonate, dette anche ‘‘sugo di bosco’’, ‘‘brodo di bastone’’. Da menzionare come parallelo per questo procedimento metaforico concernente i frutti l’espressione ‘‘frutta di frate Alberigo’’, con cui si indicava l’omicidio a tradimento. Alberigo era un frate gaudente che invito` a un convito alcuni parenti fingendo di perdonarli delle offese ricevute. Aveva posto nelle stanze vicine degli sgherri che, alla frase convenuta ‘‘Venghino le frutte...’’, entrarono e trucidarono i convitati. Dante lo trova nell’Inferno (33.118): ‘‘I’ son frate Alberigo; / i’ son quel da le frutta del mal orto, / che qui riprendo dattero per figo’’. 1525
FUCECCHIO Paese in provincia di Firenze, in direzione di Pisa.
pag 682 - 04/07/2007
619 Tanto e` a dir pennecchio quanto ladro di Fucecchio. Nella zona di Fucecchio, avverte il Giusti, si lavorava il lino; ma del resto del proverbio non parla. Il pennecchio era la quantita` di lana, canapa o lino che si metteva sulla rocca per filare. Si puo` azzardare l’ipotesi che la zona del Padule di Fucecchio, estesa area paludosa nella piana presso il paese, fosse rifugio di gente poco onesta o luogo di contrabbando per la vicinanza del territorio di Pisa. 1526
La dote di Fucecchio: la rocca col pennecchio. Quando una donna che si sposava portava una dote misera, in area fiorentino-pisana si diceva che aveva questa dote: le braccia per lavorare, per filare appunto con la rocca e il fuso. 1527
1528 La dote dei tre poderi. Per analogia. Altra espressione per indicare che la sposa non aveva una lira. I tre poderi erano: Meleto, Poppeto e Montepeloso.
FUCILE f Vedi Potere, Prestare, Schioppo. 1529 Il fucile l’invento` il diavolo. Si dice nella tradizione popolare che il fucile fu dato all’uomo dal demonio, preoccupato della mancanza d’anime nell’inferno.
.
FUGGIRE
1535 Il fucile vale quanto il cacciatore. Il fucile e il cacciatore condividono il merito del buon colpo, come la vergogna di un tiro sbagliato.
Fucile da venti soldini e cane da venti zecchini. Spendere molto nel cane e risparmiare sul fucile. Nella caccia e` piu` importante avere un buon cane che un buon fucile. Lo zecchino era una moneta d’oro, il soldo una moneta di scarso valore. 1536
FUGA f Vedi Fuggire, Scappare. 1537 Fuga del nemico, faccenda sospetta. Quando il nemico fugge improvvisamente e senza ragione bisogna stare in guardia perche´ puo` trattarsi di un tranello. Vedi anche Non sempre fugge chi volta le spalle [F 1541].
FUGGIRE La saggia prudenza popolare, lontana da ogni retorica eroica, tende a vedere nella fuga un’opportunita`. f Vedi Correre, Fuga, Ritirarsi, Soldato, Topo, Trappola, Volpe.
1530 Il diavolo insegna a caricare il fucile. Gli incidenti accadono spesso mentre si caricano le armi e la disattenzione e` fatale. Da interpretarsi anche come il proverbio precedente.
1538 Ritirarsi non e` fuggire. E` il proverbio che giustifica una fuga consigliata piu` dalla paura che dalla prudenza. Si usa ironicamente. Proverbio di Sancio (Don Chisciotte 1.23): Sen˜or, respondio´ Sancho, que el retirar no es huir ‘‘Signore, rispose Sancio, ritirarsi non e` fuggire’’.
I fucili li carica il Diavolo. Le armi le carica l’uomo e le scarica il Diavolo. Per analogia.
Gambe mie non e` vergogna di fuggir quando bisogna. Si dice tanto di chi fugge per vilta`, quanto di chi assennatamente se la batte.
1533 Fucile scarico fa paura a due. A chi minaccia, perche´ sa che e` scarico, e a chi se lo trova puntato contro, perche´ crede che sia carico. Di uso metaforico: una minaccia fatta da chi sa di non poterla mettere in atto angoscia anche chi la fa, non solo chi la subisce. Vedi con qualche attinenza Una spada tiene l’altra nel fodero [S 1733].
1540 Un bel fuggir tutta la vita onora. Adattamento scherzoso del verso del Petrarca (Canzoniere 207.65): ‘‘ch’un bel morir tutta la vita onora’’, passato in proverbio [M 1981]. Il verso e` stato variamente maltrattato, come in quella specie di risposta che si trova nel Malmantile racquistato (11.13): ‘‘Che un bel fuggir salva la vita ancora’’. Vedi anche Un bel morir tutta la vita onora ma un bel fuggir salva la vita ancora [M 1981]. Un simile gioco e` stato fatto anche col verso d’Orazio Dulce et decorum est pro patria mori [P 763].
1531 1532
Il fucile tira dove il padrone mira. Il fucile spara come vuole il padrone. Si dice a chi pretende di scaricare sul fucile la responsabilita` di un colpo sbagliato, di una padella. 1534
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1539
1541
Non sempre fugge chi volta le spalle.
pag 683 - 04/07/2007
FULMINE
Puo` preparare anche una brutta sorpresa; a` quindi bene non credere vinta la battaglia quando si vede il nemico fuggire. Vedi anche Fuga del nemico, faccenda sospetta [F 1537]. 1542
Chi fugge puo` ritornare.
1543 Chi fugge puo` ancora combattere. Come i precedenti. Oppure: chi si e` salvato con la fuga e` ancora in grado di combattere. Vedi anche Soldato che fugge e` buono per un’altra battaglia [F 1537].
Il nemico ha piu` paura d’uno scampato che torna che d’un morto che giace. Per analogia. Esplicita il concetto dei proverbi precedenti. 1544
Meglio fuggire con vergogna che restar morto con onore. E` una chiara scelta di vita. Vedi anche Un bel morir tutta la vita onora, ma un bel fuggir salva la vita ancora [M 1981]. 1545
1546
Meglio si dica qui fuggı` che qui morı`.
Meglio dire che corse forte, piuttosto che morı` da forte. Per analogia. 1547
Fuggire con destrezza e` piu` difficile che morire con onore. Riuscire a disimpegnarsi con abilita` e intelligenza e` piu` complesso che affrontare di petto le avversita`. 1548
Quando uno fugge tutti gli danno dietro. E` l’effetto psicologico: o fuggono con lui credendo che ci sia un pericolo, o lo inseguono credendo che sia un malfattore. Fuggire, difendersi, protestare ha l’effetto di attivare la reazione dei presenti. 1549
Quando un fugge, ognun grida ‘‘dalli dalli’’. Qui non si hanno dubbi, lo si insegue credendolo un malfattore. 1550
1551 Quando si fugge ogni buco e` porta. Chi e` inseguito non disdegna alcuna via di scampo, riesce a infilarsi dovunque, approfitta di qualsiasi occasione. 1552 Chi fugge davvero non tocca terra. Un pericolo serio mette le ali ai piedi. Vedi anche Chi corre corre, ma chi fugge vola [V 1268]. 1553
620
.
Fuggi presto e torna tardi.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Quando avverti il pericolo allontanati il prima possibile e fai ritorno solo quando pensi che sia del tutto cessato. 1554 Chi fugge spesso si salva. Cosa che non accade di rado a chi affronta di petto le avversita`.
Tra correre e fuggire la differenza non e` poi tanta. Non e` tanta, ma c’e` (vedi anche Benche´ la volpe corra i polli hanno le ali [V 1266]). Si rivolge con malizia a chi sostiene di correre, non di fuggire, di allontanarsi da un pericolo in fretta, senza aver paura: allora la differenza non e` molta. 1555
1556 Cavallo fuggito da se´ si castiga. Spesso con la fuga si crede di evitare un male e se ne trova uno peggiore. Il cavallo fuggito non ha piu` nessuno che si prenda cura di lui e vedra` assai complicata la sua vita.
Quel che fugge si corre a prendere, quel che ci cerca si disdegna. Si desidera sempre quello che ci sfugge, che non e` a disposizione. 1557
FULMINE Il fulmine, l’impressionante scarica elettrica che dal cielo porta sulla terra fuoco e distruzione, esprime nella simbologia l’ira e la punizione del cielo. Attributo di Giove, diventa la metafora dell’ira e del castigo dei re e dei potenti. f Vedi Lampo, Saetta, Tuono. Il fulmine cade piuttosto sulla torre che sulla capanna. L’ira dei potenti, l’odio e l’invidia non colpiscono gli umili, ma i ricchi e i forti. E` vero che il fulmine si scarica di solito sulle cime piu` alte, alberi, torri, campanili. 1558
Il fulmine cade piu` sull’albero che sul cespuglio. Vedi anche La saetta non cade in luoghi bassi [S 42]. 1559
Il fulmine atterra l’albero che ha resistito al vento. Una forza superiore, un colpo del destino rende vana ogni resistenza. 1560
1561 Dopo il fulmine la notte e` piu ` scura. Dopo una disgrazia, un colpo del destino la vita e` senza prospettive, priva di fiducia e di speranze.
pag 684 - 04/07/2007
621
.
1562 Al fulmine tien dietro il tuono. All’occhiata di rimprovero tiene dietro la paternale, la rabbuffata, la minaccia e il castigo. Vedi anche Dopo il lampo viene il tuono [L 89].
Se ti risparmia il fulmine non far caso al tuono. Se l’ira di un potente non ti reca danno, non badare alle sue parole. Se eviti il danno piu` grave non ti preoccupare dei piccoli incomodi. 1563
FUMARE Passan le capre, i cacherelli fumano. Le capre nella giornata invernale lasciano i loro escrementi fumanti nell’aria fredda. Quando si vedono fumare i ragazzini si usa questa frase per dire che non e` una cosa che si addice alla loro eta`. Cacherello, escremento della capra, della pecora, della lepre, del coniglio, in area toscana indica, come traslato ironico e vagamente offensivo, anche il bambino soprattutto quando si da` arie da grande, si atteggia ad adulto. Con cacherello si ridimensiona subito anche l’uomo piccolo che fa lo smargiasso. 1564
1565 Tutti gli stronzi fumano e presto piove. Con lo stesso uso del precedente, ma ancor piu` desueto.
FUMO
Escluso il senso letterale (se non a livello di scherzo, per cui la frase si dice allorche´ qualcuno si lamenta del fumo che lo infastidisce), la spiegazione va trovata in senso metaforico: l’invidia, la denigrazione, la calunnia offuscano coloro che hanno doti, mentre non disturbano coloro che la natura ha messo al riparo dalla gelosia. Secondo un’altra interpretazione: la vanita` (fumo), l’albagia, la boria, l’alterigia accompagnano spesso la bellezza, come indica, per es. un noto verso d’Ovidio (Fasti 1.419), nel racconto di un’avventura di Priapo: Fastus inest pulchris, sequiturque superbia formam ‘‘Sono orgogliose le belle e la superbia segue la bellezza’’. Cosı` anche il proverbio francese: Beaute´ et folie vont souvent en compagnie ‘‘Bellezza e follia, vanita` vanno spesso in compagnia’’. 1569
Il fumo va al piu` bello.
Di superbia muoiono i belli. Per analogia. 1570
1571 Il fumo va dai belli e fa tossire i brutti. Fuor di metafora i brutti vengono solo infastiditi dal fumo. 1572 Il fumo cerca gli occhi belli. Si dice come consolazione a chi si lamenta che il fumo gli da` noia agli occhi. 1573 Il fumo fa gli occhi belli. Forse perche´ fa lacrimare e lustrare gli occhi.
1566
All’ora di mangiare vai alla casa dove il comignolo fuma. Quando hai bisogno di qualcosa vai direttamente dove sei sicuro di trovarla.
1574 Il fumo all’aria e l’acqua alla valle. Ogni cosa deve essere indirizzata verso il suo sbocco naturale, come il fumo che si disperde verso l’alto e l’acqua che defluisce verso il basso.
FUMO Il fumo per le sue stesse caratteristiche fisiche viene usato nei proverbi come sinonimo di futilita`, inconsistenza, evanescenza, ed e` sempre collegato a qualcosa di sgradevole e fastidioso. f Vedi Arrosto, Camino, Favilla, Fiamma, Frasca, Fuoco, Gloria, Maldicenza.
1575 I camini piu ` alti fanno meno fumo. Le persone che valgono di piu` ostentano e si vantano meno, hanno meno sussiego, albagia. In effetti, maggiore e` il tiraggio di un camino quanto piu` alta e` la canna fumaria.
Tutto e` fumo e vento fuorche´ l’oro e l’argento. Invito a guardare la vita senza illusioni: quando si arriva alla resa dei conti, al concreto quello che e` determinante, che muove, e` il denaro, l’interesse pratico; il resto e` cosa labile. 1567
1568
Il fumo va dai belli.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
A chi brucia nel fuoco non da` noia il fumo. A chi ha un grave problema, una pena tormentosa, importa poco delle piccole noie e dei fastidi quotidiani. Vedi anche Chiodo scaccia chiodo [C 1480]. 1576
1577 Non c’e` fumo senza fuoco. Non c’e` minimo segno, vestigio, impronta che non si possa ricondurre a qualcosa che l’ha prodotta. Vedi anche Campana non suona se qualcosa non e` [C 274].
pag 685 - 04/07/2007
FUNAIO
1578 Dal fumo il fuoco s’argomenta. Argomentare nel senso di ‘‘dedurre’’. 1579
622
.
Dove c’e` fumo, c’e` fuoco.
Chi e` nel fumo vede solo fumo. Quando siamo nell’impossibilita` di distinguere, di vedere chiaro, tutto ci appare confuso, indefinito, oscuro. Essere pieno di fumo significa avere una grande vanagloria, vanita`, compiacimento; quindi il proverbio si puo` leggere cosı`: chi e` accecato dalla propria presunzione non vede la realta`, ma solo se stesso, cose vaghe e false. 1580
1581 Troppo fumo accieca. Troppa superbia e orgoglio annebbiano il senno. 1582 Chi mangia fumo caca vento. Chi si nutre di orgoglio, di vanita`, si occupa di sciocchezze, non puo` produrre altro che cose inconsistenti. 1583 Tanto fumo e poco arrosto. E` la constatazione, estremamente viva e diffusa, che a tanti discorsi, cerimonie, proposte, spesso non segue niente di concreto. Anche di persona che nonostante l’apparenza conclude e vale poco. Vedi anche Molti pampani e poca uva [P 205]; Partoriscono le montagne e nasce un topo [M 1861]; Bella cappa e tanto fumo [C 245]. 1584 Tante chiacchiere e pochi fatti. Per analogia.
Fumo, grondaia e donna parlatora caccian l’uom di casa fuora. Toscano. Tre inconvenienti fastidiosi: il camino che fa fumo, il tetto che sgocciola e la donna ciarliera. Vedi anche Tre cose cacciano l’uomo di casa: camino che fa fumo, tetto che fa acqua e femmina che strilla [F 573]. 1585
Fumo di cappa e donna parlatora il marito di casa caccian fuora. Variante del precedente. 1586
1587 Non si fa cucina senza fumo. Non si puo` operare, agire, fare senza arrecare qualche disturbo, creare inconvenienti. 1588 Non c’e` tizzone senza fumo. Non c’e` cosa utile senza qualche inconveniente. Vedi anche Non c’e` rosa senza spine [R 922]; Ogni medaglia ha il suo rovescio [M 1074]; Non c’e` comodita` che non porti uno
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
scomodo [C 1883]; Non c’e` carne senz’osso, ne´ pesce senza lisca [C 761]; Non c’e` miele senza api [R 927]. Chi vuole il fuoco deve sopportare il fumo. Chi desidera avere un vantaggio, un’utilita` deve sopportare anche gl’inconvenienti che questo comporta. Vedi anche Non si puo` avere la botte piena e la moglie briaca [M 796]; Non si puo` avere le pere monde [R 933]; Non si puo` avere la rosa senza le spine [M 798]; Non viene estate senza mosche [R 932]; Non si puo` aver farina senza semola [R 934]. 1589
Il fumo della propria casa ci piace piu` che il fuoco in casa d’altri. I nostri difetti e quelli dei parenti e degli amici sono per noi preferibili alle qualita` degli estranei. 1590
1591 Fuggendo il fumo non lasciar l’arrosto. Per sfuggire a un piccolo inconveniente, fai attenzione a non procurarti un danno maggiore. Vedi anche Non si getta via l’acqua sporca col bambino dentro [A 173].
Chi fugge il fumo badi a non cadere nel fuoco. Vedi anche Il salto del pesce dalla padella finı` nella brace [S 160]. 1592
Il fumo e le pulci fanno ballare la vecchia. Gl’incomodi, i fastidi, i tormenti inducono chi ne e` afflitto a compiere azioni che normalmente non farebbe. Vedi anche Il bisognino fa trottar la vecchia [B 606]. 1593
Quando il fumo torna giu` dal camino il tempo cambia. Il riflusso del fumo che esce dalla cappa del camino e` indice di bassa pressione e di prossimo cambiamento di tempo che volge al brutto. 1594
1595 Il fumo fa male alla salute e alle tasche. S’intende il fumo delle sigarette e dei sigari, che alla lunga mina la salute ed e` anche costoso. E` un detto relativamente recente.
FUNAIO Il funaio era l’artigiano che faceva le funi intrecciando e torcendo la canapa. Via via che si allungava la fune, doveva allontanarsi dall’attrezzo di torsione camminando all’indietro, per questo si diceva che camminava come un gambero e faceva le cose a rovescio.
pag 686 - 04/07/2007
623 Il funaio cammina come il gambero, ma arriva dove vuole. Chi e` esperto nel proprio mestiere, anche quando pare che sbagli, sa quello che fa e ottiene quello che vuole. 1596
FUNE f Vedi Corda. Non bisogna impiccarsi con la propria fune. Non bisogna farsi del male da soli, non si deve restare vittime delle regole che ci siamo dati, procurarsi danno con le cose fatte da noi stessi. 1597
1598 Non dar fune a chi si vuole impiccare. Non assecondare chi vuole o puo` farsi del male, non incoraggiare chi intraprende una strada rischiosa. Non dare cose pericolose a coloro che potrebbero farne un cattivo uso.
Chi aspetta la morte altrui tira una lunga fune. Chi per motivi personali (vendetta, eredita`, ecc.) fa conto sulla morte di qualcuno e` costretto a una lunga attesa, come tirare una fune della quale non appare mai il capo. Vedi anche Morte desiderata cent’anni per la casa [M 2047]; Chi aspetta eredita` campa di stenti [E 109].
.
FUNGAIA
Al funerale del povero ci va chi ci deve andare. C’e` poco da prendere, nessuno da cui farsi vedere e nessuno da incontrare, percio` pochi ci vanno e quei pochi per dovere. Come dice piu` esplicitamente il proverbio mediolatino: Pauperis ad funus vix currit clericus unus ‘‘Al funerale del povero ci va appena un prete’’. 1603
1604 Non c’e` funerale senza allegria. Allusione a coloro che ricevono l’eredita`. Non c’e` disgrazia che non rechi qualche beneficio. Non c’e` triste situazione che non presenti un lato comico. Vedi anche Tutto il male non vien per nuocere [M 382]; Ne´ nozze senza pianto, ne´ mortorio senza canto [N 545]; il contrario Ne´ nozze senza canto, ne´ mortorio senza pianto [N 543]. 1605 Ai funerali non sono tutti tristi. Ci sono anche gli eredi e i debitori che sperano di farla franca.
1599
Chi sta sui carboni ardenti s’attaccherebbe alle funi del cielo. Chi e` in una situazione disperata cerca ogni mezzo, ogni espediente, perfino l’impossibile, per uscirne. Il proverbio e` formato da due modi di dire: stare sui carboni ardenti: stare in uno stato di forte disagio o di grande apprensione; attaccarsi alle funi del cielo: cercare qualunque rimedio, escogitare ogni sistema per sfuggire a un tormento, a un pericolo. 1600
Non si fa fune tanto lunga che non abbia due capi. Le cose umane, per quanto grandi, hanno un principio e una fine. 1601
1602 Peggiore e` la fune, migliore la fortuna. I cattivi legami che si rompono regalano la liberta`. Il proverbio deriva dall’uso di graziare il condannato all’impiccagione quando la fune si rompeva.
FUNERALE f Vedi Morto, Mortorio.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
FUNGAIA Il termine fungaia, oltre che nel significato proprio di luogo dove crescono i funghi e` usato qui anche nel senso di una grande quantita`, abbondanza di funghi che arriva in certi anni alla sua stagione, in particolare quella autunnale. Com’e` noto i funghi sono favoriti dalle piogge abbondanti di fine estate che provocano un caldo umido e vengono particolarmente numerosi in zone favorevoli, riparate dal vento freddo e dove vi sono essenze in decomposizione. Quando un coglione trova una fungaia stende tutto il paniere in mezzo all’aia. E` da sciocchi ostentare la propria fortuna. Chi trova una bella fungaia deve tenerla segreta. 1606
1607 I funghi li trovano i bugiardi. Per analogia. I veri cercatori di funghi non ne cercano uno alla volta, ma conoscono i luoghi dove fanno le fungaie, e dove ce ne possono essere decine. Da questi posti tengono lontani gli altri con le bigie, poiche´, dice appunto un altro proverbio, Chi sa il gioco non lo insegni [G 535].
Gran fungaia, gran poveraia. L’anno che vede una grande abbondanza di funghi, non e` propizio per gli altri raccolti dato che il fungo vuole un tempo caldo umido che pero` favorisce la diffusione dei parassiti e degli insetti. Vedi anche Anno fungato / anno 1608
pag 687 - 04/07/2007
FUNGO
tribolato [A 1002]. A proposito di questo proverbio si racconta un divertente aneddoto. Un frate, andando alla questua, fu interrogato da un contadino su come si prevedeva il raccolto futuro. – Ci sono stati parecchi funghi e quindi, voi sapete: Gran fungaia, gran poveraia. Il contadino, sentita la musica, gli dette poco in elemosina. Il frate, passato all’altra cascina si sentı` rivolgere la stessa domanda: – Il raccolto andra` benissimo, rispose: quest’anno ci sono stati parecchi funghi e quindi, voi sapete: Grande funganza, grande abbondanza! La storia si ripete anche con grillo e grillaia e grillanza. FUNGO Questo vegetale, offerto spontaneamente dalla natura, che spunta all’improvviso in luoghi reconditi del bosco, con la varieta` delle sue forme allettanti e seducenti, alcune delle quali, pero`, portatrici di morte, stimola la fantasia dell’uomo e il desiderio della cerca e della gara. L’avvelenamento da funghi era frequente nel passato e anche oggi vi e` chi cade nell’inganno di un fungo velenoso di bell’aspetto. 1609 In un’ora nasce un fungo. Il fungo si sviluppa celermente. Si vuole indicare che un tempo breve puo` essere relativamente lungo perche´ possano accadere molte cose. Vedi anche In un’ora sola Dio fa tante cose [O 430]; Accade un giorno quel che non accade in un anno [G 609].
Un fungo nasce in un’ora, ma bisogna che sia la sua ora. Tutto si puo` compiere in breve tempo, ma nel momento opportuno, propizio. 1610
Il fungo cresce prima della quercia ma non dura quanto un cavolo. Le cose labili e passeggere nascono e si sviluppano rapidamente, ma altrettanto rapidamente scompaiono. Il fungo ha pochi giorni di vita, un cavolo qualche mese, una quercia secoli. 1611
1612
624
.
Il fungo in un giorno cresce e in un giorno muore.
Fungo di maggio, fungo per assaggio. Di maggio, dopo una pioggia improvvisa seguita dal bel tempo, possono nascere i funghi, ma pochi, solo per assaggiarli. In compenso sono sani e saporiti. 1613
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1614
Fra maggio e giugno nasce un buon fungo.
1615 Il fungo si cuoce nell’acqua sua. Diversi alimenti cuociono nella stessa acqua che contengono. Il fungo e` una di queste, e sia che si cuocia nel tegame che in altri modi coll’aggiungere acqua gli si toglie sapore. Vedi anche Il polpo si cuoce nella sua acqua [P 2081]; Lascia cuocere il pesce nel suo olio [P 1429]. 1616 Solo dei funghi non si sa come nascano. Frase che si usava quando una ragazza inaspettatamente restava incinta.
I funghi a cespo e i coglioni a coppie. I funghi si trovano a fungaie, cioe` molti riuniti insieme e spesso parecchi sono in un unico cespo; gli sciocchi si trovano a coppie come i testicoli. Gioca sul doppio significato del termine coglioni. 1617
1618 Chi muore di funghi nessuno lo piange. Non e` perdonabile l’imprudenza e l’ignoranza nella raccolta dei funghi. Vedi anche Chi muore di chiocciole e funghi accidenti a quella mamma che lo piange [C 1478]. 1619 Funghi e guai vengono senza seminarli. Come i funghi, le disgrazie arrivano all’improvviso e senza apparente ragione. Vedi anche Capelli e malanni crescono giorno e notte [C 584]. 1620 Mangia ogni carne, fuggi ogni fungo. La carne e` tutta buona mentre dei funghi bisogna sempre diffidare. 1621 Piu ` il fungo e` velenoso e piu` e` bello. Funghi dall’aspetto particolarmente attraente, come l’Amanita falloides che somiglia all’ovolo e il Boletus satanas che si scambia con il porcino, sono tra i piu` velenosi.
Funghi e inganni sono uguali e i piu` belli son mortali. Come il fungo anche l’inganno quanto piu` e` seducente tanto piu` e` pericoloso. 1622
Spuntano funghi a frotte quando franano le grotte. I grandi acquazzoni di fine agosto e di settembre, quando ancora la stagione e` calda, favoriscono la nascita di funghi in quantita`. La pioggia abbondante muove la terra riarsa delle pendici scoscese facendola franare; con 1623
pag 688 - 04/07/2007
625 grotta si intende ancora in Toscana la pendice scoscesa di lieve entita`, con grottone un balzo piu` grande. 1624 I funghi sono del primo che li vede. Regola della consuetudine: i funghi appartengono a chi li trova per primo e, se sono tanti, nessun altro puo` raccoglierli mentre chi li ha scoperti li sta prendendo. 1625 Piovera`, piovera`, nascera` un fungo... Quando si preparano o si minacciano grandi cose per cui si prevede un effetto o un risultato trascurabile. Vedi anche Partoriscono le montagne e nasce un topo [M 1861]. 1626 Vai a cercar funghi? Domanda scherzosa che si rivolge a chi indossa inavvertitamente un indumento da rovescio. Pare che vestirsi cosı` porti fortuna nella ricerca dei funghi, alludendo al fatto che coloro che li trovano sono bugiardi, persone che ‘rivoltano’ la verita`, come indica il proverbio I funghi li trovano i bugiardi. Vedi anche Se e` a rovescio il vestito va dritta la giornata [V 643]. Altre domande simili per rimarcare piccole anomalie o atteggiamenti inusuali si raccolgono qui per praticita` (vedi il caso simile per Nasce un frate [F 1353] e sgg.).
Hai pagato i debiti? A chi ha una tasca rovesciata. 1627
1628 Cerchi marito? Alla donna che mostra sotto l’orlo del vestito un lembo di sottoveste. 1629 Hai visto il lupo? A chi e` fioco. Vuole la credenza antichissima che chi vede il lupo perda la voce. 1630 Ti sei segnato con la mancina? A chi ha decisamente sfortuna. Farsi il segno della croce con la mano sinistra era considerato l’atto di affiliazione alla corte infernale. 1631 Hai bestemmiato in chiesa? Atto sacrilego che si vuole porti sfortuna a chi lo compie. Vedi anche Hai calpestato la croce? [C 2509]. 1632 Ti e` morto il gatto? A chi ha le unghie sporche. Si dice anche ‘‘Porti il lutto al gatto?’’. La frase e` spiegata con l’uso passato, in certi luoghi ancora vivo, di portare per qualche tempo dopo la morte di una persona cara il lutto con una fascia di tessuto nero legata intorno all’avambraccio.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
FUNGO
Nel caso del gatto sarebbe stato troppo: bastavano delle piccole lunette nere (di sudicio) in fondo alle unghie. Altri lo spiegano con la necessita` di cacciare personalmente i topi al posto del gatto morto (anche se questo dovrebbe sporcare completamente le mani). 1633 Vieni dal bosco? A chi mangia avidamente. Chi va a lavorare nel bosco torna affamato perche´ il diboscamento, il carbone e altre attivita` che vi si svolgono sono particolarmente faticose. 1634 Ti sei alzato col piede sbagliato? A chi e` di cattivo umore. 1635 Sei cascato dal letto? A chi si presenta a un’ora per lui insolitamente mattutina, o molto tardi. 1636 Hai fatto un voto? A chi si astiene da qualcosa di piacevole. 1637 Ci sei o ci fai? Vale: sei scemo o fai finta d’esserlo? Si dice a chi ha un comportamento stupido, incomprensibile. E` senz’altro fra le piu` vive e corrrenti fra le espressioni riunite in questo gruppo. 1638 Hai mangiato il fegato di capra? A chi parla continuamente. E` credenza antichissima che il fegato contenesse la parte essenziale dell’animale, tanto che toccava di diritto al cacciatore che in una battuta dava il colpo mortale alla bestia. La capra, in certe situazioni, e` capace di belare senza interruzione monotonamente e fastidiosamente. 1639 Hai mangiato il culo della gallina? A chi parla continuamente. La gallina e` nota per emettere periodicamente, ma continuamente, come l’anatra, escrementi che dissemina nel suo ambiente, con una produzione senza fine. Questo fenomeno diviene la metafora della bocca di chi parla in continuazione, con l’allusione al fatto che le parole del chiacchierone valgono il prodotto della gallina. La parte in questione del pollo e` detta boccon del prete, intendendo che giovi alla sua facondia e alla facilita` di parola nelle prediche. Il rito era di rigore soprattutto nella divisione del pollo arrosto. 1640 Hai mangiato le acciughe? A chi parla o canta continuamente. I cantanti usavano mangiare le acciughe che avrebbero la proprieta` di schiarire la voce.
pag 689 - 04/07/2007
FUOCO
626
.
1641 Ti ha morso la tarantola? A chi non sta mai fermo. Il morso della tarantola, secondo una credenza popolare, procurerebbe il cosiddetto ballo di san Vito.
Lo vuoi un ventino? A chi fa qualcosa di fastidioso (fischietta, fa cigolare una sedia, ecc.) perche´ smetta. Quando ‘una lira era una lira’’ il ventino era la ventesima parte di questa e corrispondeva a venti centesimi dell’unita`: un cifra modesta per l’acquisto di piccole cose e che si dava in elemosina ai sonatori ambulanti, in particolare ai ciechi, per incoraggiarli nell’opera, ma anche chiedendo loro di smettere, quando erano insistenti o fastidiosi. Era di nichel fino alla Seconda guerra mondiale. 1642
1643 Sei nato al Colosseo [nella tenda]? A chi lascia la porta aperta o le luci accese. 1644 Devi pagare la sarta? A chi indossa un abito che ha ancora l’imbastitura o un filo da cucire che pende.
Vieni da Durazzo? A chi fa il sordo, il duro di orecchi. Gioco di parole: Durazzo sarebbe qui il paese ideale dei duri d’orecchio (che non sentono e quindi con capiscono) o dei duri di comprendonio, di testa (che non possono capire mentalmente); ovvero di coloro che si ostinano (testardo, duro come un mulo). 1645
Hai il cece (nell’orecchio)? Stesso uso del precedente. 1646
1647 Dormi con la serva? A chi fa domande ingenue, come fosse ancora un bambino che si lascia dormire con la balia.
FUOCO Il fuoco un tempo era l’unica fonte energetica della casa, scaldava e illuminava, era indispensabile per tutte le attivita` domestiche, ma poteva arrecare dolore e morte, mantenere la vita e anche distruggerla. Oltre che del focolare domestico, e` ancor piu` spesso simbolo di ardente passione. f Vedi Acqua, Arrosto, Favilla, Fiamma, Freddo, Fumo, Scherzare. Quando non c’e` piu` legna il fuoco si spegne. Qualsiasi sentimento, passione, interesse deve essere alimentato. Quando manca entusiasmo, amore, stimoli il rapporto finisce, si spegne. Si trova nella Bibbia, Proverbi 26.20, 1648
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
anche se con applicazione metaforica diversa: ‘‘Per mancanza di legna il fuoco si spegne; se non c’e` il delatore, il litigio si calma’’. Fuoco, donna e mare son tristi cose da governare. Tre forze della natura difficili da dominare quando si scatenano. Vedi anche Da tre F bisogna star lontano: fuoco, fiume e femmina [F 1]; La donna, il fuoco e il mare fanno l’uomo pericolare [D 950]. 1649
Fuoco, tosse, amore e rogna prima o poi vengono fuori. Il fuoco si propaga, la tosse non si reprime, l’amore tenuto segreto prima o poi si manifesta con qualche segno, cosı` la rogna, che colpiva il cuoio capelluto e veniva tenuta nascosta sotto il cappello, ma imponeva spesso di grattarsi. Vedi anche Amore e tosse non si nascondono [A 821]; Amore e raffreddore non si nascondono [R 47]; Non si nascondono gli aghi nei sacchi [A 326]. 1650
Chi soffia nel fuoco s’empie la bocca di cenere. Chi aizza una lite, una contesa si trova poi a subirne le conseguenze. Vedi anche Chi soffia nella cenere se ne riempie la bocca e gli occhi [C 1270]; Chi soffia nei carboni accesi le faville gli bruciano gli occhi [C 693]. 1651
1652 Il fuoco fa bene a chi ne sa star lontano. Trattando cose pericolose bisogna agire con precauzione. Vedi anche Col fuoco non si scherza [S 592].
Il fuoco e` un buon servitore, ma un cattivo padrone. E` utile, ma non controllato e` devastante. Per la struttura vedi anche Il danaro e` un buon servo e un cattivo padrone [D 67]. 1653
1654
Acqua e fuoco son buoni servitori, ma cattivi padroni.
Di vino e di fuoco non ti fidare neppure un poco. Anche col vino ci vogliono le dovute precauzioni, per non ubriacarsi. 1655
Fuoco in seno, serpente in casa e topo in dispensa sono tre brutti ospiti. La passione nel cuore, un nemico in famiglia e un topo tra le provviste sono cose che affliggono la vita. 1656
1657
Il fuoco del cuore mette il fumo nella testa.
pag 690 - 04/07/2007
627
.
La passione, di qualunque genere, l’entusiasmo, l’amore ardente obnubilano la vista, fanno perdere il senso della realta`. Dov’e` stato il fuoco puzza sempre di bruciato. Dove e` divampata una forte passione rimane sempre il segno. 1658
1659 Poco fuoco incendia un bosco. Allude a un piccolo sentimento nato quasi per scherzo che puo` diventare una passione devastante. Vedi anche Poca favilla gran fiamma seconda [F 456].
Bel fuoco mezzo cuoco. Un bel fuoco vivace nel focolare e` fondamentale per cucinare. 1660
1661
Il fuoco aiuta il cuoco.
1662 Olio, pepe, sale e fuoco sotto. Ricetta elementare, per cucinare comunque qualsiasi cosa. 1663 O cotta o cruda il fuoco l’ha veduta. Quando si toglie dal fuoco qualcosa, non sapendo se e` completamente cotta, perche´ siamo stanchi d’aspettare. 1664 Il fuoco fa casa. Il fuoco acceso nel camino indica che in quella c’e` vita. Fa il luogo accogliente, lo riscalda e promette qualcosa da mangiare.
Il fuoco fa allegria e chiama la compagnia. Volentieri ci si ritrova in piacevoli conversari intorno al camino acceso. 1665
Col fuoco nel camino non e` mai nessun meschino. Nessuno si sente proprio disperato se ha una casa che gli da` conforto. 1666
Il fuoco e` mezza compagnia. Si dice che dove c’e` il fuoco acceso non si e` mai soli. Vedi anche Il lume e` mezza compagnia [L 1005]; La pipa e` mezza compagnia [P 1861]. 1667
1668 Il fuoco e` l’allegria dei poveri. Il fuoco e` il mezzo di far festa, di stare insieme di coloro che hanno poco o non hanno altro. 1669
Chi sente gridare al fuoco corre subito a casa sua.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
FUOCO
La persona avveduta, o egoista, quando avverte un pericolo pensa subito a preservarsi e a preservarne i suoi. Vedi anche Il primo prossimo e` se stesso [P 2814]. Chi ha attraversato il fuoco sa quanto brucia. Solo chi ha avuto esperienza diretta di una sventura sa cosa essa sia. Vedi anche Chi viene dalla fossa sa cos’e` la morte [F 1279]. 1670
Anche il ladro e il fuoco entrano in chiesa. Il sacro e la religione riguardano sia il giusto che il delinquente, sia il santo che il peccatore. Il fuoco arde nelle candele dell’altare, nel turibolo, il ladro va a confessarsi e Disma, che era ladro, appare nelle immagini a destra di Cristo crocifisso. 1671
Chi di paglia fuoco fa trova fumo e altro non ha. La paglia prende rapidamente fuoco, fa una bella fiammata, molto fumo e nessun calore. Chi si occupa di cose evanescenti, superficiali, anche se belle, si ritrova senza niente in mano. 1672
Quando il fuoco piglia in vetta e` segno che non ha fretta. Mentre il fuoco che parte dalla base (di un albero, una casa, un pagliaio) sale e divampa rapidamente, il fuoco che inizia dalla cima impiega molto per diffondersi e lascia quindi il tempo per provvedere a spegnerlo. 1673
1674
Fuoco che arde in cima non ha fretta.
1675
Fuoco che arde in vetta non l’aspettare in fretta.
Di fuoco che arde in cima non avere [non ne far] stima. Perche´ il fuoco del camino si accenda bene devono prendere fuoco i legni che stanno alla base, in fondo al mucchio. 1676
Chi vuol veder gente da poco la metta ad accendere il lume o il fuoco. L’affermazione aveva il suo valore nel tempo in cui il fuoco e il lume si accendevano con la pietra focaia, operazione che richiedeva una certa accortezza e una buona manualita`. 1677
1678
Chi vuol veder se la donna e` da poco la metta ad accender lume o fuoco.
1679
Chi vuol vedere un uomo da poco lo metta ad accendere il fuoco.
1680
Chi sa far fuoco sa far casa.
pag 691 - 04/07/2007
FUOCO DI SANT’ANTONIO
Visto che il fuoco era elemento indispensabile per tutte le attivita` domestiche, il saperlo fare, in metafora, indica doti di iniziativa, esperienza, praticita`. 1681
628
.
Chi sa far fuoco sa far soldi.
Chi sa fare il fuoco sa far l’amore. Come i precedenti. In piu` in questo caso si accende la fiamma della passione, si attizzano i desideri. Si dice anche di chi sa fare il caffe` buono. 1682
Fuoco, acqua e pane non si negano nemmeno al cane. Il fuoco, l’acqua e qualcosa da mangiare si devono dare a chiunque ne abbia bisogno o li richieda. Era uno dei principi non scritti della convivenza nel tempo in cui la poverta` era cosa comune. Il fuoco veniva richiesto dai vicini o da coloro che si accampavano all’aperto, ed era cosa importante poterlo avere quando non se ne disponeva: potersi scaldare poteva voler dire sopravvivere al freddo. L’acqua si offriva al viaggiatore che aveva sete e il pane a chi si trovava in condizioni d’indigenza. 1683
Quando il fuoco scoppietta davanti in arrivo guai e pianti. Quando il fuoco fa piccoli scoppi lanciando scintille fuori dal camino e` segno che qualcosa di triste e spiacevole sta per arrivare. 1684
Quando il fuoco scoppia dentro vivi lieto e stai contento. Quando il fuoco scoppietta all’interno della brace, in mezzo ai tizzoni, e` segno che la vita procede tranquilla e serena. 1685
Se cade un tizzo dal fuoco buona nuova arriva tra poco. Se un tizzone di brace rovente cade nella stanza e` segno che sta arrivando una bella notizia. 1686
Fuoco che brontola cielo che nevica. Quando i tizzoni al fuoco fanno un suono come un borbottio e` segno che il tempo si volta alla neve. 1687
FUOCO DI SANT’ANTONIO Il fuoco di sant’Antonio (Erpes zooster) e` una malattia dolorosa che colpisce la pelle di alcune parti del corpo come se fosse stata a contatto col fuoco. Una leggenda vuole che sant’Antonio Abate, disceso agli Inferi, non
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
resistette al desiderio di abbracciare una persona cara e fu scottato dal fuoco eterno. Cosı` tale morbo e` stato ritenuto in passato la conseguenza di un contatto avuto con un’anima del Purgatorio che ha voluto lasciare un segno della sua presenza per portare al ravvedimento una persona. Nella tradizione popolare l’erpes veniva segnato e cacciato ritualmente avvertendo l’anima in pena che il suo messaggio era stato ricevuto e compreso e che quindi poteva liberare la persona dal male. Chi bacia l’anima santa di sant’Antonio il fuoco non scampa. Chi in sogno vede un’anima del Purgatorio e non resiste alla tentazione d’avvicinarla, abbracciarla o baciarla, viene bruciato dal fuoco che arde nel Purgatorio. 1688
FURBO Il furbo e` di natura composita: uno scaltro spregiudicato, un intelligente con fantasia, un saggio mancato. Disponendo d’elasticita` mentale, il furbo, a differenza dell’ingenuo che vede solo il dato, riesce a vedere anche l’opposto e gioca anche con questo, trovando nello sciocco il suo partner ideale, piegandolo a servire i suoi interessi. Il furbo ha dunque una visione dialettica della realta`, ma non sintetica, la quale appartiene al saggio. f Vedi Civetta, Coglione, Gatto, Volpe. 1689 Bisogna essere piu ` furbi che santi. Nella vita bisogna essere piu` scaltri che buoni, pensare piu` male che bene, essere piu` maligni che ingenui, altrimenti ci si trova dalla parte delle eterne vittime.
Nessun furbo lo e` tanto che un altro non lo sia piu` di lui. Nessuno deve credersi tanto scaltro che un altro non lo possa ingannare. Vedi anche Anche il gatto puo` far la fine del ratto [R 248]; ma un proverbio latino medievale, tuttora usato, dice: 1690
1691 Haud facile astutus fallit astutum. ‘‘Non e` facile che il furbo inganni il furbo’’. 1692 I furbi s’acchiappano coi furbi. Per scoprire, sorprendere i furbi ci vogliono persone con la loro stessa mentalita`. Vedi anche I fringuelli si prendono coi fringuelli [F 1453]; Con la volpe convien volpeggiare [V 1285]; Per prendere un ladro ce ne vuole un altro [L 46]. Infatti:
pag 692 - 04/07/2007
629
.
FURBO
Il furbo sa bene cosa pensa l’altro furbo. 1694 Per conoscere [prendere] un furbo ci vuole un furbo e mezzo. Per capire cosa ha in testa un furbo ci vuole uno piu` furbo di lui.
bile prendere insieme due colombi con questo sistema. Vedi anche Fortunato e` chi prende due rigogoli a un fico [R 572].
Anche i piu` furbi ci cascano una volta. O per distrazione o perche´ trovano qualcuno piu` furbo di loro. Vedi anche Ai piu` sottili cascano le brache [S 1722].
L’avveduto con una figliola si fa due generi. Per analogia. Paradossale e ironico, dato che la situazione metterebbe in cattiva luce padre e figlia.
Quando i furbi vanno in processione il diavolo porta la croce. Il piu` furbo dei furbi e` anche il piu` malvagio. Nelle processioni ogni confraternita sfilava preceduta dal proprio Crocifisso. La furbizia non e` innocente, ma e` fatta di malvagita` e di cattiveria.
All’onesto si da` un guanciale, al furbo due. Quello che si ottiene con la furbizia e` molto di piu` di quello che si ottiene con l’onesta`. La persona onesta ha il suo giusto compenso, ma il furbo si prende ben di piu`.
1693
1695
1696
1703 Lo scaltro con un dono si fa due amici. Per analogia. 1704
1705
All’onesto si da` un po’ di pane, al furbo un desinare.
1697
1706
1698 Per fare i furbi ci vogliono i minchioni. Vedi anche Senza tonti i furbi morirebbero di fame [T 685].
Non e` tanto furbo chi e` conosciuto per tale. In quanto chi vuole agire da furbo non puo` averne la fama, altrimenti gli altri si difendono. Infatti:
Dopo aver fatto i furbi il Signore dovette fare gli sciocchi. Altrimenti questi non avrebbero avuto la materia prima sulla quale lavorare.
Per ogni volpe in giro c’e` sempre un pollo a tiro. Per analogia. 1699
Dovunque giri gli occhi per un furbo cento sciocchi. Secondo questo proverbio i polli del precedente sono tanti e le volpi poche. 1700
Tutte le mattine s’alzano un furbo e un bischero: se s’incontrano, l’affare e` fatto. Definizione fiorentina del commercio e della mercatura. 1701
Il furbo sa prendere due piccioni con una fava. Il furbo sa giocare in modo da ottenere piu` vantaggi con un solo piccolo espediente. Prendere due piccioni con una fava e` un modo di dire che significa raggiungere due fini con una sola mossa. Viene dalla caccia con i cartocci, che consiste nel mettere nel campo dei cartocci di carta a cono, sistemando nel fondo una fava come esca, intrisa di pania o vischio. Il colombo che la vede infila il becco nel cartoccio che gli rimane in testa come un cappuccio, impedendogli di vedere: a quel punto il cacciatore puo` catturarlo agevolmente. Ma e` pressoche´ impossi1702
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1707
1708
Quando il furbo si nasconde non si veste da furbo.
Se sei furbo fatti scemo, se sei scemo fatti furbo. Se hai fama di essere scaltro, ti riuscira` sempre difficile fare affari, scambi, contratti: tutti avranno paura di rimetterci. Se invece hai fama d’essere ingenuo tutti cercheranno d’ingannarti. 1709
Il furbo puo` far lo scemo, ma lo scemo non puo` fare il furbo. La scala dell’intelligenza si puo` scendere, ma non si puo` salire. 1710
1711 Il furbo si conosce dalle belle parole. Si presenta con i bei modi, le adulazioni, gli elogi per confondere la vittima e poterla meglio ingannare. Cosı` in dice una sentenza mediolatina tuttora circolante:
Nequam per verba, odorem noscitur herba. ‘‘Il furbo ingannatore si conosce dalle parole e l’erba dall’odore’’. 1712
1713 Il mondo e` dei furbi. Il mondo, le cose della vita in genere, non sono di chi vale, ma di chi ci sa fare, di chi
pag 693 - 04/07/2007
FURFANTE
630
.
agisce in modo astuto e cerca di ottenere piu` di quello che si merita. Vedi anche Il mondo e` di chi lo sa prendere [M 1818]. 1714 Il mondo non e` fatto per i coglioni. Per analogia.
FURFANTE 1715 Le nozze dei furfanti durano poco. I disonesti s’ingannano anche tra loro, rompono presto i patti non serbandosi reciprocamente fede e gli accordi durano poco. Le nozze qui sono metafora di un’intesa piena di lusinghe e promesse. Vedi anche Le nozze dei furfanti poco e male vanno avanti [N 548] La festa dei briganti dura poco [F 811]; La farina del diavolo va tutta in crusca [D 283]; La fiera dei malvagi dura poco [F 810].
I furfanti sono come i gatti: cascano sempre in piedi. La fortuna sembra assistere i disonesti, lasciando che il piu` delle volte la facciano franca. Cascare in piedi significa avere un incidente, un rovescio dal quale si esce con danni limitati o senza alcun danno. I gatti hanno uno straordinario senso dell’equilibrio, per cui, da qualunque posizione cadano, ritrovano in aria rapidamente la posizione naturale e arrivano a terra sulle quattro zampe. 1716
La fortuna corre dietro ai furfanti. Vedi anche La fortuna va dietro ai bastardi [F 1213] e, affine ma di significato un po’ meno brutale, La fortuna aiuta i pazzi e i fanciulli [F 1210]. 1717
I furfanti non sono tutti osti [mugnai], ma tutti gli osti [mugnai] sono furfanti. Il detto si trova attribuito a diverse categorie la cui attivita` puo` consentire il piccolo furto o l’imbroglio (mugnai, fattori, sarti, macellai). 1718
f Vedi Fretta, Tartaruga. 1720 La furia non fu mai buona. L’eccessiva fretta induce all’errore, e` fonte di danni e incidenti. Percio`: 1721 Chi ha furia, aspetti. Si fermi, raccolga le idee, si disponga a fare sollecitamente, ma con metodo quello che ha da fare. Risparmiera` sicuramente tempo evitando gli errori che vengono dall’ansia del fare presto. Vedi anche il piu` diffuso Chi ha fretta indugi [F 1413].
FURIA Accesso di collera. f Vedi Collera, Ira, Rabbia. 1722 Guardati dalla prima furia. Infatti il primo momento della rabbia e` il piu` pericoloso: quando uno ‘perde il lume degli occhi’ perde anche il controllo di se stesso e puo` fare o dire cose di cui poi si pentira`. 1723 La furia arde anche nell’acqua. La rabbia che si scatena non si ferma davanti a nessun ostacolo, nessun tentativo di frenarla, ammansirla. Il paradigma non espresso e` quello della furia distruttiva del fuoco che neppure l’acqua riesce a spegnere.
FURORE 1724 Sdegno di mite diventa furore. Le persone calme hanno attacchi di furore imprevedibili quanto violenti. 1725 Temi fiumi calmi quando ingrossano. Per analogia con il precedente. I grandi fiumi dal corso lento possono provocare esondazioni disastrose.
Furfante a cavallo, puttana in castello e pidocchio in capo sono tre male bestie. Il malfattore a cavallo e` pericoloso perche´ colpisce e fugge; la prostituta in paese mette scompiglio nelle famiglie; il pidocchio in testa prolifica e riempie il capo.
FUSO Il fuso e` un piccolo cilindro di legno che si assottiglia alle estremita`. Viene sospeso, tramite un uncino, alla lana che si vuole filare (il pennecchio che si trova in cima alla rocca) e quindi prillato, ossia fatto girare su se stesso. Alla fine della torsione, il filo di lana viene avvolto intorno al corpo del fuso. f Vedi Nottolino, Rocca.
FURIA Grande fretta. In questa accezione e` di uso eminentemente toscano. Si dice appunto In fretta e furia.
Chi mangia la minestra di fusi non fa una piega. Dritto come un fuso indica una una persona perfettamente dritta, in piombo, quasi ingessata. Si dice di uno che cammina dritto che ha
1719
1726
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 694 - 04/07/2007
631
.
mangiato la minestra di fusi; in metafora, chi ha avuto brutte esperienze sta nelle regole, fino all’eccesso, per non ritrovarsi di nuovo nei guai. Non entri tra fuso e rocca chi non vuol essere filato. Chi non vuole guai eviti le occasioni nelle quali se li puo` procurare. La rocca e` un’asta particolare che tiene la parte di lana che si vuol torcere, alla quale e` sospeso il fuso. 1727
FUTURO f Vedi Avvenire, Destino, Domani, Presente. Meglio un oggi sicuro che cento nel futuro. Non giocare la certezza del presente contro l’incertezza del domani, anche se allettante. Vedi anche Meglio un uovo oggi che una gallina domani [U 211]; Meglio un prendi che due ti daro` [P 2539]; Di doman non c’e` certezza [D 750]. 1728
1729
Il futuro e` incerto come il tempo.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
FUTURO
Il futuro e` imprevedibile come il tempo meteorologico che offre segni di previsione che poi smentisce beffando coloro che se ne sono fidati. 1730 Il futuro e` nascosto. Il detto e` drastico nei confronti di veggenti, chiromanti, indovini, almanacchi e cabale che pullulavano nella societa` del passato. 1731 Il futuro e` in grembo a Giove. Cioe` in un luogo recondito nel quale nessuno puo` pensare di mettere gli occhi. Proverbio di tradizione colta, che imita la celebre affermazione omerica (Iliade 17.514; 20.425, Odissea 1.267, e in vari altri passi) ‘‘Cio` sta sulle ginocchia degli de`i’’, per dire che il risultato di una certa azione e` fuori del controllo umano. Si usa cosı` anche il modo di dire ‘‘stare sulle ginocchia di Zeus’’. Vedi anche Il domani e` nelle mani di Dio [D 748]. 1732 Il futuro viene a rate. Le situazioni si evolvono lentamente, i cambiamenti non arrivano tutti insieme, ne´ all’improvviso.
pag 695 - 04/07/2007
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 696 - 04/07/2007
G GABBIA Simbolo di costrizione, di liberta` perduta, puo` in alcuni casi assumere un significato piu` malizioso. f Vedi Uccello, Usignolo. 1 La gabbia d’oro non fa felice l’uccello. La mancanza della liberta` annulla qualunque beneficio avuto in cambio, qualunque vantaggio per quanto grande. 2 Gabbia d’oro non fa cantare l’usignolo. Il canto e` segno di gioia. La ricchezza senza la liberta` non rende felici. Vedi anche Se l’usignolo in gabbia cantasse non ci sarebbe oro che lo pagasse [U 268].
La bella gabbia non rallegra l’uccello. In gabbia l’uccello non canta bene come sulla quercia. Privo della liberta` nessuno riesce a dare il meglio di se´. 3 4
Piu` e` stretta la gabbia e piu` bella e` la liberta`. Piu` uno e` oppresso da impegni e legami, piu` immagina seducente una vita libera. 5
6 Prima si compra la gabbia e poi l’uccello. Bisogna procedere sempre con ordine. 7 Prima si compra il cavallo e poi la frusta. Per analogia. 8 Gabbia aperta, uccello morto. Quando si vede la gabbia aperta e` segno che l’uccello non c’e` piu`. Si dice soprattutto a chi va in giro inavvertitamente con i pantaloni aperti, insinuando che non vi sia segno di vita all’interno.
A chi ha la gabbia presto arriva l’uccello. Chi ha buoni presupposti presto raggiunge i risultati desiderati. Usato anche in senso malizioso nei confronti di ragazze avvenenti. 9
Le ragazze di Montebello hanno la gabbia e gli manca l’uccello. Di chi, pur avendo molto, e` privo del necessario o di qualcosa di determinante. E` una frase scherzosa, un motteggio rivolto a chi abita in 10
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
una localita` il cui nome finisce in -ello. In senso proprio il detto continua: I giovanotti muoion di rabbia: / hanno l’uccello e gli manca la gabbia. GAGLIARDIA Non fu vista gagliardia senza un ramo di pazzia. E` difficile distinguere il coraggio dall’incoscienza, e il proverbio afferma che le due cose spesso convivono. E` questa la forma piu` comune del proverbio, che presenta versioni diverse; il Giusti, ad esempio, cita: Non fu mai gran gagliardia senza un ramo di pazzia. 11
GALANTUOMO Si riconosce unicamente dal suo comportamento e dalle sue azioni; e, pare strano, dall’ordine con cui mette al mondo i propri figli. 12 Galantuomo non fu ricco. L’uomo onesto vivendo del proprio lavoro non ammassa con facilita` e in poco tempo grandi ricchezze.
I galantuomini sono rari come le mosche bianche. Gli uomini davvero onesti sono rarissimi, come la mosca bianca, un fenomeno della natura piu` impossibile che raro (vedi Mosca). 13
14 Galantuomo si nasce, non si diventa. L’onesta` e` un dato naturale della persona che uno ha fin dall’infanzia: non e` possibile improvvisarsi galantuomini dopo una vita disonesta. 15 Prima ladro e poi galantuomo. Contrario al precedente. Prima si fa la ricchezza e poi si pensa all’onesta`. 16 Ogni paese al galantuomo e` patria. Perche´, con la sua onesta`, e` bene accetto dovunque. Anche con diverso ordine: Ogni paese e` patria al galantuomo. 17
Il galantuomo ha il pelo sul palmo [peloso il palmo] della mano.
pag 697 - 04/07/2007
GALEOTTO
634
.
Perche´ non la usa per prendere, arraffare quello che puo`.
27
18 Dei galantuomini si fa bello il sole. L’onesta` e` una tale ricchezza, una dote cosı` bella che anche il sole si onora di illuminarla.
28 Dopo morti tutti diventan galantuomini. Quando uno e` morto tutti ne dicono bene, dimenticandone vizi e difetti. Un tempo vi era l’uso, che oggi va scomparendo, di scrivere sulle lapidi elogi sperticati del defunto, tanto che un bello spirito, visitando un cimitero, domando` se ce ne fosse uno speciale per i cattivi.
19 Il galantuomo non sta sotto il cappello. Il cappello, o un abito decoroso, non basta a garantire l’onesta` di chi lo indossa. Con significato vicino, vedi anche L’abito non fa il monaco [A 51]; La barba non fa il filosofo [F 895]. 20 Il galantuomo e` vestito come il disonesto. L’aspetto esteriore non distingue l’uomo onesto dal disonesto; anzi quest’ultimo a volte si traveste al punto da sembrare piu` convincente nell’onesta` del vero galantuomo.
Tra galantuomini la parola e` un istrumento. Antico. Istrumento vale qui ‘‘documento, contratto’’. Vedi anche Chi ben istrumenta, ben s’addormenta [C 846]. 21
Tra galantuomini basta la parola [c’e` una parola sola]. Forma piu` moderna del precedente. 22
Bastano due righe per impiccare un galantuomo. La legge puo` esser manipolata in modo tale che chiunque puo` essere condannato sulla base della piu` innocente affermazione. 23
Datemi quattro righe d’un onest’uomo, e lo faro` impiccare, disse quel giudice. Per analogia. Piu` che all’abilita` dei giudici si riferisce alla precaria situazione in cui si viene spesso a trovare l’uomo di fronte alla legge, se questa diviene strumento di oppressione. La frase e` stata attribuita a diverse figure storiche, come Fouche´, Fouquier-Tinville, Talleyrand. Vedi anche Nessuno e` reo e nessuno e` innocente, diceva Azzeccagarbugli [I 307]. 24
Dio ti scampi da rabbia canina e da bugia di galantuomo. La bugia del galantuomo puo` essere fatale come la rabbia, in quanto viene creduta e nulla serve a dimostrarne la falsita`. La rabbia e` una grave malattia che colpisce cani e altri animali e attraverso il morso puo` essere trasmessa all’uomo. 25
In una casa vuota tutti sono [siamo tutti] galantuomini. Perche´ non ci sono tentazioni. 26
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Quando la casa e` vuota e` piena di galantuomini.
In casa di galantuomini prima le donne e dopo gli uomini. Era ritenuto conveniente che in una famiglia il primogenito fosse una femmina. La figlia diventava presto un valido aiuto per la madre nella cura domestica. Vedi anche All’uomo fortunato nasce prima la figlia [F 1257]; Chi vuol far bella famiglia incominci dalla figlia [F 206]. Questo e i proverbi che seguono mettono in luce come nella famiglia di un tempo fosse di capitale importanza l’apporto che avrebbero dato i figli, fino a determinarne anche l’ordine ottimale del sesso nelle nascite. Questo proverbio puo` comunque essere inteso anche in senso piu` banale, come norma di buone maniere: a tavola e in tutte le altre circostanze si da` la precedenza alle donne. 29
La donna prudente fa prima la servente. Per analogia. 30
La donna di buona razza fa prima la ragazza. Per analogia. 31
Beata la famiglia dove prima nasce una figlia. Per analogia. 32
La donna d’onore fa prima la serva e poi il servitore. Per analogia. I figli primogeniti che dovranno collaborare a tirare su la famiglia. 33
Incomincia al femminile e finisci al maschile. Per analogia. L’ultimo e` il maschio che si prendera` cura dei genitori anziani. 34
GALEOTTO 35 Galeotto fu il libro e chi lo scrisse. Verso dantesco (Inferno 5.137) che si cita per indicare cio` che e` all’origine di uno scandalo amoroso, di un traviamento: lo pronuncia Francesca narrando la sua vicenda d’amore
pag 698 - 04/07/2007
635 con Paolo. Nella parola galeotto si assommano i significati di ‘‘rematore nelle galee’’, quindi ‘‘furfante’’, e il nome di Galeotto, personaggio, che fu l’intermediario dell’amore tra Lancillotto e Ginevra (come il libro lo fu per Paolo e Francesca). GALERA La galera era propriamente il luogo dove si scontava la pena ai lavori forzati, l’ergastolo (dal nome della nave dove erano incatenati i rematori), mentre con prigione si indicava un tempo la detenzione generica. f Vedi Prigione. Prigione e galera lascian l’uomo com’era. La detenzione, per quanto dura e severa, non cambia la natura dell’uomo e non gli toglie l’inclinazione ad agire male. Vedi anche In prigione s’impara solo l’arte del galeotto [P 2692]. 36
37 Galera e strada fanno gli amici. Essere compagni di prigione o fare insieme un viaggio formano solide amicizie. 38 Meglio qui che in galera! Quando il posto in cui ci troviamo non e` l’ideale. Vedi anche Meglio d’un cazzotto in un occhio! [C 1238].
GALLINA In un cortile puo` mancare qualunque altro animale, ma non la gallina che girella, pacifica, becchettando, sbattendo le ali, cantando quando ha fatto l’uovo e lordando ogni angolo. L’importanza dei polli si rileva dalla quantita` dei termini usati per distinguerli: gallina, gallo, galletto, cappone, chioccia, pulcino, pollastra, mentre per altri animali si raccolgono genericamente tutte le varie determinazioni nel nome dell’esemplare maschio. Poco poetica e ancor meno suggestiva, la gallina e` presente in metafore quotidiane sempre su una linea modesta, quale e` la sua vita di cortile, senza grandi voli, ed e` simbolo della stupidita` e dell’ingenuita`. Nella favola ha come nemici la volpe, la faina, la donnola, il nibbio; e` difesa dal cane e dal gallo. Ha riempito pagine e pagine di storie, libri per bambini, apologhi, esempi, segno che non e` necessaria una spiccata personalita` per godere di considerazione. f Vedi Chioccia, Gallo, Gennaio, Pollaio, Pollastra, Uovo.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
GALLINA
Dodici galline e un gallo mangiano quanto un cavallo. Pur essendo animali piccoli i polli mangiano molto e per allevarne un certo numero e` necessario un quantitativo considerevole di becchime. Si usa quando sono presenti numerosi bambini, per sottolineare che a tavola sparisce molto cibo. Vedi anche Tanto caca il bue quanto mille mosche [M 2136]. 39
40 La gallina fa l’uova dal becco. Le galline producono uova se viene dato loro alimento sostanzioso, come il granturco. In generale: la quantita` di lavoro che si ottiene e` in proporzione al compenso dato. 41 Dal becco viene l’uovo. Per analogia.
La gallina disse a Cecco: – Fammi far l’uova dal becco. 43 Se alla gallina fai aprire il becco ti apre il culo. Se le dai da mangiare ti fa le uova. 42
44 Per la bocca si scalda il forno. Per analogia. L’energia, la forza viene da quello che si mangia. I forni di un tempo si scaldavano introducendo la legna per la bocca, cioe` l’apertura.
Galline assai, uova poche. Quando l’impiego di persone e mezzi eccede, e` sproporzionato ai risultati e ai vantaggi ottenuti. 45
46 Alla gallina ingorda crepa il gozzo. Invito alla moderazione. I volatili beccando si riempiono di granaglie e altro il gozzo che, se la quantita` e` esagerata o i grani rigonfiano, si gonfia fino a spaccarsi.
Gallina che canta [schiamazza] ha fatto l’uovo. Chi troppo parla su un argomento, soprattutto senza essere interrogato, significa che ha un interesse personale, vuol darne una particolare versione, o scagionarsi ancor prima che si risappia. Portando all’estremo: chi troppo vuol dimostrare la propria innocenza, rivela la propria colpevolezza. Quando la gallina ha fatto l’uovo usa fare una cantatina, il famoso coccode`. 47
Quando il mosto e` nella tina non fa uovo [piu` uova] la gallina. Nel periodo della vendemmia (fine d’ottobre, inizio di novembre) quando il vino fermenta 48
pag 699 - 04/07/2007
GALLINA
nei tini, le galline cessano di fare le uova per riprendere poi a gennaio (vedi Gennaio ovaio [G 399]). Le galline continuano a fare l’uovo per un lungo periodo dell’anno perche´, sottraendo loro le uova dal covo, gli allevatori non permettono di accumulare l’uova e di iniziare la cova. Questo espediente induce la gallina a preparare continuamente la covata finche´, all’arrivo del freddo, cessa di deporre uova. Vedi anche A san Martino il pollaio e` poverino [M 829]; Per san Giusto la gallina ha il culo frusto [G 867]. Quando si stringono le botti le galline stringono il culo. Quando a settembre-ottobre si preparano le botti per la vendemmia le galline smettono di fare le uova e ricominciano poi a gennaio. Le botti che vengono preparate per la vendemmia si stringono battendo i cerchi e mettendole a bagno, in modo che non versino. Vedi Quando sfiorisce il sambuco le galline stringono il buco [S 216]. 49
Galline giovani per far l’uova e le vecchie per covarle. Le pollastre sono migliori per fare le uova destinate alla cova, mentre per fare la chioccia e` piu` adatta una gallina attempata. In metafora: le donne giovani fan bene i figlioli e le nonne li guardano meglio. 50
51
Pollastra per far uova e gallina per covare.
Quando la gallina feta e canta la casa va avanti. Fetare e` antico per ‘‘far l’uovo’’, ma ancora si usa in alcune zone, per es. in parti del Lazio. Le uova, sia come alimento che come merce da vendere, contribuiscono all’andamento della casa. 52
Marzoline e agostine son le miglior galline. Per fare uova e covare sono ritenute migliori le galline che nascono a marzo e ad agosto. 53
54
636
.
Gallina marzolina, gallina da regina; gallina agostana, gallina da sovrana.
Finche´ la cresta non copre l’occhio la gallina non fa il cocco. La crescita della cresta, fino a ricadere sull’occhio, indica che la pollastra e` pronta a fare 55
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
l’uovo. Cocco, uovo, dall’onomatopeico coccode` imitativo del verso delle galline quando hanno deposto l’uovo. Fa piu` una gallina a spargere che cento a radunare. Cento persone non bastano a rimediare il danno compiuto da un solo individuo. A far male si fa prima che a far bene. Poi in vari significati: far confusione e mettere in ordine; calunniare e dir bene; distruggere ed edificare. Vedi anche Val piu` uno a sparpagliare / che cento a radunare [R 41]; E` piu` facile lo sfare che il fare [F 51]; Val piu` uno a dir male che cento a dir bene [C 192]; Uno puo` far male a cento [C 1276]; A chi vuol far male non manca occasione [M 359]; Un matto butta in un pozzo una pietra che cento savi non riescono a cavar fuori [M 1035]. 56
57
Tanto sparpaglia una gallina quanto radunan cento.
Le galline hanno i pollini e ognuno i suoi guai. I pollı`ni sono piccoli parassiti che tormentano i volatili da cortile. 58
Quando la gallina va nella cenere presto piove. La gallina si accovaccia nella cenere o nella polvere strofinandovi le penne per liberarsi dei parassiti che la tormentano soprattutto quando l’avvicinarsi di un temporale varia l’elettricita` atmosferica ed elettrizza le sue penne. 59
Quando la gallina si spollina la pioggia e` vicina. Spollinarsi e` togliersi i pollini. 60
Gallina che tarda al pollaio acqua sotto il grondaio. Quando la gallina ritarda a uscire dal pollaio e` segno che la pioggia e` vicina. I polli escono alle prime luci dell’alba. Grondaio sta per gronda o grondaia, il canale di metallo che raccoglie l’acqua dagli spioventi del tetto e la porta ai pluviali. Vedi anche Quando il gallo canta a pollaio / aspetta l’acqua sotto il grondaio [G 114]. 61
Se il villano sapesse il sapore della gallina di gennaio non ne lascerebbe una nel pollaio. Di gennaio la carne della gallina e` piu` saporita che nel resto dell’anno. Ma gennaio e` anche il mese nel quale riprendono a fare le uova, e per questo le ovaiole non venivano ammazzate, 62
pag 700 - 04/07/2007
637 costituendo le uova una piccola rendita oltre che esser necessarie per la cova. Vedi anche Gennaio / non lascia galline nel pollaio [G 401]. Di gennaio la gallina, pur non essendo tenera come quella di altri mesi, dato che non e` piu` giovane, e` particolarmente saporita e adatta per il brodo. Quando non esistevano gli allevamenti in batteria e mangimi bilanciati il pollaio in questo periodo era ridotto all’essenziale, essendo costoso il mantenimento invernale dei polli e quindi, la rarefazione e il costo rendevano piu` desiderata la carne dei volatili d’allevamento. In particolare gennaio. 63 Gallina vecchia fa buon brodo. Fra i proverbi piu` vivi e diffusi. Vero in senso letterale (la gallina vecchia fa il brodo saporito, anche se ha dura la carne), ma usato soprattutto metaforicamente: la persona esperta vale piu` di una giovane senza esperienza. In particolare: la donna matura e` un’amante piu` esperta di una giovane.
Brodo di gallina e carne di pollastrina. Il brodo migliore viene dalla gallina, magari vecchia, mentre come pietanza e` meglio la gallina giovane, la pollastra, che e` piu` tenera e gustosa. 64
Gallina che non fa uovo vendila o ammazzala. Venendo meno il requisito principale di qualcosa, non rimane che liberarsene. 65
Gallina che beve l’uovo falle bere il brodo. Vi sono a volte galline che bucano l’uovo che hanno fatto e se lo bevono: e` la strada della pentola.
.
E` inutile andare in cerca di una cosa qua e la`: basta sapere dove cercare, dove si trova. Non e` facile acchiappare una gallina quando e` libera, conviene aspettare la sera quando e` trornata nel pollaio. Vedi anche Il papero torna all’acqua [P 379]. 72 Chi di gallina nasce convien che razzoli. I figli spesso riprendono dai genitori: sottolinea che l’esempio del padre e della madre costituisce la base dell’educazione. Anche nel senso che ognuno subisce i condizionamenti dell’ambiente in cui cresca. Vedi anche Dal frutto si conosce la pianta [F 1492]; Buon sangue non mente [S 222]; Chi nasce storto non muore dritto [N 33]; Da due volpi non nasce un agnello [V 1287]; Dalla vite bianca non si fa uva nera [V 1065].
Chi di gallina nasce convien che razzoli e chi nasce villan convien che zappi. La situazione dei genitori condiziona l’avvenire dei figli. Vedi anche Chi pecora nasce, pecora pasce [P 996]. Si elencano qui di seguito alcuni proverbi (ma non tutti quelli possibili) che con diverse immagini ribadiscono l’idea che per nascita si eredita una natura a cui non si sfugge. 73
74
68
Gallina che beve l’uovo tiragli il collo.
Chi nasce mulo bisogna che tiri i calci.
I figlioli dei gatti pigliano i topi. Vedi anche Figlio di lupo pecore acchiappa [L 1124]. 75
76
66
67 A gallina che beve l’uovo tagliale il becco. Di solito quando si mettono a cuocere i polli si taglia loro il becco.
GALLINA
Chi vuol conoscere la madre guardi la figlia.
77 Il lupo non caca agnelli. Da un soggetto cattivo non ne viene uno buono. Cacare e` toscano volgare per ‘‘partorire’’. 78
Il mal corvo fa il mal uovo.
79
Quel che canta la cornacchia canta il cornacchino.
80
Il ramo somiglia al tronco.
Gallina nera gallina vera. Si vuole che la gallina tutta nera sia migliore delle altre sia per le uova sia per il sapore della carne.
Le querce non fanno limoni. Reciproco dei precedenti.
Chi vuole un bel pollaio gallina nera e gallo vaio. Il gallo vaio e` di colore grigio scuro o bianco macchiato di nero.
Gallina vecchia senza tetto non fu mai senza difetto. La donna anziana che si trova senza casa, senza congiunti o parenti, forse ne ha qualche responsabilita`, nasconde qualche colpa.
69
70
71
Le galline s’acchiappano nel pollaio.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
81
82
I castagni non fecero mai aranci.
83
Il leccio non fa olive.
84
pag 701 - 04/07/2007
GALLINA
638
.
Nessuna gallina lascia il gallo per il cappone. Si usa quando una donna abbandona il marito o il fidanzato, volendo dire che ha trovato qualcosa di meglio rispetto a quanto aveva prima. Vedi anche Cappone. 85
La gallina ha tante penne e non sa scrivere. Molta gente si trova ad avere in abbondanza cose che non sa utilizzare, che sarebbero invece preziose per altri. Vedi anche Va la farina a chi non ha i sacchi e i sacchi vanno a chi non ha la farina [F 352]; Al ricco manca la salute e al povero i quattrini [R 489]. 86
La gallina mugellese ha cent’anni e mostra un mese. Toscano. Si dice di una donna che mantiene la freschezza e la grazia nonostante l’eta`. E` detta mugellese (da Mugello, una zona in provincia di Firenze) la razza piu` piccola di pollo d’allevamento, che non raggiunge la meta` di peso di quello normale. Questo volatile mantiene le penne coloratissime e grande vivacita` cosı` da sembrare sempre giovane. 87
Nessuno ammazza la gallina che gli fa l’uova d’oro. Nessuno distrugge o vende quello che gli procura una buona rendita. Probabilmente da una novella di La Fontaine (Fables 5.13), dove uno stolto ammazza la gallina che gli faceva le uova d’oro. 88
Gallina nera fa l’uovo la sera. Delle persone che fanno le cose fuori tempo con un ritardo che le rende inutili. Vedi anche La vecchia mal raddotta sulla sera la piglia la rocca [R 814]. 89
La gallina nera si ravvede la sera. C’e` chi nasce figlio della gallina bianca e chi della gallina nera. La sorte degli uomini non e` la stessa: chi ha fortuna e chi no, chi ha privilegi e chi e` nell’indigenza. Senza che si possa stabilire un rapporto diretto, l’espressione si trova nei versi di Giovenale (Satire 13.141), e si cita anche in latino: Quia tu gallinae filius albae, nos viles pulli, nati infelicibus ovis ‘‘Perche´ tu sei figlio della gallina bianca, noi invece volgari pulcini, nati da uova disgraziate’’. 90 91
92 Anche la gallina nera fa l’uovo bianco. Non c’e` da meravigliarsi se da una cosa cattiva nasce una cosa buona, da una donna mal-
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
vagia una brava figlia: la natura della causa non condiziona l’effetto. Si contrappone per senso al gruppo di proverbi elencati sopra [G 72-83]. Vedi anche, un po’ diverso, La madre misera fa la figlia valente [M 68]; il contrario Se vuoi saper chi e` la figlia guarda la mamma [M 457]. Anche le mucche nere fanno il latte bianco. Per analogia. 93
94 La vacca nera fa il vitello bianco. Per analogia. 95 Anche la gallina ringrazia Iddio. E` un’esortazione a essere contento di quello che si ha, che e` dono di Dio. La gallina dopo aver bevuto allunga il collo e leva la testa al cielo, come se ringraziasse il Signore.
Gallina secca spesso [ben] becca. La donna mingherlina mangia in continuazione, come la gallina rimasta piccola e un po’ stenta. A seconda della sfumatura metaforica data al verbo ‘‘beccare’’ puo` pero` anche riferirsi sia all’aggressivita` sia alla lussuria della donna magra. Rimasto vivo nell’uso proverbiale medico il motto latino equivalente: 96
97 Gallina gracilis saepe comest. ‘‘La gallina gracile mangia spesso’’. La gallina piccola mangia spesso. Nel linguaggio medico gracilis s’intende non nel senso di ‘‘magro, esile’’, ma nel senso di ‘‘debole’’, indicando non la consuetudine dell’animale (in metafora l’essere umano), quanto un consiglio pratico per far fonte a una carenza di energie, debolezza cronica e simili disturbi.
La gallina non deve cantare prima del gallo. La donna non deve parlare prima dell’uomo, soprattutto nei rapporti con gli estranei, per non togliere autorita` al marito. Faceva parte del codice di comportamento del passato. Vedi anche Casa senza calzoni va a rotoli in due stagioni [C 922]; Non c’e` pace in quella casa dove la donna porta i calzoni [C 921]. 98
Quando la gallina canta prima del gallo, il pollaio va a rotoli. 100 Dove gallina canta e gallo tace non vi sono ne´ ordine ne´ pace.
99
101
Chi va a letto con le galline si leva coi galli.
pag 702 - 04/07/2007
639
.
Chi va a letto presto si alza presto, e` pronto al mattino per iniziare una giornata operosa. Al primo buio le galline si ritirano nel pollaio, alle prime luci dell’alba il gallo canta. Vedi anche Presto sveglio e presto a letto [S 2295]; Chi vuol viver sano e lesto / ceni poco e a letto presto [L 583]. 102
Bisogna andare a letto con le galline e alzarsi col gallo.
La gallina fa l’uovo e al gallo gli prude il culo. Si dice di chi si da` arie o si vanta di cose che hanno fatto gli altri. Vedi anche Il carro vuoto fa piu` rumore del carro pieno [C 837]; Chi dell’altrui si veste presto si spoglia [V 625]. 103
104
La gallina fa l’uovo e il gallo canta.
Da come cantano le galline si sente come hanno mangiato. In senso proprio e figurato: da come uno canta, parla, si vede come sta, ma anche da dove ha attinto, come e` stato pagato (o se e` stato unto per dire quello che dice). 105
La gallina si spenna dopo morta. Si riferisce all’eredita` che solo dopo la morte puo` essere valutata, incassata e considerata propria. Ma ci possono essere altri significati: la persona ricca va saputa trattare, senza mostrarsi avidi o interessati, ecc. 106
Non e` buona gallina quella che a Pasqua non ha raggiunto la ventina. Una buona pollastra a Pasqua deve aver gia` fatto venti uova. Cosı` una ragazza valida, ormai cresciuta, deve saper lavorare e metter su famiglia. 107
108 La gallina cieca raspa di notte [al buio]. Immagine che suggerisce, insieme alla pena, una gamma di significati sui quali c’e` incertezza: chi la interpreta nel senso che gli inetti fanno le cose per imitazione; altri nel senso che, sapendo far bene una cosa la si fa a occhi chiusi; oppure: chi non capisce agisce a sproposito, senza senso.
Talvolta anche una gallina cieca trova un granello. A volte anche una persona inetta, incapace, riesce a fare qualcosa di difficile o di utile. Vedi anche A volte anche gli orologi fermi segnano l’ora giusta [O 555]. 109
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
GALLO
Gallinam tuam dentibus nostris accommodat cum cappone dulcissimo famulo suo et maccaronibus bene incaciati, cum butirro dulcedine, in corpora nostra custodiat, in saecula saeculorum culorum, amen. Di questa parodia viene spesso citata solo la prima parte, in ambienti ecclesiastici, giuridici dove rimane tradizione di latino, per dire che un’idea, una proposta, un’offerta, una cosa piace alla compagnia: La tua gallina conviene ai nostri denti, cosı` come si dice Habet tua mentula mentem (letteralmente: ‘‘il tuo pene ha del giudizio’’) per dire a uno che ha detto una cosa giusta. Formula che, in latino maccheronico, fa la parodia di una antifona della liturgia. Scherzo assai diffuso un tempo e variamente formulato. A un di presso significa: ‘‘La tua gallina conviene ai nostri denti, insieme al cappone, suo servo e ai maccheroni bene coperti di formaggio, con la grazia del burro, tutto sia custodito nei nostri corpi, nei secoli dei secoli... dei culi..., amen’’. 110
GALLO1 Maschio della gallina, la sopravanza nella simbologia e nella metafora per molti aspetti, pur avendo minore utilita`, limitata alla riproduzione e alla fornitura di carne (allorche´ e` giovane, perche´ durissima e` la carne del gallo vecchio). Molti elementi del suo aspetto come il bel piumaggio, il portamento fiero, gli sproni, la cresta lo assimilano a un nobile cavaliere. Il canto al mattino, per il quale e` detto ‘‘orologio del contadino’’, lo fa messaggero della luce; la combattivita` gli apre la strada dell’araldica; la sua foga sessuale lo assimila alla virilita` e la sua burbanza alla presunzione. E` simbolo del francese, che un tempo si chiamava gallo. Dal suo modo particolare di cantare, come da quello della gallina, si traevano previsioni del tempo. f Vedi Gallina, Pollaio, Superbo. Quando il gallo canta fuor d’ora o vuol piovere o piove allora. Quando il gallo canta ripetutamente in ore inconsuete e` segno che la pioggia e` vicina. 111
112
Quando il gallo canta fuor d’ora il bel tempo va in malora.
Quando il gallo canta fuor d’ora doman non e` piu` il tempo che fa ora. Indica che il tempo cambia. In Piemonte si individua un altro suo comportamento come 113
pag 703 - 04/07/2007
GALLO
indicatore di cambiamento metereologico: Se ’l gal a s’ grata ’l dare´, la pieuva peul nen terde´ ‘‘Se il gallo si gratta il di dietro, la pioggia non puo` tardare’’. I polli usano talvolta frugare col becco tra le penne cercando i parassiti. Quando il gallo canta a pollaio aspetta l’acqua sotto il grondaio. Quando il gallo canta senza uscire all’aperto, e` segno che la pioggia si avvicina. Vedi anche Gallina che tarda al pollaio / acqua sotto il grondaio [G 61]. 114
Quando il gallo in estate beve presto o tardi l’acqua si vede. I polli non bevono molto e, se il gallo beve insistentemente d’estate, soprattutto quando il tempo e` afoso, vuol dire che presto piovera`. 115
116
640
.
Quando il gallo beve d’estate tosto piove.
Quando il gallo canta dopo cena se e` nuvolo si rasserena. In estate il dopo cena per i contadini era verso il tramonto o al crepuscolo e a tale periodo si riferisce il proverbio (d’inverno il gallo per cantare dopo cena dovrebbe farlo nel buio fitto). 117
118 Il gallo canta gia` nell’uovo. La natura si rivela appena uno si affaccia alla vita. In effetti i galletti sono poco piu` che pulcini quando tentano di fare i loro primi goffi chicchirichı`.
Il gallo prima di cantare batte tre volte le ali. Invito a riflettere prima di parlare. Il gallo prima di cantare agita le ali ripetutamente. 119
120 Canto di gallo chiama il sole al balcone. Graziosa immagine nella quale il gallo chiama col canto il sole ad affacciarsi all’orizzonte.
Il gallo e` l’orologio del contadino. Lo sveglia sul far dell’alba per essere presto nei campi, e alla sera per ritirarsi a dormire.
all’alba e la sera al crepuscolo, non proprio di notte, ma quasi; durante il giorno si dedica alla sua principale e unica funzione. Quando il gallo canta la gallina e` contenta. Spesso il gallo, dopo essersi accoppiato con la gallina, si fa una bella cantata. Dunque: se si sente un marito felice esternare la sua contentezza, facilmente di questo ne ha avuto beneficio anche la moglie. Non soltanto con riferimento a rapporti intimi, anche genericamente considerando il fatto che in una coppia si e` contenti o scontenti di solito in due. 124
125 Due galli non possono stare in un pollaio. Due capi, due persone che hanno la stessa funzione, due caratteri forti, due presuntuosi non possono convivere nello stesso ambiente senza scontrarsi. Vedi anche Una donna per camino e un prete per campanile [D 1005]; simili Due piedi non stanno bene in una scarpa [D 1204]; C’e` un papa solo [P 364]; In un regno convien solo un signore [R 341]. 126 Due re servono male un regno. Per analogia.
Dove cantano molti galli non si fa mai giorno. Quando la responsabilita` di una funzione e` divisa tra piu` persone nessuno adempie all’incarico pensando che lo faccia l’altro. Due o piu` persone addette a fare una cosa s’intralciano una con l’altra. Vedi anche In due a soffiare non s’accende mai il fuoco [S 1408]; Quando i sacrestani sono tanti nessuno chiude mai la chiesa [S 36]; Due nocchieri affondano un bastimento [D 1207]; Con troppi a far fuoco il paiolo non bolle mai [P 180]; Piu` sono pastori, meno sicure sono le pecore [P 730] ; Troppi cuochi guastan la cucina [C 2694]. 127
128
121
122 Il gallo e` l’oriolo della villa. Variante piu` antica e rara del precedente. Villa intesa come piccolo borgo rurale.
Bella vita, disse il gallo: la notte canto e il giorno vo` a cavallo! Ironizza sulla vita di un giovane che non fa nulla e pensa solo a divertirsi, dedicandosi alle donne e agli amori. Il gallo e` solito cantare 123
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Dove cantano molti galli si alzano tutti tardi.
129 Son troppi i galli a cantare. Per commentare una situazione in cui non si conclude nulla: ci sono troppe persone che vogliono comandare.
Con due capitani la nave finisce sugli scogli. Per analogia. 130
131 Il gallo e` il re del pollaio. La figura del gallo serve per rimarcare l’autorita`, la fierezza o la boria di chi comanda su un
pag 704 - 04/07/2007
641
.
GALLO
piccolo regno: un ufficio, un’azienda. Il gallo emerge sugli altri polli mostrando alta la cresta rossa e il becco fiero; ha un atteggiamento di comando e di controllo, nonche´ di difesa; difficilmente sopporta la presenza di un altro gallo. Per questo e` detto re del suo piccolo regno.
140 A casa sua ciascuno e` re. Fra i proverbi piu` diffusi per esprimere l’idea che almeno a casa propria tutti godono di una piena autorita`.
132 Il gallo e` signore della sua concimaia. Dietro a questo proverbio e ai seguenti (di cui ci sono versioni pressoche´ identiche nelle principali lingue europee) sta il detto latino riportato da Seneca (Apocolocintosi 7.3), e riferito all’imperatore Claudio: Gallum in suo sterquilinio plurimum posse ‘‘Il gallo nella concimaia conta molto’’. ` ardito il gallo] sopra 133 Il gallo e` ardito [E il suo letame [il mucchio di letame]. Rimarca il comportamento di chi avendo una piccola posizione di potere si da` arie, ordina e comanda ostentatamente come un generale. I polli amano stare a razzolare nella concimaia dove trovano vermi e lombrichi e sopra lo stuolo di galline e pulcini emerge sul letame il gallo che fa e disfa`, orgoglioso sovrano. Vedi anche Chi e` a cavallo del mulo crede d’avere un destriero [M 2226]; Quando il gallo e` sul mucchio di concio si proclama re dell’aia [R 314]; Superbo che si vanta / gallo sulla merda che canta [S 2287]; A casa sua ciascuno e` re [G 140].
142 Non fu mai gallo senza cresta. Non si e` mai visto padrone, capo, preposto che non avesse un po’ di superbia.
134
Il gallo ben figura [canta] in cima al letamaio.
135
Ogni gallo canta bene sul suo mucchio di concio.
Galletto di primo canto e capretto di primo salto. Capretto che ha fatto appena i primi salti nel prato, cioe` giovane e tenero.
136
Ogni gallo canta nel suo pollaio.
137
Ognuno fa il gallo nel suo letamaio.
Ogni cane e` leone in casa sua. Per analogia. 138
139 Ogni tristo cane abbaia da casa sua. Per analogia. Pone l’accento sul fatto che il vile, il pauroso, il buono a nulla (tristo) si vantano e fanno i gradassi quando sono protetti dall’ambiente a loro favorevole, mentre in situazioni avverse appare la loro pusillanimita`. L’altro proverbio di forma vicina: Ogni cane abbaia bene a casa sua [A 15] indica invece, piu` genericamente, che nell’ambiente che gli e` favorevole, ognuno parla, sentenzia, si comporta, lavora ottenendo il consenso, l’approvazione e le lodi. Naturalmente i due proverbi sono anche citati impropriamente.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
141 Ogni pitocco e` re a casa sua. Per analogia.
Carne di gallo carne di cavallo. Ambedue sono dure, tigliose e molto fibrose. Il gallo e` duro perche´ di solito si ammazza vecchio e il cavallo un tempo finiva al macello dopo una lunga vita di lavoro. 143
Il giorno piu` triste del gallo e` quello che gli lavano i piedi. Quando lo mettono in pentola. Oggi le zampe del gallo si buttano via, un tempo non si scartava nulla. Le zampe dei polli venivano accuratamente lavate, arrostite sulla fiamma, spellate, private delle unghie e poste a cuocere con l’animale; oppure venivano tagliate e messe in pentola con altra carne per fare il brodo. 144
Galletto di primo canto, boccone santo. E` particolarmente saporito e nutriente, usato nelle cure ricostituenti dei malati. 145
146
Galletto di primo canto e uccello di prima penna. Uccello giovane, non senza un doppio senso malizioso. 147
Per san Simone il galletto si fa cappone. Alla fine di ottobre si castrano i galletti per preparare i capponi del periodo natalizio. La festa di san Simone e` il 28 ottobre. 148
Il gallo e il servitore in un anno perdon vigore. Il gallo invecchia presto e alla magnificenza del piumaggio non corrisponde piu` l’iniziale efficienza; il servitore si adagia sul trantran quotidiano e fa sempre meno. Vedi anche Granata nuova spazza bene tre dı` [G 995]. 149
150
Gallo e garzone si cambiano alla nuova stagione.
pag 705 - 04/07/2007
GALLO
642
.
Affine al precedente. Perche´ il gallo sia sempre giovane e arzillo, e il garzone non prenda brutte abitudini.
Bene invece il contrario. Vedi anche Nella casa non c’e` pace quando la gallina canta e il gallo tace [C 920].
Gallo di mugnaio, gatto di beccaio, garzone d’oste, ortolano di frati e fattore di monache sono ladri senza pari. Il gallo del mugnaio e` abituato a forare con il becco i sacchi di grano e a mangiarselo; il gatto del macellaio ruba i pezzi di carne quando il padrone si distrae; il garzone dell’oste prende non visto i bocconi piu` buoni dalla cucina; l’ortolano dei frati prende per se´ gli ortaggi migliori; il fattore delle monache ruba sui conti e sulle provviste del convento.
Il gallo canta bene e razzola [raspa] male. Si usa per chi fa bei sermoni, da` buoni consigli, ma si comporta male. Il gallo, rispetto alla gallina che razzola e becca con calma e sistematicita`, da` grandi zampate in terra e becca quasi a casaccio. Vedi anche Tolta la fame si predica meglio il digiuno [D 383]; Il frate predicava di non rubare / e aveva l’oca nello scapolare [F 1351]; Le campane chiamano in chiesa, e non c’entrano mai [C 277]; Chi predica bene spesso razzola male [P 2485].
151
Gatto di beccaio, gallo di mugnaio, garzone d’osti, ortolano di frati son tra quelli fortunati. Attribuisce alle categorie del precedente (meno una) una qualifica diversa, ma di fatto equivalente. Il gatto del macellaio ha gli scarti della carne, il gallo del mugnaio il grano che cade dai sacchi e quello che rubacchia, il garzone dell’oste mangia a volonta` e l’ortolano dei frati ricava dall’orto molto piu` del suo compenso. 152
Cavallo di convento, porco di mugnaio, figlio di vedova hanno avuto la buona sorte. Per analogia. Il cavallo del convento mangia bene e lavora poco, il porco del mugnaio ha le rimanenze della farina e della crusca e il figlio della vedova e` vezzeggiato da quanti corteggiano la madre e puo` godere dei beni ereditati dal padre. 153
Il gallo canta a occhi chiusi per far vedere che la sa a memoria. Si dice a chi si da` arie di sapiente o d’intellettuale. 154
Quando il gallo canta a gallina la casa va in rovina. (quando la gallina canta a gallo la casa va a cavallo). Cantare a nel senso di ‘‘seguire i modi di’’ o ‘‘seguendo la volonta` di’’. Allude a quando il padrone di casa non e` uomo forte e di polso. 155
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
156
157 Il gallo predica bene e razzola male. Parallelo al modo di dire predicare bene e razzolare male.
Fate quello che dico e non quello che faccio. Per analogia: detto che si attribuisce ironicamente all’individuo che fa ottimi discorsi e brutte azioni. E` probabilmente una parafrasi, malintesa, del testo evangelico (Matteo 23.3), che dice: ‘‘Fate tutto quello che vi diranno, ma non fate quello che fanno, poiche´ essi dicono quello che bisogna dire, ma non lo fanno’’. 158
La campana canta per gli altri e non per se´. Per analogia. 159
160 Quando il gallo canta Pietro piange. Quando la voce della coscienza si risveglia e` il momento del pentimento e del rimorso. Si riferisce all’episodio evangelico del tradimento di Pietro che rinnego` Cristo e ne ebbe rimorso dopo il canto del gallo (Matteo 26.6975; Marco 14.66-72; Luca 22.54-62; Giovanni 18.17 e 25.27). 161 Alle tre canta il gallo. Il gallo canta alle prime luci dell’alba e, d’estate anche a quest’ora. Ma il proverbio fa riferimento al tradimento di Pietro (vedi il precedente), per dire che si giunge infine al momento del rimorso, del ravvedimento e del pianto.
Il gallo della sora Checca una ne pianta e un’altra ne becca. Di chi fa le corte a tutte le donne che incontra, del dongiovanni da strapazzo; anche di chi vanta improbabili avventure. Si dice anche: 162
pag 706 - 04/07/2007
643
.
...tutte vede e tutte becca, come nei versi di Felice Romani per l’Elisir d’amore di Donizetti. Il gallo di Monna Fiore ogni mezzora va in amore. Ormai desueto. 163
164 Far la cena del galletto: un salto e a letto. Di chi va a letto quasi senza cenare; di chi fa una cena frugalissima; di chi trova poco in tavola per la cena.
La cena di Salvino: orinare e andare a letto. Per analogia. Anche questa e` una cena frugalissima che promette una notte poco riposante perche´: Chi va a letto senza cena tutta la notte si dimena [C 1248]. 165
GALLO2 San Gallo, nato in Irlanda, visse tra il VI e VII sec. Fu monaco, discepolo di san Colombano, che seguı` in lunghe peregrinazioni in Europa centrale. Separatosi da san Colombano, si fermo` sui monti della Svizzera, presso il lago di Costanza. Liberato un orso da una spina che aveva in una zampa, lo addomestico` tenendolo come compagno nella sua cella e usandolo nei lavori di costruzione di un piccolo oratorio, sul quale sorse, qualche tempo dopo la sua morte, l’abbazia di San Gallo, che dette il nome alla citta` e poi al cantone. E` onorato soprattutto in Svizzera, Germania e Francia, nonche´ nell’Italia settentrionale. Viene ricordato particolarmente nei proverbi calendariali in quanto la sua festa (16 ottobre) cade nel periodo della tarda semina del grano e all’inizio dei freddi invernali. E` raffigurato davanti alla cella, con l’orso e il bastone donatogli da san Colombano. f Vedi Piovere. San Gallo quaranta dı` durallo. Se per la festa del santo iniziano le piogge autunnali, possono durare anche quaranta giorni. Durallo e` un hapax qui nel significato di ‘‘durera`, dureranno’’. Vedi, con altro significato, Duralla, si chiamava quel cane! [D 1220]. 166
167
Se piove per san Gallo piove per cento giorni.
168
Se piove il dı` di san Gallo piove fino a Natale.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
GAMBA
A san Gallo, semina semina. E` il periodo ideale per la semina del grano. Vedi anche San Frediano / si semina a piena mano [F 1395]; A san Martino / la sementa del poverino [M 831]; Per san Clemente / smetti la semente [C 1675]; Seminare decembrino / vale meno d’un quattrino [D 179]. 169
San Gallo ara al monte e semina la valle [il vallo]. Per questo giorno le terre a valle devono essere gia` arate e pronte per la semina, mentre a monte si puo` ancora arare, in quanto la stagione e` sempre in ritardo rispetto al piano e, nel caso di pioggia, la terra in declivio asciuga prima. Vedi anche Semina, Seminare. 170
GAMBA E` importante avere gli arti inferiori in perfetta efficienza perche´ aiutano a sfuggire i pericoli, ma in casi estremi conviene forse sacrificarli. f Vedi Braccio. 171 La gamba fa quel che vuole il ginocchio. Chi guida impone la propria volonta`. Chi non sa e chi non puo` sottosta` a chi sa e a chi puo`. 172 Chi non ha coraggio abbia gambe. Chi non ha il coraggio di sostenere lo scontro abbia buone gambe per fuggire. Calco dell’altro proverbio: Chi non ha cervello abbia gambe [C 1334].
Piu` vicini sono i cani piu` sono svelte le gambe. Piu` vicino e` il pericolo piu` velocemente si scappa. Piu` incombe la minaccia e piu` rapida e` la fuga. 173
174 Gamba corta fa lunga via. Camminando piano la strada sembra piu` lunga di quello che e`. Tenendo un ritmo lento si allunga il lavoro e si aumenta la fatica. 175 Meglio rompersi le gambe che il collo. Meglio un danno grave che uno irreparabile. Rompersi il collo, o l’osso del collo vale morire. Vedi anche Meglio ferito che morto ` meglio cader dalla finestra che dal [F 580]; E tetto [C 91]; Di due mali bisogna scegliere il minore [M 332]. 176
Meglio rovinarsi le calze che le gambe.
177
Meglio rompersi una gamba che due.
pag 707 - 04/07/2007
GAMBACORTA
644
.
Vedi anche E` meglio rompersi il piede che il collo [M 1160]; Meglio perdere un occhio che la testa [P 1290]; Meglio perdere la camicia che la pelle [M 1168]. Quando le gambe sono stanche vogliono andare sotto il tavolo. Quando si e` stanchi e affaticati e` necessario riposarsi, ma soprattutto mangiare. Mettere le gambe sotto un tavolo equivale a mettersi a tavola a mangiare. 178
...per gamba! Esclamazione con cui si mette in dubbio l’eta` di una persona quando gli anni ci sembrano molti di piu` di quelli enunciati. – Avra` quarant’anni... – Per gamba! Vale a dire: anche il doppio. Ricordiamo che inseriamo questi intercalari, non propriamente proverbiali, per la funzione simile che spesso assolvono e per non lasciare senza documentazione una materia di natura incerta, che viene esclusa da tutti i repertori. 179
180 ...e quelli della culla! Per analogia. Agli anni dichiarati, ne vanno aggiunti altri dimenticati, quelli dell’infanzia.
... senza la giunta. Per analogia. Senza contare quelli che si devono aggiungere. 181
GAMBACORTA 182 L’ultimo a comparir fu Gambacorta. Si dice di chi arriva regolarmente ultimo o in ritardo, per vizio o per difficolta` evidenti, come il nome Gambacorta indica chiaramente. 183 L’ultimo a comparir fu Gambastorta. Veneto. Accenna come il precedente a difficolta` fisiche. 184 L’ultimo a comparir fu Mardocheo. Variante romana del precedente. Mardocheo proviene probabilmente da una sacra rappresentazione.
GAMBERO Far come i gamberi e` la frase con cui si indica che una persona va indietro invece che avanti. Il modo anomalo di camminare del gambero e` piu` una diceria che una sua caratteristica specifica: il gambero fugge un pericolo saltando all’indietro. Gli antichi spesso confusero il gambero con il granchio, di cui notarono la capacita` di muoversi di lato e di camminare a
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
ritroso, e questa divenne la caratteristica che ha fatto del gambero un personaggio nel linguaggio quotidiano. Per il resto sarebbe stato uno dei mille esseri che popolano le acque e di cui si dice poco o nulla, se si eccettua il fatto che il gambero, posto a cuocere nell’acqua bollente, diviene di un bel colore rosso, dando al linguaggio la metafora che qualifica il vergognoso che arrossisce: si fa rosso come un gambero. Se i gamberi vecchi sono andati sempre indietro i gamberi giovani non possono andare avanti. Non si possono cambiare le caratteristiche naturali. Si dice di persone che sono sottoposte a condizionamenti che si perpetuano di generazione in generazione. Vedi Chi di gallina nasce convien che razzoli e i proverbi successivi [G 72-83]. 185
I gamberi giovani imparano a camminare dai vecchi. I giovani mutuano il loro comportamento dai genitori. Vedi anche Il giovenco impara dal bue [G 557]. 186
Anche il gambero piu` saggio continua a camminare di traverso. Le caratteristiche naturali non si correggono con la conoscenza e l’esperienza. 187
I gamberi non vanno sulla tavola rossi per la vergogna. Scherzo e gioco di vari significati. I gamberi che durante la cottura assumono un rosso vivo, non arrossiscono per la loro proverbiale andatura retrograda, simbolo dell’arretratezza e dell’ostinarsi in tale condizione. Vale a dire: nessuno si vergogna della propria natura, di quello che fa per legge naturale. Assume anche significato opposto: i gamberi si presentano in tavola rossi, ma non per quello che comunemente fanno, perche´ non possono farne a meno, perche´ vi sono costretti, come un ladro che arrossisse non per vergogna, ma per il dispiacere o la rabbia d’essere stato preso e cucinato. In genere: chi mostra un sentimento di contrizione, non e` detto che questo sia per le nobili motivazioni che ci piacerebbe attribuirgli. 188
189 Il gambero vinse la lepre nella corsa. L’astuzia puo` sopperire alla mancanza di doti naturali. Una favola narra che il gambero e la lepre si sfidarono a corsa. Il gambero s’attacco` alla coda della lepre senza che questa se ne accorgesse. La lepre giunse presto al tra-
pag 708 - 04/07/2007
645
.
guardo e, quando si volse a vedere dove fosse rimasto il gambero, questo si stacco` dalla coda e chiamandola da dietro le disse: – Quanto ci hai messo? E` un pezzo che ti aspetto. Gamberi e verdure crude o cotte ti fan cantare tutta la notte. Perche´ si tratta di cibi indigesti. 190
191
L’erba cruda e i gamberi cotti non ti lascian dormire di notte.
GARANTIRE / GARANZIA f Vedi Malleveria. 192 Chi garantisce alla fine paga. Chi avalla la firma di un altro si fa garante, e spesso deve pagare per l’insolvente.
Chi fa garanzia all’amico perde l’amico e il capitale. Se l’amico risulta insolvente, perdera` capitale e amico. 193
Chi firma per piacere paga per dovere. Per analogia. 194
195 Scritta la garanzia, preparati a pagare. Spesso il debitore che e` garantito, sentendosi al sicuro, si preoccupa poco di adempiere ai propri impegni, che ricadranno cosı` sul garante.
GARBINO1 Personificazione delle buone maniere. Garbino e` morto, c’e` rimasto Garbaccio. Sono personaggi immaginari. Garbino e` nome proprio esistente che puo` aver dato origine al detto: Garbino e` morto, che poi ha chiamato l’appendice. Si ripete alle persone che si comportano senza educazione e senza gentilezza: senza garbo appunto; oppure per dire che gli scortesi spesso ottengono dei vantaggi. Per attenuare il rimprovero si dice a volte: Ma ce l’hai un po’ di garbino? 196
197
Garbino morı` e Garbaccio resto` [rimase lı`].
GARBINO2 E` il vento di Libeccio, cosı` chiamato sulla costa adriatica, che soffia da sud-ovest, porta spesso pioggia e batte in modo violento so-
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
GARZONE
prattutto il Mediterraneo settentrionale e centrale. E` detto anche Africo (vedi Tramontana). f Vedi Bellino, Guardare. Garbino traditore, inganna il pescatore e il cacciatore. Perche´ porta improvvisamente pioggia e tempesta. Nelle Marche si dice sia Garbı` porta lo fiasco senza turı` ‘‘Garbino porta il fiasco senza tappo’’ sia Garbı` sotto lo braccio porta lo barrı` ‘‘Garbino porta il barile sotto il braccio’’, nonche´, a Fermo Garbı` scopre li mucchi e po’ ce piscia ‘‘Garbino scopre i pagliai e poi ci fa piovere’’. Per la cattiva fama che gode questo vento vedi anche Da donna di bordello... [D 904]. 198
Garbino la pioggia sta [gli e`] vicino. Quando arriva questo vento ben presto segue la pioggia. 199
Vento Garbino prendi il sacco e vai al mulino. I contadini, quando vedevano guastarsi il tempo, prevedevano che non sarebbe stato possibile lavorare nei campi, per cui, al fine di occupare utilmente le ore d’inerzia, andavano a macinare il grano. A questo si univa anche un’altra opportunita`: la pioggia, ingrossando i torrenti, dava maggior volume d’acqua al mulino che svolgeva l’opera piu` speditamente e senza interruzioni. 200
201 Garbino quel che trova lascia. Tale vento, dopo aver spirato e talora portato cattivo tempo, riporta la stessa situazione meteorologica che ha trovato e cessa. In Veneto: Garbin, Garbin bardassa, quel che ’l trova el lassa ‘‘Garbino, Garbino puttana, quello che trova lascia’’. Vedi anche Libeccio dura tre giorni e quel che trova lascia [L 620].
GARZONE Inteso come apprendista di un mestiere ma anche come giovane bracciante. Il garzone del barbiere impara a radere alla barba dei pazzi. Affidarsi agli inesperti e` azione propria di gente con poco cervello. Anche a commento di una situazione in cui qualcuno, alquanto inetto, cerca di farsi passare per un esperto. Un tempo l’apprendista del barbiere doveva esercitarsi direttamente sul cliente, ma le cavie non erano frequenti. Quando capitava uno 202
pag 709 - 04/07/2007
GATTA
646
.
sprovveduto in bottega, una rapida occhiata del padrone avvertiva la spazzola, e il giovane inesperto, con un largo sorriso, diceva all’uomo: – Prego, s’accomodi, signore! Vedi anche Alla barba dei pazzi il barbiere impara a radere [P 910]; Felice e` chi impara a spese d’altri [F 547]; All’altrui danno e` bello imparare [D 78]; Fortunato e` chi non impara a sue spese [F 1258]. Chi vuole che il garzone goda la notte sia sereno e il giorno piova. Proverbio dei contadini che con la pioggia non lavoravano nei campi e quindi il garzone, che spesso non era di famiglia, poteva riposarsi il giorno e divertirsi la notte. 203
GATTA Abitudini, difetti, vizi e virtu` di questo animale creano una fitta rete di analogie con i comportamenti umani. Spesso gatta equivale a gatto, poiche´ fino al XVII sec. era il femminile a non essere marcato e ad indicare la specie (come ancora oggi ‘‘rana’’ o ‘‘tartaruga’’). f Vedi Fretta, Gatto, Lardo, Osso. 204 (Qui) Gatta ci cova. C’e` qualcosa che non va, di poco chiaro; c’e` un imbroglio; sotto un’apparenza onesta c’e` qualcosa che non lo e`. Le gatte, se non sono ospiti di una famiglia, vanno a fare i gattini in luoghi nascosti, per preservarli dalle insidie di uomini e animali, per cui spesso si sentono i lontani miagolii dei piccoli senza capire da dove provengono. Vedi anche C’e` del marcio in Danimarca [M 660]; C’e` puzzo di bruciaticcio [M 662]. 205 Ogni gatta ha il suo gennaio. A gennaio i gatti vanno in amore e, per buona e casalinga che sia, al suo momento, una gatta a gennaio vuole andare per i fatti suoi. Una persona, per quanto equilibrata e calma, ha i suoi momenti di instabilita` nei quali e` strana, bislacca, per cui va compresa e lasciata in pace. La scelta di ‘‘gatta’’ in luogo di ‘‘gatto’’, denuncia l’antichita` del detto (noto pero` col maschile all’Aretino, Lo Ipocrito, atto I, scena IX: ‘‘Ogni gatto ha il suo gennaro’’). Vedi anche Anche la formica ha la sua rabbia [F 1097]; Anche la mosca ha la sua collera [M 2112]; in senso diverso Ogni serpe ha il suo veleno [S 1100]; Ogni granchio ha la sua luna [G 1003]; e piu` in generale Non c’e` rosa senza spine [R 922].
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
206 Ogni legno ha il suo tarlo. Per analogia. Ogni cosa ha il suo aspetto negativo, la sua macchia, il suo inconveniente o difetto. 207 Ogni legno ha il suo fumo. Vedi anche Ogni camino fa il suo fumo [C 247]; Ogni chiodo ha la sua ruggine [C 1490]; Ogni capello ha la sua ombra [C 586]. 208
Ogni carne ha il suo osso.
209
Ogni pesce ha la sua lisca.
210
Ogni altare ha la sua croce.
211 Ogni pane ha la sua pena. Nel senso che e` costato fatica e sacrifici. 212
Ogni grano ha la sua crusca.
Ubi mel, ibi fel. ‘‘Dove c’e` il miele, la` c’e` il fiele’’. Motto latino medievale, tuttora usato. Dove si trova qualcosa di molto bello e gradevole, c’e` anche qualcos’altro di negativo, di molto amaro. Vedi anche Ogni medaglia ha il suo rovescio [M 1074]. 213
214 Gatta coi guanti non prese mai topo. Per lavorare bene bisogna vestirsi come occorre, sporcarsi le mani, adeguarsi alla situazione. Chi guarda troppo per il sottile non combina mai niente.
Tanto va la gatta al lardo [al pentolino] che ci lascia lo zampino. Nella forma con ‘‘lardo’’ spesso usato, per la sua diffusione, quasi a paradigma della proverbialita` stessa. Chi sfida ripetutamente un pericolo, finisce prima o poi in qualche guaio, come una gatta che ruba spesso nello stesso posto, alla fine viene sorpresa. Oltre al gruppo di sinonimi qui sotto riportato vedi anche Chi scherza col fuoco alla fine si brucia [S 591]; Chi va al mulino s’infarina [M 1446]; Vaso che va spesso al fonte ci lascia il manico o la fronte [P 2421]. 215
Tanto va la gatta al cacio che vi lascia l’ugne e il naso. Versione piu` rara del precedente; si riportano qui di seguito diversi proverbi di stesso significato e costruito secondo il medesimo schema. 216
217
Tanto va la mosca al miele che ci lascia il capo.
218
Tanto va l’oca al torso che vi lascia il becco.
pag 710 - 04/07/2007
647
.
GATTO
Il torso di cavolo era il richiamo che si metteva nelle trappole per la caccia alle oche selvatiche.
non conosce il cane o non conosce la salsiccia [S 138]; Chi compra il lardo dalla gatta lo paga piu` di quello che vale [L 119].
Tanto va la rana al poggio che ci lascia la pelle. La rana non deve stare lontana dall’acqua, perche´ puo` diventare preda di civette, serpi, rapaci e altri animali.
227 Non si va a comprare la sugna dal gatto. Per analogia. La sugna e` il grasso non commestibile dell’intestino del maiale che serviva per ungere i mozzi delle ruote o per rendere impermeabili oggetti di pelle o di cuoio.
Tanto va la farfalla al fuoco che si brucia le ali. Nella sua forma antica e` citato Tanto va il parpaglione intorno al fuoco che si vi s’abbrucia.
228 Non si va per ossi dal cane. Per analogia.
219
220
Tanto va la capra al cavolo che ci lascia il pelo. Il cavolo sta nell’orto e il padrone che ce la trova le toglie il pelo con le legnate. La forma piu` antica suona: Tanto va la capra alle verze ch’ella ci lascia il pelo. 221
222
Tante ne fa il galletto finche´ ci lascia il becco.
223
Tante ne fa l’asino che assaggia il bastone.
Quando la gatta e` in paese i topi ballano. Quando chi comanda e` assente, tutti fanno il loro comodo, quello che vogliono, o non lavorano o trasgrediscono le regole. Altri scrivono: Quando la gatta non e` in paese... Ma non l’ho mai sentito dalla viva voce. S’intende comunemente che, come una massaia, la gatta, va in paese per sue faccende, e nella casa dove li ha lasciati nuore, figlie, ragazzi, serve fanno il loro comodo. Del resto una gatta non sarebbe in grado di tenere a bada i topi di un intero paese. In latino e` nota la massima di origine medievale, Dum felis dormit, mus gaudet et exilit antro ‘‘Quando il gatto dorme il topo e` allegro e esce dal buco’’. Vedi anche Quando il padrone dorme i servi ballano [P 89]. 224
Quando l’abate dorme i frati ballano. Per analogia. Vedi anche Tristo abate, tristo frate [A 2]. 225
226 Non si va dalla gatta per il lardo. Non si va a cercare o a chiedere certa roba da gente che ne e` avida, desiderosa o ghiotta perche´ come minimo se ne ottiene un rifiuto. I gatti sono ghiottissimi di lardo e di pesce. Vesi anche Chi cerca le salsicce nel canile o
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
La gatta non s’accosta alla pentola che bolle. Non e` bene avvicinarsi a persone infuriate, a situazioni pericolose, gente in tumulto. Vedi Gatto scottato dall’acqua calda ha paura di quella fredda [G 243]. 229
Che colpa (n’)ha la gatta se la massaia [massara / padrona] e` matta? La massaia doveva fare attenzione al cibo, che per sua natura la gatta ha rubato. Si dice per indicare che uno non ha niente a che fare con una faccenda, che una cosa non lo riguarda ed e` dovuta a sciocchezze combinata da altri. 230
Dio ti guardi dalla gatta che davanti ti lecca e di dietro ti graffia. Da chi ti si professa amico e sotto sotto ti nuoce. Vedi anche Dagli amici mi guardi Iddio che dai nemici mi guardo io [A 711]. 231
GATTO Non si conoscono tracce di gatto nei reperti preistorici, come invece si rinvengono del cane. Sembra che il felino si sia diffuso dall’Antico Egitto nell’Oriente e nel mondo musulmano. I Romani lo conobbero solo sporadicamente, risolvendo il problema dei topi con donnole addomesticate. Il gatto domestico si diffonde infatti in Europa verso il X sec.: il mondo cristiano lo considera animale impuro, diabolico per essere stato divinizzato in altri culti, e anche per questo la sua diffusione fu lenta. Essere misterioso, indecifrabile e affascinante, e` visto come l’incarnazione del demonio, delle streghe, delle anime dei morti, delle fate. Si dice dunque che sia bene non molestarlo, soprattutto non ammazzarlo. Lo sguardo enigmatico, lo stare tranquillamente sull’orlo di tetti e precipizi, il suo distacco e la sua costante appartata indifferenza gli conferiscono nobilta` e fanno intravedere un collegamento con una vita superiore. L’inimicizia col cane, molto inventata,
pag 711 - 04/07/2007
GATTO
la guerra ai topi condotta piu` per svago che per alti ideali, e infinite altre dicerie hanno fatto del gatto uno degli animali piu` discussi e ricchi di proverbi, detti, locuzioni, metafore, nonche´ protagonista di favole morali. Non gli mancano frequentazioni diaboliche, compagnie di streghe, dato che a lungo il suo cervello fu ritenuto un potente veleno. f Vedi Cane, Gatta, Topo. 232 Il gatto non e` gatto se non e` ladro. E` una delle caratteristiche del gatto, per non deve essere addomesticato al punto da dimenticare i suoi istinti naturali. 233
Gatto che fa bene il suo mestiere e` anche un po’ ladro.
234 Il buon gatto va rubato. E` credenza comune che, se si vuole un gatto che acchiappi i topi, bisogna rubarlo e non acquistarlo o riceverlo in regalo. Forse per il fatto che il gatto e` considerato (ed e`) ladro per natura. Vedi anche Il gatto si ruba e il marito s’adesca [M 773]. Rubare un gatto non era quindi considerato peccato. In Sicilia anche il furto delle galline otteneva facilmente perdono: Gatti e gaddini li Signuri si nni ridi ‘‘(Dei furti) di gatti e di galline anche il Signore se la ride’’. 235 Il gatto ha sette spiriti. Animale venuto dall’Oriente ha portato con se´ molte prerogative magiche: puo` rischiare la vita sette volte, puo` uscire sette volte da una situazione nella quale e` ritenuto morto. In effetti i gatti sopravvivono alle cadute piu` spericolate per l’abilita` di cadere sempre sulle quattro zampe. Usato anche il modo di dire avere sette vite (come i gatti). Vedi anche Le donne hanno sette spiriti in corpo [D 1075]. 236
648
.
I gatti hanno sette vite.
237 Il gatto non muore se non batte il naso. Secondo una credenza popolare questo sarebbe l’unico punto debole del gatto.
Il gatto fa casa. Era anticamente ritenuto un’incarnazione degli antenati, un folletto, ecc. Dice Montale (A Liuba che parte): ‘‘splendido / lare della dispersa tua famiglia’’. Ci puo` essere una connessione anche con l’idea diffusa che il gatto sembra affezionarsi piu` alle pareti domestiche che ai padroni. Vedi anche Il cane s’affeziona all’uomo e il gatto alla casa [C 474]. Si osserva 238
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
comunque che per molte persone prendere in casa un gatto vuol dire consolidare il proprio ambiente come rifugio, come ‘‘nido’’. 239 A gatto vecchio sorcio tenerello. Quando non bastano piu` le forze ci vogliono lavori leggeri, facili, cibi buoni e digeribili. 240 A gallo vecchio gallina tenerella. Per analogia, con allusione ai rapporti sessuali. 241 A caval vecchiotto erba tenerella. Per analogia. 242 A gatto vecchio non mancan sorci. Alla persona anziana la vita vissuta e l’esperienza forniscono occasioni e risorse per guadagnare, vivere, mangiare, che il giovane non ha.
Gatto scottato dall’acqua calda ha paura di quella fredda. Registrazione di una comune reazione psicologica, per la quale chi ha avuto danno o paura di qualcosa, facilmente diffida di tutto quanto la richiami o le somigli. Vedi anche, con significato simile, L’asino dove e` cascato una volta non ci casca piu` [A 1382]; Cane battuto ha paura dell’ombra del bastone [O 274]; Il pesce che ha morso l’amo mangia sempre di mala voglia [A 745]; La gatta non s’accosta alla pentola che bolle [G 229]. 243
Chi ha inciampato nella serpe ha paura delle lucertola [della corda]. Per analogia. 244
245 Chi serpe morse, lucertola teme. Per analogia.
Chi fu morso dalla vipera ha paura delle anguille. Per analogia. 246
Dimentichi il lupo, ma ti pare di vedere sempre le orme. Per analogia. 247
248 Il gatto la fa e poi la copre. Dall’uso dei gatti di fare i propri bisogni dentro una piccola buca e poi ricoprirli accuratamente, si dice di chi cerca di nascondere le proprie marachelle. Vedi anche Chi la fa la copre [F 321]; Tutti fanno con i loro errori come il gatto fa con la merda [E 148]. 249
Il gatto del fabbro non si sveglia ai colpi di martello.
pag 712 - 04/07/2007
649 I rumori che disturbano il sonno o danno fastidio non sono quelli piu` forti, ma quelli a cui non siamo abituati. Il gatto del fabbro dorme al suono del martello e si sveglia a quello delle forchette. Anche nel sonno piu` profondo ci si desta a quei richiami, pur tenui, che rivelano qualcosa di gradito, come il gatto che sente il rumore della gente a tavola e non si cura dei colpi di maglio. 250
Di notte [Al buio] tutti i gatti [le gatte] sono bigi [bigie]. Piuttosto vivo e diffuso per indicare genericamente che una cosa vale l’altra. In particolare per dire che in certe occasioni una donna bella vale una brutta. Vedi anche, oltre ai seguenti, A lume spento e` pari ogni bellezza [L 1003]; comunque un altro proverbio avverte Ne´ donna, ne´ tela a lume di candela [D 1000]. 251
Al lume della lucerna ogni rustica [brutta] par bella. Per analogia. Anche la donna che non ha grazia, garbo, ha la sua attrattiva. Usato anche nel senso che quando ci si vede poco va tutto bene. Rustica, o anche villana, hanno solo senso di contadina che non ha ornamenti, ne´ modi ricercati. 252
Al buio la villana e` bella quanto la dama. Per analogia. 253
Spenta la candela tanto e` la bianca che la nera [non c’e` bianca e non c’e` nera]. Per analogia. Ne circolano ancora due varianti mediolatine: 254
Sublata lucerna omnes mulieres aequales. ‘‘Spento il lume tutte le donne sono uguali’’. 255
256 Extinta lucerna omnis mulier eadem. ‘‘Spenta la lampada una donna vale l’altra’’. Vedi anche Ogni cuffia per la notte e` buona [C 2590]; Dopo l’Avemmaria la tua e` bella come la mia [A 1634]. 257 Alla candela la capra par donzella. Per analogia. Vedi anche, con diversi ma vicini significati, L’apparenza inganna [A 1052]; Al buio tanto e` vetro che diamante [B 1052].
Al lume di [della] lanternina (anche) la cenere pare farina. Per analogia. 258
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
GATTO
259 Di notte tutte le vacche son nere. Per analogia. Frase proverbiale ripresa da Hegel nella Fenomenologia dello spirito per criticare la filosofia di Schelling.
Il gatto che dorme e` quello che ruba la salsiccia. Le persone piu` pericolose e ingannatrici sono quelle che hanno un aspetto innocuo e un’aria tranquilla. 260
261
Non ti fidare mai del gatto, anche se dorme.
262 Chi gatto nasce prende i topi al buio. Chi nasce con particolari doti riesce a fare con facilita` cose per altri difficili o impossibili. 263 Chi sta coi gatti impara a rampicare. Si prendono le abitudini delle persone con cui si vive e si imparano le loro arti, buone o cattive che siano. Equivalente al piu` diffuso Chi pratica lo zoppo impara a zoppicare [Z 107]. I gatti sanno arrampicarsi benissimo, tanto che si dice riferendosi a chi fa una cosa inutile, superflua: Insegnare ai gatti a rampicare. Rampicare e` meno comune di ‘‘arrampicarsi’’, di cui ha lo stesso significato; si usa ancora occasionalmente, piu` che altro in riferimento ad animali.
La confessione dei ladri e` la lavatura del gatto. Il pentimento dei malviventi e` solo superficiale. Si dice lavatura del gatto quella molto sommaria, fatta piu` per scrupolo che per pulizia, tipica dei bambini. Il gatto si fa la pulizia personale passandosi sul muso una zampina inumidita con la saliva. 264
Non importa che il gatto sia bianco o nero, basta che prenda i topi. Non bisogna guardare ai particolari, agli aspetti secondari, ma all’essenziale; bisogna considerare piu` l’utilita` che l’estetica. 265
Se i gatti sapessero volare le beccacce sarebbero rare. A chi dice Se..., si mostra con questo proverbio che la natura ha predisposto tutto secondo una sua logica precisa. 266
Nessuno vuole attaccare il sonaglio al collo del gatto. Nessuno rischia per gli altri. Dalla nota favola del congresso dei topi, i quali decidono d’attaccare un sonaglio al collo del gatto, per poter fuggire appena s’avvicina, ma non trovano nessuno disposto a eseguire il progetto. 267
pag 713 - 04/07/2007
GATTO
650
.
La storia, che e` stata ripresa da La Fontaine nel Conseil tenu par les rats (Fables 2.2), si trova nell’opera di Lorenzo Astemio (1435 circa – 1508), il quale scrisse due centurie di favole: Fabulae ex graeco in latinum e Hecathomytium secundum. La favola in questione e` la 196. Il detto e` citato anche in latino: 268 Nemo feli tintinnabulum annectere vult. ‘‘Nessuno e` disposto ad attaccare un campanello al gatto’’. 269 Non comprare mai il gatto nel sacco. Dentro il sacco potrebbe esserci qualunque altra bestiaccia. Controlla sempre attentamente quello che acquisti. 270 Gatto zoppo non muore mai. Probabilmente perche´ fa una vita quieta, senza correre i pericoli ai quali si espongono i gatti sani. Si dice soprattutto delle persone piene di acciacchi che campano molto a lungo; anche secondo una massima latina medievale Longius invalidae vivunt saepissime feles ‘‘I gatti menomati vivono a lungo’’. Vedi anche Dura piu` una pentola rotta che una sana [D 1232].
Ai gatti piace il pesce, ma non pescare. Si dice a chi desidera qualcosa, ma non si sottopone alla fatica di procurarselo. 271
272 Dalla casa del gatto il topo esce di corsa. Fra due persone che non possono andare d’accordo la frequentazione e` destinata a durare poco; uno che mette piede dove non e` gradito, fa presto ad andarsene. 273 Il gatto prima lecca e poi graffia. Non bisogna fidarsi delle troppe cortesie. Il gatto prima si struscia, fa le fusa, lecca e poi, quando uno meno se l’aspetta, da` un graffio. 274 Gatto rinchiuso diventa leone. Anche i deboli, esasperati dalla costrizione, diventano pericolosi e temibili.
Chi uccide i gatti fa male i suoi fatti. Un alone magico circondava il gatto che era visto come l’incarnazione del demonio, delle streghe, delle anime dei morti, cosı` si credeva che uccidere un gatto portasse disgrazie e sventure per sette anni. 275
Quando il gatto si lecca il pelo viene acqua giu` dal cielo. Quando il gatto si lava il muso insistentemente leccandosi le zampe la pioggia e` vicina. 276
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Si spiega col fatto che la pelliccia del gatto e` facilmente elettrizzabile e quando l’elettricita` dell’aria aumenta con l’avvicinarsi del temporale, gli da` prurito e il gatto cerca di attenuarlo leccandosi e lisciandosi il pelo. A Firenze si ripetono ancora i versi del Fagioli: ‘‘Ed in questo osservate col zampino / se si passa l’orecchio e dite pure / che fara` pioggia, perch’egli e` indovino...’’. ATrieste si osserva: Co’ el gato se lissa piovi ‘‘Quando il gatto si liscia piove’’, mentre a Macerata – ma in forme simili anche in altre zone del Centro – e` noto: Quanno lo gatto fa le legne certamente pioe o negne. ‘‘Quando il gatto fa la legna certamente piove o nevica’’. Nelle Marche si dice che il gatto fa la legna quando con le unghie gratta le gambe dei tavoli, dei mobili, la paglia delle sedie, i tronchi degli alberi come se volesse provvedersi di legna per il fuoco, sentendo che il freddo e` in arrivo. Si riporta questo proverbio perche´, si puo` dire, vale come prototipo di molti altri proverbi dialettali nei quali si dice che il gatto ‘‘fa la legna, va al bosco’’, ecc. 277
278
Quando il gatto si lava le orecchie presto piove [viene acqua] a secchie.
279
Quando il gatto si lava il muso brutto tempo salta suso.
Quando il gatto sta accanto al fuoco il maltempo tarda poco. Se il gatto sta in ora insolita o a lungo davanti al fuoco si prepara un cambiamento di tempo verso il freddo e la pioggia. 280
Gatto che si gratta l’orecchio con la zampina sente la neve o qualcuno che s’avvicina. Quando il gatto si pulisce il muso passando piu` volte la zampa dietro l’orecchio, e` segno di prossima neve o di visite. 281
Quando il gatto si liscia il muso e` in arrivo una bella donna. Tra lo scherzo e la superstizione: il gatto si farebbe bello sentendo arrivare una bella signora. 282
Gatto che si gratta gli orecchi porta una novita`. Si dice che si gratti gli orecchi per ascoltare meglio quello che verra` detto, essendo assai curioso. 283
284
Il gatto tradisce il padrone sette volte al giorno.
pag 714 - 04/07/2007
651
.
GAUDENZIO
Il gatto e` ladro ed e` poco sensibile ai sentimenti e alla fedelta`, per cui fa tutto quello che gli comoda, disinteressandosi del padrone.
persone meno abili o piu` ingenue. Vedi anche A ogni poeta manca un verso [P 2012]; Sbaglia anche il prete all’altare [S 479].
285 Il gatto fa danno senza far rumore. Furti e malefatte vengono compiuti in silenzio, con passo felpato e senza smuovere nulla.
Il gatto vende´ il suo podere per una padella di pesce. Per soddisfare la gola si affrontano spese folli. Questo e i proverbi seguenti sono legati alle condizioni di vita del passato. Vedi anche Per la gola si rovino` la gatta [G 300].
Gatto che fa rumore e` in amore. Solo nei periodi degli amori, gennaio e giugno, il gatto diventa rumoroso con persistenti e acuti miagolii. 286
Ogni gatto e` lungo un braccio. Tutti i gatti sono uguali: non c’e` poi tanta differenza tra un gatto e l’altro. Si dice a chi si dispera per aver perso il proprio gatto o afferma che non ce n’e` uno migliore del suo. 287
288 Il gatto arriva col fucile. Cioe` e` fulmineo nei suoi movimenti come una fucilata.
Gatto e donna in casa, cane e uomo fuori. Dentro, il gatto tiene la casa sgombra dai topi, la donna accudisce ai lavori domestici; fuori, il cane tiene lontani malintenzionati e animali predatori e l’uomo e` al lavoro. 289
290 Lascia che i topi li pigli il gatto. Non pretendere di fare quello di cui non sei capace. Bisogna lasciare a ognuno il suo mestiere. 291 C’e` il gatto nel camino. Non c’e` di che sfamarsi: il focolare e` spento e il gatto ci puo` stare dentro a dormire. 292 Chi non ha gatti mantiene i topi. Chi non spende per custodire i propri beni e` soggetto a furti: cosı` mantiene i ladri.
Chi non ha gatti mantiene i topi e chi ha gatti mantiene i topi e i gatti. Piu` cinico del precedente: mantiene custodi e ladri. Talvolta i due si accordano, vedi anche Chi pone guardia pone ladro [G 1288]. 293
Si alleva il gatto per i topi e non i topi per il gatto. Non si puo` scambiare il fine per il mezzo. 294
Anche il gatto piu` prode fu beffato da un sorcio. Pur essendo capaci, abili, esperti qualche volta capita di sbagliare, di venire beffati da 295
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
296
297
Il gatto per il lardo vendette la vigna.
298
La gatta per le sarde baratto` una vigna.
299
Per la gola fece debiti il gatto.
Per la gola si rovino` la gatta. Per il desiderio e l’avidita` spesse volte si commettono sciocchezze che poi portano gravi danni. Vedi anche Il gatto vende´ il suo podere per una padella di pesce [G 296]. 300
GAUDENZIO Gaudenzio e` nome allusivo di persona dedita alla vita buona e piacevole, che si sa godere le gioie dell’esistenza. Un intreccio metaforico combina diversi dati per ottenere una maggiore ironia. Nella vita religiosa lo stato di grazia dovrebbe dare all’animo una condizione di gioia piena, di continuo gaudio nella completa fiducia nel Signore, al punto da vivere serenamente anche nelle tribolazioni. Nel 1261, a Bologna, Loderingo degli Andalo` fondo` la Milizia della B.V. Maria, i cui membri cavalieri, per quanto detto e per essere nobili o di notevole livello sociale, furono detti Milites Gaudentes, ovvero Frati Gaudenti. Troppo facile a questo punto l’ironia che non manco`. Ne´ ormai traspare tutta nel nome Fra’ Gaudenzio, che indica la propensione di un religioso a godersi i beni terreni. Fra’ Gaudenzio mangia, beve e fa silenzio. Di chi tira a fare il proprio comodo o il proprio interesse senza occuparsi di quello che gli accade intorno o del rispetto degli altri. 301
Fra’ Gaudenzio beve quando nessuno lo vede; e ha gia` bevuto senza che l’abbian veduto. Il confratello francese di Fra’ Guadenzio e`: 302
303
Pe`re Labutte qui boit quand personne ne le voit; et qui a bu sans que personne l’ait vu.
pag 715 - 04/07/2007
GAZZA
652
.
‘‘Padre Labutte che beve quando nessuno vede e ha bevuto quando nessuno l’ha veduto’’. Il personaggio e il proverbio risultano conosciuti in alcune zone vicine alla Francia. GAZZA La gazza e` chiamata con nomi familiari diversi: pica, berta, checca, cola, mita, ciaula. Si trova in tutta l’Italia, meno che in Sardegna e nell’isola d’Elba. Fa un bel nido foderato di muschio e fissato con argilla, sormontato da una cupoletta. E` un uccello molto comune, di media grandezza, dalla lunga coda, con piumaggio bianco e nero, becco e piedi neri. Ve ne sono anche specie dai colori vivaci. La gazza e` intelligente, molto curiosa e questo le costa spesso la cattura, mentre con altri artifici e` difficile prenderla. E` detta ladra perche´ ama raccogliere e nascondere gli oggetti lucenti, spesso impadronendosi di cose preziose nelle case. E` dannosa perche´ distrugge uova e piccoli degli altri uccelli. f Vedi Nido. La gazza giovane impara a rubare dalla vecchia. La figlia impara dalla madre a essere disonesta. I giovani imparano i vizi dai grandi. Vedi anche Il vitello impara dal bue a portare il giogo [G 556]; Il giovenco impara dal bue [G 557]. 304
Una sola gazza in primavera di cattivo tempo e` foriera. Le gazze vanno di solito in gruppi, ma durante gli amori e la cova in primavera vanno in coppia; se il tempo minaccia acqua, freddo, vento che potrebbero raffreddare le uova, allora vanno in pastura una alla volta, in modo che la covata rimanga protetta. 305
La gazza non va lontano: s’ella e` al monte torna al piano. Proverbio dei cacciatori. Le gazze stanziano in luoghi consueti, non amano allontanarsi dal posto scelto per nidificare. Se sale verso la montagna torna presto alla pianura dove ama stare. Vedi anche La rana avvezza al pantano se e` al monte torna al piano [R 178]; Il papero torna all’acqua [P 379]. 306
Non e` cosa facile rubare l’uova alle gazze. Non e` facile rubare ai ladri, imbrogliare gli imbroglioni, ingannare i furbi. La gazza, oltre 307
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
all’abilita` nel rubare, ha un’intelligenza notevole, una furbizia e una scaltrezza eccezionali. Bisogna pelare la gazza senza farla stridere. E` necessario trattare una persona in modo tale da fargli fare quello che si vuole senza che se ne accorga, senza che ne provi fastidio o si renda conto del danno. Vedi anche Chi non sa scorticare guasta il cuoiame [S 720]. 308
Bisogna sfilar l’uovo di sotto alla gallina senza che se ne accorga. Per analogia. 309
310 La gazza ha la coda pelata. Si dice per indicare una persona furba che non cade facilmente nei tranelli e subodora gli imbrogli. La gazza ha una bella coda e, se le rimane nella tagliola, perde le penne, ma al tempo stesso diventa ancora piu` diffidente e scaltra. Cosı` si dice accivettato l’uccello divenuto furbo e circospetto per essere sfuggito agli artigli della civetta, o alle panie e alle reti dove questa, usata come richiamo, l’aveva attirato. Altri intendono: la gazza ha perduto le penne del pavone con le quali si era ornata la coda, come narra la favola di Esopo (Favole 162, propriamente riferita ad un gracchio, ma in altre versioni, anche popolari, a una gazza o a un corvo). Ma questa spiegazione non s’accorda bene con l’uso. Vedi La troppa coda ammazza la volpe [V 1296].
Le gazze non possono contendere con gli usignoli. Chi non ha doti per fare una cosa non puo` competere con chi fa di questa la sua professione. La gazza ha un canto sgraziato, sgradevole, mentre l’usignolo e` considerato l’uccello dal canto piu` melodioso. 311
GAZZETTIERE E` l’antico giornalista. Gazzettiero o non dice vero o non lo dice tutto intero. Una manifesta diffidenza verso cio` che si legge sui giornali. 312
GELO f Vedi Caldo. 313
Anno non perse mai gelo.
pag 716 - 04/07/2007
653
.
GELOSIA
Anche in un inverno mite le gelate non mancano mai. Vedi anche Ne´ caldo, ne´ gelo / rimasero in cielo [C 150].
In quanto e` solo il calore della buona stagione che li guarisce e le altre medicine sono inefficaci.
Bianco gelo d’acqua e` messaggero. Quando la gelata notturna imbianca la campagna e` segno che vuol piovere.
I geloni guariscono col sole di luglio. Per guarire i geloni ci vuole il fiore rosso di trifoglio. Che appare con la stagione calda.
Gelo marzolino contrista il contadino. Le gelate nella seconda meta` di marzo sono particolarmente dannose per la campagna dove le piante stanno mettendo le gemme e il grano prepara la spiga.
324 Per i geloni non c’e` medicina. Questo proverbio si usa soprattutto metaforicamente, secondo l’uso comune della parola con cui s’intende gelosia. Ha i geloni: e` geloso. Quindi: per chi e` geloso non c’e` alcun rimedio. Si usa anche con il significato letterale, in quanto un tempo per i geloni esistevano solo palliativi e sparivano con la buona stagione.
314
315
Gelo di marzo, neve d’aprile: addio madia, addio barile. Il gelo di marzo e le nevicate d’aprile compromettono il raccolto del grano e quello del vino. La madia era il mobile principale della cucina, con apertura del piano superiore, dove s’impastava e poi si conservava il pane. 316
317 Col gelo ognuno impara a tremare. Non si ha idea di una cosa se non quando se ne ha esperienza. Quando viene il gelo ognuno comprende subito cosa vuol dire avere veramente freddo. Il tremito per il freddo, accompagnato ai brividi e` un atto riflesso, che permette di sviluppare calore.
Col gelo s’impara a tremare e col dolore a piangere. Vedi anche Il bisognino fa trottar la vecchia [B 606]; Quando l’acqua arriva al culo tutti imparano a nuotare [B 608]. 318
319 Il gelo riunisce gli stracci. Quando e` freddo ognuno corre ai ripari coprendosi anche con vecchi abiti malridotti. Quando c’e` necessita` si ricorre a tutto.
GELONE Infiammazione dolorosa caratterizzata da bruciore, gonfiore e ulcerazioni prodotta dal freddo nelle parti del corpo in cui la circolazione e` meno attiva (mani, piedi, orecchie), specialmente in organismi deboli o predisposti. I geloni erano il tormento degli inverni del passato, ma sono frequenti anche adesso. 320 I geloni sono il male dei poveri. Perche´ sono il male di chi non ha da riscaldarsi, o lavora all’aperto, al freddo, e soprattutto e` debole e denutrito. 321
La cura dei geloni si fa con l’acqua di maggio.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
322 323
325 Per i geloni ci vogliono scarpe larghe. Chi aveva i geloni ai pedi cercava di rimediare portando scarpe larghe, cosa che alleviava di poco il tormento. Ma soprattutto per la gelosia bisogna star lontano da chi la provoca. Usato piu` nel senso letterale, ha valore anche metaforico, come il precedente: l’unico rimedio per la gelosia e` quello di tenersi lontano da chi ne e` l’oggetto.
Le chiarate per le distorsioni e l’acqua di maggio per i geloni. Il rimedio per le distorsioni, in particolare quelle delle caviglie era un tempo costituito da due chiare d’uovo di gallina montate e applicate sulla parte dolorante. I geloni scompaiono con il bel tempo, ma maggio e` prematuro: ci vuole un caldo deciso e stabile, come indicano altri proverbi, addirittura luglio (vedi G 322). Il proverbio riprende impropriamente altre forme gnomiche che indicano l’acqua di maggio come salutare (intendendo il periodo): L’acqua di maggio fa diventar belle le donne [A 201]. 326
GELOSIA L’amore comporta un certo grado di gelosia, e l’essere oggetto di questo sentimento spesso non dispiace, anzi puo` essere gratificante. Ma quando la gelosia diventa ossessiva e violenta, trasformandosi in un desiderio di possesso che non ha piu` nulla a che fare con l’amore, e` devastante per chi la prova e per chi la subisce. f Vedi Amore, Geloso. 327 Dove e` amore e` gelosia. Quando uno ama e` naturalmente geloso perche´ teme sempre di perdere l’amore dell’altro.
pag 717 - 04/07/2007
GELOSO 328
Non c’e` amore senza gelosia.
Ne´ amore senza gelosia ne´ gloria senza invidia. Vedi anche Non fu gloria senza invidia [G 875]. 329
330
654
.
Amore e gelosia vanno in compagnia.
331 Amore e gelosia nacquero insieme. Una delle Massime di La Rochefoucauld riecheggia il proverbio: ‘‘La gelosia nasce sempre con l’amore, ma non sempre muore insieme’’. 332
Amore e gelosia sono gemelli.
333
Buon amore vuole un po’ di gelosia.
La gelosia scopre l’amore. Quando la gelosia si manifesta verso persone che non sono legate da un vincolo d’amore ufficializzato rivela sentimento nascosto. 334
Amor da` per mercede gelosia e rotta fede. L’amore da` come compenso a chi lo offre e lo vive la continua gelosia e il tradimento. 335
La gelosia chiude una finestra e apre dieci porte. Chi e` accecato dalla gelosia prende dei provvedimenti, ma spesso non si rende conto di quali sono i veri pericoli che minacciano di fargli perdere la persona amata. Anche: vede risolto un ‘‘problema’’ e se ne crea subito molti altri. 336
Gelosia, la peggiore malattia. Sentimento patologico per eccellenza, che non da` pace e non concede tregua, turba l’animo, cambia il carattere e avvelena la vita. 337
338 La gelosia e` il tarlo dell’amore. La gelosia lentamente mina e corrode il sentimento d’amore fino a distruggerlo completamente. 339 La gelosia non invecchia. Non scompare col tempo, non s’attenua con la vecchiaia ne´ con la perdita delle attrattive della persona amata. 340 Gelosia non mette ruga. La gelosia non soltanto non invecchia, ma non lascia trasparire neppure cenni di cedimento o d’indebolimento. Il proverbio fu preso come titolo di una commedia, a suo tempo assai nota, di Leo di Castelnuovo, pseudonimo di Leopoldo Pulle`, uomo politico, letterato e au-
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
tore teatrale (1835-1917). Negli ultimi decenni del sec. XIX e nei primi anni del successivo ci fu la moda di dare per titolo a opere teatrali un proverbio (o seguendo lo schema di un proverbio), secondo lo schema di un gioco popolare e il modello letterario di De Musset. Dello stesso autore: O bere o affogare, Impara l’arte...; e di Ferdinando Martini (1841-1928) L’uomo propone e la donna dispone, Chi sa il gioco non l’insegni, Il peggio passo e` quello dell’uscio. 341 Meglio soffrir di gelosia che di corna. E` meglio essere accorti e attenti, che mettere la persona che si ama nell’occasione di tradire. Qui si parla di una gelosia non morbosa, non assillante, che puo` essere anche gradita o comunque indizio d’amore. Vedi anche, in senso generale, E` meglio aver paura che buscarne [P 776]. 342 Meglio esser geloso che becco. Per analogia.
Di cento donne novantanove sono gelose e una cieca. Se una non lo e`, cio` e` dovuto al fatto che non ci vede o che non vuol vedere. 343
GELOSO f Vedi anche Amore, Gelosia. 344 Chi e` geloso e` becco [cornuto]. Si sente gia` tradito. Oppure con la sua ossessiva gelosia apre la strada al tradimento. Vedi anche Uomo sospettoso, cornuto nato [C 2249].
Uomo geloso mezzo cornuto. La persona che prova la gelosia (non insiste e non la coltiva, ma soltanto la sente) e` sulla strada di essere tradito, perche´ continuando arrivera` sicuramente ad essere cornuto (come dice il proverbio precedente). Il detto ha quasi forma di legge, molto sintetico, abolendo articolo e verbo. 345
346 Il geloso semina corna. Si prepara ad essere tradito quasi con un accurato lavoro di preparazione (semina) che dara` i suoi frutti con l’ostinazione.
Chi geloso vive cornuto muore. Chi ha il vizio della gelosia e lo coltiva, non se ne redime (geloso vive) alla fine; anche se l’altro elemento della coppia non ne ha la 347
pag 718 - 04/07/2007
655
.
propensione, irrimediabilmente finira` per tradirlo. In sostanza: il geloso e` destinato ad essere tradito, perche´ in qualche modo lo vuole; cosı` almeno ritengono i proverbi. Ingannare un geloso raddoppia il piacere. Si aggiunge la soddisfazione di aver ingannato un marito sospettoso, che crede la moglie capace di quello che finalmente gli fa. 348
349 Meglio marito freddo che geloso. E` preferibile un marito distaccato, apparentemente disinteressato, che uno sospettoso che vede in ogni parola e in ogni gesto il segno di un tradimento.
Il geloso fa il suo bene, ma lo fa male. Le misure che prende per assicurarsi la fedelta` della persona amata sono spesso controproducenti. 350
GELSO f Vedi Seta. Del gelso e del fico tieniti nemico. I rami delle due piante sono poco resistenti e non reggono al peso di chi vi si arrampica; i frutti sono calorosi e, anche in piccola misura, possono far male. 351
GELSOMINO Rosa e gelsomino sono i piu` bei fiori del giardino. La rosa e` bella e profumata, e il gelsomino, arbusto rampicante dai piccoli fiori bianchi, deve la propria fama al profumo acuto e malioso: sono quindi i fiori che hanno i profumi migliori. Vedi anche La rosa e` la regina dei fiori [R 921]. 352
GEMMA Gemma d’aprile poco vino nel barile. Se la vite gemma in aprile, essendo tardiva, si avra` una magra vendemmia. 353
GENERO Il marito della figlia, sul cui reale affetto i proverbi si dimostrano molto scettici. f Vedi Nipote. 354
Amor di genero, sole d’inverno.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
GENIO
L’amore del genero e` tenue, debole, sparisce rapidamente senza scaldare, come il sole del periodo invernale che brilla raramente, nella nebbia o tra le nuvole. 355
Amor di genero viene il giovedı` e se ne va il venerdı`.
Meglio un figlio cattivo che un genero buono. Ci s’intende di piu` con un figlio anche di cattivo carattere, che con un genero di indole buona. 356
GENGIVA 357 Durano piu ` le gengive dei denti. Spesso le cose deboli, morbide, tenui resistono al tempo meglio di quelle dure, rigide, forti.
GENIO L’uomo di genio. 358 Il genio e` pazienza. Un’intuizione, che si puo` avere con relativa facilita`, si deve aggiungere un lavoro lungo e paziente di riflessione e di verifica, altrimenti tutto rimane nell’indefinito, nel velleitario. Riprende una frase e` attribuita al naturalista settecentesco francese Georges Louis Leclerc de Buffon da Marie-Jean He´rault de Se´chelles nel Voyage a` Montbard (residenza di Buffon): ‘‘Il genio non e` che una maggiore disposizione alla pazienza’’.
Il genio comincia e il lavoro realizza. Non c’e` genio senza pazzia. Nelle persone geniali si manifesta spesso una tendenza a non rispettare le regole comuni di comportamento e una forte inclinazione all’anomalia e alla stravaganza. C’e` di piu`: capacita` di vedere oltre i limiti convenzionali conduce anche a manifestazioni di vera follia. Anche l’antichita` vedeva nella pazzia (vedi la voce) una forma di genialita`, unita a una capacita` superiore di comprensione che la associava al sacro, essendo una condizione da non confondersi con la stoltezza, come accade talvolta nel parlare comune. 359 360
361
Nel genio c’e` sempre un ramo di follia.
Nullum magnum ingenium sine mixtura dementiae fuit. ‘‘Non vi e` stato genio che non avesse un pizzico di follia’’. Citazione proverbiale di Seneca (De tranquillitate animi 17.10), tuttora 362
pag 719 - 04/07/2007
GENNAIO
656
.
circolante in ambienti colti. L’affermazione dello scrittore latino si ricollega a sua volta a un tema affrontato da Aristotele e dalla sua scuola (Problemi 30.1): ‘‘Come mai tutti coloro che hanno raggiunto l’eccellenza nella filosofia o nella politica o nella poesia o nelle arti sono chiaramente melanconici?’’, dove ‘‘melanconia’’ e` uno stato patologico che ha i tratti, allo stesso tempo, di cio` che noi potremmo chiamare follia, mania e depressione. Il detto si trova citato anche in forma ridotta: Nullum ingenium sine mixtura dementiae, che puo` avere lo stesso significato (‘‘ingegno’’ come ‘‘mente straordinaria’’) ma anche attribuire direttamente alla semplice intelligenza un filo di follia. 363 I geni s’incontrano. Si dice per scherzo quando due si trovano casualmente a fare o a dire la stessa cosa. Oppure: quando uno cita o imita malamente chi e` da piu` di lui.
GENNAIO E` il mese del freddo e del gelo, e secondo i proverbi e` fondamentale che lo sia per un buon andamento della campagna e soprattutto per il raccolto del grano. Ma siamo ancora a meta` inverno e occorre tenere sotto controllo le scorte alimentari... tuttavia le galline hanno ripreso a deporre le uova. f Vedi gli altri mesi, Gallina, Gatta.
Gennaio ingenera febbraio intenera marzo fa gli occhi aprile li apre maggio fa fronde per le capre. Inoltre: maggio riveste tutto di fronde che sono cibo per le capre. 366
Il gran freddo di gennaio il maltempo di febbraio il vento di marzo le dolci acque d’aprile le guazze di maggio il buon mietere di giugno il buon battere di luglio e le tre acque d’agosto con la buona stagione valgon piu` che il trono di Salomone. Cosı` i mesi vengono ricordati per le loro piu` importanti caratteristiche soprattutto in riferimento alla coltivazione del grano, ma anche di tutta la vegetazione da cui dipende la ricchezza della campagna. In questa forma completa il proverbio e` noto a pochi; sono invece frequenti le citazioni parziali, di uno o due mesi direttamente seguiti dalla caratteristica chiusa ‘‘valgon piu` che...’’. 367
Il freddo di gennaio empie il granaio. Il freddo fa sı` che il seme si sviluppi restando sotto terra senza uscire troppo prematuramente con il germoglio. Si forma cosı` un solido sistema di radici (il grano cestisce dicono i contadini in Toscana). Vedi anche Sotto la neve pane, sotto l’acqua la fame [N 257]. 368
Gennaio fa il ponte, febbraio lo rompe. Gennaio e` il mese del freddo intenso: fa il ponte, ossia copre con una spessa lastra di ghiaccio i corsi d’acqua. A febbraio il gelo puo` cominciare a sciogliersi. Vedi anche San Mattia rompe i ponti o li fa [M 1000].
Gennaio asciutto contadino ricco. Quando il tempo e` asciutto il clima e` freddo e cio` fa prevedere un raccolto abbondante di grano.
Gennaio ingenera febbraio intenera marzo imboccia aprile sboccia maggio fiorisce. Ad ogni mese viene assegnata un’azione per la nascita e la crescita delle piante. A gennaio si cominciano gia` a vedere affiorare i nuovi germogli, a febbraio le gemme cominciano a muoversi e a perdere la durezza, marzo fa i bocci, aprile li fa sbocciare e maggio apre i fiori.
Polvere di gennaio carica il solaio. Con polvere di gennaio s’intende la neve, la quale facendo radicare bene il grano, ne favorisce un abbondante raccolto (vedi Sotto la neve pane [N 257]). Altri intendono questa polvere come generico rinvio alla asciuttezza del clima. Per il rapporto tra freddo e grano, cfr. Antoni – Lapucci, I proverbi dei mesi, 1975, p. 19 sgg. Il grano veniva conservato nei granai (vedi la voce) domestici che dal sec. XIX cominciarono a essere posti nei so-
364
365
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
369
370 Anno di neve, anno di bene. Per analogia. 371
pag 720 - 04/07/2007
657 lai, nei sottotetti delle cascine. Precedentemente si preservava il grano dall’aggressione dei parassiti in recipienti o buche protette dalla paglia, dette fosse torchiate, il che indicherebbe un certa giovinezza del detto, ma c’e` da osservare che le grandi fattorie e le istituzioni annonarie hanno sempre conservato il grano in edifici, granai veri e propri e silos. Gennaio polveraio empie il granaio. Un clima asciutto favorisce lo sviluppo del grano. Confronta Virgilio (Georgiche 1.101): Hiberno laetissima pulvere farra ‘‘Feracissime le biade per il secco invernale’’. Polveraio e` aggettivo che esiste solo in questa espressione. 372
Gennaio nella polvere i granai si fan di rovere. Se gennaio sta sotto la neve (vedi sopra) o e` comunque molto secco i granai devono essere robusti, fatti di legno resistente come il rovere, per resdistere alla gran quantita` di prodotto. 373
Gennaio, freddo cane, salva il vino e salva il pane. Il freddo farebbe bene anche alla vite che, secondo altri detti, preferisce invece in questo mese l’acqua. 374
Dio ci guardi dal fungo di gennaio e dalla polvere d’aprile. Il fungo per nascere e svilupparsi ha bisogno di caldo umido, clima che non dovrebbe esserci a gennaio, in quanto favorisce il riprodursi dei parassiti e fa salire subito in superficie la pianta del grano con barbe scarse, ponendola al rischio di farla bruciare da qualche gelata successiva. In aprile, poi, il clima deve essere favorevole alla pioggia. Qui polvere non sembra che sia da intendere come neve, ma in senso proprio. Si dice anche: 375
376 Anno fungato, anno tribolato. Vedi anche Fungo.
Se vedi il moscone di gennaio tieni il grano nel granaio. Vuol dire che l’inverno non e` freddo, cosa che fa prevedere una scarsa raccolta di grano. 377
Quando gennaio mette erba se tu hai grano, tu lo serba. Se la temperatura mite e la pioggia fanno verdeggiare i campi e spuntare precocemente il grano, tieni di conto di quanto resta del 378
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
GENNAIO
raccolto precedente perche´ il prossimo si preannuncia scarso. Ne e` nota anche una versione latina d’eta` imprecisabile: 379 Si herbescit ianuarius, conde triticum. ‘‘Quando gennaio fa erba, nascondi il grano’’.
Quando la rapa fiorisce di gennaio villan serba il pagliaio. Il clima mite compromette lo sviluppo di tutta la vegetazione, non solo del grano. 380
381
Guardati dalla primavera di gennaio.
382
Dio ci liberi [scampi] da un buon gennaio.
Se gennaio riempie i fossi settembre colma le botti. E` pregiudizio comune che quando l’annata e` piovosa e` buona per il vino, mentre lo e` molto meno per il grano. 383
Se gennaio riempie i pozzi settembre riempie i tini. Come il precedente. Qui e` da intendere per pozzo la cisterna, situata accanto alla casa, dove si raccoglieva l’acqua piovana. Il pozzo di vena non si riempie con la pioggia e difficilmente si secca. 384
Gennaio fa il peccato e maggio e` condannato. A maggio si puo` prevedere come sara` il raccolto del grano, il cui sviluppo dipende pero` dal momento in cui ha cominciato a germogliare, determinato dall’andamento climatico di gennaio. 385
Gennaio e febbraio son la chiave di tutto l’anno. Per lo sviluppo del grano e di tutta la vegetazione che ha un ciclo annuale sono i mesi piu` importanti. Il grano deve infatti restare sotto terra a radicare bene sviluppando poco in superficie per non essere danneggiato dalle gelate; gli alberi durante l’inverno attraversano un periodo di quiescenza che permette loro di superare senza danni questo periodo, se un improvviso addolcimento del clima risveglia le gemme, il freddo successivo puo` danneggiare la pianta irrimediabilmente. 386
Bel gennaio fa piangere a febbraio. Gennaio soleggiato e asciutto fa prevedere un febbraio umido e piovoso. 387
388
Gennaio e febbraio sono mesi di cipolle.
pag 721 - 04/07/2007
GENNAIO
E` il periodo dell’anno in cui le provviste cominciavano a scarseggiare e di prodotti c’era solo qualcosa dell’orto e le uova: si mangiava percio` pane con le grosse cipolle conservate dall’estate. A mezzo gennaio mezzo pane e mezzo pagliaio. E` una specie di promemoria per l’economia della casa rurale. A meta` gennaio e` il giro di boa dell’inverno: ci deve essere ancora meta` del raccolto del grano per la famiglia, e meta` foraggio per le bestie. I pagliai si facevano anche di fieno. 389
390
Meta` gennaio meta` fienile, (meta` granaio).
A mezzo gennaio metti l’operaio. Sono tante le faccende dei campi e, se il clima e` asciutto, bisogna presto darsi da fare: c’e` da dissodare e preparare il terreno per le semine di primavera, fare fossetti per lo scolo delle acque, potare le viti, e tanti altri lavori di sterro, di scasso e di sistemazione dei campi. 391
Chi pota di gennaio pota al grappolaio. Chi pota in questo mese fara` una raccolta copiosa nel periodo della vendemmia. Tuttavia e` impossibile potare se il freddo e` troppo rigido. Grappolaio e` detto nella campagna toscana la zona della vite o della pergola dove, per ragioni di esposizione o di potatura, si situa un’abbondanza particolare di grappoli d’uva. Quindi: chi pota molto presto la vite (a gennaio la potatura e` tempestiva) pota mirando a un’abbondante vendemmia, pota per ottenere un bel grappolaio sulla vite (quindi al ha valore finale). Infatti con grappolaio s’intende, per estensione, anche abbondanza d’uva sulla pianta. 392
Freddo di gennaio gela la pentola nel focolaio. Il freddo di gennaio e` il piu` rigido dell’anno. Arriviva a far gelare la pentola lasciata sul focolare spento. 393
La neve di gennaio diventa sale quella d’aprile farina. La neve di gennaio diventa facilmente ghiaccio, quella che cade in primavera e` farinosa e si scioglie presto. 394
395
658
.
Gennaio e` bianco come un mugnaio.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Cade copiosa la neve, ma con allusione evidente all’insegnamento che Sotto la neve pane... [N 257], vedi sopra G 368-374. Se gennaio sta in camicia marzo scoppia dalle risa. Probabile travisamento di un proverbio dialettale (napoletano: se jennaro se ’ncamisa ‘‘se gennaio s’incamicia’’) che significa: se gennaio si mette il manto, cioe` la camicia di neve, a marzo verra` il bel tempo stabile. 396
Di gennaio tutti i gatti vanno in gattaio. Nelle notti d’inverno, si fanno particolarmente sentire le scorribande e i miagolii dei felini in calore, che in quel periodo spariscono per giorni dalle case. Gattaio nel senso di ‘‘periodo del calore dei gatti o luogo dove i gatti confluiscono’’ e` una creazione lessicale in -aio, per far rima con i mesi, come diverse altre nella lingua dei proverbi. 397
Gennaio dei gatti febbraio dei matti. I gatti hanno in gennaio la stagione degli amori, i matti si scatenano durante il carnevale. 398
399 Gennaio ovaio. Dopo un periodo di stasi le galline ricominciano a fare le uova in abbondanza. Vedi anche Per l’anno nuovo ogni gallina porta l’uovo [U 221]. 400
Non c’e` gallina ne´ gallinaccia che di gennaio l’uova non faccia.
Gennaio non lascia galline nel pollaio. E` questo il tempo migliore per mangiarle. Si rinnova infatti tutto il pollaio, eliminando le galline vecchie che non fanno uova. Vedi anche Se il villano sapesse il sapore della gallina di gennaio non ne lascerebbe una nel pollaio [G 62]. 401
402 Gennaio sgombera i letti. Questo mese anticamente segnava la piu` alta mortalita`: era una dura prova per anziani, deboli, malati sopportare l’inclemenza del tempo in questo periodo. 403
Gennaio forte il vecchio teme la morte.
404
Gennaio zappatore febbraio potatore marzo amoroso aprile carciofaio
pag 722 - 04/07/2007
659 maggio ciliegiaio giugno fruttaio luglio agrestaio agosto pescaio settembre ficaio ottobre mostaio [bottaio] novembre vinaio dicembre favaio. Si indicano cosı` i frutti principali o le faccende della campagna dei vari mesi dell’anno. Gennaio e` dedicato alla zappatura, febbraio alla potatura della vite e degli alberi da frutto, marzo vede l’inizio degli amori degli uccelli e di altri animali, ad aprile ci sono i carciofi, a maggio le ciliegie, a giugno arriva la frutta, a luglio si prepara con l’uva acerba una sorta d’aceto per condimento detto agresto, ad agosto ci sono le pesche, a settembre i fichi, a ottobre si riempiono le botti di mosto, a novembre c’e` la svinatura e a dicembre si fanno le fave cotte. Gli aggettivi che qualificano i mesi sono tutti registrati nei dizionari, meno agrestaio, di cui ormai e` sparito anche l’uso del corrispondente sostantivo agresto insieme alla cosa da questo indicata. Di alcuni l’uso e` ormai limitato solo all’espressione proverbiale (mostaio). Gennaio e febbraio, tieniti al pollaio; marzo e aprile, capretto gentile; maggio e giugno, erbette col grugno; luglio e agosto, polli e piccioni arrosto; settembre e ottobre, buone lepri col savore; novembre e dicembre, vitello buono buon vitel sempre. E` un elenco dei migliori alimenti indicati per bimestri. Gennaio e febbraio offrono le uova e le galline che, non facendone piu`, devono essere sostituite con nuove pollastre. Marzo e aprile offrono agnelli e capretti; gentile sta per tenero, giovane. Maggio e giugno hanno i migliori ortaggi teneri (grugno sta per grumolo, cioe` il ‘‘cuore tenero’’, in grazia alla rima). Luglio e agosto presentano i nuovi prodotti del pollaio e della piccionaia. Settembre e ottobre presentano la cacciagione; il savore e` una salsa particolarmente adatta alla cacciagione. Novembre e dicembre, da`nno la carne vaccina che non ha stagione, comunque nutriente e buona per sopportare il freddo. 405
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
GENNAIO
Di gennaio e febbraio metti il tabarro; di marzo ogni matto vada scalzo; d’aprile non ti scoprire; di maggio vai adagio; di giugno levati il cuticugno e se non ti pare tornalo ad infilare; di luglio vattene ignudo. Tenendosi a queste regole nel vestire si va sul sicuro anche perche´ spesso le stagioni riservano delle sorprese. Il tabarro e` un ampio mantello da uomo che veniva indossato sull’abito o sul cappotto, mentre cuticugno era denominato un giubbetto o una sopravveste che portavano gli uomini in casa o per lavori al chiuso. Del proverbio erano e sono (in parte) usati di regola solo uno o due elementi, a seconda dei mesi a cui si intende riferirsi. 406
Gennaro – pellicciaro, febbraio – febbraieggia, marzo – chi e` pazzo vada scalzo, aprile – non ti scoprire, maggio – vacci adagio, giugno – non ti levare il cuticugno, luglio – getta via panni e malanni, agosto – piglia i panni che hai risposto, settembre – solicino e gabbanino, ottobre – chi ha i panni si ricopre, novembre – copriti sempre, dicembre – sette bucce e sette cappucce. Come il precedente, ma copre tutto l’anno. Gennaio porta la pelliccia. Febbraio un po’ gela, un po’ mostra il sole. A marzo solo chi e` folle si alleggerisce. Aprile e` piu` caldo, ma non tanto da alleggerirsi. A maggio aspetta a indossare i panni estivi. Giugno mantieni un indumento di un certo peso (si dice l’opposto di quanto detto nel precedente e anche in A 1102). Luglio ti spoglia dei vestiti e della malattie. Agosto rivestiti. Settembre il sole e` piu` debole e ti ci vuole un soprabito. Ottobre bisogna vestirsi pesante. Novembre vestiti da inverno e dicembre mettiti addosso tutto quello che hai. Cappuccia e` un femminile che si trova nel dialetto. Vedi anche D’aprile non t’alleggerire... [A 1101 e A 1102]. 407
408
Gennaio mette ai monti la parrucca, febbraio grandi e piccoli imbacucca, marzo libera il sol di prigionia, april di bei colori orna la via.
pag 723 - 04/07/2007
GENOVA
660
.
maggio vive tra musiche d’uccelli, giugno ama i frutti appesi ai ramoscelli, luglio falcia le messi al solleone, agosto, avaro, ansando le ripone, settembre dolci grappoli arrubina, ottobre di vendemmia empie le tina, novembre ammucchia foglie per la terra, dicembre ammazza l’anno e lo sotterra. Pare, piu` che una forma proverbiale (tranne forse il primo verso), una poesiola di fattura dotta, nata per uso scolastico. E` molto nota e amata al punto che sono stato rimproverato di non averla riportata in altre raccolte. Per questo la registro: per utilita` e anche per il fatto che ha una sua grazia... proverbiale.
GENOVA Proverbi assai poco favorevoli, nati forse per rivalita` e spirito campanilistico nelle zone costiere di Liguria e Toscana. In particolare ha giocato il risentimento di Pisa (vedi la voce), in secolare lotta mortale con Genova. f Vedi Roma. Genova, la citta` superba. Ovvero, ‘‘Genova la superba’’ (vedi il proverbio sulle citta` italiane R 837). L’epiteto di superba e` stato dato a Genova dalla tradizione ‘‘per la grandezza e la nobilta` della sua storia’’ secondo il Dizionario Enciclopedico Treccani. Comunemente quando si ripete il detto ci si riferisce anche all’aspetto scenografico e grandioso della citta` alta sul mare, con palazzi, mura, fortificazioni che da`nno l’idea di citta` imprendibile. Alla magnificenza ci si riferiva in passato: ‘‘Il soprannome di superba dall’uso accordatole non conviene, propriamente parlando che alle tre strade Balbi, Nuovissima e Nuova, le quali altro non sono che la continuazione di una medesima strada, veramente mirabile, adorna di palazzi magnifici, parte in marmo e parte incrostati di stucco imitante il marmo, fra i quali primeggiano quelli dei Doria, Brignole, Balbi, Durazzo e Serra’’ (G. Giglioli, Trattato elementare della geografia di A. Balbi, compilato su di un nuovo piano da Giuseppe Giglioli, presso Glauco Mosi & C., Firenze 1836, p. 124). 409
Genova: aria senza uccelli, mare senza pesci, monti senza legna e uomini senza rispetto. Rientra tra le gentilezze che si scambiavano in passato paesi e citta` italiani. 410
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
411
I monti genovesi son senz’erba, il mare senza pesci, le donne senza onesta` e gli uomini senza fede.
412
A Genova uomini senza fede, le donne senza vergogna, le montagne senza alberi e il mare senza pesci.
413 Poco alla volta fu fatta Genova. Per fare ci vuole tempo, soprattutto se si tratta di cose che richiedono impegno. Vedi anche Roma non fu fatta in un giorno [R 838]; Non si puo` nascere e volare [N 26].
Se Genova non prende Genova, nessuno al mondo puo` prendere Genova. La particolare posizione rendeva un tempo la citta` inespugnabile. Forse allude ai dissidi interni fra famiglie nobiliari che turbarono la citta` a piu` riprese nei secoli della sua gloria economica e politica. 414
GENOVESE Pur calcando la mano, i proverbi caratterizzano i genovesi come abili marinai e accorti mercanti. Genovese falso cortese. Il genovese ha fama di mostrare una cortesia superficiale, ma niente di piu` e pensa solo a se stesso. Vedi anche Piemontese falso e cortese [P 1674]. 415
Per fare un genovese ci voglion sette ebrei e un piemontese [un fiorentino]. E` nota la proverbiale avarizia dei genovesi, che assomma quella di sette ebrei. Il piemontese invece ci aggiunge la sua tradizionale falsa cortesia. Il fiorentino ci aggiunge l’astuzia, il machiavellismo. 416
Per fare un genovese ci voglion sette ebrei, e per fare un chiavarese ce ne voglion sei. L’abitante di Chiavari non e` molto da meno del genovese. 417
418 Genovesi, mercanti. I genovesi hanno le qualita` e i difetti dei mercanti, quali essi sono stati per secoli. 419
L’ira dei genovesi dura tre giorni.
pag 724 - 04/07/2007
661 E` lo sdegno di breve durata del mercante che ben presto preferisce abbandonare la lite per tornare agli affari. Genovesi pisces maris, svizzeri pecora campi, spagnoli volucres coeli, tedeschi amphorae vini, francesi galli curtis. Elencazione di luoghi comuni sulle nazioni europee, con un campo di attenzione che pare rinviare al XVI sec.; la miscela italiano-latino indica un’origine dotta. I genovesi si trovano a loro agio nella vita marinara; gli svizzeri si dedicano all’allevamento del bestiame; gli spagnoli viaggiano, corrono, si muovono fugaci e incostanti come gli uccelli; i tedeschi amano bere; i francesi sono i galli del pollaio, cioe` vanitosi. 420
Non si trovo` mai donna genovese che non seguisse le amorose imprese. Antico e letterario. Le donne genovesi sarebbero dedite alla vita galante. 421
GENTE Nel significato di folla che si raduna, dove secondo i proverbi prevale il lato peggiore dell’uomo; oppure nel senso di individui che presentano una stessa caratteristica o si trovano nelle stesse condizioni. Gente raccolta, gente stolta. Una folla che si raduna sembra abdicare alla propria intelligenza per dare mostra di stoltezza. Quando molte persone si radunano pare che invece di mettere insieme l’intelligenza, mettano insieme la stoltezza. Vedi anche Chi dice parlamento dice guastamento [P 476]. 422
Dove son molti ci sono stolti. Per analogia. 423
424 Dove e` gran popolo e` gran confusione. Per analogia.
Gente molta, uomini pochi. Nella folla si contano pochi uomini degni di questo nome. 425
Gente allegra il ciel [Iddio] l’aiuta. Chi e` ottimista, di buon umore trova facilmente aiuti, incoraggiamenti e facilitazioni nella vita. 426
427 Cuor contento il ciel lo guarda. Per analogia. Vedi C 2707.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
GENTILEZZA
428 Gente a cui si fa notte innanzi sera. Verso proverbiale del Petrarca (Trionfo della Morte, 1.37: ‘‘Io son colei che sı` importuna e fera / chiamata son da voi, e sorda e cieca, / gente a cui si fa notte inanzi sera’’) si usa per indicare i poltroni, gli oziosi, gli infingardi. Petrarca intese dire: persone che non intendono, non ci vedono neppure quando splende il sole, per le quali e` sempre notte. Allontanandosi dal senso originale e` usato comunemente in Toscana per indicare persone da poco, grette e arretrate, oppure che fanno una vita mediocre, senza incontri, feste, amici, andando a letto presto e pensando solo a sopravvivere.
Gente (a) cui fa notte innanzi sera, da basto, da bastone e da galera. Ampliamento del precedente che esplicita la riprovazione morale; usato soprattutto in Toscana. 429
Gente vecchia, molte parole e pochi fatti. Tra persone anziane si parla molto di ricordi, si fanno critiche, si chiacchiera, ma si combina poco. 430
431 Gente vecchia e` di buon cuore. Le persone anziane di solito hanno attutito gli spigoli del carattere, vedono la vita con un certo distacco e sono disposte alla comprensione e alla generosita`. 432 Gente poca e parecchi contadini. Quando si vuol dire che in un raduno non c’erano persone di qualche interesse si cita questa risposta di un tale a cui era stato chiesto chi c’era alla fiera.
GENTILEZZA Una disposizione d’animo estremamente raccomandabile. f Vedi Creanza, Maniera, Onesta`. 433 Gentilezza corre (per) prima al perdono. La persona gentile e` la prima che si mostra disposta a passare sopra alle colpe e agli errori del prossimo.
Val piu` gentilezza senza bellezza che bellezza senza gentilezza. Usato in senso generale per uomini e cose, si riferisce in particolare alla donna gentile, che ha piu` attrattiva della donna soltanto bella. Vedi L’onesta` e la gentilezza valgon piu` della bellezza [O 311]. 434
pag 725 - 04/07/2007
GENTILUOMO
662
.
435 La gentilezza e` un abito da festa. Chi e` gentile si presenta sempre nelle forme migliori, come se indossasse quello che un tempo si chiamava l’abito da festa.
di piombo [D 479]; I mulini di Dio macinano adagio, ma tanto piu` amare sono le semole [D 481].
GENTILUOMO f Vedi Galantuomo.
Quando non si puo` piu` si torna al buon Gesu`. E` la logica dei peccatori che di fronte alla malattia, alla vecchiaia, alla fine degli averi si ravvedono. Si riferisce in particolare alla donna che ha condotto una vita allegra. Vedi anche Quando il corpo si stanca l’anima si fa bianca [A 932]; Quando l’eta` e` tanta l’anima diventa santa [A 935]; Il diavolo quando e` vecchio si fa romito [D 270].
437 Gentiluomo povero da pochi e` salutato. Gli uomini non apprezzano tanto l’onesta`, l’educazione e la gentilezza, quanto la ricchezza.
O mio caro e buon Gesu` non ti posso offender piu`. Deformazione della nota invocazione che sostituisce il verbo posso al verbo voglio.
Tutti possono aver gentilezza e pochi la vogliono. La gentilezza e` alla portata di tutti, ma pochi ne vogliono far uso e preferiscono essere rozzi e villani. 436
Ogni uomo onesto ha stoffa di gentiluomo. Ogni uomo che sia giusto e retto puo` essere considerato un gentiluomo, un signore. 438
Parola di gentiluomo non ha bisogno di giuramento. La parola data da una persona onesta equivale a un giuramento, a un patto sottoscritto. Vedi anche Tra galantuomini basta la parola [G 22]; Tra galantuomini la parola e` un istrumento [G 21]. 439
` GESU Dal riconoscimento della misericordia e della giustizia di Cristo si passa ironicamente al peccatore che si pente non avendo piu` possibilita` di peccare. Infine una serie di esclamazioni che indicano rassegnazione. f Vedi Cristo, Dio, Signore. Gesu` piglia tutti. La bonta` divina non rifiuta nessuno; Cristo perdona e comprende tutti. Frequente anche in altro senso: la morte porta tutti in Paradiso. 440
441 Gesu ` chiude un occhio, ma apre l’altro. Gesu` e` comprensivo, ma vede tutto. Si puo` chiedere comprensione, ma non pretendere di farla franca.
Gesu` cammina piano, ma ha buona memoria. Gesu` non punisce subito le cattive azioni, ma se le ricorda tutte. Vedi anche Dio non paga il sabato [D 476]; La giustizia di Dio non piomba in fretta [D 478]; La giustizia di Dio ha i piedi 442
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
443
444
445
Quando nessuno mi vuol piu` sono tutta di Gesu`.
Gesu` Gesu`, la roba non c’e` piu`! Si dice quando ci si accorge di aver dato fondo a una riserva, finito una scorta, consumato una quantita` notevole di cibo, o altro, e ci si meraviglia che sia finito tutto. 446
Quando non ce n’e` piu` viva Gesu`. Esclamazione per rassegnarsi al fatto che la roba e` finita. Vedi anche, con senso un po’ diverso, la variante Finche´ c’e` viva il re (viva me); quando non ce n’e` piu` viva Gesu` [E 205]. 447
Gesu`, Gesu`, chi muore non c’e` piu`. Esclamazione per rassegnarsi, anche un po’ alla leggera, alla scomparsa di qualcuno, o alla perdita di qualcosa. 448
449 Gesu ` provvedi perche´ l’acqua bolle. Quando uno con poco impegno, ma credendo d’aver fatto chi sa che, pretende che gli altri facciano molto. Dal momento che io ha fatto la mia parte (poco o nulla): ho messo l’acqua al fuoco e l’ho fatta bollire, qualcuno provveda al resto (che e` il piu`). In altro senso: quando, non potendo far nulla, si aspetta quello che puo` venire solo da un miracolo.
GETTARE Chi getta la roba sua al popolazzo si trova vecchio (e) poi povero e pazzo. Chi ha poca cura del suo e lo disperde in feste, doni, elargizioni, si trovera` da vecchio a non 450
pag 726 - 04/07/2007
663
.
avere nulla, in mezzo a persone che non gli serbano alcuna riconoscenza e anzi lo considerano matto. Non gettare tanto del tuo con la mano, che tu la vada poi cercando coi piedi. Non sperperare quello che possiedi se non vuoi trovarti poi ad andare a piedi per le strade chiedendo l’elemosina e cercando da mangiare. 451
GHIACCIO f Vedi Neve, Ponte. Quando rannuvola sul ghiaccio la neve si alza fino al ginocchio. Quando nelle limpide giornate invernali tutto e` gelato e il cielo poi si copre di nuovo bisogna aspettarsi una grande quantita` di neve. 452
Dopo il ghiaccio vento o neve. Dopo che e` arrivato il ghiaccio che ha gelato fossi e torrenti, verra` il vento, se il tempo si mantiene sereno, o la neve, se rannuvola. 453
Con ghiaccio e brina non si empiono cisterne. Quando fa molto freddo, non piove e cosı` non si alimentano le riserve d’acqua. 454
Tanto calano i ghiaccioli quanto si alza il lino. Piu` gela e migliore sara` il raccolto del lino a giugno e luglio. La lunghezza delle candele di ghiaccio che pendono dalle gronde dei tetti o dalle fontane gelate si crede proporzionale all’altezza che avra` il lino nel prossimo raccolto. 455
GHIANDA Frutto delle querce, alimento preferito dei maiali. Come segno pronostico e come simbolo di cose di nessun pregio. f Vedi Porco. Molte ghiande a settembre molta neve a dicembre. Se a settembre le querce sono cariche di ghiande si preannuncia un dicembre con grandi nevicate. 456
Molte ghiande a san Michele, molta neve a Natale. La festa del santo cade il 29 di settembre. 457
458
Abbondanza di ghiande, abbondanza di mosto.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
GHIOTTO
Pronostico di ricca vendemmia. Le ghiande cadono nel cortile e i marroni fanno in montagna. Le cose cattive si trovano a portata di mano e quelle buone sono in luoghi difficili da raggiungere. 459
460 Chi ha pere non mangia ghiande. Chi ha cose buone disdegna quelle volgari. Le ghiande sono per eccellenza alimento per maiali. 461 Chi dona ghiande non s’aspetti confetti. Chi da` poco non si aspetti di essere contraccambiato con molto; chi dona cose di nessuno valore, anche se sono utili a chi le riceve, sappia che restano di nessun valore. Oggi si perde il gioco di parola, ma un tempo in diverse zone d’Italia le ghiande erano dette ‘‘confetti del porco’’, che ne e` ghiottissimo, come le castagne erano i ‘‘confetti del bosco’’, perche´ con la loro farina si facevano dolci, ovvero, seccate, si lasciavano sciogliere in bocca. Vedi anche Chi tiro` sassate non si puo` aspettare confetti [C 2012]. 462
Chi da` ghiande non pretenda di riaver confetti.
GHIANDAIA La ghiandaia (Garrulus glandarius) appartiene alla famiglia dei corvidi ed e` affine alla gazza; come questa ha voce roca e stridula e, addomesticata, impara a ripetere parole e suoni. Si ciba di ghiande ed e` dannosa perche´ distrugge uova e piccoli di altri uccelli. La ghiandaia cova bene ma sdegna presto. La ghiandaia non cura a lungo i propri piccoli. Sdegnare indica l’abbandono del covo da parte dell’animale, insospettito per una manomissione o altro. Il proverbio nasce probabilmente dall’uso di togliere gli uccelli dai nidi appena erano sviluppati. Avvertiva dunque il cacciatore di nidi di non indugiare. 463
GHIOTTO f Vedi Goloso. 464 Spesso un povero fu un ghiotto. Nel senso che e` diventato povero per questo motivo: in antico per i ricchi era la tavola una delle principali occasioni di spreco e di sperpero.
pag 727 - 04/07/2007
` GHIRLINGO
664
.
Due ghiotti e un cappone trista consociazione. Equivalente proverbiale del modo di dire esser due ghiotti a un tagliere, a indicare due interessi fra loro contrastanti che non possono venire ambedue soddisfatti. 465
Non c’e` cosa piu` ghiotta che sapere i fatti degli altri. La curiosita` divora come l’ingordigia e conoscere le altrui faccende accende di desiderio come una tavola imbandita. 466
467 Il ghiotto non e` mai solo. Quando c’e` una cosa buona sono in molti a tenerla d’occhio. 468 Ghiotti e bugiardi sono i primi giunti. Il ghiotto e il bugiardo sono i primi a essere scoperti (giunti sta per ‘‘raggiunti’’, con accezione antica e letteraria): sono due vizi che difficilmente e per poco tempo si possono tenere nascosti. Vedi anche Le bugie hanno le gambe corte [B 995].
` GHIRLINGO Quando canta il ghirlingo` chi ha cattivo padrone mutar lo puo`; quando canta il fringuello buono o cattivo si tenga a quello. Quando arriva la primavera, se un contadino non e` contento di stare in un podere, e` il momento buono per dare la disdetta al padrone per andarsene altrove; mentre quando arriva il freddo non e` il caso di fare alcuna mossa. Il proverbio fa riferimento agli usi giuridici calendariali arcaici, per cui si regolavano le scadenze dei contratti, o altre date, sui fenomeni naturali: in questo caso l’arrivo di uccelli migratori. L’uso era diffusissimo, anche per transazioni importanti. Inoltre questo detto insegnava al contadino a regolarsi secondo opportunita`: tra la disdetta di un podere e l’abbandono materiale della terra doveva intercorrere un periodo per regolare la cura e la proprieta` dei raccolti in corso e il subentro del nuovo colono. Di solito la disdetta era alla primavera, la partenza all’autunno. Il ghirlingo` e` un uccello di difficile identificazione. Alcuni dizionari lo definiscono addirittura immaginario, ma non sarebbe logico che un proverbio calendariale fosse fondato su una chimera. Il Rossi-Ferrini (Proverbi agricoli, 1931, p. 165), lo definisce zirlo, ma tale termine indica comunemente il verso del 469
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
tordo, o d’altri uccelli. In realta` questo nome ghirlingo` e` la riproduzione onomatopeica del verso della cinciallegra, che arriva dalle nostre parti proprio allo svanire del freddo, in genere e all’incirca con la data d’inizio della primavera astronomica (come la rondine). Dicono che un tempo nelle campagne intorno a Firenze, come in Mugello, si chiamasse appunto questo uccello coll’imitazione del suo verso. Si ripete inoltre nel Senese che La cinciallegra porta il cuculo, nel senso che, poco dopo l’arrivo della prima, arriva il secondo e si sente cantare (vedi anche Ai cinque d’aprile il cuccu` deve venire... [C 2560]). Il cuculo e` un altro degli uccelli che compaiono negli usi calendariali e giuridici antichi, collegato con questa stessa usanza agricola (vedi Canta lu cuccu su la cerqua nera: ricordate patro` che e` primavera [C 2586]). Il fringuello canta in settembre-ottobre: se il contadino avesse disdetto, o avesse fatto sapere a quel tempo, che voleva andarsene, si sarebbe sottoposto a contromisure o ricatti del padrone per un periodo piu` lungo del necessario. Tuttavia nella tradizione i due uccelli annunciatori del freddo, che arrivano nel centro Italia verso autunno con il calo della temperatura, sono il pettirosso e lo scricciolo. In questo periodo, verso la fine di settembre erano d’uso gli abbandoni dei poderi e degli immobili in genere e sovente la data era san Michele (29 settembre) per cui si diceva Far san Michele per dire: abbandonare un fondo, una casa (vedi Michele). GHIRO Il ghiro (Glis glis) e` un roditore dei boschi, non molto piu` grande dello scoiattolo. Durante il letargo invernale russa leggermente, percio` e` divenuto il simbolo del dormiglione e si dice dormire come un ghiro. D’aprile la prima intronata sveglia il ghiro e la lumaca. Si dice che i primi tuoni della primavera sveglino gli animali dal letargo, perche´ in quel tempo li si vede apparire, in particolare la lumaca che si affaccia sempre dalle siepi dopo i temporali. 470
Il vento di san Gregorio sveglia il ghiro nel suo buco. Il ghiro si sveglia anche durante l’inverno, ma la fine del letargo avviene all’affacciarsi della primavera. La festa del santo e` il 12 marzo. 471
pag 728 - 04/07/2007
665
.
472 Il ghiro che dorme si sveglia con la fame. Solo figurato: chi sta ozioso e non provvede alla proprie faccende ben presto si accorge quanto gli e` costato rimanere inoperoso.
GIACOMO San Giacomo Apostolo, detto il Maggiore (festeggiato il 25 luglio), e` molto popolare e assai venerato nel mondo cristiano. Per il lungo suo peregrinare viene raffigurato con il bastone da viandante (bordone), un grande cappello in capo, o gettato dietro le spalle, una fiasca dell’acqua e la conchiglia del pellegrino (cioe` la capasanta che serviva come tazza per l’acqua). Per questi oggetti che accompagnano la sua figura egli e` protettore dei pellegrini, dei cappellai e dei barilai. Secondo una tradizione sarebbe stato il primo a evangelizzare la Spagna, della quale e` patrono. Morto per mano di Erode, nipote del persecutore degli Innocenti, e` sepolto a Santiago de Compostela, una delle mete predilette nei secoli dai pellegrini. Per l’altro Giacomo Apostolo, il Minore, vedi anche Filippo. 473 San Giacomo dei meloni. La festa di san Giacomo, il 25 luglio, cade nel periodo della raccolta dei meloni.
Per san Giacomo Maggiore la mosca prende vigore. Le mosche, particolarmente numerose in questo periodo, potevano essere una vera piaga, soprattutto inquinando gli alimenti e tormentando gli animali. 474
San Giacomo delle nuvole, sant’Antonio della neve. In Toscana si credeva che se nel giorno di san Giacomo comparivano in cielo nuvolette bianche, sarebbe stato presagio di un inverno freddo e di neve (la festa di sant’Antonio Abate e` il 17 gennaio). 475
La calura di Giacomo fa freddo al Bambinello. Molto caldo in questo periodo e` segno di gran freddo a Natale. 476
GIALLO
Pioggia di san Giacomo rattrista il porco. Perche´ non ci sara` abbondanza di ghiande. Sono di questo avviso anche i tedeschi: Pioggia di san Giacomo, carestia di ghiande, avverte un proverbio che corre in Germania. 479
Se piove per san Giacomo e Filippo il povero non ha bisogno del ricco. Sono utili e di buon auspicio per i raccolti le piogge all’inizio di maggio. San Giacomo detto il Minore (a cui si riferisce questo proverbio) e san Filippo venivano festeggiati il 1º di maggio, ora il giorno 3. 480
GIALLO Un colore, sotto vari aspetti, non consigliabile. f Vedi Rosso. Chi porta il giallo vagheggia in fallo. Chi si veste di giallo crede di essere elegante, ma si sbaglia. Viene considerato tuttora un colore che non dona, difficile da portare, Il proverbio non fa riferimento alla simbologia del colore, ma avverte semplicemente che il giallo, oltre ad essere un colore difficile da indossare e accostare, e` anche poco adatto per sedurre, corteggiare. In questo senso richiama piu` aspetti psicologici che simbolici, piu` che luoghi comuni del tipo ‘‘verde colore della speranza, rosso colore della passione’’, quelli del tipo ‘‘rosso-irritante, verde-riposante’’. 481
482 Giallo, amore in fallo. Mentre il giallo fulvo, aureo, e` simbolo di amore fedele e di nozze, il giallo che da` sul verde, il giallo-limone, e` segno di tradimento. Forse per l’equivoco che puo` nascere, non si usa regalare fiori gialli. Confidenzialmente a chi dona fiori di questo colore si cita il proverbio, al quale si usa rispondere:
Piu` giallo e` piu` amore c’e`. Nel senso che si assicura che quello non e` il colore del tradimento ma del vero amore: piu` intenso e` il giallo, piu` fedelta` si trova. 483
Il bianco e il rosso va e vien, ma il giallo si mantien. Riferito al colorito del viso che varia quando uno e` in salute, ma e` stabile nella malattia, nel deperimento, nella vecchiaia. 484
477
Tanto caldo a san Giacomo, tanto freddo a Natale.
Di san Giacomo il vento fa triste il campo e l’albero contento. Il vento in questo giorno predice abbondanza di frutti e carenza dei raccolti seminati. 478
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
485
Il giallo e` color forte: (che) dura anche dopo la morte.
pag 729 - 04/07/2007
GIAMMAI
666
.
Rafforza il concetto del precedente. All’itterico tutto pare giallo. Chi ha un disturbo, una malattia, vede solo quello in tutto cio` che gli sta intorno, e di quello sempre parla, perche´ di quello solo s’interessa e si preoccupa. L’itterizia e` una malattia epatica per la quale la pelle assume un colore giallognolo. 486
GIAMMAI f Vedi Bramare, Segreto.
GIARDINO f Vedi Orto.
Ogni giardino ha la sua ortica. Non c’e` luogo che possa essere difeso dall’intrusione di persone malvagie, ignoranti, volgari. L’ortica e` pianta infestante e produce al contatto irritazione sulla pelle. Vedi La gramigna cresce dappertutto [G 983]; La malerba cresce in tutti gli orti [M 398] (e altri sotto Malerba). 487
Nel giardino nasce anche quello che non si semina. Nell’ambiente che custodisci e difendi con cura, entrano per vie imprevedibili cose e persone poco gradite. Cosı` nelle compagnie, nelle societa` ma anche nelle famiglie, dove nascono figli, entrano generi e nuore che sono il contrario di quello che uno vorrebbe. Vedi anche Quel che non si vuole ci nasce nell’orto [O 591]. 488
I giardini seccarono e le sassaie [mattonaie] fiorirono. Quello in cui si sperava non ebbe seguito, non dette frutto e quello che invece non prometteva nulla prospero` e dette soddisfazione. Soprattutto riferito ai ragazzi, che quando sono piccoli non lasciano prevedere quello che saranno una volta cresciuti. 489
490 Dall’albero morto venne il miele. Per analogia. Da una cosa sterile puo` nascere ancora la vita, o comunque puo` provenire un’utilita` . Le api che sciamano in estate spesso vanno a sistemarsi dentro le cavita` che si trovano nei tronchi degli alberi secchi. 491 Dagli spini vennero i fiori. Per analogia. 492 Dalle spine nascon le rose. Per analogia. Soprattutto nel senso metaforico che dalle fatiche, le sofferenze, le difficolta`
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
provengono le soddisfazioni e le cose buone. Vedi anche A volte da cattivi nocchi si fanno delle buone schegge [P 37]; Dal mare salato viene il pesce fresco [P 1454]. GIGANTE f Vedi Nano.
GIGLIO Il giglio e` fiore di grande bellezza, che sboccia in maggio e giugno. Per il suo straordinario candore e` simbolo di purezza e contende alla rosa il trono del regno dei fiori. Non lice che dappertutto il giglio abbia radice. Di sapore letterario. Una cosa bella e di valore non si trova dappertutto. 493
GINEPRO Il ginepro (Juniperus communis) e` un arbusto sempreverde che cresce spontaneo nei boschi, ha foglie ad aculeo pungenti e produce piccole bacche rotonde, dette coccole, che da mature assumono un colore violaceo. Si usa per cucinare e fare liquori. 494 Il ginepro ha per foglia la spina. Si dice di persone scostanti che, anche quando vogliono essere gentili, fanno male od offendono.
Chi s’incorona di ginepro si gratta la testa. Chi si crea i guai da solo, ne porta le conseguenze. Il ginepro essendo pungente e` del tutto inadatto a fare corone. 495
Uccello nel ginepro, topo nel formaggio. L’uccello nel cespuglio di ginepro, ben nascosto e protetto da rapaci e da cacciatori, si ciba di quelle bacche di cui e` ghiotto; cosı` sarebbe il topo dentro il formaggio. 496
497 Legno di ginepro legno eterno. Il legno dell’arbusto non marcisce e dura secoli senza distruggersi.
GINESTRA La ginestra (Spartium junceum) e` un arbusto delle leguminose che cresce nei luoghi aridi, con fiori gialli, molto profumati. Puo` essere alta fino a cinque metri. Fiorisce ai primi
pag 730 - 04/07/2007
667
.
GIOCARE
caldi, da maggio in poi, e i suoi fiori vengono utilizzati nelle processioni per tappezzare le strade e nelle infiorate.
Per analogia. Paradosso che definisce l’unico traguardo raggiunto da un incapace che non ha saputo fare nulla nella vita.
Ginestre in gran fiore [fiorite] annata di vino. E` il sole della bella stagione primaverile che fa fiorire le ginestre, e questo e` il momento in cui allegano i fiori della vite. Il primo elemento si trova anche al singolare, Ginestra fiorita...
506 Assai vince chi non gioca. Colui che non gioca ha una vincita sicura perche´ non rischia il proprio denaro ed evita il pericolo della rovina. Vivo e diffuso, e` ripetuto soprattutto riguardo ai giochi d’azzardo.
498
507
Il miglior tiro di dadi e` non giocarli.
L’arte non e` il giocare, ma lasciare il gioco. L’abilita` non consiste nel saper condurre il gioco, ma nell’allontanarsene al momento opportuno, oppure nello stare definitivamente lontano da carte e dadi. 508
GINOCCHIO f Vedi Gamba. Fino al ginocchio qualunque occhio; dal ginocchio in su neanche Gesu`. Cosı` dicevano le donne d’una volta per indicare quanto era richiesto dall’onesta` e dal pudore. 499
Sotto il ginocchio e` padrone ogni occhio, dal ginocchio in su solo io e tu. Lo dice la moglie al marito. 500
I grandi si formano sulle ginocchia delle madri. L’educazione materna e` l’elemento determinate del carattere e della formazione, e quindi del valore, dell’uomo. 501
I grandi lo sono perche´ gli altri stanno in ginocchio. La posizione elevata di alcuni e` spesso dovuta alla pusillanimita`, alla paura e all’adulazione degli altri. 502
503 Chi cade in ginocchio male si rialza. Chi si piega, si sottomette, trova poi difficolta` a ristabilire un rapporto d’uguaglianza.
GIOCARE Essenzialmente si tratta del gioco dei dadi o delle carte. f Vedi Carta da gioco. Giocare e perdere lo sanno fare tutti. E` la risposta che si da` a chi cerca di giustificare la propria sconfitta o i propri sbagli con argomenti inconsistenti. 504
505
Fino a morire tutti i coglioni arrivano.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
509
Molto guadagna chi a tempo lascia il gioco.
Chi vuol giocare deve mettere il danaro in tavola. Per partecipare al gioco bisogna mettere la posta. Cosı` chi vuole una cosa deve dimostrare concretamente il proprio interesse. 510
511 Si gioca per vincere. Non diverte giocare con chi e` disinteressato al gioco, non ci mette un po’ di passione. Anche se non si gioca di soldi si deve giocare per vincere, altrimenti non ha senso.
Chi gioca per bisogno perde per necessita`. Chi gioca per il bisogno di guadagnare e` nella condizione peggiore per giocare, perche´ non ha liberta` di muoversi, di manovrare, rischiare, insistere come il gioco richiede, dovendo fare i conti con le sue esigue risorse. Di conseguenza e` destinato a perdere. 512
513 Chi gioca per ridere, perde sul serio. Chi non mette impegno nel gioco perde. 514 Chi non vuol perdere non giochi. Chi non sa perdere, non ama il rischio, non ha coraggio consideri che il gioco non e` fatto per lui. 515 Perdere fa parte del gioco. Nel gioco la perdita e` nel conto come la vincita. Si usa anche in senso estensivo, di qualsiasi cosa che puo` andare a finire in un insuccesso. 516
Non giocare con chi propone il gioco.
pag 731 - 04/07/2007
GIOCATA
Chi propone il gioco evidentemente si sente forte e abile in quel tipo di sfida e quindi accettare equivale a scegliersi un avversario temibile. 517 Chi perde giochera` se l’altro vuole. Regola tacita del gioco: lo sconfitto puo` chiedere la rivincita al vincitore e l’avra` soltanto se quello gliela concede.
GIOCATA Tal giocata tal guadagnata. La vincita e` sempre in proporzione alla cifra giocata, come spiega il proverbio seguente: 518
519
Piu` si gioca, piu` si vince.
GIOCATORE 520 Chi vince e` il miglior giocatore. La vittoria e` l’unico dato reale. Tutte le altre considerazioni, fortuna, sfortuna, distrazione, servono solo ad alimentare all’infinito discussioni oziose. Vedi con senso piu` esteso Chi vince ha ragione [R 84]. 521 Giocatori e cavalli non durano a lungo. I giocatori finiscono presto in miseria e i cavalli da corsa hanno una breve carriera, se non sono eliminati prima da qualche incidente.
Giovane giocatore vecchio mendico. Chi trascorre la gioventu` nel gioco, da vecchio sara` costretto a mendicare. 522
Tutti i giocatori alla fine restano con le mani vuote. Anche i giocatori piu` fortunati hanno la giornata nera in cui perdono tutto. 523
GIOCO A parte gli ultimi proverbi qui riportati in cui gioco ha il significato di burla, scherzo, gran parte gli altri si riferiscono al gioco delle carte o dei dadi dai quali e` bene tenersi lontano. Ma ‘‘gioco’’ e` anche ogni sistema di regole a cui e` necessario adattarsi, nonche´ ogni situazione in cui si puo` avere la meglio o la peggio, un insieme di circostanze sul cui esito si e` incerti. f Vedi Candela, Carta, Osteria, Perdere, Vincere. 524
668
.
Soldi di gioco non fan pro e duran poco.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
I soldi vinti al gioco non vanno a buon fine: il giocatore, preso dal suo vizio, corre quanto prima a giocarli nuovamente e in poco tempo li perde tutti. 525
Guadagno di gioco o non dura o rende poco.
526 I denari di gioco van come il fuoco. Cioe` si consumano in fretta. 527
Chi gioca fa pari o perde.
528
A giocare, o perdere o pareggiare.
529
Al gioco si perde sempre.
530
Al gioco non si vince mai.
Il male non e` perdere, e` volersi rifare. Per analogia. Nel gioco quello che porta alla rovina non e` tanto subire una perdita, ma pensare di recuperare il perduto continuando a giocare. 531
532 Alla fine del gioco si vede chi guadagna. Non e` vincendo una mano che si vince il gioco: solo alla fine della partita, fatte somme e sottrazioni, si vede chi ha vinto. Di uso soprattutto traslato, come quando si dice: alla fine dei giochi... Vedi anche La prima e` dei ragazzi [P 2727]; Chi vince la prima perde il sacco e la farina [P 2729].
Al tavolo del gioco siede sempre il diavolo. Il gioco, anche il piu` innocente, puo` degenerare in risse, malintesi, liti; al tavolo da gioco si puo` incontrare rovina e disperazione: buone occasioni per il diavolo. 533
534 I debiti di gioco si pagano per primi. I crediti di gioco sono giuridicamente inesigibili. L’onore voleva che i debiti di gioco fossero quelli che il gentiluomo pagava prima di assolvere a ogni altro obbligo. 535 Chi sa il gioco non lo insegni. Chi conosce il segreto per vincere non lo dica, lo tenga per se´ se vuol continuare a vincere. Vedi anche I funghi li trovano i bugiardi [F 1607].
Chi dice agli altri la scorciatoia non arriva piu` primo. Per analogia. 536
Chi va al gioco perde il loco. In un luogo pubblico, il posto a sedere una volta lasciato libero puo` essere occupato da 537
pag 732 - 04/07/2007
669
.
qualsiasi altra persona, senza obbligo di restituirlo. Vedi anche Chi va via perde il posto all’osteria [V 659]. Chi non sa giocare sta a guardare. E` bene che stia a guardare e impari. In generale: chi non sa fare lasci fare gli altri. 538
Chi non sa fare non deve disturbare. Per analogia. 539
Chi sta a guardare ha due parti del gioco. Chi guarda gli altri giocare a carte puo` valutare il gioco dell’uno e dell’altro giocatore, potendone vedere le carte. 540
Per parlar di gioco bisogna aver tenuto le carte in mano. Per poter discutere con competenza del gioco bisogna aver giocato. Per conoscere una cosa e` necessario averne avuto esperienza diretta. Vedi anche Chi ha passato il guado sa quant’acqua tiene [G 1235]; Ognuno sa quanto stringono le proprie scarpe [S 542]. 541
542 Quando e` perduto il re e` finito il gioco. Dal gioco degli scacchi: la perdita del re (scacco matto) significa la sconfitta. Al venir meno della cosa per cui si combatte, finisce anche la contesa.
In gioco e viaggio si conoscono gli uomini. Sono le difficolta`, gli imprevisti, che rivelano le doti, il coraggio, l’onesta` di un uomo. Vedi anche Nel vino e nel gioco / si conosce l’uom da poco [U 193]. 543
544 Il gioco rende gli uomini uguali. Non si puo` giocare se non su un piano di parita`, con leggi uguali per tutti. 545 Le parole fanno il gioco. Ogni gioco si fonda sulla parola, o comunque su dei segni. Sono le parole i mezzi con i quali si conducono avanti i giochi, le trattative, gli scambi, le mosse, le proposte e tutto il resto. 546 Ogni gioco ha la sua legge. Ogni cosa ha la sua logica, ogni sistema ha il suo funzionamento per cui chi vuol entrare nel meccanismo bisogna si adegui alla regola che non puo` essere ne´ ignorata, ne´ alterata. 547
Il gioco e` bello quando dura poco.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
GIOGO
Assai vivo e diffuso: bisogna sempre usare misura in ogni cosa, anche nello scherzo. Anche in senso piu` generale: una cosa che si ripete continuamente stanca, anche se si tratta di qualcosa di particolarmente divertente. Vedi anche Il troppo stroppia [T 1023]. 548
Ogni bel gioco alla fine annoia.
549
Gioco che troppo dura diventa una seccatura.
Lo scherzo e` riso e gioia, ma quando e` troppo annoia. Per analogia. 550
551 Ogni bel ballo alla fine stanca. Per analogia. 552 Scherzo lungo non fu mai buono. Per analogia.
Il troppo e il poco guastano il gioco. Si deve agire sempre con misura: giocare con troppa passione, di troppi soldi, con poco tempo non e` proficuo. Ma anche in senso generico: eccesso e difetto sono negativi in ogni situazione. 553
GIOCONDO Se vuoi vivere giocondo fa’ quel che devi e lascia dire il mondo. Per avere una vita serena e soddisfatta fai quello che senti di dover fare e lascia pure che la gente dica di te quello che vuole. Vedi anche Fai il dovere e non temere [D 1180]. 554
GIOGO Il giogo e` l’arnese di legno, sagomato alle estremita`, che poggia sul collo della coppia di bovini; vi si attacca il timone del carro o la bure dell’aratro. Le forme del giogo sono le piu` varie, tanto che ogni zona ha la propria, diversificata sia nel sistema di attacco al timone (anello di verghe, ritortola di legno, ritortola di cuoio, chiovolo di cuoio, chiodello di ferro, arco di ferro), sia nel modo di legamento al collo degli animali (corde, cinghie di cuoio, stecche di legno). Al giogo si ponevano ornamenti, intagli, nappe e fiocchi rossi contro il malocchio. Esistono anche gioghi semplici per un solo animale, un asino o una mucca, usati per traino di carretti non pesanti. In questi proverbi il giogo e` ricordato in senso figurato, come simbolo di assoggettamento, di passiva sottomissione.
pag 733 - 04/07/2007
GIOIA
670
.
Chi non vuol giogo non s’inchini [non pieghi il collo]. Chi non vuole costrizioni alla propria liberta`, non si pieghi alla volonta` altrui. Per farsi mettere il giogo i buoi devono infatti abbassare la testa. 555
Il vitello impara dal bue a portare il giogo. La pazienza, la remissivita` come la subalternita`, il servilismo il giovane li impara dal comportamento degli adulti. Vedi anche La gazza giovane impara a rubare dalla vecchia [G 304]. 556
Il giovenco impara dal bue. Per analogia.
arriva sempre in compagnia numerosa, poiche´ la sventura porta una serie di conseguenze: la perdita della salute, del denaro, della famiglia, dell’onore, della fiducia in se´, ecc. Non vi e` gioia senza noia. Uno stato costante di benessere, di successo e di fortuna finisce per trasformarsi in noia, venendo a mancare quello che e` il fascino della vita, il senso della sua vicenda che consiste nel desiderare, nella ricerca della novita` e nel superare gli ostacoli. 564
565
557
GIOIA I momenti di viva e piena soddisfazione sono rari, e si apprezzano ancora di piu` per la loro precarieta`. Gioia troppo attesa perde il sapore. Anche la felicita` svapora se si fa attendere troppo a lungo. 558
Gioia terrena, casa sull’arena. La gioia umana, le cose che fanno felici gli uomini sono labili, durano poco e svaniscono, crollano come edifici che non hanno fondamenta. Proverbio devoto di chiara ispirazione evangelica, cfr. Matteo 7.26: ‘‘Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, e` simile a un uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia’’. 559
Gioia e sciagura sempre non dura. Sia la felicita` che il dolore vengono attenuati dal tempo, cadono inevitabilmente nell’oblio. 560
561 La gioia balla sulle spine. L’euforia del momento e` minata dal senso di precarieta` che si avverte nel realizzarsi della felicita` stessa. 562 La gioia parla e il dolore e` muto. Chi e` felice parla, descrive e racconta la sua felicita`, la partecipa e la comunica agli altri, mentre chi soffre e` portato a chiudersi in se stesso.
La gioia [Il piacere] non ha famiglia; (e) il dolore ha moglie e figli. La gioia nasce da un singolo evento che riempie la vita di luce e speranza, mentre il dolore 563
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Tanta gioia porta noia.
566 Troppa gioia diventa dolore. L’eccessiva gioia colpisce l’animo in profondita` e quasi lo tormenta al punto da trasformarsi in una sorta di dolore. Vedi anche Lungo piacer fa piangere [P 1515]. 567 Si muore anche di gioia. Una eccessiva gioia improvvisa puo` essere fatale. Ma piu` che per affermare questa verita` medica, si dice per limitare gli entusiasmi.
Chi cerca gioia di notte la perde di giorno. I piaceri notturni (avventure amorose, gioco, ballo, stravizi) all’alba presentano il loro conto, spesso amaro. 568
GIORGIO La figura di san Giorgio appartiene piu` alla leggenda che alla storia. A lui si attribuisce la conversione della Cappadocia, e si vuole sia morto a Nicomedia, decapitato, all’inizio del III sec. Intrepido cavaliere, le cui gesta sono narrate nella Legenda aurea, e` raffigurato in affreschi, statue e dipinti, con l’armatura, lo scudo crociato e la spada, mentre la lancia spezzata e` confitta nel corpo del drago morente, da lui vinto per liberare la bella principessa. E` patrono di Genova e di varie citta` europee, dell’Inghilterra, della cavalleria e ha dato il suo nome a numerosi ordini cavallereschi. Aveva la festa il 23 aprile, ma ora e` stato espunto dal calendario liturgico ufficiale per le scarse e incerte notizie biografiche. f Vedi Marco, Pasqua. Quando san Giorgio viene di Pasqua per il mondo c’e` (una) gran burrasca. La festivita` di san Giorgio si avvicina a quella che e` la data piu` ‘‘alta’’ della Pasqua. Si tende spesso attribuire a un fatto eccezionale un 569
pag 734 - 04/07/2007
671
.
GIORNO
significato particolare. G. Iprimi riporta: ‘‘questa credenza riguardo alla Pasqua altissima (25 aprile) proviene dallo stato d’animo consueto del popolo per tutto quanto accade raramente e ad esso sembra stravagante, onde produce una certa inquietudine, un vago timore’’. Vedi anche Quando Marcus Pasqua dabit / totus mundus conquassabit [M 663].
s’introduce nella cruna dell’ago per cucire; quello che si accorcia, propriamente, e` il numero delle gugliate, non la singola gugliata (ma con questa parola si puo` indicare anche l’intera quantita` di filo necessaria per completare un lavoro di cucito). La forma del proverbio con ordine invertito degli elementi e` registrata sotto Gugliata [G 1350].
570 A san Giorgio spiga l’orzo. Alla fine d’aprile mette la spiga l’orzo che e` stato seminato in autunno.
578 La giornata s’allunga e la fame cresce. Si lavora di piu`, si dorme meno e si ha piu` bisogno di nutrirsi.
571 A san Giorgio la rana esce dal fosso. La rana esce dal pantano e comincia cantando la sua stagione degli amori.
579 Giornata di pioggia e` quasi festa. Per chi lavora la terra e` impossibile farlo con la pioggia e quindi si dedica a lavori leggeri in casa.
572 Per san Giorgio le vacche in pastura. Alla fine d’aprile ha inizio l’alpeggio dei bovini che salgono ai prati alti piu` ricchi d’erba. 573 Acqua di san Giorgio, carestia di fichi. Si crede che la pioggia a fine aprile danneggi l’allegagione dei fichi, destinati a maturare per fine agosto.
GIORNALE / GIORNALISTA f Vedi Gazzettiere. GIORNATA Lo spazio del giorno considerato in relazione all’attivita` dell’uomo, dal momento del risveglio a quello del coricarsi. La giornata quando e` mamma e quando e` matrigna. Non tutte le giornate sono uguali, alcune sono fortunate e altre avverse. Per lo schema vedi anche La vigna ha tigna: a chi e` madre e a chi e` matrigna [V 723]; La neve prima di Natale e` madre dopo e` matrigna [N 285]. 574
Giornata rotta perdila tutta. Quando capita un intoppo, un’interruzione, non cercare di riprendere il lavoro: non combinerai piu` nulla. 575
576
Giornata rotta e` tutta persa.
Quando s’accorciano le giornate s’allungano le gugliate, e quando s’allungano le giornate s’accorciano le gugliate. Nell’inverno, con le giornate corte, le donne dedicano piu` tempo al cucito, ai lavori di casa; quando si va verso l’estate il contrario. La gugliata (agugliata) e` la quantita` di filo che 577
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
580
Giornata piovosa vai a trovare l’amorosa.
GIORNO E` la cadenza del tempo, uguale per tutti, che si sussegue monotona e che scandisce la vita umana con poche sorprese liete e molti problemi. f Vedi Dı`, Eguale, Giornata, Lucia, Mattino, Notte, Sera. 581 Un’alba fa un giorno. Quando appare l’alba si conta un nuovo giorno. Altri intendono: dal tempo che fa all’alba dipendera` quello della giornata. 582 Un giorno mena l’altro. La vita e` uniforme e non c’e` molta differenza da come si vive un giorno e il seguente. 583 Del primo giorno scolaro e` il secondo. Il giorno che segue fa quello che il precedente gli ha indicato. 584
Un giorno e` maestro dell’altro.
Ogni giorno fa una notte e ogni notte caca un giorno. Il tempo si snoda lentamente e uguale. Cacare e` toscano volgare per ‘‘partorire’’. 585
586 Fa giorno, fa notte e la vita passa. Come il precedente, ma piu` garbato e malinconico: la vita scivola via senza che ci se ne accorga, perche´ un giorno e` uguale all’altro. 587
Tutti i giorni sono uguali.
Ogni giorno passa il meglio. Ogni giorno e` una parte di gioventu` che scompare, speranze che s’attenuano, prospettive che si accorciano. Vedi anche Si muore un 588
pag 735 - 04/07/2007
GIORNO
po’ alla volta [M 1970] ; Cotidie morimur [M 2043] ; La vita s’accorcia ogni giorno [V 1044]. 589 Ogni giorno e` uno di meno. Nel senso che ne abbiamo uno meno da vivere. Vedi anche Ogni anno e` un anno in meno [A 960]. 590
Tutti i giorni ne passa uno.
Quando fa giorno fa giorno per tutti. Quando si alza il sole e` un nuovo giorno per tutti gli uomini, senza discriminazioni. Vale a dire che ci sono cose sulle quali non so puo` ne´ discutere ne´ cavillare, tanto sono evidenti e chiare a ognuno; come in senso giuridico si dice La legge e` uguale per tutti, il detto afferma che l’evidenza non ha eccezioni. Si usa anche come ammonimento per chi e` fannullone e si trattiene eccessivamente a letto; vedi anche All’alba comincia il giorno [M 1016]; Chi perde la mattina perde il giorno [M 1015]. 591
Ogni giorno fa la luna e ogni giorno se ne impara una. Chi e` attento a quello che gli succede intorno vede che sono infinite le cose che non sa e neppure immagina, per cui ogni giorno, osservando quello che accade, puo` imparare qualcosa di nuovo. Vedi anche Chi non muore in cuna ogni dı` ne impara una [I 61]; Fino alla bara s’impara [B 88]. 592
593
Ogni giorno se ne impara una.
594
Ogni giorno s’impara qualcosa.
Ci vollero sette giorni per fare il mondo e a qualcuno manca ancora qualcosa. Si dice a chi si lamenta perche´ gli manca sempre qualcosa. Dio, che avrebbe potuto creare il mondo in un attimo, vi ha dedicato del tempo eppure si e` dimenticato di qualcosa perche´ c’e` chi non e` contento. 595
Non lodare il bel giorno innanzi sera. Prima di manifestare la propria soddisfazione bisogna che l’opera sia compiuta. Vedi anche Arrivati in porto si loda il vento [P 2248]; Pria di morte non lice chiamare alcun felice [F 545]. 596
597
Non lodare il giorno prima che annotti.
598 Ogni giorno ha un po’ di sole. Non c’e` giornata in cui non traluca dalle nuvole un raggio di luce. Non c’e` momento della vita tanto fosco che non abbia qualche gioia o qualche consolazione. 599
672
.
Non viene giorno che non venga sera.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Tutto ha fine, non c’e` cosa che non volga al termine; in particolare si dice di periodi belli e piacevoli. Vedi Per quanto sia lungo il giorno finisce con la notte [N 507]; Non viene dı` che non venga notte [N 508]. 600
Non v’e` sı` lungo giorno che non segua la notte.
601
Giorno sereno porta buia notte.
602
Ogni giorno scende il sole.
Non c’e` strada che non abbia fine. Per analogia. 603
Per un giorno di gioia mille di noia. La regola della vita e` la ripetizione e la monotonia, la novita` felice dura un attimo. 604
605 Ogni giorno ha la sua pena. Ogni giorno porta una ragione di dolore, di sofferenza e non ce n’e` uno tutto felice. Da una frase evangelica, ripetuta tuttora anche in latino: 606 Sufficit diei malitia sua. ‘‘A ciascun giorno basta la sua pena’’ (Matteo 6.34). Bisogna portare la croce quotidiana senza preoccuparsi eccessivamente dei mali futuri. Cristo invitava a non preoccuparsi troppo nel provvedere al domani, confidando nella protezione divina. 607
Ogni giorno ha il suo malanno, non c’e` vita senza affanno.
Vale piu` un buon giorno con un uovo che un mal’anno con un bue. Meglio una vita tranquilla e serena senza ricchezza, che l’abbondanza in mezzo alle pene e le preoccupazioni. Vedi anche Accade in un’ora quel che non avviene in cent’anni [A 82]. 608
Accade in un giorno quel che non accade in un anno. Basta poco tempo perche´ si verifichi quello che a lungo era atteso o temuto. In un momento puo` trasformarsi la vita di un uomo. 609
Accade in un’ora quel che non accade in un giorno. Come il precedente. Il concetto si trova anche in molti altri proverbi. Vedi anche In un’ora sola Dio fa tante cose [O 430]; In un’ora nasce un fungo [F 1609]. 610
611
Quel che non capita in un secolo capita in un giorno.
pag 736 - 04/07/2007
673
.
Un giorno da` tutto quello che l’anno nega. Solo in senso positivo: si realizza in breve tempo quello che a lungo si e` tentato inutilmente di ottenere. 612
613 Ci son piu ` giorni che salsicce. Il patrimonio da solo non e` sufficiente per poter campare per tutta la vita. In altro senso: la roba non basta, e` insufficiente. 614 Ci son piu ` giorni che aringhe. Con riferimento alla lunghezza della quaresima, durante la quale spesso si mangiava di magro con l’aringa. 615 L’anno e` lungo e i giorni sono fitti. Ironico per dire che la vita e` costosa ed e` un problema dare ogni giorno a ciascuno della famiglia quello di cui ha bisogno. 616 Cresce il giorno e cresce il pollo. Come le giornate si allungano dopo il solstizio d’inverno, cosı` i pulcini che nascono nell’anno nuovo crescono e si fanno pollastre e galletti.
Chi fa festa tutti i giorni non aspetta la domenica. La festa e` bella perche´ avviene di rado e quindi la si aspetta con ansia. Chi fa sempre festa non ha attesa, non ha desiderio e quindi perde il meglio: chi fa sempre festa non festeggia mai. Ma anche: chi sta bene tutti i giorni, non aspetta la domenica per star bene. Vedi anche Chi va bello sempre non va bello mai [B 315]. 617
618 Tutti i giorni son di Dio. Ogni giorno e` concesso da Dio: su nessuno l’uomo puo` vantare un diritto. Il destino e` in mano al Signore. 619
Ogni giorno puo` esser l’ultimo.
620 Ci sono tanti giorni dietro le montagne! E` inutile correre, ancora il sole deve sorgere tante volte. Non c’e` fretta, bisogna saper aspettare.
Di giorno tingi e di notte fingi. Consiglio a non rivelarsi mai completamente nelle azioni e nei sentimenti. Di giorno maschera, trasforma e nascondi la verita` che ti nuoce; la notte simula, afferma il falso e mostra quello che ti fa comodo. 621
622
Chi la vede di giorno non la cerca di notte.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
GIOVANE
Si dice di una donna poco avvenente. GIOVANE La gioventu` e` bellezza, energia e salute ma l’esuberanza stessa, insieme alla mancanza di moderazione e all’intemperanza, puo` essere di grave pregiudizio per il futuro. ` , Giovinezza, Mof Vedi Consiglio, Gioventu rire, Vecchio, Vecchiaia. Giovane e` chi non ha malattie, bello e` chi non ha difetti, ricco e` chi non ha pensieri. Gioventu`, bellezza e ricchezza non corrispondono a come le si definiscono normalmente: la gioventu` non dipende dagli anni, ma ha come caratteristica la buona salute; la bellezza non sta nella perfezione delle forme, ma nella mancanza di difetti che deturpano il corpo; la ricchezza la possiede non chi e` ricco, ma chi vive senza problemi e preoccupazioni. 623
624
Giovane e` chi ha salute e ricco e` chi non ha debiti.
625 Siamo giovani una volta sola. Frase fatta che scusa le intemperanze, le stravaganze, gli umori, le ostinazioni e altro di chi e` giovane.
Chi da giovane ha un vizio in vecchiaia fa sempre quell’uffizio. Difficilmente si sradica da una persona un vizio contratto negli anni giovanili. Vedi anche Il lupo perde il pelo ma non il vizio [L 1090]; Il lupo muore e poi si mangia l’ultima pecora [L 1096]. 626
627
Chi da giovane gracchia come una cornacchia, da vecchio non cantera` come un usignolo.
Giovane senza esercizio finisce a precipizio. Giovane senza arte, mestiere finisce nell’ozio, nel vizio e nelle male compagnie che lo portano alla rovina. Esercizio nell’accezione di ‘‘attivita`’’, desueta al di fuori dell’uso tecnico-burocratico (esercizio = negozio, rivendita). 628
Il giovane impazzisce e il vecchio rimbambisce. Il giovane e` soggetto a perdere la testa, per amore, per entusiasmo, per ghiribizzi o passioni; il vecchio invece la perde per l’eta`. 629
630
Chi va a caval da giovane, va a piedi da vecchio.
pag 737 - 04/07/2007
GIOVANNI BATTISTA
Chi in gioventu` vive spensieratamente senza provvedere alla vecchiaia, quando questa arriva si trovera` a condurre una vita grama. Vedi anche Chi la sera mangia tutto la mattina canta il cucco [T 1103]; Previdenza e saviezza risparmiano per la vecchiezza [R 665]; Chi risparmia in gioventu` non stenta in vecchiaia [R 666]; Grassa cucina, magro testamento [C 2529]. 631
674
.
Quel che si semina da giovani si raccoglie da vecchi.
Da giovane al calesse e da vecchio al barroccio. Da giovani si procede veloci e spediti, da vecchi piano e faticosamente. Ma anche: da giovani si ha lavori di maggiore soddisfazione, un buon trattamento, mentre da vecchi ci si ritrova a fare lavori ingrati, trattati sgarbatamente. Il calesse e` un veicolo leggero a due ruote, per trasporto di persone, trainato da un cavallo; il barroccio e` invece un carro pesante, sempre a due ruote, trainato perlopiu` a mano e adibito al trasporto di merci su medie distanze. Vedi anche Sta scritto nella Sacra Scrittura: / Lavora vecchio, che hai la pelle dura! [V 208]. 632
Chi mette la giovane vicino al vecchio mette la culla accanto al letto. Si vuole che il matrimonio tra un uomo attempato e una giovane sia allietato da una numerosa prole. Vedi anche Chi vuol avere il branco presto / capra giovane e becco vecchio [C 667]. 633
Non c’e` giovane che non sia bella ne´ vecchia che non sia brutta. La bellezza appartiene alla gioventu` e la bruttezza alla vecchiaia. 634
635 Di diciott’anni nessuno fu mai brutto. Per analogia. Vedi anche Giovinezza vale bellezza [G 690]; A tutti tocca la bellezza dell’asino [G 693].
Giovane che cresce ha il lupo nelle budella. Efficace metafora per descrivere la fame continua e prepotente che hanno i ragazzi nell’eta` dello sviluppo. 636
Se il giovane sapesse e il vecchio potesse non c’e` cosa che non si facesse. Se il giovane avesse l’esperienza del vecchio e questi l’energia del giovane tutto sarebbe possibile. 637
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Se gioventu` sapesse e vecchiaia potesse, non ci sarebbe cosa che non si facesse. Variante del precedente con sintassi piu` regolare. 638
Gioco, donna e fiasco fan d’un giovane sano un vecchio guasto. Il gioco, le donne e il bere sono la rovina della gioventu`, che si perde nei vizi e si ritrova malata e povera in vecchiaia. 639
640 Chi si sposo` giovane mai se ne pentı`. I proverbi consigliano di sposarsi presto: i matrimoni in eta` matura e dopo lunga attesa non riescono molto bene. Vedi anche Cacare e sposarsi se non si fa subito passa la voglia [C 22]; Colazione e moglie prima possibile [C 1748]; Matrimoni e maccheroni devon esser caldi [M 979].
I giovani possono morire presto, ma i vecchi non possono campare molto. La morte incombe su tutti: il giovane e` minacciato da una morte imprevista e improvvisa, mentre il vecchio sa che la sua vita e` alla fine. 641
Dei giovani ne muore qualcuno dei vecchi non ne campa nessuno. La morte e` una minaccia lontana per il giovane, ma vicina per la persona anziana. 642
Nessuno e` tanto giovane da non poter morire in una settimana. La morte impiega poco a ghermire chiunque. 643
GIOVANNI BATTISTA San Giovanni Battista, figlio di Elisabetta e Zaccaria, e` uno dei santi piu` venerati e invocati, unico ad avere due feste: la nascita, 24 giugno, e la decollazione, 29 agosto (fu fatto decapitare da Erode per volonta` di Salome`). I proverbi si riferiscono tutti alla festivita` della nascita, che cade in prossimita` del solstizio, ricorrenza particolarmente sentita in passato in quanto considerata il Natale dell’estate. Si credeva che in quella notte avvenissero strani prodigi e meraviglie suggeriti alla fantasia da questo particolare momento dell’anno. Gli inglesi chiamano questo giorno Midsummer day e nella sua notte si svolgono le vicende piene di magie e d’incantesimi rappresentate nel Sogno d’una notte di mezza estate di Shakespeare. Molte erano le usanze legate a questa festivita`: la piu` diffusa era quella di accendere dei gran fuochi a cui si attribuiva il potere
pag 738 - 04/07/2007
675 di allontanare la sventura e le malattie. Spesso venivano bruciate ai crocevia e nei campi erbe odorose per allontanare le forze malefiche dei demoni dell’aria che provocano folgori e tempeste. Numerose piante odorose fioriscono infatti in questo periodo e a molte di esse sono state attribuite particolari virtu` che hanno solo se raccolte in questo giorno, per questo sono chiamate ‘‘erbe di san Giovanni’’. San Giovanni Battista e` il protettore dei compari, dei giovani, dei pellicciai e di molte altre categorie. f Vedi Corpus Domini. La notte di san Giovanni entra il mosto nel chicco. Questa credenza e` diffusissima ed e` riportata in proverbi di molti dialetti. La festa, cadendo in prossimita` del solstizio d’estate, rappresenta il solstizio stesso e ha polarizzato su di se´ le credenze arcaiche e misteriose collegate a questo fenomeno astronomico, spesso, come in questo caso, relative alla mutazione (il chicco diviene un recipiente di mosto); vedi Per sant’Urbano il frumento e` fatto grano [U 238]. Il criterio dell’analogia suggerisce al pensiero tradizionale che, come il sole inverte il suo cammino e la sua tendenza, cosi le cose naturali (come l’uva che matura particolarmente col suo calore) lo seguono con i loro mutamenti. Si riportano qui di seguito due proverbi dialettali che esemplificano alcune credenze connesse con san Giovanni. 644
Quand che la lavanda la sent san Zvan avnı` la vol fiurı`. ‘‘Quando la lavanda sente venire san Giovanni, vuol fiorire’’. Romagnolo. Fra le molte piante che fioriscono in questo periodo diverse vengono chiamate proprio ‘‘erbe di san Giovanni’’, in particolare l’iperico; ma sono soprattutto le piante aromatiche che acquistano ora le loro proprieta`. Gli usi a cui sono destinate le erbe raccolte in questo giorno non sono pero` sempre benefici: si crede infatti nel Friuli che con alcune di queste venisse fatto l’unguento che adoperavano le streghe per andare alla tregenda. 645
Chi nasce la note de san Zuane no vedi strighe e no sogna fantasme. ‘‘Chi nasce la notte di san Giovanni non vede streghe e non sogna fantasmi’’. Veneto: Chi nasce in questo nella notte di questa ricorrenza sembra che sia dotato di poteri speciali come chi nasce nella notte di Natale. In tale
.
GIOVANNI BATTISTA
caso, quasi si tratti di una violazione di un momento sacro nel quale e` nato Cristo, nascono i lupi mannari; nel caso di san Giovanni invece nascono coloro che sono capaci di dominare le forze malefiche. Il rapporto risulta invertito ma, calando la forza vitale del sole, si scatenano le forze malefiche. Scrive il Placucci (Usi e pregiudizi de’ contadini della Romagna, p. 138): ‘‘Ab immemorabili credono li contadini che nella notte dell’accennata festa (san Giovanni) le streghe si facciano vedere nei crociari delle strade detti quadrivi... percio` ivi si portano, ed appoggiano sotto il mento del collo una forca, e stanno in quel luogo ed attitudine quasi tutta la notte; ed asseriscono che veggono le streghe...’’. San Giovanni non vuole inganni. Un patto stretto nel nome di san Giovanni non consente inganni, ne´ sotterfugi, perche´ protetto dallo stesso santo. Il proverbio, assai diffuso in diversi dialetti, sembra collegato all’uso del comparatico, praticato soprattutto nel Meridione. E` questo un vincolo di parentela spirituale che si stabilisce tra compari e comari di battesimo o di cresima e i figliocci, i testimoni di nozze e gli sposi. L’istituzione del comparatico, in particolare il compare d’anello, e` tutora viva nel Meridione, ed e` sotto la protezione di san Giovanni, visto come compare di Cristo. Molte leggende narrano che il santo interviene decisamente a punire chi tradisce la fede del compare. Il proverbio e` frequente in Toscana e a Firenze, citta` della quale il santo e` patrono e aveva sul fiorino la sua immagine. Usato soprattutto dai bambini per denunciare trucchetti e inganni nel corso dei giochi. 647
Per san Giovanni si svellon cipolle e agli. Alla fine di giugno questi ortaggi vengono raccolti e messi a conservare facendone delle trecce (reste) da appendere in luoghi asciutti e riparati. Un tempo si teneva proprio in questi giorni il mercato degli agli ritenuti il simbolo dell’abbondanza. 648
646
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
A san Giovanni l’alveare spande a san Martino l’alveare e` pieno. All’inizio dell’estate le api sciamano e quando viene il freddo (la ricorrenza di san Martino e` l’11 novembre) l’alveare e` al completo sia di api che di miele. 649
pag 739 - 04/07/2007
GIOVARE
676
.
La vigilia di san Giovanni piove tutti gli anni. Piu` che una superstizione questa sembra essere una constatazione, infatti, malgrado che sia gia` entrata l’estate, il clima puo` subire mutamenti e portare pioggia. 650
Se piove per san Giovanni si seccano le fontane. Non piovera` poi per lungo tempo e le vene d’acqua meno profonde si asciugheranno. 651
Per san Giovanni svestiti dei tuoi panni. Questo e` il periodo nel quale il caldo ha preso decisamente campo e non ci sono piu` pericoli di raffreddamenti improvvisi dell’aria. Puo` sembrare esagerato che si aspetti questa data per alleggerirsi, ma occorre ricordare che un tempo di polmonite facilmente si moriva e le precauzioni non erano mai troppe. Vedi anche Marzo. 652
653 Per le guazze di san Giovanni si miete. La guazza e` un’abbondante rugiada che si addensa sulle piante e sul terreno. Dice il Placucci (Usi e pregiudizi de’ contadini della Romagna, p. 173): ‘‘La rugiada della notte di san Giovanni facendo di molto temere, i contadini procurano quando possono di mietere il grano prima ch’essa giunga’’.
Triste e` l’anno in cui Domine acchiappa Giovanni. Quando la festa mobile del Corpus Domini, collegata con la Pasqua, coincide con quella di san Giovanni, non dobbiamo aspettarci una buona annata. 654
Quando nasce san Giovanni muoiono i giorni lunghi e quando muore san Giovanni nascono i giorni lunghi. Del Battista si celebra, unico tra i santi, il giorno della nascita oltre a quello della morte. Il privilegio e` riservato solo a lui, a Cristo e alla Vergine. La festa della nascita di san Giovanni e` il 24 giugno, in prossimita` del solstizio d’estate, quando le giornate si vanno allungando. Il proverbio a questo punto, giocando sul nome, prende in considerazione non piu` il Battista, ma san Giovanni Evangelista, del quale si festeggia la glorificazione celeste con la sua morte, giorno segnato nel calendario al 27 di dicembre, pochi giorni dopo il solstizio d’inverno, dal quale cominciano ad allungarsi le giornate. In altri tempi, nei quali l’anno liturgico era cosa nota a tutti, il gioco 655
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
era di facile interpretazione; oggi e` divenuto un rompicapo: se si fa riferimento al Battista, la sua morte e` segnata al 29 agosto, e cio` non da` alcun senso astronomico. GIOVARE ` meglio giovare a due che piacere 656 E a cento. E` piu` importante dare un aiuto concreto a pochi che stare nelle grazie di molti, andare a caccia di simpatia e di consensi. Non giova dire: – Non berro` mai di quell’acqua. Perche´ la vita a volte pare si diverta a contraddire ogni previsione certa, ogni decisione sicura: mai dire mai. Vedi anche Fin che si ha denti in bocca non si sa mai quel che ci tocca [D 193]; Quel che non si vuole ci nasce nell’orto [O 591]. 657
658 A chi giova? Espressione con cui si indica, in una indagine su una determinata azione, di solito criminosa, la necessita` della ricerca del movente, ovvero la persona a cui l’azione ha procurato vantaggio, o il maggior vantaggio. Su questa devono indirizzarsi le indagini, essendo probabile che ne sia il responsabile. Forse piu` usata ancora la forma latina seguente: 659 Cui prodest? ‘‘A chi giova?’’. Il vantaggio derivante da un’azione puo` indicarne l’autore. Forma abbreviata e trasformata in interrogazione, che si puo` mettere in rapporto con un passo di Seneca (Medea 500): Cui prodest scelus, / is fecit ‘‘Ha compiuto il delitto colui al quale ha giovato’’. La frase e` divenuta un luogo comune del diritto sull’autorita` dell’esperienza, di Cicerone (Pro Milone) e di altri. Si usa anche meno propriamente per significare che si ritiene che una determinata cosa non puo` servire a nessuno (vedi sotto, di significato simile, Cui bono? [G 661]). 660 Is fecit cui prodest. ‘‘Ha compiuto il fatto chi ne ha tratto utile’’. La stessa considerazione si fa anche in forma affermativa e la frase diviene piu` pericolosa in quanto si passa da un indirizzo generale al fine dell’indagine a una affermazione quasi perentoria, terribile per chi viene a trovarsi (soprattutto se innocente) in tale condizione. 661
Cui bono?
pag 740 - 04/07/2007
677
.
` GIOVENTU
‘‘A quale vantaggio? Con quale utile? A che pro?’’ Frase con la quale si cerca di far riflettere qualcuno che, come e` da noi ritenuto, una cosa non porta alcun utile. Questa espressione non ha niente a che fare con le tre precedenti, ma viene non di rado usata con lo stesso significato, il che e` solo un errore. Piu` chiara invece e` l’espressione francese, spesso usata anche in italiano, che ha lo stesso significato di quella precedente: A` quoi bon? ‘‘A che pro?’’.
sua casa e a trattenervisi nel dopo cena. Allora si vedevano sull’imbrunire andare in giro coloro che erano fidanzati.
GIOVEDI` Per quanto giorno di mezzo della settimana, ne fa intravedere ormai prossima la fine; e da come tramonta il sole si possono trarre previsioni meteorologiche per il week-end.
` GIOVENTU La gioventu` e` inesperta, priva di saggezza, scapestrata, ma le intemperanze sono naturali in questa eta`; e` invece deprecabile la giovinezza che si consuma nell’ozio e nel vizio. f Vedi Giovane, Giovinezza, Vecchio, Vecchiaia.
Giovedı` dimezza [sparte in mezzo] la settimana. E` difatti il giorno centrale della settimana. 662
Venuto giovedı`, finita la settimana. Al giovedı`, sebbene ancora a meta` settimana lavorativa, si aveva la percezione che questa volgesse ormai al termine. 663
664
Giovedı` arrivato, settimana finita.
Giovedı` quel che non e` fatto resta lı`. Come i precedenti. Quello che non e` finito di giovedı` non sara` finito neppure di sabato. 665
Quando di giovedı` il sole insacca prima di domenica vento o acqua. Quando il sole tramonta in un orizzonte pieno di nuvole (insacca), nel giro di due giorni arriva la pioggia. 666
667
Quando il sole insacca in giove non e` sabato che piove.
Se giovedı` se ne va col cappello in testa piove prima che venga la festa. Come i precedenti. Col cappello in testa, col cielo nuvoloso. 668
La benedizione del Giovedı` Santo non passa il fiume. Cosı` si dice a Roma della benedizione urbi et orbi del papa in questo giorno: la prendono solo coloro che si trovano al di la` del Tevere. Il senso e` forse da ricercare nel particolare affetto parareligioso attribuito volgarmente alle benedizioni. 669
Il giovedı` si vede chi e` innamorato. Era uso un tempo che in questo giorno il fidanzato andasse a trovare l’innamorata alla 670
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
671 Chi nasce di giovedı` e` sempre nel mezzo. Di chi intralcia il lavoro, il passaggio con la sua presenza: il giovedı` e` il giorno mediano della settimana. Vedi anche Chi mangia prezzemolo e` sempre tra i piedi [P 2683]. 672
Giovedı` e curiosi sono sempre nel mezzo.
Gioventu` non ha virtu`. La giovinezza e` un’eta` acerba che non possiede quelle virtu` che si maturano con l’eta` adulta: temperanza, calma, forza, costanza, e neppure quelle virtu` che si acquisiscono con l’esperienza: abilita`, capacita` lavorative, conoscenza. 673
Giovinezza non ha saggezza. Per analogia. Non ha sufficiente conoscenza della vita per sapere come governarsi. 674
Chi non fa pazzie in gioventu` le fa in vecchiaia. Una giovinezza troppo seria porta a una vecchiaia matta. Chi nella gioventu` non ha condotto una vita spensierata, non ha fatto gli errori, le prove che appartengono a quel periodo della vita, si ritrova a combinare delle sciocchezze in vecchiaia che e` il tempo meno adatto. Vedi anche Chi non le fa da giovane le fa da vecchio [G 676]. 675
Chi non le fa da giovane le fa da vecchio. Per analogia. 676
677
Angelo nella gioventu`, diavolo nella vecchiaia.
678 Da giovane angelo, da vecchio diavolo. Per analogia. 679 Giovane santo, vecchio demonio. Per analogia. 680
Quel che e` permesso in gioventu` non e` permesso in vecchiaia.
pag 741 - 04/07/2007
GIOVINEZZA
Gli errori che trovano comprensione quando vengono fatti da un giovane non trovano la stessa indulgenza se commessi da un vecchio. 681
678
.
Errare in gioventu` e` minor vergogna.
Gioventu` oziosa, vecchiezza bisognosa. L’ozio, la vita irregolare e la mancanza di previdenza portano a condurre una vita grama in vecchiaia. 682
683
Gioventu` disordinata vecchiezza tribolata.
684
Gioventu` in liberta`, vecchiaia in poverta`.
685
Chi guazza in gioventu` stenta in vecchiaia.
686
Chi non fa in gioventu` stenta in vecchiezza.
687 Povera e` la casa dove gioventu ` governa. Dove comandano i giovani le cose non possono andar bene: mancano l’esperienza, la calma, la riflessione, mentre predominano l’impulsivita`, la precipitazione, l’imperizia. 688 Gioventu ` sogna e vecchiaia ricorda. La gioventu` progetta, spera, s’illude e la vecchiaia si rifugia nella memoria, nel mondo che e` stato, in quello che ha fatto.
GIOVINEZZA `. f Vedi Giovane, Gioventu Giovinezza e` mezza ricchezza. La giovinezza e` un bene tale che si puo` considerare un mezzo tesoro. Con l’energia e le capacita` della giovinezza ci si puo` impadronire anche dell’altra meta` del tesoro, cioe` il denaro. 689
Giovinezza vale bellezza. Chi e` giovane ha di per se´ la freschezza, l’eleganza, l’agilita` che hanno tutti i corpi in gioventu`. 690
691 La giovinezza ha la bellezza dell’asino. La giovinezza conferisce grazia a tutti, anche ai brutti. E` detta bellezza dell’asino quella legata esclusivamente al fiorire della gioventu`, forse da una deformazione, un fraintendimento o una deformazione scherzosa della frase francese beaute´ de l’aˆge ‘‘bellezza dell’eta`’’ come fosse beaute´ de l’aˆne. Vedi
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
anche Non c’e` giovane che non sia bella ne´ vecchia che non sia brutta [G 634]; Di diciott’anni nessuno fu mai brutto [G 635]. A vent’anni tutti hanno la bellezza dell’asino. Per analogia. 692
693 A tutti tocca la bellezza dell’asino. Per analogia.
In giovinezza devi acquistare quel che in vecchiaia ti puo` giovare. Negli anni giovanili devi acquisire quelle conoscenze, quelle capacita`, quei beni che ti potranno essere di aiuto nella vecchiaia. 694
GIRGENTI Girgenti e` il vecchio nome della citta` d’Agrigento che venne ribattezzata cosı` nel 1927. Girgenti, buona terra e triste genti. Si esalta la fertilita` del territorio in contrapposizione alla malvagita` degli abitanti, come succede per molte altre citta`. Vedi anche D’Arezzo non e` buono nemmeno il vento [A 1164]; A Marradi seminano fagioli e nascon ladri [M 789]; Osimo bello, Castello segreto e chi vuol ladri vada a Loreto [L 908]; Senigallia, mezzi ebrei, mezza canaglia [S 992]; Campi, valigia davanti [C 309]. Sono molti i blasoni popolari di tipo denigratorio di questo tipo, dei quali si da` qualche esempio. 695
Acquapendente: buono il pane e cattiva la gente. Accusa generica di malvagita`, che viene fatta soprattutto dai viaggiatori o dagli abitanti dei paesi vicini a quelle cittadine o paesi che si trovano su una via di grande comunicazione, come Acquapendente, cittadina del Lazio, in provincia di Viterbo, sulla strada che da Siena va a Roma. 696
Romagna dalle belle zucche buona la gente e meglio le mucche. Apprezzamento per la bonarieta` della gente romagnola che la comparazione con le mucche e le zucche (cose che vengono bene nelle pianure) fa apparire come parente vicina dell’ingenuita`. 697
Sorano, due preti e un sacrestano. Sorano, non piccolo paese della Toscana in provincia Grosseto, arroccato su un’altura, e` rimasto in passato un po’ spopolato. 698
pag 742 - 04/07/2007
679
.
Da Fiuggi fuggi. Fiuggi, citta` termale del Lazio in provincia di Frosinone, era nota per essere particolarmente cara per soggiornarvi. 699
` GIU f Vedi Discesa, Su. Piu` giu` che in terra non si puo` cadere [andare]. Quando si e` toccato il punto piu` basso della sfortuna, della miseria, della poverta` ci si consola con questo detto, nella speranza che da lı` in poi non si potra` che migliorare. 700
701 In giu ` corre anche la merda. Per andare verso il peggio non occorre abilita` ne´ maestria. Tutti sono capaci di peggiorare una situazione. Vedi anche In discesa tutti i Santi aiutano [S 266]; Un matto butta in un pozzo una pietra che cento savi non riescono a cavar fuori [M 1035].
Per finir giu` a basso sono in cento a darti il braccio. Nella disgrazia tutto sembra congiurare per peggiorare la situazione. 702
703
Per calare in basso ogni santo da` il suo braccio.
704
Per andar su qualche santo aiuta, per andar giu` tutti i matti ti spingono.
GIUDA Dal nome dell’apostolo che tradı` Gesu` il termine e` diventato sinonimo di traditore soprattutto sul piano degli affetti. Anche gli Apostoli ebbero un Giuda. Anche nel gruppo di persone piu` oneste e buone si nasconde il malvagio, il traditore, quello che si chiama la pecora nera. Vedi anche Nell’Arca di Noe` c’erano anche lo scorpione e il serpente [A 1141]. 705
Fra i dodici Apostoli c’era un traditore. Per analogia. Non c’e` comunita` deve non ci sia un malvagio. Vedi La pecora nera ci fu anche fra gli Apostoli [G 1145]. 706
Se i maestri valessero a fare il discepolo, Giuda sarebbe santo. Se l’insegnamento bastasse a cambiare l’indole allora non ci sarebbero malvagi. Infatti nessuno ha mai avuto maestro migliore di Giuda, Cristo ‘‘il Maestro’’ per eccellenza. 707
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
GIUDICARE
708 Giuda una volta, Giuda sempre. Chi tradisce una volta, rimane traditore per sempre. 709 Giuda non dette un solo bacio. Quello di Giuda fu solo uno dei tanti tradimenti che gli uomini hanno fatto e seguitano a fare. Si dice a coloro che tradiscono ripetendo l’infamia di Giuda.
Giuda fece per trenta danari quello che molti fanno per molto meno. Alla base del tradimento ci sono spesso piccoli motivi meschini. 710
711 Anche gli Apostoli ebbero un Giuda. Anche nel gruppo di persone piu` oneste e buone si nasconde il malvagio, il traditore, quello che si chiama la ‘‘pecora nera’’. Vedi anche Nell’Arca di Noe` c’erano anche lo scorpione e il serpente [A 1141].
GIUDICARE Nel senso di esprimere pareri, opinioni, valutazioni, giudizi che non devono essere mai affrettati ne´ superficiali. 712 Chi tosto giudica, tosto si pente. I giudizi affrettati sono spesso errati e si scontano amaramente. 713
Chi giudica in fretta a pentirsi s’affretta.
714
Per giudicare non bisogna aver fretta.
Dall’apparenza non si giudica. Per giudicare bisogna basarsi su dati certi che occorre scoprire con scrupolo e pazienza. 715
Non giudicate, se non volete essere giudicati. Parole del Discorso della montagna di Gesu` (Matteo 7.1, Luca 6.37) riprese anche da san Paolo (Corinzi 4.5, Romani 2.1), e che si ripete proverbialmente anche in latino: 716
717 Nolite iudicare ut non iudicemini. ‘‘Non giudicate per non essere giudicati’’. E` questa la forma della Vulgata di Matteo, ma si usa anche versione di Luca, che e` leggermente diversa: Nolite iudicare et non iudicabimini ‘‘Non giudicate e non sarete giudicati’’.
Colla misura con cui giudicate sarete giudicati. Altra frase di Gesu` dal versetto che segue immediatamente quello citato nel proverbio precedente (Matteo 7.2, Luca 6.38). 718
pag 743 - 04/07/2007
GIUDICE
680
.
719 Chi giudica sara` giudicato. Per questi proverbi evangelici vedi, con uso affine, Chi e` senza peccato scagli la prima pietra [P 935].
E` rapido nel comprendere le situazioni, ma sospende il giudizio finche´ non sia certo della verita`.
` piu` facile giudicare che fare meglio. 721 E E` piu` semplice trinciare giudizi che operare.
Il buon giudice fa lunga udienza e lunga sentenza. Ascolta a lungo i testimoni, li interroga e al momento della decisione pondera attentamente.
722 Chi sempre giudica ha mille nemici. Chi pontifica continuamente, critica, esprime giudizi non richiesti e superficiali non puo` essere certo sopportato e benvoluto.
730 Da giudice pazzo, sentenza lesta. Reciproco del precedente. Il giudice scriteriato emette la sentenza precipitosamente, con avventatezza.
Non giudichi chi non e` dell’arte. Chi non conosce la materia della quale si tratta faccia a meno di esprimere giudizi.
731 Stulti iudicis brevis sententia. ‘‘E` propria di un giudice stolto una sentenza breve’’. Gode di una certa diffusione in ambienti giuridici questa massima di origine che sembra riferirsi sia alla rapidita` del pronunciamento, sia, soprattutto, alla brevita` delle argomentazioni e motivazioni dello stesso.
720
Chi gli altri giudica se stesso condanna.
723
Cadon le rose e restan le spine: non giudicate innanzi la fine. Non si deve lodare una cosa finche´ questa non ha avuto il suo esito, finche´ non se ne e` vista la fine. Quello che e` uno splendido roseto rimane nell’inverno un cespo di rovi. 724
Chi deve giudicare dimentichi le passioni. Chi vuole giudicare rettamente deve lasciare da parte i propri sentimenti e liberarsi di pregiudizi e preconcetti. 725
Un dı` giudica l’altro e l’ultimo giudica tutti. La vita si snoda giorno dopo giorno e alla fine arriva inesorabilmente il consuntivo di quello che e` stata. Vedi Pria di morte non lice / chiamare alcun felice [F 545]. 726
Chi ruba fa un peccato e chi giudica ne fa mille. Chi commette una colpa pecca una volta sola, chi esprime dei giudizi su questa colpa, con supposizioni, motivazioni, attribuzioni di responsabilita` d’altre persone e infiniti altri sospetti, commette tante di quelle ingiuste mormorazioni, calunnie, giudizi temerari, insinuazioni, da superare largamente il semplice reato di chi ha sı` sbagliato, ma una sola volta. 727
GIUDICE Delineata la figura del giudice ideale, si passa alla descrizione realistica dei giudici di un tempo. 728
Il buon giudice tosto intende e tardi giudica.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
729
732
Giudice ignorante presto fa sentenza.
Non si puo` essere giudice e parte. Non e` possibile emettere un verdetto su una materia nella quale siamo parte in causa. 733
734
Nessuno puo` essere giudice di se stesso.
Il buon giudice deve avere le orecchie uguali. Il giudice retto deve ascoltare le ragioni di entrambe le parti con la stessa attenzione, senza propendere per l’una o per l’altra. 735
736 Il buon giudice ascolta le due campane. Come il precedente. Deve prestare ascolto alle ragioni di ambedue i contendenti. Vedi anche Bisogna sentire le due campane [C 267]; Non giudicar per legge ne´ per carte / se non ascolti l’una e l’altra parte [P 606].
Il giudice retto si lava ogni mattina le due orecchie. Per udire meglio e liberarsi da pregiudizi e preconcetti. 737
I buoni giudici devono avere grandi orecchi e piccole mani. Orecchie grandi per ascoltare, ma mani incapaci di prendere quanto viene loro offerto per ingraziarseli. 738
Il buon giudice ha bocca piccola, orecchie grandi e vestiti senza tasche. Parla poco, ascolta molto e non ha saccocce dove mettere i doni. 739
740
Chi compra il giudice vende la giustizia.
pag 744 - 04/07/2007
681
.
La corruzione caccia la giustizia. Da giudice che prende giustizia invan s’attende. Da giudice che accetta doni e favori non ci si puo` aspettare che amministri con rettitudine la giustizia. 741
Ai giudici galiziani coi piedi e con le mani. Allude ai tempi della dominazione spagnola allorche´ pare che i giudici propendessero per la parte che offriva di piu`. Con le mani e con i piedi e` una frase con la quale si intensifica un’azione (bussare con le mani e coi piedi), estendendone l’uso anche ad azioni che propriamente coi piedi non si fanno. Qui, per ottenere la rima si indicano prima i piedi invece delle mani come vorrebbe la logica, per cui: ai giudici galiziani (spagnoli in genere) bisogna raccomandarsi con doni abbondanti, offerti a piene mani, e anche di piu`. Altra versione del proverbio e` Dai giudici galiziani / vacci coi piedi nelle mani, gioco di parole che si spiega col fatto che, chi porta polli come offerta, dono propiziatorio, accattivante, li afferra per i piedi, come fa Renzo nei Promessi Sposi recandosi da Azzeccagarbugli, che non era galiziano ma era avvocato (segno che la categoria e` assai piu` estesa). Sia tale proverbio (meno usato) che la spiegazione convincono poco. Se per un avvocato non servirono i polli, figuriamoci per un giudice: ci vuol ben altro che un paio di capponi. 742
Al giudice bisogna ungere l’orecchio e la bocca. Adularli con parole convenienti e offrir loro regali. 743
744
Dal giudice non ci si presenta a mani vuote.
I giudici di Padova per parere savi si davano la sentenza contro. Di chi per mostrare sapere o intelligenza va contro ai propri interessi. Padova era una famosa universita`. 745
GIUDIZIO Come capacita` di valutare, come discernimento, buon senso, saggezza, intelligenza pratica. f Vedi Cervello, Ragione, Sapere, Senno, Testa. 746
Il giudizio non lo vendono gli speziali.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
GIUDIZIO
La capacita` di comprendere non e` cosa che uno possa acquistare con il danaro, ne´ fare una cura per averlo. 747
Il giudizio non si vende alle botteghe.
748
Il giudizio non si vende a braccia.
749 Il cervello non si vende a once. Per analogia.
Il giudizio viene tre giorni dopo la morte. Si insegna nel Catechismo che il Giudizio divino avviene per ogni anima dopo la morte. Qui pero` si allude ironicamente al giudizio come senno, cervello, che ad alcuni non viene mai durante la vita. 750
751 Prima la morte e poi il giudizio. Il giudizio viene quando ormai non serve piu`. 752
Il giudizio arriva sempre tardi.
753
Il giudizio va dietro gli anni.
La ragione va con la stagione. Per analogia. La ragione si trova negli uomini il base all’eta`: la persona ha pochissimo giudizio nell’infanzia, e` di solito piu` impulsiva e passionale da giovane, piu` seria, equilibrata, riflessiva e logica nella maturita` e nella vecchiaia, stagioni della vita. Si allude alla stagionatura, al periodo di tempo necessario per rendere le cose stabili, quella del legno in particolare, che con l’opportuna stagionatura perde la tendenza a piegarsi, muoversi; ma anche a quella di alimenti, come il formaggio, il vino; e anche una strada vuole un periodo di tempo per fissarsi nella sua corretta posizione. 754
755 Chi non ha giudizio non ne speri. Chi non ha senno a una certa eta` non speri di averlo in futuro. 756 Quando non ce n’e` non ce n’entra. Per analogia. L’uso dimostra che il soggetto sottinteso e` appunto il giudizio, il senno, l’intelligenza. Di solito, dicendo il proverbio, si accenna con un dito alla testa.
Dove non ce n’e` punto non ci se ne mette nemmeno poco. Per analogia. Vedi anche Sotto questo velo non ce n’e`, non ce n’e` stato, e perche´ non ce n’entri questo capo sia fasciato [V 311]. 757
758
Quando non ce n’e` quare conturbas me?
pag 745 - 04/07/2007
GIUGGIOLO
682
.
Per analogia. ‘‘Quando non c’e` [cervello], perche´ mi assilli?’’. Si ripete a chi non arriva a capire dopo lunghe e ripetute spiegazioni: ‘‘Se non ci puoi arrivare, e` inutile che tu mi faccia faticare e sudare’’. Oltre che al senno si puo` riferire ad altro: danaro, mezzi, forza. La frase latina si trova nei Salmi (41.12 e 42.5). Le stesse parole sono ripetute nel salmo seguente (42.5): quare tristis es anima mea? et quare conturbas me? ‘‘Perche´ sei triste anima mia e perche´ mi assilli?’’. Il testo latino e` entrato nell’uso comune attraverso la vecchia liturgia della messa in cui si recitavano all’inizio, prima di salire i gradini dell’altare, i versetti di questo breve salmo. Vedi anche Non si puo` cavare il sangue dalle rape [R 206]; Anche la donna piu` bella non puo` dare quello che non ha [D 1071]. Dio da` il giudizio e poi dice: – Adopratelo. Dio non e` il responsabile della stoltezza umana: egli ha dato all’uomo il cervello e sta all’uomo usarlo bene. 759
760 Chi non ha giudizio si tagli la lingua. Chi e` a corto di senno dovrebbe tacere. Vedi anche Ogni pazzo e` savio quando tace [P 922]; Quando non dice niente / non e` il pazzo dal savio differente [S 1348].
Meglio un po’ di giudizio che una cassa d’oro. La saggezza e il discernimento hanno piu` valore di una grande ricchezza che, senza cervello, finisce presto. 761
Del giudizio ognuno pensa d’averne piu` del bisogno. Ciascuno sopravvaluta le proprie capacita` mentali. Vedi anche Nessuno si lamento` mai del suo poco cervello [N 252]; Nessuno si lamenta del suo poco talento [T 82].
Sai per tempo qual e` il pericolo da evitare, da cosa devi stare lontano. 767 Chi piu ` giudizio ha piu` n’adoperi. Chi ha cervello lo usi anche per chi non ce l’ha: puo` cosı` prevedere ed evitare la stoltezza altrui. 768 Non ha giudizio chi ce l’ha solo per se´. Non e` sufficiente evitare i nostri errori ma bisogna prevenire anche quelli degli altri. 769
Poco vale che uno sia saggio quando l’altro e` scemo. Per analogia. 770
771 Meno giudizio si ha piu ` se ne parla. Piu` uno e` sciocco piu` racconta di quanto e` stato ed e` furbo.
Chi non ha giudizio perde la chiesa e il benefizio. Chi non e` assennato, prudente, cauto viene facilmente scalzato dai furbi e dai disonesti dal posto comodo e redditizio che occupa. Allude ai privilegi sacerdotali. 772
Se i ricchi avessero giudizio i poveri morrebbero di fame. Qui giudizio significa previdenza, oculatezza, senso del risparmio: quasi a dire, in una visione desolante della societa`, che solo grazie all’ingenuita` dei ricchi i poveri riescono a cavarsela. 773
774
762
763
Di cervello nessuno si sente scarso.
764 Del giudizio ognun ne vende. Tutti son pronti a dispensare consigli.
Chi non ha giudizio suda e corre a precipizio. Chi agisce senza pensare, senza prevedere, senza ponderare deve rimediare poi con la fatica e lo sforzo. Vedi anche Chi non ha cervello abbia gambe [C 1334].
Bisogna aver giudizio anche per chi non ne ha.
I ricchi non possono avere insieme giudizio e quattrini.
775 Chi donne pratica giudizio perde. Chi segue la passione, si abbandona all’istinto, al sentimento perde obbiettivita` e chiarezza di valutazione.
A sangue caldo nessun giudizio e` saldo. Senza l’opportuna ponderazione e il tempo necessario per la riflessione ogni giudizio pecca di superficialita`. 776
765
766
Col giudizio giri largo al precipizio.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
GIUGGIOLO E` una pianta delle ramnacee con rami spinosi, fiori gialli e frutti bruno-nocciola, commestibili, di modesto valore, ovali, a forma di drupa. 777
Quando il giuggiolo si riveste spogliati e quanto si spoglia rivestiti.
pag 746 - 04/07/2007
683
.
Il giuggiolo e` l’ultima pianta che a primavera si riveste di foglie (verso maggio-giugno) e la prima a perderle quando viene l’autunno. Quindi: non aver fretta a indossare gli abiti leggeri, aspetta che il clima caldo sia stabile; sii invece sollecito a metterti gli abiti piu` pesanti quando viene il freddo. 778
Quando il giuggiolo si veste, e tu ti spogli, quando si spoglia, e tu ti vesti.
779
Spogliati quando si veste il giuggiolo.
GIUGNO
anche il proverbio elencatorio completo sul clima dei vari mesi Di gennaio e febbraio metti il tabarro... [G 406]. 785
Finche´ giugno non e` all’otto non ti togliere il cappotto.
786 ...giugno fruttaio... E` l’attributo di giugno che ricorre nei proverbi e nelle filastrocche sui mesi, vedi Gennaio zappatore... [G 404]. E` il periodo in cui matura la prima frutta.
Se giugno non fa sudare pane e vino fa mancare. Se a giugno non viene il caldo ne soffrono il grano e la vite. 787
GIUGNO Giugno e` il mese delle messi e molta attenzione e` prestata all’andamento climatico del mese, che deve essere caldo con qualche pioggia. Per il contadino nelle lunghe giornate di luce il lavoro dei campi si fa piu` intenso e arriva il primo grande raccolto: il grano. Giugno la falce in pugno. A giugno si miete il grano. Difficile e` scegliere il momento migliore per questa operazione: ne´ troppo presto quando il grano non e` ancora maturo, ne´ troppo tardi, quando restando a lungo nei campi la spiga comincia ad aprirsi e a perdere i chicchi.
788
Se giugno fa freddino non avrai manco un quattrino.
789
Giugno freddolino povero contadino.
790
Giugno pungente villano piangente.
780
781
782
Giugno la falce in pugno se non e` in pugno bene luglio se ne viene. Giugno, prepara la falce.
Giugno, la vecchia esce dal forno. Perche´ e` finalmente sicura che il freddo e` finito. 783
Giugno levati il cuticugno ma [pero`] non lo impegnare che (ti) potrebbe bisognare [abbisognare]. Il caldo e` ormai stabilizzato, ma non tanto da non riservare sorprese (vedi L’ultimo nodo e` quello del cuculo [C 2585]), stando ai proverbi che pongono in questo mese l’ultimo nodo del freddo (vedi Nodo; Acqua a filo e freddo a nodi [N 452]) corrispondente alla fine del periodo (vedi San Pietro e` l’ultimo santo del freddo [P 1707]), segnato da un’altra curiosa scadenza: le cosidette tempeste della Mamma di san Pietro (29 giugno), le quali verrebbero per la festa (scherzosa) della madre dell’Apostolo, che cadrebbe in questo periodo. Vedi 784
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Giugno umido e caldo il contadino e` baldo. In questo periodo molto caldo con qualche pioggia e` il tempo ideale per gran parte dei raccolti. ‘‘Baldo’’ nel senso di ‘‘contento, di buon umore’’. 791
Quando mignola di giugno t’ungerai appena il grugno. La mignola e` l’infiorescenza dell’olivo, la quale, se appare di giugno, e` tardiva e compromette decisamente la fioritura. Mignola e mignolare sono termini comunemente usati anche oggi per indicare l’infiorescenza e il formarsi di questa specificamente per l’olivo. La perdita del contatto con la vita della campagna da parte della quasi totalita` della popolazione, fanno sembrare queste parole o troppo tecniche o desuete, mentre negli ambienti della campagna, dei laboratori, degli istituti agrari sono comunissimi. 792
...se mignola di giugno vacci col pugno. Le olive raccolte staranno tutte nel pugno della mano. 793
794
Giugno secchetto, erbe a stecchetto; troppo bagnato, vino mancato; se qualche volta, buona raccolta.
pag 747 - 04/07/2007
GIULLARE
684
.
Se non piove, scarseggia l’erba per gli animali che devono contentarsi di poco, stare a stecchetto; se piove troppo, la vendemmia sara` scarsa; se piove qualche volta i raccolti andranno bene. Quando giugno e` piu` asciutto che bagnato lava il barile e tienlo preparato. Un giugno caldo con qualche pioggia promette una buona vendemmia, prepara pure la cantina. 795
Di giugno non c’e` altra cura che per i campi e per la mietitura. E` uno dei mesi piu` duri per il contadino: le giornate sono lunghissime, la campagna necessita di molto lavoro e verso la fine del mese comincia la mietitura del grano.
pena mosto (‘‘mosto cotto’’) per fermarne la fermentazione o ottenere gradazioni piu` alte. Col caldo intenso le due bevande sono poco sane, se non nocive. Per quanto riguarda l’avvertimento a non abusare col caldo dei piaceri di Venere (soprattutto per l’uomo), vedi il seguente e Agosto, moglie mia non ti conosco [A 335]. 800
Giugno, luglio e agosto moglie mia stammi discosto [moglie mia non ti conosco / signora non son vostro].
796
Giugno dona caldo e sete al contadin che miete. Il forte sole e il caldo tormentavano durante la mietitura, che un tempo veniva compiuta a mano con la falce. 797
Giugno ti paga o ti castiga con la paglia o con la spiga. Giugno se ti vuol bene ti compensa dandoti spighe ricche e poca paglia; se ti vuol male ti punisce dandoti molta paglia e poco grano. 798
Giugno, luglio e agosto ne´ acqua ne´ donna ne´ mosto. Il consiglio del proverbio va inteso come una raccomandazione ad essere moderati in questi tre campi, non ad astenersene totalmente, che sarebbe in certi casi impossibile. Non si puo` ad esempio non bere del tutto acqua, ma bisogna far attenzione a non berne troppa, soprattutto nel caso che uno sia accaldato e in particolare sotto il sole nei lavori della campagna. In questo caso, dicevano i contadini, fa pozza nello stomaco, e puo` provocare un disturbo intestinale detto un tempo indigestione d’acqua. In generale i proverbi consigliano di bere vino nei periodi caldi (vedi Quando sol est in leone pone mulier in cantone bibe vinum cum sifone [L 467]), ma naturalmente anche in questo ci vuole moderazione, dato che accentua la noia del caldo. In questo caso pero` il proverbio dice mosto, forse soltanto chiamando cosı` il vino per la rima. Ma i proverbi hanno le loro finezze, e il detto potrebbe alludere all’uso di fare del succo con la prima uva matura verso agosto, nelle zone piu` calde o temperate dove la maturazione lo permetta; oppure puo` alludere all’uso di cuocere il vino quando e` ap799
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
GIULLARE Se non piace il giullare, non piace la canzone. Per essere accetta una cosa dipende da chi la fa. Se non piace chi canta non si apprezza la canzone, se non e` gradito chi parla non piace il discorso. 801
Il giullare impazzı` per troppo amare. L’uomo allegro e spensierato fu vittima dell’amore. Rileva come le persone gioviali e scherzose nascondano spesso una natura malinconica o sentimentale. Vedi anche Bagatto per amor divenne matto [B 46]. 802
GIUNCO Pianta acquitrinosa i cui rami assai flessibili sono usati per lavori d’intreccio o per fare legacci. E` simbolo di docilita` e arrendevolezza. 803 Piegati giunco, che viene la piena. Invito al debole a non opporre resistenza, a mettersi in disparte, di fronte a cose e persone dalle quali non puo` ricevere che danno. Vedi anche Bisogna andare dove va la corrente [C 2271]; Visse bene chi visse nascosto [N 55]; Chi come canna si piega al vento / non ha nemici e vive contento [C 500]; Il ferro si piega e l’acciaio si spezza [F 609]. 804
Quando la pioggia si scatena abbassati giunco che passa la piena.
GIURAMENTO Nei rapporti tra persone oneste e` inutile scomodare la divinita` o altro per asserire una cosa, per dare forza a una affermazione, come dice anche il passo evangelico (Matteo 5.33-37): ‘‘Ma io vi dico: non giurate affatto: ne´ per il cielo, perche´ e` il trono di Dio; ne´ per
pag 748 - 04/07/2007
685
.
GIURISTA
la terra, perche´ e` lo sgabello per i suoi piedi; ne´ per Gerusalemme, perche´ e` la citta` del gran re. Non giurare neppure per la tua testa, perche´ non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare sı`, sı`; no, no; il di piu` viene dal maligno’’. f Vedi Donna.
Di nulla si puo` essere sicuri e certi e quindi su nulla e` possibile giurare.
Il giuramento e` l’arma dei mentitori [dei tristi]. Cioe` serve solo a coloro che mentono per poter meglio essere creduti. Nella variante tristi e` ovviamente plurale di tristo nel senso di ‘‘malvagio’’. Vedi anche Chi giura e` bugiardo [G 814].
Tutto si giura e quel che si puo` si mantiene. Si promette solennemente tutto quanto senza preoccupazioni, poi quello che e` possibile senza incomodo si adempie. Ironizza sul consueto comportamento degli uomini.
805
Tre cose sono di breve durata: giuramenti delle donne, amicizia dei potenti e sole d’inverno. I giuramenti delle donne durano fino a quando non cambiano idea; l’amicizia dei potenti fino a quando fa loro comodo e il sole d’inverno qualche ora. L’indiscutibile verita` del terzo elemento proietta anche sui due esempi umani un valore di norma assoluta. Vedi anche Di quattro cose mai non vi fidate: seren d’inverno, nuvolo d’estate, amor di donna e discrezion di frate [S 1072]; Amicizia di potente e vin di fiasco la sera e` buono e la mattina e` guasto [A 608]. 806
Giuramenti di mercante, di amante e di marinaio durano quanto l’arcobaleno. Tre classici esempi di affermazioni che non corrispondono al vero o di promesse mancate. 807
Mercante che non giura non vende. Nel commercio bisogna fare solenni affermazioni che all’atto pratico non risultano sempre veritiere.
812 Giurare costa meno che mantenere. Per chi giura il falso il giuramento non costa nulla: sono parole che puo` rinnegare; mentre l’adempimento richiede fatti che comportano sacrificio. 813
814 Chi giura e` bugiardo. Chi giura continuamente lo fa perche´ ha bisogno di sostenere col giuramento falsita` che e` abituato a ripetere. Vedi anche Il giuramento e` l’arma dei mentitori [G 805]. 815
Chi spesso giura spesso mente.
816
Chi spesso giura spesso spergiura.
817 818
Sovente giurare fa spesso spergiurare. A chi piu` giura meno e` da credere.
819
A chi spesso giura poco si crede.
820
Guardati da chi giura spesso.
821
Il troppo giurare manifesta la menzogna.
Bugie e giuramenti se non sono fratelli son (stretti) parenti. Per analogia. 822
823
Chi giura sempre non va creduto mai.
824
Chi giura facilmente non e` da credere.
808
809 Un giuramento distrugge l’altro. Un giuramento puo` essere contraddetto da un giuramento contrario e non si sa piu` quale sia la verita`.
Giuramento per forza non vale una scorza. Il giuramento, in particolare nel senso di promessa, estorto con la minaccia e la violenza non ha nessun valore. 810
GIURARE 811
Non si puo` giurare su nulla.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Chi giura e non crede perde l’anima e non se n’avvede. Chi giura ed e` cosciente di mentire firma la sua eterna condanna, perche´ chiama Dio ad essere testimone della sua menzogna. 825
826 Falso giuramento, porta d’inferno. Per analogia.
GIURISTA 827 I giuristi non contan sulle dita. I giuristi non sono come i contabili; trattano una materia opinabile, labile e incerta, dove l’errore e` sempre possibile e alla fine dei conti non possono fare la riprova per avere la certezza della verita`.
pag 749 - 04/07/2007
GIUSEPPE
686
.
828 La lingua del giurista uccide e sana. Le parole del giurista possono far diventare una persona un angelo o un demonio. Il diritto e` affidato alle parole, che possono mutare a piacere la realta`.
GIUSEPPE San Giuseppe, sposo di Maria e padre putativo di Gesu`, e` oggetto di una devozione popolare diffusissima. La sua festa ricorre il 19 marzo. Discendente di David, secondo la tradizione sposo` Maria appena dodicenne, avendo gia` 89 anni. Sarebbe morto a 111 anni, spirando serenamente, assistito dalla Madonna e da Gesu`, ragione per la quale e` invocato per avere una morte serena e confortata. Quasi onnipresente nell’iconografia dell’infanzia di Cristo, ha come attributi il giglio e la colomba (purezza), la verga fiorita, che richiama il miracolo per cui fu scelto come sposo di Maria, secondo la leggenda narrata da san Girolamo. Esercito` l’arte del falegname ed e` invocato come protettore da tutti i lavoranti del legno, carpentieri e operai. Lavoratore, vecchio, mite, appartato e` il santo della confidenza e della comprensione. Santo Giuseppe antico: torna la rondine e va il beccafico. Per la festa di san Giuseppe, che come padre di Gesu` e` il piu` antico del santi del Nuovo Testamento, ritorna la rondine e migra il beccafico. Vedi anche San Benedetto la rondine sotto il tetto [R 911]. 829
San Giuseppino semina lo zucchino. Per san Giuseppe metti i semi delle zucche nei vasi e tienili al caldo nel semenzaio. Le zucche, originarie dei paesi caldi, si seminano, per le varieta` primaticce, a meta` marzo e si mettono a dimora all’aria libera solo alla fine d’aprile. 830
Per san Giuseppo getta via lo scaldaletto. Il fuoco a letto non si mette piu`, essendo le giornate gia` tiepide. Ma questo non e` vero dappertutto, in particolare al nord e in montagna. Vedi anche Quando canta il cuccu` / fuoco a letto non si mette piu` [C 2564]. 831
832
San Giuseppetto manda in solaio lo scaldaletto.
833
Per san Giuseppe si cena e si va a letto.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Comincia un nuovo orario per il lavoro dei campi: si lavora fino a tardi e si anticipa la levata la mattina, regolandola con quella del sole. Se san Giuseppe ci manda il sereno buona annata avremo. Il bel tempo il giorno di san Giuseppe preannuncia un buon raccolto. 834
San Isepo protetor de la tera el porta el bel de la primavera. Cosı` nel Veneto si ricorda san Giuseppe, che ha la festa nel periodo in cui ormai la nuova stagione fa germogliare le piante e ricoprire d’erbe i campi. Il proverbio si ritrova pressoche´ identico in diverse tradizioni dialettali, mentre non ha un equivalente diffuso in lingua. 835
Il tuono di san Giuseppe richiama indietro l’inverno. La burrasca nel giorno di san Giuseppe si accompagna a una ripresa del freddo, detta nodo (vedi la voce) di san Giuseppe. 836
837 C’e` passato san Giuseppe con la pialla. Alludendo al mestiere del santo, si dice di una donna che ha poco seno, ovvero e` piallata. ` devoto di san Giuseppe. 838 E Di chi ha il vestito pieno di macchie, dette anche frittelle, che sono il dolce fatto per tradizione in occasione della festa del santo.
GIUSTIZIA La giustizia e`, secondo la concezione scolastica, una delle quattro virtu` cardinali, con fortezza, temperanza, prudenza. Nella simbologia e` rappresentata come una bella donna (piace a tutti), vestita di bianco (senza macchia), che ha in mano la bilancia (per pesare ragioni e torti) ed e` bendata (imparziale); nell’altra mano ha una scure o una verga, simbolo della punizione del reo. I proverbi si interessano soprattutto la sua attuazione pratica nella vita e nei tribunali, e lamentano i limiti, le farraginosita`, i condizionamenti esterni che rendono la giustizia umana spesso profondamente ingiusta. f Vedi Danaro, Giudice, Giusto, Grazia, Legge, Quattrino. 839 La giustizia piace fatta in casa d’altri. Tutti invocano la giustizia allorche´ li protegge, ma ne farebbero volentieri a meno quando, tutelando gli altri, li danneggia.
pag 750 - 04/07/2007
687
.
840
Ognuno ama la giustizia in casa d’altri.
841
A nessuno piace la giustizia in casa sua.
842
Giustizia, giustizia, ma non in casa mia.
843 Vale piu ` favore che ragione e giustizia. Si ottiene di piu` con protezioni, raccomandazioni, e spinte che facendo valere i propri diritti.
Un’oncia di favore vale piu` che una libbra di giustizia. L’oncia e la libbra erano unita` di peso in uso negli antichi Stati italiani, l’una corrispondente a pochi grammi tanto che viene usata per indicare una quantita` minima, e l’altra di circa un terzo di chilogrammo. Da confrontare per la struttura Val piu` un’oncia di fortuna che mille libbre di sapere [F 1207]; Val piu` un’oncia di sorte che una libbra di senno [O 299]; Vale piu` un’oncia d’amicizia che una libbra di parentela [O 296]; mentre anche per il significato Un goccio di forza vale piu` d’un pozzo di diritto [F 1270]. 844
845 La giustizia volta il culo ai tribunali. Spesso non e` nelle aule del tribunale che si trova giustizia. A Firenze si usava ripetere alludendo al fatto che la statua della Giustizia, posta sulla colonna di piazza Santa Trı`nita, volge le terga agli Uffizi, posti a considerevole distanza, un tempo sede dei tribunali. 846 La giustizia ha un piede zoppo. Impiega molto tempo a fare il suo corso e spesso arriva tardi. 847 Giustizia rimandata diviene ingiustizia. La sentenza, il riconoscimento di un diritto, il risarcimento di un torto che arrivano tardivamente si trasformano in un danno non piu` compensabile. 848 Affronta il nemico e fuggi la giustizia. Esprime una profonda sfiducia nell’amministrazione della giustizia, quasi fosse un’organizzazione di delinquenti, peggiore di un nemico. Vedi anche Giusto. 849 La giustizia abita al cimitero. Perche´ solo la`, finalmente, sono tutti uguali.
Chi va a cercar giustizia va a cercar guai. Chi pretende di ottenere il riconoscimento dei propri diritti o il risarcimento dei torti subiti intraprende una strada costellata di pericoli e di delusioni. 850
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
GIUSTO
Giustizia e salute: disgraziato [povero] chi (ne) va in cerca. Per la giustizia valgono le ragioni dette sopra, per la salute si pensa che l’opera dei medici aggravera` quasi sicuramente le condizioni del malato. 851
Estrema giustizia, grande ingiustizia. L’applicazione rigorosa, cieca e pignola della lettera della legge produce l’effetto opposto a quello perseguito, ovvero l’ingiustizia. E` la versione italiana di un adagio citato piu` spesso in latino: 852
853 Summum ius, summa iniuria. Si trova in Cicerone (De officiis 1.10.33), citato gia` come proverbiale (in Columella De re rustica 1.7.2 ne e` riportata la variante Summum ius summa crux). Mostra una consonanza con una affermazione dell’Ecclesiaste, almeno secondo il testo della Vulgata (7.17): Noli esse iustus multum ‘‘Non essere giusto in grande misura’’ (citato anche con nimis ‘‘eccessivamente’’). Vedi anche Ogni regola ha la sua eccezione [R 344]. 854
Somma giustizia, somma ingiuria.
855
Gran giustizia, grande offesa.
Anche il troppo giusto e` ingiusto. Vedi anche Il troppo stroppia [T 1023]. 856
Meglio un’ora di giustizia che sette anni di preghiere. E` piu` meritevole un comportamento giusto in una precisa occasione che tante pratiche devote fine a se stesse. 857
Donne, danari e amicizia rompon le braccia e accecan la giustizia. La seduzione femminile, la cupidigia del denaro, i condizionamenti dell’amicizia corrompono i giudici, cosicche´ la giustizia e` nell’impossibilita` di vedere e agire rettamente. Vedi anche I quattrini e l’amicizia rompon le braccia alla giustizia [Q 102]. 858
859 Senza giustizia non c’e` pace. Spesso ripetuto oggi come slogan politico. La pace si ha quando sono riconosciuti e rispettati i diritti tutti.
GIUSTO 860
Paga il giusto per il peccatore.
pag 751 - 04/07/2007
GIUSTO
688
.
Talvolta l’innocente sconta il peccato del malvagio. Dietro sta evidentemente l’esempio di Cristo, morto ‘‘giusto per gli ingiusti’’ (Pietro 1.3.18). 861 Il giusto cade sette volte al giorno. Non c’e` persona che non abbia colpe. Adattamento molto libero di un’espressione biblica; in realta` nel Libro dei Proverbi (24.16) si legge: ‘‘perche´ se il giusto cade sette volte, egli si rialza, ma gli empi soccombono alla sventura’’. Vedi anche Il saggio sbaglia sette volte al giorno [S 49]. Nell’uso comune il proverbio intende rassicurare chi pretende in altri la perfezione morale e non la trova, come chi si duole della propria fragilita`: colui che e` ritenuto giusto commette in una giornata sette (numero simbolico) errori, ha numerosi cedimenti.
Lo stolto ha i soldi, l’asino ha fortuna e il giusto lavora. Un’amara constatazione: agli sciocchi va la ricchezza (denaro, eredita`, vincite), agli ignoranti capita la fortuna, mentre i giusti, i saggi si procurano da vivere con il lavoro. 862
863 Quel che e` giusto e` giusto. Frase colloquiale diffusissima che equivale a: e` doveroso riconoscere, ammettere, concedere. Serve ad attenuare la polemica verso chi si critica, riconoscendone i meriti, le ragioni. 864 Bisogna dire le cose come stanno. Per analogia. Espressione diffusissima, equivale a: bisogna riconoscere, puntualizzare, vedere obbiettivamente.
Giusto faceva i fiaschi e la moglie li rivestiva. Si dice a chi risponde sbrigativamente ai rimproveri che gli sono mossi con la parola Giusto, ammettendo il proprio errore per evitare ulteriori rimproveri. 865
Per san Giusto la gallina ha il culo frusto. E` stanca di fare le uova e smette; frusto sta per ‘‘consunto’’, ‘‘logorato’’. Il periodo nel quale le galline cessano di fare le uova e` pressappoco dalla meta` d’ottobre alla meta` di novembre. Vedi anche Quando il mosto e` nella tina / non fa piu` uova la gallina [G 48]; A san Martino il pollaio e` poverino [M 829]. 867
868 Giusto morı` sull’Alpe. A chi invoca giustizia o sogna un’equita` che le cose umane non possono dare si dice che Giusto (l’ultimo uomo degno di portare questo nome) e` ormai morto da un pezzo. 869 Giusto fu impiccato alla Storta. Cosı` dicono a Roma, ma il detto e` diffuso anche altrove per dire che persone giuste non ce ne sono piu`. Propriamente e` usato dai romani per dire che nella loro citta` non c’e` giustizia, e questo valeva in passato, ma mantiene ancora la sua verita`. Spiegano alcuni che questo Giusto fosse un brigante che fu il solo a credere nella giustizia: fu preso e impiccato alla Storta, antica stazione di posta dei cavalli presso Roma. Il Chiappini (Vocabolario romanesco, p. 133) spiega diversamente: ‘‘E` fama che un tal Giusto, reo di un delitto del quale sperava di rimanere impunito, venendosene a Roma tranquillamente, fu preso alla Storta dai birri del papa, e fu quivi impiccato, senza dargli il tempo d’entrare in citta`. Dicono che questo fatto accadde ai tempi di Sisto V. Ora il popolo ha ragionato cosı`: se Giusto a Roma non ci pote´ entrare, a Roma non ci puo` essere la giustizia’’.
GLORIA Il riconoscimento che il mondo tributa per un atto valoroso, per un merito eccezionale e` destinato in breve tempo a perdersi nella memoria dei piu`. f Vedi Fama. Gloria mondana, gloria vana (fiorisce e non grana). La gloria che il mondo tributa a chi ne va in cerca appare e non dura, fa fiore e non frutto. Granire indica l’allegare del frutto; per la forma vedi anche Ben di campana, ben fiorisce, ma non grana [C 290]. 870
Quello giusto lo misero in croce. Per dire che di giusti non c’e` nessuno; allude alla scelta dei Giudei fra Cristo e Barabba. 866
GIUSTO Diversi sono i santi del calendario che portano il nome Giusto: Giusto vescovo egiziano 14 ottobre, Giusto Martire 18 ottobre, Giusto martire sotto Diocleziano 2 novembre, Giusto vescovo inglese 12 novembre.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
871 Tutta la gloria e` neve al sole. E` splendida ed effimera e presto lascia apparire quello che c’e` sotto.
pag 752 - 04/07/2007
689
.
872 Fumo di gloria non val fumo di pipa. La gloria e` effimera e deludente.
La gloria e` come il cerchio dell’acqua: s’espande e svanisce. La gloria piu` e` grande piu` rischia di scomparire perche´ deve essere sempre tenuta viva, deve sempre superare se stessa. ` piu` facile acquistare la gloria che 874 E conservarla. A volte basta un gesto, un atto coraggioso per acquistare la gloria, mentre per mantenerla occorre rinverdirla costantemente. 873
875 Non fu gloria senza invidia. Quando la gloria esalta una persona immancabilmente nascono gli invidiosi e i detrattori. Vedi anche L’invidia e` legata al carro della gloria [I 448]; Invidia gloriae comes [I 449]; Chi non ebbe invidiosi non ebbe fortuna [I 488]; Ne´ amore senza gelosia ne´ gloria senza invidia [G 329]. 876 A gloria non si va senza fatica. Bisogna acquistarla con impegno, coraggio, lavoro. Vedi anche Per aspera ad astra [A 1522]; Ad augusta per angusta [A 1523]; Sic itur ad astra [A 1524]. 877 La gloria non vien stando in poltrona. Forse parafrasa il verso di Dante (Inferno 24.47-48): ‘‘Disse ’l maestro: che´ seggendo in piuma, / in fama non si vien ne´ sotto coltre’’. 878 In Paradiso non si va in carrozza. Per analogia. Probabilmente piu` diffuso del precedente per esprimere lo stesso concetto.
La gloria e` cristallo e canna che ogni vento piega e ogni fiato appanna. E` labile, legata al favore del popolo che e` mutevole e si dimentica presto di tutto. Come il cristallo la gloria viene offuscata da un alito e come la canna basta un po’ di vento per piegarla a terra, stenderla nel fango. 879
Quando arriva la gloria svanisce la memoria. Quando l’uomo raggiunge la gloria si dimentica del passato e di quanti lo hanno aiutato a ottenerla. Vedi anche Quando il pidocchio sale in gloria perde la coscienza e la memoria [P 1640]. 880
881
Piu` uno cerca di salire in gloria piu` scende nella merda.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
GOBBA
Si riferisce all’ambizioso, all’arrampicatore, al vanesio che cercano di superare gli altri con ogni mezzo per soddisfare solo la loro vanita`. Reciproco L’onore va dietro a chi lo fugge [O 362]. La piu` grande gloria e` l’indulgenza dopo la vittoria. L’atto che da` veramente fama e ammirazione e` l’essere magnanimi con gli sconfitti. 882
GNOCCO f Vedi Pasta, Ridere. GOBBA Difetto fisico che la medicina e la prevenzione hanno reso un po’ meno frequente nel nostro tempo. In passato i gobbi erano numerosi e spesso fatti oggetto d’irrisione, nonche´ ritenuti naturalmente malvagi. Facevano lavoretti di poco conto, vendevano minutaglie, portafortuna, e, in seguito, pianeti della fortuna, biglietti delle lotterie, confidando nella diceria che la gobba porta fortuna, in particolare toccarla: ‘‘accarezzare la gobba’’. La donna gobba ancora e` ritenuta segno di sfortuna ed e` sfuggita. Era frequente caratteristica dei giullari di corte i quali, dietro la funzione di buffoni, avevano spesso quella, ben piu` importante, di portafortuna del sovrano. Il gobbetto, o gobbino delle favole e` figura amabile e benefica, maligno e` invece il folletto gobbo. Con la robba si copre la gobba. Romano. La ricchezza fa passar sopra ai difetti anche i piu` evidenti. Vedi anche Con la bella dote si maritano anche le zoppe [D 1143]; La dote marita la brutta e fa sperare la vecchia [D 1145]. 883
Il gobbo vede la gobba del compagno e non la sua. Ognuno e` portato a vedere i difetti degli altri e a non vedere i propri, a criticare mancanze altrui e non accorgersi delle sue. Vedi anche Vedi il bruscolo nell’occhio del prossimo e non la trave che hai nel tuo [B 945]; Nessuno sente il puzzo della sua merda... [M 1285]; Chi si fa Argo nell’onore altrui, riesce talpa del suo [O 373]; Ogni lumaca vede le corna della vicina [L 995]. 884
885
Nessuno vede la propria gobba.
pag 753 - 04/07/2007
GOBBO
690
.
GOBBO f Vedi Cammello, Gobba.
Si considerano sempre piu` leggere di quanto siano le disgrazie degli altri.
886 I gobbi non pagano gabella. Si dice di coloro che hanno un difetto fisico per indicare che non hanno colpa della loro disgrazia; secondo un’altra interpretazione, e` detto di chi ha un esiguo vantaggio derivante da un grande danno. Un tempo ai gabellieri che stavano alle porte della citta` si pagava una tassa per tutti i beni che si portavano dentro le mura; i gobbi non pagavano gabella per il fagotto, il bagaglio naturale che portavano sulle spalle per loro disgrazia. Si dice per questo: Far da gobbo, o Fare il gobbo per non pagar gabella.
893 Il gobbo porta fortuna. Si usano figure di gobbetti come talismani; anche toccare una gobba o incontrare un gobbo per strada e` indice di novita` gradite. La gobba, come ogni protuberanza si collega al concetto che tutto cio` che e` rigonfio, enfiato, emana una forza positiva in quanto e` l’inizio di una vita nascosta, di uno sviluppo, di una germinazione dove s’ingorga la vitalita`. Cosı` porta fortuna toccare il ventre di una donna incinta e le erbe magiche si raccolgono nel turgore del germoglio; cosı` allontana il malocchio anche toccare il membro virile eretto e le sue appendici.
Un po’ alla volta [Colla pazienza] il gobbo va in montagna. Con il tempo, la pazienza e la buona volonta` si sopperisce alle carenze fisiche. Vedi anche Col tempo la tartaruga arriva in cima al monte [T 158]; Chi ha meno denti mastica piu` a lungo [D 202]; Alla sua ora arriva anche lo zoppo [Z 118]; Col tempo arriva anche la lumaca [L 991]. 887
I gobbi vogliono la fossa uguale a quella dei dritti. La morte cancella ogni disuguaglianza. 888
889 I gobbi non stanno bene neanche a letto. Cio` che e` irregolare, fuori dalla norma non trova il posto adatto, e` incompatibile con la normalita`. A chi ha un male, un difetto, non va mai bene nulla e trova sbagliato tutto quello che e` fatto per le persone normali.
Il gobbo, per fare il sarto, non s’addirizza le spalle. I difetti di natura non si correggono. Il sarto gobbo cuce tante giacche con le spalle diritte, sistemandole in modo che cadano perfettamente, ma non puo` correggere le proprie. Lavori sedentari come il sarto e il ciabattino erano i piu` tipici per le persone deformi. 890
La camicia del gobbo e` storta e torna dritta. Bisogna forzare la regola perche´ si adatti alle circostanze anomale. Era prova di assoluta capacita` per un sarto servire i gobbi, cosa che veniva scritta anche sull’insegna della sartoria in quanto si trattava di lavorare quasi contro le regole dell’arte. 891
892
Chi e` dritto non sa quanto la gobba pesi.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Essere un bel gobbo non consola il gobbo. Essere il migliore dei peggiori non e` un vanto per nessuno. Non consola, avendo un grave difetto, avere altre belle qualita`. 894
GOCCIA E` un’entita` di per se´ assolutamente trascurabile ma, unita alle altre, di grande potenzialita`. Il suo continuo cadere e` fra le immagini piu` diffuse per indicare la costanza e la tenacia. 895 La goccia scava la pietra [la roccia]. Chi persevera, nel bene o nel male, raggiunge il fine che si e` prefisso; la costanza supera ogni ostacolo. Vedi anche Il verme tenero rode il legno duro [V 577]; Al primo colpo non cade l’albero [A 436]; Chi la dura la vince [D 1218]. Vivo e diffuso anche il motto latino che sta alla base di questo e dei seguenti proverbi: 896 Gutta cavat lapidem. ‘‘La goccia scava la pietra’’. In questa forma si trova in Ovidio (Epistulae ex Ponto 4.10.5), ma riprende un’espressione che gia` era proverbiale o comunque fissata nell’uso come paradigma (cfr. anche Lucrezio, 1.313 Stillicidi casus lapidem cavat ‘‘Il continuo cadere della goccia scava il sasso’’). Anche nel libro di Giobbe (14.19) si legge ‘‘le acque consumano le pietre’’. Medievale e` la versione con l’aggiunta: Gutta cavat lapidem non vi sed saepe cadendo ‘‘La goccia scava il sasso non con la forza ma cadendo di frequente’’. Nei paremiografi greci e bizantini si trova un proverbio pressoche´ identico ‘‘La goccia d’acqua scava il sasso con la sua insistenza’’, che corrisponde ad un verso di Cherilo di Samo, poeta
pag 754 - 04/07/2007
691
.
epico del V sec. a.C. Medievale anche un’altra formulazione affine Assidua stilla saxum excavat ‘‘La goccia continua scava il sasso’’. 897
898
Goccia continua scava il masso. Una goccia al giorno fa un grande buco.
A goccia a goccia si scava [s’incava] la pietra. E` probabilmente questa la formulazione attuale piu` frequente. 899
900 Lo sgocciolare porta via la montagna. Per analogia. 901
La goccia fa la fossa.
Goccia morta fossa fa. Goccia che cade di continuo erode lentamente anche la pietra. Chi persevera, per quanto scarse siano le sue forze, raggiunge il fine che si e` prefisso. Goccia morta nel linguaggio popolare si dice quella goccia, spesso nascosta che cade, da una roccia come da un condotto, senza interruzione e senza che vi sia un intervento dell’uomo a controllarla o ad arginarla, in modo che il continuo stillicidio puo` causare fenomeni diversi: l’allagamento di un luogo, infradiciarsi dei muri, vuotarsi di contenitori come botti e caratelli, alterarsi delle cose sottostanti come nelle grotte. 902
903 Ogni goccia bagna. Ogni cosa, per quanto piccola, svolge la funzione che le e` propria. Vedi anche Tutto fa [T 1102]. 904 Ogni spina punge. Per analogia.
Molte gocce fanno una pioggia. Tante cose piccole fanno una grande quantita`; la somma di tante piccole cifre e` un numero enorme. Vedi anche Tutto fa [T 1102]; Tutto fa brodo [B 933]; Ogni pruno fa siepe [P 2889]; Il poco fa l’assai [P 1976]; A forza di punti si fa la camicia [P 2980]; A granello a granello s’empie lo staio e si fa il monte [G 1032]. 905
906
Molte gocce un ruscello, molti ruscelli un fiume, molti fiumi il mare.
907
La goccia riempie il pozzo.
908
La goccia vuota la botte.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
GODERE
Reciproco dei precedenti. Come la somma di minime quantita` fa un gran mucchio, cosı` la sottrazione continua di parti esigue esaurisce una grande riserva. 909 Per l’ultima goccia trabocca il vaso. Basta un nonnulla, una cosa di entita` assolutamente trascurabile per far precipitare una situazione tesa all’estremo, superare ogni limite di sopportazione. E` sempre l’ultima piccola quantita` che provoca il danno, sproporzionato alla sua consistenza. Il proverbio nasce dall’osservazione del fenomeno per il quale la tensione superficiale trattiene un liquido in un recipiente oltre il livello del bordo, ma basta una goccia in piu` per rompere il precario equilibrio. 910 Una goccia fa traboccare il vaso. Ma molto piu` comune il modo di dire essere la goccia che fa traboccare il vaso. 911 L’ultimo gocciolino ubriaco` il prete. Per analogia. Riferito a chi incolpa l’ultimo bicchierino di averlo fatto ubriacare, e tace di tutto quello che aveva bevuto prima. 912 La colpa e` sempre dell’ultimo bicchiere. Per analogia. Si dice ai beoni che inventano scuse.
Quattro gocciolette, quattro candelette e, voltato il canto, il dolore e` passato. Si dice delle vedove, o dei vedovi, che presto si consolano: dopo avere fatto due lacrimucce, aver messo qualche lumino al defunto, riprendono la vita piu` contente di prima. Vedi anche Duol di vedova poco dura [V 257]; Girato il cantone passato il magone [V 261]. 913
GODERE Bisogna assaporare le gioie della vita, approfittare senza indugio delle poche ore liete che questa ci offre. f Vedi Contentarsi. Chi gode un giorno non stenta tutto l’anno. Chi ha un momento, un breve periodo di felicita` non puo` dire di essere stato male tutto l’anno. Anche una piccola gioia puo` far accettare un lungo affanno. 914
915
Chi gode una volta non stenta sempre.
916
Chi gode un’ora non ha pianto ogni momento.
pag 755 - 04/07/2007
GOLA
692
.
Chi ha un giorno di bene non vive male un anno. Per analogia. 917
918 Godi il presente e nel futuro spera. Non rimandare a domani le gioie che puoi avere oggi: prendi il meglio del presente e metti nel futuro solo le speranze. Vedi Carpe diem [V 1110]. 919 Godiamo, che stentar non manchera`. Prendiamo il bene che la vita ci offre, perche´ guai e pene verranno sicuramente nel corso degli anni.
Chi non sa tacere non sa godere. Chi gode non parli. Chi si trova in una condizione felice sovente vuole mostrare agli altri la propria fortuna, per cui si attira l’invidia e mette fine alla propria tranquillita`. 920
921 Godi e lascia godere. Pensa a vivere felice e lascia che gli altri facciano altrettanto come vogliono e come credono. Parafrasa il piu` noto proverbio: Vivi e lascia vivere [V 1099]. 922 Il mondo e` di chi se lo sa godere. Il mondo non appartiene ai potenti, ai ricchi, ai famosi, ma solo a chi sa godere le gioie che offre, che sa cogliere tutto quello che di buono trova.
La roba non e` di chi la fa, ma di chi se la gode. I beni non sono di colui che li guadagna e li accumula, ma di chi ne fa uso, li adopra. Vedi anche La lepre e` di chi la mangia e non di chi la piglia [L 503]. 923
Per un po’ di godimento spesso vien gran patimento. Spesso da una piccola gioia colta senza pensare e riflettere, deriva un gran danno e una sofferenza che non valgono il piacere goduto. 924
Vai in piazza, vedi e odi, torna a casa, bevi e godi. Informati di tutto, ma non impicciarti di nulla. Vai tra la gente, osserva, ascolta, ma non parlare, non interferire, poi vai a casa e goditi la vita.
un’alimentazione sicura e costante, era avvertito in maniera particolare e stigmatizzato per piu` ragioni. f Vedi Bocca, Collo. La gola ha il buco stretto, ma mangia la casa e il tetto. Le cronache, le novelle e anche la Divina commedia ci presentano personaggi che in questo vizio finivano interi patrimoni. Vedi anche Nel collo c’e` un vicolo stretto, ma ci passano navi e bastimenti [B 642]; Le bocche sono anelli / da dove passano campi, palazzi e castelli [B 641]. 926
Il gozzo e` stretto, ma vi passa casa e tetto. Per analogia. 927
928
Quel che ammassano le braccia non basta alla gola. L’ingordigia di chi ha il vizio della gola e` insaziabile, non basta a soddisfarla quanto viene procurato con il lavoro. 930 Per il buco della gola fugge la salute. Dagli eccessi nel mangiare derivano molte malattie.
Il paradiso della gola e` l’inferno dei budelli. Il piacere della tavola si trasforma nella sofferenza degli organi della digestione. I cibi piu` squisiti, i piatti piu` raffinati sono spesso pesanti. 931
932 Ne uccide piu ` la gola che la spada. L’intemperanza a tavola fa piu` vittime della guerra. E` senza dubbio uno dei proverbi piu` diffusi fra quelli di questo gruppo dedicato al vizio della mangiare. Vedi anche Ne uccide piu` Bacco che Marte [B 15]. 933
La gola n’ammazza piu` che la fame.
934
La gola porta alla malora.
925
GOLA La gola e` uno dei sette peccati capitali. Un tempo questo vizio, forse per mancanza di
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
La gola inghiotte castelli e paesi.
929
Molti ammazza la cucina e tanti altri la cantina. Per analogia. 935
Chi ha gli occhi piu` grandi della gola alla fine strozza. Chi mangia piu` di quanto sia nelle sue possibilita` alla fine crepa. Gli occhi del ghiottone, nel vedere buoni cibi, si dilatano, si sgranano mostrando avidita`. Nel senso che l’ingordigia 936
pag 756 - 04/07/2007
693
.
induce a prendere piu` di quello che si puo` sostenere, vedi anche Nel bosco si carica e per strada si scarica [B 756]. 937 Passata la gola, perduto il sapore. Il piacere del gusto e` di breve durata: una volta inghiottito anche il migliore boccone non lascia nulla del sapore squisito che aveva. 938 Per la gola si piglia il pesce. Come il pesce resta all’amo allettato dall’esca, cosı` l’ingordigia e l’avidita` portano le persone a evitare qualsiasi precauzione e a essere facilmente preda di altri. Si registra anche nella forma Il pesce si piglia per la gola. Vedi anche Per la gola si rovino` la gatta [G 300]. 939 Il ranocchio si prende al boccone. Per analogia.
Gola affamata vita disperata. Niente tormenta e avvilisce come la mancanza di cibo. 940
Tura la gola che passa l’ora. Si dice a chi ha fame: rimandando il pasto passa anche l’appetito, o si spera che sia cosı`. 941
942 La gola fa arrivar male il busto. Il piacere della tavola fa perdere la linea. Mangiando troppo il busto con cui molte donne un tempo si stringevano la vita, non arrivava piu` a chiudersi.
Gola d’adulatore, sepolcro aperto. Le parole di adulazione ingannano la persona a cui sono dirette, che perde il senso del limite e va incontro alla propria rovina. 943
GOLOSO 944 La miseria e` il castigo del goloso. La perdita degli averi, causata proprio dalle sue voglie eccessive, e` la punizione di chi ha il vizio della gola. ` piu` facile togliere a un avaro che 945 E a un goloso. L’avaro puo` rinunciare, il ghiotto mai.
Da un avaro puoi avere, da un goloso no. Il goloso scava la sua fossa coi denti. Gli stravizi a tavola minano la salute. 946 947
GOMITO 948
Dolore di gomito viene e va.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
GONNELLA
Il dolore che si prova battendo il gomito in uno spigolo o altro e` acutissimo, una specie di scossa, ma in poco tempo sparisce e si dimentica. Vedi anche Dolori di parto, dolori di gomito [P 621]. 949 Per lucidare ci vuol olio di gomito. Vale a dire strusciare a lungo con forza. Ma piu` spesso si usa a se´ il solo nesso ‘‘olio di gomito’’.
GONNA Quando le gonne s’alzano gli uomini son contenti. In piu` occasioni: quando la moda le accorcia, quando il vento le solleva e, soprattutto, quando le alzano le donne stesse. 950
951 Le gonne lunghe stanno bene ai preti. Un tempo gli abiti femminili erano lunghi fino ai piedi e quando il mutamento dei modi di vita comincio` a far sentire le sue esigenze, si apprezzo` molto, come testimonia il proverbio, la nuova moda che accorciava le gonne, lasciando quelle lunghe ai preti che indossavano l’abito talare.
Gonna corta o stretta gonna da civetta. La gonna che mostra le gambe o che sottolinea le forme era un tempo considerata un invito, un ammiccamento da donna poco seria. 952
GONNELLA Il fiorentino Pietro Gonnella (prima meta` del sec. XIV) e` forse il piu` celebre buffone italiano. Fu una figura storica, anche se in gran parte trasfigurata nella letteratura e nel mito popolare tradotto in celebri facezie. Visse alla corte di Borso d’Este e fu vero giullare, mordace e indipendente dal sovrano, rifuggendo dal servilismo, nel quale caddero poi quasi tutti i suoi colleghi italiani. Celebre e` il suo cavallo, o ciuco, che spesso compare con altri padroni, quali il Ciolla, il Ciolle, il Ciola e il Cicala. A lui sono attribuiti fatti relativi a modi di dire: Come alle nozze del Gonnella dove la roba ne´ basto` ne´ manco`, oppure l’espressione conquibus (riferita ai soldi, poi alla cosa piu` importante) Cum quibus, disse il Gonnella. Considerevole e` la sua presenza nei testi letterari, a cominciare dal Sacchetti che ne fa il protagonista di ben sette novelle (27, 172, 173, 174, 211, 212, 220). Ne parlano, tra gli altri, lo storico Filippo Villani, Poggio Bracciolini, Giovanni Pontano, Ludo-
pag 757 - 04/07/2007
GORGONIO
694
.
vico Domenichi, Baldassar Castiglione, Teofilo Folengo (cfr. G. Schizzerotto, Gonnella, il mito del buffone, Edizioni Etis, Pisa 2000). Il cavallo del Gonnella non voleva ne´ basto ne´ sella. Esempio di chi non vuole intendere di lavorare o di fare comunque qualcosa, in particolare di animali che s’impuntano e sono renitenti a essere aggiogati o a subire il basto. 953
Il cavallo [La cavalla] del Gonnella aveva cento mali [risentimenti] sotto la coda. Si dice delle persone che lamentano continuamente mali veri o immaginari: sono come questo cavallo che soltanto sotto la coda aveva un centinaio di mali. 954
Il ciuco del Cicala portava un ospedale sotto la coda. Per analogia. 955
Il cavallo del Ciolla aveva cento guidaleschi sotto la coda. Per analogia. I guidaleschi sono le piaghe derivanti dalla frizione sulla pelle dei finimenti o del basto. 956
Il cavallo del Gonnella non voleva andare ne´ avanti ne´ indietro. Si dice di chi rimane in una posizione di stallo, resta fermo senza decidere cosa fare e intralcia il movimento degli altri. 957
GORGONIO San Gorgonio e` celebrato nel Martirologio il 9 settembre insieme a Doroteo. Vi si legge che i due santi, dopo aver conseguito grandi onori alla corte imperiale, furono martirizzati tra orribili tormenti a Nicomedia, essendosi rivelati cristiani. Il corpo di Gorgonio fu portato a Roma, deposto lungo la Via Latina e quindi traslato in San Pietro. Il santo non gode di culto molto diffuso e viene festeggiato in altre date in tradizioni locali, che seguono versioni leggendarie diverse. Se piove per san Gorgonio tutto l’ottobre [l’autunno] e` un demonio. Molto diffuso in vari dialetti, vorrebbe far prevedere il tempo del mese successivo o addirittura di tutto l’autunno dall’andamento del clima in questo giorno. Lo smorzarsi del caldo prepara la stagione delle piogge autunnali. Si dice anche genericamente: ‘‘San Gorgonio e` il santo della pioggia’’.
Il dı` di san Gorgon passa la lodola e ’l lodolon. Veneto. Si registra questo a titolo esemplare, ma ci sono diversi altri simili proverbi dialettali i che indicano per diverse zone il passo delle allodole in questo periodo: ‘‘Il giorno di san Gorgonio passa la lodola e il lodolone’’. E` in effetti il tempo del passo delle lodole che sono in parte stazionarie nel nostro paese, ma aumentano di numero in autunno per l’arrivo delle migratrici che vanno a svernare a Sud. Il lodolone e` forse la lodola dalla gola gialla che compare anch’essa in autunno per andare verso i paesi caldi. 959
GOTA Chi ha le buche [fossette] nelle gote si marita senza dote. Le fossette che si formano nelle guance della ragazza che ride, le donano una particolare grazia e per questa caratteristica e` ritenuta di animo gentile e di carattere gioviale. 960
GOTTA La gotta e` una malattia dovuta al depositarsi di acido urico nelle articolazioni (soprattutto di alluce, ginocchio, mani, spalle), con arrossamento e gonfiore dell’articolazione stessa. Si trasmette per via ereditaria ed e` favorita dagli eccessi alimentari, soprattutto dagli alcolici, dalla carne e dalle spezie. Era considerata percio` un ‘‘male dei ricchi’’, la cui l’alimentazione abusava di questi cibi. Gotta nell’ossa dura fino alla fossa. E` una malattia cronica che non si elimina del tutto. 961
962 La gotta e` il male dei signori. La gotta colpisce di piu` coloro che si possono permettere eccessi nell’alimentazione e nel bere, cibi ricercati e calorosi. 963
958
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Con mangiar bene e il bere bene la gotta presto viene.
Mangiar bene, bere bene e ulular quando la viene. La ricetta sarebbe di continuare a godere i piaceri della tavola e a soffrire dolorosamente quando si verificano gli attacchi, che possono durare ore e anche giorni. 964
965
La gotta si cura con un tappo nel culo.
pag 758 - 04/07/2007
695 La gotta deriva spesso dagli eccessi a tavola e di conseguenza si cura con la temperanza, magari non cosı` sbrigativa. La gotta non vuol nigotta. La gotta non vuole nulla: per curarla non bisogna mangiare carne, ne´ bere, ed e` inutile qualsiasi medicina. Nigotta, ovvero negotta, e` lombardo (o comunque di area settentrionale) e significa ‘‘niente’’ (nemmeno una goccia). 966
GOVERNARE Governare gli altri e governare se stessi: due arti difficili. ` piu` facile governare un regno che 967 E una casa. La casa e` difficile da governare perche´ non si usano leggi, coercizione, forza, ma tutto deve, o dovrebbe, passare attraverso la persuasione, la gentilezza e l’amore. 968 Chi governa troppo governa male. Chi pretende di regolare con leggi, disposizioni, divieti in modo capillare ed eccessivo, invece di facilitare e snellire i procedimenti, finisce per creare intralci all’esplicazione delle normali attivita` e all’intrapresa di qualsiasi iniziativa.
L’oca, l’ape e la pecora governano il mondo. La penna, la cera (per i sigilli) e la pergamena sono gli strumenti con cui si esercita il potere. Il detto riflette una la tendenza, non rara dei proverbi, a costruire immagini, metafore preziose, a coprire connessioni di per se´ non evidenti, riflettendo in questo una caratteristica che apparteneva alla sapienza primitiva e colludendo in cio` con gli indovinelli. Qui si crea il paradosso per il quale tre animali deboli e comuni assurgono alla potenza di un grande imperatore, quando invece forniscono solo gli ingredienti (comunque necessari) per esercitare il potere.
.
GOVERNO
Chi vuol governare deve punire e deve premiare. Per governare bisogna reprimere, ma anche incoraggiare chi merita e opera rettamente. 972
Chi vuol governare deve vedere e non vedere, udire e non udire, sapere e non sapere. In apparenza piu` contraddittorio dei proverbi precedenti, indica come il governare sia un’arte che prevede di fare una cosa e il suo contrario quando e` necessario: il fiuto e l’intuito suggeriscono il come e il quando. 973
974 La nave si governa secondo il vento. Si agisce secondo la situazione in cui ci si trova, secondo quello di cui si dispone e quello che capita, adattandosi alle varie necessita` e sfruttandole se e` possibile.
Governati a tuo modo e non ti dorra` la testa. Decidi secondo quello che pensi e ritieni giusto, senza preoccuparti dell’opinione degli altri e senza confonderti sentendo diversi pareri. 975
976 Chi mal si governa spesso si duole. Chi non sa regolarsi nelle sue cose, chi non provvede, prevede, calcola spesso si trova male.
969
970 Dove si governa male si obbedisce poco. Il malgoverno, non trovando consenso, invita alla disubbidienza.
Chi vuol governare deve fidarsi e non si deve fidare. Chi vuole governare bene deve dare fiducia a coloro che la meritano, ma deve costantemente verificare che tutto vada secondo quanto stabilito. 971
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
GOVERNO Valutazioni pessimistiche frutto di una secolare esperienza di cattivi governanti. f Vedi Comune, Piovere, Stato. Governo nuovo non chiami nessuno: va via il sazio e arriva il digiuno. Nessuno speri di migliorare cambiando i governanti: continueranno tutti a mangiare con la sola differenza che quelli di prima avevano soddisfatto gli appetiti, mentre i nuovi che arrivano sono affamati. 977
Quando il governo traballa tutte le magagne vengono a galla. Quando l’autorita` e` in crisi, gli scontenti protestano, tutti i mali nascosti si manifestano, coloro che sanno denunciano e si affretta la rovina. Si trova anche con i due elementi in ordine inverso. 978
Fare a mezzo e disfare il fatto e` il governo del mondo. Non completare le opere intraprese e disfare quelle compiute in precedenza e` l’occupa979
pag 759 - 04/07/2007
GRAMIGNA
696
.
zione principale dei governanti: l’opposto del concetto del buon governo. Vedi anche Il mondo sta su tre cose: fare, disfare, dare a intendere [M 1775]. Roba del governo: chi non la ruba va all’inferno. Esprime uno stato d’animo ancora molto diffuso, ma un tempo assai piu` comprensibile trovandosi di fronte a governi oppressivi o del tutto sordi alle richieste della gente. Il secondo elemento e` registrato anche nella forma: e` fesso chi non l’afferra. Vedi anche La roba del comune e` di chi se la piglia [R 800]. 980
Pane di governo, pane eterno. L’impiego statale rappresenta uno stipendio sicuro per tutta la vita.
lascia incapaci di risolvere i problemi allorche´ si presentano. Vedi anche Val piu` la pratica che la grammatica [P 2441]. Saper grammatica non e` metterla in pratica. Conoscere la teoria non significa saperla applicare. 987
La grammatica e` una cosa, la pratica e` l’altra, e l’esperienza e` tutto. Vedi anche Altro e` la pratica, altro e` la grammatica [P 2442]. 988
981
GRAMIGNA Con questo termine si indicano diverse piante infestanti delle graminacee. Si propaga molto rapidamente, infesta le colture ed e` difficile estirparla. E` molto usata nella farmacopea popolare. Si usa come simbolo della persona maligna, del cattivo soggetto e del parassita. 982 L’asino si gode la gramigna. Di chi si contenta di piaceri discutibili o modesti. La gramigna, erba comune e di nessun interesse alimentare, piace molto ai somari.
La gramigna cresce dappertutto. La gramigna infesta orti e seminati come le terre incolte; cosı` i cattivi soggetti, i disonesti si trovano dappertutto, anche negli ambienti piu` scelti e selezionati. Vedi anche La malerba cresce in tutti gli orti [M 398]. 983
Non c’e` campo senza gramigna. 985 Nella vigna la gramigna e` peggio della tigna. La presenza di erbe infestanti nella vigna e` particolarmente fastidiosa da tenere sotto controllo, richiede un continuo e faticoso lavoro. Il terreno delle vigne va tenuto pulito. 984
GRAMMATICA Con grammatica s’intende l’insieme delle regole e delle conoscenze che forma una teoria. f Vedi Pratica. S’impara piu` con la pratica che con la grammatica. Il vero apprendimento avviene con l’esperienza; la conoscenza astratta, teorica, spesso 986
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
GRAMMATICO Ci sono tante grammatiche quanti (sono) i grammatici. Si legge in Erasmo (Elogio della pazzia 49: cum totidem sint grammaticae quot grammatici): anche nelle leggi che appaiono ferree ci sono pareri discordi. Le teorie abbondano e ognuno ha la sua. 989
990 Purus grammaticus, purus asinus. ‘‘Puro grammatico, puro asino’’. Vuol sottolineare il fatto che le astrazioni finiscono per essere stoltezza. E` un adagio di probabile origine medievale, cosı` come anche: 991
Purus mathematicus, purus asinus.
GRANAIO Granaio e` termine comunissimo, indicante il luogo dove si ripone il raccolto e la riserva del grano; non era pero` cosa cosı` comune per contadini e gente povera, nel senso in cui oggi s’intende. I coloni avevano infatti case in cui solai, soffitte e sottotetti non erano adatti per tale conservazione, essendo mura e tetti facilmente violabili da topi, insetti, umidita` e muffe. Il grano veniva conservato in locali appositi solo nelle ville padronali, negli ammassi pubblici, che potevano attrezzare a granai stanzoni elevati dell’edificio, o costruire edifici appositi. I contadini tenevano il grano in speciali pozzi rivestiti di paglia (fosse torchiate), ovvero in recipienti precari. Solo con la fisiocrazia, e quindi con l’agricoltura razionale dell’Illuminismo, si provvide sistematicamente a questo problema che fu sempre quasi insolubile per la gente povera, la quale, negli ultimi mesi prima del raccolto, talvolta mangiava pane fatto con grano stantio o ava-
pag 760 - 04/07/2007
697
.
riato. Forse questo giustifica il fatto che non molti proverbi mettono in evidenza questo termine. 992 Arno vuoto, granaio pieno. In Toscana si vuole che una stagione asciutta sia propizia per un raccolto abbondante di grano. 993 In granaio vuoto non entra sorcio. Magra consolazione alla mancanza di raccolto. La poverta` si difende da sola, vedi Niente non ha bisogno di nascondiglio [N 339]; Niente e` al sicuro dai ladri e dai briganti [N 340]; Nulla non e` mai in pericolo [N 572]. 994
In granaio vuoto formica non entra.
GRANATA f Vedi Scopa. 995 Granata nuova spazza bene tre dı`. All’inizio di un lavoro ognuno s’impegna con volonta`, scrupolo e coscienza per farsi apprezzare, poi col tempo comincia a misurare le forze e a risparmiare la fatica. Vedi anche Il gallo e il servitore / in un anno perdon vigore [G 149]. 996
Granata nuova tre dı` buona.
Fattore nuovo tre dı` buono. Per analogia. 997
Chi compra la granata puo` comprare il manico. Chi si provvede di un attrezzo, tanto vale che si procuri anche il necessario per adoprarlo. 998
GRANCHIO Granchio e` nome generico di diverse specie di crostacei di mare e d’acqua dolce. Ha una corazza pentagonale piatta, otto zampe e due chele. Sua caratteristica e` il procedere obliquamente. Vive sotto i sassi, nei fondi marini, nelle buche sulle rive di fiumi e torrenti e costituisce un cibo prelibato. I miei antichi facevano cosı`, disse il granchio a quelli che gli dicevano che andava di traverso. Detto con cui si rimprovera chi non si adegua ai tempi, fa le cose come una volta. Il granchio, che si muove di traverso e non intende cambiare sistema, e` il simbolo di chi non vuole aggiornarsi. 999
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
GRANCHIO
Chi nasce granchio non puo` camminare di fronte. Chi e` abituato ad agire in una determinata maniera difficilmente cambia. 1000
Quando il granchio passeggia sul mare il tempo o e` gia` cambiato o vuol cambiare. Quando i granchi escono dall’acqua e s’arrampicano sugli scogli, camminano sulla spiaggia, e` segno che il tempo vuol cambiare. 1001
Il granchio teme il tuono e la biscia il lampo. Secondo una credenza popolare il granchio d’acqua dolce teme la tempesta e ‘‘corre’’ a mettersi in salvo fuori dalla sua buca per non rimanere sotto le piene dei torrenti. Siccome si usa come alimento o come medicamento nei cataplasmi, per catturarlo si fanno urli all’imboccatura del suo buco, imitando il rumore del tuono: il granchio impaurito per la minaccia di pioggia esce e viene preso. 1002
1003 Ogni granchio ha la sua luna. Ognuno ha le sue manie, le sue stravaganze, i momenti d’irrazionalita`, per cui va lasciato in pace e sopportato. Era diffusa una credenza secondo la quale che i granchi sono in particolare rapporto con la luna per cui ingrossano quando essa cresce e diminuiscono quando e` calante. Si devono quindi catturare e mangiare a luna piena. Vedi anche Ogni gatta ha il suo gennaio [G 205]. 1004 Che ha da far la luna coi granchi? La frase usata interrogativamente riprende il modo di dire: averci a che fare come la luna coi granchi, col presupposto che la luna con questi crostacei non ha proprio nulla a che fare. Proviene da una cultura piu` moderna rispetto alle credenze della tradizione, molto scettica sulle affermazioni fatte su base vagamente empirica e superstizioni. Anche se non sempre lo scetticismo e` giustificato, essendosi rivelate talvolta certe affermazioni empiriche tradizionali fondate anche scientificamente. Si usano anche altre frasi che hanno lo stesso significato, spesso in parallelo con modi di dire: 1005 Che c’entra il culo con le Quarantore? Da: entrarci come il culo con le quarantore. Le Quarantore sono un periodo di esposizione e adorazione del SS. Sacramento che dura appunto il numero di ore in cui Cristo giacque nel sepolcro. La storiella popolare vuole che
pag 761 - 04/07/2007
GRANDE
questa fosse la risposta di una giovane donna quando un sacerdote, durante questa liturgia, la tocco` in quella parte. 1006 Che c’entra il cazzo col paternostro? Da: scambiare il cazzo col paternostro.
C’entra come il cavolo a merenda. Da: entrarci come il cavolo a merenda. 1007
Chi si alza all’alba dei granchi trova il sole in mezzo ai campi. Il granchio esce dalla sua buca quando e` giorno pieno e luminoso, come fanno anche altri animali, quali le lucertole, i serpenti, le mosche e i tafani che aspettano che l’aria sia calda. Si dice anche per alzarsi tardi: Alzarsi all’alba dei tafani. 1008
Non lo direbbe un granchio, che ha due bocche. Si dice di un’affermazione assurda, errata o sconveniente. Il granchio femmina, oltre alla bocca, ha anche la ‘‘borsa’’, dove tiene i granchiolini. 1009
I granchi voglion morder le balene. Letterario. Quando il piccolo attacca il grande. Di due persone che contendono con forze sproporzionate. Si trova anche nel Morgante del Pulci (19.7): ‘‘I granchi credon morder le balene!’’, parole di Morgante che ha appena ucciso con un sol colpo un leone (e tragicamente ironiche, visto che il gigante, a conclusione dell sue gesta, morira` proprio, dopo aver ucciso una balena, per il morso di un granchio). 1010
Dov’e` la buca c’e` il granchio. Quando due cose vanno di solito insieme basta cercarne una per trovare anche l’altra. Il granchio sta di solito dentro o intorno alla sua buchetta. Vedi Dove c’e` fumo, c’e` fuoco [F 1579] ; Dove son corna son quattrini [C 2223]; Dove son femmine e oche parole non son poche [D 878]. 1011
GRANDE1 Come sostantivo nel significato di ‘‘potente, rilevante’’. La voglia dei grandi vale piu` del diritto dei piccoli. La legge e` sopraffatta dalla violenza. Il semplice desiderio di chi ha la forza prevale sul diritto del debole. 1012
1013
698
.
I grandi fanno la frittata e i piccoli la devono mangiare.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
I grandi prendono le decisioni sbagliate, e le conseguenze le pagano gli altri. Fare la frittata e` modo di dire che vale: commettere un grosso errore, combinare un guaio spesso irrimediabile. Dei grandi e dei morti si parla bene o si tace. Se intendiamo grandi come ‘‘potenti’’, bisogna essere accorti nel muovere loro critiche per evitare reazioni pericolose, se intendiamo grandi come persone dotate di particolari qualita`, non avendo la loro competenza e le loro doti, i nostri giudizi rischiano di essere superficiali e approssimativi. Ai morti e` dovuto il rispetto per chi non puo` piu` controbattere accuse o giudizi. Vedi anche De mortuis nil nisi bene [M 2095]. 1014
GRANDE2 Come aggettivo. 1015 Gran nave vuol grand’acqua. Ogni cosa deve essere proporzionata al contesto con il quale interagisce. Vedi anche A bella campana, bel battaglio [C 283]; Grande nave, grandi vele [N 146]. 1016
A gran lucerna, grosso stoppino.
1017 Grasso monaco, grasso vitello. Per analogia. 1018
Gran mare, grandi onde.
1019
A gran notte, gran lanterna.
1020
Gran nave, grande viaggio.
1021 A grossa padella, grosso manico. Per analogia. Usato soprattutto con pesante allusione nei riguardi di donne di considerevoli proporzioni. Vedi anche A gran pignatta, gran mestolo [P 1771]; A gran mortaio, gran pestello [M 2002]. 1022 Grande pericolo, grande guadagno. Laddove il pericolo e` grande pochi s’avventurano e chi ha coraggio ottiene ottimi vantaggi, fa buoni affari.
Gran parlatore, gran mentitore. Chi parla tanto mostra di voler nascondere con le parole il proprio pensiero e quindi di mentire. 1023
1024
Grande peccato, grande penitenza.
pag 762 - 04/07/2007
699
.
GRANO
Per una grande colpa ci vuole una grande ammenda, una pena pubblica se il delitto ha dato scandalo.
niente ammazzai l’asino [N 334]; Ogni pruno fa siepe [P 2889]; Molte gocce fanno una pioggia [G 905].
1025 Grande ira, grande danno. L’accesso di furore puo` far pronunciare parole o compiere gesti irreparabili.
1033
GRANDINARE / GRANDINATA / GRANDINE Meglio veder grandinare nei campi che nel forno. Una disgrazia e` bene che venga secondo le regole consuete, non aggravata da fatti incomprensibili. Vedi A chi e` nato sfortunato gli piove [grandina / tempesta] nel forno [D 626]. 1026
Grandinata puo` far la brutta annata. Puo` bastare una grandinata in un periodo delicato per pregiudicare l’intero raccolto di un anno. 1027
1028 Grandine non fa carestia. La grandine, a differenza della siccita`, del gelo e delle malattie delle piante, colpisce a settori, in zone ristrette, oppure solo i raccolti di un periodo e quindi non crea una generale penuria di viveri. 1029
La grandine fa il povero e non l’affamato.
1030 Il tempo corre avanti alla grandine. Ci sara` tempo di raccogliere, mietere, vendemmiare, ecc. prima che arrivi la grandine. Si dice a chi teme che una grandinata danneggi gravemente un raccolto. 1031 La grandine cade sul far della raccolta. Quando si perde un vantaggio, un buon affare proprio sul punto di conseguirlo, come se grandinasse al momento della mietitura del grano o della vendemmia.
GRANELLO Chicco di grano o di altri cereali che diventa sinonimo di quantita` minima. f Vedi Poco. A granello a granello s’empie lo staio e si fa il monte. A piccole dosi si mettono insieme grandi quantita`. Lo staio e` una unita` di misura per aridi pari a 24,36 litri, usata in Toscana fino a tempi recentissimi nelle transazioni private. Vedi anche Il poco fa l’assai [P 1976]: A forza di punti si fa la camicia [P 2980]; Con tanti 1032
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
A granello a granello s’empie il sacco.
A granello a granello s’empie lo staio e il corbello. Toscano. Come i precedenti. Il corbello e` una cesta rotonda, di media grandezza, fatta di vimini o di strisce di legno. 1034
1035
A forza di granelli s’empie un sacco.
1036
A granelli il galletto si riempie il gozzo.
GRANITA Bibita dissetante che si fa con ghiaccio tritato e sciroppo di frutta. E` bevanda gradevole ma di nessuna consistenza. La granita costa un quattrino: acqua per acqua, beviti il vino. Se si deve pagare per una cosa che altro non e` che acqua, tanto vale comprarsi il vino. 1037
GRANO Cereale essenziale per l’alimentazione, soprattutto nei secoli passati, al grano sono dedicati innumerevoli proverbi che s’incontrano sotto varie voci in questo volume: dalla semina alla trebbiatura, dall’influenza dell’andamento climatico nei mesi durante i quali cestisce, germina, spiga all’ansia di riporre al coperto la messe raccolta. In alcuni dei proverbi qui riportati si nota in particolare la gioia e l’orgoglio del contadino per le sue fatiche premiate da un ricco raccolto. Il grano si presta a svariate metafore per parlare di tutto cio` che va raccolto, curato, usato bene. f Vedi Farina, Formica, Fornaio, Frumento, Gennaio, Giugno, Granaio, Luglio, Mietere, Mietitore, Mugnaio, Neve, Semina, Seminare. Quando il grano fa la resta non vuol acqua sulla testa. Quando il grano giunge alla fase dello sviluppo in cui mette la resta (cioe` formando la spiga mostra la sua chioma ispida), vuole un clima caldo e asciutto. 1038
1039
Quando il grano e` spigato non vuol acqua sul capo.
1040 Grano rado non fa vergogna all’aia. Il grano seminato rado produce grosse spighe e quindi raccolto abbondante che fara` onore al contadino.
pag 763 - 04/07/2007
GRANTURCO
Grano in erba e donna al ballo [in chiesa] mal si giudicano. Le apparenze possono trarre in inganno. Il grano in erba puo` essere rigoglioso, ma non portare poi un raccolto abbondante e la donna, agghindata per la festa, puo` risultare piu` avvenente di quanto lo e` in realta`. 1041
Quando il grano si corica il contadino si rizza. Quando la spiga e` ricca e si curva per il peso, il raccolto e` abbondante e il contadino mostra la sua contentezza. 1042
1043
700
.
Quando il grano pende il mietitore canta.
Quando il grano casca in giu` compra qualche sacco in piu`. Fai una buona provvista di grano che, per l’abbondanza, costa poco. 1044
1045 Grano coricato non e` perduto. Qui coricato significa steso a terra, piegato dal vento, dalla tempesta, nel qual caso la pianta reca ugualmente il suo frutto.
Grano coricato [in terra] non chiede elemosina a quello dritto [in cielo]. Il grano piegato dal vento, dalla burrasca non fruttifica meno di quello che sta dritto sullo stelo, anzi, secondo alcuni e` piu` produttivo. 1046
Quando il grano e` nei campi e` di Dio e de’ santi. Quando il grano si trova gia` maturo nei campi solo la protezione del cielo puo` averne cura: il contadino e l’opera dell’uomo in genere possono ormai fare poco. Le minacce per la messe sono la grandine, il fuoco, la tempesta, le malattie della pianta e gli animali. 1047
Quando il grano e` sulla via si lascia il morto in casa. Il trasporto dei covoni di grano dai campi per fare la barca sull’aia in procinto della battitura, era un lavoro da fare con urgenza per proteggere il raccolto dalla pioggia e dalla grandine, e ogni altra faccenda veniva rimandata, perfino un funerale.
Per analogia. Quando la pianticella del grano ancora verde viene calpestata da animali, invece di riceverne danno e` costretta ad accestire meglio, sviluppando bene le radici e mettendo altri steli. Quando il grano e` ne’ granai non se ne puo` aver senza denai. Quando il raccolto e` riposto e non ha piu` bisogno di cure e di lavoro si vende al prezzo corrente. Una volta il grano si otteneva anche senza acquistarlo, in quanto a coloro che prestavano opera per la mietitura si poteva corrispondere un compenso in natura, cioe` una certa quantita` di grano, come oggi si fa ancora per la raccolta delle olive. Denai arcaico per denari. 1051
Mercante di grano ricco come un sovrano. Il commercio in granaglie era considerato uno dei piu` redditizi, anche se era soggetto a oscillazioni continue che facevano stare sempre nell’incertezza (vedi Mercante di frumento mercante di tormento [M 1258]). 1052
1053 Il grano di due padroni resto` da mietere. Le cose che appartengono a piu` persone, per liti o per incuria non le gode nessuno. Vedi anche Cane di due padroni muore di fame [C 385]. 1054 Non tutto il grano va al granaio. Non tutto quello che si raccoglie e` guadagno. Non tutto il guadagno del lavoro si puo` mettere in tasca, ci sono da detrarre le spese, il fisco, gli animali, le decime, le perdite, i furti. 1055 Non c’e` grano senza paglia. Non c’e` utile che si possa avere senza un qualche incomodo.
1048
Dove passa il campano cresce buon grano. Dove pascola il bestiame la terra viene concimata e dara` buon raccolto. Gli animali al pascolo portano un campanaccio al collo. 1049
1050
Grano pesto fa buon cesto.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
GRANTURCO f Vedi Sarchiare. 1056 Granturco rado e polenta serrata. Il granturco va seminato lasciando spazio tra pianta e pianta, la polenta, invece, deve essere soda, consistente. Per essere buona, la polenta deve essere fatta di farina tratta da granturco ben sviluppato e granito, quindi seminato rado. I contadini un tempo misuravano un passo tra seme e seme.
In mezzo ai solchi di granturco ci si deve rotolare un asino. Nel senso che le piante di granturco devono stare rade per fruttificare bene. 1057
pag 764 - 04/07/2007
701 Chi non zappa il granturco convien che si penta d’inverno quando dimena la polenta. Il granturco va sarchiato (vedi Sarchiare) accuratamente se si vuol ottenere un buon raccolto. Oggi, con le innaffiature meccaniche non e` piu` tanto necessario. Vedi anche La vite dice potami e il granturco sarchiami [S 418]; Sarchiami bene e lasciami raro / se vuoi che empia il tuo granaro [S 419]. 1058
Chi vuol ingrassare il granturco gli dia da bere. Perche´ la pannocchia sia ricca e il chicco grosso, il granturco deve essere abbondantemente annaffiato. 1059
GRAPPA Acquavite ad alta gradazione alcolica ricavata dalla distillazione delle vinacce. Un tempo veniva distillata anche in casa e spesso conteneva sostanze nocive alla salute. La grappa purifica, disinfetta e santifica. La grappa era usata nelle affezioni dell’apparato respiratorio, come disinfettante per le ferite e come corroborante per riportare in forze persone deboli, svenute, spaventate. 1060
1061 Chi parte con la grappa sale al Paradiso. La grappa porta a uno stato tale di felice ebbrezza che si smaltisce molto lentamente. Oppure: chi inizia ad abusare della grappa non riesce piu` a farne a meno fino a morirne.
La grappa fatta in casa non fa male neanche ai bambini. Cosı` si credeva una volta, quando tutto era usato con grande parsimonia e alla grappa erano riconosciute proprieta` medicamentose. In realta` le grappe casalinghe, se distillate approssimativamente, possono essere assai pericolose. 1062
GRASSO1 Sostanza grassa di origine animale o vegetale. In alcuni proverbi diventa sinonimo di abbondanza, ricchezza. f Vedi Lardo. 1063 Mangia tutto, meno il grasso del pesce. Perche´ e` molto indigesto. Cosı` anche raccomanda un adagio latino di origine imprecisabile: Omnis pinguedo mala, piscina pessima ‘‘Ogni grasso e` insano, quello del pesce pessimo’’.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
GRASSO
1064 Il grasso fa grasso. Mangiare alimenti grassi fa ingrassare. 1065 Il grasso non vien dalle finestre. Se uno e` grasso vuol dire che mangia abbondantemente, perche´ il grasso non viene da altro, tanto meno dall’aria che entra dalla finestra.
Tutto il grasso non fu buono, tutto il magro non fu male. Non tutto quello che e` grasso, ricco, abbondante fa bene o e buono, ne´ tutto quello che e` magro, ristretto, misero comporta un danno. 1066
1067 Il grasso sta a galla. Di solito in senso figurato: come le sostanze grasse galleggiano, cosı` chi e` ricco, dispone di mezzi ha vita facile e si trova sempre in una situazione migliore degli altri. 1068 Per il grasso il gatto lecca il tegame. Per avere un utile si fanno cose anche poco piacevoli, umilianti.
A chi maneggia il grasso si ungono le dita. Cosı` a chi tratta cose di valore, come oro, denaro, beni, qualcosa gli si attacca alle mani, ovvero prende per se´. Vedi anche Chi lavora col miele si lecca le dita [M 1438]. 1069
GRASSO2 Aggettivo e sostantivo, nei significati di abbondante, opulento, pingue. f Vedi Grosso, Magro, Secco. Grassa cucina eredita` meschina [magro testamento]. Tenere una tavola ricca e succulenta comportava grandi spese per cui gli eredi avevano ben poco da aspettarsi. Vedi anche Grassa cucina, magro testamento [C 2529]; Quando i padri fanno carnevale i figli fanno Quaresima [Q 49]. 1070
1071
Grasso piattello e magro testamento.
1072 La gatta grassa fa onore alla casa. Animali ben nutriti indicano che nella casa c’e` abbondanza di cibo, tanto che ne avanza anche per loro. 1073 Il grasso il bel non toglie. L’abbondanza delle forme non toglie avvenenza. Cosı` G. Casti (Gli animali parlanti, 1848, 12.54): ‘‘Tutte in se´ le belta` brutali
pag 765 - 04/07/2007
GRATELLA
702
.
accoglie, / grassotta sı`, ma il grasso il bel non toglie’’. Vedi anche Bella secca non fu mai detta [S 824]. Grassezza mezza bellezza. Per analogia. 1074
Mentre il grasso dimagrisce [diminuisce] il secco muore [perisce]. Nei casi di malattie lunghe e debilitanti puo` essere fondamentale avere una riserva di grassi a cui l’organismo possa attingere, cosa che nella persona magra non e` possibile. 1075
Meglio una volta grasso che sempre magro. Un tempo essere magro era segno di miseria o di poca salute. 1076
GRATITUDINE E` un sentimento di affettuosa riconoscenza, per cui si accetta un debito per un favore o un aiuto ricevuto, serbandone il ricordo e avendo una sincera disponibilita` a contraccambiarlo. f Vedi Riconoscenza. 1083 Con la gratitudine paga il povero. E` l’unico mezzo con cui puo` ricambiare l’aiuto ricevuto. Suggerisce implicitamente che e` meglio un tributo di gratitudine accompagnato da qualcosa di piu` tangibile. 1084 La gratitudine fa gratitudine. Percepire la gratitudine e la contentezza di chi ha ricevuto il nostro aiuto ci insegna a nostra volta a non aver remore nel mostrare riconoscenza quando e` dovuta.
Il peso della gratitudine si porta con pena. Tanto che si dice comunemente avere un obbligo di riconoscenza e si cerca di sbarazzarsene sdebitandosi. 1085
GRATELLA f Vedi Griglia. Alla braciola la gratella e al pesce la padella. Consigli di cucina: la carne bovina va fatta in gratella sul carbone, mentre il pesce va fritto in padella (evidentemente si tratta di pesci piccoli). 1077
GRATIS 1078 Cio` che e` gratis non vale. Quello che si da`, si fa senza compenso, non viene considerato, non crea obblighi.
Quod gratis assertur, gratis negatur. ‘‘Quello che viene affermato senza sostegno di prove, con altrettanta facilita` puo` essere negato’’. Principio generale, forse risalente ad un brocardo medievale, in uso nelle trattazioni e nelle discussioni dotte. 1079
1080 Quel che e` gratis prendilo com’e`. Anche se ha difetti ed e` di poco valore, puo` in qualche maniera esserti utile.
Quel che e` gratis non lo guardare da vicino. Non fare troppo il difficile su quello che ti viene offerto gratuitamente. Vedi anche A caval donato non si guarda in bocca [C 1099]. 1081
Gratis e` tutto piu` gradito, meno le legnate. Tutto si accetta volentieri senza pagare, meno cio` che ci nuoce. 1082
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1086 La gratitudine muore col bisogno. Dura fino a quando non si ha piu` bisogno di chi ci aiuta. Vedi anche Fatta la grazia, gabbato lo santo [S 297]. 1087 La gratitudine presto ha le rughe. Soddisfatto il bisogno il senso di gratitudine s’affievolisce e scompare.
GRATO Chi e` grato e` amato. Colui che serba gratitudine e riconoscenza conserva l’affetto e la benevolenza di chi lo ha aiutato. 1088
GRATTARE f Vedi Unghia. Pizzica e gratta rogna fatta. Si dava popolarmente il nome di rogna anche a una piaga persistente che veniva dal grattarsi smodato. 1089
Chi si gratta rogna accatta. Accattare, qui nel significato di ‘‘andare in cerca, procurarsi’’, da cui accattone. Oggi si usa per far desistere uno dal grattarsi, altrimenti si procur auna piaga. 1090
1091
Chi si gratta sa bene dove gli prude.
pag 766 - 04/07/2007
703 Chi corre ai ripari sa bene che cosa ha combinato. Chi compie un’azione sa quello che vuole, conosce le ragioni e gli scopi che lo spingono. Troppo grattare e troppo parlare non fanno che male. L’una cosa serve solo a irritare la pelle, l’altra finisce per compromettere, porta a pronunciare frasi avventate. Vedi anche Per lingua si langue [L 729]; Assai sa chi sa, ma piu` sa chi tacer sa [T 48]. 1092
Troppo grattar(e) coce (e) troppo parlar(e) nuoce. Variante toscana del precedente. Coce sta per ‘‘cuoce’’, ‘‘brucia’’. Il toscano, soprattutto quando cita un proverbio o canta, ripete un testo evita di dire, come gli verrebbe naturale, noce (fa male) al posto di nuoce, data la possibilita` di confusione del verbo con la pianta e il frutto (anche se le vocali sono una aperta e una chiusa), per cui il proverbio si trova con la forma semplificata nel primo verso e quella dittongata nel secondo. Anche per queste particolarita` fu sempre ammirata la precisione di linguaggio dei toscani (d’una volta). 1093
Quando si gratta uno per piacere bisogna grattarlo dove vuole. Quando si fa un piacere a una persona bisogna accontentarla in tutto e per tutto, altrimenti non gli si fa piu` un piacere. Vedi anche Il pizzicore va grattato con le proprie mani [P 1948]. 1094
Dormo con le mani sul petto e dove mi prude mi gratto. A chi fa domande indiscrete e impertinenti. Fu la risposta che dette una bella penitente a un confessore che faceva troppe domande fuori luogo. 1095
1096 Il nome non e` un peccato. Per analogia. Altra risposta data da una donna al confessore che le chiedeva come si chiamasse.
Mangiare e grattare [A grattarsi e a mangiare] tutto sta a [nel] cominciare. Vi sono cose, operazioni, quali quelle indicate, che si presentano inizialmente come indifferenti (grattare), o poco attraenti (mangiare per chi non sente appetito) e poi, una volta iniziate, coinvolgono, stimolano a proseguire, anche fino all’eccesso. Il proverbio (registrato anche con verbi diversi, in partico1097
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
GRAZIA
lare: a rubare e a mangiare) e` usato come paradigma per altre operazioni nella quali o si vuole ottenere lo stesso risultato o si mette in guardia dai possibili eccessi. Vedi anche Tutto sta a cominciare [C 1848]; Il difficile sta nel cominciare [C 1849]; Il peggior passo e` quello dell’uscio [P 693]. GRATTUGIA 1098 Grattugia con grattugia non fa cacio. Lo strumento da solo, anche se raddoppiato, senza la materia su cui lavorare non produce niente. Vedi anche Sasso con sasso non fa muro [S 431].
Il cacio tra due grattugie si fa presto magro. Chi si trova tra due assilli, preso tra due situazioni incresciose, si consuma nei tormenti e va presto in rovina. Si dice di un ingenuo tra mascalzoni che finisce presto quello che ha, di un uomo tra due donne che si approfittano di lui, di un debitore tra due strozzini. 1099
GRAVIDANZA Ogni gravidanza ha la sua usanza. Il decorso e gli eventuali disturbi della gravidanza sono generalizzabili solo in parte. 1100
Gravidanza ogni male scansa. La donna che aspetta un bambino difficilmente e` soggetta alle malattie comuni. 1101
GRAZIA E` l’aiuto divino, la concessione gratuita di un favore o di un beneficio richiesto, ma anche la protezione di un potente e infine l’attitudine alla spontanea, amabile cortesia. f Vedi Miracolo, Santo. 1102 Le grazie le fanno i santi. A chi domanda un favore sproporzionato o impossibile si risponde cosı` per mandarlo scherzosamente a chiedere altrove, dove si fanno grazie dietro semplici preghiere. 1103 Chi vuol la grazia vada dal santo. Puo` essere invito a rivolgersi a qualcuno che si ritiene influente, potente. 1104
Fatta la grazia, gabbato lo santo.
pag 767 - 04/07/2007
GRAZIE
Sopravvissuto nella forma antica (o dialettale), conservando l’articolo ‘‘lo’’ davanti alla parola ‘‘santo’’, rimane ancora oggi nel linguaggio comune e viene citato con un gusto particolare, quasi fosse di provenienza esotica. Una volta ricevuta la grazia ci si guarda bene di mantenere la promessa fatta al santo, di sciogliere un voto. Una volta ottenuto cio` che si vuole ci si dimentica di chi ce lo ha fatto avere o ce lo ha dato. Vedi anche La gratitudine muore col bisogno [G 1086]; La gratitudine presto ha le rughe [G 1087]; Finita la tempesta, dimenticato il voto [T 293]. 1105 Passato il fiume, scordato il santo. Per analogia.
Niente si scorda presto come un beneficio. Per analogia. 1106
1107 Tarde non furon mai grazie divine. La grazia del cielo non arriva mai in ritardo; ma si dice ironicamente per sottolineare il ritardo col quale giunge un favore richiesto. Verso del Petrarca (Trionfo dell’Eternita` 13): ‘‘Ma tarde non fuˆr mai grazie divine’’, probabile ripresa da un’espressione proverbiale simile, quale quella attestata dal proverbio napoletano Non tardaro maje grazie devine. 1108 Chi chiede grazia difetta di ragione. Chi chiede che una cosa gli sia concessa per grazia evidentemente non puo` pretenderla per diritto: la ragione non e` dalla sua parte. 1109 Meglio grazia che giustizia. Meglio ricevere grazia che ottenere giustizia: la grazia sa comprendere, considerare, valutare assai meglio dell’applicazione fredda della legge. La grazia, la comprensione e il perdono sono piu` capaci di indurre al pentimento di quanto possa fare il castigo.
Chi vuol la grazia deve incensare il santo. Per ottenere un favore dall’alto occorre corteggiare e adulare chi lo puo` concedere. 1110
1111 La grazia non ha perche´. La grazia, il favore non hanno giustificazione sul piano razionale, hanno una motivazione o piu` nobile che va al di la` della legge, o piu` ignobile che aggira e stravolge la legge e la logica. Ma puo` riferirsi anche, ovviamente, alla misericordia divina. 1112
704
.
Piu` alta e` la grazia, piu` rovinosa la caduta.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Piu` alta e` la concessione, il beneficio che eleva a prestigiosi incarichi la persona, piu` disastroso e` il crollo quando la grazia viene a mancare. Chi dona [serve] per grazia, grazia riceve. Chi fa un favore per gentilezza, non riceve un compenso ma solo i ringraziamenti. 1113
Ottiene piu` la mala grazia che la buona creanza. Spesso la richiesta espressa con garbo, il diritto fatto valere con gentilezza cadono nel nulla, mentre una brusca e dura reazione porta a essere ascoltati. Vedi anche Chi non ha discrezione di tutto il mondo e` padrone [D 588]. 1114
GRAZIE Atto del ringraziare, apprezzabile come manifestazione di gentilezza e di cortesia, ma non sempre sufficiente per sdebitarsi dei favori ricevuti. f Vedi Ringraziare. Grazie e` la paga dei frati e molte grazie e` quella delle monache. Non basta il ringraziamento per un bene ricevuto, ma bisogna anche accompagnarlo con un dono e soprattutto con la gentilezza. Il semplice grazie e` tipico degli egoisti. 1115
1116 Con un ‘‘grazie’’ non si paga. Un lavoro o qualcosa che comporta un pagamento, non possono essere compensati semplicemente ringraziando. Vedi anche Ringraziare non paga il debito [R 588]. 1117
Col grazie non si va a cena.
1118
Il grazie non sazia.
1119
Il grazie non entra nelle tasche.
1120
Il grazie non si spende.
Tanti grazie non fanno bollire un pentolino. Chi lavora per vivere non puo` campare di ringraziamenti. 1121
Meglio un corto dono che un lungo grazie. Quando ci si deve sdebitare e` meglio farlo con un dono semplice, anche simbolico, piuttosto che profondersi in tediosi ringraziamenti. 1122
1123
Il grazie e` una moneta che si da` anche al buio.
pag 768 - 04/07/2007
705 Non ha scritto sopra nessun valore e si da` e si accetta senza problemi. 1124 Dire grazie non costa niente. Invito alla cortesia e a ringraziare sempre per una gentilezza.
Da che usan le monete non si dice piu` grazie. Tutto viene monetizzato. Dal momento che esiste il denaro non ci sono piu` problemi sul modo di compensare chi lavora, chi da`, chi concede. 1125
GRECO1 Abitante della Grecia. Chi si fida di greco non porta cervel seco. L’espressione fede greca indica il massimo dell’infedelta`, del tradimento. Pare faccia riferimento all’inganno fatto dai greci col cavallo di Troia. Sembra possibile anche un uso in riferimento al vento grecale (vedi sotto). 1126
Timeo Danaos et dona ferentes. ‘‘Temo i Greci anche quando portano i doni’’. Massima latina ancora molto viva e ripetuta: bisogna aver paura dei nemici anche quando fanno gesti concilianti, anzi, soprattutto quando fanno tali gesti. E` la parte finale di un verso di Virgilio (Eneide 2.49): si tratta del verso finale del discorso di Laocoonte, che ha cercato inutilmente di convincere i Troiani a non accogliere il cavallo di legno entro le mura. Il nesso divenne proverbiale probabilmente gia` in eta` antica, in connessione anche con l’inaffidabilita` e l’astuzia attribuite tradizionalmente ai greci; come proverbiale lo cita comunque gia` Tommaso di Canterbury (XII sec., Patrologia Latina 190.473d). 1127
.
GREGGE
GRECO2 Propriamente vento dell’est, ma piu` spesso s’intende il vento detto Grecale, che spira da nord-est, quindi, facendo riferimento al centro del Mediterraneo, dalla Grecia. Gli antichi lo chiamarono Cecia e lo dissero nuvoloso, umido, freddo, portatore di neve, grandine e burrasche. Chi di greco si fida nella sua sorte confida. Il marinaio che naviga (naturalmente con piccola imbarcazione), col vento greco, e` molto fiducioso nella propria sorte. Il vento greco e` spesso portatore di pioggia e turbamenti atmosferici, per cui il marinaio che salpa, o non provvede quando arriva questo vento, va incontro a burrasche e tristi sorprese. Cosı` anche il proverbio dei marinai nel Veneto: Chi se fida de Grego, no ga el servelo intrego ‘‘Chi si fida del vento greco non ha il cervello a posto’’. Per proverbi di quest’ultimo tipo, e` comunque possibile anche interpretare in riferimento agli abitanti della Grecia (vedi sopra). 1130
Vento di levante acqua dietro e acqua davante. Fa riferimento alla pioggia che cade sia prima dell’arrivo di tale vento, che dopo. Cosı` anche in Sicilia si ripete: Grecu e Livanti acqua darreri e acqua davanti ‘‘Vento Greco e Levante portano pioggia prima e dopo il loro passaggio’’. 1131
Grecu e Livanti spaia li voi e mettili avanti. Vento greco e Levante smetti di lavorare con i buoi perche´ viene la pioggia. Altro proverbio della Sicilia, che si ritrova anche in diversi dialetti meridionali. 1132
Quando vedi il greco e il lupo, ammazza il greco e lascia il lupo. Proverbio che conferma ulteriormente quanto la diffidenza verso i greci fosse radicata in certe zone d’Italia.
GREGGE Per la sua mansuetudine il gregge di pecore affidato alla custodia del pastore diventa la metafora di un gruppo di persone che segue fedelmente l’esempio del capo (con l’eccezione della pecora nera). f Vedi Pastore, Pecora.
Per fare un greco ci vogliono sette ebrei e per fare un bergamasco sette greci. Il greco e` considerato persona accorta e astuta nelle attivita` commerciali tanto da superare gli ebrei, ma non all’altezza dei bergamaschi. Vedi anche Per fare un genovese ci voglion sette ebrei e un piemontese [G 416].
1133 Il gregge e` simile al pastore. I discepoli sono come il maestro, i seguaci come il capo, i figli come il padre. Vedi anche Tristo abate, tristo frate [A 2]; Tale padre, tale figlio [P 34]; Chi di gallina nasce convien che razzoli [G 72]; Dal frutto si conosce la pianta [F 1492].
1128
1129
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 769 - 04/07/2007
GREGORIO
706
.
1134
Il gregge prende dal pastore.
1135
Il gregge va dietro al pastore.
1136 Quali il pastore, tali le pecore. Per analogia. 1137 Tal e` il gregge qual e` chi lo regge. Molto vicina l’espressione sinonima latina tuttora ripetuta
GREGORIO Gregorio Magno, Padre della Chiesa, pontefice dal 590 al 604, difese Roma e l’Italia dai barbari. Ultimo dei grandi Padri latini, a lui e` attribuita la riforma del canto liturgico, detto appunto gregoriano. Ha la festa il 12 marzo. f Vedi Ghiro.
1138
(Per) san Gregorio papa le rondini passan l’acqua. Per la festa di san Gregorio le rondini sono in viaggio, stanno traversando il mare per raggiungere le nostre coste.
Quale il pastore, tale il cane. Per analogia. Il cane e` l’inseparabile compagno del pastore.
1148 A san Gregorio corrono tutti i ruscelli. Quelli di montagna escono dalla morsa del ghiaccio e scorrono impetuosi. Quelli a valle sono ingrossati dalle piogge primaverili.
Qualis rex, talis grex. ‘‘Com’e` il re cosı` e` il gregge (dei sudditi)’’. 1139
1140 Tal padrone, tal servitore. Per analogia. Prosegue direttamente un proverbio latino conservato da Petronio (Satyricon 58.4) Qualis dominus talis et servus, che si ritrova piu` o meno uguale in quasi tutte le lingue europee.
Tale [Qual e`] la padrona, tale [tal e`] la serva. Per analogia. Come il precedente. 1141
1142 Il popolo e` simile al signore. Vedi anche Quel che fa il signore lo fan poi tutti [S 1324]. 1143 Ogni gregge ha la sua pecora nera. Ogni societa`, ogni ambiente, ogni gruppo familiare ha un membro che non segue regole, ha un comportamento riprovevole, non e` onesto, tradisce. Il fatto che comunemente le pecore siano bianche fa della pecora nera l’eccezione e il colore nero, simbolo della macchia, della colpa, dell’anima malvagia, ne fa la metafora di eccezione negativa. 1144 Una pecora nera ci scappa sempre. Per analogia.
La pecora nera ci fu anche tra gli Apostoli. Per analogia. 1145
Chi pascola il gregge vive della sua lana. Chi fa un lavoro lo fa per uno scopo. Chi ha un gregge lo custodisce, lo cura, lo difende, ma non tanto perche´ ama agnelli e pecore, ma perche´ ne trae vantaggio. 1146
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1147
Il vento di san Gregorio dura quaranta giorni. Il vento primaverile e` un fenomeno dovuto al cambiamento di stagione, un analogo andamento che si ripete in autunno. Il fenomeno nei proverbi ha la durata convenzionale che hanno gli altri fatti climatici, come la pioggia (vedi. Terzo aprilante / quaranta dı` durante [A 1068]). 1149
GREPPIA Propriamente e` la rastrelliera per il foraggio che sta sopra la mangiatoia e, per estensione, la mangiatoia stessa. Buona greppia fa buona bestia. La buona alimentazione rende l’animale valido al lavoro e docile. Un compenso generoso assicura una prestazione ben fatta. 1150
Chi mangia alla greppia ha da tirar la carretta. Un lavoro dipendente che include il mantenimento e` continuo, faticoso e costrittivo. 1151
Chi alla greppia sta vive senza liberta`, ma qualcosa sempre mangera`. Chi si sottopone a un lavoro dipendente perde la propria autonomia, ma trova di che vivere e sfamarsi. 1152
Quando ha mangiato il mulo alla greppia volta il culo. Quando ha ottenuto quello che vuole l’ingrato disprezza chi glielo ha dato. Vedi anche L’asino quando ha mangiato la biada tira calci al 1153
pag 770 - 04/07/2007
707
.
corbello [A 1359]; Per gratitudine il maiale rovescia il secchio [M 175]; Fatta la grazia, gabbato lo santo [S 297]. 1154 Non si puo` mangiare a due greppie. Non si possono ottenere vantaggi servendo persone diverse, ne´ avere due compensi per un lavoro solo. Vedi anche Non si puo` servire a due padroni [P 1663]; Non si puo` cantare e portar la croce [C 511]; Non si puo` fare da Marta e da Maddalena [M 791].
GRILLO
La cucina, soprattutto quella ricca (in padella si frigge il pesce, sulla griglia si arrostisce la carne), depaupera le finanze domestiche. Si vedano, sui danni economici provocati dal mangiare, i proverbi elencati sotto Gola [G 926 sgg.].
1155
GRILLAIA Il termine e` registrato in alcuni dizionari come ‘‘luogo pieno di grilli’’, ovvero posto desolato, sterile, incolto dove ci sono solo grilli. Nella lingua parlata, in particolare in Toscana, si usa ancora con il significato di ‘‘abbondanza di grilli’’, ‘‘gran numero di grilli’’, come indica il Battaglia, GDLI, alla voce.
GRIDARE Nel senso di alzare la voce per sopraffare le ragioni altrui e nascondere la debolezza delle proprie.
Gran grillaia, gran poveraia. La presenza di un gran numero di grilli preannuncia un’annata povera di raccolti. Vedi l’aneddoto alla voce Fungaia. Poveraia sta per ‘‘poverta`, scarsita` di raccolti’’.
Quando nella greppia manca il fieno le bestie cozzano. Quando vi e` crisi, penuria il popolo rumoreggia, si ribella. Cozzare: combattere, urtarsi violentemente con le corna.
1164
1156 Chi grida ha torto. Chi in una discussione alza la voce cerca di coprire con gli urli e le parole la debolezza delle proprie ragioni. Vedi anche Chi ha torto grida piu` forte [T 775]. 1157 Chi piu ` grida piu` e` creduto. L’uomo comunemente non pesa le ragioni, i dati, le prove, ma ascolta chi grida piu` forte, accetta le ragioni di chi le fa valere con maggiore energia e violenza. 1158
La ragione ce l’ha chi grida piu` forte.
Chi piu` grida prende la ragione. Chi protesta, insiste, sovrasta gli altri con le proprie opinioni alla fine ottiene quello che vuole. 1159
1160 Molto gridare fa fuggire un lupo. Anche facendo schiamazzo, gridando e protestando si ottiene qualcosa.
Gridare al fuoco non aiuta a spegnere l’incendio. Chiamare aiuto non basta, occorre darsi da fare. Vedi anche Aiutati che Dio t’aiuta [A 372]. 1161
1162
Gridar forte non spegne il fuoco.
GRIGLIA f Vedi Gratella. 1163
La padella e la griglia consumano la famiglia.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
GRILLO1 Alle nostre latitudini si trovano principalmente due tipi di grillo, il grillo campestre di colore bruno o nero, detto grillo canterino, che vive in gallerie scavate nei terreni erbosi, e il grillo domestico simile al precedente ma di colore marroncino o grigio, detto grillo del focolare (Acheta domesticus), che vive nelle crepe dei muri presso i camini, come il Grillo parlante di Pinocchio che rappresenta la voce della coscienza. Il grillo appartiene a quegli esseri prediletti dai bambini, trasposti con delicatezza e amore nell’iconografia, nei cartoni animati, spesso nelle vesti di un musicista, in compagnia della cicala, a dispetto delle sue abitudini notturne che non collimano con quelle della sua presunta amica, amante del caldo e del sole. Per la sua esistenza sotterranea, il grillo e` considerato in contatto con la vita dei morti e si porta dietro antiche superstizioni ormai dimenticate, che talvolta riaffiorano: si crede che quando compare in casa segni la presenza dell’anima di un familiare defunto. f Vedi Fagiolo, Fungaia. Grillo del focolare un’anima ti vuol parlare. Quando vedi un grillo in casa sappi che un’anima del Purgatorio vuole che tu la ricordi. La presenza del grillo e` ritenuta benefica per una 1165
pag 771 - 04/07/2007
GRILLO
708
.
casa e il suo canto e` apportatore di felicita` e ricchezza, per cui non va ne´ molestato, ne´ scacciato. 1166 Il grillo canta all’ora della buona sera. Il grillo campestre comincia a cantare all’imbrunire. Anche in ordine inverso All’ora della buona sera il grillo canta. 1167 Ogni grillo grilla [canta] nel suo buco. Ognuno trova considerazione nel proprio ambiente; ognuno e` maestro nel parlare del suo mestiere e dei propri affari.
Quello che lascia il grillo se lo mangia il bruco. Per indicare una situazione nella quale le uscite, i danni, le spese in eccesso, non permettono di ricavare un utile o un risparmio, in quanto, quanto viene salvato a fatica da una parte, svanisce da un’altra senza possibilita` di porre fine a questo ciclo negativo. Un tempo negli orti quello che si salvava dai grilli era spesso preda dei bruchi. 1168
1169 Chi va a caccia di grilli piglia grilli. Chi va in cerca di cose di poco conto, ottiene poco. Chi si perde in sciocchezze fa poca strada. Qui grillo sta per capriccio, cosa assurda. Vedi anche Chi si contenta gode o stenta [C 2129]. 1170 Chi cerca poco trova poco. Per analogia.
Il grillo ha il salto del cavallo e la fame del lupo. Il grillo fa salti spropositati e mangia in continuazione tanto da parere insaziabile. 1171
1172 Ogni grillo si crede cavallo. Ognuno si proietta in chi fa in maniera piu` grande e in modo piu` spettacolare le cose che lui fa in piccolo. In realta` il grillo, in proporzione del suo corpo, salta molto piu` del cavallo. 1173 Canto di grilli, freddo d’inverno. Si vuole che la presenza estiva di un gran numero di grilli pronostichi un inverno freddo.
Si dice di chi non ha un modo costante e sistematico di agire, ma alterna momenti di iperattivita` con altri di completa inerzia. GRILLO2 Medico Grillo e` un eroe dell’antica tradizione popolare italiana, che affonda le radici nelle culture piu` antiche dell’Oriente, da dove riprende motivi e schemi di avventure: una connessione evidente si ritrova addirittura con la cultura indiana e in particolare col Somadeva. Nelle sue saghe italiane si tratta di un contadino, o di un uomo comunque senza minima cultura di alcun genere, che per la miseria e il bisogno di mangiare, s’improvvisa medico o notaio. In questa nuova attivita`, per furbizia o fortuna, ottiene vari successi ed ha diverse avventure: cura la figlia del re, guarisce tutti gli ammalati di un ospedale, scopre una banda di ladri, pone un indovinello insolubile, fa ritrovare l’asino a un contadino. Nei detti compare un poco sfocato, confuso con altri eroi, avvilito al livello di un vagabondo qualunque. Un poemetto anonimo in ottava rima su questa figura e` conservato in due edizioni a stampa della Biblioteca di San Marco a Venezia e in una pubblicazione dal titolo Opera nuova e da ridere o Medico Grillo, Giusti, Livorno 1901. – Dio ve la mandi buona, diceva il Medico Grillo. Augurio che faceva ai malati un contadino analfabeta di nome Grillo il quale, fintosi medico, visitava i pazienti con un fascio di ricette in tasca da cui volta a volta ne tirava fuori a casaccio una sperando che fosse quella adatta. 1176
1177 Dio ce la mandi buona e senza vento. Per analogia. Si riferisce alla pioggia, ma si estende a tutte le altre eventualita`.
1174
GRILLOTALPA Specie di grillo robusto e tozzo, con le zampe anteriori a forma di paletta adatte a scavare, particolarmente dannoso per le colture.
1175
Il grillotalpa [nell’orto / nel giardino] mangia anche il fil di ferro. Questo insetto che vive nei terreni fertili, scavando gallerie e rodendo semi, tuberi, bulbi, tronca anche le radici di piante robuste che si vedono improvvisamente appassire.
I grilli cantano male, ma s’ascoltano volentieri. Di per se´ il canto del grillo e` ripetitivo e insistente, senza variazioni, ma piacevole da udire nelle notti estive soprattutto se sono in tanti a cantare insieme. Il grillo sta fermo o salta.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1178
pag 772 - 04/07/2007
709
.
GROSSEZZA Grossezza non fa bellezza. Il corpo e` bello quando e` proporzionato e non quando e` di grandi dimensioni. La quantita` non fa la qualita`. 1179
1180 Grossezza fa bellezza. Diametralmente opposto al precedente, si riferisce a cose nelle quali la quantita`, la grandezza e anche l’eccesso piacciono, come un maiale grasso e` piu` ‘‘bello’’ di uno magro. Si dice infatti: un bel maiale, per dire che e` grosso; e nella lingua parlata bello, piu` bello si usano anche per grosso, piu` grosso. In passato poi una donna ben in carne, ma anche sul grassoccio, era considerata esente da malattie (tisi in particolare), piu` adatta per fare figli, proveniente da una famiglia dove non si pativa la fame. Per questo il canone estetico prevedeva che la donna fosse abbondante, cosa che, mutatis mutandis, riguardava anche l’uomo. Oggi si potrebbe dire invece che ‘‘magrezza fa bellezza’’, pero` di altro tipo. Vedi anche Bella secca non fu mai detta [S 824]; Il grasso il bel non toglie [G 1073]; Grassezza mezza bellezza [G 1074].
GROSSO Come aggettivo, nei significati di grande, di dimensioni superiori al normale, e di rozzo, di ottuso. Come sostantivo, il grosso e` un’antica moneta d’argento in uso nel tardo Medioevo. 1181 Grosso di testa, grosso d’ingegno. E` credenza comune che la testa grossa sia segno di scarsa intelligenza, che il cervello non funzioni bene quando e` tanto. Vedi Grasso ventre, grosso ingegno [I 251]. 1182
Grossa testa non fa sottil ingegno.
1183
Capo grosso cervello magro.
1184
Piu` uno e` grosso e piu` e` coglione.
Grossi e minchioni. Come motto latino tardomedievale e` registrato un affine Homo longus raro sapiens ‘‘Uomo alto di rado e` intelligente’’, dove longus definisce anche, genericamente una persona corpulenta, un ‘‘omone’’. 1185
Chi e` sano, grosso e tondo sta bene a questo mondo. Chi e` in buona salute, grande e grasso e` d’indole calma e tranquilla, si accomoda bene nella vita e si adatta alle situazioni. Ma grosso 1186
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
GRU
e tondo vogliono dire anche ottuso, tonto, corto di cervello, allora il detto diviene di derisione. Mentre il grosso s’affina, il fino si strappa. Con il tempo e l’uso il tessuto fino, delicato, elegante si logora e si strappa, mentre il tessuto grosso diventa piu` sottile, piu` morbido. Si riferisce in particolare alla canapa e il lino. 1187
Datemi un altro grosso lo tingo anche di rosso. Antico proverbio fiorentino, dalla fraseologia dei tintori, per indicare che con poco denaro, un minimo interesse, si puo` far cambiare casacca, partito a chiunque. Il grosso e` un’antica moneta, coniata dalla fine del XIII sec., con grande varieta` di peso e di valore (il grosso fiorentino si chiamava grosso della volpe per distinguerlo dal grosso della lupa, di Siena). 1188
GRU Grande trampoliere, con becco, collo e zampe molto lunghi, che migra dall’Europa settentrionale all’Africa. Predilige le zone paludose. 1189 Le gru si tirano dietro l’acqua. In autunno la comparsa delle gru e di altri uccelli migratori indica che l’inverno e` gia` cominciato al Nord e sta per arrivare anche da noi. da confrontare il pronostico indicato da Virgilio (Georgiche 1.374-375): ‘‘Al suo sopraggiungere [d’una minaccia di tempesta] le gru volano a rifugiarsi nelle valli’’. Il fenomeno e` osservato con quasi uguali pronostici meteorologici in tutta l’Italia. Nel Veneto si dice: Co le grue passa, o vento o aqua. In Sicilia si ripete: Quannu passa lu groi acqua prima o acqua poi ‘‘Quando passa la gru o e` piovuto o sta per piovere’’.
Quannu li groi passanu a fileri la mala attimpata ’un po’ mancari. ‘‘Quando le gru passano a file il maltempo non manca’’. Proverbio siciliano che si cita come esempio di una tipologia abbastanza diffusa anche in altri dialetti. In diversi luoghi per poter predire il cattivo tempo col passaggio delle gru, occorre che queste volino nelle caratteristiche formazioni a file, segno che tali uccelli stanno operando uno spostamento consistente, che le porta in una zona sicuramente fuori da quelle interessate dalla tempesta. 1190
pag 773 - 04/07/2007
GUADAGNARE
La gru ama il pantano perche´ ci stanno le rane. La gru non sta nel pantano perche´ le piace il fango, ma perche´ vi trova le rane di cui e` ghiotta. Molti amano stare in un determinato luogo, assolvere a un determinato compito non per passione o gusto, ma semplicemente perche´ vi hanno il loro tornaconto. 1191
La gru parte e non torna piu`. La gru di solito, dopo la migrazione, non ritorna nel luogo dove si era fermata. 1192
GUADAGNARE f Vedi Spendere. 1193 Oggi si perde, domani si guadagna. I giorni non sono uguali: in un periodo le cose vanno male, in un altro si fanno affari e soldi. Vedi anche Il mondo e` fatto a scale: / chi le scende e chi le sale [M 1825]. 1194
710
.
Come si guadagna si perde.
Chi guadagna cinque e spende sette non ha bisogno di borsette. Chi spende piu` di quello che guadagna non ha problemi di dove tenere il denaro. Vedi anche Chi spende quel che non ha / fabbrica il canapo che l’impicchera` [S 1796]; Chi la sera mangia tutto / la mattina canta cucco [T 1103]. 1195
Se guadagni otto e spendi nove te n’accorgi quando piove. Se spendi piu` di quello che guadagni te ne accorgerai quando viene il momento del bisogno. 1196
Disse Agnese: secondo le entrate si fanno le spese. Per analogia. Principio di saggia amministrazione. 1197
Chi fa male guadagna un carro di sale; chi fa bene guadagna un carro di fieno. Chi agisce male ha un buon tornaconto (il sale un tempo aveva un gran valore), chi si comporta correttamente ottiene ben poco (il fieno ha scarso valore). 1198
Presto guadagnato, presto speso. I facili guadagni se ne vanno rapidamente. 1199
1200 Piu ` se ne guadagna e piu` se ne spende. I bisogni crescono insieme alle disponibilita`.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Chi per tempo sparagna non sa quanto guadagna. Non si ha idea di quanto sia utile abituarsi fin da giovane a risparmiare. Sparagnare, arcaico per risparmiare. 1201
1202 Chi presto incomincia presto guadagna. Chi inizia per tempo un’attivita`, un lavoro ne vedra` presto i frutti.
Non perse mai uno che non guadagnasse un altro. Negli affari per uno che guadagna ci deve essere sempre qualcuno che perde. 1203
Fa mercato chi guadagna come chi perde. Guadagnare e rimetterci fa parte del commercio il quale non esisterebbe se qualcuno non perdesse. 1204
Chi guadagna non lascia la fiera neanche se piove. La soddisfazione di realizzare buoni affari fa superare disagi, difficolta` e ostacoli. 1205
Assai guadagna chi esce di vane speranze. Ottiene un gran vantaggio chi riesce ad abbandonare le illusioni, le speranze inconsistenti a cui aspirava senza possibilita` di realizzarle. Vedi anche Molto guadagna chi a tempo lascia il gioco [G 509]. 1206
GUADAGNO Ci si riferisce piu` che altro ai profitti derivati dal commercio che deve essere esercitato con avvedutezza e astuzia ma senza inganno. Il miglior guadagno tuttavia e` il tempo speso bene. f Vedi Comprare, Gioco, Guadagnare, Risparmio, Vendere. Guadagno sotto il tetto guadagno benedetto. Perche´ e` ormai sicuro e nessuno lo puo` sottrarre. 1207
1208 Ai grandi guadagni vacci adagio. Sono pericolosi perche´ si basano su progetti insicuri o sospetti.
I guadagni di Maria Calzetta e Monna Ciondolina, che demolirono la casa per vendere i calcinacci. La lista degli affaristi fasulli che ci tramanda la tradizione popolare e` lunghissima e ne offriamo qui e nei proverbi che seguono un 1209
pag 774 - 04/07/2007
711
.
GUADAGNO
campionario. Anche il Boccaccio nella novella di Frate Cipolla ricorda un tale Maso del Saggio, ‘‘gran mercante..., che schiacciava noci e vendeva gusci a ritaglio’’ (Decamerone 6.10).
L’arte della mercatura consiste nel saper comprare.
1210
Il guadagno del Tinca che vendeva le frittelle a prezzo di costo contentandosi di leccarsi le dita.
1211
Berto dava da mangiare le pesche per vendere i noccioli.
Lo sparagno e` il primo guadagno. Sparagno e` forma antica e dialettale. Vedi anche Il risparmio e` la base del guadagno [R 683].
1212
Gli scambi dello Zolla che dava due pecore nere per una bianca.
Gli utili del Calzetta che bruciava i mobili per vendere la cenere. E` l’equivalente toscano del lombardo Trunco`n, a cui e` attribuita la stessa azione. 1213
Gli avanzi del Potta che tagliava gli olivi per farci la brace. E` antico e lo riporta il Salviati. 1214
I guadagni del Bugnola. ‘‘Quest’uom vendeva la carne a credenza, / e i debitori in sul desco scriveva, / usandovi un’estrema diligenza: / e tutti i venerdı` poi li radeva / o li faceva radere al fattore, / quando ’l suo desco far bianco voleva’’ (A. Firenzuola, Capitolo in lode della sete, 79-84). 1215
1216
I guadagni di Napoleone a Mosca: fame, freddo e parecchi pidocchi.
Nello smercio sta il guadagno. E` il vendere di continuo e in grande quantita` che assicura un buon profitto. 1217
Lo smercio fa guadagno, diceva quel friulano che comprava le spazzole a due soldi e le vendeva a un soldo l’una. Esasperando il senso del detto Lo smercio fa guadagno questa facezia proverbiale ne evidenzia il possibile paradosso. Meno nota e` la frase Me ne dia tante da far pari, disse quello che comprava le bullette. In questo caso il bottegaio gli aveva detto che il prezzo dipendeva dalla quantita`: piu` ne prendeva e meno costavano. 1218
Dove non c’e` guadagno la remissione e` certa. Non ci sono altre ragioni per commerciare che il profitto: far pari e` gia` una perdita. Remissione e` antico per rimessa di denari. 1219
1220
Il guadagno si fa il giorno della compera.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1221
Comprare a poco e` il primo guadagno.
1222
Chi compra bene vende bene.
1223
1224 Il guadagno va dietro alla cassetta. Il guadagno segue l’abile mercante dove si sposta per fare buoni affari. Non e` la posizione della bottega che fa la rendita, ma l’accortezza di chi commercia.
Il miglior guadagno e` il tempo speso bene. Nella vita il vero utile lo si ottiene non sprecando il bene maggiore che e` il tempo. 1225
1226 Gran guadagno alleggerisce la fatica. La prospettiva di conseguire un consistente utile non fa sentire lo sforzo che un’attivita` comporta.
Meglio danno che cattivo guadagno. I guadagni ottenuti con mezzi illeciti sono condannabili tanto che il proverbio capovolge il valore di danno / guadagno. 1227
Mal guadagno, giusto danno. Il danno che puo` derivare da un lucro illecito e` ben meritato. 1228
1229 Ogni mal guadagno piglia mala via. Ogni guadagno ottenuto con la frode non porta frutto, si disperde senza alcun vantaggio. 1230
Mal guadagnato, male speso.
1231 Mai vi fu gran guadagno senza inganno. Affari onesti non procurano profitti eccessivi. Il detto presuppone che l’onesto guadagno non puo` dare strabilianti utili o profitti. Si riferisce comunque alla comune economia della gente, escludendo colpi di fortuna, eredita`, ecc. Comunque, fatte le debite, rare eccezioni, il proverbio si usa per indicare che, qualunque rapido e grande arricchimento, proviene soprattutto dalla disonesta`. 1232
Non e` tutto guadagno quel che entra nella scarsella.
pag 775 - 04/07/2007
GUADO
712
.
Il denaro che si ottiene da un’attivita` non e` tutto profitto perche´ bisogna detrarre le spese e le tasse. Vedi anche Non tutto il grano va al granaio [G 1054]. Dono ricevuto non e` tutto guadagno. Di solito il regalo e` il corrispettivo di un favore ricevuto o la premessa a uno sperato. 1233
Col tempo c’e` guadagno. Il guadagno si consegue con la calma, la ponderazione e sapendo aspettare il momento opportuno. La fretta e la precipitazione causano perdite e danni. 1234
GUADO Il luogo dove e` possibile attraversare a piedi o a cavallo un fiume, un torrente, un ruscello nel linguaggio figurato assume il significato di passaggio discriminante. f Vedi Fiume, Fondo. Chi ha passato il guado sa quant’acqua tiene. Solo chi ha sperimentato una cosa puo` parlarne con cognizione di causa. Vedi anche Per parlar di gioco bisogna aver tenuto le carte in mano [G 541]. 1235
Chi non conosce il guado vada a passare dal ponte. Non bisogna rischiare se non si e` sicuri o molto esperti. Chi non conosce quanto il guado e` profondo o insidioso, non si arrischi ad attraversarlo e faccia la strada piu` lunga passando dal ponte. Vedi anche Se non vedi il fondo manda avanti il pellegrino [F 1042]. 1236
La donna che vuol passare il guado deve tirar su la veste. Quando le donne portavano le sottane lunghe per attraversare un ruscello dovevano sollevarle. La donna che vuole ottenere qualcosa che va oltre il giusto o il lecito deve sacrificare pudore e onore. 1237
Le proprie disgrazie e i propri dolori ognuno li sopporta da solo. Vedi anche Chi ha la rogna se la gratti [R 825]. I guai chi ce l’ha se li tiene (e se puo` li regala). Variante scherzosa del precedente. 1239
Se hai guai piangi, se hai maccheroni mangi. Non si puo` fare altro che adattarsi alle situazioni in cui ci si trova. 1240
1241
Chi ha guai se li piange e chi ha maccheroni se li mangia.
1242 I guai degli altri consolano i tuoi. L’esperienza delle disgrazie altrui fa accettare i propri con piu` rassegnazione. Vedi Male comune mezzo gaudio [M 379]. 1243 Un guaio aspetta l’altro. Una disgrazia spesso ne attira un’altra. Vedi anche Le disgrazie non vengono mai sole [D 597]. 1244 Chi non ha guai se li cerca. Chi potrebbe vivere tranquillo spesso, con un comportamento leggero o stupido, si complica la vita con contrattempi e disgrazie. Vedi anche Quando la formica vuol morire mette le ali [F 1106]; Il pidocchio sazio va a passeggiare sulla camicia [P 1646]; Quando l’asino e` troppo felice va a ballare sul ghiaccio [A 1448]. 1245 Guai e figlioli arrivano senza chiamarli. I contrattempi e i figli vengono inattesi, senza che in apparenza vi sia una logica o una regola. 1246
I guai vengono da se´.
1247 I guai spuntano come i funghi. Arrivano improvvisamente e crescono rapidamente.
Pene e guai non finiscono mai. Nella vita non c’e` un termine oltre il quale ci si puo` ritenere al sicuro dalle disgrazie e dai dolori. 1248
GUAIO Disgrazie, malanni, seccature, inconvenienti di ogni tipo, piu` o meno gravi tormentano ogni giorno la vita di tutti gli uomini e sembrano superare di molto i piaceri. f Vedi Disgrazia, Male, Sfortuna. 1238
Guai e pene chi ce l’ha se li tiene.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Moglie e guai non mancan mai. Il tormento, l’assillo continuo di una moglie fastidiosa e i contrattempi accompagnano costantemente la vita dell’uomo. 1249
pag 776 - 04/07/2007
713
.
Guai [Malanno / Sventure] e donne [donna] senza ragione se ne trovano [trova] in ogni luogo e in ogni stagione. Di problemi e di donne senza cervello e` pieno il mondo e se ne trovano sempre e dovunque. 1250
Moglie e guai o presto o mai. Il matrimonio e le disgrazie e` bene che vengano nella prima giovinezza, quando c’e` piu` energia, fiducia per affrontarli. Vedi anche Cacare e sposarsi se non si fa subito passa la voglia [C 22]; Colazione e moglie prima possibile [C 1748]; Chi si sposo` giovane mai se ne pentı` [G 640]. 1251
1252
Pene e guai ne trovi dove vai.
1253 Ognuno ha i suoi guai. Anche coloro che appaiono lieti nascondono dispiaceri e pene. 1254
1255
Il mondo e` pieno di guai: chi n’ha pochi e chi n’ha assai. Chi pochi, chi assai, ognuno ha i propri guai.
1256 Esistono piu ` guai che piaceri. Nella vita la somma delle gioie non supera quella dei dolori. Nella forma toscana piu` originale suona C’e` piu` guai che allegrezze.
Un boccone e cento guai. Lo dice chi si trova nella condizione di avere un piccolo vantaggio, una modesta fortuna insieme a una serie di problemi e danni. 1257
Per un piccolo gusto, un eterno guaio. Vedi anche Per un giorno di gioia mille di noia [G 604]. 1258
1259 Guaio fatto rimedio aspetta. Il danno causato deve essere risarcito. Vedi anche Chi rompe paga e i cocci sono i suoi [R 892]. 1260 Dopo tanti guai viene la morte. La vita e` beffarda: dopo aver attraversato tanti pericoli, sopportato tante sventure arriva come conclusione la fine di tutto.
GUALDESE 1261
Pancottari i gualdesi, lumacari i nocerini gli uni e gli altri senza quattrini.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
GUANTO
Gli abitanti di Gualdo e di Nocera, cittadine umbre, sono presi in giro per i loro usi alimentari dovuti alla mancanza di soldi. GUANCIA f Vedi Schiaffo. 1262 Guancia rossa fa bel viso. Un volto colorito da` l’idea della giovinezza e della salute, al contrario dell’incarnato smorto e pallido, non solo poco attraente ma indice di cattiva salute e di carattere malinconico. 1263 Guancia pulita, fronte ardita. Un viso fresco e sano rende la persona aperta e sicura di se´.
GUANTO L’uso del guanto richiama un’attenzione alle regole formali di cortesia, che talvolta cela una realta` ben diversa. 1264 L’amore [L’amicizia] passa il guanto. Frase scherzosa con la quale s’invita a non fare troppi complimenti tra amici, in particolare nel saluto, in cui non occorre togliersi il guanto per dare la mano, in quanto l’affetto va oltre certe convenzioni. Si aggiunge talvolta per scherzo ...e l’acqua gli stivali. 1265 Mal si prendono le pulci con i guanti. Per affrontare situazioni particolari bisogna accantonare le formalita`. Vedi anche Gatta coi guanti non prese mai topo [G 214].
Mano [Pugno] di ferro e guanto di velluto. Comportamento deciso che guarda alla sostanza, ma rispettoso nelle forme. Consiglio su come procedere nel condurre un certo affare, soprattutto se difficile e complesso: usare sempre la dolcezza dei modi, la disponibilita` sui particolari e gli aspetti meno importanti e tenere fermissimo il fine da raggiungere, non cedere minimamente nelle cose sostanziali. Fu il motto adottato di fatto nel procedere dei gesuiti e comunque a loro attribuito. In ambito colto si usa anche la versione latina: 1266
1267 Fortiter in re, suaviter in modo. ‘‘Inflessibile sulla sostanza, disponibile nell’atteggiamento’’. Frase piu` consona al linguaggio della Compagnia di Gesu`, perche´ meno violenta nel tono, piu` insinuante, se-
pag 777 - 04/07/2007
GUARDARE
714
.
condo l’espressione di Claudio Acquaviva (1543-1615, generale dell’ordine per 34 anni).
Bisogna guardare a quello che si fa e non a quello che si dice. Come il precedente.
In verbo suavis, in re gravis. ‘‘Dolce nelle parole, irremovibile sull’argomento’’. Espressione affine probabilmente sorta o diffusasi nello stesso ambiente. Si elencano qui di seguito espressioni che hanno uso e significato assai vicini a questi:
1277 Chi piu ` guarda meno vede. Chi osserva attentamente i particolari perde la visione dell’insieme.
1268
1269 Parole di santo, unghie di gatto. Con dolci parole, ma pronti a ‘‘graffiare’’: qui e nei proverbi seguenti appare l’idea dell’inganno e della malignita`. 1270
Parole d’angioletto, unghie di diavoletto.
1271 Ungere e pungere. Usare l’adulazione, stuzzicare l’amor proprio e colpire. 1272 Bisogna usare il bastone e la carota. Come si fa con l’asino, l’allettamento e le maniere brusche, una gratificazione e le percosse. E` espressione proverbiale la cui diffusione soprattutto nel linguaggio giornalistico (di regola come modo di dire, usare il bastone e la carota) si spiega col fatto che fu spesso usata da Mussolini (che intitolo` Il bastone e la carota il suo ultimo pamphlet), ed anche Winston Churchill se ne servı` in due discorsi del 1943 per parlare della politica che intendeva seguire nei confronti dell’Italia.
Scarpe, guanti e berretti meglio piu` larghi che piu` stretti. Stretti costituiscono un supplizio, ma un altro proverbio avverte: 1273
Guanti e berretti van bene larghi e stretti. L’importante e` che riparino. 1274
GUARDARE Capire cosa deve essere preso in considerazione e che cosa si deve tralasciare; sapere fermarsi, esercitare un controllo sul proprio desiderio di possesso; stare in guardia, fare attenzione a particolari tipi di persone. f Vedi Toccare. Guarda a quello che si fa, non a quello che si dice. Invito a considerare i fatti e non farsi incantare dalle parole, perche´ i fatti sono i soli che possono rivelare il vero animo delle persone. 1275
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1276
Non ragioniam di lor, ma guarda e passa. Citazione dantesca (Inferno 3.49-51): ‘‘Fama di loro il mondo esser non lassa; / misericordia e giustizia gli sdegna: / non ragioniam di lor, ma guarda e passa’’, frase pronunciata da Virgilio a proposito dei pusillanimi, immensa folla collocata nell’Antinferno. Non bisogna dare importanza a quello che dicono o fanno persone meschine o da poco, di cui non val la pena neppure di parlare. 1278
1279 Chi non guarda avanti rimane indietro. Chi cammina senza porre mente a dove si dirige perde la strada. Cosı` nella vita chi non si prefigge una meta, si smarrisce in mille cose secondarie. 1280 Guardare e non toccare. Avvertimento diffusissimo che si da` per preservare cose delicate, preziose, o ‘‘irraggiungibili’’.
Guardare e non toccare e` una cosa da imparare. E` un invito a controllarsi perche´ viene spontaneo tendere la mano. 1281
Guardare e non toccare e` cosa da crepare. Ammirare una cosa bella, utile, buona e non poterla avvicinare e` una grande sofferenza. 1282
1283 Guardati da chi ride e non ti guarda. Si dice che chi non guarda negli occhi ha qualcosa da nascondere, cela propositi che non vuol far trapelare. Chi ride e non guarda e` ancora piu` falso.
Guardati da oste nuovo e da puttana vecchia. Potrai pagare cara l’inesperienza dell’uno e l’esperienza dell’altra. L’oste nuovo ha bisogno fare i quattrini alla svelta e ricorre spregiudicatamente all’inganno; la vecchia sgualdrina conosce tutte le astuzie per toglierti fino all’ultimo centesimo. 1284
1285
Guardati da medico ammalato, da matto attizzato, da uomo deliberato, da femmina disperata,
pag 778 - 04/07/2007
715 da cane che non abbaia, da uomo che non parla, da chi sente due messe la mattina, da giocar danari, da praticar con ladri, da osteria nuova, da puttana vecchia, da far quistione di notte, da opinione di giudici, da dubitazione di medici, da recipe di speziali, da eccetere di notai, da spacci d’usurai, da lagrime di moglie, da bugie di mercanti, da ladri di casa, da nimico vecchio, da serva ritornata, da furore di popolo, da caval che scappucci [inciampi], da odio di signori, da compagnia di traditori, da uomo giocatore, da lite con tuo maggiore. Registrato dal Giusti, costituisce un compendio dei numerosissimi proverbi che iniziano con Guardati da... ed e` considerato il piu` lungo che si conosca. Il medico ammalato non sa il proprio mestiere; il matto che e` stato aizzato e` pericoloso; l’uomo che e` deciso, risoluto, non sente ragioni; la donna disperata e` capace di tutto; il cane che non abbaia facilmente morde (vedi Can che morde non abbaia [A 17]); l’uomo taciturno ha pensieri malvagi; chi si mostra eccessivamente devoto e` un bacchettone ipocrita; giocare di soldi porta alla rovina; frequentando persone disoneste si finisce derubati; l’osteria nuova fa prezzi esosi e da` cibo cattivo; la puttana vecchia conosce ogni malizia; le liti notturne finiscono in rissa; le decisioni dei giudici non riconoscono le tue ragioni; i dubbi dei medici portano a cure sbagliate; le ricette degli speziali sono nocive; gli eccetera nei rogiti dei notai contengono inganni; i banchi degli usurai ti rovinano con gli interessi; le lagrime della moglie sono finte; le bugie dei mercanti t’ingannano sulla merce che acquisti; i ladri di casa sono i tuoi familiari, che se scopri e` peggio; il nemico vecchio non ti ha mai perdonato; la serva che ti ha lasciato e poi ritorna non sara` piu` quella di prima (vedi Minestra riscaldata e serva ritornata non furon mai buone [F 1323]); la folla inferocita e` cieca e colpisce a caso; il cavallo che inciampa ti fa cadere; l’odio dei potenti ti raggiunge anche se fuggi; la compagnia dei traditori ti coinvolgera` in situazioni
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
GUARDIA
pericolose; il giocatore di mestiere ti fa giocare e ti rovina; la lite con chi ti e` superiore e` perduta in partenza. Guardati da contadino ripulito, da povero arricchito e da ricco impoverito. Il contadino che e` salito socialmente e il povero arricchito sono infidi e protervi (vedi Pidocchio); il ricco caduto in miseria conserva le sue pretese, la sua altezzosita` e non e` mai riconoscente. 1286
Dio mi guardi da mula che faccia hin hin, da Bora e Garbin e da donna che sappia latin. Hin hin, e` il verso poco rassicurante di una cavalcatura che morde o scalcia; la Bora e il Garbino (vedi le voci) sono venti impetuosi che spirano nell’Adriatico centro-settentrionale; l’istruzione nella donna viene considerata un pericolo pari alle forze della natura e alla capricciosita` degli animali. Per altri proverbi con Guardati... vedi per es. Guardati da alchimista povero [A 440]; Guardati dall’arietta che passa la giacchetta [A 1195]; Guardati dalla peste e dalla guerra... [B 12]. 1287
GUARDIA 1288 Chi pone guardia pone ladro. La tentazione di appropriarsi di un bene agisce anche su chi lo deve custodire. Vedi anche Chi non ha gatti mantiene i topi e chi ha gatti mantiene i topi e i gatti [G 293]. 1289 La roba piace ai ladri come ai guardiani. Per analogia. 1290 Quis custodit custodes? ‘‘Chi sorveglia i custodi?’’. Massima latina con cui si pone il problema dei guardiani, ancor oggi usata a proposito di autorita` cui spettano responsabilita` di controllo. Citazione di Giovenale (Satire 6.348-349), che scrive esattamente: Sed quis custodiet ipsos custodes? ‘‘Ma chi sorvegliera` gli stessi custodi?’’, a proposito di chi avrebbe dovuto sorvegliare sulla virtu` delle donne. Ma gia` nella Repubblica di Platone (404e) si osserva fra il serio e il faceto: ‘‘Sarebbe ridicolo che un guardiano avesse bisogno di un altro guardiano’’.
pag 779 - 04/07/2007
GUARIRE
GUARIRE Mal che non duole guarire non puole. Il dolore fa riconoscere l’insorgere di una malattia e quindi permette di curarla; mentre sono subdoli e piu` pericolosi i malanni che non danno questo sintomo e si manifestano quando e` troppo tardi per curarli. 1291
Chi vuol guarire deve confessarsi al medico. Chi vuole essere curato deve dire tutto, senza omettere nulla a chi lo cura. Vedi anche Al confessore, al medico e all’avvocato / non si tiene il ver celato [C 2007]. 1292
1293 Chi vuol guarire deve soffrire. Chi vuole vincere una malattia deve combatterla, con privazioni, medicine e terapie che possono essere dolorose. 1294 Chi si lamenta piu ` tardi guarisce. Chi troppo si preoccupa e s’accora non predispone l’organismo a una rapida guarigione. 1295 Volere guarire e` quasi tornar sano. Il desiderio profondo di guarire costituisce nel malato il miglior presupposto per la guarigione. Questo fatto oggi viene confermato dalla psicologia e dalla medicina, mediante rilevazioni scientifiche che hanno dimostrato come la fiducia, la volonta` e lo spirito del malato sono coefficienti fondamentali al fine di vincere la malattia. 1296
716
.
La voglia di guarire aiuta a rifiorire.
Vai da chi e` guarito e lascia dire il medico. Se vuoi guarire consigliati con chi ha vissuto la tua stessa esperienza e fidati piu` di quello che ti dice lui di quanto ti consiglia il medico. Vale piu` il consiglio di chi ha esperienza delle chiacchiere di chi ha astratta dottrina. 1297
Meglio guarire da deboli che morire da forti. E` meglio estenuarsi in una lunga cura e sopravvivere che rimettersi al destino e morire nel pieno delle forze. 1298
` piu` facile ferire che guarire. 1299 E E` piu` semplice far perdere la salute che farla recuperare, procurare del male che rimediarvi.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
GUAZZA La guazza e` un’abbondante rugiada che nelle notti estive serene si deposita per condensazione sulla vegetazione e sul terreno. f Vedi Giovanni, Rugiada. Guazza di notte, pascolo d’oche. L’umidita` lasciata dalla guazza notturna fa uscire dalla terra lombrichi, vermi, bachi di cui le oche sono ghiotte. 1300
1301 Di guazza non s’empie il pozzo. La guazza anche se e` una rugiada abbondante rappresenta una piccolissima quantita` di acqua 1302
La guazza d’una notte non e` nulla.
Tre notti di guazza valgono una pioggia. Se la guazza continua a ripetersi per diverse notti si attenua l’aridita` della terra e la vegetazione ne ha giovamento. 1303
1304 Dopo tre guazze o pioggia o vento. Tre notti con questo fenomeno comportano un certo raffreddamento dell’aria, che fa presagire cambiamenti di tempo.
GUERCIO Persona affetta da strabismo e, per estensione, cieca da un occhio o molto miope. 1305 Non fu mai guercio di malizia netto. Il guercio e il cieco erano considerati maliziosi, maligni, capaci di pensare le cose peggiori, probabilmente perche´ la loro condizione li faceva oggetto di derisione e di scherno, per cui la reazione era di diffidenza verso tutti e di rabbia.
Dal guercio stai a cinque passi di distanza, dal gobbo sette o otto e dal cieco piu` lontano possibile. Fa riferimento al carattere poco socievole e alle possibili reazioni che avevano certe persone, un tempo esasperate dai dileggi e dagli scherzi. Il cieco poi portava il bastone che brandiva pericolosamente. 1306
GUERRA La guerra vera e propria, con il suo carico di sventure e di morti innocenti, ma anche lotte e contese condotte per motivi spesso futili senza esclusioni di colpi. Solo nella guerra d’amore l’arma vincente e` la fuga.
pag 780 - 04/07/2007
717 f Vedi Assalto, Pace, Spagnolo. 1307 La guerra e` guerra. E` una situazione nella quale non sono consentiti riguardi, eccezioni, indulgenze, ma solo comportamenti finalizzati alla vittoria. Si dice in qualunque situazione di contesa, o di lotta, quando dall’altra parte s’invoca comprensione, indulgenza ecc. Si ricorre spesso anche all’espressione francese: ` la guerre comme a` la guerre. 1308 A ‘‘La guerra si fa come la guerra’’: senza riguardi, esclusione di colpi.
Guerra, peste e carestia vanno sempre in compagnia. La guerra porta sempre con se´ miseria, fame e malattie. 1309
Ogni guerra porta miseria. Chi va alla guerra mangia male e dorme per [in] terra (ed al suono del tamburo gli convien battere il culo). Gioco infantile che qualche volta si ripete anche per dire che la guerra non e` lo scherzo che qualcuno crede. 1310 1311
1312 Chi guerra cerca, guerra trova. Chi va in cerca di rissa trova facilmente chi l’accontenta. Si dice a chi e` attaccabrighe e prepotente per avvertirlo che alla fine trovera` qualcuno che reagira` energicamente.
.
GUERRA
Dove e` terra e` guerra. Dove c’e` terra da possedere, di cui appropriarsi nascono le contese e le guerre. 1318
Se si sapesse come tornare tutti partirebbero per la guerra. Se non ci fossero pericoli tutti sarebbero coraggiosi. 1319
1320 La guerra e` giusta quando e` necessaria. Antico principio di legittimazione della guerra. Di tradizione colta, deriva da un passo di Tito Livio (9.1): 1321 Iustum est bellum, quibus necessarium. ‘‘La guerra e` giusta per coloro per i quali e` necessaria’’. La frase liviana contiene anche, dopo bellum il vocativo Samnites, trattandosi del discorso del comandante sannita che incita alla guerra. Registrato come massima anche con una semplice inversione Bellum iustum quibus necessarium.
La guerra stringe le citta` e allarga l’inferno. Fa molte vittime e quindi restringe il perimetro delle citta` che si spopolano; nello stesso tempo essendo molti coloro che muoiono nell’ira, nella violenza e nel peccato, aumenta il numero dei dannati. 1322
1323
Quando comincia una guerra il diavolo allarga l’inferno.
Si fa guerra per un uovo mentre scappa la gallina. Spesso le ragioni del contendere sono futili e si distruggono beni maggiori di quello in questione.
1324 Molti in guerra e pochi a consiglio. Molti sono pronti a combattere mentre sono in pochi a discutere, riflettere e prevedere che cosa comporta la decisione di iniziare una guerra.
Con una parola si fa una guerra e con un’altra la pace. Basta poco perche´ una situazione precipiti e basta poco, quando c’e` volonta` di accordo, perche´ si ricomponga.
Chi va alla guerra deve aver due bisacce: una per quelle da prendere e una per quelle da dare. Quando i soldati partono per la guerra parlano solo delle ferite, dei colpi che infliggeranno al nemico senza pensare a quelli che subiranno, che invece devono essere messi nel conto.
1313
1314
La guerra molti atterra. La guerra fa molti morti e feriti; ma il detto include anche coloro che a causa della guerra perdono beni, ricchezze, fortune. 1315
Per ragioni di terre e di confini son rovinati ricchi e poverini. Per analogia. 1316
1317 La guerra nasce dal mio e dal tuo. Cioe` da contese che derivano dal desiderio di possesso.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1325
1326 Se vuoi la pace prepara la guerra. Sintesi della teoria che vede l’unica possibilita` di pace nel contrapposto timore di due popoli armati e forti, essendo la debolezza di uno l’incentivo alla sopraffazione da parte dell’altro. Era in fondo anche il principio della ‘‘guerra fredda’’; lo si ripete forse piu` di frequente in latino: 1327
Si vis pacem para bellum.
pag 781 - 04/07/2007
GUFO
718
.
In questa forma esatta non si trova in autori antichi ma solo come massima medievale. Affermazioni molto simili si leggono somunque in Livio (6.18.7), in Cicerone (Filippiche 7.6.19) e in Vegezio (3 prol,) che offre il testo piu` vicino a quello della massima: Qui desiderat pacem praeparet bellum ‘‘Chi desidera la pace prepari la guerra’’. Vedi anche Una spada tiene l’altra nel fodero [S 1733]. Nessuno sa cos’e` la guerra se non vi ha suo figlio. Solo se si e` coinvolti negli affetti personali si puo` capire che casa e` veramente la guerra. 1328
Anche per la guerra ci vogliono i quattrini. Rileva il paradosso per cui anche per farsi del male, distruggere, uccidere occorrono soldi. Vedi anche Il danaro e` il nerbo della guerra [D 39]. 1329
1330 La fine e` la parte migliore della guerra. L’unica parte bella della guerra e` per tutti la sua fine, poiche´ per nessuno ha momenti esaltanti che non siano ripagati con lutti, rovine e dolori.
Si comincia la guerra quando si vuole e si finisce quando si puole. La guerra s’inizia secondo piani precisi, ma si riesce a portarla a termine solo quando gli eventi, la situazione e l’avversario lo permettono. 1331
1332 Il fine della guerra e` la pace. L’affermazione e` vera, ma, purtroppo, assai soggettiva: ognuno combatte per fare la pace a modo suo, spesso senza pensare se il rischio vale la posta. Vedi Aristotele, Etica nicomachea 10.7.6.1177 b 5 sgg. ‘‘e facciamo la guerra per trascorrere i nostri giorni in pace’’, e anche Platone, Leggi 1.628c-e, e 7.803d. 1333 In amore e in guerra tutto e` permesso. Pur di conseguire il risultato non ci sono mezzi, sistemi, argomenti proibiti. 1334 Nella guerra d’amor vince chi fugge. Nel gioco dell’amore vince chi sa farsi desiderare, mentre pena e stenta chi implora e cerca. Endecasillabo, diffuso pero` talora anche con in amore in luogo di nella guerra d’amor. Vedi Niccolo` Forteguerri (1674-1735), nel poema eroicomico Ricciardetto 28.27: ‘‘Ne le guerre d’amor, proverbio e` trito, / vince chi fugge e non chi si cimenta’’.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1335
Nella guerra d’amor vince chi fugge, disse il promesso sposo che scappo` dall’altare.
GUFO Il gufo della specie comune (Asio otus) e` amante del buio e della solitudine. Abita nei luoghi abbandonati, sulle torri in rovina, talvolta nei cimiteri, accrescendo la sua fama sinistra; per di piu` ha occhi stralunati che riflettono la luce e un grido rauco e sgraziato. Non puo` pretendere le simpatie del pubblico, e infatti non le gode, attirandosi, se mai, l’odio dei topi e degli altri animali che stermina di notte con i voli silenziosi, gli artigli spietati e il becco adunco. Gli si riconosce una certa saggezza, appannaggio degli eremiti costretti nella solitudine a riflettere, ed e` sinonimo di persona asociale, misantropa. Bene lo descrive il Bestiario moralizzato di Gubbio: ‘‘Lo gufo, per la sua deformitade, / non vuole nello giorno comparire; / la nocte va ciercando le contrade, / mangia li ucelli che trova dormire’’. 1336 Al gufo piace il canto della cornacchia. Chi e` sgraziato, ottuso, insensibile si trova bene con i suoi pari. Gufo e cornacchia hanno ambedue un canto cupo e sgraziato. Vedi anche Ogni simile ama il suo simile [S 1354].
Dove cantano i gufi gli asini battono la solfa. Dove qualcuno canta male si trova uno che suona peggio a fargli l’accompagnamento. Vedi anche Da Montelupo si vede Capraia [M 1886]. 1337
1338 Dove sta il gufo non cantano usignoli. Non solo perche´ canta malissimo, ma soprattutto perche´ apprezza gli usignoli come cibo. Dove c’e` rozzezza e volgarita` non si trova gentilezza.
In compagnia del gufo e del lupo non s’impara a cantare. Allude al non gradevole verso del gufo e all’ululato del lupo. A praticare persone malvagie, gente rozza e ottusa non s’impara la gentilezza d’animo. 1339
Stare nel campanile non aumenta la fede al gufo. Non basta frequentare con costanza certi luoghi per potersi dire partecipi davvero delle caratteristiche che vi si coltivano. 1340
1341
Anche i gufi a volte entrano in chiesa.
pag 782 - 04/07/2007
719
.
Si dice di chi va di rado in un luogo. I gufi entrano nelle chiese per sbaglio o, se sono abbandonate, per farci il nido. Gufi e civette non vanno in giro di giorno. Uomini sinistri e male femmine amano le ombre, il buio, le cose fatte in segreto. 1342
Gufi e sciocchi spalancano gli occhi. Gli stolti si meravigliano di tutto perche´ non hanno mai pensato a nulla, i gufi hanno gli occhi sgranati per natura. 1343
1344 Chi segue il gufo si ritrova tra le rovine. Chi va dietro a persone losche o strane si ritrova in luoghi poco piacevoli.
GUGLIATA Detta anche agugliata, e` propriamente il pezzo di filo che s’introduce nella cruna dell’ago per cucire. Per estensione, la quantita` di filo necessaria per completare un lavoro. f Vedi Cucire, Sarto. Chi non fa il nodo alla gugliata perde il punto e la tirata. La gugliata si sfila dalla stoffa e la cucitura non tiene. La gugliata senza nodo in fondo e` detta gugliata del diavolo. Vedi anche Chi non fa il nodo perde il punto [N 449]. 1345
1346 La gugliata ha il passo corto. La gugliata deve essere corta se si vuole che il lavoro venga bene e ordinato. Vedi anche Lungo filaccio / tristo sartaccio [S 429]. 1347 1348
Lunga gugliata maestra sgarbata [sguaiata]. Donna sgarbata [mal garbata] tira lunga la gugliata.
La gugliata di filo troppo sottile spesso si rompe. Le trame troppo sottili, le astuzie troppo ingegnose finiscono per non avere effetto. 1349
Quando s’allunga la giornata s’accorcia la gugliata; quando s’accorcia la giornata s’allunga la gugliata. Gugliata e` detta anche la quantita` di filo necessaria per un lavoro, ovvero quella che esce da una filatura. Piu` lungo e` il dı`, piu` si lavora nei campi, piu` corto e` il filato; e viceversa. La forma del proverbio con ordine invertito e` registrata sotto Giornata [G 577]. 1350
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
GUSTO
GUSTO Propensione individuale, non sempre condivisibile. f Vedi Voglia. A gusto guasto non piace nessun pasto. Quando uno e` disturbato da qualcosa che gli ha fatto male, disdegna qualunque cibo anche i piu` prelibati. 1351
Gusto guasto e` come vin di fiasco. Il vino del fiasco era quello che si consumava normalmente, valeva poco e in breve tempo si rovinava; il vino buono veniva messo in bottiglia. 1352
1353 Sui gusti non si discute. I gusti sono soggettivi e, come tali, indefinibili e vari, per cui la disputa su cio` che piace o meno risulta sterile. Si rifa` direttamente al detto latino, tuttora usato con la stessa frequenza: 1354 De gustibus non est disputandum. ‘‘Non bisogna discutere sui gusti’’. Di origine medievale. E` cosı` diffusa che spesso si cita solo la prima parte: De gustibus... Fra le riprese letterarie una precisissima in Goldoni (De gustibus non est disputandum, atto I, scena I): ‘‘De’ gusti disputar cosa e` fallace, / non e` bel quel che e` bel, ma quel che piace’’. 1355 Sui gusti non si sputa. Deformazione popolare del detto latino precedente. 1356
Sui gusti non si discute, diceva lo scarabeo che rotolava la merda.
1357 Tutti i gusti son gusti. Enuncia e codifica che la divergenza di opinioni, laddove non possono intervenire direttamente la logica e la pura razionalita` a dimostrare un fatto, e` cosa naturale. Per questo non ci si deve meravigliare che i giudizi divergano, e sono legittime tutte le predilezioni, come gusti che sono di natura diversa ma non di diverso valore.
Tutti i gusti son gusti, diceva quello che poppava il mestolo. Si dice di chi ha predilezioni insolite o stravaganti. Vedi anche Non e` bello quel che e` bello, ma e` bello quel che piace [B 316]; Alla mosca piace la merda [M 2114]; La cornacchia trova 1358
pag 783 - 04/07/2007
GUSTO
720
.
buona la carogna [C 2230]; A chi piace la lippa / e a chi la trippa [L 762]. Cosı` anche i seguenti: 1359
Tutti i gusti son gusti, diceva quello che ciucciava i chiodi [i calzini].
1360
Tutti i gusti son gusti, diceva quello che mangiava i rospi.
Tutti gusti son gusti, diceva quello che baciava la vacca. La versione piu` antica riportata dal Serdonati dice A ognuno come piace, diceva colui che baciava la vacca. Fra le numerose variazioni dialettali merita citare il romagnolo To´t i gost j’ e` gost, e’ dse¨va e’ ber cvaˆnd e’ strisceva la male`ta pr’i spe´n ‘‘Tutti i gusti son gusti, diceva il caprone strascicando i coglioni sugli spini’’. 1361
1362
Tutti i gusti son gusti, diceva il gatto che si leccava la coda [il culo].
1363
Tutti gusti son gusti, diceva quello che biasciava le stringhe delle scarpe.
1364
Tutti gusti son gusti, diceva quello che mangiava le mosche.
Come disse colui che s’impicco`:: – Ognuno ha la sua fantasia. Solo antico, presente nella raccolta del Serdonati (Proverbi italiani, opera inedita in quattro volumi manoscritti che si trovano alla Biblioteca Laurenziana di Firenze).
Un esempio malizioso di gusti diversi. I gusti sono diversi: l’asino porta il basto e il cervo le corna. Se riferito all’uomo, piu` che di gusti si tratta di adattarsi a situazioni incresciose imposte da altri. 1370
1371 A chi piace la salvia e a chi gli uccelli. Per analogia. Detto che si ripete non senza un sottinteso malizioso, alludendo a una donna non troppo onesta o a un uomo con particolari tendenze. L’ingrediente obbligato per l’arrosto di uccellini e` la salvia. Vedi anche Ognuno la pensa a suo modo [M 1622]. 1372
Vari sono degli uomini i cervelli: a chi piace la torta e a chi i tortelli. Per una espressione assai vicina, anche se piu` seria, cfr. per es. Ariosto, Satire 3.52: ‘‘De gli uomini son vari gli appetiti: / a chi piace la chierca, a chi la spada, / a chi la patria e a chi gli strani liti’’. 1373
1374
1365
1366 I gusti del Cardinal Giammaria. Gusti simili a quelli di coloro che ciucciano i chiodi, baciano la vacca, poppano il mestolo, ecc. E` detto romanesco. Spiega il Chiappini (Vocabolario romanesco): ‘‘Gusti stravaganti, che si pagano a proprie spese. Narra il volgo che questo cardinale si divertiva a passare in carrozza sopra le stoviglie poste per terra a Piazza Navona nei giorni di mercato, compiacendosi di sentirle scricchiolare, fracassandosi sotto le ruote: fatto il danno lo pagava, ma si cavava la voglia. Non e` noto un cardinale di tale cognome; si tratta dunque d’un soprannome o d’un nome immaginario’’. 1367
Ognuno ha i suoi gusti.
1368
Ognuno ha i suoi gusti come chi compra i libri e non li legge, siede a tavola e non mangia, va a caccia e non spara.
1369
Ognuno ha i suoi gusti: a chi piace la madre, a chi la figlia, a chi tutt’e due.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Vari sono degli uomini i cervelli: a chi piace la salvia e a chi gli uccelli.
Vari sono degli uomini i capricci: a chi piace la torta e a chi i pasticci.
Chi la vuole lessa e chi la vuole arrosto. Chi la vuole cotta e chi la vuole cruda. Per analogia. Si narra di un frate cuciniere che, per contentare i frati che gli chiedevano la pastasciutta chi ben cotta, chi giusta, chi al dente, un giorno decise per contentare tutti di buttare la pasta nell’acqua bollente della pentola in tre tempi diversi. 1375
1376 Sant’Antonio s’innamoro` d’un porco. Per dire quanto strani siano i gusti. Patrono degli animali, sant’Antonio Abate discese all’Inferno accompagnato da un porcello, che l’aiuto` a vincere i demoni. Viene rappresentato con il porco ai suoi piedi, simbolo dei desideri carnali domati.
Sant’Antonio s’innamoro` d’un porco e il Palandri ammattı` per la ciuca. E` la versione livornese, con coda, del proverbio precedente. 1377
1378 Ogni sette anni si cambia gusto. Secondo la scienza antica nel ciclo di sette anni si rinnova completamente il corpo umano, in modo che l’individuo si trova del tutto mutato. A questa credenza si collegava la determinazione delle varie fasi dell’eta` dell’uomo e anche la ‘‘crisi del settimo anno’’ nel matrimonio.
pag 784 - 04/07/2007
721
.
Mangiare secondo il proprio gusto, bere secondo quello della compagnia e vestire secondo quello dei piu`. Nel mangiare ognuno deve fare come gli pare; nel bere deve adeguarsi a quello che bevono i compagni e nel vestire deve seguire la moda del tempo. 1379
1380
Se tutti avessero lo stesso gusto non si venderebbero che ciambelle.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
GUSTO
Per dire che il mondo sarebbe ripetitivo e monotono. Val piu` levarsi un gusto che tenere un casale. Togliersi una voglia spesso da` piu` soddisfazione che disporre di un grosso bene. Vedi anche Una voglia non fu mai cara [V 1190]. 1381
pag 785 - 04/07/2007
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 786 - 04/07/2007
I IDEA Nei diversi significati di intuizione, decisione, opinione e riflessione.
L’esperienza del passato insegna a vivere nel presente. Vedi anche La storia e` maestra della vita [S 2098].
La prima idea e` sempre la migliore. Si vuole che la prima impressione, la soluzione trovata a caldo, la decisione presa immediatamente risultino quelle giuste.
9 Un giorno insegna all’altro. Per analogia.
1
2
La prima idea e` quella buona.
La prima idea non va mai lasciata. Vedi anche, per contrapposizione, I secondi pensieri sono i migliori [P 1193]. 3
4 Sempre della stessa idea sono solo i matti. La coerenza e la fedelta` riguardano i principi morali, mentre su altri argomenti si puo` correggersi, riflettere, cambiare opinione, ed e` segno d’intelligenza.
Ci son piu` teste che idee. Le idee sono poche, le teste tante, per cui molte teste sono vuote. Vedi anche Quot homines, tot sententiae [T 559]. 5
6 Ha piu ` idee che santi in camera. Di chi viene fuori ogni poco con un’idea nuova (e non ne realizza una). Si usava una volta tenere in camera da letto, infilati nelle cornici delle specchiere o appesi ai muri, i santini che rappresentavano ricordi, protezioni, voti, ecc.
IDROPICO Affetto da idropisia, accumulo di liquidi nei tessuti e nelle cavita` sierose del corpo. L’idropico e l’avaro non trovano mai il fondo del bicchiere. Entrambi hanno una sete inestinguibile; l’avaro, naturalmente, di denaro. 7
IERI I proverbi sottolineano il valore formativo dell’esperienza. 8
Ieri fa da maestro all’oggi.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
10 Quel che accadde ieri puo` accadere oggi. Non v’e` certezza che gli avvenimenti non si ripetano. 11 Se sei come ieri sei peggio di ieri. Se non hai acquisito maturita` ed esperienza sei solo invecchiato. Vedi anche Chi non migliora peggiora [P 1058]; Chi non va avanti va indietro [A 1556].
IGNORANTE 12 Solo l’ignorante osa quel che non puo`. Solo chi non conosce i propri limiti, o quelli del possibile, si lancia in imprese per lui irrealizzabili. 13 L’ignorante e` presuntuoso. La mancanza di una visione profonda delle cose porta alla superficialita` di giudizio che fa credere alla persona di sapere piu` degli altri e di essere piu` capace di loro.
Per essere ignorante non ci vuole tanto studio. Come se per diventare ignoranti si dovesse apprendere delle nozioni. Si dice in particolare di chi e` ignorante e si vanta di sapere. 14
Meglio contrastare col birbante che avere a che far coll’ignorante. Con il malvagio si puo` trovare una via d’intesa, ma con l’ignorante mancano il vocabolario e la grammatica, gli strumenti per capirsi. 15
16 L’ignorante loda l’ignorante. L’ignorante apprezza solo il proprio simile. Vedi anche Un asino gratta l’altro [A 1420]; Un asino trova sempre un altro asino che lo ammira [A 1422]. 17
L’ignorante cammina al buio.
pag 787 - 04/07/2007
IGNORANZA
724
.
Infatti opera a caso, senza conoscenza che guidi le sue azioni, le sue scelte. IGNORANZA I proverbi qui registrati si riferiscono da una parte all’ignoranza delle regole che e` sempre portata come giustificazione nelle trasgressioni, dall’altra all’inconsapevolezza delle proprie lacune che rende sicuri, liberi da dubbi e apprensioni. f Vedi Sapere. 18 L’ignoranza e` l’ottavo sacramento. Molti commettono colpe, errori e si giustificano adducendo la loro ignoranza. I sacramenti della Chiesa sono sette e sono veicoli della Grazia divina; l’ignoranza si aggiunge, per paradosso, al loro numero, perche´ anch’essa fornisce perdono, clemenza e giustificazione.
L’ignoranza non sta nel numero dei peccati. L’ignoranza non e` considerata un peccato e, anche se in certi casi non scusa, propizia la comprensione e la clemenza. 19
20 San Nonlosapevo lo pregano tutti. Per analogia. Tutti, quando commettono qualche colpa, si raccomandano a questo fantastico santo per giustificarsi. 21 L’ignoranza e` un diritto. Ironico verso coloro che si fanno vanto di essere privi di educazione e di conoscenza, e che non fanno nulla per uscire da tale condizione vergognosa. Molti confondono infatti l’indulgenza e la comprensione doverose verso chi e` privo di cultura e di educazione come un diritto per chiunque di essere tale. 22 L’ignoranza non scusa. Principio secondo il quale non si puo` addurre la mancanza di conoscenza come scusa del proprio comportamento. Questo vale soprattutto per quando riguarda la legge. Si dice tuttora in latino:
Ignorantia non excusat. Motto latino che proviene dall’ambito giuridico e soprattutto in questo e` usato per indicare che l’ignoranza della legge non puo` essere addotta come giustificazione per l’inosservanza. Si usa anche riferendosi all’ignoranza in generale, sottintendendo che c’e` un dovere morale per l’uomo di uscirne fuori e non puo` essere una condizione nella quale ci 23
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
si puo` adagiare pigramente. Deriva probabilmente da uno dei principi del diritto, spigolati dagli autori giuridici e commentatori, che si compilano in raccolte ad uso di avvocati e giudici. Uno di questi e` del giurista Jakob Spiegel (Iacobus Spiegelius 1482-3 – dopo il 1545) autore di un Lexicon iuris civilis (1538) e suona: Ubi non ignorantia, sed nostra ignavia aut cupiditas errati causa est, ibi ignorantia non excusat ‘‘Quando non la pura e semplice ignoranza e` causa d’errore, ma l’ignavia o l’interesse, allora l’ignoranza non scusa’’ (cfr. A. Fortini, Dicta preceptaque juris, 1906, p. 105). Le ultime tre parole sono usate come sintesi di questo pensiero e quindi poi intese liberamente; ma, come si nota, l’affermazione del motto risulta assai piu` drastica di quello che esprime il principio completo. 24 L’ignoranza e` profonda come il sapere. Come non ci sono limiti alla sapienza cosı` non ce ne sono all’ignoranza. 25 L’ignoranza e` madre dell’arroganza. La superficialita` di giudizio, la non conoscenza delle cose e dei propri limiti porta alla presunzione e alla superbia. Prosegue un’idea antica, messa in bocca a Pericle da Tucidide (2.40.3): ‘‘L’ignoranza produce baldanza, la riflessione indugio’’, e il concetto ricorre poi in svariati autori, anche cristiani. In latino e` registrata una massima di origine non precisata, tuttora circolante: 26 Inscitia omnis arrogantiae mater est. ‘‘L’ignoranza e` madre di ogni arroganza’’. Vedi anche il reciproco La superbia e` figlia dell’ignoranza [S 2274]; Chi mostra superbia mostra ignoranza [S 2276]. 27
L’ignoranza fu levatrice della superbia.
28
Piu` ignoranza, piu` superbia.
29
L’ignoranza fa malcreanza.
Chi va a letto con l’ignoranza fa un buon sonno. Chi vive ignorante dorme senza preoccupazioni, non si cura di nulla e piu` che vivere vegeta, gode dei benefici di una vita istintiva. 30
Con l’ignoranza la testa leggera e pesante la panza. L’ignoranza toglie ogni pensiero e procura numerosi vantaggi. 31
pag 788 - 04/07/2007
725 IMBECILLE f Vedi Furbo, Matto, Pazzo, Stolto, Sciocco, Scemo, Tonto. IMBOCCARE
.
IMMACOLATA CONCEZIONE
viene fatta sempre in casi gravi; la promessa della donna di malaffare non e` mantenuta; i discorsi degli avvocati nascondono insidie; il consulto di medici prelude alla morte del paziente; il tempo di marzo e` mutevole e ci si trova senza ombrello sotto la pioggia.
Chi per man d’altri s’imbocca tardi si satolla. Chi mangia quello che gli altri gli passano mangia poco, vive con la fame, deve contentarsi del minimo. Bisogna sapersela cavare da soli e non dipendere dagli altri.
Chi fa imbrogli se li sbrogli. Chi combina dei guai, chi si mette in brutte situazioni, chi si caccia nei pasticci, se la cavi da solo, con le sue forze.
IMBROGLIARE Sembra dai proverbi che per poter andare avanti nella vita tutti debbano ricorrere all’imbroglio; comunque anche farsi imbrogliare e` un peccato. f Vedi Imbroglio, Ingannare, Inganno.
Chi vuole un buon imbroglio vada a comprare dagli amici. Quando uno acquista da un amico lo fa con la massima fiducia, sicuro di essere trattato nel migliore dei modi, per cui non si cautela affatto da eventuali inganni. L’amico che vende cede allora alla tentazione di fare un buon affare, o di disfarsi di qualcosa di scomodo.
32
39
40
Ognuno imbroglia l’altro e Cristo perdona a tutti. Si ritiene che l’imbroglio e l’inganno facciano parte della natura umana, e quindi siano scusabili. 33
34 Gli uomini s’ingannano e Dio li perdona. Per analogia.
Imbrogliandoci uno con l’altro si campa tutti quanti. Vivendo con gli imbrogli gli uomini si procurano da vivere e alla fine pareggiano i conti come se tutti vivessero onestamente. ` peccato imbrogliare, 36 E ma anche farsi imbrogliare. La dabbenaggine e` un invito all’inganno e spesso non e` piu` scusabile dell’imbroglio stesso; la scaltrezza costringe infatti gli imbroglioni a essere onesti. 35
37 Il primo imbrogliato e` sempre il coglione. Ci vuole sempre uno sciocco per consentire al furbo di fare l’imbroglio. Vedi anche Nuovo inganno, nuovo coglione [I 230].
IMBROGLIO
Bolli, scartoffie e fogli: il mondo e` tutto imbrogli. Per quanto si scriva, si convalidi e si timbri, l’imbroglio regna anche laddove la legge offre mezzi per evitarlo: negli atti legali, nei contratti, nelle sentenze. 41
IMMACOLATA CONCEZIONE L’Immacolata Concezione celebra come Maria, fin dal primo istante del suo concepimento, ‘‘fu preservata immune da ogni macchia del peccato originale’’, secondo la definizione dogmatica di Pio IX, pronunciata nel 1854, l’8 dicembre data in cui ricorre la festa. f Vedi Dicembre, Madonna, Maria. Per l’Immacolata incomincia la vernata. Solo allora ha inizio il freddo rigido dell’inverno. 42
La Santa Concezione la Madonna del Gelone. Il freddo incipiente fa comparire i geloni (vedi la voce). 43
Per la Concezione la scontenta cambia garzone. Con la vita invernale iniziava un altro tipo d’incontri, di feste e di frequentazioni. La ragazza che non era contenta del suo amoroso, aveva la possibilita` di frequentare altri e di cambiare fidanzato. 44
Imbroglio di frati, visite di preti, promesse di puttane, discorsi d’avvocati, consulto di medici, tempo di marzo son cose da cui pochi si salvano. L’imbroglio del frate non ci si aspetta ed e` particolarmente amaro; la visita del prete 38
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
45
Per l’Immacolata la ghianda e` arrivata.
pag 789 - 04/07/2007
IMMAGINARE
Le ghiande ormai sono cadute tutte a terra. Dall’Immacolata a Lucia ci rimane poca via. Significa che siamo quasi all’inizio astronomico dell’inverno. Una volta il giorno di santa Lucia (13 dicembre) era quello in cui si faceva cadere il solstizio invernale. 46
IMMAGINARE 47 Immaginare e` l’arte dei matti. Qui il verbo e` inteso nel senso di fantasticare, creare chimere, fingere cose strane. Ma anche nel senso positivo di progettare, intuire, vedere le cose diversamente, non e` estraneo al farneticare del pazzo, che ha lampi di genio e di verita` (vedi la voce Pazzo).
IMMODESTIA 48 L’immodestia e` la maschera dello sciocco. La presunzione, la boria, l’inverecondia sono l’atteggiamento che assume lo sciocco per soddisfare la sua vanita`, per millantare meriti e qualita`.
IMPARARE Si sottolinea l’importanza di imparare, di apprendere non solo attraverso lo studio e l’esercizio, che deve essere stimolato fin dalla piu` giovane eta`, ma anche attraverso il confronto con gli altri e il piu` generale desiderio di capire. f Vedi Arte. Quello che s’impara da giovani non si dimentica piu`. La memoria conserva tenacemente quanto si apprende in verde eta`. 49
50
726
.
Quel che s’impara in culla si porta nella bara.
Chi non impara da piccolo non impara neppure da grande. Chi non esercita fin dai primi anni la capacita`, l’interesse, il desiderio d’apprendere, anche da adulto avra` difficolta` a imparare. 51
52 Ognuno impara sempre a proprie spese. Le esperienze si fanno quasi tutte sulla propria pelle, pagando gli errori di tasca propria.
Lo stolto impara a vivere a sue spese, il saggio a quelle degli altri. A differenza del saggio, lo sciocco non fa tesoro degli errori altrui per apprendere senza 53
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pagare di persona. Vedi anche All’altrui danno e` bello imparare [D 78]; Fortunato e` chi non impara a sue spese [F 1258]; Felice e` chi impara a spese d’altri [F 547]; Saggio e` colui che impara a spese altrui [S 64]. 54 Chi impara diventa maestro. Solo dopo aver acquisito, con lo studio e la pratica, una conoscenza approfondita della materia si puo` insegnare ad altri. La conoscenza, l’abilita`, che permettono poi d’insegnare, si acquistano con la volonta` e l’applicazione costante nell’apprendere. 55 Insegnando s’impara. Dovendo spiegarlo agli altri si e` costretti a chiarire a noi stessi anche quello che ancora non abbiamo chiaro e quindi si acquista nuova conoscenza. Altrettanto vero del piu` diffuso Sbagliando s’impara [S 473].
Presto imparato presto dimenticato. Quello che s’impara rapidamente e senza applicazione si dimentica con la stessa rapidita`. 56
57 Impara piangendo, riderai guadagnando. Lo sforzo che avrai compiuto nell’imparare verra` ricompensato dalle soddisfazioni future, anche economiche. 58 Tutti i giorni s’impara qualcosa. L’esperienza quotidiana aiuta a comprendere meglio e ad apprendere. Comunemente il detto si abbina come conclusione a una tavoletta il cui significato e` che perfino nella tarda vecchiaia, anche chi sa tutto su una cosa ha sempre qualcosa da apprendere. Si racconta che un ragazzino ando` a chiedere, come si faceva un tempo, qualche tizzo di fuoco in una casa vicina per accendere il camino. Una vecchietta gli obbietto` che non aveva dove portarlo, come una paletta, un recipiente. Allora il ragazzo si riempı` la mano di cenere e sopra vi appoggio` i tizzi di fuoco. La donna, che non conosceva ancora questo espediente, allora disse: – Tutti i giorni s’impara qualcosa! (cfr. G. Tucci, Dicette Pulicenella..., Silva Editore, Milano 1966, p. 111). Cosı` anche i seguenti. Quasi mai hanno il senso esortativo ad apprendere continuamente, cosa che invece si ritrova chiaramente nel verso di Solone (fr. 28 Gentili-Prato) considerato proverbiale gia` nell’antichita` : ‘‘Invecchio molte cose sempre imparando’’, di cui e` registrata nel Medioevo la traduzione latina Senesco
pag 790 - 04/07/2007
727
.
IMPIASTRO
sempre multa addiscens. Vedi anche Tutti mesi fa la luna e tutti i giorni se ne impara una [L 1057].
tardi. Vedi anche Chi tosto falla a bell’agio si pente [F 103]; Molta fretta, molto pentimento [F 1412].
59 D’imparare non si finisce mai. Vedi anche Fino alla bara s’impara [B 88].
70 L’impazienza tiene a balia la disperazione. Precede di poco la disperazione, l’inutile pentimento di non aver saputo aspettare.
60
Piu` s’invecchia [si vive] e piu` s’impara.
Chi non muore in cuna ogni dı` ne impara una. 62 Non si e` mai troppo vecchi per imparare. Si puo` riferire la massima di sapore pedagogico e morale contenuta in uno dei Distici di Catone (4.27.1): Discere ne cessa, cura sapientia crescat: / rara datur longo prudentia temporis usu ‘‘Non smettere di imparare; sia tua preoccupazione che la sapienza aumenti: raramente la prudenza e` data solo da un lungo trascorrere del tempo [cioe` dall’eta`]’’. 61
63 Chi smette d’imparare smette di vivere. La mancanza di curiosita`, di desiderio di comprendere, di attenzione verso quello che ci circonda, verso cio` che avviene e` una rinuncia alla vita. 64 Al mondo non s’impara mai abbastanza. Nella vita l’esperienza non e` mai sufficiente. 65 Facendo s’impara. E` con la pratica e l’esperienza che s’impara, la conoscenza teorica e` necessaria ma non sufficiente.
S’impara il nuovo e si dimentica il vecchio. La memoria e` percepita come un vaso in cui, come entra nuovo sapere, escono le vecchie esperienze e le primitive nozioni. 66
67 Piu ` s’impara e piu` si lavora. Piu` si apprende, piu` si diviene capaci e piu` gli altri ci danno da fare, in positivo e in negativo.
Con un sacco d’impazienza non s’accorcia un palmo di strada. Non si guadagna tempo, anzi. 71
L’impazienza aumenta la sofferenza. Il nervosismo e l’insofferenza rendono piu` lunga e ansiosa l’attesa. 72
IMPEGNARE 73 Roba impegnata quasi venduta. O meglio, perduta, in quanto difficilmente la situazione consente di riscattarla.
IMPERATORE 74 Anche l’imperatore non e` che un uomo. Anche la persona piu` potente ha i limiti e i bisogni di un essere umano. Vedi anche Sotto i panni il re e` un uomo come un altro [R 272]; Il re nasce e muore come tutti [R 275].
Nascere imperatore e` facile come nascere mendico. Non e` questione di merito o demerito, e` solo la sorte che decide. 75
76 Non tutti posson fare l’imperatore. Non tutti hanno le capacita` di poter comandare; oppure, non tutti possono accedere ad alte cariche in quanto sono di numero limitato.
68
Quando passa l’imperatore l’asino fa le sue faccende. L’ignorante, il povero, proprio perche´ tale, poco gli importa dei potenti che non cambiano la sua condizione, e non si accorge neppure di quello che gli accade intorno.
IMPAZIENZA L’insofferenza ad attendere con calma che gli eventi seguano il loro corso.
IMPIASTRO E` un rimedio della medicina popolare costituito da un impasto di farina o semi al quale si mischiano, ridotti in poltiglia, erbe medicinali, grassi e altre sostanze, secondo l’effetto che si richiede al farmaco. Questo si pone poi, caldo o freddo, sulle parti del corpo malate quale emolliente, revulsivo o risolvente.
Si puo` imparare da un giovane e da un vecchio, da un savio e da un matto. Tutti hanno un’esperienza, per quanto modesta, e tutti possono insegnarci qualcosa, anche i giovani e i matti, che di regola non sono ritenute persone sapienti.
69 L’impazienza va a cavallo al pentimento. Il voler forzare i tempi porta a commettere errori e a pentirsene quando e` ormai troppo
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
77
78
Impiastro grosso e unguento sottile.
pag 791 - 04/07/2007
IMPICCARE
728
.
L’impiastro deve essere voluminoso, consistente se vuol essere efficace; l’unguento deve invece essere molto raffinato per penetrare nei tessuti. Chi impasta l’impiastro sa dove lo vuole mettere. Chi prepara l’impiastro sa a quale male deve porre rimedio. Chi indirizza le cose in un certo modo sa gia` dove vuole arrivare, sa che fine si propone. 79
IMPICCARE Questo tipo di esecuzione capitale, cosı` frequente nella vita delle comunita` del passato, ricorre come metafora di mali estremi. f Vedi Birro, Boia, Confessare, Corda, Laccio, Ladro. Chi dev’essere impiccato non annega in nessuna tempesta. Al proprio destino non si sfugge. Vedi anche Chi ha da morire sulla forca puo` ballare sul fiume [F 1056]; Al destino non si sfugge [D 240]; Quando uno s’ha da rompere il collo trova la scala al buio [C 1760]. 80
Chi ruba per scherzo e` impiccato (per) davvero. Spesso la commedia finisce in tragedia. Vedi anche Chi scherza col fuoco alla fine si brucia [S 591]. 81
Chi si vuole impiccare bisogna che trovi un albero. Ironico verso chi manifesta intenzioni tragiche e non le attua adducendo giustificazioni ridicole. 82
83 Nessun si pente fino ad impiccarsi. Si dice di chi mostra eccessivo pentimento che risulta insincero.
Chi spicca l’impiccato, l’impiccato impicca lui. Chi aiuta, salva il malvagio non godra` di altrettanta benevolenza da parte di questi, anzi sara` il primo a caderne vittima. E` un gioco di parole che si basa sul significato del verbo spiccare: togliere, staccare cio` che e` appiccato, impiccato; ma come secondo significato (cfr. Battaglia, GDLI, alla voce) si usa per indicare l’atto di salvare colui che e` destinato a sicura morte, come chi togliesse, staccasse dalla forca colui che vi e` stato attaccato e sta per morire. Anche impiccare ha senso traslato di mettere nei guai, rovinare qualcuno, ne 84
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
deriva che chi toglie dai guai il malvagio (colui che e` degno della forca) si trovera` ad essere oggetto della sua perversita`. Quando uno si vuole impiccare non gli manca la corda. Quando uno decide per il peggio il problema non e` il modo e non sono i mezzi. 85
Se ti trovi impiccato a una corda c’e` sempre qualcuno che ti tira i piedi. Quando sei in una situazione difficile o disperata vedi subito qualcuno che cinicamente approfitta della tua disgrazia o gode della tua pena. 86
87 Nessuno fu impiccato due volte. Il male piu` terribile non si ripete, anche se e` magra consolazione.
IMPICCIARE Il solito avvertimento sui pericoli nei quali s’incorre a occuparsi dei fatti altrui. Chi s’impiccia s’impicca. Colui che s’intromette in questioni che non lo riguardano, si caccia nei guai, dai quali non facilmente cavera` le gambe. 88
Chi s’impiccia muore in pelliccia. Non muore nel proprio letto: muore ammazzato. In pelliccia, cioe` con il cappotto addosso, e non con la veste da letto che si addice a chi muore di morte naturale. Esiste anche con una forma negativa, non muore in pelliccia: in tal caso la menzione della pelliccia, capo d’abito un tempo simbolo di ricchezza, potrebbe significare che l’impiccione, mettendosi nei guai, fa vita grama e muore povero. 89
Non t’impicciare, non t’intrigare, lascia fare a chi vuol fare. Se vuoi vivere tranquillo non entrare nelle faccende che non ti riguardano, lascia che se ne interessi chi ne ha voglia. 90
Chi s’impiccia dei fatti altrui di tre malanni gliene toccan dui. E` facile che debba farsi carico anche di parte dei guai degli altri. Dui e` forma maschile arcaica per ‘‘due’’, mantenuta viva in alcuni dialetti del centro Italia. In questo caso la rima ha ottenuto un effetto conservativo. 91
pag 792 - 04/07/2007
729
.
IMPIEGO Nel senso di posto di lavoro sicuro. 92 Chi non sa ha l’impiego e chi sa lo cerca. Le funzioni, i posti, gli incarichi vengono affidati agli incapaci per ragioni di varia natura, mentre le persone competenti ne sono escluse. 93 Chi da` l’impiego non da` il sapere. Si puo` immeritatamente ottenere una carica, ma non la capacita` di assolvere agli impegni che comporta. 94 Secondo l’impiego la stima. Nella societa` comunemente la persona e` stimata secondo l’incarico che ricopre.
Chi ha un impiego non ha bisogno di scienza. E` ormai sistemato, non ha bisogno di altro. 95
Chi siede in un impiego trova presto moglie. Chi ha un buon posto sicuro non ha difficolta` a sposarsi. 96
97 Impiego volontario non e` di carico. Un incarico svolto spontaneamente a titolo gratuito non comporta oneri per chi lo concede.
IMPORTUNO 98 Questo mondo e` degl’importuni. Il mondo appartiene agli sfacciati che chiedono, insistono senza dignita` finche´ ottengono. Vedi anche L’importuno vince l’avaro [I 99]; Chi non la chiese non l’ebbe [C 1423]; La rana per non chiedere non ebbe la coda [V 505]. 99 L’importuno vince l’avaro. Chi ha la costanza d’insistere nel chiedere, nel sollecitare, alla fine prevale anche sulle piu` pervicaci ostinazioni. L’importuno insistendo continuamente costringe perfino l’avaro a pagare, a regalare. Vedi anche Chi non la chiese non l’ebbe [C 1423]; La rana per non chiedere non ebbe la coda [V 505].
L’importuno non poche grazie impetra. Sfacciatamente e` sempre pronto a chiedere nuovi favori. Endecasillabo di probabile provenienza letteraria. 100
IMPOSSIBILE 101
Nessuno e` tenuto a fare l’impossibile.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
IMPRESTARE
Non si puo` costringere qualcuno a fare quello che va oltre la sua possibilita`. Tuttora molto diffusa anche in latino: 102 Ad impossibilia nemo tenetur. ‘‘Nessuno e` tenuto a fare le cose impossibili’’. Si trova anche la forma al singolare: Ad impossibile. Norma giuridica, in questa forma e` di imprecisata origine medievale, mentre nel Digesto (50.7.185) e` registrata l’equivalente Impossibilium nulla obligatio est ‘‘Non vi e` nessun obbligo di cose impossibili’’, con la paternita` del giurista Celso il giovane. 103 Nulla e` impossibile a chi vuole. La ferrea forza di volonta` riesce anche nelle imprese ritenute impossibili. Vedi anche Volere e` potere [V 1208]. 104 Nihil impossibile volenti. ‘‘Per chi vuole nulla e` impossibile’’. Motto che si trova anche nella forma Nihil difficile volenti ‘‘niente e` difficile per chi vuole’’, diffuso come impresa araldica (per es. adottata dai conti Camerini). E` probabile dunque che entrambi si rifacciano alla massima ciceroniana Nihil difficile amanti ‘‘Niente e` difficile per chi ama’’ (Lettere ai familiari 3.9.1). 105 Non c’e` nulla d’impossibile. Assai diffuso, puo` essere usato sia in senso vicino a quello dei due precedenti, sia anche, piu` spesso, per dire che puo` capitare qualsiasi cosa, che si deve essere pronti a tutto, o che comunque non e` il caso di meravigliarsi troppo di un qualche avvenimento o comportamento. In questo senso gia` Apuleio, Metamorfosi 1.20 Nihil impossibile arbitror ‘‘credo che niente sia impossibile’’. 106 L’impossibile lo fanno i contadini. I quali, con sottile ironia, scambiano il termine possibile con impossibile, e dicono: ‘‘Faro` l’impossibile... Bisogna far l’impossibile...’’, a significare in realta` che quella cosa proprio non si puo` o non si vuole fare.
IMPRESTARE Forse le condizioni del passato rendevano piu` difficile restituire quanto avuto in prestito, da qui questa serie di proverbi una volta tanto tutti concordi. f Vedi Gioco, Prestare. 107
Chi impresta perde (il collo e) la testa.
pag 793 - 04/07/2007
IMPRUNETA
Perde il bene che presta e perde la pace nel tentativo di recuperarlo. 108
Chi impresta resta senza testa.
109
Chi impresta perde il manico e la cesta.
Imprestare porta male. Capiteranno soltanto grattacapi e guai. 110
111
730
.
Chi impresta si rattrista.
Chi impresta soldi a un signore perde i soldi e l’onore. Il potente non gli restituira` il denaro e gli inutili tentativi per riaverlo lo renderanno solo ridicolo. 112
113 Impresta il pane solo a chi ha la farina. Presta solo a coloro che hanno un momentaneo bisogno e la possibilita` di restituirti cio` che hai dato.
Quattrini imprestati, quattrini donati. Poiche´ non li rivedrai piu`, fai conto di averli regalati. 114
115
Soldi imprestati dagli l’addio.
116
Chi impresta nulla gli resta.
Chi impresta butta dalla finestra. La roba prestata e` come gettata al vento. 117
Chi impresta si gratta la testa; chi dona si gratta le corna. Chi da` a prestito se ne pente; chi dona non ha riconoscenza, ne´ gratitudine. Si allude a due modi di dire diversi. Il primo e` grattarsi la testa, che indica trovarsi nei pasticci, in una scelta difficile, situazione frequente in cui si trova colui che presta. Il secondo e` grattarsi le corna, che indica la situazione di chi ha subito una batosta, un danno, uno scorno, appunto. Colui che ha donato non e` piu` nella difficolta`, nel dubbio, ma nella certezza dell’ingratitudine, sicuro di aver perduto il bene donato e l’affetto, la benevolenza che si aspettava in cambio. 118
Chi t’impresta il sole di luglio rendiglielo di gennaio. Chi ti da` poco o nulla rendigli ancora meno. Farsi onore col sole di luglio significa fare 119
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
cosa da nulla: di sole in quel tempo ce n’e` in abbondanza. Restituirlo di gennaio significa rendere un solicello debole e freddo, come e` in quel mese. IMPRUNETA Paese sulle colline a sud di Firenze, noto per l’antica basilica che conserva un’immagine della Madonna, secondo la tradizione dipinta da san Luca. La Madonna dell’Impruneta ha goduto di una grande venerazione fin dal sec. XI, soprattutto a Firenze dove veniva portata in processione in occasioni di calamita`. A meta` ottobre, per la festa di san Luca, si tiene una famosa fiera, molto importante in passato. Chi va alla fiera dell’Impruneta non vada senza moneta. Chi vuol fare degli acquisti si fornisca del danaro necessario. 120
121
Chi non ha moneta non vada all’Impruneta.
Chi va alla fiera e non porta argento va con un malanno e ritorna con cento. Per analogia. Perche´ in tale condizione si trova solo ad essere frustrato ed esasperato. 122
INAUGURARE Per inaugurare bisogna bagnare. Per inaugurare qualcosa, per celebrare un avvenimento bisogna bere (bagnare). Dall’uso pagano di spargere vino per il sacrifico propiziatorio. 123
124
Chi inaugura, bagna.
INCENSO 125 Dar l’incenso ai morti e` tempo perso. E` inutile onorare e adulare chi non fa nessun conto dei nostri omaggi. Durante le esequie funebri in chiesa, il sacerdote gira intorno al feretro con il turibolo dell’incenso come tributo al corpo del defunto.
L’incenso brucia bene sull’altare dell’ambizione. L’ambizioso apprezza ingenuamente le adulazioni che gli vengono tributate. 126
INCERTO f Vedi Certo. 127
L’incerto c’indovina.
pag 794 - 04/07/2007
731
.
Chi dubita, riflette, ritorna sulle proprie decisioni alla fine riesce a scegliere la strada giusta, mentre l’impaziente, il precipitoso spesso sbaglia. 128 L’incerto rimane a casa. Colui che tergiversa, non si decide, teme, rinvia, non combina mai nulla e rimane col desiderio di fare o il rimpianto di non aver fatto, inconveniente che non ha invece chi decisamente nega, non vuole. Il modo dire equivalente e` fare come l’asino di Buridano. Vedi anche Chi guarda ogni nuvola non fa mai viaggio [N 636]. 129 L’incertezza morı` vergine. Per analogia. Perche´ non si decise mai a compiere il ‘‘grande passo’’. 130 L’incerto guarda gli altri ballare. Allude alla scelta per decidere il matrimonio.
INCHINARSI f Vedi Chinarsi. 131 Chi ben s’inchina offre il culo. Chi si mostra troppo servile e accondiscendente si mette in condizione di essere umiliato. Vedi anche Chi piu` si china mostra il culo [C 1466].
Chi s’inchina [si china] davanti ai grandi mostra il culo alla piazza. Chi in una cerimonia s’inchina in atto d’ossequio e di sottomissione ai potenti, esprime chiaramente, mostrando il culo a quelli che gli stanno dietro, che se ne infischia di loro e bada ad avere il favore di chi comanda. Altri intendono: si mette nella posizione per cui qualcuno potrebbe approfittarne. Vedi anche Chi troppo s’abbassa porge il culo [C 1467]. 132
Inchinati se hai davanti solo Gesu` e i Santi. Non rinunciare alla tua dignita` di fronte agli uomini, non tributare troppi onori, non idealizzare nessuno: inchinati solo di fronte alla divinita`. 133
INCIAMPARE 134 Chi cammina inciampa. Qualunque cosa uno faccia e` soggetto a commettere errori. Vedi anche Chi non fa non falla [F 288]; Chi fa falla [F 289]. 135
Chi inciampa due volte nella stessa pietra non merita compassione.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
INCOMODO
Chi sbaglia ha diritto alla comprensione, ma non chi continua a fare lo stesso errore. Vedi anche L’asino dove e` cascato una volta non ci casca piu` [A 1382]; Errare umanum est, perseverare diabolicum [E 127]. Chi inciampa nello stesso sasso non merita compassione. Vedi anche Gatto scottato dall’acqua calda ha paura di quella fredda [G 243]. 136
Chi inciampa non pensa dove campa. Ha altro per la testa, non guarda a dove mette i piedi. 137
138
Chi e` distratto inciampa.
Meglio inciampar col piede che colla lingua. E` piu` pericoloso non fare attenzione a quanto si dice che non guardare dove si mette i piedi. 139
Chi inciampa e non casca acchiappa la fortuna. Quando uno perde l’equilibrio, per riprendersi agita mani e braccia come per acchiappare qualcosa che non c’e`: si dice che acchiappa la fortuna (se rimane in piedi). 140
Chi inciampa e non cade fa un passo in piu`. Un ostacolo superato apporta spesso un vantaggio. 141
INCIAMPO 142 Ogni inciampo puo` esser caduta. Invito a non sottovalutare i contrattempi banali, le piccole difficolta` perche´ da questi possono derivare danni anche gravi.
INCINTA f Vedi Donna.
Tempo e donna incinta l’hanno sempre vinta. Fanno come vogliono. La donna che aspetta un figlio e` soggetta a improvvisi desideri, voglie, che, per amore o per superstizione, vengono soddisfatti. 143
INCOMINCIARE f Vedi Cominciare. INCOMODO 144
Chi non vuole incomodi non esca di casa.
pag 795 - 04/07/2007
INCONTRARE
732
.
Noie, contrattempi e contrasti sono inevitabili nella normale attivita` quotidiana; per sfuggirli bisognerebbe condannarsi all’immobilita` e all’isolamento.
Intromettersi tra due litiganti, tra due che lottano tra loro, procura solo gravi danni. Vedi anche Tra moglie e marito non mettere il dito [M 1628].
Gl’incomodi altrui si sopportano meglio dei propri. Sono contrattempi, noie, disagi che non ci toccano direttamente.
Se metti man tra i cardini ti schiaccerai le dita. Per analogia. Se ti frapponi tra persone in contrasto ne otterrai solo del male. Vedi anche Tra l’uscio e il muro e tra denti di cani non ci mettere la mani [U 265].
145
INCONTRARE Meglio incontrarsi che cercarsi. Motto con il quale ci si scusa per non aver mantenuto i contatti: e` meglio trovarsi per caso che cercarsi senza incontrarsi. 146
147 Chi si vuol bene s’incontra. Lo si dice quando capita d’incontrarsi diverse volte in un breve periodo di tempo; oppure, quando si vuol accennare a un segreto sentimento, proprio o altrui.
INCUDINE Il ceppo di ferro o d’acciaio sul quale il fabbro forgia i metalli battendoli col martello e` il simbolo di chi resiste a duri colpi senza subire danno. f Vedi Martello. 148 Oggi incudine, domani martello. Nella vita i ruoli possono facilmente scambiarsi: chi si trova subordinato a un altro puo` col tempo diventare suo superiore. Vedi anche A questo mondo bisogna essere incudine o martello [M 803]; Una volta corre il cane e una la lepre [C 493].
Quando si e` incudine bisogna parare e quando si e` martello battere. Ognuno deve svolgere la funzione che si trova assegnata: se deve difendersi lo deve fare meglio che puo`, e lo stesso se deve attaccare. 149
150
Quando si e` martello bisogna battere e quando si e` incudine prendere.
151 L’incudine non ha paura del martello. L’incudine e` fatta proprio per sostenere i colpi del martello. Chi ha una funzione, un compito ha anche i mezzi e le energie per svolgerlo. 152
Buona incudine non teme martello.
153
Tra l’incudine e il martello man non metta chi ha cervello.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
154
155 Dura piu ` un’incudine che un martello. Resiste di piu`, prevale colui che sopporta e si difende, rispetto a chi attacca, aggredisce, assalta. L’oppresso dura piu` dell’oppressore. Talvolta riferito alla sfera sessuale: la donna dura piu` dell’uomo. 156 Quale l’incudine, tale il martello. Come e` forte chi resiste, tanto deve essere chi colpisce. Coloro che si combattono sono di natura simile. L’incudine e il martello sono fatti della stessa materia, fanno lo stesso lavoro, stanno nello stesso luogo e servono alla stessa persona. Vedi anche A carne di lupo denti di cane [L 1115].
INDENTARE Chi presto indenta presto sparenta. C’e` una credenza secondo la quale i bambini che presto mettono i denti presto si sposano o lasciano la casa paterna. Sull’interpretazione di questo proverbio vi e` comunque incertezza tra chi da` al verbo sparentare il valore istituito nei dizionari di ‘‘lasciare i parenti’’ nel senso di ‘‘morire’’, e chi invece, come in uso nella campagna toscana, intende lasciare i parenti nel senso di ‘‘sposarsi presto’’, nel qual caso si sarebbe riferito piu` alle femmine, secondo le usanze antiche. Quello che e` certo, quanto al senso, e` che chi mette presto i denti non stara` molto coi parenti, ma Tommaseo (Tommaseo - Bellini, Dizionario, alla voce sparentare), commentando il proverbio lascia intendere che anche lui conosceva altri significato del verbo sparentare: ‘‘O accenna al non fare famiglia o al lasciar la famiglia’’. 157
INDIGESTIONE Meglio morire d’indigestione che di fame. Meglio soffrire per abbondanza che per penuria. Un’espressione assai simile e` usata da 158
pag 796 - 04/07/2007
733 Cicerone in modo tale da far pensare che gia` ai suoi tempi fosse proverbiale, Lettere ai familiari 9.18.4: Satius est hic cruditate, quam istic fame ‘‘meglio (morire) qui per indigestione che costa` per fame’’. INDOVINARE Spesso si riesce a cogliere la verita` affidandosi all’intuito, al caso, a semplici supposizioni. A pensar male ci s’indovina. Piuttosto vivo e diffuso: quando di un avvenimento o di una persona si pensa quello che non si osa confessare, che ci pare esagerato o impossibile, spesso ci s’avvicina alla verita`. Vedi anche Chi non sa pensar male resta ingannato [I 221]; contro il sospetto Honni soit qui mal y pense [P 1148]. 159
160 Una ne inventa e cento ne indovina. Di chi e` sempre in attivita`, escogita, pensa, s’industria.
Alla prima, raro s’indovina. Le cose si scoprono per gradi, approssimandosi sempre piu` alla verita`. 161
162 Chi ben congettura ben indovina. Interpretando correttamente e secondo logica gli elementi che conosciamo si puo` arrivare a scoprire la verita`, la soluzione esatta.
Al mondo tutti sbagliano e tutti indovinano. E` facile sbagliare quando il problema e` ancora aperto, quando e` risolto tutti sapevano, tutti avevano la soluzione pronta. 163
INDOVINO In un mondo dove attecchiva la credenza su maghi, veggenti, fattucchiere questi proverbi mostrano con logica stringente l’impossibilita` dell’arte dell’indovino. ` indovin sol chi prevede 164 E tutto quello che succede. La definizione del vero indovino. Indovino povero, povero indovino. E` la prova che non e` un indovino. 165
Non credere ad indovino povero ne´ a santo ricco. Certe capacita` o attivita` che dovrebbero essere in grado di arricchire gli altri, sono misurate sull’uso che chi le possiede ne fa per se 166
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
INDOVINO
stesso, per cui si diffida dell’indovino che e` povero, del medico che e` malato, dell’avvocato che si fa imbrogliare. Vedi anche A tre cose non credere: ad alchimista povero, a medico malato e a eremita grasso [A 441]. 167 Fammi indovino e ti faro` ricco. Si usa per sottolineare l’impossibilita` umana di conoscere quello che accadra` in futuro. 168
Fammi indovino e saremo ricchi.
169
Chi fosse indovino non sarebbe meschino.
Se l’uomo fosse indovino non sarebbe mai poverino [meschino]. L’Ariosto riprende il concetto (Orlando furioso 18.177): ‘‘Ma non potria negli uomini il destino / se del futuro ognun fosse indovino’’. 170
171
Chi nasce indovino non muore povero.
Chi mangia merda di galletto diventa indovino perfetto. Forse da un’antica superstizione; ma, secondo la storiella che riportiamo, la facolta` di prevedere il futuro non esiste e la conoscenza e` soltanto empirica. Un indovino, a cui un compare aveva chiesto d’insegnargli quell’arte, lo invito` a casa per iniziare l’istruzione e come prima lezione gli offrı` da mangiare un piatto dove era stata preparato sterco di galletto. Lo scolaro trangugio` alcuni bocconi e poi disse: – Ma questa e` merda! – Vedi che cominci a imparare l’arte dell’indovino? 172
173 Prima cieco e poi indovino. In risposta a chi ci augura un male: si chiede al cielo che, prima di realizzare il male augurato, colpisca con un malanno chi lo augura. I celebri indovini della storia, primo fra tutti Tiresia, erano ciechi.
Poeti, pittori e pellegrini a fare e a dire sono indovini. Pittori, poeti e pellegrini che viaggiavano continuamente vagando da un paese all’altro, sembrano avere un sesto senso, sembrano sapere cosa succede e che cosa riserva l’avvenire. 174
L’indovino che sa dell’avvenire lavora per se´. Chi sa prevedere le cose sistema prima le sue. 175
176
L’esperienza e la prudenza fanno indovini.
pag 797 - 04/07/2007
INDUGIO
734
.
Una lunga conoscenza delle cose e un’attenta cautela sono le uniche cose che davvero aiutano a scoprire la verita`, a fare la congettura esatta. INDUGIO f Vedi Fretta. 177 L’indugio diventa [piglia] vizio. L’abitudine radicata a rimandare di continuo diventa un vizio e come tale procura danni, omissioni talvolta irreparabili. 178 Cosa indugiata piglia vizio. Variante piu` antico del precedente. 179 Il tempo lungo piglia vizio. Per analogia. Vedi anche Le cose lunghe diventan serpi [L 1070]; Il peggior frutto e` quello che non matura [M 1066]; La cosa lunga diventa un vizio [L 1072]. 180 Indugio non toglie [leva] castigo. Un castigo, una pena dovuti a una colpa, anche se tardano ad arrivare, non sono da considerarsi dimenticati ne´ rimessi. Il male avra` sempre il suo castigo. Piu` antica la forma con leva.
Porta una merce dove ce n’e` in abbondanza. E` come portare le nottole ad Atene, i cavoli a Legnaia, i vasi a Samo e i coccodrilli in Egitto. INFAMIA 185 Infamia ha colui che infamia pensa. Chi vede il male negli altri nasconde nel proprio animo un principio di male.
Fuggi infamia tuttavia vera o falsa ch’ella sia. Evita che la cattiva fama ti colpisca, anche se si tratta di calunnie il danno e` certo e ti sara` difficile riconquistare la stima degli altri. Molti proverbi illustrano la situazione positiva, nella quale la buona fama copre il comportamento negativo, vedi anche Fatti il nome di buono e ammazza il padre [N 466]; Fatti un nome e vendi aceto per vino [N 467]; Fatti un nome e ruba [N 469]. 186
INFELICE `. f Vedi Felice, Felicita
INDULGENTE
Raro vedesi felice voler bene all’infelice. L’uomo felice e` spensierato e non si preoccupa degli altri.
181 Padrone indulgente fa servo negligente. Il padrone che sorvola sulle malefatte e le inadempienze di chi lavora per lui fa sı` che questi si comporti sempre piu` liberamente e trascuri del tutto i suoi compiti. Vedi anche, per tipologia e affinita` di significato Il medico pietoso fa la piaga verminosa [M 1102].
188 Gli amici dell’infelice abitano lontano. Quelli vicini sono tutti scomparsi o non si fanno vedere, quelli lontani gli dicono: ti aiuterei, se fossi vicino! Vedi Amicus certus in re incerta cernitur [A 650]; L’oro si prova (si affina) nel fuoco e l’amico nella sventura [A 652].
INDULGENZA Nei primi due proverbi nel significato di atteggiamento di benevola comprensione, nell’ultimo si fa riferimento alle indulgenze ecclesiastiche.
INFERMO
182 L’indulgenza non cancella il debito. La comprensione verso le difficolta` di chi deve restituire un prestito non significa che il debito e` assolto. 183 L’indulgenza fa cattivo pagatore. Mostrare molta disponibilita` , gentilezza verso il proprio debitore lo invita ad allungare tempi. 184
Chi porta indulgenze a Roma fa cattivo mercato.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
187
189 L’infermo mentre spira spera. Anche in punto di morte si conserva la speranza che qualcosa possa salvarci. Vedi anche Finche´ c’e` vita c’e` speranza [S 1804]; La speranza e` l’ultima a morire [S 1805]. 190 Meglio infermo che cantato. Meglio malato gravemente che morto, tra i preti che intonano il canto funebre. Vedi anche Meglio ferito che morto [F 580].
L’infermo puo` dire tutto quello che vuole. Bisogna tollerare con pazienza gli sfoghi, le manifestazioni di dolore di chi e` gravemente malato. 191
pag 798 - 04/07/2007
735
.
Gl’infermi raccontano piu` tribolazioni di quelle che hanno e i sani ne ascoltano meno di quelle che raccontano. Esagerare le proprie sofferenze e` normale, cosı` come sottovalutare quelle che ci vengono raccontate. Si allude anche al piacere un po’ perverso che quasi tutti hanno a raccontare malattie o sventure altrui. 192
INFERNO Il luogo di dannazione eterna delle anime dei peccatori, simbolo di tormenti inauditi. f Vedi Diavolo, Paradiso, Purgatorio. La strada dell’inferno e` larga e in discesa. E` facile commettere il male. Per il riferimento evangelico, vedi La strada del Paradiso e` stretta e in salita, che e` il reciproco [P 390]. 193
L’inferno e` lastricato di buone intenzioni. E` facile manifestare buoni propositi, il difficile e` attuarli, oppure anche: capita che nel momento dell’attuazione qualcosa che nell’idea iniziale era buono si riveli in realta` molto nocivo, che il bene venga nei fatti superato dal male. L’espressione, tuttora molto nota e diffusa, si trova nelle anche Lettere (n. 74) di san Francesco di Sales che cita un passo latino di san Bernardo. Vedi anche I tegoli dell’inferno sono occasioni perdute [O 48]; Non ti lasciar condurre al passo estremo che molti ne ha ingannati il Benfaremo [F 339]; Chi ha tempo non aspetti tempo [T 364]. 194
Di buoni propositi [di buona volonta` / di buone intenzioni] e` pieno l’inferno. Confronta, per esempio, Stefano Guazzo (1530-1593)nella sua opera Dialoghi piacevoli. Del conoscimento di se stesso): ‘‘La bocca dell’Inferno e` piena di buone volonta`’’. 195
196
La via dell’inferno e` lastricata di buone intenzioni.
197 L’inferno e` lastricato di domani. Di ravvedimenti rimandati al giorno dopo.
Di propositi e rimpianti son pieni i camposanti. Per analogia. 198
199 L’inferno e` pieno d’avvocati. La diffidenza popolare verso i cavilli e gli intrighi degli avvocati condanna quest’ultimi
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
INFERNO
senza remissione. Vedi Grande avvocato, cattivo cristiano [A 1701]; Non c’e` anima d’avvocato che giri per il paradiso [A 1714]. 200 Con un diavolo solo non si fa un inferno. Si usa allorche´ viene additata una persona come responsabile di una situazione generalizzata di corruzione, disonesta` , imbrogli. Una persona sola infatti puo` essere facilmente neutralizzata.
Piovon l’anime all’inferno come nevica d’inverno. Il numero dei malvagi e dei dannati alle pene dell’inferno e` grandissimo, tanto che scendono nella voragine eterna come fiocchi di neve. 201
Chi all’inferno non crede il paradiso non lo vede. Chi non ha fede non si salvera`. Oppure, piu` specificamente: solo il timore del castigo eterno allontana l’uomo dal peccato. 202
203 Inferno e tribunali sono sempre aperti. La giustizia divina e quella umana non fanno mai festa.
Un dolore d’inferno supera tutti i piaceri del mondo. Tutti i piaceri del mondo non ripagano una sola delle tante pene che si soffrono all’inferno, soprattutto peche´ sono eterne e quindi senza speranza di remissione. 204
Chi vuol provar le pene dell’inferno faccia il fornaio d’estate e il muratore d’inverno [il mandriano d’estate e il pastore d’inverno] [il cuoco d’estate e il carrettiere d’inverno] [d’estate il fabbro e il vettural d’inverno]. Alcuni lavori sono particolarmente duri in relazione alla stagione calda o fredda: cosı` nel caldo estivo, stare accanto al forno, portare le mandrie nelle pianure assolate, trafficare intorno ai fornelli o nella fucina rovente; nel freddo invernale, murare, riparare tetti, pascolare le pecore, condurre carri o bestie da soma. 205
Chi vuol saper cosa sia l’inferno faccia l’ortolana d’estate e la lavandaia d’inverno. Come il precedente. D’estate il lavoro nell’orto sotto il sole e in piazza sono penosi; 206
pag 799 - 04/07/2007
INGANNARE
736
.
l’inverno e` duro per la lavandaia che lavorava inginocchiata al fosso, con le mani nell’acqua gelida. Chi vuol provar le pene dell’inferno vada a Trento d’estate e a Feltre d’inverno. Trento, essendo in fondovalle, e` calda e afosa d’estate e Feltre, in provincia di Belluno, e` freddissima e ventosa d’inverno. Vi sono moltissime varianti di questo schema proverbiale con riferimenti a diversi luoghi del nostro paese, vedi per es.: 207
Potrebbe infatti farlo di nuovo, e aver fiducia in lui sarebbe da stupidi, come dice il proverbio seguente: 217
Chi ti vuole ingannare ti loda oltre il dovuto. Chi si mette a lusingarti in modo esagerato ha intenzione di imbrogliarti. Vedi anche Chi t’accarezza piu` di quel che suole o t’ha ingannato o ingannar ti vuole [A 86]. 218
219
Chi vuol provar le pene dell’inferno l’estate a Jesi e a Cingoli d’inverno. Due belle localita` delle Marche. 208
INGANNARE L’essere accorti e pronti a pensar male non preserva dagli inganni: l’ingannatore stesso resta ingannato. L’importante e` il non cascarci due volte. f Vedi Fidarsi, Fiducia, Imbrogliare, Imbroglio, Inganno. Chi cerca [cerco`] d’ingannar resta [resto`] ingannato. Chi rivolge ogni attenzione a escogitare insidie e frodi, non bada a quelle in cui puo` cadere. Vedi anche Chi la fa l’aspetti [F 241]; All’avaro accade come allo smeriglio [S 1399]; Mentre lo smeriglio afferra lo scricciolo, il falco chiappa lo smeriglio [S 1400]; Chi scava agli altri la fossa finisce per caderci [F 1280]. 209
210
Chi inganna altrui trova chi inganna meglio di lui.
211
Chi inganna sara` ingannato.
L’inganno torna a casa dell’ingannatore. Per analogia. Spesso l’inganno si ritorce contro chi lo ha perpetrato. Vedi anche Gli accidenti son come le foglie: chi li manda li raccoglie [A 94]; La bestemmia, gira gira, torna addosso a chi la tira [B 497]. 212
213
L’inganno va a cena dall’ingannatore.
214
Ogni inganno ritrova la strada di casa.
Una volta s’ingannano i prudenti e due gli stolti. Solo chi e` accorto trae insegnamento dall’esperienza. 215
216
Non ti fidar piu` di chi una volta ti ha ingannato.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Se m’inganni una volta colpa tua, se m’inganni due colpa mia.
Chi t’inganna ha sempre la bocca dolce.
Chi vuol ingannare fila sottile. Ha la mano leggera, ti prende per il verso giusto, ti parla suasivamente, ti appiana gli ostacoli in modo da guadagnarsi la tua completa fiducia e poi farti cadere nella trappola: prepara il filo sottile per una ragnatela invisibile. 220
221 Chi non sa pensar male resta ingannato. Va tenuta sempre presente l’eventualita` della disonesta` altrui. Vedi anche A pensar male ci s’indovina [I 159]. 222 Chi non inganna non guadagna. Senza ricorrere a qualche frode non si realizzano ingenti guadagni. 223 Chi non mente non vende. Per analogia. 224 Chi inganna deve cambiar mercato. Una volta scoperto e` bene che sparisca dalle piazze dove e` conosciuto e vada altrove. A chi perde il buon nome, non gli rimane che cambiare paese.
Chi inganna l’ingannatore non merita pena ma onore. Chi ripaga l’ingannatore con la stessa moneta non deve essere punito ma lodato. 225
Chi crede d’ingannar Dio se stesso inganna. Va incontro al proprio male: e` impossibile raggirare Dio che tutto vede e tutto sa. 226
INGANNO 227 Quel che e` di patto non e` d’inganno. Non si possono fare recriminazioni su cio` che e` stato pattuito: chi accetta un accordo deve poi rispettarlo. 228
L’amore, l’inganno e il bisogno insegnano la retorica.
pag 800 - 04/07/2007
737
.
INGEGNO
Il corteggiamento, la voglia d’ingannare e la necessita` di uscire da una situazione difficile sollecitano in chiunque l’arte dell’eloquenza.
La perspicacia, l’acume, l’accortezza, la creativita` si sviluppano con l’eta` e si assopiscono lentamente nella vecchiaia.
L’inganno cerca il coglione e il coglione cerca l’inganno. In un imbroglio sono due i colpevoli, il furbacchione e l’ingenuo. Quest’ultimo infatti non e` del tutto innocente, ci sono cautele, precauzioni e diffidenze la cui mancanza e` imperdonabile.
Chi non ha sdegno non ha ingegno. La persona di talento ha spesso un carattere difficile, irascibile, deve essere presa per il suo verso.
229
230 Nuovo inganno, nuovo coglione. Appena si affaccia una nuova forma d’imbroglio il primo che abbocca si qualifica subito come nuovo scemo. Vedi anche Il primo imbrogliato e` sempre il coglione [I 37]. 231 Senza inganno non si va al mercato. Senza una certa destrezza nel mascherare i difetti, nell’esaltare le qualita`, nel tacere quel che conviene sulla merce che si vende, e` inutile proporla sulla piazza. D’altra parte anche chi vuol comprare si dispone a fingere poco interesse, opportunita` migliori e ad afferrare l’occasione se trova un venditore ingenuo.
INGEGNO L’insieme delle qualita` intellettuali, delle abilita` e delle doti che permette di valutare, capire, creare, incidere sulla realta`. Differisce dall’intelligenza pura per la sua componente pratica, operativa. I proverbi accentuano proprio questo aspetto, fino a intenderlo in certi casi come l’arte d’arrangiarsi (ingegnarsi). f Vedi Arte, Necessita`. L’ingegno vince la forza. L’intelligenza, la sagacia, l’astuzia riescono a prevalere sulla forza materiale.
236
Ingegno senza prudenza e` un pazzo con un rasoio. Chi e` ricco di doti ma manca della virtu` della prudenza, della capacita` di discernere cio` che e` giusto e cio` che e` bene, e` come un dissennato con in mano un’arma pericolosa. Nell’italiano antico dare il rasoio in mano al pazzo era modo di dire per indicare il massimo della sconsideratezza e della follia. 237
238 L’ingegno non si nasconde. Inevitabilmente si rivela attraverso parole, azioni, scelte di vita. 239 Chi non ha ingegno, suo danno. Chi non ha intelligenza, accortezza, scaltrezza deve faticare di piu`, avere meno, percorrere una strada piu` lunga per raggiungere i propri obbiettivi.
Con l’arte e l’ingegno si fanno le pentole di legno. Con la capacita` e l’intelligenza si realizza anche l’impossibile. Vedi anche Con l’arte e con l’ingegno s’acquista meta` regno... [A 1301]. 240
241
232
233 Buona la forza, migliore l’ingegno. Con l’intelligenza e l’ingegnosita` si puo` vincere la pura e semplice forza, che pure talora e` efficace e raccomandabile (buona).
Val piu` il legno che la scorza, piu` l’ingegno che la forza. Vale piu` la sostanza che l’aspetto esteriore; si ottiene piu` con l’attivita` della mente che con quella dei muscoli. Il legno e` la parte costituiva dell’albero, di cui la scorza ne e` il rivestimento. La locuzione non valere una scorza, uscita dall’uso vivo, equivale a ‘‘non valere niente’’. 234
235
L’ingegno con gli anni viene e con gli anni se ne va.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
L’uomo d’ingegno fa con la merda quel che fa col legno.
Uomo d’ingegno, uomo d’impegno. Chi ha capacita` e` da tutti richiesto ed e` sempre impegnato. 242
243 Quel che non puo` l’ingegno puo` il caso. Quello che non arriva a escogitare l’ingegnosita`, a volte riesce a combinarlo il caso. Molte scoperte, anche importanti, sono avvenute in modo fortuito. Preciso parallelo in latino: Quod nequit ingenium, casus facit ‘‘Quello che non sa fare l’ingegno sa fare il caso’’, motto di eta` imprecisata.
Chi crede senza pegno non ha ingegno. Chi prende per buone le cose senza verifica, senza che vengano garantite (pegno), fidandosi esclusivamente sulla parola, non dimo244
pag 801 - 04/07/2007
INGEGNOSO
738
.
stra giudizio. Vedi anche Chi presta senza pegno o ha troppi danari o poco ingegno [P 1070]. Per trattar coi pazzi ci vuole molto ingegno. Avendo a che fare con gli scriteriati occorrono molte risorse d’intelligenza e di perspicacia, e avere cervello anche per loro. 245
246 L’ingegno e` la rendita dei poveri. La capacita` di industriarsi con ogni mezzo, di trovare soluzioni, espedienti costituisce il corredo della poverta`, che rimedia ai molti guai con l’arte di arrangiarsi. 247 Sant’Ingegno e` il protettore dei poveri. E` un santo immaginario che impersonifica l’arte d’ingegnarsi. 248 Il bisogno aguzza [stimola] l’ingegno. La necessita` di procurarsi di che vivere, di uscire da situazioni incresciose stimola l’intelligenza e l’industriosita`. Aguzza, rende piu` acuto. Molto vicino si rivela un nesso ovidiano che ha goduto di una certa diffusione come massima, Ars amatoria 2.43 Ingenium mala saepe movent ‘‘Le difficolta` spesso mettono in movimento l’ingegno’’. Vedi anche La necessita` insegna l’arte [N 182]; Il bisognino fa trottar la vecchia [B 606]; L’arte fu dono della poverta` [A 1278]. 249
Miseria [penuria] fa ingegno.
250
La carestia chiama l’ingegno.
Grasso ventre grosso ingegno. Un aspetto goffo, di persona dedita al mangiare e al bere, va insieme a una certa ottusita`, grossolanita`. Qui grosso, infatti, e` nel senso figurato di rozzo, ottuso. Nella forma latina Ex ventre crasso tenuem sensum non nasci ‘‘Da un ventre grasso non nasce una sensibilita` fine’’ (cosı` nello scolio a Persio, 1.56), a sua volta derivante da un proverbio greco: ‘‘Stomaco grasso non genera pensiero sottile’’. Nel Medioevo il concetto e` presente con molte varianti, fra cui la piu` famosa e` probabilmente il detto monastico Plenus venter non studet libenter ‘‘Ventre pieno non studia volentieri’’. Vedi anche Il ventre pieno fa la testa vuota [V 457]. 251
252 Poco ingegno, pochi pensieri. Chi ha poco cervello ha pochi impegni, pochi problemi, poche angosce, e vive tranquillo e felice.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
INGEGNOSO f Vedi Ingegno. 253 Uomo ingegnoso non muore poverello. Trova il modo di vivere con agio ed evita la condizione di bisogno e d’indigenza. 254
Uomo ingegnoso non e` mai bisognoso.
L’ingegnoso fa il cornuto, lo rallegra e lo contenta. Riesce a ottenere un vantaggio con soddisfazione di tutti, anche di quelli che in realta` inganna e danneggia. 255
INGHILTERRA Nei proverbi, come nella lingua parlata, con Inghilterra s’indica di regola tutta la Gran Bretagna, di cui l’Inghilterra e` una parte. f Vedi Francia. Il cane che va in Inghilterra continua ad abbaiare come gli pare. L’ignorante continua a fare quello che ha sempre fatto, qualunque sia l’ambiente in cui si trovi. Non si cambiano natura e modi per il fatto di cambiare terra o paese. 256
257 In Inghilterra quando non piove e` festa. Il clima e` piovoso e rare sono le belle giornate. 258 In Inghilterra chi apre la bocca beve. Perche´ piove sempre. 259 In Inghilterra quando non piove nevica. L’alternativa alla pioggia e` la neve.
L’Inghilterra e` il paradiso delle donne, il purgatorio degli uomini e l’inferno dei cavalli. Le signore inglesi erano nei secoli scorsi le padrone del mondo, rispettate e potenti non avevano pensieri e non facevano niente; gli uomini invece avevano molte cose di cui occuparsi per governare l’impero; i cavalli erano usati come cavalcature, animali da carrozza e bestie da tiro nelle grandi industrie. Vedi anche Parigi e` il paradiso delle donne, il purgatorio degli uomini e l’inferno dei cavalli [P 472]. 260
I re che durano sono cinque: i re di cuori, di fiori, di picche, di quadri e il re d’Inghilterra. Il re in Inghilterra non teme eclissi come i quattro re del gioco delle carte. Proverbio nato dal crollo delle monarchie tradizionali e 261
pag 802 - 04/07/2007
739
.
INGRASSARE
dall’avvicendarsi di nuovi e vari regnanti sui troni fino alla loro definitiva scomparsa, mentre la monarchia inglese non vacillava.
tato alla serieta`, il francese alla leggerezza, lo spagnolo alla devozione religiosa, l’italiano al riso e alle burle.
La fame in Inghilterra comincia dalla mangiatoia del cavallo. Proverbio tanto desueto che C. Volpini non lo inserı` nella sua raccolta 516 proverbi sul cavallo, compilata alla fine dell’Ottocento, quando ancora il cavallo era nella cultura comune. Non lo registra lo Strafforello, che pure e` largo di manica nella sua vasta ed eterogenea raccolta. Giusti (p. 212) lo registra senza spiegarlo, forse andando dietro al Serdonati. Lo stesso fa il Boggione-Massobrio, Dizionario dei proverbi, p. 402. E` un esempio di quei proverbi che rimbalzano nelle raccolte senza che nessuno si chieda cosa significhino. Pare esservi un riferimento, oscuro, a un modo particolare di governare i cavalli oltre Manica, cosa che sarebbe sintomo di una cattiva alimentazione generalizzata.
Gl’inglesi son boriosi, i francesi furiosi, iracondi gli alemanni, accorti gl’italiani, gli spagnoli sono astuti, gli ungheresi avveduti, i russi indolenti i turchi gaudenti. Ancora un elenco di popoli definiti attraverso le caratteristiche salienti loro attribuite dalla tradizione popolare. Furiosi nel senso di impetuosi.
262
INGIURIA f Vedi Insultare, Insulto, Offendere, Offesa.
L’ingiuria non e` di chi la riceve, ma di chi la fa. Non disonora che la subisce, ma denuncia l’animo meschino di chi la lancia.
265
Inglese italianato diavolo incarnato. Il proverbio, desueto, lascia intendere che l’inglese, trapiantato in Italia, assume comportamenti delle due culture interpretandoli al peggio. I proverbi e i luoghi comuni attribuiscono agli inglesi la boria, il vizio di bere e di mangiare smodatamente (come i tedeschi), l’astuzia, la gentilezza poco sincera, che si coniugano con i difetti degli italiani. 266
263
INGLESE I proverbi sono attenti a individuare le caratteristiche degli inglesi, che spesso sono stati a stretto contatto con il mondo italiano attraverso il mare soprattutto nei commerci. L’aggettivo ha acquistato quasi senso di praticita` e d’efficienza: chiave inglese, cavallo inglese (per dire pregiato), gabinetto, giardino, innesto all’inglese. Ma anche espressioni filarsela all’inglese, per dire andarsene insalutato ospite, senza chiedere se c’e` qualcosa da pagare; fare l’inglese, come fare l’indiano, far finta di non capire per proprio tornaconto. Il carattere inglese equivale a freddo, distaccato, un po’ superbo, con un certo complesso di superiorita` se non e` compensato dall’humour inglese. Per gl’inglesi il mondo e` una tragedia per i francesi una commedia, per gli spagnoli un oratorio, per gl’italiani una farsa. I quattro generi di spettacolo indicano l’indole dei quattro popoli. L’inglese e` impron264
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
INGORDO f Vedi Tanto, Troppo. 267 Al pollo ingordo schianto` il gozzo. Chi esagera invece di vantaggi si procura danni. Vedi anche Il troppo stroppia [T 1023].
INGRASSARE 268 Quel che non ammazza ingrassa. Si usa ripeterlo, quasi a modo di scongiuro, quando si mangia qualcosa che potrebbe sembrare poco sano o poco pulito. Vedi anche In corpo c’e` buio [C 2261]; Porco pulito non fu mai grasso [P 2145]; Sporco e mondo fanno il culo tondo [S 1915]. 269 Tutto fa brodo. Per analogia. Tutto serve. Si applica alle situazioni piu` diverse. 270 Ogni pruno fa siepe. Per analogia.
Chi ingrassa l’animale prima o poi l’ammazza. Nessuno fa niente per niente. Chi si prende cura eccessiva o immotivata di qualcosa ha un fine recondito, che al momento opportuno si manifesta nel modo piu` brutale. 271
pag 803 - 04/07/2007
INGRATITUDINE
740
.
INGRATITUDINE Misconoscere il valore dei benefici ricevuti dimostra carenza di doti umane, e` una conseguenza della superbia, dell’egoismo e del disprezzo verso gli altri. Per questo i proverbi dicono che dall’ingratitudine non si guarisce e che la gratitudine non s’insegna. f Vedi Ingrato. L’ingratitudine e` dei signori, l’invidia dei servitori. Abituati ai privilegi, i signori ritengono dovuto quello che e` dato per amore e gentilezza, o quello che deve essere conquistato con il merito; l’invidia dei servi nasce dalla constatazione del benessere altrui. Anche il Machiavelli afferma, nel capitolo Dell’ingratitudine: ‘‘Allor nel mondo Ingratitudo nacque. / Fu d’Avarizia figlia e di Sospetto: / nutrita ne le braccia dell’Invidia, / de’ principi e de’ re vive nel petto’’.
volontario esilio a Linterno (Valerio Massimo, Memorabili 5.3.2b). Vedi anche, correlato, Nemo propheta in patria [P 2755]. Talvolta si usa l’originale frase latina: Ingrata patria, ne ossa quidem mea habes. ‘‘Ingrata patria, non hai nemmeno le mie ossa’’. 279
272
Il mondo paga con l’ingratitudine. Chi fa qualcosa di bene che vada oltre quello che e` il comune rapporto di do ut des e` ripagato con l’indifferenza e l’ingratitudine. 273
274
L’ingratitudine e` la moneta con cui si paga il bene.
275 Comun servigio ingratitudine rende. Rendere un servizio alla comunita`, adoprarsi per il bene pubblico ha come corrispettivo l’ingratitudine. Vedi Chi serve il comune non serve nessuno [C 1974]; Chi serve il comune non s’aspetti ricompensa [C 1976].
Non faccia il bene chi non sa sopportare l’ingratitudine. Chi si aspetta riconoscenza dal prossimo per quello che fa e si sente ferito dall’ingratitudine, non faccia mai del bene perche´ quella e` la moneta che avra` in cambio. 276
INGRATO Cristo ci volle scritto: Io non ricevo ingrati. Cosı` popolarmente sono state interpretate le iniziali poste sulla croce di Cristo: I N R I. 277
Ingrata patria non avrai le mie ossa. Frase con la quale si esprime il risentimento verso il luogo natio, allorche´ ci si sente ingiustamente trattati o mal compensati di quanto si e` fatto. Sono le parole che detto` per il proprio sepolcro Publio Cornelio Scipione Africano, quando, condannato a grave multa, si ritiro` in 278
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Gens iniqua, plebs rea non videbitis ossa mea. ‘‘Gente ingiusta, popolo reo, non vedrete le mie ossa’’. La frase latina si attribuisce a diversi santi che l’avrebbero pronunciata nei confronti del loro paese d’origine, nel quale non sono sepolti, oppure di un paese di cui sono protettori senza che vi sia la loro tomba. E` una versione medievale, rimata, della massima precedente. 280
281 Sta lı`, maledetto paese. Per analogia. Sono divenute proverbiali queste parole che Renzo rivolge alla riva milanese, giunto in salvo nella Terra di San Marco (Promessi Sposi cap. 17).
Chi serve gente ingrata mal frutto coglie. Chi consapevolmente si adopera per persone incapaci di provare riconoscenza ne riportera` solo danno, avvilimento e amarezza. 282
Chi fa bene all’ingrato resta becco e bastonato. Ha il danno e le beffe. 283
284 Chi fa bene agli ingrati fa onta a Dio. Dio stesso non gradisce che si facciano benefici agli ingrati. 285
Chi fa del bene all’ingrato da Dio non e` amato.
Non esiste saponata per lavar l’anima ingrata. E` una caratteristica indelebile che la persona ha e non perde con l’educazione. 286
287 La gratitudine non s’insegna. Per analogia.
L’ingrato con tre favori ricevuti fa una pretesa. Ritiene dovuto il bene che gli viene fatto per cortesia e, quando il favore si ripete, lo ritiene un dovere. 288
pag 804 - 04/07/2007
741 INNAMORARSI Chi non s’innamora da giovane, s’innamora da vecchio. Innamorarsi in gioventu` e` naturale, e chi non lo ha fatto, ha represso, soffocato i propri sentimenti si ritrova a esser preso dalla passione in anni meno confacenti e opportuni. Vedi anche Chi non fa pazzie in gioventu` le fa in vecchiaia [G 675]; Chi non le fa da giovane le fa da vecchio [G 676]. 289
290 Gli uomini s’innamorano dei panni. Gli uomini restano affascinati dall’apparenza e una donna vestita elegantemente spesso ha successo anche se non e` particolarmente avvenente.
Innamorarsi riempie il cuore e vuota la borsa. Rende felici, ma da` inizio a una serie interminabile di spese. 291
INNAMORATO Dall’occhio si vede l’innamorato. Lo sguardo languido rivela il sentimento. 292
293 Innamorato vuol dire cieco e sordo. Cieco ai difetti dell’oggetto del suo amore, nonche´ ai pericoli, alle situazioni spinose in cui va a cacciarsi; sordo a tutti gli avvertimenti che gli danno parenti e amici.
Vecchio innamorato, giovane impazzito. Il vecchio che s’innamora e` come un giovane che ha perduto la ragione. 294
Dove son donne innamorate e` inutile tener porte serrate. E` inutile fare la guardia: in qualunque modo riescono a eluderla e renderla vana. 295
Gl’innamorati sono come i piatti: se ne adopra uno e se ne rompono cento. I fidanzamenti, le intese, gli innamoramenti sono tanti per uno solo che va a buon fine e si conclude con il matrimonio. 296
L’innamorato e il geloso sanno quanto e` lunga la notte. Nessuno dei due riesce a prendere sonno, l’uno chiedendosi se lei lo ama, l’altro chiedendosi se lei ama un altro. 297
INNESTARE f Vedi Innesto, Potare, Vite.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
INNESTO
Se la vite innesterai dormendo vino avrai. Innestare bene la vite porta buon frutto. Il detto rispecchia l’invito agli agricoltori a innestare le specie da uva sul vitigno americano resistente alla fillossera. Questa malattia, comparsa in Italia nel 1879, devasto` le viti europee, compromettendo la produzione vinicola e occorse oltre mezzo secolo per debellarla. 298
299
Chi innesta di vendemmia fa la festa.
L’innestare sta nel legare. La parte piu` delicata dell’innesto e` quella della legatura del ramo aperto, che deve essere stretta e coperta in modo da non lasciar passare l’acqua che farebbe marcire la marza (vedi la voce Innesto). 300
INNESTO Con l’innesto si ottengono frutti domestici su tronchi di piante selvatiche. L’operazione pero` e` possibile solo su piante molto simili. La pianta selvatica di solito e` piu` resistente e quindi si usa metterla in terra e farla crescere praticando su questa l’innesto di quella domestica. Le tecniche d’innesto sono due: a spacco e a occhio. Quello delle viti, da compiere di solito verso la fine dell’inverno, viene fatto normalmente a spacco con l’uso di marze: rametti con la base fatta a zeppa e due, tre gemme sane. L’operazione e` delicata, tanto che esiste la figura del nestino. Si taglia verticalmente il tronco della pianta sulla quale si vuol praticare l’innesto, inserendovi una marza, o due se e` grande. L’innesto a occhio si fa invece d’agosto, in genere su peri, meli, susini, peschi. Con uno speciale coltello si scalza la scorza sul tronco della pianta selvatica, inserendovi la gemma dalla quale uscira` il nuovo ramo della pianta che si vuol ottenere. Si usa anche l’innesto a gemma (occhio) dormiente, nel caso che si aspetti a innestare che la gemma alligni, senza mozzare il ramo. f Vedi Bisestile. Anno bisesto non fare innesto. L’anno bisestile ha fama di anno sfortunato e si credeva che gli innesti non andassero a buon fine. Vedi anche Quando l’anno vien bisesto non por bachi e non far nesto [B 598]. 301
pag 805 - 04/07/2007
INNOCENTE
742
.
Buon innesto, frutto presto. La pianta ben innestata fruttifica in tempi rapidi. 302
INNOCENTE I primi due proverbi ribadiscono un vecchio principio giuridico che dovrebbe essere sempre tenuto presente. Dagli altri due si nota come il peccatore abbia un suo fascino. f Vedi Reo. Meglio dieci colpevoli liberi che un innocente alla forca. Di fronte all’atrocita` di condannare un innocente e` meglio assolvere uno o piu` colpevoli. Vedi anche Meglio assolvere un colpevole che condannare un innocente [A 1518]. 303
Meglio dieci colpevoli in festa che un innocente in prigione. 305 Trova udienza piu ` il reo dell’innocente. Si presta piu` attenzione a un mascalzone che a un uomo retto. A volte lo si trova piu` interessante. ` piu` amato un reo che si pente 306 E di chi e` stato sempre innocente. Anche il Vangelo e` dello stesso avviso. Dice Cristo a commento della parabola della pecorella smarrita (Luca 15.7): ‘‘Si fara` piu` festa in cielo per un solo peccatore pentito che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di penitenza’’. 304
Nessuno e` reo e nessuno e` innocente, diceva Azzeccagarbugli. Cosı` la gente esprime la propria fiducia nella legge che, in mani abili, fa diventare il bianco nero e viceversa. Si usa anche nel senso che, a rigor di legge, possiamo essere tutti dalla parte del torto, intendendo che i deboli non possono difendersi. La frase si trova nei Promessi sposi (cap. 3) e la dice a Renzo Azzeccagarbugli, caricatura delle caratteristiche negative del leguleio: ‘‘perche´, vedete, a saper ben maneggiare le gride, nessuno e` reo, e nessuno e` innocente’’. Vedi anche Datemi quattro righe d’un onest’uomo, e lo faro` impiccare, disse quel giudice [G 24]. 307
INNOCENTINI La Festa dei santi Innocenti, che cade il 28 dicembre, ricorda la strage degli Innocenti voluta dal re Erode. f Vedi Dicembre.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Per i santi Innocentini son finite le feste ed i quattrini. Quasi concluse le feste natalizie, inizia un periodo che, nelle societa` rurali di un tempo, era il piu` duro da trascorrere: la terra avara di risorse, il freddo rigido, la luce del giorno scarsa. Ma e` con l’ironia, dietro cui si nasconde forza e fiducia, che l’uomo fa i conti anche nel borsellino. 308
INNOCENZA Chi vuol saper quello che il grande pensa lo chieda alla vecchiaia o all’innocenza. Chi vuol conoscere quello che pensano gli adulti faccia parlare i bambini o stuzzichi i vecchi: i bambini ripetono inconsapevolmente, i vecchi parlano per darsi importanza, per malignita` o per ripicca. 309
Innocenza porta provvidenza. Chi viene ingiustamente sospettato o accusato, puo` contare sull’aiuto divino per discolparsi. 310
INSALATA Numerose ricette per condire l’insalata, tutte ispirate a un medesimo criterio, come unanime e` il giudizio che la considera un cibo inconsistente, poco appetitoso e di nessun nutrimento. f Vedi Carne, Lattuga, Olio, Oliva. L’insalata non sa di nulla se non la rivolta una fanciulla. Dopo esser stata condita l’insalata deve essere mescolata per tutti i versi, quasi con estro e senza regola, come fa una ragazzina spensierata. 311
Una buona insalata da bella mano sia rivoltata. Si richiede anche che chi gira l’insalata sia donna, giovane e bella. 312
Per fare una buona insalata ci vogliono: un sapiente a mettere il sale, un avaro a metter l’aceto, un prodigo a metter l’olio, un pazzo a rivoltarla e un affamato a mangiarla. Quindi: sale con moderazione e criterio, poco aceto, molto olio e mescolarla per tutti i versi 313
pag 806 - 04/07/2007
743
.
come farebbe un esaltato. L’affamato ci vuole perche´ l’insalata non e` di per se´ quel gran boccone ghiotto. Perche´ l’insalata sia buona ci vogliono cinque P: un prudente a salarla, un parco a metterci l’aceto, un prodigo a metterci l’olio, un pazzo a rivoltarla e un porco a mangiarla. Il porco e` vorace, come l’affamato. 314
315
Un dotto col sale, un economo con l’aceto e un prodigo con l’olio acconciano l’insalata.
316
Per condire l’insalata ci vuole un avaro per l’aceto, un giusto per il sale, un prodigo per l’olio e uno strambo per rivoltarla.
Per condire l’insalata vola col sale, canta coll’olio, fuggi coll’aceto. Appena uno svolazzo di sale, fai gorgogliare l’ampolla con l’olio e passaci appena sopra con l’aceto. 317
Insalata ben lavata, ben salata, poco aceto, ben oliata, quattro bocconi alla disperata. Come i precedenti. Anche qui l’ultimo membro indica che non viene mangiata di gran gusto, ma in poca quantita` come accompagnamento ad altri cibi sostanziosi. 318
Insalata ben salata, poco aceto, ben oliata e un mezzo piccioncino. Ma alla fine c’e` un consiglio scherzoso perche´ acquisti piu` sapore. 319
INSEGNA
Una buona insalata e` l’inizio d’una cattiva cena. Perlomeno fa poco sperare, anche se qualcuno sostiene che e` l’inizio ideale. 321
L’insalata col vino toglie al medico un quattrino. Si crede che bere vino sopra l’insalata faciliti la digestione. 322
323 L’insalata non fa collottola. L’insalata e` buona, fresca, ma non ha sostanza, non fa carne, non da` forza per lavorare. E` la risposta a chi magnifica erbaggi e verdure, come quel prete che diceva ai contadini: – Voi fortunati avete le vostre erbine, le vostre insalatine, le patatine, una bella polentina, una cipollina novella e acqua fresca quanta ne volete... e noi, poveri preti, una gallina cotta nell’acqua, a volte un costola di vacca arrosticchiata sui carboni, vino piu` vecchio che novo, a volte un piatto di maccheronacci strascicati in quel sugo grasso... e contentassi, che ’un venga peggio. Far collottola, nel linguaggio familiare toscano significa ‘‘ingrassare’’.
Insalata: bocca unta e pancia tribolata. Con l’insalata ci si unge la bocca come con l’arrosto, ma si e` mangiato poco o nulla e rimane la fame. 324
325 L’insalata piu ` si taglia e piu` cresce. L’insalata via via che viene tagliata, ricresce piu` tenera e quindi va tagliata spesso in modo che si rinnovi e non diventi dura. Di uso metaforico, per di cose che devono rinnovarsi, avvicendarsi, come i soldi che vanno investiti se si vogliono avere altre opportunita` di guadagno.
Quando l’orto da` l’insalata la tavola da` l’uovo sodo. Le uova sode sono tradizionali per Pasqua e l’insalata migliore e` quella appunto di primavera. 326
Un’occhiata all’insalata e un boccone d’arrosto. Consiglio a chi mangia: ammirare l’insalata e mangiare l’arrosto. Il detto rispecchia i tempi in cui l’appetito era sempre forte e gli erbaggi esercitavano poche attrattive. 327
L’insalata non e` bella se vi manca la pimpinella [salvastrella]. La pimpinella, conosciuta anche conosciuta col nome di salvastrella, e` un’erba aromatica (Poterium sanguisorba) che cresce spontanea nei prati dove viene raccolta a primavera. Le foglie tenere delle cime vengono aggiunte alle insalate, per conferire un sapore leggermente asprigno e appetitoso. 320
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
INSEGNA 328
Dall’insegna si conosce l’osteria.
pag 807 - 04/07/2007
INSEGNARE
Dall’emblema, dall’aspetto esteriore si comprende la realta` interna. Si dice soprattutto di persone che mostrano a prima vista quello che sono, che fanno, che pensano. 329 Bella insegna, cattiva mercanzia. L’aspetto attraente, la confezione lussuosa spesso ingannano, nascondono realta` negative, merce scadente.
Le magagne non si dipingono sull’insegna. Le pecche, i difetti non si pongono in evidenza, non si dichiarano, anzi si nascondono e si minimizzano, in modo da rendere attraente quanto viene offerto all’altrui attenzione. 330
INSEGNARE Piu` che l’astratta teoria e` la pratica, l’esperienza quotidiana che insegna. f Vedi Ieri. 331 Quello che nuoce insegna. Il male, il dolore fa ricordare una verita` che non si dimentica facilmente. Vedi anche Danno fa senno [D 72]; Il dolore e` un gran maestro [D 713]. 332 Gli anni insegnano meglio dei libri. E` attraverso l’esperienza che si apprendono le conoscenze piu` utili. 333 Col fare s’insegna meglio che col dire. Mostrare praticamente come si fa una cosa, come si esegue un lavoro e` piu` efficace che spiegarla a lungo in teoria. In senso morale: l’esempio e` piu` efficace dei consigli. Vedi anche Le parole convincono, gli esempi spingono [P 575]; Un buon esempio vale due prediche [E 164].
Chi vuole insegnar tutto non insegna nulla. E` necessario circoscrivere il campo della materia da insegnare. Se uno pretende d’insegnare tutto quello di cui parla, si perde in digressioni e divagazioni. 334
335 I matti se le insegnano. Amano imitarsi: qualunque sciocchezza uno faccia l’altro la ripete. 336
744
.
Il comprare insegna a vendere, guadagnare insegna a spendere, ricevere insegna a dare e fare insegna a fare.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Chi acquista capisce quanto vale una merce, come si puo` valorizzare, come invogliare il cliente, nasconderne i difetti e impara, anche a sue spese, i segreti della vendita; il lavoro, la fatica che porta al guadagno insegna il valore del denaro e come lo si debba spendere; il ricevere fa comprendere come si debba dare e gli effetti che produce; ma solo il fare una cosa insegna veramente a farla. Vedi anche Il comprare insegna a vendere [C 1951]. 337 Mangiare insegna a bere. Mangiando viene naturale l’esigenza di bere e nel contempo il gusto delle pietanze sollecita la scelta delle bevande appropriate.
` inutile insegnare ai gatti a rampicare. 338 E Non ha senso pretendere d’insegnare le cose a chi e` nato per farle, a chi le sa fare molto meglio di noi. C’e` anche chi vuole insegnare a nuotare ai pesci. Di chi presume di avere da insegnare proprio a tutti. 339
340
C’e` anche chi pretende d’insegnare al padre come si fanno i figli.
Non insegnare al babbo come nascono i bambini. In molti dialetti esistono varianti di identica struttura e significato ma decisamente piu` scurrili. 341
342
Non insegnare la messa al prete.
343
Non insegnare alla lepre a correre.
Chi insegna agli altri impara per se´. Dover insegnare costringe a razionalizzare le nostre conoscenze e a chiarirle perfettamente a noi stessi. L’insegnamento circola anche in latino nella forma, probabilmente medievale: 344
345 Docendo discitur. ‘‘Insegnando si impara’’. Puo` risalire a una tradizione gnomica, se non anche filosofica, antica, visto che in Seneca, Lettere a Lucilio 7.8 si afferma Homines dum docent discunt ‘‘Gli uomini, mentre insegnano, imparano’’, e in diversi autori e` sfruttata l’allitterazione fra discere ‘‘imparare’’ e docere ‘‘insegnare’’ per esprimere la condizione che, nel rapporto maestro-discepolo, porta ad un fruttuoso scambio di esperienze intellettuali. Ne circola come proverbio anche la traduzione: 346
Insegnando s’impara.
pag 808 - 04/07/2007
745
.
Colui che insegna e` costretto a oggettivare praticamente nelle parole cio` che deve rendere chiaro agli altri e a sperimentare, con prove e obiezioni, la verita` di quanto asserisce e, di conseguenza, arricchisce continuamente anche se stesso. 347
Chi ad altri insegna se stesso ammaestra.
348 Non la sa bene chi non la sa insegnare. Se uno non riesce ad insegnare una cosa agli altri, vuol dire che c’e` qualche parte dell’argomento che gli e` rimasta oscura, o non ha ben compreso.
Non so fare, ma so insegnare. Contraddice, ma solo apparentemente o parzialmente quanto affermano i precedenti detti. Anche chi non riesce ad eseguire praticamente una cosa puo` avere idea come debba essere ben fatta e insegnare a chi ha doti, manualita`, come raggiungere l’esecuzione opportuna. 349
INSULTARE f Vedi Ingiuria, Insulto, Offendere, Offesa. 350 Insultando si dice la verita`. Cadono i freni inibitori e si manifesta quello che uno pensa veramente della persona che ha di fronte: il gioco della convenzione sociale non funziona piu`. Su altri modi di conoscere la verita` da chi non ha autocontrollo vedi anche La verita` la dicono i bambini e gli ubriachi [V 538]; Se vuoi la verita`, chiedila al piu` piccolo di casa [V 543]; La verita` sta sulla bocca dei pazzi e dei fanciulli [V 537]. 351 Chi insulta ha torto. In una discussione passare all’insulto denuncia l’incapacita` di reggere la contesa su un piano logico, di far affidamento sulla persuasione: venendo meno gli argomenti ragionevoli e del buon senso, si usano quelli irrazionali dell’offesa e dell’intimidazione.
INTEMPERANZA
Nella vita matrimoniale le baruffe tra marito e moglie sono fiorite d’ingiurie; sulle lapidi delle tombe si leggono solo parole di elogio e di lode. INTELLETTO I proverbi danno per lo piu` un significato pratico alla parola: la capacita` d’intendere e di riflettere per giudicare, scegliere e governarsi nella vita. f Vedi Cervello, Senno. 354 L’intelletto non vien prima degli anni. La capacita` d’intendere si sviluppa nell’eta` adulta: nei primi anni non ce n’e` molta, ed e` accecata dalle passioni. Vedi anche Il senno non vien prima degli anni [S 1005]. 355
L’intelletto e` figlio degli anni.
356
L’intelletto cresce con la barba.
Quel che l’intelletto non comprende il cuore non ammira. Quello che risulta incomprensibile non trova neppure il coinvolgimento dei sentimenti. Cio` che non si capisce non si ama. 357
358 Corto intelletto, rapido consiglio. Chi capisce poco decide presto, perche´ non coglie i molteplici aspetti e le implicazioni dei problemi, gli sfugge la complessita` dei fenomeni.
L’ubriaco cerca l’intelletto dove lo perde. Di solito continua a cercarlo in fondo ai fiaschi, nel vino, nell’ubriachezza. 359
360 L’intelletto non sta sempre in casa. Il senno, la capacita` di raziocinio e di buon senso a volte sembrano venir meno e lasciano che la persona commetta qualche sciocchezza. Si danno diversi nomi a questi momenti di smarrimento: mezzora del coglione, quarto d’ora del bischero.
INSULTO f Vedi Ingiuria, Insultare, Offendere, Offesa.
INTEMPERANZA L’intemperanza e` l’abuso di una cosa oltre la misura ragionevole, il limite giusto e opportuno.
352 Meglio un insulto che una bastonata. L’ingiuria verbale puo` essere scusata e perdonata, non cosı` il danno fisico che si ricorda per sempre.
361 L’intemperanza e` la banca dei medici. Molte sono infatti le malattie causate dall’abuso di cibo, alcool, ecc., che danno lavoro e guadagno ai medici.
353
Chi ama gl’insulti prenda moglie e chi ama le lodi vada al camposanto.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
362
All’intemperanza non manca il pentimento.
pag 809 - 04/07/2007
INTENDERE
746
.
Soprattutto a causa dei disturbi che essa genera. INTENDERE Nel significato di volere ascoltare e comprendere correttamente. f Vedi Capire. 363 Chi ben intende bene risponde. Chi capisce bene risponde a tono.
Chi male intende peggio risponde. Chi fraintende da` una risposta sbagliata, inopportuna o risentita perche´ si crede provocato o pensa che lo si voglia deridere o raggirare. 364
embrione si trova in Plauto (Persa 729) e in Terenzio (Phormio 541) Dictum sapienti sat est ‘‘Una parola basta a chi capisce’’, il che ne testimonia l’uso proverbiale antico. In questo caso intenditore e` colui che intende, capisce immediatamente le cose. Vedi anche, correlati, Non c’e` peggior sordo di chi non vuol sentire [S 1659]; Chi ha orecchie per intendere intenda [O 456]. 372 Intelligenti pauca. ‘‘Per chi capisce poche parole’’. Equivalente latino del precedente, di origine verisimilmente medievale, tuttora ripetuto.
366 Ti odo ma non t’intendo. Sento quello che dici, ma non lo condivido (o comunque sono molto perplesso).
Il buon intenditore s’ammaestra con l’altrui errore. Chi e` accorto, comprende e ragiona, fa tesoro degli errori altrui in modo da evitare di commetterli per proprio conto. Vedi anche All’altrui danno e` bello imparare [D 78]; Fortunato e` chi non impara a sue spese [F 1258]; Il garzone del barbiere impara a radere alla barba dei pazzi [G 202].
Chi non intende di prima voce segno che il discorso non gli piace. Quando uno sembra non capire quello che gli viene detto e, pur essendo cosa chiara, se la fa ripetere, e` segno che si toccano argomenti che non e` disposto a discutere.
INTENZIONE Il proposito, la ferma volonta` di agire in un determinato modo e` cio` che qualifica le azioni che ne scaturiscono. f Vedi Inferno.
A chi ha voglia d’intendere basta mezza parola. Non importa neppure finire la frase che ha gia` compreso perfettamente tutto.
374 L’intenzione fa la colpa. E` l’intenzione che qualifica l’azione, non il risultato dell’azione stessa, come esplicita il proverbio seguente:
369 Prima intendi e poi fai. Prima di passare all’azione, all’attuazione pratica di un proposito, devi capire esattamente e senza equivoci di che cosa si tratta, quali sono i compiti che dovrai svolgere, quali i pericoli e le difficolta`.
La buona intenzione fa perdonare la cattiva azione. L’azione fatta con retta intenzione, anche se coronata da effetti disastrosi, puo` essere perdonata, in quanto il danno arrecato non era voluto.
370 Prima intendi e poi parla. Prima comprendi quello di cui si parla, il senso del discorso, il nocciolo del problema, e poi dı` quello che hai da dire.
376 Basta l’intenzione. Il valore di un gesto si misura dall’intenzione con la quale e` stato fatto, piu` che dalle forme o dai risultati. Vedi anche Messa pagata in cielo arrivata [M 1326].
INTENDITORE
377 Basta il pensiero. Per analogia. In particolare con riferimento a un dono modesto che vale solo come segno d’affetto, di ricordo.
365 Tanto e` non intendere che esser sordo. Non capire le cose e` come non sentirle. Vedi anche Non c’e` peggior sordo di chi non vuol sentire [S 1659].
367
368
371 A buon intenditor poche parole. Rientra nel gruppo dei proverbi di massima diffusione e vitalita`. La persona che si ritrova in cio` che viene detto, non ha bisogno di ulteriori spiegazioni. Si dice quando non si ha voglia di tornare sull’argomento, con tono di minaccia o con accenno di intesa. Il detto in
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
373
375
378 Basta la mossa. Per analogia. Soprattutto in senso negativo, quando dai primi approcci si rivela il malanimo.
pag 810 - 04/07/2007
747
.
INTERESSE1 Nel significato di tornaconto, avidita`, desiderio del proprio vantaggio. Dove comincia l’interesse finisce l’amicizia. In piu` sensi: non si puo` far valere l’amicizia laddove corrono interessi concreti di denaro, beni e vantaggi; quando cominciano contrasti pratici e di soldi le amicizie s’incrinano e si rompono.
INUTILE
Un tempo erano gli ebrei che prestavano a usura, e i loro interessi erano alti; i favori delle donne disoneste si rivelano sempre assai dispendiosi.
379
380 Gl’interessi guastano i parentati. Le questioni di soldi, beni, eredita`, spartizioni compromettono i rapporti familiari. Parentato e` variante rara di parentado ‘‘l’insieme dei parenti, parentela’’, oggi perlopiu` usato con sfumatura ironica, non presente pero` nel proverbio. 381 L’interesse e` figlio del demonio. Avidita` di guadagno, tornaconto, desiderio di lucro portano discordia, divisione, litigi. 382 Ognuno fa il suo [proprio] interesse. Assai diffuso: ognuno pensa agli affari propri, anche se magari a parole s’interessa dei problemi di tutti, si preoccupa di ogni questione, partecipa agli affanni del prossimo, quando si arriva al dunque si guarda bene da rimetterci un saldo per il bene altrui. Vedi anche Ognuno tira l’acqua al suo mulino [A 177]. 383 L’interesse gabba il predicatore. I predicatori un tempo venivano remunerati con la raccolta che veniva fatta in chiesa tra i fedeli, sistema detto a interesse, che creava un gioco complesso tra oratore e uditorio. Se vi era poca gente ad ascoltarlo, il predicatore usava il principio Poco popolo, poca predica; se al contrario la folla era numerosa, si dava da fare, ma non sempre il compenso eguagliava l’impegno. Gabbare, quindi, nel senso di ‘‘mettere a nudo, svelare’’.
INTERESSE2 Nel significato di percentuale, frutto dovuto per un capitale prestato. 384 Gl’interessi non dormono. La percentuale d’interesse sul capitale prestato corre ogni giorno e ogni notte: non prevede sospensione ne´ interruzione. 385
Interessi d’ebrei e baci di puttane costano cari.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
INUTILE f Vedi Utile. Cinque cose sono inutili e perdute: lanterna accesa a mezzo giorno, scienza per un ignorante, bella moglie per (un) marito cieco, tavola imbandita per (un) ammalato e pioggia nell’orto innaffiato. Accendere la lanterna nella luce meridiana e` superfluo; il sapere di una persona o di un libro non serve a un ignorante che non sa come utilizzarlo; il cieco non sa neppure come sia una donna bella; il malato non puo` mangiare; l’orto innaffiato lascia correre via l’acqua piovana. Vedi anche Son cinque le acque perdute: quella con la quale si lava la testa all’asino, quella con la quale si battezza... [I 387]. 386
Son cinque le acque perdute: quella con la quale si lava la testa all’asino, quella con la quale si battezza un ebreo, quella che si lascia al luogo comodo, quella che cade nel mare e quella sudata a insegnare a chi non capisce niente. Tali sarebbero le acque che scorrono inutilmente. Esistono varianti dialettali del proverbio che indicano altre acque: per es. quella che si offre in tavola a un prete o a un tedesco; l’acqua che si getta su un muro, ecc. Vedi anche Chi lava la testa all’asino perde il ranno e il sapone [A 1361]. Una di queste varianti e` riportata anche dal Pulci in una famosa ottava (Morgante maggiore 27.276): Sai che si dice cinque acque perdute; con che si lava all’asino la testa; l’altra e` una cosa che in fine pur pute; la terza e` quella che in mar piove e resta; dove gente tedesche son sedute a mensa, sempre anche perduta e` questa; la quinta e` quella ch’io mi perdei a battezzare marrani o giudei. 387
Chi e` inutile a se stesso non fa comodo a nessuno. Chi non riesce a prendersi cura di se´, non si ama, non vuole il proprio bene non sara` utile neppure per gli altri. 388
389
L’inutile spesso e` dannoso.
pag 811 - 04/07/2007
INVECCHIARE
Quello che risulta superfluo sovente non e` solo tale: porta anche danno, spese, fastidi. Quel che si getta oggi come inutile si cerca domani come necessario. Spesso si va a ricercare quello che avevamo giudicato superfluo e gettato via pensando che non potesse mai servire. 390
INVECCHIARE Quando l’uomo invecchia perde ogni virtu`: le gambe fan cilecca e i calzoni cadono giu` [e la bandiera non s’alza piu`]. Alcuni inconvenienti della vecchiaia. 391
392
748
.
Quando la donna invecchia perde ogni virtu`: le gambe fan cilecca e il chitarrino non canta piu`.
INVENZIONE ` facile migliorare l’invenzione. 393 E Il grande balzo avanti nella conoscenza e` compiuto grazie alla scoperta, apportarvi modifiche e miglioramenti non ha molto merito. Vedi anche Dopo il fatto ognuno e` savio [F 418]. Si dice anche in latino: Facile est inventis addere. ‘‘E` facile aggiungere a quello che e` gia` stato trovato’’. Massima mediolatina. 394
395 Da un’invenzione ne viene un’altra. Una scoperta porta facilmente a un’altra scoperta nello stesso campo, avendo aperto una strada che non era stata ancora battuta.
INVERNATA f Vedi Immacolata, Inverno, Vernata. L’invernata fa l’annata. L’andamento climatico invernale incide sullo sviluppo successivo della vegetazione. Per es., se il gelo non uccide i parassiti, questi distruggeranno i germogli, ecc. 396
397 La neve dell’inverno ingrassa la terra. Per analogia. Il riposo invernale sotto la coltre di neve rende piu` fertile il terreno. Vedi anche Sotto la neve pane [N 257]; Il freddo di gennaio empie il granaio [G 368]; Anno di neve, anno di bene [A 988]; Gennaio, freddo cane, salva il vino e salva il pane [G 374].
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
INVERNO Secondo i proverbi le stagioni sono in relazione l’una con l’altra ed e` importante che ciascuna manifesti le proprie caratteristiche climatiche per una buona annata agricola. Tuttavia in passato l’inverno era temuto: ci si difendeva piu` difficilmente dai rigori della stagione che poteva essere fatale per gli anziani. f Vedi Estate. 398 Cattivo inverno fa cattiva estate. Se le stagioni sono in relazione tra loro, a un inverno mite seguira` un’estate con tempo cattivo, ecc., per un criterio di equilibrio secondo il quale si ritenevano freddo e caldo quantita` date e in perfetta simmetria. 399
Se non fa l’inverno non fara` l’estate.
Se l’estate non estateggia l’inverno non inverneggia. Estateggia, inverneggia: neologismi che rafforzano la peculiarita` di queste stagioni (per forme affini, come febbraieggia, marzeggia, ecc. vedi Introduzione 13b). 400
401 Calda estate, freddo inverno. Un’estate calda fa prevedere un inverno molto freddo. 402
Forte estate, forte inverno.
403
Estate che brucia, inverno che pela.
Se l’inverno mangia la primavera, l’estate mangia l’autunno. Se il freddo si prolunga nella primavera, l’estate si prolunga nell’autunno. 404
D’inverno a letto o al fuoco. d’estate a spasso e al gioco. Se la vita invernale si svolge appartata nel chiuso della casa, la bella stagione con le lunghe giornate di sole invita a uscire e divertirsi. 405
D’inverno piove sempre e d’estate quando Dio la manda. D’inverno e` regola il cattivo tempo, mentre d’estate la pioggia e` rara e la si aspetta come un dono di Dio. 406
Arriva l’inverno, arriva l’inferno. La furia degli elementi trovava in passato minori difese da parte degli uomini, che soffrivano per il freddo nelle case, la neve, l’acqua e il gelo nelle strade e nei campi. In piu`, con scarsita` di generi alimentari, le malattie 407
pag 812 - 04/07/2007
749
.
mietevano numerose vittime tra i piu` deboli, ma non soltanto. Ecco perche´ l’inverno era stagione temuta e difficile da passare. 408
Freddo inverno quasi inferno.
Inverno dei vecchi l’inferno. Soprattutto gennaio e febbraio, erano i mesi nei quali vecchi e malati morivano piu` facilmente. Vedi anche Gennaio forte il vecchio teme la morte [G 403]. 409
INVERNO
bel tempo invernale, ne´ le tempeste estive, cosı` come le solenni promesse e perfino la coscienza di un frate. Sereno d’inverno e nuvolo d’estate duran quanto le serve ritornate. Con le domestiche che ritornano in casa dopo essersi licenziate non si ritrova piu` il rapporto di fiducia e familiarita` che si era precedentemente instaurato: e` cosa che dura poco. Per il termine di confronto vedi anche Ne´ minestra riscaldata ne´ serva ritornata [M 1536]. 420
Sereno d’inverno e culo di bambini sempre qualcosa viene giu`. Non manchera` qualche precipitazione. 421
410
L’inverno manda i vecchi al Padreterno.
L’inverno e` l’inferno dei vecchi e il purgatorio dei poveri. I poveri ne soffrono per scarsita` di vestiti e insufficienza degli alloggi. 411
412
L’inverno e` l’assassino dei vecchi e l’inferno dei poveretti.
413
L’inverno dirada i vecchi.
414
L’inverno e` il boia dei vecchi.
415
L’inverno porta le anime in cielo.
L’inverno vede fiorire il camposanto. Come i precedenti. Mentre campi e giardini sono senza fiori ed erba, il camposanto ne e` pieno per le tombe che vi compaiono ogni giorno. 416
D’inverno fumano anche gli stronzi. Chi ha modo di scaldarsi accende il fuoco. Un tempo si vedeva nelle giornate fredde alzarsi dappertutto pennacchi di fumo: dai camini della case, delle baracche, dai laboratori, dai campi dove i contadini bruciavano gli sterpi e i sarmenti per scaldarsi, dalle carbonaie, dai boschi dove i pastori e i boscaioli accendevano il fuoco. Nel freddo perfino il letame fuma. Per affinita` di immagine e struttura, ma con senso diverso, vedi D’estate ogni stronzo nuota [E 213]. 417
D’inverno e` cara la foglia e la neve a buon mercato. D’inverno gli animali trovano difficilmente da pascolare e il fieno costa caro, mentre di neve ce n’e` quanta si vuole. 418
Chiaro d’inverno e torbido d’estate: fede di uomo e coscienza d’abate. Sono cose che non hanno consistenza e durano poco. Non sono cose stabili dunque ne´ il 419
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
422 Le ggiornate d’inverno so’ mozzichi. Cosı` dicono a Roma, ma il detto e` ripetuto in questa forma anche fuori da tale area dialettale: i mozzichi sono i morsi, e sono immagini correnti quelle del freddo che morde o punge. 423 D’inverno tutti i venti portan acqua. Mentre d’estate alcuni venti portano la pioggia e altri il sereno e il caldo, d’inverno il vento si accompagna sempre all’acqua.
Dalla testa o dalla coda l’inverno ha da dire la sua. O all’inizio della stagione astronomica o alla fine freddo e maltempo arrivano comunque. 424
425
L’inverno se non e` da capo e` da coda.
426
L’inverno se non viene prima viene poi.
427
Presto o tardi l’inverno viene.
428
L’inverno [L’invernata] non lo [la] mangia [mangio`] mai il lupo.
429 L’inverno non resta in cielo. Vedi anche Ne´ caldo, ne´ gelo rimasero in cielo [C 150].
L’inverno e` quando fa freddo e non quando e` sul calendario. Lo schema dei calendari in cui si distribuiscono le stagioni con il caldo e il freddo e` una astrazione che ha una sua verita` generale, non scadenze precise, tanto meno ricorrenti. Il freddo puo` arrivare in anticipo o in ritardo. 430
431
L’inverno e` quando fa e non quando ha da venire [viene].
432 D’inverno c’e` una bocca in piu ` a tavola. Quando e` freddo l’organismo consuma piu` energie e si mangia di piu`. Nel bilancio familiare incide come se ci fosse un commensale in piu` fisso a tavola.
pag 813 - 04/07/2007
INVIDIA 433
750
.
L’inverno mangia per una bocca.
L’inverno viene per chi non ha panni. I veri guai sono quelli di coloro che non vi possono trovare rimedio.
442
L’invidia invecchia lentamente e non muore.
443
L’invidia muore con l’invidioso.
434
INVIDIA Per la dottrina cristiana e` il secondo dei peccati capitali, dopo la superbia. Nell’iconografia viene raffigurata come una donna vecchia con gli abiti color ruggine (in quanto corrode il ferro su cui sta); e` pallida, magra, scarmigliata, con serpi per capelli (i pensieri malevoli e velenosi), lo sguardo bieco (che getta il malocchio); ha una serpe arrotolata sul petto che le morde la mammella sinistra (avvelena il cuore), e un cane ai piedi, l’animale che guarda invidioso chi mangia. Dante ha dato un’immagine dell’invidiosa con Sapı`a, la quale alla battaglia di Colle Val d’Elsa (1269) godette della disfatta della parte avversa, pur assistendo alla rovina dei propri familiari (Purgatorio 13.109 sgg.). Nei proverbi, accanto al filone del biasimo integrale c’e` anche quello secondo cui dall’essere oggetto di invidia si misura lo stato di fortuna delle persone. f Vedi Invidiare, Invidiato, Invidioso, Rabbia. 435 L’invidia rode se stessa. L’invidia e` un sentimento che si rivolge anche contro la persona che lo prova: come una malattia toglie pace, salute e sonno, e anche quando ottiene soddisfazione non arreca nessun utile, nessun vantaggio. 436 Putredo ossium invidia. ‘‘Putredine delle ossa, l’invidia’’. Proverbio biblico(derivato da Proverbi, 14.30) ripreso con minime variazioni in diverse fonti medievali, per es. nello Pseudo-Beda (1112 c); la prima parte del versetto dice, in contrapposizione: Vita carnium, sanitas cordis ‘‘Vita di tutto il corpo, la sanita` dell’animo’’. 437
L’invidia se stessa lacera.
L’invidioso e` il carnefice di se stesso. Per analogia. 438
439 L’invidia non muore mai. Non riesce a trovar soddisfazione e si perpetua. 440
Tutto muore fuorche´ l’invidia.
441
Astio ed invidia non moriron mai.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
L’uomo tristo e` consumato dall’invidia come il ferro dalla ruggine. L’invidia corrode l’animo di chi la prova come la ruggine corrode il ferro. 444
L’invidia e` serva, l’ingratitudine e` padrona. L’invidia nasce da un senso d’inferiorita` , mentre l’ingratitudine e` tipica dei ricchi e dei potenti. 445
Ne´ fiamma senza fumo, ne´ virtu` senza invidia. Come la fiamma non puo` ardere senza produrre fumo, cosı` i pregi, i meriti e la gloria che ne deriva provocano invidia. Vedi anche Chi non ebbe invidiosi non ebbe fortuna [I 488]. 446
447
L’invidia segue la virtu`.
L’invidia e` legata al carro della gloria. Si dice anche in latino: 448
449 Invidia gloriae comes. ‘‘L’invidia e` compagna della gloria’’. Massima tratta da Cornelio Nepote (Vite, 12.3.3). Cosı` anche Sallustio (De coniuratione Catilinae 6.3): Invidia ex opulentia orta est ‘‘Dall’opulenza nacque l’invidi’’. Il Metastasio svolge su questo tema tutta la prima parte del dramma La morte d’Abele, descrivendo Caino vittima dell’invidia causata dalla gloria che procura al fratello la sua virtu`: ‘‘O di superbia figlia, / d’ogni vizio radice, / nemica di te stessa, Invidia rea, / tu gli animi consumi, come ruggine il ferro; / tu l’edera somigli, distruggendo i sostegni a cui t’appigli’’ (Coro finale del I atto). 450
L’invidia accompagna la gloria.
Piu` frutti ha l’albero, piu` vermi vi salgono. Per analogia. 451
452 La miseria non ha invidia. Solo la condizione d’indigenza, la vita oscura e appartata, la sfortuna mettono al riparo dall’invidia.
Uomo non invidiato non e` uomo fortunato. Per analogia. 453
454
Casa non invidiata o povera o malata.
pag 814 - 04/07/2007
751
.
Per analogia. L’invidia adora la mediocrita`. L’invidioso si trova bene solo con chi puo` considerare inferiore. Quindi ama stare con il mediocre, che, mettendosi al di sotto di lui, fa da pubblico e asseconda la sua vanita` 455
456 L’invidia sta tra i pari. L’invidia nasce tra persone dello stesso rango, dello stesso ambito sociale, o che si ritengono tali; non puo` esserci quando le differenze sono troppo evidenti. 457 La vanita` allatta l’invidia. L’orgoglio, il sopravvalutare il proprio valore generano invidia per chi ha successo. Il desiderio di essere ammirati, di valere piu` degli altri porta al rancore verso chi queste cose le consegue.
Peggio dell’amico l’invidia che del nemico l’insidia. Le insidie del nemico sono prevedibili mentre le reazioni dell’amico invidioso sono segrete e subdole e possono arrivare a effetti che le trame dell’avversario non raggiungono. 458
459
Meglio l’invidia del nemico che quella dell’amico.
Non tanto il fuoco cuoce quanto l’invidia nuoce. Distrugge il proprio oggetto con denigrazioni, calunnie, azioni malvagie e piu` forte del fuoco gli fa terra bruciata intorno. 460
L’invidia e` come la gramigna: in ogni terra alligna. Alberga in ogni animo, nasce per qualunque questione, anche la piu` futile. Non vi e` animo nobile che possa ritenersi immune dalla minaccia di provare invidia. 461
462
L’invidia cresce su ogni terreno.
Se l’invidia fosse rogna tutti si gratterebbero. Da confrontare per struttura e per affinita` di ambito Se l’odio fosse rogna appesterebbe il mondo [O 134]. 463
464
Se l’invidia fosse cacarella ognun si cacherebbe le budella.
465
Se l’invidia fosse febbre tutto il mondo ce l’avrebbe.
466
Se l’invidia fosse pane nessuno morrebbe di fame.
467
Il mondo e` fatto di gente verde.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
INVIDIARE
Per analogia. Il verde e` il colore delle bile, e quindi dell’invidioso macilento con la faccia pallida. 468 D’invidia si vive. L’invidia puo` essere un male coltivato e aumentato sı` da diventare lo scopo stesso della vita. 469 D’invidia si muore. Pare il contrario del precedente ma non lo e`: diventando lo scopo principale dell’esistenza distrugge ogni altro sentimento e ogni ragione di vita. 470 Chi invidia crepa. Si dice appunto crepare d’invidia. 471 Chi d’invidia campa disperato muore. Puo` accadere sia che la ragione dell’invidia scompaia, sia che l’invidioso debba morire di rabbia, vedendo l’invidiato sempre piu` nella fortuna e nella prosperita`.
Senza invidia, disse l’asino quando vide scannare il porco. L’aveva invidiato perche´, mentre lui lavorava, il porco non faceva nulla, mangiava e beveva. Si dice quando uno fa la fine che si merita, dopo aver fatto del male o esserselo procurato con le proprie mani. 472
INVIDIARE f Vedi Amore, Fortuna, Gloria, Invidia, Invidioso. 473 Invidiare e` lavoro da disperati. Rende meschina l’esistenza, infelice la persona e chi le sta accanto, grigia la vita e senza gioia. 474 Vacca invidiata campo` cent’anni. Essere oggetto d’invidia pare avere effetti benefici, apportando prosperita`, fecondita` e salute, quasi una beffa per chi augura e s’aspetta il contrario (vedi Chi aspetta eredita` campa di stenti [E 109]; Chi aspetta la morte altrui tira una lunga fune [F 1599]; Morte desiderata cent’anni per la casa [M 2047]). Il proverbio nasce dal timore opposto: che l’invidioso possa influire negativamente, gettare il malocchio su cio` che invidia; da qui l’uso di coprire agli sguardi i bambini in culla che potrebbero essere invidiati da chi non li ha. 475
Meglio invidiati [invidiato] che compatiti [compatito].
pag 815 - 04/07/2007
INVIDIOSO
Meglio esser dotati di cio` che suscita invidia (ricchezza, potere, bellezza, fortuna, salute), che trovarsi ad avere quello che genera compassione (miseria, sconforto, sfortuna, malattie). 476
752
.
E meglio fare invidia che pieta`.
L’invidioso ha del geloso. L’invidia condivide con la gelosia molti atteggiamenti: non e` mai sicura di se´, sospetta, si rode in se stessa, e` pronta a fare cose indegne per conseguire i propri fini. 485
486
INVIDIOSO Molti proverbi sottolineano che chi e` preda dell’invidia e` in realta` vittima di se stesso. f Vedi Invidia. Se Dio non perdonera` agl’invidiosi, alle puttane e ai ladri restera` vuoto il Paradiso. Secondo il proverbio sono i peccati piu` diffusi. 477
L’invidioso si rode e l’invidiato gode. La rabbia dell’invidioso aumenta la soddisfazione dell’invidiato (che non si dimostra molto migliore di lui). 478
479
Pane invidiato con gusto mangiato.
L’invidiato mangia pane e l’invidioso muore di fame. L’invidia fa aumentare il desiderio per cio` che non si possiede.
L’invidioso e` sospettoso.
Dall’invidioso guardati come dal tignoso. Stanne lontano perche´ inevitabilmente ti procurera` danno. La tigna (vedi la voce) e` un’affezione contagiosa del cuoio capelluto, un tempo piuttosto diffusa. 487
Chi non ebbe invidiosi non ebbe fortuna. Sono gli accessori spiacevoli ma inevitabili di una vita fortunata, ricca di successi. Vedi anche L’invidia e` legata al carro della gloria [I 448]; Non fu gloria senza invidia [G 875]. 488
Chi ha invidiosi ha pane e chi non n’ha ha fame. Chi e` invidiato ha anche di che essere invidiato: successo e ricchezza. 489
480
La gioia degli altri e` il cruccio dell’invidioso. La felicita`, il valore, il successo degli altri costituiscono il rovello dell’uomo che prova invidia. 481
482 Muoiono gl’invidiosi ma non l’invidia. Gli invidiosi passano ma ne sopraggiungono sempre di nuovi, sembra che la disposizione a dolersi del bene altrui faccia parte della natura umana. Vedi anche L’invidia non muore mai [I 439]; e solo apparentemente contrario L’invidia muore con l’invidioso [I 443].
INVITARE Chi va e non e` invitato torna a casa presto e scornato. Chi si presenta in un luogo, in una compagnia, a una festa senza aver ricevuto un esplicito invito si mette nella condizione di essere rifiutato e umiliato. Vedi anche Chi va alla festa e non e` invitato torna a casa sconsolato [F 642]; Chi va dove non e` chiamato come un asino e` trattato [C 1401]; Chi va a nozze senza invito torna a casa schernito [N 540]; di significato vicino anche Non si puo` andare in Paradiso a dispetto dei Santi [P 396]. 490
491
Chi va al ballo e non e` invitato torna a casa e non ha ballato.
Chi va al pranzo senza invito e` malvisto e mal servito. Per analogia. 492
L’invidioso fa indigestione di quello che vede mangiare agli altri. Paradosso che indica come l’invidioso si pasce proprio di quello che lui non ha. 483
I campanili si misurano dall’ombra e gli uomini dagl’invidiosi. Come l’altezza di un campanile si misura, con un’operazione trigonometrica, dall’ombra che proietta, cosı` il valore di un uomo e` in diretto rapporto con l’invidia che suscita. 484
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
493
Chi va alla festa e non e` invitato ben gli sta se n’e` scacciato.
Chi va a festa senza invito se ne resta senza sedia. Per analogia. 494
495
Chi non e` invitato se ne stia dietro la porta.
pag 816 - 04/07/2007
753 496
.
Dove sei invitato vacci pregato, dove non lo sarai meglio se non ci vai.
IRA
L’ira non si sa contenere e induce a pronunciare parole di cui dovremo pentirci. A segno per ‘‘entro il limite prestabilito’’ e` locuzione avverbiale di uso raro e antiquato. Amor non ha ragione e ira non ha consiglio. L’amore non ascolta la logica, il buon senso, le considerazioni di opportunita` e l’ira non ascolta gli inviti alla calma, alla moderazione, alla riflessione. 501
IPOCONDRIA L’ipocondria e` una forma di nevrosi ansiosa caratterizzata dalla costante apprensione per la propria salute, che sopravvaluta sintomi inconsistenti e si crea malattie immaginarie. Ecco il rimedio per l’ipocondria: mangiare e bere in buona compagnia. I rimedi migliori per la preoccupazione, la depressione e la malinconia sono stare in lieta compagnia intorno a una tavola ben imbandita. 497
Ipocondria, la piu` trista malattia. In quanto non ha medicine specifiche, essendo un misto di fatti fisici e psichici. 498
IRA L’impeto di sdegno che ci spinge a reazioni violente, per lo piu` non giustificabili e di cui dovremo pentirci. Per la dottrina cristiana e` il terzo dei sette peccati capitali. f Vedi Collera, Furia, Rabbia. L’ira turba la mente e acceca la ragione. L’ira e` il momento in cui l’uomo perde il controllo di se´. Si dice che un irato esce fuori dai gangheri, da` di fuori, esce di se´, vale a dire che agisce senza piu` la guida della riflessione. La lingua latina ha un simile concetto condensato nell’espressione oraziana (Epistole 2.2.62): Ira furor brevis est ‘‘L’ira e` una breve follia’’. Questa espressione mostra un uomo per breve tempo del tutto alienato, completamente privo di controllo. Il proverbio italiano prende in considerazione forse un tempo piu` lungo, nel quale l’iracondo, privo della guida della razionalita` e con la mente alterata, agisce sconsideratamente, magari a freddo e con altre facolta` intatte, pur agendo sconsideratamente. Petrarca pare cogliere questa differenza, traducendo l’espressione oraziana con furore, ma considerando che l’ira puo` essere anche lunga: ‘‘Ira e` breve furore, e chi nol frena / e` furor lungo che ’l suo possessore / spesso a vergogna e talor mena a morte’’ (Canzoniere 232.12). 499
500
L’ira non sa tener la lingua a segno.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
502 L’ira da` cattivi consigli. Suggerisce parole e azioni sconsiderate, offensive, violente, che vanno ben al di la` delle intenzioni di chi le pronuncia. 503
L’ira e` la peggiore consigliera.
Ira forte, ira breve. L’ira quando e` violenta e si sfoga in eccessi e` anche di minore durata e si calma rapidamente; peggiore e` invece l’ira sorda, che non si manifesta e lavora a lungo segretamente e si trasforma in vero odio e risentimento. 504
Chi tosto s’adira, tosto si placa. Chi e` facile allo sdegno e` facile alla riconciliazione. 505
Tosto scaldato, tosto raffreddato. Per analogia. 506
507 Torrente furioso tosto rischiara. Per analogia. In latino si ha un’espressione equivalente ch esi riferisce al ribollire delle acque Cito turgens spuma dilabitur ‘‘La schiuma gonfia presto si dissolve’’, tratta da un passo di Girolamo (Epistole 66.9).
L’ira e la fretta non fanno nulla di buono. Ambedue spingono alla precipitazione e all’agire sconsideratamente. Vedi La fretta corre alla rovina [F 1404]; Al frettoloso non mancano malanni [F 1439]. 508
509 L’ira fa i figli ciechi. Non sa quello che fa, non prevede l’effetto che avranno i propri atti e le proprie parole. 510 L’ira placata non sana le offese. Rimangono le ferite insanabili che ha provocato offendendo, facendo danni spesso irrimediabili. 511
La fine dell’ira e` il pentimento.
pag 817 - 04/07/2007
IRATO
754
.
E` il rammarico per essersi lasciati prendere dalla forza della passione e avere fatto quello che non si sarebbe mai voluto fare. 512
L’ira e` sempre inseguita dal pentimento.
513
Chi s’abbandona all’ira prenota il rimorso.
Luogo tra il reale e l’immaginario che si indica nelle risposte ironiche, evasive, reticenti. ‘‘Dove vai in vacanze?... Dov’e` il tale?... Dove mi porti?...’’, possono ricevere appunto questa risposta. Fischiare ha valore prevalentemente metaforico, come si evince dal seguente proverbio:
514 Ira di fratelli, ira di diavoli. Niente raggiunge la violenza dei risentimenti fraterni, forse perche´ spesso hanno origine in sopite e represse ruggini infantili. Vedi anche Fratelli / flagelli [F 1369]; Parenti serpenti, cugini assassini, fratelli coltelli [P 417]; Non e` peggior lite che tra sangue e sangue [L 796].
A Giava, dove si balla, si canta e si chiava. Per analogia. La remota isola orientale e` ancora piu` evocativa di piaceri proibiti.
Oltre il rogo non vive ira nemica. Dopo la morte deve tacere ogni risentimento. Verso di Vincenzo Monti, divenuto proverbiale (In morte di Ugo di Bassville, 1.49).
In Italia troppe feste, troppe teste, troppe tempeste. Il Italia ci sono continuamente feste (c’erano un tempo, poi furono eliminate a cominciare dalle riforme settecentesche); troppa gente individualista, che vuol fare di testa sua e non si adegua alle leggi; troppe sommosse e disordini.
515
IRATO Anima irata, bocca serrata. L’ira, anche se trattenuta, traspare nel volto soprattutto dalle labbra serrate. Ma si puo` intendere anche, e forse meglio, come consiglio: se sei assalito dall’ira, cerca di non parlare, perche´ travolto dall’impeto di questa passione, puoi dire cose che non avresti mai voluto dire e averne poi pentimento, che non servira` pero` a rimediare il guasto provocato. In effetti, a chi e` arrabbiato si consiglia spesso di contare fino a trenta o piu` prima di parlare. 516
IRENE Fra le diverse sante con questo nome, quella che trova spazio nei proverbi e` quella che si festeggia il 18 di settembre insieme a santa Sofia. Per sant’Irene tortora va e tordo viene. Verso la fine di settembre la tortora migra nelle regioni piu` calde per poi tornare a primavera; il tordo invece scende dai paesi nordici, dove ha nidificato, per sostare alle nostre latitudini in autunno e inverno o passare verso sud. 517
ISCHIA La bell’isola del golfo di Napoli ha qui una presenza piu` linguistica che reale. 518
All’isola d’Ischia, dove si balla, si canta e si fischia.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
519
ITALIA 520
Non conosce l’Italia e non la stima chi provato non ha la Spagna prima. Per apprezzare l’Italia bisogna avere provato la Spagna, dove gli stessi difetti degli italiani sono presenti in misura maggiore. L’Italia ha avuto circa due secoli di dominio spagnolo. Proverbio costruito sullo schema di Non conosce la pace e non la stima chi provata non ha la guerra prima [P 2]. 521
522 L’Italia e` un paradiso abitato da demoni. La bellezza dell’Italia la renderebbe un paradiso se non fosse abitata da gente piena di difetti. E` cosa che si dice di molti paesi e localita`, sia in Italia che all’estero.
ITALIANO Sia gli abitanti che la loro lingua. f Vedi Fiorentino, Inglese. 523 Dove beve tedesco non beve italiano. Non condividono gli stessi gusti, non legano molto tra loro. Ma e` possibile anche un secondo significato: il tedesco beve cosı` tanto che non ne resta ad altri.
Devozione d’italiani, galanteria di svizzeri e cucina di tedeschi valgon meno che nulla. Gli italiani nascondono dietro l’ossequio alle forme molto scetticismo o anche slealta`; gli 524
pag 818 - 04/07/2007
755 svizzeri, freddi e senza fantasia, non sono grandi corteggiatori; i tedeschi piu` che cucinare intrugliano (almeno per il gusto un tempo dominante in Italia). Fra tre italiani due sono ecclesiastici, fra tre tedeschi due sono soldati, fra tre francesi due sono cuochi e fra tre spagnoli due sono spacconi. La predilezione degli italiani e` verso la carriera ecclesiastica; quella dei tedeschi verso la vita militare; i francesi amano le raffinatezze culinarie e gli spagnoli sono millantatori e si vantano esageratamente. 525
L’italiano e` una volpe, il tedesco un orso e l’inglese e` un leone. L’italiano e` qualificato dalla fama di uomini come Machiavelli, dalle diplomazie, dagli intrighi medievali e rinascimentali; l’orso e` un simbolo frequente dei tedeschi, come il leone compare nell’araldica inglese. 526
L’italiano e` saggio prima di fare una cosa, il tedesco quando la fa, il francese quando l’ha fatta. L’italiano ha molta capacita` critica nel progettare una cose a e prevederne i vari sviluppi; il tedesco e` attento nell’eseguirla; il francese e` abile nel magnificarla, valorizzarla, farsene vanto. Simile al proverbio che prende in considerazione i popoli italiani, vedi anche Fiorentini innanzi al fatto, veneziani sul fatto, senesi dopo il fatto, tedeschi alla stalla, francesi alla cucina, spagnoli alla camera, italiani a ogni cosa [F 969]. 527
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
ITALIANO
Gl’italiani cantano, i tedeschi urlano, e i francesi gorgheggiano. Indica i tre modi di parlare di questi popoli: l’italiano e` melodioso, il tedesco e` duro e gutturale, il francese pare un cinguettı`o. 528
Gli italiani piangono, gli alemanni gridano, i francesi cantano. Altra forma del proverbio precedente che da` pressappoco gli stessi giudizi sulle tre lingue. E` nota l’affermazione di Carlo V, che conosceva piu` lingue: ‘‘Ho imparato il francese per parlare con le donne; lo spagnolo per parlare con Dio; l’italiano per parlare con gli angeli; l’inglese per parlare con gli uccelli e il tedesco coi cavalli’’ (F. Palazzi, Enciclopedia degli aneddoti, I, p. 486). 529
Il demonio sedusse Eva in italiano, Eva convinse Adamo in francese, Dio li rimprovero` in tedesco, Adamo rispose in arabo e l’angelo li caccio` in russo. Indica le caratteristiche delle varie lingue: l’italiano e` la lingua della poesia amorosa e della seduzione; il francese e` quella della diplomazia, della persuasione; il tedesco e` quella del rimprovero, degli ordini, delle ingiunzioni; l’arabo e` per noi il simbolo della lingua incomprensibile e il russo e` la lingua della violenza, delle cattive maniere. 530
pag 819 - 04/07/2007
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 820 - 04/07/2007
L L Quattro L han rovinato i miei paesi: lotto, lusso, lussuria e lorenesi. Espressione dello scontento per la lenta decadenza della Toscana. I Lorenesi, succeduti ai Medici, si fecero paladini di riforme illuministiche e di innovazioni non sempre capite e gradite dal popolo. Il proverbio, ancora ricordato in Toscana in questa forma, ha una formulazione posteriore all’avvento degli Asburgo Lorena sul trono del Granducato di Toscana, subentrati ai Medici dopo la morte di Giangastone, morto senza eredi nel 1737. 1
LABBRA La fisiognomica delle labbra e per sineddoche le parole che esprimono. Labbra senza colore cuore cattivo o traditore. Le labbra esangui sarebbero indizio di animo malvagio e infido. 2
Labbra sottili, faccia falsa. Sono ritenute nella fisiognomica classica segno di animo doppio e di persona mentitrice. 3
4 Le labbra sono puttane. Sono false e inaffidabili perche´ esprimono sentimenti che non provano. 5 Le labbra sono la difesa del saggio. La parola, il ragionamento sono il mezzo della persuasione con cui il saggio combatte e si difende.
LACCIO 6 Ogni laccio prende il lupo e il cane. L’insidia posta per punire o difendersi da un malvagio, colpisce con la stessa efficienza anche l’onesto che vi cade. Cio` che e` destinato a nuocere, danneggia tutti, cattivi e buoni.
Chi ha tanti lacci tende anche il suo. Chi pone delle insidie, dei tranelli in numero eccessivo finisce per non ricordarsi di dove o 7
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
come li abbia messi, per cui facilmente cade in uno dei suoi stessi inganni. Vedi anche Chi cerca d’ingannar resta ingannato [I 209]; Chi scava agli altri la fossa finisce per caderci [F 1280]. 8 Piu ` uno tira il laccio e piu` s’impicca. Cercare di liberarsi con la forza da un legame, un vincolo forte spesso aggrava la situazione invece di alleviarla.
LACRIMA Oltre alle lacrime femminili usate per ottenere qualcosa, i proverbi considerano il pianto una manifestazione solo esteriore di un dolore non profondamente sentito. f Vedi Amore, Cipolla, Coccodrillo, Conforto, Donna, Fazzoletto, Fumo, Maddalena, Piangere, Plorare, Vedova, Vita. 9 Lacrime di donna, fontana di malizia. Sono un’arma femminile usata con malizia per raggiungere uno scopo. Vedi anche Donna che piange malizia sopraffina con le frange [D 957]; Donna che piange, caval che suda, bugiardi come Giuda [D 960]; Una donna ha due lacrime sincere e cento d’inganno [D 956]; Le donne hanno sempre le lacrime pronte [D 952]. 10 Le lacrime sono le armi delle donne. Sono forse il mezzo piu` efficace con il quale prevalgono. 11 Lacrime di puttana, laccio nell’erba. Contengono sempre un’insidia nascosta, un tranello invisibile come il laccio che si nasconde nell’erba per catturare gli animali.
Le lacrime delle puttane sono sempre pronte. Le donne disoneste ricorrono facilmente al pianto per arrivare ad avere quello che desiderano. Comunque il proverbio piu` diffuso e` quello che attribuisce tale caratteristica a tutte le donne, senza specificazioni, vedi Le donne hanno sempre le lacrime pronte [D 952]. 12
pag 821 - 04/07/2007
LADRO
758
.
Lacrime di donna, parola di contadino, promesse di marinaio, giuramento di giocatore, garanzie di mercante, sono cose che se le porta il vento. Non vanno prese sul serio, non bisogna farci affidamento. 13
Le lacrime piu` dolorose sono quelle che non furono mai piante. Il dolore che non si esterna in pianto e` forse il piu` intenso perche´ non trova sfogo. 14
Con le lacrime e col bruno non si manda in ciel nessuno. Il dolore e le sue manifestazioni esteriori non sono di alcun beneficio per chi non c’e` piu`. Con bruno si intende qui ‘‘il lutto’’ che un tempo si usava portare a lungo dopo la morte di un parente. Formula moralistico-consolatoria, oggi rara, che si usa per consigliare a moderarsi sia chi si addolora eccessivamente o troppo a lungo per una perdita, sia chi esagera in pratiche esteriori di lutto o di disperazione. 15
Tanto e` ladro chi ruba che chi para il sacco. E` diretto a chi cerca di scagionarsi dicendo di non aver commesso materialmente una cattiva azione della quale e` stato connivente o dalla quale ha tratto beneficio. Vedi anche Pena pari si da` a chi consente e a chi fa [P 1117]; Tanto va a chi ruba che a chi tien mano [R 1070]. Un diffuso proverbio latino medievale, tuttora ripetuto dice: 20
Utrique sunt fures et qui accipit et qui furatur. ‘‘Sono ladri sia quello che prende che quello che ruba’’. 21
22
Chi tiene la scala non e` da men del ladro.
Tanto vale quello che tiene quanto quello che scortica. Per analogia. 23
Il ladro si contrista d’essere stato preso e non d’essere ladro. L’afflizione e` solo quella di non esser riusciti a farla franca. Sottolinea il fatto che non c’e` un pentimento sincero. 24
16 Niente s’asciuga prima delle lacrime. Le lacrime manifestano una commozione che come improvvisamente compare cosı` rapidamente si dilegua.
Il ladro si duole di non aver preso tutto e non d’essere ladro. Non di aver rubato, ma di non aver rubato abbastanza.
17 Le lacrime sono la colazione delle vedove. Il ricordo dell’intimita` familiare si sente maggiormente al risveglio, poi le occupazioni quotidiane distraggono dal dolore.
26 Non sempre ride la moglie del ladro. Non sempre vanno bene le cose a coloro che imbrogliano e truffano.
LADRO Quella del ladro e` un’attivita` piena di pericoli che, secondo i proverbi, porta alle estreme conseguenze. Vi sono pero` varie tipologie di ladri: fra questi i grandi che al riparo del potere non corrono rischi. Alcuni consigli per difendere i propri beni. f Vedi Bugiardo, Rubare. Nessun ladro e` ladro finche´ non e` scoperto. Tutti appaiono onesti finche´ non sono presi sul fatto. 18
Il ladro e` in mestiere che rende, ma e` pericoloso. Allude non al ladruncolo di piccole cose, al ladro di polli, che fa quasi la fame, ma al grande ladro che ruba al coperto di un incarico importante, di una funzione pubblica. 19
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
25
Il ladro quando non puo` rubare si sente un galantuomo. La coscienza risponde a strani meccanismi psicologici: il ladro messo nella condizione di non poter rubare, comincia a sentirsi una persona onesta. 27
Anche un topo fa paura a un ladro di notte. Chi ha la coscienza sporca viene turbato da ogni minimo inconveniente. 28
Nessuno urla come il ladro quando viene derubato. Perche´ e` sorpreso e si sente umiliato nel proprio mestiere. Una persona che si considera furba non tollera di essere stata raggirata. 29
30 La guerra fa i ladri e la pace li impicca. Le situazioni di disordine favoriscono le attivita` criminose, mentre la pace le reprime. 31
Dai ladri di casa mal ci si guarda.
pag 822 - 04/07/2007
759 Perche´ non si sospetta dei familiari e degli amici. ` difficile che il ladro rubi senza che 32 E qualcuno gl’insegni la strada. Il ladro di solito non opera da solo, c’e` chi lo ha informato, gli ha consigliato come fare. Quasi mai il malvagio agisce da solo. 33 In casa di ladri non si ruba. Un codice d’onore vuole che non si eserciti una mala arte contro un collega, perche´ si possa convivere e sostenersi reciprocamente. Vedi anche Cane non mangia cane [C 421]; Tra cocchieri ’ste frustate? [C 1681]; Lupo non mangia lupo [L 1135]; Lardo con lardo non si ungono [L 121].
Il ladro pensa che tutti rubino. Ognuno misura gli altri con il suo metro. 34
Pensa il ladrone che tutti sian di sua condizione. Forma dall’apparenza linguisticamente piu` arcaica. 35
Quando il ladro fugge va a farsi impiccare altrove. Il ladro che riesce a scappare si ritrovera` presto a dover nuovamente fare i conti con la giustizia. In genere: chi pratica continuamente il male, alla fine non puo` evitare di pagarne la pena, simile a: Tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino [G 215]. Nel senso meno proprio e meno usato dell’irredimibilita`, vedi anche Il lupo perde il pelo ma non il vizio [L 1090]. 36
37 Ladro giovane non muore di vecchiaia. La giustizia o i compari provvederanno a interromperne bruscamente la carriera. 38 I ladri grandi fanno impiccare i piccoli. Proprio coloro che commettono grandi furti al riparo del potere sono quelli che comminano severe punizioni ai ladruncoli. Un detto simile e` attribuito a Diogene il Cinico da Diogene Laerzio (Vite dei filosofi 6.2.45). Il filosofo, vedendo i guardiani di un tempio portare via prigioniero un semplice custode che aveva sottratto una coppa sacrificale, avrebbe detto: ‘‘I grandi ladri trascinano via il ladro piccolo’’. Vedi anche A rubar poco si va in galera [R 1023]. 39
Ladro piccolo non rubar che il ladro grande ti fa impiccare.
40
S’impiccano i ladrucci e s’acclamano i ladracci.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
LADRO
S’impiccano i ladruncoli e non i ladroni. I ladri piccoli hanno catene di ferro e i ladri grandi le hanno d’oro. Un tempo si faceva sfoggio di catene d’oro per gli orologi da tasca. 41 42
In tempi men leggiadri e piu` feroci i ladri s’appendevano alle croci; in tempi men feroci e piu` leggiadri s’appendono le croci in petto ai ladri. Gioca sul doppio significato di croce, quelle su cui furono crocifissi i due ladroni a fianco di Cristo e la croce come decorazione cavalleresca. Si condanna la decadenza dei costumi nel tempo presente lodando come al solito i tempi passati. 43
44 Il sacco del ladro non si riempie mai. Il ladro non si contenta di poco ma arraffa quanto puo`. Anche: quando uno ha iniziato a rubare non si ferma piu`.
Il sacco del ladro non e` mai pieno. Per prendere un ladro ce ne vuole un altro. Perche´ conosce le astuzie del mestiere. Allude ai gendarmi e alla polizia che, non di rado, conoscono troppo bene il mestiere di coloro che combattono. Vedi anche Per conoscere un furbo ci vuole un furbo e mezzo [F 1694]; Con la volpe convien volpeggiare [V 1285]. 45 46
Il ladro d’un ago diventa il ladro d’un uovo, da un uovo va a due, da due al bue e dal bue alla vacca e dalla vacca alla forca. Si comincia con piccoli reati, quasi insignificanti, poi, lentamente si passa ad atti sempre piu` gravi fino ad arrivare alla rovina. L’andamento faticoso della metrica e della rima fanno pensare o a una collusione con una filastrocca dialettale o a un proverbio proveniente da un dialetto. 47
48 Prego di ladro non passa le forche. Il desiderio del malvagio non si realizza; giunge invece la sua rovina. La preghiera dello scellerato non arriva al cielo. Prego per ‘‘preghiera’’ e` desueto.
Ladro che invola appeso e` per la gola. Chi ruba paga il fio. Invola e` termine desueto che sta per ‘‘ruba’’. Proverbio conosciuto in questa forma, ma che anticamente suonava Ladro che ’mbola / impes’e` per la gola, come 49
pag 823 - 04/07/2007
LAGNARSI
si trova nella composizione dei proverbi di Garzo che si puo` identificare con Garzo dell’Incisa, il notaio bisavolo del Petrarca. La raccolta per ordine alfabetico contiene 240 proverbi, parte in formulazione esatta e in parte verificati secondo le esigenze della composizione. L’opera risale circa al 1225. A passare vicino alla forca [croce] il ladro si segna. Solo quando teme il peggio il malvagio pensa a ravvedersi. Al pensiero del castigo il malvagio fa gli scongiuri. 50
Tutti ladri nei mestieri: cittadini e forestieri. La disonesta` nell’esercitare il proprio mestiere e` pratica universale. 51
52 Ladri e malattie entrano a porte chiuse. Ci colpiscono anche quando si crede di esserne al sicuro, di aver preso tutte le precauzioni. 53 Il ladro ha molti occhi. Monito a non lasciare denaro e oggetti preziosi in vista, dal non fare entrare sconosciuti in casa: i ladri osservano tutto. 54 La casa mal guardata fa le persone ladre. Induce in tentazione chi la frequenta. Vedi anche L’occasione fa l’uomo ladro [O 24]; Cassa aperta fa peccare il giusto [C 991]; La comodita` fece ladro un galantuomo [C 1884]; Cassa aperta fa lesta la mano [C 992].
In terra di ladri valigia dinanzi. In zone a rischio e` bene avere sempre sott’occhio le proprie cose. In particolare si dice di Campi, paese vicino a Firenze (vedi la voce), un tempo ritenuto terra di gente poco raccomandabile; in particolare si riteneva che gli abitanti fossero ladri, soprattutto di polli: vedi Campi, valigia davanti [C 309]. 55
56
760
.
In terra di ladri mano sul portafoglio.
Cento sarti, cento mugnai e cento fattori sono trecento ladri. Sarti, mugnai e fattori erano considerati a giudizio unanime ladri: cucendo i vestiti i sarti rubavano la stoffa, macinando il grano i mugnai rubavano la farina e amministrando i beni i fattori rubavano sia ai padroni che ai contadini. Altre categorie accomunate in questo giudizio erano gli osti (vedi la voce) e, a un 57
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
livello piu` alto, gli avvocati. Vedi anche Trenta mugnai, trenta beccai, trenta sartori fan centoventi ladri [M 2194]. LAGNARSI f Vedi Lamentare. 58 Chi sta bene non si lagni. Chi sta bene, per quanto riguarda salute, beni, danaro, non si lamenti. E` ancora viva nel sentire comune l’idea che il lamento possa portare una punizione su chi lo usa indebitamente, cosı` come l’eccessivo compiacersi della propria fortuna. Vedi anche Chi sta bene non si muova [B 400].
Non ci si lagna: oggi si perde, domani si guadagna. E` la risposta di un mercante a chi gli chiede come vanno gli affari: vanno come devono andare, un po’ bene e un po’ male. Il commercio e` fatto di alti e bassi. 59
LAGO I laghi sarebbero vuoti se i ruscelli non vi portassero acqua. Non ci sarebbero grandi quantita` (di ricchezza, potenza, sapere, ecc.) senza il concorso di minimi apporti. 60
61 Nei grandi laghi si prendono grossi pesci. Solo affrontando grandi imprese si ottengono grossi guadagni. 62 In tutti i laghi c’e` la luna. Incanti, desideri e sogni sono presenti in tutti. Ha valore solo metaforico.
LAMA La parte tagliente di un coltello, di una spada e simili. In questi proverbi e` usata come simbolo della parte volitiva, combattente, ‘‘valorosa’’, dello spirito umano. 63 La lama consuma il fodero. Lo spirito, l’anima consumano il corpo e sopravvivono a questo. 64 Buona lama non si flette. E` temperata in modo tale da non piegarsi. L’uomo valoroso non s’arrende, non cede. Un tempo si chiamavano spade i guerrieri: avere cinquanta, cento spade ai propri ordini. Vedi anche Frangar, non flectar [S 1878]. 65
La buona lama si spezza, ma non si piega.
pag 824 - 04/07/2007
761
.
LAMPEGGIARE
LAMENTARE / LAMENTO Non essere mai contenti e` un grosso difetto, anche per gli altri. In una vita piena di difficolta` e di stenti e` inutile sprecare energie a commiserarsi.
Il malato che si lamenta non si rassegna, non e` ripiegato su se stesso e possiede ancora forza vitale per continuare a lottare. In senso piu` generale: la rassegnazione e` indice della inevitabile sconfitta.
Chi si lamenta non si contenta. E` impossibile soddisfare le esigenze di chi ha l’abitudine di lamentarsi: trovera` sempre una ragione nuova per seguitare a farlo.
Un carro di lamenti non paga una lira di debiti. Commiserarsi e provar pena per se stessi non reca nessun vantaggio: bisogna darsi da fare per uscire per quanto e` possibile dalle difficolta`. Vedi anche Il sempre sospirar nulla rileva [S 1712]; Malinconia non paga debiti [M 414]; Mille libbre di pensieri non pagano un quattrino di debiti [D 133]; Un carro di chiacchiere non paga un soldo di debito [C 840].
66
67
Lamentarsi e` un vizio.
68
Chi si lamenta oggi perche´ non ha pane, si lamenta domani perche´ non ha appetito.
69 Poco non chiede chi molto si lamenta. Chi si lamenta chiede implicitamente di essere aiutato e spesso in modo impegnativo. Vedi anche Assai domanda chi si lamenta [D 736]. ` meglio contentarsi che lamentarsi. 70 E Il lamento e` inutile e la scontentezza porta un continuo disagio. 71 Prima di lamentarti guardati indietro. Guarda a chi sta peggio. Vedi anche C’e` anche chi sta peggio di me, disse quello che mangiava i lupini [L 1087].
Non lamentarti del brodo grasso che te lo faranno di cavolo. Con l’aggiunta di un ammonimento: le cose possono sempre cambiare in peggio. 72
73 Sul brodo grasso non si fa lamento. Quando si sta bene, le condizioni di base sono buone, non ci si deve lagnare. Quando un tempo la tavola era povera, era molto apprezzato il brodo di carne (grasso), mentre era detto magro quello di verdura.
78
79 Un lamento qualcosa porta. In contrasto col precedente: quando si fanno conoscere i propri bisogni, le proprie necessita`, e` facile che arrivi qualche aiuto, cosa che non capita a chi tace. 80 Chi vuol star meglio si lamenti. Per analogia.
LAMPADA f Vedi Lanterna, Lucerna, Lume, Olio. 81 Quando viene il sole si spegne la lampada. Quando interviene qualcosa di piu` forte, importante, quello che e` piu` debole diventa superfluo. Vedi anche Il maggior lume offusca il minore [L 1011] ; Ubi maior, minor cessat [M 160]. 82 Si e` spenta una lampada. Cosı` i bevitori indicavano che una bottiglia (lampada) era ormai vuota.
74
La lampada tanto ha bisogno dell’olio quanto dello stoppino. Quando due cose sono ugualmente necessarie. In particolare: alla sposa non basta che il marito abbia qualche sostanza, deve anche essere attivo.
Lamentarsi, grattarsi e bere acqua non costa nulla. Sono atti innocui, alla portata di tutti, semplici sfoghi.
LAMPEGGIARE f Vedi Lampo.
Non ti lagnar del ben che peggio ti viene. Per analogia.
83
75
Lamentarsi e progettare son diritti di tutti. Ognuno ha diritto a fare le proprie lamentele e i propri progetti a modo suo, meno che infastidire gli altri parlandone. 76
77
Chi si lamenta puo` guarire.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Quando lampeggia a ponente non lampeggia per niente. Nell’Italia centrale i lampi che provengono da occidente preannunciano temporali con pioggia abbondante. 84
85
Se lampeggia e poco tuona acqua a secchi il ciel ti dona.
pag 825 - 04/07/2007
LAMPO
762
.
Molti lampi senza sentire il rumore del tuono sono segno di un forte temporale vicino. Il vento che va contro il fronte delle nuvole non permette al suono d’arrivare, ma genera forti tensioni con scariche elettriche. LAMPO Non e` solo indicazione meteorologica ma anche preannuncio di eventi minacciosi. f Vedi Fulmine, Saetta, Tuono.
93 Non sempre al lampo segue il tuono. Non sempre al pericolo minacciato segue un pericolo reale.
LAMPORECCHIO Paese vicino a Pistoia, famoso per i suoi brigidini, sottilissime schiacce di farina e uovo all’anice; i brigidinai di quella zona battono ancora mercati e fiere.
Lampi venuti all’improvviso di tempesta sono avviso. La loro improvvisa comparsa indica la presenza di una forte perturbazione che puo` portare in breve tempo la pioggia.
Vino vecchio e brigidini di Lamporecchio. Toscana. Il brigidino e` un dolce popolare in Toscana, che pare prenda il nome dal monastero pistoiese di santa Brigida, le cui monache erano note per queste cialde.
Lampo da tramontana d’inverno la manda e d’estate la chiama. Quando lampeggia a Nord prima o poi piove.
LANA La lana era, ovviamente, un bene prezioso; ma ancor piu` la pecora.
86
87
88 Lampo a oriente porta vento. Quando lampeggia da Est e` in arrivo una tempesta di vento, di regola non accompagnata da pioggia. Nella zona di Pesaro si dice I lamp da grec sent el garbe´n, i lamp da ponent i sent la bora ‘‘I lampi da levante preannunciano il garbino (libeccio); i lampi da ponente preannunciano la bora’’. In Calabria, invece, si da` una valutazione complessiva del lampeggiare, indipendentemente dalla zona, rispetto al tuonare Quannu lampa scampa; quannu trona chiove ‘‘Quando lampeggia porta il sereno; quando tuona la pioggia’’. 89 Dopo il lampo viene il tuono. Dopo le minacce, gli avvisi, vengono gli atti; dopo le parole i fatti. Piu` correttamente, ma piu` raramente s’intende: dopo l’occhiataccia (lampo) viene il rimprovero. In realta` il tuono e il lampo sono concomitanti e quando si sente il tuono non c’e` piu` pericolo. Vedi anche Al fulmine tien dietro il tuono [F 1562].
Quando hai visto il lampo non aver paura del tuono. Il fulmine infatti e` gia` caduto lontano e il tuono e` soltanto rumore. 90
91
Visto il lampo, passato lo spavento.
92 Non bisogna segnarsi al primo lampo. Non bisogna preoccuparsi, fare scongiuri, correre ai ripari prima che il pericolo sia certo e reale. Vedi anche E` inutile fasciarsi il capo prima d’esserselo rotto [F 368].
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
94
95 Dall’asino non cercar lana. Non cercare cose da chi non le ha; non chiedere quello che uno non ha neppure per se´. 96 Non si tosa dove non e` lana. Dove non c’e` nulla e` inutile cercare. Vedi anche Non si puo` levare il sangue dalle rape [R 206]; Anche la donna piu` bella non puo` dare quello che non ha [D 1071]; Quando non ce n’e` quare conturbas me? [G 758].
Chi sdegna la lana spesso giace sulla paglia. Chi rifiuta una buona soluzione spesso deve accontentarsi di una peggiore. Per molti secoli si e` dormito su sacconi che erano fatti di paglia, di cartocci di granturco, o su materassi di crine o di lana. Questi ultimi erano i migliori e rifiutare il meglio e` naturalmente una sciocchezza. ` meglio perder la lana che la pecora. 98 E Dovendo scegliere e` meglio subire la perdita meno gravosa. Vedi anche Di due mali bisogna scegliere il minore [M 332]. ` meglio donar la lana che la pecora. 99 E Se il dono e` obbligato e` meglio cedere il bene di minor valore. Ancora usato, si trova gia` in Stefano Guazzo (Dialoghi piacevoli. Dell’Honore, Piacenza 1587). 97
Morta la pecora, finita la lana. Venuta meno la fonte che fornisce un bene, una rendita, scompaiono anche i benefici. Vedi anche Morto il fanciullo, finito il compa100
pag 826 - 04/07/2007
763
.
ratico [C 1926]; Morta la vacca, finita la soccida [V 27]; Cotto il cavolo e spento il fuoco [C 1197]. Lana sulla pelle, cavoli nell’orto e brodo nelle budelle. Ogni cosa ha la propria destinazione: la lana addosso, come protezione dal freddo, i cavoli a disposizione nell’orto, e un brodo come alimento. Ecco quanto e` necessario per superare l’inverno. 101
102
Lana addosso, erba in orto, brodo in corpo.
103 Chi ha lana carda e chi ha lino pettina. Secondo quello che uno si ritrova sceglie il comportamento. La lana, per districarla e renderla soffice, richiede la cardatura, un’operazione energica, con un attrezzo composto da due tavolette a denti uncinati contrapposti; il lino si pettina con pettini a denti di ferro per renderlo uniforme e pulirlo. Ambedue i verbi hanno nel linguaggio popolare un senso metaforico: cardare significa, soprattutto nelle parlate toscane, dare una lezione energica, di rabbuffi e di percosse a un ragazzo discolo o a una persona che ha commesso una grave mancanza; pettinare significa la stessa cosa, ma l’azione e` attenuata. Dunque: secondo con chi si ha a che fare si prendono misure diverse.
LANTERNA
Letterario. Si dice di quello che nuoce da qualunque parte lo si prenda o lo si avvicini. Non si sa chi sia questo Monterappoli, forse il personaggio di un poema eroicomico. Lo schioppo di Malatesta colpiva amici e nemici. Letterario. Si dice di una cosa che nell’arrecare un vantaggio, provoca anche un danno; di una cosa pericolosa contro chi e` diretta come per chi la usa. Anche Malatesta e` un ignoto eroe forse da intendersi come testa balzana. 107
Chi prende la lancia per la punta fa male a se´ o alla lancia. Chi prende un oggetto per il verso sbagliato genera o si procura un danno. Le armi da taglio e` regola offrirle sempre dalla parte del manico e mai per il taglio e la punta. Anche usare protezioni o arnesi di metallo per trattare lame taglienti puo` essere pericoloso, ovvero puo` provocare il loro deterioramento. Vedi anche il reciproco Ogni cosa va presa per il suo verso [C 2350]. 108
109 C’e` chi fa di lance zipoli. Si dice di chi senza garbo rovina le cose; oppure minimizza fatti, notizie, ecc. per il proprio tornaconto. Zipolo e` il pezzetto di legno appuntito a una estremita` che serve a turare il foro delle botti da cui si spilla il vino. Vedi anche il contrario D’ogni fuscello si puo` fare una trave [T 876].
LANTERNA LANCIA La presenza della lancia nei proverbi testimonia come quest’arma antica e ormai desueta fosse ancora nella memoria. 104 La lancia vale piu ` delle carte. Le armi valgono piu` dei trattati, della diplomazia, degli atti legali. La forza prevale sul diritto, sulla cultura, sui ragionamenti. Vedi anche Contro la forza la ragion non vale [F 1263]; La forza caca in capo alla ragione [F 1265]; Quando arriva la forza se ne va la ragione [F 1266]; Un goccio di forza vale piu` d’un pozzo di diritto [F 1270]. 105 A buon cavalier non manca lancia. All’uomo che combatte non mancano le armi. Chi esercita un’arte, un mestiere deve avere tutti gli arnesi che servono per quel lavoro. 106
La lancia di Monterappoli feriva da ogni parte.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
f Vedi Lampada, Lucerna, Lume, Olio.
Molti fanno come le lanterne che illuminano gli altri e rimangono al buio. Molti si preoccupano di consigliare, insegnare agli altri e poi non sanno regolarsi nelle proprie faccende. La lanterna, mentre illumina intorno, resta in ombra. 110
111 A una lanterna se ne accendono mille. Con una fiammella si possono accendere un’infinita` di lumi. Il bene si diffonde e si moltiplica per effetto di esempio e di imitazione. Vedi anche Con un lume s’accende l’altro [L 1008]. 112 Non c’e` lanterna senza fumo. Ogni cosa che produce un bene provoca al tempo stesso qualche incomodo o inconveniente: non c’e` cosa bella o buona che non abbia la sua magagna. Vedi anche Non c’e` comodita` che non porti uno scomodo [C 1883]; Chi va in carrozza non puo` pisciare [C 842];
pag 827 - 04/07/2007
LARDO
764
.
Ogni rosa ha la sua spina [R 923]; Non c’e` carne senz’osso, ne´ pesce senza lisca [C 761]; Non c’e` miele senza api [R 927]; Non viene estate senza mosche [R 932]. 113 La lanterna e` finita in mano al cieco. Una cosa utile e preziosa e` andata in mano di chi non la puo` usare, non sa che farsene. Vedi anche Al cieco tocca sempre la lucerna [L 955]; Chi ha denti non ha pane e chi ha pane non ha denti [D 198].
LARDO Il lardo e` lo strato di grasso che sta sotto la pelle del maiale. Viene asportato con la pelle stessa (cotenna) e quindi salato, o affumicato, o posto in salamoia per essere conservato e usato come condimento dei cibi, per friggere e fare dolci. Ha rappresentato per millenni uno degli elementi fondamentali dell’alimentazione povera. Quello non commestibile, preso dall’intestino, la sugna, veniva destinato a illuminazione o per ungere utensili. f Vedi Gatta. Il lardo piace ai topi e al gatto. Le cose buone piacciono ai ladri e ai guardiani, e vanno protette da entrambi. Non e` consigliabile lasciare i propri beni alla portata dei guardiani cosı` come non si lasciano a discrezione dei ladri. 114
115 Col lardo si pigliano i topi. Con le cose che sono una tentazione o un invito si acchiappano coloro che spesso le insidiano. I topi sono ghiottissimi di lardo, che si usa come esca nelle trappole.
Quando non c’e` lardo ci s’attacca alla cotenna. Quando non c’e` di meglio ci si accontenta di quello che e` a disposizione, nel caso specifico la cotenna del lardo che conserva comunque un po’ di sapore. Vedi anche In mancanza di meglio si balla con la moglie [M 1707]; Meglio che nulla marito vecchio [N 558]. 116
Quando non c’e` il lardo ci si accontenta del cavolo. Il lardo e` un condimento che accompagna e rendeva gustoso il cavolo, alimento che da solo e` povero e insipido. 117
118 Chi maneggia il lardo si unge le mani. Chi tratta beni preziosi riesce in qualche modo a procacciarsene un po’ per se´. Vedi anche Chi lavora col miele si lecca le dita [M 1438].
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Chi compra il lardo dalla gatta lo paga piu` di quello che vale. Chi acquista un bene da chi lo tiene in gran pregio e lo conserva gelosamente, fa un cattivo affare. Vedi anche Non si va dalla gatta per il lardo [G 226]; Chi cerca le salcicce nel canile o non conosce il cane o non conosce la salciccia [S 138]. 119
Non si puo` avere il lardo in dispensa e il maiale sotto la quercia. Non si possono avere contemporaneamente due cose delle quali l’una esclude l’altra. Per avere il lardo occorre ammazzare il maiale. I porci vanno in autunno a pascolare sotto le querce da cui cadono le ghiande, delle quali sono assai ghiotti. Vedi anche Non si puo` avere la botte piena e la moglie briaca [M 796]. 120
121 Lardo con lardo non si ungono. Due cose uguali non si danneggiano ne´ si migliorano. Vedi anche Nero con nero non si tingono [N 244]; in senso diverso Cane non mangia cane [C 421].
Il lardo degli altri ha piu` sapore del nostro. Le cose altrui, per essere nuove o diverse, hanno un’attrattiva particolare, che non hanno quelle a cui siamo abituati. Vedi anche La moglie degli altri e` sempre piu` bella [M 1638]; L’erba del vicino e` sempre piu` verde [V 702]. 122
A chi ha abbondanza di lardo tutti prestano la padella. A coloro che hanno disponibilita`, ricchezze, beni, tutti offrono servizi e oggetti in prestito sperando di ricavarne un utile. 123
Per amore del lardo si bacia il culo al porco. Quando c’e` una convenienza anche una persona di cattiva fama riceve buona accoglienza; di fronte all’utile, si guarda poco alla pulizia, materiale e morale. Il prosciutto si ricava dal quarto posteriore del maiale. Vedi anche Chi vuole l’uovo deve soffrire la gallina [S 1421]; Tocca a volte baciare la mano che vorremmo mozzare [M 636]. 124
Il lardo unge e lo spino punge. Colui che ha grandi disponibilita` unge, ossia, in metafora, ‘‘da` mance, favori’’, ‘‘corrompe’’. Colui che ha poco invece e` come lo spino: essendo acuminato punge, infastidisce per la sua miseria e le petulanti richieste. 125
pag 828 - 04/07/2007
765 LARGO Ogni largo ha una sponda e ogni profondo un fondo. Tutto quello che appare smisurato ha in realta` un limite, un termine. 126
127 Tutto ha un limite. Non c’e` cosa che sia tanto grande che non abbia una fine, un limite e in genere una dimensione. Di solito si usa per indicare che l’espressione che esista una cosa senza misura, senza confini, e` un’illusione, anche in senso morale, come la facolta`, le doti di una persona. Si usa spesso anche nel senso che non si deve esagerare: una cosa, una situazione, in particolare la pazienza, la sopportazione, possono arrivare fino a un certo punto, oltre il quale non puo` esservi tolleranza. Cosı` verso la volgarita`, la maleducazione, le pretese. Vedi anche, in questo senso, Est modus in rebus [M 1626]; Il troppo stroppia [T 1023].
Largo si logora e stretto si scuce. Invito a mantenersi nelle giuste misure senza eccedere. Si riferisce propriamente all’abito che, se cucito troppo alto, fa le pieghe morte che poi coll’uso si logorano, se troppo stretto, tira e quindi si scuce o si strappa. 128
129 Nel largo ogni tagliatore e` maestro. Dove lo spazio abbonda tutti sono capaci di muoversi, fare, lavorare, ecc. Fa riferimento al lavoro del sarto che taglia il panno per fare un abito. Nel passato la penuria imponeva il massimo risparmio della stoffa, per cui l’abilita` dell’artigiano consisteva anche nell’operare il taglio risparmiando piu` possibile.
LASAGNA Lasagne e maccheroni, cibo da poltroni. Dopo un ricco pasto, non e` facile riprendere il lavoro, si ha bisogno di una siesta. 130
131 Le lasagne nello stretto affogano. Le lasagne devono essere bollite in un recipiente ampio con molta acqua, altrimenti invece di muoversi nella pentola sciolte e libere, si attaccano tra loro, fanno groppo e affondano (affogano).
Le lasagne vogliono nuotare. Le lasagne non hanno ne´ dritto, ne´ rovescio. Le lasagne sono di forma quanto mai semplice e insignificante: si dice lasagna o lasagnone 132 133
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
LASCIARE
la persona goffa, senza garbo, sciocca, di grande corporatura. A questa si riferisce soprattutto il proverbio, dicendo che ‘‘non ha verso’’: e` ugualmente insignificante da qualunque parte la si guardi. LASCIAFARE La personificazione di un comportamento. Si trova anche come cognome: Lascialfari, Lasciafari e simili. 134 A Lasciafare glielo misero in culo. Si chiama Lasciafare chi un po’ per bonta`, un po’ per abulia non si cura delle sue faccende, lascia andare, non reagisce, e gli altri se ne approfittano. Vedi anche A chi e` troppo buono glielo mettono in culo [C 2626]. 135
A Lasciafare gli misero l’acqua in tasca.
A Lasciafare gli misero un palo in culo e lo portarono in processione. Specificamente toscano. 136
137 Lassafa` se fece arrubba’ la moje. Romano, ma ripetuto in questa forma anche altrove.
LASCIARE Nel significato di non ostacolare, non opporsi: da una parte assistere senza intervenire allo svolgersi degli eventi; dall’altra accontentarsi di quello che si ha senza metterlo a rischio in progetti azzardati. E, ancora, lasciare riferito all’eredita`. f Vedi Fortuna. 138 Lascia andare l’acqua alla china. Lascia che il mondo vada come vuole e come deve; non cercare di cambiare quello che nel mondo ha la sua regola, la sua legge; non ti preoccupare se non di quello che ti riguarda. Vedi anche Bisogna prendere il mondo come viene [M 1801]; Vivi e lascia vivere [V 1099]. 139
Lascia andare le cose per il loro verso.
140
Lascia andare le cose come vanno.
141 Lascia correre trenta dı` per mese. Lascia che le cose seguano le loro regole, vadano come sempre sono andate e non tentare di cambiare quello che e` impossibile o inutile cambiare. In particolare: lascia che le cose procedano con i loro tempi, i loro ritmi. Trenta e` assunto come numero che convenzio-
pag 829 - 04/07/2007
LASCIARE
nalmente indica i giorni del mese, in calcoli approssimativi, in regole di massima. Anche: non esagerare nella precisione. 142
143
Lascia andar l’acqua in giu` e il vento in su. Lascia i pensieri a chi ce l’ha.
Non (si possono) drizzare le gambe ai cani. Per analogia. Drizzare le gambe ai cani e` espressione che vale: fare una cosa inutile, senza senso, perche´ cerca di cambiare una cosa inevitabile, prevista dalla natura (o cosı` ritenuta). Drizzare sta per ‘‘curare’’ una gamba rotta. Il detto piu` antico usava appunto rassettare, acconciare. La versione moderna (le altre non sono piu` in circolazione) gioca sull’equivoco di drizzare (raddrizzare) una gamba rotta, piagata, nel senso di legarla a una stecca, come un tempo si faceva, invece di ingessarla, e pretendere per amore di estetica, ordine, di rendere dritte le zampe degli animali che le hanno naturalmente storte, cosa assurda come raddrizzare il becco alle civette, ecc. 144
145 Lascia ragliare gli asini. Soprattutto nel senso di ‘‘lasciar dire’’, ‘‘parlare’’, anche in senso malevolo. 146
Lascia dir chi vuole.
Lascia che ognuno frigga nel suo olio. Che ognuno si arrangi da solo, non te ne curare. 147
148
766
.
Lascia che ognuno cuocia nel suo brodo.
Lascia perdere la persona che ti fa del male e cessera` di nuocerti. Non sorreggere l’ubriaco che t’insulta: in poco tempo cadra` per terra e te ne sarai liberato. A lasciar perdere siamo sempre in tempo. Lasciare che le cose vadano da sole per il peggio e` l’ultima soluzione, per la quale si e` sempre in tempo. E` necessario continuare a sforzarsi per trovare una soluzione, finche´ c’e` qualche possibilita`. 154
A lasciare non e` mai tardi. Non lasciare il poco per aver l’assai che forse l’uno e l’altro perderai. Forse la chiusa di un testo educativo didattico, oppure la didascalia di un’incisione per una raccolta di proverbi illustrati. Vedi anche Non si deve lasciare il certo per l’incerto [C 1326]; Meglio un uovo oggi che una gallina domani [U 211]. 155 156
Se lasci il poco per l’assai l’uno e l’altro perderai. 158 Non si lascia quel che c’e` per quel che ha da venire. 159 Chi non lascia niente, lascia pace; chi lascia roba, lascia guerra. Con riferimento all’eredita` e alle liti fra gli eredi. 157
Quando non si lascia niente non litiga nessuno. 161 Chi non lascia niente risparmia anche il notaio. Chi muore in poverta` non ha bisogno di fare testamento. 160
Lascia correre [Lasciali correre], dicevano a quello che si grattava la testa. Si allude perfidamente ai pidocchi: lasciali correre liberamente, non li disturbare.
Per uno che lascia cento che pigliano. In presenza di una ricca eredita` spuntano come funghi parenti, amici, creditori.
150 Lasciali stare, gli rompi le zampine. Variante livornese.
Chi mi vuol bene mi lascia piangendo e chi mi vuol male mi lascia ridendo. L’uno addolorato dal distacco, l’altro ben felice. Osservazione psicologica elementare, ma efficace: la disposizione interna, il sentimento verso una persona si rivelano al momento del distacco: chi e` interessato a una persona mostra tristezza nel lasciarla, mentre chi non l’ama non rivela alcuna traccia di afflizione, anzi si mostra tranquillo e spensierato.
149
151 Lascia-a-poi non fece mai casa. Chi rimanda continuamente non combina niente. Lascia-a-poi: lascia a dopo, rimanda a piu` tardi, nome che esprime un comportamento. 152 Chi bene ha preso mal sa lasciare. Chi ha ottenuto qualcosa di buono, non l’abbandona facilmente. 153
Lascia l’ubriaco e cessera` d’insultarti.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
162
163
164
Chi lascia il vicino per un mancamento cambia paese e ne ritrova cento.
pag 830 - 04/07/2007
767
.
E` inutile trasferirsi da un posto all’altro per sfuggire ai fastidi, che sono inevitabili. Mancamento nel senso di ‘‘difetto’’ e` arcaico e mantenuto in alcune parlate toscane. LATINO Per molti secoli la lingua latina e` stata quella parlata dagli ecclesiastici, dalle persone colte, dagli scienziati, dai giuristi di ogni paese. Col latino, col ronzino e col fiorino si gira il mondo. Forniti di cultura, di una cavalcatura e di denaro si puo` andare dove si vuole, si trova da sistemarsi dovunque. 165
166
Col latino, cavallo e borsa piena si gira il mondo tra le riverenze.
Latinus grossus fecit facere tremare pilastros. ‘‘Il latinus grossus fece tremare i pilastri’’, cioe`: rabbrividire d’orrore i pilastri. Frase in latino improbabile per deridere chi si atteggia a saccente con citazioni. Il latinus grossus e` il nome del latino approssimativo, usato con molti errori dagli ignoranti. 167
Uomo di vino e donna di latino matrimonio poverino. La donna colta trascura la casa, l’uomo che si ubriaca trascura il lavoro e la famiglia. Vedi anche Donna dotta, casa disordinata [D 1065]; Meglio moglie barbuta che dotta [M 1718]; Guardati da asino orbo e da donna che sa di lettere [L 569]. 168
LATO 169 Ogni cosa ha due lati. Cioe` puo` essere considerata da due punti di vista opposti: il positivo e il negativo, il sı` e il no, l’utile e il dannoso, il vero e il falso, ecc. Vedi anche Il buon giudice ascolta le due campane [G 736]; Bisogna ascoltare anche l’altra campana [C 268]; Il torto non sta mai da una parte sola [T 781]; Bisogna ascoltare il pro e il contro [P 2749]. 170 Ognuno ha il suo lato debole. Un punto sul quale e` particolarmente sensibile e vulnerabile. L’immagine richiama un sistema di fortificazioni e il modo per espugnarlo.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
LATTE
Chi muta lato, muta fato. Ogni mutamento cambia la vita. Si trova gia` nel Pataffio (10), un poemetto attribuito a Brunetto Latini (sec. XIII), una composizione in versi di difficile interpretazione. Vedi anche Chi muta paese muta fortuna [P 102]. 171
LATRARE f Vedi Abbaiare, Cane. 172 Cane che latra, imboccalo. Per far tacere il cane che abbaia, dagli da mangiare. Le proteste che reclamano onesta`, correttezza, giustizia terminano allorche´ colui che reclama diviene partecipe dell’utile da cui e` escluso. La metafora gioca anche sul fatto fisico per cui chi e` occupato a mangiare ha qualche difficolta` a parlare, gridare (abbaiare). E` noto l’espediente usato dai ladri per rubare nelle case dove ci sono cani, i quali vengono tacitati con una consistente offerta di carne.
LATRINA f Vedi Cacare, Cesso.
Chi va in latrina e della carta e` senza nelle mutande fara` penitenza. Si usa per deridere lo sciocco imprevidente. 173
LATTE Primo alimento dell’uomo – quindi legato all’immagine della madre – e di tutti i mammiferi, e` considerato l’alimento per eccellenza, affiancato poi al pane per l’uomo adulto. Molti detti riguardano l’allattamento e le varie manifestazioni del latte durante questo periodo. E` visto come cibo benefico, a meno che non sia unito ad altro, come il vino, che ne cambia la natura. Risorsa alimentare primaria dei pastori e di molte popolazioni montane, viene trasformato in prodotti diversi: burro, formaggio, ricotta, siero, alcuni dei quali conservabili anche a lungo, e quindi notevole risorsa per i periodi invernali. Il colore candido non tollera macchie, che sono rilevabili immediatamente, come le mosche che ne sono particolarmente ghiotte. Entra nelle metafore soprattutto per indicare qualcosa assimilata, conosciuta, imparata fino dall’infanzia, ricevuta col latte materno. f Vedi Pecora, Tetta, Vacca, Vino. ` inutile piangere sul latte versato. 174 E
pag 831 - 04/07/2007
LATTUGA
768
.
Piu` usato come modo di dire: piangere sul latte versato ‘‘lamentarsi inutilmente’’. Ormai il danno e` fatto. Vedi anche Tardi piange il topo quando e` nella trappola [T 865]. 175 Nel latte si conoscono bene le mosche. Laddove tutto e` perfetto si nota immediatamente la magagna. Nel bianco del latte la mosca nera e` ben visibile. Vedi anche Le macchie si vedono di giorno [M 14]. 176 Nella neve i ciechi vedono il bufalo. Per analogia. Nell’uniformita` chiunque riesce vedere cio` che non vi si conforma.
Senza latte non si fa formaggio. Se manca la materia prima necessaria non e` possibile raggiungere lo scopo. Il formaggio si fa col latte e col caglio. 177
Latte e vino veleno sopraffino. Bere insieme latte e vino provoca acidita` e disturbi di stomaco. 178
179
Chi beve latte con vino a rovina va vicino.
180
Vino e latte, veleno gia` fatto.
Latte e vino ammazza il bambino. Per i bambini la mescolanza dei due liquidi ingeriti nello stesso pasto e` particolarmente pericolosa.
Il latte non vien dalle finestre, ma vien dalle minestre. La donna che allatta deve mangiare molto e bene perche´ non e` l’aria, ma l’alimentazione che da` il latte. 187
Pane e latte mangiare da gatte. Il pane col latte e` un alimento sopraffino che si vuole faccia diventare belli. Quindi: pane e latte e` cibo per donne belle, oziose come le gatte, che ne sono golosissime. 188
Quel che si succhia col latte non si perde mai. I ricordi infantili sono i piu` tenaci; quello che si apprende nell’infanzia non si dimentica mai. 189
LATTUGA Non si deve dar la lattuga in guardia ai paperi. Non si deve affidare la custodia di una cosa a chi ne e` particolarmente attratto. Vedi anche Chi fece il lupo pecoraio non fu piu` pastore [L 1129]; Non lasciare le pere in guardia all’orso [O 568]; Per i topi del lardo non e` buon rimedio il gatto [T 702]. 190
181
Latte e vino colore e sangue fino. Questo, e i proverbi seguenti si riferiscono agli effetti benefici che apportano al bambino gia` grandicello latte e vino assunti non insieme, ma separatamente, nel qual caso si rivelano ottimi alimenti nutrienti e capaci di conferire colorito all’incarnato. 182
183
Latte e vino colorito e viso fino.
184
Latte e vino fanno bello il bambino.
Bambino d’un anno rigetta il latte dal calcagno. Il bambino che muove i primi passi comincia a non volere piu` soltanto il latte. 185
186 Chi da` latte non fa cacio. Proverbio dei pastori per dire che la donna che allatta non deve fare lavori pesanti.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Lattuga romanella ripulisce le budella. La lattuga romana ha proprieta` rinfrescanti e depurative. 191
192 A tal labbra tal lattuga. A tale persona tale trattamento: si dice quando qualcosa di spiacevole capita proprio a chi se l’e` meritato. Vedi anche in genere A carne di lupo denti di cane [L 1115]; Quale l’incudine, tale il martello [I 156]; A tal cane, tal lepre [L 520].
LAVANDAIA Un tempo le lavandaie facevano il bucato ai lavatoi, costruiti presso una fonte, o piu` semplicemente su delle pietre scanalate poste sulla riva di un fiume o di un ruscello, risciacquando i panni nell’acqua corrente. Lavandaia che vuol lavare trova presto l’acqua. Chi ha buona volonta`, voglia di lavorare trova subito i mezzi per farlo. Vedi anche il reciproco Chi non ha voglia di lavorare perde l’ago e il ditale [L 222]. 193
pag 832 - 04/07/2007
769
.
LAVORARE
A buona lavandaia non manca mai pietra. La lavandaia inginocchiata risciacquava i panni e li batteva su una grande pietra, spianata e levigata, posta sulla riva del fiume, obliqua alla corrente.
LAVORARE Lavorare e` in questi proverbi dura fatica per sopperire alle necessita` quotidiane. Di qui l’acredine verso chi non lavora e vive comodamente alle spalle degli altri. f Vedi Lavoro.
195 Cattiva lavandaia non trova mai sasso. Reciproco del precedente. Per sasso s’intende la pietra di cui sopra. Vedi anche Cattiva sarta non trova mai le forbici [L 261].
202 Chi non lavora non mangia. Frase proverbiale gia` fra gli antichi ebrei; san Paolo scrive nella Seconda lettera ai Tessalonicesi (3.10): Si quis non vult operari nec manducet ‘‘Se uno non vuol lavorare non mangi’’, di cui nel Medioevo e` registrato un minimo adattamento proverbiale Qui non laborat non manducet ‘‘Chi non lavora non mangi’’. Questo insegnamento, che probabilmente in origine risente del racconto di Genesi (3.19) sul fatto che Adamo deve guadagnarsi il pane col sudore della fronte, e` stato fatto proprio fra XIX e XX sec. dai divulgatori del pensiero socialcomunista: nel 1919 E. Bucco pubblico` un libretto intitolato Chi non lavora non mangi, mentre due versi dell’inno Bandiera rossa dicono: ‘‘E noi faremo come la Russia / chi non lavora non mangera`’’. Vedi anche il contrario Chi fila ha una camicia e chi non fila ne ha due [F 879].
194
Chi vuol la buona lavandaia se la trovi mancina. Vecchia credenza. 196
La buona lavandaia vuol sole e tramontana. Per poter lavare bene i panni ai lavatoi o al fiume ci vuole bel tempo, e per asciugarli bene e rapidamente ci vuole il sole e il vento secco di tramontana. 197
LAVARE f Vedi Mano. Lava bene d’estate, strizza bene d’inverno. D’estate e` consigliabile fare il bucato di frequente e stenderlo all’aria aperta, d’inverno e` necessario strizzare bene i panni perche´ si asciugheranno prima e non correranno il rischio di gelare. 198
Lavati spesso le mani, ogni tanto i piedi e mai la testa. Vecchi precetti di igiene personale. L’espressione mai la testa e` un invito a lavarsela con cautela, soprattutto in inverno, per il rischio di raffreddamenti. Usava molto pulirsi i capelli ungendoli con l’olio. 199
Lavarsi, confessarsi, chiuder la siepe e tappare la botte son cose da non rimandare. Sono faccende da sbrigare subito appena se ne presenta la necessita`. La siepe con un varco puo` lasciar passare animali che provocheranno danni nell’orto. 200
LAVATA Ogni lavata una stracciata. Il panno perde consistenza via via che si lava: diviene pian piano straccio. Vedi anche Ogni muta una caduta [C 97]. 201
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
203
Chi non travaglia muore sulla paglia.
204
Chi si vergogna a [di] lavorare si vergogni a [di] mangiare.
205 Chi non mangia non lavora. Sembra il reciproco dei precedenti, ma invece ha il significato che senza un buon pasto mancano le energie per lavorare.
Chi lavora fa la gobba e chi ruba fa la robba. Chi lavora diviene curvo per la fatica e chi e` disonesto s’arricchisce. Vedi anche Chi fila ha una camicia e chi non fila ne ha due [F 879]; Chi lavora guadagna e chi non lavora magna [F 395]; Nudo va il pesce, nudo va chi lo piglia e vestito va chi lo mangia [P 1445]; A chi zappa acqua; a chi fotte la botte [Z 40]. 206
Chi e` svelto a mangiare e` svelto anche a lavorare. Chi fa presto a mangiare si sbriga anche nel lavoro. Chi mangia volentieri, volentieri lavora. 207
208
Chi mangia adagio lavora adagio.
209
Poltrone a mangiare, poltrone a lavorare.
pag 833 - 04/07/2007
LAVORARE
210 Chi mangia molto lavora poco. Stare troppo tempo a tavola impigrisce.
Lavora, lavora, la vita va in malora. Le speranze di ottenere sicurezza, agio e successo attraverso il continuo lavoro sono chimere: sopravviene la vecchiaia e uno e` rimasto povero come prima. Oppure: non sprecare la vita dedicandoti al solo lavoro, ti ritroverai vecchio senza esserti accorto del tempo che passa. 211
Piu` uno lavora piu` povero diventa. Vedi anche Col lavoro non si fa capitale [L 272]. 212
213 Si lavora per campar male. Ribadisce la dura condizione dei lavoratori.
Chi ha voglia di lavorare trova sempre chi lo contenta. C’e` sempre chi gli da` da fare. 214
Chi ha voglia di lavorare trova sempre qualcosa da fare. Come il precedente, oppure anche: s’inventa sempre qualcosa da fare. 215
Chi ha voglia di lavorare senza far niente non puo` restare. Chi e` abituato a essere attivo rifugge dall’ozio e dall’inerzia. 216
Chi e` avvezzo a lavorare in ozio non puo` stare. 218 Per chi lavora viene presto sera. Il tempo passa rapidamente nell’attivita`, nel lavoro. Un motto latino tuttora diffuso esprime lo stesso significato: 217
219 Nullus agenti dies longus. ‘‘Nessun giorno e` lungo per chi opera’’. Per chi e` attivo la giornata non e` lunga, afferma Seneca (Lettere a Lucilio 122.3), invitando ad iniziare fin dall’alba le proprie attivita`. La frase, divenuta proverbiale, ha indotto anche un facile e ironico adattamento a proposito di chi, invece, non fa niente e cade vittima della noia: Nihil agenti dies longus ‘‘Per chi non fa niente il giorno e` lungo’’.
Chi lavora e` tentato da un diavolo e chi ozia da mille. Chi lavora ha solo una tentazione: quella di smettere, mentre chi sta in ozio e` soggetto a molte altre distrazioni e tentazioni. Vedi anche L’ozio e` il padre dei vizi [O 716]. 220
221
770
.
Chi lavora caccia via le male voglie.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Chi non ha voglia di lavorare perde l’ago e il ditale. Trova tutte le scuse per scansare la fatica. Vedi anche A cattivo lavoratore ogni zappa fa dolore [L 259]; Cattivo mietitore non trova buona falce [M 1476]. 222
Chi non ha voglia di lavorare perde la zappa prima di cominciare. Vedi anche Cattiva lavandaia non trova mai sasso [L 195]. 223
Chi non ha voglia di lavorare lo sbirro o il frate fategli fare. Persone tendenzialmente sfaticate devono scegliersi un’attivita` nella quale si puo` oziare; secondo il proverbio quella dei frati e dei gendarmi. 224
Chi non ha voglia di lavorare prete o avvocato si deve fare. Preti e avvocati vivono di chiacchiere. 225
226 Chi lavora fa le spese a chi sta. Chi lavora produce anche per chi non fa nulla. Chi non fa nulla vive in qualche modo di quello che fanno gli altri.
Chi lavora al sole fatica per chi sta all’ombra. C’e` anche un senso di protesta verso chi, vivendo di rendita o di altre risorse, s’avvantaggia del lavoro altrui. 227
Quei che lavoran per valli e burroni a casa mia si chiaman coglioni. Valli e burroni non sono terreni adatti per coltivare: l’acqua nelle forti pendenze rovina le colture e il fondo della valle si allaga facilmente. 228
Chi lavora di settembre fa bel solco e poco rende. Per preparare alla semina di fine ottobre non conviene lavorare la terra subito dopo il caldo e l’aridita` dell’estate, le piogge farebbero di nuovo attecchire le erbacce. Oggi non esiste piu` questo problema: l’aratura meccanica, rovesciando la terra in profondita`, puo` essere fatta in ogni momento. 229
230 Marta lavora e Maria si stanca. Per dire che fa tutto una persona mentre chi non fa niente addirittura si dice stanco. Marta e Maria sono le sorelle di Lazzaro di Betania (Giovanni 11.1 sgg.), identificabili con le due omonime che in Luca 10. 38-42 accolgono in casa Gesu`. Maria resta ad ascoltarlo mentre Marta fa tutti i servizi: questa e` divenuta per-
pag 834 - 04/07/2007
771
.
tanto il simbolo della vita attiva, Maria di quella contemplativa. Esiste anche il modo di dire Far da Marta e Maddalena per indicare che uno si trova nella necessita` di fare un po’ di tutto. Il primo che ebbe idea di lavorare morı` di rimorso. E` un’efficace espressione per dire quanto il lavoro di per se´ sia sentito come un male, quasi una condanna, come e` nella Genesi. 231
232 Lavorare stanca. Il lavoro comunque genera stanchezza; e` sempre e comunque fatica, logora e debilita soprattutto se e` un lavoro ripetitivo, lungo, da cui derivano noia e disagio. La considerazione ovvia e` usata ironicamente come una geniale trovata, oggi anche con riferimento dotto alla raccolta poetica di Cesare Pavese Lavorare stanca (1936). Ma il detto ha implicazioni diverse: anche se l’entusiasmo per un lavoro non fa sentire la fatica, la stanchezza ne deriva irrimediabilmente. A lungo andare lo stesso lavoro annoia, avvilisce. Nella vita il lavoro lentamente appanna le energie e la vitalita`. 233
Qualunque lavoro e` una fatica.
234 Chi fatica muore presto. Per analogia. 235 A faticar troppo si campa poco. Per analogia.
Chi lavora troppo finisce in un fosso. Finisce appunto nella fossa al cimitero. Vedi anche Se il lavoro facesse bene lo darebbero ai malati [L 285]. 236
Chi piu` lavoro` piu` nel cul se lo piglio`. Spreco` la sua fatica senza trarne vantaggio. 237
Chi lavora senza disegno o e` pazzo o non ha ingegno. Il lavoro va organizzato secondo un programma, un’idea precisa su come procedere. 238
Chi lavora per scherzo stenta davvero. Chi lavora senza impegno, con approssimazione alla fine si accorge di non aver concluso nulla e, tirando le somme, si ritrova con le tasche vuote. Vedi anche, per lo schema, Chi ruba per scherzo e` impiccato davvero [I 81]; Chi salta per scherzo puo` rompersi il collo sul serio [S 615]. 239
240
Nessuno sa per chi lavora.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
LAVORARE
Ci si adopera per un fine, ma non si puo` sapere chi ne raccogliera` i vantaggi, i frutti. Chi lavora non sa per chi. Chi dorme dorme per se´, chi lavora non sa per chi. Il riposo e` un utile sicuro, il lavoro procura un vantaggio incerto. 241 242
Dormire dormo per me, lavorare non so per chi. 244 La terra e` bassa, il sole e` alto e a lavorare si suda. Tre validi motivi addotti per non lavorare. 243
Si lavora malamente senza niente sotto il dente. Senza aver mangiato si lavora poco e male. 245
Un bel mangiare fa un bel lavorare. Un pasto leggero ma nutriente da` energie per il lavoro. 246
Dice la Sacra Scrittura: lavora vecchio che hai la pelle dura. E` il giovane che apostrofa cosı` ironicamente il vecchio, il quale risponde: ‘‘La Sacra Scrittura ha gia` parlato: / lavora giovane che il vecchio ha lavorato’’. In realta` il proverbio era usato soprattutto dai vecchi, apostrofando i giovani piuttosto restii a sobbarcarsi di fatiche, lavori gravosi con la scusa che gli anziani sapevano fare meglio, avevano piu` esperienza o altro. 247
Fatica per sapere e lavora per avere. Datti da fare per imparare e poi con il lavoro metti in pratica quanto hai appreso per guadagnare. 248
Chi lavora Dio l’onora. Dio non dimentica colui che lavora, che opera per se´ e per gli altri. 249
Chi lavora Dio gli dona. 251 Chi lavora e non si stanca il pane non gli manca. La Provvidenza assiste chi lavora molto e non viene meno al suo impegno. 250
Lavorare e` un po’ pregare. Il lavoro, in quanto sacrificio che si fa anche per gli altri, per amore di chi ci e` caro, ordi252
pag 835 - 04/07/2007
LAVORATORE
nato all’uomo da Dio a sconto del peccato originale, e` anche una forma di preghiera. Nella regola di san Benedetto lavoro e preghiera sono congiunti: Ora et labora ‘‘Prega e lavora’’. 253 Ora et labora. ‘‘Prega e lavora’’. Invito proverbiale a vivere semplicemente operando con impegno e fatica e coltivando il mondo dello spirito. E` il motto dei benedettini, del quale non si conosce altra fonte. Nella vita religiosa espresse una differenziazione tra il monachesimo orientale, dedito essenzialmente alla contemplazione e alla preghiera e quello occidentale, iniziato con san Benedetto, che invece proponeva una vita attiva di lavoro e d’impegno nel mondo. Si usava anche con diverse appendici: Ora et labora, Deus adest sine mora ‘‘Prega e lavora, Dio e` con te senza indugio’’; oppure Nam mors venit omni hora ‘‘La morte viene ad ogni ora’’. 254
Chi lavora prega.
255
Lavorare e` un mezzo orare. Il lavoro e` una mezza preghiera.
256
772
.
257 Chi lavora non pecca. Il lavoro non e` peccato. Oppure, meglio: il lavoro tiene lontano dai peccati.
Quando ti viene voglia di lavorare siediti e aspetta, vedrai che ti passa. Scherzoso. In forma di consiglio medico indica come combattere il lavoro, come se fosse l’accesso di un male fisico. Vedi anche Se vedi anche un lavoro da fare, aspetta: puo` darsi che te lo faccia un altro [L 314]. 258
LAVORATORE A cattivo lavoratore ogni zappa fa dolore. Ha mille scuse per non lavorare: non trova mai l’arnese adatto, ogni zappa gli piaga le mani. Vedi anche Chi non ha voglia di lavorare perde l’ago e il ditale [L 222]. 259
Cattivo lavoratore e` lieto quando gli casca la pala [quando perde la zappa]. E` contento quando un incidente gli permette d’interrompere il lavoro. 260
261 Cattiva sarta non trova mai le forbici. Per analogia. Vedi anche Cattiva lavandaia non trova mai sasso [L 195].
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Troppi lavoratori, pochi lavori. Quando sono in troppi a fare lo stesso lavoro l’opera non procede: s’intralciano fra loro e spesso pensano che quel particolare lavoro lo stia facendo un altro. Vedi anche Con troppi a far fuoco il paiolo non bolle mai [P 180]. 262
Chi non sorveglia i lavoratori lascia la borsa incustodita. Bisogna controllare che il lavoro proceda sempre e bene. Altrimenti e` buttare via soldi. 263
LAVORO Vedi anche lavorare, con la consueta opposizione tra proverbi che vedono nel lavoro la maledizione dell’uomo, fatica e scarsi guadagni, e altri che esaltano questo male necessario come un impegno che diviene quasi il fine della vita. f Vedi Fatica, Lavorare, Ozio, Roba. 264 Poco lavoro mantiene la salute. Per mantenersi sani e` necessario non affaticarsi troppo. Anche altri proverbi della ‘‘pseudo Scuola salernitana’’, ribadiscono il concetto. 265 La poca fatica e` la salute dell’uomo. Per analogia. 266 A lavorar poco si sta sani. Per analogia. 267 Sudare fa male d’inverno e d’estate. Per analogia.
Chi invento` il lavoro non aveva nulla da fare. Scherzo che rimarca come il lavoro sia stato inventato da uno che era in ozio e si annoiava, vale a dire che anche lui lo fece per disperazione. 268
Ammazzerebbe quello che l’ha inventato! Per analogia. Si dice di chi odia cordialmente il lavoro. 269
270 Di lavoro onesto non s’arricchisce. Il semplice lavoro procura sopravvivenza, anche decoro, ma mai accumulo di ricchezza.
Chi campa del proprio lavoro non muore ricco. Vedi anche Lavorando nessuno e` diventato ricco [R 458]; Disse la cicala alla formica: ‘‘Col lavoro non s’arricchisce’’ [R 459]. 271
pag 836 - 04/07/2007
773 272
.
Col lavoro non si fa capitale.
Il lavoro della festa va tutto dalla finestra. In questo caso il guadagno ottenuto va in fumo e si disperde in cose futili. Il comandamento di Dio: ‘‘Ricordati di santificare le feste’’ era attuato da un precetto della Chiesa che proibiva al cristiano nei giorni festivi ‘‘le opere servili non necessarie’’ e quindi imponeva l’astensione dal lavoro. Su questo la Chiesa fu irremovibile, sia come imposizione di onorare Dio, sia come difesa di chi lavorava dallo sfruttamento dei padroni. Il lavoro festivo diviene quasi un tabu` come dimostrano i numerosi proverbi sull’argomento.
285
Se il lavoro facesse bene lo darebbero ai malati.
286
Se il lavoro facesse bene lo prescriverebbe il medico [l’ordinerebbero i dottori].
273
274
Lavoro di festa non ti giova e non ti resta.
275
Lavoro fatto di festa entra dall’uscio e esce dalla finestra.
276
Il lavoro delle feste ne´ ti calza e ne´ ti veste.
277
Il lavoro della domenica se lo mangia il lunedı`.
278
Il lavoro della domenica non fece mai ricco nessuno.
Lavoro di festa diluvio e tempesta. Cioe` e` foriero di sventure. 279
Col lavoro delle feste il diavolo si riveste. Perche´ era considerato un peccato. 280
O di stoppa o d’oro quel che s’apprezza e` sempre il lavoro. Sia che si tratti di un manufatto di materia vile, sia che si tratti di un’opera in metallo prezioso, cio` che si ammira, cio` che conta e lo fa pregevole e` il lavoro compiuto, che mostra la maestria e l’impegno con cui e` stato eseguito. 281
Il lavoro e` la fabbrica dell’appetito. E` uno dei mezzi migliori per far venire appetito. 282
Se il lavoro fosse cosa buona i ricchi non lo lascerebbero fare ai poveri. Il lavoro e` poco appetibile perche´ chi puo` ne fa a meno. Se il lavoro fosse cosa ghiotta se ne approprierebbero subito i ricchi. 283
Se la fatica valesse se la terrebbero i signori. Per analogia. 284
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
LAVORO
Si sopravvive meglio all’ozio che al lavoro. Ironico. 287
288 Il lavoro ammazza i vizi. Il lavoro occupa il tempo, procura da vivere, esercita la mente, distoglie dalle tentazioni: per questo e` salute fisica e morale. Vedi anche il reciproco: L’ozio e` il padre dei vizi [O 716]. 289
Il lavoro fa passare i cattivi pensieri.
Il lavoro e` cavavoglie. Toscano. Il lavoro toglie le ubbie, fa capire quanto vale il danaro, e insegna a far a meno di cose inutili che si desiderano quando non si sa quanta fatica costa il guadagnarsele. Cavavoglie, aggettivo composto di immediata comprensione, non ha attestazioni nella lingua letteraria. 290
291
Il lavoro e` sanita`.
292
Il lavoro fa bene alla salute.
Il lavoro nobilita l’uomo e l’ozio lo rende simile alle bestie. Su questa presunta nobilta` che deriverebbe dal lavoro si sono fatte non poche considerazioni ironiche: i nobili non lavoravano. 293
294 Il lavoro dura quanto il sole. Vecchio principio che faceva coincidere la durata della giornata di lavoro con quella della presenza del sole sopra l’orizzonte. Addirittura il lavoro cominciava quando era riconoscibile un filo di lana bianco da uno nero, e finiva quando non lo era piu`.
Il lavoro porta pane e l’ozio porta fame. Lavorando si ottiene di che vivere e oziando si finisce nella miseria. 295
296 Finche´ dura il lavoro dura il pane. Modo di dire di coloro (braccianti, piccoli artigiani e simili) che vivevano del lavoro che via via riuscivano a reperire. 297 Il lavoro e` il rimedio della poverta` . E` l’unico modo per sopperire alla mancanza di mezzi e sfuggire alla miseria. 298
Lavoro fatto male, tempo perduto.
pag 837 - 04/07/2007
LAVORO
774
.
Il lavoro abborracciato e` tempo perso e materia sciupata: deve essere rifatto e non da` soddisfazione ne´ a chi lo fa ne´ a colui per il quale viene fatto. D’un lavoro mal fatto nessuno chiede quanto tempo ha richiesto. Ironico. Nessuno s’informa quanto puo` essere costato di impegno, di fatica, di tempo. Una cosa mal fatta non riveste interesse di alcun genere per nessuno. 299
Chi vuol lavor mal fatto lo paghi innanzi tratto. Chi paga il lavoro prima che venga compiuto se lo trova fatto male e in ritardo. Innanzi tratto per ‘‘in anticipo’’ e` desueto. 300
301 Cattivo lavoro lascialo a un altro. Quando ti capita un lavoro scomodo o rischioso lascialo generosamente a un collega: eviti in tal modo una seccatura in cui faticheresti tanto per guadagnare poco.
Lavori per bambini: punti assai, pochi quattrini. Vecchio proverbio dei sarti che, di fronte a un impegno notevole nel cucire un abito a un bambino, non ricavavano gran che: c’e` molto da cucire e poco da guadagnare. 302
C’e` chi prega Cristo che gli trovi lavoro e la Madonna che glielo faccia perdere. Ci sono molti che dicono di desiderare un lavoro, ma fanno di tutto per non trovarlo o per perderlo. 303
Chi vuol lavor gentile, ordisca grosso e trami sottile. Faccia l’ordito robusto e la trama con filo sottile. Si riferisce alla tessitura che un tempo veniva fatta in casa. Ha anche un vago significato morale: abbia sani principi e si adatti alle necessita`, anche con astuzia. 304
Chi vuol lavoro degno assai ferro e poco legno. Chi vuole una buona aratura deve usare un aratro nel quale il vomere, di ferro, sia lungo e la stiva dell’aratro sia piu` corta del vomere stesso. Secondo altri il ferro deve essere lungo, ma intendono con legno l’inclinazione del vomere, che un tempo si regolava con un congegno di legno. In questo caso il proverbio si riferirebbe anche alla vangatura che deve essere profonda e richiederebbe una lunga lama di ferro e poca inclinazione del manico della vanga, che e` di legno. 305
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
306 Lavoro incominciato e` mezzo fatto. Puo` gia` considerarsi a buon punto: ha superato il momento piu` difficile, quello del progetto e delle decisioni. Vedi anche Chi ben comincia e` alla meta` dell’opera [C 1839]; Barba insaponata e` mezza fatta [B 103]; Il difficile sta nel cominciare [C 1849]; Il peggior passo e` quello dell’uscio [P 693].
Ogni fiore ha i propri odori, ogni mano ha i suoi lavori. Non tutti sono portati allo stesso tipo di lavoro: chi riesce bene in uno, chi in un altro. 307
A bimbi e matti non si lascian lavori mezzi fatti. Perche´ li finiscono a modo loro guastando tutto. 308
Soldo che viene senza lavoro ha fretta d’andar via. Il denaro non guadagnato con la fatica del lavoro viene speso con leggerezza. 309
310 Tutto si fa col lavoro. L’impegno e l’operosita` danno all’uomo quello che desidera, anche le cose che vanno oltre la speranza. 311 Con la fatica tutto si ottiene. Per analogia. Si ripete tuttora spesso in latino: 312 Labor omnia vincit. ‘‘La fatica vince ogni difficolta`’’. Adattamento, col verbo al presente, di un verso di Virgilio (Georgiche 1.145 s.): Labor omnia vicit / improbus ‘‘Tutto vinse la fatica tenace’’, dove si parla del progresso e delle arti umane che permettono di intervenire sulla natura. Gia` divenuto proverbiale nell’antichita`, come testimonia Macrobio, Saturnali 5.16.7. Con il detto si afferma che in qualunque situazione difficile l’impegno tenace, la fatica, la continua applicazione sono gli elementi decisivi per riuscire, per cui il lavoro e` efficace per quanto sono vane le lamentele e le proteste. In sintesi e` un invito a un impegno assiduo e fiducioso. Vedi anche l’altra espressione proverbiale virgiliana della stessa forma Omnia vincit amor [A 771]. 313 Il lavoro cava fuoco dalla pietra. Il lavoro, l’impegno, la volonta` producono effetti impensabili anche da mezzi modesti, come l’effetto che risulta dalle pietre inerti che, battute una con l’altra, producono la scintilla.
pag 838 - 04/07/2007
775 Se vedi anche un lavoro da fare, aspetta: puo` darsi che te lo faccia un altro. Precetto scherzoso seguito dai fannulloni. Vedi anche Quando ti viene voglia di lavorare siediti e aspetta, vedrai che ti passa [L 258]. 314
LECCARE Nel senso di ‘‘assaggiare qualcosa’’, ‘‘prendere parte a un succulento festino’’. f Vedi Cane. Chi esce [va] lecca e chi sta a casa [chi rimane] si secca. Chi e` attivo, si da` daffare, incontra altri, fa conoscenze, ha piu` opportunita` di migliorare le proprie condizioni, di ottenere vantaggi, cosa che non accade a chi e` pigro, non si muove dal suo ambiente e si rammarica delle occasioni perdute. 315
Chi va in giro lecca e chi sta a casa non ne becca. Vedi anche Chi cerca, trova [C 1294]. 316
317 A star fermi non si guadagna nulla. Per analogia.
Chi lecca il piatto trova il marito matto. Superstizione scherzosa che si ripete alla bambine golose o maleducate. 318
Chi lecca i tegami chiama l’acqua alle sue nozze. Altra superstizione scherzosa: il giorno delle nozze pioggia scrosciante. 319
320 Chi unge lecca. Chi maneggia una cosa ne trae anche vantaggio personale. Vedi anche Chi lavora col miele si lecca le dita [M 1438].
Chi lecca non si secca; e chi tasta non sospira. Chi ottiene qualcosa e` soddisfatto. Si riferisce ai rapporti amorosi. 321
322 Per leccare non s’ingrassa. Chi ottiene scarsi favori, piccoli vantaggi, non si fa ricco, ne´ e` soddisfatto. Chi lecca sente il sapore, ma non mangia. 323 Chi lecca i piatti non sazia il budello. Chi ottiene poco non si toglie la fame, non risolve i problemi.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
LECCIO
324 Chi davanti ti lecca dietro ti graffia. Chi ti loda troppo e ti adula, quando sei assente facilmente dira` male di te. L’ostentazione dell’affetto nasconde insidia e malanimo, come avverte il detto latino medievale Odia multorum sub osculo latent ‘‘Gli odi di molti sono nascosti dietro i baci’’. Vedi anche Tal ti bacia la bocca e dietro te l’accocca [B 22]. Icona del tradimento sotto falso amore e` il Bacio di Giuda, dell’amore mal ripagato e` la serpe in seno, usati come modi di dire; dell’ingratitudine. Vedi anche L’asino quando ha mangiato la biada tira calci al corbello [A 1359]; Per gratitudine il maiale rovescia il secchio [M 175]; Quando ha mangiato il mulo alla greppia volta il culo [G 1153]; Quando il viandante ha bevuto gira le spalle al pozzo [V 679].
Molti ti baciano e ti vorrebbero mordere. Per necessita`, opportunita`, simulazione molti gesti di affetto sono falsi e nascondono il sentimento opposto. Vedi anche Si bacia talvolta quella mano che si vorrebbe mordere [M 635]. 325
326 Dopo aver ben leccato si vuol mordere. Si comincia con un piccolo assaggio e si vuole sempre qualcosa di piu`. Vedi anche A chi ti da` la mano non devi prendere il braccio [B 862]. 327 Si entra leccando e si esce mordendo. In ogni situazione dalla quale si e` esclusi, la tecnica migliore per entrare e` farsi accettare con la gentilezza, la disponibilita` servizievole, l’aspetto innocuo, l’adulazione. Allorche´ uno ha raggiunto cio` che voleva, si e` fatto posto nell’ambiente, iniziano le pretese, le rivalse, i risentimenti: atteggiamento che non tiene piu` conto della disponibilita`, della comprensione richieste e ricevute inizialmente. L’uomo persegue con ogni mezzo il proprio utile, senza gentilezza e senza gratitudine.
LECCIO Detto anche elcio o elce, il leccio (Quercus ilex) e` una grande e bellissima pianta sempreverde che arriva fino a 25 metri di altezza, il cui tronco puo` raggiungere un metro di diametro. Il fogliame, di colore verde scuro, e` molto fitto, quindi la pianta e` ombrosa al punto da escludere intorno la crescita di erba o altro. Tipica del paesaggio italiano, forma boschi, o sta in mezzo alla macchia mediterranea e arriva fino a quote di mille metri. Nella
pag 839 - 04/07/2007
LECCORNIA
776
.
fraseologia proverbiale il leccio e` citato per la durezza del suo legno, soprattutto per la parte interna del tronco e del ceppo: duro come un leccio, come un’anima di leccio. Il legno, compatto e pesante, e` ottimo da ardere, ma duro per essere lavorato. Si usa in particolare per strutture esterne, destinate a stare nell’acqua o nell’umidita`, dove resiste meglio di altre piante. Le ghiande, piccole, in tempi duri come la Seconda guerra mondiale, tostate e macinate, furono usate come surrogato del caffe`.
Massima che sconsiglia sia di fare sodalizi troppo stretti sia di rompere definitivamente rapporti con altri, per evitare obblighi o risentimenti.
328 Il leccio non fa olive. Ognuno produce, fa, agisce secondo l’ordine della propria natura; l’uomo secondo la sua indole, la capacita` e le attitudini, per cui e` stolto pretendere di avere quello che un essere non puo` dare, non essendo compatibile con le proprie possibilita`. Invito a rispettare la natura delle persone, a chiedere loro il possibile e impiegare le persone secondo le loro abitudini. La contrapposizione delle due piante non e` casuale: il leccio e` una grande pianta, ma fa un frutto poco pregiato, la ghianda; l’olivo e` piccolo, ma fa un frutto prezioso, l’oliva. Vedi anche Le querce non fanno limoni [Q 162].
334 La legge e` legge. Dalla legge non si puo` derogare: la legge, infatti, presuppone il principio secondo il quale deve essere rispettata sempre e comunque, pena una sanzione, altrimenti non si configura come legge ma e` solo un consiglio. Cosı` in latino:
LECCORNIA 329 Leccornia cara caccia la voglia. L’alto costo fa subito passare il desiderio.
Per una leccornia si trova sempre un buco. Anche sazi, a un boccone ghiotto non si dice mai di no. 330
LEGARE f Vedi Innestare. 331 Lega piu ` un vezzo che una catena. Ha piu` potere la bellezza che la forza. Il vezzo e` sia una collana sia una grazia particolare che arricchisce la bellezza di una persona.
Lega il nodo, ma non stringere. Stabilisci dei legami, stringi amicizie, ama, ma non esagerare. Il nodo che stringe troppo lega e condiziona. 332
333
Mai tagliare, mai legare.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
LEGGE Dall’affermazione della necessita` della legge e del suo rispetto si passa all’osservazione della sua attuazione pratica, e qui vengono i nodi al pettine. f Vedi Bando, Giustizia, Re, Regola, Uso.
335 Dura lex, sed lex. ‘‘Legge dura, ma legge’’. Espressione tuttora molto viva per mettere l’interlocutore di fronte ad una necessita`, di qualsiasi natura, che non ammette altra soluzione o uscita. Si usa anche per schiacciare la resistenza e la protesta di chi deve sottomettersi senz’altro alla volonta` o comunque alla sopraffazione. In questo senso si usa anche soltanto la prima parte: Dura lex. L’enunciato ha probabilmente origine medievale e il concetto si trova gia` nel Digesto (Ulpiano 40.9.12.1): Durum hoc est sed ita lex scripta est ‘‘Cio` e` duro, ma la legge e` stata scritta cosı`’’ (in riferimento a una legge molto restrittiva sull’affrancamento degli schiavi). Da questa espressione si e` ricavato il nesso dura lex che talvolta in italiano e` usato per indicare la legge del piu` forte o una necessita` a cui non ci si puo` sottrarre. 336 Ogni paese ha la sua legge. Ogni paese ha leggi che rispondono alle sue esigenze, alle quali il forestiero deve uniformarsi. Qui si intende legge anche nel senso piu` ampio di ‘‘costume, uso’’. Vedi anche Paese che vai usanza che trovi [U 245]. 337 La legge e` una strada dritta e storta. La legge e` un’indicazione chiara e semplice, ma nell’interpretazione e nella sua applicazione puo` avere vie oblique, tortuose che permettono di fare una cosa e il suo contrario, stravolgendone il significato, il senso e lo spirito. 338
La legge nasce dal peccato.
pag 840 - 04/07/2007
777
.
La legge deriva dalla necessita` di reprimere una violazione al diritto, tende a eliminare abusi, ingiustizie. Se in origine non ci fosse stato questo problema non sarebbe stata fatta legge. 339 Dove non c’e` abuso non c’e` legge. 340 Dove cantano i tamburi tacciono le leggi. Dove c’e` la guerra non regna piu` il diritto; quando arriva la forza la legge non conta piu`. Vedi anche La forza caccia il diritto [D 562]; Quando sorge la forza tramonta la giustizia [F 1268]. Dove tuonano i cannoni tacciono le leggi. Silent leges inter arma. ‘‘Tacciono le leggi fra le armi’’. Frase di Cicerone (Pro Milone 4.11), tuttora ben nota e ripetuta anche con minime variazioni nell’ordine delle parole (Silent inter arma leges e Inter arma silent leges). Il concetto e` abbastanza difffuso nell’antichita`, almeno a partire da uno dei Monostici di Menandro (595 J.), che dice: ‘‘Quando c’e` la violenza, il diritto non ha vigore’’. Un riecheggiamento si ha in un verso di Lucano (Pharsalia 1.277), passato in sentenza nel Medioevo: Leges bello siluere coactae ‘‘Tacquero le leggi costrette dalla guerra’’. Tutte le principali lingue europee hanno puntuali paralleli proverbiali, come i due succitati italiani. 341 342
343 Meglio cattiva legge che nessuna legge. Meglio una legge, anche di scarsa efficacia, piuttosto che l’arbitrio: e` comunque una regola di riferimento. 344 Con le leggi si fa torto alle leggi. Con l’uso accorto delle leggi si aggira quello che altre leggi comandano, pur rispettandone la forma, se ne tradisce lo spirito.
Colle leggi si possono violar le leggi. Non c’e` legge cosı` dura che non abbia la sua eccezione. Ogni legge deve prevedere anche le eccezioni: una regola astratta non puo` applicarsi automaticamente a tutti i casi e le situazioni della vita. 345 346
347 Non c’e` legge senza buco. Non c’e` legge ben fatta che non sia aggirabile da qualche parte, con qualche espediente legale. Vedi anche Fatta la legge, trovato l’inganno [L 380]. 348
Chi fa legge osservarla degge.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
LEGGE
Una volta che uno ha imposto una legge deve essere il primo a osservarla, deve essere lui a dare l’esempio. Degge e` la forma arcaica di ‘‘deve’’. Ancora in uso, sia pure raro, nella forma antiquata. Anche lo Strafforello (La sapienza del mondo 2, p. 368) lo riporta in una forma appena diversa: Chi fa la legge salvarla degge, cioe` i legislatori devono far rispettare (servare) la legge con l’esempio e le disposizioni. 349 L’inetto e` favorito dalla legge. Colui che e` incapace e` giustamente protetto dalla legge, in modo che non venga sopraffatto. 350 Legge e giustizia son due cose diverse. La giustizia, alla quale la legge s’ispira, non e` attuata dalla legge stessa. La legge guarda un aspetto formale del comportamento umano e nel giudizio considera una verita` giuridica, cioe` solo quella che appare dalle prove e dalle testimonianze.
Legge senza pena, campana senza batacchio. La legge che non commina una sanzione per chi non l’osserva e` un semplice consiglio di nessuna efficacia pratica. 351
352 Chi inventa leggi inventa frodi. Chi fa leggi senza il necessario fondamento, ingiuste, provoca come risposta il tentativo dei cittadini di non rispettarle. Il proverbio e` rivolto non contro coloro che aggirano le leggi (Fatta la legge, trovato l’inganno [L 380]), ma contro coloro che le inventano: nel senso negativo con cui si usa il verbo per indicare ‘‘chi escogita tranelli, inganni, cose strampalate’’. Sono appunto coloro che fanno leggi sbagliate, arzigogolate, astruse, lunari, che preparano le frodi che le seguiranno, irrimediabilmente dovute a errori o alla necessita` dei cittadini di sopravvivere. Gli esempi anche oggi abbondano. 353 Dove son molte leggi son molti abusi. Un numero eccessivo di leggi e` indice di poco rispetto delle medesime, il che impone di farne sempre di nuove. Riflette l’insegnamento di una frase di Tacito (Annali 3.27.3) ripetuta proverbialmente almeno a partire dal XVI sec.: Corruptissima republica plurimae leges ‘‘Quando lo Stato e` corrottissimo, moltissime sono le leggi’’. 354 355
Tante leggi, poco diritto. Piu` leggi, piu` disordine.
pag 841 - 04/07/2007
LEGGE 356
Molte leggi, poca obbedienza.
357 La legge e` uguale per tutti. E` la frase tuttora scritta sulle pareti delle piu` importanti aule di un tribunale. A Roma aggiungono, non senza ragione: ‘‘Ossia per li minchioni e i farabutti’’. E un proverbio siciliano specifica: La liggi e` aguali pri tutti, / cu havi dinari si nni futti ‘‘La legge e` uguale per tutti, chi ha danari se ne frega’’.
La legge e` fatta per i coglioni. Sono tenuti a osservarla solo coloro che non hanno averi, poteri, amicizie. La versione bolognese suona La lazz l’e` fata pe i minciuˆn ‘‘La legge e` fatta per i minchioni’’. 358
359
778
.
La legge e` per i poveri e per i coglioni.
Le leggi sono come le ragnatele, prendono i moscerini e fanno passare i mosconi [pipistrelli]. Solo i piccoli incappano nella rete della legge; i mosconi rompono le ragnatele. E` la versione italiana piu` diffusa di un detto di antica tradizione e sempre di grande attualita` riportato da Valerio Massimo (Memorabili 7.2 ext. 14): Lex est araneae tela, quia, si in eam inciderit quid debile, retinetur; grave autem pertransit tela rescissa ‘‘La legge e` una tela di ragno, poiche´ se in essa cade qualcosa di leggero, e` trattenuto; invece qualcosa di pesante passa oltre, dopo aver rotto la tela’’; lo scrittore latino attribuisce la frase allo scita Anacarsi, e la notizia trova conferma in Plutarco (Vita di Solone 5.4). L’immagine si ritrova in un proverbio medievale che sempre concerne l’inefficacia e l’abuso della legge: Dat veniam corvis, vexat censura columbas; / irretit muscas, transmittit aranea vespas ‘‘Il biasimo perdona ai corvi e colpisce le colombe; la ragnatela cattura le mosche e fa passare le vespe’’. 360
Le leggi sono come i ragnateli: le mosche vi rimangono e i mosconi le sfondano. Versione toscana del Giusti.
La legge e` come la pelle dei coglioni: piu` la tiri piu` s’allunga. Si possono adattare e modificare a seconda delle necessita`. La giustizia umana e` sempre stata un punto dolente della societa` e le amare considerazioni sull’argomento sono numerose. In questo caso coglioni non ha significato metaforico. 364
Nella citta` del Fiore la legge dura solo poche ore. I numerosi mutamenti politici della tempestosa vita del Comune fiorentino (la citta` del Fiore) erano accompagnati da un rapido susseguirsi di leggi diverse. Anche un proverbio latino gia` ci avverte: Mutant mores, mutant leges ‘‘Cambiano i costumi, cambiano le leggi’’. Questa caratteristica, come avvertono numerosi proverbi, era comune a molte altre citta, e quindi applicate anche a diversi tipi di governo. Il detto si trova ancora spesso nell’uso. Ha perduto valore con la scomparsa del Granducato, ma e` ancora usato dai vecchi, fiorentini e non, per indicare il rapido e confuso avvicendarsi delle leggi, spesso ancor oggi in contraddizione tra loro. 365
366 367 368 369 370 371 372
361
Le leggi sono come le tele dei ragnateli [ragni]. Si usa piu` sinteticamente, presupponendo tutto il discorso sopra esposto. Il collegamento con la forma antica e` evidente. Ragnatelo e` detto comunemente il ragno, termine ignorato in molte zone, in altre usato anche per ragnatela, la tela del ragno.
373 374
362
363
La legge piglia le mosche e lascia passare i mosconi.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
375 376 377 378
Legge fiorentina fatta la sera e disfatta la mattina. Legge di Livorno non dura piu` d’un giorno. Leggi di Roma durano dalle undici a mezzogiorno. Legge napoletana dura una settimana. Legge vicentina dura dalla sera alla mattina. Legge di Verona dura da terza a nona. Legge veneziana non dura una settimana. Bando pisano durava tre dı`. Bando senese dura meno d’un mese. Bando di Messina dalla sera alla mattina. Bando di Palermo non passa l’inverno. Bando bolognese dura tre giorni meno un mese. Decreti di Torino durano dalla sera al mattino.
pag 842 - 04/07/2007
779
.
Questa e` la legge di Montegallone: chi ha ragione va in prigione e chi ha torto viene assolto. E` la giustizia capovolta, situazione non infrequente, descritta anche in Pinocchio (cap. 19). Montegallone non e` localita` nota (mentre esiste Montegallo in provincia di Ascoli Piceno): quasi certamente esiste solo per la rima. Vedi anche Bandi di Bernabo`: per alcuni sı` e per altri no [B 86]. 379
Fatta la legge, trovato l’inganno. Non appena si fa una legge cercando di eliminare un abuso, subito si trova il modo di eluderla, la scappatoia per aggirarla. Vedi anche Non c’e` legge senza buco [L 347]. 380
381
Fatta la legge, pensata la malizia.
382
Nuova legge, nuova malizia.
383
Fatta la legge, la malizia e` pronta.
384
Nuova legge, nuovo inganno.
385
Inventata la legge, inventata la frode.
LEGNATA
E` meglio restare nell’ignoranza piuttosto che fraintendere. Gia` uno dei proverbi di Garzo dell’Incisa suona Leggere e non intendere, / poco puo` imprendere (vedi anche [L 49]), probabilmente con costruzione anacolutica: ‘‘Leggere e non capire, uno poco impara’’. Una versione latina dell’insegnamento e` trasmessa da una premessa medievale ai Disticha Catonis (3.214 Baehrens): Legere enim et non intellegere neglegere est ‘‘Infatti leggere e non capire e` come non leggere’’. Leggere e non capire e` come mangiare e non digerire. In tutti e due i casi non si assimila. 390
391
Leggere e non capire e` come stare a letto senza dormire.
392
Leggere e non intendere e` come cacciare e non prendere.
393
Leggere non vuol dire intendere.
Masticar carte senza digerirle fa male al cervello. Per analogia. 394
Si osserva una legge finche´ conviene. La legge e` rispettata soprattutto da coloro che da questa vengono protetti; tutti difendono la legge che offre loro dei vantaggi, mentre coloro che ne sono danneggiati sono portati a non osservarla. In senso generale: quando una legge e` superata viene disattesa, decade e si cambia.
395 Piu ` si legge e piu` s’impara. La lettura apre la mente a conoscenze sempre nuove.
387 Chi fa la legge non e` soggetto alla legge. Un tempo colui che emanava la legge aveva potesta` e superiorita` rispetto al sistema giuridico che aveva creato. Ma il proverbio puo` avere validita` anche oggi quando le forze che determinano i sistemi politici, e quindi l’assetto giuridico, sono piu` potenti degli stessi sistemi.
LEGNATA
386
LEGGERE Il pregio non sta tanto nel leggere quanto nel comprendere quello che si legge. f Vedi Latino, Libro. Sapiente non e` chi ha letto molto, ma chi ha letto bene. Una cultura fraintesa o mal digerita e` peggiore dell’ignoranza, in quanto la superficialita` si unisce alla presunzione. ` meglio non leggere 389 E che leggere e non capire. 388
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Chi non sa leggere la sua scrittura e` un asino addirittura. Modo per rimproverare ai bambini nei primi anni di scuola la brutta grafia. 396
Monete e legnate van sempre contate. E` bene tenere un conto preciso come dei soldi, cosı` delle offese. 397
398
Offese e legnate van sempre contate.
Legnate si danno abbondanti, le botte non si misurano e i baci non si contano. Quando si giunge alle offese e alle percosse bisogna esser decisi e usare il massimo della forza, certi che, se verranno restituite, non saranno usati riguardi. Anche nei baci si deve esser generosi sperando di venire in tal misura ricambiati. Botte non e` sinonimo di legnate altro che nel senso generico di percosse: specificamente le prime si danno comunemente con le mani e quindi si puo` usare una misura generosa per essere sicuri che abbiano effetto. Le legnate fanno un danno ben maggiore e 399
pag 843 - 04/07/2007
LEGNO / LEGNA
780
.
possono anche ammazzare o rovinare una persona se date in eccesso. Quindi si danno abbondanti, ma non senza misura.
male o non come loro volevano: piccoli accorgimenti che avevano pero`, con la continuita`, effetti considerevoli. Naturalmente e` anche una norma di risparmio.
LEGNO / LEGNA Materiale indispensabile: per costruire, per far da mangiare, per riscaldarsi. E dall’osservazione delle caratteristiche dei vari legni nascono similitudini con i fatti della vita e con le persone. f Vedi Fascina, Fascio, Pertica, Scorza.
405 I santi non si fanno d’ogni legno. Non tutti sono adatti a fare determinate cose, rivestire certe funzioni, assumere certe dignita`: occorrono dei requisiti. Per scolpire le statue dei santi si usavano legni pregiati.
Legno dritto regge il tetto e il soffitto. Il legno regge pesi consistenti se posto nel senso della lunghezza del tronco o del ramo. 400
Legno per ritto e donna per piano reggono il Duomo di Milano. Malizioso: il legno in verticale e la donna in posizione orizzontale possono reggere grandi pesi. Nelle versioni locali del proverbio il legno regge tutte le cattedrali delle localita` in cui nome termina in -ano. Vedi anche Uovo di punta e donna per piano reggono il Duomo di Milano [U 228]. 401
Un sol legno non fa fuoco, due ne fanno troppo poco, tre lo fanno tale che ognun si puo` scaldare. Questo proverbio di solito e` riferito al matrimonio e alla famiglia: l’uomo solo e la donna sola non stanno bene, c’e` bisogno della coppia e poi del figlio. Talvolta viene riferito anche al numero dei figli. Vedi anche Con un carbone solo si fa un tristo fuoco [C 697]; Uno e` nessuno e due appena uno [U 125]; Uno e` un nulla, due una frulla, tre un che, quattro un fatto, cinque un tratto [U 225]; Un solo tizzone non e` fuoco [T 651]. 402
403 Ogni legno ha il suo tarlo. Ogni cosa ha il suo lato negativo, ogni realta` ha la sua magagna. Vedi anche Ogni medaglia ha il suo rovescio [M 1074]; Ogni gatta ha il suo gennaio [G 205].
Chi vuol impoverire il ricco metta legna per ritto. La legna messa nel camino per ritto brucia rapidamente portando in alto il calore senza scaldare l’ambiente. Quindi tale azione provocherebbe un grande consumo con i costi conseguenti. Fa parte dei dispetti e delle malizie che usavano i servi quando volevano vendicarsi dei loro padroni che li trattavano 404
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Legno tondo e legno quadro hanno impoverito parecchia gente. Il gioco delle bocce (o del biliardo) e quello dei dadi hanno rovinato molti attraverso le scommesse. 406
Legna verde e consigli di giovani mandano in rovina la casa. Bisogna stare attenti a non comprare legna verde che e` pesante, fa molto fumo e poco fuoco. I consigli dei giovani sono avventati e rischiosi. Vedi anche Fatti di giovani e consigli di vecchi [F 412]; Consiglio di vecchio e aiuto di giovane [C 2069]. 407
408 La legna verde fa la faccia nera. Perche´ non brucia, fa fumo, mette di malumore e sciupa la veglia.
Dalla legna verde non si toglie allegrezza. Togliere nel senso di ‘‘ottenere, cavar fuori’’. La legna verde brucia a stento, fa fumo, non fa un bel fuoco vivace. 409
Quando fa freddo si fa fuoco anche con la legna verde. Quando il bisogno incalza si adopra tutto. 410
Chi si carica di legna verde salute e tempo perde. Perche´ e` pesantissima, se tagliata in pieno rigoglio della pianta, e brucia stentatamente, per cui si fa una fatica inutile per restare al freddo. 411
412 Non farti mai caricare di legna verde. Evita di sobbarcarti di pesi inutili. Ma contiene un doppio senso: per legna verde s’intendono qui anche le bastonate.
Legna verde e canaglia deve stare nella catasta. La legna s’asciuga lentamente nella catasta e la gente disonesta si cura in galera. 413
414 Legna verde fa sempre fumo. La roba scadente mantiene i suoi difetti, non si migliora. Anche delle persone.
pag 844 - 04/07/2007
781 415 Legno fresco sempre si muove. Tutto cio` che e` giovane e` soggetto a mutamenti, non ha quiete. Si dice in particolare a proposito dei bambini e dei ragazzi. Vedi anche, piu` specifico, Carne che cresce non puo` star ferma, carne che cala non sa tacere [C 781]. Il legno che non si e` ancora asciugato della linfa tende a piegarsi e a deformarsi; per lavorarlo occorre la stagionatura: un periodo di tempo nel quale, posto in luogo asciutto, perde ogni liquido interno. 416 Legno storto si raddrizza nel fuoco. Cioe` non si puo` raddrizzare. Si dice legno torto o storto un cattivo soggetto, un giovane che ha preso una brutta piega e non accenna a volersi redimere.
Non tutti i legni torti si possono raddrizzare. Non tutti i giovani scapestrati (vedi il precedente) possono essere corretti, emendati. 417
A volte da cattivo legno si fa un bel fuoco. Ironico. 418
Piu` torto e` il legno, migliore e` la gruccia. Alle volte i difetti divengono qualita`. Un legno storto poteva servire per fare una stampella, sfruttando le particolari curvature come appoggio per l’ascella o la mano. 419
420 Legno storto fa buona brace. Anche le cose che presentano difetti mantengono in fondo le caratteristiche della loro natura. 421 Il legno torto fa carbone come il dritto. Anche le persone meno dotate svolgono un lavoro, si rendono utili. 422 Bisogna segare il legno per il suo verso. Come il legno deve essere tagliato secondo la conformazione del tronco seguendo le regole dell’arte, cosı` ogni cosa va affrontata secondo la sua natura.
Alla luna calante dei Santi e d’agosto si taglia la legna nel bosco. Il proverbio si riferisce in particolare al legname che si usa per costruire e lavori di carpenteria e di falegnameria, mentre la legna da ardere non ha bisogno di simili accorgimenti. Indica i due periodi, nonche´ la fase lunare (fase calante) nei quali le piante dove423
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
LEGUME
vano essere tagliate per essere liberate dai parassiti come i tarli e quindi ricevere una buona stagionatura. Anche se puo` parere strano certe regole un tempo si osservavano e la norma era considerata generalmente attendibili dai falegnami, che ritenevano in questi periodi il legno libero dall’incubazione degli insetti nocivi. Un tempo la fattoria ricavava dai propri boschi il legname da costruzione per i bisogni correnti e ne programmava il taglio e la conservazione per la riserva e la stagionatura. Oggi tali accorgimenti sono inutili: il legname viene medicato oppure passato nei forni, dove i parassiti, o le loro larve, vengono completamente distrutti. Allo stesso modo si procede per la stagionatura. La legna vecchia arde meglio di quella verde. In senso generale: il tempo migliora le qualita` naturali. Cosı` anche per le persone. 424
Legna secca e pane fresco poverta` che viene al desco [presto]. La legna troppo secca arde rapidamente e quindi se ne consuma molta. Si usava un tempo mettere in tavola il pane di qualche giorno, evitando il pane fresco che veniva mangiato in maggiore quantita`. 425
Con la legna ti scaldi tre volte: quando la tagli, quando la porti, quando la bruci. Un tempo le gente andava al bosco in autunno e in inverno, quando la linfa non era consistente nelle piante, e faceva la legna, sudando e scaldandosi; poi faticosamente a spalle se la portava a casa per bruciarla nel camino. 426
Chi compra legna a Natale e grano a Pasqua fa magri affari. Per risparmiare bisogna comprare alla raccolta, quando maggiore e` la quantita` e minore la richiesta. 427
Legno, di bara segno. Sognare legno tagliato e` la premonizione di un funerale. Superstizione codificata nelle cabale e nei libri dei sogni. 428
LEGUME 429
Il miglior legume e` la carne di porco.
pag 845 - 04/07/2007
LEI
782
.
Romano. Contesta ironicamente l’affermazione che un piatto di legumi possa ben sostituire una bistecca. Vedi anche I fagioli sono la carne dei poveri [F 65].
Mangia lenticchie (lente e` termine antico e desueto, rimasto nei dialetti) se vuoi acquistare pazienza. Nell’antichita` si credeva che le lenticchie conferissero tranquillita` d’animo.
Le salcicce e l’uova sono i migliori legumi. Proviene da area abruzzese.
La lente rilascia il ventre. Le lenticchie possono dare disturbi di digestione.
LEI f Vedi Lui.
Le lente, le lente, si fa e non si sente. Sciolgono il corpo con effetti improvvisi. Lente e` antico e regionale per lenticchia, dalla cui forma i vetri ottici. Lente anche al plurale, come in questo caso.
430
431 Meglio lei nuda che lui vestito. Quando uno esprime una preferenza banale quanto ovvia. Vedi anche Meglio un cavallo d’un gallo [M 1148]; Meglio un tordo che una cornacchia [T 742]. 432
Meglio lei nuda che il marito vestito.
433
Meglio con lei a letto che con lui alla carriola.
434 Pare ce l’abbia solo lei. Della donna fiera delle proprie grazie, che si sente al centro dell’ammirazione piu` che esserlo veramente. Forma di modo di dire, ma di uso vario e indefinibile, in quanto variamente adattata anche a forma anacolutica di proverbio paradossale: Le donne pare che ce l’abbiano solo loro.
LENTICCHIA / LENTE La lenticchia (Lens culinaris e altre specie) e` una pianta delle leguminose che si semina in autunno o a primavera. Di alto valore nutritivo, sostituiva la carne nelle mense povere. Oggi e` tradizionale sulle tavole nel periodo natalizio, insieme a zampone e cotechino; mangiarla per il pranzo del primo dell’anno porta fortuna e soldi. f Vedi Capodanno, Uva. Per un piatto di lenticchie si perde un regno. Per una cosa da poco talvolta si perde un grande vantaggio. Fa riferimento all’episodio biblico (Genesi 25.29-34), che narra come Esau` vendette a Giacobbe la propria primogenitura per un piatto di lenticchie. Un piatto di lenticchie e` il proverbiale prezzo di un baratto in cui si scambiano principi morali con cose materiali di infimo valore. 435
436
Mangia lente se vuoi esser paziente.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
437
438
439 La piccola lenticchia fa il grosso ventre. Provoca meteorismo. 440
Chi mangia un piatto di lenticchie ne caca quattro secchie.
Di lenticchia tristo il corpo che se ne ficca. Disgraziato chi ne mangia troppe perche´ alla lunga possono recare gravi disturbi. 441
LENZUOLO Lenzuoli e figlioli non son mai troppi. In una famiglia i lenzuoli si consumano e averne tanti non e` scomodo. I figli erano, nell’economia precaria di un tempo, la garanzia di una solidita` familiare e il sostegno degli anni di vecchiaia. 442
Sotto le lenzuola son tutti d’una opinione. Il riferimento specifico e` alle divergenze coniugali, oppure alle disparita` sociali che il matrimonio, o l’unione affettiva, cancellano. 443
444
Sotto i lenzuoli c’e` uguaglianza.
Chi si stende piu` del lenzuolo ha freddo ai piedi. Chi pretende di fare una cosa con mezzi insufficienti non raggiunge il risultato. Vedi anche Bisogna distendersi quanto e` lungo il lenzuolo [P 691]; Bisogna fare il passo secondo la gamba [P 685]; Chi fa il passo piu` lungo della gamba finisce per cadere [P 686]; Bisogna far la spesa secondo l’entrata [P 690]. 445
pag 846 - 04/07/2007
783 LEONE1 Indicato con il nome Noble nel medievale Romanzo della Volpe, il leone incarnava la nobilta`, non per niente e` il re degli animali, e in questa chiave sono interpretati i suoi comportamenti, veri o fantastici. Con l’aquila e` l’animale che incute maggior rispetto, ammirazione ed e` il preferito nell’araldica. Pur essendo animale che non vive in natura alle nostre latitudini, ha fatto veramente ‘‘la parte del leone’’ nelle favole, nelle metafore, nelle rappresentazioni, nella simbologia e ha riempito di se´ la tradizione. Gli si attribuiscono comportamenti straordinari e inverosimili passati dai bestiari antichi alla tradizione orale, nella quale ancora sopravvivono. I piu` noti sono i seguenti: quando il leone si sente inseguito, cancella con la coda le proprie orme in modo che i cacciatori ne perdano le tracce (i bestiari si servivano di questa credenza per assimilarlo a Cristo, che venne al mondo all’insaputa del Demonio); con il solo sguardo e` capace d’immobilizzare gli altri animali, fino al punto da rendere loro la fuga impossibile, e solo l’uomo riesce a sostenerne lo sguardo; come l’aquila, riesce a fissare il sole; piuttosto che mangiare cibo avanzato, soffre la fame; quando e` malato, esce dalla tana nella foresta e, catturata una scimmia, ne beve il sangue, riacquistando immediatamente la salute. f Vedi Asino, Gatto. 446 Anche il leone ebbe bisogno del topo. Nella favola di Esopo (Favole 206) il leone risparmio` il topo e piu` tardi questi rose la rete nella quale era intrappolata la fiera. Anche il potente puo` aver bisogno del debole. Vedi anche, con significato in parte simile, Ogni nemico e` potente, anche la mosca [N 230]; Presto o tardi il forte ha bisogno del debole [F 1136]; Ogni mosca ha la sua ombra [M 2115].
Anche la regina ha bisogno della vicina. Per analogia. 447
448 Ex ungue leonem. ‘‘Dall’unghia [si riconosce] il leone’’. Versione latina di un proverbio greco gia` attestato da Sofrone (V sec. a.C.) e in seguito citato da numerosi autori. Da un particolare si comprende la qualita` della persona o dell’opera. L’unghiata, la zampata del leone sta spesso a indicare l’impronta del genio o dell’artista. Vedi anche, con significato simile, Dall’o-
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
LEONE
pera si conosce il maestro [O 407]. Mantenuto in latino o tradotto in quasi tutte le lingue europee, ha ingenerato facili adattamenti, come i seguenti: 449 Ex pede Herculem. ‘‘Dal piede [si riconosce] Ercole’’; per la grandezza. Per analogia. 450 Ex auricola asinum. ‘‘Dagli orecchi [si riconosce] l’asino’’; in senso negativo e riferito all’ingegno tardo. 451
Dalle orecchie si conosce l’asino.
452 Ab uno disce omnes. ‘‘Da uno giudicali tutti’’. Basta conoscere un elemento per giudicare la compagnia. Dai versi di Virgilio (Eneide 2.65-66): Accipe nunc Danaum insidias et crimine ab uno disce omnis.
La sera leoni e la mattina coglioni. La sera si fanno le ore piccole e la mattina si fatica ad alzarsi. Anche: la sera, con le chiacchiere e il vino, si fanno propositi, minacce e proposte che la mattina si ridimensionano. Vedi anche La sera tutti si sposano; la mattina chi sı` e chi no [S 1933]; La notte porta consiglio [N 489]. 453
La sera orsi e la mattina arsi. Per analogia. 454
La sera festa e il mattin dolor di testa. Per analogia. 455
La sera allegria e l’indoman malinconia. Per analogia. 456
Meglio vivere un giorno da leone che cent’anni da pecora. Meglio vivere un giorno da grandi che una lunga vita da mediocri. Sembra che la frase sia stata trovata nel giugno del 1918 scritta sopra il muro di una casa diroccata nel paese di Fagare`, nella tragedia militare della prima guerra mondiale. Da qui comincio` la sua fortuna che proseguı` in epoca fascista: fu impressa nelle venti lire d’argento battute nel 1930. Stando ad una nota del Fumagalli (Chi l’ha detto? 1958), Giovanni Marradi in una conferenza su Francesco Domenico Guerrazzi aveva riferito che il padre dello scrittore 457
pag 847 - 04/07/2007
LEONE
amava ripetere al figlio queste parole; e quindi la frase sarebbe entrata in uso gia` all’inizio del XIX sec. 458 Campa un giorno e campalo bene. Per analogia. Detto piu` mite e di bonaria saggezza. Vedi anche i contrari Meglio viver pecchia che morir farfalla [F 351]; Meglio far cent’anni l’asino che uno il porco [P 2162].
Le parti del leone: tutto a uno e niente agli altri. E` la sintesi della celebre favola del leone che va a caccia con altri animali e ‘‘divide’’ prendendo tutto per se´; cfr. Esopo, Favole 207 e 209; Fedro, Favole 1.5; La Fontaine, Fables 1.6. Vedi anche Quando il forte fa le parti il debole sa gia` quel che gli tocca [F 1129]; Chi divide la pera coll’orso ne ha sempre men che la parte [O 567]. 459
460 Fatti leone e avrai la tua parte. Usa la prepotenza e ti sara` dato quello che vuoi. Chi fa la voce grossa e` rispettato nei suoi diritti, anzi, ha di piu`: la ‘‘parte del leone’’, che e` praticamente tutto. 461
Vivi da leone e ti daranno il pecorone.
Dove non basta la pelle del leone bisogna attaccare quella della volpe. Dove manca (o non serve) la forza bisogna usare l’astuzia, secondo l’antichissima valenza simbolica dei due animali, viva soprattutto nella tradizione favolistica. Risulta in effetti traduzione del latino Ubi leonis pellis deficit, vulpinam insuendam esse ‘‘Quando manca la pelle del leone bisogna cucirsi addosso quella della volpe’’, attestata come didascalia ad una favola di Fedro nell’Appendix Perottina (n. 23), e della quale circola anche una variante medievale Si leonina pellis non satis est, assumenda vulpina. Il proverbio latino traduce a sua volta un detto greco, registrato dai paremiografi, che secondo Plutarco (Vita di Lisandro 7.6, Detti di re e generali 190e, Detti spartani 229b) risale al generale spartano Lisandro, come risposta a chi gli rinfacciava di usare stratagemmi e sotterfugi. 462
Meglio un leone a guidar le pecore, che una pecora a guidare i leoni. Il comandante pavido e` la rovina dell’esercito. Vedi anche Un’armata di cervi condotta da un leone e` piu` temibile di un’armata di leoni condotta da un cervo [C 1354]. 463
464
784
.
Hic sunt leones.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
‘‘Qui ci sono i leoni’’. I geografi romani e medievali la segnavano sulle carte per indicare zone deserte o inesplorate, soprattutto ai confini africani dell’impero. Frase con la quale si indica scherzosamente una zona, geografica o del sapere, della quale non si ha conoscenza, oppure, per estensione per segnalare l’incombere di un rischio imprecisato, l’avvicinarsi, reale o figurato, ad una zona a rischio. LEONE2 La costellazione. Il sole entra nella costellazione del Leone il 23 luglio: e` il periodo del caldo piu` intenso. f Vedi Estate. Quando il sole e` nel Leone buon pollastro col piccione e buon vino col popone. Un menu adatto al caldo estivo. L’uso di popone per indicare il melone denuncia l’area toscana. Non a caso ne da` una versione latina volgare proprio l’Artusi, nella sua ricetta n. 276: 465
Quando sol est in Leone bonum vinum cum popone et agrestum cum pipione. L’agresto (vedi la voce), tipo di condimento sostitutivo dell’aceto ritornato da poco nella cucina moderna. La presenza dell’agresto non e` casuale in quanto qualifica una ricetta popolare di piccione arrosto, al quale questo particolare condimento conferisce un sapore leggermente agro, che si addice al periodo della stagione calda. Il proverbio e` ancora vivo e riappare costantemente per i grandi pranzi d’estate, in particolare per quello di ferragosto. 466
Quando sol est in Leone pone mulier in cantone bibe vinum cum sifone. ‘‘Quando il sole e` nel Leone metti la moglie in un cantone e bevi vino col sifone’’. L’attivita` sessuale non e` consigliata nel mesi del caldo. Anche questo, come il precedente, e` riportato dall’Artusi (‘‘Note di pranzi’’ per il mese di agosto). Vedi anche Agosto, moglie mia non ti conosco [A 335]; Giugno, luglio e agosto, ne´ acqua, ne´ donna, ne´ mosto [G 799]; Quando senti cantar la cica piglia il fiasco e lascia la fica [F 704]. 467
468
Se in Leone il sole va lascia il tempo come sta.
pag 848 - 04/07/2007
785 Le condizioni meteorologiche che si hanno nel momento in cui il sole entra nella costellazione del Leone non subiranno mutamenti per tutto il mese. Quando il sole e` Leone, mangia quanto un topo. Cioe` molto poco, secondo il precetto proverbiale della Scuola salernitana (verso 204): (Sed) Calor aestatis dapibus nocet immoderatis ‘‘Il caldo dell’estate nuoce ai pasti esagerati’’. 469
Se piove in solleone la castagna e` guscione. In Toscana si dice guscione la castagna vuota. 470
LEONE Il Papa. Papa Leone quel che non poteva avere lo donava. Di chi fa finta di lasciare spontaneamente quello che invece e` costretto a cedere. Vedi anche E` meglio donare quello che non si puo` vendere [D 778]; Quel che non puoi tenere, dona [T 469]. Non e` stato chiarito con certezza chi fosse questo papa Leone; qualcuno sostiene che sia papa Sisto V (cfr. M. Besso, Roma e il papa nei proverbi e nei modi di dire, Roma 1971). 471
LEONESSA 472 Uno, ma leone, disse la leonessa. Risposta della leonessa alla lepre che le rinfacciava di partorire un solo figlio, mentre lei ne faceva tanti: si fa poco, ma molto bene, di eccelsa qualita`. 473 Meglio un leone che mille mosche. Meglio una cosa sola, ma valida, forte e buona, che tante deboli, inutili, fastidiose. Vedi anche Poco, ma buono [P 1960].
LEPRE La maggior parte del bagaglio proverbiale che riguarda la lepre proviene dalla caccia: sono appunto i cacciatori che piu` di altri hanno seguito le sue abitudini e i suoi comportamenti. Ha come stigma la paura e, quindi, la fuga, ma resta un animale con la sua nobilta` e il suo mistero, collegata con la foresta e i riti misteriosi della natura, quale e` la sua favolosa danza sotto la luna. E` oggetto di molte credenze: prima di entrare nel covo fa corse e salti in diverse direzioni per confondere il
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
LEPRE
fiuto dei predatori; sembra che non stia mai in coppia, come il pettirosso, e non si trovi mai piu` di un animale in una zona del bosco; dorme a occhi aperti (e` credenza antichissima e in Senofonte si legge che vede anche chiudendo gli occhi e puo` dormire con le palpebre spalancate). Si riteneva che una volta l’anno la lepre cambiasse sesso e si diceva anche che fosse ermafrodita. Si vuole che la lepre avverta, con l’udito finissimo, il rumore prodotto dalla crescita dell’erba e delle piante: credenza suggerita anche dalla sproporzionata grandezza delle orecchie. f Vedi Amico, Cane, Gambero, Insegnare. Se la lepre sta al coperto cambiamento di tempo certo. Quando si mette al riparo nella macchia o nel bosco, e` segno di prossima pioggia. 474
475 La lepre muore dove nasce. La lepre e` abitudinaria e non si muove dalla propria zona se non e` costretta. Cosı` in Calabria: ’U rie`pulu duvi nasci mori.
La lepre dove nasce pasce. Pasce cioe` ‘‘si ciba’’. 476
La lepre dove nasce e la starna dove pasce. In forma, sembra, di consiglio ai cacciatori. 477
478 Le lepri nascono con gli occhi aperti. Sottolinea la diffidente scaltrezza della lepre e l’attenzione continua che ha ai pericoli.
Presa la lepre, il tegame e` trovato. Fatta la cosa piu` difficile, il resto e` facile procurarselo. 479
La lepre nel cespuglio non e` ancora cotta. Una cosa e` aver individuato l’obiettivo, altra e` raggiungerlo. Vedi anche Non dire quattro se non l’hai nel sacco [Q 136]; Non si puo` vendere la pelle dell’orso prima d’averlo ucciso [O 563]. 480
Quante lepri nel tegame se potessero parlare miagolerebbero. Molte cose non sono cio` che sembrano. Un tempo era costume degli osti dare ai clienti carne di gatto per lepre: il gatto prendeva allora nomi scherzosi, come lepre scozzese, coniglio svizzero, ecc. 481
482
Quanti gatti hanno dato la vita per le lepri!
pag 849 - 04/07/2007
LEPRE
786
.
483 Orecchio di lepre sente l’erba nascere. Sottolinea l’udito finissimo della lepre sempre vigile a captare i pericoli.
L’anno dopo la lepre aveva un anno di piu`. Si usa per rimarcare una banalita`.
I servitori hanno orecchi di lepri. Per analogia. Sempre pronti a carpire i segreti dei padroni.
497 La lepre sta nell’ombra della luna. Dicono che nelle macchie della luna si puo` vedere una lepre, ma il detto vuol piuttosto significare che nelle notti di luna la lepre preferisce stare nelle zone d’ombra, per sfuggire ai predatori notturni. Altra spiegazione sarebbe che la lepre, come i cavalli, ha paura della propria ombra (ma vedi il commento al seguente).
484
485 La lepre piglia il leone con laccio d’oro. Il pauroso, il debole riesce a dominare il coraggioso e il forte ricorrendo al denaro. 486 Chi suona la tromba non caccia la lepre. Chi parla troppo, chi si vanta non raggiungera` i suoi scopi. 487
La lepre mal si piglia al suon del tamburo.
488 I leprotti fanno come i funghi. Stanno in gruppo e tendono a mimetizzarsi.
Dov’e` un leprotto se non ne levi due ne levi otto. Quando si trova un leprotto al covo, facilmente ce ne sono altri nei dintorni. 489
Quando la lepre perde il passo conviene che vada in bocca ai cani. Per la lepre e` fatale distrarsi. 490
La lepre non ha bisogno di spiegare al cervo perche´ corre. Chi ha lo stesso temperamento s’intende senza spiegarsi troppo. 491
La lepre parte sola in primavera e torna in sedici in autunno. La lepre e` assai prolifica, tuttavia la caccia e i predatori riducono a ben poco questa prolificita`. 492
Il maschio della lepre ha le penne sul cappello e la femmina porta la collana. Al covo si possono riconoscere le lepri dalle orecchie: il maschio le ha diritte e serrate l’una contro l’altra, mentre la femmina le ha un po’ pendule e allargate intorno al collo. 493
494 La lepre piglia il monte. Quando la lepre e` cacciata prende facilmente la strada in salita perche´, avendo le zampe anteriori piu` corte delle posteriori, puo` correre piu` veloce dei cani. 495 La lepre per morire fugge al covo. Sembra che cosı` faccia la lepre ferita, oppure quando avverte la sua fine.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
496
498 La lepre balla a luna piena. Nelle notti di luna piena si vuole che le lepri danzino, come scrive il Leopardi nell’Elogio degli uccelli, operetta morale del 1824: ‘‘delle lepri si dice che la notte, ai tempi della luna e massime della luna piena, saltano e giuocano insieme, compiacendosi di quel chiaro, secondo che scrive Senofonte [Cinegetico 5.4]’’. Su tale credenza Leopardi aveva gia` scritto, nel 1821, nella Vita solitaria (70 sgg.): ‘‘O cara luna, al cui tranquillo raggio danzan le lepri nelle selve; e duolsi alla mattina il cacciator, che trova l’orme intricate e false, e dai covili error vario lo svia: salve o benigna delle notti reina’’. La connessione fra lepre e luna si riscontra in miti e credenze di molte popolazioni antiche e moderne (per es. in Cina esiste la credenza che la lepre resti ingravidata guardando la luna) ed e` stata oggetto di numerose indagini di antropologia culturale. 499 Uno stana la lepre e un altro la piglia. Spesso capita che uno lavori senza raggiungere il risultato che un altro consegue con poca fatica trovando gia` tutto fatto.
Il cane scova la lepre e il cacciatore la mangia. 501 Uno scuote il cespuglio e l’altro acchiappa l’uccello. 502 Uno scuote le pere e l’altro le raccoglie. 503 La lepre e` di chi la mangia e non di chi la piglia. Vedi anche La roba non e` di chi la fa, ma di chi se la gode [G 923]. 500
Da dove men si pensa salta fuori la lepre. La lepre appare sbucando improvvisamente e altrettanto rapidamente scompare, per questo il cacciatore non deve mai farsi sorprendere. 504
pag 850 - 04/07/2007
787
.
Usato anche in senso metaforico: le cose possono arrivare in modi impensati. Vedi anche Da dove non si pensa esce la volpe [V 1272]. 505 La lepre sta alla creta. La lepre sta nella terra arata, nei campi lavorati nei quali si mimetizza tra le zolle.
A luna piena se le nuvole fanno scura la notte, la lepre si rimette nelle motte. Toscano. Quando la luna e` piena, se il cielo si annuvola la lepre preferisce stare nel campo arato. Motta e` la zolla del campo arato. 506
La lepre sta al maggese. Indica come la lepre prediliga i prati, le zone erbose e scoperte dove non solo trova piu` facilmente pascolo, ma vive meglio: nella macchia infatti vi sono molti parassiti che la tormentano, come le zecche. 507
508 La lepre sta al covo. Se il cacciatore batte il bosco o la campagna senza cane, la lepre di solito, al suo avvicinarsi, non lascia il covo, ma vi si raggomitola e si mimetizza, per es. tra i solchi o tra le foglie. Cosı` il cacciatore puo` passarle anche vicino senza scorgerla. Secondo il codice d’onore il cacciatore non spara alla lepre accovacciata, ma la costringe prima a fuggire spaventandola. 509 Se vuoi la lepre prendila nelle gambe. La lepre corre veloce e ci vogliono buoni cani per raggiungerla. Altri spiegano: la lepre si prende con la tagliola. Altri ancora sostengono che il proverbio indichi che il colpo migliore e` alle gambe dell’animale. 510 La lepre va presa col carro. Ci vuole pazienza, metodo, astuzia per prendere la lepre: non fretta, precipitazione. Tutte le cose difficili vanno fatte con criterio e non con foga. Prendere la lepre col carro e` modo di dire desueto che valeva ‘‘indugiare, prenderla larga’’. 511
L’uomo savio prende la lepre col carro.
512
Non e` col correre che si piglia la lepre.
A una vecchia lepre non occorre insegnare la strada dell’orto. Chi e` vecchio del mestiere non ha bisogno di suggerimenti; ai furbi, agli imbroglioni non s’insegnano trucchi. 513
514
Una la pensa il cane e una la lepre.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
LEPRE
Ognuno fa i propri conti, prende le sue misure, tende i propri tranelli senza pensare che l’altro fa altrettanto, previene le mosse. Vedi anche Una la pensa il ghiotto e un’altra il tavernaio [O 636]; Asino e mulattiero non hanno ugual pensiero [A 1396]; Chi fa i conti senza l’oste gli convien farli due volte [O 635]. 515
Una la pensa il cacciatore e una la lepre.
Le idee del ragno non son quelle della mosca. Per analogia. 516
517 Dieci ne pensa il topo e cento il gatto. Per analogia. Nel senso che chi cerca, vuole qualcosa, intende sopraffare, ne escogita di piu` di colui che vive tranquillo o ignaro. 518 Ci son piu ` cani che lepri. Ci sono piu` persone interessate che beni da dividere. 519 Ci son piu ` cacciatori che fringuelli. Per analogia. 520 A tal cane, tal lepre. Dinanzi a certi pericoli bisogna saper fuggire apportunamente, ovvero rispondere con astuzia all’aggressivita`. In generale, per osservare la necessita` di un bilanciamento fra cose o persone, che entrano in una non facile relazione, vedi anche A carne di lupo denti di cane [L 1115]; Quale l’incudine, tale il martello [I 156].
Chi due lepri caccia una prende [non prende / non piglia] e l’altra lascia. Registrata anche da Erasmo (Adagia 3.3.36) e` la forma mediolatina Duo insequens lepores, neutrum capit ‘‘Chi insegue due lepri non cattura ne´ l’una ne´ l’altra’’ (di cui, sempre medievale, e` nota anche una variante in due esametri: Qui binos lepores una sectabitur hora / Non una saltem sed saepe carebit utroque ‘‘Chi nello stesso tempo inseguira` due lepri, non di una sola fara` a meno, ma spesso di entrambe’’), mentre in Boccaccio, Decamerone 1.9, si legge ‘‘Chi due lepri caccia talvolta piglia l’una e spesso niuna’’. Detto noto anche ai paremiografi greci (Apostolio 12.33), che selezionano solo la variante ‘‘pessimistica’’: chi ne insegue due non ne prende nessuna. Vedi anche Cane che caccia due lepri non ne prende nessuna [C 485]. 521
522
Chi insegue due lepri non acchiappa che vento.
pag 851 - 04/07/2007
LESTO
788
.
523 Chi mangia lepre e` bello sette giorni. Sembra fosse credenza comune nell’antica Roma che la lepre conferisse venusta`, forse per il fatto che si avvicinavano le parole lepus ‘‘lepre’’, a lepor ‘‘bellezza, grazia’’. 524 Chi mangia lepre sette giorni ride. Altra superstizione probabilmente connessa con la precedente: lepor e` anche ‘‘spirito, battuta’’.
... settembre e ottobre buone lepri col savore... Cibo particolarmente adatto per l’inizio dell’autunno, il periodo della caccia, soprattutto se cucinata con il savore, una particolare salsa sapida, con erbe aromatiche e agresto (vedi la voce). Pur facendo parte di un proverbio composito (vedi Gennaio e febbraio tieniti al pollaio [G 405]), il proverbio si recita anche isolato.
525 Lepre che fugge non porta bisacce. Nel pericolo bisogna lasciar perdere tutto cio` che non e` essenziale.
f Vedi Sano, Vecchio.
Morto il leone anche le lepri gli fanno il salto. Una volta che il potente non puo` piu` nuocere, anche i deboli lo deridono. L’atto di scavalcare e` segno di derisione, come fece Remo sul solco di fondazione di Roma, tracciato da Romolo. Negli Adagia di Erasmo (4.7.82) e` registrato l’equivalente latino: Mortuo leoni et lepores insultant ‘‘Sul leone morto anche le lepri saltano’’, ovvero ‘‘Il leone morto lo insultano anche le lepri’’.
533
LESTO
526
Una lepre piccola corre piu` d’una vacca grossa. Le qualita` naturali non possono essere cancellate da caratteristiche secondarie. La lepre e` sempre veloce e la vacca sempre lenta, quali che siano le loro dimensioni. 527
Se le lepri non corressero se ne sarebbe gia` perso il seme. Ogni specie e` dotata di mezzi per la propria sopravvivenza. 528
Quando Dio fece la lepre si ricordo` di fare il cavolo. La Provvidenza divina offre a ogni creatura il suo sostentamento. 529
530
Quando Dio fece la lepre fece anche l’erba.
Se la fretta fosse un’arte, la lepre avrebbe ville e poderi. La fretta non e` un pregio, piuttosto un difetto, un modo di fare che non porta a risultati positivi e se mai nuoce. E` bene impersonato dalla lepre, sempre inquieta e di corsa. 531
Della lepre il passo del pollo il volo. Si usa per indicare le parti da mangiare: della lepre e` buona la coscia (la gamba con cui cammina), del pollo l’ala (con cui vola). 532
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
LETAMAIO Il letamaio, o concimaia, richiede particolare cura: il letame degli animali non puo` essere gettato nei campi se non dopo la sua fermentazione, altrimenti brucia le piante. Nella concimaia si raccoglie quanto esce da stalle, porcili, ovili, pollai sotto forma di letame, che viene ammucchiato accuratamente in una bica a parallelepipedo, dentro la quale i microrganismi cominciano il loro lavoro. Il letamaio, sotto lo strato superficiale, risulta, anche in pieno inverno, caldo e fumante, a una temperatura non lontana da quella del corpo umano, proprio per l’energia che si sviluppa durante questo processo di fermentazione. Questo continuo lavoro produce il sugame, un liquido che cola in un pozzo di raccolta e viene riversato periodicamente sopra la bica per mantenere attivo il processo. Le concimaie erano luoghi vitali, non solo per l’utilita` del concime stesso, ma per la vita che vi era racchiusa: vi raspavano i polli, le oche, gli uccelli, vi grufolavano i porci, e le zone intorno erano lussureggianti di vegetazione. f Vedi Letame, Zucca. Le piante piu` belle crescono intorno al letamaio. Spesso la ricchezza, la prosperita`, o anche la bellezza spirituale, e` di coloro che vivono a contatto di ambienti degradati o corrotti. 534
Son Felice, disse quello che casco` nel letamaio [letame]. Di chi gode in una sua situazione poco allegra. Si racconta di un tale, di nome Felice, che era caduto in un letamaio, o in un bottino, e non riusciva a uscirne, per cui gridava aiuto dicendo: Son Felice nel letamaio! Un passante che lo sentı` dalla strada, gli rispose: Se sei felice, restaci. 535
pag 852 - 04/07/2007
789
.
I letamai che gocciolano fanno i camini che fumano. I letamai ricchi e ben curati fecondano la campagna, e cosı` arricchiscono la tavola del contadino. 536
537 Il letamaio dura piu ` del pagliaio. Il pagliaio di solito dura un anno mentre il letamaio viene costantemente alimentato. Anche la paglia, usata come giaciglio dei bovini e dei porci, serve per fare letame.
LETAME Il letame deve essere sparso nei campi ‘‘spento’’, ossia dopo che i processi di fermentazione lo hanno trasformano in un composto pressoche´ omogeneo, attraverso il lavoro dei microrganismi. Il letame fresco brucia infatti i germogli, perche´ l’urea, insieme ad altre sostanze, non e` ancora stata trasformata in nitrati, sali minerali necessari al metabolismo delle piante. Quando il concime e` ‘‘maturo’’, puo` essere sparso nei campi: da un liquame maleodorante la natura ha ricavato un prodotto capace di restituire al terreno depauperato i sali minerali che le coltivazioni hanno assorbito per crescere e maturare. Il letame va portato nei campi non molto prima della semina. Le biche, lasciate ai bordi dei campi prima di essere sparse, vengono lavate dalla pioggia che porta negli strati piu` bassi del terreno quanto serve alla concimazione. f Vedi Concimare, Concime, Letamaio. 538 Il letame riempie il granaio. La concimazione del terreno e` un’operazione fondamentale per ottenere un buon raccolto. Vedi anche Chi raddoppia il concime raddoppia il campo [C 1987]. 539
Letamaio fa pieno il granaio.
Chi getta letame getta la fame. Chi sparge con cura il letame nei campi, caccia la fame. Il verbo gettare e` usato nei due sensi di ‘‘spargere’’ e ‘‘buttare via, allontanare’’. 540
541
Chi compra letame scaccia la fame.
542
Chi sparge letame non morira` di fame.
543
Chi ben letama ben raccoglie.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
LETAME
Chi non sparge letame non riempie i sacchi. Reciproco dei precedenti. 544
545 Il letame e` l’anima dei campi. Il letame non appare, ma determina la produttivita` del terreno e l’abbondanza del raccolto. 546
Gli antichi dicevano oro il letame.
547
Il letame fa piu` miracoli dei santi.
Il sugo non e` santo, ma dove casca fa miracoli. Per analogia. Si chiamava sugo il liquame proveniente dalle stalle, il concime. 548
549
Dove non arriva il carro del letame non arriva la benedizione di Dio.
550
Il letame e` il miglior agricoltore.
551
Metti letame e non pregar santi.
Il letame non s’impresta. Bisogna conservarlo per poterne disporre sempre al momento del bisogno. Inoltre la qualita` del letame e` difficile a determinare, per cui la restituzione di un quantitativo imprestato genera irrimediabilmente discussioni e contese. 552
Letame troppo forte d’ogni pianta e` la morte. Il letame non e` tutto uguale: ve ne sono di forti, come quello degli animali da cortile, e soprattutto quello di piccione, che, dati a piante delicate, ne bruciano le radici. Cosı` anche il letame fresco che non ha subito quel lungo processo di fermentazione. 553
554 Il letame fresco non fa bene che ai prati. E` una raccomandazione a non far uso del letame per le coltivazioni, che non siano prati, del letame ancora fresco, vale a dire che non ha passato nella concimaia il tempo necessario per la dovuta fermentazione, nel qual caso danneggia le piante (vedi Letame). Talvolta i contadini incauti o frettolosi spargevano il letame fresco nei campi, causando gravi danni, cosa che non si verifica nel caso dell’erba che e` piu` folta e resistente.
Chi si cura nel letame speri d’uscir sano, ma non netto. Un tempo certi malati, come i costipati, venivano immersi sotto il concime, ovviamente protetti, e si dice, forse con fondamento, che il calore li curasse. In senso metaforico: chi e` costretto a degradarsi, anche per raggiungere un fine onesto e apprezzabile, sappia che il 555
pag 853 - 04/07/2007
LETTERA
790
.
risultato conseguito non cancellera` o giustifichera` del tutto l’avvilimento attraverso il quale ha scelto di passare.
La lettera comunica solamente il messaggio, non riporta l’espressione, seria o ironica, di chi lo scrive.
Letame e carogne vanno sotterrati presto. Dopo la concimazione il letame sparso va sotterrato rivoltando la terra in modo che si compenetri con essa. Le carogne di animali devono essere sotterrate altrimenti ammorbano col fetore e sono pericolose per la salute. In senso figurato: bisogna sbarazzarsi presto delle persone malvagie e degli affari poco chiari.
564 La lettera parla. La lettera ha la capacita` di parlare per chi l’ha scritta, ha la forza di far riflettere, persuadere chi la riceve, a volte piu` che il rapporto diretto, la parola.
556
557 Il letame non si nasconde. In due sensi: non si nascondono le cose che di solito non si rubano; e` impossibile nascondere una cosa che puzza come il letame. 558 Il letame non inganna. Infatti, quando la si concima, la terra rende tanto da ripagare abbondantemente spesa e fatica. 559 Quattrini e letame non dicon bugie. Anche gli investimenti e gli averi sono qualcosa di ben visibile.
L’occhio del padrone e` un carro di letame. Come il concime, la cura e la sorveglianza del padrone sono indispensabili perche´ la terra produca. Vedi anche L’occhio del padrone ingrassa il cavallo [O 85]. 560
LETTERA Nel senso di missiva. f Vedi Busta. 561 La lettera [carta] non arrossisce. Si possono manifestare con una lettera cose che non si ha coraggio di dire direttamente. Traduce direttamente il latino: 562 Epistula (enim) non erubescit. ‘‘La lettera non arrossisce’’. Celebre frase di Cicerone, dalla quale derivano varie espressioni simili. Si trova all’inizio della famosa lettera a Lucceio, in cui chiede all’amico di dedicare un’opera storica alla sua propria attivita` (Ad familiares, 5.12.1). Ne circola anche una variante doppia Littera non erubescit e Litterae non erubescunt ‘‘Gli scritti non arrossiscono’’. 563
La lettera non ride.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Lettere, preghiere e pianti bucano cuori duri come diamanti. I messaggi, le invocazioni e le lacrime fanno breccia anche nei cuori piu` duri. Non bisogna considerare mai disperata una situazione, irremovibile una volonta`: gli animi si possono piegare alle ripetute richieste. 565
Chi manda lettere a chi non risponde o e` matto o si confonde [o e` nel bisogno]. Si perde in cose inutili o s’illude. Nella seconda versione del proverbio: e` in una situazione disperata e spera insistendo di commuovere il destinatario. 566
567 Lettera fatta, fante aspetta. Una cosa preparata deve essere eseguita. Non basta preparare un’azione, bisogna avere il coraggio di metterla in pratica. Si riferisce a un tempo in cui si recapitavano le lettere per mezzo di messi (fanti).
LETTERE Nel significato di letteratura, o, piu` ampio, di cultura. 568 Il bue non sa di lettere. La persona rozza, incolta, senza sensibilita` e senza gentilezza non si cura di letteratura, arte, pensiero, musica.
Guardati da asino orbo e da donna che sa di lettere. L’asino orbo rischia di gettarti in un fosso. La donna istruita e` tutta presa dall’entusiasmo culturale e si esalta, trascurando le necessita` della vita quotidiana. Vedi anche Uomo di vino e donna di latino, matrimonio poverino [L 168] ; Donna dotta, casa disordinata [D 1065]. 569
Non tutti quelli che san di lettere sono sapienti. Avere cultura non significa avere la sapienza, che e` la sistemazione di questa cultura in un pensiero che interpreta il mondo, ne´ la saggezza, che e` la capacita` di usare cultura e 570
pag 854 - 04/07/2007
791
.
sapienza in un giudizio, in una capacita` operativa che tenga conto di tutti gli elementi necessari. 571 I pazzi per le lettere sono i peggiori. Coloro che perdono la testa per la cultura, la poesia, lo scrivere sono quelli che piu` commettono eccessi, che vivono al di fuori della realta`.
LETTO Il letto qui indica la gioia di un giusto riposo dalla quotidiana attivita` lavorativa, rappresenta la casa, una vita regolare; ma bisogna stare attenti a non farsene sedurre, a non cedere alla pigrizia. Puo` curare, ma anche peggiorare le malattie. Rappresenta anche il luogo piu` intimo della vita coniugale. f Vedi Alzarsi, Dormire, Inverno, Leggere, Levarsi, Riposo, Sonno, Ubriaco. Il letto e` una rosa: chi non dorme si riposa. Anche se non si dorme, a letto si sta sempre bene. 572
Il letto e` la medicina del poveretto. Non costa nulla e fa sicuramente bene. 573
574 Il letto e` una grande medicina. Il riposo permette all’organismo di recuperare energie e difendersi dalle malattie.
Chi divide il letto divide l’affetto. Gli sposi che smettono di dormire insieme, secondo questo proverbio, intiepidiscono il loro rapporto. Il secondo dividere nel significato di ‘‘separare’’. 575
576 577
Tavola e letto mantengon l’affetto. Dove c’e` il letto c’e` l’affetto.
578 Chi non ha letto dorme sulla paglia. Chi non dispone di cio` che gli abbisogna si arrangia come puo`. 579
Chi non ha letto ne´ desco mangi in terra e dorma al fresco.
Presto a letto e presto alzato sarai sano e fortunato. Farai una vita sana e coglierai molte buone occasioni. Il lavoro del mattino e` ritenuto quello piu` utile e produttivo. Vedi Le ore del mattino hanno l’oro in bocca [M 1006]. 580
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
LETTO
A letto di buon’ora, alzato di buon’ora manda il medico in malora. Un ritmo di vita regolare contribuisce a mantenersi in buona salute. 581
582
Levarsi presto e dormire di buon’ora manda i medici in malora.
Chi vuol viver sano e lesto ceni poco e a letto presto. Vedi anche Chi vuol viver sano e lesto mangi poco e s’alzi presto [S 256]. 583
Bisogna andare a letto con le galline e alzarsi col gallo. Bisogna andare a letto presto e alzarsi presto se si vuole che la vita sia sana e la giornata fruttuosa: le galline vanno a pollaio sull’imbrunire e il gallo canta alle prime luci del giorno. Questo proverbio e` un consiglio, una regola, un precetto di igiene e di morale che sconsiglia di fare vita notturna; si distingue da quello di forma simile: Chi va a letto con le galline si leva coi galli [G 101] che si propone come regola sia per dire che non si puo` dormire piu` di un certo tempo, oppure che il modo migliore per alzarsi presto e` andare a letto presto. Vedi anche Presto sveglio e presto a letto [S 2295]; Vegliare alla luna e dormire al sole non fa ne´ pro, ne´ onore [V 288]. 584
Bisogna andare a letto senza farselo comandare e alzarsi senza farsi chiamare. Invito rivolto ai ragazzi: prendere le buone abitudini. 585
586 Nel letto d’argento si sogna d’oro. A chi vive nella ricchezza il mondo appare sotto il suo migliore aspetto.
Come ci [uno] si fa il letto, cosı` ci (si) dorme. Come ci si comporta, ci si predispone l’esistenza, cosı` si vive. 587
588
Chi male fa il letto, male ci dorme.
Letto e fuoco fan l’uom da poco. Poltrire a letto e indugiare al calore del camino rendono l’uomo pigro e indolente. 589
Dice il fuoco: – Stai qui un poco. Dice il letto: – Stai qui un pezzo. Chi indugia presso il fuoco o a letto viene preso dalla pigrizia e difficilmente riesce a muoversi. 590
pag 855 - 04/07/2007
LEVANTE
792
.
Il letto e il gioco, la donna e il fuoco non si contentan mai di poco. Mette in guardia dal letto che invita alla pigrizia, dal vizio del gioco, dall’amore possessivo delle donne; quanto al fuoco piu` che alle attrattive del camino vi e` un riferimento all’incendio che quando scoppia non si puo` circoscrivere.
Apeliote e secondo gli antichi portava pioggia leggera, favoriva la vegetazione e talvolta preannunciava il sereno. E` raffigurato come un giovane molto bello, dai capelli ondeggianti, che tiene nelle mani un lembo del mantello colmo di ogni genere di frutta, favi di miele, spighe. I Turchi lo chiamavano Vento divino poiche´ portava dalla Mecca la benedizione di Dio.
592 Il letto alletta. Si dice dei malati: se non si ha la forza di alzarsi, reagire, alla malattia si aggiunge l’indebolimento dell’organismo che, senza l’aria e il moto, lentamente debilita. Dunque con allettare nel senso di ‘‘mettere, trattenere a letto’’. Piu` raro risulta l’uso nel senso: il letto attrae, invita a indugiare e a poltrire, cioe` con allettare nel significato di ‘‘sedurre, piacere’’.
Vento di Levante se non piove e` un gran brigante. Perche´ normalmente e` umido e piovoso.
591
593 Letto fa letto. Vedi anche Piu` si dorme e piu` si dormirebbe [S 1631].
Chi troppo sta nel letto perde la salute e l’intelletto. 595 Prima d’andare a letto guarda il fuoco e poi il paletto. Assicurati che il fuoco sia spento e che porte e finestre siano ben chiuse. 594
Con tre cose bisogna andare a letto: con buona cena, buona donna e buona coscienza. Per riposare sereni e` necessario aver mangiato bene, una buona compagnia e non avere rimorsi. 596
Non tutti quelli che vanno a letto vanno per dormire. Non e` detto che chi va a letto possa poi dormire. Le cose non hanno sempre l’esito che si spera. Incominciare un’impresa non significa portarla in fondo. Si usa anche con un’allusione maliziosa. 597
Non e` ancora andato a letto chi ha da avere la mala notte. Chi e` destinato alla cattiva sorte, non puo` dirsi mai sicuro, non puo` dire che per lui la giornata e` finita: la sfortuna inevitabilmente lo raggiungera`. 598
LEVANTE E` il vento che soffia da Est e porta in genere pioggia, e` detto anche Grecale o Greco (vedi la voce). Nella Torre d’Andronico e` chiamato
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
599
Levante acqua davante. Spinge avanti la pioggia. 600
Quando Levante move o tre, o sei, o nove. I numeri si riferiscono ai giorni di durata del vento. Diffuso nel Maceratese. La variante ampliata di Fermo dice: Se levante se move o tre, o sei, o nove; se non se remette o nove o diciotto o ventisette, aggravando il pronostico. In Calabria si dice Levanti e levantina simana o quindicina, o tri journi continui ‘‘Il vento di Levante o la pioggia che porta (pioggia levantina), puo` durare una settimana, quindici giorni o tre giorni di seguito’’; piu` ottimista la previsione pugliese Levande e levandina o na dı` o na quinnecine ‘‘Vento di Levante e pioggia levantina o un giorno o una quindicina’’. La durata del vento e` notata dal proverbio calabrese Sciroccu e Levanti stanca Dui ccu li Santi nel senso che questi venti non vengono per poco e sono fastidiosi. 601
Quando soffia il Levante appendi il fucile al chiodo. E` inutile andare a caccia. Dicono i cacciatori che gli uccelli migratori in autunno passano quando hanno il vento di fronte che sfruttano per tenersi in quota e quindi aspettano i venti di sud-ovest. Il Levante, arrivando da dietro, sarebbe contrario al verso del piumaggio e renderebbe difficoltoso il volo; per questo quando soffia non si muovono. 602
LEVARE Nel significato di ‘‘togliere’’. f Vedi Cavare, Muro. Levare e non mettere [Leva e non metti] fa la spia. Togliendo continuamente anche solo una minima quantita`, per quanto grande sia la ri603
pag 856 - 04/07/2007
793
.
serva, alla fine si nota. Vedi anche Cava e non metti, i patrimoni si disfanno [C 1194]; Chi guadagna cinque e spende sette non ha bisogno di borsette [G 1195]; Chi spende quel che non ha fabbrica il canapo che l’impicchera` [S 1796]. 604
Non mettere e levare asciuga il mare.
605
Col sempre levare scema il mare.
606
A levare e non mettere si conosce il fondo.
607
Chi leva e non mette vuota le sacchette.
608 Leva e non aggiungi vengono le grinze. Il sacco che si svuota si affloscia, si raggrinzisce. 609 Leva la legna e levi il fuoco. Se elimini la causa finisce l’incomodo; oppure, se elimini la fonte scompare il beneficio. 610 Levate le pere, cacciato l’orso. L’orso e` ghiotto di pere. Una volta eliminato cio` che l’alletta ti sbarazzi dell’animale pericoloso o della persona fastidiosa. Vedi anche Chi non vuol osteria levi la frasca [O 665].
LEVARSI Nel significato di ‘‘alzarsi al mattino’’. f Vedi Letto. 611 Chi si leva presto arriva in tempo. Chi e` sollecito nell’alzarsi e` pronto a cogliere le buone occasioni che si presentano. Vedi anche Presto a letto e presto alzato sarai sano e fortunato [L 580].
Chi non si leva di buon’ora non fa buona giornata. Reciproco del precedente. 612
613
Chi si leva a giorno non guadagna un corno.
614 Chi si leva presto consuma le scarpe. Risposta ai proverbi precedenti: prima ci si alza prima si comincia a consumare. Un tempo le scarpe erano un bene prezioso, tanto che i contadini erano abituati ad andare scalzi e quando si recavano in paese le portavano in mano andando scalzi e le calzavano solo prima di entrare nell’abitato. 615
Non dovunque si leva il sole.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
LIBECCIO
Per controbattere a quanti affermano che bisogna alzarsi quando spunta il sole. Vedi anche il contrario, sebbene con uso diverso, Quando viene il sole viene per tutti [S 1559]. Chi si leva presto Dio lo aiuta e a chi si leva tardi toglie la fame. Ironico. Dio benedice chi si alza presto, ma a chi dorme non fa venire fame. Un tempo si usava stare a letto o tenervi i bambini quando non c’era da mangiare. 616
LIBBRA Antica unita` di misura di peso del valore all’incirca di un terzo di chilogrammo. f Vedi Oncia. Un sacco di disegni verdi non tornano una libbra secchi. Tra il progetto e la sua realizzazione si perde molto per strada. I progetti si presentano ricchi di valore e di prospettive, ma la loro realizzazione li ridimensiona al punto che delle belle speranze che avevano alimentato rimane ben poco. I disegni verdi sono ancora virgulti giovani, pesanti come la legna verde; ma poi una volta secchi divengono leggeri, inconsistenti. 617
Una libbra di sapienza e due di buona volonta` non pareggiano un’oncia di fortuna. La fortuna e` assai piu` efficace del sapere e dell’impegno. L’oncia e` la dodicesima parte della libbra. Vedi anche Val piu` un’oncia di fortuna che mille libbre di sapere [F 1207]; per la struttura anche Un’oncia di favore vale piu` che una libbra di giustizia [G 844]; Meglio un’oncia di liberta` che dieci libbre d’oro [L 628]. 618
LIBECCIO Il vento di Libeccio soffia da sud-ovest, porta spesso pioggia e batte in modo violento soprattutto il Mediterraneo settentrionale e centrale. E` detto anche Africo e, sulla costa adriatica, Garbino (vedi la voce). Libeccio che nasce il venerdı` non arriva a domenica. Il vento di Libeccio non dura piu` di tre giorni. 619
Libeccio dura tre giorni e quel che trova lascia. Il vento di Libeccio ha di solito una durata di tre giorni e va via lasciando il tempo che faceva quando ha cominciato a soffiare. 620
pag 857 - 04/07/2007
LIBERATA
LIBERATA Vi sono diverse sante con questo nome onorate dalla Chiesa. Nel Martirologio e nel calendario liturgico si ricordano soltanto Liberata di Como, festeggiata con la sorella Faustina il 18 gennaio e Liberata di Pavia e Piacenza (16 gennaio), patrona delle ostetriche e invocata contro le malattie dei bambini. Un’altra Liberata, vergine d’Aquitania, onorata in Spagna e Portogallo nonche´ nel Nord Europa e nel nostro Meridione, e` rappresentata crocifissa; il suo culto e` stato diffuso dagli spagnoli e la festa si celebra o il 28 gennaio o il 20 luglio. Siccome e` il nome che determina la protezione del parto, le diverse sante vengono spesso confuse. Per santa Liberata la piu` fredda della vernata. La meta` di gennaio e` considerato il periodo piu` freddo dell’anno: il giorno 17 di gennaio, festa di sant’Antonio Abate e` detto ‘‘dalla gran freddura’’ (vedi freddura). Vernata e` antico per ‘‘invernata’’, rimasto vitale in parlate toscane. 621
O mia santa Liberata, fai che dolce sia l’uscita come dolce fu l’entrata. Invocazione scherzosa che le partorienti rivolgono a santa Liberata perche´ le aiuti a ‘‘liberarsi del nascituro’’. 622
LIBERO Meglio libero e povero, che schiavo con le catene d’oro. La liberta` non ha prezzo. Meglio la liberta` nella miseria che la ricchezza pagata con la schiavitu`. Vedi anche Meglio un’oncia di liberta` che dieci libbre d’oro [L 628]. 623
624 Chi e` libero non sa quanto e` fortunato. Si apprezza a pieno la liberta` solo quando viene a mancare. 625 Ognuno e` libero di far quello che vuole. Nell’ambito delle leggi e delle possibilita`, ognuno e` libero di agire come meglio crede. Si usa spesso, comunque, per esprimere dubbi e riserve su certe scelte altrui che si manifesta anche con una frase tipo: Contento lui, contenti tutti, ovvero col proverbio: Tutti i gusti son gusti [G 1357]. 626
794
.
Chi vuol esser libero scansi moglie e debiti.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Chi non vuole legami di sorta eviti di farsi una famiglia che lo condizionera` tutta la vita, e di contrarre debiti che lo metteranno in balia dei creditori. 627 La pecora libera finisce in bocca al lupo. Spesso l’indipendenza e l’estrema liberta` costituiscono un rischio. Meglio rinunciare alla liberta` assoluta e vivere in una comunita`, piuttosto che trovarsi soli e indifesi.
` LIBERTA La liberta` e` un bene prezioso, ma qualche proverbio ricorda che per esser liberi veramente dovremmo esserlo anche dal bisogno. Meglio un’oncia di liberta` che dieci libbre d’oro. Meglio rifiutare ogni ricchezza che perdere anche una parte minima di liberta`. L’oncia, antica misura di peso in uso in Italia prima dell’introduzione del sistema decimale, e` la dodicesima parte della libbra, equivale a circa 30 grammi ed e` sinonimo di quantita` minima. Vedi anche Meglio libero e povero, che schiavo con le catene d’oro [L 623]. 628
629 La liberta` non si vende al mercato. La liberta` non la si puo` acquistare: ognuno se la deve conquistare con la propria forza e la propria volonta`. Vedi anche, per lo schema, La sanita` non si vende al mercato [S 239]; La pazienza non la vendono gli speziali [P 841]; Il giudizio non si vende alle botteghe [G 747]. 630 La liberta` non c’e` oro che la paghi. Non vi sono ricchezze che valgano la liberta`. 631 La liberta` costa come la vita. La liberta` e` preziosa, tanto che per conquistarla o mantenerla si mette a repentaglio la vita stessa.
Chi di liberta` e` privo ha in odio d’esser vivo. Perde addirittura interesse alla propria vita, alla propria esistenza. 632
Liberta` e sanita` valgon piu` d’una citta`. Sono beni che non hanno uguali. 633
La liberta` del povero e` mendicare in pace. Amara constatazione. La liberta` di chi non ha nulla e` solo quella di arrangiarsi come meglio puo`. 634
pag 858 - 04/07/2007
795 Liberte´, e´galite´, fraternite´: spogliatevi voi e vestite me. Invito di passare dalle parole ai fatti: voi che predicate liberta`, uguaglianza e fraternita`, se credete veramente a quello che dite, toglietevi i vestiti e datemi da coprirmi. Solo chi li pratica crede veramente ai principi che sostiene. Usato anche per contestare coloro che ‘‘fanno la rivoluzione’’ per proprio tornaconto, per ricavarne dei profitti personali, oppure semplicemente per sostituirsi a coloro che dominano, senza realizzare altro mutamento. 635
LIBRO Il libro come contenuto: ci sono libri validi che tramandano saggezza e conoscenze, libri che lasciano il tempo che trovano, e libri cattivi da cui bisogna guardarsi, come bisogna guardarsi dai cattivi lettori. Il libro come bene, un tempo costoso, che bisogna custodire, utilizzare e preservare dagli altri. f Vedi Carta. 636 Dio ti guardi dall’uomo d’un sol libro. La frase e` tradizionalmente attribuita a san Tommaso d’Aquino, ma non ha riscontro preciso nelle sue opere (cfr. Tosi, Dizionario delle sentenze latine e greche, p. 177). Puo` essere riferita a un evento, vero o meno della sua vita, tanto piu` che si riferisce anche il senso nel quale il grande teologo la uso`: bisogna temere l’uomo che si e` dedicato allo studio di un solo libro, ovvero alla conoscenza di un solo argomento, nel quale ha acquistato tanta competenza da mettere in difficolta` anche i dotti che non hanno specifiche conoscenze (cfr. Sentenze, motti e proverbi latini brevemente illustrati – Supplemento al Vocabolario Campanini-Carboni, Paravia, Torino 1935, p. 89). In questo senso si usa correttamente, specialmente se si fa riferimento come unico libro alla Bibbia, la cui forza e`, per i credenti, inoppugnabile. Nella traduzione italiana (piu` usata della latina, vedi sotto), la frase si usa in forme diverse: Dio ti guardi da chi studia un libro solo, Temi chi conosce un solo libro, ecc., e ha dato origine all’espressione uomo d’un sol libro, che mantiene il precedente significato, ma indica particolarmente l’uomo che legge, conosce, usa un solo testo, un solo modo di conoscenza, una sola fonte: in definitiva l’ottuso, o il fanatico che conosce solo la sua verita`, ovvero colui che ha una cultura frutto d’indottrinamento, o non vede oltre il limite della sua ideologia. Se-
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
LIBRO
condo l’autore di Sentenze, motti e proverbi latini... sopra citato si indica addirittura l’ignorante. Lo stesso si puo` dire del proverbio. Modo di dire e proverbio si sovrappongono: saper leggere solo nel proprio libro (Temi colui che sa leggere solo nel proprio libro), e vi sono anche versioni in forma di facezia proverbiale: Il Piovano Arlotto sapeva leggere solo nel suo libro [A 1222], ma questa espressione puo` essere intesa anche nel senso che uno vuole intendere solo le proprie ragioni e non presta orecchio a quelle degli altri. 637 Timeo hominem [lectorem] unius libri. ‘‘Temo l’uomo [il lettore] di un sol libro’’. La frase latina, di origine ignota, e` usata anche con riferimento al semplice ‘‘lettore’’ di un libro solo. E` usata ancora insieme all’espressione homo unius libri e anche vir unius libri, con la stessa accezione di uomo di un sol libro.
I libri devon essere come gli amici: pochi e buoni. Devono essere di qualita`, scelti con cura e non troppo numerosi perche´ devono essere assimilati e conosciuti perfettamente. 638
I libri, come gli amici, devono essere pochi e scelti bene. 640 Il miglior amico e` un libro. Il libro insegna, tiene compagnia nei momenti di solitudine, e tace quando e` di troppo, discretamente, come fa un vero amico. 639
Libro vecchio, vino vecchio, amico vecchio. Il libro vecchio garantisce la sua qualita` perche´, passato al vaglio di piu` persone e di piu` generazioni, e` stato conservato e quindi ritenuto valido. Per amico e vino, vedi alle rispettive voci. 641
642
I libri sono maestri che non castigano e amici che non abbandonano.
Coi libri i morti insegnano ai vivi. Coloro che non ci sono piu` continuano a comunicarci le loro esperienze e la loro saggezza attraverso i libri. 643
I libri ti riprendono senza farti arrossire. L’insegnamento silenzioso e riservato dei libri evita di ferire la suscettibilita`. 644
645
I libri sono maestri muti.
646
I libri hanno il loro destino.
pag 859 - 04/07/2007
LIBRO
Non hanno fortuna per quel che valgono, ma per quanto sono apprezzati, per come sono accolti. E` forse piu` spesso ripetuta la frase latina originale: Habent sua fata libelli. ‘‘I libri hanno un loro destino’’. Si trova nel De litteris syllabis et metris (verso 1286) di Terenziano Mauro (II sec. d.C.), e quindi non e` oraziana, come erroneamente talvolta si ripete. Significa che a determinare il successo di un libro piu` che il merito sono la fortuna e il caso. Si usa anche per dire che prima o poi tutti i libri vengono dimenticati, ma il senso previsto dall’autore e` che un libro ha fortuna se incontra il favore del lettore (il verso intero suona infatti Pro captu lectoris habent sua fata libelli ‘‘A seconda dell’accoglienza del lettore i libri hanno un loro destino’’). 647
Uno scemo coi libri e` uno scemo e mezzo. Quando la stoltezza si unisce a una cultura posticcia, la situazione si aggrava e la presunzione crea una persona vana e insopportabile. 648
Testo senza testa bestia manifesta. Per analogia. I libri letti e interpretati da uno sciocco aumentano la sua stoltezza che diventa vera bestialita`. 649
Il libro piu` grosso e` quello dei perche´. Le cose sconosciute alla mente umana sono infinitamente piu` numerose di quelle note. Vedi anche Il libro del perche´ stampato ancor non e` [P 1272]. 650
Il libro piu` grosso e` quello del possibile. Le possibilita` sono infinite. 651
Il libro del probabilmente ha molte pagine. Se non infinite, numerosissime sono anche le probabilita`. 652
Libri e anni fanno gli uomini saggi. L’esperienza e la cultura donano la saggezza. 653
654 Molto piu ` fanno gli anni che i libri. Si contrappone al precedente, in quanto privilegia l’esperienza rispetto allo studio e alla lettura. Anche nella variante: Fanno piu` gli anni che i libri. Vedi anche Sanno molto piu` gli anni che i libri [A 983]; Fa piu` l’esperienza che la scienza [E 178]; Val piu` la pratica che la grammatica [P 2441]. 655
796
.
Il libro buono loda se stesso.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Il libro valido non ha bisogno di essere raccomandato: appena aperto alletta mostrandosi interessante, utile o divertente. Non c’e` libro cosı` cattivo che non contenga [abbia] qualcosa di buono. Un libro e` sempre e comunque un documento che contiene, in positivo o in negativo, la possibilita` di una conoscenza. Il detto traduce di fatto l’affermazione che, stando a Plinio il Giovane (Epistole 3.5.10), era solito ripetere l’eruditissimo Plinio il Vecchio, cioe` che Nullum esse librum tam malum ut non aliqua parte prodesset ‘‘Non c’e` libro tanto cattivo da non essere utile in qualche parte’’ giustificando cosı` il fatto di leggere ininterrottamente e sempre annotare qualcosa. La frase di Plinio ha goduto nel Medioevo di diffusione come massima indipendente, ragione per la quale il proverbio ha equivalenti in molte lingue europee. 656
Non c’e` peggior regalo d’un cattivo libro. A differenza del precedente, questo proverbio ipotizza l’esistenza di libri pericolosi, capaci di avere un’influenza nefasta su chi li legge, tanto che il dono di libri simili e` una sorta di istigazione al male. 657
Non vi e` peggior ladro d’un cattivo libro. Ruba tempo per leggerlo, occupa spazio nella libreria e non si e` ricavato niente da quello che si e` speso. 658
659 Cattivo libro gira per molte mani. Ognuno cerca di disfarsi di un libro senza pregi, per cui lo regala, lo presta, lo abbandona cosı` che cambia molte mani. Qui il libro e` cattivo in quanto ‘‘brutto, noioso, insignificante’’.
Il libro buono e` per pochi, il libro cattivo per tutti. Un libro di valore richiede preparazione e impegno per essere letto, in compenso offre sapere e conoscenza. Il libro di poco valore e` alla portata di tutti e magari diverte e fa passare il tempo, ma non arricchisce il lettore. 660
Libro serrato non fa letterato. I libri che restano chiusi sono del tutto inutili. E` una massima rivolta a coloro che tengono grandi biblioteche solo per figura, si gloriano di possedere libri senza dedicarsi alla lettura. 661
pag 860 - 04/07/2007
797
.
Libro prestato, libro perduto. Difficilmente si trovano persone che restituiscono i libri che hanno preso in prestito: li collocano nei loro scaffali dove diventano stabili per la discrezione, l’inerzia o la dimenticanza dei legittimi proprietari. 662
Libro prestato mezzo perduto. Limita appena il precedente. 663
664
Chi libri presta, libri perde.
665
Prestai un libro per un’ora libro e amico aspetto ancora.
Libro prestato perduto o guastato. Altra piaga e` l’incuria a cui vanno soggetti i libri prestati, i quali, se tornano, ricompaiono reduci da sanguinose battaglie. 666
Del mio padrone sono: ne´ mi vendo, ne´ mi presto, ne´ mi dono. Sono le parole che un tempo venivano scritte sul frontespizio dei libri da qualche proprietario. 667
Questo libro e` di foglio: se lo perdo lo rivoglio, se non sapete di chi e`, andate a pagina trentatre´. Questa e` un’altra strofetta che si usava scrivere sui libri. A pagina trentatre´ si trovava il nome del proprietario, oppure il nome veniva fatto cercare da una pagina all’altra. Ve ne sono molte altre simili. 668
669 I libri e le donne non son da prestare. Facilmente non tornano indietro. 670 Grossi libri, grandi pazzi. Chi scrive libri di lunghezza smisurata mostrerebbe d’aver perduto l’ancoraggio con la realta`, e cosı` chi li legge. 671 Un gran libro e` un grande male. Di tradizione colta, traduce un frammento di Callimaco (465 Pfeiffer) che puo` essere considerato uno dei principi della poetica alessandrina, in polemica con la tradizione dei lunghi poemi epici. Oggi si usa, spesso scherzosamente, per qualsiasi testo voluminoso o ‘‘mattone’’. 672
Grosso libro, grosso guaio.
673
Chi perde il suo libro perde meta` della scienza.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
LIETO
La sapienza di cui disponiamo e` meta` nella nostra mente e l’altra meta` sta nei libri che continuamente utilizziamo. Vedi anche Si charta cadet, tota scientia galoppat [C 847]; Libro chiuso, maestro muto [C 849]. Se hai libri in casa e piante nel giardino, che vuoi di piu`? Non c’e` nulla di meglio di buoni libri e belle piante per arricchire e allietare lo spirito. 674
Chi scrive libri, fabbrica in piazza e si veste a modo suo deve lasciare che la gente parli. Sono tutti modi di esporsi in pubblico e bisogna saper affrontare i commenti. 675
Ognuno legge bene [sa leggere] nel suo libro. Ognuno usa volentieri le leggi, i criteri, i principi che gli tornano comodi e utili. Ognuno vede le cose e giudica secondo il proprio punto di vista. Vedi anche Il Piovano Arlotto sapeva leggere solo nel suo libro [A 1222]. 676
677 Libri ex libris fiunt. ‘‘I libri vengono dai libri’’. Affermazione di uso dotto, apparentemente innocente, in quanto e` vero che i libri si fanno consultando altri libri. Ma la frase viene detta perfidamente allorche´ ci si trova davanti a libri fatti semplicemente copiandone altri, dando l’idea di una vana e sterile scopiazzatura. Sull’argomento ha scritto un divertente racconto Washington Irving (1783-1859): L’arte di fabbricare libri (Il libro degli schizzi).
Libro e moschetto fascista perfetto. Motto del ventennio fascista, raccomandato ai balilla e alla gioventu` fascista. Il motto e` costruito sul modello ‘‘Casa e chiesa’’, ‘‘Uscio e bottega’’, ecc. e la stretta correlazione fra le due cose citate indica una convinta adesione a una precisa scelta di vita. Spesso si usa ancora ironicamente per rimarcare una cieca o irragionevole adesione a una ideologia. 678
LIETO Vita cheta, vita lieta. Una vita ritirata, silenziosa, fuori dalle contese della vita pubblica, senza ambizioni e` una vita felice. Ripete il precetto di Epicureo: Vivi nascosto [N 57]. 679
680
Cuore lieto, mezza salute.
pag 861 - 04/07/2007
LIEVITO
798
.
L’animo sereno, senza crucci ne´ turbamenti, costituisce il presupposto per mantenersi sani. Vedi anche Il riso fa buon sangue [R 624]; L’allegria e` d’ogni male il rimedio universale [A 451]; Un’oncia d’allegria sana ogni malattia [A 453] ; Malinconia e` quasi malattia [M 410]; Chi se la piglia muore [P 2532]; Chi ride e canta morte spaventa [R 565]; Ogni risata toglie un chiodo dalla bara [R 608]; Una risata e` un bicchiere di salute [R 610]. 681 Chi e` lieto non e` proprio povero. Possiede un bene che pochi possono avere.
Toscano. Senza soldi non si puo` fare niente. Sulla parola lilleri e` coniato il verbo ‘‘lallerare’’: ‘‘spendere, far vita buona, comprarsi quello che piace’’. Senza lilleri non si lallera, ma con la lallera si fanno i lilleri. Toscano. Deformazione scherzosa del precedente, messa in bocca a una signora senza scrupoli che chiama lallera cio` che le permette di guadagnare ‘‘lilleri’’ e ‘‘lallerare’’ a suo piacimento. 686
LIMA LIEVITO Il lievito e` una sostanza nella quale vivono microrganismi capaci di provocare, mediante i loro enzimi, un processo di fermentazione. Col termine si indica sia il microrganismo che fa lievitare, sia la pasta che lo contiene. Nei proverbi si parla del lievito naturale usato un tempo per la panificazione casalinga: si trattava di un po’ d’impasto di pane che veniva lasciato di settimana in settimana in luogo tiepido, di solito nella madia. Al momento di fare di nuovo il pane, il lievito veniva mischiato alla pasta, che, tenuta al caldo, nel corso di una notte lievitava. 682 Senza lievito non si fa pane. Senza l’anima, senza una forza interna, la parte materiale non si muove. Senza il necessario non si ottiene alcun risultato. 683 Cattiva massaia perde il lievito. Il lievito si faceva accantonando per la volta successiva una piccola parte dell’impasto del pane: era un’operazione semplice, ma essenziale. Chi e` inetto si trova privo di cose fondamentali.
LILLA Tono di colore. Lilla, amor che brilla. E` questo il significato che tradizionalmente si da` al colore: amore vivo, forte. 684
LILLERI In Toscana nella lingua popolare i lilleri sono i soldi.
687 Le lime sorde lavorano meglio. Le persone che agiscono senza parlare (nel bene e nel male) sono piu` attive ed efficienti. La lima sorda e` un particolare tipo di lima di acciaio durissimo con denti estremamente sottili, tanto che l’arnese lavora senza fare rumore. Viene usata in opere che richiedono particolare precisione.
La lima attacca il ferro e il ferro attacca il legno. Ognuno se la rifa` con chi e` piu` debole di lui. 688
LIMONE Il frutto e` ricordato soprattutto per il suo sapore agro. f Vedi Arancia, Quercia. 689 Quand’e` spremuto si getta via il limone. Quando da una cosa, da una persona, si sono tratti i benefici che poteva dare, si accantona o si getta: come si fa con il limone, una volta spremutone il succo. 690 Chi beve aceto caca limoni. Chi si diletta di cose agre, sgradevoli, poi ne fa di peggiori. Chi ascolta volentieri malevolenze sugli altri le riferisce poi a sua volta arricchite. Aceto e limoni sono accomunati dal sapore agro. 691 Chi beve aceto succhia i limoni. Chi ha ricevuto qualcosa di sgradito fa una faccia come quella di chi succhia un limone. Succhiare o mangiare il limone e` espressione che in diversi dialetti indica dovere, per cura o necessita`, inghiottire una medicina amara, mandar giu` un rospo, con l’animo di chi, per gusto o beneficio, succhia un limone con faccia disgustata dal succo che allega i denti. 692
685
Senza lilleri non si lallera.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Per strizzare limoni ci vuole una puttana vecchia.
pag 862 - 04/07/2007
799
.
Scherzoso. Strizzare i limoni e` un modo di dire ormai desueto che significa ‘‘congiungere le mani insieme strettamente pregando con fervore’’. Tanta devozione la puo` mostrare solo una donna che abbia molte colpe da farsi perdonare. LINGUA1 Come organo dell’articolazione del linguaggio, simbolo del potere della parola: convincere, adulare, ferire, arrecare danni con calunnie e maldicenze. Un’arma potente soprattutto in mano alle donne. Ma e` un’arma che puo` rivolgersi contro chi la usa se non sa controllare le proprie parole e non impara a tacere quando e` necessario. f Vedi Bocca, Dente, Orecchio. 693 La lingua batte dove il dente duole. Estremamente vivo e diffuso. Si torna sempre con il pensiero e involontariamente con le parole a quello che ci affligge. Gia` in questa forma in P. Zipoli, Il Malmantile racquistato, 7.49. Nel Medioevo e` registrato Semper cum dente remanebit lingua dolente ‘‘La lingua restera` sempre sul dente che fa male’’, che rientra nel filone attestato anche dal detto greco antico ‘‘Dove uno soffre la` tiene anche la mano’’, citato da Plutarco (De garrulitate 513e) e presente nei paremiografi anche con la variante ‘‘pensiero’’ in luogo di ‘‘mano’’. 694
Dove dente duole la lingua inciampa.
695
La lingua cade dove pesa il cuore.
La lingua e` la migliore e la peggior carne. La lingua e` la parte del corpo con la quale si puo` fare sia il bene che il male maggiore e in molti sensi: la favella determina gli atti degli uomini e tutto quanto riguarda i loro rapporti e le loro condizioni. Cfr. nella Bibbia Proverbi 18.21: ‘‘La morte e la vita sono in potere della lingua’’. Diversi apologhi circolano nelle varie tradizioni orientali vestendo di diversi particolari la storia di un re che, ordinando al proprio servo, sapiente, o schiavo, di cuocergli la carne migliore, si vede servire a tavola della lingua; dopo l’ordine di cuocergli la carne peggiore, quello di nuovo gli mette in tavola la lingua. Il saggio servitore aveva inteso l’ordine sotto la metafora: gustosa-benigna, disgustosa-malvagia. Nella nostra tradizione il sapiente al quale si riferisce la vicenda e` Esopo (Vita di Esopo 51-55) che avrebbe compiuto questo gesto simbolico durante la 696
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
LINGUA
sua vita errabonda mentre era schiavo presso il filosofo Xanto. I paremiografi greci registrano tutti il proverbio: ‘‘Lingua dove vai? A salvare o a distruggere la citta`?’’ (nel quale e` evidente il rinvio all’uso politico e oratorio della parola). 697
La miglior parte e la peggiore e` la lingua.
698 Taglia piu ` la lingua che la spada. Si fa spesso piu` male con le parole che con un’arma. Una calunnia e` piu` micidiale di un colpo di spada. Il proverbio e` assai diffuso nelle lingue europee per cui si puo` ritenere che la sua provenienza sia dotta e da collegarsi a una fonte biblica, per quanto la correlazione tra lingua e spada sia facile e immediata. In particolare cfr. Siracide, 28.18 (22) ‘‘Molti sono caduti a fil di spada, ma non quanti sono periti per colpa della lingua’’. Nel Medioevo e` registrato come proverbio l’esametro Lingua dolis instructa mucrone nocentior ipsa ‘‘La lingua ammaestrata agli inganni e` piu` nociva della spada’’. Cfr. anche Proverbi 12.18 ‘‘V’e` chi parla senza riflettere: trafigge come una spada; ma la lingua dei saggi risana’’. 699 Ne uccide piu ` la lingua che la spada. Di forma analoga al precedente – tanto che spesso sono usati l’uno per l’altro – propriamente ha un riferimento diverso: oltre alla maldicenza, l’offesa, l’insinuazione e altre forme immediate di danno che puo` attacare al prossimo, la lingua e` lo strumento della persuasione, della discussione, della lite, degli ordini e dei comandi; attraverso questa si generano le lotte, che la spada traduce in uccisioni. In questo stesso senso si usa anche il seguente proverbio, dotto e meno noto: 700 Ne uccide piu ` la penna che la spada. La penna mette sulla carta quello che dice la lingua: persuade, controbatte, afferma, nega, discute, firma trattati, ordini, comandi. 701
Val piu` un colpo di lingua che tre di lancia.
702
Meglio di man battuto che di lingua ferito.
703
Le cattive lingue tagliano piu` delle spade.
La lingua maligna e` peggio della gramigna. Variante indotta dalla rima. La gramigna (vedi la voce) e` una pianta infestante. 704
pag 863 - 04/07/2007
LINGUA
705 La mala lingua e` peggio della tigna. La tigna (vedi la voce) e` un’affezione del cuoio capelluto. 706 La mala lingua fa molti malanni. Malignita` e calunnie possono arrecare conseguenze assai spiacevoli.
La lingua non ha osso ma puo` rompere il dosso. La lingua, come parte anatomica del corpo, non e` di per se´ forte, dura, come i piedi e le mani che possono colpire e far male, ma pur essendo piccola e tenera puo` fare del male infinitamente maggiore, con l’imposizione, la calunnia, la persuasione, ecc. Dosso ha valore di ‘‘dorso’’, ‘‘spalle’’, ‘‘schiena’’. E` uno dei proverbi citato dal Re nella contesa di proverbi con Bertoldo (cfr. G. C. Croce, Bertoldo e Bertoldino con l’aggiunta..., p. 46). Nel libro biblico dell’Ecclesiastico si trova una serie di versetti contro la pericolosita` della lingua, capace di cose orribili (28.17 sgg.). In particolare ‘‘La percossa della sferza produce lividure, ma i colpi della lingua spezzano le ossa’’. 707
708
La lingua non ha ossi ma fa mali grossi.
709
La lingua non ha osso, ma taglia minuto e grosso. La lingua e` molle ma spezza cose dure.
710
800
.
Le ferite della lingua non si rimarginano. Le ferite inferte con la parola, offese, insinuazioni, menzogne lasciano un segno che continua a bruciare.
Mala lingua, malo vicino: brutta la sera e brutta al mattino. Il maldicente e` un pessimo vicino: non vi e` alcun momento della giornata in cui possa essere amico di buona e gradevole compagnia. 715
716 La mala lingua deve aver buone reni. Perche´ puo` ricevere delle solenni bastonate.
Quando lavora la lingua del pazzo riposano le orecchie del savio. Quando prendono la parola gli stolti, le persone che hanno senno non danno loro ascolto. 717
La lingua non e` sana quando il cuore ha la febbre. La passione altera il linguaggio di chi ha l’animo in tumulto. 718
Lingua ciarliera fa presto carriera. Chi parla, comunica, chiede, si sa esprimere ha le strade aperte davanti a se´, al contrario dello scontroso e del timido. 719
720
721 Chi ha buona lingua arriva a Roma. Roma, capitale religiosa e politica, e` la sede del potere. 722
711
A colpi di lingua scudo d’orecchi. A chi colpisce adoperando come arma la parola si pone riparo non dandogli alcun ascolto. Vedi anche Per vivere bisogna imparare a sopportare la maldicenza [M 274]. 712
713 La mala lingua cerca cattive orecchie. Il calunniatore, il maldicente cerca persone maligne come lui, che lo ascoltino e gli prestino fede. Vedi anche La parola non e` mal detta se non e` mal presa [P 595].
Tra mala lingua e cattive orecchie e` difficile scegliere. Non e` facile decidere se e` peggiore chi sparge insinuazioni malevole e chi le ascolta e le riferisce. Vedi anche Se nessuno ascoltasse non ci sarebbero maldicenti [M 263]. 714
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Chi ha una buona lingua ha una buona borsa.
Chi ha lingua in bocca puo` andare dappertutto.
723 Lingua muta impara ad aspettare. Chi non parla e` condannato ad attendere, chi non chiede e` servito per ultimo. 724
Lingua muta male e` servita.
In bocca chiusa non cade pera. Per analogia. Vedi anche La botta che non chiese non ebbe coda [B 774]; Bocca che tace nessuno l’aiuta [T 61]. 725
726
Testa senza lingua non vale una stringa.
La lingua unge e il dente punge. La bocca ha due strumenti: la lingua che sa blandire, accattivarsi le simpatie e il dente che morde. 727
728 Chi parla un po’ lecca e un po’ morde. Per analogia. 729
Per lingua si langue.
pag 864 - 04/07/2007
801
.
LINGUA
Per aver parlato troppo e detto cose che erano da tacere si passano brutti momenti, si soffrono amare pene. Vedi anche Molto parlare e` molto errare [P 485].
737 Lingua lunga, corta mano. Chi parla molto combina poco. Chi si vanta molto non e` buono a nulla. Vedi anche Largo di bocca, stretto di mano [B 659].
730 Solo i savi sanno frenare la lingua. Solo chi e` saggio sa tenere la lingua a freno e dire solo quello che giova ed e` opportuno. Vedi anche I saggi chiudono la bocca nel cuore e gli stolti aprono il cuore sulla bocca [B 657].
738 Lingua muta ne stanca cento. La persona che non asseconda, non risponde a chi le parla induce questi a tacere. E` un metodo efficace per scoraggiare i chiacchieroni indiscreti o maligni. Vedi anche Due buone orecchie stancano cento lingue [O 460].
Non si tiene acqua che corre ne´ lingua che dice. Nessuno riesce a fermarle. Vedi anche Le parole son ciliegie dietro una ne van dieci [P 533]. 731
732
Acqua che va alla china e lingua che parla non hanno freno.
Lingua di ragazza sta bene cucita in tasca. Nell’educazione di un tempo le ragazze dovevano tenere la lingua a freno per mostrare riservatezza e serieta`. Pareggiavano i conti dopo il matrimonio. Vedi anche Zitella lingua corta; sposa lingua lunga [D 897]; Donna zitella ha la lingua nella scarsella; donna maritata ha la lingua come una spada [D 898]; Fino che son donzellette, una lingua e braccia sette; se le annoda il santo laccio, sette lingue e un solo braccio [D 896]. 733
Lingua di donzella deve star nella scarsella. La scarsella era una borsa di stoffa o di cuoio usata per riporvi il danaro, che si teneva appesa al collo o alla cintura; le padrone di casa la portavano sotto il grembiule. 734
I ragazzi devon parlare quando piscian le galline. Per analogia. Ai ragazzi non era permesso prendere parte ai discorsi degli adulti. Quando piscian le galline e` espressione che indica piu` ‘‘mai’’ che ‘‘raramente’’. L’osservazione quotidiana rivela che le galline non hanno questa funzione specifica. Infatti, come tutti gli uccelli, hanno un unico apparato escretore, detto cloaca, in cui si uniscono le due funzioni di espulsione delle orine e degli escrementi, per cui i rifiuti vengono eliminati insieme. 735
Lingua sagace sempre mordace. La persona acuta, pronta e intelligente spesso colpisce in modo poco piacevole coloro che sono oggetto delle sue arguzie. 736
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
La lingua e` la spada [il pugnale] delle donne. Parlare e` l’arma con la quale le donne colpiscono e aggrediscono e, nell’apparente debolezza, e` un’arma temibile. 739
740 Lingua vecchia non sa tacere. Le persone anziane, per desiderio di essere considerate, per far vedere che contano ancora e sanno, sono portate a dire anche quello che farebbero meglio a tacere.
E` meglio scivolare coi piedi che con la lingua. Farsi trascinare a dire quello che si vorrebbe aver taciuto, arreca piu` danni di una caduta. Nella Bibbia si trova un’espressione che richiama da vicino questo proverbio (Siracide 20.18) ‘‘Meglio scivolare sul pavimento che con la lingua; per questo la caduta dei malvagi giunge rapida’’. Analogamente ripete il detto latino: Melius est pede quam labi lingua ‘‘Meglio scivolare con il piede che con la lingua’’, di larga diffusione nel Medioevo, con forme equivalenti in diverse lingue europee. 741
Meglio mordersi la lingua che usarla male. E` meglio controllarsi, anche con decisione o sacrificio, che dire qualcosa d’irreparabile, il cui danno sarebbe molto maggiore del dolore imposto dall’autocontrollo. Fa riferimento al modo di dire mordersi la lingua, per indicare un gesto di estrema violenza per imporsi all’ultimo momento di non dire qualcosa che risulterebbe grave o dannoso. 742
743 Chi ha la lingua lunga se la tagli. Fa riferimento al modo di dire tagliarsi la lingua per indicare la decisione, il fermo proposito di non parlare, di non dire una cosa. Simile all’altro dello stesso significato: cucirsi la bocca. 744
Bisogna parlare poco e agire bene.
pag 865 - 04/07/2007
LINGUA
Per analogia. I fatti sono piu` eloquenti di tante parole. Vedi anche Fatti (e) non parole [F 400]; Le parole non son fatti [P 540]. Anche la lingua non si trova coi denti. La vicinanza, la parentela non sono garanzia di continuo accordo. Cosı` la lingua e` spesso morsa dai denti. 745
746
Anche i denti mordono la lingua.
Gli uomini si legano per la lingua [le parole] e i buoi per le corna. Gli uomini vengono costretti o portati a osservare doveri e promesse attraverso le parole, date sull’onore, o scritte in documenti; ovvero con altri mezzi che sempre usano parole. I buoi si conducono con una fune che dalla mano di chi conduce passa dalle corna e termina in una morsa che li prende per il naso. Piu` propriamente il proverbio fa riferimento al modo di legare un bove sciolto, imbizzarrito o pericoloso per costringerlo a fare quello che si vuole. In questo caso si gettano due funi intorno alle sue corna rendendolo innocuo e maneggevole. Vedi anche Le funi legano i buoi e le parole gli uomini [P 558]. 747
748 La lingua e` lo specchio dello stomaco. Il dottore infatti ispeziona la lingua e dal colore vede lo stato dell’apparato digerente.
LINGUA2 Nel significato piu` generale di ‘‘linguaggio’’. 749 Lingua toscana in bocca romana. La migliore lingua italiana sarebbe quella di un romano che usa correttamente il linguaggio toscano. Sono infatti rimproverati grossi difetti alle varie parlate toscane, come la gorgia (aspirazione della c) e la spirantizzazione della t. Il proverbio, riportato dal Giusti, si trova anche con l’appendice: ... fa un bel sentire. Risale alle discussioni su dove si parli il miglior italiano, quando molti predilessero questa formula, che ebbe piu` fortuna di altre combinazioni. Gia` nel sec. XVII si ripeteva questo concetto, come attesta il seguente proverbio:
Per intender parlar ben italiano bisogna che un roman parli toscano. Intendere nel senso di ‘‘ascoltare’’. Il detto si trova gia` riportato in Giovanni Veneroni (Le maıˆtre italien dans sa dernie`re perfection, Amsterdam 1699). 750
751
802
.
Lingua senese in bocca pistoiese.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Sarebbe anche questa una combinazione felice. 752 Chi parla due lingue ha due cuori. Due modi contraddittori di parlare denunciano doppiezza d’animo. Non si riferisce alle persone bilingui, peraltro un tempo rare e che comunemente non rivelano immediatamente due modi di pensare diversi, facenti capo a due strutture mentali. Parlare, avere due lingue – come gli indiani d’America dicono il falso lingua biforcuta – significa parlare in due modi, aggiustare i discorsi, le opinioni, i giudizi alle diverse persone con le quali si parla per blandirle e poterne ottenere favori e vantaggi. E` indice di perfidia, tradimento e quindi di due diverse disposizioni d’animo che rendono la persona doppia, torbida, infı`da, come il serpente che la tradizione vuole abbia due lingue ovvero lingua doppia.
LINO1 La pianta erbacea con corteccia fibrosa e fiori azzurri, e il pregiato tessuto che se ne ricava. f Vedi Canapa, Tela, Tessere. Ne´ lin senza resca ne´ donna senza pecca. Ogni cosa ha la sua magagna. Non c’e` donna che non abbia difetto, ne´ tela di lino che non presenti impurita`. Resca e` antico per ‘‘lisca’’, voce di area settentrionale. In Toscana si usa ancora per indicare il frammento legnoso che rimane nel lino o nella canapa e si elimina con la pettinatura. Vedi anche Nessuno e` perfetto a questo mondo [P 1335]; Ogni gatta ha il suo gennaio [G 205]. 753
754
Ne´ lin senza resta ne´ acqua senza pecca.
Per una vita sana lino, cotone e lana. Sono i tessuti migliori, che giovano alla salute. 755
Per san Bernardino la fioritura del lino. Nel periodo intorno al 20 maggio, festa di san Bernardino da Siena (1380-1444) la pianta del lino apre il fiore. 756
757
Il lino per san Bernardino vuol fiorir grande o piccino.
758
Tra lo Sposo e la Sposa semina il lino.
pag 866 - 04/07/2007
803 Il periodo migliore per la semina del lino e` tra il 19 marzo, festa di san Giuseppe (lo Sposo) e il 25 marzo, festa dell’Annunciazione di Maria (la Sposa). Quando marzo va secco il lino fa capecchio. Se a marzo non piove, il lino soffre e invece di una fibra morbida, lunga e pulita, presenta alla pettinatura un cascame ispido, duro, grossolano. Il capecchio e` il cascame, il residuo non lavorabile della canapa e del lino, che viene usato per imbottiture o altro. 759
LINO2 San Lino, papa e martire, di cui si celebra la festa il 23 settembre, e` stato il successore di san Pietro nel governo della Chiesa. La tradizione lo dice nato a Volterra dalla nobile famiglia dei Mauri, e a Volterra gli e` dedicata una chiesa, eretta nel luogo dove era la casa della famiglia. Recatosi a Roma, per perfezionare gli studi, conobbe san Pietro che lo destino` all’evangelizzazione delle Gallie. Fu martirizzato probabilmente durante la persecuzione contro i cristiani di Nerone. Si vuole che per sua volonta` fosse imposto il velo alle donne che entravano in chiesa, un uso decaduto soltanto ai nostri giorni. San Lino, notte e giorno stan vicino. Cadendo la festa del santo vicino all’equinozio d’autunno la durata del giorno e` quasi uguale a quella della notte. 760
LIPPA La lippa e` un gioco diffusissimo e antico, che consiste nel far saltare un legnetto rastremato alle estremita` come un fuso (lippa o pignozzo) percuotendolo con un bastone e quindi colpendolo a volo per lanciarlo il piu` lontano possibile. E` stato probabilmente il modello o l’ispiratore di molti giochi come il golf, il baseball e simili. Ha infinite varianti nelle regole e nei modi, non solo da regione a regione, ma anche da paese a paese. E` detto Nizza in romanesco; Pa` ndolo nel Veneto, cppill nel Molise dove si gioca a squadre. 761 Non si getta il bastone dietro alla lippa. Non si deve agire a caso, bisogna seguire le regole del gioco senza perdere la pazienza. Dopo aver fatto un danno non se ne deve fare
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
LIRA
un altro. Quando non si riesce a colpire la lippa, per la rabbia viene fatto di gettar via il bastone. A chi piace la lippa e a chi la trippa. I gusti, le scelte dipendono dalle particolari inclinazioni individuali. Vedi anche Non e` bello quel che e` bello, ma e` bello quel che piace [B 316]; Tutti i gusti son gusti, diceva quello che ciucciava i chiodi [G 1359]. 762
763 Chi bada alla lippa e chi al bastone. Ognuno fa le cose a proprio modo, ognuno si occupa di quello che gli interessa.
Non si puo` giocare alla lippa e dire il rosario. Non si possono fare contemporaneamente due cose di natura diversa. 764
LIRA L’unita` monetaria dello Stato italiano fino all’introduzione dell’euro. Nei proverbi e` sinonimo di denaro, di ricchezza, che si mette assieme a poco a poco o che giunge inaspettata, ma che sempre sfugge facilmente. f Vedi Danaro, Lamento, Moneta, Quattrino, Soldi. 765 Tutti ballano al suon della lira. Gioca sul doppio significato della parola: strumento musicale e moneta. Tutti quanti per denaro si muovono e fanno quello che e` loro richiesto.
La lira suona sempre la stessa canzone, ma piace sempre. Ancora sul doppio significato di lira: la moneta emette sempre lo stesso suono, ma a tutti piace e nessuno lo trova monotono. 766
767 A lira a lira si fanno i milioni. Con piccole quantita`, piccole cifre si mettono insieme grossi capitali. Vedi anche A forza di punti si fa la camicia [P 2980]; Il poco fa l’assai [P 1976].
La lira entra da una mano e esce dall’altra. Il denaro che da una parte si guadagna dall’altra si spende, con la stessa facilita`. 768
Le lire son come i dolori di denti: vanno e vengono. I soldi arrivano inaspettati e vengono a mancare improvvisamente. 769
pag 867 - 04/07/2007
LISCA
804
.
Le lire son come le anguille: non e` facile tenerle in mano. Il denaro scivola via continuamente come un’anguilla che si contorce, fugge e scompare.
Vedi anche Per un piacere mille dolori hanno gli amanti e i cacciatori [C 57]; Chi va a caccia, poco piglia: stenta lui e la famiglia [C 34].
Le lire vengono in danza e se ne vanno di corsa. Le lire arrivano festanti, portando gioia e allegria, ma si fermano poco: scappano subito velocemente. Vedi anche Il danaro viene al passo e fugge al trotto [D 8].
LISCIARE Saper prendere persone e cose per il verso giusto, e anche adulare al fine di ottenere cio` che interessa.
770
771
772 Manca sempre un soldo a fare una lira. Manca sempre qualcosa, magari poco, per completare un’opera, rendere perfetta la felicita`. Il soldo, antica moneta derivata dal solido dell’Impero Romano, in Italia fino alla prima meta` del Novecento rappresentava la ventesima parte della lira.
Gli mancano diciannove soldi a fare una lira. Gli manca tutto, e` sprovvisto di ogni mezzo (vedi precedente). 773
LISCA L’ossatura del pesce e le piccole spine che la compongono sono prese come simbolo di ostacoli facilmente rimovibili. f Vedi Gatto, Osso. 774 Non c’e` ne´ lisca ne´ osso. Non c’e` niente che si possa opporre, che sia d’intralcio. E` inutile insistere e fare obiezioni: cosı` e` e cosı` deve essere.
Non c’e` ma che tenga. Per analogia. 775
776 Non ci sono santi [cristi] ne´ madonne. Per analogia. E` inutile raccomandarsi a protettori, pregare, scongiurare. L’espressione che si sottintende e` del tipo: ‘‘che possano impedirlo, fare qualcosa, farmi recedere da questa decisione’’. 777 Al gatto non va lisca di traverso. Chi desidera molto qualcosa, quando la ottiene sa come usarla e cavarne beneficio. Il gatto e` talmente ghiotto di pesce che sa bene come mangiarlo senza farsi male con le lische.
Lisca di pesce e penna d’uccello fa d’un uomo un poverello. L’eccessiva passione per la pesca o la caccia porta a trascurare il lavoro e i propri impegni. 778
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
779 Il gatto va lisciato per il verso del pelo. Ogni persona va presa secondo la sua indole, con garbo e intelligenza, senza forzarla e assecondando la sua natura. Carezzare il gatto contro pelo lo fa infuriare. Raramente si trova anche riferito al cane, ma e` un’improprieta`: solo il gatto si usa carezzare a lungo e ne mostra il suo gradimento strusciandosi al padrone per chiederlo e facendo le fusa (si pensa) per il piacere. 780 Ogni cosa va presa per il verso giusto. Per analogia. 781 Chi ti vuol male ti liscia il pelo. Chi ti asseconda, ti loda e ti adula lo fa per guadagnarsi la tua fiducia in modo da poterti raggirare.
Chi ti vuol fregare ti comincia a lisciare. Vedi anche Chi t’accarezza piu` di quel che suole o t’ha ingannato o ingannar ti vuole [A 86]; Chi ti loda molto davanti ti frega molto di dietro [L 842]. 782
783
Chi ti liscia ti tradisce.
LITE La saggezza, fino dalle sue espressioni piu` antiche, consiglia di non ostinarsi nella lite, in particolare nella contesa portata davanti al tribunale. Di fronte a un dissidio e` cosa migliore accettare un compromesso, anche oneroso e ingiusto, che perseguire ostinatamente una vittoria che, una volta ottenuta, si rivela piu` dannosa o costosa di una pace tempestiva, anche a costo di rimetterci qualcosa. Altri motivi sono che la giustizia umana e` parziale e al servizio del piu` forte, che gli avvocati sono disonesti, i giudici spesso corrotti ed e` sempre saggio consiglio tenersi lontano dai tribunali, dagli uomini di legge e dalle questioni giuridiche, spesso lunghe, fonti di crucci e dispendiose.
pag 868 - 04/07/2007
805
.
La lite vuole tre cose: gamba lesta, pronte parole, borsa aperta. Chi attacca lite deve essere veloce nella fuga se le cose si mettono male, deve avere abilita` nel parlare e molti soldi per pagare gli avvocati. 784
785
Chi corre alla lite deve portare tre borse: una piena di quattrini, una piena di ragioni e un’altra piena di pazienza.
Portan le liti danni infiniti. La cui entita` non s’immagina, aumentando con il passare del tempo anche dopo che la contesa e` finita. 786
Per vincere una lite non basta aver ragione. Aver ragione non e` condizione sufficiente per vedersela riconosciuta in tribunale. Vedi anche I quattrini e l’amicizia / rompon le braccia alla giustizia [Q 102]; Nel palazzo della giustizia prima passa il danaro e poi la legge [D 43]. 787
788 Lite fa lite. La lite non si ferma al problema in oggetto, ma finisce col coinvolgere interessi diversi e porta inevitabilmente a contrasti successivi.
Le liti le vincon sempre gli avvocati. Che sempre e comunque ci guadagnano. 789
790 Le liti son le pignatte degli avvocati. Pignatta, e` la pentola con il suo contenuto di cibo.
Nel giardino dell’avvocato le liti crescono e di rado muoiono. Poiche´ e` interesse dell’avvocato tenere accese le controversie. 791
In terra di lite non poner vite. A investire, lavorare su cio` che e` conteso, di cui non e` accertata la proprieta`, si rischia di perdere tutto, soldi, lavoro e tempo. Si ritrova in questa forma gia` nella composizione di Garzo dell’Incisa e tale e` rimasto. 792
Lite e orinale [serviziale] fan la via dell’ospedale. L’orinale e il serviziale (clistere) alludono alla malattia. Le liti provocando angoscia, risentimento e apprensione finiscono col rovinarti la salute. Vedi anche Bordello e processo, taverna e orinale mandan l’uomo all’ospedale [B 732]. 793
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
LITIGARE
Processo taverna e orinale mandan l’uomo all’ospedale. Altra forma nella quale e` conosciuto il proverbio che si trova in molte altre varianti per il fatto di prestarsi facilmente allo scambio di vari elementi (donne, vino, lavoro, fatica, disgrazia), sia per scherzi di memoria, sia per comodita` di chi se l’aggiusta al proprio caso. 794
795 Liti di cani non vanno in tribunale. Le liti dei poveri si risolvono praticamente senza giudici e avvocati.
Non e` peggior lite che tra sangue e sangue. Non c’e` contesa piu` aspra, violenta, dolorosa di quella che avviene tra fratelli. Vedi anche Parenti serpenti, cugini assassini, fratelli coltelli [P 417]; Ira di fratelli, ira di diavoli [I 514]; Fratelli flagelli [F 1369]. 796
Lite di fratelli, lite di cani. Corruccio di fratelli fa piu` che due flagelli. 799 Agli avvocati non mancan liti e alle belle non mancan mariti. Come una bella donna attrae i corteggiatori, cosı` gli avvocati attraggono le liti. 797 798
Lite imbrogliata [ingarbugliata] mezza guadagnata. Se chi ha torto riesce a confondere le cose in modo che non siano piu` chiare puo` dire di non avere perso del tutto la causa: gli sara` riconosciuta comunque qualche ragione. 800
801 Con liti e guerre si guadagna poco. Nelle contese e nelle risse tutti perdono e nessuno guadagna piu` di quanto ci rimette. Il successivo dice il contrario. 802 Muovi lite, acconcio non ti falla. Antico e desueto. Aprendo una vertenza, anche senza ragione, puoi sempre guadagnare qualcosa nell’accomodamento. Si trova gia` nel Sacchetti come morale di una novella del Gonnella (174). Acconcio, voce arcaica che significa ‘‘sistemazione vantaggiosa o conveniente’’. Non ti falla ‘‘Non ti manca’’.
LITIGARE 803 Per litigare bisogna essere in due. Di solito quando si accende una contesa la voglia di litigare non sta da una parte sola. 804 805
Il Diavolo non litiga mai solo. Il troppo litigare riduce a mendicare.
pag 869 - 04/07/2007
LIUTO
Il puntiglio, la ripicca, l’ostinazione che inducono a continue controversie legali provocano il rapido esaurirsi del patrimonio. Chi per lite s’incammina a miseria s’avvicina. Per analogia. 806
Chi litiga per una pecora s’accontenti della lana e avra` un guadagno. Spesso conviene accettare un compromesso, che comporta anche un danno e un’ingiustizia, piuttosto che estenuarsi in una controversia legale che oltre ad assorbire il valore del bene richiede anche altre spese. Di una pecora se uno riesce ad avere la lana si ritenga soddisfatto. 807
808
806
.
Chi litiga per una gallina s’accontenti dell’uovo.
809 Tra due litiganti il terzo gode. Assai vivo e diffuso. Tra due persone che si contendono una cosa, spesso e` un terzo che per astuzia o per caso viene a goderne. L’apologo che piu` spesso si avvicina a questo proverbio e` la notissima favola di La Fontaine I due litiganti e l’ostrica (Fables 9.9). Due viandanti, avendo trovato un’ostrica, contendono per decidere a chi spetti mangiarla. Vanno allora da un uomo di legge il quale, per prima cosa vuole esaminare se l’ostrica e` buona: l’apre, se la mangia e quindi consegna ai contendenti un guscio per uno. La fonte della favola e` incerta: pare sia stata recuperata dal padre di Boileau da un’antica commedia italiana (cfr. La Fontaine, Fables, p. 502).
Non flagellare il morto, non litigare il torto. Non dire male di coloro che non possono difendersi e non sostenere chi ha torto. 810
811 La donna quando e` bella e` litigata. Viene contesa da molti. In genere: quando una cosa vale, molti la vogliono. 812 Spartire insegna a litigare. Doversi dividere un bene, un patrimonio, una vincita porta di solito ai litigi. Vedi anche Chi non lascia niente, lascia pace; chi lascia roba, lascia guerra [L 159]. 813 Si litiga per fare la pace. Si dice cosı`, di solito ipocritamente, per scusare la litigiosita`, quasi che la contesa venga fatta non per avidita` o altro, ma per sincero desiderio di pace e di giustizia.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
LIUTO Antico strumento musicale a corde, di provenienza orientale, dal suono dolce e indicato per accompagnare il canto. 814 I liuti si consumano per piacere altrui. I liuti suonano per il piacere degli altri e non per il proprio. Chi ha un’arte la pratica piu` per vantaggio altrui che per il proprio. 815 Il diavolo puo` suonare il liuto. Il diavolo s’affatichera` invano cercando di indurre in tentazione. Sara` inutile ricorrere a qualsiasi allettamento per convincere una persona a fare quello che non vuole. Il demonio, nella tradizione popolare, per tentare gli uomini, puo` manifestarsi anche in forme gentili e seducenti, perfino in vesti di religioso, seguendo la sua natura di falso e ipocrita. Naturalmente per un essere tanto malvagio e scurrile queste gentilezze sono mezzi estremi, ai quali ricorre malvolentieri e che comunque non nascondono le tracce incancellabili del suo vero essere: la coda, i piedi caprini, l’odore di zolfo, gli occhi biechi. 816 Il liuto va dato a chi lo sa suonare. Ogni arte, ogni mestiere deve essere svolto da chi e` esperto. L’incompetente non conclude nulla. Vedi anche Lascia fare il mestiere a chi lo sa [M 1352].
LIVORNESE I livornesi hanno il cielo negli occhi e l’inferno in bocca. Nella dialettica quotidiana del linguaggio i livornesi non amano usare le mezze misure ne´ le mezze parole. Hanno gli occhi celesti, ritenuto segno di spiritualita`, e bestemmiano come turchi. 817
I livornesi son piu` ignoranti delle capre di Castellina che si grattano il culo con le corna. I livornesi stessi vantano questa loro ignoranza primitiva quanto schietta e sincera, contro la raffinatezza dei pisani che considerano vecchi e rimbambiti. Qui ignoranza non ha valore di ‘‘mancanza di conoscenza’’, ma, come si usa in Toscana, ‘‘mancanza di educazione’’, di etichetta e compiacimento nel non guardare alle regole e agire a dispetto, senza gentilezza. Le capre di Castellina hanno mantenuto un rigoroso anonimato. 818
pag 870 - 04/07/2007
807 LIVORNO Citta` sorta nel Cinquecento per volere granducale, Livorno non ha nobilta` antica (della quale comunque i livornesi non patiscono la mancanza) a differenza della vicina Pisa, eterna rivale, che ha un passato antico e glorioso di repubblica marinara ed ostenta la propria universita`. 819 Se vuoi fare come ti pare vai a Livorno. Pare che Livorno sia stato un luogo in cui la legge per lungo tempo era piu` un consiglio che una ferma imposizione. Il detto puo` far riferimento al decreto del Granduca di Toscana Ferdinando I che il 12 febbraio 1591 prevedeva condoni di pene per gran parte dei reati, esenzioni da tasse, amnistie, privilegi per chiunque fosse andato a stabilirsi a Livorno; questo per accrescere rapidamente la popolazione della citta`.
La nobilta` di Livorno comincia da una stanga e finisce in un corno. Comincia da tirare un carretto e finisce in un tradimento: queste le immagini che comparirebbero sui blasoni livornesi. Il corno e` qui simbolo di ‘‘infedelta`’’, specialmente coniugale. 820
Quattro bellezze ha Livorno: Mori, mura, mare e marina intorno. I Mori sono quattro belle statue che ornano il monumento a Ferdinando I, opera di Pietro Tacca; le mura sono quelle cinquecentesche del porto mediceo. 821
Se il mondo fosse un culo Livorno sarebbe il buco. Sarebbe il punto peggiore, piu` osceno, ma anche quello centrale e il piu` importante. 822
LODARE Bisogna essere cauti nel lodare: principalmente non lodare se stessi e le opere solo quando sono concluse perche´ le sorprese non mancano mai. Verso il verbo lodare i proverbi mostrano precauzione e diffidenza, il termine in alcuni casi assume quasi un valore negativo. f Vedi Adulare, Lode, Vantare. 823 Chi si loda s’imbroda [si lorda]. La lode deve venire da altri: vantarsi, millantare i propri meriti ottiene l’effetto contrario. Fra i proverbi piu` usati, probabilmente a motivo del raro ed eufonico imbrodarsi ‘‘imbrat-
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
LODARE
tarsi, insozzarsi’’, che di fatto si usa solo in questa espressione. Uno dei Distici di Catone (2.16) afferma: Nec te collaudes nec te culpaveris ipse; / Hoc faciunt stulti, quos gloria vexat inanis ‘‘Non ti lodare e non darti la colpa tu stesso; questo lo fanno gli sciocchi, che sono presi da vana superbia’’. Vedi anche Chi si esalta sara` umiliato, chi si umilia sara` esaltato [E 153]; Chi si vanta si spianta [V 95]. Lo stesso concetto e` cosı` espresso in latino: 824 Qui se laudat cito derisionem invenit. ‘‘Chi si loda trova presto la sua derisione’’. Adattamento medievale di una sentenza di Publilio Siro (Q 45), che suona Qui se ipse laudat cito derisorem invenit ‘‘Chi si loda da se´, trova subito chi lo deride’’, alla quale si puo` affiancare uno dei Monostici di Menandro (778 Ja¨ckel): ‘‘Su te stesso non recitare un encomio’’.
Di se stesso lodatore trova presto un derisore. Per analogia. Traduzione della massima di Publilio Siro riportata a commento del precedente. Vedi anche Lodatevi, cesto, che avete un bel manico [C 1365]. 825
826 La lode propria e` seme d’odio. Per analogia. Tessere le proprie lodi e` l’estrema risorsa di chi vuole emergere per forza sugli altri, o dell’ambizioso, del presuntuoso che l’attendono invano da altri. In ogni modo il fatto crea contrasto e dissapore. Al momento che uno rischia l’umiliante espediente che riesce vano, genera risentimento contro chi lo giudica vanesio, o lo deride, provocando anche una rabbia per la certezza della scarsa considerazione nella quale e` tenuto.
La lode sulla propria bocca e` una corona di merda. Per analogia. 827
828 La lode propria puzza. Per analogia. In tedesco e` diffuso il proverbio equivalente Eingelobt stinkt.
Chi loda se stesso cade nel cesso. 830 Chi si loda si punge. 831 Chi canta le sue lodi presto stona. 832 Chi non loda il cavallo scende dal calesse. Chi usa un bene altrui, se vuol seguitare a goderne, deve dimostrarsene contento. 829
833
Non lodare il bel giorno innanzi sera.
pag 871 - 04/07/2007
LODARE
808
.
All’ultimo momento puo` sempre accadere qualcosa che ribalta la situazione. In un senso piu` generale puo` dirsi delle vicende di un’intera vita, vedi anche Pria di morte non lice chiamare alcun felice [F 545]. 834 Il sole e` sulle mura. Per analogia. Si dice in Toscana per indicare che, non essendo ancora venuto il tramonto, il giorno puo` riservare sorprese.
Alla fine loda la vita e alla sera il giorno. Cosı` il Petrarca, Canzoniere 23.31: ‘‘La vita el fin e ’l dı` loda la sera’’.
Non lodare ne´ moglie ne´ cavallo ne´ vino. Per tenerli al riparo dalla cupidigia altrui. 846
847
Cavallo, moglie e vino non lodarli al tuo vicino.
848 Loda, conforta e non t’obbligare. Fai elogi, consola, incoraggia chi e` affranto, ma non assumerti impegni, non garantire e non promettere.
835
Loda il giorno alla sera e il giovane quando ha la barba. Non si puo` giudicare il ragazzo finche´ non si e` fatto uomo. 836
837 L’opera loda il maestro. E` la migliore attestazione del suo valore. E` traduzione di un motto medievale molto diffuso: Opus artificem probat. Vedi anche Dall’opera si conosce il maestro [O 407]; L’opera loda se stessa [O 406]. 838
La buona roba si loda da sola.
In casa d’altri loda tutto: buono, cattivo, bello e brutto. Quando sei ospite astieniti da rivolgere critiche. 839
840
In casa d’altri loda tutti: figli sciocchi, cattivi e brutti, fino al gatto che sgraffigna, fino a suocera e matrigna. Variante ampliata del precedente.
Chi ti loda in presenza ti biasima in assenza. Diffida delle lodi eccessive. 841
842
Chi ti loda molto davanti ti frega molto di dietro.
843
Guardati da chi troppo ti loda.
Chi loda san Pietro non biasima san Paolo. Quando una persona esprime una preferenza, si possono comprendere quali sono le sue inclinazioni. I due santi, oltre a essere i fondatori della Chiesa, vengono festeggiati nello stesso giorno, il 29 giugno. 844
845 Chi ama Dio, ama i suoi santi. Per analogia.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Tutti lodano i morti e nessuno loda i vivi. Siamo prodighi di lodi soltanto quando vengono meno gelosie, rivalita` e invidie. Cosa che capita sostanzialmente solo con i morti: gia` Tucidide, nell’epitafio di Pericle dice (2.45.1): ‘‘L’invidia e` rivolta da parte dei vivi a chi sta loro davanti, invece chi non e` piu` viene onorato con benevolenza priva di contrasti’’; e Leopardi afferma (Nelle nozze della sorella Paolina, 30): ‘‘Virtu` viva sprezziam, lodiamo estinta’’. Vedi anche Chi ama gl’insulti prenda moglie e chi ama le lodi vada al camposanto [I 353]. 849
Le persone si stimano quando non ci sono piu`. Per analogia. Cosı` in latino (come registrato da Erasmo): Post hominum cineres oritur clarissima fama ‘‘La grande fama nasce dopo la morte’’. Ripetuto ancora oggi il seguente: 850
851 Post funera virtus [laus]. ‘‘Dopo le esequie la virtu` (la lode)’’, cioe` si riconosce il valore d’una persona (se ne fa la lode). E` usato per indicare che il riconoscimento del vero valore di un uomo viene dichiarato, o riconosciuto, comunque emerge solo dopo la morte, quando tacciono interessi, sentimenti, invidie e il suo stesso potere, cose dalle quali era offuscato il giudizio. Piu` ancora si chiarisce quando il tempo lascia intravedere il senso degli eventi. Quindi il proverbio invita a non giudicare affrettatamente una persona prima che la sua vita sia finita, vedi anche Non lodare il bel giorno innanzi sera [L 833]. Anche se simile, il detto ha senso diverso dall’altro: Dopo il mortorio restano le lodi [M 2109], di tono piu` dimesso (mortorio), e indica l’annientamento della morte, dopo la quale rimane come unica consolazione solo la lode del defunto: il parlottio di chi lascia il cimitero. Questo detto e` invece piu` austero e si riferisce alle persone di valore, specialmente se discusse o si ritengono sotto-
pag 872 - 04/07/2007
809 valutate, tanto e` vero che si usa anche in imprese nobiliari, blasoni, motti, e in forme piu` adatte come Vivit post funerea virtus. 852 Ogni oste loda il suo vino. Ciascuno apprezza e decanta quello che fa, che conosce, che possiede. 853 Non si chiede all’oste se ha buon vino. Per analogia.
Ogni mercante loda la sua mercanzia. Ognuno loda il suo. 856 Ogni uccello loda il suo canto. 857 Cosa lodata mezza venduta. L’apprezzamento espresso dall’eventuale acquirente costituisce una promettente premessa alla conclusione della vendita. Vedi anche Cosa cara tenuta e` mezzo venduta [V 339]. 854 855
Tu non laudare me io non dignare te. ‘‘Tu non mi lodi, non mi apprezzi, e io non ti considero’’. Laudare me e dignare te ricalcano, scambiando i pronomi e con senso del tutto diverso, l’invocazione liturgica alla Vergine: Dignare me laudare te, Virgo sacrata ‘‘Degna che io ti lodi, o Santissima Vergine’’. 858
LODE f Vedi Lodare, Vantare. 859 Chi cerca lode trova biasimo. La lode deve giungere spontanea, non puo` essere sollecitata: altrimenti si rischia di ottenere il risultato opposto. Vedi anche Chi si loda s’imbroda [L 823].
Chi compra la sua lode la paga salata. Lodi umane cose vane. Gli elogi e gli onori terreni significano poco e sono destinati a scomparire presto. 860 861
862 Guardati dal giorno della lode. Tutti parlano bene di una persona nel giorno del suo funerale: ormai innocuo, finito, l’uomo puo` essere lodato senza remore. Usato come avvertimento: quando tutti dicono bene di te, fai attenzione e` il momento che ti vogliono giubilare. Il giorno della lode e` un eufemismo popolare per dire il giorno del funerale, quando si pronuncia l’elogio: De mortuis nihil nisi bene [M 2095]. Di conseguenza tutti dicono bene di uno anche quando non c’e` piu` nulla da temere da lui: e` partito, e`
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
LODE
malato, ha perso il potere, per cui si commisera e si loda. Cosı` come quando tutti sanno quello che l’interessato non conosce, cioe` che lo stanno onorando in vista della sua destituzione, del suo congedo, o della fine della sua carriera. 863 Le lodi vengono dopo la morte. Soltanto quando uno non c’e` piu` se ne riconoscono i meriti. Vedi anche Dopo il mortorio restano le lodi [M 2109].
Per esser lodato morto o emigrato. Per analogia. Anche chi e` lontano non rappresenta piu` un rivale pericoloso. 864
865 Troppa lode, miele e veleno. Guardati dall’adulazione che cela disegni segreti. 866 Troppa lode puzza. Vedi anche Chi ti loda in presenza ti biasima in assenza [L 841].
La lode d’un savio vale piu` di quella di mille pazzi. Bisogna ricercare la stima delle persone sagge e non i facili successi. 867
868 Guardati dalla lode dello stolto. Lo sciocco approva quello che dovrebbe essere criticato e viceversa, e la gente sentendoti lodare da uno stolto pensa che tu sia come lui.
Per entrare in un cuore la miglior chiave e` la lode. Tutti sono sensibili all’apprezzamento, alle attestazioni di stima: chi vuole essere gradito a qualcuno ha nell’adulazione il metodo migliore per raggiungere lo scopo. 869
Tiepida lode, mezzo disprezzo. Quando una lode viene espressa con molte riserve finisce col tradursi in una critica. 870
La lode d’un amico e il biasimo d’un nemico hanno lo stesso peso. Non sono obiettive e quindi devono essere prese con le dovute attenzioni. 871
Le critiche spingono e le lodi addormentano. Le critiche possono dispiacere, ma sono stimolanti e invitano a fare meglio; gli elogi possono portare a compiacersi soltanto dei risultati ottenuti. 872
pag 873 - 04/07/2007
LODI
Non credere alle lodi di chi ti vuol vendere un cavallo e di chi ti vuol dar moglie. Il fine e` quello di raggiungere il suo scopo. 873
La lode fa piu` saggio il saggio e piu` stolto lo stolto. Il saggio ne fa tesoro ed e` spinto a far meglio, lo stolto se ne compiace e si contenta della gratificazione. 874
LODI Propriamente la citta` della Lombardia, ma sfruttata nei proverbi per un facile gioco di parole con il sostantivo ‘‘lode’’. Tutti vanno volentieri a Lodi. Tutti ascoltano volentieri gli elogi che vengono loro rivolti. 875
876 Da Lodi tutti passano volentieri. Veneto. 877
810
.
A Lodi tutti si fermano.
LODOLA Nome popolare dell’allodola (vedi la voce). LODOLI Il Lodoli e` morto, e` rimasto il Gambini. Si usa a Siena e sporadicamente in Toscana riferito ai ragazzi che, nel periodo dello sviluppo, assottigliano il corpo e allungano le gambe passando dalla conformazione del bambino a quella dell’adolescente. Pare che il Lodoli e il Gambini fossero due soci in una ditta: il secondo era assai allampanato con le gambe assai lunghe. Venendo a morte il Lodoli, rimase unico padrone della bottega; da qui il gioco di parole. 878
LONDRA L’originalita` delle persone e la diversita` delle usanze, dei modi di vita di Londra sono sempre stati oggetto di meraviglia nella tradizione popolare, soprattutto attraverso i racconti dei visitatori e dei mercanti. Nei proverbi si riflettono queste diversita` come paradossi ampliati, a cominciare dagli usi giuridici consuetudinari, assai diversi dal nostro diritto. I giudici di Londra mandano mezzi impiccati e mezzi assolti. Si dice di una giustizia dove si capisce poco dei criteri, delle leggi e delle applicazioni di queste. 879
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Degli orologi di Londra non ce n’e` uno che vada d’accordo con un altro. Si dice quando ognuno fa quello che vuole e come vuole, senza che vi sia una regola per tutti. Per l’incoerenza degli orologi vedi Ogni orologio segna la sua ora [O 554]. 880
Il ponte di Londra ha il passaggio per i savi e quello per i matti. Evidentemente i due viadotti per i pedoni erano un tempo considerati superflui e gli italiani avevano pensato ironicamente che la presenza di tale caratteristica fosse stata dettata da una simile necessita`. 881
LONTANANZA Distanza di spazio e di tempo, assenza che cancella ricordi e affetti ma che anche lenisce il dolore. f Vedi Assente, Dimenticare, Lontano, Partire. Lontananza porta dimenticanza. Chi va a stare lontano dimentica ed e` dimenticato. La lontananza attenua l’affetto e i vincoli familiari. Vedi anche Occhio non vede cuore non duole [O 59]. 882
883 Nella lontananza si perde l’amore. Vedi anche Assenza e` nemica d’amore: tanto lontan dall’occhio che dal cuore [A 828]. 884 La lontananza e` una buona medicina. E` un ottimo antidoto contro situazioni difficili, sentimenti tormentosi.
La lontananza ogni gran piaga sana. La lontananza aumenta la fama. Le voci, le notizie che giungono da lontano amplificano i meriti di chi e` esaltato e i demeriti di chi viene biasimato. 885 886
La lontananza mangia la diligenza. Quando un’opera viene vista di lontano non e` possibile apprezzarne le rifiniture e i particolari di cui l’artefice l’ha corredata, quindi si perde una parte non piccola dei suoi pregi. 887
LONTANO f Vedi Vicino. 888 Piu ` si va lontano e piu` si sospira. Chi ama sente piu` forte il sentimento se deve stare lontano dai propri affetti. 889
Va lontano chi mai torna.
pag 874 - 04/07/2007
811
.
Colui che non torna e` quello che e` andato veramente lontano. Non e` la distanza che allontana le persone, ma la perdita del ricordo e del desiderio di tornare. 890 Passo a passo si va lontano. Con costanza e regolarita` si fa molta strada. Vedi anche Col tempo la tartaruga arriva in cima al monte [T 158]; Alla sua ora arriva anche lo zoppo [Z 118]; Un po’ alla volta il gobbo va in montagna [G 887].
Chi viene da lontano ne racconta quante vuole. Chi arriva da luoghi dei quali si ignora tutto puo` raccontarne le cose piu` strane, puo` inventare liberamente senza paura d’essere smentito. Vedi anche, nel senso di dar a credere cose non vere approfittando della lontananza, Qui e` Rodi e qui salta [S 147]. 891
Tamburi e trombe suonano bene da lontano. Sono strumenti assordanti e sono anche annunciatori di guerra: e` meglio che stiano lontano. Anche metaforicamente: lodi ed encomi non devono venire da persone vicine all’interessato. 892
893 Da lontano fa una bella vicinanza. Scherzo per dire che certe cose o certe persone piu` lontano sono e meglio e`. 894 Da lontano fa distanza. Si dice di un quadro, un dipinto brutto.
Spesso si giudica meglio da lontano che da vicino. Sovente la vicinanza fa perdere la visione dell’insieme, mentre chi osserva da lontano, anche nel tempo, e` in grado di valutare meglio la situazione. 895
896 Di lontan ben si minaccia. Al riparo da pericoli e ritorsioni, non comporta rischi assumere atteggiamenti particolarmente aggressivi.
Chi compra podere da casa lontano arricchisce il fattore ed il villano. Il padrone che abita lontano dalla sua terra in pratica non ci ricava quasi nulla, poiche´ si prendono tutto, per tacito accordo, il fattore e il contadino. Monito a curare personalmente e sorvegliare le proprie terre. 897
898
Chi di citta` compra un poder lontano arricchisce il fattore e il suo villano.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
LORENZO
Da risse di villani, da amori di cani, statevene lontani. Si rischia di venir coinvolti nella rissa e con i cani in amore di prendere qualche morso. 899
LONTRA Carnivoro della famiglia dei mustelidi con piedi palmati e lunga coda. Formidabile nuotatrice, vive lungo le sponde di fiumi e laghi e si nutre prevalentemente di pesci. Ha una pelliccia bruna, folta e morbida, molto ricercata. La lontra muta il pelo, ma continua a mangiar pesci. Il malvagio puo` cambiare modi, condizione sociale, ambiente, ma continua ad agire come sempre ha fatto. La lontra rinnova il pelo, ma non cambia natura e abitudini, per cui continua a divorare le sue prede. E` corrispondente molto piu` raro dell’universale Il lupo perde il pelo ma non il vizio [L 1090]. 900
LORENZO San Lorenzo, la cui festa cade il 10 agosto, fu designato da papa Sisto II capo dei diaconi di Roma. A lui sono dedicate molte chiese tra le piu` antiche, in particolare quelle fondate in epoca tardo-imperiale. Secondo la tradizione, durante l’impero di Valentiniano, nel 257, si diffuse la diceria che la Chiesa avesse accumulato immensi tesori nascondendoli nelle catacombe e fu ordinato a Lorenzo di consegnarli all’imperatore, ma il diacono, che non disponeva di nessuna ricchezza, raduno` coloro che vivevano dell’assistenza cristiana: poveri, malati, vecchi, e li presento` all’imperatore dicendo che quelli erano gli unici tesori della Chiesa. L’imperatore considero` il gesto un affronto e ordino` che Lorenzo venisse arso sopra una graticola. Il martirio e` stato rappresentato in numerosi dipinti offerti alla devozione popolare. San Lorenzo e` rappresentato come un giovane che indossa la dalmatica del diacono; suoi attributi sono la palma del martirio, la graticola, la borsa dei denari che elargiva ai poveri. La notte di san Lorenzo e` quella del ‘‘pianto’’ delle stelle. Per san Lorenzo piove dal cielo carbone ardente. Allude al fatto che san Lorenzo fu posto sopra una graticola su tizzoni infuocati, che richiamano in qualche modo il caldo della giornata 901
pag 875 - 04/07/2007
LORETO
della sua festa, e il fenomeno delle stelle cadenti che si osserva nelle notti intorno al 10 agosto. 902 San Lorenzo dalla gran calura. Il 10 agosto e` ritenuto tradizionalmente l’apice del caldo estivo come il 17 gennaio (festa di sant’Antonio Abate) quello del freddo invernale, vedi anche Sant’Antonio, la gran freddura [A 1021].
Acqua di san Lorenzo venuta per tempo; se alla Madonna viene va ancora bene; tardiva sempre buona quando arriva. Il proverbio riguarda l’aratura dei campi che, un tempo, poteva iniziare solo se la pioggia allentava la terra che, arida, si lavorava con gran difficolta`. L’aratura durava molto e, se tempestiva, poteva anticipare la semina, evitando di farla con le piogge di novembre. Con se alla Madonna viene, si allude al 15 agosto festa dell’Assunzione di Maria. 903
Per san Lorenzo la noce e` fatta. Nel senso che e` gia` formato il gheriglio, non che sia completata la maturazione, cosa che avviene a settembre inoltrato. 904
A san Lorenzo il dente la noce gia` sente. Aprendo la noce in questo periodo se ne puo` sentire vagamente la consistenza e il sapore. Vedi anche Per santa Maddalena la noce e` piena, per san Lorenzo puoi guardarci dentro [N 420]. 905
LORETO Cittadina delle Marche nota soprattutto per il santuario della Madonna, sorto intorno alla Casa della Vergine di Nazareth, che secondo la leggenda fu portata qui in volo dagli angeli nel 1294. 906 A Loreto tanto va lo zoppo che il dritto. Tutti vanno in pellegrinaggio al santuario di Loreto, non solo per impetrare grazia ma per devozione.
Chi e` stato a Loreto e non a Sirolo ha veduto la madre, ma non il figliolo. A Sirolo, sulla costa adriatica, presso Ancona, si venera un crocifisso miracoloso. 907
908
812
.
Osimo bello, Castello segreto e chi vuol ladri vada a Loreto.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Sono tre localita` delle Marche. Il proverbio e` nato forse dal risentimento dei pellegrini che a Loreto non trovavano l’ospitalita` a buon mercato che si aspettavano. Castello e` Castel Fidardo. LOTTO Come per ogni altro gioco d’azzardo i proverbi mettono in guardia da speranze di facili vincite. Chi gioca al lotto in rovina va di botto. Perseguire ostinatamente la speranza in una vincita conduce a dar fondo alle proprie sostanze. 909
Chi mette al lotto perde la carta, lo spago e il fagotto. Perde tutto il suo patrimonio, simbolizzato da un pacco incartato e legato. Mettere i numeri e` del gergo, significa ‘‘puntare, scommettere’’. 910
911
Il lotto rovina la casa.
Chi gioca al lotto e` un gran merlotto. Merlotto da merlo nel significato di ‘‘ingenuo, sprovveduto’’. 912
913
Chi conta sul gioco del lotto non mangia ne´ crudo ne´ cotto.
914
Chi spera nel lotto se e` vestito si trova nudo.
915
Chi del lotto s’innamora presto o tardi va in malora.
Chi dal lotto spera soccorso mette il pelo come un orso. Fare il pelo, mettere, far venire il pelo lungo, far venire la barba sono locuzioni per indicare un’attesa noiosa, anche snervante. Come si dice di primo pelo, di corto pelo, per dire giovane, mettere il pelo per dire che un animale cresce, un ragazzo ha la barba. Fare il pelo lungo, aspettare molto, anche inutilmente. 916
Chi vince al lotto esce dagli stracci e entra nei cenci. Le vincite al lotto sono effimere: servono a invogliare il giocatore che ben presto le perde in altre giocate e cosı` ‘‘esce dalla poverta` ed entra nella miseria’’. 917
918
Il lotto e` la tassa degli stolti.
pag 876 - 04/07/2007
813 Il lotto, gestito dallo Stato, e` come una tassa volontaria che gli sciocchi pagano spontaneamente. LUCA San Luca, autore del terzo Vangelo e degli Atti degli Apostoli, si festeggia il 18 ottobre. Era un medico e fu compagno e discepolo di san Paolo. La tradizione lo vuole pittore e familiare della Madonna, per cui si trovano molte immagini di devozione della Vergine a lui attribuite: tra queste la piu` famosa e` quella del santuario a lui dedicato presso Bologna. Il simbolo di san Luca evangelista e` un bove alato, fatto che gli attribuisce la protezione degli animali da lavoro. E` patrono di medici, chirurghi, pittori, ricamatrici, notai e artisti in genere, nonche´ degli impotenti. f Vedi Tordo.
.
LUCCA
San Luca cava la rapa e metti la zucca. La fine di ottobre e` il momento indicato per raccogliere le radici carnose delle rape, usate come alimento per gli animali, e per riporre la zucca al coperto, in luogo asciutto, per conservarla. 922
O molle o asciutto per san Luca semina tutto. E` necessario completare la semina del grano anche se il tempo e` cattivo. Quando la semina e` tardiva, le piogge autunnali possono provocare la dispersione del seme. 923
924
Per san Luca, molle o asciutto, finisci la sementa e avrai buon frutto.
925 San Luca secca l’ultima erba. Anche l’ultimo verde dei prati sparisce cacciato via dal primo freddo intenso.
Per san Luca la merenda e` perduta per sant’Agata la merenda e` ritrovata. La merenda era il frugale pasto pomeridiano consumato dai contadini nei campi; quando la luce del giorno permetteva di prolungare ancora il lavoro e ritardava la cena. La festa di sant’Agata cade il 5 febbraio, quando le giornate cominciano ad allungare. Vedi anche San Michele di settembre leva le merende; san Michele di maggio riporta il merendaggio [M 1430]; Santa Croce di settembre leva le merende; Santa Croce di maggio riporta il merendaggio [C 2517].
Da san Luca a Natale tutti studiano uguale; da Natale a Pasqua chi studia e chi studiacchia. Proverbio in uso un tempo soprattutto fra gli studenti universitari: la costanza nello studio non e` mantenuta da tutti. Oggi i calendari scolastici sono cambiati.
Per san Luca la merenda e` nella buca e la nespola si spiluca. E` nella buca: si ripone, come un oggetto che non si adopra e si mette in un angolo. Si puo` cominciare ad assaggiare la nespola, frutto tardivo che si coglie dalla pianta a ottobre e deve continuare la maturazione per un certo tempo riposta sopra la paglia in luogo ventilato e asciutto. Spiluca, da spiluccare, anche piluccare ‘‘togliere gli acini uno a uno da un grappolo d’uva, mangiucchiare’’. Si trova anche speluca.
LUCCA Citta` nel Nord della Toscana rimasta repubblica indipendente fino alla conquista napoleonica e poi ducato fino al 1847 quando fu annessa al granducato di Toscana.
919
920
Per san Luca chi non ha seminato si speluca. Si strappa i capelli dalla disperazione perche´ comincia a essere tardi. Speluca, da spiluccare, vedi il precedente. Vedi anche A san Martino la sementa del poverino [M 831]. 921
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
926
Chi ha mal di denti canta come l’uccello di san Luca. Cioe` muggisce: l’evangelista Luca ha come simbolo un bove che ha le ali. Da qui altri detti: gentile, leggero, agile come l’uccello di san Luca. 927
A Lucca ti vidi e a Pisa ti conobbi. Si dice in Toscana, ma e` conosciuto anche altrove, a chi nel bisogno promette mari e monti e si mostra gentile, poi, avuto quanto desidera, non solo non mantiene quello che ha promesso, ma non ha la minima riconoscenza (vedi Ti conosco, pero!, disse quel contadino [P 1364]). Un lucchese, conosciuto nella sua citta` un pisano, gli uso` cortesia, lo ospito` e lo tratto` con ogni riguardo, rendendogli agevoli gli affari e gradito il soggiorno. In cambio ne ebbe mille ringraziamenti e l’invito a visitarlo, quando fosse capitato a Pisa. Qualche 928
pag 877 - 04/07/2007
LUCCIO
814
.
tempo dopo il lucchese si reco` proprio in quella citta` e passo` a salutare il pisano, il quale, non solo lo fece bussare e attendere a lungo al portone, ma, arrivatogli finalmente davanti, disse di non averlo mai conosciuto, e con questo lo saluto`. Pisani e altri adattano il proverbio a loro favore, scambiandosi il posto con i lucchesi. A Firenze e` piu` spesso in uso questa versione. Non gli manca che Lucca e Sarzana per esser re di tutta la Toscana. Si diceva del Granduca, mancando al suo dominio sull’intera Toscana solo la Repubblica lucchese, rimasta indipendente, e il territorio di Sarzana. 929
A Lucca chi non ci porta non ci pilucca. A Lucca non si trova nulla per niente: se uno non e` fornito del necessario vive di stenti. Piluccare come spiluccare ‘‘togliere gli acini uno a uno da un grappolo d’uva’’, piu` in generale ‘‘mangiucchiare’’. 930
931 Burrasche e puttane vengono da Lucca. Lo dicono nelle zone del Valdarno inferiore, come omaggio ai vicini lucchesi.
LUCCIO Il luccio e` un grosso pesce bruno-verdastro con ventre argenteo e muso aguzzo. Vive nei laghi e nei fiumi dove puo` raggiungere anche la lunghezza di due metri. E` un vorace predatore, stermina i piccoli pesci dello specchio d’acqua dove vive: tinche, lasche, lamprede. f Vedi Storione, Tinca. Meglio essere capo di luccio che coda di storione. Meglio primo tra gli ultimi che ultimo tra i primi. Lo storione e` piu` pregiato del luccio. Vedi anche Meglio primo in un villaggio delle Alpi che secondo a Roma [C 606]. 932
Meglio capo di lucertola che coda di dragone. Per analogia. 933
934 Del luccio prendi la coda. Di questo pesce e` considerata particolarmente ghiotta la parte terminale. 935 Del luccio la coda e del carpione la testa. Del carpione, che e` un tipo di trota, e` considerata prelibata soprattutto la parte della testa, usata per sughi e brodi.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Chi mette il luccio nello stagno non si domandi dove son finite le lasche. Il luccio divora tutti gli altri pesci, quindi se si popola uno specchio d’acqua di lucci, altri pesci, come le lasche, non si vedranno piu`. Chi fa una cosa sbagliata non si meravigli di subirne le conseguenze. 936
937 Chi alleva lucci si scordi della frittura. Per la frittura si usano pesci piccolini, bocconi ghiotti dei lucci.
Quando il luccio ha fame, addio lamprede. Sottolinea la voracita` del luccio che, entrato in uno specchio d’acqua, stermina gli altri pesci. 938
939
Il luccio ingrossa a spese dei pesciolini.
940
Il luccio mangia la tinca.
Un gran luccio sta meglio in cucina che nel lago. Bello e grosso e` particolarmente squisito in tavola. 941
Molti buttano una sardella per avere un luccio. Molti si privano volentieri del poco per avere l’assai; molti offrono poco per avere molto. La sardella come esca per pescare. Vedi anche Le monache danno un aghetto per avere un galletto [A 324]. 942
LUCCIOLA Piccolo coleottero, deve la sua fama alla particolarita` di risplendere nelle notti estive, creando uno spettacolo magico. E` detta lanterna delle fate. Quando a fine maggio-giugno le lucciole escono la notte a far lume al grano e` segno di caldo e di bel tempo stabile. Plinio (Storia naturale 18.67 [253]) mette in relazione le lucciole della terra con le lucciole del cielo, le Pleiadi: ‘‘Ecco le Pleiadi, le hai davanti ai tuoi piedi. Le lucciole non si mostrano in date fisse, ne´ hanno fissa durata, ma e` certo che sono generate da questa costellazione’’. Quando le stelle della costellazione scompaiono in cielo arrivano le lucciole. Se appaiono in sogno le lucciole indicano vane illusioni. Si dice che le lucciole portino soldi: i bambini in campagna usano ancora acchiapparle e metterle sul comodino, sotto un bicchiere rovesciato, in modo che fanno un lumicino nel buio della camera; al mattino al posto delle lucciole troveranno alcune monetine. 943
Ogni lucciola non e` fuoco.
pag 878 - 04/07/2007
815 Le cose spesso non sono quello che sembrano. Vedi anche Non e` tutto oro quello che riluce [O 510]. Disse la lucciola: Anch’io fo lume. Toscano. Anche le piccole cose danno il loro contributo. Vedi Anche una scintilla fa luce [S 655]; Tutto fa brodo [B 933]; Tutto fa, diceva quella che pisciava in Arno [A 1227]. 944
945 Le lucciole portano il bel tempo. Quando dopo una giornata di pioggia, al cadere del buio compaiono le lucciole si puo` sperare che sia tornato il bel tempo.
LUCCIOLAIO Grande quantita` di lucciole. Bel lucciolaio bel granaio. Nelle calde serate della tarda primavera compaiono in gran quantita` le lucciole, e soprattutto i campi di grano si vedono punteggiati dalle loro luci. Si dice cosı` che le lucciole illuminano durante la notte il grano perche´ possa crescere bene. Per la forma, sia del proverbio che del sostantivo raro lucciolaio, vedi anche Gran grillaia, gran poveraia [G 1164]. 946
LUCE 947 Occhio infermo non ama la luce. Chi sta male e` infastidito dalla luce troppo viva. 948 Spenta la luce il mio e` tuo e il tuo e` mio. Quando non si distinguono le cose anche il diritto di proprieta` e` difficile da esercitare. Tuttavia il proverbio ha un doppio senso: quando la coppia a letto ha spento la luce ognuno gode dei beni altrui. 949 Senza luce non c’e` bellezza. Cioe` una cosa vale l’altra. 950 Senza luce non c’e` ombra. Non appaiono i difetti. In assenza di cose pregevoli non si notano nemmeno eventuali deficienze. 951 Dove c’e` molta luce c’e` molta ombra. Dove c’e` splendore di ricchezza, di gloria, potenza e onore, ci sono anche, ben nascoste, tante magagne e sopraffazioni.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
LUCERTOLA
LUCERNA Lume a olio costituto da un recipiente con uno o piu` beccucci per i lucignoli. f Vedi Lanterna, Lume, Olio. Chi prova la lucerna al sole decide di farne a meno. Non si possono apprezzare i meriti, il valore di una persona o di una cosa se non si provano nella situazione o nell’ambiente in cui questi possano apparire e realizzarsi. Si dice anche: Fare come i bergamaschi che provano l’illuminazione di giorno. Erasmo (Adagia 2.5.6) registra come espressione di senso simile Lucernan adhibes in meridie ‘‘Prepari la lucerna in pieno giorno’’. 952
Quando fa buio non accendere subito la tua lucerna [lanterna]. Sembrerebbe un principio di risparmio: utilizzare al massimo la luce naturale, ma e` ben di peggio: aspetta che qualcun altro tiri fuori la sua e l’accenda, cosı` che tu puoi risparmiare l’olio della tua. 953
954 Una lucerna ne accende cento. Il fuoco di un’idea, di un progetto, di un’ispirazione, di una fede religiosa, passa facilmente da una persona a tante altre, cosı` come da una debole fiammella si accendono quante lampade si vuole. Anche in senso negativo: una malvagita`, una mormorazione o calunnia si diffonde senza fine. Vedi anche A una lanterna se ne accendono mille [L 111]. 955 Al cieco tocca sempre la lucerna. Nelle spartizioni, nelle eredita`, nelle distribuzioni che fa il caso e capitano nella vita, le cose finiscono nelle mani di chi non puo` usarle, non le desidera, le trova inutili, mentre a coloro che le vorrebbero non toccano, o capitano raramente. Vedi anche: La lanterna e` finita in mano al cieco [L 113]; Al ricco manca la salute e al povero i quattrini [R 489]; La gallina ha tante penne e non sa scrivere [G 86]; Chi ha il cavallo non ha la sella e chi ha la sella non ha il cavallo [S 911]; Chi vuole non puo` e chi puo` non vuole [V 1222].
LUCERTOLA Lucertola e ramarro sono spesso confusi nei bestiari, ma si tratta di animali ben diversi: piu` piccola, modesta, semplice la lucertola; piu` grande, veloce, maestoso, il ramarro, che non vive vicino all’uomo come la lucertola, ma appartato, in luoghi solitari, sparendo fulmi-
pag 879 - 04/07/2007
LUCIA
816
.
neo non appena incontra l’uomo. La lucertola vive accanto alle case, timida, inavvertita: e` una presenza gradita e considerata segno di fortuna, tanto che e` protetta da un tabu` che ne vieta l’uccisione. E` un essere innocuo che si ama vedere negli orti, lungo i muri e le siepi e nessuno si sogna d’impaurire o di cacciare. Vi sono sulla lucertola molte credenze: si dice che abbia sulla lingua le chiavi del paradiso; incontrarne una a due code porta grande fortuna; divenuta cieca per la vecchiaia, la lucertola riacquista la vista guardando sorgere il sole; e` questa una credenza antica che si ritrova gia` nel Fisiologo. f Vedi Agnese. Chi vede la lucertola a due code e non l’acchiappa ha visto la fortuna che gli scappa. Incontrare la lucertola a due code e` segno di grande fortuna che non bisogna lasciarsi sfuggire. La lucertola per sottrarsi alla cattura puo` staccarsi dalla sua coda, che col tempo rigenera anche bifida. 956
La lucertola dice d’essere parente del coccodrillo. I piccoli, gli umili, i poveri cercano di nobilitarsi vantando amicizie o parentele con i potenti, ottenendo spesso solo di coprirsi di ridicolo per la sproporzione fra le condizioni o per l’improbabilita` del rapporto. 957
Al tempo delle serpi fanno paura le lucertole. Quando nella campagna ci sono in giro le vipere, ogni fruscio fa paura. Colui che e` avvertito della presenza di un gravissimo pericolo inorridisce di fronte a tutto quello che appare o somiglia vagamente alla cosa che teme. 958
Chi e` inciampato nella serpe ha paura della lucertola. E` una normale reazione psicologica, per la quale chi ha avuto danno o paura di qualcosa, facilmente diffida di tutto quanto la richiami o le somigli. Vedi anche Gatto scottato dall’acqua calda ha paura di quella fredda [G 243]. 959
Chi mangia lucertole passa bene dagli usci. I gatti senza padrone un tempo si contentavano di mangiar lucertole ed erano secchi allampanati. Si dice che mangia lucertole di una persona magrissima. 960
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Chi sta al sole come le lucertole allunga il collo come le serpi. Chi ozia, non lavora, poltrisce quando e` l’ora di mangiare cerca senza trovare nulla. Allungare il collo, attendere a lungo una cosa desiderata. 961
LUCIA Santa Lucia vergine e martire e` una santa popolarissima e universalmente invocata. Nei paesi del Nord Europa per la sua festa (13 dicembre) vengono dati i regali di Natale ai bambini. Essendo stato per molto tempo considerato il 13 dicembre giorno del solstizio invernale (vedi sotto) il nome della santa e` stato collegato alla luce, che riprende spazio nel giorno. La sua leggenda e` toccante: abbandonato il fidanzato per darsi a Dio, fu da questi accusata di essere cristiana. Torturata, vollero portarla in un postribolo, ma fu impossibile trascinarvela. Le furono strappati gli occhi, che nell’iconografia mostra in un piatto come se li offrisse. Cio` ha creato la leggenda che se li sia strappati per darli al fidanzato che diceva di ammirarli. Frammenti delle sue ossa sono a Siracusa, citta` nella quale fu martirizzata e di cui e` patrona, gli occhi sono a Napoli e il resto delle spoglie a Venezia. I suoi attributi sono, oltre agli occhi nel piatto (e` protettrice della vista), la palma del martirio, la lampada della verginita` e la spada con la quale le fu trafitta la gola: per questo protegge dal mal di gola. f Vedi Dicembre, Immacolata. Santa Lucia e` il giorno piu` corto che ci sia. Proverbio antico, non piu` esatto ma tuttora diffusissimo, che vorrebbe il periodo di luce piu` breve in questo giorno. Con la riforma del calendario promossa dal papa Gregorio XIII nel 1582 la data del solstizio d’inverno fu fissata il 21 dicembre. Secondo i calcoli il proverbio deve essere nato tra il 1325 e il 1350, quando il calendario faceva cadere il solstizio d’inverno nel giorno 13. Con la riforma gregoriana fu ricalcolata con maggiore esattezza la lunghezza dell’anno che risulta essere di 365 giorni 5 ore 48 minuti e 46,98 secondi, per cui l’anno stabilito all’epoca di Giulio Cesare eccedeva di oltre 11 minuti, che ogni 128 anni formavano un giorno. Questo creo` nel tempo una notevole sfasatura, rilevante soprattutto per la determinazione dell’ingresso delle stagioni ai solstizi e agli equi962
pag 880 - 04/07/2007
817 nozi: al tempo di papa Gregorio XIII c’era una differenza di ben 11 giorni nella data dell’equinozio di primavera che indica l’inizio dell’anno tropico. Per questo motivo all’anno 1582 furono sottratti questi giorni per poter riportare in sintonia le varie misure. In particolare furono tolti i giorni compresi tra il 4 ottobre, festa di san Francesco e il 15 ottobre, festa di santa Teresa. La scelta di questo periodo e` dovuta al fatto che in questo modo non venivano intaccati i grandi cicli delle festivita` del Natale e della Pasqua. La riforma gregoriana fu elaborata da Luigi Lilio e sottoposta all’approvazione dei piu` importanti studiosi dell’epoca.
.
LUGLIO
La devozione [La riconoscenza] dei ciechi per santa Lucia. Poca o punta, essendo santa Lucia patrona della vista e degli occhi, di cui i ciechi hanno piu` da dolersi che da rallegrarsi. Per dire di cosa assai scarsa, soprattutto sentimenti. 966
LUGLIO E` decisamente il mese del grande caldo, che aiuta i prodotti settembrini dei campi a formarsi e maturare; in questo periodo con la battitura giunge a termine il ciclo annuale del grano. f Vedi anche gli altri mesi. Luglio dal gran caldo bevi vino e batti saldo. E` il mese del solleone e della canicola, e la gran calura durante la battitura invitava a bere. Una volta il grano si batteva con pali di legno (correggiato) su una pietra per liberarlo dalla spiga. 967
Da santa Lucia a Natale il dı` allunga un passo di cane. Anche questo proverbio e` precedente all’entrata in vigore del calendario gregoriano. Il tipo di misura metaforica (passo di gallo, di cane) e` tipico del mondo rurale. Vedi anche Per santa Caterina le giornate s’accorciano d’un passo di gallina [C 1064]; San Martino il giorno s’accorcia d’un passo di gallettino [M 836]; in Salento si dice Da Natale alla Strina ’nu pede de gallina ‘‘Da Natale alla Befana un passo di gallina’’, perche´, anche se di poco, in questo periodo si ha un effettivo allungamento del dı`. 963
Da santa Lucia a Natale il dı` s’allunga d’un passo di gallo; alla Vecchietta una mezz’oretta; a sant’Antonio un passo di demonio; per san Paolo un passo di diavolo. La Vecchietta e` la Befana, la festa di sant’Antonio Abate e` il 17 gennaio e quella della conversione di san Paolo il 25 gennaio. I passi di demonio e diavolo si immaginano molto lunghi, dando per implicita una qualche differenza ‘‘gerarchica’’ fra demonio e diavolo. Vedi anche Natale un passo di gallo, Pasquetta un salto di capretta, sant’Antonio un passo di demonio, san Valentino un’ora e un quartino [N 112]. 964
Santa Lucia gli salvi la vista che l’appetito non gli manca! Rivolto a chi mangia molto: la fame, come si usa dire, ‘‘toglie il lume dagli occhi’’ (‘‘Ho una fame che non ci vedo’’), e santa Lucia e` patrona della vista. 965
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
968
Di luglio si miete e si batte.
Luglio trebbiatore: quanta grazia del Signore! Nel mese della trebbiatura si ammira il dono di Dio della messe. 969
Luglio con lo staio porta i chicchi nel granaio. Luglio vede il grano delle messi entrare nel granaio, finalmente raccolto e trebbiato. Lo staio era un recipiente per la misura dei cereali, che aveva diversa capacita` secondo le varie zone. 970
Di luglio ogni noce fa garuglio. Nel mese di luglio nella noce si forma la parte interna. Garuglio e` antico e dialettale per ‘‘gheriglio’’. 971
Chi vuole un buon rapuglio lo semini di luglio. Le rape che si seminano di luglio si raccoglieranno al principio dell’inverno come alimento per gli uomini e foraggio per le bestie. Rapuglio e` la sementa e il raccolto delle rape, ma il termine compare praticamente solo in questo proverbio e nei testi che lo commentano. 972
Di luglio e` ricca la terra e povero il mare. La terra da` il grano e il mare e` poco pescoso. 973
974
Quel che non cuoce luglio settembre non l’arrostisce.
pag 881 - 04/07/2007
LUI
818
.
Se il caldo intenso di luglio non forma il frutto, il mese di settembre non lo potra` maturare e rendere colorito e saporito. 975 Chi canta di luglio digiuna d’inverno. Chi perde tempo in divertimenti durante l’estate soffre la fame nell’inverno. Si riferisce alla favola della cicala e della formica, vedi Chi imita la formica d’estate non accatta il pane d’inverno [F 1088]. 976
Chi a luglio non miete a ottobre ha fame e sete.
Luglio poltrone porta la zucca col melone. Luglio, che per il caldo induce all’inattivita` e alla pigrizia, porta pochi prodotti nell’orto, la zucca e il melone. 977
Se non bolle luglio e agosto agrestino sara` il mosto. E` importante il caldo dell’estate perche´ il vino sia abbondante e buono, altrimenti verra` una sorta di agresto (vedi la voce), una specie di aceto che si faceva con l’uva ancora acerba. 978
Se non ardon luglio e agosto dentro il tino poco mosto. La vendemmia sara` scarsa. 979
980
Bel sole a luglio spera buon vino.
... di luglio vattene ignudo. Nel mese di luglio fa tanto caldo che non c’e` alcun bisogno di coprirsi. Vedi anche Di gennaio e febbraio metti il tabarro [G 406]. 981
A luglio il temporale dura poco e non fa male. I temporali del periodo estivo sono improvvisi, brevi e fanno bene alle piante che soffrono la siccita` nella campagna riarsa.
Quando sol est in leone pone mulier in cantone bibe vinum cum sifone [L 467]; Quando senti cantar la cica / piglia il fiasco e lascia la fica [F 704]. LUI Con questo pronome s’intende spesso il fidanzato o il marito. f Vedi Lei. 986 Vai in casa di lui se ti ci vuole lei. Se una persona non e` gradita alla donna si trovera` sempre a disagio come ospite; raramente si puo` coltivare l’amicizia con l’amico dalla cui moglie non si e` bene accetti.
Rimani nella casa quando la donna ti apre la porta. Per analogia. Se e` la donna a farti entrare vuol dire che sei gradito in casa e quindi ti puoi trattenere. 987
Se sei parente del gallo vai al pollaio di quando in quando; se sei parente della gallina vacci pure sera e mattina. Per analogia. I parenti della moglie hanno accesso piu` facile nella casa della coppia. 988
Quando c’e` il parente di lui frigge la padella e quando c’e` il parente di lei piange la fontanella. Contrario del precedente. Quando e` ospite il parente del marito si fa buona tavola; quando si tratta dei parenti della moglie si beve acqua. 989
982
Quando a luglio il caldo monta la burrasca e` presto pronta. Quando a luglio il caldo ha un’improvvisa impennata presto viene la pioggia. 983
Se a luglio la formica fa piu` dell’usato l’inverno sara` freddo e anticipato. Se si vedono le formiche piu` attive e laboriose del solito, e` segno che l’inverno arrivera` molto presto. 984
985 Di luglio l’amore e` ladro. Nel senso che porta via le forze, spossa e infiacchisce. Vedi anche Giugno, luglio e agosto, ne´ acqua, ne´ donna, ne´ mosto [G 799];
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
LUMACA La lumaca non ha guscio, ha il corpo nudo e viscido con quattro tentacoli retrattili sulla testa. Volgarmente si chiama spesso cosı` anche la chiocciola che, a differenza della sua compagna, e` commestibile. f Vedi Chiocciola, Lepre. Quando grandina la lumaca ritira le corna. Quando c’e` tempesta, lotta e pericolo il debole si ritira e aspetta che la bufera sia passata. 990
991 Col tempo arriva anche la lumaca. Senza fretta anche le persone lente raggiungono la destinazione, arrivano a fare cio` che vogliono. Passo a passo si va lontano. Vedi anche Alla sua ora arriva anche lo zoppo [Z 118] ; Col tempo la tartaruga arriva in
pag 882 - 04/07/2007
819
.
cima al monte [T 158]; Chi ha meno denti mastica piu` a lungo [D 202]; Un po’ alla volta il gobbo va in montagna [G 887]. 992
Con la calma la lumaca va dove vuole.
Tanto arriva la lepre di corsa che la lumaca strisciando. Con tempi diversi, alla meta arrivano tutti. 993
994 Mannaggia a la prescia, disse la lumaca. Romano. ‘‘Accidenti alla fretta, disse la lumaca’’. Si ripete ironicamente a chi e` lento, indugia nel fare qualcosa, oppure per riprendere l’eccessiva fretta che fa sbagliare. Vedi anche Maledetta la furia, disse la tartaruga [T 163]. Il proverbio ha diffusione in una vasta area centrale. 995 Ogni lumaca vede le corna della vicina. Ognuno vede i difetti del prossimo e non i propri. Vedi anche Vedi il bruscolo nell’occhio del prossimo e non la trave che hai nel tuo [B 945]. 996 Chi mangia lumache caca corna. Il proverbio indica la lumaca vera e propria, l’animale senza guscio, che e` universalmente ritenuto non commestibile. Cio` non toglie che qualche sprovveduto, specialmente in tempi di fame, non ci provi, provocando un blocco intestinale, con l’effetto di avere le sensazioni descritte. 997 La lumaca non ha questioni col vicinato. Anche in questo caso, come nei proverbi che seguono, si confonde la lumaca con la chiocciola che porta la sua casetta dove vuole. Con i vicini c’e` sempre da discutere, se non vuoi problemi, vivi isolato.
Quando la lumaca si nasconde presto arriva il freddo. All’avvicinarsi dell’inverno la chiocciola scompare nelle crepe dei muri o sotto terra. 998
Le lumache d’aprile ti fanno morire. Si equivoca tra lumaca e chiocciola. Si parla di chiocciole, dicendo che in questo periodo, in cui si riproducono, non si devono mangiare questi artropodi, pena gravi disturbi intestinali. Vedi anche Di maggio lascia la chiocciola al suo viaggio [C 1477]. 999
1000
A cui lu cumpari ci rincrisci a maiu babbaluci e a augustu pisci.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
LUME
‘‘A chi rincresce vivere mangi a maggio lumache e ad agosto pesce’’. Proverbio siciliano usato frequentemente, con pochi adattamenti regionali, nel Meridione. LUME Dalla lucerna a olio, principale fonte di illuminazione nelle case di un tempo, si passa a cio` che da` luce alla mente, all’anima. f Vedi Lampada, Lanterna, Lucerna. Quando il lume fa il fungo la pioggia sta per venire. Lo stoppino della lucerna accumula, forse per effetto dell’umidita`, scorie e fuliggine che si dispongono a cappello o ‘‘a fungo’’, cosı` non arde piu` bene, scoppietta e fa una fiamma irregolare: questo e` segno di pioggia vicina. Il far fungo e` tipico dei lumi a olio e un fenomeno uguale o simile e` rilevato da Virgilio (Georgiche 1.392) che va sulla tradizione di Arato di Soli (I fenomeni e i pronostici, 976). 1001
1002 Quattro lumi non s’accendono. Si crede che portino male in quanto sono quelli che si dispongono intorno al morto. 1003 A lume spento e` pari ogni bellezza. Quando e` buio la bellezza non appare. Allude al fatto che in camera da letto la bellezza conta poco. Molto diffuso, con innumerevoli varianti dialettali, e` gia` noto a Plutarco (Praecepta coniugalia 144e) e ai paremiografi greci: ‘‘Tolto il lume, ogni donna e` la stessa’’; e anche Ovidio afferma (Ars amatoria 1.249 s.): nocte latent mendae ‘‘di notte i difetti sono nascosti’’. Vedi anche Di notte tutti i gatti sono bigi [G 251]; Spenta la candela tanto e` la bianca che la nera [G 254].
A luce spenta [Di notte] tutti i buchi sono uguali. Con un’allusione indecente. 1004
1005 Il lume e` mezza compagnia. La presenza della luce fa sentire meno la solitudine. Si dice che dove c’e` il fuoco acceso non si e` mai soli. Vedi anche Col fuoco nel camino non e` mai nessun meschino [F 1666]; Il fuoco e` mezza compagnia [F 1667].
Con fuoco, lume e oriolo non sei mai solo. La luce accesa, il fuoco nel camino e l’orologio che segna il tempo sono un modo per riempire, animare il vuoto delle stanze. 1006
pag 883 - 04/07/2007
LUNA
1007 Piu ` lumi ci sono e meglio si vede. Maggiore e` il numero delle teste che pensano, che riflettono e piu` chiari si fanno i problemi. Piu` sono i fatti, le prove che documentano un fenomeno e piu` risulta chiaro. Vedi anche Piu` pazzi ci sono e piu` si ride [P 916]. 1008 Con un lume s’accende l’altro. Aiutandosi l’uno con l’altro, ognuno puo` risolvere i propri problemi. Vedi anche A una lanterna se ne accendono mille [L 111].
Un lume di piu` ai vivi e uno di meno ai morti. Meglio aiutare, amare, assistere i vivi che hanno bisogno che piangerli e onorarli quando e` troppo tardi. 1009
1010 Non fiori ma opere di bene. Per analogia. Avvertimento che ancora usa porre in calce agli annunci mortuari, come invito da parte della famiglia in lutto per quanti hanno intenzione di portare fiori, corone per onorare il defunto, a devolvere la spesa in opere di aiuto per coloro che soffrono o hanno bisogno, per spirito umanitario o in suffragio dell’anima della persona scomparsa. La frase, divenuta un topos, viene citata attribuendole ironici significati estemporanei, soprattutto per manifestare a chi deve fare un atto di liberalita` a esprimersi con cose concrete, soprattutto con denari, lasciando perdere il resto. 1011 Il maggior lume offusca il minore. Chi ha maggior doti, chi e` piu` potente e piu` forte eclissa il debole. Vedi anche Quando viene il sole si spegne la lampada [L 81]; Ubi maior, minor cessat [M 160].
Il lume rischiara di piu` prima di spegnersi. Ogni cosa che declina manda, prima di spegnersi e di finire, un bagliore piu` vivo. Lo stesso concetto viene espresso dall’adagio latino medievale Magis solito splendet extremus decor ‘‘L’estremo splendore brilla piu` del solito’’. 1012
1013 Piccola fiamma, piccolo lume. Con scarsi mezzi si ottengono magri risultati.
Meglio un piatto in meno e un lume in piu`. In una festa e` meglio abbondare in addobbi, in luci, in abbondanza di cibo, che nel numero di invitati. 1014
1015
820
.
Chi smoccola spesso il lume lo spegne.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Chi stuzzica troppo le cose per eccessiva cura, impazienza, ottiene l’effetto contrario. Puo` riferirsi a tutto: ai figli, al fuoco, alle piante, ecc. 1016 Chi non ha lumi vada a letto al buio. Chi non ha mezzi s’arrangi con quello che ha. Una volta nelle case per spostarsi di notte da una stanza all’altra si usavano lumi a petrolio o piccoli candelieri detti bugie che, andando a letto, si appoggiavano sul comodino e si lasciavano accesi per il tempo di spogliarsi e infilarsi sotto le coperte. Vedi anche Chi non puo` far come vuole, faccia come puo` [P 2292].
Chi non ha pane fresco mangi quello duro. Per analogia. Vedi anche Chi non puo` andare in carrozza vada a piedi [P 2293]. 1017
1018 Chi non ha albergo posisi sul verde. Per analogia. Chi non ha tetto, dorma, si stenda, sull’erba del prato. Verso del Petrarca dalla ‘‘Canzone dei proverbi’’ (Canzoniere 105.13), rimasto nell’uso.
LUNA Fin dai tempi antichi e` convinzione popolare che la luna eserciti una profonda influenza su tutta la realta` vivente e moltissimi sono i proverbi che la riguardano. Dalle previsioni meteorologiche alle attivita` che devono essere accordate alle fasi lunari: semina, piantagione, potatura, taglio del bosco, ecc. f Vedi Bologna, Donna, Fortuna, Mercoledı`, Notte, Sognare, Sole, Stelle, Vegliare. Chi non sa di luna, non guardi luna. Una volta si guardava la luna e si aspettavano le sue fasi per non poche faccende della campagna, ma conoscere la luna non era cosa da tutti. In senso figurato: senza competenze certe cose risultano inutilizzabili ed e` meglio non tentare nemmeno. 1019
Gobba a ponente luna crescente, gobba a levante luna calante. Formula per riconoscere le fasi della luna. 1020
La luna e` bugiarda cresce quando fa il D, diminuisce quando fa il C. Quando diminuisce la luna assume la forma di un C e pare dire: Cresco; quando cresce invece ha forma di D e pare dire: Diminuisco. La luna 1021
pag 884 - 04/07/2007
821 viene chiamata bugiarda anche perche´ non e` mai uguale a se stessa; in ventinove giorni circa cambia ogni giorno la sua posizione nel cielo, l’ora in cui sorge e tramonta e soprattutto il suo aspetto. Nella tragedia di Shakespeare, Romeo e Giulietta (atto II, scena II) Romeo cosı` dice all’amata: ‘‘– Fanciulla, per quella benedetta luna laggiu` che inargenta le cime di questi alberi, io giuro... – Non giurare, no, – risponde Giulietta – per la luna, per l’incostante luna che nel mese muta il suo giro, perche´ anche il tuo amore non sia incostante come lei...’’. Allorche´ la luna e` tonda spunta quando il sol tramonta. La luna piena appare nel cielo al momento in cui tramonta il sole. 1022
Cerchio vicino acqua lontana; cerchio lontano acqua vicina. Quando la luna ha l’alone luminoso molto vicino, pronostica bel tempo; quando lo ha lontano, pioggia. Il cerchio della luna puo` essere ‘‘rotto’’, ossia meno evidente, meno deciso in una parte del disco: secondo le previsioni dei pastori dalla direzione indicata da tale rottura del cerchio verra` la tempesta, la perturbazione. La cosa puo` spiegarsi col fatto che il cerchio e` reso meno chiaro dalla presenza di una zona piu` densa d’umidita` o di nebulosita`. 1023
La luna con l’anello non porta tempo bello. Nelle Marche si dice Luna circhiata, acqua arriata ‘‘Luna con l’alone, acqua gia` in terra’’. 1024
Luna rossa o piscia o soffia. Quando la luna si presenta rossastra viene la pioggia o il vento. Il proverbio italiano e` assai approssimativo, da far dubitare del suo collegamento con i seguenti detti medievali, giustamente piu` citati nelle pubblicazioni e negli almanacchi, nonche´ dalle persone colte. Sono comunque ancora assai noti. 1025
Pallida luna pluit, rubiconda flat, alba serenat. Detto latino: ‘‘La luna pallida porta la pioggia; quella rossa porta il vento, quella bianca il sereno’’. 1026
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
LUNA
Prima et secunda nihil, tertia indicat, quarta et quinta talis, tota luna aequalis. Il primo e il secondo giorno della lunazione non danno alcuna indicazione; il terzo giorno indica il tempo che fara` durante tutto il mese lunare; se anche il quarto e il quinto giorno sono simili, allora tutta quanta la lunazione sara` nello stesso modo. 1027
Luna seduta, marinaio in piedi; Luna in piedi marinaio seduto. Quando la luna e` coricata il marinaio deve stare all’erta perche´ puo` cambiare tempo; quando e` dritta in cielo il marinaio puo` navigare tranquillo. La luna distesa con l’asse che unisce le punte dei due corni (asse della fase) tendente ad essere parallelo all’orizzonte, e` detta coricata o a barchetta o seduta. Tale posizione porterebbe rischi di cattivo tempo. Viceversa la luna in piedi o ritta sarebbe segno di bel tempo. A differenza di altre credenze meteorologiche questa ha trovato avversione anche tra gli studiosi piu` indulgenti. La sua posizione in piedi e coricata dipende dalla posizione nell’orbita rispetto alla terra. Lo schema del proverbio gira per i vari dialetti e viene citato nelle forme dialettali dalle persone che praticano il mare, per cui riportiamo le due piu` usate. 1028
Luna a l’addritta, marinaru curcatu; Luna curcata, marinaru a l’addritta. Siciliano. ‘‘Luna dritta marinaio disteso; luna coricata marinaio all’erta’’. 1029
Luna chelqua`te marina`re alza`te. Pugliese. ‘‘Luna coricata, marinaio alzato’’: nel senso che il tempo e` buono e puo` navigare. 1030
Quando la luna ha il culo a molle presto piove sulle zolle. La posizione coricata quando sotto ci sono le nuvole o un alone di nebbia, e` segno che presto piovera`. Si dice che la luna ha il culo in molle quando e` tra sdraiata e seduta, stando con il corno inferiore su un banco di nuvole, come se tenesse il fondo della schiena nel fradicio, nel bagnato. 1031
Levare e calar di luna porta cambio di fortuna. Al sorgere e al tramontare della luna sono piu` probabili i cambiamenti del tempo. Fortuna 1032
pag 885 - 04/07/2007
LUNA
822
.
qui e` da intendere come ‘‘andamento del tempo’’ (fortunale) e il proverbio considera un breve periodo nel quale l’apparire e lo scomparire della luna nel cielo puo` far piovere o cessare la pioggia. Coi quarti di luna cambia tempo e fortuna. Nelle quattro fasi della luna si rilevano i passaggi dal sereno al cattivo tempo e viceversa. Questo e` il cambiamento di tempo, primo elemento considerato dal proverbio. Il secondo, la fortuna, non riguarda ovviamente la meteorologia gia` considerata, ma l’altro aspetto del pianeta. La luna nella tradizione, oltre al tempo e alle acque, governa le cose umane, come uno degli elementi fondamentali dell’astrologia e compare sempre nelle carte degli indovini, nei pianeti della fortuna. Per la sua incostanza, mutare di forma, crescere e diminuire, governa le cose umane e, in particolare, la fortuna. Quindi: tutte le volte che la luna cambia fase (circa ogni settimana) le cose del mondo, degli uomini, l’andamento del caso, del destino, mutano, in quanto nulla al mondo resta fermo. 1033
Se la luna fa all’asciutto ferma l’acqua una settimana. Se il novilunio avviene in un momento di bel tempo, la pioggia non cadra` per una settimana. 1034
Alla luna settembrina sette lune se ne inchina. Una quantita` considerevole di proverbi, di tutte le tradizioni dialettali e anche di altre lingue, conferisce un’importanza determinante per l’andamento climatico alla luna di settembre. Il significato e` abbastanza chiaro: dalla luna di settembre dipendono le condizioni di sette lune (o fasi lunari, secondo altri). Pare probabile la connessione della fase lunare con l’equinozio d’autunno dal quale comincia il declinare del periodo d’insolazione. ‘‘Proprio in questi punti (novilunio e plenilunio) – scrive il Fresa – il popolo, ossequiente agli aforismi meteorologici, aspetta mutazioni del tempo, rifacendosi al fatto che proprio alle sizige (le fasi di opposizione e di congiunzione della luna, cioe` novilunio e plenilunio) si ha il massimo delle maree. Inoltre il popolo anche all’epoca dei quarti di luna (quadratura) si aspetta variazioni meteorologiche’’. 1035
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Luna settembrina sette se ne trascina. Pur essendo molto noti, questi proverbi sono di difficile esplicazione e vengono usati con significati contraddittori. Sarebbe leggerezza considerarli sicuramente sinonimi o di significato vicino a quello indicato per il precedente, pur essendo probabile. Si ha l’impressione di un linguaggio arcaico vagamente esoterico, come non di rado avviene nei pronostici della pioggia. Vedi anche Terzo (quarto) aprilante quaranta dı` durante [A 1068]. 1036
Se piove sulla luna settembrina sette dı` l’acqua trascina. Anche questo proverbio, apparentemente piu` chiaro, ma di difficile interpretazione (vedi il precedente), si pone qui per comodita` di consultazione. 1037
La luna di settembre piu` dell’altre risplende. Per particolari effetti dell’atmosfera, limpida dopo le piogge di fine estate, il plenilunio di settembre e` considerato il piu` fascinoso e ha ispirato poeti e letterati: la luna appare grande e splendida. 1038
Luna settembrina, quando t’alzi c’e` la brina. Con il novilunio di settembre cominciano le brinate notturne: la differenza di temperatura tra la notte e il giorno si accentua, provocando il fenomeno della rugiada, che col freddo intenso puo` anche gelare e nuocere agli ultimi frutti. 1039
La luna marzolina fa (crescere) l’insalatina. A marzo cominciano le prime verdure nell’orto e nei campi nascono le insalate selvatiche che al primo spuntare sono particolarmente tenere. La citazione della luna nel proverbio non e` casuale: e` credenza diffusa che essa governi la crescita delle piante e dell’insalata, in particolare se non e` stata seminata a ‘‘luna cattiva’’ (crescente in questo caso), perche´ farebbe rapidamente lo stelo e il seme. 1040
1041 La luna di gennaio e` la luna del vino. L’influenza della luna su tutto quanto vive, muta, fermenta e` un fatto riconosciuto da molti, ma di cui nessuno sa dare una spiegazione sicura. La credenza era pero` cosı` radicata che nessuno semina, pota, lavora il vino, rimuove il letame, castra gli animali e tante altre faccende senza prima dare un’occhiata al
pag 886 - 04/07/2007
823
.
LUNA
lunario. Si dice generalmente ‘‘luna buona’’ quella calante, che e` quella piu` adatta per molte faccende.
Per il taglio del legname si indica la fase di luna calante dall’ultimo quarto in poi perche´ e` meno gonfia di linfa.
Luna di grappoli a gennaio luna di racimoli a febbraio. La potatura della vite e` bene farla durante la luna calante di gennaio: si avranno cosı` grappoli grandi e abbondanti, se invece viene fatta nel mese successivo il raccolto sara` scarso con grappoli modesti, quasi racimoli.
A luna scema non salare, a luna crescente non tosare, se vuoi risparmiare. Molti guardano, o guardavano, la luna per la salatura della carne, per il taglio dei capelli e la tosatura degli animali.
1042
Chi pota di gennaio pota al grappolaio. Grappolaio e` l’insieme abbondante, la presenza straordinaria di grappoli. Potare a... avendo come fine quello di ottenere molta uva. Per rinforzare la pianta si pota al legno. 1043
Chi pota alla mancanza di gennaio pota a uva. Cosı` si dice in Abruzzo. La mancanza e` la luna calante. 1044
Quando la luna ha un marte e` buona per tutte l’arte. Proverbio sibillino che indicherebbe come la luna, entrata nel martedı` successivo a quello del novilunio, sarebbe buona per ogni attivita`. Varie indicazioni vogliono invece la luna calante. 1045
Di luna al primo marte si fanno tutte l’arte. 1047 Quando cresce la luna non seminar cosa alcuna. Il momento in cui la luna e` crescente e` ritenuto poco propizio per le semine, se si eccettuano quelle dei cereali. Il precetto si riferisce a quasi tutti gli ortaggi. Durante questo periodo inoltre non si pota, non si travasa il vino, non si fanno conserve, non si piantano pali in terra, non si fanno innesti, non si trasporta o sistema il letame, non si castrano animali, non si pratica la tosatura, non si preleva il miele, non si ferrano cavalli, buoi, ecc.
1050
1051 La luna non cura l’abbaiar dei cani. Chi sta in alto non si cura delle minacce della gente comune. Le persone sagge non danno ascolto ai discorsi degli sciocchi. Vedi anche L’aquila non piglia mosche [A 1112]; La capra col leon non puo` far guerra [C 674]. 1052 Il papa non da` retta ai passerotti. Per analogia. 1053 De minimis non curat praetor. Per analogia. ‘‘Il pretore non si occupa di cose di minima importanza’’. Le persone che svolgono mansioni importanti non si curano di quisquilie. Ma la frase, di imprecisabile origine medievale, e` usata di solito ironicamente, quando uno, nella presunzione della propria importanza, prende grossi abbagli o trascura cose fondamentali. Viene citato anche nella forma abbreviata.
1046
Nel crescere di luna non tramutar cosa alcuna. Con la luna crescente non travasare liquidi. Tramutare e` il verbo che i contadini usavano in Toscana per indicare il travaso del vino da un recipiente all’altro per toglierne i sedimenti, la feccia. Si usava anche per altri liquidi (olio, vinsanto, sciroppi) e per il mutarsi d’abito. 1048
1049
Legna tagliata a luna crescente s’intarla e non arde per niente.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Nella luna di miele il miele cola e resta la luna. La felicita` coniugale durerebbe solo una luna, un mese. Luna di miele e` detto il breve periodo che segue il matrimonio. 1054
Dopo i confetti si vedono i difetti. Per analogia. 1055
1056 La luna fa lume ai ladri. E` amica di tutti coloro che girano di notte: dei viandanti, dei senza tetto, ma anche dei briganti e dei ladri.
Tutti mesi fa la luna e tutti i giorni se ne impara una. Come tutti i mesi c’e` la luna nuova, cosı` tutti i giorni c’e` sempre qualcosa di nuovo di cui far tesoro. 1057
1058 La luna non e` un formaggio. Frase con la quale si ridimensionano idee sbagliate, previsioni, credenze, superstizioni, pretese, illusioni, speranze. 1059
Chi guarda la luna finisce nel fosso.
pag 887 - 04/07/2007
LUNARIO
La luna e` dei vani e dei visionari, non e` facile orientarsi prendendola come riferimento. 1060
824
.
Chi guarda la luna non n’azzecca mai una.
LUNARIO Il lunario e` un fascicoletto a stampa che si vende all’inizio dell’anno; contiene le lunazioni, le scadenze agricole, i tempi per le semine, le fiere, i mercati e anche le previsioni del tempo. f Vedi Almanacco, Calendario.
per le quali una filatrice impiega pochissimo tempo, che qui divengono scuse per non avviare mai il lavoro vero e proprio. 1067 Brutto lunedı`, bella settimana. Se il lunedı` e` cattivo tempo fara` bello poi gli altri giorni della settimana. Consolatorio.
LUNEDIANA
1062
Chi non fa la lunediana e` un gran figlio di puttana. La lunediana era un uso invalso nel passato e consisteva nell’astenersi dal lavoro il lunedı` mattina, o anche tutto il giorno, da parte degli artigiani, specialmente calzolai, barbieri, sarti, ecc. Era dovuta soprattutto agli eccessi della domenica (vino, cibo, gioco). Da qui venne il verbo lunediare, far festa.
LUNEDI`
LUNGO In quasi tutti i proverbi il concetto di qualcosa che si protrae eccessivamente nel tempo ha una connotazione negativa: stanca, perde di efficacia, annoia.
1061 L’uomo fa il lunario e Dio fa il tempo. Dell’inutilita` delle previsioni umane. Vedi anche L’uomo propone e Dio dispone [U 169].
La malattia dei sani e` una festa che non si trova nel lunario. E` una festa non prevista che si concedono coloro che, stanchi di lavorare, fingono di esser malati per riposarsi.
1063 Lunedı` e` san Musone. E` il giorno nel quale si torna a lavorare e quindi tutti sono immusoniti. 1064 Il lunedı` e` fratello della domenica. Al giorno di festa segue la faticosa settimana lavorativa. La tristezza segue alla gioia, il male segue al bene.
Il lunedı` senza lavoro e` una settimana perduta. E` un proverbio degli artigiani che prendevano i lavori e fissavano aiuti e consegne secondo un preciso calendario scandito dalle settimane. 1065
Lunedı` lunediai, martedı` non lavorai, mercoledı` persi la rocca, giovedı` l’accomodai [la ritrovai], venerdı` misi la stoppa [l’incanocchiai], sabato mi lavai la testa e domenica era festa. E` una filastrocca usata proverbialmente per punzecchiare la donna vagabonda. La stoppa si filava raramente per cose grossolane (di solito si filava la lana, il lino e la canapa). Per lunediai vedi sotto, a Lunediana. La variante con incanocchiai vale: ‘‘applicai sulla conocchia il materiale da filare’’, visto che canocchia e` toscano per ‘‘conocchia’’. I versi indicano o diversivi al lavoro, oppure operazioni 1066
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1068
1069 A lungo andare pesa anche il fieno. Un peso, anche leggero, se si deve portare a lungo, diventa fastidioso e incomodo. Il prolungarsi del piccolo incomodo lo fa diventare insopportabile. Si possono fare cose anche noiose, ma non per lungo tempo. Vedi anche A lungo andare anche una paglia si stenta a portare [P 152]. 1070 Le cose lunghe diventan serpi. Ogni faccenda che si protrae oltre il dovuto (in particolare trattative, fidanzamenti, lavori) e` destinata a degenerare, a causare liti e contrasti. Vedi anche Il peggior frutto e` quello che non matura [M 1066].
Le cose troppo lunghe diventano serpi e quelle troppo corte capponi. Anche le cose fatte troppo in fretta, o con insufficienti risorse riescono incomplete, sacrificate, ‘‘castrate’’, come il cappone. 1071
1072 La cosa lunga diventa un vizio. Vedi anche I discorsi troppo lunghi diventan discorse [D 581]. 1073 A lungo andare tutto stanca. Sottolinea come, prolungati nel tempo, il godimento di un bene, una felice situazione, un divertimento divengono noiosi o fastidiosi addirittura. Sta fra la fraseologia e il proverbio. Vedi Anche le quaglie vengono a noia
pag 888 - 04/07/2007
825
.
[Q 24]; Anche il bel tempo viene a noia [T 437];
Anche agli ebrei venne a noia la manna [T 439]. 1074 Breve e` bello e lungo stufa. Cio` che e` rapido, conciso, stringato piace e suscita rimpianto e desiderio, al contrario di cio` che si prolunga nel tempo con monotonia generando noia e stanchezza.
Chi l’ha lungo lo lascia pendere. Scherzoso. Si dice del vestito, del cappuccio: chi ce l’ha lungo lo tiene com’e`; ma c’e` una chiara allusione maliziosa ad altra lunghezza. 1075
1076 Chi l’ha corto se lo tiri. Contrario. E` quanto dire: si arrangi. Con evidente allusione. 1077 Lunga assenza, certa dimenticanza. L’assenza che si prolunga eccessivamente e` indice di calo dell’affetto da parte di chi e` partito e produce lo stesso effetto in chi e` rimasto. Vedi anche Occhio non vede, cuore non duole [O 59]; Assenza e` nemica d’amore [A 828]. 1078 Lungo piacer fa piangere. Il piacere puo` diventare piu` insostenibile del dolore. Sostenere a lungo un eccessivo piacere tormenta l’anima al punto da suscitare il pianto. Vedi anche Troppa gioia diventa dolore [G 566]; Si muore anche di gioia [G 567].
Non c’e` niente di piu` lungo d’un giorno senza pane. La fame fa allungare il tempo in modo smisurato. 1079
Quello che e` lungo per uno e` corto per l’altro. Tutto e` relativo: non esiste nel mondo qualcosa che possa soddisfare le esigenze di tutti. 1080
Quello che va bene al prete non va bene alla serva. Per analogia. 1081
1082 Lunga vita, lunga bugia. Ogni essere umano ha le sue ipocrisie, i propri segreti che terra` ben nascosti senza rivelarli ad altri per quanto lunga possa essere la sua vita. 1083 Chi ha bisogno ha braccia lunghe. Arraffa la roba dov’e` e la porta via senza tanti complimenti.
LUOGO 1084
Non e` in nessun luogo chi e` dappertutto.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
LUPINO
Perche´ fugge a se stesso e non ha dove posarsi; non ha un posto che possa dirsi abitualmente suo. Riferito anche al vagare fisico ma soprattutto a quello mentale e intellettuale, cosı` come si legge in Seneca, che ne da` il preciso corrispondente latino (Lettere a Lucilio 2.2: Nusquam est qui ubique est). Ogni luogo ha i suoi pazzi e le sue usanze. Come ogni localita`, ogni ambiente, ogni societa` ha i propri usi, comportamenti, tradizioni, che si possono capire e conoscere, cosı` ha anche i suoi tipi strani, le sue bizzarrie, delle effettive irrazionalita` che vanno prese per quello che sono senza farsene un problema. Vedi anche Paese che vai usanza che trovi [U 245], che esprime il concetto di base qui ampliato. 1085
1086 Non c’e` luogo senza occhi e orecchi. Non si puo` mai essere sicuri di essere soli. In modo imprevedibile e misterioso anche nel posto piu` sicuro e recondito c’e` qualcuno che ha modo di osservarci. Vedi anche Ci son occhi nel bosco e orecchie nelle fronde [B 761]; I muri hanno orecchi e le siepi occhi [M 2251].
LUPINO Il lupino e` il seme della pianta dello stesso nome, di colore giallo, che viene tenuto in immersione in acqua salata per perdere l’amaro. Molto frequente fino a qualche decennio fa nelle fiere e anche nei cinema, insieme ai semi di zuccca e alle castagne secche. f Vedi Fagiolo. C’e` anche chi sta peggio di me, disse quello che mangiava i lupini. Un tale si riteneva tanto infelice che decise di gettarsi nel fiume. Mentre andava verso il ponte, si trovo` una moneta in tasca e con quella compro` un cartoccio di lupini. Cosı`, passo dopo passo, mangiava i lupini gettandosi le bucce alle spalle. Voltandosi vide che un tale raccoglieva le bucce e se le mangiava, senza pensare ad ammazzarsi... Vedi anche Prima di lamentarti guardati indietro [L 71]. 1087
1088 Come disse quello dei lupini. Presuppone la storiella detta sopra.
Se vuoi viver lieto non ti guardar davanti, ma di dietro. Per analogia. 1089
pag 889 - 04/07/2007
LUPO
LUPO Il lupo e` il principe nero del bosco, animale pericoloso e figura simbolica della malvagita`, degli istinti aggressivi. Protagonista di fiabe e di favole morali e` contrapposto all’agnello e alla pecora che incarnano la mitezza, la benevolenza e l’innocenza. E` conosciuto dalle popolazioni italiche fin dall’antichita` come il pericolo maggiore e la bestia piu` feroce dei boschi. Gli occhi ferocemente splendenti nella notte, le abitudini solitarie, oppure le incursioni a branchi, l’ululato lungo, intermittente, raccapricciante, ne hanno fatto una creatura demoniaca. E` anche uno degli aspetti assunti piu` frequentemente dal diavolo, essendo a sua volta la pecora l’immagine del cristiano. La porta dell’inferno e` rappresentata talvolta come le fauci spalancate di un lupo. A differenza della volpe, sua compagna di misfatti, non gode di alcuna simpatia: oltre alla cattiveria dimostra anche stupidita`, per cui, a cominciare dalle favole antiche, e` vittima della sua collega che lo vince in furbizia. Nondimeno la presenza nel linguaggio, nei racconti morali, nelle rappresentazioni artistiche e` consistente. E` oggetto di molte credenze: chi nel bosco nomina il lupo, lo chiama; incontrarlo fa perdere la voce; se l’animale vede il cacciatore prima di esser visto, all’uomo s’inceppa il fucile; se invece e` l’uomo a vedere per primo il lupo, l’animale perde le forze e non e` in grado di correre; il lupo cerca cibo lontano dalla sua tana in modo che non sia individuato il suo covo; se, avvicinandosi a una preda, incautamente fa un rumore spezzando un ramo o altro, si punisce mordendosi a sangue la zampa. f Vedi Bugiardo, Cane, Capra, Castigare, Fame, Montone, Pecora, Volpe. Il lupo perde [cambia] il pelo e [ma] non il vizio. Nessuno puo` cambiare la propria natura ne´ col tempo ne´ con i castighi. Proverbio molto noto; gia` Petrarca scrive (Canzoniere 122.5-6): ‘‘Vero e` ’l proverbio, ch’altri cangia il pelo / anzi che ’l vezzo...’’, ed in latino medievale e` registrato, oltre a Vulpes pilum mutat, non mores [V 1263], anche Lupus pilum mutat, non mentem ‘‘Il lupo cambia il pelo ma non il modo di pensare’’. Vedi anche La volpe cangia il pelo, ma non il vizio [V 1262] e la variante piu` rara La lontra muta il pelo, ma continua a mangiar pesci [L 900]. 1090
1091
826
.
Il lupo muta il pelo, ma non il vezzo.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Variante piu` rara e forse antica, con vezzo, come suggerirebbe il citato verso del Petrarca, nel senso di ‘‘abitudine’’, spesso con sfumatura negativa (del resto l’etimo e` lo stesso di ‘‘vizio’’, dal latino vitium). 1092
Il vizio del lupo e` sempre quello.
1093
Estate o inverno il lupo mangia l’agnello.
1094
Inverno ed estate il lupo mangia capre.
1095
Il lupo prima muore e poi perde il vizio.
1096
Il lupo muore e poi si mangia l’ultima pecora.
Al lupo non mancano scuse per mangiar l’agnello. Al prepotente non mancano pretesti ne´ occasioni per sopraffare il debole. Allude alla favola di Fedro Il lupo e l’agnello (Favole 1.2). 1097
Lupi, merde e botte si trovano di notte. Girando la notte s’incontra gente pericolosa, spregevole, di poco conto. Un tempo il lupo era abbastanza frequente nei boschi, ancora oggi i rospi (in toscano botte) stanno sulle strade e sui sentieri di campagna nelle ore notturne, mentre la scarsa illuminazione mette spesso tra i piedi insperate fortune. Registrato anche con ordine diverso nel primo elemento: Merde, lupi e botte... e con variazioni, come: 1098
1099
Cani, lupi e botte vanno fuori di notte.
1100 Chi di notte gira merde trova. Per analogia.
Quando piove il lupo gode. Quando fa freddo, tira vento, piove a dirotto con lampi e tuoni, promettendo di continuare a lungo, si dice che e` un tempo da lupi perche´, secondo un’antica diceria, i lupi aspettano queste condizioni atmosferiche per andare in giro. Vedi anche Piove e tira vento, il diavolo e` contento [V 425]. Una filastrocca proverbiale, derivante forse da uno scongiuro, dice: ‘‘Il tempo minaccia il lupo va a caccia. Pioviscola il lupo scodinzola. Piove il lupo gode. 1101
pag 890 - 04/07/2007
827 Tira vento il lupo e` contento. Fa bufera il lupo spera. Grandina il lupo sanguina. Nevica il lupo predica. C’e` il sole il lupo fa l’amore’’. 1102 Non tutte le pecore son del lupo. Non tutto cade in mano dei malfattori. Per quanto la disonesta` e la cattiveria nel mondo sia tanta, non mancano gli onesti.
Accidenti al meglio! diceva quello che sceglieva i lupi. Si usa dire quando bisogna scegliere tra due mali dei quali l’uno e` peggiore dell’altro. Vedi anche Ammazza ammazza, son tutti una razza [A 734]. 1103
Tra i lupi bisogna scegliere quelli con i denti piu` corti e le unghie spuntate. Vedi anche Di due mali bisogna scegliere il minore [M 332]; E` meglio cader dalla finestra che dal tetto [C 91]. 1104
Tra il lupo e la brutta bestia c’e` poco da scegliere. Tra due mascalzoni la differenza puo` essere poca. 1105
Chi ha una pecora sola gliela mangia il lupo. Chi dispone di scarse risorse perde anche quelle. Chi ha poco non gode nulla. Non ci si puo` limitare ad avere l’indispensabile se si vuole essere sicuri di potere, al momento opportuno, disporre di quanto necessita. 1106
Chi commisera il lupo non ha pieta` delle pecore. Chi mostra comprensione per il malvagio, fa torto a chi si comporta rettamente. Vedi anche Chi perdona ai tristi nuoce ai buoni [P 1312]; Chi perdona il vizio fa torto alla virtu` [P 1313]; Chi risparmia la faina odia le sue galline [F 79]. 1107
Il pastore che loda il lupo non ama le pecore. 1109 Bisogna fare in modo che il lupo mangi e la pecora non muoia. Nella vita bisogna operare in modo che ciascuno abbia il suo: che il lupo mangi e viva nella foresta, proteggendo e difendendo dalla
.
LUPO
sua ferocia le pecore. Se e` inevitabile che il male esista nel mondo, deve coesistere con il bene senza danneggiarlo, come il grano e la zizzania nella celebre parabola evangelica (Matteo 13.24). Vedi, anche se con un senso piu` generico, Bisogna salvare capra e cavolo [C 1217]. 1110 Il lupo dove campa mangia. Il lupo rapina e depreda coloro che abitano presso la sua tana. Avere un malvagio per vicino e` premessa alla sventura: bisogna fuggire subito la vicinanza dei mascalzoni. 1111
Dove il lupo ha casa bisogna che mangi.
1112
Dove vive il lupo si trova mangiata la pecora.
1113
Dove la pecora pasce il lupo mangia.
Dove il lupo trova l’agnello torna volentieri. Il malfattore ritorna la` dove ha fatto un colpo proficuo. Si dice per avvertire che un furto, una mala azione rimasta impunita possono ripetersi. Si usa anche di cose innocenti, per indicare che laddove uno si e` trovato bene prima o poi ritorna. 1114
1115 A carne di lupo denti [zanne] di cane. A un’azione violenta bisogna rispondere altrettanto energicamente. Vedi anche A chi te la fa fagliela [F 246]; Quale l’incudine, tale il martello [I 156]. 1116 Il ferro si aguzza col ferro. Per analogia. Una cosa forte, dura, violenta si contrasta con un’altra altrettanto o piu` consistente. Questo vale sia in senso negativo che positivo: contro una persona malvagia o una forza naturale. Detto biblico (Proverbi 27.17). Il ferro qui e` preso come elemento duro e resistente, ovvero quello di questa natura che si maneggiava comunemente. In realta` il ferro si affila e aguzza con la pietra, ma era uso una volta, da parte di gabbri e contadini battere con un martello di ferro su una base di ferro, gli strumenti da taglio, come le falci (battere la falce) per assottigliarle e deve essere stata un’operazione antichissima.
1108
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Al lupo bisogna mostrare denti e bastone. Chi e` malvagio e violento va affrontato con le maniere forti, mostrandosi decisi e bene armati. 1117
1118
A cane mansueto il lupo par feroce.
pag 891 - 04/07/2007
LUPO
Alla persona mite il malvagio pare piu` temibile di quanto non e` realmente. Chi vive in pace ha paura di ogni contrasto. Chi fugge il lupo incontra il lupo e la volpe. Chi mostra timore di fronte ai prepotenti invita le persone di pochi scrupoli ad approfittare di lui. I paurosi rischiano un danno doppio. 1119
A lupo morto non mettere le dita in bocca. Non commettere imprudenze con chi e` malvagio; non fidarti di lui neppure se sembra ridotto all’impotenza: puo` sempre fingere e nuocerti in qualche modo. 1120
Chi ha il lupo per compare porti il can sotto il mantello. Chi ha rapporti con persone pericolose, disoneste prenda le dovute cautele. 1121
1122 Il lupo si gabba una volta sola. Con animali e persone pericolose non si puo` mancare il colpo, non ci sara` un’altra possibilita`. Vedi anche L’asino dove e` cascato una volta non ci casca piu` [A 1382]. 1123 Quando il lupo e` in gabbia fa l’agnello. Anche i prepotenti quando sono ridotti all’impotenza si mostrano buoni e mansueti.
Figlio di lupo pecore acchiappa. Chi nasce da persone che hanno una certa natura, certe abitudini e inclinazioni facilmente continua la strada che ha trovato indicata. Piu` propriamente il proverbio si riferisce alla natura della persona che passa attraverso le generazioni, con tratti che si ravvisano nei discendenti. Qui per esempio viene presa una specie, con i suoi dati naturali indelebili. Vedi anche Chi di gallina nasce convien che razzoli [G 72]; Le querce non fanno limoni [Q 162]; Dal castagno non vengono aranci [C 1007]; Il salice non fa olio [S 100]; Tale padre, tale figlio [P 34]. 1124
1125 Il lupo non caca agnelli. Toscano. Il lupo non partorisce altro che lupi: non c’e` da aspettarsi che venga fuori qualcosa di diverso o di migliore. Cacare, e` espressione di dispregio, un tempo usata per partorire, soprattutto a livello popolare e nelle invettive: Accident’a te e a chi ti caco`! 1126
828
.
Chi per i boschi gira [piu` boschi vede], piu` lupi trova.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Di chi si lamenta d’aver trovato il male frequentando posti dove il male sta di casa. Vedi anche, con significato vicino, Dove ci son boschi ci son lupi [B 753]. Chi va per questo mare questo pesce piglia. Per analogia. 1127
Quando il lupo e` pecoraio non s’accontenta della lana. Quando un furfante, una persona di pochi scrupoli mette le mani su un bene non si accontenta di prenderne una parte, ma lo vuole tutto. 1128
Chi fece il lupo pecoraio non fu piu` pastore. Chi mette un malvagio, un avido ad amministrare i propri beni non ritrova nulla. Chi si fida di un disonesto perde tutto quello che ha. Vedi anche Non si deve dar la lattuga in guardia ai paperi [L 190]. 1129
1130
Non si fa il lupo pecoraio.
Non si mettono le pecore in guardia al lupo. Vedi anche Non lasciare le pere in guardia all’orso [O 568]; Non si danno salcicce in guardia ai cani [S 139]. 1131
1132 Non si lega il cane con le salsicce. Per analogia. Vedi anche Non si mette la paglia accanto al fuoco [P 167] 1133 Il lupo a scuola scrisse sempre Pecora. Una storiella popolare narra che il lupo, appena gli furono mostrate le lettere A B C, disse subito: Agnello, Becco, Capra. Fu subito mandato a casa perche´ sapeva gia` quello che gli era necessario. 1134 Molti fanno la confessione del lupo. Cioe` si accusano senza pentimento, senza sincerita`. Il lupo ando` a confessarsi e il prete gli chiese cosa aveva fatto. Disse alcuni peccati poi aggiunse: – E ho mangiato quarantadue pecore... facciamo quarantacinque. – Figliolo, disse il prete, sono quarantadue o quarantacinque? – Quarantadue... ma e` meglio considerare quarantacinque. – Perche´?
pag 892 - 04/07/2007
829
.
– Perche´, passando, qui, vicino al tabernacolo, ne ho viste nel campo tre belle grasse, e le mangio ora al ritorno... Anzi, facciamo presto... Lupo non mangia lupo [carne di lupo]. Tra persone della stessa categoria ci si rispetta; il malvagio non nuoce all’altro malvagio; tra persone dello stesso mestiere ci si accorda facilmente. In questo proverbio vi e` spesso il senso di un interesse comune ai danni di un ignaro o innocente, diversamente da Cane non mangia cane [C 421].
dagni [N 251]; Non c’e` un male che non porti un bene [M 383]; Quando il tiranno muore vivono i sudditi [T 634]. 1144
1135
Il lupo mangia la carne degli altri e lecca la sua. Si registra anche con gli elementi in ordine invertito: Il lupo lecca la carne sua e mangia quella degli altri. Una cornacchia non cava gli occhi all’altra. Per analogia. E` la traduzione del proverbio latino medievale Cornix cornici numquam confodit ocellum ‘‘La cornacchia non cava mai l’occhio alla cornacchia’’. Corvi con corvi non si cavano [mangiano] gli occhi. Per quanto avidi e pronti a ghermire il cibo, i corvi non si fanno del male tra loro. Proverbio comune, citato gia` da Stefano Guazzo (Dialoghi piacevoli - Del Giudice, Piacenza 1587): ‘‘Corvi con corvi non si cavano gli occhi’’. 1138
Quando il lupo mangia il lupo carestia non e` lontana. Quando i malvagi giungono a sbranarsi tra loro e` segno che i tempi sono difficili. Quando coloro che fanno lo stesso mestiere litigano e si accusano l’un l’altro, e` segno che manca il lavoro. 1139
1140 Tra lupo e lupo s’intendono a urli. Tra gente cattiva i rapporti sono aggressivi, rozzi, senza garbo ne´ gentilezza. 1141
Tra lupi e lupi si va a urli.
1142 Chi va col lupo impara a ululare. Chi frequenta cattive compagnie finisce col restarne traviato. Vedi anche Chi pratica lo zoppo impara a zoppicare [Z 107]. 1143 La morte del lupo e` la salute del cane. La scomparsa di un avversario pericoloso e` una fortuna per chi doveva guardarsene. Vedi anche Nessuno perde senza che un altro gua-
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
La morte del lupo e` la fortuna delle pecore.
1145 Mors tua vita mea. Per analogia. ‘‘La tua morte e` la mia vita’’. Sentenza medievale tuttora molto diffusa: si dice quando la situazione non consente una convivenza, propone un aut aut. A commento della spietatezza richiesta da certe situazioni. 1146
1136
1137
LUPO
Quando muore il lupo le pecore non vestono a lutto.
Quando muore il lupo la pecora canta. Non c’e` mai un male per uno che non sia un bene per un altro. Per analogia. 1147 1148
1149 Quel che a uno nuoce all’altro giova. Per analogia.
La perdita di uno e` il vantaggio dell’altro. Per analogia. 1150
Non si grida mai al lupo che non sia in paese. Quando corrono le voci, qualcosa di vero c’e` sempre, soprattutto se si tratta di pericoli, di eventi spiacevoli. 1151
Non si grida al lupo che non sia can bigio. Quando si diffonde una chiacchiera, qualcosa di vero c’e`, anche se magari poco: come nel caso di uno che non ha visto il lupo ma qualcosa di simile. Con can bigio si indica un cane di colore vago, incerto. Vedi anche Se se ne dice qualcosa ci sara` [C 275]; Non c’e` fumo senza fuoco [F 1577]; Se c’e` la voce c’e` la noce [V 1174]. 1152
1153 Se non e` lupo e` can bigio. Si usa per controbattere un’obiezione basata su particolari trascurabili o sfumature. Vedi anche Se non e` zuppa e` pan bagnato [Z 160]. 1154 Se non e` un lupo e` un ciocco. Deriva da un racconto popolare nel quale un tale prima asserisce d’aver incontrato un branco di lupi la` dove nessuno ne aveva mai visto uno, poi scende ad alcuni lupi, poi a due lupi, quindi uno... e infine ammette che poteva esser anche un ceppo, un ciocco di legno. Vedi O un lupo o un ciocco in I. Nieri, Cento racconti popolari lucchesi, p. 27.
pag 893 - 04/07/2007
LUPO
Per tre cose il lupo non cede a nessuno: ululato terribile, occhio di demonio e udito infallibile. Sono le caratteristiche piu` sconcertanti del lupo, quelle che ne hanno fatto un mito. 1155
1156 Dalle grida il lupo scampa. Insulti e minacce fanno poca paura e nessun danno. Quando si combatte il malvagio solo con le parole, si ottengono pochi risultati.
Se il lupo scappasse con gli urli morrebbe di fame. Se chi vive con mezzi illeciti avesse paura delle minacce non combinerebbe mai nulla. 1157
Il lupo, la puttana e l’avaro peggiorano col tempo. I vizi non si estirpano ma si radicano sempre di piu` con il passare degli anni. 1158
1159 Dal conto manca sempre il lupo. Quando si contano le pecore e si prevede quanto produrranno non si pensa mai a quelle che cadranno preda del lupo. Eventi fortuiti e inattesi possono sempre scombinare programmi e progetti. Vedi anche Chi fa i conti senza l’oste gli convien farli due volte [O 635].
Il lupo non guarda se le pecore son conte. Si dice a chi fa conto su beni che ha ben valutato, verificato, riposto, considerandoli un possesso sicuro. Son conte ‘‘Sono state conteggiate’’: forma arcaica e popolare. 1160
Cattiva guardia e` il sostentamento del lupo. Chi fa cattiva guardia al gregge provvede al vitto per il lupo. Di cio` che perdono coloro che sono poco accorti e imprudenti godono le persone di pochi scrupoli. 1161
Il lupo fugge avanti il gridare. Prima che si possa gridare aiuto il lupo ha gia` compiuto il suo misfatto. Si dice di chi e` rapido nel fare il danno o il male. 1162
1163 Quando si grida al lupo e` tardi. Quando ci si accorge del danno ormai non si puo` piu` rimediare, oppure si puo` salvare ben poco.
Quando si grida al fuoco la casa e` gia` bruciata. Per analogia. 1164
1165
830
.
Il lupo d’esser frate ha voglia ardente, mentre e` infermo, ma sano se ne pente.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Il malvagio, passato il momento critico in cui dichiara di volersi redimere, torna alla sua solita vita. Il proverbio proviene facilmente da una di quelle stampe che un tempo illustravano i proverbi: la vignetta descriveva la scena e sotto una dicitura trasformava in forma poetica e dotta il proverbio. Vedi anche Il diavolo quando e` vecchio si fa frate [D 270]. Si dice sempre il lupo piu` grande di quel che e`. La paura ingigantisce i pericoli. Vedi anche Il diavolo non e` mai brutto come si dipinge [D 287]. 1166
1167 Muore un cane e nasce un lupo. Nell’avvicendamento delle cose umane spesso i proverbi individuano un continuo peggiorare. 1168 Pietro male e Paolo peggio. Per analogia. L’uno e` peggiore dell’altro. A monte sta la coppia degli apostoli Pietro e Paolo. Pietro e Paolo sono nomi comuni che un tempo si usava dare ai fratelli, dalle due figure di spicco delle narrazioni del Nuovo Testamento. Sono quindi il simbolo di una coppia comune: Tizio e Caio. 1169 Lupo vecchio sa bene la strada. Un vecchio malvagio non sbaglia, sa bene il suo mestiere e non commette errori o ingenuita`. 1170 Dove un lupo trovo` un agnello, ivi ne cerca un novello. Quando uno ha trovato un luogo, un mezzo, una persona dai quali ha tratto vantaggio, non si contenta di quello che ha ottenuto, ma si ripresenta per vedere se puo` ottenere di piu`. Vedi anche L’appetito vien mangiando [A 1055]. 1171 Per questa notte il lupo ha sbadigliato. Per annunciare che il divertimento, la serata e` giunta alla fine, e` l’ora di andare a letto. Si dice che appena il lupo sbadiglia s’addormenta. 1172 Il lupo nella favola. Frase che si pronuncia vedendo arrivare la persona che e` stata da poco ricordata. Secondo il commentatore di Terenzio Donato il detto farebbe riferimento alla favola Il lupo e la vecchia (Esopo, Favole 223), nella quale una donna minaccia un bambino dicendogli che lo dara` al lupo se non smettera` di piangere. Il lupo, che si trovava proprio lı` vicino, intesa la minaccia, si avvicina speranzoso alla casa,
pag 894 - 04/07/2007
831
.
ma sente la donna che consola il bambino: – Se viene il lupo, lo ammazzeremo. Meno chiaro e` il riferimento, sempre fornito da Donato, al fatto che, secondo le antiche credenze, vedere improvvisamente il lupo faceva perdere la voce, mentre, se il lupo era sorpreso dallo sguardo dell’uomo restava per qualche tempo immobile. C’e` comunque una credenza arcaica, forse piu` convincente per una possibile spiegazione, se non si vuole accettare quella tradizionale, che pare plausibile, anche se puo` essere nata dopo, quando la figura terrificante originaria del detto fu sostituita dal lupo, simbolo di malvagita`, ma meno temibile d’una forza soprannaturale. I nomi delle realta` animate hanno, se pronunciati anche senza intenzione, una potenza evocativa, soprattutto per quelle soprannaturali. Per questo si evita ancora di nominare persone defunte, malvagie, il diavolo, cose orribili come malattie. La forma lupus in sermone, ‘‘il lupo nel discorso’’ si trova in Plauto (Stichus 577: Ecce tibi lupum in sermone), indica la presenza del lupo nel ‘‘discorso’’ (sermo) e non in una ‘‘favola’’. Vedi anche Persona trista nominata e vista [P 1367]; Si rammenta il diavolo e spuntano le corna [D 281]. Si usa piu` spesso la forma latina, riportata da Terenzio (Adelphoe 537) e Cicerone (Epistulae ad Atticum 13.33.4): 1173
Lupus in fabula.
Lupo in bocca lupo alla porta. Il lupo e la disgrazia non vanno evocati. 1174
Chi ha il lupo in bocca l’ha sulla groppa. Chi parla del lupo ce l’ha molto vicino, tanto vicino da non immaginarlo, non sentirlo addirittura accanto. 1175
1176
Quando e` chiamato il lupo corre.
1177
Quando si chiama il lupo viene.
1178
Si parla del lupo e spuntano gli orecchi.
1179
Chi parla del lupo vede la sua coda.
Persona per bene nominata, viene. Affine al precedente, ma assai meno usato e creduto: il malvagio pare piu` sensibile all’evocazione. 1180
1181
Persona nominata non e` lontana una sassata.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
LUSSURIA
Anche come avvertimento a non fare nomi, a non sparlare confidando nell’assenza di qualcuno. 1182 Homo homini lupus. ‘‘L’uomo e` un lupo per l’uomo’’. Citata da Hobbes (De cive 1) per illustrare la sua concezione filosofica dell’egoismo umano, la frase si trova nell’Asinaria di Plauto (495) ed e` tuttora viva a livello proverbiale. Nell’autore latino l’affermazione e` pero` leggermente attenuata: Lupus est homo homini, non homo, quom quale sit non novit ‘‘L’uomo e` un lupo per l’uomo, non un uomo, quando non si sa chi sia’’ (sono parole di un mercante che non vuol dare soldi ad uno sconosciuto). Al comico Cecilio (fr, 264 R3) risale invece Homo homini deus ‘‘L’uomo e` un dio per l’uomo’’, che di solito viene contrapposta a quella plautina, per sostenere una concezione ottimistica dei rapporti umani, ma che in origine non dovette essere pensata in polemica con quella, bensı` rappresentare solo l’adattamento di un proverbio greco preesistente; la frase, pero`, non ebbe la stessa fortuna. Vedi anche Chi pecora si fa il lupo se lo mangia [P 987].
LUSSO 1183 Il lusso si paga. Tutto cio` che e` eccessivo, che va oltre la giusta misura e il buonsenso ha un prezzo altissimo. Vedi anche Le voglie si pagano [V 1186]; Una voglia, una doglia [V 1193]. 1184 Prima il lusso e poi la lussuria. Si inizia con l’adagiarsi nella ricchezza, nello sfarzo, nelle mollezze e poi si passa al vizio.
LUSSURIA Mangia poco, bevi meno e a lussuria metti freno. La temperanza nel mangiare e nel bere attenua il desiderio sessuale, come sapevano bene i monaci, dai quali forse il proverbio proviene. 1185
Se la lussuria facesse ragliare sarebbe un maggio universale. Gli asini hanno in maggio il periodo degli amori e in quel mese ragliano a distesa. Se i desideri sessuali degli uomini si manifestassero come accade per gli asini il mondo darebbe uno spettacolo clamoroso. 1186
1187
Per vincer la lussuria non c’e` che la fuga.
pag 895 - 04/07/2007
LUSTRO
Come dice, ad esempio, il Bembo (Sonetto 59): ‘‘Non si vince amor se non fuggendo’’. I vari detti di questo genere si rifanno alle massime ecclesiastiche sul tema: Salus mea in fuga ‘‘La mia salvezza nella fuga’’. LUSTRO Periodo di cinque anni. Ogni lustro cambia gusto. Riferito alla persona. Nella tradizione si dice che l’organismo si rinnova totalmente ogni sette anni, per cui allo spirare del quinto anno (lustro) gia` la persona e` cambiata, le sue predilezioni diverse. In senso generale: il mondo, le mode, le predilezioni e i rifiuti cambiano continuamente e nulla rimane stabile delle cose che riguardano aspetti soggettivi. 1188
LUTTO 1189
832
.
Il lutto si porta nel cuore.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Usato sia di fronte all’ostentazione dei segni di dolore, sia per giustificare rimproveri di non osservare le convenzioni che riguardano il lutto. 1190 Il lutto fa male agli occhi. Forse perche´ e` collegato al pianto e alle lacrime. Una credenza meridionale vuole che il nero produca negli occhi un disturbo che pare essere la congiuntivite.
Chi ha le unghie nere porta il lutto al gatto. Colui che ha lo sporco sotto le unghie si dice che porti il lutto al gatto morto. Il felino ha lunghi e affilati artigli. Vedi la frase tipica Ti e` morto il gatto? [F 1632], per indicare a chi ha le lune nere alle unghie delle mani che e` il caso di tagliarsele. Le piccole lune nere create dallo sporco sotto le unghie richiamano scherzosamente la banda nera che, soprattutto una volta, si usava mettere al colletto, alla manica, per portare il lutto a una persona defunta. 1191
pag 896 - 04/07/2007
M MA 1 Ma c’e` un ma. Si usa questa espressione quando, in una rosea prospettiva, in un giudizio positivo, si deve introdurre una nota negativa, una condizione pesante, un lato poco simpatico, un difetto. 2
In ogni cosa c’e` un ma.
3
Ognuno ha il suo ma.
Se non ci fosse il ma si farebbe tutti il papa. Se non ci fossero limitazioni, condizionamenti alle nostre possibilita`, esse sarebbero infinite. 4
Se non ci fosse il ma il concio odorerebbe di rose. Concio e` termine toscano equivalente a ‘‘letame’’. 5
Chi dice ma contento il cuor non ha. Chi commenta un discorso, una proposta dicendo ma mostra che quanto vuole, desidera, spera non e` realizzabile, e quindi non e` pienamente felice. 6
MACCHERONI Con il termine maccheroni s’intende genericamente ogni tipo di pasta alimentare che si mangi asciutta, condita con sughi diversi. Non mancano zone dove s’intende con maccheroni pasta lunga in brodo, mentre in varie regioni il nome indica forme di pasta (che si mangi asciutta) precise e particolari: in Toscana ad esempio s’intende la pasta lunga in grosse strisce, ma anche ormai pasta corta, grossa, rigata o meno a forma di cannellone, come si usa altrove; nel Meridione s’intende spesso la pasta lunga, bucata, rotonda, piu` grossa dello spaghetto. Tanto si usa il termine in Italia che e` divenuto all’estero l’epiteto con cui si indicano con ironia o malevolenza gli italiani. Maccherone e` registrato anche come aggettivo nei vocabolari del passato (Petrocchi) a qualificare un liquido denso e torbido, in particolare il vino. Deriva dall’acqua in cui, dopo
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
che vi sono stati cotti i maccheroni, se ne trovano i resti, in particolare farina, per cui risulta particolarmente densa e opaca. Si usa ancora la frase ‘‘Essere chiaro, puro, innocente, come l’acqua dei maccheroni’’, che per antifrasi indica il contrario. f Vedi Caffe`, Lasagna, Madia, Matrimonio. 7 Guai e maccheroni si mangiano caldi. I maccheroni non si devono far freddare altrimenti si rovinano. I problemi devono essere affrontati immediatamente, senza rimandare, altrimenti diventano piu` gravi e logorano l’animo nell’incertezza. Vedi anche Nozze e maccheroni se non son caldi non sono buoni [N 542]. 8 Fatti i maccheroni rimane l’acqua torba. L’acqua dove sono stati cotti i maccheroni contiene molto amido e quindi e` torbida. Ogni faccenda presenta degli aspetti poco chiari, dei particolari che si preferisce nascondere.
A chi piace il vino chiaro e a chi il vino maccherone. Ad alcuni piacciono le cose certe, definite, pattuite, ad altri piace invece vivere nell’equivoco, nell’incertezza. Il vino maccherone e` quello grosso, pesante e poco trasparente, che ha forza e nessuna grazia. 9
MACCHIA Nel significato metaforico di difetto, vizio, che difficilmente si riesce a cancellare e che, seppure minimo, puo` rovinare anche cio` che altrimenti sarebbe perfetto. f Vedi Pruno. 10 Nessuno e` senza macchia. Nessuno e` privo di vizi, difetti o colpe: piccoli o grandi ognuno ha i suoi. Vedi anche Nessuno e` perfetto [P 1335]; Ognuno ha i suoi difetti [D 342]. 11
Solo la Vergine nacque senza macchia.
pag 897 - 04/07/2007
MACCHIARE
Nessuno puo` credersi senza colpa o pensare che altri lo sia. Solo la Madonna tra gli esseri umani fu concepita senza peccato originale e quindi e` immune da ogni macchia. 12 Piccola macchia guasta una bellezza. Un piccolo difetto puo` guastare una cosa che per il resto sarebbe perfetta. Vedi anche Un fiasco / bicchiere d’aceto guasta una botte di vino [A 116]; Poco fiele fa amaro molto miele [F 776]; Basta un buco nel tetto per guastare una casa [B 986]. 13
834
.
Piccola macchia guasta una veste.
Una macina di sotto ne consuma cento di sopra. Perfido detto col quale si compatisce una donna che accompagna troppi mariti o troppi amanti al camposanto. E` usato anche in altri contesti, ma con meno perfidia. 21
Delle macine una dev’esser dura e una tenera. In una coppia di sposi o di amici, perche´ il legame sia duraturo, il carattere dell’uno deve essere non uguale a quello dell’altro, ma opposto o complementare. 22
Le macchie si vedono di giorno. Nella luce e nella chiarezza emergono con piu` evidenza i difetti. Vedi anche Nel latte si conoscono bene le mosche [L 175]; Tutti vedono le mosche nel latte [M 2151].
La macina ferma macina come quella che gira. Chi fa da supporto a chi lavora, pare che faccia meno, ma non e` vero. Nei mulini tradizionali la macina superiore girava mentre quella inferiore era immobile.
15 Il sapone non toglie tutte le macchie. Non basta pentirsi per riacquistare l’innocenza e la purezza.
24 La mano sinistra lavora quanto la destra. Per analogia.
14
L’acqua calda non basta a togliere tutte le macchie. 17 Piu ` la veste e` nuova, piu` appare la macchia. Piu` una cosa e` perfetta, pulita, linda e piu` appaiono evidenti i difetti. 16
MACCHIARE f Vedi Ermellino.
MACELLAIO Chi ha fatto il macellaio sette anni puo` fare (anche) il boia (il resto della vita). Chi ha ucciso e squartato animali per molto tempo, puo` fare anche il boia. Chi e` abituato al sangue e alla morte puo` commettere atti orribili. 18
Meglio ingrassare l’amante del macellaio che quella del farmacista. Meglio spendere i soldi per mangiare carne che per curarsi con le medicine. Vuole giustificare chi, comprando la carne, non bada a quanto spende. 19
20
Meglio dal macellaio che dal farmacista.
MACINA Nei vecchi mulini i cereali venivano polverizzati tramite il lavoro di due macine, ossia due grosse mole di pietra di cui una doveva essere piu` dura dell’altra.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
23
25 I topi leccano le macine. Bisogna prendere il poco che e` disponibile o che rimane. Nei periodi di carestia anche le bestie si arrangiano: i topi, che in tempi migliori ruberebbero dai sacchi di grano, si devono contentare di cio` che rimane attaccato alle macine. Di tradizione colta, e` la traduzione di un luogo di Seneca, Apocolocyntosis 8.2 dove l’espressione Mures molas lingunt e` quasi certamente proverbiale ma di interpretazione incerta.
Quando volano le macine non giova avere un tetto. In tempi terribili, quando imperversano flagelli e disastri, ogni riparo, ricchezza, protezione risulta inutile. 26
27 La macina fa piu ` crusca che farina. Di un affare che non rende piu`. In particolare viene detto di una donna, soprattutto se poco onesta, che, invecchiando, non ha piu` amanti ne´ la bellezza di una volta.
MACINARE f Vedi Mulino. 28 Bisogna macinare quando piove. Bisogna fare le cose quando e` il momento. Ci si riferisce ai mulini mossi dal flusso dell’acqua per cui, quando questa scarseggiava, si aspettava che piovesse per poterli rimettere in funzione. 29
Finche´ c’e` acqua [piove] si macina.
pag 898 - 04/07/2007
835 E` necessario approfittare fino in fondo del momento, se ci sono mezzi, risorse, forze. 30 Non si macina senz’acqua. Reciproco del precedente.
MADDALENA La devozione per la Maddalena (la cui festa ricorre il 22 luglio) e` sempre stata molto viva. Salvata da Cristo, che la libero` da sette demoni, Maria Maddalena divenne sua fedele seguace. Dopo aver condotto una vita dissoluta, si convertı`, per cui ricorrono a lei le donne penitenti. La Maddalena e` inoltre identificata in colei che cosparse di un prezioso unguento i piedi di Cristo, che poi asciugo` con i capelli. E` lei che per prima incontro` Cristo risorto presso il sepolcro. Per il fatto che unse e profumo` i piedi di Gesu` le sono devoti i profumieri, i sarti, i pettinai, i parrucchieri. La sua figura compare nelle opere di pittori di varie epoche. Prima della conversione viene rappresentata poco vestita e assai bella; dopo e` raffigurata penitente, nel deserto, in preghiera, spesso con un teschio o una frusta, o anche con una corona di spine. Suoi attributi sono i capelli lunghi e sciolti, vesti lussuose o dimesse, il vaso di unguento. La leggenda vuole che sia giunta a Marsiglia, dove predico` la fede cristiana. f Vedi Noce. Per santa Maddalena se la nocciola e` piena, il fico ben maturo, il grano gia` al sicuro, il grappolo sviluppato l’anno e` assicurato. Quando il caldo raggiunge il suo culmine, i lavori piu` importanti della campagna volgono al termine, e questo da` sicurezza all’agricoltore. La nocciola una volta era assai importante per l’alimentazione, costituendone una notevole integrazione: c’erano addirittura boschi di noccioli i cui frutti venivano venduti all’industria dolciaria. Nell’Italia centrale i fichi si raccolgono verso settembre, piu` tardi al Nord. Verso la fine di luglio il grano e` gia` nei granai, o quasi, e l’uva comincia a granire. Il proverbio sembra originario del Sud dove la raccolta dei prodotti elencati avviene con piu` anticipo rispetto alle altre zone d’Italia. Per l’importanza del fico nella vita del passato, vedi la voce Fico. 31
32
Per santa Maria Maddalena si taglia l’avena.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
MADIA
Il taglio dell’avena avviene un po’ piu` tardi di quello del grano, rispetto al quale e` meno importante: l’avena serve infatti come biada per gli animali da lavoro o come becchime per gli animali da cortile. Solo in tempo di penuria si usava la sua farina mischiata a quella del grano per fare il pane. 33
Per santa Maria Maddalena il tempo e` giusto per tagliar l’avena.
La Maddalena unguenti e balsami insegna. La Maddalena, unse e profumo` i piedi di Gesu`, e percio` e` considerata patrona dei profumieri e parrucchieri. 34
Santa Maddalena l’acqua (se la) mena. Proverbio originario delle Marche. Era credenza che il 22 luglio la santa mandasse una pioggia chiamata Lacrime della Maddalena. Vedi la voce Sant’Anna. 35
Il fieno della Maddalena si fa senza pena. Il taglio dell’erba per la fienagione, che cade il 22 luglio, e` quello che da` meno pensiero, in quanto di solito il tempo e` bello e stabile, e se piove non viene tanta acqua che possa far marcire l’erba tagliata e lasciata nei prati a seccare. Questo avviene invece nelle fienagioni precedenti o successive, per cui dopo le piogge occorre rivoltare il fieno che si e` bagnato. 36
Alla Maddalena cipolle e pomodori per cena. Sul finire di luglio arrivano sulla tavola i pomodori e le nuove cipolle, che danno particolare sapore a piatti come le panzanelle, le pappe, le insalate. In tempi duri si mangiavano anche le cipolle a tavola, ma si preferiva consumarle nelle colazioni o nelle merende, e non d’estate, quando la terra offre molte alternative. 37
MADIA La madia era il mobile principale della cucina, con apertura del piano superiore, dove s’impastava e poi si conservava il pane. Vi si custodiva anche la ciotola del lievito: una parte dell’impasto della panificazione che, non cotta, continuava a fermentare divenendo lievito per la successiva panificazione. 38
Quando la madia e` vuota non cigola la porta del cesso.
pag 899 - 04/07/2007
MADONNA
836
.
Ironico. Quando non c’e` da mangiare cessa anche il viavai alla latrina. Quando e` finita la farina non canta piu` la porta della latrina. Per analogia.
La donna e` sempre capace di avere un rapporto sessuale, l’uomo solo fino a che gli rimangono le energie.
39
Davanti alla madia aperta anche il giusto pecca. Se le capita l’occasione buona, anche la persona onesta puo` macchiarsi d’una colpa. Un tempo nella madia stavano anche i dolci, ma bastava il pane a invogliare al furto. Vedi anche L’occasione fa l’uomo ladro [O 24]. 40
Se vuoi la madia vuotare maccheroni e farinate devi fare. Se vuoi finire presto la farina fai farinate e pasta che ne richiedano molta. 41
Madia senza pane, saliera senza sale, cantina senza vino fanno un brutto mattino. Quando si inizia la giornata senza trovare qualcosa per fare colazione, si mette male la mattinata e il resto. 42
MADONNA1 Nel senso di ‘‘donna’’, ma anche di ‘‘organo sessuale femminile’’. E le si affianca un ‘‘messere’’, suo perfetto complementare maschile. f Vedi Donna, Femmina, Sposa. Chi vuol bene a madonna non vuol bene a messere. Chi corteggia la moglie prepara una brutta sorte al marito. Non e` che gli voglia male, ma comunque gli sta procurando qualcosa di poco piacevole. Se ne e` gia` l’amante peggio ancora. 43
Chi vuol bene a madonna vuol bene a messere. Non contraddice il precedente, ma prende in considerazione altri aspetti altrettanto veri: e` amico del marito per poter frequentare la moglie e, nella situazione a tre, non di rado il marito ottiene benefici dall’amante di sua moglie, la quale lo favorisce nella vita essendo con lui avara di altri favori. Sono appunto le cosiddette corna d’oro. 44
45
Madonna finche´ piscia e messer finche´ si rizza.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Madonna di diciotto e messere di ventotto. Queste erano le eta` che venivano consigliate per il matrimonio: la donna era indicata molto piu` giovane in quanto le continue gravidanze, l’allattamento e gli stenti la logoravano facendola invecchiare e deperire rapidamente. 46
47 Messer di paglia e madonna di ferro. L’uomo e` in realta` di salute e costituzione piu` fragile della donna, che e` capace di superare malattie, periodi di penuria, fatiche.
Se vuoi far coppia fina messere alto e madonna bassina. Perche´ una coppia sia ben assortita l’uomo deve essere piu` alto della donna. 48
Madonna virtuosa e messere pauroso, non si va a letto. Se la donna tiene troppo alla propria virtu` e l’uomo non e` sufficientemente intraprendente, e` difficile che si arrivi a concludere un incontro amoroso. 49
MADONNA2 La madre di Gesu`. f Vedi Acqua, Annunziata, Assunta, Immacolata, Maria, Vergine, Vigilia. Alla Madonna di marzo si scopano alla Madonna di settembre si trovano. Sono le lucerne che a settembre venivano tirate fuori per poter lavorare la sera in casa. Con l’allungarsi consistente delle giornate a primavera, finiva l’uso delle veglie e dei lavori nelle ore d’oscurita` e cominciava la vita e il lavoro all’aperto. Le lucerne superflue si ripulivano e si riponevano conservandole per l’uso che ricominciava in autunno. I giorni dedicati alla Madonna sono il 25 marzo (la Santissima Annunziata) e l’8 settembre (giorno della sua nascita). L’8 settembre e` una ricorrenza che assume spesso i caratteri di una festa popolare. A Firenze, la vigilia si tiene la festa delle Rificolone, lampioncini di carta illuminati da una candela all’interno e portati in giro per la citta` dai bambini che cantano un ritornello scherzoso: ‘‘Ona, ona, ona / oh che bella rificolona! / La mia l’e` co’ fiocchi / e la tua l’e` co’ pidocchi. / L’e` piu` bella la mia / di quella della zia!’’. 50
pag 900 - 04/07/2007
837 La Madonna s’affaccia sempre alla finestra il sabato. Si vuole che il sabato, giorno della Vergine, Maria s’affacci dal cielo per vedere chi la prega nella necessita`. Per questo apparirebbe sempre, anche debole, un po’ di sole. 51
MADONNA3 Era uso, e lo e` ancora in alcune zone del Sud, chiamare madonna la suocera (essere donna e madonna sta per ‘‘essere donna nel bene e nel male’’). f Vedi Nuora, Suocera. 52 Tutte le madonne stanno bene in cornice. Intende le suocere, le quali stanno bene solo nel ritratto attaccato al muro, dopo che sono morte. Vedi anche Le suocere stanno bene attaccate al muro [S 2227].
Non fu madonna buona nemmeno nell’icona. Rincara la dose rispetto al precedente. 53
54 Le madonne stanno bene in chiesa. Le immagini sacre della Vergine stanno bene in chiesa, ma non stanno bene le suocere in casa.
La madonna non e` buona nemmeno di zucchero. La suocera non si digerisce nemmeno se e` fatta di zucchero, se e` la donna piu` dolce.
.
Dolce, tenera, soccorrevole, sa anche essere severa e autoritaria. Solerte nel soddisfare le necessita` dei figli, a volte pero` eccede finendo per far loro piu` del male che del bene. E le inclinazioni negative culminano nell’immagine della madre depravata, che non puo` essere che un pessimo esempio, soprattutto per le figlie. f Vedi Donna, Femmina, Mamma, Sposa, Ubbidire. La buona madre non dice ‘‘Vuoi?’’, ma dice: ‘‘Piglia’’. La madre affettuosa non domanda, ma mette in mano ai figli quello di cui hanno bisogno. Vedi anche Lo vuoi si dice ai malati [V 1225]. 60
61 Quale [Tale] la madre tale la figlia. La figlia e` simile alla madre. Il proverbio riguarda soprattutto l’onesta` e a madre onesta corrisponde figlia onesta. Del proverbio si trova equivalente nella Bibbia, Ezechiele 16.44: Sicut mater ita et filia eius ‘‘Come la madre, cosı` sua figlia’’. Vedi anche Se la madre scivola, la figlia cade [M 71]; Se la madre alza il grembiale, la figlia alza la gonnella [M 72]; Tale padre, tale figlio [P 34]. 62
55
Fecero una madonna di zucchero e tutte le nuore la trovarono amara. 57 La donna maritata non vuole ne´ madonna, ne´ cognata. La sposa non vuole in casa ne´ la suocera ne´ la cognata. 56
La madonna che ha la bocca di zucchero ha il dente avvelenato. La suocera mielosa nel parlare nasconde il veleno nell’agire. 58
Povera nuora che trova la madonna e la figliola. Disgraziata quella donna che sposandosi trova in casa la suocera con la cognata. 59
MADONNA DI LORETO f Vedi Dicembre. MADRE La figura della madre emerge in molte delle sue innumerevoli e contrastanti sfaccettature.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
MADRE
Chi vuol saper della figlia guardi la madre.
Alla madre che poco fila i figli le mostrano il culo. Alla madre che non lavora, filando, tessendo e cucendo, appare il culo dei figli attraverso i panni vecchi e logori, non rinnovati. Da qui deriva pero` anche che i figli mostreranno alla madre il loro didietro in segno di dileggio o rimprovero. Mostrare il culo come i denti si usa per indicare una persona stracciata e logora, vestita in modo vergognoso. 63
(La) Madre pietosa fa la figlia tignosa. La madre troppo efficiente in casa sottrae la figlia a ogni incombenza, abituandola a essere servita, a pretendere, quindi a non sapere a sua volta gestire una famiglia. La madre dal cuore tenero alleva una figlia caparbia. Tignoso in senso di ‘‘pretenzioso, difficile, uggioso’’, e` ancora molto diffuso in area toscana. 64
(La) Madre valente fa la figlia buona a niente [da niente]. Alleva una figlia fannullona e che non sa fare nulla. 65
66
Madre serva rovina della figlia.
pag 901 - 04/07/2007
MADRE 67
838
.
Madre diligente fa la figlia indolente.
68 La madre misera fa la figlia valente. Reciproco dei precedenti. La madre indigente (o, piuttosto, inetta, incapace, visto che misera puo` avere anche questo senso) spinge la figlia a essere capace, a darsi da fare, imparare, sapere, cosa che non accade quando la madre tiene la figlia nella bambagia.
Figlio senza dolore madre senza amore. La madre che ha tolto al figlio ogni difficolta` e ogni pena ne ha fatto un debole, un infelice e quindi non lo ha amato come doveva. 69
La madre sa che ha da maritar la figlia prima di partorirla. Ancor prima di aver dato alla luce una figlia, la madre sente che il suo compito fondamentale sara` quello di procurarle un marito. L’organizzazione del matrimonio (la preparazione del corredo, la determinazione della dote, la ricerca dello sposo, i festeggiamenti) nella famiglia contadina e nelle categorie sociali modeste, spettava infatti alla madre. 70
71 Se la madre scivola, la figlia cade. Ogni lieve mancanza che commette la madre e` un invito per la figlia a far di peggio. Se la madre si mostra vana e leggera, la figlia sara` disonesta. Vedi anche Quale la madre tale la figlia [M 61].
Se la madre alza il grembiale, la figlia alza la gonnella. Alzare la gonnella significa essere disonesta. 72
Non c’e` cattiva madre che non voglia buoni figli. Ogni madre, anche la peggiore e disonesta, desidera per i figli una vita seria, onesta, senza colpe, ne´ vizi. 73
La verga della madre e` meglio del regalo della matrigna. Si accetta piu` volentieri la severita`, la punizione da parte della madre, che la dolcezza e la benevolenza dalla matrigna.
La madre afferma, la suocera conferma, il marito lo crede, molti ne dubitano, il prete lo sa. Oggetto della questione e` se il figlio e` legittimo o meno. La madre lo sa, ma dice quello che le fa comodo. La suocera ha interesse a dire che il nipote e` di suo figlio. Il marito sta a quello che gli dice la moglie. Il prete e` l’unico, con la madre, a conoscere la verita` in quanto, ascoltando le confessioni, sa come sono andate le cose. Secondo altri perche´ il figlio e` suo. Vedi anche I figli si vede da dove escono, ma non da dove entrano [F 867]. 76
77 La madre e` sempre certa, il padre mai. Una verita` indubitabile fino a tempi molto recenti. Deriva da una massima latina, tuttora ripetuta spesso nella forma originale:
Mater semper certa (est), pater numquam. Riecheggia un principio del diritto romano, secondo il quale solo la generazione materna e` sicura mentre per stabilire la paternita` bisogna affidarsi alla legittimazione, secondo quanto fissato da una norma legale latina (Paolo, Digesto 2.54 ripresa nel Codice di Giustiniano) Pater est quem (iustae) nuptiae demonstrant ‘‘Si considera padre colui che le nozze celebrate dimostrano tale’’. 78
Tre figlie e una madre quattro diavoli per un padre. Governare una famiglia con quattro donne e` per un padre un’impresa difficile. Esse si trovano sempre unite nelle pretese e nelle richieste, mentre litigano continuamente per le altre cose. Educare e maritare le figlie, inoltre, un tempo era tra i compiti piu` gravi, difficili e dispendiosi. 79
80 Chi ha madre non piange. Perche´ non si trovera` mai solo e disperato, ma avra` sempre una persona che lo capisce e lo consola.
74
75 L’amore della madre non invecchia. L’amore materno non viene mai meno, anche col passare degli anni e col diventare i figli adulti.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Chi ha madre ride e chi ha padre non piange. Chi ha una madre ha sempre un rifugio su cui contare, con la certezza di essere amato e accolto in ogni momento; chi ha un padre puo` sempre sperare in un aiuto e in un consiglio, in un punto di riferimento. 81
82
Meglio una mamma trista che un padre buono.
pag 902 - 04/07/2007
839 Meglio avere una cattiva madre che trascura i figli o non da` il buon esempio, piuttosto che avere un padre permissivo, indulgente e incurante che non insegna quali siano le giuste e dure regole del vivere. Vede piu` una madre con un occhio che un padre con una dozzina. La madre si accorge facilmente e immediatamente di quello che accade ai figli, se sono sereni o turbati, se hanno pensieri o problemi, ovvero se stanno facendo qualcosa che non va. Tutte queste cose spesso sfuggono al padre, per natura piu` assorbito dal lavoro e meno attento e sensibile. 83
La madre sa per prima e il padre per ultimo. La madre sa per prima di essere incinta, in seguito lo vengono a sapere tutte le persone (parenti, amiche, vicine) con le quali si consiglia e poi, quando tutti ne parlano in paese, viene a saperlo anche il padre. Si puo` riferire anche ai guai combinati dai figli, o anche di altri componenti della famiglia, in quanto la madre e` la prima con la quale uno si confida, sperandone piu` facile comprensione, comunque cercandone i buoni uffici per appianare le cose col padre che, nello schema tradizionale della famiglia, rappresentava comunemente (piu` della madre) la severita`, la legge, il rigore e anche la punizione.
.
MAESTRO
Proverbio originario dell’Istria. Se arriva il maestrale freddo presto segue la bora. Dalla parte opposta dell’Italia, invece, in Sicilia, su questo vento si dice: Maistru e Tramuntana nun duranu ’na simana. Poiche´ questi venti in genere non continuano a spirare un’intera settimana, e anche: 88
89 Maistrali unchia e sdunchia. ‘‘Maestrale gonfia e sgonfia’’, poiche´ in Sicilia il maestrale porta tempo variabile, ora annuvolando il cielo, ora rendendolo limpido e sereno. Il tempo limpido e` invece collegato senz’altro al maestrale nelle Marche:
84
85 Schiaffo di madre non lascia livido. La punizione, anche severa, della mamma non genera risentimento, si accetta anche se ingiusta perche´ si sa data per amore.
` MAESTA f Vedi Amore. MAESTRALE Il maestrale, detto anche maestro, e` un vento di nord-ovest, in genere freddo e secco, che investe la Penisola in tutta la sua lunghezza, spirando in particolare nella zona tirrenica. E` ritenuto portatore di tempo buono. f Vedi Garbino, Tramontana. Maestrale salta addosso e non fa male. Il maestrale investe con folate e anche forti raffiche, ma non e` vento molto nocivo e solitamente non e` portatore di tempeste. 86
87
Maestro fresco Bora presto.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
90 Maestrale se pesca col fanale. Cioe` il cielo e` sereno e si pesca col fanale del cielo, cioe` con la luna (se c’e`).
MAESTRO Presente in numerosi proverbi. Nella maggior parte dei casi maestro e` inteso nel senso di guida, fonte di conoscenze che aiutano ad affrontare le difficolta` della vita. In altri rivive la figura del maestro di scuola di un tempo, punto di riferimento fondamentale nella formazione dell’adulto. Infine troviamo il maestro d’arte, l’artigiano che, insegnando, tramandava ai giovani i segreti del suo mestiere. f Vedi Boia, Carta, Cattedra, Musica, Pietro, Scolaro. 91 Nessuno nasce maestro. Nessuno nasce sapendo tutto, con le conoscenze e la capacita` di fare. Si vuole sottolineare come sia necessario impegnarsi con fatica e pazienza per poter conseguire il sapere. Il proverbio e` la traduzione di due massime latine medievali, ancora circolanti. 92
Nemo magister natus.
93 Nemo nascitur artifex. ‘‘Nessuno nasce artista’’. L’idea a monte e` quella che e` necessario sottoporsi ad un rigoroso corso di studi, cosa espressa proverbialmente in ambito latino col ricorso ad un verso di Giovenale, a sua volta forse gia` basato su un proverbio, Satire 1.15 Et nos ergo manum ferulae subduximus ‘‘Anche noi abbiamo sottratto la mano alla bacchetta’’, con riferimento al bastoncino con cui il maestro colpiva sulle mani i discepoli (secondo un uso ben radicato fino al XX sec.). 94
Nessuno nasce con la scienza infusa.
pag 903 - 04/07/2007
MAGAGNA
Per analogia. 95 Nessuno nasce imparato. Per analogia. Imparato e` una forma popolare con uso improprio del verbo; equivale a ‘‘che ha gia` imparato’’, ‘‘gia` dotto e capace’’. 96 Imparando si diventa maestro. Solo con una prolungata fase di apprendimento si diviene davvero esperti. 97 Il discepolo non e` superiore al maestro. Colui che impara non puo` saperne di piu` di colui che insegna, anche se puo` col tempo superarlo. Frase che si trova nel Vangelo (Matteo 10.24, Luca 6.40): ‘‘Un discepolo non e` da piu` del maestro’’. Di solito si usa intendendo che chi segue una teoria, un’arte inventata da un maestro, puo` perfezionarla, ampliarla, ma difficilmente puo` superare nel valore colui che l’ha iniziata.
Vale piu` un’occhiata del maestro che cento colpi dell’operante. Valgono di piu` un consiglio, un’indicazione dati da chi e` esperto che tanto lavoro dell’apprendista. Vedi anche Val piu` un colpo del maestro che cento del manovale [C 1801]. 98
99 Il buon maestro fa buoni scolari. Chi sa insegnare e si dedica con passione al proprio lavoro crea una scuola, forma delle persone abili e capaci. 100
Il maestro ignorante fa asini gli scolari.
101 L’uso e` il miglior maestro. L’operare, il metter mano alle cose, e` il miglior insegnamento che si possa seguire. Vedi anche Fare insegna a fare [E 170]; Sbagliando s’impara [S 473] S’impara piu` con la pratica che con la grammatica [G 986].
Ognuno e` maestro in casa sua. Ognuno nella sua casa sa meglio di chiunque altro come stanno e come devono andare le cose; nessuno puo` insegnare ad altri come stare in casa propria. Vedi anche Ognuno e` re in casa sua [R 267]. 102
Chi perde il maestro non perde la scienza. Gli resta quello che gli ha insegnato, che gli rimane come un’eredita`, un patrimonio. 103
104
840
.
Chi si fa maestro di se stesso si fa apprendista d’un pazzo.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Chi presume d’imparare da solo e` come scegliesse come insegnante un dissennato che ammette di non sapere e pur tuttavia pretende d’insegnare. 105 Chi lavora in piazza ha molti maestri. Chi lavora davanti al pubblico trova molte persone che si fermano a guardare e gli danno suggerimenti. Vedi anche Chi fa la casa in piazza o la fa bassa o la fa alta [F 19]. 106 Non c’e` maestro migliore del bisogno. Quando ci si trova in situazioni di emergenza, si impara a fare cose che in condizioni normali non ci riuscirebbero. Vedi anche Il bisognino fa trottar la vecchia [B 606]. 107 Triste l’arte che non campa il maestro. Non e` un buon lavoro quello che non permette di vivere decorosamente.
Maestro giovane e mamma bella dieci con lode sulla pagella. Facilmente le simpatie per la mamma belloccia si riversano sul bambino che viene visto dal maestro con un occhio di riguardo. 108
MAGAGNA f Vedi Castagna, Donna, Governo, Insegna. Al batter del martello si scopre la magagna. Per capire se un pezzo di legno e` marcito, se un muro e` impregnato di umidita` o se un vaso e` incrinato basta battervi sopra leggermente con un martello. I maestri muratori, in particolare, usavano saggiare cosı` la consistenza delle opere murarie. Vedi Poca calce copre grandi magagne [C 136]; Un po’ di stucco copre cento magagne [S 2161]. 109
MAGGIO La pioggia, il sole, il vento, a seconda della loro intensita`, in questo mese possono essere pregiudizievoli per i raccolti. Ma anche per le persone il mese di maggio puo` essere insidioso, per questo alcuni proverbi ammoniscono a non aver fretta a togliersi gli abiti pesanti. f Vedi altri mesi, Acqua, Fungo, Villano. Maggio ortolano assai paglia e poco grano. Quando e` favorevole agli ortaggi, e cioe` piovoso, il mese di maggio fa sviluppare nel 110
pag 904 - 04/07/2007
841
.
grano lo stelo invece della spiga, per cui alla trebbiatura si avra` molta paglia, ma il raccolto del grano sara` scarso. Quando maggio va ortolano vale piu` il sacco che non il grano. Quando in maggio piove molto la quantita` del grano prodotto e` cosı` scarsa che il suo valore paradossalmente non supera quello dei sacchi che lo contengono. 111
Maggio piovano si porta via il grano. Oltre che ‘‘portatore di pioggia’’, piovano significa ‘‘bagnato, impregnato di pioggia’’. 112
113
Maggio giardinaio non empie il granaio.
Maggio piovoso anno ubertoso. A differenza del grano, gli ortaggi e altre piante hanno bisogno d’acqua per svilupparsi e fruttificare. L’erba in particolare cresce abbondante con la pioggia di maggio. 114
Di maggio gratissimo erbaggio. Tutti gli ortaggi che si mangiano in erba sono in questo mese buoni e abbondanti. Si dice aspettar che venga maggio per indicare un’attesa speranzosa, quanto vana, come fosse un’erba coltivata con cura nell’orto. 115
Maggio soleggiato pere e mele a buon mercato. Un maggio asciutto e con sole favorisce la formazione dei frutti, in particolare delle pere e delle mele che verso l’autunno saranno abbondanti, quindi a un prezzo basso. 116
Maggio asciutto (ma non tutto) gran per tutto; maggio molle lin per donne. La relativa scarsita` di pioggia nel mese di maggio favorisce il raccolto del grano, mentre l’abbondanza di precipitazioni fa sviluppare bene il lino, che serve alle donne per i loro lavori. Vedi anche Marzo molle lin per donne [M 881]. 117
Maggio fresco e ventoso rende l’anno copioso. Nel mese di maggio fioriscono molte piante e, se il clima e` asciutto e ventoso, viene favorita l’impollinazione, che assicura un’abbondante produzione di frutta. 118
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
MAGGIO
Maggio fresco e giugno chiaro a chi empir vuole [il villan empie] il granaro. Perche´ il raccolto del grano sia abbondante, occorre che maggio non abbia temperature troppo estive e che in giugno non piova perche´ la pioggia danneggia la maturazione del grano e favorisce lo sviluppo dei parassiti. 119
Sole di maggio a tutti da` coraggio. Il sole in questo mese guarisce i malanni dell’inverno, favorisce la vegetazione, riempie la campagna di colori e di vita per cui rallegra tutti: animali, piante e uomini. 120
Di maggio, una e buona. Una sottintende ‘‘pioggia’’. Di maggio e` bene che le piogge siano poco frequenti, ma intense e non a scroscio, in maniera che la terra s’imbeva d’acqua anche in profondita`. 121
A maggio ogni uccello canta: il giorno cresce e il pane manca. Di maggio tutti sono allegri, il tempo e` buono, ma siamo alla fine delle provviste dell’anno precedente e quelle dell’anno in corso ancora non ci sono. 122
Maggio fresco e casa calda la massaia sta lieta e balda. Quando maggio e` fresco, ma gia` abbastanza mite da consentire di non accendere piu` il fuoco per scaldare la casa, la massaia lavora bene e risparmia. 123
Se maggio va fresco, va bene per la fava e per il frumento. Baccelli e grano hanno bisogno di fresco per consolidarsi. Vedi la voce Allegare. 124
Se piove i primi di maggio noci e fichi faranno buon viaggio. Se piove all’inizio di maggio si prevede una buona raccolta di fichi e di noci. Vedi Allegare. 125
Maggio col vento fa il bifolco contento. L’aria mossa nel mese di maggio, dissolvendo l’afa, favorisce il duro lavoro del bifolco che ara i campi per le semine della tarda primavera. 126
127
Maggio tutto vento piu` la paglia che il frumento.
pag 905 - 04/07/2007
MAGGIO
842
.
Se il mese di maggio e` eccessivamente ventoso il grano si sviluppa molto nello stelo, ma non granisce bene e il raccolto e` scarso. Chi muore di maggio non esce dall’inverno. Paradossale per dire che a maggio, anche se il caldo si fa sentire, ancora non e` stabilizzato sui valori dell’estate. Per questo molti proverbi consigliano di non vestirsi in modo troppo leggero. Vedi anche Fino all’Ascensione non ti levare il tuo giubbone [A 1330]; D’aprile non t’alleggerire... [A 1101-1102]; Fino ai Santi Fiorentini non pigliare i panni fini [S 323]. 128
Maggio vai adagio. Nonostante che il mese goda di buona fama per il clima mite e la bella stagione, bisogna non aver fretta a togliersi gli abiti pesanti. Vedi anche altri proverbi sul vestiario: Di gennaio e febbraio metti il tabarro; di marzo ogni matto vada scalzo; d’aprile non ti scoprire; di maggio vai adagio... [G 406]; Gennaro - pellicciaro, febbraio - febbraieggia, ecc [G 407]; Giugno levati il cuticugno (ma non lo impegnare che ti potrebbe bisognare) [G 784]. 129
Ne´ di maggio, ne´ di maggione non ti levare il pelliccione. Maggione sta per ‘‘in pieno maggio’’, ‘‘a maggio inoltrato’’. L’accrescitivo improprio di un sostantivo che non lo prevede segue uno schema del linguaggio popolare che si rifa` al procedimento per cui a volte un sostantivo assume con l’accrescitivo un significato diverso: vecchione spesso vuole dire non grosso vecchio, ma molto vecchio, con molti anni addosso; Pelliccione sta qui per ‘‘abito pesante, giubba’’. Vedi anche Fino all’Ascensione non ti levare il tuo giubbone [A 1330]; D’aprile non t’alleggerire... [A 1101-1102]; Fino ai Santi Fiorentini non pigliare i panni fini [S 323]. 130
Maggio venuto, l’inverno e` perduto. Arrivato maggio non c’e` piu` da temere il freddo, anche se questo non significa che ci si possa gia` vestire da estate. 131
L’inverno a meta` maggio riprende breve ingaggio. A meta` del mese puo` ritornare il freddo secondo il criterio dei nodi del freddo (vedi Nodo). 132
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Di maggio fornisciti di legna e di formaggio. La legna, finito il freddo, costa meno e puo` asciugarsi durante l’estate; il formaggio e` saporito perche´ mucche e pecore si nutrono di erba novella e, essendo abbondante, non costa caro come in altre stagioni. 133
Di maggio si dorme per assaggio. Nel mese di maggio vengono svolti molti lavori in campagna: semine, zappature, sarchiature, cura degli animali. Quindi si dorme poco. 134
Chi dorme di maggio digiuna a settembre. Chi non lavora a maggio non avra` di che nutrirsi a settembre. 135
Siccita` non fa carestia, purche´ a maggio non sia. La siccita` di solito, se non dura a lungo, nei nostri climi, non distrugge i raccolti portando la carestia, ma se viene di maggio, allorche´ le piante sono in piena vegetazione, molti alberi da frutto nel periodo della fioritura e dell’allegagione (vedi Allegare), la siccita` puo` essere un vero flagello. 136
Tutto maggio si lega la vite, se maggio non e` assai lungo si lega anche di giugno. I tralci della vite, dopo la potatura, vanno assicurati ai sostegni per l’esposizione al sole e perche´ possano poi sostenere i grappoli. Se per l’operazione, abbastanza complessa, non basta maggio, si prosegue in giugno. 137
Quel che fa maggio, fa settembre. La maturazione dei frutti e la loro quantita` dipendono dal momento delicato della trasformazione del fiore in frutto che avviene per lo piu` nella tarda primavera. Il proverbio si riferisce piu` propriamente al castagno, ma puo` essere esteso a molte altre piante il cui raccolto cade nel primo autunno. 138
Se maggio non copre il castagno ottobre raccoglie col lagno. Se a maggio il castagno non e` in piena vegetazione le castagne a ottobre saranno scarse. Coperto di foglie, il castagno fiorisce dalla fine di maggio a giugno, a seconda dell’altitudine a cui si trova. 139
140
Dove maggio non copre ottobre non coglie.
pag 906 - 04/07/2007
843
.
L’albero che a maggio non e` coperto di foglie e di fiori non promette di portare frutti in autunno. L’attenzione per l’abbondante fruttificazione e` volta naturalmente soprattutto a un’abbondante fioritura. 141 Di maggio non c’e` pianta che muore. Le piante che sono morte durante l’inverno si vedono a marzo. Tra quelle invece che, pur avendo sofferto, sono sopravvissute, nessuna muore nel colmo della primavera. Quindi anche figurato: nessuno muore quando e` pieno di vita, nel momento in cui e` al culmine della vitalita`. 142 Di maggio nascono i ladri. I campi sono rigogliosi di ortaggi e piante che offrono un buon nascondiglio ai ragazzi che si divertono a rubare dagli alberi i frutti, le ciliegie in particolare.
Di maggio ciliegie per assaggio, di giugno ciliegie a pugno. Di maggio arrivano le prime ciliegie mature, ma in piccola quantita`, mentre giugno e` il mese ‘‘ciliegiaio’’. Vedi Fungo di maggio, fungo per assaggio [F 1613]. 143
MAGGIORANA
In Italia (Liguria e altrove) era diffusa la superstizione secondo la quale era di cattivo augurio celebrare le nozze di maggio, anche se poi ci fu una canzone che diceva: ‘‘Ci sposeremo a maggio con tante rose...’’. La credenza era gia` diffusa nel mondo greco e latino, ed era legata alla consuetudine di celebrare nel mese di maggio la festa dei Lemuria, dedicata alle anime dei defunti, vedi Ovidio, Fasti 5.489-90: hac quoque de causa, si te proverbia tangunt, / mense malas Maio nubere volgus ait ‘‘per questo motivo, se i proverbi ti colpiscono, la gente dice che di maggio si sposano le sventurate’’. 150
Nozze di maggio, brutte nozze.
151
A sposarsi di maggio si diventa pazzi.
152
Sposarsi di maggio, ci si tiran guai.
Ben venga maggio coi suoi fiori! Espressione di allegria o d’augurio usata quando si vede realizzarsi una cosa a lungo desiderata, o quando ci si augura il ritorno o l’arrivo di qualcuno. 153
Non c’e` maggio senza fiore ne´ fanciulla senza amore. Non c’e` mese di maggio in cui non sia tutto fiorito, cosı` come non c’e` ragazza che non abbia, palese o segreta, la sua passione d’amore.
MAGGIORANA La maggiorana (origanum majorana) e` una pianta delle labiate, originaria dell’Oriente. Viene coltivata negli orti per le foglie e le cime fiorite dei rametti che si usano in cucina come aromatizzanti. Viene impiegata anche nella farmacopea popolare per confezionare sedativi, tonici e medicamenti per lo stomaco. f Vedi Salvia, Trapiantare.
Lento e non nato, di maggio e` spigato. Si riferisce al grano: sia che abbia avuto una crescita lenta, sia che non sia nato nel periodo giusto, quando viene maggio mette la spiga.
Foglie di maggiorana e rosmarino fanno sugo e arrosto fino. Le foglie di questa pianta sono particolarmente indicate per fare il sugo per la pasta e per cuocere la carne arrosto.
Acqua [L’acqua] di maggio fa belle le donne. Le donne rifioriscono con la primavera abbandonando i panni in cui sono state infagottate tutto l’inverno.
155 Aprile sveglia la maggiorana. Aprile invita all’amore e al corteggiamento. Detto antico che si rifa` ad un’usanza medievale, quando le dame tenevano spesso sul davanzale della finestra un vaso di maggiorana. Quando, secondo l’ora convenuta, l’amante passava sotto il davanzale dell’amata, la donna apriva la finestra e, con la scusa di innaffiare il vaso, rispondeva al saluto: questo era detto svegliare la maggiorana. La maggiorana e` stata a lungo una pianta strettamente legata all’amore e al matrimonio. Nel mondo classico Imeneo veniva rappresentato incoronato di maggiorana (amaracus), come con i fiori di questa pianta veniva ornata la sposa.
144
145
146
147
Chi ha bella forma in maggio le ritorna.
148 Maggio mette cinque gambe agli asini. Maggio e` il mese nel quale gli asini vanno in amore e ragliano a distesa. Facile capire cosa sia la quinta gamba. Vedi Maggio e` il mese degli asini [A 1463]. 149
Disse il saggio: ‘‘Non fate nozze a maggio’’.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
154
pag 907 - 04/07/2007
MAGGIORANZA
844
.
Cosı` Catullo inizia il suo Imeneo (carme 61): Cinge tempora floribus / suave olenti amaraci / flammeum cape, laetus / huc veni niveo gerens / luteum pede soccum ‘‘Cingi le tue tempie di fiori d’amaraco che profuma dolcemente, prendi il flammeo e vieni qua con il piede candido portando il sandalo rosato’’. Vedi C. Lapucci, A. M. Antoni, Erbolario familiare - Storia delle erbe, Ponte alle Grazie, Firenze 1994, p. 115. MAGGIORANZA 156 La maggioranza vince. In una votazione o in una compagnia si adotta la scelta che ha il maggior numero di sostenitori. Diffuso, ma percepito piu` come truismo che come vero e proprio proverbio.
MAGGIORE Al maggiore devesi far onore. A chi e` piu` alto in carica, piu` importante, piu` anziano si deve rendere onore. Non si deve mancare di rispetto a chi e` degno d’onore. 157
Chi e` maggiore sia anche migliore. All’autorita` deve corrispondere la qualita`. Chi ha piu` autorita` deve essere anche moralmente e intellettualmente migliore. 158
Al maggiore cede il minore. La volonta` del subordinato non puo` nulla di fronte a quella del superiore. Ma si usa soprattutto, e in significato molto piu` generale, il seguente motto latino: 159
160 Ubi maior, minor cessat. Di origine medievale, e` tuttora diffusissima e si usa (spesso anche solo dicendo Ubi maior...), per dichiarare che ci si trova di fronte a qualcuno o qualcosa dotato di maggiori qualita`, dinanzi alle quali si accetta di tirarsi indietro. Il proverbio latino antico era Cedo maiori ‘‘Mi tiro indietro dinanzi a chi vale di piu`’’ o Concede maiori ‘‘Lascia il passo a chi e` maggiore’’, attestati da Marziale (De spectaculis 32.1) e nei Disticha Catonis (4.39.1; anche Breve sententiae 10). Vedi anche Quello che Dio non vuole i santi non possono [D 470].
MAGISTRATO Non solo colui che amministra la giustizia, ma anche chi ha una carica pubblica rilevante.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Chi compra il magistrato vende la giustizia. La corruzione di magistrati e giudici incrina le fondamenta stesse della giustizia. 161
162 Nuovo magistrato, nuova sentenza. Non e` detto che tutti i magistrati la pensino allo stesso modo, anzi.
MAGNANO I magnani (vedi Stagnino) erano una sorta di fabbri che giravano per le cascine ad aggiustare tegami, caldaie, paioli e arnesi di metallo. Magnano tanto salta con le cassette [bolge] che senza. I magnani tenevano i loro attrezzi in due cassette, dette anche bolge, che erano cosı` abituati a portare con se´ da non sentirsele piu` addosso. I pesi e i guai che uno e` costretto a portare sempre divengono parte della persona stessa. Colui che e` abituato a portare un peso, un’infermita`, ad essere tormentato da un inconveniente, col tempo ci si abitua e fa anche le cose che fanno gli altri senza accusare il disagio che la sua limitazione costituirebbe per chi dovesse affrontarla la prima volta. Vedi anche Tre donne e un magnano fecero la fiera a Dicomano [D 883]. 163
A fare il magnano con la barba e alle lettere con la bava. Si inizia a esercitare un mestiere come quello del fabbro quando si e` nell’eta` dell’adolescenza, ossia quando spunta la prima barba; si arriva a possedere invece un buon bagaglio culturale solo in tarda eta`, vale a dire quando la bocca non riesce piu` a trattenere la saliva. 164
MAGRO f Vedi Grasso, Grosso, Scusa, Secco. 165 Esser magro non e` un difetto. Essere magri non costituisce una menomazione. La precisazione si comprende tenendo conto del fatto che un tempo la maggior parte delle persone erano magre per la scarsa nutrizione. Inoltre, essendo le malattie favorite dal deperimento organico, l’aspetto florido era garanzia di salute e di assenza di morbi come la tisi. Del resto, l’ideale di bellezza femminile, come si vede dai dipinti fino a dopo la meta` del Novecento, era rappresentato da donne dalle forme prosperose. Vedi diversi proverbi piu` propensi a collegare la bellezza
pag 908 - 04/07/2007
845
.
con l’abbondanza: Il grasso il bel non toglie [G 1073]; Bella secca non fu mai detta [S 824]; Grassezza mezza bellezza [G 1074]; Grossezza fa bellezza [G 1180]. 166 I magri mangiano piu ` dei grassi. Le persone magre, in genere, sono capaci di mangiare piu` di quelle grasse. Un tempo cio` era dovuto al fatto che molti erano magri perche´ costretti a mangiar poco dalla penuria. Nei banchetti delle feste e delle nozze un tempo si facevano vere e proprie gare a chi mangiava di piu`. Ne e` nota anche una versione latina, d’eta` imprecisabile Macilenti plus edunt, obesi minus ‘‘I magri mangiano di piu`, i grassi meno’’.
A cani e a cavalli magri vanno addosso le mosche. Le mosche tormentano di piu` i cavalli e le bestie magre. Coloro che hanno meno sono i piu` sfruttati e i piu` tartassati dai padroni e dal governo. 167
168 Piu ` magro e` il cane, piu` grasse le pulci. I pesi piu` gravosi sono imposti a chi meno ha da chi meno ha bisogno. Piu` povero e` colui che viene sfruttato e piu` ricco e` colui che lo sfrutta.
MAI f Vedi Poi, Tempo. 169 Mai dire mai. Non si puo` mai dire che una cosa non avverra`, ovvero che non si dovra` mai fare, avere, tenere, sopportare qualcosa. La vita e` talmente imprevedibile e beffarda che ci porta a fare quello che avevamo categoricamente escluso. Detto sempre diffuso e forse anche ravvivato dal fatto che cosı` e` intitolato un film della serie di James Bond, del 1983 (traduzione dell’inglese Never say never again, che e` il proverbio corrispondente in ambito anglosassone). Vedi anche Quel che non si vuole ci nasce nell’orto [O 591]; Nel giardino nasce anche quello che non si semina [G 488]; Non bisogna meravigliarsi mai di nulla [M 1255]. 170
Mai dire: ‘‘Di tal acqua non berro`’’.
Non dire mai: ‘‘Io non berro` quest’acqua e non mangero` questo pane’’. Vedi anche Fin che si ha denti in bocca non si sa quel che ci tocca [D 193]. 171
172
Mai molto costo` poco.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
MAIALE
Una grande quantita`, di qualunque genere, non ha mai avuto un prezzo basso. 173 Ne´ sempre, ne´ mai. Non si puo` affermare che una cosa sara` per sempre, ne´ che non sara` mai. Nella vita non si possono fare affermazioni assolute. 174 Il forse e` migliore del mai. La previsione dubitativa, la probabilita` e` piu` gradita dell’asserzione negativa perentoria. Bisogna fare affermazioni, soprattutto sul futuro, indicando delle tendenze piu` che delle certezze.
MAIALE Fin dai tempi piu` antichi il maiale e` stato considerato simbolo di prosperita` e fecondita` e veniva immolato nei sacrifici. Piu` recentemente e` assurto a simbolo della fortuna (incontrare un maiale o una scrofa con i porcellini e` ritenuto di buon augurio) e si trova riprodotto in molti oggetti portafortuna: salvadanai, porcellini di pezza, grifi, zampetti di metallo. Il maiale e` molto apprezzato in culinaria. Nella sua macellazione non viene scartato niente. Il lardo era ritenuto un efficace rimedio contro l’herpes (o fuoco di sant’Antonio), per questo nelle immagini di sant’Antonio viene spesso raffigurata una scrofa. La carne conservata del maiale in passato ha permesso ai piu` poveri di sopravvivere nei lunghi inverni in cui era difficile procurarsi da mangiare. Ma il maiale e` anche simbolo di lordura e sordidezza. Vive di avanzi e rifiuti, ama stare nello sporco e, posto in un luogo pulito, si dice che soffra fino a provare dolore. Si legge nel Bestiario moralizzato di Gubbio: ‘‘Quantunque bello sia lo porcellecto si vole seguitar la sua natura, non ama de giacere en loco necto, delectalo lo fango e la laidura’’. Il grugnire insolito, prolungato e lamentoso, il suo strofinarsi alle piante o contro i muri, il suo scompigliare il giaciglio, le fascine, i mucchi di spazzatura o d’erba sono ritenuti segni di pioggia. f Vedi Pigro, Porco, Prosciutto, Testa, Troia. Per gratitudine il maiale rovescia il secchio. Le persone volgari e screanzate rispondono a chi fa loro del bene con l’ingratitudine e con gesti scortesi. Vedi anche Fontana; L’asino quando ha mangiato la biada tira calci al 175
pag 909 - 04/07/2007
MAIALE
corbello [A 1359]; Non morder poppe che ti han dato il latte [P 2143]; Non si sputa nel piatto dove si e` mangiato [S 1987]. 176
846
.
Porco sazio ribalta il trogolo.
Il Signore morı` per tutti e il maiale per questa famiglia. Si fa riferimento, anche se in maniera un po’ irriverente, alla consuetudine di ammazzare un maiale ogni anno per procurare il cibo a tutta la famiglia. 177
Con l’acqua sporca non s’ingrassa il maiale. Il maiale si contenta di rifiuti, ma almeno quelli bisogna darglieli. Non si puo` pensare d’ottenere qualcosa senza dare nulla. Vedi anche Senza nulla non si fa nulla [N 555]. 178
Bolle il paiolo e il maiale e` ancora in montagna. Tutto e` pronto per fare la salatura del porco ma il porco non c’e`. Si e` apprestato tutto per fare qualcosa ma manca la cosa piu` importante. Per salare il porco occorre una grande quantita` di acqua bollente che serve a lavarlo, spelarlo e lavorare i grassi. 179
180 Canta il prete e manca la sposa. Per analogia. Si stanno celebrando le nozze e non c’e` la sposa.
Il maiale impara presto la strada del pero. Le pere sono i frutti dei quali il maiale e` piu` ghiotto. Non occorre spiegare alla gente quello che impara subito da sola, vale a dire come conseguire il proprio vantaggio. 181
182 Il porco impara subito la via dell’orto. Per analogia. L’orto contiene tutto quello che puo` fare felice un maiale: cavolo, cipolle, patate, pomodori, insalata, ravanelli. 183 Un bel maiale e` un bel vedere. Spesso si ammira come bello l’utile e il vantaggioso. Si valuta qualcosa non tanto per come e`, quanto per quello che se ne puo` ricavare. 184 Il maiale e` bello appeso. Ovvero quando e` ridotto in salumi appesi al soffitto.
Fa piu` un porco che ciondola d’un cavallo che dondola. Attira piu` un buon cibo che un bel divertimento. Il porco ciondola nel senso che e` sotto forma di salumi appesi. 185
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Per avere il lardo bisogna ammazzare il maiale. Per avere un vantaggio occorre fare un sacrificio, rinunciare a qualche utile. Vedi anche Chi vuol far la frittata deve rompere le uova [F 1464]; Chi vuol mangiare la noce deve rompere il guscio [N 425]. 186
‘‘Buona anche questa’’, disse il maiale quando trovo` la serpe. I maiali mangiano tutto quello che trovano, anche le vipere, delle quali non temono neppure il veleno. Si dice di chi mangia anche cose nocive o immonde. 187
Senza studio il maiale sa molto della ghianda. Perche´ il porco ne ha una grande esperienza e pare quasi che siano nati per capirsi. Ci sono cose che si amano al punto che si sa tutto di queste senza che ci sia mai stato insegnato niente. 188
Il porco senza scienza delle ghiande ha conoscenza. In fatto di conoscenza delle ghiande si puo` quasi dire che il maiale sia un’autorita`. 189
Se il porco non muore torna alle sue ghiande. Forma, a suo modo gentile, usata nel parlare di una persona che, dopo un’interruzione, torna alle sue abitudini preferite: un’osteria, un divertimento. Vedi anche Chi non muore si rivede [M 1930]; con significato un po’ diverso, ossia nel senso che gli uomini prima o poi s’incontrano: Le montagne stan ferme e gli uomini camminano [M 1847]. 190
Chi ammazza il maiale o la gallina non chiede consiglio alla vicina. In campagna quando si festeggiava qualche evento si cercava di farlo con riservatezza per evitare che venissero a bussare alla porta sbafatori e questuanti. Chi ha un’occasione favorevole di qualche tipo non va a dirlo troppo in giro. 191
Il porco ha le gambe corte, ma da` i calci lunghi. Il porco ha le zampe tozze, ma scalcia, se e` aggredito, e, muovendosi rapidamente e allungandosi, arriva a colpire alla sprovvista anche chi ne sta a distanza. 192
193
Lava il maiale e puzzeranno lui e le mani.
pag 910 - 04/07/2007
847 Se fai un piacere, una gentilezza a una persona rozza e volgare non la migliorerai e al tempo stesso ti sentirai colpito e contaminato dalla sua volgarita`.
.
MALANNO
lanni’’), e` un’aggiunta posteriore. Sono parole che in genere vengono pronunciate da chi o a chi lamenta gli acciacchi della vecchiaia. Il malanno sta seduto davanti all’uscio del povero. Il guaio e` sempre pronto per entrare in casa di chi non dispone di mezzi, di possibilita` per difendersi, per curarsi. 201
MALANNO Come calamita`, disgrazia, malattia, cattiva annata. f Vedi Croce, Disgrazia, Guaio, Male, Sventura. Il malanno entra nuotando. La cattiva annata comincia con un gennaio piovoso, con umidita`, con il grano che non germoglia e i parassiti che invadono le piante. Vedi anche La carestia viene coll’umido e se ne va col secco [C 715]. 194
La miseria viene in barca. Per analogia. Cioe` con la pioggia e spesso con le alluvioni. 195
196 Prima l’annunzio e poi il malanno. Si dice quando una piccola disgrazia ne precede una grossa.
Chi vuole il malanno abbia il malanno e la mala Pasqua. Malanno e` qui usato nel senso di guaio, disgrazia e cattiva annata. Chi augura il malanno (il male) si merita di riceverne in misura doppia. 197
198 Malanno nuovo non ha consolazione. E` difficile consolare chi e` colpito da una malattia, una disgrazia di natura misteriosa, che non si e` mai vista prima. Non esistono infatti precedenti che permettano di far sperare in un esito felice. Si puo` intendere nuovo anche come ‘‘recente’’, per cui: la ferita fresca si cura male. 199 Ognuno ha i suoi malanni. Si sbaglia se si crede che vi siano persone del tutto felici: ognuno ha i suoi guai, i suoi malanni, anche se non se ne lamenta. Vedi anche Ogni casa ha la sua croce [C 2495]; Ognuno ha la sua croce [C 2500].
Quand’uno dice i suoi malanni in piazza chi se ne ride e chi se ne sollazza. Raccontare le proprie disgrazie in pubblico non serve a trovare comprensione e compatimento. La gente, infatti, invece di partecipare al dolore altrui, ne gode e se ne rallegra. 202
203 Il malanno viene sempre in compagnia. Il malanno, quando arriva e colpisce, spesso trova una situazione precaria, per cui provoca un danno ulteriore, ovvero chiama un altro guaio. Vedi anche Le disgrazie non vengono mai sole [D 597]. 204 Malanni e frati di rado vengono soli. Vedi anche Mali e frati non stanno mai soli [M 317]. 205
Malanni e frati vanno sempre in compagnia.
206
Un malanno chiama [cova] l’altro.
207
I malanni sono come gli starnuti: raramente ne viene uno solo.
Un malanno ne porta un altro a cavallo. ` piu` facile sopportare un malanno che 209 E una fortuna. La fortuna improvvisa, come la ricchezza, provoca spesso dissesti e danni alla persona che la riceve piu` di quello che non fa la disgrazia. 208
Ognuno crede che i suoi malanni siano i piu` grossi. Tutti esagerano nel valutare le proprie infelicita`, e anzi spesso le vantano. 210
I malanni hanno le ali e la fortuna e` zoppa. I malanni arrivano presto, agevolmente, mentre la fortuna arriva lenta e raramente. Vedi anche Il male viene a salti e se ne va a pie’ zoppo [M 307]. 211
La ricetta del Menanni: ‘‘Ognun tenga i suoi malanni’’. Di area toscana. E` frequente anche la forma, piu` semplice: ‘‘Ci vuole la ricetta del Menanni!’’, vale a dire: ci vorrebbero meno anni, bisognerebbe esser piu` giovani (Menanni ‘‘meno anni’’). La seconda parte del detto, la ricetta (‘‘Ognun tenga i suoi ma200
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
212 I malanni arrivano senza invito. Non si vogliono ma vengono ugualmente.
pag 911 - 04/07/2007
MALATO
848
.
I malanni trovano la strada anche al buio. Raggiungono dovunque il predestinato.
Chi e` sempre malatino sotterra anche il becchino. Malatino sta per malaticcio.
214 Sui malanni degli altri si piange poco. Per i guai e le disgrazie degli altri non si soffre molto, ovvero meno di quello che si manifesta con le parole. Vedi anche Del male degli altri l’uomo guarisce e del proprio muore [M 323].
Chi dice sempre di morire non si decide mai. Per analogia. Vedi anche Chi muore tutti i giorni non muore mai [M 1962].
213
Ogni anno un malanno. Col passare degli anni si diventa piu` deboli, piu` inefficienti e aumentano gli acciacchi. 215
MALATO f Vedi Ammalato, Infermo, Malattia, Sano. Senza malati non ci son dottori e senza poveri non ci son signori. Senza il male non c’e` il bene. Per lavorare ci vuole chi ha bisogno, per star bene ci vuole chi lavora. Fingendo di trovare una motivazione superiore, ironizza sui tentativi di individuare (a volte cervelloticamente) una provvidenzialita` o un’intelligenza universale che trasforma in felicita` i mali e le disgrazie. 216
217 Il malato finche´ vive spera. Il malato in genere non perde la speranza di vivere fino al suo ultimo respiro. Vedi anche La speranza e` l’ultima a morire [S 1805].
Il malato che perde la speranza perde la vita. Perche´ per guarire deve essere sostenuto dalla fiducia di vincere la malattia, altrimenti perde la capacita` di reagire e il male progredisce fino a prevalere. 218
Quando il malato e` a letto a nessuno porta rispetto. Guarda solo alla propria malattia, e` difficile da trattare: e` insofferente, irritabile, pretende senza capire i problemi di coloro che gli stanno intorno e lo curano. 219
220 Sempre malato campa cent’anni. La persona malaticcia o di salute malferma e` proprio quella che vive piu` a lungo, riguardandosi, curandosi, evitando strapazzi e intemperie. E` registrato come massima latina medievale il perfetto equivalente Qui semper aegrotant, diutissime vivunt ‘‘Coloro che son sempre malati vivono assai a lungo’’. Vedi anche Chi dice sempre ahi! non muore quasi mai [A 370].
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
221
222
223 Coccio rotto va per casa cent’anni. Per analogia. Vedi anche Dura piu` una pentola rotta che una sana [D 1232]. 224 Il rotto si conserva e il sano si rompe. Per analogia. Si conserva nel senso che dura piu` a lungo, o perche´ si usa con piu` riguardo, o perche´ c’e` nelle cose una strana tendenza, per cui si rompono sempre quelle migliori. 225
Roba che ciondola non casca mai.
Dura piu` una campana rotta che una buona. Le cose che si desidera che si rompano, non lo fanno mai e rimangono spesso piu` a dar noia che per essere utili. La scelta della campana nel proverbio sta a indicare proprio questo aspetto perverso del caso, in quanto non c’e` nulla di piu` sgradevole del suono d’una campana fessa (rotta del tutto sarebbe inutilizzabile). Una volta capitava che le povere chiese andavano avanti con queste campane rovinate, orrore per le orecchie che dovevano sentirle. 226
227 Il sano non crede al malato. La malattia vissuta dal malato e` diversa, molto piu` dolorosa e difficile da sopportare di quanto possa pensare chi e` sano. Questi non crede a quello che gli dice chi sta male: minimizza o pensa che le cose siano diverse da quello che gli viene detto. Vedi anche Chi e` sempre sano non sa cosa pensa il malato [S 246]. 228 Il malato va col tempo. Gli stati patologici variano molto a seconda delle condizioni meteorologiche e climatiche.
Il consiglio dell’ammalato vale quanto quello del medico. Spesso la migliore diagnosi e` quella che il malato fa a se stesso. 229
MALATTIA La malattia, che logora chi la subisce insieme ai suoi familiari, che distrugge il fisico e il
pag 912 - 04/07/2007
849
.
morale, puo` in alcuni casi essere manifestazione della Provvidenza che indica cosı` la giusta via a chi conduce una vita sregolata. f Vedi Malanno, Male, Salute. 230 Non c’e` malattia senza ricetta [medicina]. Non c’e` male per il quale non sia previsto un rimedio, anche se poco efficace, o almeno psicologico. Non bisogna dare per perduto niente, finche´ c’e` qualche rimedio da tentare. Vedi anche A rassegnarsi c’e` sempre tempo [R 244]; A tutto c’e` rimedio fuorche´ alla morte [A 98]; Ogni veleno ha il suo antidoto [V 299]. Ogni male ha la sua ricetta. Piu` facilmente usato in senso figurato e morale. 231
232 Per ogni malattia cresce un’erba. Vale a dire che ogni malattia ha il suo rimedio.
Malattia [male] che dura viene a noia alle mura. La malattia che si prolunga estenua il malato e coloro che lo curano e lo assistono. 233
234 Malattia lunga dirada le visite. Protraendosi a lungo, diminuisce la partecipazione e la sollecitudine dei parenti e degli amici per il malato: diviene uno stato costante, toglie la speranza e accresce la solitudine di chi soffre. 235 Malattia lunga, morte sicura. La malattia che dura per molto tempo ha quasi sempre un esito mortale, debilitando l’organismo e annientando le difese naturali. Vedi anche Male che dura ti porta in sepoltura [M 300]. Lo stesso dice un adagio latino di eta` imprecisata tuttora ripetuto: 236 Longa valetudo, certissima mors. ‘‘Indisposizione prolungata, morte sicurissima’’.
MALATTIA
Si manifesta subito in maniera intensa e va via poco a poco. 241 Le malattie sono visite di Dio. La malattia spesso colpisce chi conduce una vita sregolata, impedendogli di continuare ad affaticarsi eccessivamente o a compiere stravizi che alla fine potrebbero essergli fatali. Molti ravvedimenti, molte conversioni sono avvenuti in occasione di una grave malattia. Per questo si dice che Dio entra nel cuore del malato. 242 Le malattie sono avvisi. Le malattie dicono all’uomo che e` in grave pericolo. I mali fisici spesso avvertono che la vita che si conduce e` sbagliata, che certe abitudini sono pericolose, che taluni vizi sono nefasti. 243 Malattia conosciuta mezza guarigione. La cosa piu` pericolosa e` la malattia della quale non si conosce la natura e che quindi non si puo` curare. Una volta diagnosticato il male, si comincia a curarlo e si ravvivano la speranza e il morale del malato.
Malattia di sano e` festa che non sta nel lunario. Quando uno si da` malato fa festa a dispetto delle indicazioni del calendario. 244
Peggio la ricadı`a che la malattia. La ricaduta in un male e` peggiore della malattia stessa. In questo proverbio il termine ricadı`a, antico e dialettale, puo` assumere vari significati: malattia persistente e tormentosa; difetto fisico congenito; oppressione penosa, tormento continuo, malinconia nel senso antico. 245
Lunga malattia, corto morire. 238 Malattia lunga spesso ritorna. Un male che ha segnato a lungo l’organismo tende a manifestarsi di nuovo, causando quelle che si chiamano ricadute.
Malattia delle ossa t’accompagna alla fossa. I dolori delle articolazioni delle ossa, dette genericamente reumatismi e un tempo comunemente ‘‘dolori’’, sono ancora oggi malattie croniche, le quali tormentano e non hanno una cura efficace.
La malattia entra al trotto di cavallo ed esce al passo di formica. Colpisce rapidamente, ma per guarirla ci vuole molto tempo. Vedi anche Il male viene a chili e se ne va via a grammi [M 304].
247 Una breve malattia e una santa morte. E` una sorta di preghiera, scongiuro, augurio volto a evitare le sofferenze e quanto altro di male la morte puo` comportare.
237
239
240
La malattia entra a barili ed esce a barattoli.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
246
248
La malattia piu` dolorosa e` la borsa vuota.
pag 913 - 04/07/2007
MALDICENTE
850
.
Quello che fa piu` male, avvilisce, rattrista e da` un’aria patita e` il fatto di non avere soldi, d’essere al verde.
Le insinuazioni del maldicente fanno nascere subito la discordia: coloro che stavano in pace cominciano a farsi guerra.
249 Malattia non vuol risparmio. Chi si vuol curare deve spendere quanto e` necessario e non si puo` ricorrere a espedienti, sia nel procurarsi le medicine, sia nell’alimentazione.
257 Nessuno si salva dal maldicente. La maldicenza e` un male segreto e insidioso, che colpisce senza apparire, per cui non c’e` modo di tenerla lontana e tutti ne possono essere colpiti.
I malati mangiano poco, le malattie mangiano tutto. Mentre i malati non hanno appetito, le malattie divorano risparmi e patrimoni per le cure e le medicine.
Acqua che corre e gente che dice non si possono parare. Per analogia. Come la corrente anche le chiacchiere, le maldicenze si diffondono in modo inarrestabile.
250
251
L’ammalato non mangia nulla, ma mangia tutto.
Cause e malattie distruggono la cenere del focolare. I processi, le liti portate in tribunale e le lunghe, o gravi, malattie distruggono ogni risorsa nelle famiglie. Fino a disperdere addirittura il nucleo familiare, del quale il focolare e` il simbolo. 252
Da gran malattia, gran salute. Il superamento di una malattia conferisce al corpo un nuovo vigore che, dopo la convalescenza, porta a un’esplosione di energie. 253
Ne´ malattia ne´ prigionia fecero male a chicchessia. Malattia superata e prigione meritata non sono cose nocive nella vita, La malattia e lo stato di detenzione, se non intaccano la fibra dell’uomo, possono essere esperienze da cui uno puo` uscire se non fortificato e rigenerato, certo rinnovato e arricchito d’esperienza. 254
Ne´ malattia, ne´ prigionia Non fece mai buon uomo. Ne´ attraversare una lunga malattia ne´ stare chiuso in prigione hanno mai trasformato un uomo portandolo dalla via del male a quella del bene; ognuno mantiene la propria natura, qualunque sia il condizionamento, la prova, il pericolo, la punizione che e` costretto a subire. 255
MALDICENTE Il calunniatore e la calunnia sono ritratti in tutta la loro perfidia e malignita`: dove arriva la lingua del maldicente si spegne l’amicizia, nasce la discordia, si offusca l’onorabilita`. 256
Dove arriva un maldicente nascono due nemici.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
258
Il maldicente vive sulla porta e muore alla finestra. Il maldicente passa il suo tempo o sulla porta di casa, da dove sparge le sue malignita` parlando con coloro che passano, o dietro la finestra, dove, non visto, spia quello che fanno gli altri, per poi riferirlo. Ma e` alla finestra, dove prova le piu` forti emozioni delle sue scoperte, che trova la morte. 259
Il maldicente e` peggiore del serpente. Come il serpente, il maldicente sta nascosto, scivola non visto, e` pieno di veleno, ma mentre il serpente esce allo scoperto allorche´ colpisce e morde, il maldicente rimane nascosto e insinua il suo veleno senza che colui che ne e` colpito se ne accorga. 260
Il maldicente avvelena la vittima e quello che l’ascolta. Chi pratica la maldicenza non nuoce soltanto a colui di cui sparla, ma insinua il suo veleno anche nella mente di chi ascolta, lo contamina con la sua cattiveria e il suo odio portandolo a pensar male. Vedi anche La calunnia offende tre: chi la dice, a chi la si dice e di chi la si dice [C 195]. 261
262 Il maldicente volta tutto al peggio. Perche´ interpreta le azioni altrui nel senso peggiore, mette il male anche dove non c’e` e insinua la malignita` anche nelle cose innocenti.
Se nessuno ascoltasse non ci sarebbero maldicenti. La maldicenza non e` opera soltanto della malalingua, ma anche di colui che l’ascolta, l’asseconda e l’incoraggia, condividendo i sospetti e le dicerie che poi, magari, riferisce a sua volta. 263
pag 914 - 04/07/2007
851 Il maldicente ha bisogno d’una buona groppa. Per prendersi le bastonate che qualche volta gli arrivano. 264
265 Chi ha bocca larga abbia larghe spalle. Per analogia. 266 Cattiva lingua, buone reni. Per analogia.
MALDICENZA f Vedi Calunnia, Calunniare, Diffamare, Mormorare. Nella maldicenza c’e` sempre un po’ di vero. La maldicenza che risulta piu` efficace non e` quella inventata di sana pianta, gratuita, improbabile, ma quella che si basa su piccoli elementi veri, ingigantendoli perfidamente e portandoli a essere credibili. Secondo altri: dal momento che una cosa si dice, tutta falsa non e`. Vedi anche Non c’e` fumo senza fuoco [F 1577]; Calunniate, calunniate, restera` qualcosa [C 196]. 267
La maldicenza e` il piacere di chi non ne ha altri. La maldicenza e` fonte di soddisfazione per chi non ha una vita sua, non ha interessi, affetti, passioni. L’unica risorsa del maldicente e` vivere la vita degli altri e, per sentirsi in qualche modo protagonista, dirne male. 268
La maldicenza e` il piacere degl’imbecilli. Ossia e` il piacere di coloro che, essendo inetti a tutto, cercano di portare tutti al loro stesso livello. 269
270 Dir bene non costa, ma non sa di niente. Parlare bene degli altri e` facile, ma non da` soddisfazione. La lode e` infatti sterile, non lascia traccia. 271 La maldicenza e` il veleno dell’amicizia. Diffondendo calunnie e dicerie la malalingua riesce a distruggere le amicizie vere e sincere e a creare discordia e sentimenti di malevolenza e d’invidia. Vedi Sospetto.
Molti son piu` per la maldicenza che per la lode. La malevolenza e` piu` diffusa della benevolenza. Di fronte al verificarsi di un fatto molti preferiscono darne un’interpretazione malevola piuttosto che benevola. 272
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
MALE
Anche il piu` santo non sfugge alla maldicenza. Anche l’uomo perfetto, inattaccabile, disinteressato e generoso e` soggetto a essere denigrato e diffamato. 273
Per vivere bisogna imparare a sopportare la maldicenza. Perche´ e` un fenomeno all’ordine del giorno: tutti ne vengono colpiti. Bisogna imparare a conviverci. 274
275 La maldicenza lascia il segno. La mormorazione e la calunnia non passano mai senza lasciare traccia: anche se le accuse e i fatti imputati si dimostrano falsi, la persona coinvolta rimane vittima del sospetto e della cattiva fama. Vedi Calunniate, calunniate, restera` qualcosa [C 196].
La maldicenza e` come la lumaca che segna da dove e` passata. 277 La maldicenza lascia la cicatrice. 278 La maldicenza torna sempre a casa. Chi diffonde calunnie si prepari a renderne conto prima o poi al calunniato. Le cattiverie diffuse dal maldicente arrivano alle orecchie del calunniato, il quale, venuto a sapere chi ne e` l’autore, va a farci i conti. 276
MALE I proverbi indicano con male tre tipi di danno che possono colpire l’uomo: ‘‘il male fisico’’ (la malattia, le deformita`, il dolore, i traumi fisici), ‘‘il male morale’’ (la colpa, il peccato, la malvagita`) e ‘‘la sventura’’, ‘‘la disgrazia’’, ossia colpi sfortunati (come la perdita d’una persona cara) che si abbattono sulle persone provocando, come gli altri due, il danno, la sofferenza, l’infelicita`. Spesso e` facile precisare quale male intenda il proverbio, altre volte, invece, i tre elementi interagiscono rendendo il complesso inestricabile, come e` del resto anche nella vita, dove un male morale puo` essere connesso a una sventura e il male fisico puo` unirsi ad essa. Al male fisico i proverbi contrappongono spesso nozioni di medicina popolare, con infiniti rimedi empirici, ovvero la magia con ritualita` spesso segrete; al male morale contrappongono la filosofia della certa punizione divina o della misteriosa legge del mondo, per cui ogni male fatto si paga, oppure alcuni precetti religiosi; alla sventura, alla casualita` maligna (spesso attribuita al diavolo o a persone malevole che fanno il malocchio e le fatture) contrappon-
pag 915 - 04/07/2007
MALE
gono arti magiche, amuleti, protezioni apotropaiche. Per tutti e tre gli inconvenienti molti proverbi insegnano la rassegnazione, il rimettersi a una volonta` superiore che puo` dare la serenita` anche nella sofferenza e la consolazione in una prospettiva che travalica le categorie umane. Si registrano qui anche molti proverbi con male come avverbio. f Vedi Malanno, Malato, Malattia, Medicina, Medico. Mal che non duole guarire non puole. Il cosiddetto male sordo e` ritenuto piu` pericoloso del male che e` accompagnato dal dolore. Vedi anche Cattivo segno quando non s’avverte il male [S 870]. 279
Il male peggiore e` quello che non si sente. Ma il detto e` usato anche metaforicamente con riferimento al male causato dalle calunnie, dalle spie, dai malevoli. 280
281 Il male, il malanno e l’uscio addosso. E` la peggior situazione in cui ci si possa trovare: tormentati dalla malattia, dalla disgrazia, dalla miseria e anche dal rancore, dal risentimento della gente vicina, che non esita a mettere alla porta chi e` colpito dalla malasorte. 282 Sopra la scottatura l’acqua bollente. Per analogia. E` la peggior cosa che possa capitare a un ustionato. Si dice di chi, gia` avversato dalla sfortuna, e` colpito da ulteriori disgrazie. Vedi anche Agli zoppi grucciate [Z 105]; Bastonate al can che affoga [Z 106]. 283 Becco e bastonato. Di uso affine ai due precedenti, ma attualmente piu` diffuso. 284 Una notte perduta e figlia femmina. Per analogia. Una volta la nascita di una femmina era considerata una mezza disgrazia, per cui quasi si rimpiangeva il sonno perduto nella notte in cui era avvenuto il parto. Cosı` si rimpiange la fatica spesa per ottenere un risultato insoddisfacente. 285
852
.
Cattiva nottata e figlia femmina.
Chi ride del male altrui avra` da piangere del suo. Chi deride gli altri per il male o per la disgrazia da cui sono colpiti, prima o poi la scontera`, perche´ nessuno puo` sottrarsi alle malattie e alle sventure. 286
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Chi ride del male degli altri [altrui] ha il suo dietro la porta. Vedi anche Disse il bove al vitello: – Aspetta e vedrai com’e` bello [V 1073]; Oggi a me domani a te [O 165]. 287
Chi cerca il male degli altri spesso trova il suo. Chi augura o procura il male agli altri spesso finisce per caderne vittima lui stesso. Vedi anche Gli accidenti son come le foglie: chi li manda li raccoglie [A 94]; La bestemmia, gira, gira torna addosso a chi la tira [B 497]; Chi sputa in cielo gli ritorna in faccia [D 449]; Il cetriolo vola lontano e torna in culo all’ortolano [C 1372] ; La maledizione torna alla bocca che la manda [M 393]. 288
289
Chi augura il male agli altri lo chiama per se´.
290
Col male degli altri nessuno s’ingrassa.
Mal di testa vuol mangiare, mal di pancia vuol cacare. I due mali piu` comuni si curano con mezzi semplici: il dolore di testa spesso sparisce mangiando e quello di pancia con il naturale decorso delle cose umane. Vedi anche Doglia di testa / vuol minestra [M 1532]. 291
Male curato fresco guarisce bene e presto. La malattia curata per tempo, bloccata sul nascere, si vince agevolmente, in breve tempo e definitivamente. 292
Di qualche male [Di qualcosa] si deve morire. Espressione, molto diffusa, di fatalismo ironico, con la quale si decide di accettare un rischio, un male, un inconveniente o altra cosa simile. 293
Ne´ per ogni male dal medico, ne´ per ogni lite dall’avvocato, ne´ per ogni sete all’osteria. I problemi di poco conto si risolvono senza ricorrere a mezzi forti e dispendiosi, cercando di sopportare, facendo appello alle proprie forze, lasciando che il tempo vi ponga rimedio. 294
Mal di ventre e mal di dente quand’e` finito non pare niente. I dolori provocati dai denti e dal ventre sono tra i piu` forti che si possano provare, ma quando sono spariti si tende a dimenticare la loro intensita`. 295
pag 916 - 04/07/2007
853
.
Il male non sta mai dove si posa, tranne che sulla schiena dei gobbi. Il male si dice che ‘‘gira’’, si sposta da una parte all’altra del corpo. Il detto si riferisce alle nevralgie, ai dolori muscolari e a quelle affezioni che hanno ripercussioni diverse: dall’intestino alla testa, all’apparato respiratorio e altro. La schiena dei gobbi, ironicamente, ha un male che non si muove. Altri intendono, secondo una triste ma diffusa tradizione, che i gobbi sarebbero irrimediabilmente malvagi. 296
297 A botta calda il male e` poco. Il dolore dovuto a una percossa, a un colpo, a una caduta, a un impatto violento, se non toglie i sensi, non e` eccessivo e non da` la percezione esatta del danno perche´ viene attenuato dallo scarico di adrenalina. Quando il corpo si rilassa, si distende, allora arriva il dolore in tutta l’intensita`. 298
Il vero male si sente dopo.
299 A piccolo male gran fasciatura. I mali modesti si curano con particolare attenzione, con esagerata cura, mentre si trascurano quelli gravi. Dei piccoli mali ci si lamenta molto, cosa che non avviene per quelli gravi.
Male che dura ti porta in sepoltura. Una malattia senza tregua, senza miglioramento scoraggia il malato e chi lo assiste, generando disperazione. Vedi anche Malattia lunga, morte sicura [M 235]. 300
Anche il male dei cent’anni viene sempre troppo presto. La malattia, per quanto tardi si manifesti, e` sempre ritenuta precoce. Anche l’eta` piu` veneranda pare giungere sempre troppo presto. 301
Ungi e frega ogni male si dilegua. Si riferisce ai dolori muscolari: massaggiando con olio, grasso, oppure con un unguento, ogni dolore scompare. 302
A chi ti vuol male: moglie, processo e orinale. A chi ti e` nemico augura che gli capiti di prendere moglie (per i pensieri e i guai che questo comporta), di dover sostenere un processo, cosa costosissima, oppure di soffrire d’incontinenza urinaria, che una volta era ritenuta un tipico sintomo di malattia grave. 303
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
MALE
Il male viene a chili e se ne va via a grammi. La disgrazia, la malattia arrecano improvvisamente un grande danno che si rimedia solo con un lungo periodo di assistenza e di cure. Cosı` il Boiardo (Timone, atto IV, scena II): ‘‘L’affanno sempre vien con prontitudine, / lesto e improvviso con corso di cervo, / e poi si parte a passo di testudine’’. Vedi anche Chi getta via la salute a palate la ricerca a cucchiai [S 196]; La malattia entra al trotto di cavallo ed esce al passo di formica [M 239]. 304
305
Il male vien sull’ali e se ne va a piedi.
306
Il male vien di trotto e se ne va di zoppo.
Il male viene a salti e se ne va a pie’ zoppo. Vedi anche I malanni hanno le ali e la fortuna e` zoppa [M 211]. 307
308 Il male viene a libbre e se ne va a once. Sinonimo dei precedenti. Vedi anche Malattia, Libbra, Oncia. 309 Cura il male quando e` poco. Provvedi alla salute quando il male si manifesta con sintomi o dolori leggeri: dopo potrebbe essere troppo tardi. 310
Chi non cura il piccolo male si ritrova all’ospedale.
311
Chi nasconde il male finisce all’ospedale.
312 Il male non va coperto. Non va trascurato, occorre farsi visitare e curare. 313 Chi ride e canta spaventa il male. Si dice comunemente in situazioni di pericolo: il riso e il canto hanno virtu` apotropaiche, tengono lontani gli spiriti del male. Anche la paura si caccia cantando o mandando gridi e schiamazzi, cosa che fanno anche i primitivi e gli animali. 314 Il male e` una triste compagnia. Perche´ e` difficile conviverci. 315 Il male non domanda mai permesso. Si presenta brutalmente e senza preavviso.
Quando si fa notte il male si fa piu` forte. Con la notte il male vero si aggrava, diventa insostenibile anche perche´ manca la possibi316
pag 917 - 04/07/2007
MALE
854
.
lita` di distrarsi e la solitudine, il dormiveglia creano una condizione di angoscia che si somma al dolore fisico o psichico.
pero` siamo noi stessi ad essere colpiti dal male, ci si rende conto di come le cose non siano cosı` semplici.
317 Mali e frati non stanno mai soli. I frati e le monache, per la loro regola, giravano sempre in coppia, in particolare per la questua. I mali vengono di solito insieme, uno chiama l’altro per una perversa logica della disgrazia. Vedi anche Le disgrazie non vengono mai sole [D 597]; Il malanno viene sempre in compagnia [M 203]; I malanni sono come gli starnuti: raramente ne viene uno solo [M 207].
324 Il male degli altri da` poco dolore. Per il male degli altri ci si affligge non piu` di tanto. Vedi anche Sui malanni degli altri si piange poco [M 214].
Mal della pelle salute di budelle. E` un principio di medicina empirica. Quando il male sfoga all’esterno, libera l’interno: un’irritazione, un’infezione, un’allergia, una somatizzazione e` meglio che si manifesti all’esterno, sulla pelle, piuttosto che negli organi interni dove puo` divenire piu` pericolosa e incontrollabile. 318
319 Il male s’attacca anche alle querce. Anche le persone piu` solide, sane e robuste possono essere attaccate improvvisamente dalle malattie, come le querce che sembrano eterne e inaridiscono in una stagione.
Di male non s’ingrassa. Il male vero si vede allorche´ il malato comincia a deperire. Finche´ l’aspetto e` florido la malattia puo` essere superata agevolmente, ma quando l’organismo e` debilitato il recupero diventa piu` difficile. Anche: e` difficile che qualcuno, molto provato da guai e sventure, abbia un bell’aspetto. 320
321 Male previsto mezza sanita`. Perche´ si ha il tempo di prendere le giuste misure per combatterlo. Vedi, in senso piu` generico, Uomo avvisato mezzo salvato [U 143].
Del mal d’altri tutti trovano presto la guarigione. Tutti riescono a dare consigli per la guarigione degli altri. Vedi anche Il sano consiglia bene il malato [S 251]. 322
Del male degli altri l’uomo guarisce e del proprio muore. Tutti sono capaci di curare il male altrui, tutti sanno consigliare cure o medicine. Quando 323
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Nessuno va zoppo per la gamba d’un altro. Per analogia. 325
326
I mali altrui si sopportano meglio dei propri.
Il male degli altri non guarisce il proprio. Si dice a chi crede di consolare un ammalato raccontandogli dei propri malanni o di quelli altrui. E` un vezzo comune dire a chi si lamenta di un male: ‘‘Anche il tale lo ebbe due anni fa...’’, ‘‘Anch’io...’’, ‘‘Ci sono tanti che ce l’hanno...’’. 327
Non e` male vero se non casca il pelo. Si dice degli animali ai quali le malattie gravi fanno cadere il pelo. Puo` riferirsi anche all’uomo: il male non e` serio se non appaiono i segni del deperimento, la perdita del colorito, il diradamento dei capelli, l’aspetto depresso. 328
329
Se non cambia pelle e pelo il male non e` vero.
330 Non e` male che il prete ne goda. Si dice d’un male leggero o non mortale, che quindi non porta lavoro al prete a cui spetta un compenso per la celebrazione dei funerali. 331 A mali estremi, estremi rimedi. Probabilmente fra i proverbi piu` vivi e diffusi, particolarmente efficace per la struttura chiastica. Quando il danno, il pericolo e` grave bisogna ricorrere anche a rimedi che possono essere drastici. Il principio proviene dalla medicina ed e` tratto dagli Aforismi di Ippocrate, 6.1 ‘‘Per le malattie estreme i rimedi estremi sono certamente i piu` efficaci’’. 332 Di due mali bisogna scegliere il minore. Bisogna attenersi a un compromesso e scegliere cio` che e` meno peggio. La frase e` citata tuttora anche in latino:
De duobus malis semper minus est eligendum. Deriva dalla Imitazione di Cristo (3.12.2), testo ascetico assai diffuso nella prima eta` 333
pag 918 - 04/07/2007
855
.
moderna e attribuito a Tommaso di Kempis (che con questa frase vuol dire che si devono accettare i mali nel corso della vita in quanto minori della dannazione eterna). Diffusione gnomica ha goduto nel Medioevo anche una frase dello Stichus di Plauto (verso 120) che con efficace allitterazione afferma lo stesso concetto Ex malis multis malum quod minimum est, id minime est malum ‘‘Tra molti mali il male minore e` un male in misura minima’’ (concetto che comunque si trova anche in molti altri autori, fra cui Cicerone, Dei doveri 3.1.3 e 3.29.105, e Agostino, Sulla menzogna 9.12). Vedi anche Tra i lupi bisogna scegliere quelli con i denti piu` corti e le unghie spuntate ` meglio cadere dalla finestra che [L 1104]; E dal tetto [C 91]; E` meglio perder la lana che la pecora [L 99]; E` meglio perdere un dito che la mano [P 1289]. Chi fa il male muore all’ospedale. Chi fa il male agli altri se ne ritrova poi cosı` tanto addosso che finisce la sua vita all’ospedale. 334
335 Il male non si augura a nessuno. Il male, secondo una superstizione comune, non si deve augurare non tanto perche´ e` cosa in se´ immorale ma perche´ spesso torna a colpire chi l’ha augurato. 336
Il male non si augura nemmeno alle bestie.
Tanto e` il mal che non mi nuoce quanto il ben che non mi giova. Invito ad una egoistica indifferenza: non bisogna preoccuparsi del male che non ci tocca, come non e` il caso di rallegrarsi tanto del bene di cui godono gli altri e non ci porta alcun vantaggio. Vedi anche Arrosto che non ti tocca lascialo bruciare [A 1260]. 337
Chi non ha il male all’uscio ce l’ha alla finestra. La vita permette di stare poco tempo lontano dal male. Chi non ne soffre al momento, ne sara` presto colpito. 338
Vicino al pepe il sale, vicino al bene il male. Come sulla tavola vicino al pepe si trova sempre il sale, cosı` nella vita il bene e il male sono sempre vicini e, come c’e` l’uno, presto arriva l’altro. 339
340
Chi e` causa [cagion] del suo mal pianga se stesso.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
MALE
Endecasillabo, assai vivo e diffuso. Chi si e` fatto del male da solo, non ha che da rifarsela con se stesso. L’intento e` quello di correggere la tendenza umana ad attribuire sempre ad altri la responsabilita` delle proprie sofferenze. 341 Male voluto non e` mai troppo. Si usa molto spesso per sottolineare particolari tipi di situazioni derivate da comportamenti che procurano del male a chi o si ostina a fare cose nelle quali ha gia` riportato danni, o non ascolta, disprezza, irride saggi consigli e avvertimenti per poi trovarsi nella sventura; oppure vanta superiorita` e sfida con tracotanza la sorte. Quando poi si lamenta, o cerca di attribuire la colpa ad altri, il proverbio gli indica con chi se la deve rifare. Vedi anche L’hai voluta la bicicletta, pedala [B 561]. 342
Il male che ha voluto ognuno se lo goda.
343
Chi vuole il proprio male si tenga il danno.
Al male ci si abitua, del bene ci si stanca. Con il male ci si misura, si trova un modo di convivere, si sopravvive. Il benessere col tempo diviene una consuetudine e poi un diritto, al punto che anche le situazioni felici finiscono per annoiare e stancare. 344
345 Il mal mi preme e mi spaventa il peggio. Verso del Petrarca (Canzoniere 244.1) divenuto proverbiale, nel quale si esprime il timore che da una brutta situazione si possa scivolare in una peggiore: ‘‘Il mal mi preme, et mi spaventa il peggio, al qual veggio sı` larga e piana via, ch’i son intrato in simil frenesia e con duro pensier teco vaneggio...’’. 346 A fare il male s’impara presto. Si impara presto e facilmente a compiere azioni cattive o illecite; e` ritrovare la via del bene che e` difficile. 347 Il male non si rammenta. Il detto riflette una superstizione assai diffusa: enunciare il nome, evocare una brutta cosa equivale a chiamarla, come accade col diavolo o le persone. Vedi anche Persona trista nominata e vista [P 1367]. 348
A rammentare il male si chiama.
Un male caccia l’altro. La preoccupazione per un danno, un pericolo, fa svanire quella per un male minore. Vedi anche Chiodo scaccia chiodo [C 1480]. 349
pag 919 - 04/07/2007
MALE
856
.
Fare il male e` peccato, fare il bene e` sprecato. Ognuno, in base alle proprie esperienze, potra` valutare quanto sia veritiero questo proverbio che sottolinea come sia ingiusto fare il male, ma anche come sia difficile fare il bene, perche´ chi lo riceve non sempre lo vede con gli stessi occhi di chi lo fa. Vedi anche Non far mai bene, non avrai mai male [B 351]; Piu` bene fai, piu` calci prendi [B 352]; A fare il bene ci si rimette sempre [B 359]; Fai del bene e scordatelo; fai del male e pensaci [B 335]; Chi fa bene all’ingrato offende il Cielo [B 350]; Ci si procura l’odio a fare il male come a fare il bene [B 360]. 350
351
Il male si ritrova e il bene va perduto.
352
Far male e far bene di rado conviene.
353
Far male e` male e far bene non conviene.
Non c’e` male di cui qualcun non goda. Non c’e` evento dannoso, incidente, infortunio che non porti qualche vantaggio a qualcuno. Direttamente o indirettamente. Anche se di rado, il detto puo` essere usato in un altro senso: il male che capita a qualcuno reca piacere al suo nemico. Vedi anche Moria di vacche, festa di calzolai [C 205]; La morte del lupo e` la salute del cane [L 1143]. 354
Chi dice male del frate dice male del convento. Chi parla male di una persona, parla male anche del gruppo, della societa`, della famiglia di cui fa parte. Quando si disprezza qualcuno si ferisce anche chi lo ama e lo apprezza. 355
Chi ha la camicia sporca dice male di chi ce l’ha pulita. L’abietto dice male di chi e` migliore di lui. Coloro che sparlano degli onesti sono proprio quelli che compiono le azioni piu` nefaste. Vedi anche Il bove dice cornuto all’asino [B 828]; La padella dice al paiolo: fatti in la` che mi tingi [P 17]. 356
Lo spazzaforno era una grossa scopa con la quale si ripuliva il forno dalla cenere e dai carboni prima d’infornare il pane. Era un arnese sempre sporco e malandato. Vedi anche Straccio dice male di cencio [B 830]. A chi vuol far male non manca occasione. Le occasioni di fare il male sono piu` numerose di quelle di fare il bene. Fare il male e` piu` facile che fare il bene. Vedi anche E` piu` facile lo sfare che il fare [F 51]; Val piu` uno a dir male che cento a dir bene [C 192]; Uno puo` far male a cento [C 1276]; Fa piu` una gallina a spargere che cento a radunare [G 56]. 359
C’e` chi vede male e vorrebbe veder peggio. Suona come una critica a chi, vedendo le cose con pessimismo, prova anche un certo gusto a colorare l’avvenire a tinte fosche, per concludere con il rituale: ‘‘L’avevo detto io!...’’. 360
Chi non e` capace di fare il male, non e` capace di fare il bene. Chi e` mediocre non sa fare il male, ma neppure il bene. L’uomo che non conosce il male, che non ne e` tentato, non e` in grado di fare neppure gesti nobili e generosi. La stessa forza d’animo, impulsivita`, determinazione che spinge al male puo` spingere al bene. Il concetto si trova espresso in un celebre passo biblico rivolto a chi e` ‘‘tiepido’’ nella fede: ‘‘Conosco le tue opere e so che tu non sei ne´ freddo, ne´ caldo. Oh, tu fossi almeno freddo o caldo! Ma poiche´ sei tiepido e non sei ne´ freddo, ne´ caldo io ti vomito dalla mia bocca’’ (Apocalisse 3.15). 361
Chi non sa di male non sa di bene. Male e bene a fine viene. Sia il male che il bene non durano in eterno; nella vita i periodi positivi e quelli infausti prima o poi giungono al termine per cui non e` il caso ne´ di affliggersi troppo, ne´ di esaltarsi. 362 363
Male non regna e bene non dura. D’ogni male e d’ogni bene la fine presto viene. 366 Chi ha fatto il male, sconti la pena. Contro chi vuol coinvolgere altri nelle sue responsabilita`. Vedi anche Come disse l’Ughi: chi ha pisciato la rasciughi [P 1803]; Uno mangia la candela e un altro caca lo stoppino [M 590]; Chi ha fatto il male, faccia la penitenza [P 966]. 364 365
La caldaia si meraviglia del culo del tegame. Per analogia. Con caldaia si intende il grande paiolo per far bollire l’acqua, tenuto sempre sul focolare e quindi ancora piu` nero del fondo delle pentole. 357
358
Lo spazzaforno dice male del forcone del concio.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 920 - 04/07/2007
857 367 Chi l’ha cotta se la mangi. Per analogia.
Chi ha imbrogliato la matassa la districhi. Per analogia. 368
369 Chi ha mangiato le noci spazzi i gusci. Per analogia. E` giusto che chi ha avuto un beneficio, si tenga anche l’inconveniente connesso. 370 Chi ha mangiato i baccelli spazzi i gusci. Toscano. Per analogia.
Chi ha mangiato la carne roda l’osso. Per analogia. 371
372 Chi ha mangiato il pesce mangi le lische. Per analogia. 373 Chi ha bevuto il vino beva la feccia. Per analogia.
Chi ha mangiato le candele digerisca gli stoppini. Per analogia. Vedi contrario Uno mangia la candela e un altro caca lo stoppino [M 590] 374
Chi ha mangiato il cappone, mangi anche le penne. Per analogia. Ossia: nasconda le tracce del suo misfatto. 375
376 Chi l’ha fatta se la beva. Per analogia. 377 Chi imbratta spazzi. Per analogia. 378 Male facendo s’impara a far bene. Compiendo cattive azioni e vedendo quello che ne consegue, si puo` trovare la via del bene. Oppure, piu` semplicemente, facendo una cosa senza saperla fare, si sbaglia, ma alla fine s’impara. Vedi anche Niente facendo s’impara a far male [D 173]; nell’altro senso, Sbagliando s’impara [S 473]. 379 Mal(e) comune mezzo gaudio. Fra i proverbi di piu` generale diffusione, quelli che vengono citati correntemente per esemplificare l’idea stessa di proverbio e proverbialita`. Il danno, la sventura e ogni altro rovescio di fortuna sono piu` sopportabili quando sono condivisi da molti, sia per trovarsi con problemi simili agli altri, sia per il fatto di non sentirsi soli. C’e` spesso implicita anche una sorta di scarico di responsabilita`: un disastro, una sventura che colpisce molte
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
MALE
persone non puo` essere addebitata alla responsabilita`, o all’imprevidenza di un singolo e quindi deresponsabilizza tutti e costituisce una forza comune per un recupero o un risarcimento. Si tratta di un’operazione mentale familiare all’uomo fino dai tempi antichi, come si riscontra in Tucidide (7.75. 6). In Esopo la favola Le lepri e le ranocchie (Favole 192) si dice qualcosa di simile, soprattutto nella morale: ‘‘Gli infelici si fanno coraggio quando c’e` qualcuno che sta peggio di loro’’. Qui invece la sorte e` uguale e comune. Commune naufragium, omnibus solatium [solatio est]. ‘‘Naufragio comune, consolazione di tutti’’. Si ripete ancora in latino questo adagio medievale, che risulta identico ad un proverbio presente nei paremiografi greci’’. Di origine medievale anche due esametri di medesimo significato Gaudium est miseris socios habuisse poenarum ‘‘E` una gioia per gli sventurati avere avuto (= avere) compagni nelle sofferenze’’, attestato nella Chronica pugliese degli anni 1333-1350 di Domenico de’ Gravina, e Solamen miseris socios habuisse malorum ‘‘E` consolazione per gli sventurati avere avuto (= avere) compagni di sventura’’, presentato in questa forma nell’Etica di Spinoza (4.57) e forse anche per questo tuttora abbastanza noto come massima latina. 380
Il male e` male a farlo, ma peggio a pubblicarlo. Perche´ e` un atto che nuoce quando lo si commette, ma quando lo si pubblicizza, lo si esalta o ci si vanta di averlo fatto, si commette una colpa ancora piu` grave, in quanto si possono indurre altri a fare altrettanto. 381
382 Non tutto il male vien per nuocere. Assai vivo e diffuso. A volte il male porta anche qualche vantaggio, ovvero si tramuta in bene. Vedi anche Non c’e` funerale senza allegria [F 1604]. Si sente enunciato anche in forme appena diverse, in particolare: Tutto il male non vien per nuocere e Non tutti i mali vengono per nuocere. 383 Non c’e` un male che non porti un bene. Vedi anche Moria di vacche, festa di calzolai [C 205]; Nessuno perde senza che un altro guadagni [N 251]; La morte del lupo e` la salute del cane [L 1143]. 384 385
Non c’e` male senza bene. Non c’e` disgrazia che non sia anche una mezza fortuna.
pag 921 - 04/07/2007
MALEDIZIONE
858
.
Per analogia. Il male e` presto creduto. Si tende naturalmente a considerare gli altri peggiori di noi e quindi capaci di fare il male. Anche: la notizia cattiva trova presto credito, piu` che quella buona, forse per una innata tendenza a compiacersi delle sventure. 386
387 Si crede piu ` il male del bene. Come il precedente, nel primo dei due significati.
Il male e` per chi va: chi campa si rifa`. Il male irrimediabile e` morire; per il resto c’e` rimedio oppure rassegnazione. 388
389 Male per chi va e peggio per chi resta. Contrario del precedente. Per chi muore e` finita, ma chi rimane deve sopportare fatiche, pene e tribolazioni.
Male non fare, paura non avere. Non fare del male e non temere nulla. Chi non ha fatto del male non ha ragione di aver paura. Vedi anche Chi non ha colpa non ha paura [C 1795]; Se vuoi vivere giocondo fa’ quel che devi e lascia dire il mondo [G 554]. 390
Chi mal non fa paura non ha Chi non fa, o non ha fatto del male, non ha ragione di temere. 391
Tra il mal d’occhio e l’acqua cotta al padron non gliene tocca. Oggetto sottinteso sono le fave il cui raccolto diminuiva notevolmente quando erano colpite da una malattia detta mal d’occhio. Siccome il raccolto delle fave veniva diviso col padrone al momento in cui, seccate, portate nell’aia, mondate e imballate, erano pronte per l’uso o la conservazione, per le decurtazioni operate dalla natura o dal contadino, il quantitativo da dividere era ben misera cosa. In senso traslato si usa (ma di fatto e` proverbio desueto) quando la parte spettante di diritto a una persona mediante una spartizione o altro, con una scusa o con un’altra, viene ad essere quasi nulla. 392
Il male augurato agli altri si ritorce contro chi lo augura. Vedi anche Gli accidenti son come le foglie: chi li manda li raccoglie [A 94]; La bestemmia, gira, gira torna addosso a chi la tira [B 497]; Chi cerca il male degli altri spesso trova il suo [M 288]. 394
La maledizione s’attacca a chi la manda.
395
La maledizione viene e va e poi torna a chi la da`.
Chi semina maledizioni raccoglie disgrazie. Vedi anche Chi semina vento raccoglie tempesta [S 938]. 396
Chi lancia una sasso in aria gli ritorna in testa. Per analogia. Trova riscontro nella Bibbia, Siracide 27.25 ‘‘Chi scaglia un sasso in alto, se lo scaglia sulla testa’’, e anche in un epigramma di Seneca (21.8 Baehrens) Et repetunt notum saxa remissa caput ‘‘I sassi lanciati tornano sulla testa conosciuta’’. Chi compie un gesto stupidamente aggressivo o rivolto verso obiettivi irraggiungibili si danneggia con le proprie mani. Con lo stesso uso il veneto El saso mal tirato torna indrı`o.Vedi anche Chi scava agli altri la fossa finisce per caderci [F 1280]; La saetta gira gira torna addosso a chi la tira [B 498]; con accezione un po’ diversa A chi piscia contro vento si bagna la camicia [P 1877]; nel senso di offesa a Dio: Chi sputa in cielo gli ritorna in faccia [D 449]. 397
MALERBA Con questa parola si indica qualsiasi ‘‘erba infestante’’. Ma e` il senso figurato, per indicare ‘‘cosa malevola e riprovevole’’, a dominare pressoche´ in tutti questi proverbi. f Vedi Gramigna, Zizzania. 398 La malerba cresce in tutti gli orti. Le erbacce crescono ovunque, hanno grande vitalita` e pochi parassiti. Gli abietti si trovano dappertutto, e vivono meglio degli onesti e dei giusti. Vedi anche La gramigna cresce dappertutto [G 983]; Cattiva semente cresce in ogni luogo [S 926]. 399
MALEDIZIONE f Vedi Accidente. 393
La maledizione torna alla bocca che la manda.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
La malerba [L’erba grama] nasce dappertutto.
400 La malerba cresce presto. Si cita anche in latino: 401
Mala herba cito crescit.
pag 922 - 04/07/2007
859
.
‘‘La cattiva erba cresce rapidamente’’. Sentenza mediolatina d’eta` imprecisabile; usata anche la forma riportata da Erasmo (Adagia 3.2.99) Malam herbam non perire ‘‘La cattiva erba non muore’’. 402 La malerba non teme inverno. Mentre le buone piante temono il freddo e le intemperie, la malerba cresce anche sotto il ghiaccio. Il malvagio e` piu` forte e resistente del giusto. Vedi anche La mala erba non muore mai [E 77]. 403 La malerba va tolta alla radice. Il male va estirpato dal fondo, in modo che, come farebbe una pianta malefica, non rinasca dalla radice. E` un dato reale: a molte piante selvatiche basta che rimanga la radice perche´ rinascano piu` vigorose di prima. 404 La malerba caccia la buona. Le piante infestanti prima crescono insieme a quelle coltivate e poi le sopraffanno. Nella societa` in cui s’insinua il perverso lentamente scompaiono le persone oneste e finiscono per prevalere i malvagi.
L’erba cattiva soffoca dove arriva. Per analogia. 405
406 La malerba non si semina. La mala pianta non ha bisogno di cure, nasce e cresce da sola. Il cattivo soggetto, l’uomo malvagio si forma da solo, impara da se´ e corrompe gli altri. 407
La malerba nasce da se´.
408 Ogni malerba trova il suo fuoco. Le piante infestanti vengono sradicate e lasciate seccare al sole; successivamente, perche´ non rilascino i semi, vengono bruciate nei campi. Ogni mascalzone va a cercare da solo il suo castigo, la sua punizione e finisce per incappare nella giustizia, ovvero per trovare chi gli fa pagare il male che ha fatto. Non e` da escludere un’allusione alla celeberrima parabola della zizzania in Matteo 13.24-30.
MALINCONIA Il malinconico veniva cosı` descritto nei precetti della Scuola salernitana (versi 281-286): ‘‘Rimane da dire della nera e triste sostanza colerica che fa gli uomini malvagi, tetri e taciturni. Questi si tormentano molto nelle ricerche e dedicano poche ore al sonno. Sono tenaci nel perseguire un fine, ma hanno poca fiducia in se stessi. Sono sempre maldisposti,
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
MALINCONIA
mai entusiasti, avidi, avari, non privi di frodi, di carnagione tendente al giallo’’. In epoca romantica, e ancora ai nostri giorni, la malinconia e` spesso intesa come una tendenza compiaciuta alla tristezza, all’abulia, al ripiegamento su se stessi. Tra il XVIII e il XIX sec. molti poeti e musicisti, soprattutto tedeschi, hanno tratto ispirazione da questo sentimento immortalandolo in opere di sublime bellezza. I proverbi la condannano come stato d’animo che puo` subdolamente rovinare la vita e, per di piu`, senza utilita`. f Vedi Allegria, Solitudine, Tristezza. Ne´ di tempo, ne´ di signoria non ti dar malinconia. Non ti rattristare ne´ per il tempo che fa ne´ per il governo che c’e`. Il tempo e la politica sono due cose delle quali non si puo` determinare il corso e che devono essere accettate per quel che sono. Malinconia ha qui un’accezione un po’ indebolita, non frequente nell’uso moderno, equivalente a ‘‘pensiero, preoccupazione’’. 409
Malinconia e` quasi malattia. E` sempre prossima a trasformarsi in uno stato patologico, particolarmente insidioso per il continuo tormento cui sottopone l’animo. Vedi anche Gente allegra il ciel l’aiuta [G 426]; Se ridi il mondo ride con te; se piangi, piangi solo [R 547]; L’allegria e` d’ogni male il rimedio universale [A 451]; Un’oncia d’allegria sana ogni malattia [A 453]. 410
Scrupoli [pensieri] e malinconia lontan da casa mia. Bisogna cacciare via energicamente la malinconia e gli scrupoli (o, piu`, genericamente i ‘‘pensieri’’, cioe` le preoccupazioni continue): essi sono come tarli che corrodono lentamente la persona minandone la salute. 411
L’allegria e` degli scapati, la malinconia degli ammogliati. Allegri sono coloro che non si da`nno pena di nulla, vivono alla giornata; la malinconia viene a chi prende seriamente la vita. 412
Vale piu` un’ora d’allegria che cento di malinconia. Dovendo scegliere, e` meglio vivere un’ora in piu` in allegria che un anno in malinconia. 413
414 Malinconia non paga debiti. Rattristarsi non contribuisce minimamente a risolvere i problemi pratici. Darsi pena ed
pag 923 - 04/07/2007
MALIZIA
essere tristi non serve a nulla e l’afflizione e` una gabella gratuita che paga chi non vuol affrontare con energia i propri guai. Vedi anche Il sempre sospirar nulla rileva [S 1712]; Mille libbre di pensieri non pagano un quattrino di debiti [D 133]; Un carro di chiacchiere non paga un soldo di debito [C 840]; Un carro di lamenti non paga una lira di debiti [L 78]. 415
860
.
Un sacco di malinconia non caccia un granello di debito.
Caccia via [Para via] malinconia: quel che ha da esser convien che sia. Allontana i cattivi pensieri, il compiacimento dell’amarezza, il gusto del lamento, e accetta quello che la vita ti impone: e` l’unico modo per vivere dignitosamente. 416
Torna la carne della malattia, non torna quella della malinconia. Mentre l’organismo debilitato da una malattia organica si ristabilisce e riprende il suo aspetto florido, la depressione dovuta ad un esaurimento, al tormento mentale, psichico, segna per sempre l’aspetto della persona che non recupera piu` la sua completa vitalita`. 417
MALIZIA I proverbi pensano che la malizia sia innata e tuttavia cresca continuamente, affinandosi col tempo stesso e, aumentando con l’eta`, divenga cosa abituale col crescere nella persona malevola. Con malizia si intende un’inclinazione malvagia, un comportamento fraudolento volto a conseguire il proprio interesse, o il danno altrui per invidia o malanimo, nascosti sotto un’apparente correttezza e onesta`. Talvolta con malizia s’intende anche una necessaria quanto non del tutto limpida scaltrezza per poter far fronte al mondo dove imperano l’inganno e la doppiezza. f Vedi Accadere, Contadino, Donna, Ebreo, Fanciullo, Lacrima, Legge. 418 La malizia vien con gli anni. Nei proverbi prevale la convinzione che la malizia sia innata e cresca continuamente, affinandosi con l’eta`. 419 Il diavolo e` cattivo perche´ e` vecchio. Per analogia. 420 La malizia viene innanzi gli anni. L’inclinazione a essere malizioso e` un aspetto proprio del carattere di una persona e si mani-
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
festa anche in tenera eta`, quando le non ancora sviluppate facolta` mentali non la farebbero sospettare. 421
La malizia s’impara presto.
422
La malizia viene per tempo.
Dove non c’e` [e`] malizia non c’e` [e`] peccato. L’azione compiuta senza malizia, cioe` senza coscienza del male, non e` biasimabile, non puo` essere considerata peccato. 423
424 La malizia fa il peccato. Reciproco del precedente.
La malizia ogni cosa vizia. Anche cio` che e` di per se´ innocente viene inquinato dalla malizia. 425
La malizia prende in giro la giustizia. Si fa beffe della giustizia perche´ si serve della legge nella sua forma di correttezza inserendovi un fine o un’intenzione malvagi. 426
427
La malizia non conosce giustizia.
428 Malizia mai non caccia malizia. Con il male non si rimedia il male, ne´ si caccia. Anche: il malizioso cade vittima della malizia altrui. L’accortezza maliziosa di chi si difende dalla malizia degli altri non basta a salvaguardarlo da tutto quello che vi puo` essere d’ingannevole. 429 La malizia beve il suo veleno. Insinuando la finzione, il male, il secondo fine, l’inganno, si ritorce facilmente su se stesso, poiche´ innesca nella controparte la stessa disposizione d’animo che avvelena gli animi. 430 La malizia genera il suo supplizio. La malizia fa sı` che anche quando il malizioso agisce sinceramente, non e` creduto e viene trattato come perfido.
Chi non ha malizia non vada al mercato. Nella contrattazione c’e` sempre un gioco, piu` o meno innocente, nel quale il prezzo di una cosa, la sua qualita` vengono determinati dall’abilita` di chi vende e di chi compra. Chi non ha questa disposizione non e` adatto per contrattare, mercanteggiare. 431
pag 924 - 04/07/2007
861
.
Chi gioca senza malizia torna a casa senza quattrini. Chi gioca con candore, ingenuita`, pensando che gli altri non usino trucchi o inganni, facilmente cade vittima dei bari e degli impostori. 432
Ogni bottega ha la sua malizia. In ogni arte, in ogni mestiere, in ogni tipo di trattativa e` presente l’inganno, l’astuzia, il raggiro. A volte si tratta quasi di innocenti furbizie, altre invece di vere forme di disonesta`. 433
MALLEVADORE f Vedi Garantire, Garanzia, Malleveria. MALLEVERIA La malleveria e` l’atto col quale una persona s’impegna a garantire il debito contratto da un’altra, con il vincolo di soddisfarlo nel caso che il debitore sia inadempiente. Il mallevadore risponde con i propri beni e il proprio patrimonio nel caso d’insolvenza. I proverbi mettono in guardia da un’azione cosı` rischiosa. f Vedi Garantire, Garanzia. Chi vuol sapere quel che il suo sia non faccia mai malleveria. Chi vuole essere certo delle sue proprieta` non si faccia mai garante per gli altri; se lo fa non consideri piu` il proprio patrimonio come cosa sicuramente sua, perche´ lo puo` perdere. 434
Chi del suo vuol esser signore non entri mai mallevadore. 436 Chi sta per altri paga per se´ . Per analogia. 435
Chi fa sicurta` presto o tardi se n’avvedra`. Per analogia. Sicurta` significa appunto, con accezione antica, ‘‘garanzia’’. 437
Chi fa sicurta` tosto o tardi paghera` [se ne pentira`]. Per analogia. 438
Chi fa sicurta` scava una fossa dove cadra`. Per analogia. 439
Chi entra mallevadore entra pagatore. Per analogia. 440
441
Chi per altrui promette entra per le larghe ed esce per le strette.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
MALVAGIO
Per analogia. Chi garantisce da una posizione buona si trova nella miseria. MALORA Mangiare a chilo, bere a litro, vestire a metro e parlare a caso son quattro strade per andare in malora. Mangiare e bere troppo, vestire in maniera troppo ricercata (sprecando metri di stoffa), parlare a vanvera sono comportamenti che conducono alle malattie e alla miseria. 442
MALVA La malva e` una pianta che cresce comunemente nei luoghi incolti in tutta la zona del Mediterraneo. I suoi fiori sono di colore rosaviolaceo e sono composti da cinque petali. Sia le foglie che i fiori della malva, una volta essiccati, vengono utilizzati in infuso per le loro proprieta` emollienti e antinfiammatorie. f Vedi Ruta. La malva d’ogni mal ci salva. Era un tempo considerata una sorta di panacea ed era impiegata per la cura di molte malattie. 443
444
La malva tutti i mali calma.
L’acqua di malva se non fa bene non fa male. Smorzando l’entusiasmo dei detti precedenti, la malva e` presentata qui come una sorta di placebo. 445
446 La malva caccia l’ortica. Dove cresce la malva non crescerebbe l’ortica: non l’ho verificato. Altri, piu` correttamente: strofinando con foglie di malva la parte del corpo irritata dall’ortica, si attenua il bruciore. Metaforicamente: dove c’e` il bene il male non attecchisce; il bene caccia il male.
MALVAGIO f Vedi Cattivo, Diavolo, Galantuomo, Gramigna, Onesto, Vipera. Quando vien la sera il malvagio si dispera. Qui sera significa la fine della vita, il momento in cui si prospetta la resa dei conti. 447
448
Non e` malvagio uguale a quel che si compiace di far male.
pag 925 - 04/07/2007
MALVASIA
862
.
Non c’e` perverso peggiore di colui che nel fare il male gode e si compiace, trova soddisfazione e piacere. La sintassi non e` malvagio uguale nel senso di: ‘‘Non c’e` peggior malvagio di...’’ denuncia l’antichita` dell’espressione. 449 Un malvagio nuoce a molti giusti. Un maligno, un perverso puo` far male a molte persone rette. Vedi anche Una pecora infetta n’ammorba una setta [P 1011]; Una mela marcia ne guasta cento [M 1172].
MALVASIA Con malvasia s’intende comunemente un ‘‘tipo d’uva bianca’’ di sapore particolarmente apprezzato per la delicatezza. Il termine indica anche altre varieta` di uva nera e rossa, o col sapore piu` deciso che tende a quello del moscato. Se il tipo di vitigno e` buono la malvasia e` uva preziosa e ricercata; altrimenti rienta nelle uve comuni. Ha lo stesso nome il vino che si ottiene dalla vinificazione di quest’uva, lavorata senza mistura d’altre uve. Comunemente si vinifica l’uva bianca ottenendo un vino pregiato, aromatico, di gradazione che oscilla dai dodici ai diciassette gradi, dolce o secco, usato anche da pasto, ma quello dolce o forte e` da dessert. I testi antichi intendono di solito per malvasia un ottimo vino da pasto. Malvasia al padron non se ne dia. Dell’uva malvasia ognuno e` geloso e la tiene per se´, perche´ e` la migliore. 450
Malvasia mette il culo in allegria. Mangiare molta uva malvasia produce prurito e flatulenza. 451
Malvasia ogni tristo pensiero spazza via. Una buona bevuta di malvasia toglie tristezza e preoccupazioni ridando fiducia nella vita. La malvasia e` un vino bianco pregiato, dolce o secco, di sapore aromatico, tra i dodici e i diciassette gradi. 452
Finche´ dura la malvasia dura il compare e l’allegria. Finche´ c’e` il vino buono in cantina la casa e` piena d’amici e di festa. Finche´ le cose vanno bene non mancano gli amici. Vedi anche In tempi felici non mancano amici [A 669] ; 453
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Amico di bicchiere dura quanto un fuoco di paglia [A 675]; Amico da starnuti: il piu` che ne ricavi e` un Dio t’aiuti [A 673]. Nemmeno il confessore sa dove le monache tengono la malvasia. La roba buona si tiene nascosta e il nascondiglio non si rivela neppure alle persone piu` care. 454
MAMMA Le qualita` della mamma maggiormente messe in luce nei proverbi sono la sua unicita`, la sua infinita e inestinguibile capacita` di amare, di consolare. La madre e` vista anche come modello, come punto di riferimento per i figli che, crescendo, formano il proprio carattere, la propria personalita`. Per loro la mamma, finche´ e` in vita, e` sempre un porto in cui rifugiarsi nelle avversita` della vita; quando non c’e` piu`, e` un bene di cui sentiranno fortemente la mancanza. f Vedi Babbo, Figlio, Madre, Padre, Scemo. 455 Di mamma ce n’e` una sola. Frase proverbiale che vuole sottolineare l’amore unico della madre. Spesso usato ironicamente. Registrato anche nelle forme: Di mamme ce n’e` una sola e Mamma ce n’e` una sola. 456 La buona mamma fa la buona figlia. La figlia riprende l’indole e il carattere della mamma; soprattutto sara` onesta se cosı` e` la madre. Vedi anche La madre misera fa la figlia valente [F 814]; Madre pietosa fa la figlia tignosa [M 64]; La madre valente fa la figlia buona a niente [M 65].
Se vuoi saper chi e` la figlia guarda la mamma. Reciproco del precedente. Vedi anche Anche la gallina nera fa l’uovo bianco [G 92]. 457
458 Chi ha una mamma non pianga. Chi ha la mamma non si disperi, perche´ ha sempre chi lo ama e lo consola. 459
Chi ha mamma non tremi.
460
Chi ha la mamma non e` mai povero.
461
Chi ha mamma ha pane.
462 Chi ha mamma non e` orfano. Ossia: non sente molto la perdita del padre. 463
Chi ha mamma non pianga, chi ha figli non rida.
pag 926 - 04/07/2007
863
.
Ampliamento dei precedenti: chi ha figli non creda che la vita sia facile: preoccupazioni e dispiaceri spesso angustiano la vita dei genitori. Chi dice d’amarti piu` di mamma o ti burla o t’inganna. Nessuno puo` volerti piu` bene di quanto te ne vuole la mamma. 464
465
Chi fa piu` di mamma certo t’inganna.
Quando la mamma non e` in casa le figliole stanno alla finestra. Quando la mamma va in giro le figlie stanno sulla strada a guardare chi passa, civettano e finiscono con l’intendersela con qualcuno. Se manca l’occhio della mamma le figlie prendono un cattiva strada. 466
Amore di mamma ogni giorno si rinnova. L’amore della madre non s’attenua, ma ogni giorno riprende vigore restando sempre forte. 467
Non c’e` pianta senza fiore, non c’e` mamma senza amore. Ogni madre, anche se snaturata, in qualche modo ama sempre i propri figli. 468
Anche al calabrone sorride la sua mamma. Anche l’essere meno dotato di sentimento gioisce dell’amore materno. Vedi anche: All’orsa paiono belli i suoi orsacchini [O 559]; Ogni scarraffone e` bello a mamma soja [S 540]. 469
Mamma, com’e` grande il mondo! disse il bambino che aveva fatto il giro dell’orto. Il bambino che fa le sue prime scoperte sfugge progressivamente alla sorveglianza della mamma per tornare poi fra le sue braccia. Chi non ha mai visto nulla si meraviglia non appena esce dal cerchio delle sue modeste conoscenze. 470
Mamma mamma: chi l’ha la chiama e chi non l’ha la brama. La mamma e` sempre presente nelle parole e nei pensieri sia di chi ce l’ha ancora, che la chiama continuamente ricorrendo a lei, sia di chi non ce l’ha piu`, che ne sente la mancanza. 471
472
Mamma, Cecco mi tocca. – Toccami Cecco, che mamma non vede.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
MANCARE
Nella prima parte si riprende la persona che stuzzica, molesta. Nella seconda si scopre il gioco di chi, in realta`, prova piacere a essere stuzzicato. E` un detto che spesso si usa scherzando con i bambini. Questa versione toscana e` diffusa in gran parte d’Italia; in Campania e Puglia la forma corrente e` col nome di Ciccio: Ciccio me tocca – tuo`ccame, Ciccio. MANCANZA Chi non sente mancanza si contenta o n’ha abbastanza. Chi non desidera qualcosa, ce n’ha quanta ne serve oppure si contenta del poco che ha, non ha bisogno; chi non brama e` contento. Vedi anche Chi si contenta gode [C 2127]. 473
Della mancanza d’eta` e di senno si guarisce tutti i giorni. Il proverbio e` sottilmente ironico. Apparentemente rassicura sul fatto che la mancanza di giudizio e` cosa che si rimedia col tempo, ma vi unisce anche l’elemento dell’eta` che, se dal punto di vista dell’acquisto di senno gioca positivamente nel tempo, in generale costituisce il progressivo avvicinarsi di uno dei danni maggiori per l’uomo: la vecchiaia. Per cui: il grosso difetto della mancanza di senno costituito dalla giovane eta` , si rimedia con un danno piu` grave, la vecchiaia. 474
Nessuno vede le proprie mancanze e grida a quelle degli altri. Ciascuno non vede i propri limiti, i propri difetti e si crede autorizzato a riprendere le mancanze degli altri. Vedi anche Vedi il bruscolo nell’occhio del prossimo e non la trave che hai nel tuo [B 945]; Ognuno ha due bisacce: quella davanti delle virtu` e quella dietro dei vizi [B 581]. 475
Se si vedessero le proprie mancanze non si vedrebbero quelle degli altri. Affine al precedente: se uno non credesse d’essere perfetto sarebbe piu` comprensivo con i difetti altrui. 476
MANCARE Sia nel senso di ‘‘essere insufficiente’’ sia in quello di ‘‘sbagliare’’. f Vedi Olio. 477 Chi non ha mancato non ha vissuto. Chi non ha commesso errori, qualche follia, ha fatto una via insipida, senza gusto e quindi ha perduto il suo tempo. Vivere senza errori
pag 927 - 04/07/2007
MANCINO
864
.
significa rimettersi completamente alla regola sociale, al giudizio comune, evitando rischi, biasimi, punizioni. E` il segno d’una vita senza originalita`, fatta d’obbedienza, abitudine e conformismo. Dove manca natura arte procura. Dove la natura e` manchevole, l’ingegno umano interviene a correggere, provvedendo a rimediare difetti fisici che mettono in difficolta` le persone; cosı` in ogni altra situazione. 478
Se non manca volonta` tempo e luogo non manchera`. Per chi vuole una cosa o la vuol fare e` necessario innanzitutto avere la volonta`, la ferma decisione: il tempo provvede a predisporre le condizioni che ne rendono possibile la realizzazione. 479
480 A chi vuole non manca il modo. A chi vuole fermamente una cosa ed e` disposto a rinunciare a tutto per averla, non manchera` la possibilita` di ottenerla.
A chi sa non manca nulla. A chi ha il sapere non manca niente in quanto quello che gli manca sa come e dove trovarlo e procurarselo. E` un generico invito ad acquistare competenza e professionalita`, vedi anche Impara l’arte e mettila da parte [A 1294]. 481
482 Di quel che c’e` non manca niente. Frase scherzosa, di per se´ senza senso, impiegata per indicare che tutto sommato c’e` tutto quello che serve. E` usata in risposta a domande del tipo: ‘‘Avete tutto?’’, ‘‘Quante cose ci sono?’’.
MANCINO f Vedi Fungo. Sette mancini non furon buoni a pulirsi il culo con un lenzuolo. Con questo detto si vuole intendere che i mancini sono spesso impacciati, inetti anche nelle faccende piu` semplici, essendo gli arnesi, i congegni e le convenzioni predisposti come se tutti fossero destri. Per questo tipo di azione intesa a esemplificare cosa banale da farsi vedi La mano ce l’aveva anche il Marchese Caffarelli, ma non ci si poteva nemmeno pulire il culo [C 104]. 483
MANDARE f Vedi Fare.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Manda uno stolto a Salamanca e tornera` uno stolto. Lo studio non cambia il cervello. E` inutile mandare gli sciocchi a istruirsi, a studiare: come uno parte somaro, somaro ritorna. Salamanca era una celebre universita` nel Medioevo, soprattutto per la medicina. 484
Manda un somaro a Roma e tornera` coi ragli. 486 L’asino che ando` a Roma torno` ragliando. Per analogia. 485
Il re manda il ministro, il ministro manda il messo, il messo manda il servo e il servo manda il gatto. Chi vuole che i suoi ordini siano eseguiti provveda da solo e ne avra` la certezza, altrimenti ognuno demandera` a un altro l’incarico e la cosa non sara` mai fatta. Vedi anche Chi comanda e fa da se´ e` servito come un re [F 283]. 487
Chi vuole vada e chi non vuole mandi. Il padre fa la roba e i figli la mandano a male. A una generazione operosa, capace e dedita ad accumulare ricchezza e beni, seguono sovente figli incapaci, presuntuosi che scialacquano e disperdono in breve tempo il patrimonio accumulato. 488 489
Dove il diavolo non puo` entrare ci manda una vecchia. E` comune credenza che una donna dedita alle male arti e alla malvagita` raggiunga nella vecchiaia il massimo della perfidia e della scaltrezza, e superi nella perversione anche il diavolo. 490
MANDARINO f Vedi Arancia.
MANDORLO / MANDORLA Il mandorlo, presumibilmente originario della Persia e diffuso nelle zone piu` calde dell’area mediterranea, fiorisce molto precocemente rispetto agli altri alberi da frutto anche nelle zone piu` interne; desta quindi meraviglia veder sbocciare cosı` presto questi fiori mentre intorno ci sono ancora le brinate. E` comunque l’indizio certo del rinnovamento della stagione. 491
Per schiacciare le mandorle ci voglion denti buoni e poco cervello.
pag 928 - 04/07/2007
865
.
In quanto schiacciando le mandorle i denti dureranno poco. La mandorla sciocca fiorisce di gennaio quando fiocca. Qui mandorla sta per mandorlo, la pianta che e` la prima a fiorire, spesso anche sotto la neve. Si tratterebbe di una precocita` ‘‘sciocca’’. 492
Quando il mandorlo e` fiorito consolati marito, ma non ti rallegrare perche´ e` l’ultimo a maturare. Il mandorlo fiorisce molto presto, da gennaio a marzo, ma non ci si deve far trarre in inganno: siamo ancora al freddo e il frutto arrivera` soltanto in pieno autunno. Si usa, anche accennandone solo l’inizio o una parte, per invitare a una fiduciosa quanto lunga attesa chi si culla un po’ troppo di speranze nel vedere le cose mettersi per il verso favorevole ai propri desideri. Vedi anche Campa cavallo che l’erba cresce [C 1155]. Con significato vicino: Se son rose fioriranno [R 948]; ‘‘Coraggio marito, il corniolo e` fiorito.’’ ‘‘Coraggio sı`, comare, ma e` il primo a fiorire e l’ultimo a maturare’’ [C 2246]. 493
Quando il mandorlo non frutta la sementa si perde tutta. Se i fiori del mandorlo non allegano e` segno che il raccolto del grano sara` scarso. 494
Quando i mandorli fioriscono le donne impazziscono. La fioritura dei mandorli spesso avviene in concomitanza col carnevale, periodo in cui le donne si danno alle feste e ai balli. 495
Mandorlo che ha i fiori presto di mandorle neanche un cesto: mandorlo che ha i fiori a marzo riempie tutti i cesti e il materasso. La fioritura tardiva del mandorlo garantisce abbondanza di frutti, mentre quella precoce e` seguita da un raccolto scarso. 496
Se il mandorlo fiorisce a gennaio non ti servira` il paniere. Le mandorle che raccoglierai saranno pochissime. 497
MANEGGIARE Nel senso etimologico di tenere le cose in mano, per usarle, conoscerle, servirsene. 498
Chi maneggia festeggia.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
MANGIARE
Chi governa, opera, organizza, controlla la situazione, ha i suoi utili, guadagna, cosa che non accade a chi svolge semplicemente il suo lavoro. 499 Se non ti maneggio, non ti conosco. Antico. Per conoscere una persona bisogna averci fatto qualcosa insieme, bisogna averla vista all’opera. Vedi anche Per capire bisogna toccare [T 660]. 500 Chi maneggia fa i cocci. Chi lavora, opera con strumenti, vasi, attrezzi, immancabilmente rompe qualcosa. Vedi Chi fa falla [F 289]; Chi tocca rompe [T 657].
MANGIARE Questo verbo ricorre nei proverbi sia nel significato proprio di ‘‘nutrirsi’’, ‘‘sfamarsi’’, sia in quello figurato di ‘‘accaparrarsi dei beni’’, ‘‘approfittarsi delle situazioni’’. Nel primo caso molti detti ammoniscono a mangiare cibi sani, a consumare i pasti regolarmente, con moderazione e senza essere disturbati. I proverbi in cui mangiare e` usato invece in senso metaforico suonano come un rimprovero a chi non divide con gli altri quanto possiede o, approfittando del proprio ruolo, si accaparra tutto quello che puo`. f Vedi Appetito, Bere, Bove, Cane, Cacare, Lavorare, Lupo, Masticare, Molto, Pesce, Rapa, Riposare, Salute. Chi ben mangia ben beve, chi ben beve ben dorme, chi ben dorme ben vive, chi ben vive ben muore, chi ben muore va in Cielo: dunque per morire bene e andare in cielo bisogna mangiare bene. Strofetta attribuita a vari preti autori di saghe popolari, a cominciare dal Piovano Arlotto (seppure impropriamente) oppure a Prete Cei, a Don Trinca, a Prete Scimmia e ad altri (vedi I. Nieri, Cento racconti popolari lucchesi, 91). Il ragionamento e` d’una consequenzialita` che non ha bisogno di chiose. Vedi anche Chi beve s’ubriaca [B 467]. 501
Quando ho mangiato io hanno mangiato tutti. Quando io sono soddisfatto gli altri si arrangino. Principio guida dell’egoista. Un tempo, in cui era piu` raro poter stare a tavola nell’ab502
pag 929 - 04/07/2007
MANGIARE
bondanza, era ritenuto un piacere da signori offrire un bel pranzo a una compagnia. Vedi anche Apres moi le de´luge [D 394]. Quando uno ha mangiato si chiede a cosa serva la cucina. Una volta appagato il bisogno, si disprezza tutto quello che ha provveduto a soddisfarlo. Vedi anche Per gratitudine il maiale rovescia il secchio [M 175]; Quando ha mangiato il mulo alla greppia volta il culo [A 1360]; Non morder poppe che ti han dato il latte [P 2143]; Non si sputa nel piatto dove si e` mangiato [S 1987]; L’asino quando ha mangiato la biada tira calci al corbello [A 1359]. 503
Chi ha mangiato non pensa a chi ha fame. Constatazione sull’insensibilita` ai bisogni altrui. Vedi anche Pancia piena non crede a quella vuota [P 212]; Pancia piena non ricorda quand’era vuota [P 213]. 504
505 Chi poco mangia sempre digiuna. Chi mangia in continuazione, spilluzzica, non ha mai fame e non fa mai una bel pasto che tolga definitivamente la fame, calma solo gli stimoli dell’appetito, ma non mangia veramente.
Chi non mangia al desco ha mangiato di fresco. Chi non mangia a tavola e` segno che si e` levato la fame da poco altrove. Chi ostenta una superiore indifferenza o un inspiegabile distacco verso una questione delicata (per esempio una spartizione), che invece viene discussa con interesse o accanimento da tutti gli altri, fa sospettare d’aver preso, o d’aver avuto gia`, quanto gli interessava, per cui lascia che gli altri si azzuffino. 506
507
Chi non mangia al tavolino ha mangiato da pochino.
508
Chi non mangia ha gia` mangiato.
Chi non mangia ha del mangiato. Qui mangiato e` sostantivo, come nel caso di pescato per indicare il pesce. In questa forma si dice soprattutto in senso proprio, perche´ qualcuno non si preoccupi del fatto che uno non mangia. 509
510
866
.
La vacca che non mangia coi buoi ha mangiato o mangia poi.
La gallina che non becca e` segno che ha beccato. Per analogia. 511
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Gallinetta che va per casa o ch’ella becca o ch’ella e` beccata. Toscano. Le donne che stanno per casa mangiano poco ai pasti perche´ assaggiano continuamente cucinando. Ella e` beccata si puo` senza dubbio intendere come ‘‘essa ha gia` mangiato’’. E` comune in diversi dialetti italiani questa operazione linguistica che risolve col passivo un’azione attiva. Si dice di una donna di servizio che riceve una certa cifra di compenso ‘‘mangiata e spesata’’, per dire: con le spese e il mangiare a carico del datore di lavoro. In Toscana si sente ancora nella campagna ‘‘sei gia` mangiato?’’, per dire ‘‘hai gia` mangiato?’’. 512
Mangiamo e beviamo che doman forse partiamo. Invito a non prendersela, a lasciar perdere tutti gli affanni e le pene, vivendo nel modo piu` lieto possibile, considerando che la vita e` breve e la fine puo` essere vicina. Vedi anche Mangiamo e beviamo, del doman non ci curiamo [B 443]; Dopo di me il diluvio [D 393]; Disse Pulcinella: ‘‘Per mare non c’e` taverna’’ [P 2926]; Carpe diem [V 1110]. 513
514 Prima si mangia e poi si ragiona. Non e` consigliabile discutere, argomentare, cercare soluzioni di problemi quando l’appetito si fa sentire. Allo stesso modo non e` consigliabile trattare problemi di lavoro o economici prima del pasto. L’uomo trova serenita` ed equilibrio quando tacciono gli assilli delle necessita` naturali. Anche a tavola non si trattano affari: la tensione della discussione, la difficolta` dei rapporti compromettono il pasto e la buona digestione. E` un principio seguito fermamente dagli inglesi, che dicono anche: Uomo affamato guardati da ogni lato [F 188]. 515 Chi ha fame fa mezzo ragionamento. Non riflette ne´ argomenta bene. 516 A corpo pieno si ragiona meglio. Un disagio fisico, come il richiamo dell’appetito, mette una persona in uno stato di reattivita` superiore, d’irritabilita`, di nervosismo che non conciliano affatto la discussione calma e le intese. Invece, allorche´ un buon pasto ha sedato gli stimoli aggressivi e occupa le energie nella digestione, l’uomo e` piu` pacioso, arrendevole, disposto a smussare gli spigoli e ad accordarsi. Vedi anche La fame non ci vede e non ci sente [F 173]; La fame e` cattiva consigliera [F 182]; Da uomo che ha fame guardati come dal cane [F 186]; Quando
pag 930 - 04/07/2007
867
.
il dente sbatte a vuoto scuote piu` del terremoto [F 190]; La fame e` il seme della rabbia [F 189]. Chi mangia piano vive sano. La medicina antica e quella contemporanea sono concordi nel consigliare di mangiare lentamente, con calma, masticando bene. Vedi anche La prima digestione avviene in bocca [D 371]; Masticare e` il segreto del mangiare [M 920]. 517
Fretta di mangiare fretta di crepare. Reciproco del precedente. 518
Mangia come un bue e bevi come un asino. Mangia lentamente masticando molto, come fa il bue, e bevi poco per volta, con calma, come fa l’asino. 519
520 Il mangiare insegna a bere. E` il mangiare che determina la misura e la qualita` delle bevande, che si regolano proprio su come e quanto uno mangia, e non il contrario. Vedi anche Il bere insegna a mangiare [B 464].
Chi mangia caca e chi beve s’ubriaca. Gli effetti del bere troppo sono piu` gravi di quelli dell’eccedere nel mangiare. Chi mangia ha come conseguenza quella di smaltire ed evacuare tutto, mentre chi beve perde il controllo di se´. 521
522 Il mangiare mangia lui. Si dice di chi, essendo molto vorace, rimane secco allampanato, sı` che pare che il mangiare passi dal suo corpo portandogli via la carne.
Pregate [lavorate per noi], mangeremo per voi. Frase scherzosa, pronunciata per parodiare i frati o le persone religiose che, come ringraziamento per le offerte, dicono: ‘‘Pregheremo per voi’’. 523
Chi ha, mangi e chi non ha s’arrangi. Principio egoistico poco enunciato, ma assai praticato. 524
525
Non mangiar crudo e non andar a piede ignudo.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
MANGIARE
Un tempo i cibi crudi causavano facilmente infezioni intestinali e camminare scalzi era causa non solo di ferite ai piedi ma anche di polmoniti che potevano portare alla morte. Chi troppo mangia la pancia gli duole e chi non mangia lavorar non puole. Chi mangia esageratamente si rovina la salute, sta male e chi mangia poco e` debole e non puo` lavorare. 526
Chi mangia e non beve e` sazio e non lo crede. Chi mangia senza bere stiva nello stomaco gli alimenti in modo tale che non si diluiscono, occupando cosı` poco spazio. Chi non beve, quindi, puo` ingerire una quantita` di cibo maggiore rispetto a chi beve, e continua cosı` a mangiare anche se e` gia sazio. 527
Dio ti guardi dal mangiatore che non beve. Perche´ e` capace di mangiare quantita` smisurate di cibo. 528
529 Mangiare senza bere, murare a secco. Mangiare senza bere e` come murare senza malta, senza calce o cemento. Con questa tecnica si eseguono i muri a secco, fatti di sole pietre sovrapposte: opera precaria, di poca stabilita`. Vedi anche Il bere insegna a mangiare [B 464].
Chi mangia prima e doppo corre al cesso di galoppo. Proverbio dell’Italia centrale, come denuncia doppo per ‘‘dopo’’. Chi fa seguire a un pasto un’ulteriore mangiata rischia di avere un disturbo di stomaco. 530
Chi mangia la gallina degli altri impegna il proprio pollaio. Chi accetta un favore, un aiuto, un’opportunita` s’impegna a ricambiare a sua volta. Chi viene invitato a mangiare ha come impegno di ricambiare l’invito. 531
Bisogna [Si deve] mangiare per vivere e non vivere per mangiare. E` il motto fatto proprio dall’avaro Arpagone nella commedia di Molie`re (L’Avaro, atto III, scena I). Invito al controllo dell’appetito famoso nell’antichita`, viene attribuito a Socrate da molte fonti, greche e latine, e si sa che Diogene cinico lo ripeteva. Nella forma di cui l’italiano e` traduzione si trova nella Rhetorica ad Herennium (4.28.39): Esse oportet ut vivas, non vivere ut edas. In Quintiliano (Istituzioni oratorie 9.3.85), poi, si legge, 532
pag 931 - 04/07/2007
MANGIARE
sempre come facile esempio retorico proverbiale Non ut edam vivo, sed ut vivam edo ‘‘Non per mangiare vivo, ma per vivere mangio’’; affine al detto che tuttora si ripete in latino: 533 Ede ut vivas; ne vivas ut edas. ‘‘Mangia per vivere, non vivere per mangiare’’. Motto che si usava anche incidere come promemoria su vasellame o mobili da pranzo, abbreviando: E. V. V. N. V. V. E. 534 Chi piu ` mangia meno mangia. Chi fa stravizi campa poco. Chi a tavola esagera sempre compromette la sua salute, si debilita e muore, per cui, smettendo di mangiare, mangia nel complesso meno di chi mangia poco ma per una lunga vita. 535
868
.
Chi mangia poco mangia sempre e chi mangia troppo si strozza.
536
Chi troppo mangia, mangia per poco.
537
Chi troppo mangia scoppia.
538
A mangiar tanto si campa poco.
539
Chi mangia questiona con la morte.
Chi troppo mangia prima crepa. Vedi anche Cinghia lunga, vita corta [C 1606]. 540
Tra mangiate e bevute si saluta la salute. Per analogia. 541
542 Poco vive chi troppo sparecchia. Per analogia. Sparecchia nel senso che vuota la tavola dei cibi che vi sono imbanditi.
Con pasti succulenti si scava la fossa coi propri denti. Per analogia. 543
544
Chi mangia quanto un maiale campa fino a Natale.
545
Chi troppo mangia male invecchia.
546
Mangiando da crepare si sta male da morire.
Bisogna mangiare da sano e bere da malato. Per vivere bene bisogna mangiare di tutto e bere con molta moderazione, poiche´ i mali della digestione vengono soprattutto dal bere. 547
Mangia poco e bevi meno e il pennuto tieni a freno. Secondo le indicazioni della medicina del passato, espresse soprattutto dalla Scuola salernitana, il segreto della buona salute sta nel 548
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
mangiare sano e moderato e in un uso contenuto dell’attivita` sessuale. Pennuto e` metafora per indicare l’uccello, a sua volta metafora (ormai non piu` eufemismo) per indicare il pene. 549
Mangia poco e bevi meno e a lussuria poni freno.
Poco cibo e nullo affanno sanita` del corpo fanno. Per analogia. Mangiando con moderazione e non angustiandosi ci si mantiene sani. 550
Se ti preme sanita` non mangiare a sazieta`. Se ti preme la salute, mangia con moderazione. Vedi anche Bisogna alzarsi da tavola sempre con un po’ d’appetito [A 1056]. 551
552 Mangiare presto e morire tardi. Bisogna assicurarsi subito i vantaggi e dilazionare gli incomodi. 553 Piu ` si mangia e piu` vien fame. Si crede che ai mangioni si dilati lo stomaco e per questo non sentano mai la sazieta`. Vedi anche L’appetito vien mangiando [A 1055].
Chi mangia e non invita lo strozzasse ogni mollica. Un tempo era considerato un gesto scortese mangiare qualcosa davanti a qualcuno senza offrirgliela. 554
A mangiare vita dulcedo, a pagare ad te suspiramus. Due frasi latine del Salve Regina rivolte alla Vergine: ‘‘vita dolcezza’’, ‘‘a te sospiriamo’’, per indicare che son due cose ben diverse mangiare e pagare il conto. 555
A mangiare gaudeamus a pagare suspiramus. ‘‘A mangiare gioiamo, a pagare sospiriamo’’. Anche Gaudeamus e` un incipit piuttosto diffuso di canti liturgici. 556
Tutto si puo` dire e tutto si puo` fare, ma quando e` l’ora bisogna mangiare. Non c’e` discorso o attivita` che possa impedire di andare a mangiare all’ora canonica. 557
Chi ha lingua vuol parlare e chi ha bocca vuol mangiare. Si ripete, come il precedente, quando le discussioni, i lavori, le chiacchiere si prolungano oltre l’ora nella quale si suole andare a tavola: riconoscendo un diritto quello di par558
pag 932 - 04/07/2007
869
.
lare, si fa capire che quello di mangiare, in particolare per chi ha fame, ha ancora maggior valore. 559 Per mangiare si fa guerra. Dove c’e` qualcosa che deve essere spartito nascono le discordie. 560
Dove si mangia si litiga.
Chi comincia a mangiare comincia la guerra. Appena si nasce, appena si comincia a mangiare, inizia la lotta della vita. Vedi anche Il vivere dell’uomo sulla terra altro non e` che una perpetua [continua] guerra [V 1111]. 561
L’animale divora, l’uomo mangia, il gentiluomo assapora. L’animale mangia solo per fame, quando trova il cibo, che consuma voracemente; l’uomo comune mangia con educazione e nelle forme prescritte; il signore, che non fatica, mangia poco e lo fa solo con distacco, per godere dei sapori del cibo, non per togliersi la fame. Vedi anche Il mangiare e` da facchino, il bere da gentiluomo [B 453]. 562
Chi mangia a crepapanza offende la temperanza. Chi mangia in modo esagerato offende il principio della temperanza, dell’equilibrio e del controllo, necessario alla decenza e soprattutto alla salute. La forma crepapanza in luogo di ‘‘crepapancia’’ (alternativa piu` rara di ‘‘crepapelle’’) denuncia origine centromeridionale. 563
Mangia tu che mangio anch’io, mangiamo tutti nel nome di Dio. Si dice dell’amministrazione pubblica i cui dipendenti di comune accordo rubano coprendo l’uno i reati dell’altro e facendo passare il proprio lavoro come un’attivita` meritoria, svolta con fatica per il bene degli altri. Il detto e` usato come invito scherzoso in cui mangiare assume il significato metaforico di ‘‘prendere’’, ‘‘approfittare di una situazione’’, ‘‘rubare’’. Il poeta giocoso Antonio Guadagnoli (1798-1858) inserı` questo vecchio detto in una sua ottava divenuta famosa, che si trova nel Secolo umanitario (versi 65-66), prefazione al lunario Sesto Caio Baccelli del 1842: ‘‘Il ciel manda alle passere il panico, manda l’uva alla vespa, all’ape il fiore, e manda il fieno agli asini ed ai buoi: mandera` qualche cosa ancora a noi! 564
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
MANGIARE
Infatti mangia il ricco e il doganiere, mangia il ministro e mangia l’ingegnere; insomma mangi tu, mangio ancor io, mangiamo tutti col nome di Dio’’. 565 Il mondo e` tutto un mangia mangia. Nella societa` tutti cercano di procurare a se stessi quanto piu` possono. Vedi anche Ognuno tira l’acqua al suo mulino [A 177]. 566 Mangia e lascia mangiare. Procura di mangiare sempre regolarmente e di lasciare che gli altri (familiari, sottoposti, inservienti) possano fare altrettanto, con significato assai vicino al piu` diffuso Vivi e lascia vivere [V 1099]. Ma il detto e` impiegato piu` frequentemente dando al mangiare il senso di intascare soldi disonestamente, approfittare di una situazione.
Mangia poco e tienti vicino al fuoco. E` un consiglio per chi viene invitato a un convito. Se si vuole lasciare la tavola sani e lieti si deve essere temperanti nel cibo e cercare di stare in un luogo caldo, vicino al fuoco, in modo da non soffrire il freddo durante il pasto, cosa che fa malissimo. Tale inconveniente era frequente, infatti, nelle case di una volta, scaldate solo dai camini. 567
Mangia tanto una rozza quanto un buon cavallo. La rozza e` il cavallo di poco valore, vecchio, pieno d’acciacchi. Non vale la pena tenere un cavallo vecchio e debole in quanto mangia e consuma quanto un buon cavallo, che invece lavora e rende. 568
Mangia bene e caca forte e non aver paura della morte. Le malattie piu` pericolose sono quelle dell’apparato digerente. Se mangi bene, di gusto e regolarmente, se restituisci quanto hai smaltito, non devi temere le malattie. Vedi anche Finche´ la bocca prende e il culo rende si va in tasca alle medicine e a chi le vende [B 636]. 569
Mangia forte, caca duro e dalla morte sta’ sicuro. Vedi anche Chi mangia forte e caca bene sta meglio dell’Abate Arrivabene [B 637]; Chi mangia, beve, dorme e caca sta dieci volte meglio del papa [B 638]. 570
571 Chi mangia non ha padrone. Quando uno mangia deve essere lasciato in pace da tutti: non deve essere disturbato, ne´ sorvegliato, ne´ controllato. Vedi anche Carlo
pag 933 - 04/07/2007
MANGIARE
870
.
Quinto imperatore quando aveva mangiato lasciava mangiare il servitore [C 738] ; Quando mangio e quando trombo non mi chiamar che non rispondo [T 1020]. Mal si mangia con chi conta i bocconi. Si sta a tavola male con chi o per avarizia o per mania di regole salutari misura il cibo e rimprovera gli eccessi. Ovviamente applicabile anche al di fuori del contesto alimentare. 572
Chi mangia non predica e chi predica non confessa. Chi mangia non pensa a cose elevate o morali: provvede solo a soddisfare il suo appetito. In metafora: chi fa il suo interesse ha poco da insegnare moralmente a nessuno. Chi predica, invece, chi fa opera d’insegnamento morale, sta bene attento a non mettere in piazza (confessare) il suo comportamento nella vita, poiche´ non risulterebbe in armonia con quanto va consigliando ad altri. Per cui: chi fa il proprio interesse e` meschino e chi predica agli altri e` un po’ tartufo, ipocrita. Il proverbio non si capisce se non si sa che, prima d’essere un detto, era una regola che vigeva tra i preti quando si riunivano in una parrocchia per celebrare una festa solenne. Nel distribuire le mansioni si teneva conto che colui che doveva fare la grande predica nel pomeriggio non poteva approfittare del lauto pranzo che era uso imbandire (chi mangia non predica) e colui che faceva la predica, in considerazione del sacrificio a tavola, e della fatica sul pulpito, era esentato dal confessare (chi predica non confessa). 573
Chi mangia fa molliche. Chi ha e consuma cose buone lascia le tracce, richiamando cosı` altre persone. Ovvero: lascia briciole utili per altri, offre qualche opportunita` a chi ha meno di lui. 574
A chi mangia le pere col padrone non toccano le migliori. Mangiando con persone di riguardo, e` necessario lasciare a loro la scelta, e, naturalmente, a chi e` da meno rimangono i bocconi meno ghiotti. Cosı` facendo qualcosa insieme a chi e` in una posizione di forza bisogna accontentarsi dei vantaggi che vengono, anche se non sono i migliori. 575
Chi mangia in pie`, mangia per tre. Chi mangia in piedi mangia molto di piu` di colui che sta seduto. E` una vecchia diceria 576
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
derivante dalla credenza che, stando in piedi, gli alimenti si assestino e si digeriscano prima. Chi mangia in piedi mangia per sei. Dio ti guardi da quelli che non hanno fame. Che Dio non ti faccia incontrare quelli che dicono: ‘‘Non ho fame’’, ‘‘Mangio poco’’, ‘‘Vengo a tavola per compagnia’’... Sono persone che, cominciando svogliatamente, mangiano a crepapelle sparecchiando le tavole. 577 578
Uomo di poco pasto si mangia l’asino con tutto il basto. 580 Mangia e bevi come vuoi e vestiti come vogliono. A tavola comportati secondo le tue necessita` e i tuoi gusti, senza dare ascolto a quello che dicono gli altri, nel vestire adeguati invece a quello che fanno gli altri per non avere critiche o passare da stravagante. 579
Mangiare a modo tuo, vestire a modo degli altri. 582 Chi per pane e chi per legna per mangiare ognun s’ingegna. Chi facendo il fornaio e chi il boscaiolo, tutti si guadagnano da vivere. Chi facendo una cosa chi un’altra tutti lavorano per vivere. 581
583 Chi mangia si riprende. Il malato che, superato il morbo, comincia a mangiare, mostra che presto riacquistera` la salute e le forze.
Chi mangia ferro ha le budella di piombo. Di una cosa difficile a digerirsi si dice ‘‘pesante come il ferro’’; il piombo si usa come contenitore di acidi che sono capaci di corrodere il ferro. Il senso del detto e` quindi che chi mangia cose pesanti, indigeste, ha uno stomaco che si adatta e resiste in maniera straordinaria. 584
Chi mangia a casa degli altri risparmia a casa sua. Vecchio motto degli avari, ovvero dei miseri, assai diffuso quando mangiare era il primo problema della giornata e non sempre veniva risolto. Di fatto e` uno scherzoso ammonimento agli scrocconi. 585
Dove si mangia in due si mangia anche in tre. Dove c’e` da mangiare per due persone facilmente si rimedia anche per un’altra, divi586
pag 934 - 04/07/2007
871
.
dendo quello che e` disponibile, allungando e integrando. Il detto e` usato anche in riferimento alla crescita di una famiglia: ossia, quando nasce un bambino, o comunque entra un’altra persona nel nucleo familiare. Vedi anche Brodo lungo e seguitate! [B 926]. 587 Dove ce n’e` per tre ce n’e` per quattro. Per analogia.
Mangia quanto hai, ma non dire quanto sai. Mangiati pure il patrimonio: finirai in miseria ma in qualche modo vivrai; se invece rivelerai dei segreti, farai la spia o qualche delazione, allora la tua vita non durera` a lungo. Vedi anche Chi a tavola mangia tutto e in piazza racconta tutto, finisce male [R 26]. 588
Mangiare sul conto degli altri e lavorare sul proprio. Principio di chi sfrutta cinicamente le situazioni: farsi mantenere dagli altri mentre si lavora nel proprio interesse. E` quanto spesso fanno alcuni operatori, in particolare fattori, casieri, custodi, guardiani. 589
Uno mangia la candela e un altro caca lo stoppino. Uno fa il danno e un altro ne paga le conseguenze. Vedi anche i contrari: Chi ha mangiato le candele digerisca gli stoppini [M 374]; Chi ha fatto il peccato, faccia la penitenza [P 966]; Chi ha fatto il male, sconti la pena [M 366]. 590
Quello che si mangia bene non fa mai male. Quello che si mangia con appetito, con gusto non fa male. E` una delle scuse a cui si ricorre a tavola per mangiare tranquillamente quello che poi, di solito, fa male. Vedi anche Quel che si mangia con l’appetito non si racconta al medico [A 1063]. 591
592 Chi mangia solo muore solo. Si dice di chi per avarizia non si sposa e non ha figli e quindi muore solo.
Chi mangia solo affoga. Chi mangia a tavola deserta spesso eccede nella misura e va incontro ai guai causati dall’eccesso di cibo; oppure da intendere come ammonimento a chi non e` socievole. Vedi anche Soli non si sta bene nemmeno in Paradiso [S 1598]. 593
594
Chi mangia solo (si) strozza.
595
Dopo mangiato pesano i capelli.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
MANICA
Il vino e la pesantezza del cibo aggravano la testa. 596 Chi mangia fatica. Anche mangiare comporta una certa fatica, inavvertita per il desiderio o per il gusto del cibo. Il detto ha un valore fortemente ironico e si rivolge contro i fannulloni, gli oziosi come per dire che anche loro hanno un bel da fare.
Anche chi mangia lavora [suda]. Chi mangia finche´ si ammala, digiuna finche´ risana. L’indigestione e` un male che si guarisce con la dieta. Anche nel senso di Chi ha fatto il peccato, faccia la penitenza [P 966]. 597 598
599 Se avevate mangiato vi davo da bere. Frase con la quale si rimprovera chi trova delle scuse per il proprio comportameneo poco generoso. Infatti se alla domanda: ‘‘Avete mangiato?’’, l’altro risponde di sı`, la risposta dell’avaro e`:
Se non avevate mangiato v’invitavo a tavola con noi. Frase che si usa con lo stesso significato della precedente. 600
MANGIATA Una mangiata una cacata. Regola generale che governa una vita fisicamente sana. 601
Con una buona mangiata stai meglio d’un papa. Il cibo gratifica e procura appagamento al punto che, una volta sazi, non si ha piu` bisogno di nulla. 602
Bella cacata val piu` d’una mangiata. Pare dia maggior soddisfazione e felicita`. 603
MANICA Quel che non va nelle maniche va nei gheroni. Il gherone e` un triangolo di panno che si pone sui fianchi nella camicia per darle maggiore ampiezza. In un lavoro, in una faccenda, una data quantita` di materia o di danaro viene impiegata risparmiando qua e abbondando la`: comunque viene impiegata tutta. Quello che si perde da una parte si ritrova nell’altra. 604
605
Secondo l’abito si fa la manica.
pag 935 - 04/07/2007
MANICO
Le componenti minori si calcolano, si misurano, in funzione della parte principale dell’insieme. L’appendice deve essere armonizzata con il tutto. MANICO f Vedi Ciliegia, Moneta, Paiolo, Scure. 606 Vada il manico dietro la scure. Si racconta d’un boscaiolo che, volatogli via il ferro della scure e non riuscendo a ritrovarlo, getto` via anche il manico. Ma poi ritrovo` la lama della scure e dovette rifare il manico. Il detto e` usato quando, perduta una parte di una cosa, per la rabbia o per calcolo, si getta via anche quella che e` rimasta. 607 Ogni cosa ha due manici. Ogni fenomeno ha due aspetti, ogni problema puo` esser considerato da due prospettive. Vedi anche Ogni cosa ha due lati [L 169]. 608 Il difetto [vizio] e` [sta] nel manico. Si dice di qualcosa che non funziona per una ragione che e` nell’origine, nella costruzione, in una causa precedente o nella sua stessa natura, come se si trattasse di un utensile, un coltello, ecc. Spesso anche per dire che la colpa e` del capo, di chi comanda, ordina.
MANICOMIO Il manicomio e` stato per lungo tempo l’asilo, l’ospizio dei malati di mente. Per i degenti, tenuti spesso in cattive condizioni, era piu` un luogo di pena che di cura, uno dei piu` terribili ideati dall’uomo a fin di bene. Nella fantasia popolare era il ricettacolo di tutte le assurdita`, le stravaganze e le scemenze, sfondo ideale per storielle e barzellette, nelle quali pero` i matti spesso comparivano migliori dei cosiddetti sani. f Vedi Matto, Pazzo. Il manicomio e` il campionario della merce che e` fuori. Costituisce una sorta di fiera campionaria, di catalogo o di museo della pazzia che imperversa nel mondo, fuori delle mura. 609
610
872
.
Il manicomio e` la vetrina e il mondo e` il negozio [magazzino].
611 Non tutti i pazzi sono al manicomio. Ribadisce il concetto per cui molti pazzi vivono liberi. Puo` inoltre significare che i pazzi si nascondono tra i sani e che anche nelle persone savie c’e` un po’ di pazzia.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Ci sono piu` matti fuori (del manicomio) che dentro. 613 Al manicomio tengono solo il seme. Al manicomio tengono solo gli esemplari migliori, gli altri li lasciano in liberta`. 612
614
I pazzi scrivono manicomio fuori.
MANIERA 615 Colle buone maniere s’ottiene tutto. Frase fatta molto viva e diffusa: con la gentilezza e la cortesia si ottiene piu` che con la forza. Ma si usa spesso ironicamente quando, passando alle cattive maniere, si vede che si ottiene quello che non si riusciva ad avere con le buone. Vedi anche Miele; Si pigliano piu` mosche con una goccia di miele che con un barile d’aceto [M 2118]; Il cane si lega piu` con le carezze che con la catena [C 473]; Col miele si piglia la mosca e s’intrappola l’orso [M 1458]. 616 Colle buone maniere ci si trova sposati. Spesso usando cortesia, sorvolando sui dissensi, smussando gli spigoli, sopportando, accettando, si instaura un rapporto particolarmente stretto e vincolante come quello del matrimonio.
MANNA La manna e` il cibo che, cadendo dal cielo ogni notte, alimento` gli ebrei durante il loro viaggio nel deserto (Esodo 16.31). Divenuta simbolo di un aiuto insperato quanto provvido, e` entrata nel linguaggio proverbiale con tale significato ‘‘e` una vera manna, aspettare la manna’’. Con riferimento costante al miracoloso alimento biblico, non ha niente a che fare con la sostanza zuccherina e viscosa che ancor oggi si ricava da una varieta` del Fraxinus ornus, coltivato da noi specialmente in Sicilia, ma che non cresce nelle regioni desertiche. f Vedi Tempo. Chi aspetta che gli piova la manna dal cielo va a letto a pancia vuota. Chi attende che altri provveda ai suoi bisogni aspetta invano. Chi non si da` da fare per se´, dagli altri riceve poco o nulla. Vedi Aiu`tati, che il ciel t’aiuta [A 372]. 617
MANO Nel corso dei secoli e nelle varie culture la mano e` sempre stata un simbolo denso di significati. In molti di questi proverbi assume
pag 936 - 04/07/2007
873
.
valenze positive, essendo sinonimo di laboriosita`, generosita`; altre volte, in riferimento all’antica mantica, viene associata a varie parti del corpo come il cuore e la mente. f Vedi Braccio, Imboccare, Macina. Una mano lava l’altra, (e) tutt’e due lavano il viso. La sinergia aiuta a vivere, l’unione costituisce forza. Trissino scrive (L’Italia liberata da’ Goti, 14): ‘‘La man lava la mano e ’l dito il dito’’. Giusti (Gingillino 3): ‘‘Una man lava l’altra, / suol dirsi, e tutte e due lavano il viso’’. Vedi anche L’unione fa la forza [U 112].
629
Molte mani fanno l’opera leggera [il peso leggero]. 620 La mano sinistra e` la mano del cuore. Secondo un’antica credenza la mano sinistra, e precisamente nel dito anulare, sarebbe congiunta direttamente al cuore. Questa sarebbe la ragione per la quale a quel dito si mette l’anello. 621 Mano onorata va per tutto il mondo. Si riferisce alla prodezza nelle armi: la mano che e` degna di merito puo` presentarsi ovunque e riceve da tutti onore. 622 Dalla mano alla bocca si perde la zuppa. Non tutto quello che si e` in procinto di avere si ottiene, non tutto quello che si crede gia` nostro ci tocca. Vedi anche Tra bocca e boccone accadono mille cose [B 674].
Tra la mano e la bocca spesso il boccone diventa amaro. 624 La mano tira e il diavol porta. Nella tentazione e` come se la mano, presa da autonomo desiderio, stimolasse ad agguantare, a rubare, mentre il diavolo offre l’occasione per farlo. 623
Cio` che non si guadagna con la mano non si trova poi sotto i denti. Quello che non si guadagna lavorando non si ha poi sulla tavola. Se si vuole star bene conviene lavorare e procacciarsi il necessario. 625
626 Caldo di mano, freddo di cuore. Vorrebbe il proverbio che chi ha le mani calde sia tiepido nei sentimenti. Genericamente: chi manifesta espansivita` raramente e` sincero. 627 Mano fredda cuore caldo. Chi ha le mani fredde e` invece ritenuto ricco di buoni sentimenti, affetto e sincerita`. 628
Mano fredda cuor sincero.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Freddo di mano caldo di cuore.
Mano fredda caldo amore. Affine ai precedenti, ma qui, come nei seguenti, questo stato puo` essere esplicito indizio di innamoramento. 630
618
619
MANO
631
Mano fredda, cuore innamorato.
632
Mano umida dice amore.
Mani calde d’ammalato, mani fredde d’innamorato. Contrapposizione fra mani calde di febbre e mani fredde per un tormento sentimentale. 633
Mani callose, mani gloriose. Le mani con i calli sono segno di una vita laboriosa, attiva, utile a se´ e agli altri, una vita, cioe`, della quale si puo` essere orgogliosi. 634
Si bacia talvolta quella mano che si vorrebbe mordere. Talvolta per necessita` bisogna onorare, far buon viso a quello che ci rimane piu` odioso. 635
Tocca a volte baciare la mano che vorremmo mozzare. Vedi anche Per amore del lardo si bacia il culo al porco [L 124]. 636
637 Ognuno mette la mano dove gli duole. Ciascuno istintivamente protegge, si tocca, cura quello che gli fa male. Metaforicamente: ognuno corre col discorso a trattare delle cose che gli stanno a cuore, per le quali soffre o teme. Vedi anche La lingua batte dove il dente duole [L 693].
Mani asciutte terra bagnata. Le mani troppo asciutte, secche, con la pelle tirata sono indizio di mutamento di tempo verso la pioggia, o di prossima gelata. In veneto si dice Man arse, vol piover. 638
Mano piccolina testa fina. Chi ha le mani piccole ha ingegno sottile. Cosı` vuole la corrispondenza tra le parti somatiche dell’antica mantica. 639
A chi da` volentieri la mano prendono anche il braccio. Chi si presta prontamente e spontaneamente ad aiutare gli altri incorre nel rischio di essere sfruttato. La generosita` disinteressata e` spesso intesa come dabbenaggine ovvero 640
pag 937 - 04/07/2007
MANTELLO
come liberalita` di nessun valore, e quindi occasione da cogliere approfittandone senza misura. 641 Le belle mani strozzano. Le belle mani di donna che fanno innamorare, divengono poi tiranne. Le maniere gentili, i modi suadenti e raffinati sono spesso lacci che soffocano.
Una mano non deve sapere quello che fa l’altra. Chi dona con una mano, non dica all’altra di disporsi a ricevere da un’altra parte. Quando uno fa del bene non deve avere nessun secondo pensiero, nessun altro fine, nessuna mira a un eventuale vantaggio. Variante del piu` diffuso proverbio di origine evangelica Non sappia la tua destra quel che fa la tua sinistra [D 248]. Vedi anche Chi da` per ricevere non da` nulla [D 95]; Dona a occhi chiusi e prendi a occhi aperti [D 781]. 642
643 La mano del povero e` lo scrigno di Dio. Mettere soldi in mano ai poveri e` come mettere soldi nella cassaforte di Dio. Invito a fare l’elemosina. Vedi anche Chi da` al povero presta a Dio [P 2313]; Il cielo e` il salvadanaio dei poveri [C 1577]; A uomo elemosiniero Dio e` tesoriero [E 51]. 644 La man che da` raccoglie. Perche´ in cambio riceve il beneficio della benevolenza umana e divina.
Ha una mano lunga per prendere e una mano corta per dare. Si dice degli avidi che sono prontissimi a prendere quello che viene loro offerto, ma restii a dare quello che viene loro richiesto. Si registra anche con ‘‘braccio’’ in luogo di ‘‘mano’’. Vedi anche Per pigliar darebbe il cuore [P 1745]; Se ti danno una mucca corri con la fune [M 2193]. 645
Bisogna dare con una mano e prendere con due. Da`i con oculatezza, discrezione, senza offendere con l’eccesso, ne´ dando piu` del giusto e richiesto; prendi con prontezza e accortezza per non perdere l’occasione e mostrare il gradimento, senza nascondere la riconoscenza. 646
647
874
.
Dove s’arriva con le mani non ci vuol la scala.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Dove si riesce da soli non c’e` bisogno d’aiuti. Quando una cosa puo` essere fatta senza soci e` meglio, in quanto poi non si e` costretti a dividere i proventi con nessuno. MANTELLO Soprabito senza maniche che copre la persona dal collo fin sotto la vita con ampie pieghe. Un tempo comune, non essendovi l’uso del cappotto. Ve ne erano invernali e leggeri, eleganti e poveri, militari, da viaggio. Riparava anche dall’acqua. Nel linguaggio figurato era inteso come indice di ipocrisia: si poteva tenere sotto il mantello quello che fuori non appariva. Come esteriorita`: quello che la persona mostra, nascondendo la sua vera natura. In senso di manto puo` indicare la protezione di una persona (sotto il manto della Vergine). Nascondiglio di un’insidia: vi si puo` nascondere un pugnale o un’arma qualunque. Il mantello preso in prestito non tiene caldo. Quando si usa un bene che ci e` stato prestato, non se ne trae lo stesso piacere che si proverebbe se esso ci appartenesse. Infatti il pensiero che non e` nostro e quindi che non puo` durare quanto vorremmo, non fa godere a pieno il benessere e i vantaggi che offre. 648
Ognun vede il mantello nessun vede il budello. Tutti vedono l’esteriorita`, l’apparenza, nessuno vede quello che e` dentro una persona, quello che pensa, sente, come si suol dire: quello che ha in corpo. Di senso affine anche il ben piu` diffuso L’abito fa il monaco [A 60]. 649
Quando fa bello prendi il mantello. Il mantello va preso non solo quando e` brutto tempo, ma anche quando, pur essendoci il sole, si prevede che piova o faccia freddo. 650
Il mantello di Ruzzante non aveva ne´ diritto, ne´ rovescio. Il mantello in questione era talmente sudicio che non se ne distingueva piu` il dentro dal fuori. Il detto e` usato in riferimento a una cosa che, comunque la si metta, sta male, oppure che e` talmente logora e malandata che non se ne distingue piu` il verso giusto. Ruzzante da ‘‘ruzzare’’, indica persona o animale che ama muoversi per giocare, divertirsi. In particolare in passato si usava per indicare chi amava molto scherzare, il mattacchione, il buffone. L’eroe di questo motto puo` essere un buffone 651
pag 938 - 04/07/2007
875
.
MARCO
qualsiasi, non necessariamente Angelo Beolco attore e autore cinquecentesco di commedie in lingua pavana.
non si spostava, disse: ‘‘Se la montagna non va da Maometto, Maometto va alla montagna’’. E fece come fanno tutti.
Chi volta il mantello secondo il vento presto arriva dove vuole. L’opportunista fa carriera e ha fortuna. Qui la parola mantello e` usata impropriamente, al fine di creare un riferimento all’espressione Voltar mantello, gabbana che significa ‘‘cambiare idee, parole e comportamenti secondo l’andazzo del momento’’; a rigor di logica, il termine che si sarebbe dovuto usare e` vela in quanto e` questa che si orienta secondo il vento che spira, non il mantello.
Se la montagna non va da Maometto, Maometto va alla montagna. E` appunto la frase del celebre aneddoto. Molto vivo e diffuso. Se non e` possibile fare in un modo si fa in un altro. Se non e` possibile fare come vorremmo, si fa come fanno tutti. Lo dice anche di chi, non riuscendo a far smuovere una persona, si reca a trovarla.
652
653
L’avveduto ha un mantello per ogni tempo.
654 Il mantello si taglia secondo il panno. Bisogna essere pratici: ogni cosa va misurata, tagliata e realizzata secondo il materiale che si ha a disposizione e non secondo il progetto che si ha in testa.
Mantello copre il brutto e copre il bello. Il mantello, la veste, la coperta nascondono quello che si vuol tenere segreto, sia la bruttezza che la bellezza. Con il mantello si coprono le qualita` e i difetti, si diventa anonimi. Si dice quando ci si mette addosso qualcosa per coprire un vestito poco presentabile. 655
MANTOVA Mantova bella, Parma sua sorella, Reggio gentile, Modena un porcile. Fermo restando che i blasoni sono maligni per loro stessa natura, in quanto formulati dai vicini invidiosi, l’offesa a Modena si riferisce probabilmente alla fama che la citta` si e` creata con i suoi insaccati. 656
MANTOVANO Mantovani, quel che non fanno oggi fanno domani. Sottolinea la presunta flemma dei mantovani. 657
MAOMETTO Il profeta dell’Islam compare nei proverbi solo per la storiella della montagna: si vuole che Maometto avesse ingiunto a una montagna di avvicinarsi a lui; visto che la montagna
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
658
659 Il miracolo di Maometto. Modo piu` sbrigativo per alludere alla storia suddetta. Si usa per commentare qualcosa che, dopo improbabili tentativi, e` stato fatto seguendo il sistema piu` ovvio.
MARCIO 660 C’e` del marcio in Danimarca. E` una frase tratta dall’Amleto di Shakespeare (atto I, scena IV) e pronunciata da Marcello. Significa che in una certa situazione, in un determinato contesto le cose non vanno, e si avverte aria di corruzione. Vedi anche Gatta ci cova [G 204].
Ucci ucci, sento odor di cristianucci. Per analogia. Intercalare dell’Orco nella novella Pochettino e in altre storie; si usa per dire che si sente puzzo d’imbroglio, di tranello. 661
662 C’e` puzzo di bruciaticcio [bruciato]. Per analogia. Si avverte da un sintomo che le cose non vanno, che c’e` del losco.
MARCO San Marco, evangelista (la cui festa cade il 25 aprile), fu seguace di san Pietro, che accompagno` a Roma dove predico` il Cristianesimo e scrisse il suo Vangelo seguendo le parole del maestro. Si reco` quindi a predicare ad Alessandria d’Egitto dove subı` il martirio. Fu sepolto con onore in quella citta` dalla quale le sue spoglie furono trafugate per essere portate a Venezia, dove sono conservate ancora nella grande chiesa a lui intitolata. I veneziani fecero di san Marco il loro protettore e assunsero come simbolo della loro citta` il leone alato che artiglia un libro, attributo del santo in tutte le sue raffigurazioni. Il culto di Marco e` molto diffuso: e` il santo protettore dei notai, dei vetrai, degli ottici e degli interpreti; inoltre e` invocato nelle preghiere per i raccolti. Molti
pag 939 - 04/07/2007
MARCO
876
.
proverbi sono legati al suo nome in quanto la festa a lui dedicata cade nel delicato periodo dell’allegazione. f Vedi Allegare. Quando Marcus Pasqua dabit totus mundus conquassabit. ‘‘Quando Marco (25 aprile) dara` la Pasqua, ci sara` un grande sconquasso nel mondo’’. Se viene la Pasqua il 25 aprile (la piu` alta) l’annata non sara` buona. Il Pasqualigo riporta un detto del XVI sec., inciso su una lapide posta a Oberemmel che dice: Quando Marcus Pascha dabit / et Antonius Pentecostem celebrabit, / et Joannes Christum adorabit / totus mundus Vae! clamabit!: ‘‘Quando Pasqua cadra` il 25 aprile, la Pentecoste il 13 giugno (festa di sant’Antonio da Padova), il Corpus Domini (che cadeva il giovedı` dopo la domenica della Santissima Trinita`, ossia dodici giorni dopo la Pentecoste) si sovrapporra` alla festa di san Giovanni (24 giugno), tutto il mondo chiamera` aiuto’’. Piu` sintetico l’equivalente veneto: Co san Marco pasquezava tutto ’l mondo in guera stava ‘‘Quando a san Marco si sovrapponeva la Pasqua, il mondo era tutto in guerra’’. Vedi anche Di marzo ai ventidue vien la Pasqua piu` bassa d’aprile ai venticinque ci arriva e mai li passa [P 632]; Quando san Giorgio viene di Pasqua per il mondo c’e` una gran burrasca [G 569]. 663
Chi vuole un buon bacato per san Marco o posto o nato. Si riferisce all’allevamento del baco da seta. Il ‘‘seme’’ (cosı` sono chiamate le sue uova) deposto in estate, veniva conservato fino alla successiva primavera e quindi tenuto in incubazione al caldo per dieci-quindici giorni, in modo che si schiudesse quando era pronta la foglia del gelso, alimento del filugello. 664
665 Per san Marco il baco in processione. Le donne usavano in certe zone portare in seno il ‘‘seme’’ del baco da seta per farlo dischiudere con il calore del corpo. La processione e` quella di san Marco, detta della Litania maggiore. Vedi Baco da seta.
A san Marco nato, a san Giovanni assettato. Il baco da seta che esce dalle uova e` detto filugello e divora le foglie di gelso facendosi grosso. Dopo piu` d’un mese dalla nascita ‘‘sale al bosco’’, ossia va ad alloggiarsi su un fitto cespuglio di scopi che gli viene accuratamente preparato. Qui si ferma e fa il bozzolo 666
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
che viene raccolto e lavorato. Tra la comparsa dei filugelli e la loro salita al bosco passano quindi circa trentatre´-trentacinque giorni, per cui il filugello sale per il bozzolo circa a san Giovanni (24 giugno). Fatti i conti, il proverbio avverte gli allevatori che in questa data (24 giugno) il baco ha raggiunto la sua ultima forma perfetta, e` assettato, pronto per rompere l’involucro, volare via per deporre le uova e ricominciare il proprio ciclo vitale. I proverbi non danno indicazioni di precisione scientifica, ma elementi orientativi, che nel calendario sono costituiti dalle feste maggiori: in questo caso san Marco e san Giovanni. Quest’ultima festa e` indicata come un campanello d’allarme: i bozzoli devono essere raccolti e posti in caldaie al fine di devitalizzarli. Infatti, la crisalide in questo momento si trasforma in farfalla e perforando l’involucro rovina il filo di seta che diviene inservibile. Alcuni testi, a cominciare dai Proverbi toscani del Giusti, riportano nel detto il termine assetato, invece di assettato. Le raccolte piu` documentate, come quella del Rossi Ferrini (Proverbi agricoli, 1931, p. 33) riportano, secondo noi correttamente, e come abbiamo sempre riscontrato anche oralmente, la versione assettato, vale a dire: il baco per san Giovanni si trova in fase di completata metamorfosi. Essendo passati anche i giorni necessari perche´ il filo di seta si consolidi e indurisca l’allevatore non deve piu` indugiare e fare sollecitamente la raccolta. Assetato non puo` certo voler dire ‘‘che ha sete’’, in quanto non e` previsto abbeverare filugelli. Potrebbe intendersi assetato nel senso di ‘‘coperto di seta’’, ma di questo aggettivo, con questo senso, non c’e` traccia nella tradizione scritta, ne´ in quella orale che mi e` stato possibile verificare, mentre coloro che hanno conosciuto la bachicoltura, hanno confermato la nostra interpretazione. Del resto il baco, stando ai tempi del proverbio, che sono indicativi, ma non casuali, a san Giovanni e` gia` coperto di seta da un pezzo, fin dai primi di giugno, poco piu`. San Marco Evangelista maggio alla vista. Quando arriva san Marco maggio e` vicino, vale a dire che il caldo, la bella stagione, la fioritura arrivano rapidamente. 667
668
Se fa sole a san Marco, abbondanza di vino.
pag 940 - 04/07/2007
877 Pronostico sul vino legato al 25 aprile, giorno che, per le previsioni calendariali e` importante e magico. Se piove di san Marco ogni spiga ne fa un quarto. La spiga del grano normalmente ha quattro file di chicchi. Se piove verso la fine di aprile, essa sara` molto piu` povera del solito, facendo prevedere uno scarso raccolto. 669
Se piove per san Marco ogni spiga ne perde un quarto. Fa una previsione meno catastrofica, ma piu` attendibile, di quella del proverbio precedente. 670
Se per san Marco piove i fichi ci saranno non si sa dove. Ossia: ci saranno pochissimi fichi. 671
Se piove per san Marco, il fico non lo vede il nemico ne´ l’amico. Il nemico e` quello che va a depredarlo, l’amico quello a cui invece se ne fa omaggio.
.
l’uomo non puo` niente altro che affidarsi alla fortuna o alla misericordia di Dio. Quindi facilmente, e` figura della vita e del mondo, con una metafora di lunghissima tradizione. Numerosi sono poi i riferimenti ai pescatori e ai marinai, cui si raccomanda di non sottovalutare i pericoli del mare e di affrontarli solo dopo aver acquisito abilita` ed esperienza. f Vedi Monte, Piano, Piovere, Terra. 677 Ogni acqua va al mare. Le cose umane hanno un solo destino comune, da qualunque parte si volgano. Si usa in particolare quando si vede che una cosa segue una sola direzione: il danaro va al ricco, i mali allo sventurato, ecc. 678
Tutti i ruscelli scendono al mare.
679
Dopo tanto andare ogni acqua torna al mare.
672
A san Marco le vacche passano il varco. Il 25 aprile e` una delle date fisse per la pastorizia: le mandrie si trasferiscono dalla pianura, dove i pascoli s’impoveriscono, ai prati di montagna dove trovano abbondanza d’erba e fresco. 673
674 Se fa caldo a san Marco, fa freddo poi. Se verso la fine di aprile comincia gia` a fare caldo, facilmente fara` fresco a giugno, quando invece il caldo e` benefico e necessario.
Per san Marco l’asino raglia perche´ vuol la somara e non la paglia. A maggio gli asini vanno in amore. Vedi Maggio. 675
San Marco la foglia fa l’arco. Al cadere di aprile gran parte delle foglie sono gia` formate e cominciano a prendere le forme definitive: molte foglie presentano un piu` o meno pronunciato inarcamento che segue la nervatura centrale. 676
MARE Visto innanzitutto come luogo di origine a cui torna l’acqua attraverso torrenti e fiumi e quindi interpretato metaforicamente come me`ta comune a cui tendono le cose umane. E` anche il luogo rischioso per eccellenza, dotato di una forza incoercibile, davanti alla quale
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
MARE
680 Ogni fontana trova il mare. Ogni cosa per quanto piccola riesce a raggiungere la sua grandezza; ogni uomo, per quanto incolto, riesce a trovare la via per giungere a Dio o ad alti valori. Vedi anche In cent’anni e cento mesi torna l’acqua ai suoi paesi [A 143]. 681 Chi cerca il mare segua un torrente. Seguendo un torrente si arriva inevitabilmente, attraverso i fiumi, al mare. Si puo` arrivare ad una cosa grande seguendone una piccola che di necessita` vi si riconnette. 682
Chi non sa la strada del mare prenda lungo il fiume.
683 Loda il mare e tieniti alla terra. Apprezza chi rischia, non essere meschino invidiandolo, ma sii prudente, commisura le imprese alle tue forze. Vedi anche una forma simile, ma con significato diverso: Dice il villano: loda il monte e tieniti al piano [P 1575].
Dove puoi andar per terra non andar per mare. Dove puoi andare sul sicuro, evita l’incerto e il pericoloso. Non scegliere inutilmente di sfidare il pericolo. 684
685 Il mare torna dove fu il mare. La forza incoercibile della natura accetta solo temporaneamente le modifiche apportate dall’uomo. Il proverbio nasce dal fatto che i contadini in molte zone arando o scavando trovavano continuamente grandi conchiglie delle
pag 941 - 04/07/2007
MARE
878
.
antiche ere geologiche: da qui l’idea che l’acqua torni ciclicamente a riprendersi un dominio suo.
ressa, vale a dire quello di cui sta parlando chi lo cita: un’orchestra senza suonatori, grandi cose senza quattrini, ballo senza donne, ecc.
Il mare e` amaro e il marinaro muore in mare. Proverbio che appare anche nei Malavoglia. Il mare e` cattivo e luogo di dolore, amaro come le sue acque, nel quale e` destino che il marinaio muoia e trovi la tomba.
Chi e` stato una volta in mare non puo` dirsi navigante. Per potersi definire esperto in una cosa bisogna averla fatta piu` volte e bisogna saperla fare bene. Vedi anche Una volta non fa usanza [U 124]; Uno non fa campione [U 121]; Un fiore non fa ghirlanda [R 907].
686
687 Nel mare si pigliano i pesci grandi. Per trovare le cose grandi bisogna cercarle nei luoghi adeguati: le persone di rilievo si trovano in ambienti di alto livello, ecc. Con significato vicino vedi Gran nave vuol grand’acqua [G 1015]; Nel piccolo ruscello non si prendono grossi pesci [R 1122]. 688
Nelle grandi acque si pigliano i pesci grossi.
689 Il mare inghiotte savi e pazzi. Non vale essere capace ed esperto per sfuggire ai pericoli del mare, che ha la sua legge inesorabile a cui solo con la fortuna si puo` riuscire a sfuggire. E fa cosı` anche la vita.
Quel che si promette in mare in terra non si mantiene. Quello che si promette nei momenti di pericolo, di paura, raramente si mantiene allorche´ le cose tornano alla normalita`. Sono le celebri ‘‘promesse di marinaio’’, simili a quelle degli amanti. 690
691 Il mare e` il facchino della terra. Il mare e` la massa d’acqua che sposta enormi pesi da un lato all’altro della terra: sabbia, tronchi, bastimenti, vento, semi. Si dice anche del vento e dei fiumi: 692
Il vento e` il facchino della terra.
693
I fiumi sono i facchini della terra.
Mare senza pesci, chiesa senza campane, bordello senza puttane non furon mai visti. Un ambiente, un’istituzione, non possono esistere se manca loro l’essenziale o la cosa piu` utile, significativa o caratteristica. I tre elementi sono indifferenti e potrebbero essere anche altri tre, senza che tra loro vi sia un particolare collegamento: servono solo a costituire un termine di paragone forte con quale poter confrontare quello che veramente inte694
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
695
Chi non sa orare [pregare] vada in mare a navigare. Chi non sa pregare, chi non si rivolge mai a Dio, andando per mare trovera` modo di cambiare idea. Il pericolo ridimensiona la fiducia in se stessi, la presunzione umana. Vedi anche Il timore e` maestro di preghiera [T 620]. 696
697 Il mare insegna il timor di Dio. Vedi anche Chi non naviga non sa cosa sia il timor di Dio [N 161]. 698
Il mare insegna a pregare.
699 Quando frutta il mare frutta la terra. Quando la campagna e` in piena produzione anche il mare e` particolarmente ricco di pesce. D’inverno invece il mare ne e` povero.
Quando il mare si lagna la terra si bagna. Quando il mare e` inquieto, borbotta, si infrange contro gli scogli, e` segno che s’avvicina la burrasca e piovera` anche sulla terra. 700
Quando il mare riluce neve conduce. Quando il mare d’inverno e` rilucente, con lampi fitti e barbagli riflessi sulle onde, e` indizio di una possibile nevicata. 701
Mare bianco scirocco in campo; mare crespo vento fresco. Il mare biancastro, con creste spumose che da`nno una patina chiara alla superficie e` indice di arrivo dello scirocco. Il mare increspato, con onde piccole porta vento fresco e leggero. 702
703 Il mare non rifiuta acqua. Chi ha molto vuole avere sempre di piu`. Il desiderio cresce con l’avere, invece di diminuire. 704
Il mare piu` acqua ha piu` ne vorrebbe.
pag 942 - 04/07/2007
879 705 Chi e` in mare non ha padroni. Chi si trova in una situazione pericolosa, in un ambiente infido, siccome ne va della sua vita, si regola come meglio crede, non riconoscendo l’autorita` di nessuno.
Non maledica il mare chi tornar volle a navigare. Chi dopo una triste esperienza e` tornato in mare, se si trova in brutte acque non se la prenda col mare. 706
707 Non tutto quel che e` in mare e` pesce. Non tutto quello che si trova dove c’e` o si produce qualcosa di buono, ha lo stesso valore e pregio. In ogni luogo c’e` del buono e del cattivo. Di quello che la vita offre bisogna scegliere, perche´ c’e` il bene e il male.
Non tutti i funghi del bosco sono porcini. Per analogia Nel bosco ci sono, ovviamente, anche i funghi velenosi. 708
Mare, femmina e fuoco non son cose da poco. Guai a chi sottovaluta, non tiene in giusta considerazione il mare, la donna e il fuoco. Tutt’e tre queste cose, se non trattate con cautela, possono provocare gravi danni, soprattutto la donna che pare la cosa piu` innocua e mite. Vedi anche Da tre F bisogna star lontano: fuoco, fiume e femmina [F 1]; La donna, il fuoco e il mare fanno l’uomo pericolare [D 950].
.
MARGHERITA
MAREMMANO Maremmani, Dio ne scampi i cani. La gente della Maremma gode fama di essere rozza, scontrosa, ma di animo buono. La lunga permanenza dei briganti in un territorio particolarmente favorevole ha generato una sorta di pregiudizio nei confronti di tutta la popolazione, che, per ragioni di degrado e di abbandono, li proteggeva e li favoriva. 711
All’usanza maremmana chi ’unn’inceppa ’unn’imbefana. Toscano: se si vuole ricevere un regalo per la Befana, bisogna farne uno per Natale. Ceppo e` il termine usato soprattutto in area fiorentina per indicare il Natale; l’uso deriva dalla consuetudine di bruciare in questo giorno nel camino un pezzo di tronco benedetto. I maremmani hanno regole chiare ed elementari di cortesia. Vedi anche Se vuoi che l’amicizia si mantenga fai che un paniere vada e l’altro venga [A 618]. 712
709
MAREMMA Ampia regione della Toscana meridionale, che fino ai primi decenni del XX sec. era paludosa e malsana, luogo tipico della malaria e dei briganti. Chi torna di Maremma senza malaria, da Napoli colla borsa, da Palermo senza moglie, dalla Puglia senza mosche, dalla Calabria senza legnate puo` dirsi fortunato. Il detto elenca i pericoli in cui un tempo si poteva incorrere visitando certe localita`. La Puglia era proverbialmente la patria delle mosche. Per indicare che di una cosa c’era grande abbondanza si diceva: ‘‘Ce n’e` piu` che mosche in Puglia’’. I Calabresi avevano fama di briganti, mentre a Palermo, se corteggiavi una donna, ti poteva capitare di trovarti sposato. 710
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
MARGHERITA Santa Margherita d’Antiochia (la cui festa ricorre il 20 luglio) e` stata tolta dal calendario della Chiesa dall’ultima riforma del tempo liturgico, perche´ considerata personaggio leggendario. Pur essendo in effetti una figura intessuta di leggenda, nell’antichita` e nel Medioevo santa Margherita e` stata tuttavia una delle sante piu` venerate, e diverse sante e beate ufficialmente riconosciute portano il suo nome. Fanciulla bellissima di Antiochia, Margherita fu chiesta in sposa dal prefetto al quale rispose con un rifiuto, essendo cristiana e votata a Dio. Il prefetto la fece torturare e gettare in prigione dove il demonio le apparve in forma di dragone che la divoro`. La virtu` della croce che portava sul petto fece pero` spalancare le viscere del mostro dalle quali la santa uscı` illesa. Morı` promettendo alle donne assistenza nel parto. Santa Margherita divenne cosı` la protettrice delle partorienti e la grande diffusione del suo culto si spiega facilmente pensando a quanto fosse rischioso un tempo partorire. Gli attributi di santa Margherita sono la palma del martirio e il drago dal ventre squarciato dal quale essa esce. Talvolta la santa e` rappresentata mentre calpesta il drago o lo tiene legato a catena. 713
Fino a santa Margherita il grano cresce nella bica.
pag 943 - 04/07/2007
MARIA
880
.
Fino a luglio inoltrato il grano legato in mannelli e posto a mucchi (biche) nei campi o sull’aia continua a maturare. Infatti l’essiccamento della pianta comincia dal fondo dello stelo e sale fino alla spiga che puo` continuare a ricevere gli umori rimasti in tutto il gambo, dopodiche´ anche il chicco comincia a seccarsi. La pioggia di santa Margherita distrugge noci, uva e fieno. La pioggia in questo periodo di grande calore non giova alle noci che allegano, all’uva che si sta formando ne´ al fieno che e` nel primo raccolto. 714
O mia santa Margherita come fu dolce l’entrata fai che dolce sia l’uscita. Invocazione scherzosa pronunciata dalle partorienti, reminiscenza dell’antico culto della santa, considerata protettrice, appunto, delle partorienti. In forme piu` o meno simili il detto che e` ripetuto anche per altre protettrici celesti. 715
MARIA Del culto di Maria Vergine, Madre di Cristo, e` pervasa la vita religiosa in genere e quella popolare in particolare. A lei sono dedicati chiese e santuari disseminati in tutto il mondo. L’aspetto che colpisce maggiormente di questa figura e` il suo lato materno, per questo e` quasi sempre raffigurata col Bambino o con il Figlio morto (Pieta`). Invocata con l’‘‘Ave Maria’’ e la recitazione del Rosario, evocata in molte apparizioni, Maria Vergine ha la familiarita` di una figura amica e la grandezza della divinita`. I proverbi in cui viene citata non sono in numero proporzionale alla sua importanza: segno forse di un rispetto nutrito verso una figura intimamente amata, mentre la violenza della bestemmia le si rivolge con frequenza, forse nella convinzione di toccare uno degli elementi piu` gelosi della religiosita` personale. I detti riguardano soprattutto le numerose feste dedicate alla Vergine: il suo concepimento senza peccato originale (Immacolata Concezione), l’8 dicembre; la sua nativita`, l’8 settembre; l’Annunciazione, il 25 marzo; l’Assunzione al cielo, il 15 agosto. A queste fondamentali celebrazioni vanno aggiunte quelle che ricordano le numerose apparizioni e immagini di Maria. f Vedi Annunziata, Assunta, Immacolata, Madonna, Vergine, Vigilia.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Quando nasce Maria le rondini sono andate via. La nativita` di Maria si festeggia l’8 settembre; in questo periodo le rondini hanno gia` migrato e sono ormai lontane. Vedi Per san Rocco (16 agosto) la rondine fa fagotto [R 817]. 716
Per santa Maria il marrone fa la cria. Toscano. Il riferimento e` qui a Santa Maria Assunta, la cui festa cade il 15 agosto. Fare la cria significa ‘‘formarsi’’. Vedi Allegare. 717
Santa Maria stende il manto sopra il lino. Si riferisce alla festa della Madonna delle Grazie, che cade il 9 giugno. Tra maggio e giugno fiorisce il lino, che ha il fiore azzurro, come il manto della Vergine. Una leggenda vuole che, inseguita dalle soldataglie di Erode, Maria si fosse nascosta in un campo di lino. La pianta prese allora il colore del suo manto per nasconderla, e la Vergine, salvata, volle che rimanesse di quel colore. Vedi anche Il lino per san Bernardino vuol fiorir grande o piccino [L 757]. 718
L’Annunciazione di Maria l’inverno caccia via. La festa dell’Annunciazione ricorre il 25 marzo; in questo periodo il freddo vero e proprio se ne e` ormai andato. 719
MARINAIO Nella visione popolare, il marinaio si configura come un essere che la donna contende al mare e il mare alla donna. In realta` la donna rappresenta il suo sogno, la sua casa, la sua Itaca, e il mare la liberta`, l’avventura, la prova continua del suo valore contro la furia degli elementi e il continuo pericolo. Senza rinnegare il suo amore principale, il marinaio trova angoli di riposo, di affetto nei mille paesi che visita e dovunque mente, promette senza mantenere, si pente e ricomincia da capo, perche´ in fondo e` il mare il suo vero mondo, e se ne ritira solo per necessita` e malinconicamente. f Vedi Mare, Nocchiero, Zucca. Non credere a promesse di marinaio, a giuramenti di puttana, a garanzie di mercante e a onesta` di fattore. I marinai sono abituati a far voti durante le tempeste e a non mantenerli. Le puttane giu720
pag 944 - 04/07/2007
881 rano anche il falso per ottenere quello che vogliono. Il mercante garantisce tutto pur di vendere, i fattori son disonesti per natura. Barca rotta, marinaio scapolo. Ossia, privo della sua naturale sposa, come appunto e` detta la barca. 721
Il buon marinaio si conosce al cattivo tempo. Le capacita` di una persona si vedono nei momenti difficili. Mentre col mare calmo tutti sanno navigare in qualche modo, con la tempesta si vede chi veramente e` un navigatore, capace di superare le difficolta`. Vedi anche Nella tempesta si vede il nocchiero [T 288]; Ognun sa navigare col bel tempo [N 164]. 722
La moglie del marinaio non e` ne´ sposata ne´ vedova. Non sta col marito che per pochissimo tempo, nei periodi intermedi tra le sue lunghe navigate, ma non e` neppure libera per potersi risposare. Si dice comunemente ‘‘vedova bianca’’. 723
Diceva il marinaio al mare: ‘‘Anche tu prenderai moglie e ti calmerai!’’ Si dice che l’uomo si calmi e metta giudizio quando prende moglie. 724
.
MARITARE
MARITARE La maggioranza di questi proverbi si riferisce a un tempo nel quale il matrimonio non era inteso come comunemente oggi lo intendiamo. Maritare vale ‘‘dare marito’’ e anche genericamente sposarsi. Spesso pero` in passato e` riferito alla donna, per la quale il matrimonio rappresentava l’evento decisivo della vita. La scelta dei vari partiti, con la dote e il corredo, era cosa che apparteneva ai genitori, i quali guardavano piu` a cose concrete che all’amore, che sarebbe venuto col tempo, se non c’era. Piu` che sposarsi la donna si accasava, si sistemava in modo piu` o meno brillante, vale a dire in una famiglia che le dava agio, sicurezza, disponibilita` . L’esperienza rispecchiata nei proverbi consigliava con insistenza di non fare pazzie, colpi di testa sposandosi per solo amore, cosa che si presenta come fonte di vicina e sicura infelicita` e d’amari pentimenti. f Vedi Dote, Matrimonio, Sposare. I maritati vanno d’accordo quando una non vede e l’altro e` sordo. Quando la donna non vede le infedelta` del marito e questi non sente le chiacchiere della moglie tra loro regna la concordia. Vedi anche Per un buon matrimonio ci vuole un uomo sordo e una donna cieca [M 983]; Moglie muta e marito cieco fecero una bella coppia [M 1631]. 727
Chi si marita male non fa mai Carnevale. Chi sposa la persona sbagliata fa vita triste e grama e non e` mai allegro. 728
MARINO Il marino e` un vento caldo e umido che in Italia si dice proveniente dal mare, come di solito accade. Puo` essere anche una corrente secondaria, collegata allo scirocco, che supera le zone costiere e interessa l’entroterra. Quando il marino veglia o acqua o nebbia. Quando spira questo vento si prevede che piova o ci sia nebbia. 725
Marino d’estate e tramontano d’inverno son due diavoli dell’inferno. Il marino, caldo e umido, d’estate crea una sensazione di soffocamento; il tramontano d’inverno invece e` gelido e taglia il viso. In Liguria i proverbi attestano una connessione diretta fra i due venti: A tramontanna a no s’addescia se o marin a no a remescia ‘‘Tramontana non si desta se il marino non la rimescola’’. 726
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
729
Chi mal si marita se ne pente per la vita.
Col maritare si comincia a tribolare. Sposandosi, l’uomo e la donna cominciano a dover affrontare i problemi quotidiani che comporta la vita coniugale e di famiglia. 730
Chi si marita per amore: di notte il piacere e di giorno il dolore. Chi sposandosi considera solamente il lato fisico e sentimentale della relazione sta bene di notte e male di giorno. Vedi anche Matrimonio fatto per amore si vive sempre con dolore [M 970]. 731
732
Chi si marita per amore sovente vive in pianto e dolore.
pag 945 - 04/07/2007
MARITO
882
.
Chi d’amore si piglia di rabbia s’accapiglia. L’amore e l’attrazione fisica non sono considerate basi abbastanza solide per poter stringere un matrimonio. 733
Chi si marita per amore, dura poco, chi per la bellezza, presto svanisce e chi per la dote la finisce. Non molto corretto grammaticalmente, ma chiaro nel senso. Lascia scarse vie di scampo. 734
Chi per la dote sposa se ne pente se non la sera stessa il dı` seguente. Credere che i soldi del coniuge possano rendere la vita felice e` un’illusione.
E` piu` facile sistemare dodici figlie che dar marito a una sola. Quando le figlie sono molte si sposano tutte e bene, come se l’impulso dato dalla prima (con conoscenze, amicizie, ecc.) ricadesse e si accrescesse sulle altre; se invece uno ha una figlia sola la sposa male, non le da` una buona sistemazione. E` una curiosa constatazione non priva di effettivi riscontri. Vedi anche Chi ha una figlia l’affoga e chi n’ha cento l’alloga [F 825]. 743
735
736 Chi sposa una dote vende la liberta`. Affine al precedente, con illustrazione del motivo del pentimento.
Quelli che sbadigliano insieme si maritano. Detto superstizioso che si pronuncia scherzosamente a un uomo e a una donna quando accade che sbadiglino insieme. 737
MARITO Importanza di un buon marito, ma anche pazienza per sopportarlo e astuzia per saperlo trattare, perche´ e` sempre meglio dei legami soffocanti della famiglia di provenienza. Non manca l’immagine del marito come padrone solo nominale, in realta` comandato dalla moglie. Forse e` anche per questo che si dice che il marito, da parte sua, godrebbe della moglie solo appena l’ha presa e quando se ne libera definitivamente. f Vedi Dote, Moglie, Sposa, Sposare.
Chi ha faccia si marita, chi non l’ha rimane zita. Chi ha disinvoltura, prontezza, comunicativa, aspetto gradevole e accattivante si sposa, invece la donna timida, introversa, silenziosa rimane nubile.
Chi ha buon marito lo porta scritto in viso. La donna ben maritata, amata dal marito, manifesta nell’aspetto serenita`, salute, gioia di vivere.
Chi si marita con i parenti corta la vita e lunghi gli stenti. Chi sposa persone a cui e` legato da vincoli di parentela fa un cattivo matrimonio e vive poco per le pene e i dolori che deve sopportare.
Al marito fai vedere sempre solo mezzo culo e mezza faccia. Al marito la donna deve far sapere soltanto la meta` delle cose segrete, che si tengono nascoste (culo) e la meta` delle cose che si possono dire e sapere (faccia).
738
739
Facile e` maritare piu` difficile durare. Combinare il matrimonio, sposarsi e` relativamente facile; far durare la convivenza in pace e concordia e` assai piu` difficile.
744
745
740
Chi sposa una vedova coi figlioli sposa un brigante e la sua banda. Chi sposa una donna con figli si mette in casa una ciurma di predoni: la donna utilizzera` i beni del nuovo marito a esclusivo vantaggio dei figli, che penseranno a goderne. 741
Prima del maritare procura l’abitare. Prima di sposarti pensa a procurarti la casa dove dovrai abitare, e il necessario per fare una vita decorosa. 742
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Di quel che una donna sa e fa mezzo e` da dire e mezzo da coprire. Per analogia. Una donna saggia evita di dire al marito chi la corteggia, come si difende, cosa dicono di lui, quello che viene a sapere dei suoi fatti, e anche dei suoi tradimenti, ecc. 746
747
Bello o brutto il marito non deve sapere tutto.
Chi ha male al dito sempre lo mira; chi ha mal marito sempre sospira. Chi ha male a un dito e` sempre a guardarselo, perche´ il dolore non gli permette di dimenti748
pag 946 - 04/07/2007
883
.
carselo; chi ha un cattivo marito e` sempre in pena. Vedi anche Dolor di dito: lacrime di sangue e non sei compatito [D 659]. Meglio una mala parola del marito che una buona del fratello. Per una donna e` meglio soffrire un poco nella casa propria, sposata, che stare bene in quelle dei genitori o dei fratelli. 749
750
Meglio un cattivo marito che un buon fratello.
Al marito prudenza, alla moglie pazienza. Consiglio su come comportarsi in delicate faccende coniugali. L’uomo deve fare le sue scappatelle con prudenza, cautela, senza farsi scoprire. La donna, se le scopre, e` bene che perdoni, passi sopra: non trovera` mai un marito fedele e quindi, se le infedelta` sono di poco conto, si tenga l’uomo che ha. 751
Meglio il culo dentro un’arnia che un marito per la casa. Un tempo la divisione dei compiti in casa era ben definita: la moglie doveva provvedere alla casa, mentre il marito lavorava fuori, assentandosi tutta la giornata. La donna era cosı` libera e padrona nel suo regno; avere un marito casalingo era invece considerata una disgrazia. 752
Marito e figli come Dio te li da` cosı` li pigli. Secondo la tradizione popolare, il matrimonio e` piu` un destino che una scelta personale: un tempo erano i familiari a designare la sposa e lo sposo, secondo criteri d’opportunita`. Vedi anche Matrimoni e vescovati son dal cielo comandati [M 963]. 753
754 Chi ha marito ha padrone. Un tempo anche la legge civile, forse piu` di quella religiosa, prevedeva la soggezione della moglie al marito, che era il capo della famiglia. Di fatto la mentalita` generale, la diversa valutazione dell’adulterio e i rapporti economici ponevano la donna in una condizione di dipendenza rispetto al marito.
Marito e moglie: l’uomo si lega e la donna si scioglie. L’uomo libero si sottomette al vincolo coniugale; la donna un tempo, comunque non libera perche´ sempre soggetta ai genitori e ai fratelli, sposandosi si sottraeva al controllo dei parenti 755
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
MARITO
vivendo nella propria casa. Vedi anche Chi si sposa si mette l’anello al dito e la catena al piede [S 1966]. 756
Chi s’ammoglia perde la liberta` e chi si marita l’acquista.
757 Marito minchione, mezzo pane. Se il marito e` stolto, capita che la moglie provveda al necessario per vivere con mezzi non proprio onesti, ma dettati dal bisogno e dalla liberta` concessa da un coniuge inetto.
Il bene del marito e` come il mese di marzo: un po’ dolce, un po’ amaro e un po’ pazzo. Il bene che vuole il marito e` mutevole come il tempo nel mese di marzo: a volte e` dolce, a volte e` freddo e a volte stravagante. 758
Il villano compra l’asino e la donna prende marito. Perche´ il marito servirebbe alla donna per svolgere i lavori piu` faticosi. Si dice che la sposa, appena esce dalla chiesa, al braccio del marito, si segni dicendo: ‘‘In nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, mi son fatta il somaro finche´ campo!’’. 759
Chi ha martello batte, chi ha rogna si gratta, chi ha marito sospira e chi non l’ha l’accatta. Chi ha gli arnesi lavora, chi e` malato si cura o patisce, chi ha marito si lamenta o si pente d’averlo preso e pero` chi non ce l’ha lo cerca (o lo prende a prestito). 760
Marito vecchio e` meglio che niente marito. Una donna che, arrivata a una certa eta`, non vede buone possibilita` per accasarsi, si rifa` a questo principio per cui, meglio che rimanere sola e senza figli, vale la pena sposare un uomo in la` con gli anni, dal quale pero` non ci sara` poi molto da pretendere. Vedi anche Meglio che nulla marito vecchio [N 558]. 761
Marito vecchio e moglie giovane: figlioli per la casa. Si dice che quando una giovane donna si sposa con un uomo anziano ne verranno in breve numerosi figli. Vedi anche Se vuoi riempire il letto moglie giovane e marito vecchio [M 1661]; Chi vuol avere il branco presto capra giovane e becco vecchio [C 667]; Chi mette la giovane vicino al vecchio mette la culla accanto al letto [G 633]. 762
pag 947 - 04/07/2007
MARITO
884
.
Marito e morte vengono per la sorte. Il marito e la morte vengono per opera del destino, della fortuna: nessun calcolo o artificio, nessuna intenzione o altro possono valere, e anche la volonta` deve cedere a tale forza. 763
Morte e marito vengono all’improvviso. Si incontra la persona che ci e` destinata quando non ci si pensa o non ci si pensa piu`. 764
Buon marito fa buona moglie, ma non sempre buona moglie fa buon marito. Il marito di buona natura, onesto, generoso, puo` rendere buona anche la moglie, mentre e` piu` difficile che una buona moglie riesca a correggere e rendere buono il marito. 765
sostenersi, essere utili l’una all’altra. Il terzo e` frutto del capriccio, della senilita` bislacca, dell’appetito sessuale. Marito e moglie ora s’ammazzano e ora s’abbracciano. Non si puo` conoscere appieno il rapporto che intercorre tra marito e moglie: mostrano di amarsi teneramente e di fatto si tradiscono; litigano in continuazione e invece si vogliono bene. Giudicare da certe manifestazioni e` impossibile ed erroneo. Vedi anche L’amore non e` bello se non e` liticarello [A 779]. 771
Marito giovane: bene mio, marito vecchio: vada con Dio. Quando il marito e` valido e svolge bene il suo ruolo, e` amato e circondato di attenzioni dalla moglie; quando invece e` vecchio, debole e non onora piu` i suoi compiti fondamentali, la donna ne farebbe anche a meno. 772
Il buon marito si vede dal viso della moglie e la buona moglie si vede dai panni del marito. La bonta` del marito si intuisce dal fatto che la moglie e` sempre lieta e serena, mentre la bonta` e l’amore della moglie si vedono dalla cura che ha per gli abiti del marito.
773 Il gatto si ruba e il marito s’adesca. Se si vuole che un gatto prenda i topi, non si deve comprarlo: si deve rubarlo. Il marito invece va preso come il pesce, o come un animale che si alletta con l’esca e si attira nel laccio o nella trappola, in modo che si invischi da solo, a poco a poco. Vedi anche Il buon gatto va rubato [G 234].
Il marito non e` uguale per tutte: chi le fa belle e chi le fa brutte. Non a tutte le donne fa bene sposarsi: alcune divengono piu` belle e floride, altre intristiscono, diventando anche piu` brutte.
Il marito e` il padrone e chi comanda e` la moglie. Il marito e` a capo della famiglia solo nominalmente o apparentemente: chi prende veramente le decisioni e` la moglie, che in molti campi della vita pratica si rivela piu` esperta e competente del consorte.
766
767
Il buon maritino ha sempre piena la botte del vino, grano da vendere e soldi da spendere. Il marito ideale, affettuoso, premuroso e prodigo ha sempre abbondanza di tutto e disponibilita` della borsa. 768
769 Marito povero diventa presto brutto. Alla lunga non piace alla donna vivere in poverta`, soprattutto se di questa e` responsabile l’uomo. Le privazioni generano col tempo antipatia.
Il primo marito viene da Dio, il secondo te lo da` il paese e il terzo te lo procura il diavolo. Il primo marito e` scelto dall’amore: qualcosa che supera la volonta`. Il secondo e` prescritto dalla voce pubblica che indica conveniente l’unione di due persone al fine di aiutarsi, 770
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
774
Il marito propone e la moglie dispone. Il marito ha le idee, suggerisce e la moglie decide, sceglie e mette in pratica. Calco dell’altro proverbio: L’uomo propone e Dio dispone [U 169]. 775
776 Vedo la moglie e conosco il marito. Dal modo di fare di una donna si puo` immaginare il tipo di uomo che l’ha sposata.
Il marito e` come il vino che migliora col tempo e la moglie e` come l’olio che col tempo inacidisce. L’uomo col tempo migliora il suo carattere diventando piu` calmo, la donna spesso diventa piu` dura, scontenta. 777
778
Quando il marito fa terra la moglie fa carne.
pag 948 - 04/07/2007
885 Quando il marito muore si dice che la vedova divenga piu` bella, forse per un sortilegio della natura che spinge a perpetuare la specie. Quando l’uomo fa terra la moglie si fa bella. Per analogia. 779
.
783
MARRADI
Due dı` gode il marito la meta`: quando la piglia e quando se ne va.
Beata quella porta per dove passa la moglie morta. Si stenta a credere, ma e` un proverbio presente in quasi tutte le nostre tradizioni. 784
Il dolore del marito e` come quello del gomito: passa presto. Il dolore provato per la morte della moglie passa presto. Si dice anche del dolore provato dalla donna per la morte del marito. Per questo tipo di dolore vedi Dolore di gomito viene e va [G 948]. 785
Quando ti muore il marito in casa anche il gatto ti e` nemico. Rimanda ai tempi in cui le famiglie erano patriarcali o pluricellulari: la donna rimasta vedova restava nella casa del marito sopportata come un’estranea. 780
I mariti sono come i frati: o sono Benedettini, o sono Flagellanti, o sono Predicatori, o sono Scalzi, o sono Umiliati. Esistono varie tipologie di mariti che, a seconda delle loro caratteristiche o della sorte che hanno incontrato, vengono qui accostati a vari ordini religiosi: i mariti possono essere morti: allora vengono benedetti e si ricordano dicendo ‘‘Il mio benedetto Mario...’’ (il benedetto e` per eccellenza il marito defunto). Possono essere flagellanti, nel senso che, trascurati in tutto dalla moglie, passano la vita in continua penitenza, lamentandosi. Un altro tipo di mariti sono i predicatori (altro nome dei domenicani): sono coloro che sfondano le orecchie con le prediche, i rimproveri, gli ammonimenti. Gli scalzi (carmelitani, cappuccini) sono quelli che non hanno un becco d’un quattrino e sono buoni a poco. Gli umiliati (una congregazione di frati soppressa da Pio V) sono i mariti traditi, con la testa fiorita di corna per opera assidua delle consorti. 781
Due dı` gode il marito la meta`: il dı` che entra in casa e il dı` che se ne va. La moglie darebbe al marito la felicita` solo il primo giorno di matrimonio e l’ultimo. Assai nota e ripetuta, la massima si trova gia` nel mondo greco: ‘‘Due sono i giorni veramente belli che la donna da`: quando uno la sposa e quando morta la porta al sepolcro’’. Il pensiero e` comunemente attribuito (ma non con assoluta certezza) al poeta Ipponatte (fr. 66 Degani) e ben si accorda con la sua misoginia, ma concetti molto vicini si trovano espressi anche in altri autori greci, soprattutto autori di commedie. 782
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
786
Il duolo per la moglie morta e` come il dolor di gomito.
MARMO f Vedi Offendere. Chi fa del male scrive sul marmo, chi fa del bene scrive sull’acqua. Chi fa opere malvagie ne imprime il ricordo nella memoria in modo che tutti se lo ricordano, mentre chi fa del bene viene da tutti e presto dimenticato. 787
MAROCCO Non indica il paese nordafricano bensı` una zona sulla sponda sinistra dell’Adda, non lontano da Sondrio. Marocco dalla trista fortuna: d’inverno senza sole e d’estate senza luna. Proverbio di Sondrio, che corre anche in forma italiana. Questa zona, in dialetto Maro`ch, trovandosi in particolare posizione a ridosso delle montagne, non ha sole d’inverno e non vede la luna d’estate (vedi L. Valsecchi Pontiggia, Proverbi di Valtellina e Valchiavenna, 1969. 788
MARRADI Cittadina nella Valle del Lamone, ancora in provincia di Firenze ma gia` quasi in Emilia. A Marradi seminano fagioli e nascon ladri. A volte rime e assonanze giocano brutti scherzi: questo potrebbe essere accaduto a Marradi. Un aneddoto leggendario vuole infatti che Dante, arrivato in questa localita`, sentendosi dire: ‘‘Questo e` un posto di galantuomini’’, abbia risposto ‘‘Ma radi’’. 789
pag 949 - 04/07/2007
MARTA
886
.
MARTA Santa Marta di Betania (la cui festa cade il 29 luglio) e` la sorella di Maria e di Lazzaro di Betania. Nella loro casa soggiornava spesso Cristo e, mentre Maria lo ascoltava, Marta si dava daffare per ospitarlo degnamente, per cui e` considerata modello di donna attiva e sollecita (Luca 10.41). Compare nel Vangelo ospite di Cristo, nella resurrezione di Lazzaro e nella cena di Betania, sei giorni prima della Pasqua, mentre serve in tavola. Per questa caratteristica e` divenuta la santa patrona dei locandieri, degli albergatori, delle cuoche e degli osti. A santa Marta s’attacca il lume sotto la cappa. Alla fine di luglio le giornate si sono gia` sensibilmente accorciate, e si e` costretti a riaccendere il lume in casa per la cena. 790
Non si puo` fare da Marta e da Maddalena. Non si possono fare due cose diverse contemporaneamente, essere una cosa e un’altra. L’espressione deriva dal Vangelo (Luca 10.3842) nel quale si narra che Cristo sia stato ospite di due donne, una, Marta, che si affaccendava per accoglierlo degnamente, l’altra, Maria, indicata impropriamente come Maddalena (vedi la voce), che lo stava ad ascoltare. Vedi anche Non si puo` servire a due padroni [P 1663]; Non si puo` cantare e portar la croce [C 511]; Non si puo` avere la pelle, la lana e il montone [M 1899]. Molte espressioni simili ricorrono piu` spesso come modi di dire, ma si trovano anche usate come proverbi; le si elencano qui in base alla sinonimia e affinita` d’uso: 791
Non si puo` giocare su due tavoli. Non si puo` fare due parti in commedia. 794 Non si puo` star seduto su due sedie. Vedi anche Chi siede su due sedie finisce per terra [S 855]. 792 793
Non si puo` cantare e portar la croce. Non si puo` avere la botte piena e la moglie briaca. 797 Non si puo` avere le pere monde. Avere, pretendere le pere monde e` modo di dire configurabile della specie adynaton: cosa paradossale, impossibile, assurda nella pretesa come nel pensarla. Vale: esigere di ottenere dalla pianta le pere gia` sbucciate (monde) e pronte per essere mangiate. Un tempo la 795 796
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
cosa presentava come una leccornia, se si ricorda come Pinocchio (anche lui) pretendesse da Geppetto le pere monde. 798 Non si puo` avere la rosa senza le spine. Vedi anche Non c’e` rosa senza spine [R 922]. 799
Non si puo` avere la carne senza l’osso.
MARTE Marte e` una divinita` italica assimilata al dio greco della guerra, Ares. Raffigurato con Venere, dea dell’amore, e` a questa contrapposto come forza fisica che cede alla bellezza. Marte armato non e` forte come Venere nuda. La forza muscolare, quella delle armi, ogni altra capacita` non hanno il potere che ha la seduzione di una donna bella. Non c’e` cosa che possa resistere alla bellezza femminile. 800
MARTEDI` f Vedi Luna, Venerdı`. Sogni di lune e sogni di marte se non son veri lo sono in parte. I sogni che si fanno di lunedı` e di martedı` annunciano o predicono verita`, oppure hanno qualcosa di vero. Cosı` vuole la cabala dei sogni. Marte sta per ‘‘martedı`’’, come in Ne´ di venere ne´ di marte non si sposa ne´ si parte [V 362]. 801
MARTELLO f Vedi Incudine, Marito.
(E`) meglio (essere) martello che incudine. E` meglio avere la forza che subirla. E` meglio essere dalla parte dei forti, che dalla parte di coloro che subiscono. 802
A questo mondo bisogna essere o incudine o martello. Non c’e` possibilita` di esistere senza sopraffare o essere sopraffatti. Sia questo che il precedente sono connessi al piu` diffuso modo di dire essere tra incudine e martello, cioe` senza scampo tra due forze soverchianti. 803
Un buon martello raddrizza un vecchio chiodo storto. Una forza energica e ben applicata rimette a posto quello che e` storto o corrotto. 804
805
Senza martello non si batte chiodo.
pag 950 - 04/07/2007
887
.
Senza il mezzo adatto non si fa l’opera. Senza la forza non si ottiene quello che si desidera. 806 Non si batte chiodo. Frase fatta per indicare che non si riesce a combinare nulla, riferendosi a un lavoro, a una faccenda, a una procedura, come se un artigiano non riuscisse nella sua opera neppure a piantare un chiodo. Ad esempio: ‘‘Anche oggi non si e` battuto chiodo’’. Come si usa Non cavare un ragno dal buco nel senso di non riuscire. 807 Non si alza paglia. Per analogia. Affine al precedente ma con in piu` il concetto di impossibilita`: non si riesce neppure ad alzare un filo di paglia. Scherzosamente si dice: ‘‘Come disse Ercole, anche oggi non abbiamo alzato paglia!’’.
Martello d’oro [d’argento] rompe le porte di ferro. L’offerta di denaro abbatte ogni ostacolo, infrange ogni divieto, fa passare da ogni porta. Non c’e` nulla che resista alla corruzione del denaro. Vedi anche Con le chiavi d’oro si aprono tutte le porte [V 495]; Un chiodo d’oro regge una botte di ferro [C 1487]. 808
MARTINO San Martino (11 novembre), prima soldato romano, poi monaco, quindi vescovo di Tours nel 370, e` una di quelle figure che, uscendo dai confini della storia, sono entrate a far parte della mitologia cristiana, tanto grande furono la sua pieta`, il suo esempio e l’infaticabile opera d’evangelizzazione e di carita`. Morı` a Candes nel 397. Nell’iconografia sacra san Martino e` rappresentato nell’atto di dividere il suo mantello per darne una parte a un mendicante, proprio a significare la grande generosita` da cui era pervaso il suo animo. Il culto di san Martino era molto diffuso, anche perche´ era considerato protettore contro il demonio, il san Michele terrestre. L’11 novembre veniva festeggiato con riti solenni e manifestazioni tradizionali ricche di allegria che quasi si trasformavano in un carnevale di autunno, in un martedı` grasso: l’Avvento, del resto, un tempo cominciava il 12 di novembre. Vedi anche A la reale ottobre e` fatto com’er carnovale [O 705]. 809
L’estate di san Martino dura tre giorni e un pochinino [pocolino / pochino].
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
MARTINO
Di solito il progressivo incedere della fredda stagione viene interrotto verso la festa di san Martino, dal ritorno di qualche giornata serena (cfr. A. M. Antoni e C. Lapucci, I proverbi dei mesi, Cappelli, Bologna 1975; C. Lapucci, L’era del focolare - Saggi, Ponte alle Grazie, Firenze 1991). Cio` avverrebbe in ricordo del generoso gesto del santo, ufficiale romano, che fece dono del suo mantello, o d’una parte di esso, a un povero freddoloso che gli chiedeva l’elemosina per la strada. Quel povero era Gesu` e da allora per la festa di san Martino, torna sempre quel sole che tempero` il freddo al donatore rimasto senza mantello. Cosı` suona la versione in dialetto genovese: A stae de san Martin a dua tre giorni e un stissinin. San Martino si mette il gabbanino. Verso meta` novembre comincia il freddo che costringe a stare coperti anche mentre si lavora. Il gabbanino era un rozzo camice indossato per svolgere i lavori in casa o in cantina. 810
811
A san Martino si veste il grande e il piccino.
San Martino la neve e` sullo spino. Per san Martino, se il freddo e` venuto in anticipo, puo` essere gia` caduta la neve. Il proverbio evoca l’immagine suggestiva della neve che si posa sopra i rovi e addirittura sugli spini dei cespugli ormai senza foglie, creando un ricamo surreale. 812
A san Martino s’accende il lanternino. Era un tempo tradizione, soprattutto nelle zone settentrionali e in Francia, la notte di san Martino, andare in giro con lanternini colorati. In particolare si preparava una lanterna chiamata morte secca, utilizzando una zucca svuotata, fatta a forma di testa e illuminata all’interno con una candela, in ricordo forse dell’antagonismo tra il santo e il diavolo. Dal mettere sul cappello della zucca due cornetti fatti con due peperoni rossi secchi, deriverebbe la diceria che vuole san Martino patrono dei cornuti. 813
A san Martino tutti i becchi saltano e fan balletti. San Martino e` riconosciuto dalla tradizione popolare come patrono dei mariti infelici, volgarmente detti becchi, i quali, per festeggiarsi, cantano in piazza e ballano allegra814
pag 951 - 04/07/2007
MARTINO
mente. Cio` non e` affatto una celia: fino al XIX sec. sono infatti esistite compagnie che raccoglievano i cornuti, i quali, senza vergogna o falsi pudori, sfilavano per le strade, festeggiando allegramente la loro singolare condizione. Erano quelli che si chiamavano appunto becchi felici: a Roma c’erano diversi di questi sodalizi, sui quali spiccava la Venerabile Arciconfraternita di san Martino. I felici cornutelli sfilavano per le vie dell’Urbe verso Piazza Sciarra, dove, passando sotto l’arco dei Carbognani, erano costretti a chinarsi per far passare sotto la volta, per la verita` ne´ bassa, ne´ stretta, le ampie e ramose corna (cfr. A. Lancellotti, Feste tradizionali, 2, p. 234 sgg.). A san Martino ogni mosto e` vino. Per san Martino il mosto, diviso dalle vinacce con la svinatura, comincia gia` a sapere di vino. Passato attraverso un filtro si puo` gia` bere. 815
Per san Martino nella botte bolle il vino. La bollitura del vino e` la sua naturale fermentazione dopo la vendemmia. L’anidride carbonica che si sprigiona durante questo processo da` l’impressione che il mosto bolla. 816
A san Martino si tasta il vino. Al momento della svinatura si assaggia il vino. E` il momento nel quale se ne puo` definire la gradazione alcolica, insieme alle altre varie caratteristiche. La svinatura era un tempo una cerimonia alla quale partecipavano amici, vicini del contadino, insieme al proprietario e a un esperto, in genere un sensale di vino. 817
A san Martino si travasa il vino. Si toglie dai tini e si pone a invecchiare nelle botti. 818
Per san Martino s’ubriaca il grande e il piccino. Perche´ appunto si puo` cominciare a bere il vino nuovo. 819
Per san Martino si lascia l’acqua e si beve il vino. Chi ha gia` finito il vino vecchio puo` arrangiarsi con quello nuovo, ma il mosto appena diventato vino ubriaca facilmente. 820
821
888
.
Per san Martino si spilla il botticino.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Per la festa grande, quale era una volta san Martino, assicurato il vino nuovo nella cantina, si poteva aprire l’ultima riserva, che era conservata nella botte piu` piccola ed era in genere il vino migliore. Con questa si poteva andare avanti alcuni mesi in attesa che maturasse il vino nuovo. 822
Per san Martino si buca la botte del vino.
Per san Martino cadon le foglie e si spilla il vino. Mentre la campagna perde le ultime foglie, i suoi prodotti sono al sicuro nei granai e nelle cantine e, come si e` visto nei proverbi precedenti, si assaggia il vino per vedere a che punto e` nel processo di fermentazione. 823
Per san Martino nespole e buon vino. Le nespole, conservate sulla paglia, sono gia` pronte per essere mangiate, mentre il vino nuovo, filtrato, appare sulle tavole. 824
Per san Martino castagne e vino. Le castagne, ormai raccolte, vengono consumate lessate o arrostite. Soprattutto con queste ultime si accompagna bene il vino nuovo. E` probabilmente il piu` vivo fra questi proverbi tradizionali legati alla svinatura autunnale. Vedi anche Vino nuovo, brache leste [V 906]. 825
Per san Martino oca e vino. L’oca era il piatto tipico dell’11 novembre, che un tempo era una festa riconosciuta. Si narra che, ritiratosi in meditazione, Martino non volesse vedere nessuno. Ma un’oca, con i suoi schiamazzi, indirizzo` verso il ritiro del santo coloro che lo cercavano e san Martino la volle sulla tavola per la sua festa. Secondo altri, per modestia, Martino si nascose al vescovo, che voleva incontrarlo, nel recinto delle oche, ma queste, col loro richiamo, lo tradirono. 826
Oca, castagne e vino mangiale a san Martino. Compendia il menu` tradizionale di questa festa. 827
San Martin ti tenta: castagna, oca e polenta. Tutte e tre sono cibi stagionali: anche la farina del nuovo granturco e` infatti disponibile in 828
pag 952 - 04/07/2007
889 questo periodo. Tranne la polenta, si tratta di alimenti gustodi ma di difficile digestione; per questo il proverbio dice ti tenta. A san Martino il pollaio e` poverino. A novembre il pollaio non da` piu` uova perche´ le galline hanno cessato di farle e ricominceranno a gennaio. Vedi anche Gennaio ovaio [G 399] . Per quanto riguarda il ciclo della produzione delle uova, vedi anche Quando il mosto e` nella tina non fa piu` uova la gallina [G 48]; Per san Giusto la gallina ha il culo frusto [G 867]. 829
A san Martino sta meglio il grano al campo che al mulino. Il grano in questo periodo e` bene che sia seminato: quello che si macina infatti sparira` mentre quello che e` nel campo dara` i suoi frutti. 830
A san Martino la sementa del poverino. In questa data semina colui che e` destinato ad avere un magro raccolto e quindi sara` poverino. La semina avviene in genere d’ottobre; se fatta in ritardo produce poco e male in quanto i semi vengono rovinati dalle piogge. Vedi anche Per san Clemente smetti la semente [C 1675]; Seminare decembrino vale meno d’un quattrino [D 179].
.
MARTIRE
Se il dı` di san Martino il sole va in bisacca vendi il fieno e tienti la vacca; se il sole va giu` sereno, vendi la vacca e tienti il fieno. Bisacca e` forma antica e regionale per ‘‘bisaccia’’, quindi il nesso significa ‘‘nel sacco’’: se il sole tramonta tra le nuvole, facendo prevedere maltempo, ci sara` erba presto, il fieno avanzera`, sara` a poco prezzo e sara` vantaggioso avere animali. Se invece il giorno e` sereno, vi sara` penuria di fieno che quindi costera` caro, e vendendolo quando ce ne sara` richiesta si faranno buoni guadagni. 835
San Martino il giorno s’accorcia d’un passo di gallettino. Si accorciano le giornate fino al solstizio d’inverno. Per l’espressione vedi Da santa Lucia a Natale il dı` s’allunga d’un passo di gallo [L 964]; Natale in passo di gallo, Pasquetta un salto di capretta [N 112]. 836
831
832 San Martino e` il santo dei briaconi. Una volta, essendo la festa del santo occasione di baldoria e coincidendo con la svinatura, a molti capitava di alzare un po’ troppo il gomito.
Chi vuol far buon vino zappi e poti a san Martino. Occorre potare la vite quando ha perduto le foglie, evitando il momento nel quale il gelo puo` attaccare la parte del tralcio tagliato, dalla quale la pianta geme. Potando presto si ottiene un consolidamento della vite, zappando sollecitamente si provvede all’eliminazione delle erbe infestanti. 833
San Martino sereno o vendi i bovi, o compri il fieno. Se per san Martino il tempo e` sereno l’inverno sara` lungo e l’erba primaverile tardera` a spuntare, quindi ci sara` bisogno di molto foraggio per le bestie vaccine: o ne fai provvista, o diminuisci i capi che hai nella stalla. 834
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
A chi da` e poi richiede san Martino taglia il piede. Suona come una minaccia a chi vuol riappropriarsi di quello che ha donato. San Martino, che dono` meta` del suo mantello al povero tagliandolo con la spada, e` considerato patrono e garante delle donazioni. Vedi anche Chi da` e ritoglie il Diavolo lo raccoglie [D 111]. 837
MARTIRE Martire e` nel linguaggio dei proverbi associato sovente alle vittime cristiane delle persecuzioni, per la predicazione e la presenza di queste figure di santi nell’iconografia, nella toponomastica, nell’insegnamento religioso. Si attribuisce anche ad altre vittime per la testimonianza di una fede, in particolare ai patrioti. In chiave scherzosa diviene martire colui che vanta eccessivamente le sue sventure, fatiche, incomprensioni da parte di chi lo attornia. Sono detti Quaranta Martiri, o Quaranta Santi, o anche Santi Quaranta coloro che, secondo l’attestazione di Gregorio di Nissa e degli Atti, molto posteriori, nel IV sec. vivevano a Sebaste, in Cappadocia, dove era di stanza La Fulminante, ossia la legione piu` forte e gloriosa dell’Impero romano. Di questa facevano parte quaranta giovani cristiani che, scoperti come tali, furono posti davanti all’alternativa di bruciare incenso agli dei, oppure di morire tra i tormenti. Scel-
pag 953 - 04/07/2007
MARTORA
890
.
sero di morire e furono immersi in uno stagno gelato, nel quale morirono insieme cantando le lodi del Signore e insieme furono sepolti e onorati. La festa, che compare nel XII sec., cade il 10 di maggio, ma e` stata tolta dal calendario liturgico dalla riforma del 1969. ` meglio esser martire che confessore. 838 E Martire e confessore sono epiteti dei santi. Nel gergo delle societa` segrete e della malavita questa affermazione equivale a dire che, se si e` presi dalla polizia, e` meglio subire le pene piu` severe che confessare denunciando i compagni. Se gela per i Quaranta Martiri gela quaranta notti. La ricorrenza dei Quaranta Martiri cade il 9 di marzo. Se gela in questo giorno il freddo durera` a lungo. 839
Se piove per i Quaranta Martiri piove per quaranta giorni. Come il precedente, ma con pronostico di pioggia. 840
841 La causa fa il martire. E` lo scopo, la ragione per la quale uno sacrifica la sua vita, o si espone a sofferenze e umiliazioni, che valorizzano la persona e la sua azione. Ma nel caso di un sacrificio estremo fatto in vista di una causa futile, si passa dal sublime al ridicolo. 842 Madre vuol dire martire. Espressione proverbiale enfatica che vuole esprimere i sacrifici, le privazioni, le fatiche che comportava la cura dei figli per una madre. Oggi l’esaltazione della figura materna, con la relativa retorica da libro Cuore, si e` un po’ attenuata, ma il vincolo troppo stretto che c’e` tra l’italiano (soprattutto maschio) e la madre ci viene rimproverato da altri popoli, spesso in divertenti rappresentazioni cinematografiche.
MARTORA La martora, un mustelide diffuso alle nostre latitudini quasi eslusivamente nella specie Martes martes, e` conosciuta per essere un animale crudele: a differenza di altri predatori come la volpe, non si limita a uccidere l’animale che vuole mangiare, ma sgozza e stermina tutti quelli che trova, causando gravi danni e lasciando dietro di se´ uno spettacolo orrendo. Un comportamento simile e` tipico anche della donnola. Confusa spesso con la
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
faina (che e` comunque un mustelide), la martora oggi e` rara e si trova in montagna, nelle zone alpine. E` un animale di piccole dimensioni (cinquanta centimetri di lunghezza), dalla coda lunga e dalla pelliccia pregiata. Si muove con disinvoltura in ambienti diversi: nuota, s’arrampica, salta. Preferisce tuttavia vivere nei boschi e nelle foreste. 843 Basta una martora per pulire un pollaio. Se entra una martora nel pollaio poche galline restano vive.
Dov’entra la martora non si fanno frittate. Ammazzando tutte le galline, non ci saranno piu` uova. 844
MARZO La variabilita` del tempo nel mese di marzo e`... proverbiale. Basta vedere quanti detti sono dedicati a questo mese per rendersi conto di come la sua incostanza fosse pregiudizievole per i raccolti e in genere per il lavoro del contadino. Molti sono i consigli che vengono dati, in riferimento soprattutto alle attivita` che vengono svolte in questo periodo (tosatura delle pecore, potatura della vite) ma anche riguardo al modo di vestirsi: non bisogna avere fretta ad alleggerirsi ed e` bene uscire con l’ombrello anche quando c’e` il sole. f Vedi gli altri mesi, Madonna, Mandorlo, Marito, Sole. Marzo pazzerello guarda il sole e prendi l’ombrello. Marzo e` considerato universalmente mese dal tempo incerto, sia per il freddo, che puo` essere ancora rigido, sia per le piogge che sopraggiungono improvvise quanto inattese. 845
846 Marzo pazzo [matto]. Il tempo muta in continuazione, diventa bello, piove, poi torna il freddo. 847 Marzo muta sette berrette al giorno. Perche´ il tempo cambia spesso.
Marzo ha comprato la pelliccia a sua madre e tre giorni dopo l’ha venduta. Marzo si comporta come un nevrotico che smentisce in poco tempo quello che dice, intraprende, sostiene: passa dalla pioggia al bel tempo, dal freddo al caldo rapidamente e in 848
pag 954 - 04/07/2007
891
.
MARZO
modo radicale, agendo come chi compra una pelliccia preparandosi all’inverno e poi la vende subito dopo.
E` questa la distribuzione della pioggia auspicata nei mesi della primavera, quando avviene il risveglio e lo sviluppo della vegetazione.
Marzo sole e guazzo. A marzo si possono avere sole e pioggia contemporaneamente.
Marzo alido aprile umido. Il criterio di compensazione tra i mesi ricorre spesso nei proverbi. Freddo, caldo, acqua sembrano essere assegnati a ogni anno in quantita` determinate e devono comunque venire, quando e` il loro momento. A un marzo asciutto deve seguire un aprile ricco di piogge. Alido e` aggettivo di uso toscano che solo in parte coincide con ‘‘arido’’, di cui e` fratello. Indica ugualmente secco, asciutto, privo d’umidita` e d’acqua, ma si riferisce soprattutto alla stagione, all’aria, all’andamento generale climatico, al fatto che, con l’aria calda o rovente, neppure la notte compare la rugiada. Mentre la terra e` arida e non alida, l’aria e la stagione sono alidi e non aridi. Mentre la terra e` arida, le piante possono essere ristorate dall’umidita` dell’aria e dalla rugiada. La cosa si comprende meglio se si fa riferimento ad alidore, altro termine toscano che indica l’andamento di un clima secco che non lascia spiragli di umidita`, detto anche asciuttore.
849
850 Chi mise marzo in primavera fece male. La primavera inizia il 21 marzo, ma questo non significa che a questa data il freddo sia finito.
Marzo mese pazzo e vano: temporali e tramontano. Puo` piovere con una temperatura mite, ma all’improvviso puo` arrivare un vento gelido. 851
A marzo due ombrelli: uno pei giorni brutti, uno pei giorni belli. E` sempre bene portare con se´ l’ombrello anche quando si esce con un tempo bellissimo. 852
Marzo di cinque venerdı` pazzo tutti i dı`. Marzo si comporta in modo pazzo, contraddicendo nei proverbi gli stessi proverbi. Il detto gli manca un venerdı` connota una persona che non ha tutti i suoi giorni, gli manca una certa stabilita` mentale, agisce in modo strano. Se ne dedurrebbe che i venerdı` facciano bene alla salute mentale, per cui, chi ne avesse piu` del dovuto, dovrebbe avere saggezza in abbondanza. Marzo, invece, che a volte puo` avere (come altri mesi) cinque venerdı` (quando di solito il mese ne ha quattro), mostra in tal caso di particolare incostanza e variabilita`. 853
854 Marzo non ha un dı` come l’altro. Per la sua estrema variabilita` metereologica.
A marzo i venti ad aprile i serpenti. A marzo sono caratteristici i venti che spirano continuamente facendo mutare il tempo. D’aprile invece s’incontrano nella campagna i serpenti, usciti dal letargo affamati, che girano dappertutto in cerca di cibo. 855
856 Marzo veste le siepi e spoglia le pecore. Verso la fine di questo mese comincia la tosatura delle pecore.
Marzo piovi piovi, april non cessar mai, maggio dammene una che n’ho assai. L’acqua e` gradita a marzo, necessaria in abbondanza ad aprile e a maggio ne basta poca.
858
859 Il gelo di marzo spoglia l’orto. Le gelate in questo periodo colgono di sorpresa la campagna proprio nel momento in cui stanno spuntando o aprendosi le gemme, che vengono cosı` bruciate dal freddo, compromettendo i raccolti. A risentirne e` soprattutto l’orto, dove in questo periodo si iniziano le semine e le colture. 860
Gelo marzolino rattrista il contadino.
861 A marzo si risentono tutti gli umori. Tutte le linfe nelle piante e nelle erbe si mettono in movimento e anche gli umori vitali degli animali sono stimolati dal rinnovamento primaverile.
Non ci fu marzo cosı` tristo che non mandasse il cane all’ombra. Cioe` il cane, almeno una volta, ha sentito caldo: prova evidente che a marzo il calore del sole comincia a farsi sentire. 862
857
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Marzo viene, marzo avanza, il merlo fa le nozze, fischia e canta. Febbraio e` il periodo nel quale i merli, tra i primi uccelli, fanno il nido e coll’avvicinarsi 863
pag 955 - 04/07/2007
MARZO
892
.
di marzo cominciano le cove. Vedi anche Quando canta il merlo siamo fuori dell’inverno [M 1304].
senza calzini; da qui deriverebbe la denominazione dei carmelitani scalzi, i frati che indossano sempre sandali.
Marzo ventoso, aprile temperato fa felice il villan che ha seminato. Il vento di marzo preannuncia buoni raccolti, soprattutto di graminacee.
Di marzo un fuso scarso, d’aprile neanche un filo. Via via che le ore di luce aumentano il lavoro di filatura occupa sempre meno il tempo delle donne che cominciano a lavorare fuori di casa.
864
Marzo tinge aprile dipinge (maggio fa belle le figliole e giugno se le gode al sole). Marzo ravviva i colori nella campagna dove appaiono il verde e i primi fiori, il cielo e` piu` chiaro e anche i volti, tornando all’aperto riprendono il colorito vivo. Aprile esalta quello che in marzo ha avuto inizio. 865
866
Marzo pittore.
867 Il verde di marzo non e` ancora verde. In marzo sul suolo traspare la terra che l’erba non riesce ancora a coprire completamente. 868 Di marzo si risparmia il lume e le scarpe. Le giornate sono piu` lunghe e diminuiscono le ore in cui e` necessario tenere la lampada accesa. In questo periodo, inoltre, si cominciava a camminare scalzi, anche se cio` non era troppo consigliabile, come osserva il seguente:
Di marzo ogni matto vada scalzo. Bisogna usare prudenza nel vestirsi perche´ il freddo non e` finito e solo chi e` senza cervello va scalzo. 869
870
Di marzo chi non ha scarpe vada scalzo ma chi ce l’ha le porti un po’ piu` in la`.
Di marzo chi non ha scarpe vada scalzo, ma chi ce l’ha l’abbia di conto perche´ aprile e` sempre pronto. Le scarpe possono far comodo anche ad aprile. 871
Di marzo ogni villan va scalzo; d’aprile va il villano e il gentile. Di marzo cominciavano i contadini nelle belle giornate a togliersi le scarpe, mentre d’aprile anche altri uscivano senza scarpe. Cosı` si dice comunemente, ma per scalzo probabilmente s’intende non senza calzature, ma con sandali, 872
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
873
874 Il vento di marzo porta la primavera. Il turbinio del vento di marzo, le piogge e le tempeste si placano e si assesta un clima nuovo che non e` piu` quello invernale.
Di marzo quel che non e` stecco fa la gemma. Quando la vita torna nel mondo vegetale, qualunque ramo che non sia secco si copre di gemme. 875
Marzo secco e caldo fa il vignaiol spavaldo. E` il periodo in cui sulle viti spuntano le gemme e ha inizio la formazione dei nuovi tralci: il terreno e` gia` umido per la passata stagione e la pianta ha bisogno del tepore del sole per germogliare bene. 876
Quando marzo ha pioggia e vento poca paglia e assai frumento. La cattiva stagione nel mese di marzo tiene indietro lo svilupparsi della pianta grano che si consolida nella struttura e soprattutto nelle radici che si sviluppano particolarmente. Di conseguenza, non essendo la pianta molto alta, ma robusta, la quantita` di paglia sara` minore, ma mediante la forza acquisita sviluppera` bene la spiga, dando abbondanza di grano al raccolto. La stessa condizione favorevole si determina allorche´ in questo mese manca la pioggia: il grano, essendo costretto a cercare umidita`, mette una seconda impalcatura di radici profonde, cosa che lo fortifica e lo rende capace di alimentare in seguito una spiga piu` ricca, vedi sotto: Marzo secco, villano ricco [M 880]. 877
Marzo asciutto gran per tutto. Il tempo cosı` mutevole in questo mese rende particolarmente attento chi segue la campagna. Il vento, qualche giornata di sole, magari anche il ritorno del freddo, ma poca pioggia sono le condizioni ideali per la crescita del grano. 878
879
Quando marzo va secco il gran fa cesto e il lin capecchio.
pag 956 - 04/07/2007
893
.
Con il terreno asciutto si sviluppano bene le spighe del grano, mentre le continue pioggerelle sono necessarie per il lino, di cui invece deve svilupparsi lo stelo. Se il suolo e` arido il lino viene corto e grossolano, buono piu` che per fare la stoffa, per fare il capecchio, cioe` ‘‘la stoppa’’. Vedi Lino. 880
Marzo secco villano ricco.
Marzo molle lin per donne. Il marzo piovoso favorisce una rigogliosa crescita del lino. Vedi anche Maggio asciutto (ma non tutto) gran per tutto; maggio molle lin per donne [M 117]. 881
Se non vuoi la botte vuota di marzo lega e pota. Di marzo affrettati a potare la vite e a legarla ai suoi sostegni se non vuoi che il raccolto dell’uva sia scarso. Per certe zone del Sud, dove la vite ha gia` mosso (ha messo la gemma), a marzo e` gia` tardi per fare questi lavori. 882
Chi di marzo non pota la vigna perdera` la potatura e la vendemmia. Se in ritardo, potera` inutilmente perche´ vendemmiera` poco. 883
884 Chi scampa marzo rivede le nespole. Si dice dei malati e dei vecchi che, sopravvissuti al freddo e alle malattie dell’inverno, trascorrono bene la buona stagione fino alla fine; la nespola e` infatti l’ultima a maturare.
L’erba che fa marzo la mangia aprile. Aprile si riveste dell’erba, delle foglie che sono spuntate in marzo, ossia gode del lavoro del mese che lo precede. Secondo altri: gli animali pascolano in aprile l’erba spuntata a marzo. 885
Se marzo non marzeggia april campeggia e giugno non festeggia. Se marzo non fa i suoi continui mutamenti di clima e variazioni di tempo con piogge e schiarite, aprile riesce male (campeggia, con un’accezione antica, per cui vedi Battaglia, GDLI alla voce) nelle operazioni che gli sono proprie, in quanto la variabilita` di marzo si trasferira` in questo periodo, nel quale invece si devono sviluppare le piante; giugno, poi, si presentera` con prospettive di magri raccolti. L’attenzione pare rivolta soprattutto al grano. 886
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
MARZO
Marzeggiare e` il verbo che esprime l’alternanza di pioggia e sole, freddo e clima mite, come di solito fa marzo. 887
Se marzo non marzeggia april mal pensa.
Marzo copre il solco aprile copre la lepre. La vegetazione di marzo, in particolare l’erba che spunta nei campi, arriva a coprire e a far sparire i solchi nel terreno coltivato, e quindi in aprile, nell’erba cresciuta, si nasconde bene la lepre. 888
Di marzo per un solco si deve vedere un gatto. Il detto allude all’altezza raggiunta dal grano in questo mese: se un gatto si nasconde in un campo di grano, se ne devono vedere spuntare le orecchie e la coda, se la tiene ritta. 889
Coda di marzo e testa d’aprile non si sa il freddo che possa venire. Alla fine di marzo e all’inizio d’aprile si puo` verificare un repentino ritorno del freddo. Ai primi d’aprile e` atteso un nodo (vedi la voce) di freddo detto del cuculo (vedi la voce). 890
Marzo la serpe esce dal balzo. Le serpi, rimaste in letargo durante l’inverno, escono dalle loro tane con i primi tepori e si stendono a rianimarsi al sole. Una credenza vuole che sia il fragore del primo tuono primaverile a ridestarle, come dicono i seguenti: 891
892
Al primo tuon di marzo escon fuori tutte le serpi.
Il primo tuon di marzo la serpe esce dal balzo. In Calabria si dice: I truoni ’e marzu risbı`glianu i cursu`ni ‘‘i tuoni di marzo risvegliano i serpenti’’. 893
Marzo marzotto il giorno e` lungo come la notte. Il 21 di marzo cade l’equinozio di primavera in cui il dı` e la notte hanno la stessa durata. Vedi anche Quando cantano le botte il giorno e` lungo come la notte [B 773]. 894
Se marzo entra come un leone, esce come un agnello. Nella mutevolezza del tempo di marzo si puo` individuare la tendenza a raffrescare quando il mese comincia con un caldo un po’ fuori sta895
pag 957 - 04/07/2007
MARZOLINO
gione. Leone e agnello stanno cioe` ad indicare rispettivamente un caldo eccessivo e un clima assai mite. Se marzo arriva come un toro se ne va come un agnello; se arriva come un agnello se ne va come un toro. Come il precedente, ma precisando la reciprocita` e con diverso animale a simboleggiare il calore: se il caldo arriva troppo presto prelude a un ritorno del freddo, e viceversa. 896
Marzo verde poco reca e molto perde. La vegetazione precoce e` destinata a essere danneggiata da un ritorno del freddo. 897
898
Verde di marzo, castita` di frate e bellezza di povera durano poco.
MARZOLINO Si chiama in Toscana marzolino il primo formaggio pecorino, particolarmente prelibato, dato che le pecore vengono avviate ai nuovi pascoli ricchi di piante giovani e tenere. Chi non e` marzolino sara` raviggiolo. Chi non puo` essere eccellente sara` qualcosa di ugualmente buono, utile, positivo, anche se di valore inferiore. Se col latte non si puo` fare un formaggio pregiato (il marzolino, che e` un pecorino dei migliori), ci si fa qualcosa di valore minore ma ugualmente commestibile. Il raviggiolo e` un formaggio che si consuma fresco e si fa con quello che avanza dalla lavorazione del formaggio. Era particolarmente buono quello che si produceva nei dintorni di Firenze. 899
MARZUOLO Si definisce marzuolo o marzolo ogni specie d’uccello che all’inizio della primavera e` in cova (o anche di passo), e quindi si trova in un momento importante del ciclo vitale e riproduttivo. Chi ammazza il marzolo ammazza il padre e il figliolo. Proverbio di cacciatori: essendo il tempo della cova, anche in passato la caccia veniva sospesa al fine di permettere agli animali di riprodursi. 900
MASCELLA 901
894
.
I piu` adoperan piu` le mascelle che il cervello.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
La maggior parte degli uomini vivono per mangiare e poco per pensare; loro scopo e` soprattutto procurarsi i beni materiali e goderne, mentre poco spazio e` dedicato all’attivita` intellettuale e alla vita spirituale. MASCHERA Simbolizza l’apparenza, la parte che l’uomo ostenta per non far vedere quello di cui si dovrebbe vergognare. Ognuno ne indossa una e serve a nascondere i propri pensieri, non necessariamente malvagi, ma incompatibili con le convenzioni sociali, con l’opportunita` pratica del momento, con la verita` che altri non e` disposto a sopportare o a perdonare. 902 Bella maschera non ha cervello. Deriva dalla frase che pronuncia la volpe nella favola 1.8 di Fedro (La volpe e la maschera tragica): O quanta species – inquit – cerebrum non habet ‘‘Una tale bellezza – disse – non ha cervello!’’, favola basata a sua volta su una esopica (Favole 43, dove la frase suona: ‘‘Che bella testa, ma non ha cervello!’’). Vedi anche Di rado s’affratellano bellezza e senno [S 1000]. A partire dalla scuola umanistica questa favola e` stata per consuetudine fino ai nostri giorni tra i primi brani con i quali si cimentano gli alunni alle prime armi col latino. In conseguenza della notorieta` del brano si citano in latino come proverbio le parole della volpe: 903 O quanta species cerebrum non habet. ‘‘O quanta bellezza, non ha cervello’’. 904 Ognuno sceglie la sua maschera. Ciascuno per vivere deve assumersi una parte, scegliersi un ruolo come in una commedia. Pensando a quest’immagine teatrale si espresse anche Augusto prima di morire, dicendo, secondo Svetonio (Vita di Augusto 99.1): ‘‘Lo spettacolo e` finito’’. Vedi anche La vita e` un teatro e ognuno ha la sua parte [T 228]. 905 Con la maschera e` un altro ballare. Nascondendo la propria natura, il proprio essere, mostrandone uno piu` nobile, piu` bello, la vita diviene piu` facile e piana.
Passata la festa il pazzo in maschera resta. Solo il pazzo non capisce che la festa e` finita e intende continuarla. Si dice a chi, avendo preso gusto a una cosa, intende protrarla oltre quanto e` giusto o conviene. 906
pag 958 - 04/07/2007
895 907 Ti conosco, mascherina! Frase scherzosa, di solito benevola, ma che puo` anche esprimere un po’ di risentimento. Si rivolge a chi nascostamente fa scherzi, piccoli imbrogli, tiene celati il suo pensiero o le sue azioni che, se palesati, lo rivelerebbero diverso da come vuol apparire.
MASCHILE Quando il femminile s’accapiglia col maschile bisogna essere neutri. Quando moglie e marito o fidanzato e fidanzata litigano non bisogna intromettersi, ne´ schierarsi dalla parte dell’una o dell’altro. Il detto denuncia una chiara tradizione colta, scolastica, poiche´ si giustifica come facile gioco sui tre generi grammaticali del latino. Vedi Fra moglie marito non mettere il dito [M 1628]. 908
MASCHIO f Vedi Femmina, Parola. I maschi son di chi li prende e non di chi li fa. Il maschio si unisce alla moglie e con questa vive, allontanandosi dalla famiglia d’origine. Suona come ammonimento alle madri possessive. 909
Chi ha femmine ha pane e chi ha maschi muore di fame. Chi ha delle figlie riceve, soprattutto in vecchiaia, cure e affetto, mentre chi ha figli maschi rischia di essere trascurato. 910
Maschi e tortelli son sempre belli. Nel maschio piu` che l’avvenenza si apprezza la gagliardia, il carattere, la personalita`, come nel tortello il ripieno, piuttosto che l’aspetto esterno. 911
MASINO La gatta di Masino chiudeva gli occhi per non vedere i topi. E` noto anche il modo di dire Far la gatta di Masino (che non vede perche´ non vuol vedere) col significato di: simulare d’essere ingenuo, senza malizia, di non capire, per agire in realta` piu` comodamente, fare i propri comodi o raggiungere i propri fini. Questa gatta di Masino, infatti, si stendeva per terra fingendosi morta, o fingeva d’essere cieca, ovvero fingeva di dormire, in modo che i topi si avvicinassero 912
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
MASSAIA
tranquilli e poi, con un balzo, li acciuffava (anche la raccolta esopica narra di un gatto che si lasciava pendere come morto per chiappare meglio i topi, Favole 13). Altri pero` intende diversamente: il Salviati, ad esempio, spiega che la gatta di Masino ‘‘chiudeva gli occhi a’ topi grossi e bravava co’ piccoli’’. Masino non e` stato identificato con nessuna figura storica o fantastica, per cui si puo` pensare anche questo: Maso e` tipico nome contadino, di furbizia proverbiale, Masino pare essere ancora piu` sottile, e la gatta e` considerata anche piu` furba del gatto. MASSA Massa Marittima, in provincia di Grosseto. Massa, saluta e passa: chi troppo ci resta la pelle ci lassa. Si riferisce alla malaria che un tempo affliggeva tutta la zona della Maremma. Oggi il proverbio non ha piu` fondamento. 913
MASSAIA Figura tipica della casa colonica dell’Italia centrosettentrionale, in particolare nel sistema mezzadrile, la massaia godeva di una sua sfera di autonomia e di potere. Solo formalmente sottomessa al capoccia (‘‘capofamiglia’’), era capace di far rigare diritto gli uomini della cascina, tanto che nell’Emilia era detta rezdora (‘‘reggitrice’’). Di solito era la moglie del capoccia, ma in caso di morte, di malattia, di vecchiaia, poteva essere la figlia maggiore o la moglie del fratello maggiore. Era una figura istituzionale, con specifici compiti e competenze. Dirigeva i lavori casalinghi, organizzando l’attivita` delle altre donne della casa, in questo del tutto autonoma dal capoccia. Gestiva in proprio un bilancio minore, nelle entrate e nelle spese. Si occupava del pollame, dei piccioni, e provvedeva alla vendita delle pelli, delle piume e di qualche ortaggio. Da lei dipendeva tutta la lavorazione secondaria della canapa e del lino, la filatura della lana e il lavoro del telaio, presente un tempo quasi in ogni cascina. I proventi di queste attivita` erano destinati alle spese minute della casa (le stoviglie, la biancheria, i vestiti da lavoro, gli ornamenti) e, in particolare, alla realizzazione del corredo delle figlie, in parte tessuto al telaio di casa. Alle massaie, infatti, spettava anche il com-
pag 959 - 04/07/2007
MASSERIA
896
.
pito di occuparsi dei matrimoni, scegliendo lo sposo o la sposa, una materia sui cui l’uomo aveva poca o nessuna influenza. f Vedi Filare. 914 La massaia sa quel che bolle in pentola. Coloro che sono addetti ai lavori, che hanno fatto le cose, sanno cosa si nasconde anche la` dove la gente comune non riesce a capire cosa ci sia sotto. Quello che per altri e` un mistero e` cosa chiara per chi vi ha messo mano, o ha creato una certa cosa. Sapere quel che bolle in pentola e` modo di dire assai diffuso per riferirsi alla conoscenza che uno ha di una certa questione, soprattutto se riservata.
La massaia che va in campagna perde piu` che non guadagna. Perche´ se va a lavorare in campagna perde il controllo della casa, che e` il centro della sua attivita`. Il rallentamento del lavoro, gli sprechi, i danni che possono verificarsi, non saranno mai compensati dal guadagno che potra` ricavare lavorando nei campi.
MASTICARE f Vedi Mangiare. 919 I denti insegnano a masticare. Chi dispone di un bene (cosı` come di uno strumento, di un’opportunita`) impara presto a usarlo, a goderne.
Masticare e` il segreto del mangiare. Masticare bene i cibi e` fondamentale per ben digerire. Vedi anche La prima digestione avviene in bocca [D 371]; Chi mangia piano vive sano [M 517]. 920
921
915
Chi fila e fa filare buona massaia si fa chiamare. Dirige bene colui che, lavorando per primo, sa anche far lavorare gli altri. Fra i compiti della massaia c’era appunto l’organizzazione del lavoro delle altre donne della casa. 916
Minestra salata massaia innamorata. Quando la minestra e` troppo salata vuol dire che la massaia l’ha salata due volte, oppure vi ha messo il sale sbadatamente, perche´ distratta da qualche pensiero importante. L’amore fa perdere l’attenzione anche a chi e` abituato a tenere sotto controllo molte cose. 917
MASSERIA Con masseria, termine in uso soprattutto nell’Italia meridionale, si indica propriamente un vasto fondo agricolo con fabbricati condotto da un massaro secondo il contratto di colonia parziaria. Il termine e` usato anche nel senso di amministrazione di fondi o di pubbliche entrate, e, in particolare, di amministrazione parsimoniosa o avara. Masseria, masseria, viene il diavolo e porta via. Chi amministra avaramente, con taccagneria, facilmente perde quanto ha accantonato, in seguito a eventi casuali o atmosferici. Ammonimento a non pensare solo ad arricchirsi. 918
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Per digerire a modo mastica piano e sodo.
Per digerire a modo mastica anche il brodo. Paradosso per dire che bisogna masticare bene tutto. 922
Chi inghiotte senza masticare prima o poi dovra` scoppiare. Chi ingerisce cibi interi inevitabilmente si trovera` a dover fare i conti con un’indigestione o con qualche altro malanno. 923
I cattivi bocconi son duri piu` a masticarli che a inghiottirli. E` meglio accettare subito, rassegnarsi senza recriminazioni, e provvedere prima possibile di fronte a una disgrazia, una perdita, un dolore, che non cercare scappatoie, rinvii, farsi illusioni, ricorrere ad espedienti, cosa che aumenta la pena e i disagi. 924
MATEMATICA 925 La matematica non e` un’opinione. Si dice che questa frase sia stata pronunciata il 27 novembre 1879 da Bernardino Grimaldi che era stato ministro delle finanze. Secondo altri sarebbe invece stata detta dal senatore Filippo Mariotti. La forma esatta sembra fosse: ‘‘L’aritmetica non e` un’opinione’’. Il dibattito politico che ha consacrato questo truismo concerneva la famosa tassa sul macinato. Si usa comunemente per dire che delle verita` matematiche non e` consentito dubitare, se non ponendosi al di fuori della logica. Il detto e` usato a conferma di asserzioni evidenti, o che appaiono tali, soprattutto nella forma dubitativa: ‘‘Se la matematica non e` un’opinione...’’. In questo stesso senso si usa l’espressione: ‘‘Se non mi sbaglio, ma e` certo che non mi sbaglio’’.
pag 960 - 04/07/2007
897
.
MATRIGNA
926 Due e due fa quattro. Per analogia. Il detto e` usato come esempio di un ragionamento che non consente repliche. Stesso significato ha la forma: Come due e due fa quattro.
Il sentimento dei figli si volge ostilmente prima contro la matrigna che ha preso il posto della madre, ma poi anche contro chi l’ha accolta e in qualche modo ha dimenticato colei che i figli non dimenticano.
927 Val piu ` la pratica che la matematica. Il detto e` usato piu` spesso col termine grammatica [P 2441]. Ossia: vale piu` la pratica che la teoria.
La matrigna il ceffo torce e dietro ti digrigna. La matrigna non e` mai contenta dei figli del marito: storce il muso davanti a loro per quello che fanno o dicono, e dietro mostra i denti per la rabbia e l’insofferenza.
MATEMATICO f Vedi Grammatico.
MATRIGNA Figura odiosa al punto d’essere l’incarnazione stessa della crudelta`, del malanimo, dell’ostilita`, della malignita` e della malevolenza, senza che nessuna voce si levi a sua difesa. Cio` e` dovuto alla situazione scomoda di colei che assume l’autorita` della madre, senza averne l’amore e il carisma, sottrae agli orfani menomati della loro protettrice l’affetto del padre, ha spesso dei figli che predilige rispetto a quelli precedenti del marito. Davanti a lei, per contrapposizione, risaltano le virtu` dell’orfana perseguitata (in realta` puo` essere un’astuta persecutrice) come si rappresenta nelle fiabe quali Cenerentola, Biancaneve. La frequente morte per parto rendeva in passato particolarmente frequente la figura della matrigna. f Vedi Madre. Matrigna, amore con la tigna. La matrigna cerca di amare i figli che il marito ha avuto dalla prima moglie e per questo viene apprezzata, ma il suo amore non trova risposta, e` addirittura qualcosa di repellente. Evidentemente e` il confronto con l’amore materno che lo fa sembrare cosı` disprezzabile. 928
Chi non crede alla buona madre crede poi alla cattiva matrigna. Chi non crede ai consigli, alle raccomandazioni, agli insegnamenti della madre, che e` sollecita e amorevole, dovra` imparare le stesse cose da persone diverse che saranno ben piu` rudi e severe. 929
930
Chi non ascolta la mamma ascolta la matrigna.
931
Quando arriva in casa la matrigna il padre diventa patrigno.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
932
Matrigna i denti ti digrigna. Ti mostra i denti come una cagna, una lupa. 933
Mamma e` miele, matrigna e` fiele. La mamma e` sempre dolce, anche se da` delle lezioni oppure non si comporta bene; la matrigna e` comunque sempre poco amata, amara anche nelle sue espressioni di sincero affetto. 934
Fecero una matrigna di zucchero, ma sapeva d’amaro. Non c’e` modo ne´ espediente per rendere gradevole, accettabile una matrigna. 935
936
La matrigna e` amara anche se e` fatta di zucchero.
Suocera e matrigna rogna e tigna. La suocera e la matrigna sono figure antipatiche, maligne, insopportabili, assimilabili a due tra le malattie piu` tormentose e lunghe. 937
938 Scansa anche la tomba della matrigna. Il detto ha forse un’origine colta, se davvero riprende una storia che racconta, in un epigramma anonimo dell’Antologia Palatina (9.67), di un ragazzo che volle onorare la tomba della matrigna portandovi dei fiori, ma mentre li deponeva, la pietra tombale gli cadde addosso uccidendolo. Ad un’immagine del genere ricorre un proverbio greco antico per indicare grande ipocrisia: ‘‘Piangere davanti alla tomba della matrigna’’ (un po’ come il nostro lacrime di coccodrillo). Il tema dell’odiosita` della matrigna e` infatti di antica tradizione: uno dei Monostici di Menandro dice ‘‘Nessun male e` piu` terribile di una matrigna’’. Celebri e quasi passati in proverbio i novercalia odia ‘‘odi da matrigna’’ di Tacito (Annali 1.6.2; 12.2.1).
pag 961 - 04/07/2007
MATRIMONIO
898
.
In tre luoghi si trova sempre il veleno: nel cuore di una matrigna, sulla coda dello scorpione e sulla lingua d’una spia. Il cuore della matrigna e` avvelenato dalla rivalita` con i figli di primo letto del marito, ma soprattutto con le figlie; lo scorpione reca del veleno nell’aculeo che ha sulla coda, la spia agisce sempre per cattiveria. 939
Meglio una cattiva madre che un’ottima matrigna. La matrigna, per quando sia buona, non potra` mai sostituire neppure una cattiva madre. Da confrontare per la forma Meglio un cattivo marito che un buon fratello [M 750]. 940
Le mamme son mamme e le matrigne cagne. Come il precedente: le matrigne rimangono sempre coloro che hanno preso il posto della madre nel cuore del padre, e come tali possono essere capaci solo di farsi perdonare. 941
MATRIMONIO Motivo dominante e` l’imprevedibilita` di questo legame: l’unione di un uomo con una donna e` predeterminata dalla volonta` divina, e non e` dato sapere se si rivelera` felice o meno. In genere prevale un atteggiamento pessimistico: la vita coniugale e` considerata ora la ‘‘tomba dell’amore’’, altre volte una prigione da cui si vorrebbe fuggire; solo raramente e` vista come un rapporto felice in cui entrambe le parti trovano appagamento e serenita`. f Vedi Maritare, Nozze, Sposa, Sposare. I matrimoni non sono come si fanno, ma come riescono. Nel matrimonio non valgono le premesse, i programmi, le prospettive, ma quello che avviene per via, la situazione e il rapporto nei quali i coniugi vengono a trovarsi nel corso degli anni.
pene, inconvenienti, fastidi da sopportare. Il matrimonio presenta tanti vantaggi quanti inconvenienti: pare che il proverbio sottintenda che sta a chi si trova in tale situazione scegliere il meglio e lasciare il peggio, anche perche´ non ci vuole una particolare maestria a distinguere un’anguilla da una vipera, anche se grosso modo hanno la stessa forma. Il difficile e` prenderle e tenerle, le anguille (e quindi gli aspetti positivi del matrimonio). Il matrimonio e` una botte di fiele con sopra due dita di miele. Affine al precedente, ma con netto predominio dell’elemento negativo, che il positivo si limita solo a mascherare. 946
Il matrimonio e` un giorno d’allegria e cent’anni di guai. Vedi anche La festa e` corta e il matrimonio lungo [S 1961]. 947
948 Il matrimonio e` la tomba dell’amore. Con la creazione del vincolo matrimoniale finisce il vero amore e comincia un rapporto giuridico e di abitudine. Frase enfatica, molto viva e diffusa, usata per condannare i matrimoni che sono piu` societa` di comodo che vincoli d’affetto, ma anche, piu` di frequente per lamentare la scarsa passionalita` che si instaura all’interno della coppia sposata.
Moglie e marito: amore finito. Una volta contratto il matrimonio, finisce il vero amore. 949
950
942
Contenta la matta, contento il matto il matrimonio e` fatto. Anche nel caso in cui i due sposi abbiano commesso una sciocchezza, se ne sono contenti loro, il matrimonio puo` dirsi riuscito. 943
Quando son felici la matta e il matto il matrimonio puo` dirsi ben fatto. 945 Il matrimonio e` una cesta dove ci son cinquanta vipere e cinquanta anguille. Per quanti piaceri e consolazioni possa comportare la vita coniugale, vi sono altrettante 944
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Fatti moglie e marito il bene e` gia` finito.
Prima delle nozze rose e fiori e il giorno dopo spine e dolori. Vedi anche Vita dulcedo per quindici giorni, ad te suspiramus per quel che resta e lacrimar non vale [S 1963]. 951
Chi si marita si condanna a vita. Il vincolo del matrimonio ipoteca la vita intera togliendo completamente la liberta`; per questo equivale a una condanna. Ben diffusa e` l’idea del matrimonio come prigione: Vedi Uomo ammogliato, uccello in gabbia [A 738], che talora si puo` evocare efficacemente con un nesso tratto dalla celebre satira contro le donne di Giovenale (Satire 6.43): maritale capistrum ‘‘il capestro del matrimonio’’. La stessa affermazione del proverbio e` esplicitata in una sorta di facezia proverbiale che ha 952
pag 962 - 04/07/2007
899
.
qualche diffusione: Sposarsi e` come ammazzare un uomo: minimo ti danno trent’anni (se no l’ergastolo). In ogni matrimonio c’e` un angelo e un demonio. In ogni matrimonio c’e` un membro della coppia che sopporta, aggiusta, sistema, comprende, perdona, mentre l’altro fa il contrario. Cosı` appare a chi osserva e spesso anche a chi vive il rapporto. 953
Matrimonio: per farlo una nottata e per disfarlo una vita tribolata. Il matrimonio si concretizza in una notte (o cosı` si faceva), vale a dire in un tempo relativamente breve, mentre il suo annullamento comporta pene, liti e tormenti quasi per tutta la vita. 954
Matrimonio si fa in una sera, ma dura un pezzo la tiritera. Variante toscana del precedente. La tiritera e` una litania, una filastrocca lunga e noiosa. 955
Si guarisce prima dalla tigna [rogna] che da un matrimonio andato a male. La cura della tigna (vedi la voce) e di dermatiti parassitarie affini era molto difficile e sgradevole fino al XX sec. inoltrato; soprattutto vi erano facili ricadute e notevoli danni estetici, anche permanenti. Cosı` in un brutto matrimonio la pena e` prolungata. 956
957 Il matrimonio non si fa per prova. Non si fa per vedere se riesce, non e` un esperimento. Ci si riferisce naturalmente al matrimonio religioso cattolico che il diritto canonico considera indissolubile e che un tempo era l’unica forma di unione coniugale riconosciuta, non essendo ancora ammesso il matrimonio solamente civile. 958
Se il matrimonio durasse un anno, tutti si sposerebbero.
Quello che Dio unisce l’uomo non separi. E` la traduzione della frase latina rituale divenuta anche proverbio: 959
Quod (ergo) Deus coniunxit, homo non separet. ‘‘Non divida dunque l’uomo quello che Dio ha unito’’, Matteo 19.6, di solito ripetuto senza ergo. Il versetto e` fondamentale in quanto su di esso il cattolicesimo basa il principio dell’indissolubilita` del matrimonio. 960
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
MATRIMONIO
Il matrimonio che sempre piace e` quello che non fu fatto. Al matrimonio che non fu mai celebrato si pensa sempre con piacere perche´ suscita il rimpianto per quanto sarebbe potuto essere bello, e non procura pene ne´ afflizioni, ne´ delusioni o disinganni. 961
L’amore accieca e il matrimonio rende la vista. Mentre l’amore porta a idealizzare a ‘‘vedere con gli occhi del cuore’’ e quindi a vedere solo quello che si desidera, ignorando difetti, difficolta`, pericoli, la vita matrimoniale mette davanti ai fatti, all’esatta e spesso cruda realta`. 962
Matrimoni e vescovati son dal cielo comandati [destinati]. Si crede che le dignita` ecclesiastiche, la magistratura e il matrimonio siano determinati da una sorta di predestinazione, ossia dall’attuazione di un disegno divino. Questa credenza trova fondamento in un versetto della Bibbia (Proverbi 19.14): ‘‘La casa e le sostanze si ricevono in eredita` dai padri, ma una moglie assennata e` un dono del Signore’’. Vedi anche Il matrimonio e la forca son due destini [D 246]. Sull’impossibilita` di comprendere le ragioni di certi fenomeni, tra cui l’unione tra un uomo e una donna, si puo` ricordare anche il passo biblico: ‘‘Tre cose sono misteriose e quattro non si possono comprendere: il volo dell’aquila nel cielo, la traccia della serpe sulla terra, la scia della nave del mare e la via dell’uomo verso la fanciulla’’ (Proverbi 30.18). Anche la dottrina platonica dell’amore umano prevede una conoscenza anteriore alla vita. Inoltre e` fondamentale il succitato versetto evangelico: Quod ergo Deus conjunxit, homo non separet. Nella letteratura lo stesso concetto si trova, ad esempio, espresso efficacemente dal Metastasio (Antigono, atto I, scena VIII): ‘‘I lacci d’imeneo formansi in cielo’’. 963
964
Matrimoni e vescovati son prima scritti in ciel che in terra nati.
965
I matrimoni si decidono in cielo e si fanno sulla terra.
Matrimonio contrattato presto guasto e tribolato. Il matrimonio che non e` fatto per amore, ma viene stipulato come un affare, con condi966
pag 963 - 04/07/2007
MATRIMONIO
900
.
zioni, vincoli, clausole non dura a lungo e presto rende infelici portando alla separazione dei coniugi.
Nel matrimonio prima si sta abbracciati, poi ci si volta la schiena e infine ci si manda a quel paese.
Matrimonio di Dio, un giovane con una giovane: Adamo ed Eva. Matrimonio della Madonna, un vecchio e una giovane: Maria e Giuseppe. Matrimonio del Diavolo, un giovane con una vecchia. Dio volle il primo matrimonio, che e` quello giusto; il secondo e` quello contratto dalle ‘‘sante’’, fatto per dovere e senza piacere; il terzo tipo di matrimonio, ossia quello di un giovane che si sposa per soldi e di una vecchia che si sposa per lussuria e` voluto dal diavolo.
Primo mese poesia e canto quel che viene prosa e pianto. Per analogia. Di ambito colto, o comunque borghese, come denuncia la contrapposizione fra poesia e prosa.
967
Se il matrimonio fosse stato un bel sacramento se lo sarebbero riservato i preti. Se fosse stato un affare vantaggioso se ne sarebbero impossessati i preti. Proverbio che compare anche in un sonetto di G.G. Belli (I sonetti 991): ‘‘Eppoi, fussi la moje cosa bona / ciavarebbe pe se´ messo l’artiji / sta razzaccia de preti bbuggiarona’’. 968
I matrimoni non son per tutti: chi fa belli e chi fa brutti. Non tutti sono adatti per il matrimonio: dopo essersi sposati, alcuni diventano piu` belli, piu` sereni, distesi e lieti; altri invece imbruttiscono, mettono il muso e sono sempre di cattivo umore. Vedi anche Il marito non e` uguale per tutte: chi le fa belle e chi le fa brutte [M 767]. 969
972
Primo anno amore e baci, il secondo musi e grugni, il terzo calci e pugni. Per analogia. Vedi anche Vita dulcedo per luna di miele, suspiramus per il resto e lacrimar non vale [S 1963]. 973
Prima rose e fiori dopo spine e dolori. Per analogia. 974
Le rose sfioriscono e le spine rimangono. Per analogia. Vedi anche Nella luna di miele il miele cola e resta la luna [L 1054]. 975
Nel matrimonio un mese di miele e il resto di fiele. Il primo mese di matrimonio e` detto anche luna (mese) di miele. 976
Il primo anno son bacini il secondo son bambini. Affine ai precedenti, ma la fine della fase idilliaca e` attribuita alla nascita dei figli. 977
Il matrimonio e` come il lotto: si gioca molto e si rimedia poco. Sono piu` le perdite del capitale investito; piu` quello che si rischia, ci si rimette, di quello che si guadagna. 978
Matrimonio fatto per amore si vive sempre con dolore. Opposto a quanto detto da molti altri (in particolare 962). Per vivere serenamente un matrimonio servono di piu` i beni concreti che rendono la vita agiata, piuttosto che i grandi sentimenti i quali, posti a continua prova dalle difficolta`, lentamente si logorano e si spengono con lo sfiorire della giovinezza. Vedi anche Chi si marita per amore: di notte il piacere e di giorno il dolore [M 731]; Chi d’amore si piglia di rabbia s’accapiglia [M 733].
Matrimoni e maccheroni devon esser caldi. Nel contrarre un matrimonio si deve essere solleciti, non ci devono essere dilazioni ne´ ripensamenti, altrimenti si smorza il necessario entusiasmo; cosı` i maccheroni, se si freddano, perdono l’appetitosita` e la fragranza. Vedi anche Nozze e maccheroni se non son caldi non sono buoni [N 542]; Cacare e sposarsi se non si fa subito passa la voglia [C 22]; Colazione e moglie prima possibile [C 1748]; Chi si sposo` giovane mai se ne pentı` [G 640].
Nel matrimonio [A letto] prima cuore a cuore, poi culo a culo e alla fine vaffanculo [un calcio in culo].
Maccheroni e parentati vanno fatti e mangiati. Per analogia. Qui parentato (o parentado) vale ‘‘matrimonio’’.
970
971
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
979
980
pag 964 - 04/07/2007
901
.
Matrimonio senza suoni temporale senza tuoni. Un matrimonio senza canto e musica e` una festa senza allegria, come un temporale senza lampi e tuoni e` solo un rovescio d’acqua. Una situazione particolare va celebrata come si deve, altrimenti si snatura. 981
Un buon matrimonio e` difficile a farsi anche in pittura. Nei matrimoni e` assai difficile che tutto sia perfetto. La frase si riferisce a una nota storiella: un tale ammirava i quadri che un pittore aveva fatto prendendo come soggetti i sette sacramenti. L’artista osservo`: ‘‘Mi pare che il peggiore sia il matrimonio’’. ‘‘E` vero’’ disse l’amico, ‘‘un buon matrimonio e` difficile a farsi anche in pittura’’. Vedi anche A comprar bestiame e prender moglie chiudi gli occhi e spera in Dio [C 1971]; Chi sa scegliere i meloni sa scegliere la moglie [M 1201]. 982
Per un buon matrimonio ci vuole un uomo sordo e una donna cieca. Perche´ un matrimonio riesca bene l’uomo non deve dare ascolto alle continue chiacchiere, ai rimproveri, ai lamenti, e alle richieste della moglie e la donna non deve vedere le infedelta` del marito. Vedi anche Moglie muta e marito cieco fecero una bella coppia [M 1631]; I maritati vanno d’accordo quando una non vede e l’altro e` sordo [M 727]. 983
Il matrimonio e` un fiore per chi sposa il primo amore. Il matrimonio e` splendido e pieno di allettamenti, senza ombre, colmo di tenerezza e felicita` solo per chi realizza questo sogno romantico. 984
Il matrimonio e` come la morte: pochi ci arrivano preparati. Nessuno puo` presentarsi al matrimonio con la dovuta preparazione perche´ e` del tutto imprevedibile e non si sa cosa succedera` in seguito, quali saranno i problemi da affrontare. 985
Matrimonio senza figli, albero senza frutti. Mancando i figli, il matrimonio appare come un’istituzione mancante del suo fine che e` la continuita` della famiglia, il rinnovarsi della vita. 986
987
Coniugium sine prole quasi dies sine sole.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
MATTEO
‘‘Il matrimonio senza figli e` quasi come un giorno senza sole’’. Equivalente latino del precedente, di probabile origine medievale, tuttora circolante. Nel porto del matrimonio entran le tempeste. Nel porto tranquillo della vita coniugale di tanto in tanto si affacciano le tempeste che entrano da fuori, ma spesso si scatenano anche dall’interno. 988
Il matrimonio e` un porto di mare: chi e` dentro vuole uscire e chi e` fuori vuole entrare. Alletta chi ne e` fuori e ne considera gli aspetti positivi, mentre chi vi e` dentro constata quelli negativi e vorrebbe uscirne. 989
990
Il matrimonio e` una torre assediata: chi e` dentro vuole uscire e chi e` fuori vuole entrare.
Ogni matrimonio ha il suo demonio. C’e` un motivo di attrito e di contrasto, una questione che divide sempre i coniugi e li mette uno contro l’altro. Il demonio, proprio come indica l’etimologia di ‘‘diavolo’’ dal greco dia`bolos, e` colui che fomenta la discordia, la divisione. 991
992
Non c’e` matrimonio dove non entri un po’ il demonio.
Il matrimonio comincia nel nome di Dio e finisce nel nome del Diavolo. In chiesa si ha la benedizione di Dio e a casa ci si manda al diavolo. 993
MATTEO La festa di san Matteo, apostolo ed evangelista ricorre il 21 settembre. Estensore del primo Vangelo, Matteo fu testimone delle cose che narra. Esercitava il mestiere di gabelliere a Cafarnao quando Cristo lo incontro` e lo invito` a seguirlo. Per questo il santo e` protettore di coloro che maneggiano i soldi: banchieri, cambiavalute, finanzieri, esattori. Come evangelista compare in molte opere d’arte in cui e` raffigurato accanto a un uomo o a un angelo che gli detta il testo evangelico. Altri suoi attributi sono il calamaio, la penna, il libro, la borsa dei denari. Talvolta e` raffigurato con accanto una scure o un’alabarda, in riferimento alla credenza secondo la quale fu decapitato. 994
Per san Matteo saluta l’estate.
pag 965 - 04/07/2007
MATTIA
902
.
San Matteo il giorno gareggia con la notte. E` il tempo dell’equinozio d’autunno e l’accorciarsi progressivo delle giornate ha portato al perfetto equilibrio con la lunghezza delle notti. 995
Pioggia di san Matteo allunga il pascolo alla pecora. Se piove in questo giorno, o in questo periodo, l’erba, seccata dal caldo estivo, riprende vigore e le pecore possono ancora pascolare nei prati.
Il ponte e` la lastra di ghiaccio sulla quale si passano a piedi asciutti ruscelli e torrenti. Vedi anche Gennaio fa il ponte, febbraio lo rompe [G 364]. 1001
996
A san Matte` l’uccellatore salta in pie’. Per san Matteo l’uccellatore e` gia` all’erta. In questo periodo cominciava infatti il passo degli uccelli migratori e gli uccellatori tendevano le reti ai paretai con i richiami. Questa caccia, che oggi e` proibita, veniva praticata soprattutto nella prima meta` di ottobre (vedi San Francesco, la furia dei tordi [T 731]) e si protraeva fino ai primi di novembre (vedi Per i Santi merda in bocca agli uccellanti [S 322]). Ancora oggi, comunque, la stagione legale della caccia (almeno quella agli uccelli) comincia intorno a questa data.
San Mattia se trova il ponte lo rompe, se non lo trovera` presto lo fara`.
Il bel tempo a san Mattia non si ferma e scappa via. Se fa bel tempo in questo periodo si tratta di un fenomeno passeggero. 1002
997
MATTIA La festa del santo, apostolo e martire, cade il 24 di febbraio, data tradizionale in Occidente a partire dal IX sec. La riforma liturgica ha spostato la festa al 14 maggio, un giorno qualsiasi che non ha riferimento ad alcun fatto della vita del santo. Mattia e` colui che fu scelto dagli Apostoli (Atti 1.15-26) per sostituire Giuda che aveva tradito Cristo e si era ucciso. E` invocato contro il vaiolo ed e` il santo protettore degli ingegneri. San Mattia la neve e` per la via. Se la neve c’e`, in questo periodo sta per andarsene; se non c’e` stata, potrebbe anche venire, quindi e` bene non fidarsi degli ultimi giorni di febbraio. 998
San Mattia il ghiaccio porta via e se non lo trova lo rinnova. Come il precedente: se trova il freddo, il ghiaccio, lo scioglie; se invece trova tempo mite, porta un nuovo abbassamento della temperatura. 999
1000
San Mattia rompe i ponti o li fa.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
MATTINA / MATTINO / MATTINATA f Vedi Giorno, Leone, Sera. 1003 Dopo chiaro mattin torbida sera. Nei periodi piovosi accade spesso che schiarisca all’alba e faccia bello tutta la mattina per rannuvolarsi poi nel pomeriggio e piovere la sera. Di uso anche traslato in riferimento a vicende umane di qualsiasi tipo. 1004 Al mattino non si sa come sara` la sera. Ha soprattutto valore metaforico: le cose quando sono all’inizio non lasciano prevedere come finiranno. Vedi il contrario Il buon dı` si vede dal mattino [D 252]. 1005 Il mattino ha l’oro in bocca. Il lavoro, sia manuale che intellettuale, riesce meglio ed e` piu` redditizio quando e` svolto nel primo mattino, quando la mente e` ben sveglia e il corpo riposato. Vedi anche Chi si alza presto al mattino guadagna pane e vino [A 522]; Chi presto si alza fa buona giornata [A 521]; Chi s’alza al mattino guadagna un carlino, chi s’alza a giorno non guadagna un corno [A 523]. 1006
Le ore del mattino hanno l’oro in bocca.
Il mattino e` padre dei mestieri e la sera la madre dei pensieri. Il mattino e` la parte del giorno in cui si ha voglia di fare, di lavorare, d’intraprendere. La sera invece induce alla riflessione, ai ricordi, ai pensieri. Vedi anche Le ore del mattino hanno l’oro in bocca [M 1006]. 1007
Le ore del mattino sono quelle dei mestieri, quelle della sera son l’ore dei pensieri. Vedi anche La notte e` la madre dei pensieri e la mattina e` la madre dei mestieri [N 492]; Al mattino c’e` da fare e la sera da pensare [S 1048]. 1008
pag 966 - 04/07/2007
903
.
1009 Ogni mattino [giorno] ha la sua sera. Ogni cosa ha un inizio e una fine. Non c’e` felice principio che non porti a una malinconica fine.
Il mattino e` piu` saggio della sera. La sera e` il tempo del ritrovo a tavola, degli incontri, del vino, dell’amore, dei progetti e delle speranze. Tutto si progetta, si promette e si spera. Il mattino e` il momento in cui si devono concretizzare queste fantasie, dopo che la notte ha fatto decantare gli entusiasmi, per cui torna la misura, la saggezza, la temperanza. Vedi anche La sera tutti si sposano; la mattina chi sı` e chi no [S 1933]; La notte porta consiglio [N 489]; Le parole della sera non arrivano al mattino [S 1049]. 1010
Pazzi la sera e scaltri la mattina. Il mattino e` corto per chi si alza a mezzogiorno. Chi lascia tardi il letto lavorera` poco. Per chi si alza tardi il mattino e` troppo breve per far fronte agli impegni che sono stati presi, per il lavoro da svolgere. Vedi anche Quando suona mattutino leva il capo dal cuscino [M 1064]. ` la mattinata che fa il giorno. 1013 E 1011 1012
1014
Una mattinata fa per una giornata.
1015
Chi perde la mattina perde il giorno.
All’alba comincia il giorno. Per analogia. E` quella l’ora di alzarsi, non piu` tardi. 1016
1017 Chi ride al mattino piange la sera. Il mattino e` tempo d’impegno, di lavoro, di fatica: chi lo dedica allo svago si trova poi a dover rimediare la sera, ovvero si ritrova male. 1018
Chi fa festa al mattino digiuna la sera.
Al mattino cantano gli uccelli e la sera cantano gli uomini. Di primo mattino gli uccelli volano e cantano, mentre la sera gli uomini stanno in compagnia giocando e cantando. Registrato anche nella forma con ordine invertito: La sera cantano gli uomini e la mattina gli uccelli. 1019
Non c’e` mattino chiaro che non abbia la sua nuvola. Tutte le cose, anche quelle che appaiono perfette, hanno un difetto o un neo; la felicita` non e` mai completa, priva di crucci. Vedi anche La perfezione non e` di questo mondo [P 1334]; Nessuno e` senza macchia [M 10] ; Chi di 1020
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
MATTO
schiena, chi di petto tutti abbiam qualche difetto [D 340]; Ogni tetto ha un tegolo rotto [T 600]; A ogni poeta manca un verso [P 2012]. Al mattino si conosce il lavoratore e la sera l’ospite. Al mattino si vede chi ha voglia di lavorare in quanto arriva molto presto. A sera si conosce chi e` ospite gentile e discreto: lascia la casa alla giusta ora, senza costringere gli amici a far tardi. Secondo altri: al mattino si vede chi lavora e sa lavorare, la sera si conosce la cortesia e la gentilezza dell’ospite. 1021
MATTO Puo` indicare la persona presa da strane manie, quindi essere sinonimo di pazzo in senso proprio, ma piu` spesso, con accezione meno diffusa nell’italiano moderno, indica semplicemente lo sciocco, lo sventato. In altri casi, poi, con accezione invece assai comune, indica la persona che ha comportamenti esaltati e confusionari. f Vedi Manicomio, Marzo, Matrimonio, Pazzo, Saggio, Stolto. A consiglio di matti campana di legno. Bisogna fare in modo che le idee e le decisioni degli sciocchi facciano meno danno possibile, non siano pubblicizzate, non vadano ad effetto. Ai matti non si possono mettere in mano attrezzi pericolosi, strumenti con i quali possano fare danno a se stessi o agli altri, ma fare come si fa con i bambini: cose che appaiono, ma sono inefficaci, come fucili di legno, cavalli a dondolo, ecc. La campana di legno si riferisce a cose fatte per apparenza, di scena, per teatro od ornamento, ma che non emettono che un suono debole e sordo. Vedi anche A parole matte orecchie sorde [P 556]. 1022
1023 I matti parlano e i savi pensano. I matti, che credono di sapere tutto e conoscere tutto, parlano a caso senza sapere cosa dicono e i savi, che parlano poco, riflettono molto. Vedi anche I savi hanno la bocca nel cuore e i matti hanno il cuore in bocca [S 444]; Un saggio che ascolta diviene ancora piu` saggio [S 48] ; Testa saggia, lingua corta [S 54]; Il saggio pensa e decide di non parlare [S 55]; Assai sa chi sa, ma piu` sa chi tacer sa [T 48]; Chi poco sa presto parla [P 500]; Una testa savia ha la bocca chiusa [S 443]. 1024
Con i matti e` un coglione chi fa i patti.
pag 967 - 04/07/2007
MATTO
904
.
E` inutile e sciocco fare accordi con chi non ha cervello: non li osservera` e nessuno difendera` il danneggiato che si e` fidato di un pazzo.
1033 Anche i matti si riposano. Si dice a chi assilla, non da` tregua, insiste continuamente su qualcosa, o ha una mania.
Con i potenti e i matti e` inutile far patti. I matti non osservano i patti perche´ scervellati e i potenti non li osservano perche´ ingiusti e dispotici. Vedi anche Non e` mai sicura la societa` con i potenti [S 1404].
Quando e` notte anche i matti vanno a letto. A un certo punto bisogna smettere d’insistere, di affannarsi, o di lavorare.
1025
I savi mandano i matti a provare il ghiaccio. I savi aspettano che siano i matti ad affrontare le prove rischiose e, in base a quello che succede, prendono le loro decisioni Si riferisce a luoghi nei quali il freddo intenso, congelando fiumi o specchi d’acqua, consente di camminarci sopra. Occorre pero` sapere se lo spessore e` tale da reggere un peso come quello della persona, per cui il matto si presenta come cavia ideale. Vedi anche Se non vedi il fondo manda avanti il pellegrino [F 1042]; Su vecchio ponte fai passare prima lo stolto [P 2108]; Quando guadi il fiume manda avanti lo stolto [F 1043]; Solo il pazzo prova se regge il ghiaccio [P 892]. 1026
Dagli atti si riconoscono i matti. Chi non e` sano di mente si riconosce dal modo in cui si comporta, non tanto da quello che dice. Vedi anche Dal frutto si conosce la pianta [F 1492]. 1027
Gatti e matti lisciali per il verso del pelo. I gatti vanno carezzati secondo il verso della loro pelliccia: dalla testa alla coda, altrimenti, giustamente, s’infuriano. I matti vanno assecondati, mai contraddetti e lasciati alle loro fissazioni senza ostacolarli, altrimenti si alterano e non si ottiene alcun vantaggio. 1028
1029
Coi gatti e coi matti scherzi non vanno fatti.
1030
Al matto di’ di sı`.
Al matto e al padrone dai sempre ragione. Ampliamento dei precedenti. Con i matti e con i padroni non ti conviene discutere perche´ avresti sempre la peggio. 1031
Al matto e all’ubriaco dai sempre ragione. Anche l’ubriaco deve essere assecondato se non si vuole scatenarne la furia. 1032
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1034
Un matto butta in un pozzo una pietra che cento savi non riescono a cavar fuori. I problemi e gli imbrogli che riescono a combinare i pazzi sono spesso impossibili da rimediare. Ma anche: le domande e i dubbi, semplici e banali, che sollevano i matti, sono spesso insolubili per le persone di senno. Vedi anche Fa piu` una gallina a spargere che cento a radunare [G 56]; E` piu` facile lo sfare che il fare [F 51]; Val piu` uno a dir male che cento a dir bene [C 192]; Uno puo` far male a cento [C 1276]. 1035
1036
Un pazzo getta una pietra in un pozzo, e ci voglion poi cento savi a cavarla.
1037
Un matto sa far domande alle quali sette savi non sanno rispondere.
1038 Ai matti ogni matto par savio. A coloro che non hanno giudizio appaiono sapienti quelli che sono come loro. Gli imbecilli si piacciono l’un l’altro, si apprezzano, si stimano e simpatizzano tra loro. Vedi anche Tra bischeri s’annusano [B 586]; Uno stolto trova sempre uno piu` stolto di lui che lo ammira [S 2083]; Al gobbo piacciono i cammelli [C 248]; Non c’e` troia cosı` immonda che un maiale non la baci [T 1016]; Ogni simile ama il suo simile [S 1354]. 1039 Il matto crede che tutti sian matti. Crede che siano tutti come lui. Rientra nel novero dei proverbi che insegnano come ciascuno misuri gli altri in base a se stesso: vedi per es. Chi e` buono crede che tutti siano come lui [B 1061]; Chi non mente crede che tutti dicano il vero [M 1235]; Chi ruba dice che tutti sono ladri [R 1050]; Il ladro pensa che tutti rubino [L 34]; Quando uno e` satollo crede che tutti abbiano mangiato [S 439]. 1040 Fare il matto spesso conviene. Molti si sono finti matti per salvare la pelle o per poter dire la verita`. Vedi anche A volte merita passar da scemo [S 2176]; Anche la stupidita` ha la sua rendita [S 2175]. 1041
Se il matto tacesse parrebbe savio.
pag 968 - 04/07/2007
905
.
La stoltezza, la follia si rivelano spesso nelle parole; non sempre i gesti rivelano l’insanita` mentale. Vedi anche Il silenzio e` la maschera dello stolto [S 1346]; Quando non dice niente non e` il pazzo dal savio differente [S 1348]. Al mercato dei matti si fanno molti affari. Dove al mercato ci sono molti sciocchi, sia fra i venditori che fra gli acquirenti, i criteri di valutazione sono tanti e strani, per cui gli scambi sono facili e gli affari prosperano. 1042
Chi matto manda, matto aspetti [attende / attenda]. Chi affida un compito a uno scriteriato, s’aspetti un disastro. Come uno parte, cosı` arriva, e cosı` ritorna. In senso generico: chi fa una cosa male, non puo` aspettarsi che un risultato negativo. 1043
1044
Chi matto esce, matto entra.
Chi matto parte, matto torna [savio non torna]. Vedi anche Chi oca passa il mare oca ritorna [O 10]; Chi bestia va a Roma bestia ritorna [R 856]. 1045
1046 Matto sı`, ma scemo no. Si dice che il proverbio derivi dalla seguente storiella: un pazzo guardava dalla finestra del manicomio un signore che, avendo bucato una gomma della macchina, la stava cambiando. A un tratto gli caddero in un tombino i quattro bulloni della ruota. Non potendoli recuperare, si disperava, quando il matto gli disse: ‘‘Prendi un bullone dalle altre ruote e, con tre bulloni per ruota, vai da un meccanico’’. ‘‘Bravo... Ma se sei cosı` intelligente, perche´ ti hanno messo in manicomio?’’ ‘‘Eh, pazzo sı`, ma scemo no!’’. La distinzione tra scemo (stupido ottuso) e pazzo (folle visionario, e anche geniale) era nota anche agli antichi, per cui il concetto e la contrapposizione non hanno certo l’eta` della storiella, nata dopo l’automobile. Questa e` un apologo ‘‘eponimo’’ di conio recente, che mostra l’attualita` di questo proverbio. Vedi anche Il pazzo lo dice e il coglione lo fa [P 878].
Un matto ne fa rider quattro. Basta che uno sciocco si metta a fare il buffone che trova subito chi l’asseconda e l’applaude. 1047
1048
Il matto porta in giro le pietre.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
MATTO
Fa cose inutili, fatiche assurde e cose che non hanno senso. Chi chiama i matti alle persiche corrono con le pertiche. Chi fa un favore a coloro che non hanno discernimento si ritrova danneggiato, dato che questi non hanno capacita` neppure di godere del bene offerto e rovinano tutto quanto, come chi per cogliere le pesche (persiche, forma antica di ‘‘pesca’’ ancora in uso in alcuni dialetti centromeridionali) usasse il bacchio come si fa per le noci. 1049
Passa la festa e il matto resta. Chi con la testa non e` proprio a posto trova nelle feste il suo ambiente ideale. Quando pero` finisce la festa il pazzo continua a far baldoria e non e` facile convincerlo a smettere. Vedi anche Ogni festa ha i suoi pazzi [F 646]; Senza pazzi non si fa festa [F 647]. 1050
1051 Un matto ne fa cento. Un matto puo` rendere folli tante altre persone. La pazzia e` contagiosa. Coloro che contrastano il matto diventano essi stessi matti, lo seguono nella sua pazzia. 1052
Un matto fa pazzi cento savi.
Ahi, ahi, chi nasce matto non guarisce mai. Non esiste medicina per curare il poco senno. 1053
1054 Matto e` chi dice tutto quel che pensa. Chi parla dicendo tutto quello che gli viene in mente si comporta da matto, anche se non lo e`; oltre a procurarsi l’appellativo di scemo, va incontro a un sacco di guai.
Il matto sa sempre la risposta prima della domanda. Perche´ si costruisce un suo mondo nel quale tutto avviene secondo il suo ordine e il suo desiderio, per cui egli sa gia` quello che deve accadere prima ancora che accada e anticipa anche le risposte alle domande. 1055
I matti predicano i princı`pi e i savi fanno come e` possibile. Coloro che elaborano i sistemi morali, i programmi sociali, le grandi imprese, i sistemi filosofici sono dei matti, e coloro che cercano come meglio possono di mettere in atto tali teorie sono detti savi. E` un quadro preoccupante dell’umanita` con bagliori di verita` sconcertanti. 1056
pag 969 - 04/07/2007
MATTUTINO
906
.
1057
Sa piu` il matto in casa sua che il savio in casa d’altri. Nei propri affari ognuno e` maestro. Ossia: non si devono dare consigli sulle faccende private neppure a chi, essendo magari anche un po’ sciocco, ha comunque le sue ragioni per agire in un certo modo. Vedi anche Ognuno sa quanto corre il suo cavallo [C 1110].
MATTUTINO Il mattutino e` l’ora canonica, corrispondente alle tre dopo mezzanotte, in cui certi ordini religiosi recitano la parte dell’ufficio che porta questo nome. Con tale termine si indica anche il suono della campana che chiama i monaci nella cappella e annuncia l’inizio di una nuova giornata.
1058 Vi sono dei matti savi e dei savi matti. Ci sono matti di professione, segnati da questa etichetta, che invece hanno le loro ragioni e sono piu` savi delle persone normali. Ci sono anche persone che hanno nome di savi, ma in realta` sono matti, sapendo gestire socialmente come positiva la loro follia.
Quando suona mattutino leva il capo dal cuscino. Alzati presto se vuoi vivere bene. Vedi anche Il mattino e` corto per chi si alza a mezzogiorno [M 1012].
Praticando coi matti si rischia d’ammattire. Chi ha a che fare con i pazzi, assumendone la mentalita` e il linguaggio per trovare una minima via d’intesa e un modo possibile di convivenza, inevitabilmente finisce per essere contaminato dalla loro pazzia. Stai a lungo con uno che ha un grave difetto e finirai con l’assumerlo anche tu, almeno in parte. Vedi Chi pratica lo zoppo impara a zoppicare [Z 107]; Chi pratica i paioli si tinge di fuliggine [P 185]. 1059
Ci vuol piu` senno a far la strada con un matto che a farla con un savio. La convivenza con le persone intelligenti non comporta che i comuni problemi derivanti dallo stare insieme; quella con gli sciocchi pone problemi difficili e insolubili, non essendo la pazzia ne´ prevedibile ne´ facilmente gestibile. 1060
Chi fugge un matto ha gia` guadagnato la giornata. Chi riesce a sfuggire allo sciocco, a levarselo dai piedi, puo` dire d’aver fatto abbastanza nella giornata, anche se non fa altro. 1061
1062 Per ogni casa basta un matto. Le famiglie un tempo erano molto numerose, sia le ricche che le povere: un nucleo contadino poteva superare le venti persone, tra le quali c’era quasi inevitabilmente un capo scarico, per vecchiaia o per natura. Al momento che un altro si metteva a fare lo scemo, gli si ripeteva che di matti in casa ne bastava uno. Vedi anche Un pazzo per casa e una croce per chiesa [P 888]. 1063
Basta un matto per casa.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1064
Si corre piu` a mezzogiorno che a mattutino. Per andare a mangiare tutti corrono piu` veloci e piu` volentieri che per andare a lavorare. 1065
MATURARE f Vedi Frutto. Il peggior frutto e` quello che non matura. Il frutto che non riesce a maturare, che rimane sempre verde e acerbo va gettato via perche´ potrebbe far male. Metaforicamente: le cose che vanno per le lunghe senza giungere a uno sbocco, a una conclusione, sono pericolose, ed e` meglio abbandonarle. Vedi anche Le cose lunghe diventan serpi [L 1070]; I discorsi troppo lunghi diventan discorse [D 581]. 1066
Non vi sono frutti duri che il tempo non maturi. Col tempo tutta la frutta matura. Tutto, prima o poi, trova il suo compimento. Vedi anche Col tempo e la paglia maturano le sorbe e la canaglia [N 247]; Non c’e` sorba tanto dura che il sole e il tempo non matura [S 1658]. 1067
Tutti i frutti al loro tempo maturano. Quel che presto matura presto infradicia. Quello che arriva presto a maturazione altrettanto presto si decompone. Tutto cio` che e` precoce ha breve durata. Le cose serie e durevoli sono il frutto di un lento processo di formazione. 1068 1069
1070
Cio` che presto matura poco vale e poco dura.
MATURO Come indicazione dell’eta`. 1071
L’uomo maturo vuole l’uva acerba.
pag 970 - 04/07/2007
907 Si usa per dire che l’uomo di una certa eta` mostra spesso di preferire la donna molto giovane, che lo stimola piu` di una coetanea. MAZZEI Coll’asso, il sette e il sei perse la villa il Cavalier Mazzei. Non basta essere bravi per vincere: ci puo` essere anche chi e` piu` bravo; non basta essere molto per essere i primi: ci piu` essere chi e` di piu`. Il Cavalier Mazzei e` un ignoto eroe popolare, il cui nome puo` alludere al mazzo delle carte, con cui si credeva maestro (su come andarono le cose, e sui punti delle carte, vedi P. Giacchi, Dizionario del vernacolo fiorentino, 1878, alla voce picche). Nel gioco della primiera il flussi (detto anche flusso, frussi e frusso: quattro o cinque carte dello stesso seme) puo` superare come valore la combinazione, buona ma non assoluta, che aveva in mano il cavaliere. Si dice a chi si vanta d’avere gia` ottenuto una cosa avendo buone probabilita` d’ottenerla ancora ed elenca le ragioni a proprio favore. 1072
Per un quattro, un cinque e un sei perse er palazzo er duca Mattei. Versione romanesca del detto. 1073
MEDAGLIA 1074 Ogni medaglia ha il suo rovescio. Di solito le monete e le medaglie hanno una faccia particolarmente curata e artistica, e l’altra piu` anonima. Ogni cosa ha, oltre l’aspetto che presenta immediatamente, anche altri aspetti meno positivi, simpatici, che devono essere comunque accettati insieme al resto. Il detto e` citato, fra gli altri, da Montaigne (Saggi 3.11). Vedi anche la voce Moneta; i proverbi Ogni davanti ha il suo di dietro [D 129]; Ogni mela ha il suo baco [M 1175]. 1075 Ogni dritto ha il suo rovescio. Per analogia. Vedi anche Ogni cosa ha il suo diritto e il suo rovescio [C 2349].
Ogni vino ha la sua feccia, ogni buono ha il suo cattivo. Per analogia. Ogni vino, anche di qualita`, ha il suo residuo, il suo fondaccio del barile o della botte (feccia), che non e` buono. Vedi anche Ogni gatta ha il suo gennaio [G 205]. 1076
1077 Se vi son monti vi sono anche valli. Per analogia.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
MEDARDO
1078 La medaglia ce l’hanno i cani. Si dice a chi e` desideroso di ottenere onori e gloria, per ricordare che certe vanita` non pagano le fatiche che costano, ovvero creano obblighi e dipendenza, come succede al cane, la cui medaglia indica l’appartenenza a un padrone. Piu` frase d’ammonimento che proverbio vero e proprio, e` di conio recente e si e` diffuso da quando la legge ha imposto al proprietario d’applicare la placca metallica di riconoscimento al collare del proprio cane. Vedi anche Il padrone ce l’hanno i cani [P 98].
MEDARDO La festa di san Medardo cade l’8 giugno, ma non compare nel nuovo calendario liturgico. Il culto del santo viene dalla Francia. Medardo fu infatti vescovo di Noyon dove morı` nel 545. Le sue spoglie riposano a Soissons, nell’abbazia che porta il suo nome, fondata da Re Lotario. Per il fatto di esser morto con il sorriso sulla bocca, rimasta aperta, nel Medioevo fu designato protettore di chi soffre di mal di denti. Ma san Medardo e` anche Magister diluvii, ossia patrono delle acque in quanto all’inizio di giugno veniva molto invocato perche´ procurasse la pioggia, in questo periodo indispensabile per la buona riuscita dei raccolti. Si vuole, inoltre, che l’8 di giugno sia il giorno nel quale uscirono dall’arca Noe` e gli altri superstiti del Diluvio. San Medardo ha goduto anche in Italia di molta popolarita`. E` rappresentato in abito vescovile, con la bocca aperta e sorridente, talvolta con un cielo nuvoloso alle spalle. f Vedi Piovere. Se san Medardo o san Gervasio piova dopo quaranta dı` rifa` la prova. Se cade la pioggia in questo giorno per i successivi quaranta il tempo sara` piovoso e inevitabilmente piovera` fino al quarantesimo. Il proverbio richiede maggior fede di altri per esser seguito, in quanto e` questo uno dei periodi piu` asciutti dell’anno e poco importa se prima della riforma gregoriana del calendario la festa del santo fosse molto vicina al solstizio d’estate. La materia deriva dalla tradizione francese, dove e` nato il culto del santo e si basa su un noto proverbio francese: Sil pleut le jour de sain Me´dard, il pleut quarante jours plus tard ‘‘Se piove il giorno di san Medardo piove per i successivi quaranta giorni’’. Anche in questo proverbio (come in altri, vedi Terzo aprilante quaranta dı` durante 1079
pag 971 - 04/07/2007
MEDICINA
[A 1068] il numero quaranta e` legato alla pioggia (vedi premessa alla voce Quaranta). Nel sistema di pronostici popolari l’andamento del tempo e` spesso collegato a quello di un determinato giorno considerato significativo, che segna con la pioggia un periodo lungo di perturbazioni atmosferiche. In questo caso sarebbero due le giornate (san Gervasio viene festeggiato il 19 giugno). Quitard (Dictionnaire e´tymologique, historique et anecdotique des proverbes, p. 530 sgg.) esamina le possibili interpretazione del detto, a cominciare dalla tradizione che l’8 giugno segni il giorno dell’uscita di Noe` dall’Arca, ma senza arrivare a una conclusione che soddisfi le nostre esigenze di carattere scientifico, tranne la considerazione che i santi in paradiso fanno la pioggia e il bel tempo. Vedi anche San Gallo quaranta dı` durallo [G 166]; Se piove per i Quaranta Martiri piove per quaranta giorni [M 840] ; Quando l’Angiolo si bagna l’ale piove fino a Natale [M 1427]. 1080
908
.
Se piove a san Medardo dura quaranta dı`.
Se piove a san Medardo quaranta dı` burrasca se santo Barnaba` non dice basta. Il bel tempo che fa il giorno di san Barnaba` (vedi la voce), che cade l’11 giugno, interromperebbe la pioggia che altrimenti durerebbe quaranta giorni. 1081
MEDICINA f Vedi Pillola, Riposo, Tempo.
Si muore del male come della medicina. Talvolta sono le cure a uccidere il malato che, senza medicine, sarebbe forse potuto guarire. La medicina non sempre e` benefica. Vedi anche Stia lontan chi non vuol mali da ricette di speziali [S 1874]. 1082
1083 Si puo` morire del male e del rimedio. Per analogia.
La migliore medicina e` pillole di gallina, lampi di forno e sciroppo di cantina. Ricetta ottima quando le malattie erano causate dalla denutrizione e dagli stenti: bastava mangiare perche´ l’organismo si ristabilisse: la dieta poteva essere costituita da uova, pane e vino buono. Vedi Pillola. 1084
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
I migliori dottori sono la dieta, poco lavoro e vita lieta. Per analogia. Vedi anche Per vivere a lungo son necessarie: vita quieta, mente lieta, moderata dieta [V 1097]; L’allegria e` d’ogni male il rimedio universale [A 451]; Malinconia e` quasi malattia [M 410]; Il riso fa buon sangue [R 624]. 1085
Febbre nervina non vuol dottori ne´ medicina. Per la febbre che deriva da cause psichiche, come paure, ansie o da distonie neurovegetative, non ci sono rimedi di carattere medico; non rimane che dare al tempo la possibilita` che i disturbi scompaiano da soli. 1086
A male mortale ne´ medico, ne´ medicina vale. L’unica cosa che rimane da fare e` rassegnarsi. 1087
1088 Il letto e` medicina. Il letto e la dieta sono i primi rimedi che si consigliano a chi sta male.
Quando una medicina e` cara, se non fa bene al malato, fa bene allo speziale. Per ovvi motivi, c’e` almeno qualcuno che ne trae un vantaggio. Lo speziale era colui che preparava i farmaci con le erbe officinali, o anche li vendeva dopo averli acquistati dai conventi. 1089
Quando una medicina e` cara, se non purifica il corpo, purifica la borsa. Affine al precedente, ma visto dal solo punto di vista dell’ammalato. 1090
Con due occhi si compra la medicina, con uno si da` al malato e con gli occhi chiusi si prende. La medicina si compra con attenzione, per non sbagliare; si misura al malato con un occhio chiuso, per contare le gocce o altro, e si prende chiudendo gli occhi, nel gesto che e` o di chi cerca di non sentirne il cattivo sapore o di chi si rimette alla fortuna. 1091
Chi prende medicine senza male distrugge la salute e il capitale. Il malato immaginario, che si cura senza averne bisogno, getta via i suoi quattrini e al tempo stesso si rovina la salute. 1092
Che gli vadano tutti in medicine (e candele). Maledizione rivolta a chi si ritiene che ci abbia sottratto indebitamente delle cose o del denaro. L’augurio e` che possa spenderlo tutto 1093
pag 972 - 04/07/2007
909
.
per curarsi, o per accendere candele per implorare delle grazie, ovvero per accompagnare morti. MEDICO La figura del medico e` nei proverbi spesso connotata in maniera molto negativa. A meno che non sia vecchio e abbia molta esperienza e` bene non dargli credito. Meglio e` cercare di trovare da se´ il rimedio ai propri malanni, se non sono gravi, oppure affidarsi alla natura. Il medico, infatti, soprattutto se inesperto, quasi sempre prescrive medicine che sono piu` dannose del male stesso e nessuno puo` denunciarlo perche´ la prova della sua incompetenza viene seppellita dalla stessa terra che copre il defunto. Insieme al farmacista, il medico e` visto come una persona che lucra sui mali altrui e in fatto di prosperita` e` avvicinato alla figura del prete nella cui casa non manca mai niente. f Vedi Bazzicare, Confessore, Culo, Cuoco, Dottore, Malattia, Male, Matto, Pisciare, Prete. 1094 Dov’entra il sole non entra il medico. Chi vive in ambiente asciutto, soleggiato, caldo, non prende molte delle malattie alle quali sono invece soggetti coloro che vivono in luoghi oscuri, umidi e freddi.
Casa senza sole chiama medico e confessore. Reciproco del precedente. Vedi anche Casa dove non batte il sole entra il medico a tutte l’ore [C 950]. 1095
MEDICO
Invito a pensare ai propri errori e ai propri problemi, e a non esprimere giudizi sugli altri o credersi al di sopra della misura comune. Il detto deriva dal Vangelo di Luca (4.23), dove Cristo, dopo aver parlato nella sinagoga, anticipa la possibile accusa dei suoi avversari: ‘‘Di certo voi mi citerete il proverbio: Medico, cura te stesso’’. Si tratta quindi di un proverbio aramaico, effettivamente registrato anche nei Midrash, che spesso si ripete tuttora nella forma latina della Vulgata: 1099 Medice, cura te ipsum. Il concetto ha una lunga tradizione gnomica; sembra alludervi gia` Eschilo, Prometeo incatenato 472-475 ‘‘la tua mente e` smarrita, e come un cattivo medico caduto nella malattia sei scorato e non sai trovare farmaci adatti a te’’, mentre un verso comico, forse di Euripide (fr, 1086 N2.), dice ‘‘Medico degli altri, ma riguardo a se stesso pieno di piaghe’’. Documenta la fortuna di questo tema anche una lettera dell’epistolario di Cicerone (Ad familiares 4.5), nella quale un corrispondente di Cicerone lo ammonisce a non comportarsi come il cattivo medico; nel Medioevo e` registrato poi un esametro di senso del tutto affine: Is bonus est medicus sua qui sibi vulnera curat ‘‘E` buon medico quello che si cura le proprie ferite’’. Con lo stesso senso, infine Erasmo registra negli Adagia Aliorum medicus, ipse ulceribus scates ‘‘Medico degli altri, tu stesso sei ricoperto di piaghe’’. Vedi anche Vedi il bruscolo nell’occhio del prossimo e non la trave che hai nel tuo [B 945]; Nessuno sente il puzzo della sua merda [M 1285].
Il medico di Valenza: lunghe falde e poca scienza. Il detto si riferisce a chi, dicendo di aver studiato o di essersi reso illustre lontano, si da` arie di saper far tutto, con grandi fronzoli e messe in scena, e poi all’atto pratico risulta un inetto.
I medici sono come i ciechi: vanno al tasto. Uno dei metodi seguiti dai medici per visitare il malato e` palparne le parti del corpo colpite dal male. L’ironia nasce dal fatto che andare al tasto significa anche andare a caso, tirare a indovinare.
Il dottor Blaga curava il culo per una piaga. Per irridere una qualche prova di incompetenza estrema. Probabile traduzione edulcorata del motto triestino: 1102 – El dottor Blaga, ch’el curava el bus’ del cul per una piaga. Nel senso che lo scambiava per una ferita, ma nella resa italiana c’e` voluta ambiguita` col senso causale, ‘‘a motivo di una piaga’’.
Medico e pistola ti salvan la vita e ti sfondan le tasche. Il medico ti cura e ti salva dalla malattia, ma ti vuota le tasche pretendendo compensi esagerati; la pistola ti salva dagli aggressori, dai ladri, ma il suo peso ti sfonda materialmente le tasche.
1096
1097
1098
Medico, cura te stesso.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1100
1101
Il medico pietoso fa la piaga verminosa [puzzolente]. Il medico che, per compiacere o non tormentare il malato, evita di somministrargli cure o 1102
pag 973 - 04/07/2007
MEDICO
910
.
medicine dolorose, fa peggiorare il male e rischia di portare il paziente alla fossa. Spesso l’indulgenza consolida e aggrava un vizio, un difetto. 1103 Nessun medico e` meglio di tre. Meglio non consultare nessun medico che mettersi nelle mani di diversi dottori i quali fanno cosı` tanta confusione da mandare il malato all’altro mondo. Il detto, ambiguo, va letto e inteso in questo senso: per il malato e` meglio rimettersi alla natura, non chiamare nessun medico, piuttosto che consultarne tanti; non nel senso che tre medici valgono piu` di uno.
Medico cristiano e avvocato pagano. Il medico deve essere onesto, scrupoloso, coscienzioso, mentre l’avvocato deve non aver scrupoli ed esser pratico. 1104
1105 Il medico e` un boia pagato dal cliente. Spesso il cliente paga il medico che con le sue cure lo spedisce al Creatore.
Medici e guerre spopolano le terre. E` luogo comune che il medico aiuti piu` la malattia che il malato, come scrive, fra i tanti, Goldoni (L’ipocondriaco, atto II, scena I): ‘‘Qui giace il prestantissimo ranocchio infelicissimo che ucciso fu, per suo destin maledico, non so ben se dal male, ovver dal medico’’. 1106
Mentre i medici discutono il malato muore. I medici sono tutti nel loro centro quando si trovano a dover risolvere casi imprevisti e difficili e si accaniscono in discussioni teoriche, mentre il povero malato va all’altro mondo. 1107
Medico ammalato, alchimista povero e cane che non abbaia, non ti ci perdere. Non c’e` da fidarsi di un medico che e` sempre ammalato (perche´ mostra di non esser padrone della sua arte), ne´ di un alchimista povero (perche´ non e` capace di cambiare i metalli in oro) cosı` come non c’e` da fidarsi di un cane che non abbaia, e non e` quindi adatto a fare la guardia o anzi morde all’improvviso. Vedi anche A tre cose non credere: ad alchimista povero, a medico malato e a eremita grasso [A 441]. 1108
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Per quanto faccia un medico ne lascia sempre piu` vivi che morti. Per quanto il medico si accanisca nel suo lavoro la vita e` sempre piu` forte delle sue cure e delle sue medicine e l’umanita` riesce a sopravvivere. 1109
Meglio veder in casa il fornaio che il medico. Meglio che al mattino si affacci alla porta il fornaio a portare il pane che il dottore a fare la sua visita. 1110
Tempo d’epidemia medici in allegria. Le malattie epidemiche facevano la fortuna dei medici che lavoravano e guadagnavano molto. Si riferisce a stati endemici, non a epidemie acute e catastrofiche dove poco c’era da guadagnare. 1111
1112 Il medico e` la via del Cielo. In quanto manda i malati all’altro mondo, spedendoli, per le grandi sofferenze che infligge loro, in Paradiso. 1113 Gli errori dei medici li copre la terra. Gli errori che fanno i medici provocano la morte e con il defunto vengono seppelliti rimanendo un eterno segreto. Il detto si ripete talora anche in latino: 1114 Errores medicorum terra tegit. Di origine tardomedievale o moderna. 1115 Error di medico volonta` di Dio. La morte e` decisa da Dio, il medico e` solo il suo strumento. 1116 Medico giovane fa la gobba al cimitero. La gobba e` il rilievo di terra sopra la tomba recente. Il medico giovane, cioe`, manda al cimitero parecchi malati che sono le cavie su cui egli costruisce la sua esperienza. Vedi anche Il garzone del barbiere impara a radere alla barba dei pazzi [G 202]; Il dottore s’esercita sui malati [D 1165]. 1117 Medico giovane ingrassa il sagrato. Il medico giovane, quindi inesperto, riempie di morti, dovuti alla sua imperizia, le tombe comuni. I sagrati (luoghi consacrati con la chiesa della quale costituiscono il terreno davanti all’ingresso, spesso coperto da un loggiato), e le cripte sotto le chiese furono adibiti fino a Napoleone, che lo proibı`, a tombe comuni, costituite da vari sotterranei chiusi da botole per le quali venivano fatte scendere le salme senza casse, chiuse in sudari. Le caro-
pag 974 - 04/07/2007
911
.
gne degli animali venivano sotterrate nei campi, essendo materie organiche molto adatte a ingrassare il terreno. Unendo i due concetti si crea questa affermazione ironica, quale apprezzamento dell’opere del medico giovane. 1118
Medico giovane, cimitero pieno.
Medico giovane e vecchio barbiere, fuggi, fuggi. I proverbi distinguono arti e mestieri in cui e` migliore il vecchio da quelli in cui e` migliore il giovane. Qui al medico giovane e` contrapposto il barbiere vecchio il quale, non avendo la mano ferma, spesso incide col rasoio la carne, facendo quelle che sono dette braciole. Anche il chirurgo e` migliore giovane, avendo la mano ferma; il confessore deve essere vecchio per la sua maggiore esperienza. Vedi anche Vecchio confessore e piu` vecchio dottore [C 2010]. 1119
1120
Medico vecchio e barbiere giovane.
Medico come il vino e chirurgo come il pane. Il medico deve avere molta esperienza, percio` deve essere vecchio; il chirurgo invece deve avere la mano ferma e i riflessi pronti: percio` deve essere giovane. 1121
1122
Medico vecchio e chirurgo giovane.
1123 Medico vecchio e medicina nuova. Il medico deve essere esperto, mentre il farmaco deve essere stato preparato di recente, altrimenti perde le sue qualita`.
Ne ammazza piu` la penna del medico che la spada del cavaliere. Con la penna il medico scrive le ricette indicando medicinali piu` dannosi che benefici. 1124
Arte piu` misera, arte piu` rotta non c’e` del medico, che va in condotta. Non c’e` vita piu` misera e scomoda di quella del medico condotto. Sono versi di Arnaldo Fusinato (1817-1888) che si trovano nella poesia Il medico condotto (Poesie, Piacenza, 1914). Citati a lungo come proverbio sono ormai disusati da quando e` scomparsa la figura del medico condotto, vero benefattore nelle zone piu` remote e impervie dell’Italia. 1125
1126
Nella casa del medico e del prete non si sente la fame ne´ la sete.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
MEDICO
La casa del medico e quella del prete sono comunemente case dove non manca nulla, dove tutti portano e le entrate sono abbondanti. ` un gran medico chi conosce il proprio 1127 E male. Chi sa riconoscere il proprio male, nel senso soprattutto di difetto morale, dimostra di essere davvero un buon medico. Il medico ha tre facce: d’uomo quando s’incontra, d’angelo quando e` necessario e di diavolo quando e` finita la malattia. Il medico ha una faccia comune quando si trova per strada, appare come l’angelo salvatore quando se ne ha bisogno e come un demonio quando si devono pagare le sue care parcelle. 1128
Quando chiami il medico chiama anche il notaio. Quando chiami il dottore per farti curare, pensa anche a fare testamento: se non e` mortale la malattia lo puo` essere il medico. 1129
A dispetto dei medici si vive fino alla morte. Nonostante l’opera dei medici ognuno vive fino all’ora che per lui e` stata segnata. Chi non deve morire sfugge anche alle cure dei medici. 1130
Il medico va e viene e chi ha il male se lo tiene. Il medico fa la sua visita e poi se ne va, la malattia invece rimane al malato. 1131
Prima viene il medico molte volte, poi il sacerdote alcune volte, e alla fine il becchino una volta sola. Battuta terribile sulla sorte del malato: il medico fa il lavoro grosso, il prete le rifiniture e il becchino conclude con un colpo maestro. 1132
1133 Dio guarisce e il medico e` ringraziato. Dio, la natura guariscono il malato che vince la malattia con le sue forze, mentre il medico se ne prende il merito e i compensi. Vedi il contrario Quando l’ammalato muore si grida al medico, quando guarisce si canta ai Santi [A 730]. Si tratta della versione devota di un insegnamento antico, spesso ripetuto ancora oggi nella seguente forma latina:
Medicus curat, natura sanat. ‘‘Il medico cura, la natura guarisce’’. Il proverbio, che in questa formulazione e` medio1134
pag 975 - 04/07/2007
MEGLIO
evale, fa riferimento alla Vis medicatrix naturae ‘‘La forza risanatrice della natura’’, ma non con l’intento di enunciare una meravigliosa collaborazione tra il medico e le forze naturali ma, come appare anche nel proverbio precedente, per creare un nodo ironico che deride il medico: spesso infatti le sue cure non servono a nulla: e` la forza dell’organismo stesso che provvede alla guarigione, della quale poi il medico prende il merito e intasca il compenso. Con le mani in mano non si va dal medico. Un tempo il povero non si presentava mai da un medico senza un dono in natura, per propiziarsi il suo favore e interessarlo alla sua malattia. Si trattava in genere di un paio di polli, o di caciotte, vino, olio, primizie, prosciutto, salumi. In certe zone l’uso e` rimasto fin quasi ai nostri giorni. 1135
Ne´ dal medico per ogni male, ne´ dal prete per ogni peccato, ne´ per ogni sete al boccale, ne´ per ogni lite dall’avvocato. I piccoli guai, di ogni genere, bisogna risolverli da soli, senza l’aiuto di chi, mettendoci le mani, ne finirebbe col trarne vantaggio, arrecando un danno superiore al beneficio sperato. Vedi anche Ne´ per ogni male dal medico, ne´ per ogni lite dall’avvocato, ne´ per ogni sete all’osteria [M 294]. 1136
I medici e le patate fanno i loro frutti sotto terra. Le patate fanno i tuberi sotto terra e i medici ci mettono i frutti della loro arte, cioe` i malati morti. 1137
Nessun buon medico prende mai medicine. I medici che hanno buon senso si guardano bene dal prendere le medicine che assegnano ai loro malati. 1138
1139
912
.
Il buon medico non prende mai medicine.
Stercus et urina medici sunt prandia prima. ‘‘Le feci e l’orina sono il primo pasto del medico’’. Dileggio medievale sui medici, i quali erano costretti a esaminare simili delizie, perfino ad assaggiare l’orina. Rispondevano i medici: Nobis sunt signa, / vobis sunt prandia digna ‘‘Per noi sono segni, per voi sono degni pasti’’. 1142
MEGLIO Molti dei proverbi in cui l’accento semantico cade su questa parola sono frasi di autoconsolazione di vario genere: da quelle che prendono in considerazione le leggi della vita, del mondo, a quelle che tendono a stabilire confronti, o che invitano a contentarsi di quanto uno ha. Molti sono vere e proprie formule, dietro alle quali si cela la scaramanzia, la legge divina che punisce chi si proclama felice, chi sfida il destino, chi si gloria con tracotanza dei propri successi. f Vedi Arrossire, Bene, Male, Moglie, Peggio, Piuttosto, Uovo. 1143 Il meglio e` nemico del bene. Fra i proverbi piu` vivi e diffusi. Spesso il desiderio di migliorare, di perfezionare porta a distruggere quello che era gia` buono. Una bella attestazione letteraria, ad esempio, in Metastasio (Ipermestra, atto II, scena I): ‘‘Il buon si perde / talor cercando il meglio’’. Vedi anche L’ottimo e` nemico del buono [O 695]; Chi vuol fare meglio del bene finisce per far peggio [F 308]. 1144 Il meglio viene sempre alla fine. Sia nelle cose piacevoli, come pranzi, sorprese, feste, esibizioni, che in quelle spiacevoli, come punizioni, rimproveri, vendette, la parte migliore si riserva alla fine. Vedi anche Dulcis in fundo [D 694]. 1145 Il meglio va lasciato per ultimo. Si usa lasciare il cibo migliore, o altra gratificazione per finire in bellezza. Vedi il contrario Chi serba, serba al gatto [S 1058].
1140 I coglioni fanno i medici grassi. Gli sciocchi che si curano per un nonnulla o che immaginano d’avere malattie inesistenti fanno fare grossi guadagni ai medici.
1146 Il meglio e` sempre gia` passato. Quando arriva cio` che si attendeva come migliore, ci si accorge che il meglio era quello che c’era prima, che avevamo senza saperlo.
Chi ai medici si da` [si da` ai medici] a se´ si toglie. Chi si rimette nelle mani del medico prende una brutta strada, trova il modo di perdersi.
1147 Spera il meglio e aspetta il peggio. Sii fiducioso nell’avvenire e spera di migliorare, ma aspettati sempre che il peggio possa venire, in modo da essere pronto.
1141
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 976 - 04/07/2007
913
.
1148 Meglio un cavallo d’un gallo. Rivolto a chi esprime una preferenza ovvia, intendendo che ha detto una sciocchezza. Vedi anche Meglio lei nuda che lui vestito [L 431].
Meglio cosı` che peggio. Risposta scaramantica, o di rassegnazione, che segue di solito la domanda: ‘‘Come va?’’. 1149
1150 Che non venga peggio. Per analogia.
Se deve andar male vada cosı`. Per analogia. 1151
1152 Meglio qui che in galera. Si usa per dire che in un posto non si sta poi tanto bene e ci si deve accontentare.
Meglio che un cazzotto in un occhio... Di qualcosa che non fa piacere, ma che comunque e` sempre preferibile a qualcos’altro di davvero sgradevole, doloroso, ecc. 1153
Meglio andare a letto senza mangiare che senza lume. Andare a letto al buio era considerata la massima delle privazioni, anche perche´ una candela e` sempre costata poco. Quindi: meglio privarsi del mangiare che di una luce. 1154
1155 Meglio brutta toppa che bel buco. Meglio un rimedio che si fa notare che qualcosa di indecoroso che resta in mostra. Vedi anche Peggio la toppa del buco [R 576].
Meglio il poco che dura, che l’assai che manca. Meglio poco sempre che molto qualche volta. Vedi anche Meglio le fave che durano dei capponi che finiscono [D 1231]; Meglio un’aringa che dura d’un cappone che finisce [A 1206]. 1156
Meglio il poco che dura assai, che l’assai che dura poco. Come il precedente, con arricchimento retorico tramite chiasmo. 1157
1158 Meglio poco che nulla. Val la pena contentarsi del poco senza rifiutarlo, quando manca l’abbondanza. 1159 Meglio piede zoppo che senza piede. Val la pena accontentari anche di qualcosa di non proprio perfetto. ` meglio rompersi il piede che il collo. 1160 E 1161
Meglio naso torto che senza naso.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
MELA
1162 Meglio capelli bianchi che in piazza. Essere, rimanere in piazza significa ‘‘aver perso i capelli’’, avere una bella ‘‘piazza’’ di calvizie.
Meglio cappello in mano, che mano alla borsa. Meglio andarsene salutando che spendere mettendo la mano al portafoglio. Meglio salutare con deferenza e andarsene che avere degli obblighi. 1163
Meglio un asino che porti che un cavallo che butti per terra. Meglio una cosa modesta, ma che funzioni, che una cosa pregevole, di lusso, che provochi dei danni. 1164
1165 Il meglio e` meno caro. Cio` che e` di qualita` superiore, anche se si paga di piu`, dura piu` a lungo, e` piu` funzionale. Vedi Chi piu` spende meno spende [S 1791].
Meglio chiudere una finestra che un portone. Meglio ricevere una menomazione che morire; meglio un danno limitato che una catastrofe. ` meglio rimetterci i capelli che la pelle. 1167 E E` preferibile un danno che compromette la bellezza rispetto a uno che colpisce l’organismo. ` meglio perdere la camicia che la pelle. 1168 E 1166
1169 Meglio piede bagnato che testa rotta. Nell’attraversare un corso d’acqua e` meglio rassegnarsi a guadarlo infradiciandosi, che saltare e rompersi la testa. 1170 Per star meglio si sta peggio. Cercando di migliorare la propria condizione spesso ci si procura qualcosa che ci fa stare molto peggio. Vedi anche Chi sta bene non si muova [B 400]. 1171 Si stava meglio quando si stava peggio. Cambiando una situazione, non si sono ottenuti poi tutti i grandi risultati che ci si aspettava. La frase e` attribuita a Francesco Guerrazzi (1804-1873) ed esprime rimpianto per un tempo visto come buono ma comunemente considerato infelice o tribolato. La si usa spesso ironicamente per esprimere una certa generica insoddisfazione.
MELA f Vedi Allegare.
pag 977 - 04/07/2007
MELA
914
.
1172 Una mela marcia ne guasta cento. Un elemento negativo corrompe un insieme; basta una persona cattiva per trascinarne molte al male. Vedi anche Pecora infetta ne ammorba una setta [P 1011]; Un malvagio nuoce a molti giusti [M 449]. ` meglio caschi la mela che l’albero. 1173 E E` meglio aspettare che cada una mela e mangiarla, piuttosto che aspettare che cada l’albero e avere tante mele lı` per lı` e nessuna in futuro. E` meglio lasciare che la natura segua il suo corso, attendere che le cose accadano quando devono accadere, piuttosto che sperare in un evento eccezionale da cui nasce un benessere che non dura.
Molte mele che entrano dalla porta escono dalla finestra. Un tempo si conservavano le mele sopra cannicci e paglia nei ripostigli. Molte pero` marcivano e venivano gettate dalla finestra. Di quello che si conserva, molto va sprecato o perduto. Vedi anche Chi serba serba al gatto [S 1058]. 1174
1175 Ogni mela ha il suo baco [verme]. Ogni cosa ha la sua magagna, il suo lato negativo. Vedi anche Ogni medaglia ha il suo rovescio [M 1074]; Ogni tetto ha un tegolo rotto [T 600]; A ogni poeta manca un verso [P 2012]; La perfezione non e` di questo mondo [P 2012]; Solo Dio non ha difetti [D 346].
E` la versione originale inglese del proverbio precedente, che oggi, col diffondersi di questa lingua, si usa comunemente, favorito anche dalla necessita` imposta alla societa` urbana di accrescere nella dieta le vitamine mediante l’uso della frutta. 1180 Finche´ le mele non furono mature. Frase con la quale si risponde a chi domanda quanto tempo e` durata, dura, durera` una cosa. Indica il tempo necessario, il tempo che ci vuole. Il detto si collega al seguente aneddoto di tradizione popolare: un cappuccino fu sfidato da un domenicano a scoprire quanto tempo Adamo ed Eva rimasero nel Paradiso terrestre. Il sapiente domenicano concesse all’avversario tre mesi per studiare le Scritture e i Commentari, ma il francescano, senza starci tanto a pensare, rispose: ‘‘Finche´ le mele non furono mature’’. 1181 Tutti patirono per una mela. Una causa futile puo` arrecare gravi danni a molte persone. Il detto allude al peccato originale, meno probabilmente alla Guerra di Troia, scatenata a monte dalla scelta di Paride di assegnare ad Afrodite il pomo della piu` bella.
1176 Anche le mele rosse hanno il baco. Anche le cose chi si presentano con il migliore aspetto hanno qualcosa di negativo, qualche neo o macchia. Vedi anche La castagna e` bella fuori e dentro ha la magagna [C 995].
Adamo mangio` la mela e il seme gli rimase in gola. La prominenza anteriore nel collo che presentano gli uomini (pomo d’Adamo) si vuole che sia dovuta a un pezzo di mela, o a un seme, rimasto di traverso in gola ad Adamo, allorche´ il Signore lo chiamo` a rispondere della sua colpa. Vedi Adamo.
1177 La mela rubata ha piu ` sapore. In alcuni casi le cose ottenute in maniera illecita danno piu` soddisfazione. Vedi anche Aceto; Acqua rubata pare rosolio [R 1054]; I baci rubati sono i migliori [B 34]; I frutti proibiti sono i piu` dolci [D 687]; Piu` proibito, piu` gradito, piu` appetito [P 2763]; Le ciliegie rubate son piu` dolci [C 1581].
1183 La mela prende il sapore dall’albero. Ogni cosa ha le caratteristiche della cosa dalla quale deriva. Vedi anche La scheggia ritrae dal ceppo [C 1281]; Tale padre, tale figlio [P 34]; Un fico non dara` mai nespole [F 717]; Ciocco di fico, scheggia di fico [C 1617]; Dal castagno non vengono aranci [C 1007].
Una mela al giorno leva il medico di torno. Proverbio inglese che si usa anche in italiano: mangiare una mela al giorno preserva dalle malattie, consente all’organismo di mantenersi in salute. 1178
1179
One apple a day drives the doctor away.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1182
Mela cotta, merda fatta. E` noto che le mele cotte sono lassative. 1184
Mele cotte e acqua la cacaiola e` fatta. Bevendoci insieme dell’acqua, facilmente viene la diarrea. 1185
pag 978 - 04/07/2007
915 MELANZANA Detta anche petonciano, petronciano e petronciana (e con tali forme chiamata nelle varianti regionali dei proverbi). f Vedi Peperone. 1186 Le melanzane son le cotolette dell’orto. Le melanzane, tagliate a fette e poste ad arrostire sulla brace, hanno un buon sapore, cosı` buono da poter esser considerate una specie di cotolette vegetali. Si possono anche cuocere, infatti, come la carne: impanate e fritte o in umido.
Zucca nella frittata e melanzana trifolata. Sono i modi di cucinare che esaltano meglio i sapori dei due ortaggi. 1187
MELESECCHE f Vedi Ciuco. MELICA Col termine melica si indicano comunemente il sorgo (Sorghum vulgare), la saggina (localmente anche quella usata per fare le scope), e nelle zone settentrionali, il mais. Per l’alimentazione umana o degli uccelli se ne usano i semi, mentre i fusti, tagliati ancora in erba, sono utilizzati come foraggio per le bestie vaccine. La melica rada nel campo diventa fitta nell’aia. La melica della quale si vuole utilizzare il seme, deve essere seminata rada in modo che sviluppi bene la spiga. In questo modo si riesce a portare nell’aia un ricco raccolto. Quando si semina fitta e si usa come foraggio, tagliandola in erba, si chiama sagginella. 1188
Dice la melica ai piu` testardi: – Piantami presto, piantami tardi, esco fuori ai primi caldi. La melica nasce solo al momento in cui si stabilizza il caldo ed e` inutile avvantaggiarsi nella semina. 1189
Melica trapiantata, donna malmaritata. La melica trapiantata vive stentatamente e cresce male, come una donna che, non trovandosi bene con il marito, vive infelice. Certe piante (come anche la zucca) sopportano male il trapianto. 1190
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
MELONE
Sorgo trapiantato, piglia il sacco e vai al mercato. Per analogia. Se hai trapiantato la melica contando su un buon raccolto, non ti rimane che prendere il sacco e andartela a comprare al mercato, perche´ dalle piante non l’avrai. 1191
Quando Natale viene di domenica vendi la tonaca per comprar la melica. Il Natale che cade di domenica non e` ritenuto di buon auspicio, ma fa anzi temere un periodo di carestia. Nei periodi di scarso raccolto si acquistava la melica per macinarla e mischiarne poi la farina con quella del grano. Da cio` veniva fuori il pane mescolo, che assumeva un colore rossiccio. 1192
MELONE f Vedi Amico, Brache, Popone. Acqua ai meloni e vino ai maccheroni. La pianta del melone vuole essere innaffiata costantemente e abbondantemente; inoltre, se mangiato da solo, il melone non deve essere accompagnato dal vino, quindi vuole acqua anche a tavola. Con i maccheroni invece bisogna bere il vino. 1193
Quando arriva il fico il melone va a farsi impiccare. Quando cominciano a maturare i fichi, verso la fine d’agosto, il melone non e` piu` buono. 1194
In tempo di meloni non dimenticare il coltello. Quando e` tempo di meloni, andando per i campi e` buona norma portarsi dietro un coltello a serramanico, senza il quale, se si trova un melone, sarebbe difficile mangiarlo. 1195
Amici e meloni su [di] cento due son buoni. Individuare il melone saporito e` difficile: sovente il frutto presenta un bell’aspetto e un profumo gradevole che non corrispondono affatto al sapore. Talvolta si pratica quando e` ancora sulla pianta un saggio, vale a dire se ne estrae un tassello, per controllare se e` alla giusta maturazione; ma e` una prova che risolve ben poco: se il melone non e` buono va scartato. Cosı` l’amico: e` cosa rara trovarne uno veramente buono. 1196
1197
Gli amici son come i meloni: ne van provati cento per trovarne uno buono.
pag 979 - 04/07/2007
MEMORIA
916
.
1198
Fico e melone devon esser di stagione. Perche´ se sono precoci o tardivi non hanno sapore.
tesa; quella scritta no. Vedi anche Verba volant, scripta manent [P 543]; Chi scrive non ha memoria [S 735].
1199 Andando e venendo meloni cogliendo. Passando per la campagna si possono sempre sgraffignare dei meloni, con i quali lı` per lı` ci si toglie la sete e, una volta a casa, si rallegra la tavola. La frase indica un’azione pressoche´ impossibile: cogliere passando meloni come se fossero more, quando il melone ha ben altra mole. Era usata per rimarcare ironicamente come uno si approfitta con noncuranza, disinvoltura di un passaggio, di una situazione per arraffare qualcosa. La situazione in altri tempi era assai frequente e altri detti la documentano, vedi anche Con la scusa del prezzemolo gira l’orto [P 2679]; come precauzione Non andare nell’orto del vicino col paniere pieno delle tue pere [O 600].
MENDICANTE f Vedi Mendicare, Mendico, Povero.
Col melone e con la moglie raccomandati a Dio. Non ci sono regole ne´ consigli che possano aiutare nella scelta della moglie e dei meloni. L’unica cosa da fare e` affidarsi alla fortuna o confidare nell’aiuto del Signore. Vedi anche Un buon matrimonio e` difficile a farsi anche in pittura [M 982].
1205 I mendicanti non sono mai fuori strada. Ossia: possono fare le loro faccende dovunque. Si dice di chi trova sempre il modo di fare i propri interessi, o trova dovunque da sistemarsi.
Meglio mendicante che ignorante. E` meglio chiedere l’elemosina che non avere alcuna cognizione della vita e del mondo; meglio non avere che non sapere. 1206
1207 L’ignoranza e` peggiore della poverta` . Per analogia.
1200
1201
Chi sa scegliere i meloni sa scegliere la moglie.
MEMORIA f Vedi Gloria, Paura, Pensare, Pidocchio, Scrivere. Chi non ha buona memoria abbia buone le gambe. Perche´ deve tornare indietro a recuperare quello che si e` dimenticato. Vedi anche Chi non ha cervello abbia gambe [C 1334]. 1202
Prima se ne va la bellezza, poi la forza e quindi la memoria. Sono le tre doti che appartengono alla giovinezza e che con gli anni irrimediabilmente si attenuano e si perdono. 1203
La memoria si perde e la scrittura resta. Tutto quanto si affida alla memoria e` destinato a scomparire o a confondersi; le cose invece che vengono scritte permangono immutate. Il detto puo` anche essere interpretato in questo senso: la promessa verbale puo` essere disat1204
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
MENDICARE ` , Elemosina, Mendicante, Menf Vedi Carita dico, Povero. 1208 Anche mendicare e` un’arte. Anche per chiedere l’elemosina e` necessario possedere determinate doti, conoscere i segreti del mestiere. Mendicare e fare il povero e` stato considerato in passato un vero mestiere, che Tomaso Garzoni inserı` nella Piazza universale di tutte le professioni del mondo (1585). 1209 Meglio mendicare che morir di fame. Rivolto a chi si vergogna a chiedere qualcosa di necessario, per invitarlo a superare l’orgoglio, la timidezza.
Per mendicare non si mette l’abito della festa. Per ogni cosa ci vuole l’aspetto appropriato. Per andare a chiedere l’elemosina non ci si puo` vestire a festa: bisogna anche aiutare psicologicamente chi deve fare la carita`. 1210
MENDICO f Vedi Mendicante, Povero. 1211 Il mendico se la ride del ladro. Chi chiede l’elemosina, chi non possiede nulla non ha motivo di temere i ladri. 1212
Al mendico ogni veste s’adatta.
pag 980 - 04/07/2007
917
.
Perche´ il suo problema e` quello di ripararsi dal freddo e non di essere elegante. Ironicamente si dice a chi si veste in maniera un po’ approssimativa, senza garbo ne´ gusto. Mendico vergognoso non si toglie la fame. Il mendicante che si vergogna a chiedere, a insistere, non rimedia di che vivere. Vedi anche Chi abbisogna non abbia vergogna [B 612]; Chi si vergogna non si satolla [V 501]. 1213
Il sacco del mendico non ha fondo. Non si riempie mai perche´ e` grande e vuoto: per quanto gli si possa donare, il sacco non giunge mai a essere pieno. Ma si puo` dare anche un’altra interpretazione: i mendicanti non lasciano mai il piatto, il sacco, la cassetta pieni, nascondono invece le offerte ricevute per far vedere che il bisogno e` grande. 1214
1215
Il sacco del mendico ha sempre la bocca aperta.
1216
La bisaccia del mendico non e` mai piena.
La campanella del mendico suona sempre Dammene Dammene [Da`i a me]. Un tempo i mendicanti, per attirare l’attenzione dei passanti, usavano portare un campanello legato al bordone, o alla bisaccia. Il suono era interpretato come un invito a dare l’elemosina. 1217
MENTA
Ovvero: non e` il caso di esaltarsi per poco, di far tanta festa per un magro vantaggio, una piccola vincita, una limitata fortuna. 1221 Sciala Meco! Variante del precedente, di diversa origine dialettale.
MENO f Vedi Morire, Piu`. 1222 Nel piu ` sta il meno. Dalla grande quantita` si puo` ricavare una piccola porzione. In un concetto ampio sta anche un concetto specifico. Nel grande sta il piccolo.
Dove e` andato il piu`, puo` andare il meno. Dove e` entrata la parte piu` grossa entra anche quella piu` piccola. Vedi anche Dove entra il paiolo, entra anche il manico [P 181]. 1223
1224 Chi ha fatto il piu ` , puo` fare il meno. Chi ha fatto tanto non si sgomenta quando c’e` da far poco. Chi riesce a fare cose importanti non ha problemi a fare quelle piccole. 1225 Meno polli, meno pipite. La pipita e` una malattia mortale che colpisce i polli. Meno ricchezze, comodi, lussi comportano meno pensieri, inconvenienti e grattacapi.
MENGA
MENS
La legge del Menga: ‘‘Chi l’ha in culo se lo tenga’’. Usato per commentare situazioni di danno da cui pare improbabile riuscire a venir fuori. Legge piu` nota e universale di quella della gravita`, tanto conosciuta e sperimentata da non avere bisogno di spiegazioni. Quasi nulla si sa del filosofo che l’ha formulata, che non ha lasciato scritti. Vedi anche Chi ha la rogna se la gratti [R 825]; La vita e` un passaggio [V 1049].
1226 Mens sana in corpore sano. ‘‘Mente sana in un corpo sano’’. Derivante da Giovenale (Satire 10.356), questo adagio latino, fra quelli tuttora piu` diffusi, e` stato oggetto di diversi adattamenti parodici:
1218
1219
Come disse il Mengo alla Menga: chi l’ha in tasca se lo tenga.
MENGHINO 1220 Sciala Menghino, t’ho cotto un uovo! Frase con cui si sottolinea che l’abbondanza o lo spreco di una cosa e` piu` apparente che reale.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1227 Mens nana in corpore nano. ‘‘Una mente piccola in un corpo di nano’’. Espressione derisoria. 1228 Mens vana in corpore vano. ‘‘Una mente vana in un corpo esile, evanescente’’.
MENTA La menta (Mentha viridis) e` un’erba aromatica dal forte odore caratteristico che viene usata sia nella farmacopea tradizionale sia per fare infusi e aromatizzare dolciumi. Veniva usata come anestetico delle vie respira-
pag 981 - 04/07/2007
MENTASTRO
torie, durante le epidemie come disinfettante. E` rinfrescante e tonificante, calma i pruriti, ed e` stata ritenuta in grado di calmere l’isterismo. f Vedi Verme. Con la menta si curo` la Vergine. Sottolinea il valore curativo della menta con la quale la Vergine si sarebbe curata dopo la morte di Cristo, quando, secondo la tradizione popolare, non poteva piu` mangiare. Vedi anche Mentuccia. 1229
Ognuno tiene [ha] la menta nel suo giardino [orto]. Qui menta sta a indicare scherzosamente il mentire, la bugia. Tutti raccontano qualche volta delle bugie; nessuno dice sempre la verita` . Vedi anche Ogni uomo e` bugiardo [B 1045]. 1230
MENTASTRO Con mentastro si indicano genericamente diversi tipi di menta selvatica, particolarmente quelli che crescono nei fossi e nei luoghi umidi, che hanno foglie pelose e odore acuto e fetido. Mentastro e puleggio uno fuoco e l’altro peggio. Al mentastro e al puleggio non perdonare: taglia e dai fuoco. Si tratta infatti di erbe non buone per fare il fieno, ma di malerbe che in grande quantita` rovinano i pascoli. Il puleggio, o mentuccia, e` un tipo di menta dal sapore deciso che si usa per aromatizzare le vivande. 1231
MENTE f Vedi Mens. Mente intera virtu` vera. Tutto deriva dal senno, dalla mente sana. Una mente capace e valida in ogni sua parte, che considera rettamente ogni aspetto raggiunge la vera virtu`. 1232
MENTIRE Per chi viene da lontano e` facile mentire. Nessuno ha visto o conosce le cose delle quali parla o racconta, ne´ sa se e` persona degna di fiducia. 1233
1234
918
.
Chi sempre mente vergogna non sente.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Il mentitore neppure s’accorge piu` di mentire e dice bugie sfacciatamente, spesso compatito, a volte deriso, mai ravveduto. Chi non mente (mai) pensa [crede] che tutti dicano il vero. Chi agisce bene pensa bene del prossimo. Vedi anche Chi e` buono crede che tutti siano come lui [B 1061]. 1235
Ben ricordi e tenga a mente il bugiardo quando mente. Il bugiardo deve tenere bene il conto delle bugie che dice, altrimenti corre il rischio di smentirsi da solo, contraddirsi e mettersi nei guai. Vedi Il bugiardo deve aver buona memoria [B 1032]; Chi mente tenga a mente [B 1033]; Chi non ha memoria non dica bugie [B 1034]. 1236
MENTO Se tu vuoi che il mento balli alle mani fatti i calli. Se vuoi mangiare (il ‘‘ballo’’ delle mascelle) lavora. 1237
MENTUCCIA Con il termine mentuccia si intendono molte piante aromatiche di questo genere, tra cui il pulegio (Mentha pulegium) e la nepitella (che non e` una menta). Questa e` molto comune e si trova frequentemente lungo le strade. E` usata in cucina come erba aromatica ed e` il comune condimento dei funghi. Nella farmacopea popolare era usata come rinfrescante, per calmare dolori di qualsiasi tipo. Per le distinzioni e le proprieta` di queste piante cfr. C. Lapucci, A. M. Antoni, Erbolario familiare - Storia delle erbe, Ponte alle Grazie, Firenze 1994, p. 124 sgg. Chi trova la mentuccia e non ne sente l’odore non vede la Madonna quando muore. La menta e` la pianta amata dalla Vergine, che, secondo la tradizione, appare ad accogliere i suoi devoti dopo la morte. Vedi Menta. 1238
Con la mentuccia ruppe il digiuno Maria. La mentuccia fa molto bene. Anche la mentuccia e` indicata nella tradizione popolare come la pianta con la quale si sarebbe curata la Madonna dal trauma dovuto alla morte di Cristo (vedi la voce Menta). In Sicilia si dice che fu sant’Anna a curarsi con quest’erba. 1239
pag 982 - 04/07/2007
919
.
MENZOGNA `. f Vedi Bugia, Diavolo, Verita La menzogna resta sempre con vergogna. Chi mente alla fine viene scoperto e perde completamente la faccia. 1240
1241 Il diavolo insegna la menzogna. Il diavolo e` tradizionalmente il maestro di menzogna.
Chi dorme sogna e chi parla mette la` qualche menzogna. Come chi dorme sogna, naturalmente e senza possibilita` di evitarlo, chi parla dice qualche bugia in mezzo alle verita`. 1242
Con la menzogna si campa e con la verita` si stenta. Mentendo si arriva a qualche risultato positivo, ci si procura da vivere, mentre dicendo la verita` la vita si fa grama, la gente ci sfugge, le occasioni mancano, nessuno ci aiuta e si vive in miseria. 1243
La menzogna ha le ali, ma la verita` la raggiunge. La menzogna vola per il mondo e si diffonde rapidamente ma la verita` la raggiunge e la dissolve. 1244
Conserva la menzogna per quando ti bisogna. Proverbio di grande perfidia. Non vale la pena mentire per poco. Per esser creduti bisogna dire la verita` nelle cose spicciole in modo da non essere smentiti, mentre, quando corrono grandi interessi, bisogna usare la bugia. Vedi anche Bugie, solo grosse [B 1012]. 1245
La menzogna sta ben dove bisogna. Affine al precedente: si deve mentire solo quando merita davvero farlo. 1246
MERAVIGLIA 1247 La meraviglia dura tre giorni. A tutto ci si abitua, anche alle cose piu` straordinarie, nel bene e nel male e l’abitudine rende tutto usuale, comune. Vedi anche Ogni novita` dura tre giorni [N 535]; Cosa troppo vista perde col tempo quel che prima acquista [N 612]. 1248
La meraviglia e` figlia dell’ignoranza e madre del sapere.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
MERAVIGLIARSI
La meraviglia nasce dal vedere una cosa che si ignorava, non si era mai vista o di cui non si era mai sentito parlare. Allo stesso tempo, chi e` consapevole della propria ignoranza, viene indotto a studiare, cercare, conoscere. Lo cita, ad esempio, Niccolo` Forteguerri nel Ricciardetto (13.1): ‘‘La maraviglia nasce da ignoranza’’. 1249
La meraviglia dell’ignoranza e` figlia.
1250 La meraviglia nasce nell’orto. Meraviglia e` un termine che nei dialetti viene usato per indicare vari tipi di piante: l’amaranto, la bella di notte, una varieta` d’uva da tavola detta ‘‘meraviglia di Verona’’, una varieta` di pesco, detto ‘‘pomo di meraviglia’’, la caranza, detta ‘‘meraviglia gialla’’, la rapunzia (Oenothera biennis), la cui radice e` commestibile e una volta si coltivava nell’orto (Targioni Tozzetti). Cio` dunque permette un efficace gioco di parole: il detto, ironico, e` infatti usato, come altri (tipo La pazienza ce l’hanno i frati), per minimizzare, ridimensionare, dinanzi a espressioni eccessive di entusiasmo o, appunto, meraviglia. Il Petrocchi (riportato dal Battaglia) lo associa a un altro: Quel che non si vuole ci nasce nell’orto, attribuendogli il significato che chi si meraviglia del male altrui ha vicino il suo. Alla pianta si riferiscono, celiando, probabilmente anche i seguenti proverbi. 1251
Le meraviglie si mangiano col pane.
Le meraviglie vanno a finire nella pentola [scodella]. Cioe` finiscono presto. 1252
1253 Di meraviglia non si campa. Non si puo` vivere di cose belle, grandi che suscitano meraviglia: si vive purtroppo di cose semplici, umili e concrete. 1254 Meraviglia e` che si vive. La grande meraviglia e` inutile cercarla lontano: e` la nostra stessa vita.
MERAVIGLIARSI 1255 Non bisogna meravigliarsi mai di nulla. Tutto puo` essere e accadere, soprattutto quello che pare impossibile, nelle cose umane e anche in quelle naturali. Vedi, nel senso di escludere cose ritenute impossibili, Fin che si ha denti in bocca non si sa quel che ci tocca [D 193].
pag 983 - 04/07/2007
MERCANTE
920
.
1256 Nil admirari. ‘‘Non meravigliarsi di nulla’’. Di tradizione colta, tuttora ripetuto per ostentare o raccomandare indifferenza, e` citazione di Orazio (Epistole 1.6.1): ‘‘Non meravigliarsi di nulla e` forse la sola cosa, o Numicio, che possa rendere e mantenere l’uomo beato’’.
MERCANTE f Vedi Commercio, Giuramento, Grano, Per-
dere. Mercante di vino, mercante poverino; mercante d’olio, mercante d’oro. Un tempo il vino era un prodotto difficile da commerciare per i rischi legati al suo facile deterioramento; una volta, infatti, aveva bassa gradazione e bastava poco perche´ prendesse cattivi sapori. Anche il trasporto costituiva un problema: il vino debole poteva sciuparsi durante gli spostamenti, soprattutto se avvenivano per mare o per via fluviale. L’olio invece ha assicurato sempre buoni guadagni perche´ non si deteriora facilmente. Registrata anche la forma breve Mercante d’olio, mercante d’oro [O 219]. 1257
Mercante di frumento mercante di tormento. Il commercio del grano, pur essendo redditizio, subiva oscillazioni di prezzo che facevano stare in continua apprensione. Fonte di preoccupazione per il mercante era anche la conservazione del grano che un tempo comportava molti rischi e problemi. Vedi in contrasto Mercante di grano ricco come un sovrano [G 1052]. 1258
Mercante che non mente non sa cosa vuol la gente. Il detto insinua che la gente vuole essere rassicurata e di conseguenza vuole essere anche ingannata. 1259
Buon mercante compra a debito e vende a contante. Il mercante accorto vende la merce che ha acquistata ancor prima di pagarla. 1262
Il mercante bada al quattrino e il diavolo all’anima. Ognuno ha i suoi interessi e a quelli guarda costantemente. Piu` specificamente: mentre uno agisce scorrettamente per procacciarsi un utile, l’anima sua interessa sempre di piu` al diavolo, allo stesso modo che il mercante comportandosi disonestamente si danna l’anima. Vedi anche Ognuno fa i suoi [propri] interessi [I 382]; Lo svizzero guarda al soldo [S 2310]. 1263
Chi serve un mercante serve un birbante. Un tempo i mercanti con la servitu` erano molto piu` esigenti e gretti dei nobili, i quali spesso accoglievano nella famiglia i servitori, mentre i mercanti li sfruttavano finche´ erano giovani e, quando ormai erano vecchi, li abbandonavano a se stessi. 1264
MERCANZIA Nel senso di ‘‘merce’’ tuttora in uso, seppure non frequente, ma anche di ‘‘attivita` di commercio, mercatura’’, vivo solo fino al XVI sec. f Vedi Olio. Mercanzia maneggiata, mercanzia disprezzata. La mercanzia che reca i segni delle mani che l’hanno toccata e maneggiata senza acquistarla induce a pensare che molti l’hanno giudicata negativamente e quindi si deprezza. 1265
1266 La cattiva mercanzia torna sul mercato. La merce che non e` buona, una volta acquistata, subito viene rimessa in commercio. Chi acquista roba cattiva subito cerca di disfarsene cercando di rivenderla a un povero pollo.
Mercante che non sa mentire e` meglio che chiuda la bottega. Vedi anche Ogni mercante loda la sua mercanzia [L 854].
Chi fa mercanzia e non la conosce i suoi denari diventan mosche. Chi si da` al commercio e non ci sa fare in poco tempo perde tutti i suoi soldi. Far mercanzia nel senso di ‘‘commerciare’’ denuncia l’origine antica del detto.
Oggi mercante, domani viandante. Allude alla precarieta` della condizione del mercante, nella cui attivita` basta un errore, un cambiamento di situazione per ridurre una florida impresa al fallimento.
Femmina, vino e cavallo, mercanzia da fallo. Chi tratta vino, cavalli e ama una donna, un giorno puo` dire d’averli e il giorno dopo non piu`. Il vino e` (e soprattutto era) delicato e puo` guastarsi da un giorno all’altro; il cavallo puo`
1260
1261
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1267
1268
pag 984 - 04/07/2007
921 cadere, rompersi una zampa e quindi essere soppresso; la donna cambia come il vento e scompare, oppure perde presto la sua bellezza. Vedi anche Tempo, vento, signor, donna e fortuna voltano il culo come fa la luna [T 442]. Pietre, calcina e sabbione mercanzia da babbione. Perche´ sono merci ingombranti, pesanti, di difficile trasporto e di poco valore. 1269
Tre mercanzie da minchioni: pietre, calcina e mattoni. Tre mercanzie di calo: donne, vino e cavallo. Tre mercanzie sovrane: oro, olio e pane. Le prime tre mercanzie sono ingombranti e di poco valore (vedi precedente). Le seconde si deprezzano col tempo, si sviliscono. Le terze sono di valore e rendono. 1270
MERCATO Il mercato si svolgeva in ogni paese in un giorno fisso della settimana, per lo piu` al mattino. Oltre a tanti tipi di cose, al mercato si potevano incontrare diversi tipi di venditori, tra i piu` stravaganti: venditori di trappole, congegni, unguenti, pompe, sapone, lamette, scampoli, giocattoli, attrezzi. Il mercato aveva settori ben definiti: quello piu` vistoso era costituito da bancarelle, carretti, tende con stoviglie, panni, attrezzi, generi alimentari, pollame, uova, calzature, materie prime. C’era poi il mercato in cui avvenivano solo le contrattazioni e dove operavano i capoccia, i sensali, i fattori, i piccoli proprietari; qui si trattavano affari grossi: vendita di bestiame, di derrate alimentari, olio, grano, vino, legname. Il mercato del bestiame, quando c’era, era fuori dell’abitato, in un settore destinato al soggiorno degli animali in mostra. La cellula era il banco: un carretto (o un camioncino) che s’apriva a fiore e sui suoi petali (le sponde del cassone) prendevano posto le varie merci in vendita. f Vedi Bugia, Comprare, Malizia, Matto, Mercante, Mercanzia, Misura, Vendere, Vergine, Via, Vino. 1271 Il buon mercato vuota la borsa. Trovando la merce a buon mercato facilmente ci si lascia convincere ad acquistare molto di piu` di quello che serve e ci si trova con molta roba superflua e a corto di quattrini.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
MERCOLEDI`
Buon mercato e piover piano imbrogliano il villano. La roba che costa poco lo induce a comprare molto, anche al di la` del bisogno; per la pioggia leggera vedi L’acqua di maggio inganna il villano: par che non piova e si bagna il gabbano [A 188]; Tre cose ingannano il villano: credenza, buon mercato e piover piano [T 939]. 1272
Merce cattiva non e` mai a buon mercato. La merce a buon mercato e` subito sospetta e di conseguenza viene ispezionata accuratamente, cosicche´ presto salta fuori il difetto. L’imbroglio si cela invece dietro la merce presentata come buona e offerta senza un centesimo di sconto. 1273
Al mercato si conoscono gli uomini meglio che in chiesa. Al mercato l’uomo rivela i suoi pregi, i suoi difetti, le sue ingenuita` e le sue astuzie. Nella contrattazione si vede se l’uomo ha coraggio o paura, se ha fiducia in se´, se conosce il mondo. 1274
1275 Presto in beccheria e tardi al mercato. Andando presto alla macelleria si puo` scegliere la carne migliore e recandosi tardi al mercato si trovano i prezzi migliori. E` ancora in uso tra i venditori dei mercati il principio di fare la giornata, vale a dire tornare a casa con una determinata cifra procurata dalle vendite giornaliere. Quando si avvicina la fine del mercato in molti banchi si trova la propensione a vendere anche con minore margine di guadagno, pur di arrivare alla quota prefissata d’incasso minimo. In tal caso, chi e` abile e accorto puo` spuntare prezzi migliori. Molto piu` vistoso e` il calo di prezzi per le merci deperibili, che i venditori non vogliono riportare a casa, come gli ortaggi e certi altri alimenti. In questo caso pero` bisogna spesso contentarsi di merce di seconda scelta. Vedi anche Presto al mercato e tardi alla battaglia [P 2587]; Presto a tavola e tardi alla battaglia [B 181].
MERCOLEDI` f Vedi Vento. 1276 Mercoledı`, settimana finita. Nonostante questo proverbio risalga ai tempi in cui il sabato non era festivo quasi per nessuno, gia` dal mercoledı` la settimana era considerata praticamente conclusa per quanto riguardava impegni, programmi, ecc. Vedi Giovedı`.
pag 985 - 04/07/2007
MERDA 1277
Mercoledı` dentro, settimana fuori.
La luna di mercoledı` e` peggio che tempesta e gelo. Secondo un’antica e assai diffusa superstizione, quando fa luna nuova di mercoledı` (luna mercurina) il tempo va a peggiorare; c’e` da aspettarsi grandi piogge e tempeste; e se e` freddo, grandine e neve. 1278
Luna mercurina tutto il ciel ruina. Il rarissimo aggettivo mercurino si conserva di fatto solo in questa espressione, citata da Serdonati. 1279
MERDA f Vedi Fango, Mela, Pidocchio, Povero, Puzzare, Tenero. 1280 La merda piu ` si rimescola e piu` puzza. E` usato in senso figurato in riferimento a qualsiasi autorita` con la quale, piu` si discute e si tratta, piu` ci si trova impaniati. Tant’e` vero che ne esiste anche una variante che attribuisce espressamente questa caratteristica alla ‘‘merda dei carabinieri’’. Genericamente: allorche´ si ritorna su un argomento piu` volte discusso e sul quale non si e` trovato un accordo, o peggio ancora e` stato fonte di discordia, non si puo` sperare di venirne a capo; con tutta probabilita` aggravera` la discordia o compromettera` definitivamente una ritrovata, precaria armonia.
Res satis est nota: plus foetent stercora mota. ‘‘E` cosa assai nota: le merde dimenate puzzano di piu`’’. Versione latina del precedente, di origine imprecisata. 1281
1282 Merda via merda fa merda. Parodia del piu` diffuso proverbio Zero via zero fa zero. Significa: le cose sporche non si lavano con le cose sporche, le persone rozze stando a contatto con persone della stessa risma restano quel che sono, fanno cose volgari ecc. 1283 Merda porta denaro e denaro merda. Superstizione codificata nelle cabale e nei libri dei sogni: sognare lo sterco porta soldi. Qui il sogno e il significato sono incrociati: il danaro non sempre porta onesta` e pulizia; piu` spesso genera disonesta` e affari sporchi. 1284
922
.
Chi sogna merda sogna quattrini.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Nessuno sente il puzzo della sua merda (e sente a un miglio quella degli altri). Usato in senso morale: la propria disonesta` si perdona facilmente, mentre si condanna severamente quella degli altri. Vedi anche Peto; Vedi il bruscolo nell’occhio del prossimo e non la trave che hai nel tuo [B 945]; Nessuno vede i propri difetti [D 350]. 1285
1286 Ognuno sente profumata solo la sua. Per analogia. 1287 Una merda lava l’altra. Parodia antica dell’altro proverbio: Una mano lava l’altra. Significa che un errore, un delitto, vengono cancellati o fatti dimenticare da un errore, un delitto piu` grossi. 1288 Disse la merda: ‘‘Anch’io galleggio’’. Il detto e` riferito a chi, pur non essendone all’altezza, pretende di fare qualcosa cosı` come viene fatta dai veri professionisti, artisti, ecc.; in particolare in loro compagnia.
‘‘Noi mele nuotiamo’’ dissero le merde di cavallo che la piena portava coi pomi. Si riferisce alle persone di poco valore che si fanno grandi mettendosi in compagnia di chi vale di piu`. Vedi anche Disse la merda: ‘‘Anch’io galleggio’’ [M 1288]. Ne e` nota anche la versione latina, tuttora usata: 1289
1290 Nos poma natamus. ‘‘Noi mele nuotiamo’’.
Dicette a’ purcaria a ’o strunzo quanno se vedette pe’ ’ncopp’all’acqua: – Simme tutte purtualle. ‘‘Disse il concio allo stronzo quando si trovarono a galleggiare sulle onde: Siamo tutti aranci’’. Questa e` la versione napoletana del detto che, in veste di vari dialetti o di adattamenti italiani regionali, e` notissimo nell’area meridionale. Simme tutte purtualle si ripete con questo senso (vedi il precedente latino nos poma natamus) anche fuori da questa zona. Si dice di chi, trovandosi in mezzo a gente di valore, cerca di passare per tale, anche se non vale nulla, o di chi mimetizza la sua incapacita` dietro la perizia degli altri. Si diceva nel Sessantotto a proposito dei famigerati lavori di gruppo. 1291
Chi si batte con la merda si lorda sia che vinca, sia che perda. Chi entra in contesa con persone volgari e disoneste inevitabilmente si contamina, anche se alla fine ha la meglio su di loro. 1292
pag 986 - 04/07/2007
923
.
MERLO
MERENDA f Vedi Cavolo.
Al merito vanno riconosciuti i suoi titoli, va dato cio` che e` dovuto.
San Mercuriale la merenda e` nel grembiale. La festa di san Mercuriale e` il 30 aprile. In campagna in questo periodo si tornava a mangiare nei campi dopo il lavoro. Vedi anche San Michele di settembre leva le merende; san Michele di maggio riporta il merendaggio [M 1430]; Santa Croce di settembre leva le merende; Santa Croce di maggio riporta il merendaggio [C 2517]; Per san Luca la merenda e` perduta, per sant’Agata la merenda e` ritrovata [L 919].
1299 Onore al merito. Spesso usato ironicamente per commentare un qualche tentativo, piu` o meno volenteroso, che ha avuto un esito insoddisfacente.
1293
MERITARE 1294 Chi non mi vuole non mi merita. Chi non mi sceglie non mi sa apprezzare: lo dice chi si sente escluso ma nutre un fiero orgoglio e ha la consapevolezza di valere. A volte e` usato ironicamente, riferito a zitelle o altri. 1295 Ognuno ha cio` che si merita. Luogo comune molto diffuso. Nella vita, al di la` delle disgrazie e della fortuna, ognuno viene a trovarsi nella posizione che si e` procurata col suo lavoro, con la sua attivita` e col suo ingegno. 1296 Chi non accetta non merita. Chi rifiuta un’offerta generosa, un dono, un favore, suscita il dubbio che il suo comportamento non abbia motivazioni limpide: non vuole obblighi, teme che gli venga chiesto qualcosa in cambio, crede di non meritare, non si ritiene all’altezza del gesto generoso, o giudica meschino quello che gli viene proposto. Rivela insomma di non meritare quello che non vuole, mentre per convenzione ed educazione in questi casi si rifiuta solo per gravi motivi, con scuse chiare, pronti a restituire la generosita` con la quale si viene trattati.
MERITO Il merito e` uno stolto se il danaro non lo sostiene. Non basta essersi guadagnati dei meriti; bisogna avere anche il denaro sufficiente per presentarsi in un certo modo e sfruttare tali meriti acquisiti. Vedi anche A veste logorata poca fede vien prestata [V 622]. 1297
1298
Al merito le sue corone.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1300 I meriti sono i migliori antenati. I meriti che una persona ha accumulato nel corso degli anni la qualificano molto di piu` di quanto non facciano i nobili antenati e le ascendenze illustri. 1301 Il merito senza fama e` morto e sepolto. Il merito che non e` conosciuto, ne´ riconosciuto e` come se non esistesse. Per esortare a portare alla luce cio` che c’e` di buono in qualcuno o qualcosa. 1302
Merito sconosciuto vale poco.
MERLO Bello, elegante – il maschio nella livrea scura, le gambe e il becco gialli –, il merlo e` presente in ogni stagione nelle nostre citta` e campagne. Ama cantare in luoghi rilevati, tra le fronde dove pero` non e` facile individuarlo. Il canto e` molto diverso a seconda dei periodi dell’anno e del giorno: dallo zirlo che emette quando e` in volo, al canto martellante della mattina, al canto melodioso primaverile, alla risata che emette fuggendo. Da come canta, si traggono gli auspici di fortuna o meno per chi lo incontra. Si dice che intoni un canto di dolore davanti al corpo del compagno o a quello dei propri piccoli morti. Nel linguaggio comune si usa il nome del merlo sia per indicare uno sciocco che gira senza sapere dove va, sia un furbone, in riferimento forse al fatto che il merlo sceglie e becca i frutti migliori, come le ciliegie. f Vedi Adagio, Arancia, Baco, Ciliegia, Marzo, San Vito. 1303 La ciliegia migliore e` quella del merlo. Le ciliegie migliori, piu` grosse e gustose, spesso recano il segno di una beccata che, di solito, e` quella del merlo. Le cose migliori toccano ai furbi o ai solleciti. Vedi Il merlo becca la miglior ciliegia [C 1580].
Quando canta il merlo siamo fuori dell’inverno. Il periodo degli amori dei merli e` assunto come inizio della buona stagione. Dice l’Enciclopedia Motta di Scienze Naturali: ‘‘A partire dal mese di dicembre i merli sedentari si 1304
pag 987 - 04/07/2007
MERLO
.
raggruppano in colonie numerose, su una superficie limitata. I maschi appaiono straordinariamente attivi, si affrontano di quando in quando in brevi zuffe coi rivali sempre pero` nel piu` assoluto silenzio. In febbraio, le coppie si stabiliscono definitivamente ed e` allora che i merli in amore cominciano a cantare’’. 1305 Il merlo cieco canta in ogni stagione. Era uso un tempo accecare gli uccelli usati come richiamo per farli cantare anche fuori del periodo nel quale comunemente cantano. 1306 Il merlo cieco fa il nido di notte. Il merlo cieco (ossia il merlo tenuto in gabbia) non fa differenza fra notte e giorno. Chi e` costretto da una necessita` sopporta ogni disagio. 1307 Merlo non muta penne. Il merlo conserva le sue abitudini risiedendo spesso negli stessi luoghi e ripetendo gli itinerari delle sue visite quotidiane. Si dice che non muta penne per il fatto che e` difficile trovare in giro le sue piume (cosa che invece accade spesso per gli altri uccelli) e anche nel suo nido se ne trovano poche.
Il merlo ingrassa in gabbia e il leone ci muore di rabbia. La liberta` serve solo a chi ha nobili sentimenti e cerca nella vita valori alti: il leone, privo della liberta` intristisce. Chi invece vive per mangiare e cantare, come il merlo, si adatta bene a una prigionia dorata. 1308
1309 La merla ha passato il Po. Il proverbio si presenta il diverse forme La merla ha passato il Po; Il merlo ha passato il Po; La merla ha passato il rio; Il merlo ha passato il rio. L’alternanza fra merlo e merla si puo` ascrivere al fatto che in tempi antichi il femminile indicava anche il maschile dell’animale, come era per ‘‘gatta’’ ed e` ancora per ‘‘balena’’; con l’inversione dell’uso e` comparso anche il proverbio con il maschile. Due i significati fondamentali attribuiti a queste espressioni: e` passato il tempo della giovinezza, riferito soprattutto alla donna; e in questo senso (e in forma: La merla ha passato il Po), lo usano il Pataffio, il Fagioli, il Salvini (vedi Battaglia, GDLI, alla voce merlo); ovvero: il pericolo e` finito, non c’e` piu` da temere, abbiamo scampato un’insidia; e in questo senso (e nella forma: Il merlo ha passato il Po), lo usa il Caporali, mentre Petrarca, Marrini e altri seguono la forma Il merlo ha pas-
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
924 sato il rio (vedi Battaglia, GDLI, alla voce merlo). In tempi piu` vicini a noi si osserva che tanto La merla passa il rio che le altre forme vengono usate indifferentemente con i due significati, con varie sfumature. Si puo` forse fare una congettura sensata tenendo conto della distinzione tra Po e rio, passare i quali, per un merlotto giovane non e` la stessa cosa (passare un rio, un fiumicello, non e` certo un pericolo). Sembra comunque mancarci qualche elemento per chiarire del tutto come si sono evoluti i significati e le forme. E` possibile inoltre che il significato ‘‘il pericolo e` finito, non c’e` piu` da temere’’, possa far riferimento all’altrettanto antica tradizione dei giorni della merla (gli ultimi tre di gennaio, i piu` freddi dell’anno), quando la merla, credendo finito il freddo, ritenne finito per lei il pericolo di morire e si rivolse ingiuriosamente a Dio dicendo: Piu` non ti curo, Domine, che uscito son del verno! Tale leggenda e` riportata anche da Dante parlando di Sapı`a, (Purgatorio 13.109 sgg.): ‘‘tanto ch’io volsi in su l’ardita faccia, / gridando a Dio: – Ormai piu` non ti temo! / Come fe’ il merlo per poca bonaccia’’. Da notare anche che il merlo e`, nel periodo che esce dal nido, molto soggetto ad essere vittima di predatori, mentre diviene sospettoso, sagace e accorto quando e` cresciuto, appunto ‘‘ha passato il Po, o il rio’’. 1310 Il merlo ha passato il rio. Si usa, soprattutto in ambiente dotto citare il detto con implicito riferimento al Petrarca, che scrive (Canzoniere 105.21): ‘‘e gia` di la` dal rio passato e` ’l merlo’’. In tal caso sempre con significato: ‘‘il pericolo e` finito, non c’e` piu` da temere’’. 1311 Si e` imbarcata per Civitavecchia. Per analogia, ma solo nella prima accezione. Proverbio romanesco; e` usato in riferimento a una donna invecchiata. 1312 Ormai e` badessa a Passignano. Per analogia. Proverbio toscano che gioca sul nome di un paese situato sul Lago Trasimeno, Passignano, qui visto come luogo di destinazione di gente in la` con gli anni, di bellezze sfiorite, ‘‘passate’’, appunto. 1313 Chi vede il merlo bianco non e` bugiardo. Si dice che coloro che vedono il merlo bianco sono persone oneste, che dicono il vero, perche´ il merlo bianco esiste veramente (vedi Mosca). ‘‘Il merlo e` uno degli uccelli piu` soggetti ad albinismo, ed altre modificazioni
pag 988 - 04/07/2007
925
.
nel colore delle piume; sono frequenti e belli gl’individui a toppe bianche, talora, se ne incontrano di quelli interamente bianchi, e questi hanno l’iride, il becco e le zampe color rosa; sono piu` rari gl’individui color lionato o cenerino’’ (T. Salvadori, Fauna d’Italia, I, pp. 76-77). Vedi anche I merli bianchi, i cani gialli, le mosche d’inverno e i campanili nelle selve non sono rari come le donne senza malizia [R 240]. MESE Vedi tutti i nomi dei mesi, Anno, Calende, Giorno, Luna, Marito, Matrimonio, Porco, Portare, Prendersela, Pretesa, R, Sedere, Settimana, Villano, Volta. f
Nei mesi errati non seder sui prati [sopra gli erbati]. Nei mesi che hanno la erre non sederti sull’erba perche´, essendo umida, ti puo` procurare qualche malanno. Sono i mesi che vanno da settembre ad aprile, gennaio compreso, in quanto in latino corrisponde a ianuarius, nome che si e` conservato anche in alcuni dialetti meridionali nella forma ‘‘gennaro’’. Il participio aggettivale errato nel senso di ‘‘fornito di erre’’ e` noto solo in proverbi di questo tipo, e comunque funziona grazie all’ambiguita` col normale ‘‘errato = sbagliato’’, poiche´ di fatto si tratta di mesi ‘‘sbagliati’’ per compiere una certa azione. 1314
Mensibus erratis, lapidibus non sedeatis. ‘‘Nei mesi che hanno il nome con la erre non state seduti sulle pietre’’. Versione latina d’eta` incerta, sembra implicare il nome erre della lettera, che e` uso volgare. Si ripete tuttora, forse per trasmissione colta; sta comunque dietro ad alcune versioni regionali con storpiamento, come il laziale (o romanesco) Mensibus serati, scampa serci e prati ‘‘Nei mesi errati evita i sassi e i prati’’. Vedi anche Chi siede sulla pietra fa tre danni: infredda, ghiaccia il culo e guasta i panni [P 1684]. 1315
1316 I mesi piu ` belli son quelli senza erre. Ossia maggio, giugno, luglio, agosto.
Mese che non porta entrata non chiedere ne´ quando entra ne´ quando esce. Dei mesi nei quali non si guadagna nulla non e` il caso nemmeno di tener conto. 1317
1318
Dodici mesi ha un anno: sei di truffa e sei d’inganno.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
MESSA
Non si smette mai d’ingannare e di dire menzogne. Non c’e` giorno in cui non si combinino truffe. Calende tutto il mese attende. Secondo un vecchio principio popolare dai primi giorni del mese si puo` prevedere l’andamento climatico di tutto il periodo. Vedi Calende. 1319
Al quinto dı` vedrai che mese avrai. Al quinto giorno della lunazione, facendo un consuntivo dei giorni che sono trascorsi, potrai capire come sara` il clima durante tutto il ciclo mensile della luna. Vedi la voce Luna. 1320
1321 Chi fa buon mese fa il buon anno. Chi chiude in attivo i vari mesi, chiude in attivo l’annata. Chi porta in fondo positivamente le singole cose, alla fine ha un risultato generale ottimo. Il segreto per avere successo e` fare bene tutte le piccole cose.
MESSA Non si puo` dire che dalla maggior parte dei proverbi che seguono emerga una grande devozione religiosa. La messa e` considerata quasi uno spettacolo (soprattutto se si tratta di un rito nuziale) un’occasione per le donne di farsi notare, magari arrivando in ritardo perche´ tutti si voltino a guardarle. Ma in chiesa ci si reca anche per rendersi meritevoli, per ingraziarsi la Provvidenza. Dunque assistere alla messa e` giusto e doveroso, purche´ il rito non vada troppo per le lunghe! f Vedi Amen, Troppo. 1322 Messa corta e lunga tavola. Le cose che sono impegnative e serie e` bene che siano di breve durata, per non perdere l’attenzione e l’entusiasmo; le cose allegre e` bene che si prolunghino per procurare il maggior piacere. Spregiudicatamente: le cose noiose come le prediche, le funzioni bisogna farle durare poco e i divertimenti prolungarli quanto piu` e` possibile. Per tavola s’intende il pasto. Vedi anche Prediche corte e salcicce lunghe [P 2481]; Conti corti e tagliatelle lunghe [C 2176]. 1323 Le messe piu ` corte sono le migliori. Se la funzione e` breve, il fedele prega con devozione senza distrarsi. Spregiudicata-
pag 989 - 04/07/2007
MESSA
926
.
mente: le messe corte hanno il merito d’annoiare meno. Vedi anche Le prediche corte son le migliori [P 2479]. 1324 La messa e` lunga se la devozione e` corta. La messa pare lunga a chi non ha devozione, non crede, oppure e` disinteressato alla vita religiosa.
Vale piu` una messa in vita che cento in morte. Le cose che si fanno nel corso della vita sono meritorie e valgono per gli uomini come per il Signore. Le messe in suffragio, i beni lasciati agli altri dopo la morte, quando non e` piu` possibile goderne, valgono poco o nulla. 1325
Messa pagata in cielo arrivata. Non conta tanto la forma del rito, quanto l’intenzione. La messa fatta dire e compensata vale anche se detta male, anche se non detta. Si usa in senso metaforico a proposito di qualsiasi buona intenzione. Vedi anche Basta l’intenzione [I 376]. 1326
1327 Vale per una visita. Per analogia. Si usa quando si fissa un appuntamento con qualcuno e non ci si trova, oppure quando si saluta qualcuno di sfuggita perche´ si ha da fare. 1328 Vale per una mangiata. Per analogia. Si dice invitando qualcuno a mangiare: che mangi poco o tanto, sara` tenuto (scherzosamente) a ricambiare l’invito.
Messa non pagata nessuno la vuol cantare. Senza quattrini non si fa niente, non si trovano collaboratori, non si fanno cose ben fatte.Vedi anche A ufo non si canta messa [U 66]. 1329
Messa e biada non allungan la strada. Adempiere al precetto festivo di ascoltare la messa, fare opere buone e avere la dovuta cura delle bestie, sono tutte azioni che non vanno considerate come perdite di tempo. Le cose doverose vanno fatte senza credere di poterle aggirare. 1330
Messa ascoltata non allunga strada. 1332 Per dire la messa ci vuole il vino buono. Per la messa si usa un vino puro, senza adulterazione ne´ additivi. E` un detto che veniva pronunciato da coloro che lavoravano a domicilio allorche´ veniva offerto loro il vino: per 1331
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
avere un lavoro fatto bene bisogna trattare convenientemente chi lo esegue. Per fare le cose importanti ci vogliono ingredienti di buona qualita`. Alla messa i cristiani, al sermone i luterani. Nel mondo cattolico, qui detto cristiano, e in quello ortodosso la messa e` un rito splendido e pieno di suggestione. Per i luterani, invece, sono i sermoni ad assumere maggior rilievo nella pratica religiosa. 1333
Chi va alla messa di rado gli casca il campanile addosso. Quando qualcuno fa qualcosa raramente, oppure arriva all’improvviso dove lo si e` atteso a lungo, oppure ancora si reca dove non e` mai stato, si presagisce qualcosa di straordinario, per cui si dice: ‘‘Vuol piovere!...’’, ‘‘Caschera` il mondo!... ’’, ‘‘Vorrai morire!... ’’. Il proverbio e` usato anche in riferimento a chi, facendo qualcosa per la prima volta, o raramente, rischia di andare incontro a qualche errore o disgrazia. 1334
Messa da sposi, messa da curiosi. A molti, e specialmente alle donne, piace assistere alle cerimonie nuziali per la curiosita` di vedere come sono vestiti gli sposi e gli invitati, come si svolge il rito e magari per il piacere di venire a conoscenza di qualche pettegolezzo. 1335
Messa e insalata non e` buona se non e` incominciata. Alla messa piace arrivare un momento dopo che e` iniziata e dell’insalata si consiglia di servirsi dopo che e` stata presa da altri commensali, in modo da prendere quella meglio condita. 1336
1337 Messa piana e` presto detta. La messa piana e` quella che comunemente dice il prete ogni giorno e si distingue dalla messa cantata che e` piu` lunga e accompagnata da cori e musica; piu` solenne ancora e` il pontificale, celebrato da un vescovo. Il senso del detto e` quindi: le cose semplici si fanno in poco tempo, alla svelta. 1338 Senza messe non si va in paradiso. Senza meriti non si conquistano premi. 1339
Alla messa non possono stare tutti vicino al prete.
pag 990 - 04/07/2007
927
.
Non tutti possono stare al posto d’onore, non tutti possono occupare posti di riguardo; coloro che hanno diritto a stare in prima fila non possono essere tanti. 1340 Alle nozze solo uno puo` fare lo sposo. Per analogia.
La donna che vuol essere guardata entra in chiesa a messa iniziata. Chi arriva tardi vuole essere notato. La donna che vuole essere guardata, ammirata, si da` cura di entrare in chiesa quando la messa e` gia` iniziata cosı` da essere notata dalla gente che si volta a vedere chi arriva. Il detto e` usato anche in riferimento a chi arriva tardi a una cerimonia, a un ricevimento, a una festa. 1341
1342
La bella che vuol esser ammirata va alla messa quando e` incominciata.
L’ultimo che arriva alla messa saluta il campanaro. Chi arriva quando il rito e` terminato non ha altro da fare che salutare chi e` rimasto a spazzare, o a suonare le campane per l’uscita dalla messa. Quando uno arriva troppo tardi a fare una cosa il suo viaggio e` stato inutile e non gli rimane che salutare chi trova. 1343
L’ultimo che arriva ha la messa del campanaro. Non quella del prete, che ormai se ne e` andato. 1344
MESSALE Il messale e` il libro, contenente letture e preghiere, che il sacerdote usa per la celebrazione della messa. Quando e` aperto il messale la messa piu` non vale. Per assolvere il precetto domenicale, bisognerebbe assistere dall’inizio alla funzione; ma un ritardo modesto non compromette la validita` del rito; secondo questo detto la messa restava valida se uno arrivava prima che il sacerdote avesse aperto il messale; secondo altri prima che venisse scoperto il calice. 1345
Ogni prete legge nel suo messale. Solo metaforico: ognuno bada a fare il proprio interesse, maneggia le cose in modo da ricavarne un utile, vede e interpreta le cose secondo il proprio tornaconto. Vedi anche Ognuno tira l’acqua al suo mulino [A 177]. 1346
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
MESTIERE
MESTIERE Importante e` saperne fare uno, che e` una risorsa sicura, mentre fare quelli degli altri e` una pretesa pericolosa e anche ridicola. Qualche proverbio, pero`, e` controcorrente, e raccomanda di provarsi in piu` mestieri. f Vedi Arte. Chi vuol far l’altrui mestiere fa la zuppa nel paniere. Chi pretende di fare quello di cui non ha pratica, ne´ le necessarie nozioni, difficilmente riesce a conseguire qualcosa di buono. Fare la zuppa nel paniere significa tentare di fare una cosa assurda, sciocca, senza possibilita` di riuscita. 1347
Chi fa il mestiere che non conosce i quattrini gli diventano mosche. Chi impiega i suoi soldi in un’attivita` della quale non ha alcuna competenza e` destinato a perderli. Restare con un pugno di mosche in mano equivale a: rimanere senza alcun utile o vantaggio dopo un lavoro, una ricerca faticosa. 1348
Chi fa mercanzia e non la conosce i danari diventan mosche. Variante toscana. Chi si mette a fare il mercante senza conoscere il mestiere vede svanire tutti i suoi averi. 1349
1350 A ciascuno il suo mestiere. Ognuno deve esercitare la propria arte: non deve fare il mestiere degli altri, ne´ gli altri devono fare il suo, altrimenti tutto va a rotoli. Vedi anche Villan fa’ l’arte tua [V 767]. 1351
Ognuno faccia il suo mestiere.
1352
Lascia fare il mestiere a chi lo sa.
Lascia fare a chi sa. Per analogia. 1353
1354 Ognuno all’arte sua e il lupo alle pecore. Per analogia. Ognuno deve fare quello che sa, come il lupo sa come vedersela con le pecore. Ovvero: a ognuno il suo mestiere e chi non sa far altro faccia quello che puo`, come il lupo che non e` buono che a scannare le pecore.
A ognuno il suo mestiere e al contadino la zappa. Conferma il precedente con lo stesso schema. 1355
Ognuno soffre [manca / patisce] del proprio mestiere. Nel proprio modo di vivere si tende a trascurare cio` che e` invece al centro dell’attivita` che 1356
pag 991 - 04/07/2007
MESTIERE
928
.
si esercita: il sarto veste male, il calzolaio va con le scarpe sfondate, ecc. Oltre ai seguenti vedi anche Ognuno soffre dell’arte sua [A 1298]; Il cavallo del fabbro non ha ferri e la moglie del calzolaio non ha scarpe [F 28]; Il ciabattino manda la moglie con le scarpe rotte [C 1504]; In casa di sonatori non si fanno veglie [V 284]. 1357
In casa dei sonatori non si balla.
1358
In casa del falegname si mangia a una tavola zoppa.
1359
Al calzolaio le peggiori scarpe.
1360
Il figlio del calzolaio va con le scarpe sfondate.
1361
La moglie del sarto va in giro con le toppe.
1362
In casa del fabbro spiedo di legno.
Aver cura dei putti non e` mestier da tutti. Non e` compito facile allevare e curare i bambini. Il mestiere della mamma s’impara come tutti gli altri e c’e` chi vi riesce bene e chi meno. Putto ad indicare ‘‘bambino piccolo, fanciullo’’ e` di uso arcaico e regionale centroitaliano. 1363
Quattordici mestieri e quindici infortuni. Chi cambia continuamente mestiere o fa molte attivita` alla fine non ne fa bene nessuna e conclude poco. Cambiando mestiere ci si procurano piu` danni che vantaggi. 1364
1365
Cento mestieri, mille miserie.
1366
Chi impara tanti mestieri ne sa appena uno alla peggio.
1367
Chi fa tanti mestieri non ne fa bene uno.
Sor Bertoldo dalle cento arti mostra il culo da tutte le parti. Per analogia. Chi dice di saper fare tanti mestieri, in realta` vive in miseria. 1368
1369 Un mestiere non guasta l’altro. Contrario dei precedenti: sapere fare un secondo mestiere e` utile anche per la buona riuscita del primo. 1370
Se vuoi viver beato impara ogni mestier che Dio ha creato.
1371
Nessuno deve vergognarsi del suo mestiere.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Non esistono attivita` indegne o vergognose. Guadagnarsi il pane onestamente e` sempre dignitoso e tutti i mestieri sono necessari e utili. ‘‘Tutti i mestieri son mestieri’’, disse quella donna. Si dice per far intendere che tutti i lavori sono dignitosi e necessari. A proposito si narra una storiella: quella donna era una tale che andava spesso a un convento, portando delle offerte, e si raccomandava alle monache perche´ pregassero che Dio mandasse sempre lavoro a suo marito. Le monache ce la mettevano tutta e un giorno, incuriosite da quell’assiduita`, chiesero: ‘‘Buona donna, ma che mestiere fa vostro marito?’’ ‘‘Il boia!’’ fu la risposta. ‘‘Che razza di mestiere...’’ Commentarono le monache. ‘‘Tutti i mestieri son mestieri!’’ taglio` corto la donna. 1372
1373 I mestieri s’imparano da giovani. Il mestiere va appreso nei primi anni dell’adolescenza quando la mente e` pronta, l’intelligenza ricettiva e la memoria tenace.
L’uomo fa il mestiere e il mestiere fa l’uomo. Il lavoro e` l’opera che l’individuo realizza con le sue mani e con il suo ingegno, per cui nessuno fa la stessa cosa nello stesso modo; al contempo ogni mestiere, portando l’uomo a contatto con particolari cose e problemi specifici, lo forma e lo plasma, lo rende capace di certe cose, sensibile a certe altre, duro o disponibile, forte o abile a seconda della materia che tratta. 1374
1375 Ognuno loda il suo mestiere. Ognuno e` entusiasta del suo lavoro, di quello che produce, e ne parla con orgoglio in parte per naturale disposizione, in parte per procacciarsi clienti, lavoro, mostrarsi capace, abile e importante. Vedi anche Ognuno tira l’acqua al suo mulino [A 177]. 1376
A ognuno piace il suo mestiere.
Il miglior podere e` un buon mestiere. La migliore rendita e la migliore garanzia stanno nel saper fare un lavoro. 1377
Il miglior mestiere e` un buon podere. Rovesciamento del precedente. Il lavoro migliore e` possedere della buona terra e vivere delle sue rendite. Questo non comporta fatica, grattacapi, pericoli. Era vero una volta quando 1378
pag 992 - 04/07/2007
929
.
il possesso di un buon podere, o poco piu`, consentiva a una persona di vivere tranquillamente. Il miglior mestiere e` non aver pensiere. Proverbio toscano, antico, come indica la forma pensiere ‘‘pensiero’’. La cosa migliore e` non avere crucci ne´ preoccupazioni. 1379
1380 Un mestiere e` una contea. Un mestiere svolto con competenza costituisce un piccolo regno nel quale l’artigiano governa la sua cerchia di clienti, fornitori, aiutanti e il considerevole numero di persone che frequentano la bottega. Il proverbio si riferisce alle botteghe di una volta che avevano numerosi lavoranti e garzoni. 1381 Chi sa il mestiere sa la sua entrata. Chi conosce un mestiere sa anche quanto puo` rendere, valuta facilmente quello che uno puo` guadagnare esercitandolo. Chi non sa valutare tutto questo non conosce il mestiere.
Chi ha un mestiere non muore di fame. Chi sa esercitare un’arte con competenza trova facilmente da vivere e mantenersi. Anche, genericamente: chi sa e ha voglia di lavorare trova sempre da vivere. Vedi anche Chi ha arte ha parte [A 1288]. 1382
1383
Ogni mestiere da` un pane.
1384
Chi ha un mestiere ha un patrimonio e mezzo.
1385
Un mestiere e` una dispensa.
1386
Tutti i mestieri fanno le spese.
1387
Tutti i mestieri dan da mangiare.
Tutti che fan mestier che chiude in -ai non vedranno Cristo mai. Si fa qui riferimento a beccai, mugnai, usurai, macellai, fornai... che si vuole siano ladri. 1388
Nei mestieri degli altri siamo tutti maestri. Tutti si ritengono in grado di criticare e presumono di poter dare giudizi sui mestieri che non conoscono, sulle cose che vengono fatte da altri, senza alcuna competenza specifica. 1389
MESTOLO Inteso come simbolo di supremazia tra le mura di casa, il mestolo e` oggetto di contesa tra suocera e nuora. f Vedi Pentola.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
` META
Chi ha il mestolo in mano fa la minestra a suo modo. Avere il mestolo in mano in una casa significa ‘‘comandare’’. Esiste anche il verbo sminestrare (letteralmente ‘‘dare, distribuire la minestra’’) che e` usato nel senso di ‘‘comandare’’, ‘‘dirigere’’. Chi ha in mano le redini, le leve del comando conduce le cose secondo il suo interesse. Vedi anche Chi amministra amminestra [A 737]. 1390
Dov’entrano tanti mestoli non si fa buona cucina. Dove sono in tanti a comandare non si ottiene alcun buon risultatato. Vedi anche Troppi cuochi guastan la cucina [C 2694]; Dove cantano troppi galli non si fa mai giorno [G 127]; Due nocchieri affondano un bastimento [D 1207]; Con troppi a far fuoco il paiolo non bolle mai [P 180]; Piu` sono pastori, meno sicure sono le pecore [P 730]; In due a soffiare non s’accende mai il fuoco [S 1408]. 1391
La pignatta dov’entrano piu` mestoli non fa buona minestra. Anche metaforicamente: la donna che ha piu` storie sentimentali non sara` mai una buona moglie. 1392
Per una minestra ci vuole una pignatta e un mestolo. Di uso solo metaforico: per fare una famiglia ci vuole la donna (pignatta) come l’uomo (mestolo). 1393
` META f Vedi Mezzo. 1394 La meta` e` piu ` dell’intero. Dividendo un intero in due si ottengono due meta`, che solo in apparenza sono uguali tra loro, se si considerano le diverse potenzialita` che hanno l’una e l’altra parte usate e fatte fruttare da persone diverse. Continua, forse per vie indipendenti e non necessariamente per mediazione colta, un detto molto antico: attribuito da Diogene Laerzio (Vite dei filosofi 1,75) a Pittaco, uno dei Sette Sapienti, si trova in Esiodo, Le opere e i giorni 40: i giudici, con sentenza iniqua, avevano condannato il poeta a cedere la meta` delle sue sostanze al fratello Perse, ed egli osserva: ‘‘Stolti, non sanno come la meta` valga piu` dell’intero, ne´ quale grande vantaggio vi sia nella malva e nell’asfodelo’’. I versi, un po’ sibillini, si spiegano col fatto che, mentre Perse dilapido` la sua parte, Esiodo ricostituı` il patrimonio ben oltre
pag 993 - 04/07/2007
METTERE
930
.
il valore che aveva prima della divisione (e quindi, probabilmente, malva ed asfodelo alludono alla vita modesta, ai cibi semplici, di cui si accontenta colui che sapra` trarre vantaggio da questa situazione, cioe` Esiodo stesso). 1395 Dove manca la meta`, manca l’assai. Chi ha la meta` di una cosa spesso non ha niente. Il detto si riferisce in particolare al matrimonio in cui l’uomo e la donna sono dette le meta`. Chi manca della propria meta`, manca di tutto o quasi, non essendo neanche uomo o donna in senso pieno, mancando del rapporto coniugale, dei figli, della propria famiglia. Ci sono anche cose costituite da due parti che non possono essere separate essendo una il complemento dell’altra.
Meta` del debito si paga e meta` si aspetta. E` consuetudine tacitare in un primo tempo il creditore con un pagamento parziale del debito e quindi dilazionare quanto piu` possibile la restituzione del resto, aspettando anche qualche colpo... di fortuna. 1396
METTERE 1397 Chi non mette non guadagna. Chi non mette capitale, non investe, non puo` avere utili e guadagni. Vedi anche Chi non risica non rosica [R 619]. 1398 Chi molto mette, molto perde. Chi si impegna con molto rischio, impiegando molto capitale, ci rimette molto se le cose vanno male. 1399 Se ti metti in basso non potrai cadere. Se non ti esponi, se non ti metti in vista, se non sali in alto a comandare non corri il rischio di vederti poi sbalzato a terra, di essere scavalcato e messo da parte. Vedi anche Chi sale piu` in alto di quanto deve, cade piu` in basso di quanto crede [S 109]; Chi troppo in alto sal cade sovente precipitevolissimevolmente [C 77].
Chi mette prima il tetto e poi il fondo resta poco in questo mondo. Si riferisce tanto a chi ‘‘comincia a fare la casa dal tetto’’, quanto a chi mette prima i denti superiori, di quelli inferiori: il verificarsi di questo secondo evento, stando a una vecchia superstizione, fa temere una morte precoce. Vedi anche Non si puo` cominciare la casa dal tetto [T 601]. 1400
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Non mettere e cavare fa seccare il mare. Chi attinge a una riserva senza ricostituirla, per quanto grande sia alla fine l’esaurisce. Vedi anche Levare e non mettere fa la spia [L 603]; Chi guadagna cinque e spende sette non ha bisogno di borsette [G 1195] ; Chi spende quel che non ha fabbrica il canapo che l’impicchera` [S 1796]; Chi la sera mangia tutto la mattina canta cucco [T 1103]; Cava e non metti, i patrimoni si disfanno [C 1194]. 1401
MEZZADRIA Forma di collaborazione tra proprietario e lavoratore nella coltivazione di un fondo, e` un sistema molto antico, sotto varie regole e in diverse condizioni. Nella sua forma moderna nasce in Italia nel periodo dei liberi comuni sostituendo la colonia e il lavoro servile. Si stabilizza prevalentemente nell’Italia centrale: Toscana, Umbria, Emilia, Marche e Veneto. La mezzadria e` un contratto agrario che e` rimasto in vigore fin quasi ai nostri giorni. Al suo apparire aveva rappresentato una forma di progresso nei rapporti di lavoro nell’agricoltura, coinvolgendo il colono nella divisione dei frutti dei campi. Prevedeva la spartizione del raccolto a meta`, tra padrone e contadino, definendo compiti, competenze, oneri di ciascuno. I libretti colonici mostrano chiaramente che, tranne particolari situazioni, i contadini erano in debito perenne nei confronti dei padroni, ai quali erano costretti, nel periodo invernale, a chiedere prestiti di grano e d’altri prodotti per andare avanti. Cio` li poneva in una posizione d’ulteriore dipendenza, oltre che economica, morale e psicologica, nonche´ di risentimento verso i proprietari. Questi, col frammentarsi delle proprieta` nobiliari, erano divenuti piccoli borghesi, avvocati, commercianti della citta`, estranei alla campagna, dalla quale intendevano ricavare il piu` possibile, senza disporre di capitali, o di idee, per investire nella terra e trasformare i sistemi produttivi. I rapporti mezzadrili furono modificati dopo la seconda guerra mondiale a favore dei contadini, ma evidentemente, con l’industrializzazione massiccia del Paese degli anni Cinquanta, e le successive trasformazioni sociali, la mezzadria aveva fatto il suo tempo e oggi e` pressoche´ scomparsa. 1402
La mezzadria l’inventarono i diavoli.
pag 994 - 04/07/2007
931
.
MEZZOGIORNO
Affermazione derivante dal fatto che il contratto di mezzadria fu sempre causa di risse e contese tra padroni e contadini, legittimando ancora rapporti di lavoro con servitu` personali.
Ovidio, Metamorfosi 2.137 (parole del Sole al figlio Fetonte che vuole percorrere il cielo guidando il carro solare). Vedi anche In medio stat virtus [V 958].
Non esiste matrimonio a mezzadria. Non e` prevista, almeno dal diritto, la possibilita` di sposare in due una donna.
MEZZO2 Qui solo nell’espressione ‘‘a mezzo’’ per indicare condivisione. `. f Vedi Meta
1403
Amico e compare presero una donna sola per risparmiare. Per analogia. Invece di ricorrere a sotterfugi fecero le cose alla luce del sole. Presa in giro di chi vuol risparmiare a tutti i costi. 1404
1410 A mezzo neanche l’orinale. Le cose che si hanno a meta` con altri o non servono o sono fonte di discussioni e litigi.
Le cose a mezzo non le vuole neanche la serva. Nel senso che se la serva tresca col padrone, alla fine pretendera` che cacci la moglie. 1411
MEZZADRO Il mezzadro e` il contadino che lavora in base al contratto agrario della mezzadria. f Vedi Masseria. Mezzadro, mezzo ladro. Il mezzadro tende a rubare, ad appropriarsi dei prodotti prima che arrivino nelle mani del padrone. 1405
1406 Mezzadro accorto caccia il padrone. Il mezzadro che ci sa fare pian piano riesce a diventare padrone della terra che lavora, naturalmente imbrogliando. 1407
Poco vale il mezzadro che non si fa padrone.
MEZZO1 Chi abita in mezzo prende il fumo di sotto e il piscio di sopra. Chi sta in certe situazioni ha piu` svantaggi che vantaggi. Chi abita a un piano intermedio subisce gli inconvenienti causati sia da chi abita disopra che da chi abita disotto; qui ci si riferisce ad una situazione abitativa di altri tempi, in cui il modo di liberarsi sia del fumo che di altro era affidato a sistemi non privi di seri inconvenienti. 1408
Chi cammina nel mezzo non cade nel fosso. Chi cammina in mezzo alla strada evita di cadere nel fossato che corre lungo i lati. Chi usa precauzioni, tenendosi equidistante da posizioni rischiose, non incorre in pericoli. Si riconnette ad un insegnamento antico, fissato nel modo piu` efficace e memorabile nella diffusa massima Medio tutissimus ibis ‘‘Nel mezzo procederai del tutto sicuro’’, tratta da 1409
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
MEZZOGIORNO f Vedi Mattino, Mattutino. 1412 Mezzogiorno suona per tutti. A mezzogiorno tutti hanno fame, tutti vogliono andare a mangiare e non si puo` pretendere che il lavoro non venga interrotto per il pranzo.
Quando suona mezzogiorno suona per chi lavora e per chi guarda. All’ora del pranzo tutti vanno a mangiare, sia quelli che lavorano, sia quelli che oziano: cosı` va il mondo. 1413
Chi non mangia a mezzogiorno ha piu` appetito a cena. Si dice a chi non ha fame a tavola, non vuol mangiare, oppure ai bambini che fanno i capricci, o a chi non mangia per puntiglio. 1414
Chi non prepara a mezzogiorno rode corni tutto il giorno. Chi non si procura da mangiare a meta` della giornata si trova a passare il resto delle ore poco allegramente. E` triste non aver da mangiare all’ora del desinare o non avervi provveduto. Rodere i corni indica doversi contentare dei peggiori avanzi, delle parti assolutamente non commestibili: peggio che gli ossi, che comunque sono da spolpare e piacciono ai cani. A volte ci si uniscono anche gli zoccoli: avere, rodere i corni e gli zoccoli: avere la parte assolutamente peggiore. Dei volatili si dice invece: avere le penne, mangiare le penne. Ma la frase rodere i corni si associa naturalmente all’altra: grattarsi, e anche ro1415
pag 995 - 04/07/2007
MEZZONE
dersi le corna: gesto simbolico di chi rimane scornato, deluso, sconfitto inaspettatamente e ridicolmente a rodersi il fegato. 1416
A mezzogiorno chi non ha niente sbadiglia intorno.
1417
A mezzogiorno chi non ha pane corra al forno.
Se il fuoco e` spento a mezzogiorno probabilmente non si mangia un corno. Vuol dire che non c’e` roba da mangiare o nessuno che la prepari. Se manca qualcosa proprio nel momento in cui piu` ci si aspetta, e` probabile che proprio non ci sia. 1418
1419
Se a mezzogiorno il fuoco e` spento fa digiuno tutto il convento.
Chi s’alza a mezzogiorno non ha perso la giornata. Detto malizioso con cui si intende ironicamente: rimane sempre mezza giornata per il lavoro; oppure: dormire e scansare la fatica non e` perdere tempo. Vedi anche Chi aspetta il sole a letto sara` sempre poveretto [D 1106]; Chi perde la mattina perde il giorno [M 1015]. 1420
Non si puo` far mezzogiorno quando comoda. Non si puo` decidere di testa propria quando e` l’ora di lasciare il lavoro e andare a mangiare. Non si possono fare le cose o imporle agli altri quando fa comodo a noi, ma bisogna rispettare orari, turni, scadenze. 1421
Chi prova la lanterna a mezzogiorno facilmente la compra. Perche´ si fa ingannare dalla luce del giorno. Per verificare l’opportunita` o l’efficienza di una cosa bisogna valutare la situazione. 1422
Mezzogiorno tutte le vecchie vanno al forno. Riflette una situazione con la quale ormai non si ha piu` alcuna familiarita`: siccome la panificazione e` un lavoro faticoso veniva svolto da donne giovani e robuste. Una volta che il pane era lievitato, durante la notte, erano loro che lo portavano, la mattina presto, al forno. Finita la cottura del pane venivano messi in forno i cibi a cui provvedevano le donne piu` anziane: arrosti, torte, pizze o altro. Si usa quando si vedono persone che si radunano, accorrono, richiamate da un interesse comune. 1423
1424
932
.
Al grasso mezzogiorno segue la magra sera.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Dopo un periodo di baldorie, stravizi, sperperi, viene, con la resa dei conti, il tempo della miseria. MEZZONE Il mezzone, una bevanda fatta utilizzando le vinacce dopo la vinificazione, veniva bevuto dai contadini fino al primo caldo, dopo di che prendeva il sapore d’aceto. Il mezzone era migliore dell’acquerello (vedi la voce) perche´ fatto con vinaccia o non spremuta o sfruttata limitatamente. f Vedi Acquato, Vino. Mezzone buono alla sua stagione. Le cose sono buone quando e` il loro tempo. 1425
MICHELE A san Michele e` dedicato il 29 settembre. Una volta il santo veniva celebrato anche l’8 maggio, ma questa festa e` stata soppressa. Le due date ricordano due celebri apparizioni del principe degli Arcangeli sul monte Gargano (VI sec.). Vengono inoltre ricordate altre famose apparizioni avvenute a Roma sul Mausoleo d’Adriano (Castel Sant’Angelo, nel 590) e in Normandia (708) nel luogo che fu detto Mont-Saint-Michel. Capo delle milizie celesti contro il ribelle Lucifero, Michele e` il modello del cristiano militante e combattente di Cristo. Nel culto popolare ha un ruolo fondamentale: la sua immagine campeggiava su tutti i cimiteri, essendo colui che assisteva i moribondi nell’agone ultimo contro Satana e accompagnava le loro anime nell’Aldila` . Questa funzione di psicopompo lo collega a Hermes e al mistero che circonda tale divinita`: i santuari dell’Arcangelo spesso sorgono infatti su alture dove si trovavano templi dedicati a Mercurio. Le raffigurazioni classiche di san Michele lo ritraggono fulgido nelle armi, con in pugno una lancia, nell’atto di schiacciare il demonio vinto, stramazzato a terra. Frequente e` la rappresentazione del santo quale psicopompo: con in mano la bilancia che reca su uno dei piatti l’anima ignuda e tremante. San Michele e` invocato da chi lotta contro il male, dalle milizie che combattono una santa causa. Gli attributi della bilancia e della spada gli hanno procurato la devozione dei commercianti, nel primo caso, dei pizzicagnoli, degli armaioli e degli arrotini, nel secondo. f Vedi Ghianda, Piovere.
pag 996 - 04/07/2007
933
.
MIDOLLA
1426
Per san Michele ogni straccio sa di miele. Alla fine dell’estate la campagna e` piena di frutti, si fanno le conserve, le confetture, le marmellate, gli sciroppi e tutto nelle case sa di questo dolce.
come contadini. Chi aveva ancora soldi in quel periodo e non aveva debiti, stava bene tutto l’anno seguente. Si usava l’espressione Far san Michele, per dire abbandonare un fondo, una casa, lasciare un lavoro.
Quando l’Angiolo [san Michele] si bagna l’ale piove fino a Natale. Secondo la tradizione, se piove per san Michele, continua a piovere fino a Natale, ossia circa per sette fasi lunari.
MIDOLLA Bisogna tener conto che la parte del pane migliore e` ritenuta senza dubbio e a buon diritto la corteccia, essendo piu` saporita e gustosa della midolla, che puo` essere anche poco cotta, gommosa. Quindi nella preferenza prevale sulla midolla che pero` ha la predilezione di coloro che non hanno denti, ma solo perche´ piu` agevole da mangiare. Nel caso che il pane sia duro ritorna una certa preferenza per la mollica, che pero` resta la parte meno appetita del pane, soprattutto quando, come in tempo di carestia, e` di qualita` scadente. In passato certi aspetti che possono sembrare trascurabili avevano la loro importanza per varie ragioni. Le persone anziane erano sovente prive o quasi di denti e comunque mangiavano con difficolta`. Il pane veniva fatto per lo piu` in casa a scadenze settimanali o quindicinali, per cui alla fine del periodo si presentava indurito.
1427
Per san Michele la succiola nel paniere. Toscano. La succiola e` la castagna bollita, che si comincia a raccogliere a tarda estate. 1428
Per san Michele il caldo [calore] va in cielo. In questo periodo si dissolve il caldo estivo e comincia il clima autunnale. 1429
San Michele di settembre leva le merende; san Michele di maggio riporta il merendaggio. Si usa anche la seconda parte da sola. La merenda era il pasto supplementare che veniva consumato il pomeriggio, per lo piu` nei campi, in modo da poter prolungare il lavoro fino a tardi sfruttando le lunghe giornate. Era una consuetudine che si ripeteva per vari mesi fino all’autunno. Vedi anche Santa Croce di settembre leva le merende; Santa Croce di maggio riporta il merendaggio [C 2517]; Per san Luca la merenda e` perduta per sant’Agata la merenda e` ritrovata [L 919]; La falce taglia le merende [F 81]; San Mercuriale la merenda e` nel grembiale [M 1293]. 1430
A san Michele compra quel che ti manca. Alla fine della bella stagione i prodotti della terra sono ancora a buon mercato, ed e` bene farne acquisto perche´ poi cominciano a scarseggiare. 1431
Chi ha da mangiare per san Michele ha da mangiare per tutto l’anno. Chi alla resa dei conti si trova in pareggio o in attivo puo` pensare d’avere davanti a se´ un periodo di tranquillita` e di agio, diversamente da chi, chiudendo i conti, sa di avere i debiti da pagare con sacrifici e lavoro in seguito. In molte zone i saldi agricoli venivano fatti a san Michele (cioe` a fine settembre), cosı` in tale data si lasciava o si entrava nei poderi 1432
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Chi mangia la midolla coi denti mangia la crosta con le gengive. Chi in gioventu` vive nell’agio, scansando il lavoro e l’impegno, senza provvedere agli anni futuri, in vecchiaia, quando gli mancheranno le forze e sara` afflitto da mille malanni, si trovera` negli stenti e nella necessita` di faticare. Chi comincia dal facile si trova ad affrontare il difficile quando ha esaurito le forze e non ha piu` lena. Un tempo i vecchi, rimasti senza denti, si dovevano arrangiare con le gengive. Vedi Chi ride in gioventu` piange in vecchiaia [R 541]. 1433
1434 Ogni pane ha crosta e midolla. In ogni cosa c’e` il brutto e il bello, il buono e il cattivo, il facile e il difficile, il gradevole e lo sgradito. Vedi anche Ogni medaglia ha il suo rovescio [M 1075]; Ogni mela ha il suo baco [M 1175] ; Ogni dritto ha il suo rovescio [M 1074]; Ogni vino ha la sua feccia, ogni buono ha il suo cattivo [M 1076]; Se vi son monti vi sono anche valli [M 1077]. 1435 Chi ha croste e chi midolle. Chi si trova ad avere tutto il buono e chi tutto il cattivo, chi il piacere e chi la fatica. 1436
A te croste e a me midolle.
pag 997 - 04/07/2007
MIELE
A te il buono e a me il cattivo. 1437
A chi tocca la crosta a chi la midolla [mollica].
MIELE Il miele e` il simbolo per eccellenza della dolcezza. Fin dai tempi piu` remoti veniva usato come sostanza dolcificante, non esistendo ancora lo zucchero. I greci lo consideravano cibo degli de`i e in molte altre culture antiche era usato come bevanda rituale. Nei proverbi qui raccolti il termine e` usato soprattutto in senso figurato: cosı` miele e` tutto cio` che di bello e di buono si puo` desiderare e quindi qualcosa di cui tutti sono tentati di impossessarsi, piu` o meno onestamente. Miele e` anche la dolcezza delle parole e dei modi con cui si riescono ad ammansire le persone piu` astiose ma anche a irretire e ingannare le piu` ingenue. f Vedi Latte, Matrimonio, Michele, Mosca. 1438 Chi lavora col miele si lecca le dita. Inevitabilmente chi maneggia una cosa ghiotta l’assaggia, chi tratta denaro od oggetti preziosi se ne serve. Vedi anche A chi maneggia il grasso si ungon le mani [G 1069]; Fammi fattore un anno e se saro` povero sara` mio danno [F 429]. Si elencano qui di seguito proverbi analoghi: 1439
Chi maneggia quel degli altri non va a letto senza cena.
1440
Chi maneggia il grasso ha sempre la bocca unta.
A chi conta danaro resta l’odore nelle dita. Vedi anche Fornai e mugnai non muoiono mai di fame [F 1115]. 1441
Chi maneggia i quattrini gli s’attaccano alle mani. Vedi anche Chi amministra amminestra [A 737]. 1442
1443
934
.
Chi maneggia festeggia.
Chi dimena fa cena. Chi lavora in cucina, traffica tra i fornelli, gira il mestolo nei tegami (dimena), in qualche modo, anche se ha poco o nulla, prepara qualcosa da mettere in tavola al momento della cena. Chi si da` da fare qualcosa rimedia, chi opera, anche contro le difficolta` e la penuria, alla fine ha un risultato. 1444
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1445
Chi sparte ha parte.
1446 Chi va al mulino s’infarina. Probabilmente il piu` vivo e diffuso del gruppo; usato anche per dire che facendo una certa cosa se ne subiscono anche alcune conseguenze non positive.
Bocca [Volto] di miele, cuore di fiele. Chi vuole ingannare si riconosce dall’eccessiva dolcezza delle parole d’adulazione e di lode che pronuncia. Si inserisce in un filone piuttosto antico: in un luogo di Plauto (Truculentus 178 sg.) un personaggio si lamenta dicendo: In melle sunt linguae sita vostrae atque orationes, / facta atque corda in felle sunt sita atque acerbo aceto ‘‘Le vostre lingue e i vostri discorsi sono intinti nel miele, ma le azioni e i sentimenti sono immersi nel fiele e nell’aspro aceto’’. L’idea e` espressa da numerose massime latine, come ad esempio il famoso pentametro ovidiano (Amores 1.8.104) Impia sub dulci melle venena latent ‘‘Terribili veleni si nascondono sotto il dolce miele’’, e l’esametro medievale Sed nihil est sine fraude: latent sub melle venena ‘‘Niente e` senza inganno; si celano sotto il miele i veleni’’; una variante ritmica, sempre medievale, e` tuttora ripetuta: 1447
Mel in ore, verba lactis, fel in corde, fraus in factis. ‘‘Miele sulla bocca, parole di latte, fiele nel cuore e frode nelle azioni’’. 1448
1449
Molti van col miele in bocca e il rasoio alla cintola.
Parole di santo e unghie dentro il guanto. Per analogia. 1450
1451 Parole di santo e unghie di gatto. Per analogia.
Parole d’angioletto e unghie di diavoletto. Per analogia. 1452
1453 Chi ha paura dell’ape non lecca il miele. Chi non ha coraggio, esita, chi non si decide, non ha i vantaggi che ottiene invece chi azzarda, tenta, cerca, chiede. 1454
Chi divide il miele coll’orso ha men che la sua parte.
pag 998 - 04/07/2007
935
.
Chi e` in societa` con un prepotente alla fine non gli tocca nulla. Come accade nella favola del leone che va a caccia con altri animali (vedi Esopo, Favole 207; 209). Vedi anche Le parti del leone: tutto a uno e niente agli altri [L 459]; Quando il forte fa le parti il debole sa gia` quel che gli tocca [F 1129]. Caro e` il miele che si compra dall’orso. Si pagano salate le cose che si contrattano con un prepotente. 1455
1456 Piange chi lecca il miele sulle spine. Chi ottiene favori mettendosi in situazioni difficili, pagandoli con troppa sottomissione e fatica, ne gioisce ma allo stesso tempo piange. 1457
Caro e` il miele che si deve leccare sulle spine.
Col miele si piglia la mosca e s’intrappola l’orso. Tutti, grandi e piccoli, cedono alla tentazione del piacere, della gola. Vedi anche Si pigliano piu` mosche con una goccia di miele che con un barile d’aceto [M 2118]; Il cane si lega piu` con le carezze che con la catena [C 473]; Colle buone maniere s’ottiene tutto [M 615]. 1458
Con il miele si prendon le vespe, con l’aceto neanche la peste. Con la dolcezza si ammansiscono anche le persone malvagie (la vespa attacca anche se non e` disturbata e la sua puntura e` dolorosissima). Con le cattive maniere non si ottiene neppure il peggio di quello che esiste. Durante le epidemie di peste, per evitare il contagio, si usava immergere nell’aceto gli oggetti (le monete in particolare) che dovevano passare da una persona all’altra. 1459
1460 Il miele si lecca e il fiele si sputa. Le persone dolci si trattano con gentilezza, quelle malevole si allontanano.
Chi ha guasto il palato trova amaro il miele. Chi sta male, oppure ha perso il gusto, trova amaro quello che per tutti e` dolcissimo. Chi e` alterato nei suoi criteri di giudizio non e` affidabile. 1461
1462 Senza fatica non c’e` miele. Senza lavoro, sacrificio, non c’e` piacere, vantaggio, agio. Vedi anche A gloria non si va senza fatica [G 876]; Per aspera ad astra [A 1522]; La gloria non vien stando in poltrona [G 877]; Chi fugge fatica fugge fortuna [F 384].
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
MIETERE
1463 Troppo miele diventa amaro. Quando sono in eccesso, anche le cose buone divengono fastidiose, dannose, insopportabili. Vedi anche Il troppo zucchero guasta le vivande [Z 156]; Il troppo stroppia [T 1023]; Troppo fa male a tutto [T 1029].
Chi ha miele ha mosche e chi ha mosche non sempre ha miele. Chi possiede cose buone ha intorno anche chi gliele insidia; ma purtoppo per qualcuno i fastidi vengono anche senza i vantaggi. 1464
Fatti di miele e ti mangeranno le mosche. Quando uno si mostra disponibile, remissivo, servizievole, finisce per essere sfruttato da tutti. Vedi anche Chi pecora si fa il lupo se lo mangia [P 987]; Coll’erba tenera tutti i cani si puliscono il culo [P 990]; Nella vigna del coglione tutti gli uccelli fanno il nido [P 991]. 1465
1466
Chi si fa di miele e` leccato da tutti.
Miele fresco e vino vecchio. Il miele e` buono quando e` dell’anno, quando non e` invecchiato, mentre il vino piu` pregiato e` quello vecchio. 1467
1468 Il miele si fa leccare perche´ e` dolce. Quello che e` amabile, gentile e` amato da tutti.
MIETERE Con questo termine si indica sia il taglio delle piante dei cereali giunti a maturazione, sia il periodo in cui cio` avviene. Un tempo era difficile stabilire quando fosse il momento piu` adatto per la mietitura. Per il grano in particolare, se non si sceglie il periodo giusto si va incontro a vari inconvenienti: se viene mietuto troppo presto, il chicco, bloccato nel suo sviluppo, si prosciuga e si raggrinzisce (a questo fenomeno si dava il nome di stretta della falce); se mietuto quando ancora e` bagnato per la pioggia, il grano puo` ribollire nella bica dando luogo a un processo di fermentazione; se infine il grano viene mietuto quando e` ormai troppo maturo, troppo secco, i chicchi possono facilmente cadere dalla spiga e disperdersi nei campi. Alla mietitura prendevano parte numerose famiglie della zona a cui si univano aiuti provenienti dalle frazioni o dai paesi vicini. Il grano tagliato veniva raccolto e legato in covoni con legacci fatti di steli di segale o d’avena. I covoni erano ammassati in biche, chiamate in certi luoghi serque, costituite di dodici covoni piu` uno in
pag 999 - 04/07/2007
MIETITORE
936
.
cima detto gallo. Non di rado le donne e gli uomini costituivano due squadre diverse e si lanciavano invettive di tutti i tipi, sfide e disturne di stornelli.
minacciarlo: la pioggia, il fuoco, il caldo eccessivo. In certe situazioni non si puo` lesinare sul tempo e sull’impegno, bisogna mettercela tutta.
1469 Altri mieteranno dove hai seminato. Il lavoro che si crede di fare per se stessi ha invece un misterioso destino e va a beneficio di non si sa chi. Allude alla precarieta` dei progetti dell’uomo, ma con un ottimismo di fondo, nella serena coscienza del succedersi delle generazioni.
1476 Cattivo mietitore non trova buona falce. Il mietitore incapace o che non ha voglia di lavorare non trova la falce giusta. Per lo scansafatiche non c’e` mai l’arnese adatto. Vedi anche A cattivo lavoratore ogni zappa fa dolore [L 259]; Chi non ha voglia di lavorare perde l’ago e il ditale [L 222]; e il contrario Lavandaia che vuol lavare trova presto l’acqua [L 193].
1470 Carpent tua poma nepotes. Per analogia. ‘‘I nipoti avranno i frutti del tuo lavoro’’, espressione tratta da Virgilio (Bucoliche 9.50), dove si parla dell’innesto dei peri. Divenuta proverbiale.
Mietere a tempo e spulare col vento. Bisogna mietere al momento giusto e mondare il grano quando c’e` il vento. Ogni cosa va fatta al momento giusto. Un tempo il grano battuto o triturato sull’aia veniva separato dalla pula (il rivestimento leggero dei chicchi) facendolo scendere da un vaglio al soffio del vento, che portava lontano le impurita`. Per compiere questa operazione ci si serviva anche di ventilabri. 1471
1472 Chi non ha da mietere vada a spigolare. Chi non ha campi dove raccogliere la propria messe vada a spigolare, ossia a raccogliere le spighe rimaste nei campi gia` mietuti. Chi non ha risorse autonome si accontenti di cavarsela come puo`. L’uso di spigolatura era un diritto antichissimo, riconosciuto a chi non possedeva terra; nel Medioevo era regolato da norme precise e non poteva essere negato dal proprietario del fondo. 1473 Chi vuol mietere deve seminare. Chi vuole raccogliere il grano deve seminarlo e curarlo; chi vuole il guadagno deve lavorare. 1474 Se ari male peggio mieti. Se lavori male il campo te ne accorgi quando vai a fare la raccolta; se lavori male ottieni cattivi risultati.
MIETITORE Il mietitore non conta le ore. Quando il grano e` da mietere non si puo` far altro che cercare di terminare il lavoro prima possibile, tanti sono i pericoli che possono 1475
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
MIGLIO1 La pianta. Il miglio e` un cereale dal grano piccolo, usato come becchime per uccelli. In tempo di carestia, ne veniva fatta anche una farina, che veniva usata insieme ad altre per la panificazione. Sacco rotto non tien miglio, pover uom non va a consiglio. Nessuno sente il bisogno del consiglio del misero. Un contenitore logoro non puo` contenere alcun prodotto, alcuna ricchezza interna. Allo stesso modo l’uomo povero, di aspetto dimesso e di poche forze non da` garanzia di possedere qualita` morali e intellettuali, per cui non e` chiamato a esprimere il suo parere nell’assemblea. 1477
Padre da figlio di grano non ha miglio. Il padre dal figlio non riceve il benche´ minimo aiuto. 1478
1479 Chi semina miglio non raccoglie grano. Chi fa una cosa non puo` avere che i frutti che da quella derivano. Il miglio e` molto meno pregiato del grano. Vedi anche Chi semina panico non miete grano [P 338]; Chi semina vento raccoglie tempesta [S 938]; Chi semina cardi raccoglie spine [C 708]; Chi semina fave, mangia fave [F 451]. 1480 Il miglio mantiene la fame in casa. Perche´ il pane e le focacce che se ne ricavano sono di scarso nutrimento e non saziano.
Pan di miglio non vuol consiglio. Il pane di miglio, che era un cibo poverissimo, veniva mangiato per togliersi la fame e non poteva essere migliorato con nessun espediente, neppure, ad esempio, facendoci la zuppa. 1481
pag 1000 - 04/07/2007
937
.
MIGLIO2 La misura. Qualche miglio di distanza difende piu` d’un buon muro. La lontananza e` difesa piu` sicura delle muraglie; chi deve fare molta strada per far del male preferisce farlo piu` comodamente vicino a casa.
MIGNATTA
stente, che dura molto e quindi non costringe a fare ulteriori acquisti. Vedi anche Chi piu` spende meno spende [S 1791].
1482
Correre dieci miglia da pazzo non fa tornare a casa savi. La pazzia non si puo` placare dandogli semplicemente libero sfogo: piu` uno fa il pazzo e piu` pazzo diventa. Lasciarlo sfogare non giova. 1483
1484 Per star bene si fanno miglia e miglia. Toscano. Per ottenere il benessere si fanno molte fatiche. 1485
Per bene star si scende molte miglia.
1486 Non tutte le miglia sono uguali. Non conta la distanza reale, ma la fatica necessaria per percorrerla. Le miglia d’inverno son piu` lunghe di quelle d’estate; quelle in salita piu` lunghe di quelle in discesa.
MIGLIORARE Migliora sempre quel che non peggiora. Quello che non si deteriora non ha solo il merito di mantenersi, ma anche di essere verificato con l’esperienza e il tempo. Ma significa anche che, per una persona come per una cosa, mantenersi in una condiziona accettabile a lungo e` gia` da considerare un miglioramento. 1487
1488 Assai migliora chi non peggiora. Puo` ritenere di aver conseguito un buon risultato colui che mantiene un certo livello di vita, salute, famiglia, in quanto le disgrazie sono sempre in agguato. 1489 Cattivo e` chi non migliora. Si deve tendere sempre al miglioramento; gia` rinunciare a cio` e` un segno negativo. Una visione che si contrappone a quanto sostenuto dai precedenti. Vedi anche Chi non migliora peggiora [P 1058].
MIGLIORE 1490 Il migliore e` meno caro. Chi compra la roba migliore spende meno in quanto si ritrova con qualcosa di bello e resi-
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Il migliore va cercato il peggiore vien da se´. La roba buona va cercata, come le persone di valore e capaci, la roba cattiva invece si trova dovunque, come le persone da poco. 1491
Vai con chi e` migliore di te e fagli le spese. Frequenta chi sa piu` di te ed e` piu` capace di te. Impara da lui e ricompensalo con dei doni o dei servizi. 1492
Il migliore se lo porta per primo il diavolo. Colui che appare come la persona piu` onesta nasconde spesso gravi colpe o vizi. Oppure: colui che e` migliore sparisce malauguratamente per primo. 1493
Prima il migliore e il peggiore se bisogna. Prima si utilizza la roba migliore e poi, se e` necessario, si passa alla peggiore. Questo per evitare di consumare la roba peggiore e gettar via quella migliore. 1494
1495 Chi ha miglior filo fa miglior tela. Chi ha gli ingredienti migliori fa il miglior prodotto. La qualita` della tela che tessevano in gara le donne per il corredo dipendeva dal modo in cui erano filati il lino e la canapa.
Son migliori le sassate dell’amico che i baci del nemico. Si accettano piu` volentieri le scortesie dell’amico che ci vuole bene dei subdoli complimenti del nemico, che non si sa a quale scopo vengano fatti. 1496
MIGNATTA Altro nome della sanguisuga, e con lo stesso frequente uso metaforico. La mignatta non lascia la pelle se non quando e` piena. La sanguisuga rimane attaccata finche´ non ha succhiato tutto il sangue di cui puo` riempirsi. Lo sfruttatore, il parassita non abbandona la persona di cui approfitta se non quando non c’e` piu` nulla da prendere, nessun utile da ottenere. Dimostra un probabile uso proverbiale gia` antico il ricorso a questa immagine da parte di Orazio, proprio nell’ultimo verso (476) dell’Ars poetica, per raffigurare il poe1497
pag 1001 - 04/07/2007
MIGNOLARE
tastro che esaspera e sfinisce i malcapitati con le proprie letture: Non missura cutem nisi plena cruoris hirudo ‘‘Mignatta che non intende abbandonare la pelle se non quando e` piena di sangue’’. Vedi anche, simile, I topi sono i primi a lasciare la nave che affonda [N 141]. 1498
938
.
Ci vuole un soldo a cominciare e due a smettere. Per analogia. 1504
1505
Un soldo per cominciare e cento per finire.
1506
La vecchia di Verona voleva un quattrino per farla cantare e due per farla smettere.
La mignatta non molla finche´ non e` satolla.
I pifferi di Soga volevano un soldo per cominciare a suonare e due per finire. Soga e` posto ignoto, o perlomeno oscurissimo. 1507
MIGNOLARE f Vedi Aprile. MILANO Milan l’e` un gran Milan. Detto ripetuto dai milanesi con orgoglio, dagli altri italiani con ironia o ammirazione verso la citta` che e` divenuta la capitale economica del Paese. La frase fa parte della nota canzone O mia bela Madunina. 1499
1500 Solo a Milan si mangia. Un tempo, quando c’era la fame, Milano, citta` ricca, si vantava di dare da vivere a chiunque vi si trasferisse. Oggi puo` valere assai piu` in generale.
Chi volta il culo a Milan volta il culo al pan. Forma dialettale, circolante anche fuori di Lombardia, per esprimere lo stesso concetto del precedente. 1501
Milano la grande, Venezia la ricca, Bologna la grassa, Firenze la bella, Padova la dotta, Ravenna l’antica, Roma la santa. Milano e` grande per le sue industrie, Venezia e` ricca per i commerci e i tesori che custodisce, Bologna e` prospera grazie all’industriosita` dei suoi cittadini e all’agricoltura, Firenze vanta le sue bellezze artistiche, Padova la sua universita`, Ravenna lo splendore dell’epoca bizantina, e Roma e` la citta` dei martiri e la sede del Papato. 1502
Il cieco di Milano: vuole un soldo per cantare e un altro per far piano. Indica la persona che inizialmente si fa pregare per fare una cosa e poi, quando ha cominciato, non la smette piu`. 1503
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Se si va a Milan bisogna fare come fan. Chi va a Milano deve conformarsi agli usi della citta`, adeguarsi al suo stile di vita. Si ripete in forma semidialettale. 1508
Milano puo` far, Milano puo` dir. Ma non puo` far dell’acqua vin. I milanesi possono fare molto, soprattutto con i loro soldi, ma non possono pretendere di fare i miracoli. Riprende il vanto dei milanesi di saper fare tutto o quasi. 1509
Dai parenti di Milano vacci con la roba in mano. Se vuoi essere ben accolto dai milanesi, non recarti mai da loro a mani vuote. 1510
MILITARE L’amor del militare dura un’ora e in ogni luogo lascia una signora. I militari la` dove si fermano imbastiscono una storia d’amore che dura poco: trovano una signorina e lasciano una signora. 1511
MILLE 1512 Mille sospetti non fanno una certezza. Mille probabilita` non portano alla verita`. Non si puo` decidere sulla base di indizi, ma solo se si hanno prove certe. Vedi anche La quantita` non fa la qualita` [Q 28]; Mille ciechi non fanno un orbo [C 1558]. 1513 Mille probabilita` non fanno un vero. Sinonimo del precedente. 1514
Il campo dei miracoli e` fatto di mille fiorini.
pag 1002 - 04/07/2007
939
.
I luoghi dove avvengono i miracoli sono quelli dove si trovano molti quattrini. Il detto gioca sulle parole campo e fiorini: nel campo ci sono i fiorellini, ma fiorini vuol dire anche ‘‘soldi’’. Il campo dei miracoli e` un luogo immaginario dove avvengono cose straordinarie; nel celebre romanzo di Collodi e` il campo in cui Pinocchio viene indotto a seminare i suoi zecchini per farli fruttare. Mille piacer non pagano [valgono] un tormento. La sofferenza e` tale che si rinuncia volentieri ai piaceri pur di evitarla. Si dice quando si mangia troppo, si stravizia o si fanno altre sciocchezze. 1515
MINACCIA 1516 Le minacce son parole. Le minacce si fanno con le parole e queste non fanno alcun male fisico: non e` il caso di dargli troppo peso, se rimangono tali. 1517
Le minacce non rompono le ossa.
1518
Di minacce nessuno muore.
1519
Con mille minacce si campa cent’anni.
Di minaccia non temere di promessa non godere. Le minacce spesso rimangono tali, e cosı` anche le promesse, per cui non e` il caso di prenderle molto in considerazione. Vedi anche Chi minaccia non vuol dare [C 375]. 1520
1521 Le minacce sono armi del minacciato. Le minacce sono pericolose per chi le fa, in quanto, qualunque cosa accada al minacciato, possono diventare capo d’accusa nei suoi confronti; e i danni possono anche essere simulati.
1525 Chi minaccia fa difficile la vendetta. Una volta che chi vuole vendirarsi ha espresso la minaccia, la vendetta non puo` rimanere anonima e impunita. Fatta la minaccia il minacciato si mette in guardia e prende le sue contromisure.
MINCHIONE f Vedi Coglione. Uovo di giornata, pagnotta sfornata, vino buono e maccheroni non son roba per minchioni. La roba buona non e` per gli sciocchi, i quali mangiano tutto quello che gli viene messo davanti e non sono minimamente in grado di apprezzare le cose buone. 1526
MINESTRA Un tempo la minestra era il piatto principale soprattutto della cena: era consuetudine aggiungere nel brodo caldo altri alimenti capaci di sostentare e nutrire, come uova, pane, verdure, ottenendo cosı` una zuppa sostanziosa. f Vedi Bere, Focolare, Frasca, Frate, Mestolo. Chi beve il vino prima della minestra vede il medico dalla finestra. Proverbio molto diffuso, ma con indicazioni discordanti, a seconda delle regioni, su quando sia il momento piu` opportuno per bere il vino: prima della minestra (Marche, Sicilia, Puglia, Lombardia, Campania, Umbria, Emilia, Friuli, Veneto); dopo (Lombardia, Liguria); ovvero versandolo addirittura nella minestra (Piemonte, Umbria, Veneto). 1527
1528
Chi mette il vino nella minestra saluta il medico dalla finestra.
1529
Due dita di vino dopo la minestra tengono il dottore fuori dalla finestra.
1530
Chi vuol vedere il medico dalla finestra beva il vino dopo la minestra.
MINACCIARE Chi minaccia ha paura. Chi minaccia teme di essere aggredito e di soccombere. Questo atteggiamento e` evidente anche negli animali, che, per minacciare, ringhiano, abbaiano, mostrano i denti, rizzano il pelo o le penne. Vedi anche Chi piu` teme piu` minaccia [T 261]. 1522
Chi minaccia non vuol dare. Non ha intenzione di passare a vie di fatto, altrimenti lo farebbe subito senza aspettare. 1523
1524
Chi minaccia non percuote [non vuol far male].
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
MINESTRA
1531 La minestra e` la biada dell’uomo. Ossia il suo cibo principale.
Doglia di testa vuol minestra. Il mal di testa si cura con una minestra calda e leggera, che rinfreschi, purifichi e non impegni troppo lo stomaco nella digestione. Vedi anche Il brodo fu la prima medicina [B 924]. 1532
pag 1003 - 04/07/2007
MINESTRONE
940
.
Quello che a marzo mette fuor la testa e` roba buona per la minestra. L’erba che spunta a marzo e` tutta saporita e tenera, buona per essere mangiata e per fare zuppe. 1533
1534 Minestra riscaldata non fu mai buona. La minestra avanzata e riscaldata non e` piu` buona: il sapore si e` alterato e la pasta si e` disfatta. Ha valore soprattutto metaforico e non tanto riferito a oggetti aggiustati, quanto ai rapporti incrinati tra persone: fedelta`, fiducia, amore, amicizia.
Minestra riscaldata e amore rinnovato perdono il sapore. Un legame d’amore che si e` spezzato, se riallacciato, e` comunque spento, ormai privo di slanci e di entusiasmo. Vedi anche Frate sfratato e cavolo riscaldato non fu mai buono [F 1322]. 1535
Ne´ minestra riscaldata ne´ serva ritornata. La serva che ritorna pensa che non si possa fare a meno di lei e alza la cresta. 1536
Tutti i giorni la stessa minestra stanco` il convento dei certosini. E` celebre la pazienza certosina, ma a lungo andare si perde anche quella. Vedi anche Chi mangia tutti i giorni pernici sogna le aringhe [P 1358]. 1537
Sempre la stessa minestra manda il marito all’osteria. Detto usato anche, e soprattutto, in senso figurato, a proposito della moglie. 1538
Patate e riso minestra di paradiso. La combinazione nella minestra dei due sapori e` felicissima e costituisce un piatto non costoso e squisito. 1539
Niente in terra, poco in testa, zoccoli, broccoli e minestra. A chi non ha beni (terra) e manca l’ingegno (testa) non rimane che fare una vita grama, calzando zoccoli, mangiando broccoli e minestre lunghe.
Chi procura da vivere spesso sta peggio di coloro che mantiene. Chi fa una cosa buona spesso non ne gode. Vedi anche Ognuno soffre dell’arte sua [A 1298]; Il cavallo del fabbro non ha ferri e la moglie del calzolaio non ha scarpe [F 28]; Il ciabattino manda la moglie con le scarpe rotte [C 1504]. 1543 Le minestre dei poveri non hanno occhi. L’occhio e` quel cerchio di grasso che galleggia sulla superficie del brodo e che un tempo era indice della presenza di carne o di condimento.
La minestra con gli occhi non sempre e` grassa. Quello che appare non sempre e` vero. Gli occhi sono quegli anelli che fa il grasso sciolto nel brodo, vedi il precedente. 1544
La minestra di sette nuore era sempre salata. Non c’e` niente che una nuora che possa fare che riesca gradita alla suocera: sette nuore avevano unito le loro capacita` culinarie per tentare di soddisfare la suocera ma non ci riuscirono, perche´ ciascuna aveva di suo aggiunto il sale. 1545
1546 Una buona minestra e` mezzo pasto. Una minestra sostanziosa e ben fatta costituisce gia` la meta` di un pasto. Basta aggiungere qualcosa di non troppo pesante per alzarsi da tavola soddisfatti. Vedi anche Una buona zuppa e` mezzo desinare [Z 163].
Chi siede vicino alla pignatta mangia la minestra calda. Chi sta presso al luogo dove si opera, si lavora, si distribuisce, viene servito prima, ha le migliori opportunita`. 1547
MINESTRONE
1540
1541 La minestra fa belle le guance. Si dice ai giovani che crescono, alle ragazzine, per invogliarli a mangiare, ma lo si credeva veramente. 1542
A chi fa la minestra spesso non gliene tocca.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Un buon piatto di minestrone fa sentire il servo padrone. Il minestrone di verdure quando e` buono, ricco e saporito, sazia e gratifica chi lavora, a tal punto da fargli credere d’aver fatto un pasto da signore. 1548
MINISTRO 1549
Il ministro di Sicilia rode, quello di Napoli mangia e quello di Milano divora.
pag 1004 - 04/07/2007
941 Si riferisce ai vicere´ e ai governatori che hanno sfruttato l’Italia durante la lunga dominazione spagnola. MINUTO f Vedi Treno. MIO Quel che e` mio e` mio e quel che e` tuo e` anche mio. E` il detto col quale si deridono gli egoisti. 1550
1551 Tutto mio, dice la civetta. Si dice di chi egoisticamente pretende di prendere tutto per se´. I suoni emessi dalla civetta sono stati codificati nelle parole Tutto mio, e da cio` e` venuta la fama di egoista a questo uccello. Anche per il fatto che la civetta usa inghiottire gli uccellini interi ed espellerli spolpati dalla gola, ha fama di bestia ingorda. Vedi anche Quando il forte fa le parti il debole sa gia` quel che gli tocca [F 1129]; Chi divide la pera coll’orso ne ha sempre men che la parte [O 567]; Le parti del leone: tutto a uno e niente agli altri [L 459]. 1552 Dammene dammene, dicono le campane. Anche il suono delle campane e` stato reso con parole di desiderio, ingordigia.
Sarebbe felice il mondo se non ci fosse il mio e il tuo. Rassegnato e utopico commento sulla propieta` privata: sarebbe piu` pacifico il mondo se non ci fosse la necessita` di spartirsi beni e ricchezze. 1553
Senza il mio e il tuo la terra sarebbe un paradiso. 1555 Il mio e il tuo dividono il mondo. 1556 Il mio e il tuo sono i confini dell’amicizia. Gli spigoli nei quali urtano i sentimenti sono i beni e le cose da spartirsi, il dare e l’avere, la proprieta`. 1554
MIRACOLO f Vedi Maometto, Oste, Profeta, Rondine, Santo. MISERIA Con miseria si indica una condizione peggiore della poverta`, nella quale mancano anche i beni necessari alla sopravvivenza, e dalla quale e` difficile uscire. Tra miseria e poverta`
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
MISERIA
non c’e` un limite preciso, l’una spesso sconfina nell’altra; chi e` in poverta` cade facilmente nell’estrema indigenza, e se ne esce e` solo per poco. ` , Povero, f Vedi Bisogno, Malanno, Necessita Poverta`, Ricchezza. 1557 La miseria e` mezza disgrazia. La miseria non comporta solo pene, stenti, privazioni, ma anche tutta una serie di malanni e sventure: dalla denutrizione, alle malattie, fino alla solitudine, conseguenza del progressivo allontanarsi di molte persone che tendono a stare sempre piu` alla larga. 1558
La miseria e` un gran malanno.
1559
La miseria e` la peggior malattia.
1560 Solo la miseria non ha invidia. Solo chi e` povero in canna non e` oggetto d’invidia.
Il povero contento toglie il sonno al ricco. Il ricco s’arrovella non capacitandosi di come il povero possa essere contento. Neppure il povero e` al riparo dall’invidia. 1561
1562 Chi esce dalla miseria perde la memoria. Non ricorda piu` coloro che erano come lui e non e` grato a coloro che l’hanno aiutato, poiche´ gli ricordano un periodo della sua vita del quale si vergogna.
Ricchezza mobile, miseria stabile. Il detto equivoca sull’espressione ricchezza mobile, intendendo che chi e` ricco lo e` piu` o meno nel tempo, mentre chi e` misero, resta sempre tale. 1563
1564 La miseria piu ` dura e piu` aumenta. Vi e` implicito il riferimento all’idea comune che i soldi portino i soldi; parallelamente la miseria spesso tende piu` ad aggravarsi, di per se´, che ad attenuarsi. 1565 La miseria rincorre la miseria. Quando uno scivola nella miseria gli piombano addosso tanti di quei guai che non riesce piu` a cavarne le gambe. Vedi anche Chi si mette a stentare stenta sempre [S 2073]. 1566 La miseria fa miseria. Vedi anche Agli zoppi grucciate [Z 105]. 1567
La miseria fa il peccatore.
pag 1005 - 04/07/2007
MISERO
942
.
Chi e` povero ha sempre bisogno, e` sempre tentato da qualche azione illecita, ha sempre torto.
L’uomo che non ha nulla non e` considerato nulla, ne´ vale nulla e nessuno e` disposto ad aiutarlo.
Miseria e poverta` erano sorelle: una andava in ciabatte e l’altra era in pianelle. Tra miseria e poverta` c’e` poca differenza: tutt’e due non hanno scarpe e rimediano come possono.
Misera umanita` ridotta al verde: chi va per guadagnar sempre ci perde. Forse conclusione morale di una ottava. Quando l’uomo non ha niente anche l’aiuto e` inutile e chi tenta di cacciare la miseria ricade in uno stato piu` misero.
1568
Miseria e poverta` tengono lontani i ladri. Dove non c’e` niente da prendere i ladri non si avvicinano, anzi stanno alla larga. Vedi Niente e` al sicuro dai ladri e dai briganti [N 340]; Niente non ha bisogno di nascondiglio [N 339]. 1569
Quando la miseria entra dalla porta l’amore salta dalla finestra. Quando la miseria entra in una casa l’amore tra i coniugi e` in pericolo. Vedi anche Quando la fame infila dalla porta, l’amore salta dalla finestra [F 195]; Quando la fame entra in casa l’amore fa fagotto [F 196]. 1570
Chi cerca la miseria non ha da fare tanta strada. La miseria si trova rapidamente, sia perche´ sono in tanti ad essere in tale condizione, sia perche´ non e` difficile caderci. 1571
1572 La miseria fa cinquantanove. Il cinquantanove e` il numero al quale corrisponde la miseria nella cabala del lotto. Il detto significa quindi che la miseria e` impotente, non puo` generare che miseria.
Per finire in miseria bisogna fare economia. Colui che persegue sordidamente il risparmio, il grande avaro, si riduce a vivere in condizione simile a quella d’un misero, fino a farne la sua situazione definitiva. Vedi Avaro. 1573
MISERO E` la persona che manca di tutto, a differenza del povero che, pur conducendo una vita difficile e stentata, ha i mezzi principali di sostentamento. Misero e` spesso anche colui che soffre di una menomazione che lo riduce a un’esistenza marginale. 1574
L’uomo misero e` un morto che cammina.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1575
MISTERO Davanti al mistero ogni superbia e` zero. Di fronte a quello che e` incomprensibile, che sovrasta la mente umana, e` sciocco presumere di essere superiore. 1576
1577 Non c’e` rosario senza mistero. In ogni cosa c’e` una parte nascosta, in ogni storia c’e` un capitolo segreto, qualcosa di non rivelato. Non si puo` recitare il rosario senza intercalare le preghiere con le meditazioni sui quindici misteri, che riguardano avvenimenti gaudiosi, dolorosi e gloriosi della vita di Cristo e di Maria.
MISURA La moderazione e il criterio; ma anche la misurazione di prodotti e cose richiesta al commerciante. 1578 Fai con misura quel che vuoi far spesso. Le cose che si devono o vogliono fare spesso non devono essere fatte in misura esagerata: tutto si puo` mangiare spesso se moderatamente, una fatica puo` essere fatta sovente, se non logora; una spesa si puo` ripetere se non grava troppo sul bilancio.
Per fare vita pura ci vuol arte e misura. Una vita giusta e senza vizi richiede sapienza e temperanza. Il proverbio, un po’ scialbo, sembra il distico conclusivo di una qualche favola pedagogica. 1579
Buon peso, buona merce e buona misura sono il segreto della mercatura. Il commerciante che non lesina quando pesa i prodotti, che assicura sempre una buona qualita` della merce e non lesina sulle quantita` soddisfa il cliente inducendolo a tornare. 1580
1581
Dalla misura si conosce il mercante.
pag 1006 - 04/07/2007
943
.
MOBILIA
Da come pesa si capisce se il mercante e` onesto e competente.
Vedi anche In fretta e bene non vanno insieme [F 1399].
1582 Ogni cosa ha la sua misura. Ogni cosa, e altra realta`, e` giusta e bella finche´ mantiene le sue proporzioni, le sue dimensioni naturali. E` inutile credere di poter aumentare il valore di una cosa rendendola piu` grande: e` la proporzione che fa, ad esempio, la bellezza di un mobile, di un oggetto.
1589 Tre misure e un taglio. Per analogia.
1583 Ogni cosa vuol misura. In ogni cosa non si deve peccare ne´ in eccesso, ne´ in difetto. Il piu` nuoce come il meno, e solo il giusto e` quello che necessita. E` il piu` vicino equivalente italiano, con forme pressoche´ identiche in tutte le principali lingue europee, del celebre motto oraziano Est modus in rebus
[M 1626]
Bisogna fare il boccone a misura della bocca. Bisogna scegliere non le cose piu` grandi o di maggior valore, ma quelle che piu` si adattano a noi e alla nostra condizione. Una cosa troppo grande, o troppo preziosa, puo` essere nociva o risultare inutile. Vedi anche Non fare il passo piu` lungo della gamba [P 687]; Chi vuol fare lo stronzo piu` grosso del culo fa le lacrime dagli occhi [S 2151]. 1584
Secondo la misura che farai sarai misurato. Frase evangelica (Matteo 7.2; Marco 4.24): ‘‘Colla misura con la quale misurate sarete misurati’’. Vedi anche, connesso: Non giudicate, se non volete essere giudicati [G 716]. 1585
1586 Non oltre la misura. Non bisogna mai passare la misura convenuta, il segno posto dalle regole, dall’opportunita`, dalla consuetudine, se si vogliono conservare i rapporti nella loro equita`. Vedi anche Niente di troppo [N 343]; Sutor, ne ultra crepidam! [C 1507].
MISURARE Misura sette volte e taglia una volta sola. Nelle botteghe dei sarti si trovavano spesso esposte scritte del genere, con le quali si invitavano i praticanti e gli apprendisti a misurare precisamente la stoffa prima di tagliarla. Era un detto tipico degli artigiani di ogni tipo, ma estende il suo valore a tutte le azioni nelle quali si richedono precisione e prudenza. 1587
1588
Misura tre volte e taglia una.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Misura e pesa, non avrai contesa. Se nelle trattazioni prenderai le misure esattamente e segnerai con i clienti le cifre pattuite, eviterai questioni e contese. 1590
1591 Chi misura se stesso misura il mondo. Quando uno conosce il proprio valore sa anche come deve situarsi rispetto a tutto cio` che lo circonda. E` in altre parole il detto greco: Conosci te stesso [C 2027]. 1592 Gli uomini non si misurano a spanne. Non si valutano dalla loro statura o dalla figura corporea, ma da quello che valgono nella vita, da come si comportano e da cosa sanno fare. 1593 Chi misura l’olio si unge le mani. Chi deve maneggiare una cosa inevitabilmente ne rimane segnato e condizionato. Vedi anche Chi va al mulino s’infarina [M 1446]; Chi maneggia il grasso ha sempre la bocca unta [M 1440]; con senso decisamente morale Chi maneggia i quattrini gli s’attaccano alle mani [M 1442]; Chi amministra minestra [A 737]. 1594 Chi non si misura vien misurato. Chi non ha il senso dei propri limiti e si espone in prove per le quali non ha le capacita` necessarie, viene valutato dagli altri che lo mettono di fronte alla sua inadeguatezza e presunzione. 1595 Ognuno misura col suo metro. Ognuno valuta gli altri secondo i parametri che gli ha dato la sua esperienza; ognuno riduce le cose al suo punto di vista. Questo spesso conduce a formulare valutazioni errate perche´ non tutto si puo` pesare secondo le proprie limitate cognizioni. 1596 Misura gli altri col tuo stesso metro. Se vuoi sapere quello che gli altri sono per te li devi misurare basandoti sul criterio che usi per te stesso, non con quello loro o di altri.
MOBILIA L’insieme degli oggetti che arredano una casa. 1597
Mobilia fatta marito non accatta.
pag 1007 - 04/07/2007
MODA
944
.
Era credenza che preparare la mobilia di casa prima che fosse stato deciso il matrimonio pregiudicasse alla ragazza la possibilita` di trovare marito. In certi luoghi si cominciava addirittura a parlare di corredo solo dopo il fidanzamento. MODA f Vedi Nuovo. La moda va e viene. Le mode arrivano improvvisamente e subito scompaiono; quindi non si deve adeguare il proprio stile di vita alle mode che sono labili e passeggere. 1598
Le mode duran tre dı`. Ogni moda nuova piace. Ogni moda stimola e interessa e, come viene accolta subito favorevolmente, altrettanto rapidamente viene abbandonata per un’altra. 1599
Per analogia. Stampa significa qui ‘‘modello, forma per la fusione’’. Tratto da un verso dell’Orlando Furioso, 10.84, dove e` usato a proposito della bellezza del giovane cavaliere Zerbino. Oggi si usa soprattutto l’espressione ‘‘Hanno rotto lo stampo’’ per commentare i comportamentiu singolari di qualcuno. MODENA f Vedi Mantova, Zampone. 1608 Chi non e` matto non e` di Modena. Cosı` dicono i vicini: Chi n’e´ mat, n’e´ ’d Mo´dna. Si vuole appunto che gli abitanti di Modena abbiano un ramo di follia, come quelli di Siena.
1600
Ogni moda quando arriva pare bella. Il pazzo fa la moda e il saggio la segue. Sono i cervelli balzani e gli svitati che inventano nuove trovate, hanno idee suggestive, e poi le persone cosiddette normali e i saggi stessi vanno loro dietro. 1601 1602
Se lo vuol la moda le scimmie vanno in zoccoli. Per moda si fanno le cose piu` bislacche e strampalate. 1603
1604 Vecchie mode, cattive mode. La moda deve avere il gusto della novita`, deve essere conosciuta da pochi e destare meraviglia negli altri. Quando e` conosciuta e seguita da tutti perde la sua ragion d’essere e diventa consuetudine. 1605 Alla moda vagli dietro. Non ti opporre alla moda che impone certe cose: se la segui ti mimetizzi meglio, non sei oggetto di critica e non hai problemi e attriti con gli altri. Se tutti seguono la moda, dire loro che sono sciocchi non e` cosa intelligente.
MODELLO Uno di quelli che Dio li fece e getto` via i modelli. Il detto, di natura vagamente proverbiale, e` usato in senso ironico per indicare l’unicita` di qualcosa. Riferito a persona indica un tipo stravagante e originale. 1606
1607
Natura il fece e poi roppe la stampa.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
MODENESE Pane modenese, vino veronese, trippe reggiane e donne mantovane. Quattro cose delle quali si troverebbe il meglio solo nelle citta` indicate. 1609
Potta modenese, culo reggiano e cazzo mantovano. I due proverbi (vedi sopra) non sembra che vadano molto d’accordo. 1610
MODESTIA La modestia non s’impresta. Non si puo` simulare: ci si accorge subito quando non e` innata, spontanea, ma finta, artificiosa. 1611
1612
La modestia non s’acquista.
1613 La modestia orna ogni bellezza. La modestia sta a corredo di ogni virtu` e valore. Cio` che e` sfacciato, protervo, perde ogni grazia, ogni attrattiva. Si diceva un tempo alle ragazze per esortarle a questa virtu`. 1614 La modestia e` madre d’ogni virtu `. La coscienza del proprio limitato valore, dei meriti altrui, dei talenti avuti gratuitamente dalla natura, da` il senso della misura, spinge verso il lavoro, attiva il desiderio di migliorarsi e arricchire le proprie capacita` e conoscenze. 1615
La modestia non fu mai un difetto.
pag 1008 - 04/07/2007
945
.
Nella sua giusta misura non e` mai da considerarsi difetto, non provoca mai squilibrio, ne´ disturba, ne´ altera qualita` e virtu`. 1616 Troppa modestia e` orgoglio nascosto. La modestia eccessiva diviene presunzione: implica cioe` l’idea che altri non meritino il valore che uno rappresenta, e la pretesa che lo scoprano e lo apprezzino senza che neppure sia mostrato.
MODESTO 1617 Fra’ Modesto non fu mai priore. Chi si tira indietro, chi si mostra eccessivamente modesto rimane spesso dov’e`, mentre lo sfacciato trova approvazione e apprezzamento. Vedi anche Raramente nella storia l’umilta` sale alla gloria [U 99]. 1618
Padre Modesto lo misero a sonare le campane e c’invecchio`.
1619 Piu ` grande, piu` modesto. Chi piu` vale piu` e` modesto, mentre chi vale poco e` presuntuoso.
MODO Ognuno fa [vive] a suo modo. Ognuno sceglie di fare quello che gli piace, anche se gli altri non sono d’accordo. Di solito implica un invito alla tolleranza. 1620
Ognuno fa a suo modo e i somari come sanno. Ognuno si governa col proprio senno, pero` coloro che non hanno cervello agiscono senza riflettere. 1621
1622 Ognuno la pensa a suo modo. Ciascuno ha le proprie opinioni, ragiona secondo il proprio giudizio e la propria esperienza, e in questo si differenzia dagli altri. Vedi anche Vari sono degli uomini i cervelli: a chi piace la salvia e a chi gli uccelli [G 1371]; Ognuno ha la propria opinione [O 417]. 1623 Ognuno e` matto a suo modo. In tutti c’e` po’ di pazzia che varia a seconda dell’indole, del proprio modo di essere. 1624 Non si puo` fare a modo di tutti. Non ci si puo` comportare nel modo preferito e indicato da tutti, altrimenti si diventa pazzi. 1625 Il modo ancor m’offende. Frase di Dante (Inferno 5.102) che si ripete per indicare un’offesa, una violenza subita
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
MOGLIE
che viene considerata non solo ingiusta, ma anche volgare, indegna, grossolana, arrecata in modo da non poter essere ne´ compresa, ne´ perdonata. Cosı` dice Francesca da Rimini: ‘‘Amor, che a cor gentil ratto s’apprende, / prese costui della bella persona / che mi fu tolta e il modo ancor m’offende’’. 1626 Est modus in rebus. Motto latino tuttora assai diffuso. C’e` una misura in tutte le cose. Il meglio non sta nell’eccesso, ma nella giusta misura. Sono parole di Orazio (Satire 1.1.106). Il concetto era molto diffuso nell’antichita`, vedi per es. Seneca (Edipo 909 sgg.): Quidquid excessit modum, pendet instabili loco ‘‘Tutto cio` che oltrepassa la misura si trova in equilibrio instabile’’. Un detto proverbiale greco attribuito a Cleobulo (uno dei Sette Sapienti) dice: a´riston me`tron ‘‘la cosa migliore (e`) la misura’’, citato da numerosi autori greci e latini (tradotto con Optimus modus). 1627 Ogni eccesso e` vizioso. Reciproco del precedente. Vedi anche Il troppo stroppia [T 1023].
MOGLIE E` questa una delle parole attorno alle quali la cultura popolare ha imbastito il maggior numero di proverbi. Vista quasi sempre come fonte di preoccupazioni e grattacapi, la moglie e` pur sempre considerata qualcosa di indispensabile, al punto che, se rimane vedovo (e un tempo erano molto frequenti le morti per parto) l’uomo si vede costretto a trovarsene un’altra. Il matrimonio e` comunque sempre visto come un’incognita. Quando anche riesce bene, non rende pienamente felici perche´ la consuetudine spegne ogni entusiasmo e cancella ogni attrattiva. Prevale comunque l’immagine della moglie che tradisce, che inganna, e solo in pochi proverbi si fa cenno alla donna onesta, che comunque, per essere una brava moglie, non deve avere altro interesse che la cura della casa, del marito e dei figli. f Vedi Donna, Dote, Guaio, Male, Maremma, Marinaio, Marito, Matrimonio, Melone, Mestiere, Prestare, Sposa, Sposare, Vicino. Tra moglie e marito non mettere il dito. Probabilmente fra i proverbi piu` vivi e diffusi. I rapporti d’una coppia sono tanto complessi e segreti da non consentire a nessuno di giudi1628
pag 1009 - 04/07/2007
MOGLIE
946
.
care e quindi di intervenire in una lite, dato che di solito quello che appare e` molto diverso da quello che e`. Vedi anche Quando il femminile s’accapiglia col maschile bisogna essere neutri [M 908]; Tra legno e scorza non metter dito [S 724]. Talvolta il proverbio e` inteso anche nel senso che non si deve assecondare la discordia tra marito e moglie. Idea che e` meglio espressa dalla frase evangelica:
Perche´ la familiarita` della sposa col compare di anello puo` rivelarsi un’insidia pericolosa. Vedi Tre C sono pericolosi per il matrimonio: compare, cugino, cognato [C 2].
L’uomo non separi quel che Dio ha unito. Questa frase (che traduce Matteo 19.6; Marco 10.9) si usa pero` comunemente contro il divorzio.
Chi prende moglie guardi ben che fiore coglie. Chi si sposa deve valutare bene che tipo di fiore, ossia di donna, sceglie, perche´ da questo fiore, dalla sua bellezza, derivera` il frutto, ossia la donna matura con cui l’uomo si ritrovera` a trascorrere il resto della vita.
1629
Moglie dabbene vale un gran bene. La moglie onesta, buona e capace e` una fortuna e una grande ricchezza. Tema sapienziale ovviamente di estrema diffusione e antichita`, basti ricordare il vero e proprio inno celebrativo della ‘‘donna perfetta’’ con cui si chiude il libro dei Proverbi (31.10-31). Vedi anche La donna saggia edifica la casa [D 825]; La savia femmina rifa` la casa e la matta la disfa` [F 564]; e il contrario Chi disse donna disse danno [D 867]. 1630
Moglie muta e marito cieco fecero una bella coppia. La moglie che non parla facilita molto la vita del marito, mentre l’uomo un po’ ‘‘distratto’’ garantisce una gran liberta` alla moglie. Vedi anche Per un buon matrimonio ci vuole un uomo sordo e una donna cieca [M 983]. 1631
Moglie e buoi dei paesi tuoi. Si usa fare questa affermazione, molto nota e diffusa, non solo perche´ si ritiene che le stesse abitudini facilitino l’intesa, ma perche´ in tal modo si evita il rischio di sorprese, essendo le persone del vicinato conosciute in ogni aspetto della loro vita (i difetti, le sostanze, la moralita` ). Vedi anche Chi si sposa nella strada beve al bicchiere... [S 1951]; Chi si va a sposare lontano o vuole ingannare o vuol rimanere ingannato [S 1949].
Mogli e pietre vanno prese piu` vicino possibile. Le pietre sono pesanti e se devono essere portate da un luogo distante il lavoro di costruzione diventa complicato e costoso. 1635
1636
1637 Una moglie brutta e` peggio d’un debito. Si ripresenta ancora una volta con la stessa insistenza e la stessa pena il pensiero di un debito da pagare. Il proverbio suonava ancora piu` perfido quando usava chiamare il rapporto intimo tra coniugi ‘‘debito coniugale’’. 1638 La moglie degli altri e` sempre piu ` bella. Perche´ ha sempre l’attrattiva della novita`, del segreto da scoprire, di conseguenza appare talvolta migliore, piu` interessante della propria. Vedi anche L’erba del vicino e` sempre piu` verde [V 702]; Il lardo degli altri ha piu` sapore del nostro [L 122] ; La moglie, per quanto sia bella, dopo tre mesi diventa sorella [M 1706]. 1639
La moglie degli altri ha un altro sapore.
1640
La moglie degli altri piace a tutti [di piu`].
1632
Moglie e ronzino prendili dal vicino. E` bene che anche il cavallo sia conosciuto. 1633
1634
Moglie della tua strada e compare a cento miglia.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1641 La moglie o presto o mai. Sposarsi e` cosa che va fatta per tempo: se uno aspetta troppo o non si decide piu`, o quando si decide non lo fa con il necessario entusiasmo. Vedi anche Nozze e maccheroni se non son caldi non sono buoni [N 542]; Guai e maccheroni si mangiano caldi [M 7].
Moglie e guai presto o mai. Anche le sciocchezze che uno deve fare e` bene che le combini da giovane: se fa passare troppo tempo e` meglio che non ne faccia perche´ in eta` adulta non trovera` ne´ comprensione ne´ perdono. 1642
1643
Moglie giovane e marito vecchio son come noci dure e denti traballanti.
pag 1010 - 04/07/2007
947 La donna giovane e l’uomo vecchio sono due cose che non stanno bene insieme: una ha bisogno di forza e l’altra e` debole, una e` dura e l’altra e` fragile. Una volta c’era anche chi schiacciava le noci usando i propri denti. Questo non vuol dire che il matrimonio del vecchio con la donna giovane non sia prolifico, anzi, per una particolare disposizione della natura, o motivi e dinamiche legati alla situazione molti proverbi rimarcano che questo tipo di coppia genera di solito molti figli. Vedi anche Se vuoi riempire il letto, moglie giovane e marito vecchio [M 1661]; Chi vuol avere il branco presto capra giovane e becco vecchio [C 667]; Chi mette la giovane vicino al vecchio mette la culla accanto al letto [G 633]; Marito vecchio e moglie giovane: figlioli per la casa [M 762]. 1644 Moglie giovane e vino vecchio. La moglie va presa giovane per ragioni pratiche ed estetiche, mentre si sa che il vino piu` pregiato e` quello vecchio. Per la struttura vedi anche Olio nuovo e vino vecchio [O 224].
Moglie che ritorna porta sempre un po’ di corna. La moglie che se n’e` andata di casa per disaccordo, allorche´ vi rientra dopo la riappacificazione, reca con se´ il fardello di qualche infedelta` che nel frattempo ha commesso. 1645
1646 Chi ha moglie ha corna. Non sempre, si spera, ma difficilmente una donna si asterra` almeno dal desiderio di un altro uomo. Nessuno che abbia moglie puo` avere l’assoluta certezza di non avere corna.
Si dorme meglio con una bella moglie nel letto che con i soldi dentro il materasso. Spesso un tempo l’avarizia tratteneva gli uomini dal prendere moglie e si vedevano figure oggi scomparse di vecchi celibatari impenitenti, ricchi e diffidenti verso le donne, considerate fonte di spese continue. 1647
La moglie non deve avere, deve valere. La moglie va scelta per il suo valore e non per le sue rendite, per i suoi possessi o la sua dote. 1648
Chi ha moglie ha doglie. I proverbi sottolineano piu` i grattacapi e gli inconvenienti del matrimonio che i beni o i vantaggi. 1649
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
MOGLIE
Chi ha moglie a lato vive sempre travagliato. Ne esiste anche una versione latina, di eta` imprecisabile (medievale o moderna), tuttora ripetuta: 1650
Qui capit uxorem litem capit atque dolorem. ‘‘Chi prende moglie si procura discordia e afflizione’’. 1651
A chi piglia moglie ci vogliono due cervelli. Ossia: uno per pensare le cose, uno per sapere come le pensa lei. 1652
1653 Chi piglia moglie entra nel pensatoio Ossia: gli cominciano i pensieri per varie, infinite ragioni. 1654
Chi piglia moglie, piglia pensieri.
1655
Chi non sa cosa sian malanni e doglie, se non e` ancor sposato, prenda moglie.
Chi e` stanco di vivere in pace prenda moglie. Chi vuole movimentare la propria vita, renderla attiva, variata e ricca di imprevisti e sorprese non ha che da prender moglie e sara` accontentato. 1656
Un signor che il tuo ti toglie, mal francese con le doglie, assassin che ti dispoglie meno mal che l’aver moglie. Esaspera tutti i precedenti: alla moglie sarebbero preferibili anche un signore (tiranno o padrone) che ti priva dei diritti, la sifilide, e perfino un brigante che ti depreda. 1657
Non e` beato chi non ha moglie a lato. Anche chi nella vita ha raggiunto traguardi notevoli non puo` dirsi felice, in una condizione di stabile benessere, se non ha una buona moglie. Cfr. Ariosto (Satire 3.14-15): ‘‘...senza moglie a lato / non puote uomo in bontate esser perfetto’’. 1658
L’uomo senza moglie e` una mosca senza capo. Essere una mosca senza capo significa ‘‘essere spaesati, incapaci di orientarsi’’. 1659
1660
Moglie sospirata vita felice e beata.
pag 1011 - 04/07/2007
MOGLIE
948
.
Il fatto che la moglie sia stata desiderata a lungo rende la vita coniugale serena e felice. Ogni cosa che si desidera a lungo appaga e si apprezza quando si ottiene. Se vuoi riempire il letto moglie giovane e marito vecchio. Si vuole che la donna giovane insieme all’uomo anziano siano molto prolifici. Vedi anche Chi vuol avere il branco presto capra giovane e becco vecchio [C 667]; Chi mette la giovane vicino al vecchio mette la culla accanto al letto [G 633]. 1661
Chi da` per moglie una putta a un vecchio gli da` una cuna appresso. Variante piu` antica del precedente. Putta e` un termine antico usato per indicare una donna giovane, una ragazza. Vedi anche Marito vecchio e moglie giovane: figlioli per la casa [M 762]. 1662
Nella pesca delle mogli si prendono molti granchi. Cioe` si fanno molti errori. Prendere un granchio significa ‘‘commettere un errore, una svista grossolana’’. 1663
Chi piglia moglie pesca in un sacco con cento serpi e un’anguilla. Vedi anche Il matrimonio e` una cesta dove ci son cinquanta vipere e cinquanta anguille [M 945]. 1664
Per comprar cavalli e prender moglie serra gli occhi e raccomandati a Dio. Vedi anche Chi sa scegliere i meloni sa scegliere la moglie [M 1201]. 1665
Dopo aver lottato colla moglie rimetti la spada nel fodero. Maliziosa e un po’ irriverente l’allusione alla frase con la quale Cristo ammonisce Pietro che aveva tagliato l’orecchio al servo. Il senso e` che dopo una lite non si deve portar rancore... ma il sigillo della pace coniugale e` quello che ognuno s’immagina. 1666
Chi trova moglie trova un padrone. Chi ha moglie ha una persona alla quale deve rendere conto di quello che fa, e quindi non e` piu` libero, anche se questa condizione non gli pesa. 1667
Chi resta in casa e manda fuor la moglie semina roba e disonor raccoglie. Chi vive in casa e manda la moglie a fare faccende, a trattare gli affari, a lavorare, perde denaro e rimedia solo danni e disonore. 1668
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Chi porta la moglie ad ogni festa e fa bere il cavallo a ogni fontana in capo all’anno ha il cavallo bolso e la moglie puttana. Chi lascia che la moglie trascorra il suo tempo in feste e dissipazioni alla fine si ritrovera` tradito come a chi lascia bere il cavallo sudato a ogni fontana capita di ritrovarselo malato. Bolso si dice il cavallo che respira con difficolta`, non ha fiato. Vedi anche Donna in ballo, donna in fallo [B 70]; Tre nebbie fanno una pioggia, tre piogge una fiumana e tre balli una puttana [P 3002]; In lieta compagnia nascono i cornuti [C 1908]. 1669
1670 La moglie e` mezzo pane. Pensando alla casa, la moglie permette all’uomo sposato di vivere con piu` risparmio rispetto allo scapolo a cui la vita costa di piu`.
Prendi moglie che piaccia, che taccia e che faccia. La moglie deve esser graziosa, operosa e non ciarliera. 1671
Bella moglie e gamba rotta tengono il marito in casa. Con una moglie bella il marito rimane inchiodato in casa come quando ha una gamba rotta e non puo` camminare. Il proverbio e` sibillino: non dice se il marito sta in casa per amarla o per sorvegliarla, ma se si trattasse del primo caso, non sarebbe necessaria tanta assiduita`. 1672
A chi ha moglie giovane e casa vecchia non manca il da fare. Al marito non basta il tempo per soddisfare tutti i capricci e i desideri della giovane moglie; chi ha una casa vecchia non finisce mai di accomodarla, puntellarla, rattopparla, sicche´ il lavoro non finisce mai. 1673
1674
Chi ha rogna da grattare e moglie da guardare non gli manca mai da fare.
Chi piglia moglie e non conosce l’uso assottiglia le gambe e allunga il muso. Il troppo entusiasmo puo` giocare brutti scherzi al novello sposo, che puo` anche ammalarsi e mettere a rischio le sue risorse fisiche ed economiche. 1675
1676
Il primo anno che l’uomo prende moglie o s’ammala o s’indebita.
1677
La moglie e` piu` facile prenderla che mantenerla.
pag 1012 - 04/07/2007
949
.
E` facile trovare una donna e sposarsi, piu` difficile e` mantenerla come si deve e conservarne l’amore e la stima. Chi vuol moglie a Pasqua di Quaresima l’accatti [la fissi]. Ha significato diverso secondo varie scuole: chi vuole sposarsi nel tempo pasquale, cerchi moglie in Quaresima; oppure: chi vuole sposarsi per forza a Pasqua, in Quaresima s’arrangi (viva in castita`). Un tempo in molte zone d’Italia si usava combinare i matrimoni durante la Quaresima, nelle fiere che si tenevano in tale periodo. Di cio` si occupavano i sensali di matrimoni, i cozzoni, che proponevano i partiti e facevano conoscere i fidanzati.
E` probabilmente questa la forma piu` viva e diffusa attualmente. La variante con Chi e` bella estende la preoccupazione anche a fidanzati e innamorati vari.
1678
La moglie e la chiocciola stanno sempre in casa. Quella che era ritenuta la buona moglie d’un tempo stava in casa gran parte della giornata, dedicandosi ai figli e ai lavori domestici, e usciva soltanto per le necessita` pratiche. La casa aveva dimensioni diverse da quelle che normalmente ha oggi, come diverse erano le attivita` che vi si svolgevano anche in relazione al numero di persone che vi abitavano, molte di piu` rispetto a quelle che al giorno d’oggi vivono insieme. 1679
MOGLIE
1684
Chi l’ha bella deve far la sentinella; chi l’ha brutta deve tenersela tutta.
1685
Facile e` prendere la moglie bella, difficile e` tenerla tutta per se´.
1686 Moglie bella, occhi in testa. Talvolta il detto viene cosı` parodiato: 1687
Moglie bella, corni in testa.
Moglie bella, corna d’oro. Chi ha la moglie bella non solo ha le corna, ma gode anche degli omaggi che essa riceve da coloro che la corteggiano. Infatti, essendo particolarmente bella, non ‘‘cambia alla pari’’, ma concede i suoi favori a chi piu` se li merita. 1688
Con un cappello di monete d’oro si copron corna d’un braccio. Per analogia. Con un copricapo di quattrini, posto sulla testa del marito, si nascondono grandi infedelta`. 1689
Chi prende moglie per star caldo trova il modo di star fresco. Chi prende moglie per stare tranquillo, comodo, essere servito e far vita da pantofolaio, presto si accorgera` che le cose non vanno affatto secondo i suoi desideri. 1690
Chi ha la moglie bella non e` tutta sua. Perche´ facilmente viene corteggiata da altri, o perche´ altri la guardano, l’ammirano e fanno anche di peggio. La difficolta` di controllare una moglie avvenente e` tema gnomico antico: famosa la massima di Publilio Siro: Maximo periculo custoditur quod multis placet ‘‘Con gravissimo rischio si custodisce cio` che piace a molti’’, la cui diffusione e le cui variazioni medievali assicurano che il concetto si riferiva innanzitutto alla moglie. Vedi anche Tre cose tolgono all’uomo il sonno: una vigna davanti alla piazza, un castello in frontiera e una bella mogliera [T 924]. 1680
Chi ha buon cavallo e bella moglie non ista` mai senza doglie. Variante piu` antica. Vedi Chi ha bella donna e castello in frontiera non ha pace in lettiera [B 332]. 1681
1682
Chi ha la moglie bella metta all’uscio la sentinella.
1683
(La) moglie bella [Chi e` bella] ti fa far la sentinella.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Quelli che han mogli povere vivon di stenti e quelli che l’hanno ricche non son contenti. Coloro che hanno mogli senza quattrini vivono poveramente, ma anche quelli che hanno sposato donne ricche non vivono bene perche´ privi della loro liberta`, quasi sottoposti a un padrone che li comanda. 1691
1692 Brutta moglie pochi pensieri. Con la moglie brutta si evita il tormento della gelosia, si ha una moglie devota e fedele per cause di forza maggiore. 1693 Moglie brutta marito tranquillo. Di una moglie poco graziosa si dice: ‘‘E` un buon rimedio contro la lussuria’’. 1694
Chi ha moglie cattiva ha il purgatorio in casa.
pag 1013 - 04/07/2007
MOGLIE
Chi ha una moglie del genere ha modo di scontare i suoi peccati e di volare dritto in paradiso alla fine dei suoi giorni. Chi ha moglie cattiva a lato vive sempre travagliato. L’uomo che ha una moglie di cattiva pasta e` continuamente ossessionato dai suoi lamenti, dai suoi rimproveri, dalle sue richieste, e tormentato dalla sua scontentezza e dal suo cattivo umore. 1695
1696 A moglie cattiva poco giova la guardia. Se la donna vuol tradire il marito non serve metterle guardiani: se la donna vuole, lo fa.
Chi ha avuto una moglie merita una corona di pazienza, ma chi ne ha avute due ne merita una di pazzia. Chi ha saputo governare e sopportare una moglie, merita il rispetto per la saggezza e la pazienza che ha avuto; ma chi e` uscito da una cosı` scomoda situazione e ci si caccia di nuovo, si merita l’appellativo di pazzo. 1697
Moglie e polenta poverta` contenta. Con una moglie con cui si va d’accordo e con quel poco che basta per campare si fa una vita semplice ma felice. 1698
Chi non ha moglie la tiene bene a freno e chi non ha figli li sa educare. Tutti a parole sono bravi, soprattutto nelle cose di cui non hanno esperienza, ma quando poi si trovano a confronto con la realta` tutti commettono gli stessi errori. 1699
1700
950
.
Chi non ha moglie ben la batte e chi non ha figli ben li pasce.
Doglia [pianto] di moglie morta dura fino alla porta. Si vuole che il dolore del vedovo trovi presto consolazione. Un tempo un uomo, rimasto solo, aveva molta difficolta` ad affrontare le necessita` pratiche di tutti i giorni e si vedeva costretto a trovarsi una nuova moglie. E capitava spesso che gli uomini rimanessero vedovi, data l’alta mortalita` delle partorienti. Vedi anche Il dolore del marito e` come quello del gomito: passa presto [M 785]. 1703
Dolor di marito morto dura dalla casa all’orto. Anche il dolore della donna per la morte del marito durava (e dura) poco. 1704
Moglie sciatta non la corregge neanche la mazza. La moglie disordinata, incapace, trasandata e negligente non si raddrizza neppure con le brutte maniere. 1705
La moglie, per quanto sia bella, dopo tre mesi diventa sorella. Per quanto bellissima, anche la moglie, come tutte le cose consuete e abitudinarie, in breve perde l’attrattiva del nuovo, dell’ignoto, per diventare un affetto quotidiano, sempre disponibile. Vero e` che acquista altri valori, ma cio` non interessa al proverbio. 1706
In mancanza di meglio si balla con la moglie. Si dice riferendosi alla vita coniugale nella quale la consuetudine soffoca l’interesse sentimentale o erotico. Metaforicamente per ogni relazione consunta dall’uso. Vedi anche Meglio fare il prosciutto senza sale che con la moglie (il marito) far Carnevale [C 807]; Mangiar polenta e frittata e` fare colla moglie una ballata [F 1472]; Quando non c’e` lardo ci s’attacca alla cotenna [L 116]. 1707
1701
Se si dice che in paese c’e` una buona moglie ognuno crede che sia la sua. Se l’uomo si lamenta della moglie cio` non vuol dire che non pensi che la sua sia la migliore; infatti, per orgoglio, quando sente parlare di una buona sposa, ritiene subito che si stia alludendo alla sua.
In mancanza di meglio si balla con le puttane. Simile al precedente nella forma, ma lontano nel significato: ci si contenta di una donna dappoco, in sostituzione della moglie che, pur essendo considerata di piu`, ha perso ogni attrattiva a causa della consuetudine.
Quando la moglie ha il culo frusto se dice un parere lo dice giusto. Quando la moglie ha eta` ed esperienza dice cose sensate e da` giudizi molto saggi e opportuni. Frusto, aggettivo poco usato nell’italiano moderno, vale ‘‘logoro, consunto’’.
Ballare con la moglie, far giocare agli altri i propri quattrini e ubriacarsi col proprio vino son tre cose che fanno i coglioni. Ballare con la moglie non da` nessun brivido, far giocare gli altri con i soldi propri e` il
1702
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1708
1709
pag 1014 - 04/07/2007
951
.
massimo della stoltezza in quanto si ottengono solo guai e nessun piacere; ubriacarsi col vino proprio, ossia in casa propria, non e` cosa da farsi, in quanto l’ubriacatura si prende a una festa, lontano dai familiari e col vino pagato da altri. 1710
In mancanza di meglio si va a letto con la moglie.
1711 Il pane di casa stufa. Per analogia. Quasi sempre riferito ai rapporti coniugali.
Sempre pernice, sempre pernice! Per analogia. Si dice che un re, ripreso dal confessore per i suoi tradimenti alla moglie, inutilmente avesse fatto presente le sue ragioni: la regina, insisteva il confessore, era oltretutto giovane e bella e il re doveva contentarsi di quella. Il re ordino` allora che al cappellano, il quale mangiava alla sua tavola, fosse servita a ogni pasto soltanto una pernice, che e` un piatto squisito. Il prete dapprima ne fu contento, poi chiese qualcosa di diverso, ma gli fu negato. Un giorno guardando il re, disse lamentosamente: ‘‘Maesta`, sempre pernice, sempre pernice...’’ ‘‘E voi: sempre regina, sempre regina...’’. La storia e` una di quelle che mostrano un’antichita` maggiore di quella che si penserebbe. Si narra di diversi sovrani, tra cui qualche re delle Due Sicilie. Ma la figura piu` citata a questo proposito e` Enrico IV re di Francia (1553-1610), figura che per il lieto carattere e la bonomia si trova in tono con l’aneddoto. Aveva un confessore, Padre Coton, degno suo amico per spirito e intelligenza, che sarebbe stato il destinatario della burla. Cfr. A. Palazzi, Enciclopedia degli aneddoti, p. 971; G. Fumagalli, Chi l’ha detto?, p. 14. 1712
All’uomo moglie, al putto verga e da pazzo alla larga. Perche´ il bimbo impari a comportarsi bene, ci vogliono le punizioni; all’uomo perche´ si calmi e sia serio ci vuole la moglie. I pazzi, che non possono essere curati da alcuna medicina, devono essere tenuti alla larga. 1713
Mogli d’osti, cavalli di preti e fucili di cacciatori stanne di fuori. Le mogli degli osti sono pericolose perche´ hanno molti corteggiatori, essendo tanti i clienti dell’osteria, che sono spesso degli ubriaconi o cattivi soggetti. I cavalli dei preti erano un tempo proverbiali per essere i peg1714
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
MOGLIE
giori: abituati male, ombrosi, riottosi e ingovernabili per il fatto che stavano sempre in ozio o duravano pochissima fatica. I fucili dei cacciatori erano un tempo sempre carichi. 1715 Chi loda la moglie la guasta. Chi fa troppi elogi alla moglie ne accresce la superbia e ne altera le buone disposizioni. Il vecchio codice di comportamento familiare voleva che neppure ai figli si facessero troppi elogi.
E` piu` facile governare un popolo che la moglie. Altro e` avere a che fare con eserciti e nazioni, altro e` averla vinta con una donna. Grandi personaggi che hanno dominato popoli e vinto tante battaglie sono stati mediocri e infelici mariti, come Napoleone. 1716
Bella moglie, cattiva massaia. La donna che e` troppo presa dalla propria bellezza trascura la casa e la famiglia. 1717
1718 Meglio moglie barbuta che dotta. Piuttosto che avere una donna colta e saccente e` preferibile prendere una moglie brutta, addirittura con la barba. Vedi anche Donna dotta, casa disordinata [D 1065]; Uomo di vino e donna di latino matrimonio poverino [L 168].
Moglie magra e dote grassa fa che ognuno se la spassa. La donna magra e` ritenuta calda e appassionata; se e` anche piena di soldi, il marito non puo` chiedere di piu`. 1719
La prima e` moglie, la seconda e` compagnia la terza eresia. Secondo questo detto la vera moglie e` la prima che uno sposa, la seconda e` quella che uno prende per non stare solo, per essere accudito, o, come si diceva una volta, per accomodarsi. Infine l’unione con una terza moglie e` vista come una pazzia da vecchi stolti, un matrimonio senza senso, fatto per interesse, pizzicori senili e altro. 1720
La prima moglie la da` Dio, la seconda la gente, la terza il diavolo. Affine al precedente: la prima moglie e` destinata dal cielo, la seconda si prende per consiglio del prossimo e la terza uno la prende per 1721
pag 1015 - 04/07/2007
MOLINARO
952
.
la sua dannazione. Sostengono invece la superiorita` della seconda moglie sulla prima tutti i seguenti:
la moglie ancora col desiderio, rimandando la cosa nel tempo, qualcuno potra` pensare a fare sollecitamente cio` che hai rinviato. Se risparmi la moglie a letto te la consumano gli altri nelle siepi.
1722
La prima e` facchina la seconda e` regina.
1733
1723
La prima e` scopa, la seconda sposa.
1724
La prima e` granata, la seconda signora incoronata.
1734 Chi piglia moglie se la tiene. Chi si sposa deve tenersi la donna che ha preso, non puo` cambiarla, ne´ darla indietro.
1725
La prima e` donna la seconda e` Madonna.
1726
La prima moglie e` asinella la seconda tortorella.
1727
La seconda moglie caca nella bacinella d’oro.
Chi batte la moglie batte tutta la casa. Chi percuote la moglie crea lo scompiglio, ferisce e umilia tutta la famiglia. Tutti risentono e soffrono delle percosse inferte dal marito alla moglie, in particolare i figli. 1728
Quando torni a casa bastona la moglie: tu non sai perche´, ma lo sa lei. Gira tra noi come proverbio di tradizione cinese, ma c’e` da dubitare che lo sia realmente. Il senso e` che la donna ogni giorno ne combina qualcuna per cui si merita comunque di essere percossa. 1729
Ogni volta che batti la moglie liberi un’anima dal Purgatorio. Era con le buone azioni, i sacrifici che si riteneva di poter liberare le anime dalle pene del Purgatorio. 1730
Ogni tanto anche il prete bastona la sua donna. Chiunque abbia da fare con le donne, sia anche la persona piu` mite o debba esercitare per necessita`, o per il suo stato, la pazienza, non puo` far a meno di bastonarle ogni tanto. Paradosso per esprimere l’incorreggibilita` e l’indocilita` della natura femminile. Anche il prete, che pure e` persona consacrata, segue i precetti evangelici, non e` vincolato da un rapporto coniugale, non puo` far a meno di tanto in tanto di castigare la sua perpetua. Come dire che le donne le levano di mano anche ai santi. 1731
Quando a letto lasci la moglie per domani prima di notte qualcuno l’adopra. Se non vuoi essere tradito, fa’ che tua moglie sia contenta. Quando ti alzi da letto lasciando 1732
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Quando e` dentro la porta bisogna tenerla [tenersela] o dritta o storta. Quando la sposa ha passato la soglia di casa uno deve tenersela cosı` com’e`. 1735
1736
Moglie presa mal si rende.
Le mogli si tolgono a vita e non a prova. Vedi anche Se il matrimonio durasse un anno, tutti si sposerebbero [M 958]. 1737
Quando il monte comanda sulle piane, quando la lepre corre dietro al cane, quando la moglie comanda al marito siam ridotti davvero a mal partito. Delle tre eventualita` interessa la terza, che era considerata il principio o il segno certo del sovvertimento sociale. Di solito sono le terre fertili della pianura che impongono il dominio su quelle montuose e povere, mentre la lepre che corre dietro al cane e` un paradosso che si trova nelle ‘‘filastrocche alla rovescia’’. Vedi anche Nella casa non c’e` pace quando la gallina canta e il gallo tace [C 920]; Quando la donna si mette i calzoni, il mondo va a rotoloni [C 208]. 1738
MOLINARO Questo termine (anche mulinaro) e` in diverse regioni italiane, soprattutto del centro nord, sinonimo di ‘‘mugnaio’’. f Vedi Macinare, Mugnaio, Mulino. All’astuzia di molinaro non v’e` alcun riparo. Contro l’astuzia e gli inganni di coloro che sono disonesti per natura o per mestiere non ci puo` essere protezione. Il mugnaio (vedi la voce) era considerato uno degli operatori (come il sarto, l’oste) che usavano per abitudine l’inganno. 1739
Ai raggiri del molinaro nemmeno il contadin trova riparo. Neppure il contadino, che notoriamente e` furbissimo, riesce a evitare gli inganni perfidi del mugnaio. 1740
pag 1016 - 04/07/2007
953
.
Molinaro di bianca farina, l’occhio guarda e la mano rapina. Il mugnaio che macina il grano (si dice bianca la farina di grano per distinguerla da quella di granturco) con l’occhio sempre attento allunga al momento buono la mano per prendere e accantonare grano o farina del cliente. 1741
MOLLE f Vedi Duro. MOLLICA Mollica, riguardo al pane, e` quasi sinonimo di midolla (vedi la voce) per cui vale quanto detto a questa voce. Con questo termine inoltre si indicano talvolta anche le briciole di pane che nel pasto cadono sulla tovaglia o in terra, o che si danno agli animali, come gli uccelli. Comunemente la mollica e` ritenuta la parte meno appetibile del pane, essendo meno saporita; ma siamo nel campo dei gusti e si puo` non essere d’accordo. Resta il fatto che la mollica e` piu` ricercata da chi non ha denti, come le persone anziane, e questo puo` creare incertezza nel delineare una tendenza che pare stare decisamente dalla parte della crosta, come elemento migliore. Nei proverbi puo` esservi anche una seconda interpretazione: quella che attribuisce alla crosta la connotazione della durezza e alla mollica la qualita` di essere morbida; in questo caso la crosta sarebbe la durezza, la difficolta` e la mollica la facilita`. Da notare che si indicano con croste di pane (rodere una crosta di pane) i rimasugli di pane secco, i tozzi di crosta e mollica indurite. f Vedi Midolla. All’usanza antica: prima la crosta e poi la mollica. Prima le cose buone e dopo, se non c’e` di meglio, quelle meno buone. Dice giustamente che questo si fa seguendo l’usanza antica, nel senso che comunemente oggi si tende a riservare la parte migliore per consumarla da ultimo. Ma una volta, quando i costumi erano piu` semplici e temperamenti piu` istintivi, si correva subito al meglio, senza pensare anche al dopo. Vedi anche Quando la carne e` finita si rodono gli ossi [O 632]; Pinocchio mangiava prima le pere e poi le bucce [P 1812]. Intendendo per crosta il duro e per mollica il morbido: prima il difficile e poi il facile. 1742
1743
Dove si buttano le molliche non si patisce la fame.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
MOLTO
Qui per molliche s’intendono le briciole, ovvero frammenti di midolla rifiutata come meno appetibile. Quando a tavola si sceglie il meglio (la crosta) non ci sono problemi di fame. Dove si mangia scartando la mollica c’e` abbondanza e si vive agiatamente. Una volta era considerato peccato sprecare o gettar via qualunque frammento di pane. 1744 In tempi di fame crosta e mollica. In tempi duri anche le cose cattive servono a togliersi la fame: si mangia sia la crosta che la mollica. Nei brutti tempi di carestia il pane era fatto con miscele di farine diverse, con prodotti anche scadenti, per cui si cuoceva male e la mollica era veramente immangiabile e indigesta (vedi Veccia). Tuttavia, mancando tutto si doveva mangiare anche quella. Chi ricorda il periodo bellico della seconda Guerra Mondiale sa bene come la parte immangiabile fosse proprio la mollica.
MOLTO Il molto fa l’uomo stolto. La ricchezza non stimola l’intelligenza. L’abbondanza, la ricchezza, la mancanza di bisogni, rendono l’uomo pigro, indifferente, poco interessato alle cose. Di conseguenza anche la mente diventa lenta, opaca, senza vivacita`. 1745
Tre molti rovinano l’uomo. molto parlare e poco sapere, molto spendere e poco avere, molto presumere e poco valere. Tre eccessi rendono l’uomo infelice portandolo alla rovina: parlare senza sapere, cosa che lo qualifica come stolto; spendere senza avere, cosa che lo porta a contrarre molti debiti; credere di valere ed essere da poco, cosa che lo conduce al ridicolo e al discredito. 1746
Tre molti rovinano l’uomo: molto parlare e poco tacere, molto promettere e poco mantenere, molto vantare e poco valere. Vedi anche Promettere e non mantenere e` villania [P 2789]. 1747
1748 Molto e buono non puo` essere. Di solito la quantita` non permette di raggiungere un’elevata qualita`: quando si fa una cosa in grande quantita` si trascura la qualita`. 1749
Il molto e il poco rompono il gioco.
pag 1017 - 04/07/2007
MONACA
954
.
L’esagerazione altera gli equilibri, i limiti e le regole entro i quali deve stare ogni azione, ogni relazione, ecc. 1750 Nessun molto puo` costare poco. Nessuna cosa, in grande quantita`, puo` avere un costo molto basso. 1751 Chi molto desidera, molto gli manca. Chi ha molti desideri e` sempre infelice perche´ non e` mai contento di quello che ha. Segue da vicino il celebre adagio latino Semper avarus eget ‘‘L’avido ha sempre dei bisogni’’, di origine oraziana (Epistole 1.2.56). Vedi anche Chi piu` ha piu` ne vorrebbe [A 1590]; L’avarizia e` un pozzo senza fondo [A 1577]; Un avaro non e` mai ricco [A 1585]; Con l’avarizia si fa vita da povero [A 1582]. 1752 Molti a tavola e pochi in coro. Si dice dei frati, ma in genere di tutti. Quando c’e` da fare spariscono tutti e quando c’e` da mangiare (divertirsi, stare in allegria) arrivano tutti. 1753 Molti a mangiare e pochi a lavorare. Vedi anche Quando cominci a vendemmiare, tutti vengono a salutare [V 322]; Al tempo di zappare e di potare non si vede parente ne´ compare; appena si comincia a vendemmiare viene l’amico, il parente il compare [Z 27]; Ognuno e` amico di chi ha buon fico [F 719].
MONACA Tonaca non fa monaca. L’abito e l’aspetto esteriore non fanno certo la persona. Non si deve giudicare la qualita` di una persona dai paludamenti e dalla posa. Affine all’assai piu` diffuso L’abito non fa il monaco [A 51]. 1754
Vanno in Cielo piu` monache martiri che vergini. E` piu` facile morire eroicamente che vivere nella castita`. Anche le monache conseguono il Paradiso piu` per il martirio che per l’anima liliale. Sant’Agostino, che conosceva il problema, ha scritto: ‘‘La lotta per la castita` e` dura piu` d’ogni altra: la battaglia e` continua, la vittoria rara’’. 1755
Le monache (di san Benedetto) danno un aghetto per avere un galletto. Danno poco per ricevere molto. Con piccole gentilezze si mira a ottenere cose ben piu` consistenti. In generale: molti si ingraziano 1756
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
le persone con piccoli regali, avendo come fine di ottenere grandi vantaggi. Vedi anche Molti buttano una sardella per avere un luccio [L 942]; Do ut des [D 127]. Le pere delle monache profumano d’incenso. Un detto apparentemente innocuo e insulso, che pero` assume tutt’altra valenza se s’intende con pera la ‘‘scoreggia’’. In questo caso va cosı` interpretato: le malefatte delle monache (di chi comanda di chi e` potente, di chi e` protetto dai potenti), vengono occultate, minimizzate; anzi, possono anche essere lodate. Vedi anche Le corna dei ricchi son foglie quelle dei poveri noci [C 2221]; Il danaro copre gli errori dei ricchi, il matrimonio quelli delle donne... [D 42]. 1757
‘‘Bisogna provar tutto’’, disse quella monaca. Nella vita bisogna sapere e conoscere tutto, rendersi conto di persona delle varie cose, anche di quelle che meno ci riguardano. Usato in senso ironico per giustificare uno strappo alla regola, un’azione scorretta che si fa per proprio gusto pur sapendo che non e` consentita. Vedi anche ‘‘Per una volta... messo mi sia’’ disse la monaca [V 1299]. 1758
‘‘Bisogna sapere almeno quello che si prende e quello che si lascia’’, disse quella monaca. La frase ha molta ambiguita` e perfidia. Dicendo di volere essere cosciente di quello a cui aveva rinunciato, la monaca faceva capire che almeno una volta voleva provare la cosa in questione, ma dicendo che voleva conoscere quello che stava prendendo non metteva limite al numero delle prove necessarie. Vedi anche Meglio una volta che mai (disse la monaca) [V 1300]. 1759
Tre son le doti d’una bella monaca: il paradiso negli occhi, il purgatorio nella borsa e l’inferno laggiu`... Ironico e irriverente. Tre sono le cose che una monaca bella ha come sua dotazione: il paradiso che vede nei suoi rapimenti mistici, la borsa senza un soldo in osservanza del voto di poverta` e l’inferno in basso, che e` la cosa che piu` la tormenta. 1760
1761
Le suore [monache] della Badia son tutte Gesu` e niente Maria; i frati delle Tre Virtu` son tutti Maria e niente Gesu`.
pag 1018 - 04/07/2007
955 Ciascuno rivela la propria natura a dispetto di quello che afferma, sostiene o teorizza; ovvero: pur praticando una regola ciascuno la piega ai suoi tornaconti. In sostanza: anche nella devozione le donne restano donne e gli uomini rimangono uomini. Tre cose non si guastano invecchiando, anzi migliorano: il vino buono, la pazienza dei frati e la rabbia delle monache. Il vino migliora col tempo, i frati invecchiando divengono piu` comprensivi e pazienti, le monache si inacidiscono sempre di piu`. 1762
MONACO f Vedi Frate. Per un cattivo monaco non si chiude il convento. Per il fatto che una persona sia cattiva non si condanna tutta una famiglia, una societa`, una ditta. 1763
Monaco vagabondo non disse mai bene del convento. Il monaco che cambia spesso convento, va errabondo senza trovare un luogo dove fermarsi, non ha stabilita` psicologica e da` la colpa al convento della sua irrequietezza. Persone irrequiete e mal integrate in una societa`, in un ambiente, non ne possono certo parlare bene. 1764
1765 Il monaco sciala e il convento paga. Si dice di chi largheggia a spese degli altri.
Venti monaci e un abate non convinsero un becco a ingravidare una capra. Ne´ la forza, ne´ la dottrina, ne´ un numero elevato di consiglieri possono indurre a fare una cosa chi non ne ha veramente voglia; ovvero, non riescono a far capire una cosa a chi non ha cervello. 1766
.
MONDO
zione, tuttavia, confluiscono anche le cose naturali, non meno misteriose, imprevedibili e strane di quelle degli uomini. 1768 Il mondo e` tondo. La terra, per la sua forma sferica e per il suo moto rotatorio, e` simbolo dell’inquietudine e del cambiamento continuo delle cose e della vita. Le cose cambiano, la realta` e` mutevole, la fortuna passa e non c’e` nulla di stabile.
Il mondo e` tondo e chi non nuota va a fondo. Chi non si da` da fare nella vita soccombe. 1769
Il mondo e` tondo chi nuota e chi va a fondo. Nell’avvicendarsi continuo delle cose alcuni dominano le situazioni e procedono, mentre altri si perdono, sprofondano, scompaiono. 1770
1771
Cosı` va il mondo [Il mondo e` mondo]: chi nuota e chi va a fondo.
1772 La fine del mondo la vede chi muore. La fine del mondo e` piu` vicina di quello che non si creda: per ognuno di noi, infatti, consiste nella morte. 1773 Il mondo si trova gia` fatto. Non e` possibile cambiare il mondo, ne´ nelle sue leggi, ne´ nelle sue persone. Quando uno nasce trova gia` le cose decise, le leggi gia` fatte.
A questo mondo bisogna essere incudine o martello. Nella vita ognuno agisce o subisce, comanda o ubbidisce. Vedi anche Oggi incudine, domani martello [I 148]. 1774
1767
Il mondo sta su tre cose: fare, disfare, dare a intendere. Tre azioni fondamentali permettono di vivere: fare, ossia intraprendere, trasformare; disfare, ossia modificare, adattare, ma anche talora sciupare, quello che e` stato fatto e far credere quello che non e` vero, ossia mostrarsi capaci e non esserlo, sostenere teorie infondate, vendere false verita`, gettare fumo negli occhi.
MONDO Quando nei proverbi si parla di mondo di solito si intende soprattutto l’universo delle cose umane, la vita, la storia. In questa acce-
Il mondo e` fatto cosı`: prima dice no e poi dice sı`. Far riconoscere il proprio valore e` un’impresa difficile e faticosa. Il mondo prima ti ignora, ti rifiuta, ti rende la vita difficile e poi ti alletta, ti considera e ti onora. Vedi anche, seppure con senso un po’ diverso, Il sı` e il no governano il mondo [S 1258].
Trenta monaci e un abate non fecero bere un asino. Vedi anche Trenta monaci e un abate non possono far bere un asino per forza [F 1261].
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1775
1776
pag 1019 - 04/07/2007
MONDO 1777
956
.
Il mondo e` fatto cosı`: oggi no no e domani sı` sı`.
Tre tipi di persone son padroni del mondo: i pazzi, i presuntuosi e i disonesti. Prevalgono e dominano quelli che non seguono le regole della societa` e fanno quel che gli altri non possono. I pazzi sono fuori da ogni regola, i presuntuosi costringono gli altri a considerarli quello che essi credono d’essere e i disonesti si procurano con poca fatica ricchezze e potere. 1778
Il mondo giudica dalle apparenze. La societa` giudica e decide secondo quello che appare e non secondo quello che e`. 1779
Il mondo di Noe` simile e` all’arca: di bestie assai, d’uomini pochi, carca. Di sapore letterario. Il mondo e` simile all’arca di Noe` che era carica di molte bestie e di pochissimi uomini (erano appunto otto). L’umanita` e` fatta di pochi uomini degni di questo nome, mentre i piu` seguono impulsi, istinti, e mirano a procurarsi solo cose materiali o vane. 1780
1781 Il mondo fu fatto un po’ alla volta. In tutte le cose bisogna operare gradualmente, poco alla volta. In questo modo si ottengono anche grandi risultati. Vedi anche Roma non fu fatta in un giorno [R 838]. 1782 Tutto il mondo e` paese. Molto vivo e diffuso, conosciuto in gran parte delle lingue europee: eliminate le apparenze, le diversita` marginali, gli uomini sono uguali dovunque, hanno gli stessi vizi, le stesse virtu`, gli stessi desideri e le stesse aspirazioni. Non c’e` quindi speranza che esista un altrove migliore. Vedi anche Paese. 1783 Tutto il mondo e` casa nostra. Si usa per dire che dovunque si vada si puo` star bene. In Seneca si legge (Lettere a Lucilio 28.4): Patria mea totus hic mundus est ‘‘La mia patria e` tutto questo mondo’’, mentre i paremiografi greci conoscono: ‘‘Tutta la terra e` patria’’. Dichiarazione di cosmopolitismo non frequente nell’universo concettuale dominante nei proverbi, dove piuttosto si trovano limitazioni come la seguente:
La` dove nasce l’asino pasce. Per analogia. L’uomo si trova bene nel luogo in cui e` nato. 1784
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1785 Il mondo paga con l’ingratitudine. Chi opera per il bene comune non trova riconoscenza e quello che ottiene e` soltanto ingratitudine. La gente, nel suo insieme, e` indifferente, ingrata ed egoista. Vedi anche Il popolo e` il peggior padrone [P 2118]; Il popolo e` il peggior tiranno [P 2119]; L’asino del comune muore sempre di fame [A 1434]; La mucca del comune tutti la mungono e nessuno la governa [V 24]; Chi serve il comune ha un cattivo padrone [C 1973].
Il mondo e` un sacco di granchi: i piu` furbi stanno sopra. Il mondo e` un insieme di persone che cercano di arraffare, prendere, come i granchi con le loro chele. Gli sciocchi si combattono tra loro, sotto, per le minuzie, per pochi spiccioli, mentre i furbi sono coloro che occupano le posizioni elevate, dominanti, e combattono per cose di maggior valore. 1786
1787 Il mondo e` una gabbia di matti. Gli uomini seguono passioni, manie, fissazioni, idee vane, illusioni, chimere... Tali presupposti, spesso sostenuti da una gabbia razionale, fanno apparire folle tutta la vita, l’attivita` umana, soprattutto laddove pretende d’essere saggia, concreta, logica. Il motivo corre costante in tutta la cultura popolare. Vedi anche Infinito e` il numero dei pazzi [P 917]. Il concetto si esprime tuttora anche in latino: 1788
Cavea stultorum mundus.
1789 Il mondo e` fatto alla rovescia. Il mondo segue processi inversi a quelli della logica e della ragione. Le cose ragionevoli, opportune, sensate sono rare, mentre la regola e` il contrario. Il mondo popolare ha espresso quest’idea in molte altre forme: le canzoni alla rovescia, il Paese della Cuccagna, le favole.
Il mondo va avanti per la bonta` dei santi. Ossia per merito di coloro che lavorano, pazientano, comprendono, perdonano, sopportano. 1790
1791 Ogni vent’anni nasce un altro mondo. Ogni venti anni il mondo cambia e si rinnova. Il periodo corrisponde a quello che si calcola convenzionalmente un cambio di generazione. La vita diviene sempre piu` irriconoscibile dai vecchi, per il mutare delle forme, al punto che pare sia un altro mondo.
pag 1020 - 04/07/2007
957
.
1792 Il mondo e` bello perche´ e` vario. Il mondo e` interessante, piace perche´ non e` prevedibile, cambia continuamente e sorprende. Si dice con una certa ironia quando capita qualcosa d’inatteso, d’incredibile ovvero che non ha senso ne´ logica. Vedi anche Belta` e` varieta` [B 274]; Pulchritudo est varietas [B 275].
Il mondo e` bello perche´ non c’e` cervello. Il mondo piace, diverte, attrae perche´ non ha logica ne´ legge: e` sempre diverso, segue regole assurde, e combina cose e persone in modo imprevedibile. 1793
1794 Il mondo va da se´ e dove vuole. Non ci si puo` illudere di governare il mondo, di mandarlo nella direzione che si vuole: piu` che espressione di fatalismo, e` da intendere come limitazione del potere di intervento dei singoli. 1795 Sempre il mondo fu mondo. Il mondo e` sempre andato avanti nella stessa maniera, con le stesse persone, con gli stessi vizi e virtu`. Pare che il mondo cambi, ma e` soltanto un’illusione, e non muta neppure l’impressione che si trasformi continuamente. 1796
Sempre il mondo fu lo stesso.
Finche´ il mondo sara` tondo chi non sa navigar calera` a fondo, il contadino sara` sempre quadro ed il mugnaio sara` sempre ladro. L’incapace dovra` sempre soccombere, il contadino sara` sempre ottuso e il mugnaio continuera` a derubare i clienti. Anche se pare che tutto cambi, il mondo sara` sempre uguale: solo i furbi staranno a galla, chi e` grossolano capira` poco e chi si trovera` nella possibilita` di farlo, rubera`. 1797
Il mondo e` di chi lo canzona. Appartiene a chi non lo prende sul serio, ma cerca di coglierne gli aspetti migliori e favorevoli, senza impegnarsi seriamente in un’opera di cambiamento, miglioramento, progresso, magari sorridendo di chi si avventura in simili imprese. 1798
Il mondo [la gente] vuol essere ingannato [ingannata]. La gente preferisce la falsita` piacevole alla verita` sgradevole e quindi chi inganna, illude, ha successo. Si ripete tuttora piu` di frequente nella forma latina: 1799
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
MONDO
Mundus [Vulgus] vult decipi (ergo decipiatur). ‘‘Il mondo [la gente] vuole essere ingannato [ingannata], (quindi sia ingannato)’’. Proverbio medievale, forse nato in area tedesca (due citazioni ne offre Lutero, che si offre appunto di aiutare questo mondo soggetto all’inganno); con la variante populus in luogo di mundus lo avrebbe fatto suo il cardinale Carlo Carafa (1519-1566), politico non poco spregiudicato. 1800
1801 Bisogna prendere il mondo come viene. Conosciuto nelle principali lingue europee, e` il proverbio che invita ad adattarsi alle cose, piuttosto che cercare di piegarle ai nostri schemi e punti di vista. Vedi anche Lascia andare l’acqua alla china [L 138]; Vivi e lascia vivere [V 1099]; Chi se la prese campo` un mese [P 2533]. 1802
Oggi male, doman bene, prendi il mondo come viene.
1803
Oggi male, doman bene piglia il mondo come viene. Oggi ben, domani male: questo mondo e` sempre uguale.
1804
Chi vuol vivere e star bene [senza pene] pigli [prenda] il mondo come viene.
Il mondo e` mezzo da vendere e mezzo da comprare. Esprime una mentalita` tipica dei mercanti: ogni cosa e` vista come possibile merce di scambio. 1805
Il mondo e` lusinghiero, ma non da` piacere intero. Il mondo lusinga, alletta, promette, ma a chi lo segue non risponde in pieno alle promesse: delude e lascia la bocca amara. 1806
Il mondo e` duro a prendere e duro a lasciare. E` duro nascere e morire. E` difficile farsi largo nel mondo ed e` altrettanto difficile tirarsi da parte quando viene il momento. 1807
Il mondo ha bisogno di quelli che non hanno bisogno di lui. Il mondo va dietro a coloro che lo trascurano, lo disprezzano, non lo amano. Fugge e disdegna coloro che fanno il contrario. 1808
1809 A questo mondo c’e` posto per tutti. Con la determinazione e la buona volonta`, con la pazienza e la sopportazione nella vita tutti possono trovare il loro posto, il modo di siste-
pag 1021 - 04/07/2007
MONDO
958
.
marsi e vivere decorosamente. Consolatorio, a commento di situazioni in cui qualcuno si sente escluso e rifiutato.
prende di forza e usa la sopraffazione e la determinazione. Vedi anche Il mondo e` dei furbi [F 1713]; Il mondo e` dei solleciti [S 1590].
1810 A questo mondo siamo tutti provvisori. Sottolinea la precarieta` della vita umana. Vedi anche Cosa bella e mortal passa e non dura [C 2347]; Tutto ha fine [F 902]; Tutto e` fumo e vento [V 89]; Pulvis et umbra sumus [P 2094].
1818 Il mondo e` di chi lo sa prendere. Nel senso del precedente ma anche, forse meglio, nel senso che vi ottengono la migliore riuscita coloro che ‘‘lo prendono per il verso giusto’’, adattandosi alle sue richieste.
Chi il mondo non vede, come sia non crede. Quando non si sperimenta, non si conosce direttamente, ci immaginiamo che il mondo sia fatto secondo i nostri gusti e i nostri pensieri; quando si va a toccare con mano ci si sorprende e si stenta a credere che possa essere cosı` come ci appare nella sua realta`.
1819 Il mondo va da se´ . Non ha bisogno di essere guidato, di essere pilotato da nessuno, contrariamente a quello che comunemente si pensa.
1811
Per fare il mondo ci vuole un po’ di tutto. Perche´ il mondo sia tale ci vogliono molte cose, anche quelle che non c’interessano e quelle che ci sembrano inutili e dannose: tutto va accettato e, possibilmente, compreso. 1812
Il mondo e` sempre stato mondo. Con questo detto si controbattono coloro che si lamentano pensando di vivere nel tempo peggiore che sia mai esistito, e sostengono che un tempo il mondo sia stato migliore. 1813
1814 Il mondo peggiorando invecchia. Coniugato in tanti versi, questo concetto si trova espresso da diversi autori: Tasso, Aminta, atto II, scena II., versi 71-72; Metastasio (Demetrio, atto II, scena VIII): ‘‘Declina il mondo e peggiorando invecchia’’; G. Passeroni (Rime giocose, cap. 6): ‘‘Stampano i dotti e stampan gli ignoranti / libri diversi; e peggiorando invecchia / il mondo, in mezzo a tanti libri e tanti’’. 1815 Il mondo non e` piu ` quello d’una volta. Frase autoconsolatoria con la quale si riconosce che noi siamo cambiati col mondo. Spesso ironica. 1816 Il mondo e` bello e santo e` l’avvenir. Verso del Carducci (Il canto dell’amore, in Giambi ed epodi) passato in proverbio. E` un invito alla fiducia e all’ottimismo, ma facilmente rovesciabile in senso ironico anche a motivo del sapore retorico. 1817 Il mondo e` di chi se lo piglia. Il mondo, il potere, la ricchezza, il successo sono della prepotenza, dell’uomo che se li
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Il mondo e` una scuola e il vicino t’insegna. Nella vita si impara in continuazione, si apprende da tutti, in particolare da chi ci sta vicino. 1820
Il mondo e` pieno di guai chi ne ha pochi e chi ne ha assai. E` ingiusto: distribuisce il bene secondo un criterio per noi incomprensibile. 1821
Tre cose al mondo hai da tener presenti: non costruir casa vicino ai torrenti, non fare societa` con i parenti, non fare mai question con i potenti. Sono tre principi che possono aiutare a evitare grossi guai. 1822
Mai nel mondo fu chi avesse e che ancor non ne volesse. Non si trova mai chi ammette di possedere abbastanza e rifiuta di avere ancora. 1823
Il mondo e` un pagliaio: chi non lo pela e` un coglione. Questo detto richiama alla mente il famoso dipinto dell’Allegoria del carro di fieno, di Hieronymus Bosch, trittico che si trova a Madrid, al museo del Prado. L’opera ritrae una folla di persone d’ogni ceto sociale che cercano di portar via bracciate di fieno da un carro che avanza in una strada, lottando tra loro e sgozzandosi. 1824
Il mondo e` fatto a scale, chi le scende e chi le sale [c’e` chi scende e c’e` chi sale]. Fra i proverbi piu` diffusi per dire che la fortuna e` mutevole: a chi toglie e a chi da` , creando nella ricchezza, nella potenza, ecc. un movimento continuo di chi avanza e di chi regredisce. E` la morale di un apologo di san Bernardino da Siena (IV) e della favola che il 1825
pag 1022 - 04/07/2007
959
.
Pulci racconta nel Morgante 9.73-76: una volpe era scesa a bere in un pozzo e non riusciva piu` a risalire. Passo` un lupo e le chiese cosa stesse facendo. Disse la volpe: ‘‘di cio` non t’incresca; chi vuol de’ grossi nel fondo giu` pesca. Io piglio lasche di libbra, compare; se tu ci fussi tu ci goderesti; io me ne vo’ per un tratto saziare’’. Il lupo si lascio` convincere a scendere per pescare, entrando nella secchia gemella dell’altra nella quale era scesa la volpe: Il lupo non istette a pensar piue e tutto nella secchia si rassetta e vassene con essa tosto giue; truova la volpe che ne vien su in fretta, e dice il sempliciotto: ‘‘Ove vai tue? Non voglia m n oi pe scar ? Compa re aspetta’’. Disse la volpe: ‘‘Il mondo e` fatto a scale, vedi compar, chi scende e chi su sale’’. 1826
Il mondo e` fatto a scala c’e` chi cresce e c’e` chi cala.
Il mondo e` fatto a scarpette chi se le leva e chi se le mette. Si intende di solito: chi muore e chi nasce. Ma puo` equivalere anche ai precedenti: a qualcuno va bene a qualcuno male. 1827
Il mondo e` una gran rota, c’e` chi riempie e c’e` chi vuota. Allude alla ruota del mulino ad acqua. 1828
1829 Questa ruota [il mondo] sempre gira. L’immagine della ruota della vita e` affine, anzi potremmo dire sovrapposta, a quella della ruota della fortuna (vedi La fortuna cammina su una ruota [F 1170]): un proverbio greco antico suonava ‘‘Una ruota (sono) le cose umane’’, mentre nel testo della Vulgata della Lettera di Giacomo (3.6) si ha il nesso rotam nativitatis nostrae ‘‘la ruota della nostra generazione = della vita’’, che ha certo contribuito alla diffusione. 1830
A questo mondo chi va su e chi va giu`.
1831
Il mondo e` grande: chi ci ride e chi ci piange.
1832
Il mondo e` come il mare: affoga chi non sa nuotare.
L’acqua del mare e` tanta: c’e` chi ci affoga e c’e` chi ci canta. Per analogia. 1833
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
MONETA
Il mondo e` fatto a pestello: oggi in culo a te, domani in culo a quello. Con tono comico e greve. 1834
Il mondo e` fatto a scure: oggi nel culo a te e domani pure. Piu` pessimistico. 1835
Il mondo passa: prima ti segue e poi ti lascia. La realta` cammina e cambia: quando sei giovane segue la tua strada, ti asseconda, ti accetta e poi ti abbandona. 1836
1837 Il mondo e` quello che uno ha in capo. E` come uno se l’e` creato nella mente, come lo pensa, lo immagina. Pare che il detto significhi che il mondo non ha consistenza reale ed e` tutto nella mente, ponendo il fondamento d’una visione filosofica idealista. 1838
Il mondo e` quello che uno crede che sia.
Il mondo e` com’e` e non come dovrebbe essere. E` fatto a modo suo e non a modo nostro, non e` mai come si vorrebbe che fosse; non e` fatto secondo le regole che suggerisce la nostra intelligenza o quelle dettate dal nostro senso morale o di giustizia. 1839
1840 Cosı` va il mondo! Esclamazione che puo` essere di meraviglia, di riprovazione, di autorassegnazione, usata per dire che il mondo va a rovescio, male, diversamente da come si vorrebbe che andasse.
MONETA 1841 Ognun si fida della vecchia moneta. Il fatto che una moneta sia passata da molte mani significa che ha subı`to parecchie verifiche. Delle cose vecchie, perche´ sperimentate, ci si fida piu` che delle nuove. 1842 La moneta cattiva scaccia la buona. Il motto, assai noto, e` conosciuto come legge di Gresham (sir Thomas Gresham, 15191579, finanziere consigliere della regina Elisabetta): se in un mercato hanno corso due monete, una pregiata (di metallo nobile o valuta migliore) e una vile, mentre scomparira` la moneta preziosa, che ognuno tendera` a tesaurizzare, quella vile restera` in circolazione. Proverbialmente si dice di qualsiasi cosa in cui tenda a verificarsi un simile processo. 1843
La moneta falsa viaggia piu` della buona.
pag 1023 - 04/07/2007
MONTAGNA
960
.
La buona moneta si conserva, mentre quella cattiva, quella falsa si cerca di spacciarla appena ci si accorge che non e` buona. 1844 Ogni moneta ha il suo rovescio. In ogni cosa c’e` un aspetto positivo e uno negativo. Vedi anche Ogni medaglia ha il suo rovescio [M 1074].
Le monete non hanno manico. Si afferrano con difficolta` perche´ sfuggono e si trattengono a stento. La ricchezza non e` stabile. Vedi anche, per la forma, Le parole non hanno manico [P 597]. 1845
1846 Buona moneta fa buona puttana. Molto denaro corrompe qualsiasi donna.
in ‘‘Studi piemontesi’’, vol. XVI, fasc. 2, 1987). I proverbi che seguono si riferiscono a un ambiente nel quale si avverte la vicinanza del mare e dei monti. Vedi anche Quando piove alla marina alza il piede e t’incammina, quando piove alla montagna non uscire che ti bagna [P 1842]. Montagna chiara, marina scura vai al bosco e ai campi senza paura. Questo e i proverbi seguenti esprimono tendenze da valutare secondo gli elementi che indicano. In questo caso si presentano le montagne sotto il cielo sereno e il mare con addensamenti di nuvole scure: in questo caso non dovrebbe piovere sulla terra. 1851
Quando il mare e` chiaro e il monte scuro della pioggia puoi star sicuro. Quando la situazione indicata dal precedente si inverte – mare senza nuvole e montagne con una densa cappa scura – sulla terra piovera` certamente. 1852
MONTAGNA f Vedi Montanino, Monte. Le montagne stan ferme e gli uomini camminano (e prima o poi s’incontrano). Gli uomini nella vita percorrono strade che finiscono per incrociarsi. Ovvero: le cose umane mutano sempre, non sono mai le stesse. Vedi anche Chi non muore si rivede [M 1930]; In cent’anni e cento mesi torna l’acqua ai suoi paesi [A 143]. 1847
Le montagne non s’incontrano, gli uomini sı`. Sinonimo del precedente. Cosı` l’Ariosto (Orlando Furioso 23.1): ‘‘Dice ’l proverbio ch’a trovar si vanno / gli uomini spesso, e i monti fermi stanno’’. Sembra traduzione del proverbio latino medievale: Occurrunt homines, nequeunt occurrere montes ‘‘S’incontrano gli uomini, non possono incontrarsi le montagne’’. 1848
1849 Il mondo e` tondo e ci si ritrova sempre. Per analogia.
Quando e` chiara la montagna mangia bevi e vai in campagna; quando e` chiara la marina mangia bevi e stai in cucina. Le cime isolate di alcuni monti si coprono di un cappello di nuvole quando si avvicina la pioggia. E` una credenza diffusa in tutta l’Italia settentrionale, dove quasi ogni zona ha il suo monte che ‘‘si mette il cappello’’. Meno frequente lungo lo Stivale, il detto non sembra presente nel Sud, mentre riappare in Sicilia (cfr. C. Lapucci, I monti della pioggia: un proverbio meteorologico e la sua eccezione, 1850
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Quando e` seren, ma alla montagna e` scuro non ti fidar che non sei mai sicuro. Quando tutto e` sereno, ma i monti sono neri (manca qui un esplicito riferimento al mare), la pioggia cadra` sicuramente. 1853
Nero di montagna, va; nero di marina sta. Quando la montagna e` piena di nuvole molto scure, ma tutto il resto e` chiaro, puoi uscire sperando che non piova; quando l’addensamento scuro e` sul mare, senza nuvole altrove, non c’e` molto da fidarsi. Il proverbio e` diverso dagli altri che prevedono la concomitanza di due fenomeni al mare e al monte. Qui si dice dell’annuvolamento o al mare, o al monte. Altri intendono, mi pare meno correttamente: le nuvole al monte spariscono presto, quelle sul mare sono persistenti: quello che l’uomo vuol sapere non e` quanto rimangono le nuvole, ma se piovera` o meno. 1854
Pioggia che vien dalla marina ti rovina, pioggia che vien dalla montagna e` tanto se ti bagna. La pioggia portata dalle nuvole che vengono dal mare e` intensa, mentre leggera e passeggera e` quella che viene dalla montagna. 1855
1856
Nebbia ai monti, acqua alle fonti.
pag 1024 - 04/07/2007
961
.
Quando in alto, sulle cime c’e` la nebbia presto arrivera` la pioggia che andra` ad alimentare le riserve delle falde idriche. Vedi anche Quando il monte ha il cappello il contadino prende l’ombrello [M 1880]. Ogni montagna ha le sue vallate. Ogni valore ha i suoi scompensi, difetti. Ogni pro ha il suo contro, ogni vantaggio ha il suo svantaggio. Vedi anche Ogni moneta ha il suo rovescio [M 1844]. 1857
1858
Dove sono gran montagne son grandi valli.
Dietro il monte c’e` la china. Per analogia. A una faticosa salita segue una comoda discesa, ma anche in senso opposto: dopo una fase ascendente ne verra` una discendente. Vedi anche Tante son le salite che le discese [S 118]. 1859
Chi ti vuol bene ti manda alla marina e chi ti vuol male ti manda in montagna. Il monte e` un ambiente duro, ostile, dove e` difficile vivere, mentre le zone marittime sono ricche di beni, di traffici e di opportunita`. La destinazione a vivere su una montagna e` quasi una punizione. 1860
Partoriscono le montagne e nasce un topo. Da grandi promesse vengono ridicoli risultati. Si dice anche fare il parto della montagna. Da un celebre verso di Orazio: 1861
Parturient montes, nascetur ridiculus mus. ‘‘Partoriranno i monti, e nascera` un ridicolo topo’’. Circola tuttora in latino, anche se perlopiu` con presente parturiunt in luogo del futuro. E` il verso 139 dell’Ars poetica di Orazio, citato proverbialmente da molti autori per indicare chi fa dichiarazioni esagerate e poi realizza poco o niente. La favola che sta all’origine dell’espressione (una montagna, dopo immani lamenti partorisce un topo), e` narrata da Fedro (Favole, 4.24) – e sara` ripresa da La Fontaine (Fables, 5.10) –, ma grazie ad una allusione al detto in Plutarco (Vita di Agesilao 36.9), si puo` essere certi che il modo di dire era gia` greco. Nel Medioevo ne sono registrati degli adattamenti esplicativi, tipo Parturiunt montes, peperitque superbia mures ‘‘Partoriscono i monti e la superbia ha partorito i topolini’’. Vedi anche Tanto rumore per nulla [R 1098]; Tanto fumo e poco arrosto [F 1583]; Piovera`, piovera`, nascera` un fungo... [F 1625]. 1862
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
MONTANINO
1863 La montagna ha partorito un topolino. Variante dei precedenti. Vedi anche E ponza ponza venne fuori La Monaca di Monza [P 2114].
In montagna chi non porta non vi magna. Mentre nella pianura o al mare si puo` sempre trovare qualche pianta o animale per togliersi la fame, in montagna difficilmente questo e` possibile e bisogna partire sempre con delle provviste nel sacco. 1864
Acqua fin fa la montagna vicina. Quando cade una pioggia sottile, per un effetto ottico dovuto all’umidita` diffusa nell’aria le montagne all’orizzonte sembrano piu` vicine di quanto appaiono con il cielo sereno. 1865
Chi alla montagna sale dal piano prenda su pane e gabbano. Chi affronta un’ascensione in montagna deve portare con se´ da mangiare e da coprirsi perche´ in alta quota trovera` freddo e l’aria buona gli mettera` appetito. 1866
MONTANARO f Vedi Montanino. Ne sa piu` un montanaro che dorme d’un diavolo che veglia. Il montanaro e` conosciuto come persona scaltra, piu` furba e accorta che intelligente e dotta. E` persona da trattare con cautela e attenzione, perche´ capace di ingannare nascostamente. 1867
Montanaro senza ingegno, non sa quando fa notte e quand’e` giorno con l’orologio che e` fatto di legno. Opposto al precedente. Il detto suona come una presa di giro dei montanari che, secondo una storia popolare, vedendo l’orologio al campanile della citta`, tornarono al paese e se lo fecero di legno. Tradizioni locali attribuiscono la strofetta a diverse localita`, come Quadrelli in Umbria. 1868
MONTANINO f Vedi Montanaro.
Montanini e gente acquatica cortesia e poca pratica. Popolazione ‘‘terragnola’’, la gente di pianura diffida sia delle popolazioni della costa, sia di 1869
pag 1025 - 04/07/2007
MONTE
quelle delle montagne, evidentemente per i suoi diversi codici di comportamento e modi di trattare e di vivere. 1870
962
.
Gente di montagna chi la perde ci guadagna.
Con gente di montagna non far festa ne´ cuccagna; con gente di marina non ci barattar farina. Bisogna guardarsi anche dalle persone che vivono sulla costa perche´ capaci di ingannare e di imbrogliare. 1871
Davanti al montanino e` coglione perfino il contadino. Il contadino, che pur gode fama di scaltro (vedi Contadino, scarpe grosse e cervello fino [C 2098]), non ce la puo` con il montanaro, che sarebbe perfino piu` astuto di lui. 1872
Dodici giudici trentasei notai e un santo non fecero cambiare idea a un montanino. Non c’e` sapienza ne´ autorita` che possa far cambiare idea a uno che vive in montagna, tali sono la sua ostinazione e la sua testardaggine. Vedi anche Venti monaci e un abate non convinsero un becco a ingravidare una capra [M 1766]; Non si puo` far cacare il mulo per forza [C 25]. 1873
MONTE f Vedi Mare, Montagna, Piano.
Monte, porto, citta`, bosco, torrente abbi, se vuoi, per vicino o parente. Cerca di avere accesso, vicinanza, facilita` di raggiungere una di queste cinque cose, dalle quali puoi trarre dei vantaggi. 1874
Passo passo si varca il monte. Con passo cadenzato, senza fretta, si riesce a superare il monte. Con la calma si riesce a fare cose difficili e importanti. Vedi anche Passo a passo si va lontano [L 890]; Il tanto viene dal poco [T 109]; A forza di punti si fa la camicia [P 2980]; A granello a granello s’empie lo staio e si fa il monte [G 1032]. 1875
1876 Quando il monte ride il piano piange. L’uso e` metereologico: quando in montagna c’e` il sole a valle piove. 1877 Monti vicini pioggia vicina. Quando la trasparenza dell’aria fa sembrare molto piu` vicini i monti intorno e` segno che arriva la pioggia.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Quando nevica al monte e` fredda anche la valle. L’uso di questo e` invece solo figurato: perfida insinuazione sulla condizione particolare che si verifica quando un vecchio sposa una giovane. La neve al monte sono infatti i capelli bianchi. 1878
La cima del monte e` piu` vicina alla valle di quanto la valle sia vicina alla cima del monte. In quanto nel primo caso si scende e nell’altro si sale. Le distanze sono uguali, ma a percorrerle risultano diverse. Una medesima azione costa fatica e tempo diversi a seconda di chi la compie e della situazione in cui la compie. 1879
Quando il monte ha il cappello il contadino prende l’ombrello. Forma di proverbio presente in tutta Italia, con riferimento a vari rilievi (cfr. C. Lapucci, I monti della pioggia: un proverbio meteorologico e la sua eccezione, in ‘‘Studi piemontesi’’, vol. XVI, fasc. 2, 1987; L’era del focolare - Saggi, Ponte alle Grazie, Firenze 1991). Vedi anche Quando Monte Morello ha il cappello, fiorentino prendi l’ombrello [M 1888]. 1880
1881
Quando il monte si mette il gabbano il temporale non e` lontano.
1882
Nero al monte, acqua al piano.
Quando il monte mette il cappello posa la falce e prendi il rastrello. Siccome s’avvicina la pioggia, il contadino deve smettere di falciare l’erba e ammucchiare quella che e` stesa sul prato, per evitare che, bagnata, marcisca. 1883
MONTE FIORE La donna di Monte Fiore consuma l’olio e spreca il sole. Il detto si riferisce a chi fa le cose in tempo inopportuno con dispendio di mezzi, fatica e scarsi risultati come chi un tempo oziava il giorno e lavorava la notte, consumando l’olio del lume di cui si doveva fare economia. 1884
1885 Oleum et operam perdidi. ‘‘Ho sprecato l’olio e la fatica’’. Per analogia. Locuzione plautina (Poenulus 332) tuttora circolante per riferirsi a imprese che non hanno portato alcun risultato nonostante il notevole dispendio di energie e di soldi. Gli interpreti, almeno a partire da Erasmo, hanno molto discusso riguardo a questo oleum e a
pag 1026 - 04/07/2007
963
.
MONTONE
che cosa indicasse in origine: se l’olio usato per ungersi dagli atleti, oppure quello che alimenta la lampada alla cui luce si compiono lavori (in particolare di studio e scrittura), oppure, infine, se possa indicare in genere la toilette e i profumi (come in effetti e` nel luogo di Plauto). Vedi anche Chi lava la testa all’asino perde il ranno e il sapone [A 1361].
MONTENERO
MONTELUPO Paese della Toscana.
MONTEPULCIANO Cittadina in provincia di Siena a circa 600 m. sul livello del mare. Le pendici del rilievo, per la natura del terreno, per il clima e per l’esposizione, sono particolarmente favorevoli alla coltivazione della vite e dell’olivo, per cui fin dal tempo antico e` rinomata per la qualita` del vino, detto Vino nobile di Montepulciano, che ancora oggi vi si produce.
Da Montelupo si vede Capraia Dio [Cristo] fa i coglioni [li fa] e poi l’appaia. Dalla moglie si vede il marito, dal padre il figlio, da un amico l’altro, ecc. E` facile capire dal valore di una persona la qualita` di quella che gli si accompagna. Si basa su un equivoco, cioe` sul fatto che la Capraia nota a tutti e` un’isola del Tirreno, impossibile a vedersi da Montelupo, che e` nel centro della Toscana; ma si chiama Capraia anche un paesetto sopra una collina che da Montelupo (tra Signa e Firenze) si vede benissimo. Per cui quello che parrebbe impossibile da vedere, da scoprire, risulta invece facilissimo. Vedi anche Dio fa gli uomini e il Diavolo li appaia [D 455]; Si e` sposato Forcone [Badile] e ha preso (la) Zappa [S 1975]. 1886
Dio fa gli sciocchi e loro s’accompagnano. Per analogia. Vedi anche Dimmi chi pratichi e ti diro` chi sei [P 2444]; Ogni simile ama il suo simile [S 1354]. 1887
MONTE MORELLO Il Monte Morello e` il piu` alto rilievo in prossimita` di Firenze, in direzione nord-ovest. Un tempo era coperto di lecci e quindi di colore scuro, da cui il nome.
Quando Montenero mette la cappa livornesi scappate che c’e` l’acqua. Proverbio di Livorno. Montenero e` il rilievo che sorge presso la citta`, e dove e` situato un celebre santuario mariano. Vedi anche Quando il monte ha il cappello il contadino prende l’ombrello [M 1880]. 1890
1891 Montepulciano d’ogni vino e` il re. E` il verso, divenuto proverbiale, con cui Francesco Redi, nel Bacco in Toscana consacra la zona di Montepulciano come quella produttrice del miglior vino.
MONTESICURO Le donne di Montesicuro si copron la testa e si scoprono il culo. Si dice di chi ostenta eccessiva verecondia e non riesce a nascondere una natura assai diversa; ovvero, di chi, per rimediare un inconveniente ne crea uno piu` grande. Quando le donne portavano sempre le gonne lunghe, in caso di pioggia improvvisa era naturale e comodo in campagna rovesciare la gonna molto ampia sulle spalle e sul capo, lasciando la sottogonna a riparare il resto. Tuttavia, nella fretta, accadeva che gonna e sottogonna venissero inavvertitamente sollevate insieme, provocando l’inconveniente indicato dal detto. 1892
1888
Madonna Onesta si scoprı` il culo per coprirsi la testa. Per analogia.
Quando Monte Morello ha la cappa il fiorentino aspetta burrasca. Vedi anche il seguente.
MONTONE Montone e` sinonimo di ariete, animale che, nell’economia umana, non ha l’importanza della sua femmina: serve infatti soltanto per la riproduzione e per la lana. Il castrato veniva allevato anche per la sua carne; in questo caso veniva ucciso all’eta` di circa un anno ed era detto castrone. Il mondo morale, dei predica-
Quando Monte Morello ha il cappello fiorentino prendi l’ombrello. La cima di Monte Morello coperta di nuvole e` indicatore meteorologico per i fiorentini. Vedi anche Quando il monte ha il cappello il contadino prende l’ombrello [M 1880]. 1889
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1893
pag 1027 - 04/07/2007
MORA
964
.
tori, dei favolisti ha posto l’attenzione piu` sul maschio giovane, l’agnello, che sull’animale adulto, di cui si mette in evidenza soprattutto l’aspetto sessuale, mentre la combattivita`, l’irascibilita`, il suo cozzare continuo hanno procurato all’ariete la qualifica di bislacco e stravagante importuno. La testa d’ariete, che serviva a sfondare le porte delle citta` assediate, ha contribuito a dar fama di ottuso e testardo al montone. Le corna lo mettono tra gli animali metaforici a rischio, salvato, ma non sempre, dal caprone che si e` assunto in pieno il ruolo del becco. Il montone e` stato forse all’origine della parola egregio (fuori dal gregge) o per il suo stare fuori dal branco, spesso marciando alla testa delle pecore, o per l’emergere dalla fiumana lanosa con le sue corna. f Vedi Caprone. 1894 Le pecore van dietro al montone. Per comportamento gregario le pecore seguono senza discernimento il montone che marcia in testa al gregge. Si dice di coloro che seguono ciecamente il capo.
Quale il montone tali le pecore. Vedi anche Tal abate, tali i monaci [A 3]. 1895
Il povero montone salto` la siepe e si trovo` castrone. Per raggiungere una pecora che pascolava di la` dalla palizzata il montone, dopo averle promesso grandi cose, spicco` un salto e salto` il recinto. Ma, quando fu al di la` della siepe si accorse che sulla palizzata erano rimaste, ahime`, le cose che gli dovevano servire proprio in quel momento. Si dice appunto: 1896
Chi fa il salto del montone di becco si trova castrone. Si usa in riferimento a chi, compiendo una mossa ardita, si mette in una situazione peggiore di quella in cui si trovava. 1897
Il montone piu` s’allontana e piu` cozza forte. Si allontana appunto per prendere la rincorsa. Dagli atti non sempre sono chiare le intenzioni; talora un problema che sembra evitato, allontanato, si ripresenta ancora piu` grave di prima. 1898
Non si puo` avere la pelle, la lana e il montone. Non si possono avere insieme cose delle quali l’una esclude l’altra. Vedi anche Non si puo` cantare e portar la croce [C 511]; Non si puo` avere la botte piena e la moglie briaca [M 796]. 1899
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Chi parla col montone deve ascoltare anche il lupo. Chi parla con qualcuno che e` in dissidio con qualcun altro, se vuole sapere la verita`, deve ascoltare anche l’altra parte. 1900
1901 I montoni si sfogano a cornate. Si dice delle persone rozze, che si sfogano in malo modo, parlano, discutono urlando, imprecando e offendendosi.
Se non balla il montone non figliano le pecore. Se il montone non fa il suo lavoro quando e` il momento, il gregge non ha agnelli. Si dice quando qualcuno si lamenta che intorno alle ragazze girino i corteggiatori e i fidanzati. 1902
Chi cerca cinque piedi al montone trova quello che non vuole. E` uno scherzo: cercare cinque piedi al montone significa cercare cose impossibili, sofisticate, o assurde. Il quinto piede del montone si puo` facilmente immaginare cosa sia. 1903
MORA1 Il frutto. Quando la mora e` nera un fuso per sera; quando e` nera affatto se ne filan tre o quattro. Un tempo, sul finire di settembre, ricominciando le veglie in campagna, le donne si rimettevano a filare, misurando a fusi il lavoro. 1904
More sulla fratta l’uva e` gia` fatta. Quando le more sono sulla siepe (stanno maturando), l’uva e` gia` matura. Siamo a settembre. Fatto, riferito al frutto, significa ‘‘maturo’’. 1905
MORA2 La donna bruna e` considerata passionale e preferita alla chiara. f Vedi Biondo, Moro. La mora vuole, la bionda puole. La mora ama passionalmente, la bionda accetta, acconsente, ma con meno entusiasmo. Vedi anche La bionda fa l’amore come fa la calza [B 572]. Si dice anche in latino: 1906
1907 Nigra capit, alba recusat. ‘‘La mora attrae, la bionda respinge’’.
pag 1028 - 04/07/2007
965
.
Meglio una mora alla finestra che una bionda alla festa. E` piu` stuzzicante vedere una mora ferma alla finestra che una bionda che balla. 1908
Val piu` una moretta graziosa che una bionda prosperosa. E` piu` gradevole una bruna, di carnagione scura che abbia grazia, che una bionda dalla carnagione bianca che abbia forme giunoniche. Si dice che la bruna sia vispa e versatile nelle cose d’amore, mentre la bionda alta e formosa gode fama di freddezza. 1909
1910
Meglio una morettina di campagna che cento bianchine di citta`.
Vale piu` una brunetta di montagna che cento bionde di marina. Per analogia. Nelle cose d’amore e` migliore la mora dei monti. 1911
La moretta tira l’affetto. La bruna sa accattivarsi l’amore, e` allettante e stuzzicante. 1912
MORALE La morale non ha plurale. Cioe`, non esistono le morali; la morale e` una sola e dire d’avere un’altra morale e` una giustificazione o una scusa per non averne.
MORIRE
Anche un essere mite e tranquillo, quando viene offeso e minacciato, si difende e fa del male. Vedi anche Anche la formica ha la sua rabbia [F 1097]; Anche la zanzara ha il suo stocco [Z 7]; Anche la mosca ha la sua collera [M 2112]. 1919 Non morde l’elefante, ma la vipera. L’offesa, il pericolo vengono sempre da coloro dai quali meno ci si guarda, da coloro che sono piccoli e stanno nascosti. Dai grandi ci si preserva facilmente. 1920 Chi ti lecca davanti, ti morde di dietro Chi molto ti adula e ti compiace nasconde un’insidia, o ti vuole usare per i suoi fini. Vedi anche Bocca di miele, cuore di fiele [M 1447]; Chi t’accarezza piu` di quel che suole o t’ha ingannato o ingannar ti vuole [A 86].
Non mordere se non sai se e` pietra o pane. Prima di affrontare un problema, una persona, assicurati di che pasta sia, vale a dire che sia roba per i tuoi denti, che non si tratti di un soggetto difficile da trattare, perche´ potresti pentirti d’aver cominciato una tale contesa. 1921
1913
MORDERE 1914 Chi non puo` mordere mostri i denti. Chi non puo` colpire minacci, chi non ha armi gridi. 1915
Quando il cane non puo` mordere abbaia.
Chi non puo` mordere, non mostri i denti. Contrario dei precedenti: chi non e` sicuro di poter far fronte validamente all’assalto dell’avversario non lo provochi, non lo minacci. E` solo apparentemente contrario, perche´ i tre detti si riferiscono a due situazioni diverse: richiesta d’aiuto, difesa e attacco. 1916
Non tutti quelli che mostrano i denti mordono. Non tutti coloro che paiono minacciosi, sono burberi, scortesi o hanno intenzione di far del male. 1917
1918
Se e` offesa morde anche la pecora.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
MORELLO Morello e` detto il cavallo di color nero o bruno scuro. Caval morello o tutto buono o tutto fello. Il cavallo morello e` o un ottimo o un pessimo cavallo. Fello e` antico e letterario per ‘‘malvagio, cattivo’’, qui da prendere non in senso morale. 1922
MORIRE Si tratta in genere di affermazioni ispirate da un rassegnato fatalismo e dalla consapevolezza dell’assoluta impotenza dell’uomo davanti all’ineluttabilita` e all’imprevedibilita` della morte. Per fugarne la paura, il consiglio della saggezza antica e` di pensarci un po’ tutti i giorni; pensarci troppo puo` invece essere deleterio, e chi la invoca in continuazione, non ottiene altro che una sua dilazione. D’altronde e` vero che, se per la maggior parte degli uomini la morte e` un evento funesto, per alcuni infelici essa giunge come un sollievo. In ogni caso, alla morte viene universalmente riconosciuta una qualita` positiva: la sua giustizia; tutti muoiono, i ricchi come i poveri, i potenti come i derelitti, i giovani come i vec-
pag 1029 - 04/07/2007
MORIRE
966
.
chi, mentre coloro che sopravvivono, trascinati dal corso della vita, riacquistano prima o poi la serenita`. f Vedi Cimitero, Medico, Morte, Nascere, Pagare, Sepoltura, Vivere.
I morti alla terra e i vivi alla scodella. Per analogia.
1923 Morire e` l’ultima faccenda. Quasi mai si pensa alla morte, per la semplice ragione che, prendendola in considerazione, bisogna cancellare tutto il resto. Alla morte si pensa da ultimo, quando proprio non se ne puo` fare a meno.
Chi e` morto e` morto e chi e` vivo vuol conforto. La cosa migliore da fare e` aiutare i vivi colpiti dalla mancanza della persona morta. Vedi anche Aiutiamo il vivo, che´ il morto se n’e` andato [V 1124].
1924
Il morire si lascia da ultimo.
La morte si sceglie per ultima. Per analogia.
1933
1934 1935
1936
Chi muore va giu` e chi vive sta su.
1937
Chi muore lascia e chi vive se la spassa.
1925
La morte rimane nel cesto. Per analogia: tra le cose che vengono offerte nessuno la sceglie. 1926
1927
Morire e` l’ultima cosa da fare.
Tutto e` meglio della morte. Per analogia. Qualunque alternativa e` migliore della fine: si accettano tutte le condizioni, come poverta`, infermita`, menomazioni, piuttosto che la morte. 1928
Morire e` l’ultimo sbaglio. La vita e` costellata di errori, di cui la morte e` l’ultimo e il piu` grosso. 1929
1930 Chi non muore si rivede. Percepito di solito piu` come formula fatta che come proverbio vero e proprio. Prima o poi si ritrovano anche coloro che pensavamo che non si sarebbero piu` rivisti. Il detto si usa pero` piu` spesso quando si incontra una persona che non si vede da molto tempo, per rimproverarla benevolmente d’essere stata tanto a lungo senza dare sue notizie. Vedi anche Se il porco non muore torna alle sue ghiande [M 190]; Le montagne stan ferme e gli uomini camminano [M 1847]; In cent’anni e cento mesi torna l’acqua ai suoi paesi [A 143].
Chi muore giace e chi vive si da` pace. Anche questo piuttosto vivo e diffuso: chi sopravvive, prima o poi, deve consolarsi della perdita d’una persona cara; la vita continua oltre ogni dolore; soprattutto: nessuna perdita e` irreparabile. Vedi anche Quando uno e` morto, pace all’anima sua [M 2074] ; Del morto si parla tre giorni [M 2080]. 1931
1932
Chi muore va alla fossa e chi resta si consola.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Chi e` morto e` morto e chi vive trova conforto.
1938 Pace all’anima sua! Per analogia. Frase che si usava un tempo, dopo aver ricordato il nome d’una persona scomparsa, per rispetto e per tenerne lontani i possibili influssi negativi. Si usa comuque tuttoggi, comunemente per dire: ormai e` andata, non torniamoci sopra..., e` inutile rivangare il passato. Si dice anche in latino: 1939 Requiescat in pace! ‘‘Riposi in pace’’. Spesso puo` avere un uso ironico. L’espressione si trova nel Salmo 4.9 nella Vulgata, anche se in tale luogo non ci si riferisce esplicitamente alla quiete della morte; la facile contaminazione con la preghiera per i defunti Requiem eternam dona eis, Domine ha fatto pero` sı` che il nesso sia sempre inteso in riferimento alla morte. Vedi anche Quando uno e` morto, pace all’anima sua [M 2074]. 1940 Acqua passata! Per analogia. Sintesi del proverbio: Acqua passata non macina piu` [A 140]. Equivale a: lascia perdere quella questione, e` inutile parlarne, parliamo d’altro. Vedi anche Quel che e` stato e` stato [E 190]; Mettiamoci una pietra sopra [E 191]; Oltre il rogo non vive ira nemica [I 515].
A morire non si decide nemmeno il pazzo. Anche chi e` senza cervello capisce che la morte non e` cosa da prendersi per scherzo. Al momento di sacrificare la vita chiunque ci pensa due volte. 1941
1942 Meno di cosı` si muore. Per indicare una misura minima al di sotto della quale non si puo` andare.
pag 1030 - 04/07/2007
967
.
MORIRE
1943 Piu ` di cosı` si muore. Per indicare una misura massima al di sopra della quale non si puo` andare: piu` piccolo di cosı`..., piu` stupido di cosı`..., ecc.
Non ci puo` essere ne´ vero conforto ne´ vera compagnia per chi muore: l’affetto dei propri cari allevia, ma non toglie nulla alla prova che ognuno deve superare da solo.
Quando si muore si e` finito di tribolare [patire]. Insieme alla vita sono finiti anche i guai e i patimenti. Frase consolatoria riferita a chi e` venuto a mancare dopo aver avuto una vita difficile e amara.
1955 Ognuno va al mulino col suo sacco. Per analogia. Di fronte alle prove vere della vita ognuno si presenta con le sole sue forze, i suoi meriti, e non puo` barare ne´ fidare in aiuti. Per estensione: ognuno ha i talenti, le possibilita` che ha, si presenta per quello che e`. Ma e` usato anche per un giudizio morale complessivo: ognuno si presenta davanti a Dio con quello che ha fatto, e il resto non vale.
1944
1945
Chi muore esce d’affanni.
Per chi va sotto terra e` finita la guerra. Per analogia. 1946
1947 La morte guarisce ogni male. Per analogia.
Non e` ver che sia la morte il peggior di tutti i mali. Celebri versi del Metastasio (Adriano in Siria, atto III, scena VI), che si ripetono a titolo di consolazione, ma con scarsa convinzione. La quartina si completa: ‘‘... e` il sollievo dei mortali / che son stanchi di soffrir’’. 1948
Prima di morire bisogna mangiare sette coppe di cenere. Ossia: bisogna provare infinite amarezze e sofferenze. 1956
Chi vuol morire presto e bene, faccia suo erede il medico. Designando il medico come erede di un cospicuo patrimonio ci si propizia una morte tranquilla, serena, indolore, provocata da colui che e` impaziente di godere della nostra generosita`. 1957
1958
Chi lascia erede il medico poco si cura della vita.
A voler morire bisogna peggiorare. Frase con la quale i vecchi rispondono quando si domanda loro come stanno. Il senso e`: non sto bene, ma neanche cosı` male da desiderare la morte; ossia per desiderarla, bisognerebbe che stessi peggio.
1959 Muore tanto chi mangia che chi stenta. Alla fine muoiono tutti, sia quelli che vivono bene che quelli che conducono una vita grama.
1950 Tosto muore il capretto come il capro. La morte arriva per il giovane come per il vecchio.
1960 Il morire e il rimettere dispiace a tutti. La morte e i danni finanziari non sono graditi a nessuno.
1951 Nessuno puo` morire come gli pare. Nessuno puo` fare la morte che desidera. Naturalmente non prende in considerazione il suicidio.
Chi vuol morire trova sempre un cimitero. Scherzoso. Chi desidera morire non ha difficolta` a trovare il mezzo con cui togliersi la vita e, per il dopo, l’opportuna sistemazione. Si trova sempre il modo di farsi un danno, di fare una stupidaggine. Vedi anche Quando uno si vuole impiccare non gli manca la corda [I 85].
1949
Muoiono i buoni e restano i bricconi. E` osservazione comune che i delinquenti, coloro che fanno del male, godano di una lunga vita e di una sana vecchiaia, mentre le persone buone, utili, che giovano al prossimo scompaiano prematuramente. 1952
1953 Muoiono sempre i migliori. E` percepito oggi come un luogo comune quasi ridicolo, da evitare anche per esprimere condoglianza. 1954
Ognuno muore da solo.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1961
1962 Chi muore tutti i giorni non muore mai. Chi dice continuamente che sta per morire, alla fine sotterra tutti quelli che l’hanno sopportato. Vedi anche Chi dice sempre ahi! non muore quasi mai [A 370]; Chi e` sempre malatino sotterra anche il becchino [M 221]; Chi dice sempre di morire non si decide mai [M 222]. 1963
Povero e` chi muore.
pag 1031 - 04/07/2007
MORIRE
Si dice a chi ripete d’esser povero. Povero e` l’epiteto che si antepone al nome del defunto, in segno di compianto e di rispetto (il povero Rossi...). Povero e` chi muore e questo mondo lassa, che chi resta, tra male e bene, se la spassa. Lassa e` forma antica per ‘‘lascia’’. 1964
1965
968
.
Povero e` chi muore e questo mondo lassa, che chi resta presto si consola.
1966 Nessuno muore contento. Nonostante si sappia quanto la vita sia dolorosa e difficile, come la fede chiami alla beatitudine eterna... nessuno e` lieto di morire.
Chi mangia more more, e chi non mangia more. Gioco di parole che, pronunciato opportunamente risulta incomprensibile. Il senso e`: chi mangia le more (il frutto del rovo) muore e chi non mangia crepa. 1967
Chi mangia more more, e chi non le mangia gli crepa il cuore. Scopre l’allusione nascosta nel proverbio precedente; qui infatti per mora si intende ‘‘donna mora’’. Il senso diventa quindi: chi pratica le donne more, muore di disperazione per il loro carattere, chi non le pratica, muore di desiderio. 1968
1969 Chi piu ` vive, piu` muore. Colui che vive a lungo pensa molto alla morte e sta molto a contatto con lei, vedendo intorno a se´ morire parenti e amici. 1970 Si muore un po’ alla volta. Perche´ l’intera vita, fin dalla nascita e` un approssimarsi alla morte. E` un insegnamento di antica tradizione, non solo gnomica ma anche propriamente filosofica. Vedi anche Cotidie morimur [M 2043]; La vita s’accorcia ogni giorno [V 1044].
Siamo nati per morire (siamo in terra per soffrire). Dal momento che si nasce il destino di morte e` gia` segnato. Ma se la fine e` tanto terribile e dolorosa anche l’esistenza non e` cosa lieta. Vedi anche Ognuno mangia la morte nella prima minestra [M 2041]; Chi nasce incomincia a morire [N 22]; per la seconda parte, non sempre presente, vedi il diffusissimo Siamo nati per soffrire [N 48]. 1971
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1972 Tanto e` morir di taglio che di punta. Dovendo morire non e` cosa rilevante sapere come, o di che male, o perche´. Taglio e punta sono i due modi con i quali puo` colpire un’arma bianca: una spada, un pugnale, un coltello. 1973
Quando uno deve morire non gl’importa di quale malattia.
1974
Quando si deve morire un male vale l’altro.
1975 Muore giovane chi e` caro agli dei. Considerazione basata forse sul fatto che gli antichi ritenevano che nel regno dei morti ciascuno conservasse l’aspetto che aveva al momento del decesso. Di tradizione colta, deriva da un verso di Menandro riportato da Plutarco (fr. 111 K.-Th.), che Plauto ha tradotto letteralmente (Bacchides, 786 sg.), Quem di diligunt / adulescens moritur ‘‘Colui che gli dei amano muore giovane’’, e che Leopardi ha messo come epigrafe all’idillio Amore e morte nella forma, divenuta anch’essa proverbiale: 1976
Muor giovane colui ch’al cielo e` caro.
Quando si comincia a star bene si muore. Tutte le cose finiscono sul piu` bello. Quando l’uomo ha accomodato tutte le sue cose, ha capito come prendere la vita, ha una lunga esperienza, sa trattare con gli altri, ha una famiglia avviata... arriva la fine. 1977
1978 Quando si e` contenti si muore. C’e` in questa filosofia molto della visione antica secondo la quale chi e` felice non e` amato dagli dei.
E` meglio morir con onore che viver con vergogna. Son frasi dette da molti e credute da pochi. Vedi anche l’opposto Meglio fuggire con vergogna che restar morto con onore [F 1545]. 1979
1980 Un bel morir tutta la vita onora. Verso proverbiale del Petrarca (Canzoniere, 207.65), appena adattato (dice: ‘‘ch’un bel morir tutta la vita onora’’. Vedi anche Un bel fuggir tutta la vita onora [F 1540].
Un bel morir tutta la vita onora, ma un bel fuggir salva la vita ancora. Ampliamento ironico del proverbio petrarchesco. Si e` gia` indicato nel commento a Un 1981
pag 1032 - 04/07/2007
969 bel fuggir tutta la vita onora [F 1540] che il verso di Petrarca e` stato parodiato in vario modo. 1982 Col bel morir piu ` non si mangia grano. Con una bella morte finisce la vita, si finisce di mangiare.
Si muore una volta sola. Parodia scaramantica del notissimo proverbio: Si vive una volta sola [V 1093]. Si usa piu` che altro come battuta. 1983
1984 Nessuno muore due volte. Scherzoso. Il pensiero della morte ci si leva una volta per tutte.
Quando si muore si muore per parecchio. Anche questo e` un detto scherzoso inteso a far sorridere e a sdrammatizzare i pensieri foschi. 1985
Chi ben nasce ben muore. Si vuole che una nascita felice faccia prevedere una morte serena, senza sofferenza e naturale. 1986
Si muore giovani per disgrazia e vecchi per dovere. La morte colpisce il giovane per un incidente, una sventura, il vecchio, invece, per una legge inesorabile. 1987
1988 Chi vive afflitto muore sconsolato. Chi vive nel dolore, per ragioni obbiettive o per autolesionismo, non trova mai pace e si affligge ancor piu` all’avvicinarsi della morte.
Come si vive, cosı` si muore. La morte, se non e` improvvisa, violenta, e` simile alla vita che uno ha condotto, avviene in un modo nel quale si puo` riconoscere il carattere di una persona. Si dice anche in latino: 1989
Qualis vita, finis ita. ‘‘Come e` la vita cosı` la sua fine’’. Per analogia. 1990
1991 Muori, che dopo torni. Si dice a chi sfida il pericolo, non si cura dei rischi, agisce con troppa leggerezza. 1992 Muoiono piu ` agnelli che pecore. La guerra, l’imprudenza, il lavoro e altre cose fanno sı` che a morire siano piu` i giovani che i vecchi. La pecora viene mantenuta in vita per la lana, il latte, gli agnelli: questi, al contrario, vengono macellati giovani.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
MORO
MORMORARE Nel senso di ‘‘sparlare’’, ‘‘fare della maldicenza’’. f Vedi Calunnia, Calunniare, Diffamare, Maldicenza. Quando senti mormorare tieni acqua in bocca. Quando senti che si sparla di qualcuno non ti unire alla chiacchiera comune: cosı` facendo eviti di esserne responsabile e di amplificare il male che ne deriva. 1993
Meglio mormorato che rovinato. Dovendo scegliere tra essere bersaglio di maldicenze o finire in rovina, meglio la prima opzione, perche´ la maldicenza col tempo svanisce, la rovina resta. 1994
1995 A mormorare si dura otto giorni. Quando avviene uno scandalo, o qualcosa che si ritiene tale, le chiacchiere durano finche´ non c’e` un altro argomento piu` nuovo o interessante su cui mormorare, il che si verifica ben presto. E` quindi un invito a sorvolare su maldicenze e pettegolezzi.
A rimbambire e mormorare tutto sta nel cominciare. Perdere la lucidita` per la vecchiaia e diventare maldicente sono due processi che, una volta iniziati, progrediscono senza che uno se ne accorga. 1996
MORO Inteso come uomo di pelle nera. f Vedi Biondo, Mora, Turchino. 1997 Chi lava il moro perde il sapone. Chi si adopera per modificare cio` che e` stato determinato dalla natura perde il suo tempo. E` uno dei piu` tipici esempi di azione inutile e sciocca, e nello stesso tempo una dichiarazione di immutabilita` della natura. Il proverbio, presente in forme quasi identiche anche in francese, inglese e tedesco, si inserisce in una lunga tradizione proverbiale: molto noto infatti nell’antichita` era il proverbio greco ‘‘Lavi un etiope’’, mentre presuppone la stessa ottica e la stessa immagine del proverbio una favola di Esopo (Favole 11) dove uno acquista uno schiavo etiope e lavandolo per schiarirlo lo fa ammalare. Per la civilta` medievale e moderna e` pero` forse piu` importante l’affermazione che si legge in Geremia 13.23 ‘‘Cambia forse un Etiope la sua pelle o un
pag 1033 - 04/07/2007
MORTAIO
970
.
leopardo la sua picchiettatura? Allo stesso modo, potrete fare il bene anche voi abituati a fare il male’’. Vedi anche Il lupo perde il pelo ma non il vizio [L 1090]; Chi lava la testa all’asino perde il ranno e il sapone [A 1361]. 1998 I figlioli del moro non nascono bianchi. La natura dei genitori e` mantenuta dai figli. Vedi Tale madre tale figlia [M 61]; Le querce non fanno limoni [G 81]; Il ramo somiglia al tronco [F 1493]; Figlio di lupo pecore acchiappa [L 1124]; Il lupo non caca agnelli [G 77].
MORTAIO Il mortaio sa sempre d’aglio. L’aglio impregna del suo forte odore il recipiente in cui viene pestato, che difficilmente ne perde il sentore. La persona che e` vissuta male per un certo periodo, mantiene sempre qualcosa che lo ricorda. Praticando certi ambienti, venendo a contatto con certe idee, se ne viene influenzati e difficilmente si perdono le abitudini e le impostazioni acquisite. Prosegue un proverbio mediolatino piuttosto diffuso: 1999
Sapiunt vasa quicquid primum acceperunt. ‘‘I recipienti mantengono l’odore di quello che vi e` stato immesso la prima volta’’, il quale a sua volta dipende da un passo di Orazio, probabilemte gia` basato un un uso proverbiale latino. La` pero` l’immagine e` usata in senso positivo, per dire che le cose apprese in giovane eta` si mantengono molto a lungo: Epistole 1.2.69 sg.: Quo semel est imbuta recens servabit odorem testa diu ‘‘L’orcio nuovo manterra` a lungo l’odore di cui una volta e` stato imbevuto’’. 2000
2001 La botte sa del vino che tenne. Per analogia. 2002 A gran mortaio gran pestello. A una cosa di notevoli dimensioni, ne conviene una appropriata. Si dice anche in riferimento a una bella donna di forme giunoniche, preoccupati della sua felicita` coniugale. Vedi anche A bella campana, bel battaglio [C 283]; A gran pignatta, gran mestolo [P 1771].
MORTE f Vedi Malattia, Mangiare, Matrimonio, Me-
dico, Messa, Morire, Morto, Vita.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
La morte non guarda in faccia a nessuno. Pur essendo tra le cose piu` arbitrarie che si trovino nell’ordine universale, la morte appare come l’unica cosa giusta in quanto, colpendo chiunque inesorabilmente, assoggetta tutti alla stessa norma, riduce tutti nello stesso stato. 2003
2004 La morte non guarda fede di battesimo. Ossia: non guarda l’eta`. Prima del certificato di nascita era l’atto del battesimo (detto fede in quanto accertava l’avvenuto battesimo) della parrocchia ad attestare la nascita di una persona. 2005 La morte non guarda in bocca. Dallo stato della dentatura un tempo si deduceva l’eta` di una persona. 2006
La morte prende tutti tanto i belli quanto i brutti.
2007
La morte non perdona ne´ a debole ne´ a forte.
2008
La morte pareggia tutti.
2009 Sei piedi di terra pareggiano tutti. Per analogia. 2010
La morte non risparmio` nemmeno Cristo.
La morte non guarda soltanto nel libro dei vecchi. Vedi anche Muoiono piu` agnelli che pecore [M 1992]. 2011
2012
La morte e` vicina alle capanne dei poveri come ai palazzi dei ricchi.
2013
L’eccelse e l’umili porte batte ugualmente la morte.
Alla fine del gioco va nel sacco tanto il re che la pedina. Per analogia. La vita e` comparata al gioco degli scacchi, nel quale, alla fine, il pezzo piu` importante sta nel sacchetto insieme a quello piu` vile. Vedi anche Arrosto o lesso tutto va nel cesso [A 1269]. 2014
La morte non sparagna re di Francia ne´ di Spagna. Sparagnare (e derivati) per risparmiare e` antico e regionale, molto usato ancora in parlate del Centro Italia. Si usa anche sparambiare (sparambia`’). Nell’italiano attuale e` scomparso, con sparagno (Lo sparagno e` la base 2015
pag 1034 - 04/07/2007
971
.
del guadagno), sparagneria, ecc., mentre si trova sparagnino: ‘‘risparmiatore’’, soprattutto anche nelle piccole cose, nelle minuzie. La morte viene quando meno la si aspetta. Altro elemento caratteristico della morte e` la sua imprevedibilita`. Vedi anche Si sa dove si nasce, non si sa dove si muore [N 27]. 2016
2017
La morte non ha lunario [calendario].
2018
La morte non conosce ne´ eta` ne´ giorno.
La morte e` piu` vicina della camicia. Proprio quando si crede lontana, la morte sta per arrivare. 2019
Se si sapesse quando viene la morte, nessuno si darebbe piu` da fare. Se uno avesse la certezza del giorno nel quale morira`, organizzerebbe meglio la propria vita e non si darebbe tanto da fare come se dovesse vivere in eterno. Oppure non farebbe nulla. 2020
2021 Altro e` parlar di morte, altro e` morire. Parlare di una cosa grave e sperimentarla sulla propria pelle sono due cose ben diverse. Vedi anche Tra il dire e il fare c’e` di mezzo il mare [F 263].
La morte cento guasta e uno acconcia. La morte di una persona provoca dolore e problemi economici a molte altre. Tuttavia c’e` sempre chi da questo trae vantaggio. Secondo altri il senso e` piuttosto che su tanti che lasciano questo mondo malvolentieri, c’e` qualcuno che accoglie la morte con sollievo, perche´ con essa giungono a termine le sue sofferenze.
Chi vive si rassicura imputando la morte degli altri a qualche ragione che non lo riguarda, e cosı` allontana il pensiero dal fatto che in qualunque momento chiunque puo` morire. Bisogna pensare alla morte una volta al giorno. Il pensiero della morte, se non e` tragico ed ossessivo, illumina il bene della vita del quale stiamo godendo. Vedi anche Memento mori [M 2027]. 2026
2027 Memento mori. ‘‘Ricordati che devi morire, ricordati che si muore’’. Formula di origine medievale che i frati trappisti si ripetono incontrandosi, non si sa se con gli opportuni scongiuri. Si usa per rammentare a chi perde la propria misura, la fragilita` della vita umana.
Chi pensa sempre alla morte, muore tutti i giorni. Bisogna vivere senza pensare alla morte; il pensiero ossessivo della morte rovina tutti i giorni della vita. 2028
2029
Si muore tutte le volte che si pensa alla morte.
2030
Chi pensa alla morte muore piano piano.
2031
Chi pensa alla morte muore due volte.
2032
Pensando alla morte si campa tre giorni.
2022
Fate del bene che la morte viene. Fate delle buone azioni; con esse vi presenterete a Dio dopo la morte, la quale arriva rapidamente. Era uno dei motti del Beato Brandano, sorta di santone nato a Petroio nel 1490 e morto a Siena nel 1554. Percorse a piedi le strade della Toscana ripetendo le sue profezie, alcune delle quali sono rimaste nella memoria collettiva, legate al suo nome. 2023
2024 La morte ci deve trovare vivi. Viviamo con entusiasmo e forza fino all’ultimo giorno. Frase pronunciata per farsi coraggio, e come incitamento a non ripiegarsi in un dolore e in un lamento sterile. 2025
Non c’e` morte senza scusa.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
MORTE
Pensare a morire fa passare la voglia di vivere. ` duro tanto morire che aspettar 2034 E la morte. L’attesa di un male e` terribile come il male stesso. Nel caso del male estremo non consente neppure la speranza. 2033
2035 A tutto c’e` rimedio fuorche´ alla morte. Molto diffuso per dire che per tutti i problemi, di salute o meno, si puo` trovare una soluzione, mentre la morte non puo` essere sconfitta da alcun farmaco o rimedio. Ancora noto un ‘‘precetto salernitano’’ del tutto affine:
Contra vim mortis non est medicamen in hortis. ‘‘Contro la forza della morte non c’e` medicamento negli orti’’ (Regimen sanitatis 2.2.78). E` in realta` risposta alla domanda: Cur moriatur homo cui salvia crescit in horto? ‘‘Perche´ 2036
pag 1035 - 04/07/2007
MORTE
972
.
muore l’uomo a cui cresce la salvia nell’orto?’’. La salvia (vedi la voce) era considerata farmaco potente. Tutto s’accomoda fuorche´ l’osso del collo. Per analogia. La rottura della colonna vertebrale all’altezza del collo e` un male irrimediabile: provoca la morte o l’infermita` permanente. Si dice appunto andare a rotta di collo di chi corre pericolo insensatamente. 2037
2038
Ne´ muro ne´ porte valgon contro la morte.
2039
Contro la morte non v’e` cosa forte.
I vecchi vanno verso la morte e la morte va incontro ai giovani. Dal momento in cui si nasce si e` destinati a morire: a seconda dell’eta` cambia pero` l’approccio a questo dato di fatto. I giovani non ci pensano, ma la morte, anno dopo anno si avvicina a loro; i vecchi la temono e hanno l’impressione di avvicinarsi ad essa. Vedi anche Si muore giovani per disgrazia e vecchi per dovere [M 1987]. 2040
Ognuno mangia la morte nella prima minestra. Appena nati si inizia a morire. Vedi anche Siamo nati per morire (siamo in terra per soffrire) [M 1971]; Chi nasce incomincia a morire [N 22]. Il concetto si esprime tuttora anche ricorrendo ad un esametro latino: 2041
Nascentes morimur, finisque ab origine pendet. ‘‘Nascendo si muore e la fine e` connessa al principio’’. E` un verso di Manilio (Astronomica 4.16), in realta` riferito alla connessione astrologica fra nascita e morte, ma da sempre inteso come massima a se´ stante in senso piu` generale. Piu` diffusa un’altra affine espressione latina: 2042
Cotidie [Quotidie] morimur. ‘‘Ogni giorno moriamo’’. Famosa l’espressione di Seneca (Lettere a Lucilio 24.20); la frase continua poi: cotidie enim demitur aliqua pars vitae, et tunc quoque cum crescimus vita decrescit ‘‘ogni giorno si consuma infatti una parte della vita, e quando ancora cresciamo, la vita decresce’’. Anche fra i proverbi francesi si registra la traduzione dell’inizio dell’affermazione senecana: Nous mourons tous les jours. 2043
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
La morte taglia tondo e non lascia cima o fondo. La morte opera un taglio netto e non lascia traccia alcuna della vita. L’uomo viene qui paragonato a una pianta, la quale pero`, anche se tagliata di netto, non muore perche´ dalle radici puo` spuntare un nuovo virgulto, una propaggine nella quale continua a correre la vita. Per l’uomo la scomparsa e` invece totale. 2044
2045 Di sicuro non c’e` che la morte. Paradossalmente della nostra vita, come di quella altrui, sappiamo una sola cosa certa, che dovremo morire: il resto e` tutto incerto, possibile, eventuale. Vedi anche Di certo non c’e` che la morte (ma nessuno sa l’ora) [C 1319]. 2046
La morte e` un debito che abbiamo tutti.
Morte desiderata [augurata] cent’anni per la casa. Sia nel caso che uno la desideri per se´ (almeno a parole), sia che venga augurata da altri, il fatto di chiedere la morte prolunga la vita. Vedi anche Chi aspetta eredita` campa di stenti [E 109]; Chi dice sempre ahi! non muore quasi mai [A 370]. 2047
Chi aspetta le scarpe d’un morto si leva la voglia d’andare scalzo. Per analogia. E` immagine efficace che si ritrova in diversi ambiti dialettali, ad esempio in Val d’Aosta Se t’aten lo soler d’un oramo trepassaa` t’a leisi, pe granten, d’alle` todzor desta` ‘‘Se aspetti le scarpe di qualcuno che deve morire ti levi la voglia d’andare scalzo per parecchio tempo’’. 2048
2049
Chi l’altrui morte aspetta spesso s’inganna.
Lunga corda tira chi morte altrui desira. Vedi anche Chi aspetta la morte altrui tira una lunga fune [F 1599]. 2050
Morte bramata vita allungata. Ma puo` riferisi anche al desiderio della propria morte. 2051
2052
Morte desiderata non venne mai.
Fino alla morte non si sa la sorte (e quando la si sa che cosa se ne fa?). Fino a che non si muore non si conosce il nostro destino: e poi, anche se si sapesse, non 2053
pag 1036 - 04/07/2007
973
.
cambierebbe nulla perche´ cio` che ci e` destinato comunque ci tocca. Vedi anche Fin che si ha denti in bocca non si sa quel che ci tocca [D 193].
MORTO
quando quella apparve e gli chiese cosa volesse da lei: ‘‘Che tu mi sollevi questa fascina’’, rispose il vecchio.
Non e` la morte che fa paura, ma quello che viene dopo. Interpreta la paura della fine come paura dell’ignoto: che ci sia un’altra vita, il nulla, una punizione, l’espiazione eterna.
Prima della morte non dire a nessuno beato. Anche quando la vita pare ben conclusa, puo` venire il peggio. Vedi anche Avanti la morte non lice chiamare alcun felice [F 545]; Fin che si ha denti in bocca non si sa quel che ci tocca [D 193].
2055 Quando entra la morte esce il medico. Nella stanza del moribondo se ne va ogni speranza, ogni arte umana, ogni possibilita` di rimedio.
Non dir nessun beato prima che sia sotterrato. Per analogia.
2054
2062
2063
Chi non e` morto non sa di che morte dovra` morire. Chi vive non conosce la cosa piu` importante della vita: cosa gli costera` alla fine, quanto dovra` soffrire. Si puo` dire di tutte le situazioni che comportano un rischio, cosı` come si fa per il ben piu` diffuso modo di dire sapere di che morte si muore / si deve morire, che spesso si usa per significare ‘‘sappiamo che c’e` un rischio, un danno: affrontiamolo, subiamolo e togliamoci il pensiero’’. 2064
2056
Quando la morte s’avvicina non c’e` medico ne´ medicina.
Fino alla morte tutti i coglioni ci arrivano. Scherzoso, per significare che non ci vuole tanta maestria per vivere e che tutti non sanno fare altro che andare avanti fino al giorno per ciascuno segnato. I furbi, o i saggi, si destreggiano bene in tutte le situazioni, ma per quanto riguarda la vita nel suo complesso non possono fare altro che quello che fanno tutti, compresi gli stolti: accettare la sorte. 2057
2058 La morte salda ogni debito. Chiude ogni vertenza, ogni pendenza, e a quel punto, di qualunque cosa si tratti, e` saggio perdonare e dimenticare.
Morte non venga e guai quanti ne tenga. Si accetta di sopportare tutti i guai, i malanni, i danni purche´ non sopravvenga la morte. 2059
Quando la morte chiama non si puo` mandare il servitore. Non accetta sostituti, ne´ procuratori: e` una faccenda che va sbrigata personalmente. Vedi anche Ognuno muore da solo [M 1954]. 2060
Tanti chiaman la morte quando sanno che non sente. La morte e` spesso invocata retoricamente, negli scritti e nei discorsi, da coloro che possono sperare che essa sia ancora lontana. Quando sopraggiunge la consapevolezza della sua reale vicinanza, allora le parole non sono piu` le stesse. Proprio su questo tema e` la favola esopica del vecchio e della Morte (Favole 78): stanco di trasportare della legna un vecchio invocava continuamente la morte; ma
2065
Nessuno sa di qual morte abbia a morire.
Se la morte s’accontentasse di quattrini sarebbe un mondo di risparmiatori. Se si potesse comprare la vita con i soldi nessuno piu` spenderebbe una lira. Il bene di vivere e` superiore a tutti gli altri. 2066
2067
Se la morte si potesse pagare nessuno spenderebbe piu` un centesimo.
Un po’ di male, un po’ di bene, il tempo passa e la morte viene. Sintesi perfetta di una vita comune: ognuno un po’ soffre, un poco si rallegra e, quasi senza accorgersi del tempo che passa, giunge al suo ultimo giorno. 2068
2069
Il tempo passa e la morte s’avvicina.
2061
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
MORTO Il culto dei morti in passato ha oscillato a lungo tra paganesimo e Cristianesimo, interpretando spesso riti cristiani in chiave pagana. I morti hanno, nella visione popolare, una vita misteriosa, appartata e parallela a quella dei vivi. E` difficile definire con esattezza in che cosa si distinguano gli spiriti dai fantasmi e dai morti. Molti aspetti inducono tuttavia a collocare certe credenze nell’ambito del pa-
pag 1037 - 04/07/2007
MORTO
ganesimo: il mondo grigio e spento in cui si aggirano le ombre, il loro alimento d’acqua e fango che riconduce a tradizioni antichissime, la loro esistenza senza eventi come una perpetua attesa, il mondo opaco e senza luce, la nostalgia della vita, la labilita` delle immagini, la necessita` per alcuni di confessare colpe segrete, di espiare, la richiesta del rispetto delle loro spoglie. Gli spiriti stanno di solito in luoghi solitari, frequentano rovine, antiche costruzioni diroccate, facendo balli, feste malinconiche. Questo mondo per certi aspetti confina e per altri contrasta, con quello cristiano del Purgatorio, dove le anime hanno la stessa inquietudine, la stessa mesta rassegnazione e approdano al regno della vita quasi solo per rinverdire un ricordo. Questo strano mondo in cui i morti nulla sanno degli uomini, dell’avvenire, nulla possono ne´ d’umano ne´ di sovrumano, restando al di sotto delle Fate e dei Folletti, pare la proiezione ultraterrena d’una societa` di diseredati e di vinti, di gente perduta: una condizione di servitu` senza speranza dove, eclissandosi il paganesimo, non e` mai sorto il sole cristiano. f Vedi Epitaffio, Morire, Nascere, Nozze, Vivo. 2070 Lascia che i morti seppelliscano i morti. Si dice a chi indugia nel prendere decisioni importanti, ovvero a chi rimane legato a quello che e` irrimediabilmente perduto. Dal Vangelo (Matteo 8.22; Luca 9.60). Invitato a seguirlo, un tale rispose a Gesu` di attendere perche´ doveva seppellire il padre. Rispose Cristo: ‘‘Lascia che i morti seppelliscano i loro morti’’. Vedi anche Acqua passata non macina piu` [A 140]; Quel che e` stato e` stato [E 190]. 2071 Parce sepulto. Per analogia. Propriamente: ‘‘risparmia chi e` sepolto’’ (Virgilio, Eneide 3.41, dove sono parole del morto Polidoro). Si usa comunemente nel senso di: lascia perdere, dimentica, non te la prendere per quello che e` stato. 2072 I morti non parlano. Il silenzio di un segreto e` garantito soltanto da coloro che sono scomparsi. E` inutile appellarsi alla testimonianza di coloro che sono morti. 2073
974
.
I morti non ritornano [tornano].
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Frase lapidaria con cui s’invita alla rassegnazione, a non credere alle apparizioni, ai sogni e alle illusioni che si fanno coloro che sperano in un possibile ritorno della persona perduta. Quando uno e` morto, pace all’anima sua. Quando si perde una persona cara, per quanto grande sia il dolore che si prova, non rimane che vivere, provvedere a se stessi e rassegnarsi all’ineluttabile. Vedi anche Chi muore giace e chi vive si da` pace [M 1931]. 2074
2075
Chi e` morto e` morto e chi resta trova conforto.
Dopo il morto c’e` il conforto. Dopo il dolore per una perdita irreparabile torna la rassegnazione e la pace; dopo la pena sopraggiunge la consolazione. Nel Meridione il ‘‘consolo’’ era un grande pranzo che si teneva (e in varie zone si tiene tuttora) dopo il funerale. Vedi anche Dopo il cattivo viene il buono [S 1533]. 2076
2077 Dietro il nuvolo c’e` [viene] il sereno. Per analogia. Si dice soprattutto in senso metaforico: ai momenti di dolore terranno dietro quelli di gioia e serenita`. Vedi anche Dietro il monte c’e` la china [M 1859]; Tante son le salite che le discese [S 118].
Non c’e` neve tanto ghiaccia che il sole non disfaccia. Per analogia. Non c’e` dolore, pena tanto dura che col tempo non si attenui. Vedi anche Non nevica tutto l’inverno [N 304]. 2078
2079 Anche senza candele si sotterra il morto. Le cose indispensabili, necessarie, si fanno anche senza avere grandi mezzi, basta l’essenziale. 2080 Del morto si parla tre giorni. Il ricordo si mantiene per poco: la vicenda del defunto rimane nella memoria quotidiana finche´ gli altri eventi della vita rapidamente la cancellano. Vedi anche Chi muore giace e chi vive si da` pace [M 1931]; I morti alla terra e i vivi alla scodella [M 1933]. 2081
I morti e gli andati presto son dimenticati.
2082
Ieri morto, oggi sepolto, domani dimenticato.
2083
Dopo morti non si campa un’ora.
pag 1038 - 04/07/2007
975 Gioco di parole col quale si prende in giro chi pensa a quello che accadra` dopo la sua morte, come se potesse assistervi, avere le sue soddisfazioni. Ma puo` riferisi anche alla velocita` con cui il ricordo si indebolisce. Vedi anche Dopo il mortorio restano le lodi [M 2109]. 2084 I morti aprono gli occhi ai vivi. L’esperienza o le sventure di chi e` morto servono da ammonimento per coloro che sono ancora in vita; oppure, il timore dei vivi di dover render conto a chi e` morto li distoglie dal commettere il male. 2085 Il morto sa del vivo. Piu` che riferirsi alla presenza delle anime dei defunti nella vita dei vivi, della conoscenza di coloro che ‘‘ci guardano dall’alto’’, il proverbio e` un invito a considerare le persone scomparse come punti di riferimento e di lettura per interpretare la realta` e muoversi nella vita: le malattie, le tendenze, il carattere, i tratti somatici dei predecessori, legati da stretta parentela, riaffiorano spesso nei giovani. Questi, ricordando i morti, possono essere conosciuti meglio. Cosı` le esperienze fatte da coloro che sono scomparsi possono ammonire, far riflettere, dal momento che anche le aspirazioni, i modi di fare, i comportamenti discendono per li rami.
Il morto sa del vivo e il vivo non sa del morto. Fa riferimento alla credenza secondo la quale i defunti continuano a seguire i loro congiunti nelle vicissitudini della vita, mentre ai vivi e` preclusa ogni conoscenza dei segreti che circondano i morti. 2086
2087 Uomo morto non fa guerra. Se si vuole che una persona non sia piu` d’intralcio o non costituisca piu` un pericolo, la cosa piu` sicura e` ucciderla. Vedi Cane. 2088 In casa del morto avanza un cucchiaio. Quando una persona scompare c’e` qualcosa di piu` in casa per gli altri. Interpretazione cinica: ci si accorge che in casa manca qualcuno solo perche´ avanza qualcosa.
I morti non rubano perche´ hanno le mani legate. Cinica affermazione con la quale si sottolinea come il furto sia una tentazione ineliminabile, alla quale nessuno sfugge, e a cui nemmeno i morti si sottrarrebbero, se potessero. Per una 2089
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
MORTO
pia tradizione si usava, e ancora si usa, avvolgere le mani del defunto composto nella bara con la corona del rosario. 2090 I morti non mangiano i vivi. Non devono far paura perche´ non possono far del male a nessuno. Si dice ai creduloni e ai paurosi. 2091 I morti hanno sempre torto. Perche´ e` facile e forse inevitabile scaricare colpe e responsabilita` su chi non c’e` piu`, ne´ puo` discolparsi. Vedi anche Gli assenti hanno sempre torto [A 1508]. 2092 Chi piange il morto indarno s’affatica. E` inutile addolorarsi eccessivamente, inconsolabilmente per la scomparsa di una persona cara; ma anche traslato a proposito di qualsiasi cosa negativa ormai considerata irrimediabile. Indarno e` forma antica e letteraria per ‘‘invano’’.
Il morto che non e` pianto al funerale, si piange sette anni piu` tardi. Coloro che non sono compianti quando muoiono, il cui decesso anzi e` considerato una liberazione, col tempo faranno sentire il dolore per la loro scomparsa, l’importanza della loro mancanza e saranno rimpianti piu` tardi. 2093
2094 Dei morti bisogna sempre parlar bene. Non bisogna dire male dei morti, ne´ rimproverare loro qualche colpa o altro, perche´ non hanno piu` la possibilita` di difendersi. Cio` va oltre la regola che difende anche gli assenti: e` implicito nel detto il timore che il defunto in qualche modo riesca a vendicarsi. Vedi anche All’assente e al morto non si deve far torto [T 780]. Tuttora molto diffusa anche la versione latina: 2095 De mortuis nihil nisi bene. ‘‘Dei morti non si dice che bene’’. In questa forma il motto pare di origine medievale, ma e` di sicura tradizione antica, visto che e` noto (da Diogene Laerzio 1.70) un proverbio greco ‘‘non parlare male di chi e` morto’’. A monte l’idea puo` essere ricondotta ad Omero, non tanto a quello dell’Iliade, dove spesso dei morti si fa scempio, bensı` a quello dell’Odissea, dove Ulisse ammonisce Euriclea che gioisce e irride ai Proci morti (Odissea 22.412): ‘‘Non e` bene gioire su uomini uccisi’’. Il proverbio conserva il suo valore: questa idea infatti non e` scomparsa col mutare sostanziale del culto dei morti. Si e` attenuata,
pag 1039 - 04/07/2007
MORTI
ma non e` morta, la paura arcaica della vendetta delle anime dei defunti per le offese loro arrecate, ma questa specie di tabu` si e` ancorato al rispetto che si deve a chi non puo` piu` difendersi, e che comunque e` chiuso nel mistero della morte. Quando il morto ha gli occhi aperti ne chiama un altro. Superstizione che ancora sopravvive e impressiona. Se uno muore rimanendo con gli occhi aperti presto morira` un’altra persona della famiglia. Comunemente, infatti, appena uno spira, una persona pietosa gli chiude gli occhi. 2096
2097 Il morto porta il vivo. Si riferisce all’interpretazione popolare dei sogni o alle semplici premonizioni: sognare un morto e` indizio che e` imminente una visita inattesa d’una persona gradita che, essendo stata lontana per molto tempo, era considerata quasi come morta e non si sperava piu` di poterla rincontrare. 2098 Morto me, morto il mondo. Sottolinea l’egocentrismo di chi non si cura affatto di quello che non riguarda esclusivamente il suo gretto interesse. Vedi anche Dopo di me il diluvio [D 393], Morto ch’io sono, vada il mondo in carbonaia [D 395]. 2099
976
.
Morto io, morti tutti.
2100 Morto io, accidenti a chi rimane. Vedi Sotterrata la mia testa vada in culo chi ci resta [D 396].
Beato il morto che gli piove sul corpo. La superstizione vuole infatti che chi viene sepolto con la pioggia vada in paradiso. 2101
MORTI Il giorno dei morti e` il 2 novembre. f Vedi Santi. Per i Morti la neve e` gia` nei fossi. Nel periodo in cui avviene la commemorazione dei defunti la neve puo` essere gia` arrivata. Si fa riferimento, in particolare, alla brina che, per il freddo e l’umidita`, si forma durante la notte nei fossati, che sembrano spruzzati di neve.
All’inizio di novembre la terra ha dato ormai tutti i suoi frutti ed e` inutile sperare di trovare ancora qualche fico; quelli rimasti dimenticati sui rami, infatti, se li sono gia` mangiati gli uccelli. Per i Morti le barche tornano ai porti. Ai primi di novembre le barche dei pescatori rientrano in porto. Un tempo la pesca veniva infatti sospesa durante la cattiva stagione perche´ troppo pericolosa. 2104
2105 Per i Morti arriva il maltempo. Di solito la stagione delle piogge inizia in questo periodo e il cielo e` per lo meno offuscato. 2106 Ai Morti l’acqua e` in terra o per aria. O piove o minaccia di piovere.
Se e` bello ai Santi i Morti lo guastano; se e` brutto ai Santi i Morti l’aggiustano. Il 2 di novembre il tempo cambia comunque, in bello o in brutto. 2107
MORTORIO f Vedi Funerale, Nozze. Ai mortori e alle nozze si conoscono i parenti. I funerali e i matrimoni sono le occasioni in cui tutti necessariamente si ritrovano, anche quelli che stanno lontani o non si amano troppo. Normalmente la gente si rivede dopo lunghi periodi e spesso conosce nipoti, mogli, mariti e altri parenti che non aveva mai visto. 2108
2109 Dopo il mortorio restano le lodi. Passato il funerale, resta il buon ricordo e quindi le lodi del defunto. L’uso indica che questo proverbio non e` poi molto affine ai detti del tipo Post funera virtus [L 851], che presuppongono una celebrazione del valore del morto; qui l’atteggiamento e` piuttosto mesto e dimesso, quasi a dire che del defunto non resta niente, solo le lodi.
2102
2103
Per i Morti non ci son fichi negli orti.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
MOSCA Piccola ma invadente, prepotente, insistente, noiosa, la mosca si e` accaparrata di forza un posto nel linguaggio comune come metafora, immagine, riferimento proverbiale. E` simbolo di vari aspetti negativi. Poco gradevole anche alla vista, la sua presenza si fa sentire costantemente, se non altro, per le precauzioni che si usano al fine di preservare i cibi
pag 1040 - 04/07/2007
977 dal contatto con essa. Le mosche, infatti, sono portatrici di numerose infezioni e malattie, per la frequenza con cui si posano su escrementi, materiale organico in decomposizione, concimaie, dove depongono le uova. Non essendo a conoscenza di questo fatto, un tempo si pensava che le mosche fossero prodotte dalla canicola allorche´ scalda il fango degli stagni. Secondo una leggenda popolare la mosca fu portata nell’arca da Noe` per far dispetto alla suocera (la cosa strana e` che tra gli otto esseri umani che si trovavano sull’arca la suocera di Noe` non c’era). Con mosca bianca s’intende una cosa rarissima, introvabile. L’albinismo negli insetti e` piu` impossibile che raro e la mosca bianca pochi dicono d’averla vista, vedi Merlo. L’imperatore Domiziano e` rimasto famoso per aver dichiarato guerra alle mosche, e da cio` G.B. Lalli (15721637) ricavo` il poema La moscheide (1624). f Vedi Bue, Cagna, Cibo, Miele. La mosca da` [tira] i calci che [come] puo`. Ognuno si difende con le forze che ha, risponde con i mezzi di cui dispone. Intende sottolineare l’innocuita` della risposta di un debole a un’offesa, a un sopruso. Vedi anche Anche i vermi hanno la loro rabbia [V 579]. 2110
2111 Anche le pulci hanno la tosse. Per analogia. Si dice ai bambini quando tossiscono; ma e` usato anche in riferimento a una persona che dice o pretende di fare cose superiori alle proprie forze. 2112 Anche la mosca ha la sua collera. Anche i deboli hanno i loro accessi di rabbia e di sdegno. Vedi anche Anche i vermi hanno la loro rabbia [V 579]; Anche la zanzara ha il suo stocco [Z 7].
Anche la formica a volte e` furibonda. Attualmente questa forma e` pero` soppiantata da Anche le formiche, nel loro piccolo, s’incazzano, adattamento della versione settentrionale del proverbio che e` stato usato come titolo di una fortunata serie di libretti pubblicati nel corso degli anni ’90 del secolo scorso.
.
buona la carogna [C 2230]; Tutti i gusti son gusti, diceva quello che poppava il mestolo [G 1358]. 2115 Ogni mosca ha la sua ombra. Ogni essere, benche´ piccolo, agisce, opera e, sia pure in modo modesto, influenza la realta`. Ogni persona ha il suo peso, la sua influenza. Vedi anche Ogni pelo ha la sua ombra [P 1097]; Anche il leone ebbe bisogno del topo [L 446].
Chi vuol guardare nel culo a una mosca si finisce gli occhi. Chi si perde dietro alle cose minime finisce per procurarsi danni assai gravi. Si dice di chi da` eccessiva importanza ai particolari, alle inezie e insiste a cercare il pelo nell’uovo. 2116
Chi si guarda dal calcio della mosca tocca quel del cavallo. Colui che bada alle piccolezze, si guarda dai danni da poco, perde di vista la situazione generale e si caccia in guai veramente seri proprio per la sua gretta pignoleria. 2117
Si pigliano piu` mosche con una goccia di miele che con un barile d’aceto. Con la dolcezza, la persuasione, la gentilezza si ottengono piu` facilmente le cose desiderate: ricorrendo invece alle cattive maniere, alla brutalita`, alle minacce e alla violenza si inaspriscono gli animi. Vedi anche Il cane si lega piu` con le carezze che con la catena [C 473]; Col miele si piglia la mosca e s’intrappola l’orso [M 1458]; Colle buone maniere s’ottiene tutto [M 615]. 2118
2119 Le mosche non si piglian con l’aceto. Vedi anche Col miele si piglia la mosca e s’intrappola l’orso [M 1458]; Il cane si lega piu` con le carezze che con la catena [C 473]. 2120
2113
2114 Alla mosca piace la merda. Alle persone volgari piacciono le cose volgari. I gusti rispecchiano l’indole delle persone. Anche le cose schifose trovano chi le apprezza. Vedi anche La cornacchia trova
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
MOSCA
Con l’aceto non si pigliano nemmeno le mosche.
Mosche bianche a san Frediano, lunga invernata. Le mosche bianche sono indicate come esempio di cosa rara, ma non e` rara la neve in questo periodo (la festa di san Frediano cade il 18 di novembre): se nevica a meta` novembre vuol dire che l’inverno comincera` presto e sara` molto freddo. Ovviamente con mosche bianche si intendono qui i fiocchi di neve. 2121
2122
I pazzi dettero fuoco alla loro casa per cacciare le mosche.
pag 1041 - 04/07/2007
MOSCA
978
.
Questo detto viene pronunciato come esempio dello stolto che, per rabbia e insipienza, si procura un grave danno cercando di nuocere al proprio nemico. La mosca che punge la tartaruga si rompe il becco. Chi attacca briga con chi e` piu` forte di lui, si ritrova con le ossa rotte, si rovina. Vedi anche Chi litiga col muro si rompe la testa [M 2264]; Chi fa alle capate col muro sente quant’e` duro [M 2265]. 2123
Le mosche, i ghiotti e i fannulloni arrivano sempre per primi a tavola. Coloro che meno meritano piu` pretendono. Chi non ha fatto nulla e` il primo a ricevere compensi e meriti. Chi non c’entra nulla e` colui che piu` gode della festa. 2124
Le mosche vanno a tavola senza invito. Si dice per ammonire lo sfacciato che si presenta, in una qualsiasi occasione, senza essere stato invitato, o manifesta tale intenzione: e` un comportamento tipico dei parassiti, degli importuni e dei maleducati. 2125
2126 Chi uccella a mosche morde l’aria. Proverbio antico e letterario. Chi fa progetti vani non realizza niente; chi insegue cose da nulla resta senza nulla, come fanno talvolta i cani o altri animali che si scagliano su una mosca che vola e pare che azzannino l’aria. Uccellare e` l’attivita` di chi cattura uccelli non con il fucile, ma servendosi di altri arnesi: trappole, lacci, prelevamento nei nidi, lampade nella notte, reti, panie, rapaci. Oggi l’uccellagione e` proibita quasi dovunque.
Quando partono le mosche le giornate son gia` fosche. Quando le mosche scompaiono, in autunno, le giornate sono gia` accorciate di molto ed e` arrivato il maltempo. 2127
Quando mordono le mosche le giornate diventan fosche. Quando le mosche divengono particolarmente noiose, insistenti ed e` come se ‘‘mordessero’’ piu` dolorosamente, significa che si avvicina la pioggia. Le mosche pinzano non solo quando cambia il tempo, ma anche quando finisce la bella stagione e si preannuncia il freddo. 2128
2129 Mosca noiosa, tempo che cambia. Confermato anche da molte varianti regionali. La seguente versione piemontese costituisce
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
un esempio del tipo in questione nei dialetti settentrionali: Quand le musche a sun nujuse, a l’e` segn cha vol piovi. Quando le mosche mordono s’avvicina il temporale. 2131 La prim’acqua d’agosto cadon le mosche e quella che rimane morde come un cane. Al primo cambiamento di clima, alla rottura del caldo, diminuiscono le mosche, ma quelle che sopravvivono sono piu` aggressive. 2130
Una mosca sopra un cavallo corre piu` d’una lepre. Quando i potenti aiutano si superano agevolmente coloro che valgono di piu`. 2132
Quando ballano le mosche arriva il bel tempo. Quando le mosche sono inquiete, volano qua e la` come se fossero allegre o avessero da fare, e` indizio dell’arrivo del tempo bello. 2133
La mosca ha il solo pregio che non canta. Comunemente la mosca e` considerata un insetto privo di qualsiasi qualita` che la renda apprezzabile, assai fastidioso (noioso come una mosca). Ronza, ed e` noioso anche il suo ronzio, ma una qualita` ce l’ha, ed e` l’unica: che non canta. Il proverbio si usa particolarmente quando una persona fastidiosa, noiosa ci tedia anche con il canto, per farle capire che tanto non fa neppure la mosca, pur essendo l’emblema della fastidiosita`. 2134
La mosca sta nel palazzo del re, dorme col re, mangia col re, siede in trono col re e va a giocare sulla merda. Si dice di coloro che, essendo di alto livello sociale, si dilettano di cose ignobili. Vi e` anche un’allusione ironica, come se la mosca non facesse differenza tra le due realta` che frequenta. Sottolinea anche come, pur essendo al vertice della potenza umana, nessuno riesce a sottrarsi alle mosche, cioe` ai fastidiosi, agli importuni e alle persone volgari. 2135
2136 Tanto caca il bue quanto mille mosche. Proverbio antico. Un grande numero di cose piccole produce l’effetto di una grande. Vedi anche Dodici galline e un gallo mangiano quanto un cavallo [G 39]. 2137
Molte mosche vinsero un leone.
pag 1042 - 04/07/2007
979 La forza di molti piccoli supera quella di un grande. Vedi anche L’unione e` piu` forte d’un bastione [U 113]; Cento oche ammazzano un lupo [U 115]; Dieci deboli vincono un forte [U 116]. Quando si vedono le mosche di gennaio s’annuncia la carestia. La presenza delle mosche indica che l’inverno non e` freddo, cosa che pregiudica i raccolti della campagna, in particolare quello del grano. Il tepore dell’inverno sviluppa inoltre parassiti dannosi alle altre piante. Vedi anche Sotto la neve pane [N 257]. 2138
Per san Simone una mosca vale un piccione. La festa di san Simone cade il 28 ottobre. Quando viene il freddo le mosche scompaiono e chi ne volesse una la trova difficilmente. 2139
Le mosche e i falsi amici arrivano col bel tempo e se ne vanno con quello cattivo. I falsi amici stanno vicini quando le cose vanno bene e si nuota nell’abbondanza, ma sono pronti a sparire nel momento della difficolta` e del bisogno. Sono simili alle mosche le quali arrivano a primavera e scompaiono in autunno. Vedi anche In tempi felici non mancano amici [A 669]; Finche´ la botte e` piena l’amicizia canta [A 622]; La ricchezza ha sempre compagnia [R 405]; Tempore felici multi numerantur amici: si fortuna perit, nullus amicus erit [A 670]. 2140
2141 Le mosche corrono dov’e` il miele. Gli opportunisti vanno dove trovano i vantaggi, dove trovano da prendere.
A chi non dorme dan fastidio i topi in cantina e le mosche in soffitta. Chi non riesce a dormire o soffre d’insonnia imputa la sua difficolta` alle ragioni piu` futili, da` la colpa a gente che non fa nulla di fastidioso o rumoroso, sente anche quello che e` impossibile sentire. L’uomo che soffre o ha un problema da` la colpa dei suoi guai anche a chi non c’entra per nulla. 2142
Dove l’aquila non entra la mosca trova il buco. I piccoli e i deboli hanno risorse negate ai forti e ai potenti. Le strade che seguono gli umili e i vantaggi che ne derivano non sono accessibili ai forti. 2143
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
MOSCA
La mosca vola, ma sempre il ragno trova. Nessuno puo` vivere al sicuro dalle insidie dei malvagi. Per quanto la mosca percorra le libere vie dell’aria, incappa nella tela del ragno che la insidia paziente. 2144
Il bove dorme anche quando la mosca gli cade addosso. Il potente non si accorge neppure del piccolo che gli rovina addosso. 2145
Mosca e moscone non guarda ove si pone. Antico. Mosche e insetti simili non badano affatto a dove si posano e planano su una gustosa vivanda, su un bel viso, come su una lordura. L’uomo rozzo non fa differenza tra le cose che vede, che gli vengono proposte od offerte. E` inutile dare cose buone a chi non le puo` apprezzare. Vedi anche Tant’e` sonare un corno che un violino [C 2247]; La biada non e` fatta per gli asini [P 1355]; L’erba del piano non e` per gli asini del poggio [E 97]. 2146
Col grasso d’una mosca il ragno fa condimento. I piccoli si accontentano di piccole cose; quello che pare cosa da nulla e` molto per chi e` minuscolo, povero, debole. 2147
Le mosche magre pungono piu` delle grasse. Le persone piccole sono piu` maligne, cattive, o semplicemente piu` aggressive e insistenti di quelle di grande corporatura. Negli insetti il fenomeno si spiega col fatto che sono piu` affamati, nelle persone sembra dovuto al fattore psicologico che porta i piccoli a una maggiore attivita`, a una piu` forte vitalita`, derivanti dal complesso di inferiorita`, o semplicemente dal desiderio di non essere trascurati. 2148
2149 2150
Mosche e pulci magre son le piu` affamate. Piu` piccola e` la mosca e piu` acuto e` il pungiglione.
2151 Tutti vedono le mosche nel latte. Non ci vogliono particolari doti per capire quello che appare evidente. 2152 Tutti vedono i bufali nella neve. Per analogia. I bufali infatti sono scuri.
‘‘Ariamo’’, disse la mosca sull’orecchio del bove. Si riferisce ad una situazione simile a quella descritta da una celebre favola di Fedro (Fa2153
pag 1043 - 04/07/2007
MOSCAIO
vole 3.5), ripresa anche da La Fontaine, nella quale una mosca si posa sul timone di un carro e minaccia di pungere la mula se non corre piu` forte. Anche nel Sacchetti (Trecentonovelle 36) si trova questa espressione: ‘‘Come la mosca, che e` sul collo del bue, quando li fosse detto: – Che fai mosca? – e quella dice: – Ariamo’’. Si dice di chi, giovandosi di forze altrui, stando all’ombra di potenti, pretende di essere assai piu` di quello che e`. Come disse la formica al bue: ‘‘Ariamo!’’. Per analogia. In questa forma il detto si trova nella Zucca di Anton Francesco Doni, un centone di novelle, aneddoti, detti, scritto tra il 1551 e il 1552. 2154
2155 Le mosche vanno sul cavallo magro. Le disgrazie colpiscono i derelitti, coloro che non hanno modo di porvi riparo. Vedi anche Agli zoppi, grucciate [Z 105].
La mosca si posa sul cavallo piu` fiacco. Vedi anche Piove sul bagnato [P 1856]. 2156
Le mosche affogano in un bicchier d’acqua. Le persone deboli, sciocche, vane si perdono in problemi da nulla, non sanno affrontare le piu` piccole difficolta`. Affogare in un bicchier d’acqua e` un modo di dire che equivale a: trovare insormontabile un piccolo ostacolo, non saper uscire da una minima difficolta`. 2157
A pignatta che bolle non s’accostano mosche. La mosca ama stare sui tegami, sui piatti e sulle pentole che contengono vivande, ma evita giustamente quello che puo` rovinarla. A chi ha un aspetto minaccioso, a chi e` forte non si avvicinano le persone fastidiose o importune. Anche come invito a non disturbare chi sembra di cattivo umore, pronto a litigare. 2158
Chi si fa posare la mosca sul naso alla fine gli ci cacano le vacche. Chi lascia che altri si prendano troppa confidenza con lui, non viene piu` rispettato e finisce per diventare lo zimbello di tutti. 2159
2160 Mosche e formiche: anno d’abbondanza. Se col primo caldo si nota un’abbondanza di formiche e di mosche si prevede un’annata abbondante per tutti i raccolti. Vedi anche Grande moscaio riempie il granaio [M 2163]. 2161
980
.
Anno di mosche, anno d’abbondanza.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Vedi anche Anno di formiche, anno di abbondanza [F 1103]. ‘‘Che devo fare?’’ ‘‘Piglia una mosca e falla ballare.’’ Detto scherzoso che si recita ai bambini noiosi (che si annoiano) o agli importuni. 2162
MOSCAIO Grande moscaio riempie il granaio. La presenza di un gran numero di mosche all’inizio della buona stagione sarebbe indizio di una copiosa raccolta di grano. Vedi anche Mosche e formiche: anno d’abbondanza [M 2160]. 2163
MOSCATELLO Varieta` di vitigno moscato coltivata soprattutto nell’Italia meridionale. Quando matura il moscatello il contadino mangia il piu` bello se ci rimane qualche raspone va a quel brav’uomo del padrone. Il moscatello e` un’uva molto dolce e non facile a trovarsi, una cosa per palati fini. Raspone (grosso raspo d’uva), ha senso peggiorativo: un grosso grappolo maturato male, stentato. I frutti piu` buoni se li prende il contadino. Vedi anche Dei fichi con la giubba rotta al padron non gliene tocca [F 730]. 2164
MOSCERINO f Vedi Vino.
Quando i moscerini volano bassi e` segno di pioggia. La bassa pressione, che spesso arriva prima della pioggia, fa scendere in basso i nuvoli dei moscerini. 2165
2166 Rondine bassa porta in terra l’acqua. Per analogia. Le rondini scendono in basso per cacciare a volo radente sull’acqua e sulla terra i moscerini (vedi il precedente).
A un moscerino basta una goccia d’acqua per affogare. A un essere debole, piccolo, basta poco per soccombere. Vedi Le mosche affogano in un bicchier d’acqua [M 2157]. 2167
Alle mosche piace il miele e ai moscerini l’aceto. I gusti delle persone sono diversi; non tutti possono essere allettati dalle stesse cose o 2168
pag 1044 - 04/07/2007
981 promesse. Le mosche si posano volentieri sulle cose dolci, i moscerini volano intorno all’aceto, ma anche al mosto e al vino. Vedi anche De gustibus non est disputandum [G 1354]. Cantina senza moscerini non ha buon vino. Chi non ha guai, fastidi, noie, non ha neppure i beni che li generano. Ad esempio: chi non ha ronzoni intorno alla casa, non ha belle figliole da maritare. I moscerini appaiono non appena si lavora il vino: quando si pigia l’uva, quando si imbotta e quando si apre un recipiente di vino. In questo caso non si tratta propriamente di moscerini, ma di drosofile. Vedi anche Il vino buono chiama i moscerini [V 870]. 2169
MOSCONE Chi va a caccia di mosconi fa magri arrosti. Chi si occupa di sciocchezze, di cose minime, chi persegue affari di poco conto o perde tempo in faccende inutili, guadagna poco in tutti i sensi. 2170
Moscone, novita` o persone. Secondo una credenza popolare assai diffusa, quando il moscone arriva in una stanza e si mette a vagolare ronzando annuncia che presto arriveranno novita` o visite. 2171
Ronzone lettera o padrone. Per analogia. La comparsa di un insetto che ronza annuncia l’arrivo di una lettera o del padrone in visita. 2172
.
MOSSA
risponde alle insidie, alle difficolta` della vita, con le modalita` opportune, si rischia di farsi danni. 2176 A occhio non si fa neppure a cazzotti. Per analogia. In maniera approssimativa non si fanno nemmeno le cose che vengono d’istinto o per impulso.
Il volo del moscone finisce su un merdone. Il volo insistente, noioso, incerto del moscone finisce sempre in un luogo che non pare il migliore. E` simbolo dell’indeciso che sceglie, sceglie e poi si attacca al peggio. 2177
Gira gira il moscone finisce sopra una merda. Vedi anche Il volo del moscone finisce su un merdone [M 2177]. 2178
Quando il granturco fiorisce il moscone infierisce; quando la spiga fa il moscone se ne va. Il moscone e` assillante e noioso nel pieno del caldo estivo, quando il granturco ha il fiore, e sparisce con l’attenuarsi della calura, quando si forma la pannocchia del granturco. 2179
Quando vedi il moscone di gennaio, raccogli i noccioli e mettili in granaio. Quando gennaio e` mite (e quindi volano i mosconi) si prevede un inverno lungo e un tardo arrivo della buona stagione. Bisogna quindi far tesoro di tutte le provviste. 2180
` MOSE
Fuoco brontolone lettera o padrone. Per analogia. Qui il segnale e` costituito dall’anomalo scoppiettio del fuoco. L’arrivo di una lettera poteva sempre preoccupare e la visita del padrone era, per i contadini, cosa sempre sgradita.
Ci vuole la forza [la saggezza / il coraggio] di Mose`. Si dice malignamente del marito sfortunato (che ha le corna), alludendo a Mose` che aveva due raggi di luce sulla fronte e li copriva con un velo. Nella Vulgata infatti, la faccia miracolosamente ‘‘raggiante’’ di Mose` che e` stato alla presenza di Dio e` detta ‘‘cornuta’’: et ignorabat quod cornuta esset facies sua ex consortio sermonis Dei (Esodo 34.29). Tutti avranno presente al proposito il Mose` di Michelangelo.
Chi bastona i mosconi si bastona i coglioni. Chi combatte, scaccia un animale o un importuno goffamente e senza criterio (come e` costretto a fare chi insegue il volo di un moscone a bastonate) spesso si fa del male. Se non si
MOSSA Come avviamento, accenno, inizio di una azione, di un’operazione. Dal primo accenno di movimento si capisce bene l’indirizzo dell’azione e che scopo si vuol raggiungere.
Vespa novita` lesta. Per analogia. Anche l’apparizione di una vespa annuncia che e` imminente una novita`. 2173
2174
2181
2175
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 1045 - 04/07/2007
MOSTRARE
982
.
2182 Basta la mossa. Si dice a chi non avendo potuto raggiungere uno scopo che non lo onora, vorrebbe cancellare o negare il gesto, l’intenzione, i tentativi malevoli, dicendo che non era sua volonta` compiere quella determinata azione.
Le mosse non son buone, disse il rospo quando vide aguzzar la canna. Si dice quando gli inizi di una cosa, d’una faccenda, d’un rapporto, non fanno presagire nulla di buono. La superstizione spingeva un tempo a infilzare i rospi sopra canne aguzzate, piantando queste in terra, lasciando i poveri animali a morire in aria, credendoli incarnazioni di spiriti impuri (vedi Rospo). 2183
MOSTRARE f Vedi Guardare. 2184 Chi mostra gode e chi guarda crepa. Chi ostenta qualcosa di ambito, desiderato, si bea del desiderio e dell’ammirazione di chi guarda, il quale oltre a tributare omaggio al fortunato, muore d’invidia e s’arrovella per non avere altrettanto. Lo dicono soprattutto le donne, perfidamente.
MOTO Il moto alla fine e` piu` veloce. Usato piu` che altro nelle forma latina seguente, si applica anche a situazioni psicologiche, come la fretta di concludere un lavoro, ovvero la pratica acquisita che snellisce le operazioni. L’eta` fa apparire il tempo piu` fugace, l’ansia di arrivare affretta il passo, ecc. 2185
2186 Motus in fine velocior. Adagio medievale descrittivo di fenomeni naturali, come la caduta dei gravi (accelerazione di gravita`).
MUCCA E` questo il termine con cui nel linguaggio rustico toscano si indica la femmina del bue (la vacca), destinata alla riproduzione o alla produzione del latte, e adibita solo raramente a lavori molto leggeri, come il traino di una carretta, ma di solito esclusa dai lavori dei campi per i quali viene invece usata la vacca propriamente detta. Il termine indica di conseguenza particolari specie lattifere e si lega all’aspetto piu` nobile dell’animale, la maternita`, evocando il tepore della stalla, la mungi-
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
tura. Il termine vacca, al contrario, ha una forte connotazione metaforica spregiativa e suona molto offensivo se rivolto a una donna. 2187 Una mucca vince una miseria. La possibilita` di avere una mucca significa per una famiglia uscire da uno stato di indigenza. Il latte e i vitelli contribuivano una volta in modo determinante al bilancio di una famiglia.
La mucca che non da` piu` latte trova la strada del macello. La persona che non vuol rendersi utile si trova a essere scartata da tutti. Chi non rappresenta niente per gli altri e` abbandonato. 2188
2189 Chi mangia la mucca si scordi il latte. Chi finisce il patrimonio si scordi la rendita. Vedi anche Chi mangia l’agnello non tosa la pecora [A 310]; Chi vende il vitello fara` a meno del bue [V 1070]; Chi mangia le acerbe non mangia le mature [A 103].
Quando la mucca alza il muso fiuta la pioggia. Quando i bovini in genere alzano la testa e la tengono in alto come per fiutare il vento, e` segno che il tempo sta cambiando e sta arrivando la pioggia. 2190
2191 Mucca vecchia e gallina giovane. E` utile avere una mucca vecchia in quanto da` piu` latte, e una gallina giovane in quanto fa piu` uova.
Quando si regala la mucca si regala anche la fune. Nel momento in cui si fa una grossa vendita, non ci si puo` mostrare meschini togliendo le minuzie, i piccoli arredi, finimenti, arnesi che fanno parte della cosa ceduta e che, senza arricchire chi non li vuole cedere, creano difficolta` a colui al quale vengono sottratti. 2192
2193 Se ti danno una mucca corri con la fune. Con la fune viene fatta una cavezza, che serve per legare l’animale e portarlo via. Non si deve far aspettare neppure un attimo a chi ci offre un bene; alla proposta di un dono vantaggioso si accorre prontamente per evitare il rischio di ripensamenti.
MUGNAIO Mestiere di grande importanza nell’economia del passato, in quanto maneggiava la materia dell’alimento principale della cucina povera e ricca. Passando dalle sue mani inevitabil-
pag 1046 - 04/07/2007
983 mente qualcosa vi si attaccava e non sempre il contadino riprendeva tutto quanto aveva consegnato per la macinazione, cosa pero` che facevano anche i sarti (che rubavano parti di pezze), gli osti (che annacquavano il vino), i fornai, e altri ancora. Il mugnaio era considerato uno degli operatori che usavano per abitudine l’inganno. Le astuzie dei mugnai erano molteplici e insidiose. La piu` comune era quella di bagnare il grano lasciato al mulino dal cliente, in modo che, aumentando il suo peso a causa dell’acqua, alla restituzione la farina pesava di piu`, e cio` permetteva al mugnaio di restituire una quantita` minore di quella che gli era stata consegnata e pesata. Durante le carestie, siccome spesso il pagamento della macinatura veniva fatto in natura, con una parte di farina (molenda) lasciata dal cliente come compenso, il mugnaio deteneva anche un deposito di quello che era ricercato e fatto pagare prezzi non di rado esosi, per cui si attirava ulteriori antipatie. Al mulino non si macinava solo grano, ma anche granturco, segale, orzo, castagne essiccate per la polenta dolce (pattona) e anche zolfo, quando si comincio` a usarlo per la coltura della vite. f Vedi Farina, Grano, Macina, Macinare, Molinaro, Mulino. Trenta mugnai, trenta beccai, trenta sartori fan centoventi ladri. L’uso paradossale dell’aritmetica (centoventi in luogo di novanta) funge da accrescitivo della natura truffaldina delle categorie in questione, considerate molto inclini al furto. Vedi anche Cento sarti, cento mugnai e cento fattori sono trecento ladri [L 57]. 2194
2195 Coscienza di mugnai, coscienza d’osti. I mugnai rubano indiscriminatamente a tutti, anche ai miseri, mostrando d’avere una coscienza abietta, ma gli osti, che frodano nel vino e nel cibo, non sono da meno.
.
MULA
Gallo di mugnaio, gatto di beccaio, garzone d’oste, fattore di monache e ortolano di frati sono tutti fortunati. Si tratta di animali o persone che vivono o lavorano dove c’e` grande abbondanza di cose che non sono state ne´ acquistate con sacrificio, ne´ guadagnate con il lavoro, ma sono state rubate o donate. 2198
Biada di mugnaio, vin di prete e pan di fornaio, non fare a miccino. A miccino e` una locuzione popolare toscana che significa ‘‘a piccole dosi’’, ‘‘a briciole’’, ‘‘a poco a poco’’. Il senso del detto e` quindi: non ti riguardare quando devi servirti della biada del mugnaio perche´ e` tutta roba che lui ha rubato, del vino del prete che ne ha in abbondanza perche´ gli viene dai suoi poderi e dalle offerte, del pane del fornaio che deriva dalla farina che ha tolto ai clienti. 2199
MULA La mula, per sue precise connotazioni, come ad esempio una maggiore mansuetudine, pur essendo ombrosa e stramba, era preferita come cavalcatura dalle persone calme e anziane, rispetto ai cavalli, al mulo e all’asino, essendo anche piu` quieta, solida e meno soggetta alle cadute. Per questo ha un posto distinto da quello del maschio nelle dicerie popolari. Proverbiale e` rimasta la mula usata da Don Abbondio per il suo primo viaggio al castello dell’Innominato (Promessi sposi cap. 23).
2196
2200 Chi vuole una mula sicura vada a piedi. Non ci sono cavalcature sicure: con ogni mezzo si rischia sempre qualcosa. Vedi anche Cavallo corrente sepoltura aperta [C 1116]; Chi va all’acqua si bagna e chi va a cavallo cade [C 1118].
Le mogli dei mugnai tengono gran pollai. Perche´ adoprano evidentemente il grano e il granturco che viene rubato nel mulino.
2201 Mula non fa razza. La mula e` sterile (vedi Mulo). Far razza vuol dire ‘‘generare’’, ‘‘far famiglia’’. Una leggenda popolare narra come avvenne che la mula divento` sterile. Mentre il bue e l’asinello nella grotta di Betlemme riscaldavano con il loro alito il bambino Gesu`, sopraggiunse una mula, portata da un contadino che veniva a visitare il Signore. Vedendo quello che facevano le altre due bestie, la mula si mise a soffiare sul Bambinello procurandogli, invece
Quando i mugnai litigano si ruba bene nel mulino. Quando gli addetti al mulino sono occupati a litigare i clienti ne approfittano per prendersi quello di cui hanno bisogno. Quando in un’azienda, in una bottega c’e` discordia tra i proprietari, tutti pensano a rifornirsi di quello che possono prendere. 2197
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 1047 - 04/07/2007
MULINO
984
.
di caldo, freddo. Il Bambino piangeva e, quando la Madonna si accorse di quello che succedeva, caccio` la mula dalla grotta maledicendola per la sua malagrazia, e stabilı` che non avrebbe mai avuto figli. Cosı` la mula divenne sterile.
La mula del papa non mangia e non beve che alle sue ore. Si dice di chi e` legato a ferrei e strani orari, dovuti piu` a fissazione che a necessita`. Esiste anche in francese (cfr. Rabelais, Gargantua, I, 5).
La bella mula deve avere: testa di lucertola, collo di gru, gambe di ragno, pancia di vacca e groppa di baldracca. Le caratteristiche di una bella mula investono anche l’aspetto estetico, in quanto un tempo era un mezzo di locomozione ambito, sul quale i dignitari andavano anche in parata. Una mula poteva costare moltissimo e re e papi avevano spesso la loro preferita. La testa deve essere sottile ed allungata, il collo lungo, le gambe lunghe e sottili, la pancia ampia e la groppa piatta e forte come quella d’una donna di malaffare, capace di sostenere comodamente i pesi...
Mula che ride, donna che sogghigna: quella ti calcia e questa ti sgraffigna. La mula che ha il vizio di muovere di tanto in tanto le labbra in un riso accompagnato da uno sbuffo ha anche l’abitudine di sferrare calci. La donna che sogghigna cerca di portarti via i soldi.
2202
Mula d’ogni fontana e femmina d’ogni festa non furon mai buone. La bestia da soma che beve a tutte le fontane che incontra diventa bolsa; la donna che va a tutte le feste e` poco seria. Vedi anche Chi porta la moglie ad ogni festa e fa bere il cavallo a ogni fontana in capo all’anno ha il cavallo bolso e la moglie puttana [M 1669]. 2203
2204 La mula si rivolta al medico. I medici spesso giravano le campagne con una mula, di solito pacifica e mansueta. Talvolta pero` l’animale aveva le sue impuntature, per cui la coppia diveniva il simbolo di un dotto alle prese con un animale ottuso e testardo. Vedi anche La biscia si rivolta al ciarlatano [B 588].
Una buona mula, una buona capra, una buona moglie sono tre cattive bestie. L’elencazione viene fatta, come e` frequente nei proverbi, per rafforzare il giudizio sull’elemento che veramente interessa, in questo caso la moglie. Puo` meravigliare questo giudizio quasi inumano sulla donna, ma faceva piu` che altro parte del gioco, come oggi lamentarsi della moglie: Dirne per non darne. In una societa` dove il matrimonio era di fatto una condizione ineludibile fino alla morte, diventava logicamente mugugno quello che oggi diventa separazione. 2205
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
2206
2207
MULINO Luogo di lavoro e d’incontro, di scambi e soste fino dai tempi antichi, il cui signore era il mugnaio (vedi la voce). Nel periodo medievale erano di proprieta` e gestione del signore del luogo, in quanto anche l’acqua che li muoveva era di sua pertinenza. Posti in luoghi nei quali era possibile deviare un corso d’acqua che alimentasse la pescaia, dovevano avere anche facile accesso attraverso le strade e permettevano il controllo economico di una zona, costituendo un cespite sicuro di rendita. Con la crisi del feudalesimo rimasero sempre ambite attivita`, sia per il lavoro, sia per gli affari collaterali. Il mulino era infatti un luogo di collegamento, raduno, soggiorno, incontro di molte persone. Era un luogo ricercato per varie necessita`, ma anche soggiorno di molte persone che, in attese anche lunghe per ritirare la farina, passavano il tempo facendo guasti nei dintorni, rubacchiando nei campi, insidiando fanciulle, dando comunque fastidio, tanto che era considerata una maledizione avere un mulino nelle vicinanze. f Vedi Acqua, Vicino. 2208 Il mulino non macina senz’acqua. Senza l’energia necessaria non si lavora. In particolare ci si riferisce al cibo (ma anche al denaro) che deve essere dato a chi lavora, se si vuole che l’attivita` proceda speditamente. 2209 Ogni mulino vuole la sua acqua. Chi lavora ha bisogno del vitto e del compenso.
Al mulino e alla sposa manca sempre qualche cosa. Capita spesso che al mulino manchino l’acqua e i vari apparati, alla sposa le cose per il corredo e l’abbigliamento dei quali non e` mai soddisfatta. Vedi anche Alla nave e alla sposa 2210
pag 1048 - 04/07/2007
985
.
manca sempre qualche cosa [N 147]; All’oriolo e alla sposa manca sempre qualche cosa [S 1923]. Chi non vuole infarinarsi non vada al mulino. Chi non vuol avere i fastidi che comporta una cosa non le si avvicini, non vi abbia a che fare mai e in nessun modo. Chi va in un luogo prende comunque qualcosa di cio` che vi si trova. Vedi anche Chi va al mulino s’infarina [M 1446]. 2211
In chiesa e al mulino non andarci col vicino. Certe faccende delicate, riservate o che comportano problemi e` bene che ognuno se le sbrighi da solo. In chiesa uno va a pregare, a confessarsi: atti nei quali un testimone e` sempre scomodo. Al mulino si litiga per la precedenza e non e` il caso di farlo con chi ci abita accanto. 2212
Si cambia mulino, ma sempre il mugnaio e` ladro. Non e` possibile trovare un mugnaio onesto. Si cambia luogo, esercizio, bottega, ma il difetto che e` congenito a una certa funzione si trova sempre. Il mugnaio come altri artigiani, aveva fama d’essere ladro. Vedi anche Cambiano i sonatori, ma la musica e` sempre la stessa [M 2268]. 2213
2214
Chi cambia mugnaio cambia ladro.
MULO
nato e piu` testardo dell’asino. Ha infatti le impuntature del somaro con il temperamento e la forza del cavallo. f Vedi Acqua, Calcio, Gallina, Pecora, Pensiero, Scalpellino, Vicino. La razza e` razza e il mulo morde e calcia. Il mulo, per quanto venga domato, ha una natura ribelle che riprende quella dell’asino, imprevedibile e ombroso. Si dice di chi da` mostra di poco lodevoli tendenze che si ritengono a lui connaturate. 2215
Mulo, mulino, gran signore e contadino non averli per vicino. Non conviene avere accanto un mulo perche´ c’e` pericolo di ricevere dei calci, un gran signore perche´ e` prepotente, un contadino perche´ e` rozzo e furbo. Per quanto riguarda il mulino e i fastidi che comporta la sua vicinanza, vedi sopra quanto detto alla voce Mulino. Vedi anche la voce Vicino; e il proverbio Ne´ muli, ne´ mulini, ne´ compari cittadini, ne´ luoghi intorno ai fiumi, ne´ beni di comuni, non te ne impicciar mai e non te ne pentirai [V 713]. 2216
Al mulo per sparar calci basta solo l’occasione. La persona malvagia, volgare, con animo risentito, aspetta solo il modo di poter nuocere, perche´ questo e` il suo desiderio. Si vede della cattiveria nell’imprevedibilita` e nella violenza dei colpi che il mulo assesta. 2217
Chi fa del bene a un mulo il primo calcio e` suo. Chi fa dei benefici a persone indegne e rozze ha come risposta l’ingratitudine. 2218
MULO La mula non concepisce, per cui il mulo e` sempre un incrocio di un asino con una cavalla. L’incrocio inverso da` invece il bardotto. Il mulo e` piu` forte e resistente del cavallo: serve per lavori pesanti di trasporto. Alcuni ritenevano che l’inventore dell’incrocio per la generazione del mulo fosse Ana, figlio di Sebeon, secondo quanto si ricaverebbe dalla Genesi (36.24): ‘‘Questi e` quell’Ana che trovo` le acque calde nel deserto, mentre pasceva gli asini di Zibeon, suo padre’’. ‘‘Figlio dell’industria e non della natura’’ il mulo ha poche e ben definite caratteristiche che non ne fanno una meraviglia del mondo animale, prendendo piuttosto dall’asino che dal cavallo connotati modesti e doti pratiche. E` simbolo dell’ingratitudine: e` scontroso e non risponde alle sollecitazioni del mulattiere e sferra calci anche a chi gli porge cibo. E` considerato osti-
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
2219 A strigliare un asino si prendono calci. Per analogia. Vedi altri proverbi affini sotto Asino. 2220 Se dai l’orzo al mulo calcia piu ` forte. Non solo non ti e` riconoscente, ma sfrutta quello che gli hai dato e l’energia che ne ricava per farti piu` male. 2221 Mulo, buon mulo, ma cattiva bestia. Il mulo e` un animale utile, ma piu` testardo, imprevedibile e pericoloso per i calci che sferra di quanto sia l’asino.
Tre qualita` ha il mulo: forza, resistenza e piede fermo. Il mulo ha tre caratteristiche fondamentali: la forza straordinaria che supera per certe pre2222
pag 1049 - 04/07/2007
MUOVERE
stazioni quella del cavallo, la resistenza alla fatica e al lavoro pesante e il piede stabile sui sentieri rocciosi e impervi di montagna. Disse l’asino al mulo: ‘‘Siamo nati per dare il culo’’. Ossia: disse il povero all’altro povero: ‘‘Siamo nati per essere sfruttati, per essere disgraziati, per lavorare e non avere nulla’’. 2223
Troppi pugni ammazzarono la mula del convento. Dice una storiella: una mula aveva fatto cadere d’arcioni il padre guardiano, che morı`. Ogni monaco volle allora andare nella stalla a dare un pugno alla mula, e questa, essendo i monaci un centinaio, morı`. Percosse leggere date in grande numero provocano seri danni. Invito a non infierire in tanti, anche a parole, contro qualcuno isolato. 2224
Il mulo dice sempre che i suoi antenati erano nobili destrieri. La persona volgare cerca di nobilitarsi dicendo che i suoi avi erano persone di grande importanza. Il mulo ha come madre la cavalla e per questa via si arriva al purosangue. 2225
Chi e` a cavallo del mulo crede d’avere un destriero. L’uomo modesto che si trova a cavalcare il mulo puo` credere d’essere un nobile cavaliere. Il povero per una piccola fortuna si monta la testa. Vedi anche Il gallo e` ardito sopra il mucchio di letame [G 133]. 2226
Chi gioca col mulo si prende un calcio in culo. Chi scherza con le cose pericolose rischia di procurarsi dei gravi danni. 2227
2228 Chi nasce mulo non diventa cavallo. Chi ha una determinata natura non puo` cambiarla ne´ con l’eta`, ne´ con l’educazione. Vedi anche Chi di gallina nasce convien che razzoli [G 72]; Chi nasce storto non muore dritto [N 33]; Chi nasce quadro non puo` morir tondo [Q 5]; Chi asino nasce sempre asino e` [Q 6].
Mulo troppo ferrato scivola sul bagnato. Il mulo e` adatto per portare carichi per sentieri scoscesi, rocciosi, pressoche´ impraticabili: per questo ha bisogno di una buona ferratura che non sia fatta con ferri spessi e grossi, che lo farebbero scivolare e cadere. 2229
2230
986
.
Trotto di mula vecchia e` come il ballo dello zoppo.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Il trotto del mulo, in particolare di quello vecchio, e` come quello dell’asino: dura pochissimo. Per quanto fosse piu` ricercata in genere come cavalcatura sicura e composta, la mula in vecchia eta` aveva un’andatura insicura, ondeggiante e procedeva a singhiozzo come uno zoppo. Vedi anche Trotto d’asino dura poco [A 1400]. Il mulo mentre sogna tira calci all’asino. Si dice di chi, pensando a quello che potrebbe dire o fare una certa persona, si infuria e impreca, minacciando chi non c’entra niente. 2231
2232 Acqua alle mule! Frase che un tempo veniva usata volgarmente soprattutto da chi era al lavoro per chiedere da bere. Oggi si usa raramente in comitive, gruppi, conviti, feste per chiedere familiarmente o ironicamente da bere.
Se un mulo ti da` un calcio, tu non glielo rendere. Non ti devi mettere a tu per tu con un pericoloso e testardo scimunito, anche se ti offende. 2233
MUOVERE 2234 Chi sta bene non si muova. Quando ci si trova in una buona situazione, in condizioni vantaggiose o di privilegio, si deve evitare di cambiare, perche´ si hanno tutte le probabilita` di peggiorare il proprio stato. Vedi anche Chi e` al coperto quando piove e` un coglione se si move; se si move e se si bagna e` un coglione se si lagna [P 1852]; Per star meglio si sta peggio [M 1170].
MURARE f Vedi Edificare.
Murare e piatire e` un dolce impoverire. Antico. Edificare e far cause in tribunale e` un modo di diventare poveri soddisfacendo i propri gusti, le proprie voglie. Piatire nel senso di ‘‘promuovere una causa giudiziaria’’ e` arcaico e letterario. Vedi anche Chi edifica la borsa purifica [E 34]. 2235
2236
Chi dei quattrini non sa cosa fare si dia a murare o a litigare.
2237
Chi mura bene li perde mezzi; chi mura male li perde tutti.
pag 1050 - 04/07/2007
987
.
Toscano. Chi edifica con criterio non fa guadagno, anzi ci rimette; ma chi mura male finisce tutti i soldi che ha, perche´ deve rifare il lavoro. 2238 Chi mura mura se´. Chi edifica si mette in carcere da solo. Chi mura si procura problemi e si ritrova in ristrettezze (a causa delle spese imprevedibili), per cui non e` piu` libero.
Chi mura d’inverno mura in eterno. Spiegano i muratori che il freddo (non pero` il gelo) permetteva al muro di consolidarsi meglio di quanto facesse il calore estivo; e anche la pioggia frequente era utile in quanto permetteva alla calcina di fare presa meglio. 2239
Chi non sa rubare impari a murare. Si vuole che i muratori siano inclini a frodare i clienti, condividendo la fama con altri artigiani (sarti, osti, mugnai); ma la condizione del muratore e` in questa materia privilegiata, essendo difficile controllare i materiali che usano, l’accuratezza del lavoro, le miscele della calce, della malta e del cemento, per cui facendo questa attivita` e` piu` facile che in altre praticare la frode. 2240
2241
Chi non sa rubare faccia il muratore.
MURATORE Mestiere tra i piu` antichi, non ha nei proverbi una presenza pari alla sua importanza, per essere un lavoro appartato, silenzioso, nomade, intermittente, non molto a contatto col pubblico come potrebbe essere il ciabattino o il fabbro. Con il termine si intende generalmente sia colui che mura alla meglio recinzioni, piccoli edifici e riassetta i guasti, sia colui che invece possiede le nozioni della sua arte ed e` maestro muratore, capace di lavori di maggiore impegno. Questo aveva nel sistema corporativo fino alla Rivoluzione Francese, la propria corporazione, con statuti, regolamenti. Il vero e proprio muratore lavora sempre con un aiutante, il manovale che lo serve sul lavoro. Sopra il muratore c’e` il capomastro. Anche il muratore e` accusato di essere disonesto, usando materiali di scarso valore, mettendo piu` rena che cemento e facendosi pagare come se fossero di prima scelta. 2242
Meglio avere in casa due diavoli che un muratore.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
MURATORE
Il muratore, anche per un piccolo lavoro mette a soqquadro la casa. ‘‘Areggete muro finche´ te vorto er culo’’, disse il muratore. Proverbio romanesco che circola cosı` in buona parte del centro Italia. Con queste parole il muratore, alludendo a un lavoro fatto male, si augura che non riveli le sue magagne se non dopo che e` stato pagato. Vedi anche Dice il falegname: ‘‘Reggi colla, finche´ passi l’uscio’’ [F 96]. 2243
Non c’e` palazzo di signore senza pisciata di muratore. Anche nei luoghi piu` lussuosi i muratori hanno lavorato come in qualsiasi altro edificio. 2244
Acqua ai muri e vino ai muratori. Per murare, intonacare, fare muri occorre bagnare le pietre e i mattoni, fare la calcina, spargere acqua sulle superfici da murare; ai muratori che lavorano va invece dato vino in abbondanza, soprattutto se lavorano sui tetti, sotto il sole. 2245
Quando il muratore piange il padrone ride. Vuol dire che il muratore si e` sbagliato nel fare il preventivo ed ha chiesto una cifra inferiore al valore del lavoro, procurando vantaggio al padrone e danno per se´. Quando vi sono interessi contrapposti quanto favorisce l’uno nuoce all’altro. 2246
Muratori e marinai non danno testimonianza. Paradosso per dire che quanto dicono gli appartenenti a queste due categorie non e` degno di fiducia, essendo abituati a mentire. Per quanto riguarda muratori vedi sopra; per i marinai vedi la voce. L’uso di escludere dalla testimonianza o dal giuramento nei processi certe categorie di persone era diffuso nel diritto antico. 2247
Da muratori mediatori, fattori, cacciatori e pescatori libera me Domine. Sono tutte persone abituate a non dire il vero. I muratori per quanto si e` detto; i mediatori perche´ inventano cose false pur di far concludere l’affare sul quale hanno la percentuale; i 2248
pag 1051 - 04/07/2007
MURENA
988
.
fattori perche´ mentendo ingannano il padrone e il contadino; i cacciatori e i pescatori raccontano imprese strabilianti mai avvenute. Libera me Domine (Liberami, o Signore) e` l’inizio di un canto liturgico della vecchia ufficiatura dei defunti.
Per analogia. 2253 Il piano ha occhi e il bosco orecchi. Per analogia. In pianura si vedono le persone anche da molto lontano, nel bosco si possono ascoltare stando nascosti tra le fronde.
Le finestre del paese sono tutte orecchie tese. Per analogia. Le persone anziane, malate, passavano (e in certi luoghi ancora passano) il tempo a guardare la gente nella strada, ad ascoltare i loro discorsi, spesso nascoste dietro le persiane o le tende. 2254
MURENA La murena e` un pesce anguilliforme che vive anche nel Mediterraneo raggiungendo la lunghezza di un metro e mezzo. E` assai vorace e capace di attaccare l’uomo con un morso pericoloso, avendo ghiandole velenose nel palato. Molto apprezzate per la tavola, le murene erano allevate dai Romani, che si dice, davano loro in pasto gli schiavi. Morso di murena rintocchi di campana. Il morso della murena e` ritenuto mortale. 2249
MURO f Vedi Duro, Muratore. 2250 I muri hanno orecchi. Mette in guardia dal confidare segreti in una stanza credendo di non essere ascoltati: talvolta infatti le parole giungono alle orecchie di chi sta di la` dai muri. In latino esiste un’espressione di senso analogo: Staterii Paries ‘‘Il muro di Staterio’’. Pare che questo Staterio, credendo di non essere spiato, avesse parlato, rivelando cosı` una congiura a chi ascoltava dall’altra parte del muro. Altri citano come parallelo il Talmud (Berachoth): ‘‘Tennero consiglio in un campo perche´ i muri hanno orecchi’’. Fra le sentenze medievali e` registrato il perfetto corrispondente: Parietes habent aures, e sempre medievale e` la massima di uguale significato Nullum putaris teste destitui locum ‘‘Non credere che qualche luogo sia privo di testimoni’’. Da confrontare anche l’affermazione di Ammiano Marcellino (14.1.7) circa il clima di sospetto ai tempi del Cesare Gallo: Etiam parietes arcanorum soli conscii timebantur ‘‘Si aveva paura anche delle pareti, uniche testimoni dei segreti’’, frase che sembra riflettere un comune modo di dire. Vedi anche Di notte parla piano, di giorno guardati intorno [P 518]. 2251 I muri hanno orecchi e le siepi occhi. In campagna le siepi nascondono chi osserva e spia coloro che credono di essere soli. 2252
Il bosco vede, le fronde sentono.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Muro vecchio e muro nuovo non si vollero mai bene [non fecero mai parentado]. E` pericoloso murare sul muro vecchio, edificare sopra vecchi stabili, poiche´ si determina una statica precaria. Spesso le fondamenta non reggono il nuovo carico e i successivi adattamenti provocano crepe o incrinature. Nell’uso metaforico del proverbio il muro vecchio rappresenta un complesso preesistente al quale si cerca di unire con stretti legami una realta` nuova, sperando che si colleghino e si rinforzino, mentre sono destinati a non convivere, come due famiglie, due ditte, due societa`, due stati. 2255
2256 Chi leva muro, leva muso. Chi alza un muro tra se´ e il vicino preclude ogni possibilita` di familiarizzare o stringere amicizia con lui. Ovvero: chi arricchisce ed edifica mette superbia. Vedi anche La ricchezza e` la madre della superbia [R 433]. 2257 Muro bianco, carta de’ matti. Gli sciocchi si sfogano scrivendo frasi insulse sui muri. 2258 Le muraglie son la carta dei matti. Per analogia. Si dice anche in latino: 2259 Parietes papyrus stultorum. ‘‘I muri sono la carta degli stolti’’. Motto forse di eta` moderna e di forgia scolastica, nonostante che l’uso di scritte personali sui muri sia ben attestato nel mondo antico, ad esempio a Pompei.
A popolo sicuro non abbisogna muro. Alla citta` che vive sicura nel suo territorio, non servono mura di cinta. A chi si sente sicuro, a chi e` forte non sono necessarie eccessive difese. 2260
pag 1052 - 04/07/2007
989 Il filo e` a filo, il piombo piomba, ma il muro e` storto. Equivale a dire: sono state addotte scuse buone, ma cio` non toglie che le cose vadano male, che qualcuno abbia comunque fatto un errore. Vedi anche Tutti onesti, ma il cacio manca, disse la massaia [O 329]; Tutti onesti, ma il prosciutto e` finito [O 328]. 2261
A muro cadente non s’appoggia chi e` prudente. Chi vede un muro pericolante, se ha cervello non ci si va ad appoggiare. Colui che ha bisogno non va a farsi aiutare da chi e` piu` debole di lui. 2262
2263 A muro basso ognuno ci s’appoggia. Chi e` debole viene sfruttato da chi e` piu` potente. Anche: chi e` troppo disponibile viene sfruttato da tutti. 2264 Chi litiga col muro si rompe la testa. Chi se la prende con gente forte e ostinata, con chi non e` ragionevole, ne´ capace di comprendere, oltre a non ottenere nulla, si fa del male. Anche a proposito di chi intende affrontare qualcuno piu` forte di lui. Vedi anche La mosca che punge la tartaruga si rompe il becco [M 2123]; A chi orina contro vento si bagna la camicia [P 1877].
Chi fa alle capate col muro sente quant’e` duro. 2266 Chi fa le capate col muro si rompe le corna [si trova la testa rotta]. 2267 Se i muri potessero parlare! Si dice di fronte a una menzogna, o un sistema di menzogne che, a dispetto della verita` o di elementi evidenti, si accredita come la versione ufficiale dei fatti: cio` che viene da tutti creduto e ritenuto vero. In questo caso si chiamano a testimoni i muri che sono stati presenti, hanno visto gli eventi e potrebbero testimoniare il contrario. La frase fatta si usa soprattutto trovandosi nei luoghi dove i fatti sono avvenuti e lascia genericamente intendere che quanto si crede e` di solito la facciata delle cose.
.
siedono a qualche funzione, non si determina il rinnovamento, il miglioramento del sistema che si sperava, ma piuttosto vengono fatte le stesse cose da persone diverse. Cambia la musica ma i sonatori son sempre gli stessi. Reciproco del precedente. Si dice quando una cricca che domina, governa, amministra, per mantenere la propria posizione di dominio, cambia programmi, discorsi, ma non muta il modo di gestire il potere. 2269
Con il nuovo maestro di cappella la musica e` rimasta sempre quella. Il maestro di cappella era il direttore del coro e responsabile della musica che veniva eseguita in una grande chiesa o in una cappella gentilizia della nobilta`. Con il nuovo governante, direttore, capo, responsabile, amministratore, ecc. le cose vanno come prima. 2270
2271 Va come prima e peggio di prima. Per analogia. 2272 Senza musica non si fa festa. La musica e` cio` che conferisce allegria a una festa, infondendo la gioia di vivere e invitando al ballo. 2273
2265
MUSICA Vedi Ballare, Ballo, Musicante, Sonatore, Sapere, Verso, Vino.
f
Cambiano i sonatori, ma la musica e` sempre la stessa. Si dice quando all’avvicendarsi di coloro che amministrano, comandano, governano o pre2268
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
MUSICA
Non c’e` lampo senza tuono non c’e` festa senza suono.
2274 Ogni bella musica al fin rincresce. Per bella che sia una musica, non si puo` ascoltare in continuazione. Anche quello che piace molto, e` bello e divertente, dopo che si e` avuto modo di goderne a piacere, stanca e nasce l’esigenza di passare ad altro. Vedi anche Il gioco e` bello quando dura poco [G 547]; La meraviglia dura tre giorni [M 1247]; Cosa troppo vista perde col tempo quel che prima acquista [N 612]. 2275 Ogni bel canto viene a noia. Per analogia.
Finita la musica, finito il ballo. Nel momento in cui e` finita la musica non si puo` piu` ballare. Finita la ragion d’essere di una cosa scompare la cosa stessa. Vedi anche Cotto il cavolo e spento il fuoco [C 1197]; Morto il fanciullo [figlio], finito il comparatico [compare] [C 1926]; Morto il cane,... morta le rabbia [C 453]; Morta la vacca, finita la soccida [V 27]. 2276
2277
Finiti i suoni, finiti i balli.
pag 1053 - 04/07/2007
MUSICANTE
990
.
2278 Senza musica non si balla. Non si puo` fare una cosa quando manca l’essenziale per farla. Vedi anche Chi balla senza suono e` un coglione bello e buono [B 62].
Quando uno ha il suo piffero fa la musica che vuole. Quando uno possiede quello che gli serve, fa come gli pare senza renderne conto a nessuno. 2279
Si contra fa, diabulus in musica. ‘‘Il si unito al fa e` il diavolo nella musica’’. L’intervallo e` chiamato tritono (cioe` tre toni interi) e costituisce un intervallo che non si prende facilmente, soprattutto nell’esecuzione vocale. E` un detto dei vecchi maestri di contrappunto e d’armonia. 2280
MUSICANTE f Vedi Suonatore. Sete di musicante e misericordia divina non hanno fine. Ossia: sono due cose infinite. Quello che il proverbio rimarca e` che il musicante delle feste e dei balli popolari di solito era un grande bevitore che finiva la serata quasi sempre ubriaco. 2281
Musicanti senza vin non vanno avanti. Coloro che cantano e suonano hanno bisogno del fiasco a portata di mano. Si parla naturalmente di coloro che suonano alle feste di paese e nelle aie. 2282
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Musicanti a Carnevale e preti a Natale e` inutile cercare. I preti a Natale hanno da fare nelle chiese e i musicanti a Carnevale sono impegnati tutti nelle feste e nei veglioni. In certi periodi non e` il caso di cercare coloro che hanno piu` da fare e sono piu` richiesti. 2283
MUTARE f Vedi Cambiare, Paese, Tempo. 2284 Chi muta paese non cresce giudizio. Chi va a stare altrove non diventa piu` saggio ne´ piu` intelligente, ne´ modifica il suo modo di pensare. I paremiografi greci attribuiscono a Biante, uno dei Sette Sapienti, la massima: ‘‘Cambiare luogo non fa diventare assennati, ne´ toglie la stupidita`’’. Il concetto appare sovente nelle letterature antiche: ad esempio in un’orazione di Eschine (3.78: ‘‘Cambio` non il carattere, ma il luogo’’, espressione favorita dal fatto che in greco si ha un efficace quanto facile gioco fra tropos ‘‘carattere’’ e topos ‘‘luogo’’). Fra le molte citazioni possibili, merita ricordare il verso 27 dell’Epistola 1.11 di Orazio, dedicata proprio alla disamina di questo tema etico: Caelum, non animum, mutant qui trans mare currunt ‘‘Mutano cielo, non animo, quelli che si precipitano di la` dal mare’’, verso che ha goduto di diffusione indipendente come massima. 2285 2286 2287
Chi muta luogo non muta cervello. Col mutar paese non si muta cervello. Chi cambia terra non cambia testa.
pag 1054 - 04/07/2007
N NANNI La compagnia del Nanni: l’allocco [il chiu`], la civetta e il barbagianni. Di una compagnia di persone, di amici in cui uno e` piu` stupido dell’altro. Nanni e` diminutivo di Giovanni in molte zone d’Italia. Gli uccelli notturni sono normalmente ritenuti stupidi (a torto perche´, al contrario, sono astuti e insidiosi). La diceria e` nata forse dall’aspetto intontito e impacciato, dalla pesantezza di riflessi, dalla fissita` che mostrano questi uccelli osservati in pieno giorno. 1
NANO 2 Il nano lo prese al gigante. Si usa per dire che un ometto, uno dall’aspetto o dalla condizione sociale insignificante, risulta piu` bravo di qualcuno che ci si aspettava grande e potente. Si dice che il nano sia ben fornito sessualmente e il perche´ si spiega con una storiella: quando il Signore fece il nano gli avanzo` della pasta; questa la aggiunse alla quantita` che occorreva per fare un uomo normale e quindi creo` il gigante. Poi mise sul banco i due organi sessuali perche´ asciugassero e, nell’attesa, si allontano` per altre faccende, lasciando tutto incustodito. Il nano, destatosi, scorse i due affari sul banco. Vedendosi cosı` piccolo e notando l’organo sessuale piu` grande, penso` di appropriarsene per una legge di compensazione.
sulle spalle dei giganti’’, ripresa da numerosi autori, da Alano di Lilla a Newton, con sfumature di senso sempre un po’ diverse. NAPOLI Citta` di storia millenaria e di straordinarie bellezze naturali, capitale del reame borbonico e tra le piu` popolose d’Europa, Napoli fu, dal Seicento fino all’Unita` d’Italia, uno dei centri culturali piu` importanti del continente. Alla vivacita` della classe intellettuale e alla ricchezza dei nobili si contrapponevano l’ignoranza e la miseria dei ceti piu` umili. Molti proverbi si riferiscono all’amenita` dei luoghi, all’assolutismo politico, al tirare a campare del popolino. f Vedi Luce, Trottola. 5 Vedi Napoli e poi mori. Proverbio che si riferisce alla bellezza di Napoli, citta` e panorama tra i piu` ammirati al mondo. Frase iperbolica con la quale si esalta tale spettacolo al punto che, una volta veduto, si puo` anche morire, o comunque non rimane da vedere nulla di piu` bello. Si usa anche ironicamente di fronte all’ammirazione o la descrizione esagerata di una qualsiasi altra bellezza. 6 Napoli pare caduta dal cielo. Una leggenda vuole che il Golfo di Napoli sia un pezzo di Paradiso caduto dal cielo sulla terra: cio` per esaltarne la straordinaria bellezza. 7
Napoli e` un pezzo di cielo caduto in terra.
Donna nana tutta tana. Si vuole che anche nella donna vi sia una simile compensazione tra la statura e il sesso.
8 Napoli e` il giardino d’Italia. La bellezza della citta`, del mare, della natura e del Golfo, col Vesuvio fanno considerare Napoli come un grande giardino.
Un nano sopra le spalle d’un gigante vede piu` di due giganti. Una forza modesta unita ad una consistente prevale su due grandi ma divise. Si ricorda la celebre affermazione di Bernardo di Chartres (XI-XII sec.) a proposito della grandezza del sapere antico e dei ‘‘moderni’’ che ‘‘sono nani
Se Roma avesse un porto Napoli sarebbe un orto. Se Roma avesse avuto un accesso diretto al mare, Napoli non sarebbe neppure esistita: tutto sarebbe stato assorbito da Roma. Costruito secondo uno schema oppositivo diffuso per molte citta`. Vedi anche Se Iesi avesse
3
4
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
9
pag 1055 - 04/07/2007
NAPOLETANO
il porto Ancona sarebbe un orto [A 862]; Se Catania avesse il porto Palermo sarebbe morto [C 1050]; e la versione dialettale pugliese, che oggi ha diffusione nazionale: Se Parigi avesse lu meri sarebbe una piccola Beri [B 139]. 10 Anche fuori di Napoli sono furfanti. Sono proverbiali riguardo ai napoletani la scaltrezza e la disinvoltura nel considerare la proprieta`. Il proverbio ribatte l’accusa del luogo comune: anche altrove le cose non vanno poi tanto meglio.
I vicere´ di Napoli pensano a tre effe: feste, farina e forca. Antico. I vicere´ spagnoli e i governanti reggevano Napoli con tre mezzi: grandi feste per divertire il popolo, elargizioni di farina per sfamarlo e infine esecuzioni capitali per intimorirlo. 11
Il popolo ha bisogno di tre F: feste, farina, forca. Per analogia. Esprime l’idea del precedente in senso generale e con cambiamento di ottica: non solo i regnanti ma il popolo stesso vuole queste cose. 12
O a Napoli in carrozza, o nel bosco a far carbone. Quando uno tenta una carta decisiva che puo` cambiare in meglio la sua vita o togliergli ogni speranza. Ironico in quanto fa riferimento a una storiella, raccontata in modo diverso in vari dialetti, secondo la quale la frase fu pronunciata da un tale in partenza dal paese. Vedi anche O dente o ganascia [D 203]. Stanco degli angusti orizzonti del paesello e della vita misera, prese la decisione di andare nel mondo a far fortuna, con le celebri parole, dicendo alla moglie di bruciare il pagliericcio e ogni cosa sua allorche´ lo avesse visto tornare in carrozza, segno della raggiunta ricchezza. Ma, appena giunto in citta`, per un malaugurato incidente, si ruppe una gamba e dovette far ritorno a casa la sera stessa in una carrozza a noleggio. La moglie, vedendolo arrivare, penso` al meglio e dette fuoco alle povere masserizie. Di conseguenza il carbonaio, invece di scarrozzare per Napoli su un legno, si ritrovo` a far legna a piedi nel bosco, piu` povero di prima. Cfr. anche una delle versioni in R. Nerucci, Racconti popolari pistoiesi, Se torno ’n carrozza brucia ’l saccone, p. 155. 13
14
992
.
Napoli ha tre cose belle: il Vesuvio, le canzoni e le sfogliatelle.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
La veduta del Golfo e il Vesuvio, la celebre musica napoletana e le sfogliatelle, dolci tipici della citta`, sono tre cose che, tra molte altre, hanno reso Napoli celebre nel mondo. Di tre cose ha bisogno chi vive a Napoli: broccoli, zoccoli e trappole. In passato infatti erano i broccoli, e non la pizza o gli spaghetti, l’alimento tipico e comune dei napoletani, tanto che per la predilezione degli ortaggi furono detti magnafoglie. Gli zoccoli servivano per camminare per le strade piene di fango e di sporco; le trappole erano necessarie per liberarsi dai topi che in passato la facevano da padroni in citta`. 15
A Napoli si mangiano i maccheroni e a Roma si prega. In ogni luogo si deve fare quello che piu` conviene ed e` piu` agevole e indicato. A Napoli una specialita` gastronomica sono i maccheroni (vedi la voce) e, quindi, lı` conviene mangiarli; a Roma, capitale della Cristianita`, pregare ha una cifra particolare. La qualita` della pasta napoletana sta al primo posto anche in un sonetto anonimo sui cibi tradizionali attribuiti a varie localita` italiane, che spesso era riportato negli abbecedari e nei libri di lettura delle elementari. Napoli vanta in prima i maccheroni, Roma i presciutti e le giuncate in maggio, Milano i cervellati ed i capponi, Firenze ha d’ogni buono un piccol saggio. Torino sa condir qualunque erbaggio; Genova manda paste e bei limoni; Casal da’ suoi tartufi ha gran vantaggio; Ferrara si sostenta co’ storioni. Parma del cacio suo fa tomi in foglio; Modena in coppe poi non ha sorella; Nizza pretende maggioranza in oglio; Bologna e` la maestra in mortadella; Venezia e` la regina a far rosoglio; Novara a cucinar riso in padella. 16
NAPOLETANO Si sottolineano i pregi e i difetti del carattere dei napoletani. f Vedi Napoli, Romano. Napoletano largo di bocca e stretto di mano. Il napoletano promette molto, tanto, ma poi da` poco. E` un proverbio che molti accomodano ai propri usi. A Bologna si dice: Venezia`n le`rg ed bocca, stratt ed man. Altrove si adatta ad altre citta`. 17
pag 1056 - 04/07/2007
993 Napoletano: mangiapane, schiacciapidocchi e suonacampane. Il napoletano e` un fannullone che si contenta di sfamarsi, passa il tempo a levarsi i pidocchi frutto della sua sporcizia e fa continuamente festa. Proverbio delle citta` vicine. 18
NASCERE Sulle difficolta` della vita, sulle gioie e i dolori, le vittorie e le sconfitte che accompagnano l’esistenza degli uomini, ma anche sui difetti e sui pregi, fisici e morali, di ognuno. f Vedi Morire. Si nasce tutti belli, ci si sposa tutti buoni, si muore tutti santi. Comunemente si ammira la bellezza dei bambini, si loda la bonta` della sposa o dello sposo, e si compiangono i morti come se avessero fatto una vita di santi, senza colpe ne´ peccati. Vedi Su epitaffi e manifesti non esiston disonesti [E 72]. 19
20 Appena uno nasce e` buono per morire. Non appena uno viene al mondo si sa che e` destinato a morire; la morte e` certa e puo` venire anche molto presto. Vedi Ognuno mangia la morte nella prima minestra [M 2041]; Siamo nati per morire siamo in terra per soffrire [M 1971]. 21 Una volta nati bisogna morire. La natura ha leggi che non si mutano: la morte e` l’unica certezza per tutti. 22 Chi nasce incomincia a morire. Vedi anche Cotidie morimur [M 2043]. 23
Dalle fasce si comincia a morir quando si nasce.
Chi nasce deve morire e chi ha la gobba se la tiene. Rispetto ai precedenti ha in piu` l’idea che tocca rassegnarsi alle disgrazie che capitano. 24
25 Tanti ne nasce e tanti ne muore. La vita si ricambia in continuazione: per ogni persona che scompare un’altra arriva a prenderne il posto. 26 Non si puo` nascere e volare. Non si puo` cominciare una qualsiasi attivita` e raggiungere immediatamente grandi risultati, apprendere ed essere subito maestri. Metafora presa dagli uccelli che, usciti dall’uovo, de-
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
NASCERE
vono crescere e mettere le penne per poter volare. Vedi anche Roma non fu fatta in un giorno [R 838]. Si sa dove si nasce e non si sa dove si muore. Si conosce il luogo della nostra nascita, ma nessuno puo` sapere quello della propria morte: nessuno puo` sapere nulla del proprio destino. Vedi La morte viene quando meno la si aspetta [M 2016]. 27
Si nasce tutti in un modo e si muore in modi diversi. Sottolinea l’imprevedibilita` della vita e soprattutto della sua conclusione. 28
In questo mondo la cosa migliore e` nascere fortunati. La piu` grande ventura e` quella d’essere assistiti costantemente dalla fortuna, di avere la buona stella, un santo in Paradiso. Vedi anche Fortuna. 29
Bisognerebbe nascer vecchi e diventar giovani. Il detto ripete la lamentela di chi, invecchiando accumula esperienza che gli sarebbe servita molto nella gioventu`, ma che, col declinare delle forze e dovendosi ritirare dalla scena del mondo, diviene sempre piu` inutile. 30
A questo mondo bisognerebbe nascere due volte. Come se in una seconda vita si potessero sfruttare le esperienze di quella precedente evitando errori a volte fatali. 31
32 Uomo nato non puo` rinascere. Ci sono cose che non si possono fare due volte. Chi e` nato rimane com’e`. Chi nasce deve tenersi la sua vita, la sua condizione e il destino, non puo`, come si dice, essere rimpastato. Echeggia la frase del Vangelo pronunciata da Nicodemo (Giovanni 3.4): ‘‘Come puo` un uomo nascere quando e` vecchio? Puo` forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?’’. 33 Chi nasce storto non muore dritto. Chi nasce in una forma muore in quella forma; chi ha una natura, un difetto, con quelli arriva fino alla morte. La vita, il tempo, l’esperienza non cambiano la natura d’una persona. Vedi anche Chi di gallina nasce convien che razzoli [G 72]; Chi nasce quadro non puo` morir tondo [Q 5]. 34
Come si nasce si muore.
pag 1057 - 04/07/2007
NASCITA
Chi nasce matto non guarisce mai. Chi nasce disgraziato muore disgraziato. Disgraziato qui ha senso d’infelice, con grave difetto. 35 36
37 Chi stenta a nascere, stenta a morire. Pregiudizio per il quale, colui che viene alla luce con difficolta` ha anche una vita lunga; ovvero malattie lunghe prima della morte.
Chi prima nasce prima pasce. Nella serie dei fratelli i primi si prendono le migliori opportunita`. Si dice anche degli animali, degli uccelli che escono per primi dall’uovo. Vedi anche Chi primo arriva primo macina [P 2721]. 38
39 Cio` che nasce diventa. Chi nasce non fa che sviluppare cio` che e` insito nelle sue potenzialita`: tutto quello che sara` e` gia` scritto in lui. 40 Uomo nato destino dato. Quando uno nasce ha con se´ il suo destino.
La vita e` brutta e bella: chi nasce per il basto e chi (nasce) per la sella. La vita mostra ad alcuni la felicita` e ad altri la pena e la fatica. Chi nasce asino per il lavoro e il bastone, chi nasce cavallo per la sella, la corsa, il trionfo. 41
42 Si nasce caldi e si muore freddi. Si nasce pieni di vita, di entusiasmo, speranze, desideri, gioia e si muore disingannati, deboli, tristi, senza amore e desideri.
Chi e` nato di Carnevale non ha paura dei brutti musi. Chi e` stato in un luogo dove vi sono malvagi, persone di perversa natura, cose abominevoli, non si meraviglia, ne´ si spaventa per quello che incontra comunemente. Chi nasce a carnevale ha gia` visto brutti musi (le maschere), per cui ne´ si meraviglia, ne´ ha paura. 43
Dove si nasce ogni erba pasce. Nel luogo natio tutto e` accettabile e tutto appare buono e favorevole. 44
Ha ancora da nascere quello che piace a tutti. Quello che va bene a tutti, da tutti e` amato e accettato non esiste: anche la persona migliore dispiace a qualcuno. Reciproco: 45
46
994
.
Non si puo` dispiacere a tutti.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Si dice ironicamente, come paradosso: anche la persona piu` odiosa trova qualcuno a cui piace. Per quanto uno faccia del male, sia esoso o repellente, trova chi lo apprezza. 47 Chi nasce afflitto muore sconsolato. Una natura pessimista, poco allegra diviene con la vecchiaia mesta e piena di autocommiserazione. Si dice anche per esortare una persona giovane a reagire, a non intristirsi troppo dinanzi a certi inconvenienti piu` o meno seri. 48 Siamo nati per soffrire. La vita dell’uomo e` cosparsa di dolore, di delusioni, di sofferenze al punto che talvolta pare sia destinata a questo soltanto. Spesso ripetuto con ironia, per sdrammatizzare o per irridere qualcuno che ostenta la propria ‘‘vocazione al sacrificio’’. Vedi anche Siamo nati per morire siamo in terra per soffrire [M 1971].
Nascere bene, sposarsi bene e morire bene sono le tre fortune dell’uomo e della donna. Sono questi i tre eventi positivi che vanno bene a tutti. 49
NASCITA Nascita e morte stan dietro le porte. La nascita e la morte sono del tutto imprevedibili: non dipendono dalla volonta` dell’uomo. 50
Chi ci arriva per nascita, chi per eredita`, chi con le corna. Si riferisce alla ricchezza. E` una sorta di scherzo e indovinello che fa pensare a chi sa cosa: il terzo esempio allude a chi diviene ricco grazie agli amanti della moglie; ma la cosa essenziale e che nessuno ci arriva semplicemente lavorando. 51
NASCONDERE Riferito a oggetti o beni che si teme vengano sottratti o rubati. Ma anche nascondere o nascondersi per vilta`, per modestia, per ambiguita`. f Vedi Amore, Casa. 52 Chi ben nasconde, ben ritrova. Chi nasconde qualcosa in modo intelligente e tiene a mente il nascondiglio, lo ritrova sicuramente e facilmente. 53
Chi troppo ben nasconde non trova piu`.
pag 1058 - 04/07/2007
995 Chi nasconde in modo tale da non ricordarsi dov’e` il nascondiglio, alla fine non ritrova quello che voleva conservare. 54 Dietro un dito non ci si nasconde. Cio` che nasconde deve essere tale da coprire quello che sta nascosto al suo riparo. Metaforicamente: la scusa debole non giova o non basta a nascondere il fallo o la colpa. Assai piu` usato il modo di dire Nascondersi dietro un dito. 55 Visse bene chi visse nascosto. Detto di uso colto che si rifa` al proverbio latino che segue. L’invito a vivere lontano dagli onori, le cariche, la gloria, rifiutando di essere noto e in vista, rientra nella filosofia morale di Epicuro, che vede la felicita` nel sereno godimento e nella fuga dalle passioni, condensato in una massima attribuita al celebre filosofo (fr. 551 Us). Vedi anche Il fulmine cade piuttosto sulla torre che sulla capanna [F 1558]; Il fulmine cade piu` sull’albero che sul cespuglio [F 1559]; La saetta non cade in luoghi bassi [S 42]; Piegati giunco, che viene la piena [G 803]. 56 Qui latuit bene vixit. ‘‘Ha vissuto bene chi e` stato nascosto’’. Frase ripetuta in ambienti colti e nota per comparire sovente su emblemi, iscrizioni, imprese, ex libris. Riprende la frase di Ovidio (Tristia 3. 4.25): Crede mihi, bene qui latuit, bene vixit ‘‘Credimi ha vissuto bene chi bene e` stato nascosto’’. 57 Vivi nascosto. Una delle poche massime che talora, in ambiti colti, si ripete anche in greco, la`the bio`sas. Attribuita nell’antichita`, oltre che a Epicuro, anche a Democrito e Biante. Lo stare appartato dagli onori e dalle cariche preserva dall’invidia, dalle vendette, dagli affanni e dalle apprensioni inutili. Vedi Piegati giunco, che viene la piena [G 803].
NASO Organo dell’olfatto e connotato fondamentale del volto, quindi della persona, dalla forma del quale si traggono elementi per individuare predisposizioni, carattere, modi di essere dell’individuo: naso all’insu` a dispettoso, lungo (a bugiardo come Pinocchio) e puo` essere segno di astuzia, accortezza, sfrontatezza. Una famosa pagina del Cirano de Bergerac di Edmond Rostand, elenca tutti questi casi. Celebre e` quello di Dante. Nella tradizione e`
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
NASO
indice di sagacita` (aver naso), mentre richiama un atteggiamento intromettente il ficcanaso, quello che vuol tutto sapere e conoscere, soprattutto quello che non lo riguarda. Entra in una notevole quantita` di modi di dire espressivi: restare con un palmo di naso, arricciare il naso, menare per il naso, saltare la mosca al naso, non ricordarsi dal naso alla bocca, camminare col naso all’aria, non vedere piu` la` del naso. Spesso e` usato come metafora del sesso maschile in frasi allusive, giocose, maliziose. Su tale argomento Antonio Guadagnoli (1798-1858) scrisse una delle sue un tempo piu` famose poesie (Raccolta completa delle poesie giocose, volume unico, Francesco Pagnoni Tipografo-editore, Milano 1873, p. 27): Il naso e quindi una Coda al naso. Piu` volte si e` servito di questa metafora maliziosa anche altrove con versi rimasti celebri, come La rottura del bicchiere (Poesie giocose, p. 112): Quando l’uomo ha il naso corto, e` l’immagine di un morto; e le donne han dei motivi per voler gli uomini vivi. Il Guadagnoli poeta satirico di tradizione toscana, si rifaceva al Berni e fu il maestro del Giusti; scrisse moltissime prefazioni al lunario Sesto Caio Baccelli, i versi delle quali venivano imparati a memoria e molti divennero proverbiali. 58 Chi non ha naso risparmia i fazzoletti. Altro paradosso per indicare come la mancanza di una cosa presenti in qualche modo un lato positivo. Si dice con forte ironia a chi invita a non preoccuparsi di un danno grave mostrando vantaggi ridicoli.
A naso tagliato mal s’addicono gli occhiali. Quando una cosa e` predisposta in funzione di un’altra, al venir meno, o al deteriorarsi, di questa, tutto l’insieme perde senso, per cui, insistere nel tenerle insieme genera l’assurdo o il ridicolo. Quando una cosa viene a mancare non vanno piu` bene neppure quelle che le sono destinate. Vedi anche A naso tagliato non bisognano occhiali [O 53]. 59
60
A naso mozzo non bisognano occhiali.
All’uomo guarda il naso, alla donna la bocca. Lo sviluppo del naso, secondo una credenza assai diffusa, sarebbe, proporzionalmente, indice delle dimensioni dell’attributo maschile; 61
pag 1059 - 04/07/2007
NATALE
cosı` la forma della bocca nella donna. Scrive Guadagnoli (Il naso): ‘‘Che indizio e` un naso maestoso e bello / di gran... e di gran che?... di gran cervello’’. Per il Naso e il Guadagnoli, vedi anche sopra. Uomo nasuto di rado cornuto. Per le ragioni indicate sopra. 62
63
996
.
Buon naso, buon cazzo [tappo].
Mai grosso naso guasto` bella faccia. Un naso bello, anche di grosse dimensioni, purche´ non esagerato, non deturpa un bel viso. Puo` esservi ancora il doppio senso di cui sopra. 64
65
Uomo nasuto sempre piaciuto.
66
Naso lungo non fa difetto.
Chi si pon col suo naso a consiglio l’un dice verde e l’altro vermiglio. E` difficile trovare l’accordo perfino con se stessi. 67
68 Il culo va sicuro dietro al naso. Lo sciocco segue ciecamente chi va avanti. Chi segue va sicuro dietro la persona della quale si fida. E` il naso che con l’olfatto guida la persona.
Da donnina col naso all’insu` ci guardi il buon Gesu`. La donna con il naso volto all’insu` si vuole sia amabile, ma prepotente, bisbetica, capricciosa e ostinata: non si puo` fare che la sua volonta`. 69
70
Di nasi all’insu` ne basta uno per casa.
71
Naso in su uno per casa e non di piu`.
Naso in su fa paura a un convento [una citta`]. Non solo una persona con questa caratteristica fisica puo` creare problemi in una famiglia ma addirittura in una comunita`.
inganno. Cosı` e` infido colui che tiene costantemente lo sguardo a terra. Vedi anche Occhio. Naso a punta furbizia con la giunta. La persona che ha il naso aguzzo si vuole dotata di straordinaria furbizia, di astuzia non comune dalla quale bisogna guardarsi. 75
Naso aquilino cervello fino. Il naso con la forma a becco d’aquila denota intelligenza, sagacia e particolare capacita` di comprensione. Contrasto solo apparente con quanto sostenuto dal proverbio sopra: l’intelligenza puo` facilmente associarsi alla furbizia e quindi alla pericolosita`. Non e` probabilmente un caso che l’iconografia di condottieri e di intellettuali (per tutti, Dante) eccentui spesso le dimensioni del naso. 76
Chi ficca il naso nella pentola altrui spesso lo leva scottato. Chi si impiccia delle cose che non lo riguardano spesso ne trae guai e danni del tutto gratuiti. 77
Chi mette il naso in ogni buco alla fine se lo trova tagliato. Vedi anche Non metter bocca dove non ti tocca [B 664]. 78
Chi ficca il naso nella merda alla fine sa come odora. Anche in questo caso l’ammonimento e` chiaro: occuparsi degli affari altrui non conviene, soprattutto se sono sospetti. 79
80 Se prude il naso son pugni o baci. Si crede che il prurito al naso avverta dell’arrivo d’una lite o d’un amore.
72
73 Dio ti guardi dai nasi in su. Quando il cosiddetto naso ritto viene considerato addirittura segno di persona che puo` portare grossi guai.
Occhio che guarda basso e naso che piscia in bocca disgrazia a chi tocca. Il naso che ricorda il becco del rapace sarebbe segno di malignita`, di malvagita` segreta e 74
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
NATALE La maggior parte dei detti popolari sul Natale si riferisce al ciclo delle semine e dei raccolti, alla previsione a lungo termine del tempo, alle tradizioni religiose (anche di eredita` pagana) che caratterizzano questa festa. f Vedi anche Andrea, Anguilla, Befana, Ceppo, Durare, Epifania, Festa, Mangiare, Neve, Pasqua, Vigilia, Vita. 81
Fino a Natale ne´ freddo ne´ fame; da Natale in la` freddo e fame in quantita`.
pag 1060 - 04/07/2007
997 Il ciclo dell’anno dei contadini si chiude: fino a gennaio durano le provviste, poi cominciano a esaurirsi verso febbraio ‘‘corto e amaro’’. La terra comincia a offrire qualche nuova erba verso la primavera. Avanti Natale il freddo non fa male; da Natale in la` il freddo se ne va. Si dice per consolare chi si lamenta del freddo e della brutta stagione. 82
A Natale freddo cordiale. Verso la fine di dicembre l’inverno comincia a far sentire i suoi rigori. Cordiale significa che viene dal cuore, quindi vero e sincero. A Natale il freddo e` di quello buono. 83
Chi fa Natale al sole fa Pasqua al fuoco. Si crede che la buona stagione nel periodo natalizio porti cattivo tempo in quello pasquale e viceversa, per un principio di compensazione nell’andamento del tempo che vige spesso nei proverbi. Al Natale freddo, si contrappone una Pasqua con la bella stagione. Vedi anche Ne´ caldo ne´ gelo rimasero in cielo [C 150]. 84
85
Natale al balcone Pasqua al tizzone.
86
Verde Natale bianca Pasqua.
87
Natale al sole Pasqua al fuoco; Natale al fuoco Pasqua al sole.
Natale al fuoco Pasqua al gioco; Natale al gioco Pasqua al fuoco. Affine al precedente per senso e struttura, ma con un diverso elemento, quello del gioco, da intendersi come gioco all’aperto, passatempo permesso dal clima mite. 88
Natale molle Pasqua asciutta. Se piove a Natale la Pasqua sara` con il bel tempo. 89
Neve per Natale sole a Carnevale. Il concetto e` lo stesso dei precedenti riferito pero` al periodo successivo all’Epifania. 90
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
NATALE
Chi non gioca a Natale chi non balla a Carnevale chi non beve a san Martino e` un amico malandrino. Chi disdegna la compagnia e l’allegria non e` un buon compagno. Chi non partecipa alle usanze della comunita` e` guardato con diffidenza. Le carte, la tombola, e altri giochi caratterizzano le lunghe veglie invernali e in particolare la vigilia di Natale. A Carnevale sono tradizionali i balli, mentre un tempo san Martino era una sorta di carnevale d’autunno e prevedeva qualche buona bevuta di vino nuovo. 91
Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi. Il proverbio indica un comportamento meno rigido nelle forme, ma ancora vivo nella sostanza: quello di riunire in questa festa la famiglia. Con tuoi si intendeva teoricamente la famiglia dei genitori e la linea paterna. Non a caso il simbolo del Natale e` stato a lungo il Ceppo, in gran parte d’Europa. In pratica, dove lo permettevano le distanze e le situazioni, si riunivano quanto piu` possibile i nuclei familiari. Il Natale e` per tradizione la festa da trascorrere in famiglia e una volta era prevista la riunione dei figli nella casa paterna, con la veglia, la messa e la cena di Natale. Pasqua invece e` la festa della campagna e ognuno e` libero di divertirsi dove vuole e con chi vuole. In realta` anche la Pasqua veniva fatta in famiglia, ma non era cosı` di rigore il vincolo di parentela, per cui la riunione per il pranzo lasciava campo ad altri rapporti di amicizia, vicinato. 92
Natale con i tuoi, i Santi se puoi, Pasqua con chi t’imbatti e Carneval coi matti. La festa di Tutti i Santi (1 novembre) era un tempo festa grande, molto vicina per solennita` alle fondamentali del calendario. Era festivo anche il giorno seguente (tipico delle feste piu` solenni), ma tale giorno prevedeva, come ancor oggi, il ricordo dei fedeli defunti. Approfittando delle due festivita` si riunivano le famiglie, nel ricordo dei morti (con un lauto pranzo e dolci specifici per la ricorrenza), e nella gioia dei vivi. Tuttavia l’occasione non era cosı` vincolante come il Natale. Per quanto riguarda la Pasqua vedi anche sopra. Carnevale, pur rientrando nell’anno liturgico come periodo svincolato da obblighi di digiuni e astinenza (come l’Avvento e la Quaresima) 93
pag 1061 - 04/07/2007
NATALE
non ha nessuna rilevanza religiosa e vi prevalgono tradizioni di usanze secolari e di piu` vivo paganesimo. 94 Natale viene una volta all’anno. Cosı` si invita la gente a far festa e ad abbandonarsi all’allegria, anche in occasioni diverse dal Natale. Spesso pero` questa frase viene ripetuta nei pranzi di Natale dove regna generalmente l’abbondanza. Ha anche senso figurato. Vedi anche Semel in anno licet insanire [V 1304].
Natale senza denari, Carnevale senza appetito, Pasqua senza devozione si fanno male. Il Natale e` la festa in cui si spende di piu` sia per organizzare il cenone o il pranzo che per fare i regali a parenti e amici; a Carnevale si fa baldoria, mentre a Pasqua si fa la comunione e generalmente ci si confessa. 95
A Natale gran fame, a Pasqua coscienza pulita, a Pentecoste abiti nuovi. A Natale bisogna arrivare con un buon appetito in quanto le varie feste del Capodanno e della Befana impegnano non poco a tavola; a Pasqua occorre fare pulizia dell’anima con confessione e comunione; a Pentecoste occorre rinnovare gli abiti per la stagione calda. 96
A Natale mezzo pane a Pasqua mezzo vino. Sono le feste piu` importanti dell’anno e molti proverbi le confrontano e le contrappongono. In questo caso si tratta dei cicli del grano e dell’uva, che sono sfasati di circa sei mesi e nell’economia di una famiglia bisogna ben dosarne il consumo. Occorre calcolare che, avendo il raccolto del grano a luglio, Natale e` a meta` del suo ciclo e quindi a tale data la riserva deve essere a meta`. Il vino nuovo invece e` pronto a novembre, per cui verso aprile deve essere a meta` il suo consumo. 97
A Natale un bel ceppo, a Carnevale un bel porco, a Pasqua un bel vestito. A Natale bisogna avere il tradizionale ceppo, a Carnevale bisogna avere un maiale da ammazzare e a Pasqua un vestito nuovo. 98
99
998
.
A Natale cappone, a Carnevale fegatelli, a san Pietro un gallo, e ai Santi un’oca.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Sono i piatti tradizionali di una volta nei vari periodi: il cappone per le feste natalizie, i fegatelli del maiale che si sala a Carnevale, il galletto per SS. Pietro e Paolo (29 giugno) e l’oca nel cuore dell’autunno. Vedi anche Per san Martino oca e vino [M 826]; Oca, castagne e vino mangiale a san Martino [M 827]. Chi a Natale non ha il filato, a Pasqua non ha il panno e va nudo tutto l’anno. Chi non lavora quando e` in momento, non ha poi quando ha bisogno. Nelle notti invernali, durante le veglie, le donne filavano canapa e lino per avere poi del filato da tessere. La tessitura veniva fatta dalle donne libere da altri lavori, provvedendo ai panni e alle tele che venivano follati e pettinati. A Pasqua si rinnovava il guardaroba, cucendo gli indumenti durante la Quaresima. 100
Quando Natale vien di domenica vendi la cappa per comprar la melica. Se Natale cade di domenica vi saranno raccolti scarsi ed e` bene fare delle abbondanti provviste. In questo caso melica, propriamente nome tanto della ‘‘saggina’’ (sorgo) che del ‘‘mais’’ nell’Italia centro-settentrionale, sta, per esigenze di rima, a rappresentare le provviste in genere. 101
Natale di venerdı` vale due poderi. Il martedı` e il venerdı`, secondo i proverbi, sono i giorni migliori in cui puo` cadere il Natale; stranamente il martedı` e il venerdı` sono considerati invece, negli altri periodi dell’anno, giorni per lo piu` infausti. Cadendo il Natale in questi giorno l’anno che segue sara` fortunato e ricco di abbondanti raccolti. 102
Quando Natale viene di venerdı` le spighe crescono anche sugli spini. In questo caso il raccolto sara` cosı` abbondante che il grano crescera` anche in mezzo ai rovi. 103
La notte di Natale un bel stellato nell’annata un bel filugellato. Se questa notte sara` serena si avra` un buon raccolto della seta. In Toscana i bachi da seta si chiamano ‘‘filugelli’’. 104
Chi nasce la notte di Natale e` affortunato e guarda da disgrazia sette case der vicinato. A Roma: Chi nasce la notte di Natale e` fortunato e preserva dalle disgrazie sette case del 105
pag 1062 - 04/07/2007
999
.
vicinato. La nascita il giorno di Natale e` ritenuta dalla cabala popolare come segno di grande fortuna. Se la festa cade con luna piena, nella notte nascono i lupi mannari. 106 Di Natale luna piena e annata piena. Cioe` ricca di raccolti.
Luna calante a Natale fa calare il prezzo del grano. Il raccolto sara` cosı` abbondante da far diminuire il costo del grano. 107
Natale senza luna poco grano e molta pula. Se la festivita` viene in periodo di novilunio sara` un anno di carestia. 108
Natal senza luna chi l’a due vache, na mangia una. Piemontese. ‘‘Natale senza luna, chi ha due vacche ne mangia una’’. Cio` fara` per sopravvivere. Proverbio espresso quasi in lingua italiana, pur appartenendo a una zona dialettale, fenomeno non raro, essendo molteplici i gradini per cui si passa dal dialetto alla lingua. Il detto appartiene, anche in forme diverse, a un’area ampia ai piedi delle Alpi, dove la presenza degli allevamenti, volge l’attenzione sugli animali, piuttosto che sulle piante. Ma sono appunto queste che influiscono su quelli. Se la festivita` viene in periodo di novilunio sara` un anno di carestia. Sono molti i pronostici e le superstizioni sul Natale che riguardano il giorno della settimana o la fase lunare in cui cade. Il plenilunio nella notte di Natale e` invece favorevole, ma non del tutto (vedi anche sopra). Natale e` una festa solare e non combina bene con la luna, sul ciclo della quale si regola la Pasqua. 109
Natale senza luna cento pecore non fanno per una. Le pecore saranno magrissime per la poca erba.
NATURA
Sono le misure fantasiose dell’allungarsi delle giornate nel corso dell’inverno. Natale pochissimo, e bisogna tenere conto che probabilmente il proverbio risale a prima della riforma gregoriana del calendario, quando il solstizio cadeva il giorno di santa Lucia (13 dicembre). Pasquetta e` qui l’Epifania; per S. Antonio, che cade il 17 di gennaio, l’allungamento e` gia` sensibile; S. Valentino cade il 14 febbraio. A Natale un ditale, primo dell’anno un piede di cane, a Pasquetta un quarto d’oretta. Ditale sta per indicare l’ampiezza di un dito. 113
Alla vigilia di Befana e di Natale vuole doppio mangiare ogni animale. La sera della vigilia di queste due feste si usava dare doppia razione di biada, di fieno o d’altro agli animali domestici. L’uso, che risale al paganesimo, si collega alle credenze sul solstizio: invertendo il sole il suo cammino apparente, in quel momento (statio solis) ogni cosa per un breve tempo era sovvertita e invertita: le bestie parlavano e signoreggiavano gli uomini, i fiumi si fermavano, le piante fiorivano, uscivano dalla terra i tesori. Su questo s’inseriscono i sortilegi della Notte Santa, vedi anche La notte di Befana nella stalla parla l’asino, il bove e la cavalla [B 238]. 114
Da san Martino a Natale ogni povero sta male. Un tempo in campagna le elemosine cessavano per la festa di san Martino e ricominciavano all’avvicinarsi del Natale. 115
110
Il cielo di Natale senza luna alle puttane porta fortuna. Il Natale senza luna porta fortuna solo ai disonesti. 111
112
Natale un passo di gallo, Pasquetta un salto di capretta, Sant’Antonio un passo di demonio, San Valentino un’ora e un quartino.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
NATURA In quest’ambito sono chiari gli influssi della tradizione dotta, accanto a insegnamenti piu` empirici, e comunque di antica ascendenza, che sottolineano soprattutto la insopprimibile forza di cio` che e` dato ‘‘per natura’’. f Vedi Arte. 116 La natura non procede per salti. Il mondo naturale e` progressivo e ordinato, e tra i generi vari e le specie diverse non vi sono nette separazioni, ma anelli intermedi. Traduce una massima latina latina tuttora vivissima: 117
Natura non facit saltus.
pag 1063 - 04/07/2007
NATURA
1000
.
La natura non procede per passaggi improvvisi e consistenti, ma segue una gradualita`, progredisce lentamente. L’affermazione si trova nella Philosophia botanica di Linneo che ha comunque ripreso un detto preesistente. Cfr. anche Leibniz, Nuovi Saggi 4.16; numerose le riprese letterarie. La natura ha orrore del vuoto. Frase con la quale si giustificano ancora varie nostre integrazioni all’esperienza. Teorizzato dagli aristotelici antichi l’horror vacui e` stato un principio che ha dominato il pensiero fino a Pascal. In polemica con Cartesio, che asseriva che il vuoto non esiste in natura, Pascal affermo` che la teoria era immaginaria e la natura non ha invece alcun orrore del vuoto: l’acqua sale nelle pompe spinta dal peso dell’aria (De la pesanteur de la masse de l’air). Oggi, vigendo ovviamente in fisica un ben diverso concetto di vuoto, l’idea e` riconosciuta vera soprattutto per quanto concerne la sfera delle percezioni, e di conseguenza quella estetica. 118
119 Natura abhorret vacuum. ‘‘La natura aborre il vuoto’’. Si vuole che il detto sia nato nell’ambito del pensiero cartesiano, mentre l’idea dell’inesistenza del vuoto era gia` nel pensiero aristotelico. Naturalmente tutto dipende da cio` che s’intende per vuoto.
Quello che la natura insegna non si dimentica. Quello che e` previsto per ciascun essere dalla natura rimane come patrimonio perenne. 120
Invan tor si procura quel che vien da natura. Invano si tenta di eliminare quei comportamenti, quelle tendenze che derivano da una disposizione naturale. Probabile chiusa di una favoletta morale, il cui spirito pare settecentesco, che ricalca l’affermazione del proverbio precedente. E` un luogo comune dell’antica pedagogia e della saggezza di secoli passati. Il concetto compare in Orazio (Epistole 1.10.24): Naturam expellas furca, tamen usque recurret ‘‘Scaccia pure col forcone la natura, tornera` ancora di nuovo’’. Anche questa espressione e` usata come massima in questo significato, mentre Orazio intendeva che piante, erba, alberi tendono sempre ad avere il sopravvento sulla terra. Senso morale, ma lontano da questa forma, ha un passo di Gio121
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
venale (Satire 13. 239 sgg.). Il concetto si esprime anche con una massima latina medievale: 122 Quod natura dedit, tollere nemo potest. ‘‘Quello che la natura ha dato non lo puo` togliere nessuno’’. 123
Cio` che si ha per natura fino alla fossa dura.
Mala natura fino alla fossa dura. Il difetto fisico o morale che ci si porta dalla nascita non sparisce che con la morte. Vedi anche Vizio di natura fino alla fossa dura [V 1155]. 124
Chi segue il lucignolo della natura non perde la strada. Chi va dietro alla piccola luce con cui la natura illumina la mente dell’uomo, non commette mai errore: un invito di stampo stoico ad usare i comportamenti naturali come criterio di valutazione. 125
126 La natura si contenta di poco. La natura riesce a fare le cose piu` grandi e mirabili servendosi di mezzi semplici o addirittura elementari. Alla natura bastano pochi elementi per formare, creare, trasformare, mutare. Segue la teoria scientifica per la quale la natura si servirebbe dei procedimenti elementari e delle vie piu` semplici per raggiungere i suoi scopi. 127 La natura si contenta del poco. Per vivere non occorre molto. Qui con natura si deve intendere vita naturale, secondo natura, seguendo la quale le necessita` per vivere sono ridotte, esigue e di poco costo. Ricalca il sogno universale della vita semplice, contro la progressiva complicazione e aumento dei bisogni generati dalla civilta`. Il concetto e` indefinibile in quanto va dalla pura sopravvivenza dell’uomo ancora quasi bestia, a chi si ritira in campagna facendo vita semplice come Seneca, Orazio, che avevano una villa, terreni, una fontana, servi, schiavi e insomma quello che ciascuno ritiene naturalmente necessario. 128 Natura est paucis contenta. ‘‘Alla natura basta poco’’. Con il significato del precedente, simile all’espressione che si trova in Cicerone (De finibus 2.28.91), intesa nel senso che poche sono le cose davvero necessarie, riecheggiata da Lucano 4.377 sg. Discite quam parvo liceat producere vitam / et
pag 1064 - 04/07/2007
1001
.
NAVE
quantum natura petat ‘‘Imparate con quanto poco si possa sopravvivere e quanto poco richieda la natura’’.
come mediazione tra l’uomo e Dio, richiamando nel Cristianesimo la scienza aristotelica.
La natura si contenta di poco, il capriccio non conosce fine. Le cose naturali si servono di poco; le voglie, le stramberie non trovano mai limite.
137 La natura non da` tutto a tutti. Ognuno ha doti, qualita`, difetti diversi e anche i beni si distribuiscono variamente: salute, ricchezza, amore, successo, ecc.
129
La natura si sazia, l’occhio mai. L’occhio e` visto come il punto di partenza del desiderio, che sempre si rinnova, ed eventualmente anche dell’invidia. 130
131 Di poco si vive, di niente si muore. Il nulla nega tutto, il poco offre infinite possibilita`. Mentre si vedono persone vivere o sopravvivere con pochissime risorse, al limite del possibile, la mancanza assoluta taglia perentoriamente ogni possibilita`. 132 La natura fa sempre il suo corso. La natura conduce le cose all’esito previsto e necessario. E` inutile illudersi di poter cambiare il corso dei processi naturali.
Ognuno deve pagare il suo debito alla natura. Ognuno deve morire; ovvero: ognuno deve restituire la vita, dal momento che gli e` stata data. Si dice anche di altre cose che la vita richiede: amare, avere figli, anche esplicare le varie funzioni fisiologiche. 133
134 La natura tira piu ` di cento cavalli. Vanamente si combatte contro cio` che e` legge di natura. Ma natura come eufemismo, assai usato, puo` anche riferirsi alla vagina; nel qual caso vedi anche Tira piu` un pelo di fica che cento paia di buoi [F 684]. 135 La natura puo` piu ` dell’arte. Tutto cio` che e` escogitato dall’uomo non puo` mai avere la forza e l’efficacia di cio` che e` fatto dalla natura. E` inutile forzare con artifici cio` che e` previsto dalle legge naturali di qualcosa. Vedi anche, con ottica diversa, Dove non giunge natura arte procura [A 1310]. 136 La natura e` la madre di tutto. La natura e` la matrice di quanto esiste: non solo degli esseri viventi, ma anche delle cose inanimate. Proverbio che ti puo` richiamare a una visione pagana popolare dove la natura si confonde con la madre terra; ovvero alla fine del Medioevo quando gia` san Tommaso d’Aquino aveva ridato il suo posto alla natura
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Ogni creatura ha la sua natura. Ogni essere esistente, persona, animale, cosa, ha il suo modo di essere, le sue qualita`, il suo modo di pensare se pensa, la sua immutabile costituzione che non si puo` pretendere di cambiare senza distruggere lo stesso essere nella sua forma. Si puo` intendere anche che ogni bambino infante ha gia` il suo temperamento, la sua personalita`. Creatura si usa anche nel senso di ‘‘figlio’’, ‘‘bambino piccolo’’, oggi ancora nell’uso comune piu` dal Lazio verso il Meridione. 138
NAVE Intesa di regola come allegoria dell’agire e dell’aspirare a qualcosa nella navigazione della vita: se non si hanno certe caratteristiche e non si seguono certe regole si rischia la rovina, il naufragio. In qualche proverbio sembra attiva l’antica metafora della nave come Stato, o comunque comunita` organizzata sottoposta a rischi. f Vedi Ancora. La nave a volte naufraga entrando in porto. Proprio quando una cosa pare compiuta rovina, abortisce. Propriamente l’ingresso in porto e l’attracco sono tra le manovre piu` difficili e pericolose. In latino si trova Navem in portu mergis (Seneca retore, Controversiae 2.6.4) ‘‘Tu naufraghi con la nave nel porto’’, frase della quale si indica un significato diverso da quello del proverbio: darsi la zappa sui piedi. La frase comunque si avvicina a questo significato in altri autori, come Seneca, Quintiliano ed altri. In Properzio (2.25.24) si ha la coincidenza col significato da noi indicato del proverbio italiano: ‘‘Chi indugia a sciogliere voti in mezzo alla tempesta, quando spesso la nave finisce in rovina dentro il porto?’’. Se il proverbio s’intende come fare una grande rovina in un’operazione 139
pag 1065 - 04/07/2007
NAVE
semplice, cosa non riscontrata, allora si puo` avvicinare al modo di dire: Affogare in un bicchier d’acqua. Quando la nave affonda i topi fuggono [sono i primi a fuggire]. I parassiti, i profittatori, gli opportunisti sono i primi ad abbandonare chi viene a trovarsi in difficolta`. Quando l’acqua entra nelle stive i topi che vi abitano sono i primi ad avvertirla e compaiono sul ponte, segno per i marinai che la nave e` perduta. Vedi anche Quando la casa crolla i topi scappano [T 712]. 140
141
I topi sono i primi a lasciare la nave che affonda.
Non si affondano le navi per cacciare i topi. Per piccoli inconvenienti non si distrugge una cosa di grande valore. 142
Nave senza timone, nave senza direzione. Tutte le cose alle quali manca la guida vanno in malora come una nave che ha perduto il timone va alla deriva. 143
144
La nave che e` vecchia significa che ha fatto molto lavoro in mare procurando ricchezza al proprietario. Gli attrezzi vecchi hanno lavorato e prodotto molto per il padrone. 150 Barca nuova non ha dato il costo. La barca che e` nuova deve dare ancora al marinaio il capitale che ha speso per comprarla. Tutto quello che mantiene lo splendore del nuovo, un utensile, una macchina, e non e` ancora logorato dall’uso, non ha lavorato tanto da poter dire che ha reso tanto da coprire la spesa del suo costo. Finche´ una cosa mantiene la sua bellezza ‘‘di conio’’, non ha dato utilita` sufficiente. 151 Barca lustra non fa guadagno. Un bastimento sempre tirato a lucido da sembrare nuovo significa che non naviga e quindi non porta guadagno all’armatore. Le attrezzature che devono rendere, devono essere impiegate senza risparmio e senza guardare troppo alla conservazione dell’aspetto esteriore: devono avere un deterioramento dovuto all’uso, che e` indice di utili incassati da chi le possiede.
Mal va la nave senza il suo timone.
Gran nave, gran pensiero. Le cose grandi pongono problemi grandi. Cio` che e` di grandi proporzioni richiede grandi spese, grandi lavori, impegni e preoccupazioni. 145
146 Grande nave, grandi vele. Un grande veliero puo` prendere il mare solo se ha le vele adeguate alla sua stazza. Non si possono fare grandi cose o compiere grandi imprese se non si hanno le capacita` e le qualita` adatte.
Alla nave e alla sposa manca sempre qualche cosa. Vi sono cose per le quali le spese sono continue, non si puo` dire mai d’aver provveduto a tutto quanto loro necessita o serve. Vedi anche Mulino. 147
La nave che non obbedisce al timone obbedira` agli scogli. Chi non segue una guida saggia, chi non ascolta i consigli di chi conduce, incappa nelle severe lezioni che da` la realta`, o sperimenta un duro padrone. Vedi anche Chi non ubbidisce alla mamma ubbidira` alla matrigna [U 8]. 148
149
1002
.
Nave vecchia ricchezza di padrone.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
152 La nave teme piu ` il fuoco che l’acqua. I pericoli imprevisti sono i peggiori. Non sempre il pericolo e` quello che si teme. I pericoli che si prevedono sono i piu` facili da superare. I marinai provvedono agevolmente ai guai che l’acqua provoca a una nave; quelli che fa il fuoco sono difficili da arginare. 153 Meglio battello che nave rotta. Meglio una piccola imbarcazione, modesta ed efficiente, che un grande bastimento rovinato. Meglio una cosa, un’attivita`, senza tante pretese che una di grandi mire ma impossibilitata ad essere condotta a termine e a dare frutti. Vedi anche Poco, ma buono [P 1960]; Corto e buono piace a ognuno [C 2318] ; Uno, ma leone, disse la leonessa [L 472].
Quando affonda la nave affonda il capitano. Fino al XIX sec. il codice d’onore delle marinerie imponeva, in caso di naufragio, che il capitano, dopo che passeggeri ed equipaggio si erano messi in salvo sulle scialuppe, rimanesse sul ponte della nave e si inabissasse con essa. Oggi si richiede che sia l’ultimo a lasciare la nave. Da intendere solo metaforicamente: se un’impresa fallisce rovina anche colui che l’ha intrapresa. 154
pag 1066 - 04/07/2007
1003 NAVIGARE In generale la navigazione e` appunto, come nel caso di Nave, quella della vita, con le difficolta`, i rovesci, i dolori di un viaggio pieno di incognite. Com’e` il tempo, cosı` si naviga. Bisogna aggiustare i comportamenti, le pretese, i programmi a quelli che sono i dati presentati dalla realta`. Non bisogna pretendere di realizzare quello che i tempi non consentono. Vedi anche Bisogna navigare secondo il vento [C 2273]. 155
156 Contro vento e` un cattivo navigare. Chi agisce contro l’opinione generale, il pensiero comune, ha vita difficile. Vedi anche Bisogna andare dove va la corrente [C 2271]. 157 Chi disse navigare disse disagio. Senza pene, disagi, sacrifici e pericoli non e` possibile navigare. Le imprese belle e utili comportano rinunce e tormenti.
Navigare necesse (est). ‘‘Navigare e` necessario’’. Diffuso e usato nella lingua italiana piu` della versione tradotta, si usa sia in senso proprio (la vita implica il viaggio, la scoperta, lo scambio e anche l’avventura), sia in senso ironico, con riferimento implicito alla retorica del passato che ne fece largo uso. Per questo fu dileggiato con la traduzione parodistica: Navigare nel cesso. Si trova in imprese, insegne, ex libris, e con altri simboli che vogliono spingere alla vita attiva, che si rinnova continuamente. Una simile espressione si trova in Plutarco, Vita di Pompeo (50.2), dove si narra che il generale romano rivolse ai marinai che non volevano prendere il mare, impauriti dalla tempesta, le parole: Navigare necesse est, vivere non est necesse ‘‘Navigare e` necessario, non lo e` vivere’’. 158
Navigare e` necessario. Bisogna muoversi, viaggiare conoscere, scambiare, imparare. Traduzione del motto latino precedente. 159
Chi e` in mare naviga e chi e` in terra radica. C’e` chi ha il coraggio di osare e chi invece rimane nel proprio guscio.
.
Chi non si trova alle prese con i pericoli del mare non conosce la disperazione e la necessita` di credere e di raccomandarsi a una forza superiore. Qui prevale il senso letterale del verbo. Vedi anche Chi non sa orare vada il mare a navigare [M 696]. Tutti sanno navigare quando il vento e` buono. Quando non ci sono intoppi tutti sanno piu` o meno andare avanti. Un simile proverbio latino e` citato come tale da Seneca (Lettere a Lucilio 85.34: Tranquillo (scil. mari) quilibet gubernator est ‘‘Col mare calmo chiunque e` timoniere’’; con immagini simili vi alludono poi diversi altri autori, per es. Livio 24.8, Ovidio, Tristia 4.3.77); lo schema si ritrova in quasi tutte le lingue europee. Vedi anche Il buon marinaio si conosce al cattivo tempo [M 722]. 162
163
Ognun sa navigar quando e` buon tempo.
164
Ognun sa navigare col bel tempo.
Quando il mare e` calmo ognuno e` marinaio. Per analogia. 165
NEBBIA Quasi tutti i proverbi sono attinenti alle condizioni del tempo e alle sue influenze in agricoltura. f Vedi Pioggia, Vento. 166 La nebbia lascia il tempo che trova. Di solito quando la nebbia scende e` segno di bel tempo; quando sale si va verso la pioggia. Quando va via non porta mutamento di tempo, soprattutto se e` nebbia bassa (vedi sotto). Sovente il proverbio e` usato in senso metaforico, per indicare una cosa inefficace, irrilevante che non porta conseguenze ne´ negative, ne´ positive. 167
Chi non naviga non sa cosa sia il timor di Dio.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Nebbia bassa quel che trova lascia.
168 La nebbia e` la mamma della pioggia. La vera nebbia, densa, diffusa, porta invece facilmente la pioggia.
160
161
NEBBIA
169
La nebbia chiama la pioggia.
Alle tre nebbie, acqua. La pioggia arriva dopo tre giorni di nebbia. 170
171
Nebbia alla valle, acqua alle spalle.
pag 1067 - 04/07/2007
NECESSARIO
1004
.
Se la nebbia e` in basso la pioggia e` sul monte o da quello puo` arrivare. Nebbia in basso, pioggia in alto. Spesso se nella valle c’e` nebbia piove sui rilievi. 172
La nebbia di marzo non fa male ma quella d’aprile toglie vino e pane. La nebbia di marzo si posa su rami ed erbe ancora non germogliati, ma quella d’aprile tocca le gemme che stanno per aprirsi o in piena vegetazione, ed e` estremamente dannosa sia per il grano che per la vite. Puo` accadere allora che con l’umidita` sia favorita la proliferazione dei funghi parassiti, detti ‘‘ruggini’’, oppure che il gelo attacchi le foglie umide e le bruci. 173
Nebbia di marzo mal non fa ma in aprile pane e vino a meta`. 175 La nebbia e i preti non vengono mai per niente. La nebbia di solito porta la pioggia, o rovina qualche coltivazione; i preti visitano i fedeli e tornano alla chiesa con qualche elemosina o qualche vantaggio. 174
176 La nebbia matura i fichi. Ironico. La nebbia fa poco bene alle piante da frutto; pero` i fichi maturano verso settembre quando appaiono le prime nebbie, e si vorrebbe che fosse merito loro. In realta` si dice fico annebbiato quello che per la nebbia si e` sciupato avvizzendosi.
NECESSARIO 177 Niente e` piu ` necessario del superfluo. Paradosso che ha in se´ una verita`: a volte fare a meno del superfluo e` piu` doloroso che privarsi del necessario. Godere del superfluo fa sentire l’uomo piu` felice che non nell’avere il necessario, cosa che piu` o meno e` di tutti. C’e` chi mangia male per avere un bel vestito, chi soffre il freddo per andare a una festa. Si puo` fare a meno del necessario, non del superfluo. E` piu` facile rinunciare a cose indispensabili per vivere, che ad altre che, pur essendo secondarie, qualificano la vita. Il concetto espresso dal proverbio emerge da ogni comportamento umano: anche nella miseria piu` nera, spesso l’uomo cerca di sollevarsi concedendosi un lusso razionalmente illogico, dannoso per la sua economia generale. La so178
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
stanza del detto e` passata in aforismi dotti, o sofisticati, del nostro tempo, improntati piu` a un atteggiamento snobistico che al tragico messaggio del detto popolare. A questo mondo siamo tutti utili e nessuno e` necessario [indispensabile] (e insostituibile). Il mondo va avanti chiunque venga a mancare. Tutti sono sostituibili. Vedi anche la variante breve: Tutti utili, nessuno insostituibile [indispensabile] [U 301]. 179
180 Nessuno e` necessario a questo mondo. Merita ricordare che anche Ralph Waldo Emerson si e` espresso con un aforisma in termini assai vicini, precisando: ‘‘Ognuno e` necessario, e nessuno e` molto necessario’’. Vedi anche Ognuno e` utile e nessuno e` necessario [U 299].
` NECESSITA Da cio` che la vita impone e a cui nessuno puo` scampare possono nascere anche cose positive; in ogni caso bisogna sopportare e caso mai trovare in noi stessi capacita` che non sospettavamo di possedere. Per necessita` , poi, si sopporta qualsiasi sacrificio e spesso si fanno cose che prima non si era in grado di fare. f Vedi Bisogno, Indigenza, Poverta`. 181 Bisogna fare di necessita` virtu `. Frequente anche nella forma di modo di dire. E` necessario accettare con rassegnazione cio` che e` inevitabile, in modo che la sofferenza, il disagio, la pena, esercitino le virtu` della pazienza e della forza d’animo. Di solito si dice per invitare alla rassegnazione. Il detto ha paralleli in quasi tutte le lingue europee. Si legge in san Girolamo (Contro Rufino 3.2), Facis de necessitate virtutem. Cosı` il Berni nell’Orlando innamorato, 3.86: ‘‘De la necessita` virtu` facendo’’. Vedi anche Bisogna prendere il mondo come viene e far la festa quando cade [F 631]. 182 La necessita` insegna l’arte. La necessita` costringe ad impegnarsi e cercare soluzioni, percio` e` riconosciuta maestra delle arti e della vita. Fra le riprese letterarie, Metastasio (Demofoonte, atto I, scena III): ‘‘E la necessita` gran cose insegna. / Per lei fra l’arme dorme il guerriero, / per lei fra l’onde canta il nocchiero, / per lei la morte terror non
pag 1068 - 04/07/2007
1005 ha’’. Vedi anche Il bisognino fa trottar la vecchia [B 606]; L’arte fu dono della poverta` [A 1278]. 183 La necessita` e` madre delle arti [dell’invenzione / delle invenzioni]. Richiama un motto latino medievale tuttora circolante: Mater artium necessitas ‘‘La necessita` e` madre delle arti’’. Vedi anche Il bisogno stimola l’ingegno [B 605]. 184 La necessita` aguzza l’ingegno. Affine ai precedenti, dei quali e` pero` oggi piu` diffuso. Appena modificato lo riferisce Manzoni per introdurre la trovata di Renzo che intende convincere Tonio a fargli da testimone per le progettate nozze segrete con Lucia (Promessi Sposi cap. 6: ‘‘Le tribolazioni aguzzano il cervello’’, mentre nella parte corrispondente del Fermo e Lucia si ha esplicito rinvio proverbiale: ‘‘Necessita`, come si dice, assottiglia l’ingegno’’). Vedi anche Quando l’acqua arriva al culo tutti imparano a nuotare [B 608].
La necessita` insegna sempre qualcosa. La necessita` induce a rompere l’abitudine e a fare altre cose, o le stesse cose in modo diverso, per cui fa scoprire quello che altrimenti non si sarebbe mai saputo. 185
186 Per necessita` ballano gli orsi. Se si ha il bisogno di qualcosa si fa qualsiasi cosa per averla, anche se ridicola e compromettente. Anche gli orsi costretti in cattivita` ad esibirsi davanti al pubblico dei circhi equestri se volevano la loro razione di cibo, dovevano eseguire i numeri imposti loro dal domatore.
Per necessita` corrono gli zoppi. La necessita` fa trottare gli asini. 189 Per necessita` il gatto attraversa il fiume. I gatti sanno nuotare, ma non amano l’acqua, tanto meno tuffarsi e nuotare. 187 188
190 La necessita` non ha leggi [legge]. Di fronte alla necessita` il diritto tace. Uno che muore di fame mangia anche cio` che non e` suo. Spesso, soprattutto quando si vuol dare all’affermazione un valore normativo, giuridico, si usa la forma latina: 191 Necessitas non habet legem. Norma di formulazione medievale, riflette, in senso lato, un concetto molto piu` antico e assai diffuso (si pensi ad esempio alle non rare elucubrazioni sulla forza della Necessita`,
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
` NECESSITA
di Ananke, nella tragedia greca). L’estremo bisogno e la costrizione portano a (o consentono di) dimenticare la legge. Usata in ambito giuridico a proposito della definizione di ‘‘stato di necessita`’’ e, piu` in generale in ambito politico, a proposito di legislazioni straordinarie, di procedure d’emergenza nonche´ di decisioni che infrangono il diritto internazionale. Vedi anche Dove non c’e` pane non c’e` legge [P 264]. 192 La necessita` e` per se stessa legge. Il concetto si ritrova in un insegnamento antico espresso in una massima di Publilio Siro (N 23) Necessitas dat legem, non ipsa accipit ‘‘E` la necessita` che impone la legge, non essa a riceverla’’, cui se ne puo` affiancare un’altra (N 27) Necessitas ab homine quae vult impetrat ‘‘La necessita` ottiene dall’uomo quello che vuole’’. Dello stesso tenore la formula giuridica medievale Necessitas facit ius ‘‘La necessita` crea il diritto’’. 193 La necessita` e` una dura legge. Dura nel senso che ‘‘non vi si sfugge e impone cose ingrate’’. 194 La necessita` insegna a bere con le mani. Cioe` mostra che talora si possono trovare soluzioni in realta` semplici per risolvere un qualche problema. 195 La necessita` e` un’erba amara. Costringe a fare quello che neppure per grandi compensi si sarebbe mai fatto; per questo la si accetta con animo contristato e con spirito ribelle, come si fosse costretti ad ingerire qualcosa di sgradevole. Il proverbio ha un preciso equivalente in tedesco.
Chi e` virtuoso per necessita` non vi rimane che il necessario. Chi e` costretto ad essere onesto appena puo` torna disonesto. La virtu` esercitata per forza non ha alcun valore e non significa nulla. 196
Chi va in convento per necessita` esce appena puo`. Chi abbraccia la vita religiosa per costrizione, se ne libera appena possibile. 197
198
Chi si sposa per necessita` resta poco con la moglie.
199 La necessita` abbassa l’orgoglio. Lo stato di necessita` costringe a moderare l’albagia, la superbia e l’orgoglio di fonte all’impossibilita` di far valere la propria pretesa superiorita`.
pag 1069 - 04/07/2007
NEGARE
200 Necessita` abbassa nobilta`. Riduce l’orgoglio, le pretese e il tono di vita delle famiglie e delle persone.
La necessita` fa piu` ladri che galantuomini. La necessita` costringe piu` a far male che a far bene. Le condizioni di necessita` sono piu` quelle che mettono nel bisogno di fare cattive azioni che a farne di buone. Confronta anche sopra circa la ‘‘legge’’ che viene imposta dalla necessita` [N 190-193]. 201
La necessita` fa d’un timido uno sfacciato. Costringe a superare ritegno, riservatezza e convenzioni. Si legge in Sallustio (De coniuratione Catilinae 58.19): Necessitudo, quae etiam timidos fortis facit ‘‘La necessita` che rende forti anche i pavidi’’. Secondo Sallustio, dunque, con la necessita` si va ben oltre la sfacciataggine. 202
La necessita` toglie la vergogna. La necessita` non ha peli sulla lingua. La necessita` costringe a dire anche quello che per ritegno si preferirebbe tacere. 203 204
La necessita` non ha riguardi. Per necessita` ci si veste a festa. Quando, cioe`, non si hanno altri vestiti da indossare, ci si mettono quelli della domenica. 205 206
NEGARE Inteso come estrema ancora di salvezza dinanzi a indagini e accuse di qualche tipo; ma non senza qualche controindicazione. f Vedi No. 207 Se non neghi subito t’indovinano tutto. Ammettendo qualcosa si apre una falla attraverso la quale pian piano viene fuori tutto quello che si vuol nascondere.
Chi nega non s’annega. Chi nega non si rovina, mantiene negli altri se non altro il dubbio che sia innocente. Chi invece ammette la colpa e` senz’altro condannabile. 208
In dubbio e` sempre meglio attaccarsi a santa Nega. Immaginaria santa che protegge chi ha scelto la politica del negare tutto. 209
210
1006
.
Chi tutto nega tutto confessa [afferma].
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Contrapposto ai precedenti: nel negare tutto quanto, si negano anche cose che sono provate e, di conseguenza, si rivela la bugia in tutta la sua entita`, o comunque si lascia agio a dei seri sospetti. NEGOZIO Inteso in senso lato, come attivita`. 211 Nuovo negozio, nuovo consiglio. Qui per negozio s’intende tipo di attivita` commerciale, tipo di traffico di una merce specifica. Quando uno cambia tipo di commercio, genere da trattare, deve cambiare completamente il suo modo di pensare l’attivita` mercantile, aggiustandola alle esigenze della nuova materia, con le regole appropriate e i relativi principi. 212 Ogni negozio ha la sua malizia. Ogni tipo di attivita` mercantile ha le sue astuzie, segreti ignoti ai clienti, ma conosciuti bene dal mercante, mediante i quali si compra, si vende, si convince e si guadagna agevolmente. Il detto allude in particolare a espedienti non proprio onesti.
NEMICO f Vedi Amico, Onore. 213 A nemico che fugge ponti d’oro. Principio antico, espresso gia` da Licurgo, secondo il quale non si deve mettere il nemico che fugge alla disperazione, negandogli ogni via d’uscita: nel pericolo estremo potrebbe ritrovare le forze per rovesciare la situazione. Cosı` anche i latini: 214 Hosti fugienti pontem substerne aureum. Colui che si attenne a questo principio, fu Scipione l’Africano, il quale, da generale, piu` che della formulazione si curo` del significato: quando un nemico se la da` a gambe, non solo non lo si deve ostacolare, ma facilitargli in ogni modo la fuga e la possibilita` d’allontanarsi. Per quanto riguarda la forma dell’enunciato, secondo la tradizione antica (Frontino Stratagemmi 4.7.16; Vegezio 3.21) Scipione avrebbe detto che Hosti non solum dandam esse viam ad fugiendum, sed etiam muniendam ‘‘Al nemico non solo si deve dare una via di fufa, ma anche proteggerla’’; l’espressione latina corrente, di cui si conoscono numerose varianti e diversi adattamenti nelle principali lingue europee, e` invece di origine medievale. 215
Nemico diviso, mezzo vinto.
pag 1070 - 04/07/2007
1007 La discordia interna indebolisce un esercito che, cosı` diviso, puo` essere piu` facilmente battuto. Vedi anche Divide et impera [D 667]. Gran nemico sa essere grande amico. Il grande nemico, quello cioe` degno di onore e di stima, ove avvenga una pacificazione, e` affidabile come amico, in quanto sa essere ‘‘grande’’ nell’amicizia come lo e` stato nell’inimicizia. I proverbi seguenti sono invece al riguardo assai piu` cauti. 216
217 Guardati da nemico riconciliato. Il nemico che infine si dichiara amico non e` affidabile: deve essere sempre vigilato, sorvegliato e controllato, perche´ puo` essere divenuto amico per tradire, ovvero l’amicizia rifatta e` sempre fragile e poco sicura. Vedi anche Amicizia riconciliata e` una piaga mal sanata [A 603].
Non ti fidare di nemico riconciliato e di roba cotta due volte. Non sempre la cottura rende digeribile un cattivo alimento; cuocendolo due volte lo si rende spesso immangiabile. Piu` spesso questo si dice a proposito dell’amico. Vedi anche Amicizia rinnovata e minestra riscaldata non valgon niente [A 604]; Cavolo riscaldato, frate sfratato e serva ritornata non furon mai buoni [C 1215]. 218
219 Nemico una volta, nemico sempre. Chi ha mostrato una volta inimicizia, invidia o malanimo verso di noi non sara` mai affidabile: il sentimento ostile affiorato una volta puo` essersi assopito, ma puo` ridestarsi improvvisamente.
Pensa che un giorno il nemico potra` diventarti amico. Tratta con i nemici in modo tale da non recare offese irreparabili: la vita rovescia spesso le posizioni. Lo stesso vale per l’amicizia. Vedi anche Parla all’amico come se dovesse diventar nemico [A 695]. 220
221 Chi ha nemici non s’addormenti. Chi sa di avere nemici pericolosi non abbassi mai la guardia, non cessi per un istante di avere precauzioni e difese. Sono i momenti in cui uno si riposa, si crede sicuro, si distrae, quelli nei quali il nemico colpisce.
Il nemico ti fa savio. Ti costringe a fare i conti con te stesso, a vederti come gli altri ti vedono, a riconoscere 222
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
NEMICO
i tuoi difetti, a prendere coscienza dei tuoi limiti. L’insegnamento ha il piu` antico precedente attestato negli Uccelli di Aristofane, 375: ‘‘ma per l’appunto molto i saggi imparano dai nemici’’, ed e` concentrato in un’espressione ovidiana (Metamorfosi 4.428) registrata come massima nel Medioevo Fas est et ab hoste doceri ‘‘E` lecito imparare anche da un nemico’’. 223 Nessuno ti conosce come il tuo nemico. Neppure l’amico ti studia con tanto interesse come ti osserva e ti spia il tuo nemico, il quale, per poter nuocere, e` costretto ad acquistare una grande conoscenza dell’avversario. C’e` anche una ragione piu` segreta: l’odio, l’inimicizia nascondono una segreta attrazione, se non un’ammirazione tra i due nemici, i quali dunque hanno molte cose, sensibilita`, psicologia, in comune. 224 Il nemico peggiore e` colui che fu amico. Colui che e` stato amico conosce colpe, debolezze, e ogni altra cose per poter ferire il nuovo nemico.
Un nemico e` troppo e cento amici non bastano. Il danno che puo` essere arrecato anche da un solo nemico non puo` essere compensato dall’amore e dalla benevolenza di cento amici. All’avere tanti amici e` preferibile non avere alcun nemico. 225
226
Dei nemici uno e` troppo e gli amici non bastano mai.
Dopo il fratello il tuo nemico e` il servitore. I veri nemici sono coloro che vivono piu` vicini, a cominciare dai fratelli i quali soffrono gelosie, invidie, risentimenti. Il servitore e` invece sensibile alle sollecitazioni del nemico, pronto ai tradimenti, alle spiate, alle vendette per essere stato trattato male. 227
Chi guarda i nemici li grida piu` di quelli che sono. Chi conta, considera i nemici piu` numerosi e forti di quello che sono. Chi e` forte non si cura di quanti sono coloro che lo avversano o lo ostacolano: e` il debole che considera e soppesa. 228
Al tuo nemico la sera pesca e la mattina fico. La pesca mangiata la sera e` indigesta e il fico a digiuno procura disturbi intestinali. 229
pag 1071 - 04/07/2007
NEO
1008
.
230 Ogni nemico e` potente, anche la mosca. In particolari situazioni anche un nemico da poco, debole, puo` causare un gran danno. Vedi anche Anche il leone ebbe bisogno del topo [L 446].
ottenendo come risultato che le dame lo fecero davvero, e furono detti nei alla Massillon. I proverbi hanno piu` che altro valore di scherzo o di gioco, come Denti radi, fortuna fitta [D 211], senza che vengano presi sul serio.
Se hai per nemico una formica, pensa d’avere un elefante. Non sottovalutare mai la forza d’un nemico.
Chi ha un neo e non se lo vede ha sorte [fortuna] e non lo crede. Il neo, dunque, deve essere nella parte posteriore dove non arriva l’occhio e particolarmente nel luogo che porta fortuna. Si trova anche: ...e` bella [bello] e non lo crede.
231
232 Si deve amare anche i nemici. Precetto evangelico che rovescia la morale antica e corrente (Matteo 5.44): ‘‘Voi sapete che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. Ma io ti dico: Amate i vostri nemici, pregate per coloro che vi perseguitano affinche´ siate figli del Padre vostro che e` nei cieli’’ (cfr. Luca 6. 27).
Nemico all’oro e in odio all’argento. Espressione scherzosa che vale: povero in canna, senza un quattrino. Sia l’oro sia l’argento (il danaro) lo fuggono, lo schivano. 233
234 Molti nemici, molto onore. Avere avversari e` indice di valore, dimostra di costituire qualcosa d’importante. Si usa oggi ironicamente. Frase dell’ideologia e della propaganda fascista: fu scritta sui muri, insieme ad altri slogan durante il ventennio. Forse non e` di conio mussoliniano, ma rispecchia lo spirito dell’uomo e del movimento. Non si riscontra nei documenti ufficiali. Riprende probabilmente una frase latina Crescit ab adversis ‘‘Cresce nelle avversita`’’, divisa di Maria de’ Medici; poi Crescit in adversis virtus dei Marchesi di Gersy, vedi Iacopo Gelli, Motti, imprese di famiglie e personaggi italiani, Hoepli, Milano 1916 (485-486). Gia` nella raccolta dello Strafforello (La sapienza del mondo, 3 voll., Augusto Federico Negro, Torino, 1883) si trova Piu` nemici, piu` onore, Molti nemici, molta gloria, come traduzioni di proverbi tedeschi.
NEO Inutile ricercare in questi proverbi traccia dell’antica arte della neomanzia, ossia l’interpretazione di caratteri e destini attraverso la posizione dei nei sul corpo. A differenza delle linee della mano, i nei persero per tempo tale prerogativa, tanto che nel XVII sec. erano gia` mezzi di seduzione, che le donne si applicavano artificialmente. G. B. Massillon (16631742) grande predicatore francese, scagliandosi dai pulpiti contro tale moda, grido` che le donne si mettessero dei nei anche sul collo,
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
235
Chi ha il neo sulla mascella ha fortuna e non lo sa. Anche questo neo e` in posizione da non poter essere veduto da chi lo porta. 236
Chi porta un neo in un braccio e` figliol d’un poveraccio. Il neo che si trova sull’organo usato per i lavori di fatica indica discendenza da gente povera e aver ripreso le caratteristiche paterne. 237
Chi ha il neo sulla gola e` figliol d’una signora. Denota ascendenza signorile, se non nobile. 238
Chi ha un neo sul collo e` figliol d’un rompicollo. Chi si trova un neo sul collo e` figlio d’uno spericolato, di uno che non ha molta serieta`, ne´ stabilita` psicologica e ha preso da lui. 239
240 Un neo cresce bellezza. Un piccolo difetto aumenta la grazia, come il leggero strabismo che si attribuiva a Venere. Nel XVIII si usavano, infatti, nei finti che le donne si ponevano sulle guance, sul viso e sul collo, all’angolo dell’occhio. Il neo era chiamato anche assassina.
NERO f Vedi Bianco, Rosso. Il nero il bel non toglie, ma rattizza le voglie. Si dice soprattutto del nero della vedovanza. Vedi anche Bruno. 241
242 Anche il nero e` un colore. Anche negare di scegliere e` una scelta. Anche sottrarsi a ogni possibilita` e` una possibilita`. Il nero propriamente non e` un colore, ma l’assenza di ogni colore; comunque e` come se lo fosse in quanto compare in mezzo ai colori come una possibilita`.
pag 1072 - 04/07/2007
1009 Oltre nero non e` colore sopra Dio non e` signore. Oltre il nero non si puo` precedere in tonalita` e colori come oltre la potenza di Dio non vi e` altra forza. Vedi anche Sale. 243
244 Nero con nero non si tingono. Le cose negative tra loro non s’inquinano; tra malvagi non ci si fa del male. Vedi anche Lardo con lardo non si ungono [L 121]; La padella se la ride del paiolo [P 18]. Con significati attinenti: La padella dice al paiolo: fatti in la` che mi tingi [P 17]; Il bove dice cornuto all’asino [B 828]; Chi ha la camicia sporca dice male di chi ce l’ha pulita [M 356].
NESPOLA La nespola (Mespilus germanica) e` un frutto tardivo e non commestibile appena colto dalla pianta. I frutti devono essere riposti sopra la paglia in luogo asciutto e ventilato per un certo tempo, finche´ divengono un po’ fradici, piu` che maturi, e soltanto allora sono commestibili. Per queste sue caratteristiche e` usata in molti proverbi come metafora di certi tipi di carattere. Per san Simone la nespola si ripone. Il periodo della raccolta delle nespole coincide con la festa del santo, che ricorre il 28 ottobre. 245
Col tempo e con la paglia maturano le nespole. Col tempo e con un trattamento opportuno si ottiene un addolcimento anche di soggetti particolarmente duri e recalcitranti. Vedi anche Non vi sono frutti duri che il tempo non maturi [M 1067]. 246
Col tempo e con la paglia maturano le sorbe e la canaglia. Chiama direttamente in causa coloro ai quali il detto si riferisce. La pena piega anche i malvagi, che cambiano vita scontando la prigione, nella quale un tempo si dormiva sulla paglia. Anche le sorbe, come le nespole, vengono tenute sulla paglia per maturare prima d’essere mangiate. Le piante sono ambedue della famiglia delle rosacee. Vedi anche Viene il tempo che matura anche la nespola [T 323]. 247
248
Quando vedi la nespola tu piangi perche´ e` l’ultimo frutto che tu mangi.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
NESSUNO
Alla fine di ottobre la terra non da` piu` frutti. Il contadino sa che dovra` aspettare molti mesi per arrivare a nuovi raccolti. Quando appare la nespola piangete perche´ e` l’ultimo frutto dell’estate. (Se vedete una donna con un prete che faccian tanto bene non pensate). La giunta perfida e` toscana. 249
NESSUNO f Vedi anche Contento, Necessario. 250 Nessuno si presenta come furfante. Ognuno, nel presentarsi, cerca di mettersi nella luce migliore, anche se si tratta di persona turpe o malvagia. Anche i mascalzoni cercano di avere una faccia accattivante e presentabile.
Nessuno perde senza che un altro guadagni. Di fronte alla rimessa di chi fa male i propri affari sta il vantaggio di chi e` accorto. Vedi anche Moria di vacche, festa di calzolai [C 205]; Non c’e` un male che non porti un bene [M 383]; La morte del lupo e` la salute del cane [L 1143]. 251
Nessuno si lamento` mai del suo poco cervello. Tutti sono contenti del cervello che hanno, anche se in giro ce n’e` pochissimo, cosa che non avviene con il danaro e altri beni. Una osservazione simile si ritrova anche all’inizio del Discorso sul metodo di Cartesio. 252
253 Nessuno e` mai savio abbastanza. Anche la persona piu` saggia commette talvolta delle sciocchezze, per cui si puo` dire che nessuno ha giudizio da buttar via. 254 Nessuno e` saggio tutti i giorni. Nessuno riesce ad essere sempre accorto e intelligente, ma attraversa momenti di sventatezza, che, in Toscana, si chiamano quarto d’ora del bischero, l’ora del coglione.
Nessuno [Niente] e` perfetto (a questo mondo). Anche piccolo, ma tutti hanno un difetto. La perfezione assoluta e` un modello mentale che non appartiene alle cose reali. Molto usato anche al fine di scusare un difetto, un errore, soprattutto proprio, adducendo che e` previsto da questa specie di legge, e quindi inevitabile. Vedi anche Ne´ lin senza resca ne´ donna senza pecca [L 753]. 255
pag 1073 - 04/07/2007
NEVE
1010
.
256 Nessuno puo` servire a due padroni. Scherzosamente s’intende a volte Nessuno come nome proprio, per cui viene fuori che Nessuno puo` fare cose strabilianti: servire a due padroni, fare il profeta in patria, essere necessario al mondo. Talora si fa anche con Nemo, nessuno in latino. Per il significato del proverbio, vedi anche Non si puo` servire a due padroni [P 69].
263 La neve dell’inverno ingrassa la terra. La neve agisce sui raccolti come se fosse un ottimo concime aumentando la produzione.
NEVE Tutti i proverbi che riguardano l’inverno chiedono il freddo in questo periodo. Il gelo, e la neve in particolare, tengono indietro la germinazione del seme, soprattutto quella del grano che e` stato seminato in ottobre-novembre. Cio` permette alle piante di radicarsi bene nel terreno e di non spuntare troppo presto, quando una gelata tardiva potrebbe bruciarle. f Vedi tutti i mesi invernali, Autunno, Candelora, Decembrino, Fioccare, Natale, Tramontana, Vento.
La neve non l’hanno mai mangiata i topi. Cioe` e` sempre in serbo e non c’e` cosa che la elimini del tutto: il gelo, presto o tardi arriva. Anche in un inverno mite le gelate non mancano mai. Vedi anche Ne´ caldo, ne´ gelo rimasero in cielo [C 150]; Anno non perse mai gelo [G 313]; Il lupo non mangia inverni [C 152]; Il lupo non mangio` mai ne´ caldo, ne´ freddo [C 151].
Sotto la neve pane (sotto l’acqua [la pioggia] fame). Sotto i campi coperti di neve (che non scende a temperature polari) si prepara un buon raccolto di grano. Se invece il clima invernale e` mite e piovoso stimola la germinazione delle piante provocando gravi danni alle colture. Particolarmente diffusa e ancora ben viva e` soprattutto la prima parte del proverbio. 257
258
Tanta neve, tanto pane.
259
La neve e` la mamma del grano.
Quando la neve e` alta un mattone il gran torna a un testone. Se l’inverno sara` stato freddo e nevoso il raccolto sara` abbondante e di conseguenza il prezzo del grano diminuira`. Testone indica di solito una moneta di valore piuttosto elevato (in origine quella argentea dove era impressa la testa del regnante), ma qui pare indicare genericamente un valore notevole. 260
Quando la neve sverna al piano val piu` il sacco che non vale il grano. Quando la neve rimane tutto l’inverno in pianura, vuol dire che il raccolto del grano sara` abbondante: il sacco vale piu` del contenuto. 261
Se fiocca sopra il grano si faran nuovi cappello e pastrano. Con un raccolto abbondante ci saranno soldi per comprarsi nuovi vestiti. 262
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
264
Sotto la neve ingrassa la campagna.
265 Buona la neve quando a tempo viene. La neve e` benefica quando viene nel suo tempo, ossia nel cuore dell’inverno: gennaio e febbraio. 266
267 La neve non la beccano gli uccelli. Non sparisce come le olive o l’uva, che se le beccano i tordi e gli storni sulle piante.
Neve scarsa, presto arrivata e presto scomparsa. La breve ed esigua nevicata non lascia tracce. 268
269 Alla vecchia neve piu ` nessuno pensa. A quello che ha dato preoccupazione in passato non si pensa piu`. I problemi d’una volta si dimenticano. Sembra riecheggiare un celebre verso di Franc¸ois Villon Mais ou sont les neiges d’antan? ‘‘Ma dove sono le nevi d’un tempo?’’ ritornello della Ballade des dames du temps jadis. Non si puo` escludere una mediazione colta, ma forse e` piu` probabile che il verso del poeta cinquecentesco rinvii a sua volta ad una espressione proverbiale affine a questa italiana per indicare che il passato e` scomparso cosı` come la neve si e` sciolta.
Qualunque fuoco leva il freddo della neve dell’anno passato. Le cose trascorse, anche quelle che hanno preoccupato, non danno piu` da pensare. Le pene che sono finite fanno quasi sorridere, e` facile rimediarvi. 270
Neve marzolina dura dalla sera alla mattina. La neve di marzo si scioglie presto perche´ ormai il freddo non dura a lungo. 271
272
Tanto durasse la mala vicina quanto dura la neve marzolina.
pag 1074 - 04/07/2007
1011 Una vicina importuna e pettegola e` fastidiosa; meglio sarebbe, dunque, che se ne andasse presto, come la neve di marzo. Dopo la neve buon tempo ne viene. Dopo le nevicate viene in genere la tramontana che spazza le nuvole e riporta il bel tempo. 273
274
La neve chiama il sole.
Quando il bosco tiene la neve, aspettane ancora. Se dopo una nevicata, nel bosco la neve si scioglie subito vuol dire che il fenomeno e` passeggero: ma se il manto rimane e` certo che nevichera` ancora. 275
276
277
Quando la neve tarda ad andarsene aspetta la sorella. Quando la neve stenta ad andare e` perche´ l’altra sta ad aspettare.
Quando la neve si ferma sulla rama neve, neve e neve chiama. Quando la neve si posa sui rami sottili delle siepi e degli alberi, vuol dire che il cielo e` carico, non c’e` vento e richiama ancora altra neve. 278
Quando il sole la neve indora neve, neve, e neve ancora. Quando il sole splende sulla neve dandole riflessi di luce dorata nevichera` di nuovo, piu` volte e per molto tempo. 279
Finche´ la neve non scende dagli alberi non cambia stagione. Fino a quando i rami degli alberi sono ricoperti di neve vuol dire che la primavera e` lontana. 280
Cotta o pesta la neve da` acqua. Con la neve non ci si fa nulla, perche´ e` solo acqua. Inutile pensare di utilizzarla. L’unica cosa che si faceva un tempo era conservarla nelle niviere, dove veniva pressata e durava fino all’estate, oppure farci una bevanda con vino e zucchero. Una persona, per quanto educata, o una cosa, per quanto elaborata, non puo` dare quel che non e` nella sua natura. 281
282
La neve che sul gran si posa per una settimana e` la sua sposa, per due e` la matrigna, per tre gli da` la tigna.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
NEVE
La neve che dura una settimana fa bene alla campagna e propizia buoni raccolti, ma se s’indurisce nel gelo provoca danni notevoli, soprattutto alle piante di alto fusto. Per una settimana la neve e` madre, dopo due divien matrigna, dopo tre diventa tigna. Si riferisce al grano in particolare, ma anche alle persone, per le quali la neve che dura a lungo diventa fastidiosa. 283
La neve per otto giorni e` mamma e dopo e` matrigna. 285 La neve prima di Natale e` madre dopo e` matrigna. Generalmente a dicembre nevica senza gelare e questo giova al grano che germoglia ancora sotto terra. 284
286 L’ultima neve non lascia ghiaccio. Proprio dell’Italia settentrionale. La neve che cade per l’ultima volta nella stagione non gela perche´ ormai il terreno e l’aria non sono piu` a una temperatura che consenta la formazione del ghiaccio.
Neve febbraiola dura una tosse e una cacaiola. La neve che cade di febbraio rimane a lungo. La misura del tempo allude al fatto che la tosse invernale e` lunga e spesso sparisce solo con la stagione primaverile; il disturbo intestinale richiede per la guarigione un periodo di tempo non lungo, ma comunque con risentimenti continui. Toscano. 287
288 Non tutto quello che e` bianco e` neve. Non tutto quello che appare e` quello che dice di essere, ne´ e` come sembra. Non si puo` giudicare dalle apparenze. Vedi anche L’apparenza inganna [A 1052]; Non e` tutto oro quello che riluce [O 510].
Se fiocca neve a penne di gallina vai al mulino e fatti la farina. Se la neve scende a fiocchi grandi e leggeri, a falde larghe, come penne di gallina, provvedi a fare rifornimenti perche´ rimarra` a lungo. In particolare vai al mulino a macinare la farina per il pane. 289
Neve che fiocca a pelo di cane, chi non ha pane muore di fame. La neve che scende minuta e sottile promette di venire alta e rimanere per molto tempo. 290
291
Quando fiocca a pelo di gatto in un’ora [ogni ora] palmi quattro.
pag 1075 - 04/07/2007
NEVICARE
1012
.
Quando la neve viene soffice e leggera, folta come il pelo di gatto, forma in brevissimo tempo uno stato molto alto. Quando la neve viene a pelo di gatto arriva fino al soffitto. Anche un proverbio marchigiano avverte: Quanno ne´gne a ppilo de gattu e` ppiu` quella che deve fa’ che quella ch’ha fattu. 292
Quando la neve viene a pelo di gatta il garzone ride e il padrone impazza. Se nevica soffice e leggero il garzone e` contento perche´ per lungo tempo non si potra` lavorare nei campi e all’aperto, mentre la massaia e il padrone hanno mille problemi per l’orto, il pollame, l’approvvigionamento d’acqua, il bucato, il pane. 293
Quando nevica (a) minuto te la trovi fino al buco. Quando nevica fine fine arriva senza che uno se ne accorga fino al buco... della serratura, naturalmente. Precisa un proverbio urbinate: Nengv d’ gross n’ fa ’na coscia; nengv d’ trit n’ fa ’n blich ‘‘Nevica a larghe falde, la neve arriva alla coscia; nevica minuto, arriva all’ombelico’’. 294
Neve tonda aspetta la seconda. Quando nevica mulinando nell’aria, se smette ricomincia presto. 295
Chi nasconde lo stronzo sotto la neve se lo ritrovera` al sole. Chi nasconde le proprie malefatte senza preoccuparsi di coprirle bene, appena mutano i tempi vengono fuori in bella evidenza. 296
Quando la neve si squaglia saltan fuori gli stronzi. Vedi anche Chi caca nella neve presto e` scoperto [C 27]. 297
La neve di gennaio diventa sale e quella d’aprile farina. La neve invernale indurisce e diviene ghiaccio, quella d’aprile e` leggera e si scioglie subito. 298
La neve non si lascio` mai dietro ghiaccio. Se quando nevica c’e` il gelo nei fiumi, nei laghi, nei fossati, quando la neve se ne va si porta via tutto il ghiaccio.
‘‘Quando nevica non si va a scuola’’. Naturalmente non riguarda zone troppo settentrionali. Frase che appartiene al linguaggio goliardico del passato e rimane in una tradizione ancora vicina allo spirito antico della goliardia, intesa come una specie di corporazione, con leggi proprie, spesso ironiche, argute, formulate secondo la consuetudine e la forma giuridica che usava il latino per enunciare i suoi principi. Frase del tipo: Prima non datur, ultima non accipitur, il cui senso e` che la prima lezione del corso non la fa il professore, l’ultima la disertano gli alunni. NEVICARE f Vedi Fioccare, Lupo, Neve. Quando nevica sulla foglia chi ce l’ha se ne leva la voglia. Se nevica in autunno, quando le foglie non sono ancora cadute, il freddo sara` intenso e lungo. 301
302
Quando nevica sulla foglia te ne caverai la voglia.
Quand el fiocca su la foia de fiocca` no ghen’ha voia. ‘‘Quando nevica sulla nuova foglia, in primavera, di nevicare non ne ha voglia’’. Proverbio lombardo e diffuso nel Settentrione che, a differenza dei precedenti, si riferisce alle nevicate tardive: quando ormai s’approssima o e` arrivata la primavera e le piante hanno gia` le prime foglie, le nevicate sono brevi e leggere. 303
304 Non nevica tutto l’inverno. I guai, i contrattempi, gli impedimenti non durano a lungo. Si dice per ridimensionare o minimizzare paure, preoccupazioni, pessimismo.
Non nevica bene se di Corsica non viene. Proverbio toscano. Non e` una buona, lunga e consistente nevicata se non quella che arriva sul versante tirrenico portata dai venti dell’Ovest. In altri casi si tratta di brevi nevicate, spolverate passeggere. 305
299
300
Nive cadente, schola vacante.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Se nevica sulla gelata dura per l’invernata. Se nevica sopra la terra gelata la neve rimarra` a lungo. 306
307
Donna, vino, legna e pane, lascia che nevichi fino a domane.
pag 1076 - 04/07/2007
1013 Se hai in casa la donna, il vino, da mangiare e da scaldarti, lascia che venga tutta la neve che vuole. Nel Novarese il proverbio ha una variante ancor piu` esplicita: Pan, vin e gnoca, e, s’al vo¨r fiuca`, ch’al fioca ‘‘Pane, vino e una donna a letto e, se vuol nevicare, nevichi’’. Vedi anche Pane, vino, legna da bruciare e se vuol fioccare lascia fioccare [F 938]. NIBBIO Il nibbio (Milvus milvus) e` un rapace diurno, grande volatore, amante delle zone dove vi sia acqua. Poco aggressivo preferisce cibarsi di animali morti, avanzi di altri rapaci o carnivori, piccoli animali moribondi, pesci, molluschi. Tra gli animali domestici costituisce un pericolo solo per i pulcini. Non gira il nibbio che non ci sia vicina una carogna. Dove si vede aggirarsi una persona disonesta si puo` essere certi che si sta preparando uno sporco affare, qualche faccenda poco pulita. 308
Il nibbio e l’avvoltoio vanno sempre dietro alle carogne. Le persone disoneste si occupano solo dei propri simili e di affari iniqui. 309
Non si possono fidare i pulcini del nibbio e le pecore dei lupi. I deboli non possono mai credere ai violenti e ai malvagi. 310
NICCHIA La nicchia e` l’incavo, la rientranza in un muro nella quale sta una statua, un ornamento. E, per facile estensione, l’ambito domestico e familiare. 311 Nessuno sa stare nella propria nicchia. Nessuno sa tenersi nei limiti delle sue capacita` e possibilita`; ognuno cerca e vuole piu` di quanto e` giusto e onesto.
Chi e` stato sempre nella (sua) nicchia non sa cosa c’e` di la` dal muro. Chi non ha avuto curiosita`, ardimento, iniziativa ed e` rimasto chiuso nel suo piccolo mondo non sa nulla della vita. 312
` NICOLA / NICCOLO Originario della Licia, vescovo di Mira fra III e IV sec., san Nicola e` figura storica contornata tuttavia da un alone di leggenda che ha arricchito la sua agiografia di particolari sug-
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
NIDO
gestivi e miracolosi. E` considerato patrono delle ragazze da marito per aver salvato tre fanciulle dalla prostituzione facendo cadere dalla loro finestra dei pomi d’oro per farne la dote; dei pescatori per i suoi interventi miracolosi nelle tempeste di mare e degli scolari. Nel 1087 le sue reliquie furono trasportate a Bari, di cui divenne il patrono e dove venne edificata la basilica che porta il suo nome. Da allora il culto di san Nicola si diffuse in Europa. Si festeggia il 6 dicembre. San Niccolo` di Bari la rondine passo` i mari. I proverbi tengono conto anche di quello che accade la` dove non giunge l’esperienza, come nel caso della vita degli animali e in particolare degli uccelli migratori che con i loro ritmi segnano il mutare delle stagioni e registrano anche in anticipo, rispetto alla sensibilita` dell’uomo, i mutamenti delle stesse. Le rondini all’inizio di dicembre sono ormai giunte al loro stanziamento invernale e il loro ritorno sara` il presagio della primavera, vedi anche san Benedetto (21 marzo) la rondine sotto il tetto [R 911]; Per san Rocco (16 agosto) la rondine fa fagotto [R 817]; Maria porta le rondini, Maria le porta via [R 912]. 313
San Niccolo` di Bari e` festa degli scolari; festa o non festa a scuola non si resta. San Nicola e` riconosciuto patrono degli scolari, a motivo della straordinaria precocita` del santo nell’apprendimento. Inoltre e` uno dei santi portatori di dono nel periodo invernale. Il 6 dicembre infatti, soprattutto in Germania e nei paesi del Nord Europa, san Nicola, cioe` santa Klaus (da Nik[o]laus) fa regali ai bambini, come avviene altrove per santa Lucia e per Natale. 314
NIDO Simbolo della casa, del focolare, della famiglia. f Vedi Trovare, Uccello. Nido fatto, gazza morta. Quando uno crede che cominci la sua felicita` arriva il suo tramonto. Appena l’uomo si e` sistemato nei beni e negli agi della vita, in modo che non ha piu` bisogno di nulla, viene la fine. Non c’e` nel comportamento della gazza un elemento che motivi questo proverbio, che 315
pag 1077 - 04/07/2007
NIENTE
ha valore generale se non che i nidi delle gazze (vedi la voce) sono grandi e appaiono vuoti tra i rami degli alberi non appena cadono le foglie in autunno, per cui si vedono fino alla primavera disabitati. Vedi anche Quando credi di cominciare a star bene cominci a star male [C 2421] ; Corredo finito non trova marito [C 2270]. In alcune versioni dialettali si trova anche gazzera, nome antico col quale s’indicava la gazza, che rimane in espressioni come Pelare la gazzera senza farla stridere (cfr Battaglia, GDLI, alla voce gazzera). Casa accomodata morte preparata. Per analogia. Finalmente, dopo una vita di lavoro e di sacrifici, magari dopo aver sistemato i figli ed essersi assicurati una serena vecchiaia, si desidera poter godere di questa serenita` . Ma l’uomo non puo` disporre del proprio destino che spesso decide altrimenti. Si usa anche per consolarsi nel caso non si riesca a metter su casa come si vorrebbe, o, all’opposto, in senso apotropaico per scongiurare questo temuto e crudele contrappasso. 316
Beato quell’uccello che fa il nido al suo paesello. Felice chi rimane nel suo paese, mette casa e si sposa la` dove e` nato. 317
Chi fa il nido in alto convien che mostri il culo. Chi si espone, cerca la fama, si mette in vista lascia scoprire le sua magagne, come l’uccello che, stando nel nido sui rami, ogni tanto deve sporgersi col necessario per fare i propri bisogni. 318
319 Ogni uccello fa festa al suo nido. A ognuno piace la propria abitazione. Ogni uccello si compiace del proprio nido, ama e magnifica il proprio rifugio; si rallegra di tornarvi. Vedi anche Ogni formica ama il suo buco [F 1109]; Casa mia, casa mia, benche´ piccola tu sia, tu mi sembri una badia [C 891]. 320
1014
.
A ogni uccello il suo nido par bello.
321 Ogni uccello fa il nido a suo modo. Ognuno fa le cose secondo quel che sa, le proprie usanze e i propri bisogni. Esistono tanti modi di fare le cose quante sono le persone.
NIENTE f Vedi Necessario, Nulla, Poco, Tanto.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Niente fa bene agli [e` buono per gli] occhi. Cosı` si risponde a chi si rifiuta piu` o meno garbatamente di mangiare o comunque di prendere qualcosa. Il proverbio deriva dall’uso dell’ossido di zinco nella cura degli occhi, poiche´ questa sostanza, ottenuta dalla combustione del metallo all’aria libera, era indicata con nihil album ossia ‘‘un nulla bianco’’. Esisteva anche il nihil griseum ‘‘un alcunche´ di grigio’’, usato come collirio secco o cosmetico. Si dice anche che gli occhi non devono essere toccati da niente. 322
Niente fa bene agli occhi, ma non allo stomaco. Si capisce nel contesto d’uso dell’espressione, cioe` per convincere qualcuno restio, che dice di non voler niente da mangiare. 323
324
Niente fa bene agli occhi e male ai denti.
325
Niente di niente: bene per gli occhi e male per il dente.
Chi si sposa con niente fino alla morte ne risente. Chi si sposa senza disporre di mezzi si trova a penare e tribolare tutta la vita. Chi parte povero finisce povero, non cambia stato. 326
327 Chi non ha niente si contenta di poco. Per chi non ha niente e` tutto trovato. 328 Niente facendo s’impara a far male. Stando in ozio si prendono brutti vizi, ci si trova indotti a fare del male. Vedi anche L’ozio e` il padre dei vizi [O 716]. Potrebbe essere un calco di Male facendo s’impara a far bene [M 378], o viceversa. Vedi anche A nulla fare s’impara a far male [N 566]. 329 Nessuno fa niente per niente. Dietro qualunque azione c’e` una qualche motivazione, anche di solo gusto o di divertimento. Tutto quello che si fa ha un fine o un motivo. Specificamente: senza metter mano alla borsa non si ottiene nulla, niente si muove. Vedi anche A ufo non si fa niente [U 63]. 330 Per niente nessuno da` niente. Vedi anche A ufo non canta un cieco [U 64].
Per nulla neanche il cane dimena la coda. E` noto che i cani scodinzolano quando sono contenti o quando si aspettano qualcosa. 331
332
Per niente il cane non dimena la coda.
pag 1078 - 04/07/2007
1015 333 Per nulla il prete non canta la messa. Piu` cinico, semmai, nel sottolineare come anche chi e` chiamato a vivere e predicare il Vangelo, spesso non si sottragga alle debolezze mondane. Vedi anche A ufo non si canta messa [U 66]. 334 Con tanti niente ammazzai l’asino. Le piccole cose, prese in gran numero diventano un’entita` considerevole. Una novelletta popolare ne da` spiegazione: un contadino che aveva un asino soleva caricarlo esageratamente, in particolare aggiungendo piccoli pesi alla soma dicendo: – Questo e` niente e l’asino neppure lo sente. Un giorno aggiungendo legno a legno, niente a niente, carico` la povera bestia al punto che quella stramazzo` in terra morta. Cfr. la storia in G. Pitre`, Proverbi siciliani IV, p. 342. Vedi anche, in positivo, Il poco fa l’assai [P 1976]; Tutto fa [T 1102]; A forza di punti si fa la camicia [P 2980]; A granello a granello s’empie lo staio e si fa il monte [G 1032]. 335 Poco e` poco e niente e` meno. Non e` da disprezzare il poco in quanto e` sempre meglio di niente. Di fronte al niente si puo` anche far festa al poco. 336 Qualcosa e` qualcosa e niente e` niente. 337 Meglio qualcosa che niente. Vedi anche Meglio scalbatra che niente pesce [N 562]. 338 Con niente ben si digiuna. Ironico: non avere proprio niente e` il modo migliore per riuscire a digiunare. Vedi anche Con nulla si cena alla svelta [N 569]. 339 Niente non ha bisogno di nascondiglio. Il niente non da` preoccupazioni per essere conservato o difeso; chi non ha niente non ha pensieri per preservare e far fruttare beni o capitali. 340 Niente e` al sicuro dai ladri e dai briganti. Nessuno va a cercare o disturbare chi e` povero in canna. Il gioco linguistico che consiste nel reificare l’inesistente, nel dare significato positivo a termini che indicano l’assenza, l’inesistenza, o cose astratte, e` molto comune nel linguaggio e nella tradizione popolare (vedi Con tanti niente ammazzai l’asino [N 334]), e nasce sia dall’ironia, sia dall’ignoranza. Ha la sua celebrazione massima nell’espediente di Ulisse, che disse a Polifemo di chiamarsi Nessuno, racconto assai antico che ha versioni in
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
NIENTE
molte tradizioni orientali. Nella nostra tradizione giochi di parole si fanno con espressioni equivoche come l’Anonimo (artista poliedrico praticamente immortale), NN (sigla per indicare persona ignota) che diventa Enne Enne, persona reale, il Milite Ignoto (Ignoto e` il cognome), il Generale Cordoglio (presente a ogni funerale), Massimo Riserbo, nome del giudice istruttore col quale vengono condotte le indagini, e molti altri divertenti equivoci. Dove non c’e` niente perde il comune [la Chiesa]. Dove non c’e` proprieta` ne´ lavoro non si ricavano tasse, non s’impongono multe, non si riscuotono decime. Vedi anche Nessuno puo` derubare un nudo [N 552]. 341
Dove non c’e` niente perde il creditore il capitale e il giudice la sentenza. Dove non c’e` alcuna ricchezza, nessun bene, perdono tutti, compreso il giudice che emette una sentenza inutile. Si riferisce a debiti e fallimenti. Un tempo i giudici venivano pagati secondo le sentenze che emettevano. 342
343 Niente di troppo. Senza esagerazione. In nessuna cosa bisogna fare piu` del dovuto, mettere piu` del necessario, compiere quello che non e` richiesto. Questo mette al riparo da responsabilita`, rimproveri, ingratitudine. Da confrontare con i piu` diffusi Il troppo stroppia [T 1023] e L’assai basta e il troppo guasta [T 1035], rispetto ai quali rappresenta un filone piu` colto; tant’e` che si dice spesso anche in latino: 344 Ne quid nimis. ‘‘Nulla di troppo’’, nel senso di non mettere mai in nulla l’eccesso. Invito a non esagerare in quanto il troppo guasta anche nel bene. La frase in greco si trovava scolpita nel tempio di Delfi (cfr. Platone, Ipparco 228e) e si voleva fosse addirittura di Apollo. Viene inoltre attribuita ora a questo ora a quello dei Sette Sapienti (Solone, Chilone, Pittaco) e anche ad Omero. La prima formulazione in latino si trova nell’Andria (verso 61) di Terenzio. Si avvicina alla nota frase francese di uso proverbiale frequente anche tra noi: 345 Surtout pas de ze`le. ‘‘Soprattutto, niente zelo’’. Per analogia. Invito a fare solo quanto viene ordinato, lo stretto necessario, senza aggiungere nulla credendo di far meglio. Viene attribuita quasi con
pag 1079 - 04/07/2007
NIPOTE
1016
.
sicurezza a Talleyrand che l’avrebbe pronunciata parlando ai dipendenti del ministero degli esteri, che voleva solo esecutori delle sua indicazioni. 346 Non bisogna fare nulla di troppo. E` quasi sempre sbagliato fare, dire, dare piu` del richiesto, del necessario, del convenuto.
NIPOTE I nonni, che nei nipoti vedono il perpetuarsi della famiglia, sono inclini a concedere loro molto di piu` di quanto non avessero fatto con i figli; non tanto sul piano affettivo, bensı` su quello materiale. I proverbi mettono pero` in guardia dalla ingratitudine dei giovani. Per generi e nipoti quel che fai e` tutto perduto. Quanto viene fatto per i nipoti e per i generi e` un bene senza ritorno. L’affetto verso le due categorie di persone difficilmente viene ricambiato. 347
I nipoti son come i broccoli in fiore: piu` li innaffi e meno ci trovi. Quando i broccoli hanno fatto il fiore non ci si ricava nulla per mangiare. 348
Per far del bene a generi e nipoti e` meglio avere corta memoria. Bisogna dimenticare il bene fatto per non essere amareggiati dall’ingratitudine. 349
Nipote colpi di cote. Quello che si ottiene dal nipote sono delusioni e brutti colpi. Fino all’Ottocento cote ebbe corrente significato di ‘‘pietra dura’’, ‘‘rupe’’, ‘‘macigno’’, ‘‘sasso’’, quindi qui s’intende: ‘‘sassate’’, come dicono a Roma serciate. 350
Nipoti meglio se li poti. Non farti sfruttare dai nipoti. Gioca sul fatto che sono detti nipoti anche certi grappoli stenti che succhiano la vite senza dare alcun frutto, ovvero certi polloni, detti anche succhioni, che crescono vigorosi sulla vite senza portare grappoli. 351
siero, lo nascondono, ingannano, creano volute ambiguita`. Citazione del Vangelo (Matteo 5.37): Sit autem sermo vester: Est, est; non, non; quod autem his abundantius este, a malo est ‘‘Sia il vostro parlare: Sı`, sı`; no, no; quello che va oltre a queste parole, viene dal male’’. Vedi anche Bisogna dire pane al pane e vino al vino [P 280]. Meglio un no con bella maniera che un sı` con brutta cera. Meglio dare o ricevere un rifiuto con gentilezza ed educazione, che un consenso sgarbatamente, vedendo che non e` dato spontaneamente e generosamente. 353
354 Meglio un sincero no che un falso sı`. Meglio un rifiuto chiaro, senza sotterfugi, scuse, che un consenso dato con una riserva mentale, con una segreta intenzione, per oscure ragioni. 355 Meglio un no che cento forse. Meglio un netto rifiuto che promesse vaghe, speranze senza fondamento.
Il no ce l’ho in mano e il sı` lo cerco in tasca. Ho voglia di dirti di no, e mi rimane difficile dirti di sı`. Avrei piu` voglia di dirti no che di sı`. 356
357 Tanto vale il mio no quanto il tuo sı`. Di fronte a due affermazioni opposte non si puo` pretendere che una valga piu` dell’altra. Le opinioni hanno tutte lo stesso valore. 358 Per il no non si tingon le carte. Non si fanno contratti, non si verbalizzano testimonianze, non si scrivono ricordi o testamenti dove non c’e` nulla di concreto e sicuro. Per nulla non si hanno guai ne´ grane. 359 Niente non si scrive. Dove non si e` giunti a nulla (nessun tipo di accordo, di contratto, di regolamento, ecc.) non occorre mettere niente per scritto. 360 A dir sı` e no ci vuol lo stesso tempo. Non e` il tempo che s’impiega per la risposta che e` importante o gravoso, ma quello che la risposta comporta.
Un no detto a tempo risparmia tanti guai. E` meglio aver coraggio di negare che affermare, concedere quello che poi puo` essere grave a sostenere. Vedi anche Chi nega non s’annega [N 208]; Col sı` t’impicci e con no ti spicci [S 1269]. 361
NO f Vedi Negare, Sı`. 352 Il vostro parlare sia sı` sı`, no no. Si dice per invitare chi parla a evitare le parole che, invece di dichiarare, manifestare il pen-
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 1080 - 04/07/2007
1017 362 363
Il no ti libera e il sı` ti lega. Il no ti scioglie e il sı` t’imbroglia.
Il no spiccia e il sı` impiccia. Il no e` pace, il sı` e` guerra. Meglio negare subito, che concedere per poi litigare. Il no taglia i rapporti, allontana amici, crea malumori, ma non genera le liti che nascono da una concessione quando e` interpretata in maniera diversa. 364 365
366 Bisogna saper dire di no. Pur essendo assimilato a un’espressione fraseologica di uso frequente, si tratta di un vero e proprio proverbio. Qualche volta e` necessario saper dire di no, altrimenti la vita diventa dura e difficile. L’eccessiva o incauta condiscendenza genera situazioni equivoche, dannose, concessioni sempre piu` insostenibili dalle quali poi e` doloroso o impossibile recedere.
Non so dire di no, diceva quella puttana. Chi concede molto finisce poi in brutte situazioni. Dire sempre di sı` non e` in realta` da persone davvero corrette e raccomandabili. 367
La donna che dice sempre sı` non si sposa, ma neppure quella che dice sempre no. La donna che si concede a tutti e` disonesta e difficilmente si sposa, ma anche quella che nega tutto, rifiuta ogni contatto, ogni rapporto, sta troppo sulle sue, difficilmente trovera` marito. 368
` NOBILE / NOBILTA I nobili son tutti cugini e i contadini compari. I nobili sono tutti parenti, mentre i contadini sono tutti tra loro compari (vedi la voce). I nobili tendevano a sposarsi nel loro ristretto mondo, per cui facilmente, lontani o vicini, erano parenti. I poveri si sostenevano con rapporti di amicizia tra famiglie, consolidati dai comparatici che derivavano dai battesimi e dai matrimoni. 369
370 Ogni uomo onesto e` nobile. Ogni persona che sia onesta e` dignitosa e ha la sua nobilta`, ossia merita rispetto e considerazione a prescindere da titoli e blasoni. Vedi anche Dalla virtu` la nobilta` procede [N 377]. 371
Un nobile senza quattrini si conosce male dal povero.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
` NOBILE / NOBILTA
Un nobile povero e` solo un povero. Se la nobilta` non e` glorificata dai suoi apparati di lusso, di potenza e di gloria, non distingue di per se´ la persona. Nobilta` poco si prezza se le manca la ricchezza. La nobilta`, se non e` quella d’animo, che si avverte sempre, perde ogni dignita` e valore allorche´ non e` circondata dal decoro e dalla dignita` che le conferiscono la ricchezza, gli agi, i beni e il lusso. 372
Un conte senza contea e` un fiasco senza vino. Per analogia. Il nobile che ha perso il suo beneficio e` come un vaso senza il contenuto per il quale e` fatto. 373
374 La nobilta` e` come lo zero. Se alla nobilta` non si affianca qualcosa di concreto (ricchezza, carica) non vale nulla. Vedi anche Cavaliere senza sproni cavalier dei miei coglioni [C 1092].
Cavaliere senza entrata, muro senza croce non son rispettati da nessuno. Sui muri si poneva il segno della croce, un tempo simbolo sufficiente ad allontanare coloro che volevano fare i propri bisogni nelle vicinanze. 375
376 Con la nobilta` sola non si va a tavola. Senza quattrini non si mangia: con la sola nobilta` si fa molto poco. 377 Dalla virtu ` la nobilta` procede. La nobilta` deriva dalla virtu`, intesa in senso alto, come forza e qualita` dell’anima. Prosegue, insieme a proverbi pressoche´ identici nelle principali lingue europee, un tema gnomico di lunga durata, quello della virtu` come unico effettivo titolo di nobilta` : espresso in forma memorabile in un verso di Giovenale (Satire 8.20 Nobilitas sola est atque unica virtus ‘‘L’unica vera nobilta` e` la virtu`’’) variamente ripreso e adattato nel corso del Medioevo (vedi per es. la massima Nobilis est ille quem nobilitat sua virtus ‘‘E` nobile colui che la sua virtu` nobilita’’, o anche Nobilitas fit rusticitas vitio dominante / rusticitas fit nobilitas virtute iuvante ‘‘La nobilta` diventa rozzezza se a dominare e` il vizio, la rozzezza diventa nobilta` se la virtu` l’aiuta’’). 378
Qui si parra` la tua nobilitate.
pag 1081 - 04/07/2007
NOCCHIERO
1018
.
Verso dantesco (Inferno 2.9), con il quale s’invita a superare una difficolta`, o si indica una prova come misura delle capacita` d’una persona. 379 Noblesse oblige. La nobilta` richiede determinati comportamenti. Massima francese che si usa comunemente, anche con ironia, riferendosi a persone con determinate posizioni sociali, mentalita`, prestigio, per indicare che, quando ci si trova in una condizione, a un certo livello non si puo` stare al disotto di quanto il titolo richiede. In questa forma si trova nelle Maximes et re´flexions del duca G. de Levis (1755-1830), anche se il concetto e` ovviamente di ben piu` antica origine.
NOCCIOLA Frutto spontaneo e, molto piu` spesso, coltivato per ottenere ingredienti per dolci (torrone) e farina usata con la cioccolata (nocciolato e gianduia). Di grande valore nutritivo, e` sempre entrata nell’alimentazione come frutta secca essendo facilmente conservabile. Chi mangia nocciole il capo gli duole. E` un frutto indigesto e bisogna evitare di mangiarne troppe. 385
Annata di nocciole granturco quanto se ne vuole. Il clima che si confa` alle nocciole e` quello stesso che favorisce la crescita del granturco. 386
387
NOCCHIERO f Vedi Mare, Tempesta. 380 Ogni nocchiero parla di vento. Ognuno ha in testa le cose che ama, delle quali vive e delle quali parla volentieri. Vedi anche Ciabattino parla sol del suo mestiere [C 1506].
Il buon nocchiero si conosce al vento. Il buon navigatore si vede da come conosce, prende e utilizza il vento per navigare. Vedi Nella tempesta si vede il nocchiero [T 288]. 381
382 Il nocchiero guarda il cielo. Colui che sa navigare non guarda tanto il mare, ma il cielo, le stelle per orientarsi, il vento, le nuvole: interpreta i segni degli elementi che determinano le condizioni del mare. Per procedere sicuri e certi di arrivare e` importante guardare, piu` di quello che appare concreto e immediato, cio` che da` il senso, la direzione, l’indirizzo e che guida senza errore alla meta, come le stelle.
I migliori nocchieri sono in fondo al mare. Per quanto sia valente o temerario chi sfida continuamente il pericolo, alla fine ci rimette la vita. Nel mare, e nei rischi della vita, non basta essere abili. Vedi anche I piu` bravi muoiono alla guerra [B 876]; D’eroi son pieni i cimiteri [E 120]. 383
Se vuoi esser buon nocchiere volgi al mar sempre il sedere. In senso ironico: potrebbe sembrare un invito a non navigare affatto, ma in realta` vuol dire che occorre fare attenzione ad avere il vento in poppa e l’onda di taglio. 384
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Annata di nocciole annata di pannocchie.
388 Abbondanza di nocciole, inverno rigido. L’abbondanza di questo frutto sulle piante fa prevedere che l’inverno che segue sara` rigido e quindi vi saranno abbondanti raccolti soprattutto di grano. 389 Tante nocciole, tanta neve. Vedi anche il contrario, Tante noci poca neve [N 428].
Chi schiaccia le nocciole con i denti risparmia i sassi e consuma la bocca. Per ottenere un minimo risparmio ci si procura un danno grave. 390
391
Chi schiaccia le nocciole coi denti alla fine schiaccia i denti con le nocciole.
Noci per le spose, nocciole per le tose. Veneto. Alle ragazze e alle bambine piacciono piu` le nocciole, soprattutto quelle ancora verdi che si mangiano si puo` dire in erba. Il gioco di parole, che e` andato perduto in questa versione italiana (cosa comune a molti proverbi) era possibile nel veneto nosa ‘‘noce’’ e nosela ‘‘nocciola’’, quindi: cose serie, grosse, impegnative, pene e fatiche consistenti per le donne sposate; cose leggere, di poco impegno, dolori passeggeri, impegni di poco conto per le fanciulle. E` del tutto scomparso l’uso d’andare in primavera alla ricerca lungo le strade dei noccioli selvatici, dai quali cogliere i frutti ancora teneri. Era svago delle ragazze e dei ragazzi, che non si addiceva piu` alle donne sposate. Secondo altri, con riferimento a nozze: amore forte per la donna spostata e flirt per le ragazze. 392
pag 1082 - 04/07/2007
1019 NOCE1 La noce e` un frutto che ha avuto grande importanza nell’alimentazione antica, nella quale rappresentava una fonte di oli molto nutrienti e quindi particolarmente adatta a sostenere e ad integrare le magre diete invernali. A questo si unisce un sapore straordinario e inconfondibile, il cui valore e` limitato solo dall’abbondanza di questo prodotto della terra. Di conseguenza la noce puo` rappresentare sia un cibo prelibato, se assunto per gusto nell’abbondanza (Noce e pane, pasto da sovrane), sia un alimento da poveri, se usato per necessita` e senza altra alternativa (Noci e pane pasto da villane). Si usa nei dolci, negli impasti di condimenti come il pesto e se ne ricavano liquori come il nocino. I proverbi avvertono che delle noci va fatto un uso parco, dato che possono far male, se ingerite in quantita` anche limitata. E` uno dei frutti che nelle favole possono essere fatati, contenere persone, animali, cose enormi. La noce e i suoi gusci servivano per giochi o per fabbricare semplici giocattoli. La noce a tre canti e` ritenuta, come il quadrifoglio, un portafortuna. Tutta l’antichita` (e poi la Scuola salernitana) dice che l’uso della noce causa la raucedine: Raucis salsa nocent, nux, pinguia, nebula, ventus ‘‘Alla voce roca sono dannosi le noci, i cibi piccanti, i grassi, la nebbia e il vento’’. Era usata contro l’ubriachezza e l’ingestione di veleni. Il collegamento alle caratteristiche malefiche e velenose della pianta e la constatazione degli effetti hanno sempre fatto considerare la noce come frutto pericoloso. f Vedi Croce (feste della), Luglio. Noci e pane pasto da sovrane. Indica che l’abbinamento delle due cose e` ottimo. Il pane con le noci, anche se cibo rustico e povero, e` veramente gustoso, degno per sapore delle migliori tavole. Vedi anche Sette son le cose buone: pane, zucchero, limone, acqua fresca, vino puro, fica stretta e cazzo duro [S 1197]; Sette son buoni bocconi: carne, pesce e maccheroni, acqua fresca, vino puro... [S 1198]. 393
Pane noci e vino chiaman gli angeli dal coro. Addirittura gli angeli scendono dal Paradiso per mangiare un cibo cosı` gustoso anche se umile. 394
395
Noci e pane pasto da villane [cane].
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
NOCE
Il pane con le noci e` una magra colazione da poveri, cibo da quattro soldi che serve a levarsi la fame quando non c’e` altro. Secondo un’altra interpretazione: e` cibo indigesto che possono mangiare senza danno coloro che fanno lavori pesanti, ma che nuoce ad altri. Pane e noci mangiare da sposi; noci e pane mangiare da cane. Significa che: mangiando una moderata quantita` di noci col pane (pane accompagnato dalle noci) si ottiene un alimento gustoso e nutriente, degno d’una tavola di festa; mangiando molte noci e poco pane si procura un’indigestione. Per questo Vedi anche Pane e formaggio, ottima colazione... [F 1073]. 396
Prima noce e prima castagna fortunato chi le magna. Le primizie in genere si dice che siano piu` saporite e in particolare quelle di questi frutti. 397
Noce e castagna regali della montagna. Entrambi vengono bene sulle pendici dei monti e quindi sono da scegliere come piu` saporite quelle che provengono da zone alte. Il noce cresce anche in piano e a valle, ma non il castagno che ha bisogno di zone montane. Vedi anche La castagna e` il gran della montagna [C 1003]. 398
Finirono le noci a Bacucco che ne aveva sette solai e sette magazzini e ne mangiava mezza al giorno [una la domenica]. Togliendo continuamente una piccola quantita` da un gran mucchio, alla fine non resta piu` nulla. Vedi anche Finirono le fave anche all’Allocco che ne aveva quattordici magazzini e ne mangiava una al giorno [A 472]; Levare e non mettere fa la spia [L 603]; Chi guadagna cinque e spende sette non ha bisogno di borsette [G 1195]; Chi spende quel che non ha fabbrica il canapo che l’impicchera` [S 1796]. 399
Battere noci, spalare nevee avvertire i becchi sono lavori inutili. Le noci cadono da sole, la neve torna ad ammucchiarsi e i becchi, avvertiti dell’infedelta` della moglie, s’offendono ma non provvedono. 400
401 Noce vien da nuocere. Non e` vero, ma l’avvertimento e` opportuno: mangiare molte noci fa star male perche´ sono indigeste quanto nutrienti. Inoltre l’ombra del
pag 1083 - 04/07/2007
NOCE
noce non permette di sopravvivere a nessuna pianta sottostante. Quindi, sia la pianta sia il frutto sono in linea e si accordano con l’etimologia popolare, che pure non ha fondamento. 402 La [Il] noce nuoce. La noce fa male: e` un concetto ripetuto costantemente nei proverbi, che si riferiscono a un tempo in cui questo frutto era usato come companatico, spesso unico, di poverissimi pasti, e quindi ingerito in forti quantita`. Si trovano proverbi di questo tipo riferiti alla pianta, ma sono slittamenti di memoria o fraintendimenti. I contadini non avevano questo concetto del noce, il quale non e` di per se´ nocivo ed ha effetti negativi limitati rispetto ad altri vegetali come lo stramonio, il giusquiamo, l’aconito, la digitale e certi funghi che sono veramente mortali. Tuttavia, volendo intendere il detto in questo senso, la Premessa ai proverbi sulla pianta offre ampi motivi e chiarimenti. 403 La noce nuoce alla voce. E` antica convinzione che mangiare le noci e frutta non faccia bene alla voce, soprattutto per coloro che la usano professionalmente, come oratori e cantanti. La Scuola salernitana insiste affermandolo due volte: Nux, oleum, frigus capitis, anguillaque, potus / atque crudum pomum faciunt hominem esse raucum ‘‘La noce, l’olio, il freddo alla testa, l’anguilla, il bere alcolici, la frutta sono causa di raucedine’’ (A. Sinno, Medicina salernitana, commento ai precetti, p. 321). 404
1020
.
Mela, pera e noce guastano la voce.
Noce, una e buona. Bisogna mangiarne una sola, perche´ aumentando il numero si comincia ad avere disturbi di digestione, quindi anche problemi di salute. Il proverbio si usa quindi sia per invitare a gustare una noce, sia per consigliare la moderazione nell’uso d’un frutto che proviene da una pianta velenosa. Il motto in un latino quasi italiano, Una nux bene facit ‘‘Una sola noce fa bene’’, si trova anche scritto su stoviglie, fruttiere, nelle mattonelle da muro. 405
Unica nux prodest, nocet altera, tertia mors est. ‘‘Una sola noce fa bene, male la seconda, la terza e` rovina’’. Precetto della Scuola salernitana (Flos medicinae 466), che si usa anche in latino. Ne´ la cosa meraviglia: moltissimi di questi famosi precetti sono stati mandati a 406
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
memoria per secoli da chiunque avesse qualche familiarita` con la medicina ed erano veri e propri consigli dietetici. Anche con la scomparsa del latino hanno lasciato un lunghissimo strascico nella letteratura, nelle iscrizioni, negli almanacchi, calendari, lunari, vasi di farmacia, medicina popolare. C’e` anche un’altra interpretazione dotta di questo proverbio: la noce nostrale comune fa bene; la noce moscata e` nociva e la noce vomica produce la morte. Cio` spiegherebbe meglio la terza ferale sentenza, dal momento che nessuno e` morto mangiando tre noci. Cosı` disse Arnaldo da Villanova (1240-1312) medico e riformatore religioso nel suo Commentario al regime salernitano. 407
Giova la prima noce, la seconda nuoce, la terza e` mala sorte, la quarta e` quasi morte.
Noci, fichi e uva: olio santo e sepoltura. Chi mangia in modo esagerato questi frutti puo` trovarsi molto male con la salute, perche´ sono indigesti. 408
409
Prima di mangiar noci, fichi e uva prenota il prete e scavati la fossa.
Non viene la tosse il giorno in cui si mangiano le noci. Il male che procurano le noci non si avverte quando si mangiano, ma si sente poi col tempo. Il male commesso, l’errore fatto, non fanno sentire immediatamente i loro effetti, che arrivano o piu` tardi o del tutto inattesi. 410
Noci e acqua la febbre e` bell’e fatta. Se sulle noci si beve l’acqua il malanno e` sicuro: e` di fatto un invito a berci vino. 411
412 Dopo il pesce la noce. Dopo un pranzo a base di pesce ci stanno bene le noci come frutta. E` un consiglio igienico che risale all’antichita` e si trova espresso nelle massime della Scuola salernitana: Post pisces nux sit, post carnes caseus adsit ‘‘Dopo i pesci si serva la noce e dopo la carne il formaggio’’ (Flos Medicinae 465). ‘‘Il pesce era ritenuto un nutrimento flemmatico, freddo e umido, facile a corrompersi, e per temperare la sua natura era necessario far seguire la noce, che era stimata calda e secca; la carne invece si diceva calda e umida, e per facilitarne la digestione ad essa doveva seguire il cacio, di na-
pag 1084 - 04/07/2007
1021 tura secca, capace di spingerla al fondo dello stomaco’’ (A. Sinno, Medicina salernitana, commento ai precetti, p. 139). Noce dura e dente traballante, moglie giovane e marito vecchio, puledro e calesse rattoppato son compagnie che si disfanno presto. Le cose nuove e forti non s’accoppiano a quelle vecchie o deboli. La noce rompe il dente. La moglie rovina il marito impegnandolo in fatiche superiori alle sue deboli forze. Il puledro (giovane) sfascia il calesse malridotto. Vedi anche Non si mette il vino nuovo negli otri vecchi [O 690]; A vino giovane botte giovane [B 796]. 413
Uno ha le voci e l’altro le noci. Uno ha fama d’aver rubato le noci e l’altro se le mangia senza incomodo. Uno ha fama d’aver commesso un reato e un altro se ne gode il frutto al coperto. Vedi anche Uno porta la nomina e cento fanno il male [N 475]. 414
Le noci vuote galleggiano. Detto di coloro che, pur valendo poco, si mettono in vista, raggiungendo le piu` alte cariche, oppure di chi, privo di idee e convinzioni, si adatta a tutto e resta, come si dice, sempre a galla. Vedi anche Sono le botti vuote quelle che cantano [B 784]; Le spighe vuote vanno tutte a testa alta [S 1895]; Tutte le zucche stanno a galla [Z 125]; I sugheri e gli stronzi rimangono sempre a galla [Z 127]. 415
416 Una noce in un sacco non fa rumore. Collegato al modo di dire essere una noce in un sacco: una cosa isolata, che potrebbe far rumore con le altre, ma sola non si sente, anche se agitata. Quindi una cosa, anche di natura rumorosa, una persona chiassosa o confusionaria, se sono sole non fanno rumore, non mettono scompiglio. Nell’uso pratico si applica a chi, anche fortemente motivato e intenzionato a far valere i suoi diritti, a promuovere un’azione, una rivolta, si trova isolato, privo di sostenitori e quindi destinato a vedere inutili i suoi sforzi. Il sacco di noci entra nel linguaggio comune come esempio di cosa molto rumorosa, difficile da portare di nascosto senza che si scopra. 417 Quando la noce ride vede la sua fine. Si dice che ride quando, aprendosi il mallo sopra la pianta, la noce si presenta come dietro il ghigno d’una bocca che e` appunto la crepatura.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
NOCE
Alla fine d’agosto la prima noce cade nel bosco. Sul finire d’agosto si puo` avere qualche noce, ma solo come primizia: ancora il mallo non si e` staccato dal guscio, ma la noce all’interno e` gia` formata, il gheriglio e` bianco e si mangia solo dopo averlo sbucciato. 418
419 Per san Francesco la noce e` nel cesto. A settembre e all’inizio d’ottobre, si raccolgono le noci. La festa di san Francesco cade il 4 ottobre.
Per santa Maddalena la noce e` piena, per san Lorenzo puoi guardarci dentro. Per la festa di S. Maria Maddalena, che cade il 22 luglio, la noce e` formata. Per san Lorenzo (10 d’agosto), aprendola, si puo` anche vederla. Vedi anche A san Lorenzo il dente la noce gia` sente [L 905]; Per santa Croce spiga il grano e mette la noce [C 2513]. 420
Per santa Maria Maddalena la noce e` gia` piena; finita o da finire i ragazzi la vogliono aprire. 422 Chi sparte la noce sparte la croce. Secondo un’antica superstizione non si deve dividere una noce con un’altra persona, perche´ cosı` facendo, si assume anche la meta` delle sue disgrazie. Anche riguardo all’uovo (vedi la voce) si crede che non lo si debba mangiare in due. 421
423 Chi compra noci compra gusci. Chi compra noci compra al buio, senza sapere se sono buone o cattive. Chi compra non puo` prendere soltanto il buono, ma deve tenersi anche l’inutile o il cattivo, in questo caso l’involucro dentro il quale non sa se la noce sia buona o cattiva. 424 Chi ha la noce trova la pietra. Chi ha una noce trova facilmente un sasso per spaccarla. Chi ha un bene, una cosa buona, ha l’essenziale e trova poi facilmente il modo di goderne.
Chi vuol mangiar la noce deve rompere il guscio. Per ottenere il risultato bisogna fare un po’ di fatica. Chi vuole un vantaggio deve darsi da fare. 425
426
Quando le noci fanno a castelletti va male per i ricchi e i poveretti.
pag 1085 - 04/07/2007
NOCE
E` detto castelletto il gruppo di tre, quatto noci raccolte sul ramo. Quando ci sono molte noci e` prevista penuria di raccolto, in particolare di grano. 427
Noci a castelletto: chi ha grano se lo tenga stretto.
428 Tante noci poca neve. Se il raccolto di noci e` abbondante l’inverno sara` mite e non verra` che poca neve; ma l’inverno mite e` causa di scarsita` di raccolti, in particolare di grano. Vedi anche Sotto la neve, pane [N 257] ; Tante nocciole, tanta neve [N 389].
NOCE2 Il noce e` pianta comune in campagna, dove viene posta in zone di terreno non destinate alla produzione o ai limiti di queste, lungo le strade, agli incroci, in lembi di terra dove sono impossibili altre coltivazioni; un tempo anche non lontani dalle aie, presso le case coloniche. La ragione e` dovuta al fatto che sotto il noce non cresce erba, intorno intristiscono le altre piante, tanto e` fitta la sua ombra e malefico il mallo velenoso dei frutti e le foglie cadute. Nelle giornate afose tuttavia l’ombra della pianta concede un notevole refrigerio, per cui e` ricercata, ma anche temuta per lo sbalzo di temperatura dannoso alla salute. E` pianta di lunga vita e richiede molti anni prima di dare frutti e un legno molto pregiato. Per la straordinaria natura delle noci, e le caratteristiche indicate, l’ombra di questo albero e` ritenuta malefica, asilo di spiriti e, nell’intrico dei rami, si annidano e riposano streghe e diavoli. Sotto i rami di alcuni noci famosi, come quello di Benevento, si radunano e ballano le streghe per il Sabba, con diavoli e stregoni, argomento di numerose leggende. Come il cipresso il noce non si rigenera dal ceppo tagliato, cosa che lo accomuna con elementi legati ai defunti e agli spiriti impuri. Che il noce produca veleno e` noto da sempre: i malli delle noci, raccolti in un sacco, posti una pescaia e calpestati, servivano ad avvelenare le acque permettendo la cattura dei pesci. Tuttavia il noce non e` mai stato visto di malocchio, per i molti aspetti positivi e per la sua sostanziale neutralita`, se usato convenientemente e tenuto nella sua area di rispetto. 429
1022
.
All’ombra dei noci e dei conventi non cresce erba.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
E` noto che sotto il noce non cresce erba. Intorno ai conventi raccolgono e mangiano tutto i frati. All’ombra del noce non (ci) cresce neanche la gramigna. Impedisce la nascita perfino alle erbe nocive, che sono le piu` resistenti. E` un modo per esaltare il potere negativo di quest’ombra, utilizzabile come traslato per ogni presenza troppo ingombrante e oppressiva. 430
Guardati dall’ombra del noce e dall’occhio del padrone. Si tratta appunto di due presenze ingombranti, che non lasciano spazio a chi vi si trova sottoposto. Vedi anche Ombra di noce e ombra di padrone son due ombre buggerone [P 71]. 431
432 Il noce e` cosı` detto perche´ nuoce. La pianta, con facile ma felice paronomasia, ‘‘nuoce’’ in quanto la sua ombra rende sterile quello che si trova all’uggia. Non solo: la sua ombra fitta fa molto fresco, pericoloso per chi, accaldato, vi si riposa. Vedi anche Noce (frutto). 433 Sotto il noce perdi la voce. Per il fresco eccessivo oppure perche´ mangiando noci si abbassa la voce, vedi anche quanto detto per il proverbio La noce nuoce alla voce [N 403].
Meglio scottarsi al sole che ripararsi all’ombra del noce. L’influenza deleteria prodotta dall’ombra del noce e` considerata peggiore delle ustioni provocate dal sole. Meglio subire un danno, che cercare di evitarlo andandosi a cacciare in una situazione peggiore, piu` difficile o piu` dannosa. 434
Un noce in una vigna e una talpa in un orto fan piu` danno della grandine. In senso proprio: la talpa e` uno dei flagelli piu` temuti dai contadini perche´ scava gallerie sotterranee e rovina le colture rosicchiandone le radici. Dell’ombra del noce si e` gia` detto abbondantemente sopra. 435
Noci, asini e campane devon esser bastonati. Con queste cose bisogna usare i modi bruschi: i noci devono essere bacchiati per far cadere i frutti, le campane percosse, gli asini stimolati col bastone. Vedi anche Asini, donne e noci voglion le mani atroci [A 1374]. 436
pag 1086 - 04/07/2007
1023 Noce del nonno, olivo del padre e vite [vigna] mia. Indica il periodo di tempo necessario perche´ queste piante divengano fruttifere. 437
Vigna piantata da me, moro dal padre e noce dal nonno. Il moro e` la pianta di gelso. 438
439 Chi pianta noci non mangia noci. Per far crescere un noce ci vogliono molti anni, e chi lo pianta non arriva a mangiarne i frutti.
Legno di noce, disperazione della massaia. Perche´ stenta molto a prender fuoco e arde lentamente. Di questo legno pregiato si bruciano pero` solo i rami minuti. 440
NOCERA Nocera Umbra, cittadina in provincia di Perugia, e` nella Valle del Topino. La zona montuosa e` ricca di acque. In particolare nelle sue vicinanze, a Stravignano, sgorgano le sorgenti della celebre Acqua Angelica, leggermente bicarbonato-calcica, eccellente acqua da tavola, da tempo conosciuta e oggi ancor piu` con l’uso e il commercio delle acque minerali. L’acqua di Nocera e` chiara e fina zucchero dolce e amara mandolina. L’acqua della zona della citta` umbra e` giustamente celebre per le sue qualita` specifiche. Su Nocera vedi anche Gualdese. Mandolina (propriamente in italiano mandorlina) e` la mandorla appena formata, morbida e acquosa, di sapore leggermente asprigno, ma assai gradevole. Si usava mangiare come primizia o specialita`, soprattutto dai ragazzi che le rubavano in campagna come anche le nocciole. Nelle zone dialettali si conservano le forme antiche: mandula, mandola, mandrola, nonche´ il diminutivo, come nella forma seguente: 441
L’acqua di Nocera e` chiara e bella zucchero dorge, amara mandolinella. L’acqua di Nocera e` chiara e bella, vagamente zuccherina e allo stesso tempo asprigna come la mandorla ancora acerba. 442
NODO Piu` che al significato proprio, i proverbi pongono l’attenzione a quello metaforico di legame, coinvolgimento, rapporto da cui scaturiscono situazioni diverse di affetto, dipen-
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
NODO
denza, solidarieta`. Inoltre si considera anche il significato di intoppo, punto intricato, difficile, controverso, metafora ripresa dal filo, dalla corda, dai capelli, dalla tessitura: quindi difficolta` da risolvere, da affrontare (nodo da sciogliere). Inoltre con nodo si indicava nella meteorologia popolare una variazione brusca della temperatura nelle stagioni intermedie allorche´ s’invertiva la tendenza autunnale del freddo ad aumentare (ma qualcosa di simile si diceva anche della sua diminuzione primaverile). I principali nodi del freddo, ritorni bruschi di freddo nella primavera sono indicati a san Giuseppe, all’Annunziata, a san Pancrazio, a san Marco, e per l’arrivo del cuculo (vedi la voce). Vedi anche Al primo caldo non ti spogliare, al primo freddo non ti vestire [C 155]. 443 Male si scioglie il nodo stretto a lungo. Perche´ il tempo lo ha saldato. I vecchi rapporti, i legami durati a lungo non si rompono facilmente. 444 Tutti i nodi tornano [vengono] al pettine. Malefatte, errori, colpe, prima o poi vengono al rendiconto, in modi diversi. Per il fatto che una cosa sia passata non e` detto che sia dimenticata, perdonata o non porti le sue conseguenze. Il riferimento piu` comune che si fa per questo detto e` quello del pettine per i capelli, soprattutto per quelli lunghi delle donne, ma come spiegazione non ha molto senso, ovvero ne ha molto di piu` con il riferimento al pettine del telaio, cosa familiare un tempo a molte persone (donne in particolare, ma usavano tessere anche gli uomini nei periodi invernali), essendo la tessitura domestica diffusissima nel mondo contadino e in altri ambienti, anche di benestanti. Per tessere si richiede la continuita` uniforme del filo e, per fare le aggiunte continue necessarie, era richiesta destrezza nel fare un nodo sottile tale che il pettine non lo avvertisse. In caso contrario era necessario fermare il lavoro e rimediare con grande perdita di tempo e fatica. Molto diffuso anche come modo di dire. 445 La seta non tiene il nodo. Il grande lusso, la vita dispendiosa e` difficile che durino a lungo. Coloro che alzano il loro tenore di vita compromettono il patrimonio. La seta, che e` liscia e compatta, non si annoda facilmente e il filo scivola via senza poterlo trattenere. 446
Piccolo ago scioglie stretto nodo.
pag 1087 - 04/07/2007
NOE`
Le situazioni piu` ingarbugliate, i problemi piu` intricati vengono risolti dall’ingegno acuto e sottile, piuttosto che dalla forza esuberante. Piu` si tira la corda e piu` il nodo si stringe. Quando uno e` vincolato a un legame deve scioglierlo se vuole liberarsi; se invece tenta di sfuggire d’impeto, e` come se tirasse il capo di una corda: il nodo si stringe diventando soffocante. 447
448 A grandi nodi grandi tagli. Quanto piu` un rapporto e` stretto, forte e intricato, tanta piu` energia e` necessaria per dividere, separare le parti con decisione e colpi sicuri. 449 Chi non fa il nodo perde il punto. Nel cucire con l’ago chi prima di cominciare non fa il nodo in fondo alla gugliata, perde il punto perche´ il filo non si ferma sul tessuto. Chi non riesce a concludere cio` che ha intrapreso non si trovera` niente in mano. Vedi anche Chi cuce senza fare il nodo perde tre punti [C 2551]; Chi non fa il nodo alla gugliata perde il punto e la tirata [G 1345]; Le donne ne sanno una piu` del diavolo [D 982]. 450
1024
.
Sarto che non fa il nodo il punto perde.
L’abito portato con un nodo di pazienza fa di se´ grata apparenza. Il vestito che viene indossato con il necessario decoro e il portamento richiesto, se pur comporta un sacrificio e un po’ di sopportazione, conferisce un bell’aspetto a chi lo indossa. Vedi anche Chi bella vuole apparire qualche pena deve soffrire [B 313]. 451
Acqua a filo e freddo a nodi. L’acqua scende con continuita`, come un filo che scorre dalla fonte, il freddo invece viene a sbalzi improvvisi, con repentini cali di temperatura (o riprese del caldo, quale puo` essere l’Estate di san Martino, vedi la voce Martino). 452
` NOE Ultimo patriarca dell’era antidiluviana. Per la sua rettitudine fu scelto da Dio per costruire un’arca nella quale ospitare la famiglia e una coppia di tutti gli animali e salvarli cosı` dal diluvio che avrebbe annegato l’umanita` che aveva peccato contro il Creatore. I suoi tre figli, Sem, Cam e Jafet dettero origine alle tre stirpi umane.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Quando Noe` fabbrico` l’Arca disse a tutti i coglioni: – Imbarca, imbarca! Il Diluvio universale ne avrebbe salvati troppi. Comunque sull’Arca erano in otto, tutti parenti del patriarca, i quale evidentemente era messo male anche in famiglia. 453
Nell’arca di Noe` si salvo` anche il barbagianni. Il barbagianni e` un uccello simbolo della stupidita`, vedi anche La compagnia del Nanni: l’allocco [il chiu`], la civetta e il barbagianni [N 1]. 454
Anche nell’Arca di Noe` c’era un lupo [un corvo / un porco]. Conclude una sottintesa meditazione sulla realta` del mondo e dell’umanita`, nella quale ci si chiede perche´ debbano esistere i malvagi, i profittatori, le persone insopportabili. La riflessione e` che l’ottica di Dio non e` quella dell’uomo e secondo lui debbono esserci anche loro, come insegna anche la parabola del buon grano e la zizzania. Dio infatti, dopo averli creati, poteva anche sopprimerli con il Diluvio universale, se li avesse ritenuti inutili o nocivi dal suo punto di vista. Invece, li ha salvati insieme a tutti gli altri dalle acque della sua ira. 455
456 Ha aiutato Noe` a fare il vino. Frase con la quale si significa che un uomo ha un’eta` veneranda. La Bibbia narra che Noe` fece per primo il vino e se ne ubriaco` (Genesi 9.20-24). 457 Ha ballato con Eva. Per analogia.
Disse Noe` quando pianto` la vigna: A chi non piace il vin venga la tigna! Incoraggiamento a chi non vuol bere. Noe` e` conosciuto come primo viticultore e bevitore del mondo in questa seconda veste gode buona fama nel popolo che poco si cura di quanto costo` al patriarca la prima ebbrezza. 458
NOIA f Vedi Canto, Malattia, Musica, Salute, Tempo. 459 Anche le belle mosche da`nno noia. Una cosa fastidiosa non riesce mai gradevole, anche se si ammanta di ornamenti e attrattive. Forse con bella mosca si vuole indicare quei grossi mosconi di colore metallico, iridescenti che si vedono in campagna.
pag 1088 - 04/07/2007
1025 460 Nella miseria la vita e` noia. Nella poverta`, dovendo fare a meno di ogni soddisfazione, manca l’entusiasmo, la gioia di vivere.
Per un giorno di gioia se ne han mille di noia. La vita concede poco tempo di felicita`, mentre ne riserva molto di noia. Anche: spesso per avere una gioia ci si procurano molte noie, in senso di fastidi. 461
Viene a noia tanto un violinista che un calderaio. Da` fastidio avere vicino tanto un musico che prova quanto un calderaio che lavora. Qualcosa di continuamente ripetuto, anche se e` bello, alla fine stufa come fosse brutto. 462
NOME / NOMEA Una persona la si giudica anche (o soprattutto) dal nome che porta, perche´ in esso c’e` la storia della famiglia. L’onorabilita`, la stima, la considerazione possono derivare dal nome che e` stato tramandato da antenati rispettati dall’intera comunita`. L’onore (il nome) tuttavia puo` essere infangato anche da una piccola colpa: e per riconquistarlo a volte non basta una vita. f Vedi Fama, Onore. 463 Chi ha nome ha roba. Chi gode di considerazione, stima, prestigio ottiene facilmente anche beni materiali e sostanze. La forza del nome e della fama porta facilmente altro e diversi vantaggi. 464 Buon nome e` un secondo patrimonio. Il prestigio, la buona reputazione e la stima di cui uno gode sono beni spendibili come una vera e propria ricchezza.
Fatti buon nome e fai quello che vuoi. Procurati un prestigio, fai sı` di riscuotere fiducia e stima e, quando sarai reputato per persona retta e onesta, nessuno credera` che tu abbia compiuto un delitto, fatto del male o sia stato disonesto. 465
Fatti il nome di buono e ammazza il padre. Vedi anche Chi ha buon nome [buona fama] puo` pisciare a letto e dire che ha sudato [B 1085]. 466
467 Fatti un nome e vendi aceto per vino. Tutti crederanno che tu ti sia comportato onestamente e la colpa della truffa e` di altri.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
468
Fatti un nome e spoglia chiese.
469
Fatti un nome e ruba.
NOMINA
La bellezza al fin sparisce, ma il buon nome rinverdisce. Chi si e` comportato sempre rettamente nella vita non ha da temere: invecchiando la sua reputazione sara` sempre piu` solida. 470
471 Tutti i nomi portano a una casa. Ogni nome fa capo a un’abitazione. Ogni persona e` rintracciabile nel luogo nel quale vive. Nessuno e` senza un recapito, una famiglia, un domicilio. 472 Il buon nome e` la migliore eredita` . La cosa piu` importante e preziosa da lasciare agli eredi, e in particolare ai figli, e` un buon nome, una stima che vale piu` del danaro e dei beni di fortuna.
Il buon nome s’acquista con gli anni e si perde in un giorno. Il nome, la stima, il prestigio sono frutto di un comportamento che abbraccia tutta la vita, di infinite prove; ma tutto cio` si puo` perdere con un solo errore, un gesto sbagliato, una calunnia. 473
E` meglio avere una nomea che una livrea. E` meglio essere conosciuti, apprezzati per qualcosa che avere grandi protezioni, come un tempo avevano coloro che servivamo nelle case nobili, delle quali portavano la livrea. Oggi nomea si usa piuttosto in senso negativo. 474
NOMINA In questi proverbi, di probabile conio antico, si usa il termine nomina per indicare la voce pubblica che afferma qualcosa di una persona: di buono o di cattivo. Ha la nomina d’essere avaro, generoso... E` voce antica, ma ancora usata nel senso di ‘‘reputazione’’, ‘‘opinione corrente su una persona determinata’’, ‘‘fama’’. – Anche credito, stima notorieta` (vedi Battaglia, GDLI, alla voce nomina). Lo stesso vale per nominata, termine oggi uscito dall’uso comune, ma che e` da intendere come ‘‘fama, rinomanza, celebrita`’’ (vedi Battaglia, GDLI, alla voce nominata). 475
Uno porta la nomina e cento fanno il male.
pag 1089 - 04/07/2007
NOMINARE
Con la scusa che c’e` un malvagio, o detto tale, tutti fanno il male e incolpano quello che e` innocente. Vedi anche Uno ha le voci e l’altro le noci [N 414]. 476
1026
.
Uno porta la mala nominata e cento rubano.
Meglio malmaritata che una cattiva nominata. Meglio una condizione d’infelicita` e di pena che essere oggetto di una brutta fama. 477
NOMINARE 478 Chi si nomina e` in cammino. La persona che si rammenta spesso di lı` a poco arriva: segno che al momento che si nomina e` gia` in cammino. E` commento ad una non rara coincidenza, e, inoltre, un avvertimento ad essere cauti, perche´ l’assente di cui si parla o si sparla puo` essere lı` lı` per arrivare. Vedi anche Persona trista nominata e vista [P 1367].
NORCIA Cittadina dell’Umbria. Norcia, Cascia e Visse Dio li fece e poi li maledisse, ma poi volse la mano e benedisse Norcia, Cascia e Visse. Si riferisce ai terremoti che hanno messo a dura prova questi tre paesi, Norcia, Cascia e Visso, i quali sono sempre risorti dalle loro rovine. Vedi anche Spoletino. 479
Norcia fatta a cuore chi non la vede se ne muore. A questa lode si oppone un ‘‘blasone’’ locale, che, come capita in genere, non e` molto benevolo: Norcia vitusta, fatta a core ladra de drentu e bella de fore. 480
NOTAIO Figura di antiche ascendenze, compare nei proverbi non certo nella luce migliore, avendo contatti diretti con la gente, ma facendo parte di una categoria privilegiata, vivente in un certo agio, dato dalla sua attivita`, e portato a fare l’interesse dei potenti e a operare in maniera poco chiara nei suoi interessi. Condivide la comune diffidenza e antipatia con l’avvocato, il medico, lo speziale, e in parte anche il prete. f Vedi Birro.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
D’avvocati e di notai, l’inferno e` pieno di lai. L’inferno e` pieno di lamenti di notai e di avvocati perche´ sono tutti laggiu` trovandosene raramente qualcuno onesto. 481
482
D’avvocati e di notai e` pieno l’inferno.
Chi frega un notaio frega la propria famiglia. Chi inganna un notaio si fa nemico quello che probabilmente avra` in mano i suoi interessi e quelli della famiglia, per cui procurera` del male alla famiglia e anche a se stesso. Tradizionalmente si dice che vi sono quattro persone alle quali bisogna dire assolutamente la verita`, a costo di procurare del male a se stessi; sono il confessore, il medico, l’avvocato e il notaio. Nel caso del notaio, se uno con l’inganno lo mette nella situazione di fare un atto, un rogito, basati su dati falsi, quando le cose diverranno chiare, saranno grossi guai per gli interessati. Bene ha ripreso il Manzoni (Promessi sposi cap. 3) questo concetto ancora vivo nel mondo popolare, con le parole che Azzeccagarbugli rivolge a Renzo: ‘‘Chi dice bugie al dottore, vedete figliuolo, e` un sciocco che dira` la verita` al giudice. All’avvocato bisogna raccontare le cose chiare: a noi tocca poi imbrogliarle’’. ` piu` facile che prenda fuoco un pozzo 484 E che un notaio entri in paradiso. Trattando le eredita` e i beni degli altri il notaio cede facilmente alla tentazione di appropriarsene. Il fatto quindi che un notaio sia assunto in paradiso pare impossibile, e cio` e` espresso con un paradosso chiaramente esemplato sul quello evangelico del cammello e della cruna dell’ago. Vedi anche Non c’e` anima d’avvocato che giri per il paradiso [A 1714]. 483
NOTIZIA Colpisce il pessimismo con cui si aspettano le notizie. ` , Nuova. f Vedi Novita Le brutte notizie [grame novelle] son sempre vere. Le belle notizie sono spesso frutto delle illusioni e delle speranze, per cui si rivelano frequentemente false. Cosa diversa sono invece quelle brutte che trovano conferma con piu` frequenza. Vedi anche Peggio. 485
486
(Le) Male nuove son sempre vere.
487
Trista notizia ha spesso conferma.
pag 1090 - 04/07/2007
1027
.
NOTTE
488 Le male nuove le portano i matti. Non e` consigliabile dare a una persona una brutta notizia: le reazioni immediate potrebbero essere poco simpatiche; per questo gli scaltri s’ingegnano incaricando di questa ingrata faccenda gli sciocchi.
495 Quel che si fa di notte si vede di giorno. Quello che si compie di nascosto si scopre a suo tempo ed e` conosciuto da tutti. Si dice delle malefatte, ecc.; ma piu` ancora vedendo una donna incinta. Anche nella forma invertita: Quel che di notte si fa, di giorno si vede.
NOTTE f Vedi Giorno, Mattino, Natale, Pensiero, Preghiera, Pulce, Puttana, Sera.
Non si fece mai bucato di notte che non si tendesse di giorno. Le cose fatte in segreto prima o poi vengono alla luce. Le cose fatte male appaiono alla luce del giorno con tutti i loro difetti. 496
489 La notte porta consiglio. Dopo aver dormito, al risveglio si chiariscono meglio i problemi, si prendono con piu` sicurezza le decisioni. Si innesta su di un filone antico, gia` in Erodoto (7.12) e poi ben noto ai paremiografi greci nella forma ‘‘Nella notte il consiglio’’, mentre nel Medioevo si trova il comune precedente del proverbio italiano e degli equivalenti in quasi tutte le lingue europee, Nox consilium dabit ‘‘La notte dara` consiglio’’. Quanto sia comune l’idea lo conferma anche il modo di dire Dormiamoci sopra, ripetuto spesso per prendere tempo e rinviare una decisione che si vede difficile. 490
La notte partorisce consigli.
La notte e` la madre dei pensieri [dei consigli]. Detto che si trova nel dramma comico per musica composto per il Carnevale del 1749 da Carlo Goldoni Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno (atto II, scena XIV) nella stessa forma, secondo l’uso di questo autore di inglobare proverbi nelle battute dei vari personaggi. Vedi anche La collera della sera lasciala alla mattina [C 1753]; I buoni pensieri vengono di notte [P 1185]. 491
La notte e` la madre dei pensieri e la mattina e` la madre dei mestieri. Nella quiete notturna si puo` riflettere con tranquillita`, ma al mattino bisogna sbrigare le faccende o andare a lavorare. Vedi anche Le ore del mattino sono quelle dei mestieri, quelle della sera son l’ore dei pensieri [M 1008]. 492
La notte per pensare e la mattina per fare. Gia` nel Fiore di Virtu` (XIII sec.) si legge (1.71): ‘‘La notte fu fatta per pensare quello che l’uomo debba fare il dı`’’. 493
494 La notte assottiglia il pensiero. Qui assottigliare e` inteso come ‘‘affinare’’.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
497 Chi ruba di notte e` impiccato di giorno. Il male fatto segretamente e` punito in pubblico, davanti a tutti. Vedi anche Chi pecca in segreto si pente in pubblico [P 928].
Lavoro fatto di notte non vale tre pere cotte. Quello che si fa quando c’e` poca luce e` un lavoro eseguito male: nell’oscurita` pare fatto bene, ma di giorno rivela tutte le sue magagne. 498
La notte e` lumaca per gli ammalati e lepre per gli amanti. Non passa mai per chi soffre, mentre per chi gioisce e ama, vola, corre, passa in un baleno. 499
Chi compra di notte una pecora nera puo` trovarsela bianca. Chi compra una cosa senza vederla puo` ritrovarsi con una diversa da quella che credeva di aver comprato. Si dice appunto comprare al buio, per significare un acquisto fatto senza verifica. 500
Chi corre di notte corre alla morte. Chi corre senza vedere dove mette i piedi si trova a brutte sorprese: puo` rompersi una gamba come cadere in un crepaccio. Chi fa cose alla cieca si puo` ritrovare nei guai. Dello stesso significato i seguenti tre, a conferma dell’efficacia della rima imperfetta fra ‘‘notte’’ e ‘‘morte’’: 501
502
Chi va di notte sfida la morte.
503
Chi gira di notte scommette con la morte.
504
La notte gira la morte.
La notte e` fatta per gli allocchi: le lasagne paiono gnocchi. Prima dell’illuminazione elettrica la notte era riservata al sonno e pochi lavori si svolgevano nelle ore di oscurita`, durante le quali, se non si stava a letto si stava in casa, essendo pericoloso andare in giro di notte. Di conseguenza 505
pag 1091 - 04/07/2007
NOTTOLINO
1028
.
chi girava di notte o vi andava per necessita` o per altre ragioni, che si sospettavano anche disoneste, godeva di scarsa considerazione, se non era addirittura guardato con sospetto; vedi anche La notte e` il mantello dei ladri [N 512]. Anche oggi si considera stravagante chi prende la notte per il giorno, ma un tempo non piaceva neppure chi lavorava di notte (vedi anche Lavoro fatto di notte non vale tre pere cotte [N 498]). Il detto prende in considerazione particolarmente coloro che vanno di notte per avere poco cervello praticando vagabondi, giocatori, bevitori, e gente d’osteria pronta a imbrogliare facendo vedere bianco per nero. Vedi anche Lupi, merde e botte si trovano di notte [L 1098]; Chi di notte gira merde trova [L 1100]. 506 La notte e` fatta per i barbagianni. Usato come scherzoso avvertimento per coloro che girano di notte. Anche i barbagianni sono uccelli rapaci notturni.
Per quanto sia lungo il giorno finisce con la notte. L’esistenza si puo` allungare, non rendere eterna. Per quanto si possano far durare le cose, necessariamente arrivano alla loro fine. Il proverbio si riferisce in particolare alla vita che, per quanto sia lunga, arriva al suo termine. 507
508 Non viene dı` che non venga notte. Non c’e` principio che non abbia una fine, non c’e` cosa che non porti la sua conseguenza. Non c’e` gioia che non porti dolore, fortuna che non comporti inconvenienti, nascita che non abbia una morte.
Di notte ognuno vede quello che vuole. Quando non si e` controllati si puo` dire di aver visto qualsiasi cosa. Dove manca la verifica ogni opinione e` lecita. 509
Quando e` buio e` notte. E` inutile sottilizzare sulle cose che sono evidenti o parlano da sole. 510
Non e` sempre notte quando si vede scuro. Contrario al precedente; indica che non ci si puo` fidare della prima apparenza. 511
512 La notte e` il mantello dei ladri. La notte e` la copertura che serve ai ladri per operare segretamente. Chi lavora e opera di notte e` visto di malocchio: le cose oneste si
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
fanno alla luce del sole. Vedi anche Vegliare alla luna e dormire al sole non fa ne´ pro, ne´ onore [V 288]. 513 La notte e` fatta per dormire. Il corpo ha bisogno di riposo e quindi meglio assecondare la natura che lavorare, o andare in giro a cercar guai. 514 Quando e` notte e` una giornata. Col venir meno della luce praticamente la giornata e` ormai finita e si puo` concludere poco.
NOTTOLINO Con questo nome si indica una piccola sbarretta a saliscendi che serve per bloccare le imposte, in particolare quelle di fattura rustica e tradizionale. Tutti i proverbi qui sotto elencati si riferiscono a coloro che, per insipienza e insicurezza, da molta materia traggono una cosa di poco conto; che a forza di modificare, perfezionare e ridurre consumano un bel legno, un marmo, una stoffa per fare una cosa da niente. 515
Mastro Piallino d’una trave fece un nottolino.
Mastro Tampicchio disfece un rovere per fare un cavicchio. Per analogia (come tutti i seguenti). 516
517
Mastro Gandino da una ceppa fece una zeppa e poi non gli basto`.
518
Il sor Antuso d’una trave fece un fuso.
Mastro Indugio da una quercia cavo` un fuso. E` la versione italiana del romagnolo: Mestr’ Indus d’int ’na rovra e’ cave` un fus. 519
Bartolomeo ingegnoso da una trave fece un fuso. Facile pensare alla provenienza da un dialetto meridionale, dove ingegnoso e fuso sono accomunate dalla rima in -uso. 520
521
Mastro Nottola d’un ceppo fece una trottola.
522
La moglie di Pappalefave sei dı` peno` a fare un bottone poi venne un galletto e ne fece un boccone.
523
Sciupalegno da una quercia non ci cavo` un fuso.
pag 1092 - 04/07/2007
1029 NOVE A tavola ne´ piu` di nove ne´ meno di tre. La tavola per essere lieta, allegra ha bisogno di almeno tre persone, pero` il numero eccessivo tramuta l’allegria in confusione, rompe l’unita` della conversazione in piccoli gruppi dispersi. Si rifa` alla teorizzazione sul ‘‘banchetto ideale’’, condensata nella massima latina Convivarum numerus non minor sit quam Gratiarum, nec maior quam Musarum ‘‘Il numero dei convitati non sia ne´ maggiore di quello delle Muse (nove) ne´ minore di quello delle Grazie (tre)’’, la quale e` adattamento d’eta` medievale di un’affermazione di Varrone (Satire Menippee fr. 333 Bu¨cheler) citata da Gellio (Notti Attiche 13.11.2). Secondo un altro proverbio latino il numero nove e` perfino eccessivo: Septem convivium, novem vero convicium ‘‘In sette un convito, in nove una confusione’’, opinione che e` tramandata in alcuni proverbi tedeschi. Vedi anche A tavola un lume in piu` e un piatto in meno [T 206]. 524
NOVELLA Nel senso di notizie fresche e novita`, ma anche storie in generale. f Vedi Notizia, Nuovo. La novella non e` bella se non c’e` la giuntarella. Chi riferisce una cosa difficilmente rinuncia a farci qualche aggiunta, a metterci qualcosa di suo. La storia, la notizia, la diceria non piace, non affascina se non e` debitamente infiorettata, resa piccante, condita e fatta sapida con delle aggiunte di colore. 525
526 Chi racconta fa la giunta [aggiunge]. Per analogia. 527 Chi ha visto il lupo gli allunga la coda. Chi ha vissuto una brutta avventura superandola senza conseguenze spesso non rinuncia, raccontandola, a descriverla piu` pericolosa di quanto non sia stata nella realta`.
Le novelle le portano gli uccelli e le raccontano le donne. Le novita` interessanti non si sa chi le porti, in quanto arrivano senza che se ne riferisca la fonte e le donne provvedono a diffonderle. Ma il proverbio ha un doppio senso: il concepimento di una creatura e` una cosa spesso imprevista e segreta, specialmente se la madre 528
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
NOVEMBRE
non e` sposata. Cio` e` dovuto a un uomo (uccello), mentre tocca poi alla donna darne la notizia e raccontare come sono andate le cose. 529 Me l’ha detto un uccellino... Frase che si usa, soprattutto con i bambini, quando non si vuol dire da chi si e` saputa una cosa.
NOVEMBRE Tutti riferiti al ciclo della semina e alle previsioni del tempo. f Vedi altri mesi, Sementa, Semina, Seminare. Chi non semina di novembre presto o tardi se ne pente. Chi non si affretta a seminare all’inizio di novembre, prima che arrivino le piogge, avra` cattivi raccolti e fara` la fame. Vedi anche San Frediano si semina a piena mano [F 1395]; A san Martino la sementa del poverino [M 831]; Per san Clemente smetti la semente [C 1675]; A san Gallo, semina semina [G 169]. 530
Se di novembre tuona l’annata sara` buona. Una pioggia moderata fa attecchire il seme del grano alla terra, mettendo le premesse per una buona raccolta. 531
532 Gelo di novembre cattiva semente. Il freddo e il gelo precoce di novembre danneggiano il seme del grano, determinando uno scarso raccolto. 533 Acqua di novembre ridono le pecore. Vuol dire che non fa ancora freddo, la pioggia fa sı` che l’erba sia ancora verde e le pecore possono continuare il pascolo.
Novembre bello o brutto in campagna muore tutto. Detto che avverte come dalla campagna da novembre in poi non c’e` da sperare di raccogliere di che vivere, in quanto le piante annuali sono morte o quasi e quelle perenni non offrono alimento, mentre gli alberi spogli non hanno frutti. Proverbio da prendersi come indicativo, poiche´ in realta` sono molti gli ortaggi che l’orto rende disponibili, a cominciare dai cavoli, e anche i campi offrono rape, insalate selvatiche e in pratica una certa vita nel mondo vegetale rimane anche d’inverno, con qualche fiore, con erbe resistenti al freddo, a meno che non ci ritrovi in zone settentrionali o ad altezze considerevoli. 534
pag 1093 - 04/07/2007
` NOVITA
1030
.
` NOVITA f Vedi Moscone, Nuova, Nuovo. 535 Ogni novita` dura tre giorni. Ogni cosa nuova fa parlare di se´, meraviglia o turba solo per breve tempo, poi tutti si abituano e nessuno ci fa piu` caso e non se ne parla piu`. Vedi anche la voce Meraviglia; e il proverbio Le mode duran tre dı` [M 1599].
mente con nozze si puo` indicare qualsiasi altro tipo di legame molto stretto e ufficializzato (ad esempio di societa` e collaborazione). Nozze e maccheroni se non son caldi non sono buoni. Bisogna sposarsi nel fiore della giovinezza, nel pieno del sentimento e nella festa generale. Vedi anche Guai e maccheroni si mangiano caldi [M 7]. 542
Se vuoi far sapere una novita` dilla [raccontala] in segreto [un po’ qua e un po’ la`]. Se vuoi propalare una notizia riferiscila come un segreto a questo e a quello e in un baleno il fatto diviene di dominio pubblico. Vedi anche Segreto confidato non e` piu` segreto [S 880].
Ne´ nozze senza canto, ne´ mortorio senza pianto. Non ci sono nozze, anche le piu` squallide, senza festa, ne´ funerali che non diano dolore a qualcuno. Certe manifestazioni rituali implicano comportamenti corrispondenti.
NOZZE f Vedi Festa, Maritare, Matrimonio, Mortorio, Sposare.
Ne´ nozze senza canto, ne´ morto senza pianto, ne´ vigilia senza santo. La vigilia presuppone la festa che normalmente e` di un santo.
Non si fanno [possono fare] le nozze coi fichi secchi. Per ottenere risultati validi, bisogna impiegare mezzi adeguati. Una cosa importante non si fa con poca spesa, pochi mezzi, forze insufficienti. Di significato vicino, vedi anche Chi costruisce la casa sulla rena presto o tardi la vedra` in rovina [R 362].
Ne´ nozze senza pianto, ne´ mortorio senza canto. Reciproco dei precedenti: ai matrimoni qualcuno piange, per commozione o altro, e al funerale i preti cantano. Ma ha valore metaforico: ogni situazione felice ha in se´ un motivo di dolore, e viceversa.
536
543
544
537
538
Non si fanno le nozze coi funghi.
Non vi furon mai nozze cosı` povere dove non ci fosse allegria. Quando ci si sposa l’allegria e` inevitabile. Comunque uno si sposi, qualunque sia la situazione, le condizioni, i problemi, le nozze sono un momento di gioia. 539
545
Non ci son nozze senza pianto ne´ mortorio senza riso. Al funerale qualcuno, come certi eredi, e` in realta` contento. Vedi Non c’e` funerale senza allegria [F 1604]; Non c’e` morto senza riso, non c’e` nozze senza pianto [R 628]. 546
Chi va a nozze senza invito torna a casa schernito. Non si va dove non si e` invitati. Colui che si reca a una festa di matrimonio senza essere espressamente invitato, torna a casa avvilito e scornato per essere stato mandato via. Vedi anche Chi va alla festa e non e` invitato torna a casa sconsolato [F 642]; Chi va dove non e` chiamato come un asino e` trattato [C 1401]; Chi va e non e` invitato torna a casa presto e scornato [I 490].
Nozze tra disuguali poche gioie e molti mali. Le nozze di persone che sono diverse di carattere o di gusti, ovvero di civilta` o di condizioni sociali, portano spesso a un’unione molto difficile, se non infelice. Il concetto si trova anche in Ovidio (Eroidi 9.32): Siqua voles apte nubere, nube pari ‘‘Se tu vuoi sposare bene, sposa una tua pari’’, pentametro che nel Medioevo, piu` o meno variato, ha circolato come massima indipendente. Affine, anche se di senso piu` limitato, il diffusissimo Donne e buoi dei paesi tuoi [D 1037].
541 Chi fa nozze in fretta si pente a comodo. Chi si sposa sventatamente, senza sapere cosa fa, senza pensarci bene, si trova in una serie di guai che lo faranno riflettere a lungo. Ovvia-
Le nozze dei furfanti poco e male [pochi giorni] vanno avanti. Si riferisce generalmente anche agli accordi, alle societa`, alle amicizie dove ognuno si ri-
540
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
547
548
pag 1094 - 04/07/2007
1031 promette di ricavare il proprio utile. Vedi anche Le nozze dei furfanti durano poco [F 1715]; La festa dei briganti dura poco [F 811]. Alle nozze della sora Speranza: la roba non basto` ne´ fu abbastanza. Indica la situazione nella quale la roba basta appena, ma si sente che e` misurata; non manca e al tempo stesso s’avverte una certa grettezza in chi la offre senza troppa generosita`. Anche semplicemente nel senso che una cosa basta appena. Da notare che, anche in condizioni di poverta`, una volta che una famiglia, una comunita` faceva una festa, non era ammissibile un tempo che sulla tavola le vivande sparissero del tutto dopo il convito: cio` costituiva una vergogna per coloro che avevano fatto l’invito, poiche´ avevano provveduto a speranza, vale a dire apparecchiando grettamente, a risparmio, sperando che la roba avanzasse. Da qui forse il nome Speranza della persona che faceva la festa. Vedi anche Alle nozze di Cacone la roba basto` per l’appunto [C 75]; Alle nozze di Co` la roba ne´ avanzo` ne´ manco` [C 76]. 549
Alle nozze de Cagafia` che no ga manca` e no ga basta`. Si dice nel Veneto e anche qui s’avverte sotto la gentilezza l’interesse e la taccagneria. Il detto, presente in molti dialetti, presenta personaggi diversi. 550
NUBE f Vedi Nuvola. NUDO f Vedi Re, Rubare. 551 Nudi si nasce e nudi si muore. Per dire che ognuno di noi e` venuto al mondo senza niente e se va con quello che aveva. Rimprovero a chi accumula beni senza altro fine che possederli: abbastanza evidente la derivazione biblica, da Giobbe (Giobbe 1.21): ‘‘Nudo uscii dal seno di mia madre e nudo vi ritornero`’’. 552 Nessuno puo` derubare un nudo. Nessuno puo` portar via qualcosa a una persona che dispone solo di se stessa. Oggi, con i trapianti di organi venduti per disperazione o estorti, si e` provveduto anche a questo. 553 Bisogna arrivare nudi alla meta. Frase mussoliniana passata a motto retorico e quindi in citazione ironica – piu` spesso nella
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
NULLA
forma breve Nudi alla meta –, nel senso che bisogna trascurare tutto cio` che non serve per raggiungere immacolati il fine. Mussolini la pronuncio` nel 1923 rifiutando il titolo di duca di Rodi che, per opera sua, era stata annessa all’Italia. NULLA f Vedi Niente, Nuovo. 554 Nulla e` troppo poco. Il niente non e` una quantita`, ne´ una realta` sulla quale si possa costruire qualcosa di concreto. Si dice in particolare quando a fronte di una richiesta o di una pretesa, la contropartita e` zero. 555 Senza [Col] nulla non si fa nulla. Occorre un minimo di mezzi disponibili (o di doti) per fare qualcosa, per ottenere un risultato. Piu` spesso s’intende che, se non si fa qualcosa per gli altri, gli altri non fanno nulla per noi. Vedi anche Nessuno fa niente per niente [N 329]; Con l’acqua sporca non s’ingrassa il maiale [M 178]. 556 Nulla viene da nulla. Tutto ha un’origine, una causa. La frase ricalca quella latina, che si ripete tutt’oggi: 557 De nihilo nihil (gignitur). ‘‘Nulla nasce dal nulla’’. Concetto che si trova anche in un verso di Persio (Satire 3.83): De nihilo nihilum, in nihilum nil posse reverti ‘‘Dal nulla nulla e nulla puo` essere trasformato in nulla’’, ripreso direttamente da Epicuro (per il quale ‘‘Niente nasce da cio` che non e`’’), mediato in latino da Lucrezio, De rerum natura 1.150, 1.205, 2.287 (si tratta comunque di un luogo comune filosofico che gia` pensatori presocratici come Empedocle o Melisso, consideravano naturale). 558 Meglio che nulla marito vecchio. Si dice quando ci si deve accontentare di molto meno di quello che si desiderava, come una donna che prende marito per compagnia o per sistemarsi, non avendo avuto di meglio dal destino. Vedi anche Marito vecchio e` meglio che niente marito [M 761]. Dello stesso significato quelli che seguono:
Meglio un cavallo orbo che la scuderia vuota. Per analogia. 559
560 Meglio orbo che cieco. Per analogia.
pag 1095 - 04/07/2007
NUMERO
Meglio un moccolo che andare a letto al buio. Per analogia. Vedi anche Col poco si gode e col niente s’affanna [P 1987]; Poco e` meglio che niente [P 1988]. 561
562 Meglio scalbatra che niente pesce. Per analogia. La scalbatra e` un pesce di pochissimo valore, una sottospecie di carpa, che vive nei ruscelli e nei fossi. 563 Dove non c’e` nulla il poco e` ricchezza. La ricchezza e l’abbondanza sono concetti relativi alla disponibilita` di un bene. Di uso affine In terra di ciechi un orbo e` re [C 1542]. 564 Chi nulla fa, fa il suo peccato. Chi sta del tutto inattivo fa comunque una scelta, per cui commette un peccato, e` colpevole di oziare. Vedi anche Chi fa falla, ma il peggior dei falli e` quello di non far nulla [F 295]. 565
Chi nulla fa, nulla vale [e`].
A nulla fare s’impara a mal fare. Vedi anche Niente facendo s’impara a far male [N 328]. 566
Nulla tanto caro si vende come quello che si fa chiedere e si fa attendere. Quello che viene dato solo dopo richieste ripetute e indugi diviene caro come se lo si acquistasse a molto prezzo. Vedi anche Dono sospirato, caro venduto [D 1094]; Donar presto vale due doni e donar tardi e` un semplice dare [D 775]. 567
Un nulla contraffatto dura gran tratto. Qualcosa fondato sul nulla impiega molto tempo per essere conosciuto per quello che e`, per essere smascherato come inconsistente. 568
569 Con nulla si cena alla svelta. Ironico: non avendo nulla da mangiare non si perde tempo neppure a cucinare. Quando manca tutto mancano anche gl’impicci. Vedi anche Con niente ben si digiuna [N 338].
Dove non c’e` nulla c’e` un diavolo e dove c’e` qualcosa ce ne son due. Dove non c’e` alcun bene c’e` il malumore, la rabbia della miseria, ma dove c’e` qualche ricchezza c’e` il forte dissidio dell’egoismo nel dividere qualcosa. 570
571
1032
.
A chi non ha nulla non manca nulla.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Nel senso che nulla puo` perdere, nulla gli puo` essere rubato o sottratto. 572 Nulla non e` mai in pericolo. Ironico. Non teme di perdere o d’essere derubato. Vedi anche Niente e` al sicuro dai ladri e dai briganti [N 340].
Chi niente tiene, niente teme. 574 Di nulla non si ragiona. Su nulla e` impossibile discutere, anche se lo si fa spesso. Quando non sussiste l’argomento non ha senso argomentare. Quando mancano i presupposti per un’intesa e la controparte non e` disposta a cedere in nulla, e` inutile iniziare o continuare un confronto. Come argomentazione sul fatto stesso che si ragiona, qualcuno sta ragionando: se discutono bisogna per forza che ci sia qualcosa su cui farlo. 573
NUMERO f Vedi Uno. Numero sbagliato numero fortunato. Sbagliare un numero giocando al lotto non e` indice di sfortuna; anzi, il numero e` ritenuto fortunato e viene giocato di nuovo dagli appassionati della cabala del lotto. 575
NUORA f Vedi Suocera.
Povera quella nuora che trova mamma [madre] e figliola. La donna che, sposandosi, si trova in casa la suocera e la cognata ha una vita di pene e di sofferenze. 576
577 Suocera e nuora: gli occhi e il fumo. La suocera e la nuora sono due realta` che non sono mai andate d’accordo. Veramente proverbiale e` la loro discordia sistematica e l’impossibilita` di capirsi: il modo di dire essere suocera e nuora e` diffuso quasi quanto essere cane e gatto; e gia` un in Garzo dell’Incisa (XIII sec.) si legge come proverbio Nuora con suocera spesso si cuocera. Si chiamano suocera e nuora le ampolle dell’olio e dell’aceto, che si voltano le spalle.
Suocera e nuora: il diavolo e l’acqua santa. Vedi anche Suocera e nuora, tempesta e gragnola [S 2223]. 578
579
Nuore e madonne stanno bene nei quadri.
pag 1096 - 04/07/2007
1033 Il proverbio deriva con tutta probabilita` da un dialetto lombardo, nel quale un tempo con madonna si indicava la suocera, cosa che gli fa assumere un significato ben preciso. L’efficacia espressiva sta nel fatto che in un primo momento la parola quadri fa pensare a immagini devote della Madonna. Vedi anche Tutte le madonne stanno bene in cornice [M 52]. I due proverbi seguenti confermano questa interpretazione: Suocere e nuore van d’accordo attaccate al muro. Cioe` sotto forma di quadri. 580
Suocera e nuora van d’accordo quando una e` di carne e l’altra di cartone. Cioe` una e` in ritratto, o in fotografia, perche´ lontana o morta. 581
Chi vuole avere l’inferno in casa ci metta due nuore. La situazione esplosiva si ha quando in una casa stanno due nuore, magari con una suocera. La situazione, oggi rara, non lo era un tempo quando, nella famiglia patriarcale, convivevano anche piu` nuore. 582
Dico [Dici] a nuora perche´ suocera intenda. Quando si dice una cosa spiacevole a una persona piu` disponibile per farla sapere a persona meno trattabile o piu` suscettibile. Piu` usato come modo di dire che come proverbio. 583
584
Dico a te figlia, perche´ tu nuora intenda.
NUOTARE Azione che si prende come immagine del sapersi muovere nel mondo, sapersi destreggiare nella vita: dal momento in cui si impara, a quello nel quale si esercita con rischio, a quello infine nel quale costa la vita. 585 Chi non sa nuotare non entri in acqua. Chi non sa fare non pretenda di mettere le mani in quello che non e` suo mestiere. Chi non e` capace non entri nelle faccende che sono al di sopra delle sue possibilita`. 586 Male si nuota contro la corrente. Quando si va contro le usanze e le opinioni comuni si ha vita difficile.
Finche´ l’acqua non tocca il culo non s’impara a nuotare. Finche´ non spinge la necessita` non ci si decide a imparare o a fare qualcosa. Quando uno e` 587
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
NUOVA
spinto dal bisogno o dal pericolo le cose che gli sembravano difficili diventano facili. Vedi anche Quando l’acqua arriva al culo tutti imparano a nuotare [B 608]. Per imparare a nuotare bisogna entrare nell’acqua. Per imparare una cosa bisogna farla, o almeno provare a prenderci contatto praticamente. 588
NUOTATORE 589 I buoni nuotatori spesso affogano. Chi vive vicino al pericolo, per quanto sia valente, prima o poi, finisce male. Vedi anche Chi ama il pericolo alla fine ci casca [P 1336]. 590 Non affogano che i buoni nuotatori. Definito dal Tommaseo (Tommaseo – Bellini, Dizionario, alla voce) ‘‘Quasi proverbio, Di chi scambia la temerita` col coraggio’’. In realta` e` proverbio molto ironico: solo chi e` capace, abile, sfida il pericolo e si mette nell’occasione di fallire, soccombere; ma anche chi si ritiene tale, presume senza fondamento d’essere capace, fa la stessa fine. Traduce, come anche il precedente, il detto mediolatino Saepe natatores submerguntur meliores.
Il buon nuotatore non chiede quanto l’acqua sia profonda. Chi sa nuotare nuota in qualunque acqua, bassa o alta e non si cura della profondita`. Chi sa fare una cosa la fa senza guardare particolari irrilevanti. 591
NUOVA Nel significato di ‘‘notizia’’. f Vedi Notizia, Novita`. Nessuna [Nulla / Niente] nuova, buona nuova. La mancanza di notizie, soprattutto in certe situazioni, e` indice di sicurezza e tranquillita`. Le cose vanno bene quando non c’e` da riferire nulla. 592
Troppo presto arriva chi mala nuova porta. Chi reca una brutta notizia sembra arrivare sempre troppo presto, sia perche´ si sarebbe voluta sapere piu` tardi possibile, sia perche´ le male nuove volano. 593
594 La mala nuova presto arriva. La cattiva notizia si diffonde con grande rapidita`, arriva in un baleno. Stranamente tutti
pag 1097 - 04/07/2007
NUOVO
sono ansiosi di riferire una cattiva notizia e lo fanno con piu` rapidita` di quando hanno da riferire una cosa buona. 595
La mala nuova la porta il vento.
596
Cattive nuove arrivano per prime.
597
Le cattive nuove hanno le ali [volano].
Chi buone nuove apporta batte ardito alla porta. Chi reca buone nuove bussa con energia, forte e senza esitazioni. Quando si deve dare una buona notizia non c’e` bisogno di trattenersi. 598
NUOVO1 Come sostantivo. ` , Nuova, Nuovo, Vecchio. f Vedi Moda, Novita 599 Nulla di nuovo sotto il sole. Non bisogna mai credere che qualcosa accada per la prima volta: le cose si ripetono perennemente e solo l’ignoranza vede sempre la novita`. E` notissima frase pessimista dell’Ecclesiaste (1.9 ‘‘Cio` che e` stato sara` e cio` che si e` fatto si rifara`; non c’e` niente di nuovo sotto il sole’’) ripetuta spesso anche nella forma latina della Vulgata: Nihil sub sole novum (talora anche col genitivo partitivo, novi, di identico significato). 600 Il nuovo si mette una volta sola. Il nuovo, la novita` durano poco. Appena saputo, visto, conosciuto, il nuovo non e` piu` tale. Un vestito nuovo si puo` indossare solo una volta come tale, cosı` come un servito, una tovaglia sono nuovi solo la prima volta che vengono usati.
Quando viene il nuovo il vecchio si dimentica. Quando una cosa nuova sostituisce una vecchia, anche se amata, questa presto esce dalla memoria. Vedi anche Il santo nuovo caccia il santo vecchio [S 281]. 601
Il nuovo e` sempre bello e il vecchio e` sempre buono. Il nuovo piace sempre di piu` anche se si rimpiange il vecchio come migliore. 602
603 Non sempre il nuovo e` il migliore. Vedi anche Chi lascia la via vecchia per la nuova, sa quel che lascia e non sa quel che trova [V 651]. 604
1034
.
Non si conosce cos’e` il vecchio finche´ non arriva il nuovo.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Le cose si accettano per abitudine e, solo quando arrivano cose nuove alternative, si comprende come siano obsolete o superate. Vedi Non si conosce il sindaco vecchio finche´ non viene il sindaco nuovo [N 621]. 605 Il nuovo piace piu ` del vecchio. La novita` in quanto tale e` accolta sempre con piacere e, anche se di per se´ non e` bella, diletta e gratifica, al punto da cacciare la forma vecchia della stessa cosa. Vedi anche Il santo nuovo caccia [cancella] quello [il santo] vecchio [S 281]. 606 Ogni cosa novella pare bella. Vedi anche Bellezza e` come un fiore che presto nasce e presto muore [B 258]; La bellezza dura poco [B 260]; La bellezza viene e va [B 261]; Ogni cosa e` bella per poco [B 262]. 607
Cosa nuova sempre bella.
608
Cosa novella per tre giorni e` bella. Di novello tutto e` bello.
609 610 611
Le cose nuove piacciono a tutti. Il nuovo e` lodato e il vecchio disprezzato.
Cosa troppo vista perde col tempo quel che prima acquista. Anche una cosa bella, interessante, quando perde la novita`, diviene comune, perde molto della sua attrattiva. Vedi anche La meraviglia dura tre giorni [M 1247]. 612
Cosa troppo vista diventa brutta o trista. Quello che e` nuovo spesso non e` vero (e) quello che e` vero spesso non e` nuovo. Due endecasillabi che possono indicare la provenienza da un testo poetico. Quello che si presenta come novita` risulta sovente una cosa falsa, una chiacchiera senza fondamento, mentre quello che e` certo e vero, di solito non e` nuovo, in quanto ha acquistato certezza col tempo e con le verifiche. 613 614
615 Il vecchio risparmia il nuovo. Qualsiasi cosa vecchia, se si continua ad usarla convenientemente, permette al sostituto nuovo di mantenersi e durare di piu`. 616
La roba vecchia risparmia la nuova.
NUOVO2 Come aggettivo. 617
Mercato nuovo resta mercato nuovo.
pag 1098 - 04/07/2007
1035 Il nome resta ben oltre la realta` delle cose: anche se il mercato e` stato ricostruito nei secoli scorsi e chiamato, allora, mercato nuovo, passati tanti anni la gente continuera` a chiamarlo sempre mercato nuovo. Nuovo principe, nuove usanze. Cambiando il regnante, o il governo, si cambiano anche i modi di vivere, attraverso gli ordinamenti e le leggi. Molti periodi della storia hanno preso nome dal sovrano del tempo: elisabettiano, napoleonico, vittoriano, umbertino. Vedi anche Nuovo re, nuova legge [R 293]. 618
619 Nuovo e` quello che e` dimenticato. Come Nulla di nuovo sotto il sole [N 599], la novita` non e` altro che quanto e` stato abbandonato, dimenticato, e quindi riportato alla luce e alla memoria come se fosse del tutto nuovo. Tutte le cose, le mode ritornano come novita` dopo essere state cancellate dalla memoria delle generazioni.
Casa nuova, formaggio di mezza via e amico vecchio. La casa, se e` nuova, evita i gravi inconvenienti delle continue riparazioni e dei restauri; il formaggio e` buono e salutare ne´ troppo fresco, ne´ troppo stagionato; l’amico vecchio e` provato e sicuro. Vedi anche Amico e vino vogliono esser vecchi [A 646]; Amico vecchio e casa nuova [A 647]. 620
Non si conosce il sindaco vecchio finche´ non viene il sindaco nuovo. Alle cose ci si abitua e con la consuetudine non ci si fa piu` caso: solo quando arriva il nuovo sindaco spesso ci si chiede chi c’era prima.nutrire 621
NUTRIRE Prima nutrito e poi erudito. Prima di tutto bisogna soddisfare i bisogni primari della vita, cercare una sistemazione e di che vivere dignitosamente, poi ci si puo` occupare della cultura. Fare l’inverso e` vivere da disperati. Vedi anche Primum vivere, deinde philosophari [V 1121]. 622
Cio` che [Quel che] (t’) appetisce nutrisce. Quello che stimola l’appetito, fa bene. Non il vizio della gola, ma lo stimolo a mangiare una certa cosa e` considerato un messaggio dell’or623
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
NUVOLA
ganismo che richiede determinate sostanze, per questo si vuole che, quanto si mangia volentieri sia nutriente e non faccia male. NUVOLA Le nuvole, simbolo dell’inquietudine e della labilita` sono prese in considerazione dai proverbi soprattutto per le previsioni del tempo. Si osservano l’altezza, la direzione nella quale si muovono (spia di quella del vento in alta quota), il colore (Rosso di sera bel tempo si spera), la densita` e il loro collocarsi ai monti, al mare o in zone diverse secondo la configurazione geografica dei luoghi. Indizio di pioggia e maltempo, sono in metafora indice di perturbazioni tra le persone, discordie, tumulti, o periodi difficili o burrascosi: s’addensano le nuvole. La nuvola e` anche la macchia che altera, turba la perfetta serenita` del cielo, quindi indica imperfezione, manchevolezza in un comportamento, in un rapporto, in un sentimento altrimenti perfetti. Quando le nuvole vanno al mare prendi la zappa e vai a zappare; quando le nuvole vanno al monte prendi gli arnesi e va’ alla corte. L’idea popolare delle nuvole era che fossero realta` indipendenti dall’acqua che portano: come enormi spugne andavamo a impregnarsi d’acqua nel mare e correvano sul vento a scaricarla durante i temporali. 624
625 Nuvola sulla brina acqua vicina. Se nella notte e` venuta una consistente brinata e il cielo si rannuvola, in breve tempo arrivera` la pioggia.
Nuvole verdi e scurette son tempesta e saette. Le nuvole scure con trasparenze vagamente verdognole annunciano una forte pioggia, ovvero una vera e propria tempesta. 626
Quando le nuvole son fatte di lana piove da qui a una settimana. Le nuvole lanose sono foriere di pioggia, ma lontana: muta il tempo, ma non piove subito. 627
628 Nuvole basse, acqua vicina. Quando le nuvole si abbassano s’avvicina la pioggia. 629 Il tempo fa culaia. Per analogia. Si dice in Toscana quando le nuvole si curvano come un telo gonfio verso terra. La culaia e` la forma che prendono i pantaloni portati a lungo, i quali, soprattutto
pag 1099 - 04/07/2007
NUVOLA
se di tela grossa, si sformano sul sedere. Cio` era tipico degli artigiani che stavano molto a sedere: ciabattini, magnani, sarti. Nuvola da ponente non si leva per niente. Si riferisce a zone nelle quali si ha il mare dalla parte di ponente. Le nuvole che arrivano da quella direzione portano pioggia. Nella Bibbia si trova una simile previsione fatta dal profeta Elia (Il libro dei Re 18 sgg.). 630
631
Nuvola di montagna non bagna la campagna; nuvola di ponente non si leva per niente.
Una piccola nuvola guasta un cielo sereno. Non si prende in considerazione l’estetica ma il fatto che una piccola nube annuncia che il sereno non durera`. Una nuvoletta ferma nel cielo e` l’annuncio dell’arrivo di una grande quantita` di nuvole e di una perturbazione. Anche: un piccolo neo, difetto, guasta una cosa tutta bella nel rimanente. Vedi anche Poco fiele rende amaro molto miele [F 776]; Bonum ex integra causa, malum ex quocumque defectu [B 363]; Non giova aver evitato mille scogli se se ne prende uno [S 673]. 632
633 Nuvola vagante acqua non mena. Quando le nuvole ‘‘corrono’’ sono spinte e sostenute dal vento e di solito non lasciano cadere la pioggia. 634 Non tutte le nuvole portano pioggia. Piu` usato in senso metaforico: non tutte le avvisaglie, le minacce, i pericoli sono apportatori di danno. Non tutte le promesse si mantengono. Non tutto quello che spaventa o alletta si realizza. 635
1036
.
Le nuvole nere portano afa e quelle chiare pioggia.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Il cielo coperto di nuvole scure si dispone sulla terra come un coperchio che lascia filtrare il calore del sole e satura l’aria di umidita` a temperatura elevata. Produce fastidio e spossatezza. Le nuvole chiare facilmente si condensano in pioggia. Pronostici basati sul colore delle nuvole sono diffusi in tutti i dialetti; si vedano per es. l’istriano Nuvole rosse no fa done vedove ‘‘Le nuvole rosse non portano burrasca in mare, e quindi non c’e` pericolo per i marinai’’, il ligure Nuvia rossa o che cieuve o che buffa ‘‘Nuvola rossa o piove o tira vento’’ e il sardo Aeras ruias bentu annuntiat ‘‘Nuvole rosse annunciano vento’’. Chi guarda ogni nuvola non fa mai viaggio. Chi guarda a tutte le difficolta` insite in un’impresa non si decide mai a cominciarla. Si legge nell’Ecclesiaste (11.4): Qui observat ventum non seminat; et qui considerat nubes, numquam metet ‘‘Chi bada al vento non semina e chi osserva le nuvole non miete’’. 636
Chi guarda le nuvole non prende mai strada. Vedi Chi guarda ogni penna non fa mai il letto [P 1139]. 637
Chi vuol fare il mercante della lana non conviene che guardi ogni peluzzo; chi vuol cavar la volpe dalla tana gli convien far il muso auzzo auzzo. Per analogia. Chi fa il mercante di lana non deve star a guardare ogni fiocco; mentre chi vuol stanare la volpe deve osservare attentamente l’ingresso della tana, fino a farsi il muso appuntito (auzzo = aguzzo), quasi per penetrare nel pertugio. Chi intraprende un’attivita` deve considerare la situazione nell’insieme, mirare a buoni risultati finali, senza perdersi nelle minuzie, seguendo le quali non farebbe mai niente. Arcaico e letterario e` forse la morale di una favola. 638
pag 1100 - 04/07/2007
O OBBEDIENZA f Vedi Ubbidienza. OBBEDIRE f Vedi Ubbidire.
OBBLIGO 1 Non voglio obblighi! E` la frase che pronuncia chi rifiuta un’offerta di aiuto o altro, ritenendola non disinteressata, per sottrarsi all’obbligo di restituire il favore o la liberalita` in modi che non pare giusto accettare. Vedi anche Chi prende si vende [P 2524].
` OBESITA 2 Obesita` e` mezza malattia. L’eccessiva pinguedine genera disturbi simili a quelli di una malattia.
OCA Animale di non grandi ambizioni, l’oca trascorre la sua vita quietamente nei cortili o in acque basse: nei fossati, nei laghetti, nei ruscelli. Del suo canto e` meglio tacere e dell’incedere altrettanto, anche se a qualcuno e` piaciuto il passo dell’oca ed e` apparso perfino marziale. Unica impresa eroica di questo pennuto e` stato l’aver salvato Roma dall’assalto dei Galli, dando l’allarme nella notte, sul Campidoglio (387 a.C.). La tavola e`, pero`, il campo in cui l’oca raccoglie piu` allori, anche se la sua carne e` grassa e indigesta e, prima di essere mangiata, deve essere opportunamente manipolata. Per queste e altre caratteristiche l’oca e` assurta a simbolo di vari tipi di persone e cose: della donna vana (l’oca e` considerata di poca intelligenza e per di piu` canta monotonamente rivelando ai predatori la sua presenza), della sorveglianza (per la sua impresa sul Campidoglio), della felicita` coniugale (le oche nuotano in coppia e rimangono unite con un lungo corteggiamento), della loquacita` (il canto sgraziato, insistente e ripetitivo dell’oca e` simbolo della chiacchiera lunga e inutile), dell’ozio (l’oca passa lunghe ore immobile
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
col becco sotto l’ala, ma in questo caso si fa piuttosto riferimento alle sue piume con le quali si fanno guanciali e piumini) e infine della stupidita` (ossia di chi parla continuamente senza sapere cosa dice). Un tempo si usavano le sue penne per scrivere. Dell’oca mangiane poca. La sua carne e` infatti calorosa, e non meno grassa e` quella dell’oca selvatica. 3
4 Le oche hanno il budello diritto. Le oche hanno una digestione rapidissima per cui si diceva ironicamente che, invece di avere il labirinto intestinale, avevano una comunicazione diretta tra la bocca e l’ano che permetteva loro di smaltire rapidamente il cibo. Il paradosso e la metafora si applicano a coloro che mangiano molto.
Se svolazza l’oca e la gallina la pioggia s’avvicina. Se le papere e le galline svolazzano e` segno che si avvicina la pioggia. Le oche, come le anatre, prima che si metta a piovere sbattono con frequenza le ali. 5
6 Buon papero e cattiva oca. Di chi e` stato buono da giovane e da vecchio diventa vizioso.
Chi non le fa di Carnevale le fa di Quaresima. Per analogia. Chi non fa pazzie, scappatelle, stravaganze in gioventu`, facilmente le fa in vecchiaia. Vedi anche Chi non folleggia in gioventu` fa pazzie in vecchiaia [V 152]; Chi non le fa da giovane le fa da vecchio [G 676]. Reciproco: Quando non si puo` piu` si torna al buon Gesu` [G 443]; Il diavolo quando e` vecchio si fa romito [D 270]; Quando nessuno mi vuol piu` sono tutta di Gesu` [G 445]. 7
Tre cose son cattive magre: oche, femmine e capre. L’oca ha come caratteristica specifica l’essere grassa e si apprezza cosı`. Per la donna vedi anche Capra, rapa e donna magra son tre cattivi bocconi [C 672]. La capra e` di per se´ 8
pag 1101 - 04/07/2007
OCA
famelica e divora ogni erba che trova; quando e` magra difficilmente resta gravida e non da` latte. 9 Gallina nera e oca bianca. Sono ritenute le piu` buone e saporite.
Chi oca passa il mare oca ritorna. Chi parte scemo non torna furbo, anche se fa un lungo viaggio. Vedi anche Chi bestia va a Roma bestia ritorna [R 856]; Chi va asino a Parigi non ne torna cavallo [P 473]. 10
Donne e oche tienne poche. Altrimenti non avrai piu` pace ne´ in casa ne´ fuori: le donne infatti litigano dentro e le oche schiamazzano fuori. 11
Dove son donne e oche non son parole poche. Le donne non fanno che parlare e le oche, a loro modo, fanno lo stesso, schiamazzando. Nell’antichita` si diceva che le oche, che spesso tradiscono la loro presenza con gli schiamazzi, dovendo attraversare la catena del Tauro, partirono portando un sasso nel becco, per costringersi all’assoluto silenzio. Infatti sulle cime di quei monti vivono aquile molto aggressive che, avvertendo il passaggio delle oche tra le nubi, le avrebbero divorate. Vedi anche Piu` facile e` trovar dolce l’assenzio, che in mezzo a poche donne gran silenzio [S 1350]; Due donne e un’oca fanno un mercato [D 880]. 12
Dove son donne e gatti son piu` parole che fatti. Per analogia col precedente. Le donne non fanno che parlare tra loro, senza concludere niente di importante. I gatti sono animali che non fanno nulla, tranne giocare con i piccoli e con i topi, fare qualche buchetta in terra e riprodursi a gennaio, miagolando moltissimo. 13
Al buio s’ingrassano l’oche. Con questo detto si intende che al buio non si puo` fare nulla, non e` possibile lavorare. L’unica cosa che riesce bene e` ingrassare le oche. Queste una volta venivano infatti messe al buio, tenute immobilizzate e nutrite con becchime a volonta` per diverso tempo. In questo modo si otteneva un ingrassamento innaturale dell’animale con un esagerato sviluppo del fegato, che veniva usato in cucina per preparare vari piatti. 14
15
1038
.
Per le oche non c’e` alba.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Molti riferiscono questo detto all’ingrassamento dell’oca al buio. In tal caso giorno e notte per lei sono la stessa cosa. In realta` l’oca, se comunemente la notte dorme, talvolta puo` anche trascorrerla senza difficolta` nei fossi a cercare cibo. 16
Le oche beccano anche al buio.
A penna a penna [A poco a poco] si pela l’oca. Chi vuol togliere le penne all’oca senza che nessuno se ne accorga le deve strappare una alla volta. Le cose che ci vengono negate si possono comunque ottenere poco a poco, in sordina, in maniera non appariscente. Vedi anche Foglia per foglia si mangia il carciofo [C 698]. 17
Chi vuole un’oca fina la metta a ingrassare a santa Caterina. La festa di santa Caterina ricorre il 25 novembre. Si usava mettere all’ingrasso intensivo fin da questo periodo le oche la cui carne (fegato in particolare) si preparava per il periodo invernale, salandola e lavorandola, operazione che nelle zone settentrionali prendeva l’avvio per santa Lucia (13 dicembre), giorno nel quale, la` dove era riconosciuto come festa, e trovandosi vicino al solstizio prima della riforma gregoriana del calendario del XVI sec., si usava mangiare l’oca, come altrove si faceva per san Martino, vedi anche Per san Martino oca e vino [M 826]. Durante l’inverno si sfoltiva il pollaio: gli animali, non trovando pascolo, dovevano essere alimentati con cibi di riserva ed era troppo costoso. 18
Porco d’un mese, oca di tre mangiar da re. Il porcello giovane arrosto (porchetta) e l’oca tenera di appena tre mesi sono molto prelibati. 19
20 Tanto beve l’oca quanto il papero. Si dice quando la donna beve quanto il marito. Nelle famiglie contadine le donne svolgevano lavori pesanti insieme agli uomini e bevevano vino come loro. 21 Il lino non e` fatto per l’oche. Le cose raffinate e di valore non sono fatte per i rozzi e gli ignoranti che non sanno apprezzarle. Pare che il detto derivi dal fatto che all’oca per la cova si preparava un cesto di paglia con un po’ di stoppa (cascame della canapa), e non certo con il lino, materiale assai pregiato.
pag 1102 - 04/07/2007
1039 22 Il fieno non e` fatto per l’oche. D’inverno le oche si mettono infatti a dormire sulla paglia.
Quando va al mare l’oca marina prendi il sacco e vai a molina; quando l’oca marina va alla montagna piglia la zappa e guadagna. Proverbio delle zone costiere. Se gli stormi delle oche marine si spostano verso il mare, e` segno che sulla terra ci sara` pioggia o tempesta; allora, non potendo lavorare nei campi ed essendoci acqua nei torrenti, e` consigliabile andare al mulino, dove non manchera` l’acqua. Se invece le oche si spostano verso la montagna, allora il cattivo tempo sara` sul mare e sulla terra si potra` lavorare. Si osserva infatti nelle Marche: Quanno l’oche va alla montagna ’l tiempo tristo ci risparagna ‘‘Quando le oche volano verso le montagne il cattivo tempo ci risparmia’’. Con il nome di oca marina in molte zone si intende il gabbiano reale o comune (Liguria, Messina); altrove, l’oca selvatica. 23
OCCASIONE f Vedi Fortuna, Onesto. 24 L’occasione fa l’uomo ladro. Se la situazione lo consente, non solo si tende a essere disonesti ma, soprattutto se e` garantita l’impunita`, si e` tentati a procurarsi dei vantaggi illecitamente. Il proverbio, molto diffuso, e` citato da molti scrittori, fra cui Cervantes (Don Chisciotte 1.23) e Goldoni (La scuola moderna, atto I, scena I). Vedi anche Cassa aperta fa peccare il giusto [C 991]; La comodita` fece ladro un galantuomo [C 1884]. 25 Occasio furem facit. Il concetto si trova anche in Publilio Siro (H 26) Hominem etiam frugi flectit saepe occasio ‘‘L’occasione spesso piega anche l’uomo dabbene’’ e in una sentenza greca confluita nella Comparatio Menandri et Philistionis (4.1) ‘‘Di molte cose e` concausa l’occasione (kairo`s)’’. 26
L’occasione fa l’uomo ladrone.
27
L’occasione fa il ladro e la puttana. L’occasione e la comodita` fanno la puttana.
28
29 L’occasione ammoglia i frati. Vedi anche Per compagnia prese moglie un frate [C 1910].
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
OCCASIONE
30 Il facile rubare fa l’uomo ladro. Per analogia.
Porta aperta i Santi tenta. Per analogia. Per chiunque e` difficile non cedere a una tentazione, sorattutto quando l’impresa si presenta facile e senza rischio. 31
A porta aperta anche il giusto vi pecca. Per analogia. 32
Uscio accostato anche il Santo e` in peccato. Per analogia. 33
Per non far peccati bisogna fuggir le occasioni. E` norma della morale cristiana. Chi si avvicina alla tentazione confidando di riuscire a resisterle, prima o poi cede e commette una colpa. Fuggire e` la cosa migliore per non fare un errore. Vedi anche Uomo e donna in stretto loco come paglia accanto al foco [U 178]. 34
35 L’occasione mal si prende e ben si perde. Tanto e` difficile cogliere la buona occasione quanto e` facile perderla. Occorre scaltrezza e tempismo per afferrare la buona sorte. Vedi anche Fortuna. 36
Prendere l’occasione al volo e` come saltare su un cavallo in corsa.
37 L’occasione passa a volo e torna zoppa. La buona occasione fugge via in un momento e torna chi sa quando.
L’occasione ha i capelli lunghi davanti e corti di dietro. L’occasione si lascia facilmente afferrare da chi l’acciuffa con tempestivita`, mentre sfugge rapidamente a chi indugia e cerca di prenderla da dietro, quando e` ormai passata. L’immagine si trova nei Disticha Catonis (2.26): Fronte capillata, post haec occasio calva ‘‘Sulla fronte e` capelluta, ma dietro l’occasione e` calva’’, seconda parte di una massima che inizia Rem tibi quam scieris aptam dimittere noli ‘‘Una cosa che sai per te vantaggiosa non lasciartela sfuggire’’. Richiama un’iconografia antica del kairo`s, il ‘‘momento opportuno’’ (confuso talora con la Fortuna stessa), descritta compiutamente da Fedro, Favole 5.8, in particolare al verso 2: calvus (scil. Tempus) comosa fronte ‘‘Calvo (il momento opportuno) ma con un ciuffo sulla fronte’’. Nota anche nel Medioevo (cfr. Car38
pag 1103 - 04/07/2007
OCCHIALI
mina Burana 16.5-8: verum est, quod legitur / fronte capillata, / sed plerumque sequitur / Occasio calvata ‘‘E` vero cio` che si legge, sulla fronte e` chiomata, ma la nuca perlopiu` e` calva’’). Vedi anche La fortuna va presa per i capelli [F 1147]. Chi perde l’occasione resta povero e coglione. Chi non sa approfittare del momento buono rimane danneggiato e deriso. 39
A chi la lascia passare, l’occasione mostra il culo. L’occasione, nel fuggire, si fa beffe di chi non ha saputo coglierla tempestivamente. Vedi anche La sorte non sa sedere [S 1687]. 40
41
1040
.
Bisogna approfittare dell’occasione.
L’occasione perduta non si ritrova. Come i precedenti. 42
43
L’occasione non viene tutti i giorni.
44
Chi non e` sollecito perde l’occasione.
45 Il tempo opportuno viene una volta. Per analogia.
l’imperfezione anche dove questa non puo` essere, chi critica aspramente e va a cercare il pelo nell’uovo. Occhiali e capelli grigi son mercanzie scartate dall’amore. Quando l’uomo diventa presbite e mette i capelli bianchi vede progressivamente ridursi le possibilita` di avere una relazione amorosa. 51
Chi guarda tra le dita non ha bisogno d’occhiali. Allude all’espediente di restringere il campo visivo formando con le dita un piccolo pertugio, attraverso il quale il presbite puo` distinguere meglio le cose che altrimenti vede confuse. Altri danno una diversa interpretazione: chi guarda tra le dita fa finta di non vedere e spesso non vuole vedere, per cui non ha bisogno di occhiali. 52
53 A naso tagliato non bisognano occhiali. Chi e` privo del necessario non ha bisogno del superfluo; certe cose risultano inutili a chi non ha la possibilita` di usarle. Vedi anche A naso tagliato mal s’addicono gli occhiali [N 59].
OCCHIATA
Chi non domanda perde l’occasione. Chi ha ritegno o paura nel chiedere perde il momento opportuno e non ottiene quello che avrebbe potuto facilmente avere.
f Vedi Specchio.
47
Con l’occasione viene la passione. Le voglie, i desideri arrivano spesso con le occasioni propizie.
Ferisce piu` un’occhiata che una fucilata. Si dice di sguardi d’amore, ma anche di occhiate di rimprovero o d’altro.
I tegoli dell’inferno sono occasioni perdute. Il dolore, l’infelicita` sono frutto di rimpianti, di pentimenti, di rimorsi. Vedi anche L’inferno e` lastricato di buone intenzioni [I 194].
Chi sa dare occhiate non ha bisogno di ruffiana. Le intese amorose si raggiungono facilmente con le occhiate, senza bisogno di mezzane.
46
48
A chi vuol far male non manca occasione. Per chi vuole fare il male si aprono molte porte. Chi desidera comportarsi male ha molte opportunita` per poterlo fare. 49
OCCHIALI L’occhiale di Galileo trovava le macchie nel sole. Galileo con il suo cannocchiale scoprı` nuovi corpi celesti e le macchie solari, che fino ad allora era ritenuto corpo perfettissimo di luce pura. Il detto e` usato per indicare chi trova 50
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
54 Dice piu ` un’occhiata che una predica. Uno sguardo a volte dice molto di piu` di un lungo discorso. 55
56
OCCHIETTO Quando la donna fa l’occhietto vuol veder quel che fai a letto. Quando la donna ti strizza l’occhio non ci sono dubbi su che cosa voglia. 57
OCCHIO Non sorprende che agli occhi siano dedicati cosı` tanti proverbi. Tra i cinque sensi lo sguardo e` ritenuto infatti il piu` affidabile; tramite gli occhi si riesce a crearsi un’immagine della realta` e delle persone che ci circondano, si puo` contemplare la persona che si
pag 1104 - 04/07/2007
1041 ama, prendersi cura di chi e di cio` che ci sta piu` a cuore. Ma gli occhi, a loro volta, sono rivelatori del carattere e della natura di una persona: a ogni loro colore o forma la credenza popolare ha attribuito un’indole, una personalita` diversa. Lo sguardo e` infine il mezzo espressivo piu` efficace; con gli occhi si possono trasmettere sensazioni, emozioni di cui le parole potrebbero arrivare a dare solo un’idea molto approssimativa. f Vedi Bove, Naso, Natura, Noce, Onore, Orate fratres, Ovolo, Ozioso, Piangere, Tasca, Triglia, Vedova, Zitella. Occhio per occhio, dente per dente. Allude a una rigorosa vendetta senza perdono, senza comprensione. L’intento della legge mosaica del taglione era pero` porre un limite all’eccesso nella rivalsa, ingiungendo di commisurare la vendetta all’offesa (Esodo 21.24). Tale slittamento di significato e` dovuto alla contrapposizione tra legge formale ebraica e legge cristiana del perdono. Vedi anche A chi te la fa fagliela [F 246]. 58
Occhio non vede, cuore non duole [sente]. Chiunque, assistendo a un fatto o venendone a conoscenza, puo` provare invidia, gelosia, risentimento, dispetto, ecc. Per non provocare tali sentimenti, e` meglio allora non far sapere i fatti propri agli altri, e nemmeno preoccuparsi di quelli altrui. Proverbio molto diffuso, ha precedenti medievali, fra cui Quod non videt oculus, cor non dolet ‘‘Cio` che l’occhio non vede, il cuor non ne duole’’, e soprattutto l’ancora usato: 59
Quod oculus non videt, cor non desiderat. ‘‘Cio` che l’occhio non vede, il cuor non desidera’’. Si dice anche per raccomandare di tenersi lontano da persone o cose verso cui si nutre un forte desiderio che pero` non deve o non puo` essere soddisfatto. 60
Occhio non vede cuore non desidera. Traduzione del precedente. 61
62 Lontan dagli occhi, lontan dal cuore. La lontananza fa spesso dimenticare le persone amate, allenta i legami d’affetto. Si usa pronunciare come consiglio a chi cerca di estinguere una passione; ovvero come giustificazione a chi lamenta la freddezza di una persona lontana. Il concetto e` espresso in Properzio (3.21.10): Quantum oculis, animo tam
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
OCCHIO
procul ibit amor ‘‘L’amore fuggira` tanto lontano dal cuore quanto dagli occhi’’ (verso che e` circolato come massima a se´). L’argomento ricorre comunque in diversi scrittori, perlopiu` in riferimento all’amore (per es. Ovidio, Ars amatoria 2.358). Anche nell’Imitazione di Cristo (1.23.3) e` espresso tale pensiero (Cum autem sublatus fuerit ab oculis: etiam cito, transit a mente ‘‘Una volta che sia stato allontanato dagli occhi presto passa anche dalla mente’’), alludendo alla necessita` per il mistico di allontanarsi dal mondo. Vedi anche La lontananza ogni gran piaga sana [L 885]; Assenza e` nemica d’amore (tanto lontan dall’occhio che dal cuore) [A 828]. C’e` stato chi, con intenti galanti, ha corretto questo proverbio in: 63 Lontan dagli occhi, vicino al cuore. Con allusione al sentimento nutrito dalla memoria e dal desiderio non soddisfatto. Ma e` smentito da molti altri detti. 64
Se occhio non mira cuor non sospira.
Occhio mira e cuor sospira. Forma positiva del precedente. 65
66
Quel che (l’)occhio non vede (il) cuore non crede.
67 Occhio non vede, bocca non pecca. Riferito ai golosi. Il proverbio fa riferimento al peccato della gola, dell’intemperanza, che si puo` evitare mediante l’accorgimento di mettersi nella condizione di non vedere cose ghiotte. 68 Ignoti nulla cupido. Per analogia. ‘‘Non si prova desiderio per quello che non si conosce’’. Citazione da Ovidio (Ars amatoria 3.397), tuttora usata come equivalente colto di Lontan dagli occhi, lontan dal cuore.
Occhio bello animo fello, occhio pesto animo mesto, occhio ridente anima mordente. Tre tipi di occhi a cui viene fatto corrispondere un determinato carattere. Gli occhi belli rivelano un animo ingannatore; gli occhi infossati, con occhiaie e sguardo cupo indicano un’indole triste; gli occhi vispi tradiscono invece uno spirito ironico. 69
pag 1105 - 04/07/2007
OCCHIO
Non fidarti dell’occhio che guarda in basso. Tenere lo sguardo a terra e non guardare mai l’interlocutore negli occhi sarebbe segno di malevolenza, malignita` nascosta. Vedi anche Naso. 70
Occhio dritto cuore afflitto; occhio manco cuore stanco [franco]. Si riferisce a quelle contrazioni nervose che fanno battere le palpebre ripetutamente. Se interessano l’occhio sinistro manifestano un dolore; se quello destro invece tradiscono delusione, stanchezza. Vedi anche Orecchia dritta lingua trista; orecchia manca lingua santa [O 465]. 71
72
Occhio dritto cuore afflitto; occhio mancino cuore tapino.
Se batte l’occhio, cattivo segno. Interpreta in senso negativo le involontarie contrazioni delle palpebre. 73
Ne´ l’occhio ne´ l’ugna vuol niente che pugna. Ne´ l’occhio ne´ l’unghia sopportano di essere colpiti da qualcosa che contrasta violentemente, oltre la loro capacita` di resistenza, nel qual caso si rovinano. Secondo altri da intendersi nel senso che non vogliono intorno punte acuminate: l’occhio puo` accecarsi e l’unghia alterarsi per sempre. Ugna e` antica forma per unghia che si trova ancora nel termine dei falegnami ugnatura. E` spia dell’antichita` del proverbio, assieme al termine pugnare ‘‘combattere’’, verbo oggi poco usato, ma un tempo comune anche nel significato di ‘‘contrastare, opporsi’’, anche materialmente. Il verbo deriva appunto da pugno, e nella fraseologia e` usato pugno in un occhio. 74
Chi troppo frena gli occhi vuol dire che gli sono scappati. Chi manifesta eccessivo pudore anche nel guardare cose innocenti rivela di essere stato incauto in altre occasioni e teme che cio` possa accadergli di nuovo. 75
76 L’occhio vuole vento. Non deve essere coperto da bende o altro, tranne in casi particolari. Il detto si riferisce ai rimedi suggeriti dalla medicina popolare. 77
1042
.
Un occhio si chiude, due no.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Chiudere un occhio significa mostrare indulgenza verso un comportamento colpevole, mentre chiuderli tutti e due equivale a perdonare una colpa grave o ripetuta. 78 Due occhi, due orecchi e una bocca sola. Bisogna vedere tutto, ascoltare tutto e parlare meno possibile. Vedi anche Bocca chiusa e occhi aperti [B 661]. 79 Quattro occhi vedono meglio di due. Si riferisce non tanto alla vista quanto alla comprensione delle cose: un individuo, per quanto dotato, ha pur sempre una visione piu` limitata rispetto a due persone, sia pure di modesta levatura. Vedi anche Sanno piu` due di uno [D 1199]; Sa piu` il papa e il contadino che il papa solo [O 83].
Sa piu` un savio e un matto che un savio da solo. Per analogia. 80
Sanno piu` un dottore e un contadino che un dottore solo. Per analogia. 81
82 Sanno piu ` due villani che un dottore. Per analogia.
Sa piu` il papa e il contadino che il papa solo. Per analogia. 83
Occhio, fede e onore non toccar mai del signore. Non offendere mai la vista, la fede e la dignita` del potente se non vuoi soccombere sotto la sua vendetta. 84
85 L’occhio del padrone ingrassa il cavallo. Il cavallo, sorvegliato dal padrone e non lasciato alla discrezione degli stallieri, si mantiene sano e forte. La cura assidua, la presenza di chi ha interesse a un affare, la sua continua sollecitudine fanno sı` che una cosa proceda nel migliore dei modi. 86 L’occhio del padrone ingrassa il campo. Plinio (Storia Naturale 17.43) scrive: Maiores fertilissimum in agro oculum domini esse dixerunt ‘‘I nostri antenati dissero che nel campo l’occhio del padrone e` piu` fertile di ogni concime’’, cfr. anche ibid. 18.31.
La presenza del signor e` l’aumento del lavor. Per analogia. I lavoratori sorvegliati rendono molto di piu` che non lasciati a se stessi. 87
pag 1106 - 04/07/2007
1043 88 Piede di padrone ingrassa il campo. Per analogia.
La presenza del padrone ingrassa la possessione. Per analogia. 89
Vede piu` un occhio del padrone che quattro del servo. Il padrone, in quanto interessato a cio` che gli appartiene, vede immediatamente quello che va bene e quello che va male, cosa che non appare all’occhio distratto di chi non ha interesse alcuno. 90
Occhi celesti occhi d’incanto, occhi azzurri occhi di sogno, occhi bruni occhi d’amore, occhi neri occhi ladroni. Secondo la credenza popolare un determinato colore degli occhi corrisponde a un certo modo di essere della persona. Per praticita` si raccolgono qui di seguito altri detti dello stesso genere. 91
Occhi neri si fan guardare, occhi grigi fanno innamorare. 93 Occhi neri, ruba cuori, occhi bianchi, ruba santi. Gli occhi che mostrano il bianco perche´ volti in alto in una sorta di rapimento, sono quelli di chi prega con vero oppure ostentato fervore. Gli occhi neri, scuri e profondi sono ritenuti i piu` seducenti e sono detti assassini. Quelli che mostrano il bianco perche´ volti in alto in una sorta di rapimento (occhi a pesce morto), sono quelli che vorrebbero mostrare una grande e languida passione e quasi implorano pieta`, come sono appunto quelli ‘‘torti’’ di chi prega con vero oppure ostentato fervore (ruba santi). 92
94
Occhi celesti occhi di dama, occhi neri occhi di puttana.
Occhi di fuoco hanno labbra ardenti. Occhio nero non mente. 97 Occhi bianchi, occhi di ladro. Si vuole che gli occhi che hanno la zona bianca molto ampia, rivelino propensione al furto, alla disonesta`. 95
96
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
OCCHIO
98 Gli occhi sono lo specchio dell’anima. Dagli occhi, dallo sguardo, traspare la realta` interiore della persona: la sua indole, la sua storia, i suoi sentimenti. Vedi anche La faccia [L’occhio] e` lo specchio dell’anima [F 33].
Gli occhi sono le finestre dell’anima. Gli occhi sono la spia del cuore. 101 Ne´ occhio in lettera, ne´ mano in cassa. L’educazione e la prudenza impongono di non sbirciare nelle lettere altrui e di non mettere le mani nelle cassette del denaro. 99
100
102 Si sazia prima il ventre dell’occhio. Lo stomaco, una volta riempito, trova il suo appagamento, ma l’occhio che ama, che ammira, che spia non si sazia mai di guardare.
Chi guarda con gli occhi degli altri spesso resta ingannato. Chi giudica secondo quello che vedono gli altri, chi evita di verificare quanto gli viene detto, sovente prende degli abbagli, sbaglia completamente il giudizio. 103
104 Gli occhi vanno toccati solo con i gomiti. Gli occhi che dolgono, che sono feriti, che frizzano non devono essere toccati, stropicciati, stuzzicati: meno si toccano e meglio e`. Per questo si dice che gli occhi vanno toccati solo con i gomiti: cosa impossibile. 105
Chi vuol tenere l’occhio sano leghisi la mano.
106
Quando duole l’occhio ungilo col ginocchio.
Quando duole l’occhio ungilo col calcagno. Vedi anche Niente fa bene agli occhi [N 322]. 107
108
Quando duole l’occhio bisogna ungerlo col gomito [calcagno].
109 Occhio e seno toccali con la piuma. Anche il seno va trattato con molta delicatezza. 110 (Anche) l’occhio vuole la sua parte. Qualunque opera si realizzi non si puo` trascurare il lato estetico. Oltre all’efficienza, alla funzionalita`, all’economia va curata anche la forma.
A occhio non si danno neanche i cazzotti. Approssimativamente non si fanno neanche le cose improvvisate o dettate dall’istinto. Il detto gioca sul significato dell’espressione a 111
pag 1107 - 04/07/2007
ODIARE
occhio (‘‘in modo approssimativo’’), qui usata al posto di all’occhio, ossia nel punto in cui i pugni provocano piu` dolore. 112 Dove parlano gli occhi la lingua tace. Quando la comunicazione e` affidata agli sguardi le parole non servono piu`, in quanto inadeguate a dire cio` che non puo` trovare espressione nella concretezza dei termini verbali.
L’occhio va dove e` gia` il cuore. L’occhio corre ad ammirare la persona della quale chi guarda e` gia` innamorato. Lo sguardo segue la guida del desiderio. 113
Gli occhi hanno piu` credenza delle orecchie. La testimonianza oculare e` ritenuta piu` attendibile di quella auricolare; si crede piu` a quello che si vede che a quello che si sente. Credenza nell’accezione di ‘‘credibilita`’’ e` arcaico e letterario. Eraclito affermava (fr. 6 Marcovich): ‘‘Gli occhi sono testimoni piu` fedeli delle orecchie’’; il concetto e` poi ripetuto da molti autori (ad esempio dagli storici, a motivare il valore dell’autopsia rispetto al ‘‘sentito dire’’). Fra gli autori latini, vedi Seneca, Lettere a Lucilio 6.5: Homines amplius oculis quam auribus credunt ‘‘Gli uomini credono piu` agli occhi che alle orecchie’’. 114
115
Si crede piu` a un occhio che a due orecchi.
Si crede per quello che si vede. Per analogia. 116
117 Con gli occhi si comincia a far l’amore. La prima rivelazione del sentimento, la via iniziale dell’amore e` lo sguardo, prima come ammirazione della bellezza, poi come comunicazione dell’affetto, quindi come intesa. Gia` scriveva Giacomo da Lentini: ‘‘Amor e` uno desio che vien dal core [...] ma quell’amor che stringe con furore / da la vista de li occhi ha nascimento’’; e lo seguiranno gli Stilnovisti, primo fra tutti il Cavalcanti, che ha caro questo tema. Valore di massima aveva assunto un’espressione di Properzio (2.15.12): Oculi sunt in amore duces ‘‘Gli occhi nell’amore sono le guide’’, a sua volta connessa con una massima di Publilio Siro (O 15) Oculi occulte amorem incipiunt, consuetudo perficit ‘‘Gli occhi di nascosto iniziano l’amore, la consuetudine lo completa’’. 118
1044
.
Dagli occhi comincia il peccato.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Il desiderio che porta al peccato nasce dallo sguardo, qualunque sia l’oggetto della tentazione. Con particolare riferimento all’attrazione sessuale: nel Medioevo circolava al riguardo l’espressione Ubi amor ibi oculus ‘‘Dove c’e` amore, c’e` l’occhio’’, citata da Riccardo di Salisbury e Riccardo di San Vittore. 119
L’occhio attira amore.
L’occhio chiama l’amore e la bocca i baci. L’occhio invita all’amore, lo comunica, lo invoca, mentre la bocca si schiude per attirare i baci. 120
121 Gli occhi son fatti per guardare. Viene rivolto a chi accusa qualcuno di guardare sconvenientemente, maleducatamente, curiosamente, impudicamente; il senso della frase e` che gli occhi svolgono la funzione per la quale sono stati fatti ed e` bene vedere tutto cio` che appartiene alla realta`, rendersi conto di tutto. Ma si puo` dire anche a chi non guarda attentamente o non si accorge di cio` che e` evidente, come invito a usare gli occhi e la testa.
Occhio, gomito e ginocchio disonorano il medico. Un tempo non c’erano cure adeguate per i mali che colpivano queste parti del corpo. L’unica cosa che i medici potevano fare era alleviare il dolore. 122
Occhio che piange cuore che duole [sente]. Il pianto e` la manifestazione di un’afflizione sincera, della presenza di un sentimento. 123
ODIARE f Vedi Temere. 124 Chi odia e` [resta] odiato. Basta odiare per essere odiati. L’odio, come l’amore, e` un sentimento che suscita in chi ne e` oggetto, lo stesso sentimento reciproco. 125 Chi odia chiama odio. Come il precedente. 126 Chi odia lo mostra. Chi nutre questo sentimento, anche senza volerlo, lo fa trasparire in ogni suo gesto e in ogni sua parola. 127
Meglio odiati che compatiti.
pag 1108 - 04/07/2007
1045 Meglio essere oggetto di odio che di compassione. Chi e` odiato, proprio per il fatto stesso di esserlo, e` qualcuno; chi e` invece compatito e` un essere miserevole. Vedi anche Meglio compatire che esser compatiti [C 1930]; Meglio invidia che falsa compassione [C 1931].
.
OFFENDERE
L’odio ricominciato e` peggiore del primo. L’odio che rinasce dopo che si e` sopito in seguito a una rappacificazione e` piu` virulento e piu` aspro di prima. 137
ODIO
ODORE f Vedi Denaro, Pepe.
128 L’odio e` cieco come l’amore. Perche´, una volta divenuto sentimento irragionevole, non vede, non ascolta piu` nulla e nessuno e si scatena senza poter essere fermato, neanche dopo che sono scomparse le cause che l’hanno generato.
Non ogni fiore fa buon odore. L’apparenza non rivela la vera natura di una cosa. Non tutte le cose belle producono effetti buoni, positivi. Vedi anche I fiori piu` belli non hanno odore [F 950].
129
L’odio e` cieco e sordo come l’amore.
Ci si attira l’odio facendo del bene come facendo del male. Nel fare del bene si possono scatenare il risentimento e il rancore di una persona, cosı` come accadrebbe facendole del male. Il detto si ritrova anche in Machiavelli (Principe 19): ‘‘E qui si debbe notare che l’odio s’acquista cosı´ mediante le buone opere, come le triste’’. 130
131 La verita` genera l’odio. Quando si dice la verita` a chi non la vuole sentire, non la sopporta, si puo` diventare bersaglio del suo odio, tanto piu` furibondo quanto piu` la verita` e` inoppugnabile.
L’odio e l’invidia fanno grande l’Inferno. Perche´ sono i vizi piu` comuni, i peccati che conducono piu` dannati all’Inferno. 132
133 Odio e invidia non muoiono mai. Anche se puo` sembrare che invidia e odio siano scomparsi, in realta` sono solo sopiti, perche´ si tratta di sentimenti che non muoiono mai.
Se l’odio fosse rogna appesterebbe il mondo. Ossia contaminerebbe tutti perche´ nessuno e` immune da questo sentimento. 134
L’odio non si vede, ma [e] ti distrugge. Chi e` vittima dell’odio spesso non lo sa, ma risente degli effetti malefici di questo sentimento. 135
136 L’odio e` figlio della paura. Nasce da un sentimento di paura che puo` essere di natura diversa: timore di essere disprezzati, di essere insidiati, non amati, avversati.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
138
Dall’odore si conosce il fiore. Dalle azioni e dalle parole, dai gesti e dall’aspetto si comprende la natura di una persona. Vedi anche L’albero si conosce dal frutto [A 409]. 139
Chi dipinge il fiore non gli puo` dar l’odore. L’arte non puo` superare la natura. Le cose possono solo essere vagamente raffigurate e descritte, ma non si possono riprodurre tutte le sensazioni che suscitano nella realta`. 140
OFFENDERE f Vedi Ingiuria, Insultare, Insulto, Offesa. 141 Chi offende ricordi [non dimentichi]. Chi offende facilmente dimentica l’offesa che ha recato, ma l’offeso invece ricordera` sempre. Quindi chi fa ingiuria ricordi che l’offeso ha un conto aperto con lui: se lo dimentica si trovera` davanti ad amare sorprese. 142
Chi offende se la scorda e chi e` offeso la ricorda.
Chi offende scrive sulla rena, chi e` offeso nel marmo. Vedi anche Chi riceve l’offesa la scrive nel marmo, chi la fa la scrive nell’acqua [O 151]. 143
144
Chi offende scrive in polvere di paglia e chi e` offeso nella pietra intaglia.
145 Chi offende uno molti ne minaccia. Quando una persona subisce un’offesa, tutti coloro che si trovano nella sua stessa situazione si mettono in guardia. 146 Non e` offeso chi tale non si crede. Chi non si sente offeso dalle parole o dagli atti di qualcuno e` come se non ricevesse offesa. In
pag 1109 - 04/07/2007
OFFESA
passato chi non voleva battersi in duello adottava proprio questo metodo, ossia non considerava offesa una parola o fingeva di fraintenderla. Chi offende l’amico non risparmia il fratello. Chi mostra di saper offendere un sentimento, anche non grande, facilmente e` capace di tradire anche i sentimenti piu` nobili e alti. L’insensibilita`, la volgarita` di un animo mostrata nelle piccole cose e` indice di uno spirito ignobile che si comporta ugualmente nelle grandi. 147
148 Chi offende non perdona. Colui che reca offesa non e` disposto a una riconciliazione e, anche se lo fosse, non manterra` fede alle parole. Chi arriva a offendere nutre del rancore e, quindi, teme di dover pagare prima o poi la sua colpa: per questo non perdona.
Chi s’offende non la rende. Chi s’offende non sta al gioco, non risponde. Anche: facendo gli offesi non si ha modo di ripagare gli altri con uguale moneta. 149
OFFESA f Vedi Colpa, Ingiuria, Offendere, Torto. L’offesa si scrive nel marmo il beneficio nella polvere. L’offesa si ricorda sempre; il bene avuto si scorda subito. L’uomo e` portato a considerare il bene che riceve quasi come un diritto, come se fosse dovuto o una remunerazione del suo merito, e lo dimentica facilmente; mentre, per quanto riguarda il male che riceve, non e` disposto a giustificarlo come causato dal suo comportamento, ne´ dalla leggerezza altrui, per cui lo ricorda come un debito del quale aspetta il risarcimento o la vendetta. 150
Chi riceve l’offesa la scrive nel marmo, chi la fa la scrive nell’acqua. Il Trissino nell’Italia liberata da’ Goti (22), scrive: ‘‘l’uom ch’offende scrive entr’a la polve / l’offesa e in marmo quel che la riceve’’. Vedi anche Chi offende scrive sulla rena, chi e` offeso nel marmo [O 143]; Marmo. 151
Chi la fa se la scorda, chi la riceve la ricorda. Per analogia. 152
153
1046
.
A chi piace si dimentica, a chi duole si ricorda.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Per analogia. Una cosa, un atto lasciano un segno diverso a seconda dell’effetto che hanno provocato. 154 Scordati delle offese e non dei benefizi. E` bene dimenticare le offese, perche´ portano l’animo a chiudersi nel rancore che poi sfocia nella vendetta; il ricordo dei benefici ricevuti, oltre a nobilitare l’animo tramite la riconoscenza, lo rende sereno e lo predispone ad avere fiducia nel prossimo.
L’offesa e` come la pagnotta: piu` e` fresca e piu` scotta. L’offesa da poco ricevuta brucia piu` di quella antica, come il pane che si dice fresco quando, appena tolto dal forno, in realta` scotta. 155
Meglio ricevere un’offesa [un torto] che farla [farlo]. Materialmente un’offesa ricevuta non offende, semmai danneggia. Moralmente e` un gesto che umilia piu` chi lo compie e puo` essere perdonato da chi lo riceve. L’offesa che si arreca ad altri ci avvilisce e, da un punto di vista pratico, ci pone nella condizione di subire rivalse. Alla luce del Cristianesimo il detto acquista anche un valore spirituale nella visione religiosa della fraternita` tra gli esseri umani. 156
OFFRIRE 157 Chi offre il pranzo aspetta la cena. La generosita` non e` cosa della quale si possa godere come di una rendita: comporta una reciprocita` che, senza essere un do ut des, impone di restituire il favore ricevuto.
OGGI f Vedi Domani, Uovo.
Oggi e` il figlio di ieri e il padre di domani. Da ieri a oggi c’e` poca differenza. Da quello che e` oggi si vede cosa puo` essere domani. Nella condizione umana le cose cambiano in funzione di quelli che sono i presupposti di una vita, la quale continua a essere quello che e` stata, con variazioni sı`, ma senza capovolgimenti. 158
159 L’oggi fa scuola al domani. Dalle cose di oggi derivano quelle di domani. 160 Un oggi e` meglio di dieci domani. Una cosa certa, reale e` migliore di tante ipotetiche o promesse. Vedi anche Meglio un
pag 1110 - 04/07/2007
1047 uovo oggi che una gallina domani [U 211]; Se lasci il poco per l’assai l’uno e l’altro perderai [P 2003]; Mal si lascia il certo per prendere il forse [C 1325]; Non si deve lasciare il certo per l’incerto [C 1326]. Un buon oggi vale due domani. Non si puo` lamentarsi di oggi senza sapere quel che sara` domani. Non bisogna lamentarsi di quello che e`, perche´ forse e` migliore di quello che sara`. Bisogna saper godere del poco bene di cui si dispone, per non rimpiangerlo nel momento in cui venisse a mancare anche quello. 161 162
Il risparmio d’oggi condisce la zuppa di domani. Quello che si risparmia al presente puo` allietare la vita domani, rendere piu` gradito un bene o aiutare in un momento di bisogno. 163
164 Hodie mihi, cras tibi. ‘‘Oggi a me, domani a te’’. Si trova spesso sulle vecchie lapidi dei cimiteri, per ricordare il destino comune e invitare al rispetto dei morti e delle sepolture. Adatta un versetto del Siracide (38.22) nella versione vulgata: Mihi heri et tibi hodie. Si usa pero` anche per moderare coloro che esultano, godono, ridono del male altrui. Un becchino la traduceva in maniera apotropaica: ‘‘Oggi a te, domani a un altro’’, non come correttamente traduce il proverbio italiano:
Oggi a me domani a te. Molto diffuso, puo` alludere alla morte, ma di solito si usa come generico ammonimento a non credere di essere al sicuro da sventure che hanno colpito altri. Vedi anche Chi ride del male altrui ha il suo dietro la porta [M 287]. 165
Non ti far caso della mia bua: oggi e` la mia, domani e` la tua. Per analogia. Bua e` termine del linguaggio infantile che significa ‘‘male, dolore’’. Molto vicino a questo, ma ancor piu` espressivo, e` un proverbio abruzzese: N’n de ne fa habbe de lu mia dulo´re, ca quande lu me´ e´ vecchie, lu te´ e´ nno´ve ‘‘Non ti devi dar pensiero del mio dolore, che quando il mio e` vecchio, il tuo e` nuovo’’. 166
Oggi in figura, domani in sepoltura. Oggi siamo vivi, domani chi sa. La vita puo` cessare da un momento all’altro. In figura e` locuzione avverbiale antiquata nel senso di ‘‘di persona’’, cioe` ‘‘col corpo’’, quindi ‘‘da 167
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
OGGI
vivo’’. E` un invito a godersi il bene della vita senza aspettare il meglio che puo` non venire; un incitamento a fare del bene, vivere rettamente e pensare all’aldila`. Si scriveva un tempo negli epitaffi come gentile augurio a chi leggeva. Vedi anche Oggi fiore e domani fieno [F 949]; Chi vuol esser lieto sia del doman non v’e` certezza [D 750]. 168
Oggi vivi, domani morti.
169
Oggi fiore, doman fieno.
Oggi in guerra, doman sotto terra. Si contrappone l’uomo nel pieno delle sue forze, nel culmine della vigoria e dell’azione (guerra) a colui che e` nell’estrema, misera condizione e nell’annientamento della morte. La guerra appunto e` la situazione nella quale piu` spesso e facilmente puo` avvenire un simile trapasso. Vedi anche Oggi in canto, domani in pianto [C 540]. 170
171 Oggi in alto, domani in basso. Puo` riferirsi anche alle oscillazioni della buona sorte. Vedi anche Il mondo e` fatto a scale: chi le scende e chi le sale [M 1825].
Pensa all’oggi che Dio pensera` al domani. Non ti affannare a pensare al futuro, pensa invece a darti da fare adesso. 172
Dio dice oggi e il diavolo consiglia domani. La voce del bene consiglia di fare oggi, ravvedersi subito, cambiare vita immediatamente, mentre quella del male invita a rimandare. Ma viene data anche un’altra interpretazione: il buon consiglio ti dice di fare subito, quello cattivo, la pigrizia, l’ignavia ti spingono a rinviare continuamente. 173
Mangia oggi quel che hai e domani quello che avrai. Consiglio a non privarsi del necessario in vista del domani: potrebbe essere una privazione sciocca, per l’arrivo dell’abbondanza, o inutile per l’arrivo della fine. 174
175 Oggi non si da` a credito, domani sı`. Questo detto si trovava (e talora si trova ancora) esposto in negozi e botteghe per avvertire che non si vendeva a credito. Vedi anche Credenza e` morta: il debitor l’ha uccisa... [C 2443]; Oggi non si fa credito; domani forse sı`. Venite pur domani: sara` sempre cosı` [C 2448].
pag 1111 - 04/07/2007
OGNUNO
1048
.
Non si puo` dire oggi quello che sara` domani. E` impossibile predire il futuro, anche quello molto vicino. 176
Tutti curano le proprie cose e provvedono che vadano avanti, trascurando quelle degli altri. Vedi anche Ognuno tira l’acqua al suo mulino [A 177]. Ognuno da` la colpa al destino e al cattivo tempo. Per coprire le proprie responsabilita`, i propri difetti ed errori tutti si adoprano a dare la colpa a chi c’entra poco, oppure a entita` vaghe come il destino e il caso. 184
OGNUNO 177 Ognun (pensi) per se´ e Dio per tutti. Invito a risolvere da soli i propri problemi, in quanto cosı` facendo si arriva anche alla soluzione dei problemi comuni. Viene anche interpretato come principio di generico individualismo, o di egoismo. Vedi anche Per decreto del re ognun pensi per se´ [R 280].
E quando a Roma ci sarem condutti ognun pensi per se´ e Dio per tutti. Una volta risolto insieme il problema comune, ognuno andra` per conto suo e provvedera` a se stesso. Era il motto delle comitive di lavoranti, di pellegrini che si riunivano per raggiungere insieme una destinazione. Non era un invito all’individuale egoismo, ma un programma per cui, mentre in un primo momento era necessaria l’unione e l’azione comune per superare le difficolta`, in una seconda fase restare uniti poteva diventare dannoso e ciascuno si doveva arrangiare da solo, con le proprie forze, col proprio ingegno. Era appunto il caso di coloro che viaggiavano insieme fino a una meta, difendendosi nel cammino, dopo di che, come coloro che andavano in Maremma, ognuno doveva trovare per conto proprio il lavoro, poiche´ sarebbe stato controproducente presentarsi in trenta da un contadino per aver alloggio e offrire l’opera. 178
179 Ognuno faccia il pane colla sua farina. Ognuno deve realizzare cio` che desidera utilizzando i mezzi a sua disposizione. E` troppo facile fare le cose a modo proprio con la roba degli altri. 180 Ognun puo` far della sua pasta gnocchi. Ciascuno puo` fare quello che vuole di cio` che possiede.
Quello che uno ha sudato lo puo` anche gettare dalla finestra. Per analogia. 181
182 Ognuno vorrebbe il mestolo in mano. Avere il mestolo in mano significa ‘‘dettar legge in cucina’’ e, metaforicamente, ‘‘comandare’’ in altre situazioni. Tutti vorrebbero comandare e fare a modo proprio. 183
Ognuno fa il fuoco sotto il suo paiolo.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
185 Ognuno all’arte sua e il bue all’aratro. Ognuno si occupi di quello che sa fare, eserciti il proprio mestiere, e chi non sa fare nulla svolga un lavoro di fatica; si diceva un tempo: tiri il carretto. Vedi anche Ognuno a suo modo e l’asino all’antica [A 1424]; Villan, fa’ l’arte tua [V 767]. 186 Ognuno con le carte buone e` giocatore. Quando le carte buone vengono in mano e` facile vincere. 187 Ognuno pensa a se stesso. Diffusissima constatazione: ciascuno pensa prima di tutto al proprio interesse e dopo, se puo`, a quello degli altri. Vedi anche Il primo prossimo e` se stesso [P 2814]; San Pietro prima fece la barba per se´ e poi per gli altri [P 1703]. L’altro proverbio, Ognuno pensa all’anima sua [A 921], e` solo in parte sinonimo di questo. Infatti usa una forma del linguaggio parlato pensare all’anima sua, ovvero all’animaccia sua, frase che si rivolge, di solito all’imperativo, per invitare qualcuno a non mettere bocca nelle faccende che non lo riguardano, soprattutto in questioni personali, morali, di onore: pensa al male che hai fatto tu, e non giudicare il mio. Quindi ognuno pensa all’anima sua, che si usa come sinonimo di ognuno pensa a se stesso, ha anche questo valore: ognuno con la propria coscienza, con Dio, con la giustizia e l’onesta` fa i conti da solo. 188 Ognuno vuol dir la sua. Ognuno, anche se non ha una specifica competenza, vuole esprimere il proprio parere quando si parla e si conversa. Vedi anche Dopo bere ognun vuol dire il suo sapere [B 444]. 189 Ognuno predica bene sotto la forca. Quando il condannato vede dove lo ha portato irrimediabilmente il suo comportamento, facilmente si ravvede e parla con ispirazione. Davanti al castigo tutti rinnegano l’errore e il peccato.
pag 1112 - 04/07/2007
1049 OLANDA Caval d’Olanda: ha buona bocca e trista gamba. ‘‘I cavalli olandesi sono tra i piu` belli ed eleganti, ma di poca durata, percio` piu` di lusso che di servizio’’ (C. Volpini, 516 proverbi sul cavallo, Hoepli, Milano, 1896). ‘‘I cavalli tedeschi, i frigioni, e quelli che vengono d’Olanda, essendo d’un temperamento flemmatico ed essendo nutriti in paesi umidi, sono molto soggetti ad avere difettose le gambe’’ (vedi Bonsi, Bellezze e difetti dei cavalli, cit. in Volpini). 190
L’Olanda del mare ha fatto terra e della terra ha fatto mare. Gli olandesi con le dighe hanno tolto la terra al mare e, navigando, commerciando, usano il mare come se fosse la loro campagna, ricavandoci da vivere. 191
OLIMPIA I proverbi riportati alludono a donna Olimpia Pamphili, cognata di Innocenzo X. Nella sua vita (1594-1657) dette tristi esempi di avidita` e di disonesta`, tanto che il suo ricordo dura ancora, rinverdito anche dai sonetti del Belli. Ambiziosa e intrigante, maneggio` gli affari nella Curia romana, accumulando denaro con ingordigia e avarizia e lasciando alla sua morte due milioni di scudi d’oro. Donna Olimpia si teneva il dono e il presente [messo e mandato]. Proverbio di Roma in cui si allude a chi, invitato a servirsi di qualcosa, prende sfacciatamente piu` di quanto gli era stato offerto. Per spiegare il detto la voce popolare riferisce che, quando qualcuno le inviava un dono tramite un paggio, Donna Olimpia, dopo aver accettato il dono, se le andava a genio, gradiva anche il paggio divertendocisi quanto riteneva opportuno. 192
Come diceva Donna Olimpia: ‘‘Chi porta vede la porta e chi non porta non vede la porta’’. Chi porta entra e chi non porta nulla sta fuori. Vedi anche Porta aperta per chi porta e chi non porta parta [P 2199]. 193
.
OLIO
battesimo, per la cresima e per l’unzione dei malati. Come evidenziano i proverbi qui raccolti, anche in campo farmacologico all’olio venivano riconosciute proprieta` e virtu` innumerevoli. Veniva infatti usato dalla medicina popolare, come purgante, linimento per massaggi, per composizioni medicamentose, cataplasmi e perfino in fatture magiche. Ma, soprattutto, l’olio, quello di oliva, e` un condimento prelibato: basta unirci un po’ d’aglio, sale e pepe per esaltare il sapore di qualsiasi vivanda, anche dei semplici fagioli. In alcuni proverbi si ricorda il largo utilizzo che in passato veniva fatto dell’olio come combustibile per le apposite lampade. Per chi lo commercia, infine, l’olio e` fonte di guadagno sicuro perche´ non e` soggetto a deperimento e mantiene invariato il suo prezzo. f Vedi Fava, Insalata, Lucerna, Pesce, Rapa, Sale, Vino. Olio d’ulia ogni male caccia via. Con l’olio d’oliva si possono curare molti mali. Infatti l’olio e` usato spesso nella medicina popolare, come purgante, linimento per massaggi, composizioni medicamentose, ecc. L’olio puo` essere fatto con molte cose: mais, lino, ricino. Quello d’oliva e` considerato il migliore ed e` sempre stato prezioso, particolarmente nelle zone dove non e` possibile coltivare l’olivo. Ulia e` dialettale per ‘‘oliva’’ in diverse zone, come Carrarese, Cremasco, Bresciano, ma in questo caso e` piu` probabile che sia un adattamento richiesto dalla rima. 194
195
L’olio e` la miglior medicina.
196
Chi non sa curare unga con l’olio.
197
Non c’e` cosa alla quale l’olio faccia male e non c’e` cosa alla quale l’olio non faccia bene.
Olio crudo fa bene agl’intestini, ai lumi e agli orologi. L’olio, oltre che come lassativo, veniva impiegato per illuminazione e con esso si ungevano i congegni dei rudimentali orologi per attenuarne l’attrito. 198
Olio e rosmarino, balsamo divino. E` una delle tante combinazioni nelle quali l’olio svolge un’azione medicamentosa. 199
OLIO L’olio e` sempre stato impiegato come prezioso unguento in cerimonie sia religiose che profane (come l’incoronazione dei re). In particolare, nel rito cristiano e` utilizzato per il
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
200
Olio e vino, medicamento sopraffino.
pag 1113 - 04/07/2007
OLIO
1050
.
Olio e vino fanno parte, insieme a pochi altri ingredienti naturali, come le erbe e le chiarate d’uovo, della cosiddetta farmacia del contadino, ossia di quei rimedi pratici che si usavano contro i malanni quando ancora la medicina e l’assistenza pubblica non erano per tutti, per la mancanza di mezzi e per le distanze. L’olio era usato come lassativo, come linimento, medicamento ed entrava in molte composizioni farmacologiche, come anche il grasso animale. Il vino era altrettanto prezioso come antisettico, contro i raffreddori, le affezioni polmonari (vino cotto), in composizioni varie. Per i dolori olio dentro e olio fuori. Vedi anche Ungi e frega, che ogni mal dilegua [U 105]. 201
Olio di lucerna ogni mal governa. All’olio tolto dalle lucerne (soprattutto quelle che nelle chiese ardevano davanti al Santissimo Sacramento) la credenza popolare attribuiva poteri magici di guarigione. 202
Olio di lume e lingua di cane guariscono ogni male. Era pratica comune medicare i dolori e i malanni in genere con olio preso dalle lampade, dai lumi che servivano nella casa. Probabilmente si trattava di risparmiare: l’olio usato per l’illuminazione era infatti di poco valore, lo scarto che finiva nello scarico, detto inferno del frantoio. Comunque, si riteneva che l’olio del lume avesse virtu` particolari, rispetto a quello comune; e piu` ancora si credeva che ne avesse quello tolto dalle lampade che ardevano nelle chiese davanti ai santi o sugli altari. Vedi anche Olio di lucerna ogni mal governa [O 202]. Alla saliva venivano attribuite virtu` terapeutiche e magiche. Le prime si notano soprattutto nel comportamento degli animali che si leccano le ferite, ma anche nell’uomo che porta immediatamente alla bocca una mano colpita. In realta` si riscontrano nella saliva proprieta` antisettiche. Vedi anche La saliva e` il primo medicamento [S 125]. Per le virtu` magiche vedi anche Saliva d’uomo ogni serpe doma [S 124]. 203
204 Olio e aglio fanno una spezieria. In mancanza di altro, l’olio e l’aglio possono essere usati per insaporire, condire e cucinare, nonche´ per praticare cure efficaci per vari malanni. Spezieria e` il negozio in cui anti-
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
camente si vendevano spezie, droghe per condimento e conservazione dei cibi, e soprattutto sostanze e preparati medicinali. Era la bottega accanto al laboratorio dove lo speziale elaborava i suoi preparati. Quando in cucina c’e` l’olio, il sale e il pane, non manca nulla. Con questi tre alimenti ci si puo` levare la fame con soddisfazione. Se c’e` anche un goccio di vino e` quasi festa. 205
Nella casa del cordoglio mancano il sale, l’aceto e l’olio. Reciproco del precedente. Nella casa in cui dominano la tristezza e la disperazione manca anche il minimo per togliersi la fame. Il detto e` usato per intendere che manca cio` che e` essenziale, indispensabile. 206
Coll’olio e il sale e` buono anche un pezzo di grembiale. Qualunque cosa puo` diventare gradevole con questi condimenti, paradossalmente perfino un pezzo di stoffa o di cuoio logoro. 207
208
Olio, aceto, pepe e sale fanno buono uno stivale.
Coll’olio e col sale non c’e` erba che non acquisti sapore. Bastano questi due ingredienti a rendere gradevole un’erba che sia comunque commestibile. 209
Due fagioli, olio e limone ti sentirai come un leone. I fagioli sono un cibo assai nutriente e corroborante; con il condimento indicato sono anche molto appetitosi. 210
Olio per odore e sale per sapore. Bisogna condire i cibi con moderazione: il molto non da` l’ottimo. Di olio bisogna metterne tanto quanto basta a dare fragranza, gusto; di sale quanto e` sufficiente a insaporire. 211
212 La rovina dell’olio e` la frittura. Il fritto e` ottimo, ma l’olio della frittura e` indigesto e pesante.
L’oliva la da` Dio e l’olio lo fa il villano. L’oliva e` un dono di Dio: viene secondo la stagione e il tempo; l’olio e` frutto del lavoro del contadino, il quale decide quando cogliere l’oliva, quando e come frangerla e come conservare e depurare l’olio stesso. Non si puo` incolpare l’oliva se l’olio non e` buono. Il 213
pag 1114 - 04/07/2007
1051 proverbio indica che, buona o cattiva, abbondante o scarsa, Dio manda sempre un’oliva adatta a far l’olio, la bonta` del quale dipende tutta dalla capacita` e dal lavoro del contadino, nonche´ dalla lavorazione al frantoio e dalla conservazione nell’orciaia. Vero e` che talvolta in passato l’oliva aveva la mosca, un parassita difficile da combattere, che dava cattivo sapore all’olio. Meglio pane e olio tre volte al giorno che porco per un anno. Mangiando pane e olio ci si mantiene in salute, mentre mangiando carne di maiale continuamente si rischia di stare male. 214
Il sole d’agosto da` l’olio e il mosto. Il sole al culmine dell’estate, intenso e costante, fa bene alle vigne e agli olivi. 215
A spander olio disgrazie e dolo. Versare l’olio e il sale e` considerato segno di malaugurio, probabilmente perche´ un tempo questi due ingredienti erano molto costosi. 216
217
Olio sulla tovaglia chiama disgrazie.
Olio versato mal si raccoglie. Perche´ versando l’olio si fanno molti danni difficili da rimediare: si macchiano le tovaglie, si ungono il legno del tavolo e il pavimento. Di uso traslato, per commentare azioni difficilmente rimediabili. Vedi anche E` inutile piangere sul latte versato [L 174]. 218
Mercante d’olio mercante d’oro. L’olio e` ritenuto una mercanzia che non tradisce: non cala di prezzo, non va a male, e` sempre ricercata. Vedi anche la forma piu` lunga del proverbio sotto Mercante. 219
Olio, ferro e sale mercanzia reale. Sono tre merci che fanno la fortuna di chi le commercia in quanto non si deprezzano, non degenerano, non invecchiano. 220
Olio impilato danaro contato. L’olio e` una mercanzia preziosa che si vende sempre e si vende bene, anche se e` dell’annata precedente. Impilato significa ‘‘messo nella pila, nell’orcio (o nello ziro, o nella giara)’’. 221
222
Olio in cima all’orcio, vino a meta` della botte e miele in fondo al vaso.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
OLIO
L’olio in cima all’orcio e` il piu` chiaro, il vino a meta` della botte e` il piu` prelibato, e il miele in fondo al vaso e` il piu` dolce. Olio di prima spremitura e vino di meta` svinatura. L’olio che si ottiene alla prima spremitura delle olive e` il migliore. Il vino migliore e` invece quello che si prende dal tino o dalla botte quando sono a meta`. 223
224 Olio nuovo e vino vecchio. Dell’olio e` preferibile quello del nuovo raccolto, dopo che si e` opportunamente spogliato e depurato; del vino e` migliore quello delle vecchie annate, anch’esso spogliato e depurato dal tempo.
Bisogna mettere l’olio nella lampada prima di rimanere al buio. Bisogna prevedere gli inconvenienti prima che si verifichino. Bisogna provvedere ad acquistare cio` di cui si ha bisogno prima che venga a mancare. 225
226 Al buio mal si mette olio nel lume. Le cose vanno fatte per tempo. Quando venivano usate le lampade a olio occorreva aggiungere olio appena si vedeva la fiamma vacillare, altrimenti si rischiava di rimanere al buio. 227 Troppo olio spegne la lampada. Mettendo troppo olio nella lampada si sommerge lo stoppino, per cui si spegne la fiammella. Se si eccede in qualcosa si puo` ottenere l’effetto opposto a quello previsto. Vedi anche Il troppo stroppia [T 1023]; Il troppo bene sfonda la cassetta [T 1024].
Per santa Maria l’olio e` per la via. A meta` d’agosto (la festa dell’Assunzione cade il 15) le olive sono in via di maturazione e saranno pronte verso dicembre, quando verranno raccolte. 228
Per l’Assunta l’oliva e` unta. Assunta e` detta comunemente la festa dell’Assunzione della Vergine. 229
230 Non bisogna gettare olio nel fuoco. Quando ci sono discussioni o liti non bisogna aizzare le parti contendenti apportando argomenti che possono esasperare il contrasto. Piu` vivo del proverbio e` il modo di dire gettare olio nel [sul] fuoco, dove ormai la lingua d’uso sostituisce benzina. Proverbio e modo
pag 1115 - 04/07/2007
OLIO SANTO
1052
.
di dire, presenti piu` o meno in tutte le lingue europee, proseguono un uso antico di questa immagine per indicare l’azione del provocatore: in Orazio (Satire 2.3.321) ricorre l’espressione Oleum adde camino ‘‘Getta olio sul focolare’’, e un commentatore antico di Orazio, Porfirione, cita come parallelo un proverbio dal medesimo senso, Oleum in incendium ‘‘Olio nell’incendio’’, mentre locuzioni simili ricorrono in diversi altri autori. Non bisogna gettar la stoppa nel fuoco e cercar di spegnerla con l’olio. La stoppa, cascame della canapa, s’incendia divampando e l’olio e` anch’esso assai infiammabile. 231
L’olio e la verita` tornano alla sommita`. L’olio ha un basso peso specifico e quindi galleggia sull’acqua e su molti altri liquidi. La verita` col tempo si manifesta. Vedi anche La verita` e l’olio vengono [tornano] sempre a galla [V 532]. 232
OLIO SANTO 233 Chi va per vipere si porti l’olio santo. Chi sfida un grave pericolo si aspetti il peggio. L’olio santo viene dato ai moribondi nel sacramento dell’estrema unzione.
OLIVA Frutto dell’olivo attraverso la mignola, cioe` l’infiorescenza dell’olivo. E` una drupa dalla forma ovale che matura lentamente; con la sua frangitura e spremitura si ottiene l’olio. La sua coltura e` antichissima in tutta l’area del Mediterraneo. Da sempre si e` usata l’oliva anche come alimento, seccata al sole e salata opportunamente, ottenendo cosı` un companatico saporito e gradevole, anche se modesto, ma ricco di calorie. L’oliva secca si mangiava con il pane, passandola di nuovo nel sale. Viene ancora conservata in salamoia, messa prima sotto il ranno, ed e` condimento di piatti poveri, guarnizione di crostini, antipasti o altre vivande. La raccolta avviene tra dicembre e febbraio secondo le varie zone, seguendo usi diversi: raccattatura, bacchiatura, brucatura. L’operazione di raccolta e` ancora assai laboriosa e faticosa, ostacolata dalla pioggia e dal freddo, deve tenere conto di molti aspetti spesso contrastanti, di cui maggiormente si preoccupano i proverbi. L’oliva caduta in terra da` un olio di seconda qualita`. Quella
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
bacchiata si macula e con i bastoni si rovina l’olivo. Nel Barese e altrove nel Meridione si usava scuotere l’olivo facendo cadere le olive in un telo. Il miglior sistema e` la brucatura che, nonostante sia penoso e lento, e` quello piu` praticato. L’oliva si coglie non completamente matura, ancora verde o appena colorata, e da` un olio finissimo, ma non abbondante; quella colta matura, nera, specialmente se e` passata, da` olio piu` abbondante ma di qualita` inferiore. Una volta colta l’oliva dovrebbe essere subito lavorata e allora darebbe l’olio migliore, ma il ciclo lavorativo, i turni del frantoio non lo permettono e quindi va conservata stesa in terra o su cannicci in stanze dette olivai. Qui le olive vanno rivoltate in modo che non si riscaldino perche´ non si guastino e diano olio che sa di rancido. Un tempo si usava fare piu` raccolte di olive, disponendo di manodopera in abbondanza, per cui nella prima si passava a raccogliere quelle gia` pronte e poi via via si ripassava a prendere le altre. Cio` permetteva anche una scelta e si aveva un prodotto superiore. Oggi la raccolta si fa tutta insieme e quindi con altri tempi, altre procedure e altri frantoi. Ma un problema rimane ed e` quello del gelo, che puo` compromettere l’intera raccolta. f Vedi Olio. Le olive cominciano a far olio quando hanno avuto la novena di Natale. La raccolta delle olive non deve avvenire con troppo anticipo perche´ altrimenti l’olio che se ne ricavera` sara` scarso. La novena e` una funzione religiosa di preparazione al Natale che viene celebrata per nove giorni consecutivi dal 15 al 23 dicembre. 234
Chi vuole tutte le olive non ha tutto l’olio e chi vuole tutto l’olio non ha tutte le olive. Chi coglie presto le olive le raccoglie tutte, ma ne ricavera` meno olio; chi invece aspetta e le coglie ben sviluppate, ne perdera` una parte. 235
236 Chi frange fresco frange franco. Chi porta al frantoio (frange) le olive colte per tempo ottiene un olio migliore. Le olive vanno colte non ancora completamente mature e vanno frante subito fresche, vale a dire non appassite, si fanno leggermente appassire solo nel caso in cui siano state colte un po’ troppo presto. Con franco s’intende un olio senza difetti, fino e limpido quando depositera`.
pag 1116 - 04/07/2007
1053 L’oliva quanto piu` pende, piu` rende. Piu` a lungo stanno le olive sulle piante, tanto piu` olio daranno. Quanto l’oliva sta piu` appesa al ramo tanto piu` olio rende alla spremitura. Un tempo il gusto era diverso: la carenza alimentare faceva apprezzare non solo la quantita` di un prodotto, ma anche la sua ricchezza di sostanze nutritive, magari a scapito della leggerezza e della digeribilita`, che oggi sono largamente piu` ricercate. Comunque il proverbio non fa valutazioni qualitative: dice solo che l’oliva, colta piu` tardi, da piu` olio. Il detto e` usato anche in riferimento a vertenze in tribunale. Vedi anche Causa. 237
238 Quanto piu ` ciondola piu` unge. Il problema, soprattutto nel passato, era quello di cogliere il momento nel quale, restando piu` a lungo sulla pianta, l’oliva non raggiungesse un grado di maturazione che ne compromettesse la qualita`.
La prima oliva e` oro, la seconda argento e la terza non vale niente. Le olive che vengono dalla prima fioritura sono le migliori. Infatti sono quelle che un tempo venivano colte nella prima passata della raccolta e avevano qualita` di eccellenza riconosciute in genere alle primizie. Erano inoltre quelle che piu` difficilmente venivano toccate dal gelo. 239
La prima raccolta e` d’oro, la seconda d’argento e la terza non vale niente. Si riferisce alle tre raccolte delle olive che venivano fatte un tempo in momenti diversi. Dice la stessa cosa che afferma il precedente riferendosi alla faccenda. Per poter diluire nel tempo il lavoro di raccolta delle olive i poderi tenevano di proposito specie di olivi a maturazione piu` precoce o piu` tardiva. Secondo altri il proverbio indicherebbe che l’olivo fa una raccolta abbondante ogni tre anni (oro), piu` modesta l’anno successivo (argento) e scarsa il terzo, secondo una ciclicita` dei raccolti che pero` non e` cosı` regolare. 240
La prima oliva e` buona, la seconda migliore, dalla terza in poi sempre peggio. Oltre ai significati gia` illustrati qualcuno propone per questo proverbio un’altra interpretazione: sarebbe cioe` anche un consiglio a mangiare poche olive. 241
242
Per un’insalata tredici olive ogni calata.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
OLIVETO
Per condire bene un’insalata ci vuole la quantita` di olio che si ricava da tredici olive. Tredici e` una quantita` che ricorre spesso nella prassi del mondo contadino: tredici sono i covoni della bica, tredici sono le uova che si vendono a dozzine. Bisogna ricordare che la dozzina un tempo, e fino ad oggi in campagna, era fatta di tredici elementi, sia nella vendita di beni, sia nel computo comune di cose (vedi anche Mietitura). Cosı` nella vendita delle uova la dozzina era di tredici, calcolando il prezzo di dodici, e cosı` nell’ammasso dei covoni del grano la serqua ne comprendeva tredici. Forse deriva dal sistema duodecimale, ovvero dall’uso di fare la misura sovrabbondante per tagliare ogni discussione: era uso nella vendita di cereali o altro dare il contentino, una piccola parte in piu`, allo stesso prezzo convenuto. Per una buona oliata tredici olive alla calata. 244 Non mi chiamare oliva finche´ non mi hai raccolto. Molti pericoli minacciano l’oliva da quando appare sulla pianta a quando viene franta. 243
Anno di neve, anno d’olive. Quando l’inverno cade molta neve si prevede che nell’annata seguente la raccolta di olive sara` abbondante. 245
OLIVETO Chi ara l’oliveto domanda il frutto, chi lo letama l’ottiene, chi lo pota lo costringe a far bene. L’oliveto deve essere arato e zappato, al fine di rendere il terreno capace di trattenere l’acqua. Deve inoltre essere liberato dalle erbacce e concimato bene; le piante degli olivi, infine, devono essere potate diradando molto i rami, per dare luce alle foglie. 246
L’oliveto sta sul sasso e domanda solo grasso. Gli olivi devono essere piantati in un terreno asciutto e sassoso, e devono essere concimati generosamente. 247
Piantami sul sasso e tienimi grasso. Per analogia. Cosı` dice l’olivo al contadino. 248
249 Nell’oliveto non si deve seder di luglio. La pianta dell’olivo ha bisogno di molta luce e per questo viene potata drasticamente, dira-
pag 1117 - 04/07/2007
OLIVO
1054
.
dando il piu` possibile i rami. La sua ombra e` quindi solo una trama sul terreno e non puo` essere di sollievo a chi cerca riparo dalla canicola. Quando l’olivo e` ben potato dev’essere attraversato da un cappello. Per analogia. Con questa strana immagine si vuole intendere che quando si pota un olivo, deve essere lasciato molto spazio tra le fronde, in modo tale che un cappello lanciato da sotto arrivi sopra alla chioma della pianta. 250
sancisce con la comunione. Per cui appendere il nuovo olivo nella casa e` indice della fine di odi, rancori, liti, risentimenti. L’olivo benedetto arde verde e secco. Qui benedetto non si riferisce al ramo benedetto nel giorno della Domenica delle Palme, ma e` un appellativo generico dato all’olivo, una pianta sacra, utile e benefica. L’olivo benedetto equivale quindi alla legna da ardere che si ricava dall’olivo. 253
L’olivo vuole sette esse: sole, solo, suolo, sasso, scasso, scure, stabbio. L’olivo vuole un posto a solatio, vuole stare isolato e non serrato tra altre piante, necessita di un terreno ne´ umido ne´ eccessivamente asciutto, dove sia presente il sasso che provvede al drenaggio. Lo scasso deve essere ampio e profondo al momento della piantagione, la potatura deve essere periodica e ben eseguita e infine la concimazione deve essere fatta a ogni stagione. 254
OLIVO Per i vari aspetti della pianta vedi anche Oliva. Molti proverbi si riferiscono all’olivo benedetto, vale a dire al ramo d’olivo che viene distribuito la mattina della Domenica delle Palme (precedente alla Pasqua) e che i fedeli portano in processione per ricordare l’arrivo di Cristo a Gerusalemme, portato in trionfo dai discepoli con in mano rami di palma. L’olivo benedetto viene poi portato nelle case e posto nelle stanze come benedizione e simbolo di pace e quindi rinnovato di anno in anno. La pianta dell’olivo e` detta benedetta con riferimento a quanto esposto, ma soprattutto per le sue qualita` benefiche rappresentate dall’olio. Ritenuto dono di Dio, come nel paganesimo era dono di Atena, entra poi in molte leggende cristiane, in particolare nella saga della fuga della Sacra Famiglia in Egitto. f Vedi Noce. L’olivo benedetto vuol trovar pulito e netto. Le pulizie dette di Pasqua sono ancora un rito nelle comunita` rurali: la nuova vita entra nella casa fumosa e intristita dall’inverno. Si pulisce, si svecchia, si rinnova per la benedizione. E` infatti ancora consuetudine che il parroco visiti tutte le case della sua parrocchia per portare la benedizione; un tempo le padrone di casa gli offrivano delle uova e ai chierichetti che lo accompagnavano venivano regalati dei dolci. 251
L’olivo benedetto riporta la pace sotto il tetto. L’olivo benedetto era simbolo della pace della famiglia al suo interno e verso gli altri. Simbolo di pace, era anche il segno dell’avvenuta riconciliazione che la religione cattolica prescrive nel periodo pasquale, con l’obbligo della confessione da parte di tutti i fedeli, e 252
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Ventilato sotto, spogliato sopra se vuoi che dalle spese ti copra. Per analogia. All’olivo va sfoltita molto la chioma se si vuole ottenere un raccolto di olive abbondante. 255
256 Leva da capo e poni da pie`. Per analogia: pota e concima l’olivo abbondantemente.
All’olivo un pazzo sopra e un savio sotto; un savio sopra e un pazzo sotto. Se uno pota molto, concimera` poco, se invece pota limitatamente dovra` concimare con abbondanza. In queste tipologie proverbiali al pazzo si attribuiscono genericamente azioni eccessive, al savio azioni moderate e parche; vedi per es. Per fare una buona insalata ci vogliono: un sapiente a mettere il sale, un avaro a metter l’aceto, un prodigo a metter l’olio, un pazzo a rivoltarla e un affamato a mangiarla [I 313]. 257
Fammi povero di rami e ti faro` ricco d’olio. Per analogia. 258
259 Toglimi foglia e ti daro` oliva. Per analogia. 260
Olivo e fico trattali da nemico.
pag 1118 - 04/07/2007
1055 L’olivo va potato senza riguardo, togliendo molte fronde, se si vuole che faccia molte olive. Il fico invece non va trattato con troppe di cure: non ha bisogno di concimazioni, ne´ di particolari attenzioni, ma solo eccezionalmente di irrorazioni d’insetticidi. Normalmente i contadini non si preoccupavano delle piante di fico, che, avendo radici molto profonde, hanno grande resistenza sia al freddo che alla siccita`. Se la pianta muore rimette polloni dal ceppo a primavera e si ambienta su ogni terreno, amando pero` crescere di solito al piede d’un muro. Il fico viene potato solo per togliere i rami secchi; alcuni sostengono che la potatura aumenti la produzione di fichi. L’olivo arde da morto e da vivo. Ossia: come legna nel focolare e come olio nelle lucerne. Viene data anche un’altra interpretazione, forse piu` corretta: la pianta dell’olivo prende fuoco facilmente anche quando e` in pieno vigore e il legno brucia bene nel focolare. Vedi anche L’olivo benedetto arde verde e secco [O 253]. 261
Chi vuole ingannare il vicino metta l’olivo grosso e il fico piccolino. L’olivo sopporta il trapianto anche quando e` ben sviluppato ed e` anzi bene mettere piante gia` grosse per avere presto le olive; il fico, al contrario, va trapiantato piccolo perche´ altrimenti soffre. 262
Chi bacchia l’olivo non deve restar vivo. Solo un pazzo o uno sprovveduto puo` bacchiare le olive. Il colpo inferto dalla pertica, maculando l’oliva, la danneggia gravemente compromettendo la produzione dell’olio.
.
OMBRA
OLMO Il legno dell’olmo, pregiato, bianco e duro e` elastico soprattutto quando e` ben stagionato, per questo era ricercato per la costruzione di ruote per veicoli trainati da cavalli, per carrozze, anche ferroviarie, per bastimenti. Veniva largamente utilizzato per fabbricare utensili agricoli e in ebanisteria. Si e` impiegato per secoli per sorreggere la vite che, per la sua presenza, produceva un’uva ricca di zuccheri e povera di acidi. Molte piante di olmo sono state sterminate nelle nostre campagne da una malattia, la grafiosi. L’olmo non e` buono ne´ per la casa, ne´ per il forno. L’olmo come legno non e` adatto ne´ per edificare un’abitazione, ne´ per fare il fuoco. 268
L’olmo quand’e` secco brucia la casa e il tetto. Ossia: brucia rapidamente con gran fiamma. 269
Legno d’olmo non scalda ne´ casa ne´ forno. Brucia rapidamente e non scalda molto, come il legno della quercia, del noce e dell’olivo. 270
Quando l’olmo si veste l’uomo si sveste. L’olmo campestre mette le foglie ad aprile. Vedi anche Finche´ il fico non si s’infoglia e` un minchione chi si spoglia [F 714]. 271
263
264
Chi per coglier le olive usa il bastone merita d’essere bastonato.
265
Chi bacchia con la mazza l’oliva ammazza.
Olivi e cavalli non voglion bastone. Il cavallo e` animale che obbedisce a ogni comando e si attiva a ogni sollecitazione. Asini e muli invece sono restii a obbedire, recalcitranti, e spesso s’impuntano, per cui richiedono le maniere forti. 266
267 Cime d’olivo e fronde di castagno. Le olive si formano sulle cime dei rami piu` alti, le castagne invece lungo le fronde nelle parti piu` basse e interne della pianta.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
272 Olmo tagliato, ombra finita. L’olmo, se non potato, estende la sua chioma ombrosa sopra uno spazio considerevole di terreno. Una volta tagliato l’albero, l’ombra non c’e` piu`. Vedi anche Cotto il cavolo e spento il fuoco [C 1197]; Levato il dente, levato il dolore [D 206]; Tolta la spina, tolto il dolore [D 209].
OMBRA f Vedi Olmo, Pelo.
Ombra di noce e ombra di padrone son due ombre buggerone [poco buone]. La presenza di un noce fa sı` che intorno sparisca ogni altro tipo di vegetazione. Ha inoltre fama di essere malefica. La presenza del padrone non fa sentire liberi nel lavoro, da` la sensazione di essere sorvegliati e talvolta crea situazioni spiacevoli. Vedi anche All’ombra dei noci e dei conventi non cresce erba [N 429]. 273
pag 1119 - 04/07/2007
OMBRELLO
Cane battuto ha paura dell’ombra del bastone. Solo metaforico: avuta una brutta esperienza, si teme qualsiasi cosa faccia pensare che possa ripetersi. Vedi anche Gatto scottato dall’acqua calda ha paura di quella fredda [G 243]; Il pesce che ha morso l’amo mangia sempre di mala voglia [A 745]. 274
275 Alberi grandi fanno piu ` ombra. In metafora: la presenza delle persone importanti offusca il valore delle altre, oltre a limitarne la liberta` e l’intraprendenza.
Gli alberi grandi fanno piu` ombra che frutto. Le persone ragguardevoli, salite ad alte dignita` svolgono solo ruoli di rappresentanza, non esercitano alcun tipo di attivita` produttiva e, anzi, spesso sono solo di intralcio. 276
Quando l’ombra e` piu` lunga il sole tramonta. Quando una cosa giunge al suo massimo sviluppo comincia a morire. 277
278 Chi non vuol l’ombra non mangia fichi. Chi taglia l’albero per non avere l’ombra, ne perde anche i frutti. Chi non vuole incomodi non ha utile. Vedi anche Non c’e` comodita` che non porti uno scomodo [C 1883]; Per mangiar le pere bisogna salire sull’albero [P 1259]; Chi ha castagne ha ricci [C 1005]; Non c’e` rosa senza spine [R 922].
Spesso l’ombra e` piu` grande del campanile. Spesso nel raccontare un fatto si esagera presentandolo piu` grande, grave, ecc. di quello che e` nella realta`. 279
280 Pazzo e` chi crede d’afferrar l’ombra. Pazzo e` chi insegue le cose inconsistenti, chi corre dietro alle chimere, ai fantasmi e crede alle illusioni, alle favole.
OMBRELLO Un ombrello non serve per una pioggia sola. L’ombrello si adopera in molte occasioni, non solo appena si e` comprato. Si dice delle cose che si e` indecisi a comprare temendo che siano di scarsa utilita`. 281
282
1056
.
Dopo la pioggia [che ha piovuto] non si getta [butta] via l’ombrello.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Dopo che una cosa si e` usata e ha fatto comodo non si getta via. Bisogna conservare le cose per riutilizzarle quando servono. Non comprare ombrelli quando piove. Perche´ quando tutti ne hanno bisogno il loro prezzo aumenta. Lo stesso vale per altre cose, per cui il senso del detto e`: provvedi per tempo alla necessita`. 283
Quando si e` comprato l’ombrello smette di piovere. Corregge pessimisticamente il precedente: capita anche che ci si fornisca di cio` che e` opportuno, o che sembrava esserlo, e poi manchi l’occasione di usarlo. 284
285 Chi porta l’ombrello spera che piova. Notazione psicologica sottile: quando uno decide di prendere l’ombrello quando esce, in un certo senso desidera che piova per non dover ammettere di avere sbagliato e per poter usare l’ombrello, che e` pur sempre un ingombro fastidioso. Quindi, metaforicamente: chi ha preso certe decisioni, certe cautele, spera che prima o poi si presenti l’occasione per dimostrare che erano giuste. 286 Risparmia l’ombrello per quando piove. Raccomandazione scherzosa con la quale si risponde a chi esorta al risparmio, alla parsimonia.
Risparmia l’ombrello per quando piove e l’orologio per quando hai fretta. Ampliamento sinonimico del precedente. 287
Ombrelli, donne e orologi o non funzionano, o non si accomodano o non si trovano quando servono. Scherzoso. Sono cose che presentano piu` inconvenienti che vantaggi. 288
Donne ombrelli e orologi sono tre imbrogli. Fino all’avvento del digitale, gli orologi meccanici, soprattutto se non molto costosi, si rompevano in continuazione. 289
Chi presta l’ombrello non ce l’ha quando piove e ce l’ha quando e` bello. Chi prende in prestito un ombrello tarda a restituirlo, per cui chi lo ha prestato quando piove non ce l’ha. Puo` valere come invito generico a non prestare cose che possono improvvisamente tornare utili. 290
pag 1120 - 04/07/2007
1057
.
ONDA
Donne e ombrelli non si prestano neanche ai fratelli. Con una nota di malizia in piu`.
I fanciulli fanno ogni oncia di carne una libbra di malizia. I bambini crescono piu` in malizia di quanto non aumentino in peso.
OMNIA
Ogni oncia di carne una libbra di malizia. 296 Vale piu ` un’oncia d’amicizia che una libbra di parentela. Gli amici sono piu` affidabili dei parenti, dai quali non c’e` molto da aspettarsi.
291
Omnia munda mundis. Frase dotta proverbiale, talvolta usata anche in traduzione: ‘‘Tutto e` puro per i puri’’. E` una citazione tratta dalla Lettera a Tito di san Paolo (1.15). Sono anche le parole con le quali Padre Cristoforo, nel cap. 8 dei Promessi sposi, induce fra’ Fazio a infrangere la regola della vita monastica, facendo entrare due donne, Agnese e Lucia, nel convento. Si dice appunto quando e` necessario mettere in evidenza la purezza e onesta` delle intenzioni, quando magari qualche circostanza, qualche aspetto della situazione, potrebbe indurre a pensare male. Puo` considerarsi pertanto un’alternativa colta a Male non fare, paura non avere [M 390]. 292
OMOBONO Sant’Omobono Tucingo (la cui festa ricorre il 13 novembre) era figlio di un agiato sarto cremonese, nato probabilmente nel 1117 e morto nel 1197. Destino` l’eredita` paterna all’assistenza dei poveri, conducendo una vita santa e operando molti miracoli. Morı` in chiesa durante il canto del Gloria. Patrono dei sarti, e` una figura di considerevole rilievo nella religiosita` popolare. Per sant’Omobono la neve o il tempo bono. In questo periodo il tempo puo` volgere al brutto facendo scendere la temperatura di molti gradi, ma puo` anche presentare belle giornate. Vicino alla festa di san Martino (11 novembre) il clima puo` presentare una singolarita`, o nodo (vedi la voce), per cui torna un breve periodo di bel tempo. Vedi anche Martino. 293
ONCIA L’oncia e la libbra sono misure di peso usate prima del sistema metrico decimale. Entrambe risalgono all’antichita`: presso i Romani l’oncia era la dodicesima parte della libbra. Nei proverbi si fa tuttavia riferimento a tempi piu` recenti, in cui i valori delle due misure variavano da Stato a Stato; comunemente l’oncia equivaleva a un peso oscillante tra i 25 e i 30 g.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
294
295
Val piu` un’oncia di reputazione che mille libbre d’oro. La reputazione ha un valore tale che supera qualsiasi ricchezza. 297
Vale piu` un’oncia di voglia che mille libbre di senno. La volonta` e l’impegno sono elementi decisivi in qualunque attivita`, ancor piu` della conoscenza e del sapere. 298
Val piu` un’oncia di sorte che una libbra di senno. L’intelligenza nella vita sicuramente aiuta, ma i vantaggi che puo` offrire la fortuna sono incalcolabili. 299
300 Meglio aver fortuna che giudizio. Per analogia.
Meglio un’oncia di liberta` che cento libbre d’oro. Meglio rifiutare ogni ricchezza, che perdere anche una parte minima di liberta`. 301
302 Lega anche una catena d’oro. Per analogia. Un vincolo puo` essere gravoso anche se offre molti vantaggi.
ONDA f Vedi Mare. Mare per onde non si nasconde. Un evento di grande portata, un grave scandalo o altro, non si occulta creando confusione, sollevando un polverone, come il mare non si nasconde con il tumulto delle onde. Sono due versi dai Proverbi di Garzo dell’Incisa, mantenuti cosı` anche nella trasmissione orale. 303
304 Onda di fiume torbido non lava. Quando l’acqua del fiume e` torbida non deterge, ma sporca. Le macchie vanno tolte con cio` che e` pulito. Il male non si cancella con altro male.
pag 1121 - 04/07/2007
` ONESTA
1058
.
Per quanto l’onda salga torna sempre al mare. Per quanto l’uomo si elevi nella sapienza, nella potenza, negli onori, nella gloria, resta sempre un essere umano in tutta la sua fragilita` e caducita`. 305
306 Un’onda spinge l’altra. L’onda che avanza nel mare ne spinge un’altra che a sua volta e` sospinta da quella che le sta dietro. E` l’immagine dell’avvicendarsi delle generazioni umane che avanzano una dietro l’altra.
Quando le onde fanno il cappello torna l’acqua o torna il bello. Quando sulla sommita` delle onde del mare si crea una cresta, il tempo muta. 307
Chi ha paura dell’onde non navighi in mare. Chi trema al sollevarsi dell’onda col vento non e` adatto a navigare, perche´ si tratta di una cosa inevitabile. Chi non se la sente di affrontare un certo tipo di rischi connaturati a una certa cosa, non inizi neppure a farla. 308
` ONESTA f Vedi Bisogno, Giustizia, Onesto. L’onesta` non abita sotto il cappello. Il cappello un tempo distingueva il gentiluomo, il benestante, il borghese. Invita quindi a non fidarsi delle apparenze, poiche´ sotto un aspetto rispettabile puo` nascondersi una persona disonesta. Vedi anche, piu` generico, L’abito non fa il monaco [A 51]. 309
310 L’onesta` non si compra. L’onesta` e` uno di quei valori che il denaro non potra` mai comprare, altrimenti non sarebbe onesta`. Vedi anche Coll’oro non si compra tutto [O 525].
L’onesta` e la gentilezza valgon piu` della bellezza. Queste due virtu` in una donna sono stimate piu` della bellezza, in quanto sono permanenti e molto importanti nella vita. I valori morali sono da apprezzarsi piu` di quelli estetici. E` rivolto in particolare a chi deve scegliere la donna con cui sposarsi. 311
L’onesta` e` apprezzata anche dai briganti. Anche i delinquenti fanno affidamento su questo valore, contando sull’onesta` dei colleghi e su quella delle loro vittime: il ladro, ad 312
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
esempio, confida nel fatto che i suoi derubati non abbiano ne´ soldi, ne´ gioielli falsi, e che gli amici mantengano la parola data. Anche il diavolo tratta volentieri con gli onesti. Per analogia. 313
L’onesta` ha una corona in testa, ma la vedono solo i cornuti. Esteriormente l’uomo onesto non si distingue dal disonesto. In pratica questa corona non la vede nessuno: anche colui che la vedesse si troverebbe in condizioni di non farne parola a causa del proprio interesse o delle intricate situazioni della vita che fanno preferire la menzogna alla verita`. Di conseguenza: il fatto che uno sia onesto non lo sa nessuno, o se qualcuno lo sa non puo` dirlo. Il proverbio si riferisce al cornuto professionista che sa, vede e tace, per scelta, tornaconto, interesse. Questi sa chi sono gli amanti o coloro che frequentano la moglie, e anche coloro che si comportano onestamente, ma non potra` certo proclamare l’innocenza e la virtu` di questi ultimi, per ragioni evidenti. E` la stessa cosa che capita al dongiovanni. 314
Onesti e disonesti hanno tutti le stesse vesti. Appaiono uguali in tutto e per tutto. 315
L’onesta` e` un capitale che da` poca rendita. E` una qualita` bella e desiderabile, ma nessuno si aspetti che renda qualcosa o che ne derivi qualche vantaggio: anzi, l’onesta` non permette di accumulare ricchezze, ne´, spesso, di approfittare delle buone occasioni. 316
L’uomo diritto vive afflitto. Per analogia. L’uomo corretto, onesto, che segue la legge e la morale, consegue meno vantaggi di quello che si comporta in maniera opposta. L’onesta` e` un valore morale, ma non paga in termini economici. Vedi anche Diritto. 317
318
Chi vive diritto vive afflitto
319 L’onesta` morı` di lode. Fu cosı` lodata che morı`; cioe` morı` di fame perche´ non ricevette altro. 320
Chi all’onesta` crede presto si ravvede.
pag 1122 - 04/07/2007
1059
.
ONORARE
Chi ama l’onesta` e l’integrita`, una volta che si e` reso conto della realta` che lo circonda, se non e` un eroe, cambia presto idea e comportamento.
Dell’onesta` non si parla mai. A differenza della disonesta`, che e` al centro delle chiacchiere e dei commenti di tutti, l’onesta` non fa notizia e, anche quando muore, l’onesto non interessa a nessuno.
ONESTA Come nome proprio femminile.
L’onesta` non trova lode, eppure e` tanto rara. Contrario a diversi altri proverbi che invece riconoscono all’onesta` almeno il fatto di essere lodata, seppure con scarsi vantaggi. L’onesta` si presuppone in tutti, e invece e` una vera rarita`.
321 L’educazione di Suor Onesta da Campi. Antico. Spiega il Salviati: ‘‘Quando era veduta faceva d’una ciriegia tre bocconi; quando no, inghiottiva un fegatello in uno’’. E` un personaggio della novellistica antica la donna che finge disinteresse, disappetenza, buone maniere quando si trova in presenza d’altri e mostra ingordigia e voracita` quando crede che nessuno la veda. La storia si trova nelle Prediche che san Bernardino da Siena fece in Piazza del Campo nel 1427: Madonna Saragia (vedi san Bernardino da Siena, Novellette ed esempi morali).
ONESTO f Vedi Povero. Chi s’accontenta del giusto e dell’onesto prima perde il manico e dopo il cesto. Chi usa discrezione e non approfitta delle persone e delle situazioni, ricavando il giusto dal lavoro e dagli affari, per la disonesta` del mondo pian piano perde tutto quello che ha, perche´ gli viene sottratto da gente che ha meno scrupoli di lui. 322
Chi non s’accontenta dell’onesto rompe il manico e perde il canestro. Contrario del precedente: chi per avidita`, ingordigia, cerca di accaparrarsi piu` di quanto e` giusto che prenda, finisce per perdere tutto. Vedi anche Chi troppo vuole nulla stringe [T 1021]. 323
324 All’onesto manco` l’occasione. Proverbio amaro, ma di grande verita`: molto spesso l’onesta` e` dovuta alla mancanza di opportunita`, e` una virtu` involontaria, e che ha quindi poco merito. Vedi L’occasione fa l’uomo ladro [O 24]. 325 L’uomo onesto non si fece scoprire. Colui che e` considerato onesto e` come tutti gli altri: ha avuto soltanto l’abilita` di fare il male senza farsi scoprire. 326
Quando muore l’onesto nessuno dice niente.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
327
328 Tutti onesti, ma il prosciutto e` finito. Si dice quando qualcosa non va, ossia manca, e` stato rotto, oppure non e` piu` come o dove era, e tutti si protestano innocenti, estranei, ignari. Come in una famiglia nella cui dispensa e` venuto a mancare tutto il prosciutto e nessuno dice d’averlo mangiato. Vedi anche Il filo e` a filo, il piombo piomba, ma il muro e` storto [M 2261].
Tutti onesti, ma il cacio manca, disse la massaia. Toscano. 329
330 Tutti sono onesti a parole. Quando si sente parlare la gente viene da chiedersi dove mai siano le persone disoneste: ognuno da` di se´ una rappresentazione di uomo integerrimo e dalla ferrea onesta`.
ONORARE 331 Onora il padre e la madre. Porta rispetto, ama e aiuta coloro che ti hanno dato la vita. Massima proverbiale che modifica appena il quarto dei dieci comandamenti del Decalogo (Esodo 20.12 ‘‘Onora tuo padre e tua madre’’). 332 Si onora chi paga le spese. A colui che sostiene le spese per la realizzazione di un’impresa si deve riconoscenza e onore, in quanto, anche se non ha compiuto materialmente l’opera, e` colui che l’ha voluta piu` di ogni altro, dimostrandolo con i fatti. 333 Onora chi ti onora. Ricambia l’onore che ti viene tributato; non essere indifferente e non disprezzare chi ti apprezza o ammira quanto fai. 334 Chi ti onora t’incorona. Chi ti rende onore ti mette al di sopra di se stesso e quindi ti da` il massimo che si puo` dare.
pag 1123 - 04/07/2007
ONORE
335 Vale piu ` chi ti onora che chi ti sazia. Chi ti onora ti stima piu` di chi ti mantiene. 336 Chi onora se stesso e` onorato dagli altri. Per ricevere rispetto e` necessario innanzitutto rispettare se stessi: la cura che si ha verso se stessi, la propria correttezza e onesta`, sono i presupposti per ottenere stima e considerazione dagli altri.
Onora se vuoi essere onorato. L’indifferenza chiama indifferenza e il rispetto, rispetto. Se vuoi che ti si onori, onora anche tu cio` che e` degno di lode, rispetto e ammirazione. 337
Onorato presto` le brache, ma non le riebbe. Questo Onorato pensava, che tutti mantenessero la parola come faceva lui, che aveva appunto il senso dell’onore fin dal nome; si fido` cosı` di qualcuno che gli chiese in prestito le brache, ma non rivide piu` ne´ quello ne´ le brache. 338
ONORE f Vedi Fama, Gloria, Nome, Onorare. Onor perso in un momento non s’acquista in anni cento. Ci vuole una vita per conquistarsi l’onore, ma basta una mancanza per perderlo irreparabilmente. Vedi anche Il buon nome s’acquista con gli anni e si perde in un giorno [N 473]. 339
Chi all’onor suo manca un momento non vi ripara in anni cento. Vedi anche La buona fama e` come il cipresso: morta una volta non rinasce piu` [F 132]. 340
341
1060
.
Onore e gioventu` una volta partiti non tornan piu`.
Al frutto segue il fiore e a buona vita onore. Come il frutto segue il fiore alla vita onesta segue l’onore e il rispetto. 342
L’onore e` come il vento: va fuori per tutti i buchi. E` facile perdere la buona reputazione. L’onore e` come l’aria che si trattiene a stento, fugge via facilmente. 343
L’onore e` come il vetro: ogni fiato l’appanna. Basta un sospetto per offuscare l’onore di una persona. 344
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Onore, vetri e fortuna son mercanzie fragili. L’onore, come il vetro, in un attimo puo` infrangersi e ridursi a nulla; la fortuna e` cosa instabile per eccellenza. 345
346
L’onore la sera e` una montagna e la mattina puo` essere una castagna.
Onore con danno al diavolo l’accomanno. Antico, citato dal Sacchetti in una delle sue Trecentonovelle (23). Se per conquistarsi l’onore si dever recare del danno agli altri, e` meglio mandarlo al diavolo. Accomanno e` forma arcaica del verbo accomandare, anch’esso antico e letterario, ‘‘dare in consegna’’, ‘‘affidare’’, quindi anche ‘‘mandare’’. 347
348 Bisogna cercare l’onore e non gli onori. L’onore, che e` giusto cercare di conquistarsi, e` il diritto al rispetto e all’apprezzamento. Altra cosa invece sono gli onori: i riconoscimenti, i premi, i titoli, le cariche, tutte cose che servono solo a soddisfare ambizione e vanita`. 349 Onori, oneri. Gli onori sono gravosi da portare. Ogni onore che viene attribuito comporta una funzione da svolgere, un incarico da reggere. Come i seguenti basato sulla facile paronomasia con semplice scambio di vocale. Vedi anche Ogni carica e` un carico [C 723]. Il detto e` la traduzione del latino: 350 Honores, onera. Si tratta di una variante medievale del motto antico Onus est honos qui sustinet rem publicam ‘‘Un onere e` l’onere che regge lo Stato’’, senario comico di autore ignoto citato da Varrone (De lingua latina 5.73) e probabilmemte gia` diffuso a livello proverbiale. Il bisticcio fra honos ‘‘onore’’ e onus ‘‘peso’’ e` molto diffuso e sfruttato dagli scrittori latini. 351
Onori, oneri, cariche, carichi.
352
Onori pene e dolori.
Il titol di piu` onore e` padre e difensore. Il titolo piu` bello che un uomo possa procacciarsi e` quello di buon padre e di difensore dei deboli e degli inermi. 353
354
Chi perde l’onore perde molto, chi perde la fede perde tutto.
pag 1124 - 04/07/2007
1061 Chi perde l’onore perde la sua immagine nella vita sociale, ma chi perde la fede perde la cosa piu` preziosa che l’uomo possa avere, la sua stessa ragione di vita. Gli onori cambiano i costumi. La fortuna, il potere, i riconoscimenti cambiano il carattere e il comportamento delle persone che divengono piu` superbe, altezzose, piene di se´. Raramente gli onori rendono gli uomini migliori. Prosegue il seguente, medioevale, che e` piu` efficace grazie alla rima: 355
Honores mutant mores, sed raro in meliores. ‘‘Gli onori mutano i costumi, raramente li migliorano’’. 356
Meglio una sassata nella testa che una ferita nell’onore. Meglio subire una brutta ferita nel corpo che macchiare il proprio onore. 357
Al maggiore deesi onore. A colui che e` piu` anziano, piu` alto in grado, piu` capace, si deve portare rispetto. La forma deesi per ‘‘si deve’’ denuncia l’antichita` del detto, affine a quelli di Garzo dell’Incisa (XIII sec.). 358
359 Non e` degno d’onor chi onor pretende. Quando l’onore e` cercato, preteso, perde ogni significato e valore. L’onore si apprezza quando e` tributato liberamente e spontaneamente.
L’onore e` tanto delicato che chi se lo lustra lo sporca. Chi si compiace di se stesso rovina la propria immagine e reputazione. Vedi anche, piu` generico, Chi si loda s’imbroda [L 823]. 360
361 L’onore fugge chi piu ` lo cerca. Chi piu` si industria per conseguire l’onore, meno riesce a ottenerlo. Vedi anche Piu` uno cerca di salire in gloria piu` scende nella merda [G 881]. 362 L’onore va dietro a chi lo fugge. All’opposto, proprio chi non aspira a grandi onori spesso si trova a riceverne. Prosegue un insegnamento di notevole tradizione paremiografica ben espresso dalla massima Gloriam qui spreverit veram habebit ‘‘Chi disprezza la gloria otterra` quella vera’’, frase di Tito Livio (22.39.19), fatta propria dai pensatori cristiani e ripetuta nel Medioevo. Piu` vicina ancora l’espressione di Seneca (De bene-
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
ONORE
ficiis 5.1.4) Gloria uigientes magis sequitur ‘‘La gloria va dietro maggiormente a chi la fugge’’. 363 Con molto onore si fa poca cucina. L’onore e` un grande valore, ma con quello solo non si vive, bisogna cercare anche di procurarsi dei beni materiali col lavoro. Vedi anche La buona fama non leva la buona fame [F 127]. 364
Con l’onore non si mangia [fa cena].
365
Con l’onore non ci si fa il pane.
366 Chi t’onora non ti sazia. Per analogia. 367 Onore passa ricchezza. Passa nel senso di ‘‘supera’’, accezione antica, viva in alcuni dialetti, soprattutto toscani. 368
369
Vive meglio un povero con onore che un ricco con disonore. E` meglio l’onore della roba.
370 Meglio onore che boccone. Boccone nel senso di ‘‘cibo’’: per onore si puo` anche fare la fame.
Con l’occhio e con l’onore non si scherza. Gli occhi per la loro delicatezza devono essere trattati con cura. Allo stesso modo l’onore, come la vita, e` un bene troppo prezioso per rischiare di perderlo per eccessiva leggerezza. 371
Anello in mano onore vano. L’anello che indica un onore mondano, ossia quello che porta chi vuol ostentare la sua ricchezza, una carica, un titolo, e` un’inutile vanita`. 372
Chi si fa Argo dell’onore altrui riesce talpa del suo. Il mostro mitico Argo aveva cento occhi, mentre la talpa si dice cieca. Chi rimprovera agli altri ogni minima pecca morale non vede le proprie colpe. Vedi anche Vedi il bruscolo nell’occhio del prossimo e non la trave che hai nel tuo [B 945]; Il gobbo vede la gobba del compagno e non la sua [G 884]; Fuori lince e in casa talpa [T 93]. 373
Chi ha gli occhi d’Argo per i vizi altrui ce li ha di talpa per i suoi. Per analogia. 374
pag 1125 - 04/07/2007
OPERA
1062
.
Meglio morir con onore che viver con vergogna. Meglio morire lasciando una buona memoria di se´ che vivere nel disprezzo di tutti. E` il principio di chi combatte per un ideale. Vedi anche, con senso piu` generale, Meglio vivere un giorno da leone che cent’anni da pecora [L 457]. 375
376 Onore e utile non stanno in un sacco. Chi cerca solo il proprio vantaggio non puo` pretendere di conservare contemporaneamente anch e il buon nome, che segue altre strade. 377
L’onore e l’interesse non stanno mai nello stesso sacco.
378
Onore e ricchezza non abitano nella stessa strada.
379
Pochi danari e molto onore.
380 Onore porta l’oro, ma non l’oro l’onore. Affine ai precedenti, ma col riconoscimento che anche l’onore puo` portare vantaggi pratici. Vedi anche Chi ha buona fama ha cio` che brama [F 145].
Onore e salute non si trovano al mercato. La salute la da` il Signore e bisogna saperla conservare. 386
Chi fa onore ai panni, i panni fanno onore a lui. Chi non riduce i propri abiti in cattivo stato, li mantiene puliti e li conserva integri, potra` vestire sempre bene e quindi i panni gli faranno il servizio di presentarlo bene. 387
388 Chi fugge gli onori fugge l’invidia. Chi evita di essere segnalato al di sopra degli altri, chi non si mette in vista, non diventa oggetto di invidia come accade ai grandi e ai potenti. Vedi anche Visse bene chi visse nascosto [N 55]; Vivi nascosto [N 57]; Piegati giunco, che viene la piena [G 803]; Il fulmine cade piuttosto sulla torre che sulla capanna [F 1558]; La saetta non cade in luoghi bassi [S 42].
A ogni signore ogni onore. A chi si comporta e vive degnamente si deve ogni rispetto e ogni attenzione. 389
381 Onore spinge all’arte. Il desiderio di ricevere onore e lode spinge gli uomini a realizzare le cose belle o grandi. Prosegue direttamente il motto latino Honos alit artes ‘‘L’onore alimenta le arti’’, risalente a Cicerone, Tuscolane 1.2.4, e affine a Laus alit artes ‘‘La lode alimenta le arti’’, che Seneca (Lettere a Lucilio 102.16) cita come di antica tradizione.
Chi ha onore e` signore. La persona educata, onesta e onorata e` un signore, anche se non ha titoli ne´ blasoni.
382 Onore e superbia sono gemelli. L’onore inteso come voglia di emergere e di segnalarsi e` strettamente connesso alla superbia, ossia al desiderio di sentirsi piu` degli altri, alla pretesa di valere di piu`.
392 L’onore e` di chi se lo fa. L’onore ce l’ha chi se lo sa guadagnare. Sottintende: non lo si ha per nascita.
383 L’onore non si paga. L’onore non si acquista. Sul valore di una persona molti sono disposti per interesse a mentire, ma non a credere.
OPERA Nel senso di lavoro, cosa prodotta o prestazione. Anche come ‘‘lavoro agricolo a giornata’’.
384 L’onore non si compra. Vedi anche L’onesta` non si compra [O 310].
Chi paga avanti l’opera, l’aspetta un pezzo. Chi commissiona un lavoro e lo paga prima che esso venga eseguito dovra` attendere a lungo e alla fine otterra` un servizio scadente. La riscossione del compenso a lavoro eseguito agisce invece come stimolo a servire un cliente sollecitamente e bene.
L’onore [il buon nome] non lo vende lo speziale. Una volta colpiti dall’infamia non c’e` medicina che possa far guarire dal disonore. Vedi anche Il giudizio non lo vendono gli speziali [G 746]; La pazienza non la vendono gli speziali [P 841]. 385
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
390
Chi vive senza onore muore senza vergogna. Chi vive senza il senso dell’onore, nell’ignominia, non ritrova mai il rispetto di se stesso. 391
393
Chi vuol l’onore se lo faccia.
394
395
Prima si fa l’opera e poi si paga.
pag 1126 - 04/07/2007
1063 Una volta che il lavoro e` stato portato a termine si esamina, si verifica, e solo dopo che si e` accertato che e` stato eseguito bene, si da` il compenso pattuito. Opera fatta, mercede aspetta. Il lavoro quando e` stato fatto deve essere pagato con sollecitudine e secondo gli accordi. Non si deve tardare nel retribuire chi ha lavorato. 396
Opera fatta, maestro nel pozzo. Una volta portata a termine un’opera che richiede un’abilita` particolare, chi l’ha compiuta non e` piu` considerato e tutti si ritengono in grado di realizzarla. Ma viene interpretato anche cosı`: una volta che l’opera e` finita tutti vi trovano dei difetti, quando, durante la sua esecuzione, nessuno avrebbe saputo dare un consiglio. 397
Chi male paga un’opera non puo` chiederne un’altra. Chi lesina o ritarda nel retribuire chi ha eseguito un lavoro non vada a chiedere di essere servito una seconda volta: o avra` un rifiuto o sara` servito male. 398
Chi vuole andare in malora metta l’opera e la lasci sola. Con il termine opera o opra si indicava anche l’operaio che veniva assunto a giornata per svolgere un lavoro nei campi, o di altro genere: se si lascia l’operaio da solo, senza controllo e` probabile che questo pensi piu` a riposarsi che a lavorare. 399
Facile opera, magra ricompensa. Per un lavoro facile e leggero ci si deve aspettare un compenso di poco valore. 400
Tale opera, tale ricompensa. Il compenso e` commisurato al valore del lavoro, alla cura e alla perizia che sono state usate nel portare l’opera a compimento. 401
Opera di notte, vergogna di giorno. Il lavoro che viene eseguito al buio e in fretta, una volta portato alla luce del sole, risulta pieno di sviste e di imprecisioni. 402
403
Opera di molti, opera di nessuno.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
OPINIONE
Quando un lavoro e` eseguito da molte persone, nessuno se ne puo` dichiarare autore, ma nemmeno responsabile. 404 L’opera loda il maestro. L’opera che si fa ammirare attesta la capacita` di chi l’ha fatta e costituisce essa stessa il suo elogio. 405
Al maestro fa onore la sua opera.
L’opera loda se stessa. Una cosa ben riuscita non ha bisogno di lodi in quanto essa stessa dice che e` stata fatta bene. 406
407 Dall’opera si conosce il maestro. Dalle opere, soprattutto se si tratta di opere d’arte e di qualche importanza, si inferiscono il valore dell’artefice, le sue qualita`, le possibilita`, il modo di vedere. Vedi anche, nel senso piu` generale di riconoscere da un particolare la natura di una persona: Ex ungue leonem [L 448]; Ex pede Herculem [L 449]; Ex auricola asinum [L 450]. 408 Il fine loda l’opera. Il fine conferisce all’opera la sua lode, in quanto solo a opera terminata si possono giudicare il merito e il valore del suo artefice. Altri intendono pero` il fine come lo scopo, l’obiettivo (vedi Il fine giustifica i mezzi [F 899]) che una volta conseguito loda il nostro operare. Vedi anche Il fine corona l’opera [F 911]. 409 Molte mani fanno l’opera leggera. Quando un lavoro difficile e gravoso viene eseguito da piu` persone, diventa rapido e leggero. 410 Le buone opere vivono dopo la morte. Le opere ben fatte, sia in senso materiale che morale (ossia le buone azioni), sopravvivono a chi le compie.
OPERAIO f Vedi Oprante. La messe e` tanta e gli operai sono pochi. Quando c’e` molto lavoro e mancano le braccia, si cita scherzosamente questa frase del Vangelo (Matteo 9.37-38, Luca 10.2). Il detto viene anche pronunciato ironicamente davanti a una tavola imbandita. 411
OPINIONE 412
L’opinione e` la regina del mondo.
pag 1127 - 04/07/2007
OPRANTE
1064
.
Tutto o quasi e` opinione. Si vive e si opera in base a idee che si reputano vere, ma che non hanno affatto la natura di verita` assoluta. 413 La gente beve piu ` l’opinione che il vino. Di solito le persone prestano fede a quel che si pensa e si dice comunemente. Pochi sono in grado di giudicare i fatti con la propria testa. E` espressione comune darla a bere equivalente a ‘‘far credere’’. 414 Le opinioni non son delitti. Ritenere vera una cosa, crederci, non puo` essere considerato una colpa. Si tratta di un’idea che deve essere divenuta proverbiale solo in eta` relativamente moderna: negando la verita` assoluta, le decisioni si prendono dopo aver messo a confronto le varie opinioni, che devono essere tutte rispettate.
Tutti hanno opinione e pochi discrezione. Molti hanno o pretendono di avere il proprio parere sui vari argomenti, ma pochi hanno la capacita` di riflettere, conoscere, ragionare e discernere con competenza. Qui la parola discrezione e` usata in senso proprio, equivale cioe` a ‘‘capacita` di discernimento’’, ‘‘facolta` di distinguere e di giudicare’’. 415
Molti parlano, ma pochi pensano. Per analogia. 416
417 Ognuno ha la propria opinione. Il giudizio sulle cose diverge da persona a persona, non si puo` pretendere che tutti la pensino allo stesso modo. Vedi anche Ognuno la pensa a suo modo [M 1622]; Vari sono degli uomini i cervelli: a chi piace la salvia e a chi gli uccelli [G 1372].
vero e infallibile. Il piu` grave delitto della storia umana fu compiuto proprio sulla spinta dell’opinione pubblica. OPRANTE f Vedi Operaio. Gli opranti di Cristo sudavano a mangiare. Si dice degli sfaticati che non hanno voglia di far nulla, facendo un probabile riferimento alla parabola evangelica degli operai dell’ultima ora (Matteo 20.1-16), ossia di coloro che, giunti e reclutati al calar del sole, senza fatica guadagnano quanto quelli che hanno lavorato tutta la giornata. I riferimenti agli operai e alla messe sono numerosi nei Vangeli (vedi anche Matteo 9.37-38; 13.3-8 e 24-30; 21.33-40). Oprante nel senso di ‘‘bracciante’’ e` toscano. 423
424
Gli operai del Signore a lavorare tremano e a mangiare sudano.
L’opre di san Clementone sudavano a mangiare. Toscano. Le opere, gli operai assunti a giornata, quando sono tenuti senza una sorveglianza e una regola ferma, battono la fiacca, non combinano nulla. I repertori dei santi ignorano, come il Martirologio, Clementone, che puo` essere un nome scelto per indicare una persona esageratamente indulgente e comprensiva, quale potrebbe essere immaginato un santo, col come di Clemente e per di piu` accresciuto. Con una persona simile come padrone i dipendenti non brillavano certo per operosita` e zelo, e tanto poco facevano che perfino mangiare era per loro una fatica. 425
418 Ognuno pensa col suo cervello. Per analogia.
ORA f Vedi Dormire, Giorno, Mattino.
419 Ognuno la pensa a modo suo. Per analogia.
Quando suona l’or di notte si chiudono tutte le porte. Quando fa buio si chiude la porta di casa: tutti i familiari devono essere tornati e gli estranei usciti. L’or di notte era detta anche Ave Maria delle ventiquattr’ore. Segnava, un’ora dopo l’inizio dell’oscurita` , la fine ufficiale del giorno. A titolo d’orientamento sul computo delle ore del tempo passato si riporta la tabella oraria del movimento della pubblica campana della sera in una parrocchia di Vicenza nel 1860. La prima campana suonava a queste ore solari,
420 Ognuno ha le sue idee. Per analogia. 421 L’opinione propria non ha mai torto. Ognuno ritiene che la propria opinione sia quella piu` giusta.
Con l’opinione pubblica fu crocifisso Cristo. Non si deve credere che quello che e` il pensiero prevalente dell’opinione pubblica sia 422
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
426
pag 1128 - 04/07/2007
1065
.
ORATA
mentre le altre seguivano a un’ora ciascuna di distanza. Ogni dieci giorni si avanzava o si anticipava di un quarto d’ora. 1 febbraio 16:30 1 marzo 17:15 1 aprile 18 1 maggio 18:45 Dal 21 di maggio al 20 luglio la campana suonava alle ore 19:15, senza variazione. 1 agosto 18:45 1 settembre 18 1 ottobre 17:15 1 novembre 16:30 Dal 21 di novembre al 20 gennaio la campana suonava alle ore 16, senza variazione. Di solito le ventitre´ suonavano una ventina di minuti prima della scomparsa del sole e la pieta` cristiana vi aveva legato la preghiera per gli infermi e gli agonizzanti. Per le ore canoniche vedi anche Campana.
Parla dell’innamorata. La sera, dopo il lavoro, quando il sole tramonta, e` il momento degli incontri amorosi. Di solito le ventitre´ suonavano una ventina di minuti prima della scomparsa del sole (vedi sopra). Per le ore canoniche vedi anche Campana.
Gira gira, all’avemmaria ognuno si ritira. Per analogia. Vedi anche Quando suona l’Avemaria o a casa o per la via [A 1628].
437 L’ora del minchion viene per tutti. L’ora di fare una stupidaggine arriva anche per i piu` assennati e saggi. Minchion e` troncato piu` per esigenza di metrica che per origine dialettale. Del resto anche in lingua si usa un simile troncamento.
427
In un’ora Dio lavora. A Dio basta poco per fare quello che all’uomo pare impossibile. Il tempo dell’opera di Dio e` incomprensibile per la mente dell’uomo. Vedi anche In un’ora nasce un fungo [F 1609]; Accade in un giorno quel che non accade in un anno [G 609]. 428
429
In un’ora Dio ci migliora.
430
In un’ora sola Dio fa tante cose.
Le ore non hanno comare. Vale a dire che le ore non fanno come le comari che si fermano e indugiano a parlare di questo e di quello, ma camminano e passano senza sosta. Il tempo passa e non indugia.
435 Ognuno ha la sua ora del coglione. A tutti di quando in quando prende un momento di follia, di stranezza, in cui si fanno o si dicono cose che non si sarebbero mai fatte o dette. E` detta ironicamente l’ora, il momento, il quarto d’ora, come se tale accesso di frenesia fosse di breve durata.
A tutti viene il quarto d’ora del bischero. Bischero (‘‘stupido’’, ‘‘imbecille’’) e` termine comunissimo a Firenze, inteso e usato anche in diverse zone della Toscana ed entrato anche in parte nella lingua comune. 436
438 Tutte le ore non sono uguali. Variano infatti a seconda delle esperienze che si vivono, a seconda di quello che accade, per cui possono sembrare brevissime o interminabili. ` l’ora di Francia: 439 E siediti e mangia. Chi ha fame e vuole andare a mangiare risponde cosı` a chi gli chiede che ore sono perche´ invece vorrebbe continuare a lavorare.
431
Ad ora, ad ora il tempo vola. Vedi anche Il tempo vola [T 294]. 432
433 Le ore non ritornano. Le ore passate non si recuperano. Con intento morale: e` un invito a non sprecare il proprio tempo in quanto le ore perdute nell’ozio sono irrecuperabili. 434
Ore ventitre´ chi l’ha se la va a rivede’.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
ORATA L’orata e` un pesce comune nel Mediterraneo, ricercato e apprezzato per la tavola. E` di colore grigio dorato con una fascia dorata tra gli occhi. Orata per me e scardole per i frati. L’orata e` un pesce squisito; la scardola, pur essendo saporita, ha molte lische, per cui e` da regalare a chi ha molta pazienza, come i frati e in particolare i certosini. 440
441 Testa d’orata e coda di branzino. La parte migliore dell’orata e` quella superiore; mentre nel branzino e` quella vicina alla coda.
pag 1129 - 04/07/2007
ORATE
1066
.
Orate, venerdı` del frate. Ironico: formalmente mangiando orate non si infrange il vecchio precetto della Chiesa, che impone di astenersi dal mangiare carne il venerdı`, ma in realta` si fa un desinare, o una cena, da signori. Ovviamente il proverbio si comprende solo come gioco sull’imperativo latino orate ‘‘pregate’’, omofono al nome del pesce. 442
ORATE Orate fratres (‘‘pregate fratelli’’) nella vecchia liturgia della messa in latino era l’invito che il celebrante rivolgeva ai fedeli nella messa, prima della riforma liturgica. Come altre frasi della liturgia ha preso nella lingua parlata significati ironici diversi e ne sono state fatte molte deformazioni parodistiche. La frase stessa si usa in occasioni diverse attibuendole significati ironici vari o con allusioni estemporanee. Orate fratres, dove usciste non entrate, le sorelle rispettate, le cognate se potete, con la zia se ve lo chiede, tutto il resto sbatacchiate. Di questa strofetta esistono diverse versioni nei vari dialetti. Si tratta di libere ricostruzioni delle parole che il sacerdote pronunciava in latino, a bassa voce, dopo l’esortazione Orate fratres. In genere sono massime rivolte agli uomini riguardo ai rapporti da tenere con le donne e, in particolare, riguardo al tipo di donne con le quali si conviene avere rapporti amorosi: tranne la madre e le sorelle sarebbe tutto terreno di caccia. Fra le varianti dialettali piace registrare la salentina: De ddo ssisti nu ttrasire, soru no perce` e` ppeccatu, la zzia se te lu dicia, l’a`utre focu a vvolunta` ‘‘Da dove sei uscito non entrare, la sorella no perche´ e` peccato, la zia solo se te lo dice, le altre fuoco a volonta`’’. 443
Orate fratres. Delle figlie cura abbiate. Nonne e mamme rispettate. Le cognate se potete. Tutto il resto bastonate. E` una versione edulcorata del precedente; ma con lo stesso significato. 444
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Orate fratres. Se l’occhio vede il gargarozzo pate; se il naso odora duole la gola. E` un’esortazione a invitare gli altri alla propria mensa: in questo modo si evita di suscitarne l’invidia, un tempo ritenuta particolarmente nefasta se rivolta verso chi era a tavola a mangiare. 445
ORBETTINO f Vedi Vipera. ORBO f Vedi Cieco. 446 L’orbo deve piangere due volte. Scherzoso: avendo un occhio solo, l’orbo piange a meta` per cui, per fare un pianto completo, dovrebbe piangere due volte.
Un orbo porta due ciechi e [ma] due ciechi non portano un orbo. Chi dispone di qualcosa, anche di poco, puo` fare molto per chi non ha nulla, ma chi non ha nulla di nulla non puo` essere di nessun aiuto a chi ha qualcosa. Vedi anche Mille ciechi non fanno un orbo [C 1558]. 447
ORDINE Ordine, contrordine: disordine. Se a un ordine segue subito un contrordine si crea confusione e chi deve obbedire si disorienta. Il detto allude a situazioni in cui le leggi vengono fatte e disfatte in brevissimo tempo; una volta approvata una legge, viene subito modificata a seguito delle proteste che ha suscitato; viene allora proposto un emendamento, che passa fortunosamente, snaturando la legge stessa. 448
L’ordine e` pane, il disordine e` fame. Nell’ordine si lavora, si produce, si progredisce e si migliora provvedendo ai bisogni di tutti; nel disordine tutti, o quasi, stanno male. 449
Dal disordine viene l’ordine. Il disordine diviene a un certo punto insopportabile e impone la necessita` di far ordine, di creare una struttura ordinata. Il detto si rifa` anche alla credenza che dal caos sia stata 450
pag 1130 - 04/07/2007
1067 creata la natura ordinata delle cose, come dal magma si formano le perfette geometrie delle pietre preziose e dei cristalli. 451
Il buon ordine e` figlio del disordine.
452
Dal disordine viene la legge.
Senza ordine non c’e` bellezza. Dal disordine (o dalla sprecisione) e` difficile che nasca la bellezza. 453
Ordine, mezzo e ragione governi ogni magione. Ogni casa sia regolata dall’ordine, dalla temperanza e dalla logica. 454
455 L’ordine e` mezza vita. La disposizione ordinata della mente e delle azioni e` il presupposto senza il quale la vita diventa difficile, stentata o impossibile.
ORDIRE f Vedi Tela. ORECCHIO f Vedi Bocca, Prezzemolo, Sognare. 456 Chi ha orecchie per intendere intenda. Frase proverbiale presa dal Vangelo, dove sono parole con le quali Cristo conclude le sue parabole (Marco 4.9 e 23; Luca 8.8; 14.35, cfr. anche Matteo 11.15): chi sa di essere il destinatario di quello che dico, sa bene di cosa sto parlando. Vedi anche A buon intenditor poche parole [I 371]; Chi vuol capire capisca [C 595]. Il detto e` la traduzione del latino della Vulgata, che tuttora si ripete: 457
Qui habet aures audiendi, audiat.
458 Intendami chi po`, ch’i’ m’intend’io. Mi capisca chi e` in grado di capirmi, che io so quello che dico. Chi deve capire capisca. Verso del Petrarca (Canzoniere, 105.17: Mai non vo’ piu` cantar com’io soleva). La canzone, detta dei proverbi, e` un’oscurissima concatenatura di detti, di cui Leopardi dice nel commento: ‘‘E` scritta a bello studio in maniera che ella non s’intenda. Pertanto a noi bastera` d’intenderne questo solo. E io non mi affannero` a ridurla in chiaro a dispetto del proprio autore’’. Il verso e` stato ripreso senza alterazioni dall’Ariosto (Orlando furioso 63.5). 459
Chi ha orecchie intenda e chi ha danaro spenda.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
ORECCHIO
Per analogia col precedente. Si accentua con la rima, che lo lega a una frase nota, un vago invito a decidersi, a metter mano al portafoglio di fronte a un conto da pagare, un prezzo molto alto, una spesa imprevista. Anche: chi ha i mezzi li adoperi, chi puo` faccia. Due buone orecchie stancano cento lingue. Chi ha da ridire su qualcosa o da lamentarsi, se lasciato parlare senza interruzione prima o poi si stanca. Saper stare ad ascoltare pero` e` un’arte rara e difficile, per quanto possa sembrare semplice. Ma viene interpretato anche in altro senso: nulla puo` la maldicenza, l’insistenza, la suggestione contro chi rifiuta di farsi condizionare. Vedi anche Lingua muta ne stanca cento [L 738]. 460
461
Per il troppo ascoltare a nessuno caddero le orecchie.
Se ti fischia un orecchio qualcuno ti pensa. Antica superstizione, riferita anche da Plinio, secondo la quale se si sente fischiare un orecchio vuol dire che qualcuno ci sta pensando o sta parlando di noi: se fischia il sinistro vuol dire che sta pensando o parlando male, se fischia il destro e` il contrario. Facendosi poi dire un numero da qualcuno, si puo` anche cercare di indovinare chi e` la persona che ci sta pensando: dal numero si ricava la corrispondente lettera dell’alfabeto che sarebbe l’iniziale del nome della persona in questione. 462
Orecchia destra persona onesta, orecchia sinistra persona trista. Precisa la natura di chi sta pensando, secondo quanto detto sopra. 463
Se fischia l’orecchia mancina dice male la vicina. Come il precedente. 464
Orecchia dritta lingua trista; orecchia manca lingua santa. Contraddice la regola piu` diffusa riferita sopra. Le due le credenze spesso si confondono (cfr. Petrocchi, Dizionario, alla voce orecchio); lo stesso accade per un’altra diceria, quella che riguarda il battere dell’occhio. Vedi anche Occhio dritto, cuore afflitto; occhio manco, cuore stanco (franco) [O 71]. 465
pag 1131 - 04/07/2007
ORFANO
1068
.
466 Grandi orecchie e corta lingua. Bisogna ascoltare molto, cercare di sentire tutto e non dire niente o poco di quello che si sa. Vedi anche Ascolta molto e parla poco [A 1337]. 467 Anche dall’erba spuntano gli orecchi. Dove meno ci si aspetta c’e` qualcuno che sente o ascolta. Vedi anche I muri hanno orecchi [M 2250].
Le orecchie piu` grosse son quelle che intendono meno. Si vuole che l’orecchio grande sia meno sensibile ai suoni e alle parole di quello piccolo. Nel senso che chi ha orecchie molto grandi e` un po’ corto di comprendonio. Si dice, inoltre, di chi ha orecchie grandi che ha grosse campane.
Non tutti gli asini hanno le orecchie lunghe. Ci sono gli asini che hanno le orecchie lunghe, ossia gli asini propriamente detti, e quelli che non le hanno, ossia gli uomini che dell’asino hanno pero` la stessa natura e lo stesso cervello. Vedi anche Si vedono molti asini che non portano soma [A 1454]; Son piu` gli asini con due gambe che gli asini con quattro [A 1455]. 473
468
Orecchia lunga vita lunga; orecchia corta vita corta. Antica credenza che risale ai latini: l’orecchio lungo era ritenuto indizio di vita lunga. Da qui e` derivato l’uso di tirare le orecchie per il compleanno, gesto che viene compiuto, appunto, al fine di allungare la vita del festeggiato. 469
470 Per un orecchio entra e per l’altro esce. Si dice di una cosa alla quale non si presta ne´ ascolto, ne´ attenzione: non essendo tenuta in nessun conto, e` come se passasse da un orecchio all’altro, attraversando la testa senza essere percepita.
Cosa detta all’orecchio arriva cento miglia lontano. La cosa affidata come un segreto all’orecchio di un confidente si diffonde piu` rapidamente e piu` lontano che se fosse gridata da un campanile. E` come il gioco del passaparola. Vedi anche Uscita fuor dai denti la sanno amici e parenti [V 1171]; Voce dal sen fuggita piu` richiamar non vale [V 1165]; Frecce e parole non si chiamano indietro [F 1375]; Segreto confidato non e` piu` segreto [S 880]; Quando l’ha saputo un dente l’han saputo gli altri trenta [S 882]; Quello che dici a uno lo dici a tutti [S 883]. 471
472 Gli orecchi sentono anche al buio. Nessuno per il fatto di trovarsi al buio puo` pensare di essere solo. Spesso l’oscurita` crea l’illusione che non siano presenti altre persone e induce a parlare liberamente dei propri segreti.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
ORFANO 474 Orfano e tutore, sparviero e colomba. Il tutore spesso approfitta della sua posizione per appropriarsi del patrimonio di chi gli e` stato affidato. 475 Prendi orfani e pe` ntiti. Se adotti degli orfani, figli di parenti scomparsi, per far loro del bene, avrai modo di pentirtene per i guai che ti pioveranno addosso.
Scegli l’orfano che puzza perche´ quello che profuma non ti vuole. Se devi prendere in casa un orfano, prendilo povero, perche´ quello ricco non ti amera`, ti rifiutera` e ti considerera` poco. 476
Prendi l’orfano quando puzza perche´ quando profuma non vuole te. In questa forma il proverbio raccomanda a chi vuole tenere a casa un bambino, come un tempo si faceva, quale innocentino, o lo vuole adottare, di prenderlo presto, quando e` molto piccolo e se la fa ancora addosso, perche´ quando e` grande difficilmente si affeziona a coloro che non vede come genitori. 477
478 Meglio orfano di padre che di madre. La disgrazia per il fanciullo e` minore se rimane con la madre: le cure e l’amore materno lo potranno consolare della sventura piu` di quanto saprebbe fare il padre. Vedi anche Chi ha mamma non e` orfano [M 462]. 479 L’orfano non e` mai bambino. L’orfano non conosce la felicita` infantile di essere amato, curato, educato, collocato, capito, perdonato: con lui la vita comincia subito ad essere dura, a mostrare la parte meno amabile, per cui anche la maturazione, il passaggio alla condizione di uomo e di donna avviene presto. Si riferisce in particolare alla condizione di orfano di ambedue i genitori nei
pag 1132 - 04/07/2007
1069 tempi passati, quando, rimasto solo, il bambino veniva affidato alla carita` dei parenti, degli orfanotrofi o alle cure di estranei. ORGOGLIO L’orgoglio ha un valore positivo quando si tratta di senso della propria dignita`, giusta fierezza che rendono nobile la persona. Nei proverbi questo senso e` raro e prevale quello di eccessiva valutazione di se stessi, stima esagerata delle proprie qualita` e poca considerazione per il prossimo, atteggiamenti che rendono una persona insopportabile e ridicola. f Vedi Superbia. D’orgoglio di pedanti, di sudicio di fanti son pieni tutti i canti. Di albagia di mezzi dotti, di intellettualoidi, se ne trova dappertutto come il sudicio fatto dai ragazzi (fante nel senso generico di ‘‘giovinetto’’: denuncia un’origine toscana antica, come del resto anche canto nel senso di ‘‘angolo’’). Il pedante era un tempo colui che, avendo compiuto degli studi piu` o meno regolari o completi e non avendo altro da fare, si guadagnava da vivere insegnando nelle case ai figli dei signori. Lo caratterizzavano la supponenza, il puntiglio, la pignoleria, una cultura fatta di nozioni e di minuzie. 480
Se l’orgoglio fosse un’arte vi sarebbero molti maestri. Tutti hanno un po’ d’orgoglio, palese o nascosto. Vedi anche Se la superbia fosse un’arte molti sarebbero dottori [S 2266]. 481
Quando sorge l’orgoglio tramonta la fortuna. Quando una persona diventa superba perde il senso della misura e della realta`: le sue valutazioni errate lo portano irrimediabilmente alla rovina, come accadde, ad esempio, a Napoleone e a tanti altri personaggi famosi. 482
483 L’orgoglio sta in Via dell’Umilta`. Spesso l’orgoglio, specialmente quando e` eccessivo, si ammanta di umilta` che in questo caso viene chiamata umilta` pelosa: l’atteggiamento esageratamente umile e dimesso nasconde una grande presunzione. 484 L’orgoglio e` il vizio del diavolo. La superbia, della quale l’orgoglio e` un aspetto, e` al primo posto nell’elenco dei vizi capitali, non solo perche´ fu il primo peccato
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
ORGOGLIO
commesso dagli angeli ribelli, ma perche´ e` fondamento di tutti gli altri vizi. Vedi anche La superbia fece diventare demoni gli angeli [S 2272]. 485
L’orgoglio tento` gli angeli.
L’orgoglio rese demoni gli angeli. Cfr. Isaia 14.12. 486
487 L’orgoglio fece gli angeli ribelli. Sinonimo dei precedenti. 488 L’orgoglio e` la dote degli stolti. Solo gli sciocchi, incapaci di una valutazione oggettiva e di buon senso, cadono nella tentazione di credersi superiori agli altri e pretendono che questo sia riconosciuto.
Dove abita l’orgoglio sta di casa l’ignoranza. Se la stoltezza e` il campo nel quale cresce l’orgoglio, l’ignoranza e` il concime che lo fa crescere. Chi ignora il valore degli altri esalta esageratamente il proprio. Vedi L’ignoranza fu levatrice della superbia [I 27]. 489
L’orgoglio va avanti a testa alta e la vergogna segue a testa bassa. Quando l’orgoglio procede tronfio, pieno di se´, e` seguito dalla vergogna che presto umiliera` con una sconfitta o un insuccesso chi ha troppo presunto di se´. Vedi Quando la superbia galoppa la vergogna siede in groppa [S 2280]. 490
A orgoglio non manco` mai cordoglio. All’eccessivo orgoglio seguono inevitabilmente uno scacco, un’umiliazione e un dolore. E` una delle numerose variazioni proverbiali del precetto dei Proverbi (16.18) Contritionem praecedit superbia ‘‘La superbia precede la contrizione’’, tuttora noto come massima per esortare a non esaltarsi. Vedi anche Chi troppo in alto sal cade sovente precipitevolissimevolmente [C 77]. 491
492 L’orgoglio porta il naso in aria. L’orgoglioso cammina a testa alta, con gli occhi rivolti in alto, senza guardare in faccia nessuno. 493 L’orgoglio e` fratello della superbia. L’orgoglio e` molto simile alla superbia, tanto simile che a volte non si riesce a distinguere da essa. 494
L’orgoglio va usato come il pepe.
pag 1133 - 04/07/2007
ORGOGLIOSO
1070
.
Ossia in piccole dosi. Pochissimo e` necessario, ma ne basta appena un po’ di piu` per guastare tutto. ORGOGLIOSO 495 L’orgoglioso fa la ruota come il pavone. Quando l’orgoglioso si vuol mettere in mostra fa come il pavone quando fa la ruota, sfoggia i propri meriti magnificandoli e compiacendosene. Puo` avvicinarsi al modo di dire latino Laudato pavone superbior ‘‘Piu` superbo di un pavone lodato’’, derivato da Ovidio, Metamorfosi 13.802, ma probabilmente gia` preesistente come espressione proverbiale. 496 L’orgoglioso e` villano. L’orgoglioso ha un animo rozzo, anche se ha maniere educate: contravviene al principio fondamentale della gentilezza che e` quello di apprezzare gli altri, tenerli nella giusta considerazione mettendo da parte le proprie pretese. Mettendo se stesso avanti a tutti, si comporta villanamente. 497 A due orgogliosi non basta un ponte. Entrando in competizione per precedenze e diritti due orgogliosi non riescono a passare sopra un ponte dove si passerebbe in molti agevolmente.
ORIGLIARE Donna che origlia, disgraziato chi la piglia. E` pericoloso avere come moglie una donna che spia, s’impiccia, ficca il naso negli affari altrui, perche´ terra` il marito sotto controllo come un nemico. 498
ORINA f Vedi Pisciare. 499 L’orina fa onore al medico. Anticamente l’orina era oggetto di lunga osservazione da parte dei medici, i quali ne ricavavano elementi per le diagnosi. Quindi, rivelando la malattia, l’orina consente al medico di far bella figura. Ma il detto contiene anche una perfida insinuazione: mentre ricevendo un ospite in casa gli si offre un bicchiere di vino o d’altro, al medico si offre, per cosı` dire, l’orina del malato, quasi non meritasse altro o ne fosse ghiotto.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
ORLANDO Tardi sono` [corno`] Orlando, diceva quella vecchia. Si usa quando qualcuno dice o fa qualcosa fuori tempo, in ritardo, come Orlando che a Roncisvalle si decise a chiamare aiuto con l’olifante troppo tardi, quando ormai tutto era compromesso. Cosı` riferisce Enea Silvio Piccolomini (Amor costante, 1.11): ‘‘Tardi corno` Orlando, soleva dir la buona memoria de la mia comare quando si ricordava del tempo perso’’. 500
Molti parlano d’Orlando che non vider mai il suo brando. Ne parlano come se fosse stato loro amico e in realta` non ne sanno nulla, non hanno visto neppure la sua spada Mongioia. Molti si vantano d’aver conosciuto, visto, partecipato, operato, ma in realta` si inventano tutto per farsi grandi. 501
502 Tal pare Orlando che poi e` una pecora. C’e` chi si mostra forte, feroce, coraggioso, valoroso e temibile come il paladino Orlando e poi alla prova dei fatti e` un codardo, imbelle e senza valore. Vedi anche In guaina d’oro coltello di piombo [C 1802]; L’asino si scoprı` dal raglio [A 1469].
ORO Da sempre l’oro e` stato assunto a simbolo della perfezione e per questo veniva utilizzato per la realizzazione di arredi sacri e oggetti regali. Inattaccabile da qualsiasi agente esterno, l’oro e` citato come metallo nobile anche nei proverbi, che pero` piu` spesso ne sottolineano le implicazioni negative. L’oro inteso come ricchezza e` fonte di vizi e corruzione. Col denaro si riescono ad aprire tutte le porte, si riesce a comprare perfino la giustizia. Ma e` anche vero che con la ricchezza non si puo` ottenere tutto: ci sono doni che solo Dio e la natura possono elargire, virtu` che solo la purezza e la nobilta` dell’animo possono generare. f Vedi Argento, Denaro, Libbra, Oncia, Quattrino, Sognare. 503 L’oro si prova col fuoco. Le cose che valgono si verificano sottoponendole a prove difficili, rigorose. Spesso e` usato per riferirsi alle prove della vita, dolori e tribolazioni, come del resto gia` in Siracide 2.5 ‘‘perche´ con il fuoco si prova l’oro, e gli uomini ben accetti nel crogiuolo del dolore
pag 1134 - 04/07/2007
1071 (mentre in Proverbi 17.3 il senso e` piu` generale: ‘‘Il crogiuolo e` per l’argento e il forno per l’oro, ma chi prova i cuori e` il Signore’’). La metafora del crogiuolo per vagliare i metalli ha avuto un uso sapienziale antichissimo. Vedi anche Tre si provano con tre: l’oro col fuoco, la donna coll’oro e l’uomo con la donna [T 912]. L’oro s’affina col fuoco e l’amico nelle sventure. Esplicita una delle possibili equivalenze insite nella metafora precedente. Massima antica, testimoniata da uno dei Monostici di Menandro (385 Ja¨ckel) ‘‘I frangenti vagliano gli amici come il fuoco l’oro’’, registrato anche presso i paremiografi greci. Da segnalare la ripresa di Metastasio (Olimpiade 3.3): Come dell’oro il fuoco / scopre le masse impure, / scoprono le sventure / de’ falsi amici il cor. 504
505 L’oro vale quanto pesa. L’oro si valuta secondo il suo peso: maggiore la quantita` , maggiore il valore. Secondo un’altra interpretazione: e` l’alto peso specifico dell’oro che lo qualifica al di sopra degli altri metalli.
L’oro governa il mondo. Qui oro equivale a ‘‘denaro’’: le cose del mondo sono governate, decise dall’oro e con l’oro. Massima di tradizione antica, si trova in Teognide 717 sg.: ‘‘Bisogna che tutti facciate tesoro di questa massima: la ricchezza su tutti ha potere sommo’’. La tradizione proverbiale latina conosce la seguente massima di Publilio Siro (P 9): Pecuniae unum regimen est rerum omnium ‘‘Il denaro e` l’unico governo di tutte le cose’’, citata per tutto il Medioevo con numerose varianti formali. Vedi anche Pecuniae omnia parent [D 35]; Il denaro e` il re del mondo [D 17]. 506
507 L’oro e` piu ` forte del ferro. L’oro e` piu` forte della forza stessa, della violenza, delle armi, degli eserciti.
Con l’oro e l’argento si fa quel che si vuole. Banale dichiarazione dell’onnipotenza del denaro. 508
Un pugno d’oro infrange una porta di ferro. La corruzione e il potere del denaro abbattono qualunque resistenza. Vedi anche Con le 509
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
ORO
chiavi d’oro si aprono tutte le porte [O 520]; Con un’accetta d’oro s’atterra ogni albero [A 90]. 510 Non e` tutto oro quello che riluce. Si dice soprattutto delle qualita`, delle virtu`. Vedi anche L’apparenza inganna [A 1052]; L’abito non fa il monaco [A 51]; Il galantuomo non sta sotto il cappello [G 19]. I seguenti ne rappresentano varianti piu` rare. 511 Tutto il rosso non son ciliegie. Per analogia. 512 Tutto il bianco non e` farina. Per analogia.
Non tutto il verde e` fiore, non tutto il fiore e` frutto. Per analogia. 513
514 Oro che fugge. Si dice dell’oro falso celiando sull’equivoco tra fugge (‘‘sparisce la doratura’’) e fulge, rifulge (‘‘splende’’). Vedi anche Argento di quello che caca il vento [A 1175]; L’oro di Bologna arrossı` dalla vergogna [B 714].
L’oro fugge, l’argento scappa e piano piano diventan latta. Le cose dorate o argentate perdono pian piano la doratura o l’argentatura e si riducono al metallo vile. 515
Doro dormı`a, passo` sul ponte e scappo` via. Per analogia. Quando un oggetto, creduto o vantato d’oro, risulta di metallo vile. Equivoci di parole: Doro e` nome di persona e sta per Isidoro. Quindi alla domanda: – E` d’oro?... Si risponde: – Doro dormı`a... (Isidoro dormiva... s’intende quando compro` l’anello...). Il ponte e` forse il Ponte Vecchio di Firenze, sul quale da secoli hanno sede molte botteghe di orefici. 516
517
D’oro dormia passo` da casa mia e fuggı` via.
L’oro prestato quando si chiede diventa piombo. L’oro prestato, dal momento in cui si richiede indietro si deprezza al punto che, quando e` restituito, vale infinitamente meno di quanto valeva al momento del prestito. Secondo altri il detto significa che l’oro prestato si fa pesante in quanto bisogna insistere molto per farselo restituire. 518
pag 1135 - 04/07/2007
ORO
1072
.
L’oro prestato al ritorno diviene piombo. Con entrambe le interpretazioni.
Nei calici preziosi si trova il veleno, in quanto sono le ricchezze che scatenano la cupidigia e inducono al delitto.
Con le chiavi d’oro si aprono tutte le porte. Davanti a un’offerta di denaro nessuna porta rimane chiusa. Per il denaro tutti fanno qualunque cosa: e` solo questione di cifre. Prosegue un filone proverbiale assai antico, documentato nel modo piu` chiaro dai Monostici di Menandro (826 Ja¨ckel): ‘‘L’oro apre tutto, anche le porte di bronzo’’ e da una ripresa di Apuleio (Metamorfosi 9.18): Auroque solent adamantinae etiam perfringi fores ‘‘Dall’oro di solito vengono rotte anche le porte di diamante’’. Vedi anche Martello d’oro rompe le porte di ferro [M 808]; Il danaro non conosce porte chiuse [D 33].
L’oro presente cagiona timore e assente da` dolore. Chi dispone di ricchezze vive continuamente in ansia per la preoccupazione di doverle mantenere e difendere; chi invece non ne ha e` angosciato dai guai cagionati dall’indigenza.
519
520
521
Vuoi tu aprir qualunque porta? Chiavi d’oro teco porta.
522 Il suono dell’oro frolla i macigni. Frollare significa ‘‘rendere tenero’’. 523
I chiavistelli si ungono coll’oro.
524 Catenaccio unto scorre meglio. Per analogia. Si usa infatti soprattutto per riferirsi a questo tipo di ‘‘unzione’’. Sempre nella metafora il catenaccio rappresenta un ostacolo che impedisce di raggiungere un fine. L’unzione (offerta di danaro, corruzione) facilita il superamento di una difficolta`, come l’olio, il grasso fanno scivolare i catenacci induriti dalla ruggine, le ruote, le pulegge. 525 Coll’oro non si compra tutto. Contrario dei precedenti: vi sono valori che non possono essere acquistati, cambiati con l’oro. Si tratta dei doni di natura, come l’intelligenza, di quelli del destino come l’amore, e delle doti morali, come l’onesta`. Vedi anche L’onesta` non si compra [O 310]. 526
Coll’oro non si compra ne´ virtu` ne´ ingegno.
L’oro apre tutte le porte tranne quella del Cielo. Il danaro puo` aggiustare tutte le cose tranne quelle dell’anima e della coscienza. Qui il Cielo sta a rappresentare, oltre che una dimensione religiosa, cio` che non appartiene all’ordine materiale, ma lo trascende, come la coscienza, l’onesta`, l’onore. 527
528
Il veleno si beve nell’oro.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
529
L’oro e l’argento son buoni d’estate e d’inverno. Il denaro, la ricchezza, a differenza dei beni reali, non conoscono stagioni, sono sempre graditi. 530
L’oro e l’argento giran tutto il mondo, lo stagno e il piombo stanno sempre a fondo. L’oro e l’argento, che tutti cercano e vogliono, girano per le tasche di tutti, mentre lo stagno e il piombo, che sono metalli vili e pesanti, rimangono dove sono sempre stati. 531
Conta due volte l’argento e tre volte l’oro. Piu` la roba e` preziosa, piu` cura devi mettere nel maneggiarla, nello scambio, nella consegna. 532
All’asino che porta oro anche il re fa tanto di cappello. Al ricco che e` ignorante o rozzo il re reca ossequio per il suo avere. Qualunque potere s’inchina alla ricchezza, chiunque ne sia il detentore. Vedi, di senso contrario, Un asino carico d’oro non e` nemmeno un asino ricco [A 1427]. 533
La bilancia non fa differenza tra oro e piombo. La ragione, la legge, la giustizia non fanno parzialita` sia che giudichino un potente sia che valutino un indigente. Cosı` dovrebbe essere e, anche per questo, la bilancia e` simbolo della giustizia. 534
535 Oro e` quel che oro vale. Quello che si puo` cambiare con l’oro e` a sua volta oro. Ogni valore e` riconosciuto tale, a dispetto di qualunque considerazione, se si puo` cambiare con l’oro.
Oro e cannone da`nno torto alla ragione. L’oro e la forza costringono la ragione a tacere, fanno diventare la ragione torto e viceversa. Vedi anche Quando sorge la forza tra536
pag 1136 - 04/07/2007
1073 monta la giustizia [F 1268]; Quando arriva la forza se ne va la ragione [F 1266]; Un goccio di forza vale piu` d’un pozzo di diritto [F 1270]. In guaina d’oro, coltel di piombo. Nella pompa e nello sfarzo, come nell’ostentazione, spesso manca cio` che vale veramente. 537
Il suono dell’oro e` inteso anche dal sordo. Il denaro, la ricchezza sono ambı`ti da tutti; nessuno, neanche il piu` sciocco o incapace si sottrae alla seduzione dei soldi. Nel detto si parla di suono perche´ i soldi liquidi si dicono sonanti e ballanti. Vedi Anche i ciechi vedono il danaro [D 24]. 538
Quando l’oro chiama, anche lo zoppo corre. Sinonimo del precedente. 539
L’oro luce, la virtu` riluce e il vizio traluce. L’oro splende, la virtu` risplende di luce intensa e il vizio traspare, ossia si intravede attraverso cio` con cui si tenta di nasconderlo, si rivela contro la volonta` di chi lo cela. 540
L’amor dell’oro suol rendere il secolo di piombo. Dove e quando si stima la ricchezza come sommo valore, la vita e la societa` si appiattiscono, diventando grigie e insignificanti. L’amore per il denaro distrugge ogni valore e rende gli uomini meschini, senza qualita` alcuna. 541
Quando l’oro e` avvocato ogni eloquenza tace. Laddove la ricchezza e` stimata come il valore principale ed e` assunta come unico criterio di valutazione, ogni altro elemento di giudizio, qualunque argomento, qualunque esperto avvocato non possono nulla. 542
543
Dove parla l’oro la [ogni] lingua tace.
544 Una borsa d’oro fa tacere Cicerone. Cicerone, il celebre uomo politico e oratore dell’antica Roma, e` considerato l’avvocato per antonomasia. 545 Dove piove oro piove vizio. Dove arriva la corruzione del denaro, arrivano i vizi. 546
Una libbra d’oro pesa piu` d’un quintale di codici.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
OROLOGIO
Una congrua quantita` di denaro in una vertenza giudiziaria ha piu` peso e importanza di mille argomentazioni a favore. Il giudice propende per chi gli offre piu` denaro. Vedi anche I quattrini e l’amicizia rompon le braccia alla giustizia [Q 102]; Chi ha denari e prati non son mai impiccati [R 415]; La legge e` uguale per tutti e chi ha danari se ne frega [Q 104]; San Donato ammazzo` san Giusto [Q 107]. Chi spara palle d’oro non fallisce il colpo. Chi nei rapporti umani usa argomenti economici, offre denaro, corrompe, ottiene quello che vuole. 547
548 Azzurro e oro non guastan lavoro. Si riferisce alle opere di pittura e agli ornamenti dei parati religiosi. Secondo altri l’azzurro rappresenta il cielo sereno e l’oro il sole. Il lapislazzuli (che e` appunto di colore azzurro) e l’oro erano i materiali piu` costosi che venissero usati anticamente nella pittura. 549
Oro non guasta lavoro.
550 L’oro non ha macchia. L’oro e` qui assunto come termine di paragone di cio` che deve o pretende d’essere perfetto. L’oro infatti non e` attaccato da nessuna sostanza, ad eccezione dell’acqua regia. 551 L’oro non piglia macchia. Anche per questo e` detto metallo nobile. A differenza degli altri metalli che si ossidano a contatto con l’aria, o reagiscono con altri elementi, l’oro resta perfetto e lucente. 552 L’oro buono non prende macchia. C’e` l’idea che vi possa essere anche un oro falso, che si sciupa.
OROLOGIO f Vedi Campana, Gallo. Pulcinella chiese di morire quando tre orologi sarebbero andati d’accordo. Sapeva, o sperava, che non sarebbe mai morto perche´: 553
554 Ogni orologio segna la sua ora. Difficilmente un tempo accadeva che due orologi segnassero esattamente la stessa ora. Ognuno fa a modo suo, fa da se´, si regola secondo le proprie idee. 555
A volte anche gli orologi fermi segnano l’ora giusta.
pag 1137 - 04/07/2007
ORSA
1074
.
Si usa ironicamente in riferimento a cose che si presentano utili, opportune, che funzionano bene soltanto per caso, non perche´ di buona qualita`. Vedi anche Talvolta anche una gallina cieca trova un granello [G 109]. 556 Il miglior orologio e` l’appetito. L’appetito e` lo strumento di misura del tempo piu` affidabile, in quanto non omette mai di indicare l’ora di andare a mangiare.
L’orologio del bovaro: alle tre raglia il somaro, alle quattro canta il gallo, alle cinque canta l’uccello, alle sei muglia il vitello. Si dice di chi vive in maniera approssimativa. I contadini regolavano la propria esistenza sui ritmi della natura: il loro orologio era costituito dal sole, dalle stelle e dai comportamenti degli animali che con i loro versi o con il loro canto scandivano il trascorrere delle ore. 557
558 I poveri tengono l’orologio in piazza. I poveri si servono dell’orologio della torre del Comune o del campanile della chiesa per sapere l’ora. Un tempo solo pochi benestanti avevano in casa o in tasca un orologio.
ORSA 559 All’orsa paiono belli i suoi orsacchini. Per una mamma i propri figli sono sempre belli. E` proverbio antico, soppiantato dal napoletano Ogne scarraffone e` bello a mamma soja [S 540]. Vedi anche Non e` bello quel che e` bello, ma e` bello quel che piace [B 316]. Anticamente si credeva che gli orsacchiotti nascessero come pezzi di carne informi con due occhi (vedi per es. Brunetto Latini, Il Tesoro) e che l’orsa, a furia di leccarli desse loro forma. Questa immagine dell’orsa venne ripresa dai bestiari come metafora della Chiesa che da` forma all’uomo, segnato dal peccato originale, e lo rende cristiano. Dice il Bestiario moralizzato di Gubbio (XVIII sec.): ‘‘Tanto fa l’orsa el parto divisato, ch’a nulla creatura rassimillia; vedendolo cussı` dissemigliato, mantenente co la bocca lo ripiglia, tanto lo mena enfin che l’ha formato amico, ne l’exemplo t’asutiglia: chi con originale peccato di lunga e` da la forma mille miglia, la eclesia e` la madre che riface lo suo filiolo co lo Sacramento del santo batismo virtuoso
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
ove s’afina come auro in fornace, e piglia forma e resimigliamento de lo suo dolc¸e padre pretioso’’. A ogni scimmia paiono belli i suoi scimmiotti. Per analogia. Vedi anche Ogne scarraffone e` bello a mamma soja [S 540]. 560
ORSO Dalla preistoria e fino a qualche tempo fa, l’orso e` stato una presenza costante nella vita dell’uomo. Anticamente, infatti, veniva cacciato per le sue carni; in seguito venne impiegato come bestia da spettacolo ed esibito nelle arene, nei circhi e alle fiere. Per convincerlo a darsi a un’arte a lui poco congeniale quale e` la danza, lo si addestrava su piastre che agli ordini del domatore venivano scaldate da sotto con il fuoco. Oggigiorno l’orso trascorre la vita nei parchi nazionali o nei giardini zoologici. Nelle leggende rappresenta la forza bruta e istintiva e finisce per essere domato dai santi che lo ammansiscono al punto di ridurlo a fare il sacrestano. Nelle fiabe svolge di solito la parte del babbeo. E` simbolo di vari tipi di persone o cose: dell’anacoreta (in quanto vive solitario); della ghiottoneria (e` proverbiale la sua predilezione per il miele che divora incurante delle punture delle api); del giullare (un tempo era infatti usato dai saltimbanchi che lo portavano con se´ incatenato, facendolo ballare); della goffaggine (per i suoi movimenti impacciati e anche perche´ si voleva che, appena nato, fosse una massa di carne informe, come detto sopra sotto Orsa). La sua immagine e` ritratta negli stemmi delle citta` di Berlino, Madrid, Biella e Berna. Prima s’ammazza l’orso e poi si vende la pelle. Prima ci si procura il necessario e poi, con quello che si ha, si fa il resto. Non bisogna pretendere di godere dei vantaggi di un’impresa che ancora si deve compiere. Questo e altri detti derivano da una favola di Lorenzo Astemio (Abstemius, nel primo dei due Hecatomythia, 1495) ripresa da La Fontaine: L’Ours et les deux compagnons (Fables 5.20). Vedi anche Non bisogna mettere il carro innanzi ai buoi [C 836]; Chi fa i conti senza l’oste gli convien farli due volte [O 635]. 561
562
Prima di vendere la pelle bisogna ammazzar l’orso.
pag 1138 - 04/07/2007
1075 Vedi anche Non dire quattro se non l’hai nel sacco [Q 136]; La lepre nel cespuglio non e` ancora cotta [L 480]; Ride ben chi ride ultimo [R 538]. 563
Non si puo` vendere la pelle dell’orso prima d’averlo ucciso.
Non vendere l’uccello sulla frasca. Per analogia. 564
Se hai la fortuna d’ammazzare un orso, non raccontare che l’hai portato sulle spalle. Se hai compiuto una prodezza non esagerare nel raccontarla perche´ la renderesti incredibile. Per un uomo e` impossibile portare sulle spalle il corpo di un orso, tale e` il suo peso. 565
Quest’anno ci saranno molte pere, disse l’orso che n’avrebbe volute. Ognuno aggiusta i discorsi e i ragionamenti, nonche´ le previsioni, adattandoli ai propri desideri e interessi. 566
Chi divide la pera coll’orso ne ha sempre men che la parte. Chi si mette in affari con chi e` piu` forte e prepotente rischia di rimetterci tutto quello che ha investito. Per indicare chi ha la meglio in queste situazioni si usa l’espressione far la parte del leone. Vedi anche Le parti del leone: tutto a uno e niente agli altri [L 459]. 567
Non lasciare le pere [il miele] in guardia all’orso. Non affidare la custodia di cose appetibili proprio alla persona che ne e` particolarmente desiderosa e ghiotta. L’orso e` ghiottissimo di pere e di miele. Vedi anche Non si deve dar la lattuga in guardia ai paperi [L 190]; Chi fece il lupo pecoraio non fu piu` pastore [L 1129]; Non si mettono le pecore in guardia al lupo [L 1131]. 568
Non stuzzicare l’orso quando gli fuma il naso. Non infastidire, non stuzzicare una persona quando e` arrabbiata o se ha un carattere irritabile. L’immagine del fumo che esce dal naso e` usata per indicare un’emissione violenta d’aria causata da furia, rabbia. E` cosı` che vengono rappresentati i draghi, i mostri mitologici, quando si avventano sulle vittime. 569
ORTAGGIO 570
Il miglior ortaggio e` la gallina.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
ORTICA
Detto scherzoso con cui si vuole intendere che la carne e` assai migliore della verdura. Si dice cosı` anche perche´ la gallina va spesso indebitamente a beccare negli orti, dai quali viene cacciata via. ORTE Orte e` una cittadina in provincia di Viterbo, sorta sopra un rilievo tufaceo sull’antica Horta degli etruschi. Orte antico se ci stai cent’anni non ci fai un amico; e se ce lo fai te ne pentirai. Allude all’indole degli ortani considerati gente scontrosa dagli abitanti dei paesi circostanti. 571
Orte: mano lunga e mano corta. La mano lunga servirebbe per prendere e quella corta per dare. Altro difetto attribuito agli ortani e` infatti l’avarizia: addirittura il santo patrono della cittadina sarebbe raffigurato con un braccio piu` lungo e uno piu` corto. 572
ORTICA L’ortica e` una pianta perenne, assai comune, che cresce un po’ ovunque e in particolare nelle zone fresche e umide. Ha il fusto e le foglie ricoperti da peli che irritano la pelle al contatto. Per questa sua caratteristica nei proverbi e` citata come simbolo delle persone maligne che con le parole mordono e irritano. f Vedi Cattivo, Culo, Giardino, Malva. 573 Anche l’ortica ha il fiore. Anche i malvagi possono avere grazia e sentimenti. Anche l’uomo piu` meschino, gretto, cattivo ha una sua umanita`.
L’ortica nasce senza semina, cresce senza annaffiature, fruttifica senza concime. I malvagi hanno una tale vitalita` che non necessitano di cure, educazione, studio per prosperare. Vedi anche La gramigna cresce dappertutto [G 983]; Cattiva semente cresce in ogni luogo [S 926]; Mala herba cito crescit [M 401]; La malerba non teme inverno [M 402]; L’erba velenosa non muore mai [E 78]. 574
575 Le ortiche appassite non pungono piu `. I malvagi, invecchiando, perdono la loro cattiveria o la capacita` di nuocere.
pag 1139 - 04/07/2007
ORTO
1076
.
576 Nell’ortica ci si caca una volta sola. Le esperienze traumatiche insegnano subito e una volta per tutte. Gli inconvenienti dolorosi insegnano bene e non si dimenticano.
Come disse il culo all’ortica: ‘‘Ti conosco malerba’’. Cosı` si ricorda, anche scherzosamente, a chi ci ha imbrogliato, che non si vuol aver piu` a che fare con lui: mi hai ingannato una volta, non m’inganni piu`. 577
578 L’ortica la conosce anche il cieco. Tutti imparano a conoscere cio` che fa male. 579 L’ortica si conosce anche al buio. Non c’e` bisogno di frequentare tanto le persone malvagie e disoneste per capire di che pasta sono fatte.
Ortica lessa va bene per i polli e i cristiani. Il proverbio non ha uso traslato. L’ortica lessata si usa come cibo per i polli e soprattutto per i paperi. In cucina ne vengono usate le cime tenere, co`lte in primavera, soprattutto per prepare un tipo di risotto, detto appunto all’ortica. 580
581 L’ortica piace ai paperi. I paperi sono ghiotti dell’ortica cotta. Agli sciocchi piacciono le cose di poco valore.
modori, cetrioli, poponi, angurie: i vari ortaggi che avevano bisogno di particolare cura e non potevano essere abbandonati nei campi, cosı` come gli alberi da frutta. Spesso la vendita degli ortaggi costituiva una piccola rendita della massaia. In tempi non remoti un angolo dell’orto vicino alla casa fungeva anche da luogo dove si facevano i bisogni: la via dell’orto si dice ancora di una strada semplice e ben conosciuta: quella che un tempo si sapeva percorrere anche al buio. f Vedi Giardino, Padrone. 585 L’orto e` la seconda madia del contadino. Perche´ costituisce la risorsa principale per l’alimentazione, dopo i prodotti dei campi. Anche d’inverno, fornendo i cavoli e qualche altra pianta come le rape, continua a produrre qualcosa per la cucina. In passato il pane e il vino, con i prodotti dell’orto e la carne salata del maiale erano per i contadini le risorse alimentari fondamentali della stagione invernale. La madia e` il mobile in cui si custodiva il pane. L’orto e` la bottega di casa. Chi non ha orto e non ammazza porco tutto l’anno sta a muso storto. L’espressione a muso storto sta a indicare profonda scontentezza. 586 587
Chi ha un buon orto non ha mai muso storto. Reciproco del precedente. 588
L’ortica spinge l’uovo fuor del culo alla gallina. Le massaie la davano alle pollastre per stimolarle a far le uova. 582
583 Ci son piu ` ortiche che rose. Le cose cattive sono piu` frequenti e numerose di quelle buone. Vedi anche Il mondo di Noe` simile e` all’arca: di bestie assai, d’uomini pochi, carca [M 1780]. 584 Piu ` si stringe l’ortica e meno ci si punge. Le massaie sanno cogliere l’ortica senza farsi male: la stringono infatti decisamente nelle mani evitando che le foglie sfiorino la pelle. Per non essere sopraffatti dai malvagi bisogna trattarli bruscamente.
ORTO Costituiva l’integrazione alimentare della cascina nei pressi dalla quale si trovava, preferibilmente vicino a una fonte, a una cisterna, per l’approvvigionamento necessario alle innaffiature. Vi si coltivavano legumi, cavoli, carciofi, insalate, porri, cipolle, agli, odori, po-
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Chi ha buon orto ha buon porco. Chi ha l’orto ben curato puo` contare su una produzione di alimenti equivalente a un maiale grasso da salare. Ma viene proposta anche un’altra interpretazione: chi ha un bell’orto ha anche un maiale grasso perche´ per alimentarlo puo` utilizzare in larga misura i rifiuti degli ortaggi. 589
Vigna nel sasso e orto nel terren grasso. La vite va coltivata in pendio, su un terreno sassoso, asciutto e non umido e grasso, come invece e` richiesto dall’orto, che vuole molta acqua, terreno pianeggiante, terra ricca. 590
591 Quel che non si vuole ci nasce nell’orto. Spesso accade che proprio quelle situazioni, quelle cose, quelle persone che non si sopportano, si fuggono o si temono particolarmente, ci vengano imposte dal destino per cui non si puo` fare altro che accettarle, tollerarle e ras-
pag 1140 - 04/07/2007
1077 segnarsi. Quello che si ritiene piu` lontano da noi, dai nostri gusti e desideri capita che divenga inevitabilmente parte della nostra vita, senza possibilita` di scelta. Vedi anche Nel giardino nasce anche quello che non si semina [G 488]; Fin che si ha denti in bocca non si sa quel che ci tocca [D 193]; Non bisogna meravigliarsi mai di nulla [M 1255]; Mai dire mai [M 169].
.
ORTOLANO
Non andare nell’orto del vicino col paniere pieno delle tue pere. Evita di metterti in situazioni che possano suscitare sospetti che poi non e` facile fugare. Vedi anche Con la scusa del prezzemolo gira l’orto [P 2679]. 600
Di quello che non si vuole il piatto e` sempre pieno. Per analogia.
Non t’allacciare le scarpe in un campo di meloni, non ti rassettar la berretta sotto un pesco. Per analogia. Sono azioni, in se´ innocenti, che in quei luoghi possono indurre al sospetto di furto.
L’orto vuol veder l’uomo morto. Si dice cosı` per la grande cura e fatica che richiede anche un piccolo pezzo di terra coltivato a orto.
Chi nell’orto non porta dall’orto non leva. L’orto deve essere concimato bene. Chi non porta molto concime nell’orto e non ingrassa bene la terra non ne ricava molti frutti.
592
593
594
Vigna e orto uomo morto.
In orto e in giardino stacci di continuo. Se abbandoni anche solo per poco tempo orto e giardino, non ci ritrovi nulla, va tutto in malora. 595
Se l’orto non beve l’ortolano non mangia. Per avere un orto e` indispensabile avere acqua. L’annaffiatura continua e abbondante nel periodo estivo permette alle piante di sopravvivere all’arsura. 596
597
L’acqua fa l’orto.
Innaffia l’orto la mattina quando e` caldo e la sera quando e` freddo. Per giovare maggiormente alle piante l’annaffiatura deve essere fatta in momenti in cui tra la temperatura dell’acqua e quella del terreno non ci sia un grande divario. Quando e` caldo, il momento piu` adatto per annaffiare e` la mattina presto, quando il terreno e` piu` fresco e si puo` cosı` inumidire in maniera sufficiente da permettere alle piante di superare la vampa diurna del sole. Quando e` freddo, le temperature dell’acqua e del terreno sono piu` vicine alla sera, dopo che il terreno e` stato soleggiato diverse ore. 598
Acqua di pozzo ammazza l’orto e l’ortolano. L’acqua del pozzo e` spesso gelida e se viene data alle piante nelle ore calde le fa morire. La stessa fine fa l’ortolano se la beve quando e` sudato. 599
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
601
602
ORTOLANO I proverbi prendono piu` in considerazione il coltivatore dell’orto che il venditore di ortaggi, figura piu` frequente nel nostro tempo che in passato, quando i contadini portavano nei mercati e sulle piazze cittadine ogni mattina la loro merce. Mestiere antichissimo che compare anche in diverse favole d’Esopo, in una delle quali (Favole 299) si presenta come quello che vuole la pioggia, contro il vasaio che non la vuole. Spesso compare con i suoi attrezzi e il tipico abbigliamento nelle opere d’arte che riproducono la scena della Maddalena che incontra Cristo risorto (Matteo 28.110), scambiandolo appunto per un ortolano. f Vedi Cane, Cetriolo, Orto. Ortolano, tre volte villano. L’ortolano e` rude e scontroso piu` del contadino. Lavora di solito tutto il giorno da solo e piano piano diventa come un orso diffidente e incattivito in mezzo al suo regno, che deve difendere dai furti dei passanti, dalle invasioni degli animali e dalle depredazioni degli uccelli e degli insetti. 603
604
Rozzo e` il villano e tre volte l’ortolano.
Ortolano morto finito l’orto. Quando viene a mancare colui che lo cura assiduamente, dedicandoci quasi la vita, l’orto inselvatichisce e muore. Le poche cure saltuarie che gli possono dedicare gli eredi non sono infatti sufficienti a farlo prosperare. 605
pag 1141 - 04/07/2007
ORZO
1078
.
Cosı` di tutte le cose che richiedono cura e dedizione. Vedi anche Muore il padrone, muore la roba [P 86]. I fiori dei cavoli vanno in culo all’ortolano. Quando il cavolo fiorisce non e` piu` buono e non si puo` piu` vendere, per cui l’ortolano rimane con ortaggi inutili, che pure sono costati tanta fatica. 606
I cetrioli piu` grossi saltano in culo all’ortolano. Quando i cetrioli diventano grandi e non sono colti in tempo prendono un cattivo sapore di zucca e sono immangiabili. L’ortolano quindi, non potendoli piu` vendere, perde il guadagno. Vedi anche Il cetriolo vola lontano e torna in culo all’ortolano [C 1372]. 607
ORZO 608 Tu sentirai che orzo! Toscano. Cosı` disse un tale che invito` un amico a casa sua a prendere un caffe`. Si dice in senso generico e ironico per preparare una persona a una sorpresa, che superi o meno le sue aspettative.
Quando e` finito l’orzo si mangia la gallina. Quando e` finita la scorta di becchime e viene l’inverno, si tira il collo alla gallina perche´ mantenerla a quel punto costerebbe troppo. 609
Prima metti l’orzo e poi le galline. Nel fare le cose bisogna andare per ordine: se compri una cosa, inizi un’attivita`, bada prima di fornirti di tutto quello che e` necessario per esercitarla. Se allevi le galline, semina l’orzo per poter dare loro da mangiare. Vedi anche Prima compra il cavallo e poi la frusta [G 7]. 610
OSARE f Vedi Fortuna, Rischiare, Tentare. 611 Chi osa ha il vento favorevole. Chi tenta, prova, sfida la fortuna, parte favorito per l’entusiasmo che ha e la sorpresa che genera. Vedi anche Audaces fortuna iuvat [A 1536]. 612 Chi osa vuole. Chi non guarda al pericolo, alle difficolta`, mostra di volere veramente quello a cui mira.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
OSCURO 613 Obscurum per obscurius. Formula della filosofia medievale equivalente a: spiegare cio` che e` oscuro con quello che lo e` ancora di piu`, complicare le cose cercando di spiegarle. Si usa anche il plurale Obscura per oscuriora ‘‘(Pretendere di spiegare) cose oscure con cose ancora piu` oscure’’.
OSIMO f Vedi Loreto.
OSPEDALE f Vedi Malattia, Male, Taverna.
Quando l’ospedale brucia si vede chi e` malato. Quelli che sono in grado di scappare non sono poi tanto gravi. Fuor di metafora: nelle situazioni di emergenza si accerta se quanto e` stato detto corrisponde a verita`. 614
Ospedali grandi errori grandi, ospedali piccoli errori piccoli. Somministrando una cura sbagliata a tutti i degenti di un grande ospedale si mandano al Creatore folle intere di malati; in un ospedale piccolo il numero delle vittime sarebbe minore. Cosı` tutti gli errori all’interno di una qualche comunita`, organizzazione, azienda. 615
OSPITE L’ospite e` come il pesce: dopo tre giorni puzza. La permanenza indiscreta di un ospite in una casa talvolta disturba. Il detto si trova gia` in Plauto (Miles gloriosus, 741): Nam hospes nullus tam in amici hospitium devorti potest, / quin, ubi triduum continuo fuerit, iam odiosus siet; / verum ubi dies decem continuos sit, east odiosum Ilias ‘‘Quando un ospite si stabilisce a casa di un amico, bastano tre giorni per farlo puzzare, se poi ci rimane dieci giorni ne nasce un’Iliade di mugugni’’. Nel Medioevo sono registrati i seguenti versi leonini: Post tres saepe dies piscis vilescit et hospes / ni sale conditus sit vel specialis amicus ‘‘Di solito dopo tre giorni il pesce, come l’ospite, comincia a non essere gradevole a meno che il primo non sia conservato col sale e l’altro non sia un amico coi fiocchi’’. Vedi anche La visita rara e breve e` sempre la migliore [V 980]. 616
617
L’ospite e il pesce dopo tre dı` rincresce.
pag 1142 - 04/07/2007
1079 L’ospite e` come il fiore: tanto piu` gradito quanto e` piu` fresco. 619 L’ospite e` bello visto da di dietro. Vale a dire: quando parte. 618
Ospite raro ospite caro. Qui della permanenza e` sottolineata la rarita` piuttosto che la brevita`. 620
Chi capita raramente e` sempre benvenuto. 622 Lascia partire l’ospite prima che si metta a piovere. Sii accorto e non dare occasione di trattenersi a colui che vuoi che se ne vada. Quando l’importuno accenna ad andarsene non indugiare: spediscilo subito, in modo che non trovi una scusa per trattenersi ancora. 621
L’ospite cortese loda il pranzo e il paese. E` dovere di cortesia, allorche´ si e` ospiti, non biasimare quanto viene offerto e il luogo in cui si e` accolti; anzi, nella conversazione, senza essere ipocriti, ci si deve soffermare su cio` che si considera positivo e mostrare di apprezzarlo. 623
Chi va ospite in casa Poverelli porti il mangiar per se´ e pei confratelli. Chi va a mangiare o alloggiare nella casa di chi e` povero, e` buona norma che si presenti con qualcosa da mangiare, da bere, che offrira` come omaggio o dono; altrimenti rischierebbe di fare digiuno. 624
Vede piu` l’ospite che passa del padrone che sta. La persona che per la prima volta entra in una casa, o visita un luogo, nota subito cose e particolari che invece sfuggono a chi e` abituato a non guardare con interesse cio` che ha tutti i giorni sotto gli occhi. 625
Per l’ospite importuno non si trova seggiola. Quando l’ospite non e` gradito tutte le scuse sono buone per metterlo nella condizione di andarsene prima possibile. 626
OSSO Ossi ai cani e lische ai gatti, disse il Signore. Perche´ cani e gatti andassero d’accordo il Signore aveva fatto questa legge che scrisse sopra una pergamena e dimentico` in un cas627
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
OSTE
setto. Ora, venuti cani e gatti a una contesa, ando` a ricercare lo scritto per decidere, ma i topi avevano rosicchiato tutta la parte destra della pergamena, per cui il Signore lesse: ‘‘– Ossi ai cani e lische –. Quel che e` scritto e` scritto’’, sentenzio` poi e dette tutto ai cani. Da quel giorno i gatti non possono vedere ne´ topi, ne´ cani. Si ripete ai bambini per gioco quando si cerca di farli mangiare, ovvero per insegnare loro a distribuire agli animali le cose delle quali sono ghiotti. La storiella e` nota in varie zone, si trova narrata in I. Nieri, Vita infantile e puerile lucchese, p. 66. Un osso vecchio accomoda ogni minestra. Gli ossi danno sapore al brodo. Un tempo si usava rimetterli piu` volte nel brodo cercando di sfruttarli quanto piu` possibile: per questo si dice osso vecchio, ossia gia` usato. 628
629 Carne senz’osso non fa brodo. Il brodo acquista sapore soprattutto grazie agli ossi di carne vaccina, che non devono mai mancare nella pentola. 630
Per il brodo ci vogliono gli ossi.
Certe parole arrivano prima all’osso che alla carne. Le ferite provocate da offese che riguardano cose personali, difetti fisici, persone care, colpiscono nell’intimo, nel profondo, prima ancora di toccare l’esterno, ossia l’orgoglio o il prestigio. Sono offese da evitare perche´ non troveranno perdono. 631
Quando la carne e` finita si rodono gli ossi. Nei momenti di magra bisogna cercare di cavarsela in qualche modo, sfruttando ogni cosa. 632
Quando il lardo e` finito si rode la cotenna. Sinonimo del precedente. Vedi anche All’usanza antica: prima la crosta e poi la mollica [M 1742]; Pinocchio. 633
634 Chi ha mangiato la carne si roda l’osso. Chi ha tratto vantaggi da una cosa si prenda anche cio` che essa comporta di negativo.
OSTE f Vedi Canzone, Osteria, Tovagliolo. 635
Chi fa i conti senza l’oste gli convien farli due volte.
pag 1143 - 04/07/2007
OSTE
1080
.
Chi calcola le spese che deve sostenere si tiene spesso al di sotto di quanto invece calcola chi ha fornito beni e opere, il quale alla fine presenta un conto ben superiore alle aspettative dell’interessato. Vedi anche Prima s’ammazza l’orso e poi si vende la pelle [O 561]. Una la pensa il ghiotto e l’altra il tavernaio. Per analogia: una cosa e` quello che pensa di spendere chi vuol mangiare molto e altra e` il conto che ha nella testa l’oste; il ghiotto escogita mille inganni che il tavernaio pero` gia` prevede e previene. Il Sacchetti nel Trecentonovelle (186) pone il detto alla fine di una novella: ‘‘E perche´ dice: una pensa il ghiotto e l’altra il tavernaio’’. Vedi anche Una la pensa il cane e una la lepre [L 514]. 636
637 Invito d’oste non e` senza costo. Quando l’oste ti invita a sederti a tavola fai bene attenzione: non lo fa per farti piacere e godere della tua compagnia, ma per farti pagare il conto alla fine del pasto.
Carezze di cane, amori di puttane, inviti d’osti, meglio fai se non ti ci accosti. Il cane ti si struscia alle gambe perche´ vuole il pane; la donna di malaffare ti compiace per il denaro, l’oste ti invita per poi presentarti il conto. 638
639 Se l’oste ne cuoce ce n’e` per tutti. Usato in riferimento a varie situazioni: viene pronunciato quando c’e` roba in abbondanza; quando capita un guaio intendendo che le disgrazie toccano prima o poi a tutti; quando qualcuno ha paura che la roba non basti; oppure, ancora, quando si sente qualcuno dir male di questo e di quello. Vedi anche Fin che ci son ciocchi si fanno schegge [C 1619].
Oste senza vino, prete senza latino, medico senza recipe, avvocato senza garbugli e speziale senza intrugli non si videro mai. Non si videro mai: preti che non mettessero qualche parola di latino nei loro discorsi per imbrogliare meglio, medico che alla fine della visita non facesse una ricetta (recipe ‘‘prendi’’, dalla prima parola che si scriveva nelle ricette d’una volta), avvocato che non facesse imbrogli e farmacista che non facesse medicine di poco valore. 640
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Oste di contado, assassino o ladro. L’oste era una figura malvista perche´ si riteneva che adulterasse il vino e ricorresse a mezzi illeciti per arricchirsi. Dovendo praticare gente di ogni risma, gli osti, poi, si prestavano a far la spia per i malviventi o per la polizia, a seconda della convenienza, e spesso erano invischiati in truffe o in losche faccende. Al locandiere delle zone limitrofe alla citta` (contado) tocca poi una fama addirittura pessima. 641
642
Il migliore degli osti e` un lestofante.
Guardati da oste che ride e da prete che piange. L’oste che ride e` uno che la sa lunga, che vuol trarti in qualche inganno o escogita qualche trappola a tuo danno. Il prete, invece, cerca di spillarti quattrini facendoti impietosire. 643
644
Il riso dell’oste costa caro.
645 Osti e puttane si pagano subito. Per toglierseli di torno e perche´ altrimenti mettono in giro chiacchiere riguardo al loro debitore fino a quando non hanno riscosso.
Non domandare all’oste se ha buon vino. Non bisogna chiedere consiglio a chi ha interesse a vendere quello che si vuole acquistare: e` naturale che parlera` sicuramente a favore della sua merce. 646
647
L’oste non scredita il suo vino.
Non si chiede all’artefice se l’opera vale. Per analogia. 648
` il miracolo dell’oste. 649 E Cioe` e` una vera truffa. L’oste infatti fa passare l’acqua per vino, ossia fa l’esatto contrario di quanto fece Cristo con il miracolo delle nozze di Cana, quando tramuto` l’acqua in vino. Il prete battezza i cristiani e l’oste il vino. Per battezzare si versa l’acqua sul capo del bambino e l’oste versa l’acqua nel vino. 650
Oste sull’uscio, poche faccende. Quando l’oste sta sulla porta e` segno che mancano gli avventori e gli affari gli vanno male. In tal caso si consiglia di non entrare a 651
pag 1144 - 04/07/2007
1081 bere o a mangiare: l’oste infatti, per fare la sua giornata, si rivarra` sui pochi avventori che gli capitano praticando prezzi alti. 652
Oste sull’uscio, magri affari.
653
Oste sulla porta, taverna vuota.
Oste sulla porta, prezzi alti e basso vino. La mancanza di clienti fa capire anche che il vino in vendita non e` buono. 654
655 Chi fa l’oste deve far buon viso a tutti. Ci sono situazioni, mestieri nei quali e` necessario essere cordiali con tutti, sia con chi ci e` simpatico sia con chi ci e` antipatico. 656 Paga l’oste e muta l’oste. Non contrarre debiti con l’oste per non essergli obbligato e non abituarlo a pensare che non puoi fare senza di lui; anzi, di tanto in tanto cambia osteria in modo che abbia sempre paura di perderti come cliente e ti tratti sempre bene. 657 Oste cornuto, fitta clientela. Quando la moglie dell’oste e` compiacente l’osteria e` affollata e arrivano sempre nuovi clienti.
OSTERIA L’osteria era un luogo di ritrovo pubblico, caratterizzato dalla vendita di vino e altre bevande. In passato costituiva uno dei pochi centri di aggregazione sociale indipendenti dall’autorita` costituita e dalla Chiesa; per questo era mal tollerata, avversata, colpita da disprezzo. Vero e` che di solito non era un ritrovo di santi e gli uomini vi si ubriacavano, nascevano le risse e spesso nei suoi paraggi scappava qualche coltellata. Tuttavia, l’osteria era anche un luogo di ritrovo per poeti, viaggiatori e per quanti avevano bisogno di una compagnia diversa da quella un po’ ipocrita della societa`. Altro elemento caratterizzante dell’osteria era il gioco che si faceva bevendo o mettendo in palio la bevuta. Si giocava soprattutto a carte: briscola, scopa, scopone, tressette. Spesso si facevano anche giochi d’azzardo, di solito proibiti: sette e mezzo, bestia e ultimamente poker. Il gioco d’azzardo e` stato sempre praticato ed e` quello che ha generato piu` risse e omicidi. Un altro gioco a cui in passato ci si dedicava con accanimento era il gioco dei dadi, frequente causa di lite e di rovina. La morra e la passatella erano altri passatempi che hanno tenuto a
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
OSTERIA
lungo banco. Ma l’osteria era normalmente un luogo di conversazione e di riposo per gente che lavorava. Insieme al vino veniva servito qualcosa da mangiare che poteva diventare un pasto. f Vedi Insegna, Oste, Via. Osteria, casa tua e casa mia. L’osteria, essendo frequentata da molte persone richiede rispetto e un comportamento corretto da parte di tutti gli avventori, come se ciascuno fosse a casa propria. 658
All’osteria s’entra allegramente e si esce lentamente. L’avventore entra nell’osteria baldanzoso e lieto della prospettiva che gli si apre di buone bevute e allegra compagnia; ne esce invece a notte, un po’ brillo, camminando lentamente e trascinando i piedi. 659
Gioco e osteria si portan tutto via. Chi frequenta regolarmente e senza temperanza l’osteria finisce per perdervi tutto: il tempo, il denaro, la reputazione, la salute e la famiglia. 660
661
L’osteria e` la rovina della famiglia.
La porta dell’osteria e` la porta delle miserie. La gente leggeva quest’espressione sulla porta degli ospizi dove era scritta la frase latina: Oportet misereri ‘‘Bisogna aver pieta`’’. E dunque e` come se anche all’ingresso delle osterie, luoghi di ‘‘rischio sociale’’, vi fosse questo avvertimento. 662
La via dell’osteria arriva in farmacia. Perche´ il bere e altri stravizi fanno ammalare. 663
664 Buona osteria non ha bisogno di frasca. Sulla porta delle osterie si usava mettere un tralcio di vite, di quercia o di lauro per indicare che vi si vendeva vino genuino. Per questo motivo e` nata l’espressione, a lungo in uso, ‘‘vendere il vino alla frasca’’. Vedi anche Buon vino non ha bisogno di frasca [V 860]. 665 Chi non vuol osteria levi la frasca. Chi non ama la confusione intorno a se´ elimini la causa che la produce: ad esempio, chi non vuole cani intorno a casa, allontani la cagna. La frasca verde posta sulla porta delle osterie indicava che vi si vendeva il vino alla frasca.
pag 1145 - 04/07/2007
OSTESSA
Vedi anche Buon vino non ha bisogno di frasca [V 860]; Chi non vuole la festa levi l’alloro [A 486]. Chi non vuole il bordello cacci la puttana. Per analogia con col precedente. 666
667 Bella osteria, oste furfante. Se gli ambienti di un’osteria sfoggiano ricchezza e ricercatezza e` segno che vi si pratica qualcosa di poco onesto. Di solito l’osteria aveva un aspetto semplice, dimesso, senza ornamenti ne´ addobbi. Se non e` tale vuol dire che, sotto la copertura della vendita del vino, si praticano il gioco d’azzardo, la prostituzione, il contrabbando o altro. Vedi anche Bella ostessa, conti traditori [O 680].
Osteria vuota, conti salati. Chi entra in un’osteria e la trova vuota deve fare attenzione: probabilmente l’oste non ci sa fare e ‘‘spenna’’ i pochi clienti che gli capitano; oppure e` dedito ad altri traffici, e allora pratica prezzi molto alti per scoraggiare i clienti dal frequentare il locale. 668
Chi va all’osteria trova compagni ed allegria. Chi va in un luogo di ritrovo, di divertimento, trova gente disposta a stare in allegria e in compagnia, persone spensierate che non hanno voglia di impegnarsi in cose serie. 669
670
1082
.
Chi va all’osteria trova compagnia.
Chi alloggia alla prima osteria trova la mala notte. Chi non sceglie bene quello che compra ha modo di pentirsene. Vedi Filippo Baldinucci, La Veglia, Opere 14, p. 223: ‘‘Chi alloggia alla prima osteria in ch’ei avviene, trova ben spesso la mala notte’’. 671
Ogni Madonna levati il cappello, ogni osteria rinfrescati il budello. Sono consigli per il viaggiatore d’una volta che procedeva a piedi o su una cavalcatura. A ogni tabernacolo bisogna fermarsi a onorare l’immagine sacra chiedendone la protezione durante il cammino e a ogni osteria bisogna sostare per riposarsi un poco e rinfrancarsi con una bevuta. 672
673
Per ogni Madonna un’Avemmaria e un buon bicchiere per ogni osteria.
674
Chi va all’osteria non ha buona moglie.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Chi passa il tempo libero all’osteria, in compagnia di amici fa capire di avere una moglie che gli rende la casa un inferno, costringendolo a scappare appena gli e` possibile. Chi ha il vino buono nella sua cantina trova cattivo quello dell’osteria. Si riferisce soprattutto al matrimonio: chi ha una bella moglie difficilmente va in giro a cercare avventure. 675
Meglio spendere all’osteria che col medico o in farmacia. E` preferibile spendere il denaro in allegra compagnia, bevendo, mangiando, giocando, che intristirsi privandosi di tante cose e risparmiando soldi che poi si dovranno spendere in cure e medicine. 676
All’osteria chi mangia, chi beve e chi fa la spia. Tra coloro che praticano l’osteria si trovano anche quelli che ci vanno per combinare affari loschi. Una volta la polizia sguinzagliava le proprie spie nei ritrovi del genere per indagare su soggetti pericolosi o su oppositori politici. Ricorda la disavventura di Renzo nei Promessi sposi. 677
All’osteria si mangia, si beve e si va via. E` un invito a non trattenersi a lungo nell’osteria, che e` spesso frequentata da persone poco raccomandabili. Una volta rifocillati, e` bene non indugiare per non farsi tentare dal vino, dal gioco, e per non essere coinvolti nelle risse. 678
Il buon cavallo si conosce in via e il cavaliere (invece) all’osteria. Il cavallo di razza si conosce quando va per la strada, mentre il cavaliere si rivela nel comportamento che tiene all’osteria, per la sua riservatezza, la sua sobrieta`, il suo controllo. 679
OSTESSA 680 Bella ostessa, conti traditori. Le belle padrone di osterie, di locande, incantano gli avventori, li attirano alla loro trattoria, ma poi rimettono conti amari, sicure che i tordi torneranno. 681
Bella ostessa dolori per la borsa.
Bella ostessa, bella insegna. Una bella donna al banco di un’osteria funge come e meglio di una bella insegna e attira clienti in gran numero. 682
pag 1146 - 04/07/2007
1083 683 La bella ostessa vende qualunque vino. Quando gli argomenti sono buoni tutti gli affari riescono bene. Quando vi sono altre buone ragioni per fare una cosa si passa sopra a ogni inconveniente o difficolta`. Gli avventori non vanno all’osteria per il vino, ma per l’ostessa, che, di conseguenza, puo` versare loro qualunque tipo di vino. 684
Dove l’ostessa e` bella il vino e` sempre buono.
L’ostessa della Faggeta o la brontola o la sta cheta. Si indica cosı` una persona stramba che non ha equilibrio o misura nel suo comportamento: se parla lo fa solo per protestare, altrimenti tace. Faggeta e` nome di diverse localita`: la forma linguistica, col doppio inserimento del soggetto pleonastico ‘‘la’’ rivela un’origine toscana. 685
.
OTTIMO
E` una frase evangelica (Luca 5.37: ‘‘E nessuno mette vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo spacca gli otri. Si versa fuori e gli otri vanno perduti’’). Non e` opportuno, e anzi puo` risultare anche dannoso, usare cose invecchiate e indebolite per contenere, maneggiare quello che e` nuovo e forte. Non si deve mettere insieme senza criterio il vecchio con il nuovo; il detto puo` essere usato anche in riferimento a idee o costumi. Vedi anche A vino giovane botte giovane [B 796]; Noce dura e dente traballante, moglie giovane e marito vecchio, puledro e calesse rattoppato son compagnie che si disfanno presto [N 413]; Non si mette la pezza nuova sul vestito vecchio [P 1500]. OTTANTA f Vedi Vecchiaia.
Passati gli ottanta di rado si canta. La vecchiaia e` una malattia dalla quale non si guarisce, ma al tempo stesso, consente di restare a lungo in vita. Vedi anche Per cent’anni non c’e` ricetta [R 502]. 691
OSTINAZIONE 686 L’ostinazione e` dei muli. Ostinarsi e` da bestie e soprattutto da bestie particolarmente ottuse come i muli, che, quanto a pervicacia, superano anche gli asini.
692
Peccare e` da uomini, ostinarsi da bestie. Per analogia. Vedi anche Fallare e` umano, pentirsi e` raro, riconoscerlo e` divino, perseverare diabolico [F 98]; Errare humanum est, perseverare diabolicum [E 127]. 687
OSTRICA Ostriche e granci spendi assai e poco mangi. Le ostriche e i granchi sono cibi costosi e di poco valore nutritivo: ci si rileva poco. Granci e` forma antica per granchi, viva ancora in alcuni dialetti. Vedi anche Asparagi, funghi e granchi spendi molto e poco mangi [A 1477]. 688
689 Non tutte le ostriche hanno la perla. Non tutte le cose che hanno un determinato aspetto, hanno anche le qualita` che generalmente gli si attribuiscono. Vedi anche Non e` tutt’oro quel che riluce [O 510]. Con significato simile: Non tutte le ciambelle riescono col buco [C 1509].
OTRE 690
Non si mette il vino nuovo negli otri vecchi.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Passata l’ottantina non c’e` piu` medicina.
Sul quarto anta il prete canta. Per analogia. Il quarto anta e` la settantina, durante la quale, soprattutto un tempo, era normale aspettarsi che il prete intonasse le litanie funebri. 693
Quando l’anima e` salita agli ottanta carnevali, si puo` metter gli stivali per andare all’altra vita. E` la famosa quartina che Francesco Redi avrebbe scritto come ricetta per una gentildonna che insisteva perche´ la guarisse dai mali dalla vecchiaia. E` detta La ricetta del Redi. 694
OTTIMO 695 L’ottimo e` nemico del buono. Spesso cercando il meglio in assoluto si perde cio` che di buono si era gia` ottenuto. Non sempre la perfezione e` da ricercarsi a ogni costo. Talvolta un livello soddisfacente e` piu` adeguato dell’ottimo. Vedi anche Il meglio e` nemico del bene [M 1143].
pag 1147 - 04/07/2007
OTTO
1084
.
OTTO Otto cose devi battere per averne qualcosa: il noce a settembre, il baccala` sempre, il grano a luglio, il ragazzo disubbidiente, l’asino restio, il ferro rovente, la campana e la puttana. Il noce si bacchia, il baccala` si batte per farlo diventare piu` tenero. Le altre cose non hanno bisogno di spiegazione.
703
Ottobre: vino e cantina da sera a mattina.
704
Ottobre mostaio.
696
Otto cose sono nemiche: suocera e nuora, gatto e topo, pecora e lupo, debitore e creditore. Le ragioni di tali inimicizie si possono trovare in altri proverbi riportati nelle serie che fanno capo alle singole figure qui elencate. 697
Quattr’e quattr’otto doman fa la luna: oggi si stenta e doman si digiuna. Proverbio toscano che si ripete scherzosamente a chi pretende di far una cosa velocemente, in quattr’e quattr’otto. 698
699 Otto: la fossa del giocatore. Si dice cosı` al giocatore che ha raggiunto il punteggio di otto, per fargli capire che difficilmente potra` vincere. Il numero otto al gioco non e` ritenuto fortunato. Pare che il detto venga dal gioco della scopa, nel quale si e` soliti fissare a nove i punti necessari alla vittoria: fermarsi a otto permette all’avversario d’impegnarsi e risolvere a suo favore il gioco. 700 L’ottu e` pantanu. ‘‘L’otto e` un pantano’’. Forma abruzzese del proverbio, diffusa anche altrove.
OTTOBRE f Vedi gli altri mesi. Ottobre e` bello, ma tieni in man l’ombrello. Nel mese di ottobre il tempo puo` essere ancora bello e con temperature miti, ma generalmente e` piovoso, incerto e mutabile. 701
Ottobre il vino e` nelle doghe. A ottobre la vendemmia e` ormai conclusa e il vino e` chiuso, come mosto, nei tini o nelle botti di legno fatti a doghe. 702
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
A la reale ottobre e` fatto com’er carnovale. Proverbio romanesco. Ottobre e` tradizionalmente considerato un mese ormai completamente autunnale, ma capace anche di regalare giornate di sole che, soprattutto nel centro dell’Italia e a Roma in particolare, si usava sfruttare per le ottobrate, ossia gite, scampagnate ai paesi, nei dintorni delle citta`, con merende all’aperto, suoni, canti e balli fino a sera, appunto un ‘‘Carnevale’’. In Romagna, al riguardo si dice Setembar e utobar cun dal bel giurnedi temp ad fe dal scampagnedi ‘‘Settembre e ottobre sono mesi adatti per fare scampagnate nelle belle giornate’’. 705
706 Ottobre e marzo sono fratelli. La mutevolezza, la bizzarria del mese di ottobre lo pongono in posizione speculare a marzo, altrettanto incerto, promettente e traditore.
Ottobre piovoso campo prosperoso. Quando in ottobre cade molta pioggia, i campi continuano a fornire qualche prodotto. 707
Mosche d’ottobre: mercato quando piove. Le mosche d’ottobre sono molto diminuite di numero e le poche rimaste non sono rumorose ne´ insistenti: il freddo le fiacca. Quando piove al mercato si reca poca gente, che va di fretta e sparisce appena puo`. In entrambi i casi abbiamo a che fare con cose molto ridotte di numero. 708
Ottobre frondoso inverno freddoso. Se in ottobre le piante conservano a lungo le foglie sui rami si prevede un inverno molto freddo. 709
710
Se d’ottobre la foglia sta sul ramo inverno freddo e neve aspettiamo.
D’ottobre un bell’ovetto e` piu` dolce d’un confetto. Quando le galline sono vicine al periodo in cui cessano di fare le uova rallentano il ritmo della produzione, e allora le uova sono molto saporite. 711
712
D’ottobre compra il porco che d’agosto ha gia` due lune.
pag 1148 - 04/07/2007
1085 Il maiale destinato alla salatura deve avere come minimo dieci mesi e al massimo due anni o poco piu`. A ottobre il porcello svezzato (di circa due mesi) costa poco e la stagione permette d’ingrassarlo nell’abbondanza dell’estate per poi salarlo a novembre. L’acqua d’ottobre cheta le rane e il sugo di novembre fa parlare le donne. La pioggia d’ottobre che porta il freddo, manda le rane nel pantano, in letargo, e il vino che esce dai tini in novembre mette allegria... non solo alle donne.
.
717
L’ozio ha per moglie la noia e i vizi per figlioli.
718
L’ozio e la noia ebbero per figli i vizi.
719
L’ozio insegna a far male.
720
In testa oziosa il diavolo riposa.
713
OVOLO L’ovolo (Amanita regia o cesarea) e` ritenuto il fungo migliore che si raccolga nei nostri boschi. Il suo nome deriva dalla somiglianza a un uovo allorche´ e` piccolo: l’esterno bianco e giallo l’interno. Quando l’ovolo e` scappato il porcino se n’e` andato. Quando l’ovolo detto anche cucco, comincia ad apparire, il porcino (i vari boleti) non si trova piu`. 714
Chi mangia l’ovolo strizza l’occhio al becchino. L’ovolo e` un fungo ottimo, ma pericoloso per la sua somiglianza con altre amanite, alcune delle quali velenose (Amanita muscaria, verna, pantherina) o mortali (Amanita phalloides). 715
OZIO 716 L’ozio e` il padre dei vizi. Per cacciare la noia, l’ozio puo` suggerire idee molto nefaste; dal non far niente derivano cattive inclinazioni e brutte abitudini. Proverbio molto noto, di cui si trova un precedente gia` nei Disticha Catonis (1.2.2): Diuturna quies vitiis alimenta ministrat ‘‘Il lungo ozio fornisce alimento ai vizi’’, nonche´ in una massima che Columella (11.1.26) attribuisce a Catone: ‘‘non facendo nulla gli uomini imparano a fare male’’ (che ha un parallelo in Niente facendo s’impara a far male [N 328]). Vedi anche la Bibbia, Siracide 33.28: ‘‘Fallo lavorare (scil. lo schiavo) perche´ non stia in ozio, poiche´ l’ozio insegna molte cattiverie’’. Il latino medievale conosce poi Otia dant vitia ‘‘Gli ozi producono i vizi’’.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
OZIOSO
721 Carne in ozio cento ne pensa. Ossia: cento cose scellerate.
L’ozio e` la via sicura di miseria e di sventura. L’ozio prima o poi porta all’indigenza e a una fine miserevole. 722
723 L’ozio e` piu ` faticoso del lavoro. Considerare bene le cose, stare in ozio, scansare le fatiche e il lavoro, sottrarsi a ogni impegno, stanca piu` di qualsiasi lavoro. 724 L’ozio e` la sepoltura dell’uomo vivo. L’uomo che vive in ozio, non fa nulla per se´ e per altri, e` insignificante, e` come se fosse gia` morto.
OZIOSO f Vedi Poltrone. Giovane ozioso vecchio bisognoso. Chi passa la gioventu` nell’ozio, senza provvedere ai mezzi con cui sostenersi nella vecchiaia, finisce i suoi anni nell’indigenza e nella miseria. Vedi anche Giovane giocatore vecchio mendico [G 522]; Quel che si semina da giovani si raccoglie da vecchi [G 631]; Gioventu` oziosa, vecchiezza bisognosa [G 682]; Gioventu` disordinata vecchiezza tribolata [G 683]; Gioventu` in liberta`, vecchiaia in poverta` [G 684]; Chi guazza in gioventu` stenta in vecchiaia [G 685]. 725
726 L’ozioso e` sempre bisognoso. L’ozioso, che non si procura niente da se´, ha sempre bisogno degli altri per ogni cosa.
L’ozioso muore tristo e pidocchioso. Muore povero e nella sporcizia. 727
Alla fanciulla oziosa balla in grembo il diavolo. L’ozio suscita nella donna giovane i pensieri e le tentazioni della lussuria. 728
729
Donna oziosa mai fu virtuosa.
pag 1149 - 04/07/2007
OZIOSO
1086
.
La donna inattiva non ha ne´ buone qualita` ne´ grande valore.
che La donna malaccorta quando annotta prende la rocca [R 813]; Gallina nera fa l’uovo la sera [G 89].
Oziosi e noci non danno frutti se non si bastonano. I noci a settembre vengono bacchiati con le pertiche per farne cadere le noci. E cosı` gli oziosi producono qualcosa di utile solo se vengono costretti con la forza.
L’ozioso muore d’indigestione e l’industrioso muore di fame. Nel mondo tutto va a rovescio: il merito non ottiene compenso alcuno, mentre il vizio riceve plauso e onore. Chi si da` da fare non riesce ad avere di che sostentarsi e chi ozia vive negli agi. Vedi anche Chi fila ha una camicia e chi non fila ne ha due [F 879]; Chi lavora guadagna e chi non lavora magna [F 395]; Nudo va il pesce, nudo va chi lo piglia e vestito va chi lo mangia [P 1445]; A chi zappa acqua; a chi fotte la botte [Z 40].
730
Quando il sole tramonta l’oziosa al lavoro e` pronta. La donna vagabonda si decide a cominciare a lavorare quando fa notte: quando gli altri smettono e nell’ora meno propizia. Vedi an731
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
732
pag 1150 - 04/07/2007
P PACE f Vedi Amore, Calma, Guerra. 1 Della pace ognun ne gode. La pace e` benefica per tutti: a tutti dona tranquillita`, lavoro, benessere, mentre la guerra, il dissidio seminano lutti, distruzioni, poverta`, dolore.
Non conosce la pace e non la stima chi provato non ha la guerra prima. Per apprezzare un bene bisogna averne provato la privazione, in particolare la pace: quando se ne gode puo` sembrare monotona e noiosa proprio perche´ non si sa che cosa sia la guerra. Vedi anche Conosce il bene solo chi ha provato il male [B 385]; Non ha il dolce caro chi non provo` l’amaro [D 685]. 2
3 Chi porta la pace e` messaggero di Dio. Perche´ Dio vuole che gli uomini si amino e vadano d’accordo. ‘‘Pace agli uomini di buona volonta`’’, cantavano gli angeli nella notte della nascita del Signore. 4 Chi vive in pace dorme in riposo. Colui che non ha nemici vive tranquillo, gode del bene del sonno, non ha ansie ne´ angustie.
Meglio un uovo in pace che un vitello in guerra. Meglio poco, serenamente e senza litigi, che tanto nella rissa, nelle contese e nella guerra. Vedi anche Meglio un tordo in pace che un cappone in guerra [C 649]. 5
Val piu` un cavolo con amore che un cappone con dolore. Per analogia. Ci puo` essere anche un’allusione perfida a una donna che ha fatto un matrimonio poco azzeccato. 6
Meglio una certa pace che una sperata vittoria. Bisogna preferire una pace che da` sicurezza ad una vittoria probabile ma non assicurata. 7
8 La pace e` piu ` bella della vittoria. Ricercare la pace e ottenerla, anche con un compromesso, e` cosa migliore di qualsiasi vittoria che derivi da una guerra.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Chi vuol vivere in pace sente, sopporta e tace. Deve rassegnarsi a vivere senza reagire a quello che sente dire e a sopportare in silenzio quello che accade intorno. 9
10
Chi vuol vivere in pace ascolta, vede e tace.
Chi pace non ha pace non da`. Chi non e` in pace con se stesso non e` in pace neppure con gli altri; chi e` inquieto non porta pace. 11
Se vuoi pace in casa fai quel che voglion le donne. Se l’uomo vuole vivere tranquillo in casa sua deve lasciare che le donne facciano a modo loro, perche´ quello e` il loro regno. 12
13
La pace in casa la fanno le donne.
14
Chi vuol pace tra le mura lasci il mestolo in mano alla moglie.
Chi e` segreto, in ogni terra mette pace e leva guerra. Chi non parla, non riferisce i fatti altrui, e non tradisce i segreti, dovunque si trovi mette pace e non discordia tra la gente. 15
16 Fatta la pace, chi l’ha avute se le tiene. Il danno fisico ricevuto non e` eliminabile in nessun modo. In una zuffa o in una lotta generale, al momento della riappacificazione ognuno va a casa col proprio danno, che non viene risarcito.
PADELLA f Vedi Gratella. La padella dice al paiolo: fatti in la` che mi tingi. Colui che ha la coscienza sporca non vuole avere a che fare con chi e` della sua risma, credendosi migliore. Il malvagio dice al malvagio di vergognarsi. Vedi anche Il bove dice cornuto all’asino [B 828]; Chi ha la camicia 17
pag 1151 - 04/07/2007
PADOVA
1088
.
sporca dice male di chi ce l’ha pulita [M 356]; Vedi il bruscolo nell’occhio del prossimo e non la trave che hai nel tuo [B 945]. 18 La padella se la ride del paiolo. Come se i difetti, le sozzure, proprie del paiolo non fossero anche le sue.
Chi tiene un occhio alla padella e uno al gatto si ritrova gli occhi biechi. Chi persegue due fini, fa due lavori, ricerca due vantaggi, perde da un’altra parte piu` di quello che ha avuto in vantaggio. Si riferisce al modo di dire: Tenere un occhio alla padella e uno al gatto. Qui bieco nell’accezione antica e rara di ‘‘orbo’’. Vedi anche Chi due lepri caccia una non prende e l’altra lascia [L 521]; Cane che caccia due lepri non ne prende nessuna [C 485]; Chi troppo vuole nulla stringe [T 1021]; Per aver l’uovo, la gallina e le penne si perde l’uovo, la gallina e le penne [U 223]. 19
La padella piange se gli si da` e tace se gli si piglia. Quando si mette la roba a friggere, la padella rumoreggia come se si lamentasse, quando si toglie, rimane silenziosa. 20
L’amicizia e` bella finche´ frigge la padella. Finche´ c’e` da mangiare e far festa, ovvero qualcosa da dividere, ci sono intorno amici e compagni in festa e allegria; quando non c’e` nulla la folla si dirada. Vedi anche In tempi felici non mancano amici [A 669]; Amicus certus in re incerta cernitur [A 650]. 21
26 A chi lecca la padella piove sulle nozze. Altra credenza scherzosa vuole che chi finisce cio` che rimane in padelle e tegami avra` pioggia il giorno del matrimonio.
PADOVA Citta` del Veneto, tra il Brenta e il Bacchiglione, capoluogo della provincia omonima, che vanta un’antichissima origine. Sarebbe stata fondata addirittura da Antenore, mitico eroe troiano che avrebbe guidato la migrazione dei Veneti in Italia dall’Asia Minore. Venezia sarebbe venuta molto dopo, fondata dai padovani. Celebre la sua universita` fondata nel 1222, la piu` antica d’Italia dopo quella di Bologna. Per questa i proverbi dicono: padovani gran dottori. Il culto di sant’Antonio di Lisbona (1195-1231), detto da Padova, ha segnato la sua storia, insieme alla Basilica del Santo, grande complesso monumentale iniziato a costruire nel 1223. Padova grassa, Bologna la passa. E` l’inverso del proverbio: Bologna la grassa, ma Padova la passa [B 708]. Padova sarebbe ricca e generosa nella cucina, ma superiore rimane Bologna. Con i blasoni popolari accade spesso questo tipo di rovesciamento o di appropriazione. Padova e` stata per secoli il centro commerciale, industriale e agricolo piu` importante del Veneto. 27
A Padova i giudici danno ragione ad ambedue i litiganti. Cioe` sono talmente bravi che riescono a mandare i litiganti ambedue con la ragione. Padova e Bologna sono le piu` antiche sedi universitarie, spesso in concorrenza tra loro: da questo, o da altre rivalita`, e` nato probabilmente questo proverbio. Vedi anche Bologna dotta [B 710]. 28
Padella: paradiso della gola e inferno delle budella. Il fritto e` il cibo piu` gustoso e saporito, ma e` anche quello piu` duro da digerire. Vedi anche Il paradiso della gola e` l’inferno dei budelli [G 931]. 22
23 La padella e` la morte del pesce. Il modo migliore per cucinarlo, quello col quale diviene piu` gustoso. 24 La prima padella e` dei bambini. Quando si friggono dei dolci la prima padellata che viene cotta si distribuisce ai piu` piccoli, per tradizione, gentilezza e tranquillita`.
Le ragazze che grattano padelle se sono brutte diventan belle. Si crede che chi gratta il fondo della padella acquisti bellezza. Si dice anche dei tegami in genere. 25
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
29 Padova e` madre di Venezia. E` diffusa la tradizione che i padovani abbiano fondato Venezia. Un’antica leggenda vuole che Padova sia la citta` piu` antica della regione.
PADOVANO 30
Pane padovano, vino vicentino, trippe trevisane e donne veneziane.
pag 1152 - 04/07/2007
1089 Elenco delle vivande speciali di una zona: il proverbio e` volto a valorizzare la bellezza e il valore delle donne veneziane. Vedi anche Pane di Prato, vino di Pomino... [P 2463]. 31
Pane padovano, vino vicentino, carne friulana e trippe trevigiane.
Padovani e vicentini ladri o assassini. Sono malevoli blasoni popolari che non hanno una precisa giustificazione. 32
Padovano impicca l’asino, vicentin lo disimpicca per un pezzo di salciccia. Noto proverbio ironico sulle contese campanilistiche. ‘‘L’asino era l’insegna sullo stendardo dei vicentini o di un loro capitano; conquistata dai padovani in una scaramuccia e portata nella loro citta`, rimase cola` appesa alle forche, come trofeo di vittoria, nella piazza principale, finche´, per interposizione di amici comuni, non venne restituita essendosi i vicentini impegnati, per concludere la pace, di distribuire al popolo di Padova alcune some di salsicce’’. Questo fatto e` il prologo e l’epilogo del poema eroicomico L’asino di Iroldo Crotta (il padovano Carlo de’ Dottori, 1618-1686; vedi l’edizione presso Carabba Editore, Lanciano 1919). 33
PADRE f Vedi Figlio, Madre, Padrone. Tale padre, tale figlio. Comunemente si crede che il figlio riprenda dal padre il carattere e le attitudini sia buone che cattive, ma altre considerazioni si fanno sul fatto che da un padre possa venire un figlio completamente diverso. Cosı` i proverbi dei quali questo sottolinea l’aspetto della somiglianza che puo` essere morale e fisica. Viene usato anche in senso figurato per indicare una provenienza, una dipendenza, una discendenza diverse dalla parentela: maestro allievo, insegnante alunno, padrone servo, superiore dipendente. Vedi anche, parallelo, Quale la madre tale la figlia [M 61]; Tristo abate, tristo frate [A 2]; Il gregge e` simile al pastore [G 1133]; Chi di gallina nasce convien che razzoli [G 72]; Dal frutto si conosce la pianta [F 1492]; Ceppo. Con significato vicino, Un fico non dara` mai nespole [F 717]. 34
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
PADRE
Quale e` il cappellano tale il sacrestano. Per analogia. 35
Da padre santolotto figlio diavolotto. Contrario del precedente. Non sempre i figli somigliano ai genitori; non sempre il buono viene dal buono e viceversa. 36
A volte da cattivi nocchi si fanno delle buone schegge. Per analogia. Il nocchio e` la parte nodosa del tronco che presenta irregolarita` e imperfezioni. Vedi anche Dal mare salato viene il pesce fresco [buono] [P 1454]. 37
38 Il padre deve fare la tavola tonda. Cioe` deve trattare in maniera eguale tutti i figli che ha.
Quando al padre non manca la roba al figlio manca la virtu`. La ricchezza della famiglia toglie ai figli il desiderio di mostrare intraprendenza e valore, di conoscere, sapere, fare, per cui pensano piu` a godersi quello che hanno piuttosto che a fare essi stessi qualcosa di buono. 39
Tre figlie e una madre quattro diavoli per un padre. Quattro donne in una casa formano un inferno per il padre di famiglia, che viene subissato da chiacchiere, lamenti, litigi, problemi, nei quali poco puo` dire e meno fare. Vedi anche Figlie da maritare ossi duri da rosicare [F 818]. 40
Tale susina acerba ha mangiato il padre che ai figli allegano i denti. Le colpe, i vizi e i peccati dei padri sono spesso scontati dai figli. Deriva dalla Bibbia (Geremia 31.29): Patres comederunt uvam acerbam et dentes filiorum obstupuerunt ‘‘I padri mangiarono l’uva acerba e si allegarono i denti dei figli’’. Simile espressione si trova in Ezechiele (18.2), a riprova del fatto che molto probabilmente si trattava gia` di un proverbio. Nel proverbio italiano si trovano anche varianti che hanno uva o altri frutti al posto della susina, in particolare e` noto: 41
42
Tal pera mangia il padre che al figlio allega i denti.
43 Le colpe dei padri ricadono sui figli. Esplicita il concetto di precedenti, dei quali risulta attualmente molto piu` diffuso.
pag 1153 - 04/07/2007
PADRE
1090
.
Un padre campa cento figli e cento figli non campano un padre. Un padre provvede col lavoro e con l’assistenza a molti figli, facendo miracoli; molti figli, pur essendo la cosa piu` facile, non provvedono a mantenere un padre perche´, o non si trovano d’accordo, oppure si rimandano il compito e la responsabilita` l’un l’altro. Si dice per criticare l’ingratitudine dei figli. 44
contrario l’uomo evitera` di proclamarsi padre di un figlio degenere, o lo dira` senza soddisfazione. 51 Il buon nome e` l’eredita` del padre. La cosa piu` importante che un padre puo` dare al figlio e` un nome degno di rispetto, frutto di una vita onesta, di un comportamento lodevole.
Quando muore il padre cade la trave che regge la casa. Perche´ nel padre il sistema tradizionale della famiglia riconosceva il maggior sostegno. 52
45
Un padre governa sette figli e sette figli non governano un padre.
Una mamma fa per cento figli e cento figli non fanno per una mamma. Per analogia. Una mamma puo` provvedere a numerosi figli, ma questi non riusciranno mai a gestire la loro madre, quando si presentera` il bisogno: mancano di ascendente, autorita`, concordia, per cui la madre non si presta alle loro cure. 46
Anche malvagio un padre e` sempre padre. La presenza di un padre e` sempre benefica, positiva, cara o comunque rassicurante, anche nel caso che si tratti di una persona poco raccomandabile, o decisamente cattiva. 47
48 I padreterni fanno i figli crocifissi. Sul modello del Figlio di Dio, che, dal punto di vista umano, ha avuto uno dei destini piu` infelici, il detto individua la situazione difficile in cui i padri di qualche peso mettono i propri figli. Si intende: i figli di padri che non cessano mai nella tutela o nella guida dei figli fanno sı` che questi restino eternamente in stato di soggezione infantile. I figli di padri che sono invadenti, autoritari, che vogliono restare sempre e oltre il necessario al controllo della loro vita, li rendono infelici. Generalmente: i genitori potenti, valenti, famosi o li trascurano, o li costringono a emularli, o li schiacciano col confronto. Le riprove sono infinite.
I grandi personaggi o non han figli, oppur non sono saggi. Sarebbe piu` saggio, per un uomo che eccelle in qualche campo, non avere eredi. Vale la spiegazione del precedente. 49
50 Chi ha buon figlio puo` dirsi padre. Colui che ha un figlio buono, onesto, di buone qualita`, puo` dire con soddisfazione e apertamente, senza timore, di essere padre; nel caso
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Se muore il gallo la chioccia raccoglie i pulcini; se muore la chioccia i pulcini si disperdono. Mentre con la morte del padre non si disperde la famiglia, cio` avviene con la scomparsa della madre. Il proverbio non ha nessun valore letterale, ma si rivolge alla situazione umana nella quale, sempre relativamente alla famiglia tradizionale, il padre, come indica il proverbio precedente, costituiva il sostegno economico, morale, mentre quello affettivo, il perno dell’unione dei figli, era costituito dalla madre, scomparendo la quale, quasi sempre avveniva, appena possibile, la diaspora dei figli, che non di rado passavano alla cura di zie, o nonne. Questo fenomeno era acuito dalla necessita` per l’uomo di risposarsi (vedi Vedovo), cosa che portava in casa la matrigna, con la quale proverbialmente i figli della prima moglie non andavano d’accordo. 53
54 Padre, padrone. Il padre e` anche padrone, nel senso che dispone della vita del figlio finche´ e` bambino, ma puo` continuare ad essere despota, tiranno anche negli anni successivi, sia per l’autorita` che esercita che per il ricatto economico. Un tempo il rapporto tra padre e figli rifuggiva dalle espressioni affettuose e spesso era rigido e formale. Padre padrone e` il titolo di un romanzo autobiografico di Gavino Ledda, pubblicato nel 1975, e da cui i fratelli Taviani trassero nel 1977 un film.
Padre e padrone, anche se han torto, han sempre ragione. Vedi anche Matto e padrone han sempre ragione [P 92]. 55
56
Padre e padrone Han sempre ragione.
57
Padre pietoso fa figli infelici.
pag 1154 - 04/07/2007
1091 Il padre che indulge troppo verso le mancanze e gli errori dei figli non fa che procurare loro l’infelicita`. La correzione e il rimprovero del padre, quando occorrono, sono necessari. Vedi anche La madre pietosa fa la figlia tignosa [M 64]. 58 Meglio pianga il ragazzo che il padre. E` meglio che il figlio pianga per un giusto rimprovero che il padre soffra per un errore irreparabile del figlio. 59
Babbo buono, babbo minchione.
Il padre vecchio genera orfani. Avendo figli in tarda eta` li lascia orfani quando sono ancora giovani. 60
Mamma morta, padre cieco. La morte della madre fa diventare il padre eccessivamente indulgente, fino al punto di non educare bene i figli. 61
Se il padre vede, il figlio non fa. L’essere osservato dal padre ha spesso sul figlio un effetto paralizzante: nel momento in cui il giovane deve provarsi con la vita, con la liberta`, deve staccarsi dalla tutela paterna. Proverbio di grande intuizione psicologica. 62
63 Se il padre non vede, i figli non fanno. Contrario (ma solo in apparenza): richiede invece nell’educazione una cura costante nelle cose quotidiane. 64 L’arte del padre e` mezza imparata. Il mestiere si impara presto per averlo osservato fin da piccoli nel padre che l’esercitava.
PADRETERNO Padreterno, Padreterno, come faremo quest’inverno? Disse allora il Padre Abate: – Ci potevate pensar d’estate. Si dicono, soprattutto i primi due versi, quando non si sa come risolvere un problema. I versi che seguono sono di rimprovero a chi non ha provveduto al momento opportuno. 65
PADRONA f Vedi Madre. Non puo` avere cosa buona chi non liscia la padrona. La padrona di casa e` la chiave che, se non gira, tutte le porte rimangono chiuse. Se non si ha il 66
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
PADRONE
consenso della padrona di casa non contano patti e promesse con nessun membro della famiglia. Quando la padrona folleggia la fante danneggia. Toscano. Quando la padrona si da` alla bella vita, non governa e sorveglia la casa, la serva, lasciata a se stessa, commette qualche errore o fa qualche grave danno. Fante come sostantivo femminile nel senso di ‘‘fantesca, serva’’ e` arcaico e ormai desueto anche nei vernacoli toscani. 67
PADRONE Nei proverbi padrone puo` essere, ovviamente, termine generico, ma spesso e` usato con chiaro riferimento al proprietario del fondo dove lavora il colono, il bracciante, l’operaio agricolo. La terra si lavorava in modi diversi in Italia, dove era limitata la presenza del coltivatore diretto. Nel Meridione era consistente il bracciantato con una conduzione diretta da parte del proprietario o dei suoi amministratori, che reclutavano ogni mattina sulla piazza i braccianti secondo le esigenze di lavoro della giornata. Spesso si servivano anche di intermediari, i caporali, ai quali affidavano la sorveglianza, la disciplina e il reclutamento (caporalato). Al Centro era prevalente la mezzadria. Nelle zone alpine, o che risentono della presenza dei monti, l’allevamento del bestiame caratterizza diversamente i rapporti di lavoro, anche con forme di cooperazione. Esisteva un rapporto personale di dipendenza tra padrone e sottoposto. Le forme di servitu` personale, tipiche dell’antico rapporto di lavoro agricolo, risalenti alla servitu` della gleba, si sono estinte lentamente, inasprendo i contrasti. Le donne contadine dovevano giornate di lavoro nella casa padronale per grosse faccende come il bucato; i contadini dovevano trasportare i raccolti dalla loro aia alla casa del padrone, il quale esercitava un controllo capillare sulle attivita` particolari del contadino: allevamento del pollame, piccoli lavori, tessitura delle donne, e perfino sul tempo libero. Si tenga comunque presente che in altri proverbi il padrone e` piuttosto il maestro di bottega, il detentore di una qualche attivita` o proprieta`. f Vedi Cane, Casa, Mezzadro, Occhio, Padre, Quattrino, Ricco, Servo, Signore. 68
Chi comanda e` padrone.
pag 1155 - 04/07/2007
PADRONE
1092
.
Per dire che chi ha potere si trova in una posizione un poco scomoda, non e` simpatico. Chi da` ordini, impone la propria volonta`, qualunque sia la sua posizione, ha i requisiti del padrone e in genere come tale non e` benvoluto ne´ amato.
vede soltanto quello che lo riguarda. Il servo, che non ha un interesse diretto, non vede neppure le cose che il padrone osserva con acutezza. Per la struttura, e in parte anche per il senso, vedi anche Vede piu` una madre con un occhio che un padre con una dozzina [M 83].
69 Non si puo` servire a due padroni. Non si puo` essere fedele a due idee, fare l’interesse di due persone, dar ragione a due contendenti (Matteo 6.24). Vedi anche, oltre alla variante Nessuno puo` servire a due padroni [N 256], che si presta ad una interpretazione sottilmente ambigua, Non si puo` cantare e portar la croce [C 511]; Non si puo` mangiare a due greppie [G 1154]; Non si puo` fare da Marta e da Maddalena [M 791].
Quando beve il padrone ha sete anche il servo. Quando due persone condividono un lavoro, una fatica, vuole la dignita` e l’educazione che non vi siano discriminazioni nel cibo, nel ristoro, nel riposo, in quanto gli uomini sono uguali. Quindi quando il padrone beve deve offrire anche al dipendente e cosı` nel resto.
Chi serve a due padroni non contenta nessuno. Con significato un po’ diverso: un servizio esclude l’altro; per eseguirne bene uno inevitabilmente il servo fara` male il secondo. 70
Ombra di noce e ombra di padrone son due ombre buggerone. Dove il noce stende la sua ombra e` un luogo triste perche´ non vi cresce nessuna pianta, e dove e` presente il padrone si spegne ogni allegria perche´ assilla con l’insistenza, la sorveglianza e i rimproveri. Vedi anche Guardati dall’ombra di noce e dall’occhio del padrone [N 431]; All’ombra del noce non cresce neanche la gramigna [N 430]. 71
Padrone comanda e cavallo trotta. Quando il padrone sa comandare i sottoposti lavorano bene e fanno esattamente quello che devono fare. E` quando chi comanda non sa il suo mestiere che i dipendenti sbagliano o lavorano male. 72
73 Buoni padroni fanno buoni servi. Se i servitori sono valenti, capaci, volenterosi, dipende molto dalle qualita` e dall’umanita` del padrone.
Quale il padrone, tale il cane. Il cane prende i difetti e le qualita` dal proprio padrone. Vedi anche Quale la madre tale la figlia [M 61]; Tristo abate, tristo frate [A 2]; Il gregge e` simile al pastore [G 1133]. 74
Vede piu` il padrone con un occhio che il servo con quattro. Il padrone ha la capacita` di vedere tutte le cose che riguardano un’attivita`, un complesso, badando a ogni singolo aspetto, mentre il servo 75
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
76
Due servi e un padrone fanno un cattivo servizio. Quando il padrone ha due servi il servizio e` il peggiore che si possa immaginare: uno scarica sull’altro le incombenze, le responsabilita`, in maniera tale che le cose non vengono fatte mai. Inoltre le gelosie e le rivalita` complicano la vita al padrone. 77
78 Chi non ha un padrone ne ha cento. Chi non deve rispondere come sottoposto a una persona, lavora in proprio, e` condizionato dalle richieste e dalle pretese di molti, come i clienti o coloro ai quali e` destinata la sua opera. Per dire che tale condizione di indipendenza in realta` puo` essere anche piu` pesante di quella dei sottoposti.
Il padrone imprudente fa il servo negligente. Il padrone che trascura la prudenza, azzarda, non rispetta la roba, la rovina e la spreca, non comunica al dipendente l’oculatezza e l’attenzione che si deve avere nel lavoro, per questo lo fa diventare avventato e sprecone. 79
80 Cattivo padrone fa cattivo servitore. I vizi del padrone si specchiano nel servo.
Padrone avaro servitore ladro. Quando il padrone lesina il compenso, il cibo e il vestimento al servo, questi diviene ladro per necessita`. 81
Molti padroni, cattivo governo. Quando sono molti ad avere autorita` e comando non c’e` univocita` negli ordini, per cui i comandi contraddittori creano confusione, rallentano, rovinano il lavoro. Vedi anche Barca con due timoni, barca da coglioni [B 134]. 82
pag 1156 - 04/07/2007
1093 83 84
Con troppi padroni i servi muoion di fame. Con tanti padroni nessuno sa piu` cosa fare.
85 Chi e` padrone non va per acqua. Cioe` non fa servizi umili, non fa cose di secondaria importanza per le quali basta un apprendista, un garzone. Andare per acqua vale ‘‘andare ad attingere alla fontana o al pozzo’’.
Muore il padrone, muore la roba. Con la morte di chi lo possiede il patrimonio si disperde. La morte di chi cura un’azienda, una casa, una bottega, un orto provoca spesso la fine della stessa attivita` e il disperdersi degli strumenti produttivi. Vedi anche Ortolano morto finito l’orto [O 605].
.
95
PAESE
Matti e padroni nessuno li governa.
Quello e` padron peggiore che un dı` fu servitore. Il padrone peggiore e` quello che e` stato in precedenza servo: sospettando sempre di essere poco stimato, ricorrera` ad ogni mezzo per avvilire i sottoposti e mostrare il suo potere. Inoltre conosce perfettamente i sotterfugi e gli inganni dei servi, per cui risulta un vero tiranno che non si puo` raggirare. 96
86
Chi mangia col padrone non ha il miglior boccone. Chi mangia, divide col padrone o con uno piu` potente di lui deve accontentarsi delle briciole o poco piu`. Vedi anche A chi mangia le pere col padrone non toccano le migliori [M 575]. 87
Sta meglio un padrone povero che un ricco servitore. La condizione di liberta` risulta sempre migliore rispetto alla servitu`, anche nel caso che l’uomo libero sia povero e il servo riceva lauti compensi. 97
98 Il padrone ce l’hanno i cani. Frase con la quale si corregge colui che si esprime con frasi del tipo: Chiama il tuo padrone..., Dillo al tuo padrone... Vedi anche La medaglia ce l’hanno i cani [M 1078].
Quando il padrone e` sbronzo il servo e` ubriaco.
99 Dio solo non ha padrone. Si usa in particolare per invitare alla tranquillita`, o alla rassegnazione, chi si lamenta del fastidio, della noia, o della pena di dover dipendere dalla volonta` si un padrone o comunque da chi comanda e condiziona la liberta`. Si vuol significare che nella condizione umana tutti dipendono in qualche modo dalla volonta` degli altri e solo l’Entita` suprema non dipende da nessuno. Mentre il precedente e` una risposta un po’ risentita, che presuppone una frase un po’ brusca, questo ha un tono conciliante, amichevole, consolatorio.
91 Sotto un padrone si e` sempre poveri. Quando si lavora per gli altri, sottoposti ad altri, non si arricchisce. Si fa ricco chi organizza il lavoro degli altri.
100 Nuovo padrone, nuova legge. Il nuovo padrone cambia le regole del lavoro, dell’attivita`, i rapporti. Vedi anche Nuovo re, nuova legge [R 293].
Matto e padrone han sempre ragione. Prendere discussioni con i matti e` cosa stupida perche´ non porta nessuna utilita` e probabilmente qualche danno; la discussione col padrone e` perduta in partenza e non porta alcun vantaggio. Vedi anche Padre e padrone, anche se han torto, han sempre ragione [P 55].
Al servo pazienza, al padrone prudenza. Il padrone deve usare la virtu` del governo, la prudenza, e non deve mai imporre cose gravi o difficili, tanto meno disoneste; il servo deve avere sopportazione e calma, rifuggendo dall’impazienza. Consiglio buono per ogni situazione dove c’e` chi ha un ruolo di comando e chi e` sottoposto.
88 Quando il padrone dorme i servi russano. Quando il padrone e` pigro, non e` presente, non sorveglia, coloro che dovrebbero lavorare per lui fanno meno che possono e quanto meno si riposano. 89 Quando il padrone dorme i servi ballano. Vedi anche Quando la gatta e` in paese i topi ballano [G 224]. 90
92
93
Il padrone vuole aver sempre ragione.
Con signori e matti sono inutili i patti. Per analogia. 94
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
101
PAESE Sia nel senso di ‘‘patria’’ che in quello di ‘‘localita` di piccole dimensioni’’.
pag 1157 - 04/07/2007
PAESE
1094
.
f Vedi Comune, Patria, Terra, Sindaco, Usanza. 102 Chi muta paese muta fortuna [ventura]. Colui che abbandona la terra dove vive, cambia facilmente (in meglio o in peggio) anche il proprio stato: se non e` apprezzato in patria, puo` esserlo altrove e viceversa. Vedi anche Chi muta lato muta fato [L 171]. 103 Chi cambia aria cambia parere. Chi cambia luogo dove vive cambia anche modo di pensare. Per analogia.
Ogni paese ha la sua usanza e ogni culo ha la sua panza. Come le due parti del corpo sono strettamente connesse tra loro, cosı` anche tra il paese e le sue usanze c’e` un rapporto inscindibile; e le usanze del paese vanno sempre rispettate. Vedi anche Paese che vai usanza che trovi [U 245]. 104
In ogni paese ci son tante salite e tante discese. Dovunque vi sono vantaggi e svantaggi, aspetti negativi e positivi, cose buone e cattive: il bene e il male si bilanciano dappertutto. 105
Paese ricco, popolo matto. La ricchezza di una terra rende i suoi abitanti strani, stravaganti o pazzi. Mancando i limiti imposti dalle misurate risorse le stranezze dei singoli si liberano e si rivelano. 106
Ogni paese ha le sue contese. Ogni luogo, paese, nazione, ha gli argomenti nei quali contende, le rivalita` di parte, le bande contrapposte: occorre fare attenzione a non trovarsi coinvolti in queste lotte. 107
108
Ogni paese ha angeli e diavoli.
109
Ogni paese ha strade belle e brutte.
110 Paese piccolo, grande scandalo. Nel paese piccolo, dove di solito non accadono fatti di grande importanza, quando si verifica una cosa insolita, oppure avviene un reato o un delitto, se ne fa un gran parlare per lungo tempo con meraviglia o orrore.
Paese piccolo inferno grosso. La vita in un piccolo paese e` difficile e condizionata dal controllo continuo di tutti su tutti, 111
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
per cui viene a mancare la liberta`, mentre i rapporti si appiattiscono su piccole questioni in un mondo limitato, senza risorse. 112 Ogni paese ha i suoi Santi. Ogni paese ha le sue istituzioni alle quali bisogna sottostare, le regole e i poteri ai quali bisogna inchinarsi, i modi propri di vivere e di stabilire le gerarchie. 113
Ogni paese ha le sue regole.
Chi ingiuria il suo paese non e` degno di difese. Per dignita` e magnanimita`, qualunque siano le ragioni, non si deve dir male del luogo dove si e` nati o si vive. Chi lo fa mostra ingratitudine e disprezzo di se stesso. 114
Paese che andrai fai come vedrai. Quando ti trovi in un altro paese, in un luogo straniero, conformati al comportamento di coloro che vi abitano, fai quello che fanno tutti, se vuoi vivere tranquillo. 115
Paese che vai come vedi fare, fai. Vedi anche A Roma fai come vedi fare [R 873]. 116
Devi adattarti al paese e non il paese a te. Non puoi pretendere di cambiare le regole del paese dove vai a vivere e far vivere gli altri secondo le tue. 117
118 A mutar paese non si muta cervello. Cambiando luogo di abitazione non si cambiano le qualita` personali: se uno e` stupido, tale rimane. Invece cambia il modo di pensare, le idee, le convinzioni, uniformandosi alla mentalita` comune. Il detto si inserisce in una tradizione che risale a Biante, uno dei Sette Sapienti (1.229.9 Mullach), e conservata anche dai paremiografi greci: ‘‘Cambiare luogo non fa diventare assennati ne´ toglie la stupidita`’’; sulla stessa linea un passo di Orazio (Epistole 1.11.27), Caelum non animum mutant qui trans mare currunt ‘‘Il cielo, non l’indole mutano quelli che si precipitano al di la` del mare’’, verso che e` confluito anche in raccolte di sentenze medievali; nonche´ una celebre raccomandazione di Seneca (Lettere a Lucilio 28.1): Animum debes mutare, non caelum ‘‘L’animo devi cambiare, non il cielo’’. 119
Il paese e` piccolo (e) la gente mormora.
pag 1158 - 04/07/2007
1095 Frase fatta per esprimere come, in un luogo piccolo, le voci corrono facilmente e ogni segreto dura poco, ovvero: le cose prima o poi si vengono a sapere. Usato spesso fra il serio e il faceto per dissuadere dal fare certe cose, dal comportarsi in un certo modo, dal frequentare certe persone.
.
PAGARE
Le cose spiacevoli bisogna affrontarle solo quando e` necessario o non se ne puo` fare a meno. Si usa anche per invitare alla calma chi si fa scrupolo di pagare subito o anticipatamente. Vedi anche A pigliar non esser lento a pagar non esser corrente [P 1747]. Lascia fare, che poi viene uno e paga tutto. Detto dell’area meridionale. Affrettandosi a pagare si rischia di non godere di un condono, di una sanatoria e di una liberalita` altrui. 126
PAGANINI 120 Paganini non ripete. Quando non si vuol ripetere una cosa, sia un discorso, sia un’esibizione o altro. Il celebre violinista Niccolo` Paganini (1782-1840) non concedeva mai il bis nelle sue esibizioni. 121 Non c’e` bis. Per analogia.
PAGANINO San Paganino e` un santo immaginario che cade il giorno in cui si riscuote: generalmente s’intende il 27 del mese, che era giorno convenuto per gli statali. 122
San Paganino fa festa anche il venerdı`.
Il devoto di san Paganino il 25 porta pazienza, il 26 ci pensa, il 27 dispensa, il 28 resta senza e il 29 va a credenza. Il dipendente, che vive di un modesto stipendio, attende con ansia il giorno del pagamento (27 del mese), nel quale paga tutti i suoi debiti e tacita chi deve avere (dispensa), il giorno dopo gia` non ha piu` nulla e il seguente chiede in prestito. 123
PAGANO Meglio buoni pagani che cattivi cristiani. Meglio uno che ha una fede diversa dalla nostra, ma e` onesto e sincero, di chi, avendo la nostra fede, e` disonesto e si comporta malvagiamente. Il termine pagano e` contrapposto genericamente a cristiano, senza un preciso riferimento alla religione dell’antichita`: fino all’eta` moderna era frequente, ad esempio, qualificare come pagani i musulmani. 124
PAGARE f Vedi Debito, Pantalone, Rompere. 125
A pagare e morire c’e` sempre tempo.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Chi paga presto [prima / subito] paga due volte. In quanto e` servito male oppure, non tornando i conti, deve addirittura dimostrare di aver gia` pagato. Da non confondere con: Chi da` subito da` due volte, che ha altro significato [D 97]. 127
128
Chi paga prima e` servito dopo.
129
Chi paga prima e` mal servito.
130
Chi paga prima e` servito o tardi o male.
131 Chi paga avanti secca la vigna. Colui che compra e paga il vino prima che l’uva maturi si trovera` ad avere vino cattivo oppure non averlo affatto: il vignaiolo lamentera` che la vigna non ha dato frutto o l’ha dato cattivo. 132
Chi paga innanzi che sia tratto si trova il lavor mal fatto.
133 Pesce prima pagato puzza sempre. A chi paga prima di vedere o ricevere la merce, viene data quella peggiore, non potendo egli tornare sulla sua decisione. Vedi anche Chi ha dato ha dato, chi ha avuto avuto [A 1670].
Chi ha pagato e` subito dimenticato. Colui che paga subito – e peggio colui che paga in anticipo – viene messo da parte: avuti i soldi, chi deve fare un lavoro o fornire della merce rimanda di farlo o dimentica addirittura, mentre non si dimentica affatto nel caso che i soldi siano da avere. 134
135 Chi fa di testa paga di borsa. Chi fa a suo modo, chi s’impunta, chi impone o si ostina paga da solo le conseguenze. 136
Chi paga male non chieda un altro servizio.
pag 1159 - 04/07/2007
PAGATORE
1096
.
Chi paga lesinando sulla cifra, rinviando il pagamento, quando va a chiedere un’altra prestazione si trovera` trattato e servito male, se non proprio davanti a un rifiuto. 137 Chi scola paga. Detto dell’osteria: chi finisce l’ultimo vino della bottiglia paga l’oste.
Chi ordina paga. Regola dell’osteria: l’oste chiedera` i soldi a colui che gli ha ordinato il vino o altro. 138
Coll’olio che non si paga ci si unge anche il carretto. Quando uno usa la roba degli altri, che lui non paga, abbonda e largheggia come non fa con la propria. Vedi anche Quando la roba non costa, bel consumar ch’egli e` [R 724]. Per ungere le ruote si usava olio di scarto e non quello buono come alimento. 139
Se vuoi sapere quanto hai paga quello che devi. Spesso nel contare quello che si ha non si calcolano i debiti che si devono pagare. Quando hai pagato tutti i debiti sai quello che hai in tasca.
PAGATORE 146 Chi entra mallevadore, esce pagatore. Chi si fa garante spesso si trova a onorare i debiti di colui che garantisce. Vedi anche Chi del suo vuol esser signore non entri mai mallevadore [M 435]. 147 Col tempo si conosce il pagatore. Pagare bene e subito una volta e` facile; difficile e` farlo sempre.
Il buon pagatore e` padrone dell’altrui borsa. Colui che paga sempre regolarmente e senza lesinare trova con facilita` credito quando gli occorre e dispone cosı` anche del denaro degli altri. 148
149
Buon pagatore dell’altrui borsa e` signore.
150
Chi paga puo` chiedere in prestito.
140
Chi fa debiti per pagare i debiti non paga mai. Perche´ continua a indebitarsi per uscire dai debiti, aggravando la propria situazione: il sistema e` comunque assai diffuso e si chiama vivere sui debiti. 141
A chi non ha voglia di pagare non mancano le scuse. Quando uno non ha voglia o intenzione di pagare trova facilmente appigli per giustificare i continui rinvii. Vedi anche Debitore. 142
143
Chi discute non ha voglia di pagare.
Quel che e` pagato non e` piu` caro. L’operazione piu` dolorosa, quella in cui si sente il sacrificio e il peso del costo, e` il momento nel quale si tirano fuori i soldi di tasca; dopo non pesa piu`. 144
Orsini, Colonna e Frangipani riscuotono oggi e pagano domani. Il detto viene dal romanesco e indica che i nobili, coloro che hanno nomi altisonanti si curano poco di saldare i propri debiti, soprattutto le spese minute, i conti dei fornitori, ecc., mentre il loro avere lo vogliono immediatamente. 145
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
PAGLIA Gli steli secchi dei cereali, cibo si scarsissimo valore anche per i ruminanti, sono simbolo di ogni cosa leggera e volatile, di scarsa consistenza, cosı` come il ‘‘fuoco di paglia’’ raffigura ogni passione, entusiasmo, decisione, destinati a perdere ogni forza dopo il momento iniziale. f Vedi Coda, Donna, Fieno, Fuoco, Letamaio, Letto, Tetto. O di paglia o di fieno, purche´ il corpo sia pieno. Criterio usato un tempo per i magri pasti nei quali si cercava di riempire con cibi anche poco nutrienti le carenze sostanziali, in modo da evitare lo struggimento della fame. Vedi Polenta. 151
A lungo andare anche una paglia si stenta a portare. Le cose che durano a lungo, anche se sono di poca entita`, diventano dure da sopportare, difficili da gestire, noiose e pesanti. Vedi anche A lungo andare pesa anche il fieno [L 1069]; La via lunga fa pesante anche la paglia [V 654]. 152
153
Con le miglia la paglia diventa piombo.
Per lunga tesa anche una paglia pesa. La tesa era propriamente un’antica misura di lunghezza pari a due braccia, ma e` poi passata a indicare una generica estensione, in questo caso di cammino. 154
pag 1160 - 04/07/2007
1097 155
Strada lunga, paglia pesa.
156
Il lungo cammino fa pesa la paglia.
157
A lungo andare anche una paglia diventa un pagliaio.
Per callem grandem pondus leve fit grave tandem. ‘‘Per un lungo cammino alla fine un peso leggero si fa pesante’’. Massima mediolatina. 158
Chi ha la coda di paglia ha paura che gli prenda fuoco. Chi ha qualche magagna nascosta teme sempre che sia scoperta; chi ha un difetto sospetta sempre che vi si alluda. Piu` del proverbio e` diffuso il modo di dire avere la coda di paglia. 159
160 Anche un filo di paglia e` un difetto. Basta una piccola cosa per rovinare un bell’insieme. In una cosa perfetta e tersa, anche un nonnulla, guasta l’armonia dell’insieme. Vedi anche Un fiasco d’aceto guasta una botte di vino [A 116]; Chi pecca una volta non e` piu` innocente [P 929]; Bonum ex integra causa, malum ex quocumque defectu [B 363].
Carro di paglia, contesa o battaglia. Incontrarlo o sognarlo predice che si avranno contese o si dovra` partire per la guerra. Vedi anche Chi sogna fieno di disgrazie e` pieno [F 802]. 161
162
Carro di paglia cattiva giornata.
Molta paglia, poco grano. Quando c’e` molta apparenza, ci si aspetta poca sostanza. Lo stelo del grano, eccessivamente sviluppato, fa poca spiga. Vedi anche Maggio ortolano assai paglia e poco grano [M 110]; Giugno ti paga o ti castiga con la paglia o con la spiga [G 798]. 163
Poca paglia, molto grano. Reciproco. Quando lo stelo e` poco sviluppato, e` abbondante la spiga del grano. 164
165 Se ti fai paglia il vento ti mena. Se ti mostri debole, accondiscendente, remissivo, gli altri si approfitteranno di te e ti tratteranno male. Vedi anche Chi pecora si fa il lupo se lo mangia [P 987].
Chi ha paglia la tenga lontano dal fuoco. Chi ha una cosa minacciata da un’altra, la tenga da questa piu` lontano possibile. La paglia s’infiamma subito a contatto col fuoco. 166
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
167
PAGLIA
Non si mette la paglia accanto al fuoco.
Chi mette la paglia vicino al fuoco brucia la casa. Vedi anche, in senso figurato Uomo e donna in stretto loco come paglia accanto al fuoco [U 178]. 168
169
In paglia secca ben s’appicca il fuoco.
170 La paglia non sta tutta nel pagliaio. Le cose non raggiungono tutte il luogo al quale sono destinate; non tutto compie per intero il suo cammino. Le cose non si trovano soltanto dove devono essere. 171 Non tutta l’acqua arriva al mare. Per analogia.
Una donna d’oro vuole un uomo di paglia. Una donna bella, o ricca, o che ama il lusso oppure si vende, deve avere un marito solo per figura, un uomo-fantoccio, disposto a chiudere un occhio o anche due. 172
Fuoco di paglia e vento di culo durano poco. Il fuoco di paglia si usa come metafora di cosa intensa, forte, bella (vedi Favore, Fuoco), ma di breve durata: la paglia brucia rapidamente tutta insieme facendo una grande fiammata e spegnendosi in qualche momento. Anche il peto e` di breve durata. Vedi anche Amor di vecchierello, trotto di somarello [A 816]; Legna di fascio presto m’accendo e presto ti lascio [F 373]. 173
Fuoco di paglia ha poca vaglia. Vaglia, antico per ‘‘valore’’. Vedi anche Chi di paglia fuoco fa trova fumo e altro non ha [F 1672]. 174
175 Fuoco di paglia non lascia carbone. Lascia solo dei filamenti inconsistenti che basta un filo d’aria a disperdere.
Fuoco di sterpi appare di lontano e poco dura. Per analogia. Anche il fuoco fatto con erbacce e virgulti fa una grande fiamma ma dura poco. 176
177 Ogni grano diventa paglia. Dopo lo splendore della messe matura, il grano, sia che venga raccolto, sia che rimanga nel campo, perde i chicchi e si riduce a paglia secca.
pag 1161 - 04/07/2007
PAGLIAIO
PAGLIAIO Ammasso di paglia (anche di fieno) che serve alla conservazione e alla protezione dalle intemperie di un prodotto di scarso valore e ingombrante. I pagliai, a forma di coni irregolari, o anche di cilindri sormontati da un cono, venivano posti al margine dell’area esterna della cascina, fuori della portata del camino e del forno, per preservarli dagli incendi. L’ammasso del fieno veniva fatto anche a forma di capanna. La costruzione non era affatto semplice: la paglia doveva essere distribuita in modo da bilanciare perfettamente il peso e la massa doveva resistere ai venti invernali. Perche´ la paglia non marcisse il pagliaio era posto sopra un rialzo di pietre, sulle quali si mettevano fascine di sarmenti. Dalla base si alzava lo stollo, o stilo, intorno al quale si distribuiva in cerchio la paglia. In cima allo stilo si metteva di solito un vecchio pentolino, un barattolo o un tegame che proteggeva il legno dalla pioggia. In cima allo stollo erano fissati fili di ferro che scendevano lungo il cappello del pagliaio a raggiera, tenuti, all’estremita` inferiore, dal peso di pietre o mattoni. Questo serviva a evitare che il vento ‘‘spelasse’’ il pagliaio. La cupola esterna di paglia passava presto dal colore dorato al grigio, formando una matassa impenetrabile di fili che impediva alla pioggia di penetrare e conservava perfettamente l’interno. La paglia serviva come letto per il bestiame grosso, compresi i porci, entrando nella composizione del letame. Era anche mischiata con il fieno nel periodo invernale come cibo per le bestie. Di notte vi si potevano rifugiare vagabondi e sbandati: da qui i detti Dormire al pagliaio, in Casa Pagliai, alla Locanda Pagliazzi. f Vedi Cacare, Cane. Il pagliaio nuovo brucia quando il vecchio fa fumo. La paglia recente e` assai piu` facilmente infiammabile di quella vecchia, soprattutto quando e` stivata nel pagliaio, dove col tempo si comprime e piu` difficilmente divampa. Metaforicamente: il giovane si accende subito alle passioni, mentre la persona attempata e` piu` calma e restia. Anche: il giovane e` piu` abile, destro, svelto nel reagire nelle diverse situazioni. La paglia umida, vecchia compressa, prima di divampare per qualche momento fuma. 178
179
1098
.
Ognuno porta paglia al suo pagliaio.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Ciascuno fa il proprio interesse. Ognuno cerca di aumentare il proprio mucchio, d’ingrandire il patrimonio, di far piu` grossa la propria parte. Vedi anche Ognuno tira l’acqua al suo mulino [A 177]. PAIOLO Con troppi a far fuoco il paiolo non bolle mai. Quando piu` persone s’incaricano di fare una faccenda o svolgono lo stesso lavoro le cose non vanno avanti e si genera confusione. Vedi anche Dove cantano molti galli non si fa mai giorno [G 127]; Due nocchieri affondano un bastimento [D 1207]; Troppi cuochi guastan la cucina [C 2694]. 180
Dove entra il paiolo, entra anche il manico. Dove entra la parte piu` grossa, entra anche quella piccola. Vedi anche Dove e` andato il piu`, puo` andare il meno [M 1223]. 181
182 Dove va il grosso va anche il sottile. Per analogia. 183 Dov’e` entrato il sacco vadan le corde. Per analogia. 184 Dove va la barca puo` andare il battello. Per analogia. 185 Chi pratica i paioli si tinge di fuliggine. Chi va con persone malvagie impara la malvagita`. Vedi anche Chi pratica lo zoppo impara a zoppicare [Z 107].
Nel paiolo del contadino bolle sempre qualcosa. Nella cucina del contadino c’e` sempre qualcosa da mangiare. Proverbio del passato ormai remoto, quando in tempi di carestia i contadini erano gli unici a potersi levare in qualche modo la fame: con l’orto, con il pollame, con le uova, con le riserve. Chi non aveva nulla erano coloro che vivevano del lavoro giornaliero senza contatto con la terra, i cosiddetti pigionali. 186
I paioli degli artigiani se non bollono oggi bolliran domani. Quando gli artigiani non hanno da mangiare vivono di speranze. Questi artigiani sono i piccoli lavoratori in proprio che gestivano modeste botteghe di falegnami, fabbri, bottai, carradori. 187
pag 1162 - 04/07/2007
1099 PALERMO f Vedi Catania. Chi va a Palermo e non vede Monreale parte asino e torna animale. A Monreale, vicino a Palermo, c’e` il celebre duomo, fatto costruire da Guglielmo II il Normanno, rivestito di preziosi mosaici, uno dei massimi capolavori artistici della Sicilia. Nelle tradizioni popolari, avverte il Pitre`, le leggende ne narrano l’origine e molti canti ne celebrano la magnificenza. Vedi anche Chi va a Roma e non vede il papa asino va e bestia ritorna [P 372]. 188
189 Palermo, un sacco tanto. Per abitare a Palermo ci vogliono tanti quattrini. Spiega il Pitre` che a Palermo, in Piazza Bologni, c’e` una statua di Carlo V nell’atto di giurare con una mano levata di mantenere i privilegi della Sicilia. Il popolo dice invece che l’imperatore sta indicando col braccio come deve essere grande il sacco di quattrini (cosı` alto) a disposizione di chi vuol vivere a Palermo.
Se Palermo avesse un porto Messina sarebbe un orto. Se Palermo disponesse d’un porto, di Messina resterebbe ben poco. E` sempre esistita una certa rivalita` tra le due citta`, come tra altre della Sicilia, per le quali si ripete lo stesso tipo di proverbio: 190
191
Se Catania avesse il porto Messina sarebbe un orto.
192
Se Catania avesse il porto Palermo sarebbe morto.
Se Marsala avesse il porto Trapani sarebbe morto. Vedi anche Se Parigi avesse lu meri sarebbe una piccola Beri [B 139]. 193
Palermo, uomo dabbene: chi va va e chi viene viene. A Palermo ognuno vive come vuole: va e viene, vi trova da lavorare a da stare bene. 194
Chi vuol provar le pene dell’inferno l’inverno a Messina e l’estate a Palermo. Per l’eccessivo freddo e caldo. Vedi anche Chi vuol provar le pene dell’inferno d’estate in Puglia e all’Aquila d’inverno [P 2902]; Chi vuol provar le pene dell’inferno faccia il fornaio d’estate e il muratore d’inverno [I 205]. 195
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
PALLA
PALLA 196 Bisogna prendere la palla al balzo. Bisogna fare le cose quando e` il momento e, soprattutto, con l’esattezza e la precisione richiesta, come il gioco della palla richiede il necessario tempismo per colpirla al momento del suo rimbalzo, ne´ prima, ne´ dopo. E` un invito a non indugiare, esitare, cogliere il momento opportuno, l’occasione propizia, la fortuna quando si presenta. Ancor piu` diffuso del proverbio e` il modo di dire, Prendere la palla al balzo. Vedi Il ferro va battuto quando e` caldo [F 601]; Bisogna prendere il mondo come viene e far la festa quando cade [F 631]; A chi la lascia passare, l’occasione mostra il culo [O 40]; Bisogna macinare quando piove [M 28]; Il dente va cavato quando duole [F 603].
Bisogna prendere la palla al balzo (diceva quello che castrava i canguri). Scherzo che si ripete per allungare il detto. Il canguro e la sua caratteristica andatura a salti sono entrati nell’immaginario comune in eta` relativamente recente. 197
198 Tutte le palle non riescono tonde. Non tutte le faccende vanno a buon fine. Vedi anche Non tutte le ciambelle riescono col buco [C 1509]. 199 Le palle [bocce] non sono ancora ferme. Il gioco non e` ancora finito, bisogna aspettare che i giochi siano fatti per dire come son andare le cose. Finche´ non si sono fermate le bocce non si puo` stabilire a chi appartiene il punto, sia nel gioco del biliardo che in quello, appunto ‘‘delle bocce’’. Vedi anche Il sole e` sulle mura [L 834]; Non e` detta l’ultima parola [P 598].
Tal grida palle palle che farebbe a dalle dalle. Molti gridano, dicono una cosa pensandone un’altra. Proverbio antico che si riferisce alle lotte politiche fiorentine. Le palle erano nell’insegna medicea e il grido: ‘‘Palle, palle’’ era quello della loro fazione. I fautori lo gridavano avendo pero` intenzione di menar le mani contro gli avversari. Non piu` usato, ma ben presente nei testi letterari. Dalle: darle, picchiare. 200
La palla piu` cade dall’alto e piu` rimbalza. Piu` rovinosa e` la caduta e piu` energica e` la reazione. Piu` si perde e piu` si desidera riacquistare. 201
pag 1163 - 04/07/2007
PALO
1100
.
202 Piu ` s’arretra e piu` si salta avanti. Per analogia. Piu` si prende campo, si torna indietro e piu` forte e` il desiderio, certa l’intenzione di balzare avanti. Anche di chi si tira in disparte: piu` uno si sottovaluta umilmente e piu` presunzione nasconde. 203 Chi non puo` dare alla palla sconci. Antico. Chi non puo` giocare con possibilita` di vittoria mandi all’aria il gioco. Sconciare, antico per ‘‘guastare, rovinare, abortire’’. Nel calcio storico fiorentino si chiamano appunto sconciatori i giocatori incaricati di bloccare gli avversari anche con le cattive maniere.
PALO f Vedi Pertica. PAMPINO / PAMPANO E` detto pampino, o pampano che e` variante piu` popolare toscana, la foglia della vite, simbolo della presenza del vino allorche´ si pone un tralcio accanto a un’insegna, o a una porta. Spesso e` contrapposto al grappolo per rappresentare l’apparenza rispetto alla sostanza, la parte estetica rispetto a quella sostanziale Dar pampini per uva: fare promesse per cose concrete, dare fronzoli per cose preziose. La vite va in pampini quando fa molte foglie e pochi grappoli. 204 Vigna di pampani fa poca uva. La vigna dove vi sono molte foglie non produce molta uva. La potatura (vedi Potare) della vite, che si fa in inverno, tende proprio a scattivare quei tralci che fanno foglie e a lasciare quelli che fanno grappoli. 205 Molti pampani e poca uva. Perlopiu` in senso metaforico: tante cerimonie, tanta messa in scena, dietro alle quali non c’e` nulla di consistente. Vedi anche Tanto fumo e poco arrosto [F 1583]. 206 Tante foglie e pochi frutti. Per analogia. 207 Meno passere e piu ` panı`co. Per analogia. Si dice a chi parla molto facendo tanti propositi, programmi, discorsi inconcludenti. In particolare e` un invito alla concretezza, a ridimensionare programmi, ambizioni, sogni, ponendo attenzione ai mezzi, agli strumenti e ai fondi per realizzarli. La metafora considera colui che vuole allevare
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
molti uccelli con poco becchime, per cui deve diminuire un po’ degli uni e aumentare la quantita` dell’altro. PANCIA f Vedi Corpo, Ventre. 208 Pancia mia fatti capanna! Esclamazione che si dice davanti a una bella portata, una tavola ben imbandita, o comunque di fronte a una prospettiva di mangiare bene e in abbondanza. Augurio che si capisce meglio nella citazione totale del detto: Corpo mio fatti capanna, disse l’asino davanti al pagliaio del fieno [C 2259]. E` l’asino, che vedendo il fieno custodito in capanne, di fronte a una quantita` di quello che e` il suo cibo preferito, si augura che il suo ventre si faccia grande come una capanna per poterne mangiare tanto.
Pancia mia fatti cappotto: larga di sopra e stretta di sotto. Si dice di fronte a un cibo buono e abbondante, ovvero per descrivere l’ingordigia eccessiva. Si vorrebbe una sorta di tramoggia o di grande imbuto capace di ricevere e smaltire tutto quello che il ghiottone desidera. 209
Crepa pancia che nulla avanza. Motto del ghiotto. L’ingordigia ha la caratteristica di non estinguersi finche´ vede che le leccornie rimangono in tavola: si sfondi pure la pancia, ma non avanzi nulla. 210
211 Pancia piena non crede a digiuno. Colui che si trova fuori dal bisogno, dalla necessita`, dall’indigenza, non comprende la situazione e le ragioni di chi invece si trova in tale stato e non si preoccupa, non si muove, non aiuta, limitandosi a compatire con buone parole e a minimizzare quello che gli pare naturale o sopportabile. Vedi anche Il sano non crede al malato [M 227]; Chi ha mangiato non pensa a chi ha fame [M 504]; Quando ho mangiato io hanno mangiato tutti [M 502]; Quando uno ha mangiato si chiede a cosa serva la cucina [M 503]; Il satollo parla bene di digiuno [S 440]. 212
Pancia piena non crede a quella vuota.
213
Pancia piena non ricorda quand’era vuota.
214 Corpo satollo non crede al digiuno. Per analogia.
pag 1164 - 04/07/2007
1101
.
PANCIA
215 Pancia vuota non si racconta. Quello che si prova quando si ha fame non si puo` descrivere con le parole. I discorsi non bastano a far capire l’urgenza e il disagio che generano la fame o, in genere, le necessita`.
L’ eccessiva ingestione di cibo durante la cena ha come conseguenza l’insonnia. Anche la situazione opposta genera lo stesso effetto: Chi va a letto senza cena tutta la notte si dimena [C 1248].
216 Pancia piena non pensa a guai. Chi ha la pancia piena e` incline all’ottimismo, non ha voglia di occuparsi di cose fastidiose.
Pancia troppo piena brutti sogni mena. Vedi anche Ex magna coena fit stomacho maxima poena [C 1251].
Pancia piena cuor contento. Basta un buon pasto per rallegrare lo spirito. 217
Pancia aguzza non porta cuffia. Si riferisce alla pancia della gestante: se ha forma appuntita, indica che nascera` un maschio. La cuffia per molti secoli e` stato un tipico copricapo femminile, soprattutto domestico e delle donne del popolo. I proverbi in lingua italiana riflettono la discordanza che c’e` nei dialetti riguardo a questa questione. A Bologna, ad esempio, si concorda con questo tipo di previsione: Panza ago´zza an porta sco´ffia ‘‘Pancia aguzza non porta cuffia’’. Di conseguenza, sempre a Bologna: Panza tonda, l’e´ una famma ‘‘Pancia tonda e` una femmina’’. 218
Pancia ritta non porta cappello, ma se lo porta lo porta bello. Un’altra serie di proverbi, seguendo una tradizione opposta, che si trova, ad esempio in Lucania, vuole che la pancia aguzza preveda la nascita di una femmina, mentre a presagire la nascita di un maschio sia il ventre largo sui fianchi e molto arrotondato. 219
Pancia aguzza vuole fuso, pancia piatta vuole zappa. Nel primo caso sara` femmina, nel secondo maschio. 220
Pancia bassa non porta zappa. Se la pancia della gestante porta il bambino in basso si prevede la nascita di una femmina. 221
222
Pancia bassa non va alla guerra.
La pancia e` un’osteria: chi viene e chi va via. La pancia e` un ambiente nel quale nulla sta fermo: tutto passa e si muove. Gli alimenti arrivano, sono digeriti e vengono espulsi. 223
224
Chi va a letto a pancia piena tutta la notte si dimena.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
225
226 Pancia piena tira calci alle lenzuola. Chi va a dormire dopo abbondante libagione ha il sonno agitato.
Chi colla pancia piena si mette a letto si stende sopra un cataletto. Cioe` molto rischia qualche guaio serio con la salute. 227
228 Pancia vuota sente ragione. Il ventre digiuno non puo` essere ammansito con le parole e con le promesse: vuole mangiare e subito. Chi ha veramente bisogno non puo` aspettare, non puo` rimandare ed e` insofferente alle chiacchiere. 229 A pancia vuota si lavora male. Con la fame non e` possibile faticare, impegnarsi. Vedi anche Sacco vuoto non sta ritto [S 13]; Chi troppo mangia la pancia gli duole, e chi non mangia lavorar non puole [M 526].
Pancia vuota cattivi pensieri. Umore intrattabile, propositi che volgono verso l’ira, l’intrattabilita`. 230
231 A pancia vuota non si dorme. La fame caccia il sonno. Vedi anche Chi va a letto senza cena tutta la notte si dimena [C 1248]. 232 A pancia piena si ragiona meglio. Quando si e` calmata la fame o cacciato l’appetito, l’uomo e` piu` disposto ad ascoltare, riflettere, capire. Si usa spesso come invito a continuare una discussione dopo la tavola. 233 Pancia vuota non ragiona. Contrario al precedente.
Pancia piena cattivo pasto. Chi si trova pieno di cibo non ha mangiato bene: la sofferenza sara` piu` del piacere. 234
235
Pancia piena vuol riposo.
pag 1165 - 04/07/2007
PANCOTTO
Dopo un lauto pasto l’organismo ha bisogno di riposarsi, stare tranquillo, magari in una leggera sonnolenza generata dalla digestione. Vedi anche Buona cena, buon sonno [C 1249]. 236 Pancia piena, piede che dorme. Chi ha mangiato molto non ha voglia ne´ di camminare ne´ di affaticarsi. 237
Pancia piena mettila a letto.
Ventre pieno riposo cerca. Per analogia. 238
239
Pancia piena vuol riposo, pancia vuota vuol qualcosa.
Pancia piena canta e non camicia bianca. E` meglio levarsi la fame che l’ambizione di vestirsi bene. E` meglio mangiare bene, togliersi la fame, che mangiare poco per avere bei vestiti. 240
241
1102
.
A pancia piena si canta, con le scarpe nuove si tribola.
Pancia vuota, ma andare alla moda. Contrario ai precedenti: si preferisce saltare i pasti, ma vestire bene, sfoggiare abiti nuovi. 242
PANCOTTO Il pancotto, detto anche panata, e` una zuppa di pane secco o biscottato, messo in pezzi a bollire nell’acqua con olio e sale quindi condito variamente secondo le tradizioni con olio crudo, pomodoro, aglio, erbe aromatiche, formaggio o altro. Un tempo molto usato e dato a malati, vecchi, bambini perche´ facilmente masticabile, delicato e nutriente. Questo piatto ha varie ricette e vari nomi nelle diverse localita` italiane in un insieme spesso confuso sia per formule sia per lessico. Pancotto guance rosse e culo tosto. Il pancotto da` forza, nutre e irrobustisce. 243
244 Il pancotto fa la guancia bella. Vedi anche Brodo della scodella fa venir la guancia bella [B 931].
PANCRAZIO, SEVAZIO E BONIFAZIO Le feste di questi santi erano un tempo rispettivamente il 12, 13, 14 maggio. Dei tre santi, detti Santi di ghiaccio per la recrudescenza del freddo che si determinerebbe in questo
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
periodo (vedi Nodo), e` sopravvissuto nel calendario liturgico attuale solo san Pancrazio, spostato al 12 giugno, forse per la larga diffusione del suo culto, non disponendo neppure questa figura di documenti storici. I santi hanno goduto di venerazione soprattutto nel Nord (Germania e Francia), particolarmente in connessione ai pronostici meteorologici. Pancrazio, nativo della Frigia, sarebbe stato condotto a Roma da uno zio e qui si sarebbe convertito e avrebbe trovato il martirio. E` onorato come patrono delle promesse, dei giuramenti, dei cavalieri; protegge dalle emicranie, dall’isteria e, soprattutto, i raccolti dalle gelate fuori stagione. Servazio fu vescovo di Tongres, in Belgio, martirizzato nel IV sec., celebre per un miracolo che lo collega al freddo: mentre d’inverno la neve copriva tutto intorno, sopra il suo sepolcro non si poso` mai, finche´ i fedeli non edificarono sopra la tomba una basilica. Protegge viticoltori, falegnami, fabbri. Bonifacio di Tarso in Cilicia e` un martire caduto nell’anno 307, le cui spoglie, portate a Roma, si trovano nella chiesa di sant’Alessio, sull’Aventino. San Pancrazio, san Servazio, san Bonifazio inverno dei cavalieri. E` detta inverno dei cavalieri una recrudescenza del freddo nel periodo della festa di questi santi (12, 13, 14 maggio, vedi Nodo). Con cavalieri si indicavano in alcune zone d’Italia i bachi da seta che in questo periodo stanno preparando la ‘‘salita al bosco’’. Vedi anche L’inverno a meta` maggio riprende breve ingaggio [M 132]. 245
PANE Pur essendo simbolo della tavola, alimento considerato fondamentale (guadagnarsi il pane, farsi il pane per la vecchiaia, dacci oggi il nostro pane quotidiano), non sempre le popolazioni hanno mangiato regolarmente pane. Il pane e` stato non di rado un cibo di lusso al quale i poveri hanno dovuto sostituire altri alimenti. Le popolazioni di montagna vi hanno sostituito sovente la polenta di farina di castagne (vedi Castagna) detta anche pattona. Nelle pianure l’alternativa e` stata la polenta di mais (Veneto), e dal granturco si ricavava anche un tipo di pane. Anche la patata e` stata dal Settecento in poi un’alternativa al pane, che non era quello che oggi comunemente conosciamo: avendo come componente piu` crusca, era piuttosto nero. Inoltre,
pag 1166 - 04/07/2007
1103 per risparmiare la farina di grano vi venivano mischiate farine di altri cereali come segale e avena e poi anche miglio, saggina, nonche´ la pasta di patate lesse. In certi luoghi alpini il pane era un vero lusso e si faceva solo poche volte l’anno conservandolo per mesi, usando come alimento, evidentemente, altri prodotti. Comunque sia, il pane non era cosa ignota in nessuna zona, anche prima che la civilta` industriale lo diffondesse come base alimentare accessibile a tutti, e la procedura della panificazione risulta pressoche´ universale, salvo particolari, come l’uso o meno del sale nella pasta, il ricorso al cumino e ad altre erbe, ecc. f Vedi Acqua, Appetito, Arare, Fame, Madia, Mangiare, Midolla, Neve, Noce, Polenta, Uovo, Vino. Il pane degli altri ha sette croste e una che non si rode. Dipendere dagli altri per vivere, essere completamente dipendente dalla volonta` altrui per tirare avanti e` cosa tra le piu` amare e non ha rassegnazione. 246
247 Il pane degli altri ha sette croste. Il pane che ci viene dato per aiuto, ospitalita` viene pagato con umiliazioni, pretese e altri inconvenienti. Oppure: il pane guadagnato servendo in casa d’altri. 248 Il pane degli altri e` sempre salato. Il cibo dato dagli altri e` sempre salato, come conferma Dante (Paradiso 17.58-59): ‘‘Tu proverai sı` come sa di sale / lo pane altrui, e come e` duro calle / lo scendere e ’l salir per l’altrui scale’’. 249
Pane dato sempre salato.
250
Il pane altrui e` duro a digerire.
251
Il pane degli altri non sazia mai.
Meglio pane e cipolla in casa propria che cappone arrosto in casa d’altri. In casa propria si e` liberi e a proprio agio. 252
253
Il pane dei padroni ha sette croste e la piu` tenera e` come il granito.
Pane di signore pane di dolore. Il pane che da` il padrone e` pagato con fatica e umiliazioni. 254
255 Non c’e` pane senza pena. Non c’e` guadagno, utile, vantaggio che non comporti fatica, pena, dolore. Particolar-
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
PANE
mente il detto rileva che ogni modo di mantenersi, procurarsi da vivere, perfino essere mantenuto vivendo a spese degli altri, comporta inconvenienti materiali o morali. 256 Ogni pane ha la sua crosta. Ogni modo di procacciarsi da vivere ha i suoi aspetti negativi. 257 Ogni pane e` guadagnato. Perche´ ottenuto o col lavoro o sopportando le condizioni che impone il riceverlo da altri.
Pan di grano, vin di vigna e di quercia sia la legna. Il pane migliore e` di grano. Si usavano in tempi di carestia e dai poveri altre farine, come quella di miglio, di segale oppure miscele di farine che rendevano il pane di qualita` inferiore. Anche il vino deve venire dalla vigna e non da viti selvatiche e la legna migliore e` quella di quercia: brucia lentamente, da` molto calore senza fumo e dura a lungo. 258
A’ tempi di Re Cane valea tre soldi il pane; al tempo di Re buono, tre soldi e poco bono; al tempo di Carlino il pane ando` a un quattrino; al tempo dei Lorena, si desina e ’un si cena e oggi, col Piemonte, pan muffo e acqua di fonte. Toscano e relativamente antico. E` un esempio dell’ottimismo e della paciosita` fiorentina: una serie ininterrotta di peggioramenti che arriva fino alla nera miseria. I primi dominatori, se non sono i Medici, sono forse mitologici, Carlino puo` essere Don Carlo di Spagna, succeduto brevemente a Gian Gastone, poi seguirono i Lorena e infine l’unita` italiana. Le varianti di questo detto sono diverse: 259
Al tempo dei Medici un quattrin facea per sedici, ma ora, coi Lorena, se si desina non si cena; venuto Emanuelle non siam che ossi e pelle. Il distico finale si riferisce a Vittorio Emanuele II che fu il primo re dell’Italia unita (1860). 260
pag 1167 - 04/07/2007
PANE 261
Al tempo dei Medici una lira pranzo per tredici; al tempo dei Lorena due lire pranzo e cena; con Vittorio Emanuelle con cinque lire non si stira la pelle.
Al tempo di Re Cane ad una grazia il pane; al tempo di Re galantomo un ventino e poco bono. Vittorio Emanuele II di Savoia fu detto Re galantuomo. Questi proverbi hanno avuto un tempo larga diffusione e hanno lasciato ancora non poche tracce. Riprendendo probabilmente una forma proverbiale piu` antica, si strutturano in una storia che, in modi diversi, e` comune ai vari stati che entrarono a formare il Regno d’Italia. Si diffondono anche altrove in particolare per l’importanza culturale di Firenze e soprattutto nel periodo della sua erezione a capitale del nuovo stato, che duro` pochi anni. I proverbi registrano il diffuso scontento che seguı` gli entusiasmi per l’unificazione, quando i debiti e i problemi dei vari stati si sommarono, creando un periodo di crisi economica e di grandi disagi. 262
Chi ha pane e vino non invidi il suo vicino. Chi ha quanto gli basta per vivere non si amareggi la vita invidiando chi vede che ha piu` di lui: si contenti. 263
264 Dove non c’e` pane non c’e` legge. Dove ci sono miserie e fame vige la legge della necessita`, ovvero della violenza. Vedi anche La necessita` non ha leggi [N 190].
Pan bollente molto in mano e poco in ventre. Mangiare il pane caldo, appena uscito dal forno, fa male e soprattutto non toglie affatto la fame. Si presenta come una quantita` consistente allorche´ si spezza o si taglia, ma ‘‘non fa pro’’, non risolve il problema dell’appetito. 265
266
1104
.
Pane caldo e acqua fredda non furono mai buon pasto [non fecero ventre buono].
267 Chi vuole pane tenda la mano. Chi ha bisogno non si vergogni a chiedere.
Pane di sudore ha gran sapore. Tutto cio` che e` guadagnato con la propria fatica piace di piu`. 268
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Chi va fuori di buon’ora porta il pane a casa. Chi si alza presto e lavora mantiene agiatamente la famiglia. Vedi anche Il mattino ha l’oro in bocca [M 1005]. 269
Non ci sono piu` acerbi tormenti che aver il pane ed esser senza denti. Non c’e` pena piu` tormentosa che avere una cosa che si e` a lungo desiderata e non poterne godere affatto per qualche impedimento o per incapacita`. Si usa in senso generale. Vedi anche Chi ha denti non ha pane, e chi ha pane non ha denti [D 198]; Chi ha la farina non ha i sacchi e chi ha i sacchi non ha la farina [F 353]. 270
Vinello e pan di ghianda non affondano la vanga. Il contadino malnutrito non lavora bene, non ha la forza di spingere a fondo la vanga nel terreno. 271
272
Poco pane e poco vino poco lavora il contadino.
Dove c’e` pane fermati, dove c’e` vino dormi. Consiglio al viandante di fare sosta laddove si da` da mangiare, ma dove si beve e si fa festa e` meglio dormire, evitando di rimettersi in cammino in mezzo ai fumi del vino e ritrovarsi in fondo a un burrone, o sbagliare strada. 273
274 Dove manca il pane manca tutto. La base di un pasto e` il pane: se questo manca non si mangia e in un luogo dove non si mangia non si puo` vivere. 275 Di necessario non c’e` che il pane. Quello che e` veramente necessario e` mangiare. Il resto si rimedia in qualche modo. 276 Pane e vestito ci voglion tutto l’anno. Sono necessita` continue delle quali non si puo` fare temporaneamente a meno.
Pane fresco, vino vecchio, moglie giovane e formaggio stagionato. Le cose migliori per quanto riguarda il cibo e il massimo per quanto riguarda il matrimonio. Vedi anche Moglie giovane e vino vecchio [M 1644]; Pane con gli occhi, cacio senz’occhi e vino che chiuda gli occhi [P 322]. 277
278
Pan d’un dı`, vin d’un anno, formaggio che pianga e minestra di cent’occhi.
pag 1168 - 04/07/2007
1105 Il riferimento e` qui al formaggio che ‘‘fa la goccia’’ e al brodo di carne ricco di grasso, che ‘‘fa gli occhi’’. Vedi anche Le minestre dei poveri non hanno occhi [M 1543]. Pane e vino son la salute del contadino. Perche´ mantengono la salute e danno forza a coloro che lavorano. 279
280 Bisogna dire pane al pane e vino al vino. Bisogna parlare chiaro, semplice e comprensibile, senza equivoci e frasi oscure, evitando reticenze e allusioni, in modo che le parole corrispondano a concetti univoci. Spesso e` usato come invito a essere sinceri e diretti, a risolvere una situazione con la franchezza (ancor piu` diffuso del proverbio e` il modo di dire, dire pane al pane e vino al vino). Gia` l’antichita` greca conosceva un proverbio di identica struttura e uguale significato: ‘‘Chiamando i fichi fichi e la tazza tazza’’, attestato da Luciano (Come si deve scrivere la storia 41) ma risalente almeno alla Commedia. Vedi anche Il vostro parlare sia sı` sı`, no no [N 352]. 281 Bisogna chiamare le cose col loro nome. Per analogia.
Non bisogna confondere il cazzo col paternostro. Per analogia. 282
Bisogna dire le cose come stanno. Per analogia. 283
Pan di miglio non satolla il famiglio. Il pane fatto con questo cerale non toglie la fame, e` poco nutriente. Il famiglio era il servo, il domestico abitante con la famiglia, al quale spesso veniva dato alimento piu` scadente. Vedi anche Pan di miglio non vuol consiglio [M 1481]. 284
Il pane al sapore e il vino al colore. Il pane si valuta dal sapore: per giudicarlo bisogna assaggiarlo; del vino si sa subito qualcosa quando si versa nel bicchiere e si vede dal colore se e` puro, se e` grosso, giovane o vecchio. 285
Pane di grano saltami in mano. Il pane di grano e` il migliore da ogni punto di vista, per sapore, sostanza e salute. 286
287
Non cercar miglior pane che di grano.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
PANE
Non cercare cose che non esistono, non avere pretese assurde. Non si puo` migliorare una cosa al di la` della sua natura. 288 Pane vecchio, denti nuovi. Per il pane duro ci vogliono denti di giovani. Per le cose ostinate, incarognite, complicate dal tempo, ci vogliono persone energiche, con forze fresche.
Il pane dei figli e` salato, il pane dei nipoti e` poco, il pane della moglie e` senza sale e quello del padre e` saporito. Nelle necessita`, tra tutti i familiari che possono soccorrere, solo l’aiuto dei genitori e` generoso e sincero. Indica la condizione in cui si trova il vecchio oppure il malato che viene mantenuto dai parenti. Il pane dei figli e` amaro perche´ si dice che non sia dato con molto amore, oppure viene fatto pesare. Il pane dei nipoti e` scarso per avarizia, quello della moglie non ha sapore perche´ non e` dato con generosita`. Solo il pane del padre risulta gradito nella quantita` e nel sapore perche´ viene da una mano che offre generosamente, senza misura e senza malanimo o dispiacere. Qui il padre rappresenta ambedue i genitori. Vedi Pan di figlioli pene e duoli [F 878]; Padre da figlio di grano non ha miglio [M 1478]. 289
Pane cruschello fa il ragazzo grande e bello. Il pane fatto con una leggera componente di crusca e` indicato per l’alimentazione di ragazzi nell’adolescenza. Li fortifica e li fa crescere. Il cruschello e` crusca minuta della seconda stacciatura, che contiene una parte di farina. Qui il termine, che e` sostantivo, e` usato come aggettivo. 290
Acqua e pane vita da cane; pane e acqua vita da gatta. Molta acqua e poco pane e` triste mangiare; il contrario e` un po’ meglio, ma sempre da bestie. 291
Pane e coltello non empiono il budello. Si diceva mangiare pane e coltello per significare che si mangiava il pane solo, senza companatico. 292
293 Il pane asciutto fa diventar sordi. Scherzo che facevano i garzoni e gli operai quando, nelle case dov’erano al lavoro, veniva
pag 1169 - 04/07/2007
PANE
dato loro da mangiare pane senza companatico, senza che fosse accompagnato da qualcosa di gustoso. Quando ricominciava il lavoro facevano finta di non sentire gli ordini del padrone e, rimproverati, dicevano che il pane solo fa diventare sordi. E` meglio il pane nero che dura del bianco che finisce. E` meglio una piccola rendita sicura che un gran guadagno che non ha seguito. Il pane nero veniva fatto, per risparmio, con molta crusca: era piu` saporito, ma meno digeribile. Il pane bianco, fatto con farina bel setacciata, era un lusso, risultando piu` leggero e digeribile. Vedi anche Meglio un uovo oggi che una gallina domani [U 211]; Meglio cipolle che durano di capponi che finiscono [D 1230]. Simili: Uno, ma leone, disse la leonessa [L 472]; Meglio battello che nave rotta [N 153]. 294
295 Meglio pane nero che fame nera. Meglio mangiare cibo scadente che vivere con la fame addosso. Si dice che la fame dia allucinazioni (ho una fame che non ci vedo!) alterando la vista e oscurando la realta` circostante, e si dice percio` fame nera.
Serba il pane per quando cadono le mosche bianche. Per il tempo di penuria, per l’inverno. Le mosche bianche sono la neve. 296
Pane mangiato presto dimenticato. I vantaggi, gli aiuti, la benevolenza escono presto dalla memoria di chi ne e` stato oggetto. Vedi anche Fatta la grazia, gabbato lo santo [G 1104] ; Acqua passata non macina piu` [A 140]; Il passato non ritorna [P 667]; Tempo perduto mai non si riacquista [T 365]. 297
A pane di quindici giorni, fame di tre settimane. Una cosa sgradevole diventa sopportabile di fronte a un bisogno estremo. Un cibo sgradevole come il pane vecchio puo` diventare perfino buono se uno ha veramente fame. 298
Il pane che e` duro la sera diventa fresco la mattina. Il pane che si e` rifiutato quando si era sazi, perche´ poco gradevole, quando si affaccia davvero la fame diventa subito appetibile. La necessita` crea accomodamenti con le pretese. 299
300
1106
.
Se il pane corresse come la lepre molti morirebbero di fame.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
La pigrizia e` tanto comune che molti non sono disposti a fare la minima fatica per soddisfare le proprie necessita` , anche con minimo sforzo. 301 Col pane le amarezze diventano dolci. Quando esistono le disponibilita` economiche e di che vivere si sopportano di buon animo anche le avversita`.
A mezzogiorno pane nel forno, a un botto il pane e` cotto, alle due e` mangiato, alle tre e` gia` passato. Il botto e` l’unico tocco dell’orologio che segna le tredici. Si dice botto perche´ usava un tempo, come ancora in certi luoghi, sparare a mezzogiorno, o l’una, con un colpo di cannone. Il proverbio stende una breve, schematica storia del pane per indicare figuratamente che la sua vita, nel momento in cui si fa e in quello in cui si consuma, e` brevissima. Il significato e` che il pane da solo toglie solo per breve tempo la fame, non sostiene a lungo, ne´ risolve il problema della tavola se non e` accompagnato da alimenti piu` sostanziosi che ne integrino le capacita` nutritive, che pure possiede. E` proverbio di tempi di penuria, quando da mangiare c’e` soltanto il pane o poco piu`, se non poco meno. 302
Pane e feste tengono [fanno] tranquillo il popolo. Dando al popolo il divertimento e il mangiare si evitano le sommosse e i tumulti. 303
304 Panem et circenses. ‘‘Pane e giochi del circo’’. Era quanto gli imperatori romani davano al popolo per tenerlo tranquillo: pane e divertimento, allora i giochi del circo. L’espressione si trova in Giovenale (Satire 10.81), ma la sostanza che il detto esprime si trova anche in autori precedenti: oggi e` molto usata per riferirsi a ogni tipo di scelta di governo che sembri in qualche modo richiamarsi a questo principio demagogico, alla cui base c’e` una scarsissima considerazione dell’intelligenza e dell’autonomia dei governati. Vedi anche I vicere´ di Napoli pensano a tre effe: feste, farina e forca [N 11]. 305 Del pane di casa ci si stanca presto. Le cose abituali vengono presto a noia. Le cose che si hanno continuamente a disposizione non vengono considerate. Si dice malignamente della moglie e del marito.
pag 1170 - 04/07/2007
1107 Il pan di casa stufa. 307 Anche il buon pane a lungo andare stanca. 308 Buon pane e buon vino aiutano il cammino. L’alimento tonifica, da` forza e rende svelto il passo. 306
Buon pane, corte miglia. 310 A nessuno peso` mai portar pane e panni. Il cibo si porta volentieri per l’uso che s’intende farne, i panni non sono un peso se sono quelli adatti alla stagione. 309
Pan bollito in un salto e` gia` smaltito. La pappa fatta col pane, pomodoro e odori era una specie di rimedio contro la fame, ma era cosa di poca durata: bastava ricominciare il lavoro e si riaffacciava il problema. 311
Chi vuol vedere il bimbo fiorito non lo levi dal pan bollito. Il pane bollito nell’acqua e variamente condito, detto anche pappa, era un alimento comune, agevole a mangiarsi e digerirsi che si dava anche ai bambini. Vedi Pancotto. 312
313 La pappa fa diventar belli. Vedi anche Il pancotto fa la guancia bella [P 244].
Pan d’un giorno, vin d’un anno e uovo d’un’ora. Il pane deve essere fresco, ma non immediatamente sfornato, il vino deve aver avuto il tempo di avere decantato le impurita` e l’uovo deve essere appena fatto dalla gallina. Moltissimi proverbi, anche dialettali, sono concordi nello stabilire che il pane, fatto secondo i procedimenti casalinghi d’una volta, deve restare fermo almeno un giorno per completare la sua trasformazione. Il pane freschissimo, non si mangiava perche´, oltre tutto, faceva male, ma, anche mangiato in grande quantita`, non toglieva la fame (vedi P 265). Il pane, dunque per essere buono, deve avere almeno un giorno, e, dicendo pane fresco, un tempo s’intendeva pane d’un giorno, e non appena sfornato. 314
315
Pane d’un giorno, moglie d’un mese e vino d’un anno fanno buon mangiare, buon dormire e buon bere.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
PANE
Pan d’un giorno, vino d’un anno, amico di trent’anni e vecchia di diciotto. Si usava chiamare ‘‘vecchia’’ in senso affettuoso la moglie e ‘‘vecchio’’ il marito. Cosı` ancora in Veneto. 316
Pan di buon grano il dottor puo` star lontano. Se usi il pane di grano buono eviterai molti disturbi e malattie. Spesso le farine aggiunte nel pane a quella di grano erano causa di seri disturbi. 317
Pane che ci si veda, vino che salti e formaggio che pianga. Perche´ sia buono il pane deve essere ben fermentato e cio` si vede dal fatto che la midolla e` soffice e piena di fori. Il vino, quando lo si versa nel bicchiere deve scendere formando spruzzi vivaci, non come un liquido greve e denso. Il formaggio quando si taglia deve ‘‘far la lacrima’’, ossia gemere leggermente qualche goccia. 318
319 Pane alluminato e cacio cieco. Toscano. Il pane deve essere ‘‘luminoso’’, ossia pieno di buchi e trasparente, mentre il cacio non deve aver buchi e deve essere serrato (ci si riferisce in genere al formaggio pecorino). 320
Cacio serrato e pan bucherato [bucherellato].
321
Pan leggiero e greve formaggio piglia sempre se sei saggio.
Pane con gli occhi, cacio senz’occhi e vino che cavi [chiuda] gli occhi. Il vino appena bevuto deve far strabuzzare gli occhi per la forza e la bonta`, oppure indurre a chiuderli per il piacere. 322
323 Panis salsus, fermentatus, bene coctus. ‘‘Il pane (deve essere) salato, lievitato e ben cotto’’. Parte di un precetto della Scuola salernitana (Flos medicinae 308) diventata proverbiale. Nei versi subito seguenti il pane raccomandabile e` indicato anche con l’aggettivo oculatus ‘‘con gli occhi’’, proprio come nei proverbi riportati sopra. 324 Il pane del povero e` sempre duro. Per una ragione o l’altra il povero non arriva mai a mangiare il pane fresco: la sua situazione e` tale che le cose buone non gli toccano
pag 1171 - 04/07/2007
PANIA
neppure per sbaglio. Anche nel senso che il pane del povero e` sempre guadagnato con grande fatica e duro lavoro. Pane a bilancia non sazia la pancia. Il pane a tavola non deve essere misurato, ma lasciato alla discrezione di ciascuno, altrimenti ci si alza con la fame. 325
326
1108
.
Pane misurato uomo affamato.
Minestra che basti e pane che avanzi. Nella frugalita` imposta dalla penuria dei tempi andati, era uso di educazione e buona creanza non far mancare mai il pane, cosa che si lesinava soltanto in casi di carestia o di miseria. Questo per fare in modo che ognuno si levasse la fame aumentando la quantita` del pane, mangiandolo insieme al companatico che gli veniva come parte fatta dalla divisione dei cibi disponibili. La minestra invece seguiva un altro criterio: aveva come funzione di scaldare lo stomaco, essendo spesso gli altri cibi freddi, ed era spartita in modo equo dalla massaia, non doveva essere lunga, vale a dire doveva essere ristretta secondo le disponibilita` degli ingredienti, e non doveva avanzare per il fatto che si deteriorava facilmente o non era buona riscaldata (vedi appunto Minestra riscaldata non fu mai buona [M 1534]). 327
Quando uno ha trovato il pane trova anche i denti per mangiarlo. Quando uno ha la roba trova anche il modo per impiegarla e farne buon uso. 328
329 Pane finche´ vuoi e vino con misura. Del pane se ne puo` mangiare fino alla sazieta`, col vino bisogna usare misura e temperanza perche´ l’eccesso e` nocivo ed esagerare fa perdere la ragione.
Per il pane balla anche il cane. Per mangiare tutti quanti sono disposti a darsi da fare, a compiacere, piegarsi. Fa riferimento a quelli che nelle fiere esibivano cani ballerini, ovvero ammaestrati a fare altre cose, e usavano come incentivo i bocconi di pane. 330
Il pane degli altri pare piu` saporito. Vedi anche La moglie degli altri e` sempre piu` bella [M 1638]; La roba degli altri e` sempre migliore [R 755]; L’erba [il prato] del vicino e` sempre piu` verde [V 702]. 331
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
332 Il pane rubato ha piu ` sapore. Vedi anche I baci rubati sono i migliori [B 34]; I frutti proibiti sono i piu` dolci [F 1512]; Piu` proibito, piu` gradito, piu` appetito [P 2763]; Acqua rubata e` come malvasia [A 187].
Quando finisce il pane muore la vergogna. La fame costringe a inchinarsi, umiliarsi e a fare cose che in tempi di abbondanza non si sarebbero mai fatte. 333
334 Pane a rovescio porta carestia. La pagnotta rovesciata era detta pane del boia e vederla sulla tavola era di malaugurio. Un tempo, non volendo alcuno portare ai condannati l’annuncio dell’esecuzione capitale fissata al mattino seguente, si portava loro la pagnotta rovesciata, che aveva questo significato. Si ritenne percio` che il pane rovesciato sulla tavola attraesse le disgrazie. 335
Pane rovesciato porta disgrazia.
336 Pane nero fa capelli biondi. Consolazione che si diceva a chi si lamentava del pane nero. Il pane scuro consistente mostrava la presenza di altre farine scadenti o del cruschello.
Chi getta via il pane lo ricerchera` col dito acceso. Un tempo per nessuna ragione si doveva gettare via il pane, oggetto di venerazione e quasi di culto. Ai bambini che ne facevano spreco si diceva che nel Purgatorio ognuno sarebbe stato mandato a ricercare ogni pezzo di pane gettato facendosi luce con il dito mignolo acceso come una candela. 337
PANIA f Vedi Civetta, Tordo, Vischio. PANI`CO Graminacea molto diffusa nel nostro paese (Panicum italicum o Setaria italica), che forma spighette, erette o pendule, contenenti i frutti a cariosside, perlopiu` gialli, usati in particolare come mangime per gli uccelli. 338 Chi semina panı`co non miete grano. Chi getta cattivo seme non speri di avere un buon raccolto. Il panı`co si usava, e si usa tuttora, come becchime per gli uccelli, e solo in tempi di fame entrava nell’alimentazione umana.
pag 1172 - 04/07/2007
1109 Il gozzo del tacchino non si riempie con un grano di panı`co. Il grano del panı`co e` rotondo e molto piccolo; il tacchino e`, col papero, l’uccello da cortile piu` grosso e mangia moltissimo riempiendosi il gozzo assai capace. 339
PANIERE f Vedi Bambino.
Dio non cala dal cielo le pere nel paniere. Dio non da` all’uomo le cose gia` predisposte, lavorate: vuole che a sua volta l’uomo si dia da fare. Le pere devono essere coltivate, colte e portate a casa se si vogliono mangiare. Vedi anche Aiu`tati che Dio t’aiuta [A 372]. 340
Di vendemmia non si presta il paniere. Non si prestano le cose proprio nel momento in cui servono di piu`. Il paniere serve appunto a chi lo possiede per raccoglierci l’uva della vendemmia. 341
PANNO f Vedi Tarma.
I panni sporchi si lavano in casa. I guai, le magagne di famiglia si risolvono con discussioni, trattative private, non si mettono in piazza, perche´ la cosa nuoce a tutti. 342
343 L’orinale si sciacqua in casa. Variante piu` rara del precedente. 344 Bisogna far la veste secondo il panno. Bisogna fare la cose secondo le possibilita`, le disponibilita` e i mezzi. Bisogna tagliare la veste secondo la quantita` e il verso del panno in modo che il tessuto sia sufficiente e torni bene sulla persona. 345
Poco panno, mantello corto.
Da tristo panno non si taglio` mai buon sacco. Da materiale scadente non viene mai un buon lavoro, una cosa fatta bene. Spesso detto di persone giudicate incompetenti e pasticcione. 346
Panno fatto sole attende. Il tessuto deve essere lavato, follato e imbiancato, quindi steso al sole. Si dice di qualsiasi cosa che e` stata allestita, organizzata, costruita ma che per completarsi ha bisogno di un ultimo elemento, che non dipende pero` da 347
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
PANTALONE
coloro che hanno fatto il resto (ad esempio, dalla clientela che deve cominciare a frequentare un nuovo negozio). 348 Se non torni manda i panni. Frase proverbiale che si dice per fare ironia consolatoria su chi parte lasciando in ambasce familiari e amici. Pare che le famiglie degli scomparsi in guerra nei conflitti d’un tempo si vedessero recapitare a casa gli effetti personali dei caduti: per lo piu` indumenti.
Chi al buio compra il panno non si lagni dell’inganno. Chi acquista incautamente non si lamenti d’essere stato ingannato. Vedi anche Ne´ donna ne´ tela a lume di candela [D 1000]. 349
350 Chi batte i panni fa uscire le streghe. Secondo una diffusa credenza popolare gli spiriti immondi si nascondono negli abiti per insinuarsi nelle case, nelle quali fanno i loro malefici. Questo accadrebbe per i mantelli abbandonati fuori di notte, per i panni stesi ad asciugare all’ombra di un noce o nel buio. Si vuole altresı` che, battendo i panni, ne escano con la polvere anche spiriti e streghe. 351 I panni rifanno le stanghe. Un bel vestito, l’aspetto esteriore curato, fanno qualcosa anche della nullita`. La stanga era l’equivalente del nostro attaccapanni e serviva a sostenere i vestiti in modo che non s’ingualcissero. Tale quale lo cita l’Aretino (La Cortigiana, atto I, scena XII). Vedi anche Vesti una fascina, pare una regina [V 634], e, contrario, L’abito non fa il monaco [A 51].
PANTALONE 352 Paga Pantalone. Frase di uso comune, di vari significati: paga chi ha sempre pagato (per es. il popolo) anche per errori non suoi; paga qualcuno che vi e` costretto, ma ne farebbe volentieri a meno (il padre, la madre, il padrone, lo stato, ecc.); paga chi e` ignaro e si trovera` a doverlo fare suo malgrado. Anche nel senso che colui che offre restera` burlato, truffato. Dalla famosa maschera veneziana Pantalon de’ Bisognosi, talvolta povero, come indica il cognome, di solito agiato, avaro, bislacco, innamorato e burlato. 353 Paga Va`gner [Paglietta]. Si dice a Pisa, ‘‘si mangia e si beve a ufo. Si chiamava Wagner (a Pisa si pronunziava italianamente Va`gner) un tale che era danaroso e
pag 1173 - 04/07/2007
PANTALONI
1110
.
pagava da bere e da mangiare a tutti’’ (G. Malagoli, Vocabolario pisano, 1939). Lo stesso vale per Paglietta.
terpretazione pare meno probabile per la scarsa conoscenza di questo santo in queste zone.
PANTALONI
PAOLO f Vedi Pietro. Festeggiato il 29 giugno insieme con san Pietro con la dicitura ‘‘Santi Pietro e Paolo’’, alla quale si riferiscono molti detti che riguardano san Paolo. Di san Paolo si festeggia pero` anche la Conversione (25 gennaio), vale a dire la ‘‘folgorazione sulla via di Damasco’’. Giorno fondamentale per le usanze calendariali: si usava trarre da questo giorno, dal tempo e dal freddo, indicazioni per l’andamento climatico e per i raccolti dell’anno, sovente con pratiche magiche.
f Vedi Calzoni.
PAOLINO Il santo piu` onorato con questo nome e` Paolino di Nola. Nato a Bordeaux nel 354, fu governatore della Campania; divenuto vescovo di Nola nel 409, morı` nel 431 in questa citta`, dove e` ancora molto venerato. Di lui si conserva un notevole corpus di poesie latine di argomento cristiano e agiografico. E` festeggiato il 22 giugno. Non va confuso con l’omonimo Paolino vescovo e martire che la tradizione vuole come primo vescovo lucchese (festeggiato il 12 luglio). Per san Paolino c’e` il grano e manca il vino; per san Frediano c’e` il vino e manca il grano. Il ciclo dell’uva e quello del grano sono sfasati di circa sei mesi: infatti quando si miete il grano, l’uva allega, e quando invece si semina il grano, il vino e` gia` pronto nella botte. San Paolino e` il 22 giugno e san Frediano il 18 novembre. 354
Per san Paolino ciliege a quattrino. La festa del santo cade in un periodo in cui si dovrebbero trovare le ciliege a buon prezzo. 355
Per san Paolino bisogna aver fatto il pagliaio e il pagliaino. Dopo la trebbiatura un tempo la paglia veniva raccolta e veniva costruita una struttura caratteristica di ogni podere che era il pagliaio da cui si tagliava via via quanto serviva per il bestiame. Qui potrebbe trattarsi di san Paolino vescovo di Lucca (vedi sopra) che aveva il suo ricordo il 12 luglio. Altri intendono che il pagliaio si riferisca a quello del fieno e non a quello della paglia. In questo caso il proverbio significherebbe che a questa data (22 giugno) dovrebbe essere stata fatta la prima raccolta, consistente, e la seconda, meno abbondante, del fieno. Altri ancora indicano san Paolino martire in Frigia, vescovo di Treviri, la cui festa cadeva il 31 agosto: in questo caso pagliaio e pagliaino indicherebbero i grandi lavori estivi della campagna. Quest’ultima in356
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Per la Conversione di san Paolo il rospo s’affaccia allo stagno. Non tutti gli animali che vanno in letargo dormono continuamente per tutto il periodo del freddo: molti, se la stagione si fa clemente, interrompono il sonno e col sole escono brevemente dalla tana per purificarsi. Cio` ha fatto credere che gli animali avvertano la fine del freddo e s’affaccino alla tana per vedere l’andamento della stagione. 357
San Paolo chiaro e la Ceriola scura dell’inverno non si ha piu` paura. Se per la Conversione di san Paolo fa bel tempo e per la Candelora il cielo e` coperto, l’inverno non riserva piu` freddo intenso. Da queste due festivita` (il 25 gennaio, e il 2 febbraio la Candelora, vedi la voce) si usava trarre pronostici sull’andamento della stagione. Nella Romagna e in una vasta area intorno la Candelora e` chiamata Candilora Ceriola o Zarioˆla. 358
San Paolo scuro, grano sicuro; san Paolo chiaro grano raro. Altro pronostico: se il 25 gennaio e` brutto tempo si avra` un buon raccolto di grano; l’inverso se sara` bello. 359
Per la Conversione di san Paolo l’inverno scavalca il poggio. Ossia raggiunge il massimo grado del freddo e inizia a regredire il gelo. 360
PAPA f Vedi Conclave, Leone, Roma.
pag 1174 - 04/07/2007
1111 361 Morto un papa se ne fa un altro. Proverbio diffusissimo che, con leggero cinismo, invita a non prendersela: cambiano gli uomini, continua la vita e nessuno e` insostituibile. Finisce un amore, ne comincia un altro. Qualunque sia il valore di una persona che viene a mancare, si trova un sostituto e il mondo va avanti lo stesso. 362
Morto un papa si fa un papa e un cardinale.
363 Morto il re, viva il re. Per analogia: parole rituali con le quali gli araldi annunciavano la morte di un sovrano e l’avvento del successore. Pare che l’uso sia finito con la morte di Luigi XVIII di Francia, nel 1824. Si usa talora nello stesso senso dei precedenti, ma talora anche in maniera impropria per dire che quando una persona importante e` morta o comunque uscita di scena, si accetta di parlarne bene, mentre fino a quel momento la si e` sempre criticata, temuta, odiata. 364 C’e` un papa solo. Chi comanda e` una sola persona. Nelle varie associazioni chi comanda e` uno solo, il potere non puo` essere condiviso. Vedi anche Due galli non possono stare in un pollaio [G 125]; Due re servono male un regno [G 126]; Una donna per camino e un prete per campanile [D 1005].
Un sol papa a Roma, un porto ad Ancona, e una torre a Cremona. Sono le cose ritenute uniche o insuperabili. Non esiste altro papa che quello di Roma, non c’e` porto simile a quello di Ancona. Cremona vanta il celebre Torrazzo, uno dei campanili piu` alti d’Italia (m 111), costruito nel XIII sec., con tronco quadrato e coronamento ottagonale, unito al Duomo da un bellissimo portico. 365
366 Dov’e` il papa e` Roma. Roma si trova la` dove sta il papa. Il centro del mondo cristiano e` nel luogo dove il papa risiede. Non e` il luogo che conferisce la dignita`, ma la dignita` dell’uomo che da` importanza al luogo. Vedi Non e` la cattedra che fa il maestro, ma il maestro che fa la cattedra [C 1068]. Il proverbio e` assai antico e il modello e`: Ubi Petrus, ibi et Ecclesia, che si trova in sant’Ambrogio (Expositio in Psalmos 40.30). Ha avuto la sua diffusione in latino probabilmente ai tempi in cui i papi soggiornavano
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
PAPA
anche a lungo lontano da Roma. Secondo A. Monosini (Floris Italicae linguae libri novem, Apud Io. Guerilium, Venezia 1604, Libro III, p. 125) il detto sarebbe rifatto sulle parole dette, secondo quanto narra lo storico greco Erodiano (Storie dalla morte di Marco, 1.6.5), da Pompeiano a Commodo, il quale, divenuto da poco imperatore, era ansioso di entrare a Roma per prendere possesso del trono e era intenzionato a interrompere la guerra con i barbari: ‘‘Roma e` la` dovunque si trovi l’imperatore’’. 367 Io son qui e il papa e` a Roma. Si risponde con questo detto a chi sostiene che altri non vuole che si faccia una cosa: io faccio quello che voglio in casa mia; io sono padrone qui e il papa lo e` a Roma; finche´ posso faccio di testa mia. Vedi anche Ognuno e` padrone in casa sua [C 900]; In casa sua ognuno fa a suo modo [C 902].
Piova o non piova il papa mangia lo stesso. Il papa, qualunque cosa accada, rimane il capo della Chiesa. Ha una bella fortuna: non ha da preoccuparsi dell’andamento della stagione, della pioggia e del bel tempo. Per dire che per i potenti la vita e` per tanti aspetti piu` semplice e sicura. 368
369 Papa per voce, re per natura. Papa si diventa per elezione del collegio cardinalizio in conclave; re si diviene per successione secondo discendenza naturale. 370
Papa per voce, re per natura e imperatore per forza [per caso].
Il papa semina benedizione e raccoglie danaro. Da` parole e prende quattrini. Lo fanno anche tanti altri potenti. 371
Chi va a Roma e non vede il papa asino va e bestia ritorna. Andare a Roma senza vedere il papa era un tempo indice di stoltezza, scempiaggine, tanto era importante per un cristiano vedere il pontefice. Vedi anche E` andato a Roma e non ha visto il papa [R 880]; Chi bestia va a Roma bestia ritorna [R 856]. 372
Per fare il papa bisogna aver fatto il sacrestano. Per ottenere le alte cariche e svolgerle con competenza bisogna aver cominciato dal basso e conoscere tutti i gradi della carriera. 373
pag 1175 - 04/07/2007
PAPATO
1112
.
Chi mangia e caca si sente un [sta meglio del] papa. Chi ha salute si sente fortunato come chi e` stato fatto papa. 374
PAPATO Godiamoci il papato, poiche´ Dio ce l’ha dato. Invito a godersi la fortuna, il bene che e` capitato. Si vuole che la frase, divenuta proverbiale, sia stata pronunciata da Leone X, papa Medici (1513-1521), che tenne poi fede al suo programma. 375
PAPERO f Vedi Gallina, Lattuga. 376 I paperi menano le oche a bere. Qui con papero s’intende il pulcino dell’oca, per cui: persone inesperte pretendono d’insegnare ad altre espertissime quello che queste hanno insegnato a loro. Vedi anche C’e` anche chi pretende d’insegnare al padre come si fanno i figli [I 340].
Non si deve dare la lattuga in guardia ai paperi. Non si puo` affidare il compito di custodire una qualunque cosa a chi quella cosa la desidera sopra ogni altra. Vedi anche Non si fa il lupo pecoraio [L 1130]; Non si lasciano le pere in guardia all’orso [P 1270]. 377
378 Tanto beve l’oca che il papero. Mangia, beve, consuma tanto l’uomo quanto la donna. 379 Il papero torna all’acqua. Le persone, come gli animali, tornano nei luoghi dove si trovano a loro agio, alle cose che amano. I cacciatori, seguendo questo proverbio, quando vedono nel fango di un torrente tracce di uccelli acquatici, siedono e aspettano sicuri del loro ritorno. Vedi anche La rana avvezza al pantano se e` al monte torna al piano [R 178].
PAPPA f Vedi Pane.
Non bisogna farsi mangiar la pappa in capo. Non bisogna farsi comandare, farsi dominare, superare senza contrasto, senza reazione. Lasciarsi mangiare la pappa in capo: permettere a uno di prevalere esageratamente, di appro380
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
fittare in modo eccessivo, anche mancando di rispetto. Proverbio di area toscana, assai conosciuto, come l’equivalente milanese Non bisogna farsi bagnare il naso. 381 La pappa scodellata piace a tutti. Le cose pronte e ottenute senza alcuno sforzo sono a tutti gradite. 382 Fa cacca, pappa e nanna. Di chi vive senza lavorare, senza far niente, come un infante.
PAPPAGALLO Con pappagallo s’intendono varie specie di uccelli originari delle regioni tropicali e subtropicali, diffusi dovunque senza altra utilita` che la compagnia e il gioco. Vivono a lungo in cattivita`, legati sopra un trespolo accanto a un beverino e a uno scodellino di semi di girasole. Alcune specie hanno la capacita` di imitare la voce umana con intere frasi: per questo il pappagallo e` simbolo della stupida imitazione. Si vuole che muoia se mangia il prezzemolo. Si definisce pappagallo anche il corteggiatore insistente, colui che non puo` fare a meno di ‘‘provarci’’ con le donne: ma nei proverbi il personaggio non sembra ancora aver trovato posto e l’uso con questo significato si e` molto ridimensionato. Il pappagallo non toglie mai il piede se non ha attaccato il becco. L’uomo saggio non fa mai un passo, una mossa, se non e` ben certo di essere su un terreno sicuro. L’uomo previdente non si muove mai al buio: prima di lasciare un sostegno si assicura bene a un altro. Il pappagallo si muove tra i rami e sul trespolo sostenendosi sia con le zampe che col becco: e` capace di sostenersi col becco lasciando libere le zampe. 383
384 I piu ` sono stati a scuola dal pappagallo. Ripetono frasi senza sapere cosa significhino. Fanno le cose perche´ le vedono fare agli altri, senza sapere perche´. 385
La comare fa come il pappagallo: Cioe` ripete male quello che ha sentito dire.
386 Parlano i pappagalli e tacciono i gufi. Quelli che non sanno cosa dicono parlano in continuazione e quelli che pensano e riflettono di solito tacciono. Il gufo (vedi la voce) e` uno dei simboli della saggezza.
pag 1176 - 04/07/2007
1113 Sono di poche parole, disse il pappagallo. Si dice di chi non sa parlare in pubblico o ripete sempre le stesse cose. Il pappagallo impara a ripetere solo poche parole. 387
I pappagalli parlano finche´ non li impagliano. Gli sciocchi non guariscono mai: continuano a parlare a vanvera finche´ non muoiono. Il pappagallo, vivendo molte decine di anni, spesso veniva amato da generazioni e alla sua morte veniva percio` impagliato. 388
PAPPARDELLA Un tipo di pasta fresca, tagliata larga fin quasi due dita e lasciata lunga quanto e` la sfoglia. Si fa con uovo, farina e acqua e si serve asciutta condita col sugo. Presuppone un buon condimento, di sapore consistente, quale richiede un piatto festivo o domenicale, con sugo di carne preferibilmente fatto con la lepre, il cinghiale, l’anatra. Il nome e` ora noto in tutta Italia (e anche all’estero), ma la sua origine rinvia all’area toscana e umbra. Pappardelle e maccheroni non le sdegnan che i coglioni. Le cose buone non vengono sdegnate che dalle persone sciocche, che non le sanno capire. 389
PARADISO f Vedi Dio, Monaca, Santo. La strada del Paradiso e` stretta e in salita. Per ottenere le cose buone, la felicita`, occorre superare fatiche e difficolta`. Ripete l’avvertimento evangelico (Matteo 7.3): ‘‘Entrate per la porta stretta, perche´ larga e` la porta e spaziosa e` la via che mena alla perdizione’’. Vedi il reciproco La strada dell’inferno e` larga e in discesa [I 193]; La virtu` fa tutte strade in salita [V 961]. 390
391
La strada del Paradiso e` lunga e stretta.
392
Il Paradiso ha la porta stretta.
393
La strada del Paradiso e` piena di spine.
Non si puo` andare in Paradiso in carrozza. Non si puo` fare vita comoda e avere onore, gloria, soddisfazioni. 394
395
Senza meriti non si va in Paradiso.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
PARADISO
Non si puo` andare in Paradiso a dispetto dei Santi. Non si possono avere le cose che si desiderano facendo dispiacere a coloro che ce le devono dare. Quando si vuole una cosa bisogna compiacere chi la possiede o e` nella facolta` di dispensarla. Non si puo` entrare in una societa` dispiacendo a coloro che la compongono. 396
397 Senza scala non si va in Paradiso. Senza i mezzi adatti non si puo` fare nessuna cosa. Senza le persone che aiutano ogni accesso e` chiuso. 398 A forza di spinte s’arriva in Paradiso. Attraverso appoggi, favori, agevolazioni le persone arrivano in luoghi, in posti, in cariche, onori che non era loro lecito neppure sperare. 399
Chi ha piu` santi arriva in Paradiso.
Per i coglioni c’e` un Paradiso a parte. Perche´ amano e si dilettano di cose che alle persone normalmente fanno tedio o fatica. Espressione che si usa per deridere qualcuno che ha fatto una sciocchezza, ha corso un rischio per la sua stupidita`, quasi a dire: ‘‘Se facendo cosı` ti ammazzi, ti spettera` un Paradiso particolare’’. Vedi anche Per i bischeri [coglioni] non c’e` paradiso [B 587]. 400
401 Due paradisi non si possono avere. Non si possono avere due situazioni di assoluta felicita`. Per l’uomo la felicita` e` costituita dal conseguimento di un bene che di solito esclude gli altri: la gloria e il danaro che escludono l’amore, la santita` che esclude il piacere, la sapienza che esclude i beni terreni.
Con le buone maniere si entra anche in Paradiso. Con la gentilezza, il contegno giusto e il rispetto e facile trovare accesso anche attraverso i passaggi piu` difficili, essere accettati anche negli ambienti poco accoglienti. 402
403 Ogni Paradiso ha il suo serpente. Ogni luogo ha il suo malvagio. Allude al Paradiso terrestre e alla tentazione di Eva da parte del demonio, all’inizio della Genesi. 404 Ognuno ha il Paradiso che si merita. Ognuno trova nella vita il bene, la felicita`, il modo di vivere che le proprie azioni gli hanno procurato. 405
In Paradiso si canta e si sona, ma di mangiare non se ne ragiona.
pag 1177 - 04/07/2007
PARAGONE / PARAGONARE
Si dice quando ci si trova di fronte a fiumi di lodi, di elogi, onori, gentilezze, festeggiamenti, ma non si vede mai nulla di concreto, in particolare un compenso, del danaro. Talvolta si usa anche quando le cerimonie e i complimenti ritardano esageratamente l’ora del mangiare. Anche: di fronte alla descrizione delle delizie paradisiache si osserva che manca il piu`: il piacere dell’amore (con un verbo piu` crudo al posto di mangiare). 406
In Paradiso saran tutti contenti, ma a una cert’ora non fan ballare i denti.
Chi vuol stare in Paradiso deve fare a meno di Eva. Chi vuole essere felice deve stare lontano dalla donna: con lei si perde la felicita`. Proverbio dei religiosi e dei celibatari. 407
408 Il Paradiso e` dei meno e non dei piu `. Cioe` non tocca a tutti: ci vanno solo coloro che lo meritano, in senso reale e metaforico. 409
1114
.
Il Paradiso e` lontano e non tutti ci arrivano.
Alla porta del Paradiso c’e` anche la gattaiola. Vale a dire che, chi e` avveduto, scaltro, puo` infilarcisi anche di straforo. I furbi entrano anche in Paradiso senza merito. La gattaiola e` l’apertura praticata in una porta per far sı` che il gatto possa passare liberamente. 410
Chi a donne crede Paradiso non vede. Chi crede nelle donne, va dietro ai loro capricci, ai loro umori non ha pace ne´ tranquillita`, anzi si procura un inferno di guai. 411
412 Ci fosse tanto posto in Paradiso. Frase fatta per dire che a noi il posto e` sufficiente, ci stiamo comodi e bene, anche se un po’ stretti. E` la risposta che si da` a chi si lamenta che non c’e` posto, che si sta stretti, per consigliarlo ad avere pazienza.
PARAGONE / PARAGONARE f Vedi Confronto. 413 I paragoni sono sempre odiosi [brutti]. Il valore va considerato in se stesso: misurarlo e` comunque avvilirlo. Si dice soprattutto quando una situazione impone il confronto fra due o piu` persone e si cerca di eludere la scelta.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Se e` lecito paragonare le cose piccole alle grandi. Frase con cui, al fine di un chiarimento, o di una pratica esemplificazione, ci si scusa di usare un elemento di confronto di gran lunga piu` grande, piu` alto, importante, rispetto all’argomento modesto del quale si sta parlando. Decisamente piu` diffuso dell’italiano e` l’equivalente latino: 414
415 Si parva licet componere magnis. ‘‘Se e` lecito paragonare cose piccole a quelle grandi’’. Verso delle Georgiche (4.176) di Virgilio, dove il poeta confronta il lavoro delle api con quello dei Ciclopi. Motto tuttora molto diffuso (spesso anche solo nella forma: si parva licet) per dire che si introduce un confronto fra cose, realta`, situazioni, il cui valore, o rilevanza, e` evidentemente incommensurabile. 416 Se il paragone e` lecito. Frase fatta che avverte come il confronto, sia pure sproporzionato, serve per la comprensione del discorso e ha quindi valore solo funzionale.
PARENTADO f Vedi Parente, Vicinato, Vicinanza, Vicino. PARENTE Il giudizio dei proverbi sui parenti (esclusi il padre e la madre) e` molto negativo quasi nella totalita` dei casi: vano e` rivolgersi a loro per un aiuto materiale o morale. Quando poi ci sono di mezzo interessi, come eredita`, la lotta diventa spietata e tra tutti regna una sorta di emulazione che genera invidia. Se il parente si allontana diviene un estraneo. Sono di gran lunga preferibili gli amici, soprattutto vecchi e vicini. Avviene per i parenti quello che accade per i preti: si cancella totalmente la parte positiva, che pure esiste ed e` comunque nell’esperienza comune. f Vedi Amico, Cugina, Cugino, Dente, Fratello, Madre, Padre, Sorella, Vicinanza, Vicino. Parenti serpenti, cugini assassini, fratelli coltelli. La parentela piu` e` stretta piu` comporta incomprensioni, delusioni e pene. Il proverbio si cita 417
pag 1178 - 04/07/2007
1115 anche a lotti, secondo le esigenze del caso. Vedi Tanti servi, tanti nemici [S 1165]; Pan di fratelli pan di coltelli [F 1370]. Parenti, male di denti. Cioe` il male piu` tormentoso. 418
419
Parenti, tormenti e mal di denti.
420
Molti parenti, molti tormenti.
Chi si marita coi parenti, corta vita e lunghi tormenti. Anche la conoscenza piu` stretta non sembra avere felici risultati.
.
A tutti i parenti bisogna augurare bene e salute, purche´ se ne stiano lontani e non si facciano vedere. 433
Se vuoi andare d’accordo coi parenti guardali di la` dal mare.
434
Parente lontano amato e benedetto.
Dai tuoi piu` lontano che puoi. Per analogia. 435
436
421
422
Chi vuole un dispiacere vada dai parenti.
423
I primi nemici sono i parenti.
Guardati dalle genti e soprattutto dai parenti. Chiunque puo` farti del male, ma i piu` pericolosi sono i proprio i parenti. 424
425
I mali degli uomini sono venti, ma il peggio di tutti sono i parenti.
Chi vuol vivere e star sano dai parenti stia lontano. Per una vita tranquilla non ci si deve perdere con i propri parenti, non farci ne´ vita comune ne´ affari insieme ne´ lavoro e altro: ne nascono sempre liti e discordie. Vedi anche Chi vuol vivere e star sano dalle donne stia lontano [D 915]. 426
427
Se volete star contenti alla larga dai parenti.
I parenti sono come le scarpe: piu` sono stretti, piu` fanno male. I parenti infliggono dolori e pene gravi a cominciare da quelli piu` vicini. 428
429
Il parente e` come lo stivale: piu` e` stretto e piu` fa male.
430
Il parente e` come il paiolo: piu` e` vicino e piu` tinge.
Tra parenti quello che non si puo` far colle mani si fa coi denti. Se non si puo` picchiare, rubare, si morde. 431
432
Parenti: sani ma lontani.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
PARENTE
Per andare d’accordo coi parenti bisogna non averci nulla in comune.
Contan piu` i parenti della cagna che quelli del cane. La parentela della donna spesso e` di casa piu` di quella dell’uomo. Mentre i parenti dell’uomo si allontanano, quelli della donna sono piu` vicini. 437
Ai funerali e alle nozze si conoscono i parenti. Comunemente, finita l’idea di famiglia come societa` di difesa, soccorso e reciproco aiuto, ossia finita la famiglia pluricellulare che talvolta contava decine di persone, il rapporto tra i parenti si e` allentato, la mobilita` della popolazione disperde le famiglie e di conseguenza ci si vede in rare occasioni che sono fondamentalmente le nozze e i funerali dove si vede chi e` nato, chi si e` sposato e si sa chi e` morto. Vedi anche, con senso un po’ diverso, Alle nozze e ai funerali si conoscono vecchi amici e parenti lontani [A 648]. 438
Tra parente e parente alla larga da chi non ha niente. I parenti poveri sono di fatto rifiutati come coloro ai quali si dovrebbe aiuto e assistenza: sono pericolosi per le richieste che possono avanzare o per essere semplicemente importuni. Si amano di piu` i parenti ricchi, che hanno un posto ragguardevole, dai quali si ottiene onore e al tempo stesso si sperano vantaggi. Vedi anche Quand’ero Enea nessuno mi volea... [R 407]; Al tempo di zappare e di potare non si vede parente ne´ compare... [Z 27]. 439
440 A chi diventa povero muoiono i parenti. E anche gli amici: vedi anche Chi cade in poverta` perde ogni amico [P 1295].
Chi non ha niente di nessuno e` parente. Vedi anche La poverta` non ha parenti [P 2383]. 441
pag 1179 - 04/07/2007
PARENTE 442
1116
.
Di parenti poveri nessuno ne vuol sapere.
Amore di parenti fuoco di sarmenti. Dura poco, scalda meno e fa molto fumo. Il sarmento e` il ramo che viene eliminato con la potatura e fa una fiammata, poco piu` del fuoco di paglia. 443
Chi corteggia i parenti fa fuoco coi sarmenti. Chi cerca di ingraziarsi i parenti fa cosa di poca durata. 444
persone imposte e non scelte, e` rimasta indietro rispetto all’amicizia, divenuta preferibile e piu` affidabile. Vedi anche L’amicizia e` piu` forte della parentela [A 626]. E` meglio un buon amico che cento parenti. ` meglio un buon amico che cento 452 E parenti, siano pur ricchi e potenti. Vedi anche Meglio un amico vicino che un parente lontano [A 641]. 451
Quando il parente viene a sapere il vicino ha gia` dato aiuto. Il vero parente e` il buon vicino: e` quello che fa cio` che ci si aspetta da un parente. Allorche´ questi conosce il bisogno e` tardi: qualcuno ha gia` provveduto perche´ attendere non era possibile. 453
Da parente ricco non si speri aiuto. Di solito il parente ricco fa ben attenzione a non largheggiare con i parenti che possono diventare le sue sanguisughe. E` piu` facile ricevere un aiuto da un parente povero che da uno ricco. 445
Chi spera nei parenti resta a denti asciutti. Chi vive sperando nell’aiuto dei parenti o di ereditare da loro avra` delle amare delusioni. 446
Parenti, bei parenti, chi non ha pane si cavi i denti. I parenti con le parole si professano amorosi e generosi, ma al momento del bisogno, chi deve andare a chiedere trova rifiuti e porte chiuse. Vedi anche Con amici e parenti centottanta chi non ha da mangiare male campa [A 683]. 447
Coi parenti ti ci netti i denti. Rimani a denti asciutti, non ricevi nessun aiuto e se hai fame te la tieni. 448
Meglio un cattivo amico che un buon parente. Meglio fidarsi, chiedere, trattare con un amico neanche tanto buono, che avere a che fare con un parente ritenuto una brava persona. Qualcosa (risentimenti segreti, invidie o altro) impedisce sempre l’intesa tra parenti. 449
Meglio un buon amico che un cattivo parente. Il vincolo di parentela fino dall’eta` moderna si e` andato affievolendo, venendo a mancare quella solidarieta` interna che faceva della famiglia in senso allargato una comunita` di assistenza, difesa e rifugio, e anche di potere e d’aggressione, qual era nel Medioevo, man mano che prendevano campo le leggi e lo stato. Per cui la parentela, collegamento con 450
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Parente che non e` buono fuggilo come il tuono. Il parente che ti ha fatto qualche brutto scherzo o non ti mostra affetto, o peggio ha verso di te del malanimo, lascialo perdere, non lo cercare, stanne lontano. 454
455 Amici a scelta e parenti come vengono. Gli amici si scelgono e i parenti ce li da` il destino. 456 I buoni parenti sono i quattrini. Come insegna Cecco Angiolieri: ‘‘I buon parenti, dica chi dir vuole, / a chi ne puo` aver, sono i fiorini: / quei son fratei carnali e ver cugini, / e padre e madre, figliuoli e figliuole’’. Vedi anche Il danaro e` il migliore amico nell’avversita` [D 48]; Abbi fiorini e troverai cugini [F 972]. 457 Il parente piu ` prossimo e` l’erede. E` colui al quale vanno tutti i benefici e i vantaggi di chi muore. Si dice ironicamente in quanto legalmente e` cosı`: eredita il parente piu` vicino, ma bene o male e` anche quello piu` ‘‘amato’’.
Chi dice male dei parenti si sporca la faccia o si rompe i denti. Perche´ la gente attribuisce gli stessi difetti a quanti provengono dalla stessa famiglia. 458
459
Chi dice male dei parenti si sporca faccia e denti.
460
Chi dice male dei parenti dice male di se stesso.
pag 1180 - 04/07/2007
1117 Prima i denti e poi i parenti. Prima pensare a se stessi e poi provvedere quando e` possibile a parenti e ad altri. Vedi anche Il primo prossimo e` se stesso [P 2814]. 461
462 Il parente ti vuole santo, ma non ricco. Perche´ non vuole che tu sia piu` di lui: se sei morto e ti fanno santo, ne ricava onore, ma non gli dai piu` ombra, ma se sei piu` ricco di lui prova invidia e stizza.
Chi parenti non fotte Paradiso non gode. Chi non frega i parenti non ha veri vantaggi, come eredita` e altro. In particolare: e` di per se´ grande la soddisfazione di farla ad un parente. 463
PARENTELA f Vedi Vicinanza. Parentela terza parentela persa. Oltre il terzo grado la parentela e` poco sentita, vale solo per l’eredita` e puo` essere considerata di fatto come perduta. 464
465 L’arte e` parentela. Esercitare lo stesso mestiere, fare la stessa arte genera solidarieta`. La comunanza d’interessi rende vicini e disposti ad aiutarsi.
PARERE Parere e non essere e` come filare e non tessere. L’apparenza da` una magra soddisfazione: fa intravedere il piacere di essere quello che si sembra e lascia senza la sostanza, il concreto, come chi fila e non puo` avere ne´ tela, ne´ vestito. Vedi anche Tra il parere e l’essere ci sta quanto tra il cucire e il tessere [A 1054]; contrario: Val piu` il parere che l’essere [E 197]. 466
467 L’essere sta nel parere. In molte situazioni, e spesso l’illusione dura anche una vita intera, cio` che e` solo apparenza e` considerato equivalente alla verita`. Soprattutto nei rapporti umani, nella valutazione delle persone apparire puo` equivalere a essere. Vedi anche L’abito fa il monaco [A 60]; Vesti una fascina, pare una regina [V 634]; Vesti una colonna, pare una madonna [V 631]; Bella veste nasconde gran difetto [V 619]. 468 Di fuori pare e dentro non e`. Di qualsiasi cosa, persona, condizione, che e` soltanto apparenza.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
PARIGI
Parere a libro non si scrive. Cio` che sembra e` irrilevante. Si scrive a libro (cioe` si riporta scritto su un registro) cio` che e` degno di nota, che vale la pena ricordare e tramandare, non le cose secondarie. 469
PARIGI Parigi, a cominciare dalla fine del Seicento, con la corte di Re Sole e` divenuta una delle citta` piu` splendide per edifici, grandezza, magnificenza, vita brillante. Ha conservato nei secoli, anche con la decadenza nell’approssimarsi all’eta` contemporanea, il prestigio acquisito, che si e` fondato poi piu` sulla qualita` della vita e dei piaceri, sull’eleganza, sulla raffinatezza, sulla ricchezza e sull’arte. La citta` e` divenuta punto di riferimento dell’immaginario popolare come luogo d’arrivo di una vita ricca, raffinata, avventurosa e anche felice e appagata. Cosı` andare, partire per Parigi ha il senso di iniziare una vita splendida (o anche il gesto stupido di uno che si e` montato la testa). Tornare da Parigi, significa avere idee nuove, portare grandi eleganze, cultura raffinata (e anche credere d’essere chi sa chi, o aver fatto chi sa cosa). Ultimo modello di Parigi si dice di un abito particolarmente elegante (o ironicamente di una palandrana rattoppata). Noto lo scherzo infantile: – Vado a Parigi. – A far che? – A vedere i gatti bigi. 470 Parigi val bene una messa. Quando si dice che un sacrificio vale il vantaggio che ne deriva. Sono parole attribuite a Enrico IV di Francia, che le avrebbe pronunciate allorche´, nel 1593, abiuro` per ottenere la corona. Vedi anche, contrario, Il gioco non vale la candela [C 334].
Guardati da mattutini di Parigi e da vespri siciliani. Mattutino e vespro sono due ore canoniche nelle quali i monaci si riuniscono per recitare le preghiere in comune. Allude alla strage di san Bartolomeo (23/24 agosto 1572), che fu compiuta di notte e al mattino apparve nella sua orribile ferocia, e ai Vespri siciliani, che invece cominciarono la sera. Il detto vuol significare che sempre maledette sono le sommosse popolari, sia che vengano mosse dall’alto, come lo fu la Strage di san Bartolomeo, ispirata dalla corte, sia che vengano dal po471
pag 1181 - 04/07/2007
PARLAMENTO
polo come i Vespri Siciliani: in qualunque movimento di questo tipo coloro che pagano il prezzo piu` alto sono gli innocenti. Parigi e` il Paradiso delle donne, il purgatorio degli uomini e l’inferno dei cavalli. Si dice anche di Palermo e di diversi altri luoghi, vedi anche L’Inghilterra e` il Paradiso delle donne, il purgatorio degli uomini e l’inferno dei cavalli [I 260]. 472
Chi va asino a Parigi non ne torna cavallo. E` inutile andare dove c’e` dottrina e cultura per diventare dotto e sapiente: ciascuno conserva la propria natura, anche se ha buoni insegnamenti. Vedi anche L’asino che ando` a Roma torno` ragliando [M 486]; Chi bestia va a Roma, bestia ritorna [R 856]; Chi oca passa il mare oca ritorna [O 10]. La famosa universita` parigina della Sorbonne e` stata, fin dal Medioevo, uno degli atenei piu` importanti d’Europa. 473
474
1118
.
A Parigi non vendono cervelli.
Non tutti quelli che partono in carrozza vanno a Parigi. Non tutti quelli che si vedono in determinati atteggiamenti fanno quello che si pensa, o che ci viene in mente. Contro le facili illazioni che fanno i chiacchieroni e anche i maldicenti. Qui Parigi e` vista come luogo del desiderio, me`ta delle persone di mondo, ricche, di successo. 475
di danari personalmente e aggiungere a questi gli aiuti di altre persone ricche o potenti (foraggiamento). PARLARE f Vedi Ascoltare, Dire, Parola, Silenzio, Tacere. 478 Parlare e` arte leggera. Tutti lo sanno fare, a proposito o a sproposito, e non costa molta fatica (e` leggera). Le parole non impegnano, si possono smentire e ritirare a piacimento. Vedi anche Parlare e` piu` facile che tacere [P 478].
A chi parla poco basta la meta` del cervello. La piu` grande tentazione e` quella di parlare troppo e i peggiori guai si procurano con la lingua troppo lunga. La ricetta sarebbe dunque ascoltare molto e parlare poco, ma gli uomini di solito fanno tutto il contrario. Vedi anche Chi sa tacere all’occasione guadagna piu` che a parlare [T 51]; Assai sa chi sa, ma piu` sa chi tacer sa [T 48]; La parola migliore e` quella che non fu mai detta [T 52]. 479
480 Parlare senza motivo e` doppia pazzia. In qualsiasi occasione, a meno che non sia proprio necessario, e` sempre meglio tenere la lingua a freno. Quindi parlare quando non e` nemmeno necessario e` doppiamente sbagliato, e` inutile e facilmente porta del male a chi lo fa.
Quando si e` parlato si e` sempre sbagliato. Dopo aver parlato ci si accorge che sarebbe stato meglio aver taciuto. Una volta dato il via alle parole si dice anche quello che non si vorrebbe dire Vedi anche Chi tace omette, ma non sbaglia [T 23]. 481
PARLAMENTO Chi dice parlamento dice guastamento. ‘‘Antico proverbio fiorentino dei tempi della Repubblica: fare parlamento allora significava chiamare il popolo in piazza, il che ogni volta portava seco qualche mutazione nello Stato, ed era ogni volta cagione di scandali’’ (Giusti). Vedi Gente raccolta, gente stolta [G 422]. Usato spesso nella polemica politica dai conservatori del passato. L’abate Casti (Gli animali parlanti, 1848, 1.21) scrive: ‘‘Repubblica e disordine e` sinonimo’’. Ancora nel linguaggio comune far repubblica equivale a far confusione. 476
Senza quattrini e foraggiamento il buonuomo non entra in parlamento. Le qualita` morali da sole non bastano a chi vuol fare la carriera politica: bisogna disporre 477
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Quando si e` parlato quasi sempre si e` sbagliato. Appena piu` ottimista del precedente. 482
Meno si parla, meno si sbaglia. Vedi anche Chi favella erra [E 134]. 483
484
Chi piu` parla piu` falla.
485
Molto parlare e` molto errare.
486
Chi assai ciarla spesso falla.
pag 1182 - 04/07/2007
1119 487
Meno si dice e meglio si sta.
Parlare e` bene, tacere e` meglio. Vedi anche Chi sempre tace gode la vita in pace [T 25]. 488
Chi parla (di) rado e` tenuto a grado. E` benvoluto e considerato e le sue parole hanno un valore e un peso. Grado nel senso di ‘‘gradimento, piacere’’ e` desueto: si usa correntemente solo nelle locuzioni di buon grado e mio (tuo, suo ecc.) malgrado, mentre la locuzione a grado presente nel proverbio suona antica. 489
Parla poco e ascolta assai e giammai non fallirai. Vedi anche Ascolta molto e parla poco [A 1337]; Vai in piazza, vedi e odi, torna a casa, bevi e godi [G 925]. 490
Cassa vuota sempre aperta, cassa piena sempre chiusa. Per analogia. L’uomo che ha del buon cervello nella testa (cassa piena) di solito tace, mentre chi non ha nulla nella zucca (cassa vuota) parla sempre a proposito e a sproposito. Le casse vuote si lasciano aperte facilmente non temendo alcun furto. 491
492 La botte piena non canta. Per analogia. La botte dove c’e` il vino, se battuta non emette suono ampio e profondo come quella vuota. Vedi anche contrario Son le botti vuote quelle che cantano [B 784]. 493 La botte a suonare e l’uomo al parlare. Da queste azioni si conosce cosa valgono la botte, che se suona molto e` vuota, e l’uomo, che se parla molto ha la testa vuota. Semplicemente: da quello che uno dice si capisce che cervello ha. 494 Tutti parlano ma pochi ragionano. Tutti dicono la loro, ma raramente si sente un discorso sensato, una cosa ben pensata. 495
Quelli che parlano sempre non hanno mai nulla da dire.
496 Chi tutto dice niente sa. Chi parla, interviene sempre dicendo quello che gli viene in mente e quello che sa di solito non sa nulla e non ha altra idea di quelle di mettersi in mostra e fare vedere che c’e` anche lui. 497
L’asino si conosce alle orecchie e il matto dal molto parlare.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
PARLARE
L’asino e` animale caratterizzato dalle orecchie lunghe e lo sciocco dai tanti discorsi a sproposito che fa. Parlar molto e parlar bene mai si trovano assieme. Chi parla molto di solito rifrigge sempre le stesse misere idee. 498
499
Chi parla molto dice poco.
500
Chi poco sa presto parla.
501
Chi non sa nulla non puo` tacere.
502
Chi non sa l’arte da` consigli.
Meglio lavorare con chi non paga che parlare con chi non ascolta. Il lavoro puo` dare una soddisfazione nel farlo e nel portarlo a compimento a prescindere dal compenso che ne deriva; parlare al vento, a uno che non presta orecchio e` frustrante e fa andare in bestia. 503
Parlare a proposito e` piu` facile che tacere a proposito. E` piu` facile colpire nel segno intervenendo a parlare su un tema, entrare nel vivo dell’argomento, che capire quando e` il momento di non parlare, cos’e` quello che non bisogna dire. La smania di parlare tormenta i piu`; mentre non sono rari coloro che sanno parlare dicendo cose giuste su un argomento, sono rarissimi quelli che sanno astenersi dal dire cose che sono da tacere, ovvero tacere del tutto quando e` il caso di farlo. 504
Parlare poco e tacere a tempo e` arte che pochi conoscono. L’uomo e` piu` portato a parlare che a tacere, eppure tacendo si evitano infiniti inconvenienti. Qui si raccomanda almeno di tacere a tempo: capire quando e` il caso di smettere di parlare, come si dice: mordersi la lingua. 505
506 A chi troppo parla gli si secca la lingua. Si diceva una volta che ai calunniatori la giustizia celeste mandasse come punizione la lingua secca, con l’impossibilita` di parlare. Tale minaccia si ripete a chi parla in continuazione, o esagera nel dir male di una persona, riferendosi in particolare a chi dice male, mormora, fa pettegolezzi. 507 Parlare molto mette sete. Modo per indicare a chi parla a lungo che sta stufando. 508
L’arte di parlare e` parlare a tempo.
pag 1183 - 04/07/2007
PARLARE
Non consiste cioe` nel sopraffare gli altri con la forza della voce, ne´ nel parlare molto e spesso o piu` degli altri, ma nel cogliere il giusto momento con le parole appropriate. Ognuno parla il suo latino. Ciascuno parla alla sua maniera, intende le cose a suo modo, vede quello che gli fa comodo e non vede quello di cui gli altri hanno bisogno. Latino nell’accezione arcaica e letteraria di ‘‘lingua, linguaggio’’. Vedi anche Il Piovano Arlotto sapeva leggere solo nel suo libro [A 1222]. 509
510
1120
.
Ognuno parla la sua lingua.
511 Parla con tutti per saper di tutti. Bisogna accettare la conversazione con tutti in modo da sapere quello che accade, che si dice in giro, quello che si pensa per regolarsi nei propri comportamenti. Vedi anche Ad ascoltare non si sbaglia mai [A 1342].
Si parla piu` per voglia che per ragione. Lo stimolo a parlare viene piu` per proprio piacere, per una necessita` inconscia di comunicare, per un irragionevole desiderio, che per una logica e reale opportunita`, per la volonta` di chiarire le cose, risolvere dei problemi, prendere accordi. 512
Cosı` e` stato e cosı` e`: io parlo degli altri e gli altri di me. E` una sorta di legge quella per cui si prova piacere a parlare delle faccende altrui, ben sapendo che gli altri fanno lo stesso con noi. Il gioco vale la candela. 513
Chi troppo parla a pochi da` consiglio. Chi parla molto dice tante cose e tali per cui il suo pensiero diviene generico, contraddittorio e contrastante, e le sue indicazioni possono andare bene a tutti e non servono a nessuno. 514
Tanto se ne parla che alla fine succede. Talvolta parlare troppo di una cosa da` la spinta a qualcuno per farla; parlando di delitti, reati, vendette si da` l’idea, l’occasione, la spinta a farli proprio a chi non ci avrebbe mai pensato. Cosı` oggi avviene spesso con i media. 515
A questo mondo c’e` chi parla e chi fa. Nella vita c’e` chi pensa a fare, e di solito parla poco, e chi, non avendo capacita`, voglia, determinazione per fare, compensa l’inerzia o l’impotenza con le parole. Vedi anche Tra il dire e il fare c’e` di mezzo il mare [F 263]; Qui e` Rodi e qui salta [S 147]; Grandi eroi e grandi 516
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
cacciatori vengono sempre di lontano [E 124]; Quello che cacciava leoni a parole fuggiva i topi nei fatti [S 149]. 517 Poco parlare e bene operare. Vedi anche Fatti (e) non parole [F 400].
Di notte parla piano, di giorno guardati intorno. Parlando, in qualunque luogo, si corre il rischio di essere ascoltati, che ci sia qualcuno non visto che senta tutto. Vedi anche I muri hanno orecchi [M 2250]. 518
Parlar senza pensare e` tirar senza mirare. Parlare avventatamente e` come sparare alla cieca, senza sapere chi si andra` a colpire, con la possibilita` di far del male anche agli amici. 519
520
Chi vuol ben parlare deve prima ben pensare.
521
Pensa oggi e parla domani.
522
Bisogna riflettere molto e parlar poco.
Chi parla in faccia conta gli amici. La verita` cruda, soprattutto quando e` inutile o non richiesta, e` rischiosa da dire a chi non vuole farsela dire. Chi dice tutto quello che pensa davanti agli interessati vede subito quanti sono disposti a rimanergli amici nonostante vengano trattati male. 523
524
Chi parla davanti e` sincero, ma non e` amato.
Chi parla chiaro davanti e` amato solo da Dio e dai Santi. Ma non da coloro che l’ascoltano. 525
526 Chi parla forte e` servito subito. Chi grida, si fa intendere, chiama ad alta voce, fa la figura del maleducato, ma ottiene subito quello che vuole. 527 Parlando ci s’intende (meglio). Molte volte le incomprensioni crescono sul silenzio, piu` su quello che si ipotizza che non su dati reali, e nessuno si decide a verificarli con le parole. Parlando francamente si trova presto l’accordo. 528 Buon parlare porta a buon luogo. Spiegare, chiarire, chiedere, precisare indirizza sulla via giusta, porta a buon fine, come chi cerca un albergo, una trattoria, informandosi accuratamente, trova il posto migliore. Vedi anche Domandando si va a Roma [D 723]. 529
Parlando se ne sente tante.
pag 1184 - 04/07/2007
1121 Chi conversa con facilita` stimola gli altri a fare altrettanto e di conseguenza sa molte cose strane, segrete, curiose. 530 Pensa come saggio e parla come tutti. Tieni per te la saggezza, usala nel comportamento, ma uniformati nei discorsi, nei giudizi a quello che si dice comunemente, in modo da evitare incomprensioni, attriti, urti e polemiche che non ti giovano. Consiglio spregiudicato di conformismo, non sbagliato, purtroppo, e seguito da tanti, anche senza pensare da saggi. 531 Chi parla da solo parla con un pazzo. Normalmente sono i pazzi che parlano da soli: se uno parla da solo e` pazzo, quindi e` un pazzo che parla con un pazzo.
Parlare e` come grattare: piu` gratti e piu` ti rode, piu` dici e piu` diresti. Quando uno comincia a parlare non sa piu` tenere a freno la lingua. Vedi Il discorrere fa discorrere [D 575]; Una parola tira l’altra [P 536]. 532
Le parole son ciliegie dietro una ne van dieci. Per analogia. Quando si comincia a parlare il gusto della confidenza, della rivelazione, del chiacchiericcio porta ad aprirsi sempre piu`, a dire anche quello che poi ci si pente d’avere detto o confessato. 533
Chi parla sempre dello stesso fatto sa d’ubriaco o sa di matto. Ci sono persone che si fissano nel ripetere e raccontare sempre la stessa cosa, gli stessi discorsi: e` il sintomo di uno squilibrio mentale, di una monomania. 534
Non parlare per primo e rispondi per ultimo. Nelle conversazioni non affrontare mai le questioni per primo, poiche´ ti fai la fama di essere polemico, e rispondi quando tutti hanno parlato: per educazione, riguardo e col vantaggio di parlare quando conosci le opinioni di tutti. 535
PAROLA f Vedi Dire, Fatto, Parlare, Pensare, Pensiero. 536 Una parola tira l’altra. Si dice sia nel senso che, col parlare uno finisce col dire anche quello che non vor-
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
PAROLA
rebbe, sia nel senso che quando ci si mette a chiacchierare ci si dilunga fino a tardi. Vedi anche Le parole son ciliegie dietro una ne van dieci [P 533] ; Il discorrere fa discorrere [D 575]. 537 Le parole vanno e vengono. Possono essere smentite, cambiate; hanno poca forza, poco valore, mentre i fatti restano quello che sono e non si cambiano.
Le parole son femmine e i fatti son maschi. Girolamo Gigli (1660-1722), letterato, spirito estroso e arguto che per le sue satire si attiro` numerosi odi, racconta un fatto che ancora corre nella tradizione orale insieme al detto a questo legato. Narra nel Diario sanese (II, 26 settembre), che Clemente VII, tornando da Marsiglia dove aveva incontrato il re di Francia, chiese ai senesi di poter albergare al Castelluccio, un castello fortificato della Val d’Orcia, possesso dell’Ospedale di Siena. Giunto pero` presso il castello il granciere (cioe` il fattore della grangia, la comunita` agraria autonoma) non volle aprirgli, per paura che la fortezza venisse occupata. Il papa dovette andare con incomodo a Montepulciano e anche gli ambasciatori di Siena, andati al Castelluccio per punire il castellano, ebbero la stessa insolente risposta. Gli ambasciatori si recarono a portare le piu` umili scuse al pontefice, ma questi rispose: ‘‘Le parole son femmine e i fatti son maschi’’. Il viaggio di Clemente VII in Francia ebbe inizio il 9 settembre 1533 e si concluse col ritorno a Roma il 10 dicembre dello stesso anno. 538
539
I fatti son frutti e le parole son foglie.
540
Le parole non son fatti.
541 Le parole restano parole. Vedi anche Dove son necessari i fatti non bastano le parole [F 404]. 542
Le parole son leggere e vanno col vento.
Verba volant, scripta manent ‘‘Le parole volano, gli scritti rimangono’’. Motto latino medievale tuttora notissimo. Si usa in ogni situazione si voglia significare che le cose dette hanno poco valore, soprattutto per due ragioni: non possono costituire documento, prova certa, soprattutto per costruire un’accusa, un titolo o qualunque cosa che abbia valore legale; possono essere facilmente smentite, travisate, malintese o dimenticate e quindi hanno solo il valore che uno gli 543
pag 1185 - 04/07/2007
PAROLA
vuol dare, soprattutto per quanto riguarda promesse, assicurazioni, garanzie, certificazioni. Cosa diversa e` il testo scritto che risulta piu` certo, affidabile e per molti aspetti indiscutibile. Vedi anche La memoria si perde e la scrittura resta [M 1204]; Carta canta e villan dorme [C 844]. 544 Le parole non son sassate. Per le parole non bisogna adirarsi troppo, non si arrivare a questioni e risse, non essondo cose che infliggono ferite: alle parole si risponde con le parole. 545
Le parole non fanno lividi.
546
Le parole non rompon la testa.
Troia o vacca, la parola non ammacca. Di qualunque ingiuria si tratti, anche la peggiore, come questi due epiteti lo sono per una donna, le parole non feriscono materialmente. 547
548 Le parole lasciano ferite come le spade. Contrario dei precedenti. Le parole possono ferire profondamente l’animo, ledere l’onore, umiliare la dignita` di una persona. Vedi anche Ne uccide piu` la lingua che la spada [L 699]. 549
1122
.
Le parole fanno piu` male delle bastonate.
Parola riportata fa piu` male d’una coltellata. Perche´ e` stata detta alle spalle e spesso viene interpretata nel significato peggiore. 550
Come l’asino lascia andar peti lo scemo fa parole. Lo stupido parla con la naturalezza con la quale un animale fa le sue funzioni corporali, senza rendersi conto di quello che dice, dicendo cose che equivalgono a sconcezze. 551
Parole, parole, parole! E` la perentoria contestazione di tutte quelle che sono promesse, consolazioni, speranze, complimenti, detti da amici, parenti, coniugi, ecc. Frase di Amleto nell’omonima tragedia di Shakespeare (atto II, scena II). Oggi il riferimento piu` frequente e` alla canzone Parole parole parole, che ha avuto vasta diffusione nel passato prossimo. Il significato e` pressappoco lo stesso. La canzone e` del 1972, di Chiosso, Del Re, Fierrio, interpretata da Mina e da Alberto Lupo, poi da tanti altri: ‘‘Caramelle non ne voglio piu` / le rose e i 552
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
violini questa sera / raccontali a un’altra. / Parole, parole, parole / parole, parole, parole, / soltanto parole, parole fra noi’’. A volte una parola e` poco e due son troppe. E` difficile trovare la giusta misura per far capire una cosa a una persona, soprattutto se si tratta di un argomento spiacevole, per cui si pecca o in eccesso o in difetto. 553
Con una buona parola si compra un cuore. Una parola di gentilezza, di comprensione, d’indulgenza o di simpatia, detta al momento opportuno, puo` conquistare l’affetto di una persona, rompere una diffidenza, iniziare un’amicizia. 554
Con una buona parola si compra una piazza. 556 A parole matte orecchie sorde. Quando le parole vengono dalla bocca di un pazzo la cosa migliore e` far conto di non sentirle, non dare ascolto e, soprattutto, non rispondere. Vedi anche A discorsi di stolto orecchi sordi [D 582]; A consiglio di matti campana di legno [M 1022]. 555
A parole lorde orecchie sorde. Quando il discorso si fa turpe, disonesto o indecoroso, la cosa migliore e` non ascoltarlo: la volgarita` contamina comunque la si avvicini. 557
Le funi legano i buoi e le parole gli uomini. I legami materiali vincolano gli animali, gli uomini invece fissano la loro volonta` con le parole: affermazioni, promesse, giuramenti. Vedi anche Gli uomini si legano per la lingua [le parole] e i buoi per le corna [L 747]. 558
Gli uomini si prendono per la parola e i cervi per le corna. 560 I cavalli per la briglia e gli uomini con le parole. 561 Le parole disoneste vanno in giro come la peste. I cattivi discorsi si diffondono con rapidita` e provocando danni come un’epidemia. 559
Parole d’angioletto, unghie di diavoletto. Quando si sente parlare una persona con parole troppo dolci e mielate ci si deve aspettare che abbia intenzioni o aggressivita` segrete. 562
pag 1186 - 04/07/2007
1123 563 Belle parole sono mezzo affare. Saper parlare e` il segreto per convincere e per combinare gli affari. 564 Parola mal detta non si ripete. La parola che e` scivolata involontariamente, che e` scappata di bocca, se non e` stata capita dalla persona alla quale era rivolta, si ha il diritto di non ripeterla, per non creare un danno o una pena inutile. E` una norma del diritto consuetudinario non scritto.
Buone parole e tristi fatti ingannano savi e matti. Dell’ipocrisia sono vittime tanto gl’ingenui, i poco intelligenti quanto gli avveduti. 565
566 Le parole non pagano il dazio. Con le parole si possono fare i piu` bei progetti, le piu` belle promesse, le piu` feroci minacce senza spendere un soldo, senza spostare un sasso. 567
Le parole non pagan gabella.
568
Le parole pigliano poco posto.
Chi non ha parola non ha onore. Nel senso di dare e mantenere la parola. Chi manca alla propria parola non ha dignita`. 569
Le parole fanno il mercato e i quattrini pagano. L’acquisto non c’e` finche´ non compaiono i soldi. Le parole stabiliscono i termini dell’accordo, ma solamente quando passa il denaro avviene lo scambio. 570
Pezze e parole si mettono dove ci vogliono. Le toppe e i discorsi servono a riparare quello che e` rotto, compromesso. Come la toppa impedisce che il buco diventi piu` grande e lo copre, cosı` la parola rimedia un malinteso, un dissenso, un litigio, riportando l’accordo, l’armonia. 571
Una buona parola spegne il fuoco piu` che un mastello d’acqua. Una parola detta al momento giusto, con garbo e gentilezza attenua ed elimina l’ira piu` di un atto di forza. 572
573
Le buone parole spianano le montagne.
Colle parole si fa solo l’acqua santa. Con i discorsi si fanno cose grandi, ma irrilevanti dal punto di vista materiale, non si cambia la natura delle cose. L’acqua santa ha un valore devozionale, ma acqua rimane. 574
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
PAROLA
Le parole convincono, gli esempi spingono. I ragionamenti e le esortazioni possono avere la forza per convincere, portare la mente altrui a credere in una cosa, ma quello che muove e determina il cambiamento della vita, del comportamento, la conversione e` l’esempio: vedere chi predica vivere secondo i principi che sostiene, compiere le azioni che raccomanda. Vedi anche Verba docent [movent], exempla trahunt [E 162]. 575
La parola muove, l’esempio trascina. Piu` muovono gli esempi che le parole. 578 La pancia non si riempie di belle parole. I buoni e bei discorsi non procurano nessun risultato di ordine concreto. Cento lodi, tanti propositi, progetti, intenzioni non procurano di che vivere. 576 577
Con le parole non si calma la fame. Chi s’ingravida di parole non partorisce mai. Vedi anche Abbaio abbaio, di vento empio lo staio [A 11]. 579 580
581 Chi vuol far fatti non dica parole. La persona positiva, che vuole fare realmente le cose, parli poco, dica solo quello che serve e non si perda in chiacchiere, progetti, astrazioni. Chi fa questo in genere conclude poco o nulla. Vedi anche Chi fare fatti vuole suol far poche parole [F 402].
Chi troppo dice niente fa. 583 Molte parole, pochi fatti. Vedi anche Un bel gioco e` far fatti e parlar poco [F 409]. 582
584 Chi meno val di piu ` parole abbonda. A parlare di piu` e` spesso l’inetto. Vedi anche, un po’ diverso, Lingua lunga, corta mano [L 737]. 585 Le buone parole non costano nulla. Discorsi di apprezzamento, di consolazione, di lode e di adulazione si possono fare in abbondanza e senza spesa. Invito a spendere una buona parola per chi soffre, e` sfortunato, ha fatto qualcosa di buono, perche´ il gesto aiuta e non costa nulla. Anche: con poco ci si conquista la benevolenza altrui. Ci puo` essere, ovviamente, anche un uso malevolo: si aiuta solo a parole, perche´ non si vuol fare niente di piu` impegnativo e costoso.
pag 1187 - 04/07/2007
PARROCO
Acquarello e parole se ne fa quanto si vuole. Toscano. Parlare e` semplice, ma non porta a nulla. L’acquarello (vedi la voce) viene dalla rifermentazione che si faceva fare alle vinacce, aggiungendo acqua: si otteneva una sorta di vino annacquato detto anche acquato o mezzone, che serviva fino a primavera. Talvolta si ripeteva l’operazione ottenendo una bevanda insipida. 586
Ogni parola vuol risposta. A ogni cosa che ci viene detta e` cortesia rispondere; ma anche: non bisogna lasciare che gli altri dicano tutto cio` che vogliono; bisogna ribattere le insinuazioni e le accuse. Vedi anche Domandare e` lecito, rispondere e` cortesia [D 720]. Contrario: 587
588 Non ogni parola merita risposta. Non tuttii discorsi devono essere presi in considerazione, come ad esempio quelli degli sciocchi o di chi cerca di seminare discordia. 589
1124
.
Parola sciocca non merita risposta.
cio` che si dice d’altri: il confine tra informazione e maldicenza e` definito anche da chi ascolta. Vedi anche La mala lingua cerca cattive orecchie [L 713]. La parola non e` ben detta se non e` ben presa. Vedi anche in relazione a chi parla: Non e` mal detto quel che non e` mal pensato [P 1150]. 596
597 Le parole non hanno manico. Cioe` non hanno il verso giusto per il quale devono essere prese, quindi non significano una cosa sola, non possono essere intese in un sol modo, ma valgono per quello che uno le valuta; anche una lode puo` suonare come offesa. 598 Non e` detta l’ultima parola. Estremamente diffuso per commentare una questione che si ritiene non decisa definitivamente: rimane ancora margine di possibilita`, di tempo per cambiare una situazione. Vedi anche Le palle non sono ancora ferme [P 199]; Il sole e` sulle mura [L 834].
Di parole e` pieno il mercato. Abbondano, se ne dicono tante, ma solo alcune sono quelle che contano; come al mercato si chiedono prezzi, si vanta la merce, ma poi solo pochi discorsi arrivano a una conclusione.
Le parole sono fatte per nascondere i pensieri. Si capovolge la funzione della favella. Molti letterati e pensatori hanno espresso in forme diverse lo stesso concetto.
591 A belle parole guarda la bocca. Quando ascolti parole di lode, senti enunciare grandi principi, prima di dar loro credito, guarda la bocca da cui vengono, l’espressione di chi le pronuncia.
PARROCO f Vedi anche Prete.
590
592 Parole, poche e buone. Invito ad esprimersi in parole chiare, sicure ed esprimendo senza ambiguita` cosa si vuole, dove si vuole arrivare. Bisogna dire il necessario e le cose come stanno.
599
600 Uno ama il parroco e un altro la serva. A uno piace una cosa a uno un’altra. Ironico: a chi piacciono i valori spirituali, a chi quelli materiali. Vedi anche Tutti i gusti son gusti [G 1357].
Bisogna usare le parole come il danaro. Spenderne il meno possibile, esserne parsimoniosi e fare attenzione a quello che si lascia scivolar via.
Il parroco coltiva la santa vigna e il dottore il campo santo. Ironico: il prete e il dottore sono coltivatori. Il parroco esercita la sua attivita` sulle anime, quella che si chiama ‘‘la vigna del Signore’’ secondo la parabola evangelica dei vignaioli; il medico invece ‘‘si occupa’’ del cimitero, dove vanno a finire troppi dei suoi assistiti.
La parola non e` mal detta se non e` mal presa. Tra l’intenzione con cui si dice una parola e l’animo col quale la si riceve puo` esserci un’enorme differenza che rovescia completamente il significato del termine. Cosı` anche di
L’eredita` del parroco: libri da messa, candele e figlioli. Il parroco lascia spesso ben poco in eredita`, facendo vita buona, ma non ricca, soprattutto se ha da mantenere qualche frutto di amori segreti, un tempo non infrequenti.
593
Poche parole bastano al savio.
594
595
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
601
602
pag 1188 - 04/07/2007
1125 PARRUCCA Della capigliatura posticcia usata per camuffarsi, recitare, nascondere la calvizie o accrescere l’avvenenza si ha notizia fino dalle piu` antiche tombe egizie. Usata soprattutto nelle zone elevate della societa`, ebbe varia fortuna, finche´ tocco` il culmine della sua diffusione e della varieta` di fogge nel secolo e alla corte del Re Sole. Fece regolarmente parte dell’abbigliamento delle persone di riguardo fino alla Rivoluzione francese e nel primo Ottocento scomparve, restando solo in teatro, usata a Carnevale o da chi si vuol camuffare. Oggi l’abbiamo la versione del toupet e del parrucchino. 603 Grande parrucca, piccolo cervello. Grande prosopopea, messa in scena, sussiego, sono indici di pochezza di valore umano e d’ingegno. Risale al tempo nel quale si portavano le parrucche, poi usato in senso figurato. Vedi anche Bella testa e` spesso senza cervello [B 318].
PARTE1 Nel senso di ‘‘porzione, quota’’. La parte del compagno pare sempre la piu` grossa. Quello che per divisione, sorteggio, assegnazione tocca agli altri sembra sempre migliore. Vedi anche La moglie degli altri e` sempre piu` bella [M 1638]; L’erba del vicino e` sempre piu` verde [V 702]. 604
La parte del coglione si mangia sempre per prima. Quando si mettono provviste o altre cose (anche soldi) insieme, al momento che si decide quale consumare per prima si finisce sempre per prendere quella della persona piu` ingenua e sprovveduta: i furbi poi trovano il modo di riprendersi la roba loro, dopo aver usato quella degli sciocchi. Raccomandazione rivolta a chi fa societa` con eccessiva leggerezza. 605
PARTE2 Nel senso di ‘‘parte in giudizio’’. Non giudicar per legge ne´ per carte se non ascolti l’una e l’altra parte. Dovendo giudicare, non si puo` assolutamente farlo su quanto afferma una sola delle parti in 606
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
PARTIRE
causa. Questo nel giudizio del tribunale, come in qualsiasi situazione. Vedi anche Bisogna sentire le due campane [C 267]. 607 Odi l’altra parte e credi poco. Per capire chi ha ragione ascolta le due parti e presta limitata fede a tutte e due. 608 Non si puo` essere giudice e parte. Chi giudica non puo` avere interesse alla questione sulla quale deve decidere.
La parte e` il primo avvocato di se stessa. La parte che e` in giudizio e` il difensore fondamentale del proprio diritto. 609
PARTECIPARE 610 L’importante e` partecipare. Si dice per attenuare l’eccessivo spirito agonistico o di emulazione che compromette la buona armonia di un incontro, di una gara, di un gioco, sottolineando che e` la partecipazione e il divertimento, o altro, che qualifica e si cerca, non la vittoria. Detto anche ironicamente a chi perde o non ha speranza di vincere. Motto, di uso anche proverbiale, che riassume lo spirito dei giochi olimpici, secondo il loro principale promotore, Pierre De Coubertin (1863-1937), che si adopro` per l’istituzione delle olimpiadi moderne, la prima edizione delle quali ebbe luogo ad Atene inaugurandosi il 25 marzo 1896.
PARTINICO Paese in provincia di Palermo, ai margini della piana che s’affaccia sul golfo. Partinico buon paese: vino buono e poche spese. Siciliano. Partinico e` particolarmente ricordato per l’eccellenza dei vini e anche per la merce a buon mercato. 611
PARTIRE f Vedi Viaggiare. 612 Partire e` come [un po’] morire. Andarsene da un luogo dove si e` vissuto significa perdere una parte della vita, per la sofferenza di lasciare le cose amate, ma anche perche´ chi parte e` come se non esistesse piu` per chi rimane e viceversa. 613
Chi parte presto si dimentica.
pag 1189 - 04/07/2007
PARTITA
1126
.
Chi va via, in breve tempo viene dimenticato e presto e` come se non fosse mai esistito. Chi parte e torna ha fatto un buon viaggio. Comunque sia, qualunque cosa abbia fatto, colui che ritorna ha compiuto un viaggio fortunato. Si capisce il proverbio soprattutto pensando al fatto che un tempo il viaggiare comportava gravissimi pericoli. 614
Chi matto parte, savio non torna. Chi va anche lontano e partendo non ha cervello, non e` che quando ritorna lo abbia trovato. Vedi anche Chi oca passa il mare oca ritorna [O 10]; L’asino che ando` a Roma torno` ragliando [M 486]; Chi matto manda, matto aspetti [M 1043]; Chi bestia va a Roma bestia ritorna [R 856]. 615
piu`, ma fanno presto a dimenticarsene. Scordone, da ‘‘scordare’’, e` nella lingua il sostantivo, raro e desueto, col quale si indica colui che dimentica, scorda facilmente quello che invece dovrebbe ricordare. Qui viene usato come aggettivo, nel senso passivo, per indicare quello che viene dimenticato facilmente. In questo senso pare che sia usato solo in questo proverbio, che e` molto noto. Il Tommaseo – Bellini ignora il termine e Battaglia (GDLI, alla voce) registra solo il primo significato. Vedi anche Faccenda fatta, fatica dimenticata [F 31]; Passata la doglia, tornata la voglia [D 672]. 621 Dolori di parto, dolori di gomito. Il dolore per un colpo al gomito, per quanto acutissimo, dura poco. Vedi anche Dolore di gomito viene e va [G 948].
Ogni parto e` il primo parto. Il parto un tempo era molto pericoloso per la donna e l’esperienza non serviva granche´, per cui c’era la stessa paura per gli altri come per il primo. 622
PARTITA 616 Partita regalata non fu mai vinta. Nessuno puo` vantarsi di aver vinto una partita nella quale gli e` stata facilitata la vittoria, fu fatto intenzionalmente vincere o dato come vincitore senza giocare.
Chi non ha buone carte cerca di mandare la partita a monte. Chi parte sfavorito cerca di confondere le cose in modo che si ridefiniscano le regole, i ruoli. Chi al momento del gioco si accorge di avere carte cattive cerca di fare in modo che la mano venga disdetta e siano ridate le carte. 617
PARTITO Preso il partito, cessato l’affanno. Quando una decisione e` finalmente presa, e` eliminata l’incertezza, l’angoscia provenienti dal dubbio. 618
Il peggior partito e` quello di non averne nessuno. Qui partito vale ‘‘parte’’. Chi non ha un gruppo, una confraternita, un raggruppamento politico o di altro tipo, si trova ad avere tutti nemici e non essere aiutato da nessuno. 619
PARTO I dolori del parto sono dolori scordoni. Sono detti cosı` i dolori del parto in quanto le donne maledicono cio` che ha prodotto quell’inconveniente, giurando che non lo faranno 620
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Dopo il parto giorni sette ritorno` come la stette. Sette giorni dopo il parto i tessuti della donna ritornano nella forma consueta. 623
624
Dopo tre giorni e una mattina la fica torna piccolina.
Dopo i parti si riprendono le arti. Dopo il parto la donna riprende l’attivita` normale della sua vita e le varie funzioni che le competono. E` necessario riferirsi alla realta` passata, in cui la donna svolgeva anche lavori gravosi in campagna, da cui durante la gravidanza era esentata, ma soprattutto alle attivita` piu` femminili della filatura, della tessitura, del ricamo (arti) e a quelle dalle quali doveva astenersi per la sua presunta impurita`, come la panificazione, la preparazione delle conserve e simili. Da tale stato usciva un certo tempo dopo il parto quando, benedetta dal sacerdote, tornava in santo e rientrava in chiesa. Il proverbio ha anche un’allusivita` maliziosa ad altre arti che e` facile capire. 625
Donna di parto quaranta dı` la fossa aperta. La donna che aveva partorito era un tempo in grave pericolo di vita a causa delle frequenti febbri puerperali. 626
pag 1190 - 04/07/2007
1127 PARTORIENTE Lascia la casa ardente e corri dalla partoriente. Quando c’e` una donna che partorisce non ci sono cose piu` importanti che possano trattenere dal correrle in aiuto, fosse anche la casa che brucia. Allude anche al fatto che spesso il parto avviene rapidamente. 627
PARTORIRE f Vedi Montagna. O partorire o morire. Si dice alla donne per indicare che per uscire dalla gravidanza non ci sono altre alternative. 628
.
PASQUA
Di marzo ai ventidue vien la Pasqua piu` bassa d’aprile ai venticinque ci arriva e mai li passa. G. L. Iprimi (Frammenti rimasti della tempimensura popolaresca reggiana, Libreria Nironi & Prandi, Reggio Emilia 1940, p. 27) indica le caratteristiche della Pasqua alta e bassa: ‘‘...e` popolarissima la distinzione, in ragion della data della Pasqua in bassa (fino al 31 marzo); media, entro la prima meta` d’aprile (centrale essendo quella che cade l’8 d’aprile); e alta se cade oltre tale termine (dal 16 al 25 aprile)...’’. Vedi anche Quando Marcus Pasqua dabit totus mundus conquassabit [M 663]. 632
Non si vede la Pasqua ne´ dopo san Marco ne´ prima di san Benedetto. La Pasqua non puo` cadere ne´ prima di san Benedetto (vedi la voce) che un tempo cadeva il 21 di marzo, ne´ dopo san Marco, 25 aprile. Cio` accade per l’oscillazione del pleniluinio di primavera e il relativo regolarsi delle settimane. 633
629
Chi fugge deve partire, chi e` pregna deve partorire.
630
Morire, partorire e cacare hanno solo una strada per passare.
PASQUA La Pasqua e` la principale festa mobile, ossia che segue il ciclo lunare e non quello solare. Celebra la Resurrezione di Cristo e cade la domenica dopo il plenilunio di primavera. Per la determinazione della data in cui cade la Pasqua, vedi Non c’e` sabato santo al mondo che il cerchio della luna non sia tondo [S 7]; Non c’e` Carnevale senza luna di febbraio [C 786]. Per il significato di alta e bassa, vedi qui sotto Di marzo ai ventidue vien la Pasqua piu` bassa d’aprile ai venticinque ci arriva e mai li passa [P 632]. Si usa chiamare Pasque anche le feste dell’anno particolarmente solenni: Pasqua di Nativita` o di Ceppo, Pasqua Epifania, Pasqua di Resurrezione o d’uova, Pasqua di Fiori (la Domenica delle Palme detta anche Pasqua fiorita o Pascha competentium), Pasqua di Rose o Pasqua di Maggio (Pentecoste), Pasqua chiusa (I domenica dopo la Pasqua di Resurrezione). f Vedi Natale, Quaresima. Alta o bassa e` freddo fino a Pasqua. Spiega il Giusti: ‘‘E poiche´ sembrano le stagioni osservare certa legge che ha ragione composta nell’anno lunare e nel solare, non e` forse tanto vano quell’oroscopo dei contadini i quali sogliono ad esempio dire: Quest’anno il marzo sara` freddo perche´ la Pasqua e` alta, cioe` viene tardi in aprile; ovvero sperano la primavera precoce perche´ la Pasqua e` bassa’’. 631
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Pasqua venga alta o venga bassa vien con la foglia e con la frasca. Quando viene Pasqua le piante sono gia` nella vegetazione, e` comunque un periodo primaverile o quasi, indipendentemente dal fatto che si tratti di Pasqua alta (cioe` che vien presto) o bassa (cioe` che viene tardi). 634
635
Venga alta o venga bassa non vien Pasqua senza frasca; Venga Pasqua quando voglia vien con frasca e vien con foglia.
636
Pasqua voglia o non voglia non fu mai senza foglia.
Tardi la Pasqua tardi la frasca. Se la Pasqua viene tardi, anche la vegetazione si muove con ritardo rispetto agli anni nei quali la Pasqua e` precoce. La festa e` in effetti collegata con la luna che sembra presiedere allo sviluppo delle piante. 637
Pasqua alta o bassa uova sode e cucina grassa. In qualunque periodo venga la Pasqua bisogna far festa con cucina ricca e abbondante, insieme alle uova sode, che sono il piatto tradizionale di questa festa. Le uova sode venivano portate a benedire in chiesa il Sabato Santo. 638
pag 1191 - 04/07/2007
PASQUALE
1128
.
Natale verde Pasqua bianca. Se a Natale fa bel tempo a Pasqua c’e` la neve. Vedi Natale. 639
Non e` bella la Pasqua se non cola [gocciola] la frasca. La Pasqua, per essere come comunemente ci si aspetta, deve avere un clima leggermente umido, con un sole chiaro in un periodo che ha irrorato le campagne. Vedi anche Se piove per la Domenica delle Palme, piove anche per Pasqua [D 766]. 640
641 Pasqua di fango, covone pesante. La Pasqua piovosa porta abbondanza di grano: il covone s’appesantisce per la ricchezza della spiga. 642 Tra Pasqua e Pasqua non c’e` vigilia. Qui la seconda Pasqua indica la Pentecoste: tra la Pasqua di Resurrezione e la Pentecoste non ci sono vigilie di altre feste, nella quali erano obbligatori astinenza e digiuno.
Tanto si parla della Pasqua che alla fine arriva. Tanto si dice di una cosa, che alla fine accade. Quando si parla di una cosa la si chiama, la si evoca. Vedi anche Chi si rammenta e` per la strada [R 155]; Persona per bene quando si nomina viene [R 157]. La Pasqua era un tempo una festa molto attesa perche´ segnava la fine di un periodo di penuria alimentare e di penitenza. 643
Pasqua tanto desiata in un giorno e` gia` passata. Questa festa, pur tanto desiderata, dura poco. Ma la penitenza continuava perche´ la campagna ancora non forniva alimenti bastanti. In senso generale: ogni evento atteso, su cui a lungo si e` discusso e fantasticato, alla fine arriva e si consuma rapidamente. 644
Con quattro P si fa Pasqua: Purgatorio, Passione, Palma e Pace. Vale a dire che ci vuole la penitenza della Quaresima (Purgatorio), la settimana di Passione, la Domenica delle Palme e infine la pace della confessione e della comunione pasquale. Uno dei precetti della Chiesa impone ai fedeli di confessarsi e comunicarsi almeno a Pasqua.
Per Pasqua di Natale si rivestono i villani; per Pasqua di Fiori si rivestono i signori; per Pasqua di Rose si rivestono le spose. Qui Pasqua ha il senso di ‘‘festa’’, come si e` detto nell’introduzione a questa parola. La Pasqua di Fiori e` la Domenica delle Palme; la Pasqua di Rose la Pentecoste. I contadini si fanno i vestiti per necessita`, quando e` freddo; i signori per farsi vedere e ammirare nella grande processione e poi nelle cerimonie della Pasqua vera e propria, le fidanzate per sposarsi con la buona stagione. Per le scadenze, vedi le varie feste. 646
Chi vuol far Pasqua deve far Quaresima. Chi vuole far festa deve lavorare, darsi da fare; chi vuole raggiungere un fine deve faticare, soffrire (Quaresima col senso dunque di ‘‘tempo di penitenza, di sacrificio’’). 647
PASQUALE Monaca di san Pasquale: due teste sopra un guanciale; Frate di sant’Agostino: due teste sopra un cuscino. Si citano anche i distici separati. Si dice a chi per varie ragioni, come una delusione amorosa, ostenta disprezzo per il mondo, intenzione di darsi alla vita religiosa, mentre un’altra e` la sua vera natura. Si dice anche: ‘‘Ti farai monaca in un convento di frati’’; ovvero: ‘‘Frate in un convento di monache’’. San Pasquale Baylon (1540-1592) e` invocato come protettore delle donne, soprattutto di quelle che cercano marito. C’e` anche la preghiera che dice: ‘‘San Pasquale Bailonne / protettore delle donne, / fatemi trovar marito / bello rosso e colorito, / come voi, tale e quale, / glorioso san Pasquale’’. 648
649
645
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Monaca di sant’Agostino: due teste sopra un cuscino.
Monaca di san Silvestro: quattro gambe lungo il letto. Per analogia. 650
Il piu` bel santo e` quello con quattro chiappe. Cioe` il santo matrimonio. Proverbio romanesco. 651
pag 1192 - 04/07/2007
1129 E` la moglie dello zio Pasquale: piccolo non lo sente e grande gli fa male. Si dice di chi non si contenta mai, trova sempre ragioni per essere deluso, non trova mai la scarpa giusta per il suo piede; ovvero pretende che le cose risultino sempre perfette, senza contrattempi o inconvenienti. Dovrebbe esserci dietro una storiella di cui si puo` intravedere la problematica, ma risulta irreperibile. 652
Orologio di san Pasquale alla casa porta male. E` universalmente conosciuto come orologio di san Pasquale un rumore prodotto dal legno di qualche mobile o parte della casa, ed e` ritenuto come annuncio di morte di una persona di casa. E` ancora piu` impressionante del canto della civetta sul tetto, dato che sarebbe lo stesso santo a battere col suo bastoncello nelle travi, nei mobili, o nei legni di la` dal muro. Il tipico toc-toc dell’oriolino e` provocato da un coleottero della famiglia degli Anobidi, il Xestobium rufovillosum che scava gallerie nel legno vecchio e richiama cosı` la femmina che gli risponde per potersi incontrare. Nelle Marche il fenomeno e` collegato al folletto Mazzamurello, che annuncia un lutto in famiglia. 653
Fra’ Pasquale chiede sempre e non da` nulla. Per dire di uno che e` egoista. Espressione desueta, puo` spiegarsi con la favola di Lorenzo Pignotti (1739-1812) Il topo romito (Poesie di Lorenzo Pignotti aretino, 1.17). Vi si narra di un topo egoista: ‘‘O cara nonna mia, le dissi allora, / il vostro topo e` tutto fra’ Pasquale / che nella cella tacito dimora, / che ha una pancia sı` grossa e sı` badiale, / che mangia tanto e predica il digiuno, / che chiede sempre e nulla da` a nessuno’’. 654
Pasquale, Pasquale, torna a casa a badare il maiale. Si dice a chi pretende di far cose per le quali non ha ne´ doti ne´ preparazione. L’azione puo` variare da zona a zona: ad esempio in varie parti del meridione a questo Pasquale si raccomanda di prendere la scopa e spazzare le scale. 655
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
PASSARE
PASSARE Nei proverbi il verbo passare compare come elemento denotante nel senso della transitorieta` delle cose, della fugacita` del tempo e della vita e della provvisorieta` della realta`. f Vedi Acqua, Fine, Vanita`. 656 Tutto passa. Tutto, bene e male, finisce. Non c’e` cosa che abbia una durata infinita, neppure illimitata. Bisogna vivere senza pensare che vi siano cose nelle quali confidare ciecamente, alle quali attaccarsi per sempre. Vedi anche Tutto ha fine [F 902]. 657
Tutto passa e se ne va.
Tutto passa e si scorda. Ogni cosa, ogni persona finisce e la dimenticanza cancella quello che e` stato. 658
659
Tutto passa, tutto si lascia, tutto finisce dentro una cassa.
Tout passe, tout casse, tout lasse, tout se remplace. ‘‘Tutto passa, tutto finisce, tutto stanca e sazia, tutto si sostituisce’’. Antico proverbio francese noto e circolante, a livello colto, anche in Italia. 660
661 Tutto passa tranne il bene che si e` fatto. Nella caducita` delle vicende umane l’unica cosa che restera` di noi e` il bene che siamo riusciti a fare.
Tutto passa fuorche´ le capocchie dei chiodi. Ironico. Le capocchie dei chiodi si fermano al buco e non procedono oltre. 662
663 Passa un giorno e passa il meglio. Ogni giorno la vita offre quello che di meglio ha: ogni giorno che passa la vita si accorcia, l’organismo diviene piu` fragile, svaniscono le illusioni e i sentimenti si attenuano. 664 Passano gli anni e volano i giorni. Gli anni se ne vanno in cadenza piu` lenta, i giorni dileguano rapidamente. Nulla e` stabile. 665 Passo` quel tempo, Enea... Frase che si ripete per avvertire che si tratta di cose morte e sepolte, passate, che e` inutile discutere o ricordare. Dalla Didone abbandonata di Metastasio (atto II, scena IV): ‘‘Passo` quel tempo, Enea, / che Dido a te penso`...’’.
pag 1193 - 04/07/2007
PASSATO
Passa un giorno passa l’altro... (mai non torna il prode Anselmo). Verso che si ripete per indicare che il tempo passa, e anche che nulla accade, nulla cambia, s’invecchia, il tempo se ne va. Proviene dalla poesia giocosa La partenza del Crociato di Giovanni Visconti Venosta (1831-1906): ‘‘Passa un giorno, passa l’altro / mai non torna il prode Anselmo; / perch’egli era molto scaltro / ando` in guerra e mise l’elmo. // Mise l’elmo sulla testa / per non farsi troppo mal, / e partı`, la lancia in resta / a cavallo d’un caval.’’ Composta per gioco nel 1856, la poesia compare nel volume Ricordi di Gioventu`, in una nota al capitolo 22. Non pochi altri versi della composizione sono entrati nel linguaggio e vengono ancora citati. 666
PASSATO Il passato non ritorna. Quello che e` morto, finito, trascorso non puo` avere resurrezione: bisogna amarlo, o scordarselo, ma non rimpiangerlo, perche´ e` inutile. Vedi anche Acqua passata non macina piu` [A 140]; Lascia che i morti seppelliscano i morti [M 2070]; Quel che e` stato e` stato [E 190]. 667
Ne´ paura dell’avvenire, ne´ rimpianto del passato. Proverbio che per il suo spirito fa pensare d’essere stato un motto, un’impresa di nobile famiglia o organizzazione. E` usato talvolta come iscrizione sulle mattonelle che si appendono al muro. 668
Ricordare il passato, vivere il presente e sperare nell’avvenire. Programma di vita non molto originale che enuncia cose scontate, con l’invito a essere fiduciosi, attivi, senza tradire i ricordi. 669
Quando comincia a ricordare il passato l’uomo e` quasi fregato. Quando una persona guarda il passato vuol dire che non spera piu` nell’avvenire, o perche´ si sente finito, oppure perche´ si e` accorciato il tempo che ha davanti. I vecchi infatti amano ricordare e rievocare. 670
PASSERO / PASSERA 671
1130
.
Il passero che ha cervello fa il nido sul tetto del granaio.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
La persona che e` furba si piazza laddove ha buone probabilita` di trovare utilita` e avere la vita facile, in un luogo nel quale vi sia abbondanza e ricchezza. 672 Del fitto non ne beccano le passere. Il grano seminato troppo fitto da` uno scarso raccolto; e quindi gli uccelli non andranno a mangiarne; sceglieranno piuttosto quello rado dove la spiga e` piu` grossa e piu` ricca.
Quando si leva un passero si leva lo stormo. In un gioco, in un inganno, in uno scherzo, quando una persona del gruppo e` allertata, impaurita, messa sull’avviso, e` finito il gioco: tutti gli altri la seguiranno nella fuga o nella corsa ai ripari. Nella caccia quando un passero s’insospettisce e vola via tutto lo stormo lo segue. 673
Chi vuol prendere il passero gli metta il sale sulla coda. E` una burla che si fa ai bambini, facendo loro credere che, essendo gli uccelli ghiotti di sale, si possano catturare mettendo loro del sale sulla coda, che i volatili si fermerebbero a beccare. Ma si usa anche per significare che se uno desidera proprio avere una cosa deve escogitare il modo di procurarsela in qualche maniera, anche strana e improbabile. 674
675 Ci son piu ` passeri che beccacce. La roba buona e di qualita` e` rara e ricercata. Le cose di valore sono rare e quelle scadenti abbondano. E` difficile trovare una persona valente, mentre la gente da quattro soldi e` assai numerosa. Per i cacciatori la beccaccia e` una preda di qualita` assai superiore ai passeri. 676 Passero vecchio non entra in gabbia. Chi ha esperienza, conosce il mondo, non cade facilmente nei tranelli, negli inganni. Vedi anche Volpe vecchia non si fa prendere al laccio [V 1250]; L’asino ci casca una volta sola [A 1383]; Non si prende due volte una volpe alla stessa tagliola [A 1385].
Il passero non intende il canto dell’usignolo. Chi non sa, non apprezza l’abilita` di chi e` maestro. In quanto il passero canta malissimo, con un verso sgraziato e ripetitivo, quindi non puo` apprezzare chi a lui e` tanto superiore. Vedi anche Chi ama la zampogna trova debole il violino [Z 2]. 677
pag 1194 - 04/07/2007
1131 PASSIONE Come sentimento non controllato, desiderio senza limiti, o quasi, che facilmente puo` divenire vizio, mania, fissazione. 678 La passione non ha pazienza. Non accetta rinvii, dilazioni, calma, condizioni. Nei proverbi, piu` che come sofferenza, la passione e` intesa sentimento intenso di desiderio o rifiuto di qualcosa, di persone, tale da influire sul comportamento, alterandolo.
Quando domina la passione serve la ragione. Serve la ragione soprattutto nel controllare coloro che sono dominati dalla passione e hanno perduto il buon senso. 679
Quando e` alta la passione e` bassa la ragione. La ragione, nella forma di riflessivita`, ponderazione, calma, capacita` di dominare gli eventi con la misura e l’opportuna valutazione, e` presente in ragione inversa alla temperatura della passione, alzandosi la quale diminuiscono progressivamente sempre piu` le capacita` raziocinanti. 680
Le passioni son come le piante: nascono da un piccolo seme. La passione inizialmente non si nota: e` una piccola predilezione; poi col tempo s’ingigantisce e diviene una forza incontrollabile. 681
L’amicizia e` una rendita e la passione una vendita. L’amicizia si traduce di solito in un rapporto produttivo di bene per tutti; la passione invece e` una alienazione continua dei beni materiali e morali che uno ha. 682
683 La passione toglie il lume dagli occhi. La passione, in particolare quella amorosa, toglie il senso della realta`, la stravolge e fa vedere le cose diverse da quello che sono. Anche: fa fare cose assurde o anche insane.
Ogni magione ha la sua passione. Ogni casa ha il proprio cruccio. Ogni casa ha il suo dolore, la sua spina, la croce che la tormenta. Qui passione ha valore di ‘‘sofferenza, dolore lungo o inguaribile’’. Vedi anche Ogni casa ha la sua croce [C 2495]; Ognuno ha la sua croce [C 2494]. 684
PASSO Movimento degli arti inferiori.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
PASSO
685 Bisogna fare il passo secondo la gamba. E` opportuno commisurare il progetto alla forze disponibili. Vedi Bisogna fare la veste secondo il panno [V 616]. 686
Chi fa il passo piu` lungo della gamba finisce per cadere.
Non fare il passo piu` lungo della gamba, perche´ se fai il passo piu` lungo della gamba finisce che cadi e ti rompi le corna. Consiglio di filosofia spicciola che si legge sulle tavolette, le mattonelle che si appendono ai muri. 687
688
Non fare il passo piu` lungo di quant’e` larga la gonnella.
689
Se fai il passo piu` lungo della gamba rompi il cavallo dei calzoni.
690 Bisogna far la spesa secondo l’entrata. Per analogia.
Bisogna distendersi quanto e` lungo il lenzuolo. Per analogia. 691
692 Stendi i piedi quant’e` lungo il lenzuolo. Per analogia. 693 Il peggior passo e` quello dell’uscio. Nel partire il momento piu` difficile, doloroso e` staccarsi da casa, dopo di che il viaggio diviene piu` semplice, si e` assorbiti dalla strada e dai pensieri. Vedi Il principio e` sempre il piu` difficile [P 2737]; Chi ha passato la porta ha gia` fatto molta strada [P 2222]; Tutto sta a cominciare [C 1848]; E` solo il primo bacio che costa [B 33]; contrario: La coda e` la piu` dura da scorticare [C 1699]. 694 Ogni inizio e` difficile. Per analogia. Vedi L’importante e` cominciare [C 1855]. 695 Tutti i principi son duri. Per analogia.
Chi di dieci passi ne ha fatti nove e` alla meta` del cammino. Non e` ancora arrivato, anche se e` molto vicino. L’ultimo passo e` quello piu` faticoso. Contrapposto ai precedenti. 696
Il primo passo per gusto e il secondo per necessita`. Si comincia una cosa perche´ piace e si continua perche´ diviene un impegno. 697
pag 1195 - 04/07/2007
PASSO 698
I primi passi si fanno per gusto e il resto per necessita`.
699 Passo a passo si va a Roma. Un poco per volta, con calma, a piccoli gradi, si fanno cose difficili e grandi imprese. Vedi Roma non fu fatta in un giorno [R 838]; A forza di punti si fa la camicia [P 2980]; Il poco fa l’assai [P 1976]; A lira a lira si fanno i milioni [L 767]. 700 Un sasso dopo l’altro fecero Roma. Per analogia. Le grandi costruzioni si compiono piano piano, unendo un elemento all’altro. 701
1132
.
Passo dopo passo [Piano piano] si va lontano.
Piano piano si frega il prete e il sacrestano. Per analogia. 702
Meglio stare un passo indietro che due avanti. Meglio camminare sul sicuro, la` dove altri sono gia` passati, che aprire il cammino rischiando di cadere in un agguato, in un dirupo. E` cosa migliore, nella strada come nelle cose della vita, avere davanti a se´ qualcuno che, precedendoci si assuma e ci insegni i rischi del procedere, soprattutto quando non abbiamo esperienza. Vedi Su vecchio ponte fai passare prima lo stolto [P 2108]; Se non vedi il fondo manda avanti il pellegrino [F 1042]. 703
704 Il passo corto allunga la vita. Un’esistenza misurata nelle ambizioni e negli sforzi, consente d’invecchiare serenamente. Vedi anche Chi va piano va sano e va lontano [A 881].
Ogni passo ci avvicina al camposanto. Ogni tratto della vita ci avvicina alla fine. La strada dell’uomo, anche se non ci si pensa, va sempre verso il luogo del suo riposo definitivo. 705
Quando i passi son piu` dei bocconi e` un affare da coglioni. Se il vantaggio non compensa la fatica per ottenerlo, e` un affare da stolti. Recarsi in un luogo nel quale la fatica per raggiungerlo non e` compensata dal piacere di un pranzo, di un pasto adeguato, e` una cosa da non fare, un gioco che non vale la candela (vedi la voce). 706
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Passo non basta, galoppo non troppo, trotto non guasta. Il cavallo, tenuto al passo a lungo s’annoia, si distrae e combina qualche sciocchezza: puo` essere usato solo come riposo dopo uno sforzo. Il galoppo, soprattutto se incitato e tenuto a lungo puo` danneggiare il cavallo nell’apparato respiratorio, Il trotto non forzato, invece, irrobustisce il cavallo senza danneggiarlo e puo` essere mantenuto a lungo. Cavalcare bene richiede tutti e tre i passi, secondo il terreno, in modo che il cavallo si impegni e non si sforzi. 707
PASSO Luogo, varco. 708 Piano a’ mali passi. Bisogna moderare la velocita` e procedere con cautela quando il tratto di strada e` difficile e pericoloso. Cautela nelle scelte delicate, o dolorose, della vita.
Malo passo passalo presto. Un passo pericoloso e difficile va superato prima possibile, prima che il passaggio sia ancora piu` complicato e prima che la paura lo faccia apparire piu` temibile. 709
710 Il mal passo e` dove si cade. Il punto difficile e pericoloso della strada e` quello nel quale si finisce per terra. Non vi sono punti del cammino nei quali si puo` far a meno di essere attenti e prudenti, perche´ in qualunque tratto della strada si puo` inciampare e cadere, ovvero puo` verificarsi una disgrazia. Anche in senso figurato. 711
Mal passo e` dove lo trovi.
PASSEGGIARE Chi passeggia amoreggia. E` un’azione che puo` rilevare la condizione di innamoramento. Chi va in giro senza meta lo fa spesso con uno scopo chiaro o recondito: o passa per vedere l’amante, o va in giro con l’amante per potersi poi appartare e stare insieme. 712
Val piu` un incontro che molto passeggiare. E` meglio incontrarsi direttamente con la persona corteggiata che passare cento volte sotto le sue finestre. 713
pag 1196 - 04/07/2007
1133 Il troppo passeggiare stufa la comare. Il continuo passaggio sotto le finestre della morosa stanca la madre della medesima, che vuole mettere subito le cose in chiaro. 714
PASTA 715 Ognun puo` far della sua pasta gnocchi. Della roba propria ognuno puo` fare quello che vuole. Verso proverbiale di F. Pananti: Il poeta di Teatro 1.198 (Rime e prose, per cura di Pietro Gori, Adriano Salani Editore, Firenze 1882), tra le poche cose che si sono salvate dalle sestine del poema autobiografico lungo e prolisso. Il modo di dire: fare della propria pasta gnocchi ha lo stesso significato: fare delle proprie cose l’uso che uno crede migliore. 716 Per rimenar la pasta il pan s’affina. Impastandolo molto, l’impasto del pane diviene piu` fino e leggero. Le cose che sono oggetto di una particolare cura, che sono seguite e rifinite con tutto il lavoro necessario, risultano migliori 717
Chi molto impasta fa pane migliore.
Pasta molle fa bel pane. La pasta piu` sciolta fa il pane piu` soffice e lievitato. 718
PASTICCIO 719 Chi fa i pasticci e chi paga i confetti. Le spese di un guaio toccano spesso a chi non e` responsabile. Pasticcio era detta un tempo (e ancora, occasionalmente) la situazione di una ragazza fidanzata che si trovava incinta e il rimedio era un matrimonio imprevisto o affrettato. 720 Chi e` uso alle rape non vada ai pasticci. Antico. Chi ha abitudini semplici non cerchi il raffinato. Il proverbio ha valore reale e metaforico, con pasticcio nel senso di ‘‘cibo raffinato, ben cucinato’’ e ‘‘complicazione, guaio’’.
PASTO 721
Chi vuol viver sano e leggero faccia un pasto mezzo e un pasto intero.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
PASTORE
Chi vuol vivere sano e non appesantirsi nella persona non faccia due pasti abbondanti e completi al giorno, ma uno intero e l’altro lo faccia solo meta`. 722
Un pasto completo e uno mezzano mantengono l’uomo forte e sano.
723
Un buon pranzo e un mezzano tengon l’uomo sempre sano.
Buoni pasti, lunghi sonni e quattordici miglia in quindici giorni. Toscano. Rapido quadro della vita comoda, raccomandata ai pigri: mangiare bene, dormire molto e fare poca fatica, come fa chi non cammina nemmeno per un miglio in un giorno intero. 724
PASTORE La pastorizia ha determinato un modo di vivere, una mentalita`, un ordine di rapporti umani che hanno individuato una categoria ben definita nella societa`, con la sua cultura, i suoi cicli di lavoro, le proprie usanze. Il tempo aveva ben integrato i pastori nel mondo agricolo, con zone proprie di pascolo e zone comuni ad altre attivita` perfettamente armonizzate. La pecora fornisce la lana necessaria anche ai contadini, latte, agnelli, formaggio che entrano nel mercato come alimenti determinanti. Oltre a questo, il letame, prodotto dalle bestie, ha interessato gli agricoltori, i quali hanno visto nei pastori preziosi collaboratori al lavoro dei campi. Dove passano le pecore, e altre bestie da pascolo, infatti, la terra viene naturalmente concimata. Gli agricoltori delle pianure non solo concedevano i pascoli ai pastori in cambio del letame, ma a volte pagavano anche i pastori un tanto a giornata e a capo di bestiame che soggiornava sulla terra. I recinti venivano spostati affinche´ le bestie potessero sistematicamente ingrassare il terreno e i rapporti erano regolati da convenzioni precise, che variavano da luogo a luogo. Spesso anche i contadini tenevano un piccolo gregge. Lavoro solitario, quello del pastore prevedeva due grandi viaggi annuali di transumanza per spostare in autunno il bestiame dalla montagna al piano e in primavera dal piano alla montagna. I pastori dormivano in ripari di fortuna, vicino al gregge, in grotte naturali, in capanne o semplicemente, se la stagione lo consentiva, in terra, avvolti nel proprio mantello. Avevano particolari accorgimenti per prepararsi da mangiare, ripararsi dalla piog-
pag 1197 - 04/07/2007
PASTORE
gia, conoscere il tempo, le ore del giorno e della notte, curare le malattie. Intagliavano il legno facendo utensili, piccoli oggetti artistici, suonavano semplici strumenti musicali. Il pastore vero e proprio e` il proprietario del gregge, un imprenditore, a volte anche ricco, che tiene al suo servizio diversi operai specializzati per la cura del gregge, per la mungitura del latte, per la sua lavorazione. Il pecoraio (vedi la voce), invece, e` piu` propriamente il guardiano delle pecore, colui che le porta al pascolo, lavoro di responsabilita` che non richiede pero` grandi capacita`. f Vedi Gregge, Pecoraio. 725 Il buon pastore tosa, ma non scortica. Si riferisce ai tributi, che non devono essere mai eccessivi. Cosı` rispondeva Tiberio (Svetonio, Vita di Tiberio 32) ad alcuni governatori delle province che gli consigliavano l’aumento delle tasse: Boni pastoris esse tondere pecus, non deglubere ‘‘E` proprio del buon pastore tosare le pecore, non scorticarle’’. La massima, riportata anche da altre fonti successive e confluita in repertori, e` presente, variamente tradotta, nel patrimonio proverbiale di varie lingue europee.
La miseria dei pastori e` la morte delle pecore. Quando il pastore e` in miseria comincia a vendere o ad ammazzare le pecore per sfamarsi. Le condizioni precarie di coloro che reggono, governano, comandano non compromettono mai il loro tenore di vita, la loro ricchezza, le loro disponibilita`, che rimangono uguali, mentre quanto c’e` da pagare, le privazioni, i sacrifici ricadono per intero su coloro che sono sottoposti e che magari non hanno nessuna colpa. 726
727
Il male dei pastori lo sentono anche le pecore.
Quando il pastore dorme il lupo canta. Basta poco tempo di distrazione per causare un grave danno: nel momento che il pastore si addormenta, subito si alza, rizza gli orecchi il lupo per attaccare il gregge. Il canto del lupo e` il suo ululato, segnale che sta dando l’assalto alle pecore. Vedi anche La pigrizia del pastore e` la cena del lupo [P 1779], che ha significato un po’ diverso, in quanto mette l’accento sul fatto che lo stato di trascuratezza dei guardiani, di coloro che sono i custodi, permette ai malvagi, ai ladri di sopravvivere. 728
729
1134
.
I cattivi pastori guastano il gregge.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
I pastori inesperti mandano in malora le pecore, guidandole in pascoli avvelenati, trattandole male e senza i dovuti accorgimenti. Si riferisce agli educatori, ai pensatori, ai governanti. Piu` sono pastori, meno sicure sono le pecore. I pastori numerosi non hanno precise funzioni e la confusione dei compiti fa tralasciare anche cose importanti come la custodia. Vedi anche Dove cantano molti galli non si fa mai giorno [G 127]; Due nocchieri affondano un bastimento [D 1207]; Con troppi a far fuoco il paiolo non bolle mai [P 180]; Troppi cuochi guastan la cucina [C 2694]. 730
731
Piu` pastori, meno custodia.
Pastori dal lungo bastone sono in quattro a mungere un montone: uno lo munge, uno lo tiene gli altri due guardano come viene. Presa in giro dei pastori inesperti, che talvolta viene riferita ad abitanti di certi luoghi. Si presta come derisione di chiunque intende compiere azioni semplici come fossero chi sa cosa, con collaboratori e spreco di tempo. 732
Vita di pastore vita di signore. Lo dicevano i contadini non tanto perche´ fare il pastore sia una vita allegra, ma perche´ il pastore non sopporta le dure fatiche dei campi, gli sforzi, abituato quasi ad oziare pascolando il gregge. 733
Mentre i pastori s’azzuffano i lupi divorano le pecore. Mentre i pastori litigano, le pecore vanno in malora. Si riferisce ai dissidi di coloro che comandano, un tempo ai sovrani. Vedi anche Fra i due litiganti il terzo gode [L 809]. 734
Quando parla il pastore si parla di capre e di ricotta. Quando si parla con una persona che non fa altro che il suo mestiere si parla solo di quello. Il pastore era una figura solitaria e isolata che conosceva solo le pecore e i boschi. Vedi anche La lingua batte dove il dente duole [L 693]; Il lupo a scuola scrisse sempre ‘‘Pecora’’ [L 1133]; Ciabattino parla sol del suo mestiere [C 1506]. 735
736 La pecora piace al pastore e al lupo. Le cose buone piacciono ai buoni e ai cattivi, a chi le fa e a chi le ruba. Vedi anche Anche alla serpe piace l’usignolo [U 275].
pag 1198 - 04/07/2007
1135 Il buon pastore da` la vita per le sue pecore. Frase evangelica (Giovanni 10.11: ‘‘Io sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore’’) con cui si sottolinea enfaticamente quale dovrebbe essere lo zelo di chi comanda. 737
Pastore lento per non fare un passo ne fa cento. Chi per pigrizia non fa una cosa poi deve farla con piu` scomodo. Vedi anche Il pecoraio va lento e per non fare un passo ne fa cento [P 1035]. 738
PASTRANO Pastrano e stivali preservano da molti mali. Questi indumenti (il pastrano e` un cappotto pesante di tipo militare) sono ottimi per difendersi dal freddo e tenere il corpo asciutto. Gli stivali, in particolare, proteggono da sterpi, pietre, terreni fangosi e anche dagli animali. E` un invito a coprirsi bene e a vestirsi in maniera opportuna e piuttosto funzionale che non elegante. 739
PATATA La patata (Solanum tuberosum), pur avendo oggi un’importanza alimentare notevole e` di recente uso: la sua importazione dall’America e` avvenuta alla fine del sec. XVI, ma si diffuse come alimento solo alla fine del XVIII sec. La pianta e` tutta tossica, contenendo solanina, meno i tuberi completamente sviluppati, che sono commestibili. Delle solanacee fanno parte specie velenosissime, usate nella farmacopea, spesso simili in certe parti, come la belladonna, il giusquiamo, lo stramonio, la dulcamara e altre. La gente comune diffido` a lungo delle patate e la diffusione come alimento si deve allo speziale francese Permantier che, durante la Guerra dei Sette Anni (1756-1763) si salvo` dall’inedia grazie alle patate. Al suo rientro in patria si fece fautore e propagandista della patata e dei suoi pregi, contro l’opposizione del popolo che ne temeva chi sa quali malefici effetti (Enciclopedia Motta di Scienze naturali, Botanica VIII, p. 228). Le carestie furono piu` convincenti e ne fecero un alimento comune. Divenuta risorsa alimentare fondamentale, ha avuto numerosi usi, soprattutto durante le carestie, quando si mischiava la farina della patata con quella di grano o d’altri cereali (vedi Pane).
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
PATATA
Tuttavia, per la sua recente introduzione e per le ragioni accennate, la dotazione proverbiale non e` pari alla sua importanza. Per la forma tozza la patata e` metafora per indicare una persona goffa, senza grazia (anche: pare un sacco di patate); per lo scarso sapore indica un tipo addormentato, senza iniziativa, poco intelligente, semplicione. Passare la patata bollente e` come il cerino acceso: rifilare a un altro incauto una grana, una rogna, una gatta da pelare. Lo spirito di patata denota il tentativo maldestro di fare ironia, di dire cose argute o divertenti che risultano melense, ovvero il fare scherzi stupidi. Si dice spirito di patata anche l’alcol che si estrae dal tubero. f Vedi Minestra. La patata per dar forza va mangiata con la scorza. Si ritiene che nella buccia della patata siano contenuti elementi nutrienti e benefici. Si usava cuocerla e consumarla con la buccia soprattutto per economia; a mano a mano che la patata invecchia, la buccia diventa sempre piu` amara e poco gradevole. 740
Patata cotta scotta. Chi mette in bocca le patate appena tolte dal fuoco si scotta la bocca, perche´ la pasta della patata ha la proprieta` di conservare moto a lungo il calore all’interno. Vedi Zucca. 741
742
Appena cotta la patata scotta.
Per freddare una patata ci vuole un inverno. Per sua natura, la patata ha la capacita` di conservare a lungo il calore interno, mentre la parte esteriore si raffredda, traendo in inganno gl’incauti che la mettono in bocca senza fare attenzione e si scottano. Anche il riso, la zucca e la polenta hanno questa caratteristica, per cui impropriamente si cita il proverbio anche con questi alimenti. 743
Se non sai cuocere le patate mettile sotto la cenere. Naturalmente la cenere calda del focolare. E` una ricetta elementare, che da` pero` ottimi risultati, se le patate sono di buona qualita`. 744
Fritta, arrosto oppur lessata benedetta la patata. La patata e` gustosa in vari modi di cottura: anche lessa, se ben condita. 745
pag 1199 - 04/07/2007
PATIRE
1136
.
La patata a un piede bene e a due meglio. I contadini mettevano nel solco le patate alla distanza di un piede l’una dall’altra, ma a due piedi di distanza la pianta produce di piu`. Anche ironico: le patate dei piedi sono dolorose deformazioni ossee. 746
Se tu vuoi che venga bella ponimi lontano dalla mia sorella. Cosı` dice la patata al contadino. 747
Le patate devono sentire le campane. Le patate, come le cipolle, non devono essere seminate profonde (altrimenti si dice che ‘‘affogano’’) e devono crescere a fior di terra, come se potessero ascoltare il campanile battere le ore, ammassando loro addosso la terra via via che si scoprono. Vedi anche la voce Cipolla; e i proverbi Al cece e al fagiolo basta coprirgli il culo [C 1242]; Fagiolo e lupino devon sentire mattutino [F 72]; Le cipolle devono sentir battere le ore [C 1631]. 748
749 Chi mangia patate non muore mai. La patata e` benefica perche´ facilmente digeribile, non pesante e indicata anche per malati e persone deboli. Quando invece mette i germogli (piffera), e lo fa assai presto, se li si lascia sviluppare comincia ad essere velenosa e puo` far male.
Chi mangia troppe patate diventa gobbo. Si presume che le patate ingobbiscano chi le mangia per il fatto che sono informi, bitorzolute e piene di gibbosita`. 750
Con patate e cipolle dell’orto nessuno e` mai morto. Sono cibi sani: le patate, leggere e nutrienti, e le cipolle, ricche di principi attivi, non provocano a nessuno disturbi gravi di salute. 751
752 La patata come trova lascia. Si riferisce a chi le mangia: non fanno ne´ bene ne´ male; oppure: riempiono sul momento ma non saziano davvero. Altri ancora pensano che indichi come la terra non s’impoverisca per una piantagione di patate.
Le patate fan bene meno quelle dei piedi. Le patate sono benefiche e buone da mangiare, di qualunque qualita` siano. Si usa chiamare patate anche le deformazioni ossee, particolarmente dolorose, che si formano nei piedi. 753
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
PATIRE f Vedi Dolore, Pena, Soffrire, Tribolare. E` piu` il patire che il godere. Si dice quando per avere un piacere ci si deve rassegnare a soffrire tanto che non ripaga il vantaggio che si riceve. Vedi anche Il gioco non vale la candela [C 334]. Variante fiorentina: E` [Gli e`] piu` i’ppa`tere [pa`tire] che i’ggo`dere. 754
Dominus vobisco: quando mangio non patisco. Scherzoso. Ripete le parole che il prete diceva una volta nella messa in latino: Dominus vobiscum ‘‘Il Signore sia con voi’’, precisando poi che con un bel piatto davanti non si sente sofferenza. Allusione alla tavola ricca che si attribuiva come abitudine ai preti. 755
Se non piove il fosso non mesce, e se uno non patisce non capisce. Come senza la pioggia non corrono i fossi, cosı` se uno non prova la sofferenza e la fatica, capisce poco delle cose della vita. 756
PATRIA f Vedi Ingrato, Paese, Terra. 757 Chi per la patria muor vissuto e` assai. Chi muore per la patria puo` dire, o si puo` dire, che la sua vita ha dato molto o tutto quello che di meglio poteva dare. E` una frase enfatica in passato molto gridata e alla prova dei fatti poco condivisa. Sono due versi dell’opera Donna Caritea regina di Spagna, parole di Pola, musica di Mercadante, rappresentata la prima volta al Teatro della Fenice di Venezia il 21 febbraio 1826. Come avverte Fumagalli (Chi l’ha detto?, p. 344), il testo originale e` pero` un po’ diverso: ‘‘Chi per la gloria muor / vissuto e` assai; / la fronda dell’allor / non langue mai’’. Il clima risorgimentale vi ha sostituito la parola ‘‘patria’’. 758 La patria e` dove si vive. La patria e` la` dove e` possibile vivere e di fatto si vive. Dalla massima latina: 759 Ubi bonum, ibi patria. ‘‘Dove e` il bene la` e` la patria’’. Versione medievale di una frase di Pacuvio riportata da Cicerone nelle Tuscolane (5.37.108): Patria est ubicumque est bene ‘‘La patria e` in qual-
pag 1200 - 04/07/2007
1137 siasi luogo dove si sta bene’’. Nel cap. 38 dei Promessi Sposi anche Don Abbondio ricorda che ‘‘La patria e` dove si sta bene’’. 760 La patria e` dove s’ha del bene. La patria e` il luogo dove vivendo si ha di che essere grati, si hanno dei benefici, dei rapporti di cui essere contenti. Anche il Pascoli riprende il tema in un celebre verso che contiene un anacoluto: ‘‘io, la mia patria or e` dove si vive’’ (Romagna, in Myricae).
Non si puo` portare la patria attaccata alle scarpe. Quando uno lascia la patria deve trovarne un’altra: non puo` vivere come se fosse sempre cittadino di quella che ha lasciato, ma deve coraggiosamente vivere la vita di coloro tra i quali si trova, senza rimpianti. 761
762 Bello e` morire per la patria. Frase enfatica o ironica, che deriva dal detto latino: 763 Dulce et decorum est pro patria mori. ‘‘Dolce e bello e` morire per la patria’’. Verso proverbiale di Orazio (Odi 3.2.13), che si riconnette ad un antico filone patriottico-militare, ben esemplificato dall’inizio di una elegia di Tirteo (fr. 6.1-2 Gentili-Prato): ‘‘Morire e` bello per il prode che cade in prima fila combattendo per la sua patria’’. Il passo oraziano circola come massima anche leggermente modificato: 764 Iustum et decorum est pro patria mori. ‘‘Giusto e bello e` morire per la patria’’.
Bello e` morire per la patria, ma meglio e` vivere per la patria. Variazione ironica. Una simile ‘‘risposta’’ e` stata inventata per il succitato verso proverbiale di Orazio (Odi 3.2.13) che si trova postillato in questo modo: Mori pro patria dulce licet atque decorum, / pro patria vivere dulcius esse puto ‘‘E` bello e nobile morire per la patria, ma ritengo che sia piu` dolce vivere per la patria’’. Vedi anche Un bel fuggir tutta la vita onora [F 1540]; Ritirarsi non e` fuggire [F 1538]. 765
PATTO f Vedi Conto, Matto. 766 Patti chiari amicizia lunga. Estremamente vivo e diffuso. Premettendo delle precise clausole e stabilendo determinati comportamenti si evitano in seguito que-
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
PATTO
stioni, malintesi e contrasti nelle amicizie o nei rapporti di lavoro. Vedi anche I buoni conti fanno i buoni amici [C 2165]. 767
Patti chiari, amici cari.
Patti [conti] chiari, amici cari e borse del pari. Suggerisce di dividere proporzionalmente ogni spesa. 768
769
Conti spessi amicizia lunga.
770 I patti devono esser rispettati. Regola generale che riguarda non solo un sistema giuridico, ma anche i rapporti spiccioli tra i singoli e quelli internazionali tra i vari stati, sempre che sia accettata e riconosciuta. A questa si contrappone la cinica frase – che si cita per dire il contrario e non osservare gli impegni formalmente presi –: I trattati sono pezzi di carta. Nasce su questa frase una serie di complessi problemi sulla sua natura e configurazione: se sia di natura morale o convenzionale, quali ne siano i fondamenti, tutte cose che sfuggono completamente all’uso proverbiale, per cui si usa comunemente per invitare chi cerca di sfuggire al dovere assunto con un contratto, un accordo, a osservare quanto ha riconosciuto giusto. Raramente col proverbio s’investono altre realta`, ma sempre nell’orizzonte ristretto di un principio generale di diritto convenuto e tacitamente accettato, e di solito di natura morale. Comunemente la sua origine viene fatta risalire a un passo di Ulpiano (Digesto 2.14), che rispecchia la frase nello spirito, ma da cui non si ricava la formula linguistica nella sua forma: Quid enim tam congruum fidei humanae quam ea, quae inter eos placuerunt, servare? ‘‘Cosa conviene di piu` alla lealta` degli uomini che rispettare i patti che hanno liberamente stabilito tra loro?’’. Il detto e` citato piu` spesso nella sua formulazione latina originale: 771 Pacta sunt servanda. ‘‘I patti devono essere rispettati’’. Il detto riguarda patti di qualunque tipo, talvolta anche patti iniqui, in quanto accettati dal contraente, e patti scellerati stabiliti tra malvagi. La formulazione latina ha un tono di maggiore solennita`, ma proverbialmente riguarda quasi sempre l’orizzonte della vita comune. Si ripete anche nella deformazione popolare: Patta sunt osservanda. A volte si confonde con la regola pratica del diritto comune: Pacta
pag 1201 - 04/07/2007
PAURA
1138
.
novissima servanda sunt, il cui senso e` che bisogna rispettare e far valere, rispetto a quelli piu` antichi, i patti stipulati nel tempo piu` vicino, in quanto hanno annullato i precedenti. 772 I patti rompon le leggi. I patti privati servono anche ad aggirare le leggi, soprattutto gli accordi segreti, fatti con lo scopo di eludere regole stabilite dal diritto.
Con ognun fai patto ma con l’amico fanne quattro. Perche´ i malintesi avvengono spesso tra gli amici, i quali, presupponendo certe condizioni, si trovano poi a discutere e non di rado a guastare l’amicizia.
questa logica di misura fantastica, sulla quale si sovrappone l’idea recente, nata in eta` di mezzi di locomozione veloce, che rappresentino invece la velocita` alla quale fugge chi ha paura: cosa senza senso a cominciare dal fatto che la paura in se´ non corre, tanto meno a 90 km l’ora. 780
773
Quel che e` di patto non e` d’inganno. Cio` che deriva da un accordo stipulato non puo` essere considerato inganno, in quanto ambedue le parti sono libere o meno di sottoscrivere. 774
775
Patto non e` imbroglio.
PAURA f Vedi Coraggio, Singhiozzo, Spavento, Temere. ` meglio aver paura che buscarne. 776 E Meglio essere prudenti nelle situazioni pericolose, anche se questo comporta la rinuncia a grandi gesti di coraggio. Meglio fare attenzione che sfidare la sorte. Vedi anche Chi teme il temporale non si bagna [T 456]. 777
Meglio aver paura prima che dopo.
778 La paura fa novanta. Metaforicamente si dice quando la paura e` molto forte, per indicare che nessun altro interesse o sentimento puo` vincerla o contrastarla. La frase indica letteralmente che il numero corrispondente alla paura nella cabala del lotto e` novanta, il numero piu` alto. Il proverbio trae la conseguenza che non c’e` cosa, nella realta` riflessa dalla smorfia del lotto, che sia piu` forte della paura. Vedi La paura fa passare anche il singhiozzo [S 1390].
La paura fa novanta e centottanta chi ce l’ha. Proseguendo la metafora del proverbio, l’aggiunta rileva che, se la paura in astratto ha una forza piu` potente di qualunque altra cosa, ha una potenza addirittura doppia colui che la prova, il quale fugge a velocita` inaudita, travolge ogni ostacolo, distrugge tutto quello che si oppone alla sua salvezza. I numeri hanno 779
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
A fame e a paura non c’e` metro ne´ misura.
781 La paura non conosce ragione. La paura non si attenua mediante nessun ragionamento, nessuna riflessione logica: e` una forza istintiva e spesso irrazionale. 782 La paura fa i passi lunghi. Perche´ chi ha paura cammina svelto. 783
La paura allunga i passi.
La paura fa cantare e fischiare. Chi ha paura canta e fischietta per farsi compagnia e coraggio. Vedi anche Il pellegrino canta per sventare i ladri [P 1089]. 784
785
La paura mette le ali (ai piedi).
Pedibus timor addidit alas. ‘‘Il timore aggiunse le ali ai piedi’’, da Virgilio, Eneide 8.224. 786
787
La paura fa saltar le mura.
788
La paura fa correre gli zoppi.
La paura fa cantare chi non ne ha voglia. In particolare quando uno cammina solo in un luogo solitario si fa compagnia cantando. 789
790
La paura fa sudar di gennaio.
791
La paura fa sentir freddo d’estate.
Bene fatto per paura nulla giova e poco dura. Il bene fatto per paura di punizioni e` un’azione che non ha significato ne´ valore morale e cessa di esser fatto non appena e` finita la paura. 792
793 La paura e` fatta di niente. Cioe` si tratta di un fatto soggettivo, che quasi sempre ha radici in convinzioni infondate, alla base delle quali non c’e` nulla di vero.
Tutto si cura tranne la paura. Qui intende la paura come condizione psicologica, la costante mancanza di coraggio, cosa 794
pag 1202 - 04/07/2007
1139 diversa dal trauma improvviso dovuto a spavento. Vedi anche Per gli spaventi non c’e` sciroppo [S 1757]. 795
La paura non ha dottore ne´ medicina.
796
Per la paura non c’e` medicina.
Non e` che ho paura, e` il coraggio che mi manca! Scherzoso. Per sdrammatizzare la propria condizione di timore.
.
806
PAURA
La paura di morire e` peggiore della morte.
807 La paura fa l’uomo avveduto. Una sana paura mette giudizio a chi ne ha poco, invita ad esser saggio, prudente, chi non lo sarebbe.
797
798 La paura fa d’una mosca un elefante. Ingigantisce le cose che ne sono la causa, le rende eccessive e spropositate.
Chi ha paura del peccato muore col culo pelato. Non realizza nulla in nessun campo. Chi fa attenzione a ogni questione o scrupolo morale, si ferma davanti a tutti i problemi e non combina niente. 799
Chi ha paura del diavolo, muore in una capanna. Vedi anche Chi ha paura del diavolo non fa la roba [D 282] ; Chi non ruba non fa roba [R 1056]. ` peggiore la paura del male. 801 E Le cose si presentano alla mente piu` difficili di quello che sono; i pericoli piu` terribili, le sofferenze insopportabili, ecc. Vedi anche Il diavolo non e` mai brutto come si dipinge [D 287]. 800
802
La paura e` peggio del male.
La paura fu maggiore del male. Quando si e` avuto molta paura di una cosa da poco o che non valeva tanta apprensione. 803
804 Abbi paura della paura. Il detto fa con poche parole un discorso lungo: la paura spesso e` attivata da cose inesistenti, ovvero ingigantisce i pericoli reali. In entrambi i casi porta l’uomo a non avere piu` il proprio controllo e ad agire in modo inconsulto, procurandosi a volte danni irreparabili. Quindi, se c’e` una cosa della quale si deve avere veramente paura, e` d’avere paura, di essere travolti nella mente da fantasmi o da uno stravolgimento della realta`.
La paura del male porta il male della paura. La paura di aver del male, disgrazie o malattie, crea il danno, la malattia cagionata dalla paura. 805
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Quello che ebbe paura si salvo` ma poi non mangio`. Chi ha paura fugge i rischi, ma perde anche i vantaggi che il rischio permette d’ottenere. 808
Chi s’attacca alla paura abbandona la speranza. Chi cede alla paura, entra nel panico, non spera piu`, dispera di poter riuscire. 809
Carico di ferro, carico di paura. Il carro, la bestia, il veicolo che hanno un carico di metallo sono sempre in pericolo: per il peso il carico si sbilancia facilmente rischiando di mandare a terra tutto quanto. 810
811 La paura scema la memoria. Chi ha avuto paura ricorda poco e male quello che e` successo, quello che ha visto, il pericolo che ha passato. Altri intende: non si ricordano volentieri, e quindi si dimenticano, i momenti di codardia.
Chi ha paura d’ogni figura spesso inciampa nell’ombra. La paura fa vedere cose che non ci sono e mette il pauroso nella condizione di farsi del male nella precipitazione e nella perdita di controllo. Si dice appunto avere paura della propria ombra. Vedi sotto: Il pauroso si spaventa della propria ombra [P 817]. 812
Non tutte le volte che si vedono i denti si ha paura dei morsi. Le cose, anche quelle terribili, non sempre fanno paura: hanno bisogno di presentarsi in un contesto, rivolte a un fine, mosse da una volonta` di nuocere o rappresentanti una reale o presunta minaccia. I denti sono la parte del corpo, particolarmente degli animali, che rappresenta il pericolo di ricevere dei morsi, e le bestie li mostrano al fine di minacciare. Ma non e` detto che la vista di zanne o di una dentatura d’animale feroce metta in allarme, se ad esempio e` osservata in una fiera dentro una gabbia dello zoo. 813
814
Niente fa trottare come la paura.
pag 1203 - 04/07/2007
PAUROSO
Nessuna forza fa correre, fuggire come fa fare la paura. Vedi anche Chi fugge davvero non tocca terra [F 1552]. 815 La paura fa trottar la vecchia. Perfino chi non ha voglia, o non potrebbe, con la paura fa anche quello che non farebbe per altra ragione. Vedi anche Il bisogno fa trottar la vecchia [B 606]. 816 La paura guarda la vigna. Perche´ per paura dei ladri il padrone la protegge.
PAUROSO Il pauroso si spaventa della propria ombra. Cioe` ha paura di qualsiasi cosa. Propriamente sono i cavalli che si spaventano della loro stessa ombra. 817
818 Le spade dei paurosi non tagliano. Le armi, anche le piu` efficienti, in mano ai codardi non hanno efficacia, perche´ non hanno il coraggio d’usarle. 819 Il sangue dei paurosi e` acqua fresca. E` un sangue che non da` forza, impeto, generosita`, prodezza. Il sangue e` il simbolo della vita, del valore, dell’ardimento, della qualita` dell’uomo. Vedi anche Buon sangue non mente [S 222]; Il sangue non e` acqua [S 221].
PAVONE ` , Uomo. f Vedi Qualita Passeraceo di grosse dimensioni, tenuto nei giardini e nelle gabbie come ornamento, per le penne dai colori smaglianti di cui e` rivestito; in particolare il maschio, che ha sulla groppa e sul sopraccoda magnifiche penne di lunghezza che puo` raggiungere 1,50 m, formanti uno strascico detto impropriamente ‘‘coda’’. Il fascio di penne si apre a ventaglio in certi momenti, in particolare nel corteggiamento della femmina, offrendo uno spettacolo mirabile per disegno e colori. Nel modo antico era sacro a Giunone, ma era anche considerato un cibo pregiato. Ammirato, ma non amato per la sua pomposita` e per il canto sgraziato, e` il simbolo della persona vana, che si gonfia per meriti effimeri, per abiti, decorazioni. 820
1140
.
Al pavone piace solo la sua coda.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Ciascuno si compiace di cio` che ha di piu` bello, mentre trascura quanto non lo e` o lo disonora. Il pavone ha una coda bellissima, ma non altre doti. 821
Il pavone non pensa che alla sua coda.
822 Al pavone manca la voce dell’usignolo. Se il pavone unisse alla magnificenza delle penne la grazia del canto sarebbe una creatura di favola.
Chi e` nato pavone resta pavone anche senza le penne. Le abitudini al lusso, alla ricchezza, al potere non spariscono neppure quando vengono a mancare i mezzi, la forza. 823
Chi vuol lodare il pavone non guardi i piedi e non ascolti la voce. Ognuno va apprezzato in quello che ha di buono. Il pavone ha piede di rapace e la voce sgradevole. A proposito di queste caratteristiche del pavone, si trova registrato in eta` medievale il seguente esametro: Angelus est pluma, pede latro, voce gehenna ‘‘(Il pavone) e` un angelo per le penne, ha il piede di ladro e voce d’inferno’’. 824
Quando si sente lodato il pavone fa la ruota. Quando un vanitoso riceve delle lodi, diventa ancora piu` vanitoso: non puo` fare a meno, appunto di ‘‘pavoneggiarsi’’. Il comportamento del pavone con la sua ruota era gia` usato dai latini come segno di alterigia: in Ovidio, a proposito della bella Galatea (Metamorfosi 13.802), si trova appunto l’espressione Laudato pavone superbior ‘‘Piu` superbo di un pavone lodato’’, e l’immagine ricorre con quest’uso anche in molte lingue europee. 825
Il pavone presto` le penne al corvo, ma non le regalo`. Chi si orna dei meriti altrui prima o poi dovra` restituirli a chi li ha presi. Da una favola di Fedro: La cornacchia superba e il pavone (Favole 1.4): un corvo raccolse le penne cadute al pavone e se ne adorno`, ma i pavoni gliele ritolsero e l’uccello non solo torno` nero come era, ma fu scacciato anche dai propri simili. Esiste anche il modo di dire farsi bello con le penne del pavone. Vedi anche Chi si veste dei panni altrui presto si spoglia [V 626]. 826
pag 1204 - 04/07/2007
1141 PAZIENZA E` la disposizione alla sopportazione delle avversita` nella consapevolezza che la reazione avrebbe effetti negativi sulle situazioni e sulle persone: altrimenti sarebbe dabbenaggine. Virtu` tra le piu` invocate nel parlare quotidiano, al fine di sottolineare la necessita` di sopportare con rassegnazione tutto quello che la vita propone di spiacevole: danni, malattie, inconvenienti, delusioni. Ma e` invocata soprattutto nei rapporti umani e per sopportare le persone moleste. Tra coloro che piu` di altri la richiedono per mantenere un rapporto sono le suocere, padroni e padrone, mogli e mariti, vecchi, bambini, governanti e governi. Per questo la dotazione proverbiale della pazienza e` consistente, laddove ad esempio la temperanza e` pressoche´ assente. Nella dottrina cristiana e` una virtu` naturale e non rientra nelle cardinali, vale a dire quelle riconosciute come il cardine, la base delle altre virtu` morali: prudenza, giustizia, fortezza e temperanza. Il campione biblico e popolare della pazienza e` Giobbe (avere la pazienza di Giobbe), la cui virtu` e` celebrata nell’omonimo libro del Vecchio Testamento. Sono detti pazienza il cordone dei frati, abitini e scapolari che portano i membri di certi ordini religiosi. Nell’iconografia la Pazienza e` rappresentata come una donna attempata che sostiene un giogo sulle spalle, seduta sulla nuda roccia e con i piedi nudi sopra un fascio di spine. L’animale che ne e` simbolo e` la lumaca. f Vedi Calma, Passione, Sopportare. 827 La pazienza e` la virtu ` degli asini. Lo dice chi non vuole pazientare, considerando come all’asino paziente tocchi una vita di lavoro, bastonate e cibo scadente. 828 La pazienza e` la virtu ` dei santi. Lo dice chi non vuole avere pazienza sottolineando che solo chi pratica eroicamente le virtu` puo` sopportare certe cose. 829 La pazienza e` la madre di tutte le virtu `. Un po’ tutte le virtu` richiedono pazienza. 830 La pazienza e` una grande virtu `. Detto spesso come esclamazione quando se ne deve far uso e non se ne avrebbe voglia. E` il riconoscimento implicito del fatto che pochi ne dispongono o ne fanno uso, essendo la virtu` piu` necessaria per vivere con gli altri e anche tra le piu` rare. 831
Chi non ha pazienza non ha pace.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
PAZIENZA
Chi e` impaziente, non sopporta e` sempre in guerra con tutti, non ha mai tregua nel cercare di eliminare o fuggire quello che non sopporta. 832 La pazienza e` il pane dei poveri. Perche´ permette loro di sopportare la propria grama esistenza, di andare avanti e di fare, con poco, i miracoli. 833 La [Ogni] pazienza ha un limite. Le virtu` che non hanno limiti umanamente divengono paradossi: la speranza irragionevole diventa stoltezza. La pazienza e` quella che piu` risente di questa legge e, portata oltre una ragionevole misura, diviene dabbenaggine. Proverbio molto diffuso, che Toto` parodiava: ‘‘Ogni limite ha una pazienza’’. 834 La pazienza ha il manico corto. Percio` e` facile lasciarla cadere, ‘‘perderla’’. Non arriva molto lontano. 835 Anche il fiore della pazienza sfiorisce. Gioco di parole tra il nome della virtu` e quello della Rumex patientia, erba perenne detta comunemente pazienza. Coltivata e selvatica, veniva usata un tempo nella medicina popolare, e per questo era assai conosciuta. La virtu` della pazienza, che per sua natura deve durate nel tempo, a lungo andare sfiorisce.
La pazienza si pianto`, ma l’ebbe il freddo. Per questo la pazienza non si trova piu` da nessuna parte: un’annata di freddo si porto` via (l’ebbe, con espressione desueta di area toscana) la pianta che non e` piu` ricomparsa. 836
837
La pazienza e` una buona erba, ma non nasce in tutti gli orti.
838 La pazienza ce l’hanno i frati. Pazienza e` detto anche un lembo di stoffa che si portava al collo con gli abiti religiosi, e dunque il proverbio equivoca sui due significati del termine: per dire che qualcuno, invece, non essendo frate, la pazienza non ce l’ha (o non ne ha piu`). 839
La pazienza e` del monaco.
La pazienza ce l’hanno i frati e la monache la prendono in prestito da loro. C’e` un po’ di malizia. 840
841
La pazienza non la vendono gli speziali.
pag 1205 - 04/07/2007
PAZIENZA
1142
.
Si dice anche di alcune altre doti, in particolare dell’intelligenza (vedi Il giudizio non lo vendono gli speziali [G 746]), e talora anche del coraggio. Colla pazienza s’acquista la scienza. Il sapere, la conoscenza si conquistano con la pazienza, apprendendo poco a poco e con costanza le nozioni, riflettendo e studiando. Senza la metodica applicazione non si raggiunge la conoscenza. 842
Senza pazienza non c’e` saggezza. La saggezza consiste anche nell’attendere che le cose maturino, che il tempo faccia il suo corso, senza ricorrere a forzature. 843
844
La pazienza fa la scienza.
845
Pazienza vince scienza.
846 Di pazienza sono armati i forti. Gli uomini di carattere, che padroneggiano le situazioni e se stessi, sono dotati della pazienza necessaria per superare gli ostacoli con i mezzi appropriati. L’impaziente invece non e` forte, si fa travolgere dai sentimenti, dalla paura, dagli eventi.
Un grano di pazienza vale piu` che un secchio di furbizia. Vince su ogni espediente, aiuta a raggiungere ogni scopo piu` di quanto possa agevolare l’astuzia. Proverbio dalla struttura tipica: Fa piu` miracoli una botte di vino che una chiesa di santi [B 791]. 847
848 Con la pazienza si vince tutto. E` una virtu` che consente di fare quasi l’impossibile. A differenza dell’amore e della morte, di cui si dice la stessa cosa, la pazienza e il lavoro si rivolgono con calma a opere costruttive.
La pazienza mangia il veleno e il fuoco e alla fine divora il diavolo. Riesce a fare cose impossibili con la propria costanza e, alla fine del lento lavorı`o, vince anche le forze soprannaturali. 849
850
Con la pazienza si fa tutto.
851
Con la pazienza il gobbo va in montagna.
852
Con la pazienza, il tempo e il danaro si aggiustano tutte le cose.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Aggiunge due elementi che non sono in effetti trascurabili, o che, comunque, aiutano. Con la pazienza un frate ingravido` una monaca. Ironico. Gioca sul doppio significato di pazienza, vedi sopra: La pazienza ce l’hanno i frati [P 838]. Piu` paradossale la sua amplificazione: 853
854
Con la pazienza un frate ingravido` una mosca.
855
Con la pazienza prese moglie un frate. Con la pazienza si mette un dito in culo a un fringuello [porcospino].
856
Colla pazienza un pidocchio fece il giro del mondo. 858 La pazienza si muta in furore. La pazienza non e` infinita e, giunta al suo limite, esplode rovesciandosi nel suo opposto: una furia senza controllo e di straordinaria violenza. La furia delle persone pazienti e` spesso superiore a ogni immaginazione. 857
Chi ha pazienza col filo, ha pazienza col marito. Chi ha pazienza nel cucire, nei lavori domestici, ha pazienza con le persone. 859
Per stare al mondo ci vuol pazienza e per andarsene coraggio. Vivere bene richiede calma, pazienza e sopportazione; per morire bene ci vogliono forza d’animo e coraggio. 860
861 Chi ha pazienza ha quel che vuole. Chi e` paziente col tempo arriva a raggiungere tutti i suoi scopi, soprattutto se dispone anche della costanza nell’operare. 862 La pazienza medica tutti i mali. E` capace di porre rimedio anche alle sventure piu` grandi, ai guai piu` grossi e, almeno sotto forma di sopportazione, vince anche le malattie.
La pazienza vince tutte le guerre. Spuntate le corna viene anche la pazienza. Quando l’animale perde le sue forze e le sue armi di offesa e difesa (corna, unghie, denti), diviene anche meno aggressivo, piu` paziente. La stessa cosa accade all’uomo aggressivo e collerico quando invecchia. Il proverbio lascia aperta anche una perfida interpretazione: se s’intende spuntare nel senso di ‘‘crescere’’, ‘‘germogliare’’, come un vegetale, si ha tutta 863 864
pag 1206 - 04/07/2007
1143 un’altra prospettiva. Una volta che le corna (infedelta` del coniuge) sono venute fuori (superato il momento piu` difficile e doloroso dell’uscita, come lo e` per i denti), arriva provvidenzialmente anche la pazienza per sopportarle, per rassegnarsi. 865 La pazienza morı` seduta in casa. Naturalmente ad attendere chi non venne mai. Significa anche che l’eccessiva pazienza, disgiunta da iniziativa e intraprendenza, e` sterile.
PAZZIA I proverbi comprendono sotto questo termine, in modo generico, tutte le manie, stranezze e singolarita`, di carattere o di intelligenza, da cui pochi possono considerarsi immuni. f Vedi Follia, Parlare, Saggio, Saggezza, Stoltezza. Se la pazzia fosse un male da ogni casa verrebbero lamenti. Non c’e` luogo ne´ testa dove non sia un po’ di pazzia. Se la pazzia procurasse del dolore tutti urlerebbero e il mondo sarebbe come un campo di feriti dopo la battaglia. 866
867
Se la pazzia fosse dolore in ogni casa si sentirebbe piangere.
868
Se la pazzia fosse morbo il mondo sarebbe un ospedale.
Se la pazzia mandasse zoppi si andrebbe in giro tutti con le grucce. Mandasse nel senso di ‘‘rendesse’’. 869
Se tutti i pazzi portassero una berretta bianca si sembrerebbe un branco d’oche. Ognuno, segreto o palese, ha un ramo di follia per cui merita, a giudizio di altri, il titolo di pazzo, e se tutti coloro che ne hanno titolo fossero riconosciuti pubblicamente, si salverebbero pochi. 870
871
La tassa sulla pazzia farebbe ricco un regno.
Il primo grado di pazzia e` ritenersi savio, il secondo e` farne professione, e il terzo e` disprezzare chi savio e` davvero. Chi si vanta della propria saggezza, si proclama furbo e avveduto, dichiara d’essere 872
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
PAZZO
tutto il contrario. Vedi Stimarsi saggio e` principio di pazzia [S 63]; Il primo articolo di fede dello sciocco e` credersi furbo [S 661]. 873
Il primo grado della pazzia e` credersi savio, il secondo e` dirlo, e il terzo e` disprezzare i consigli.
874 Chi si battezza savio si dichiara pazzo. Vedi anche Chi si loda s’imbroda [L 823].
Ognuno ha il suo grano [ramo] di pazzia. Tutti peccano di follia in qualche aspetto della personalita`,del comportamento. Ognuno in certe occasioni si comporta senza usare la ragione o il senno. Vedi anche Del medico, del matto e del cuoco ognuno ne ha un poco [C 2701]; Nel genio c’e` sempre un ramo di follia [G 361]. 875
La pazzia ha ali d’aquila, lingua di pappagallo e occhi di talpa. Il pazzo fa voli vertiginosi con la fantasia, sa soltanto ripetere quello che sente dire e non e` capace di vedere le cose e i problemi. 876
Chi non fa pazzie in giovinezza le fa in vecchiaia. Chi non fa delle cose strane, stravaganti, chi non commette errori, chi non stravizia un po’ nella gioventu` spesso si risveglia in vecchiaia, quando pochi sono disposti a capirlo e a perdonarlo. Vedi Chi non le fa da giovane le fa da vecchio [G 676]; Chi non folleggia in gioventu` fa pazzie in vecchiaia [V 152]; Chi non s’innamora da giovane, s’innamora da vecchio [I 289]. 877
PAZZO Il vero e proprio pazzo, patologico, si sovrappone facilmente al semplice sciocco, alla persona poco intelligente o semplicemente incauta. E pazzo e` anche l’originale, colui che si comporta in maniera insolita. f Vedi Carnevale, Manicomio, Matto, Padrone, Parlare, Pazzia, Ridere, Riso, Saggio, Sciocco, Stolto. 878 Il pazzo lo dice e il coglione lo fa. Definisce esattamente la differenza tra i due concetti: il matto non e` tanto scemo da realizzare le sue bizzarrie; vedi anche Matto sı`, ma scemo no [M 1046]. 879
Il pazzo fa la festa e il savio se la gode.
pag 1207 - 04/07/2007
PAZZO
La vita mostra spesso questa situazione: lo sciocco, lo sconsiderato, organizza, sperpera, e poi l’avveduto gode del suo lavoro. 880
I matti fan le nozze e i savi se le godono.
Il mondo e` fatto per chi vale e i coglioni se lo godono. Contrapposto ai precedenti. Il mondo, con tutto il suo complesso di attivita`, e` fatto per l’opera delle persone che valgono, hanno talenti, capacita`, che dispiegano le loro energie nel lavoro continuo. Questo loro applicarsi alla vita attiva pero` comporta che tutto il loro tempo passi nella fatica, nella pena, nell’impegno continuo, per cui, piu` uno vale, meno ha tempo per godersi i frutti delle cose buone che crea, inventa, costruisce. Di conseguenza, coloro che si godono veramente tutto questo enorme apparato, i frutti di questa febbrile attivita`, sono quelli che valgono meno: gl’incapaci, gl’incompetenti, gli sciocchi, che vengono messi da parte e bene o male finiscono per essere i destinatari del sudore di coloro che sono bravi e valenti. 881
882 I savi portano i pazzi sulle spalle. Per quello che si e` detto al proverbio precedente, la vita presenta il paradosso che le persone di valore, dotate, capaci, lavorino mantenendo – volenti o nolenti – coloro che nella vita non sanno fare nulla o combinano solo sciocchezze. 883 Loda il pazzo e fallo correre. Tattica psicologica vincente con i pazzi: dar loro ragione, importanza e mandarli lontano con scuse, o impegnarli in fatiche che li sfiancano, facendo intravedere risultati mirabolanti. Si dice che Esopo abbia usato un espediente di questi allorche´ uno squinternato gli tiro` un sasso. Invece di arrabbiarsi gli disse: – Bravo –, e gli dette una moneta, aggiungendo: – Non ho altro, ma se tirerai una pietra a quel ricco signore che sta arrivando, avrai molto di piu` –. Quello seguı` il consiglio e l’altro lo fece crocifiggere. 884
1144
.
Loda il pazzo e fallo saltare: se non e` pazzo lo farai diventare.
Pazzo lodato [onorato] ne produce cento. Lo sciocco che viene lodato e onorato si convince del proprio valore e diviene contagioso: provoca una serie di ammiratori e di imitatori che diffondono la follia come la peste. 885
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Per governar sui pazzi ci vuole molto cervello [senno]. Perche´ ci vuole anche l’intelligenza che manca a loro. Paradossalmente per reggere i pazzi ci vuole piu` senno che a tenere insieme i savi. Vedi anche Per trattar coi pazzi ci vuole molto ingegno [I 245]. 886
887
Per stare coi pazzi bisogna avere il nostro cervello e quello che manca a loro.
Un pazzo per casa e una croce per chiesa. Ogni casa ha il proprio ‘‘matto’’, il proprio personaggio strano e originale, ma non ne puo` reggere di piu`. Nelle chiese di solito c’e` solo un grande crocifisso sopra l’altare. Si dice croce una pena, una disgrazia. Vedi anche Per ogni casa basta un matto [M 1062]. 888
889 Testa di pazzo non incanutisce mai. La testa dello sciocco non soffre presto della canizie. Vuole indicare che la testa del matto non viene sforzata, ne´ usurata, quindi e` sempre rigogliosa come una rapa d’inverno. Si puo` anche intendere che la testa del pazzo, come cervello, non acquista neppure quella saggezza, quanto meno quella riflessione che viene agli uomini naturalmente con l’eta`. Si usa anche con maligno doppio senso.
Non e` sempre savio chi talvolta non e` pazzo. Chi si comporta sempre da savio, non e` savio. Chi ha come regola voler comportarsi sempre da saggio e applica rigidamente questo criterio, raggiunge come risultato che almeno certe volte si comporta da stolto: tutte quelle volte nelle quali usare criteri formali di saggezza non e` giusto ne´ utile. Bisogna infatti sapere anche quando e` il caso di abbandonare la serieta`, di non prendere sul serio le persone e le cose usando altri comportamenti e altri metri (vedi anche Loda il pazzo e fallo correre [P 883]; Coi pazzi convien pazzeggiare [P 925]). La saggezza non e` fatta di regole rigide, ma di buon senso che consiglia a volte anche di farne a meno. 890
891 Il pazzo va a cavallo e il saggio a piedi. Come detto a proposito di P 881, risulta spesso migliore nel mondo la posizione pratica del pazzo che quella del savio, quella dell’inetto che quella dell’uomo capace, nella considerazione del fatto che coloro che valgono non fanno che lavorare indefessamente per preparare una vita sempre migliore, che si
pag 1208 - 04/07/2007
1145 godono quanti sono meno dotati e meno validi. Altra interpretazione del detto e` che coloro che non rischiano, per eccesso di prudenza e saggezza, si condannano a vivere piu` penosamente e faticosamente di coloro che spensieratamente e sconsideratamente accettano ogni mezzo pur di evitare la fatica. Bisogna ricordare che andare a cavallo comporta sempre dei seri rischi, vedi Uomo a cavallo, sepoltura aperta [C 1115]. Solo il pazzo prova se regge il ghiaccio [il vetro]. Solo chi e` folle si mette in testa di verificare personalmente se esiste un rischio mortale. Vedi anche Quando guadi il fiume manda avanti lo stolto [F 1043]; I savi mandano i matti a provare il ghiaccio [M 1026]. 892
893 Solo il pazzo prova se e` fedele la donna. Chi lo fa puo` trovarsi ad amare e inutili sorprese. Vedi anche La donna e il vetro sono sempre in pericolo [V 650].
Disse il matto: – Vediamo se questi funghi sono veramente velenosi, e se li mangio`. La verifica, che e` un procedimento importante per la ricerca della verita`, fatta senza cervello, puo` essere il massimo della follia. La prova, se non e` guidata dalla prudenza, e` una sciocchezza. La forma del detto e` quella della facezia proverbiale: Come disse... (vedi Introduzione). Viene chiamato a testimone un pazzo, che conferma la validita` dell’affermazione. 894
895 Il pazzo si riconosce ai gesti. Si individua presto dal suo comportamento: canta ad alta voce, parla con se stesso, cammina a gran passi, si ferma improvvisamente, gesticola continuamente, ride senza ragione. Questo fa il pazzo vero e proprio, patologico, ma ovviamente il detto ha di mira altre, piu` diffuse, ‘‘pazzie’’, se si intendono per gesti i comportamenti. 896 Dall’interrogare si conosce il pazzo. Dalle domande che fa si capisce subito se uno ha il cervello a posto. 897 Dal riso si vede il matto. Per analogia. Ride improvvisamente, senza ragione e sgangheratamente. 898
Il pazzo e il suo danaro si dicon presto addio.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
PAZZO
Lo sciocco che possiede danaro lo sperpera in poco tempo, non conoscendone il valore e l’importanza. A pazzo relatore savio ascoltatore. Quando lo sciocco parla e racconta, confonde continuamente cose vere e fantastiche, cose utili e sciocchezze. Chi lo ascolta deve seguirlo attentamente per ricavarne quello che gli e` utile. 899
Da quattro cose si conosce il pazzo: parlare molto senza esserne richiesto, lodare se stesso, prestare senza pegno e cantare a gran voce. Sono i quattro elementi da cui si puo` riconoscere colui che non ha molto equilibrio mentale, pende verso la pazzia. Vedi anche Parlare senza motivo e` doppia pazzia [P 480]; Chi loda se stesso cade nel cesso [L 829]; Chi fa prestito senza pegno fa fuoco senza legno [P 1069]; Chi canta a tavola e a letto e` un matto perfetto [C 507]. 900
Tutti vedon pazzi in piazza ma nessun della sua razza. Nessuno riconosce la propria follia. Si riconosce facilmente la pazzia diversa dalla nostra; se invece e` simile a quella che abbiamo ci pare una condizione naturale. 901
Il pazzo diverte in piazza se non e` della tua razza. Il pazzo quando e` per la strada e` uno spasso a vederlo e si ride volentieri delle sue sciocchezze. Ma se invece di un estraneo e` un familiare, oppure uno simile a te, allora sono coltellate al cuore. 902
903 I pazzi per lettere vanno piu ` lontano. I pazzi che hanno la mania della letteratura e della poesia sono quelli piu` scervellati e inguaribili, che presentano forme straordinarie di follia. C’e` un gioco di parole fra lettere come ‘‘letteratura’’ e come ‘‘missive, epistole’’. Siccome la lettera si puo` spedire dovunque il pazzo che usa le lettere, che scrive, arriva piu` lontano. Vedi anche Uno scemo coi libri e` uno scemo e mezzo [L 648].
Discorsi di briaco e consigli di pazzo legali insieme e fanne un bel mazzo. Gli ubriachi si fermano spesso a far grandi discorsi e i pazzi sprecano consigli per chiunque, ma hanno pressappoco lo stesso valore. 904
pag 1209 - 04/07/2007
PAZZO
Pazzo e` chi vive povero per morire ricco. Una delle piu` grandi pazzie e` quella dell’avaro che si priva del necessario per arrivare alla tomba ricco e pieno di soldi che non ha goduto e non si godra` mai piu`. Vedi anche L’avaro fa come l’asino che porta il vino e beve acqua [A 1617]; L’avar fatica e pena per tenere gli eredi a pancia piena [A 1623]. 905
906 Ogni pazzo loda la sua pazzia. Perche´ crede di essere sommamente intelligente e che il suo modo di pensare e di vedere sopravanzi di molto quello degli altri. Credersi piu` intelligenti di chiunque altro, e per questo in disaccordo e incompresi, e` una delle caratteristiche piu` frequenti degli sciocchi o delle persone affette da serie nevrosi.
Da un pazzo a volte viene un buon consiglio. Il pazzo, proprio per essere fuori della visione comune delle cose, spesso vede quello che comunemente non si nota e sa indicare una strada sfuggita a tutti. Vedi anche Un folle puo` consigliare un saggio [F 1028]. 907
908 A un pazzo, un pazzo e mezzo. Gli argomenti, le forze vanno controbattute sullo stesso piano: la pazzia con la pazzia e non con la ragione. Vedi anche A popolo pazzo, prete spiritato [P 2125]; Per prendere un furbo ci vuole un furbo e mezzo [F 1694]. 909
A guarire un pazzo ce ne vuole uno e mezzo.
Alla barba dei pazzi il barbiere impara a radere. Forse allude proprio a questa situazione il modo di dire: fare una cosa alla barba di..., cioe` ‘‘a spese, con danno, di qualcuno’’. Vedi anche Il garzone del barbiere impara a radere alla barba dei pazzi [G 202]; All’altrui danno e` bello imparare [D 78]. Circola tuttora anche la forma latina, di origine medievale: 910
911 A barba stulti discit tonsor. ‘‘Il barbiere impara dalla barba dello sciocco’’. Registrato in eta` umanistica e` anche A barba stolidi discunt tondere novelli ‘‘Alla barba dello sciocco imparano a radere gli apprendisti’’, che ha piu` puntuale corrispondente nell’italiano Il garzone del barbiere impara a radere alla barba dei pazzi [G 202]. Vedi anche, contrario, L’esperienza non s’acquista senza pagarla [E 183]. 912
1146
.
Chi ride da pazzo, piange da savio.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Chi perde la testa e folleggia, si diverte, sperpera, commette sciocchezze, dovra` poi scontare tutto alla resa dei conti quando, rinsavito, piangera` sulle follie che ha fatto. Vedi anche, con significato vicino, Chi ride al mattino piange la sera [M 1017]. Metti un pazzo su una panca o mena i piedi o canta. Lo stupido ha sempre atteggiamenti infantili dai quali si riconosce facilmente. 913
914 Il pazzo e` anche ostinato. Non si convince di aver torto, di sragionare. E` questa la ragione prima per la quale uno si dice pazzo. 915 Ogni pazzo vuol dar consiglio. Ogni pazzo crede di avere il miglior consiglio da dare, la soluzione geniale da offrire, la chiave del problema. 916 Piu ` pazzi ci sono e piu` si ride. Si dice quando ci si accorge che un luogo, una riunione, abbondano di squilibrati, di esaltati o di gente sciocca o ingenua. Cosı` puo` capitare di dire: ‘‘Invitiamo anche il Tale? Ma sı`: piu` pazzi ci sono e piu` si ride’’.
Infinito e` il numero dei pazzi [degli sciocchi / stolti]. Detto variamente formulato, proveniente dall’Ecclesiaste (1.15), di cui e` tuttora molto diffusa la forma della Vulgata: 917
918 Stultorum infinitus est numerus. Vedi anche Il mondo e` una gabbia di matti [M 1787]. Traduzione nata da un fraintendimento del testo ebraico che dice in realta` ‘‘quel che manca non si puo` contare’’. Gode di una sua indipendente fortuna come proverbio, anche fra parlanti italiani. 919 Infinita e` la schiera degli sciocchi. Verso proverbiale del Petrarca, Trionfo del Tempo 87. La constatazione e` alquanto naturale, e gia` Cicerone in una lettera (Ad familiares 9.22.4) sbotta: Stultorum plena sunt omnia ‘‘Tutto e` pieno di imbecilli’’, frase divenuta a sua volta sentenza diffusa nel Medioevo. Innumerevoli le riprese letterarie del tema. Vedi anche Le mamme degli scemi sono sempre incinte [S 570]. 920 I pazzi crescono senza annaffiarli. I pazzi non hanno bisogno d’imparare il loro mestiere, non c’e` bisogno di educarli. I pazzi hanno una gran vitalita`, energia, vigoria per
pag 1210 - 04/07/2007
1147 cui superano malattie, crisi, ostacoli con grande facilita`, cosa che non accade alle persone che si dicono normali. La pazzia e` un mestiere che s’impara presto. Vedi anche, per la forma, La malizia s’impara presto [M 421]. 921
922 Ogni pazzo par [e`] savio quando tace. Meno uno parla e piu` resta nascosta la sua stoltezza. Osservando il silenzio qualunque sciocco puo` essere considerato assennato per un tempo ragionevole. Un insegnamento che si trova gia` in Publilio Siro. Vedi anche Quando tace anche lo stolto e` saggio [T 21]; Il silenzio e` la maschera dello stolto [S 1346]; Finche´ non parla anche il coglione e` un saggio [T 22]; Quando non dice niente non e` il pazzo dal savio differente [S 1348].
La donna e` pazza tre volte: in gioventu`, di mezza eta` e da vecchia. Nel senso peggiore s’intende che e` sempre pazza. Ma in realta` qui si specificano tre momenti particolari della vita nei quali la donna e` piu` soggetta a fare sciocchezze: quando e` nella puberta` e si sveglia la sua sessualita`, che e` una forza scatenata e incontrollabile; sulla mezza eta` allorche´ avverte la fine del suo periodo fecondo e durante il climaterio; quando e` vecchia, allorche´ viene messa da parte nel governo della famiglia. 923
924 In casa Pazzi non manco` girelle. Antico proverbio toscano che si dice ai lunatici, i quali hanno continui salti d’umore. Fa riferimento all’antica famiglia fiorentina dei Pazzi: nell’impresa della famiglia dei Pazzi compaiono delle mezze lune che si sfiorano con i corni e sembrano ruote di un congegno. Mancare una girella, una rotella, significa essere un po’ scemo. I Pazzi ne avevano tante nello scudo, ma poche nella testa. Se a un meccanismo manca una rotella, e` guasto. 925 Coi pazzi convien pazzeggiare. Vedi anche Con la volpe convien volpeggiare [V 1285].
PECCARE f Vedi Errare, Pensare, Pentirsi. 926 Nessuno pecca controvoglia. Al peccato si va con entusiasmo. Sono falsita` le scuse del tipo: ‘‘Io non volevo... Me l’hanno fatto fare...’’.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
PECCATO
927 Peccare e` da uomini, ostinarsi e` da bestie. L’errore e` scusabile, l’ostinazione riprovevole. Vedi anche Errare e` umano, perseverare diabolico [E 126]. 928 Chi pecca in segreto si pente in pubblico. Il peccato fatto in segreto, una volta scoperto, viene espiato in mezzo alla riprovazione collettiva. Vedi anche Chi ruba di notte e` impiccato di giorno [N 497].
Chi pecca una volta non e` piu` innocente. Per essere innocente occorre non aver mai commesso davvero alcuna colpa. Vedi anche Per fare il bene ci vuol tutto bene; per fare il male basta poco male [B 362]; Bonum ex integra causa, malum ex quocumque defectu [B 363]. 929
930 Dove molti peccano nessuno si castiga. Dove l’infrazione e` di tutti e quotidiana non si puo` applicare la sanzione della legge. Vedi anche, con logica simile ma con senso diverso, Male comune mezzo gaudio [M 379].
In ogni luogo si puo` peccare e far penitenza. Per pentirsi non occorre andare nel deserto, come gli eremiti: dovunque uno puo` ravvedersi e chiedere perdono. 931
PECCATO f Vedi Colpa, Diavolo, Errore, Paura, Penitenza. Peccati e debiti son sempre piu` di quelli che si crede. L’uomo tende naturalmente ad assolversi facilmente delle colpe che commette, e cosı` tende a dimenticare agevolmente i debiti, ritrovandosi poi, facendo i conti, a verita` piu` amare di quello che si aspettava. 932
Anni e peccati sono sempre piu` di quelli che si dice. Sono quasi sempre in numero maggiore di quanto dice una persona che li ammette o li confessa a proprio riguardo. Cosı` e` da intendere il si dice, e cosı` e` usato il proverbio, che non puo` affermare nel senso di si dice in giro, in quanto la malignita` dei chiacchieroni tenderebbe se mai ad aumentare gli anni, soprattutto a una donna e il numero dei peccati a chiunque. 933
934
Anni e peccati se ne dice sempre meno di quel che sono.
pag 1211 - 04/07/2007
PECCATO
L’interessato e` portato a farsi piu` giovane e piu` buono. Chi e` senza peccato, scagli la prima pietra. Nella forma di due settenari la frase evangelica (Giovanni 8.7) e` un proverbio italiano tra i piu` noti. Gesu` la pronuncia davanti agli accusatori che volevano lapidare l’adultera: tutti se ne vanno, cominciando dai piu` vecchi. Significa che nessuno e` innocente al punto di ergersi a giudice del prossimo. Vedi anche in senso di colpa-difetto: Chi di schiena, chi di petto tutti abbiam qualche difetto [D 340]. 935
936
1148
.
Nessuno e` senza colpa.
937 Nemo sine crimine vivit. ‘‘Nessuno vive senza colpa’’. Si trova nei Disticha Catonis (1.5).
Chi difende il suo peccato pecca due volte. Colui che non riconosce l’errore, insiste nel male, e` colpevole due volte. 938
La fine del peccato e` l’inizio del pentimento. Non si e` finito di peccare finche´ non si comincia a pentirsene. 939
940 Dietro il peccato corre il pentimento. Il peccato e` sempre seguito dalle sue conseguenze, dal ravvedimento e poi dal pentimento.
Peccato confessato e` mezzo perdonato. Chi ammette la colpa, l’errore e` gia` sulla via del ravvedimento e deve essere compreso in quanto Tutti possiamo sbagliare [S 482]. La frase si trova simile nelle Sentenze di Publilio Siro (P 16): Proximum ab innocentia tenet locum verecunda peccati confessio ‘‘La confessione vergognosa dell’errore e` quasi innocenza’’. Vedi anche Difetto ammesso, mezzo rimediato [D 355]. 941
Peccato celato mezzo perdonato. Quando una colpa viene commessa nel segreto, senza rivelarla, senza farsene un vanto, per prima cosa non da` scandalo e quindi rimane circoscritta, in secondo luogo puo` trovare piu` facilmente comprensione e perdono in quanto questo non costituisce un precedente che puo` essere invocato da altri incrinando il valore della legge. Anche: il fatto di tenere nascosta una colpa costituisce gia` la 942
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
coscienza di essere in errore, d’avere sbagliato, presupposto del pentimento. Ovvero: soggettivamente esiste il giudizio della propria coscienza, ma non della pubblica opinione, che e` quello che per molti conta di piu`. 943 Peccato occulto si puo` dir non fatto. Prendendo il punto di vista di quanto appare, data come irrilevante la coscienza, la colpa che si riesce a nascondere completamente e` come inesistente e si puo` sostenere la propria estraneita`.
Chi pecca di nascosto piu` facilmente si perdona. Il fatto di celare la colpa rende piu` facile il pentimento perche´ sottrae il colpevole e l’indulgenza di chi perdona al giudizio degli altri. 944
Non c’e` peccato che sia piu` grande del perdono. Non c’e` cosa che non possa essere compresa e perdonata. E` inteso di regola in riferimento al perdono divino; gli uomini non sempre sanno perdonare e quasi mai tutto. 945
Se son peccati quelli della fregna il Paradiso e` magazzino di legna. Se vengono considerati peccati quelli del sesso, in Paradiso non c’e` nessuno: soltanto roba vecchia e legna da bruciare. 946
Il peccato viene ridendo e se ne va piangendo. Perche´, al momento in cui viene commesso, si prospetta allettante, pieno di attrazioni e di promesse; dopo che e` stato commesso si rivela per le sue conseguenze amare e genera rimorso. Si dice anche del debito: Il debito viene ridendo e parte piangendo [D 146]. 947
Il peccato arriva dolce e parte amaro. Chi mangia il dolce sputa l’amaro. 950 Non c’e` peccato che non si pianga. Ogni peccato comporta una punizione, o comunque la sofferenza del rimorso. 948 949
951 Ogni peccato ha la sua scusa. Ogni errore viene commesso per ragioni che possono attenuarlo, ovvero renderlo perdonabile, o almeno comprensibile. Vedi anche Ogni difetto ha la sua scusa [D 348]; Ogni vizio ha la sua scusa [V 1131]. 952
Quattro peccati non hanno assoluzione: rubare per gli altri, innamorarsi d’una vecchia, prestare soldi a chi gioca, ubriacarsi di cattivo vino.
pag 1212 - 04/07/2007
1149 Sono azioni imperdonabili perche´ frutto di stoltezza o di grottesca ingenuita`: rubare per conto d’altri porta a pagare di persona (vedi anche Chi ruba per gli altri e` impiccato per se´ [R 1040]); prendere come amante una vecchia non si sa che gusto possa dare; prestare al giocatore significa perdere tutto e rovinarsi la salute con roba che non piace e` da matti. Di tre peccati non c’e` perdono: rubare per gli altri, innamorarsi d’una vecchia e far indigestione di quello che e` nell’orto. Qui si indica come sommamente stolto rimpinzarsi di verdura. 953
954 Peccato, grosso o niente. Se uno deve commettere un peccato guardi almeno che ne valga la pena, che ci sia un vero utile. Vedi Se ti devi ubriacare, ubriacati di vino buono [U 15].
Dove c’e` gusto c’e` peccato. Tutto quello che piace di solito e` proibito. Cio` che piace di piu` quasi sempre non si deve fare. 955
I peccati son come le salcicce: uno attaccato all’altro. Chi inizia a comportarsi male entra in una catena di colpe che sono una la conseguenza dell’altra: si pecca, e poi si pecca per nascondere il peccato, per rimediarlo, per ripeterlo... 956
Una volta imparato il peccato se ne puo` fare quanti se ne vuole. Per tenersi lontano da un vizio la cosa migliore e` non avvicinarcisi mai perche´, una volta conosciuto, o praticato, e` molto difficile abbandonarlo. Tratta ironicamente questo tema morale come se si trattasse d’imparare una procedura, una lavorazione che permetta di produrre qualcosa in abbondanza. 957
958
La strada del peccato comincia con la salita, ma poi e` tutta in dicesa.
Si dice il peccato, ma non il peccatore. La riprovazione deve investire piu` il male di chi lo commette, che invece deve essere corretto. Concetto espresso, ad esempio, da Dante Convivio 4.1: ‘‘Ragionevole e onesto e`, non le cose, ma la malizia delle cose odiare e procurare di far partire’’. Nell’uso piu` frequente la frase diviene un alibi, una formula non priva d’ipocrisia per insinuare qualche malignita`, qualche sospetto o accusa vera e propria senza apparire maldicenti o, peggio, 959
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
PECCATO
calunniatori. Va da se´ che, dati gli opportuni elementi, si riesce a far capire chi sia il peccatore anche senza dirne il nome. 960
Si maledice la colpa e s’ammonisce il peccatore.
Verso il peccato si corre, verso la virtu` si zoppica. Quando si va verso il bene ci si muove lentamente, di malavoglia; molto diversamente da quando si va verso il peccato: allora si corre e ci si affretta. 961
962 La circostanza aggrava il peccato. I peccati sono piu` gravi o leggeri secondo le circostanze, le ragioni, i modi nei quali vengono commessi. 963 Il peccato non resta nascosto. Le colpe, i misfatti prima o poi si scoprono. Vedi anche Il diavolo insegna a fare le pentole, ma non i coperchi [D 292].
Non tutti i peccati si lavano con l’acqua santa. Non tutte le colpe si espiano in confessionale: ce ne sono di quelle che hanno bisogno di essere perdonate attraverso una riparazione anche materiale dei danni commessi. 964
Gran peccato non puo` esser celato. Quando la colpa e` molto grave crea intorno a se´ un tale interesse che prima o poi viene scoperto chi l’ha commessa. Anche: una grave colpa non consente a chi l’ha commessa di sostenerne da solo la conoscenza; prima o poi la rivelera`. 965
Chi ha fatto il peccato faccia la penitenza. Da un’azione malvagia, o da un errore, deriva un castigo che tocca al colpevole. Vedi Chi mangia la candela cachera` lo stoppino [C 341]; Chi ha fatto il male, sconti la pena [M 366]. 966
967
Chi fa il peccato deve fare la penitenza.
968
Peccati e debiti chi li fa li paga.
Chi ha mangiato le castagne spazzi i gusci. Per analogia. Anche nel senso: nasconda i segni del suo errore. 969
Chi ruba pecca uno e chi e` rubato pecca cento. Colui che ruba pecca una volta, ma chi e` derubato, se sospetta ingiustamente di molte 970
pag 1213 - 04/07/2007
PECCATORE
persone, pecca assai di piu`. Improprio l’uso passivo di rubare nel senso di ‘‘essere derubato’’, indotto dal parallelismo con la prima forma verbale. Tutti i peccati mortali son femmine. L’elenco tradizionale dei sette vizi capitali registra tutti nomi femminili: superbia, avarizia, lussuria, ira, gola, invidia e accidia, che i moralisti medievali abbreviavano con l’acronimo saligia (talora inteso anche come un nome del demonio) da cui il verbo saligiare col significato di ‘‘commettere azioni di peccato mortale’’. Soprattutto per dire che dalla donna provengono le peggiori tentazioni. Vedi anche Chi disse donna disse danno [D 867]. 971
Peccato vecchio, penitenza nuova. Le sregolatezze antiche, di gioventu`, presentano dei conti inattesi, che non si erano presi in considerazione, Peccato abitudinario, incallito richiede una penitenza che lo estirpi e lo cancelli per sempre. 972
Chi non ha peccato non sente vergogna. Cioe` si comporta naturalmente, a differenza di chi ha la coscienza sporca. 973
Peccato di pappatorio non si porta in confessorio. Detto probabilmente fratesco che vorrebbe irrilevante l’intemperanza a tavola. 974
PECCATORE f Vedi Peccare, Peccato. 975 Son piu ` i peccatori dei Santi. Le persone molto cattive sono piu` numerose di quelle esemplarmente buone. In genere: ci sono piu` persone che commettono il male di quelle che fanno il bene.
Grande peccatore, grande penitente [santo]. Colui che fu grande peccatore, allorche´ si ravvede, diviene grande anche nella via della santita`, e della penitenza. Molti santi furono prima grandi peccatori. I mediocri rimangono sempre tali. 976
Siamo tutti peccatori. Nessuno e` senza macchia, ha vissuto senza commettere un peccato. E` un invito, spesso ripetuto con ironia, a non credersi perfetti, a non giudicare severamente gli errori del prossimo. 977
978
1150
.
Senza peccatori non vi sarebbero santi.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Se nessuno peccasse la santita` sarebbe lo stato comune degli uomini e i santi non si segnalerebbero per le loro virtu`. Il Signore lascia la corda lunga al peccatore. Il Signore consente al peccatore di infrangere la sua legge e lo lascia libero, con vita, salute, benessere, piu` di quanto non conceda al giusto. La dottrina cristiana sostiene che tale liberta` che Dio concede al malvagio e` un mistero della bonta` e preveggenza divina, la quale lascia a chi erra il tempo e il modo di ravvedersi e salvarsi. La corda con cui si lega un animale puo` essere lasciata piu` lunga o corta, lasciandolo piu` o meno libero. 979
Il Signore ascolta il giusto e il peccatore. Il Signore ascolta le preghiere del giusto, ma anche il peccatore che chiede perdono e cerca di salvare tutti gli uomini che lo vogliono. 980
PECE Con il termine pece si indicavano in passato diverse sostanze comuni perche´ usate in diversi mestieri: dal farmacista, dal calzolaio, dal falegname, dal carpentiere, dal verniciatore. Ricavata da sostanze resinose di alcune piante, ovvero dal catrame, la pece era di solito una sostanza attaccaticcia, da cui male ci si si liberava quando si era toccata. La piu` comune era la pece nera (nero come la pece), assai viscosa, liscia e nerissima. Fragile se fredda, si ammorbidisce al calore delle mani emettendo un odore spiacevole, diventando viscosa. Si impiegava in vari usi, perfino nella cura della tigna. 981 Chi tocca la pece s’imbratta le mani. Chi maneggia cose sporche ne rimane contaminato. Vedi anche Chi pratica lo zoppo impara a zoppicare [Z 107]. 982 Chi lavora con la pece ha le mani nere. Chi commette qualche peccato ne mostra i segni. Vedi anche Chi va al mulino s’infarina [M 1446]. 983 Le puttane hanno parole di pece. Mette in guardia nei confronti delle donne di malaffare e consiglia di non dar loro confidenza e familiarita`, in quanto una donna che non ha piu` pudore o ritegno, facilmente lorda e infama chi la pratica, portandolo per bocca. Anche in questo senso s’intende talvolta il verbo ‘‘essere sputtanato’’.
pag 1214 - 04/07/2007
1151
.
PECORA
984 Tutti siamo macchiati d’una pece. Tutti quanti abbiamo il segno del peccato originale, il vizio fondamentale dell’egoismo impresso dalla colpa di Adamo.
qualita`, meriti. La pecora nera e` considerata diversa e piu` maligna delle altre. Metaforicamente la pecora nera di una famiglia, di un gruppo, e` colui che li disonora o prende una cattiva strada.
PECORA La pecora e` stata uno dei primi animali a essere allevato e, di conseguenza, la cultura antica ridonda di metafore, simboli, immagini, favole che la riguardano. Come quasi tutti i grandi simboli, si presenta con un valore positivo e con uno negativo: la proverbiale mitezza, mansuetudine, si rovesciano nell’altrettanto proverbiale servilita`, stoltezza, conformismo autolesionista. Tuttavia prevale di gran lunga l’aspetto positivo, che si richiama alla vita di famiglia, al mondo quieto e semplice della campagna, con la lana, il latte e i suoi prodotti che nei secoli hanno segnato una costante ininterrotta nell’alimentazione dell’uomo e nelle sue primarie necessita` di abbigliamento. La vista del gregge suggerisce un’idea di calma, di serenita` , di operosita` tranquilla, da cui sono derivati infiniti luoghi comuni: il pastore che pascola le pecore sonando la zampogna, la pastorella con l’agnellino, il cane che vigila il gregge e cento altre immagini ripetute nella pittura e nella poesia. E` simbolo di docilita`, di innocenza, di mansuetudine, di servilita` (vive nel branco assoggettandosi a ogni volere del pastore senza mai ribellarsi); di stupidita` (quando bela una belano tutte e seguono scioccamente tutte la prima del gregge); di timidezza; di umilta` (non ha atteggiamenti di ribellione, dimostrazioni di forza, gesti di prevaricazione). f Vedi Cane, Gregge, Lana, Latte, Leone, Lupo, Mordere, Pastore, Porco, Roba, Sognare.
Chi pecora si fa (il) lupo se lo [la] mangia. Proverbio diffusissimo con equivalenti pressoche´ identici nelle principali lingue europee. Colui che per codardia o mitezza mostra remissivita`, sopportazione, pazienza e non reagisce alle offese e alle ingiustizie, diviene preda dei malvagi che non cessano di sfruttarlo, angariarlo e depredarlo finche´ non lo hanno del tutto rovinato. Vedi anche Fatti di miele e ti mangeranno le mosche [M 1465].
985 Pecora segnata il lupo se la mangia. La pecora puo` essere segnata in quanto malata, vecchia, ferita e diviene quindi facilmente preda del lupo. Significa allora che quando una persona e` stata visitata dal male, facilmente presto muore. Se la pecora e` segnata come migliore, preferita, significa che quella particolarmente custodita e` preda del lupo: le cose o le persone migliori sono spesso quelle che si perdono.
Pecora nera, pecora bianca: chi muore muore, chi campa campa. E` fatica inutile cercare d’indovinare il destino, perche´ ognuno muore quando viene la sua ora, senza che contino regole, precedenze, 986
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
987
Chi si mette tra la semola gli asini se lo mangiano. Chi si mette in una posizione precaria ne paga le conseguenze. Chi si riduce in uno stato di debolezza o d’impotenza e` vittima non solo dei prepotenti, ma anche dei deboli. 988
Chi si fa farina va sulla mensa e chi si fa crusca finisce al maiale. Per analogia. 989
Coll’erba tenera tutti i cani si puliscono il culo. Per analogia. 990
Nella vigna del coglione tutti gli uccelli fanno il nido. Per analogia. 991
Poche pecore e molta vigna grossa rogna e grossa tigna. Le cose vanno possedute e fatte fruttare nella quantita` opportuna, altrimenti sono grossi grattacapi o comportano lavoro inutile. Poche pecore richiedono pressappoco il lavoro che occorre per un bel gregge, quindi assorbono fatica e impegno dando un magro risultato. La vigna quando e` troppo grande non puo` essere ben lavorata in quanto richiede molto lavoro in periodi brevi: potatura, legatura, irrorazione di verderame alla comparsa dell’oidio. Quindi, perdendo il momento propizio, si compromette il raccolto e per di piu` la vigna estesa non puo` essere sorvegliata dalle incursioni degli animali e dei ladri. 992
A chi ha pecore e vigna la fortuna e` benigna. Chi ha gregge e produce vino ha rendite sicure e abbondanti. 993
pag 1215 - 04/07/2007
PECORA 994
1152
.
Pecora e vigna fortuna benigna.
Le pecore si contano a maggio e le carte a scopa. Il numero, la quantita` hanno valore solo per certe cose, in certe situazioni e in certi momenti, altrimenti sono irrilevanti. Le pecore devono essere contate a maggio perche´ in aprile si vendono o si macellano gli agnelli, per cui prima di maggio non si conosce la reale consistenza del gregge. Il numero delle carte e` rilevante nel gioco della scopa, dove chi fa piu` carte si aggiudica un punto. 995
Chi pecora nasce, pecora pasce. Chi nasce in un modo, in una condizione, segue sempre, anche cambiando stato, i comportamenti e le abitudini del suo stato primitivo. In particolare, chi nasce vile, sottomesso, privo di iniziativa, restera` sempre cosı`. Vedi anche Chi di gallina nasce convien che razzoli [G 72], dove si mette l’accento sul fatto che la condizione e la natura dei genitori si trasmettono ai figli. Pascere ha in questo caso il valore di ‘‘esistere, vivere’’, anche ‘‘crescere, condurre la propria esistenza’’, come l’agnello che vive pascendo (Battaglia, GDLI, alla voce). 996
Chi di gatta nasce sorci piglia, e se non li piglia, non e` sua figlia. Per analogia. Vedi anche Chi nasce mulo bisogna che tiri calci [G 74]. 997
Quando balla la signorina la pioggia e` vicina. Marchigiano. Quando le pecore sono irrequiete, saltellano, ballano, s’avvicina la pioggia. 1002
Trista quella pecora che al lupo si confessa. Disgraziato e` quell’uomo che rivela i suoi segreti al proprio nemico. 1003
Chi ha pecore sempre ne perde qualcuna. Chi ha cose in abbondanza, in gran numero, e` naturale che ne perda qualcuna. Chi ha beni ha anche perdite. 1004
Pecora salata pecora sanata. Dare un poco di sale alle pecore, che ne sono ghiotte, si riteneva che le salvasse da epidemie e malattie. 1005
Triste e` quella pecora che non vuol portare la sua lana. Disgraziato e` chi si ribella alle regole della propria natura, del suo stato e della sua condizione: pone le premesse per la sua rovina. 1006
Pecora mal guardata e` dal lupo divorata. La pecora che non e` tenuta sotto controllo rischia continuamente d’incontrare il lupo e di essere sbranata. Nell’uso il riferimento piu` frequente e` alla ragazza giovane lasciata senza guida e controllo. 1007
999 La pecora si paga tutti i debiti che fa. La pecora ripaga ampiamente le spese della sua cura e del suo mantenimento.
1008 Pecore e donne a casa di buon ora. E` uso riportare le pecore all’ovile sull’imbrunire, prima che faccia notte: l’ora del pastore. Un tempo le donne dovevano rincasare alla stessa ora. Vedi anche Quando suona l’Avemaria o a casa o per la via [A 1628]; Dalla campana a nona esce ogni persona buona; e dal vespro alla campana esce solo la puttana [P 2995].
1000
Pecora ben curata ti calza, ti veste e ti fa un cappello. Il gregge, anche piccolo, tenuto bene, procura una buona rendita al padrone.
1009 Altro che fischio vuol la pecora. Alla pecora non basta il fischio del pastore, ma l’assistenza, il pascolo, il buon riparo. Equivale a: non bastano le chiacchiere.
Quando la pecora scrolla il campan piove piuttosto oggi che doman. Quando la pecora e` inquieta, si muove e salta nel prato e` segno dell’avvicinarsi della pioggia.
1010 La pecora rognosa ne guasta un branco. Basta un malvagio per inquinare una societa` onesta. Il male e` contagioso: basta un malato per far ammalare tutto il gruppo, un cattivo soggetto per guastare una compagnia, una
La pecora rende piu` da viva che da morta. La pecora, come animale morto, non da` che le sue carni, peraltro poco pregiate. Da viva da` latte, agnelli, lana e concime assai pregiato. 998
1001
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 1216 - 04/07/2007
1153
.
PECORA
classe, una squadra. Vedi anche Un malvagio nuoce a molti giusti [M 449]; Una mela marcia ne guasta cento [M 1172].
Il debole che parla inopportunamente in presenza del potente attira su di se´ l’ira e la violenza.
Pecora infetta ne ammorba una setta. La pecora malata comunica alle altre il morbo che si diffonde rapidamente, tanto che basta che si manifesti una malattia infettiva per abbattere tutto il gregge.
La pecora guarda sempre se ha dietro l’agnello. La madre si preoccupa sempre del proprio bambino. In effetti le pecore stanno attente a che gli agnelli le seguano.
Una pecora marcia e` la fine del gregge.
1026 Morso di pecora non passa la pelle. L’offesa del mite e del debole non e` mai grave.
1011
1012
1013 La pecora zoppa resta fuori del gregge. L’animale che non regge il passo del gregge va incontro alla propria rovina. In genere: coloro che abbandonano il gruppo, la societa` per fare da soli spesso si trovano a mal partito, senza difesa e sopraffatti da prepotenti.
La pecora zoppa nel lupo intoppa. Vedi anche Vassi capra zoppa se il lupo non la intoppa [C 658]. 1014
1015
Pecora che si sbranca il lupo se la mangia.
1016
Pecora che va sola va in bocca al lupo.
1017 La pecora ha l’oro sotto la coda. In quanto produce un concime ricercato e prezioso per l’agricoltura.
1025
1027 Meglio pecora magra che lupo grasso. E` preferibile la poverta` onesta che l’abbondanza procurata con la malvagita`.
La gente fa come le pecore: dove va una vanno tutte. Il comportamento umano si fonda in gran parte sull’imitazione. La pecora e` un animale gregario e quello che fa una lo fanno tutte, come nota anche Dante (Purgatorio 3.82 ss.): ‘‘Come le pecorelle escon del chiuso / a una, a due, a tre, e l’altre stanno / timidette atterrando l’occhio e ’l muso; / e cio` che fa la prima, e l’altre fanno, / addossandosi a lei, s’ella s’arresta, / semplici e quete, e lo ’mperche´ non sanno’’. Vedi anche Quando una scimmia sbadiglia, sbadigliano tutte [S 651]. 1028
Per la pecora tanto vale finire in bocca al lupo che nelle mani del macellaio. Se uno deve ricevere un danno conta poco da chi lo riceve. Chi opera a fin di bene, quando fa il male non ne fa di meno. L’uomo nei confronti della pecora non si comporta meglio del lupo. 1029
La pecora nel culo e` benedetta e nella bocca maledetta. In quanto divora e distrugge tutta la vegetazione che riesce a raggiungere, mentre i suoi escrementi sono ottimo concime. 1018
La pecora sarebbe buona se il culo l’avesse in campagna e la bocca in montagna. In montagna per pascolare e in campagna per concimare. 1019
1020
La pecora caca oro.
1021 Chi ha pecore ha lana. Chi ha il capitale ha anche la rendita. Chi ha la terra ha i raccolti. Chi ha il piu` ha anche il meno; chi ha la fonte ha anche l’acqua. 1022 Chi ha spago puo` far gomitoli. Per analogia. 1023 Chi ha ciocchi puo` far schegge. Per analogia. 1024
La pecora che bela il lupo la strozza.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1030
Per la pecora e` lo stesso che la mangi il lupo o che la scanni il beccaio.
1031 La pecora per far be` perse il boccone. Quando si ha qualcosa d’importante, di vantaggioso, si rischia di perderlo se ci si trastulla in cose inutili. La pecora, con la bocca piena di erba saporita, era sulla riva di un fiume, quando vide la sua immagine riflessa nell’acqua. Volle chiamare le amiche ad ammirare tanta bellezza e, facendo be`e perse l’erba che aveva in bocca e la corrente se la porto` via (cfr. G. Pitre`, Usi e costumi, credenze..., 3, p. 415). 1032
La pecora che bela perde il boccone.
1033
La pecora e l’ape in aprile danno la pelle.
pag 1217 - 04/07/2007
PECORAIO
1154
.
In aprile muoiono le api che hanno superato il freddo dell’inverno e l’alveare si rinnova. Nelle societa` povere usava per la Pasqua uccidere le pecore vecchie invece degli agnelli.
Regola del gioco della dama, per evitare equivoci nelle mosse, regola che peraltro non e` universalmente rispettata, come il proverbio simile che riguarda il gioco degli scacchi:
Dove passa la cavalla la pecora ci balla. Dove pascolano i cavalli, che mangiano ogni tipo d’erba, le pecore non trovano nulla per pascolare.
Pezzo toccato dev’essere giocato. Per analogia. Nel gioco degli scacchi, ma anche della dama o d’altro.
1034
PECORAIO Il termine pecoraio ha una connotazione meno nobile di pastore e questa si avverte poco oggi. Pur essendo comunque i termini sinonimi, si puo` usare pecoraio come un’offesa, non pastore. Questo perche´ si diceva pastore il proprietario del gregge, che spesso aveva al servizio diverse persone. f Vedi Pastore. Il pecoraio va lento e per non fare un passo ne fa cento. Chi non provvede tempestivamente a fare una cosa lasciando che la situazione si aggravi, dovra` faticare molto poi per rimediare alla trascuratezza. Il pastore va pigramente con il gregge, che si muove pascolando con molta lentezza. Mentre le pecore brucano l’erba, non si muove per tenerle insieme e pensa che le pecore chiamate ritornino da sole nel branco, finche´ si allontanano sempre piu`, per cui deve andare a riprenderle lontano. Vero e` che per fare il loro lavoro i pastori si servono dei cani. Di solito il pecoraio, colui che guardava materialmente il gregge, era, per la semplicita` del lavoro, persona d’ingegno non molto brillante, mentre il pastore era il proprietario, il conduttore di un’impresa di pastorizia. Vedi anche Pastore lento per non fare un passo ne fa cento [P 738]. 1035
Il pecoraio quando non sa che fare intaglia il bastone. Il guardiano delle pecore inganna il tempo facendo lavori d’intaglio nel legno. 1036
Chi pasce le proprie pecore non puo` dirsi pecoraio. Chi lavora con la roba propria e` un proprietario. Chi ha un’attivita` della quale possiede i mezzi e` piu` che un lavorante o un operaio. 1037
PEDINA 1038
Pedina toccata dev’esser mossa.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1039
PEGGIO f Vedi Meglio, Peggiorare. 1040 Il peggio non e` mai morto. Raramente ci si trova in una situazione della quale non ce ne possa essere una peggiore. Non bisogna lamentarsi mai perche´ si puo` sempre peggiorare. 1041 Al peggio non c’e` (mai) fine. Piu` diffuso del precedente per esprimere lo stesso concetto. 1042
Il peggio non manca mai.
1043 Il peggio viene sempre dopo. Gioco di parole: per ricordare a chi si lamenta che potrebbe rimpiangere quello che maledice. 1044 Meglio cosı` che peggio. Modo per consolarsi di una situazione non allegra. 1045 Il peggio e` sempre certo. Nella vita e` sicuro che l’uomo va irreparabilmente verso una situazione peggiore: la vecchiaia e la morte. 1046 Il peggio ha da venire. A chi si lamenta noiosamente si ricorda la vecchiaia e la morte, invitandolo a rassegnarsi e a prendere il buono che ha. 1047
Peggio e` dietro la porta.
1048
Il peggio puo` sempre arrivare.
C’e` sempre il peggio del peggio. C’e` sempre una situazione peggiore di quella che si credeva la peggiore possibile. 1049
1050 Peggio va e meglio s’accomoda. Quando una situazione arriva al collasso, al fondo, deve per forza essere riparata in qualche modo e trova la soluzione, spesso buona. 1051
Chi peggio fa, meglio l’accomoda.
pag 1218 - 04/07/2007
1155 Coloro che combinano il male peggiore sono abilissimi poi nel mettere le cose in modo tale da apparire i migliori, o i piu` coscienziosi, o piu` virtuosi. Male faceva le seggiole e Peggio le rivestiva. Il malvagio fa il male e quello peggiore di lui lo fa apparire come bene. Vedi anche, per la forma e il ricorso alla personificazione, anche se ovviamente con senso diverso: Giusto faceva i fiaschi e le moglie li rivestiva [G 865]. 1052
Peggio faceva le seggiole e Meglio ci si sedeva. 1054 C’e` tanto di meglio, ma anche tanto di peggio. Si dice a chi si lamenta di star male, d’avere sfortuna: se ci si guarda intorno ci sono situazioni migliori, ma anche tante e tanto peggiori. 1053
Temi il peggio e aspetta il meglio. Prevedi sempre che possa accadere il peggio, e quindi prendi sempre le misure per fronteggiare tale situazione, ma vivi nella fiducia che possa accadere il bene e venire il meglio. 1055
1056 Guarda il peggio e cerca il meglio. Consolati guardando chi sta peggio di te e attendi che avvenga sempre di meglio.
Dio ci guardi dal peggio, che di male ce n’e` abbastanza. Scongiuro tra il serio e il faceto per dire che di problemi ce ne sono a sufficienza ed e` sperabile che non venga il peggio. 1057
PEGGIORARE Chi non migliora peggiora. Chi non diventa migliore o migliora la sua situazione rimane indietro rispetto a chi si perfeziona. Vedi anche Chi non va avanti va indietro [A 1556]; Cattivo e` chi non migliora [M 1489]. 1058
Assai migliora chi non peggiora. Chi mantiene la condizione che ha, gia` ha fatto molto. 1059
Volta la carta e peggiora (come il libro di Cecco d’Ascoli). Si dice cosı` di quelle cose che vanno di male in peggio, di quelle situazioni che, ai momenti critici, invece di volgere al meglio, precipitano, ovvero si deteriorano con le stesse cure. 1060
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
PEGGIORE
Il libro di Cecco d’Ascoli (Francesco Stabili 1269-1327) cui si fa riferimento come opera che peggiora di pagina in pagina e` sicuramente L’Acerba, trattato oscuro in cui si parla, tra l’altro, di astrologia e di magia. In Toscana il proverbio circola ancora con una accentazione irregolare, pe`ggiora, propria del dialetto rustico. Di male in peggio, come diceva la campana di Manfredonia. Pare che la campana lasciasse intendere nei suoi rintocchi queste parole: ‘‘Di male in peggio... di male in peggio...’’; prima s’incrino` dando un suono fesso e poi cadde in piazza. Manfredonia e` l’antica cittadina in provincia di Foggia ai piedi del Gargano. 1061
PEGGIORE Dio mio Signore, dopo uno cattivo ne viene uno peggiore. A chi si lamenta di padroni, superiori, vicini e altri. 1062
1063 Campi Nerone, diceva quella vecchia. Per analogia. Tutta Roma diceva male di Nerone e il tiranno sapeva d’essere odiato e un po’ se ne doleva. Quando gli fu detto che c’era in citta` una vecchia che andava ripetendo ai quattro venti: ‘‘Campi Nerone!’’, volle subito conoscere l’unica persona che lo amava. Appena l’ebbe davanti le chiese perche´ diceva quella frase, e ne ebbe come risposta: ‘‘Perche´ se muori tu ne potrebbe venire anche uno peggiore’’. Per questo si dice come avvertimento a chi vuol cambiare, specialmente quando dice: ‘‘Peggio di cosı`...’’. La storia e` notissima un po’ dovunque: vedi L. Morandi, Saggio di proverbi umbri, Sanseverino Marche, 1869; G. Zanazzo, Novelle, favole e leggende, p. 417.
Dissi la vecchia a Niruni: A lu peju nun cc’e` fini ‘‘Disse la vecchia a Nerone: Al peggio non c’e` fine’’. Versione siciliana che corre anche nel resto del Meridione e alla quale il Pitre`, riferendo la storia, dedica diversi interventi: Proverbi siciliani, IV, p. 346; Fiabe, novelle e racconti, IV, pp.140 e 448, dove segnala che in Sicilia l’aneddoto si trova anche con riferimento a Dionisio il Vecchio. 1064
1065
Dio ti conservi, cattivo signore, che dopo te ne verra` [n’avremo] uno peggiore.
pag 1219 - 04/07/2007
PEGNO
E` appunto commento a questo proverbio che il Giusti menziona l’aneddoto su Nerone: ‘‘E` trito quel detto d’una vecchierella che pianse Nerone’’. Il peggiore comanda il migliore. Quello che e` inferiore in saggezza, onesta`, competenza di solito viene preposto alla guida di coloro che sanno piu` di lui. 1066
1067 Il peggiore consiglia il migliore. Commento ad una situazione apparentemente paradossale, ma non infrequente. Anche per dire che una persona moralmente discutibile, ma furba, puo` aiutare nella pratica qualcuno che e` inappuntabile, ma ingenuo.
PEGNO Chi presta senza pegno la testa ha di legno. Chi presta danaro senza garanzia o assicurazione di un pegno perde quasi sicuramente quello che ha dato: troppo forte e` la tentazione di non restituire, quando e` possibile, quello che si deve. 1068
Chi fa prestito senza pegno fa fuoco senza legno. Chi fa un prestito senza una garanzia fa una cosa insensata, come far fuoco senza avere nulla di consistente da bruciare. 1069
1070
1156
.
Chi presta senza pegno o ha troppi danari o poco ingegno.
Chi presta senza pegno non rivuole o non ha ingegno. Vedi anche Chi crede senza pegno non ha ingegno [I 244]. 1071
PELAGO Sostantivo piu` raro e letterario per ‘‘mare’’. 1072 In pelago lodato non pescare. Nei luoghi lodati e celebrati per fare pesca abbondante e` inutile andare, poiche´ ci vanno tutti e ci rimane ben poco. Cosı` per trovare funghi e altro.
PELLE Come superficie del corpo ma anche nel senso, familiare e gergale, di ‘‘vita’’. 1073 La pelle e` piu ` vicina della camicia. Il danno riportato nella persona (ferite, fratture) e` peggiore di quello che si subisce nei
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
beni. Anche: l’offesa ai consanguinei e` piu` amara di quella che viene fatta a parenti piu` lontani e amici. 1074 Chi ha pelle ha rogna. Chi ha qualcosa ha da temere anche i danni, le insidie alle quali questo bene e` soggetto e gli inconvenienti che comporta. In generale, dal momento che tutti hanno la pelle: chi vive ha sempre delle grane. Rogna (vedi la voce) indica infatti usualmente anche una grana, una gatta da pelare, una noia.
Chi ha figlie in casa ha ronzoni alla porta. Per analogia. Chi ha ragazze da marito ha sempre giovanotti intorno. Con il nome di ronzoni sono indicati propriamente i mosconi o i coleotteri delle rose. 1075
Chi ha il fiume vicino ha l’acqua in casa. Per analogia. Il fiume che passa nei pressi dell’abitazione puo` essere una grande comodita`, soprattutto un tempo, ma qualche volta la piena entra in casa. 1076
1077 La pelle e` il numero uno. Prima si salva quella e poi il resto, se e` possibile. Pelle si usa come sinonimo di vita.
A tutti preme la propria pelle [pellaccia]. Si dice per sottolineare come ognuno pensa come prima cosa a salvaguardare se stesso, anche se e` vecchio (pellaccia). 1078
Sfogo di pelle salute di budelle. La malattia che sfoga all’esterno depura e libera il corpo da malattie o intossicazioni. Probabilmente i proverbi si riferiscono alle malattie psicosomatiche: le tensioni che si scaricano all’esterno liberano gli organi interni. 1079
Male di pelle porta salute alle budelle. Si trova con minime varianti in numerose tradizioni dialettali: vuole che le infezioni interne guariscano allorche´ ‘‘spurgano’’ negli sfoghi esterni. Notevole la variante milanese: Malatı`i de fuera, risanen quei de denter ‘‘Le malattie esterne risanano quelle interne’’. 1080
1081
Malattia di fuori, salute di dentro.
1082
Male di pelle, male leggero.
pag 1220 - 04/07/2007
1157 Nelle belle pelli stanno i serpenti piu` velenosi. La malvagita` s’ammanta spesso di lussi, di splendore e di bellezza. I serpenti dal veleno mortale hanno spesso una pelle dai vivaci e bellissimi colori, con disegni ammirevoli. Il bersaglio nascosto e` in particolare la donna che e` spesso piu` perfida quando e` piu` bella, piu` ornata, piu` ricca e coperta di pellicce preziose. 1083
1084 Meglio perdere la pelle che il vitello. Meglio uscire da un guaio, un incidente con delle ferite alla pelle che rimetterci la vita (vitello). Anche, ma impropriamente: meglio perdere una parte che il tutto; meglio perdere cio` che ha meno valore, la rendita che il capitale, in questo caso la pelle, intesa come cuoio. Dal vitello si ricava la pelle.
Bisogna vender la propria pelle a un prezzo che nessuno la voglia. L’unica difesa e` il timore che gli altri hanno di noi. Bisogna difendersi dalle aggressioni in modo tale da sconsigliare tutti di procurarci del male. 1085
1086 Per salvare la pelle si rovina la carne. Per salvare la vita a volte e` necessario accettare ferite, mutilazioni, la consunzione e malattie che minacciano l’integrita` della persona. 1087 Chi salva la pelle rimette la carne. Una volta che uno ha salvato la vita, col tempo e le cure, puo` reintegrare (rimette) nella convalescenza i danni subiti dall’organismo. 1088
Meglio pagar col pelo che con la pelle.
PELLEGRINO Il pellegrino e` una figura caratteristica del mondo passato, anche di quello antico e antichissimo. Nell’era cristiana il pellegrinaggio era un momento importante della vita religiosa, culturale e sociale. Per molti era l’unica occasione per uscire dal luogo natio. Le corporazioni, le compagnie, le varie istituzioni religiose erano le principali organizzatrici di questi viaggi collettivi, fatti con propri mezzi per sciogliere un voto, impetrare una grazia, onorare una ricorrenza. Erano, di solito, le persone piu` abbienti a fare i viaggi, occorrendo un minimo di disponibilita` per pagarsi il necessario nei giorni di lontananza da casa. Le spese tuttavia erano limitate, essendo piu` meritorio il cammino se fatto a piedi, con
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
PELLEGRINO
mezzi di fortuna, nei disagi, nella penuria, nella penitenza. Per questo si portavano in giro immagini sacre, stendardi, crocifissi, lanternoni, che rendevano piu` gravoso e difficile il cammino, gia` accidentato e pericoloso. Tuttavia i proverbi prendono in considerazione piu` che altro il pellegrino solitario, che si muoveva per conto proprio, al quale era dovere di tutti dare alloggio e assistenza, per un uso che si perde nella notte dei tempi. La notte si fermava e chiedeva asilo ricevendo qualcosa da mangiare e da dormire. Le mete erano i santuari piu` conosciuti, con le immagini piu` venerate: Roma in particolare, soprattutto dal 1300, anno nel quale Bonifacio VIII indisse il primo giubileo. Il santuario con la tomba di san Giacomo in Compostela fu il piu` prestigioso dei santuari, al quale menava la strada detta la Via Lattea, in quanto seguiva la direzione della Via Lattea celeste. Poi il santuario della santa casa di Loreto, la Terra Santa. 1089 Il pellegrino canta per sventare i ladri. Il pellegrino che va per strade solitarie canta per avvertire i malintenzionati che non ha paura, che si trova in compagnia, che ha difese. Vedi anche La paura fa cantare chi non ne ha voglia [P 789]; La paura fa cantare e fischiare [P 784].
Rosso di sera e bianco mattino son di conforto al pellegrino. Sono infatti due indici di bel tempo. Vedi anche Rosso di sera bel tempo si spera [R 975]. 1090
1091 Non tutti i pellegrini sono santi. Non tutti coloro che vestono abiti di penitenza, vanno pellegrini, si professano religiosi hanno l’anima candida e il cuore puro: spesso sotto aspetti di bonta` si nasconde il malvagio.
Molti van pellegrini ai luoghi santi e molti ne ritornano furfanti. Molti fanno pratiche devote, frequentano luoghi santi, stanno con i religiosi e diventano malvagi. 1092
Per san Pellegrino la castagna e` come un lupino. La festa di questo santo e` il 2 agosto: in questo periodo la castagna nel riccio e` appena formata. San Pellegrino e` figura piu` leggendaria che storica: principe scozzese (in realta` furono detti tali i santi provenienti dall’Irlanda), rifiuto` la corona per darsi a una vita di penitenza e di pellegrinaggio. Visito` i luoghi santi e in tarda eta` si stabilı` sull’Appennino mode1093
pag 1221 - 04/07/2007
PELLICCIA
1158
.
nese-lucchese, in un luogo detto poi San Pellegrino in Alpe, conducendo vita d’eremita. E` detto anche San Pellegrino delle Alpi. PELLICCIA Finche´ rimane addosso al montone la pelliccia non riscalda. Finche´ una cosa non si ha nella propria disponibilita` piena e` inutile, non reca alcun vantaggio. E` inutile la proprieta`, se non se ne ha il possesso. 1094
1095 Ogni pelliccia ha la sua tarma. Ogni pelliccia ha l’insetto che vi si annida e che la rovina. Ogni bella cosa ha la sua parte negativa. Vedi anche Ogni mela ha il suo baco [M 1175]; Ogni gatta ha il suo gennaio [G 205]; Ogni serpe ha il suo veleno [S 1100]; Ogni medaglia ha il suo rovescio [M 1074]; Ogni dritto ha il suo rovescio [M 1075]; Ogni davanti ha il suo di dietro [D 129].
Non si crede d’estate che la pelliccia possa servire d’inverno. Siamo portati a disprezzare quello che non serve immediatamente come se non dovesse servire mai. In particolare accade dei vestiti: quando e` caldo non si sa valutare quelli pesanti e quando e` freddo sembrano inutili i panni leggeri. 1096
PELO 1097 Ogni pelo ha la sua ombra. Ogni realta`, anche infima, produce i suoi effetti, opera e condiziona. Ogni cosa, per quanto piccola e insignificante, ha un complesso di determinazioni e connessioni ne´ piu` e ne´ meno d’una cosa grande, per cui risulta completa, tutt’altro che trascurabile, se vuole essere compresa nella sua essenza. Si trova gia` nelle Sentenze di Publilio Siro (E 159): Etiam capillus unus habet umbram suam ‘‘Anche un singolo capello ha la sua ombra’’. Vedi anche Ogni mosca ha la sua ombra [M 2115]. 1098 Non c’e` corpo senza ombra. 1099 Ogni corpo ha la sua ombra. 1100 Guai e peli crescono anche di notte. I peli, i capelli e la barba crescono costantemente, anche quando il corpo riposa; allo stesso modo, quando siamo inconsapevoli, inerti, tranquilli i guai, le rogne arrivano, si creano, aumentano, con un un’assiduita` per niente apprezzabile.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Peli e guai non mancan mai. Vedi anche Funghi e guai vengono senza seminarli [F 1619]; Capelli e malanni crescono giorno e notte [C 584]. 1101
PELOSO f Vedi Rosso.
Donna pelosa tutta [donna] amorosa. La peluria ben distribuita aggiunge attrattiva alla donna. Vedi anche Donna col pelo: inferno o cielo [D 900]. 1102
1103
Donna pelosa tutta gustosa.
Donna baffuta sempre piaciuta. Per analogia. 1104
Donna pelosa spesso rabbiosa. La donna che manifesta pelurie ha un carattere iracondo. Vedi anche Donna barbuta, coi sassi la saluta [S 167]. Mettiamo qui di seguito proverbi simili, comuni, ma estremamente generici, di difficile giustificazione. 1105
1106
Donna pelosa, spesso gelosa.
1107
Donna pelosa, donna virtuosa.
1108
Donna pelosa, o matta o virtuosa.
PENA Come punizione, esito di una colpa, o piu` genericamente come sofferenza. f Vedi Ambasciatore, Patire, Peccato, Penitenza, Tribolare. Chi e` stolto nella colpa e` saggio nella pena. La pena fa ravvedere e fa altresı` prendere decisioni piu` sagge. 1109
1110
La pena fa ravveder lo stolto.
Le pene altrui non fanno gran male. I dolori e le disgrazie degli altri non fanno soffrire molto; ossia: mai quanto le proprie. Sottolinea la differenza tra quello che si esprime a parole commiserando il prossimo infelice e quello che si prova realmente. Vedi anche Il male degli altri da` poco dolore [M 324] ; Sui malanni degli altri si piange 1111
pag 1222 - 04/07/2007
1159 poco [M 214]; Nessuno va zoppo per la gamba d’un altro [M 325]; Del mal d’altri tutti trovano presto la guarigione [M 322]; Il sano non crede al malato [M 227]. 1112 Pene col pane non sono pene. Tutto si sopporta e si supera quando c’e` il necessario, quando non manca di che vivere bene. 1113
Le pene con pane si dividono per due.
1114 Chi ha pena non e` invidiato. Colui che si trova nella disgrazia e` esente dall’invidia dei suoi simili (vedi anche La miseria non ha invidia [I 452]), che in tal caso esercitano su di lui la pieta` e la commiserazione, infatti: L’invidia e` legata al carro della gloria [I 448]. La pieta` non e` in genere apprezzata da chi la riceve, essendo un modo degli altri di esercitare la superiorita` (vedi anche E` meglio fare invidia che pieta` [I 476]).
Pena partecipata subito scemata. Il cruccio, il dolore, quando vengono confidati a un amico o una persona vicina, subito alleggeriscono il loro peso e si fanno piu` sopportabili. 1115
1116 Chi soffre per amor pena non sente. Chi ha una passione amorosa non avverte fatica e disagio, ne´ dolore di fronte a qualunque difficolta` e ostacolo. Cio` in particolare nel caso di altri dolori, tormenti e pene che portano al raggiungimento del fine agognato.
Pena pari si da` a chi consente e a chi fa. La responsabilita` e quindi la pena, sono uguali sia per chi fa un reato che per colui che lo consente. Vedi anche Tanto e` ladro chi ruba che chi para il sacco [L 20]. 1117
Nessun male e nessun bene senza pena va o viene. Il male e il bene entrano ed escono solo con la sofferenza e la fatica. I mutamenti nella vita, anche quelli in meglio, sono accompagnati da dolore e pene. 1118
Non c’e` piu` grande pena che star in piedi al sole e camminar sulla rena. Dover stare fermi al sole quando e` caldo e camminare sulla rena dove il terreno sfugge sotto i piedi, raddoppiando la fatica, sono situazioni di estrema sgradevolezza. 1119
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
PENNA
PENITENZA f Vedi Male, Peccato, Pena. 1120 La penitenza corre dietro il peccato. La penitenza, la punizione e la pena vanno inevitabilmente dietro al male che si commette. Vedi anche Dietro il peccato corre il pentimento [P 940].
Chi presta a credenza ha per poco piacer gran penitenza. Chi presta senza cautela e senza pegno per togliersi un gusto la paga cara, ne avra` gran pena. 1121
Non si fa penitenza per i peccati degli altri. Ognuno sconti i propri sbagli. Vedi anche Chi sbaglia paga [S 477]; Chi ha fatto il peccato faccia la penitenza [P 966]; Chi mangia la candela cachera` lo stoppino [C 341]; Chi ha fatto il male, sconti la pena [M 366]. 1122
PENNA1 Per scrivere. La penna e l’inchiostro sparano colpi piu` temibili del fucile e della polvere. Con la penna e l’inchiostro un tempo si scrivevano le leggi, le sentenze, le condanne, le dichiarazioni di guerra. 1123
La penna e` piu` terribile della spada affilata. Vedi anche Ne uccide piu` la lingua che la spada [L 699]. 1124
1125 Pesa piu ` la penna che la zappa. Le fatiche della mente impegnano, o logorano, piu` di quelle delle braccia.
Nella mano dell’ignorante pesa piu` la penna che la zappa. Per l’illetterato e` piu` faticoso scrivere che lavorare nei campi. 1126
1127 La penna e` piu ` leggera della vanga. Contrario ai precedenti: il lavoro intellettuale e` piu` leggero di quello fisico. 1128 La penna si lascia portare. Non e` la penna responsabile di quello che scrive, ma colui che la usa.
Se la penna facesse lo scrittore l’oca sarebbe la maestra. Non basta avere gli strumenti per conoscere l’arte. Se bastasse avere la penna per essere 1129
pag 1223 - 04/07/2007
PENNA
uno scrittore, l’oca, che ne ha tante, sarebbe la piu` brava di tutti. Una volta per scrivere si usavano le penne d’oca. La penna canta meglio in mano al poeta che sul culo dell’oca. Gli attrezzi, gli arnesi vanno usati da chi conosce l’arte e non da chi e` ignorante. 1130
Con carta, penna e calamaio si sa quanta paglia e` nel pagliaio. Sapendo usare la scienza e i suoi mezzi si conoscono cose che l’ignorante non puo` conoscere. 1131
Ne ammazza piu` la penna che la vanga. Il lavoro della mente logora piu` di quello delle braccia. 1132
Penna d’avvocato, coltello da vendemmia. Con la penna l’avvocato raccoglie continuamente quattrini, come col coltello si vendemmiano grappoli d’uva. 1133
PENNA2 Piuma. Parole e penne, mercanzia leggera. Le parole e le piume sono cose che si scambiano in gran numero, ma hanno poco valore, sono leggere e inconsistenti. 1134
Chi vuol volare senza le penne cade dal tetto. Chi pretende di volare senza le ali cade per terra. Ma c’e` anche un gioco sottile di senso che si comprende se si ricorda che un tempo si dormiva sopra sacconi o materassi che si riempivano spesso di piume, penne. L’uomo che dormiva e sognava di volare era dunque ‘‘portato’’ dalle penne o piume del letto, quindi volava sulle penne. Al momento del risveglio, lasciando le penne e continuando a sognare cadeva in terra. 1135
La bella penna fa [Le belle penne fanno] il bell’uccello. Il bell’abito aumenta la bellezza. 1136
1137 Dalle penne si conosce l’uccello. Dagli indumenti si conosce la condizione, la qualita`, il rango della persona come dalle penne si conoscono le varie specie di uccelli. 1138
1160
.
Penna porta pena.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Sognare una penna o piu` penne e` ritenuto segno di prossimi dolori. Chi guarda ogni penna non fa mai il letto. Chi sta attento a ogni minuzia non combina mai nulla. Un tempo si usavano anche le piume per imbottire i materassi, queste spesso uscivano dal saccone volando e posandosi qua e la`: chi cercava di eliminarle tutte perdeva tempo. Vedi anche Chi guarda ogni nuvola non fa mai viaggio [N 636]. 1139
PENSARE f Vedi Dire, Parlare, Parola. 1140 A pensar male ci s’indovina (sempre). L’uomo e` portato a pensare bene non tanto per ottimismo, ma per il bisogno di sentire intorno a se´ sicurezza; quindi tende a migliorare cose e persone: inclinazione della quale il proverbio vuol essere un correttivo. 1141
Chi non vuol sbagliare al peggio deve pensare.
Pensa male che pensi bene. 1143 Male e` pensar male, ma piu ` sicuro. Vedi anche Fidarsi e` bene ma non fidarsi e` meglio [F 742]. 1142
A pensar bene c’e` sempre tempo, a pensar male si fa prima. Cioe` si giunge prima alla verita`. 1144
Pensa al male e non lo fare. Pensa sempre al male possibile, a quello che potresti fare e potrebbero fare gli altri: ti servira` per prevenire sorprese e evitare ingenuita`; ma astieniti comunque da fare cio` che hai pensato. 1145
1146 Il molto pensare viene dal poco sapere. Riflettere molto sulle proprie decisioni dipende spesso dal fatto che uno conosce male o non conosce affatto l’argomento sul quale deve decidere.
Chi mal pensa, mal abbia. Chi pensa male, ovvero pensa sempre il peggio degli altri e di quanto deve avvenire, abbia quello che immagina o che ritiene sia vero. Vedi anche: 1147
1148 Honni soit qui mal y pense. ‘‘Sia vituperato chi pensa male’’. Francese antico, si trova anche la grafia Honny. Si dice
pag 1224 - 04/07/2007
1161 per allontanare dubbi o sospetti suscitati da una situazione particolare, da una concomitanza imbarazzante. E` il motto dell’Ordine inglese della Giarrettiera, istituito da Edoardo III fra il 1347 e il 1349. Secondo quanto narra l’Historia Anglia di Polidoro Vergilio, durante un ballo alla contessa di Salisbury, l’amante del re, era caduta una giarrettiera ed Eduardo si chino` a raccoglierla pronunciando le parole divenute celebri e che oggi si ripetono, con pronuncia francese moderna, per allontanare sospetti maliziosi. Invece l’invito al sospetto: A pensar male ci s’indovina [P 1140]. 1149 Chi mal pensa, mal dispensa. Chi pensa male fa male, giudica erroneamente, agisce con criteri sbagliati. Dispensare e` da intendere nel senso di ‘‘amministrare’’, ‘‘governare’’, ‘‘regolare’’, come era comune un tempo (cfr. Battaglia, GDLI, alla voce).
Non e` mal detto quel che non e` mal pensato. Si dice quando ci si accorge di essere stati fraintesi, le parole sono state intese male o sono andate al di la` del pensiero di chi ha parlato. Vedi anche, in relazione a chi ascolta: La parola non e` mal detta se non e` mal presa [P 595]. 1150
1151 Absit iniuria verbo [verbis] ‘‘Non vi sia ingiuria nella parola [nelle parole] ’’. Per analogia. Formula d’origine imprecisata con cui s’invita a prender nel senso migliore quanto si dice, a non interpretare in senso malevolo quanto si e` scritto, ecc. Secondo alcuni sarebbe connessa con una espressione di Tito Livio (9.19.15 e 36.7.7) Absit invidia verbo (nel secondo luogo con inversione: Absit verbo invidia), che pare in effetti una formula, anche se di significato un po’ diverso (‘‘Sia la malevolenza lontana dalle mie parole’’). 1152 La parola ha tradito il pensiero. Per analogia. Altra formula d’attenuazione o correzione. 1153 Ubriaco dice quel che da savio pensa. L’ubriaco dice quello che ha pensato quando ancora i fumi del vino non gli avevano alterato la mente. 1154
Prima si mangia e poi si pensa.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
PENSARE
Prima si soddisfano le necessita` fisiche, poi si affrontano i problemi della mente o le difficolta` del giorno. Vedi anche A pancia piena si ragiona meglio [P 232]. 1155 Pensa molto, parla poco, scrivi niente. Rifletti molto, parla lo stretto necessario e non scrivere niente per non comprometterti e non impegnarti. Per la forma, e in parte per il significato, vedi anche Ascolta molto, parla poco e non credere nulla [A 1339].
Di tutto quello che vuoi fare o dire avanti pensa quel che puo` seguire. Prima di parlare o agire pensa alle conseguenze che potrebbero derivare dai tuoi atti e dalle tue parole. 1156
Pensaci [Pensarci] avanti per non pentirti [pentirsi] poi. Vedi anche Pensaci il sabato per non pentirti il lunedı` [P 1218]. 1157
1158
Meglio pensarci prima che pianger poi.
1159
Chi non pensa prima sospira poi.
1160
Prima di dire e prima di fare bisogna pensare e ripensare.
1161
Pensa bene a quel che fai, donde vieni e dove vai.
1162
Chi non pensa a quel che dice fa la vita da infelice.
1163
Pensa molte volte per fare una volta.
1164
Pensa bene chi pensa due volte.
1165
Pensa ben per non peccare, pensa mal per non sbagliare.
1166 Pensa oggi e parla domani. Rifletti per tempo su quello che devi dire e, quando hai riflettuto, lascia passare del tempo prima di parlare. Vedi anche La collera della sera lasciala alla mattina [C 1753]. 1167 Chi non pensa per se´ inguaia il convento. La prima cosa che uno deve fare e non dare grattacapi agli altri; cosı`, risolvendo i propri problemi, gia` aiuta la comunita`.
Pensa ai casi tuoi e agli altri quando puoi. Vedi anche Fa’ bene ai tuoi e agli altri, se tu puoi [T 1064]. 1168
1169
Chi non pensa per se´ non pensa per nessuno.
1170
Chi provvede a se stesso ha gia` pensato agli altri.
pag 1225 - 04/07/2007
PENSIERO
1162
.
1171
Chi pensa ai problemi degli altri non puo` risolvere i suoi. Chi si occupa troppo delle faccende degli altri trascura le proprie, le quali rimangono poi da risolvere agli altri.
L’eccesso di riflessione, di impegno intellettuale porta con se´ l’indebolimento della memoria, sovraccaricata; ma non riflettere a sufficienza sicuramente non fa raggiungere dei buoni risultati.
1172 A chi non ci pensa non gli duole. Chi non pone attenzione al proprio dolore vuol dire che non sente davvero male; anche: chi riesce a dimenticare il dolore non soffre; chi non pensa ai suoi guai non se ne angoscia.
1179 A pensar troppo non si fa nulla. Chi, soprattutto per mania di perfezionismo, riflette continuamente sulle decisioni da prendere, sulle cose da fare, sul come fare, perde tempo e occasioni, per cui si riduce spesso nell’inerzia, senza venire mai a capo di nulla.
Meglio pensare un minuto che lavorare un giorno. Meglio fermarsi a riflettere e a studiare quello che si sta facendo che correre e faticare alla cieca, col rischio di sbagliare e di dover rifare tutto da capo. 1173
Stolto e` chi pensa che gli altri non pensino. Chi ritiene d’essere il solo ad avere delle buone idee, a inventare espedienti, trucchi, tranelli, credendo che gli altri non ne siano capaci, e` profondamente ingenuo. 1174
1175 Chi la fa la pensa. Chi combina qualcosa, chi gioca un brutto tiro non lo fa improvvisamente, per caso, ma organizza con intenzione il tranello; cosı` di ogni altra malefatta. 1176 Ci ripensano solo i cornuti. Una volta fatta una cosa non val la pena ripensarci continuamente. Chi rimugina tanto spesso non ha il modo di risolvere, oppure non vuole farlo. E` luogo comune che coloro che sono stati traditi dal coniuge, in particolare i mariti, non riescano a darsi pace, anche quando di tratta di cose passate da molto tempo e, al minimo affiorare del ricordo, reagiscano imprecando e rimuginando pensieri poco allegri. Vedi anche E` inutile piangere sul latte versato [L 174].
Quando l’uomo non ha piu` cervello trova il tempo per pensare. L’uomo vive spesso senza riflettere alle cose fondamentali dell’esistenza, su perche´ agisce e su cosa fa. Solo nella vecchiaia, quando le forze mentali sono venute meno trova il tempo per pensare e dare ordine e senso al suo essere. Sottilmente amaro: quando l’uomo avrebbe infine tempo e voglia di pensare non ha piu` cervello. 1177
1178
Chi troppo pensa perde la memoria; chi pensa poco perde la vittoria.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1180
Chi non da` fine al pensare non da` capo all’operare.
1181
Col troppo pensare si finisce per non fare.
PENSIERO L’attivita` mentale, la riflessione; ma anche nel senso di ‘‘preoccupazione’’. f Vedi Debito. I buoni pensieri finiscono spesso nel pozzo. Le buone intenzioni, i pensieri giusti e opportuni fanno spesso la fine dei secchi: si perdono cadendo nei pozzi e non si ripescano piu`. Vedi anche L’inferno e` lastricato di buone intenzioni [I 194]. 1182
1183
I bei pensieri e le belle secchie cadono dentro il pozzo.
1184 I pensieri non compaiono a corte. Il pensiero non puo` essere sottoposto a giudizio da parte della giustizia: ognuno e` giudicato per quello che fa e non per quello che pensa. 1185 I buoni pensieri vengono di notte. Con la quiete notturna, il sonno, il riposo la mente trova piu` facilmente il pensiero giusto, la soluzione opportuna. Vedi anche La notte e` la madre dei pensieri [N 491]. 1186 A ogni passo nasce un pensiero. La mente pensa continuamente e senza posa riflette, congettura, ipotizza, ricorda, cosicche´ i pensieri scaturiscono dal cervello come il getto d’acqua da una fontana. 1187 I pensieri ammazzano un uomo. Le troppe preoccupazioni o le elucubrazioni e gli studi eccessivi possono far morire una persona. 1188
I pensieri non pagano gabella.
pag 1226 - 04/07/2007
1163 Sono liberi e non gli si possono imporre vincoli o tasse; quindi si puo` pensare tutto quello che si vuole. Vedi anche Parola. Bisogna attaccare i pensieri alla campanella dell’uscio. Bisogna lasciare fuori di casa i pensieri e stare sereni in famiglia. 1189
1190 I pensieri della sera lasciali alla mattina. In una fiaba popolare, I tre consigli, un mago paga il suo servitore con tre consigli che gli rendono molto piu` d’una somma di danaro: questo e` uno dei consigli in questione. Cfr. C. Lapucci, Fiabe Toscane, Milano 1984, p. 134.
Non c’e` miglior mestiero che non aver pensiero. La cosa migliore nella vita e` non avere preoccupazioni. 1191
Il primo pensiero e` sempre il migliore. Spesso ci si accorge che la prima intuizione avuta a proposito di problemi, di persone, di situazioni, era quella giusta. Vedi anche La prima idea e` sempre la migliore [I 1]. 1192
1193 I secondi pensieri sono i migliori. Contrario: contraddice il precedente sostenendo che la riflessione e` migliore della prima intuizione. Ancora nota la versione latina:
Cogitationes posteriores sunt saniores. ‘‘Le riflessioni successive sono le piu` giuste’’. Massima di origine imprecisata. 1194
Il secondo pensiero e` gia` migliore. Dopo quello che uno pensa di una cosa al momento che la prende in considerazione la prima volta, viene la riflessione che inquadra opportunamente e meglio il problema. 1195
Coi pensieri e con le donne si va a letto e non si dorme. I pensieri impegnano la mente e le donne... altro. 1196
1197
Chi ha troppi pensieri non puo` dormire.
1198 Ogni pensiero e` un capello bianco. Si dice che siano i pensieri che fanno venire i capelli bianchi: da giovani la vita e` spensierata e sempre piu`, col passare del tempo, aumentano pensieri e capelli bianchi. 1199
I pensieri fanno mettere i peli canuti.
1200
Il mulo e il mulattiero non han lo stesso pensiero.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
PENTIMENTO
Il padrone e il servo non hanno le stesse idee. Il mulo e colui che lo conduce (mulattiere) non pensano nello stesso modo: la bestia cerca di faticare poco e l’uomo di farla lavorare. 1201 Pensieri muti, malvagi o tristi. I pensieri che sono rimuginati senza parlarne o sono propositi cattivi o sono cose amare.
PENTECOSTE Festa ebraica e cristiana. Nel Cristianesimo celebra, cinquanta giorni dopo la Pasqua, la discesa dello Spirito Santo sopra gli Apostoli riuniti nel Cenacolo di Gerusalemme. La Domenica di Pentecoste e` detta anche Pasqua (vedi la voce) di Rose o Pasqua rosata. Non ha molta importanza nei proverbi, come invece ne ha la vicina Ascensione (vedi la voce). Se piove il dı` della Pentecoste tutte le entrate non son nostre. La pioggia sarebbe nociva in questa domenica che, cadendo cinquanta giorni dopo la Pasqua, e` nel periodo nel quale i fiori sono aperti per la fecondazione, e dunque l’acqua ostacola questa operazione del vento e degl’insetti. 1202
Chi non fa la Pentecoste male gli dice e caro gli costa. La festa grande cade in un periodo di lavoro intenso in campagna e chi cede alla tentazione di non riconoscere la festa, commette grave peccato. 1203
PENTIMENTO f Vedi Penitenza, Pentirsi. 1204 Il pentimento sta dietro la porta. Nel fare e dire si corre sempre il pericolo di sbagliare e quindi di doversi pentire. Tutte le volte che si fa una cosa, si prende una decisione il pentimento e` vicino. Per la forma vedi anche Peggio e` dietro la porta [P 1047]. 1205
Cosa fatta, cento pentimenti.
1206 Pentimento rimandato poco vale. Non si puo` rimandare il pentimento a quando fa comodo, continuando a fare il male finche´ e` possibile, e magari fare ammenda quando non si puo` piu` fare diversamente. Cio` non e` pentimento, ma gretto calcolo e tornaconto. Vedi anche Quando non si puo` piu` si torna al buon Gesu` [G 443]; Il diavolo quando e` vecchio si fa romito [D 270]. 1207
Pentimento tardo, pentimento lungo.
pag 1227 - 04/07/2007
PENTIRSI
Quando il pentimento tarda a venire scompaiono le possibilita` di porre rimedio al male commesso e di conseguenza, quando arriva, saranno lunghi e amari il rimpianto, il rimorso e il rimprovero di non aver provveduto in tempo. Un (buon) pentimento non fu mai tardivo. Modifica in parte la filosofia dei precedenti: un vero pentimento non arriva mai tardi, se non per ritrovare l’armonia con il prossimo, almeno per mettere a posto la propria coscienza riconoscendo il male fatto. 1208
Per pentirsi ogni momento e` buono. Fatto che sia non c’e` pentimento. Il pentimento non cancella il fatto o il male commesso. 1209 1210
A pentimento sincero non si nega perdono. Se e` vero e sentito merita il perdono, per incoraggiare chi ha sbagliato sulla strada dell’amore e della concordia. Precetto cristiano. 1211
Il pentimento e la mortificazione vanno per mano. Chi si pente deve accettare anche l’avvilimento che comporta riconoscere l’errore e scusarsi. 1212
1213 Il pentimento e` la medicina del cuore. E` un modo per liberare l’animo dal rimorso, dalla tribolazione, dai cattivi sentimenti e dalla pena che derivano da una cattiva azione. 1214 Il pentimento e` la specialita` dei matti. Il pentimento e` un sentimento nobile, purche´ non se ne abusi. Il matto fa malestri, scempiaggini e, quando ha combinato il danno, si pente per non pagarne le conseguenze. Per questo chi si pente spesso e` un po’ scemo: cerca di rimediare alla sua stupidaggine chiedendo perdono.
PENTIRSI f Vedi Penitenza, Pensare, Pentimento. 1215 Pentirsi e` bene, non peccare e` meglio. La cosa migliore sarebbe agire in modo tale da non doversi mai pentire. 1216 Meglio pentirsi una volta che mai. Il pentimento del male commesso, venga quando vuole, purche´ venga. 1217
1164
.
Meglio pentirsi in punto di morte che all’inferno.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Cioe` quando e` ormai inutile. Vedi anche Un (buon) pentimento non fu mai tardivo [P 1208]. Pensaci il sabato per non pentirti il lunedı`. Pensa prima a quello che fai affinche´ non debba presto pentirtene. Vedi anche Di tutto quello che vuoi fare o dire avanti pensa quel che puo` seguire [P 1156]; Pensaci avanti per non pentirti poi [P 1157]. 1218
Senza pentirsi [pentimento] non c’e` assoluzione. Senza il pentimento nel sacramento della penitenza (confessione) non e` possibile essere assolti. In genere: chi non si pente non puo` essere perdonato. 1219
Chi non si pente non va in Paradiso. ` meglio vendere e pentirsi che tenere 1221 E e patire. Quando una cosa puo` essere tenuta solo con grave danno o sacrificio, e` meglio cederla. Si diceva una volta del bestiame, allorche´ d’inverno la penuria non consentiva di sfamarlo. Vedi anche Meglio pentirsi e aver venduto che pentirsi e aver serbato [V 336]. 1220
Di cosa andata male il pentirsi non vale. Non ha nessun valore pentirsi del tentativo di un delitto che non e` riuscito. Troppo facile. 1222
1223 Chi tosto si risolve tardi si pente. Chi decide impulsivamente, senza aver ben ponderato le conseguenze del proprio atto, si accorgera` dell’errore quando ormai e` troppo tardi per rimediare. Vedi anche Chi corre in furia con calma si pente [C 2275]; Chi tosto crede tardi si pente [C 2404].
PENTOLA f Vedi Durare, Pignatta.
Solo il coperchio sa quello che bolle nella pentola. Solo il marito sa quello che pensa la moglie e viceversa; solo l’amico quello che pensa l’amico; solo chi e` molto vicino sa le segrete cose di una persona o di un ambiente. Vedi anche La massaia sa quel che bolle in pentola [M 914]. 1224
1225
I guai della pentola li sa il mestolo.
1226
I guai della pignatta li sanno il cucchiaio e il coperchio.
pag 1228 - 04/07/2007
1165 La pentola sbeccata va cent’anni per la casa. Gli oggetti difettosi, mezzi rotti, poco adatti, anche inutili non spariscono mai dalle case. Si dice anche delle persone. Vedi anche Dura piu` una pentola rotta che una sana [D 1232]. 1227
Dura piu` una conca sprangata che una conca sana. La spranga e` il punto di filo di ferro con cui i conciavasi accomodavano i cocci rotti. 1228
1229
Pignatta rotta non muore mai.
Il rotto si conserva e il sano si rompe. Per analogia. 1230
A pentola che bolle la gatta non si accosta. La persona accorta cerca di stare lontano dalla persona irata, o comunque da situazioni delicate, ‘‘scottanti’’. 1231
1232 La pentola di tutti non bolle mai. Non trova mai il fuoco per bollire: ognuno pensa che glielo trovi qualcun altro. Vedi anche L’asino del comune muore sempre di fame [A 1434]; Cane che ha molti padroni va a letto digiuno [C 384]; La vacca di due padroni muore di fame, e quella di tre muore di fame e di sete [V 25]. 1233 Pentola guardata non bolle mai. L’ansia di veder compiuta una cosa fa parere piu` lungo il tempo dell’attesa. Si vuole anche che, per questioni magiche, la pentola troppo guardata di proposito non bolla.
Pentola scoperchiata non bolle in una giornata. Ponendo il coperchio sopra una pentola di liquido, questo bolle in un tempo minore di quello che impiega senza il coperchio. 1234
1235 La pentola e` la pace della casa. L’ora del pranzo, della cena, il mangiare attenua tutte le discussioni e le divergenze, trova tutti d’accordo.
Quando la pentola non bolle arriva la discordia in casa. Quando non c’e` da mangiare, in una famiglia cominciano le discordie. 1236
1237 Ogni pentola ha il suo coperchio. Ogni cosa ha il suo elemento che la completa, senza il quale non sta bene. Si dice della donna senza l’uomo. La donna e` spesso avvicinata simbolicamente alla pentola, per la sua attivita` in cucina, ma soprattutto perche´ nel suo
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
PEPE
seno cuoce, bolle la nuova vita. Vedi anche Non v’e` pentola cosı` brutta che non trovi il suo coperchio [B 310]; A ogni chiodo il suo buco [C 1488]. PENTOLAIO Venditore ambulante che nel passato portava a domicilio con un asino o un barroccio pentole di poco costo, tegami di coccio, piatti, insalatiere e altri utensili per la cucina. Detto anche cocciaio, che pero`, specificamente, vendeva solo terracotta. L’asino del pentolaio si ferma a tutti gli usci. Poiche´ il padrone vendeva a domicilio, la bestia si fermava da solo a ogni porta. Si dice di chi si ferma a curiosare o a parlare con tutti. 1238
1239 Con gli anni morı` l’asino e il pentolaio. Le persone che siamo abituati a vedere sempre nella vita, fin dall’infanzia, col tempo spariscono, prima uno, poi un altro. Il pentolaio era una di quelle figure che nel passato arrivavano con scadenze puntuali alla porta di casa, dando l’idea di una certa immobilita` e ciclicita` del tempo. Vedi anche Tutto ha fine [F 902]; Tutto vince il tempo [T 351].
PENTOLINO Pentolin delle lasagne: un po’ ride e un po’ piagne. Toscano. Si dice in particolare al bambino che ride e piange, cambiando continuamente il suo stato d’animo. Immagine e` la pentola che borbotta allegra e poi trabocca sul fuoco. Vedi anche I bambini hanno in tasca il riso e il pianto [R 627]. 1240
La gatta delle monache quando piange e quando ride. Per analogia. 1241
1242 Il pentolino tiene poca pappa. I piccoli recipienti contengono poco. Con le cose piccole non si puo` fare molto.
Il pentolino bolle prima della pentola e del paiolo. Le persone piccole sono leste e rapide nel fare le cose, piu` di quelle grandi e forti. Anche per dire che i piccoletti sono stizzosi, spesso piu` suscettibili delle persone grandi e grosse. 1243
PEPE f Vedi Peperone, Sapa.
pag 1229 - 04/07/2007
PEPERONE
1244 Non e` tutto pepe quel che pizzica. Non e` detto che gli stessi effetti derivino dalle stesse cause. Non ogni sostanza piccante e` pepe; ce ne sono anche, di regola, meno pregiate. Vedi anche Non e` tutto oro quello che riluce [O 510]; Non tutto quel che e` in mare e` pesce [M 707]; Non tutto quello che e` bianco e` neve [N 288].
Col pepe il cuoco copre i suoi errori. Quando una vivanda acquista un sapore un po’ sgradevole, se non e` troppo forte, puo` essere coperto da una quantita` abbondante di pepe. 1245
A chi ha pepe in culo par sempre sia troppo tardi. Avere pepe in culo significa ‘‘avere molta fretta’’. Chi ha fretta, chi ha una cosa che gli preme, un impegno urgente, crede sempre d’indugiare anche quando corre. 1246
Chi ha molto pepe lo mette anche nell’erbe. Quando si abbonda di qualcosa si trova sempre il modo di farvi ricorso, eventualmente anche di metterla in mostra. Inoltre: chi e` ricco (il pepe e` stato per secoli mercanzia pregiata), si puo` concedere anche il lusso di sprecare certe cose, di abusarne. Normalmente il pepe non si usa per le erbe, salvo che per il pinzimonio e il cavolo. Del detto e` nota una versione greca nella raccolta del paremiografo Apostolio (XV sec.): ‘‘Chi ha molto pepe lo mette anche nell’insalata’’, mentre negli Adagia di Erasmo si trova Cui multum erit piperis etiam oleribus immiscet ‘‘Chi avra` molto pepe lo mescolera` anche agli ortaggi’’. Un preciso equivalente si trova nelle tradizioni proverbiali delle principali lingue europee. 1247
1248
1166
.
Chi ha molto pepe ne condisce anche gli ortaggi.
Vale piu` un grano di pepe che uno stronzo d’asino. Hanno pressappoco la stessa forma e lo stesso colore, ma prevale decisamente il piccolo sul grande. La grandezza non sempre determina il valore. 1249
L’odore del pepe si ricorda piu` di quello delle rose. Le cose spiacevoli si ricordano piu` facilmente di quelle gradevoli. Chi odora direttamente il pepe subisce una sgradevole impressione che di solito ingenera una serie di forti starnuti. 1250
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Tre grani di pepe a digiuno tolgono la febbre a ognuno. Si usava un tempo cacciare via le febbre somministrando pepe all’ammalato. 1251
1252
Pepe e febbre non van d’accordo.
PEPERONE Peperone e melanzana son per gente forte e sana. Perche´ sono ortaggi di ottimo sapore, ma molto pesanti e difficili da digerire, per cui sono consigliabili a persone sane e che fanno vita molto attiva. 1253
Patate e peperoni son per tempi tristi e buoni. Sono due ortaggi che si consumano sempre e sono gustosi e sani: quindi si mangiano sia in tempi d’abbondanza che di carestia. 1254
Al marito pepe e peperoni ridanno appetito. Sono in misura limitata stimolanti erotici. 1255
PERA f Vedi Contadino, Ghianda, Mela, Porco. 1256 Quando la pera e` matura cade da se´. E` inutile affrettare i tempi naturali o psicologici di un processo: le cose, quando raggiungono il compimento di una determinata fase, mutano, si trasformano senza sforzo. Si dice soprattutto di donna che s’innamora. Quando la pera e` matura convien che cada. 1258 Quando la pera e` matura cade senza vento. 1259 Per mangiar le pere bisogna salire sull’albero. Per avere un utile bisogna fare qualche sacrificio. Per arrivare a un fine bisogna faticare. Vedi anche Non si puo` far la frittata senza rompere le uova [F 1463]; Chi vuol mangiare la noce deve rompere il guscio [N 425]; Chi vuole il fuoco deve cercarsi la legna [F 1466]; Chi vuole il pesce bisogna che s’ammolli [F 1467]. 1257
1260 Sopra la pera vino. Quando si mangiano le pere, se si accompagnano al formaggio, bisogna bere vino: e` migliore il sapore e sono piu` digeribili. 1261 1262
Al fico l’acqua e alla pera il vino. A piccola pera lungo picciolo.
pag 1230 - 04/07/2007
1167 Proverbialmente si vuole che la donna piccola sia gagliarda nelle cose amorose (vedi alla voce Donna), mentre non lo sarebbe altrettanto quella grande. Sia come sia, il proverbio non ha senso o e` inutile in senso letterale, mentre puo` essere prezioso in senso metaforico. 1263
Ogni pera ha il suo picciolo.
Le pere in cima alla pianta se le mangiano le vespe. Siccome nessuno ci puo` arrivare, rimangono sul pero e se le mangiano vespe e uccelli. Detto delle cose inarrivabili, troppo care, preziose, e soprattutto delle donne difficili che rimangono senza marito. 1264
Uno scuote la pianta e l’altro mangia le pere. Uno fa la fatica e il lavoro e un altro ne gode i frutti; uno opera e un altro ne ha l’onore. Vedi Sic vos non vobis [S 1273]. 1265
Uno scuote il cespuglio e l’altro acchiappa l’uccello. Per analogia.
.
Il perche´ delle cose nessuno lo puo` conoscere. Scherzosamente si dice a chi chiede continuamente perche´, soprattutto ai bambini. 1272
Pere e donne senza rumore sono stimate le migliori. Ironico. Sono due cose gradite se sono silenziose. Pera e` usato familiarmente come eufemismo per ‘‘peto’’. Qualcuno, angelicamente, spiega che certe pere ‘‘stridono a mangiarle’’. 1268
Annata di pere annata di sospiri. Il linguaggio cifrato nasconde probabilmente un’allusione perfida, usandosi la metafora del proverbio precedente.
Il libro del perche´ e` sotto la statua di Pasquino. Romano. Pasquino e` un personaggio vissuto forse solo nella fantasia del popolo di Roma. E` cosı` chiamato un gruppo marmoreo, mutilo e corroso, copia di un originale ellenistico: si trova a un angolo di Palazzo Braschi. Raffigura Menelao che sorregge il corpo di Patroclo e deve il nome forse a un barbiere o a un sarto che avevano la bottega lı` vicino. A quel marmo per secoli sono state affisse le celebri pasquinate: satire rivolte per lo piu` contro la curia e i potenti. 1274
Il libro del perche´ e` lungo e ancora da leggere.
1275
Il libro del perche´ sta sotto il trono del Signore.
Perche´ ando` in mare e si perde´. In questo caso ‘‘perche´’’ e` personificato. 1276
Perche´... perche´... perche´ due e due non fanno tre. Quando ci si trova di fronte alla una domanda di un perche´ e non si sa cosa rispondere; ovvero non si vuole rispondere: Perche´ e` cosı` e basta! Questa frase si rivolge ai bambini, quando sono nella fase in cui domandano continuamente perche´. 1277
1278
Perche´... perche´... perche´ il papa non e` il re.
1279
Perche´... perche´... perche´ le due non sono le tre.
1269
Non si lasciano le pere in guardia all’orso. Non si danno in custodia le cose buone e preziose a chi ne e` avido. Vedi anche Non si fa il lupo pecoraio [L 1130]; Non si deve dare la lattuga in guardia ai paperi [P 377]; Non si lega il cane con le salsicce [L 1132]. 1270
´ PERCHE 1271
Il libro del perche´ passava il mare e si perde´.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Il libro del perche´ stampato ancor non e`.
1273
1266
1267 Uno leva la lepre e l’altro se la mangia. Vedi anche L’avaro fa come l’asino che porta il vino e beve acqua [A 1617]; Chi fila ha una camicia e chi non fila ne ha due [F 879].
PERCHE´
1280 Ognuno ha il suo perche´. Ognuno ha la sua ragione segreta che lo muove, che lo spinge, il cruccio nascosto, l’ambizione antica, un desiderio inconfessato: cose che sfuggono a chi non lo conosce a fondo. 1281 Ogni cosa ha il suo perche´. Tutto quello che accade ha un motivo, niente e` gratuito, quello che si fa ha sempre un fine. Vedi anche Ogni effetto ha la sua causa [C 1090]. 1282 Poco sapere fa molti perche´. Chi sa poco domanda molto.
pag 1231 - 04/07/2007
PERDERE
1168
.
PERDERE1 Nel significato di ‘‘essere sconfitti’’. f Vedi Giocare, Vincere. Chi perde paga. Espressione molto comune per dire che in un gioco, in una scommessa, chi perde deve pagare la posta, ovvero cio` che e` convenuto. Vedi anche Chi perde ha sempre torto [V 813]. 1283
1284 Il perdere e` parente del piangere. Essere sconfitto porta alla disperazione, alla rabbia. 1285 Perdere fa sangue cattivo. Turba, altera la vita dell’organismo, per la rabbia, la stizza. Si dice che si fa il sangue cattivo, o si rimescola il sangue quando si altera l’equilibrio organico.
Chi perde resta nudo e chi vince in camicia. Si riferisce alle cause sostenute in tribunale, nelle quali chi vince veramente e` l’avvocato. Chi rimane in camicia ha poco piu` di chi rimane nudo. 1286
1287 Chi perde non cogliona. Al gioco, o anche in cose piu` serie, non ha voglia di scherzare, come fa invece colui che vince. Si usa in particolare nel gioco delle carte. Il verbo coglionare e` vivo in alcune parlate del centro Italia.
PERDERE2 Nel significato di ‘‘smarrire’’, ‘‘essere privato di un bene’’. Chi non ha nulla da perdere ha sonni tranquilli. Il povero che non puo` perdere nulla non teme di essere derubato o di cadere in miseria. ` meglio perdere un dito che la mano. 1289 E Meglio una perdita limitata che completa. Vedi anche E` meglio cader dalla finestra che dal tetto [C 91]. 1288
1290 Meglio perdere un occhio che la testa. Piuttosto che perdere la vita e` meglio rassegnarsi a un sacrificio che, per quanto grave, comprometta solo parzialmente la situazione.
Tanto e` mercante chi perde che chi guadagna. Il mercante non sempre guadagna, ma anche in questo caso rimane mercante: il commercio prevede le due eventualita`: 1291
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1292
Per uno che perde c’e` un altro che guadagna.
Si perde per pigrizia quel che si e` avuto con giustizia. Per pigrizia si tralascia di conservare e quindi si perde quello che si e` avuto onestamente. 1293
1294 Chi perde la roba perde la compagnia. Chi rimane povero e` abbandonato da tutti. Vedi anche Finche´ la botte e` piena l’amicizia canta [A 622]; Le donne e gli amici corrono dietro alle borse piene [B 737]; Ognuno e` amico di chi ha buon fico [F 719]; In tempi felici non mancano amici [A 669]. 1295
Chi cade in poverta` perde ogni amico [gli amici].
1296 Chi perde dimentichi. Chi perde le cose non ci pianga sopra, faccia conto di non averle mai avute. Si usa anche nel senso di ‘‘subire un rovescio, una sconfitta’’.
Non ti mettere con chi non ha nulla da perdere. Chi non ha nulla da perdere, o e` alla disperazione, non segue le stesse regole di chi ha qualcosa o molto da perdere, quindi, in una contesa, chi non ha nulla da perdere usera` mezzi leciti e illeciti, lottera` fino in fondo, trascinando oltre ogni limite l’avversario. 1297
PERDITA f Vedi Perdere. 1298 Gran perdita toglie il senno. La perdita di una cosa fondamentale come una persona cara, il patrimonio, l’onore, puo` far perdere la ragione, far diventare pazzi.
Della perdita si lagna assai, del guadagno non si parla mai. Di quello che si perde ci si lamenta a lungo con tutti, mentre di quello che viene di guadagno, per fortuna, eredita`, buoni affari, non si fa parola con nessuno. Vedi anche Il male si racconta a tutti e il cappone si mangia soli [C 653]. 1299
1300 Delle altrui perdite ci si consola presto. Di quello che perdono gli altri si fa presto a trovare rimedi e consolazione, a ridimensionare i danni e a mettersi il cuore in pace.
PERDONARE 1301
Il perdonato non perdona.
pag 1232 - 04/07/2007
1169 Vi e` una grande intuizione psicologica dei meccanismi che fanno della benevolenza, della gratitudine e del perdono qualcosa d’intollerabile, che spinge sovente a comportamenti completamente opposti a quelli che ci si aspetterebbe, soprattutto se si tratta di rapporti violenti, di contrasti lunghi e difficili. 1302 Bisogna perdonare settanta volte sette. Riprende una frase del Vangelo (Matteo 18.22: ‘‘E Gesu` rispose: – Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette) che indica, con una formula quasi magica, che il perdono a chi lo chiede deve essere accordato sempre, senza limite. 1303 Perdona a tutti meno che a te stesso. Con tutti sii comprensivo e tollerante, meno che con te stesso, altrimenti, se ti perdoni troppo, diventerai malvagio. 1304 Una volta perdona anche il bargello. Anche la legge e il giudice, di fronte alla prima caduta o infrazione, sono disposti a perdonare. La presenza di bargello, termine che nel Medioevo indicava tanto il funzionario di polizia che il luogo dove venivano portati gli arrestati, e` segno dell’antichita` del proverbio.
Perdonare e` da uomo, dimenticare da bestia. Regola il difficile equilibrio dell’innocenza della colomba e dell’astuzia del serpente: e` bello perdonare, ma dimenticare quello che uno ci ha fatto significa prestarsi di nuovo all’ingiuria, all’inganno, alla malignita`, ed e` cosa da stupidi. 1305
1306
Perdonare e` da cristiani, dimenticare e` da pazzi.
1307
Si puo` perdonare, ma non dimenticare.
Presto si perdona e tardi si dimentica. Bisogna essere solleciti nel perdonare a chi ci ha fatto del male, ma bisogna tenerne a lungo la memoria, per evitare che il malvagio tenti di nuovo di nuocerci. Anche: pur perdonando rimane sempre il ricordo di qualcosa di rotto che non si risana. Vedi anche Il perdono non e` mai tutto [P 1329]; Si e` perdonato quando tutto e` scordato [S 703]. 1308
1309
Si perdona, ma non si scorda.
1310
Dio perdona sempre, l’uomo qualche volta, la natura mai.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
PERDONARE
Dio perdona perche´ e` Amore; l’uomo spesso non ci riesce o ha paura di essere ingannato. Quando si violano le leggi o si alterano gli equilibri della natura, invece, arriva sempre il conto da pagare. 1311 Perdonare e` la vendetta dei re. Puo` perdonare facilmente solo chi si sente sicuro o tanto al di sopra dell’offensore da non sentirsi neppure offeso. 1312 Chi perdona ai tristi nuoce ai buoni. Chi e` largo nel perdonare ai malvagi nuoce ai buoni e li disprezza, perche´ li mette nel pericolo di essere di nuovo sopraffatti e li considera uguali ai mascalzoni. Il concetto si trova espresso in maniera quasi identica gia` nella Appendix sententiarum (aggiunta piu` recente alle sentenze di Publilio Siro): Bonis nocet si quis malis pepercerit (205 Ribbeck) ‘‘Nuoce ai buoni se uno perdona ai cattivi’’. Vedi anche Chi risparmia la faina odia le sue galline [F 79].
Chi perdona il vizio fa torto alla virtu`. Vendicare e` barbaro, punire e` giusto, perdonare e` divino. La vendetta e` istinto ferino, la punizione e` secondo la giustizia, il perdono e` gesto sovrumano. 1313 1314
1315 Come perdonerai cosı` ti sara` perdonato. E` principio del Vangelo: ‘‘Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori’’. Cosı` nel Paternostro e nella parabola del debitore. 1316
Perdona se vuoi esser perdonato.
Chi piu` intende piu` perdona. Chi e` piu` capace di capire gli uomini e la vita e` anche piu` aperto al perdono. 1317
1318
Chi piu` ama piu` perdona.
1319
Gentilezza corre per prima al perdono.
Una volta si perdona. Il perdono e` bene concederlo la prima volta, in seguito bisogna fare molta attenzione. 1320
Una volta si perdona, la seconda si canzona, la terza si bastona. Strofetta che ripetono soprattutto i ragazzi per regolare i loro rapporti. La prima volta che uno fa un torto deve essere perdonato; se lo ripete, deriso; se insiste, punito. La formula ha molte varianti fra cui: 1321
pag 1233 - 04/07/2007
PERDONO
1170
.
1322
Una volta si perdona, due volte si condona, tre volte si bastona.
1323
Alla prima si perdona, alla seconda si bastona.
1333 Solo Dio e` perfetto. Solo Dio non ha colpa ne´ peccato: tutte le creatura hanno qualcosa da rimproverarsi. Vedi anche Nessuno e` senza macchia [M 10]; Nessuno e` perfetto [D 343].
1324
Alla prima si perdona, alla seconda si condona [ragiona], alla terza si bastona.
1334 La perfezione non e` di questo mondo. Esiste nella mente e nel divino, ma e` inutile cercarla nella creature.
1325
La prima e` perdonata, la seconda bastonata e la terza condannata.
PERDONO f Vedi Vendetta. Chi pecca dopo il perdono, non chieda perdono. Chi dopo aver gia` ottenuto perdono torna a ripetere il male non chieda da capo di farsi perdonare, altrimenti tutto si riduce a una burla.
1335 Nessuno e` perfetto in (a) questo mondo. Versione ampliata e altrettanto diffusa di Nessuno e` perfetto [D 343]. Vedi anche Sbaglia anche il prete all’altare [S 479]. Frequente anche con ordine invertito: A questo mondo nessuno e` perfetto.
1326
1327 A male fatto, scusa e perdono. L’unico rimedio al male commesso sono la comprensione e il perdono: non si rimedia altrimenti, e solo nei limiti del possibile. 1328 Anche i santi chiedono perdono. Anche coloro che sono buoni e vivono santamente hanno qualcosa da farsi perdonare. E` un invito a non esitare a scusarsi, ad ammettere una colpa. 1329 Il perdono non e` mai tutto. Il perdono non e` mai completo: rimane sempre qualcosa d’infranto che non si riaggiusta, di ferito che non si rimargina: i rapporti comunque non sono piu` quelli di prima dell’offesa, del torto. Vedi anche Si perdona, ma non si scorda [P 1309]. 1330
Chi perdona senza dimenticare non perdona che a meta`.
Il perdono di ser Umido: molti baci e pochi quattrini. Fiorentino e antico. Si dice di rappacificazioni che si esauriscono in grandi parole, profferte d’amore e d’amicizia, ma pochi fatti. 1331
Dove non e` errore e` inutile il perdono. Dove non c’e` stato niente di ingiuria, di danno intenzionalmente voluti non ha senso chiedere o dare perdono. 1332
PERFETTO / PERFEZIONE f Vedi Difetto, Vizio.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
PERICOLO f Vedi Rischiare, Risicare, Vigilanza. 1336 Chi ama il pericolo alla fine ci casca. Chi sfida troppe volte il pericolo prima o poi vi rimane e sconta una volta per tutte la sua temerarieta`. 1337 Chi ama il pericolo, perira` in esso. Passo biblico che si cita anche in latino: 1338 Qui amat periculum, peribit in illo. Ecclesiastico 3.27. Vedi anche I buoni nuotatori spesso affogano [N 589]. 1339 Nel pericolo si vedono gli uomini. Quando occorre avere coraggio si vede chi e` davvero uomo e chi no. Vedi anche Nella tempesta si vede il nocchiero [T 288].
Pericolo in mare, pericolo sulla terra e pericolo a letto. Dovunque esistono pericoli: si puo` morire in un naufragio, per strada o cadendo dal letto. 1340
1341 Pericolo comune fa l’amico. Vivere insieme una situazione pericolosa o un’esistenza travagliata e piena di rischi, affratella, insegna la solidarieta`, rende amici. 1342
Pericolo comune fa concordia.
Dove non e` pericolo non manca il coraggio. Tutti sono bravi e coraggiosi nelle situazioni nelle quali tutto e` facile, piano e tranquillo. 1343
1344 Fuori del pericolo ognuno e` bravo. A pericolo passato tutti sapevano, tutti dicevano, tutti hanno fatto. Vedi anche Il buon marinaio si conosce al cattivo tempo [M 722].
pag 1234 - 04/07/2007
1171 Il peggior pericolo e` quello che non si conosce. Perche´ non si sa che esiste e quindi gli si va incontro ignari, disarmati e senza precauzioni. 1345
Finito il pericolo, perduta la fede. Quello che non serve piu` e` disprezzato. Una volta che il pericolo, la minaccia sono cessati, finisce anche il fervore col quale ci si era raccomandati al santo perche´ prestasse il suo aiuto. Vedi anche Fatta la grazia, gabbato lo santo [G 1104]. 1346
1347
Quando il pericolo e` passato il voto e` dimenticato.
1348
Passato il pericolo si spegne il lume al santo.
Dove non c’e` pericolo non c’e` gloria. Le imprese eroiche distinguono coloro che le compiono come uomini coraggiosi, e il coraggio si manifesta nello sfidare il pericolo, nel vincere chi e` piu` forte. Vedi anche A gloria non si va senza fatica [G 876]; Per aspera ad astra [A 1522]. 1349
Chi vince senza pericolo, torna senza gloria. Corneille dice: A` vaincre sans pe´ril, on triomphe sans gloire ‘‘Vincendo senza pericolo si trionfa senza gloria’’ (Le Cid 2.2). 1350
1351 Gran pericolo, gran guadagno. I profitti maggiori si hanno sfidando i pericoli piu` grossi; i buoni affari si realizzano azzardando quello che nessuno ha coraggio di fare.
PERLA 1352 Non si danno le perle ai porci. Adattamento di una frase del Vangelo (Matteo 7.6: ‘‘Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci’’). Per dire che le cose di valore non si addicono a gente rozza; non giova dare cose belle o buone a chi non e` in grado di apprezzarle. 1353
Buone ragioni male intese sono perle ai porci tese.
1354
Le perle non son fatte per i porci.
1355 La biada non e` fatta per gli asini. Per analogia. Vedi Asino. 1356
Chi dona perle dona lacrime.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
PERNICE
E` diffuso pregiudizio che donare perle non porti bene, anzi, porti dolore e afflizione. PERNICE La pernice (Perdrix cinerea: pernice comune) e` uccello granivoro ricercato nella caccia per la squisitezza delle carni. Aprile, s’accoppia la pernice. Aprile e` il periodo nel quale le pernici, che vivono in branchi di circa 15 individui, si separano per accoppiarsi e covare. In Sicilia, dove la primavera e` precoce, tale periodo e` riconosciuto nel mese precedente: Li pirnici di marzu su pariati ‘‘Le pernici sono accoppiate di marzo’’. 1357
Chi mangia tutti i giorni pernici sogna le aringhe. Avere a disposizione sempre le cose migliori fa venire voglia di qualcosa di diverso, anche se di qualita` inferiore. Vedi anche Tutti i giorni la stessa minestra stanco` il convento dei certosini [M 1537]. 1358
Senza appetito non son buone nemmeno le pernici. Se uno non ha fame sdegna anche il piatto piu` prelibato come la pernice. 1359
1360 La pernice canta per morire. E` proprio sentendola cantare che i cacciatori la scoprono e l’abbattono.
Ala di pernice, cosce di capponi coda di pesce, teste di salmoni sono di tutti i migliori bocconi. Consiglio per scegliere le parti piu` saporite delle cose piu` buone. Vedi anche Sette son le cose buone: pane, zucchero, limone, acqua fresca, vino puro... [S 1197]; Quattro son i buon bocconi: funghi, fichi, pesche e poponi [P 1382]; Dal bosco prendi giovane fagiana, dal mare tira su una bella ombrina, dal fiume una grossa anguilla stana e dal pollaio una giusta gallina [F 64]. 1361
La pernice e` perduta se calda non e` pasciuta. A tavola la pernice deve essere servita calda, altrimenti perde sapore. 1362
Le pernici farebbero a meno d’essere preferite dai cacciatori. Le ragioni per le quali uno e` ammirato, considerato, ricercato spesso costituiscono la di1363
pag 1235 - 04/07/2007
PERO
1172
.
sgrazia di chi le ha, che ne farebbe volentieri a meno. La pernice e` ricercata e abbattuta per la bonta` della sua carne. PERO Ti conosco, pero [fico]! disse quel contadino. Corrisponde a: Ti conosco, mascherina! [M 907]: ormai so chi sei e non me la fai piu`; non credo di potermi aspettare molto da te. Vedi anche A Lucca ti vidi e a Pisa ti conobbi [L 928]. Un contadino, stufo di non vederci mai sopra una pera, taglio` un pero e lo vendette a uno scultore il quale, venuta l’occasione, ci fece un’immagine sacra: un crocifisso, secondo alcuni, o il santo protettore del paese, secondo altri. Posta l’immagine nella chiesa, alla prima calamita` ebbe tutto il popolo inginocchiato davanti a chiedere la grazia. Ma il simulacro si mostrava piuttosto restio a far miracoli. La gente insisteva, ma dal fondo della chiesa il contadino scoteva la testa dicendo: ‘‘Ti conosco, pero!’’ o, come la raccontano i napoletani: ‘‘Te canosco, piro!’’. 1364
T’ho conosciuto sorbo! disse quel contadino a un Cristo cosı` peso da non poterlo portare. Il legno di sorbo e` molto duro e pesante.
Tre persone fanno male a se stesse: l’uomo che non ha figli e ammassa ricchezze, l’uomo che attacca lite senza necessita` e il vecchio che sposa la giovane. L’uomo che non ha figli e pensa solo a farsi ricco rimane solo ed e` insidiato dagli eredi; chi contrasta senza ragione trova solo guai e spese, e il vecchio che sposa la giovane si procura le corna e poi la fossa. Vedi anche Quando il vecchio piglia moglie le campane suonano a morto [V 186]; Lite e orinale fan la via dell’ospedale [L 793]; L’avaro fa come l’asino che porta il vino e beve acqua [A 1617]; La roba dell’avaro finisce in mano dello sprecone [A 1621]; Tre sono gli avari: i preti, le monache e chi non ha figli [A 1627]. 1368
Tre tipi di persone posso andare dovunque: soldati, pazzi e puttane. Le tre categorie possono frequentare qualsiasi luogo senza perdere la reputazione che peraltro non hanno. Il soldato, che nei secoli passati si faceva di mestiere, era un uomo di dubbia moralita`, senza scrupoli e non di rado non molto diverso da un malvivente. 1369
1365
Chi vuole un pero ne ponga cento e chi cento susini ne metta uno. E` difficile far crescere il pero, mentre il susino si propaga spontaneamente, una volta posta una pianta. 1366
PERSONA f Vedi Gente. Persona trista nominata [rammentata] e vista. Si dice oggi bonariamente quando, ricordando qualcuno in una conversazione, questi arriva improvvisamente. Un tempo si faceva riferimento agli effetti magici dell’evocazione attraverso il nome, alla quale le persone praticanti la magia nera erano particolarmente sensibili, soprattutto se viene evocato il diavolo, come conferma il proverbio che segue. Vedi anche Chi si rammenta e` per la strada [R 155]; Chi si nomina e` in cammino [N 478]; Lupus in fabula [L 1173]; Si rammenta il diavolo e spuntano le corna [D 281]. 1367
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Tre persone sono da onorare: preti che hanno fede, donne oneste e medici valenti. Lascia intendere che si tratta di persone rare, e per questo da tenere in considerazione. 1370
Chi raduna persone raduna serpenti. Chi mette insieme molta gente provoca la discordia. Tutti vanno d’accordo se non stanno insieme. Quando la gente si raduna e discute spesso litiga. 1371
1372 Secondo la persona si da` il buongiorno. Non si saluta tutti nello stesso modo, ma, secondo chi si incontra, si aggiusta il tipo di saluto: caldo, cortese, confidenziale, freddo, distratto, ecc. 1373
Tre persone preferiscono prendere che dare: frati, mendicanti e signori.
1374
Tre persone perdono le staffe: i preti quando litigano, le donne quando giocano a carte e i cacciatori quando si mettono a cacare.
pag 1236 - 04/07/2007
1173 Infatti i preti vogliono avere sempre ragione, le donne vogliono sempre vincere e i cacciatori s’infuriano quando si vedono scappare l’animale proprio un momento cosı` delicato. Di quattro persone c’e` scarsita`: di nobili, altrimenti ogni villano non vorrebbe esser conte; di preti, altrimenti non riscoterebbero diverse prebende; di ebrei, altrimenti i cristiani non eserciterebbero l’usura; di puttane, altrimenti le spose e le monache non ruberebbero loro il mestiere. Proverbio molto citato un tempo su almanacchi e lunari, riprodotto su mattonelle da appendere al muro. Afferma ironicamente la penuria di categorie delle quali non e` sentita troppo la mancanza, o almeno non lo era allora, e che pure hanno ranghi sempre completi. Dei nobili, pur essendo divenuti una categoria poco amata, tutti avrebbero voluto far parte; i preti si trovano talmente sotto gli organici che molti di loro sono costretti a prendere piu` di una prebenda o emolumento; gli ebrei, che un tempo esercitavano il prestito, interdetto dalla Chiesa ai cristiani, si vedono come concorrenti i cristiani stessi; le donne di malaffare si vedono sempre piu` portar via il lavoro dalle donne sposate e perfino dalle monache.
.
PESCA
I nobili erano frequentissimi in queste terre dell’Umbria, dove lo si diventava facilmente per mezzo della chiesa, attraverso prelati e cardinali.
1375
PERTICA Le pertiche sono lunghi bastoni o pali sottili, solitamente di legno di castagno, che si usano in campagna per bacchiare le noci, come sostegni di piante, armature per ripari o capanne, materiale per le recinzioni. Chi vuole il matto castigare gli dia tre pertiche da portare. Se non sono legate bene le pertiche non stanno insieme e rovinano la schiena. Vedi anche Chi vuol imparare a bestemmiare porti fascine senza legare [F 369]. 1376
1377
Chi vuole il pazzo domare lo carichi di legna senza legare.
PERUGINO 1378
Marchesi perugini, cavalieri d’Amelia e conti todini si vendono a tazze come i lupini.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
PESARE f Vedi Peso, Vendere. PESCA1 1379 Al fico l’acqua e alla pesca il vino. Non solo il vino lega benissimo con il sapore della pesca (il cui succo si mischia col vino per farne bevande), ma rende piu` digeribile il frutto, di per se´ assai indigesto. 1380
La pesca vuole il vino.
La pesca va mangiata dall’albero spiccata. La pesca deve essere fresca, altrimenti perde fragranza e sapore. 1381
Quattro son i buon bocconi funghi, fichi, pesche [noci] e poponi. Il proverbio e` di quelli incontrollabili: tranne l’ultimo, che serve per la rima, ai primi tre posti si trova un po’ di tutto. Come esempio di queste raccomandazioni da tavola, ma riguardanti le carni, vedi anche: Questi sono i buon bocconi: cosce di pollastri, ali di capponi, culi di galline e spalle di castroni [C 646]; Sette son le cose buone: pane, zucchero, limone, acqua fresca, vino puro... [S 1197]; Sette son buoni bocconi: carne, pesce e maccheroni, acqua fresca, vino puro... [S 1198]; Ala di pernice, cosce di capponi, coda di pesce, teste di salmoni, sono di tutti i migliori bocconi [P 1361]; Dal bosco prendi giovane fagiana, dal mare tira su una bella ombrina, dal fiume una grossa anguilla stana e dal pollaio una giusta gallina [F 64]. 1382
Chi mangia le pesche dure non mangia le mature. Chi coglie le pesche quando sono ancora acerbe (dure), spogliando l’albero, non avra` quelle mature. Anche: se per ingordigia si mangiano le pesche acerbe, che fanno malissimo, si avranno tali dolori di pancia che non si vorra` mangiare pesche per un pezzo. Anche traslato, come invito a non godere delle cose prima del tempo, vedi anche: Chi mangia le acerbe non mangia le mature [A 103]; Chi vende il vitello fara` a meno del bue [V 1070]. 1383
pag 1237 - 04/07/2007
PESCA
PESCA2 f Vedi Caccia, Cacciare, Pescare. Chi va a pesca con la canna perde piu` che non guadagna. I vantaggi procurati dalla pesca di questo genere sono minimi rispetto al dispendio di soldi, di tempo e di energie, al punto che chi ne ha una vera passione vive misero. Molti proverbi uniscono in questo giudizio la pesca alla caccia; vedi Caccia. 1384
Chi pesca alla canna, chi prende la mira, chi suona la lira e` povero in canna. Il musicante e` accomunato a pescatore e cacciatore come individuo destinato a vita grama; il suo strumento, la lira, e` indotto dalla rima. Vedi anche Pescatori, cacciatori e sonatori ne´ pane, ne´ fama, ne´ onori [P 1403]. 1385
Ne´ pescator di canna, ne´ uccellator di vischio hanno mai fatto buon acquisto. Per analogia. Un tempo si usava cacciare con la pania, sostanza appiccicosa ottenuta dal vischio, con la quale si spalmavano delle stecche; queste venivano poste sui rami degli alberi e con i richiami vi si attiravano gli uccelli che rimanevano impaniati. 1386
Pescatori di canna, uccellatori di vischio, portatori di Cristo, sono tra i piu` coglioni che al mondo si sia visto. Per analogia. Coloro che pescano con la canna, coloro che fanno la caccia con la tesa di panie, coloro che in processione portano il crocifisso sono i piu` sciocchi che ci siano, perche´ si sobbarcano a fatiche inutili. Vedi anche Il Cristo e i lanternoni toccan sempre ai piu` coglioni [C 2475]. 1387
1388
1174
.
Lisca di pesce e penna d’uccello fanno l’uomo poverello.
1390 Ognuno pesca per se´. Ognuno si diverte per conto proprio. La pesca e` uno svago che ognuno deve fare con le proprie capacita` e i propri mezzi: non ha senso farsela fare da altri. La vera pesca non puo` essere fatta in due o piu`, richiede silenzio assoluto e ogni pescatore fa il suo dialogo muto con il pesce, non tollerando intromissioni.
La gatta vorrebbe mangiar pesci, ma non pescare. Molti amano il frutto delle fatiche e del lavoro, ma non intendono affatto sudare e darsi da fare per averlo: lo vorrebbero senza fastidi. I gatti non amano l’acqua. Ne e` nota una versione latina Felis amat pisces, sed in aquam intrare recusat ‘‘Il gatto vuole i pesci, ma si rifiuta di entrare nell’acqua’’. 1391
Chi pesca con l’amo d’oro prende sempre qualcosa. Chi tira fuori soldi, e soprattutto corrompe, raggiunge sempre il suo scopo. Vedi anche Con le chiavi d’oro si aprono tutte le porte [O 520]; Con un’accetta d’oro s’atterra ogni albero [A 90]. 1392
1393 Chi pesca un pesce e` pescatore. Per essere pescatori non importa aver pescato migliaia di pesci, come per conoscere un’attivita` non e` necessario averla esercitata lunghi anni. Basta aver fatto una cosa una volta per avere la qualifica che indica l’attivita` svolta. Vedi anche Semel abbas, semper abbas [A 10]. 1394 In fiume calmo non pescare. Nell’acqua un po’ mossa il pesce e` piu` propenso a spostarsi e quindi ad abboccare. In senso morale: la calma e la chiarezza nelle cose e` solo apparente; ovvero si guadagna di piu` nelle situazioni in movimento che in quelle di calma e tranquillita`.
PESCATORE f Vedi Cacciatore, Pe´sca, Pescare. Cacciatore, pescatore e cornuto son tre lavori di pazienza. Il cacciatore per gli appostamenti e la ricerca, il pescatore per le lunghe attese, e il cornuto per quanto deve sopportare. 1395
PESCARE f Vedi Caccia, Dormire, Pe´sca. Vai al mare se vuoi ben pescare. La vera grande pesca si fa nel mare. Se vuoi fare una cosa vai dove questa si puo` fare e si fa in grande misura, dove c’e` abbondanza di quanto necessita, dove ce n’e` per tutti e non dove ci si contende il poco in molti. 1389
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Pescatore asciutto padella pulita. Per pescare non basta gettare la lenza nell’acqua e aspettare che il pesce abbocchi: occorre raggiungere luoghi scomodi, entrare nell’ac1396
pag 1238 - 04/07/2007
1175 qua a recuperare il pesce. Anche in senso figurato: chi vuole una cosa occorre che la paghi. 1397 Chi vuol pesce bisogna che s’ammolli. Chi vuole le cose buone e ghiotte deve procacciarsele con la fatica. Le versioni dialettali sono numerose: si veda ad esempio il friulano Cui che’ al uˆl piaˆ il guˆt bisugne che si bagni il cuˆl ‘‘Chi vuol prendere il pesce bisogna che si bagni il culo’’. Vedi anche I tordi non covano nella polenta [T 740]. 1398
Cacciatore bagnato, pescatore asciutto affari magri.
1399 A fiume torbo guadagna il pescatore. Quando nei fiumi arriva la piena e le acque si fanno torbide, i pesci stanno tutti vicino agli argini per sfuggire alla corrente, ed e` molto facile pescarli con la rete. Pescare nel torbido si dice appunto di chi approfitta della confusione per fare buoni, ma disonesti affari. 1400 Fiume torbo guadagno di pescatori. Il concetto e` espresso anche con un detto latino medievale tuttora noto: 1401 Anguillae capiuntur turbato flumine. ‘‘Le anguille si prendono nel fiume torbido’’.
Pescatori e chiappa uccelli muoion tutti poverelli. Un tempo il cacciatore e il pescatore erano mestieri, ma rendevano poco: attivita` da disperati. Vedi anche Chi va a pesca con la canna perde piu` che non guadagna [P 1384]. 1402
1403
Pescatori, cacciatori e sonatori ne´ pane, ne´ fama, ne´ onori.
Sette pescatori, sette poeti e sette sonatori fecero ventuno disperati. Anche i poeti si aggiungono al gruppo dei miserabili. Per la struttura, la somma ‘‘paradossale’’, vedi anche Trenta mugnai, trenta beccai, trenta sartori fan centoventi ladri [M 2194].
.
PESCE
pescare meglio cambiando continuamente posto. Chi non si ferma da nessuna parte, non insiste in nessuna attivita`, ma sempre e` alla ricerca di qualcos’altro, alla fine conclude assai poco. PESCE Essendo l’acqua il suo elemento, il pesce e` stato collegato a idee di vitalita`, salute, fecondita`, mistero. Con la pesca invece si associano al pesce elementi che simboleggiano insidia (amo, esca, nassa, rete) o medicine, come il fegato del pesce che guarı` Tobia dalla cecita`. I pesci furono oggetto di un miracolo di Cristo: la moltiplicazione dei pani e dei pesci, e di una famosa predica di sant’Antonio che predico`, appunto, ai pesci. Il bagaglio metaforico e simbolico delle singole specie non e` molto consistente: a differenza degli animali terrestri e dell’aria il pesce rimane in un elemento impraticabile all’uomo, e quindi fuori del suo rapporto quotidiano: non si usa per lavoro, non si addomestica, non partecipa alla vita, non ha possibilita` di comunicazione, dato che quando compare vicino e` spesso nei tegami. Il pesce e` simbolo dell’acqua, del mare, dell’anima, del battesimo (in origine il battesimo veniva somministrato per immersione), di Cristo: la figura del pesce fu nei primi tempi del Cristianesimo e anche in seguito l’emblema del Salvatore, della salute e del silenzio. f Vedi Acqua, Amo, Canna, Carne, Friggere, Gatto, Gola, Grasso, Gratella, Lisca, Mare, Padella, Pesca, Pescare, Pescatore, Pescivendolo, Rete, Salsa, Salto, Scalbatra, Testa, Verme.
1404
1405
Pescare a canna, tirar di schioppo, sonar violino son le arti del poverino.
Pescatore che non trova loco di pesce ne piglia poco. E` il pescatore inesperto e impaziente che, non conoscendo i segreti del mestiere, spera di
1407 Il pesce puzza sempre dal capo. Si usa per dire che il male viene sempre da coloro che hanno potere, responsabilita`, posti di comando. Sono i cattivi esempi di coloro che comandano che corrompono il popolo. Vedi anche Quando la testa duole tutte le membra languono [T 564]; Chi lava una scala deve cominciare dalla cima [S 516]. Si dice tuttora anche in latino: 1408 Piscis a capite foetet. ‘‘Il pesce puzza dalla testa’’. Cosı` riportato negli Adagia di Erasmo (4.2.97).
1406
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1409 Da ’a capa fete u’ pesce. La variante napoletana circola in forma dialettale, anche diversa, in gran parte d’Italia.
pag 1239 - 04/07/2007
PESCE
1176
.
Il male viene sempre da coloro che comandano. Per analogia. 1410
1411 Dal capo viene la tigna. Per analogia. Vedi anche Dal capo la tigna e dai piedi le altre malattie [T 610]. 1412 Ogni male viene dalla testa. Per analogia.
Nell’olio, nel vino o nel mare sempre il pesce vuole nuotare. Consiglia di friggere il pesce in molto olio e mangiarlo bevendoci parecchio vino. Vedi Anguilla. 1413
1414
Il pesce deve nuotare tre volte: nell’acqua, nell’olio e nel vino.
1415
Il pesce nuota nell’acqua, affoga nell’olio e si seppellisce nel vino.
Sui pesci mesci. Sul pesce bisogna bere vino, cosa che, se fatta con moderazione, lo rende anche piu` digeribile. 1416
della citta` che le sottraevano continuamente il suo, giro` per le strade facendo portare un grosso pesce con in bocca uno piccolo e, a chi le chiedeva cosa fosse, rispondeva ‘‘che’ pesci grandi si mangiavano i piccolini’’. 1419
Il pesce grosso mangia il minuto.
1420 I pesci grossi stanno a fondo. Le cose importanti sono in posizioni piu` difficili da raggiungere, le persone che contano sono difficilmente avvicinabili. I pesci grossi stanno di solito nei fondali di acque non basse. In questa forma tuttora corrente lo cita gia` P. Zipoli (Il Malmantile racquistato 12.40). Si usa anche in riferimento al gioco delle carte: i carichi, le carte migliori si giocano in fondo alla partita. Vedi anche Quando passano i canonici la processione e` finita [C 504]; Le migliori carte si serbano per la fine [S 1063]. 1421 Chi ha pesce cammini. Chi ha pesce non indugi a mangiarlo, perche´ e` facilmente deperibile e chi tarda puo` vederselo andare a male. Vedi anche Mangia il pesce fresco e sposa la figlia presto [S 1944]. 1422
Chi ha pesce cammini e, meglio, corra.
O il pesce piu` corto, o il pastrano piu` lungo. Pietro Leopoldo Granduca di Toscana, vedendo uscire un servitore dal palazzo, si accorse che si stava portando via un pesce, la cui coda gli sbucava fuori dal cappotto. Uomo sagace, di spirito, che sapeva prendere gli uomini come si deve, invece di punirlo, lo ridicolizzo`, dicendogli questa frase rimasta proverbiale, e che si rivolge a colui che si deve decidere a cambiare una situazione. Il detto e l’aneddoto ebbero grande diffusione con l’unita` d’Italia, quando la cultura toscana e fiorentina era al centro di quella nazionale. Riportato in libri curiosi, calendari, antologie scolastiche, periodici, e` ripetuto in forme diverse con mantello, cappotto al posto di pastrano e con animali di caccia al posto del pesce. P. Giacchi (Dizionario del vernacolo fiorentino, p. 80) lo riferisce a Pietro Leopoldo, granduca di Toscana.
1423 Il pesce va mangiato quando e` fresco. Anche negli Adagia di Erasmo e` registrato: Piscis nequam est nisi recens ‘‘Il pesce e` cattivo se non e` fresco’’. Il proverbio non si usa soltanto con riferimento al pesce, ma anche a tutte quelle cose che hanno la freschezza come requisito importante.
1418 I pesci grossi mangiano quelli piccoli. Le persone ricche e potenti, senza curarsi della giustizia, opprimono i deboli e i poveri o tolgono loro anche il poco che hanno. Narra il Sacchetti (Trecentonovelle 201) che Madonna Cecchina, rimasta vedova con un figlioletto, non potendo fronteggiare i potenti
Lascia cuocere il pesce nel suo olio [grasso]. Il pesce spesso e` grasso e non ha bisogno di molto olio. Secondo alcuni la migliore cottura e` pero` quella sulla brace. Vedi anche Il polpo si cuoce nella sua acqua [P 2081]; Il fungo si cuoce nell’acqua sua [F 1615].
1417
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1424
Pescato e cotto!
1425
Il pesce va preso, cotto e mangiato.
1426
La testa nella padella e la coda nel mare.
1427
Compra il pesce al mare e non ti fermare.
Quattro effe vuole il pesce: fresco, fritto, fermo e freddo. Il proverbio e` riportato anche dal Giusti e da altri ma nessuno spiega in che senso le quattro cose si accordino, soprattutto fritto con freddo. 1428
1429
pag 1240 - 04/07/2007
1177 Tutto il pesce che e` in mare non fa una candela di sego. Si dice in almeno due significati: il pesce e` meno nutriente della carne; oppure: finche´ il pesce e` in mare non e` possibile mangiarlo (le cose progettate, immaginate non servono a nulla finche´ non sono concluse). 1430
Chi mangia cacio e pesce la vita gli rincresce. Secondo alcuni il formaggio unito al pesce in un pasto genera cattiva digestione e forti disturbi.
.
Il pesce migliore e` quello che ha la testa piu` lontana dalla coda. E` appunto il pesce grosso che ha piu` sapore e presenta in misura ridotta l’inconveniente delle lische. Scherzosamente si dice che sia la sardina, che lascia la testa in Norvegia. 1437
1438
1431
Quando il grano abbonda il pesce affonda; quando il grano affonda il pesce abbonda. Si usa intendere comunemente che l’annata abbondante di grano fa raro il pesce e viceversa. Quando il grano e` in pieno rigoglio e matura, e` la stagione calda, durante la quale i pesci scendono e si trattengono nelle acqua profonde, aspettando il fresco della notte per salire a mangiare; quando invece si semina il grano e il seme affonda nella terra, siamo all’inizio la stagione fredda e il pesce sta in superficie, per cui e` facile pescarlo. 1432
Pesce non caro pane avaro. Quando c’e` abbondanza di pesce c’e` penuria di grano. 1433
1434 Il pesce grosso rompe la rete. Il pesce grosso non e` sempre una fortuna, dato che puo` rompere la rete. L’uomo potente infrange le regole e le leggi.
Nella testa del maiale c’e` da prendere e lasciare; nella testa del coniglio niente lascio e niente piglio; nella testa del pesce piglia molto chi riesce. Infatti la testa del pesce e` buona a poco e quasi sempre scartata. Essendo pero` piena di sapore e` utile per ricavarci sughi. Altri dicono che sia buona a mangiarsi, ma pochi lo fanno. Anche quella del coniglio si mette, in Toscana, a cuocere col sugo: quindi si usa, ma non ci si mangia. La testa del maiale e` utilissima per insaccati. 1435
La luna fa furbo il pesce. Soprattutto in mare il chiaro di luna non e` propizio alla pesca, forse perche´ il pesce vede meglio presenze e insidie. 1436
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
PESCE
Il pesce migliore e` quello che ha l’occhio lontano dalla coda.
Chi vuol verdura fresca vada all’orto e chi vuol pesce fresco vada al porto. Chi vuole roba sana, fresca e genuina vada alla fonte, la prenda dove questa di produce o si raccoglie, evitando l’intermediazione che allunga i tempi, deteriora la merce e aumenta il prezzo. 1439
Quando il pesce fa bianco l’occhio e` segno che e` gia` cotto. L’occhio bianco e` segno che la cottura del pesce, soprattutto arrosto o alla griglia, e` giunta a buon punto. 1440
Occhio bianco pesce stanco. Se invece l’occhio si presenta bianchiccio quando e` il pesce e` ancora in pescheria, vuol dire che non e` piu` fresco come dovrebbe. 1441
Pesce di gennaio non e` per il villano. Il pesce di gennaio non e` a buon mercato a causa del mare che non permette frequenti uscite delle barche. Anche nei fiumi e nei laghi la pesca viene meno praticata. Nella versione marchigiana la rima riesce meglio: Pesce de jenna` / non e` fatto pe’ li villa`. 1442
Pesce di gennaro raro, tribolato e caro. Il pesce di gennaio non si trova facilmente perche´ il freddo lo spinge a fondo, si pesca con difficolta` e di conseguenza e` caro. 1443
Pesce sott’acqua e uccello sulla frasca sono di chi l’acchiappa. Erano considerati un tempo res nullius. Oggi ne dispone lo Stato; comunque, nelle forme previste dalla legge per la pesca e per la caccia, diventano in proprieta` di chi li cattura. 1444
Nudo va il pesce, nudo va chi lo piglia e vestito va chi lo mangia. Chi lavora ottiene poco, mentre chi ha molto gode i frutti del lavoro dei poveri. Vedi anche 1445
pag 1241 - 04/07/2007
PESCIVENDOLO
1178
.
Chi fila ha una camicia e chi non fila ne ha due [F 879]; Chi lavora guadagna e chi non lavora magna [F 395]. 1446 Pesce piccolo e vitello grosso. Il pesce di solito e` buono e saporito quando e` piccolo, la carne vaccina invece e` preferibile quella di un animale ben sviluppato.
Si pisces molles sunt, magno ex corpore tolles: si pisces duri, parvi sunt plus valituri. ‘‘Dei pesci teneri prendi quelli grandi; dei pesci duri quelli piccoli sono migliori’’. Detto proverbiale della Scuola salernitana. (Flos medicinae 356-357; ma ci sono varianti testuali), che precisa l’insegnamento del precedente: non sempre i pesci piccoli sono i migliori, la cosa vale solo per quelli molto ricchi di lische. 1447
1448 In fiume senza pesci non si gettan reti. Ovvio, e quindi in metafora significa che non vale la pena darsi da fare dove non ci sono prospettive.
Il pesce lo si piglia per la gola. Il pesce viene preso per la sua ingordigia, che lo spinge a inghiottire l’esca. In senso figurato: una persona si porta a favorire i nostri interessi con allettamenti, bocconi ghiotti. 1449
1450 Il ranocchio si prende al boccone. Per analogia.
Il pesce piu` grosso va sempre nella rete rotta. La fortuna quando capita spesso non si puo` afferrare. C’e` anche un’ironia con la quale si usa verso chi dice che per poco non faceva, non aveva, non vinceva, ecc. Il pesce grosso infatti spesso rompe la rete. 1451
Notte longa, pesce longo, notte curta, pesce curto. Si dice nella zona di Napoli con riferimento al pesce e alle notti lunghe d’inverno e corte d’estate, nelle quali si potrebbe pescare rispettivamente di piu` e di meno, ma non manca l’uso malizioso. E` una tipologia proverbiale abbastanza diffusa nel meridione: la versione siciliana, ad esempio, suona: Jornu curtu, pisci longu, jornu longu, pisci curtu.
Chi cerca un utile se lo deve procurare con fatica. Vedi anche Chi vuole il pesce bisogna che s’ammolli [si bagni il culo] [F 1467]; Pescatore asciutto padella pulita [P 1396]. Dal mare salato viene il pesce fresco [buono]. Non sempre si possono giudicare le cose dalla loro provenienza: anche ambienti non buoni possono produrre cose apprezzabili. Vedi anche A volte da cattivi nocchi si fanno delle buone schegge [P 37]. 1454
Il pesce che scappa pare sempre il piu` grosso. Si sogna, si rimpiange e pare piu` bella la roba che non si puo` avere. 1455
Se dai un pesce al povero lo sfami per un giorno; se gl’insegni a pescare lo sfami per sempre. E` detto ‘‘proverbio cinese’’, anche se l’origine non e` precisata; comunque circola ormai nella lingua italiana con una notevole frequenza. 1456
PESCIVENDOLO Disse il pescivendolo: – Alla frittura sentiremo chi puzza! Rispose il frate: – Alla conta sentiremo chi piange! Si dice a chi crede di esser furbo e non sa di avere a che fare con uno che lo e` piu` di lui, ovvero quando due si truffano a vicenda. Un frate aveva avuto in elemosina dei soldi falsi e, non sapendo che farci, penso` di comprarci del pesce per il convento, imbrogliando un pescivendolo. Il quale, vedendolo male in arnese e con la faccia poco intelligente, gli rifilo` una sportata di pesci fetenti; e mentre se ne andava gli disse: Alla frittura... 1457
PESCO
1452
1453
Chi pesce vuole mangiare il culo s’ha da bagnare.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Quando fiorisce il pesco il giorno s’avvicina alla notte. Il pesco fiorisce tra febbraio e marzo, quando e` prossimo l’equinozio che riporta in pari le ore del dı` e della notte. 1458
PESO 1459 Dov’e` peso non e` inganno. Dove si vende pesando accuratamente e conteggiando il prezzo sul peso, non vi e` discussione, come invece e` la` dove si vende a occhio.
pag 1242 - 04/07/2007
1179
.
PETO
1460
Non si devono usare due pesi e due misure. Nel giudicare gli altri bisogna usare per tutti lo stesso criterio, come vuole giustizia. Piu` diffuso del proverbio e` il modo di dire: (non) usare due pesi e due misure.
se sono sconce. Non altrettanta indulgenza trovano le indelicatezze e le maleducazioni che fanno gli altri. Vedi anche Nessuno sente il puzzo della sua merda e sente a un miglio quella degli altri [M 1285]. Si dice anche con espressione latina:
Il peso degli anni e` quello piu` grave da portare. Gli anni che non si vedono sono il peso piu` pesante da portare perche´ tolgono le forze.
1469 Suus cuique crepitus bene olet. ‘‘A ciascuno piacciono i propri peti’’. Trasmesso in questa forma da Erasmo, Adagia 3.4.2.
1461
PESTE Peste e guerra sfoltiscono la terra. Le epidemie e le guerre, interne ed esterne, decimano la popolazione, tolgono ai popoli le forze migliori. 1462
Non vi fu peste tanto brutta che non lasciasse qualcuno vivo. Anche in occasione delle sciagure piu` terribili c’e` sempre qualcuno che scampa. 1463
1470 A ciascuno piace il suo. Per analogia. Nel senso anzidetto e in altri sensi come Ogni formica ama il suo buco [F 1109]; A ogni uccello il suo nido par bello [N 320]; Casa mia, casa mia, benche´ piccola tu sia, tu mi sembri una badia [C 891]. 1471 Suum cuique pulchrum est. ‘‘A ciascuno pare bello cio` che e` suo’’. Sentenza latina medievale.
1464
1472 Tutti i peti puzzano. Tutti i gesti sconci sono di cattivo gusto e non piacciono. E` inutile trovare scuse per cose disgustose, che sono tutte ugualmente riprovevoli, a prescindere da chi le fa.
PESTELLO f Vedi Mortaio.
1473 Il peto non e` un tuono. Usava nel gran mondo per scusare certe volontarie indelicatezze. Una maleducazione non e` cosa da farne una tragedia. Vedi anche Ai tempi dei troiani eran sospiri [R 1135]; Salute e ghiande! [R 1137].
In tempo di peste chi si spoglia e chi si veste. Chi muore e chi eredita, ovvero chi perde le eredita` e chi le trova.
Puo` cambiare la mano o il pestello, ma il buco rimane sempre quello. L’uomo che nasce in una posizione infelice e` destinato a essere vessato per tutta la vita. 1465
PETO f Vedi Culo, Pisciare, Scoreggia.
1474 Per fare un peto non occorrono artisti. Per far cose insolenti e gratuite non importa avere studiato. Quando si vanta una cosa di nessun valore e vogliamo dire che tutti ne sono capaci.
1467
Non bisogna fare il peto piu` grosso del culo. Metaforico: chi fa cio` che e` al di sopra delle sue possibilita`, si trova a mal partito. Vedi anche Chi fa il passo piu` lungo della gamba finisce per cadere [P 686]. Si dice che uno la vuol fare piu` grossa del culo quando se la fa addosso.
1468 A ognuno i propri peti paiono incenso. Ognuno trova il modo di apprezzare, giustificare o scusare le cose sbagliate che fa, anche
Chi fa il peto piu` grosso del culo si caca addosso. 1477 Tutto sta ben vestito, men che la correggia. Si chiama volgarmente correggia, o scoreggia, vestita’’ quella che non e` puro spirito, ma porta con se´ qualcosa di piu` consistente creando uno spiacevole imbarazzo. Probabil-
Tardi va la mano al culo quando il peto e` gia` fuori. E` inutile scusarsi troppo quando un’azione villana e` stata fatta. Vedi anche E` inutile chiudere la stalla quando sono scappati i buoi [B 851]. 1466
Tardi va la mano al messere quando il messo e` gia` in strada. Per analogia: la mano va al colpevole (messere) dell’atto maleducato per trattenere, prevenire o punire, con un gesto che diventa ridicolo.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1475
1476
pag 1243 - 04/07/2007
PETTINARE
1180
.
mente la metafora e` presa dalle carte da gioco: la carta vestita e` quella alta: fante, donna e re. Quindi la scoreggia vestita sarebbe quella di valore piu` alto. Col peto si ride con la loffa si stride. Chi fa un peto rumoroso puo` essere, se trova gli amatori, oggetto di riso; chi invece ammorba silenziosamente la compagnia indigna e fa perdere la pazienza. Loffa e` termine volgare per indicare il peto silenzioso. 1478
PETTINARE Chi vuol morire si pettina e va a dormire. Esiste una superstizione, in alcune zone d’Italia, per cui si ritiene di cattivo augurio pettinarsi prima di andare a letto. 1479
PETTINE f Vedi Nodo.
PETTIROSSO Piccolo uccello grazioso, dell’ordine dei passeracei, dal canto melodioso e dal petto segnato da una macchia rosso aranciata. E` ritenuto assai socievole e poco timoroso dell’uomo. E` un animale curioso e frequenta le zone abitate soprattutto d’inverno cercando di che vivere, mentre d’estate si ritira sui monti, nei boschi piu` folti, dove nidifica, vivendo in coppia o isolato, poco disposto a sopportare anche i propri simili. In Italia e` stazionario, ma vi capitano anche stormi migratori. Pur essendo piccolo, era un tempo oggetto di caccia spietata con tutti i mezzi, soprattutto con la civetta e con le panie, dove cade facilmente per la sua grande curiosita`. Per gli amori o per delimitare il proprio terreno ingaggia furiose lotte coi propri simili o uccelli anche piu` grossi di lui. 1485 Pettirossi portan neve. D’inverno la comparsa improvvisa dei pettirossi intorno alle case e` ritenuta segno di prossima neve.
Per la Madonna del Rosaio el pettirosso xe de passaio. Istriano Per la Madonna del Rosario il pettirosso e` di passaggio. Il pettirosso passa per la festa della Madonna (prima domenica d’ottobre). Forma di un proverbio che ricorre frequente nei dialetti del Nord Est per indicare il passaggio del pettirosso in tali zone. Si tratta per lo piu` di un trasferimento stagionale, essendo uccello stanziale. Quando viene la buona stagione si ritira nelle zone selvagge e fresche delle foreste sui monti, in autunno, non potendo trovare alimento per le nevi o per la mancanza di vegetazione, scende alle pianure e circa dall’ottobre fino ad aprile abita le siepi, le macchie e i giardini, avvicinandosi agli uomini senza paura. 1486
Se il pettine cade al mattino novita` in cammino. Se mentre uno si pettina al mattino cade in terra il pettine si crede che sia in arrivo una novita`. 1480
1481 Il pettine non pettina da solo. Per fare un lavoro non basta avere lo strumento, bisogna usarlo e saperlo adoprare.
A ogni pettine la sua testa e a ogni testa il suo pettine. Anche fra cose simili non tutte sono ugualmente utili. Ogni cosa ha la sua destinazione appropriata ed e` piu` adatta per alcune funzioni, meno per altre. 1482
L’uomo e il pettine durano finche´ hanno i denti. Quando i denti sono diventati pochi l’uno e l’altro spariscono. 1483
Prendi il pettine nel cassetto dei cucchiai! Frase scherzosa che si usava un tempo quando c’era in casa qualcuno che voleva invitarsi a pranzo o a cena, per fargli cambiar idea. La massaia dava questo ordine a un ragazzino, sicura di usare un ottimo deterrente. L’espressione e` usata anche per indicare la mancanza di pulizia in una casa. 1484
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Pecchiere boccon da cavaliere. E` ottimo in tavola. Il pettirosso e` detto pecchiere o pettiere nell’Italia Centrale. Pettiere e` riferito dai cacciatori alla macchia rossa sul petto, mentre pecchiere al suo uso di divorare le api (pecchie) presso le arnie. Il pettirosso e` un uccelletto curioso e vivace, che si avvicina alle case, canta gradevolmente e sverna nelle nostre terre. 1487
PETTO 1488
Meglio metter su petto che pancia.
pag 1244 - 04/07/2007
1181 E` cosa migliore per una donna aumentare di volume nel petto che nella vita. 1489
Meglio far petto che pancia.
Alla donna senza petto non bisogna altro difetto. La donna che non ha molto seno ha un difetto tale che basta da solo a renderla poco attraente. 1490
La donna senza petto e` una scala senza pioli. Le manca il piu` per essere attraente. 1491
1492
Donna senza petto tazza senza piatto.
Donna bella di petto una giumella. La donna bella ha un seno che sta nel concavo delle mani unite. Giumella e` termine antico, dal latino gemella (sott. manus) ‘‘mano doppia’’, rimasto vivo in alcuni dialetti. 1493
Male di petto male da cataletto. Il male di petto era detta un tempo la tisi, e da quella si guariva difficilmente e l’esito era di solito mortale. 1494
Petto coperto, testa calda e culo aperto. Per star bene bisogna usare questi accorgimenti, possibilmente all’aria aperta. 1495
Meglio petto sulle palle che vento nelle spalle. Meglio camminare curvi, tanto da mettersi all’altezza dei propri testicoli, che prendersi il vento nella schiena. 1496
PEZZA Un tempo familiari, le pezze, o toppe, erano il sistema piu` usato da chi non aveva mezzi con cui farsi un abito nuovo, per tirare avanti con quello logoro o bucato. Si conservavano appositamente ritagli di stoffa per poter fare poi toppe dello stesso tessuto, dato che una di colore diverso era ancor meno decorosa. Era comunque, per quanto comune, un po’ avvilente, anche se le donne mettevano ogni studio per rendere meno visibile la riparazione. Si diceva di chi era poverissimo (e il modo di dire si e` mantenuto): avere, andare con le toppe, o le pezze, al culo, dato che lı` si logoravano piu` che altro i calzoni. C’erano giochi di parole del tipo: il Signor Topponi, invan t’opponi.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
PEZZA
Rimane il modo di dire: Metterci una pezza, invito a chi si trova in difficolta` a trovare un rimedio, quantomeno a nascondere quello che, oltre a essere dannoso, e` disonorevole. f Vedi Buco, Rammendare, Rattoppare, Toppa. La pezza si vede meglio su un abito nuovo che su uno vecchio. Il difetto risalta di piu` sulla perfezione che su quello che vale poco o e` malridotto. La toppa si nota subito su un abito nuovo, mentre non si fa caso vedendola su un abito vecchio. 1497
1498 A forza di pezze si fa il mantello. Con poco si fa tanto. Vedi anche Il poco fa l’assai [P 1976]; A lira a lira si fanno i milioni [L 767]; Passo a passo si va a Roma [P 699]; A forza di punti si fa la camicia [P 2980]. A questo detto, che esagera le risorse della poverta`, si risponde: 1499
A forza di pezze si fa il povero.
Non si mette la pezza nuova sul vestito vecchio. Non si adopra roba nuova per aggiustare quella vecchia: la riparazione diviene vistosa e brutta, mentre il nuovo, piu` forte e resistente, logora in poco tempo il vecchio. Deriva da un passo evangelico (Matteo 9.16): ‘‘Nessuno mette un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio, perche´ il rattoppo squarcia il vestito e si fa uno strappo peggiore’’. Vedi anche A vino giovane botte giovane [B 796]; Noce dura e dente traballante, moglie giovane e marito vecchio, puledro e calesse rattoppato son compagnie che si disfanno presto [N 413]; Non si mette il vino nuovo negli otri vecchi [O 690]. 1500
La pezza deve essere sempre piu` grande del buco. La toppa deve essere tale da coprire il buco. Il rimedio deve annullare completamente il danno. Vedi anche E` piu` grande il buco della toppa [B 976]; Il rimedio e` peggiore del male [R 575] ; Toppa stretta non chiude il buco [T 726] ; Peggio la scusa della mancanza [S 770]. 1501
1502 Una bella pezza guasta un bel vestito. Una toppa, per bella e preziosa che sia, e` una magagna che rovina comunque un vestito buono. 1503
La pezza fa rimpiangere il buco.
pag 1245 - 04/07/2007
PIACENZA
1182
.
Nei casi in cui un rimedio si rivela peggiore del male. Vedi Il rimedio e` peggiore del male [R 575]; A volte la toppa e` peggiore del buco [B 988]. PIACENZA Citta` dell’Emilia, capoluogo dell’omonima provincia. Di origine antichissima risalente ai tempi degli etruschi e dei celti, e` stata con Cremona la prima colonia romana dell’Italia Settentrionale. Il suo corredo proverbiale e` quasi tutto di natura dialettale. Il nome compare spesso in composizioni e detti popolari per la frase andare a (essere a, passare da) Piacenza, molto sfruttata un tempo fino all’abuso per indicare il piacere o lo studiarsi di piacere. Un gioco antico era usato dagli imbonitori di mercato per rompere il ghiaccio con il pubblico: Non vengo da Piacenza per piacervi, non vengo da Lecco per leccarvi, ne´ vengo da Lodi per lodarvi... e magari aggiungevano Chiavari per dare un tocco di raffinatezza al discorso. Arrivato fino all’avanspettacolo, il gioco e` quasi dimenticato. Bella Fiorenza, ma piu` bella Piacenza. E` bello quello che tutti dicono bello, ma piu` bello ancora e` quello che piace. Gioco di parole su Piacenza, nome di citta` associato all’idea di ‘‘piacere’’. Firenze e` proverbiale per la sua bellezza. Cio` che e` bello oggettivamente non e` bello quanto cio` che a uno piace. 1504
Non e` bella Fiorenza quanto e` bella Piacenza. Su Piacenza c’e il noto gioco di parole che abbiamo gia` segnalato. A. Monosini (Floris Italicae linguae libri novem, Apud Io. Guerilium, Venezia 1604) riporta l’antico e del tutto perduto proverbio: Chi vuol regnare prima vada a Piacenza e poi a Sesto ‘‘Andare a sesto’’ significa andar giusto, preciso, a gusto. 1505
PIACERE1 Usato come sostantivo, sia nel senso di ‘‘godimento’’ che in quello di ‘‘azione cortese’’, ‘‘beneficio’’, ‘‘favore’’. I piaceri li facevano gli speziali. Frase che si ripete a chi si scusa d’averci causato un danno, d’avercelo messo in tasca, dicendo: ‘‘Credevo ti facesse piacere’’. Una volta i serviziali, o clisteri, potevano essere fatti anche in farmacia, in un camerino appar1506
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
tato dove era sempre pronta la macchina, azionata dallo speziale. Vedi anche Meglio un piacere che un serviziale [S 1144]. 1507 Per un piacere mille dolori. Spesso un breve piacere si sconta con una serie di guai e di rogne. Vedi anche Per un giorno di gioia se ne han mille di noia [N 461]; Per un piacere mille dolori hanno gli amanti e i cacciatori [C 57].
D’uccelli, di cani, di cavalli e d’amori per un piacere, mille dolori. Dalla passione di allevare uccelli per la caccia, cani, cavalli e dalla vita amorosa si traggono molte sofferenze e delusioni e poche gioie. 1508
I piaceri si fanno colle mani e vengono restituiti coi piedi. I piaceri si fanno con lavoro, pena e fatica e poi vengono ricambiati con calci e ingratitudine. Fare una cosa coi piedi e` farla male e con malagrazia. 1509
Un piacere e` ben pagato quando e` molto sospirato. Quando una cosa si fa molto desiderare viene ricevuta senza gratitudine e riconoscenza. 1510
Piacer di gioco, molto costa e dura poco. Il piacere che viene dal gioco delle carte, d’azzardo, di scommessa e` effimero e porta via molto danaro. 1511
1512 Nel piacer non e` fatica. Quando uno fa una cosa per suo piacere non avverte ne´ fatica ne´ stanchezza, cosa che non avviene in altre situazioni.
Piacere preso in fretta e` quasi una disdetta. Il piacere colto senza avere tempo e agio per goderlo guasta la gioia di averlo e toglie anche la voglia di riprovarlo. 1513
1514 Se vuoi piaceri fanne. Il piacere e` una cosa che si ricambia e si scambia. Se vuoi che ti si facciano piaceri, fanne anche tu agli altri. 1515 Lungo piacer fa piangere. Il piacere prolungato estenua, assilla e alla fine diviene una specie di tormento, per cui porta alle lacrime, come il riso. Viene notato dai proverbi che tutto quello che nelle emozioni va oltre una certa misura si trasforma nel suo opposto, oppure prende le forma di quello
pag 1246 - 04/07/2007
1183 (vedi Gli estremi si toccano [E 235]). Il piacere lungo e` qui da intendere come una grande consolazione che proviene dal un forte e prolungato dolore: la gioia per la sua scomparsa puo` dare una emozione prolungata nel tempo che a volte puo` portare anche alla morte (il ritorno d’un figlio creduto morto dalla guerra o cose simili). Vedi anche Si piange di piacer come d’affanno [P 1547]; Troppa gioia diventa dolore [G 566]. Anche il riso eccessivo porta alle lacrime, vedi Troppo riso finisce in pianto [R 634]; La lunga risata torna in pianto [R 635]; A chi troppo ride gli duole il cuore [R 551]. A sua volta anche un forte dolore puo` portare al riso, isterico o paradossale, vedi Ne´ nozze senza pianto, ne´ mortorio senza canto [N 543]; Non c’e` funerale senza allegria [F 1604]. Lunghi piaceri non valgono un tormento. Non vale la pena subire, pagare con un tormento un lungo piacere. 1516
1517 Per piacere si baciano le vacche. Quando una cosa piace si fanno le azioni piu` strane. Gioca sul significato di vacca, che indica anche la donna di malaffare: e` per la ricerca del piacere che si abbracciano e si baciano tali donne.
Un piacere ne chiama un altro. Il piacere provato invita ad essere ripetuto o a cercarne un altro. Vedi I baci sono come le ciliege: uno tira l’altro [B 23]; Una ciliegia tira l’altra [C 1583]; Chiocciole da succhiare e donne da baciare non posson mai saziare [C 1475].
.
PIACERE
Quel che piace non da` pace. Cio` che e` oggetto di desiderio toglie la tranquillita`, il sonno e mette l’inquietudine, stimolando il desiderio di raggiungerlo. 1522
1523 Cosa che piace e` mezza venduta. La roba che attrae l’interesse, e` desiderata, presto sara` venduta. Vedi anche Cosa lodata mezza venduta [L 857]. 1524 Alla volpe piace il pollaio. Ognuno trova amabile e interessante, perfino esteticamente apprezzabile quello che soddisfa i suoi bisogni, le sue brame, i suoi appetiti. 1525
Al gatto piace il lardo.
Chi piace a se stesso non piace a nessuno. Chi si compiace di se stesso, e` pieno di se´, si mostra, si loda, e` poco apprezzato dagli altri che a malapena lo sopportano. Vedi anche, con significato simile, Chi si loda s’imbroda [L 823]. 1526
1527
A nessuno piace chi troppo a se stesso piace.
1528
Chi piace a se stesso piace a uno stolto.
1518
1519 Piacere fatto non va perduto. Il favore che uno ha fatto non si cancella col tempo: la sua memoria rimane e spesso riaffiora quando meno ci si aspetta, ovvero quando anche chi l’ha fatto se ne era dimenticato.
Chi perde piacere per piacere non perde niente. Chi perde un piacere per averne un altro chiude in pari i conti. 1520
PIACERE2 Usato come verbo. 1521 Cio` che piace e` mezzo fatto. Qualcosa che risulta gradito sara` fatto bene e rapidamente. L’interesse per un lavoro attenua la fatica e accorcia il tempo per svolgerlo. Vedi anche Nel piacer non e` fatica [P 1512].
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
All’uccello non piace la gabbia. Per quanto sia bella la gabbia non entusiasma mai l’uccello che vi e` chiuso dentro. Nessuna cosa che offende gravemente puo` risultare gradita. Vedi anche Gabbia d’oro non fa cantare l’usignolo [G 2]. 1529
1530
Al cane non piace il bastone.
1531
Al gatto non piace l’insalata.
1532
Agli occhi non piace il fumo.
Quel che piace a tutti non si tiene a lungo. Quello che e` oggetto di un desiderio comune crea intorno una gara per appropriarsene, per cui, se non si e` accorti, ci scappa di mano. Vedi anche Chi ha la moglie bella non e` tutta sua [M 1680]. 1533
I buoni bocconi piacciono anche ai coglioni. Le cose buone le riconoscono anche gli stupidi. Vedi anche Il bello piace a tutti [B 288]; Il buono piace a tutti [B 1056]; I buoni bocconi piacciono a tutti [B 686]. 1534
1535
Quel che piace non fa male.
pag 1247 - 04/07/2007
PIAGA
1184
.
Si vuole che quello che si mangia con appetito e di gusto non faccia male. E` una bella scusa, solo in piccola parte vera. 1536 Non si puo` [Nessuno puo`] piacere a tutti. I gusti degli uomini sono tanto diversi che uno non puo` godere della simpatia universale: per la ragione che piace a uno, dispiace a un altro. Vedi anche, ironico: Non si puo` dispiacere a tutti [N 46]. E` tuttora usata la forma latina: 1537 Nemo omnibus placet. ‘‘Nessuno piace a tutti’’. La massima riportata da Erasmo (Adagia 2.7.55), attestata anche in precedenza, e` Ne Iuppiter quidem omnibus placet ‘‘Neppure Giove piace a tutti’’. Gia` un verso di Solone citato da Plutarco diceva: ‘‘Negli affari di grande importanza e` impossibile piacere a tutti’’.
PIAGA Piaga si usa comunemente come sinonimo di ferita, con tono piu` solenne (le piaghe del Signore). Rispetto a ferita puo` aver il significato di un trauma esteso, che tende a ulcerarsi, a farsi permanente o a diffondersi (impiagarsi). Ha senso anche di dolore forte e continuo, di flagello o disastro (piaghe d’Egitto), di una problema generale, sociale, di causa di rovina o deterioramento e anche di persona noiosa. L’attenzione dei proverbi e` rivolta prevalentemente alla piaga nel senso di ferita grave. 1538 Piaga per allentar d’arco non sana. Verso del Petrarca a meta` fra il proverbio e la citazione dotta. Canzoniere (90.14): Erano i capei d’oro a l’aura sparsi. La ferita inferta da un’arma non si risana nel momento in cui l’arma cessa di offendere. L’arco che si allenta non puo` attenuare il dolore provocato dalla freccia andata a segno. Si dice dell’innamoramento, come nella fonte petrarchesca, ma anche di altre situazioni, in particolare di offese e gesti che hanno avuto brutte conseguenze. 1539 Ogni piaga lascia il segno. La piaga, anche quella morale, lascia sempre il suo ricordo o la sua cicatrice. 1540 Piaga antiveduta assai men duole. La piaga che arriva prevista si accetta con piu` rassegnazione, fa meno male. 1541 Piaga vecchia mal si cura. La piaga che si e` stabilizzata, incancrenita non si puo` piu` curare. Il vizio incallito non si perde
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
mai piu`. Vedi Malattia lunga, morte sicura [M 235]; Malattia lunga spesso ritorna [M 238]; Male che dura ti porta in sepoltura [M 300]; Male che dura viene a noia alle mura [M 233]. 1542 La piaga riaperta fa piu ` dolore. In senso metaforico: i dolori rinnovati sono i piu` amari. 1543 La piaga nascosta non sanguina. Il dolore che viene tenuto segreto non si sfoga, non si depura, cresce e si avvelena, diventando sempre piu` grave e pericoloso.
PIANELLA Con pianella s’intende, ma il termine viene sempre meno usato, la pantofola, prevalentemente da donna, ma talora anche da uomo, del tutto priva di tacco o con tacco basso, senza lacci, aperta posteriormente sopra il calcagno. E` la pantofola da casa: stare, essere in pianelle, cioe` in veste casalinga. Nel passato era una calzatura femminile di lusso, che poteva essere riccamente ornata. Gli uomini van visti in pianelle e le donne in cuffia. Solo nell’intimita` e nel quotidiano si giudicano le persone. La cuffia e` un copricapo femminile, molto usato dalle donne allorche´ mancavano i sistemi di riscaldamento attuali per tenere calda la testa e le orecchie nel mesi freddi, anche per stare in casa. Meno elegante del cappello, poteva essere comunque preziosa, ornata ed era allora un copricapo comune soprattutto nei paesi nordici. 1544
PIANGERE Vedi Donna, Lacrima, Latte, Occhio, Ridere. f
Chi vuol piangere non ha bisogno di cipolle. Perche´ non mancano mai le ragioni, i motivi: la vita non e` avara di amarezze. 1545
1546 Non piange uno che non rida un altro. Non c’e` cosa spiacevole che capiti a uno, la quale non sia in qualche modo favorevole a un altro. Vedi anche Non perse mai uno che non guadagnasse un altro [G 1203]; Moria di vacche, festa di calzolai [C 205]; Non c’e` un male che non porti un bene [M 383]; La morte del lupo e` la fortuna delle pecore [L 1144]; Mors tua vita mea [L 1145]. 1547
Si piange di piacer come d’affanno.
pag 1248 - 04/07/2007
1185 La grande gioia porta le lacrime come il dolore. Vedi anche Troppa gioia diventa dolore [G 566]; Lungo piacer fa piangere [P 1515]. Meglio piangere con un occhio che con due. Meglio avere un danno che porta un vantaggio che una disgrazia che porta anche il malanno. Soprattutto: meglio una morte che porta eredita`, che una perdita senza testamento. 1548
Le ragazze piangono con un occhio solo, le maritate con due e le monache con quattro. Gli sbagli delle ragazze possono essere rimediabili: rimangono delle possibilita`; quelli delle spose lasciano poche speranze; l’infelicita` della monaca invece non ha scampo. 1549
Non tutti vanno dietro alla bara per piangere il morto. Molti seguono il morto con il pensiero a quello che ha loro lasciato, alle ricchezze delle quali verranno in possesso o di qualche altro vantaggio. 1550
1551 A piangere si diventa belli. Sono diversi i proverbi coi quali s’invita a lasciar piangere i bambini adducendo un vantaggio fisico e adombrando un vantaggio morale: una giusta punizione, ovvero non viziarli. 1552
Piangere fa gli occhi belli [grandi].
1553
Piangendo s’allargano i polmoni.
1554
Lascialo piangere che diventa grande.
Le lacrime ingrossano il cuore. Usato spesso, rivolto ai bambini che fanno capricci, come se fosse un fatto positivo l’ampliamento del cuore. In realta` il cuore gonfio o grosso e` quello oppresso da sconforto e da tristezza (cfr. Battaglia, GDLI, alla voce), per cui e` da intendere correttamente: le lacrime mettono un peso nel cuore, gli fanno male. 1555
1556 Piange occhio se piange cuore. Se l’animo e` profondamente addolorato il pianto esce come naturale conseguenza, l’occhio piange sinceramente. Il dolore espresso con le sole parole puo` essere solo esteriore. 1557 Chi per tutto piange si finisce gli occhi. Chi si dispera per tutte le disgrazie alla fine non ha piu` occhi per piangere. 1558
Chi sempre piange non trova consolatore.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
PIANGERE
Chi si fissa nel suo dolore non avra` mai la possibilita` di essere consolato: un dolore vissuto continuamente toglie a chiunque la voglia di avvicinarsi. Si dice della vedovanza: chi continua a ricordare e a piangere il coniuge defunto, non trovera` mai chi lo sostituisca. Gli occhi piangono il presente e il cuore cerca l’avvenire. Le lacrime manifestano il dolore, ma il cuore nel segreto spera sempre nell’avvenire. Si dice della vedova, specialmente se e` giovane. 1559
1560 Si piange il morto per fregare il vivo. Si fanno manifestazioni di falso dolore per ottenere vantaggi che sono il vero fine di certe manifestazioni. 1561 Chi non piange non ha la zuppa. Chi non si fa sentire, non chiede, non insiste viene trascurato e alla fine non ha niente, oppure meno degli altri. 1562 Chi non piange non poppa. Vedi anche Poppa.
Chi fa ridere la brigata fa piangere la casa. L’uomo faceto e allegro, spensierato e poco serio e` spesso il divertimento delle compagnie, ma non di rado e` anche un vagabondo, spiantato, giocatore, che e` la preoccupazione o la disperazione della sua famiglia. 1563
1564 Piangere il morto son lacrime perdute. Le lacrime di dolore versate sulla morte sono cosa umana, ma fermare la propria vita nel dolore e` cosa inutile che non serve ne´ ai morti ne´ ai vivi. 1565
Il piangere non serve ai morti e annoia i vivi.
Col piangere non si cava un ragno da un buco. In senso generico: disperarsi non serve e non porta a nulla. 1566
Chi ti vuol bene ti fa piangere, chi ti vuol male ti fa ridere. Chi ti ama ti dice la verita`, ti corregge, non t’incoraggia negli errori, cerca d’impedirti di commettere sciocchezze, facendoti talora anche soffrire per il tuo bene. Chi non ti ama fa il contrario, rendendosi piu` gradito, ma spingendoti alla rovina. 1567
1568
Chi ti fa piangere ti vuol bene e chi t’elogia ti vuole comprare.
pag 1249 - 04/07/2007
PIANISTA
1186
.
Chi ti fa degli elogi cerca di accattivarsi la tua fiducia in modo da usarti poi per i suoi fini. Chi piange in tribunale butta via le lacrime. Chi cerca di commuovere col pianto i giudici, che conoscono bene la gente e il mondo, non ha preso la strada giusta per essere assolto. 1569
1570 L’ora di piangere viene per tutti. A tutti tocca, prima o poi, il dolore, il momento degli eventi tristi e irreparabili, della sfortuna. 1571 Chi ride oggi piangera` domani. Chi oggi e` felice non lo sara` sempre. E` bene che si goda la sua felicita` perche´ verra` anche per lui la tristezza. Vedi la celebre affermazione del capitolo 3 del’Ecclesiaste, in particolare 3.4: ‘‘(C’e`...) un tempo per piangere e un tempo per ridere, un tempo per gemere e un tempo per ballare’’. 1572 Una volta si ride e una volta si piange. Vedi anche Questa ruota sempre gira: chi sta lieto e chi sospira [R 1118]; A questo mondo chi va su e chi va giu` [M 1830]; Il mondo e` grande: chi ci ride e chi ci piange [M 1831]; Il mondo e` fatto a scala c’e` chi cresce e c’e` chi cala [M 1826]. 1573 Non si piange per due disgrazie insieme. Un dolore piu` forte fa dimenticare quello piu` lieve.
PIANISTA Non sparate sul pianista (fa quello che puo`). Frase divenuta proverbiale che indica varie situazioni: confusione, violenza generale, follia, ecc. La citazione si e` diffusa con un vago riferimento ai saloon dei film western, dove si spara per sparare anche su chi non c’entra nulla. Deriva da uno scritto di Oscar Wilde (Impressions of America), divertita descrizione del caos americano di quei tempi: ‘‘Sopra il pianoforte c’era stampato un avviso: Non sparate sul pianista. Fa del suo meglio’’. 1574
senza il primo elemento introduttivo. Vedi anche, di struttura simile: Loda il mare e tieniti alla terra [M 683]. PIANO2 Avverbio. f Vedi Adagio, Passo. Chi va piano va sano e va lontano. (e chi va forte va alla morte). Si usa di solito soltanto la prima parte. Chi fa le cose con calma, cammina e avanza gradatamente, arriva lontano senza danni. Chi fa il contrario fa una brutta fine. 1576
1577 Piano piano fu fatta Napoli. Col tempo si fanno le cose, anche quelle piu` grandi. Vedi anche Roma non fu fatta in un giorno [R 838]; Passo a passo si va lontano [L 890]; Passo a passo si va a Roma [P 699].
PIANTA f Vedi Albero, Frutto.
Pianta che ha molti frutti non li matura tutti. L’albero che ha sui rami una quantita` di frutti sproporzionata alle sue forze non ne porta che pochi alla maturazione. Vedi anche Chi molte cose comincia poche ne finisce [C 1864]; Chi mette tanti ferri in fucina qualcuno ne guasta [F 605]; Chi troppo intraprende, poco finisce [C 1866]; Chi vuol mettere troppa carne al fuoco fatica parecchio e conclude poco [C 773]. 1578
1579 La pianta si piega da piccola. L’educazione, le buone maniere e il comportamento si danno quando uno e` piccolo, docile agli insegnamenti e disponibile, come la pianta prende facilmente la forma che le si vuol dare quando e` tenera e giovane. Vedi anche Chi batte culino non batte culone [C 2627]. 1580
La pianta va piegata finche´ e` tenera.
L’albero va piegato quand’e` giovane. Per analogia. 1581
1
PIANO Nel significato di ‘‘pianura’’. (Dice il villano): loda il monte e tieniti al piano. E` preferibile lavorare la terra di pianura, piu` agevole e piu` produttiva. Frequente anche 1575
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Quando l’albero ha preso la piega e` inutile raddrizzarlo. Per analogia. In questo caso si intende che da giovane ha preso una ‘‘brutta piega’’. 1582
1583
La pianta rende dove pende.
pag 1250 - 04/07/2007
1187 Regola di diritto consuetudinario: i frutti della pianta appartengono al padrone del terreno sul quale questa protende i suoi rami. Massima generale non universalmente condivisa. Noci e ghiande son della terra dove cadono. Per analogia. 1584
La noce dove cade, l’oliva dove ha ceppo. Smentirebbe in parte la massima generale, secondo una convenzione rurale. 1585
.
PIATTO
il suo mestiere, sa predicare e convincere. Un segno dell’abilita` di un predicatore era saper commuovere l’uditorio fino alle lacrime. Sul vino versato si fa un pianto e un lamento. Quando il danno e` irreparabile e non ci sono mezzi per rimediare ci si rammarica una volta sola e poi ci si rassegna. Vedi anche E` inutile piangere sul latte versato [L 174]. 1590
1591 Nulla s’asciuga presto come il pianto. Il dolore che genera pianto trova presto consolazione. Si riferisce in genere al pianto dei bambini.
PIANTANA Erba piantana ogni mal risana. Molti sono i mali la cui cura era affidata alla piantaggine nella medicina popolare. Le foglie di piantaggine venivano portate addosso come protezione dalle malattie. La piantaggine e` un’erba perenne che ha varie specie, la piu` comune e` la piantaggine maggiore (Plantago maior) alla quale si allude comunemente con il nome. E` comune in Europa nei luoghi umidi, fossati, forre, ma anche lungo le strade e nei campi, in passato era una delle piante piu` usate nella medicina popolare, soprattutto per curare le ferite, mettendovi sopra le foglie. E` conosciuta anche come piantana, soprattutto in Lombardia. 1586
PIANTARE f Vedi Albero, Pianta, Trapiantare, Vigna. Uno pianta l’albero e un altro mangia il fico. La vita ha leggi per noi incomprensibili: uno lavora e un altro mangia; chi fa non sa per chi, colui che crede di fare per se´ fa per gli altri. Vedi anche Uno fabbrica e un altro abita [F 16]; Uno semina e l’altro raccoglie [S 969]. 1587
1588 Per poter cogliere bisogna piantare. Per poter raccogliere, cioe` avere un risultato, bisogna aver prima lavorato, preparato, seminato, curato.
PIANTO f Vedi Canto. 1589 Pianto di popolo e` lode di parroco. Allorche´ il popolo piange alla predica e si ravvede, si deve pensare che il parroco sa fare
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
PIATTO f Vedi Sputare. Chi torce il muso a tutti i piatti non ingrassa mai. Chi non si decide mai, chi non accetta una qualche condizione, non viene a capo di nulla, non raggiunge mai nessuno scopo. Facendo troppo i difficili si rischia di restare danneggiati. 1592
Un cappone si mangia volentieri anche se il piatto e` di legno. La roba buona e` ben accetta anche se offerta in forme modeste. Il cappone (vedi la voce) e` tradizionalmente uno dei cibi piu` prelibati. 1593
Meglio un brutto piatto pieno che un bel piatto vuoto. Le forme sono trascurabili e l’importante e` la sostanza. 1594
1595 I piatti disuguali fanno i fratelli loschi. I fratelli guardano di traverso le parti ingiuste. Le ingiustizie, i trattamenti diseguali in una famiglia, in una comunita`, in un gruppo, guastano l’animo, il carattere delle persone, le fanno sospettose e piene di risentimento. Ai fratelli che guardano uno nel piatto dell’altro per controllare se le parti sono giuste, o invidiando la parte che pare loro piu` abbondante, vengono gli occhi torti. 1596 Un bel piatto fa bei cocci. Dalle cose buone e belle, anche quando si arriva a disfarle perche´ ormai inservibili, si traggono dei pezzi utilizzabili o pregevoli per la loro bellezza. Vedi anche I cocci rotti somigliano alla pignatta [P 1766]. Si puo` anche intendere nel senso che una cosa rovinata, per quanto fosse bella, non ha piu` valore. 1597
Chi frega il piatto fa onore al cuoco.
pag 1251 - 04/07/2007
PIATTOLA
1188
.
Si dice a chi strofina il piatto col pane, poiche´ mostra di aver gradito la pietanza servita. E` una sottile allusione al fatto che e` ritenuta maleducazione fregare il piatto e lo si fa capire trasformando il gesto in un atto di gentilezza verso il cuoco. Chi pulisce il piatto trova il marito matto. Chi toglie i resti dal vassoio comune, frega il piatto di portata sposera` un uomo matto: altro modo per ammonire scherzosamente a non compiere questo gesto inurbano. Vedi Tegame. 1598
Coi piatti vuoti non si trastulla lo stomaco. Lo stomaco poco si rallegra e meno si satolla con la vista di splendidi piatti vuoti e apparecchiature senza vivande. 1599
Piatto ricco mi ci ficco. Propriamente e` un detto dei giocatori di carte, in particolare di poker: se l’occasione e` particolarmente promettente, invita a tentare. Assai usato anche in senso metaforico. 1600
1601 Nel piatto coperto non cacano le mosche. Sulle cose tenute segrete e riservate non mette bocca nessuno, nessuno puo` esercitare la propria malignita`. Vedi anche In bocca chiusa non entran mosche [S 1341]. Un tempo si coprivano con cura i piatti per evitare che le mosche si posassero sulle vivande.
PIATTOLA Nome toscano dello scarafaggio, il termine e` diffuso anche altrove, specialmente nel senso figurato di persona noiosa, appiccicosa. Piattole e mascalzoni si scambiano il saluto. Sia le une che gli altri escono col buio e quindi facilmente s’incontrano. Si dice vedendo due persone che s’incontrano di notte e hanno l’aria di uscire per losche faccende. 1602
1603 Lo scarafaggio infama la piattola. Le persone abbiette dicono male le une delle altre. Vedi anche Il bove dice cornuto all’asino [B 828]; La padella dice al paiolo: fatti in la` che mi tingi [P 17].
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
PIATTONE Insetto dei Pediculidi, parassita dell’uomo, di cui va ad abitare i peli del pube e del perineo. In molte zone d’Italia e` chiamato anche, impropriamente, ‘‘piattola’’. I denari son come i piattoni: s’attaccano ai coglioni. Si riferisce particolarmente a quei parassiti che si stabiliscono nella zona del pube; usa coglione in senso traslato e accomuna i soldi e i parassiti schifosi come appannaggio della gente stupida. 1604
PIAVE f Vedi Arno, Brenta, Po, Tevere. Il Piave non sarebbe Piave se il Cordevole non gli desse la chiave. Veneto. Se il Cordevole, fiume che viene dall’Agordino, non gli desse modo di essere tale, vale a dire un fiume di notevole portata. La versione dialettale, della quale l’italiana si e` sforzata di mantenere la rima, suona: La Piav no saria Piav, se ’l Cordevol no ghe metesse ’l cav ‘‘Il Piave non sarebbe Piave se il Cordevole non ci mettesse il capo’’. 1605
PIAZZA f Vedi Casa, Via. PICCHIO I picchi sono uccelli rampicanti di bel piumaggio che battono e forano la corteccia e i tronchi degli alberi per stanarne gli insetti. Si tengono aggrappati ai rami con le unghie facendo forza sulla coda. In Italia sono stanziali (picchio rosso, picchio cinerino). La rabbia del picchio si vede sul mandorlo. Il carattere irascibile di una persona si rivela allorche´ trova una contrarieta`, nelle cose avverse, nel voler prevalere contro un avversario ostinato. Spesso si credono calme e tranquille persone che lo sono solo perche´ non trovano contrarieta`. Il picchio batte col becco sui tronchi per farne uscire gli insetti e mangiarseli. Quando va sui mandorli, il cui legno e` anche duro, trova parassiti che, per quanto batta, non si affacciano, facendolo infuriare. Si dice arrabbia come un picchio su un mandorlo di chi s’infuria, s’ostina nel fare un lavoro, nel raggiungere un fine, perdendo la pazienza e il lume degli occhi. 1606
pag 1252 - 04/07/2007
1189 Quando il picchio canta la pioggia avanza. Il canto del picchio preannuncia il cambiamento di tempo dal bello al brutto; se e` insistente l’arrivo del freddo. 1607
Disse il picchio: – Mala arte lavorare, beato chi puo` star senza mangiare. Il picchio col suo battere il becco nei tronchi fa un gran rumore e pare che lavori continuamente di martello. Fa anche dei buchi perfettamente rotondi dove fa il nido. 1608
Quando il tempo e` dritto non val cantare il picchio. Quando il tempo e` bello stabile il canto del picchio non vale come segno di pioggia. Anche: quando una cosa va sicuramente in una direzione e` inutile guardare i particolari o i segni che fanno sperare che cambi indirizzo, tendenza. Qui l’infinito cantare e` come sostantivato, ‘‘il canto’’. Ma e` costruito come un verbo: cantare il, invece di il cantare del. 1609
PICCINO f Vedi Piccolo. 1610 Il dente piccino caccia via quello grosso. Soprattutto in senso metaforico: i piccoli (giovani) cacciano i vecchi. Nella vita e` il normale avvicendamento delle generazioni. I denti nuovi, piccoli, fanno cadere e sostituiscono quelli grossi di latte.
I nipoti cacciano i nonni. Per analogia. 1611
Il grande non si fa prestare le brache dal piccino. Chi e` piccolo, in tutti i sensi, poco ha a che fare con i grandi. 1612
Chi e` piccino si ficca in ogni buco. Chi e` piccolo, modesto, ha poche pretese trova facilmente le soluzioni ai propri problemi. 1613
PICCIONAIA La piccionaia e` una zona della casa colonica o della villa di campagna, situata in alto e in luogo appartato, dove alloggiano e covano i piccioni, che vengono prelevati per l’alimentazione domestica o per la vendita. Talvolta la piccionaia e` una specie di torretta rilevata sul tetto, con comodo accesso per la cattura dei volatili. 1614
Chi tira i sassi in piccionaia non vuol mangiare piccioni.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
PICCIONE
Perche´ disturba i piccioni della casa i quali facilmente si sdegnano e volano via, prendendo alloggio altrove, in altre piccionaie; di conseguenza la famiglia rimane senza piccioni. Tirare sassi in piccionaia e` frase desueta che significa fare un gesto sciocco, che procura danno a se stessi senza dare alcun utile, come si e` detto, ovvero dir male di se´ o della propria famiglia, danneggiarla. In generale: creare confusione, scompiglio. Vedi anche Chi racconta in piazza i fatti suoi non se la prenda se la gente ride [R 25]. Chi sta sotto la piccionaia gli casca sempre qualche merda addosso. Chi si mette in posizioni poco onorevoli, chi pratica ambienti o persone poco raccomandabili ne ricava prima o poi qualche ingiuria, qualche disonore o altra cosa ingrata. 1615
Finche´ metti grano nella piccionaia i piccioni non se ne andranno. Finche´ si mantiene un interesse, un vantaggio un luogo viene frequentato da chi ne trae profitto. 1616
Dove son fave son piccioni e dove son piccioni son falchi. Dove c’e` da mangiare arrivano animali, e quindi altri animali che li mangiano e cosı` via, creandosi una catena alimentare. 1617
PICCIONE Per quanto riguarda i caratteri generali di questo volatile, vedi Colombo. Si pongono qui i proverbi che compaiono, senza alternativa, con il termine piccione. f Vedi Cappone. Piccione prima, cappone a mezzo, arrosto a sezzo. Indica la successione ideale delle portate in un pranzo festivo. A sezzo, arcaico (si trova ad esempio in Dante) per ‘‘da ultimo’’. 1618
Meglio un piccione in mano che un fagiano al bosco. Meglio poco sicuro che molto sperato o promesso. Vedi anche Meglio un uovo oggi che una gallina domani [U 211]. 1619
1620
Meglio un piccione nel tegame che una dozzina sul tetto.
1621
Il brodo di piccione manda il male in perdizione.
pag 1253 - 04/07/2007
PICCOLO
1190
.
Il brodo di piccione fu ritenuto, fin dall’antichita`, una medicina e un corroborante che veniva dato ai malati in molte occasioni. Racconta una leggenda che, essendo Eva caduta malata, di giorno in giorno deperiva. Il Signore la vide dal cielo ed ebbe paura che si estinguesse il genere umano, per cui le dette una cassetta dove erano raccolte tutte le medicine del mondo: bastava aprirla perche´ ne venisse fuori il rimedio adatto alla malattia. Eva aprı` la cassetta e subito ne volo` fuori un piccione e, col suo brodo, torno` in poche ore perfettamente sana. Un giorno Caino e Abele, ancora bambini, trovarono la cassetta e ci cominciarono a giocare. Tanto fecero che si rovescio` e le medicine si sparsero sulle erbe che, da quel giorno, ebbero essenze salutari; e dunque di sicuro rimase solo il brodo di piccione. 1622 Dove ci son piccioni, piccioni arrivano. Dove si mettono due piccioni piano piano si fa una piccionaia. La gente va dove vede che c’e` gente. 1623 Gente fa gente. Per analogia.
Dove ci son piccioni arrivano i falchi. E fra la gente che si riunisce, soprattutto se ingenua, c’e` sempre chi ha intenzioni aggressive. 1624
E` il governo dei piccioni: chi becca, becca. E` il modo di governare le cose, la famiglia, una societa` a casaccio, senza criterio e senza giustizia, come si getta il becchime ai polli, e chi piglia, piglia. 1625
Piccione di primo salto, e gallina di primo canto fagli la festa come a un santo. Sono i bocconi migliori. Vedi anche Agnello di primo pelo, piccione di primo volo, capretto di primo salto, pollastra di primo canto, fanno la festa d’ogni santo [A 314]. 1626
PICCOLO f Vedi Botte, Grande, Piccino.
Quando il piccolo parla il grande ha gia` parlato. Quando il ragazzo, il servo, il sottoposto dice una cosa vuol dire che e` stata detta dai genitori, dal padrone, da chi lo dirige. Vedi anche 1627
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Quando l’agnello bela la pecora ha belato [A 313]; Come l’abate canta i frati rispondono [A 1]. Quando la gallina canta il gallo ha gia` cantato. Per analogia. Riguarda moglie e marito. 1628
Come canta l’abate cosı` risponde il frate. Per analogia. 1629
Qualunque cosa canti il prete il chierico risponde: Amen. Chi e` alle dipendenze di qualcuno ripete quello che dice il suo superiore. Amen (vedi la voce) conclude tutte le preghiere liturgiche ed e` la parola che chierici e devoti rispondono alle orazioni del celebrante: cosı` sia. Per analogia. 1630
1631 Piccole ruote portano gran fasci. Le piccole cose, se agiscono insieme e in accordo, fanno grandi lavori, smuovono grandi pesi. Il riferimento e` alle ruote degli ingranaggi.
Piccolo nido, piccolo uccello. A essere piccolo conviene casa piccola, a cosa piccola convengono cose piccole. 1632
Il piccolo fa quel che puole e il grande fa quel che vuole. Il debole fa quello che gli e` possibile e il potente quello che gli pare. Mentre il poveraccio e` legato a limiti e vincoli, il forte non rispetta nemmeno le leggi. 1633
1634 Dal piccolo viene il grande. Tutto nasce piccolo. Dalle cose piccole sorgono le grandi, da un modesto inizio la grande impresa.
Mentre il grande si china il piccolo lega una fascina. Mentre l’uomo grande e forte si china per tagliare la legna, il piccolo ha gia` fatto la fascina e la sta legando. Il piccolo e` piu` veloce e attivo, il grande e`piu` forte, ma piu` lento. 1635
E` meglio essere il piu` grande dei piccoli che il piu` piccolo dei grandi. E` meglio comandare a chi e` da poco che ubbidire a chi e` da molto; e` meglio stare con meno onore la` dove si conta, che con lustro la` dove non si conta nulla. Vedi anche Aut Caesar, aut nihil [C 1359]. 1636
pag 1254 - 04/07/2007
1191 Fatti piccolo e non abbietto e da tutti sarai accetto. Renditi modesto e avvicinabile, senza albagia e pretese, ma non meschino, e piacerai a tutti. 1637
Non c’e` cosa piu` carina d’una donna piccolina. La donna piccola e` piena di vezzi e di grazia, risulta accattivante e desiderabile, per quanto conturbante e misteriosa sia una donna grande e maestosa. Vedi anche Le donne e le sardine son buone piccoline [D 1061]; La donna bassa prende marito, la donna alta coglie i fichi senza scala [D 1062]; Donna lunga e buona solo per cogliere i fichi [D 1063]. 1638
1639 Siamo piccoli, ma cresceremo. Frase proverbiale bene augurante per un gruppo, un’associazione, un’iniziativa. Da un inno composto nel 1796 per un raduno di ragazzi da Giovanni Fantoni (1755-1807); poeta arcade (Labindo), studio` tra i benedettini di Subiaco e fu al seguito della regina Carolina a Napoli. Divenuto giacobino prese parte ai moti repubblicani. A Modena organizzo` l’Esercito della speranza, un gruppo di ragazzi che egli stesso educava. Per questi scrisse l’inno: Ora siam piccoli, ma cresceremo.
PIDOCCHIO Essere ancor piu` schifoso della pulce, viene messo sovente in compagnia di questa nelle favole, nell’aneddotica, nelle metafore comuni. Emblema per eccellenza della sordidezza, e` l’epiteto che si da` all’avaro, come a quello che, come il pidocchio, non riesce a sollevarsi al di sopra del sudiciume, dello sporco dove prospera e gode, cercando di vivere da parassita. E` sporco ma sale in alto, sulla testa, per cui il ‘‘pidocchio risalito’’ o ‘‘pidocchio rifatto’’ e` simbolo dell’uomo sordido e ambizioso, villano arricchito che non ha perduto la vecchia grettezza, la maleducazione e spilorceria. f Vedi Cimice, Pazienza, Pulce, Villano. Quando il pidocchio sale in gloria perde la coscienza e la memoria. Nel linguaggio figurato si dice pidocchio colui che e` ignorante, di origini umili, di natura rozza, ma ha pretese di essere qualcuno. Quando uno di questi acquista un posto di rilievo, raggiunge il potere, la ricchezza, insuperbisce, perde il senso dei suoi limiti (coscienza) e il ricordo di quello che era, nonche´ 1640
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
PIDOCCHIO
l’amicizia e la riconoscenza verso coloro con i quali ha vissuto in precedenza. Vedi anche Chi vuol fare un dispetto a Cristo d’un povero faccia un ricco [P 2317]; Quando arriva la gloria svanisce la memoria [G 880]; Meglio ricco impoverito che povero arricchito [R 493]; Non e` alterezza all’alterezza uguale d’un uomo basso e vil che in alto sale [P 1642]. Quando la merda monta in scanno o che puzza o che fa danno. Per analogia. Quando qualcuno da un livello basso sale a posti di potere, di ricchezza, di responsabilita`, o da` fastidio per i suoi complessi, per la sua albagia, o danneggia per l’incompetenza. Vedi anche Villan nobilitato non conosce il parentato [V 776]. 1641
1642
Non e` alterezza all’alterezza uguale d’un uomo basso e vil che in alto sale.
Di pidocchi quanti piu` ne cerchi ne trovi. Il pidocchio era un tempo diffusissimo ed anche ricercato per la cura dell’itterizia. Anche in senso figurato, le persone grette e meschine sono frequentissime. 1643
Il nobile decaduto s’appoggia al pidocchio risalito. Si dice pidocchio risalito la persona che, venuta dal nulla, ha acquistato ricchezza o potere e, mostrando boria mostra ancora l’antica rozzezza e la maleducazione. E` fatale il connubio tra nuova ricchezza e nobile decadenza. 1644
Non c’e` villan peggiore del pidocchio rifatto [rinato]. Il pidocchio rifatto non e` il padre pellegrino, ossia il pidocchio trasmigrato sul corpo dell’ospite, ma quello che e` nato sul terreno. Secondo gli ‘‘intenditori’’ i rifatti erano piu` fastidiosi perche´ giovani, inquieti e voraci. Il villano, arricchito e` pestifero, ma ancora sopportabile. Assestato nella ricchezza (rifatto, riunto, risalito, rinato) e` ancora peggiore. 1645
Il pidocchio sazio va a passeggiare sulla camicia (bianca). Il mascalzone si vanta del male che ha commesso o, volendone godere il vantaggio, si tradisce. Anche: quando uno sale nella ricchezza o nella fortuna non sa dov’e` il suo posto, per cui o sbaglia o rischia. Vedi anche, con sfumatura diversa Quando l’asino e` troppo felice va a ballare sul ghiaccio [A 1448]; Quando la formica vuol morire mette le ali [F 1106]. 1646
pag 1255 - 04/07/2007
PEDATA
Il pidocchio prima ti sfrutta e poi ti sputtana. L’uomo meschino e da poco, cerca aiuto per uscire dalla sua condizione misera, quindi, raggiunto lo scopo, danneggia o irride chi l’ha aiutato. L’immagine e` quella del pidocchio che, pasciuto addosso alla persona, sazio passeggia sulla camicia, sugli abiti, mettendo in imbarazzo il benefattore (sia pure involontario). 1647
1648
1192
.
Il pidocchio prima mangia e poi esce dal colletto.
I denari fanno i denari e i pidocchi i pidocchi. Coloro che hanno danari li vedono crescere e moltiplicarsi con facilita`, perche´: L’acqua va al mare [A 138], Piove sul bagnato [P 1856]. Coloro che hanno la miseria invece vedono moltiplicarsi i pidocchi con la stessa prolificita` con la quale i ricchi vedono aumentare i quattrini. Vedi anche Danaro fa danaro e miseria fa pidocchi [D 36]. 1649
1650
I pidocchi fan pidocchi.
1651
La ricchezza si moltiplica e la miseria si somma.
Soltanto sulle teste dei finocchi non crescono i pidocchi. I pidocchi si possono attaccare a tutti. La testa di finocchio e` quello che comunemente si dice bulbo, dal quale escono le fronde e le radici. Per il consistente sapore e odore del finocchio, difficilmente e` attaccata dai parassiti. 1652
Il pidocchio va alla salute. Si vuole che il pidocchio prenda albergo sulla testa di chi e` sano, sdegnando i capelli di coloro che hanno malattie. 1653
Visto e preso, disse il pidocchio. Visto e preso e` la frase con cui si indica una cosa che piace al punto che viene subito acquistata non appena esposta al mercato. Il pidocchio si consolo` cosı` quando, appena messa la testa fuori, venne scoperto e catturato. 1654
1655 Preso, spennato e cotto. Per analogia. Si dice di un ingenuo che viene preso e subito destinato alla sorte che si merita: di uno che viene irretito e sposato, di un mascalzone che viene condannato, e cosı` via. L’immagine e` quella di un pollo, un fagiano che viene catturato e mangiato subito.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
PEDATA f Vedi Calcio.
PIEDE Asciutto il piede (e) calda la testa e nel [per il] resto vivi da bestia. Quando hai preservato il piede dall’umidita` e la testa dal freddo puoi soffrire il freddo nelle altre parti del corpo. Il proverbio si riferisce a una persona che faccia un lavoro che prevede movimento e sforzo fisico. Vedi anche Santa Bibiana scarpe di ferro e calze di lana [B 538]. 1656
1657
Piedi asciutti e testa calda.
1658
Bocca umida e piede asciutto.
1659
Testa calda e piedi asciutti vivi fino a stancar tutti.
1660
Caldi piedi, stomaco e testa e tieni il resto come una bestia.
1661 Piedi caldi e testa fredda. Se e` cosı`, la termoregolazione e` buona. Il contrario puo` segnalare la febbre.
Non si puo` tenere un piede in due staffe. E` usato comunemente per indicare chi vuole occupare due posizioni, sostenere due persone contendenti per avere piu` opportunita` o vantaggi. Contrario: E` bene accendere una candela ai santi e una al diavolo [C 338]; Bisogna dare un colpo al cerchio e uno alla botte [B 780]. 1662
1663 Non si puo` servire a due padroni. Per analogia. Non si possono abbracciare due posizioni, due partiti, due ideologie contrapposte per trar vantaggio da ambedue: bisogna scegliere, vedi anche Non si puo` avere la botte piena e la moglie briaca [M 796]. Frase evangelica: Nemo potest duobus dominis servire, che ha nell’originale (Matteo 6.24) un valore spirituale: servire Dio e il mondo. La situazione comune e` rappresentata da Goldoni nella commedia Il servitore di due padroni. Vedi anche Non si puo` mangiare a due greppie [G 1154]; Chi serve a due padroni non contenta nessuno [P 70]; Non si puo` fare da Marta e da Maddalena [M 791]. 1664
Due piedi non stanno bene in una calza.
Non si puo` mettere due piedi in una scarpa. Vedi anche Non si puo` cantare e portar la croce [C 511]. 1665
pag 1256 - 04/07/2007
1193 Chi va senza la testa si trova senza i piedi. Chi non adopra il cervello si trova male, si procura dei guai. 1666
1667 Nessuno zoppica col piede altrui. Nessuno ha difetti che riguardano gli altri; chi si trova ad aver colpe, commettere errori ha la sua responsabilita` che non puo` essere scaricata tutta quanta sugli altri. 1668 Meglio cader da piedi che da cavallo. Nel caso che si soffra un danno e` meglio che questo sia quanto piu` possibile contenuto. Si dice al momento nel quale uno azzarda o rischia: e` migliore la soluzione nella quale il rischio, il danno eventuale e` minore. Vedi anche E` meglio cader dalla finestra che dal tetto [C 91]. 1669 Il ragno che ha piu ` piedi va piu` piano. L’eccessivo apparato, l’abbondanza di mezzi e attrezzature, l’eccesso di strumenti invece di accelerare i movimenti, di snellire le operazioni, spesso rallentano e impacciano.
.
` PIETA
PIEMONTESE Piemontese [Torinese] falso e cortese. Si dice che il piemontese si mostri gentile e cordiale nella forma, nelle parole, ma in realta` usi tutto questo per fare il proprio interesse senza troppi complimenti e riveli che del rapporto umano gli importa poco o niente. Vedi anche Genovese falso cortese [G 415]. Alla diffusione di questo pregiudizio ha probabilmente contribuito il ruolo avuto dai piemontesi nella formazione dell’Italia unita. 1674
PIENO 1675 Ogni pieno spande. Un recipiente che e` pieno alla fine non regge e lascia cadere intorno quello che non puo` contenere: la ricchezza porta beni a chi sta intorno, l’acqua trabocca dagli argini. 1676
Quando la pentola e` piena trabocca.
1677
Quando il carro e` pieno mangiano le formiche della strada.
L’uomo canta pieno e la botte vuota. L’uomo canta quando ha mangiato bene e ha la pancia piena; la botte invece risuona, se percossa, quando e` vuota, senza vino. 1678
Con un piede si va al bordello e con l’altro all’ospedale. Quando si prende una cattiva strada, si prende un vizio, si comincia a percorrere anche la via che porta alle conseguenze che ne derivano, come frequentare donne di malaffare comporta contrarre malattie o debilitarsi. 1670
Meglio avere due piedi che cento scarpe. E` meglio disporre del poco essenziale che del molto superfluo. E` meglio avere tutto quello di cui non si puo` fare a meno, che tanto di quello che e` in soprappiu`. 1671
Chi si fa pestare i piedi finisce sotto i tavoli. Chi lascia che lo si offenda, lo si disprezzi, lo si metta da parte, finisce per essere trattato come un cane che sta sotto la tavola ad aspettare gli ossi. 1672
1679 I pieni pareggiano i vuoti. Il positivo e il negativo si compensano: fortuna e sfortuna, carestia e abbondanza, bene e male.
` PIETA f Vedi Pena. Per avere vera pieta` bisogna aver fatto vera pieta`. Solo chi e` stato in una condizione miserevole sa commiserare sinceramente chi vi si trova. Vedi anche Chi ha attraversato il fuoco sa quanto brucia [F 1670]; Chi viene dalla fossa sa cos’e` la morte [F 1279]. 1680
1681
Chi ha cavalli nella stalla puo` andare a piedi. Chi dispone di mezzi, ricchezze, disponibilita` puo` fare quello che fanno i poveri senza passare da miserabile o pezzente: puo` permettersi anche lussi che a chi non ha non sono concessi. 1673
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Per compatire bisogna aver patito.
Per chi ha invidia non aver pieta`. Non aver comprensione per l’invidioso: non cessa mai d’invidiarti e, allorche´ sara` riuscito a superare la sua disgrazia, tornera` a volerti male piu` di prima. 1682
1683
Non avere pieta` se non vuoi avere guai.
pag 1257 - 04/07/2007
PIETRA
1194
.
Se t’impietosisci, se partecipi delle disgrazie altrui ci sarai tirato dentro e ci rimarrai invischiato e sfruttato.
1690
Ogni acqua spegne sete, ogni pietra alza parete.
PIETRA f Vedi Fossa, Maledizione, Sasso.
1691 Per tutti c’e` una pietra che vola. Tutti abbiamo in agguato qualche minaccia che rischia di caderci in capo e della quale siamo del tutto inconsapevoli.
1684
Chi siede sulla pietra fa tre danni: infredda, ghiaccia il culo e guasta i panni. Sedere sulla nuda pietra puo` infatti essere dannoso alla salute e alle vesti, se non si fa attenzione. Toscano, almeno nella formulazione, e` legato all’Italia centrale e diffuso attraverso lunari e almanacchi.
Chi tira la pietra in cielo gli ricasca in capo. Chi compie un’azione tanto aggressiva quanto sciocca e inutile si fa un danno da solo. Vedi anche Chi sputa in cielo gli ritorna in faccia [D 449]; Chi piscia controvento si bagna le braghe e le asciuga a stento [P 1876]; Chi semina guai raccoglie malanni [S 943].
1685 La pietra dura mangia la tenera. Il piu` resistente consuma il piu` debole. Si riferisce al fatto che non e` bene mettere insieme tipi di pietre diversi, teneri e duri perche´ nei pavimenti e nei muri col tempo le pietre tenere s’affossano o si sfarinano. Anche nelle mole e nelle macine le durezze si devono equivalere.
Pietra che rotola [mossa] non fa muschio. Tutto cio` che muta, si muove si rinnova continuamente e quindi evita di diventare vecchio, putrido, stagnante, di compromettersi, colludere, ecc. Vedi anche Chi sta fermo ammuffisce [F 589]. S’intende anche: tutto cio` che non ha stabilita` non mette radici, non acquista consistenza, non si consolida.
1686 Con una pietra sola non si macina. Con un solo elemento spesso non e` possibile far nulla. Si riferisce spesso all’uomo solo o alla donna sola. Molte cose e situazioni richiedono la presenza di due o piu` elementi, a cominciare dal corpo umano: mani, piedi, occhi. Vedi anche Un sol legno non fa fuoco... [L 402]. Il mulino ha due macine: una ferma e una che le gira sopra. 1687 Una pietra non fa muro. Una pietra sola non costituisce edificio, costruzione, elemento di qualche consistenza. Vedi Una voce non fa popolo [P 2126]; Uno non fa numero [U 117]; Un fior non fa ghirlanda [R 907]. 1688 Chi lancia una pietra non sa dove cade. Chi fa una cosa senza riflettere, o parla senza ponderare le parole, non sa quali saranno le conseguenze di cio` che fa o dice. 1689 Ogni pietra alza il muro. Ogni cosa che si aggiunge a una quantita`, anche se piccola, contribuisce ad aumentarne la consistenza, il valore. Vedi anche Tutto fa [T 1102]; Tutto fa brodo [B 933]; Ogni pruno fa siepe [S 1300]; Il poco fa l’assai [P 1976]; A forza di punti si fa la camicia [P 2980]; A granello a granello s’empie lo staio e si fa il monte [G 1032]; Molte gocce fanno una pioggia [G 905].
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1692
1693
1694 Saxum volutum non abducitur musco. ‘‘Sasso rivoltato non si ricopre di muschio’’. Si trova negli Adagia di Erasmo (3.4.74). Il proverbio, inteso come esaltazione del movimento contro l’immobilita` e l’amore per la vita tranquilla, ha avuto implicazioni anche di carattere vagamente politico, come stimolo all’azione, per cui e` rimasto vivo ed ha avuto nuovo corso, anche nella forma latina, dal sec. XVIII in poi, e in forme diverse in alcune lingue europee. Dalla versione inglese del proverbio Rolling stone gathers no moss, ha preso il nome il celebre complesso britannico rock di musica leggera The Rolling Stones, costituito nel 1962, in concorrenza e in alternativa ai Beatles.
Pietra rotonda se la porta la corrente. La persona che non ha personalita`, che si adegua a ogni regime, che e` indifferente non trova il suo posto e va con la massa dove la spingono gli eventi e le altre volonta`, come il pietrame d’una fiumana. In questo senso la versione siciliana, che si cita come esempio di un tipo diffuso in vari dialetti meridionali: 1695
1696 Pietra chi nun fa lippu, lu ciumi si la tira. ‘‘Pietra che non fa muschio se la porta via il fiume’’.
pag 1258 - 04/07/2007
1195 Quando la pietra suda copri la creatura. Quando la pietra dei muri diviene umida e` segno di cambiamento di tempo, l’aria si raffredda e bisogna coprire di piu` i bambini. 1697
1698 Le pietre dure le divora il tempo. Le cose forti, di grande consistenza durano a lungo e non scompaiono per un collasso o qualcosa di violento, ma per la naturale corrosione che opera il tempo. Le pietre dure resistono all’acqua, al sole e scompaiono per la consunzione dei secoli. La forma latina e` registrata da Erasmo (Adagia 3.2.100) Lapidem vitiat longum tempus ‘‘Il lungo tempo consuma la pietra’’. 1699 Piccola pietra rovescia gran carro. Un piccolo ostacolo puo` causare un gravissimo danno. Un inconveniente da poco puo` rovinare una cosa grande o importante. E` un invito a non trascurare nulla di cio` che e` una minaccia o si presenta come nocivo. Vedi anche Poca favilla gran fiamma seconda [F 456].
Una pietra messa male fa cadere la muraglia. Un errore, anche minimo, puo` guastare o rendere inutile un grande lavoro. 1700
1701 Le pietre son dure dappertutto. In ogni occasione o ambiente le persone rozze o dure si manifestano per quello che sono.
Le pietre di fuori son piu` dure di quelle dentro. Le difficolta` della vita, del lavoro, dei rapporti con la gente sono piu` dure di quelle che si hanno con la famiglia. Le pietre piu` resistenti venivano impiegate nella parte esteriore dell’edificio, soprattutto nel caso di fortezze, bastioni. 1702
PIETRO San Pietro – Simon Pietro – e` il Principe degli Apostoli; vicario di Cristo in terra, fu uno dei primi discepoli a seguire Gesu`. E` festeggiato il 29 giugno insieme a san Paolo. Di carattere sincero e impetuoso, nella tradizione popolare e` il simbolo dell’uomo che ragiona e contesta. La contestazione, costante della mente umana, e` cio` che spinge l’uomo a criticare, modificare, alterare l’ordine divino, soprattutto sul piano morale, ma anche su quello materiale secondo un naturale egoismo. Molte storie lo pongono in dialettica con il
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
PIETRO
pensiero di Cristo e quando il Signore risolve le questioni proposte, si aprono squarci di luce sulla possibile misteriosa connessione delle cose, e di superiore sapienza, come nel caso di San Pietro e le api. f Vedi Paolo. San Pietro prima fece la barba per se´ e poi per gli altri. Ognuno prima pensa a se stesso e poi agli altri: Prima charitas incipit ab ego, suona un detto in latino maccheronico. Il detto, che si trova anche in altre tradizioni dialettali riferito a san Francesco (vedi S.A. Guastella, Le parita` e le storie morali dei nostri villani, Piccitto & Antoci, Ragusa 1884). Vedi anche Il primo prossimo e` se stesso [P 2814]; Ognuno tira l’acqua al suo mulino [A 177]; Ognuno pensa a se stesso [O 187]. Durante una persecuzione dei cristiani a Roma, l’imperatore ordino` che fossero presi e uccisi tutti coloro che avevano la barba, dato che gli ebrei usavano portarla. San Pietro prese subito il rasoio, l’acqua, l’asciugamano, il sapone e comincio` a radersi sollecitamente la faccia. Due fedeli protestarono dicendo che toccava a loro per primi ad essere rasi; ma Pietro rispose: – Figlioli, prima charitas incipit ab ego: la prima carita` comincia da se stessi. 1703
1704 Prima charitas incipit ab ego. Latino maccheronico. Vedi sopra.
San Pietro prima se faceva la bbarba pe’ se e ppoi pe’ ll’antri. Cosı` dicono i romani. 1705
Prima per me poi per gli altri, se ce n’e`. Per analogia. 1706
1707 San Pietro e` l’ultimo santo del freddo. La buona stagione non arriva tutta insieme, ma gradatamente con improvvise recrudescenze. Sembra che san Pietro, il 29 di giugno, sia l’ultima occasione in cui il freddo si fa sentire. Vedi Nodo (del freddo). 1708
San Pietro e` l’ultimo nodo del freddo.
1709 San Pietro benedice la tempesta. Alla fine di giugno, sembrano ribadire i proverbi, si avra` sicuramente il ritorno di cattivo tempo e di burrasche.
pag 1259 - 04/07/2007
PIETRO
Fino a san Pietro dategli dietro, da san Pietro in la` lasciatele anda`. Si riferisce alle api: fino alla fine di giugno si puo` ancora cercare di catturare le api che sono sciamate per metterle nelle arnie per la produzione del miele, poi non ne vale piu` la pena perche´ non sarebbero piu` adatte per organizzare di nuovo la vita dell’alveare. 1710
Per san Pietro o paglia o fieno. ‘‘Alla fine di giugno – scrive il Lambruschini – sappiamo la nostra sorte intorno al grano: ve n’e` o non ve n’e`: si miete la paglia cioe` il grano, o si mietono le erbe cresciute dove il grano non e` venuto o e` perito’’. 1711
Non si toglie a san Pietro per dare a san Paolo. E` inutile far torto a uno per far piacere a un altro. Per farsi amico un potente non vale la pena inimicarsene un altro. Fa riferimento al fatto che il santo e` festeggiato lo stesso giorno di san Paolo. Vedi anche Non si scopre un altare per coprirne un altro [A 493]; Non si fa una buca per metterci la terra di un’altra [A 494]; Non si puo` fare un buco per tapparne un altro [B 983]. 1712
1713
Per lodar san Pietro non biasimar san Paolo.
Chi e` amico di san Pietro entra facilmente in Paradiso. Chi ha buone amicizie forza regole e leggi. Si riferisce al fatto che san Pietro e` detto il custode delle porte del Paradiso, dalle quali lascia passare solo chi ne e` degno, ma molte storie narrano di favori fatti dal santo ai suoi devoti. 1714
Chi va in galera e non sa far san Pietro esce col Cristo avanti e il boia dietro. Chi ha a che fare con la giustizia e non sa dire il falso, fa una brutta fine. Far san Pietro significa: negare, rinnegare, tradire, con riferimento al fatto che Pietro che rinnego` il Maestro tre volte prima che il gallo cantasse. Qui indica l’opportunista. 1715
Quando san Pietro ando` a corte rinnego` il Maestro. Chi frequenta gli ambienti del potere si corrompe. Chi sta insieme ai potenti rinnega i vecchi e umili amici. 1716
1717
1196
.
Pietro male e Paolo peggio.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Se uno ha fatto male, il secondo l’ha superato: sono uno peggiore dell’altro. Pietro e Paolo son presi come nomi piu` comuni di una coppia. Vedi anche Ammazza ammazza, son tutti una razza [R 258]. 1718 Oggi male domani peggio. Per analogia.
Per san Pietro nel granturco si nasconde un puledro. Alla fine di giugno il granturco e` tanto alto da coprire in altezza un puledro. 1719
Per san Pietro, prendi la falce e vai a mietere. E` il periodo in cui comincia o ferve la mietitura, secondo la stagione e i luoghi. 1720
Per san Pietro arriva il verme nella ciliegia. Si vuole che il baco entri in questo periodo a guastare le ciliegie. 1721
1722 Non videbis annos Petri. ‘‘Non vedrai gli anni di Pietro’’. Era antica tradizione, della quale non si conosce l’origine, che un papa non potesse sedere sulla cattedra della Chiesa piu` degli anni nei quali vi era stato san Pietro, primo pontefice, vale a dire 24 anni. Il mito cadde per opera di Pio IX il cui pontificato si protrasse dal 1846 al 1878. Il detto si ripete per indicare a qualcuno che non eguagliera` il suo predecessore. 1723 Si chiama Pietro. Si dice prestando qualcosa quando si vuole che torni presto e sicuramente. Si puo` rendere esplicita la rima sottintesa:
Si chiama Pietro e lo rivoglio indietro. La seconda parte anche nella forma: e torna indietro. 1724
La fabbrica di San Pietro non ha mai fine. Si dice di un lavoro interminabile. Deriva dall’uso di istituire un gruppo di artefici per la conservazione di un grande edificio. Finita la costruzione, il complesso delle maestranze, che avevano lavorato alla costruzione di una cattedrale, veniva lasciato in numero ridotto in pianta stabile per la sua manutenzione ordinaria. La gente ha creduto che cio` significasse che i lavori non finissero mai. Si usa a Roma, dove sono noti gli operai di San Pietro, detti sampietrini, e altrove. Sampietrini sono 1725
pag 1260 - 04/07/2007
1197 dette anche le pietre piccole usate per la pavimentazione di Piazza San Pietro e delle vie di Roma. 1726 La fabbrica del Duomo non ha mai fine. Per analogia. Si dice in varie citta` con riferimento alla propria cattedrale. Vedi anche L’Opera del Duomo non si sa quando finisce [D 1217].
Scrisse san Pietro e non iscrisse invano: – Non puole entrare in ciel chi fa il ruffiano. Si condannano i ruffiani dando forza al giudizio col parere di san Pietro, portinaio del Paradiso, che ovviamente non si sogno` mai di scrivere una cosa simile nelle sue lettere. 1727
San Pietro per un’ape ne ammazzo` cento. La giustizia quando e` spietata e non misurata alla gravita` della colpa finisce per diventare ingiustizia, a meno che non sia quella di Dio, la quale ha ragioni imperscrutabili. Il detto fa riferimento a un apologo popolare. Un giorno il Signore, passando per una sassaia desolata e senza un filo d’erba, disse a Pietro: – Vedi, qui una volta c’era una grande citta` e questi sassi erano tutti cristiani. – Possibile! – disse Pietro – E come mai sono ridotti in questo stato? – Erano tutti perversi... Non proprio tutti in modo uguale, ma, quando il castigo e` venuto, e` stato uguale per tutti. – Maestro, saranno stati cattivi, ma non mi pare giusto che la punizione sia caduta anche sui buoni. Poco dopo Pietro, avendo fame, vide un favo d’api e prese un po’ di miele. Le api cominciarono a volargli intorno e un’ape lo punse. Pietro l’ammazzo`, quindi, avvertendo un’altra puntura, si mise a schiacciare a manate quante piu` api poteva. Quando ebbe finito il Signore, guardando la strage che aveva fatto, gli domando`: – Pietro, ti avevano punto tutte queste api? – No, Signore, solo alcune. – Allora perche´ hai ammazzato anche quelle che non t’avevano punto? – Se non m’avevano fatto male, me lo potevano fare... – E allora perche´ ti meravigli di quello che ho fatto io con i cristiani, se tu fai lo stesso con le mie creature? 1728
1729
San Pietro, i giorni tornano indietro.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
PIFFERO
Dopo il solstizio d’estate (21 giugno) le ore di insolazione cominciano ad accorciarsi. Vedi anche San Giovanni. PIFFERO Indica un generico strumento a fiato; per lo piu` rinvia a strumenti ad ancia, semplice o doppia, come la ciaramella o il clarinetto, e quindi dalla sonorita` notevole, piuttosto che a flauti, diritti o traversi. I pifferi di montagna andarono per sonare e furono sonati. Quando uno parte baldanzoso e torna scornato. Gioca sul doppio significato di ‘‘suonare’’: ‘‘saper far musica con uno strumento’’ e ‘‘percuotere, bastonare’’. Non si sa a quale storia appartengano questi pifferi di montagna. 1730
Molti vanno per radere e tornano raduti. Radere si puo` intendere come ‘‘portar via, sottrarre’’, e come, e forse meglio, nel senso con cui si usa ‘‘far la barba’’ (e ‘‘farla in barba’’, ma e` altra cosa) nel senso di ‘‘superare, vincere’’ e al tempo stesso deridere per la facilita` con cui la cosa viene fatta. Raduto e` participio passato di radere antico e oggi completamente soppiantato da raso. Puo` essere l’indice dell’antichita` del proverbio, assai citato anche in testi letterari del passato e presente in molti dialetti, di cui potrebbe anche essere una traduzione. Piu` documentato e antico, meno usato oggi, e` il proverbio seguente in cui raduto fa rima con Benvenuto (nome che resta uguale in molte versioni): questo potrebbe aver agito come schema per i pifferi di montagna e aver spinto ad adottare il vecchio participio. 1731
Benvenuto, ando` per radere e fu raduto. Desueto. L’espressione si trova nel Bertoldo di Giulio Cesare Croce. 1732
Bazzino ando` a trovare la dama e lo fecero coscritto. Per analogia. Toscano. Lo presero per forza e lo arruolarono nell’esercito per la guerra. La dama e` la fidanzata. Bazzino e` un soprannome frequente in Toscana; ma la storiella che sta dietro ci sfugge. 1733
1734
Non si puo` raccontar la storia e sonare il piffero.
pag 1261 - 04/07/2007
PIGLIA / PIGLIARE
Non si possono fare insieme due cose che si escludono a vicenda. Si allude a cantastorie o burattinai che erano accompagnati da qualche suonatore di ciaramella o clarino: non poteva far tutto una sola persona. Chi balla a tutti i pifferi va a letto presto. Chi vuol cogliere tutte le occasioni finisce per perdere il meglio. Chi si mette a ballare a tutte le musiche che sente, invece di arrivare alla conclusione della festa, va a letto perche´ a meta` e` gia` stanco morto. 1735
Chi dorme nel canneto fa i pifferi che vuole. Chi abita in un luogo dove una certa cosa abbonda, anche se e` povero in canna, ne ha quanta ne vuole. Chi dorme nel canneto non ha ne´ casa ne´ tetto, ma se vuol farsi dei pifferi ha tutte le canne che vuole. 1736
Quando nessuno ha voglia di ballare e` inutile suonare il piffero. Quando non c’e` desiderio, bisogno, voglia, e` inutile offrire, sollecitare e invitare. 1737
Quel che si guadagna col tamburo se ne va col piffero. Si dice dei soldati che spendono con le donne tutto quello che guadagnano con la vita militare, partecipando alle battaglie dove si usavano i tamburi per battere gli ordini. Il piffero e` qui soprattutto un eufemismo; l’accoppiamento di tamburo e piffero puo` comunque risalire ad un uso ben attestato dei due strumenti nella musica militare (in questo caso il ‘‘piffero’’ non e` uno strumento ad ancia, bensı` il piccolo flauto traverso, il Pfeife dei Lanzichenecchi). 1738
Chi da` un cavallo per un piffero va a casa ballando. Chi fa un cambio svantaggioso deve consolarsi col poco che ha ottenuto nel modo migliore, come chi, cambiato il cavallo con un piffero, invece di tornare a piedi, se ne va sonando e ballando, mostrando o fingendo allegria. 1739
PIGLIA / PIGLIARE Piglia si presenta talora come una personificazione. Si riportano alcuni proverbi dialettali che documentano la presenza di questa espressione in varie zone d’Italia. 1740
1198
.
Frate Piglia e` nel convento, frate Da` non e` piu` dentro.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Si prende volentieri e non altrettanto volentieri si dona. Ma puo` anche riferirsi alla scarsa generosita` dei religiosi. Vedi anche Donato e` morto e Regala e` in agonia [D 791]. Frae Pigghia o sta in convento, frae Da` o no ghe sta drento. Cosı` dicono i genovesi che, secondo la voce comune, sono esperti di certe cose. La versione piemontese suona: Fra Pija a` l’e` mai via; Fra da` l’e` mai a ca` ‘‘Frate Piglia non e` mai fuori; Frate Da` non e` mai in convento’’. A Mantova si dice invece: Fra` Ciapa ’l sta in convent e fra` Dona` l’e` fora ’d ca’ ‘‘Frate Prendi e` in convento e fra’ Donato e` fuori’’. 1741
Ci sono piu` frati Piglia che frati Dai. ` del Piglia. 1743 E E` una persona avidissima. ` di casa del Piglia. 1744 E 1742
1745 Per pigliar darebbe il cuore. Di dice dell’avido che brama sempre avere e non da` mai nulla a nessuno. Vedi anche Ha una mano lunga per prendere e una mano corta per dare [M 645].
Chi piglia quel che e` fatto e` piu` savio che matto. Comprare la roba gia` fatta assicura di quello che si prende; ordinandola non sempre si ottiene quello che si vuole. 1746
A pigliar non esser lento a pagar non esser corrente. Quando c’e` da prendere, ti offrono qualcosa, prendi subito: potrebbero cambiare le cose, le intenzioni, venir meno la generosita` e tu perderesti tutto. A pagare non affrettarti: anche in questo caso possono cambiare le cose e si puo` risparmiare o farne a meno. Vedi anche A pagare e morire c’e` sempre tempo [P 125]; Lascia fare, che poi viene uno e paga tutto [P 126]. 1747
Bisogna pigliare la fortuna quando Dio la manda e il male quando non se ne puo` fare a meno. Bisogna accettare il buon momento quando Dio lo concede e, quando non ci sono alternative, prendere il male con rassegnazione. 1748
Piglia il tempo com’e` e la moneta come corre. Prendi le stagioni come vengono, senza fartene una croce e sprecare parole inutili e la moneta come e` in circolazione, buona o cat1749
pag 1262 - 04/07/2007
1199 tiva che sia. Vedi anche Bisogna prendere il mondo come viene e far la festa quando cade [F 631]. Pigliar vantaggio e` cosa da saggio. Essere previdenti, far le cose per tempo, non arrivare all’ultimo momento e` saggezza perche´ rende la vita piu` calma e tranquilla. 1750
A pigliare collo staio a portare col cucchiaio. Quando si tratta di prendere, di solito si va con le misure grosse per avere di piu`; quando si deve dare si usano le misure piccole per dare di meno. In generale: nella vita e nei rapporti si usano le misure che ci sono piu` comode. 1751
Chi non piglia l’amante al laccio guarda a casa il catenaccio. La ragazza che non sa conquistare l’amoroso rimane a casa a guardare la porta dalla quale vorrebbe uscire sposa. 1752
Chi piglia i leoni in assenza teme il topo in presenza. Chi si vanta di imprese fatte lontano o in tempi andati, spesso si dimostra un perfetto incapace. Vedi anche Qui e` Rodi qui salta [S 147].
.
di peccati gravissimi, riservata al papa. Vedi anche Chi ha dato ha dato, chi ha avuto ha avuto [A 1670]; Come alla fiera di Senigallia: – Chi ha avuto ha avuto [S 993]. Chi chiappa chiappa e chi piglia piglia. In una situazione di confusione, di rissa, di baruffa ognuno si tiene quello che riesce ad arraffare, ma anche le botte che riceve. 1759
Pigliare e` un’arte che conoscono tutti i coglioni. Prendere e` una cosa che riesce a tutti, non ha bisogno di essere insegnata. 1760
Chi non da` e piglia arricchisce la famiglia. Il segreto per arricchire consiste nel prendere quanto piu` possibile e dare meno possibile o nulla. E` il motto dei sordidi avari, ma anche di chi ha. 1761
1762
1753
1754 Il monte dei pegni piglia e non rende. Il monte dei pegni, o di pieta`, di solito quando ha avuto qualcosa in pegno, raramente lo restituisce, perche´ a chi lo la lasciato mancano i soldi per riscattarlo.
Piglia casa con focolare e donna che sappia filare. Della casa la cosa piu` importante e` il focolare; della donna l’abilita` nel lavoro. Devi prendere una casa dove c’e` un comodo e ampio focolare, poiche´ quello e` il luogo che piu` serve dell’abitazione; la moglie deve essere una donna che soprattutto sa lavorare. 1755
1756 Piglia e ringrazia. Quando ti si offre qualcosa devi sempre accettare ed essere riconoscente. Il rifiuto puo` recarti dei danni. 1757 Chi le piglia son sue. Le percosse ricevute non si restituiscono perche´, anche restituendole, bisogna comunque tenere quelle che si sono avute.
Quando uno l’ha prese non gliele leva nemmeno lo scalpellino. Si dice anche: neanche il papa gliele puo` levare, facendo un parallelo con l’assoluzione 1758
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
PIGNATTA
Chi piglia e non da`, acquista e non paga, promette e non mantiene, chiede e non concede sara` presto ricco.
1763 Piglia, incarta e porta a casa. Si dice a chi ha avuto quel che si meritava, in positivo: lode, premio; ma soprattutto ironicamente a chi ha avuto una meritata lezione, qualcosa che comunque andava detto, una giusta tirata d’orecchie, ecc.
PIGLIARSELA f Vedi Prendersela. PIGNATTA Pignatta si usa spesso come sinonimo di pentola, ma propriamente e` un recipiente cilindrico, con due piccoli manici in alto, arrotondato nel fondo, di terracotta invetriata, particolarmente indicato per mantenere un regime costante di calore e cuocere vivande che lo richiedono, come i fagioli. Di poco prezzo, era venduta dai cocciai con le altre terrecotte, e usata da chi non poteva permettersi pentole piu` costose, come quelle di vari metalli o, in particolare, di rame. Il suo destino era rompersi presto e, se era ancora passabile, veniva trasferita sulle finestre, piantandovi fiori o basilico. f Vedi Pentola. 1764
Si mette sempre le mani alla pignatta rotta.
pag 1263 - 04/07/2007
PIGRIZIA
Quando e` il momento di lavorare s’impiegano sempre gli arnesi meno efficienti, quelli mezzi rotti che si tengono proprio per non buttarli via. 1765 A piccola pignatta poco fuoco basta. Alla pentola piccola non abbisogna molto fuoco. Le cose piccole si mantengono con poca spesa. 1766 I cocci rotti somigliano alla pignatta. Quello che viene da una cosa somiglia a quella: i figli ai genitori, gli allievi ai maestri, ecc., ma con una sfumatura negativa, come a dire che ne´ l’uno ne´ l’altro hanno un grande pregio. Vedi anche Un bel piatto fa bei cocci [P 1596]. 1767 Pignatte vuote danno bel suono. Quando si presenta una testa vuota, uno con poco cervello, fa una impressione migliore di quando ci si trova davanti una persona sensata. Le pentole vuote suonano piu` e meglio di quelle piene. Vedi anche Le botti piene tacciono e quelle vuote suonano [B 785]; Le zucche vuote son quelle che suonano piu` forte [Z 134]. 1768 Al suono si conosce la pignatta buona. Al momento che si batte la pignatta si capisce se e` sana oppure incrinata, nel qual caso da` un suono fesso.
Dalla pignatta si leva quel che ci si e` messo. E` inutile sperare nei miracoli. Ogni cosa restituisce quello che ha avuto. Non si tira fuori dalla pentola quello che non ci si e` introdotto a cuocere. 1769
1770 Chi fa pignatte spesso le rompe. Chi maneggia le cose, chi lavora, chi e` attivo, e` soggetto a sbagliare, a rompere qualcosa. Vedi anche Chi fa falla [F 289].
A gran pignatta, gran mestolo. A una cosa grande necessita una dotazione altrettanto grande, a una cosa bella, un apparato bello. Anche con uno scoperto doppio senso. Vedi anche A bella campana, bel battaglio [C 283]. 1771
Vecchia pignatta buona minestra. La vecchia pentola cuoce bene, fa il suo dovere, altrimenti sarebbe stata gettata via da tempo. 1772
1773
1200
.
Le pignatte si fanno tutte con la stessa creta.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Gli uomini sono fatti tutti della stessa pasta, sono uguali. Non si sa cosa bolle nella pignatta degli altri. Non si sa cosa ci sia nella testa degli altri, cosa pensano, quali siano le loro intenzioni. Quello che bolle in pentola e` quello che si sta preparando, cio` che sta per succedere. Vedi anche Ognuno sa dove gli duole la sua scarpa [S 541]; Nessuno sa quanto pesa il cesto che porta l’altro [S 351]; Solo il coperchio sa quello che bolle nella pentola [P 1224]; I guai della pentola li sa il mestolo [P 1225]. 1774
PIGRIZIA Vizio che induce a trascurare doveri, impegni, ordini, al fine di non faticare, lavorare, occupare bene il tempo, lasciandosi andare a una inerzia e a un ozio colpevole e alla continua indolenza. Non e` propriamente un vizio capitale, corrispondendo solo in parte all’accidia, che e` la trascuratezza nel fare il bene, nel vivere virtuosamente, e che comunque e` l’ultimo nella graduatoria dei vizi capitali ordinata dalla dottrina cristiana, il piu` distante dalla superbia che e` il capostipite. I proverbi la condannano come l’ozio che e` occasione di altri vizi, e come causa di poverta`. Nell’iconografia e` rappresentata come una donna dal corpo grande e le gambe sottili, seduta a terra. f Vedi Ozio, Ozioso, Pigro. 1775 Il campo della pigrizia e` pieno d’ortica. Il campo posseduto da chi e` pigro e` incolto, pieno d’erbacce. L’ortica (vedi la voce) e` un’erba infestante che cresce sui terreni in abbandono.
La pigrizia e` il pozzo dove attingono i vizi. E` un peccato dal quale hanno origine molti vizi. Vedi anche L’ozio e` il padre dei vizi [O 716]. 1776
La Pigrizia ando` al mercato ed un cavolo compro` mezzogiorno era sonato quando a casa ritorno`... Strofetta divenuta proverbiale, tolta da una poesiola popolare. Per riprendere una persona pigra. Il cavolo e` proverbialmente il cibo piu` facile a prepararsi: basta far bollire l’acqua, salarla e metterci il cavolo dentro. 1777
pag 1264 - 04/07/2007
1201 Pigrizia lo vuoi il brodo? [la minestra?] – Sı`. – Portami il piatto. – Non lo [la] voglio. Altro detto per riprendere i pigri. Si usa come proverbio dire a un pigro semplicemente: – Pigrizia, lo vuoi il brodo?, sottintendendo il resto. 1778
La pigrizia del pastore e` la cena del lupo. Quando il pastore si mostra pigro nel fare quello che deve, tralascia di fare il suo lavoro e abbandona il gregge per il tempo utile al lupo per divorarsi una pecora o un agnello. Vedi anche Quando il pastore dorme il lupo canta [P 728]. 1779
1780 La pigrizia e` la porta della poverta`. Dalla pigrizia, la poca voglia di lavorare si arriva presto ai vizi, all’indigenza, alla miseria.
La pigrizia e` la chiave [madre] della miseria. 1782 Chi giace con pigrizia poverta` l’abbraccia. Chi e` pigro si ritrova povero. Chi e` indolente, ozioso e` come colui che crede di stare nel letto con una donna che appare bella, la pigrizia, ma si ritrova abbracciato con una donna laida e ripugnante, che e` la poverta`. 1781
.
PIGRO
1786 Il letto e` la prigione del pigro. E` il luogo dove il pigro ama stare, ma e` anche il luogo della sua sofferenza, dove rimane con la coscienza e l’ansia di dovere fare il proprio dovere, la coscienza di non aver fatto quando avrebbe voluto fare.
Quando vedi correre il pigro e` segno che va a fuoco la casa. Se un pigro s’affretta e` certamente per qualcosa di molto grave, e` accaduto qualcosa di straordinario. 1787
Per andare alla festa anche la pigra diventa lesta. Per quello che piace nessuno e` lento o svogliato. Se si tratta di partecipare a una festa anche la donna pigra si da` da dare e diviene attiva e sollecita. 1788
Cane pigro non mangia mai una zuppa calda. Coloro che cedono alla pigrizia arrivano sempre tardi e di conseguenza devono accontentarsi di quanto lasciano loro i solleciti, che e` sempre il peggio di quanto era disponibile. 1789
Al porco pigro non toccaron pere mezze. Le pere mezze sono quelle molto mature e zuccherine che piacciono in particolare agli insetti e agli altri animali. 1790
Della pigrizia avviene come della puttana: tutti ne dicon male e molti vanno a trovarla. Tutti a parole dicono male della pigrizia, ma molti cadono in questo vizio dal quale pochi vanno esenti. Cosı` gli uomini dicono male delle prostitute, ma poi molti vanno a trovarle.
1792 Pigra man non piglia ragno. La mano del pigro non riesce neppure nelle cose piu` semplici, come acchiappare un ragno. Vedi anche Chi dorme non piglia pesci [D 1097].
Si perde per pigrizia quel che si guadagna con giustizia. Quello che viene acquistato secondo la legge onestamente, per trascuratezza o inerzia puo` facilmente essere perduto.
1793 In casa dei pigri si fa sempre festa. Perche´ mai si lavora, si fatica o si fa qualcosa che stanca o impegna. Vedi anche Per i poltroni e` sempre festa [P 2085].
PIGRO f Vedi Ozio, Ozioso, Pigrizia, Poltrone.
1794 Coi pigri non si guadagna mai nulla. Poiche´ da loro non viene nulla di utile, di buono, non trovano nulla, non scoprono nulla, non si procurano nulla.
1783
1784
1785 Pigro, impara dalla formica. Ripreso dalla Bibbia (Proverbi 6.6): ‘‘Vai dalla formica, o pigro, / guarda come fa e diventa saggio. / Essa non ha giudice, sorvegliante o capo. / D’estate prepara il suo cibo, / accumula al tempo del raccolto il suo sostentamento. / O pigro, fino a quando dormirai?’’.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1791
Al porco pigro non tocca buona ghianda.
1795 Uomo pigro, mai ricco. La pigrizia e` la nemica della fortuna economica e della prosperita`. 1796
Manda il pigro a comprare il vino quando tutti son gia` a tavola.
pag 1265 - 04/07/2007
PILATO
1202
.
Si dice di chi vuole risparmiare nell’imbandire le mense o in altra occasione. Il pigro indugera` tanto che portera` il vino quando a tavola non ci sara` piu` nessuno.
Se la pillola fosse gradita al palato non sarebbe stata coperta di zucchero o dorata. Si dice delle cose poco amabili, che vengono abbellite, rese gradevoli con espedienti.
PILATO
1805 L’amore e` una pillola inzuccherata. L’amore ha molti allettamenti perche´ comporta tanti sacrifici e tante pene.
1797
Quello che scrissi, scrissi (disse Pilato).
Quod scripsi, scripsi. Cosı` rispose Pilato (Giovanni 19.22) a coloro che chiedevano di cambiare la scritta che aveva fatto porre sopra la croce di Cristo e in cui si affermava che il condannato era il re dei giudei. La frase (spesso in italiano, ma non di rado anche in latino, e talvolta modificata nella forma quod dixi dixi, ‘‘quel che ho detto ho detto’’) si usa per significare che di quanto si e` detto, scritto, ordinato, ecc., non si e` disposti a mutare una virgola. 1798
1799 Chi fa come Pilato ammazza la giustizia. Chi non crede alla verita`, chi si disinteressa di cercarla, chi preferisce il quieto vivere all’affermazione della giustizia, lascia che il male regni tra gli uomini. Si riferisce al fatto che Pilato si lavo` le mani del processo a Cristo e lo lascio` ai suoi carnefici.
Nella casa di Pilato chi e` orbo e chi e` sciancato. Si dice di una casa dove tutti quanti hanno qualche grave difetto: malati, malridotti, infelici. Deriva probabilmente dall’uso di rappresentare, nelle pitture a carattere edificante, il palazzo di Pilato popolato di biechi figuri, di luridi ceffi. Vedi anche Tale Erode e tali i soldati [E 119]; I soldati del Re Erode: al migliore gli manca un occhio [F 1295]. 1800
Come disse Pilato: La rasciughi chi ha pisciato (sputato). Toscano. Chi ha fatto il danno vi ponga rimedio. Vedi anche Chi ha fatto il male faccia la penitenza [P 966]. Si ripete piu` spesso: 1801
Una pillola formentina, una dramma sermentina, la giornata d’una gallina fanno una buona medicina. Un po’ di pane, un po’ di vino e un uovo fanno una dieta che vale una medicina. Vedi anche La migliore medicina e` pillole di gallina... [M 1084]. La pillola di frumento (formento e` dialettale) e` il pane; la dramma (dracma) oltre a una moneta indicava un’antica misura di peso equivalente all’ottava parte dell’oncia (vedi la voce) e si usa ancora per dire una piccola quantita`. Sermentino deriva da ‘‘sarmento’’, ovvero il tralcio della vite, e quindi rinvia al vino. 1806
1807
Pillole di gallina, sciroppo di cantina mandano al diavolo la medicina.
Pillole di cucina sciroppo di cantina son la migliore medicina. Le pillole di cucina sono le polpette. Vedi anche La migliore medicina e` pillole di gallina, lampi di forno e sciroppo di cantina [M 1084]. 1808
1809 Per il pazzo non ci son pillole. Le alterazioni mentali, caratteriali e simili non hanno cura.
PINO 1810 Pino fa pino. Dove collochi un pino, col tempo viene una pineta. E` un albero che tende ad espandersi, a far bosco.
1803
Come disse l’Ughi: – Chi ha pisciato la rasciughi. Molto diffuso a Firenze.
Larice, abete e pino son la ricchezza del cadorino. I boschi sono la risorsa e la ricchezza del Cadore, bella zona montuosa del Veneto in provincia di Belluno.
PILLOLA
PINOCCHIO f Vedi Bugia.
1811
1802
1804
Chi l’ha fatta la rasciughi.
Se la pillola avesse buon sapore dorata non sarebbe per di fuore.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1812
Pinocchio mangiava prima le pere e poi le bucce.
pag 1266 - 04/07/2007
1203 Prima si consuma il buono e poi, se non basta, si usano gli avanzi. Secondo quanto e` narrato da Collodi in Pinocchio (cap. 7). Vedi anche All’usanza antica: prima la crosta e poi la mollica [M 1742]; Quando la carne e` finita si rodono gli ossi [O 632]. PINOLO Il pinolo, detto anche pignolo e pinocchio, e` il seme del pino, in particolare del pino domestico, comune in Italia. Pinoli, pochi o te ne duoli. Chi esagera nel mangiare pinoli ha modo di far penitenza con forte mal di pancia, come nel caso delle mandorle e delle noci. 1813
PIOGGIA f Vedi Macinare, Maggio, Mare, Monte, Mugnaio, Sole, Vento. 1814 Dopo la pioggia cantano gli uccelli. Dopo una disgrazia, una calamita` cominciano a riprendere coraggio le persone che sono state colpite. Vedi anche Dopo la pioggia viene il sole [S 1529].
Pioggia in strada, casino [tempesta] in bottega. Quando piove le botteghe si riempiono di sfaccendati, passanti, vicini che prendono alloggio, chiacchierano, scherzano senza avere la minima intenzione di comprare qualcosa, dando fastidio ai negozianti che non fanno affari con la bottega piena. 1815
Per una pioggia non si compra un ombrello. Per un problema passeggero non si provvede con una grossa spesa. Non si acquista una cosa che ha un certo prezzo se deve servire solo una volta. 1816
Pioggia d’estate di corta durata. D’estate il periodo in cui piove e` di solito ridotto: vengono temporali, acquazzoni, rovesci, ma durano poco. Il periodo della pioggia continua e` l’autunno e in parte l’inizio della primavera. Vedi anche Di quattro cose mai non vi fidate: seren d’inverno, nuvolo d’estate, amor di donna e discrezion di frate [S 1072]. 1817
1818
Quando il monte vien piu` vicino la pioggia arriva pian pianino.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
PIOGGIA
Quando l’aria fa apparire piu` vicine le montagne, si avvicina la pioggia. Vedi anche Monti vicini pioggia vicina [M 1877]; Acqua fina fa la montagna vicina [M 1865]. Oggi pioggia e doman vento, tutto muta in un momento. Le cose umane, dei popoli cambiano continuamente come muta il bello e il cattivo tempo. Vedi anche Il mondo e` tondo [M 1768]. 1819
1820 Pioggia che dura fa allegro il mugnaio. I mulini ad acqua avevano bisogno delle gore piene per macinare.
Colla pioggia o col sole sempre qualcuno e` scontento. Sia che piova, sia che faccia bel tempo, sempre c’e` qualcuno che si lamenta, in quanto a chi va bene una cosa a chi un’altra. E` la morale di una favola di Esopo (Favole 299): un uomo aveva due figlie, una sposo` un vasaio e l’altra un ortolano: una voleva il sole, che asciugasse l’argilla, e l’altra la pioggia, che irrigasse l’orto, e il padre non sapeva per cosa pregare. 1821
Quando sarete d’accordo sul giorno vi mandero` la pioggia, disse il prete al popolo. Si ripete scherzosamente quando la gente chiede qualcosa, ma non si trova d’accordo su quando, su come, su dove. Oppure quando uno che non sa come risolvere un problema se la cava con un espediente. Un tempo si usava fare tridui di preghiere e processioni per impetrare la pioggia. 1822
Cielo basso e pioggia fina: tempo di chiocciole. Quando le nuvole sono basse e la pioggia scende continua e sottile escono fuori le chiocciole. 1823
Pioggia di mezzogiorno, pioggia di tutto il giorno. Quando comincia a piovere a meta` della giornata, di solito piove tutto il giorno. 1824
Pioggia calda arriva il fungo. Quando piove verso giugno e verso ottobre con un clima caldo la terra ‘‘ribolle’’, come si dice, e` il tempo col quale nascono i funghi. 1825
Ne´ pioggia ne´ gelo non resta mai in cielo. La filosofia popolare applica lo stesso criterio anche alla successione degli anni: un anno magro di vino o di grano deve esser compen1826
pag 1267 - 04/07/2007
PIOMBO
1204
.
sato da uno d’abbondanza. Se poi le annate magre si susseguono senza compensazione immediata, il criterio si applica su periodi piu` lunghi e si apre una specie di credito col Padre Eterno. ‘‘Ci s’avanza due anni!’’ dicono ad esempio i contadini del Senese commentando una successione di magre annate del vino o del grano, quasi che il cielo fosse moralmente obbligato a mandare almeno due buone vendemmie dopo due magri raccolti. Vedi anche Ne´ caldo, ne´ gelo rimasero in cielo [C 150].
Tanta polvere e poco piombo si prendono gli uccelli in capo al mondo. Proverbio dei cacciatori: con la cartuccia cosı` confezionata il tiro risulta lungo e teso.
Pioggia lunga e cheta trivella la terra. La pioggia che viene a scroscio dura poco, dilava e non arriva in profondita`, quindi poco giova alla vegetazione, mentre quella sottile e insistente penetra fino alle radici delle piante. ` la prima pioggia quella che bagna. 1828 E Il male danneggia gravemente al suo arrivo: quello rovina, cambia la condizione, fa il danno maggiore, mentre in seguito puo` essere limitato e arginato.
Chi mangia il ferro deve avere budella di piombo. Chi tratta una cosa dura, pericolosa, ostica, deve avere gli strumenti adatti. Il piombo resiste ad acidi dai quali viene attaccato il ferro.
1827
Pioggia forte, casa lontana. Quando piove a dirotto, anche se la casa e` vicina, ci si bagna sempre: la casa e` sempre troppo lontana. Quando capita un guaio serio e improvviso la soluzione pare sempre difficile e lontana da raggiungere. 1829
La pioggia di settembre e` veleno per l’uva. In questo mese l’acqua non e` benefica, perche´ ritarda la maturazione dell’uva.
naviga sicuro, mentre basta la paglia ad affondare ancor di piu` chi gia` di per se´ tende ad andare a fondo. 1834
Chi balla con le scarpe di piombo non tiene il tempo. Chi fa una cosa con un impedimento, o senza gli strumenti adatti, la fa male o in modo ridicolo. Si dice di chi balla bene che va leggero come una piuma. 1835
1836
PIOPPO 1837 Il pioppo non brucia ne´ vivo ne´ morto. La pianta del pioppo non e` facilmente attaccata dagli incendi e il suo legno brucia male e da` poco calore. 1838
Il pioppo fece morire la sua mamma dal freddo.
1839
Col legno di pioppo si scaldan solo i tarli.
1830
1831
Pioggia di settembre poco acquista e nulla rende.
La pioggia e` aspettata per san Giuseppe, le Palme e l’Annunziata. Sono i giorni nei quali tradizionalmente si vuole la pioggia primaverile: 19 di marzo, la domenica prima della Pasqua e il 25 marzo. 1832
PIOMBO A chi naviga il piombo e a chi va a fondo la paglia. Espressione abbastanza sibillina, ma che si puo` chiarire considerando l’uso del proverbio: chi e` assistito dalla fortuna riesce a fare anche cose molto difficili e quasi impossibili, mentre chi non lo e` fallisce anche nelle cose piu` semplici. Il peso del piombo non ferma chi 1833
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1840 Con un pioppo s’alleva il canarino. Non da` altro frutto che una lanugine bianca con la quale gli uccelli imbottiscono il nido.
PIOVERE f Vedi Acqua, Arcobaleno, Gelo, Giugno, Pioggia, Prato, Sole. Quando piove, lascia piovere. Quando le cose non vanno secondo i tuoi desideri e non ci puoi fare nulla, non te la prendere e aspetta che comincino ad andare meglio. Vedi anche Quelli di Prato quando piove lasciano piovere [P 2465]; Bisogna prendere il mondo come viene [M 1801]. 1841
Quando piove alla marina alza il piede e t’incammina, quando piove alla montagna non uscire che ti bagna. Regola delle zone nelle quali le montagne si trovano non lontane dal mare. Vedi anche 1842
pag 1268 - 04/07/2007
1205 Quando e` chiara la montagna mangia bevi e vai in campagna; quando e` chiara la marina mangia bevi e stai in cucina [M 1850]. Quando piove anche il matto torna a casa. Quando piove anche i matti, gli agitati, gli errabondi si rivedono in casa. Quando le cose si fanno difficili, quando c’e` pericolo tutti tornano dove si sentono piu` sicuri. 1843
Quando piove alla buon’ora vai al campo e lavora. Quando piove nelle prime ore di luce l’acqua presto si allontana e ti permette di lavorare nel campo durante la giornata. 1844
Se piove per san Gallo piove per cento giorni. San Gallo (vedi la voce) e` uno dei giorni (16 ottobre) che, se sono piovosi, indicano un lungo periodo di pioggia, vedi anche Quaranta; San Gallo quaranta dı` durallo [G 166]; Se piove per san Gorgonio tutto l’autunno e` un demonio [G 958]; Se piove per i Quaranta Martiri piove quaranta giorni [M 840] ; Quando l’Angelo si bagna l’ale piove fino a Natale [M 1427]; Terzo aprilante quaranta dı` durante [A 1068]; Se san Medardo o san Gervasio piova dopo quaranta dı` rifa` la prova [M 1079]. 1845
Visitationis pluviae per dies quadraginta plus minusve ordinarie perdurant. ‘‘Le piogge del giorno della Visitazione (2 luglio) generalmente durano piu` o meno quaranta giorni’’. Si ricorda in tale giorno la visita, narrata dal Vangelo, che Maria Vergine fece a santa Elisabetta che, essendo incinta, avrebbe dato alla luce san Giovanni Battista. Fra i proverbi metereologici piu` citati da calendari, lunari e almanacchi del passato. 1846
Quando piove e c’e` il sole tutte le vecchie vanno in amore. Detto scherzoso proveniente da un antico scongiuro diffuso in tutta Europa contro l’unirsi dei contrari, ritenuto indice di gravi sciagure. Vedi gli altri proverbi di questo tipo raccolti sotto Sole, tipo Quando piove e c’e` il sole il diavolo fa all’amore [S 1540]. 1847
1848
Quando piove col sole le streghe fanno l’amore.
1849
Quando piove e c’e` il sole fanno festa all’inferno.
1850
Prima di piovere sgocciola.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
PIOVERE
Quando un pericolo minaccia bisogna provvedere per tempo. Un fenomeno, naturale o meno, prima di verificarsi nella sua completa manifestazione, da` delle premonizioni, degli avvisi di tenue entita`, come qualche vaga goccia d’acqua che cade prima di un temporale. Quando piove e tira vento serra l’uscio e statti dentro. La pioggia col vento e` violenta e promette di durare a lungo. Unito alla quartina seguente il distico forma una strofetta detta del cacciatore. 1851
Chi e` al coperto quando piove e` un coglione se si move; se si move e se si bagna e` un coglione se si lagna. Vedi anche Chi sta bene non si muova [M 2234]; Quando il tempo mette al brutto fuma il sigaro e stai all’asciutto [S 1308]. 1852
Quando piove lascia piovere, sta’ al coperto e non ti muovere: se la pignatta bolle metti un gallo e due cipolle; la mula manduca e il mantello s’asciuga. Proverbio che sembra derivare da una forma dialettale. Manducare era nell’uso arcaico per ‘‘mangiare’’. Qui e` usato per trovare l’assonanza con asciuga; e` una di quelle forme che si mantengono sporadicamente anche nella lingua parlata, per il gusto di usare arcaismi curiosi con effetti divertenti, ovvero parole latine piu` o meno italianizzate, come, ad esempio, appropinquare, allotta, poscia, or non e` guari, senza fallo. 1853
1854
Quando piove chi ha cervello non si muove.
Quando piove, piove su tutti i tetti. Quando viene un grave malanno viene per tutti; quando capita una calamita`, tutti ne risentono, anche quelli che non ne sono colpiti direttamente. Vedi anche Quando viene il sole viene per tutti [S 1559]. 1855
1856 Piove (sempre) sul bagnato. Si dice quando arriva una fortuna a chi ha gia` beni e mezzi per i quali non avrebbe da desiderare altro. Talora anche il contrario: quando arriva un’ulteriore disgrazia in una situazione gia` compromessa. Vedi anche Sul capo del calvo spesso grandina [C 202]; Agli zoppi grucciate [Z 105].
pag 1269 - 04/07/2007
PIPETTA
1206
.
1857 Piove, governo ladro! Frase con la quale si fa rimarcare che qualcuno incolpa per abitudine un’istituzione dei mali di cui non e` responsabile. Si vuole che la frase sia nata da una vignetta pubblicata da Casimiro Teja sul Pasquino, nel 1861, e messa in bocca a tre mazziniani sotto la pioggia che turbava una loro manifestazione a Torino. Cio` non ha riprova nei testi (vedi G. Fumagalli, Chi l’ha detto?). La frase e` probabilmente molto piu` antica, come il vezzo dal quale deriva, rimarcato anche da sant’Agostino (La Citta` di Dio 2.3) ai suoi tempi nei confronti dei cristiani: ‘‘...ricordo queste cose anche contro coloro dalla cui stoltezza e` nato il proverbio popolare: – Non piove, la colpa e` dei cristiani’’.
PIPETTA Pipetta e` un eroe popolare conosciuto un po’ dovunque in Italia, anche perche´ il termine era usato comunemente come soprannome e quindi facilmente applicabile a figure di fantasia. In particolare in Veneto e in Toscana compare come figura che beffa il Diavolo e la Morte, entrando in Paradiso con un espediente, in una novella diffusissima in varie versioni, fra cui anche una letteraria in versi, La storia di Prete Ulivo, nelle Novelle piacevoli di Domenico Batacchi. Vedi anche Mastro Prospero e i tre doni del Signore, in C. Lapucci, Fiabe toscane p. 80. Fare come Pipetta bugiardo che continuava a fare di no con la mano mentre lo affogavano. Di chi ostinatamente non si arrende ne´ all’evidenza ne´ alla forza maggiore, come racconta una storia popolare di Pipetta che, accusato d’aver mangiato la coratella, negava caparbiamente anche di fronte a prove inoppugnabili. Per farlo confessare lo calarono in un pozzo, ma anche mentre affogava continuava a dir di no con la mano mettendola fuori dall’acqua. In un’altra versione, alle prese con Cristo, viene da questi costretto a confessare. 1858
1859 La donnina delle forbici... Locuzione incompleta che ha lo stesso significato del precedente. Fa riferimento a una donna che, avendo rotto una quantita` enorme di bicchieri disse al marito, che gli aveva chiesto come avesse fatto, d’aver fatto quel disastro con le forbici. Il marito non volle crederle e ne nacque una questione in cui la donna continuo` a sostenere di averli rotti con
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
le forbici e continuo` a dirlo anche quando il marito la calo` nel pozzo; e quando fu sott’acqua continuo` a far cenno coll’indice e il medio della mano che l’aveva fatto con le forbici (cfr. C. Lapucci, La Bibbia dei poveri, 1965). La favoletta e` presente in tutta Italia, variamente narrata nei repertori di storie popolari. La racconta anche Poggio Bracciolini, Facezie 58; vedi anche Pitre`, Proverbi siciliani IV, p. 356. 1860 La donnina dei pidocchi... Presuppone un aneddoto simile al precedente. In questo la donna, calata nel pozzo, continuava a far cenno di schiacciarsi i pidocchi in testa.
PIPA f Vedi Sigaretta, Tabacco. 1861 La pipa e` mezza compagnia. Fumare la pipa e` uno dei modi di alleviare la solitudine, di farsi compagnia. Vedi Il lume e` mezza compagnia [L 1005]; Il fuoco e` mezza compagnia [F 1667].
Se vuoi vivere cent’anni pipa di creta e bocchino [cannuccia] di canna. Fumare con la pipa fatta di creta e il bocchino ricavato dalla canna sarebbe una garanzia di lunga vita. La medicina un giorno ci spieghera` la misteriosa relazione. 1862
PIPISTRELLO L’aspetto repellente, lo stridere sgradevole, le ali di diavolo, il corpo tutto fuorche´ armonioso, le abitudini notturne, sono cose che gli hanno portato la nomea di essere diabolico, compagno di streghe, ospite di cimiteri e protagonista del sabba. D’altra parte non si puo` dire che il pipistrello faccia poi molto per farsi amare, frequentando soffitte, cantine, grotte, rovine, spelonche. A questi elementi si e` aggiunto pero` un tratto affascinante con la scoperta del suo sistema d’orientamento, straordinario dispositivo dalle caratteristiche simili al radar. Cosı` descrive il pipistrello, che chiama nottola, il Bestiario moralizzato di Gubbio: ‘‘La noctola, de sı` vile natura, ne´ bestia non pare, ne´ ucello, e va volando per l’aire oscura e schifa lo giorno chiaro e bello’’. E` oggetto di molte credenze: se sbatte nel vetro di una finestra e` segno di brutto tempo;
pag 1270 - 04/07/2007
1207 nella luce e` cieco, per cui, se esce di giorno, continua a volare non sapendo come posarsi, finche´ gli scoppia il cuore. Le donne hanno terrore di essere avvicinate dal pipistrello nella convinzione che, se s’impiglia nei capelli, non resta che tagliarli per liberarsene. Le case dove albergano i pipistrelli sono solide e quelle dalle quali fuggono, o si allontanano sono prossime a crollare. Si vuole che viva solo di notte perche´, all’inizio dei tempi, ando` sugli alberi per farsi accogliere dagli uccelli, ma fu scacciato perche´ non faceva uova. Andato a bussare ai buchi dei topi, venne cacciato anche da questi perche´ aveva le ali. E` simbolo di aiuto reciproco: i pipistrelli dormono in grappoli, attaccati l’uno all’altro. Gli altri valori simbolici sono negativi: ambiguita`, per la sua doppia natura di volatile e di mammifero; debitore, perche´ come questo esce di notte e fugge, (cercando di non farsi vedere dai creditori); frode, di chi agisce nella notte, nel buio e nel silenzio. Detto anche vespertillo, per il fatto che esce sull’ora vespertina, regola saggiamente i suoi orari, in quanto, uscendo le zanzare e gli altri moscerini a quell’ora, ed essendo quelle e questi il suo pane, non potrebbe fare diversamente. Pipistrello mezzo topo e mezzo uccello. Per la sua conformazione si presenta infatti nella figura di topo con le ali: di fatto e` un mammifero che vola e per questa natura ambigua si usa il detto per indicare colui che sta a meta` tra due cose, che non ha una configurazione precisa. 1863
1864
Il pipistrello non e` ne´ tra le bestie ne´ tra gli uccelli.
Se svolazza il pipistrello, segno di tempo bello. Se i pipistrelli si fanno notare nell’oscurita` svolazzando inquieti vicino alle case o vicini a terra, invece di sparire nelle zone alte dell’aria, il tempo si volge al bello. 1865
Pipistrelli, lupi e puttane lavorano di notte. Gente strana, malvagia e disonesta preferiscono fare le loro cose al buio quando nessuno li vede. 1866
PISA f Vedi Lucca, Ranieri. 1867
Pisa pesa a chi posa.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
PISANO
Si dice che la pesantezza dell’aria pisana non consente un sonno e un riposo tranquillo, ma pare piu` un gioco di parole, del tipo Pisa pesa il pepe al papa... 1868 Chi vuol vedere Pisa vada a Genova. Il detto nacque, a quanto si crede, dopo la battaglia della Meloria con la quale un gran numero di pisani sconfitti finirono prigionieri a Genova. Fu la fine della potenza pisana e il detto e` rimasto come gentile ricordo che gli abitanti delle citta` toscane amavano rinfrescare ogni tanto agli amici pisani. 1869 Ahi, Pisa vituperio delle genti. Verso proverbiale che si usa da coloro che ce l’hanno coi pisani (e in Toscana, tradizionalmente, sono molti, a partire dai livornesi). Dante lo mette nel discorso del conte Ugolino (Inferno 33.79).
I ladri di Pisa di giorno leticavano e di notte andavano a rubare insieme. Questi ladri sono portati ad esempio di coloro che litigano e al tempo stesso non possono far a meno di stare insieme; ovvero minacciano di separarsi, ma sono uniti da interessi non chiari. 1870
Le cose in Italia son fatte in tal guisa che la piu` dritta e` la Torre di Pisa. Distico proverbiale, probabilmente d’una composizione poetica. Sottolinea l’ingiustizia e l’imprevedibilita` delle cose italiane, dove quello che pende come la celebre torre, e` la cosa piu` logica e piu` stabile. 1871
Pisa si tiene coi paduli e Pistoia colle parti. Proverbio che ebbe la sua ragion d’essere al tempo delle lotte fra le citta` toscane: Pisa aveva la sua difesa naturale nei tratti paludosi della zona, mentre Pistoia giocava molto sul soccorso o la protezione che le procuravano ora questa ora quella forza esterna collegata a una dei vari partiti presenti in citta`. E` rimasto nella memoria fino a noi per indicare le caratteristiche di queste due citta`: la piana di Pisa, ricca di zone umide, e la marcata divisione politica interna a Pistoia. 1872
PISANO Ha il male del pisano: l’ossa rotte e il becco sano. I pisani hanno fama di essere lagnosi, ma, mentre si lamentano sanno guardar bene ai 1873
pag 1271 - 04/07/2007
PISCIA
1208
.
loro interessi e a quello che arriva in tavola. Si dice di chi fa tante storie, pianta grane, ma poi e` prontissimo a cogliere il suo vantaggio.
sia per lo scapito spesso irrimediabile. Vedi anche Chi sputa contro vento si sputa in faccia [V 445].
Meglio un morto in casa che un pisano all’uscio. Perche´ il pisano si lagna e comunque non e` ritenuto una buona compagnia. Il proverbio e` piu` diffuso sulla costa e nelle terre vicine a Pisa; a Firenze, dove peraltro il proverbio si ripete, i vecchi rancori medievali o quasi sembrano sopiti.
A chi piscia [orina] contro vento si bagna la camicia. Vedi anche Chi lancia una sasso in aria gli ritorna in testa [M 397]; Chi scava agli altri la fossa finisce per caderci [F 1280].
1874
PISCIA Donna che si liscia vuol far altro che la piscia. La donna che si adorna, che pensa continuamente a farsi bella, pensa agli uomini, e` buona a poco, non ha voglia di lavorare, ne´ sa fare nulla di buono. E` un consiglio per la scelta della moglie. Vuol far altro che la piscia: non e` capace che di procurare che quello che la natura le fa fare per forza, da intendersi con una allusione alla parte anatomica interessata. 1875
PISCIARE / PISCIATA Questa funzione fisiologica sembra essere oggetto di particolare attenzione da parte dei proverbi quasi per controbilanciare il ritegno imposto dall’educazione nell’esprimere tale necessita` in certe situazioni o in presenza di certe persone. A questo sembra rispondere anche la persistenza dell’uso, all’interno di un gruppo maschile, di fare pipı` in gruppo, adducendo la credenza scherzosa che colui che ha ritegno nel farlo ‘‘e` un ladro o e` una spia’’. Il proverbio e` capace di sbloccare una situazione enunciando una regola generale, un principio salutare. Anche la presenza di molti detti latini su questo argomento e` dovuta probabilmente alla possibilita` offerta dalla lingua dotta di esprimersi con riguardo, alleggerendo l’argomento. Fino a pochi anni fa erano molte le categorie che intendevano il latino, o comunque amavano farne sfoggio: preti, frati, avvocati, medici, letterati, insegnanti, farmacisti. Chi piscia contro vento si bagna le brache e le asciuga a stento. Chi fa una cosa contro la logica, contro il senso comune, contro l’opinione generale si procura un danno dal quale poi non si libera tanto facilmente, sia per la fama che si e` fatto, 1876
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1877
Chi piscia contro vento fa due danni: piscia male e bagna i panni. Vedi anche, per la forma, Chi siede sulla pietra fa tre danni: infredda, ghiaccia il culo e guasta i panni [P 1684]. 1878
Pisciare senza peto e` come mangiare il cavolo senza aceto. Non e` proprio della Scuola salernitana, ma il detto e` conosciuto almeno quanto l’uso dell’aceto sul cavolo, che vuole anche il pepe. Il peto dopo tale funzione si ritiene indice da salute. La vescica vuotandosi decomprime i visceri lasciando passare il gas dell’intestino. 1879
Mingere com bumbis res est gratissima lumbis ‘‘Orinare con vento giova molto alle viscere’’. Il precetto e` della Scuola salernitana e suona (Flos medicinae 156): Mingere cum bombis, res est saluberrima lombis. Il testo e` assi incerto e ha molte varianti. 1880
1881
Chi piscia e non ha il peto o e` malato o e` becco.
Se si piscia tutti in un vaso si riempie l’orinale. Scherzoso. Se si uniscono gli sforzi si riesce nell’intento. Vedi anche L’unione fa la forza [U 112]. 1882
Chi non piscia in compagnia o fa il [o e` un] ladro o fa la [o una] spia. Forma arcaica di cameratismo, oggi ritenuta un po’ volgare, anche se il detto e` molto noto. Nelle compagnie maschili esiste l’uso di fermarsi orinando tutti insieme, pratica probabilmente antichissima con valore magico e apotropaico. Colui che non si unisce al gesto comune e` guardato con sospetto: la sua vergogna e` spia di qualcosa che lo rende nemico del gruppo. Si trova formulata anche in latino: 1883
Si amicus mingit et tu minge, aut mingere finge. ‘‘Se piscia l’amico, fallo anche tu, oppure fingi’’. 1884
pag 1272 - 04/07/2007
1209 1885
Chi non piscia in compagnia o e` cornuto o fa la spia.
1886 Chi piscia a gocce non empie il vaso. Chi fa le cose o troppo lentamente o troppo poco per volta non finisce mai, non vede mai la fine.
Pisciare, cacare e guardare la luna son tre faccende che si fanno in una. Si dice a chi si lamenta di non poter fare piu` cose insieme; invece e` possibile: le due funzioni fisiologiche si possono abbinare e nel contempo si puo` perfino ammirare la luna. 1887
Chi piscia chiaro va nel culo al medico. E` credenza diffusa che l’orina chiara sia segno di buona salute dell’organismo. Il proverbio e` piu` o meno in tutti i dialetti. 1888
1889
Piscia chiaro, caca duro, sarai forte come un muro [mulo].
Prima di mangiare bisogna pisciare. Perche´ il pasto sia sano e porti salute il ventre e la vescica devono essere sgombri. 1890
1891
Ne´ pranzo ne´ cena con la vescica piena.
Chi piscia nell’acqua e nel foco all’inferno trova loco. La superstizione voleva che non si dovesse orinare nel fuoco e nell’acqua. Era una sana indicazione igienica: nel fuoco si cuocevano i cibi e nell’acqua bevono le bestie (e non solo, un tempo). 1892
Non smettere di pisciare anche se passa il re. Interrompere questa funzione e` ritenuta cosa pessima per la salute, per cui, non ti vergognare di nulla e continua finche´ non hai finito. Da un detto latino attribuito alla Scuola Salernitana: 1893
1894 Non cesses mingens, si rex processit iens. ‘‘Non smettere di orinare anche se il re passa per la strada’’. Una delle tante aggiunte al corpus salernitano.
Persone sane bevon da bove e piscian da cane. Bevono di rado e molto, come fanno i bovi, e orinano spesso, come di solito fanno i cani. 1895
1896
Per vivere sani bisogna pisciar spesso come i cani.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
PISELLO
Trattenere l’orina non e` salutare: lo dicono la medicina popolare e quella scientifica. Vedi sotto Sano. Ogni pisciata una posata. Nel lavoro, nel cammino, occorre fare un breve riposo alla soddisfazione di questo bisogno, come fanno le bestie. 1897
Cocomero e insalata, tutto va in una pisciata. Sono cibi costituiti principalmente da acqua e non hanno alcuna sostanza. 1898
PISCIO 1899 Il piscio va a trovar la merda. Due cose simili, e spregevoli, finiscono sempre nello stesso posto, come accade ai due rifiuti che finiscono nello stesso luogo. Due cattivi soggetti finiscono per trovarsi. Vedi anche Ogni simile ama il suo simile [S 1354]. 1900 Piscio via piscio fa piscio. Cose cattive mescolate, unite, messe insieme restando cose cattive. Via e` il termine che si usava comunemente un tempo e rimasto fra le persone semplici e nelle campagne fino alla meta` del secolo scorso per indicare la moltiplicazione, equivalente a per.
PISELLO 1901 Pisello vuoto sta sempre a galla. Le persone di poco valore s’intrufolano, si accomodano, si adattano, si piegano, accettano, blandiscono, non s’impongono, non fanno resistenza, per cui occupano i posti migliori, sopravvivono a tempi duri, a mutamenti di governo, a cambi di signoria. Quando la massaia mette i piselli secchi a bagno, quelli vuoti, corrosi dal baco, salgono a galla. Vedi anche Tutte le zucche stanno a galla [Z 125]; Le noci vuote galleggiano [N 415]. 1902 I piselli son sempre nelle frasche. I piselli coltivati vengono sorretti da frasche. Ma pisello vuol dire anche ‘‘sciocco’’ e quindi: i sempliciotti si trovano sempre in difficolta`, non sanno cavarsela da semplici problemi. 1903
Piselli a san Gregorio, lenti a san Giacomo e Filippo, barbabietole in vinculo Petri, canapa Urbani, erba a san Vito.
pag 1273 - 04/07/2007
PISTOIESE
1210
.
Sono i tempi per le raccolte migliori delle relative piante. Lenti sono le lenticchie. San Gregorio e` il 12 marzo; Giacomo e Filippo si festeggiano insieme il 1º di maggio, la dedicazione della chiesa di San Pietro in Vincoli a Roma cade il 1º agosto (e cio` e` chiaro indizio circa l’area di origine del proverbio). La canapa si taglia in luglio, dopo sant’Urbano martire (2 luglio). San Vito cade il 15 giugno, quando si falciano i prati. 1904 Pellibus ablatis sunt bona pisa satis. ‘‘Tolte le bucce sono piuttosto buoni i piselli’’. Precetto della Scuola salernitana (Flos Medicinae 408).
PISTOIESE Pistoiesi pattonai, fiorentini mangiafagioli, pratesi ranocchiai. Definisce le predilezioni che si hanno, e soprattutto si avevano, in queste localita` per certi alimenti. La pattona e` la polenta che si faceva con la farina di castagne: Pistoia era ricca di questi frutti che venivano dalle vicine montagne dell’Appennino. Prato, al bordo della Valle dell’Arno, aveva vicino zone umide e pantani. 1905
PITALE Per la morte del gatto si mette il lutto al pitale. Si usa per deridere chi fa tragedie per una cosa da nulla. Metti il lutto al pitale (un nastro nero intorno, come usava fare ai cappelli) si dice per significare: ‘‘Non dare peso, infischiatene!’’. 1906
PITTORE Pittore e` propriamente l’artista che dipinge. Dove pero` per imbiancare i musi si usa il verbo pittare con pittore si indica anche l’imbianchino. Il valore diverso della parola da` luogo a divertenti equivoci nelle rappresentazioni comiche. Nella visione popolare la figura del pittore, attenuando un poco i toni, non e` molto dissimile da quella del poeta. f Vedi Poeta. 1907 I pittori lavorano un’ora al giorno. Il pittore, uomo stravagante e in cerca di ispirazione, lavora poco tempo nella giornata. Si
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
riferisce a quegli artisti di bottega, artigiani, che amavano insieme all’arte le compagnie, le osterie, i fischi, le bottiglie e altro. Pittore e pescatore vanno a giorni o vanno a ore. Il pittore esercita la sua arte in modo irregolare: talvolta ozia per intere giornate, talaltra e` assalito da una vera furia creativa che gli fa dimenticare anche i pasti. Il pescatore certi giorni non pesca nulla, altri torna con abbondanza straordinaria di pesci. 1908
Pittori e pellegrini a trovar osterie son indovini. Perche´ sono gente comunemente ritenuta amante del vino e della compagnia. I pittori un tempo giravano continuamente, chiamati nei vari luoghi ad eseguire le loro opere. 1909
Poeti, pittori e pellegrini a fare e a dire sono indovini. Agli artisti in genere e ai girovaghi veniva riconosciuta una certa sapienza e una preveggenza tali che riuscivano a capire le cose e a conoscere l’avvenire prima degli altri. Molti questuanti infatti predicono la fortuna, leggono la mano o danno foglietti in cui e` previsto l’avvenire. 1910
PITTURA f Vedi Dipingere. 1911 Pitture e battaglie son belle da lontano. Le pitture acquistano con la lontananza la visione d’insieme e l’armonia dei colori, mentre le battaglie, osservate alla debita distanza, consentono quella distensione e quella calma che piu` fanno apprezzare, al sicuro da ogni pericolo, il valore delle truppe e la sagacia dei comandanti. Vedi anche I quadri e le battaglie si vedono bene da lontano [Q 1].
In pittura i brutti cristi han molto sangue. Il pittore incapace copre col sangue, o con altro, le parti delle figure che non gli riescono, e quindi il sangue abbonda nelle scene della Crocifissione. 1912
1913 Dove non vedi metti nero. Altro espediente per semplificare le cose nel dipingere. 1914
Pittura e` (una) poesia che tace, poesia e` (una) pittura loquace.
pag 1274 - 04/07/2007
1211 Di uso dotto. Definizione delle due arti usando l’una per l’altra. Si prosegue su questo schema definendo anche la scultura ‘‘musica silenziosa’’. 1915 Ut pictura poesis. ‘‘La poesia e` come la pittura’’. Si intende comunemente che le regole, i principi che governano le due arti, poesia e pittura, sono simili, e vi sono le stesse difficolta`, gli stessi problemi da superare. In realta`, la frase di Orazio (Ars poetica 361) non riguardava la poesia e la pittura da scrivere o dipingere, ma da leggere o da ammirare. Dice appunto: ‘‘La pittura e` come un quadro che a volte apprezzi di piu` da vicino e a volte da lontano’’. Segue un elenco di situazioni particolari nelle quali si apprezza piu` o meno un’opera d’arte.
` PIU f Vedi Abbondanza, Meno.
I piu` tirano i meno. E` una legge psicologica. Coloro che formano un grande numero portano spesso dalla loro parte anche chi la pensa diversamente ma si trova ad essere in numero esiguo. Non sempre. Il Giusti, nella cui raccolta di proverbi e` registrato questo detto, ne fa il titolo di una sua poesia: I piu` tirano i meno (1848) dove dice il contrario: ‘‘Che i piu` tirano i meno e` verita`, posto che sia nei piu` senno e virtu`; ma i meno, caro mio, tirano i piu`, se i piu` trattiene inerzia e asinita`’’. 1916
1917 Il piu ` tira il meno. Il molto tira il poco; l’insieme trascina le parti minute; la folla travolge il singolo; i grandi numeri coinvolgono i piccoli.
Piu` vuoto che pieno, piu` caldo che freddo, piu` ritto che a sedere. Mangiare piuttosto meno che piu`, coprirsi in modo d’aver piu` caldo che freddo, stare piu` attivo che a riposo, per godere di buona salute. 1918
Chi piu` ne ha, piu` ne metta. Frase fatta di uso molto frequente: invito ad aggiungere a una serie, a un elenco che si ritiene insufficiente, quello che altri sanno in piu`, dal momento che non c’e` pericolo di esagerare. 1919
1920
Chi piu` saper si crede manco intende.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
` PIU
Chi crede di sapere molto neppure capisce, non e` in grado neppure di afferrare il senso delle cose. Manco, letterario, ma anche popolare, per ‘‘nemmeno’’. Vedi anche Per troppo sapere l’uomo la sbaglia [S 371]. Chi piu` fa meno presume. Chi e` molto attivo e costruttivo ha dei meriti, ma non si crede persona eccezionale, non presume di se´. 1921
Chi piu` e` meno si crede. Chi vale molto ha una modesta idea di se´, al contrario di chi vale poco. 1922
1923 Piu ` del poco e meno del molto. Per indicare una misura sufficiente, ma che tutto sommato non soddisfa a pieno, o comunque non e` quanto ci si aspettava.
Chi piu` n’ha, piu` n’adopra. Chi ha disponibilita` maggiori fa maggior uso di quello che possiede in abbondanza. Comunemente ci si riferisce al cervello, al giudizio. 1924
Piu` si da` e meno si riceve. Piu` si e` generosi e piu` si sperimenta la grettezza e l’ingratitudine del prossimo, dispostissimo a prendere quando gli fa comodo, ma poco propenso a dare quando altri hanno bisogno. 1925
Chi piu` guarda piu` vede. Colui che osserva di piu`, guarda con maggiore attenzione, vede le cose che non nota affatto colui che guarda distrattamente o senza interesse. 1926
Chi piu` veglia piu` vive. Chi dedica al sonno solo le poche ore necessarie, passa le altre nella veglia che e` quanto dire nella vita cosciente. 1927
Piu` si gira e piu` s’impara. Piu` si visita il mondo e piu` si capiscono le cose, piu` si apprende come l’uomo pensa e agisce. 1928
1929
Piu` si fa e piu` s’impara.
1930
Piu` si vive e piu` s’impara [se ne impara].
pag 1275 - 04/07/2007
PIUTTOSTO
1212
.
Vedi anche Tutti i mesi fa la luna e ogni giorno se ne impara una [L 1057]; Piu` s’invecchia e piu` s’impara [I 60]; Non si e` mai troppo vecchi per imparare [I 62]. Piu` si lavora e meno s’e` fatto. Nella vita piu` ci si da` da fare per vivere, guadagnare, far del bene, aiutare e meno questi meriti ci sono riconosciuti, mentre piu` facilmente chi ha fatto poco viene ringraziato e fatto segno di affetto e gratitudine. 1931
Piu` si vive e piu` se ne sente. Piu` lunga e` la vita e piu` si vedono e si sentono cose che non si sarebbe mai pensato di vedere ne´ di sentire. 1932
Piu` se ne fa e piu` ce ne vuole. Si dice genericamente: piu` aumenta la quantita` di una cosa che si fa, piu` aumenta anche quella degli ingredienti richiesti, compreso il tempo, la pazienza, la fatica. 1933
Chi piu` ne fa piu` ne paga. Piu` misfatti uno combina, piu` ne deve pagare alla resa dei conti. 1934
Chi sa fare il piu` sa fare anche il meno. Chi e` capace di fare le cose difficili sa fare anche quelle facili; chi e` capace di molto sa compiere anche poco. 1935
1936 Il piu ` conosce il meno. La parte maggiore contiene anche la minore; chi conosce l’insieme conosce anche la parte, chi il tanto anche il poco. Vedi anche Meglio troppo che troppo poco [T 1039].
PIUTTOSTO f Vedi Meglio.
San Piuttosto cambia le carte in tavola. Quando si dice: ‘‘Piuttosto di fare questo, farei quest’altro...’’ si cambiano le carte in tavola, si stravolgono le proposte fatte dagli altri. San Piuttosto, ovviamente, e` immaginario. 1937
Piuttosto crepa panza che roba avanza. Si dice agli ingordi: meglio che crepi la pancia piuttosto che fare avanzare la roba in tavola. 1938
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Piuttosto lupo magro nel bosco che cane grasso alla catena. Meglio fare una vita tribolata, ma libera, che fare vita agiata, ma in cattivita`, dovendo servire un padrone. Cosı` dice una favola di Esopo che parla di un lupo e di un cane (Favole 226), tema ripreso poi dai principali favolisti. 1939
1940
Piuttosto magro del mio che grasso dell’altrui.
PIVA Indica in genere qualunque tipo di cornamusa; specificamente le canne che escono dal mantice della cornamusa producendo suoni. Si usa poi anche per indicare la tibia, il flauto antico, la zampogna. f Vedi Suonatore. Sonatori di piva il maltempo presto arriva. Quando si vedono, o meglio si sentono arrivare i suonatori ambulanti di cornamuse e` segno dell’arrivo imminente del maltempo. Come nel caso dei frati (vedi la voce) e dell’arrotino (vedi la voce) i suonatori ambulanti erano soliti mettersi in cammino con la cattiva stagione per poter questuare nelle case dove, per il maltempo, erano certi di trovare gli abitanti. Ora generalmente si vedono nel tempo natalizio. 1941
PIZZICARE f Vedi Grattare, Pizzicore, Prudere, Purito.
Pizzica, pizzica, mi grattai, ora mi pizzica piu` che mai. Si dice di chi, per levarsi una voglia, entra in una situazione scomoda, o per essersi creato una servitu` o per non avere abbastanza di quanto desiderava. Sovente si allude a certi pizzicori che sono come l’appetito, che vien mangiando, ovvero al desiderio di sposarsi. 1942
Se pizzica il naso, notizia che piace;se prudon le mani, dono oggi o domani. Al pizzicore nelle varie parti del corpo si associano spesso premonizioni e avvertimenti, sempre in tono scherzoso. 1943
Quando a uno pizzica e` bene che si gratti. Quando uno ha voglie, sospetti, desideri ed e` punto da qualche vaghezza, e` meglio che si levi il pensiero subito senza lasciare che una 1944
pag 1276 - 04/07/2007
1213 semplice voglia diventi qualcosa di serio. Vedi anche Una voglia non fu mai cara [V 1190]. PIZZICO f Vedi Bacio. 1945 Chi vuol bene da` pizzichi. Chi ama provoca, punzecchia, invita e talvolta anche fa indispettire; comunque non e` mai indifferente.
Baci e pizzicotti non fanno marmocchi. Sono gesti di provocazione o capricci che non compromettono l’onesta`. Vedi anche Baso non fa buso [B 29]. 1946
.
PO
Per quanto grande l’amicizia, di fronte alla verita` non si puo` esser disposti a cambiare i giudizi per compiacere o seguire quelli dell’amico o di una autorita`. Concettualmente si fa risalire ad Aristotele (Etica nicomachea 1096a, 16-17): ‘‘Benche´ entrambi mi siano cari e` cosa sacrosanta privilegiare la verita`’’. Le attestazioni e le trasformazioni del proverbio, soprattutto con Omero, Socrate al posto di Platone, costituiscono una complessa vicenda per la quale cfr. R. Tosi, Dizionario delle sentenze latine e greche, p. 299. E` nel sec. XV che l’umanista Nicolo` Leoniceno riformula il detto con Platone, e cosı` citato si trova nel Don Chisciotte (2.8) e in altre opere. PO
PIZZICORE f Vedi Naso, Prurito. Amore e` un pizzicore. Amore e` un desiderio, uno stimolo continuo che solletica e sollecita continuamente. Una vecchia canzoncina diceva: ‘‘Amore e` un pizzicore che pizzica il mio cuore...’’. 1947
Il pizzicore va grattato con le proprie mani. Quando una parte del corpo pizzica nessuno puo` grattarla meglio di colui che avverte il pizzicore, e gli altri che lo sostituiscono lo fanno sempre male o insufficientemente. In metafora: i gusti, le voglie, gli sfizi ciascuno se li deve levare da solo. Pizzicore ha spesso anche significato di ‘‘voglia, desiderio improvviso’’. Vedi anche Quando si gratta uno per piacere bisogna grattarlo dove vuole [G 1094]. 1948
1949 Ognuno sa come grattarsi. Per sinonimia. 1950
Ognuno da dove gli pizzica.
Culo col pizzicore pene d’amore. Premonizione scherzosa. 1951
PLATONE Son amico di Platone, ma piu` ancora della verita`. Piu` usato nelle forma latina: 1952
1953 Amicus Plato, sed magis amica veritas. ‘‘Amico e` Platone, ma piu` amica ancora la verita`’’.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
f Vedi Merlo. 1954 Coi ponti si passa anche il Po. Con i mezzi, gli aiuti e cio` che serve si fanno anche le cose difficili, si superano i grossi ostacoli.
Il Po non e` il Po finche´ il Tanaro non gliene da` un po’. Il Po diventa un grosso fiume solo quando riceve le acque del Tanaro, che contribuisce in modo consistente alla sua portata. Proverbio che vuol rilevare l’importanza di un affluente per la grandezza che va tutta al fiume principale. Lo schema si ripete, con variazioni, per altri fiumi. Vedi anche Tevere, Brenta, Piave, Arno. 1955
Il Po non sarebbe Po, se Adda e Tesin non ci mettesse co. Il Po non sarebbe Po se l’Adda e il Ticino non ci mettessero capo. Il proverbio e` antico: si trova gia` nel Pescetti e poi nel Giusti. La forma co per ‘‘capo, estremita`’’ e` tipicamente settentrionale e si ritrova proprio in molti nomi di luogo del delta del Po, come ad esempio Codigoro. Deriva, come ‘‘capo’’ dal latino caput, con caduta della labiale e conseguente contrazione di cao in co. 1956
1957
Il Po non sarebbe Po se Adda e Ticino non l’aiutassero un po’.
1958 Tutti i ruscelli dicono d’essere il Po. Quando uno partecipa a un’impresa, abita vicino a un luogo importante, ha a che fare in qualche modo con una realta` di una certa fama, trascura volentieri i particolari e s’identifica con cio` che lo gratifica di piu`. Cosı` i
pag 1277 - 04/07/2007
POCO
1214
.
fiumiciattoli che convogliano le loro acque nel grande fiume si sentono il Po e dicono di essere lui.
vendita al dettaglio, comportano l’immediata riscossione e non l’emissione di fatture o notule che il cliente saldera` in seguito.
1959 Anche il Po comincia con un rigagnolo. Tutte le cose grandi cominciano dal piccolo dal modesto e crescono avanzando o col passare del tempo.
1964 Meglio pochi, ma sicuri. Vedi anche Meglio un uovo oggi che una gallina domani [U 211].
POCO Avverbio, aggettivo, e pronome. f Vedi Assai, Meno, Molto, Niente, Parlare, Piu`, Tanto. 1960 Poco, ma buono. Principio generale, estremamente ripetuto, che privilegia la qualita` rispetto alla quantita`. Essendo massima, consiglio, il detto e` un proverbio che si avvicina nell’uso al modo di dire (‘‘ne prendo poco, ma buono’’) e nella forma flessibile che permette l’uso del femminile e del plurale: Pochi, ma buoni, Poca, ma buona. Si usa anche Poco e buono, Pochi e buoni, ecc. Vedi anche Corto e buono piace a ognuno [C 2318]; Uno, ma leone, disse la leonessa [L 472]; Meglio battello che nave rotta [N 153]. 1961 Roba poca sempre avanza. Quando, specialmente in tavola, la roba e` poca, ognuno si riguarda da prenderne la quantita` che vorrebbe, per cui spesso avanza. Vedi anche La roba quando e` poca avanza [R 740]. E anche, ma con senso diverso, La roba c’e` quando avanza [A 1558]. 1962 Il poco spesso avanza. Attivandosi il senso del risparmio, invece di mancare alla fine avanza.
Pochi, maledetti e subito. Si dice di chi deve riscuotere, avere denari da cattivo pagatore o da istituzioni precarie, persone di poche possibilita`. Ne esiste anche una versione come facezia proverbiale, con una aggiunta che rende piu` arguto il detto: Pochi, maledetti e subito, disse Giuda. Se furono maledetti i trenta danari presi da Giuda per il tradimento di Cristo, si possono chiamare ‘‘maledetti’’ anche quei soldi che si accettano in situazioni in cui, per evitare un rischio, si accetta a saldo di un credito molto meno del dovuto: soldi sicuri, che si mettono in tasca, ma che saranno ‘‘maledetti’’ perche´ di sicuro ci si pentira` di averli accettati. Meno propriamente l’espressione e` usata in riferimento ai soldi ottenuti con attivita` che, prevedendo la 1963
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Poco cacio fresco, piccolo san Francesco. Toscano. Quando si misura una cosa con un’altra, si restituisce un favore dato col contagocce, con un altro dato con parsimonia. Il detto si motiva con una storiella popolare: un fraticello, facendo la questua, teneva due tipi di santini con l’immagine di san Francesco: uno grande e uno piccolo, regolandosi secondo la generosita` dell’offerta. Vi sono molte versioni locali di questo detto. 1965
1966
Poco cacio, poco sant’Antonio.
Poco formaggio, poca Madonna di Caravaggio. Indica una probabile origine in area bergamasca. 1967
1968
Poca farina, poca Madonnina.
1969 Poca pagazio, poca pittazio [lavorazio]. Poca paga, poco lavoro. Manteniamo la grafia italianizzata delle parole latine, come spesso si trova nei documenti scritti anche non proprio di carattere divulgativo, in quanto non si tratta di una imitazione della lingua latina che abbia una certa coerenza, ma di una mescolanza, ovvero di un testo italiano con parole deformate alla latina, in modo scherzoso, come anche nel seguente:
Talis pagazio, talis pittazio, (disse il pittore che aveva fatto un diavolone che bastonava un san Cristoforino). Come e` stato il pagamento cosı` la pittura nella quale soccombeva il santo invece del diavolo. San Cristoforo e` rappresentato di solito come un gigante che vince il demonio. 1970
Pochi tozzi, pochi paternostri. Gli accattoni promettevano preghiere in compenso ai benefattori, allorche´ l’elemosina era poca andandosene mormoravano questo detto. 1971
1972 Poco popolo, poca predica. Il servizio si misura secondo quanti se ne servono: per pochi si fa poco. Da una storiella:
pag 1278 - 04/07/2007
1215 essendoci poca gente in chiesa un predicatore limito` cosı` il lavoro e la fatica. Vedi Piu` la chiesa e` piena piu` canta forte il prete [C 1452]. 1973 Un po’ per uno non fa male a nessuno. Principio che si applica in una divisione alla buona di qualcosa che non risulta tanto abbondante da darne a tutti a volonta`. Diffusissimo, si usa in particolare per insegnare ai bambini l’educazione e il senso di giustizia.
Una volta per uno non fa male a nessuno. Altrettanto diffuso. Segna l’avvicendamento ordinato in un ruolo, una funzione, ovvero nella fruizione di un vantaggio, di un gioco. Anche in senso negativo: svolgere un lavoro noioso, avere una grana, fare un servizio. 1974
Un po’ per uno non fa male a nessuno, diceva quello che metteva il veleno ai topi. Si dice quando uno perfidamente distribuisce danni, fatiche, fastidi con imparzialita`, ma anche con un certo gusto di punire, di vendicarsi. 1975
1976 Il poco fa l’assai. E` col poco disprezzato che si mettono insieme quantita` imponenti. Vedi anche Il tanto viene dal poco [T 109]; Tutto fa [T 1102]; Tutto fa brodo [B 933]; A forza di punti si fa la camicia [P 2980]; A granello a granello s’empie lo staio e si fa il monte [G 1032]. Di quantita` trascurabile che fa danno: Con tanti niente ammazzai l’asino [N 334]. 1977
Dal poco vien l’assai.
1978
Molti pochi fanno un assai.
1979
Molti pochi fan qualcosa.
Poco e spesso empie il borsello. Vedi anche A lira a lira si fanno i milioni [L 767]. 1980
Chi non si cura del poco non avra` mai tanto. Chi trascura le piccole cose e soprattutto le piccole quantita` non riuscira` mai ad avere molto, ne´ a maneggiare le grosse cifre, le quantita` consistenti. 1981
Chi non tien conto del poco non acquista l’assai. Vedi anche Chi non tien conto d’un quattrino non sara` mai padrone d’un mulino [fiorino] [Q 113]. 1982
1983
Chi non bada al poco non bada al molto.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
POCO
Chi non fa conto, utilizza, conserva e amministra il poco non sa come giovarsi, mantenere e godere il molto. Nell’utilizzare e usare le cose non e` rilevante la quantita`: chi e` capace lo e` nel poco e nel molto. A chi fa male il poco e a chi fa male il troppo. Siamo fatti in modi tanto diversi che a qualcuno nuoce la penuria, ad altri l’abbondanza di danaro o di altre cose. 1984
1985 Tanto e` il poco come il troppo. Vedi anche Il troppo stroppia [T 1023]. 1986 Di poco si campa, di niente si muore. Con la poverta` si sopravvive, si riesce a condurre un’esistenza sia pure tribolata, ma con la miseria completa si muore di fame e di stenti. Vedi anche Meglio un moccolo che andare a letto al buio [N 561].
Col poco si gode e col niente s’affanna. Poco e` meglio che niente. Vedi anche Meglio qualcosa che niente [N 337]; Dove non c’e` nulla il poco e` ricchezza [N 563]. 1987 1988
Chi si contenta del poco trova pasto in ogni loco. Chi non ha pretese, chi si accontenta di quello che puo` avere trova da accomodarsi, da mangiare, da vive dovunque. Vedi anche Chi si contenta gode [C 2127]. 1989
1990 Poco campa chi molto sparecchia. L’uso moderato dei beni, delle cose permette di goderne a lungo. Chi invece toglie dalla tavola tutto quello che vi e` imbandito, mangia smodatamente, ha una vita corta. 1991 Col poco si fa poco. Vedi anche Non si possono fare le nozze coi fichi secchi [N 537]; Piccola fiamma, piccolo lume [L 1013]. 1992 Poco e` parente del niente. Quello che e` poco s’avvicina al niente, spesso e` come se fosse tale. Quando la quantita` e` insufficiente e` come se fosse niente. Vedi anche Nulla e` troppo poco [N 554]. 1993 Ogni poco e` qualcosa. Non bisogna trascurare il poco. Qualunque cosa in piccola quantita` costituisce una base che serve a mettere insieme molto, oppure qualcosa che sia sufficiente. Vedi anche Tutto fa [T 1102]. 1994
Ogni poco giova.
pag 1279 - 04/07/2007
PODERE
1995 Chi ha poco lo tien caro. Chi dispone di poco lo usa e l’amministra con molta parsimonia, gli sembra di avere qualcosa di prezioso.
Chi poco ha caro vende. Chi ha qualcosa in piccola quantita` non pratica prezzi bassi o convenienti. 1996
Con poco si gode molto e con molto si gode poco. Avendo poco, tutto quello che si ha e` nostro: se ne conosce ogni parte e ogni aspetto e se ne valutano i vantaggi, con pochi pensieri per curarlo e mantenerlo. Quando si ha molto le cure connesse alla conservazione e alla difesa dei beni assorbono le energie e il tempo, per cui poco ci si godono i beni posseduti. 1997
Poco alla volta Rosina si volta. Si dice per commentare una situazione nella quale con un lavoro paziente, metodico e graduale del corteggiatore una ragazza e` spinta infine a interessarsi a lui. 1998
Meglio poco con amore che tanto con rancore. La disposizione di chi dona e` piu` importante di quello che da`. Fa piu` piacere ricevere poco con generosita` e affetto che molto con malanimo. 1999
Chi poco ha poco da`. Chi dispone di poco non puo` dare molto. Non e` il caso di sperare di avere molto da chi ha poco anche per se´. 2000
Il poco basta e il troppo guasta. Il poco e` sufficiente e permette di fare una cosa; il troppo, l’esagerazione rovina l’insieme piu` di cio` che e` scarso. Vedi anche Il troppo stroppia [T 1023]. 2001
2002 Il poco e` balsamo, il troppo e` veleno. Si riferisce in particolare a farmaci e simili, che contengono principi velenosi se assunti in quantita` eccessiva. 2003
1216
.
Se lasci il poco per l’assai l’uno e l’altro perderai.
Non lasciare mai il poco per l’assai che forse l’uno e l’altro perderai. Vedi anche Non si cambia il certo per l’incerto [C 1327]; Meglio un uovo oggi che una 2004
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
gallina domani [U 211]; Chi due lepri caccia una prende [non prende/non piglia] e l’altra lascia [L 521]. 2005 Chi ha poco spenda meno. Se uno ha scarse risorse, per vivere tranquillo spenda sempre meno di quello che ha, cosı` sara` sicuro di non trovarsi nell’indigenza.
PODERE f Vedi Affittare, Comprare, Contadino. 2006 Chi prende la contadina perde il podere. Chi assume nella conduzione del podere una famiglia dove manca il capoccia e il suo posto e` tenuto da una donna, dalla massaia, non avra` alcuna rendita dalla terra, e per i debiti la dovra` vendere. Non c’era alcuna fiducia in passato verso le capacita` di direzione di una donna. Vedi anche Dove gallina canta e gallo tace non vi sono ne´ ordine ne´ pace [G 100].
Chi ha casa e podere ha piu` del suo dovere. Non deve lamentarsi perche´ il destino lo ha favorito rispetto ai piu` che non hanno nulla. 2007
Chi ha casa e podere puo` tremare e non cadere. Chi possiede la casa e il podere non ha da temere nulla: puo` avere dei problemi, dei momenti di crisi, ma il necessario non gli manchera`. Questo era vero una volta. 2008
Il podere e il cavallo vogliono l’occhio del padrone. La terra e gli animali richiedono la sorveglianza continua del proprietario, senza la quale finiscono facilmente in malora. Vedi anche L’occhio del padrone ingrassa il cavallo [O 85]. 2009
Con un paio di polli si puo` acquistare un podere. Con una cortesia, con un regalo, anche da poco, si possono ottenere grandi favori, molto superiori al valore del dono, da parte di chi e` preposto a operare scelte rilevanti, come giudici, guardie, guardiani, amministratori, proprietari di beni. Il paio di polli (insieme al il prosciutto, le caciotte, l’orcetto d’olio) era l’omaggio piu` comune che la gente di campagna offriva a persone dalle quali aveva ricevuto un piacere, ovvero donava a qualcuno per ottenerne il favore. Cosı` fa Renzo nei Promessi sposi allorche´ si reca dall’avvocato Azzeccagarbugli. Altri intende piu` precisamente: nel rapporto di mezzadria era molto 2010
pag 1280 - 04/07/2007
1217 importante per una famiglia contadina avere la concessione per condurre il podere piu` fertile e piu` produttivo, quindi richiesto da molti. Spesso riusciva ad ottenerlo il capoccia che al contratto di mezzadria concedeva qualche vantaggio in piu` al padrone, come qualche pollo, rispetto a chi pretendeva esattamente quanto spettava per legge. Chi lavora d’un podere ne fa due e chi non lavora di uno ne fa mezzo. Lavoro e cura assidui della terra col tempo portano a raddoppiare i profitti. La cura svogliata, invece, porta ai debiti, che dovranno ben presto essere coperti vendendo meta` del podere. 2011
POETA f Vedi Pittore. 2012 A ogni poeta manca un verso. Anche le persone piu` esperte e abili commettono un’ingenuita` , hanno una mancanza, come ogni poeta ha un momento di stanchezza. Vedi anche Chi di schiena, chi di petto tutti abbiam qualche difetto [D 340]. 2013 Quandoque bonus dormitat Homerus. ‘‘Quando, talvolta, dormicchia il bravo Omero’’. Parte di un verso di Orazio (Ars poetica 359): nel contesto l’espressione e` dipendente da Et idem / indignor, dunque: ‘‘Io stesso mi indigno se talora...’’. Ma l’idea dello sdegno per le deficienze, pur giustificabili, del sommo poeta, e` venuta a cadere nell’uso della frase come massima, gia` attestato nell’antichita` e nel Medioevo. La si intende infatti in senso generale: anche i migliori fanno qualche volta comuni errori, sbagliano, hanno sviste e scivoloni dell’attenzione. Anche: tocca anche a coloro che hanno una maestria assoluta in un’arte abbassarsi qualche volta, per un attimo, a livelli comuni, se non mediocri. Si cita spesso anche con Interdum ‘‘talvolta’’ in luogo del raro quandoque, e anche omettendo bonus.
Se al poeta manca un verso il poeta e` bell’e perso. Qui intende poeta in senso popolare: cantastorie, improvvisatori, disturnanti, stornellatori. Questi spesso cantavano a memoria o improvvisavano per le rime: in ambedue i casi, venendo a mancare un verso, andava all’aria tutto quanto il sistema della strofa e, se non erano vecchie volpi, si perdevano. 2014
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
POETA
2015 Poeta si nasce (oratore si diventa). Per certe attivita`, come le arti, non basta lo studio e l’insegnamento, occorrono doti innate. Rispecchia il detto latino, tuttora circolante: 2016 Poeta nascitur, orator fit. ‘‘Poeta si nasce oratore si diventa’’. Adagio medievale, di origine scolastica. 2017
Poeti si nasce e predicatori si diventa.
Artisti si nasce. Per analogia. Il proverbio viene adattato a varie attivita` svolte con particolare perizia, oppure con ironia laddove si voglia rovesciarne il significato, quando uno fa un errore grossolano nella sua arte, ovvero: 2018
Coglioni [bischeri / idioti / deficienti] si nasce. Per indicare che uno ha la vera vocazione per quel ruolo. 2019
2020 L’estro del poeta e` nel buon vino. Fa riferimento ai poeti popolari che improvvisavano e cantavano nelle feste e nelle osterie: tenevano sempre il fiasco del vino davanti e vi facevano ricorso frequentemente per avere ispirazione. E` comunque un luogo comune di antica tradizione che i poeti amino il buon vino ed essi stessi non ne hanno fatto mistero, a cominciare dai lirici greci arcaici e, poi, da Orazio.
Qui bona vina bibunt vates bona carmina scribunt. ‘‘I poeti che bevono vino buono fanno buoni versi’’. Massima medievale tuttora nota che si riconnette ad un luogo comune molto antico secondo cui l’ispirazione poetica non andrebbe disgiunta dall’uso del vino: celebre nell’Antichita` era la frase del comico Cratino (fr. 203 Kassel-Austin) ‘‘Se bevi acqua non puoi partorire niente di buono’’, alla quale faceva eco una di Epicarmo (fr. 132 Kaibel): ‘‘Se bevi acqua non c’e` ditirambo’’. Nel prologo del Gargantua et Pantagruel (1.5) si trova un adagio affine: Fecundi calices quem non fecere disertum ‘‘Chi non hanno reso eloquente le coppe abbondanti?’’. Nella versione latina originaria il proverbio terminava con faciunt, in modo da avere un esametro corretto, ma nelle citazioni ha prevalso la forma con scribunt, con rima che evidenzia un distico. 2021
2022
Poeti e poveretti campano di progetti.
pag 1281 - 04/07/2007
POI
1218
.
I poeti e i poveri, non potendo realizzare i propri desideri si rifugiano nei propri sogni e nelle chimere. Vedi Carmina non dant panem [C 740]. Poeti, pittori, astrologi e musici fanno una compagnia di matti. Gli artisti sono considerati in genere dalla gente semplice persone almeno stravaganti, se non del tutto squinternate. 2023
2024 Il poeta si conosce a tavola. La fame cronica della quale soffre il poeta e` proverbiale: un tempo si diceva ‘‘fame da poeta’’ per dire una fame spaventosa. Quindi: una volta messo a tavola, si vede subito da quanto mangia quanto uno sia poeta e quanto valga. Il detto gioca pero` anche sul fatto che nelle feste conviviali del passato venivano invitati a tavola uno o piu` poeti popolari che, alla fine del pranzo, cominciavano a ‘‘dire’’ o ‘‘cantare di poesia’’, raccomandandosi all’improvvisazione e al fiasco, intrattenendo l’uditorio con gare (disturne) di stornelli o di ottave.
Poeti e Santi campan tutti quanti. Vive anche chi non ha nulla. Anche coloro che si occupano di cose immateriali, di valori dello spirito, vivono e sbarcano il lunario, il che significa che in qualche modo mangiano e bevono. 2025
POI f Vedi Domani, Senno, Tempo. Meglio presto che poi. E` meglio fare una cosa prima ancora del necessario che farla in ritardo. Vedi anche Meglio tardi che mai [T 115]; Quello che puoi fare oggi non lo rimandare a domani [F 330].
Nuovo Mondo, la cui coltivazione si estese lentamente fino a diventare fondamentale per l’alimentazione delle zone di pianura. In mancanza di grano, e quindi di pane, le popolazioni di montagna vi sostituivano infatti sovente la polenta di farina di castagne (pattona), ma nelle pianure l’alternativa era la polenta di mais, da cui in certi luoghi si ricavava anche un tipo di pane. La polenta era d’inverno alimento quasi quotidiano, digeribile, ma di scarsa sostanza, al quale si accompagnavano elementi grassi e di forte sapore: carne di maiale, insaccati, aringhe, baccala`, sughi, cose che pero` non sempre erano disponibili. Per questo la polenta e` rimasta per eccellenza, nella tradizione, il cibo povero dei poveri, mentre oggi, cucinata con le piu` varie e ricercate accompagnature, e` divenuta un piatto ricercato. Chi dopo la polenta beve l’acqua alza la cianca [coscia] e la polenta scappa. Molti altri proverbi dialettali sottolineano, senza peli sulla lingua il fatto che la polenta e` cibo facilmente digeribile, di poca sostanza, se non accompagnato con carne, sughi o altro. Con la sola polenta e il lavoro nei campi in poche ore la fame e` assicurata. Cianca e` familiare e gergale per ‘‘gamba, coscia’’. 2029
2030
Polenta dura non m’abbandonare che quella tenera mi fa cacare.
2031
La polenta presto chiude e presto allenta.
2032
La polenta prima ti gonfia e poi t’allenta.
2026
2027 Dopo e poi son parenti del mai. Rinviare le cose e` il modo migliore per non farle mai. Vedi anche L’inferno e` lastricato di buone intenzioni [I 194]; per la struttura Poco e` parente del niente [P 1992].
Domani e domani l’altro non sono scritti nel calendario. Per analogia. Sono giorni ipotetici che scivolano sempre avanti al giorno presente. 2028
POLENTA Con la scoperta dell’America si aggiunse ai cereali noti in Europa il mais proveniente del
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Polenta trippa gonfia e culo allenta. 2034 La polenta ha quattro virtu `: fa da minestra, serve da pane, scalda le mani, leva la fame. La polenta fa da prima portata calda, si puo` usare al posto del pane, riempie molto e quindi toglie la fame. Siccome i contadini la mangiavano molto soda e a fette, tenendola in mano, nelle giornate fredde si scaldavano anche le dita. 2033
Polenta e pan pasto da villan. La polenta non lega col pane, del quale puo` tenere il posto. Chi la mangia cosı` vuole proprio levarsi la fame, come un tempo usavano 2035
pag 1282 - 04/07/2007
1219 fare i contadini. Secondo un altro detto, l’uso del pane con la polenta ha un’altra motivazione: 2036
Egli e` ben fatto col pane porre alla polenta un tappo.
2037 Loda la polenta e tieniti al pane. Fai le lodi della polenta, ma cerca di mangiare il pane: e` piu` sano, nutriente e mette forza.
.
POLITICA / POLITICO
La polenta sazia e non con contenta; il pane leva la fame; il vino consola. 2047 Gialla, gialla, gialla non voglio morir senz’assaggiarla. Detto che, riferendosi alla polenta, allude alle grazie femminili. 2046
La polenta non merita rosari. Se si ha fame e` preferibile pregare per avere qualcosa di meglio. Quando uno si mette a pregare, a chiedere, non val la pena che lo faccia per poco.
La miglior polenta e` quella condita con la fame. Per mangiare la polenta di gusto e con soddisfazione occorre avere una grande fame. Vedi anche La fame e` il miglior condimento [F 148].
La polenta non merita alloro. Non merita lodi. L’alloro si mette nell’arrosto di uccelli. Non e` il caso di perdersi nell’elogiare la polenta.
Piu` ungi la polenta e piu` va giu` contenta. La polenta deve essere accompagnata con condimenti grassi o carne di maiale; ovvero con pesce dal sapore deciso: aringa, baccala`.
2038
2039
Tutto il mondo si lamenta quando e` cara la polenta. Dato che era l’alimento principale dei poveri l’alzarsi del suo prezzo era segno di grande carestia. 2040
Mangiare polenta e frittata e come far colla moglie una ballata. Questi due alimenti non legano. La frittata e` adatta per accompagnare il pane, insieme al quale puo` costituire un pasto; con la polenta fa una mensa misera e poco gustosa. Vedi anche In mancanza di meglio si balla con la moglie [M 1707]. 2041
Polenta gialla: il corpo stenta e la lingua balla. La polenta si presenta come un cibo di gran valore, ma, dopo averla mangiata ci si accorge di aver fatto soltanto ballare i denti e la lingua, perche´, dopo un primo senso di sazieta`, si digerisce, senza che lasci forze e sostanza, anzi: la fame si ripresenta subito piu` forte di prima. 2042
2043
Con la polenta e` un triste mangiare: la pancia e` piena senza desinare.
La polenta mi sazia e non mi contenta. La polenta lascia un senso di sazieta`, ma non si puo` dire di aver mangiato, per cui uno si alza da tavola non sa se soddisfatto o con la fame. 2044
2045
La polenta un po’ sazia e un po’ contenta.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
2048
2049
Quando l’attacca sı`, l’e` cotta no: quando l’attacca no, l’e` cotta sı`. Sistema per controllare quando la farina della polenta e` cotta: finche´ l’impasto s’attacca al mestolo la polenta non e` cotta, quando tende a non rimanere sul legno del mestolo e` cotta. 2050
A chi mangia sempre pollo vien voglia di polenta. Chi mangia sempre bene comincia a guardare con desiderio le cose semplici. Chi vive nel lusso spesso ha desiderio di vivere modestamente. Vedi anche A chi ha la tavola piena di pasticci viene voglia di cipolle [C 1642]. 2051
POLITICA / POLITICO I proverbi, che almeno nella maggior quantita` sono stati usati a livello popolare, offrono un’immagine della politica propria di persone che l’hanno vissuta da spettatori e rarissimamente da protagonisti: erano fatti, leggi, mutamenti, guerre, paci, opere, provvedimenti, piu` subiti che capiti dai destinatari, spesso degradati, isolati, analfabeti, i quali pero` ne avvertivano chiaramente i costi che venivano poi rimessi loro. Solo dopo la Rivoluzione francese si cominciano a trovare proverbi che entrano nel vivo dei problemi politici, come oggi s’intende. In Italia dal Risorgimento appaiono detti che rivelano una certa consapevolezza di persone che sono o vogliono essere protagonisti della vita pubblica. Per il resto il tono e` rassegnato, con una descrizione di attivita` di governo mai favorevoli alla gente comune, di ingiustizie del potere, inutili sostitu-
pag 1283 - 04/07/2007
POLLAIO
zioni di governanti che lasciano sempre tutto com’e`, triste spettacolo di profittatori, voltagabbana, adulatori, promesse mai mantenute. Non mancano comunque, in parte provenienti da tradizioni dotte o antiche, lampi illuminanti sul potere e i suoi tristi riti, le sue logiche perverse, sulla farsa della giustizia, della legge, sulle ingiustizie sociali, sull’iniquita` che sta dietro lo splendore dei troni: e` lı` che il proverbio ha esercitato forse la sua riflessione piu` acuta. La politica e` roba unta: chi ci scende e chi ci monta. La politica un’attivita` scivolosa: chi ci fa buoni affari e chi ci rimette tutto. Unto ha valore anche di grasso, ricco, pieno di sostanze, di soldi. 2052
2053
1220
.
La politica e` sporca.
Chi sta in politica deve saper sedere su due sedie. Deve tenersi presente nelle due parti contrapposte in modo da entrare in quella che prevale. 2054
Per far strada in politica tutte le scarpe vanno bene. Non bisogna far distinzione tra la destra e la sinistra, ma infilare quella che porta piu` lontano, che fa piu` comodo. Destra e sinistra sono le due parti nelle quali si divide il mondo politico moderno. 2055
2056 Chi fa politica deve avere i piedi tondi. Per poter usare tutte le scarpe, destra e sinistra, indifferentemente.
Di politica non ci si empie la pancia. Si riferisce alle lunghe discussioni di politica che usa la gente, spesso vane, inutile e inconcludenti. Intesa in altro modo la politica serve egregiamente a riempire la pancia. 2057
Come disse un poeta di Mugello: – La politica d’oggi e`, a parer mio, il dire: ‘‘Esci di lı`, ci vo’ star io’’. Nessun ideale ispira la politica. La politica e` l’arte di cacciare chi comanda per prenderne il posto. Variamente citato, oggi piu` praticato che conosciuto. Il Poeta di Mugello e` Filippo Pananti, nato a Ronta (1766-1837), che scrisse i due versi in Il poeta di teatro (14.2). 2058
Buon politico, tristo cristiano. Chi e` abile nella politica non puo` essere un uomo onesto. Il mondo della politica costringe a sporcarsi le mani a chi lo pratica. 2059
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
POLLAIO Piccolo edificio, di solito staccato dalla cascina, dove stanno nella notte polli, oche, paperi, faraone, tacchini, opportunamente separati. Il recinto esterno, circondato da rete, serve a chiudere i polli quando particolari prodotti possono essere devastati: ortaggi, grano; ovvero c’e` qualche pericolo: animali predatori, ladri, talpe. Il pollaio forniva un tempo la pollina, concime particolarmente forte, da usare con parsimonia dato che bruciava addirittura le radici delle piante. Era particolarmente indicato per la concimazione degli olivi. f Vedi Gallina, Gallo, Gennaio. 2060 La volpe ama il pollaio. Si amano le cose dove si trova il proprio utile. La volpe e` la piu` temuta ladra di polli.
Chi chiude la volpe nel pollaio mangia la volpe, ma non le galline. Non vale la pena subire un grosso danno per togliersi una magra soddisfazione. Chi per acchiappare la volpe le chiude nel pollaio fa una sciocchezza: la volpe distruggera` le galline e il padrone dovra` contentarsi di uccidere la volpe (che non e` commestibile). 2061
Il pollaio va chiuso prima che entri la volpe. Vedi anche E` inutile chiudere la stalla quando sono scappati i bovi [B 851]. 2062
Se piace il gallo piace il pollaio. Se alla donna piace l’uomo che la corteggia piace anche la casa dove andra` ad abitare quando si sposa. Se una donna ama il marito ama la sua casa. Se il padrone di casa e` cortese, gentile, anche la casa e` ospitale. 2063
Quando i galletti si beccan nel pollaio falli capponi e mangiali a gennaio. Quando i galletti cominciano ad essere grandicelli e iniziano le risse tra loro e` il momento di castrarli e ingrassarli per mangiarli poi nel periodo delle feste natalizie. 2064
POLLASTRA f Vedi Gallina. 2065 Gallina nana e` sempre pollastra. La gallina piccola e` sempre giovane e continua a lungo a fare le uova. Si usa metaforica-
pag 1284 - 04/07/2007
1221 mente riferendolo alla donna piccola, che anche con l’eta` mantiene la sua grazia e la sua vivacita`. 2066 Pollastra arrosto e gallina lessa. La pollastra, che e` giovane e tenera, viene bene arrosto, mentre la gallina, che e` piu` vecchia e piu` dura, fa bene il brodo ed e` buona lessa. Vedi anche Gallina vecchia fa buon brodo [G 63].
La pollastra vergognosa ando` a dormire col gozzo vuoto. Coloro che sono timidi, riservati, hanno vergogna, rimangono indietro, vengono trascurati, non fanno valere i propri diritti e, per il loro modo di fare, rimangono molto danneggiati. Vedi anche Chi si vergogna non si satolla [V 501]. 2067
Chi mangia la pollastra d’altri impegna la sua. Chi accetta di mangiare la gallina a casa d’altri deve restituire l’invito. Chi gode di beni altrui deve trovare un’occasione per far godere gli altri dei propri. 2068
Un anno da pollastra, un anno da gallina e il terzo nella ramina. E` la carriera della gallina da cortile. La ramina e` il tegame di rame dove si fa l’arrosto. 2069
Meglio un buon ortaggio che una cattiva pollastra. E` meglio levarsi la fame con dei buoni ortaggi che mangiare degli animali ai quali mancano i requisiti per essere sani e saporiti. Un tempo, pur di non gettar via la carne, che era cosa rara e preziosa, si mangiavano anche animali malati. 2070
2071 I pollastroni son fatti per esser pelati. Le grosse pollastre sono adatte per andare in pentola. L’uso e` pero` solo metaforico: il pollastrone e` l’uomo grosso, ingenuo e tonto, fatto quasi apposta per essere la vittima dei furbi, degli scaltri che gli portano via roba e quattrini.
POLLO f Vedi Ingordo, Polenta.
I polli di mercato son sempre uno buono e uno cattivo. Si dice in genere delle cose che vanno a coppia: i frati, marito e moglie, due ragazze, due amici. 2072
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
POLPETTA
Chi vuol la casa monda non tenga ne´ polli ne´ colomba. Chi vuole stare pulito allontani da se´ le persone sporche. Chi vuole la casa pulita non tenga nel cortile i polli ne´ colombi sul tetto: questi animali, di sotto e di sopra, imbrattano tutto di sterco. 2073
2074
Polli e ragazzi imbrattano le case.
Chi si alza coi polli va a letto con le galline. Chi si alza presto va a letto presto. Chi si alza presto come i polli, che si svegliano all’alba, e` stanco e va a letto sull’imbrunire, quando le galline salgono a pollaio. Vedi anche Chi va a letto con le galline si leva coi galli [G 101]. 2075
Prima arrivano i polli e poi arriva l’acqua. Quando i polli tornano a casa e si mettono intorno al pollaio e` segno che si avvicina la pioggia. 2076
Chi mette il pollo in pentola perde le uova e il canto. Chi si mangia la gallina non avra` piu` le uova ne´ la compagnia che gli faceva con il suo verso e stando vicino alla casa. Quando si elimina una cosa si tolgono di mezzo anche le utilita` che procura. 2077
2078 Coscia di pollo e ala di cappone. Sono i bocconi piu` saporiti e ghiotti.
POLPETTA f Vedi Frittata. Oltre ad essere un composto fatto a piccola ciambella di carne e altri ingredienti, usato come vivanda, si intende con questo termine un boccone di carne avvelenata con cui si eliminano animali nocivi o malati. 2079 Dopo tante galline ci vuole una polpetta. Si dice di chi ha fatto molti misfatti, volendo significare che sarebbe venuto il momento di una punizione esemplare. Quando un animale nocivo, in particolare la volpe o la faina, depreda pollai o stermina polli si pongono polpette avvelenate lungo il percorso che usa fare, in modo da eliminarlo.
Cane che va dietro a piu` d’un padrone merita la polpetta. Il traditore deve essere eliminato, o punito. Il cane che non e` fedele al proprio padrone non 2080
pag 1285 - 04/07/2007
POLPO
puo` essere tenuto, specialmente se e` un cane da guardia o da caccia, nel qual caso puo` far sorgere equivoci o pericolosi litigi. POLPO Il polpo si cuoce nella sua acqua [col suo unto]. Si usa cuocere il polpo con la sola acqua che rilascia durante la cottura. Ma il proverbio e` usato soprattutto in senso traslato: chi e` intrattabile, rustico va la lasciato ‘‘cuocere nel suo brodo’’, chi non accetta consigli e` bene che faccia esperienza a proprie spese. Vedi anche Lascia cuocere il pesce nel suo olio [P 1429]; Il fungo si cuoce nell’acqua sua [F 1615]. 2081
2082 Lo purpo se cose co ll’acqua soia. ‘‘Il polpo si cuoce con la sua acqua’’. Versione napoletana diffusa in gran parta d’Italia. 2083 La morte del polpo e` la cipolla. La cipolla non puo` mancare nella cucina del polpo, sposandosi egregiamente con il suo sapore. Si dice che ‘‘una cosa e` la morte di un’altra’’ per significare che si accompagna perfettamente, sta benissimo insieme a quella. 2084 L’uomo avveduto sa dove dorme il polpo. L’uomo sagace, scaltro, sa dove sono i nascondigli delle cose, dove si annidano le insidie, dove si trovano le cose buone. I buoni pescatori sanno riconoscere a occhio i luoghi che sono i nascondigli del polpo.
POLTRONE f Vedi Ozio, Ozioso, Pigrizia, Pigro. Per i poltroni e` sempre festa. Per i fannulloni non c’e` differenza tra la festa e gli altri giorni, essendo la loro vita una lunga giornata oziosa. Si trova gia` in Teocrito (Idilli 15.26): ‘‘Per gli ignavi e` sempre festa’’, frase di cui circola nel Medioevo la traduzione latina, Ignavis semper feriae (sunt), registrata anche da Erasmo (Adagia 2.6.12). Con pochi adattamenti (ad esempio l’indicazione di una festa precisa) il proverbio e` presente in molte tradizioni proverbiali europee. Vedi anche In casa dei pigri si fa sempre festa [P 1793]. 2085
Le armi dei poltroni non hanno ne´ filo ne´ punta. Cioe` non sono temibili, non rappresentano pericoli, essendo in mani incapaci e imbelli. 2086
2087
1222
.
I bravi alla guerra e i poltroni alla scodella.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Le persone ardimentose e intraprendenti si cimentano nelle prove della vita mentre gli ignavi da`nno le loro migliori prove a tavola. Tutte l’armi di Brescia non armerebbero un poltrone. Un vigliacco, un pauroso, un infingardo non cambia natura neppure con le migliori armi che gli si possono dare. Brescia era celebre per l’abilita` dei suoi armaioli e la fiorente industria delle armi, che conserva ancora. 2088
Poltrona e poltrone s’intendon benone. La donna fannullona e l’uomo che non ha voglia di far nulla fanno una coppia affiatata e concorde. Il poltrone, l’ozioso trova sempre comoda una poltrona e adatta a passarvi il tempo, come la poltrona e` sempre disposta ad accoglierlo e trattenerlo a tempo indeterminato. 2089
Quando il sole tramonta il poltrone comincia a lavorare. Quando ormai non e` piu` tempo, tutti smettono e non e` possibile far nulla il vagabondo incomincia il lavoro, per lasciarlo poi quasi subito. Vedi anche Gallina nera fa l’uovo la sera [G 89]; La donna malaccorta quando annotta prende la rocca [R 813]. 2090
Di lavorar il poltrone perde ogni occasione. Il fannullone fa in modo di perdere ogni opportunita` di lavorare. 2091
Chi sta dietro al poltrone non rischia d’incontrare il lavoro. Chi si mette al seguito di un nullafacente non avra` la sorpresa di essere ingaggiato a lavorare. 2092
POLVERE f Vedi Piombo. 2093 Non siamo che polvere ed ombra. Non siamo, noi esseri umani, che parvenze vane che si compongono e svaniscono in breve tempo. Una delle piu` classiche e frequenti affermazioni sulla labilita` della vita. Vedi Petrarca (Canzoniere 294.14): ‘‘Veramente siam noi polvere ed ombra / Veramente la voglia e` cieca e ’ngorda; / veramente fallace e` la speranza’’. 2094
Pulvis et umbra sumus.
pag 1286 - 04/07/2007
1223 ‘‘Siamo polvere ed ombra’’, da un verso del poeta latino Orazio (Odi 4.7.16). Vedi anche La vita e` un sogno [V 1025]. Chi soffia nella polvere se n’empie gli occhi. Chi crea confusione, chi confonde le cose spesso e` il primo a subirne i danni. Chi sparla, calunnia, mormora e dice male degli altri rimane lui stesso inquinato dal male che dice al punto che non vede piu` altro che male. Vedi anche Chi tira la pietra in cielo gli ricasca in capo [P 1692]; Chi sputa in cielo gli ritorna in faccia [D 449]; Chi semina guai raccoglie malanni [S 943]; Chi piscia controvento si bagna le braghe e le asciuga a stento [P 1876]. 2095
2096 Chi ha piu ` polvere piu` spari. Chi dispone di piu` mezzi li adopri; chi ha piu` talenti li usi. Il riferimento e` alla polvere da sparo.
.
PONTE
POMODORO Divenuto ingrediente fondamentale della cucina il pomodoro non ha tuttavia una grande dotazione di proverbi, essendo venuto in Europa in eta` relativamente recente, dopo la scoperta dell’America. Il pomodoro vuole avere i piedi nell’acqua e la testa al sole. Il pomodoro e` un ortaggio che ha bisogno di molto sole per fruttificare e maturare, ma ha anche bisogno di essere innaffiato continuamente e abbondantemente. 2104
Il pomodoro e` il condimento di chi non ce l’ha. E` universalmente usato come condimento nella cucina, fresco o elaborato in conserva, e risulta un ingrediente sano, leggero, gustoso e a buon mercato: appunto il condimento di chi non dispone di altro. 2105
Per santa Maria Maddalena pomodori a cena. Per il giorno di questa santa la cui festa cade il 22 luglio, ci sono i pomodori maturi nell’orto. 2106
POMO 2097 Il pomo non cade lontano dalla pianta. L’autore non si trova lontano dal fatto, dal danno che ha provocato e viceversa.
Non c’e` pomo piu` dolce di quello dell’albero proibito. Allude al peccato dei progenitori nel Paradiso Terrestre. 2098
Meglio mangiar veleno che pomi fatti in cattivo terreno. Si ritiene che i frutti nati in un terreno non adatto a una determinata coltura, provochino disturbi digestivi.
PONENTE f Vedi Venti. Nero a Ponente fa poco o niente. Non porta di solito ne´ pioggia ne´ maltempo, ma rimane una cortina minacciosa di nuvole. 2107
2099
2100 Anche i bei pomi sono spesso amari. Anche i frutti di straordinaria bellezza talvolta nascondono il baco ovvero il marciume interno. Vedi anche L’apparenza inganna [A 1052]. 2101
Pomo vermiglio nasconde il baco.
Un pomo fradicio ne guasta cento. Un frutto guasto, posto in una cesta di pomi sani ha l’effetto di far marcire tutti quelli che gli sono vicini. Vedi anche Una mela marcia ne guasta cento [M 1172]; Pecora infetta ne ammorba una setta [P 1011]; Un malvagio nuoce a molti giusti [M 449]. 2102
2103 Una pera fradicia ne guasta un paniere. Per analogia.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
PONTE f Vedi Discesa.
Su vecchio ponte fai passare prima lo stolto. Al ponte traballante fai onore al compagno: dagli la precedenza, fallo passare prima in modo che tu possa vedere se regge. Dinanzi a un rischio, manda avanti chi e` stupido o incosciente. Vedi anche Se non vedi il fondo manda avanti il pellegrino [F 1042]. 2108
Non si fa un ponte piu` corto del fiume [di quanto e` largo il fiume]. Facendo le cose con eccessivo e stupido risparmio si finisce per spendere molti soldi e non ottenere nessun vantaggio, come chi facesse un ponte troppo corto. 2109
Quando tu vedi un ponte fagli piu` onor che tu non fai a un conte. Un tempo un ponte era da attraversarsi con prudenza, perche´ fatto spesso di legno o ma2110
pag 1287 - 04/07/2007
PONZARE
1224
.
teriale leggero; era inoltre cosa rara e preziosa e quindi da rispettare. Vedi anche A discese e ponti rispetto da conti [D 573]. 2111 N’e` passata (dell’)acqua sotto i ponti. E` passato ormai tanto tempo, sono cambiate tante cose. Espressione molto diffusa, rivolta a chi cerca quello che ormai fu.
Chi non vuol tornare indietro bruci il ponte [tagli i ponti] alle sue spalle. Espediente dei capitani antichi per costringere i propri soldati a combattere: consisteva nel tagliare i ponti alle spalle non appena attraversato un grande fiume in modo che non ci fosse altra possibilita` che combattere e vincere. 2112
Chi galoppa su un vecchio ponte, chi saltella sul ghiaccio, chi corre lungo un crepaccio e chi mangia tutti i funghi che trova lo fa una volta e piu` non ci riprova. E` un elenco di cose stupide e pericolose che nondimeno a volte qualcuno fa. Il ghiaccio facilmente si rompe facendo sprofondare l’incauto; tra i funghi ve ne sono molti velenosi e mortali. 2113
PONZARE E ponza ponza venne fuori La Monaca di Monza. Letterario, ormai desueto. Un tempo denotava un grande sforzo che produceva un risultato modesto. Fu detto a proposito del romanzo La Monaca di Monza (1829) col quale il letterato Giovanni Rosini (Lucignano d’Arezzo 1776 Pisa 1855) pretese di emulare I promessi sposi. Vedi anche Partoriscono le montagne e nasce un topo [M 1861]. 2114
POPOLO f Vedi Paese, Pane, Voce. 2115 Chi fonda sul popolo fonda sulla rena. Difficile dire in che rapporto stia questo proverbio con la celebre frase di Machiavelli (Principe 9): ‘‘Chi fonda sul popolo, fonda sul fango’’, potendo essere questa gia` un proverbio esistente ripreso dallo scrittore. Probabile riferimento al consiglio evangelico (Matteo 7.24) di non costruire sulla rena. Vedi anche Chi costruisce la casa sulla rena presto o tardi la vedra` in rovina [R 362].
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Il popolo ora grida Osanna! e domani Crucifige! Come avvenne quando Cristo entro` in Gerusalemme e quando venne giudicato. 2116
2117 Favore di popolo, nebbia mattutina. Svanisce presto. 2118 Il popolo e` il peggior padrone. Perche´ chiede molto e da` poco. Quando il potere e` anonimo si esercita in modo tale che nessuno ha responsabilita`: i rapporti divengono burocratici, i sentimenti scompaiono e al posto di questi rimangono le leggi e la contabilita`. Vedi anche Chi fa bene al comune non fa bene a nessuno [C 1975]; La roba del comune e` di tutti e di nessuno [R 801]; La mucca del comune tutti la mungono e nessuno la governa [V 24]. 2119 Il popolo e` il peggior tiranno. Quando comanda il popolo i rapporti non sono piu` personali e la responsabilita` e` collettiva: il male, gli errori, i soprusi, le ingiustizie vengono giustificati, nascosti, scaricati da uno all’altro e nessuno ne risponde, attribuendoli alla collettivita`. 2120 Quando il tiranno ride il popolo piange. Quando il tiranno e` contento, saldo nel suo potere, il popolo soffre sotto il suo tallone, ha perso la liberta` e deve sottostare alla volonta` del proprio despota. 2121
Quando il tiranno piange il popolo ride.
Chi raduna popolo raduna serpenti. Quando si mette insieme una folla si mettono insieme anche tante persone animate da sentimenti malvagi, da desideri di rivincita, di violenza e non si sa mai cosa possa fare una folla sobillata da persone irresponsabili. 2122
Quando Dio vuol castigare un popolo gli da` per capo una donna. Antico pensiero che si ritrova in piu` testi a cominciare dalla Bibbia, che non vede di buon occhio il regno di donne o fanciulli. Cfr. il testo biblico negli episodi di Gezabele (Re 1.21, Re 2.9.30-37) e Atalia e (Re 2.11) Inoltre: Isaia (3.4): Et dabo pueros principes eorum et effeminati dominabuntur eis ‘‘Mettero` bambini come loro re e gli effeminati li domineranno’’; Ecclesiaste (10.16): Vae, tibi, terra, cuius rex puer est ‘‘Guai a te, o terra, il cui re e` un fanciullo’’. 2123
pag 1288 - 04/07/2007
1225 A popolo sicuro non abbisogna muro. Al popolo forte, unito e determinato a conservare la propria indipendenza non sono necessarie troppe difese materiali, come mura, fossati, torri. 2124
2125 A popolo pazzo, prete spiritato. Dove manca senno e ragione chi comanda non puo` che adeguarsi e superare il comportamento generale. Ogni cosa ha quello che si merita e ogni popolo ha i governanti che gli si confanno. Vedi anche A tal coltello tal guaina [C 1803]. Correlato: Se vuoi vedere un comune rovinato mettici un sindaco giovane e un prete spiritato [S 1385]. 2126 Una voce non fa popolo. Un parere, un’opinione, un consiglio non sono la voce di una comunita`. Uno da solo non vale l’insieme. Vedi anche Uno non fa numero [U 117]; Voce d’uno voce di nessuno [V 1177]. 2127 Chi vuol bene al popolo lo tenga magro. Chi ama il proprio paese faccia sı` che l’abbondanza non sia eccessiva: questa toglie la voglia di lavorare, rende fiacchi i giovani, egoisti i vecchi e incoraggia i vizi.
Ogni popolo [nazione] ha il governo che si merita. Perche´ esprime in qualche modo la forma di governo e il modo di governare che rispecchiano in quel momento il suo modo di essere e di pensare. Nella variante, forse oggi piu` diffusa, con ‘‘nazione’’ il detto corrisponde ad una frase di Joseph de Maistre (1753-1821) scritta, in riferimento alla Russia, nella Lettera al cavaliere di ***, nell’agosto 1811. 2128
2129 Prima condanna il popolo e poi Iddio. Prima avviene il giudizio della gente che riprova il comportamento del malvagio, quindi il male commesso viene punito da Dio.
I popoli si ammazzano [si scannano] e i re si abbracciano. Si riferisce in particolare alle guerre che per tanti secoli si sono fatte tra nazioni – spesso per semplice ambizione o modeste rivendicazioni di territori, con spargimento di sangue e sacrifici – e alla loro conclusione a un tavolo di trattative di pace, al quale si ritrovavano i re, amici tra loro e spesso anche imparentati. Vedi anche I poveri s’ammazzano e i ricchi s’abbracciano [P 2365]. 2130
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
POPONE
Il popolo fa come l’asino che porta il vino e beve acqua. Al popolo toccano le fatiche e i sacrifici, ai ricchi e ai potenti i benefici. Il popolo lavora e produce quello che poi consumano e godono i ricchi. Vedi anche Arrotino, porta l’acqua e beve il vino [A 1273]; L’avaro fa come l’asino che porta il vino e beve acqua [A 1617]. 2131
POPONE f Vedi Amico, Melone, Predica, Vigna. In tempo di poponi non prestare il coltello. Non si presta la roba quando serve o puo` servire. Il melone, la cui stagione e` luglio, e` difficilmente mangiabile senza il ricorso ad un coltello con cui aprirlo e affettarlo. 2132
Popone che piscia e uomo che piange non valgono nulla. Il popone acquoso e che geme e` insipido e l’uomo che piange non e` virile, non e` abbastanza forte, e quindi non ci si puo` fidare di lui. 2133
Donna e popone beato chi se n’appone. Scegliere una buona moglie e un buon popone e` cosa molto difficile e sono pochi quelli che lo sanno fare. Beato chi riesce a capire e scegliere in queste materie tanto difficili e sfuggenti. Vedi anche Chi sa scegliere i meloni sa scegliere la moglie [M 1201]; Un buon matrimonio e` difficile a farsi anche in pittura [M 982] . Se n’appone, da apporre, che, in passato, usato come intransitivo e riflessivo, aveva anche il significato di ‘‘indovinare, dare nel segno’’. 2134
2135 Il furbo si vede al banco dei poponi. Chi ci sa fare si vede nelle prove difficili.
Popone nel grasso e uva nel masso. Il popone va seminato nella terra grassa, ricca e concimata; la vite, invece, va piantata nel terreno sassoso e asciutto. 2136
2137 Vino nel sasso e popone nel grasso. Vedi anche Vite.
Gli uomini sono come i poponi: piu` son maturi piu` son coglioni. Gli uomini seguono la sorte dei meloni che al momento che passano di poco il grado di maturazione cominciano ed essere sfatti e di poco sapore. Proverbio delle donne: l’uomo migliore e` quello nel pieno del suo vigore. 2138
pag 1289 - 04/07/2007
POPPA
1226
.
POPPA Il bimbo che non piange non ha poppa. Chi non chiede, non insiste, non si fa sentire non ottiene nulla. Vedi Piangere. Vedi anche Questo mondo e` degl’importuni [I 98]; L’importuno vince l’avaro [I 99]; La rana per non chiedere non ebbe la coda [V 505]; Chi non la chiese non l’ebbe [C 1423]. 2139
Le poppe che allattano non da`nno scandalo. La donna che allatta, anche se ha il seno nudo non e` invereconda, non stimola desideri. 2140
Chi due poppe vuol succhiare l’una o l’altra deve lasciare. Chi vuole ottenere due scopi deve rassegnarsi a perseguirne uno per volta. Non si possono fare contemporaneamente due cose che richiedono una completa dedizione. Vedi anche Non si puo` tenere un piede in due staffe [P 1662]. 2141
Il gallo non ha le mani perche´ le galline non hanno le poppe. Lascia capire che, se le galline le avessero, la provvida natura non avrebbe negato al gallo la possibilita` di ricavarne la dolcezza che ne traggono gli uomini. 2142
Non morder poppe che ti han dato il latte. Non disprezzare le cose e soprattutto le persone per mezzo delle quali hai potuto vivere. Vedi anche Non si sputa nel piatto dove si e` mangiato [S 1987]. 2143
Cavolo, cavolo, le poppe se ne vanno al diavolo. Se la mamma non mangia che erba, ortaggi, il latte le manca e non puo` piu` allattare. Ammonimento delle o alle puerpere in favore di una dieta ricca e sufficientemente proteica, nato in epoche in cui troppo spesso la denutrizione era cosa frequente. 2144
non consente di ammassare ricchezze ne´ di procurarsi vantaggi. Vedi Chi non ruba non ha roba [R 1056]. Il porco vuol mangiar da porco e dormir da signore. Mangia qualunque cosa, ma vuole il giaciglio pulito, in particolare asciutto. 2146
Il porco vuol dormir pulito e mangiare sporco. Registrato anche con l’inversione degli elementi: mangiare sporco e dormire pulito. 2147
2148 La festa del porco si fa in famiglia. Il colpo di fortuna si tiene segreto. Quando si ha una fortuna improvvisa, una vincita, un’eredita`, si festeggia in casa per non avere importuni, parenti, amici che vengono a chiedere la loro parte. 2149 Ai peggiori porci vanno le migliori pere. La roba migliore va a coloro che non la sanno apprezzare, la sciupano, la disprezzano. Vedi anche La fortuna e` cieca [F 1146]; con senso vicino: Il peggior verme adesca il miglior pesce [V 575]. 2150
Le migliori pere cadono in bocca ai porci.
Se c’e` una bella zucca finisce in bocca al maiale. Per analogia. 2151
Del porco [Del maiale] non si butta via nulla. Infatti ogni parte del porco viene utilizzata in qualche modo: come alimento o come grasso per scarpe, per congegni, un tempo per illuminazione. 2152
2153
Del porco si butta via solo l’unghia degli zampetti.
2154 Il porco e` buono dal muso al buso. ‘‘Il porco e` buono dal grifo al culo’’. Veneto, ma noto anche altrove.
PORCO Per le notizie sulla storia e la simbologia vedi la Premessa alla voce Maiale. f Vedi Lardo, Maiale, Perla, Trogolo.
2155 Il porco e` un salvadanaio. Tutti gli avanzi che si mettono nel suo trogolo si ritrovano poi trasformati in salsicce, salami, pancetta... come se si trattasse di un salvadanaio vivente.
2145 Porco pulito non fu mai grasso. Si usa per giustificare l’uso di un cibo non proprio pulito, ma soprattutto figuratamente per indicare che il candore della coscienza
Il piu` utile degli animali non ha corna e non ha ali. E` una specie d’indovinello che ha come soluzione ‘‘il maiale’’.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
2156
pag 1290 - 04/07/2007
1227 Dice il porco: Dammi, dammi e non mi contar ne´ mesi ne´ anni. Se il porco viene fatto mangiare molto, puo` essere macellato presto e non costituisce una grande spesa. Quando comincia a farsi grosso, allora e` costoso il mantenimento. 2157
Porco d’un mese, oca di tre mangiar da re. Con il porcello tenero (porchetta) e l’oca altrettanto tenera farai pasti che non avranno nulla da invidiare a quelli di un sovrano. 2158
2159 Cani e porci prima o poi tornano a casa. Sono animali che, se anche spariscono momentaneamente, non si perdono e, in genere sull’imbrunire fanno ritorno. Allude alle persone che non provvedono a se stesse e vivono senza mezzi propri mantenute dalla famiglia. I loro allontanamenti non sono preoccupanti perche´ all’ora di mangiare ricompaiono immancabilmente. 2160
Porci e cani sempre a casa tornano.
Il porco non diventa vecchio, ma il vecchio diventa porco. Il porco non fa a tempo a diventare vecchio perche´ viene ammazzato e salato prima; il vecchio invece puo` prendere cattive abitudini, incarognirsi e sdegnare la pulizia. 2161
Meglio far cent’anni l’asino che uno il porco. Perche´ il porco viene ucciso e salato. Vedi anche Meglio viver pecchia che morir farfalla [F 351]. 2162
Mercante e porco pesalo dopo morto. Vi sono persone, come gli avari, la cui utilita` si manifesta dopo la morte. Il mercante e il porco mostrano appunto il loro valore soltanto in tale occasione. Del porco si apprezzano i vari tagli di carne. Del mercante si puo` valutare il valore complessivo della sua impresa allorche´ si liquidano tutti i capitali che continuamente venivano reinvestiti in nuove speculazioni e attivita`. 2163
2164
Mercante e porco e` buono dopo morto.
L’uomo e il porco si pesa dopo morto. In senso generale: l’uomo si valuta quando la sua vita si e` conclusa, e di quella tutto appare chiaro. 2165
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
PORCO
Chi ammazza un porco mangia un anno e chi ammazza un bove mangia una settimana. Il porco consente la salatura della carne in vari modi e salumi, per cui si conserva molto a lungo e serve per un anno. Non cosı` si puo` fare della carne vaccina. 2166
Il porco per un anno mangia e per un anno da` da mangiare. Deve essere nutrito per un anno intero, dopo di che, ucciso e salata la carne, fornisce per un anno la dispensa. 2167
Meglio un porco morto in casa che un vescovo vivo nell’aia. Cio` che e` modesto e utile e` preferibile a quello che e` sterile e pomposo. E` piu` utile un porco in casa, pronto per la salatura, che un vescovo in pompa magna nell’aia. 2168
Quando t’offrono il porcello corri col funicello. Quando ti si presenta una buona occasione non la rimandare, non perdere tempo: afferrala subito. La fune serve per legare il porco per una zampa e portarlo a casa. 2169
2170 Se ti danno la vacca, corri con la fune. Per analogia. 2171 Al porco piu ` si da` e piu` mangia. Il porco non si limita nel cibo: mangia finche´ non ne puo` piu` . Per commentare con disprezzo ogni manifestazione di ingordigia e insanziabilita`.
Se il porco andasse in barchetta tutti i pesci si leverebbero la berretta. Il porco e` il re della tavola: non c’e` pesce che possa gareggiare con lui per il sapore. 2172
Se il porco volasse non ci sarebbe oro che lo pagasse. Se il porco avesse le ali sarebbe il migliore degli uccelli. 2173
Chi prende il porco per la coda non si profuma le mani. Chi pratica gente sporca, si sporca le mani anche lui. Chi sta con persone poco oneste qualcosa di disonesto gli si attacca. Vedi anche Lava il maiale e puzzeranno lui e le mani [M 193]; Chi pratica lo zoppo impara a zoppicare [Z 107]. 2174
2175 Il porco vuole vino. La carne di porco diviene piu` digeribile se accompagnata convenientemente col vino. Si
pag 1291 - 04/07/2007
PORCO
legge nelle Regole salutari salernitane (Flos medicinae 324): Est porcina caro sine vino peior ovina ‘‘La carne di porco, mangiata senza vino, e` peggiore [cioe` piu` calorosa e indigesta] di quella della pecora’’, e di questa norma circola anche una versione alterata: Caro porcina, sine vino, pejor pecorina. ‘‘La carne di porco, senza vino e` piu` indigesta di quella di pecora’’. 2176
2177 Il porco si stima a peso. Le persone volgari si considerano per il poco che valgono, che possono, che hanno, senza altra considerazione. 2178 Il porco campa un anno. Chi vive male, senza far nulla, senza dignita`, nell’ozio e nel sudiciume ha vita breve. 2179
I porci allegri stanno, ma non campano piu` d’un anno.
2180 Un maiale fortunato campa un anno. Quello sfortunato viene mangiato come porchetta. Comunque il maiale viene ingrassato anche per un tempo piu` lungo. 2181
1228
.
Chi vuole un porco da re l’ingrassi per anni tre.
Molto rumore e poca lana, disse quello che tosava il porco. Si dice per ironizzare su chi si lamenta di aver ricavato poco o nessun utile da un’attivita` assurda o dissennata, come quella di colui che tosava il porco, che strideva e si ribellava. Vedi anche Tanto rumore per nulla [R 1098]. 2182
2183 Meglio porco magro che gallina grassa. Il porco magro si allunga la vita, la gallina grassa non fa uova e finisce in pentola.
Meglio esser porco grasso che becco magro. Usato metaforicamente. E` meglio condurre una vita tranquilla senza spericolate avventure, senza amori o tresche, che fare la vita del donnaiolo sempre in cerca di amori, sempre affannato al punto che ne risente anche la sua salute, col rischio di essere tradito dalla sua amata. Il porco e` animale castrato che non ha altra preoccupazione al mondo che quella di mangiare (il beato porco); il becco invece, simbolo della lussuria, e` il maschio del branco di capre che si affanna a fecondare soprattutto in autunno. Di chi e` indaffaratissimo si dice: 2184
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Ha piu` da fare d’un becco d’ottobre, alludendo alla frenetica attivita` sessuale dei caproni. 2185 Primo porco e ultimo cane. Dei porci sono piu` belli, grossi e robusti quelli che escono per primi dalla matrice; dei cani gli ultimi.
Il porco e la rana non li togliere dal fango. Le persone sordide, rozze lasciale dove si trovano, poiche´ lı` stanno bene e, se le metti in un luogo migliore, provochi soltanto dei guai, e non te ne saranno grate. 2186
Quand’anche il porco vivesse in una reggia andrebbe a sguazzare nel pantano. Vedi anche Non si danno le perle ai porci [P 1352]. 2187
2188 Alla quercia s’aspetta il porco. Prima o poi il porco torna alla quercia dove trova le ghiande per le quali ha un debole. Le persone si governano cogliendole nei loro punti deboli, senza affrontarle direttamente. 2189 Il porco mangia ciliege e sogna ghiande. La persona volgare, posta davanti a cose buone e belle, non riesce a dimenticare quelle che ha apprezzato sempre, anche se meschine e volgari.
Per sant’Andrea piglia il porco per la se`a;se tu non lo vuoi pigliare fino a Natale lascialo andare. Era questa una data indicativa per l’uccisione e la salatura del porco (30 novembre). Sea e` setola. E` un esempio d’ibridazione dei proverbi operata dai raccoglitori. Proviene dal dialetto veneto; come lo riferisce il Pasqualigo, fu preso dalle X Tavole da Gino Capponi che lo tradusse e l’inserı` nella raccolta del Giusti. Oggi e` citatissimo in questa forma. 2190
Per san Tomme` piglia il porco per lo pie`. La festa di san Tommaso e` il 21 dicembre. 2191
2192 Il porco bianco non e` tutto lardo. Quello che si giudica dall’apparenza inganna. Vedi anche Non e` tutto oro quel che riluce [O 510].
Tristo il porcello che entra nel suo budello. Quando si sala il porco si usano le sue budella per rivestire salami e salcicce. Di solito si 2193
pag 1292 - 04/07/2007
1229
.
PORTA
prendono dai macellai altre budella, non bastando quelle del porco ucciso. Se bastano e` segno che il porco era magro, misero. In metafora: triste e` colui che ha appena quello che basta per vivere.
Per far seccare i porri della pelle che crescono di solito nelle mani si usava staccare un fico acerbo dalla pianta e porre sopra il porro la goccia bianca, detta latte, che esce dal picciolo.
PORCOSPINO
PORTA f Vedi Aprire, Chiudere, Serrare, Spazzare, Uscio.
Mi devo essere sbagliato, disse il porcospino scendendo dalla spazzola. Si dice per rendere piu` accettabile, con una ironia un po’ pesante, un errore commesso che risulta increscioso ammettere. Rientra nella tipologia delle facezie proverbiali o wellerismi (vedi Introduzione). Vedi anche Sbaglia anche il prete all’altare [S 479]. 2194
PORRO1 Ortaggio assai diffuso, cresce d’estate e d’inverno agevolmente ed e` usato sia come contorno che come condimento. I contadini lo mangiavano crudo, col sale e il pane, negli spuntini e nelle colazioni. E` piuttosto indigesto. Il porro non diventa porro se non e` trapiantato. Il porro non cresce se non e`, a suo tempo, trapiantato dal semenzaio nella porca dell’orto, con il dovuto spazio di terra libera intorno. L’uomo, se non lascia la terra dov’e` nato e non conosce altri luoghi e altre persone, non matura, non ha esperienza. 2195
Poni i porri e secca il fieno che qualcosa chiapperemo. Se le cose vanno male continua a fare quello che hai sempre fatto, e alla fine i guai in qualche modo si risolveranno: sempre i porri si sono dovuti trapiantare e il fieno lasciato asciugare. 2196
PORRO2 Le verruche e altri altri tipi di piccole escrescenze della pelle sono chiamate volgarmente anche porri. f Vedi Verruca.
Porta aperta per chi porta e chi non porta parta. Per indicare l’avidita` di persone che sono disponibili e gentili solo dietro interesse o vantaggio. Il gioco di parole, detto proprio da un personaggio di nome Bisticcio, che parla in bisticci, si trova nella Villana di Lamporecchio (atto I, scena XII) di Luigi Del Buono (1751-1832): ‘‘E` certo che a chi porta e` porta aperta, e chi non porta, parta, non importa’’. Vedi anche Come diceva Donna Olimpia: – Chi porta vede la porta e chi non porta non vede la porta [O 193]. 2199
La porta dice: – Porta! La porta e` sempre aperta a due persone: a chi entra con la roba e a chi non chiede niente. 2202 A chi porta s’apre ogni porta. 2203 Mano che porta schiude ogni porta. 2204 Chi va con le mani vuote prega invano. Reciproco: chi si presenta a mani vuote per una visita o una richiesta, non e` gradito. 2200 2201
Mano vuota, mano morta. Per analogia. 2205
Amare Dio sopra ogni cosa e quando si va in una casa portare qualcosa. Per analogia. 2206
2197
Quando si vuol arrivare graditi in casa d’altri bisogna bussare coi piedi. Vedi Alle porte degli avvocati bisogna bussare con i piedi [A 1719]. Le mani sono occupate dai doni. Per analogia.
2198
Cani e villani lascian sempre la porta aperta. I cani e le persone maleducate quando passano non richiudono mai la porta. I cani hanno le loro ragioni:
Chi conta le stelle chiama i porri [verruche]. E` comune diceria che contando le stelle segnandole con il dito crescano i porri sulla propria mano. Il latte di fico secca i porri.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
2207
2208
pag 1293 - 04/07/2007
PORTA
1230
.
2209
Il cane non chiude la porta perche´ non gli ci resti serrata la coda.
2220
2210
Gente villana e storta non chiude mai la porta.
2211
Asini, contadini e cani per chiuder porte non hanno mani.
Se vuoi aprir qualunque porta chiavi d’oro teco porta. Dovunque tu voglia entrare, offrendo del danaro, ti verranno spalancate tutte le porte. Vedi anche Con le chiavi d’oro s’apre ogni porta [O 520].
Cane, gatto e figlio di mignotta non chiude mai la porta. Romanesco. 2212
2213
Cani, dottori e preti non chiudon mai le porte.
2214 Porta chiusa fa buon vicinato. Perche´ toglie le tentazioni a chi le puo` avere, assicura il padrone che in casa sua non e` entrato nessuno e quindi mantiene la fiducia e la concordia tra i vicini. Vedi anche Siepe. 2215 Una bella porta rifa` una brutta facciata. La bellezza di un particolare su cui cade l’attenzione, la parte piu` importante di un insieme, fa dimenticare, o rende accettabile, tutto quello che e` qualitativamente inferiore, o scadente. Un bel viso rende accettabile una figura di scarsa bellezza, come la porta di un certo valore (intendendo la scala, gli stipiti, l’architrave, le ante e tutto l’insieme) rende ricca e imponente una facciata di non molto valore. La porta era la parte sulla quale gli architetti e i proprietari costruendo un palazzo mettevano maggior cura, essendo quello che si vede immediatamente di un edificio, si pensi alle famose porte come quelle del Paradiso e quelle che ornano altri templi e palazzi. Difficilmente puo` significare la bocca, che da sola, a meno che non abbia uno smagliante sorriso, non riesce a far dimenticare per molto un brutto naso o una sgradevole asimmetria di un volto.
La porta di dietro e` quella che ruba la casa. La porta posteriore, quella detta di servizio, e` anche detta ‘‘porta ladra’’, perche´ da quella passano quelli di casa asportando non visti quello che fa loro comodo, prelevato dalle dispense e dalle riserve del padrone. 2216
2217 Trista quella casa che ha due porte. Perche´ da una arriva la roba e dall’altra se ne va. 2218
La casa che ha due porte ne ha una per il padrone e una per i ladri.
2219
Tutto fai, ma alla casa due usci mai.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Se vuoi guardar la casa fai una porta sola.
2221
Chi ha passato la porta ha gia` fatto molta strada. Chi e` uscito di casa ha fatto la parte piu` difficile del viaggio. Vedi anche Il peggior passo e` quello dell’uscio [P 693]; Il principio e` sempre il piu` difficile [P 2737]. 2222
2223 Chi non entra dalla porta e` un ladro. Chi sceglie di entrare in una casa per altra via che non sia la porta ha delle ragioni disoneste. Anche in senso figurato, chi si introduce in un certo ambiente per vie non consentite e` da guardare con sospetto.
Porta battuta, visita fatta. Intende che una visita di cortesia si considera fatta anche se, andando a bussare alla porta, non risponde nessuno. E` un meccanismo psicologico che si verifica anche per i rapporti telefonici: una telefonata si considera fatta anche se l’interessato non risponde. 2224
Quando si chiude una porta spesso s’apre un portone. Allorche´ nella vita si perde una possibilita`, una cosa desiderata, un’opportunita`, spesso si trova una prospettiva migliore e piu` gratificante. 2225
Non si serra una porta che non se n’apra un’altra. Vedi anche Non tutto il male vien per nuocere [M 382]. 2226
Bisogna chiuder la porta in modo da poterla riaprire e aprirla in modo da poterla chiudere. Bisogna comportarsi in modo da lasciarsi aperte molte possibilita` e non chiudersi mai ne´ la via di ritirata ne´ il ritorno sulla vecchia posizione. 2227
2228 A porta chiusa il diavolo volge le spalle. Quando una persona presenta un diniego assoluto anche il diavolo rinuncia a tentare. Chi non vuol cadere in inganni, raggiri, non offra nessun appiglio, non apra neppure spiragli alle persone sospette.
pag 1294 - 04/07/2007
1231 2229 Porta aperta guarda casa. La porta aperta lascia intendere che chi abita la casa e` presente e quindi tiene lontano il ladro.
Se ognuno spazzasse davanti alla sua porta sarebbe pulita la citta`. Se ciascuno pensasse a comportarsi onestamente per proprio conto e per quanto lo riguarda, la societa` sarebbe fatta di persone giuste e il male sparirebbe in un momento. Vedi anche Chi vuol la via pulita spazzi davanti al proprio uscio [S 1763]. 2230
Piu` la porta e` bassa e piu` bisogna chinarsi. Quando si ha da trattare con una persona di grande potere e valore basta l’ossequio dovuto per educazione e cortesia, ma quando si ha a che fare con persona venuta dal basso e di poco valore, allora non bastano mai inchini riverenze e baciamani. 2231
Apri la porta a san Pietro, se vuoi che san Pietro t’apra il portone. Se vuoi che un potente ti usi benevolenza, riveriscilo e fagli onore. 2232
E` piu` facile aprire la porta che alzare il batacchio. Si riferisce ai diversi ruoli elementari della donna e dell’uomo nel rapporto sessuale. 2233
Piu` grande e` la porta, piu` grosso il batacchio [picchiotto]. Si usa nel suo scoperto doppio senso. 2234
PORTARE f Vedi Porta. Porta teco se vuoi star meco. Se vieni a trovarmi e vuoi restare in casa mia, porta qualcosa per stare bene insieme e sarai piu` gradito. 2235
2236
Chi porta e` il benvenuto.
2237
Chi vuol venir meco porti seco.
Quando vai in una casa porta sempre qualcosa. Per analogia. 2238
Portare pari alleggerisce il peso. La perfetta distribuzione del peso lungo l’asse del corpo consente di portare meglio una maggiore quantita` e con minore fatica. 2239
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
PORTO
Meglio portare un quintale in capo che un chilo in mano. Un peso portato sulla testa si scarica perfettamente sulla persona: e` il modo usato dalle lavandaie, dalle acquaiole, dai facchini. 2240
Ogni domane porta il suo pane. Ogni giorno provvede a procurarci il modo di mangiare e sopravvivere. Esortazione ad affidarsi alla Provvidenza o, semplicemente, a prendere le cose come vengono. 2241
2242 Chi porta volentieri tutti lo caricano. Chi si mostra gentile, volenteroso e servizievole, diventa l’asino della compagnia. 2243 Chi porta e` l’asino. Chi porta i pesi fa l’ingrata funzione dell’asino. 2244 Chi non puo` portare strascichi. Chi non riesce a trasportare un peso lo trascini come meglio puo`. Chi non riesce s’arrangi. 2245 A chi non pesa ben porta. Chi non sente il gravame del peso porta volentieri. Si portano volentieri in regalo le cose chi non ci costano niente, che si sono ottenute con poca fatica.
Un mese porta la coniglina, due mesi porta la gattina, quattro mesi porta la grifuta, cinque mesi la cornuta, nove mesi la vaccina e dodici mesi la cavallina. Strofetta che indica approssimativamente il tempo che passa dal concepimento al parto per vari animali. Con portare si indica appunto il tempo della gestazione. Vedi anche Cagna. La grifuta e` la scrofa, la cornuta e` la capra, la vaccina e` la vacca e la mucca. 2246
PORTO Vedi Ancona, Ancora, Chiavari, Matrimonio, Monte, Morti.
f
2247 Ogni marinaio sogna il suo porto. Ognuno pensa con desiderio o nostalgia al luogo dal quale e` partito o a quello dove vuole arrivare. Ognuno desidera la propria casa o il luogo verso il quale cammina. 2248 Arrivati in porto si loda il vento. Solo quando si e` arrivati alla conclusione di un lavoro si ringrazia coloro che hanno aiutato o favorito l’opera. Vedi anche Non lodare il bel giorno innanzi sera [G 596].
pag 1295 - 04/07/2007
PORTONE
1232
.
Tre cose fan l’uomo accorto: lite, donna e porto. Tre esperienze rendono l’uomo avveduto, scaltro, navigato: il contrasto con gli uomini, il rapporto con la donna e la vita nel mondo del suo lavoro, dove si discute, si opera e si commercia. 2249
Corte, putta e porto fanno l’uomo accorto. Variante antica. 2250
Pie’ di montagna e porto di mare fanno l’uomo profittare. Le terre poste alla base delle montagne, fertili e ricche di acqua, e la presenza di un porto mettono l’uomo nella condizione di arricchirsi. 2251
PORTONE f Vedi Porta. Su un bel portone sta bene un bel picchiotto. Su una faccia grande sta bene un bel naso. 2252
POSARE Nell’accezione, desueta, di ‘‘riposare’’. Chi altri tribola se´ non posa. Colui che continuamente cerca di dar fastidio al prossimo si crea un lavoro, un’occupazione, un fastidio. 2253
Chi di notte cavalca posare deve il giorno. Chi viaggia, lavora di notte... – non senza una maliziosa allusione – deve riposarsi di giorno. 2254
POSARE Nel senso di ‘‘lasciare, deporre’’. 2255 Posa l’osso. Invito rivolto al cane che s’appropria di un boccone che non gli e` destinato. In genere si dice a chi sta prendendo quello che non deve, quello che non gli spetta.
POSATA Chi mette le posate in croce chiama il diavolo commensale. Superstizione che vuole che in una mensa dove siano state poste le posate in croce nasca la discordia. 2256
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
POSSIBILE 2257 Chi fa il possibile fa abbastanza. Chi fa quello che e` nelle proprie possibilita` fa quello che a lui viene richiesto, ne´ gli si puo` chiedere di piu`.
Il possibile lo facciamo subito [gia` lo facciamo], l’impossibile con un po’ di tempo, per i miracoli ci stiamo attrezzando. Gioco che certi artigiani e negozianti usavano (e talvolta ancora usano) ripetere o scrivere sui muri della propria bottega. 2258
POST 2259 Post hoc, ergo propter hoc. ‘‘Dopo cio`, quindi a causa di cio`’’. Frase proverbiale forse formulata dalla scolastica. Si usa in genere per indicare che la successione temporale di fatti, di circostanze, non consente di stabilire un rapporto di causa e d’effetto. Si cita infatti come schema esemplare del sofisma per cui si inferisce un rapporto di causa laddove esiste solo un rapporto di tempo. Meno usata e` la formula piu` articolata della frase: 2260 Cum hoc vel post hoc, ergo propter hoc. ‘‘Con questo o dopo questo, dunque a causa di questo’’. In questo caso l’errore di logica e` ancora piu` evidente: basta che due fatti si presentino concomitanti, o uno di seguito all’altro, per affermare che uno e` causa dell’altro.
POSTO 2261 Ognuno stia al suo posto. Ciascuno faccia i propri compiti, adempia ai suoi doveri, non entri in cio` che non gli compete e stia nei propri limiti. Invito a mantenere l’ordine previsto, senza creare confusione con sovrapposizione di competenze. 2262 L’ora e il posto fanno il ladro. Trovarsi al momento opportuno nel luogo propizio invita ad approfittare dell’occasione e prendere non visti quello che e` di altri. Vedi anche L’occasione fa l’uomo ladro [O 24]. 2263 Chi lascia il posto lo perde. Chi abbandona il suo posto e lascia che un altro lo occupi, non puo` poi reclamarlo. Chi va via perde il rapporto con le persone e l’ambiente. Vedi anche Chi va via perde il posto all’osteria [A 885].
pag 1296 - 04/07/2007
1233
.
POTARE
POTARE La potatura e` operazione delicata che si fa sugli alberi da frutto in modo da non disperdere le forze della pianta nelle fronde e farle convergere nella fruttificazione. La potatura piu` importante e` quella della vite. Normalmente si indica febbraio come mese per la sua potatura, ma e` il freddo che permette o meno questo lavoro: ‘‘Febbraio potatore’’. Quando si temono gelate non e` bene procedere alla potatura: il taglio attiva la reazione della pianta determinando la colatura della linfa (‘‘pianto della vite’’) e di conseguenza il freddo puo` far gelare il liquido distruggendo la fibra dei rami. Per questo potare comporta sempre un certo rischio e in tal senso e` forse da intendere il proverbio che avverte: Di febbraio il taglio e` amaro. D’altra parte e` bene potare prima che la linfa si muova nella pianta per il risveglio primaverile: il taglio in quel momento potrebbe far soffrire la vite e sforzarla: Chi pota a gemma dormente svina abbondantemente. L’arte del potino non e` facile, ne´ si puo` insegnare tutta quanta: molto si raccomanda all’intuito, alla sensibilita` di chi sa ‘‘capire’’ la pianta e stabilisce con questa, per cosı` dire, un discorso che si ripete anno dopo anno. Ci sono delle regole generali alle quali ci si deve attenere, come quella di recidere i tralci nettamente, con un taglio preciso, un po’ trasversale, in modo che scivoli presto via la linfa detta ‘‘del pianto’’ e la pioggia. Il principio generale e` espresso dal proverbio: Ramo corto, vendemmia lunga. I tagli che fa il potino sono tre. Si tende a recidere completamente il tralcio disposto piu` in alto, quello che ha gia` dato e probabilmente non dara` piu` frutto o puo` darlo scarso, e si chiama ‘‘taglio del passato’’. Si taglia, lasciando due gemme, il tralcio che sta piu` in basso e si chiama ‘‘taglio del presente’’. Se la pianta e il terreno consentono il taglio lungo si potra` allora, invece di recidere completamente il tralcio piu` alto, lasciarlo a sperone con alcune gemme, operando cosı` il ‘‘taglio dell’avvenire’’. f Vedi Tralcio, Vendemmia, Vigna, Vite.
Potazzina e` un altro nome della cinciarella (Parus coeruleus), uccello stazionario, presente in inverno nelle nostre terre. Un tempo la potatura veniva fatta nei mesi di freddo da uno o due contadini che seguivano i filari spesso accendendo un focherello coi sarmenti verdi, per potersi di tanto in tanto scaldare le mani gelate e rattrappite. Era una faccenda tranquilla, tra le nebbioline o sotto un sole incerto tra le nuvole. A tenere compagnia al potino c’era un uccelletto che solo gira per i campi in quel periodo, e, saltando da una vite all’altra, ripete un verso, interpretato come: ‘‘Pota qui... Pota qui... Pota lı`... Pota qui e li... Lı`, lı`... Lı` e qui...’’ Pare che per questo sia stata chiamata potazzina. Gli etimologisti ne dubitano, ma i potini dicono che l’uccelletto da` indicazioni competenti e sicure.
L’asino pota e Dio fa l’uva. Il contadino, l’uomo, fa il poco che sa e puo` fare e Dio fa il miracolo del raccolto. Vedi, per il rapporto tra l’asino e la vite, Un asino insegno` a potare [A 1447].
Se vai a potar d’aprile, contadino, molt’acqua beverai e poco vino. La potatura d’aprile e` troppo tarda e rovina la vite. Vedi anche Vite in april potata mai ha la sete al vignaiol levata [V 1058].
2264
2266 Chi pota bene vendemmia meglio. Chi pota accuratamente e secondo le regole ha un piu` ricco raccolto d’uva. 2267 Quando e` bagnata non potare la vite. Secondo alcuni la vite non deve neppure essere legata quando e` fradicia. 2268
2269 Pota corto se vuoi vendemmia lunga. Per avere una vendemmia abbondante devi tenere la vite con i rami molto corti: su questi vengono i grappoli, quelli lunghi tendono a riempirsi di foglie. Vedi anche Ramo corto, vendemmia lunga [V 315]. 2270
Dice la potazzina: – Pota qua, pota la`...
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Se vuoi vendemmiar molto zappa a fondo e pota corto.
Se vuoi d’uva un buon raccolto leva un tralcio e lascia una gemma. Lascia le gemme e togli i tralci che non ne hanno. 2271
Se vuoi aver mosto, un tralcio di meno e un occhio di piu`. L’occhio e` la gemma. 2272
2273
2274 2265
Quando son bagnata, non mi toccare che sono malata.
Chi pota di marzo [di maggio] e zappa d’agosto non raccoglie ne´ pane ne´ mosto.
pag 1297 - 04/07/2007
POTENTE 2275
Non potare tardi e semina presto.
Con la luna di febbraio finisci la potatura. Quando si compie il ciclo della luna di febbraio la potatura delle viti deve essere compiuta perche´ la luna di marzo e` quella dell’equinozio (quella che determina la Pasqua, vedi la voce) e quella che si vuole che muova la vegetazione, con l’apertura delle gemme e dei fiori. Le piante, quando sono in questa fase non devono essere disturbate con tagli o altri traumi. 2276
Di marzo taglia e pota se non vuoi la botte vuota. Se ancora non hai finito, a questo punto datti da fare. 2277
2278
Chi di marzo non ha potato le viti a settembre si mangia i diti.
2279
Di marzo pota il pazzo.
2280
Vite potata d’aprile lascia vuoto botte e barile.
POTENTE 2281 Coi potenti non si fa compagnia. Non e` cosa consigliabile mettersi insieme con i potenti, perche´ tendono ad essere prevaricatori e il rapporto non sta mai in parita`. ‘‘La societa` con il potente non e` mai affidabile’’, e` la morale di una celebre favola di Fedro (Favole 6): La vacca, la capretta, la pecora e il leone. Vedi anche Amicizia di grandi vicinanza di leoni [A 628]. 2282
1234
.
Col potente non mangiar frittelle.
A chi fa il possibile non gli puo` essere chiesto di piu`. Vedi anche Chi fa il possibile fa abbastanza [P 2257]. 2286
Chi fa quello che puo` fa quello che deve.
2287 Non si puo` far sempre come si vuole. Non e` nelle possibilita` dell’uomo fare sempre secondo la sua volonta`. 2288 Chi non puo` sempre vuole. Chi non ha la possibilita` di fare come vuole, si trova nella situazione di voler sempre fare come gli pare, di aver sempre questo desiderio.
Esser non puo` che non sia quel che e` stato. Letterario. Quasi un gioco di parole per dire che quel che e` accaduto non si cancella. 2289
2290 Quando non si puo` non si deve. Quando non e` possibile fare una cosa, o non e` permessa, non si deve neanche tentare di farla. Chi tenta l’impossibile e` stolto e chi fa il proibito e` colpevole. 2291 Non si puo` andare al mulino e al forno. Non si possono fare due cose contemporaneamente una delle quali esclude l’altra, per il principio aristotelico di non contraddizione.
Chi non puo` far come vuole, faccia come puo`. Chi non puo` avere la piena realizzazione del proprio desiderio faccia quello che puo` realizzare, si accontenti del possibile. Vedi anche Chi non sa cantare zufoli [C 509]; Chi non puo` portare strascichi [P 2244]. 2292
Chi non puo` andare in carrozza [a cavallo] vada a piedi. Invito ad accontentarsi, facendo comunque quello che e` necessario e si e` in grado di fare. 2293
POTERE1 Verbo. f Vedi Fottere, Volere. Potea, non volle, or che vorria non puote. Verso proverbiale, un tempo notissimo, per indicare l’occasione perduta, la tarda resipiscenza. Da una favola del Clasio: I due susini. 2283
Chi piu` puo` piu` fa. Chi ha maggiori possibilita` fa molto di piu` di chi ne ha poche. 2284
2285
Chi fa quel che puo` non e` tenuto a far di piu`.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Chi puo` va a cavallo e chi non puo` va a piedi. Chi ha possibilita` usa le comodita`, i mezzi, e chi e` povero fa come puo`. 2294
2295 Ognuno fa quello che puo`. Puo` avere vari significati: di commiserazione (non poteva fare di piu`); di limite (non era possibile fare di piu`); di scusa (nessuno e` tenuto a fare piu` del possibile). 2296
Si fa quel che si puo`.
pag 1298 - 04/07/2007
1235 Formulazione particolarmente frequente per evidenziare la propria buona volonta`, ma talora anche per ridimensionare, con falsa modestia, risultati di notevole rilievo. Tutto puo` esser fuorche´ il fiume senza sponde. Frase usata per non escludere una probabilita` affacciata da altri, un’ipotesi diversa dalla propria opinione. E` un modo gentile per smentire con una negazione decisa chi la pensa diversamente. Composto dalla semplice frase d’uso comune ‘‘Tutto puo` essere’’ e una realta` paradossale, procedimento usato nell’adynaton. 2297
2298 Tutto puo` esser fuorche´ l’uomo gravido. Un tempo si aggiungeva ‘‘e il volante’’, vale a dire la macchina che vola; poi il proverbio e` stato smentito.
Chi puo` tace e chi non sa ciancia. Coloro che sono capaci fanno e non si perdono in chiacchiere; gli inetti, che non hanno possibilita` alcuna di operare, si sfogano a fare discorsi. Vedi anche Chi lo fa non lo dice, chi lo dice non lo fa [F 275]; Chi ne fa tante non le racconta [F 277]; Il dire non va col fare [D 515]; Tra il dire e il fare c’e` di mezzo il mare [F 263]; A questo mondo c’e` chi parla e chi fa [P 516]; I fatti son frutti e le parole son foglie [P 539]; Le parole non son fatti [P 540]; Chi non sa l’arte da` consigli [P 502]. 2299
2300 Posso, comando e voglio. Frase reboante che si cita ironicamente per indicare la determinazione in una decisione. Viene probabilmente da una favola o dal teatro delle marionette. Guglielmo II, imperatore di Germania, la fece scrivere ‘‘seriamente’’ nel 1893 sotto un suo ritratto.
POTERE2 Sostantivo. 2301 Il potere logora. Espressione fraseologica recente che sottolinea come nelle istituzioni l’esercizio del potere richieda un ricambio. 2302 Il potere logora chi non ce l’ha. Frase oggi comunissima, coniata sull’espressione comune Il potere logora, dal politico Giulio Andreotti, grande navigatore della politica e conoscitore del potere, al punto che ha fatto anche l’esperienza di perderlo.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
POVERO
2303 Il potere passa il volere. La volonta`, per quanto forte, deve cedere di fronte alla potenza che la sovrasta. Vedi anche Contro la forza la ragion non vale [F 1263].
Il potere e` nella [passa per la] canna del fucile. Frase moderna per indicare che il potere viene dalla forza, cosa che si sapeva da tempo. Il detto pero` si rivolge nello specifico ai rivoluzionari invitandoli a non credere o praticare strade diverse per raggiungere il potere. E` stata un luogo comune della sinistra estrema fino agli anni Ottanta, ma si sente ripetere ancora. Se ne riconosce la paternita` a Mao Tse-tung (Discorso sui problemi della guerra e della strategia, del 6 novembre 1938): ‘‘Il potere politico nasce dalla canna del fucile’’. 2304
POVERO La poverta` e` la condizione di chi ha appena di che vivere, diversa dalla miseria che e` quella di chi non ha neppure lo stretto necessario. Situazione comune ai piu` nel passato tende a scomparire oggi nelle societa` industriali, o a ritornare sotto altre forme. Il paganesimo considerava naturale la schiavitu` e questa idea di condizione naturale e` rimasta a lungo nel mondo cristiano verso i poveri, pur con altra sensibilita` e coscienza, a cominciare dalla condanna delle ricchezze, del danaro, la visione del povero come situato nella giustizia piu` del ricco (parabola del ricco epulone, le Beatitudini, la nascita di Cristo, il concetto di carita`, fratellanza). I proverbi vedono l’umanita` formata da ricchi e poveri: la zona intermedia nasce con le societa` mercantili. Nei detti vi e` la coscienza chiara che la condizione determina la propensione a prevaricare sul debole, a sfruttare il misero: cosı` fa il ricco e peggio ancora il povero che diventa ricco. Un’analisi precisa della ‘‘realta` effettuale’’ dove manca ogni tensione o speranza per porvi rimedio. `. f Vedi Pane, Pezza, Poverta Con la superbia dei poveri il diavolo ci si netta il culo. I gesti di superbia, di presunzione, di disdegno delle persone di basso livello non solo non servono a niente, ma peggiorano la situazione, o perche´ nessuno se ne cura, oppure perche´ provocano un’umiliazione ancora piu` cocente. 2305
pag 1299 - 04/07/2007
POVERO 2306
1236
.
Superbia di povero e fuoco di paglia durano poco.
Non c’e` nulla di piu` ridicolo al mondo d’un povero superbo. Vedi anche Tre cose sono insopportabili: ricco avaro, povero superbo e vecchio innamorato [T 920]. 2307
la memoria [P 1640]; Quando la merda monta in scanno o che puzza o che fa danno [P 1641]; Meglio ricco impoverito che povero arricchito [R 493]. 2318
Quando il povero arricchisce diviene un tiranno.
2319
2308
Quando il povero monta a cavallo e` piu` superbo del ricco.
2309
Quando la merda costera` cara i poveri nasceranno senza culo. Il povero e` anche sfortunato. Quando le cose di nessun valore acquistano un qualche interesse, il povero che prima ne disponeva e le usava, ne perde subito la disponibilita` perche´, per caso o per malignita`, gli vengono sottratte.
Povero e coglion non ti far mai. Toscano. Mostrare di non avere neppure un soldo e di disporre di poco cervello non e` una politica che porta a buoni risultati, anche se puo` salvare da una situazione, invitando gli altri a non aver paura d’un meschinello e a non aver fiducia in un babbeo. Non ti fare povero davanti a chi non vuol farti ricco.
Non c’e` peggior male [puzzo] di quello del povero. L’odore di poverta` allontana la gente piu` di qualunque altro cattivo odore. Non si ama stare vicini a chi non ha nulla da dare e a chi facilmente puo` chiedere. Vedi anche Meglio puzzare di merda che di scemo [P 3020]; Meglio puzzare di ladro che di povero [P 3021].
2320
2321
Quando il povero fa il pane, o crolla il forno o non basta la legna.
2322
Quando un povero trova una salsiccia passa un cane e gliela mangia.
2310
2311 2312
2323 Gli ospiti del povero fanno visita breve. Rimangono poco perche´ l’ospitalita` loro riservata li consiglia a sloggiare presto, se vogliono stare comodi e levarsi la fame.
Non si puo` dire a uno peggio che dirgli povero.
2324
Il povero desina alla svelta.
Chi e` povero e` (anche) malvisto.
2325
Le tavole dei poveri s’apparecchiano alla svelta.
2313 Chi da` al povero presta a Dio. La carita` fatta a chi ha bisogno sara` compensata e centuplicata da Dio. Frase che si trova nei Proverbi della Bibbia (19. 17). Si trova anche come epigrafe di una poesia di V. Hugo in Feuilles d’automne. Vedi anche L’elemosina e` la chiave del Cielo [E 50]; Chi vuol farsi un tesoro in cielo, doni ai poveri [T 537]. 2314
Ben semina chi dona al povero.
2315
La mano dei poveri e` la borsa di Dio.
Campa da povero per non diventare poveraccio. Campa e` un imperativo, non un indicativo: tu devi vivere da povero, al limite delle tue risorse, per non diventare, facendo il passo piu` lungo della gamba, miserabile, indigente. 2316
2326 I poveri hanno una quaresima lunga. Fanno lunga penitenza anche in periodi non indicati, vedi Quaresima.
In casa del povero si veste chi primo si alza. Nel senso che l’ultimo rischia di non trovare i vestiti. 2327
Povero che si vergogna non empie la saccoccia. Chi in situazioni precarie vuol mantenere la dignita` o si vergogna, fa magri pasti. Vedi anche Chi si vergogna non si satolla [V 501]. 2328
2329
Povero vergognoso va col fardello leggero.
Il frate vergognoso torna al convento con la bisaccia vuota. Per analogia. 2330
Chi vuol fare un dispetto a Cristo d’un povero faccia un ricco. Chi vuol fare un torto all’umanita` e alla giustizia arricchisca un povero e vedra` come si comportera` disumanamente con coloro che erano i suoi compagni. Vedi anche Quando il pidocchio sale in gloria perde la coscienza e 2317
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Il povero e` parente dell’asino, che porta il vino e beve acqua. Il povero, come l’asino, fatica e lavora per far star bene gli altri, contentandosi di avere sol2331
pag 1300 - 04/07/2007
1237
.
POVERO
tanto di che sopravvivere; porta cose preziose e si ciba di cose vili. Vedi Arrotino, Asino, Popolo.
Quando il povero cade nelle mani della giustizia, che abbia torto o ragione finisce in galera.
Il povero fa la gallina e il ricco se la mangia. Il povero lavora per produrre quello che non mangera` mai, e di cui si cibera` invece il ricco.
La rason del poareto no val un peto. ‘‘La ragione del poveretto non vale un peto’’. Forma veneta riportata come esemplare di altre forme dialettali settentrionali.
2332
2333
Il povero mantiene il ricco.
2334
La ricchezza munge la vacca della poverta`.
Meglio povero onorato che ricco maledetto. E` preferibile vivere in poverta` ed essere amato e rispettato da tutti che avere molte ricchezze per procurarsi le quali si e` dovuto commettere cose disoneste attirandosi il disprezzo generale. 2335
2336
Meglio poverta` onorata che ricchezza svergognata.
Meglio poco con onore che molto con vergogna. Per analogia. 2337
A casa del povero non mancano i tozzi di pane. Ironico: per far sembrare la casa del povero come una reggia dove c’e` ogni ben di Dio. Il povero, una volta, viveva di tozzi di pane, che raccoglieva questuando. 2338
2339 Aiuta il povero e caccia il mendico. Aiuta chi, pur dandosi da fare, e` in difficolta`, ma non aiutare chi non vuol lavorare, chi fa il povero di professione, che va a elemosinare, che chiede e non vuol lavorare.
Quando un povero mangia una gallina o sta male il povero o stava male la gallina. Anche quando c’e` una ricca mensa in casa del povero si tratta sempre di una disgrazia. Il brodo di gallina era ritenuto un corroborante e veniva somministrato a malati e convalescenti. 2340
Le ragioni del povero son piume. Infatti non pesano e volano via senza che nessuno le prenda in considerazione. 2341
2342 Raramente il povero ha ragione. Perche´ non gliela da`nno anche se ce l’ha. 2343
Col torto o la ragione il povero va in prigione.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
2344
Chi ruba la veste al povero, gela sotto le coperte. Perche´ commette un tale peccato che la punizione lo colpira` in maniera esemplare e senza misericordia. 2345
2346 Il pane dei poveri e` sempre duro. Perche´ si guadagnano quello che mangiano sempre con molta fatica e sacrificio.
I poveri non son tutti onesti, ma tutti gli onesti sono poveri. Non e` detto che uno solo per il fatto di essere povero possa dirsi anche onesto, ma e` difficile se non impossibile trovare un onesto ricco. Vedi anche L’onesta` non abita sotto il cappello [O 309]; L’onesta` e` un capitale che da` poca rendita [O 316]. 2347
2348 Chi e` povero dorme tranquillo. Il povero, non avendo pensieri per quel poco che possiede, dorme sonni tranquilli senza preoccupazioni, ne´ ansie. Vedi anche Chi non ne ha non ne perde [A 1673]; Chi ha la casa vuota lascia la porta aperta [A 1674].
Al povero manca il pane e al ricco l’appetito. Ad uno, che fa vita faticosa e grama, manca cosa mangiare; all’altro, che fa vita agiata e oziosa, manca la voglia di mangiare, che viene dal lavoro. Vedi anche Chi ha denti non ha pane, e chi ha pane non ha denti [D 198]; Chi ha la farina non ha i sacchi e chi ha i sacchi non ha la farina [F 353]; La salsa di san Bernardo e` il miglior condimento [F 148]. 2349
Povero dispettoso, vecchio lussurioso, donna lisciata non piace alla brigata. Chi e` scontento della propria condizione e tormenta gli altri con i suoi complessi e la scontentezza, non e` un buon compagno, come danno fastidio l’anziano che fa il galante, la donna che fa la civetta. Lisciata nel senso di ‘‘molto curata, adornata’’. 2350
pag 1301 - 04/07/2007
POVERO
Ha piu` il ricco quando impoverisce che il povero quando arricchisce. Da una ricchezza che arriva al suo esaurimento rimane sempre tanto, al punto che colui che e` arricchito, venuto da nulla, non ha altrettanto. Una ricchezza costituita, sedimentata nasconde tesori che neppure si sospettano. 2351
Cristo volle prender casa tra i poveri. Cristo nacque povero, scelse di nascere nella parte meno ingiusta, egoista, piu` sincera e semplice dell’umanita` . Per esprimere cristiana comprensione verso chi e` nel bisogno o per ammonire chi ostenta la propria ricchezza, magari raggiunta con mezzi disonesti. 2352
2353 A fare il povero non si spende nulla. Ironico. La condizione di povero non impone spese per il mantenimento del decoro e della distinzione del rango: si puo` fare senza formalita` e senza spese. 2354
A fare il povero si spende poco.
Quando il povero dona [presta] al ricco il diavolo se la ride. Quando chi non ha regala a chi ha, invertendo i ruoli della condizione sociale, il diavolo e` contento, perche´ ne nasceranno malintesi e risse che aggiungeranno ospiti all’inferno. Il ricco si offende o non e` riconoscente, il povero perdera` quello che ha dato e ne otterra` un danno. Il Cellini (Vita 120) cita il proverbio: ‘‘Quando il povero dona al ricco il diavolo se ne ride’’. Vedi anche Chi fa prestito a un signore perde i soldi e l’onore [P 2586]; San Francesco fa la carita` al duomo [D 1216]. 2355
2356
Quando il povero dona al ricco il diavolo canta e balla.
Sapienza di povero e forza di facchino non valgono un quattrino. I pareri del povero non interessano a nessuno, non hanno alcun peso, per quanto possano essere saggi. La forza del facchino non serve altro che a portare pesi, come quella del somaro. 2357
2358 Non sei stimato senza l’avere. Per analogia. Vedi anche L’essere sta nell’avere [E 204]. 2359
1238
.
Sacco rotto non tien miglio, pover’uom non va a consiglio: se parla bene non e` inteso, se parla male vien ripreso.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
L’uomo povero non gode di nessuna reputazione e considerazione, anche se vale. 2360 I poveri hanno le braccia corte. Cioe` non hanno le braccia abbastanza lunghe, o abili, per prendere quello che non e` loro, per appropriarsi di quello che non hanno.
I poveri sono i primi alle forche e gli ultimi alle tavole. I poveri vengono sempre ultimi quando c’e` da spartirsi dei beni, mentre sono i primi quando c’e` da fare sacrifici, pagare qualche tassa, prendersi una colpa, partire per la guerra. 2361
Sui disegni del povero ci cacano le mosche. Rimangono lettera morta, invecchiano senza che siano mai attuati e cosı`, come su una cosa dimenticata, cacano le mosche. 2362
I quattrini dei poveri e i coglioni di cani son sempre allo scoperto. I soldi dei poveri sono pochi e, non fanno a tempo a entrare loro in tasca, che devono subito saltare fuori; i cani hanno avuto dalla natura il raro privilegio di portare sempre in bella vista i loro attributi sessuali. 2363
Povero e` il cane che ha i coglioni al vento. Povero e` colui che non ha proprio nulla, neppure le vesti per coprirsi le vergogne e ripararsi dal freddo. Ammonimento a non definirsi troppo facilmente ‘‘poveri’’. 2364
I poveri s’ammazzano e i ricchi s’abbracciano. I poveri vengono spinti uno contro l’altro nelle guerre e per dividersi il poco necessario a sopravvivere; i ricchi, al buon momento, trovano presto un’intesa tra loro per poter fare i loro interessi. Vedi anche I popoli si ammazzano [scannano] e i re s’abbracciano [P 2130]. 2365
Se ti trovi nel bisogno stretto prima che dagli altri vai dal poveretto. Se ti trovi in una disperata necessita` e` piu` facile che tu riceva un aiuto da un povero che da una persona di alto livello. Da ricchi non aspettarti mai nulla. 2366
Il povero fa il povero anche quando sogna. La disdetta del misero e` tale che, anche quando potrebbe star bene, non gli riesce: quando sogna si ritrova a far la parte del povero irrimediabilmente. 2367
pag 1302 - 04/07/2007
1239 E` male esser povero, ma peggio essere minchione. La poverta` e` un danno, ma la stoltezza e` assai peggiore. Vedi anche Meglio puzzare di merda che di scemo [P 3020]. 2368
Povero e` chi non sa far niente. La persona da commiserare e` colui che non e` capace di fare nulla, perche´ povero e` e povero restera`. Vedi anche Chi ha un’arte e` un signore [A 1291]. 2369
Non e` povero chi ha quanto gli basta. Colui che pur avendo molto desidera ancora e` povero come chi desidera avendo poco. L’aver bisogno e` la condizione del povero. Vedi anche Chi ha pane e vino non invidi il suo vicino [P 263]. 2370
2371
Povero e` chi ha bisogno.
2372 Semper inops quicumque cupit. ‘‘Chi desidera e` sempre misero’’. Si trova in Claudiano (In Rufinum 1.200). 2373 Povero e` chi non si contenta. E` la condizione tipica dell’avaro. Vedi anche Assai manca a chi assai desidera [D 223]. 2374
Povero e` chi desidera molto.
2375 Povero e` chi dice: Se avessi! Il povero e` colui che sente il bisogno di avere quello che non ha. Chi non ha desideri non puo` dirsi povero. 2376 Povero e` chi muore. Il vero povero e` colui che perde tutto compreso la vita. Per chi conserva almeno quella c’e` speranza di recuperare. Si riferisce al fatto che si usava in passato ricordare una persona defunta premettendo al nome il povero (nonno, zio, Raimondo). Ovvero ‘‘il compianto’’, ‘‘la buonanima...’’, oppure posponendo al nome la formula di buona memoria..., segno di rispetto per i morti e gesto scaramantico. 2377
Povero e` chi muore e questo mondo lassa che chi resta alla meglio se la passa.
Povero e` chi muore, che poi tutto si rimedia. Perche´ si usa nominare chi e` morto dicendo ‘‘il povero Tizio, il povero Caio’’. 2378
2379
Povera quella donna che si pente d’essere stata troppo buona.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
` POVERTA
E` da commiserare la donna che deve rimproverarsi di essere stata troppo accondiscendente, d’aver fatto per amore uno sbaglio irrimediabile. 2380 Il primo torto e` esser povero. Nei rapporti sociali l’essere povero e` considerato come un torto, anche se a parole si dice bene dei poveri. ‘‘Mala cosa nascer povero’’, si trova scritto da Manzoni nei Promessi sposi (cap. 2).
Povera quella zita che torna donde e` uscita. La donna che, fallito il matrimonio, o fuggita con l’amante, e` costretta a tornare a casa. Zita e` nel Meridione ‘‘sposa’’, da cui zitella, donna nubile. 2381
Povero quell’uomo che sa quanto sale vuole la pentola. Disgraziato e` colui che in casa non ha una donna, ovvero ha una donna che trascura le faccende domestiche. Un tempo la divisione dei compiti tra uomo e donna era assai piu` rigorosa, tanto che cucinare era perfino considerato avvilente per l’uomo. 2382
` POVERTA Vedi Bisogno, Indigenza, Miseria, Necessita`, Povero, Ricchezza. f
2383 La poverta` non ha parenti. Il povero, il bisognoso viene allontanato, ignorato, dimenticato dai parenti che disconoscono anche la sua parentela. Anche nella Bibbia (Proverbi, 19.7): ‘‘Il povero e` fastidioso persino ai fratelli, quanto piu` lo eviteranno i suoi conoscenti!’’ (e Proverbi 14.20). Vedi anche Chi cade in poverta` perde ogni amico [P 1295].
Chi e` povero ognun lo fugge. Dove non e` roba anche i cani se ne vanno. Per analogia. 2384 2385
2386 2387
I poveri non hanno parenti ne´ conoscenti. Caduto in poverta`, persi gli amici.
Poverta` e disprezzo vanno a braccetto. La poverta` e` una triste compagnia. La poverta` caccia via amici e compagni e rimane sola con chi e` povero. 2388 2389
2390
La poverta` non e` un vizio (ma qualcosa di peggio).
pag 1303 - 04/07/2007
` POVERTA
Sottolinea che la poverta` non e` una colpa: uno puo` trovarcisi per cause indipendenti dal suo potere e quindi non e` cosa disonorevole, ma e` amata e scusata solo a parole, perche´ in pratica il povero e` fuggito da tutti. 2391
1240
.
La poverta` non e` un vizio, ma ci va molto vicino.
2398
La poverta` fa l’uomo ingegnoso e la donna avveduta.
Poverta` e bisogno sono i migliori maestri. Perche´ insegnano ad arrangiarsi e a trovare soluzione a molti problemi che la condizione agiata non sa risolvere. 2399
2392 Non c’e` poverta` senza difetto. Nel senso che deriva da una colpa; ovvero: ai poveri sempre si rimprovera qualcosa.
Quando la miseria fa scuola molti diventano maestri. Per analogia.
La poverta` e` come la morte: invocata da molti e fuggita da tutti. La poverta` e` una condizione amata e invocata a parole, come condizione semplice, innocente, tranquilla e senza egoismo; in realta` nessuno la vuole e tutti fuggono chi ce l’ha.
2401 La poverta` e` la sorella dell’ozio. Si accompagna spesso all’ozio dal quale non di rado deriva.
2393
La grande poverta` e la grande ricchezza sono due grandi mali. Sono due posizioni ugualmente squilibrate che allontanano dalla comune misura umana e impediscono di stabilire rapporti di parita`, comprensione, amicizia con gli altri. 2394
2395 La poverta` insegno` tutte le arti. Doversi arrangiare ha sempre costretto l’uomo a trovare i modi migliori per uscire dal bisogno e dall’indigenza e tutti gli espedienti, i marchingegni, i sistemi sono stati provati dietro questa spinta. La poverta` condivide questo ruolo, anche nei proverbi, con ‘‘necessita`’’ e ‘‘bisogno’’. Vedi anche L’arte fu dono della poverta` [A 1278].
Paupertas excitat artes. ‘‘La poverta` fa progredire le arti’’. Massima tuttora nota, di origine medievale, che riprende affermazioni equivalenti gia` d’eta` classica: Euripide, fr. 641 N2 ‘‘La poverta` ha in sorte l’abilita`’’, citato da quasi tutti i paremiografi greci, Plauto, Stichus 177-178 Paupertas [...] nam illa artis omnis perdocet ‘‘La poverta` [...] insegna infatti fino in fondo tutte le arti’’, luogo usato come massima nel Medioevo, Publilio Siro (H 8), Hominem experiri multa paupertas iubet ‘‘La poverta` ordina all’uomo di escogitare molte cose’’, Apuleio, Sulla magia 18.6 Paupertas omnium artium repertrix ‘‘La poverta` escogitatrice di tutte le arti’’. 2396
2397 La poverta` sveglia l’ingegno. Vedi anche Il bisogno stimola l’ingegno [B 605]; Il bisognino fa trottar la vecchia [B 606].
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
2400
2402
Poverta` e pigrizia s’accompagnano.
La poverta` e` il premio della pigrizia. Vedi anche La pigrizia e` la porta della poverta` [P 1780]; La pigrizia e` la chiave della miseria [P 1781]; Chi giace con pigrizia poverta` l’abbraccia [P 1782]. 2403
Chi ha volonta` non teme poverta`. Chi ha voglia di lavorare, di fare, non ha paura di essere o diventare povero, perche´ sa di poter provvedere a se stesso. 2404
2405 Poca poverta` mantiene la salute. Perche´ limita ogni eccesso, e soprattutto l’esagerazione nel cibo, che e` la causa di moltissime malattie.
La poverta` e` il miglior rimedio contro la gotta. Perche´ costringe a mangiare poco, e certo non permette gli eccessi di carne, che sono fra le cause prime di questa malattia. 2406
2407 La poverta` e` il piu ` leggero dei malanni. La poverta` e`, tra i guai, quello piu` sopportabile; nulla a confronto della malattia, della perdita di persone care, delle infermita`.
Meglio nascere in poverta` che andarci a cadere. La condizione di chi impoverisce e` peggiore di quella di colui che nasce nella poverta`, il quale e` piu` forte nell’affrontare situazioni e pene che distruggono chi non ne ha esperienza. 2408
Nessuno vuol esser povero e tutti signori non si puo` essere. E` il paradosso della vita umana nella quale tutti si vorrebbe la condizione e la posizione 2409
pag 1304 - 04/07/2007
1241 migliore, ma, come in una corsa non si puo` arrivare tutti primi. Vedi anche Non si puo` fare tutti quanti il vescovo [C 931]. Chi sa sopportare la poverta` e` gia` abbastanza ricco. Chi sa affrontare i problemi della poverta` e ha l’animo forte per sopportarla, ha gia` molte virtu` che altri non hanno. 2410
2411 Alla poverta` non manca nulla. Espressione paradossale, in quanto la poverta` si abitua a fare a meno di tutto.
Per finire in poverta` non si puo` partire dalla miseria. Per chi e` miserabile, totalmente nullatenente, la poverta` e` un livello superiore: quindi non finisce in poverta`, come si dice di chi e` ricco. Il ricco inoltre, perduto tutto, e` il vero povero, in quanto non ha la capacita` per sopravvivere in questo stato; inoltre ha la coscienza di quanto ha perduto, e quindi la consapevolezza della propria condizione. 2412
2413 Poverta` non toglie [guasta] gentilezza. Chi e` povero puo` esser signore nell’animo, nei modi.
Quando la poverta` batte all’uscio, l’onesta` comincia a far fagotto. Quando l’indigenza comincia a farsi sentire in una casa, si comincia a pensare di risolvere il problema anche con mezzi illeciti, vengono le tentazioni di arrangiarsi in qualche modo. Vedi anche Quando il bisogno batte all’uscio l’onesta` si butta dalla finestra [B 615]; con lo stesso schema: Quando la fame infila dalla porta, l’amore salta dalla finestra [F 195]; Quando la fame entra in casa l’amore fa fagotto [F 196]. 2414
2415 Poverta` non sente vergogna. Chi e` povero deve risolvere i problemi della sopravvivenza e non puo` permettersi il lusso del pudore e della vergogna, per cui chiede e non arrossisce nel dire che ha bisogno. 2416 La poverta` e` una malattia contagiosa. Sia perche´, frequentando il povero si rischia di diventare come lui, sia perche´ tutti fuggono chi ce l’ha come fosse appestato.
La poverta` e la vecchiaia sono il male e il malanno. Disgrazia e malattia sono le condizioni che provocano la reale poverta` e la vera vecchiaia. Quando uno li ha tutti e due si puo` dire disgraziato. 2417
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
POZZO
La poverta` e` una medicina che nessuno vuole prendere. La poverta` cura i difetti e gli eccessi, restituisce il senso e la misura delle cose, opera tanti miracoli, e` un voto dei religiosi, ma nessuno ne vuol sapere. 2418
2419 La poverta` e` un servitore fedele. Infatti non ti lascia mai e ti segue dovunque.
POZZO Non sempre il pozzo poteva trovarsi nell’area della cascina, in quanto era necessario che fosse a monte di questa, in modo da non ricevere gli scoli delle concimaie, dei pozzi neri, delle stalle e degli abbeveratoi. Poteva essere sostituito da una vicina fontana perenne. L’acqua si attingeva calando mezzine, secchie legate a corde poste nelle carrucole. Andare ad attingere era compito della donna, per cui il pozzo, che spesso serviva piu` famiglie, era ritrovo di chiacchiere e occasione di incontri galanti. Particolari leggi non scritte salvaguardavano i pozzi dall’inquinamento e dal deterioramento, con periodiche verifiche, manutenzioni e ripuliture da erbe e animali che vi s’insediavano. Di forma circolare, il pozzo scendeva con un anello in muratura a tenuta fino allo strato filtrante: qui procedeva per un tratto verso il fondo con muro a secco. Il fondo era aperto per permettere alla vena di rifornire d’acqua la cisterna: sopra il fondo vero e proprio era posto uno strato di sabbia che aveva il compito di filtrare l’acqua in arrivo e sopra questa uno strato di ghiaia impediva alla rena, mossa delle secchie, d’intorbidare l’acqua. D’estate il pozzo serviva da frigorifero: s’immergevano nell’acqua fresca le angurie, i meloni e altri cibi. L’acqua di pozzo era particolarmente indicata per ricette magiche o di farmacopea tradizionale. f Vedi Acqua, Avarizia, Pensiero, Viandante. Tante volte al pozzo va la secchia ch’ella ci lascia il manico o l’orecchia. La lunga frequentazione di un rischio, di un pericolo comporta che prima o poi, nonostante l’attenzione e le precauzioni, la cosa temuta s’avvera. Non si puo` sfidare continuamente l’eventualita` di un danno senza prima o poi subirlo. Il pozzo era il luogo dove le donne andavano ad attingere e dove era facile per i loro corteggiatori incontrarle, quindi la metafora ha un preciso riferimento. Qui secchia e` da intendere l’anfora, o un recipiente di coccio con cui si attingeva l’acqua: aveva due 2420
pag 1305 - 04/07/2007
PRAGA
1242
.
volute o due rilevature affrontate lungo il bordo, dette orecchie, con due fori per i quali passava una funicella fissata con nodi, detta manico. L’uso continuo prevedeva che prima o poi si rompesse l’orecchia o il manico, lasciando la secchia scendere in fondo al pozzo. Anche con le secchie di metallo si verifica prima o poi la stessa cosa. Vedi anche Tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino [G 215]. 2421
Vaso che va spesso al fonte ci lascia il manico o la fronte.
2422
Tante volte la brocca al fonte finche´ si smanica o si rompe.
Tanto va l’orcio per acqua che e’ si rompe. Variante antica.
dell’Europa cattolica. Si ritiene che provenga da un convento spagnolo tra Cordoba e Siviglia, nel quale ne e` venerata una copia. Maria Manrique del Lara, nel XVI sec., avendo sposato un nobile ceco la porto` in Boemia e la dono` alla figlia Polyssena sposata Lobkowicz; quindi fu donata al priore dei Carmelitani scalzi del convento di Santa Maria della Vittoria a Praga, nel quartiere di Mala Strana, dove e` ancora veneratissima. Il Bambino e` gratiosus, miracoloso, ed ha un ricchissimo corredo di antichi abiti preziosi, oltre cento, che gli vengono cambiati, uno dei quali fatto dall’Imperatrice Anna Maria Teresa. Anche in Italia era diffusissima questa devozione.
2423
2424 I piccoli pozzi s’asciugano presto. Le piccole ricchezze si esauriscono rapidamente. Chi ha poco resiste poco alle difficolta`.
Il pozzi migliori son quelli dove piu` s’attinge. Dove molta gente si reca a rifornirsi, a comprare, la` c’e` la roba migliore. Nei luoghi dove c’e` molto smercio e grande vendita c’e` ricambio continuo e quindi roba sempre fresca. Cosı` accade anche per l’acqua dei pozzi. 2425
Chi scava il pozzo badi a non cascarci dentro. Chi fa cose pericolose per gli altri badi soprattutto che non siano pericolose per lui. Vedi anche Chi scava agli altri la fossa finisce per caderci [F 1280]. 2426
2427 O il pozzo e` fondo o la corda e` corta. Si dice quando una coppia non riesce ad aver figli: o dipende da lui, o dipende da lei, ne´ si vede come potrebbe essere diversamente, per cui la maliziosa allusione riguarda lui.
PRAGA Il Bambinel di Praga fa le grazie a chi lo paga. Di persona che non fa mai nulla per nulla. E` venale, interessato, incapace di un gesto generoso. Il Bambino di Praga e` un’immagine miracolosa del Bambino Gesu` ridondante in abbondanza esagerata di preziosi ex voto per le grazie ricevute, per cui e` nata la diceria che l’immagine faccia grazie solo dietro grosse offerte. Il Santo Bambino di Praga e` stato a lungo celeberrimo e venerato in gran parte 2428
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
PRANZO f Vedi Cena. Dopo pranzo sta, dopo cena va’. Giovano alla salute il riposo dopo il pranzo e una passeggiata dopo la cena. Vedi anche Dopo desinare non camminare; dopo cena con dolce lena [D 235]. 2429
Post prandium stabis [cubabis] post coenam deambulabis [ambulabis]. ‘‘Dopo il pranzo starai fermo, dopo la cena camminerai’’. E` un verso interpolato nel Regimen della Scuola salernitana. I proverbi, come la Scuola salernitana, consigliano di solito il riposo dopo il pranzo e il movimento, il passeggio dopo la cena. Questo e` logico per l’estate, meno per altre stagioni. Dalla stessa raccolta deriva, ed e` entrato nell’uso proverbiale, anche un insegnamento in apparenza contraddittorio: 2430
Post cenam stabis qut passus mille meabis. ‘‘Dopo la cena starai fermo o ti muoverai per mille passi’’; da interpretare, forse, nel senso che dopo la cena e` consigliato di norma il riposo, ma se uno vuol camminare, allora e` meglio che faccia una passeggiata abbastanza lunga. 2431
2432
Dopo cena cammina, dopo pranzo riposa.
A cattivo pranzo e a peggior cena il formaggio paga la pena. Quando il pranzo e` scarso, la cena non soddisfa e la tavola e` misera, di solito ci di attacca al formaggio, integrando cosı` un pasto insufficiente. 2433
pag 1306 - 04/07/2007
1243 La miglior ora del pranzo e` quella della fame. E` l’ora in cui viene l’appetito, quando lo suggerisce e lo richiede lo stesso organismo. 2434
Quando allunga il giorno accorcia il pranzo. Consiglia di alleggerire la dieta durante la giornata quando comincia venire il caldo, facendo piu` abbondante la cena, secondo il precetto della Scuola salernitana: Temporibus veris modicum prandere iuberis ‘‘A primavera comincia a pranzare piu` leggero’’. 2435
2436 Pranzo presto e cena di buon’ora. La distribuzione migliore dei pasti nella giornata e` quella per cui si pranza presto, verso mezzogiorno e si cena altrettanto presto, in estate sull’imbrunire e d’inverno verso le diciotto. Cosı` facevano un tempo i contadini.
Non e` gran pena quando si mette insieme il pranzo con la cena. Non c’e` grande afflizione quando alle pene non s’aggiunge quella della fame. 2437
Cattivo pranzo e` quello in cui si beve il vino del papero. Il vino del papero e` l’acqua. Non si puo` dire un buon pranzo quello nel quale manca il vino sulla tavola. Il vino del papero, in gergo furbesco, un tempo comune, e` l’acqua, cosı` come il canarino dei fossi e` il rospo, il Teatro Bianchini il letto, gli occhi di civetta le monete d’oro, ecc. 2438
Il pranzo non vale un’acca se non finisce col gusto di vacca. La conclusione ottima del pranzo e` un buon formaggio. Vedi anche Non ci si alza da tavola se la bocca non sa di formaggio [F 1081]. 2439
2440
La bocca non e` stracca se non sa di vacca.
PRATICA f Vedi Esperienza, Grammatica. 2441 Val piu ` la pratica che la grammatica. Dell’esperienza ci si puo` fidare piu` che di qualunque qualita` . La conoscenza teorica serve a poco se non c’e` un’esperienza pratica che rende l’uomo capace d’operare. Vedi anche S’impara piu` con la pratica che con la grammatica [G 986]; Molto piu` fanno gli anni che i libri [L 654].
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
PRATICARE
Altro e` la pratica, altro e` la grammatica. La teoria, per quanto dotta, non puo` soppiantare la pratica, che e` la parte fondamentale di un’arte. 2442
2443 La pratica e` d’oro e la teoria e` di giunco. La teoria si puo` discutere, piegare, come il giunco, di volta in volta, mentre la pratica si vede sempre alla prova e i suoi effetti sono preziosi, come l’oro. Vedi anche La grammatica e` una cosa, la pratica e` l’altra e l’esperienza e` tutto [G 988].
PRATICARE Indica anche: frequentare luoghi, attivita` o persone; seguire insegnamenti. Dimmi (con) chi pratichi [con chi vai] e ti diro` chi sei. Dalle persone con le quali uno ama stare si conosce la sua natura. Vedi anche Chi pratica lo zoppo impara a zoppicare [Z 107]; Dal frutto si conosce la pianta [F 1492]. Il concetto si esprime anche con una enunciazione latina medievale: 2444
2445 Ex socio cognoscitur vir ‘‘L’uomo si conosce da chi l’accompagna’’. Il concetto ha antica tradizione gnomica, attestata almeno a partire da un frammento di Euripide (812 N2), molto noto nell’antichita`: ‘‘Uno e` tale quale coloro con i quali ha piacere a stare’’. In ambito latino e` citato da Arnobio (Commento ai Salmi !9, PL 53.347), come massima nota: Cum quo aliquis iungitur talis erit ‘‘Uno sara` simile a colui con cui sta’’. 2446 Chi molto pratica, molto impara. Chi conosce, viaggia, cerca, s’interessa, impara molto della vita, del conoscere e del fare, si fa un’esperienza preziosa.
Chi pratica i gran maestri e` l’ultimo a tavola e il primo ai capestri. Chi si mette con quelli che sono piu` grandi di lui, chi sta senza diritto in ambienti dove non ha titoli per stare, e` considerato nulla, disprezzato come l’ultimo e quando ci sono responsabilita` da prendere, colpe da scontare, errori, tutto viene imputato a lui. 2447
2448 Pratica chi e` piu ` di te e fagli le spese. Vivere insieme a chi vale, anche se comporta qualche incomodo, rende sempre e comunque per quello che s’impara e si ottiene. La diversita` con il detto precedente consiste nel fatto che mentre nel primo caso uno frequenta per
pag 1307 - 04/07/2007
PRATO
boria, ambizione, presunzione coloro che sono molto al di sopra di lui, e si mette in una posizione falsa e pericolosa, nel secondo proverbio si tratta di uno che vuole sinceramente imparare e ama stare con coloro dai quali puo` apprendere, che ne sanno naturalmente piu` di lui, ma che sono figure ancora al suo livello, con i quali la disparita` non e` eccessiva. PRATO1 2449 Il prato e` il paradiso dell’asino. Ognuno vede il paradiso fatto come il luogo dove si trova meglio: per l’asino e` il prato, dove pascola e non lavora. 2450 In un prato crescono molte erbe. In un ambiente ci sono molti modi di pensare. Il mondo, la societa`, il gruppo, la famiglia sono fatti di persone diverse, di gente che ha diverso carattere, indole, modo di pensare. Nel prato non c’e` una sola erba ma una grande quantita` di specie. Vedi anche, con significato affine, Il mondo e` bello perche´ e` vario [M 1792]. 2451 Chi ha prato ha grano. In quanto chi ha prato ha erba e fieno, di conseguenza il bestiame e il letame che rende fecondi i campi. Si spiega col seguente detto:
Chi ha prato ha foraggio, chi ha foraggio ha bestiame, chi ha bestiame ha letame e chi ha letame ha grano. Vedi anche Letame. 2452
2453
Chi ha prato ha bestiame e chi ha bestiame ha grano.
2454
Per avere molto pane bisogna avere molto fieno.
2455
1244
.
Chi vuol grano faccia prati.
Quando si falcia il prato si falciano anche i fiori. Quando si fa un lavoro di fondo, di bonifica, di riforma, bisogna sacrificare anche quello che di per se´ sarebbe bello, sano e utile. In un’opera vasta di risanamento vanno distrutte anche le cose buone. 2456
2457 Prato falciato, la lepre corre al bosco. Quando una cosa non offre piu` da vivere, da star bene, ovvero protezione e agio, bisogna cercare altrove dove poter trovare quello che si perde. La lepre sta volentieri nell’erba del prato che le da` protezione e alimento.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Il contadino e` stimato dalla stalla e dal prato. Il contadino si giudica da come tiene gli animali e la stalla e da come cura il prato. Sembrano infatti cose trascurabili, ma nell’economia della cascina erano fondamentali. 2458
PRATO2 Prato e` citta` vicina a Firenze, distinta per operosita` dei cittadini e per bei monumenti. Purtroppo la sua piccolezza del passato, quando Firenze era grandissima per molti aspetti, ha creato qualche dissapore tra fiorentini e pratesi. Naturalmente i blasoni che si attaccavano reciprocamente i due popoli erano anche pesanti, con in piu` il fatto che, stando Firenze per diverso tempo nella vetrina letteraria e culturale dell’Europa, diversi detti dei fiorentini hanno avuto ampia diffusione, sono rimbalzati lontano e se ne mantiene ancora il ricordo. Prato l’e` la citta` dello sconforto: o piove, o tira vento, o sona a morto. I rapporti tra Prato e Firenze non sono stati mai facili. Al tempo stesso i fiorentini devono riconoscere un difetto innegabile alla loro citta`, cioe` che e` caldissima d’estate e freddissima d’inverno. Naturale che siano andati in cerca di qualche luogo dove le cose vadano peggio, ed e` toccato a Prato, sia pure con qualche ragione: e` infatti zona piovosa, nebbiosa e anche calda. 2459
Urbino senza conforto o piove, o tira vento, o suona a morto. Per analogia. Lo schema proverbiale e` ripetuto per molte citta` del nostro Paese. 2460
I Cavalieri di Prato portano la croce sul culo. Quest’ordine cavalleresco e` molto comune, anche se e` conosciuto solo in Toscana: vi appartengono tutti coloro che in questa regione sono detti ‘‘corbelli’’, che e` sinonimo eufemistico di quelli che vanno in coppia. Un tempo a Prato era fiorente l’industria dei corbelli: recipienti fatti di stecche di legno, due delle quali, messe a croce, rinforzavano il fondo. Uniti in coppia questi grossi cesti venivano messi a cavallo (cavalieri) dei basti di muli o di asini, per il trasporto di pietre, carbone, castagne, ecc. Prato, allora piccola localita` da sempre bistrattata dai fiorentini, aveva cosı` il suo ordine cavalleresco con l’originale collocazione dell’onorificenza. 2461
pag 1308 - 04/07/2007
1245 Per la fiera di Prato o seminato o nato. Si tratta del lino vernino (cioe` del lino a raccolta autunnale, fra settembre e ottobre). La fiera di Prato ricorre l’8 settembre festa della Madonna. 2462
.
PRECISO
senza farsi annunciare, piombarono nella sala del consiglio e senza dire altro, chiesero ai Priori: – E se piovesse? – Lasciate piovere, rispose uno di quelli. Tancredi quando non aveva cavallo andava a piedi. Per analogia. Bisogna fare con quello che si ha e arrangiarsi in qualche modo. Questo grande senso pratico di Tancredi non appare per nulla dai poemi cavallereschi. 2466
Pane di Prato, vino di Pomino, cosa di Lucca e coso fiorentino. Sarebbero, nei vari generi, le qualita` migliori sul mercato, se non altro le piu` ricercate. Con cosa e coso si puo` ben immaginare quel che si deve intendere. Non mancano, soprattutto altrove, pareri contrari. Vedi anche Pane padovano, vino vicentino, trippe trevisane e donne veneziane [P 30]. 2463
Grano siciliano, capretti pistoiesi, zucchero di Candia, cera veneziana, magli romaneschi, sproni viterbesi, formaggio senese e raviggiolo fiorentino. Per analogia. La Sicilia e` stata per molto tempo una zona di produzione di ottimo grano. Il rimanente e` un elenco di cose rinomate, solo cibi e oggetti, senza doppi sensi, come invece il precedente. Il raviggiolo (o raveggiolo) e` un formaggio morbido che un tempo si usava fare quando avanzava molto latte, vedi Marzolino. 2464
Quelli di Prato quando piove lasciano piovere. Si dice per invitare a lasciare le cose come sono, per rassegnarsi al cattivo tempo o al peggio. Vedi anche Quelli di Faenza quando non ce l’hanno fanno senza [S 1041]; Quando piove, lascia piovere [P 1841]. Si racconta che i pratesi chiedessero ai Priori di Firenze il permesso di fare una fiera. I messi capitarono mentre i politici fiorentini avevano cose ben piu` gravi da trattare, per cui i pratesi vennero sbrigati presto, accordando quanto chiedevano, pagando la regolare imposta. Mentre i messi scendevano parlando le scale di Palazzo Vecchio considerarono che, nel caso che fosse piovuto, si trovavano ad aver pagato la tassa senza poter fare la fiera, cosa che avrebbe comportato per loro una perdita consistente. Allora tornarono precipitosamente indietro e, 2465
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
PRECAUZIONE 2467 Le precauzioni non son mai troppe. Quando si tratta di essere cauti e prudenti, tutto quello che si puo` fare e` utile e opportuno.
Prima di fare un passo misura con il piombo e col compasso. Per analogia. Il filo a piombo e il compasso erano gli strumenti dei quali principalmente si servivano i muratori per edificare. 2468
La scimmia, prima d’ingoiare un nocciolo, misura se gli passa dal culo. Per analogia. E` il succo di una storiella popolare che racconta di una scimmia la quale, essendosi trovata a mal partito per aver ingerito alcuni noccioli di pesca, aveva cura, prima di mangiare un frutto, di prendere sempre le sue misure. 2469
Se quel che pensi tu pensato avessi or quel che pensi tu non penseresti. Per analogia. Bisticcio per dire che se uno avesse preso, appunto, tutte le precauzioni, se avesse fatto tutti i conti, non si sarebbe trovato in una brutta condizione in cui rimuginare sul proprio errore. 2470
PRECISO Come personificazione dell’individuo pignolo e ordinato, che pero` finisce per fare dei clamorosi errori. Il nome presenta alcune varianti. Il sor Preciso lascio` i calzoni appesi a un pruno. Accadeva un tempo che chi si trovava in cammino facesse quello che gli occorreva al riparo di una siepe appendendo gli indumenti agli attaccapanni naturali di cui abbondano boschi e campagne e il sor Preciso, pensando a chi sa 2471
pag 1309 - 04/07/2007
PREDICA
1246
.
cosa, si rimise in cammino piu` libero e leggero. Vedi anche Ser Appuntino si dimentico` di morire [A 1067]. 2472 Precisino casco` dal ponte. Stava evidentemente attento a molte altre cose, ma non alla piu` importante. 2473 Portapari lo verso` . Si ripete per indicare che anche le persone piu` attente e precise commettono degli errori, rompono le cose, sbagliano misure. Ovvero: quando si fa troppa attenzione a una cosa, e` proprio quella volta che si sbaglia, si rovina, si fa cadere, ecc. 2474 Pulitino se la fece addosso. A chi vuol fare le cose senza sporcarsi, anche quando e` inevitabile; anche a chi ama eccessivamente la pulizia, e` schizzinoso e facilmente combina qualche guaio.
PREDICA f Vedi Agostino, Predicatore, Sermone.
La predica fa come la nebbia: lascia il tempo che trova. Spesso le prediche sono esercitazioni oratorie che lasciano indifferenti i fedeli e non portano alcun frutto spirituale. La nebbia (vedi la voce) quando scompare lascia il tempo che c’era quando e` arrivata. 2475
Predica e popone vuol la sua stagione. La predica in quaresima, il popone in luglio e agosto. Quando le cose arrivano nel tempo inopportuno servono a poco. Vedi anche Ogni cosa ha la sua stagione [S 2003]; Brache, tela e meloni di settembre non son piu` buoni [B 870]. 2476
2477 Anche nella predica ci va un po’ di sale. Deve essere sapida, interessante, capace di tenere l’attenzione dell’uditorio.
Predica corta ha almeno un pregio. Chi non sa predicare, facendo prediche corte si segnala comunque per una grande virtu` da tutti apprezzata. 2478
2479 Le prediche corte son le migliori. Vedi anche Le messe piu` corte sono le migliori [M 1323]. 2480 L’arte della predica e` finire. Spesso i predicatori non sanno trovare la strada per concludere e torturano i fedeli con sproloqui.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
2481 Prediche corte e salcicce lunghe. Vedi anche Salsiccia lunga e predica corta [S 136] ; Conti corti e tagliatelle lunghe [C 2176]; Messa corta e lunga tavola [M 1322]. 2482 Chi predica deve saper dir Amen. Deve saper mettere alla svelta la parola fine al suo discorso.
Una buona festa deve avere: corta messa, corta predica e lungo desinare. Una festivita` sacra ben riuscita deve avere una messa che non sia un supplizio per la lunghezza, una predica che non sia una lunga noia e una tavola con molte portate da passarci molte ore. 2483
PREDICARE / PREDICATORE La predica del sacerdote durante il rito religioso (era detta predica anche il sermone domenicale chiamato vangelo) era il momento fondamentale dell’ammaestramento religioso, morale, e anche culturale in tempi di mancanza di mezzi di comunicazione. Era il momento in cui realta` e dover essere si contrapponevano, ponendo l’accento sui peccati e sui vizi. I proverbi mettono in luce con insistenza la distanza spesso notevole tra le parole di chi parlava e la sua vita, tra la facilita` nel predicare una difficile vita cristiana e la facilita` con cui il predicatore conduceva allegramente la sua. f Vedi Frate, Pulpito, Sermone. Chi predica troppo si dimentica di cos’ha da dire. Chi predica dicendo tutto quello che gli viene in mente perde il filo del discorso e non dice l’essenziale, quello che e` piu` importante. 2484
2485 Chi predica bene spesso razzola male. Chi fa dei bei discorsi spesso si comporta in maniera opposta rispetto a quello che dice. E` molto piu` diffuso il corrispondente modo di dire: predicare bene e razzolare male. Vedi anche Il frate predicava di non rubare e aveva l’oca nello scapolare [F 1351]; Il gallo canta bene e razzola male [G 156]; Le campane chiamano in chiesa e non c’entrano mai [C 277].
Padre Zappata predicava bene e razzolava male. Stesso insegnamento sotto forma di esempio. 2486
pag 1310 - 04/07/2007
1247 Frate Spazzola parla bene e male razzola. Per analogia. Nel nome di questo personaggio di fantasia, richiesto dalla rima, e` probabile una connessione con spazzolare nell’accezione gergale di ‘‘consumare in fretta, divorare’’. Una versione piemontese dice: Fra’ Piole´ sa ben dı` e mal fe´ ‘‘Frate Bettolaio sa parlar bene e agisce male’’. 2487
Frate Accetta a se stesso non da retta. Per analogia. Nel senso che dice una cosa e ne fa un’altra. C’e` forse un riferimento a quel Torquanto Accetto che nel 1621 pubblico` un trattatello dal titolo Della dissimulazione onesta. 2488
Facile e` predicare il digiuno a pancia piena. E` facile consigliare e indicare la via della perfezione quando non si hanno le pene, le difficolta`, i problemi che invece hanno coloro che ascoltano, come chi parla con entusiasmo del digiuno a una folla di affamati. Vedi anche Tolta la fame si predica meglio il digiuno [D 383]; Fate quello che dico e non fate quello che faccio, disse il predicatore [G 158]. 2489
Chi predica ai sordi puo` dir quel che vuole. Se non c’e` interesse da parte di chi ascolta, quello che si predica, in bene o in male, e` irrilevante. Se chi parla si rivolge a chi non ascolta, puo` dire quello che vuole, e non vale neppure la pena che pensi troppo a cio` che dice. 2490
2491
Chi predica al deserto vi perde le parole.
2492
Chi predica al deserto perde il fiato e il sermone.
Chi predica agli altri non si scordi di se stesso. Chi si occupa di ammonire gli altri deve ricordarsi che anche lui deve provvedere a emendarsi e a migliorarsi. Spesso chi predica tende a credere che cio` che dice riguardi gli altri e non lui. 2493
2494
Il buon predicatore predica a se stesso e poi agli altri.
Broccoli e predicatori dopo Pasqua non son piu` buoni. Le prediche dopo la quaresima sono poco gradite e i broccoli poco consigliabili perche´ fioriscono. Durante la quaresima era consuetudine che nelle chiese venissero fatti i ‘‘qua2495
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
PREGARE
resimali’’, cioe` delle meditazioni, generalmente sulla penitenza e sulla morte tenute da predicatori chiamati dai conventi o da altre citta`. Vedi anche Ne´ fichi secchi ne´ sermoni dopo Pasqua non son piu` buoni [S 1081]. I buoni predicatori danno frutti e non fiori. Coloro che operano bene con la parola e l’insegnamento mostrano frutti, cose concrete, risultati del loro lavoro, e non vane sottigliezze retoriche, ampollosita` e finezze oratorie. 2496
PREGARE Nel senso generico di ‘‘chiedere, richiedere’’, e in quello propriamente religioso. f Vedi Cantare, Dio, Mare, Timore. Quanto piu` uno e` pregato tanto piu` e` ostinato. Quanto piu` uno e` richiesto, invitato, cercato, tanto piu` diviene restio e ritroso. 2497
Prega Dio di tre cose: di stare in buona parte, di non cominciar trist’arte e di non prendere ria moglie. Cerca di trovarti dalla parte di coloro che comandano, di non prendere cattive strade, incominciare attivita` discutibili o troppo rischiose, e di non sposare una donna disonesta. Sia i nessi in buona parte e trist’arte che l’aggettivo ria rivelano di antichita`. 2498
2499 Prega il villano e il mercato e` disfatto. Se ti mostri interessato, disponibile, sottomesso al contadino, questi non vorra` mai piu` fare l’affare che stavate facendo. Si insospettisce che vi siano chi sa quali vantaggi da parte tua. Vedi anche Il villan piu` che e` pregato piu` vien duro ed ostinato [V 783]; Se fai un piacere a un villano prima o poi ti caca in mano [V 769]. 2500 Favore pregato e` mezzo pagato. Se si deve chiedere e invocare tanto un favore non viene concesso gratis: e` gia` pagato salato con l’umiliazione. Vedi anche Dono molto aspettato e` mezzo pagato [D 102].
Se uno non prega e` inutile che stia in chiesa. Se uno non fa quello che comunemente si va a fare in un luogo, se vi si trattiene perde il suo tempo. 2501
2502
Non si va in chiesa soltanto per pregare.
pag 1311 - 04/07/2007
PREGHIERA
1248
.
Si contrappone al precedente: talora si va in un luogo anche per svolgere attivita` diverse da quelle che vi sarebbero di norma previste, o comunque con finalita` diverse da quelle della maggioranza delle persone che vi si recano. Nella vita dei secoli passati, quando l’esistenza trascorreva, in particolare per le donne, tra le mura casalinghe, andare in chiesa per le funzioni costituiva un momento fondamentale di contatto con la societa`. Era comunque occasione d’incontro, di scambi di notizie, di sfoggio di vesti, di bellezza, di intese per affari, ecc. Pregare e bene non fare e` meglio bestemmiare. Se uno prega e non agisce correttamente, e` meglio che non perda tempo a pregare, ovvero e` molto migliore chi offende i santi ma sa anche essere pietoso e caritatevole. 2503
Pregando si va in cielo e mangiando si sta sulla terra. La preghiera e` necessaria per andare in Paradiso, ma mangiare e` necessario per rimanere vivi sulla terra. 2504
2505 Per pregare non occorrono permessi. Non e` necessario fare richieste, avere concessioni: ognuno puo` pregare chi e come vuole. 2506 Pregate per me e mangiate se ce n’e`. Parodia generica di qualche frase liturgica che si usava per incoraggiare i commensali a finire quello che restava nei vassoi delle portate. Nella richiesta di elemosine per il mantenimento di malati, di orfani, di vecchi ricorrevano frequentemente distici improvvisati, che venivano scritti sulle cassette delle elemosine, del tipo Provvedete a noi, pregheremo per voi. Sia l’imperizia di chi scriveva, sia la malizia di chi leggeva, portavano la frase a espressioni di questo tipo: Lavorate per noi, mangeremo per voi. Da qui probabilmente l’origine del detto.
Pregare e non pensare e` come fare finta di cacare. Ripetere le preghiere senza riflettere, senza pensare a quello che si dice, pensando magari ad altro e` una cosa senza senso, stupida, che non porta nessun vantaggio, quasi come fingere di espletare una funzione fisiologica, chi sa per quale gusto. 2507
Nessuna cosa e` piu` cara di quella pagata con le preghiere. Quello che si ottiene dovendo pregare e` cosa che si paga assai cara. Quello che viene dal Cielo e` accompagnato da pene e dolori sofferti: si prega infatti per cose molto gravi. Quello che invece si ottiene dagli uomini e` frutto di una umiliazione e di una sottomissione che spesso costano molto. 2508
2509
Caro costa quello che si compra pregando.
La bestemmia non aiuta e la preghiera non nuoce. Bestemmiare non serve a nulla di positivo, mentre pregare non fa comunque male. 2510
Non tutte le preghiere hanno in fondo l’Amen. Non tutte le preghiere vengono esaudite. Amen (vedi la voce) chiude le preghiere e significa ‘‘Cosı` sia’’: desiderio che la preghiera sia esaudita. 2511
La preghiera e` la chiave con cui si chiude il giorno e si apre la notte, si chiude la notte e si apre il giorno. Nella consuetudine del passato la preghiera era l’atto che si faceva prima di andare a letto e si ripeteva quando ci si alzava, per ringraziare Iddio di quanto concede e invocare la sua protezione. 2512
2513 Preghiera lunga e corto comando. Quando si chiede, si prega, occorre circostanziare bene le ragioni per le quali si cerca l’aiuto, mentre quando si comanda occorre solo essere chiari, non confondere le idee a chi deve eseguire con tante spiegazioni. 2514 Preghiere e lacrime toccano il cielo. Le preghiere e le invocazioni hanno la capacita` di commuovere le potenze celesti e terrene. Alle preghiere sincere e` difficile resistere. 2515 La preghiera corta arriva al cielo. La preghiera comunque non deve essere tanto lunga da annoiare colui al quale e` destinata. Quando e` cortese, chiara e corta e` anche piu` gradita e raggiunge il suo effetto.
PREGHIERA
2516 Corta preghiera penetra in cielo. Anche nelle alte sfere non piacciono i discorsi troppo lunghi. Si dice anche in latino, secondo una raccomandazione che si vuole risalga a san Filippo Neri:
f Vedi Sospiro, Tempesta, Timore.
2517
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Brevis oratio (penetrat coelos).
pag 1312 - 04/07/2007
1249 ‘‘L’orazione breve giunge in Paradiso’’. Omettendo di regola la seconda parte, dove meglio si immagina sottinteso un semplice sit ‘‘sia’’, esortativo. PREGNO 2518 Donna pregna di luglio gela. La donna quando e` incinta ha freddo anche quando la stagione e` caldissima. 2519 A donna pregna niente si nega. E` opinione comune – ma non del tutto infondata sperimentalmente – che la donna incinta abbia spesso desideri improvvisi di mangiare qualcosa, i quali vanno esauditi. Vedi anche Chi ha voglie ha doglie [V 1192]; Tempo e donna incinta l’hanno sempre vinta [I 143].
PRENDERE ` piu` facile prendere che rendere. 2520 E Le cose prese in prestito non si pensa mai a restituirle. Dicono che grandi biblioteche siano state fatte con libri non restituiti. Vedi anche Libro prestato, libro perduto [L 662]. 2521
Prendere e non rendere fa la roba.
A chi puo` prenderti quello che hai, dagli quello che ti chiede. E` buona norma offrire al prepotente in dono quello che ha intenzione di prendere con la forza; cio` permette almeno di sperare d’aver salva la vita. 2522
Papa Leone quel che non poteva avere lo donava. Non si sa chi fosse esattamente questo papa: con tale nome ve ne sono ben 13. 2523
Chi prende si vende. Chi prende cose considerevoli, privilegi, danaro, potere si obbliga irrimediabilmente a colui dal quale riceve, che pretendera` a sua volta da lui quello che gli fara` comodo e non potra` essere rifiutato. Questo vincolo non scritto, ma forte, si chiama comunemente obbligo. Vedi anche Chi beneficio accetta liberta` vende [B 438]; Non voglio obblighi! [O 1]. 2524
2525
Chi dell’altrui prende la sua liberta` vende.
2526
Chi ha preso, preso resta.
2527
Chi dono prende liberta` vende.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
PRENDERSELA / PIGLIARSELA
Chi piu` di quanto deve prende fila la corda che poi lo appende. Chi si serve in misura piu` grande di quello che gli spetta, chi abusa delle sue prerogative o dei suoi diritti, prepara la propria rovina per quando verra` la resa dei conti. 2528
Chi non vuol rendere fa male a prendere. Chi non ha intenzione di restituirli non accetti elargizioni e favori. Nessuno da` nulla per nulla, e quindi chi accetta quello che non gli spetta secondo giustizia, sappia che prima o poi lo dovra` pagare in qualche modo. 2529
2530 Chi le da` non le ripiglia. Ne prendera` altre, ma non quelle che ha dato. Vedi anche Chi le piglia son sue [P 1757]. 2531 Prendere o lasciare. Drastica alternativa che si pone a chi e` incerto, tentenna, dubita se accettare o meno una cosa. Vedi anche O bere o affogare [B 475]; O cosı` o nulla [C 2385].
PRENDERSELA / PIGLIARSELA 2532 Chi se la piglia muore. Chi s’accora, si arrabbia per ogni contrarieta`, s’infuria per i torti, si sdegna, si lamenta, si oppone, mina lentamente la propria salute e logora il fisico procurandosi una corta esistenza. Vedi anche Chi vuol vivere e star bene prenda il mondo come viene [M 1804]; Bisogna prendere il mondo come viene [M 1801]. 2533
Chi se la prese campo` un mese.
Chi se la prese campo` un mese. e chi nun se la pijo` nun si sa quanto campo`. Variante romanesca. Chi se la prese campo` solo un mese mentre chi non se la prese non si sa nemmeno gli anni che visse. 2534
Chi se la prese puzzo` un mese. Si dice che uno puzza quando e` impermalito, sta su le sue, e` offeso e non mostra gentilezza ne´ cordialita`. 2535
Chi se la piglia se la tiene. Chi s’arrabbia, s’impermalisce, s’offende, peggio per lui, dovra` soffrire e poi gli passera`. 2536
pag 1313 - 04/07/2007
PRESENTE
1250
.
PRESENTE1 Nel significato di ‘‘tempo’’. 2537 Del presente mi godo e meglio aspetto. Di chi vive con ottimismo apprezzando quello che ha e aspettando cose migliori. Verso del Petrarca dalla celebre Canzone dei proverbi (Canzoniere 105.78). Vedi invece una specie di negazione di questo ottimismo: Chi visse sperando morı` cantando [S 1848].
Chi presta perde i quattrini, l’amico e la testa. Non rivede piu` i soldi, l’amico gli diventa nemico, e impazzisce nel tentativo di recuperare il prestito. Vedi anche Chi impresta perde il collo e la testa [I 107]. 2547
2548
Chi presta quattrini perde gli amici e trova i nemici.
2549
PRESENTE2 Nel significato di ‘‘dono’’. f Vedi Dare, Donare, Dono.
Denaro prestato nemico acquistato.
2550
Chi presta si fa mille nemici.
2551
Meglio un presente che due futuri. Meglio un piccolo regalo, favore, aiuto dato subito e sicuro, che cento promesse incerte. Presente qui significa regalo, dono, aiuto.
Amico beneficato nemico dichiarato.
2552
A cattivi vicini non imprestar quattrini.
2538
2539
Meglio un prendi che due ti daro` (che cento avrai).
2540 A gran signore piccolo presente. A uno che ha tutto non si regala il valore, ma si presenta l’omaggio, la cortesia, il pensiero.
PRESENTE3 Aggettivo. f Vedi Assente. 2541 I presenti sono sempre esclusi. Quando si dice male in generale di certe categorie di persone.
PRESTARE f Vedi Accattare, Debito, Imprestare, Malleveria, Pegno. Non prestare a chi va lontano, a chi gioca e a chi beve. Logicamente, perche´ non c’e` speranza di riavere nulla da nessuno dei tre. 2542
Prestare nel gioco e` pisciare sul fuoco. Distrugge stupidamente un bene, crea un disagio senza alcun vantaggio.
Chi presta perde la vesta. Chi presta il suo danaro non lo rivedra`, gli manchera` quando ne avra` bisogno, andra` in rovina e restera` senza veste, nudo o in brache di tela. 2553
2554
A chi presta non gliene resta.
2555
Chi presta perde l’uova e la cesta.
Chi presta male innesta. E` come se compisse con esito negativo l’operazione di innesto delle piante da frutto; quindi non otterra` niente. 2556
2557
Chi il suo presta ha una mazzata nella testa.
2558
Chi presta tempesta e chi accatta fa la festa.
2559
Chi presta perde la testa e chi dona perde la corona.
2560
Chi presta butta il suo dalla finestra.
2543
2544 Chi presta compra nemici. Chi deve restituire comincia a vedere di malocchio il creditore. Vedi anche Quattrini prestati, nemici guadagnati [Q 116]. 2545
Dal giorno che presti hai un nemico in piu`.
2546
Chi presta i soldi perde i soldi e l’amico.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
2561 Chi ha da avere fa gran crocioni. Per analogia. Chi ha prestato finisce per rinunciare a riavere il suo e cancella con croci il credito dal suo libro di conti. Ovvero: far crocioni significa far croci in terra per formalizzare il giuramento di non prestare mai piu`. Far crocioni significa appunto giurare e spergiurare.
pag 1314 - 04/07/2007
1251 Ad amico e parente non si presta e non si vende niente. Se vuoi conservarti in buoni rapporti con l’amico e col parente non fare mai loro dei prestiti: sono il modo per concludere il rapporto con un’inimicizia. 2562
2563 Il prestare fa pentimento. Chi ha prestato soldi se ne e` sempre pentito, per varie ragioni, ma soprattutto per non aver piu` rivisto la somma prestata.
Chi non presta se ne duole, ma ha il suo quando lo vuole. Non aver prestato a chi lo aveva chiesto puo` generare pentimento, rimorso, consolati pero` dal fatto di essere ancora padroni della somma che avrebbe preso il volo per sempre. Vedi anche Meglio diventar rossi per negare che verdi per riavere [R 1015].
.
conto; solo che darle ‘‘in prestito’’ implica il loro totale consumo. La moglie non si consuma, ma forse se ne va per sempre. Se il prestare fosse conveniente tutti presterebbero la moglie. Se se ne potesse trarre qualche utile, tutti presterebbero tutto, anche la moglie, anche cio` che non si presta assolutamente; ma il prestito e` una fonte di perdite e di grattacapi. 2575
2576
2564
2565
Tra prestare e regalare non c’e` molta differenza.
2566 Roba prestata non torna piu ` a casa. La roba che si da` in prestito difficilmente si rivede: chi presta deve prepararsi a considerarla un regalo.
Moglie, fucile, cavallo e cane non si prestano a nessuno. La moglie, invece, c’e` chi la presta. Il cane puo` prendere abitudini diverse, difetti e comportamenti sgraditi al padrone. Il cavallo, al momento della restituzione, genera sospetti su come sia stato nutrito, eccessivamente impegnato, ecc. Il fucile puo` essere oggetto d’equivoci fatali. Vedi Chi lascia il cavallo in cura ad altri presto andra` a piedi [C 1154]. Quattro cose non si devono prestare: cavallo servitore, fucile e moglie.
2569
Donna e paiolo non s’imprestano.
2570
Moglie e bicicletta non la prestare.
2571 Libri e cavalli non si prestano mai. Vedi anche Prestai un libro per un’ora libro e amico aspetto ancora [L 665].
Se il prestare fosse buono si presterebbe anche la moglie.
Ricca cucina e danaro prestato quel che e` partito non e` ritornato. Di quello che si da` in prestito e si spende nel mangiare si puo` far conto di non averne mai piu` disponibilita`. 2577
2578 Meglio dieci donare che cento prestare. Meglio dare a chi chiede un prestito una somma piu` piccola in dono, che dare in prestito la somma richiesta che non si rivedra` mai. Vedi anche Meglio un prendi che cento avrai [P 2539]. 2579
2567
2568
PRESTITO
Meglio regalar poco che prestare assai, perche´ quello che presti non ti tornera` mai.
PRESTITO Chi chiede un prestito arriva sempre tardi o troppo presto. La scusa che viene addotta per rifiutare un prestito, di solito e` che colui al quale la richiesta e` rivolta non ha ancora i soldi, che gli arriveranno in breve, ovvero, aveva fino a ieri i soldi che purtroppo ha gia` prestato a un altro. 2580
L’angelo che chiede un prestito diventa un diavolo quando lo restituisce. Per un processo psicologico strano quanto frequente il creditore, che pure ha aiutato la persona che gli ha chiesto il prestito, viene da questa malvisto e perfino odiato, come se i soldi che deve restituire gli venissero estorti. Vedi Chi presta compra nemici [P 2544]. 2581
2572
Tre cose si possono mostrare, ma non prestare: moglie, cavallo e spada.
2573
Orologio, cane, donne e cavalli non si prestano mai.
Quando fai un prestito conta un altro nemico. Metti nel numero dei tuoi nemici un nuovo nome, quello della persona alla quale hai prestato, perche´ quantomeno non ti amera`.
Ne´ moglie ne´ acqua ne´ sale a chi te ne chiede non gliene dare. Per analogia. Ovviamente acqua e sale non sono cose preziose tali da tenerle cosı` di
Chi chiede in prestito e rende vive del suo. Chi restituisce i prestiti non ha da dare nulla a nessuno; cioe` non e` un disonesto. Per dire che
2574
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
2582
2583
pag 1315 - 04/07/2007
PRESTO
la richiesta di un prestito non e` un gesto sconveniente se uno ha l’intenzione di restituirlo, e poi lo fa veramente. Chi ha un seccatore gli faccia un prestito. Chi ha una persona che lo infastidisce in continuazione colga l’occasione di farle un prestito, anche piccolo e non la rivedra` piu`: sara` proprio quella che cerchera` di evitarlo. Vedi anche Se t’annoia il tuo vicino prestagli uno zecchino [V 700]. 2584
2585 Chi fa un prestito impara ad aspettare. Chi presta si esercita ad attendere, con la calma e la pazienza che sono richieste e necessarie: la restituzione, se avviene, ha tempi lunghi.
Chi fa prestito a un signore perde i soldi e l’onore. Chi, essendo persona modesta, presta soldi a un uomo potente, ricco, non riavra` i soldi, sopraffatto dalla forza del suo debitore; in piu`, quando la questione sara` di dominio pubblico, sara` deriso per aver prestato a chi aveva meno bisogno di lui e tacciato di megalomania per essersi creduto superiore a chi lo sovrastava. 2586
PRESTO f Vedi Fretta, Pagare, Perdonare, Prima, Tardi. 2587 Presto al mercato e tardi alla battaglia. Bisogna arrivare presto al mercato per trovare maggiore scelta e prezzi buoni, mentre alla battaglia meglio di tutto sarebbe arrivare a cose fatte. In certi posti, in certe situazioni, conviene arrivare primi, in altri ultimi o, se possibile, non arrivare affatto. Vedi anche Presto in beccheria e tardi al mercato [M 1275]; Presto a tavola e tardi alla battaglia [B 181]; Ne´ troppo tardi a tavola ne´ troppo presto in chiesa [T 216]. 2588
1252
.
Presto a mangiare e tardi a lavorare.
Presto al cappello e tardi alla borsa. Il primo a salutare, ma l’ultimo a pagare, perche´... non si sa mai. 2589
Presto in pescheria e tardi in beccheria. Mangia il pesce freschissimo e lascia alla carne il tempo necessario per essere frollata. Attraverso gli avverbi di tempo si consigliano le caratteristiche del pesce e della carne: si tenga conto del fatto che il riferimento e` a alla 2590
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
beccheria, bottega che un tempo vendeva solo carne di capra e di pecora, particolarmente dura e che richiedeva un’opportuna frollatura. Dunque il proverbio indica che il pesce va mangiato e quindi comprato freschissimo, appena arrivato in bottega. Per la carne invece non c’e` questa preoccupazione: non deve essere troppo fresca, che altrimenti e` dura; deve invece essere frollata e quindi non c’e` ragione di correre per comprarla appena macellata, anzi il contrario. Diverso l’uso delle indicazioni di tempo, pur all’interno di uno stesso schema, nel proverbio Presto in beccheria e tardi al mercato [M 1275], dove si vuol raccomandare di recarsi presto a scegliere la carne, mentre in generale e` consigliabile trattare con i venditori alla fine del mercato per pagare meno la merce rimasta invenduta. Per mangiare e` sempre tardi, per morire e` sempre presto. Mangiare bisogna farlo appena possibile e morire rimandarlo quanto piu` si puo`. 2591
Meglio un’ora troppo presto che un minuto troppo tardi. Meglio attendere molto arrivando in anticipo che perdere un affare, un treno, un appuntamento per pochissimo tempo di ritardo. 2592
Chi presto provvede alla sua ora mangia. Chi per tempo si fornisce del necessario, predispone di tutte le cose che gli necessitano, allorche´ ha bisogno non ha che da tirarle fuori e usarle. 2593
2594
Chi non pensa per tempo a mezzogiorno sbadiglia.
Presto e bene non stanno insieme. Di uso frequente per ammonire sui rischi della fretta: fare una cosa alla svelta, e farla bene non e` possibile. L’esecuzione perfetta di un lavoro non e` possibile con la mancanza di tempo. Vedi anche In fretta e bene non vanno insieme [F 1399]; La gatta frettolosa fece i gattini ciechi [F 1431]; Misura sette volte e taglia una volta sola [M 1587]; Chi sbaglia in fretta piange adagio [S 494]. 2595
Presto e bene tardi [raro] avviene. Fra i proverbi medievali e` registrato Vix bene et cito ‘‘Difficilmente bene e in fretta’’. 2596
2597
Presto e bene non si conviene.
pag 1316 - 04/07/2007
1253 2598 Presto e bene non fu mai scritto. Di tale condizione non e` rimasta testimonianza. 2599 Chi vuole presto e bene faccia da se´. Chi vuole essere sicuro di avere subito e come desidera una cosa, provveda di persona. Vedi anche Chi vuole vada e chi non vuole mandi [F 284]; Chi fa da se´ fa per tre [F 281]. 2600 Quando bene, sempre presto. Quando una cosa e` fatta bene non e` fatta mai troppo tardi. L’importante e` che una cosa sia fatta bene; il tempo e` un fatto relativo. Prosegue, anche nella icasticita` della forma, il motto latino, tuttora noto: 2601 Sat cito si sat bene. ‘‘Abbastanza in fretta, se abbastanza bene’’. Attribuito da san Girolamo (Epistole 66.9) a Catone. Un’osservazione chiaramente derivata dallo stesso insegnamento proverbiale e` attribuita da Svetonio ad Augusto (Vita di Augusto 25.4), il quale diceva Sat celeriter fieri quidquid fiat satis bene ‘‘E` fatto abbastanza in fretta cio` che e` fatto abbastanza bene’’. Vedi anche In fretta e bene non vanno insieme [F 1399]. 2602
Chi fa bene fa anche presto.
2603
Presto fatto fu ben fatto.
2604
Cosa presto fatta e` presto disfatta.
Chi fa presto e male ha tempo di rifare. Chi fa presto, in fretta e compie il lavoro sbagliandolo impiega il tempo doppio, dovendo ricominciare da capo. Vedi In fretta e bene non vanno insieme [F 1399]. 2605
Chi presto crede presto se ne avvede. Prima di credere una cosa bisogna avere la certezza che sia vera. Chi e` troppo corrivo a credere presto si accorge a sue spese d’essersi ingannato. 2606
Presto imparato presto dimenticato. Le cose che s’imparano rapidamente si dimenticano con altrettanta rapidita`. 2607
PRETE Nei proverbi c’e` una visione piuttosto negativa del prete cosiddetto secolare, quello che esercita il suo ministero nelle parrocchie. Cio`
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
PRETE
deriva in parte dal fatto che nel corso dei secoli agli insegnamenti spesso non faceva seguito un comportamento altrettanto edificante, e la grettezza, l’egoismo, il vizio sono risultati particolarmente rilevabili nella persona che avrebbe dovuto essere di guida e d’esempio, con un grottesco scontro tra la trascendenza e l’immanenza. C’e` poi anche una componente di forte anticlericalismo che ha segnato il nostro Paese, il quale ha passato secoli sotto il controllo dell’autorita` ecclesiastica, non sempre all’altezza del suo ruolo e non di rado eccessiva e pesante nelle sue imposizioni. Avviene cosı` con questa figura lo stesso fenomeno della ‘‘cancellazione del positivo’’ che si nota per i termini ‘‘parente’’, ‘‘avvocato’’, ‘‘mugnaio’’ e altri. f Vedi Anima, Benedizione, Frate, Messa, Monaca, Predica, Verita`. I preti fan bollire la pentola con le fiamme del purgatorio. I religiosi alimentano i loro introiti intimorendo i fedeli con la prospettiva di pene e castighi nell’aldila`. 2608
La nebbia e i preti non vengono mai per niente. Quando viene la nebbia lascia sempre qualche danno, anche lieve, ai raccolti; quando arriva in visita un prete ha sempre qualcosa da chiedere o da pretendere. 2609
2610 Il boccone migliore e` quello del prete. Anche in senso figurato: le cose migliori se le prendono i preti. E` detto boccone del prete il codrione dei volatili, comunemente il ‘‘culo del pollo’’, in particolare del cappone (vedi la voce). Probabilmente cio` si collega a una credenza secondo la quale chi mangia quella parte acquista grande capacita` di parlare e fare discorsi, per analogia col fatto che i polli emettono continuamente rifiuti da quella parte. Un tempo era anche la parte piu` ricca di sapore del volatile e quindi ricercata; con l’allevamento in batteria le cose sono cambiate. Vedi anche Il miglior boccone tocca al cuoco [C 2696]; Il miglior boccone e` quello che si lascia nel piatto [B 688]. 2611 Il posto migliore e` quello del prete. S’intende il posto di riguardo nelle mense, nelle assemblee. 2612
I preti cantano il requiem in chiesa e il gaudeamus a tavola.
pag 1317 - 04/07/2007
PRETE
I preti sono indifferenti alle cose del loro ministero e, quando hanno cantato il mortorio per buscare il compenso, se ne vanno allegramente a tavola a far baldoria. I preti e le donne danno la penitenza ma non la fanno. I preti nella confessione impongono le penitenze per i peccati commessi, ma si guardano da vigilie, penitenze e digiuni; le donne, quando sono corteggiate o sposate, danno pene e dolori, ma di solito esse stesse ne sono esenti. 2613
Fai quel che il prete predica e non quello che fa. Di fronte al comportamento scorretto, peccaminoso di un prete bisogna seguire quanto insegna e non l’esempio che da`. Vedi anche Fate quello che dico e non quello che faccio [G 158]; Il gallo predica bene e razzola male [G 157]. 2614
Chi fa quello che il prete dice va in paradiso, chi fa quello che il prete fa all’inferno dritto va. 2616 Prete che non canta e diavolo che non tenta non sanno il loro mestiere. Il prete che non sa cantare celebra i riti in maniera disadorna e poco edificante; il male, il malvagio, la donna che non mettono in tentazione sono di poco valore, non sanno fare l’arte loro, come il prete stonato. 2615
Scherzo di prete, scherzo del diavolo. E` detto ‘‘scherzo da prete’’ un gesto inatteso quanto maligno per perfidia, spregiudicatezza, ovvero per grossolanita` e pesantezza. 2617
2618
1254
.
Mossa di prete, mossa del diavolo.
Al prete non convengono salti e balli. Al prete disdice partecipare a feste dove i divertimenti poco s’intonano alla serieta` e al decoro del suo ministero. Le persone che rivestono una funzione importante, un ministero, devono mantenere un contegno appropriato. 2619
2620 Dove son preti non son frati. Dove c’e` un certo tipo di persone non se ne trova un altro, che potrebbe sembrare affine ma non lo e`. Di solito, un tempo, tra preti e frati, cioe` fra clero secolare e clero regolare, non c’era molta armonia, anzi un senso di competizione che li portava a evitare gli uni gli ambienti che sono frequentati dagli altri.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
In casa dove son buon dottore o ricco prete non si sente ne´ la fame ne´ la sete. Nelle case che ospitano un medico o un prete c’e` ogni ben di Dio in abbondanza. Un tempo usava da parte della gente semplice pagare in natura i servigi dei professionisti e fare oblazioni alle persone del culto, per cui le loro case abbondavano di prodotti dei campi. 2621
La casa dov’e` il prete non sente ne´ fame ne´ sete Le canoniche un tempo erano famose per essere ben fornite di ogni sorta di generi alimentari. 2622
Dove c’e` un domine vobisco c’e` pane frisco. Per analogia. Abruzzese. Documenta un uso assai conosciuto anche nei dialetti di usare le frasi della liturgia per creare forme espressive, spesso ironiche o divertenti come la frase ripetuta nella messa in latino: Dominus vobiscum ‘‘Il Signore sia con voi’’. 2623
2624 Si vive bene all’ombra del campanile. Per analogia. In tale ombra sorge di regola la canonica, dove appunto non mancano le comodita` . Qui l’ombra del campanile e` piu` lunga e comprende anche coloro che vivono protetti da questa, partecipano, a fini d’interesse, dei benefici, delle rendite, dei vantaggi che offre la collaborazione alla gestione delle cose religiose. 2625 L’ombra del campanile ingrassa. Per analogia.
Non c’e` campanile, per piccolo che sia, che pane e vin non dia. Per analogia. 2626
L’ombra del convento rende il cento per cento. Per analogia. 2627
2628
Chi ha un figlio prete si leva il sonno, la fame e la sete.
2629
Chi fa un figlio prete fa ricca la famiglia.
Chi ha un figlio prete ha sempre il porco appeso all’uscio. Vive bene e nuota nell’abbondanza come se ammazzasse tutti i giorni il maiale. Il maiale scannato spesso s’appende a una porta per lavorarlo e salarlo. 2630
2631
Fatti prete che Dio t’aiuta.
pag 1318 - 04/07/2007
1255 Datti alla carriera ecclesiastica che sarai un prediletto da Dio, nel senso che avrai da vivere lautamente e non ti manchera` mai nulla. L’entrata del prete vien cantando e va via zufolando. I soldi che arrivano al prete si disperdono in mille spese e non formano un patrimonio, sia quando il prete vive, sia quando e` morto. Vedi anche Roba di stola presto arriva e presto vola [B 414]. 2632
I soldi in tasca ai preti son come i chiodi piantati nel leccio. Mentre gli eredi sperperano il prete e` avaro. Molti preti soffrono del vizio dell’avarizia e sono restii davanti a qualunque spesa o atto generoso. Il legno del leccio e` durissimo. 2633
E` piu` facile levare un chiodo da un legno di pioppo che un soldo di tasca a un prete. Il legno del pioppo e` tenero e il chiodo vi affonda facilmente, e quando la capocchia e` entrata nel legno e` quasi impossibile toglierlo.
.
PRETE
Quando un prete mette la mano in un cesto di polli tira su sempre tre zampe. Vale a dire che tira su due polli, come se si fosse sbagliato e li prende, dal momento che sono venuti su. 2640
Tre sono le parole dei preti: dammi, vammi e fammi. I preti vogliono essere mantenuti e serviti. 2641
Tre cose sono infinite: l’avarizia dei preti, la sete dei fabbri e la misericordia di Dio. Non hanno limite l’avarizia del prete che ammassa denari tutta la vita, l’arsura del fabbro che lavora vicino al fuoco e la bonta` divina che soccorre e perdona. 2642
2634
Della roba del prete non ne gode nessuno finche´ il prete campa. Il prete spesso accumula tutta la vita beni e danari, ma non ne gode ne´ puo` goderne. Solo gli eredi si trovano davanti a quell’insperata fortuna. Mentre altri proverbi avvertono che il patrimonio costituito dai religiosi non dura molto, qui il prete e` visto proprio con i tratti tipici dell’avaro. Vedi anche Tre sono gli avari: i preti, le monache e chi non ha figli [A 1627]; L’avaro (e`) come il porco (che) e` buono dopo morto [A 1618]. 2635
I preti hanno sette mani per prendere e una per dare. Sono spesso avidi e, per quanto cercano di farsi donare, sono poco propensi a dare e a offrire. 2636
2637
Preti, frati e suore: dagliene, ma non gliene prendere.
Quando il prete entra nel pollaio invece d’una gallina ne piglia un paio. Quando un prete viene invitato a prendere, gli viene offerto qualcosa non ha discrezione e si serve con larghezza mettendo in imbarazzo chi e` stato generoso con lui. 2638
2639
Quando un prete entra in un pollaio invece d’uno si fa il paio.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Il cappello del prete ha tre punte: una dice: io so i tuoi fatti e tu non sai i miei; la seconda dice: io vivo senza lavorare e tu no; la terza dice: io vado con la moglie tua e tu non vai con la mia. Le tre punte del cappello del prete indicano le tre superiorita` che il prete ha sul proprio parrocchiano e sono tali da presentarsi come in giusti soprusi. Il prete conosce i fatti di tutti attraverso la confessione. Il detto fa riferimento al cappello detto tricorno, usato un tempo, fino alla meta` del XIX sec., dal clero secolare. 2643
I preti son mercanti: vendono Iddio con tutti i santi. Fanno un mestiere come tutti e, da buoni affaristi, mettono in vendita la loro mercanzia, che sono le cose religiose. Getta un forte disprezzo e discredito sui sacerdoti. 2644
Prete con la gran cappella: novita` bella [buona novella]. Incontrare un prete con il suo cappellone annuncia una bella notizia in arrivo. Un tempo i preti portavano un gran cappello rotondo, comunemente detto teglia. Puo` essere usato anche con un maligno doppio senso. 2645
Prete con la cappella, notizia bella; se la cappella e` pelosa novita` rognosa. La teglia poteva essere anche di panno col pelo lungo. 2646
pag 1319 - 04/07/2007
PRETE
1256
.
2647
Un prete, soddisfazione; due, consolazione; tre disperazione. Sono gli auspici che si traggono dall’incontro di uno o piu` preti.
Preti, frati, monache e polli non si trovan mai satolli. Sono ingordi e incontentabili. I preti erano conosciuti un tempo come formidabili mangiatori.
Tutti i pani hanno sette croste, ma quello dei preti ne ha quattordici. Il pane, cio` che serve per vivere, tutti se lo devono guadagnare con fatica, con pena e spesso con umiliazioni, ma quello che mangiano i preti costa infinitamente di piu`, venendo imposta loro la rinuncia all’amore, alla famiglia e ai figli, condannandoli a una amara solitudine. A fronte di una forte critica alla figura del prete, nella visione popolare esiste anche un comprensione della situazione solo apparentemente felice di questa figura, soprattutto per quanto riguarda la rinuncia alla famiglia e la solitudine che lo aspetta nella vecchiaia, per cui si dice che i preti muoion tutti di freddo, in quanto negli ultimi momenti gli eredi corrono a portar loro via tutto, comprese le coperte del letto dove agonizzano. Vedi anche Ogni pane e` guadagnato [P 257]; Il pane degli altri ha sette croste [P 247].
2655
Quattro non sono mai satolli: preti, frati, pazzi e polli.
2656
Preti, ragazzi e polli non sono mai satolli.
2657
Preti, frati e galline non sono si contentano mai.
2648
Preti, frati e passeri dove li trovi ammazzali. Proverbio di sapore anticlericale, molto in uso nel periodo risorgimentale e in quello subito successivo. I passeri erano un tempo cacciati dai contadini perche´ depredavano i seminati impoverendo seriamente il raccolto. 2649
2650
Preti, monaci e cani tieni un bastone nelle mani.
Preti e donne son fatti per pelare: in casa, in chiesa, a letto e all’altare. Pelare significa qui ‘‘sgraffignare’’, ‘‘rubare senza farsene accorgere’’, ‘‘portar via a poco a poco’’. Le donne fanno la cresta sulle spese di casa, o si fanno pagare certi favori, mentre i preti prendevano le decime e chiedevano danaro con le questue e le prediche. 2651
A donne e preti non confidar segreti. Sono coloro che non vedono l’ora di spifferarli ad amici e compagni, con gran gusto. 2652
2654
Se volete il diluvio universale mettete sette preti a un desinare. Diluviare con senso traslato vale ‘‘mangiare con eccessiva avidita`’’. 2658
2659 Il prete dove canta mangia. Il prete vive del suo servizio: dove celebra le sue funzioni la` si ferma anche a mangiare. Era uso un tempo che i preti convenissero periodicamente in gruppo alle varie parrocchie per celebrare uffizi dei morti, feste di titolari, ricorrenze presso le cappelle gentilizie. In tali occasioni tutto era coronato da un pranzo sontuoso. Da cio` il detto indica che chi si reca a fare un lavoro in un posto lontano, disagiato, ha diritto ad essere invitato a mangiare quando e` l’ora.
I preti hanno la coscienza come hanno la tonaca. Una volta i preti indossavano rigorosamente la tonaca nera, e coscienza nera o sporca si dice quella di chi ha molti peccati. 2660
Pazzo il prete che disprezza le sue reliquie. Colui che dice male di quello che ha, della sua attivita` e del proprio mestiere, oppure della sua famiglia, getta su di se´ un discredito che gli rechera` danno. Le reliquie dei santi venerate in una chiesa davano a questa un provento di offerte in beni e danaro. Vedi anche Non si sputa nel piatto dove si e` mangiato [S 1987]. 2661
2662 Ogni prete loda le sue reliquie. Perche´ siano onorate e gli portino un utile. Vedi anche Ognuno tira l’acqua al suo mulino [A 177].
I preti non voglion donne, ma non ci sarebbero preti senza le donne. Il prete che rifiuta di sposarsi non mette nel conto che la vita si riceve per quella via e quindi rifiuta in un certo modo il dono che ha ricevuto. 2663
I morti sentono cantar le voci e i preti si mangiano le noci. I morti ‘‘godono’’ dei suffragi, delle preghiere, dei canti dei preti e questi si godono i proventi che derivano dalle loro orazioni. 2653
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 1320 - 04/07/2007
1257 Preti e frati di carita` son privi: sotterrano i morti e fregano i vivi. I religiosi non hanno amore ne´ rispetto per i morti e neppure per i vivi. 2664
Il prete ora e il villan labora. Del motto dei frati benedettini Ora et labora (‘‘Prega e lavora’’) il prete tiene per se´ la prima parte e lascia agli altri la seconda. 2665
.
PREZZEMOLO
Chi nasce il prete pasce, chi si marita il prete invita e chi crepa il prete disseta. Nelle grandi occasioni il prete ha la sua rendita. In ogni occasione fondamentale della vita dell’uomo il prete appare o per incassare, o per mangiare, o per bere. 2673
Le donne dei preti dicono prima: le galline del priore, poi: le nostre galline e alla fine: le mie galline. Le governanti delle parrocchie quando arrivano si comportano con discrezione, poi lentamente considerano roba loro tutto quello che c’e` nella parrocchia, compreso il prete. 2674
Il prete prende l’anima, il medico la vita e l’avvocato la sostanza. Del pover’uomo il prete prende la parte spirituale, il medico gli toglie quella materiale e l’avvocato s’appropria dei suoi beni. 2666
Prete, medico e avvocato si trovan da ogni lato. Sono tre tipi umani che esistono dovunque nel tempo e nello spazio, sempre in agguato e pronti a salassare i poveri cristiani. 2667
Se il prete fosse buono ci presterebbe la serva. Scherzoso. Il motto nasconde una perfidia facendo riferimento al fatto che non di rado tra il prete e la perpetua correva del tenero ed era proverbiale la gelosia dei preti per le loro governanti. 2668
Odio di preti, tigna di frati, rogna d’ebrei, miserere mei! Sono cose dalle quali non ci si libera piu`. La tigna e` qui la malevolenza ostinata, la rogna e` la questione, la vertenza, la lite. 2669
2670
Odio pretino non s’estingue mai.
Ira pretina [fratina] sette volte si raffina. L’ira dei preti (ma anche quella dei frati) col tempo diviene sette volte piu` forte. Si riferisce alla malevolenza dei religiosi verso certe persone o comunita`: una volta che e` insorta per qualche motivo, e` difficilissimo che scompaia. 2671
2672 Preti e donne non perdonano. Preti e donne non hanno magnanimita`. Chi fa un torto a un prete o a una donna non speri che venga dimenticato: prima o poi si trovera` a pagarlo.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Preti e monache: libera nos Domine. Da preti e da monache, liberaci o Signore. Avere a che fare con preti e monache comporta quasi sempre delle difficolta` e i rapporti sono difficili per le pretese, la pignoleria e a volte anche inganni. 2675
Preti spretati e vecchie puttane non si sa di cosa siano capaci. Coloro che hanno perduto o un alto ministero o una posizione redditizia fanno di tutto per recuperare prestigio e agiatezza. 2676
2677 Il male del prete. E` una specie di disagio, di malumore di chi, sapendo bene una cosa che potrebbe tornare a proprio vantaggio, non puo` rivelarla per qualche fondato motivo. Allude probabilmente a fatti, situazioni o storielle in cui un prete, saputo qualche segreto in confessione, si e` dovuto rodere il fegato, vincolato dal segreto del confessionale, per non poterlo usare a proprio favore.
PRETESA Chi ha molte pretese lavora un giorno al mese. Chi per le sue prestazioni richiede compensi elevati, impiega molto tempo, impone condizioni esose, ha pochissimi clienti e quindi lavora poco. 2678
PREZZEMOLO 2679
Con la scusa del prezzemolo gira l’orto.
pag 1321 - 04/07/2007
PREZZO
Quando uno con la scusa di chiedere poco, una cosa da niente, approfitta per rifornirsi di molte cose, ovvero di farsi dare qualcosa d’importante, come chi, per un po’ di prezzemolo, gira nell’orto e prende due pomodori, qualche zucchino, cetrioli, un po’ d’insalata. Vedi anche, ma come invito alla precauzione, Non andare nell’orto del vicino col paniere pieno delle tue pere [O 600]. Prezzemolo non guasta minestra. Il prezzemolo non dice gran che nella minestra: se c’e` non la rovina e se manca non ci se ne accorge. Di solito ci si mette, ma non e` un ingrediente decisivo. 2680
Il prezzemolo sta bene dappertutto meno che negli orecchi. Il prezzemolo entra in molte ricette. Si dice a chi ha le orecchie sporche che gli ci nasce il prezzemolo. 2681
2682
1258
.
Chi ha il prezzemolo negli orecchi sente e non sente.
Chi mangia prezzemolo e` sempre tra i piedi. Perche´ il prezzemolo si trova in molte vivande. Di chi e` sempre nel mezzo, s’intrufola dappertutto si dice che e` come il prezzemolo. Vedi anche Chi nasce di giovedı` e` sempre nel mezzo [G 671]. 2683
Chi mangia prezzemolo sputa verde. Chi esagera nel mettere prezzemolo nelle vivande, ovvero ne ingerisce in quantita` arriva a dare di stomaco. Infatti il prezzemolo e` una pianta velenosa se ingurgitata in grande quantita`, per certi pappagalli mortale. In piccola quantita` e` innocua e insaporisce le vivande. 2684
PREZZO 2685 Tutto ha un prezzo. Tutte le cose, i beni, le virtu`, le persone si possono comprare: si tratta di offrire il prezzo adeguato. Cinico principio che pero` trova frequenti riprove della sua verita`.
La convenienza del prezzo induce l’avventore a fare ritorno per fornirsi di nuovo dal negoziante. Il prezzo onesto fa il cliente. 2689 Col prezzo si chiarisce l’affare. Finche´ non e` fatto il prezzo di una cosa, le trattative sono solo chiacchiere.
PRIGIONE La prigione dei proverbi e` il luogo di pena destinato a punire e non a redimere. Questa concezione della condanna e` maturata solo nel mondo contemporaneo. Per l’uomo del passato era una specie di anticamera della morte, nella quale si entrava anche innocenti e raramente se ne usciva, essendo la giustizia inaffidabile, ingiusta e corrotta. L’unico coniglio era quello di starne lontano e non entrarci mai con la speranza o la fiducia che la giustizia riconosca l’innocenza. f Vedi Galera. A torto o a ragione non farti mettere in prigione. Qualunque sia la situazione, le garanzie che hai, le prove e le ragioni, cerca di non andare in prigione, perche´, una volta che ti trovi dentro, uscire non e` facile e le cose si trattano molto meglio fuori che dietro le sbarre. 2690
Non entrare in prigione neppure se ha le sbarre d’oro. Non farti convincere ad entrare in prigione per qualunque motivo (scontare una pena per un altro in cambio di compensi, restare in attesa di chiarire le cose) anche se le prospettive e i vantaggi che ti si presentano sono allettanti, le promesse sono le migliori e il luogo di detenzione ha un aspetto o connotazioni rassicuranti (sbarre d’oro). Qui pero` e` presente soprattutto il valore metaforico, dove la prigione puo` essere un lavoro, un matrimonio, una societa`, ecc. 2691
2687
In prigione s’impara solo l’arte del galeotto. In prigione non s’impara nulla di buono, solo i mestieri di quelli che vi sono dentro. Vedi anche Prigione e galera lascian l’uomo com’era [G 36].
2688
2693 Non esistono belle prigioni. La prigione e` un luogo orrendo dove l’uomo e` abbrutito dalla perdita della liberta` e da altri mali, per questo non vi sono luoghi di detenzione che possano essere ammirati o amati. In
2686
Ogni uomo ha il suo prezzo.
Ogni uomo e` in vendita: dipende dal prezzo. Questo principio e` attribuito allo scrittore e uomo politico inglese Orace Walpole (17171797). Il prezzo fa l’avventore.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
2692
pag 1322 - 04/07/2007
1259 generale: qualunque stato di subordinazione personale che fa perdere la liberta` non puo` essere una bella situazione. Nessuna prigione e` bella e nessuna amante e` brutta. Le cose cattive sono tutte odiose e quelle amabili, come le amanti, sono o appaiono belle. 2694
2695 Fuggono anche dalle belle prigioni. I detenuti, se possono, lasciano anche le prigioni comode. Anche, in generale, una vita senza liberta`, che pure abbia grandi compensazioni in termini di agi e di benessere economico, alla fine diventa insostenibile.
PRIMA Avverbio. Chi prima arriva meglio alloggia [s’accomoda]. Diffusa raccomandazione ad essere solleciti, addirittura in anticipo piuttosto che puntuali. Quando in un luogo si arriva per primi si ha tutto l’agio per sistemare meglio le cose, per ottenere il meglio dalla situazione, per farsi servire meglio. 2696
Chi prima giunge prima munge. Chi prima arriva prima si provvede, prima riceve la sua parte. Fa riferimento ai cuccioli di animali i quali, se giungono prima degli altri fratelli quando arriva il latte della tornata nelle mammelle della madre, mangiano prima e di piu`. Vedi Chi primo arriva primo macina [P 2721]. 2697
2698
Chi arriva prima e` ben servito.
2699 Chi prima arriva aspetta di piu ` Contraddice il gruppo precedente: non e` detto che chi arriva prima venga a trovarsi meglio: spesso arrivando prima dell’ora convenuta, o della data fissata, si ha come risultato solo un’attesa piu` lunga. 2700 Chi prima non pensa dopo sospira. Chi agisce avventatamente, senza un piano o senza prevedere le conseguenze di quello che fa, quando si accorge del risultato delle sue azioni ha modo di pentirsi. Vedi anche Chi tosto falla a bell’agio si pente [F 103].
Chi prima pensa non se ne pente poi. Reciproco del precedente. 2701
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
PRIMAIOLO
Chi prima nasce prima pasce. Pascere ha in questo caso il valore di ‘‘servirsi, sistemarsi, rifornirsi’’. Colui che nasce prima e` privilegiato nell’ordine della gerarchia familiare. Un tempo il primogenito maschio era l’erede della famiglia, del patrimonio e del titolo. Anche nella famiglia povera era considerato l’erede dell’arte o della bottega paterna, capofamiglia in caso di morte del padre. 2702
Chi prima inossa prima infossa. Chi e` precoce nel formarsi del sistema osseo, chi presto si sostiene in piedi e cammina si vuole che abbia una vita piu` breve di quanti hanno questo sviluppo piu` lento. Inossare e` verbo di conio estemporaneo, come indentare (vedi anche Chi presto indenta presto sparenta [I 157]). 2703
2704 Prima la ricchezza e poi la boria. Prima viene la ricchezza e, quando questa si e` consolidata, arriva la superbia, la boria, il gusto di sentirsi superiori agli altri. 2705 Chi ha prima non va senza. Chi riceve, prende (ha) prima degli altri non rischia di andarsene via senza aver avuto, per cause diverse come l’esaurimento della merce, una decisione di sospendere la distribuzione, ecc. 2706 Prima si fa e meglio e`. Una cosa da fare prima si provvede a concluderla, a portarla a termine e meglio ci si trova, evitando ritardi, contrattempi e fretta per mancanza di tempo. Espressione sentita piu` come frase fatta che come proverbio. Vedi anche Chi ha tempo non aspetti tempo [T 364]; Il lavoro di oggi non lo lasciare a domani [F 331].
PRIMAIOLO Primaiolo e` aggettivo, antico ma ancora noto, che si usa al femminile per indicare la donna di primo parto, o anche riferito ad animali. Si usa anche come sostantivo anche se nella lingua moderna e` soppiantato da primipara. Impropriamente usato per indicare in modo ironico gli iscritti a una prima classe. 2707 Figlio primaiolo, quindici giorni avanti. La donna al suo il primo figlio puo` partorire quindici giorni in anticipo sul tempo.
pag 1323 - 04/07/2007
PRIMAVERA
Alle primaiole sant’Anna regala quindici giorni. Fa nascer il figlio quindici giorni prima, ossia risparmia due settimane di gestazione. Primaiola e` detta in alcuni dialetti toscani la primipara. Sant’Anna (vedi la voce) e` patrona del parto e si festeggia il 26 luglio. 2708
2709 Il primaiolo nasce quando vuole. Il primo figlio non rispetta il tempo naturale della gravidanza e, pur essendo piu` frequente la nascita anticipata, puo` nascere anche dopo.
PRIMAVERA Di primavera i fiori a schiera a schiera, d’autunno i frutti a pugno a pugno. In settembre comincia l’autunno e il buon raccolto, come si e` visto, dipende dall’allegamento che avviene in primavera. Il momento e` particolarmente importante per l’uva che si avvia alla maturazione, ma la buona riuscita della vendemmia dipende dall’andamento della stagione nei vari mesi dell’anno, tanto che ci sono pronostici gia` da gennaio (vedi Se gennaio riempie i fossi settembre colma le botti [G 383]). 2710
2711
La primavera e` per l’occhio e l’autunno per la gola.
Di primavera sempre bel tempo spera. In questa stagione e` lecito sperare nel bel tempo: il freddo e la cattiva stagione, anche se vengono, durano poco. 2712
Il freddo di primavera fa tremare l’asino. L’improvviso ritorno del freddo a primavera fa tremare gli animali che gia` si erano abituati al tepore della nuova stagione, o gli sciocchi che si erano gia` tolti i vestiti pesanti. 2713
Primavera ritardata, campagna fortunata; primavera anticipata, campagna rovinata. Quando il caldo e la bella stagione arrivano troppo presto sulla media stagionale, la vegetazione si risveglia con gemme e germogli che possono essere bruciati da una notte particolarmente gelida. 2714
2715
1260
.
A primavera mettono il capo fuori le rogne.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
A primavera si notano, nel corpo, le malattie serie, che non se ne vanno nonostante la bella stagione, e nella campagna i guai provocati dall’inverno con le piogge e le gelate. Non basta primavera a far ridente il poggio. Se un luogo non ha una sua naturale bellezza, se non e` curato dalla mano dell’uomo e` inutile che la primavera lo vesta di fronde e di fiori. Usato piu` che altro metaforicamente: non basta la giovinezza per dare bellezza a una persona: ci vuole anche l’avvenenza e la veste. 2716
Chi non semina a primavera non raccoglie d’estate. Chi non si da` da fare, lavora in gioventu`, nella maturita` e nella vecchiaia fa una vita misera. 2717
2718 I primi fiori non fanno la primavera. Non bisogna illudersi con segni poco sicuri: i primi fiori spuntano gia` a febbraio. Anche in questo significato, vedi anche Una rondine non fa primavera [R 900].
Non puoi dire che sono primavere se non passa anche il terzo cavaliere. I cavalieri sono tre santi: sant’Ermenegildo (13 aprile), figlio di Leovigildo re dei Visigoti; san Giorgio (23 aprile); san Vittore (8 maggio) militante sotto Massimiano e anche san Michele Arcangelo, del quale si celebra lo stesso giorno l’apparizione sul monte Gargano. 2719
2720 La tarda primavera non inganna. La primavera tardiva consente ai raccolti di non subire le gelate e i parassiti, per cui i prodotti dei campi saranno abbondanti.
PRIMO f Vedi Arrivare, Prima, Ultimo. 2721 Chi primo arriva primo macina. Cioe` e` servito meglio e alla svelta. Citato anche dal Cecchi (Gli Sciamiti atto II, scena III): ‘‘Chi prima giunge al mulin, prima macina’’. Giovanni Maria Cecchi (1518-1587) fu letterato estroso, autore di 21 commedie, contenenti detti, proverbi, curiosita` di lingua: la piu` celebre e` L’assiuolo. Vedi anche Chi primo arriva meglio alloggia [P 2696]. 2722 Chi e` primo al mulino primo macini. Vedi anche Chi tardi arriva male alloggia [T 121]; contrario: Gli ultimi saranno i primi [U 72].
pag 1324 - 04/07/2007
1261 2723
Il primo uccello ha il primo granello.
Chi primo si alza si calza. Fa riferimento alla situazione che si creava quando nelle povere case le paia di scarpe erano meno degli abitanti. 2724
In casa Poverelli chi s’alza prima si veste e chi non trova le brache rimane a letto. Un tempo veramente in certe case i vestiti erano contati e, se si vestiva uno, non si vestiva un altro, o quasi. Vedi anche Una camicia addosso e una al fosso [C 231]. 2725
Il primo paga il vino, il secondo paga il conto. La persona piu` in vista che si trova a un pranzo offre le bevande, quella che viene subito dopo, che in genere e` l’anfitrione, ha l’onere dell’invito. 2726
2727 La prima e` dei ragazzi. Si dice nel gioco a chi vince la prima partita, soprattutto alle carte. L’inesperto, chi e` alle prime armi vince d’istinto, d’impeto, il professionista si vede alla lunga.
La prima e` de li regazzi, la seconna de li pupazzi,la terza de li chiacchieroni e la quarta de li minchioni. Romanesco. La prima e` di chi non sa giocare, la seconda e` di chi crede di saper giocare (pupazzo e` il fantoccio, l’uomo da poco), la terza e` di chi e` bravo a parole e la quarta e` di quelli che si decidono tardi. Un modo per prolungare scherzosamente la provocazione, diffuso anche in altre varianti dialettali. 2728
Chi vince la prima perde il sacco e la farina. Chi vince la prima partita, la prima batteria, perde poi tutto. 2729
2730 Chi vince la prima perde le brache. Perde tutto. 2731 Chi fa il primo non fa l’ultimo. Non vince. E` un detto proprio del gioco della tombola e si enuncia estraendo il primo numero, per far rabbia a quelli che lo possono segnare. 2732
Meglio primo tra gli ultimi che ultimo tra i primi.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
PRINCIPIO
Vedi anche Meglio primo in un villaggio delle Alpi che secondo a Roma [C 606]; Meglio capo di gatto che coda di leone [C 601]. Meglio testa di sardina che osso di balena. Vedi anche Meglio capo d’asino che coda di cavallo [C 600]. 2733
Meglio testa di gambero che osso di pescecane. 2735 Primo in paese, ultimo in citta` Coloro che primeggiano in una ristretta cerchia di persone spesso si trovano ad essere in fondo alla scala dei valori allorche´ si misurano in una realta` piu` grande, come quella di una citta`, dove la selezione ha evidenziato elementi con grandi ed eccezionali talenti. 2734
(In / Per tutto) C’e` sempre una prima volta. Locuzione che si usa con sfumature diverse. In particolare per dire che anche i piu` esperti hanno fatto una cosa per la prima volta e che quindi non ci si deve preoccupare se ci si trova in tale condizione iniziale, da principianti, ovvero per cercare di rendere accettabile qualcosa, un’esperienza, una situazione difficile o noiosa, che si affronta per la prima volta. 2736
PRINCIPE f Vedi Nuovo, Re. PRINCIPIO1 Nel significato di ‘‘inizio’’. 2737 Il principio e` sempre il piu ` difficile. L’inizio di un’impresa, di un lavoro e` il momento piu` impegnativo, dove vi sono piu` incertezze e si trovano maggiori ostacoli. Vedi anche Il piu` e` cominciare [C 1851]; Il peggior passo e` quello dell’uscio [P 693]; E` solo il primo bacio che costa [B 33]; Tutto sta a cominciare [C 1848]; Chi ben comincia e` alla meta` dell’opera [C 1839]; contrario: La coda e` la piu` dura da scorticare [C 1699]. 2738 Quel che ha principio ha fine. Tutto quello che ha un inizio, inevitabilmente ha anche la sua fine: quindi ogni cosa umana ha questo destino. Vedi anche Tutto finisce fuorche´ l’eternita` [E 256]. 2739 Quale e` il principio tale e` la fine. Come le cose cominciano cosı` finiscono. Qualunque sia la piega che prenda un’impresa, una faccenda, risente sempre della sua
pag 1325 - 04/07/2007
PRINCIPIO
1262
.
impostazione iniziale che si rivelera` anche nella sua conclusione. Vedi anche, simile, Il buon dı` si vede dal mattino [D 252]. E` il principio della fine! Frase che si ripete proverbialmente quando si vede che una cosa presenta i primi sintomi di disfacimento, di catastrofe. Si vuole che sia stata pronunciata da Talleyrand quando la stella di Napoleone comincio` a declinare. 2740
PRINCIPIO2 Nel significato di ‘‘fondamento’’. 2741 Tutti i principi sono deboli. Qui principio e in senso di ‘‘fondamento, presupposto’’. Ogni teoria, ogni ragionamento presuppone o si fonda su principi incerti o indimostrabili, perfino la stessa conoscenza intuitiva. E` quanto i proverbi sapevano da un pezzo e recentemente ha scoperto la filosofia attuale.
PRIORE Fu detto priore il superiore di una comunita` monastica, ovvero un alto magistrato del comune medievale; poi anche il parroco. Chi la fa piu` grossa e` fatto priore. Si vedono spesso occupare cariche pubbliche e svolgere importanti funzioni persone piu` note per le loro azioni stolte o malvagie che per i loro meriti.
PRO Propriamente ‘‘utilita`, vantaggio’’ (dal sostantivo arcaico prode che ha appunto questo valore), ma usato ormai solo in alcune espressioni fisse. 2747 Buon pro ti faccia (come l’erba ai cani) Buon pro’ ti faccia e` augurio ironico o scherzoso che si fa a chi mangia troppo, o male, ovvero roba pericolosa o indigesta. Anche quando uno divora senza offrire ...come l’erba ai cani e` una coda antica che si e` perduta. Si trova nel Pescetti ed e` piena di perfidia: l’erba infatti, che i cani mangiano saltuariamente, quando sono malati, li risana, ma preferiscono di gran lunga la carne. 2748 Non fa pro. Di cosa avuta in modo disonesto e che non giova. 2749 Bisogna ascoltare il pro e il contro. Bisogna tenere conto delle cose a favore e a sfavore d’un argomento. Vedi anche Bisogna sentire le due campane [C 267]; Non giudicar per legge ne´ per carte se non ascolti l’una e l’altra parte [P 606].
` PROBABILE / PROBABILITA
2742
2743
Chi piu` ne fa e` fatto priore.
2744
Il piu` ciuco e` fatto priore.
Al priore tocca sempre del migliore. Vedi anche Chi mangia col padrone non ha il miglior boccone [P 87]. 2745
2750 Il probabile non si segna [scrive]. Quello che e` probabile non costituisce impegno, non vincola minimamente e quindi resta una parola. 2751 Mille probabili non fanno un vero. Con una somma per quanto grande di probabilita` non si fa una certezza ne´ una verita`. Due cose diverse non sono sostituibili una con l’altra. Vedi anche Mille ciechi non fanno un orbo [C 1558]. 2752
Mille probabilita` non fanno una verita`.
PRIVILEGIO 2746 I privilegi sono sempre odiosi. I privilegi irritano istintivamente, contravvengono a un principio generale: La legge e` uguale per tutti. Riflette un atteggiamento e una visione della societa` relativamente recenti, distanti dal modo tradizionale di ‘‘sopportare’’ le disparita` e i soprusi che si trova riflesso in tanti proverbi. Probabile calco del proverbio I paragoni sono sempre odiosi [P 413].
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
PROCESSIONE Le processioni tornano sempre alla porta che hanno lasciato. Le cose ritornano sempre ai loro principi. Vedi anche Gli accidenti son come le foglie, chi li manda li raccoglie [A 94]; In cent’anni e cento mesi torna l’acqua ai suoi paesi [A 143]. 2753
2754
Se si facesse la processione dei ladri, i sarti porterebbero lo stendardo.
pag 1326 - 04/07/2007
1263
.
PROMESSA
PROFETA
piu` n’invoglia il desire e piu` n’e` caro’’. Vedi anche I frutti proibiti sono i piu` dolci [F 1512]; Acqua rubata pare rosolio [R 1054]; I baci rubati sono i migliori [B 34]; Le ciliege rubate son piu` dolci [C 1581]; Cosa vietata, cosa desiderata [V 715].
f Vedi Indovinare, Santo.
2764
I sarti sono fra gli artigiani piu` ladri che si conoscano: un tempo erano accusati di rubare la stoffa sulle pezze che servivano a fare i vestiti.
Nemo propheta in patria. Dove uno e` nato, e` stato giovane, difficilmente vedra` riconosciute le sue doti. E` difficile affermarsi proprio nell’ambiente in cui si e` nati e cresciuti. E` un adattamento, tuttora molto noto, della frase che Cristo disse riferendosi a Nazareth, cittadina dalla quale non fu accettato (Matteo 13.57; Marco 6.4; Luca 4.24). 2755
2756
Nessuno e` profeta in [nella sua] patria.
In patria natus non est propheta vocatus. ‘‘Non e` profeta colui che lo fa nel luogo in cui e` nato’’. Variante latina medievale. 2757
2758 Nessuno onora santi nati in paese. Per analogia.
I santi di casa non fanno miracoli. Per analogia. Cio` che e` noto, consueto, familiare non gode di tanto prestigio quanto invece riscuote quello che si trova lontano e di cui non si ha conoscenza diretta. La lontananza, con la deformazione dei racconti, dell’indeterminatezza accende la speranza e crea l’illusione che si tratti di un mondo migliore, superiore a quello dell’esperienza quotidiana. 2759
I santi miracolosi stanno in terra lontana. Per analogia. 2760
2761 Guardatevi dai falsi profeti. Bisogna diffidare di coloro che dicono di sapere e non sanno, dicono di essere e non sono. Frase proverbiale che si trova nel Vangelo di Matteo (7.15). Si dice anche nella forma latina della Vulgata: 2762
Adtendite a falsis prophetis.
Cose proibite son le piu` saporite.
2765 Le cose vietate fan crescer la voglia. Per analogia. Verso proverbiale di Luigi Alamanni (1495-1556), La Flora, atto I, scena II. 2766 Piu ` e` bramato quel che e` negato. Per analogia. Il concetto e` espresso anche da due massime mediolatine che tuttora godono di qualche notorieta`: 2767 Quidquid minus licet desireratur. ‘‘Si desidera quello che meno e` lecito’’. 2768 Privatio appetitum generat. ‘‘La mancanza stimola il desiderio’’.
PROMESSA f Vedi Minaccia, Promettere. 2769 Ogni promessa e` debito. Estremamente vivo e diffuso: ogni promessa crea un obbligo verso l’interessato, per cui impegna nell’onore chi promette a mantenere. Vedi anche Chi promette in debito si mette [P 2784]. 2770 Promissio boni viri est obligatio. ‘‘La promessa d’un uomo onesto equivale a obbligo’’. Adagio medievale tuttora usato, dove obligatio si puo` intendere anche, piu` precisamente, come ‘‘impegno scritto’’. Fra le varianti medioevali si puo` registrare Promissio parit debitum ‘‘La promessa genera il debito’’. 2771
Cosa promessa, cosa dovuta.
2772
Cosa promessa e` mezzo dovuta.
2773
Cosa promessa, mezza data.
Le promesse son parole. Le promesse non impegnano legalmente e quindi sono solo intenzioni o buoni propositi che lasciano il tempo che trovano. 2774
PROIBIRE Piu` proibito, piu` gradito, piu` appetito. Appetito nel significato latino di ‘‘desiderato’’. Fra i molti che ribadiscono questo sperimentato concetto il Marino (Adone 5.109): ‘‘Sempre quel ch’e` vietato e quel ch’e` raro / 2763
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Con cento promesse non si paga un debito. Poiche´ sono parole, anche se numerossissime non arrivano a fare neppure una sola cosa concreta. Vedi anche Mille libbre di pensieri 2775
pag 1327 - 04/07/2007
PROMETTERE
1264
.
non pagano un quattrino di debiti [D 133]; Un carro di chiacchiere non paga un soldo di debito [C 840].
esser signore non entri mai mallevadore [M 435]; Scritta la garanzia, preparati a pagare [G 195].
2776 Le promesse son trappole per gli sciocchi. Vedi anche Lo sciocco vive di speranze e promesse [S 659].
Chi promette in debito si mette. Chi fa una promessa si trovera` di fronte alla richiesta che questa venga mantenuta. Vedi anche Ogni promessa e` debito [P 2769].
Le promesse son scorregge e gli asini le annusano. Non valgono nulla e solo gli sciocchi le considerano. 2777
2778
Le promesse sono il pasto dei pazzi.
Le promesse troppo belle son come la luna piena: diminuiscono tutti i giorni. Diminuiscono nel senso che ogni giorno devono adattarsi di piu` alla realta`: come certe promesse dei politici. 2779
2780 Chi vive di promesse mangia raramente. Le promesse vengono raramente mantenute. Chi conta sulle promesse che gli vengono fatte conta veramente su poco e ottiene ancora meno. Vedi anche Chi vive di speranza si gratta il culo e poi la panza [S 1820].
Promessa di barcaiolo e incontro d’assassini sempre costano quattrini. I favori fatti al fine di aggirare la legge e il contatto con gente malvagia comportano sempre dei salassi finanziari. Il barcaiolo spesso serviva un tempo a chi doveva attraversare i confini per fuggire la giustizia.
2784
Promettere e` la vigilia del dare [mantenere]. Perche´ dopo la promessa viene la sua realizzazione, come dopo la vigilia viene la festivita`. 2785
2786 Promettere e mantenere e` da vigliacchi. Principio di vago sapore machiavellico: le promesse si fanno per ottenere quello che si vuole e non occorre poi mantenerle.
Prometti quel che vuoi e mantieni quel che puoi. Prometti pure quanto ti serve per arrivare ai tuoi fini, poi manterrai solo quanto ti sara` possibile. 2787
2788
2781
Di promesse non godere, di minacce non temere. Non illuderti se ti viene fatta una promessa: difficilmente sara` mantenuta; non temere per le minacce: chi minaccia non ha voglia di colpire. Vedi anche, con significato vicino, Can che abbaia non morde [C 374]. 2782
PROMETTERE f Vedi Promessa. Chi per altrui promette entra per le larghe ed esce per le strette. Chi promette in nome di altri comincia bene e finisce male, entra in un mare di guai: dovra` vedersela con i due che se la rifaranno solo con lui: colui al quale ha promesso e colui per il quale ha promesso. Vedi anche Chi sta per altri paga per se´ [M 436]; Chi fa sicurta` tosto o tardi se ne pentira` [M 438]; Chi del suo vuol 2783
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Promettere e` da signori e mantenere da villani.
2789 Promettere e non mantenere e` villania. Contrario, e moralmente piu` accettato.
Promettere son parole e mantenere fatti. La promessa e` una vana chiacchiera che diviene un fatto concreto solo quando viene mantenuta. Vedi anche Fatti, non parole [F 400]. 2790
2791 Altro e` promettere, altro e` mantenere. Tra il promettere e il mantenere ci corre molto, per cui chi ha una promessa non ha niente in mano. 2792 Promettere non fa male a nessuno. Promettere non costa nulla e sul momento crea in tutti simpatia, benevolenza e gratitudine.
Per il molto promettere non duole la lingua. Non comporta nessun inconveniente. 2793
Piu` si promette in un’ora di quanto si mantiene in cent’anni. A promettere si fa presto; mantenere e` un calvario e costa sempre qualcosa, a volte molto. 2794
pag 1328 - 04/07/2007
1265
.
` PROSPERITA
2795
Nessun promette meglio di chi non ha nulla da dare. Si allarga facilmente nel fare promesse, sapendo che nessuno potra` mai chiedergli nulla.
Il piatto gustosissimo del prosciutto coi fichi deve essere accompagnato dal vino, che compie e rende perfetta la portata. Il fico solo pero` non vuole il vino.
Di promesse non mantenute son pieni i confessionali. Tutti quelli che promettono incautamente preferiscono andare a confessare il peccato piuttosto che mantenere la promessa con grave incomodo. Vedi anche L’inferno e` lastricato di buone intenzioni [I 194].
Sul prosciutto bevi tutto; sui pesci mesci; sul macco non restare; sui maccheroni non bere se non vuoi crepare. Il vino sta bene su tutti questi piatti, meno che sui maccheroni. Il macco era una specie di polenta di fave cotte e passate, ormai quasi scomparsa.
2796
Chi promette nel bosco deve mantenere in villa. Chi promette quando ha bisogno o quando e` in pericolo, deve poi mantenere quando puo` farlo. Chi promette senza testimoni deve onorare comunque la sua parola. 2797
Chi promette in mare deve mantenere in porto. Sono proverbiali appunto le ‘‘promesse di marinaio’’. 2798
2799 Chi molto promette poco mantiene. Coloro che promettono molto e con facilita`, creando belle speranze, se ne guardano poi da mantenere le loro parole. 2800
Chi promette tutto non mantiene nulla.
Largissimi promissores vanissimi exhibitores. ‘‘Coloro che elargiscono promesse in gran numero sono dei vani ostentatori’’. Massima latina medievale. In Seneca si legge (Lettere a Lucilio, 109.18): Magna promisisti, exigua video ‘‘Hai promesso grandi cose, ne vedo poche’’. 2801
Chi premette e non mantiene va all’inferno e non riviene. Gioco infantile: lo dicono i bambini a chi non mantiene le promessa, la parola. 2802
PROPORRE f Vedi Uomo. PROSCIUTTO Il prosciutto e` costituito dalla coscia degli arti posteriori del maiale, opportunamente salata, speziata e fatta stagionare. f Vedi Maiale. 2803
Prosciutto col fico e il vino e` l’amico.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
2804
La miglior bandiera e` quella del prosciutto. La fetta di prosciutto e` bianca e rossa e comporta tutto un ordine d’ideali gastronomici e del ben vivere. 2805
Col prosciutto vai bene per il mollo e per l’asciutto. Il prosciutto piace sempre, si puo` sempre offrire ed e` accettato. 2806
Il prosciutto piu` e` vecchio e piu` e` saporito. In quanto si stagiona, tira a fondo e assimila il sale e le spezie con cui viene cosparso, ma diventa anche piu` duro, secco, ovvero ‘‘improsciuttito’’. 2807
Del prosciutto vai all’osso e del lardo alla cotenna. Indica qual e` la parte migliore dei due tipi di salume. 2808
Quando non c’e` la fame non piace ne´ prosciutto ne´ salame. Quando non c’e` l’appetito e` inutile offrire leccornie. Vedi anche La fame e` il miglior condimento [F 148]. 2809
` PROSPERITA f Vedi Felicita`. Mondana prosperita`, quanto piu` e` grande, piu` presto se ne va. Il favore del mondo quanto piu` grandi e` tanto piu` e` a rischio e puo` svanire da un momento all’altro. 2810
2811 Non c’e` peggior nemico della prosperita`. La prosperita` e` spesso la rovina di chi la gode, poiche´ porta una serie di cattive abitudini: l’ozio, il lusso, la gola, la superbia. Vedi anche
pag 1329 - 04/07/2007
PROSSIMO
La ricchezza e` la balia della follia [R 393]; Ogni ricchezza ha la sua amarezza [R 392]; La ricchezza e` la madre della superbia [R 433]; Troppa ricchezza fa male alla testa [R 438]; Piu` d’un re e` finito servo [R 289]; A chi Domineddio non da` altro da` la ricchezza [R 417]. PROSSIMO f Vedi Parente, Pietro.
Ama il prossimo tuo come te stesso. Deriva direttamente dal Vangelo e, nella sua integrita`, costituisce il comandamento, che e` detto talora anche ‘‘undicesimo’’, nel quale e` racchiusa la piu` autentica etica cristiana: ‘‘[...] Amerai Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente e con tutte le tue forze. [...] Amerai il prossimo tuo come te stesso’’ (Marco 12.30). Cristo indica invero questi due precetti come il primo e secondo comandamento e si rifa` al Levitico (19.18): ‘‘ma amerai il tuo prossimo come te stesso’’. Il concetto viene sviluppato anche nella Parabola del Samaritano (Luca 10.30-37). 2812
2813
1266
.
Ama il prossimo tuo con il difetto suo.
2814 Il primo prossimo e` se stesso. Ognuno pensa prima di tutto a se stesso: in senso egoistico e anche nel senso che provvedendo a se stesso uno fa gia` molto per gli altri che non hanno da pensare anche a lui. Vedi anche San Pietro prima fece la barba per se´ e poi per gli altri [P 1703]; Ognuno tira l’acqua al suo mulino [A 177]; Prima i denti e poi i parenti [P 461]; Ognun pensi per se´ e Dio per tutti [O 177]. 2815 Quisque sibi proximus. ‘‘Ognuno e` il prossimo di se stesso’’. Adagio medievale.
Ognuno si conosce come suo primo prossimo. Vedi anche Prima charitas incipit ab ego [P 1704]. 2816
Chi si rallegra delle disgrazie del prossimo prenota le sue. Chi gode dei mali che vengono agli altri deve prepararsi a scontare quelli che verranno a lui. Il godimento malvagio della disgrazia altrui comporta una punizione severa del cielo. Vedi anche Chi augura il male agli altri lo chiama per se´ [M 289]; Col male degli altri nessuno s’ingrassa [M 290].
PROTESTARE Protestare e battere il capo nel muro ognuno lo puo` fare. Fare cose inutili e fare il proprio danno e` a tutti concesso. Sottintende che nella societa` non c’e` modo di far valere le proprie ragioni: protestare equivale a perdere tempo, fare il proprio danno. 2818
Chi protesta comanda e chi governa rimanda. Chi sa far valere le proprie ragioni protestando impone la propria volonta` e quindi comanda, mentre coloro che governano esercitano l’arte del differire, procrastinare, rinviare, lasciando tutto come sta. Comanda qui nel senso senso che ordina per avere subito, vuole immediatamente perche´ ha bisogno. 2819
PROVARE f Vedi Tentare. 2820 Provando e riprovando. Invito a verificare, tentare, sperimentare continuamente. Motto dell’Accademia del Cimento, tolto dal verso di Dante (Paradiso 3.3): ‘‘Quel sol, che pria d’amor mi scaldo` il petto, / di bella verita` m’avea scoverto, / provando e riprovando, il dolce aspetto’’. Per i seguaci di Galileo indicava la fase sperimentale del metodo. 2821 Uno per provarci prese trent’anni. Si risponde cosı` all’invito di provare una cosa rischiosa, portando l’esempio di chi provo`, ma venne preso e condannato. 2822 Provare per credere. Frase d’uso comune che per la sua brevita` pare una forma fraseologica, pur essendo un proverbio. Quando si vuole vincere l’incredulita` o la diffidenza di persone che non si convincono con le parole, si invitano a farne la prova, poiche´ siamo certi che in tal modo si convinceranno. 2823
Provare per credere e` meta` del sapere.
2817
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
PROVERBIO I proverbi sono abbastanza generosi di osservazioni su se stessi. Ne apprezzano l’universalita` e la saggezza antica, che si vorrebbe infallibile, ma non mancano nemmeno di osservarne i limiti, le contraddizioni e l’utilita` pratica da certi punti di vista discutibile o nulla.
pag 1330 - 04/07/2007
1267 I proverbi sono la sapienza dei popoli [del mondo / dei poveri / dei secoli]. I proverbi sono il condensato di quello che i vari popoli hanno pensato della vita e del mondo. 2824
Il proverbio e` la voce del popolo. Esprime quello che il popolo pensa, o pensava, giudica e ha trovato vero. 2825
2826 I proverbi non sbagliano mai. Soprattutto perche´ ce n’e` uno per ogni particolare situazione e per ogni esito.
Proverbio non falla. Il proverbio non erra, proprio perche´ e` cosa provata, passata al vaglio di una lunga esperienza. Naturalmente questo implica che il proverbio sia giustamente applicato, rettamente interpretato e rapportato al caso particolare che si vuol giudicare, conoscere. 2827
Proverbio non falla, misura non cala, superbia non dura, pensier non riesce. Formato di quattro elementi: due sono realta` immutabili (o definite tali) perche´ provate dall’esperienza, verificate: il proverbio e la misura (sia il metro che la cosa misurata), che una volta stabilita non puo` mutare. Le altre due sono cose senza fondamento: la superbia e` gratuita affermazione di se stesso che rapidamente viene smentita; il pensiero e` un progetto, un’ipotesi, un concetto: cosa utile, ma che mai corrisponde esattamente alla realta`. Il confronti tendono ad esaltare il proverbio come insegnamento certo e confermato. 2828
2829 I proverbi non li hanno fatti per niente. Evidentemente servivano e continuano a servire.
Motto antico mai smentito. Per analogia. 2830
2831 Motto antico non vien mai meno. Per analogia. 2832
Chi fece i proverbi non si sbaglio`.
2833
I proverbi degli antichi non sbagliano mai.
Chi fece i proverbi li fece giusti. Dov’e` proverbio non chiedere consiglio. Quando tu hai gia` a disposizione un proverbio che ti indica come comportarti e` inutile che tu chieda consiglio ad altri. 2834
.
2836 I proverbi son figli dell’esperienza. Nascono dai fatti della vita che, analizzati e giudicati, divengono formule di saggezza, indicazioni per interpretare situazioni simili. 2837 Si dice proverbio perche´ e` provato. Un’etimologia popolare che connette ‘‘proverbio’’ a ‘‘prova’’, e intende quindi confermare il valore dei proverbi come frutto di esperienze antiche, comprovate. 2838
I proverbi son tutti provati.
Per fare un proverbio ci vogliono cent’anni. Un proverbio viene collaudato e approvato con una lunga esperienza. 2839
I proverbi li facevano i vecchi, ci stavan cent’anni e li facevan sulla comoda. Proverbio veneto (C. Pasqualigo, Raccolta di proverbi veneti, 3a edizione, Zoppelli, Treviso 1882, 15) entrato nel Giusti attraverso il Capponi. 2840
Di proverbi i vecchi ne scartarono parecchi. I nostri antenati nel fare i proverbi ne hanno scartati molti, per cui quelli che hanno approvato sono giusti. 2841
Il proverbio e` sempre vero, ma non lo si capisce per intero. Contiene sempre una verita`, ma il difficile e` interpretarlo. Offre infatti difficolta` sia per comprendere esattamente quello che consiglia, sia, piu` spesso, per valutare se quanto indica e` conforme ai dati del problema che ci si propone. 2842
2843 I proverbi vengono prima del Vangelo. Nel senso che sono verita` ancora piu` antiche, primarie, che riguardano le cose spicciole e quindi s’imparano prima delle verita` religiose. Insinua comunque l’idea che i detti tradizionali hanno una verita` elementare, immediata che si pone avanti alle sia pur sublimi prospettive della religione. Spesso si usa il termine Vangelo come sinonimo di verita`. Qualcuno pensa che si alluda al Libro dei Proverbi della Bibbia, scritto molto prima del Vangelo, e attribuito a Salomone. 2844
Il proverbio e` Vangelo.
2845
Il proverbio e` un secondo Vangelo.
2846
Quando non c’erano libri bastavano i proverbi.
2835
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
PROVERBIO
pag 1331 - 04/07/2007
PROVVIDENZA
I proverbi hanno condensato la sapienza di chi era ignorante: per molto tempo sono stati loro il libro dei popoli, quelli che li hanno guidati nella vita e nel rapporto con la natura. 2847
1268
.
I proverbi son la scienza dei poveri.
I nostri vecchi si mangiarono i capponi e ci lasciarono i proverbi. L’antica sapienza spesso serve a poco di fronte ai problemi della vita, tanto e` vero che coloro che la formularono, badarono bene a prendersi il meglio e a lasciare quello che serviva meno. 2848
2849 Neanche i proverbi vanno d’accordo. Sono le regole di vita, e la vita non sempre va d’accordo con se stessa. In molte situazioni, in effetti, si potrebbe decidere a favore di una cosa o di un’altra cosa citando due proverbi contrapposti. In realta` i proverbi non vanno d’accordo perche´ essendo lo specchio della realta` e della vita riflettono le contraddizioni che si trovano in queste.
I proverbi son dritti per i dritti e gobbi per i gobbi. Si adattano a tutte le situazioni e ognuno vi trova la propria verita`. 2850
I proverbi sono come i secchi del pozzo: uno tira l’altro. I proverbi, come i secchi del pozzo, si bilanciano, sia pure in modo parziale, dandosi forza l’un l’altro e chiarendosi vicendevolmente. Sviluppando questo principio ci si accorge della sua profondita`: non basta un proverbio per capire una cosa, ma ci vuole un insieme di proverbi che definiscano e mettano perfettamente a fuoco il problema (vedi Introduzione) con le sue particolarita` e le sue eccezioni. Inversamente: lo splendore di un tesoro di sapienza, usato senza la capacita` necessaria, si risolve in un groviglio di contraddizioni che si smentiscono una con l’altra. Come dice la Bibbia: ‘‘Un ramo di spine in mano all’ubriaco e` il proverbio sulla bocca degli stolti’’ (Proverbi 26.9). 2851
I proverbi dei vecchi son buoni a far pennecchi. Spesso la saggezza tradizionale e` inadeguata per interpretare e risolvere le nuove situazioni che si presentano, percio` puo` risultare inutile alle nuove esigenze. Il pennecchio e` la massa di lana, canapa o lino avvolta alla rocca e da cui si fila col fuso. 2852
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
2853
I proverbi dei vecchi fanno morire i giovani di fame.
2854 Di proverbi non si campa. Di sola sapienza tradizionale non si puo` campare. Ci sono cose che si decidono al di la` dei proverbi e delle regole della saggezza. Ci sono scelte che l’uomo prende senza ascoltare nessuno. E` anche un proverbio che serve ad ammonire chi e` troppo proverbioso e magari ostenta consigli a buon mercato. 2855 Con un proverbio si va poco lontano. Un proverbio non aiuta molto a operare concretamente.
PROVVIDENZA Nei proverbi in larga parte la Provvidenza ha una connotazione cristiana: la Fede da` la fiducia in Dio e nel senso che Dio ha dato alle cose, la Speranza fonda il rapporto col divino nel senso che, come afferma il Catechismo, ‘‘Dio ha cura delle cose create e le conserva e dirige tutte al proprio fine con sapienza, bonta` e giustizia infinite’’. In pratica la Provvidenza si avverte soprattutto nelle difficolta`, allorche´ interviene come aiuto all’uomo posto a prove difficili o al di sopra delle sue possibilita`, salvandolo dalla disperazione, uno dei piu` gravi peccati. Di qui la fiducia, la preghiera, le invocazioni, le pratiche per richiedere l’aiuto, la forza di sostenere le prove, ottenere la rassegnazione, mantenere la Fede, perche´ i disegni della Provvidenza sono incomprensibili e sfuggono alla conoscenza umana. C’e` anche in taluni proverbi il riflesso della provvidenzialita` divina nel senso di un disegno che si concretizza nella storia. Quando il caso e` disperato la Provvidenza e` vicina. Proprio quando l’uomo dispera delle sue forze, e` sopraffatto dal male, la mano di Dio lo soccorre. 2856
2857
Quando tutto va in rovina la Provvidenza s’avvicina.
La Provvidenza da`, ma non te lo porta fino a casa. La Provvidenza offre l’aiuto, ma l’uomo deve sapersene giovare, deve fare la sua parte. Vedi anche Aiutati che Dio t’aiuta [A 372]. 2858
2859
A chi si butta nel pozzo la Provvidenza non porge la scala.
pag 1332 - 04/07/2007
1269 Quando l’uomo e` insipiente, si mette da solo e volontariamente nei guai e` inutile che poi preghi e invochi la Provvidenza. Quando i tempi sono di pan duro, la Provvidenza manda i denti di ferro. Quando la necessita` si fa impellente, Dio manda le forze per sostenere le difficolta`. Vedi anche Dio manda il freddo secondo i panni [D 415]. 2860
2861 La Provvidenza quel che toglie rende. Se priva l’uomo di qualcosa rende poi in bene, in consolazione o in valori spirituali.
La Provvidenza val piu` d’ogni rendita. Perche´ e` piu` sicura di qualunque bene terreno. 2862
Lo mando` la Provvidenza per la nostra penitenza. Si dice di persone noiose, suocere, nuore, vecchi insopportabili, di bambini discoli, per dire che sono amati e graditi, ma mettono a dura prova la pazienza. Fu detto anche di Mussolini, definito ‘‘uomo della Provvidenza’’. 2863
PROVVISORIO 2864 Niente e` piu ` stabile del provvisorio. L’esperienza insegna che spesso, per caso o per inerzia delle cose, quello che si fa o si crede temporaneo finisce per durare molto piu` di cio` si vorrebbe o prevederebbe definitivo. 2865 Al mondo siamo tutti provvisori. Nel mondo ci siamo per poco tutti quanti e nulla e` stabile. Frase fatta, quasi intercalare, che spesso si ripete ironicamente, per sdrammatizzare qualche situazione.
PRUDENTE Bisogna essere prudenti come serpenti e innocenti come colombe. Difficilissimo equilibrio da tenere nei rapporti umani, indicato nella formula evangelica (Matteo 10.16: ‘‘Ecco: io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe’’). La massima prudenza e` sempre necessaria, ma non tale che spenga in noi la necessaria fiducia nel prossimo, mantenendo la disponibilita` di chi non ha malizia ne´ prevenzioni, altrimenti e` impossibile vivere bene con i nostri simili. 2866
2867
Il prudente ceda al potente.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
PRUDENZA
Chi ha cervello comprenda che non e` il caso di resistere a chi e` superiore di forze, quindi opporsi sapendo di dover soccombere non e` saggio. Vedi Chi litiga col muro si rompe la testa [M 2264]; Chi fa alle capate col muro sente quant’e` duro [M 2265]; La mosca che punge la tartaruga si rompe il becco [M 2123]. Chi segue il prudente di rado se ne pente. Non ci si pente di avere imitato una persona cauta e assennata, perche´ cio` ci avra` evitato molti guai. 2868
2869 Il prudente compra la legna d’estate. Il previdente fa acquisti quando la merce ha il prezzo basso e si trova fornito quando invece lo ha alto; la legna non e` cara quando nessuno ha freddo, e lo diventa quando tutti la cercano. 2870
Il prudente compra d’estate la cappa per l’inverno.
Il prudente tiene gli orecchi ritti e gli occhi aperti. Cioe` non vive con la testa per aria: ascolta e si guarda intorno, si rende conto di quello che accade e su quello che sa regola il proprio comportamento. 2871
PRUDENZA f Vedi Ingegno, Prudente, Servo. La Prudenza fa parte delle quattro virtu` cardinali, con Giustizia, Fortezza, Temperanza. Per mezzo di questa si scelgono i mezzi adatti e si dirigono al giusto fine, evitando la precipitazione, false valutazioni, esagerazioni, illusioni, misurando le conseguenze degli atti e tenendosi lontano dei pericoli. Si rappresenta come una donna con due facce: la Prudenza considera sempre i diversi aspetti. Ha un elmo dorato (l’ingegno) circondato da foglie di moro, la pianta che non germoglia finche´ la stagione non e` calda. Ha in mano una freccia, che colpisce nel giusto, e una remora, il pesce che, secondo una credenza antica, ritarda il cammino della nave. Nell’altra mano ha uno specchio per considerare le proprie possibilita`. 2872 La prudenza non e` mai troppa. Non si riesce mai a prevedere tutti gl’inconvenienti, i pericoli e i contrattempi che si possono presentare; quindi e` sempre bene eccedere nella prudenza, piuttosto che trascurare particolari e trovarsi male. 2873
Suor Prudenza morı` di vecchiaia.
pag 1333 - 04/07/2007
PRUDERE
La prudenza permette di evitare guai e malattie. Dov’e` prudenza non e` penitenza. Dove si usa la prudenza si evitano poi i pentimenti, i rimorsi, le recriminazioni; si evitano i danni e le pene dovuti alla leggerezza e all’imprevidenza. Vedi anche Chi erra in fretta si pente adagio [E 133]. 2874
La prudenza ci vuol dove non si pensa. Spesso si pensa a tutto, meno che a quello a cui si sarebbe dovuto pensare. 2875
Dal tempo e dall’esperienza nasce la prudenza. Essa deriva dall’aver sperimentato le conseguenze dell’imprevidenza e dell’avventatezza. 2876
Piu` sono gli anni piu` ci vuole prudenza. La gioventu` paga facilmente i danni che derivano dalla sventatezza; chi non e` piu` giovane invece paga piu` cari gli errori e quindi deve essere molto prudente. 2877
La prudenza cede sempre il passo agli stolti. E` ben lieta di lasciar passare chi vuole andare avanti e far sperimentare i rischi e il pericolo ai frettolosi e agl’intrepidi. Vedi anche Quando guadi il fiume manda avanti lo stolto [F 1043]. 2878
La diffidenza e` la fantesca della prudenza. La diffidenza e` la serva della piu` nobile prudenza. La diffidenza e` piu` volgare, pesante, rozza, ma comunque utile come una cameriera. 2879
2880 La prudenza e` dei vecchi. Perche´ e` dote di chi ha molta esperienza e molta paura, come i vecchi, che sanno molto e hanno da temere per qualunque inconveniente. 2881 Chi ha piu ` prudenza l’adopri. Chi dispone di maggiore buon senso e di prudenza ne faccia uso anche per coloro che sono avventati o senza cervello: evitando i guai dello stolto si evitano anche i propri. Vedi anche Chi ha piu` cervello l’adopri [C 1338]. 2882
1270
.
Con la prudenza si rimane senza.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
L’eccessiva prudenza paralizza l’azione e di conseguenza chi la usa non fa alcun tentativo e non arriva a nessun risultato. Vedi anche Chi non risica non rosica [R 619]. 2883
L’uomo prudente resta senza niente.
PRUDERE f Vedi Grattare, Pizzicare, Pizzicore, Prurito. 2884 Quando la crosta prude presto si stacca. Quando la crosta di una ferita comincia a pizzicare e` segno che presto si stacca dalla pelle gia` ricostituita.
Naso che prude sorpresa in arrivo. Premonizione scherzosa. 2885
Se ti prude la mano manca soldi nella banca. Il prurito alla mano sinistra annuncerebbe l’arrivo di soldi. 2886
PRUGNA Prugne: una se vuoi, mele una cesta intera, pere mattina e sera, albicocche solo se puoi. Le prugne le puoi mangiare solo una per volta: sono molto lassative. Le mele mangiane pure a volonta`: non fanno alcun male. Anche le pere, in misura limitata a pranzo e a cena; le albicocche mangiale solo se hai lo stomaco buono perche´ sono indigeste. 2887
Prugne qualcuna, pesche non esagerare, pere a volonta`, albicocche fuggile come il demonio. Le pesche e le albicocche sono indigeste. 2888
PRUNO f Vedi Spina. 2889 Ogni pruno fa siepe [macchia]. Ogni piccola cosa contribuisce, sia pure nella sua misura limitata, a fare un’opera di grandi dimensioni o di grande importanza. Vedi anche Tutto fa [T 1102]; Tutto fa brodo [B 933]; Ogni pietra alza il muro [P 1689]; Il poco fa l’assai [P 1976]; A forza di punti si fa la camicia [P 2980]; A granello a granello s’empie lo staio e si fa il monte [G 1032].
pag 1334 - 04/07/2007
1271 PRURITO f Vedi Grattare, Pizzicare, Pizzicore, Prudere. Prurito al naso: lettera o bacio. Si vuole che avvertire prurito al naso sia segno del prossimo arrivo di una lettera o di un bacio. 2890
Prurito al naso: cazzotto o baci. Rende ancor piu` chiara la natura scherzosa di queste previsioni. 2891
Se non ti gratti con le tue mani il prurito non ti passa. Nelle tue faccende nessuno puo` fare meglio di te; gli altri non ti possono contentare. 2892
Quando ti grattano gli altri ti grattano dove non ti prude. Vedi anche Quando si gratta uno per piacere bisogna grattarlo dove vuole [G 1094]. 2893
` PUBBLICITA 2894 La pubblicita` e` l’anima del commercio. La pubblicita` e` il motore delle vendite, cio` che determina l’interesse del mercato. Detto relativamente recente. E` cosı` diffuso e risaputo che spesso a scopi giornalistici o, appunto, pubblicitari, si adatta in mille modi, sicche´ la pubblicita` e` detta ‘‘anima’’ di moltissime altre cose. Vedi anche Chi non mostra non vende [V 324].
Il bene che si fa non vuol pubblicita`. Fare il bene non deve nessun fine pratico: ostentare o vantare le buone azioni, farle per vanita`, non ha nessun merito. Vedi anche Se fate l’elemosina non andate con la tromba [T 1019]. 2895
PUDORE 2896 Il pudore non s’insegna. Il senso del pudore fa parte della persona come dote naturale. I proverbi tendono a considerarlo una dote innata, anche se l’esempio dei genitori pare determinante. Vedi anche Dove salta la capra salta la capretta [C 669]. Si legge gia` in una parte interpolata delle Sentenze di Publilio Siro: Pudor doceri non potest, nasci potest ‘‘Il pudore non puo` essere insegnato, puo` nascere’’.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
PUGLIA
Il pudore della donna cade con la sua veste. Il segno della pudicizia della donna e` non mostrare le parti intime del proprio corpo nel senso di nasconderle e soprattutto non farne sfoggio. Quando queste vengono mostrate in qualche modo e` l’inizio della perdita del pudore. Nella storia di Candaule e Gige Erodoto (Storie 1.8) enuncia la regola: ‘‘Quando la donna si spoglia della tunica, si spoglia anche del suo pudore’’. Non e` possibile stabilire la diretta provenienza della nostra forma proverbiale da questa immagine, che comunque e` molto vicina. 2897
2898 Bellezza e pudore non van per mano. La bellezza facilmente porta a compiacersi di se stessi e del proprio corpo, e questo porta a mostrarlo per ottenerne maggiori lodi. Da cio` viene che la bellezza caccia il pudore. In Giovenale (Satire 10.297 s.), si legge: Rara est ... concordia formae / atque pudicitae ‘‘E` rara l’unione di bellezza e pudore’’. L’idea, espressa anche da Ovidio (Eroidi 16.290, Amores 3.4.41 s.), ricorre con una certa frequenza, a conferma del sospetto maschile nei confronti delle donne troppo seducenti. Nel Medioevo sono registrati al riguardo motti piuttosto coloriti, come Quo mage formosa mulier, mage luxuriosa; / sic lex edixit: quae formosa meretrix sit ‘‘Quanto piu` una donna e` bella tanto piu` e` lussuriosa; cosı` ha stabilito una legge: quella bella sia puttana’’. 2899 Il pudore e` negli occhi. Il pudore sta tutto nella vista: lo sguardo si compiace nell’ammirare la bellezza, lo sguardo protervo non si vergogna del proprio compiacimento e lo sguardo ammiccante incoraggia l’impudicizia e stabilisce un’intesa. La sentenza e` citata esplicitamente come proverbio da Aristotele nel libro II della Retorica (1384a.13), e ha circolato anche nel Medioevo nella forma latina Pudor in oculis, registrata ancheda Erasmo (Adagia 2.1.70)
PUGLIA La difficile integrazione del Regno d’Italia passo` per fasi successive, una delle quali fu quella di esaltare le diversita`. Cio` ando` a scapito soprattutto delle comunita` piu` piccole e appartate, meno conosciute. Detti precedenti all’unita` e nuovi videro la realta` italiana secondo luoghi comuni, come il mondo vedeva l’Italia secondo la formula spaghetti e mandolini. La Puglia fu il prototipo, anche in pro-
pag 1335 - 04/07/2007
PULCE
1272
.
verbi di uso locale (E` meglio una faccia tosta [una buona nomea] che una masseria in Puglia; Pugliese cento per forca e uno per paese), della terra remota, lontana, quasi sconosciuta, secondo motivi vecchi o ripresi dalle popolazioni vicine. Non ando` meglio alla Calabria (vedi la voce) e ad altre regioni. 2900 Morto io, morta una mosca in Puglia. Per indicare lo scarso valore che uno attribuisce alla propria persona. Noto anche al Pulci (Morgante 25.69). Era proverbiale in passato che in Puglia vi fosse una gran quantita` di mosche.
Morto io, morto nessuno. Per analogia. Vedi, come affermazione di indirizzo del tutto opposto, Morto ch’io sono, vada il mondo in carbonaia [D 395]. 2901
Chi vuol provar le pene dell’inferno d’estate in Puglia e all’Aquila d’inverno. Il Puglia fa molto caldo, soprattutto d’estate e L’Aquila (vedi la voce), posta a 714 m, e` una citta` molto fredda d’inverno essendo tra i monti piu` alti dell’Appennino. E` uno schema proverbiale molto diffuso, vedi anche Chi vuol provar le pene dell’inferno vada a Trento d’estate e a Feltre d’inverno [I 207]; Chi vuol provar le pene dell’inferno l’inverno a Messina e l’estate a Palermo [P 195]. 2902
Compar di Puglia: uno prende e l’altro spoglia. In Puglia anche coloro che dovrebbero essere i campioni della fiducia e della fedelta` sono ingannatori. Usato piu` spesso come modo di dire: Fare come i compar... I compari, che nelle ritualita` che li prevedono sono spesso in due (cresima, matrimonio, orfani, e altre tradizioni soprattutto meridionali del comparatico), dovrebbero essere i garanti e i protettori della persona, mentre, nel preteso caso della Puglia, sono invece i peggiori nemici, in quanto si accordano per depredare completamente colui che dovrebbero aiutare e difendere. 2903
PULCE Essere malvisto per piu` ragioni, la pulce ha abbandonato ormai la frequentazione degli uomini. La colpa piu` grave della pulce e` quella di viaggiare a bordo di topi e e altri animali e, approdando all’uomo, comunicargli col morso la peste bubbonica. Questo suscita probabilmente, anche oggi, antichi or-
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
rori alla sua vista. L’altro noto inconveniente dato dalla pulce e` la puntura che l’insetto, infestando letti e giacigli, fa soprattutto a chi dorme, per succhiare il sangue. I pittori, dal XVI sec., in poi, hanno spesso ritratto uomini e donne alla ricerca di questi animaletti, traendone quadretti ironici di genere. La pulce e` simbolo del pensiero osceno, in quanto si aggira in parti intime del corpo; e, e piu` spesso, della piccolezza (l’occhio di pulce e` preso come limite convenzionale del piccolo e del visibile), fa gli occhi alle pulci: vede, fa cose che sono quasi invisibili. 2904 Una pulce acceco` un elefante. Anche i piccoli possono nuocere ai potenti, dato che si presentano situazioni nelle quali e` facile con un piccolo gesto provocare un gran danno. Vedi anche Piccola pietra rovescia gran carro [P 1699]; Anche il leone ebbe bisogno del topo [L 446]. 2905
Non c’e` uno tanto potente che una pulce non gli morda il culo.
Una pulce costringe il papa a calar le brache. Una piccola, debole causa costringe una persona potente a fare cose che nessuno al mondo potrebbe farle fare. 2906
Quando morde la pulce sembra piu` grossa di quello che e`. Quando uno fa danno puo` mostrarsi ben piu` forte del suo reale potere, ma difficilmente, in tale caso, evita la punizione. 2907
2908 Di pulci e difetti ognuno ha i suoi. Di cose da nascondere e di cui vergognarsi ognuno ne ha un certo numero: proprio nessuno ne e` privo.
Tanto salta la pulce che finisce tra due unghie. La persona fastidiosa, nefasta, nociva, malvagia, tante ne fa che alla fine finisce nelle mani che gliele fanno pagare tutte quante in una volta. Vedi anche Tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino [G 215]. 2909
2910 Chi va a letto stanco non sente le pulci. La stanchezza e` il sonnifero migliore. Chi va a dormire ed e` veramente stanco non avverte alcun fastidio che gl’impedisce di prendere sonno e di dormire. 2911 Chi va a letto coi cani si leva con le pulci. Chi pratica certe persone, certi luoghi, inevitabilmente viene ad assorbire aspetti negativi,
pag 1336 - 04/07/2007
1273 difetti e altri inconvenienti che da quelli derivano. Vedi anche Chi pratica lo zoppo impara a zoppicare [Z 107]; Chi va a letto coi cenci, coi cenci si leva [C 1263]. 2912
Chi col can dorme con le pulci si leva.
Meglio schiacciare le pulci a letto che le zolle nel campo. Meglio star bene, comodi e riposati, con qualche fastidio che star male, faticare moltissimo, con qualche soddisfazione. 2913
Chi fa la caccia alle pulci passa la notte in compagnia. Chi e` indaffarato a liberarsi dalle pulci ha comunque qualcosa da fare e non si sente solo. 2914
La pulce sta un passo dal paradiso. Perche´ rischia sempre di morire. Metaforicamente: perche´ abita spesso presso luoghi intimi, desiderati, sognati. 2915
Chi ammazza la pulce di gennaio ne ammazza un centinaio [uno staio]. Chi stermina i parassiti d’inverno evita che si riproducano a primavera e limita molto i danni che ne derivano. Le pulci, i parassiti e gli altri insetti nocivi devono essere eliminati prima che arrivino i primi tepori, perche´ , come le processionarie, i cui nidi si scorgono come grossi gomitoli di bambagia nelle piante ad alto fusto, una volta usciti dai covi, non e` piu` possibile combatterli e divorano germogli e foglie. Col bucato non si tendeva solo a togliere lo sporco, ma anche a disinfestare accuratamente gli abiti da parassiti come cimici, pidocchi e pulci. Vedi anche Il bucato di Donna Oliva che mette la pulce morta e la ritrova viva [B 971]. 2916
2917 Una pulce non leva il sonno. Un piccolo danno non puo` dare preoccupazione. ` piu` facile far la guardia a un sacco 2918 E di pulci che a una ragazza. Una ragazza, specialmente se e` innamorata, elude ogni vigilanza e rende vana ogni precauzione. La pulce spicca salti lunghissimi, tanto che e` difficile prenderne anche solo una, figurarsi un sacco. 2919
Far la guardia a donne innamorate e` come guardare un sacco di pulci
2920
Mordono piu` le pulci magre che le grasse.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
PULCINELLA
Mangiano piu` i secchi dei grassi, sono piu` avidi i poveri dei ricchi, ecc. Mosche e pulci magre sono le piu` affamate. Probabile derivazione da un adagio medievale, Macilenti pediculi acrius mordent ‘‘I pidocchi magri mordono piu` a fondo’’. 2921
La pulce quando cade nella farina crede d’essere il mugnaio. Alla persona meschina anche una situazione infelice, ma che la metta in evidenza, pare un merito o una conquista. Vedi, con significato diverso ma affine immagine: Quando il pidocchio sale in gloria perde la coscienza e la memoria [P 1640]. 2922
Quando il pidocchio cade nella tramoggia gli par d’essere il mugnaio. Per analogia. La tramoggia era il cassone elevato che, nei vecchi mulini ad acqua, versava il grano ai palmenti. 2923
Il topo nella farina crede d’essere mugnaio. Per analogia. 2924
2925 Anche le pulci hanno la tosse. Si dice dei bambini che tossiscono. In genere di chiunque faccia una cosa esageratamente superiore alle sue forze. Anche: sia pure in piccolo ognuno ha doti, difetti, passioni come i grandi. Vedi anche Ogni capello ha la sua ombra [C 586]; Anche la formica ha la sua rabbia [F 1097].
PULCINELLA La maschera napoletana e` tra le piu` note di quelle italiane. Prende forma nella prima meta` del XVII sec. per opera di Silvio Fiorillo che ne da` le caratteristiche: baffi e barba, vestito bianco, cappello bicorno, spatola alla cintura, doppia gibbosita` e grande naso. Di cognome fa Cerulo (cioe` ‘‘citrullo’’) e la sua patria e` Acerra. Incarna lo spirito napoletano, o meglio un aspetto della sua filosofia con i detti che pronuncia sulle scene o gli vengono attribuiti (cfr. G. Tucci, Dicette Pulicenella...). Il suo piu` famoso: Per mare non c’e` taverna (vedi sotto) da` una visione della vita senza sbocchi soprannaturali e invita a viverla cogliendone gli aspetti migliori. Per questo ama mangiare, il dolce far niente, ubriacarsi, cantare, prendere la vita con filosofia, adattandosi a tutte le parti per tirare avanti. Molti i
pag 1337 - 04/07/2007
PULCINO
1274
.
detti riferiti a questa figura entrati anche nell’italiano: le nozze di Pulcinella (che finirono a legnate); il segreto di Pulcinella (che tutti sanno); fare il Pulcinella (cambiare continuamente idea). Disse Pulcinella: Per mare non c’e` taverna. Invito malinconico a godersi quello che della vita si puo` godere. E` il piu` celebre detto di Pulcinella, notissimo e ripetuto anche in napoletano: 2926
Dicette Polecenella: Pe’ mmare non c’e` taverna. Proverbiale e` divenuta la quartina improvvisata da Nicola Valletta, poeta napoletano che, al momento di pagare il conto, fu richiesto dall’oste di un’epigrafe invece del danaro: ‘‘Magnammo amice mieie, e po’ vevimmo nfin ’a che nce sta l’uoglio a la lucerna. Chi sa si all’auto munno ce vedimmo? Chi sa si all’auto munno c’e` taverna?’’. Nicola Valletta (1750-1814) fu giurista, tradusse le Odi di Orazio in napoletano (Orazio allo Mandracchio) e la celebre Cicalata sul fascino, volgarmente Iettatura (1787). 2927
Il mare non ha osterie. Vedi anche Edamus et bibamus, post mortem nulla voluptas [D 753]. 2928
Disse Pulcinella che sarebbe morto quando due orologi avrebbero segnato la stessa ora. Era sicuro che questo non sarebbe mai avvenuto. Quando uno non ha voglia di fare una cosa dice che la fara` quando gli orologi andranno d’accordo. Gli orologi dei secoli passati difficilmente erano precisi. Vedi anche Pulcinella chiese di morire quando tre orologi sarebbero andati d’accordo [O 553]. 2929
Pulcinella quando va in carrozza tutti lo vedono, quando e` alla carretta non lo vede nessuno. A Napoli. I poveracci quando hanno una fortuna, o mangiano, o si divertono sono subito notati e quindi tutti li trattano come se lo facessero sempre. 2930
Pulcinella quando non sa che dire chiude e apre la bocca. A Napoli. Di chi parla per parlare, dice cose a vanvera. C’e` anche un gioco consistente nell’atteggiare la bocca come se uno parlasse, senza far uscire il suono. 2931
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Pulcinella prendeva le pernacchie per applausi. A Napoli. Di chi finge di non accorgersi che gli altri lo disapprovano, lo disprezzano o lo irridono. Anche di chi lo fa senza intenzione, illudendosi. 2932
2933 Il segreto di Pulcinella. Di una cosa che si rivela, si comunica come segretissima, riservata, ma che sanno tutti. 2934 Il segreto delle sette comari. Per analogia. Una cosa che sanno tutti. Allude al fatto che le comari sono tipiche figure loquaci quant’altre mai. 2935 Le nozze di Pulcinella finirono a legnate. Le proverbiali nozze che finirono in una rissa sono esempio di un raduno, usa societa` che parte con i migliori intenti di pace e di reciproco amore e finisce in una lite generale.
PULCINO 2936 I pulcini vanno dietro alla chioccia. I piccoli vanno dietro al grande, i deboli, seguono il potente, i figli i genitori.
Non bisogna contare i pulcini che sono ancora nell’uovo. Non si puo` considerare come reale quello che non si e` ancora avverato: prima di avere una cosa bisogna possederla realmente. Piu` frequentemente s’intende come consiglio a non contare le uova che si schiudono sotto la chioccia: come vuole la superstizione, manda a male l’intera covata. Vedi anche Pecore contate il lupo se le mangia [Q 138]; La lepre nel cespuglio non e` ancora cotta [L 480]; Non si puo` vendere la pelle dell’orso prima d’averlo ucciso [O 563]; Non dire quattro se non l’hai nel sacco [Q 136]. 2937
Da un uovo bianco esce un pulcino nero. Quello che si determina puo` differire completamente dalla sua causa. Non sempre le cose buone fanno cose buone e le cattive cattive: spesso i rapporti risultano incrociati. Vedi anche Da padre santolotto figlio diavolotto [P 36]; Dalle spine nascon le rose [G 492]; A volte da cattivi nocchi si fanno delle buone schegge [P 37]; Dal mare salato viene il pesce fresco [P 1454]. 2938
2939
Da uovo bianco pulcino nero.
2940
Chi vuole un bel pulcino metta l’uovo piccolino.
pag 1338 - 04/07/2007
1275 Per mettere sotto la chioccia sono migliori le uova piccole, che danno i pulcini migliori. 2941 Pulcino giovane, becco tenero. Chi e` giovane ha poca forza e poca resistenza. Si riferisce ai bambini.
PULEDRO f Vedi Cavallo.
Ogni puledro vuol rompere la sua cavezza. I giovani sono insofferenti all’educazione, recalcitranti alla regola, alla disciplina, che cercano di non rispettare per essere liberi.
.
PUNGERE
Tre cose sono quelle che determinano una casa come pulita: la pulizia del luogo dove si dorme, di quello dove si mangia e di quello dei bisogni. Tre cose sono la pulizia della casa: la scopa, lo straccio e il sapone. La scopa per i pavimenti, lo straccio per la polvere e il sapone per la persona, ma non solo. 2951
2942
I puledri non vogliono il morso. 2944 Non e` cattivo puledro quello che rompe la cavezza. Il giovane cavallo irrequieto che rompe la cavezza dimostra temperamento e intelligenza e quindi promette bene. Il ragazzo vivace e sempre in moto promette di fare buona riuscita. 2943
Chi prende il puledro nella dentatura lo tiene finche´ dura. Chi compra il puledro quando mette i denti lo tiene finche´ non muore, perche´ ci si affeziona. 2945
Puledri e maiali non vivono nella stessa stalla. Anche tra le bestie vi sono differenze tra animali che vivono puliti e altri che vivono nel sudiciume. Tra gli uomini vi sono diversita` di modi, di educazione e di decoro. 2946
PULITO / PULIZIA f Vedi Porco, Sporco.
Il pulito a chi vuole il lusso a chi puo`. La pulizia ce la puo` avere chiunque lo desideri, mentre il lusso e` cosa che tocca solamente a chi se lo puo` permettere. 2947
2948 La pulizia sta bene anche nella stalla. Anzi, proprio le stalle devono essere pulite, se non si vuole che le bestie contraggano malattie che possono provocare perdite assai consistenti. 2949 La pulizia e` brutta solo in tasca. Nel senso che le tasche sono pulite di quattrini. 2950
Tre cose fanno la pulizia della casa: il letto, la cucina e l’orinale [il gabinetto].
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
PULPITO f Vedi Predicare. 2952 Da che pulpito (viene la predica)! Esclamazione per sottolineare che chi sta scandalizzandosi, o facendo la morale, e` peggiore di chi viene ripreso o vituperato. Della frase si cita spesso solo la prima parte. Vedi anche Chi chiama altrui crudel dev’esser pio [C 1399]; Il bove dice cornuto all’asino [B 828]; Vedi il bruscolo nell’occhio del prossimo e non la trave che ha nel tuo [B 945]; Il frate predicava di non rubare e aveva l’oca nello scapolare [F 1351]. 2953 Senti chi parla! Per analogia. Fase fatta, forse ancora piu` diffusa. 2954 Fra’ Vituperio parla di castita`. Per analogia. 2955 Porta Capuana predica castita`. Per analogia. Si dice a Napoli. Porta Capuana era zona di prostituzione. 2956 Sopra il pulpito son santi tutti i frati. Quando uno parla, specialmente se nel suo ruolo ufficiale, si presenta sempre come se fosse la migliore persona del mondo, cosı` quando uno predica appare come la santita` in persona.
Io son sul pulpito a predicare, grandi e piccini, statemi a ascoltare: sulla bocca del forno non c’e` erba, la camicia del ... Tale e` tutta merda. Scherzo infantile: uno finge di predicare ponendosi su un punto rilevato o affacciandosi da un finestrino. 2957
PUNGERE Roba che punge amore disgiunge. E` pregiudizio che regalare cose che tagliano o pungono porti inimicizia. Percio` non si rega2958
pag 1339 - 04/07/2007
PUNIRE
1276
.
lano forbici, coltelli, aghi, spilli, arnesi da taglio. Se cio` si vuol fare ci si fa dare dal destinatario del dono una moneta in cambio.
schio che corrono facendo la stessa cosa e li sconsiglia a provarci. Vedi anche Chi uno ne castiga cento ne minaccia [C 1026].
Il dente punge e la lingua unge. Il dente ferisce e la lingua con le parole addolcisce, consola, attenua. Cio` che e` nato per ferire, mordere, lacerare non puo` che fare la sua funzione; cosı` quello che ha una costituzione diversa opera in modo diverso.
Chi non punisce il malvagio nuoce al giusto. Chi permette che il male avvenga senza rimedio o senza punizione, invece di essere tollerante e` responsabile del moltiplicarsi della malvagita` e dei cattivi. Le attestazioni non sono antichissime: nei Loci communes dello Pseudo-Massimo Confessore (68.685 Combefis) e in alcuni paremiografi greci si legge: ‘‘Fa ingiustizia ai buoni chi risparmia i malvagi’’, che trova corrispondenza in una massima diffusa nel Medioevo (registrata nell’Appendix Sententiarum, 205 Ribbeck): Bonis nocet si quis malis pepercerit ‘‘Nuoce ai buoni se uno risparmia ai cattivi’’. Vedi anche Chi perdona ai tristi nuoce ai buoni [P 1312]; Chi risparmia la faina odia le sue galline [F 79].
2959
Il vero punge e la bugia unge. La verita` non piace, irrita, infastidisce, mentre la bugia che smussa, addomestica la verita`, addolcisce e crea buona disposizione d’animo. Vedi anche La verita` non si puo` sempre dire tutta [V 513]; Quando la verita` sale in pulpito spesso non torna a casa [V 528]; La verita` fa comodo a pochi e la bugia a tanti [V 551]; Di’ il vero a uno e te lo farai nemico [V 553]. 2960
Punge il villan chi l’unge e unge chi lo punge. Il villano si comporta sgarbatamente con chi lo tratta con gentilezza, lo compiace, mentre si presenta sottomesso, disponibile e ossequiente con chi lo tratta male. Vedi anche Batti il villano e ti sara` amico [V 772]; Se fai un piacere a un villano prima o poi ti caca in mano [V 769]. 2961
La spina che punge, punge appena nasce. La natura del malvagio si vede e si rivela fin da quando e` giovane, l’inclinazione al male si manifesta gia` nella giovinezza. Vedi anche Il buon dı` si vede dal mattino [D 252]. 2962
2963
Quello che dovra` pungere, punge di buon’ora.
Grave cura non ti punga e tua vita sara` lunga. Se vuoi vivere bene e a lungo evita i dolori e le afflizioni: non accorarti, non angustiarti per le pene e i guai della vita. 2964
2966
2967
Chi non punisce aumenta i malvagi.
Nessuno deve essere punito due volte per la stessa colpa. E` un principio corrente del diritto: una volta scontata una pena per un delitto non si puo` chiamare di nuovo il reo a risponderne. Tuttora nota e ripetuta in ambienti giuridici la forma latina: 2968
2969 Nemo debet bis puniri pro uno delicto. ‘‘Nessuno deve essere punito due volte per una stessa colpa’’. Probabilmente medievale, viene ripetuta anche nelle forme Nemo punitur pro eodem delicto e, di senso un po’ piu` ampio, Nemo debet bis vexari pro una et eadem causa ‘‘Nessuno deve essere inquisito per un solo e uguale motivo’’. 2970 Un uomo non s’impicca due volte. Per analogia. 2971 Punire e` facile, difficile e` emendare. Infliggere una punizione e` facile: difficile e` fare in modo che questa serva a redimere il colpevole, a convincerlo a non ricadere nello stesso errore.
Si schiaffeggia la serva per punire la figliola. Si preferisce strapazzare, punire rimproverare una persona che non c’entra piuttosto che infliggere la pena a chi veramente la merita, se questa e` una persona che ci e` particolarmente cara e ci sta a cuore. Vedi anche Dico a nuora perche´ suocera intenda [N 583]; Dico a 2972
PUNIRE f Vedi Castigare. Chi uno ne punisce cento ne castiga [ammonisce]. L’esempio di uno che viene castigato per un misfatto, induce molti altri a ripensare al ri2965
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 1340 - 04/07/2007
1277 te figlia, perche´ tu nuora intenda [N 584]. Anche, di senso vicino: Quando non si puo` battere il cavallo si batte la sella [B 160]; Chi non puo` dare al basto da` all’asino [B 161]. PUNTELLO Trista la casa che ha bisogno di puntello [puntelli]. E` appunto una casa che sta per cadere; si dice d’un vecchio che comincia a portare il bastone, ma anche di una persona, o una famiglia, che ha continuo bisogno di aiuto e assistenza. Il puntello e` propriamente un appoggio di muratura, legno o metallo col quale si sostiene una struttura pericolante. 2973
Case vecchie e donne vecchie hanno sempre bisogno di qualche puntello. Le cose e le persone vecchie hanno sempre necessita` di aiuto e assistenza. Le donne anziane un tempo si sostenevano il corpo con busti e corpetti. 2974
.
PUNTO
sciocco, dell’ingenuo e del caprone e di riflesso del marito tradito, cfr. P. M. Quitard, Dictionnaire e´ tymologique, historique et anecdotique des proverbes, p. 528. Martino non e` un personaggio raccomandato alle pagine della storia, ma un campione popolare di scemenza che ha avuto fortuna, come capita di frequente in casi simili. L’universale diffusione, anche tra i letterati e gli studiosi (Alciato, Alberigo, Menagio), ha stimolato le ricerche mai approdate a nulla, cfr. S. Pauli., Modi di dire toscani ricercati nella loro origine, p. 244. Cio` forse ha fatto dire di questa espressione al Monosini (Floris Italicae linguae libri novem, Apud Io. Guerilium, Venezia 1604): versus insulsus. Su possibili quanto marginali notizie e interpretazioni, oltre al citato passo, cfr. anche S. Morawski, Trois proverbes, in Revue du seizie`me sie`cle, tomo 17, 1930; Maloux M., Dictionnaire des proverbes, sentences et maximes, p. 55. Ne e` tuttora nota una forma latina medievale: Ob solum punctum caruit Martinus asello. ‘‘Per un solo punto Martino perse (l’abbazia di) Asello’’. Pare sia questa l’interpretazione esatta del detto latino che invece in francese si trova riferito a un asino: Pour un point Martin perdit son aˆne. 2976
PUNTO1 Nel significato di ‘‘punteggio’’. f Vedi Carta da gioco. 2975 Per un punto Martin perse la cappa. Per un punto si perde una partita, per poco non si raggiunge uno scopo. Si vuole che questo detto derivi da una storia medievale. Un tale Martino, ottenuta un’abbazia (indicata per metonimia dalla cappa di priore), menava vita agiata e felice. Per avere meno incomodi fece fare una lapide, che espose fuori della porta del convento, nella quale era scritto: Porta patens esto nulli. Claudiatur honesto ‘‘La porta non sia aperta a nessuno. Sia chiusa alle persone oneste’’. C’era evidentemente un errore: il punto era spostato rispetto a come doveva essere la scritta corretta: Porta patens esto. Nulli claudiatur honesto ‘‘La porta sia aperta e non sia chiusa a nessuna persona onesta’’. Cio` fu giudicato immorale dalle autorita` religiose che tolsero a Martino l’abbazia. Cosı` si racconta, ma in altre tradizioni la storia cambia con versioni fantasiose, cfr. G. Pitre`, Proverbi siciliani raccolti e confrontati con quelli degli altri dialetti d’Italia, 4, p. 258 sgg. I comuni repertori si limitano a narrare l’aneddoto dell’abate Martino, cfr. G. Lo Forte Ad hoc – Motti e frasi d’ogni giorno, p. 205; G. Pittano Dizionario dei modi di dire, proverbi e locuzioni, p. 227. Martino e` (stato) in Francia, e anche in Italia, il nome dello
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
PUNTO2 Nel significato di ‘‘punto del cucito’’. f Vedi Ago, Buco, Pezza, Toppa. Punto pasquale dura poco e comparisce male. Il lavoro del giorno di Pasqua, soprattutto quello di cucito, come tutti quelli fatti di festa, non riescono o non portano vantaggio. Vedi anche Il lavoro della festa va tutto dalla finestra [L 273]. 2977
2978
Punto di festa fa figura, ma poco dura.
Punto messo a tempo ne vale cento. Quando un abito si scuce, se si interviene tempestivamente a ricucirlo, si evita che la rottura si ampli e il danno divenga di difficile riparazione o irrimediabile. Aggiustando una cosa per tempo si evita danno e lavoro. Vedi anche Chi non chiude buchino chiude bucone [B 984]. 2979
2980
A forza di punti si fa la camicia.
pag 1341 - 04/07/2007
PURGA / PURGANTE
Mettendo insieme, risparmiando una piccola quantita` si raggiunge quella grande. Vedi anche Il poco fa l’assai [P 1976]; A lira a lira si fanno i milioni [L 767]; Passo a passo si va a Roma [P 699]; A forza di pezze si fa il mantello [P 1498]. Fuscello con fuscello fa il nido l’uccello. Per analogia. 2981
Gia` che a sabato siamo arrivati punti lunghi e ben tirati. Volendo finire il lavoro nel laboratorio del sarto si tira via. I punti infatti devono essere fitti e leggermente allentati, in modo che, tirando la stoffa non si strappi il filo e si disfaccia la cucitura. 2982
2983
1278
.
Punti lunghi e ben tirati oggi cuciti e domani strappati.
Non tutti i punti tengono. Non tutte le cose fanno la loro funzione, non tutto quello che si fa e` ben riuscito. Vedi anche Non tutte le ciambelle riescono col buco [C 1509]. Si dice che i punti tengono quando non sono troppo stretti e strappano la cucitura, o troppo lenti e si aprono. 2984
Punti corti, fame; punti lunghi, pane. Chi lavora male fa i soldi e chi lavora bene stenta. Il sarto che fa i punti lunghi fa piu` presto che a farli corti e accurati, per cui esegue piu` lavoro e guadagna di piu` di quello che fa i punti corti, impiega piu` tempo e fa un’opera accurata. 2985
2986 Tieni, punto mio, finche´ esci di bottega. E` il motto del sarto che si raccomanda al suo cucito di reggere fino a quando non ha riscosso il danaro convenuto. Un tempo i sarti rivoltavano e rattoppavano i vestiti vecchi, per cui, una volta messi addosso, si potevano strappare. Vedi anche Dice il falegname: Reggi colla, finche´ non passi l’uscio [F 96]; Areggete muro finche´ te vorto er culo, disse il muratore [M 2243].
PURGA / PURGANTE E` da tener conto che le purghe d’un tempo, ricavate empiricamente dalle piante avevano effetti notevoli, a meno che non fossero somministrate da mani esperte. Celebre e` la scialappa, o gialappa, ricavata dalla Mirablis jalapa, con la quale si otteneva un fortissimo lassativo, usato in dosi convenienti per gli
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
animali: la purga da cavalli. L’uso e` continuato quasi fino ad oggi con il famigerato sale inglese. 2987 Chi ha preso la purga non vada al ballo. Chi non e` nelle condizioni di ballare e stare allegro, non vada dove si fa festa. Chi non si trova con l’animo disposto, chi ha altre preoccupazioni, stia nel luogo adatto.
Chi si e` purgato non vada al mercato. 2989 Chi ha preso il purgante sa cos’e` la fretta. Sa bene cosa vuol dire avere urgente bisogno di un cesso; sa cosa siano gli improrogabili impegni e di conseguenza anche aver fretta o, come si dice, il fuoco sotto i piedi. Vedi anche Provare per credere [P 2822]. 2988
Nei giorni della canicola ne´ purghe ne´ salassi. Nel periodo piu` caldo dell’anno non ci si deve purgare ne´ fare salassi, poiche´ l’alta temperatura favorisce le infezioni: puo` infettarsi l’apparato digerente o il sangue. 2990
PURGATORIO f Vedi Monaca, Pasqua, Prete. Il papa puo` liberare dal purgatorio, ma non dall’inferno. L’autorita` puo` cancellare, attenuare condanne brevi, ma non puo` intervenire su quelle gravi. Il detto si collega a un aneddoto. Michelangelo aveva raffigurato nella Cappella Sistina un tal cerimoniere a lui antipatico, di nome Messer Biagio. Lo aveva messo tra le pene e tormentato dai diavoli. Il cortigiano se ne lamento` col Papa Paolo III, chiedendo d’esserne tolto. Il papa, divertito, gli rispose: ‘‘Messer Biagio, dovete aver pazienza. Avendo io potesta` in cielo e in terra, dall’inferno non vi posso liberare’’. Lo riferisce anche L. Domenichi (Facezie, motti e burle, Formiggini Editore in Roma, 1923, p. 147). 2991
Non bisogna farsi il purgatorio gia` in questo mondo. Se si puo` evitarlo, non ci si deve condannare a soffrire in questa vita come se si dovesse espiare delle colpe. Si riferisce a chi, per varie ragioni, si accolla una lunga sofferenza, che non sa quando dovra` finire, quale un matrimonio sbagliato. 2992
2993
Chi si e` sposato contro voglia ha gia` trovato il suo purgatorio.
pag 1342 - 04/07/2007
1279 Perche´ si trova gia` a scontare le pene del purgatorio prima ancora di morire. Vedi anche Chi ha moglie cattiva ha il purgatorio in casa [M 1694]. PUTTANA Indicante in antico la ragazza, oggi questo termine assai volgare e offensivo indica la donna che si offre per danaro. Infiniti sono gli eufemismi per indicare tale persona, a cominciare da donnaccia, fino al ricorso alla filosofia usando peripatetica (passeggiatrice, secondo l’uso degli aristotelici). I numerosissimi proverbi anche nei dialetti, indicano la consistente presenza di queste donne, la loro importanza e la loro pericolosita`. La categoria comprende pero` una scala molto estesa di praticanti: da quelle di alto bordo, pericolose per i patrimoni, a quelle infime, pericolose per il loro contatto col bere, il gioco e altri vizi, a quelle, ed erano frequentissime, donne facili che stavano tra la professione e la vita normale, con frequenti avventure o scappatelle. Dopo la scoperta dell’America si aggiunse il rischio delle malattie veneree. I proverbi descrivono il comportamento delle donne, in una situazione che le vede necessarie e al tempo stesso pericolose, e quindi ha bisogno di conviverci tenendole a debita distanza. f Vedi Furfante, Pigrizia, Ruffiano. Far la puttana e` il mestiere piu` antico del mondo. Cosı` si dice e si tramanda. Indica che la categoria non e` poi cosı` disonorevole. Il mestiere piu` antico del mondo e` un eufemismo usato frequentemente, soprattutto nel linguaggio giornalistico, per indicare la prostituzione e nasconde una scomoda verita`: che, per quanto abbia ricacciato tale attivita` con il disprezzo e l’esecrazione, l’umanita` non e` riuscita e non riesce a risolvere questo problema e a far a meno di quella che considera una millenaria piaga sociale. 2994
Dalla campana a nona esce ogni persona buona; e dal vespro alla campana esce solo la puttana. Dal primo mattino al pomeriggio stanno fuori le persone oneste che lavorano; dall’inizio della notte al mattino stanno fuori i disonesti e i malfattori. Proverbio, riferito spesso in maniera molto confusa riguardo alle ore, dal momento che si confondono con quelle comunemente suonate nelle parrocchie (vedi
.
Avemmaria) e non si conoscono piu` le corrispondenti ore canoniche, prescritte ai monaci per la preghiera. Queste suonavano regolarmente ai campanili dei monasteri, ed erano usate come riferimenti temporali: mezzanotte, h. 24; mattutino, h. 3; prima, h. 6; terza, h. 9; sesta, h. 12; nona, h. 15; vespro, h. 18; compieta, 21. Con campana s’intendeva comunemente il primo suono mattutino della campana a prima (h. 6); nona, che corrisponde alle h. 15, in inverno coincide con lo smorzarsi della luce del sole; compieta era proprio l’inizio della notte (h. 21). Per il computo antico delle ore, vedi Ora. Di sera [Di nona] alla campana esce fuori la puttana. Vedi anche Quando suona l’Avemaria o a casa o per la via [A 1628]. 2996
2997 La puttana vuole cazzo e quattrini. La prostituta vuol fare vita libera, avere amanti e da questi farsi anche pagare. E` l’esempio di chi esercita sfrontatamente un’attivita` illecita con pretese esose. Si usa anche ironicamente con chi fa richieste esorbitanti, senza discrezione.
Chi tiene puttana e non ha pane, cavallo e non ha strame, in capo all’anno si gratta il forame. Chi vuole un’amante e non ha danaro, vuol far vita agiata e non ha mezzi in poco tempo finisce tutto quello che ha e si trova rovinato. Vedi anche Chi tiene cavallo e non ha strame in capo all’anno si gratta il forame [C 1114]. Col termine forame (buco, foro), si indicava un tempo anche il deretano. 2998
Soldi di puttana non arrivano alla fontana. I soldi che non sono sudati col lavoro di solito vengono tenuti in poco conto e dilapidati in poco tempo. 2999
3000
2995
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
PUTTANA
Quattrini di puttana non durano una settimana.
La puttana e` come il carbone: o tinge o brucia. La prostituta fa sempre qualche danno a chi l’avvicina: o lo infama, lo ‘‘sputtana’’, oppure gli provoca qualche guaio alla salute o al portafoglio. 3001
3002
Tre nebbie fanno una pioggia, tre piogge una fiumana e tre balli una puttana.
pag 1343 - 04/07/2007
PUTTANA
1280
.
Se una donna frequenta spesso luoghi dove ci si diverte rischia di perdere il suo buon nome. Bisogna tener conto che, il ballo, se si prescinde dal quello che si faceva in certi – e non tutti – gli ambienti elevati o in famiglia, nei secoli passati era qualcosa di molto vicino alla licenza. Soprattutto le donne che vivevano in una condizione di liberta` vigilata, le giovani immature, erano portate facilmente a lasciar liberi gli istinti e a fare dei passi falsi, dei quali poi dovevano pentirsi quando era troppo tardi. Vedi anche Chi porta la moglie ad ogni festa e fa bere il cavallo... [M 1669].
E` inutile pensare o sperare che un giorno scompaiono dal mondo. Si vede che il bisogno che se ne ha e` grande.
La puttana e il mascalzone trovan sempre l’occasione. Chi e` inclinato al male, chi lo vuol fare, trova sempre una buona occasione, anche se apparentemente non ne ha.
A puttana e a barbiere non si da` piu` del dovere. Allude al fatto che il barbiere un tempo si occupava spesso anche di loschi affari, facendo il mezzano (il nome Figaro dice tutto): per servizi disonesti non si da` piu` del dovuto per il fatto che se coloro che fanno certi piaceri si accorgono che c’e` da prendere molto non mettono limiti alle loro pretese. Nella celebre cavatina del Barbiere di Siviglia (atto I, scena II) Figaro canta: ‘‘V’e` la risorsa / poi del mestiere, / colla donnetta... / col cavaliere...’’.
3003
Quando le puttane litigano si sentono cose mai sentite. Quando le prostitute parlano senza ritegno raccontano cosa fanno, chi le protegge, chi conoscono e chi le pratica, per cui vengono fuori cose che nessuno avrebbe mai immaginato. Si puo` dire dei litigi, delle accuse, dei discorsi di qualsiasi persona non particolarmente stimata, le cui parole ‘‘scoprono parecchi altarini’’, come si dice, cioe` fanno venire alla luce cose che sarebbero dovute restare nascoste. 3004
3005
Quando litigan le bagasce van per aria le materasse.
Dove son campane son puttane. In ogni luogo del mondo ci sono donne che fanno questo mestiere. Il proverbio si rende meno crudo in questa forma: 3006
3007
Dove son campane son sottane.
3008
In ogni piazza ci son campane e in ogni razza ci son puttane.
Dove ci son campane ci son puttane e dove c’e` lana c’e` una mezzana. Anche le mezzane si trovano praticamente dappertutto, e operano in occasione dei lavori domestici, come la filatura e la tessitura.
Cani, cornuti e puttane in vecchiaia muoion di fame. I cani, essendo divenuti inutili, vengono abbandonati dai padroni e vivono randagi, i cornuti, che sono serviti per coprire l’attivita` delle consorti e sono stati mantenuti, perdono la loro funzione e sono definitivamente abbandonati, e le donne disoneste, svanita la bellezza, sono fuggite da tutti. 3011
3012
Puttana e barbiere non ebber mai calmiere. Cercano di spennare quanto piu` possibile i clienti. 3013
Puttana vecchia non si spaventa per un cazzo grosso. Una donna di malaffare non ha paura di qualunque cosa riguarda il suo mestiere, tale e` l’esperienza. In metafora: un malfattore incallito non si ferma davanti a nessun misfatto. 3014
3015 Parola di puttana quasi menzogna. La donna disonesta ha anche fama di mentire, di ingannare e di non mantenere la parola data, soprattutto quando, invecchiando, perde la bellezza e ricorre a ogni espediente per procacciarsi danaro; allora diviene perfida.
3009
3010
Preti e puttane ci son sempre stati e sempre ci saranno.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
3016
Amore di puttana, fuoco di paglia: subito brucia e subito muore.
La puttana e` di buon cuore: da` del suo a chi lo vuole. La donna di malaffare e` generosa e da` a tutti cio` che vogliono. 3017
3018
La puttana non sa dire mai di no.
pag 1344 - 04/07/2007
1281 Gioca su certi eufemismi per cui si chiama la prostituta ‘‘donna generosa’’, che non sa dire di no. Scherzoso per indicare i comportamenti di certe persone molto disponibili. Puttana, cavallo e pesco di trent’anni hanno gia` il vecchio. La donna che fa una vita depravata mostra presto i segni della vecchiaia. Indica approssimativamente l’eta` in cui sopraggiunge il momento per queste tre categorie di tirarsi da parte, non avendo i requisiti per rispondere a quanto si richiede da loro. In particolare la prostituta invecchiava prima rispetto a quello che avviene nel nostro tempo. Vedi anche Donna di quarant’anni buttala al fiume con tutti i panni [Q 43]; Cane, gatto e pesco di sett’anni ognuno e` vecchio [C 438]. 3019
PUZZARE f Vedi Merda. 3020 Meglio puzzare di merda che di scemo. Meglio essere d’umile condizione, avere poca educazione, essere rozzi che avere fama di essere stupidi: questa nomea e` la peggiore che ci sia, insieme a quella di povero, e chiude tutte le porte. Vedi anche Meglio esser conosciuto come cattivo che come scemo [C 1082]. 3021 Meglio puzzare di ladro che di povero. Si e` piu` accettati dagli altri, graditi dalla societa` quando si ha fama di disonesti, ladri, che di poveri. Il povero non e` gradito a nessuno, soprattutto ai parenti, i quali ci trovano tutto da perdere e nessun vantaggio. Vedi anche Non c’e` peggior male di quello del povero [P 2310].
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
PUZZO
3022 Ne´ puzzare ne´ annusare. Non e` bene essere ne´ sporchi ne´ schifiltosi.
PUZZO 3023 Dal puzzo si sente la carogna. Da come uno appare, si comporta, parla, si comprende che tipo di mascalzone e`. La presenza di una carogna si rivela dal fetore che emana. Un tempo le campagne erano spesso appestate da animali morti che mandano ognuno un odore caratteristico: la volpe, il cane, il gatto, la faina. 3024 Dal puzzo di zolfo si sente il diavolo. Dai primi gesti, le prime parole, si avverte subito la natura del malvagio. Secondo la tradizione le apparizioni diaboliche sono accompagnate da un terribile e rivoltante odore di zolfo. 3025 Il peggior puzzo e` quello del padrone. Proverbio dei contadini. La presenza continua del padrone e` il fastidio piu` grosso. Vedi anche Ombra di noce e ombra di padrone son due ombre buggerone [P 71]; Davanti ai cavalli, dietro ai cannoni e a chi comanda fuori dai coglioni [C 1143]; Lontano dai signori, lontan dai disonori [S 1334].
Pera peruzza, chi l’ha fatta sente la puzza. Scherzo quando uno avverte la presenza di cattivo odore. Si usa chiamare pera il peto; vedi anche Pere e donne senza rumore sono stimate le migliori [P 1268]. 3026
pag 1345 - 04/07/2007
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 1346 - 04/07/2007
Q QUA f Vedi Qui. QUADRO1 Sostantivo. I quadri e le battaglie si vedono bene da lontano. I quadri danno la vista d’insieme, le battaglie sono piu` belle e meno pericolose se viste a una certa distanza. Vedi anche Pitture e battaglie son belle da lontano [P 1911]; I quadri di Fiandra sono belli da lontano [F 662]. 1
2 In quadro son belli anche i diavoli. Quando a parlare d’una persona, a descriverla, a sostenerla e` un amico o chi le vuole bene, appare buona anche se e` cattiva, bella anche se e` brutta. Comunemente un tempo, mancando la fotografia, per tramandare l’immagine di una persona le si faceva il ritratto, di solito ad olio. Il pittore, spontaneamente o sollecitato, provvedeva ad eliminare qualche difetto e a migliorare l’originale, per cui, esagerando, le persone ritratte venivano tutte belle, anche se poco somiglianti. 3 Bel quadro vuol bella cornice. Una cosa di qualita` deve essere accompagnata da un corredo, una presentazione, una custodia adeguati, che ne esaltino la bellezza e il valore, invece di sminuirli. Vedi anche, con significati metaforici diversi, A bella campana, bel battaglio [C 283]; A gran pignatta, gran mestolo [P 1771]; A tal buco, tal cavicchio [B 977]; A gran lucerna grosso stoppino [S 2097].
Non tutti i santi son da mettersi in quadro. Non tutti coloro che sono considerati validi, importanti, eroici sono da prendere o da additare come esempi. Ci sono persone di grande valore, anche martiri e santi, che presentano atti, momenti, aspetti della vita riprovevoli o scandalosi. Insieme a questo significato, il proverbio sottolinea anche che il culto dei santi e l’ammirazione per grandi personaggi si appunta su certe persone trascurandone an4
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
che del tutto altre, magari piu` meritevoli o di maggior valore: anche nella gloria postuma vale molto la fortuna QUADRO2 Aggettivo col significato di ‘‘quadrato’’. Chi nasce quadro [quadrato] non puo` morir tondo. Ognuno porta indelebile l’impronta della propria natura e come comincia, arriva al termine, nonostante gli sforzi interni e le modificazioni esterne. Vedi Chi asino nasce, asino muore [A 1431]; Chi di gallina nasce convien che razzoli [G 72]; Chi nasce storto non muore dritto [N 33]. 5
6 Chi asino nasce sempre asino e`. Per analogia.
QUAGLIA E` uno degli uccelli che per molti secoli ha fatto, in parte, le spese alimentari dei contadini, essendo comune e facilmente catturabile. Questi frequenti rapporti con l’uomo hanno dato luogo a molte dicerie, soprattutto proverbi, sulla sua intelligenza, lasciando cosı`, soprattutto nel linguaggio, segni consistenti, al di la` di quanto oggi essa rappresenti nella nostra vita quotidiana, essendo pressoche` scomparsa la sua principale funzione. E` simbolo dell’astuzia: si diceva che durande la migrazione, sorvolando il mare, la quaglia, quando era stanca, si posasse sulla superficie e, alzando un’ala si facesse spingere dal vento. Malignita`: una credenza vuole che quando beve a una sorgente ne intorbidi col becco e con le zampe le acque, in modo che chi la insegue, avendo sete debba attendere, permettendole di prendersi un buon vantaggio. Loquacita`: canta anche quando e` insidiata dai cacciatori o dai predatori, causando la propria rovina. 7 La quaglia apre gli occhi e cammina. E` proverbiale la precocita` della quaglia, che, facendo il nido per terra, per non essere facile
pag 1347 - 04/07/2007
QUAGLIA
1284
.
preda di altri animali, come gatti, volpi, cani, serpi, rapaci, e` in grado di camminare poco dopo essere uscita dall’uovo.
di rugiada, dato che, in queste condizioni, gli uccelli difficilmente si alzano e volano, mentre i cani, nel fradicio perdono l’usta.
8 Le quaglie se ne vanno col guscio al culo. Appena uscito dall’uovo il pulcino cammina con pezzetti di guscio ancora appiccicati . E` un proverbio dei cacciatori che avverte a non credere che le quaglie si trovino dove hanno fatto il nido: appena nate spariscono. Un tempo i cacciatori di nidi imparavano i luoghi dove questi si trovavano e si recavano, poi, a prelevare i pulcini quando erano gia` grossi; ma con le quaglie il gioco era difficile.
Chi ha il cane al culo, faccia il salto della quaglia. Pare che la quaglia, quando sta per essere raggiunta dai cani, si appiattisca improvvisamente sul terreno, facendo passare oltre i segugi nella rincorsa e invertendo poi la direzione della fuga. Si vuole che questo abbia dato il nome al gioco del salto della quaglia (a Roma ‘‘saltalaquaglia’’), nel quale i ragazzini, messisi in fila uno dietro l’altro si scavalcano balzandosi a turno sulla schiena. Significa scavalcare la posizione di un avversario in uno schieramento, passandogli da destra a sinistra o viceversa, oltrepassando le sue posizioni. Quindi, e` un invito a fare una mossa inattesa quando le circostanze sono minacciose.
9 La quaglia parte con la luna. Per la migrazione le quaglie si radunano vicino al mare e aspettano che si alzi il vento nella direzione che intendono prendere. Nel cuore della notte si levano altissime tutte insieme e volano sul mare abbassandosi poi quasi a pelo dell’acqua. Sembra che le partenze avvengano preferibilmente con la luna piena, come indica il proverbio.
Se le quaglie non cantassero camperebbero di piu`. Il canto spesso tradisce la quaglia rivelandone la presenza ai cacciatori. 10
11
Le quaglie si prendono perche´ cantano.
Come alla canaglia la lingua nuoce alla quaglia. Anche i delinquenti si scoprono perche´ parlano troppo. Invito a misurare le parole. Nella zona di Macerata si dice Attendi, canaja: le lengua no`ce a la quaja ‘‘Attenta canaglia, la lingua nuoce alla quaglia’’. 12
13 La quaglia non si bagna i piedi. La caccia alla quaglia comincia subito dopo l’alba, a meno che non vi sia troppa guazza in terra, nel qual caso la quaglia, riluttante a bagnarsi, non si muove. I manuali indicano le ore migliori per questa caccia dalle cinque alle dieci e dalle sedici al tramonto.
Col caldo e la guazza la quaglia non si caccia. Consiglia di non andare a caccia della quaglia nelle ore calde della giornata estiva, perche´ l’uccello tende a stare nascosto nell’ombra delle macchie folte e nella vegetazione dei fossi e dei ruscelli e di la` difficilmente si muove. Cosı` come e` inutile cacciarla la mattina presto nei campi e nei prati ancora bagnati 14
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
15
16 S’alza il vento e si posa la quaglia. Quando tira vento la quaglia sta ferma e la caccia riesce difficile; mentre con tempo umido e nell’imminenza dei temporali di solito si muove. 17 Il vento porta le quaglie. La presenza delle quaglie dipende dal vento.
Vento di levante quaglie tante; vento di ponente quaglie niente. Precisa la presenza o meno delle quaglie secondo il vento che spira. 18
La quaglia d’agosto ha la febbre gialla sotto la coda. Detto romanesco: la caccia alle quaglie d’agosto, per il caldo e gli strapazzi, puo` procurare la febbre perniciosa. 19
Quando la donna cammina a quaglia se non e` puttana poco si sbaglia. L’andatura della quaglia ha un che di ancheggiante che ricorda l’incedere della donna, la quale, accentuandolo, rende flessuoso il corpo, cosa intesa come segno di provocazione. 20
Quando la donna dimena l’anca se non e` puttana poco ci manca. Per analogia. 21
Donna che dimena l’anca se puttana non e` poco ci manca. Per analogia. 22
23
Culo che balla chiama l’uccello.
pag 1348 - 04/07/2007
1285 Per analogia. La grevita` di linguaggio e l’intuizione fulminea rendono il detto molto piu` esplicativo di un trattato di semiologia. 24 Anche le quaglie vengono a noia. Anche la roba buona, quando l’uso diventa continuo e quotidiano, da` assuefazione, richiede di cambiare. La carne della quaglia e` ricercata. Vedi anche Anche il bel tempo viene a noia [T 437]; Ogni bel canto viene a noia [C 536] ; Anche agli ebrei venne a noia la manna [T 439]. E in generale, di cosa che diviene troppo lunga: Il gioco e` bello quando dura poco [G 547].
Le quaglie vecchie son difficili da prendere. La gente che ha esperienza non cade facilmente in trappole e tranelli. Vedi anche Volpe vecchia non si fa prendere a laccio [V 1250]. 25
La quaglia canta al contadino: Vieni a mietere! La quaglia nidifica sovente nei campi di grano, dove, non vista, canta e pare invitare il contadino a mietere. Depone infatti le uova intorno al mese di giugno e le cova per venti giorni. 26
Le quaglie che Dio mando` agli ebrei non erano allo spiedo. Bisogna saper unire all’aiuto divino l’industriosita` e la buona volonta`. Nella Bibbia si narra che Dio mando` come cibo agli ebrei, insieme alla manna le quaglie (Numeri 11.31).
.
QUARANTA
Le caratteristiche divengono qualita` e difetti in base a un giudizio spesso molto soggettivo e legato alla cultura, all’ambiente, alle convenzioni. Percio` quello che e` utile o che piace si considera qualita` e difetto il contrario. 31 Non si possono avere tutte le qualita`. Nessuno puo` avere tutte le qualita`, i pregi in sommo grado, anche perche´ vi sono qualita` che si escludono l’una con l’altra. 32 Il pavone ha belle penne e brutti piedi. Per analogia. Anche una creatura tanto splendida formalmente, qual e` il pavone, ha i suoi difetti. Vedi Chi vuol lodare il pavone non guardi i piedi e non ascolti la voce [P 824].
Anche gli orti piu` grassi producono malerba. Per analogia. 33
Per una qualita` si sopportano molti difetti. Qualche pregio puo` compensare e ripagare molti aspetti negativi del carattere. 34
Per una bella rosa si innaffiano mille spine. Per analogia. 35
27
` QUALITA 28 La quantita` non fa la qualita`. La qualita` e la quantita` sono proprieta` delle cose e delle persone che non possono essere scambiate tra loro, non possono l’una mutare l’altra ne´ influenzarsi reciprocamente. Vedi Chi canta male non rimedia cantando molto [C 524]; Mille sospetti non fanno una certezza [M 1512]; Mille probabilita` non fanno una verita` [P 2752]; Aumentando la quantita` non si cambia la qualita` [C 1559]. 29 Il prezzo si scorda, la qualita` rimane. Quando si compra, si deve tenere conto che vale la pena spendere un po’ di piu` per avere qualcosa di qualita` migliore: mentre la cifra passa quasi inavvertita nel bilancio generale, la buona qualita` e l’efficienza dell’oggetto acquistato vengono apprezzata a lungo. Vedi Chi piu` spende meno spende [S 1791]. 30
Il difetto che piace diventa una qualita`.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
` QUANTITA `. f Vedi Qualita QUARANTA Il numero quaranta si trova spesso nei proverbi come numero religioso, magico o convenzionale per indicare una quantita` rituale. E` collegato al periodo di penitenza e di espiazione, di transizione dal male al bene, alla durata del viaggio simbolico verso la salvezza. Quaranta giorni dura la pioggia del diluvio universale, quaranta anni vagano gli ebrei nel deserto prima di giungere alla terra promessa, quaranta giorni digiuna Cristo, quaranta giorni dura il racconto dell’Odissea, quaranta giorni e` tradizionalmente il periodo d’incubazione e di durata delle malattie infettive e la sicurezza dal contagio e` garantita dalla quarantena. Ricorre anche nella tempimensura: quaranta giorni intercorrono tra Natale e Candelora (Purificazione delle Vergine), quaranta(sei) dura la Quaresima e quaranta sono i giorni tra Pasqua e Ascensione (Purificazione del corpo di Cristo prima di salire al cielo). Nella tradizione popolare abbiamo il numero quaranta collegato alla durata del periodo piovoso, vedi Terzo aprilante
pag 1349 - 04/07/2007
QUARESIMA
1286
.
quaranta dı` durante [A 1068]; San Gallo quaranta dı` durallo [G 166]; Se piove per i Quaranta Martiri piove per quaranta giorni [M 840] ; Quando l’Angiolo si bagna l’ale piove fino a Natale [M 1427]; Se san Medardo o san Gervasio piova dopo quaranta dı` rifa` la prova [M 1079]. f Vedi Piovere, Trenta. Fino a quaranta [agli -anta] si balla e si canta; dai quaranta il la` mi dole qui, mi dole la`. Dopo i quarant’anni l’uomo comincia a invecchiare e la salute non e` piu` salda come in gioventu`. Tante cose sono cambiate con il mondo moderno, ma purtroppo il proverbio continua ad avere molta ragione. Vedi Danni, cure e malanni crescono tutti gli anni [D 85]. Specificamente e` rivolto alla donna che intorno a tale eta` entra nella menopausa, che e` caratterizzata da disturbi e malanni. Si cita anche soltanto la prima parte. 36
37 Dagli -enti agli -anta si balla e si canta. Quando si e` giovani tutto appare facile e i problemi si affrontano con ottimismo e speranza.
Fino a cinquanta si fischia e si canta, da cinquanta in su poco si fischia e non si canta piu`. Naturalmente qui fischiare ha senso metaforico facilmente comprensibile. 38
Passata la quarantina [cinquantina] ce n’e` una ogni mattina. Passato il traguardo dei quaranta anni (dei cinquanta in eta` piu` recente, visto il miglioramento delle condizioni e dell’aspettativa di vita) vengono fuori i primi piccoli acciacchi, avanguardie della vecchiaia. 39
Uomo di quaranta da` una botta e poi s’incanta. Allude al fatto, su cui vi sono pareri discordi, che l’attivita` sessuale in questo decennio perderebbe di vigore. 40
41 A quaranta qualche volta si manca. La pulsione sessuale si attenua naturalmente con gli anni e nella maturita` ricorrono piu` spesso le defaillances. 42 La vita comincia a quarant’anni. L’esperienza, la maturita` consentono di vivere a pieno la vita che l’impulsivita`, la superficia-
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
lita` della giovinezza non permettono di capire a pieno. Quasi uno slogan nella nostra eta` di palestre, cure ringiovanenti e simili. Donna di quarant’anni buttala al fiume con tutti i panni. Un tempo la vecchiaia, per le fatiche, i disagi, la mancanza d’igiene, le malattie, il carico di lavoro, le numerose maternita`, in corrispondenza della forte mortalita` infantile, colpiva tutti precocemente, ma in particolare la donna che perdeva assai presto la sua avvenenza. Potrebbe anche riferirsi al fatto che verso i quarant’anni la donna ha ormai difficolta` ad avere figli. 43
La donna fino a quaranta e l’uomo finche´ campa. Per quanto riguarda la possibilita` di avere figli. 44
QUARESIMA La Quaresima e` un periodo di circa quaranta giorni che segue il Carnevale (vedi la voce). L’inizio si regola sulla data della Pasqua (vedi la voce), sulla luna di primavera (vedi Sabato Santo). La Chiesa designo` questo periodo come un momento di penitenza e di astinenza, secondando una situazione generale di penuria che si verificava in questo momento dell’anno, e santificando le pene, che erano gia` nello stato delle cose. Spesso, pero`, combattendo gli stravizi dei ricchi, concorse anche a esasperare la situazione precaria dei poveri, togliendo, insieme alla carne, l’uso di uova e latticini, roba meno cara e piu` sostanziosa, che era avvicinabile dai piu` indigenti. Nelle rappresentazioni popolari la Quaresima e` detta spesso ‘‘La Vecchia’’, oppure si maschera sotto altri nomi fantasiosi e finisce bruciata, oppure segata. Le feste quaresimali si tengono in genere tra la terza e la quarta domenica; spesso si tratta di giochi che si svolgono in occasioni di fiere e richiamano molta gente. Tali feste permettono un fuggevole ritorno al Carnevale, fermi restando i divieti fondamentali, come ad esempio quello di celebrare le nozze. C’e` tuttavia una deroga per le astinenze alimentari con la comparsa dei dolci quaresimali che variano da regione a regione. Anche nella liturgia, che sottolinea il periodo di penitenza con il colore viola dei paramenti sacri, nella quarta domenica di Quaresima, detta in laetare (dall’introito della messa che comincia: Laetare Jerusalem) si ha una parentesi di letizia prima del lutto che celebra la
pag 1350 - 04/07/2007
1287 passione di Cristo. Periodo di penuria: non si potevano mangiare ne´ le galline ne´ le uova e questo permetteva la salvaguardia delle covate primaverili. La stessa ragione valeva per i conigli. Solo l’orto forniva qualche alimento povero: rape, cavoli, finocchi, carote, altre verdure: tutte cose di scarso valore nutritivo se non accompagnate con grassi animali, olio, carne, zucchero, vino. A questo va aggiunto il pesce secco, affumicato o salato, alimento a buon mercato, usato come vivanda, nel caso del baccala`, o come ingrediente per dar sapore ad altri piatti, come nel caso delle aringhe, delle acciughe e delle sardine. f Vedi Carnevale, Moglie. O Quaresima baffuta, tu non fossi mai venuta! Per quarantasei giornate non si mangian le frittate, ne´ salami, ne´ capponi... per disgrazia dei ghiottoni. Cosı` dice una vecchia strofetta che, nella sua ingenuita`, ci racconta molto del tempo nel quale la Quaresima era, per molta gente, il periodo peggiore dell’anno dal punto di vista della tavola, della salute e della sopravvivenza. Il freddo, combattuto col focolare, gli scaldini, i bracieri, incrudiva in questa stagione, mettendo a dura prova la salute. Le provviste alimentari, di chi doveva vivere dei prodotti della terra, cominciavano a scarseggiare: grano, vino, carne salata, frutta conservata, marmellate... di tutto si arrivava presto a grattare il fondo e spesso si cominciava a provare la fame. 45
46 Non c’e` Quaresima senza baccala`. In una situazione balorda, ridicola, critica, strana, c’e` sempre chi si segnala per aggravare particolarmente con qualche gesto e azione importuna, quanto e` gia` seriamente compromesso. Il baccala` era un cibo povero del periodo di magra, e per essere un brandello di pesce rigido, poco odoroso e senza forma, e` sinonimo di stupido, goffo, scombinato.
Da giovani si vuol fare solo carnevali da vecchi ci si contenterebbe anche di cento quaresime. Quando c’e` da scegliere, si pretende il meglio e quando siamo alla fine, ci si contenta anche del peggio, purche´ ce ne sia. 47
48
Quaresima tribolata: oggi fagioli e domani insalata.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
QUARESIMA
Durante la Quaresima l’alternativa dei piatti sulla tavola era data solo da vivande di scarso valore e poco appetitose. Quando i padri fanno carnevale i figli fanno Quaresima. Se una generazione dilapida e disperde le sostanze, il patrimonio, o non provvede a risparmiare, fa fare vita grama a quella che la segue. Far quaresima e` un modo di dire consueto per indicare il comportamento di chi, spontaneamente o per forza, osserva un regime di parsimonia. Vedi Grassa cucina, magro testamento [C 2529]. 49
Se la Quaresima non molesta tutto l’anno tempesta. Brutto tempo, pioggia e freddo in questo periodo garantiscono per il resto dell’anno un clima adeguato alla varie stagioni. 50
Il Carnevale e` breve e la Quaresima e` lunga. La felicita` non dura mai tanto quanto la tribolazione; i tempi difficili sono piu` lunghi e frequenti di quelli allegri e di abbondanza. 51
La Quaresima e` piu` lunga del Carnevale. Lungo come la Quaresima. Si dice d’una cosa penosa, noiosa che non finisce mai. Anche di un periodo, di un discorso. 52 53
Carnevale o Quaresima per me e` sempre la medesima. Chi e` nella miseria non trova alcuna differenza tra i giorni detti dell’abbondanza e quelli dedicati alla penitenza. Ma il significato e` piu` ampio e si usa per far riferimento a qualunque scelta indifferente. Vedi Franza o Spagna purche´ se magna [F 1310]; Il cuculo su ogni quercia canta [C 2565]. 54
55 Questa o quella per me pari sono. Per analogia. Indica indifferenza verso una scelta tra due cose, due strade da prendere, ecc. Il verso, che si riferisce alle donne, e` l’inizio della celebre aria di sortita del Duca di Mantova nel Rigoletto di F. M. Piave, musicato da Verdi (atto I, scena I).
Di Quaresima si puo` prestare anche la padella. Nel senso che non ce n’e` bisogno: la padella serve per mangiare bene e di grasso. 56
57 Chi non ha sempre Quaresima fa. Mangia sempre di magro, e` sempre in ristrettezze e risparmi.
pag 1351 - 04/07/2007
QUATTORDICI
1288
.
58
Se la Quaresima non pesca non c’e` ne´ grano ne´ resta. Se non c’e` pioggia in questo periodo non si sviluppa bene il grano. Pesca vale ‘‘non sta nell’acqua, non bagna la terra’’.
alcuni li sputano in continuazione insieme al pane. Dice una leggenda popolare che Cristo li facesse pescare agli Apostoli ogni venerdı` di Quaresima perche´ facessero penitenza.
Chi vuol Quaresima corta, faccia debiti da pagare a Pasqua. Mai il tempo vola cosı` rapidamente come quando si avvicina la scadenza di un debito.
QUATTORDICI
59
60
A chi dev’essere impiccato a Pasqua la Quaresima pare corta.
61 Muore sempre un bue in Quaresima. Capitano sempre le cose nel tempo meno opportuno, quando non se ne puo` godere. Vi era infatti il divieto assoluto di mangiare carne durante la Quaresima.
Proprio ora che l’avevo abituato a stare senza mangiare, mi e` morto il ciuco, diceva Melesecche. Si dice di chi si lamenta di un contrattempo, per cui una fortuna capitata non puo` essere goduta per qualche impedimento. Melesecche e` un ignoto asinaio della tradizione del Centro Italia (vedi Melesecche aveva abituato il ciuco a stare senza mangiare [C 1651]). Vedi anche Va la farina a chi non ha i sacchi e i sacchi vanno a chi non ha la farina [F 352]; La gallina ha tante penne e non sa scrivere [G 86]; Chi vuole non puo` e chi puo` non vuole [V 1222]. 62
Le botti son piene, la dispensa e` fornita, puo` venire anche la Quaresima, disse quell’eremita. Si dice di chi si ripromette austerita` e risparmi che e` poco disposto a fare. 63
64 Chi balla di Quaresima muore a Pasqua. Chi non s’impegna nei periodi difficili, non risparmia nella penuria, non lavora in gioventu`, quando poi dovrebbe riposarsi, far festa, vivere tranquillo comincia a tribolare e a stentare. Cosı` come chi ha vissuto la Quaresima in feste e canti, quando tutti festeggiano la Pasqua non ha nulla. ` piu` facile cominciare la Quaresima che 65 E arrivare alla fine. Tutti sanno cominciare, finire riesce a pochi. E` piu` semplice iniziare una cosa difficile che portarla a termine. 66 Quaresima: cipolla e sputapane. Sputapane sono detti comunemente quei pesciolini di fiume che hanno lischette piccole, ma dure e difficilmente ingoiabili, per cui
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
67 Quattordici mestieri, quindici infortuni. Chi fa molti mestieri non me conosce nessuno a fondo e di conseguenza non sa cosa e` pericoloso nell’arte, commette errori e fa piu` danno che bene. Usato per ammonire chi vuol fare troppe cose.
QUATTRINO Il quattrino fu coniato nel XIII sec. ed entro` a far parte delle monetazioni italiane dove rimase fino all’introduzione del sistema decimale. Moneta piccola, di solito di rame, valeva quattro denari. In senso generico, qual e` assunto dai proverbi, indica una moneta piccola, come centesimo o soldo, di pochissimo valore. Al plurale ha significato di soldi. f Vedi Danaro, Doppia, Ducato, Moneta, Ricchezza, Salute, Soldo. 68 Tutto obbedisce al dio quattrino. Contrapposto al Dio Trino. Deriva, secondo alcuni, dalla celebre frase biblica (Ecclesiaste 10.19): ‘‘Per stare lieti si fanno banchetti e il vino allieta la vita: il denaro risponde a ogni esigenza’’. Qui quattrino ha valore di aggettivo. Per il significato i paralleli nella tradizione gnomica sono ovviamente molti, cfr. per es. Publilio Siro (P 30): Pecunia una est regimen omnium rerum ‘‘Il denaro da solo e` reggitore di tutte le cose’’. Vedi anche Pecuniae omnia parent [D 35]. 69 Dio e` trino in cielo e quattrino in terra. Vedi anche Dio dov’e` trino e dov’e` quattrino [D 499]. 70 Coi quattrini si fan ballare i burattini. Con i soldi si fa fare a chi ne ha bisogno tutto quello che si vuole. Vedi L’amore fa molto, il danaro tutto [D 32].
Chi ha piena la borsa fa ballar l’orso e l’orsa. Per analogia. Chi dispone di danaro ottiene quello che vuole sia dall’uomo sia dalla donna. 71
72
Coi quattrini si levan le brache anche al diavolo.
pag 1352 - 04/07/2007
1289 Si fanno anche le cose che non si sarebbe mai pensato fossero possibili. 73
Il quattrin fa cantar l’orbo.
74
I quattrini mandano l’acqua all’insu`.
75
I quattrini fanno tuonare e piovere.
76
I quattrini ridanno la vista ai ciechi.
77
I quattrini fanno parlare e tacere.
Chi ha quattrini ha tutto. Chi ha quattrini ha cio` che vuole. 80 Chi e` ricco ha cio` che vuole. Per analogia. 78 79
81 I quattrini coprono tutto. Difetti e colpe. Con i soldi si mette tutto a tacere, si fanno accettare i difetti, gli errori. Vedi Le corna dei ricchi son foglie quelle dei poveri noci [C 2221]; Il danaro copre gli errori dei ricchi, il matrimonio quelli delle donne... [D 42]. 82 L’unguento di quattrini fa miracoli. Quando si usano i soldi (in particolare per ungere, facilitare, corrompere) si ottengono risultati insperati.
I quattrini non bastano, bisogna saperli spendere. Per stare bene non basta avere soldi, bisogna saperli impiegare, occorre la cultura sufficiente per saperseli godere, cosa che non e` cosı` frequente. 83
Quattrini e santita` la meta` della meta`. Non si deve mai credere a quello che comunemente si dice dell’onesta` e della ricchezza delle persone. Bisogna fare una notevole tara a quanto si racconta di bene e di ricchezze a proposito di qualcuno, dato che sono argomenti nei quali facilmente si esagera. 84
85
Ricchezza, bellezza e santita` meta` della meta` della meta`.
86
Quattrini e fede sempre meno che si crede.
.
89
QUATTRINO
Sempre si dice piu` che non e`.
Bisogna esser sempre sordi da un orecchio. Cioe` credere la meta` di quello che si sente. 90
Uomo senza quattrini e` un morto che cammina. Senza denaro non si possono godere neanche i beni piu` preziosi, come la salute e l’amore. Vedi Uomo senza roba, pecora senza lana [R 750]. 91
92 Homo sine pecunia est imago mortis. ‘‘L’uomo senza soldi e` immagine della morte’’. Per analogia. Proverbio latino medievale, tuttora usato; antica anche la variante Homo sine pecunia est corpus sine anima ‘‘L’uomo senza soldi e` un corpo senz’anima’’. 93
L’uomo senza quattrini e` un albero senza foglie.
Guardalo bene, guardalo tutto l’uomo senza quattrini quant’e` brutto. L’uomo povero, agli occhi di chi e` gretto o egoista appare anche repellente. Anche: guarda come tutti evitano e si tengono lontani da chi ha bisogno. 94
95 Sanita` senza quattrini e` mezza malattia. Non e` dunque cosı` vero che quando c’e` la salute c’e` tutto; anche il piu` sano degli uomini, se e` in miseria, non potra` tirare avanti a lungo senza patirne le conseguenze. Vedi anche Salute senza denaro e` mezza malattia [S 187]. 96 Chi non sa fare altro fa i quattrini. Paradossalmente i soldi vanno in mano proprio a coloro che non sanno fare altro: chi ama fare cose diverse, attivita` anche redditizie, emerge in tali settori, ma non raggiunge risultati economici di grande rilievo. Vedi A chi Domineddio non da` altro da` la ricchezza [R 417].
Danaro, senno e fede ce n’e` men di che si crede. Per analogia.
Chi ha quattrini conta e chi ha bella moglie canta. Li conta per il gusto di veder quanti sono; canta perche´ e` contento d’avere una bella moglie. Vedi Chi conta sempre i quattrini e` segno che ne ha pochi [C 2122]: qui conta i soldi per farli bastare.
Quel che vedi poco credi; quel che senti quasi niente. Per analogia. Vedi Credi meta` di quello che vedi e niente di quello che senti [C 2402]; L’apparenza inganna [A 1052].
98 I contanti fanno contenti. Soldi contanti sono quelli che si pagano in moneta, sull’unghia, e sono i migliori per mettere sempre allegria, rendendo disponibili e gentili coloro che li ricevono.
87
88
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
97
pag 1353 - 04/07/2007
QUATTRINO
1290
.
Quattrino sotto il tetto quattrino benedetto. La ricchezza che e` stata portata a casa e` quella finalmente sicura, su cui si puo` far conto, mentre sui soldi che si devono avere, anche se si ritengono sicuri, non ci si puo` contare. 99
I quattrini bianchi vanno serbati per i giorni neri. Il senso generale e` quello del risparmio in tempi d’abbondanza per i periodi di carestia, ma specificamente il proverbio si riferisce al salariato della campagna che, un tempo, nei giorni di pioggia non poteva lavorare e quindi non guadagnava nulla. 100
Chi ha quattrini da buttar via tenga l’opre e non ci stia. Cioe`: prenda operai a lavorare a giornata e non li sorvegli. Opra e` termine antico e ormai dialettale. Vedi anche L’occhio del padrone ingrassa il cavallo [O 85]. 101
I quattrini e l’amicizia rompon le braccia alla giustizia. Perche´ facilmente chi giudica e` condizionato da questi due decisivi aspetti capaci di mettere gravi ipoteche sull’imparzialita` del giudizio. 102
Coi quattrini e l’amicizia si va in culo alla giustizia. Vedi anche Quanti han ricchezze [denari] e prati non sono (mai) impiccati [R 415]. 103
La legge e` uguale per tutti e chi ha danari se ne frega. Per analogia. 104
105 Chi ha buona cappa facilmente scappa. Per analogia. Chi e` vestito bene e` ricco e di solito scappa alle maglie della giustizia. Oppure: Chi ha amicizie potenti e potenti protettori (cappa in senso di ricco rivestimento che distingueva le persone di rango) puo` eludere la giustizia. 106 Il porco grosso non paga dogana. Per analogia. Quando l’affare e` ricco ce n’e` per corrompere i doganieri e si evade la gabella. 107 San Donato ammazzo` san Giusto. Per analogia. I regali inquinano la giustizia. Vedi anche Una libbra d’oro pesa piu` d’un quintale di codici [O 546]. 108
San Donato ruppe le braccia a san Giusto.
109
I quattrini fanno il mercato.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Laddove non c’e` denaro, liquidita`, non ci sono scambi. Senza soldi non si fanno affari. Chi vuol fare quattrini vada a scuola da preti e contadini. Chi vuole accumulare soldi impari dai preti e dai villani, che sono considerati maestri nell’arte di sottrarre, risparmiare, accumulare. 110
Senza un duino si cerca il quattrino; fatto il quattrino, si vuole il fiorino. Quando non si ha quasi nulla (il duino era un’antica moneta toscana di due centesimi, di pochissimo valore), si cerca di avere qualcosa; messo insieme poco, si vuole molto. Il fiorino (vedi la voce) e` moneta d’oro di valore e prestigio. 111
Quattrino risparmiato due volte guadagnato. Una volta e` stato guadagnato e una volta non e` stato speso: e` come se fosse stato sudato e risudato. 112
Chi non tien conto d’un quattrino non sara` mai padrone d’un mulino [fiorino]. Chi non fa conto di una piccola somma non avra` mai grosse cifre perche´ Il poco fa l’assai [P 1976]. 113
Chi non tien conto d’un quattrino non sistema mai la casa. Cioe` non riesce ad accumulare denaro sufficiente per cose di notevole impegno. 114
115 Chi porta i quattrini e` il benvenuto. Chi porta soldi giunge sempre gradito e accolto con tutti gli onori e le gentilezze. Vedi Porta aperta per chi porta e chi non porta parta [P 2199]. 116 Quattrini prestati, nemici guadagnati. Facendo un prestito, coloro che lo hanno ricevuto mutano da un atteggiamento di amicizia ad uno di risentimento, come se i soldi che devono restituire venissero loro estorti. Vedi Chi presta compra nemici [P 2544]. 117
Chi presta quattrini perde gli amici e trova i nemici.
118 Chi non ha quattrini non abbia voglie. Chi non ha soldi non coltivi sogni ne´ desideri, non si culli in speranze: senza denaro si realizza poco o nulla. Vedi anche Chi denari non ha non abbia voglie [V 1197]. 119
Chi non ha quattrini non vada al mercato.
pag 1354 - 04/07/2007
1291 Chi non ha quattrini abbia miele in bocca. Sia sempre gentile con tutti perche´ di tutti ha bisogno. 120
121 Per far quattrini spellerebbe i pidocchi. Di chi avidamente cerca tutte le strade, oneste o meno, per ammassare soldi, arricchirsi senza guardare in faccia nessuno. Si dice pidocchio (vedi la voce) l’uomo gretto e avaro, per cui: per far soldi li toglierebbe anche a una persona sordida; ma allo stesso tempo c’e` l’idea di un’azione insensata e disgustosa come quella fatta a danno dei piccoli parassiti. Vedi anche L’avaro scorticherebbe il pidocchio per berne il sangue [A 1607].
I quattrini peggio spesi sono quelli delle medicine. I soldi che non da`nno alcuna soddisfazione, ne´ alcun piacere sono quelli che si spendono per curare le malattie. Quando si deve rimettere una somma di denaro che si ritiene ci venga sottratta per forza o ingiustamente, si usa dire chiaramente o senza farsi intendere: – Tutte medicine! Volendo malaugurare a chi la prende di spenderla tutta quanta per curarsi. 122
Quattrini non sudati se ne vanno al primo vento. I soldi che sono frutto di un guadagno indebito, di una fortuna, o di disonesta` si volatilizzano alla prima occasione senza dare alcun utile, alcun vantaggio. 123
.
QUATTRO
sione e lo scemo di casa, che costituisce un grosso problema e una spesa, non fugge mai (porta) e non cade mai dalla finestra. Chi mostra i quattrini, mostra il giudizio. Chi denuncia quanto possiede non ottiene che guai perche´ chi non li ha glieli chiede, chi puo` glieli ruba, chi si sente piu` forte lo sopraffa`, se chiede aiuto non lo trova, ecc. Clasio (Favole 47: La montagna delle Miniere): ‘‘Mal fanno quegli avari / che accumulan denari, / e fa peggio di loro chi mostra il suo tesoro’’. Vedi Chi mostra la borsa non vuol restarne padrone [B 743]. 127
I cani mostrano i coglioni e i coglioni mostrano i quattrini. Efficace rafforzamento del precedente che sfrutta il passaggio di ‘‘coglione’’ dal significato letterale a quello traslato. 128
129 Chi mostra i quattrini insegna al ladro. Chi vanta o ostenta le proprie ricchezze prima o poi finisce nel mirino dei ladri.
I quattrini vengono al passo e se ne vanno al galoppo. I soldi si fanno lentamente, con fatica e sudore, ma si spendono facilmente e in un baleno spariscono. 130
I quattrini non han gambe, ma corrono come il vento. Vedi Il danaro viene al passo e fugge al trotto [D 8]. 131
I quattrini sono come i dolori: chi ce l’ha se li tiene. I mali e i beni si somigliano: i primi non li puo` levare nessuno e i secondi chi li ha non li vuol dare a nessuno. 132
124
Denari senza stento se ne vanno al primo vento.
125 Quattrini falsi non temono ladri. Chi ha denari falsi poco gl’importa che qualcuno glieli voglia sottrarre.
I quattrini se ne vanno dalle porte e dalle finestre e lo scemo rimane in casa. Spesso accade che le cose buone scappino da tutte le parti, fuggano senza che si possano fermare, mentre quello che si vorrebbe sparisse rimane fermamente abbarbicato, senza che nessuno lo porti via. Chi si trova uno scemo in casa se lo tiene per tutta la vita e vede invece i denari consumarsi in ogni momento. E` una prima formulazione embrionale della celebre legge di Gresham: ‘‘La moneta cattiva scaccia la buona’’. I soldi se ne vanno per ogni buco, per ogni apertura, a ogni occa126
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
133 I quattrini non fanno anticamera. Quando arrivano persone danarose tutti le ricevono senza indugio. 134 Chi ha quattrini muore col collo torto. Perche´ anche nell’agonia tiene rivolti gli occhi e la faccia alla cassetta del suo tesoro; quindi muore male e certo non in pace con Dio.
QUATTRO Quattro nella simbologia rappresenta la totalita` nella sua manifestazione, come il tre ne e` la sintesi assoluta. Nella lingua popolare e metaforica e` la divisione elementare nella quale si articolano le varie realta`: i quattro
pag 1355 - 04/07/2007
QUATTRO
1292
.
elementi, i punti cardinali, i quattro arti dell’uomo, le quattro parti del mondo, le quattro ruote del veicolo, per cui: farsi in quattro, gridare ai quattro venti, gioco dei quattro cantoni. Al tempo stesso e` il numero minimo (si usa anche il due) per indicare una quantita` modesta: fare quattro chiacchiere, quattro passi, quattro salti. Indica anche una quantita` trascurabile: esser quattro gatti, per quattro soldi, quattro noci in un sacco. I proverbi multipli assumono spesso il numero di cose che, elencate, presentano curiose particolarita` comuni, forse per la simmetria e il senso di completezza rappresentata dalla serie, come i quattro versi della quartina poetica. Dove mangiano quattro, mangiano cinque. La` dove c’e` una famiglia di diverse persone non e` un problema se questa aumenta di un’unita`. Si dice quando nasce un bambino, o quando un parente va a stare insieme a un congiunto. 135
Non dire quattro se non l’hai nel sacco. Non cantare vittoria senza essere sicuro d’aver vinto; non crederti salvo prima che sia scomparso il pericolo, e simili. Vedi anche Dalla mano alla bocca si perde il boccone [B 677]. Fa riferimento a una storia variamente narrata (G. Pitre`, Fiabe, novelle e racconti, IV, p. 254; Proverbi siciliani IV, p. 363). Un frate da cerca stava con un sacco sotto una finestra dalla quale il garzone di un fornaio faceva scendere alcuni pani, credendo che se li prendesse la sua bella. Il frate contava: – Uno... due... tre... Disse anche quattro, ma il giovane s’accorse del trucco e disse al frate, trattenendo il pane: – Non dire quattro se non l’hai nel sacco. Antonio Sografi (1785-1822) in Olivo e Pasquale (atto II, scena IV): ‘‘Non si dice quattro se non e` nel sacco’’. Vedi anche La lepre nel cespuglio non e` ancora cotta [L 480]; Non si puo` vendere la pelle dell’orso prima d’averlo ucciso [O 563]; Non bisogna contare i pulcini che sono ancora nell’uovo [P 2937]. 136
Non dire quattro finche´ il gatto [la gatta] non e` nel sacco. La presenza del gatto nel proverbio deriva probabilmente da una versione dialettale che, convertita in lingua, ha incontrato il favore per la curiosa immagine del gatto nel sacco, situazione nella quale in passato alla bestiola capitava spesso di trovarsi. Infatti il problema dei 137
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
roditori ne faceva una figura necessaria nella casa, ma la presenza di altri animali domestici, a causadella conseguente scarsita` di cure e di cibo, rendeva la sua vita precaria. Lo scambio dei gatti era frequente e per il trasporto venivano portati dentro i sacchi, involucri che li rendevano innocui, proteggendo dai terribili graffi e dai morsi. Il problema, solo apparentemente semplice, era prenderli e infilarli dentro la balla (basta provare), e da qui forse prende maggior forza il detto, perche´, quando pareva che la cosa fosse fatta, le bestia, con un graffio o con un guizzo scappava e spariva e, capita la situazione, non si faceva vedere per un pezzo. Vedi anche Non comprare mai il gatto nel sacco [G 269] e Chi si sposa fuori compra la gatta nel sacco [S 1953]. 138 Pecore contate il lupo se le mangia. Per analogia. Proprio quando si ritiene sicura un’acquisizione, arriva la perdita e i denari vengono a mancare per una disgrazia. Le pecore contate sono quelle che vengono messe nel conto per essere vendute, o comunque considerate all’attivo come ricchezza o patrimonio sicuro, per cui gia` si stabilisce cosa fare con il ricavo. Non sono quelle che il pastore conta per mettere nell’ovile: i lupi non si avvicinano agli ovili quando ci sono i pastori e comunque non mangiano tutte quelle pecore che i pastori contano. Equivale nel senso al modo di dire ‘‘Fare i conti senza l’oste’’.
Quattro devono ringraziare Dio per lo scampato pericolo: chi torna da navigare, chi e` uscito da una malattia, chi e` uscito dalle mani d’una puttana, e chi e` uscito dalle mani d’un avvocato. I quattro sono stati in pericolo grave senza saperlo: chi e` stato in mare e poteva annegare; chi e` stato malato e poteva morire; chi e` stato legato a una sgualdrina e poteva essere rovinato; chi ha avuto a che fare con un avvocato e poteva essere in galera o aver perso tutto. 139
Quattro sono i morti che fanno allegria: un cappone morto arrosto, un porco morto e salato, un avaro morto ricco e un lupo morto nella tagliola. Il cappone e` uno dei migliori piatti della tradizione, il porco fornisce ogni leccornia, il ricco avaro fara` allegri gli eredi per lungo tempo e il lupo finito nella tagliola e` la gioia delle pecore e del pastore. 140
pag 1356 - 04/07/2007
1293 Quattro cose al mondo sono ostinate: l’asino, la pecora, la mosca e la donna. L’asino e` proverbiale per la testardaggine; la pecora perche´ ripete sempre quello che ha fatto una volta; la mosca che, cacciata, torna a infastidire e la donna che, quando si e` messa in testa una cosa, nessuno gliela leva. L’accento cade sull’ultimo elemento della serie. 141
Quattro cose fanno nota la persona: il parlare, il mangiare, il bere e l’abito. Quattro cose, se ben osservate in una persona, fanno capire chi essa sia, le sue qualita`, i difetti, la natura. Dal parlare si nota la cultura, l’educazione e l’intelligenza; dal mangiare il livello sociale, la gentilezza e la padronanza di se´; dal bere la sobrieta` e la raffinatezza; dall’abito le sue possibilita`, il suo gusto e la provenienza. 142
Quattro menano la vita stenta: musicanti, giocatori, cacciatori e pescatori. Sono queste le attivita` dalle quali si ricava solo miseria o poco piu`. Molti proverbi ne descrivono le tribolazioni: vedi Cacciatore, Pescatore. 143
Quattro sono le cose che sicuramente ritornano: cattivo quattrino, cieco al quale hai fatto l’elemosina, figlio che parte senza soldi, gente che t’ha prestato quattrini. Son tutte cose che hanno a che fare con i soldi. La moneta cattiva torna o per protesta di chi l’ha ricevuta o per il fatto che ognuno se ne disfa` quanto prima. Il beneficiato, anche se cieco, torna a chiedere nella speranza di avere ancora. Il figlio che se ne va senza niente va poco lontano e in poco tempo e` di nuovo alla porta. I creditori che non dimenticano mai chi deve loro del denaro. 144
Quattro son difficili da trovare: un giocatore che non abbia mai bestemmiato, un oste che non abbia mai annacquato il vino, un sarto che non abbia mai rubato la stoffa, un avvocato che non si sia approfittato d’un cliente. Il gioco, soprattutto quello delle carte si accompagna facilmente all’imprecazione. L’oste (vedi la voce) e` sempre tentato di allungare il vino che vende. Il sarto (vedi la 145
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
QUATTRO
voce) ruba sulle pezze pagate dal cliente con le quali lavora. L’avvocato (vedi la voce) truffa i propri assistiti. Quattro di solito finiscono male: litigiosi, ghiottoni, donnaioli e puttane. I litigiosi trovano qualcuno che li concia per le feste; chi mangia esageratamente compromette la salute; i lussuriosi finiscono i soldi o contraggono delle malattie e le prostitute hanno una triste vecchiaia. 146
Quattro vanno a veglia col diavolo: giocatori, bugiardi, ladri e puttanieri. Quattro tipi di persone frequentano le peggiori compagnie, da cui ricavano i piu` tristi consigli: i giocatori che se la vedono con gli strozzini, i bugiardi che per coprire le loro menzogne cercano false testimonianze, i ladri che vendono ai ricettatori e i viziosi che frequentano i ruffiani. Andare a veglia era un modo di dire soprattutto toscano per indicare ‘‘riunirsi in compagnia, conversare, passare la serata’’. 147
Quattro sono gli ostinati: il giocatore nel gioco, la pulce nel letto, la puttana sul prezzo e l’asino sul passo. Il giocatore continua a giocare sperando di vincere; la pulce nel letto non si riesce a cacciarla via; la prostituta vuole quello che chiede e l’asino vuole andare solo del suo passo. 148
Quattro cose vogliono misura abbondante: l’amore, il vino, l’ira e la maldicenza. L’amore deve essere sempre immenso, il vino deve venire offerto continuamente, l’ira e` per sua natura incontenibile e chi dice male arricchisce sempre la misura. 149
Quattro cose non le sa neppure Iddio: quante ne ha fatte un gesuita, quante ne sa un domenicano cosa puo` dire un cappuccino che predica e quanti sono gli ordini di monache. L’Ordine dei Gesuiti e` stato nei secc. XVII e XVIII oggetto di critiche e talora di misure restrittive da parte di alcuni governi. I domenicani hanno sempre goduto fama di frati dotti e di grande sapere. I cappuccini un tempo erano spesso ignoranti e, predicando alla gente piu` semplice, erano capaci di raccontare le cose piu` strane. Gli ordini, meglio le con150
pag 1357 - 04/07/2007
QUATTRO
1294
.
gregazioni, di suore erano (e in certa misura sono ancora) innumerevoli e frazionati in una miriade di conventi e conventicole, di cui sarebbe difficile dire il numero complessivo. Paradossalmente questo tipo di proverbi, critici sugli aspetti della religiosita` e del mondo ecclesiastico, vivono (se non nascono addirittura) nell’ambiente ecclesiastico, o come polemica tra elementi interni, o come autoironia. Del resto, si dice che anche le barzellette sui carabinieri si raccontino soprattutto tra i carabinieri e che le freddure sui militari circolino in particolare nelle caserme. Quattro buone madri generano cattivi figli: la verita` l’odio, la prosperita` il lusso, la sicurezza il pericolo, la familiarita` il disprezzo. Chi dice il vero si attira l’odio; chi trova la ricchezza cade nel lusso e nella mollezza; chi si sente sicuro non bada piu` al pericolo e chi concede la sua familiarita` si trova disprezzato. Vedi anche La verita` genera l’odio [O 131]; Troppa familiarita` genera disprezzo [D 644]; il reciproco La sfiducia e` la madre della sicurezza [S 1237]. 151
Quattro dimenticano i benefici: villano che arricchisce, donna che fa buon matrimonio, prigioniero liberato e uomo conosciuto in tristo stato. Il contadino arricchito non vuol piu` vedere i suoi antichi compagni; la donna che sposa un uomo ricco vuol far credere d’esserlo stata sempre anche lei; il carcerato una volta in liberta` odia tutto quello che gli ricorda la galera; l’uomo conosciuto quando era povero o in disgrazia non vuol sentir parlare di quel tempo, vedi Dimmi chi sono e non mi dir chi fui [E 201]. 152
Quattro s’addormentano facilmente: vecchio a letto con l’amorosa, carrettiere alla predica, giudice in tribunale e prete in confessionale. Il vecchio a letto con l’amante si stanca presto; il carrettiere e` abituato a dormire al rumore delle ruote e allo zoccolı`o dei cavalli, che scambia con il monotono parlare del predicatore; il giudice si stanca delle solite chiacchiere degli avvocati e il prete si annoia a sentire sempre gli stessi peccati. 154
Quattro cose sono inutili in una casa: serva gravida, botte vuota, gallina che non fa uovo, porco che non ingrassa La domestica incinta e`, per molti aspetti, un grosso grattacapo (spesso un tempo il responsabile era il padrone di casa); la botte vuota occupa spazio e non serve a nulla; la gallina che non fa uova consuma il becchime inutilmente; il porco che resta magro e` solo un debito. 155
Quattro cose fanno meraviglia: drappo colorito, vino saporito, avvocato eloquente e donna continente. Meravigliano cioe` per la bellezza e la rarita`: il panno ben colorato, il vino buono, l’avvocato che sa parlare e la donna onesta. Anche in questo caso l’accento cade sull’ultimo elemento. 156
Quattro cose sanno consolare: la donna, il danaro, il sonno e la tavola. I vari proverbi che si trovano a ciascuna delle voci indicate danno ampia ragione della capacita` consolatoria dei primi tre elementi. Per quanto riguarda la tavola, vedi almeno Corpo satollo, anima consolata [C 2254]. 157
Quattro furono i tre Evangelisti: Luca e Matteo che presto morı`. Ironico. Quando in un lavoro, in un’impresa, facendo una cosa in tanti, piano piano non rimane nessuno, o restano pochi; quando molti s’impegnano e pochi si prestano, o fanno. Si usava fare anche uno scherzo infantile di questo tipo: ‘‘Quanti sono i cinque continenti della Terra? I quattro continenti della Terra sono tre: Europa e Asia’’. 158
Quattro cose si trovano a buon mercato: acqua, chiacchiere, guai e consigli. L’acqua non si fa pagare (almeno in certe zone d’Italia); le chiacchiere si trova sempre chi ha voglia di farne; i guai arrivano anche se non si cercano; di consigli la gente ne da` quanti se ne vuole. Sull’abbondanza di queste cose i proverbi non sono pochi (vedi sotto le singole voci). 153
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 1358 - 04/07/2007
1295 QUATTRO TEMPORA Le Quattro Tempora erano giorni destinati alla preghiera, all’astinenza dalle carni, al digiuno. Cadevano al principio d’ogni stagione: la prima settimana di Quaresima, la settimana di Pentecoste, la terza settimana di settembre e la terza settimana d’Avvento. Particolarmente osservate in passato, erano prese come punti di riferimento calendariali per faccende, previsioni del tempo, situazione delle coltivazioni e dei raccolti rispetto alla stagione, livello delle provviste, e altro. 159 Le quattro tempora cambiano il tempo. Le Quattro Tempora che indicavano il cambio di stagione, segnano anche un mutamento meteorologico. 160
Le Tempora se trovan bello fanno brutto e se trovan brutto fanno bello.
QUERCIA Gli aspetti delle querce che si rispecchiano nel linguaggio figurato fanno riferimento alla sua grandezza, alla longevita` che attraversa i secoli, alla durezza del suo legno che sfida i venti, alla modestia del suo frutto, la ghianda e alla sproporzione tra la grandezza della pianta e la piccolezza del frutto. Essenziale nell’economia del passato per la fornitura di legna e di alimento per animali, soprattutto porci, si trovava dovunque nelle campagne: nei boschi, lungo le strade, come pianta isolata in zone non coltivate e anche nei parchi per la sua ombra e la sua maestosita`. Gli antichi la consideravano albero divino: dette il primo cibo agli uomini e finche´ se ne contentarono regno` nel mondo la giustizia. Era sacra a Giove. Le corone con le sue foglie coronavano l’immortalita` di un dio, di un uomo, di un’impresa. Vedi Cerro, Porco, Ghianda. Come disse la quercia al fungo: torna a vedermi domani! Si dice delle persone da nulla che montano in superbia per qualche fortuna che si sa di breve durata. Il fungo voleva raccontare alla quercia la sua vita e ammaestrarla con la propria esperienza, non sapendo che quella aveva visto nascere e sparire tanti come lui. Lo cita anche Serdonati. Vedi anche Come disse il pino alla zucca... [Z 147]. 161
162 Le querce non fanno limoni. Da un cattivo soggetto non puo` venire una cosa buona. Ogni pianta da` il suo frutto e non
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
QUIETE
puo` fare diversamente. Anche una persona forte, potente non puo` dare quello che non e` nelle sue possibilita`. La quercia, infatti, e` un albero grande e robusto, ma puo` dare solo ghiande, mentre il piccolo limone da` frutti utili e ricercati. Vedi Dal castagno non vengono aranci [C 1007]; Il salice non fa olio [S 100]; Chi di gallina nasce convien che razzoli [G 72]; Dal frutto si conosce la pianta [F 1492]; Tale padre, tale figlio [P 34]. 163 Grande quercia da piccola ghianda. Le cose grandi vengono dalle piccole; le cose grandi all’inizio sono piccole. Vedi anche Rovere grande fa frutti piccoli [R 1022]; Anche il Po comincia con un rigagnolo [P 1959]. 164 La quercia si spezza e il giunco si piega. Chi e` forte non si abbassa a compromessi, non accetta limitazioni, sottomissioni. Le cose grandi e forti resistono alla violenza e infine soccombono spezzandosi; quelle deboli si curvano, si adattano e sopravvivono.
Quando la quercia e` vecchia mostra i nodi. Quando una persona ha molti anni mostra piu` evidenti i difetti che da giovane riusciva a nascondere. Quando la pianta della quercia ha molti anni appaiono come grosse magagne nel tronco i nodi lasciati dai rami caduti. Le persone molto anziane hanno spesso gli arti, in particolare le mani, nodose per le deformazioni delle articolazioni. 165
Con un colpo si scure non s’abbatte una quercia. Una ferita non provoca la morte. Una cosa forte non si abbatte con un colpo: occorre forza e continuita`. 166
La quercia e` grande, ma non fa buon frutto. Pur essendo una pianta imponente, longeva e forte la quercia produce solo un frutto scadente, buono solo per gli animali, in particolare i porci. Persone in vista, potenti, non necessariamente mirano a risultati lodevoli. 167
QUIETE Concetto che presuppone la pace, ma non e` proprio la stessa cosa, anche se si possono usare come sinonimi. La pace e` assenza di contese, anzi richiama quasi una situazione di intesa o fraternita`, dopo il dissidio. La quiete e` una condizione stabile, anche se breve, di assenza di sollecitazioni esterne e
pag 1359 - 04/07/2007
QUINCI
1296
.
interne che danno respiro e tranquillita` all’animo. Per questo anche assenza di rumori, di cose noiose, come di sentimenti turbinosi. In questo senso pero` si dice anche: ‘‘Che pace!’’. 168 Chi vuol quiete se la cerchi in villa. Chi vuole stare tranquillo vada altrove. Chi vuole tranquillita` vada in campagna: villa ha qui il significato antico di ‘‘piccola localita` campestre, luogo tranquillo, lontano dalla vita congestionata della citta`’’. Il detto si usa rivolgendolo a coloro che non vogliono essere disturbati in una situazione o in un luogo dove si opera, si lavora. 169 Chi vuol quiete, veda, oda e taccia. Chi vuole vivere tranquillo guardi, ascolti e non dica nulla di cio` che vede o sente. Vedi anche Assai sa chi conosce l’arte di tacere [S 338]; Chi sa tacere all’occasione guadagna piu` che a parlare [T 51]; Chi favella erra [E 134]; Chi vede, sente e tutto quel che vede e sente tace vive felice e in pace [T 27]; Chi ascolta, vede e tace passa la vita in pace [A 1343]; Chi tace cerca pace [T 28]. 170 Dove non c’e` donna c’e` quiete. La donna e` sempre l’elemento dinamico della vita, quello che mal si accorda con una situazione stagnante o d’inerzia. Per la sua natura e per le sue attivita` e` quella che, per amore o altro, scompiglia le attivita` o i riposi degli uomini.
QUINCI Avverbio non piu` usato, col significato di ‘‘da qui’’, ‘‘da questo luogo’’, ‘‘d’ora in poi’’. Quinci, quindi, talor, sovente e guari rifate il ponte coi vostri danari. Quando qualcuno con parole ricercate, espressioni pompose, frasi a effetto e dotte cerca di convincerci di cose che non abbiamo voglia di fare. E` la risposta che dette un sindaco a una delegazione di cittadini i quali chiedevano che fosse rifatto un ponte a spese pubbliche e la presero larga con paroloni e citazioni. 171
QUINTINO Modi di dire e proverbi segnalano san Quintino come cosı` povero che, non disponendo di
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
campane, suonava a messa con i tegoli (o le tegole). Cinque santi sono segnalati con nome di Quintino nel Martirologio di Urbano VIII (il piu` famoso e` Quintino martire del III sec., festeggiato il 31 ottobre), nessuno identificabile con questo santo che si segnala per la sua eccezionale poverta`. San Quintino era tanto povero che sonava a messa coi tegoli. Un tempo nei romitori e nei conventi piu` poveri una tegola, sospesa a una corda e percossa con una mazza, serviva da campana per segnare le varie funzioni. 172
QUO Avverbio latino di luogo col significato di ‘‘dove’’. 173 Quo vadis? disse Pietro. Cosı` si chiede dove stia andando una persona; si usa piu` che altro per chiedere in che direzione vada spiritualmente, che scelte faccia nella vita; come dire: ‘‘Cosa mai stai facendo?’’. La leggenda vuole che Pietro, fuggito dal carcere Mamertino durante la persecuzione neroniana, intendendo lasciare Roma, incontrasse Cristo e gli chiedesse: Domine, quo vadis? (‘‘Signore dove vai?’’) e gli fu risposto da Gesu`: Romam, iterum crucifigi (‘‘A Roma, per esservi crocifisso di nuovo’’). Pietro, allora, torno` nella citta` e vi soffrı` il martirio. Il racconto e` riportato negli Atti del martirio di Pietro dello Pseudo-Lino (cap. 6). L’espressione e` stata rivitalizzata dal celebre romanzo di Sienkiewicz Quo vadis? (18941896) e, soprattutto, dalle due versioni cinematografiche, quella italiana del 1921 e quella americana del 1951 (mentre un film-tv fu realizzato nel 1985).
Ubi vadis, Domine, disse san Pietro. Ad quaerendum quo (rispose Cristo). E` la scena famosa del Quo vadis, riveduta ad uso degli studenti di latino che non sanno usare gli avverbi di luogo e usano ubi (di stato) al posto di quo (di moto). A san Pietro che sbaglia l’avverbio, Cristo invece di rispondere nel modo voluto dalla leggenda, dice: ‘‘Vado a cercare il quo (che non conosci)’’. 174
pag 1360 - 04/07/2007
R R Tutti i mesi che non hanno la R lascia la donna e prendi il bicchier. Si tratta dei mesi di maggio, giugno, luglio e agosto. L’invito espresso dal proverbio deriverebbe dal luogo comune, che si legge anche nei poeti antichi, secondo il quale il caldo che non si confa` all’attivita` erotica. Tra i mesi a cui si fa riferimento non c’e` gennaio perche´ un tempo si diceva gennaro. Vedi anche Agosto, moglie mia non ti conosco [A 335]; Nei mesi errati non seder sui prati [M 1314]. 1
2
Quando la R non e` nel mese manda la donna a quel paese.
Per arricchire ci vogliono tre R: redare, rubare o ridire. Vale a dire: ereditare (redare e` antico e toscano), rubare o fare la spia. Col lavoro o altre attivita` evidentemente non ci si arricchisce. Vedi anche Di lavoro non arricchı` nessuno [A 1239]; Il fiume non ingrossa d’acqua chiara [F 1010]. 3
RABBIA Esplosione violenta in parole, gesti, agitazione del corpo, per una realta` sgradita di fronte alla quale ci si sente impotenti. Se si trasforma in attacco d’ira puo` dare un travaso di bile. Quando e` dominata e` rabbia repressa, soprattutto nel volere che una cosa sia o non sia stata, e nel tempo diviene tormento continuo o segreto, con effetti sul carattere e disturbi nell’organismo. E` questa seconda forma che piu` spesso i proverbi prendono in considerazione. Nei rapporti elementari di una societa` povera, non molto articolata, aveva largo spazio e dava grande soddisfazione provocare la rabbia in chi non si amava, mostrando ricchezza, abilita`, forza, fortuna in amore, attivita` spesso praticata dalle donne nell’affermare la loro posizione in famiglie numerose o in societa` (e in casi simili si collega all’invidia). f Vedi Collera, Ira. 4
La rabbia e` roba da cani.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
La rabbia dovrebbe, cioe`, essere solo la ben nota malattia che un tempo affliggeva tanti randagi; non e` un sentimento degno di un essere umano: e` un comportamento bestiale che si scatena quando la ragione perde il controllo della sfera istintuale e impulsiva. 5
La rabbia e` dei cani e non degli uomini.
Chi ha rabbia la metta in gabbia. Chi e` preso dalla rabbia la domini: lasciarsi prendere dall’ira puo` portare ad amare conseguenze. 6
7 Chi per amor si piglia per rabbia si lascia. Il matrimonio un tempo si riteneva fondato su diverse componenti, tra cui l’amore non era considerato come elemento determinante. La passione, invece, che sovrastava tutte le altre considerazioni, era vista come causa di sicuro disastro. Vedi anche Chi si sposa per amore ha felici notti e tristi giorni [S 1948]. 8
Chi per amor si piglia per rabbia s’accapiglia.
9
Chi per amor si sposa crepa di rabbia.
10 La rabbia e` il condimento della pazienza. Infatti aver pazienza significa spesso reprimere la rabbia. 11 Meglio vivere d’invidia che di rabbia. E` preferibile accettare l’invidia piuttosto che reprimere continuamente la furia, il tormento della rivalsa, la voglia di scatenare la parte peggiore degli istinti. 12 La rabbia avvelena il fegato. La rabbia e` un disturbo della mente, che influisce pero` direttamente sull’aspetto fisico, determinando cambiamento di colorito (‘‘verde di rabbia’’), alterazione dei lineamenti, degenerazione del comportamento, fino a provocare disturbi all’organismo nel suo complesso, con particolari effetti sul fegato e sulla bile. 13
Chi rabbia si piglia prima muore.
pag 1361 - 04/07/2007
RACCOGLIERE
Chi cede alla rabbia si accorcia la vita. Gli eccessi d’ira sono infatti molto dannosi per l’organismo. La rabbia o passa o ammazza. Non da` altre alternative: o si dimentica, oppure porta alla tomba. 14
15
Ogni rabbia prima o dopo passa.
16 Passo` anche a Martino che fu castrato. Ironico. A chi e` arrabbiato si dice con questo proverbio che e` una cosa, come tutte, destinata a finire. Passare, usato assolutamente, sottintende un sentimento negativo: collera, rabbia, dolore, risentimento, amarezza. Martino aveva piu` ragioni per essere furibondo. Siccome san Martino (vedi la voce) e` acclamato patrono dei cornuti, quando si usa questo nome in certi contesti, si indica che questo tale soffriva di questa disgrazia; in piu` l’avevano castrato. Nonostante tutto gli passo`, per cui l’arrabbiatura puo` passare davvero a tutti.
RACCOGLIERE 17 Chi vuol raccogliere semini. Chi vuole ottenere dei frutti lavori per poterli cogliere quando e` il momento. Chi desidera raggiungere uno scopo provveda a tutto cio` che e` necessario per conseguirlo. Vedi anche Chi semina raccoglie [S 931]; Quello che si semina si raccoglie [S 933]; Quel che si semina da giovani si raccoglie da vecchi [G 631]. 18 Chi raccoglie non sa per chi. Chi risparmia del denaro, accumula dei beni, delle ricchezze senza goderne, non sa per chi lavora, non sa chi alla fine godra` di quello che ha accantonato. Vedi anche Uno semina e un altro raccoglie [S 969]; Uno fabbrica e un altro abita [F 16].
RACCOLTA Terra coltivata raccolta sperata. Dopo aver lavorato si ha solo la speranza e non la certezza di poter raccogliere. Una volta fatto tutto quello che e` necessario per ottenere un frutto, non resta che sperare che la clemenza del destino e la fortuna concedano di raccoglierlo. 19
20
1298
.
Chi dorme durante la raccolta stara` desto d’inverno.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Chi non lavora al momento opportuno, perde i frutti necessari per poter affrontare il periodo in cui non si raccoglie niente, e quindi dovra` ingegnarsi e darsi da fare quando trovera` la dispensa vuota. Vedi anche Chi dorme d’agosto dorme a suo costo [A 356]; Chi dorme di maggio digiuna in settembre [D 1116]. 21 La raccolta del saggio dura tutto l’anno. Il saggio lavora continuamente al fine di accantonare dei risparmi, aumentare le proprie disponibilita`, in modo da non far passare giorno senza aver acquisito qualcosa di utile. Metaforicamente: la saggezza si acquista con l’esperienza quotidiana e il saggio impara sempre e in ogni momento dalla vita.
RACCONTARE Nel racconto dei fatti, secondo i proverbi, sono insiti due rischi: innanzitutto quello di alterare le cose, ingigantendole o adattandole; in secondo luogo, cosa assai piu` grave, quello di dire troppo dei fatti propri, di esporre aspetti privati al giudizio, di solito impietoso, degli altri. Chi racconta fa la giunta. Chi riferisce una notizia, un fatto o racconta una novella ci mette sempre una coda o un’aggiunta di proprio gusto, per cui chi ascolta deve fare la tara. 22
Chi racconta la novella ci fa la giuntarella. Ci fa una piccola postilla, un’aggiunta, l’abbellisce a suo modo. 23
La novella non e` bella se non c’e` la giuntarella. Per analogia. 24
Chi racconta in piazza i fatti suoi non se la prenda se la gente ride. Chi per sfogarsi, ovvero per altra ragione, racconta i propri fatti agli altri deve sapere che, mentre trova comprensione quando e` presente, appena avra` voltato le spalle, tutti rideranno delle sue sventure. Vedi anche Chi tira i sassi in piccionaia non vuol mangiare piccioni [P 1614]. 25
Chi a tavola mangia tutto e in piazza racconta tutto, finisce male. Chi consuma tutto quello che trova in tavola presto si ammala per la sua voracita` e chi dice tutto quello che sa espone le proprie debo26
pag 1362 - 04/07/2007
1299 lezze o i segreti altrui e quindi finira` per subire dei danni. Vedi anche Mangia quanto hai, ma non dire quanto sai [M 588]. 27
.
RADUNARE
bello, viene a mancare il piu`. Talvolta si edulcora malamente sostituendo a ‘‘battaglio’’ ‘‘bagaglio’’.
Quello che racconto` tutto morı` in galera.
Quando si puo` raccontare va sempre bene. Quando si e` attraversato un brutto momento, una disgrazia, una malattia, ma ci si cava la pelle e quindi si puo` raccontare come e` andata, vuol dire che in fondo e` andata bene. Anche nel caso di danni si e` evitato il peggiore: la morte. 28
29
Chi la racconta l’ha scampata.
30
Quando si racconta non e` piu` niente.
Peggio quando non si racconta. In tal caso vuol dire che a qualcuno e` andata veramente male: o e` morto o e` gravissimo. 31
32 La sai lunga, ma non la sai raccontare. Si dice a chi cerca d’incantare, di giustificarsi, di indurre a qualche decisione con belle parole, ma non riesce a convincere.
La racconti bene, ma non sai come finisce. Vale a dire che alla fine dei tuoi bei discorsi non riuscirai convincente, finirai per ottenere un rifiuto. 33
34 Chi la racconta alla gatta e chi al sorcio. Ognuno si sfoga con chi lo puo` capire, con chi ha il suo stesso modo di vedere le cose e quindi puo` dargli ragione.
RADERE f Vedi Barba, Barbiere. 35 S’intende radere e non scorticare. Si usa questo detto quando, avendo chiesto qualcosa, si ottiene in misura esagerata, o con mala grazia, ovvero in maniera che invece di recare piacere provoca danni. Vedi anche S’intende acqua e non tempesta... [A 1031]; Il buon pastore tosa, ma non scortica [P 725].
RADICCHIO Radicchio senza aglio, sposa senza battaglio. Nel condimento del radicchio e` quasi indispensabile aggiungere uno spicchio d’aglio, che serve a esaltarne il particolare sapore amarognolo. Mancando l’aglio il radicchio sarebbe come una sposa alla quale, sul piu` 36
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
RADICE Le radici della virtu` sono amare, ma i frutti dolci. Acquisire i fondamenti delle virtu`, le buone abitudini e i giusti comportamenti costa sacrificio, ma quando tutto cio` e` diventato patrimonio della persona apporta bene e felicita`. Vedi anche La virtu` ha radici amare e frutti dolci [V 973]. 37
Per quanto e` profonda la radice e` alta la vetta. Si credeva comunemente, per una legge di simmetria naturale, che la pianta si sviluppasse nelle profondita` del terreno tanto quanto si innalzava al di sopra di esso. Non risulta un uso metaforico. 38
39 Quale la radice tale la pianta. La pianta si sviluppa in funzione di come e` la radice. I principi, le origini, i fondamenti determinano la qualita` di cio` che ne deriva o ne nasce. Vedi anche Dal frutto si conosce la pianta [F 1492]; Chi di gallina nasce convien che razzoli [G 72]; Le schegge somigliano al ciocco [F 1495].
RADUNARE f Vedi Risparmiare.
Chi per se´ raduna per altri sparpaglia. L’avaro non sa che tutto quello che risparmia avidamente e con fatica non costera` nulla agli eredi, che lo sperpereranno con facilita`, vanificando ogni suo sacrificio. 40
Val piu` uno a sparpagliare che cento a radunare. E` molto piu` facile criticare, distruggere, fare azione di disturbo che svolgere un’attivita` costruttiva, positiva. Vedi anche Fa piu` una gallina a spargere che cento a radunare [G 56]; E` piu` facile lo sfare che il fare [F 51]; Val piu` uno a dir male che cento a dir bene [C 192]; Uno puo` far male a cento [C 1276]. 41
42
Quel che un sparpaglia non radunan cento.
pag 1363 - 04/07/2007
RAFFAELLO
RAFFAELLO La vacca di Raffaello a forza di leccare si mangio` il vitello. Riferito a coloro che, togliendo piccole dosi da una quantita` consistente finiscono per esaurire tutto quanto; ovvero che per insoddisfazione ritoccano continuamente la propria opera e finiscono per guastarla definitivamente. Raffaello e` un nome di comodo che all’origine del detto poteva avere un riferimento preciso che il tempo ha cancellato: figura caratteristica di una comunita`, protagonista di una storia, di una rappresentazione, personaggio di un poema popolare. A volte la stessa azione o lo stesso fatto esemplare ha protagonisti diversi nelle varie tradizioni dialettali. 43
RAFFREDDORE Chi non cura il raffreddore vuol salire al Creatore. Il raffreddore e` una malattia leggera, ma se viene trascurata puo` avere serie complicazioni fino alla bronchite e alla polmonite, malattia un tempo mortale. 44
Per il raffreddore basta il sugo di lenzuolo. Per curare il raffreddore basta riposarsi stando a letto. Allude al riposo come se si trattasse di un preparato fatto con le lenzuola. 45
46
1300
.
La medicina del raffreddore e` il materasso.
Amore e raffreddore non si nascondono. Sia l’uno che l’altro si manifestano in modo tale da non poter essere celati. Vedi anche la variante Amore e tosse non si nascondono [A 821]. 47
Il raffreddore in tre giorni viene, tre giorni rimane e in tre giorni se ne va. La durata delle malattie spesso si misura in giorni, come il decorso del raffreddore. 48
RAGANELLA La raganella (Hyla arborea) e` un piccolo anfibio anuro, verde sul dorso e bianco sul ventre, che si trasferisce nell’acqua durante la riproduzione, ma vive sulle piante e nei cespugli, dove facilmente si mimetizza. Si muove spiccando salti lunghissimi e si ag-
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
grappa saldamente agli arbusti grazie alle ventose di cui sono dotate le terminazioni delle sue zampette. Il maschio produce un gracidio molto forte, sproporzionato alle sue dimensioni. Secondo la credenza popolare beve la rugiada depositata sulle foglie. Se viene mangiata, confusa con le rane commestibili, la raganella provoca terribili dolori di pancia. Se viene disturbata, schizza orina velenosa e fugge via con un balzo rapidissimo. Quando canta la raganella e` svernata la pecorella. Quando cominciano a cantare le raganelle e` segno che e` finito il freddo e la pecora puo` tornare a cibarsi sui pascoli. 49
Quando canta la raganella e` vicina la pioggerella. La raganella canta insistentemente soprattutto quando si avvicina la pioggia. Lo confermano diversi proverbi dialettali del centro Italia, ad esempio, da Fabriano, Canta la raganella ’n tel pantano se non pioe guoggie pioe domano, o, da Macerata, Canta la raganella piogghia a pandanella, che vale ‘‘Canta la raganella pioggia da far pantano’’. 50
Infin ch’io campi, mai piu` pesce che canti, disse il contadino che aveva mangiato la raganella. Chi mangia la raganella se non muore se lo ricorda per sempre per i dolori atroci che provoca al ventre. Si racconta di un contadino, che, mentre catturava delle rane per friggerle, sentı` cantare una raganella su un alberello e la prese. Poi pero` dovette pentirsene e fu cosı` che pronuncio` il famoso giuramento rimasto proverbiale anche per dire che mai piu` si rifara` una certa cosa. 51
RAGAZZA Nella societa` del passato una giovinetta era considerata ragazza al fin dal primo manifestarsi del ciclo mestruale, momento in cui la si riteneva gia` pronta per prendere marito, celebrandosi le nozze spesso molto precocemente rispetto alle usanze attuali. Caratteristiche qualificanti erano la bellezza data dall’eta`, la saggezza, la laboriosita`, la pudicizia, la sottomissione, qualita` che ne facevano una buona moglie. A queste imposizioni la ragazza reagiva con la sua proverbiale astuzia, tanto piu` viva quando le veniva imposto di sposare un uomo che non voleva. Compito di salvaguardare la sua integrita` era delle donne anziane e
pag 1364 - 04/07/2007
1301 in particolare della madre, cosa che la poneva sotto un controllo (non di rado inutile) spesso esoso e insopportabile. La ragazza che avesse fama di donna leggera vedeva compromessa ogni possibilita` di matrimonio. A fronte di questo programma ideale stava una realta` ben diversa, basti pensare all’altra qualita` richiesta alla ragazza soprattutto nel mondo contadino: la fecondita`, senza la quale la vita della famiglia presentava gravi problemi. Per questo era uso che le ragazze andassero spesso all’altare non piu` ragazze, facendo il cosiddetto ‘‘matrimonio in tre’’. Il suo problema fondamentale era il matrimonio che la rendeva comunque madre di famiglia e dal quale dipendeva la sua condizione, non essendo previsto per lei altro che lavoro di tipo casalingo. Triste era la condizione di ragazza invecchiata, cosı` detta anche oltre i quarant’anni: la zitella, la zia, che costituiva comunque un’istituzione nella famiglia arcaica, dove in certe situazioni spesso raggiungeva, come sorella del capofamiglia, o del capoccia, una posizione dominante. f Vedi Donna, Femmina, Moglie. Meglio far la guardia a un sacco di pulci che a una ragazza. Controllare una donna innamorata e` quasi impossibile. Meglio aver da fare una cosa impossibile che guardare dai corteggiatori una ragazza. 52
Ragazze innamorate e ladri di polli conoscono tutte le scorciatoie. Conoscono tutti i modi per eludere la vigilanza e per ingannare. 53
La casa che ha ragazze innamorate non ha porte serrate. E` inutile chiudere le porte, perche´ quello che deve passare passera`. 54
Ragazza che molto si specchia si sposa senza coperta. Vale a dire che, pensando molto al proprio aspetto e all’amoroso e occupandosi poco di cio` che e` necessario per il matrimonio, quando si sposera` non avra` ancora pronto il corredo. Era un ammonimento, sostanzialmente scherzoso, alle ragazzine civettuole. 55
56
Ragazza che si specchia poco fila.
Ragazza che dura non perde ventura. La ragazza che tarda a sposarsi, che rimanda, non per questo perde la buona occasione, che 57
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
RAGAZZA
puo` venire in qualsiasi momento. Vedi anche la variante, piu` esplicita, Zitella che dura non perde ventura [Z 80]. Ragazza vecchia ventura [fortuna] aspetta. La ragazza che non e` piu` giovanissima aspetta la sua buona occasione. Secondo il noto principio che Non e` bello quel che e` bello, ma e` bello quel che piace [B 316], o, ancor meglio, Belle o brutte si sposano tutte [B 308]. Si possono inoltre fare ‘‘matrimoni d’accomodamento’’ per reciproca assistenza. 58
Bella ragazza e roba a buon mercato trovan sempre qualcuno che se le piglia. Sono merce ingannevole, perche´ attraggono, ma rendono poco. La ragazza che e` solo bella, passati gli anni perde la sua attrattiva e mostra i suoi difetti (vedi anche Per una rosa spesso lo spin si coglie [R 944]). Anche la roba a buon mercato presto rivela le sue magagne (vedi anche La roba cattiva non e` mai a buon mercato [R 745]). 59
60 Ragazza di venti e amico di cent’anni. La ragazza e` bella quando e` giovane e l’amico e` provato, fidato, quando e` vecchio. 61
Ragazze e uova son buone fresche.
Di’ a una ragazza che e` bella e il diavolo glielo ripetera` dieci volte. Perche´ non tarda a crederci e a montarsi la testa, perdendo la sua spontaneita` e semplicita`. Si diceva che alla giovanetta che si rimirava troppo potesse apparire nello specchio il diavolo. 62
La ragazza da marito spazza l’aia e maritata nemmeno la casa. La ragazza quando vuole sposarsi mostra molta buona volonta` e capacita`, lavora e s’impegna per far vedere quanto e` brava; quando poi si e` sposata e ha raggiunto il suo scopo si limita a fare il necessario, o anche meno. 63
Quando fischia la ragazza la Madonna piange e il diavolo impazza; quando fischia il giovanotto la Madonna ride e il diavolo fa fagotto. Quando il richiamo viene dalla donna e` segno che non c’e` rispetto per i principi morali, per cui e` contento il diavolo e poco la Madonna; quando invece il richiamo viene dall’uomo si puo` stare piu` tranquilli. Una volta fischiare era un gesto quanto mai disdicevole per una donna, che si qualificava quasi come di strada. 64
pag 1365 - 04/07/2007
RAGAZZO
1302
.
Ragazza senza amore, fiera senza ladri, monaca senza rabbia, vecchia casa senza topi, pantano senza ranocchie, becco senza barba, mendico senza pidocchi, carrettiere senza bestemmia, cane senza pulci si cercano invano. Ogni ragazza ha un amore, anche segreto; la monaca ha la stizza di non essere libera o non aver famiglia; il maschio della capra, becco, ha sempre la barba, i carrettieri sono noti per bestemmiare. Nel detto vengono fatte affermazioni ovvie per dare maggiore enfasi alla prima asserzione: ogni ragazza ha una amore. Vedi anche Una fiera senza ladri, un granaio senza topi... son cose che si trovano raramente [R 940]. 65
Mangia prosciutto stagionato, il pesce quando e` fresco e marita la ragazza presto. Mentre il prosciutto va stagionato, perche´ tenero e` di solito poco saporito, il pesce va mangiato quando e` freschissimo; e cosı` la ragazza va sposata presto, altrimenti intristisce e perde le migliori occasioni, se non finisce addirittura per rimanere zitella. Vedi anche Mangia il pesce fresco e sposa la figlia presto [S 1944]; Figlia e botte di vino mettile presto in cammino [F 820]. 66
Le ragazze pensano a sposarsi e le donne a far l’amore. Le ragazze hanno come fine sposarsi e sistemarsi e le donne sposate, o gia` adulte, pensano alla loro vita amorosa. 67
La ragazza com’e` allevata e la tela com’e` filata. Il valore della ragazza deriva dal modo in cui e` stata educata, da quello che le e` stato insegnato, mentre la tela risulta da come e` stato lavorato il filo con cui e` tessuta. Vedi anche La figlia e` com’e` allevata e la canapa e` com’e` filata [F 812]. 68
Ragazza adorna e bel mattino, non ti fidare. La ragazza quando e` vestita con gli abiti migliori promette molto di piu` di quello che puo` mantenere, appare assai piu` bella di quello che e`; il mattino sereno promette una bella giornata, ma non e` detto che il tempo non cambi. 69
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
70 La ragazza che piglia pulci piglia marito. La ragazza che sa far bene le cose semplici, e` abile, scaltra e si destreggia bene nelle faccende importanti ha occhio anche per scegliere un buon marito ed e` ricercata come moglie. 71 Ragazze e sorci vuotano la casa. Le ragazze sono fonte di spese perche´ devono essere mantenute, vestite e quindi condotte al matrimonio con tanto di corredo e dote; i topi rubando e danneggiando provocano gravi perdite.
Ragazze e pesche facilmente s’ammaccano. La virtu` delle ragazze e` spesso messa in pericolo, per questo esse devono essere difese e tenute sotto controllo; cosı` l’integrita` di una pesca puo` essere compromessa anche da un piccolo colpo che e` sufficiente per macularla e farla andare a male. 72
73
Ragazze e vetri son sempre in pericolo.
La bella ragazza e` come un albero sulla strada: ogni cane che passa ci vuol pisciare. La bella ragazza e` una tentazione per tutti e chiunque ci prova. 74
RAGAZZO Designa propriamente il giovane maschio da quando cessa d’essere bambino (giovinetto) e lo accompagna per tutto il tempo in cui si fa uomo, oltre il momento della maggiore eta`, se non e` sposato. Generalmente si usa come termine familiare per i propri coetanei, anche in tarda eta`, nel ricordo dei tempi andati. Il ragazzo di una donna e` oggi il fidanzato, ma non cosı`, di solito, fino al secondo dopoguerra. Comunemente i detti prendono in considerazione la prima accezione, non nel senso anagrafico, ma con implicito il giudizio negativo per cui il ragazzo e` sventato, inaffidabile, con poco giudizio, e su di lui non e` bene contare: ragazzate, roba da ragazzi, giochi da ragazzi. Questo risalta soprattutto nel confronto col la ragazza della stessa eta`, molto piu` matura. f Vedi Primo. 75 Ai ragazzi pane e scarpe. Ai ragazzi bisogna dare lo stretto necessario, ossia cibo e vestiti, senza viziarli. 76
Ragazzo crescente ha la lupa nel ventre.
pag 1366 - 04/07/2007
1303 I ragazzi mangiano moltissimo perche´ sono in fase di crescita. Il male della lupa era detto un tempo un disturbo che si manifestava con fame continua ed esagerata, una forma nervosa che potrebbe essere oggi rapportata alla bulimia. Ragazzi savi e vecchi matti non fecero mai nulla di buono. I ragazzi saccenti e i vecchi senza cervello, non realizzano niente di positivo essendo la negazione di quella che normalmente dovrebbe essere la loro natura. Ai ragazzi infatti si addice estro, leggerezza e voglia d’imparare; ai vecchi tranquillita` e prudenza. 77
Ragazzi e bicchieri mercanzie leggere. Tutto cio` che e` delicato va trattato con cautela perche´ facilmente si rovina. I giovani sono condizionabili, suggestionabili e molto ricettivi, e come i bicchieri si appannano, si sporcano e si rompono. Non ci si puo` comportare con loro come se fossero adulti, anche se fisicamente si mostrano tali, ma considerare che esempi, cattivi consigli, minacce o esperienze forti possono provocare in loro danni irreparabili. 78
Ragazzi e matti credono che vent’anni e venti lire non abbiano mai fine. Le persone superficiali e spensierate non sanno come vanno le cose della vita: pensano a godersela credendo che la loro condizione si mantenga invariata in eterno. 79
Quando i ragazzi stanno cheti hanno fatto qualche danno. Il silenzio e la tranquillita` dei ragazzi sono indizio di qualche guaio che hanno commesso. 80
I ragazzi son come la cera: quel che s’imprime rimane. La mente dei ragazzi e` molto ricettiva e quello che viene imparato da giovanissimi resta per sempre. 81
Chi va a letto coi ragazzi si rialza smerdato. Chi prende sul serio i ragazzi (cioe` gli inesperti, i novellini) spesso si trova male. L’espressione e` paradossale: solo un ragazzo che ha delle disfunzioni la fa ancora a letto. Il proverbio avverte che, se anche il giovane non ha il comportamento fisico d’un bambino piccolo, ne ha ancora, pero`, l’animo, la mentalita` e l’intelligenza, anche se e` capace di 82
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
RAGIONE
operazioni e ragionamenti acuti. Quindi attenzione: se fate l’errore di crederlo grande, ci resterete male. – Colpa mia che mi son fidato dei ragazzi, disse quello che aveva pregato Gesu` Bambino. Evidentemente non aveva ricevuto nessuna grazia. 83
RAGIONE Nel senso di giusto motivo, di buon diritto, o anche di corretto argomento; anche la facolta` di pensare, l’uso del raziocinio. Cio` che sta piu` a cuore ai proverbi e` la difficolta` di far sentire le proprie ragioni e che il potere e la ricchezza possano sempre offuscarle. f Vedi Giudizio. 84 Chi vince ha ragione. Chi vince fa passare poi la sua sopraffazione come diritto, e quindi impone le sue leggi come giustizia. 85 La ragione e` del piu ` forte. Vedi anche Contro la forza la ragion non vale [F 1263]; La violenza non ascolta la ragione [V 947]. 86 La ragione si da` a chi non ragiona. Spesso si da` ragione facilmente alle persone sciocche, insulse, per farle stare zitte, e per poi continuare comunque a fare come si vuole. 87 La ragione e` dei bischeri. Toscano.
La ragione e` dei fessi e il torto e` dei coglioni. La ragione si da` ai fessi per farli stare zitti; il torto, nel gioco ingiusto e illogico delle cose del mondo, finisce sempre addosso ai deboli, agli sciocchi, a coloro che non sanno farsi le loro ragioni, a chi non ha cervello. 88
La ragione e` degli stupidi e il torto e` dei cornuti. Il torto e` sempre e comunque dei cornuti in quanto il danno tocca a loro; si usa come il precedente per dire che il torto e` dei disgraziati, di quelli ai quali tocca, anche se qui, torto e` usato propriamente come sinonimo di ‘‘tradimento della fede coniugale’’. 89
90
Il savio vince con la ragione e il matto col bastone.
pag 1367 - 04/07/2007
RAGIONE
1304
.
La persona assennata convince ragionando mentre lo sciocco puo` aver la meglio con la forza.
e` opportuno si fondi su questi tre principi, gli unici che possano garantire l’ordine e l’armonia nella convivenza.
Quello che per il gatto e` ragione, e` torto per il topo. I valori si misurano dalla posizione e dalla condizione nella quale ci si trova: per il gatto e` giusto mangiare il topo, per il topo la cosa non sta negli stessi termini.
98 Ragione fa magione. La ragionevolezza e il buon senso garantiscono la buona convivenza in una casa.
91
Molte cose che la ragione non sana le cura il tempo. Molte cose che non si ottengono, non si capiscono, non si rimediano con la logica, fracendosene una ragione, provvede il tempo a farle accettare, a portarle a compimento, o alla loro soluzione. Vedi anche Il tempo e` il miglior medico [T 335]. 92
Chi ha un sacco di ragioni perde una sporta di monete. Si basa sul modo di dire: avere (di una cosa) un sacco e una sporta, ossia: averne tanta, in abbondanza. Naturalmente vale piu` una sporta di monete che un sacco di ragioni. Quando si pensa di avere tutte le ragioni del mondo, si parte lancia in resta per farle valere e, se non si e` consapevoli che non sempre la ragione e` riconosciuta, ci si rimette un capitale senza ottenere nulla. Si riferisce soprattutto a cause legali e contenziosi vari. 93
94 La ragione non e` ragione dappertutto. Non vale ovunque nello stesso modo: in certi luoghi e` riconosciuta, in altri vale di piu` il denaro, la forza, la sopraffazione.
Quando s’ammala la ragione muore la giustizia. Nel momento in cui si sopraffa` la ragione, la logica, il raziocinio, non vi e` piu` modo di agire secondo giustizia, che su quella facolta` si fonda. 95
Le ragioni e i conti s’allungano finche´ si vuole. Ognuno quando elenca le proprie ragioni ne mette quante gli fa comodo, e quando deve presentare un conto aggiunge tutte le spese che vuole. 96
Ordine, giusto e ragione governi ogni magione. Giusto nel senso di ‘‘giustizia, equita`’’; magione indica la casa in genere, anche se un tempo si usava per designare un’abitazione ricca e nobile. Ogni casa, famiglia, comunita` 97
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
99 La ragione e` dei vivi. La ragione ce l’hanno sempre coloro che sopravvivono: ai morti rimane comodo attribuire i torti e le colpe, dai quali essi non possono difendersi.
Il morto ha sempre torto. Per analogia: reciproco del precedente. Il morto e` in una situazione per la quale avra` sempre torto: chiunque, anche chi non gli ha voluto male, trova comodo dare la colpa a chi non obiettera` mai nulla. 100
Tra la briglia e lo sprone sta la ragione. Chi cavalca usa lo sprone per incitare il cavallo e la briglia per trattenerlo. La ragione, da intendere qui nel senso di equilibrio, giusta posizione, sta nel riuscire a frenare gli impulsi, a controllare l’entusiasmo. 101
Quando dorme la ragione il cuore esce dalla buca. Quando la ragione si assopisce il sentimento (o la passione) prevale, e si affaccia come un animale che esca dalla tana. 102
La ragion dei poveretti sempre piena e` di difetti. Le motivazioni dei poveri, quando sono poste davanti al giudizio, o vengono trovate insufficienti o risultano viziate da incongruenze e difetti, per cui non riescono mai a prevalere. 103
104 Il cliente ha sempre ragione. Massima scherzosa e diffusissima, molto spesso ironica, sentita come tipica di commercianti e ristoratori, per dire che vale sempre la pena dar ragione al cliente, purche´ compri, paghi, dia la mancia. 105 Il superiore ha sempre ragione. Massima oggi scherzosa, ma un tempo seria, che valeva come principio negli ordini gerarchici, anche se oggetto d’ironia. Spesso e` citata con il completamento datole dal Fambri: ‘‘Il superiore ha sempre ragione, ma specialissimamente poi quando ha torto’’ (Il Caporale di Settimana, atto III, scena XIII). Paulo Fambri (1827-1897) fu un veneziano eclet-
pag 1368 - 04/07/2007
1305 tico: patriota, ingegnere, combattente, fondatore con Bonghi de La Stampa, collaboro` a vari giornali. Autore teatrale a suo tempo noto, Il Caporale di Settimana (1865) e` considerato il suo capolavoro. 106 La ragione e` di chi se la fa. La ragione e` di chi ha il modo e i mezzi per sostenerla e farla prevalere, anche con la prepotenza. 107 La ragione e` di chi se la compra. La ragione e` di chi ha i mezzi e gli argomenti (onesti o meno) per farsela dare.
La ragione ha ragione se incontra la ragione. Si puo` sperare, avendo ragione, di farsela riconoscere se si ha a che fare con persone oneste e ragionevoli. 108
Chi ha ragione teme e chi ha torto spera. Chi ha ragione teme di perdere il suo diritto e chi ha torto, non avendo nulla da perdere, spera di prevalere. 109
110 Chi piu ` grida ha ragione. Spesso nelle situazioni caotiche succede che quello che piu` alza la voce riesce a prevalere. 111
La ragione e` di chi fa piu` confusione.
La ragione delle donne e` il ‘‘perche´ sı`’’. Le donne non si perdono troppo ad argomentare, dimostrare, persuadere, ma si limitano a dire che e` cosı` perche´ e` cosı`, perche´ a loro sembra o piace che sia cosı`. Il piu` delle volte questo atteggiamento si rivela un modo molto efficace per semplificare le cose e risparmiare tempo. 112
La ragione va a abitare all’albergo dei quattrini. La ragione se la prendono coloro che hanno mezzi e potere. 113
Buone ragioni malintese sono perle ai porci stese. Le buone ragioni ben esposte e dimostrate, ma prese nel senso sbagliato, sono come le perle date ai porci. Fa riferimento alla frase del Vangelo: ‘‘Non gettate le vostre perle davanti ai porci, perche´ non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi’’ (Matteo 7.6). 114
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
RAGLIARE
RAGLIARE f Vedi Aprile, Asino. Asino che raglia o vuole l’asina o vuol la paglia. Quando ciarla uno stolto ha sempre qualche necessita` che lo spinge a farsi avanti, perche´ e` incapace di pensare qualunque cosa sensata e agisce solo secondo i suoi istinti. Quindi quando lo sciocco blatera e` o perche´ vuol mangiare o perche´ cerca qualcos’altro. 115
116 Ogni asino e` contento di come raglia. Ogni imbecille e` convinto di pensare bene e di parlare benissimo. Essere contenti di se´ stessi e compiacersi e` tipico delle persone che hanno poco cervello.
Quando gli asini ragliano il sapiente tace. Quando parlano gli stolti il saggio li lascia fare e non ci si mette a discutere. Vedi anche Col tacere si risponde allo stolto che parla [T 42]. 117
118 Anche l’asino impara a ragliare. Anche per fare cose semplici, minime, perfino stupide, bisogna aver imparato da chi sa. 119 Asino che raglia mangia poco fieno. Chi si perde in chiacchiere non combina granche´, ottiene poco.
L’asino raglia anche quando lo portano alla reggia. Lo stupido parlando si fa riconoscere sempre, anche quando la situazione gli consiglierebbe di tacere per non mostrare pubblicamente i propri limiti. 120
Alla corte degli asini chi raglia piu` forte e` piu` bravo. Dove ci sono persone senza cervello e` apprezzato colui che dice la cosa piu` insipiente o fa la cosa piu` dissennata. 121
Quando l’asino raglia gli danno la paglia. Quando uno stolto parla riceve in cambio disprezzo, scherno e dileggio. La paglia si usa come lettiera e si da` a mangiare solo agli asini. 122
Quando l’asino troppo raglia scemagli il fieno e aumenta la paglia. All’asino che ha energia esuberante si toglie il cibo migliore, quello destinato ai cavalli (ossia il fieno) per dargli un alimento vile e di poca sostanza (ossia la paglia). Quando uno 123
pag 1369 - 04/07/2007
RAGLIO
1306
.
stolto parla troppo, diventa presuntuoso, bisogna ridimensionarlo trattandolo con meno considerazione.
La credenza vuole che vedere il ragno che fa la ragnatela al mattino sia presagio di dolore, a mezza giornata di fastidi e la sera di fortuna. 131
RAGLIO f Vedi Asino.
Ragno al mattino dolore vicino.
Ragnatela all’aria tempo bello che non varia. Quando il ragno fa la ragnatela all’aria aperta si prevede un periodo di tempo bello, senza annuvolamenti. 132
Raglio d’asino non giunse mai al cielo. Le parole degli sciocchi, dei miseri, dei ciarloni non raggiungono mai i centri dove si governa, si comanda, si decide. Invece pare che addirittura ci arrivino direttamente gli asini! 124
125
Canto d’asino non giunge al paradiso.
126 Al raglio si vedra` che non era leone. Detto toscano che fa probabilmente riferimento alla nota favola di Esopo L’asino vestito della pelle del leone (Favole 267). Un asino, indossata la pelle di un leone, terrorizzo` la foresta, ma, appena emise un raglio, fu riconosciuto. Da quello che una persona fara` si scopriranno le sue qualita`, si vedra` se manterra` quello che promette. Vedi anche Se son rose fioriranno [R 948].
RAGNATELA Ragnatela d’argento, affari d’oro. La comparsa di una nuova ragnatela in una casa e` salutata come l’annuncio dell’arrivo imminente di soldi. La ragnatela appare argentea quando vi batte la luce obliquamente. 127
Chi spazza via la tela del ragno spazza via il guadagno. Si crede che la presenza del ragno (vedi la voce) in una casa vi attiri i soldi, per cui molti conservano con cura le ragnatele appese al soffitto la` dove non disturbino. 128
La ragnatela fu la prima medicina e il secondo fu il brodo di gallina. Le ragnatele sono state impiegate a lungo come emostatico e si trovavano in gran quantita` nelle botteghe dei barbieri che ne facevano uso e commercio. Il brodo di gallina e di piccione (vedi la voce) era considerato uno dei migliori ricostituenti. 129
130
Ragnatela al mattino, dolore, ragnatela a mezzo giorno, noie, regnatela di sera bene spera.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
RAGNO Il ragno di solito presenta due facce molto diverse, a seconda che sia guardato da vicino o da lontano. Nel suo mondo e` un essere mostruoso, velenoso, infido, ingannatore, che tende insidie a mosche e moscerini per finirli con il suo veleno. Visto da lontano e` un essere quieto, innocuo abitatore delle case, premonitore dei mutamenti atmosferici, grande architetto di quei capolavori che sono le sue tele, splendide e iridescenti se le bagna la rugiada. Cacciando gli insetti si fa qualche merito tra gli uomini, ma il contributo al benessere umano si ferma qui, se si eccettua la compagnia involontaria offerta a eremiti, carcerati, malati e solitari. Nella simbologia e nella favolistica compare sia come sordido tramatore d’insidie, sia come sapiente tessitore e profondo conoscitore dei segreti del mondo. Nella mitologia il ragno e` l’essere in cui Atena, per invidia, trasformo` la bella e abilissima Aracne, che aveva tessuto un arazzo di straordinario splendore. Trovare i ragni che girano lungo le pareti e` segno di pioggia imminente. Il fenomeno puo` precedere anche di qualche giorno il mutamento di tempo. Come la saliva e` usata dall’uomo quale primo medicamento, cosı` la ragnatela, generata dalla ‘saliva’ del ragno, e` considerata un medicamento per le ferite. Il ragno e` simbolo di molte cose: dell’industriosita` assidua (per il suo lavoro indefesso), del demonio (in quanto con le sue tele tende insidie alle mosche come il diavolo all’uomo), della dialettica (per il suo lavoro di tessitura paragonabile all’intreccio sapiente di pensieri), della fragilita` delle cose terrene (in quanto abita nella tela) e della loro incostanza (cfr. Giobbe 8.14), dell’ingiustizia (la tela del ragno, come le leggi, vincola i deboli ed e` facilmente disfatta dai prepotenti), della pazienza (sia nel fare la tela, sia nel tendere i
pag 1370 - 04/07/2007
1307 suoi agguati), del tatto (si vuole che il ragno abbia il tatto piu` sensibile di qualunque altra creatura) e infine della tessitura. f Vedi Ragnatela. Quando il ragno fa il bucato il bel tempo e` assicurato. Quando i ragni tessono le tele all’aperto, come le donne che stendono il bucato sulle siepi, c’e` da sperare che il tempo volga al bello. 133
134
Quando il ragno tesse all’aperto e` finito il tempo incerto.
Se il ragno tesse in casa la pioggia viene, se tesse quando piove pioggia dura. Reciproco dei precedenti. 135
Da quando il ragno ha perso la rocca fila col culo. Si dice di chi ha perso i beni che aveva e, per vivere, deve arrangiarsi come meglio puo`. 136
Chi non ha sonno sente anche tessere i ragni. Chi non dorme sente tutti i rumori, anche quelli inesistenti e a questi attribuisce la colpa della sua insonnia. 137
Ragno porta guadagno (e chi l’ammazza fa il suo danno). Si crede che la presenza del ragno in una casa porti fortuna, in particolare affari redditizi e denaro. Si dice anche senza l’ultimo elemento. Ammazzare il ragno, come la rondine, il ramarro e altri animali, porta male. 138
Ragno ragno, tanto abbusco e tanto me magno. Proverbio romano, conservato in questa forma anche altrove a motivo della rima: ‘‘Ragno ragno, quello che riesco a guadagnare me lo mangio tutto’’. Si dice di chi spende tutto quello che guadagna, o perche´ e` sprecone, o perche´ vive alla giornata, senza pensare al domani. 139
Ragno di sera amore spera. Si vuole che la comparsa del ragno all’imbrunire sia presagio di un prossimo incontro amoroso. E` la sera il momento in cui ragni e ragnatele porterebbero un buon presagio, vedi Ragnatela al mattino, dolore, ragnatela a mezzo giorno, noie, ragnatela di sera, bene spera [R 130]. 140
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
RAMARRO
141 Ragni e preti stanno volentieri in chiesa. I preti in chiesa fanno le loro funzioni e le questue, mentre i ragni vivono tranquillamente nelle volte e nei soffitti alti dove non passa mai la scopa a guastar loro le ragnatele. In uno stesso luogo possono convivere persone diverse per ragioni diverse.
Quando il ragno va per il camino temporale vicino. Quando il ragno sale per il camino, cercando caldo e riparo dal vento, e` segno che e` in arrivo una forte perturbazione. 142
143 Il ragno non fa la tela per passatempo. Quando qualcuno e` molto attivo, architetta, non si da` da fare per nulla, ma con un fine ben preciso: se e` malvagio con l’intento di nuocere a qualcuno. 144 Il ragno trova il veleno anche nelle rose. Il malvagio trova il modo di nuocere anche la` dove il male non esiste assolutamente, anche dove non vi sono che persone rette e giuste.
La lepre insegno` la fretta e il ragno la pazienza. Gli uomini appresero la fretta e la rapidita` dalla lepre, essere inquieto e veloce: dal ragno la calma e la pazienza nel perseguire un fine. 145
RAMARRO E` un rettile (Lacerta viridis) di dimensioni maggiori rispetto alla comune lucertola. Non avvicina l’uomo, passa come un lampo nella calura estiva, nei luoghi assolati e sparisce. A volte si puo` sorprendere immobile al sole, quasi in posizione ieratica. Oggi non e` molto comune. Molte credenze ne hanno fatto una figura simbolica di un certo rilievo. Considerevoli sono anche i suoi rapporti con la magia, per cui e` spesso confuso col basilisco (cfr. C. Lapucci, Dizionario delle figure fantastiche della tradizione popolare italiana, 1991). Il ramarro non si deve uccidere, altrimenti porta disgrazie e morte. Se entra in una casa porta fortuna. Simboleggia la regalita` (e anche in questo caso viene spesso confuso con il basilisco), il valore in guerra (in quanto riesce a sconfiggere la serpe e la vipera) e la lealta` (in quanto combatte senza veleno). 146 Dov’e` il ramarro e` la serpe. La tradizione vuole che il ramarro sia nemico della serpe, che insidia costantemente per ucciderla, e spesso la` dove si vede un ramarro si
pag 1371 - 04/07/2007
RAMMENDARE
trova anche la serpe. Si dice anche di due persone che sono in inimicizia e frequentano lo stesso ambiente. 147
Ramarro dice che c’e` biscia.
Ramarro dove s’attacca non lascia. Si vuole che il ramarro, quando ha afferrato con la bocca una serpe, non la lasci fino a quando uno dei due soccombe. 148
149
1308
.
Il ramarro dove morde non lascia piu`.
Chi porta il ramarro nel cappello fa vedere la coda. Chi cerca di nascondere una cosa vistosa, voluminosa (il ramarro e` piuttosto lungo) ne lascia sempre visibile una parte. Quando per fare una cosa si usano mezzi inadeguati il risultato non e` completo. Il modo di dire desueto portare il ramarro nel cappello faceva riferimento all’uso della gente di campagna di catturare piccoli animali, o trasportarli, mettendoci sopra il cappello, ovvero infilandoceli dentro e coprirli con un indumento o altro. Cosı` si faceva con i civettini, gli scampoli di nido, gli scoiattoli, i moscardini, e anche coi ramarri, la cui cattura e` difficilissima. Venivano presi per essere addomesticati, cosa che spesso e` possibile, o essere trasferiti negli orti o nei pressi della casa colonica dove, se si stabiliscono, sterminano i topi, gli insetti nocivi e tangono lontane le serpi. Essendo il corpo del ramarro lungo fino a 40 cm, un cappello non lo poteva contenere tutto e ne usciva fuori la coda. 150
Male va ai ramarri quando diventa re una cicogna. Le cicogne divorano lucertole e ramarri. Quando un tuo nemico diventa potente e comanda, le cose per te si mettono male. 151
RAMMENDARE Il rammendo era uno dei lavori che svolgeva la donna di casa, ma, quando si trattava di riparare vesti o capi d’importanza, era riservato a persone particolarmente abili: ovunque c’era la rammendatrice, che sapeva cucire di fino. L’operazione, diversa dal rattoppare (vedi la voce), consiste nel rimediare agli strappi, alla consunzione di vesti o di biancheria ricostruendo la trama del tessuto, usando lo stesso filato del panno originale, cosicche´ alla fine con un rammendo perfetto il danno risulta quasi invisibile. Questo permetteva di usare l’indumento finche´ non era logoro.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
f Vedi Buco, Pezza, Rattoppare, Toppa.
Rammendando la roba vecchia risparmi la nuova. Ricucendo e rappezzando gli abiti vecchi si evita di consumare quelli nuovi. Il proverbio allude a condizioni di penuria e di indigenza, ed e` un invito a non sprecare. Vedi anche Chi non rattoppa consuma [R 251]; La roba vecchia risparmia la nuova [N 616]. 152
Chi rammenda il panno ci passa un altro anno. Rammendando un abito se ne prolunga la durata, sempre al fine di risparmiare la roba nuova. 153
Se non rammendi te ne penti mostrando il culo come i denti. Il rammendo va fatto subito, appena si verifica il danno, in modo che la lacerazione del tessuto non si allarghi e non diventi irreparabile, ovvero non diventi talmente grande da lasciare intravedere le vergogne. Le parti che si logoravano piu` facilmente erano quelle a contatto con i gomiti, i ginocchi e il sedere. Vedi anche Chi non rattoppa le brache strappate mostra il culo la domenica e le altre feste comandate [R 253]. 154
RAMMENTARE 155 Chi si rammenta e` per la strada. Spesso mentre si parla di una persona questa improvvisamente compare. Ricordare e nominare e` come chiamare. Vedi anche Lupus in fabula [L 1173].
Persona nominata e` lontano una sassata. La distanza a cui si allude parlando del tiro di un sasso equivale a pochi metri. 156
Persona per bene quando si nomina viene. Esiste anche con riferimento a persona malvagia: Persona trista nominata e vista [P 1367]. 157
RAMO f Vedi Albero, Cadere.
Si fa carbone con un ramo torto come con un ramo dritto. Se si sa sfruttare opportunamente, ci si puo` servire di una persona retta come di una poco corretta. Per fare un lavoro semplice non im158
pag 1372 - 04/07/2007
1309 porta avere doti speciali. Quando una cosa svolge la sua funzione e` inutile reclamare maggiori requisiti. 159 Il ramo somiglia al tronco. Il ramo e il suo legno hanno le stesse caratteristiche del tronco dal quale sono stati generati. Vedi anche Tale padre, tale figlio [P 34]; Un fico non dara` mai nespole [F 717]; Ciocco di fico, scheggia di fico [C 1617]; Dal castagno non vengono aranci [C 1007]; Da un cattivo ceppo non puo` venire una buona scheggia [C 1282].
RANA Essere misterioso e complesso, la rana ha colpito la fantasia dell’uomo con la sua permanenza invernale sotto il fango e la ‘resurrezione’ primaverile, con la strabiliante metamorfosi da uovo a girino a rana, col suo vivere sulla terra e nell’acqua e poi con i salti sorprendenti, il canto e la sua trasmigrazione dal mondo della morte a quello della vita. Non bella, ma elegante, viscida, agilissima, la rana rimane simpatica per gli occhi sporgenti, curiosi, la vivacita`, la mitezza, tanto che puo` considerarsi una delle figure piu` note delle acque interne. Anche nella simbologia e nelle metafore ora viene considerata un essere schifoso, demoniaco, ora e` collegata al ciclo delle acque, della luna, fatta simbolo di resurrezione, di fecondita`. Anche le favole l’hanno chiamata a rappresentare difetti e atteggiamenti umani: Il re travicello, La rana e il bove, e tante altre. Nel Medioevo e anche in epoche successive, si voleva che la rana fosse uno degli animali nei quali spesso si incarnava il demonio. Nelle favole era l’animale nel quale prendevano dimora le fate, o nel quale queste tramutavano le fanciulle e soprattutto principi e principesse. Si diceva che le rane nascessero improvvisamente dalla terra allorche´ d’estate cadevano grossi goccioloni di pioggia nella polvere. La rana e` simbolo di varie cose: della curiosita` (in quanto sta a fior d’acqua, mettendo fuori gli occhi per vedere cosa accade), della fecondita` (per la sua grande prolificita`), della luna (in quanto canta nelle notti di plenilunio e chiama la pioggia governata dalla luna), della pioggia (che appunto chiama o annuncia col suo canto) e infine della resurrezione (in quanto riaffiora dalla terra a primavera, uscendo dal letargo). f Vedi Chiocciola, Ranocchia, Ranocchio, Rospo.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
RANA
160 La rana piange quando fa bel tempo. Si dice a chi fa le cose a rovescio. Alla rana piace la pioggia e teme che gli stagni si prosciughino, per questo si rattrista quando gli altri si rallegrano. Vedi anche L’Uomo Selvatico si rallegra del tempo cattivo [U 199].
Quando la rana canta il tempo cambia. Il canto delle rane si fa insistente nelle afose giornate d’estate, molto prima che il tempo cambi, cosa che questi animali avvertono con un discreto anticipo. Scrive Benedetto Menzini (1646-1704), nei Sonetti pastorali (in Opere, Tartini e Franchi, Firenze 1731, tomo I): Sento in quel fondo gracidar la rana indizio certo di futura piova; canta il corvo importuno e si riprova la folaga a tuffarsi alla fontana... 161
162
Quando insistente gracida la rana la pioggia non e` lontana.
163
Quando la rana gracida fuor di tempo piove nella giornata.
Per quanto gracidino le rane, piove quando vuole. Alludendo a coloro che chiedono insistentemente la pioggia, o qualunque altra cosa su cui e` difficile o impossibile influire. Per quanto possano dire o implorare, la pioggia cade quando Dio la manda. 164
Canta la rana, che non ha ne´ penne ne´ lana. Chi non ha nulla, non deve difendere nessun bene, vive tranquillo e sicuro. La rana interessa solo a chi la mangia, ma normalmente non viene cacciata; percio` non ha bisogno di nascondersi. Le serpi e le bisce pero` se ne cibano volentieri. 165
166 La rana non morde perche´ non puo`. Rivolto contro coloro che vantano come virtu` il fatto di non essere macchiati da peccati che non sanno o non possono commettere. 167
La rana morderebbe se avesse i denti.
168
Se la rana avesse i denti morderebbe amici e parenti.
Le rane di Ferrara non mordono perche´ non hanno denti. Non si sa perche´ il detto parli proprio delle rane di Ferrara. Forse si riferisce a qualche favola. 169
pag 1373 - 04/07/2007
RANA
1310
.
Il ranocchio non morde perche´ non ha i denti. Per analogia. 170
Le rane cantano molto e i pesci ascoltano poco. Gli sciocchi parlano e i saggi non li ascoltano. Le persone assennate fanno i loro affari e lasciano che gli sfaccendati dicano quello che vogliono.
Colui che ha un’abitudine, un vizio, una predilezione non se ne libera mai del tutto. Vedi anche Il papero torna all’acqua [P 379]; Si torna sempre ai vecchi amori [A 840].
171
Rane malsane. Le rane non sono un cibo molto sicuro e sano. Per mangiarle con tranquillita` bisogna conoscere il tempo in cui sono buone (pare infatti che facciano malissimo nella stagione degli amori). Talora poi l’inesperto confonde la rana con la raganella (vedi la voce) che e` tossica. 172
173 Mangia le rane nei mesi con la erre. Ossia non a maggio, giugno, luglio, agosto. Limita la insalubrita` delle rane al periodo estivo. 174 Le rane sono i tordi dei poveri. Le rane dei fossi venivano raccolte piu` che altro per essere fritte, e sono squisite. Vedi anche Le chiocciole sono la carne dei poveri [C 1474]. 175 La rana salta anche in cima alla torre. La natura e l’abitudine inducono ad assumere determinati comportamenti anche se inutili o dannosi, oppure a compiere determinati gesti in momenti inopportuni.
L’ingiuria della rana non sale sopra il pantano. L’offesa pronunciata dall’uomo volgare puo` colpire solo chi e` altrettanto rozzo e volgare, ma non sale alle persone superiori, di maggiore importanza o saggezza. Invito a non far caso alle offese rivolte da persone spregevoli. Vedi anche Raglio d’asino non giunse mai al cielo [R 124]. 176
Anche la rana vecchia a primavera canta. Quando la primavera risveglia la natura anche le persone anziane avvertono il richiamo a vivere e soprattutto ad amare. 177
178
La rana avvezza al pantano se e` al monte torna al piano.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
179 Non sa la rana uscir dal pantano. Chi vive in un ambiente che gli si confa` difficilmente lo abbandona. 180 Per san Gregorio la rana sbadiglia. Verso la meta` di marzo la rana comincia a ridestarsi dal letargo e a ‘sbadigliare’ uscendo dal sonno. Il giorno dedicato a san Gregorio e` il 12 marzo.
Rane, donne e oche sembran tante anche se son poche. Perche´ le rane cantano, gracidano, le oche starnazzano e le donne parlano continuamente. Vedi anche Due donne e un’oca fanno un mercato [D 880]. 181
Le rane strillano e nello stagno non c’e` nessuno. Le rane fanno grande confusione dove non c’e` nessuno che le ascolta. Rimarca il comportamento di chi si esibisce o si da` arie anche se nessuno lo guarda o lo considera. 182
Quando la spiga punge la rana unge. I ranocchi sono buoni da mangiare quando la spiga comincia a essere formata, cioe` verso la fine di maggio. Allora hanno spurgato le sostanze accumulate nel letargo, sono ingrassati e adatti alla cucina. 183
184 Rana di palude sempre si salva. Le persone di modesta condizione, abituate a vivere con poco, superano facilmente anche i tempi piu` tristi.
La rana per non voler chiedere non ebbe coda. Il detto fa riferimento a chi si ostina a non piegarsi a chiedere, a non inchinarsi. Nonostante sia un proverbio ancora molto usato, non si conosce la narrazione a cui fa riferimento, probabilmente una favola di fondazione sulle origini del mondo e degli animali. Vedi anche Povero che si vergogna non empie la saccoccia [P 2328]; La pollastra vergognosa ando` a dormire col gozzo vuoto [P 2067]; Chi abbisogna non abbia vergogna [B 612]; Chi non la chiese non l’ebbe [C 1423]; L’importuno vince l’avaro [I 99]. 185
186
La rana a forza di gonfiarsi scoppio`.
pag 1374 - 04/07/2007
1311 Allusione alla rana che, per diventare grande come un bue, si gonfio` al punto da scoppiare. La conosciamo da Fedro (Favole 1.24), ma sicuramente esisteva gia` nella tradizione esopica, come testimonia la chiara allusione che vi fa Orazio (Satire 2.3.314-320). Si dice di chi, per emulazione, boria o ambizione si sforza di diventare quello che non puo` essere. Dov’e` la rana l’acqua non e` lontana. Vicino a una persona si trova cio` che essa ama. 187
188 Chi da` acqua alle rane non sbaglia. Chi dona a qualcuno cio` che gli piace, anche se e` una cosa ovvia, non rischia di sbagliare.
RANCORE 189 Meglio grossi debiti che vecchi rancori. E` preferibile aver da pagare grosse cifre che chiudere e serbare nell’anima antichi risentimenti verso persone mai perdonate.
Il rancore e` una vecchia ferita che ogni tanto sanguina. Il risentimento verso una persona con la quale non c’e` stata rappacificazione e` come una ferita non rimarginata che torna di tanto in tanto a far soffrire. 190
RANIERI Figura storica (Pisa 1118-ivi 1161) della ricca famiglia dei Sacceri, san Ranieri (la cui festa ricorre il 17 giugno) e` un santo popolarissimo. Le sue spoglie sono conservate nel Duomo di Pisa, citta` di cui e` patrono. I marinai narrano di aiuti provvidenziali ricevuti per sua intercessione: e` infatti invocato invocato per scongiurare tempeste, inondazioni di fiumi e malattie. Intorno alla sua figura sono fiorite anche numerose leggende: san Ranieri e Pisa formano un binomio indissolubile, come sant’Ambrogio e Milano, san Gennaro e Napoli. La sua tomba e` ancora meta di devoti pellegrinaggi. Oggi e` san Ranieri: oggi e` oggi e ieri era ieri. Quello che e` consentito nel giorno di festa non lo e` nei giorni di lavoro. Per dire che quello che andava bene prima, non va bene ora. 191
RANOCCHIA / RANOCCHIO Le due parole sono spesso preferite a rana (vedi la voce), non solo nella lingua parlata ma anche nella letteratura, ovvero nelle favole
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
RANOCCHIA / RANOCCHIO
e favolette morali in cui compare questo animale, soprattutto in quelle che fiorirono nel Settecento sull’onda della grande fortuna delle Fables di La Fontaine (1621-1695). Disse la ranocchia: – Rinfiliamoci in acqua che piove. Si dice di chi, uscito da una condizione di miseria, per evitare un minimo inconveniente, preferisce tornare alla poverta` o alla precarieta`, ovvero alla grettezza del suo primo stato. Sembra rinviare, come anche altri proverbi seguenti, ad una storia. Rane e ranocchie ricorrono spesso nelle opere di favolisti e epigrammisti del settecento e ottocento (Pignotti, Clasio, De Rossi, Pananti, Perego, Passeroni, Bertola), che pero` riflettono solo una piccola parte del grande materiale di racconti che le utilizzava. Molti detti fissati nella tradizione orale provengono appunto da questo materiale, che, attraverso libri di testo, rifluı` nelle scuole; ma la maggior parte di questi apologhi e favole sono irreperibili, data la deperibilita` dei testi destinati all’infanzia, per cui spesso abbiamo brevi spezzoni, singoli versi, morali della favola, galleggianti senza radici, recalcitranti agli sforzi di trovare il loro contesto (il fenomeno, del resto, e` comune e si verifica anche per altri animali e numerosi personaggi). 192
La ranocchia ando` dal maniscalco per farsi mettere i ferri. La storia dice che, vedendo un cavallo saltare il fosso dove la rana cantava, questa penso` che il cavallo riuscisse a saltare perche´ aveva i ferri ai piedi e corse dal fabbro per farseli mettere. Si dice di chi crede che si possa facilmente acquistare una capacita`, soprattutto quello che la natura richiede per raggiungere certi risultati, mediante un espediente, un trucco, una scorciatoia. 193
Sant’Agostino disse alle ranocchie: – Codeste non son gambe da stivali. Voi ci avete le gambe troppo storte e fareste impazzir li calzolari. Sembra rifarsi alla storia delle rane che vogliono le scarpe ed e` un invito alla sopportazione e alla pazienza rivolto a chi chiede cose molto difficili da fare. Non c’e` una storia scritta e codificata che riferisca come siano andate esattamente le cose, per cui la strofetta, nota ancora nel Centro Italia nella tradizione orale, e` un frammento superstite di una favola in versi perduta (vedi quanto detto sopra). Vedi anche un detto di diverso significato ma 194
pag 1375 - 04/07/2007
RAPA
1312
.
che comunque associa sant’Agostino ai ranocchi: Sant’Agostino disse ai ranocchi: – Non tuffemus in aqua turba [A 329]. Al ranocchio serve piu` un salto che cento incoraggiamenti. In certe occasioni conta agire piuttosto che sentire incoraggiamenti e consigli. 195
Quando il ranocchio vive male a terra salta nell’acqua. Le persone che hanno piu` carte da giocare non corrono mai rischi; ovvero coloro che hanno piu` facce usano quella che torna loro piu` comoda. 196
I ranocchi imparano a cantare dalle rane. I piccoli apprendono dai grandi quello che dicono e quello che fanno. Se un ragazzo fa o dice una cosa, e` perche´ l’ha imparata dai suoi genitori o dai familiari. Vedi anche Come l’abate canta i frati rispondono [A 1]; Quando l’agnello bela, la pecora ha belato [A 313]. 197
Chi vuol far del bene non dia bere ai ranocchi. Chi vuole compiere opere buone non faccia cose inutili, non dia a chi ha gia` abbastanza, o non offra cose delle quali tutti dispongono. 198
199 Dio fece il pantano e ci mise i ranocchi. Dio ha collocato le persone giuste nei luoghi giusti. Si dice quando, vedendo un luogo non attraente, squallido o in posizione infelice si nota che gli abitanti vi vivono comunque volentieri.
RAPA La rapa (Brassica campestris) e` una pianta annua o bienne dalle foglie molto incise, con lobi arrotondati, di colore verde cupo. I fiori gialli riuniti in infiorescenze caratterizzano in inverno le sue coltivazioni e vengono utilizzati in cucina per la preparazione di vari piatti; le radici ingrossate, tondeggianti, biancastre e violacee al colletto sono usate sia per alimentazione umana, sia come foraggio. La semina si fa dalla fine di luglio a settembre in ampie distese pianeggianti di terreno acido. Pianta quanto mai disprezzata, fino a farne l’emblema dell’ottusita` umana, fu molto amata dai latini. Crescendo in abbondanza anche in terreni poco adatti, difficilmente attaccata da parassiti, la rapa fino a non molto tempo fa vedeva aumentare i suoi estimatori nei tempi di penuria e di carestia, contribuendo a sfa-
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
mare nel periodo piu` difficile dell’anno chi aveva poche risorse. L’utilizzazione delle foglie per uso alimentare comincia nel tardo autunno o all’inizio dell’inverno, per cui si dice: Tutto a suo tempo e rape in Avvento [T 320]. Se molto vuoi campare rape hai da mangiare. Se desideri vivere a lungo, dovrai mangiare molte rape, ossia dovrai rassegnarti a fare molti magri pasti a base di rape e navoni. Del detto viene data anche un’interpretazione, letterale: se vuoi vivere a lungo in salute mangia molte rape che hanno principi salutari. 200
201 Sulla rapa il primo gelo e il primo olio. Una caratteristica attribuita alla rapa e` il fatto di acquistare sapore con il freddo invernale, dal quale e` resa piu` tenera. Anche le olive si spremono con i primi freddi. In considerazione dei benefici effetti che il freddo avrebbe su questa pianta, sono state coniate, prendedola come spunto iconografico alcune imprese, fra cui, ancora nota: 202 Frigore gaudet. ‘‘Gode del freddo’’. Nel senso che qualcosa diviene piu` grande e forte proprio a motivo delle avversita` (il freddo).
Chi si contenta di mangiar rape non ha da inchinarsi a nessuno. Chi vive con poco non ha obblighi verso i propri simili. Chi sa ridurre al minimo i propri bisogni, fino al punto di alimentarsi con le rape, elimina quasi completamente i suoi rapporti di dipendenza dal prossimo, per cui non ha bisogno di chiedere e d’inchinarsi a nessuno. 203
204 Cuocile come vuoi, le rape restano rape. La metafora immediata che si associa alla parola rapa e` quella di persona tarda d’ingegno, senza educazione, ne´ volonta` di apprendere: essere una rapa significa essere una persona dalla quale non si puo` cavare nulla.
Anche ben condita, sentirai che e` una rapa. 206 Non si puo` levare [cavare] il sangue dalle rape. Non si puo` tirare fuori da una cosa o una persona quello che per sua natura non ha. Il detto, tuttora molto diffuso, fa riferimento in particolare alle persone poco intelligenti. Cosı` il Firenzuola (La Trinunzia, atto II, scena III): ‘‘Mal si puo` trarre dalla rapa sangue’’. 205
pag 1376 - 04/07/2007
1313 Vedi anche La botte da` il vino che ha [B 778]; Anche la donna piu` bella non puo` dare quello che non ha [D 1071]; Dove non c’e` nulla dentro non esce nulla fuori [D 215]. 207 La rapa non fa sangue. Alla lettera: non nutre come invece fa la carne. Ma anche nel senso del precedente. Vedi anche Carne e vino fanno sangue [C 766].
Chi rapa nasce rapa muore. Lo stolto, il gretto, tale e` e tale rimane. Vedi anche Chi asino nasce asino muore [A 1431]. 208
209
Chi rapa e` rapa rimane.
Meglio sul monte a pascolar capre che al piano ad ingozzar brodo di rape. Un tempo vi era spesso contrasto tra gli abitanti del monte e quelli del piano. Questi chiamavano caprai coloro che stavano in montagna, che a loro volta chiamavano rapai quelli del piano. Il proverbio e` stato evidentemente coniato da quelli del monte. Si puo` capire quanto sia squisito il brodo di rapa. 210
Ai campi di rape non vi si metton guardiani. La rapa e` un cibo talmente vile che non importa sorvegliarla, tanto nessuno la ruberebbe. Le cose senza valore non corrono pericolo d’essere rubate. 211
Se vuoi la buona rapa per santa Maria sia nata. Le piantine di rapa dovrebbero spuntare verso il 15 di agosto. 212
213
Benedetta la rapa che d’agosto e` gia` nata.
Trista e` quell’estate che ha saggina e rape. Un’estate piovosa e umida, se incoraggia la crescita e lo sviluppo della saggina e delle rape, e` invece nociva per altre colture. 214
215 Chi non vuol vento non mangi rape. Le rape sono infatti diuretiche e ventose, sconsigliabili a chi deve far vita brillante e partecipare a feste e balli. 216
La rapa netta il budello.
217
Le rape fan pisciare e nettan le budella.
Con le rape vento e pioggia. Cioe` ventosita` e urina abbondanti. Si legge nel Flos medicinae salernitano: Rapa iuvat stomachum, novit producere ventum, / provocat urinam, faciet quoque dente ruinam: / si male 218
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
RAPA
cocta datur, hinc tortio tunc generatur ‘‘La rapa fa bene allo stomaco, sa produrre ventosita`, provoca urina, ma fara` anche danni ai denti: se viene data cotta male da lı` si produce un blocco intestinale’’. Un insegnamento affine e` conservato in una versione latina volgare, tradizionalmente ricondotta alla Scuola salernitana: Radix rapae bona est, comedenti dat tria bona: visum clarificat, ventrem mollit, bene bombit. La radice della rapa e` buona e da` tre vantaggi a chi la mangia: rischiara la pelle del viso, sistema lo stomaco e romba assai. 219
Ventum saepe sapis, si tu vis vivere rapis. ‘‘Sai il vento, se vuoi vivere di rape’’. Motto latino che si ripete per scherzo. Gioca sul doppio significato del verbo sapio, come ‘‘sapere, conoscere’’ e come ‘‘sapere di, avere l’odore’’. 220
Rapa, capra e donna magra son cibo del diavolo. La rapa e` cibo indigesto e ventoso, la capra ha una carne dura, sostanziosa, indigesta e afrodisiaca, la donna magra e` difficile da soddisfare, e` insaziabile. Vedi anche Donna magra, carne dura [D 1084]. Si registra un preciso equivalente mediolatino: 221
Rapa, capra, foemina macra, cibus diaboli. 223 La rapa, la capra e la donna secca stanno alla mensa del diavolo. 224 Donna nuda e rapa dura portan l’uomo in sepoltura. Proverbio un po’ ambiguo e malizioso, dato che forse dice ben di piu` che gli eccessi amorosi e le rape poco cotte (vedi quanto osservato dal precetto salernitano citato a commento di R 218) sono nocive alla salute. Vedi anche Donna nuda e verdura portano l’uomo in sepoltura [V 473]. 222
225 Quando e` rapa e` grano. Quando le rape sono rigogliose si ha un buon raccolto di grano.
Quando non si rapeggia non si graneggia. Reciproco del precedente. La trasformazione del sostantivo in verbo e` abbastanza frequente nei proverbi (vedi Introduzione). Questo proverbio si trova anche nella forma: Quando non 226
pag 1377 - 04/07/2007
RARO
1314
.
si rapea non si granea, e Quando non si rapa non si grana. Il piu` frequente e` quello riportato in repertorio; difficile dire in quali rapporti stiano. Meglio una rapa in casa mia che un cappone in quella di chicchessia. Mangiare rape equivale a mangiar male, levarsi la fame appena. L’Ariosto, andando dietro al principio enunciato da questo proverbio, che e` quello seguito da molti saggi, fornı` anche una piccola ricetta per cucinare semplicemente le rape. Scrisse inSatire 4.43: In casa mia mi sa meglio una rapa, ch’io cuoca, e cotta s’un stecco m’inforco e mondo e spargo poi di aceto e sapa, che all’altrui mensa torno, starna o porco! 227
Le teste di rapa piu` stanno sotto terra e piu` diventano grosse. Con significato soprattutto metaforico: le teste di rapa sono gli stolti che piu` stanno nell’incivilta` piu` regrediscono. 228
Per san Simone e Giuda la rapa e` matura; matura o da maturare, la rapa e` da levare. La festa dei santi Simone e Giuda cade il 28 ottobre. In questo periodo comincia la raccolta dei raponi. Un tempo si conservavano come alimento invernale per gli animali; nello stesso periodo, oggi che questo uso e` quasi scomparso, si compie la raccolta delle barbabietole da zucchero. 229
Su fior di rapi non ronzan api. Intorno a chi e` rozzo, gretto e ignorante non si trovano persone gentili e di valore, ovvero persone in genere, che vengono allontanate dallo scarso valore o dai difetti di gente poco amabile. Bisogna osservare che la rapa fiorisce d’inverno, quando le api se ne stanno nell’alveare; il suo fiore comunque e` modesto.
cosa insolita, rivelano una conoscenza imprecisa della natura. Non e` vero infatti che le api cerchino i fiori profumati. Son buone le rape bianche, che hanno le ali e stanno nel pollaio. Detto scherzoso che si rivolge a chi loda la bonta` delle rape per dire che sono migliori le galline. Il corpo della gallina somiglia vagamente a una rapa che e` sı` bianca, ma sta piantata nel campo, non ha ali e ha tutt’altro sapore. 232
Rape, zucche, patate, erbe, piselli, non cantan le cicale, ne´ uccelli. Un po’ sibillino, ma chiarissimo nel suo significato erotico. I cibi elencati nel proverbio sarebbero deprimenti per l’attivita` sessuale. Altri alimenti farebbero l’effetto contrario. Vedi anche Asparagi, peperoni e ravanelli consolazion di passere e d’uccelli [A 1478]. 233
RARO Cosa rara cosa cara. Una cosa che si trova raramente viene conservata con grande cura e difficilmente viene alienata. Vedi anche la variante Roba rara, roba cara [R 738]. 234
235
Ogni cosa che e` rara suole esser piu` cara.
236
Cosa che si fa rara si fa cara.
230
Su fiori sciapi non ronzan api. Estende e generalizza il concetto espresso dal precedente, chiamando sciapi i fiori senza odore. In senso generale: sui fiori che non hanno attrattiva, profumo. Intorno alle persone insignificanti non stanno volentieri altre persone, particolarmente coloro che hanno gusto e cultura. L’ape e` il simbolo della selezione intelligente, dell’elezione del meglio. I due proverbi sembrano di origine dotta, ma, 231
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Quod rarum carum, (vilescit quotidianum). ‘‘Quello che e` raro e` caro, e cio` che e` quotidiano e` disprezzato’’. Motto latino medievale, di cui e` tuttora abbastanza diffusa la prima parte. 237
238 Visita rara, festa solenne. Quando arriva in visita una persona che si vede di rado, gli si fa un’accoglienza particolarmente festosa, in quanto le ricorrenze rare vengono celebrate con piu` solennita`. 239
Chi raro viene, bene viene.
240
I merli bianchi, i cani gialli, le mosche d’inverno e i campanili nelle selve non sono rari come le donne senza malizia.
pag 1378 - 04/07/2007
1315 Elenca una serie di cose rare (vedi Merlo), e altre meno, come le mosche d’inverno e i campanili nei boschi, per dire che sono rarissime le donne prive di malizia. RASOIO f Vedi Barba, Barbiere, Radere. Chi mette il rasoio in mano al pazzo avra` una trista rasatura. Non si danno cose che possono far del male a chi non sa usarle. Chi affida cose pericolose a un incompetente avra` da pentirsene. Vedi anche Ingegno senza prudenza e` un pazzo con un rasoio [I 237]. 241
242 Chi affoga s’attaccherebbe ai rasoi. Per chi e` in grave pericolo tutti gli appigli sono buoni per potersi salvare, anche quelli che possono recare danno o dolore. Vedi anche In tempo di tempesta ogni buco e` porto [T 290].
A barba di pazzo, rasoio d’ardito. Per risolvere una situazione strana, complicata e rischiosa occorre un intervento deciso, una persona energica. L’immagine e` quella di un pazzo che agitandosi pretende di essere rasato. 243
RASSEGNARSI / RASSEGNAZIONE 244 A rassegnarsi c’e` sempre tempo. Dopo che si e` provato ogni possibile rimedio siamo sempre in tempo ad accettare una cosa come inevitabile. 245
La rassegnazione e` l’ultima faccenda da fare.
Nel giardino del tempo c’e` anche il fiore della rassegnazione. Uno dei meriti del tempo e` quello di portare gli uomini a farsi una ragione dei mali che capitano, a rassegnarsi alle sventure ritrovando la pace dell’animo. 246
RASTRELLO Attrezzo agricolo a forma di grande pettine con lungo manico che si usa per raccogliere l’erba falciata, il fieno e altro. Lo schioppo tira in aria e il rastrello tira a casa. La caccia e il divertimento in genere disperdono il denaro al vento, come il colpo di fucile sparge in aria i pallini; il lavoro dei campi 247
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
RATTOPPARE
ammassa in casa il denaro, come il rastrello chiama a se´, col suo movimento, quello che raccoglie. RATTO Con questo termine si indica un genere di roditori comprendente varie specie. E` piu` grosso del topo, ha coda molto lunga a squame, pelo ispido e indole aggressiva, con denti e zampe forti, per cui anche i predatori si tengono alla larga dagli esemplari piu` grossi. Da noi e` conosciuto il ratto o topo di fogna e il ratto comune che vive nelle soffitte, sotto i tetti nei granai. E` un grande diffusore di germi patogeni e quindi di malattie infettive come la peste. Alcuni proverbi sfruttano la singolare prossimita` col nome del suo piu` classico nemico, il gatto. f Vedi Topo. Anche il gatto puo` far la fine del ratto. Anche colui che caccia puo` fare la fine del cacciato. Non sempre chi aggredisce esce vincitore dalla lotta: a volte puo` soccombere. Il detto allude alla nota furbizia del gatto: anche i furbi possono cadere in trappola, essere gabbati. Vedi anche Anche le civette impaniano [C 1664]; Nessun furbo lo e` tanto che un altro non lo sia piu` di lui [F 1690]. 248
Chi non ha gatti vive coi ratti. Chi non mostra i denti, non ha mezzi per proteggersi deve rassegnarsi a subire le angherie dei deboli, dei meschini. 249
Da che il mondo fu fatto mai il ratto fu compare del gatto. Da che mondo e` mondo mai i deboli sono stati in compagnia con i prepotenti e con i loro persecutori. Pressoche´ identica la forma con ‘‘topo’’: Da che il mondo fu fatto mai topo fu compar d’un gatto [T 711]. 250
RATTOPPARE Il rattoppare e` operazione piu` grossolana del rammendare (vedi la voce): non si rattoppano abiti buoni, ma quelli da lavoro. Era un lavoro necessario nell’economia povera del passato. Consiste nel mettere sul tessuto strappato o logoro un pezzo di stoffa (toppa) uguale, per cui era consuetudine tenere da parte i ritagli avanzati al sarto dalla cucitura. In mancanza di meglio si usavano anche toppe simili al
pag 1379 - 04/07/2007
RAVANELLO
tessuto da riparare, dando agli indumenti un aspetto arlecchinesco, segno evidente di poverta`. f Vedi Buco, Pezza, Rammendare, Toppa. 251 Chi non rattoppa consuma. Chi non accomoda i vestiti logori o strappati e` costretto a comprarne altri nuovi e di conseguenza spende e consuma piu` del dovuto. Un guasto non riparato tempestivamente logora, consuma, e quindi distrugge in poco tempo. Vedi anche Rammendando la roba vecchia risparmi la nuova [R 152]. 252 Chi rattoppa ammucchia. Chi utilizza con economia quello che ha, risparmia evitando di comprare roba nuova. Il detto e` usato anche ironicamente nel senso che chi accomoda tutto e conserva la roba vecchia riempie la casa di mucchi di roba inutile.
Chi non rattoppa le brache strappate mostra il culo la domenica e le altre feste comandate. Chi non ripara i vestiti logori, quando e` il momento di uscire in pubblico fa magre figure. Vedi anche Se non rammendi te ne penti mostrando il culo come i denti [R 154]. 253
RAVANELLO Il ravanello comune (Raphanus sativus) e` coltivato come ortaggio e usato come accompagnamento alle insalate o come stuzzichino per la polpa sapida e appena piccante. Non costituisce un piatto di contorno vero e proprio in quanto e` assai indigesto. Il ravanello fa il viso bello. Si dice che mangiare i ravanelli purifichi e schiarisca la pelle, dando luminosita` all’incarnato. 254
Chi mangia ravanelli soffia di sopra e di sotto. I ravanelli, se mangiati in abbondanza, provocano ventosita` che si manifesta per le due vie naturali. Vedi anche, per altri vegetali, I fagioli fanno vento [F 67]; Fagioli e castagne arrosto, se ne hai mangiati stammi discosto [F 68]; Cavoli, ceci e lodi gonfiano in tanti modi [C 1218]; Chi non vuol vento non mangi rape [R 215]. 255
256
1316
.
Se il ravanello pizzica l’ortolano e` nervoso.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Si dice scherzando che se i ravanelli hanno un sapore molto intenso sono stati seminati da un ortolano nervoso; ma il detto viene usato anche a doppio senso, in riferimento a ‘‘pruriti’’ di altra natura. Fra capponi e pollastrelli stanno bene i ravanelli. Per stuzzicare l’appetito, accanto alla carne sostanziosa, in particolare del pollame, si accompagnano bene i ravanelli e magari i sottaceti o i sottoli. 257
RAVIGGIOLO / RAVEGGIOLO f Vedi Marzolino, Siciliano. RAZZA1 Il termine e` usato nei proverbi come sinonimo di ‘‘categoria, tipo, tipologia’’, soprattutto di persone. Ammazza ammazza, son tutti una razza. Espressione che ha perso il tono dell’esortazione per assumere quello della constatazione, nel caso che in una congerie di elementi non si trovi niente di buono o di migliore da scegliere, da salvare, qualcosa che meriti attenzione. Si usa in particolare in giudizi su categorie di persone, gruppi, dove si ritenga ci sia poco da salvare, da apprezzare. 258
Per una razza che muore un’altra nasce. Si dice di cose poco buone: insetti, animali nocivi, tipi di persone noiose o malvagie. Non c’e speranza di liberarsi delle persone fastidiose o cattive: appena ne sparisce un tipo, ne viene fuori un altro. Il detto ha avuto origine dal fatto che nella campagna ogni stagione porta un tipo diverso di parassiti o di animali nocivi. 259
Due son le razze degli uomini: chi mangia e chi e` mangiato. Grosso modo l’umanita` si divide in due grandi categorie: quelli che opprimono e quelli che subiscono. La differenze nelle condizioni umane, particolarmente sentita dai deboli, ha costellato la lingua quotidiana di una ricca fraseologia: Chi ha sorte e chi sporte, chi ha la carne e chi l’osso, chi ha i cocchi e chi i pidocchi, chi ha gli onori e chi gli oneri, chi ha regni e chi ragni. Oppure, secondo altra 260
pag 1380 - 04/07/2007
1317 forma: C’e` chi pensa e chi ponza, chi rode e chi ride, chi piange e chi ride, chi mangia e chi guarda. Due son le categorie degli uomini: i mettı`nculi e i piglia`nculi. Per analogia. Di conio recente, ma diffuso. I due neologismi indicano coloro che furbamente gabbano e coloro che scioccamente si fanno gabbare. 261
262 Ci sono gli uomini e ci sono i caporali. Per analogia. Ci sono coloro che possono essere chiamati uomini e coloro che non sono degni di questa qualifica in quanto, pur essendo esseri umani, hanno caratteristiche tali da cancellare in parte o in modo consistente l’umanita`. Altro modo, dunque, per dividere grossolanamente l’umanita in due ‘razze’. Si fa riferimento soprattutto alle persone che godono nell’esercitare l’autorita`, il potere e la sopraffazione, che sono duri, intransigenti, senza comprensione e con ottuso senso del dovere, come convenzionalmente si descrive il caporale nella rappresentazione teatrale, cinematografica, narrativa, nelle barzellette. Si dice che l’espressione derivi dall’uso di chiamare la ‘‘guardia’’, cioe` il gruppo di soldati preposti alla guardia, con le parole: ‘‘Sei uomini e un caporale!’’. Ma la frase sarebbe stata perfidamente intesa come se il caporale, a differenza degli altri sei, non fosse un uomo, ma appunto un essere inferiore. Si usa anche la forma, oggi forse piu` conosciuta: Siamo uomini o caporali?, titolo di un noto film di Toto` (1955, regia di Camillo Mastrocinque), nel quale si sviluppa questo tema e se ne da` una convincente esemplificazione.
Razza di cani, garbo di villani e favor di cortigiani finiscono presto. I cani facilmente s’imbastardiscono per i loro frequenti e facili rapporti sessuali; l’educazione dei villani dura finche´ sussiste il timore del padrone, e il favore dei cortigiani se ne va con l’interesse. 263
RAZZA2 La razza e` un pesce cartilagineo con la tipica forma rombica e schiacciata le cui dimensioni variano da pochi centimetri a due metri e mezzo. Ha una coda lunga e sottile nella quale e` situato un organo che emette leggere scosse elettriche. Vive in tutti i mari.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
RE
264 La razza si cucina in tutti i modi. Accetta qualsiasi tipo di ricetta e riesce sempre gustosa. Si mangiava in particolare al burro con in capperi. 265
La razza come la cuoci e` buona.
RAZZO 266 Quando il razzo ha il fuoco al culo vola. Quando il fuoco d’artificio e` acceso vola, e va velocissimo. Quando uno ha qualcosa che lo spinge, lo incalza o lo spaventa corre piu` che puo`.
RE Nei proverbi la figura del re compare spesso come simbolo di oppressione e prevaricazione. Il sovrano si serve infatti della sua autorita` e di coloro che lo circondano per vessare e sfruttare i sudditi. Ma pur disponendo di potere e ricchezze, il re rimane in fondo un uomo come tutti gli altri e, anzi, per la posizione che occupa non gode di cose che sono appannaggio della gente comune come l’appetito, l’incanto della vista del sorgere del sole, la franchezza del prossimo. I sovrani infatti sono sempre circondati da adulatori, cortigiani che, pur di ottenere favori, sono pronti a mentire, tramare, ingannare. f Vedi Legge. 267 Ognuno e` re in casa sua. La casa e` il piccolo regno di ogni individuo. Nella propria casa ognuno fa come vuole, non deve avere nessun condizionamento e deve essere lasciato vivere come meglio crede. 268 A casa sua ciascuno e` re. Probabilmente e` questa la forma oggi piu` corrente.
Anche il re non puo` far sempre come vuole. Nessuno dispone della liberta` assoluta e, anche chi ha il sommo potere, trova dei limiti alla propria liberta` che non puo` eliminare. Vedi anche L’erba voglio non nasce neanche nel giardino del re [E 102]. 269
270
Il re va dove puo`, non dove vuole.
Anche il re non puo` bere col fiasco vuoto. Non puo` fare l’impossibile. 271
272
Sotto i panni il re e` un uomo come un altro.
pag 1381 - 04/07/2007
RE
1318
.
Ogni re e ogni papa ogni giorno piscia e caca. Sono uomini come tutti. 273
274
Anche il re caca di dietro.
275
Il re nasce e muore come tutti.
Non c’e` re tanto potente al quale non manchi qualcosa. Proprio nessuno puo` avere tutto, e tutti sentono comunque la mancanza di qualcosa. 276
Dinanzi al re si tace o si dice quel che a lui piace. Davanti a chi ha il potere non e` concesso parlare liberamente: o si dicono cose gradite o si sta zitti. Fare diversamente e` assai pericoloso. 277
278 I re comandano e i popoli si scannano. I potenti decidono e le conseguenze delle loro volonta` vengono pagate da coloro che le subiscono o le devono attuare.
Con la briscola si prende tanto il re che il fante. Per metafora s’intende qui di solito ‘l’argomento decisivo’ della donna, ma puo` valere anche per qualche altro elemento al quale tutti si piegano: la forza, il denaro. Naturalmente il riferimento e` al diffusissimo gioco di carte della briscola. 279
Per decreto del re ognun pensi per se´ faccia da se´. Ironico. E` principio sano di comportamento che ognuno faccia i fatti suoi e non metta il naso in quelli degli altri. Si dice quando si vuole essere lasciati in pace e che gli altri non entrino in faccende che non li riguardano. Vedi anche Ognun pensi per se´ e Dio per tutti [O 177]. 280
281 Quello che vuole il re vuole la legge. La volonta` del sovrano coincide con la legge e viceversa. Oggi si direbbe la volonta` del popolo.
Chi non e` buono per il re non e` buono neppure per la regina. Si diceva un tempo di coloro che venivano riformati alla visita militare, inducendo il sospetto che non fossero uomini molto validi neppure nelle cose amorose. 285
Chi nun e` bbuono p’ ’o rre nun e` buono manco pe’ mme. ‘‘Chi non e` buono per il re non e` buono nemmeno per me’’. Napoletano, ma diffuso anche in molte altre zone del meridione come generica espressione di diffidenza verso chi non ha fatto il servizio di leva. 286
Al re si da` quel che chiede, da Dio si prende quel che manda. Con il sommo potere non ci sono mediazioni ne´ patteggiamenti: il re prende quello che vuole e il Signore manda quello che crede, anche mali e sventure. 287
Ringraziamo Dio di quello che ci dona e il re di quello che ci lascia. Quasi sinonimo del precedente, ma con sfumature diverse. 288
289 Piu ` d’un re e` finito servo. Chi ha molto potere, molta ricchezza e` sempre in pericolo perche´ dispone di cose che molti cercano di prendere e non pochi potenti sono finiti miseramente. Vedi anche Chi sale piu` in alto di quanto deve, cade piu` in basso di quanto crede [S 109]. 290 Non andare dal re se non sei chiamato. Stai alla larga da chi comanda. E` bene evitare di andare intorno a chi comanda, se cio` non e` richiesto da un espresso ordine: come minimo se ne ricavano fatiche, spese, incomodi e raramente si ottengono vantaggi. Vedi anche Lontano dai signori lontano dai disonori [S 1334]; Davanti ai cavalli, dietro ai cannoni e a chi comanda fuori dai coglioni [C 1143]. 291
Chiamata di re tanto buona non e`.
283 Le preghiere del re sono ordini. Il re chiede solo per cortesia, in realta` impone.
Bando di re, fottitura di popoli. Il re non fa mai un bando per far del bene alla gente, sgravarla dalle tasse, aumentare la sua liberta`, elargirle denaro.
284 La parola del re e` giuramento. La parola del sovrano equivale a un giuramento: sarebbe un’onta incancellabile per un re non mantenere la parola data. Invece e` accaduto anche questo, e non raramente.
Nuovo re, nuova legge. Quando cambia il re cambiano anche il modo di governare e i rapporti col popolo. Diffuso anche in latino:
282
La parola del re e` comandamento.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
292
293
pag 1382 - 04/07/2007
1319 294
Novus rex, nova lex.
Nuovi padroni [Nuovo padrone], nuove leggi. Per analogia. Di uso piu` generico, spesso in riferimento ai capi, ai padroni, in un luogo di lavoro. 295
296
Ogni re porta la sua legge.
297 L’avarizia dei re e` la peste dei regni. Il re avaro, che accumula per se´, e` fonte di disgrazie per il regno e di infelicita` per i sudditi. A nessuno si addice l’avarizia, ma per il sovrano e` il peggiore dei vizi. Si dice che la magnanimita` sia la dote migliore dei potenti.
A re morto, reame rivolto. Quando il re muore tutto cambia: il nuovo regnante sostituisce infatti le persone che amministrano il potere e cambia le leggi. 298
Per proverbio dir si suole che tre cose il re non ha: di mangiare il pan condito come noi dall’appetito, di veder levarsi il sole e sentir la verita`. Il re ha tutto ma non va a tavola con appetito, che gli manca per la sua vita piena di preoccupazioni ma priva di fatiche, non vede l’alba perche´ si alza tardi e non sente nessuno dirgli il vero, circondato com’e` dagli adulatori. Il proverbio, che e` forse una strofetta morale o pedagogica, o il frammento di una favoletta, si ripete per dire con un po’ di enfasi che ai potenti, ai ricchi, sono negate, proprio a motivo della loro apparentemente fortunata condizione, certe cose semplici, ma assai importanti, della vita quotidiana. 299
300 I re hanno molti occhi e molte orecchie. I re hanno spesso al proprio servizio molte spie, ma anche persone che spontaneamente mormorano, accusano, calunniano, riferiscono. 301
Il re ha le orecchie lunghe.
302 Cattivo re sempre innova. Il cattivo regnante promulga leggi e provvedimenti nuovi in continuazione, perche´ crede di saper fare meglio di coloro che l’hanno preceduto e vuol mostrare quanto e` capace. 303
Il re non letterato e` un asino coronato.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
RE
Il re che non ha cultura e` un somaro rivestito delle insegne e dei panni regali. La dote piu` importante che un re doveva possedere era la sapienza. Il modello dei sovrani era infatti individuato in un re di grande sapere e saggezza: Salomone. Nel campo del re meno si lavora e meglio e`. Chi lavora con impegno e zelo al servizio dello stato non si vede riconosciuto niente; per questo tanto vale fare il meno possibile. E` la filosofia che si ritrova in Chi ruba al re non fa peccato [R 1034]. 304
305 I re mettono i somari a cavallo. Spesso i potenti mettono ai posti di comando gente incompetente o incapace.
Quando il re starnuta tutta la corte dice: – Salute! Quando un uomo potente fa una cosa tutti si affannano a tesserne le lodi. I cortigiani badano a compiacere il sovrano in ogni piccolezza, mostrando un comportamento di assoluto servilismo. 306
307 Il piu ` grande re e` il signore di se stesso. E` buon sovrano non chi domina i sudditi, ma chi sa dominare le proprie passioni e governare se stesso. Chi riesce in questo fa opera piu` grande che reggere un regno. Il dominio di se stesso e delle proprie passioni e` un motivo antico e ripetuto nelle massime dei saggi (basti citare il motto senecano, Lettere a Lucilio 113.30, Imperare sibi maximum imperium est ‘‘Comandare a se stessi e` il comando piu` grande’’), che trovano eco in numerosi proverbi.
Non si puo` essere buon re degli altri se non si e` re di se stessi. Un proverbio medievale (Appendix sententiarum 278 R2) dice: Stultumst aliis imperare velle, qui haud possit sibi ‘‘E` sciocco voler comandare agli altri se non si puo` comandare a se stessi’’. 308
309 Il vincere se stesso e` la maggior vittoria. Circola nell’antichita` come massima di Democrito (fr. 1.345.75 Mullach) una frase del tutto equivalente: ‘‘Il vincere se stessi di tutte le vittorie e` la prima e la migliore’’ (il concetto e` discusso da vari filosofi, e innazitutto da Platone, nel Gorgia 491d e nella Repubblica 4.430 e 431a). 310
Vince due volte chi se stesso vince.
pag 1383 - 04/07/2007
REDINI
1320
.
Chi e` signore di se´ e` signore di un gran regno. 312 Non e` buon re chi non regge se´. 313 Chi vuol regnare deve se stesso dominare. 314 Quando il gallo e` sul mucchio di concio si proclama re dell’aia. Quando il mediocre esercita il suo poco potere lo fa con tracotanza e superbia come se avesse sotto di se´ un impero. Vedi anche Il gallo e` ardito sopra il mucchio di letame [G 133]; Il gallo e` signore della sua concimaia [G 132]; Chi e` a cavallo del mulo crede d’avere un destriero [M 2226]. 311
Quando il re parte la citta` sta male [trema]. Al gioco del tressette si dice che quando si cala il re e` segno che non ci sono piu` molte carte di quel seme e quindi gli avversari possono approfittare di questa carenza. In Abruzzo si dice Quannu ’u re cade l’assu trema, che si riferisce sia alla briscola che al tressette: quando cade il re anche l’asso probabilmente andra` perso. 315
316 Il re e` nudo. Fa riferimento alla fiaba di Andersen: I vestiti nuovi dell’imperatore. Due impostori offrono a un sovrano vanesio vesti bellissime, ma, a loro dire, visibili solo dalle persone intelligenti. Per apparire tali tutti ammirano e lodano, finche´ un bambino enuncia la verita`: – Ma se non ha niente indosso!. Allora tutti s’accorgono dell’inganno. Il detto, tuttora molto noto, e` usato per alludere a una verita` che appare improvvisamente chiara e che nessuno vedeva o voleva vedere, pur avendola sotto gli occhi, ingannato dalle convenzioni, dall’opportunismo, dal conformismo, ecc.
L’apparato, la veste e quanto altro completa, adorna, non migliorano la persona se questa e` di poco valore, come i finimenti preziosi non fanno d’un brocco un purosangue. REGALARE f Vedi Dare, Donare, Dono, Presente. La mano che regala sta sopra a quella che riceve. E` meglio dare che ricevere. Il detto viene anche interpretato nel senso che il regalo crea un rapporto di superiorita` e inferiorita` tra chi da` e chi riceve, per cui bisogna fare molta attenzione a non offendere involontariamente. 320
Quel che taglia e quel che punge non si regala. E` una superstizione che ha origine dal timore che la persona che riceve un dono possa farsi male proprio con esso. Lo stesso vale per i fazzoletti, che possono servire per asciugare le lacrime: 321
Spilli e fazzoletti regali maledetti. Per analogia. Dovendo regalare cose del genere si usa farsi dare in cambio una monetina di minimo valore, che pero` trasforma il regalo in una vendita. 322
323 Chi sempre regala presto si stanca. Chi dona spesso e generosamente smette presto in quanto sperimenta l’ingratitudine e la poca riconoscenza di coloro ai quali dona.
REGALO f Vedi Dare, Donare, Donare, Dono, Presente. Regalo aspettato e` venduto e non donato. Il regalo che viene fatto attendere, fatto sospirare, rimandato fa mutare la riconoscenza in stizza e diviene quasi un’offesa allorche´ si riceve, in quanto pone in risalto la superiorita` e la condiscendenza del donatore. Vedi anche Donar presto vale due doni e donar tardi e` un semplice dare [D 775]; Chi presto da` raddoppia il dono [D 100]; Un favor molto aspettato e` mal fatto e assai pagato [A 1492]; Bis dat qui cito dat [D 98]. 324
REDINI 317 Chi ha bisogno di sprone e chi di redini. Chi necessita di incoraggiamento, spinte (sprone) e chi invece di freno, di controllo degli impulsi (redini).
Redini e sprone li governa la ragione. Il controllo di se´ stessi e l’impulso ad agire, sono regolati dalla testa, dalla riflessione e dalla regola. 318
319
Le redini d’oro non migliorano il cavallo.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
325
Regalo promesso, regalo dato.
pag 1384 - 04/07/2007
1321 Quando un regalo viene promesso e` come se venisse gia` dato, non puo` essere negato. E` una regola del diritto non scritto. 326 I regali non aspettano all’uscio. I regali devono essere accettati e ritirati immediatamente per educazione e per interesse. Un regalo che non viene ritirato subito mostra di non essere stato gradito e la cosa offende chi dona; se poi si tarda a prenderlo si rischia di non trovarlo piu`.
Un regalo avvicina la donna, addolcisce il giudice e allarga la manica al prete. Il regalo ha sempre un effetto positivo nei rapporti sociali: ognuno reagisce in maniera diversa, ma tutti vengono coinvolti e indotti alla benevolenza. Cosı` la Bibbia (Proverbi 18.16): ‘‘Il dono fa largo all’uomo e lo introduce alla presenza dei grandi’’, ma anche nella tradizione greca divenne proverbiale il verso di Esiodo (fr. 361 M.-W.) ‘‘I doni convincono gli de`i e i nobili re’’, ripreso da diversi autori (Euripide, Platone), dai paremiografi, tradotto da Ovidio (Ars amatoria 3.653), munera capiunt hominesque deosque ‘‘i doni conquistano uomini e de`i’’, e poi variamente adattato in proverbi medievali. Vedi anche Con doni e presenti si placano i potenti [D 1091]; I doni rompono i sassi [D 1089]. 327
328
Regalo fa favore.
Un regalo rende cieco, sordo e muto. Quando uno riceve un beneficio consistente non vede piu` i difetti del donatore, non ascolta piu` chi dice male di lui o ne denuncia i vizi e i difetti, non permette piu` di parlarne obiettivamente. 329
REGINA f Vedi Re. Regina bianca casella bianca, regina nera casella nera. Regola con la quale si dispongono le regine nel gioco degli scacchi. 330
331 La regina delle api non ha pungiglione. I re non si abbassano a mezzi volgari; le persone di valore sanno difendersi senza offendere. Ovvero: alla regina non compete l’uso della forza, ma la misericordia. 332 Anche la regina e` una donna. Per quanto sia al di sopra dei sudditi la regina ha tutti i limiti, i desideri, i difetti degli esseri
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
REGNARE
umani. Vedi anche Sotto i panni il re e` un uomo come un altro [R 272]; Ogni re e ogni papa ogni giorno piscia e caca [R 273]. 333
Alle regine piace tutto quello che piace alle donne.
334 Comanda piu ` la regina del re. Si dice a proposito degli scacchi, ma si usa anche con riferimento alla donna e all’uomo nel rapporto di coppia.
Come disse la regina: – Stanca sı`, ma sazia no. Il detto fa riferimento a una storiella popolare. Una regina insaziabile, rimasta vedova, proclamo` che avrebbe sposato chi l’avesse soddisfatta. La morte sarebbe toccata a chi avesse fallito nell’impresa. Molti nobili e plebei si presentarono rimettendoci la testa. Alla fine, per interrompere quella moria, si presento` un frate che, arrivato a quindici prestazioni, essendoci una discussione con la sovrana che ne aveva contate quattordici, decise di ricominciare da capo. Anche quella forza della natura pero` giunse alla fine della corsa e, chiedendo se la regina era contenta, si sentı` rispondere: ‘‘Stanca sı`, ma sazia no’’. Ma il frate divenne ugulmente lo sposo della sovrana tra il giubilo del popolo festante. E` un detto che si pronuncia quando la misura, pur essendo abbondante, risulta comunque inadeguata al bisogno. 335
REGNARE f Vedi Re. Chi vuol regnare impari a simulare. La simulazione e` la base dell’azione di governo che mira a mantenere saldamente in mano il potere, escludendo gli altri anche dalla tentazione d’impadronirsene. Vedi anche Chi non sa fingere non sa regnare [S 1380]; Simula e regna [S 1378]. 336
Chi dice tutto quello che pensa non regna a lungo. Vedi anche Chi dice tutto cio` che sa perde tutto cio` che ha [F 280]. 337
338 Il re regna e non governa. Il re rappresenta la nazione, e` garante della legge fondamentale, ha altre prerogative, ma non quella di governare, che e` appunto compito del governo, espresso da organi elettivi. Il detto sarebbe stato pronunciato come rimprovero da Jan Zamoyski alla fine del XVI sec. al
pag 1385 - 04/07/2007
REGNO
1322
.
re di Polonia Sigismondo III Vasa: Rex regnat sed non gubernat (Fumagalli, Chi l’ha detto? 1958). La frase e` stata ripresa con slittamenti di significato, man mano che il re e` andato perdendo le sue antiche prerogative di governo per divenire quello che e` oggi nelle monarchie costituzionali. REGNO f Vedi Re, Regina.
Ogni regno diviso in breve manca. La divisione porta alla distruzione degli stati. Ogni comunita` che si divide in breve diviene preda di chi le sta intorno. 339
Un regno senza porto e` come un camino senza fuoco. Ogni stato che non ha uno sbocco al mare manca di un elemento fondamentale, per cui si trova a dipendere per i commerci e i rifornimenti da altre nazioni. 340
In un regno convien solo un signore. In un regno ci puo` essere uno solo che comanda. Vedi anche Una donna per camino e un prete per campanile [D 1005]; C’e` un papa solo [P 364]; Due galli non possono stare in un pollaio [G 125]. 341
REGOLA La regola e` intesa nei proverbi come un qualcosa che regge ogni realta`, fisica, animale, vegetale, umana, secondo un programma insito nella Creazione, o nella natura, al punto che anche le societa` di malvagi e il malvagio stesso (che non rispettano le regole comuni), hanno a loro volta le loro regole. Spesso ha anche significato di regola monastica. La regola ha la sua eccezione, anzi rischia di non essere una regola se non l’ha, in quanto riceve da questa una conferma (osservazione che in qualche modo anticipa di molto Popper). Infine, chi divinizza le regole e non sa usarle con discernimento, fa male, soprattutto per quanto riguarda quelle del diritto: vedi Summum ius, summa iniuria [G 853]. 342 Dove non e` regola non son frati. Dove non c’e` una legge non puo` sussistere un sistema organizzato e la convivenza e` impossibile. 343 La regola regge [mantiene] il convento. La regola permette al convento stesso d’esistere.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
344 Ogni regola ha la sua eccezione. Si usa soprattutto in senso morale e giuridico: la regola deve ammettere una deroga stabilita dal buon senso, una discrezionalita`, senza le quali le legge diviene tirannia. Vedi anche Summum ius, summa iniuria [G 853]. 345 Non si da` regola senza eccezione. Rispecchia una formula giuridica medievale, tuttora usata: 346
Nulla regula sine exceptione.
L’eccezione conferma la regola. Diffusissimo principio col quale si afferma che nessuna regola e` assoluta e, proprio perche´ ha le sue deroghe, ha la natura di norma generale, utile a indicare il comportamento in situazioni simili. In un’ottica di filosofia della conoscenza, l’eccezione puo` rivelarsi la spia di una norma ancora ignota, piu` valida di quella che si possiede. 347
Chi osserva le regole dei medici vive male e muore presto. Chi si rimette scrupolosamente a quello che gli prescrivono i medici, senza verificare e giudicare col proprio cervello, vive poco e male. Il primo a capire se una cura e` opportuna e fa bene e` l’ammalato. Vedi anche Chi bazzica co’ preti e intorno al medico vive sempre ammalato e muore eretico [B 189]. 348
349 Medice vivere est misere vivere. ‘‘Vivere secondo il medico equivale a vivere male’’. Detto latino di datazione imprecisabile.
Senza regola non stanno neppure i briganti. Anche i malviventi hanno il loro codice. Senza una legge che vincola i membri non si costituisce nessuna comunita`, neppure una banda di ladri. 350
351
Anche i furfanti hanno le loro regole.
Ogni lazzarone ha la sua devozione. Per analogia. Qui devozione s’intende nel senso di ‘‘valori riconosciuti’’, di fronte ai quali ci si inchina. Anche religione viene usato talvolta come codice di valori e quindi norme (‘‘Lui ha tutta un’altra religione!’’, nel senso che non rispetta quello che comunemente e` il comportamento generale). Anche oggi, ad esempio, nelle carceri i delinquenti comuni non ammettono nelle proprie celle coloro che sono colpevoli di crimini abietti, come quelli verso bambini. 352
pag 1386 - 04/07/2007
1323 353
Ogni ladrone ha la sua religione.
RELIGIONE 354 Di re e di religione non si discute. Per lungo tempo e` invalsa la norma secondo la quale non conviene affrontare discussioni su argomenti sui quali non solo si ritiene impossibile raggiungere l’unanimita` di vedute, ma e` anche rischioso esprimere pareri, come su problemi di politica e di religione. Vedi anche Scherza coi fanti e lascia stare i santi [S 587]. 355 Parum de principe, nihil de Deo. ‘‘Poco sul governante, niente su Dio’’. Regola antica della conversazione: per non creare imbarazzo esprimendo opinioni che potevano essere in contrasto con quelle dell’interlocutore, si usava parlare poco di politica e mai di religione. Anche il Giusti: ‘‘Quand’era canone / di Galateo / Nihil de Principe, / parum de Deo’’ (Preterito piu` che perfetto). Il Giusti ha trasformato la frase, che si usa nella formulazione indicata, per adattarla alle sue esigenze. Vedi anche Con la fede e l’amore non si scherza [S 592].
Ognuno crede che sia migliore la sua religione. Ognuno e` convinto che quello che pensa sia piu` giusto di quello che pensano gli altri; in particolare che la sua religione sia quella vera. 356
Non c’e` piu` religione. Frase ormai ripetuta quasi solo per scherzo, con la quale si rimarca come siano venuti meno usi, forme di rispetto, convenzioni, valori, che si dicono propri del buon tempo antico. 357
RELIQUIA Pazzo e` quel prete che biasima le sue reliquie. Cosı` facendo, infatti, il prete va contro i propri interessi: i fedeli non onoreranno la sua chiesa, i suoi santi e non si faranno pellegrinaggi al suo tempio che rimarra` vuoto. Quindi: chi parla male di cose che gli portano dei vantaggi e` uno sciocco. Vedi anche Chi tira i sassi in piccionaia non vuol mangiare piccioni [P 1614]; Chi racconta in piazza i fatti suoi non se la prenda se la gente ride [R 25]. 358
REMO 359
Vedremo, faremo e diremo... ma la barca non va senza remo.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
RENDERE
Con le parole e i propositi, i programmi e le chiacchiere non si combina nulla. La barca naviga solo se c’e` chi la spinge con i remi. 360 Senza remo non va la barca. Senza l’opera effettiva e pratica di chi lavora, si da` da fare, le istituzioni, le organizzazioni non vanno avanti. 361 Chi non ha vento vada a remi. Chi non dispone di grandi mezzi, usi i modesti strumenti che ha a disposizione. Per fare le cose non bisogna aspettare di avere tutto e il meglio, bisogna cominciare con quello che si ha.
RENA f Vedi Pena. Chi costruisce la casa sulla rena presto o tardi la vedra` in rovina. Il detto parafrasa la parabola evangelica (Matteo 7.24, Luca 6.47-49) dell’uomo che edifica sulla roccia e dell’uomo che edifica sulla rena. Chi non da` un fondamento alla sua opera, lavora invano. Di significato vicino, vedi anche Chi vuol ben fabbricare deve far buone fondamenta [F 21]; Non si fanno le nozze coi fichi secchi [N 537]. 362
RENDERE Restituire, ma anche nel senso di fornire una rendita, un guadagno. f Vedi Prendere. 363 Il bel rendere fa il bel prestare. Quando uno restituisce un prestito nei tempi convenuti, nelle forme dovute, ha la garanzia che gli verra` fatto credito ogni volta che lo chiedera`. Vedi anche Chi paga debito fa capitale [D 142]. 364 Chi deve rendere suol comandare. Chi ha ricevuto un prestito si trova in una posizione di forza e spesso impone i tempi e i modi della restituzione.
Accattare e non rendere e` vivere senza spendere. Chi prende in prestito e non restituisce riesce a vivere con quello degli altri. Dipende per quanto tempo puo` continuare a farlo. Accattare significa tanto ‘‘prendere in prestito’’ che ‘‘chiedere in elemosina’’. 365
366
Finche´ pende rende.
pag 1387 - 04/07/2007
REO
1324
.
Una causa, una lite, un processo finche´ durano sono una rendita per gli avvocati. REO f Vedi Innocente. 367 Il reo fugge anche se non e` inseguito. Chi ha fatto del male vive sempre nel sospetto. Chi sa di essere colpevole, non appena vede qualcuno che teme possa smascherarlo fugge via anche se non lo cercano.
Un reo che scappa dalla forca e` meglio di un innocente che vi e` appeso. Meglio un malvagio impunito che un innocente condannato. Vedi anche Meglio dieci colpevoli liberi che un innocente alla forca [I 303]. 368
Chi difende il reo apparecchia per se´ la colpa. Chi difende il colpevole sapendo che e` tale mostra di condividerne il comportamento e di essere quindi incline a commettere lo stesso reato. 369
Si fa compagno della colpa chi difende il reo. 371 Non e` reo l’accusato ma colui che e` condannato. L’accusato non e` reo finche´ non viene condannato. Chi viene condannato per la giustizia purtroppo e` reo anche se e` innocente.
sulla quale, in seguito, fu costruita Santa Maria del Fiore. Il corpo sarebbe conservato in un monastero di suore a Teano. La commemorazione, espunta dal calendario liturgico ufficiale, cade l’8 di ottobre. A santa Reparata ogni oliva e` inoliata. Per la festa di questa santa l’oliva gia` porta in se´ l’olio, ma non e` ancora pronta per essere colta, cosa che puo` essere fatta fra novembre e dicembre. 373
REPETITA 374 Repetita iuvant. ‘‘Le cose ripetute giovano’’. E` opportuno ripetere le cose che devono essere apprese, se si vuole che si imprimano bene nella mente. Ma si dice anche ironicamente, meno di frequente, a proposito di esperienze belle e divertenti, che ci si augura di ripetere. E` certamente uno dei motti latini tuttora piu` vivi e diffusi, soprattutto in ambito scolastico.
370
A saper ben maneggiare le gride, nessuno e` reo, e nessuno e` innocente. E` la frase, divenuta proverbiale, che Manzoni fa dire al dottor Azzeccagarbugli quando viene consultato da Renzo (Promessi sposi cap. 3). Chi riesce a maneggiare bene le leggi puo` fare apparire quello che vuole: il bianco diventa nero e il nero bianco. 372
REPARATA Santa Reparata e` una figura storicamente non accertata, che la tradizione vuole vergine e martire, appena dodicenne, nel 250 a Cesarea in Palestina, durante la persecuzione di Diocleziano. Il suo culto ebbe una considerevole diffusione nel Medioevo. A lei e` dedicata la cattedrale di Nizza, le era consacrata la chiesa principale di Pisa prima della costruzione Duomo attuale e portavano il suo nome la chiesa di san Giovanni a Lucca e altre chiese in Sardegna, in Corsica e nella zona mediterranea. A Firenze la santa fu venerata al punto che in suo onore fu eretta la prima cattedrale
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
REPUTAZIONE f Vedi Fama, Nome. 375 Acquista reputazione e siedi in poltrona. Quando ti sei fatto un nome, e hai acquistato prestigio, non hai da fare altro che godere dei benefici che da questa condizione derivano spontaneamente, senza che tu faccia alcuna fatica. Vedi anche Fatti il nome di buono e ammazza il padre [N 466]; Chi ha buon nome [fama] puo` pisciare a letto e dire che ha sudato [B 1085].
Reputazione e` cristallo fino e debole canna che ogni aura inchina e ogni respiro appanna. La considerazione e il prestigio si possono perdere con grande facilita`: basta poco per distruggerle per sempre. Vedi anche Il buon nome s’acquista con gli anni e si perde in un giorno [N 473]. 376
377 La reputazione e` un buon patrimonio. La reputazione e` una cosa che non si vede, non si misura, ma rende piu` di un capitale, di un bene considerevole. Dice lo stesso di una sentenza di Publilio Siro (B 19) Bona opinio hominum tutior pecunia est ‘‘La buona fama e` per gli uomini piu` sicura del denaro’’, a sua volta affine a uno dei Monostici di Menandro
pag 1388 - 04/07/2007
1325 (406): ‘‘Preferisci goder buona fama piuttosto che arricchirti’’. Vedi anche Buon nome e` un secondo patrimonio [N 464]. Vale piu` un’oncia di reputazione che cento libbre d’oro. Da confrontare con i proverbi medievali Melius est nomen bonum quam divitiae multae ‘‘E` preferibile una buona reputazione che molte ricchezze’’ e Bona existimatio pecuniis praestat ‘‘Una buona considerazione e` preferibile alle ricchezze’’. 378
RESPIRARE 379 Basta che respiri! Esclamazione che pronuncia chi abbisogna tragicamente di conforti femminili, al punto di essere disposto a sorvolare su ogni particolare estetico.
RESTITUIRE f Vedi Rendere, Rubare. RETE Si tratta di reti da pesca e da caccia. 380 Rete nuova non piglia uccello vecchio. Una persona senza esperienza, per quanto abile e furba, non riesce ad aver ragione del mariolo patentato, del vecchio volpone, su cui non riuscira` a prevalere finche´ non si sara` fatto le ossa. Vedi anche Uccello vecchio vede un bosco di panioni [V 1255].
Con la rete d’oro la lepre prende il leone. Con il denaro il debole, il timido, il pauroso riescono a sopraffare chi ha forza e potenza. Vedi anche La lepre piglia il leone con laccio d’oro [L 485]; Un pugno d’oro infrange una porta di ferro [O 509]; Con le chiavi d’oro si aprono tutte le porte [O 520]. 381
Quando la rete e` grossa anche il pesce piu` balordo se n’avvede. Quando l’inganno e` palese, il trucco evidente, non ci cascano neppure gli ingenui. 382
383 Nella rete fitta non entrano pesci. Chi vuole ingannare deve saper nascondere l’insidia.
Rete bucata povera pescata. Il lavoro fatto con arnesi che non funzionano, non puo` riuscire bene. 384
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
RICCHEZZA
RETTO f Vedi Diritto, Storto. 385 La retta via ha cento curve. La strada che conduce direttamente in un luogo si dice dritta, ma in realta` presenta molte curve, molte difficolta`, come il comportamento retto, proprio per mantenersi tale, spesso deve piegarsi, adattarsi alle varie circostanze. 386 Il retto cammino volta qua e la`. Avanzare inflessibilmente in una direzione, senza il buon senso e senza adattarsi continuamente alle circostanze, porta alla rovina. Vedi anche Chi va sempre a diritto va fuori della strada [D 565].
RICCHEZZA Il tema dei soldi, della ricchezza, ricorre spesso nei proverbi. Quando il benessere e` guadagnato onestamente e l’uomo si mantiene saggio e virtuoso, allora la ricchezza e` un bene, una condizione positiva. Ma purtroppo questo succede raramente. Piu` spesso i soldi sono accumulati in maniera disonesta e chi e` ricco diventa arrogante e prepotente. La ricchezza e` vista quindi quasi sempre come fonte di vizi e sentimenti negativi. Per essere felici, cosı` suggerisce la saggezza popolare, bisogna sapersi accontentare di quello che si ha: e` questa la vera ricchezza. `, f Vedi Denaro, Miseria, Povero, Poverta Quattrini, Roba, Soldi. Le ricchezze sono come il concio: ammassate puzzano e sparse ingrassano. Le ricchezze che un avaro ammassa sono fonte di male, vizio, sordidezza; quelle che si impiegano, si fanno fruttare invece producono del bene. Concio e` termine toscano usato ancora per indicare il letame. Sono i rifiuti delle stalle che, ammassati nella concimaia, dove puzzano assai, vengono a tempo debito sparsi nei campi. 387
388 Dove e` ricchezza e` invidia. E` inevitabile che il ricco venga invidiato.
La ricchezza e` chiamata puttana e tutti la cercano; la poverta` e` chiamata santa e tutti la fuggono. Quello che si dice non e` esattamente quello che si pensa: spesso sono i cattivi sentimenti come l’invidia, la stizza, la meschinita` a dettare le parole. 389
pag 1389 - 04/07/2007
RICCHEZZA
Grandi ricchezze, poco sonno. La ricchezza toglie il sonno a chi la possiede che e` tormentato dal timore di perderla e dalla preoccupazione di come conservarla. E` sulla stessa linea del motto latino, derivato da Orazio (Odi 3.16.17) Crescentem sequitur cura pecuniam ‘‘La preoccupazione vien dietro alla ricchezza che cresce’’, che varia un proverbio greco, ‘‘Disgraziata la ricchezza!’’, noto gia` a Euripide (Fenicie 597). Vedi anche Chi non ha denari non ha neanche pensieri [D 55]; Poca roba, poco pensiero [R 806]. 390
391
1326
.
Grandi ricchezze, mille pensieri.
La ricchezza entra dalla porta ed esce dall’acquaio, dal camino e dal cesso. La ricchezza entra con i guadagni dalla porta di casa e finisce nell’appagamento delle necessita`, dei vizi: mangiare, bere, scaldarsi, star bene. Vedi anche Il danaro viene dalla porta e se ne va per il camino e per l’acquaio [D 15]. 400
Ricchezza poco vale a quei che l’usa male. La ricchezza rischia di provocare infelicita` e rovina a chi non la sa usare. Il pronome quei per ‘‘chi, colui che’’ era corrente ancora fino a pochi decenni fa in Toscana. 401
Ogni ricchezza ha la sua amarezza. La positivita` della condizione economica e` comunque accompagnata da molte preoccupazioni, che ne alterano il gusto.
La ricchezza e` il miglior rimedio al male della poverta`. Ironico. Siccome si definisce la poverta` quasi una malattia il proverbio indica il sicuro rimedio per guarirla.
393 La ricchezza e` la balia della follia. La ricchezza squilibra il rapporto dell’individuo col mondo e con i propri simili: l’uomo si sente piu` di quello che e`, si monta la testa, e` cercato solo per quello che ha e non per quello che e`, non e` piu` sicuro di niente e, se non ha i nervi saldi e un grande equilibrio, puo` perdere la ragione.
Ricchezza e poverta` nascondi qua e compaiono di la`. Sono due condizioni che non possono essere tenute nascoste a lungo: in breve tempo si rivelano nel comportamento, nel modo di pensare, nel parlare. Per dire anche che le differenze sociali fra le persone prima o poi vengono alla luce e condizionano i rapporti.
392
La ricchezza sta nel sapersi accontentare. La vera ricchezza e` non sentire bisogno di nulla, essere contenti di quello che si ha, saperlo godere e apprezzare. Vedi anche L’avarizia e` la maggiore delle poverta` [A 1579]. 394
La piu` grande ricchezza e` non desiderarne nessuna. 396 Chi non ha voglie e` ricco. Per analogia. Anche con ordine invertito: E` ricco chi non ha voglie. ` ricco colui al quale non manca nulla. 397 E Per analogia. 395
Ricco e` chi pensa che non gli manchi nulla. Per analogia. 398
Con la ricchezza si comanda ai sovrani, con la miseria neanche ai cani. Con la ricchezza si riesce a soggiogare anche chi ha grandi poteri, mentre la poverta` mette l’uomo nella condizione di non essere rispettato neppure da quelli che valgono meno di lui. 399
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
402
403
404 Ogni ricchezza viene dalla terra. I beni fondamentali vengono prodotti dalla terra. Prima dell’industrializzazione si intendeva che la base della ricchezza erano le proprieta` fondiarie. Ma si puo` alludere anche, piu` in generale alla ricchezza di materie prime, di oro, gemme, minerali. 405 La ricchezza ha sempre compagnia. Chi e` ricco non rimane mai solo: tutti lo cercano per poter godere dei suoi beni e averne dei favori, non certo per il piacere della sua compagnia. Vedi anche Finche´ la botte e` piena l’amicizia canta [A 622]; Le donne e gli amici corrono dietro alle borse piene [B 737]; Ognuno e` amico di chi ha buon fico [F 719]; Chi perde la roba perde la compagnia [P 1294]; In tempi felici non mancano amici [A 669]; Chi e` ricco non e` povero di parenti [R 483]; Del ricco tutti si sentono parenti [R 482]; Dei ricchi siamo tutti un po’ parenti [R 481].
A chi ha del pane non manca cane. Per analogia. 406
pag 1390 - 04/07/2007
1327 Quand’ero Enea nessuno mi volea, ora che son Pio tutti mi vonno zio. Per analogia. Enea Silvio Piccolomini avrebbe composto questi versi quando, divenuto papa Pio II, si trovo` ad avere piu` amici e parenti di quanto avesse mai pensato. Si ripetono in forma proverbiale per intendere come l’improvvisa prosperita` faccia scoprire amici e parenti dove mai si sarebbe pensato che fossero. 407
Quando Ernesto aveva il prosciutto trovava amici dappertutto. Per analogia. Sottintende che poi, a prosciutto finito, non gliene sono rimasti. Si dice anche Chi trova un amico trova un tesoro [A 630], ma e` altrettanto vero che chi trova un tesoro trova molti amici. 408
Quanne Cole tene`ve la mesciscke tutte cherrevane a su`une e fiscke. ‘‘Quando Nicola aveva carne salata tutti gli andavano intorno facendo festa (lett. ‘‘a suoni e a fischi’’)’’. Per analogia. Questa versione barese illustra un tipo diffuso nei dialetti meridionali. 409
Miseria e ricchezza hanno un diavolo per uno. Sia la ricchezza che la miseria possono portare al male, possono rovinare l’uomo. 410
411 C’e` il povero di Dio e quello del diavolo. Chiarisce il proverbio precedente. Non sempre l’indigenza e` garanzia di onesta` e bonta`; accade spesso che la miseria scateni sentimenti negativi come l’invidia, il risentimento, la rivalsa, il rancore. Allora la poverta` e` pericolosa quanto la ricchezza.
Ricchezza non fa gentilezza. Le ricchezze non ingentiliscono l’animo dell’uomo, anzi spesso lo rendono prepotente e spietato. La gentilezza e` una disposizione naturale dell’animo che si affina con l’educazione e si perfeziona con l’esperienza. 412
La ricchezza si conquista col sudore, si tiene con timore e si lascia con dolore. La ricchezza rende la vita inquieta e penosa: per conquistarla, infatti, si dura molta fatica e per mantenerla ci si tormenta nell’ansia e nelle preoccupazioni fino a che, quando si 413
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
RICCHEZZA
perde, ci si affligge per il dispiacere. Vedi anche Il danaro arriva col sudore, resta col timore e parte col dolore [D 16]. 414
La ricchezza non s’acquista senza fatica, non si possiede senza timore, non si gode senza peccato, non si lascia senza dolore.
Quanti han [Chi ha] ricchezze [denari] e prati non sono (mai) impiccati. Chi ha un cospicuo patrimonio difficilmente viene condannato in un tribunale: trova sempre il mezzo per poter sfuggire alle maglie della giustizia. Prati qui nel senso di ‘‘possedimenti terrieri’’. 415
Meglio un nome onorato che una grande ricchezza. Meglio avere un nome rispettato, di prestigio, che disporre di un grande patrimonio: il buon nome rende la vita piu` facile, piu` piacevole del denaro. Vedi anche Val piu` un’oncia di reputazione che mille libbre d’oro [O 297]; Buon nome e` un secondo patrimonio [N 464]. 416
A chi Domineddio non da` altro da` la ricchezza. Dio compensa gli incapaci, quelli ai quali non da` altro dono, con il privilegio di detenere la ricchezza. Amaro proverbio che nota come la ricchezza cada spesso nelle mani di inetti, oppure come coloro che sono abili nel fare i soldi si rivelino altrettanto spesso incapaci di fare altro. Vedi anche Chi non sa fare altro fa i quattrini [Q 96]. 417
Ricchezza e poverta` non durano cent’anni. Prima o poi nelle famiglie sia la miseria che la ricchezza giungono a termine. I cambiamenti di condizione sociale una volta o l’altra si verificano. 418
419 La sola ricchezza non fa felici. Il solo possesso del denaro non rende felici, ci vuole anche qualcos’altro, che si da` sottinteso (salute, affetti, serenita`, ecc.). Motivo che si ritrova in molti proverbi: vedi anche I soldi non fanno la felicita` [S 1511]; Il danaro non fa la felicita`, ma chi non l’ha spesso e` infelice [D 69]; La roba non fa l’uomo beato [R 808].
La ricchezza e` un’amante che tiene sempre le valigie pronte. Ossia e` sempre pronta a lasciare improvvisamente colui che ha amato. 420
pag 1391 - 04/07/2007
RICCHEZZA 421
La ricchezza ha ali d’aquila: sempre pronta a volar via.
422
Le ricchezze hanno le ali.
423
La ricchezza ama cambiar padrone.
La ricchezza e la scienza non hanno residenza. Non stanno sempre nella stessa casa, non passano di padre in figlio. Non solo le conoscenze (scienza) vanno acquistate da ciascuno ma, in un certo senso, anche le ricchezze, perche´ possono facilmente perdersi a causa di incompetenza nonostante siano giunte per eredita`. 424
Le calzette e le ricchezze chi se le leva e chi se le mette. Riprende una formula che ritorna in altri proverbi, ad esempio nel piu` noto detto Il mondo e` fatto a scarpette, chi se le leva e chi se le mette [M 1827]. 425
La ricchezza e` un buon servo, ma [e`] un cattivo padrone. La ricchezza se viene dominata dalla virtu`, dall’equilibrio e dalla temperanza rende la vita facile e anche felice, ma se diviene un fine, l’oggetto di un desiderio smodato, un assillo, si trasforma in uno strumento di rovina. Si inserisce in un antico filone gnomico e filosofico, vedi anche Il danaro e` servo di chi se ne serve e padrone di chi l’adora [D 68] e, identico, Il danaro e` un buon servo e un cattivo padrone [D 67]. 426
La ricchezza serve al saggio e comanda allo stolto. E` il proverbio italiano piu` vicino alla frase di Seneca (De vita beata 26.1), citata come massima nel Medioevo, Divitiae enim apud sapientem virum in servitute sunt, apud stultum in imperio ‘‘Le ricchezze sono al servizio del saggio, e comandano lo sciocco’’. 427
428
Sono piu` quelli posseduti dalle ricchezze che quelli che le possiedono.
Dividendo una ricchezza si fanno molte miserie. Quando un patrimonio viene diviso tra piu` eredi perde la sua consistenza e da una grande ricchezza si trasforma in tanti modesti averi. 429
430
1328
.
Dividendo ricchezza rimane poverta`.
431 Il fiume che biforca diventa ruscello. Per analogia.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Mai ricchezza fu piu` grande di quando fu perduta. La ricchezza andata in fumo si apprezza e si valuta piu` del suo effettivo valore. 432
433 La ricchezza e` la madre della superbia. La ricchezza rende superbi, fa credere di essere o di valere piu` degli altri. Vedi anche Chi leva muro, leva muso [M 2256]; Quando cresce la roba cresce la superbia [R 777]. 434 La ricchezza fa l’uomo vano. La ricchezza, frapponendosi fra l’uomo e la cose, fra chi la detiene e i propri simili, altera il modo di vedere e di vivere del ricco, esaltando pretese, presunzione, superbia, disprezzo per gli altri, togliendo ‘‘peso specifico’’ umano e rendendolo un essere vano e fatuo. 435
Ricchezza e sopruso son fratelli.
L’abbondanza porta arroganza. Per analogia. 436
437 Sacco pieno rizza l’orecchio. Per analogia. Il sacco rigonfio alza i lembi estremi della bocca, comunemente detti orecchi. Il rizzarsi degli orecchi, il tendersi della tela, nella antropomorfizzazione, equivalgono ad assumere un atteggiamento superbo, altezzoso.
Troppa ricchezza fa male alla testa e troppo cibo allo stomaco. Amplia il concetto dei precedenti introducendo un parallelismo fra indigestione e troppa ricchezza. 438
Anche la ricchezza nasce col peccato originale. Cioe`, a monte di ogni cospicua ricchezza c’e` un’azione non limpida, se non proprio disonesta, un qualche peccato originale. 439
440
Una buona trovata, una buona rubata e la ricchezza e` fatta.
441 La ricchezza ben s’ammassa con le corna. Ossia: sposando una donna ricca o chiudendo gli occhi davanti alle infedelta`. Vedi anche Per esser ricco ci vuole una di queste tre cose: nascita, lascito, o delle buone corna [R 452].
Ricchezza di mal acquisto finisce in soffitta. La ricchezza ottenuta in maniera disonesta o senza merito dura poco. Vedi anche Roba non faticata non dura una giornata [R 735]. 442
pag 1392 - 04/07/2007
1329 443
Ricchezza mal acquistata va via in una soffiata.
Ricchezze fanno ricchezze e i pidocchi i pidocchi. Chi e` ricco lo diviene sempre di piu` e chi e` povero rimane tale. Vedi anche La roba va alla roba e i pidocchi alle costure [R 721]. 444
Ricchezza mal disposta a poverta` s’accosta. La ricchezza messa in cattive mani, usata male, si avvicina sempre di piu` alla poverta`. 445
Ricchezza mobile, miseria stabile. Il detto gioca sul doppio senso che l’aggettivo mobile viene qui ad assumere. L’espressione ricchezza mobile significa tutto cio` che non costituisce i beni come edifici, terreni, ecc. Il detto va quindi cosı` interpretato: la ricchezza va e viene, la miseria resta per sempre addosso a chi ce l’ha. E` costruito secondo il principio retorico del gioco enigmistico detto Frasi opposte: ‘‘Vita militare, morte civile’’; ‘‘Diritto ecclesiastico, torto secolare’’. 446
RICCIO Natura particolare della capigliatura, che nei proverbi trova immediata rima e riscontro in ‘‘capriccio’’. Sotto i ricci ci stanno i capricci. I ricci nei capelli, secondo una credenza assai diffusa, sarebbero indizio di carattere capriccioso e volubile, nonche´ di tendenze un po’ strane nell’amore. Vedi anche Capello riccio il diavolo ci fa il nido [C 581]. 447
448
Donna coi ricci piena di capricci.
449
Donna riccia, capricciosa.
450
Ogni riccio un capriccio.
.
RICCO
Per esser ricco ci vuole una di queste tre cose: nascita, lascito, o delle buone corna. La ricchezza non si ottiene con il lavoro, ma deriva da una di queste tre condizioni: nascere ricco, ereditare, sposare una donna ricca e farsi mantenere adattandosi alla necessita` . Vedi anche La ricchezza ben s’ammassa con le corna [R 441]. 452
Per diventar ricco ci vogliono tre cose: un po’ d’avarizia, un po’ d’accortezza e un po’ di disonesta`. Per ammassare denaro bisogna aver propensione al risparmio, essere capaci, svegli, ma anche non avere scrupoli morali. 453
Quando una donna e` ricca pare anche bella. Una donna molto ricca non e` mai brutta, quanto meno viene detta ‘‘interessante’’. 454
Ricchezza e` mezza bellezza. Per analogia. Si confronti con gli strutturalmente affini L’altezza e` mezza bellezza [A 504]; Grassezza, mezza bellezza [G 1074]. 455
456 A donna ricca non mancan pretendenti. Vedi anche Con la bella dote si maritano anche le zoppe [D 1143]; Con la robba si copre la gobba [G 883].
Diventare ricco e restare galantuomo non e` cosa facile. E` quasi impossibile arricchirsi e rimanere onesti. Per procurarsi e mantenersi la ricchezza e` necessario scendere a compromessi con la propria coscienza. 457
458 Lavorando nessuno e` diventato ricco. Con il lavoro onesto si arriva a vivere agiatamente, mai a diventare ricchi.
Riccioli per forza durano fino alla porta. I riccioli finti, fatti con l’artificio del parrucchiere, durano poco.
Disse la cicala alla formica: – Col lavoro non s’arricchisce. Per analogia. Allusione alla situazione della celebre favola, come avvertimento di qualcuno che sa godersela a qualcun altro che crede troppo nel lavoro e nel sacrificio. Vedi anche Col lavoro non si fa capitale [L 272]; Chi campa del proprio lavoro non muore ricco [L 271].
RICCO1 Aggettivo. f Vedi Denaro, Povero, Poverta`, Quattrini, Ricchezza.
Chi non si cura del poco non diventa ricco. Chi trascura, sciupa, sperpera anche piccole cifre non riuscira` mai ad ammassare un capitale.
451
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
459
460
pag 1393 - 04/07/2007
RICCO
461 Chi e` ricco e` ritenuto anche savio. Colui che ha molto viene considerato persona abile negli affari, capace, esperto. 462 Ricco e` chi non ha debiti. Puo` considerarsi ricco colui che non ha da dare niente a nessuno. E` piuttosto una consolazione dele persone modeste ed un invito all’onesta`, a non rinviare sine die i pagamenti dovuti. 463 Ricco in cent’anni e povero in un giorno. Ci si arricchisce lentamente, con fatica e pena, mentre si puo` rimanere senza nulla all’improvviso, in un attimo. 464 Ricco e` chi non conta le sue ricchezze. E` ricco veramente chi non si preoccupa neppure di esserlo, chi non pensa a quello che ha e non se ne compiace, godendone senza preoccuparsi di altro. 465 Ricco e` chi si contenta. Il ricco e` colui che non ha desideri e si contenta di quello che ha. Vedi anche La ricchezza sta nel sapersi accontentare [R 394].
Chi salute ha e` ricco e non lo sa. La salute e` la ricchezza piu` grande, anche se normalmente ignorata. 466
467 L’item fa il vero ricco. Nei testamenti stava scritto: ‘‘Item (cioe` ‘‘parimenti, allo stesso modo’’) lascio a mio nipote tal dei tali...’’. Dunque l’avverbio latino indicava un notevole elenco di cose tutte attribuite ad un erede.
Non ti far ricco con chi ti puo` far povero, ne´ povero con chi non ti puo` far ricco. Nel primo caso puoi essere spogliato di quel che hai, nel secondo non hai neppure il rispetto di chi altro non ti puo` dare. 468
RICCO2 Sostantivo. ` , Quattrini, Ricchezza, f Vedi Povero, Poverta Roba, Soldi. Al ricco stagli dietro. Seguilo, frequentalo: te ne puo` venire qualcosa. Ironico: gli puo` sempre cadere qualcosa. 469
470
1330
.
Chi non arricchisce coi ricchi, prenda una fune e s’impicchi.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Se anche frequentando in continuazione delle persone ricche non si riesce ad ottenere qualche notevole vantaggio vuol dire che si e` proprio degli sciocchi e non si merita niente. Al ricco muore la moglie e al povero l’asino. Si riferisce ad altri tempi nei quali gli asini... valevano di piu`. In sostanza: il ricco ereditava passando a nuove nozze e il povero restava privo anche del suo unico strumento di lavoro. 471
472 Ricchi e santi ormai li hanno gia` fatti. I ricchi e i santi sono gia` stati proclamati ed e` inutile cercare di entrare nelle due categorie. Amaramente ironico: quando uno viene al mondo sa gia` se fa parte o meno della classe dei ricchi e delle persone importanti. 473 Il ricco non sa mai chi gli sia amico. Il ricco vive sempre nel sospetto che la gente lo cerchi solo per le sue ricchezze e vive senza amici e spesso senza amore. 474 Un ricco solo impoverisce molti. Per far vivere uno da ricco bisogna far vivere molti da poveri.
Promesse di ricchi, speranze di stolti. Le promesse dei ricchi valgono solo per gli scemi che pensano che vengano mantenute. 475
Il ricco non porta all’altro mondo che un lenzuolo. Di tante ricchezze nessuno puo` portare nulla all’altro mondo. Ironica allusione all’uso antico di avvolgere il cadavere in un lenzuolo, detto sudario. 476
477 Tutti vanno via nudi da questo mondo. Per analogia.
Il ricco quando vuole e il povero quando puo`. Il ricco fa le cose quando gli pare e il povero le fa solo quando ne ha la possibilita`. 478
479
Il ricco mangia quando ha fame e il povero quando ha il pane.
Il fumo dei ricchi vale piu` del fuoco dei poveri. L’albagia, le pretese, la vanita` dei ricchi contano piu` delle cose concrete, delle ragioni dei poveri. 480
481
Dei ricchi siamo tutti un po’ parenti.
pag 1394 - 04/07/2007
1331 Nessuno rifiuta d’imparentarsi con un ricco, di averlo come parente se capita. Vedi anche La ricchezza ha sempre compagnia [R 405]. 482
Del ricco tutti si sentono parenti.
483
Chi e` ricco non e` povero di parenti.
484 Il ricco ha il cuore vicino al portafoglio. Il ricco modula i suoi sentimenti in base a cio` che gli conviene, al vantaggio che puo` ottenere: non fa mai un gesto che non gli sia di qualche utilita`. Il portafoglio sopra il cuore implica la giacca, che un tempo era indossata soprattutto dai benestanti, mentre per i poveri il posto normale del portafoglio era la tasca posteriore dei pantaloni, dunque in tutt’altra zona. 485 Il ricco ride e il povero sopravvive. Il ricco si gode la vita; il povero cerca solo di sbarcare il lunario, di sopravvivere ogni giorno. 486 Il ricco non sa come vive il povero. Il ricco s’immagina la vita del povero molto piu` felice e allegra della sua, a volte arriva a pensare che stia anche meglio, non avendo pensieri, problemi, tasse da pagare.
Al ricco si dona e al povero si toglie. Al ricco si fanno omaggi, si offre e si regala (sperando di comprarne la benevolenza), al povero si toglie quello che ha, sfruttandolo. E` un paradosso del comportamento umano. 487
488
Al ricco si dona e il povero si bastona.
Al ricco manca la salute e al povero i quattrini. Il ricco potrebbe levarsi tutte le voglie, ma la vita che conduce lo rende incapace di farlo; il povero che avrebbe tutte le disposizioni naturali, non ha le possibilita`. Vedi anche Va la farina a chi non ha i sacchi e i sacchi vanno a chi non ha la farina [F 352]. 489
490 Il ricco trova posto anche all’inferno. Il ricco in qualunque occasione o situazione si trovi ha un trattamento privilegiato. Paradossalmente anche i diavoli lo trattano con riguardo. 491
Anche all’inferno i ricchi hanno i posti riservati.
492
I ricchi hanno il paradiso in questo mondo e nell’altro se lo vogliono.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
RICCO
I privilegi della ricchezza si sono annidati a lungo anche nel mondo religioso, ponendo le persone facoltose nella condizione di godere di facilitazioni, suffragi, posti di rango nelle gerarchie ecclesiastiche, possibilita` di fare lasciti, pellegrinaggi, voti: tutte cose che venivano ascritte come meriti sicuri per il Paradiso, senza chiedere al Signore se era dello stesso parere. Meglio ricco impoverito che povero arricchito. Meglio aver a che fare con un ricco divenuto povero in quanto mantiene la dignita`, la generosita` del suo stato, la gentilezza. Al povero che si arricchisce possono invece venire tutti i complessi che derivano dal cambiamento di stato: il sospetto di non essere considerato, la vanita`, la presunzione, l’arroganza. Vedi anche Quando il pidocchio sale in gloria, perde la coscienza e la memoria [P 1640]; Chi vuol fare un dispetto a Cristo d’un povero faccia un ricco [P 2317]; Quando arriva la gloria svanisce la memoria [G 880]; Quando la merda monta in scanno o che puzza o che fa danno [P 1641]. 493
Guardati da ricchi impoveriti e da poveri arricchiti. Anche il ricco impoverito non e` persona affidabile, sia pure migliore del povero arricchito. Infatti mal si adatta al nuovo stato e mantiene comportamenti incompatibili con questo: poca considerazione del danaro, tendenza a scialacquare, insieme ai sospetti d’essere deriso, compatito, e nutre uno spirito di rivalsa. 494
495
Dio ti guardi da un ricco impoverito e da un povero quand’e` arricchito.
Meglio un ricco avaro, che un povero generoso. Ironico. Dal ricco avaro qualcosa, per caso o per errore, puo` venire, ma da chi non ha nulla non c’e` da aspettarsi nessun genere di aiuto. 496
Ha piu` il ricco quando impoverisce che il povero quando arricchisce. Chi e` stato a lungo ricco conserva, anche nella miseria, cose preziose e di valore che l’arricchito in poco tempo non puo` procurarsi. Puo` riferirsi anche a qualita` di tipo sociale e culturale. 497
498
Il ricco e` come il porco: cerca sempre in fondo al secchio.
pag 1395 - 04/07/2007
RICETTA
Il ricco non e` mai contento e cerca di avere sempre di piu`, come fa il maiale che, finito il beverone nel trogolo, va a vedere se ce n’e` ancora nel secchio. Il povero che va col ricco per compagnia si ritrova servitore per necessita`. Chi si compiace della compagnia di un ricco non puo` mantenere a lungo la parita`: presto si ritrova in condizione d’inferiorita`, se non in quella di servo. 499
RICETTA Nel senso di ‘‘rimedio, cura’’. 500 Non c’e` malattia senza ricetta. Per ogni male c’e` un rimedio, vero o presunto. 501
Ogni male ha la sua ricetta.
Per cent’anni non c’e` ricetta. Per curare la vecchiaia non esistono medicine. Vedi anche Quando l’anima e` salita agli ottanta carnevali, si puo` metter gli stivali per andare all’altra vita [O 694]. 502
Quando il dottore non da` ricetta o il peggio o il meglio ci s’aspetta. Quando il dottore non consiglia medicina, la malattia o non c’e` o e` senza rimedio. 503
Chi non ha dottore segua la ricetta di tre elle: latte, letto e lana. Chi non sa come curarsi beva latte, si copra con la lana per tenersi caldo e stia a letto. 504
Quando il malato perde la ricetta il male non e` grave. Se un malato dimentica la ricetta o le medicine vuol dire che non e` molto preoccupato della sua condizione. Se si trascurano delle soluzioni si dimostra di non curarsi davvero di un problema. 505
RICEVERE Ricevere offese, ricevere doni e, infine, dare accoglienza. f Vedi Dare. Chi le fa se le dimentica, chi le riceve se le segna. Naturalmente si parla di gesti scortesi (offese, percosse) che si imprimono indelebilmente nella memoria di chi li riceve e vengono facilmente dimenticati da chi li compie. 506
507
1332
.
Chi riceve non dimentica.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
508 Ricevi col sacco e da`i con la mano. Quando devi prendere non rifiutare quello che ti danno: prendi tutto. Quando dai devi farlo oculatamente, senza esagerare, senza indurre chi riceve a pensare che a te non costi nulla, ovvero che abbia poco valore quello che doni. 509 Chi sa dare sa ricevere. Chi conosce il modo giusto di offrire, di donare, sa anche ricevere con gentilezza, signorilita` e senza sentirsi umiliato.
Chi porta la mala nuova e` ricevuto come la volpe nel pollaio. Colui che porta una notizia spiacevole, anche se non ne ha alcuna colpa, e` ricevuto come una persona importuna, indesiderata. 510
Si riceve secondo l’abito e s’accommiata secondo il discorso. Il visitatore si riceve in maniera confacente a quello che mostra di essere (abito) e si saluta in modo conforme a come si e` rivelato dalle parole (discorso). 511
RICONOSCENZA Sentimento prezioso e raccomandato, quanto raro. f Vedi Gratitudine, Grazia. 512 La riconoscenza e` un raro fiore. La gratitudine e` un sentimento raro e i benefici ricevuti facilmente si minimizzano o si dimenticano per non sentire quanto siamo debitori. Vedi anche Nessuno scrive sul calendario i benefici avuti [C 164]; I doni si dimenticano presto [D 1085]; La gratitudine presto ha le rughe [G 1087]; Il mondo paga con l’ingratitudine [M 1785]. 513 La riconoscenza invecchia presto. I benefici ricevuti sono presto dimenticati. E` vicino anche formalmente ad un proverbio noto ai paremiografi greci, ‘‘La riconoscenza, come nient’altro nella vita, presso i piu` invecchia prestissimo’’, a sua volta affine ad uno dei Monostici di Menandro (477), ‘‘Dopo il dono molto presto invecchia la gratitudine’’. Gia` in Euripide, comunque, si trova ‘‘odio la gratitudine degli amici se diventa vecchia’’ (Hercules furens 1223). Vedi anche Fatta la grazia, gabbato lo santo [G 1104]; La gratitudine presto ha le rughe [G 1087]. 514
La riconoscenza e` un dolce peso di cui ci si libera appena possibile.
pag 1396 - 04/07/2007
1333 E` un sentimento che si prova volentieri per il bene che si e` ricevuto, ma e` anche qualcosa non piacevole di cui si cerca di liberarsi, o sdebitandosi o dimenticando. Ha il sapore di una massima. 515 La riconoscenza conserva l’amicizia. L’essere riconoscenti per un favore ricevuto conferisce equilibrio al rapporto di amicizia nel quale il benefattore e` compensato dalla benevolenza del beneficiato. 516 La riconoscenza e` il danaro del povero. Il povero non ha altri mezzi per pagare il proprio debito se non quello di mostrarsi grato.
A chi non ti lesina il favore non lesinare la riconoscenza. Se qualcuno offre prontamente un aiuto altrettanto pronta deve essere la gratitudine. 517
A chi ti da` il cappone dagli la coscia e il codrione. Per analogia. Il codrione (detto anche boccon del prete) e` la parte posteriore del cappone, considerata la piu` saporita. 518
Se uno ti da` un porco chiamalo alla festa. Per analogia. La festa del maiale e` la sua salatura; in tale occasione era uso offrire una mangiata agli invitati. 519
A chi ti manda un barile di vino offrine almeno un bicchiere. Per analogia. Ripaga almeno simbolicamente con un dono chi ti fa un grande favore. 520
RICORDARE 521 Sapere e` ricordare. Affermazione del valore centrale della memoria, senza la quale il sapere non sussiste. In conformita` a questa tradizione di pensiero Beatrice dice a Dante nel Paradiso (5.40 sgg.): ‘‘Apri la mente a quel ch’io ti paleso, / e fermalvi entro; che´ non fa scienza / sanza lo ritenere, avere inteso’’. Corrisponde al detto latino medievale tuttora circolante: 522
.
RICORDO
L’esperienza del pericolo, delle difficolta`, della sofferenza, spesso e` piacevole a essere ricordata. Si riconnette alla celebre affermazione virgiliana Forsan et haec olim meminisse iuvabit ‘‘Forse un giorno sara` bello ricordare anche questo’’ – parole che a loro volta sono imitazione omerica (cfr. Odissea 15.400 ‘‘che´ anche dei mali, passato il tempo, si gode’’) –, con cui Enea rincuora i compagni in Eneide 1.203 e che divennero proverbiali gia` nell’antichita`. E` da ricordare anche l’espressione ciceroniana (De finibus 2.32.105), divenuta anch’essa proverbiale, Iucundi acti labores ‘‘Sono piacevoli gli affanni passati’’. Spesso la frase virgiliana si ripete nella forma abbreviata, meminisse iuvabit, per sdrammatizzare situazioni critiche; a questo proposito e` curioso un aneddoto narrato da V. Cuoco (Saggio storico sulla rivoluzione napoletana, p. 50): condotta sul patibolo, Eleonora Fonseca Pimentel avrebbe ironicamente commentato proprio con questa espressione. Quel che fu duro a patire e` dolce a ricordare. Il corrispondente latino e` registrato fra le sentenze medievali: Meminisse dulce est quod fuit durum pati. Vedi anche I dolori del parto sono dolori scordoni [P 620]; Passata la doglia, tornata la voglia [D 672]. 525
526 Remember! ‘‘Ricordatevelo!’’ E` la parola che si vuole pronunciata da Carlo I d’Inghilterra mentre lanciava un guanto tra la folla che stava intorno al suo patibolo. Si dice con tono tragico di minaccia, di oscuro presagio, per richiamare qualcuno alla gravita` di quello che sta facendo. A volte si usa in tono scherzoso. 527 Ricorditelo, eh! Scherzosa allusione, in romanesco, alla storiella di un visitatore del manicomio che si fece convincere da un ricoverato a perorare la causa della sua liberazione, dato che, diceva, non era affatto matto. Uscendo dal cancello fu quasi tramortito da un mattone scagliatogli in testa. Da dietro le sbarre il matto lo salutava dicendo: ‘‘Ricorditelo, eh!’’.
Scire est reminisci.
Non fa scienza senza lo ritener l’avere appreso. Modificando appena il verso di Dante sopra citato si e` coniato questo detto: e` inutile sapere se non si ricorda. ` un bel ricordare quello che si e` patito. 524 E 523
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
RICORDO 528 Di pane si vive e di ricordi si muore. Di cose concrete, di lavoro, di attivita` si vive, si mangia, mentre dalla gloria del passato, da quello che fu, non si ricava nulla. Esortazione a non restare legati al passato.
pag 1397 - 04/07/2007
RICOTTA
RICOTTA Latticino che si ricava dal siero del latte, dopo la lavorazione del formaggio. E` saporita, gustosa, si consuma di solito fresca e si conserva salata. Un tempo se ne mangiava molta perche´ era meno cara del formaggio. E` usata anche per ripieni di ravioli e per fare dolci (cannoli siciliani). f Vedi Felce. 529 Cacio di marzo e ricotta di maggio. Se vuoi mangiare un buon formaggio (in particolare pecorino) mangialo a marzo, quando e` ancora tenera l’erba mangiata dalle pecore, che influisce molto sul sapore del latte e quindi dei prodotti derivati; la ricotta, invece, e` migliore a maggio, quando l’erba e` cresciuta e da` un sapore piu` forte. 530 Formaggio allegro triste ricotta. Chi sfrutta molto il siero per fare il formaggio ottiene una ricotta senza sapore. 531 Chi mangia la ricotta vada a letto. Si dice che la ricotta fa venire sonno, rallenta la vivacita` e da` senso di pesantezza e stanchezza. Cio` deriva dal fatto che, se il siero con quale si ricava non proviene da latte molto sfruttato, la ricotta contiene notevoli quantita` di grasso e altre sostanze che la rendono nutriente quanto pesante. Se deriva dal latte di pecora risulta ancora piu` sostanziosa. 532 Chi va con la ricotta va piano [lento]. Chi ha mangiato la ricotta procede con fatica nel cammino e nel lavoro.
Il pecoraio mangia ricotta, piu` ne mangia e piu` s’abbotta. Abbottare, usato soprattutto al riflessivo, e` termine regionale della zona dove si chiama botta il rospo, e significa inturgidire, gonfiarsi come un rospo, in genere per un pasto eaagerato. Infatti la ricotta, soprattutto se si esagera nel bere, gonfia lo stomaco. Il pecoraio dispone di ricotta in abbondanza e quindi puo` esagerare. 533
Chi mangia ricotta ha sonno di botto. La rima mancata rivela la provenienza dialettale del proverbio. 534
535
1334
.
Ricotta pochettina, piu` se ne mangia meno si cammina.
536 Chi va all’ovile mangia ricotta. Chi va in un luogo dove una cosa abbonda gliene tocchera` certamente. Ha un senso an-
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
che negativo: dove c’e` un uso, una regola, una necessita` bisogna adeguarsi, come racandosi a un ovile non c’e` da aspettarsi altro che latticini. Diverso quindi, anche se formalmente lo richiama da Chi va al mulino s’infarina [M 1446]. E ancora di piu` da Chi lavora col miele si lecca le dita [M 1438]; Chi maneggia il lardo si unge le mani [L 118]; Chi maneggia quel degli altri non va a letto senza cena [M 1439]. Una mangiata di ricotta, una bevuta d’acqua, una dormita al sole, tu sei morto. Sono tre cose che a chi vive in campagna puo` facilmente capitare di fare, ma che sono di grande pregiudizio alla salute e anche pericolose per la vita: l’indigestione di ricotta mangiata in misura eccessiva, la congestione di acqua bevuta in grande quantita`, l’esposizione prolungata al sole durante il sonno che puo` dare addirittura il delirio. 537
RIDERE f Vedi Pazzo, Piangere, Pianto, Quattrini, Risata, Riso. 538 Ride ben chi ride (l’)ultimo. Molto vivo e diffuso: si puo` dire di aver raggiunto uno scopo, si puo` cantare vittoria solo quando il risultato e` definitivo. Usato come ammonimento, ma anche come minaccia. Vedi anche Non si puo` vender la pelle dell’orso prima d’averlo ucciso [O 563]; Non dire quattro se non l’hai nel sacco [Q 136]; All’ultimo si contano le pecore [U 84]. 539 Chi ride la mattina piange la sera. Mattina e sera sono i punti iniziale e finale di un periodo, e quindi di un impegno, di un lavoro. Chi e` allegro, spensierato al momento di intraprendere una cosa, rivela una certa leggerezza, oppure una mancanza di serieta` nella valutazione delle difficolta`. Questo, non necessariamente ma facilmente, porta all’insuccesso e alla disillusione: al tirare le somme si piange il fallimento. Vedi anche i reciproci Chi semina nelle lacrime miete nella consolazione [S 954]; Chi semina in pianto raccoglie in canto [S 957].
Tal ride oggi che piangera` domani. Chi ride in gioventu` piange in vecchiaia. Chi conduce una vita allegra e scioperata, chi non si impegna nel lavoro quando e` giovane, dovra` soffrire da vecchio, quando verra` il bi540 541
pag 1398 - 04/07/2007
1335 sogno. Vedi anche Chi va a caval da giovane, va a piedi da vecchio [G 630]; Gioventu` oziosa, vecchiezza bisognosa [G 682]; Chi guazza in gioventu` stenta in vecchiaia [G 685]; Gioventu` in liberta` vecchiaia in poverta` [G 684]. Chi ride il venerdı` piange la domenica e il lunedı`. Detto superstizioso, al quale pero` viene dato poco peso. Era assai diffusa la diceria secondo la quale chi si mostrava allegro il venerdı`, giorno un tempo di vigilia e di penitenza, in cui non si tenevano balli ne´ feste, l’avrebbe scontata piangendo nei giorni successivi, quando tutti erano allegri. Si usa dire cosı` anche ai bambini quando sono presi da riso irrefrenabile. 542
Chi ride il venerdı` e non ha chierica sospira il sabato e piange la domenica. Il venerdı` sarebbe concesso di ridere solo ai preti o ai religiosi. Il quinto giorno della settimana era considerato il ‘‘giorno delle streghe’’, quindi nefasto, ma essendo immuni da cattivi influssi, i religiosi potevano star sereni e rallegrarsi. 543
Chi ride il venerdı` piange il sabato. Chi ride il venerdı` piange tre dı`. 546 Chi ride il sabato piange la domenica. 547 Se ridi il mondo ride con te; se piangi, piangi solo. La persona allegra trova sempre compagnia, quella triste e` invece evitata da tutti. Non e` da escludere che si tratti di un adattamento della frase di san Paolo (Romani 12.15): ‘‘Rallegratevi con quelli che sono nella gioia, piangete con quelli che sono nel pianto’’. Vedi anche Chi non e` mai contento resta col culo pieno di vento [C 2157]. 544 545
Ridi e il mondo ridera` con te. Chi e` lieto trova facilmente amici e compagni con cui condividere allegria e gioia. Invito a prendere la vita, se non con ottimismo, almeno con fiducia e serenita`, in modo da non contristarsi inutilmente e affliggere gli altri con il lamento e la tristezza, cosa che aggiunge alla pena la solitudine, allontanando coloro che potrebbero sostenere e aiutare. 548
Chi ride a tavola e a letto e` un matto perfetto. Il detto parrebbe un calco meno convincente del piu` noto proverbio che dice: Chi canta a tavola e a letto... [C 507]: chi ride esagerata549
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
RIDERE
mente nelle due situazioni indicate da` l’idea di essere un po’ stravagante. Ammonimento che si rivolge a bambini e ragazzi quando si abbandonano ad attacchi di riso e di allegria che sono fuori luogo nei posti indicati, come comportamenti da teste balzane. Chi presto [facilmente] ride presto [facilmente] piange. Chi e` facile al riso e` facile al pianto, e` sensibile, disposto a condividere i sentimenti altrui. Ai bambini si dice: Pentolin delle lasagne: un po’ ride un po’ piagne [P 1240]. 550
551 A chi troppo ride gli duole il cuore. Per un effetto fisico. In senso morale: non si puo` esagerare nel ridere, nell’ironia, nel dileggio. 552
A chi troppo ride duole la pancia.
Chi ride del mondo vive giocondo. Chi non prende le cose sul serio, chi vive allegro, chi non se la piglia troppo, si mantiene tranquillo, lieto e in buona salute. Vedi anche Chi se la piglia muore [P 2532]. 553
A quelli che ridono e non son contenti il riso non passa nemmeno i denti. Del riso forzato si dice: un riso che non cuoce, un riso a denti stretti. ` riso che non passa la gola. 555 E Detto di un riso forzato che non viene da dentro ed e` solo una manifestazione esteriore. 554
Non ti fidare di chi ride e non ti guarda. Chi ride e non guarda negli occhi nasconde dell’imbarazzo e quindi, forse, un’insidia, un tradimento. 556
Da chi non ride mai stai lontan come dai guai. Chi non ride mai, si dice, ha il diavolo nel cuore. 557
Chi troppo ride e` tenuto per matto e chi non ride e` razza di gatto. Il riso eccessivo e` tradizionale caratteristica dello sciocco (vedi Il riso abbonda sulla bocca degli stolti [R 629]). Chi non ride mai e` ritenuto una persona ambigua, sospettosa, che cova qualche segreto disegno o sentimento. Il gatto, animale apparentemente pacifico, e` sempre pronto a graffiare o a rubare. 558
559
Ridi (ridi), (che´) la mamma ha fatto gli gnocchi.
pag 1399 - 04/07/2007
RIFLETTERE
1336
.
Viene rivolto a chi ride di nulla, stupidamente, a sproposito, senza ragione, oppure dovrebbe avere una reazione opposta. In particolare si dice cosı` a chi si scotta la bocca con un cibo bollente, tant’e` vero che sull’origine del detto esiste una storiella popolare: in una famiglia per pranzo la domenica erano stati preparati gli gnocchi e un ragazzetto, affamato, s’avvento` con foga sul piatto. La prima forchettata gli ando` subito a traverso (o gli scotto` la lingua) e, cominciando a soffocare, mugolava, digrignava i denti, torceva la bocca nel tentativo di riprendere fiato. La nonna, un po’ in la` con gli anni, prese tutto questo per una manifestazione di gioia, e disse, battendo le mani sulla spalla al nipote: – Ridi, eh, coglione, che la mamma ha fatto gli gnocchi!
della visione del reale; ai secondi invece la demenza: obnubilamento della mente in una passivita` incapace di un giudizio.
Dicette ’o cavallo a ’o ciuccio: – Rire ’o fesso c’ha visto l’erva fresca! Lo dicono a Napoli e in molte zone del Meridione nello stesso senso in cui nel Centro Italia si dice il precedente. Nonostante la storia truculenta alla quale si vuole faccia riferimento, si usa per deridere chi ride inopportunamente o perche´ non c’e` nulla da ridere, o perche´ lo fa inavvertitamente del proprio danno. Si racconta che su un campanile era nata l’erba e qualcuno ebbe l’idea di farci salire un ciuco per fargliela mangiare. Legarono una corda al collo della bestia e cominciarono a tirarla su. L’animale restando soffocato tiro` le labbra mostrando i denti e un cavallo che passava, pensando che ridesse di gioia vedendo l’erba sul tetto, commento` con quelle parole l’espressione dell’asino.
– Prendiamola a ridere! disse quello che trovo` la moglie a letto col frate. Cerchiamo di non dare importanza alla cosa; in realta` la situazione e` tale che non e` assolutamente possibile minimizzarne l’importanza.
560
Di nulla ride il matto. Anche Ludovico Ariosto scrive: ‘‘I pazzi ridono / di poca cosa’’, nella commedia La Cassaria (atto II). 561
Chi ride e canta morte spaventa. Chi e` allegro e vive beato tiene lontano la morte. L’allegria e` salute. 565
Tal ti ride in bocca che dietro te l’accocca. Chi ride con te, scherza e ostenta un’eccessiva affabilita`, probabilmente ti sta giocando un brutto scherzo. Nonostante la costruzione antica e l’immagine della cocca, parte della freccia che si accocca al nervo dell’arco, il proverbio era comune, come, il verbo stesso, fino all’inizio del XX sec. 566
567
RIFLETTERE Chi poco riflette fa male, chi troppo non fa. Chi opera avventatamente combina dei guai, ma chi riflette e non si decide a operare rimane come paralizzato dal suo stesso pensiero. Vedi anche A pensar troppo non si fa nulla [P 1179]. 568
Di tutto quello che vuoi fare o dire rifletti prima quel che puo` seguire. Pensa prima e valuta le conseguenze che possono derivare da quello che fai. Farlo dopo e` tardi. 569
570 562
Chi ride senza ragione o sa di matto o di coglione.
563
Chi ride senza perche´ o e` matto o ride di te.
Quelli che ridono, o sono contenti, o son pazzi, o son dementi. S’intende coloro che sono sempre disposti al riso, con ragione o senza, e coloro che si mostrano in ogni occasione soddisfatti, felici, incapaci di reagire criticamente alle situazioni. Ai primi il proverbio pare riservare la pazzia: stato di alienazione e stravolgimento 564
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Prima di dire e fare bisogna riflettere.
RIGOGOLO Il rigogolo (Oriolus galbula) e` un uccello di particolare bellezza, colorato e canoro, comune in Italia durante la buona stagione. E` un uccello migratore: arriva verso maggio e riparte a settembre. In questo mese e` particolarmente grasso e prelibato. I cacciatori si appostavano presso le piante di fico per cacciarlo. 571
Canta il rigogolo all’amico: – E` maturo lo fico? E` maturo lo fico?
pag 1400 - 04/07/2007
1337 Detto scherzoso in cui si imita vagamente il canto dei rigogoli i quali, prima di migrare, si radunano a settembre quando sono maturi i fichi, dei quali sono ghiottissimi. 572 Fortunato e` chi prende due rigogoli a un fico. Preso il primo rigogolo, tutti gli altri fuggono dalla pianta di fico, per cui prenderne due e` difficile. Vedi anche Il furbo sa prendere due piccioni con una fava [F 1702]. RIMANDARE 573 Quel che si rimanda non si nega. Comunemente: non sempre rimandare, differire il soddisfacimento di una richiesta significa negare. Letteralmente: non si puo` dire negata una cosa rinviata. Nello stesso senso si ripete tuttora un motto latino: 574 Quod differtur non aufertur. ‘‘Quel che e` differito non e` tolto’’. Si usa soprattutto per invitare a non considerare il differimento di una concessione, di un favore, come un comodo rinvio, dietro il quale si nasconde un gentile rifiuto. C’e` sempre tempo per ottenere quello che e` stato chiesto e rinviato. In questo senso lo usa in particolare colui che fa il rinvio per rassicurare chi chiede. In generale: quello che non si attua nella data stabilita e si deve rimandare puo` avere attuazione in un secondo tempo. Si dice raramente anche di una punizione, di qualcosa di negativo che non e` capitato ma che puo` sempre succedere. Nell’uso ha indebolito, se lo aveva, il collegamento di senso al passo d’Arnobio dove appunto compare questa locuzione (Patrologia Latina 53, 375B): che qualcosa non e` perduto o trascurato per sempre. Piu` vicino il passo di Seneca, che si riferisce al negativo, quasi assente nel detto italiano (De providentia 4.7): Quisquis videtur dimissus esse, dilatus est ‘‘Chi sembra essere tralasciato, ha avuto una dilazione’’ (in riferimento a sventure e prove difficili della vita), poiche´ anche il motto puo` essere usato in questo senso: non e` detto che una difficolta` che ti e` stata risparmiata non ti capiti in seguito nella vita.
RIMEDIO
.
RINGRAZIARE
gliorarla. E` usato come proverbio in questa forma e applicato senza alterazioni morfologiche a ogni situazione nella quale un provvedimento, una riparazione, un aiuto, un intervento (ad esempio di un esperto, di uno specialista), un medicinale, peggiorano la situazione. Riferendosi specificamente al rimedio si usa anche come modo di dire adattando il verbo essere alla logica della frase. 576 Peggio la toppa [pezza] del buco. Per analogia. E` diffuso in molte regioni anche l’equivalente proverbio veneto Pezo el tacon del buso ‘‘Peggio il riparo del buco’’. Vedi anche La pezza deve essere sempre piu` grande del buco [P 1501]. 577 Il miglior rimedio e` dimenticare. Si riferisce innanzitutto a motivi di contesa e inimicizia, ma anche ai generici guai quotidiani, sui quali conviene non farsi la testa.
Quando non c’e` rimedio e` inutile piangere. Disperarsi non serve mai. Vedi anche E` inutile piangere sul latte versato [L 174]. 578
RINASCERE 579 Se rinasco faccio il signore. E` quanto dice chi e` scontento della propria vita. 580 Se rinasco me lo taglio. Cosı` dice chi e` scontento del fatto di essere maschio. 581 Se rinasco me lo faccio fare di coccio. Ironico. Cosı` si esprime invece la donna che e` scontenta degl’inconvenienti derivanti dall’essere donna.
RINGRAZIAMENTO 582 Di ringraziamenti non si campa. Allude a chi si profonde in ringraziamenti per quello che ha ricevuto, ma non mette mano, come dovrebbe, al portafoglio. Non si puo` lavorare per chi, come compenso, dispensa solo ringraziamenti. Vedi anche Con un ‘‘grazie’’ non si paga [G 1116]; Col grazie non si va a cena [G 1117]. 583
Di ringraziamenti si muore di fame.
f Vedi Accomodare, Male. 575 Il rimedio e` peggiore del male. Si dice quando, cercando di porre rimedio a un guaio, si aggrava la situazione invece di mi-
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
RINGRAZIARE Azione doverosa per chi riceve un favore, ma che non ha una valutazione univoca, rilevata
pag 1401 - 04/07/2007
RIPOSARE
dai proverbi, tra quello che si aspetta chi e` ringraziato e quello che offre colui che ringrazia. Tra le due quantita` c’e` sempre un notevole scarto (vedi Riconoscenza). Per questo ci sono detti che considerano il ringraziamento come una pareggiamento del dare e dell’avere, altri un dovuto gesto di cortesia che lascia il dovere di fare altrettanto, altri ancora un caloroso invito, soprattutto se esagerato, a continuare ed insistere nella gradita generosita`. f Vedi Grazie. 584 Perfino il cane ringrazia. Il senso di gratitudine e di riconoscenza e` un sentimento cosı` spontaneo che anche le bestie lo manifestano. Usato per commentare l’azione di chi mostra scortesia o ingratitudine. 585 Chi molto ringrazia non vuole obblighi. Chi esagera nei ringraziamenti mostra di voler chiudere il conto a parole e di non voler serbare riconoscenza verso chi lo ha beneficato. Chi ringrazia educatamente mostra invece di avere intenzione di ricambiare il favore ricevuto quando se ne presenti l’occasione. 586 Chi molto ringrazia chiede ancora. L’eccessivo calore e la ripetizione esagerata dei ringraziamenti possono mirare a un invito a ripetere l’atto di generosita`, facendo capire che esiste quasi un bisogno, una necessita`. 587
Troppi ringraziamenti son sospetti.
Ringraziare non paga il debito. Ringraziare per un bene, un favore ricevuto non basta. Per estinguere un debito di riconoscenza e` necessario ricambiare con un segno tangibile di cortesia. Vedi anche Con un ‘‘grazie’’ non si paga [G 1116]. 588
589 Chi ringrazia dimezza l’obbligo. Il ringraziamento fa almeno la meta`; il resto va comunque fatto con un opportuno contraccambio. 590 Chi ringrazia esce d’obbligo. Come legge di comportamento: quando il favore non e` richiesto e non comporta un atto gravoso o impegnativo per chi lo fa, e` sufficiente la manifestazione verbale della riconoscenza, un sentito ringraziamento. Con implicazione critica: molti con due parole ritengono di essere in pari con chi fa loro anche un consistente favore. 591
1338
.
Chi tarda a ringraziare ricevette male.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Chi non ringrazia subito dimostra di non aver gradito cio` che gli e` stato offerto. Chi chiede d’esser ringraziato assolve il debito. Chi fa pesare l’aiuto, la generosita`, o, peggio ancora, chiede di essere ringraziato, e` come se rimettesse il conto e si facesse pagare. 592
Si dona a bocca chiusa e si riceve a bocca aperta. Per analogia. Si dona senza decantare l’importanza e il valore del dono, e si riceve ringraziando. 593
RIPOSARE Dopo sei giorni si riposo` anche il Signore. Ovvio riferimento alla creazione come narrata nella Genesi. Il riposo e` necessario per tutti e non si puo` negare a nessuno. 594
Non fa bene alcuna cosa chi il suo tempo non riposa. Chi non si prende il dovuto riposo e continua a lavorare nonostante l’affaticamento e la stanchezza si trova a operare male e di malavoglia. 595
Chi non mangia e non riposa non fa bene alcuna cosa. Questo valeva soprattutto un tempo quando la condizione generale di penuria portava a risparmiare sul vitto e a prolungare le ore giornaliere di lavoro oltre il ragionevole, ma mantiene comunque ancora la sua validita` generale. 596
La fatica e` la miglior preparazione per riposare. Per chi soffre d’insonnia la medicina migliore e` la fatica; chi vuol dormire si stanchi. Similmente tanti proverbi osservano che per mangiare volentieri il miglior condimento e` la fame, vedi La fame e` il miglior condimento [F 148]. 597
RIPOSO Va segnalato che taluni proverbi collegano un lungo riposo a un bel pasto, in quanto, in condizione di scarsa alimentazione, uno dei rimedi per combattere la fame non facendola venire troppa o troppo presto, era quello di dormire. Infatti sono lo sforzo e la fatica che attivano i processi fisiologici per i quali si risveglia l’appetito. E` comunque poco piu` di un palliativo perche´: Chi va a letto senza cena tutta la notte si dimena [C 1248].
pag 1402 - 04/07/2007
1339 f Vedi Fatica, Lavoro. 598 Il riposo e` la prima medicina. La prima cosa che deve fare chi e` malato e` mettersi a letto e riposarsi per permettere all’organismo di recuperare le forze necessarie a combattere il male. Vedi anche Il letto e` la medicina del poveretto [L 573]; Il letto e` una grande medicina [L 574].
.
RISCHIARE
607 Chi ama il riposo gode la villa. Chi ama riposarsi, chi e` calmo, non e` preso dagli impegni e da smania di fare puo` godersi la vita quieta della campagna, che non si addice a chi ha sempre da fare.
RISATA f Vedi Pianto, Ridere, Riso.
599 Il riposo e` mezza spesa. Stando a riposo si mangia meno perche´ non si ha appetito, non si consumano energie, abiti, non si spende per usare i mezzi di trasporto. Chi riposa riduce le spese necessarie per vivere.
608 Ogni risata toglie un chiodo dalla bara. Nello scritto introduttivo alla traduzione del Viaggio sentimentale di Laurence Sterne, Foscolo cita la dedicatoria a Pitt dello stesso Sterne in cui si dice che ogni sorriso aggiunge un filo alla trama brevissima della vita.
600 Un buon riposo vale un buon pasto. Vedi quanto detto sopra nella premessa.
Ogni volta che uno ride leva un chiodo dalla bara. Per analogia.
601 Chi dorme desina. Per analogia. Chi dorme riacquista le forze come se avesse mangiato. Fa riferimento proprio al desinare, cioe` al pasto di mezzogiorno, e rileva come chi dorme fino a tardi nella mattinata, si alza senza appetito, come se avesse mangiato.
Meglio un buon riposo che un buon boccone. Al piacere di mangiare bene, con il costo della fatica che comporta procurarselo, e` preferibile il riposo, che, oltre al piacere offre anche l’eliminazione della fame. 602
Il riposo fa bene alla schiena, ma fa doler la pancia. Il riposo fa bene alle ossa, ai muscoli, ma non procura di che mangiare. 603
Di troppo riposo non e` mai morto nessuno. Il riposo non fa mai male. Si contrappone ironicamente al fatto che ci sono persone le quali, per necessita` o avidita` ‘si ammazzano di lavoro’. Il proverbio afferma che, al contrario del lavoro, il riposo non puo` far male. La contrapposizione tra lavoro e riposo e` uno dei luoghi comuni della conversazione quotidiana: ad essa si riferiscono frasi fatte, del tipo ‘‘Se il lavoro facesse bene l’ordinerebbe il dottore’’, ‘‘A chi piace il lavoro provi a riposarsi’’. 604
605 Il riposo non stanca. Vedi anche il reciproco Lavorare stanca [L 232]. 606
Non c’e` riposo che stanchi.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
609
610
Una risata e` un bicchiere di salute.
RISCHIARARE Quando non rischiara a terza la giornata si puo` dire persa. Quando il cielo non rischiara nel primo pomeriggio non c’e` piu` da aspettarsi che il tempo migliori prima della fine della giornata. 611
RISCHIARE f Vedi Pericolo, Risicare. 612 Una volta si puo` rischiare. Una volta si puo` anche tentare la fortuna, ma non si puo` sfidarla continuamente. 613 Chi piu ` rischia piu` guadagna. Chi rischia di piu` ottiene anche maggior profitto.
Chi non rischia il suo non acchiappa quello degli altri. Reciproco del precedente. 614
615 Chi nulla rischia nulla ottiene. E` variante meno diffusa di Chi non risica non rosica [R 619]. Vedi anche Chi si vergogna non si satolla [V 501]; Tentar non nuoce [T 477]. 616 Chi troppo rischia tutto perde. Chi esagera nel rischiare e lo fa continuamente, soprattutto nel gioco, alla fine perde tutto quello che ha vinto o quello che ha.
Bisogna sempre rischiare qualcosa per non perdere tutto. Bisogna impegnare una parte del capitale per procurarsi un guadagno e quindi mantenere 617
pag 1403 - 04/07/2007
RISCHIO
1340
.
quello che si ha, altrimenti si finisce per consumare tutto. Ovviamente anche in senso piu` generale, magari in ambito affettivo. Si rischia a combattere, si rischia a navigare e si rischia a letto. Dovunque si puo` essere colpiti da una disgrazia: un tale non voleva andare a letto perche´ e` lı` che muoiono la maggior parte delle persone. 618
RISCHIO f Vedi Pericolo. RISICARE Variante toscana di rischiare. f Vedi Pericolo, Rischiare. 619 Chi non risica non rosica. Chi non rischia non ottiene nessun vantaggio, nessun profitto. Chi non lascia la sicurezza della tana non mette niente sotto i denti. Il proverbio, comunissimo, non e` avvertito neppure come una forma antica laddove, come nel linguaggio parlato in Toscana, risicare, risico, sono ancora usati, mentre risicato e` termine corrente, come rosicare. Vedi anche La fortuna aiuta gli audaci [A 1535]. 620 Chi non s’avventura non ha ventura. Per analogia. 621
Chi non arrischio` [risico`] ne´ [non] perse ne´ [e non] guadagno`.
622
Chi non risica non acquista.
Chi ha coraggio ha vantaggio. Reciproco del precedente. 623
RISO1 L’espressione di ilarita` e allegria. f Vedi Pazzo, Pianto, Ridere, Risata. 624 Il riso fa buon sangue. Ha la stessa struttura del diffuso Il vino fa buon sangue [V 891], ma non ne e` sinonimo. Infatti nel caso del vino, per analogia in particolare del colore, si pensa che il vino si traduca davvero in sangue, fonte simbolica della forza e della vita (vedi anche Carne fa carne, pane fa sangue, acqua fa bene, vino mantiene... [C 767]): il vino e` salute. In questo caso invece sangue e` da intendere solo in senso traslato: vitalita`, vigore, buona disposizione, attrazione, impulso all’unione, alla condivisione della simpatia (andare a san-
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
gue), gioia (Battaglia, GDLI, alla voce). Quindi il riso fa allegria, simpatia, ottimismo e unione gioiosa, rompendo i diaframmi psicologici della diffidenza e della riservatezza. In riso, scherzo e gioia il troppo annoia. Chi esagera nell’allegria, nel gioco e nella gioia non si rende simpatico, e alla fine viene a noia. Vedi anche Il gioco e` bello quando dura poco [G 547]. 625
626 Il cascare vuole il riso. Davanti all’errore capita di sorridere, soprattutto per significare che tutti possiamo sbagliare e per togliere dall’imbarazzo chi e` caduto in fallo o si e` reso involontariamente ridicolo. Si sorride anche per consolare i bambini che cadono.
I bambini hanno in tasca il riso e il pianto. Ridono e piangono facilmente. Vedi anche Pentolin delle lasagne: un po’ ride e un po’ piagne [P 1240]. 627
Non c’e` morto senza riso, non c’e` nozze senza pianto. Non c’e` situazione tragica che non abbia il suo aspetto comico o piacevole, ne´ evento lieto che non faccia piangere qualcuno. Vedi anche Non c’e` funerale senza allegria [F 1604]; Non ci son nozze senza pianto ne´ mortorio senza riso [N 546]. 628
629 Il riso abbonda sulla bocca degli stolti. Proverbio alquanto diffuso, che e` la traduzione del latino, anch’esso tuttora usato: 630 Risus abundat in ore stultorum. E` un adagio di probabile origine medievale, di cui esiste anche la versione meglio precisata Risus sine causa abundat in ore stultorum, cioe` il ridere molto senza motivo e` vero indizio di stupidita`. Si riconnette ad un filone sapienziale antico: basti citare uno dei Monostici di Menandro (165): ‘‘Lo sciocco ride anche se non c’e` nulla da ridere’’ e un verso di Catullo (Carmi 39.15) rivolto allo sciocco Egnazio, Risu inepto res ineptior nulla est ‘‘Di un riso sciocco niente e` piu` sciocco’’, verso divenuto a sua volta proverbiale, mentre sul versante biblico meritera` ricordare Ecclesiaste 7.6 ‘‘com’e` il crepitio dei pruni sotto la pentola, tale e` il riso degli stolti’’, e Siracide 21.20 ‘‘Lo stolto alza la voce mentre ride’’,
pag 1404 - 04/07/2007
1341 che nella traduzione della Vulgata suona Fatuus in risu inaltat vocem suam ‘‘Lo sciocco innalza nel riso la propria voce’’. 631
Il riso e` sulla bocca dei matti e dei coglioni.
632
I matti si conoscono dal molto ridere.
633 Il riso e` contagioso come lo sbadiglio. Specialmente tra i ragazzi accade che, se uno comincia a ridere, anche gli altri lo fanno senza potersi contenere; e` detto ridarella. Lo stesso avviene per lo sbadiglio: quando in una compagnia uno sbadiglia cominciano a sbadigliare tutti, come se lo sbadiglio fosse contagioso. 634 Troppo riso finisce in pianto. L’esagerazione produce l’effetto opposto: l’eccessiva ilarita` porta spesso a conseguenze poco allegre. Si dice spesso ai bambini. Vedi anche Gli estremi si toccano [E 235]. 635 La lunga risata torna in pianto. Per analogia. L’allegria, l’esultanza, la gioia, quando sono eccessive e non commisurate alla loro causa, non sono schiette: nascondono in realta` una disposizione d’animo diversa, una tensione che, scaricandosi troppo finisce per aprire la strada alla manifestazione del vero impulso nervoso che ha generato il riso eccessivo. Implica anche quanto detto per Chi ride la mattina piange la sera [R 539] e Tal ride oggi che piangera` domani [R 540], ma la` e` uno stato di contentezza e anche di leggerezza, spensieratezza, qui e` uno scoppio di riso vero proprio. 636
Dopo il riso viene il pianto.
RISO2 La pianta e il cibo. f Vedi Minestra. Il riso nasce nell’acqua e muore nel vino. Il vino si accompagna bene a un piatto a base di riso, cereale che, com’e` noto, e` coltivato in campi allagati. 637
.
RISO
donna grossa come una di quelle grandi ceste con le quali i contadini portavano il foraggio per gli animali (canestre). Riso e rosario, vita da seminario. Mangiare riso e dedicarsi alla preghiera e` fare vita grama di penitenza: mangiare frugalmente e darsi alle pratiche devote, come gli alunni dei seminari che aspirano al sacerdozio. Il riso e` stato nel passato uno degli alimenti piu` usati nelle comunita` religiose e nei collegi, per varie ragioni: il basso costo nel caso di riso scadente, la facilita` di conservazione e d’approvvigionamento, consentendo alla cucina di evitare di fare la pasta, un tempo lavorata a mano. Nei monasteri era considerato cibi naturale e frugale che teneva a freno l’esuberanza delle energie. Nei collegi era largamente impiegato per tutte queste ragioni: ne sono testimonianza le pagine de Il Giornalino di Gian Burrasca di Vamba (Luigi Bertelli, 1920): i ragazzi del collegio inondano di petrolio nel magazzino le balle ‘‘di quell’odiato riso che nel collegio Pierpaoli era servito a tutti i pasti, tutti i giorni, meno il venerdı` e la domenica’’ (p. 155). 640
Risi e bisi e una puta di duecento misi. Veneto. Sarebbe un piatto appetitoso soprattutto per un uomo: riso coi piselli e una ragazza di circa diciassette anni. Risi e bisi e` un piatto tradizionale della cucina veneta universalmente conosciuto, e altrettanto si usa il proverbio in una vasta zona per dire che non c’e` di meglio da augurarsi. 641
642 Il riso caccia la fame per tre ore. Il riso e` gustoso, leva la fame e sazia, ma e` anche facilmente digeribile e non molto nutriente, per cui poco dopo averlo mangiato torna l’appetito. 643 Il riso vien nell’acqua e in acqua va. Il riso nutre poco e si digerisce presto. 644
Riso leva la fame e mette appetito.
Il riso cresce in bocca. Il riso si mangia volentieri, ma sazia e stanca presto.
Riso, pesce, polenta e patata vanno via in una pisciata. Sono alimenti che si smaltiscono presto e non hanno molta sostanza.
Il riso nella minestra d’una massaia fa una canestra. Mangiare continuamente la minestra di riso fa ingrassare molto, al punto da far diventare una
Il riso per raffreddare sette acque deve passare. Il riso deve essere passato molte volte sotto l’acqua nel caso che si voglia servire elabo-
645
638
639
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
646
pag 1405 - 04/07/2007
RISOTTO
rato come piatto freddo. E` un modo enfatico per dire che il riso, come la patata e altri cibi, mantiene a lungo il calore. 647
Il riso per raffreddare ha da passare sette volte il mare.
Meglio un gatto ai coglioni a graffiare che una scodella di riso bollente da mangiare. Il riso mantiene a lungo il calore, per cui chi non fa attenzione si scotta facilmente la bocca. 648
Riso e cavolo mangiar da diavolo. Si tratta di due alimenti piuttosto insipidi, che prendono sapore di solito da altri cibi o condimenti (zafferano, lardo, ecc.). Inoltre fanno gonfiare i visceri. Nelle Marche si dice: Ris e coi mange´ da foi ‘‘Riso e cavoli, mangiare da stolti’’. 649
650
Riso e cavolazzi desinare da pazzi.
RISOTTO Il risotto si mangia appena cotto. Il riso, una volta cotto, va mangiato subito altrimenti si ammorbidisce (ossia, come comunemente si dice, fa le orecchie o i corni) ed e` da buttar via. 651
652
Il riso va cotto e mangiato.
Dopo il risotto ci vuole un bel gotto. Dopo il risotto bisogna bere un bel bicchiere di vino. Vedi anche Il riso nasce nell’acqua e muore nel vino [R 637]. 653
Il risotto lo mangi alle sette e lo digerisci all’otto. Il risotto toglie per poco la fame, a differenza di un piatto di pasta. Vedi anche Il riso caccia la fame per tre ore [R 642]. 654
RISPARMIARE f Vedi Avaro, Conservare, Economia, Guadagnare, Serbare, Spendere. 655 Chi non risparmia non acquista. Chi non accantona il denaro col risparmio non riuscira` mai ad acquistare nulla d’importante, di consistente. 656
1342
.
Chi non risparmia non ha mai nulla.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
E` meglio risparmiare all’orlo [In cima] che al fondo [in fondo]. Risparmiare quando c’e` la disponibilita` e` meno triste che farlo quando essa viene a mancare. E` meglio usare parsimonia quando si inizia ad accumulare un risparmio e si puo` continuare a mantenerlo, che scialare per poi lesinare quando sta per finire. 657
658 659
Tardi si risparmia quando siamo in fondo all’orcio [alla botte]. E` inutile risparmiare quando il barile e` vuoto.
Non si risparmia la candela quando e` arrivata al verde. Ossia, in fondo. Le candele un tempo avevano la parte terminale colorata di verde: da qui l’espressione essere al verde usata per dire ‘‘aver finito i soldi’’. 660
661
Risparmia quando la borsa e` piena.
Quando il culo appare non c’e` piu` da risparmiare. Presuppone l’immagine di un recipiente che si svuota: quando appare il fondo e` inutile cominciare il risparmio. Puo` riferirsi anche a un vestito, in particolare un paio di pantaloni che si logorano soprattutto nel di dietro, per cui quando si sfondano in quel punto sono da buttar via. Nel linguaggio figurato la situazione e` un luogo comune: andare con le toppe al culo ‘‘essere povero’’; mostrare il culo come i denti ‘‘avere un vestiti lacero, indecente’’. 662
663
Mal si risparmia quando non c’e` piu` che risparmiare.
La farina si risparmia quando il sacco e` pieno. Forma al positivo dei precedenti. 664
Previdenza e saviezza risparmiano per la vecchiezza. La saggezza e la previdenza suggeriscono di accantonare quanto servira` per vivere quando la vecchiaia non permettera` piu` di lavorare. 665
Chi risparmia in gioventu` non stenta in vecchiaia. Vedi anche i contrari Chi guazza in gioventu` stenta in vecchiaia [G 685]; Gioventu` in liberta`, vecchiaia in poverta` [G 684]; Chi va a caval da giovane, va a piedi da vecchio [G 630]. 666
667 Il risparmio e` il pane della vecchiaia. Per analogia.
pag 1406 - 04/07/2007
1343 668 Chi risparmia ritrova. Chi pone in serbo il superfluo, cio` di cui puo` fare a meno, al momento del bisogno ritrova quello che ha accantonato.
Chi risparmia oggi ritrova domani. Vedi anche Metti la roba in un cantone che verra` la sua stagione [R 805]. 669
670 Roba sprecata fu rimpianta. Per analogia: in tempo di penuria si rimpiangono gli sprechi in tempo d’abbondanza.
Non giova guadagnare a chi non sa risparmiare. Colui che non riesce a risparmiare puo` anche guadagnare molto, ma sara` sempre povero, o in condizione di non riuscire a far fronte alle necessita` quotidiane. 671
672 Dal risparmiare si va all’avarizia. La propensione al risparmio, se non viene temperata dalla saggezza e limitata dal buon senso, puo` facilmente tramutarsi in avarizia. 673 Chi piu ` risparmia meno ha. Perche´ conserva, ma non consumando non gode i suoi beni; tende dunque alla condizione dell’avaro. Vedi anche Con l’avarizia si fa vita da povero [A 1582].
Sempre risparmiare, sempre stentare. Chi risparmia continuamente, si priva del necessario, non consuma, vive tutta la vita negli stenti pur avendo anche notevoli disponibilita`. 674
Per risparmiare il sale si rovina la minestra. Risparmiando sulle piccole puo` capitare di rovinare quelle importanti. 675
676 Chi molto risparmia fa ridere gli eredi. Chi risparmia esageratamente non gode di quello che ha e il frutto di tanti sacrifici andra` solo a beneficio degli eredi. Vedi anche Chi serba serba al gatto [S 1058]. 677
Quanto piange l’avaro tanto ride l’erede.
678 Chi risparmia provvede al cane. Vedi anche Sparagna, sparagna, vien la gatta e se lo magna [S 1059]. 679 L’avaro risparmia per il prodigo. Cioe` non risparmia per se´ ma per degli eredi, che di solito non avendo faticato per accumu-
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
RISPARMIO
lare la ricchezza, sono tendenzialmente prodighi. Vedi anche A padre avaro figiol prodigo [A 1620]. 680 Chi risparmia spreca e chi spende gode. Chi utilizza presto quello che ha, liquida subito a suo vantaggio cio` che possiede, e` certo di goderne o d’averne goduto; chi invece risparmia, rimanda l’utilizzazione di quello di cui dispone, si mette a una serie di rischi che equivalgono alla perdita del vantaggio o di parte di questo. Infatti possono intervenire la perdita totale, il deprezzamento, il deterioramento, l’impossibilita` materiale di goderne per disgrazia dell’interessato stesso. Per questo risparmiare puo` talora equivalere a sprecare.
Il risparmio della formica se lo porta via il vento. Il risparmio minimo, di chi si priva del necessario, e` cosa di nessun conto: costa tante privazioni e non risolve nessun problema svanendo nel nulla. 681
Risparmia come se tu non dovessi morire e godi come se tu dovessi morire domani. Indica la realizzazione di un difficilissimo equilibrio per vivere saggiamente e bene, con un’immagine paradossale tipica della sapienza antica (quale l’evangelica: innocenti come colombe e prudenti come serpenti). La previdenza, che porta al risparmio, deve essere al massimo grado compatibile con il senso della precarieta` della vita, che induce a godere dei beni e delle gioie terrene senza dilazionare troppo. In questa operazione sta la saggezza del vivere. Richiama nella forma e in parte nel significato: Vivi come se avessi da morire domani e lavora come se dovessi vivere sempre [V 1112]. 682
RISPARMIO Vedi Economia, Guadagno, Risparmiare, Serbare. f
Il risparmio e` la base del guadagno. Principio su cui si basa il sistema economico finalizzato all’arricchimento, apparentemente ovvio, ma di applicazione difficilissima; basta pensare al noto Paperon de’ Paperoni (che comincio` risparmiando la famosa monetina) oppure all’eroe di Dickens, Ebenezer Scrooge, suo degno antenato e modello. 683
pag 1407 - 04/07/2007
RISPETTARE 684
Il risparmio e` il primo guadagno.
685
Chi risparmia guadagna.
Chi non sa risparmiare non sa guadagnare. Per analogia. 686
687 Il danaro ce l’ha chi non lo spende. Per analogia. 688
Al risparmio segue l’avere.
689
Dal risparmiare viene l’avere.
Chi oggi risparmia dispone domani. Il risparmio e` del povero. Ossia e` di colui che, non avendo disponibilita`, acquista roba scadente e finisce per buttare via i suoi soldi. Vedi anche Chi piu` spende meno spende [S 1791]. 690 691
692 Il risparmio e` sempre un danno. Il risparmiare nella spesa, fornirsi di cose di poco valore, si traduce nell’avere poco e spendere poi il doppio per rimpiazzare quello che si e` rivelato di qualita` scadente e quindi inutile. Vedi anche Chi piu` spende meno spende [S 1791].
Chi vuol risparmiare per forza spende di piu` per necessita`. 694 Il risparmio e` piu ` difficile dall’acquisto. E` piu` facile essere capaci di guadagnare che sapersi limitare nello spendere il denaro guadagnato. 693
Risparmiare e` piu` difficile che guadagnare. 696 Non e` difficile procurare; e` difficile mantenere. Per analogia. Procurarsi i beni e` piu` facile che amministrarli bene. 695
RISPETTARE 697 Si rispetta il porco per la salciccia. Si ha rispetto di tutto quello da cui si spera di ottenere un vantaggio o un utile. Cosı` si sopporta il porco, sporco e invadente, in vista del vantaggio che se ne potra` trarre. Anche per dire: se qualcosa che in se´ e` sgradevole diventa anche inutile non merita piu` averne considerazione, anzi bisogna liberarsene. 698
1344
.
Si rispetta l’albero per l’ombra.
Si rispetta il cane per il padrone. Come consiglio di comportamento o constatazione si collega ai precedenti, ma la situa699
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
zione e` diversa: negli altri due si accetta la sporcizia o l’ingombro del porco e dell’albero in vista di un utile, qui invece si sopporta la noia, il fastidio che arreca una cosa (il cane) per il fatto che e` protetto da una persona con la quale non e` convenente (per paura o altre ragioni) venire in conflitto. In questo senso vale: spesso si sopportano molestie di persone o altro che potrebbero essere facilmente cacciate o tenute a dovere per il fatto che godono di protezioni contro le quali non e` possibile prevalere. 700 Chi non rispetta non e` rispettato. Il rispetto e` sempre reciproco.
RISPETTO f Vedi Sospetto. RISPONDERE f Vedi Domandare. 701 Chiama e rispondi! Si usa questa espressione quando tra le frasi dette da due persone non c’e` alcun nesso, quando la risposta di uno non ha niente a che vedere con la domanda dell’altro; piu` genericamente: quando tra due cose manca la benche´ minima relazione, quando invece la si presumeva.
Chi risponde prima d’intendere ha poco di quel che si frigge. Ossia ha poco cervello. Il cervello di bue o di altri animali macellati viene di solito mangiato fritto. 702
Chi non risponde a prima voce dice che la domanda non gli piace. La reticenza nel rispondere rivela imbarazzo. 703
704 Non rispondere se non sei interrogato. Chi risponde senza essere interrogato o verra` ignorato, o si ritrovera` impegolato in qualche impiccio.
RISPOSTA 705 Nessuna risposta e` una risposta. Non rispondendo a una domanda si risponde comunque: vale a dire che la risposta sara` il modo nel quale sara` interpretato dagli altri il nostro silenzio. Esatto corrispondente di questo proverbio si ha in tedesco. Vedi anche Tacere e` rispondere [T 38]; Il silenzio e` la risposta dei saggi [S 1342].
pag 1408 - 04/07/2007
1345 Molto vale e poco costa a mala parola buona risposta. Di fronte a una domanda impertinente, o a una provocazione, non costa nulla rispondere gentilmente: spesso si ottiene di piu` che rispondendo per le rime. 706
707 Il ver non ha risposta. Di fronte all’enunciazione della verita` non sono tollerati commenti ne´ precisazioni. 708 La risposta seguita la domanda. La risposta e` conseguente al modo in cui e` stata formulata la domanda.
A stolta domanda stolta risposta. Una domanda sciocca merita una risposta non seria, ma ironica, che ne metta in evidenza l’assurdita`. Alcuni filosofi della setta dei gimnosofisti, catturati in India da Alessandro Magno e sottoposti a un minaccioso interrogatorio con domande ad enigma risposero, fra l’altro, anche qualcosa di simile: ‘‘A domande ambigue ambigue risposte’’ (Plutarco, Vita di Alessandro, 64.8). 709
710 711 712 713
A tal proposta, tal risposta. Stolta proposta non vuole risposta. A stolta domanda nessuna risposta. Non e` da savi rispondere ai matti.
RITA Santa Rita da Cascia (Roccaporena 1381-Cascia 1457), la cui festa si celebra il 22 maggio, e` figura straordinaria e una delle sante piu` conosciute, onorate e venerate nel mondo, invocata nelle situazioni disperate come Santa degli impossibili. Condivide con pochi altri santi, quali sant’Antonio da Padova e san Francesco, la prerogativa di essere amata un po’ da tutti, spesso anche da coloro che non credono. Il suo leggendario raccoglie molti fioretti, che compaiono nella diffusa iconografia. Rita, prima di essere suora, obbedı` ai genitori che la vollero maritare, e dovette subire la malvagita` e la violenza del marito, che convertı` e poi perse. La sua vita tribolata l’avvicina ai guai e alle disgrazie di tutti. Pur godendo di altissima e diffusissima venerazione, nonostante sia personaggio storico, e` stata espunta dal nuovo calendario liturgico del 1969. f Vedi Santo.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
ROBA
Non c’e` che santa Rita che faccia l’impossibile. La grande devozione per questa santa e` dovuta allo straordinario numero di miracoli compiuti in situazioni che non presentavano vie di scampo: malattie inesorabili, odi antichi, pericoli e mali senza speranza. 714
Non c’e` che da raccomandarsi a santa Rita. Cosı` si dice quando la situazione e` disperata. Il detto e` usato anche in senso ironico. 715
Santa Rita ci fatica. Usato per situazioni talmente gravi da risultare di difficile soluzione anche per santa Rita. 716
Santa Rita fa l’impossibile, ma san Regala fa di piu`. San Regala, ovviamente inventato, intende alludere al fatto che col ricorso a regali e favori e` possibile, nella vita, ottenere molte cose. Vedi anche San Donato ammazzo` San Giusto [Q 107]. 717
RITORNARE f Vedi Viaggio. RIUSCIRE 718 Riesce a uno quel che non riesce a cento. Accade che uno faccia con facilita`, per talento o per caso, quello che tanti non sono riusciti a fare con impegno e sforzo.
Se non riesce la prima volta riesce la seconda. Bisogna essere perseveranti e ripetere i tentativi, perche´ un lavoro, un’operazione, un’impresa, non sempre riescono alla prima. 719
720
Quello che non e` riuscito oggi puo` riuscire domani.
ROBA Innazitutto nel senso verghiano di ‘‘ricchezze, proprieta` ’’, poi in quello piu` generico di ‘‘cosa, oggetto’’ o anche ‘‘prodotto’’ e, specificamente, ‘‘prodotto dei campi’’. f Vedi Anima, Avanzare, Avaro, Avere, Denaro, Quattrini, Ricchezza, Risparmiare, Trovare. La roba va alla roba (e i pidocchi alle costure). La ricchezza, per logica sua, va sempre dove e` la ricchezza. Eredita`, buoni affari, vantaggi 721
pag 1409 - 04/07/2007
ROBA
vanno sempre a finire a chi maneggia il denaro. Vero e` che il possesso del denaro e dei beni non e` mai senza ombra di disonesta`, per cui il proverbio dice che i soldi vanno la` dove c’e` piu` sudicio, come i parassiti corrono dove e` maggiore la sporcizia. In tempi di minore igiene lo sporco degli abiti si raccoglieva soprattutto alle costure, alle cuciture. Se ne ripete di solito solo il primo elemento. Vedi anche Danaro fa danaro e miseria fa pidocchi [D 36]; Ricchezze fanno ricchezze e i pidocchi i pidocchi [R 444]; Piove sempre sul bagnato [P1856]. Cui sunt multa bona huic dantur plurima dona. Per analogia. ‘‘Chi possiede molti beni riceve anche molti doni’’. Proverbio medievale tuttora noto. La gente fa doni ai ricchi in quanto si aspetta a sua volta di riceverne. Vedi anche I soldi vanno coi soldi [S 1514]. 722
723 A chi ha, tutti vogliono dare. Per analogia. Vedi anche L’acqua va [corre] (sempre) al mare [A 138].
Quando la roba non costa, bel consumar ch’egli e`. Quando la roba non costa niente, ovvero viene pagata da altri, si consuma con larghezza, senza lesinare e senza badare a risparmi. L’uso del soggetto pleonastico egli e` un tratto arcaico e toscanizzante. Vedi anche Col culo degli altri ci si siede bene anche sui carboni ardenti [C 2661]; Coll’olio che non si paga ci si unge anche il carretto [P 139]. 724
725
1346
.
Della roba d’altri si spende senza risparmio.
Sproni propri e cavallo altrui fanno corte le miglia. Per analogia. Non ci si cura molto della salute d’una bestia che non ci appartiene. Vedi anche Sproni nuovi e cavallo d’altri accorciano la via [S 1985]. 726
I cavalli altrui corron sempre spediti. Per analogia. 727
Del cuoio degli altri si fanno le corregge piu` larghe. Per analogia. Il cuoio degli altri si taglia senza risparmio. 728
729 Roba nuova va bagnata. Chi compra una cosa nuova deve bere in compagnia di amici familiari, colleghi. In partico-
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
lare si bagna una promozione, un avanzamento di carriera, i gradi ottenuti sotto le armi. Se non si bagna la fortuna non continua. La roba si piglia dov’e` e si mette dove serve. Criterio un po’ disinvolto; tuttavia nella vita pratica, potendo, ci si comporta proprio in questo modo. Con la roba che si presenta disponibile, per abbondanza, per caso, per generosita` o dabbenaggine altrui, ci si comporta nel modo piu` semplice: si prende e si adopra, aspettando che qualcuno si risenta o la rivendichi; in caso contrario, tanto meglio perche´ non e` venuta a costare nulla. 730
Roba non pagata, roba non apprezzata. Le cose ottenute senza spesa, senza impegno, senza lavoro sono considerata di scarso valore e non apprezzate per quello che realmente valgono. 731
732
Roba ereditata e` meno stimata.
733
La roba vale quel che si paga.
734 Roba sudata non si getta al vento. La ricchezza che si e` acquistata con fatica e sacrificio si usa con parsimonia e attenzione, perche´ si sa bene quanto costa.
Roba non faticata non dura una giornata. Reciproco del precedente. 735
736
Chi fa la roba la conserva e chi la trova la butta via.
Roba a credito si paga una volta e mezzo. Le cose acquistate a credito vengono a costare di piu` per l’amarezza e l’angoscia che comporta il dover fare continue rinunce per arrivare a pagare il debito. 737
Roba rara, roba cara. Quando la merce e` rara sul mercato ha un prezzo alto, ovvero e` custodita con cura. Ma puo` valere anche in senso generico, per qualsiasi cosa che si trova raramente, vedi anche la variante Cosa rara, cosa cara [R 234]: cosa e roba possono essere sinonimi in molte zone d’Italia, soprattutto nel Settentrione. 738
739
A quelli che han la roba e` augurata la morte.
pag 1410 - 04/07/2007
1347 Chi ha molti beni da lasciare vede intorno a se´ gli eredi attendere la sua fine per poter godere della sua ricchezza. 740 La roba quando e` poca avanza. Quando qualcosa e` disponibile in modesta quantita` tutti si riguardano nell’usarla e nel servirsene e quindi alla fine avanza. Vedi anche Roba poca sempre avanza [P 1961]; La roba c’e` quando avanza [A 1558]. 741 Quando la roba e` poca la cena avanza. Vedi anche Il poco spesso avanza [P 1962].
La roba regalata non va piu` ridata. Principio del diritto comune non scritto: una volta che una cosa e` stata donata non puo` essere richiesta, ne´ deve essere restituita. 742
743
Roba data e` come comprata.
744 Roba offerta, mezza buttata via. Si dice cosı` perche´, quando la merce viene offerta, si deprezza e chi la riceve crede che gli venga data perche´ serve a poco.
La roba cattiva non e` mai a buon mercato. Per quanto la si paghi poco la roba scadente non e` mai acquistata bene in quanto si rivela quasi sempre di scarsa qualita` e utilita`. Vedi anche Chi piu` spende meno spende [S 1791].
.
ROBA
La roba non e` di chi la procura, l’accumula, ma di chi ne fa uso. Con la variante di chi la fa allude invece al fatto che spesso chi produce qualcosa non la sfrutta affatto, vedi anche Il ciabattino manda la moglie con le scarpe rotte [C 1504]. Uomo senza roba, pecora senza lana. Chi non ha disponibilita` e` privo di difesa e nudo al punto che tutti i venti gli procurano freddo, tutto lo ferisce e gli procura dei guai. Vedi anche Uomo senza quattrini e` un morto che cammina [Q 91]. 750
Chi della roba non fa stima e cura piu` della roba la sua vita dura. Non si puo` far conto di campare un certo numero di anni e consumare le ricchezze in modo da non lasciare nulla, perche´, se si vive piu` a lungo, si finisce in miseria. Vedi anche Come il povero Ammannato: la roba e` finita e il tempo e` avanzato [A 733]; Finirono le fave anche all’Allocco che ne aveva quattordici magazzini e ne mangiava una al giorno [A 472]. 751
745
746 Buona roba non e` mai cara. Reciproco del precedente. 747 Chi ha roba ha parenti. Chi e` ricco, dispone di molti beni e averi, ha sempre intorno chi gli si professa amico o parente. Vedi anche Finche´ la botte e` piena l’amicizia canta [A 622]; Le donne e gli amici corrono dietro alle borse piene [B 737] ; Ognuno e` amico di chi ha buon fico [F 719]; Chi perde la roba perde la compagnia [P 1294]; La ricchezza ha sempre compagnia [R 405]; Tempore felici multi numerantur amici: si fortuna perit, nullus amicus erit [A 670].
Il valore della roba si conosce quando e` perduta. Quando non c’e` piu` si capisce quanto era utile e preziosa. Vedi anche Il bene si conosce quando non c’e` piu` [B 384]; Il bene della salute si conosce quando si perde [S 188]. 748
749
La roba non e` di chi ce l’ha [di chi la fa], ma di chi se la gode.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Roba trovata non torna piu` a casa. Gli oggetti perduti c’e` speranza di ritrovarli se nessuno li trova prima, ma, se questo avviene, non torneranno piu` nelle mani del proprietario. 752
Roba trovata mezza rubata. Altro principio del diritto comune non scritto: cio` che uno trova, facendo poi in modo che il proprietario non lo venga a sapere, e` come se fosse rubato. 753
La roba buona non sta nelle case dei matti. Cose di pregio stanno nelle case delle persone avvedute e accorte; i matti, se ce l’hanno, le perdono subito. 754
755 La roba degli altri e` sempre migliore. Per un fenomeno psicologico le cose che hanno gli altri sembrano migliori. Vedi anche L’erba del vicino e` sempre piu` verde [V 702].
Chi ha fatto la roba cerca di fare la persona. Chi si e` arricchito avventuratamente cerca di consolidare la sua precaria posizione sociale acquistando meriti, blasoni, cultura; ma i ten756
pag 1411 - 04/07/2007
ROBA
tativi sono spesso goffi e il proverbio si usa di solito in senso ironico. Vedi anche I soldi sono il primo scalino della nobilta` [S 1520]. 757
Fatta la roba si fa l’onore.
758
Prima si fa la roba e poi la nobilta`.
Della roba [Dei beni] di mal acquisto non ne gode il terzo erede. La ricchezza ottenuta con mezzi disonesti non arriva alla terza generazione, come se portasse in se´ una maledizione. Ha un parallelo preciso nel motto latino medievale, talora ancora ripetuto: 759
760
De rebus male acquisitis non gaudebit tertius haeres.
761
La roba di mal acquisto se la porta il vento.
762
La roba di mal acquisto non arricchisce.
763
Roba mal acquistata non dura un’annata.
764
Roba rubata corta durata.
Roba rubata non fa ne´ pro ne´ parata. La roba rubata non puo` essere goduta a pieno per la paura o per il rimorso; ne´ puo` essere mostrata, non se ne puo` far sfoggio ne´ menar vanto, potendo essere riconosciuta da chi e` stato derubato. 765
766
Roba rubata dura una giornata.
767
Roba rubata viene e va. Roba rubata va com’e` venuta.
768 769
1348
.
Roba di mal acquisto come viene se ne va.
Res parata furto durabit tempore curto. ‘‘La roba procurata col furto durera` un tempo corto’’. Il proverbio e` indicato anche da L. De Mauri (5000 proverbi e motti latini, Hoepli, Milano 1979, p. 318), come ‘‘proverbio popolare’’ e forse con ragione, tenendo conto che chi masticasse appena un po’ di latino si serviva di un proverbio come questo, d’origine imprecisata, per comunicare giudizi pesanti senza farsi capire da ignoranti. Vedi anche Ricchezza di mal acquisto finisce in soffitta [R 442]; Ricchezza mal acquistata va via in una soffiata [R 443]; Quel che vien di ruffa e raffa se ne va di buffa in baffa [V 395]. 770
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
771 La roba della fortuna poco dura. La ricchezza che deriva da una vicenda avventurosa, da una combinazione fortunata, da un lascito, spesse volte non dura molto, trovando il fortunato del tutto impreparato a gestire e conservare il patrimonio inatteso. Vedi anche Quel che vien di salti in salti va via di balzi in balzi [V 394].
Si fa piu` roba con la lingua che colle braccia. Il lavoro che si fa con le parole e` piu` redditizio di quello che si fa con le braccia. Il lavoro dell’avvocato, dell’intellettuale, del politico rende piu` di quello del contadino e dell’operaio. 772
Chi aspetta la roba degli altri muore di sbadigli. Se fai conto su quello che puo` venirti dagli altri, attenderai a lungo e inutilmente. Si dice soprattutto di coloro che aspettano le eredita` per vivere bene. 773
774
Mentre s’aspetta la roba degli altri non si gode la propria.
775 Le eredita` fanno allungare il pelo. Per analogia. Fare il pelo lungo significa ‘‘attendere per moltissimo tempo senza speranza’’. L’espressione deriva forse da una credenza che vuole che l’attesa noiosa faccia allungare piu` rapidamente la barba. Vedi anche Chi aspetta eredita` campa di stenti [E 109]. 776 La roba vecchia risparmia la nuova. Usando la roba vecchia, non ancora logora, si risparmia quella nuova. Vedi anche Rammendando la roba vecchia risparmi la nuova [R 152].
Quando cresce la roba cresce la superbia. Quando aumentano gli averi, la ricchezza, aumenta anche la presunzione e la vanagloria. Vedi anche La ricchezza e` la madre della superbia [R 433]. 777
Roba vecchia tocca ai poveri o agli allocchi. Le cose usate, di poco valore, vanno a finire nelle mani dei poveri che non hanno di meglio, o degli sciocchi che non capiscono nulla e la prendono facendosi ingannare, sperando di poterci fare qualcosa. 778
779
Dove non e` la roba anche i cani se ne vanno.
pag 1412 - 04/07/2007
1349 Laddove non c’e` da ricavare nulla, non ci sono prospettive di guadagno o di vantaggi non rimane nessuno, anche le persone piu` povere, modeste si allontanano. Non e` sempre colui che fa la roba quello che se la gode. Chi si procura un bene, una ricchezza non sempre e` destinato a goderne: la vita presenta incognite tali per cui i progetti umani spesso vengono disattesi in maniera imprevedibile. Vedi anche Uno pianta l’albero e un altro mangia il fico [P 1587]. 780
Roba che guarda in su e` tutta di Gesu`. I prodotti che sono nei campi (intesi come cose che crescono, che devono venire su) sono tutti nelle mani del Signore e si raccoglieranno solo se a lui piacera`: la grandine, la siccita`, la pioggia, i parassiti possono sempre distruggerli. 781
La roba raddrizza la gobba. La ricchezza fa camminare a testa alta chi, prima di ottenerla, aveva un atteggiamento umile e dimesso. Oppure anche: la ricchezza fa sparire i difetti in chi la possiede, da` sicurezza, baldanza; la ricchezza fa passar sopra ai difetti. 782
783
La roba nasconde la gobba.
La roba fa maritar la gobba. La ricchezza ingolosisce tutti al punto che fa accettare di buon grado quello che nessuno vorrebbe, come una donna gobba per moglie. Vedi anche Con la bella dote si maritano anche le zoppe [D 1143]; A donna ricca non mancan pretendenti [R 456]. 784
Non si mette tutta la propria roba sopra un solo bastimento. Non si impegna tutto il proprio avere in un solo affare, in una sola impresa, perche´ se va male, si perde tutto. E` buona norma investire in affari diversi che possano compensare con i profitti le perdite. 785
Roba di campagna chi la trova se la magna. Allude a un principio del diritto non scritto, che si rifa` a tempi nei quali molti pativano la fame: quello che si trova in campagna puo` essere preso per sfamarsi a cominciare dai prodotti spontanei. Il diritto medievale limi786
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
ROBA
tava in diversi casi la proprieta` e consentiva l’uso dei prodotti della terra anche agli estranei mediante varie servitu` e consuetudini. Molti prodotti delle piante d’alto fusto erano considerati spontanei e non coltivati, e quindi ne veniva consentito l’uso in varie forme. I proverbi mantengono il ricordo di queste convenzioni; col passare del tempo, quando la proprieta` borghese ha impedito agli estranei di usufruire di qualunque bene della terra di proprieta`, sono passati a descrivere una realta` di fatto: la consuetudine del furto nella campagna, che induceva a porre dei guardiani nei campi durante il periodo delle raccolte. 787
La roba di campagna e` di Dio e di chi la magna.
788
La roba di campagna e` un coglion chi non la magna.
Roba in campagna e` di chi la magna; roba nel cassone e` solo del padrone. E` un luogo comune questo cruccio dei coltivatori che riguarda la precarieta` dei loro averi, dei loro guadagni, del loro lavoro, perche´ si trovano per molto tempo nei campi alla merce´ delle intemperie, della stagione e soprattutto dei ladri, che un tempo non erano una piccola piaga. A questa situazione di continuo pericolo si contrappone la condizione, e i beni, di coloro che fanno altre attivita`, nelle quali il guadagno finisce al sicuro nella cassa. 789
La roba dura tre generazioni: quella che la fa, quella che la trova e quella che la disfa`. I nonni ammassano le ricchezze, i figli se le godono e i nipoti le dilapidano o le disperdono suddividendole. 790
791
La roba ha tre generazioni: una la fa, la seconda la conserva e la terza la disperde.
La roba fatta dura tre generazioni (se la seconda la vide fare). La ricchezza accumulata da una generazione di per se´ non e` stabile: non passa la terza generazione a patto che la seconda abbia partecipato alla sua formazione, avendo preso un certo contatto con il danaro e almeno appreso in modo approssimativo a gestirlo e conservarlo. 792
793
Una la fa, l’altra la serba e la terza se la mangia.
pag 1413 - 04/07/2007
ROBA
Una generazione fa la roba e l’altra se la mangia. 795 La roba c’e` chi la fa, chi la disfa` e chi la trova gia` fatta. La roba sta sempre nelle mani di tre tipi di persone: coloro che se la procurano, coloro che la dissipano e coloro che la ereditano e devono solo godersela. 794
796 La roba e la miseria vanno e vengono. La posizione economica degli uomini non e` stabile: oscilla tra la ricchezza e la penuria che non sono condizioni permanenti, in quanto basta poco per passare dall’una all’altra. Vedi anche Le ricchezze hanno le ali [R 422]; La ricchezza e la scienza non hanno residenza [R 424]. Secondo altri proverbi, invece, la miseria ha una certa tendenza a essere stabile: Chi si mette a stentare stenta sempre [S 2073]; La miseria rincorre la miseria [M 1565]; e anche il gioco di parole Ricchezza mobile, miseria stabile [R 446].
La buona roba non sta in bottega. In quanto viene venduta subito e quando si va a ricercarla non si trova piu`. 797
798 Roba buona da se´ si loda. Le cose di valore non hanno bisogno di lodi: basta il loro aspetto a contraddistinguerle come le migliori. 799 Roba nascosta, mezza perduta. Cio` che si nasconde con tropps accuratezza rischia di essere perduto, perche´ non ci si ricorda dove si e` messo. 800 La roba del comune e` di chi se la piglia. Nessuno si occupa delle cose che sono di tutti, affidando ad altri la cura e il mantenimento di quanto e` di pubblica utilita`. Qui comune non si identifica esattamente con l’ente che ha questo nome, ma si riferisce a tutto quello che non sta sotto la proprieta` personale di un singolo, che lo difende e lo conserva, ma quello che rientra in un possesso collettivo, di diritto o di fatto, che, per incuria o scarico di responsabilita`, rimane in balia di chi se ne voglia impadronire. Vedi anche Roba del governo: chi non la ruba va all’inferno [G 980]; Roba del comune, roba di nessuno [C 1979]; L’asino del comune muore sempre di fame [A 1434]. 801 802
1350
.
La roba del comune e` di tutti e di nessuno. Il cane che ha tanti padroni muore di fame.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Per analogia. Vedi anche Cane di due padroni muore di fame [C 385]. Chi prende una donna brutta per la roba non gode ne´ l’una ne´ l’altra. Chi fa un matrimonio d’interesse, sposa una donna poco avvenente credendo di potersi godere la sua ricchezza, rimane deluso. Il fatto di aver sposato una donna che non gli piace gli avvelena infatti l’esistenza al punto da non fargli godere gli agi ottenuti. Vedi anche Chi per denaro la brutta si piglia semina grano e raccoglie paglia [B 949]. 803
Chi fa conto della roba degli altri presto si veste e presto si sveste. Chi prende facilmente a prestito, chi pensa di potersi giovare della roba altrui, fa presto ad avere dei vantaggi, ma fa presto anche a perderli perche´ il bene preso in prestito deve essere restituito. Vedi anche Chi si veste dei panni altrui presto si spoglia [V 626]. 804
Metti la roba in un cantone che verra` la sua stagione. Riponi accuratamente le provviste, la roba che non usi, quello che ti e` superfluo, perche´ arriva il momento in cui tutto serve o torna comodo. Non gettar via quello che e` buono, di qualche valore, anche se al momento ti pare inutile. Vedi anche Chi ha, conservi [A 1653]; Tutto quello che hai tientelo caro [A 1654]; Chi risparmia oggi, ritrova domani [R 669]. 805
Poca roba, poco pensiero. Chi non possiede non ha paura di perdere nulla, non sta in ansia, non ha affanni e dorme sonni tranquilli. Vedi anche Grandi ricchezze poco sonno [R 390]; Chi non ha denari non ha neanche pensieri [D 55]; Chi non ne ha non ne perde [A 1673]; Chi ha la casa vuota lascia la porta aperta [A 1674]. 806
Poca roba Iddio la loda. Su un piccolo avere scende la benedizione divina in quanto esso permette di sfuggire alla miseria e tiene lontane la presunzione e l’arroganza della ricchezza. 807
808 La roba non fa l’uomo beato. La ricchezza non basta per avere la felicita`. In questa forma gia` in Boiardo, Timone (atto IV, scena VI): ‘‘La roba non fa mai l’uomo beato’’. Vedi anche I soldi non fanno la felicita` [S 1511]; Il danaro non fa la felicita`, ma chi non l’ha spesso e` infelice [D 69].
pag 1414 - 04/07/2007
1351
.
ROCCO
Roba cara e donne brutte se ne trova dappertutto. Di roba a prezzo alto e di donne di scarsa avvenenza ognuno puo` provvedersi quanto vuole. Le cose buone e convenienti vanno cercate con pazienza.
La donna malaccorta quando annotta prende la rocca. Bisogna lavorare quando e` il momento. La donna di poco senno comincia a filare quando e` l’ora d’andare a letto. Vedi anche Quando il sole tramonta il poltrone comincia a lavorare [P 2090]; Gallina nera fa l’uovo la sera [G 89].
ROCCA La rocca (vedi Filare) e` un’asta che ha su una cima intagli, rigonfiature di legno, o forche per trattenere la lana. Comunemente ha una sorta di castelletto a forma affusolata ottenuto dalla divaricazione e dalla riunione delle quattro parti nelle quali viene divisa la verga. Talvolta ha il cestino: la verga viene spaccata in quattro o piu` parti che sono poi intrecciate a forma di minuscolo cesto. La rocca e` detta anche conocchia, nonostante che questa sia propriamente il ciuffo di lana o altro che la filatrice pone sulla rocca per procedere alla filatura. La rocca a mano e` tipica del Meridione ed e` piu` corta, circa trenta centimetri, per cui viene tenuta in mano dalla filatrice. La rocca a braccio e` lunga circa un metro ed e` usata nel resto d’Italia. Viene tenuta con un braccio e sovente infilata nella cintura. In cima alla rocca si ponevano dei bei nastri per fermare la lana, ovvero un cappelletto, di cartone, di cuoio o di carta colorata o disegnata, di solito, per le ragazze, regalo del fidanzato. Dalla rocca scende la lana o altro della conocchia, che, filata, va ad avvolgersi nel fuso. f Vedi Conocchia, Filare, Fuso.
La vecchia mal raddotta sulla sera la piglia la rocca. La vecchia poco previdente, vagabonda si mette a lavorare quando e` buio. Raddotta sta per ‘‘ridotta’’. Vedi anche Quando il sole tramonta l’oziosa al lavoro e` pronta [O 731].
809
Povera quella bocca che vive con la rocca. Povera la donna che si mantiene filando, come una volta spesso accadeva. Era un lavoro che rendeva pochissimo perche´ tutte le donne lo facevano. 810
811 La rocca non ha bisogno di tanti fusi. Per lavorare molto non servono molti arnesi, ma molta voglia. Usato solo nella metafora del lavoro, contro chi trova scuse per non farlo, adducendo la mancanza di strumenti, vedi anche Quando la femmina vuol filare fila senza fuso [F 561]. E anche in generale: Chi ha voglia di zappare zappa anche con la zappa di legno [Z 34].
A ogni rocca basta un fuso. In metafora: a ogni donna basta un marito. Non e` usato in senso proprio, che´ sarebbe un’ovvieta` , ne´ in altro senso metaforico, come invece il precedente. 812
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
813
814
Rocca e fuso a chi ne sa l’uso. Le cose, anche se semplici, deve farle chi le sa fare. 815
ROCCO San Rocco (la cui festa ricorre il 16 agosto) lega il suo nome a molti proverbi poiche´ e` santo popolarissimo e oggetto di particolare devozione. Era il patrono degli appestati e veniva invocato durante le pestilenze; era protettore dei pellegrini perche´ aveva viaggiato a lungo in Europa, liberato molti paesi dalle epidemie e curato i malati. Nato a Montpellier visse probabilmente nel XIV sec., durante la grande peste. E` raffigurato nelle ceramiche votive fatte fare per preservarsi dalla peste. Sovente nelle chiese ha un suo altare dove, nelle pale, compare con i suoi segni distintivi: il bastone da pellegrino e la bisaccia che ricordano il suo girovagare e il pellegrinaggio a Roma. Talvolta ha la conchiglia del pellegrino come san Giacomo (vedi la voce). Spesso e` in atto di mostrare la piaga o il bubbone della peste, dalla quale fu affetto, nella coscia, posto dove piu` frequentemente si manifestava il morbo. Ai piedi del santo sta sempre il cane, importante compagno del suo leggendario. Nel 1485 il corpo di san Rocco fu trafugato da Montpellier dai veneziani, che portarono le spoglie a Venezia dove edificarono la magnifica chiesa e la celebre Scuola di san Rocco, confraternita per la cura degli ammalati, che si diffuse nel mondo. Per san Rocco il caldo e` troppo, per san Ginese brucia i campi e il paese. La festa di san Rocco cade il 16 agosto, il giorno dopo Ferragosto, periodo per tradi816
pag 1415 - 04/07/2007
ROGAZIONI
1352
.
zione caldissimo. San Genesio (Ginese), patrono degli attori, martire a Roma, viene invece festeggiato il 25 agosto. Per san Rocco la rondine fa fagotto. Le rondini sono tra i primi uccelli migratori a partire quando sta per finire il caldo. Nella seconda meta` d’agosto le rondini cominciano a radunarsi sui fili della corrente, pronte a intraprendere il viaggio verso le terre calde dell’Africa. Vedi anche San Benedetto (21 marzo) la rondine sotto il tetto [R 911]; San Niccolo` di Bari (6 dicembre) la rondine passo` i mari [N 313]. 817
Per san Rocco la noce perde il cappotto. Il questo periodo comincia a crepare il mallo della noce, che e` il rivestimento spesso e verde che protegge il guscio. Questo involucro esterno, aprendosi sempre piu`, dopo parecchi giorni lascia cadere a terra la noce. 818
Per san Rocco il noccio`lo ha il grappolotto. Il noccio`lo in questo periodo mostra il castelletto di nocciole gia` formate sui rami. Le nocciole si formano a gruppi di tre, quattro o cinque. 819
Dopo san Rocco si sfama ogni pitocco. Passata la festa di san Rocco, comincia ad avvicinarsi l’autunno, periodo in cui la campagna elargisce frutti in abbondanza. 820
Se nel periodo delle Rogazioni il tempo e` inclinato alla pioggia, continua a piovere, se invece e` bello, si stabilizza la buona stagione. ROGNA Rogna e` il nome volgare della scabbia, eruzione cutanea provocata dall’infestazione della pelle dell’Acarus scabiei. Il prurito provoca grattamento con focolai di dermite, pustole che tormentano e impiagano. Un tempo era una malattia molto comune. Come parola e` passata molto presto in metafora per indicare qualsiasi problema di non facile soluzione; e cosı` si dice rognosa una cosa particolarmente noiosa e fastidiosa, che crea un disagio paragonabile a quello causato dalla rogna. Chi ha rogna altro mal non gli bisogna. Il rognoso soffre cosı` tanto che non e` concepibile che gli possa essere inflitto altro male. In effetti gia` un proverbio latino medievale ammonisce Laborantem scabie morborum Iliade premit ‘‘Chi e` malato di rogna e` oppresso dall’Iliade delle malattie’’, dove la menzione del poema omerico e` probabilmente da intendere nel senso che questo poema e` una serie di battaglie, di sofferenze, dolori, affanni, come questa malattia che tormenta e non da` pace. Esiste, per quanto non frequente, il modo di dire essere un’Iliade in riferimento a una lunga serie di mali e di sventure. 822
823
Chi ha la tosse [tigna] o la rogna altro mal non gli bisogna.
Rogna da grattare moglie bella da guardare: non manca mai da fare. Chi e` affetto dalla scabbia ha un tale prurito da essere costretto a grattarsi giorno e notte; chi ha sposato una bella donna ha il suo daffare per tenerle continuamente lontani i ronzoni. Ovviamente l’accento e` inteso sui patimenti di chi ha una bella moglie. 824
ROGAZIONI Le Rogazioni erano processioni che venivano fatte per la campagna in modo poco formale, con lo stretto necessario per la benedizione e pochi altri oggetti di culto. Spesso erano lunghissime, data l’estensione di certe parrocchie. Erano quattro. La prima (Litanie maggiori) veniva fatta per la festa di san Marco (25 aprile), le altre tre (Litanie minori) nei tre giorni antecedenti l’Ascensione. Durante le Rogazioni si cantavano le Litanie dei santi. Le preghiere recitate ai tabernacoli sui rilievi chiedevano al Signore di allontanare la peste, la fame, la guerra, il terremoto e ogni calamita` celeste, impetrando un buon raccolto e la benedizione sulla terra e sugli uomini. 821
Per le Rogazioni nei fossi l’acqua chiama l’acqua e l’asciutto l’asciutto.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
825 Chi ha la rogna se la gratti. Chi ha un problema, un male, cerchi di liberarsene o se lo tenga. Invito a non aspettarsi niente dagli altri o anche affermazione di disinteresse per qualcuno o qualcosa. Vedi anche La legge del Menga: ‘‘Chi l’ha in culo se lo tenga’’ [M 1218]. 826 E lascia pur grattar dov’e` la rogna. Lasciate che chi ha da pentirsi, dolersi, scontare il male che ha fatto, lo faccia: voi fate
pag 1416 - 04/07/2007
1353 quello che dovete, andate per la vostra strada. Verso dantesco rispecchiante un proverbio e a sua volta divenuto proverbiale (Paradiso 17.129): ‘‘Ma nondimen, rimossa ogni menzogna, / tutta tua vision fa’ manifesta; e lascia pur grattar dov’e` la rogna!’’. Chi gratta rogna attacca. Il grattarsi era ritenuto in passato la causa della trasmissione della rogna perche´ stimolava le pustole, considerate all’origine della malattia, che in realta` e` causata dall’acaro della scabbia. 827
828 La rogna s’attacca. La rogna facilmente si trasmette attraverso il contatto tra le persone. Il detto e` usato anche in senso metaforico: rognosa e` definita la persona particolarmente scorbutica, intrattabile, come si definisce rognosa una faccenda spinosa, piena di fastidi. La rogna, intesa quindi come umore, irascibilita`, brutto carattere, oppure come problema, inconveniente, si puo` trasmettere da una persona all’altra.
Pizzica e gratta: la rogna e` fatta. Come uno sente il prurito e comincia a grattarsi la rogna viene fuori e da lı` cominciano le sofferenze. Se si va a stuzzicare qualcuno o qualcosa che puo` essere fonte di problemi, ben presto si otterra` un effetto indesiderato. Vedi anche Non toccare il can che dorme [C 366]; Chi stuzzica il vespaio si prepari a grattarsi [C 370]. 829
830 Acqua fredda porta rogna. Si voleva che fosse l’acqua gelata a provocare questa malattia.
Rogna canina sette anni cammina. La rogna che attacca i cani ha una lunghissima durata e si diceva che durasse sette anni. Di solito l’animale malato di rogna moriva d’infezione o veniva abbattuto. 831
Rogna birresca quando pare finita si rinfresca. Quando uno comincia ad avere a che fare con la giustizia i suoi guai non finiscono mai e quando sembrano finire ricominciano. Birresco, aggettivo desueto da birro (sbirro: guardia pubblica, gendarme), ha una forte connotazione negativa, molto piu` dell’attuale poliziesco. Richiama i tempi, soprattutto secenteschi, in cui i birri esercitavano la funzione di 832
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
ROMA
mantenere l’ordine pubblico spesso non alle dipendenze dirette dell’autorita` civile, ma di governatori di stati occupanti, ovvero di potenti locale. Il termine era tristemente famoso nel periodo risorgimentale, riferito alle guardie dei governi dell’antico regime. Vedi anche La merda piu` si rimescola e piu` puzza [M 1280]. Chi rogna cerca, rogna trova. Chi va in giro in cerca di guai li trova presto e in gran numero. Cercare rogna vuol dire ‘‘aver voglia di litigare’’, ‘‘cercarsi i guai’’. 833
ROGNOSO Meglio il rognoso che l’ozioso. Meglio l’uomo malato, che ha una disgrazia, che l’uomo che non lavora o ha un vizio. 834
ROMA Nei proverbi si riflettono le molteplici immagini di Roma, una citta` che ha avuto un destino lungo (‘‘Citta` eterna’’, si dice) e singolare: Roma antica, imperiale, potente conquistatrce, patria del diritto, capitale del mondo, corrotta, persecutrice dei cristiani, cristiana, Roma papale, sede del capo della cristianita`, Roma rinascimentale, sede di una corrotta Curia e fonte di corruzione e ingiustizie. Tutti questi aspetti sono presi in considerazione man mano che servono come immagine, metafora per spiegare altre realta`, o regole generali, soprattutto il rapporto tra potere assoluto e sudditi, con le ramificazioni di intrighi, d’ipocrisia, di violenza, corruzione, ingiustizia. f Vedi Cartagine, Papa. 835 Roma e` la citta` eterna. Il detto esprime lo stupore per la lunga esistenza di Roma come centro del mondo: prima del mondo antico unito dall’Impero Romano, poi di quello cristiano che ha avuto nel papato il suo centro di aggregazione. Anche se il nesso Roma aeterna si trova per la prima volta in Tibullo (2.5.23 s.), l’idea di Roma come citta` imperitura si diffonde con i poeti Virgilio e Orazio (Carmen saeculare), e viene codificata gia` negli editti di Teodosio. E` credenza popolare che la fine di Roma coincidera` con quella del mondo e avverra` quando il rivestimento aureo della statua di Marco Aurelio in Campidoglio sara` consumato. 836
Roma e` la citta` santa.
pag 1417 - 04/07/2007
ROMA
1354
.
E` la citta` dei primi martiri, sede del papato e centro della cristianita`. Roma la santa, Napoli la nobile, Firenze la bella, Genova la superba, Milano la grande, Ravenna l’antica, Venezia la ricca, Padova la dotta e Bologna la grassa. A Napoli ci sono molti nobili, anche di bassa condizione. Milano e` stata ed e` la citta` piu` grande del Nord d’Italia. Ravenna e` stata il centro della dominazione bizantina. Padova e` sede di un’antica e prestigiosa universita`. Per le citta` di Firenze, Genova, Bologna e Venezia vedi alle rispettive voci. 837
838 Roma non fu fatta in un giorno. Si dice cosı` a chi vuole affrettare troppo i tempi, pensando di fare rapidamente quello che richiede spese, lavoro, fatica. Le cose vanno fatte impiegando tutto il tempo che richiedono. Vedi anche in senso un po’ diverso Romolo comincio` Roma e non l’hanno ancora finita [R 891]. 839 Parigi non fu fatta in un giorno. Per analogia.
Il mondo non fu fatto in un giorno. Per analogia. 840
841 Il mondo fu fatto in sei giorni. Per analogia. Vedi anche Il mondo fu fatto un po’ alla volta [M 1781].
Roma caput mundi regit orbis frena rotundi. ‘‘Roma capitale del mondo tiene le redini del mondo rotondo’’. Del detto si usa di solito solo il primo verso. Secondo la leggenda era l’iscrizione incisa nella corona d’oro di Diocleziano (cosı` riferisce la Graphia aureae urbis Romae, in A.-F. Ozanam, Documents inedits, Parigi 1850, p. 174),ma sembra invece essere stato il motto del sacro Romano Impero nel periodo intercorso fra Corrado II (imperatore dal 1027) e Federico III (1415-1493). L’espressione Roma caput mundi si trova nella Farsaglia (2.655) di Lucano. 842
Roma doma. Antico detto che si rifa` alla potenza militare di Roma e quindi al suo grande potere esercitato attraverso i papi.
Roma, Roma, ogni pazzo doma, e ai malvagi non perdona. Il potere di Roma porta comunque ordine e giustizia. 844
845 Napoli doma i cavalli e Roma gli uomini. Si dice che le strade di Napoli fossero insidiose per le cadute delle cavalcature.
Il selciato di Roma i vecchi ammazza e i giovani doma. Una volta le strade romane erano lastricate con pietre molto dure, poco omogenee per evitare che scivolassero i cavalli, per cui camminarvi sopra era un supplizio. E` una specie di parodia del proverbio Roma doma, adattato da pellegrini e visitatori che un tempo, per le grandi distanze di una citta` allora eccezionale e per il suo selciato, si sottoponevano a grandi fatiche e strapazzi. 846
Roma i vecchi ammazza e i giovani doma. Forma abbreviata del precedente, ma usato anche nel senso che la vita difficile della citta`, piena di insidie, inganni, persone poco affidabili, scoraggia le persone anziane e mette a dura prova i giovani. 847
Da Roma si riportano tre cose: l’anima lercia, lo stomaco rovinato e la borsa vuota. Il detto sottolinea come Roma, considerata luogo di spiritualita`, sia invece un covo di vizi, corruzione e imbrogli. Il riferimento allo stomaco rovinato va inteso nel senso che nelle grandi famiglie della citta` si facevano continuamente conviti e si mangiava in maniera eccessiva, cosı` come alla corte papale. I proverbi seguenti menzionano ciascuno tre cose esemplari che caratterizzano la condizione corrotta e deplorevole della citta`. 848
Tre cose sono a Roma strumenti di rapina: la ceralacca, il piombo e la cartapecora. Sono gli strumenti con i quali si confezionavano e autentificavano documenti, sentenze, imposte, leggi. 849
850
Tre cose hanno valore a Roma: la bellezza delle donne, la forza dei cavalli e il sigillo papale.
851
Tre cose tutti chiedono a Roma: poco incomodo, molto denaro e vita senza affanni.
843
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 1418 - 04/07/2007
1355
.
ROMA
Tre cose servono a chi ha un processo a Roma: danaro, lettere di raccomandazione, falsi testimoni. 853 Tre cose sono riccamente vestite a Roma: i preti, i muli e le puttane. I muli perche´ erano le cavalcature preferite dai prelati e quindi erano dotate di bardatura.
Scherzo di sapore antico, quando i decreti papali avevano valore dovunque, per cui enunciare che a Roma era stato fatto un decreto suscitava immediata curiosita`. Quindi veniva enunciata una notizia paradossale o impossibile, del tipo: ‘‘Tu sapessi che e` successo! Una mosca ha buttato giu` un cipresso’’. Oppure: ‘‘A Livorno muoiono tutti dalle risa: e` caduta la torre di Pisa!’’.
A tre cose a Roma credono in pochi: all’immortalita` dell’anima, al Vangelo e alle pene eterne. 855 Tre cose a Roma sono disprezzate: la poverta`, la giustizia e il timor di Dio. 856 Chi bestia va a Roma bestia ritorna. A chi ha intelligenza e cervello viaggiare apre la mente e cosı` frequentare celebrate universita`, vivere in ambienti colti; ma chi e` somaro, qualunque cosa faccia e ovunque vada, rimane somaro. Vedi anche Chi va a Roma e non vede il papa asino va e bestia ritorna [P 372]; Chi oca passa il mare oca ritorna [O 10]; L’asino che ando` a Roma torno` ragliando [M 486]; Chi matto parte, savio non torna [M 1045].
A Ru`mma a Ru`mma j a´n fa fe`e ra crija: chi c’ l’a` ra donna brutta ra cambija. Cosı` danno la notizia i piemontesi: ‘‘A Roma, a Roma hanno fatto una grida (una legge): chi ha la moglie brutta la puo` cambiare’’. Il detto e` diffuso in forme anche diverse in molti dialetti italiani (anche con l’inizio: Il Papa ha fatto una legge...) e assunse sapore ironico dopo l’unita` d’Italia quando i decreti romani persero molto del loro valore.
852
854
Chi va a Roma in un sacco torna in un baule. La bellezza e la cultura della citta` non servono allo sciocco, che e` come un oggetto che venga trasportato dentro un bagaglio: non vede nulla, non capisce nulla, non impara nulla. Vedi anche C’e` chi viaggiando parte in un baule e torna in un sacco [V 667]. 857
858 Roma non fu matrigna a nessuno. Chiunque sia andato a Roma vi ha fatto fortuna. Roma ha dato da mangiare a tutti. Si dice di varie grandi citta`, vedi Milano.
Roma, a chi nulla in cent’anni a chi molto in tre dı`. Roma apre le braccia a tutti, ma premia chi ci sa fare, vale a dire chi non ha pregiudizi, regole morali. Lo spregiudicato fa fortuna rapidamente; la persona onesta mai. 859
A Roma travagliata chi ha bella moglie vive d’entrata. A Roma, dove la vita e` difficile, basta avere una moglie bella, compiacente e chiudere gli occhi per vivere agiatamente. Allude al fatto che i numerosi preti e prelati tenevano amanti. 860
861
A Roma hanno fatto un decreto: chi ha la moglie brutta la mandi indietro.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
862
Il faremo di Roma, il subito di Firenze, il domani di Spagna, non vengono quasi mai. I romani per dire di no rimandano sine die; i fiorentini invece dicono che faranno subito quello che e` stato chiesto; gli spagnoli che lo faranno presto. 863
Nessuno va fiero perche´ verra` impiccato a Roma. Quando si tratta di rimetterci la pelle a nessuno importa se cio` avverra` in pompa magna o nell’assoluta semplicita`. La vanita` non compensa il danno. 864
865 Tutte le strade portano a Roma. Non esiste un solo modo per raggiungere uno scopo: si puo` ottenere lo stesso risultato usando mezzi e vie diverse. Un tempo veramente tutte le strade importanti facevano capo a Roma, in quanto convergevano tutte verso la capitale dell’impero (caput mundi). Al centro di questa rete fu posto da Augusto nel 20 a.C., tra i rostri e il tempio di Saturno, il miliarium aureum, una colonna che portava scritti in bronzo dorato i nomi delle maggiori citta` con le relative distanze dalle mura di Roma. Vedi anche Tutti i fiumi vanno al mare [F 1000]. 866 Domandando si va a Roma. Chi ha costanza e non si vergogna a chiedere, anche se non ha capacita`, riesce a fare cose complicate o difficili. 867
Chi ha lingua arriva a Roma.
868
Chi va a Roma perde la fede.
pag 1419 - 04/07/2007
ROMAGNOLO
Cosı` accadde a molti e, tra questi, a Lutero che scrisse: ‘‘Che orribile popolo! Se non avessi visto con i miei occhi la corte romana non avrei creduto che il papato fosse un simile orrore. Ho sentito dire a Roma che se esiste un inferno, Roma vi e` costruita sopra’’ (cfr. M. Besso, Roma e il Papa nei proverbi e nei modi di dire, p. 169). 869
Chi Roma vede perde la fede.
870
Roma veduta, fede perduta.
871 Roma santa, e popolo cattivo. Vedi anche Romaneschi non son buoni ne´ caldi ne´ freschi [R 885]. 872
1356
.
Roma santa e popolo cornuto.
873 A Roma fai come vedi fare. Quando vai a Roma adeguati, fai quello che fanno tutti, anche se non ti sembra giusto, non fare diversamente perche´ ti procureresti dei guai.
I vescovi di Roma son come i crocifissi nella bottega del legnaiolo. Sono cosı` numerosi che nessuno fa piu` caso a loro e non si toglie nemmeno il cappello quando li incontra. 874
Chi Roma non vede nulla crede. Chi non vede Roma con i propri occhi non crede a quello che gli viene raccontato sulle sue bellezze e meraviglie. 875
876 Roma locuta, causa finita. ‘‘Roma ha deciso e la questione e` chiusa’’. Sottolinea come le questioni religiose, rimesse al pontefice, si risolvessero con la sua sentenza. Ha parlato l’autorita` competente, basta con le discussioni, si deve accettare la decisione. E` registrato come sentenza medievale, e potrebbe derivare da un passo di sant’Agostino (Sermones 131.10) in cui si riassumono le decisioni di Roma riguardo alla disputa pelagiana e si conclude con Causa finita est. Circola con lo stesso uso anche il semplice Roma locuta est.
Chi va per la prima volta a Roma cerca il furfante; chi ci va per la seconda lo trova; chi ci va per la terza se lo porta a casa. Andare a Roma aveva un tempo significato di andare non solo in un luogo di potere, ma anche d’intrighi, di occasioni, di ricchezza, 877
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
magari con l’intenzione d’ottenere quello che era impossibile altrove: facile carriera, privilegi, intrallazzi, affari di qualsiasi tipo. Per questo chi va a Roma la prima volta ci va con uno scopo poco onesto: cerca di diventare furfante; la seconda volta si composta come tale e la terza lo diviene per sempre (se lo porta con se anche se se ne va). Non c’e` bisogno d’andare a Roma per far penitenza. Per pentirsi e meritare il perdono non importa compiere imprese straordinarie, mettersi in mostra. Un tempo si andava a Roma soprattutto in pellegrinaggio per ottenere l’indulgenza. 878
Non andare a Roma per la penitenza. E` andato a Roma e non ha visto il papa. Si usa anche come modo di dire andare a Roma e non vedere il papa. Ha fatto tanta fatica per niente; ha fatto tanto e ha tralasciato la cosa piu` importante. Vedi anche Chi va a Roma e non vede il papa asino va e bestia ritorna [P 372]. 879 880
Chi va a Roma e non vede il papa parte zucca e torna rapa. 882 Chi va a Roma e non vede la Rotonda asino va e somaro ritorna. Rotonda e` detto comunemente il Pantheon. 881
ROMAGNOLO Romagnol della mala Romagna o ti giunta o ti fa qualche magagna. Aspettati sempre qualche brutto scherzo da un romagnolo. Giuntare nel senso di ‘‘ingannare, frodare’’ e` arcaico e letterario. 883
Guardati da toscan rosso, da lombardo nero e da romagnolo d’ogni pelo. Non ti fidare del toscano che ha la capigliatura rossa, del lombardo che ce l’ha nera e del romangnolo comunque sia. Anche il Monosini che riporta questo antico proverbio lo spiega come blasone specificamente contro i romagnoli. 884
ROMANESCO Romaneschi non son buoni ne´ caldi ne´ freschi. La gente di Roma non e` buona in nessun modo. 885
886
I romaneschi nascono coi sassi in mano.
pag 1420 - 04/07/2007
1357 Hanno fama di essere suscettibili e di rispondere con violenza alle provocazioni. ROMANO Romano largo di bocca e stretto di mano. Nella lingua italiana e nei dialetti ricorre spesso questo schema proverbiale riferito a popolazioni che hanno il nome con rima in ano. Solo in Lombardia, ad esempio, lo troviamo riferito a valbrembano, bresciano, lodigiano, mantovano, parmigiano, e a chi e` di Milano. Vedi anche Napoletano, largo di bocca e stretto di mano [N 17]; Largo di bocca stretto di mano [B 659]. 887
Corte romana non vuole pecore senza lana. Tutte le corti, ma in particolare quella di Roma era particolarmente avida di danaro. 888
Curia romana non petit ovem sine lana, (dantes exaudit, non dantibus ostia claudit). ‘‘La curia romana non vuol pecora senza lana: esaudisce chi offre e a chi non da` nulla chiude la porta in faccia’’. Ancora comune la prima parte, soprattutto in ambienti ecclesiastici, politici e giornalistici, per indicare che l’udienza dei potenti di Roma (ora come capitale dello Stato) e` data solo a quelli che si presentano dotati di sostanze e pronti alle elargizioni. Passando attraverso il nome classico e medievale della sede del potere: curia, potrebbe aver preso l’avvio dall’espressione di Ovidio: Curia pauperibus clausa est (Amores 3.8.55) ‘‘La curia e` chiusa ai poveri’’. Manca pero` l’elemento tutto cristiano delle pecorelle, simbolo positivo dei fedeli, che diviene ferocemente ironico con la lana e la sottintesa tosatura del pastore. 889
890
Chi va a Roma e porta un bel borsotto e` fatto abate o vescovo di botto.
ROMOLO Romolo comincio` Roma e non l’hanno ancora finita. Una grande opera non ha mai fine. Vedi anche Roma non fu fatta in un giorno [R 838]. 891
ROMPERE 892
Chi rompe paga (e i cocci sono i suoi).
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
RONCOLA
Diffusissima norma giuridica popolare volta a dirimere piccole questioni: chi fa un danno, sciupa una cosa, ne rifonde il prezzo e ne acquisisce il possesso. Cita la prima parte soltanto (come anche adesso si usa), ad esempio, il Ferrari, La Satira e Parini (atto I, scena IV). 893 Chi rompe del vecchio paga del nuovo. Chi rompe una cosa vecchia rifonde il danno come se ne avesse rotta una nuova, in quanto deve risarcire il danneggiato con l’acquisto di una cosa equivalente. 894 Chi troppo la tira la rompe. Chi troppo insiste, esagera, pretende, alla fine mette la controparte nella condizione di doversi liberare comunque di lui. Vedi anche Chi troppo vuole nulla stringe [T 1021]; A tirar troppo si rompe la fune [T 643]; Tira, tira la corda si strappa [T 644]. 895 Meglio piegare che rompere. E` meglio arrivare a una soluzione con la persuasione e il convincimento che cercare di porre rimedio a una situazione con modi drastici, scontri, rottura dei rapporti e delle amicizie. 896 La piena rompe dove meno si crede. Il fiume che s’ingrossa rompe l’argine nel punto dove nessuno sospettava che potesse avvenire. I guai, i danni si verificano sempre nei modi piu` imprevisti, quando e dove meno ci si aspetta.
ROMPICOGLIONI Detto piu` educatamente anche rompiscatole e`, rispetto a questo, ancora piu` dotato e attivo, e` la persona che ha una vocazione speciale a dare fastidio, scombinare i giochi, cambiare le carte in tavola, pretendere senza discrezione: fa pretestuosamente, anche senza utile, tutto quello che puo` complicare la vita al prossimo. 897 I rompicoglioni non fan mai festa. Cioe` non danno mai tregua.
Le mosche ci sono per sei mesi e i rompicoglioni tutto l’anno. Non conoscono periodi di calma o di minore attivita`. 898
RONCOLA Si indica generalmente con questo nome uno strumento da taglio con punta ricurva e con ferro fissato a un’impugnatura di legno che
pag 1421 - 04/07/2007
RONDINE
1358
.
talvolta termina con un gancio per appenderlo. Localmente puo` indicare arnesi di forma e dimensioni variabili, ma sempre di circa due palmi di lunghezza, che servono per tagliare grossi rami. Nella parte posteriore della lama puo` avere una penna, cioe` un’appendice tagliente, nel qual caso in Toscana e` detta anche pennato. I contadini la portavano appesa alla cintura, per mezzo di un gancio che la fermava tra la parte di ferro e il manico, tenendola aderente alla vita e al fondo della schiena. Serviva soprattutto nel bosco e per la potatura di alberi da frutto o di olivi; ovvero in zone selvatiche come difesa contro serpi o altri animali. Altra cosa e` il roncolo o ronchetto, lungo circa un palmo, affilatissimo, simile a un tozzo e piccolo falcetto, che serviva per la potatura della vite, per la vendemmia, talora per l’innesto o lavori su rami ed esili tralci. Vedi P. Scheuermeier, Il lavoro dei contadini, p. 152. Il villano non e` sicuro se non ha la roncola sul culo. I contadini portavano spesso appesa alla cintola, dietro, la roncola, che serviva loro anche per difendersi dagli animali nocivi. 899
RONDINE Uccello tra i piu` amati e rispettati nella zona mediterranea, la rondine non e` preda di caccia, anche se il rondone viene ancora comunemente mangiato. Normalmente si confondono rondini, rondoni, balestrucci, che hanno tuttavia conformazioni e comportamenti un po’ diversi. Il rispetto per la rondine risale ai Romani che vedevano in questi uccelli le anime dei bambini morti che tornavano alla loro casa. Stupisce ancora la sua straordinaria capacita` di compiere lunghissimi viaggi. La migrazione delle rondini e` rimasta a lungo un mistero, tanto che si e` creduto che con l’autunno esse si immergessero nel fango di stagni e di laghi, passandovi l’inverno. Grande cacciatrice di mosche, zanzare, insetti, la rondine e` ritenuta benefica e utile. E` l’uccello che porta la primavera, la vita, la gioia di vivere, il canto, il senso della famiglia, della pace, della concordia. E` considerata protettrice della casa dagl’influssi malefici: la casa sotto il cui tetto fa il nido e` felice e preservata dalla discordia. La rondine e` simbolo di vari tipi di persone e cose: del cielo sereno (la presenza delle rondini in cielo e` segno di bel tempo), della coppia felice, del mese di marzo (mese
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
nel quale fa ritorno), del pellegrino (e` detta appunto rondine pellegrina), della fedelta` (finche´ vive torna sempre al proprio nido), della primavera (torna in questa stagione: si dice infatti che dai paesi caldi porta la primavera), del ritorno e del viaggio (e` un uccello migratore che compie lunghissimi viaggi). f Vedi Casa. 900 Una rondine non fa primavera. Proverbio molto vivo e diffuso, con esatti corrispondenti in quasi tutte le lingue europee. Non basta un solo elemento, una sola prova a decidere su una questione o a qualificare un complesso di elementi. Come proverbio e` gia` citato in Aristotele (Etica nicomachea, 1.6, 1098a 18 s.): ‘‘Infatti una sola rondine non fa primavera, ne´ un solo giorno; cosı` neppure una sola giornata o un breve tempo rendono la beatitudine o la felicita`’’. Lo cita anche Dante (Convivio 1.9): ‘‘siccome dice il mio maestro Aristotile nel primo libro dell’Etica: una rondine non fa primavera’’. Vedi anche Un miracolo non fa il santo [S 306]. 901 Una hirundo non facit ver. Formulazione latina medievale del precedente, tuttora nota e citata anche con piccole varianti.
Una rondine non fa primavera, ma tre donne fanno una fiera. Ampliamento del vulgatissimo precedente per evidenziare la capacita` di far confusione delle donne. Vedi anche Due donne fanno un mercato e tre una fiera [D 879]; Due donne e un’oca fanno un mercato [D 880]. 902
Un fiore [Una farfalla] non fa primavera. Per analogia; cosı` i seguenti. 903
904
Una fronda non fa primavera.
905
Un prun non fa siepe.
906
Un colombo non fa colombaia.
907 Un fior non fa ghirlanda. Vedi anche Una spiga non fa manna [S 1894]. 908
Una bella giornata non fa estate.
Per un miracolo non si va sull’altare. L’eccezione conferma la regola: un fatto eccezionale conferma l’opinione alla quale va contro. Un solo miracolo non basta per proclamare un santo. Vedi anche Un miracolo non fa il santo [S 306]. 909
pag 1422 - 04/07/2007
1359
.
ROSA
Basta una stella per far sera e una rondine per far primavera. Contrario dei precedenti.
rondini volano molto alte, tanto che sono appena visibili nel cielo, e` segno di bel tempo stabile.
San Benedetto la rondine sotto il tetto. All’incirca per la festa di san Benedetto arrivano le rondini. Tale ricorrenza corrispondeva un tempo all’inizio della primavera. Non si puo` sapere quanto resistera` ancora questo che e` uno dei piu` noti e ripetuti proverbi italiani, dato che la festa di san Benedetto e` stata spostata, per la riforma del calendario liturgico del 1969, dal 21 marzo, giorno dell’entrata della primavera, all’11 luglio (vedi Benedetto).
Quando la rondine pesca, la pioggia e` vicina. 917 La rondine torna al suo nido. Comunemente la rondine che parte alla fine dell’estate, quando torna a primavera riprende a stare nel proprio nido: questo e` stato cantato in mille poesie come simbolo di ritorno e di fedelta`.
910
911
Maria porta le rondini, Maria le porta via. L’Annunciazione di Maria (la cui festa cade il 25 marzo) porta le rondini e, con la nativita` di Maria (che si festeggia l’8 settembre), le rondini se ne vanno. La rondine e` uno degli animali protetti dalla Vergine. Vedi anche San Benedetto (21 marzo) la rondine sotto il tetto [R 911]; Per San Rocco (16 agosto) la rondine fa fagotto [R 817]; San Niccolo` di Bari (6 dicembre) la rondine passo` i mari [N 313]. 912
Per san Bartolomeo le rondini van con Deo. Il santo viene festeggiato il 24 agosto. Vedi anche San Rocco, la cui festa ricorre invece il 16 agosto.
916
Le rondini arrivano col canto e se ne vanno mute. L’arrivo e` sempre festoso, la partenza e` sempre triste. Le rondini a primavera sono garrule, vivaci, infaticabili; quando partono si riuniscono in stormi senza particolari clamori. 918
Nido di rondine sotto il tetto, fortuna nella casa. I nidi di rondine sotto la grondaia sono ritenuti portatori di fortuna e non si devono distruggere per non attirare nella casa la malasorte. 919
La rondine e l’ospite portano fortuna alla casa. L’arrivo della rondine sotto il tetto o di un ospite in casa e` considerato presagio di fortuna. 920
913
Quando la rondine sfiora l’acqua con l’ale s’avvicina il temporale. Quando le rondini volano basse, sopra le acque, vicino alle case, e` segno che la pioggia e` vicina. E` noto e diffuso lo scongiuro: Rondinella bassa bassa prega Dio che venga l’acqua; prega Dio che venga il sole rondinella del Signore. 914
Quando la rondine vola male s’avvicina il temporale. Proverbio marchigiano. Gli insetti, i moscerini, quando si avvicina la pioggia, avvertono il raffreddarsi degli strati superiori dell’aria e scendono vicino a terra, negli strati piu` caldi, presso le piante e gli edifici, seguiti dalle rondini che li cacciano. Quando la sera le 915
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
ROSA Considerata la regina dei fiori, la rosa e` il simbolo stesso della bellezza, della gioventu` e, se rossa, dell’amore. La sua bellezza e` grande, fragile e breve: elementi che si prestano a immagini e metafore della vita umana. Cosı` la presenza delle spine sul suo stelo e sulle foglie offre altrettanti spunti per collegare il bene con il sacrificio che costa, il vantaggio con lo svantaggio. Immagine della donna, della femminilita`, trapassa anche a livelli superiori di simbologia con gli epiteti della Vergine (Rosa mistica), e soprattutto con le visioni dei mistici: la candida rosa di Dante. La sua presenza nella poesia puo` dirsi universale e di conseguenza certe immagini sono divenute luoghi comuni. Un compendio di vari elementi si trova in una celebre ottava di Giovan Battista Marino, Adone (3.156): Rosa riso d’Amor, del ciel fattura, rosa del sangue mio fata vermiglia, pregio del mondo e fregio di natura, della terra e del sol vergine figlia, di ogni ninfa e pastor delizia e cura,
pag 1423 - 04/07/2007
ROSA
onor dell’odorifera famiglia, tu tien d’ogni belta` le palme prime, sovra il vulgo de’ fior Donna sublime. f Vedi Spina. La rosa e` la regina dei fiori. Per la sua bellezza e il suo profumo la rosa e` detta la regina dei fiori, e` considerata il fiore piu` bello. 921
922 Non c’e` rosa senza spine. Proverbio diffusissimo, con esatte corrispondenze in tutte le lingue europee. Non c’e` cosa, per quanto bella e desiderabile, non abbia qualche inconveniente; non c’e` piacere che non porti qualche incomodo, vantaggio che non comporti qualche noia, fortuna che non generi un disturbo. Vedi anche Ogni gatta ha il suo gennaio [G 205]; Ogni medaglia ha il suo rovescio [M 1074]; Non c’e` comodita` che non porti uno scomodo [C 1883]; Chi va in carrozza non puo` pisciare [C 842]. 923
Ogni rosa ha la sua spina.
924
Non c’e` rosa senza spina, ne´ cielo senza nuvole ne´ amore senza lacrime.
Non c’e` rosa senza spine: non giudicate nulla innanzi al fine. Non c’e` bene senza un male, ma lo si vede solo quando il tempo passa. Vedi anche Alla fine si canta l’Alleluia [F 913]. 925
Non c’e` pesce senza lisca. Per analogia. Vedi anche Non c’e` carne senz’osso ne´ pesce senza lisca [C 761]. 926
927 Non c’e` miele senza api. Per analogia. Per togliere il miele dall’alveare si rischia di essere punti. 928 Non si puo` avere il miele senza mosche. Per analogia; cosı` anche i seguenti fino al 937. 929
Non c’e` casa senza topi.
930
Non c’e` altare senza croce.
931
Non c’e` lino senza resta non c’e` donna senza pecca.
932
Non viene estate senza mosche.
933 Non si possono avere le pere monde. Non si possono cogliere le pere gia` sbucciate (monde). 934
1360
.
Non si puo` aver farina senza semola.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
935
Non fu mai farina senza semola, ne´ nocella senza scorza, ne´ grano senza paglia, ne´ uomo senza difetto.
936 Non c’e` pane senza pena. In quest’ambito di frumento e farina rientra anche un proverbio latino medievale Non est triticum sine paleis ‘‘Non c’e` grano senza pula’’. 937 Non si puo` avere la carne senza osso. Vedi anche Non si puo` avere la botte piena e la moglie ubriaca [B 792]; Amore senz’amaro, carne senz’osso, farina senza semola, pesce senza bagnarsi... non si possono avere [A 853]. 938 Chi ha polli ha pipite. Chi ha beni, vantaggi, opportunita`, ha anche gli inconvenienti che questi comportano. Una volta avere un pollaio comportava una certo rifornimento di carne, di cui non tutti disponevano e ognuno s’ingegnava di procurarsi. Questo rifornimento era compromesso dalle improvvise morie dei volatili che, come la pipita, vuotavano rapidamente il pollaio. La pipita e` una malattia infettiva mortale del pollame che si manifesta con una pellicella bianca sulla lingua del pollo, richiamando il filamento della pelle che si sfalda lungo le unghie della mano. Vedi anche anche con significato diverso, ma collegato a questo: Meno polli, meno pipite. 939 Chi ha capre, ha corna. Chi ha beni ha grattacapi; chi ha ricchezze e` oggetto di invidia (qualcuno interpreta la parola corna come amuleti). Vedi anche Ogni gatta ha il suo gennaio [G 205].
Una fiera senza ladri, un granaio senza topi, un mugnaio senza inganni, una vecchia senza lingua, un’osteria senza birbanti, un paese senza pazzi, son cose che si trovano raramente. Il mugnaio (vedi la voce) era noto per essere un po’ ladro; le vecchie (vedi la voce) sono linguacciute; le osterie sono mal frequentate. In ogni paese c’e` qualche pazzo. 940
Chi coglie la rosa non si dolga delle spine. Sappia che al bene e` sempre unito un po’ di male. 941
942
Da una rosa nascon le spine e dalle spine la rosa.
pag 1424 - 04/07/2007
1361
.
ROSA
Dalla felicita` viene il dolore e dal dolore la felicita`. Nella vita il bello e il brutto, il bene e il male, l’allegria e la tristezza si susseguono ininterrottamente.
Chi ha paura delle spine non coglie rose. Chi non vuole incomodi, rischi e grattacapi non ha neanche utili, vantaggi e piaceri.
Con una bella rosa si prende anche qualche spina. Si usa spesso per alludere a chi sposa una bella donna.
955 La rosa si coglie sulla spina. Le cose di valore si trovano in luoghi scomodi o si ottengono con fatica.
Per una rosa spesso lo spin si coglie. 945 Non vi fu mai sı` vaga rosa che non diventasse un grattaculo. La rosa, una volta appassita, diventa un ramo spinoso (ma propriamente grattaculo e` detto il frutto della rosa selvatica); la donna piu` bella diviene una vecchia uggiosa.
Dalla spina vien la rosa, dalla rosa vien la spina. Dalle pene vengono le consolazioni e dalle gioie nascono le pene. La vita e` una sequela di gioie e dolori incatenati tra loro.
943
944
946 Cogli la rosa e lascia star la foglia. Prendi la parte migliore e non ti curare del resto. Di una cosa, di una persona, prendi gli aspetti buoni e sorvola sui difetti. 947
Piglia la rosa e lascia star la spina.
Se son rose fioriranno (se son spine pungeranno). Molto usato soprattutto il primo elemento. Indica un dubbio speranzoso sulla riuscita di una cosa, soprattutto allorche´ le prospettive sembrano fin troppo rosee. Si usa soprattutto per i legami sentimentali in vista del matrimonio. Vedi anche Chi vivra` vedra` [V 1117]. 948
949 Se saran rose fioriranno a maggio. E` la risposta che si da` a chi dice: Se son rose fioriranno.
Se son rose fioriranno, disse quello che dava il concio ai rovi. Quando le speranze nella buona riuscita della cosa sono davvero esili. Il concio e`, in area toscana, il letame usato come fertilizzante.
954
956
Chi coglie il boccio non coglie la rosa. Chi ha fretta di godere di un bene, di utilizzare qualcosa e accorcia i tempi di crescita e di maturazione, non usufruisce di tutto quello che si poteva ottenere attendendo con calma. Vedi anche Chi mangia l’agnello non tosa la pecora [A 310]; Chi taglia l’albero perde i frutti e l’ombra [A 437]. 957
958 La rosa e` rosa anche tra le ortiche. La bellezza rifulge anche in mezzo alle cose brutte o di poco valore. Il bello e` bello dappertutto, in ogni luogo. Da notare che fra i proverbi medievali e` registrato anche Urticae proxima saepe rosa est ‘‘La rosa spesso e` molto vicina all’ortica’’, nel quale ricorre la stessa immagine ma il senso e` piuttosto vicino a quello di Non c’e` rosa senza spine. 959
La rosa vive tra le spine.
950
951 Si stara` a vedere, disse quel cieco. Per analogia. Intercalare scherzoso per manifestare una tenue speranza. Talvolta si risponde o si aggiunge: 952
Si stara` a sentire, disse quel sordo.
Le rose cadono, le spine rimangono. Quando si fanno delle scelte cercando dei vantaggi effimeri non si pensa che, finiti quelli, rimangono gli inconvenienti che invece durano a lungo. Si usa soprattutto nei confronti di chi sposa una donna bella, che non ha altra virtu`. Vedi anche Le rose durano un giorno, le spine durano un anno [S 1907]. 953
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Quando la rosa mette il bottone e` cambiata la stagione. Quando la rosa mette la gemma e` in arrivo la primavera. 960
ROSA Ti venisse quello che venne a Rosa: (un foruncolo in quel posto e poi fu sposa). Frase usata soprattutto in Toscana come scherzoso, bonario malaugurio con i verbi: ti venisse..., ti capitasse..., ti prendesse... ecc. Equivale a: ti venisse una benedizione... Questo detto si pronuncia quando il risentimento che si ha verso una persona e` pari all’affetto; quando si desidera che uno si svegli, capisca la realta`, ma senza che questo comporti eccessiva sofferenza. 961
pag 1425 - 04/07/2007
ROSMARINO
1362
.
ROSMARINO Il rosmarino (Rosmarinus officinalis), chiamato anche ramerino o ramelino, appartiene alla famiglia delle Labiate ed e` la pianta aromatica mediterranea piu` comune. Col profumo evoca il mondo familiare, la porta di casa di campagna, l’angolo dell’orto, la cucina nelle ore in cui si prepara il pasto. Richiama la primavera, l’estate, il tepore o la canicola, la quiete del meriggio, il ronzio delle api e il raspare tranquillo delle galline nei pressi del pollaio. Nella sua dimessa e signorile semplicita`, e` una pianta che puo` stare, con la stessa dignita`, in un battuto, come in un rito magico. Per questo e` stata impiegata nella farmacopea, in cucina, e ha trovato collocazione nei testi letterari. Il rosmarino, sia nel vaso, che nell’angolo dell’orto che gli e` riservato, e` oggetto di cure e di riguardi dei quali altre piante in genere non godono. Rametti di rosmarino, piu` o meno trattati magicamente, venivano inseriti, insieme ad altre erbe odorose, all’interno di una bambola (in genere raffigurante una fanciulla bella e prosperosa) che veniva poi posta sul letto, la parte piu` gelosa della casa, allo scopo di tenere lontani gli influssi malefici, segnatamente, oltre alla malattia in genere, le pratiche magiche di gente nemica o invidiosa intese a provocare la sterilita` o l’impotenza. Questo rituale magico perdura ancora piu` o meno consapevolmente nell’uso di tenere una bambola sopra il letto. f Vedi Arrosto, Salvia. Chi passa e del rosmarin non coglie non ha cuore ne´ amore e neanche voglie. La persona sensibile, si dice, non puo` trattenersi dal cogliere un rametto profumato di rosmarino passando vicino a una pianta. Una volta le donne usavano metterne fra i capelli una cima con i fiori per dire che erano innamorate. 962
Tristo quel male che il rosmarino non sana. Il rosmarino e` indicato dalla medicina popolare come rimedio per un gran numero di malattie e malanni.
L’infuso di rosmarino era consigliato contro la febbre, e per ridare tono all’organismo dopo una grave malattia. Il rosmarino, infine, veniva bruciato nei luoghi infetti, soprattutto durante le epidemie. 965
A dir del rosmarino le virtu` ci vorrebbe una vita e anche di piu`.
ROSOLIA Malattia infettiva esantematica, contagiosa, che si manifesta di solito nel periodo primaverile con febbre e macchiette rosse in tutto il corpo. Colpisce soprattutto i bambini ed e` pericolosissima per il feto. La rosolia in tre dı` secca e va via. L’esantema si asciuga e scompare di fatto in tre o quattro giorni. La malattia ha pero` un’incubazione di due o tre settimane. 966
ROSOLIO Liquore dolce di bassa gradazione alcolica, composto di una o piu` essenze aromatiche. Era di uso comunissimo e non mancava in nessuna casa, dove era offerto da solo o con biscotti, come cordiale, digestivo e col caffe` alla fine dei pasti. Si paragona al rosolio cio` che e` debole, dolciastro, sentimentale, sdolcinato. 967 Gli angeli non pisciano rosolio. Si dice dei bambini (che si usa chiamare, appunto, angeli) quando fanno qualcosa di poco odoroso e bisogna pulirli. Si dice anche quando il cielo si arrossa al tramonto e pioviscola, o semplicemente quando il cielo al calare del sole si tinge di rosso cosı` da parere una visione paradisiaca. 968 Quando le nuvole pisciavano rosolio. Nei tempi antichi, ovvero in tempi cosı` lontani che se ne e` perduta la memoria. Si dice cosı` alludendo a una cosa che non e` mai avvenuta.
963
964 Il rosmarino e` un pozzo di virtu `. Nei trattati di farmacopea a uso familiare il rosmarino viene indicato per preparare i rimedi piu` diversi: infusi per la debolezza organica, per le infezioni croniche polmonari; per le palpitazioni di cuore di origine nervosa.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
ROSPO Il rospo e` considerato un animale poco gradevole ma, se conosciuto meglio, e` simpatico. Occupa un posto di riguardo nella zoologia demoniaca a motivo dell’aspetto e del corpo viscido. Anche gli occhi dorati hanno qualcosa d’inquietante, ma, a guardar bene, sono meditativi e vi traspare, come in quelli del bove e di altri animali, piu` il mistero che la sinistra malizia di forze occulte. La sua vita e`
pag 1426 - 04/07/2007
1363 quella di un anacoreta, a parte i connubi. Vittima della serpe, e` lo sterminatore degli insetti nocivi e delle lumache. I contadini lo tenevano volentieri nell’orto badando bene a non disturbarlo. Il rospo si muove poco, vive solo, canta male e si porta dietro una serie di superstizioni che a volte lo hanno anche preservato dalle noie e dalle persecuzioni, ma piu` spesso lo hanno reso vittima innocente della paura e della crudelta` degli uomini. Rospi e altri anfibi escono dalle loro tane e vanno in giro per gli orti, i campi, i sentieri, oppure cantano con una certa insistenza, quando sta per piovere. Portano fortuna se attraversano la strada, specialmente davanti a un corteo nuziale. Nelle campagne toscane un tempo la superstizione spingeva a infilzare i rospi sopra le canne e, piantando queste in terra, lasciarli morire in aria. Cerimonia misteriosa e arcaica, che si collega all’idea che nel corpo del rospo fossero presenti forze demoniache. Il rospo simboleggia il diavolo (che si presenta sovente sotto le spoglie di rospo); la morte (si credeva che i rospi fossero la reincarnazione dei morti e che il loro alito uccidesse); le persone intrattabili (il rospo vive solitario, non si addomestica e ha aspetto repellente); le streghe (che li usavano per preparare pozioni, ovvero li divoravano, oppure li tenevano liberi nei loro abituri). f Vedi Botta, Botto, Rana. Chi segue il rospo cade nel fosso. Chi va dietro alla gente malvagia, viziosa o da poco si ritrova in ambienti confacenti a simili persone. 969
Quando canta il rospo il tempo si fa fosco. I rospi e altri anfibi sono soliti cantare con una certa insistenza, quando minaccia di piovere. 970
Quando canta il rospo l’inverno s’e` gia` mosso. Quando il rospo esce dal letargo, lascia la sua tana invernale e comincia a cantare nei pantani e nelle gore, vuol dire che l’inverno si sta allontanando cedendo il posto ai primi quasi inavvertibili tepori della nuova stagione. 971
Quando canta il rospo l’inverno lascia l’orto. Si rompe la morsa del gelo e nell’orto le piante cominciano a rimettere le foglie. 972
973
Il rospo che canta nel pantano manda le vacche al piano.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
ROSSO
Quando il rospo inizia a cantare e` segno che le mandrie possono ormai uscire dalle stalle e andare al pascolo in pianura: quando fara` molto caldo saliranno alla montagna. 974 Un salto lo fa anche il rospo. Mentre la rana e` agile, leggera e spicca salti sorprendenti, il rospo e` pesante e si muove lentamente. Ognuno riesce a fare con sforzo anche cose che non gli sono congeniali o che gli risultano difficili.
ROSSO f Vedi Giallo.
Rosso di sera bel tempo si spera; (rosso di mattina acqua vicina). Proverbio che invita alla speranza soprattutto dopo una giornata piovosa, ripetuto anche con allusione a un periodo difficile, e in questo senso l’inizio e` stato alle volte preso come titolo di canzoni, libri, spettacoli. E` tra i rari proverbi che ha un uso diffusissimo sia come indicazione meteorologica sia come metafora, riferendosi a un indizio che si vuole interpretare come di buon auspicio, quasi come: Se son rose... (fioriranno) [R 948]. Il cielo rosso, al tramonto, e` stato considerato indizio di bel tempo fin dall’antichita`: se ne parla nei classici e nel Vangelo dove Cristo dice (Matteo 16.2-3): ‘‘Quando si fa sera voi dite: Bel tempo, perche´ il cielo rosseggia; e al mattino: Oggi burrasca, perche´ il cielo e` rosso cupo’’. Manzoni nell’Adelchi (versi 115-120) ripete: ‘‘Dalle squarciate nuvole / si svolge il sol cadente, / e, dietro il monte imporpora / il trepido occidente: / al pio colono augurio / di piu` sereno dı`’’. Fra i proverbi latini medievali sono registrati sia Sero rubens coelum mane indicat esse serenum ‘‘Il cielo che sul tardi s’arrossa indica un mattino sereno’’, sia Mane rubens caelum venturos [maturos] indicat imbres ‘‘Il cielo arrossato di mattina indica che la pioggia arrivera` [e` pronta]’’. 975
Rosso di sera buon tempo mena. Menare equivale a ‘‘portare’’. 976
Rosso il tramonto, bianco il mattino: buona giornata del pellegrino. Se il cielo al tramonto e` rosso e al mattino l’aurora e` chiara, bianca, si prevede una buona giornata senza pioggia, adatta per chi deve fare un lungo viaggio a piedi. 977
pag 1427 - 04/07/2007
ROSSO 978
Rosso di mattina la pioggia s’avvicina.
979
Rosso di mattina empie la marina.
Stai con chi conosci e non vestirti di panni rossi. L’abito rosso mette subito la persona al centro dell’attenzione e quindi nella condizione di essere bersaglio di chi non ha buone intenzioni. Il rosso inoltre attira la furia di alcuni animali, come il toro e il tacchino. Il consiglio e` quindi: vivi e intrattieniti con persone con cui hai familiarita`, che conosci bene e non metterti mai in vista, non voler apparire, essere ammirato o far colpo sugli estranei, perche´ cio` puo` essere fonte di guai. 980
Il rosso e il caffe´ fan bello chi non e`, il verde e il turchino ci vuole un bel visino. Il color rosso e il color caffe` donano grazia a chi ne ha poca; il verde e il turchino si confanno invece solo a chi e` dotato di bellezza naturale. Vedi anche Chi di verde si veste di sua belta` si fida [V 462]. 981
Abito rosso e` un coglion chi ce l’ha addosso. Il rosso per un uomo e` assai impegnativo e vistoso; chi indossa un abito di questo colore sfida gli occhi e la derisione del prossimo. 982
983
Chi di rosso si veste di coglione si tinge.
Roba rossa mal s’addossa. Addossare nell’uso colloquiale toscano si usa, ormai raramente, anche nel senso di ‘‘mettere indosso un abito, o altro, adattandolo alla configurazione della persona’’. Era l’atto del sarto che, dopo il taglio della stoffa, l’imbastitura o la cucitura sommaria, addossava l’indumento, mettendolo addosso al cliente e appuntando, segnandole con un gesso, le opportune variazioni. Se l’abito ‘non tornava’, ovvero faceva pieghe o mal si adattava al corpo, si diceva questo vestito non ti addossa, che valeva ‘‘non ti si confa`, non ti veste’’. Qui il verbo e` riferito al colore che risulta difficile ad essere adattato a una persona, o combinato, per la sua vivacita` o altre ragioni. 984
985
1364
.
Rosso e verde sono i colori del pazzo.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Ossia di chi ha poco sale in zucca oppure vuole farsi notare in ogni modo. Sono anche colori tipici dei giocolieri. Chi vuol vedere un diavolo vero metta insieme il rosso col nero. Rosso e nero sono due colori di difficile abbinamento, comune, tuttavia, negli abiti dei prelati. Sono considerati i colori dell’inferno, del diavolo e del menagramo, per questo si tende a evitarli. 986
987
Di rosso e nero si veste il diavolo.
Donna vestita di rosso puttana fino all’osso. La donna che si veste tutta di rosso, a meno che non lo faccia per partecipare a una parata o a una festa, ha tutte le intenzioni di mettersi al centro dell’attenzione, con poco riguardo alla modestia. 988
989 Rosso mal pelo. Detto un tempo comunemente usato nei confronti di persone dalla capigliatura rossa, vittime di tale individuazione come il protagonista di un noto racconto di Giovanni Verga, che ha appunto questo titolo. Col tempo, con l’aumentare della diffidenza verso certi pregiudizi e con il maggior rispetto della persona, l’uso del proverbio si e` attenuato, ma non e` scomparso, andando ad occupare uno spazio piu` scherzoso o ironico che un giudizio, quale era una volta. La capigliatura rossa sarebbe indizio di malignita` e di indole cattiva, anche se si dice che Cristo avesse la capigliatura di questo colore. Vedi anche Barba rossa, non te ne fidare [B 104]. 990
Rosso mal pelo schizza veleno.
Della gente d’Esau` chi n’ebbe una volta non ne vuol piu`. Per analogia: Esau` era rosso di capelli. La Bibbia insiste su questo particolare (Genesi 25.25): ‘‘Uscı` il primo, rossiccio e tutto come un mantello di pelo, e fu chiamato Esau`’’. Esau` fu figlio di Isacco e di Rebecca, fratello gemello primogenito di Giacobbe. Avendo rinunciato alla primogenitura in favore di Isacco per un piatto di lenticchie, e avendo poi perseguitato il fratello, nella tradizione biblica e quindi cristiana, fu il simbolo di una natura sanguigna, istintiva, violenta, coinvolgendo in questo anche coloro dalla capigliatura fulva come la sua. La gente di Esau` sarebbero propriamente gli Idumei, sempre in lotta con gli ebrei e da questi malvisti. 991
pag 1428 - 04/07/2007
1365 Capelli rossi e donna barbuta di [da] lontano li saluta. Tieniti a rispettosa distanza da tali soggetti. Vedi anche Donna barbuta, coi sassi la saluta [S 167]. 992
Uomo rosso e cane lanuto piuttosto [meglio] morto che conosciuto. La diffidenza verso il cane che presenta un pelo piu` simile al vello della pecora che a quello comune di questo animale deriva dal generale sospetto che genera tutto quello che non si presenta conforme a una regolarita` teorica delle cose, come la pecora nera, l’eclisse, la cometa, l’anno bisestile, ecc. Cio` vale anche in senso positivo, come nel caso del quadrifoglio, o della noce a tre canti, che portano fortuna. 993
994
Pelo rosso cattiva lana.
995
Pelo rosso fuggi lontano.
996
Pelo rosso razza grama.
997
Rosso peloso maligno e dispettoso.
998
Pelo rosso mai ce ne fosse.
Di pelo rosso non fu buono che Cristo e la vitella. Giuda, Gano di Maganza e altri personaggi malvagi si vogliono per tradizione di pelo rosso.
.
Se il rosso fosse sincero il diavolo sarebbe vero. Il detto richiama la figura retorica dell’adynaton, presentando due realta` ritenute impossibili. La persona di pelo rosso e` malvagia, falsa e ingannatrice; se mai essa fosse sincera, allora sarebbe possibile che anche il diavolo, per sua natura falso, menzognero e ipocrita, potesse essere leale, veritiero, franco (questa l’accezione di vero). Forse vi e` tra le due figure il parallelo del colore: il diavolo vive nel fuoco e in molte rappresentazioni e` rosso. 1006
Rosso di colore, malvagio o traditore. Probabilmente fra i piu` diffusi in questa lunga serie. 1007
Donna rossa ha il veleno nelle ossa e pian piano ti porta alla fossa. Se l’uomo rosso ha cattiva natura, alla donna rossa si aggiunge anche il pregiudizio che sia molto lasciva e quindi perversa per infedelta`, per comportamento. Il proverbio si riferisce all’aspetto sessuale. Infatti se la donna rossa e` incline alla lascivia, l’uomo lo e` sempre e in ogni momento. 1008
1009
999
Sub rubea pelle non est aliquis sine felle. ‘‘Sotto la pelle rossa nessuno e` senza fiele [cioe` malvagita`]’’. La forma latina era usata per rendere meno cruda o offensiva l’espressione, ovvero per non farsi capire da chi non doveva capire. 1000
1001
Il migliore dei rossi getto` la mamma nel pozzo [ammazzo` il padre].
1002
Pelo rosso, chi non lo prova non lo conosce.
1003
Rosso di pelo non dice vero.
1004
Di pelo rosso non fidarti nemmeno del gatto.
Dio ti guardi dalla tossa e da chi ha la barba rossa. Tossa e` dialettale toscano per ‘‘tosse’’. 1005
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
ROSSO
La donna rossa ti porta alla fossa.
Guardati dalla donna rossa e dall’uomo di tutti i colori. Qui il ‘‘pregiudizio anti-rossi’’ e` riservato alla donna: verso gli uomini la diffidenza deve essere generalizzata. 1010
Rosso e stellato quando nasce mozzagli il capo. Quando nasce un uomo di pelo rosso e un cavallo con la stella bianca in fronte cerca di disfartene. Rosso si riferisce all’uomo, seppure in maniera paradossale, volutamente ambigua, uomo che di questo colore sara` senz’altro un cattivo soggetto. Non puo` essere il cavallo, il che richiederebbe una carneficina per il numero degli animali di questo colore, ne´ vi sono indicazioni che lo designino come cattiva bestia. 1011
Bandiera rossa e guerra portano sotto terra. La bandiera rossa, un tempo non connotata di implicazioni politiche, era comunemente usata come segnale di pericolo, come oggi si mette col mare in burrasca. Ma cosı` veniva 1012
pag 1429 - 04/07/2007
ROSSORE
1366
.
chiamato anche il fazzoletto dei malati di tisi che si colora del sangue sputato, indicando senz’altro il pericolo di morte. Dunque: la fuoriuscita di sangue dalla bocca e la partenza per la guerra sono eventi da cui ci si puo` solo aspettare il peggio. Rosso di foco dura poco. Allude agli arrossamenti prodotti sulla pelle dallo stare troppo vicini al fuoco. 1013
Rosso di fuoco dura poco, rosso di vino da sera a mattino, rosso di natura fino alla sepoltura. L’arrossamento prodotto sulla pelle dalla vampata di calore del fuoco dura poco; il colorito paonazzo dovuto al vino bevuto svanisce presto; il rosso naturale, la cosiddetta ‘‘voglia di vino’’ o ‘‘di fragola’’, e` permanente. 1014
Meglio diventar rossi per negare che verdi per riavere. Meglio arrossire per rifiutare un prestito che tribolare per averne la restituzione. Vedi anche Chi non presta se ne duole, ma ha il suo quando lo vuole [P 2564]. 1015
Non tutto il rosso e` buono e non tutto il giallo e` cattivo. Il colore della pelle quando da` sul rosso non indica necessariamente salute, cosı` come il giallo dell’incarnato, che comunemente indica l’itterizia, non e` detto che sia dovuto a malattia. 1016
1017 Gl’impacci del Rosso. Sono le preoccupazioni che uno si prende per proprio gusto, per mania, senza che nessuno glielo abbia chiesto, anzi, con disappunto di altri. E` espressione antica, letteraria e quasi dimenticata. Il detto e` citato dal Serdonati e cosı` e` spiegato dal Bianchini: ‘‘Il Rosso fu uomo che, mentre stava sul carro per esser condotto alla forca come ladro, sentendo il carro medesimo rimbalzare, per essere guasto il lastrico della strada, chiamo` a se´ il bargello e lo prego` che da parte sua dicesse ai signori Uffiziali di Torre, che allora erano sopra a far lastricare le strade, che facessero accomodare quella, perche´ era una vergogna che chi andava sul carro ad essere giustiziato, avesse a scuotere cosı` le budella in corpo’’. Vedi anche
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
La zucca di Anton Francesco Doni, un centone di novelle, aneddoti, detti, scritto tra il 1551 e il 1552, cap. 14. 1018 Pijesse ij fastidi ’d Martin Picio. Proverbio piemontese equivalente al detto precedente: prendersi i fastidi di Martin Picio.
Rosso ogni male tien discosto. Il rosso e` un colore apotropaico, ritenuto capace di allontanare gli influssi maligni e il malocchio. Per questo si metteva un fiocco o un corno rosso alle cose o agli animali che s’intendeva preservare da queste influenze. Ai neonati era (ed e` ancora) consuetudine regalare un braccialetto di corallo rosso. 1019
ROSSORE Si manifesta nel viso che si colora di rosa, piu` o meno acceso, come segno d’imbarazzo, di pudore o di vergogna. Era un tempo richiesto nella donna, soprattutto giovane, di fronte a un argomento scabroso, un discorso non corretto, una situazione imbarazzante, come segno di innocenza, pudicizia, animo candido, onesta`. Nel caso di una accusa, un rimprovero, una contestazione il rossore e` il segno di contrizione o di muta ammissione. Il rossore della virtu` e` il colore. Chi arrossisce, anche se ha sbagliato, mostra di essere consapevole del suo errore e di vergognarsene. 1020
Il rossore non toglie l’errore. Il fatto di provare vergogna, pur rivelando un animo integro, non basta a cancellare la colpa. 1021
ROVERE Altro nome della quercia. 1022 Rovere grande fa frutti piccoli. Non sempre da una cosa grande viene una cosa grande, da una persona di valore un figlio di valore. Vedi anche Grande quercia da` piccola ghianda [Q 163]; Anche il Po comincia con un rigagnolo [P 1959].
RUBARE f Vedi Ladro, Peccato. 1023
A rubar poco si va in galera. (a rubar molto si fa carriera.)
pag 1430 - 04/07/2007
1367 Il ladruncolo viene subito punito severamente, colui che ruba somme elevate e ne dispone trova facilmente le scappatoie per farla franca. Ma si dice anche solo la prima parte, perche´ sottintendere la seconda ne rafforza ancor piu` l’amarezza. L’osservazione, purtroppo, e` possibile sempre e ovunque, per cui qualcosa di simile esiste in ogni tradizione. Una prima formulazione (si parla pero` di ladri pubblici e privati), se si vuole, si puo` trovare nelle Notti attiche (11.18.18) di Aulo Gellio, il quale riferisce che Catone in una orazione aveva scritto: Fures privatorum in nervo atque in compedibus aetatem agunt, fures publici in auro atque in purpura ‘‘I ladri dei beni privati conducono la vita in carcere e in catene, quelli pubblici nell’oro e nella porpora’’. 1024
Bisogna rubare tanto o nulla.
1025
Chi ruba una gallina va alla ghigliottina; chi ruba un milione e` fatto barone.
1026
Chi ruba una spilla in prigione, chi ruba una villa e` barone.
1027
Chi ruba una gallina va in galera e chi ruba una citta` ci pianta la bandiera.
Chi ruba poco si strozza e chi ruba assai viaggia in carrozza. ` re chi ruba un regno, 1029 E ladro chi ruba un legno. Il Casti scrive: ‘‘Degno e` di gloria quei che ruba un regno / chi ruba poco d’un capestro e` degno’’. 1028
1030
Chi ruba un pane va in galera, chi ruba un regno tien la bandiera.
1031 I meloni si rubano e i regni si prendono. Rubare cose di poco valore e` considerato un furto; delle cose grandi, grandissime, ci si appropria senza che cio` sia considerato reato.
Roba rubata com’e` venuta e` andata. Si vuole che cio` che viene rubato si dissolva rapidamente. I beni rubati, procurati senza fatica e senza sudore, se ne vanno senza dare soddisfazione ne´ gusto, senza cambiare la vita o offrire particolari vantaggi. Vedi anche Ricchezza mal acquistata va via in una soffiata [R 443]; Roba mal acquistata non dura un’an1032
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
RUBARE
nata [R 763]; Roba rubata va com’e` venuta [R 768]; Roba di mal acquisto come viene se ne va [R 769]. 1033
Roba rubata non fa buon pro.
1034 Chi ruba al re non fa peccato. Antico proverbio che viene ancora ripetuto dando alla parola re il valore di Stato, governo, cosa pubblica. Mostra una continuita` nella valutazione negativa dello Stato, sentito come forza estranea e avversa, spesso rappresentato in Italia da dominatori stranieri. E` la filosofia che si ritrova anche in Nel campo del re meno si lavora e meglio e` [R 304]. 1035
Rubare al re, peccato non e`.
1036
Chi ruba allo stato fa poco peccato.
La roba del governo chi non la ruba va all’inferno. Vedi anche La roba del comune e` di chi se la piglia [R 800]. 1037
Rubare ai poveri e` peccato, ai signori c’e` indulgenza. Nella morale, per cosı` dire, popolare il furto si aggrava man mano che venga praticato a chi ha piu` bisogno, infliggendo cosı` una privazione grave, mentre diviene piu` leggero allorche´ viene fatto a chi ha molto, e quindi non ne risente un danno grave, o a enti pubblici, che scaricano su molte spalle la sottrazione, senza che nessuno subisca grave offesa. 1038
1039 Ognuno ruba per conto suo. Quando uno compie un misfatto rischia cosı` tanto che non puo` farlo altro che nel proprio interesse. Per la legge, almeno teoricamente, non e` un attenuante dire di aver rubato per conto di terzi. Oppure: nessuno e` tanto sciocco da rischiare in proprio per godere i frutti insieme ad altri. Se un ladro e` preso sul fatto difficilmente trovera` dei complici disposti a condividere la responsabilita`. Vero e` che oggi e` molto diffuso il furto su commissione. 1040 Chi ruba per gli altri e` impiccato per se´. Chi fa del male per conto degli altri allorche´ deve pagare il conto si trova da solo. Vedi anche Quattro peccati non hanno assoluzione: rubare per gli altri... [P 952]. 1041
Se la roba rubata tornasse da dove e` venuta tante case resterebbero vuote.
pag 1431 - 04/07/2007
RUBARE
1368
.
Molte fortune derivano per intero dalla disonesta`; molti vivono con cio` che hanno sottratto indebitamente agli altri. Rubare ai ladri non e` peccato. Si dice che punire il ladro facendogli subire quello che ha fatto a un altro non sia una colpa, in quanto la roba non e` sua e inoltre costituisce una punizione alla sua disonesta`. Naturalmente il principio non ha fondamenti ne´ morali ne´ giuridici e costituisce piu` che altro una scusa. 1042
Furare furatum non est peccatum. Rubare la roba rubata non e` peccato. Versione in latinus grossus che si ripete anche da persone ignoranti del latino (anche con il verbo rubare): la lingua antica giuridica ed ecclesiastica conferisce un crisma di verita` al principio. 1043
Chi ruba a un buon ladron ha cent’anni di perdon. Cosı` nel Veneto e nelle zone vicine: chi ruba a un ladro matricolato ha un forte sconto di pena. Vi si unisce, oltre alla punizione del ladro, un premio per l’abilita` d’averla fatta a uno del mestiere. 1044
Chi e` stato derubato vede ladri dappertutto. Chi ha subı`to un furto e` portato a diffidare sempre, a pensare che tutti siano ladri. Vedi anche Gatto scottato dall’acqua calda ha paura di quella fredda [G 243]; Cane battuto ha paura dell’ombra del bastone [O 274]. 1045
Non basta rubare, bisogna saperla raccontare. Il ladro abile non solo sa sottrarre con destrezza quello che prende, ma sa come nasconderlo, gestirlo, venderlo, utilizzarlo e infine giustificarsi. Il furto e` un’arte che non si limita alla semplice sottrazione di un bene. Una scorrettezza va fatta con furbizia e abilmente mascherata. 1046
1047
Non basta saper rubare, bisogna saper nascondere.
1048
Chi sa rubare sa nascondere.
1049
Chi sa rubare e non sa nascondere non faccia il ladro.
1050 Chi ruba dice che tutti sono ladri. Ciascuno misura gli altri su se´ stesso e ritiene che non possano essere migliori di lui. Vedi anche Il matto crede che tutti sian matti
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
[M 1039]; e in un’ottica positiva Chi e` buono crede che tutti siano come lui [B 1061]; Chi
non mente crede che tutti dicano il vero [M 1235]. 1051
Chi ruba vive tra i ladri.
A chi vuol rubare il diavolo insegna il modo. Chi vuol compiere il male facilmente trova chi gli insegna come si fa e impara presto. 1052
1053 Acqua rubata ha piu ` sapore. Qualunque cosa, perfino, paradossalmente, l’acqua, se ottenuta con mezzi discutibili, risulta piu` gradita. Adattamento di un passo dei Proverbi (9.17) in cui sono riportate le parole svianti della follia: ‘‘Le acque furtive sono dolci, il pane preso di nascosto e` gustoso’’. Vedi anche I baci rubati sono i migliori [B 34]; I frutti proibiti sono i piu` dolci [F 1512]; Piu` proibito, piu` gradito, piu` appetito [P 2763]; Le ciliegie rubate son piu` dolci [C 1581]; La mela rubata ha piu` sapore [M 1177]. 1054 Acqua rubata pare rosolio. Tanto e` il piacere di possedere senza spendere o di sottrarre a chi ha. 1055
Pane rubato sveglia l’appetito.
Chi non ruba non ha [fa] roba. Le grandi ricchezze sono sempre accumulate con mezzi disonesti. Chi non ha il coraggio di afferrare l’occasione, anche disonesta, per arricchirsi, difficilmente riesce a mettere insieme una fortuna. Vedi anche Chi ha paura del peccato muore col culo pelato [M 799]. 1056
1057 Chi non ruba non vince. Usato pero` perlopiu` in riferimento al gioco delle carte.
Se di botto t’arricchisti o trovasti o rubavisti. Se in poco tempo ti sei arricchito e` segno o che hai trovato un tesoro o che hai rubato. Rubavisti e` una parola coniata con il termine italiano rubare coniugato come un verbo latino, un perfetto, cioe` passato remoto, di fantasia. Il gioco e` fatto usando il latino ecclesiastico delle cerimonie religiose, del tipo Quare me repulisti? (‘‘Perche´ mi hai respinto?’’), delle vecchie preghiere della messa, che ha dato origine al modo di dire fare un repulisti ‘‘portare via tutto’’. Vedi anche Il fiume non ingrossa d’acqua chiara [F 1010]. 1058
1059
Restituire e` peggio che rubare.
pag 1432 - 04/07/2007
1369 Se rubare comporta notevoli guai, restituire ne procura di peggiori. Il danneggiato non resistera` infatti alla tentazione di esagerare nel chiedere il risarcimento, di umiliare il ladro e di trarre dalla situazione il massimo vantaggio. Rubare e restituire rende il trenta per cento. Per chi ci sa fare, e` scaltro, ruba professionalmente, la restituzione parziale del maltolto puo` costituire un affare. Infatti nella restituzione, volontaria o meno, sempre qualcosa rimane nelle mani del ladro e costituisce un utile che difficilmente puo` essergli tolto. 1060
La volpe ruba una gallina, il contadino una fascina e il padrone una cascina. Ognuno ruba in relazione alle proprie possibilita`. 1061
1062 Meglio rubare che far la spia. Rispetto a fare la spia, rubare e` il peccato minore, in quanto chi ruba persegue un utile pratico, segue un impulso pressoche´ naturale. Chi fa la spia e` vile e meschino, tendendo solo a fare del male agli altri. La spiata e` un peccato che difficilmente si perdona. Vedi anche Chi fa la spia e` il piu` ladro che ci sia [S 1882].
.
RUFFIANO
Tanto va a chi ruba che a chi tien mano. Il compenso, il vantaggio e la responsabilita` di un crimine vanno in eguale misura a chi lo compie materialmente e a chi lo favorisce. Vedi anche Tanto e` ladro chi ruba che chi para il sacco [L 20]; Pena pari si da` a chi consente e a chi fa [P 1117]. 1070
1071 Il giorno che si ruba non si va in galera. Il castigo e il pentimento vengono col tempo. Vedi anche La giustizia di Dio ha i piedi di piombo [D 479]; I mulini di Dio macinano adagio, ma tanto piu` amare sono le semole [D 481]; Dio viene coi piedi di lana e con le mani di ferro [D 485].
Chi ruba per mangiare ha sempre fame e chi ruba per vestirsi e` sempre nudo. Risolvere disonestamente i problemi della vita, che ricorrono ogni giorno, prima o poi porta alla rovina. 1072
1063
1073 Rubare si puo`, ma non farsi prendere. Enuncia una regola della vita pratica, cosı` come si verifica nei fatti: i reati divengono tali per tutti quando lo sono per la legge o quando trovano la loro punizione. Il male fatto nell’impunita`, coperto, nascosto, alla fine non trova persecuzione nel mondo e il malvagio vive impunito.
Se rubare fosse un merito ci vorrebbe un altro paradiso. 1065 Se rubare fosse una virtu ` si sarebbe tutti santi. ` inutile dopo aver rubato la vacca 1066 E dare le corna per amor di Dio. E` del tutto inutile attenuare le colpe gravi con gesti che sono irrilevanti come sacrificio personale o come risarcimento. Le corna di un bovino macellato sono pressoche´ inutili.
Chi ha rubato se lo sente cantare dai tetti. Il ladro sospetta sempre che chi parla alluda alla sua colpa, che tutti sappiano quello che ha fatto, che qualcuno l’abbia visto. ` peccato tanto rubare che lasciarsi 1075 E derubare. Quasi un gioco di parole. Usa il temine peccato in due significati diversi; primo: e` una colpa rubare; secondo: l’espressione e` peccato indica disappunto, cosa spiacevole, fatta male, inopportuna. Quindi: e` poco simpatico, fastidiosissimo essere derubati.
Se il rubare fosse virtu` non basterebbero i tabernacoli per i santi. Tanti sono coloro che praticano in maniere diverse il furto. 1064
1067 Chi ruba il poco ruba l’assai. Chi cede alla tentazione di fare un piccolo furto, facilmente cede anche a quella di farne uno grosso. L’animo del ladro non si misura dal valore di cio` che ruba.
Chi ruba un fuscello ruba un porcello. 1069 Chi ruba una volta e` sempre ladro. Chi si macchia di una colpa ne rimane segnato per tutta la vita. 1068
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1074
RUFFIANO Termine di etimo incerto, indica propriamente colui che agisce come mediatore di intese amorose illecite, per lo piu` traendone un profitto, come fa la mezzana (detta anche ruffiana). Per questo ricorre spesso a coinvolgimenti personali o fatti per procura, quali ammicchi, complimenti, galanterie, doni e tutta la serie di segni d’intesa che si usano tra amanti. Da cio` il significato oggi piu` usato,
pag 1433 - 04/07/2007
RUGA
1370
.
ma ignoto ai proverbi, di persona untuosa che serve, lusinga, adula, asseconda, blandisce senza alcun convincimento, ma ricorrendo all’ipocrisia, come il ruffiano ‘‘autentico’’, per conseguire un suo scopo pratico, un vantaggio economico. In questo senso si usa anche come aggettivo, e vi sono anche arruffianamento e arruffianarsi. 1076 Il ruffiano unge e punge. Il ruffiano in parte lusinga, adula e in parte insinua sospetti, suscita curiosita` e desideri.
Il ruffiano e` un tafano. Punge, stimola, suscita l’estro, la voglia. 1077
Scrisse san Pietro e non iscrisse invano: – Non puole entrare in ciel chi fa il ruffiano. Si condannano i ruffiani dando forza al giudizio col parere di san Pietro, portinaio del Paradiso, che ovviamente non si sogno` mai di scrivere una cosa simile nelle sue lettere. 1078
1079 La mamma e` la ruffiana della figlia. Non di rado il malinteso amore e l’ambizione di una madre per la figlia, soprattutto se bella, creano una situazione, non sempre con volonta` e coscienza, per la quale la mamma, oltre a decantare le lodi della ragazza, si trova ad agevolare incontri ed occasioni al fine di procurare alla figlia un buon matrimonio, o, peggio, un’amicizia comoda. 1080 Il regalo e` (il miglior) ruffiano. Tra gli elementi volti a procurarsi le attenzioni di una donna, l’artificio piu` efficace e` il dono, al quale difficilmente l’animo femminile, rimane insensibile. Infatti il dono, piu` del complimento o l’omaggio, e` un segno tangibile di benevolenza, un’offerta concreta che presuppone un sacrificio, un superamento dell’egoismo.
Chi ha occhi e palpebre non ha bisogno di ruffiana. Gli strumenti piu` efficaci e segreti di un’intesa sono gli sguardi e gli ammicchi, per cui una donna che sa fare puo` raggiungere da sola quello che ritiene opportuno senza bisogno di squallidi aiutanti. 1081
RUGA Le rughe sono solchi che si formano sulla pelle, in particolare sul viso, indice tempo che e` trascorso. Le rughe della vecchiaia conferiscono idea di maturita` , possono dare
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
aspetto grave e pensoso ma, soprattutto per la donna, sono appannamento della bellezza, in particolare quelle della fronte e intorno agli occhi, dette ‘‘zampe di gallina’’. 1082 Le rughe contano gli anni. Soprattutto quelle del viso, denunciano l’eta` di una persona. Si dice che da trentacinque anni in poi ogni anno venga una ruga. 1083 La polvere d’oro spiana le rughe. Chi si sposa per soldi non vede le rughe che ha in faccia il consorte o la consorte. Altra interpretazione: quando arriva una bella eredita` chi la riceve ringiovanisce. 1084 La vedova seppellisce le rughe. Si dice che la vedova, soprattutto se giovane, poco tempo dopo aver perso il marito rifiorisce e ringiovanisce.
RUGGINE Lo strato di ossidazione del ferro, ma anche ogni sentimento di ostilita` e rancore. 1085 La ruggine mangia il ferro. L’inerzia corrode e danneggia. Cio` che sta fermo, immobile, si deteriora col tempo; un’azione lenta e continua distrugge cio` che e` forte e robusto; in quest’ultimo senso e` affine a A goccia a goccia si scava la pietra [G 899]. 1086 Ogni chiodo ha la sua ruggine. Ogni persona, per natura o per esperienza, ha le proprie antipatie, ostilita`, come un chiodo piantato in un muro col tempo fa della ruggine.
La ruggine rode il ferro e i dispiaceri il cuore. I dispiaceri apparentemente sono sopportati o dimenticati, in realta` covano dentro a nostra insaputa, minando prima il modo di pensare, i sentimenti, e poi logorando anche il fisico. 1087
1088 L’invidia e` peggiore della ruggine. L’invidia attacca l’anima, la rovina e la tormenta come la ruggine corrode il ferro. 1089 Amore vecchio non fa ruggine. Quando una coppia e` in la` con gli anni si puo` prevedere che il loro rapporto sara` durevole. I legami provati dal tempo non si corrompono.
RUGIADA f Vedi Cicala, Guazza. 1090
La rugiada viene senza vento.
pag 1434 - 04/07/2007
1371 Il vento asciuga via via l’umidita` e non permette alla rugiada di condensarsi. Quando non c’e` vento, invece, la differenza di temperatura tra l’aria e la terra provoca la formazione della rugiada. Quanta rugiada in marzo tanto gelo in maggio. Per credere a questo come al seguente proverbio ci vuole molta fede. Si segue comunque un criterio di compensazione tra i vari fenomeni. Questo tipo di proverbio nasce piu` che altro da osservazioni empiriche, per cui presenta grossi problemi la verifica scientifica, o un passaggio a questo criterio, cfr. C. Lapucci, Cielo a Pecorelle - I segni del tempo nella meteorologia popolare, 1992. 1091
1092
Tanta rugiada a marzo tanta brina d’aprile.
1093
Tanta rugiada in marzo, tanta pioggia dopo Pasqua, tanta nebbia in agosto.
I fossi non si empion di rugiada. La rugiada si forma da poca umidita` e copre le piante e le cose bagnando leggermente il terreno. Le piccole cose non provocano grandi mutamenti, grandi fenomeni. 1094
La guazza non fa correre i fossi. Per analogia. La guazza si ha quando la vegetazione, invece di essere umida come quando cade la rugiada, si presenta proprio ricoperta di gocce d’acqua; acqua, che pero` non puo` fare quello che fa una pioggia: riempire i fossi. 1095
La rugiada [guazza] di notte ammazza l’uomo e ingrassa la botte. La rugiada notturna, e piu` la guazza, non fa bene alla salute di chi la riceve addosso, ma e` benefica per la vite che dara` a suo tempo un frutto piu` abbondante. 1096
Una buona rugiada vale quanto una cattiva pioggia. Una rugiada copiosa, in momenti di siccita` puo` ristorare di notte le piante quasi come una pioggerella. Cio` che senza pretese fa il meglio che puo` e` preferibile, fa piu` effetto, di quello che ha molte possibilita`, ma non le usa o opera senza impegno. Ad esempio, un semplice medico di buona volonta` e costanza ottiene migliori risultati di un luminare che cura senza continuita` o distrattamente. 1097
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
RUOTA
RUMORE 1098 Tanto rumore per nulla. Si fa un gran chiasso, si parla molto per una cosa da poco. E` il titolo della celebre commedia di Shakespeare: Much ado about nothing. Vedi anche simile: Partoriscono le montagne e nasce un topo [M 1861]. 1099 Gran rumore e poche lance rotte. C’e` stata grande confusione, ma si e` trattato di uno scontro di poco conto, di una scaramuccia. Vedi anche Molto rumore e poca lana, disse quello che tosava il porco [R 1100]; Son piu` le voci che le noci [V 1173].
Molto rumore e poca lana, disse quello che tosava il porco. Si dice per ironizzare su chi si lamenta di aver ricavato poco o nessun utile da un’attivita` assurda o dissennata, come quella di colui che tosava il porco, che strideva e si ribellava. 1100
Chi ama il rumore tenga paperi nell’aia. Ironico. Chi ama stare nella confusione si metta vicino a chi ne fa tanta: il papero starnazza in continuazione. 1101
Chi ama il rumore prenda casa presso un calderaio. Ironico. Il calderaio batte in continuazione il rame per modellarlo, producendo un grande fracasso. Sul vicino rumoroso vedi anche Dio ti salvi da un vicino principiante di violino [V 949]. 1102
Chi ama il rumore tenga in casa tre donne. Vedi anche Tre donne e un magnano fecero la fiera a Dicomano [D 883]; Una rondine non fa primavera, ma tre donne fanno una fiera [R 902]. 1103
RUOTA Comunemente i proverbi fanno riferimento alla ruota del carro, ossia alla sua parte piu` resistente e delicata. La sua costruzione era molto laboriosa e difficile: la cerchiatura, in particolare, anche per il carradore piu` esperto era la fase piu` delicata della lavorazione in quanto in un attimo si rischiava di compromettere tutto il lungo lavoro preparatorio. f Vedi Carro, Ungere. 1104
La ruota che cigola e` la peggiore del carro.
pag 1435 - 04/07/2007
RUSCELLO
La persona che schiamazza, si lamenta, protesta, e` quella che avrebbe meno ragione di farlo. Vedi anche Il carro vuoto fa piu` rumore del carro pieno [C 837]; Chi ha torto grida piu` forte [T 775]; Fa piu` rumore una foglia che casca che una foresta che cresce [F 1020]. La piu` cattiva ruota del carro sempre piu` cigola. Versione piu` antica. 1105
1106 Il tizzone che fuma e` del legno peggiore. Per analogia. 1107 Chi piu ` strilla ha torto. Per analogia. 1108 La pecora che piu ` bela ha meno latte. Per analogia.
La gallina che canta e` quella che ha fatto l’uovo. Per analogia. Quelli che fanno rumore sono coloro che cercano di prevenire giuste accuse, di scagionarsi da responsabilita`. 1109
La ruota che stride ha bisogno di grasso. La persona che disturba vuole qualcosa. Chi si lamenta, protesta, va calmato offrendogli qualche vantaggio. 1110
1111 Se non la ungi la ruota non gira. In senso proprio ma soprattutto figurato: se non procuri un compenso, un incentivo, una mancia o una tangente otterrai poco dagli altri. 1112 La ruota non gira se non e` unta. Vedi anche Se non si unge il morto si pela il vivo [U 104]. 1113 1114
Perche´ vada il carro bisogna unger le ruote. La ruota che non e` unta cigola.
Ruota unta sempre pronta. Quando una cosa, un arnese e` tenuto bene e` sempre pronto all’uso. La persona ben pagata, onestamente o di sotto banco, e` sempre disposta a servire. 1115
Carro unto sempre pronto. Per analogia. 1116
1117 Coltello affilato sempre comodo. Per analogia. 1118
1372
.
Questa ruota sempre gira: chi sta lieto e chi sospira.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
La vita, la fortuna, sono paragonate a una ruota che gira, dove ora l’uno, ora l’altro e` lieto o triste. Pare un’iscrizione che fosse collocata sotto l’immagine simbolica d’una ruota che rappresentava qualcosa come la vita, la fortuna, il mondo, sotto una nota incisione, una pittura, un monumento o come cartiglio. Vedi anche La fortuna cammina su una ruota [F 1170]. Le ruote piu` piccole portano i carichi piu` grandi. Le persone piu` deboli vengono caricate dei maggiori pesi, i piu` poveri pagano piu` tasse, a chi puo` meno viene chiesto di piu`. 1119
Quando la ruota si sfascia va in cento pezzi. Le cose complesse come le ruote che sono fatte di molti elementi; gli organismi, le associazioni, quando si deteriorano provocano un grande danno. 1120
Le ruote piccole frullano piu` delle grandi. Le cose piccole sono piu` efficienti di quelle grandi. Si dice in particolare delle persone piccole e in particolare delle donne, le quali hanno una grande vitalita` che traducono in continua e incessante attivita`. 1121
RUSCELLO f Vedi Fiume, Fosso, Torrente. Nel piccolo ruscello non si prendono grossi pesci. Negli ambienti modesti si trovano cose modeste. Vedi anche Nel mare si pigliano i pesci grandi [M 687]; Gran nave vuol grand’acqua [G 1015]; Nelle grandi acque si pigliano i pesci grossi [M 688]. 1122
Chi puo` attingere alla fonte non attinga al ruscello. Invito a non prestare fiducia alle notizie, alle chiacchiere, alle dicerie che non sono di sicura provenienza, magari trascurando di verificare presso i diretti interessati il fondamento della mormorazione. Si applica poi in senso generale in tutte le situazioni nelle quali e` opportuno, nei casi possibili, verificare su chi e` a conoscenza dei fatti, sui documenti, sui dati certi, prima di giudicare, approvare o protestare. Riecheggia l’espressione latina e fontibus haurire, usata da molti autori in rife1123
pag 1436 - 04/07/2007
1373 rimento alla trasmissione del sapere (e in alcuni scrittori cristiani per indicare il fondamento scritturale di qualche dottrina). Si annega nel mare come in un ruscello. L’acqua di un ruscello e` sufficiente per fare affogare una persona. Ci si rovina con una piccola disgrazia come con una grande catastrofe. Bisogna fare attenzione ai piccoli incidenti perche´ possono provocare grandi mali. 1124
Per morire basta poco. Per analogia. 1125
Come e` il ruscello si fa il ponticello. Il ponte si fa piu` o meno lungo a seconda della grandezza del ruscello. Ogni cosa si adatta alla misura di cio` a cui e` destinata. Vedi anche A gran mortaio gran pestello [M 2002]; A tal buco, tal cavicchio [B 977]; A barca grande, vela grande [B 131]; A gran lucerna grosso stoppino [S 2097]. 1126
RUSSO f Vedi Inglese. 1127 Grattando un russo si scopre un tartaro. Sotto l’aspetto civile del russo spesso si trova l’indole primitiva e violenta del tartaro (cioe` del barbaro delle steppe, membro della bellicosa popolazione di stirpe turca dei Tatari, noti in occidente usualmente come Tartari).
RUTA La ruta (Ruta graveolens) e` una pianta medicinale tenuta in grande stima gia` nella medicina ippocratica e indicata dalla medicina popolare per numerosi disturbi. Molto usata nella fabbricazione dei liquori, era particolarmente conosciuta e raccolta in quanto, assunta in dosi elevate, provoca l’aborto. Ruta ogni male attuta. La ruta calma ogni dolore. Era usata infatti dalla medicina popolare per curare vari disturbi e malattie. Attutare e` verbo italiano antico, che compare anche a livello dialettale, col significato di ‘‘attutire’’ (che l’ha sostituito), ‘‘attenuare’’, ‘‘calmare’’. Vedi anche Assenzio e ruta contro ogni mal t’aiuta [A 1511]. 1128
1129
Con la ruta ogni male si saluta; con la malva da ogni male ci si salva.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
RUTTO
La ruta e la malva erano usate in particolare come antidolorifici. Ruta fa la vista acuta. Era ritenuta un ottimo farmaco anche per la cura degli occhi. Lo tramandano anche dei detti latini a lungo noti: 1130
Nobilis est ruta, quia lumina reddit acuta. ‘‘Di grande valore e` la ruta poiche´ rende acuta la vista’’. Questo come i seguenti precetti della Scuola salernitana indicano la ruta come ottimo medicamento per la vista, cosa che fu lungamente creduta e seguita. Il Regimen sanitatis – Flos medicinae Scholae Salerni, dedica otto versi alla ruta indicandola come antidoto al veleno, antiafrodisiaco per gli uomini, soprattutto col vino, e afrodisiaco per le donne, stimolante della mente e disinfestante. Solo due precetti medicinali riguardanti la vista sono citati come proverbi. 1131
Auxilio rutae vir quisque videbit acute. ‘‘Con l’aiuto della ruta chiunque puo` vedere chiaro’’. Anche nella variante: Auxilio rutae vir lippe videbis acute ‘‘Con l’aiuto della ruta tu che soffri di cispa potrai vedere chiaro’’. 1132
Cocta facit ruta de pulicibus loca tuta. ‘‘La ruta bollita libera i luoghi dalle pulci’’. Anche questo e` un precetto della Scuola salernitana sulla ruta, usato come proverbio proprio per la diffusione di questo fastidioso parassita che veniva allontanato con questa ed altre piante. 1133
RUTTO Il rutto e` aria proveniente dallo stomaco che erompe improvvisamente con rumore dalla bocca. E` considerato gesto indecente e segno di grande maleducazione, anche se presso alcuni popoli e` ritenuto segno di salute e gradimento della tavola. Ma anche da noi le popolazioni meno civilizzate, soprattutto di zone isolate, lo tolleravano o ne facevano oggetto di riso, cozzando con la sensibilita` di gente piu` civile ed educata con cui venivano a contatto. Per questo e` stato a lungo un paletto di confine tra educazione e maleducazione, insieme all’altra emissione di aria, all’uso di sputare ovunque, soffiarsi il naso con le dita, bestemmiare.
pag 1437 - 04/07/2007
RUTTO
1134 Il rutto e` il sospiro del porco. Si dice di fronte a manifestazioni del genere per intendere che per la persona interessata e` il momento di piu` alta intensita` sentimentale.
Ai tempi dei Troiani eran sospiri, (ed ora che i Troian son morti tutti non sono piu` sospiri, ma son rutti). Frase con la quale si rimarca il comportamento volgare di una persona senza rivolgersi direttamente a questa, ma all’uditorio, testimone del gesto vergognoso. I due versi finali sono un’appendice scherzosa che si usa raramente. I Troiani stanno a indicare con perfida ambiguita` i maiali. Il gioco di parole con il nome della citta` di Troia e quello dei suoi infelici abitanti e` fin troppo scontato e abusato: Enea che apostrofa le sue milizie: ‘‘Figli di Troia...’’. Ma anche questo non si creda che non vanti qualche blasone letterario. L’Eneide travestita (versione parodistica dell’Eneide di Virgilio) di Giovanni Battista Lalli (15721637) inizia cosı`: Io canto l’arme e il bravo capitano d’una Troia figliuol, che al Tebro venne e per terra e per mar con tempo strano fortune del gran Diavolo sostenne... 1135
1136
1374
.
Un buon porco sa come ruttare.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Si dice irridendo una persona volgare, come se il rutto fosse un atto che si puo` fare con educazione. 1137 Salute e ghiande! Per analogia. Esclamazione usata per dire a colui che emette un rutto o un peto che e` un porco. 1138 Con un rutto si rompe il fiasco. Si riferisce ai bevitori ‘‘raffinati’’ quando si trovano di fronte a un fiasco in cui e` rimasto un po’ di vino e nessuno vuole finirlo. In questo caso il primo che emette un rutto ha diritto all’ultimo sorso.
Con un peto un rutto e uno starnuto s’accontenta la testa, la bocca e il buco. Con queste tre manifestazioni fisiologiche si assestano le parti del corpo indicate, ma soprattutto ci si qualifica come persone di raffinata educazione e squisita sensibilita`. 1139
Il peto e` una risata il rutto una porcata. Un peto si accetta sempre volentieri, un rutto e` una grave mancanza di rispetto. Norma di galateo da bettola. 1140
pag 1438 - 04/07/2007
S S L’innamorato deve essere con quattro S: solo, savio, sollecito e segreto. Chi ama non deve avere rivali e quindi se ne deve sbarazzare, deve essere avveduto e non fare mosse sbagliate, deve essere sempre presente nei momenti in cui la donna lo vuole, lo cerca, ha bisogno, nonche´ prevenire i suoi desideri. Infine e` necessario che non parli del suo amore, non riveli alcun particolare del suo rapporto e sia sempre riservato su quanto riguarda tale argomento. Si rivolge particolarmente all’uomo e solo in parte alla donna. 1
2 Sollicitus, solus, sapiens, secretus amabis. ‘‘Amerai con sollecitudine, solo, accorto, segreto’’. Esametro latino che non e` scomparso dall’uso anche perche´ si trova scritto in oggetti di uso galante, ex libris di biblioteche dello stesso genere, trattati di educazione sentimentale, luoghi appartati di giardini, ecc.
SABATO Non c’e` sabato senza sole, non c’e` donna senza amore; non c’e` prato senza erba, non c’e` culo senza merda. Del proverbio viene citato comunemente solo il primo distico. Gli altri due versi sono un completamento giocoso e anche un po’ greve, che di per se´ ha poco a vedere col resto. Infatti i due versi dicono cose evidenti, mentre i primi due fanno affermazioni facilmente contestabili: esistono sabati senza sole e donne senza amore. Ma qui sta la profondita` del proverbio che avverte: fate attenzione che, come una donna avra` sempre un amore nelle pieghe piu` riposte del cuore, anche se non se lo vorra` confessare, un amore, cosı` ogni sabato, per quanto cupo, avra` un raggio di sole segreto che e` costituito dall’attesa della festa, leopardianamente vissuta. 3
4
Non c’e` sabato senza sole, non c’e` donna senza amore;ne´ domenica senza sapore, ne´ vecchio senza dolore.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Una variante dialettale umbra e` piu` divertente:’N c’e` sabbitu senza sole,’n c’e` donna sez’amore, ’n c’e` monica [= monaca] senza baffi, ’n c’e` gattu che non sgraffi. 5 Non c’e` estate senza mosche. Per analogia. Non c’e` cosa buona senza il suo risvolto negativo. Vedi Non c’e` rosa senza spine [R 922]. 6 Sabato non e` e la borsa non c’e`. E` una facezia proverbiale che indica come non si debba porre un problema quando le condizioni necessarie non si verificano. A un ebreo fu chiesto se avrebbe raccolto una borsa di danaro smarrita in giorno di sabato, giorno nel quale la sua religione non consente nessuna attivita`. Con tale frase l’ebreo si tolse d’impaccio.
SABATO SANTO La Pasqua della Chiesa cattolica cade la prima domenica che segue il plenilunio di marzo (dopo l’equinozio di primavera) tra il 22 di questo mese e il 25 aprile. I proverbi che si riferiscono a questa festivita` vanno dunque considerati come se appartenessero a un periodo compreso tra la fine di marzo e buona parte di aprile. Questo e` per la campagna un utile riferimento mobile e in sintonia con i cicli della luna e delle sue fasi che governano, secondo quanto si crede fermamente dai contadini, la pioggia, la semina, la germinazione, il trapianto, il vino, le fermentazioni e cento altre cose. Si chiama ‘‘luna di marzo’’ o ‘‘prima’’ o ‘‘pasquale’’ quella che serve ai cosiddetti termini pasquali; tenendo conto del fatto che l’anno lunare e` piu` breve di quello solare puo` accadere che sia ancora luna di marzo quella che cade in aprile. f Vedi Pasqua, Quaresima. Non c’e` sabato santo al mondo che il cerchio della luna non sia tondo. La vigilia di Pasqua c’e` sempre la luna piena. Il semplice proverbio indica il cardine sul quale gira tutto il sistema delle feste mobili (Pasqua, Ascensione, Pentecoste) e quindi an7
pag 1439 - 04/07/2007
SABBIA
che il Carnevale e la Quaresima. Il detto si rifa` all’uso ebraico di indicare il sabato come festivita` e al fatto che, per quanto detto nella presentazione, la luna e` piu` facilmente un po’ scema per la Pasqua che per il Sabato Santo. Il giorno era anche segnato, prima della riforma liturgica del 1969, dallo sciogliersi delle campane a mezzogiorno, per cui era quello il momento della Resurrezione. Da qui la magia di questo giorno, nel quale si distribuiva l’acqua benedetta nelle chiese, unendovi altre tradizioni, come quella di ‘‘dare i piedi’’, ossia mettere in terra i bambini che non camminavano ancora e farli camminare quando si scioglievano le campane. SABBIA Chi costruisce sulla sabbia muore nella rovina. Invita a dare solido fondamento alle azioni, alla vita, a quello che si edifica, in senso proprio o morale. Echeggia una frase del Vangelo (Matteo 7.26; molto simile anche Luca 6.49): ‘‘Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, e` simile a un uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia’’. Assai diffuso e` il modo di dire costruire sulla sabbia. Anche nelle varianti: 8
9
Folle e` chi fabbrica sopra la sabbia.
10
Mal si fabbrica sulla sabbia.
Molto di quel che pare oro e` solo sabbia che luccica. Molte cose che di lontano o per sentito dire sembrano preziose sono soltanto appariscenti e di nessun valore. La sabbia illuminata dal sole spesso brilla per la presenza di granelli di quarzo. Vedi anche Non e` tutto oro quello che riluce [O 510]. 11
12 Chi semina nella sabbia fa magri raccolti. Chi sbaglia la terra, l’ambiente, il contesto in cui fare il proprio lavoro, non combina nulla.
SACCO f Vedi Ladro, Quattro, Viaggiare. 13 Sacco vuoto non sta ritto. L’uomo che non ha mangiato non puo` lavorare, non ha forze per affrontare una fatica. Vedi A pancia vuota si lavora male [P 229]; Chi troppo mangia la pancia gli duole, e chi non mangia lavorar non puole [M 526]. 14
1376
.
(Il) sacco pieno rizza l’orecchio.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
L’orecchio e` la parte del sacco che avanza oltre la strozzatura del legaccio e si rizza quando il sacco e` pieno, mentre ciondola quando non lo e`. Chi possiede molto mette su superbia, diviene baldanzoso, impertinente. E` registrato un adagio medievale del tutto equivalente, Angulus erigitur in sacco quando repletur ‘‘L’angolo si solleva nel sacco, quando e` riempito’’, con adattamenti in tutte le principali lingue europee. 15 Sacco pieno non si piega. Al di la` del significato letterale: chi ha mangiato molto trova poi difficolta` a muoversi.
Quando Dio manda la farina il Diavolo porta via i sacchi. Quando arriva una fortuna c’e` sempre un contrattempo che la vanifica o quasi; il destino e` sempre un po’ beffardo: quando si presenta un’opportunita` spesso non si hanno i mezzi per approfittarne. Vedi anche Chi ha la farina non ha i sacchi e chi ha i sacchi non ha la farina [F 353]. 16
17 Ognuno riempie il proprio sacco. Ciascuno pensa a procurare per se´ quello che c’e` da prendere; ognuno fa il proprio interesse e solo a parole si preoccupa di quello degli altri. Vedi anche Ognuno tira l’acqua al suo mulino [A 177]. 18 Sacco legato fu mal giudicato. Il sacco che sta chiuso non lascia giudicare il suo contenuto: finche´ non viene aperto e verificato quello che sta dentro non si puo` fare alcun giudizio. Delle cose e delle persone bisogna fare verifiche chiare. Vedi Bisogna levare il vin dai fiaschi [V 927]. 19
Finche´ il sacco e` chiuso non si sa cosa contiene.
20
Sacco legato non si sa che porta.
Chi compra nel sacco va in cerca di guai. Chi compra senza controllare quello che acquista si procura dei grossi grattacapi: o la roba non e` buona, o non corrisponde a quello che vuole. Vedi anche Chi sposa fuori compra la gatta nel sacco [S 1953]. 21
22 Chi porta i sacchi e` fratello dell’asino. Il facchino fa un lavoro non molto superiore a quello dell’asino, che lavora solo con le proprie spalle e senza un minimo d’intelligenza. Anche: chi viene ridotto a fare il facchino viene trattato come una bestia.
pag 1440 - 04/07/2007
1377
.
SACRESTANO
23
Non vi fu mai sacco tanto pieno nel quale non entrasse un grano di miglio. Il desiderio d’avere e` insaziabile. Non vi e` abbondanza cosı` ridondante da non permettere di accettare ancora qualcosa. Per quanto uno abbia e` sempre disposto ad avere di piu`, fosse anche di poco. Il grano di miglio e` piccolissimo.
I sacchi di monete coprono i sacchi di corna. La grande ricchezza camuffa e nasconde le miserie della vita delle persone abbienti. Pagando, compensando, tacitando esse conducono una vita apparentemente onorabile, mentre i poveri vedono messe in piazza tutte le loro meschinita`.
24 Sacco rotto non tien miglio. Cio` che e` difettoso non serve. E` inutile insistere nell’usare quelle cose che non hanno i requisiti necessari per essere efficienti. Vedi, con uso diverso ma con identico inizio: Sacco rotto non tien miglio, pover uom non va a consiglio: se parla bene non e` inteso, se parla male vien ripreso [P 2359].
33 Lega il sacco quantunque non sia pieno. Non fidarti della probabilita`, in quanto non e` mai sicurezza e possono accadere cose che non si prevedono. Una sacco che non e` pieno si chiude con le pieghe del tessuto che avanza e puo` dare l’impressione che non si aprira` durante un trasporto o uno spostamento; in realta` puo` facilmente accadere che si rovesci e perda parte del suo contenuto, o che vi entrino animali, o che qualcuno ne approfitti per farsene una parte, ecc.
25
Sacco forato non tiene farina.
Dal sacco non esce che quello che c’e`. Le borse, le casse non fanno miracoli: quello che ci si mette e quello che ci si ritrova. Si dice in particolare del portafoglio, della scarsella, della cassetta dei quattrini. Vedi Nessuno da` quel che non ha [D 125]; Si puo` dir quel che non si sa, ma non dar quel che non s’ha [D 124]. 26
Nei sacchi e nei patti trovi quello che ci metti. Di significato vicino al precedente, che si estende alle promesse, agli accordi, ai contratti. 27
28 Se non ci se ne mette non ci si ne leva. Per analogia. Non si puo` spendere piu` di quello che si ha. Oppure: non si puo` attingere all’infinito alle riserve senza reintegrarle. Vedi anche Levare e non mettere fa la spia [L 603]. 29 Il sacco del povero non e` mai pieno. Al povero manca sempre qualcosa. Anche quando ha un po’ di fortuna non arriva ad avere una soddisfazione completa. 30 Non appesantire il sacco che devi portare. Non prenderti impegni troppo gravosi, non complicare le cose che poi devi fare, non farti la misura esagerata quando il carico dovra` stare sulle tue spalle.
Dentro il sacco grosso ci sta il poco e l’assai. In un contenitore capiente si puo` mettere qualunque quantita`. E` un consiglio a provvedersi con larghezza di mezzi, di strumenti e arnesi per far fronte a qualunque evenienza. 31
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
32
SACRESTANO Il sacrestano, con la perpetua, fa parte delle persone al servizio della parrocchia. Svolge attivita` di conservazione degli arredi e della sacrestia, di preparazione e addobbo dei luoghi sacri per le varie ricorrenze, pulizia dei locali, suono delle campane, apertura e chiusura della chiesa. Per la precarieta` dei loro mezzi e per la relativa semplicita` del lavoro, i parroci, prima della attuale formalizzazione di tutti i rapporti di lavoro, tendevano a servirsi di persone poco dotate intellettualmente, che trovavano cosı` in questa funzione un modo di mantenersi. Stavano quindi tra il lavoro e la beneficenza. L’ignoranza o le precarie facolta` intellettuali, unite alla dimensione del sacro, alle realta` spirituali, facevano spesso corti circuiti fonti di esilaranti equivoci o fraintendimenti. Era quindi il sacrestano una figura notissima ai parrocchiani, della quale si narravano spesso intere saghe. f Vedi Chiesa, Prete. Tra tanti santi del Paradiso non si trova un sacrestano. Coloro che vivono vicini alla chiesa spesso credono poco oppure non sono molto devoti. Pare che nessun santo abbia fatto il sacrestano. Vedi Vicino alla chiesa lontano da Dio [C 1442]; Chi bazzica co’ preti e intorno al medico vive sempre ammalato e muore eretico [B 189]. 34
35
A levare le candele ci pensa il sacrestano.
pag 1441 - 04/07/2007
SACRIFICARSI
1378
.
Quando una cosa da` un minimo utile c’e` sempre qualcuno che la fa. I monconi delle candele votive venivano rivenduti come cera da fondere di nuovo e il piccolo guadagno andava a favore del sacrestano. Quando i sacrestani sono tanti nessuno chiude mai la chiesa. Se le responsabilita` di un lavoro sono competenza di piu` persone, ognuno pensa tocchi all’altro e il compito non viene svolto. Vedi anche In due a soffiare non s’accende mai il fuoco [S 1408]; Dove cantano molti galli non si fa mai giorno [G 127]; Con troppi a far fuoco il paiolo non bolle mai [P 180]; Dove son troppi a salare la minestra viene sciocca [S 79]. 36
Casca il prete e` una disgrazia, casca il sacrestano e` ubriaco. Si usano due pesi e due misure per giudicare gli errori commessi da gente comune e da persone potenti, le quali vengono sempre scusate. 37
Delle cose di chiesa il sacrestano molto ne parla e molto e` profano. Le persone di poca dottrina che stanno vicine a chi sa, o nei luoghi di cultura, imparano poche cose e si danno grandi arie di dotti, fanno i saccenti, spesso dicendo grandi sfondoni. Un tempo questi erano i sacrestani, i giovani di studio di avvocati e notai, i bidelli, i custodi di biblioteche. 38
39 I sacrestani muoiono piu ` vecchi dei preti. I servitori vivono piu` dei padroni perche´ prendono la vita con piu` calma, mangiano meno e hanno meno vizi.
SACRIFICARSI ` bene che uno si sacrifichi per tutti. 40 E Deriva dalla seguente frase evangelica, talora ripetuta ancora oggi in latino:
Caifa che le adopra nel Sinedrio (parlando di Cristo): – Se lo lasciamo fare tutti crederanno in lui, i Romani verranno a distruggere il tempio e la nazione. Ma [...] Caifa disse: - Voi non capite nulla e non vi rendete conto che e` meglio far morire un solo uomo solo per il popolo piuttosto di lasciare che tutta la nazione vada in rovina’’. Vedi anche Per un frate non deve star male il convento [F 1341]. SAETTA / SAETTARE La saetta o fulmine esprime nella simbologia l’ira e la punizione del cielo. Era l’arma della quale disponeva solo Giove: come tale e` la metafora dell’ira e del castigo dei re e dei potenti. f Vedi Fulmine, Lampo, Tuono. 42 La saetta non cade in luoghi bassi. L’ira dei potenti non colpisce gli umili, ma i ricchi e i forti. Quindi anche come invito a non innalzarsi troppo. Vedi anche Il fulmine cade piuttosto sulla torre che sulla capanna [F 1558]. Il fulmine si scarica di solito sui tetti piu` alti delle case, sui campanili e sugli alberi.
Saette a Natale si provveda chi sta male. Se tuona e cascano fulmini nel periodo di Natale e` segno che vi sara` un inverno particolarmente rigido; chi non ha legna e generi alimentari, ne faccia provvista. 43
Se di giugno saetta la raccolta e` benedetta. Se vengono forti temporali di giugno la raccolta del grano e` abbondante, sono scongiurati gli incendi delle messi e anche gli altri raccolti ne traggono beneficio. 44
SAGGEZZA Si puo` diventar pazzi per la propria saggezza. Tutto cio` che e` eccessivo nuoce, anche le cose buone, quando sono fuori della giusta misura. Se la ricerca della saggezza diventa un’idea fissa, se l’uomo non sa capire quando quello che chiama saggezza non lo e`, entra nella pazzia passando dalla porta della saggezza. 45
Expedit ut unus moriatur homo pro populo. ‘‘E` necessario che un uomo muoia per il bene di tutto il popolo’’. In certe situazioni e` necessario il sacrificio supremo di una persona per il bene di tutti (vedi anche Quel che e` utile a tutti nessuno lo chiama ingiusto [U 305]). La frase si trova nel Vangelo (Giovanni 11.4750), per l’esattezza con vobis (o nobis, variante) dopo expedit. Le parole si usano in particolare per giustificare atti di ragion di stato, decisioni ciniche; e cio` riflette appunto il contesto evangelico. E` il sommo sacerdote 41
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Chi vuol mostrare il dente della saggezza deve aprir bene la bocca. Chi ha saggezza deve anche parlare, mostrarla nei giudizi e farsi intendere. Il dente della saggezza e` il dente del giudizio, che infatti e 46
pag 1442 - 04/07/2007
1379 nella parte piu` profonda della bocca: dalla sua grandezza si credeva che dipendesse l’intelligenza di una persona. 47 La saggezza inutile e` la peggiore follia. La saggezza che non reca vantaggio e` cosa inutile e stolta: mette in contrasto col mondo senza dare nulla a nessuno. In realta` non si tratta di vera saggezza.
SAGGIO1 Sostantivo. Il saggio e` colui che vede il dato, il suo opposto, le sfumature e l’interazione dei dati: tutto articolato nel sistema generale del mondo, o dell’orizzonte a lui possibile. La saggezza e` sintetica, strategica e, se illuminata, universale. Il saggio e` capace d’inserire il dato nell’intera realta` del mondo, mentre l’imbecille lo vede in se stesso, il furbo nella contrapposizione dialettica e l’intelligente inserito in un sistema limitato. Si tenga presente che gran parte dei proverbi in cui compare saggio presentano attestazioni o registrazioni orali anche con savio (vedi la voce), e viceversa. f Vedi Ricchezza, Sapienza, Savio, Stolto. Un saggio che ascolta diviene ancora piu` saggio. Ascoltando parlare gli altri si imparano molte cose e la saggezza si raffina; parlando invece si impara poco; ovvero si capisce che e` meglio tacere. Vedi anche Il savio, udendo, piu` savio diventa [S 450]. 48
Il saggio sbaglia sette volte al giorno. Tutti, anche i piu` saggi, sbagliano. E` un adattamento del detto: Il giusto cade sette volte al giorno [G 861]. Gia` travisato dall’originale, il detto biblico risulta qui quasi irriconoscibile. 49
50 Il saggio e` il meno pazzo. L’assoluta saggezza non e` umana, appartiene solo a Dio; percio` la saggezza umana e` di colui che e` meno pazzo degli altri.
Dove non c’e` il pazzo non ride il saggio. La saggezza e` grave, poco festosa e gaia, e quindi sono necessari anche gli sciocchi per garantire almeno il buonumore. 51
52
Il saggio prende i consigli e il pazzo li butta via.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
SAGGIO
Il saggio sa far tesoro dei buoni consigli: essendo saggio sa di non sapere tutto; il pazzo, che invece crede di sapere tutto, disprezza i consigli che riceve. 53 Il matto butta via e il savio raccoglie. Non solo i consigli, ma anche quello che momentaneamente non serve.
SAGGIO2 Aggettivo. f Vedi Savio, Stolto. 54 Testa saggia, lingua corta. La prima caratteristica del saggio e` quella di parlare poco. 55 Il saggio pensa e decide di non parlare. Il piu` delle volte la saggezza consiglia che, invece di parlare e` molto meglio tacere. Parlare meno possibile e` un principio che e` sempre, o quasi, giusto, e certamente molto raccomandato dalle tradizioni sapienziali, a partire dalla Bibbia. Vedi anche I saggi chiudono la bocca nel cuore e gli stolti aprono il cuore sulla bocca [B 657]; Troppo grattare e troppo parlare non fanno che male [G 1092]; Solo i savi sanno frenare la lingua [L 730]. 56 Saggio a credenza e pazzo a contanti. Per essere considerati saggi occorre del tempo, mentre si e` riconosciuti pazzi immediatamente. A credenza e` espressione desueta nel senso di ‘‘in base al credito, a seconda della prova data’’.
Non e` tutto saggio chi (all’occasione) non sa esser pazzo. La saggezza vera non e` il perseguimento di una teoria astratta, la realizzazione di un disegno, ma l’interpretazione corretta del mondo e l’adeguato comportamento alle varie situazioni. Per questo il saggio deve comportarsi da pazzo, quando non farlo comporterebbe la rovina; non deve esporsi a danno comportandosi da saggio in un contesto di folli, deve anche sfogare la propria irrazionalita` riequilibrando la sua mente; vedi anche Semel in anno licet insanire [V 1304]. 57
58
Il savio sa esser pazzo al momento giusto.
59
Anche chi e` saggio non lo fa tutto il giorno.
60 Nessuno e` saggio tutto il giorno. Riprende, come il precedente, il latino Nemo mortalium omnibus horis sapit ‘‘Nessun es-
pag 1443 - 04/07/2007
SALA
1380
.
sere umano e` saggio a tutte l’ore’’, frase divenuta proverbiale tratta da un luogo di Plinio Il Vecchio (Storia Naturale 7.40.131). Chi fa il saggio in mezzo ai pazzi fa il pazzo in mezzo ai savi. Passa da scemo e rischia grosso. Anche Martin Lutero osservava che se uno non fa stupidaggini in gioventu` rischia poi di farle in vecchiaia, con danni molto maggiori. 61
62 Chi e` saggio non e` mai certo di nulla. Il vero saggio ha pochissime certezze assolute e anche su quelle e` disposto a discutere per verificarle con quello che pensano gli altri. La certezza e` cio` che fa commettere i piu` grossi errori. 63 Stimarsi saggio e` principio di pazzia. Solo lo stolto si crede saggio e tale si dichiata. Vedi anche Il primo grado di pazzia e` ritenersi savio, il secondo e` farne professione, e il terzo e` disprezzare chi savio e` davvero [P 872].
Saggio e` colui che impara a spese altrui. Il saggio non e` chi si fa un’esperienza con i propri errori, ma chi impara su quelli che commettono gli altri. In tal modo non ha danni e accresce il suo sapere. Vedi anche All’altrui danno e` bello imparare [D 78]; Fortunato e` chi non impara a sue spese [F 1258]; Il garzone del barbiere impara a radere alla barba dei pazzi [G 202]. 64
Savio e` colui che leva dal buco la serpe con la mano altrui. Cioe` raggiunge un utile facendo rischiare gli altri. Qui, a dire il vero, siamo al confine con la furbizia. 65
Non tutti quelli che sanno di lettere son saggi. La cultura non e` saggezza. Conoscere fatti e dati non vuol dire saperli interpretare correttamente e dedurne il giusto giudizio e comportamento. Chi e` saggio non solo conosce, ma giudica e misura. 66
67 Chi e` saggio e` piu ` che ricco. La saggezza e` una dote piu` preziosa della ricchezza: questa puo` venire dalla saggezza, mai la saggezza puo` derivare dalla ricchezza.
E` piu` facile esser saggi per gli altri che per se stessi. E` piu` facile giudicare correttamente le cose che riguardano gli altri che le proprie. Il comportamento saggio presuppone un distacco 68
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
dalla situazione della quale si giudica, di cui non dispone la persona interessata. Per questo spesso gli amici consigliano bene. SALA Nelle sale degli altri si balla meglio che nella propria. Le feste sono piu` gradite quando sono gli altri a darle perche´ se ne accollano le spese e la fatica. 69
Se porti l’asino in sala ti caccera` dalla sala e dalla camera. Se ammetti nella tua famiglia una persona rozza e senza discrezione, presto comincera` a comandare in casa tua. 70
Fatta la festa non si trova chi spazzi la sala. Tutti son disposti a divertirsi, pochi o nessuno ad accollarsi gli incomodi. 71
SALAME In senso proprio, come insaccato assai gustoso, e figurato, come sciocco, imbranato. f Vedi Fame, Pane, Porco, Prosciutto. Un uomo tra due dame fa la parte del salame. Un uomo che sta tra due donne, in senso proprio e figurato, non potra` raggiungere grandi risultati. Si dice dello stupido che e` un salame, e questo si mette tra due fette di pane per fare un panino. 72
73 Il salame e` il miglior frutto che si coglie. E` la cosa migliore di quelle che stanno appese. Si usa conservare i salami e altri salumi appesi al soffitto, a una trave, cosa che suggerisce l’idea del frutto.
Fa piu` lume un salame appeso a una trave che sette candelabri sulla tavola. Da` piu` luce e speranza alla vita un bel salame appeso al soffitto che tanti preziosi candelieri. La prospettiva di una buona mangiata e` preferita a tanti lussi e raffinatezze. 74
Chi attacca in cielo un salame ha una settimana di bel tempo. Un salame appeso al soffitto della cucina permette di mangiare gustosamente per una settimana e quindi stare di buon umore per tutto quel tempo. 75
76
Tutti hanno un culo, meno i salami che ne hanno due.
pag 1444 - 04/07/2007
1381 Tutti si accontentano dell’onesto meno gli imbecilli che vogliono fare i furbi pretendendo di piu`. Anche, intendendo culo come ‘‘fortuna’’: tutti hanno un po’ di fortuna, meno gli stupidi che ne hanno perfino di piu`. Il salame ha forma cilindrica con due convessita` all’inizio e alla fine, dette ‘‘culi’’. Tutto ha fine, tranne i salami che ne vogliono due. Scherzo sul proverbio Tutto ha fine [F 902], equivocando sui significati del termine salame. Lo sciocco (cioe` il salame) non capisce mai che una cosa deve finire e vuole ricominciare da capo o rifarla continuamente.
.
SALE
Tante tasse, tanti salassi. Ogni tassa rappresenta un salasso che indebolisce sempre piu` economicamente chi deve pagarla. La parola salasso e` in effetti oggi viva quasi solo in riferimento a esborsi pecuniari. 82
77
78
Ogni cosa ha un fine e il salame ne ha due.
SALARE Dove son troppi a salare la minestra viene sciocca. Quando gli incaricati sono troppi nessuno fa nulla. Vedi anche In due a soffiare non s’accende mai il fuoco [S 1408]; Dove cantano molti galli non si fa mai giorno [G 127]; Due nocchieri affondano un bastimento [D 1207]. 79
80 Il pane degli altri e` sempre salato. Dipendere dalla generosita` altrui, abitare in casa d’altri, dovere ad altri il proprio mantenimento e` spesso cosa amara. Sono usati proverbialmente anche i versi di Dante (Paradiso 17.58): ‘‘Tu proverai sı` come sa di sale / lo pane altrui, e com’e` duro calle / lo scendere e ’l salir per l’altrui scale’’. Vedi anche Il pane degli altri ha sette croste e una che non si rode [P 246].
SALASSO Il salasso e` l’operazione di togliere una certa quantita` di sangue dall’organismo al fine di purificarlo. Il relativo benessere che da` il prelievo di sangue, fatto con ferri e con sanguisughe, porto` spesso ad abuso finche´ nel corso del Settecento il metodo cadde in discredito, anche perche´ puo` debilitare seriamente l’organismo. Oggi si usa raramente in casi di ipertensione. 81 Chi fa salasso salute guadagna. Chi si salassa periodicamente mantiene la salute. Un tempo si usava il salasso non solo come cura medica, ma come pratica periodica che si esercitava in giorni precisi dell’anno.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
SALE f Vedi Olio, Pepe, Povero. Sopra il sale non c’e` sapore, sopra Dio non v’e` signore. Il sale e` una della poche cose che non hanno paragoni. Non c’e` cosa che dia piu` sapore del sale come al di sopra di Dio non c’e` nessuno. Vedi Nero. 83
84 Il sale e` buono quando e` poco. Nelle vivande deve essere messo con attenzione e parsimonia: esagerando qualunque cosa puo` diventare immangiabile. 85 Poco sale guasta una buona minestra. Ogni aggiunta anche di elementi ritenuti positivi a una cosa buona o perfetta, ha come conseguenza il peggioramento o il guasto della cosa stessa. Quindi: il giusto, il buono, il bello non puo` essere migliorato se non a rischio di guastarlo completamente. Vedi anche L’ottimo e` nemico del buono [O 695]; Chi vuol fare meglio del bene finisce per far peggio [F 308] ; Il meglio e` nemico del bene [M 1143]. 86
Di sale ne´ troppo ne´ poco.
Cucina senza sale, credenza senza pane, cantina senza vino si fa un mal mattino. In senso ironico: quando non si trovano in casa sale, pane, vino, non si riesce a mettere insieme nulla da mangiare e la giornata comincia veramente male. 87
88 Niente non ha bisogno di sale. Con niente non sono necessari condimenti; non c’e` nulla da salare. Quando niente equivale letteralmente ad una mancanza totale tutto e` semplificato, tutto e` chiaro, nel bene o nel male. 89 Sale col vino, veleno sopraffino. Il vino nel quale sia stato sciolto il sale fa malissimo perche´ provoca dolori al ventre, nausee, disappetenza e disgusto per il vino che dura diverso tempo.
pag 1445 - 04/07/2007
SALICE
90 Vin col sale fa impazzare. Impazzare in luogo di ‘‘impazzire’’ e` frequente nelle parlate toscane. 91 Onore e sale preservano da ogni male. L’onore preserva dai malvagi e dalle male lingue; il sale preserva dalla putredine la carne e gli alimenti. 92 Il sale acconcia e guasta le vivande. Il sale puo` rendere gustosi o immangiabili i cibi. 93 Il sale migliora ogni vivanda. Anche un piatto povero, un cibo vile puo` diventare mangiabile col sale. Risale ad un insegnamento della Scuola salernitana: nel Regimen sanitatis si legge (291): Nam sapit esca male quae datur absque sale ‘‘Infatti ha cattivo sapore il cibo senza sale’’, e l’affermazione ha circolato come massima a se´ stante anche appena modificata: Sapit esca male quae datur sine sale. Vedi anche Coll’olio e col sale non c’e` erba che non acquisti sapore [O 209]. 94 Tavola senza sale, bocca senza saliva. Quando nei cibi manca il sale e` difficile mangiare perche´ non si attiva lo stimolo necessario della salivazione, quello che avverte anche della buona disposizione a mangiare: l’acquolina in bocca. Sempre il Regimen sanitatis salernitano osserva (verso 293): Non bene mensa tibi ponitur absque sale ‘‘Senza sale non ti e` apprestata bene la tavola’’. 95 Sale versato, giorno sfortunato. Versare il sale e` indice di sfortuna, come versare l’olio. Porta fortuna invece versare il vino, che fa allegria. Per il sale si rimedia prendendone un pizzico e gettandolo dietro le spalle. 96 97 98
1382
.
Versare olio e sale porta male. Quando si rovescia il sale sta per arrivare qualcosa di male. Sale sulla tavola guai per la via.
SALICE 99 Pianta i salici se vuoi uva. Affermazione scherzosa che allude all’uso dei rametti di salice per legare i tralci delle viti. Le piante venivano coltivate nel salceto (vedi Cane mansueto, lupo nel salceto [C 425]) vicino alla cascina. I rametti di salice, molto flessibili, opportunamente bagnati, servivano come legacci per le viti e altro (vedi Il salcio
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
val piu` del cesto [C 336]) sbucciati o lavorati venivano intrecciati durante le veglie d’inverno o i giorni di pioggia, per fare ceste, panieri, cestini, usati in casa o venduti poi al mercato. 100 Il salice non fa olio. Mette in guardia dal coltivare troppi salici nei terreni destinati ad altre piante, in quanto sono sı` utili e ornamentali, ma di nessun valore per quanto concerne l’alimentazione. Vedi Le querce non fanno limoni [Q 162]. 101
Il salice non da` frutto.
Salice di chioma lunga, inverno lungo, salice di chioma corta, inverno corto. Si vuole che quando i salici hanno i rami lunghi e fluenti l’inverno che deve arrivare sara` freddo e lungo. 102
Non c’e` salice senza formiche, ne´ vecchio senza dolori. Come nel salice alloggiano sempre le formiche cosı` nel vecchio sono sempre presenti dolori di varia natura. I salici, per il fatto di ospitare un parassita dalle secrezioni zuccherine e per il suo tronco che si presta a ospitare insetti, e` sempre visitato dalle formiche, per cui, quando si va a tagliare i legacci, bisogna sempre far attenzione a non riempirsi di formiche. 103
104 Dai salici i ceppi e dai piantoni i salici. Non e` bene far ricrescere il salice dalla ceppaia vecchia. Il salice risulta migliore se si fa crescere da un ramo, un pollone (piantone) giovane che produce una pianta piu` vitale. I ceppi che si prendono dai salici, invece, sono utili per fare utensili, lavori in legno. Il legno di salice, dei ceppi in particolare, che e` bianco e leggero, quando imputridisce ha un effetto singolare di fosforescenza, col quale in campagna si giocava e scherzava. 105 Il salice va piegato quando e` verde. Il rametto di salice per il lavoro di intrecciatura va lavorato e intrecciato quando non e` completamente seccato. Metaforicamente ha lo stesso valore di L’albero si piega da giovane [A 428], ma qui si tratta piu` di un proverbio che volge al pratico ed e` chiaramente collegato ai rami, non alla pianta che non vi sono ragioni di piegare da giovane. 106
Il salice che si piega dura piu` della quercia che resiste.
pag 1446 - 04/07/2007
1383 Chi si adatta alle situazioni ha vita piu` facile e piu` lunga di chi si oppone e fa valere la sua volonta`. Vedi anche Piegati giunco, che arriva la piena [G 803]. SALIRE f Vedi Cadere, Scendere. 107 Piu ` si sale in alto, piu` si vede lontano. Piu` l’uomo si trova in posti altolocati, ai vertici della societa`, piu` riesce a vedere in lontananza, a prevedere gli eventi nel tempo, a conoscere le cose nelle loro vere cause, cosa impossibile a chi e` di bassa condizione. 108 Chi troppo sale presto scende. Chi sale al di sopra delle proprie capacita` in breve tempo cade miseramente in bassa condizione. Vedi anche Chi troppo in alto sal cade sovente precipitevolissimevolmente [C 77]; Chi sale piu` in alto di quanto deve cade piu` in basso di quanto crede [S 109]; Chi sta in alto poco dura [A 508]; Quando la superbia corre, la miseria la segue [S 2279]. 109
Chi sale piu` in alto di quanto deve cade piu` in basso di quanto crede.
110
A cader va chi troppo in alto sale.
Chi non sale in alto non puo` cadere in basso. Chi si tiene in condizione modesta, chi non ambisce a posizioni di rilievo, non si espone, evita di avere cadute e delusioni. Vedi anche Se ti metti in basso non potrai cadere [M 1399]. 111
.
115
SALMO
A gran salita gran discesa.
116 Dopo la scesa viene la salita. Reciproco dei precedenti: dopo il tempo della sfortuna viene quello della prosperita`. 117 Ogni salita ha una scesa. Vedi anche Dietro il monte c’e` la china [M 1859]. 118
Tante son le salite che le discese.
Dappertutto vi sono salite e discese. In ogni situazione vi sono cose facili e difficili, semplici e complicate, piacevoli e spiacevoli, di successo e di fallimento. Contrario, ironico: Ci son piu` salite che discese [D 571]. 119
120
Chi vuole salire deve poi scendere.
121
Tanti sono i gradini da salire quanti quelli da scendere.
122 In salita pochi santi aiutano. Quando ci si trova nelle vere difficolta` si ricevono pochi aiuti; non sono molti quelli che da`nno una mano. E` un calco inverso del piu` noto In discesa tutti i santi aiutano [S 266]. 123 Alla prima salita si vede l’asino. Quando tutto va liscio i valori si equivalgono; quando cominciano le difficolta` appare chi e` capace o meno. Vedi anche Nella tempesta si vede il nocchiero [T 288]; con significato vicino In discesa tutti i santi aiutano [S 266].
SALIVA
L’orgoglio precede la caduta. Dalla Bibbia, Proverbi 18.12. Vedi anche A orgoglio non manco` mai cordoglio [O 491].
124 Saliva d’uomo ogni serpe doma. Era credenza che il serpente temesse lo sputo dell’uomo.
Per salire piu` in alto qualcuno fu appeso alla forca. Quando uno vuole arrivare molto in alto e per ottenere questo non bada a scrupoli, spesso ha da pentirsene.
125 La saliva e` il primo medicamento. La saliva contiene principi che allontanano le infezioni, sia pure in minima parte. Da qui l’uso di passare la saliva sulle ferite e quindi anche il gesto istintivo di portare alla bocca una parte ferita.
112
113
SALITA f Vedi Discesa.
SALMO
Dopo una gran salita c’e` una gran discesa. Dopo il difficile viene il facile, per una logica naturale che non e` legge. Ma anche: dopo un’ascesa fortunata nella vita, viene il momento della crisi e del declino; dopo un’ascesa rapida, fortunata, una serie di successi arriva il declino, il tramonto.
126 Tutti i salmi finiscono in gloria. La conclusione di certe cose, discorsi, faccende, situazioni e` quella di sempre, che si sapeva o s’immaginava. Particolarmente di riunioni, feste, discussioni, convegni, ritrovi che finiscono con un pranzo o una cena. Si dice in particolare della festa che segue imprese, lavori, corsi di studi, opere, soprattutto
114
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 1447 - 04/07/2007
SALOMONE
1384
.
riguardo a quei processi che hanno un decorso prefissato dall’uso o previsto dall’esperienza. Deriva dal fatto che nella liturgia il canto di tutti i salmi, tranne quelli penitenziali come il Miserere e il De profundis, terminano con l’inno Gloria Patri. Ogni salmo finisce in gloria e la lunga lode da` noia. Quando una persona continua a ripetere le lodi di qualcuno o qualcosa diviene insopportabile. A maggior ragione, poi, se loda se stesso. 127
128 Alla fine del salmo si canta il Gloria. Per cantar vittoria bisogna aspettare la fine dell’impresa. Vedi anche Non dire quattro se non l’hai nel sacco [Q 136].
SALOMONE Il nome Salomone e` sinonimo di sapiente. Figlio di David e di Betsabea, terzo re d’Israele, e` figura notissima e familiare nella tradizione popolare attraverso la predicazione dei sacerdoti che si servivano frequentemente degli episodi della sua vita e delle sue sentenze per ravvivare l’attenzione dei fedeli. Inoltre la sua immagine compare spesso in cicli pittorici come gli affreschi della Storia della Croce di Piero della Francesca nel Coro della Chiesa di San Francesco ad Arezzo. La saga delle sue gesta non si trova tutta nella narrazione biblica (per es. il celebre giudizio di Salomone), ma anche nei libri parabiblici, nel Talmud e nei testi sapienziali. Nella nostra tradizione ha notevole spazio nella Leggenda Aurea di Iacopo da Varagine. Grande notorieta` ebbe nei secoli la visita che gli fece la Regina di Saba (anch’essa raffigurata da Piero della Francesca), donna sapientissima, misteriosa e ricchissima. Un’altra saga letteraria riguarda la sfida ad enigmi che si svolse tra i due sovrani. Si vuole anche che Salomone proponesse il matrimonio alla regina, ma questa mise come condizione che egli rinunciasse a tutte le altre spose e concubine; e non se ne fece di nulla. Altro testo popolare al quale e` legata la figura di Salomone e` il Dialogo di Salomone e Marcolfo, notissimo nel Medioevo, dal quale Giulio Cesare Croce ricavo` la storia di Bertoldo, il contadino che va a corte. In questo si richiama la figura di Salomone come presunto autore dei Proverbi, libro dell’Antico Testamento, per cui la sua autorita` nella materia e` tradizionalmente indiscussa.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
129 Salomone gli lascio` gli zoccoli. Per dire che uno ha qualcosa di Salomone, dato che si mostra sapiente, saggio o dotto, o, piuttosto, si crede tale.
Anche Salomone non ce la pote´ con una donna. Allude alla sfida per enigmi che sostenne con la Regina di Saba (Re 1.10), anche se il testo biblico sostiene che Salomone rispose a tutte le domande della donna. 130
SALSA f Vedi Appetito, Fame. 131 L’appetito e` la miglior salsa. L’appetito rende gustose tutte le vivande anche le meno allettanti. Vedi Dopo un lungo digiuno sono buone le fave [D 385]; La fame e` il miglior condimento [F 148]; La salsa di san Bernardo e` il miglior condimento [F 156]. 132 L’appetito non vuol salsa. L’uomo che ha lo stimolo della vera fame non puo` essere saziato con manicaretti, raffinatezze, assaggi di alta cucina: piu` che la qualita` cerca la sostanza e la quantita`, piatti che sfamano e saziano. In un certo senso e` confrontabile con Cazzo ritto non vuol consiglio [C 1222]; vedi anche Coi discorsi si va a letto affamati [D 577].
Una buona salsa accomoda una cattiva vivanda. Un piatto un po’ scadente puo` essere reso accettabile se accompagnato con un buon intingolo, un buon condimento. 133
134 Vivanda dolce salsa acerba. Quando la vivanda e` un po’ sciapa o da` sul dolciastro, per renderla appetitosa occorre accompagnarla con una salsa forte, dal sapore deciso. 135 A volte costa piu ` la salsa del pesce. Puo` capitare che sia piu` caro il condimento del piatto principale. Talora le cose di contorno risultano piu` costose o impegnative di quelle fondamentali.
SALSICCIA / SALCICCIA 136 Salsiccia lunga e predica corta. La salsiccia e` buona lunga, nel senso particolare di abbondante, la predica invece si preferisce corta, in quanto di solito annoia. Si puo` intendere anche che le salsicce lunghe sono migliori di quelle corte, in quanto la lun-
pag 1448 - 04/07/2007
1385 ghezza, la pezzatura di questo salume varia da zona a zona. Vedi anche Prediche corte e salcicce lunghe [P 2481]. 137 Una salsiccia fa buono un cavolo. Da` sapore a un cavolo intero. Quello che ha molto sapore rende buono anche quello che non ne ha. Poca roba buona rende appetitosa una quantita` di cio` che e` insipido. Il cavolo (vedi la voce) e` buono solo se e` condito bene, accompagnato con una portata saporita e sostanziosa, di solito carne di maiale.
Chi cerca le salsicce nel canile o non conosce il cane o non conosce la salsiccia. Chi cerca la roba in casa di chi ne e` ghiotto mostra d’essere molto ingenuo. Ci sono persone che non riescono a conservare una cosa per la loro stessa ingordigia, per cui la consumano immediatamente, ovvero la difendono con le unghie e con i denti. Vedi Non si va dalla gatta per il lardo [G 226]; Chi compra il lardo dalla gatta lo paga piu` di quello che vale [L 119]. 138
139
Non si danno salsicce in guardia ai cani.
Le salsicce, le uova e i fegatelli sono i migliori ortaggi. Scherzo col quale si dice che gli ortaggi possono essere anche buoni, ma la carne e le uova lo sono infinitamente di piu`. 140
Non si trovano le salsicce appese ai pioppi. La roba buona non la regala, non la dimentica, ne´ la butta via nessuno; chi la vuole se la deve procurare con la fatica e col lavoro. Vedi Chi vuol pesce bisogna che s’ammolli [P 1397]; I tordi non covano nella polenta [T 740]. 141
142 Al cielo non s’appendono salsicce. Il cielo non concede aiuti gratuiti a chi non se li va a cercare, a chi non si da` da fare. Vedi anche Aiutati che Dio t’aiuta [A 372].
Chi attacca al cielo una corona di salsicce puo` chiedere parecchie grazie. Chi attacca al soffitto un rifornimento di salsicce puo` andare a prenderle spesso. L’azione di andare a staccarle e` equiparata al gesto di invocazione e preghiera. Vedi Salame. 143
144
Chi le appicca le spicca.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
SALTARE
E` sottinteso, appunto, le salsicce: ha diritto a mangiarle chi se le e` procurate e le ha appese. Un bene deve essere sfruttato da chi lo ha ottenuto e messo al sicuro. 145 Con le salsicce ci s’abitua male. Chi si trova a mangiare sempre roba buona, quando c’e` da mangiare qualcosa di scadente o non altrettanto gustoso, si trova a mal partito. In passato nella famiglia di campagna si usava ammazzare e salare il maiale per il periodo invernale, facendo soprattutto salsicce, che erano l’insaccato piu` adatto all’alimentazione. E quando finivano cominciavano le difficolta`.
Se le salsicce fossero bombarde tutti andrebbero alla guerra. Se la guerra si facesse maneggiando le salsicce i guerrieri correrebbero a frotte in battaglia da ogni parte. Bombarda e` nome generico di un’arma di artiglieria a tiro curvo. 146
SALTARE 147 Qui e` Rodi (e) qui salta. Si dice a chi vanta cose che non e` in grado di dimostrare. E` la risposta che fu data a un atleta che si vantava di aver fatto a Rodi un salto prodigioso, per invitarlo a dar prova della sua abilita` (cfr. Esopo, Favole 51). Vedi anche Grandi eroi e grandi cacciatori vengono sempre di lontano [E 124]. Detto di tradizione colta, si ripete tutt’oggi piu` spesso in latino, secondo una formulazione medievale: 148
Hic Rhodus, hic salta.
Quello che cacciava leoni a parole fuggiva i topi nei fatti. Per analogia. Pulci (Morgante 22.121) scrive: ‘‘Sempre chi piglia i lioni in assenzia / vedrai che teme d’un topo in presenzia’’. 149
150 Il giovane salta e il vecchio pensa. Il giovane senza pensare tenta e fa; il vecchio pensa, calcola e non si decide a fare. 151 Prima si salta e poi si canta. Prima si compie l’impresa e poi si canta vittoria. Non si puo` esultare prima d’essere sicuri d’aver vinto.
Chi vuol saltar lontano deve andare indietro. Chi vuole fare un gran salto deve prendere una bella rincorsa. Chi vuole fare grandi cose deve 152
pag 1449 - 04/07/2007
SALTO
1386
.
cominciare per tempo, deve preparare tutto meticolosamente e impiegare il tempo necessario. 153 Salta chi puo`, disse il ranocchio. Di origine napoletana significa che ognuno puo` usare i mezzi migliori che ha a disposizione. Un ranocchio e un topo facevano una gara di corsa e il topo aveva preso un gran vantaggio. Arrivati a un ruscello il topo dovette mettersi a nuotare. Mentre annaspava nell’acqua, vide il ranocchio che, con un balzo, aveva gia` raggiunto l’altra sponda. – Cosı` son buoni tutti a vincere, disse. E il ranocchio rispose: – Salta chi puo`!
Zompa chi po’! dicette ’o granavuottolo. ‘‘Salta chi puo`, disse il ranocchio’’. Napoletano, e` diffusissimo nella forma dialettale nell’area meridionale e anche altrove, spesso con l’uso della sola forma abbreviata: Zompa chi po’! La forma dialettale e` preferita anche per la sua espressiva parola iniziale, assai piu` sonante e viva di salta.
Per analogia. Il mondo e` strutturato in modo tale che ad alcuni sono consentite cose che ad altri sono negate. Il riferimento piu` comune e` la condizione economica e quindi le capacita`. 159 Non omnia possumus omnes. ‘‘Non tutti possiamo tutto’’. Per analogia. Constatazione che si trova nel suo nucleo nell’antichita` classica. Polidamante (Iliade 13.730 sgg.) consigliando Ettore, gli illustra come gli de`i abbiano dato a ognuno qualcosa, ma non tutto a tutti. In questa forma compariva in Lucilio (citato da Macrobio, Saturnali 6.1.35) e poi in Virgilio (Bucoliche 8.63). E` ripetuto da molti altri autori (come proverbio, ad esempio, gia` da san Girolamo, Epistole 52.9) riguardo all’avere, al sapere, al potere, ecc.
154
155
Salta chi puo`, disse la rana al rospo.
156 Cosı` fa chi puo`. Espressione proverbiale che si pronuncia quando c’e` un riferimento immediato a quanto detto o avvenuto o mostrato. Puo` significare sia presuntuosa affermazione della propria superiorita`, sia rassegnata ammissione o constatazione delle superiori capacita` altrui.
Quod licet Jovi non licet bovi. ‘‘Cio` che e` permesso a Giove non e` consentito al bove’’. Per analogia. Proverbio di uso dotto gia` registrato nel Medioevo. La stessa cosa che si giudica ammissibile se fatta da una persona autorevole, di grandi capacita` o potere, non si consente alla persona qualunque. Di fatto, essendo il proverbio costruito sulla rima, il bove e` l’animale che la consente costituendo anche la distanza maggiore tra la grandezza del dio e l’umilta`, unita all’ottusita`, dell’animale. Spesso semplicemente per dire che certe cose non sono da tutti, che la gente di bassa levatura non se le puo` permettere. 157
158
C’e` chi puo` e chi non puo`.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
SALTO Il salto del pesce dalla padella finı` nella brace. Chi cerca di fuggire un danno e non fa attenzione rischia di trovarsi in una situazione ancora piu` triste. Basato sul modo di dire, molto piu` diffuso, cadere dalla padella nella brace. 160
161 Grandi salti, grandi cadute. Piu` il salto e` grande, spettacolare, piu` rovinosa e` la caduta. Piu` grande e` l’ambizione e l’ascesa, piu` grave e` il precipitare quando le cose vanno male. Vedi anche Dopo una gran salita c’e` una gran discesa [S 114]; Chi troppo in alto sal cade sovente precipitevolissimevolmente [C 77]. 162 Con un salto non si va in Paradiso. Con una sola opera buona non ci si guadagna la salvezza, con un solo gesto non si e` buoni. Con poco non si possono ottenere cose importanti. Si dice che il Paradiso e` nell’alto dei cieli, per cui non ci si arriva facendo un salto.
Meglio un buon salto che una cattiva caduta. Meglio fare un salto, una mossa coraggiosa, decidere per un rischio, che trovarsi a cadere rovinosamente. 163
SALUTARE Verbo. 164 Chi saluta tutti non arriva a casa. Chi si mette a salutare tutti quelli che incontra e che conosce fa tardi ad arrivare dove e` di-
pag 1450 - 04/07/2007
1387 retto. Chi perde di vista il fine principale della sua azione e indugia nelle cose secondarie non arriva mai a capo di nulla. 165 Salutare e` cortesia, rispondere e` dovere. Il saluto e` piu` un omaggio che un obbligo che sente la persona educata, la risposta al saluto e` un dovere, la cui omissione e` un vero sgarbo. Per la struttura vedi anche Domandare e` lecito, rispondere e` cortesia [D 720]. 166 Nessun lupo saluta la pecora. Il malvagio fa finta di non conoscere quella che e` la sua vittima designata; nessuno fa capire le proprie intenzioni malvagie. 167 Donna barbuta coi sassi la saluta. La donna con la barba e` indicata come persona da cui guardarsi. Vedi Donna pelosa spesso rabbiosa [P 1105]; vedi anche Pelo, Rosso.
Uomo rosso e donna barbuta co’ sassi la saluta. Ampliamento del precedente; antico. Vedi anche Rosso mal pelo [R 989].
.
bile, inavvertita a prima vista, in modo che il detto risulta banale e al tempo stesso verissimo, in quanto la salute e` il presupposto per potersi godere altri beni, diversamente pressoche´ inutili. Al tempo stesso, la sola salute, senza ricchezza, fortuna, bellezza, saggezza e altro, non basta a dirsi soddisfatti. Quindi la citazione del proverbio viene fatta in senso scherzoso, celiando, soprattutto quando si cerca di consolare qualcuno per una situazione miserevole allietata solo dalla salute. La formula e` usata e abusata da comici per connotare persone ingenue, banali. Vedi anche Chi e` sano e non e` in prigione si lamenta e non ha ragione [S 247]. Si dice anche per evidenziare il paradosso di trovarsi in salute e non avere nulla, ovvero aversi da godere solo miseria e grattacapi. 172
La salute prima di tutto.
173
La salute non ha prezzo.
174
Salute e liberta` [Liberta` e sanita`] valgon piu` d’una citta`.
175
Chi salute ha [ha sanita`] e` ricco e non lo sa.
168
169 Come saluti sei salutato. Come tu saluti gli altri, gli altri salutano te. Quello che fai agli altri ti viene rifatto. Vedi Quel che e` fatto e` reso [F 242]. 170 Saluta come sei salutato. Rispondi al saluto con la cortesia che ti e` stata usata.
SALUTE Nel mondo dei proverbi il termine salute, e in parte anche l’aggettivo sano, si riferiscono essenzialmente alla condizione fisica ottimale del corpo, nonostante che nell’ambito religioso salute, e soprattutto salus, si riferiscano sovente alla salvezza eterna. Il campo semantico ampliato che oggi si attribuisce a questo termine – comprendente anche la sanita` dell’animo, la mancanza di turbamento psichico – si indicava un tempo piuttosto con la parola pace, che comprendeva sia quella esteriore, sociale, la mancanza di dissidi, sia quella interiore, la serenita` d’animo, la mancanza di conflitti con la coscienza. Si augurava per tanto: ‘‘Pace e salute!’’. f Vedi Appetito, Aria, Bere, Campagna, Campare, Mangiare, Sanita`, Temperanza. 171 Quando c’e` la salute c’e` tutto. La salute e` il primo bene, senza il quale gli altri non valgono nulla. Il proverbio gioca proprio sull’affermazione ovvia e indiscuti-
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
SALUTE
176 La salute vale piu ` della ricchezza. Vedi anche Chi e` sano ha di piu` del Gran Sultano [S 250]. 177
Chi deve esser ricco chieda d’esserlo di salute.
178 Sani divitibus ditiores. ‘‘Le persone sane sono piu` ricche dei ricchi’’; massima latina medievale tuttora ripetuta. 179
La salute non si paga con valute.
180
Non c’e` danaro che possa pagare la salute.
181
Non c’e` oro che paghi la salute [un’oncia di salute].
182
La salute non ha prezzo.
La salute e il bel tempo non vengono mai a noia. Le cose veramente buone, i beni veri non stancano mai. Non ci si annoia mai di stare bene e non avere malattie. Contrari, vedi Anche agli ebrei venne a noia la manna [T 439]; Anche il bel tempo viene a noia [T 437]; Ogni bel canto viene a noia [C 536]. 183
184
La salute e` buona anche tre giorni dopo la morte.
pag 1451 - 04/07/2007
SALUTO
1388
.
La salute e` un bene che in qualunque situazione e` apprezzabile, paradossalmente anche quando non serve piu`.
con fatica e a poco a poco quello che ha perduto. Vedi Il male viene a chili e se ne va via a grammi [M 304].
185 Guai a palate e tanta salute. Purche´ ci sia la salute venga pure qualunque danno.
SALUTO
I soldi son mezza salute. I soldi consentono di conservare la salute evitando fatiche e pericoli, di recuperarla con le cure e di goderla quando si ha. 186
Salute senza denaro e` mezza malattia. Reciproco del precedente: la vita di chi ha un’ottima salute senza disporre di danaro e` infelice come se fosse tormentata da una malattia. 187
Il bene della salute si conosce quando si perde. La salute quando si ha e` un dato di fatto e solamente quando si perde se ne conosce l’immenso valore rispetto a tutti gli altri beni. 188
La salute non s’acquista coll’andar dal farmacista. La salute e` un bene che non si ottiene con le medicine o frequentando medici: da una parte la si conserva con la prudenza, dall’altra e` un dono di Dio. 189
Pensa alla salute! Invito a non prendersela troppo per cose di poco conto o comunque irrimediabili. Le angosce, le preoccupazioni guastano anche l’equilibrio fisico. Invito a qualcuno a farsi i fatti suoi. Per analogia e affinita` d’uso si elencano qui le seguenti espressioni fisse: 190
Pensa all’anima tua! Vale: Fai i fatti tuoi. 191
192 Tira a campare! Vedi Chi se la piglia muore [P 2532]. 193
Pensa a vivere!
194
Pensa alla vecchiaia!
195 Pensa a morire, che c’e` gia` chi ti porta! Scherzosa risposta a chi dice: – Se non ci fossi io... Quando non ci saro` piu` io... Se dovessi morire..., ecc.
Chi getta via la salute a palate la ricerca a cucchiai. Chi sperpera la salute con comportamenti rischiosi deve poi curarsi a lungo, recuperando 196
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
197 Al saluto si risponde col saluto. Invito a salutare con rispetto, poiche´ rispondere a un saluto distrattamente o con sufficienza e` molto offensivo.
Un buon saluto e` il principio d’una riconciliazione. Dopo una rottura di rapporti, dopo una lite, passato del tempo, si possono riattivare buone relazioni cominciando con un saluto cortese e gentile. 198
Saluto senza cesto non piacque neanche a Cristo. Il saluto, l’omaggio senza dono e` di scarso valore, muove poco alla benevolenza che si ricerca. Non si sa dove Cristo possa aver manifestato questa propensione. Il cesto era il contenitore tipico dell’omaggio campagnolo; si riempiva di frutti, di ortaggi, salumi o altro. 199
200
Un buon dono e` il miglior saluto.
SALVARE 201 Si salvi chi puo`! Grido, invito che si manda quando la nave e` perduta e sta affondando, ovvero in un collettivo, imminente rischio di vita. Si usa per indicare una situazione disperata, irreparabile, di qualunque genere (e, ovviamente, anche in senso scherzoso). Anche nella variante: 202 Chi si puo` salvare si salvi. Formula che scioglie ciascuno da ogni impegno o giuramento e annuncia l’imminente pericolo, di fronte al quale ognuno ha diritto a pensare solo alla propria salvezza. Come il romanesco: Chi se po’ sarva`’ se sarvi. 203 A chi salva la pelle la carne rimette. Sopravvissuti a un incidente, il corpo provvede a restaurare i danni della persona. Salvata la vita ogni danno si rimedia.
A chi vuol salvar l’onore sdegno in fronte e foco in cuore. Chi vuole che il proprio onore rimanga intatto deve avere coraggio, non essere codardo e difenderlo con prontezza e impeto dalle offese. 204
pag 1452 - 04/07/2007
1389 SALVATORE La festa della dedicazione delle chiese piu` importanti, per cosı` dire della loro nascita, compare nel calendario liturgico nei giorni della loro memoria insieme alle memorie dei santi. Questa e` la Basilica del Salvatore, nel Laterano, detta di San Salvatore, che qualcuno crede un santo. Il Martirologio definisce questa chiesa ‘‘la madre e il capostipite di tutte le chiese della citta` di Roma e del mondo’’. San Salvatore, tutte pollastre e un solo cantore. La festa della dedicazione della Basilica romana di San Salvatore cade il 9 di novembre. E` il periodo nel quale si ridimensionava il pollaio, venendo a mancare alimento e pascolo per molto pollame. Si mantengono solo i volatili necessari alla ricostituzione per la nuova stagione: le galline da uova e da cova e il gallo (cantore). 205
SALVEZZA Unica salvezza dei vinti e` non sperare salvezza. Per loro l’unica possibilita` e` rischiare il tutto per tutto, oppure rassegnarsi. Di tradizione colta, si ripete tuttora piu` spesso in latino: 206
Una salus victis: nullam sperare salutem. ‘‘Una sola di salvezza per i vinti: non sperare nessuna salvezza’’. Verso di Virgilio (Eneide 2.354), registrato come massima indipendente gia` nel Medioevo: sono le parole con cui Enea chiude la sua esortazione ai troiani perche´ affrontino con la forza della disperazione l’estrema battaglia. 207
SALVIA f Vedi Arrosto, Gusto, Rosmarino, Tordo. La salvia (Salvia officinalis) della famiglia delle Labiate e` una pianta aromatica comune, immancabile in qualunque orto o giardino. Puo` crescere anche in vaso, qualora trovi l’esposizione giusta, al sole, in luogo riparato e in terreno asciutto. E` pianta mediterranea, che cresce anche allo stato selvatico, e si crede originaria dell’Armenia. Visitata volentieri dalle api e` coltivata spesso appositamente presso gli alveari. Gli usi della salvia sono diversi e numerosissimi: dal suo impiego per insaporire le vivande, alla preparazione di infusi, decotti e altre semplici pozioni curative, alle numerose utilizzazioni nella farma-
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
SALVIA
copea. E` in parte legnosa, in parte erbacea, cioe` un suffrutice, dalle foglie dal tipico colore verde cenerino, chiamato comunemente ‘‘verde salvia’’. I fiori sono per lo piu` di colore violaceo, ma esistono anche varieta` bianche. E` una delle piu` diffuse piante aromatiche e, insieme al rosmarino, al timo, alla menta, all’origano, ha molti usi nella cucina mediterranea. 208 La salvia salva. La salvia preserva dalle malattie e le guarisce. Gioco di parole che esiste anche in latino. Il termine latino salvia e` effettivamente collegato con l’aggettivo salvus ‘‘sano, salvo’’, indicando gia` nel nome le straordinarie qualita` terapeutiche della pianta.
Salvia salvatrix, naturae conciliatrix. ‘‘Salvia portatrice di salute, mediatrice della natura’’. Fa parte dei versi della Scuola salernitana che riguardano la salvia, della quale il celebre testo fa addirittura un inno (Flos medicinae 178-184). Il detto, in latino poiche´ la sua traduzione risulta goffa, e` uno dei piu` noti e ripetuti in passato, si trova in tutti i libri di medicina dei secoli scorsi, nelle strenne e negli almanacchi. 209
Cur moriatur homo, cui salvia crescit in horto? ‘‘Come puo` morire l’uomo che ha la salvia nel suo orto?’’. Altro celebre verso della Scuola salernitana (il primo del gruppo sopra citato) per significare che la salvia sana tutte le malattie. Per la sua diffusione in latino vale quanto detto per il proverbio precedente. 210
Se molto vuoi campare salvia hai da mangiare. Per una vita lunga e sana fai molto uso di salvia. Mentre i proverbi precedenti indicano la salvia come erba medicinale che guarisce le malattie, questo indica che l’uso quotidiano della salvia preserva dalle malattie e quindi consente di raggiungere la tarda vecchiaia. 211
La Madonna benedisse la salvia con cento virtu`. Le dette numerosissime virtu` medicinali. Alla salvia e` legata una leggenda cristiana secondo la quale durante la Fuga in Egitto la Sacra Famiglia, che era inseguita dai soldati di Erode, doveva prendere strade solitarie e desolate, evitando gli abitati e le locande. A ogni sosta allora la salvia scuoteva i petali delle sue corolle in modo da offrire al Bambino Gesu` un 212
pag 1453 - 04/07/2007
SAMBUCO
giaciglio morbido e profumato su cui riposare. La Madonna allora benedisse la pianticella concedendole il dono di sanare le malattie degli uomini (cfr. Aurelio Boccafredda, Leggende sacre e profane, con i tipi di Carlo Cassone, in Casale 1882, p. 123). Salvia, maggiorana e rosmarino trapiantali a settembre o al suo vicino. Trapiantali a settembre o al mese successivo, ottobre. 213
Si sta come i tordi nella salvia: chi bene e chi male. Ognuno sta alla meglio, come meglio puo`. Risposta a una domanda del tipo: ‘‘Come state?’’. Stare come un tordo nella salvia, e` un modo di dire popolare che gioca sull’ambiguita` per cui un ingenuo puo` credere che questo uccello goda nello stare tra i rami dei cespugli di salvia come nel suo ambiente ideale; invece, se mai, le piante su cui amano stare questi uccelli sono i ciliegi, gli olivi, ecc., dove trovano di che sfamarsi. Nella salvia ci stanno di rado spontaneamente e loro malgrado quando, una volta cacciati, girano sullo spiedo tra due foglie di salvia. 214
SAMBUCO Delle circa venti specie conosciute, la piu` frequente in Italia e` la Sambucus nigra, arbusto o albero che puo` raggiungere i 5-6 metri di altezza con rami a midollo abbondante e ricchi di lenticelle, fiori bianchi odorosi e drupe nere aromatiche. Le infiorescenze e i frutti contengono un olio essenziale. Nella medicina popolare e` usato come diaforetico, lassativo, diuretico ed emolliente. Quando il sambuco mette gemma vai in culo al padrone e alla sua terra. I patti di colonato si scioglievano di solito a primavera, quando appunto il sambuco ha le gemme, e si lasciava la terra dopo i raccolti, prima della nuova aratura e della nuova semina. Vedi Ghirlingo`. 215
Quando sfiorisce il sambuco le galline stringono il buco. Quando, verso giugno, il sambuco comincia a formare le bacche, le galline cominciano a fare meno uova e poi smettono a settembre / ottobre per ricominciare a gennaio. Vedi Quando si stringono le botti le galline stringono il culo [G 49]. 216
217
1390
.
Lascia vivere tutte le piante [Tutti gli alberi vivano], meno il sambuco.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Perche´ e` infestante difficile da estirpare, manda cattivo odore, e danneggia tutte le altre piante. Il sambuco e` buono solo a far cerbottane. Dal sambuco non si prende che il fusto con cui i ragazzi fanno le cerbottane. Il sambuco ha una struttura che richiama la canna, solo che l’interno (anima) e` pieno di una materia morbida e bianca, facilmente asportabile. Il tronchetto di sambuco, svuotato, serviva ai ragazzi per fare semplici giocattoli come cerbottane e grosse siringhe per schizzare acqua. 218
L’anima non l’ha piu` nemmeno il sambuco. L’anima, come elemento immortale dell’essere, centro della spiritualita` e della coscienza, non e` piu` cosa nella quale comunemente si creda, si pensi come esistente. E` espressione di riprovazione della presunta decadenza nella quale si giudica scendere il mondo, nella vita sociale, nell’onesta`, ecc. Equivale a Non c’e` piu` religione [R 357], o anche Che tempi!, Come ci siamo ridotti, Dove s’andra` a finire? Sull’anima del sambuco, vedi il precedente. ‘‘Anima di sambuco’’ era detta anche una persona di poca spiritualita`, un po’ leggera, che comunque aveva un’anima, ma che sarebbe scomparsa insieme alla coscienza, onesta`, spiritualita`... Vedi anche L’anima bianca non ce l’ha piu` neanche il sambuco [A 924]; La coscienza non e` piu` nemmeno nel sambuco [C 2374]. 219
SAN GIMIGNANO La bella cittadina in provincia di Siena e` nota soprattutto per le sue numerose torri medievali. San Gimignano dalle belle torri, dai campanili e le belle campane: gli uomini becchi e le donne puttane. Del proverbio si cita comunemente solo il primo verso; il resto e` una aggiunta derisoria che si ritrova anche in diversi altri blasoni cittadini. Vedi anche Siena di tre cose e` piena: di torri, di campane e di donne puttane [S 1288]; Viterbo, citta` dalle cento fontane: gli uomini becchi e le donne puttane [V 1075]. 220
SANGUE Il fluido che pervade il corpo umano e degli animali e` il simbolo della vita, soprattutto nel
pag 1454 - 04/07/2007
1391 suo collegamento col cuore. Ritenuto anticamente sede dell’anima, e` ancora considerato come rivestito di sacralita`, tanto che ‘‘versarlo per qualcuno’’ si dice ancora che e` il dono piu` grande che si possa fare. E` il simbolo della parentela, nella convinzione che nelle vene dei parenti stretti, in particolare i figli, scorra lo stesso sangue (sangue del mio sangue), al tempo stesso mette in comunicazione misteriosa coloro che hanno lo stesso sangue (la voce del sangue). Rappresenta il coraggio: chi non ha sangue buono e` pavido (ha acqua al posto del sangue). Tale simbologia e` esaltata dal colore rosso, collegato alla forza, all’impeto, alla passione. Cosı` anche la nobilta` si trasmette col sangue (sangue blu). Stabilisce i collegamenti di simpatia e d’antipatia con le persone e le cose (andare a sangue) e un forte trauma negativo, anche psicologico, scombussola la persona nel suo sangue (rimescolare, avvelenare il sangue). Nelle credenze popolari e` oggetto di tabu`, emanatore di forza, ingrediente di pozioni e filtri magici. Si usa unire il sangue di due persone nei patti magici per rendere indissolubile un legame. Nella religione cristiana il sangue versato da Cristo nella passione e` oggetto di culto fino dal Medioevo, con una festa a questo dedicata: Festa del Sangue Preziosissimo di N. S. Gesu` Cristo (I domenica di luglio, poi I di luglio e tolta dal nuovo calendario liturgico del 1969). f Vedi Calma, Rapa, Riso, Vino. 221 Il sangue non e` acqua. Ha piu` sensi: la parentela, il rapporto tra genitori e figli si fa sempre e comunque sentire; da persona nobile, virtuosa, ovvero dal contrario, viene sempre qualcosa che rivela la provenienza; allorche´ l’uomo viene colpito nell’onore, offeso, minacciato, difficilmente controlla le sue reazioni. 222 Buon sangue non mente. Da un buon genitore sempre si trasmette qualche buona qualita` alla prole (ma ovviamente anche in senso ironico, quando non c’e` niente di buono da constatare). Vedi anche Chi di gallina nasce convien che razzoli [G 72].
L’acqua corre e il sangue stringe. Le conoscenze, le amicizie vanno, vengono spariscono, ma la parentela rimane e impone legami e obblighi. L’acqua e il sangue sono due liquidi dei quali il primo e` preso nella letteratura popolare (come anche nella filosofia di Eraclito e altri) come immagine di tutto 223
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
SANGUE
quello che passa, svanisce, ha una vita momentanea. Il sangue invece e` un liquido che e` chiuso in un recipiente (il dantesco ‘‘lago del cor’’), e permane con la vita, come il legame di parentela che costituisce: vincolo del sangue, che stringe e permane a dispetto della lontananza, del tempo, della volonta`. Cio` valeva ancor piu` nel tempo antico quando l’anima era identificata nel sangue. Quindi: cio` che s’incontra nella vita (amicizie, compagnie, amori) puo` svanire; cio` che e` vincolato al sangue e` un legame ineludibile. 224
L’acqua divide e il sangue attacca.
Dove esce il sangue entra il mestiere. Quando uno si ferisce lavorando si dice che attraverso la ferita entra l’abilita` di fare quel dato lavoro. 225
Chi si taglia il naso il sangue gli cola in bocca. Chi offende se stesso o i familiari si procura un male ulteriore, dato che su se stesso e sulla famiglia va a cadere il disonore. 226
Il sangue una volta l’anno, il bagno una volta al mese, il mangiare una volta al giorno. Precetti poco igienici e meno salutari del passato. Usava un tempo, anche per la persona sana, salassarsi almeno una volta l’anno. 227
228 Il sangue si lava col sangue. Antico principio barbaro, secondo il quale l’uccisione o il ferimento di un familiare deve essere vendicato con lo stesso atto di violenza. Vedi anche Occhio per occhio, dente per dente [O 58]. 229
Il sangue chiama sangue.
A sangue caldo nessun passo saldo. Non bisogna decidere quando si e` in preda a qualche alterazione mentale, dato che facilmente l’ira o lo sdegno fanno commettere errori. 230
231
A sangue caldo nessun giudizio e` saldo.
A sangue rimescolato il bambino non va addormentato. Il bambino non deve essere lasciato dormire dopo che ha avuto una paura o un disturbo. 232
Chi mette il suo in sangue la sera ride e la mattina piange. L’espressione poco perspicua mettere il suo in sangue e` da interpretarsi nel senso di ‘‘inve233
pag 1455 - 04/07/2007
SANGUINELLA
1392
.
stire i propri soldi in animali, in bestiame, in particolare da macello’’; dunque: chi commercia in bestiame e` continuamente esposto al pericolo di gravi perdite, essendo merce assai rischiosa e deperibile. 234 Il sangue sta bene solo nelle vene. E` cosa preziosa e non si deve disperdere, ne´ si deve considerare con leggerezza. Sembra rivolto contro i salassi, molto usati fino alla fine del XVIII sec. 235 Il sangue e` tutto dello stesso colore. Siamo tutti uguali per la natura: non c’e` nessun contrassegno naturale che distingua gli uomini, i quali costruiscono da soli le categorie e le diversita`. Si allude qui al sangue blu, espressione con la quale si indica comunemente la nobilta`. Vedi anche Siamo tutti parenti per parte d’Adamo [A 229].
SANGUINELLA Delle molte piante alle quali si da` questo nome, si allude qui forse alla piu` comune: la Cornus sanguinea, detta anche sanguine, che fiorisce in primavera e in autunno. Corteccia e foglie strofinate mandano odore sgradevole, per cui e` detta anche legno cimice. Sanguinella, sanguinella: tre quartini e una scodella! Scongiuro che si recitava un tempo, ora per lo piu` sentito come un misterioso intercalare; sfregando l’interno delle narici con foglie di sanguinella, si provocava una piccola emorragia, nella convinzione che cio` facesse passare il mal di testa. Tre quartini e una scodella sarebbe una quantita` preoccupante per una emorragia, ma l’espressione va intesa come comicamente iperbolica, e quindi sdrammatizzante di questa azione di medicina popolare. 236
SANGUISUGA Con questo termine s’intende comunemente l’Hirudo medicinalis, un anellide lungo fino a una decina di centimetri con due ventose e tre mascelle. Attaccandosi al corpo dei vertebrati, ne succhia il sangue del quale si nutre. Un tempo era usata in medicina per fare salassi. Vive nelle acque stagnanti e si attacca tenacemente a chi vi entra con le gambe nude. Si usa come metafora per indicare la persona che si attacca a un’altra o a un’istituzione cercando di trarne tutti i vantaggi e profitti
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
possibili, senza discrezione ne´ vergogna. Vale: parassita, volgare sfruttatore senza ritegno. Le sanguisughe sono come i pidocchi: piu` si schiacciano e piu` ne vengono fuori. Le sanguisughe infestano talmente i luoghi nei quali vivono che e` quasi impossibile eliminarle: pare che risorgano dal nulla. In realta` la sanguisuga e` resistentissima alla pressione esercitata per eliminarla e su di lei vi era la credenza che si riproducesse come i vermi dai pezzi del proprio corpo. In realta` era poco noto il suo sistema riproduttivo, che in molte specie permette alle uova di schiudersi senza la cura degli adulti. Cosı` i pidocchi una volta erano una piaga da cui non era facile liberarsi. Nonostante che gia` gli antichi avessero individuato le lendini come uova dei pidocchi, per lungo tempo si e` continuato a considerarle (in certe zone a livello popolare quasi fino ai nostri tempi) animali diversi dal pidocchio. Per questo la disinfestazione dei parassiti, se non era estesa alle lendini, vedeva presto ricomparire i pidocchi come dal nulla. I due animali qui sono presi per la caratteristica di succhiatori di sangue, simboli degli esseri umani che si comportano come parassiti: questo tipo di persone e` inutile combatterle o cacciarle, tornano, o se ne presentano altre senza che sia possibile eliminarle. 237
` SANITA Nel senso di ‘‘salute’’ e` sostantivo di uso piu` antico e letterario. f Vedi Affanno, Aria, Salute. Se vuoi avere sanita` non mangiare in quantita`. Esortazione a mangiare moderatamente. 238
239 La sanita` non si vende al mercato. La salute non e` un bene che si commercia. Vedi La salute non s’acquista coll’andar dal farmacista [S 189]. 240 La sanita` vale piu ` che un castello. Vedi anche La salute vale piu` della ricchezza [S 176]; Non c’e` oro che paghi un’oncia di salute [S 181]. 241 Val piu ` la sanita` che cinquanta antenati. Vale piu` dell’essere nobili.
SANO `. f Vedi Alzarsi, Salute, Sanita
pag 1456 - 04/07/2007
1393 242 Mangia da sano e bevi da malato. Precetto che si trova, con minime varianti, pressoche´ in tutti i dialetti italiani: mangiare bene, di tutto e bere con moderazione (si intende vino e alcolici) e` uno dei segreti della salute.
Chi si medica da sano e` sempre infermo. Chi per scrupolo o fissazione prende le medicine quando non ne ha bisogno trova il modo per rovinarsi per sempre la salute. 243
Le ore del sano non sono uguali a quelle dell’ammalato. Sembrano piu` lunghe se si annoia, piu` brevi se invece sente approssimarsi qualche crisi, qualche scadenza. 244
Chi e` sano si da` da fare per ammalarsi e chi e` malato si da` da fare per tornare sano. Chi gode di buona salute vive senza pensare ai rischi che corre, al freddo, al caldo, a quello che mangia, agli strapazzi e agli stravizi. Quando si e` ammalato fa di tutto per recuperare con fatica quello che ha gettato via spensieratamente. Vedi anche I sani fanno di tutto per ammalarsi e i malati fan di tutto per guarire [A 727]. 245
Chi e` sempre sano non sa cosa pensa il malato. Chi non ha provato la malattia non sa quello che si pensa e come si vive quando si e` malati: non conosce il timore, la debolezza dello spirito, la fragilita` e l’apprensione di chi sta male. Vedi Il sano non crede al malato [M 227]. 246
Chi e` sano e non e` in prigione si lamenta e non ha ragione. Liberta` e salute sono due beni inestimabili dei quali spesso non si coglie l’importanza. Vedi anche Quando c’e` la salute c’e` tutto [S 171]; La salute vale piu` della ricchezza [S 176]. 247
Chi e` sano e non e` ammogliato non sa quanto sia fortunato. Intende ironicamente ‘‘essere liberi’’ come non aver moglie. 248
249 250
Chi e` sano sta meglio d’un sultano. Chi e` sano ha di piu` del Gran Sultano.
251 Il sano consiglia bene il malato. E` facile consigliare un malato godendo di ottima salute, perche´ non si sa cosa costa quello che si consiglia: fatti l’operazione, levati il dente, mangia poco, ecc. Quando non si
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
SANO
soffre in prima persona un dolore, non costa molto dare consigli su come curarlo, o sopportarlo. Si tratta di una gnome antica, che in forma vicina alla formulazione italiana (ma molto simile si trova anche nelle principali lingue europee) si legge gia` in Terenzi (Andria 309): Facile omnes quom valemus recta consilia aegrotis damus ‘‘Facilmente tutti, quando stiamo bene, diamo consigli giusti agli ammalati’’. Vedi anche Di consigli se ne trovano a panieri per nulla [C 2074]. 252
Al sano non costa nulla consigliar l’infermo.
253 Sempre sani non si puo` essere. Le cose non possono andare sempre per il meglio. Nella vita ci sono periodi buoni e difficili.
Chi vuol star san pisci spesso come il can. Un principio per conservare la salute e` quello di liberarsi sollecitamente delle urgenze fisiologiche, non sottoporre l’organismo a sforzi e a ritenzioni inutili per ritegno o incuria. 254
Chi vuol viver sano e lesto mangi poco e ceni presto. Chi vuole vivere a lungo sano e in forze sia parco nel mangiare e dorma l’intera notte. Vedi anche Chi vuol viver sano e lesto ceni poco e a letto presto [L 583]; con forma simile anche Se vuoi viver sano e lesto fatti vecchio un po’ piu` presto [V 217]. 255
Chi vuol viver sano e lesto mangi poco e s’alzi presto. La vita sana richiede moderazione non solo nel cibo ma anche nel sonno. 256
Chi vuol star sano vesta caldo e mangi piano. La salute si mantiene stando coperti con vesti calde, senza lasciare parti del corpo che soffrano freddo e mangiando senza fretta, masticando bene. 257
Se vuoi viver molto e sano vesti caldo e mangia piano. Vedi anche Chi vuol vivere e star sano s’alzi presto e mangi piano [A 520]; Chi mangia piano vive sano [M 517]; Masticare e` il segreto del mangiare [M 920]. 258
259 Il sano non ha bisogno del medico. Chi ha salute non si cura di medici e medicine. Delle cose delle quali non si ha bisogno non ci se ne cura.
pag 1457 - 04/07/2007
SANSONE
1394
.
SANSONE Sansone e` l’eroe biblico, celebre per la sua forza straordinaria, che derivava dalla lunga chioma e impiego` nella lotta contro i Filistei. Di lui si narra nella Bibbia, nel libro dei Giudici (13-14). E` presente nella tradizione quale simbolo della forza (questo non lo romperebbe neanche Sansone), come Ercole della mitologia classica. Al tempo stesso e` colui che ammonisce a non cedere alla lussuria, della quale fu vittima, essendo stato tradito dall’amante filistea Dalila, per cui si ritrovo` cieco, incatenato a girare la macina d’un mulino, come un asino. Frequente l’uso dei suoi casi usati come exempla nella predicazione del passato e la presenza della sua immagine nell’arte e nell’iconografia.
Non bisogna trascurare nessuno, anche se di poca importanza, se non si vogliono intralci nella vita, causati da sdegno, risentimento di chi si sente offeso o trascurato. 264
Anche il santo piccolino vuol la festa e il candelino.
265
Ogni santo ha i suoi devoti.
266 In discesa tutti i santi aiutano. Quando le cose sono facili tutti sono capaci a dare una mano, tutte le cose diventano in qualche modo favorevoli. Vedi, opposto, In salita pochi santi aiutano [S 122]. 267
Alla china ogni santo aiuta.
268
A buona corrente ogni santo aiuta.
Tutti corrono in aiuto a chi vince. Per analogia. 269
Diceva anche Sansone nelle fasce: di poveri e coglion sempre ne nasce! Queste due categorie sono eterne, non mancheranno mai: tali persone proliferano come i funghi, sbucano da ogni parte e, se anche a volte pare siano in calo, subito ne arrivano a frotte. La riflessione di Sansone acquista autorita` per due ragioni: una perche´ egli e` uno dei 12 giudici d’Israele, che guidavano la tribu` in guerra e amministravano la giustizia in pace. Soprattutto pero` fa riferimento all’esperienza personale di Sansone il quale, per essersi fidato di una donna, Dalila, e quindi essere stato sciocco, si ritrovo` povero e schiavo. Vedi anche Le mamme degli scemi sono sempre incinte [S 570]. 260
261 Muoia [Cada] Sansone con tutti i Filistei. Sono le parole pronunciate da Sansone allorche´, fatto schiavo e cieco, abbatte´ le colonne dell’edificio, coinvolgendo nella propria morte gli odiati nemici. Si dice quando si accetta il proprio danno con la consolazione che ne sono coinvolti anche coloro che non ci amano.
Ai santi non si fanno voti e ai bambini non si promette. Non si devono prendere impegni che non si possono mantenere. Quando nelle angustie si fa un voto a un santo per avere una grazia bisogna far attenzione a quello che costera` mantenere. Le promesse fatte con leggerezza ai bambini o vengono poi a costare molto, o, non mantenute, lasciano una delusione che non viene dimenticata. 270
271 Chi vuol miracoli ricorra ai santi. Chi ha bisogno si rivolga a coloro che possono, che sono potenti, che hanno di che aiutare. Vedi Grazia.
Non si crede al santo finche´ non ha fatto il miracolo. Ci si arrende solo all’evidenza dei fatti, non ci si contenta delle parole, non si crede alla capacita` o al potere di qualcuno se non a ragion veduta. 272
273
Dai miracoli si conoscono i santi.
Ogni santo fa il suo miracolo. Ogni persona ha un’attivita` dove riesce meglio, un campo in cui riesce comunque a dar buona prova di se´. Nella devozione popolare ai vari santi vengono affidate particolari protezioni e vengono pregati per specifici interventi (santa Apollonia per il mal di denti; santa Lucia per i difetti della vista, ecc.). 274
SANTO f Vedi Cielo, Diavolo, Dio, Grazia, Paradiso. 262 Ogni santo ha la sua festa. A ciascuno deve essere tributato onore, a ciascuno deve essere dato il giusto riconoscimento dei suoi meriti e delle sue competenze. Tutti si aspettano di essere considerati e festeggiati. 263
Ogni santo vuole la sua candela.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
275
Poco o tanto aiuta ogni santo.
Ogni santo da` il suo aiutino. Ognuno aiuta per quello che puo` fare. 276
pag 1458 - 04/07/2007
1395 In chiesa coi santi e in taverna coi ghiottoni. Il comportamento deve variare secondo le situazioni e le compagnie: bisogna avere rispetto e devozione a contatto con le cose sante e altri modi con altra gente. Gia` attestato come proverbio da Dante (Inferno 22.13-15): ‘‘Noi andavam con li diece demoni. / Ahi fiera compagnia! ma ne la chiesa coi santi, e in taverna coi ghiottoni’’, passo che ha avuto un ruolo essenziale nel mantenere vivo questo detto. Vedi anche Scherza coi fanti e lascia stare i santi [S 587]. 277
Piu` il santo e` lontano e piu` e` invocato. La fama amplifica il valore delle persone e delle cose. A coloro che si conoscono poco siamo piu` disposti ad attribuire onore e a dare fiducia. 278
I santi vecchi non fanno piu` miracoli. Tutto col tempo perde forza, prestigio e interesse. Perfino i santi dei quali e` piu` antica la memoria cedono il posto ai nuovi nel culto e nella devozione popolare. Si dice ironicamente quando si vede abbandonata una persona un tempo onorata e potente allorche´ non lo e` piu`. Vedi anche Quando viene il nuovo il vecchio si dimentica [N 601]; Il sole che nasce ha piu` adoratori di quello che tramonta [S 1567]. 279
280
I santi nuovi mettono i vecchi a riposo.
281
Il santo nuovo caccia [cancella] quello [il santo] vecchio.
Davanti ai santi vecchi non ci si leva piu` il cappello. In napoletano si dice: A Sante viecchie non s’appicciano cchiu` lampe ‘‘Al santo vecchio non si accendono piu` lumi’’. 282
Ad altare malandato non si bruciano candele. Per analogia. 283
Quando nessuno ascolta si torna ai santi vecchi. Dopo aver abbandonato una guida, un protettore, se le cose non vanno bene, si torna a raccomandarsi a chi ci aiutava prima, al vecchio patrono. 284
Sant’Antonio fa tanti miracoli, san Mangia il doppio. Qui s’intende sant’Antonio di Padova, santo che riscuote un culto popolare straordinario per i miracoli che opera. Ha in Padova il suo 285
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
SANTO
santuario splendido e ricco di ex voto. Mangiare ha anche significato di guadagnare illecitamente su un affare, prendere danaro per favorire, farsi corrompere. Vedi anche Santa Rita fa l’impossibile, ma san Regala fa di piu` [R 717]. Chi prego` santa Spera aspetta ancora il miracolo. Chi si affida alla speranza ha modo di attendere a lungo e spesso inutilmente. Santa Spera e` una santa immaginaria per indicare la speranza. 286
287 Santa Spera fa allungare i colli. Sembrerebbe un miracolo. Allungare il collo e` un modo di dire per indicare l’attesa lunga e vana. Vedi anche Chi vive di speranza si gratta il culo e poi la panza [S 1820].
Il Beato Diotaiuti non ha mai fatto un miracolo. Le buone parole non sono di alcun aiuto. ‘‘Dio t’aiuti’’ sono le parole che si rivolgono a colui che si trova in angustie e non puo` essere aiutato. Un modo per accompagnare alla porta o congedare chi non si puo` o non si vuole aiutare. Per essere proclamato Beato ci vuole il miracolo, altrimenti il Servo di Dio rimane solo Venerabile. Qui, al di la` dell’irrilevanza dell’esattezza in quanto materia scherzosa, il titolo di beato non fa riferimento alla procedura ufficiale della beatificazione, ma alla proclamazione popolare, un tempo frequentissima, che anticipava i decreti della Chiesa. 288
289 Ognuno ha il suo santo in Paradiso. Ognuno ha chi lo protegge, un potente al quale si raccomanda, un forte che lo assiste: o almeno crede d’averlo. 290 Ogni prete canta il suo santo. Ognuno ha il suo protettore del quale tesse le lodi anche, e soprattutto, per proprio interesse. ` bene [Conviene] avere piu` santi 291 E in Paradiso. Bisogna avere piu` protettori, non necessariamente contrapposti. 292 Non si puo` far festa a ogni santo. Non si possono festeggiare tutti i santi, avere tutti per protettori e invocarli uno per uno. Ciascuno si rivolge a coloro con i quali ha piu` affinita` e vicinanza. Nella metafora: ognuno ha coloro che lo proteggono e non si puo` raccomandare a tutti.
pag 1459 - 04/07/2007
SANTO
1396
.
Per cacare e per pisciare nessun santo puo` aiutare. Per tutti gli inconvenienti ci sono santi specifici, ma quando certi bisogni urgono, e` inutile ricorrere alle preghiere e non c’e` altro rimedio che dar loro il corso naturale. 293
Rimarca il fatto che sovente ci si ricorda d’una persona raramente, per dovere, oppure quando invita a una festa, offre un favore, un’opportunita`. 301
Finita la festa, salutato il santo.
I santi voglion esser pregati. Le persone potenti vogliono essere omaggiate, pregate se si vuole da loro qualcosa. 302
Per acqua e cacaiola non si pregano santi. Per problemi di minzione e diarrea non ci si deve preoccupare, dato che sono mali passeggeri. Cosı` e` inteso comunemente. Sia il bisogno continuo di orinare, sia la diarrea sono due disturbi che si affacciano particolarmente nella vecchiaia. L’interpretazione, per la quale, di fronte ai bisogni corporali impellenti non si puo` resistere e quindi non ci sono santi che tengano, non mi risulta. Si usa ricorrere ai santi per gravi necessita`, non nei casi nei quali ognuno sa cosa deve fare e farlo costa poco. 294
Non tutti i santi son sul calendario. Non tutto il merito viene riconosciuto ufficialmente e non esiste solo quello che ha un riconoscimento ufficiale. Il calendario riporta un solo santo per giorno, mentre nel Martirologio della Chiesa per ogni giorno ne vengono onorati anche decine. 295
Non sono tutti santi quelli che vanno in Chiesa. Spesso chi ostenta virtu` nasconde il vizio. Coloro che si mostrano devoti non sono tutti quanti degni degli altari. Chi ostenta fede e religiosita` spesso lo fa per ragioni diverse da una vita veramente onesta. 296
Fatta [Avuta] la grazia, gabbato lo santo. Una volta ottenuto un favore da qualcuno, al quale erano state riservate gentilezze e attenzioni, non ci si ricorda piu` di lui. Sottolinea un comportamento interessato e ingrato. Il proverbio e` assai diffuso proprio in questa forma, mantenuto vitale probabilmente proprio dall’uso arcaico e dialettale dell’articolo lo in luogo di il, particolare che funziona come appiglio mnemonico. Si trova anche con avuta in luogo di ‘‘fatta’’, e quindi sottintendendo come soggetto logico colui che riceve il favore. Proverbi simili sono: 297
298
Passato il fiume, scordato il santo.
299
Finito il pianto, gabbato il santo.
300
Passata la festa, gabbato il santo.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
303 Ci son piu ` santi che galantuomini. E` piu` facile trovare persone delle quali si dice un gran bene, o si raccontano cose incredibili, che gente onesta e semplice, che fa quello che deve, senza suonare la grancassa. Una frase simile la scrive Carlo Roberto Dati (16191696): ‘‘Si trovano piu` santi che uomini da bene’’ (in Lepidezze di spiriti bizzarri e curiosi avvenimenti, Firenze 1829, p. 41).
Per poter andare avanti bisogna accender lumi a tutti i santi. Per poter procedere, ottenere quello che si vuole, fare carriera, avere successo, bisogna avere il sostegno di tutti, compiacere tutti quelli che possono, che hanno il potere di decidere. 304
Santi piccoli, miracoli piccoli; santi grossi miracoli grossi. Chi ha poca forza, poco potere, puo` fare cose modeste, di poco rilievo. Chi si rivolge per aiuto a persone che possono poco, ottiene poco. 305
306 Un miracolo non fa il santo. Ci vuole ben di piu` di un fatto sporadico, isolato per mutare un’opinione, creare una reputazione. Vedi Una rondine non fa primavera [R 900]; Per un miracolo non si va sull’altare [R 909].
Non ti fidar del santo finche´ non e` morto, che´ il forte cade e il dritto si fa storto. Non credere alla virtu` di nessuno finche´ la morte non ha sancito la verita`. Finche´ uno e` vivo, anche se e` forte puo` cadere, anche se e` retto puo` sbagliare. 307
Il miglior santo e` quello con quattro chiappe. Gioco di parole che si basa sull’espressione ‘‘santo matrimonio’’, definizione ecclesiastica del sacramento del matrimonio, che si perfeziona nel momento in cui, secondo l’espressione biblica ‘‘saranno due in una carne sola’’: nell’irriverente immagine popolare: un 308
pag 1460 - 04/07/2007
1397 essere con quattro natiche. Il proverbio assume il ‘‘santo matrimonio’’ come nome di un santo vero e proprio, proclamandolo il migliore in assoluto. In sintesi il proverbio afferma che il piu` grande piacere, la grazia piu` bella si ha attraverso l’unione amorosa di un uomo e una donna. 309 A san Muto non fu fatta festa. A chi vale, ma non parla, non si mette in mostra, non si fa conoscere non viene data nessuna fiducia, ne´ fatto alcun onore. San Muto sta a rappresentare una persona di grande virtu` che vive nascosto e riservato.
Guardati dai santi che mangiano. Da coloro che vantano santita` da vivi o, comunque, santita` mostrando molto attaccamento alle cose terrene.
.
si dava pane ai poveri in suffragio delle anime. Questo veniva rivenduto a poco prezzo in citta`, facendo far magri affari ai fornai. Fino ai Santi la sementa e` per i campi; dai Santi in la` si porta a ca’; a san Martino si porta al mulino. Consiglia di evitare la semina tardiva a novembre inoltrato. Fino ai Santi si puo` seminare; dai Santi in poi e` meglio riportare a casa la semente perche´ e` inutile seminarla; dopo san Martino (11 novembre) e` meglio portarla al mulino. 317
318
310
SANTI La Festa di Tutti i Santi, il primo di novembre, noto anche come Ognissanti. 311 Per i Santi manicotto e guanti. Il giorno dei Santi e` sicuramente gia` cominciato il freddo, per cui occorre coprirsi bene. Vedi A san Simone si veste il vecchione, per i Santi si veston tutti quanti [S 1370].
Per i Santi si vestono i fanti, a san Martino si veste il grande e il piccino. Per i Santi si vestono i ragazzi e a san Martino (11 novembre) tutti si mettono i panni pesanti. 312
313
Per tutti i Santi prepara sciarpa e guanti.
Il bel tempo dei Santi, i Morti lo fan brutto, il brutto tempo dei Santi, i Morti lo fan bello. Nei due giorni (1 e 2 novembre) il tempo muta. Vedi Se e` bello ai Santi i Morti lo guastano; se e` brutto ai Santi i Morti l’aggiustano [M 2107]. 314
Per i Santi la neve e` per i campi; per i Morti la neve e` negli orti. Il primo di novembre segna l’inizio del freddo senza mezzi termini, se la stagione si mette al brutto puo` arrivare la neve, tanto che bisogna provvedere a scaldarsi col fuoco. 315
Da Ognissanti a Natale i fornai perdono il capitale. Un tempo, in occasione della commemorazione dei defunti (2 novembre), in campagna 316
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
SANTI FIORENTINI
Per Ognissanti siano i grani seminati e i frutti rincasati.
Per Tutti i Santi le castagne vanno erranti. Cominciano le piogge che trascinano nei fossati e nei torrenti le castagne dimenticate nella raccolta. 319
320 Per i Santi si pagano tutti quanti. Per questo giorno i raccolti sono finiti, i conti dell’annata sono chiusi e bisogna pagare chi ha lavorato, saldando debiti. 321 Per Ognissanti cominciano le veglie. La veglia e` la serata invernale, trascorsa dopo cena intorno al fuoco. Termina verso san Giuseppe (19 marzo).
Per i Santi merda in bocca agli uccellanti. In questo periodo gli uccelli di passo come i tordi, che si prendevano con le reti ai paretai – dove appunto operavano gli uccellanti – se ne sono ormai andati e chi pratica questo tipo di caccia rimane con poco da fare e con l’amaro in bocca, se non con qualcos’altro. Un tempo questa caccia cominciava gli ultimi di settembre e durava per tutto ottobre, vedi San Francesco (4 ottobre), la furia dei tordi [T 731]. 322
SANTI FIORENTINI I Santi Fiorentini si festeggiano a maggio: san Zanobi il 25; san Filippo Neri il 26 e santa Maria Maddalena de’ Pazzi il 27. Da non confondersi con i Sette Santi fiorentini, che sono coloro che fondarono a Montesenario (Firenze) i Servi di Maria. Fino ai Santi Fiorentini non pigliare i panni fini. Fino alla fine di maggio non toglierti gli abiti pesanti. Vedi Ne´ di maggio ne´ di maggione non ti levare il pelliccione [M 130]. 323
pag 1461 - 04/07/2007
SAPA
SAPA f Vedi Rapa. La sapa e` un condimento antichissimo, usato con ricette varie anche dai romani, oggi quasi scomparso, messo in disparte dal pomodoro e da altri modi di condire piu` pratici e gustosi. Si faceva con l’uva bianca ben matura e della migliore: dopo averla pigiata si faceva fermentare per ventiquattr’ore, se ne toglieva il mosto e si filtrava, facendolo poi bollire lentamente, per molte ore, fino a farlo diventare della densita` d’uno sciroppo. Veniva usato, oltre che come condimento, per dare sapore ai ripieni, soprattutto a quello dei tortelli fritti e d’inverno i ragazzi facevano con neve e sapa i sorbetti. Pepe, noce moscata e sapa fan buona una rapa. Perfino una rapa viene resa gradevole condendola in questo modo. 324
325
Se vuoi una buona rapa noce moscata e sapa.
SAPERE f Vedi Ricordare, Segreto. 326 Sapere e` potere. Chi conosce le cose le domina e cio` vale anche per gli uomini. La conoscenza mette nelle mani di chi la possiede una superiorita` decisiva rispetto a chi non ce l’ha. Il principio vale in ogni campo e oggi ancor piu` per quanto riguarda la conoscenza scientifica e tecnologica. 327
Chi piu` sa piu` vale.
328
Chi sa e` padrone degli altri.
329
Chi sa e` padrone di chi non sa.
330
Chi sa ha dieci occhi e chi non sa e` cieco.
331
Chi non sa e` come chi non vede.
332
Chi niente sa niente vale.
Dal sapere vien l’avere. Essendo, come si e` detto, potere, il sapere permette anche di procacciarsi e accumulare l’avere, di vendere il sapere per danaro. 333
334 Non c’e` avere che valga (il) sapere. Non ci sono ricchezze paragonabili alla conoscenza e alla sapienza. 335
1398
.
Il sapere non e` mai troppo.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
E` uno dei pochi casi nei quali l’eccesso non e` nocivo. 336 Il sapere e` di tutti. Le conoscenze sono un bene comune, appartengono a tutti gli uomini e non e` giusto negarle a chi le desidera. Eco di una visione antica del sapere, quando era considerato cosa alla quale tutti potevano attingere e non si ammetteva di pagare per poterlo avere. 337 Assai sa chi viver sa. Imparare a vivere e` l’arte piu` difficile e anche la piu` importante: significa conoscere gli uomini, il mondo, se stessi: quanto basta per poter ignorare il resto. 338 Assai sa chi conosce l’arte di tacere. L’arte del silenzio e` la piu` importante e la piu` difficile: idea molto diffusa in ambito proverbiale: vedi anche Il silenzio e` d’oro [S 1336]; Quando si e` parlato quasi sempre si e` sbagliato [P 482]; Chi favella erra [E 134]; Assai sa chi sa, ma piu` sa chi tacer sa [T 48]. 339 Chi non sa assai sa se tacer sa. L’ignorante acquista valore se sa tacere la sua ignoranza, se evita di parlare quando non e` necessario, nascondendo quelle che sono le lacune della sua cultura.
Chi pizzica sa, chi fuma fa, chi beve parla. Chi fiuta tabacco pizzicandolo dalla tabacchiera e` un tipo riflessivo, calmo e di solito e` dotto, letterato, uomo di penna; chi fuma opera: usa riposarsi dal lavoro di tanto in tanto un poco fumando; chi beve sta a chiacchierare in compagnia. Pizzicare era il verbo che indicava l’assunzione di una presa di tabacco da naso, vecchio vizio un tempo universale, ma tipico delle persone sedentarie e anziane, soprattutto degli studiosi e dei pedagoghi, avvocati, notai, che lo usavano per concentrarsi in un problema. Il fumo fa qui riferimento a quello del sigaro, un tempo tipico delle persone d’azione: industriali, capimastri, carrettieri, lavoratori, che usavano tenerlo sempre in bocca spento e riaccenderlo nelle pause del lavoro. Il bere favorisce la chiacchiera, la veglia, le confidenze e, nell’esagerazione, la logorrea. 340
341 Il troppo pensare vien dal poco sapere. Quando uno almanacca molto vuol dire che non sa, che non ha competenze sufficienti; chi sa fa presto e senza dubbi.
pag 1462 - 04/07/2007
1399 Chi non sa non dubita e chi non dubita non intende. Chi non ha sapere ha una visione semplificata delle cose, per cui neppure ne sospetta la complessita` e ha fiducia nel poco che conosce come in una materia certa. Il sapiente invece vede a fondo e coglie anche la precarieta` della sua conoscenza. 342
343 Chi meno sa piu ` crede di sapere. Perche´ appunto, come dice il precedente, non ha sviluppato la sana abitudine al dubbio. 344
Chi meno sa piu` presume.
345
Chi piu` crede di sapere piu` erra.
Chi crede di sapere ha finito d’imparare. Chi si crede sapiente crede di non aver piu` da imparare e di conseguenza diviene vanesio, perde il contatto con la realta` e diviene incapace di adeguarsi alle nuove situazioni. 346
347 Chi poco sa presto parla. Il piu` ignorante e` il primo a prendere la parola, credendo di sapere tutto. 348 Meglio non sapere che saper male. E` preferibile essere ignoranti avendone coscienza che sapere approssimativamente o in modo sbagliato. Credere di sapere porta a commettere degli errori gravi, cosa che non accade a chi, sapendo di non sapere, chiede consiglio o lascia fare chi sa.
Meno si sa e meno si dimentica. Chi sa poco, quando gli anni passano ha meno da dimenticare. Si intende anche: chi ha poche nozioni in testa le ha solide e tenaci, a differenza di chi ne ha molte che le ha assai labili. 349
350
Chi ha poco sapere ha poco da scordare.
Nessuno sa quanto pesa il cesto che porta l’altro. Ci sono cose che si possono conoscere solo per esperienza diretta, soprattutto le fatiche e le pene. 351
Nessuno sa quel che bolle nella pentola degli altri. Vedi anche Solo il coperchio sa quello che bolle nella pentola [P 1224]; La massaia sa quel che bolle in pentola [M 914]; I guai della pentola li sa il mestolo [P 1225]; Ognuno sa dove gli duole la sua scarpa [S 541]. 352
353
Gli ultimi a sapere sono quelli di casa.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
SAPERE
Perche´ un misfatto, un disonore, una sventura, si tace per riguardo ai parenti dell’interessato. Vedi Le male nuove le portano i matti [N 488]. Quante piu` ne sai, tante piu` te ne fanno fare. Chi e` abile e mostra di saper fare si tira addosso tutte le faccende e i lavori che gli altri gli affidano con la scusa che a loro non riescono. Vedi anche Chi e` capace fa il lavoro suo e quelli che gli trovano [C 563]. 354
355
L’uomo capace fa il lavoro degli altri.
Il sapere ha un piede in terra e uno nel mare. Proverbio di grande profondita` e complessita`. Ogni conoscenza ha una parte empirica di certezza (piede in terra), fondandosi su dati rilevabili e misurabili, mentre una parte dei suoi principi si appoggia sull’onde incerte dei sensi, sulla parte liquida e inafferrabile della concatenazione causale e non arriva mai a toccare il fondo insondabile dell’essenza (piede in mare). 356
Chi vuol sapere quel che si dice di lui, offenda il suo vicino. Chi vuole sentire quale e` in giro l’opinione su di lui attacchi lite con chi lo conosce ma non gli e` molto amico (come di solito si pretende che sia il vicino): nell’eccitazione e nell’ira verranno fuori le cose che la gente dice alle sue spalle. 357
Vale piu` uno che sa di dieci che imparano. Il sapere acquisito e` infinitamente superiore a quello desiderato. Non vale voler sapere, ma sapere quando e` il momento. 358
Basta un sorso per sapere com’e` tutto il mare. Per sapere, conoscere la natura di una cosa, le qualita` di una persona basta un saggio, una piccola prova: per capire certe cose non c’e` bisogno di studiare a lungo, ma occorre l’esperienza. 359
Chi non sa la questione non entri in discussione. Chi non conosce l’argomento non ne parli, non ne discuta, non prenda parte tranciando giudizi. 360
361
Chi non sa non parli.
Ogni bue non sa di lettere. Non ci si puo` aspettare gran cultura da persone che si occupano di cose materiali. 362
pag 1463 - 04/07/2007
SAPERE 363
1400
.
Ogni bue non sa di musica.
Chi non sa mangia mosche. Perche´ per la meraviglia continua, sta sempre a bocca aperta. 364
Retto vedere e` mezzo sapere. Saper vedere le cose in modo chiaro, rendersi conto delle situazioni, avvertire i problemi, costituisce gia` una parte consistente della conoscenza.
Quando la conoscenza diventa un coacervo di nozioni disordinate e` piu` d’intralcio che d’aiuto: confonde la mente e fa perdere di vista l’essenziale. 376
365
Chi non sa che seme giocare, giochi danari. Chi non sa come risolvere un problema ricorra al danaro, in parole povere: ricorra alla corruzione, e la soluzione e` presto trovata. 366
Molti sanno tutto degli altri e nulla di se stessi. Molti vivono interessandosi delle faccende del prossimo, senza conoscere davvero le proprie. Riflette la vita di paese, di tutti i piccoli centri e le comunita` chiuse dove era uso (e in parte e` ancora) sparlare, giudicare, riferire i fatti degli altri con severi o maligni giudizi, senza pensare ai fatti propri e ai propri difetti, che spesso sono anche maggiori. 367
368 Non far capire a nessuno che sai tutto. Se gli altri non sanno che sai cosa fanno o tramano, li hai in pugno; se fai capire che sai piu` degli altri resti antipatico; se credi di sapere piu` di tutti, fai a meno di dirlo: probabilmente ti sbagli. 369 Chi troppo sa, poco sa. Occorre non solo sapere molto, ma sapere quello che e` importante, quello che vale piu` e meno: un grande sapere senza discernimento equivale all’ignoranza. 370 I piu ` savi meno sanno. Perche´ sono coscienti di sapere in realta` poco e non presumono. 371 Per troppo sapere l’uomo la [si] sbaglia. Un eccesso di cognizioni mal valutabili porta facilmente a conclusioni sbagliate. 372
Per sapere troppo l’uomo s’inganna.
373
Sapere troppo fa dolere il capo.
Troppo giudizio fa andare a precipizio. Per analogia. 374
375
L’uomo piu` sa e piu` si perde.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Piu` l’uomo sa e piu` si perde: crede di mangiar miele e mangia merde.
Per voler saper troppo il gatto ci rimise la coda. La curiosita`, tipica dei gatti, e` un vizio che arreca danno. L’eccessiva voglia di conoscere, soprattutto le cose che non ci riguardano, produce spesso dei gravi danni. Deriva forse da una favoletta popolare. 377
Nessuno potra` sapere quel che avverra` tra la bocca e il bicchiere. Nessuno puo` prevedere quello che puo` avvenire anche in un piccolo intervallo di tempo, e puo` essere cosa che sovverte ogni situazione. Vedi Tra bocca e boccone accadono mille cose [B 674]. 378
379
Sappiamo dove siamo ora, ma non dove saremo domani.
380
Si sa dove siamo, ma non dove si va a finire.
Non cercare di sapere: se hai le scarpe rotte, se quel che mangi per fame e` sporco, se la moglie e` puttana. Per guardare se hai le scarpe rotte finisci per terra. Se vuoi sapere se quello che mangi quando hai fame e` sporco rischi di restare affamato: quando sei nella necessita` contentati di qualunque cosa. Se indaghi sulla moglie puoi sentire o quello che non ti piace o delle calunnie. 381
382 Chi non sa fare lasci fare. L’incapace lasci lavorare chi e` esperto. Vedi anche Bisogna lasciar fare a chi sa [F 303]; Chi sa far faccia e chi non sa far non s’impicci [F 305]. 383 Chi ti sa t’apprezza. Chi ti conosce ti valuta. 384 Alcun non puo` saper da chi sia amato. Verso dell’Ariosto (Orlando Furioso 19.1) che si cita con significato generico, mentre nel testo continua: ‘‘quando felice in su la ruota siede...’’ che assume il significato: quando uno e` felice e fortunato non sa chi lo ami veramente. 385
Quel che non si sa non si cerca.
pag 1464 - 04/07/2007
1401 Di quello che non si ha notizia non si ha desiderio. 386 Ignoti nulla cupido. ‘‘Di cio` che si ignora non si ha desiderio’’. Per analogia. Deriva da un verso dell’Ars amatoria di Ovidio (3.397), gia` divenuto massima proverbiale indipendente nel corso del Medioevo. Vedi anche Lontan dagli occhi, lontan dal cuore [O 62].
Si sa quel che si ha e non si sa quel che si perde [trova]. Si conosce bene quello che possediamo, quello che abbiamo ottenuto, ma non si sa mai nella vita quello che avremmo potuto avere se fossimo stati capaci di cogliere le varie occasioni che si sono presentate. Non immaginiamo neppure quali vantaggi troviamo nella vita e a quali pericoli scampiamo. 387
388 Chi piu ` sa meno crede. Chi ha molta esperienza della vita e` portato a credere pochissimo di quello che si afferma o sente dire. Vedi anche Chi scopre il segreto perde la fede [S 892]. 389 Se non vuoi che si sappiano non le fare. L’unico modo perche´ uno possa rimanere integro nel suo onore e` quello di non fare cose indegne: e` fatale che quello che viene commesso prima o poi venga conosciuto. 390 Se non vuoi che si sappia non lo dire. Perche´ una cosa rimanga davvero segreta non deve essere detta ad anima viva. Vedi anche Segreto tuo, segreto di Dio; segreto di due, segreto di tutti [S 874].
Meglio mangiare quel che si ha che dire tutto quel che si sa. Meglio finire tutto il patrimonio che rivelare segreti pericolosi: nel primo caso si finisce in miseria, nel secondo al cimitero. Vedi anche E` meglio mangi quello che ha che uno dica quello che sa [D 527]. 391
392 Chi tutto dice tutto perde. Per analogia. Vedi anche Chi dice quel che sa e da` quello che ha non gli rimane nulla [D 526].
Poco sa chi parte e poco chi ritorna. Delle cose, anche avendo molta esperienza, si sa in realta` ben poco: il mondo rimane un enigma sia per chi viaggia, sia per chi rimane sempre nello stesso luogo. 393
394
Chi sa fa e chi non sa impara.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
SAPIENZA
Chi sa come fare lavora e chi non sa fare guarda e impara. 395
Chi sa faccia e chi non sa impari.
Non saper nulla e` la saggezza del povero. Chiamarsi fuori da qualunque faccenda dicendo di non sapere nulla e` il modo che usa il debole per salvarsi dalle lotte e dalle risse dei potenti. 396
La fece sotto il forno e si seppe lo stesso giorno. Si dice di chi fa un marachella in modo goffo, senza saperla nascondere, senza prendere precauzioni per mantenere il segreto. Il forno era luogo battuto e praticato da molti ogni giorno. 397
La donna che e` ignorante lo fa sapere a tutti. Perche´ parla continuamente e mostra i limiti della sua conoscenza e della sua intelligenza. 398
Il sapere e` senza fondo come l’ignoranza. Alla conoscenza non c’e` limite e nessuno puo` dire di conoscere tutto, ma questo si puo` dire anche dell’ignorare. 399
Se lo sapevo e` scritto dietro la porta dell’Inferno. Uno dei modi piu` comuni per scaricare le responsabilita` e` quello di dichiarare di non aver saputo che esisteva una proibizione, un divieto o altro. Per affinita` di immagine e, in parte, anche di contenuto, vedi il piu` diffuso L’inferno e` lastricato di buone intenzioni [I 194]. 400
‘‘Non lo so’’ e` la medicina per levarsi da molti guai. Con questa frase ci si leva (o si tenta di levarsi) da molti impicci, chiamandosi fuori da un coinvolgimento indesiderato. 401
Meglio dire: non lo so, che credevo di saperlo. Meglio peccare per ignoranza che per presunzione: la seconda frase implica che e` ormai fatto qualcosa di cui ci si deve pentire. 402
403 Ognuno sa il suo e Dio sa tutto. Pone l’accento sulla limitatissima visione di ogni uomo.
SAPIENZA La sapienza sarebbe il vero oggetto dei proverbi. Come la saggezza. Vede il dato, il suo
pag 1465 - 04/07/2007
SAPONE
opposto, le sfumature e l’interazione dei dati: tutto articolato nel sistema generale del mondo, o dell’orizzonte possibile. La saggezza e` sintetica, strategica e, se illuminata, universale. Il saggio e` capace d’inserire il dato nell’intera realta` del mondo, mentre l’imbecille lo vede in se stesso, il furbo nella contrapposizione dialettica e l’intelligente inserito in un sistema limitato. Colui che ha la saggezza di solito si apparta dalle gare umane o vi partecipa solo raramente e con distacco. Tuttavia, proprio perche´ e` sapiente, spesso viene coinvolto nella politica e vi sono stati sapienti che hanno avuto responsabilita` rilevanti in uno stato, come Seneca, Marco Aurelio e Thomas Moore. Ma il mondo politico e` regno incontrastato del furbo. Inoltre ogni saggezza spinge a deprimere le passioni, mortificare l’io cercando un’armonia tra se stessi e la realta`, in maniera che viene a mancare l’egoismo, il protagonismo, l’ambizione. Sapienza, ma soprattutto saggezza, e` detto anche il buon senso pratico, l’avvedutezza, la ponderatezza, l’equilibrio: in questo caso siamo nel proverbio di natura piu` popolare, mentre i grandi proverbi di sapienza derivano spesso dal mondo antico, o dai testi sacri (vedi Introduzione). Chi aumenta la sapienza aumenta la pena. La vita per chi sa e` piu` penosa di quanto sia quella di chi ignora. Sapere e` qui inteso come conoscenza, piuttosto che come saggezza. Deriva dalla Bibbia (Ecclesiaste 1.18), di cui ha tuttora circolazione proverbiale la forma latina, dalla Vulgata: 404
405 Qui addit scientiam, addit et laborem. ‘‘Chi accresce il sapere accresce l’affanno’’; perche´, spiega il testo: ‘‘il molto sapere ha molto di che disgustarsi’’. 406 Chi accresce il sapere accresce il dolore. Per analogia. Si legge nel Ricciardetto (15.6) del Forteguerri: ‘‘Quei che aggiunge sapere aggiunge affanno; / e men si dolgon quelli che men sanno’’.
Chi acquista sapere acquista dolere [dolore]. 408 Chi piu ` capisce piu` patisce. 409 Poco sapere e` dolce vivere. Reciproco dei precedenti. 407
410 411
1402
.
Chi non sa non si duole. A sapere s’invecchia prima.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
La conoscenza complica la vita togliendo le certezze, le facili illusioni, facendo vivere l’uomo a contatto con i problemi della realta`, le responsabilita` e l’ansia di conoscere ancora. SAPONE 412 Il sapone lava le mani a chi l’adopra. Si riferisce alle cose il cui contatto rende migliori, giova a chi le pratica: la preghiera, le buone persone.
Chi non consuma sapone trova posto in chiesa. Emanando effluvi molto intensi la gente gli fa largo con ‘‘deferenza e ammirazione’’. 413
SAPORE f Vedi Sale. 414 Verde di colore cattivo sapore. Nelle cose che produce la terra di solito il colore verde indica il frutto non ancora maturato, aspro e non gradevole al nostro gusto. E verde e` di solito anche la muffa sulle cose avariate. 415 Dove non e` colore non e` sapore. I frutti e i prodotti della terra che mancano di colore mancano anche di sapore. Anche delle persone: l’aspetto anemico indica la persona insulsa. 416
Cosa di colore, cosa di sapore.
Meglio sapore che colore. E` preferibile che una cosa manchi di colore piuttosto che di sapore. 417
SARCHIARE / SARCHIATURA La sarchiatura era un lavoro quanto mai ingrato e faticoso che occupava gran parte di aprile e maggio, mettendo a dura prova la tempra dei contadini. Si tratta di rimuovere la terra in superficie con una zappetta leggera, spesso sottile, ovvero con un bidente, una zappa che ha una parte a due corni, che in Toscana e` stato chiamato con un significativo stralocco ‘‘ubbidiente’’. Lo scopo della sarchiatura e` quello di sradicare le erbe selvatiche che crescono intorno alle piante coltivate. L’erbaccia, sradicata, era lasciata con le radici al sole, che in breve tempo la seccava, riproponendola come concimazione successiva. Un altro scopo della sarchiatura era quello di preparare la terra al periodo estivo. Le piogge
pag 1466 - 04/07/2007
1403 primaverili hanno innaffiato in abbondanza i campi creando una dura crosta superficiale del terreno che ha due inconvenienti: quello di soffocare le piante piu` delicate nel loro sviluppo e soprattutto quello di non permettere alla pioggia di penetrare a fondo nel terreno, dilavando immediatamente e scorrendo nei fossatelli. Nel periodo canicolare occorre catturare la maggior quantita` d’acqua possibile dalle rare e brevi piogge: bisogna dunque rompere la terra, renderla friabile, sciolta in modo che l’assorba immediatamente. La sarchiatura e` quasi sparita per quanto riguarda la rimozione delle erbe infestanti. Per quanto riguarda la frantumazione del terreno si sono costruite macchine capaci di eliminare gran parte della fatica di questa ingrata incombenza. f Vedi Erpice. La vite dice ‘‘potami’’ e il granturco ‘‘sarchiami’’. La vite deve essere potata e il granturco deve essere liberato dalle erbe infestanti e gli va rotta intorno la terra in modo che la pioggia possa penetrare nel terreno. Vedi Chi non zappa il granturco convien che si penta d’inverno quando dimena la polenta [G 1058]. 418
Sarchiami bene e lasciami raro se vuoi che empia il tuo granaro. Sempre detto del granturco. 419
La zappatura e` per chi ha forza, la sarchiatura per chi ha cervello. Per fare una buona sarchiatura era necessario un lavoro attento e preciso: rimuovere fino dalla radice la pianta infestante lasciando intatta quella coltivata. Era lavoro per i contadini piu` attempati ed esperti. 420
421
La sarchiatura vuole mano leggera.
422 La sarchiatura allarga il campo. Era un lavoro fondamentale, capace di aumentare in grande misura la resa della terra, come se facesse il campo piu` grande. Il contadino solerte e accorto si vedeva e si giudicava da come la eseguiva.
SARDELLA La sarda e la sardella sono pesci di poco valore nutritivo che si vendevano salati a poco prezzo. 423
(Della) sardella testa e budella.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
SASSO
Della sardella si possono usare anche le parti che generalmente negli altri pesci si eliminano. SARDO 424 Sardo testardo. E` blasone popolare che i sardi siano persone ostinate che non recedono facilmente dalle proprie convinzioni, anche davanti a buone ragioni.
Un papa e un antipapa non riuscirono a far cambiare idea a un sardo. Si insiste sulla presunta ostinatezza e testardaggine del popolo sardo. 425
SARTO 426 Il ferro da stiro e` il ruffiano dei sarti. Il ferro da stiro e` lo strumento col quale i sarti nascondono momentaneamente i propri errori, i difetti delle vesti che hanno cucito, tirando il tessuto e piegandolo nella forma richiesta per farlo tornare bene a chi lo indossa. 427
Il sarto e` mastro e il ferro e` servente.
Sartuccio taglia una cappa e fa un cappuccio. Il sarto di poco valore da un panno molto grande ricava una veste striminzita, piccola. Il taglio di un abito e` il momento nel quale si valuta la bravura del sarto. In senso generico, di ogni spreco di materiale per scarsa competenza. Vedi anche Mastro Piallino d’una trave fece un nottolino [N 515]. 428
Lungo filaccio tristo sartaccio. Il lungo filo inserito nell’ago da cucire e` segno che si tratta di un sarto poco esperto o poco valido. Tale filo si chiama gugliata (vedi la voce) e, quando e` troppo lunga s’intreccia e fa perdere tempo danneggiando il lavoro. 429
430 Gugliata lunga (fa) cattivo sarto. Vedi anche Lunga gugliata maestra sgarbata [G 1347].
SASSO f Vedi Fossa, Maledizione, Pietra. 431 Sasso con sasso non fa muro. Anche le cose forti e stabili non sono fatte solo di forza e di durezza. Per avere una struttura forte e` necessario che qualcosa di adattabile
pag 1467 - 04/07/2007
SATOLLO
1404
.
stringa e colleghi i vari elementi, come le pietre di un muro sono legate dalla calce. Vedi Grattugia con grattugia non fa cacio [G 1098]. Sotto il sasso del buon prezzo ci sta la serpe della frode. Raramente il prezzo inferiore a quello del mercato e` un gentile omaggio a chi acquista, di solito nasconde qualche inganno, per cui il compratore deve essere accorto. 432
A buon mercato pensaci. Per analogia. 433
434 Tutti i sassi corrono ai mucchi. Le cose, anche se non hanno volonta` o capacita` di muoversi, vanno nella direzione del loro destino, dove prima o poi arrivano. L’immagine e` tolta dal campo, dove il contadino ammucchia i sassi via via che li trova e poi li toglie per radunarli nella macia.
Sotto il sasso che rotola non stanno formiche. Quando una massa, un grave peso si muove tutti si tengono lontano. Quando una persona potente e` in movimento, in agitazione, tutti si guardano da starle intorno o intralciarla. 435
Si sente piu` un sassolino nella propria scarpa che un chiodo in quella d’un altro. Mentre si avverte e ci si lamenta dei nostri piccoli incomodi, c’importa poco delle disgrazie e dei malanni degli altri. Vedi anche Ognuno sa dove gli duole la sua scarpa [S 541]. 436
Non si deve tirare il sasso e nascondere la mano. Non si deve aizzare una persona, stuzzicare un vespaio, irritare, accusare per interposta persona, stando al riparo di altri o istigandoli segretamente. Assai piu` usato come modo di dire, ‘‘Tirare il sasso e nascondere la mano’’. Vedi anche Ascolano tira il sasso e nasconde la mano [A 1336]. 437
Sassi, Sassetti, Sassolini e Rena vennero a Firenze per la piena. Il proverbio, antico, e` citato dal Serdonati e indica come queste quattro famiglie arrivarono a Firenze portate dalla furia del popolo durante una rivoluzione, come l’Arno porta sassi e rena. Questo proverbio si trova spesso citato nella tradizione scritta, e rimane in parte anche in quella orale, diffuso dalla cultura fiorentina un tempo dominante in Italia, e si cita per definire persone che, approfittando 438
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
di situazioni confuse, lotte intestine, momenti di emergenza, s’infiltrano e si sistemano laddove sarebbe loro stato precluso in condizioni normali. Non si sa a quale delle decine e decine di sommosse che hanno agitato Firenze si riferisca. SATOLLO Quando uno e` satollo crede che tutti abbiano mangiato. Ciascuno misura la condizione degli altri dalla propria. Chi sta bene crede che gli altri non soffrano, soffrano poco, ovvero non quanto soffrono davvero. 439
440 Il satollo parla bene di digiuno. Chi non soffre parla della sofferenza con grazia e distacco, meglio di chi la prova. E cosı` parla bene del lavoro chi non fa nulla. Vedi Tolta la fame si predica meglio il digiuno [D 383].
L’affamato e il satollo non cantano la stessa canzone. Chi sta bene non capisce le ragioni di chi ha bisogno. Chi ha fame e chi e` sazio non vedono le cose nello stesso modo, non hanno lo stesso modo di pensare. 441
Chi mangia per mano d’altri non e` mai satollo. Chi riceve l’alimento da altri non si sazia mai: trova che quello che gli viene dato o e` insufficiente o e` misurato. 442
SAVIO Savio e` sinonimo di assennato, giudizioso; un po’ meno, nell’uso attuale, di sapiente, che e` l’uomo che ha un sapere piu` completo, la visione sintetica delle cose; e anche qualcosa meno di saggio, che indica anche colui che detiene un sapere pratico, una capacita` di gestirsi nella vita. f Vedi Saggio, Sapiente, Stolto. 443 Una testa savia ha la bocca chiusa. Non dovrebbe addirittura parlare affatto. Vedi anche I saggi chiudono la bocca nel cuore e gli stolti aprono il cuore sulla bocca [B 657]; Il silenzio e` d’oro [S 1336]. 444
I savi hanno la bocca nel cuore e i matti hanno il cuore in bocca.
pag 1468 - 04/07/2007
1405
.
SBADIGLIARE
I savi parlano pochissimo e gli sciocchi parlano molto. Vedi anche I saggi chiudono la bocca nel cuore e gli stolti aprono il cuore sulla bocca [B 657].
Il savio si riconosce non quando le cose vanno bene, ma quando arrivano le difficolta`: allora si mostrano le sue capacita`. Vedi anche Il buon nocchiero si conosce al vento [N 381].
445 Al savio bastano poche parole. Sia per capire che per esprimersi: sa che la comunicazione e` efficace quando e` semplice e chiara e tutto il superfluo serve a confondere le idee e perdere tempo.
Meglio pianger coi savi che ridere coi pazzi. E` preferibile far vita grama con chi ha del cervello che condurre un’esistenza spensierata con gli stolti, cosa che ha un esito catastrofico.
Al savio con la ragione, al matto col bastone. Al savio si fanno capire le cose con il ragionamento e la persuasione; con il matto e` bene andare per le spicce, usare le maniere forti. Vedi anche Il saggio si convince con la ragione e il folle col bastone [F 1032]. 446
Quando mancano i savi bisogna arrangiarsi coi pazzi. Quando mancano le persone capaci, giudiziose, bisogna adoprare gli uomini che si hanno a disposizione, anche se valgono poco, e fare per il meglio con quelli. 447
Bisogna giocare con le carte che si hanno in mano. Per sinonimia. 448
449 Accenna al savio e lascia fare a lui. Fai capire una cosa a chi e` esperto, capisce le cose, e lascia che trovi lui la via per la soluzione. 450 Il savio, udendo, piu ` savio diventa. Il saggio che tace e ascolta gli altri che parlano acquista maggiore conoscenza e puo` riflettere meglio. Vedi anche Un saggio che ascolta diviene ancora piu` saggio [S 48].
Se i savi non errassero i matti s’impiccherebbero. Gli errori dei saggi confortano gli stolti. Se anche i savi non mostrassero la loro precarieta`, la loro limitata capacita`, per coloro che non hanno senno non ci sarebbe che la disperazione. 451
452 Dio ci salvi da errore di savio. L’errore di che e` capace, sa, e` riflessivo, porta nella rovina anche coloro che si sentivano sicuri seguendolo, prendendolo come punto di riferimento.
454
455
456 Il savio ha la roba e il matto la ragione. L’uomo avveduto bada a prendere quello che e` utile, quello che ha valore, l’imbecille si ostina e perde il tempo per aver ragione. Vedi La ragione e` degli stupidi e il torto e` dei cornuti [R 89]; La ragione e` dei fessi e il torto e` dei coglioni [R 88].
SAVORE Il savore era secondo il Petrocchi una salsa fatta di noci, acciughe, agresto, olio e aromi diversi che si mangiava con varie pietanze. Secondo Ardengo Soffici (Passi tra le rovine, 1952) era fatto di noci, aglio, olio, prezzemolo, pan bagnato e vari aromi pestati nel mortaio. ... settembre e ottobre buone lepri col savore... Aprendosi in questo periodo la caccia alle lepri consiglia che vengano cucinate con particolari condimenti (in salmı`, in dolce e forte, ecc.) che ne mascherano il sapore di selvatico. In questa forma il proverbio si trova all’interno di un proverbio complesso che comprende tutti i mesi (vedi G 405), ma ricorre anche isolato. 457
SBADIGLIARE f Vedi Sbadiglio. 458 A chi sbadiglia orzo o paglia. Colui che sbadiglia lo fa perche´ ha fame oppure ha sonno: e per questo gli spettano o cibo (rappresentato da orzo, cibo del cavallo) o un letto (paglia, letto del cavallo). Vedi anche Quando la bocca fa forno o e` fame, o sete o sonno [S 463]. 459
453
Il savio si conosce al mal tempo.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Meglio all’inferno coi savi che coi matti in paradiso.
Chi parla cerca amici, chi canta cerca amore e chi sbadiglia cerca mosche.
pag 1469 - 04/07/2007
SBADIGLIO
1406
.
Cioe` si annoia e non sa cosa vuole: trovera` le mosche che gli entreranno in bocca. I tortelli non volano in bocca a chi sbadiglia. La roba buona non corre a cercare la gente pigra e vagabonda. 460
Chi sbadiglia non ha niente da fare e niente da dire. 468 Lo sbadiglio e` contagioso. Osservare qualcuno sbadigliare attiva di regola una reazione automatica che porta in breve a fare altrettanto. 467
469
SBADIGLIO Lo sbadiglio, inspirazione ed espirazione di ampiezza anomala, essendo, come lo starnuto, involontario e spesso incoercibile, era considerato nell’antichita` un segno proveniente dal soprannaturale. Si usava proteggere la bocca nel timore che durante lo sbadiglio vi potessero penetrare spiriti impuri e tormentare la persona. Siccome e` contagioso, era anche oggetto di associazioni magiche: se due sbadigliano insieme morranno lo stesso giorno. I proverbi si registrano in epoche ormai libere da gravi superstizioni, ma mantengono la convinzione che il messaggio sia veritiero. Analizzano le cause che sono di solito: distensione, sazieta`, noia, sonno, fame, cattiva digestione. Proprio perche´ non puo` essere nascosto, la sua esplicazione, soprattutto se piena e non contenuta, e` anche oggi segno di grave maleducazione, soprattutto durante conferenze, lezioni, prediche, colloqui, esibizioni musicali o d’altro genere.
Quando uno sbadiglia tutti sbadigliano.
Lo sbadiglio va di bocca in bocca come la lepre va di fratta in fratta. 471 Lo sbadiglio e` come la lepre: va di tana in tana. 472 Lo sbadiglio e` il grido del vagabondo. Lo sbadiglio sta in bocca di chi non fa nulla e si annoia. 470
SBAGLIARE f Vedi Errare, Errore, Fallare, Sbaglio. 473 Sbagliando [errando] s’impara. Nel commettere l’errore si fa esperienza. Conosciutissima e` anche la versione latina: 474 Errando discitur. Non ha origine classica, ma e` registrata fra le sentenze medievali. Vedi anche Cadendo s’impara a cavalcare [C 88]; L’asino dove e` cascato una volta non ci casca piu` [A 1382]; Gatto scottato dall’acqua calda ha paura di quella fredda [G 243].
Lo sbadiglio non puo` mentire: o ha fame o vuol dormire o ha qualcosa che non puo` dire. E` pregiudizio comune che lo sbadiglio manifesti fame o sonno, ovvero una preoccupazione, un tarlo segreto che tormenta e non puo` essere rivelato.
475 Chi manca impara. Variante assai piu` rara, con mancare usato nel senso di ‘‘sbagliare, errare’’.
Lo sbadiglio non mente: o fame, o sonno o noia di quel che sente.
477 Chi sbaglia paga. Che sia volontario o meno, un errore comporta la responsabilita` di chi lo commette verso chi rimane danneggiato: e` tenuto a pagare il danno che il suo sbaglio provoca e a risarcire chi rimane danneggiato.
461
462
Quando la bocca fa forno o e` fame, o sete o sonno. Fa forno: si spalanca nello sbadiglio. 463
476 Chi non sbaglia non impara. E` addirittura necessario sbagliare se si vuole davvero imparare.
478
Sbadiglio: o letto o madia. Nella madia della cucina si teneva un tempo il pane. 464
465
Chi ama guarda e chi ha fame sbadiglia.
466 Chi sbadiglia s’annoia. Lo sbadiglio e` piu` comunemente inteso come un effetto della noia.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Gli sbagli si pagano.
Sbaglia anche il prete all’altare. Anche chi conosce perfettamente il suo mestiere puo` commettere errori, come il prete che sa le preghiere a memoria. Vedi Mi devo essere sbagliato, disse il porcospino scendendo dalla spazzola [P 2194]. 479
480
Sbaglia anche il contadino all’aratro.
481
Sbaglia anche il prete all’aratro.
pag 1470 - 04/07/2007
1407 Deformazione scherzosa fatta con contaminazione dei due precedenti. 482 Tutti possiamo sbagliare. Non c’e` essere umano che non commetta almeno un errore nella vita. Vedi anche Nessuno e` perfetto [N 255]. Tutti i detti che seguono, qui elencati hanno simile significato:
Anche il buon carrettiere ribalta. Ribalta: rovescia il carro. 483
484
Anche al miglior pastore il lupo ruba una pecora.
Non c’e` uomo che non erri ne´ cavallo che non sferri. Sferrare: perdere i ferri degli zoccoli. 485
486
Al buon pescatore scappa l’anguilla.
487
A ogni buon giocatore scappa la palla.
488
Anche al buon gatto scappa il topo.
489
Non c’e` buon bifolco che faccia tutti i solchi dritti.
490
Non c’e` barca che non balla, non c’e` uomo che non falla.
491
Cade anche il cavallo che ha quattro gambe.
Anche a Ercole rubarono i buoi. Di tradizione colta, allude al mito di Ercole e Caco, il mostruoso brigante dell’Aventino che aveva sottratto alcuni capi della mandria presa dall’eroe a Gerione (vicenda nota per lo piu` attraverso la lettura dell’ottavo libro dell’Eneide e dei Fasti di Ovidio). Vedi anche, per affinita` di ambito, Peccato confessato e` mezzo perdonato [P 941]; A ogni poeta manca un verso [P 2012]; La perfezione non e` di questo mondo [P 1334]. 492
493 A sbagliare non occorre aiuto. Ironico. Sbagliare riesce bene a tutti e non e` necessario consiglio.
Chi sbaglia in fretta piange adagio. Chi sbaglia per la precipitazione e` costretto a pentirsi con calma. Vedi Chi erra in fretta si pente adagio [E 133]; Chi tosto crede tardi si pente [C 2404]; In fretta e bene non vanno insieme [F 1399]. 494
Chi non ha mai sbagliato non e` mai vissuto. Chi non ha mai commesso un errore non sa cosa sia la vita: ha passato l’esistenza a con495
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
SBIRRO
trollarsi, senza cedere agli impulsi, alla passione, al desiderio, all’estro e quindi ha perso la parte migliore della vita. SBAGLIO f Vedi Colpa, Errore, Sbagliare. 496 Sbaglio non paga debito. Non si puo` evitare il debito creato da un errore ammettendo d’avere sbagliato o chiedendo scusa dell’errore. L’ammissione dello sbaglio comporta la comprensione, ma non annulla il risarcimento del danno. Vedi Chi sbaglia paga [S 477].
Chi non vuole lo sbaglio deve fare due volte. Chi non vuole sbagliare ed essere sicuro del risultato, deve fare una cosa due volte e verificarla. 497
Col fare si sbaglia e con lo sbaglio s’impara. Chi fa erra, ma l’errore insegna a fare. Vedi anche Chi fa falla [F 289]; Sbagliando s’impara [S 473]. 498
SBATTERE 499 Tanto sono da sbattere! Quando uno rompe le uova, come se il danno fosse poco. Non propriamente un proverbio, ma un’espressione proverbiale.
Tanto volevo scendere, disse quello che casco` da cavallo. Quando uno minimizza il danno che si e` procurato per non passare anche da scemo. 500
501 Chi sbatte i panni caccia le malı`e. Si diceva che le malı`e, gli spiriti impuri si infilassero nei panni della casa e metterli al sole e sbatterli servisse a cacciarli insieme alla polvere.
SBIRRO f Vedi Birro. 502 Sbirro e ladro e` tutt’uno. Lo sbirro ruba come il ladro, non e` piu` onesto, solo che lo fa con l’investitura dell’autorita` e con le leggi dalla sua parte. Cadere in mano degli sbirri un tempo era pericoloso come andare in mano ai ladri: si era oggetto di furti, sottrazioni, vessazioni e ricatti. 503
Lo sbirro nuovo caccia lo sbirro vecchio.
pag 1471 - 04/07/2007
SBORNIA
1408
.
Sbirro vecchio e` locuzione uscita dall’uso per indicare persona di consumata astuzia, e anche perfidia. La persona giovane, per la forza, l’intraprendenza, l’attivismo prende il posto anche di persone molto scaltre che sanno meglio il mestiere. Vedi Asino di montagna caccia il cavallo dalla stalla [A 1449]. SBORNIA Effetto del bere vino o altri alcolici in eccesso. Piu` leggera dell’ubriacatura (vedi la voce), toglie gran parte delle facolta` mentali, ma permette a chi l’ha presa di tornare a casa con le sue gambe, ricordare vagamente, farfugliare. E` detta anche ciucca, sbronza; in area toscana anche briaca. f Vedi Sbronza, Ubriacatura, Ubriaco. Di sbornia si patisce un giorno, di scarpe strette un anno, di moglie tutta la vita. La sbornia si smaltisce in un giorno circa; le scarpe strette si domano in un anno e la moglie e` un fastidio che dura tutta la vita. 504
SCALA Le scale di solito non portano in paradiso. Cio` che l’uomo fa quando cerca di salire le scale della societa` umana, le strade del potere, della ricchezza e degli onori che non conducono verso il bene, ma all’esaltazione del proprio egoismo. Vedi anche Senza scala non si va in Paradiso [P 397]. 508
509 A forza di salire scale s’arriva in cielo. A forza d’andare a battere alle porte, chiedere, visitare, omaggiare, ecc., si ottiene quello che si vuole. Mentre nel precedente il paradiso e` inteso in senso proprio, come luogo destinato ai buoni, qui il ‘‘cielo’’ rientra nel gioco metaforico, a indicare un obiettivo alto, una risultato da raggiungere. 510 Non con tutte le scale s’arriva in cielo. Corregge il precedente: bisogna comunque saper scegliere il modo giusto per arrivare all’obiettivo.
Si fa piu` presto a scendere che a salire una scala. E` piu` facile peggiorare che migliorare. La strada che conduce in basso e` piu` agevole di quella che porta in alto. La via del bene e` piu` difficile di quella del male, quella dell’onore piu` faticosa di quella del disonore, quella della ricchezza meno agevole di quella della poverta`. 511
SBRONZA f Vedi Sbornia, Ubriacatura, Ubriaco. La sbronza e` di cinque sorte: brilla, trilla, cotta, stolta e fermati lı`. La sbronza quando e` all’inizio e` una eccessiva allegria, aumentando fa diventare quello che ha bevuto un po’ spaesato, ebbro (brillo, pare si dica dagli occhi luccicanti, lucidi di chi ha bevuto), quindi si passa alla fase della loquacita` della chiacchiera a vuoto, da solo (trilla). Sopravviene il torpore (cotta), i gesti fuori di controllo (stolta) e infine l’immobilita` (fermati lı`). 505
La briaca e` di cinque tipi: chiacchierina, trampellina, fanfarona, da muro a muro e fermati la`. Per analogia. Indica le varie fasi dall’allegria all’ubriachezza completa: da prima gran voglia di parlare, poi difficolta` a camminare, quindi discorsi sconclusionati e fanfaronate, il passo successivo e` la camminata incerta appoggiandosi a ogni muro e infine la caduta definitiva senza potersi muovere. 506
507
La briaca fa cinque effetti: prima scioglie la lingua poi confonde la testa, lega i piedi, taglia le gambe e alla fine chiude gli occhi.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Quando uno e` caduto tutti gli dicono come doveva mettere la scala. Se uno finisce male viene riempito di consigli su come doveva fare per non andare in rovina. I consigli tardivi arrivano in gran numero. 512
Chi fa del bene si fa la scala per salire a Dio. Il bene fatto aiuta l’uomo a meritarsi di essere accolto da Dio nel Regno dei cieli. 513
Quando ha cominciato a salir le scale il pretonzolo vuol diventar cardinale. Appena uno assapora il gusto della carriera, del potere, non vede piu` limiti alla sua ascesa, non si contenta di nessun risultato. Vedi anche L’appetito vien mangiando [A 1055]. 514
Piu` alta e` la scala piu` rovinosa la caduta. Piu` grande e` l’ambizione, piu` danno porta la caduta. Piu` ambiziosa e` l’ascesa, la scalata a onori, ricchezze, potenza e piu` misera e` la 515
pag 1472 - 04/07/2007
1409 condizione in cui getta la rovina. Vedi Chi troppo in alto sal cade sovente precipitevolissimevolmente [C 77]. Chi lava una scala deve cominciare dalla cima. Chi vuol ripulire un ambiente, un’istituzione deve rifarsi dai capi. Praticamente se uno comincia di fondo a lavare una scala risporca quello che ha lavato. Vedi Il pesce puzza sempre dal capo [P 1407]. 516
Chi vuol salire una scala deve cominciare di fondo. Per salire in alto si deve cominciare dalla gavetta. 517
Chi sale una scala deve guardare dove mette i piedi. Chi procede in un cammino faticoso, difficile, deve fare attenzione a quello che fa: sbagliare quando ci si trova in pericolo puo` essere fatale. 518
Per salire una scala bisogna fare un gradino alla volta. Per arrivare in alto e` necessario procedere per gradi, salire un poco per volta; chi vuol fare tutto insieme compromette irrimediabilmente l’esito. 519
Chi sbaglia il primo scalino sbaglia tutta la scala. Chi inizia male compromette tutta l’opera, chi sbaglia all’inizio, difficilmente rimedia. Vedi contrario Chi ben comincia e` alla meta` dell’opera [C 1839]. 520
.
SCANDALO
SCALPELLINO Il lavoratore di pietre, usate per le strade, l’edilizia, la fabbricazione di soglie, architravi di porte, tombini, acquai, vasche e altro. Erano detti scalpellini anche coloro che scanalavano le pietre delle strade troppo levigate dall’usura, per evitare di scivolare. Ne´ davanti allo scalpellino, ne´ dietro al mulo. Consiglio di cautela: per evitare le schegge di pietra che possono ferire schizzando avanti e i calci del mulo che colpisce all’indietro. 524
Non si fa lo scalpellino senza farlo sapere. Ci sono attivita`, come quella dello scalpellino, che si possono fare solo facendo rumore e quindi mostrandolo a tutti. 525
SCALPELLO f Vedi Scultura. Gli scalpelli la pietra li rovina e la pietra l’accomoda. Ogni attivita` ha i suoi lati buoni e cattivi che si compensano. Gli scalpelli, percossi sulla pietra dal martello si ottundono e vengono poi affilati nuovamente con la mola. 526
Loda lo scalpello, ma tieniti al pennello, costa meno e par piu` bello. Apprezza la lavorazione della pietra, ma pratica il lavoro di dipintura, meno faticoso e piu` redditizio. Si dice anche delle due arti, scultura e pittura. Registrato nell’uso anche solo Loda lo scalpello, ma tieniti al pennello. 527
SCALDARE Chi troppo si scalda un poco si brucia. Chi si serve troppo, in eccesso di un bene, oltre al piacere e al vantaggio, ne riceve anche un danno, proveniente dall’eccesso, come chi mangia, beve, gioca, ama esageratamente. 521
Non sempre ci si puo` scaldare alla spagnola. Il riscaldamento alla spagnola, secondo la tradizione, consiste nello stare al sole. Non sempre le condizioni ambientali sono quelle ideali, anche in senso metaforico. 522
523 Scalda piu ` un amore che mille fuochi. Del calore della passione amorosa. Quello che conta e` il fuoco che uno ha dentro, non quello che e` fuori.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
SCALZO 528 A chi va scalzo non stringono le scarpe. Chi di una cosa fa a meno non ne ha gli utili, ne´ gli inconvenienti che quella cosa comporta. 529 Meglio scalzo che in scarpe a prestito. Meglio non avere nulla, che avere da restituire. Meglio miseria che debiti.
SCANDALO 530 Paesi piccoli, scandali grandi. Nei paesi piccoli i pochi fatti che accadono fanno molto rumore: tutti si conoscono e tutti ne parlano. Nelle grandi localita` la gente si conosce solo in parte, i fatti sono tanti, e si fa meno caso a quello che succede.
pag 1473 - 04/07/2007
SCAPPARE
1410
.
Levata [Partita] la puttana, finito lo scandalo. Eliminata la causa vengono meno le conseguenze; in certe situazioni va tolto cio` che attira, alletta. Vedi anche Levate le pere, cacciato l’orso [L 610]. 531
SCAPPARE f Vedi Fuggire, Stalla. 532 Chi scappa non e` innocente. Perche´ mostra di non avere la coscienza a posto, o quanto meno non essere in grado di dimostrare la propria innocenza. 533 Scappare e` mezza astuzia. L’altra mezza sarebbe riuscire a far scappare gli altri. Anche: scappare e` salvarsi con il danno (mezza astuzia); restare e non avere guai e` salvarsi senza danno, vale a dire l’astuzia completa.
Quando scappa un punto ne scappan cento. Nel cucire se cede un punto si sfila tutta l’agugliata. In genere: per una mancanza anche piccola il danno puo` divenire grande. 534
Chi troppo frena gli occhi vuol dire che gli sono scappati. Chi ha eccessivo pudore vuol dire che sa di non potersi fidare di se stesso; ha fatto dei gravi peccati. 535
536 L’asino scappa prima delle trombe. Di chi fa una cosa prima del tempo, fuori dell’ordine. L’asino non e` animale da battaglia: fugge molto prima che suoni la carica. Vedi Non bisogna mettere il carro innanzi ai buoi [C 836].
Non e` scappato chi ha ancora la catena al piede. Non puo` dire d’esser libero colui che non si e` sciolto da tutti i legami. 537
538 Scappa, scappa galantuomo! Invito a levarsi di mezzo prima possibile, per varie ragioni: c’e` un pericolo, l’ambiente non e` rassicurante, ci sono persone poco raccomandabili, ecc. La frase e` quella rivolta dai passanti a Renzo nei Promessi sposi, quando fugge di mano ai birri nella rivolta di Milano: ‘‘Scappa, scappa galantuomo! La` c’e` un convento...’’.
SCARAFAGGIO f Vedi Piattola.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Anche allo scarafaggio piacciono i suoi piccoli. I genitori, soprattutto le madri, trovano sempre belli e apprezzabili i propri figli. Vedi anche Anche al calabrone sorride la sua mamma [M 469]. Piu` diffusa di questa forma italiana e` la seguente dialettale: 539
Ogne scarraffone e` [pare] bello a mamma soja. ‘‘Ogni scarafaggio pare bello alla sua mamma’’. Napoletano, ma diffuso in forma dialettale nel corso del XX sec. in tutta Italia, forse a motivo dell’efficacia fonico-rappresentativa del sostantivo ‘‘scarraffone’’, sentito come meridionale, ma ambientato un po’ dovunque. Anche in senso piu` generale, per dire che fra simili c’e` un naturale apprezzamento reciproco. Vedi anche Disse la civetta agli uccelli: i miei figli sono i piu` belli [C 1662]; All’orsa paion belli i suoi orsacchini [O 559]; Alla gatta, belli o brutti, i gattini piaccion tutti [S 1357]; Ogni simile ama il suo simile [S 1354]. 540
SCARPA f Vedi Ciabatta, Piede, Sasso, Tasca.
Ognuno sa dove gli duole la (sua) scarpa. Ognuno sa meglio degli altri perche´ vuole o non vuole una cosa, sceglie, fa, rifiuta, ecc. Probabilmente il detto e` collegato alla storia che racconta Plutarco (Vita di Emilio Paolo, 5): Un tale che aveva ripudiato la moglie era rimproverato dagli amici che dicevano: – E` buona... E` bella... E` gentile... E` saggia... Quello allora si tolse una scarpa e mostrandola disse: – Guardate questa scarpa: e` bella... e` nuova... eppure solo io so dove mi fa male. 541
542
Ognuno sa quanto stringono le proprie scarpe.
543 Ognuno sa di se´ e Dio sa di tutti. Per analogia. Ognuno sa abbastanza bene quello che ha fatto, ma solo Dio sa tutto di tutti. Precisa i precedenti con un rinvio all’onniscenza divina.
Tutto ci si puo` mettere fuor che le scarpe strette. Nessuno indumento sbagliato produce dolore come le scarpe strette. La scarpa stretta e` uno dei tormenti proverbiali in quanto risulta insopportabile e, a lungo andare, impedisce di 544
pag 1474 - 04/07/2007
1411 procedere nel cammino. Vedi anche Scarpe, guanti e berretti meglio piu` larghi che piu` stretti [G 1273]. Non buttar via le scarpe vecchie finche´ non hai le nuove. Non ti disfare della roba vecchia finche´ non sei sicuro di poterla sostituire: altrimenti rischi di restare senza del tutto. 545
546 Scarpe vecchie fan ricco il ciabattino. Il ciabattino lavora solo sulle scarpe vecchie, in quanto quelle nuove non hanno bisogno di riparazioni. Cose o situazioni compromesse, consunte, danno modo a qualcuno di trarne vantaggio. 547 Scarpa grossa paga ogni cosa. Scarpa grossa era detto il contadino (vedi Contadino, scarpe grosse e cervello fino [C 2098]). I contadini, un tempo, facevano le spese per tutti. Un tempo la fonte della ricchezza maggiore e piu` sicura era la terra, sia per i proprietari che per lo Stato. Qualunque imprevista necessita`, qualunque bisogno veniva facilmente scaricato sui contadini, o i lavoratori in generale, con balzelli, tasse, contribuzioni, e conseguente aggravio delle condizioni di vita. Valga per tutto la famigerata imposta sul macinato che tormento` i contadini e le categorie piu` povere nei secc. XVI, XVII e XVIII, e nella storia dell’Italia unita si abbatte´ sulle stesse categorie nel 1868 per oltre dieci anni.
Se si potessero portare insieme due paia di scarpe, le donne lo farebbero volentieri. La donna desidera apparire nelle vesti, negli ornamenti ricchi e belli, sfoggiare piu` che puo` indumenti. 548
Scarpa larga e tasche piene: piglia il mondo come viene. Quando stai bene nella condizione che hai e disponi del denaro che ti serve, prendi le cose con calma, non preoccuparti di quello che si dice e che succede. La scarpa larga e` indizio della comodita` e dell’agio, come le scarpe strette lo sono del tormento e della ristrettezza. 549
La scarpa grande e` il paradiso del piede. Una scarpa nella quale il piede stia comodo e` la base del benessere, e del sentirsi a proprio agio. 550
551
Scarpa larga e piede piccolo fanno la strada due volte.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
SCEGLIERE
Quando il piede e` troppo piccolo e scivola dentro la scarpa grande, la fatica del cammino e` raddoppiata in quanto il piede non fa forza sul terreno scivolando indietro e perdendo energia. 552 Poco si corre col fieno nelle scarpe. Si va poco lontano appropriandosi di meriti d’altri o attribuendosene di inesistenti. Si diceva dei contadini, quando erano rivestiti a nuovo, che avevano il fieno o la paglia nelle scarpe, alludendo al fatto che usavano scarpe smesse da altri, per cui le aggiustavano ai propri piedi riempiendole il necessario. Sembra esserci una connessione con la frase francese mettre du foin dans ses bottes ‘‘mettersi il fieno nelle scarpe’’, frase venuta in uso con la moda delle scarpe alla polacca (chaussures a` la poulaine), le quali risultavano piu` grandi dei piedi, costringendo a riempire lo spazio vuoto con stoppa o fieno. La frase francese vale: avere un posto al di sopra delle proprie capacita`, onori al di sopra dei propri meriti, ecc. ` meglio consumare le scarpe che 553 E le lenzuola. E` preferibile dover faticare che essere malati.
Quando le tasche piangono le scarpe ridono. Quando non ci sono soldi in tasca, non si comprano scarpe nuove, quelle vecchie si aprono davanti e si dice appunto che ridono. 554
555 Ogni piede vuole la sua scarpa. Non ogni cosa, ogni situazione, si confa` a tutti; e` necessario che ci sia una qualche corrispondenza naturale o elettiva. Anche: per fare bene una determinata cosa sono necessari gli strumenti specifici. 556
Non tutti i piedi stanno bene in una scarpa.
Scarpa stretta fa bel piede, se non duole. La scarpa piccola e aderente snellisce il piede, ma e` portabile solo se non e` troppo stretta. 557
SCARPONE f Vedi Carniere. SCEGLIERE 558 Chi tarda a scegliere sceglie il peggio. Chi indugia e rimanda nello scegliere, sceglie la cosa peggiore: quella di farlo quando e`
pag 1475 - 04/07/2007
SCELTA
troppo tardi, o quando altri lo hanno fatto per lui e rimane poco, o il peggio. Si riferisce soprattutto alla ragazza che deve prendere marito. 559
Scegli scegli ci si marita da vecchie.
560
Chi sceglie troppo sceglie il piu` coglione.
561 Chi piu ` sceglie sceglie il peggio. Scegliere troppo e scegliere piu` indicano l’azione di una scelta difficile, incerta e sempre rinviata. 562
1412
.
Chi sceglie troppo tardi cucina.
Chi sceglie tanto fa come il moscone che va a posarsi sulla merda peggiore. Vedi anche Gira gira il moscone finisce sopra una merda [M 2178].
Chi alle feste si danneggia la salute con eccessi e intemperanze si dimostra davvero stolto. Le mamme degli scemi [coglioni / cretini] sono sempre incinte. Gli sciocchi rinascono in continuazione, sempre numerosi e sempre vigorosi. Vedi anche Infinita e` la schiera degli sciocchi [P 919]. 570
Ogni giorno che nasce vede nascere nuovi scemi. Vedi anche I pazzi crescono senza annaffiarli [P 920] ; Il mondo e` una gabbia di matti [M 1787]. 571
563
Chi piglia tutto meglio sceglie. E` la situazione migliore: chi prende tutto quello che c’e` non ha ne´ imbarazzi, ne´ rimpianti. 564
SCELTA 565 Chi ha la scelta ha il dubbio. Perche´ spesso si trova nell’imbarazzo di non sapere cosa e` migliore, e quando ha deciso pensa di aver fatto una scelta sbagliata. 566 Chi ha la scelta ha il cruccio. Rimane con l’incertezza, la pena, d’aver commesso un errore.
SCENDERE f Vedi Salire, Scala. 572 Chi troppo scende con fatica rimonta. Chi finisce troppo in basso difficilmente riuscira` a risalire: chi tocca la miseria finisce in una condizione dalla quale e` difficile uscire. 573 O scendere o predicare, dissero al frate. Si usa per porre un’alternativa che non consente una terza soluzione. Dietro la frase ci deve essere un aneddoto ormai perduto: un frate salito su un pulpito che ha perso improvvisamente la parola; un falso predicatore che il travestimento ha condotto, suo malgrado, a dover fare una predica senza esserne capace; o qualcosa di simile. Vedi O bere o affogare [B 475].
567 Chi ha da scegliere ha da impazzire. Per analogia.
SCHEGGIA f Vedi Ceppo, Ciocco, Legno.
SCEMO Il termine e` sinonimo di stolto (vedi la voce), nel senso di mancante di sale, di senno, mancamentato. Lo scemo puo` avere una vita normale: il suo comportamento gli permette di stare, sia pure con difficolta`, nella societa`; chi lo frequenta, pero`, deve essere cauto. f Vedi Pazzo, Stolto.
574 Dalla scheggia si sa del ceppo. La piccola parte di una grande massa puo` dire come e` fatto l’intero. Il frammento ha la stessa natura del complesso da cui proviene. Da una porzione si giudica la massa da cui proviene. Il bambino dice come la pensano i genitori, o la famiglia. Vedi Dal frutto si conosce la pianta [F 1492]; La mela prende il sapore dall’albero [M 1183].
Fa piu` male uno scemo che un birbante che capisca. Lo scemo che si comporta sventatamente, senza rendersi conto del danno che provoca e` piu` pericoloso di un malvagio che agisce con un fine preciso e secondo logica. 568
569
Lo scemo dopo la festa male le gambe e peggio la testa.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
575 La scheggia ritrae dal [vien dal] ceppo. Assomiglia per natura a cio` da cui proviene. 576 Le schegge restano al legnaiolo. I cascami della lavorazione rimangono a chi lavora una certa materia come integrazione del compenso dovuto. 577
I ricci restano al falegname.
pag 1476 - 04/07/2007
1413 Per analogia. Si dicono ricci gli avvolgimenti delle fibre del legno prodotti dalla pialla. Scherzo: si dice quando un falegname e` calvo. Chi ha ceppi puo` far schegge. Chi dispone di una cosa in abbondanza puo` dividerla quanto vuole. Dal molto si fanno innumerevoli piccole parti. Chi dispone di una grande quantita` puo` trascurare i frammenti. 578
579
Dai ceppi si fanno le schegge.
580 Chi ha pane puo` far briciole. Per analogia. 581 La scheggia non cade lontano dal ceppo. Certi segni, certe tracce indicano che non e` lontana la causa che le ha prodotte.
SCHERNO
.
SCHERZARE
SCHERZARE f Vedi Fuoco, Scherzo. 587 Scherza coi fanti e lascia stare i santi. Invito a rispettare le cose e le persone sacre; non confondere sacro e profano. Lo scherzo irriverente, come minimo puo` offendere chi non lo condivide. Fante nel senso di ‘‘giovinetto’’ o ‘‘servitore’’, quindi uomo a cui non spetta un rispetto particolare, anzi. Il proverbio, molto vivo e diffuso, e` usato anche da Illica e Giacosa nel libretto della Tosca di Puccini (atto I, scena III). Vedi anche, seppure con uso un po’ diverso, In chiesa coi santi e in taverna coi ghiottoni [S 277]
Non scherzar che doglia, ne´ dir che dispiaccia. Lo scherzo non deve arrecare dolore a colui che viene preso in giro e il dire non deve ferire chi ascolta. Sono antiche regole di comportamento. 588
Con lo scherno e col pepe non bisogna esagerare. Con la derisione e lo sbeffeggiamento bisogna fare molta attenzione: se offendono profondamente la persona divengono ferite che non si rimarginano e generano odio. Solo raramente e per poco e` consentito il dileggio che, come troppo pepe, puo` guastare i cibi irrimediabilmente.
589 Scherzando si dice il vero. Nello scherzo che si fa parlando affiora, volontariamente o meno, la verita`, l’intenzione segreta, l’animo nascosto di chi parla, ovvero cio` che riguarda la vittima e non si dice apertamente. Vedi anche Castigat ridendo mores [C 1016]; Arlecchino diceva la verita` burlando [A 1219].
Lo scherno non aspetti perdono. Chi schernisce pesantemente, anche se la vittima sembra aver dimenticato, non speri di essere perdonato: il ridicolo e il disprezzo non si cancellano nell’animo di chi li ha subiti.
Chi scherza col fuoco alla fine si brucia. Chi sfida il pericolo con troppa leggerezza alla fine ne paga lo scotto. Chi continuamente rischia qualche volta finisce male. Vedi anche Vaso che va spesso al fonte ci lascia il manico o la fronte [P 2421].
582
583
Il danno si paga, lo scherno non si sconta. Mentre un danno arrecato a qualcuno si rimedia con un risarcimento in danaro, lo scherno non si rimedia in alcun modo: rimane sempre un conto aperto. 584
Chi fa scherno all’orbo non deve portar occhiali. Per fare del sarcasmo su un difetto altrui e` bene che uno guardi prima se stesso e consideri se non ha la stessa pecca. Chi irride faccia attenzione che l’irrisione non si ritorca su di lui. 585
586 Non fare gabbo, che ti vien la gobba. Se deridi gli altri saprai, perche´ te li diranno, quanti e quali sono i tuoi difetti.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
590
Chi scherza si confessa.
591
592
Col fuoco (e con l’amore) non si scherza (perche´ ci si brucia).
La farfalla che va troppo vicina alla candela si brucia le ali. Per analogia. Vedi anche Tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino [G 215]; Chi ruba per scherzo e` impiccato davvero [I 81]. 593
594 Chi sempre scherza pazzo e` creduto. Chi non e` mai serio viene considerato un po’ fuori di cervello. Lo scherzo continuo rende l’uomo sciocco.
Chi scherza coi matti deve lasciare che i matti scherzino con lui. Chi da` confidenza agli stolti deve pensare che anche quelli se la prenderanno con lui e lo faranno senza misura ne´ discrezione. 595
pag 1477 - 04/07/2007
SCHERZO
596 Scherza coi furbi e mai con gli stupidi. A scherzare con chi ha poco cervello si puo` rischiare qualche guaio: o si offendono o contraccambiano fuor di misura. 597 Con fede, occhi e onore non scherzare. Non mettere in scherzo la fede e l’onore degli altri e non giocare vicino agli occhi perche´ potresti danneggiarli. 598 Scherzando s’arriva alla rissa. Portando lo scherzo a misura eccessiva, vicino all’offesa, si arriva alla lite e poi alla rissa.
SCHERZO Dello scherzo, sentito spesso come affine alla derisione, preoccupa soprattutto la misura e il controllo: innanzitutto non deve eccedere. f Vedi Gioco, Scherzare. Scherzi [scherzo] di mano, scherzi [scherzo] di villano. Lo scherzo deve essere leggero, inoffensivo, leggermente mordace, acuto, ma non dannoso e irritante. Solo cosı` e` accettato anche dal destinatario e risulta divertente per tutti. Se invece si fa pesante, e soprattutto si mettono le mani sulla persona, con scappellotti, pizzichi e altro, allora e` maleducazione e puo` finire male. 599
600
Si scherza con la bocca e non con la mano.
Bada con chi scherzi. Fai attenzione a chi da`i confidenza, perche´ se si tratta di gente maleducata e indiscreta, puoi trovarti a reazioni pesanti che devi accettare. 601
Scherza col villano e presto ti mostrera` il culo. Se scherzi col maleducato presto portera` il gioco alla sua misura: ti levera` il rispetto. 602
603 Scherza con i tuoi pari. Coloro che stanno piu` in alto o piu` in basso di te possono cambiare natura allo scherzo. 604 Scherzo lungo non fu mai buono. Quando lo scherzo va per le lunghe infastidisce, annoia oppure esaspera e porta alla lite. Vedi anche Il gioco e` bello quando dura poco [G 547]. 605 606
1414
.
Lo scherzo e` bello quando dura poco [e` corto]. Scherzo, riso e gioia quando e` troppo annoia.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Come lo scherzo tirato per le lunghe, il troppo ridere e il troppo gioire alla fine disturbano. Chi non ama gli scherzi non faccia Carnevale. Chi e` permaloso non si metta nella condizione d’essere preso in giro. 607
608
Chi non regge lo scherzo non scherzi.
609 Il meglio dello scherzo e` quando finisce. E` il momento nel quale si smette senza portarlo all’esasperazione. 610 Scherzo fatto a casa torna. Chiama cioe` la risposta da parte di chi lo ha subito.
Le beffe tornano all’uscio come le api tornano al bugno. Per analogia. Gli scherzi tornano a chi li fa come le api, dopo il loro giro tornano all’arnia. 611
Scherzo ripetuto sempre malvenuto. Quando lo scherzo viene fatto una volta e` buona norma accettarlo e riderci sopra, ma se poi si ripete, le cose cambiano e rischia di diventare una persecuzione. Manca poi la sorpresa e l’originalita`, che sono l’anima dello scherzo e questo diviene solo monotono tormento. 612
613 Lo scherzo non deve far danno. Non deve procurare sofferenza o guai a chi lo subisce.
Lo scherzo deve mordere come un agnello e non come un cane. Non deve ferire o offendere. 614
Chi salta per scherzo puo` rompersi il collo sul serio. A volte da uno scherzo proviene un danno serio; per uno scherzo si provoca un guaio. Per la struttura vedi Chi gioca per ridere, perde sul serio [G 513]; Chi ruba per scherzo e` impiccato davvero [I 81]. 615
616 Per scherzo si puo` far tutto. Sotto la forma dello scherzo e` possibile dire e fare quello che in forma seria non sarebbe consentito, oppure sarebbe punito o vendicato. Cosı` i buffoni usavano dire verita` scomode ai re, fingendo di scherzare. Vedi anche Arlecchino dice la verita` burlando [A 1219]; Chi burla si confessa [C 2000]; Burlando si
pag 1478 - 04/07/2007
1415 dice sempre qualcosa di vero [B 1094]. Anche: nella finzione giocosa e fantastica sono possibili tutte le realizzazioni. Sul serio e` poco, per scherzo e` troppo, disse il turco quando vide la giostra. Quando una cosa, una situazione, non sta nella giusta misura, con riferimento ai tornei cavallereschi. E` detto antico, rimasto nella tradizione letteraria e in quella orale anche nella sintesi: Sul serio e` poco, per scherzo e` troppo. Si trova gia` nel Serdonati: ‘‘Come disse quel signor Turco: daddovero e` poco, da motteggio e` troppo. Disse cio` veggendo fra cristiani le giostre corrersi incontro con le lancie’’ (C. Speroni, Wellerismi tolti dai proverbi inediti di Francesco Serdonati, 1949, p. 30). 617
.
SCHIUMA
Coloro che parlano non faticano, come accade invece a quelli che lavorano. Rimprovero ai chiacchieroni: parlare delle cose da fare e` molto piu` agevole e leggero che farle. Chi esce di casa sulla schiena non ha intenzione di tornarci. E` chiaro che ne esce o molto malato o morto. 624
Chi entra in chiesa sulla schiena ci va per l’ultima volta. In questo caso e` decisamente morto. 625
626 Freddo alla schiena prepara il letto. Il freddo preso nella schiena provoca una sicura malattia. Vedi anche Aria di fessura vento di sepoltura [F 655]; Sole di vetro, aria di fessura portano l’uomo in sepoltura [S 1558].
SCHIAFFO
SCHIFARE
Schiaffo minacciato non fu mai ben dato. Lo schiaffo, se ha da esser dato, deve arrivare sicuro, preciso, inaspettato, se vuole avere il suo effetto: se e` preparato, minacciato, e` solo un’esecuzione.
627 Chi schifa e` schifato. Chi mostra disgusto, disdegna, disprezza per eccessiva considerazione di se´, e` ripagato con la stessa moneta, e` a sua volta sdegnato, sfuggito, disprezzato.
618
619 Di schiaffi uno e buono. Lo schiaffo, essendo un colpo al viso, la parte piu` gelosa del corpo, ha piu` valore d’insulto che di percossa, per cui si deve mirare piu` all’effetto morale che alla punizione fisica. 620 Meglio schiaffi sinceri che baci falsi. C’e` piu` amore in schiaffi dati con dolore, rabbia, gelosia, che in baci dati per finzione, calcolo, ipocrisia.
A chi ti da` uno schiaffo porgi l’altra guancia. Precetto evangelico trasmesso da Matteo 5.39, Luca 6.29: a chi ti offende rispondi con la mitezza, non con la violenza. 621
SCHIENA 622 Schiena al fuoco e piedi sotto la tavola. Per stare caldi quando come riscaldamento c’era solo il fuoco del camino, la migliore posizione era avere la schiena volta al fuoco. I piedi sotto la tavola si mettono quando ci si siede per mangiare. Vedi Spalle al fuoco, pancia al tavolo e bicchiere pieno [S 1744]. 623
A chi chiacchiera non duole la schiena.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
SCHIOPPO f Vedi Fucile, Moglie. Schioppo che spara a comodo, facci fuoco. Il fucile che quando si preme il grilletto non e` pronto a sparare e` inutile, e quindi da gettare nel fuoco. E` proverbio del passato. Oggi purtroppo i fucili sparano subito. 628
Tanto ammazza uno schioppo che una pistola. Non conta tanto il mezzo quanto la volonta`: quando si vuole si puo` nuocere con qualunque arma. 629
Orologetti, cavallucci e schioppini mangiano tempo, pazienza e quattrini. Orologi da poco, cavalli di scarso valore, fucili inefficienti sono o trastulli o mezzi per perdere il tempo, arrabbiarsi e spendere inutilmente. 630
SCHIUMA 631 A chi tocca la feccia e a chi la schiuma. A chi tocca l’inizio e a chi la fine; a chi tocca il buono e a chi il cattivo. Il caso governa la vita senza regola. Il vino ha in cima al boccale la
pag 1479 - 04/07/2007
SCIAME
schiuma piena di fragranza e profumo e in fondo la feccia, con il fondaccio amaro e disgustoso. C’e` chi va all’osteria e si contenta della schiuma. Ci sono persone che frequentano certi ambienti, prestigiosi o malfamati, solo per la vanita` o provare un brivido, ovvero per potersi vantare. Contentarsi della schiuma e` delibare un bicchiere di vino, che appena versato fa una schiuma piu` o meno leggera. Lo fanno le persone deboli, malate, i bambini, e un tempo le donne per le quali, in certi ambienti e in certe epoche, era sconveniente bere vino. All’osteria si andava per bere sul serio, per giocare e fare tutto il resto che ormai e` parte del folclore di quei luoghi, di solito frequentati anche da gente poco raccomandabile. Per cui: molti vanno con certe compagnie, frequentano certi luoghi senza farne veramente parte, solo per darsi delle arie. 632
SCIAME Il primo sciame e` d’oro, il secondo d’argento, il terzo di piombo. In primavera le api sciamano e se l’alveare e` particolarmente numeroso e sono sopravvissute altre api sorelle dell’ape regina, al primo possono seguire diversi sciami secondari che saranno adatti per la produzione del miele, ma via via che ci si inoltra nel caldo la produzione sara` meno pregiata. Per la struttura vedi anche L’arancia la mattina e` oro, il giorno argento, la sera e` piombo [A 1123]. 633
SCIENZA Nel senso di sapere, conoscenza, competenza. Tre cose fan l’uomo guadagnare: scienza, corte e mare. Per guadagnare molto bisogna o essere molto sapienti, o fare i cortigiani, o essere commercianti marittimi. 634
635
Tre cose fanno ben guadagnare: il sapere, la corte e il mare.
636 Chi perde il libro perde la scienza. Molti sono dotti solo perche´ hanno il libro dove trovano quello che altri non sanno: se sparisce quello tutto il loro sapere scompare. Vedi anche Si charta cadet, tota scientia galoppat [C 847]. 637
1416
.
La radice della scienza e` amara, ma dolci i frutti.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
L’inizio e la strada del sapere sono faticosi e duri, ma poi quello che ne deriva e` bello e gradevole. Detto di tradizione colta che si collega a due massime antiche: la latina Litterarum radices amaras, fructus dulces ‘‘Le radici delle lettere [cioe` degli studi] (sono) amare, i frutti dolci’’, citata da grammatici che la fanno risalire a Cicerone o a Catone, e la non diversa frase greca ‘‘le radici della cultura (paide` ia) sono amare, ma i frutti dolci’’, che secondo Diogene Laerzio (Vite dei filosofi 5.18) sarebbe di Aristotele, secondo altre fonti, invece, di Isocrate; uno dei Disticha Catonis suona poi Doctrina est fructus dulcis radicis amarae ‘‘La cultura e` il frutto dolce di una radice amara’’, e l’idea e` ribadita, con variazioni, da molti proverbi latini medievali. Vedi anche Le radici della virtu` sono amare, ma i frutti dolci [R 37]. 638 Scienza e` follia se senno non la governa. La conoscenza puo` rivelarsi vera pazzia se non e` governata dal buon senso, dalla sapienza che e` visione delle cose nel loro insieme.
Non serve la scienza se non la governa l’esperienza. Senza l’esperienza e la pratica, la teoria e` sterile. Vedi anche Val piu` la pratica che la grammatica [P 2441]. 639
Con la fede ci si crede, e con la scienza ci si vede. Per fede si ha fiducia in una verita`, con la scienza si verifica direttamente. 640
SCIMIO Papa Scimio che intendeva tutto al contrario. Quando uno capisce fischi per fiaschi e lucciole per lanterne. Appartiene alla lingua del passato, letteraria e ormai non e` piu` comune. Lo spiega il Pauli nella sua raccolta: ‘‘Cosı` il Gobbo di San Casciano: – Ma che voi non abbiate in casa tra’ vostri libri di Papa Scimio; dove i nomi avevano il significato a rovescio, e il risuscitare passava per morire: e dove dicea gli angeli, vi s’intendevano i diavoli’’. Da cio` si dedurrebbe che questo Scimio sia stato uno studioso ermetico o con idee un po’ confuse; ma non pare questa la spiegazione del detto che rimane misterioso. Nel 1550 Giulio III fece cardinale un suo favorito che era stato guardiano delle scimmie che egli teneva in casa quando era cardinale. Fu chia641
pag 1480 - 04/07/2007
1417 mato Cardinale Scimmia e poi gli fu tolto il titolo per la vita scandalosa che conduceva. Ma anche questa sembra una spiegazione assai improbabile del detto.
.
Mai una vecchia trasandata e volgare ha fatto un gesto aggraziato e gentile. Vecchia scimmia, vecchia bertuccia si dice di vecchie malvissute, sgraziate e volgari. 646
SCIMMIA In quanto animale che in Italia non vive allo stato libero non ha molto spazio nei proverbi, dove la sua presenza si deve al fatto di essere bestia tenuta talvolta in case signorili, dai saltimbanchi, dai venditori girovaghi come attrazione nelle fiere. L’imitazione e` il connotato principale della scimmia, portata naturalmente a ripetere quello che vede fare. Al tempo stesso essa appare come una poco riuscita imitazione dell’uomo, per cui e` sempre stata un animale imbarazzante, guardato con ammirazione ma anche con sospetto, con senso di superiorita` o ritenuta un mistero. Le teorie darwiniane, piu` ancora la loro volgarizzazione, hanno riportato in primo piano la scimmia, proponendola come nostro possibile antenato, replicando questo doppio sentimento umano verso l’essere che piu` ci somiglia. Anche le favole non inquadrano bene la natura della scimmia: ora e` giudice, ora e` stolta, menzognera, esibizionista, millantatrice, saggia, scaltra, sciocca: troppo simile all’uomo per avvicinarla come un comune animale. Molto nutrita la sua dotazione simbolica. Avarizia: non sa rinunciare a una cosa della quale si e` impadronita, a costo di perdere la vita. Imitazione: imita tutto quello che vede fare. Simulazione: nasconde la rabbia battendo i denti, come se temesse o pregasse. Specchio: per la predisposizione all’imitazione. 642 La scimmia allo specchio fa la scimmia. La scimmia ama moltissimo stare davanti allo specchio a fare smorfie e praticamente imita se stessa. Si dice che si compiaccia tanto da innamorarsi di se´. 643
La scimmia allo specchio ride della scimmia.
Scimmie e ragazzi fanno quello che vedono. Le scimmie imitano tutto quello che vedono fare e in questo si comportano come i bambini che fanno pressappoco lo stesso. 644
645
Mai vecchia scimmia fece una bella mossa.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
SCIMMIA
Mai vecchia scimmia fece una riverenza.
La scimmia anche vestita di raso rimane scimmia. Resta cioe` un animale poco attraente. Si dice della donna poco avvenente, senza grazia; ma si usa anche per dire, piu` genericamente, che la bruttezza di qualcosa restera` comunque visibile anche dopo un’operazione di mascheramento o ‘restauro’. Forme latine equivalenti sono registrate gia` nel Medioevo; negli Adagia di Erasmo (1.7.11) si trova: Simia simia est, etiamsi aurea gestet insignia ‘‘Una scimmia e` una scimmia, anche se porta insegne d’oro’’, e proverbi simili si trovano nelle principali lingue europee. Vedi anche Sebbene la bertuccia sia vestita di seta rimane bertuccia [S 1180]. 647
Erano tre scimmie che dicevano: non vedo, non sento non parlo. E` la dicitura che accompagna una diffusissima rappresentazione di tre scimmiette delle quali una si tappa gli occhi, una le orecchie e una la bocca. Invito a non impicciarsi degli affari altrui, a non ascoltare quello che non ci riguarda, a non dire quello che si sa. E` simbolo della saggezza o dell’indifferenza, secondo come si considera. 648
Quanto piu` la scimmia va in alto tanto piu` mostra il culo. Si dice della gente volgare che, piu` sale nella ricchezza o nel potere, piu` mostra la propria natura rozza e grossolana, l’ignoranza. Vedi Esser come l’Evelina sul ciliegio: piu` saliva e piu` mostrava il culo [C 1587]. 649
La scimmia non ride del proprio scimmiotto. Delle proprie cose, soprattutto dei propri cari, nessuno e` disposto a ridere. 650
Quando una scimmia sbadiglia, sbadigliano tutte. Le persone mediocri vivono imitandosi a vicenda e quello che fa una fanno tutte. Vedi La gente fa come le pecore: dove va una vanno tutte [P 1028]. 651
652 La scimmia imita il prete e il ciarlatano. Quando uno non ha originalita` imita chiunque, che valga qualcosa o meno.
pag 1481 - 04/07/2007
SCIMUNITO
1418
.
Come disse la scimmia allo scimmiotto: – Scendi dall’albero con la fretta con la quali ci sali. Quando scendi da una pianta deve andare piano come quando ci sali con fatica: la velocita` e la fretta provocano rovinose cadute. 653
SCIMUNITO 654 Scimunito parla col dito. Detto con il quale si riprende chi agita le mani e soprattutto indica continuamente con le dita mentre parla.
SCINTILLA f Vedi Favilla. 655 Anche una scintilla fa luce. Anche le cose piccole hanno il loro effetto, le loro capacita`. Vedi Disse la lucciola: Anch’io fo lume [L 944].
L’incendio non si giudica dalla scintilla che l’ha acceso. Non e` vero che le cause grandi producono effetti grandi e quelle piccole manifestazioni piccole. Vedi anche Poca favilla gran fiamma seconda [F 456]. 656
Una parola o una scintilla posson perdere una villa. Una piccola causa puo` generare un immenso disastro. La villa si immagina distrutta o da un incendio o da qualche affermazione che ne ha compromesso il proprietario: c’e` quindi l’idea che certi discorsi possano essere rovinosi come il fuoco. 657
Chi non spegne la scintilla dovra` spegnere la villa. Chi non soffoca lo scandalo che comincia, chi non elimina il male incipiente, la corruzione appena si manifesta, ovvero non provvede a un guasto tempestivamente, deve poi far fronte a un danno irrimediabile. 658
SCIOCCO Sinonimo di scemo si differenzia da questo per una certa mancanza di sale (vedi Battesimo), di senno, ma non tanto grave da portarlo lontano dalla normalita`. E` persona della quale non fidarsi, o fidarsi solo con prudenza e sorveglianza. Commette facilmente leggerezze, non capisce cose difficili, e` sventato, incauto, credulo, vano. f Vedi Pazzo, Scemo, Stolto.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
659 Lo sciocco vive di speranze e promesse. Perche´ crede a quello che gli viene promesso e vive con la certezza che l’otterra`, per cui si crea quasi un mondo irreale di attesa inconsistente.
Chi entra sciocco nel mondo, non ne esce salato. Non diventa furbo neanche con la vita intera. E` implicita l’allusione al rito del Battesimo, nel quale il sacerdote pone sul capo del bambino un pizzico di sale della saggezza. Vedi anche Chi e` battezzato di domenica riesce dolce di sale [B 183]. 660
Il primo articolo di fede dello sciocco e` credersi furbo. Non si puo` essere veramente stupidi se non ci si crede intelligenti. Vedi anche Stimarsi saggio e` principio di pazzia [S 63]; Il primo grado di pazzia e` ritenersi savio, il secondo e` farne professione, e il terzo e` disprezzare chi savio e` davvero [P 872]. 661
Lo sciocco rimescola la merda aspettando che diventi panna. Lo stupido pensa che maneggiando, manipolando, camuffando le cose queste possano cambiare natura e, da materia vile, possano diventare roba buona. 662
663 Gli sciocchi son pagati come i savi. Alla resa dei conti la vita non remunera i savi per la loro saggezza, spesso spesa a rimediare le scemenze combinate dagli stolti: tutti hanno gli stessi diritti e riscuotono gli stessi compensi. Dice in sostanza che la vita e` piu` facile se viene presa alla leggera. 664 Uno sciocco ne fa una covata. Siccome il simile ama il proprio simile, la` dove si trova uno stolto si crea un gruppo di stupidi della stessa risma.
Come formica chiama formica imbecille chiama imbecille. Dopo l’apparire di una formica sola, apparentemente sperduta o sbandata, se ne vedono arrivare altre e poi sempre di piu`; allo stesso modo la presenza di uno stupido ne genera o ne chiama altri. 665
SCIOGLIERE Bisogna sciogliere i legami e non tagliarli. Quando nella vita non puo` sopravvivere un rapporto non bisogna tagliarlo duramente, 666
pag 1482 - 04/07/2007
1419 romperlo, ma scioglierlo dolcemente in modo che possa anche riannodarsi, perche´ non si puo` mai dire nulla di definitivo. SCIROCCO Scirocco e` vento caldo che spira da SE e, attraversando il Mediterraneo, raccoglie umidita` per cui, a contatto con correnti o zone fredde, sulla terra o sul mare porta pioggia. Nella Torre di Andronico, che ad Atene indicava la direzione dei venti e tuttora esiste, questa direzione e` occupata da Skı`ron, che portava agli ateniesi aria scura e soffocante con pioggia. Il vento era raffigurato come un vecchio pensieroso, avviluppato nel mantello e dall’anfora che teneva uscivano acqua e saette. f Vedi Tramontana. Scirocco oggi tira e domani scroscia. Lo scirocco e` vento di Sud-Est e in ogni luogo e` indicato come portatore di pioggia. Quando arriva e` segno che in un periodo piu` o meno breve arriveranno delle perturbazioni temporalesche. 667
668
Scirocco oggi passa e domani piscia.
Quando tira lo scirocco se non piove e` un gran porco. La forma di assonanza invece della rima puo` indicarne la derivazione dialettale. Porco nel senso che si comporta male, non mantiene la parola, inganna. 669
Schiaranzane de siroco no rinfresca e dura poco. ‘‘Le finestre nelle nuvole fatte dallo scirocco non rinfrescano l’aria e durano poco’’. Proverbio veneto diffuso per un’ampia area della costa adriatica e altrove in altre varianti dialettali. Schiaranzane o schiararole sono quelle zone rade che si notano nei panni, quando la tessitura non e` uniformemente fitta, o quando sono frusti. Qui si dice per similitudine di quei vani tra le nuvole, dai quali il sole fa capolino. 670
SCIROPPO Essenzialmente lo sciroppo e` la soluzione di notevole quantita` di zucchero in acqua. Questa base serve alla preparazione di bibite analcoliche rinfrescanti con l’aggiunta di sapori particolari di sostanze aromatizzanti o estratti di frutta, che danno il nome al preparato (sciroppo di pesca, d’amarena, ecc.). Lo sciroppo medicinale era uno dei farmaci piu` usati nella
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
SCOGLIO
medicina antica: le sostanze, gli estratti medicinali si accompagnavano al liquido per mascherarne il sapore sgradevole, per conservarle meglio, per potenziarne l’effetto. Conservandosi spesso il sapore sgradevole, bere lo sciroppo equivale a ‘‘rassegnarsi, affrontare, sopportare, fare qualcosa di spiacevole o fastidioso’’, come sciroppo s’intende anche ‘‘faccenda pesante, noiosa’’. Meglio morire nel vino che nello sciroppo. Meglio morire per eccessi di vino che finiti dalle medicine. Per il vino detto comicamente ‘‘sciroppo di cantina’’ vedi Pillole di gallina, sciroppo di cantina mandano al diavolo la medicina [P 1807]. 671
SCOGLIO Tanto lo scoglio e` vecchio e la nave e` nuova. Considerazione che fece un idiota al quale dissero che la nave rischiava di sbattere in uno scoglio. Si ripete a chi ‘fa le capate col muro’, minimizza le difficolta` adducendo vantaggi frutto soltanto della sua stoltezza. 672
Non giova aver evitato mille scogli se se ne prende uno. Un evento e` felice se non vi e` nessun incidente; se ce n’e` anche solo uno e` inutile avere fatto bene tutto il resto. Vedi Per fare il bene ci vuol tutto bene; per fare il male basta poco male [B 362]; Bonum ex integra causa, malum ex quocumque defectu [B 363]. 673
674 Scogli bianchi nero navigare. Quando intorno agli scogli appare una consistente schiuma bianca e` segno di tempesta dovuta frequentemente al garbino. Nell’Intelligenza (verso 147), poemetto simbolico e didascalico del Duecento, si legge: Il nocchier disse a Cesare: – Signore, i’ vidi il sole ch’avea debol raggi, la luna inviluppata di buiore, e’ tempo non dimostra buoni oraggi [scil. venti]; mettersi in mar sarebbe gran follore, il mar batte alle rocce ed a’ rivaggi.
Disse il mare allo scoglio: – Dammi tempo che ti rovino. Le cose che sembrano impossibili da fare, col tempo e la costanza diventano possibili, come l’erosione delle rocce all’urto delle onde. Vedi anche La goccia scava la pietra [G 895]. 675
pag 1483 - 04/07/2007
SCOIATTOLO
1420
.
Disse il baco alla noce: Dammi tempo che ti buco. Per analogia. Vedi anche A goccia a goccia si scava la pietra [G 899]. 676
677 Non c’e` mare senza scoglio. Anche i luoghi piu` aperti e visibili nascondono qualche insidia. Vedi anche, in senso piu` generico, Non c’e` rosa senza spine [R 922].
SCOIATTOLO Lo scoiattolo e` un roditore arboricolo, comune nei nostri boschi, caratteristico per la sua agilita`, il pelame rossastro o bruno, la lunga coda eretta. Ama stare sulle conifere ricavando dalle pigne l’alimento, ma si nutre di nocciole, noci, ghiande, uova d’uccelli, pinoli, mandorle e germogli. Vive in buchi di tronchi dove stiva rifornimenti per l’inverno. Lo scoiattolo non fa nido su ogni abete. Nessuno fa le cose a caso; non tutti i luoghi sono adatti per fare una cosa; tutto quello che si conosce viene da una ragione. 678
Dove son nocciole vi sono scoiattoli. Le persone si trovano vicino alle cose che loro interessano. Uomini e animali frequentano i luoghi dove ci sono le cose che desiderano o sono loro utili. 679
680 Dove c’e` il fico c’e` il rigogolo. Per analogia: ai rigogoli (vedi la voce) piacciono molto i fichi (vedi la voce).
Dove sono scoiattoli non cadono noci. Dove c’e` qualcuno che desidera molto una cosa, non sperare di trovarla. Sotto i noci dove stanno gli scoiattoli non si trovano frutti per terra: gli animaletti, che ne sono ghiotti, o le mangiano prima che cadano o le raccolgono e lasciano i gusci. 681
Lo scoiattolo va di corsa e non perde tempo a cantare. Pur stando sugli alberi lo scoiattolo non perde tempo a cantare come gli uccelli. Sottolinea ironicamente che e` un animale positivo e indaffarato, come tante persone di cui si dice: e` come lo scoiattolo: non canta e va di corsa. 682
Anche lo scoiattolo per mangiare si siede. Quando si mangia, anche trovandosi in luogo disagiato, ci si deve mettere comodi, come lo scoiattolo che, pur andando sempre di corsa, quando mangia si mette seduto e porta alla bocca il cibo con le zampine anteriori. 683
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
SCOLARO Lo scolaro non deve sentirsi [essere] sopra il maestro. Lo scolaro non deve essere superiore al maestro, ne´ per sapere, ne´ per autorita`. Puo` superarlo quando sara` a sua volta maestro. 684
Lo scolaro supera [ha superato] il maestro. Quando un giovane si dimostra piu` abile di un vecchio, un figlio del padre, un servo del padrone, si dice che lo scolaro ha superato l’insegnante. 685
686 A cattivo scolaro cattivo maestro. A cattivo scolaro si addice maestro ignorante, svogliato, incapace, in modo che i buoni insegnamenti non cadano in un terreno infecondo. 687 Lo scolaro non paga il maestro. Il valore dell’insegnamento supera ogni compenso. Quello che si impara non lo paga nessuna moneta.
SCONTENTO Gli scontenti e i brontoloni di fuscelli fan bastoni. Coloro che sono incontentabili e non trovano mai nulla che sia buono ai loro occhi ingrandiscono sempre i difetti, le difficolta`, trovano gravi le piccolezze e esagerano la gravita` dei problemi. 688
Colla pioggia e col sole sempre qualcuno e` scontento. Sia che piova, sia che faccia bel tempo, sempre c’e` qualcuno che si lamenta, in quanto a uno va bene una cosa a un altro un’altra. E` la morale di una favola di Esopo (Favole 299): un uomo aveva due figlie, una sposo` un vasaio e l’altra un ortolano: una voleva il sole, che asciugasse l’argilla, e l’altra la pioggia, che irrigasse l’orto, e il padre non sapeva per cosa pregare. 689
SCONTROSO 690 Uomo scontroso, uomo merdoso. Non si sa come prenderlo, come trattarlo e, comunque si prenda ci s’imbratta, se ne riceve danno.
SCOPA f Vedi Granata, Spazzare. 691
Ogni scopa aspetta il suo manico.
pag 1484 - 04/07/2007
1421 Ogni cosa deve essere corredata degli ingredienti per essere usata; deve essere accompagnata con quanto le compete. Si dice di ogni donna che aspetta di trovare marito. 692 Ogni pentola chiama il coperchio. Per analogia. 693 Vecchia scopa non teme la merda. Chi fa un lavoro da molto tempo, non guarda troppo per il sottile, non si ferma davanti a nulla. Ovvero: quando una cosa e` vecchia non si teme di sciuparla. Vedi anche Puttana vecchia non si spaventa per un cazzo grosso [P 3014]. 694
Con la scopa vecchia si spazza anche la stalla.
Scopa nuova scopa bene, ma e` la vecchia che la mantiene. La scopa nuova fa un bel lavoro, ma e` quella vecchia, che si riserva per i lavori piu` pesanti, a mantenerla sempre nuova. Le donne di casa hanno sempre due scope: una per i lavori fini e l’altra per pulire la sporcizia piu` grossa. Si dice della sposa che e` bella, ma si mantiene tale perche´ c’e` una vecchia, o qualcun altro, che l’aiuta. Vedi, con significato diverso, Granata nuova spazza bene tre dı` [G 995]. 695
Chi compra la scopa puo` comprare il manico. Chi ha da spendere per qualcosa che deve servirgli ha da spendere anche per poco, soprattutto se questo poco e` indispensabile alla buona riuscita del tutto. Chi si puo` permettere di acquistare la scopa, puo` provvedere anche al manico, che costa una bazzecola essendo solo un bastone. 696
SCOPARE L’atto di scopare, come la scopa, era connesso a effetti di tipo magico, credenze che sono rimaste a livello di superstizione. Niente a che fare con atti sessuali, che sono solo metafore scherzose. La scopa era mezzo di locomozione della strega che, in epoca freudiana si connette al fallo. Ma prima di Freud la forza magica della scopa era connessa al fatto di essere costituita di infinite punte, e le punte, nel linguaggio magico sono emanazioni di forze. La strega volava in virtu` dell’emanazione di queste forze, come a cavalcioni di un razzo. La scopa era quindi un grande, domestico aspersorio che poteva emanare forze, buone o cattive, anche all’insaputa di chi la
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
SCOPARE
usava. Veniva impiegata contro gli esseri malefici: le streghe stesse, i folletti, i fantasmi, non potevano entrare in una stanza dove fosse una scopa, senza prima averne contato i fili di saggina, vale a dire senza prima aver fatto propria la forza insita nell’oggetto, che altrimenti era loro ostile. La scopa non doveva mai essere acquistata d’agosto, non doveva stare in mezzo alla stanza, ne´ a rovescio, non si doveva spazzare la sera e la notte per non attivare spiriti maligni assopiti. Cambiando casa si gettavano via tutte le scope vecchie. Scopare non era quindi un gesto irrilevante e la scopa doveva essere maneggiata con attenzione. f Vedi Granata, Spazzare. Vale piu` una casa scopata che un fuso filato. E` piu` importante avere la casa pulita e in ordine che una quantita` di lavoro di filatuta portato a termine. 697
698 Scopa la casa che passa il prete! Si dice alle donne in gran faccende per pulire la casa, spolverare, battere i materassi. Ogni anno, in occasione del passaggio del prete per la benedizione delle case nel periodo pasquale, usa (o usava) pulire a fondo la casa: pulizie pasquali o di primavera.
Chi si fa scopare i piedi non trova marito. Vecchia e scherzosa superstizione familiare: se si passa la scopa sui piedi d’una ragazza, questa non trovera` mai marito. Per quanto detto nella premessa, la scopa, soprattutto se nuova, aveva la particolare capacita` di trascinare via, a sua volta, le forze benefiche di una persona, qualora venisse passata sul suo corpo. La malia domestica piu` comune era dunque quella di fare questo gesto all’insaputa della persona che si voleva danneggiare, strisciandole inavvertitamente la scopa sui piedi in modo da toglierle la fortuna, che un tempo, soprattutto per la donna, consisteva in gran parte nel matrimonio. 699
Chi scopa la casa al mattino caccia via gli spiriti. Si vuole che nella notte si annidino nella casa presenze impure che, facendo pulizia al mattino e dando aria alle stanze, siano costrette ad andarsene. 700
701
Chi scopa di sera chiama in casa la sfortuna.
pag 1485 - 04/07/2007
SCOPERTA
1422
.
Per ragioni magiche si vuole che, spazzando la casa dopo che il sole e` tramontato, si facciano entrare tra le mura presenze inquietanti che non portano bene. 702 Chi non scopa la casa sposa un tignoso. Chi non ama la pulizia della casa sposera` un malato di tigna. Altra superstizione del passato, sempre finalizzata ad esaltare le qualita` di brava massaia della donna.
SCOPERTA
Quel che non piacque presto fu scordato. Cio` che infastidisce si dimentica con una facilita` e una rapidita` sorprendente: doveri, impegni, pagamenti, scadenze. 709
710 Infelice e` chi non scorda. L’infelice e` chi non riesce a dimenticare le cose spiacevoli: dalla cattiveria dei propri simili alle proprie mancanze, vilta`, omissioni. La dimenticanza fa tornare la pace tra noi e il mondo.
f Vedi Invenzione.
SCORDARE f Vedi Amore, Dimenticare, Perdonare, Perdono. Si e` perdonato quando tutto e` scordato. Il vero perdono avviene quando tutto viene dimenticato: finche´ si ricorda il perdono e` una decisione della mente, non uno stato dell’animo. Vedi Presto si perdona e tardi si dimentica [P 1308]. 703
Chi le da` se le scorda e chi le piglia le ricorda. Chi picchia si dimentica facilmente quelle che ha dato, mentre chi le ha prese difficilmente se le dimentica. 704
Quel che e` passato e` gia` scordato. Non appena passata, una cosa, un evento, comincia subito ad essere dimenticato e in breve tempo non ne rimane traccia. Quello che e` passato lo dobbiamo considerare come gia` finito per sempre. 705
Chi si scorda della porta, si ricorda del ladro. Chi si scorda con leggerezza la porta aperta si ricordera` poi a lungo del ladro che e` entrato in casa sua e ha rubato. 706
SCORPIONE Lo scorpione comune che si trova nel nostro territorio ha il corpo appiattito e il colore giallastro o bruno. Aracnide di pochi centimetri di lunghezza, con le zampe che ricordano quelle di ragno, l’andatura quasi strisciante e l’aspetto minaccioso, ha una coda che puo` rivolgere fin sopra la testa, armata sulla punta di pungiglione con ghiandola velenifera. Sta sotto le pietre, nei posti umidi, macerie, tane e anfratti, che lascia la notte cercando prede. Alcune specie emettono anche un suono poco gradevole. La puntura e` dolorosa, ma non mortale come talvolta si crede. Entra anche nelle case e si trova facilmente in quelle poco sane o in vecchi ruderi. Nei proverbi compare poco: non ha molto contatto con l’uomo, che lo schiaccia appena lo vede. Si dice che la sua comparsa preannunci la pioggia. Olio di scorpione apporta guarigione. Un tempo si preparava questo medicamento con l’olio in cui veniva affogato uno scorpione, si usava un po’ per tutto, in particolare per le ustioni. 711
Chi si scorda d’esser vecchio se lo ricorda a saltare il fosso. Chi non pensa agli anni che ha si ritrova a ricordarsene quando non riesce piu` a fare qualcosa che faceva da giovane.
712 Lo scorpione ha il veleno nella coda. Si dice di una persona che lancia la sua offesa o ferita piu` grave al momento in cui pare che se ne vada vinto o rassegnato, qualcosa di simile al modo di dire lanciare la freccia del parto, con riferimento alle frecce che nell’antichita` i guerrieri delle popolazioni dei Parti usavano scagliare cavalcando voltati indietro, fingendo di voler fuggire. Vedi anche In cauda venenum [C 1701].
708 Chi non sa scordare faccia un debito. Chi non e` esperto nell’arte di dimenticare contragga un debito e imparera` subito quanto sia facile dimenticare, cominciando dal debito stesso.
Scorpione all’umido si pone. Lo scorpione ama stare nei posti umidi come cantine, vecchie macerie dove bisogna far attenzione a mettersi seduti.
707
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
713
pag 1486 - 04/07/2007
1423 714 Anche tra scorpioni si baciano. I sentimenti esistono anche tra i mostri e gli esseri abietti, schifosi.
Lo scorpione dorme sotto ogni lastra. Lo scorpione in campagna puo` stare sotto ogni pietra, soprattutto se questa e` ampia e ripara bene il terreno dal caldo dei raggi solari. 715
716 Scorpione grande grosso guaio. Trovare uno scorpione grosso e` ritenuto di cattivo augurio.
SCOREGGIA f Vedi Peto. A Roma han [Il Papa ha] fatto una legge: chi ha culo faccia scoregge. Giustificazione che i maleducati usavano in proprio per atti che non si perdonano. 717
Fuori i barbari! Giustificazione che i maleducati usavano in proprio per atti che non si perdonano. Nella lunga strada verso la ‘buona educazione’ usava scusarsi celiando con frasi codificate di questo tipo, o anche: I nemici alla porta! Fuori i nemici di casa! Vedi anche le risposte: Ai tempi dei troiani eran sospiri [R 1135]; Salute e ghiande! [R 1137]. 718
SCORTICARE f Vedi Coda. 719 Il ben parlar non scortica la lingua. Parlare educatamente non reca danno o dolore alla bocca. Si dice al maleducato.
Chi non sa scorticare guasta il cuoiame. Chi non sa togliere la pelle alla bestia uccisa rovina il cuoio. Anche nel fare il male ci vuole capacita`. In particolare: chi non sa levare i soldi con arte, pelare il pollo con destrezza, guasta l’operazione, non ne ricava utile. Vedi Bisogna pelare la gazza senza farla stridere [G 308]; Bisogna sfilar l’uovo di sotto alla gallina senza che se ne accorga [G 309]. 720
721 A chi non duole bene scortica. Quando non si fa sul nostro si va con la mano pesante. Lavora bene e senza problemi chi opera sul corpo degli altri, medica, taglia, non sente male e va avanti tranquillo. 722
L’asino si scortica morto e non vivo.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
SCRITTURA
Le percosse di correzione, d’incitamento non possono essere crudeli. SCORZA Chi pone il dito tra il tronco e la scorza fa una cosa che per sempre ricorda. Avvertimento anche in senso proprio: chi pone le dita in un tronco che viene lavorato per separare i due elementi, rischia di schiacciarsi le dita. Metaforicamente: chi s’intromette tra due cose strettamente connesse (amici, parenti) mentre contrastano, ritrovato l’accordo, non ne ha altro che svantaggi. Vedi anche Tra moglie e marito non mettere il dito [M 1628]. 723
Tra legno e scorza non metter dito. Cosa fatta per forza non vale una scorza. Nel compiere una cosa per forza non c’e` nessun merito, non si acquista nessun diritto. 724 725
Signore [Domine] non son degno: la scorza assomiglia al legno. Il primo verso e` ripreso dal passo della messa che precede la consacrazione dell’Eucarestia. Per il significato, vedi Tale padre, tale figlio [P 34]. 726
SCOTTARE f Vedi Cane, Fuoco. 727 Chi si scotta troppo si scalda. Ironico. Chi esagera in una cosa raggiunge risultati indesiderati. Gioco di parole: si scalda ha senso di prendere calore nelle membra fredde e anche di eccitarsi in modo esagerato dando in escandescenze.
Il fuoco scotta due volte e l’acqua annega una sola. Il male del fuoco si ripara, dalla sua violenza si scampa; l’acqua non perdona. 728
SCRITTURA Chi non sa leggere la sua scrittura e` un asino addirittura. Si dice soprattutto ai bambini quando non sanno piu` leggere quello che hanno scritto e ai grandi per dir loro che sono zucconi. 729
Pazzo per natura savio per scrittura. L’uomo poco equilibrato, strano nella vita, puo` essere quello che scrive con intelligenza e profondita`. 730
pag 1487 - 04/07/2007
SCRIVERE
1424
.
SCRIVERE f Vedi Bastone, Manicomio, Marmo, Muro. 731 Quel che e` scritto e` scritto. Indica una decisione irrevocabile su una scelta o un partito preso. Ripete le parole di Pilato il quale si oppose alla richiesta degli ebrei di cambiare l’iscrizione che aveva fatto porre sulla croce di Cristo (Giovanni 19.22). Si ripete anche in latino: 732 Quod scripsi, scripsi. ‘‘Quello che ho scritto, ho scritto’’. 733 Quel che e` detto e` detto. Per analogia. Come i precedenti per confermare l’irrevocabilita` di una decisione; cosı` anche il latino: 734 Quod dixi, dixi. ‘‘Quello che ho detto ho detto’’; rifatto, parrebbe, sul ben piu` diffuso Quod scripsi, scripsi su citato. 735 Chi scrive non ha memoria. Chi scrive sa di non potersi fidare della propria memoria. Vedi anche Verba volant, scripta manent [P 543].
Chi scrive a chi non risponde o e` matto o ha bisogno. Chi manda lettere e, non riceve risposta, continua a farlo o non ha cervello o e` in una triste necessita`. Di solito lo fanno gli innamorati che hanno i due problemi contemporaneamente. 736
Chi non scrive, tardi s’ha da pentire. Chi non mette per scritto contratti, patti, accordi prima o poi avra` contese e guai. 737
SCRUPOLO f Vedi Tarlo.
E` peggiore lo scrupolo del peccato. Lo scrupolo, il ripensamento, il tarlo segreto, il pensiero d’avere sbagliato e` assai peggiore dell’errore commesso e del danno ricevuto. 738
Non ti far scrupolo dove non c’e` peccato. Dove non esiste colpa o responsabilita` non ci si deve tormentare con dubbi e ripensamenti. 739
SCUDO Moneta. Era la moneta che in origine aveva su una delle due facce lo scudo nobiliare del
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
principe o del signore che l’aveva fatta coniare. I primi scudi sono di origine francese e furono battuti nel 1337 per ordine di Filippo di Valois. Lo scudo si diffuse in Italia all’inizio del Cinquecento. Il termine e` rimasto a lungo in uso nella lingua italiana per indicare monete successive di grosse dimensioni coniate in oro o in argento. Il primo scudo e` il piu` difficile a guadagnare. I piu` difficili da fare sono proprio i primi risparmi. 740
Se qualcuno pretende uno scudo, dagliene due, ma non far questione. Piuttosto che discutere, litigare, andare per vie legali vale la pena rimetterci, subire una piccola ingiustizia. Diversamente il danno e` molto maggiore. 741
742 Scudo cambiato, scudo perduto. Quando la moneta di grosso taglio e` cambiata in altre di valore minore e` presto spesa.
Vecchi scudi e giovani donne son la migliore compagnia. Danaro (in particolare ricchezza consolidata, vecchi) e belle donne offrono il modo migliore per vivere e per passare il tempo. 743
744 Ogni scudo assomiglia all’altro. Si pone a conclusione di riflessioni o discussioni sul fatto che un lavoro e` piu` duro di un altro, se e` piu` agevole il lavoro intellettuale rispetto a quello manuale, se fatica di piu` l’artigiano e il contadino, ecc., quando si decide che per ogni lavoro, in ogni mezzo per procurarsi da vivere, compresi quelli disonesti, ci sono inconvenienti e spine. Filosofia del tipo: Ogni pane e` guadagnato [P 257]; Non c’e` pane senza pena [P 255].
SCULTORE Di scultori uno su diecimila e di pittori uno su mille. Tra gli scultori emergere e affermarsi e` difficilissimo e riesce a pochi, ancor meno che ai pittori. 745
SCULTURA In scultura pesa tanto un angelo quanto un diavolo. Paradosso che vede le cose dal punto di vista del peso: quello che moralmente differisce in maniera immensa, nella rappresentazione, 746
pag 1488 - 04/07/2007
1425
.
SCUSA
come statua di marmo o di bronzo, ha lo stesso peso. Insinua che anche per gli uomini, mutato il punto di vista avvenga la stessa cosa.
Quello che serve di piu` e` il tirocinio dell’esistenza che insegna con l’esperienza fatta a proprie spese.
Chi seguı` la scultura seguı` una povera arte. Quella dello scultore e` ritenuta arte poverissima, ancora piu` di quella del poeta (vedi la voce) e del pittore (vedi la voce) vicina a quella del cacciatore e del pescatore (vedi le voci). In essa non c’e` posto che per l’eccellenza.
755 Chi cambia sempre scuola impara poco. Il profitto nello studio si ottiene con la continuita` e l’applicazione. Chi cambia continuamente indirizzo di studio, materia, insegnanti trae poco vantaggio dallo studio.
747
Con lo scalpello la fame e con pennello gli stenti. Vedi anche Loda lo scalpello, ma tieniti al pennello, costa meno e par piu` bello [S 527]. 748
SCUOLA 749 La prima scuola e` la casa. E` primo luogo dell’apprendimento in cui il bambino, e poi anche l’adulto, vive e impara le cose essenziali. 750 S’impara per la vita, non per la scuola. L’insegnamento scolastico e accademico, fine a se stesso e` inutile e dannoso. Traduce il detto latino, tuttora ripetuto: 751 Non scholae, sed vitae discimus ‘‘Impariamo per la vita, non per la scuola’’. Si cita come fonte Seneca (Lettere a Lucilio 106.12), passo che pero` il detto ha rovesciato: vi si legge infatti, come amara constatazione sulla inefficacia della formazione scolastica: ‘‘Anche negli studi, come in tutto il resto, soffriamo di mancanza di moderazione: impariamo non per la vita, ma per la scuola (Non vitae sed scholae discimus)’’. Nel Medioevo si trova come sentenzia sia nella forma originaria di Seneca sia in quella ‘‘capovolta’’, piu` didascalica e di immediata comprensione. 752 Dov’e` scuola non manca l’asino. Dove si insegna non manca quello che non impara; dove si fa qualcosa in tanti c’e` quello che lavora bene e quello che non riesce.
Dalla scuola dei pazzi tutti escono contenti. Dove s’insegna a fare sciocchezze oppure dove tutto e` facile, semplice, possibile, tutti vanno volentieri e escono convinti di sapere tutto. 753
754
La scuola migliore e` quella della vita.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
756 Bisogna stare a scuola come in chiesa. Cioe` in silenzio e concentrati. E` proverbio del tempo in cui la scuola era un’aspirazione, un sogno spesso irrealizzabile; diventando obbligo il rapporto si e` modificato.
SCURE f Vedi Accetta, Manico. Scure non taglierebbe albero se albero non desse manico. Se l’albero non fornisse il legno per fare il manico alla scure, la scure non taglierebbe l’albero. Spesso siamo noi stessi che diamo al prossimo le ragioni, i motivi, gli appigli per farci del male, per attaccarci e criticarci. 757
Perche´ si rompe il manico non si getta via la scure. Per un modesto guasto non si getta via un attrezzo, una macchina intera. 758
SCUSA 759 Tutte le scuse sono buone. Quando ci si vuole discolpare, quando non vogliamo la responsabilita` siamo disposti ad accettare qualunque tipo di scusa, anche se la logica non sta in piedi, anche se cozza contro l’evidenza. 760 Ogni scusa e` buona, purche´ valga [se e` creduta]. Se una scusa viene accettata, anche se assurda, va bene. 761 Scuse e monete false son buone finche´ vanno. 762 Le scuse non mancano mai. I modi per discolparsi sono infiniti. 763 A chi fa il male non mancano le scuse. Chi commette azioni malvagie trova il modo per giustificarsi con se stesso e con gli altri: l’uomo e` abilissimo nel presentarsi sempre come innocente. Vedi anche Chi vuole affogare il proprio cane una scusa la trova [A 268]. 764
Per ogni peccato si trovano tre scuse.
pag 1489 - 04/07/2007
SCUSARE
1426
.
Tutte le colpe hanno piu` motivi per giustificarsi. Vedi anche Ogni peccato ha la sua scusa [P 951]; Ogni difetto ha la sua scusa [D 348]. 765
Una scusa e` presto trovata.
766
Trovare scuse e` piu` facile che allungare il vino.
Fa prima una donna a trovare una scusa che un topo a infilarsi in un buco. Ogni donna e` prontissima e maestra nell’inventare una scusa, una ragione plausibile per quello che le viene rimproverato. 767
768 Ogni morte ha la sua scusa. La mente tende a preservarsi dall’idea della morte presentandola come causata da qualcosa: imprevidenza, errore, vecchiaia, malignita` e quanto altro. Difficilmente si ammette che uno e` morto perche´, semplicemente, si deve morire. 769 Non c’e` scusa senza accusa. Non c’e` un modo di scusare se stessi senza riversare l’accusa o la responsabilita` su altri; il discolparsi implica in qualche modo l’accusa di altri.
Peggio la scusa della mancanza [dell’offesa]. Quando, volendo scusare una colpa o una gaffe, se ne aumenta la gravita` con scuse maldestre o incredibili. Vedi E` piu` grande il buco della toppa [B 976].
Excusatio non petita, accusatio manifesta. ‘‘Una giustificazione non richiesta e` accusa manifesta’’. Adattamento medievale tuttora molto noto di un motivo sapienziale antico, espresso in forma vicina da Girolamo (Epistole 4): Dum excusare credis, accusas ‘‘Mentre credi di scusarti, tu accusi’’, frase a sua volta registrata come massima nel Medioevo. 773
Chi si scusa senz’essere accusato fa chiaro il suo peccato. Vedi anche Gallina che canta ha fatto l’uovo [G 47]. 774
Chi mette le mani avanti non vuol battere i denti. Per analogia. Colui che cerca di difendersi prima d’essere accusato cerca di minimizzare il danno, sacrifica qualcosa per non compromettere tutto, come chi cade sacrifica le braccia per riparare la testa. Mettere le mani avanti e` modo di dire che indica il comportamento di chi, avvertendo l’eventualita` di essere accusato o chiamato come responsabile di un qualcosa, comincia a preparare la propria difesa con alibi, scuse o accusando altri. 775
770
771 Magre scuse di venerdı` il salame! Di area romanesca. Sono scuse che non reggono, spiegazioni che non giustificano la brutta figura. Un tale aveva una passione per una salumaia e andava sempre con qualche scusa nel negozio a trovarla all’ora che sapeva che era al banco. Il marito se ne accorse e una volta si fece trovare al posto della moglie e, giunto l’innamorato gli chiese brusco: – Cosa vuole? L’altro intimidito, senza pensare che era venerdı`, giorno di magro, rispose: – Un etto di salame. E il salumaio di rimando: – Magre scuse di venerdı` il salame!
SDEGNARSI / SDEGNO Lo sdegno e` un moto di disprezzo rivolto contro chi offende i propri piu` gelosi sentimenti o il proprio codice morale. E` quindi un risentimento naturale, e puo` essere positivo al punto di venir chiamato nobile sdegno, che spesso porta ad allontanarsi dall’oggetto del disprezzo (sdegnano anche gli uccelli quando trovano il nido contaminato), a rifiutare il rapporto con persone indegne della fiducia e dell’amicizia. ‘‘Alma sdegnosa, / benedetta colei che in te s’incinse’’ (Dante, Inferno 8.44), dice Virgilio a Dante per lodare il suo sdegno. Puo` essere anche negativo e colludere con la superbia e la presunzione. Proprio perche´ e` una reazione a un’offesa personale tende ad essere violento e assumere la forma dell’ira (vedi la voce). Chi spesso si sdegna su se stesso non regna. Chi si offende facilmente, non ha padronanza di se stesso, e` tanto insicuro che basta nulla per farlo dubitare che gli altri lo considerino e lo apprezzino. 776
SCUSARE 772 Chi si scusa s’accusa. Chi si premunisce con giustificazioni non richieste sa di avere qualche colpa, rivela la sua responsabilita`. Per esprimere il medesimo concetto si usa spesso la forma latina:
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
777
Lo sdegno toglie il lume agli occhi.
pag 1490 - 04/07/2007
1427
.
SE
Il sentirsi troppo offesi da qualcosa, provare disprezzo, confonde la visione oggettiva e da` un’idea errata di quello che accade.
in se stesso, non sfoga, non parla e` quello vero e piu` temibile, quello che si traduce in odio sordo e desiderio di vendetta.
Lo sdegno impedisce all’uomo di vedere la verita`.
Lo sdegno peggiore e` quello muto. 789 Sdegno di donna e` peggiore di quello dell’uomo. Lo sdegno vero, non la rabbia, e` piu` forte, sordo e temibile nella donna che nell’uomo il quale puo` presto dimenticare, cosa che raramente fa la donna.
778
779 Lo sdegno e` cattivo consigliere. Vedi anche L’ira da` cattivi consigli [I 502]. 780 Sdegno e vergogna son pieni d’ardire. Lo sdegno e la vergogna sono due condizioni dell’animo che spingono a fare cose per le quali altrimenti necessita molto coraggio: alterano talmente lo stato d’animo da indurre a comportamenti imprevedibili.
Chi non ha sdegno non ha ingegno. Chi non disdegna mai, non trova limiti e difetti alle opere altrui, non crede di poter fare meglio, dimostra di non avere quella spinta interna che rende coscienti del proprio valore, delle proprie possibilita` e da` quindi sicurezza nel proporsi come capace di fare meglio. Lo stesso accade per chi non reagisce alle critiche sul suo operato. La riprova e` la figura che tutto accetta, tutto ammira, tutto approva e quindi non ha senso critico, discrezione, volonta` di fare meglio. 781
782 Sdegno non sa tener la lingua a segno. Quando un uomo si sdegna entra in lui un accesso d’ira con la conseguenza di fargli dire quello che non vorrebbe, cio` che manterrebbe segreto se fosse calmo. Vedi anche L’ira non sa tener la lingua a segno [I 500].
La fine dello sdegno e` l’inizio del pentimento. Passato lo sdegno si comincia a pentirsi di quello che si e` detto e si e` fatto, quasi contro la nostra volonta`, sotto il suo dominio. Vedi anche La fine dell’ira e` il pentimento [I 511]. 783
784
A grande sdegno gran pentimento.
Sdegno senza forza non vale una scorza. Lo sdegno impotente e` ridicolo. Si deve far seguire alle parole le azioni, altrimenti lo sdegno diventa una dichiarazione di debolezza e d’incapacita` di reazione. 785
786
Sdegno senza forza presto si smorza.
Lo sdegno vero e` muto. Lo sdegno che sfoga in una furia verbale, o si traduce in un gesto anche sbagliato, trova la sua strada naturale e si attenua, sbolle tornando alla normalita`. Lo sdegno che si chiude 787
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
788
790 Sdegno d’amante poco dura. L’ira degli amanti e` sentimento di breve durata: basta un sorriso a dissolverlo.
Lo sdegno degli amanti e` fatto di ragnatele. 792 Sdegno cresce amore. La persona sdegnosa, che si nega e si fa desiderare, accresce l’interesse e il desiderio del corteggiatore, dell’amante. Qui sdegno nell’accezione, piu` letteraria, di ‘‘comportamento altero, freddezza’’. 791
Sullo sdegno si beve male e si dorme peggio. Quando uno e` sdegnato si trova turbato e sconvolto nel fisico, e il sonno gli diventa difficile. 793
SE Congiunzione. f Vedi Forse, Ma. Il se e il ma sono il patrimonio dei coglioni. Per tagliare corto i discorsi di chi, avendo mancato in qualcosa, cerca mille improbabili giustificazioni, oppure quelli di chi vorrebbe fare chissa` che solo se si presentassero certe condizioni, improbabili. Vedi Bene, Buono e Magari eran tre idioti e facevan lunari [B 339]; Avessi, Potessi e Fossi erano tre coglioni e giravano il mondo [A 1646]. 794
Se, ma e domani sono la biada dei coglioni. 796 Il Se, il Forse e il Ma son tre coglioni da Adamo in qua. 797 Col se e col ma il mondo entra in un sacco. Si puo` credere di ottenere cose impossibili quanto irreali o inutili. Vedi anche Col se e col ma la storia non si fa [S 2102]. 795
798
Col se e col ma poco si dice e meno si fa.
pag 1491 - 04/07/2007
SEBASTIANO 799 800
Col se e col ma non si va lontano. Col se e col ma non si va ne´ qua ne´ la`.
Se non ci fossero i se e i ma si sarebbe tutti ricchi. Comunemente, soprattutto nelle conversazioni quotidiane, si parla di meravigliose possibilita`, di facili opportunita`, di occasioni, ovvero di proprie capacita` che non trovano realizzazione per ostacoli o impedimenti minimi che si frappongono. In realta` e` la tendenza universale a sognare, a illudersi, a vedere la felicita` piu` vicina di quello che e`. 801
Se il cielo cadesse si piglierebbero molti uccelli. Frase assurda con la quale si rimprovera chi dice: ‘‘Se..., se solo...’’. Si elencano qui diverse altre frasi usate per togliere vane speranze o idee balzane a chi ama accarezzarle: 802
803
Se rovinasse il cielo si prenderebbero parecchi tordi.
804
Se piovessero maccheroni che bel tempo per i ghiottoni.
805
Se mia nonna aveva le rote era un carretto [una carriola].
Se mia nona gaveva le rodele, la iera un caro. ‘‘Se la mia nonna aveva le ruote era un carro’’. Questa forma istriana, coniugata nei vari dialetti e` diffusa nel Nord Est d’Italia. 806
Se la nonna aveva le rote era un tranvai. Di area quasi esclusivamente toscana. 807
808
1428
.
Se quella vecchia non fosse morta sarebbe campata cent’anni.
Se quella vecchia non moriva sarebbe ancora viva. 810 Se e` il fratello di mai. Quando si pone un ‘‘se’’ davanti alla promessa, questa quasi sicuramente non sara` mantenuta. Il porre una determinata condizione e` un espediente che si usa spesso per non negare perentoriamente.
Ironico per significare scherzosamente a una persona che si sta rivelando diversa e peggiore di come si era presentata o l’avevamo conosciuta: se avessimo saputo che era cosı` non ci avremmo fatto amicizia, societa` o matrimonio. SEBASTIANO San Sebastiano ha la sua festa il 20 gennaio. Secondo la testimonianza di sant’Ambrogio era originario di Milano e morı` martirizzato sotto Diocleziano all’inizio del IV sec. La tradizione vuole che sia stato ufficiale dell’esercito imperiale segretamente convertito al Cristianesimo. Scoperto, fu legato a un albero e trafitto con frecce e abbandonato perche´ creduto morto. Curato e guarito ripete´ la sua professione di fede per cui fu ucciso a bastonate e gettato nella Cloaca massima, la fogna piu` grande di Roma. Viene invocato contro le pestilenze, protegge arcieri, fucilieri e altre categorie. Ha avuto grande fortuna presso i pittori prestandosi come soggetto di nudo maschile eretto, ritratto sofferente per le ferite. Suoi attributi sono le frecce, la vedova Irene che lo soccorre e lo cura, i bastoni, la colonna o la pianta alle quali e` legato. Ai piedi puo` avere una corazza o le sue armi. f Vedi Bastiano. 813 Per san Sebastiano un’ora abbiamo. Al 20 gennaio ormai il dı` ha guadagnato un’ora rispetto all’inizio dell’inverno. L’insistenza con cui i contadini guardano a questo fenomeno e` dovuta alla possibilita` di poter lavorare piu` a lungo nei campi.
809
Se mi scoprono e` un gioco, se non mi scoprono lo porto via. Gioco dell’eventualita` che si immagina usato dai ladri per sottrarre senza rischio una cosa: se qualcuno se ne accorge diro` che stavo facendo uno scherzo, se nessuno vede me lo prendo. 811
812
Se t’avessi conosciuto prima, non t’avrei sposato dopo.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
814
Per san Sebastiano cresce il giorno a mano a mano.
San Sebastiano la neve al monte e al piano. Siamo nel cuore dell’inverno e, se la stagione e` regolare, anche nel periodo piu` freddo indicato intorno a sant’Antonio (vedi la voce) dalla gran freddura (17 gennaio). 815
San Sebastiano primavera e` ancor lontano. Il periodo che si prepara ha in febbraio un mese che puo` essere freddissimo. 816
817 San Bastiano con la viola in mano. Se la stagione e` mite cominciano a fiorire le prime viole nei luoghi piu` riparati e soleggiati.
pag 1492 - 04/07/2007
1429
.
SEDANO
Per san Bastiano sali il monte e guarda il piano: se vedi molto spera poco, se vedi poco spera molto. Se la stagione non e` fredda, la vegetazione dei campi si sviluppa in anticipo (vedi erba), e va male per il grano, perche´ germoglia presto e non si radica bene; viceversa: se il freddo ritarda la stagione, il grano sviluppera` regolarmente. Vedi anche Sotto la neve pane [N 257].
827 Secca annata non e` affamata. L’annata asciutta di solito non porta penuria di raccolti e quindi non e` causa di carestia.
Per san Bastiano trema la coda a tutti i cani. Fa molto freddo: la ricorrenza e` vicina a quella del santo del freddo per eccellenza: Sant’Antonio, la gran freddura [A 1021], che e` il 17 gennaio.
f Vedi Anno, Giorno, Lustro.
818
819
SECCHIO / SECCHIA f Vedi Pozzo.
Le secchie che combattono col pozzo si rompono la testa. Chi si mette contro le cose piu` forti di lui si ritrova inevitabilmente in un fallimento o in un grave guaio. Vedi anche Chi litiga col muro si rompe la testa [M 2264]; Chi fa alle capate col muro sente quant’e` duro [M 2265]; La mosca che punge la tartaruga si rompe il becco [M 2123]. 820
821 Le secchie vuote vanno in alto. Le teste vuote vanno spesso a ricoprire posti d’importanza. Le secchie quando sono vuote galleggiano. 822
Le secchie vuote stanno a galla.
823 Chi non ha secchia non vada al pozzo. Chi non ha i mezzi non pretenda di fare. Senza capacita`, forze, strumenti e` inutile anche tentare di fare una cosa.
SECCO f Vedi Magro. 824 Bella secca non fu mai detta. Si dice comunemente che una persona e` bella grassa, ma non si dice mai bella secca, il che significa che la bellezza si accorda con l’essere grassocci, ma non con l’essere troppo magri. Vedi anche Il grasso il bel non toglie [G 1073]. 825
Si dice bello grasso, ma non bello secco.
826
Bello grasso fu detto, ma bello magro mai.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
828 La secca non fece mai carestia. La siccita` non provoco` mai penuria, per lo meno se capita nei mesi in cui e` attesa. Vedi Quello che leva il sol l’acqua lo rende fuor che nel mese di settembre [S 1564].
SECOLO Un secolo e` corto per la quercia e lungo per la cicoria. Il tempo e` una cosa labile e muta secondo come lo si guarda: per una quercia e` breve, perche´ tale pianta puo` vivere anche mille anni, per la cicoria, radicchio selvatico, e` immensamente lungo perche´ scompare col freddo. 829
Di qui a un secolo di noi non c’e` piu` nessuno. Ironico invito a non prendersela, non arrabbiarsi, non farsi dei problemi, perche´ la vita e` breve e in poco tempo qualunque cosa non e` piu` nulla, per cui si contende e ci si arrabbia senza che ne valga la pena. 830
831 Di qui a cent’anni tutti compagni. Per analogia. Compagni nel senso di ‘‘uguali’’, cioe` sottoterra. 832
Da qui a cent’anni saremo tutti uguali.
In capo a un secolo si avra` lino per stoppa. Tutto sara` equivalente. 833
Da qui a cent’anni vale la seta quanto la stoppa. Per analogia. 834
Quel che va bene in un secolo non va bene nell’altro. I tempi cambiano e le cose che vanno bene in un momento non vanno bene in un altro. 835
SEDANO E` una pianta bienne (Apium graveolens) con una radice fusiforme, il fusto eretto, alto dai 30 centimetri al metro, fistoloso e scanalato, si presenta in basso bianco o rosato, in alto verde, e porta numerose ramificazioni alterne. Caratteristico e` il forte odore di tutta la pianta. Menzionato gia` da Omero, sia nell’Iliade che nell’Odissea, era una delle piante con cui si facevano corone per gli atleti. Nelle antiche
pag 1493 - 04/07/2007
SEDERE
farmacopee la radice del sedano figura tra le cinque radici aperitive maggiori (sedano, prezzemolo, finocchio, asparago, pungitopo), con le quali si faceva uno sciroppo che in alcune zone e` ancora usato. L’impiego di questa pianta come ortaggio sembra risalire al Medioevo. Oggi si usa come odore, si mangia in insalata ed e` fondamentale per la preparazione della coda alla vaccinara, tipico piatto della cucina romana. Col sedano bevi una volta, col finocchio due e con la cicoria sempre. Consiglio alimentare: quando mangi sedano bevi il vino, quando mangi il finocchio bevi vino in abbondanza e quando mangi la cicoria bevine ancora di piu`. 836
Sedano gentile seminalo d’aprile. Il sedano da usare in inverno deve essere seminato in aprile per averlo durante la stagione fredda. Si semina in semenzaio a gennaio e a febbraio quello che si raccoglie e si usa nei mesi di giugno, luglio e agosto. 837
Meglio bianchi come sedani che verdi come finocchi. Meglio essere un po’ anemici che essere verdi di bile, invidiosi, malevoli. Fa riferimento all’uso di far diventare bianchi e teneri i sedani mettendoli sotto terra. Se, nel mese di giugno si desiderano imbianchire quelli piantati a gennaio, si riuniscono le foglie e si legano a mazzo con dei vimini o della paglia e si rincalzano con della terra per circa la meta` della loro altezza. Dopo otto giorni si ricoprono con la terra circa i due terzi della pianta e infine si fa l’ultimo rincalzamento lasciando fuori solo le cime delle foglie. I sedani che si coltivano per il raccolto invernale si trapiantano verso giugno o luglio e si preparano per l’imbianchitura solo ad autunno inoltrato. 838
SEDERE1 Verbo. f Vedi Sedia. Chi siede sulla pietra fa tre danni: infredda, ghiaccia il culo e guasta i panni. Sedersi su qualcosa freddo come la pietra non fa bene alla salute; se e` ruvido puo` rovinare i vestiti. 839
840
1430
.
Chi siede al posto suo non lo dovra` cedere a nessuno.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Chi non presume di se´ e sa stare nella sua misura non dovra` arrossire poi per essere ricondotto nei suoi limiti. 841 Si spende tanto a star ritti che a sedere. Si dice per invitare qualcuno a sedersi. 842 Ad agio seduto mezzo pasciuto. Una volta posto a tavola con comodo e calma, l’appetito e` gia` per una parte soddisfatto. La fame si calma un poco allorche´ si ha davanti la tavola e la prospettiva certa di mangiare.
Da sedere e da bere se ne trova dappertutto. Un posto dove sedere e un bicchiere di vino non si negano a nessuno; chiunque offre da sedere e bere qualcosa. Era un tempo un gesto dovuto di ospitalita`, anche verso gente di passaggio. 843
844
Bere e sedere tutti ne danno.
Meglio sedere male e mangiar bene, che sedere bene e mangiar male. La sostanza e` piu` importante della forma. Meglio stare un po’ scomodi a una buona tavola, che comodissimi dove il cibo e` scadente. 845
846 Chi siede in alto molto vede. Chi sta in posizione elevata (sedere in senso di stare) ha un orizzonte piu` ampio. In senso metaforico: ricoprendo una carica importante si vede e si sa di piu` di coloro che svolgono un’umile mansione. 847 Chi ben siede mal pensa. Chi si trova in una condizione buona non si cura di ben operare; chi sta bene si cura poco di chi sta male. 848 Chi ben siede non si alzi. Chi si trova comodo o gode di un privilegio non si muova: potrebbe perdere o compromettere la sua posizione favorevole.
Si qua sede sedes, et erit tibi commoda sedes, illa sede sede, nec ab illa sede recede. ‘‘Se stai su un sedile, e ti resta comodo, rimani su quello e non lo lasciare’’. Gioco di parole medievale, fatto probabilmente, come tanti altri, da monaci. E` rimasto nelle pubblicazioni di strenne, calendari, almanacchi, letteratura curiosa come pezzo di bravura e come saggio consiglio. 849
pag 1494 - 04/07/2007
1431
.
SEGA
SEDERE2 Sostantivo. f Vedi Culo.
Chi non ha di piu` s’accontenti di meno. Chi non ha di meglio vada a sedersi dove sta piu` comodo secondo le sue possibilita`.
850 A chi ha sedere non manca sedia. Con un doppio senso: a chi ha fortuna (vedi Culo) non mancano comodita`, agio, mezzi.
SEGA
SEDIA f Vedi Sedere1, Sedere2. 851 La sedia e` fatta per un culo solo. Certi posti non si possono condividere; non si puo` comandare in due.
Chi vuol sedere tra due sedie batte il culo in terra. Nel tentativo di occupare due posti invece di uno si finisce per rimanere senza. 852
853
Tra due sedie il culo va per terra.
Chi vuol sedere su due seggiole finisce col culo sul lastrone. Vedi anche Chi vuol tenere il piede in due staffe cade da cavallo [S 2002]. 854
855
Chi siede su due sedie finisce per terra.
856 Chi sta sulla sedia alta spesso traballa. Chi occupa un posto di rilievo, chi ha potere e` continuamente in pericolo di perdere la sua posizione che altri gli insidiano. Vedi anche, di senso affine anche se piu` minaccioso, Chi troppo in alto sal cade sovente precipitevolissimevolmente [C 77]. 857 Bella sedia trova subito il culo. Tutti tendono a sedersi subito sulle sedie piu` belle e piu` comode. Le cose buone trovano subito chi le prende, le compra, le acquista; una cosa buona e ben fatta non rimane in disparte. Ma si riferisce soprattutto a posizioni sociali, incarichi, ecc. 858 Le sedie diventano sgabelli. Col tempo le cose, e le persone, buone e valide si deteriorano e passano a svolgere funzioni piu` modeste e di minore importanza. Una volta, allorche´ la sedia era vecchia, si segava la spalliera e si continuava a usarla come sgabello. 859 Prendi la sedia e siediti in terra. In senso proprio: quando ci si trova allo stretto e non c’e` posto per sedersi si rivolge ironicamente questo invito. 860
Chi non ha sedia stia sopra la panca.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
861 La sega fu inventata dal diavolo. Essendo un arnese pericoloso, quando uno ci si fa male si dice che nuoce e produce ferite perche´ fu inventato dal diavolo. L’attribuzione dell’invenzione al diavolo si trova nella nostra tradizione in riferimento a san Giuseppe, che trasformo` un danno del Maligno in un vantaggio per gli uomini. San Giuseppe e san Pietro si provvedevano in un bosco di tavole e regoli. Allora la sega era stata inventata da poco e aveva i denti dritti, senza essere sterzati uno a destra e uno a sinistra, come sono ora, in modo che la lama possa scorrere su e giu` agevolmente. Il Diavolo li guardava da sopra una vecchia quercia. Quando furono stanchi andarono a mangiare, e il Maligno s’avvicino` al loro lavoro per fare un dispetto. Non sapendo che altro combinare, prese di tasca la chiave dell’Inferno e, con il taglio che hanno le chiavi, comincio` a piegare i denti della sega uno in qua e uno in la`, pensando di complicare loro la faccenda e aumentare la fatica. Quando i due santi tornarono all’opera trovarono che le cose si erano messe bene, perche´ facevano il quadruplo del lavoro con mezza fatica. San Giuseppe, che era del mestiere, s’accorse subito di come stavano le cose e disse: – Qui c’e` qualcuno che per farci un dispetto ci ha fatto un piacere... Dove sei, Maledetto? Vieni fuori che ti voglio ringraziare. Fece un segno di croce e il Demonio cadde con un tonfo dalla quercia, correndo via, maledicendo e imprecando alla sua sfortuna. San Giuseppe, riprendendo il lavoro, stabilı` che, da quel momento in poi, le seghe avessero i denti sterzati, come aveva fatto il diavolo (Aurelio Boccafredda, Leggende sacre e profane, con i tipi di Carlo Cassone, in Casale 1882, p. 65). La storia, con il Diavolo come protagonista si trova anche nella tradizione islamica. Il parlante italiano moderno dinanzi a questo proverbio sara` tentato di pensare alla masturbazione, ma tale significato per la parola sega e` molto piu` recente di questa storia. 862
Con che sega si fece l’uomo la prima sega?
pag 1495 - 04/07/2007
SEGANTINO
1432
.
Con quale arnese furono fatti i primi arnesi? Simile al problema se e` nato prima l’uovo o la gallina. Ma c’e` un perfido doppio senso. In quattro al segone e in due al cappone. Il segone era un grande telaio con una lama dentata centrale che serviva per tagliare a mano grossi tronchi per ridurli ad assi e veniva mosso da quattro operai. Il cappone per essere mangiato con gusto, va diviso in due (quando la fame era grande). 863
sacchi con gesso o con carbone per indicarne la proprieta`. I sacchi di una fattoria poi avevano un simbolo, un contrassegno tale che fosse riconosciuto anche dagli analfabeti. Cattivo segno quando non s’avverte il male. Il dolore e` un utile avvertimento della presenza di una malattia, cosa che consente di curarla per tempo, se manca si arriva troppo tardi con i rimedi. 870
Brutto segno quando il male c’e` e non si sente. Vedi anche Mal che non duole guarire non puole [M 279]. 871
SEGANTINO Il segantino era l’uomo che segava i tronchi per ridurli in tavoloni: lavorava in coppia o in un gruppo di quattro. 864 Zeppa e vino aiutano il segantino. Il lavoro era faticoso e il vino dava forza ai lavoranti che avevano nella zeppa un aiuto fondamentale, usandola per tenere distanziate le due parti del legno che stavano segando.
SEGGIOLA f Vedi Sedia. SEGNARE Chi ha matrigna di dietro la signa. Chi vive con la matrigna le fa le corna, gli scongiuri, la manda al diavolo senza essere visto. Segnare (signare con forma piu` antica) e` qui nel significato di ‘‘additare al disprezzo’’, ‘‘marchiare d’infamia’’, ‘‘gettare l’anatema e fare scongiuri, malefici’’ (cfr Battaglia, GDLI, alla voce). 865
Guardati dai segnati da Dio. Un pregiudizio vuole che chi ha un difetto fisico sia anche d’animo cattivo. Tali persone venivano chiamati segnati da Dio. Per un affine pregiudizio vedi anche Rosso mal pelo [R 989]. 866
867 868
Niun segnato da Dio fu mai buono. Disse Cristo a Turchi e Farisei: – Dio vi guardi dai segnati miei.
SEGNO 869 Ai segni si conoscono le balle. Dai gesti, dagli atteggiamenti, dai modi di fare si conoscono gli uomini, come dalle segnature si conosce il contenuto dei sacchi (balle). Una volta i carbonai e i mugnai usavano segnare i
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
La vergogna in un giovane e` buon segno. Il giovane che e` riservato, ha ritegno e si vergogna dei suoi errori, mostra d’avere educazione, animo gentile e senso critico. Desueto quanto il concetto che esprime. 872
Pallido nocchiero di tempesta segno vero. La preoccupazione di chi e` pratico, esperto d’una cosa, e` segno certo della gravita` della situazione. Il pallore e` indice di apprensione e di paura. Nocchiero o nocchiere, oggi termine quasi solo letterario, indica chi conduce o guida una nave, e quindi, in senso figurato, la guida. 873
SEGRETO Segreto tuo, segreto di Dio; segreto di due, segreto di tutti. Il segreto esiste solo quando lo conosce una persona sola: quando lo si rivela, anche alla persona piu` fidata del mondo, il segreto lo possono potenzialmente sapere tutti. 874
875
Segreto d’uno, segreto di Dio, segreto di due non e` piu` mio, segreto di tre, segreto di tutti.
876
Per mantenere un segreto bisogna essere in numero dispari e meno di tre.
877 Tre taceranno se due non vi sono. Per analogia. 878 Quel che sanno tre lo sanno tutti. Per analogia.
pag 1496 - 04/07/2007
1433 Quando si dice a quattro si pubblica il fatto, quando si dice a tre arriva fino al re, quando si dice a due passa a lei e a lui. L’ultimo distico significa che l’uomo lo dice alla sua donna e la donna al suo uomo, e quindi anche in tal caso parte una serie di rivelazioni che portano allo svelamento del segreto. 879
880
Segreto confidato non e` piu` segreto.
881
Il vero segreto sta nella tomba.
882
Quando l’ha saputo un dente l’han saputo gli altri trenta.
Quello che dici a uno lo dici a tutti. Delle femmine il segreto e` fragile come il vetro. Le donne difficilmente mantengono i segreti che vengono loro confidati. Sono pero` bravissime a mantenere i propri. Il segreto del quale una donna e` venuta a conoscenza e` in grave pericolo: la voglia di rivelarlo e` forte nella donna piu` che nell’uomo, cosı` vuole la voce del popolo. 883 884
Giammai il discreto dice a donna il suo segreto. Con discreto si intende qui ‘‘persona riservata’’. 885
Chi vuol essere discreto celi ogni segreto. Chi vuole usare discrezione non parli mai con nessuno di cose segrete che gli sono state confidate, anche di poco conto o ormai passate. 886
Segreti importanti non son pasto da ignoranti. Di uso toscano: le cose delicate, d’importanza non possono essere rivelate a chi non sa, non si conosce, non e` affidabile. 887
Si fa schiavo e non lo sa chi dice il suo segreto a chi no ’l sa. Colui che rivela il suo segreto a un altro ne diventa subito lo schiavo, dipende dalla sua discrezione e, in caso d’inimicizia sopravvenuta, puo` essere ricattato. Registrata anche la variante Servo d’altri si fa chi dice il suo segreto a chi no ’l sa. 888
889
Chi rivela il suo segreto vende la sua liberta`.
890
Di’ all’amico il tuo segreto e ti terra` il piede sul collo.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
SEGUIRE
Nella bocca del discreto cio` che e` pubblico e` segreto. La persona che usa riserbo e prudenza tace anche su quello che e` considerato di dominio pubblico: non fa piacere a nessuno sentir ripetere cose spiacevoli a suo riguardo, anche se sono conosciute. 891
892 Chi scopre il segreto perde la fede. Chi dimostra di non saper conservare il segreto non ottiene piu` fiducia ed e` a sua volta tradito dai suoi. Altri intende: chi scopre la realta` nella sua vera natura (conosce direttamente una persona, sperimenta una societa`, ecc.) si vaccina dalle illusioni, non crede piu` fideisticamente come prima. Vedi anche Chi piu` sa meno crede [S 388].
Giammai segreto dire: non sai se l’amicizia puo` finire. Non rivelare mai segreti delicati o pericolosi all’amico, anche se questo e` fidato, perche´ le amicizie finiscono e i segreti poi scottano. 893
La tua camicia non sappia il tuo segreto. Non devi confidare un segreto neppure a chi non ode e non parla. 894
Se segreti vuoi sapere nello sdegno [dolore / disgusto] e nel piacere. Cioe` cerca di scoprirli in quelle situazioni: sono i momenti nei quali piu` facilmente gli uomini si confidano. 895
Chi serba il segreto in ogni terra mette la pace e toglie la guerra. I dissidi nascono dal riferire fatti, discorsi, dicerie. Chi se ne astiene, tace, evita contrasti e mette pace. 896
Chi e` segreto in ogni terra mette pace e leva guerra. Variante del precedente, con segreto nel senso di riservato. 897
SEGUIRE 898 Chi mi vuol ben mi segua! Invito ai dubbiosi a seguire o ad aver fiducia: alle parole segue sempre un gesto risolutivo che attende risposta nel contesto di persone. Vedi anche con significato vicino: Chi non e` con me e` contro di me [A 720]. Un chiaro esempio di facezia proverbiale decurtata della parte esplicativa: riecheggia il testo evangelico: ‘‘Chi non prende la sua croce e mi segue,
pag 1497 - 04/07/2007
SEI
1434
.
non e` degno di me’’ (Matteo 10.38, Luca 14.27) nonche´: ‘‘Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua’’ (Matteo 16.24, Marco 8.34, Luca 9.23). Quel ch’e` seguito non puol tornare a dietro. Chi si mette alla testa degli altri non puo` fermarsi, anche se s’accorge d’aver sbagliato: chi lo segue lo travolgerebbe. Antico, ma non scomparso dall’uso. 899
Quello che il fato vuol forz’e` che segua. Quello che e` destino non puo` cambiare ed e` necessita` che accada. Antico, ma anch’esso ancora noto. 900
SEI 901 Sei piedi di terra ci pareggian tutti. Con la morte si raggiunge l’uguaglianza degli uomini. Sei piedi (un po’ meno di due metri) e` la profondita` tradizionale della fossa. 902 Dove mangiano sei, mangiano sette. Dove ci sono diverse persone a tavola si puo` aggiungere un commensale senza che vi sia danno per nessuno. Dichiarazione di ospitalita` e accoglienza.
Sei cose deve avere chi vuol far vita buona: poco cervello, poco cuore, poca coscienza, faccia di bronzo, schiena pieghevole e buona salute. Deve essere superficiale e non aver problemi; deve mancare di sentimento per non soffrire; non essere coscienzioso, essere sfacciato, adattarsi alle situazioni e piegarsi ai potenti; e infine non esser malato, unica caratteristica davvero raccomandabile, anche se non morale. 903
Sei cose son cattive in abbondanza: pulci nel letto, mosche in cucina, ubriachi per la strada, lumache sui cavoli, frati in paese e cavallette per aria. Un numero eccessivo di frati provocava una serie di problemi tra i conventi per accaparrarsi i fedeli, promuovere la devozione ai propri santi. 904
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Sei cose non hanno fermezza: gioco di carte, amore di donna, tempo d’inverno, cerchio di luna, corso di vento e favor di sovrano. Il cerchio della luna aumenta e diminuisce continuamente, il vento muta direzione e il sovrano da` la sua benevolenza seguendo il proprio interesse e i consigli dei cortigiani. 905
Sei cose non si sbaglia mai a fare: aiutare chi soffre, pregar per chi muore, chiuder bene le porte, pensar male dei vicini, non rispondere al pazzo e non dire mai a uno che ha le corna. Chiudere bene le porte assicura dalle correnti e dai ladri, pensare male dei vicini previene gli inganni, non rispondere al pazzo evita brutte reazioni e dire a uno che la moglie e` infedele ha sempre attirato lo sfogo della sua rabbia. 906
SELCE Roccia sedimentaria silicea a grana fine. 907 Terren da selce, terren da vino. Nel terreno siliceo cresce bene la vite, pianta che richiede terreni freschi, sciolti e poco calcarei, in declivi asciutti.
SELLA Chi sta tra due selle si trova col culo in terra. Chi pretende di conseguire due risultati, di ottenere due vantaggi diversi contemporaneamente, ovvero conseguire un fine puntando su due aiuti contrapposti, assume una posizione ambigua e aspetta a schierarsi quando sara` sicuro chi e` il vincitore, sovente perde tutto. Vedi anche Chi vuol sedere su due seggiole finisce col culo sul lastrone [S 854]; Chi vuol tenere il piede in due staffe cade da cavallo [S 2002]; Chi due lepri caccia una non prende e l’altra lascia [L 521]; Chi serve a due padroni non contenta nessuno [P 70]. 908
909 Sella ferisce e sella guarisce. Le escoriazioni che la sella produce sulla groppa del giovane cavallo guariscono da sole con l’abituarsi alla sella. Non occorre quindi preoccuparsi: solo badare a che non subentrino infezioni: l’uso della sella guarisce da solo le ferite.
pag 1498 - 04/07/2007
1435 910 La sella non e` fatta per l’asino. La sella non e` adatta a questo animale in quanto l’asino non e` da cavalcare altro che per brevi tratti. Per portare pesi sull’asino si usa il basto. Le cose onorevoli o impegnative non si affidano a chi non ne sa far uso.
Chi ha il cavallo non ha la sella e chi ha la sella non ha il cavallo. Manca sempre qualcosa per essere felici. Chi ha non puo` godersi quello che possiede e chi potrebbe goderselo non ce l’ha. Per dire quello che esprime l’assai piu` diffuso Chi ha denti non ha pane... [D 198]; ma vedi anche Va la farina a chi non ha i sacchi e i sacchi vanno a chi non ha la farina [F 352]; Al ricco manca la salute e al povero i quattrini [R 489]; La gallina ha tante penne e non sa scrivere [G 86]. 911
SELVA Nella visione popolare del passato la selva e` materia vivente, organizzata, che si anima di continue presenze: micidiali e insidiose come le belve, i serpenti, i veleni delle erbe e dei funghi; ma anche benefiche, come i frutti, le sorgenti, i ruscelli, le grotte, gli animali, gli uccelli con il loro canto. La foresta e` dunque un mondo chiuso, intricato, segreto, cosparso di semi di vita e insidie di morte: nella fiaba, nel mito, puo` essere luogo di smarrimento e di perdizione, come la selva dantesca; o luogo dove fuggire il contatto nefasto dei malvagi, isolarsi, sopravvivere in spelonche, mangiando bacche e radici, e dove si ritrovano la vita e la salvezza, attraverso la solitudine, la meditazione e il silenzio. Come nel caso degli eremiti: san Benedetto, san Romualdo, san Giovanni Gualberto e san Francesco. Vi si trovano fate, streghe, diavoli, santi, briganti, folletti, orchi, ninfe, carbonai, taglialegna e l’uomo selvatico. 912 Nella selva piove due volte. Quando piove e quando grondano gli alberi al muoversi del vento. 913 Anche le selve hanno orecchi. Laddove esiste un luogo per nascondersi non c’e` sicurezza d’essere soli. Stolto pensare di non essere visti o ascoltati: c’e` sempre la possibilita` che qualcuno veda e ascolti senza essere visto. Vedi anche I muri hanno orecchi [M 2250]. 914 Non c’e` selva senza uccelli. Non c’e` luogo che non si adatti alle necessita` di qualche essere vivente.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
SEMENTA / SEMENTE
915 Non c’e` testa unta senza pidocchi. Per analogia. Si diceva una volta quando usavano le brillantine che, unite alla scarsa igiene, facevano pensare a un terreno di coltura ideale per certi parassiti. Il proverbio e` volto contro chi ha l’uso d’impomatarsi i capelli. 916 Non c’e` fiera senza imbroglio. Per analogia. In ogni mercato ci sono degli imbroglioni. Erano i ciarlatani che un tempo vendevano alle fiere pomate, medicine, cerotti miracolosi che non valevano nulla, insieme a ritrovati e attrezzi di poca durata. Per le fiere d’un tempo questa era una vera piaga e le piu` grandi fiere, come quella di Senigallia, avevano nello stesso recinto tribunale e magistrati che condannavano immediatamente gl’imbroglioni presi sul fatto. 917 Non c’e` pantano senza ranocchi. Per analogia. Non c’e` luogo di acqua torbida dove non ci siano rane. Con la sfumatura di significato per cui tende piuttosto a sottolineare che non c’e` situazione torbida, confusa, tumulto e sommossa, dove non sguazzi qualcuno che ci vive bene e che approfitta per fare i propri affari.
Quando i serpenti escono, c’e` il fuoco nella selva. Quando i malvagi escono allo scoperto e` avvenuto qualcosa di preoccupante nei loro rifugi: e` arrivato qualcuno peggiore di loro. 918
SEMENTA / SEMENTE f Vedi Novembre, Seminare. 919 Semente in terra speranza nel cielo. Fatto il lavoro l’uomo confida che il tempo sia propizio e il destino favorevole. Al lavoro umano si deve unire anche la fortuna. Vedi anche Terra coltivata raccolta sperata [R 19]. 920 Semina in terra e spera in Cielo. Per analogia. 921 Chi semina confida. Chi semina ha fiducia nella vita, spera nel domani, vede comunque un futuro accettabile. 922
Getta in terra e spera in Dio.
923
Semente rada non fa vergogna all’aia.
pag 1499 - 04/07/2007
SEMINA
Si riferisce soprattutto al grano e al granturco: la pianta posta rada si sviluppa di piu` e aumenta la produzione rispetto a quella fitta. Vale un po’ per tutte le semine. Chi tarda la sementa per un anno stenta. Chi ritarda a seminare, il grano soprattutto ma anche le altre cose, avra` un magro raccolto e dovra` tirare la cinghia fino al nuovo raccolto. Vedi anche Chi semina presto non si pente mai [S 946]. 924
Novembre e` il fior della semente. Novembre (la prima parte) e` il periodo migliore per la semina. Il proverbio si riferisce alle zone meridionali; nel centro e nel nord d’Italia la semina di novembre e` tardiva, vedi A san Martino la sementa del poverino [M 831]. 925
926 Cattiva semente cresce in ogni luogo. Le piante infestanti nascono dovunque, allignano con facilita` e crescono rigogliose. Le persone poco raccomandabili si trovano in ogni ambiente; vedi anche La malerba cresce in tutti gli orti [M 398]; La malerba non teme inverno [M 402].
Chi si mangia la semente tardi se ne pente [muore pezzente]. Chi per bisogno, o fame, mangia quello che deve lasciare per la semina si trova poi a non poter seminare quando e` il tempo e finisce alla fame. 927
928
1436
.
Chi si mangia la semente per un anno non mangia niente.
SEMINA I proverbi della semina in larga parte fanno riferimento a quella del grano. Ottobre e` il mese della semina di questo cereale, che un tempo poteva proseguire fino a novembre. La terra, opportunamente arata e spianata, riceve il seme che si ha cura di spargere quando non c’e` pericolo di forti perturbazioni atmosferiche che potrebbero guastare il lavoro affogando il seme medesimo. f Vedi Novembre, Sementa, Seminare. 929 Ogni semina ha la sua stagione. Ogni lavoro deve essere fatto nel tempo opportuno. Ogni cosa vuole essere trattata a suo modo. Ogni fatto ha la sua regola. Vedi anche Ogni cosa ha la sua stagione [C 2353]. Le semine dei campi e degli orti seguono un
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
calendario preciso che veniva fornito dagli almanacchi con l’indicazione dei tempi di semina e della luna appropriata. 930 Ognun di quel che ha fa semina. Ognuno coltiva quello che ha, sviluppa le proprie doti, valorizza le sue capacita` e i suoi beni. Anche: ognuno disperde, spreca quello che ha in abbondanza, vedi anche Chi n’ha ne semina e chi non n’ha ne raccatta [S 950].
SEMINARE f Vedi Raccogliere, Trebbiare. 931 Chi semina raccoglie. Chi mette in opera attivita` e imprese raggiunge risultati e guadagni. Chi lavora a suo tempo, al momento buono ottiene i frutti della sua opera. Chi educa, prepara, prevede avra` i frutti della sua attivita`. Questi proverbi sono usati quasi solo metaforicamente. 932 Chi non semina non raccoglie. Reciproco del precedente. Da confrontare san Paolo, Seconda lettera ai Corinzi 9.6 ‘‘Tenete a mente che chi semina scarsamente, scarsamente raccogliera`’’. 933 Quello che si semina si raccoglie. Molto vivo e diffuso. Quello che si fa nella vita ci si ritrova: chi fa del bene trova riconoscenza, chi fa del male ritrova odio e avversione. Anche in questo caso e` possibile l’influsso di un passo della Lettera ai Galati (6.7) di san Paolo: ‘‘Non vi fate illusioni; non ci si puo` prendere gioco di Dio. Ciascuno raccogliera` quello che avra` seminato’’. Registrato spesso anche nella forma invertita Si raccoglie quel che si semina.
Chi ben semina ben raccoglie. Chi piu` semina piu` raccoglie. Chi fa di piu` si ritrova di piu`. 934 935
936 Ognuno raccoglie quel che ha seminato. Vedi anche Quel che si semina da giovani si raccoglie da vecchi [G 631]. 937 Tale semente tale raccolta. Nella forma piu` simile a quella della massima latina, Ut sementem feceris, ita metes ‘‘A seconda della semente che hai fatto mieterai’’, che deriva da un passo di Cicerone (De oratore 2.65.261), e che nel Medioevo, in considerazione anche dei punti di contatto con simili affermazioni di ascendenza biblica e` registrata con numerose variazioni. Vedi anche Chi semina virtu` fama raccoglie [V 977].
pag 1500 - 04/07/2007
1437 938 Chi semina vento raccoglie tempesta. Deriva dalla Bibbia, da un passo del profeta Osea (8.7): ‘‘Poiche´ hanno seminato vento, raccoglieranno tempesta; i germogli non daranno farina e, se ne faranno, la divoreranno gli stranieri’’. Da confrontare anche Giobbe 4.8: ‘‘Per quanto io ho visto, chi coltiva iniquita` , chi semina affanni, li raccoglie’’, espressione che si ripete anche nel latino della Vulgata: (Quia) ventum seminabunt et turbinem metent. Vedi anche Chi semina cardi raccoglie spine [C 708]; Chi di spada ferisce di spada perisce [S 1728]; Chi la fa l’aspetti [F 241]. 939
Chi mal semina mal raccoglie.
940
Chi semina spine si punge.
941 Chi semina spine non s’aspetti lattughe. Vedi anche Chi tiro` sassate non si puo` aspettare confetti [C 2012]. 942
Chi semina malizia obbrobrio miete.
Chi semina guai raccoglie malanni. Vedi anche Chi mal fa, male aspetti [F 243]. 943
Chi tardi semina tardi raccoglie. Si riferisce propriamente alla semina del grano, lavoro fondamentale e decisivo per la campagna, che puo` essere fatto tra ottobre e novembre. La scelta dei tempi era condizionata dalle condizioni meteorologiche e ogni periodo comportava una serie di vantaggi o d’inconvenienti (vedi Semina). Era quindi un proverbio tecnico: sappiate che se seminate il grano tardi, dovrete raccoglierlo nel periodo piu` caldo e secco di luglio, quando l’aridita` apre le spighe e disperde i chicchi nei campi. Vedi anche Chi tarda la sementa per un anno stenta [S 924] ; Seminare decembrino vale meno d’un quattrino [D 179]. Il proverbio ha anche una sua verita` generale che riguarda altre piante che si vogliono avere a maturazione prima o dopo, ma enuncia una cosa piuttosto ovvia. Mentre nell’uso traslato il detto suona come un rimprovero verso chi indugia, non fa tempestivamente una faccenda e se ne deve pentire a suo tempo. Particolarmente per chi si sposa o ha i figli in tarda eta`. 944
945 Chi semina in ottobre miete a giugno. Raccomandazione di fare la semina, ma in realta` tutte le cose, nei tempi canonici. 946
Chi semina presto non si pente mai.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
SEMINARE
Seminar di buon’ora fa bene per natura e tardi sempre bene per ventura. Seminare presto e` cosa buona per avere abbondante raccolto, ma se non e` possibile farlo presto, e` bene seminare anche tardi: puo` darsi che il tempo sia comunque propizio, il caso (ventura), la fortuna assistano. 947
Presto per natura, tardi per ventura. Della semina, ma si dice anche del matrimonio. 948
949
Meglio seminar troppo presto che troppo tardi.
Chi n’ha ne semina e chi non n’ha ne raccatta. Quando cadono i soldi in terra, segno superstizioso di perdita e sfortuna, si dice (come scongiuro, anche se pochi ormai l’avvertono) la prima parte del detto, nella quale si imputa il fatto a grande abbondanza. Si risponde di solito con la seconda. In senso piu` generico: chi ha molto disperde e chi non ha nulla raccoglie. Vedi anche Ognun di quel che ha fa semina [S 930]. 950
Chi ne ha ne mangia e chi non ne ha s’arrangia. Per analogia: chi ha consuma e chi non ha fa come meglio puo`. 951
952 Chi non ne ha non ne versa. Chi non ha soldi non solo non li perde ma neppure paga.
Chi semina sulla strada stanca i buoi e perde la semina. Chi per comodita`, ignavia, fa le cose in modo sbagliato perde la fatica e il danaro. Fa riferimento alla Parabola del seminatore (Matteo 13.3), nella quale un contadino getta il seme nella terra e in luoghi non adatti. 953
Chi semina nelle lacrime miete nella consolazione. Chi lavora nella difficolta`, raccoglie i frutti nella gioia. Dal versetto biblico, tuttora proverbiale in latino: 954
Qui seminant in lacrimis in exultatione metent ‘‘Coloro che seminano nelle lacrime mieteranno nella gioia’’ (Salmi 126.5). 955
956
Seminare tra lacrime e mietere con giubilo.
pag 1501 - 04/07/2007
SEMINARE
Piu` rara e libera traduzione del precedente; tra il proverbio e il modo di dire, come anche ‘‘Seminare pianto e mietere giubilo’’, usato come sinonimo, ma che significherebbe propriamente: ottenere da premesse incerte, oggetto di lamento, risultati consolanti. 957
Chi semina in pianto raccoglie in canto.
Se volete ben falciare non tardate a seminare. Ulteriore raccomandazione di semina tempestiva. Vedi anche Seminare decembrino vale meno d’un quattrino [D 179]. 958
Chi semina e non custode assai tribola e poco gode. Custodire qui ha senso di ‘‘concimare’’ e genericamente assistere le piante nella crescita, allontanare gli uccelli dai seminati. 959
960
1438
.
Chi semina e non custodisce tribola e patisce.
Semina buon gran e avrai buon pan. Chi sceglie per semente il grano buono avra` pane di buona qualita`. Anche metaforico per qualsiasi cosa che dovra` a suo tempo dare buona prova di se´. 961
Chi semina buon grano avra` buon pane; chi semina lupino non avra` ne´ pan ne´ vino. Il lupino (vedi la voce) e` una leguminosa che da` un prodotto di scarso valore. 962
Chi semina con l’acqua raccoglie col paniere. Naturalmente non con la pioggia forte, ma con acqua leggera, la quale lega subito il seme alla terra, evitando che sia poi beccato dagli uccelli. 963
Chi semina nella polvere faccia granai di rovere. Si oppone al precedente: la stagione davvero migliore per seminare e` l’autunno secco; ci vorranno granai davvero resistenti (di rovere) per non crollare sotto il peso delle messi raccolte. 964
Non cessar per gli uccelli di seminar piselli. Non ci si deve scoraggiare per le difficolta` e i piccoli ostacoli: non e` per il fatto che gli uccelli becchino nei seminati che si deve smettere di seminare. 965
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
966
Per i piccioni non si tralascia di seminare.
Chi semina in rompone raccoglie in brontolone. Chi semina nel terreno appena rotto dal vomere, senza che sia rotto ed erpicato (vedi Erpicatura), prepara una cattiva raccolta: raccoglie brontolando. Rompone e` termine toscano che indica il campo sottoposto ad una sola prima aratura e quindi non preparato opportunamente per la semina. 967
Lavora e abborraccia, ma semina prima che ghiaccia. Datti da fare, fai le cose rapidamente, anche senza tanta cura, ma non arrivare con la semina ai giorni di gelo. 968
Uno semina e un altro [l’altro] raccoglie [miete]. A volte il frutto d’un lavoro non e` goduto da chi l’ha fatto, ma da chi viene dopo e magari non lo merita. La fonte diretta e` il Vangelo (Giovanni 4.37), dove si legge: Alius est qui seminat et alius est qui metit ‘‘Uno e` colui che semina e un altro colui che miete’’. La frase (attestata anche come massima a se´) ha nel contesto evangelico un valore positivo, perche´ Gesu`, intende dire che se lui semina il seme della buona novella i discepoli ne raccoglieranno i frutti; cita pero` la frase espressamente come detto tradizionale, il cui probabile valore corrente era invece negativo (come si capisce anche dal confronto con Michea 6.15 ‘‘Seminerai ma non mieterai’’), con riferimento allo sfruttamento del lavoro altrui. In questo senso e` inteso dai paremiografi greci l’identico ‘‘Alcuni seminano, ma altri mieteranno’’, di cui si registra l’equivalente latino nel Medioevo (Alii sementem faciunt, alii metent), e questo e` il senso dominante nelle numerose tradizioni europee che presentano il proverbio. 969
Semina chi e` loquace e raccoglie chi tace. Chi parla diffonde idee, progetti, proposte; chi ascolta fa tesoro e utilizza quello che sente per fare i propri affari e il suo interesse. Altri: nel momento del progetto si fanno molte parole; chi realizza si concentra e lavora. 970
971 Chi parla semina e chi tace raccoglie. Vedi anche Chi ascolta compra e chi parla vende [A 1341]. 972
Bene si semina quel che si da` ai poveri.
pag 1502 - 04/07/2007
1439 Quello che e` dato in aiuto ai bisognosi e` ben impiegato e dara` il suo frutto. Vedi anche Chi da` al povero presta a Dio [P 2313]. Semina grano sancti Egidii, Avena, orzo Benedicti, Canapa Urbani, Rape, vecce Chiliani, Fagioli Gregorii, Lenti Iacopi Minoris, Cipolle Ambrosii, Erbolina verde Tiburti, Erbaggi Urbani, Carote sancti Galli, Fa’ salsicciotti Martini, Compra cacio Vincula Petri, Prendi quaglie Bartholomaei, Compra legna Johannis Se vuoi averla Michaelis, Rifa’ la casa Sixti, Riscaldala Natalitia Christi, Mangia oche Martini E bevi vino per circulum anni. Il proverbio indica alcuni tempi delle semine, i principali alimenti stagionali e da` consigli sul tempo piu` adatto per mangiarli o fornirsene quando sono piu` a buon mercato e hanno i migliori requisiti. La semina autunnale va fatta verso sant’Egidio (1 settembre), la data prematura per i nostri climi indica il Nord Europa come origine del proverbio. Infatti il santo e` originario di quella zona ed e` venerato particolarmente in Belgio, Olanda, Francia. L’avena e l’orzo vanno seminati per san Benedetto (21 marzo); le rape e le vecce per san Chiliano (8 giugno); i fagioli a san Gregorio (12 marzo); le lenticchie per san Giacomo minore (1 maggio); le cipolle a sant’Ambrogio (4 aprile); insalatina barba dei frati per san Tiburzio (14 aprile); gli erbaggi per sant’Urbano martire (8 marzo); le carote per san Gallo (16 ottobre). Fai le salsicce per san Martino (11 novembre); compra il cacio per san Pietro in Vincoli (1 agosto). Prendi quaglie per san Bartolomeo (25 agosto). Compra la legna per san Giovanni (24 giugno) se vuoi averla per san Michele (29 settembre). Restaura la casa per san Sisto II (6 agosto, periodo caldo in cui asciuga la calce e non disturbano le aperture); riscaldala per Natale; mangia oche per san Martino (11 novembre) e bevi vino tutto l’anno. Si tratta di uno dei promemoria calendariali che venivano compilati dai monaci (si noti la forma di genitivo latino in cui sono i nomi dei santi) e hanno trovato larga diffusione fino a tempi relativamente recenti attraverso i lunari e gli alma973
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
SEMOLA
nacchi. Ovviamente, come tutti i proverbi di questo tipo, si presta ad essere usato nella lingua parlata soprattutto a pezzi, adatti per la situazione contingente. Un’altra versione registrata e` la seguente: ‘‘Mangia oche Martini, 11 novembre Salsiccia in festo Nicolai, 6 dicembre Agnello Blasii, 3 febbraio Aringhe Oculi mei semper, sempre Uova Paschae, quando cade Fragole Iohannis Baptistae, 24 giugno Capretto in festo Pentecostis, 50 giorni dopo Pasqua Piglia quaglie Bartholomaei, 25 agosto Fa’ fuoco Natalitia Christi, 25 dicembre Semina grano Evaristi, 26 ottobre Avena, orzo Benedicti, 21 marzo Rape Colomanni, 13 ottobre Erbaggi Damiani, 12 aprile Imbotta Martini, 11 novembre E bevi vino per circulum anni, sempre’’. Naturalmente tutte le date indicate fanno riferimento al vecchio calendario liturgico. SEMINARISTA Colui che vive nel seminario preparandosi alla vita sacerdotale. I seminari furono istituiti dal Concilio di Trento. Seminaristi per uno buono cento son tristi. Di coloro che si dedicano alla vita religiosa pochi hanno l’animo di seguire davvero quello che dicono i Vangeli: molti lo fanno per altri interessi meno nobili. 974
SEMOLA Il residuo della macinazione dei cereali: trova diversi utilizzi alimentari, ma di per se´, non lavorata, e` materiale di nessun pregio, da usare come cibo per i polli. 975 Chi si fa semola e` beccato dai polli. Chi si considera poco o non si fa valere viene sopraffatto dai prepotenti, e anche dai meschini. Chi non provvede a farsi una situazione sicura e difesa viene oppresso e soverchiato. Vedi anche Chi pecora si fa il lupo se lo mangia [P 987].
Chi vede buona semola puo` sperare buona farina. Da quello che si scarta si capisce il valore di quello che si tiene; quando e` buono quello che si getta via sara` migliore quello che si conserva. 976
pag 1503 - 04/07/2007
SEMPLICE
1440
.
Chi disprezza la semola pensa male della farina. Chi vede che lo scarto e` cattivo, pensa che anche quello che e` stato scelto non sia poi di grande qualita`. 977
SEMPLICE Il difficile si fa semplice, ma il semplice non si spiega. La vera difficolta` consiste nel far comprendere quello che e` semplice, non cio` che e` complesso. 978
979 Il semplice non si spiega. Quello che sussiste nella sua ultima determinazione non si puo` spiegare in alcuno modo, si conosce solo per intuizione. La complessita` si puo` scindere in parti semplici e quindi e` come un panno che si apre dalle sue pieghe e si conosce nella sua entita`.
Piu` del semplice non si spiega. Quando l’operazione del conoscere arriva al semplice si ferma l’esplicazione (non vi sono piu` pieghe) e la mente non ha che l’intuizione. I concetti primitivi non si spiegano. Per semplice s’intende ‘‘l’elemento dell’ultima suddivisione possibile’’. 980
` SEMPLICITA 981 O sancta simplicitas! ‘‘O santa ingenuita`!’’ Esclamazione che, secondo il contesto, ha senso di commiserazione, o di comprensione verso chi fa o dice qualcosa senza conoscerne l’importanza o la gravita`, senza rendersi conto del male che commette, credendo magari di far bene. Sono le parole che avrebbe detto sul rogo il riformatore religioso boemo Jan Hus (1369 ca.1415), nel vedere una vecchietta che portava un piccolo pezzo di legno per aumentare il fuoco del suo supplizio.
Perdona perche´ non sanno quello che fanno! Per analogia. Si dice per scusare, ovvero rimarcare l’incoscienza di chi non si rende conto di quanto comportano le sue azioni. Sono le parole di Cristo sulla croce per perdonare i suoi carnefici (Luca 23.34). 982
Il consiglio del traditore e` come la semplicita` della volpe. Il consiglio del traditore e` falso, o comunque non e` cosa di cui ci si deve fidare, in quanto una persona del genere e` sempre disposta a 983
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
tradire, nel proprio interesse, anche coloro dalla parte dei quali e` passato. Cosı` la volpe, soprattutto quella delle favole, che usa la sua proverbiale furbizia sempre nel proprio esclusivo interesse, proprio quando finge d’essere ingenua o finge d’ingannarsi, credere alle parole, alle promesse. SEMPRE f Vedi Moglie, Mai. 984 Il sempre si spera. Sempre e` una parola che non puo` essere collegata con la certezza, per cui va solo con la speranza. 985 Il sempre si spera e il mai non si crede. Quando si desidera una cosa si crede prima o poi di poterla raggiungere e non ci si rassegna all’impossibilita` che cio` si realizzi. 986 Sempre cosı` e qualche volta meglio. Si dice scherzosamente dopo un pranzo, una festa, un momento di allegria, di fortuna. 987 Sempre se ne va il meglio. Della vita si perde continuamente la parte migliore: quella della gioventu`, della maggior forza, della maggiore speranza. 988 Gioia e sciagura sempre non dura. Il bene e il male vanno e vengono, non sono condizioni permanenti, stabili. Vedi anche Non c’e` disgrazia tanto grande che non abbia la sua consolazione [D 621]; Soffri il male e aspetta il bene [S 1411]; La ruota della fortuna gira anche di notte [F 1173]; La fortuna non gira sempre dalla stessa parte [F 1180].
Il sempre affaticare non puo` molto durare. La continua fatica non puo` durare troppo a lungo: viene la malattia a imporre il riposo. 989
SENESE f Vedi Fiorentino.
Panno senese si rompe prima che si metta addosso [in dosso]. Vecchio proverbio che la dice lunga sulla rivalita` commerciale tra Firenze e Siena. 990
Chiacchiera di senese non mosse mulino. I senesi sono ritenuti dai toscani e in particolare dai fiorentini, a cominciare da Dante, gente vana, brava a parole, ma poco ai fatti, chiacchieroni e millantatori. 991
pag 1504 - 04/07/2007
1441 SENIGALLIA Citta` marittima delle Marche fu sede di una celebre Fiera, che era una delle piu` antiche e celebrate d’Europa, dove accorrevano i mercanti di tutte le rive dell’Adriatico. Istituita nel XIII sec. si teneva in luglio. Perse la sua importanza nel 1870, quando fu abolito il porto franco. 992 Senigallia, mezzi ebrei, mezza canaglia. Alla fiera di Senigallia, cosı` grande e importante si recavano molti mercanti ebrei, e molti imbroglioni che in queste circostanze non mancano mai. Era presa come esempio di confusione, ressa, folla.
Come alla fiera di Senigallia: – Chi ha avuto ha avuto. Pare che, chiusa la fiera, nessuno potesse piu` reclamare sulle contrattazioni e gli scambi. Vedi anche Chi ha dato ha dato, chi ha avuto ha avuto [A 1670]. 993
Fare come il potesta` di Senigallia che comandava e faceva da se´. Definisce quelle persone che non aspettano che altri faccia quello che esse ordinano e lo fanno da sole; ovvero chi, pur avendo aiuti, si contenta meglio, o soltanto, facendo da solo. Con lo stesso senso in vari dialetti settentrionali si usa fare il nome di un antico podesta`, storicamente poco precisabile, che avrebbe avuto per antonomasia questa caratteristica: nel dialetto triestino si ha el podesta` de Muja (Muggia), a Venezia si dice invece ’l podesta` de le Gambarare, alludendo a un piccolo villaggio nel cui comune non esisteva ne´ un segretario, ne´ un cursore, ne´ un inserviente e il sindaco provvedeva a tutto. 994
SENNO Sinonimo di intelligenza e prudenza, ma anche di buon senso, e qualche volta anche di saggezza. f Vedi Astuzia, Cervello, Furbizia, Giudizio, Saggezza, Sapienza. 995 Del senno di poi sono piene le fosse. Molto diffuso per dire che tutti sanno cosa si sarebbe dovuto fare quando le cose sono gia` avvenute; anche quelli che sono morti per imprevidenza, azzardo, ignoranza, errori di calcolo forse lo saprebbero. Vedi anche Dopo il fatto ognuno e` savio [F 418]; Be’ mi’ ciuchi! [C 1650]; Dopo l’errore ogni asino e` dottore [E 150].
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
SENNO
996 Dopo la guarigione son tutti dottori. Per analogia.
Dopo il fatto anche i pazzi sanno dare consigli. Per analogia. 997
998 A nave persa, tutti capitani. Dopo che la nave e` affondata, tutti dicono di sapere come la avrebbero condotta in porto. Per analogia. 999 Chi ha senno lo mostra. Chi ha giudizio non lo puo` nascondere, lo rende evidente a tutti con le parole e il comportamento. 1000 Di rado s’affratellano bellezza e senno. Bellezza e intelligenza, tanto meno saggezza, si trovano raramente insieme. Vedi anche Bella maschera non ha cervello [M 902] ; Forma raro cum sapientia [B 280]. 1001 A chi fortuna suona, poco senno basta. Chi ha con se´ la fortuna puo` fare a meno anche dell’intelligenza e della saggezza. Vedi anche Meglio nascer fortunato che bello [F 1253].
Tanti vendono senno che avrebbero bisogno di comprarlo. Molti si atteggiano a sapienti e danno consigli, precetti agli altri, quando ne avrebbero tanto bisogno per se stessi. 1002
1003 Ognuno spende il suo senno. Tutti vivono governandosi con il proprio cervello: chi ne ha di piu` vive meglio. 1004 Chi ha senno ebbe la nobilta` da Dio. Fu privilegiato da Dio sugli altri come con un segno di nobilta` , che evidentemente vale molto piu` della nobilta` data dai re. 1005 Il senno non vien prima degli anni. Il senno non arriva mai se non con la maturita` e i capelli bianchi. Prima predomina l’impulso, l’istinto, la passione, il sentimento. Vedi anche L’intelletto non vien prima degli anni [I 354]; Il giudizio viene tre giorni dopo la morte [G 750]; Il giudizio arriva sempre tardi [G 752]; La ragione va con la stagione [G 754].
Il senno vien con gli anni e se ne va con gli anni. Il senno scompare anche con l’estrema vecchiaia, quando svaniscono oltre le forze fisiche anche le facolta` della mente. 1006
1007
Col senno degli altri si va poco lontano.
pag 1505 - 04/07/2007
SENSO
1442
.
Usando il cervello del prossimo si procede un poco, ma non si puo` fare un intero cammino perche´ viene il momento in cui o non serve o ci abbandona.
Cervello, quattrini e religiosita` (anche fedelta`) esistono in quantita` molto minori di quello che si dice in giro. Vedi anche Quattrini e santita`, la meta` della meta` [Q 84].
Quando Dio vuol punire un uomo gli toglie il senno. La punizione divina di colui che ha gravemente peccato consiste nel togliergli la ragione, in modo tale che e` lui stesso a procurarsi la rovina. E` la variante italiana del seguente latino, tuttora ripetuto:
1015 Tutto il senno non e` in una testa. Per quanto uno sia intelligente e saggio non puo` pensarle tutte bene e meglio di tutti.
1008
1009 Quos Deus perdere vult, dementat prius. ‘‘A coloro che vuole mandare in rovina, Dio prima toglie il senno’’. La frase, di cui si hanno traduzioni e adattamenti nelle principali lingue europee, sembra essere stata coniata in questa forma nell’Inghilterra del XVII sec., ma in realta` il concetto ha ascendenza antica: chiarissimo al riguardo il parallelo offerto da un frammento di una tragedia di autore ignoto (455 Sn.-K.): ‘‘Quando la divinita` appresta a un uomo dei mali, per prima cosa travia la mente di colui contro cui macchina’’, ma anche da Sofocle, Antigone 622624, ‘‘ritenere bene cio` che e` male accade a colui, la cui mente un dio conduce a rovina’’, mentre nella raccolta di Publilio Siro (S 29) la divinita` in questione e` identificata direttamente con la Fortuna: Stultum facit Fortuna, quem vult perdere ‘‘La Fortuna rende folle colui che vuole rovinare’’. 1010
Quando Dio vuol punire dal senno l’uomo [dal vero senno ci] fa uscire.
1011 A chi Dio vuol castigare leva il cervello. Variante di area toscana. 1012 Il danno toglie il senno. Una grave disgrazia puo` far perdere la ragione o l’equilibrio mentale, per cui il danno e` totale. Nell’Orlando innamorato (45.4) del Berni si legge: ‘‘Ed un certo proverbio cosı` fatto / dice che il danno toglie anche il cervello; / e che chi e` rubato, come matto / ne va dando la colpa a questo e quello’’. 1013 Senno vince astuzia. L’assennatezza, l’avvedutezza, la prudenza vincono e scoprono i tranelli che tende la furbizia. 1014
Senno, denari e fede ce n’e` men che non si crede.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1016 Onora il senno antico. Porta rispetto alla saggezza del passato: ai vecchi, alle scritture sapienziali, ai proverbi, perche´ la` c’e` la vera saggezza.
SENSO 1017 I sensi ingannano. I cinque sensi con cui noi conosciamo il mondo esterno sono fallaci e possono ingannare: non sempre quello che si vede, si sente e` vero; non sempre le cose stanno come ci indicano i sensi. 1018 I sensi ingannano e la ragione sragiona. I sensi sono ingannevoli e la ragione puo` seguire procedimenti errati. Sia coi sensi che con la ragione non siamo mai sicuri d’avere in mano la verita`.
Ogni cosa non puo` andare a nostro senso. Non tutte le cose possono andare secondo il nostro sentire, come noi crediamo che debbano essere. Senso qui a valore di modo di sentire, pensare, vedere. 1019
Il buon senso e` utile anche quando si presta. Il giudizio, il senno ci torna utile anche quando si usa per gli altri, quando si evita un loro danno che sarebbe anche il nostro, un guaio altrui che ci coinvolgerebbe. 1020
SENTENZA Nel significato di deliberazione giuridica. Meglio un magro accordo che una grassa sentenza. Meglio accettare un compromesso rimettendoci anche qualcosa, che vincere un processo rimettendoci molto di piu`. Chi va nelle man dell’avvocato vive in miseria e muore dannato [A 1707]. 1021
Meglio un cattivo accomodamento che una causa vinta. Per analogia. 1022
pag 1506 - 04/07/2007
1443 Meglio un povero compromesso che una buona causa. Per analogia. 1023
Chi ha una sentenza contro e se ne appella a casa porta una trista novella. Chi insiste nel proseguire una vertenza legale presentando appello dopo avere avuto torto in prima istanza, annuncia ai suoi familiari una cosa poco allegra: guai, rogne e spese. 1024
SENTIMENTO Sensibilita`, ma anche modo di intendere le cose e il mondo. 1025 Chi ha piu ` sentimento ha piu` patimento. Chi sente di piu`, chi ha piu` sensibilita` soffre di piu` allorche´ accade qualcosa di spiacevole. 1026 Lo stesso sentimento fa l’amicizia. Lo stesso modo di sentire, di considerare le cose che forma la base di un rapporto amichevole. Vedi anche Ogni simile ama il suo simile [S 1354].
I buoni sentimenti portano i pentimenti. Quando uno si fa prendere da sentimenti di altruismo, di generosita`, di benevolenza, facendo piu` di quello che sta nella regola dei normali rapporti, arriva presto ad accorgersi di avere sbagliato, perche´ la generosita` e` spesso presa per dabbenaggine. 1027
.
SENZA
Chi sta in ascolteria sente cose che non vorria. Chi ascolta di nascosto quello che gli altri dicono tra loro in segreto viene a conoscere delle cose che avrebbe preferito non sapere: in particolare quello che si pensa di lui. Ascolteria e` termine coniato per il proverbio, per fare rima con la forma arcaica e regionale del condizionale di volere. Vedi anche Chi ascolta quello che non deve, sente quello che non vuole [A 1346]. 1032
1033 Chi sta alle scolte sente le sue colpe. Stare alle scolte e` espressione antiquata che vale ‘‘fare la guardia’’e, comunemente, ‘‘stare con gli orecchi ritti’’, ‘‘ascoltare tutto’’. La scolta era la sentinella, e, per estensione la torretta di guardia, soprattutto delle mura di una citta`.
Se senti e dici ti fai nemici; se senti e taci trovi la pace. Se vieni a conoscenza di segreti, chiacchiere, parole, insinuazioni e vai a dirli in giro avrai il disprezzo e la disistima di tutti; se invece fai il contrario, vivi tranquillo. Vedi Il silenzio e` d’oro [S 1336]. 1034
1035
Sentire e non ridire e` buon servire.
Chi si sente scottare tiri via i piedi. Chi avverte di stare in una situazione spiacevole ne esca, se ne tenga lontano. Quando una cosa e` dannosa non e` il caso di starle vicino. 1036
SENZA SENTIRE f Vedi Ascoltare. 1028 Senti per primo e parla per ultimo. Per prima cosa ascolta, informati, conosci il problema, la faccenda e solo quando hanno parlato gli altri esprimi il tuo parere. 1029 Aver sentito dire e` mezza bugia. Quello che si sa per sentito dire o non e` vero o non e` tutto vero, per questo bisogna astenersi dal riferirlo. Vedi anche, di senso vicino, Il verosimile e` nemico del vero [V 592].
Diceria mezza bugia. Parlando per aver sentito dire si possono mettere in giro molte menzogne spesso nocive. 1030
Coll’aver inteso si raccontano molte bugie. Vedi anche Ognuno dice per certo e nessuno sa per visto [D 536]. 1031
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1037 Chi arriva col senza va via col nulla. Chi arriva senza danaro se ne va senza aver acquistato nulla. Questo il significato principale; poi si puo` applicare ad altre situazioni: senza idee, senza sapere, senza misure, ecc.
Con il con e con il senza si cambia la sentenza. Con modifiche apparentemente piccole si cambia il senso, si altera e si distorce quello che indica una disposizione, un discorso. 1038
1039
Un mulino senza macine, un cavallo senza ferri, una cantina senza botti, una serratura senza chiave, una campana senza batacchio, un inverno senza neve, un carnevale senza matti, una quaresima senza digiuno, una fortezza senza armi, un forno senza legna,
pag 1507 - 04/07/2007
SEPOLTURA
1444
.
una finestra senza vetri, un carro senza ruote, un coltello senza manico, un orto senza acqua, un aratro senza buoi, una borsa senza danaro, un casa senza tetto, un giardino senza fiori, un porco senza lardo, un uccello senza canto, tutta roba che vale poco. Lungo elenco di cose che, mancando della parte essenziale, o quello per cui sono fatte, non hanno che poco valore, non servono quasi a niente. L’analisi dei vari elementi e` banale, ma il proverbio assolveva alla funzione di gioco mnemonico, di trastullo infantile. Sono cose che comparivano spesso nei lunari e negli almanacchi. Un fabbro senza martello, un tessitore senza filo, un fornaio senza farina, un contadino senza zappa, un medico senza imbrogli, un beccaio senza carne, un calzolaio senza cuoio, un cuoco senza coltello, uno scrivano senza penna, un taverniere senza vino, un avvocato senza chiacchiera, un falegname senza sega, un frate senza cordone, un prete senza fede, un pecoraio senza pecore, un cavaliere senza cavallo, una donna senza marito, tutta gente che vale poco. Quello che nel detto precedente era riferito a oggetti, qui viene applicato alle persone. 1040
Quelli di Faenza quando non ce l’hanno fanno senza. Invito a rassegnarsi in mancanza di qualcosa che si vorrebbe avere. Talvolta con allusione ad aspetti meno spirituali della vita sentimentale. Ovviamente, in forza della rima, quelli di Faenza sono imitati da quelli di Pienza, di Cosenza, di Fidenza, dell’Ardenza, ecc. 1041
SEPOLTURA Nessun dolore dura dopo la sepoltura. Frase consolatoria con la quale ironicamente si dice che il dolore passa dopo la morte, come se questo potesse mettere allegria. L’ambiguita` consiste nel fatto che si puo` intendere 1042
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
sia che dopo la sepoltura di una persona si attenua il dolore per la sua scomparsa nei sopravvissuti, sia che morendo uno smette di soffrire. Giochi di parole simili sono frequenti anche per altri inconvenienti, come la perdita dei capelli, della quale si dice che col tempo cessa (in quanto non ce ne sono rimasti piu`). Il dolore forte dura otto dı` dopo la sepoltura. Certe superstizioni popolari, ancora vive in zone arretrate, dicono che lo spirito di un morto non si allontana immediatamente dal luogo della morte, ma si aggira per qualche tempo nei luoghi della fine del corpo, finche´ svanisce per il suo destino. I primi otto giorni questa presenza si fa sentire chiamando con visioni, rimpianti i familiari, rinnovando cosı` il loro dolore, il quale si stempera, dopo la prima settimana, sia per effetto del tempo, ma soprattutto per la pace che lentamente trova e da` il morto (requiescat in pace). Fino dai primi secoli era in uso, e sopravvive ancora, anche da parte della Chiesa, di far celebrare messe in suffragio del defunto proprio nei giorni cruciali di questo percorso: terzo, nono, trentesimo (trigesimo) e quarantesimo. ‘‘L’uso orientale si collegava con le osservanze pagane tenacemente radicate nel popolo e tollerate dalla Chiesa. Gli antichi infatti ritenevano che l’anima fino al terzo o al nono giorno dalla morte rimanesse ancora piu` o meno vincolata al corpo, continuando a vagare intorno ad esso, e attraverso varie tappe, debitamente misurate, pervenisse finalmente nel 40º giorno al tribunale di Dio e al suo destino supremo. [...] La Chiesa di Roma fisso` i giorni esequiali al III, al VII, al XXX...’’ (M. Righetti, Storia liturgica, vol. II, p. 510). 1043
1044 Lapide che cala dolore che passa. Per analogia. Gia` quando la lapide si chiude il dolore di coloro che hanno perso il proprio congiunto comincia a diminuire, a passare, ad affievolirsi.
Sepoltura di festa ne chiama un’altra lesta. E` vecchia diceria che il funerale di domenica ne chiami un altro. 1045
SERA f Vedi Dı`, Giorno, Mattina, Rosso, Sereno, Sole, Stella. 1046
Sera rossa e mattino nero rallegrano il passeggero.
pag 1508 - 04/07/2007
1445 Il tramonto rosso e l’alba fosca promettono una giornata serena, senza pioggia. Vedi anche Rosso di sera bel tempo si spera; rosso di mattina acqua vicina [R 975]. 1047 Piu ` vicina e` la sera, piu` lontana la casa. Per chi si trova in cammino avviene un fenomeno psicologico: come finisce il giorno e comincia ad annottare pare che il cammino da compiere sia piu` lungo, la casa da raggiungere piu` lontana, perche´ si desidera stare al sicuro e ritirarsi.
La mattina c’e` da fare e la sera da pensare. La mattina e` il momento del lavoro e delle faccende, la sera quello delle discussioni, delle riflessioni e delle decisioni. 1048
Le parole della sera non arrivano al mattino. Le parole della sera sono quelle delle veglie, delle chiacchiere, dei discorsi davanti al bicchiere, pertanto al mattino non valgono piu`: non sono come quelle del giorno, degli affari, del lavoro. Vedi anche La sera tutti si sposano; la mattina chi sı` e chi no [S 1933]. 1049
1050 Parole della sera il vento se le mena. Vedi anche Il mattino e` piu` saggio della sera [M 1010]. 1051 Non e` buona sera se non e` buona notte. Per dire che e` stata una buona serata bisogna che sia finita, che si possa essere all’ora in cui si da` la buona notte. Cosı` di ogni condizione, situazione, che deve concludersi per poter essere giudicata. 1052 Chiara la sera, sereno mattino. Se la sera il tramonto lascia il cielo sereno si puo` sperare che il giorno dopo faccia bel tempo.
Quando vien la sera la vecchia si dispera. Ovvero: l’ora della solitudine, dei ricordi, del tempo che e` passato e di quanto deve venire. 1053
Quando e` sera tornano a casa tutti i mali. La sofferenza della malattia incrudisce al tramonto; e lo stesso vale per i dolori dell’animo. 1054
1055 Quando vien la sera il pigro si dispera. Perche´ e` finito il giorno e non ha fatto nulla. Vedi anche Il tempo manca la sera [T 415]. 1056
Sera nel campo fa bella la campagna.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
SERBARE
Restare al lavoro nei campi fino al tramonto porta molto frutto. 1057 Non di tutti i giorni si vede la sera. C’e` anche il giorno nel quale qualcuno non la vede arrivare, perche´ muore.
SERBARE f Vedi Avaro, Risparmiare. 1058 Chi serba serba al gatto. Spesso risparmiare significa privarsi d’una cosa della quale alla fine s’impadronisce un altro. Una volta consumata una cosa, non ce la toglie piu` nessuno. Vedi anche Chi molto risparmia fa ridere gli eredi [R 676].
Sparagna sparagna, vien la gatta e se lo magna. Per analogia. Per sparagna vedi la voce Sparagnare. 1059
Quel che risparmia l’onesto lo mangia il briccone. Per analogia. 1060
1061 Chi serba, Dio non gli da`. Chi crede di poter provvedere da solo a se stesso, fa del risparmio e della previdenza la sua religione, commette un peccato di presunzione, diffida della Provvidenza divina, non crede che Dio presti aiuto a chi ha bisogno e Dio lascia che se la cavi con le sue sole forze.
Serba una buona foglia per l’ultima tua voglia. Lascia da parte qualcosa, tieni in serbo una disponibilita` per quello che potrebbe necessitare, o per quello che ti potrebbe far piacere anche quando pensi che non ne avrai piu` bisogno. 1062
1063 Le migliori carte si serbano per la fine. Le cose migliori si conservano per le grandi occasioni: i vini migliori alla fine del pasto, i fuochi d’artificio piu` belli si sparano alla fine. Nel gioco delle carte si lasciano le migliori, quelle piu` importanti per la parte finale del gioco, dove avvengono i confronti decisivi. Vedi anche I pesci grossi stanno a fondo [P 1420]; Quando passano i canonici la processione e` finita [C 504]. 1064 I buoni bocconi si lasciano in fondo. Per analogia. 1065 I piu ` bei colpi si sparano alla fine. Per analogia. 1066
Ben serbati, mal cercati.
pag 1509 - 04/07/2007
SERENO
Si riesce a conservare facilmente quello che non interessa a nessuno, che nessuno vuole o cerca senza impegno. Anche: si conserva bene e si ritrova quello che altri hanno cercato senza successo. 1067 Serba in gioventu ` e troverai in vecchiaia. Provvedi quando sei in tempo a preparare e risparmiare i mezzi per condurre una serena vecchiaia.
Chi serba quel che ha trovera` quando non avra`. Mettere da parte qualcosa per il futuro, che e` sempre incerto, e` utile e da` sicurezza. Vedi anche Chi risparmia oggi ritrova domani [R 669]. 1068
1069 Chi ben serba [serra] ben ritrova. Chi conserva accuratamente le cose quando le cerca le ritrova subito e in perfetto stato. La forma con serra indica espressamente l’azione di conservare chiudendo al sicuro. Vedi anche Chi ben serra ben disserra [S 1112].
SERENO Sereno fatto di notte non vale tre pere cotte. Se il tempo si rasserena durante la notte puo` tornare a piovere. 1070
1071 Sereno fatto di sera non vale una pera. Quando il tempo si mette al bello di sera non dura a lungo e presto piove. Non vale una pera ‘‘non vale nulla’’.
Di quattro cose mai non vi fidate: seren d’inverno, nuvolo d’estate, amor di donna e discrezion di frate. Si trova il detto anche con Seren di notte... per sovrapposizione con i proverbi citati. In realta`, la simmetria del proverbio pare richiedere questa forma come la piu` pertinente, anche se e` documentata e legittima anche l’altra. Vedi anche Sole di marzo, calma di mare, amor di donna: non ti fidare [A 802]; Di cielo sereno e di donna che ride non ti fidare [C 1574]; Tre cose sono di breve durata: giuramenti delle donne, amicizia dei potenti e sole d’inverno [G 806]. 1072
1073
1446
.
Seren d’inverno e nuvolo d’estate chi se ne fida resta ingannato.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Sereno fatto di notte, calzoni con le toppe, mulino legato a stoppe, asino che trotta, vecchia che lesta corre non durano due ore. Durano poco il sereno che viene di notte, i vestiti rattoppati perche´ sono vecchi, il mulino (la ruota di un congegno) tenuto insieme con legacci di stoppa, un asino che trotta, una vecchia che va di corsa. 1074
Seren d’inverno, pioggia d’estate e vecchia prosperitate non durano tre giornate. La vecchia ricchezza se non e` sostenuta da nuove rendite si consuma in poco tempo. Prosperitate e` forma arcaica (cfr. Battaglia, GDLI, alla voce), vicina al latino prosperitas –atis. Puo` derivare da una coniazione in ambiente religioso, o dalla permanenza della parola piu` antica, nella ricerca della rima. 1075
1076 Sereno di bora dura un’ora. Il bel tempo che arriva con il vento di bora (vedi la voce) dura pochissimo.
Chi fece nel seren troppo gran festa avra` doglia maggior nella tempesta. Chi si rallegra troppo del benessere, crede che la fortuna duri sempre e gode tutto quello di cui dispone, all’arrivo di tempi difficili si trovera` a mal partito e si adattera` con molta difficolta`. Due endecasillabi a rima baciata, di sapore letterario. 1077
SERMONE Discorso di argomento sacro o morale, quasi sempre a commento di un testo biblico, ovvero, trattazione di un tema teologico e morale. Per traslato ogni discorso che abbia intenzioni di ammaestramento; spesso in senso ironico. f Vedi Predica. Chi non teme il sermone non teme il bastone. Chi non ascolta gli ammonimenti e le parole di correzione non obbedisce neppure con le maniere forti. 1078
1079
Del sermone il primo quarto d’ora e` per la salvezza delle anime, il secondo e` per la dannazione dei fedeli e il terzo e` per la dannazione del prete.
pag 1510 - 04/07/2007
1447 Man mano che la predica s’allunga i fedeli si annoiano e quindi cominciano a mandare al diavolo il predicatore. Vedi anche Predica corta ha almeno un pregio [P 2478]. Il prete che fa il sermone il primo quarto d’ora lo fa alla gente, il secondo lo fa per le panche e il terzo lo fa per il diavolo. Dopo il primo quarto d’ora non ascolta piu` nessuno, poi la gente comincia a spazientirsi. 1080
Ne´ fichi secchi ne´ sermoni dopo Pasqua non son piu` buoni. La roba deve essere consumata quando e` il suo tempo: i fichi secchi, venuta la primavera cominciano a sciuparsi perche´ vi entrano i bachi; le prediche sono buone durante la quaresima (vedi la voce) ma dopo Pasqua i quaresimali e la penitenza non vanno piu` bene. Vedi anche Broccoli e predicatori dopo Pasqua non son piu` buoni [P 2495]. 1081
.
SERPE
1084 Lascia che la serpe corra la campagna. Perche´ e` innocua e benefica. 1085 Quando gira la serpe presto piove. Quando si vedono in giro le serpi in luoghi che di solito non frequentano, vuol dire che presto cambiera` tempo e si mettera` a piovere. 1086
Serpe sulla strada, pioggia in cammino.
Quando la serpe attraversa la via o morte o malattia. Il serpente e` una delle forme che assume il demonio, quindi e` di cattivo auspicio come il gatto nero. 1087
1088 Nei fiori sta la serpe. Dove ti aspetti dolcezza e gentilezza trovi spesso odio, cattiveria e veleno. Per esprimere l’idea di una minaccia nascosta. La serpe sta spesso nei cespugli fioriti, dove meno si sospetta la sua presenza. Si dice anche in latino:
1082 Brevi sermoni e lunghi desinari. I discorsi, le prediche sono apprezzati se sono efficaci e brevi, i desinari, i pranzi son apprezzati se sono abbondanti e lunghi. Vedi anche Salsiccia lunga e predica corta [S 136]; Messa corta e lunga tavola [M 1322]; Conti corti e tagliatelle lunghe [C 2176].
1089 Latet anguis in herba. ‘‘Il serpente sta nascosto nell’erba’’. Da un verso di Virgilio (Bucoliche 3.93), dove e` un realistico avvertimento di Dameta ai raccoglitori di fiori e fragole. Si confronti in Dante (Inferno, 7,84) il giudizio di Fortuna che e` ‘‘occulto come in erba l’angue’’.
SERPE La serpe, il frustone, il biacco, l’orbettino, la biscia sono i serpenti innocui o quasi che si trovano in Italia. A questi si aggiunge la vipera, l’unico velenoso e mortale. In Italia non vivono serpenti di grandi dimensioni o letali per l’uomo. Per cui la paura e il ribrezzo per il serpente non e` giustificato dal pericolo, ma proviene dalla sua natura viscida, dalla sua vita segreta e dalla simbologia. La serpe, nome generico delle specie innocue nostrane, e` compagna costante del contadino nel campo, del viandante lungo le strade, delle massaie nei pollai, dove va a rubare pulcini e uova. E` forse l’animale che l’esperienza ha trasferito nel maggior numero dei proverbi. Per la simbologia vedi Serpente. f Vedi Serpente, Saliva, Sasso, Vipera.
Quando la serpe vuol morire esce dal bosco. Perche´ allora incontra uomini, gatti, cani, maiali, tacchini, fagiani, ora anche macchine, che la uccidono. Il malvagio che esce dall’ombra in cui vive, o lascia la compagnia che lo protegge, trova presto la sua fine.
1083 La serpe e` la gatta della campagna. Lo dicevano i contadini alludendo al frustone, al biacco per indicare che la serpe, che non e` velenosa, libera la campagna dagli animali nocivi, ma soprattutto dai topi terragnoli, flagello delle messi. Da qui viene l’analogia con la gatta.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1090
1091
Quando la serpe vuol morire va per la strada.
Nutri la serpe in seno, ti rendera` veleno. Si riferisce alla nota favola di Fedro nella quale si narra come un contadino, riscaldata in seno una serpe assiderata, ne fu morso (Favole 4.20, cfr. anche La Fontaine, Fables 6.13 e 10.10). A commento di gesti di evidente ingratitudine, quando si subisce un danno da parte di qualcuno con cui si e` stati in grande intimita` e che si e` aiutato e beneficato. Piu` diffuso come modo di dire nutrire o allevarsi una serpe in seno. Vedi anche Alleva la cornacchia e ti cavera` gli occhi [C 2234]; l’immagine ricorre anche in Chi porta carboni accesi in mano, serpenti in seno e topi in tasca cammini lesto [C 694]. 1092
pag 1511 - 04/07/2007
SERPENTE
1448
.
1093
Chi s’alleva la serpe in seno e` pagato di veleno.
1094
Chi scalda la serpe in seno muore d’odio e di veleno.
Nutrisci il corvo, ch’alla fin ti cavera` gli occhi. Per analogia. 1095
1096 Alla serpe mozza il capo. Non e` proverbio contadino: come si e` visto sopra la gente di campagna aveva confidenza e tolleranza con la serpe. Alla serpe andava tagliata la testa perche´ si credeva che potesse rigenerare una parte del corpo. Vedi anche Alla vipera schiaccia la testa [V 952]. 1097 A serpe velenosa si schiaccia la testa. Per indicare che non si deve avere alcuna indulgenza nei confronti di chi sparge veleno, maldicenza, discordia oppure fa sempre il male.
Dice la serpe: – Non mi toccare che non ti tocco. Comunemente i guai non arrivano se non si vanno a cercare. I serpenti delle nostre zone, compresa la vipera, non sono aggressivi e non colpiscono se non si sentono in pericolo o sono stati disturbati. 1098
1099 Serpe nata buca trova. Per il fatto di esser venuto al mondo anche colui che non e` amato trova un luogo dove stare e qualcuno che lo assiste. 1100 Ogni serpe ha il suo veleno. In senso negativo: ogni persona, per quanto buona, ha una parte di cattiveria. In genere: ognuno ha i suoi lati spigolosi, difficili. Vedi anche Ogni gatta ha il suo gennaio [G 205]; Ogni chiodo ha la sua ruggine [C 1490]; un po’ diverso: Ogni camino fa il suo fumo [C 247]. 1101 Di serpe che dorme non ti fidare. Stai lontano dalle cose cattive e dalle persone maligne anche se non sono minacciose. Di cosa pericolosa, anche se apparentemente innocua, non avere troppa fiducia.
Disse la serpe al bove: – Anche se mi calpesti rimani cornuto. La forza non riesce a cambiare i dati di fatto, anche se esercitata con la massima violenza. 1102
1103 Vicino al ramarro sta la serpe. Si dice che laddove si incontra un ramarro c’e` una serpe vicina. I due animali hanno tradizionalmente un’inimicizia reciproca e si
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
scontrano in una lotta nella quale la serpe ha la peggio. In senso traslato: dove c’e` un certo individuo (poco raccomandabile, ma non necessariamente) si trova anche un suo compare, di qualita` affine. 1104
Vicino alla serpe c’e` il biacco.
SERPENTE Basta guardare il numero dei simboli incarnati dal serpente per accorgersi che la sua forza suggestiva, simbolica, metaforica supera di gran lunga quella di qualsiasi altro animale. Nel linguaggio, oltre ai traslati per lo piu` offensivi della parola, intesa nel caso migliore come ‘‘furbo’’, nel peggiore come ‘‘essenza della malvagita`, dell’insidia e dell’inganno’’, non ha, proporzionalmente, altrettanta importanza e, del resto, sono relativamente pochi i proverbi che lo riguardano. La sua fortuna sta, appunto, nella dimensione mitologica e religiosa, nella funzione principale per la quale e` stato scelto: quella di rappresentare il male, il Demonio e, in questo, condivide il posto con pochi rivali. Dio stesso nella Bibbia lo maledice: ‘‘...sii tu maledetto piu` di tutto il bestiame e piu` di tutte le bestie selvatiche; sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita’’ (Genesi 3.14). In realta` le caratteristiche del serpente, le sue originalita`, stranezze, perfino lo strisciare per muoversi, sono tante e molto caratterizzate, al punto d’aver sedotto, forse prima della coscienza, la fantasia dell’uomo. La sua simbologia e` sterminata. Demonio: e` l’aspetto nel quale e` rappresentato il Maligno a cominciare dalla storia del peccato originale. Eternita`: posto ad anello mordendosi la coda. Inganno: fa riferimento alla tentazione di Eva (Genesi 3). Invidia: tento` l’uomo per invidia (Apocalisse 12.9; 20.2. Sapienza 2.24). Luna: come simbolo del perenne rinnovamento la luna muore e risorge, il serpente cambia la sua spoglia. Medicina: sacro a Esculapio. Il dio della medicina aveva un rustico bastone intorno al quale stava avvolta una serpe (Ovidio, Metamorfosi 15). Menzogna: con la menzogna perde´ Eva. Morte: per il veleno mortale e per la morte che porto` agli uomini. Peccato originale: narrato nella Bibbia (Genesi 3). Rinnovamento: per il mutamento della spoglia. Vecchiaia: rinnovando la propria spoglia, vive a lungo. f Vedi Biscia, Parente, Serpe. 1105
Chi sogna serpenti trova maldicenti.
pag 1512 - 04/07/2007
1449 Superstizione codificata nelle cabale e nei libri dei sogni. Vedi anche Parenti serpenti, cugini assassini, fratelli coltelli [P 417]. 1106 Il serpente che tento` Eva parlava arabo. Si sottolinea con questo la proverbiale astuzia degli arabi.
Se il serpente non mangiasse il serpente non si farebbe drago. Se chi vuole diventare potente non elimina i propri simili che sono concorrenti, non raggiunge il potere, la supremazia. Una superstizione vuole che il drago provenga dalla trasformazione di un serpente che si ciba dei suoi simili. 1107
SERRARE f Vedi Porta, Uscio. Chi non serra un piccol varco, dovra` serrarne uno grande. Chi non chiude una piccola apertura col tempo la vedra` allargarsi sempre di piu` e, da una piccola breccia, dovra` chiudere una voragine. Vedi anche Chi non chiude buchino chiude bucone [B 984]. 1108
Non si serra mai una porta che non se n’apra un’altra. Non si perde mai una possibilita` senza che non si apra un altro canale, un’altra strada. Si riferisce alla Provvidenza. Vedi anche Dio quando chiude una finestra apre una porta [D 444]. 1109
1110
Non si serra [chiude] mai una porta che non s’apra un portone.
1111 Chi vien dietro serri l’uscio. Frase fatta usata per significare che all’ultimo che esce tocca rimettere tutto a posto e lasciare in ordine. Vedi anche L’ultimo chiuda la porta [C 1499].
Chi ben serra ben disserra. Chi chiude bene le cose da custodire, quando riapre ce le ritrova tutte. Vedi anche Chi ben serba ben ritrova [S 1069]. 1112
1113 Chi ben serra non vuol guerra. Custodendo bene il proprio, si e` al riparo da furti, sospetti, tentativi e questioni.
SERVA1 f Vedi Padrone. 1114
Serva ripigliata e` come minestra riscaldata.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
SERVA
La donna di servizio, se viene ripresa dopo che se ne e` andata, rientra in casa come se avesse vinto la partita e non si possa fare a meno di lei, quindi la convivenza e` assai difficile. Vedi Minestra riscaldata e serva ritornata non furon mai buone [F 1323]; Frate sfratato e cavolo riscaldato non fu mai buono [F 1322]. 1115
Serva tornata non fu mai buona.
Quando la padrona folleggia la serva donneggia. Quando la padrona non sa governare la casa ma si da` alla bella vita, o fa una vita scostumata, la serva si mette a fare la padrona (donneggia) e comanda. Donneggiare in questa accezione e` antico e assai raro. 1116
Le serve chiacchierone non pregano san Pietro. Perche´ una serva gli fece rinnegare Cristo per ben tre volte si dice che il santo non le ami. Si usa per moderare qualche donna linguacciuta. 1117
1118
La serva fu maledetta da san Pietro.
Le serve pigre fanno lavorar la lingua. Le serve che non hanno voglia di lavorare magnificano la loro opera con le parole e stanno molto tempo a far chiacchiere. 1119
Quando liticano le serve si scoprono parecchi altari. Si vengono a sapere cose nascoste della famiglia che diversamente sarebbero rimaste un mistero. 1120
1121 Si bacia la serva per baciar la padrona. Spesso si fanno gentilezze a una persona per arrivare a un’altra che ci interessa veramente. Si fanno molti complimenti alla serva perche´ ci si vuole ingraziare la padrona, come si fa con la madre per arrivare alla figlia.
Si conversa con la padrona e si bacia la serva. La situazione e` opposta: si fanno due chiacchiere con la padrona perche´ interessa la serva. 1122
La serva mangia il tordo e la gatta prende le legnate. La responsabilita` di una colpa, di un danno, viene scaricata sempre sul piu` debole, che e` innocente, ma non puo` discolparsi. Vedi anche Uno mangia la candela e un altro caca lo stoppino [M 590]. 1123
1124
Serva giovane, cucina di convento.
pag 1513 - 04/07/2007
SERVA
1450
.
La serva giovane per l’inesperienza e` poco abile nel cucinare; ma forse anche per il fatto che spesso la serva giovane viene occupata in altre faccende dal padrone. Serve di preti, mule di mugnai e figlie d’osti, non te ne impicciare. Le serve dei preti sono scaltre e hanno una vita nascosta; le mule dei mugnai vengono sfiancate dai sovraccarichi; le figlie degli osti praticano tanta gente e non possono essere troppo virtuose. 1125
Meglio serva in casa propria che padrona in casa d’altri. Meglio lavorare, darsi da fare, faticare nella propria casa nella piena liberta`, che essere padroni in una casa dove c’e` chi conta di piu`. 1126
1127 Serva baciata, serva padrona. Una volta che il padrone si mette a corteggiare la serva ne fa la padrona di casa.
La serva entra come il topo e esce come la gatta. La serva entra in casa dimessa, semplice, ritegnosa, quasi di nascosto come fanno i topi, senza rumore, poi, col tempo assume un’aria fiera e di comando e gira come la gatta, da padrona. 1128
SERVA2 Il monte Serva, nelle Dolomiti bellunesi. f Vedi Monte, Morello. Quando la Serva ha il cappello vai a casa e prendi l’ombrello. Proverbio di Belluno. Quando il monte Serva ha la cima coperta di nuvole la pioggia e` vicina. Regola che, con cime e localita` diverse, abbraccia quasi tutto il nostro Paese. 1129
SERVAZIO f Vedi Pancrazio.
SERVIRE Molti proverbi centrati su questo verbo tendono a mettere in guardia coloro che un tempo passavano dalla condizione contadina o altra umile situazione a quella di servizio presso una casa nobile o ricca, allettati da una posizione privilegiata, piu` comoda e remunerata. In realta` questo si verificava solo per i primi anni: con gli acciacchi dell’eta`, che un tempo arrivavano prima, i padroni mostravano la
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
loro ingratitudine e i poveretti, divenuti inutili, spesso senza casa ne´ famiglia, si ritrovavano sul lastrico, in attesa di una misera fine. Con tale verbo si indica il naturale rapporto che l’uomo di bassa condizione puo` avere verso chi ha il potere, una piu` alta condizione sociale, o maggiori disponibilita`. f Vedi Padrone. 1130 O servi come servo o fuggi come cervo. O ti sottometti o fuggi via per non farti mai piu` rivedere. Drastica, talora scherzosa, alternativa che si pone a chi non ha altra scelta che obbedire o andarsene. Anche: nella vita o ti adegui a quello che impongono i prepotenti, oppure la tua esistenza sara` una continua fuga, finche´ non ti accopperanno, al modo del cervo che e` braccato da cani e bestie feroci. Deriva probabilmente da una favoletta morale settecentesca. Genericamente vedi anche O bere o affogare [B 475]; O mangiar questa minestra o saltar dalla finestra [B 479]. 1131 Chi ben serve non sara` mai ricco. Perche´ fa bene gl’interessi degli altri e non i suoi; quando poi si trova nel bisogno avra` la porta in faccia. 1132 Chi serve in vita muore nel pagliaio. Il pagliaio e` il luogo dove trovavano rifugio nella notte miserabili e vagabondi. Vedi anche Servitori e can da caccia in vecchiaia ognun li scaccia [C 487].
Servitori e cavalli di posta, buona gioventu` e cattiva vecchiaia. I servitori erano trattati relativamente bene quando da giovani erano il vanto dei signori ed eseguivano rapidamente i loro compiti. Con la vecchiaia poche famiglie avevano l’umanita` di farsene carico, per cui venivano mandati via, a un avvenire incerto, quasi sempre triste. Si dice per similitudine anche di altre cose che subiscono tale trattamento.Cavalli di posta erano detti quei cavalli che venivano noleggiati alle poste in sostituzione di quelli affaticati al traino delle carrozze, in modo che queste potessero proseguire speditamente il viaggio. Naturalmente, come i servi, erano ben tenuti e alimentati, allorche´ erano giovani e rendevano, mentre, divenuti vecchi, passavano al traino di pesanti carriaggi per una rapida fine. 1133
1134
Servi il principe e il signore e saprai cos’e` il dolore.
pag 1514 - 04/07/2007
1451 Perche´ non avrai ne´ compensi ne´ aiuto, soprattutto quando sarai diventato vecchio. Chi si rovina la salute per servire il signore di certo non la meritava. Chi si prodiga oltre il necessario, lavora in maniera indefessa, da` tutto se stesso per servire un signore e ci rimette la salute, gli sta bene: vuol dire che la voleva proprio buttare via. 1135
1136 Chi vuol essere ben servito, muti spesso. Chi vuole avere un buon servizio da commercianti, ristoratori, artigiani e altri che stanno al pubblico, faccia loro capire che ha modo di farsi servire bene anche altrove, altrimenti, come cliente sicuro, sara` sempre accontentato alla meglio, di malavoglia e per ultimo. 1137 Mal frutto coglie chi serve gl’ingrati. Chi aiuta una persona ingrata non ha mai ne´ soddisfazione ne´ riconoscenza ne´ compenso. 1138
Chi serve a gente ingrata il tempo perde ed ha vita dannata.
Chi due padroni ha da servire a uno deve mentire. Chi presta servizio a due padroni contemporaneamente arriva il momento nel quale deve fare gli interessi di uno e il danno dell’altro, deve dispiacere a uno per far piacere all’altro. Vedi anche Non si puo` servire a due padroni [P 69]; Chi serve a due padroni non contenta nessuno [P 70]. 1139
Chi serve tutti [il pubblico] non serve nessuno. Chi lavora a un servizio pubblico non ha un padrone riconoscibile in una persona fisica e quindi non ha un vero e proprio padrone. 1140
.
SERVIZIO
L’offerta di vantaggi a poco prezzo fa sospettare che nasconda un secondo fine che abbia ben altro prezzo. SERVIZIALE E` termine antico rimasto nell’uso come eufemismo scherzoso per indicare il clistere, sia la funzione che l’ordigno. Un tempo tale provvedimento veniva somministrato dagli speziali nella loro bottega e veniva richiesto e indicato come quel servizio, facile a sua volta a combinarsi per analogia con ben altro servizio, per cui la frase indica sia l’uno che l’altro trattamento. Ma non finisce qui: gia` Boccaccio usa serviziale per indicare l’uomo che si pone al servizio galante d’una donna, il cavalier servente, per cui diventa tutto un servizio. Piu` tardi, forse per evitare equivoci, si richiese allo speziale il clistere come un piacere (per cui ancora nuovi doppi sensi). 1144 Meglio un piacere che un serviziale. Meglio un favore che una falsa gentilezza. Un tempo si usava il termine piacere come eufemismo di ‘‘serviziale’’, ‘‘clistere’’. Vedi anche I piaceri li facevano gli speziali [P 1506].
SERVIZIO Di solito nel senso di piacere, atto di cortesia. f Vedi Favore, Gratitudine, Piacere, Riconoscenza. 1145 Chi servizio fa servizio aspetta. Chi lavora per un altro si aspetta che l’altro poi lavori per lui; chi da` aspetta di riavere a sua volta. 1146 Servizio chiama a casa servizio. Con servizio s’intende piacere, favore.
1141 Chi serve il comune non e` servitore. Vedi anche Chi serve il comune non serve nessuno [C 1974].
1147 Servizio per servizio: servizio pagato. Quando a un piacere si risponde con un altro piacere il conto e` pari, non c’e` piu` debito.
1142 Chi non ha servito non sa comandare. Chi non e` passato attraverso i gradi di una carriera non puo` avere la conosceza necessaria per ricoprire incarichi di comando. Vedi anche Chi non sa ubbidire non sa comandare [U 12]; Chi non e` buon soldato non sara` buon capitano [S 1506].
Servizio forzato non da` ne´ vantaggio ne´ riconoscenza. Il favore che viene fatto per forza, con richiesta pressante o con ricatto, per necessita`, non ha valore e non crea ne´ credito ne´ riconoscenza.
` SERVITU 1143
Servitu` offerta non e` mai stimata.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1148
1149 Servizio per servizio fa buon vicinato. Rendersi favori reciproci, farsi piaceri crea un ottimo legame di vicinato. Vedi anche Se vuoi che l’amicizia si mantenga fai che un paniere vada e l’altro venga [A 618].
pag 1515 - 04/07/2007
SERVO / SERVITORE
1452
.
Servizio per servizio tiene calda l’amicizia. 1151 I buoni servizi si dimenticano presto. I favori che si ricevono si scordano con facilita`; la riconoscenza e` rara. 1150
Quando il servizio e` avuto si dimentica chi l’ha fatto. 1153 Servizio preso, liberta` venduta. Quando si accetta un grosso favore si comincia a dipendere da chi ce lo ha fatto e l’indipendenza e` compromessa. 1152
1154 Servizio offerto non e` mai stimato. Il favore che non e` richiesto, ma offerto spontaneamente non e` valutato molto, come cosa che non costa niente e fatta senza alcun sacrificio per rendersi graditi o far vedere la propria importanza. Attesta l’identica massima latina, medievale o umanistica: Officium oblatum semper ingratum.
Servizio offerto non ha ringraziamento. A fare un servizio non si perde troppo. Fare un piacere non costa poi molto, e` cosa che si puo` fare con un po’ di sacrificio e di buona volonta`, e procura la gratitudine del beneficiato. 1155 1156
Un servizio non e` mai perduto. 1158 Un servizio prima o poi torna a casa col guadagno. 1159 Chi mangia con la padrona e bacia la serva fa un viaggio e due servizi. Scherzoso. Chi e` invitato a casa dalla padrona o fa affari con lei ha anche l’occasione di stare allegro con la serva. Si dice di chi sa accoppiare due vantaggi ottenendoli come frutto di una sola azione, di una sola spesa o lavoro: unisce l’utile al dilettevole. Si riferisce ai tempi nei quali la condizione servile implicava anche comportamenti morali diversi da quelli del nostro tempo, per cui facilmente le servotte erano un optional di una faccenda a una casa padronale, di un incontro d’affari con la padrona. Vedi anche Si conversa con la padrona e si bacia la serva [S 1122]. Equivale al modo di dire: ‘‘saper prendere due piccioni con una fava’’. Per quanto riguarda il modo di dire, vedi anche Il furbo sa prendere due piccioni con una fava [F 1702]; Fortunato e` chi prende due rigogoli a un fico [R 572]. 1157
1160 Chi fa e fa subito fa due servizi. Il lavoro fatto subito e rapidamente vale per due: toglie il pensiero a chi lo fa e giova a chi
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
lo riceve. Per la tipologia vedi Chi aiuta subito aiuta due volte [A 388]; Chi da` subito da` due volte [D 97]. SERVO / SERVITORE f Vedi Padrone, Signore. Il servitore e` come il tamburo che fa per gli altri e per se´ tiene le battiture. Il servitore lavora per il padrone che ne gode i benefici e per se´ tiene i rimproveri e le percosse, come fanno i tamburi che chiamano gli altri col loro suono prendendosi le bastonate. Si riferisce alla triste condizione dei servi in passato. 1161
Servo stolto ingrassa il cane, il gatto e il garzone. I servi solevano farsi una piccola rendita con l’amministrazione della casa padronale: mance, creste sulla spesa, avanzi, incerti del mestiere. Il servo sciocco lasciava al cane e al gatto gli avanzi e al garzone il resto. 1162
Vino, amico e servitore invecchiando diventa migliore. Il vino che invecchia si depura e migliora; l’amico diviene piu` fidato e il servitore si affeziona e impara. 1163
Al servo pazienza, al padrone prudenza. Sono le doti necessarie nelle due condizioni. Proverbio usato, per es. da Padron ’Ntoni nel capitolo 6 dei Malavoglia di Giovanni Verga. 1164
Tanti servi [servitori], tanti nemici. Il rapporto servile copre agli occhi del padrone una situazione d’inferiorita` e di risentimento che e` sempre presente nelle persone che lo servono, anche se tutto viene coperto dalle forme di educazione e di gentilezza. Di conseguenza il servo e` portato a sottrarre al padrone quello che puo`, a fare uso senza criterio e risparmio dei suoi beni, ad andarsene quando trova di meglio, a far la spia quando ne ha convenienza. Il proverbio, che ha corrispondenti quasi identici nelle principali lingue europee, e` di tradizione antica, visto che si trova attestato gia` nella famosa lettera di Seneca sulla dignita` degli schiavi (Lettere a Lucilio 47.5) e poi anche in Macrobio (Saturnali 1.11.13) e in Giovanni di Salisbury (Policratico 8,12): la forma offerta da Seneca e` Totidem hostes esse quot servos ‘‘Altrettanti nemici quanti sono i servi’’ (mentre i paremio1165
pag 1516 - 04/07/2007
1453 grafi greci conoscono: ‘‘Per natura lo schiavo e` nemico del padrone’’). Piu` che ai testi classici, pero`, che pure possono aver influito, il proverbio per la sua diffusione e` da mettere in rapporto con una frase del Vangelo di Matteo (10.6): Inimici hominis domestici eius. Anche se tradotta correttamente, in sintonia con le parole di Cristo che precedono, ha un significato ben diverso – cioe` che i nemici dell’uomo sono i suoi familiari, i suoi parenti, in senso spirituale, perche´ riportano chi ha fede alle cose materiali, agl’interessi egoistici –, essa fu pero` fraintesa, e la frase venne citata in latino nel senso che ‘‘i nemici dell’uomo sono i suoi servitori’’. Negli ambienti ecclesiastici e nella predicazione ricorreva questa citazione (che la gente prendeva nel senso banale, o che faceva piu` comodo, favorita dall’ambiguita` della parola domestici) soprattutto per sottrarre i credenti all’autorita` dei familiari. Si usa comunque tuttora anche un’altra forma latina, equivalente a quella italiana: 1166 Quot [tot] servi, tot hostes. ‘‘Tanti servi, tanti nemici’’. Cosı` e` data la massima dal lessico di Festo (314.23-28 Lindsay). Un detto riferito da Varrone (De re rustica 2.9.9) suona: Quot canes, tot hostes ‘‘Tanti cani, tanti nemici’’, per dire che bisogna guardarsi da coloro che stanno in casa; e forse su questo detto fu esemplata questa forma (cfr. A. Vannucci, Proverbi latini, II, p. 168), il cui senso comunque coincide con quello della massima su citata di Seneca. Secondo quanto dice Festo il grammatico Sinnio Capitone aveva espresso la curiosa opinione che il proverbio fosse in realta` da scrivere Tot hostis, tot servi, nel senso che tutti i nemici, sconfitti, possono diventare schiavi. 1167
I servitori sono nemici pagati.
Paggi e servitori ladri e mangiatori. Individua nel modo piu` banale le azioni in cui si manifesta l’ostilita` dei servi verso i padroni, cioe` nel sottrarre beni e nel consumare cibo. 1168
Quando i padroni folleggiano i servi mangiano. Quando i padroni fanno la bella vita i servi mettono a sacco la casa, portano via quello che possono. Vedi Quando la gatta e` in paese i topi ballano [G 224]. 1169
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
SETA
Il buon servitore deve avere: orecchie di lepre, bocca di pesce e gambe di cervo. Per essere un buon servitore occorre: ascoltare e sentire tutto; essere muti sulle cose del padrone e gambe leste par fare sollecitamente i servizi. 1170
1171 A che serve la serva che non serve? Gioco di parole per indicare persona o cosa inutile. Ripreso, e a sua volta diffuso, da Toto` in una celebre battuta: ‘‘La serva serve, soprattutto se e` bona, serve, eccome!’’ (Toto` a colori, 1952).
A che serve una serva che non serve, la qual serva solo serve, come serva, se ha una serva che la serve? Intreccio tra scioglilingua e proverbio. 1172
SESAMO 1173 Apriti, Sesamo. Frase con la quale si indica il bisogno di una formula, di una chiave, di un espediente, una parola d’ordine per entrare in un luogo, venire a capo di un mistero, risolvere un problema. Dalla traduzione della fiaba araba Alı` Baba` e i quaranta ladroni, che si trova in alcune redazioni de Le mille e una notte.
SESSANTA 1174 Da sessanta in su non si contano piu `. S’intende, naturalmente, gli anni: arrivata la piena maturita`, o la vecchiaia non val la pena tenere il conto.
SESTO FIORENTINO A Sesto budellai, a Padule polentai, a Limite poverini, a Campi ladri e assassini. Sono blasoni di quattro paesi vicini a Firenze. A Sesto Fiorentino mangiavano le budella di maiale arrostite in graticola. A Padule, luogo vicino, erano mangiatori di polenta. A Limite sull’Arno c’era una grande miseria. Per quanto riguarda la nomea dei campigiani vedi Campi. 1175
SETA f Vedi Velluto. 1176
Seta e raso chiudono cucina e latrina.
pag 1517 - 04/07/2007
SETE
Il lusso nel vestire porta presto alla miseria, costringe a mangiare poco e male, con le necessarie conseguenze. Vedi anche Belle vesti spengono il focolare [V 618]; Vestito di velluto e tavola spoglia [V 308]. 1177 La seta non tiene il nodo. Scivola via, nel senso figurato, vale a dire che il lusso svanisce presto facendo sfumare la ricchezza. Alla gugliata di seta e` difficile fare un nodo che non scivoli e tenga.
Velluto ai servitori e seta ai gentiluomini. La casa ricca si vedeva dalle livree di velluto dei servi e dagli abiti di seta dei signori. 1178
1179 Se non puoi portar la seta porta la lana. Se non puoi vivere nel lusso, adattati a quello che ti puoi permettere. La lana, pur essendo pregiata, non raggiunge mai il valore e lo splendore della seta, che era usata solo nell’abbigliamento dei ricchi.
Sebbene la bertuccia sia vestita di seta rimane bertuccia. Quello che per natura e` scadente non si nobilita ne´ si migliora con gli ornamenti. Anche se e` vestita benissimo una donna brutta non migliora poi tanto. Vedi La scimmia anche vestita di raso rimane scimmia [S 647]. 1180
SETE f Vedi Bere, Fame. Chi a letto con la sete se ne va si alza la mattina in sanita`. Bere molto, anche acqua,. la sera prima d’andare a letto rende difficile la digestione diluendo i succhi gastrici e si dice che faccia male. 1181
1182
1454
.
Chi va a letto con la sete si alza con la salute.
Sete di cappuccino, sonno di carrettiere, fame di cacciatore, sono tre cose da fare spavento. I cappuccini sono questuanti e bevono per l’arsione che viene dal cammino; i carrettieri viaggiavano molto nella notte e il cacciatore e` affamato per il lungo battere i boschi. 1183
1184 Chi ha sete non si specchia nel ruscello. Chi ha una necessita` urgente, e` spinto da un forte impulso si cura poco degli aspetti estetici
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
o formali. Chi arriva assetato a un rivo non perde tempo a specchiarvisi, ma bada a dissetarsi. 1185 Ogni trista acqua leva la sete. La necessita` fa mettere da parte gli aspetti particolari o secondari, considerando solo quello essenziale. Ogni acqua, anche se non molto limpida e gradevole, quando uno e` assetato, puo` servire a sopravvivere.
Chi ha sete non guarda se e` sudicio il boccale. ` nettare con sete ogni ruscello. 1187 E Citazione appena modificata di un verso di Dante, Purgatorio 22.148-150: ‘‘Lo secol primo, quant’oro fu bello, / fe´ savorose con fame le ghiande, / e nettare con sete ogne ruscello’’. 1186
Quanto piu` si beve, tanto piu` cresce la sete. Chi soffre di un esagerato desiderio, nell’appagarlo l’aumenta. Quando la sete e` dovuta a un disturbo intestinale, a difficolta` di digestione, a infiammazione dell’apparato digerente bere non estingue la sete, anzi l’aumenta e aggrava anche il disturbo. 1188
Un bicchiere e un bacio non levan la sete. Un bicchiere di vino non accontenta e un bacio e` troppo poco per il desiderio d’amore. 1189
Levata la sete si voltano le spalle alla fonte. Una volta ottenuto quello che si desiderava, non ci si cura piu` di chi ci ha fatto il beneficio. Una volta bevuto poco ci si cura della fontana. Vedi anche Fatta la grazia, gabbato lo santo [S 297]. 1190
1191 Non ci si leva la sete col prosciutto. Non si rimedia un male facendo cio` che lo aggrava. La frase levarsi la sete col prosciutto si usa quando uno, per togliersi un incomodo, fa esattamente il contrario di quello che dovrebbe, e aumenta il suo disturbo. Il prosciutto mette molta sete, essendo salato. 1192 Chi non vuole acqua non ha sete. Chi sdegna l’acqua non puo` dire di aver sete; chi e` veramente assetato beve volentieri l’acqua, che e` il primo liquido dissetante. 1193 La sete fa dell’acqua il miglior vino. La sete fa apprezzare l’acqua come se fosse il vino migliore del mondo. Vedi anche La fame
pag 1518 - 04/07/2007
1455 e` il miglior condimento [F 148]; La fame e` il condimento di tutte le vivande [F 150], e i versi di Dante riportati sopra al 1187. Piu` forte e` la sete, piu` piano bevete. Allorche´ uno accumula una sete fortissima deve badare a non soddisfarla bevendo subito in grande quantita` per evitare un collasso. Deve invece bere lentamente a poco a poco idratando gradualmente l’organismo. E` essenzialmente un consiglio d’igiene, al quale si puo` dare un significato metaforico generico di invito a evitare la precipitazione. 1194
SETTANTA 1195 A settant’anni ogni giorno porta danni. Quando uno ha settanta anni ogni giorno si aggravano gli acciacchi. Vedi anche Fino a quaranta si balla e si canta; dai quaranta il la` mi dole qui, mi dole la` [Q 36].
SETTE Sette e`, dopo il tre, il numero piu` frequente nella gnomica, in particolare quella dotta, e nella tradizione popolare, nell’enumerazione di cose o fasi, e rappresenta la cifra magica del tempo e della sua successione. Come numero dei giorni delle fasi lunari e` quindi collegato alla natura e alla magia. Il ciclo settenario si credeva governasse le fasi della vita naturale a cominciare dalla sua durata fissata in 70 anni (il resto erano considerati in piu`): ‘‘Gli anni della nostra vita sono settanta, ottanta per i piu` robusti, ma quasi tutti sono fatica, dolore; passano presto e noi ci dileguiamo’’ (Salmi 90.10). Cosı`, sulla strada di Ippocrate la Scuola salernitana individua sette fasi della vita: Infans inde puer, adulescens, iuvenis, vir, / dicitur inde senex, postea decrepitus ‘‘L’uomo e` infante, fanciullo, adolescente, giovane adulto, poi si dice vecchio e infine decrepito’’. Altre poi sono le forme nelle quali si articolano queste fasi (anche in dieci gruppi di sette anni); comunque questa e` la visione piu` rispecchiata nella concezione popolare, e seguita anche da Dante, che individua il ‘‘mezzo del cammin di nostra vita’’ nei 35 anni. Cfr. G. Strafforello, Il numero 7, in: Il libro delle curiosita`, p. 351. 1196
A sette cose non credete mai a sole d’inverno a cavallo giovane
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
SETTE
a donna che piange a chi dice d’aver donne a chi dice d’aver soldi a cacciatore che racconta a fiume gelato. Il sole d’inverno e` debole e dura poco; il cavallo giovane non ha resistenza e lascia la corsa; la donna che piange inganna (vedi i proverbi D 955-962); chi ha veramente le donne non ne parla e cosı` fa chi ha i soldi; il cacciatore racconta fandonie e il ghiaccio del fiume si rompe facilmente. Sette son le cose buone: pane, zucchero, limone, acqua fresca, vino puro, fica stretta e cazzo duro. Il detto ha molte varianti, fra le quali la seguente: 1197
Sette son buoni bocconi: carne, pesce e maccheroni, acqua fresca, vino puro, fica stretta e cazzo duro. Anche nella altre numerose varianti la fine resta questa. 1198
Sette cose girano il mondo tenendosi per mano: cani e pulci, avvocati e imbrogli, donne e inganni, gioco e poverta`, vecchiaia e malanni, marinaio e giuramento, puttane e mal francese. Per i concetti associati a queste cose vedi sotto le voci Avvocato, Donna, Gioco. Vedi anche Non credere a promesse di marinaio, a giuramenti di puttana, a garanzie di mercante e a onesta` di fattore [M 720]. 1199
1200 Chi ha sette perde. Il sette, nella scopa, e` una carta fondamentale per la primiera e l’eventuale levata del settebello, che vale un punto. Avere i sette, e particolarmente quello bello, costringe a giocare difendendo o prevedendo mani per quella giocata particolare, cosa che fa spesso perdere di vista la strategia generale della partita. Vi e` spesso implicita una vena di fatalismo secondo cui l’iniziale grande fortuna prelude spesso a un insuccesso.
Sette di vino, diceva quello che faceva i conti. Si ripete a chi insiste troppo su un argomento per ostinazione o per una specie di blocco 1201
pag 1519 - 04/07/2007
SETTEMBRE
1456
.
psichico. Un tale aveva dieci soldi per fare un pasto e, facendo il conto, cominciava: Sette di vino, tre di pane, cinque di salame, ecc. Poi s’accorgeva che il conto non tornava e veniva da capo: Sette di vino... SETTEMBRE f Vedi gli altri mesi, Savore, Sole.
prime foschie e le nebbie, causate dai bruschi mutamenti di temperatura e dall’umidita` derivata dalle piogge. 1209 Settembre secca pozzi e fontane. Se in luglio e in agosto non e` piovuto a settembre si avra` penuria d’acqua.
1202
1210 Settembre secca i pozzi o rompe i ponti. Il mese di settembre di solito o e` troppo asciutto o molto piovoso.
1203 Settembre bello, sole e venticello. Un bel mese di settembre e` fatto di cielo sereno, sole e vento leggero.
Di settembre e d’agosto bevi vino vecchio e lascia stare il mosto. E` un invito a tenersi una buona provvista di vino in modo da non affrettare troppo la vendemmia e lasciare che l’uva maturi bene e prenda l’ultimo sole della stagione, per non bere il vino troppo giovane.
Un settembre caldo e asciutto maturare fa ogni frutto. Cosı` deve essere il clima di settembre quando maturano gli ultimi frutti dell’anno e in particolare l’uva che cosı` si arricchisce di zuccheri.
Se in settembre senti tonare tini e botti puoi preparare. S’approssima il momento della vendemmia, se settembre non promette d’essere un mese soleggiato, e` meglio prepararsi in modo che l’uva non debba poi soffrire sulla pianta per le intemperie. Piu` genericamente si puo` pensare che e` necessario preparare per tempo i vasi per la vendemmia, oltre che le botti anche tini e bigonce che per primi vengono usati. 1204
In settembre l’uva e` matura e il fico pende. Settembre e` il mese dei frutti e della loro raccolta: qui sono rappresentati dall’uva che e` matura e dal fico che comincia ad afflosciarsi per essere molto maturo. 1205
A settembre si taglia cio` che pende. Dall’albero ben inteso, perche´ questo e` il mese in cui si raccolgono molti frutti. 1206
Se nevica di settembre nove mesi attende. Si tratta di uno di quei proverbi in cui si puo` credere solo per fede. Potrebbe essere: se nevica di settembre la neve (in alta montagna) resta fino a giugno. Vedi anche Alla luna settembrina sette lune se ne inchina [L 1035]. 1207
Di settembre o porta via i ponti o secca le fonti. E` uno di quei casi in cui il soggetto sottinteso non si puo` ben definire, ma sembra essere qualcosa come il tempo. Periodo di grandi acquazzoni o di siccita`, e tra i due eccessi il mese non pare avere un equilibrio. Iniziano le 1208
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1211
Settembre cortese fino le fratte ci fanno le spese. Sembra che ogni angolo della campagna produca in questo mese qualcosa di buono e tutto aiuti ad andare avanti. Le ‘‘fratte’’ sono le macchie folte, le zone incolte sparse di cespugli. 1212
1213
Settembre beato trovi tutto apparecchiato.
A settembre il Signore spalanca le braccia. Per la straordinaria abbondanza di frutti che questo mese riversa dai campi. 1214
1215
A settembre si mangia e non si spende.
1216
A settembre i frutti ci son sempre.
Settembre, la notte al dı` contende. Il 23 settembre e` l’equinozio di autunno: notte e dı` tornano ad essere della stessa durata, d’ora in poi le ore di luce cominceranno a diminuire. In campagna questo fenomeno ha notevoli ripercussioni: diminuira` il lavoro nei campi, le bestie staranno meno al pascolo, si smettera` la merenda nei campi e infine tornera` l’uso delle veglie. 1217
Settembre settembrotte tanto il dı` quanto la notte. Settembrotte e` una coniazione che utilizza la parola settembre e la trasforma per poter trovare una facile rima. E` un procedimento del tipo della cosiddetta ‘‘foderatura’’: di gia` che tu ci sei, di gia` che tucci... dice una canzone popolare toscana. Te l’ho detto tante volte, telo... Qui invece applica un suffisso alla pa1218
pag 1520 - 04/07/2007
1457 rola originaria (procedimento assai frequente con nomi: Maritino Marinello... Tonio Toniaccio... Giannino Giannetto...) in modo da farla rimare portandola a sembrare un nome del tipo Nembrotte, celebre cacciatore, figura biblica (ma non credo che vi sia riferimento alla caccia, che tradizionalmente ricomincia in questo mese). Settembre e febbraro notte e giorno van del paro. La lunghezza delle giornate e delle notti in questi due mesi hanno grosso modo la stessa durata. Febbraro e` forma antica per ‘‘febbraio’’, piu` vicina al latino februarius. 1219
Se di settembre canta la cicala non comprar merci che la roba cala. Se l’estate e` particolarmente lunga e calda si puo` presagire una buona annata, ma non tutto il mese deve essere cosı`. 1220
1221
Quando canta la cicala di settembre non comprar grano da vendere.
Di settembre pioggia e luna fan dei funghi la fortuna. In questo periodo la pioggia abbondante, seguita dal caldo a luna crescente pare favorire la nascita e la crescita dei funghi. 1222
1223 Settembre per il povero e` gia` inverno. Settembre e` il mese del mutamento: siamo ancora nel periodo estivo, ma il clima dell’estate poco a poco svanisce e lascia il posto all’aria temperata e fresca soprattutto al mattino e alla sera. Chi non ha panni da indossare comincia a sentire il freddo e i suoi tormenti.
Chi lavora di settembre fa bel solco e poco rende. Settembre era un tempo periodo poco adatto per l’aratura (vedi la voce) che comunque doveva essere fatta prima possibile per far sı` che le erbe infestanti non facessero in tempo a spargere i semi e, messele con le radici al sole, non riattecchissero favorite dalle piogge settembrine. 1224
1225 Settembre toglie e non rende. Secondo Rossi Ferrini (Proverbi agricoli, 1931) fa riferimento al castagno che soffre per un’eccessiva siccita` che fa cadere i ricci, diminuendo il raccolto di castagne. 1226 Il caldo di settembre toglie e non rende. In generale l’eccessivo calore settembrino non e` favorevole al raccolto principale del periodo, che e` quello della frutta. Infatti con
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
SETTIMANA
tale clima non puo` essere completata pienamente la maturazione di pere, mele, fichi, castagne, uva che si presentano alla raccolta di dimensioni ridotte e, nel caso di caldo esagerato, stentati o rinsecchiti. Settembre poco sole, ottobre non lo vuole. A settembre le ore d’insolazione diminuiscono; in ottobre il cielo comincia a coprirsi stabilmente di nuvole. Non lo vuole ‘‘non vuole il sole’’. 1227
Settembre inclemente poco vin, cattivo, o niente. Se a settembre fa brutto tempo, se non c’e` sole a sufficienza, piove in modo eccessivo, l’uva non matura bene e il vino sara` cattivo, oppure non ce ne sara` affatto. 1228
Chi fa il bagno di settembre nella bara si distende. Le giornate non sono piu` calde e bagnarsi nelle acque gelide dei fiumi puo` provocare una polmonite, cosa un tempo spesso mortale. 1229
1230 Settembre e` il maggio dell’autunno. In una visione speculare delle due parti dell’anno i due mesi hanno un clima piuttosto simile nel primo il caldo diminuisce, nel secondo aumenta.
SETTIMANA f Vedi Giorno, Mese. Non si puo` avere la settimana con sette feste. Non si puo` avere quello che e` possibile solo sognare; non si puo` avere l’impossibile, la luna. 1231
Ogni settimana ha una domenica e un lunedı`. Una fine e un principio, una parte allegra e una triste. 1232
Giobbia venuta settimana perduta. Arrivato il giovedı`, e` finita la settimana. Se si perde tempo e si arriva a meta` della settimana non si conclude nulla col lavoro. Giobia o giobbia e` termine antico e di alcuni dialetti per ‘‘giovedı`’’. Si sente ancora usare in alcune zone della Toscana (cfr. Battaglia, GDLI, alla voce giovedı`). 1233
pag 1521 - 04/07/2007
SFERZA
1458
.
SFERZA La sferza e` un mazzetto di corregge di cuoio o di funicelle attaccate a un manico: serviva d’incitamento agli animali. Diversa dalla frusta che ha manico piu` lungo e un solo flagello di corda.
Quando uno deve nascere sfortunato e` meglio che aspetti. Ironico: se sapesse di nascere sfortunato farebbe meglio a ripensarci scegliendo un momento migliore. La vita senza un po’ di fortuna va male.
La sferza al cavallo, la cavezza all’asino. Alle persone volenterose e intelligenti bastano gli incitamenti, quelle tarde e caparbie vanno menate avanti passo passo. Il cavallo si incita con la sferza. Si tratta di cavalli da lavoro, di posta, da vettura, perche´ il cavallo di valore non ha bisogno di percosse. La cavezza invece e` una corda con cui si imbriglia la testa dei cavalli da soma per menarli e condurli a piedi, quasi tirandoli. L’asino deve essere appunto condotto dall’asinaio se lo si vuol far camminare: le percosse servono a poco.
1241
1234
1235 Il buon cavallo non ha bisogno di sferza. Il cavallo da sella o il purosangue non hanno bisogno di stimoli per muoversi. 1236 La sferza governa il cavallo restio. Esplicazione del precedente.
1240
Se uno deve nascere sfortunato e` meglio che non ne faccia di nulla.
1242 Allo sfortunato e` inutile portare aiuto. Anche l’aiuto diventa per lui un mezzo per avere ancora piu` sfortuna, gli si ritorce con danno.
Quando uno e` sfortunato passa dove cade la tegola. Lo sfortunato pare che abbia un’abilita` segreta per procurarsi le disgrazie, quasi le chiamasse o andasse loro incontro. 1243
1244
Allo sfortunato le disgrazie corrono dietro.
Chi e` sfortunato si rompe la testa contro un sacco di lana. Allo sfortunato ne capitano di tutte, anche di incredibili. Vedi anche Chi nasce disgraziato anche le pecore lo mordono [D 625]. 1245
Quando uno e` sfortunato gli piove sul culo anche quando e` seduto. Vedi anche A chi e` disgraziato si bagna il pane nel forno [F 1119]. 1246
SFIDUCIA 1237 La sfiducia e` la madre della sicurezza. Non avere fiducia nei mezzi che si usano per custodire le proprie cose, costituisce un’ottima salvaguardia dalle brutte sorprese: fidarsi e` il modo migliore per trasformare il rischio in danno. Vedi anche Con la fiducia persi i quattrini e con la sfiducia li conservai [F 770]; Fidarsi e` bene, non fidarsi e` meglio [F 742].
SFIZIO f Vedi Gusto, Voglia. Meglio uno sfizio levato che cento fiorini in tasca. E` preferibile essersi tolti una soddisfazione che conservare un gruzzolo inutile in tasca. 1238
SFORTUNATO f Vedi Croce, Disgraziato, Fortunato. 1239 Chi e` sfortunato non faccia mercato. La fortuna e` ingrediente essenziale per il mercante: chi non ce l’ha arriva presto al fallimento.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1247
Chi nasce sfortunato cade indietro e si rompe il naso.
1248
Quando uno e` sfortunato anche quando va a cacare non combina nulla.
SGOCCIOLARE 1249 Se non piove sgocciola. Quando una cosa non si verifica esattamente, ma si determina un fenomeno molto simile, o che ha gli stessi effetti. Vedi anche, di senso vicino, Se non e` zuppa e` pan bagnato [Z 160].
Dove sempre sgocciola non e` mai asciutto. Dove c’e` una perdita continua d’acqua o un tubo che geme non asciuga mai. In metafora: quando il vizio, la cattiva abitudine, l’inclinazione ricompaiono sempre c’e` ancora il pericolo di ricadere completamente nel difetto, nella corruzione. Quando una malattia si riaffaccia, anche debolmente, non si e` guariti. 1250
1251
A chi piace il vino sgocciola il fiasco.
pag 1522 - 04/07/2007
1459
.
SI`
Chi e` ghiotto di una cosa la consuma fino in fondo. Da come uno mangia o beve si vede subito se una cosa gli piace o meno, in quanto non ne lascia avanzare. Anche: chi e` ghiotto finisce presto quello che gli piace e rimane senza.
fermando o negando. Di fatto tutto si risolve cosı`, ma prima di arrivarci bisogna passare per i meandri psicologici della vita sociale. Di analogo significato i seguenti: 1259
Col sı` e col no si commerciano regni.
Se la zuppa piace il cane lecca la ciotola. Per analogia.
1260
Il sı` e il no risolvono ogni questione.
1252
Chi sgocciola paga. Si vuole che chi beve l’ultima parte del vino in una bottiglia o nel boccale debba pagare l’intera bevuta. 1253
1254 Prima di piovere sgocciola. Le cose di solito non avvengono del tutto impreviste. Prima che un evento si verifichi se ne vedono le avvisaglie, i segni premonitori. Quando sta per piovere l’umidita` dell’aria si condensa in piccole gocciole, oppure arriva dell’acquerugiola che indica la prossima pioggia.
Per prender l’ombrello basta che sgoccioli. La precauzione va presa anche se c’e` solo pericolo, minaccia, possibilita`. E` sufficiente un accenno di rischio per usare cautela. Non si deve aspettare che il danno sia avvenuto per correre ai ripari. 1255
SGOMBRO 1256 Sgombro che viene e sardella che va. I due pesci sono buoni il primo quando comincia la sua stagione e il secondo quando finisce. Lo sgombro, o scombro, lacerto, maccarello, e` un pesce azzurro che con il caldo estivo arriva verso le coste ed era alimento comune per il sapore e il valore nutritivo. La sardella, o sardina, e` un pesce azzurro che si pesca durante tutto l’anno, ma si presenta verso le coste in inverno.
SI` f Vedi Negare, No.
Se ti vergogni a dir di sı` con la testa fai cosı`. Modo scherzoso per aiutare una persona a concedere, affermare, consentire: limitandosi a far di sı` oscillando la testa avanti e indietro.
La donna del Pero` la mattina dice sı` e la sera (dice) no. La donna che usa la parola pero` facendola seguire all’affermazione, dice sı` e no allo stesso tempo e puo` mutare parere con facilita`, perche´ non afferma e non nega. Gioca sul fare di pero` il luogo di origine di questa donna, per simiglianza con Peru`. 1261
1262 Il sı` subito e il no con garbo. Si concede, si assente con prontezza, in modo che il gesto sia spontaneo e non ripensato; si nega, ci si oppone con gentilezza, non bruscamente, motivando il gesto o scusandosene per evitare di avvilire, umiliare. 1263 Chi dice presto sı`, dice presto no. Chi corre nel concedere, nel promettere lo fa di solito senza riflettere e poi, al momento di passare ai fatti, si accorge delle difficolta`, per cui, con la stessa facilita` deve dire di no. 1264 Il sı` detto in fretta fabbrica il bugiardo. Chi ha questa abitudine dovra` ricorrere alle bugie per giustificare la sua incauta e precipitosa promessa.
Un bel sı` o un bel no valgono piu` di cento se e di cento ma. E` meglio affermare subito o negare decisamente che tenere in sospeso le persone con scuse, dilazioni, speranze. 1265
Tra il sı` e il no d’una donna non entra la punta d’un ago. Assenso e diniego sono nelle donne quasi saldati insieme, sono la stessa cosa: dicono sı` per dire no e no per dire sı`: a chi interessa, il compito di comprendere. 1266
1257
1258 Il sı` e il no governano il mondo. Le cose si risolverebbero, se non ci fossero le complicazioni, in modo molto semplice: af-
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Uomo di poche parole: sı` quando promette e no quando mantiene. Ironico: si tratta di un gioco per far apparire un uomo positivo, pragmatico (di poche parole), colui che con facilita` promette e con decisione non mantiene. 1267
1268
Sı` e ma si leggono no.
pag 1523 - 04/07/2007
SIC
1460
.
Quando all’affermazione si fa seguire l’avversativa non ci si devono fare illusioni: e` una negazione, e` un modo di negare con gentilezza. 1269 Col sı` t’impicci e col no ti spicci. Dando un assenso ti crei dei problemi, con il no ti togli subito dai pensieri e dai guai. Vedi anche Il no spiccia e il sı` impiccia [N 364]; Chi nega non s’annega [N 208]. 1270 Il sı` lega, il no scioglie. Vedi anche Il no ti libera e il sı` ti lega [N 362]. 1271
Un sı` intriga e un no distriga.
SIC 1272 Sic transit gloria mundi. ‘‘Cosı` passa la gloria del mondo’’. Avverte che gloria e potenza svaniscono col tempo e non sono piu` nulla. Si dice di fronte ai rovesci della storia, la morte di grandi personaggi, ma anche per le piu` banali ambizioni della gente comune quando hanno una misera fine. La frase viene ripetuta al papa all’atto della sua elevazione al soglio pontificio per avvertirlo di non farsi abbagliare dalla pompa e dalla potenza terrena. Sembra lieve adattamento di una esclamazione presente nel celebre trattato di ascesi Imitazione di Cristo (1.3.6), O, quam cito transit gloria mundi! ‘‘Oh, come passa in fretta la gloria del mondo!’’, attestata nel tardo Medioevo anche con un ampliamento iniziale (Ut flatus venti sic... ‘‘Come un soffio di vento, cosı`...’’). 1273 Sic vos non vobis. ‘‘Cosı` voi, non per voi’’. Espressione latina di tradizione colta, usata tuttora per per significare che qualcuno si e` appropriato del merito, del lavoro o della fatica di un altro traendone i vantaggi, il frutto o l’onore. Talvolta si cita l’intero verso: Sic vos non vobis nidificatis aves; ovvero anche si dice tulit alter honores ‘‘Un altro ha gli onori’’. Si tratta di versi riferentesi a un fatto, non si sa quanto leggendario, narrato nella Vita Vergilii dello PseudoDonato (17.70): il poeta aveva scritto una notte sulla porta del palazzo di Augusto questi versi:
Nocte pluit tota, redeunt spectacula mane: divisum imperium cum Jove Caesar habet.
‘‘Ha piovuto tutta la notte vanno al mattino gli spettacoli: Cesare divide il regno con Giove’’. Augusto, leggendoli al mattino, ne fu entusiasta e un tale Batillo, che se ne fece credere l’autore, ne ebbe complimenti e danari. La notte seguente Virgilio scrisse sulla porta per quattro volte la frase: Sic vos non vobis... Di fronte alla quale nessuno seppe dare spiegazione. Chiedendo Augusto che qualcuno spiegasse l’enigma, Virgilio recito` i due versi che gli erano stati rubati, aggiungendovi la soluzione: Hos ego versicolos feci, tulit alter honores: Sic vos non vobis nidificatis aves, Sic vos non vobis vellera fertis oves, Sic vos non vobis mellificatis apes, Sic vos non vobis fertis aratra boves. ‘‘Io feci questi modesti versi e altri ne ebbe l’onore. Cosı` voi, non per voi fate i nidi, uccelli; cosı` voi, non per voi portate la lana, pecore; cosı` voi, non per voi fate il miele, api; cosı` voi, non per voi tirate l’aratro, bovi’’. Vedi anche Uno scuote la pianta e l’altro mangia le pere [P 1265]; Chi fila ha una camicia e chi non fila ne ha due [F 879]. SICILIANO Grano siciliano, capretti pistoiesi, zucchero di Candia, cera veneziana, magli romaneschi, sproni viterbesi, formaggio senese e raviggiolo fiorentino. La Sicilia e` stata per molto tempo una zona di produzione di ottimo grano. Il rimanente e` un elenco di cose rinomate, cibi e oggetti. Il raviggiolo, o raveggiolo, e` un formaggio morbido che un tempo si usava fare quando avanzava molto latte (vedi Marzolino). Vedi anche Pane di Prato, vino di Pomino, cosa di Lucca e coso fiorentino [P 2463]. 1274
SICURO f Vedi Certo. 1275 Di sicuro non c’e` che la morte. Di certo l’uomo sa soltanto che deve morire; del rimanente niente e` sicuro. Vedi anche Di certo non c’e` che la morte, ma nessuno sa l’ora [C 1319]. 1276
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Da quando si nasce a quando si muore niente e` sicuro.
pag 1524 - 04/07/2007
1461
.
SIENA
Nessuno puo` sapere che cosa gli accadra` nella vita.
Quando c’e` la certezza che una cosa avverra` l’attesa non pesa.
1277 Sicuro cadde da un ponte. Cio` che pare sicuro non lo e`. Perfino un tale che aveva nome Sicuro morı` in un incidente.
SIENA Voi di Siena Avete un santo Sano e v’ammalate, Avete un san Vittore e vu’ perdete, Avete un san Crescenzio e bassi siete, Avete un san Savinio e matti siete, o che razza di Santi vu’ ci avete? Si dice in Toscana ai senesi, con riferimento ai santi venerati nella citta`: sant’Ansano (o san Sano), san Vittorio, san Crescenzo, san Savinio. Causa della pretesa, diffusa pazzia dei senesi sarebbe l’acqua di Fontebranda. 1287
Non lasciare il sicuro per l’incerto. Non si rifiuta quello che e` certo per quello che si spera. Vedi Mal si lascia il certo per (prendere) il forse [C 1325]; Non si deve lasciare il certo per l’incerto [C 1326]; Se lasci il poco per l’assai l’uno e l’altro perderai [P 2003]; Meglio un uovo oggi che una gallina domani [U 211]. 1278
Sicuro e` nel cammino chi in borsa non ha un quattrino. Perche´ chi non ha nulla di prezioso viaggia sicuro. 1279
A chi viaggia sicuro e tranquillo malo piede e tristo giaciglio. Viaggiare senza mezzi rende sicuri, ma comporta il disagio di andare a piedi e di dormire all’addiaccio. 1280
1281 Chi e` al sicuro non vada al pericolo. Chi non corre rischi non vada a cercarseli. Quando uno non ha problemi deve stare attento a non crearseli con l’eccessiva sicurezza. Vedi anche Chi non ha guai se li cerca [G 1244]; Quando l’asino e` troppo felice va a ballare sul ghiaccio [A 1448]; Il pidocchio sazio va a passeggiare sulla camicia [P 1646].
Quando uno e` sicuro d’aver tutto non ha niente. L’illusione e` tanto facile e dura poco. Quando si e` troppo sicuri di tante cose presto si rivela che non ne abbiamo in mano una. 1282
Non esser mai sicuro sotto albero che pende ne´ su un asino in mezzo a un guado. Perche´ in certe situazioni il rischio e` sempre in agguato. 1283
1284 Sicuro non e` nemmeno il fucile. Nonostante che abbia il dispositivo che si chiama sicura. 1285 Fidarsi di tutti, sicuri di nessuno. Non si deve essere malfidati e dubitare sempre di tutto, ma neanche ci si deve fidare ciecamente. Vedi anche Fidarsi e` bene, non fidarsi e` meglio [F 742]. 1286
Non e` dura aspettar cosa sicura.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Siena di tre cose e` piena: di torri, di campane e di donne puttane. Per la ben nota simpatia tra fiorentini e senesi e per la provvida occasione della rima, a Firenze non si sono lasciati scappare l’occasione di attribuire anche a Siena questo proverbio che, rima o non rima, passa in Italia da citta` a citta`, fidando sul secondo distico. Proverbio noto tra i molti che elencano ironicamente le specialita` di una citta`. Vedi Tre T ha Cremona: tette, torrone e Torrazzo [C 2461]. 1288
1289 Quando Siena piange, Firenze ride. Si dice del tempo: quando piove a Siena a Firenze e` bel tempo e viceversa; ma, data la rivalita` storica tra le due citta`, il proverbio ha significato piu` che altro metaforico. Per affinita` di struttura, ma con senso diverso, vedi anche Se Roma piange, Cartagine non ride [A 273].
Passa il piano e varca il monte: troverai Siena di fronte. Esempio della proprieta` di linguaggio che avevano un tempo i contadini toscani. Una donna, rispondendo a un passante che le chiedeva la strada per Siena, rispose usando propriamente questi due verbi, lasciando stupito il dotto viaggiatore. Il detto sottolinea la proprieta` di linguaggio soprattutto nell’uso dei due verbi: passare con pianura e varcare con monte. S’inquadra nella passata ammirazione per la lingua popolare toscana che fu presa anche come modello. 1290
1291
Mattoni a Siena, selci a Roma e lastre a Firenze.
pag 1525 - 04/07/2007
SIEPE
1462
.
Sono i materiali da costruzione tipici di queste tre citta`, soprattutto per lastricare piazze e strade. SIEPE La siepe e` un recinto che si fa per difendere i terreni coltivati dagli animali e dalle persone. Puo` essere ‘‘viva’’, se e` fatta con arbusti spinosi piantati in terra, che vegetano, ‘‘morta’’ se invece e` fatta con legname, bastoni tagliati. I proverbi non si riferiscono dunque alla siepe decorativa dei giardini. f Vedi Macchia, Pruno. Dove la siepe e` bassa chi vi salta e chi vi passa. Dove la siepe e` insufficiente tutti passano, vanno e vengono. Quando si fa una siepe la si fa tale da non essere superata facilmente. In senso traslato: se si pongono delle limitazioni, dei divieti, non sufficienti, c’e` sempre chi riesce a trasgredirli. 1292
Anche il vecchio becco salta la siepe bassa. Anche il vecchio caprone che cammina a stento salta agevolmente la siepe bassa e devasta il campo. Anche colui che ha poche forze, capacita`, mezzi riesce nelle cose facili, semplici. Le difese misere, inefficaci sono del tutto inutili, non tengono lontani neppure gli inetti. 1293
La siepe non ha orecchie ma c’e` chi gliele mette. Perche´ in certe situazioni capita che qualcuno vi si nasconda dietro per ascoltare chi parla credendo che non ci sia nessuno. Vedi anche I muri hanno orecchi [M 2250]. 1294
Campo senza siepe non e` tutto del padrone. Il campo che non e` difeso da siepi o custodito dalla vigilanza produce solo in parte per il padrone: tutti possono infatti andare a prendersi quello che vogliono. 1295
Tre siepi dura un cane, tre cani dura un cavallo, tre cavalli dura un uomo e tre uomini dura un corvo. La siepe morta deve essere rifatta ogni tre anni, perche´ il legno si infradicia e marcisce. Il cane dura circa dai sette ai nove anni, poi perde la sua efficienza. Il cavallo si puo` utilizzare circa una ventina d’anni. L’uomo e` efficiente fino a sessanta, eta` che prima era il 1296
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
limite medio dell’esistenza, essendo considerati i settanta la piena vecchiaia. Il corvo si riteneva potesse vivere da 150 ai 200 anni. Vedi anche Puttana, cavallo e pesco di trent’anni hanno gia` il vecchio [P 3019]; Cane, gatto e pesco di sett’anni ognuno e` vecchio [C 438]. 1297
Una siepe dura tre anni, un cane come tre siepi e tre cani un cavallo.
Quando e` rotta la siepe i porci mangiano nell’orto. Quando manca chi vigila, l’autorita` che fa rispettare le leggi, i malvagi, i profittatori mettono mano e devastano i beni comuni. 1298
1299 Una bella siepe e` una buona pace. Chi fa una siepe alta e robusta evita discussioni e litigi con vicini e passanti. 1300 Ogni pruno fa siepe. Ogni cosa piccola, quando e` in gran numero, contribuisce a fare la considerevole quantita`. Tutto e` utile per raggiungere un fine. Col poco si fa il tanto. Vedi anche Tutto fa brodo [B 933].
Chi non e` buono a saltar la siepe non bacia la figlia del vicino. Chi non e` ardito, deciso, abile, coraggioso non ottiene i benefici per i quali sono necessari questi requisiti. 1301
1302 Le siepi non le puo` fare l’ingegnere. La grande abilita`, la cultura, i titoli accademici non forniscono la competenza per fare ogni opera, per cui anche per un lavoro semplice sono necessarie conoscenze specifiche ed esperienza senza le quali poco vale il resto.
SIGARETTA f Vedi Sigaro. La sigaretta e` come l’amore: brucia e finisce in cenere. Come l’amore, che arde e si consuma, la sigaretta dura poco e svanisce. 1303
Dopo aver mangiato e bevuto la sigaretta fa l’uomo pasciuto. La sigaretta completa un buon pasto, appaga definitivamente. 1304
Per mantenere pipa o sigaretta va in fumo un angolo della borsetta. Il costo del fumo consuma una parte del borsellino, del portafoglio. 1305
pag 1526 - 04/07/2007
1463 Chi impresta la sigaretta la ritrova corta. Non si prestano le cose che si consumano, altrimenti non ne rimane per noi. 1306
SIGARO Solo dopo il XVII sec. si comincio` a fumare regolarmente tabacco in Europa, arrotolato o nella pipa. Il sigaro, sempre piu` lavorato e confezionato ebbe diffusione nella seconda parte del Settecento; ha ceduto poi posto alla sigaretta (intorno al 1850) rimanendo come prodotto piu` a buon mercato nelle classi povere, ovvero di lusso per particolari marche costose e ricercate. Rimane ancora simbolo di virilita` anche perche´ e` consumato quasi esclusivamente da uomini. Mezzo sigaro e una visita in cantina fa bene la sera e fa bene la mattina. Una fumata e una bevuta completano ogni pasto. 1307
Quando il tempo mette al brutto fuma il sigaro e stai all’asciutto. Quando piove o fa freddo, non andare in giro: accendi il sigaro e stattene tranquillo in casa. Vedi anche Quando piove e tira vento serra l’uscio e statti dentro [P 1851]. 1308
1309 Un sigaro non fa felici, ma fa contenti. Una piccola soddisfazione non rende felici per sempre, ma appaga e soddisfa.
SIGNORE1 Il termine che indica Dio e` usato per eccellenza e quindi con l’articolo: Il Signore; oppure si dice Nostro Signore. E` sinonimo di Dio, ma con una maggiore genericita` si usa per indicare il Creatore e appunto il Signore del mondo, in particolare quando si parla delle leggi che governano la vita e la realta`. Talvolta con Nostro Signore si indica Cristo. ` , Via. f Vedi Cristo, Dio, Gesu Del sole lo splendore e` l’ombra del Signore. Proverbio teologico: il fulgore del sole e` appena l’ombra della luce divina, ma ne e` comunque la sua immagine. 1310
Quando il Signore ti vuol rovinare figlia unica ti fa sposare. La figlia unica e` di solito viziata, capricciosa, bisbetica, pretenziosa, tale da non rappresentare l’ideale come moglie. 1311
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
SIGNORE
La donna che si dette per meta` al Signore se la prese tutta il Diavolo. Per indicare che non si puo` abbracciare una causa, essere fedeli a una persona, servire un’idea se non completamente, con tutte le proprie forze. Diversamente il comportamento ambiguo e incerto finisce per produrre l’effetto contrario nel peggiore dei modi, come capita per una suora poco convinta. 1312
Nostro Signore ama tanto chi fila canapa che chi fila lino. L’amore di Dio non guarda alle condizioni umane: ama il ricco e il povero, il grande e il piccolo. La canapa veniva un tempo filata dai poveri essendo una fibra meno pregiata e piu` a buon mercato del lino. 1313
SIGNORE2 Con questo termine i proverbi intendono perlopiu` due cose: persona ricca, altolocata, potente, oppure uomo (donna) non necessariamente ricco o potente, ma gentile, di animo nobile e niente affatto meschino. f Vedi Padrone, Povero, Ricco, Servo. Per fare il signore bisogna saper fare il povero. Per essere signore, avere, comandare, bisogna sapere cosa vuol dire essere povero, mettersi nella condizione di chi non ha e sapere cosa pensa e sente. 1314
Ci sono signori veri, signori che sembrano e signori che vogliono sembrare. I veri signori hanno l’animo e l’apparenza di quello che si dice ‘‘un vero signore’’; quelli che sembrano hanno solo l’apparenza, ma al momento critico, si rivelano esseri meschini; quelli che vogliono sembrare si coprono continuamente di ridicolo cercando d’imitare quello che non saranno mai. 1315
L’uomo che ha i soldi e` ricco, ma al vero signore non gliene importa un fico. Il signore e` superiore ai soldi, li abbia o meno. 1316
1317
Per esser signore bisogna saperlo essere anche senza soldi.
Quei che han ducati signori son chiamati. Contrario del precedente. 1318
1319
Nuovo signore, nuovo tiranno.
pag 1527 - 04/07/2007
SIGNORE
Quando arriva un nuovo padrone, un nuovo capo che comanda bisogna far conto che sia arrivato un nuovo despota: non bisogna far caso alle belle parole che dice o a quello che fa all’inizio del suo governo. Vedi anche Nuovo padrone, nuova legge [P 100]. Nei libri dei signori e` scritto solo il loro diritto. Il diritto, le leggi sono sempre a favore di chi comanda. Nei codici di coloro che hanno e che possono e` come se ci fossero solo le leggi che fanno comodo a loro. 1320
Il gran signor non ode se non menzogna e frode. Chi comanda non sa mai la verita`. Colui che e` al vertice del potere, quando parla con i suoi ministri, non sente dalla loro bocca che falsita`, adulazioni e inganni, volti a fare l’interesse non del popolo, ma di loro stessi e dei loro compagni. Vedi anche Dinanzi al re si tace o si dice quel che a lui piace [R 277]; Per proverbio dir si suole che tre cose il re non ha: di mangiare il pan condito come noi dall’appetito, di veder levarsi il sole e sentir la verita` [R 299]. 1321
1322
Il gran signor non ode che adulazion, menzogna e frode.
Per diventar signori non si deve aver paura del diavolo. Per avere ricchezze o accumularle non si deve avere coscienza, aver paura di fare il male e dell’inferno che cio` corona. Vedi anche Chi ha paura del diavolo non fa la roba [D 282]. 1323
Quel che fa il signore lo fan poi tutti. L’esempio, buono o cattivo, lo da` chi comanda. Vedi anche Il gregge e` simile al pastore [G 1133]; Il pesce puzza sempre dal capo [P 1407]; Come l’abate canta i frati rispondono [A 1]. 1324
Chi sogna d’esser signore si sveglia poveretto. Chi fa troppi sogni, chi immagina d’avere ricchezze, chi pensa di fare grandi cose con i pochi soldi che ha, quando arriva a far bene i conti, si accorge che dispone di poco o nulla. 1325
1326 A gran signore piccolo presente. A un grande signore il povero puo` fare solo omaggio e non puo` pensare di gratificarlo con un dono di valore. 1327
1464
.
Santi e signori stan sempre in cima alla scala.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
I prelati di rilievo e i ricchi stanno sempre in alto, in posti elevati e di riguardo, come i santi stanno nelle nicchie. 1328 Signori e tiranni non si campa a lungo. I signori si ammalano per le loro intemperanze o vengono eliminati, come i tiranni, da chi vuole il loro posto.
Riso di signore, sereno d’inverno, cappello di matto e trotto di mula fanno una primiera di pochi punti. Sono quattro cose che valgono pochissimo perche´ non durano che poco tempo, sono effimeri e labili, illusioni. Il cappello del matto a cui si allude era quello che indossavano gli sciocchi quando venivano investiti per burla, durante il carnevale o altre feste, di dignita` o di funzioni. Naturalmente non aveva alcun valore e durava una notte. La primiera si fa con quattro carte di valore, come quattro sette nel gioco della scopa. La primiera e` un punto del gioco a carte della scopa. Si fa conquistando i quattro sette dei semi del mazzo, che e` la primiera migliore. Se questo non avviene, si calcolano i valori delle due primiere che i giocatori presentano sommando i valori delle quattro carte calcolati con valore decrescente dal 7 al fante. 1329
Favore di signori, trotto di mula vecchia. Dura poco, arriva quando non ce n’e` bisogno, viene e finisce improvvisamente. 1330
1331 Ai signori bisogna star come al fuoco. Vicini tanto da averne vantaggio e lontani tanto da non averne danno.
Chi mangia le pere col signore non scelga la migliore. Quando uno divide qualcosa con un potente usi la discrezione, prima per non fare brutte figure, in secondo luogo perche´ potrebbe anche ritrovarsi male. 1332
Il peccato del signore fa piangere il vassallo. La storia e l’esperienza mostrano come i danni e le punizioni cadano sui responsabili, quando sono potenti o stanno ai vertici della societa`. In tal caso per mille scappatoie questi la fanno franca e il danno viene scontato da coloro che sono deboli e sottoposti. E` uno di quei luoghi comuni della letteratura sapienziale rilevati in ogni tempo e in ogni latitu1333
pag 1528 - 04/07/2007
1465 dine; valga per tutte l’espressione oraziana (Epistole 1.2.14) passata in massima Quidquid delirant reges, plectuntur Achivi ‘‘Qualsiasi follia facciano i re, sono gli Achei ad essere colpiti’’. Vedi anche, con senso affine, Paga il giusto per il peccatore [G 860]. 1334 Lontano dai signori, lontan dai disonori. La vicinanza dei potenti e dei ricchi non porta che soprusi, umiliazioni e scorni.
SIGNORIA Ogni nuova signoria porta seco gelosia. Chi prende il potere, un qualunque potere, si tira dietro l’invidia e la gelosia di molti. 1335
SILENZIO Il silenzio e` sempre stato ritenuto la dote che distingue l’uomo saggio, come il parlare molto quella dello sciocco. Mentre le parole eccessive portano la confusione, il silenzio favorisce la riflessione e la ponderazione. La regola dei monaci lo prescriveva rigorosamente in gran parte della giornata ed e` universalmente consigliato da saggi e educatori anche perche´ consente di evitare errori, affermazioni compromettenti, impegni, giudizi che divengono fatti irrimediabili. Naturalmente, anche se e` universalmente definito d’oro, non e` da intendere in senso assoluto, cosa che coinciderebbe quasi con la scemenza. La misteriosa figura egizia di Arpocrate, raffigurato col dito sulla bocca, era dai Greci comunemente intesa come divinita` del silenzio. f Vedi Parlare, Parola, Tacere. 1336 Il silenzio e` d’oro. Sentenza di carattere quasi universale, che si ritrova in molte lingue e varianti anche fuori delle tradizioni europee. L’uso pratico di questo proverbio esula dal valore del silenzio come pratica di saggezza o ascesi. Si volge piuttosto ai risultati pratici della sua osservanza: nessuno, mai o difficilmente, si e` trovato negli impicci per il fatto d’aver taciuto; quasi sempre per aver fatto il contrario (vedi appunto sotto Nessuno si pentı` d’aver taciuto [S 1338]). Naturalmente il detto si usa con significati anche diversi: lode del silenzio rispetto al parlare smodato, invito al raccoglimento, alla tranquillita`. 1337
Il silenzio e` d’oro, la parola e` d’argento.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
SILENZIO
Rispetto all’affermazione assoluta del precedente, che comunque va inteso cum grano salis, si specifica che anche la parola ha il suo valore, anzi da questa prende senso il tacere, in quanto e` attesa di intervenire appropriatamente al tempo giusto. L’uso di creare una scala di valori (come ancora per gli anniversari delle nozze) con i metalli va collegato alla diffusione della moneta: oro il valore maggiore, argento al secondo posto e quindi rame o bronzo, ovvero ferro. Per questo criterio vedi anche La prima raccolta e` d’oro, la seconda d’argento e la terza non vale niente [O 240]; Il primo sciame e` d’oro, il secondo d’argento, il terzo di piombo [S 633]; La vanga ha la punta d’oro, la zappa d’argento e l’aratro di ferro [V 74]. 1338 Nessuno si pentı` d’aver taciuto. Per analogia: Il Sacchetti scrive (Trecentonovelle 180): ‘‘A molti e` gia` nuociuto il favellare, il tacere mai non nocque ad alcuno’’. Vedi anche Chi sa tacere all’occasione guadagna piu` che a parlare [T 51]; Quando si e` parlato quasi sempre si e` sbagliato [P 482]; Per lingua si langue [L 729]; Chi favella erra [E 134]; Assai sa chi tacer sa [T 49]; Un bel tacer non fu mai scritto [T 19]. 1339 Tacuisse numquam poenitebit. Per analogia: ‘‘D’aver taciuto non ci si pentira` mai’’. Detto latino medievale; Berni (Orlando innamorato 41.1): ‘‘Che piu` fatica e` tacer che parlare’’. 1340 Lascia la lingua a casa. Per analogia: cosı` starai in silenzio e non avrai guai. 1341 In bocca chiusa non entran mosche. Per analogia. Chi tace evita noie e inconvenienti che invece capitano a chi e` troppo loquace. E` solo impropriamente che questo proverbio, piuttosto diffuso, si intende anche nel senso che, chi non ha il coraggio di chiedere, non ottiene nulla (cioe` nel senso di proverbi tipo In bocca chiusa non cade pera [L 725] o Bocca che tace nessuno l’aiuta [T 61]). 1342 Il silenzio e` la risposta dei saggi. Siccome a molte domande non si puo` rispondere, a molte altre non si sa come rispondere, quando non e` possibile parlare e la risposta sarebbe sciocca o evasiva, il saggio preferisce tacere. Un frammento di Euripide (fr. 977 N.2) riportato anche nei Monostici di Menandro
pag 1529 - 04/07/2007
SILVESTRO
dice: ‘‘Il silenzio per i saggi e` una risposta’’, e nel Medioevo ne circola la traduzione latina (Silentium sapientibus responsi loco est). 1343 Il silenzio matura i cervelli. Rimanere in silenzio, ascoltare rende consapevoli e pratici dei problemi, insegna a riflettere e a pensare.
Dove puo` il vino non puo` il silenzio. Chi ha bevuto parla e dice anche cose che non vorrebbe dire, perche´ il vino mette voglia di chiacchierare. Dove c’e` vino il silenzio non ha spazio. Puo` nel senso di ‘‘avere forza’’. 1344
1345
Dov’entra il vino fugge il silenzio.
Il silenzio e` la maschera dello stolto. Perche´ lo stolto che tace non viene riconosciuto come stolto. Vedi anche Se il matto tacesse parrebbe savio [M 1041] ; Quando tace anche lo stolto e` saggio [T 21]. 1346
1347
1466
.
Il silenzio spesso e` conosciuto per saggezza.
Quando non dice niente non e` il pazzo dal savio differente. Registrato anche con differente ordine nel secondo verso: non e` dal savio il pazzo differente. Vedi anche Ogni pazzo par [e`] savio quando tace [P 922]. 1348
1349 A volte il silenzio dice piu ` delle parole. Un silenzio, una mancata risposta dicono spesso quello che le parole non riuscirebbero a dire. Si chiama appunto un po’ enfaticamente ‘un eloquente silenzio’. L’idea e` antica e variamente formulata in forma di massime: con tale uso e` registrata un’espressione di Plinio il Giovane (Epistole 7.6.7) Non minus interdum oratorium esse tacere quam dicere ‘‘Talvolta non e` meno eloquente il tacere del parlare’’, mentre di origine medievale sembra essere Aliquando pro facundia silentium est ‘‘Talvolta il silenzio vale quanto l’eloquenza’’.
Piu` facile e` trovar dolce l’assenzio, che in mezzo a poche donne gran silenzio. Dove ci sono donne le chiacchiere dominano, il silenzio dura poco. Vedi anche Dove son donne e oche non son parole poche [O 12]. L’assenzio e` una pianta medicinale aromatica dalla quale si estrae un liquore amarissimo dello stesso nome. 1350
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
SILVESTRO La festa e` il 31 dicembre: e` detto ironicamente l’ultimo dei Santi perche´ alla mezzanotte si brinda all’anno nuovo. Silvestro fu papa dal 314 al 335. E` patrono dei muratori e degli scalpellini. f Vedi Dicembre, Natale. 1351 San Silvestro l’oliva nel canestro. A fine dicembre i frantoi hanno gia` cominciato da tempo a lavorare perche´ e` al culmine la raccolta delle olive. 1352 San Silvestro dei Santi chiude il cesto. Cadendo il suo giorno celebrativo il 31 dicembre chiude la serie dei santi del calendario liturgico. 1353 San Silvestro all’anno mette il capestro. Lo finisce, lo uccide.
SIMILE 1354 Ogni simile ama il suo simile. Ognuno sceglie come compagno chi e` a lui piu` vicino, chi gli somiglia, nel bene e nel male. Diffuso con minime varianti nelle principali lingue europee. Il concetto era gia` proverbiale in eta` omerica, perche´ come si trattasse di una gnome conosciuta lo ripete nell’Odissea il capraio Melanzio offendendo Eumeo e Odisseo travestito da mendicante (17.218): ‘‘Ah, come sempre il dio conduce il simile verso il proprio simile’’, verso citato da moltissimi autori (Platone, Aristotele, Callimaco, Galenos) a illustrazione dell’idea, evidentemente perche´ divenuto esso stesso proverbiale. Nella forma ‘‘il simile al simile’’ e` registrato dai paremiografi greci, mentre in ambito latino e` assai noto Pares cum paribus maxime congregantur ‘‘I simili stanno soprattutto insieme ai simili’’, citato come ‘‘vecchio proverbio’’ da Cicerone, De senectute 3.7 e Quintiliano (Istituzioni oratorie 5.11.4). Vedi anche Al gobbo piacciono i cammelli [C 248]; Non c’e` troia cosı` immonda che un maiale non la baci [T 1016]. 1355 Chi si somiglia si piglia. Per analogia.
Chi si somiglia si piglia e chi s’ama s’accapiglia. Per analogia. Sarebbe cemento piu` forte in una unione la simiglianza di carattere che non l’amore. 1356
pag 1530 - 04/07/2007
1467 Alla gatta, belli o brutti, i gattini piaccion tutti. Vedi anche All’orsa paiono belli i suoi orsacchini [O 559]; Ogne scarraffone e` bello a mamma soja [S 540]. 1357
Similia similibus curantur. ‘‘Le cose si curano con le cose simili’’. Formulazione latina che sembra essere d’eta` moderna: e` il principio della medicina omeopatica che si ripete anche nel senso che gli uomini trovano consolazione e piacere nello stare con coloro che sono simili, hanno gli stessi gusti, ecc. S. F. Chi. Hahnemann nell’Organon der Heilkunst (1810) lo riporta in forma di esortazione Similia similibus curentur ‘‘I disturbi si curino con rimedi simili’’. 1358
1359 Contraria contrariis curantur. ‘‘Ogni cosa si cura col suo contrario’’. Contrario al precedente, e` spesso registrato anche col congiuntivo esortativo, curentur ‘‘si curino’’. Ogni cura deve essere a base di farmaci d’effetto opposto ai sintomi delle malattie. Principio della scuola medica allopatica o classica. Ma anche questo detto si usa in senso traslato.
SIMONE La festa del Santo si celebra il 28 ottobre insieme a quella di Giuda, entrambi apostoli. Simone, detto lo Zelote, o anche Cananeo, fu vescovo di Pella e di Gerusalemme, dove venne crocifisso. Secondo un’altra versione della tradizione fu segato in due in Persia. Giuda, detto Taddeo, morı` martirizzato ad Edessa, in Persia. E` protettore dei segatori di marmo e di legname. 1360 San Simone, il ventaglio si ripone. Il caldo a questo momento e` decisamente finito.
A san Simone si toglie la rapa e il rapone. Le rape di ogni tipo devono essere sbarbate e tolte dai campi perche´ il gelo potrebbe rovinarle. 1361
Per san Simone una mosca vale un piccione. Le mosche sono ormai rarissime: chi ne volesse una dovrebbe pagarla cara quanto si paga un piccione. 1362
1363
Per san Simone porta gli arnesi dai campi alla magione.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
SIMPATICO
Gli arnesi che nel periodo estivo stanno nei campi dove si lavora, a fine ottobre vengono portati alla cascina e riposti sotto i loggiati per ripararli dalle intemperie. A san Simone con la pertica e col bastone. E` il periodo della raccolta delle castagne che si usava bacchiare con le pertiche. 1364
A san Simone la castagna si ripone. Per san Simone la nespola si ripone. Le nespole (vedi la voce) vengono raccolte dalle piante e si mettono sui graticci con la paglia. Si dice che la` maturino, in realta` infradiciano leggermente, perche´ solo cosı` sono mangiabili. 1365 1366
1367 A san Simone il ghiro si ripone. Scompaiono dai boschi gli animali che vanno in letargo. 1368 A san Simone e` finita la bella stagione. Con la fine d’ottobre il caldo e` definitivamente finito e comincia il periodo freddo.
Per san Simone leva il bue dal timone. L’aratura terminava nel periodo intorno alla festa di questo santo. 1369
A san Simone si veste il vecchione, per i Santi si veston tutti quanti. La festa di Tutti i Santi e` il primo di novembre. Vedi anche Per i Santi manicotto e guanti [S 311]. 1370
SIMPATIA 1371 La simpatia e` una malattia. Viene e va senza ragione, al di la` di ogni saggia considerazione e non si controlla. 1372 Simpatia fa bellezza. La simpatia rende anche belli, o tali fa apparire.
Simpatia fa simpatia, ma bellezza non fa simpatia. Chi e` bello non sempre e` anche simpatico; anzi a volte riesce addirittura antipatico. 1373
La simpatia ha la chiave di tutte le porte. Le persone simpatiche ottengono facilmente quello che desiderano o chiedono. 1374
SIMPATICO 1375
Meglio simpatico che bello.
pag 1531 - 04/07/2007
SIMULARE
1468
.
Meglio muovere negli altri simpatia che essere considerato bello. La persona simpatica e` spesso preferita a quella bella in quanto la sua compagnia e` piu` gradevole, facilita la convivenza e non turba, come invece fa la bellezza. Il simpatico rimedia il brutto, ma il brutto non rimedia il simpatico. La simpatia di una persona puo` far dimenticare, o far passare in second’ordine la sua bruttezza, ma la bruttezza di per se´ non garantisce la simpatia. 1376
SINDACO Un sindaco per paese e un porco in ogni casa. Detto un po’ sibillino che non pare dir molto bene dei sindaci, almeno di quelli d’una volta. Per la struttura vedi anche Una donna per camino e un prete per campanile [D 1005]. 1384
1377
Se vuoi vedere un comune rovinato mettici un sindaco giovane e un prete spiritato. Se vuoi vedere un paese andare in rovina mettici un sindaco pieno d’idee, idealista, senza equilibrio, ne´ esperienza e accompagnalo con un prete squinternato, esaltato, agitato, in preda a fissazioni o a furori religiosi. Vedi anche A popolo pazzo, prete spiritato [P 2125].
SIMULARE
Meglio far lo scemo fisso che il sindaco per una volta. Paradosso per dire che e` meglio avere poco sempre che provare il buono o il potere per poco.
La simpatica si sposa e la bella si fa guardare. La donna simpatica trova piu` facilmente marito di una bella che si fa ammirare da tutti. O anche: l’uomo alla fine sposa la donna simpatica anche se ammira quella bella.
1378 Simula e regna. Fingi, nascondi i tuoi pensieri e signoreggia sugli altri. La simulazione e` lo strumento piu` efficace del potere. Vedi anche Chi vuol regnare impari a simulare [R 336]; Chi non sa fingere non sa regnare [S 1380]. 1379
Chi non sa simulare non sa comandare.
1380 Chi non sa fingere non sa regnare. Per analogia. Il potere non si regge senza l’astuzia, senza nascondere le proprie intenzioni, senza ingannare i propri nemici. Anche Machiavelli nel Principe sostiene che, dove non arriva la forza del leone, chi governa deve usare l’astuzia della volpe. Vedi anche Chi vuol regnare impari a simulare [R 336]. Si ripete anche in latino: 1381 Qui nescit dissimulare, nescit regnare. ‘‘Chi non sa dissimulare non sa regnare’’. Era il motto di Luigi XI di Francia.
Chi finger non sa regnar non deve. Per analogia. 1382
SINCERO 1383 Il sincero crede tutto. Colui che e` sincero, pensando che siano tutti come lui, non dubita di quello che gli altri dicono: e` onesto e passa da ingenuo. Vedi anche Chi e` buono crede che tutti siano come lui [B 1061].
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1385
1386
1387
Meglio fare il coglione sempre che il sindaco per un mese.
In mancanza di galantuomini i coglioni fanno il sindaco. Se mancano persone davvero autorevoli e oneste si candidano e si eleggono uomini di poco valore. 1388
1389 Se hai un nemico fallo sindaco. Perche´ cosı` presto sara` odiato da tutti.
SINGHIOZZO 1390 La paura fa passare anche il singhiozzo. La paura provoca effetti quasi miracolosi. Una paura improvvisa determina spesso la scomparsa del singhiozzo a chi ne e` tormentato. Essendo un fenomeno nervoso il singhiozzo viene interrotto da un’alterazione. Si usa ancora far passare un singhiozzo leggero facendo paura in vari modi a chi ne e` afflitto.
Si per singultum vexaris continuatum Si quid te turbet reddet rilevatum. ‘‘Se sei afflitto da un singhiozzo continuo, al momento che qualcosa ti turba, ne sarai liberato’’. Principio noto fino ai nostri giorni, radicato dall’uso della medicina antica e della pratica popolare. Citazione abbreviata dei versi della Scuola salernitana che non si trovano in tutte le redazioni di un testo incerto nell’origine e manipolato a lungo nei secoli: Si per singultum vexaris continuatum / te per 1391
pag 1532 - 04/07/2007
1469 fictilium famam velut immoderatum / ingrediens aliquid turbet non praemeditatum, / sic a singultu te redde mox relevatum ‘‘Se sei afflitto da un singhiozzo continuo, al momento che vieni turbato improvvisamente da un rumore di pentole o da qualcosa che accade d’inatteso, ti libererai subito dal singhiozzo’’. 1392 Singhiozzo: pentimento o pancia piena. Le cose non indicano sempre un solo fenomeno: si puo` singhiozzare per dolore oppure per aver mangiato troppo.
SINISTRA f Vedi Destra. 1393 La mano sinistra e` la mano del cuore. Il cuore e` sulla sinistra, ma il proverbio allude alla credenza antica secondo la quale una vena collegava direttamente l’anulare sinistro al cuore, conferendogli una particolare sensibilita`: era detto appunto il dito del medico, dato che con quello i medici scioglievano e impastavano i preparati, esploravano le ferite e le cavita`. 1394 Sinistra o destra e` tutta una minestra. Riferito agli schieramenti politici: quando parlano sono diversi, ma quando operano sono tutti uguali perche´ ognuno fa il proprio tornaconto.
SIRACUSANO Gli occhi della siracusana fanno uscire la serpe dalla tana. La bellezza degli occhi delle donne di Siracusa e` celebrata nella poesia popolare e nella tradizione siciliana: anche la serpe esce dal buco per vederli, o, piuttosto, per la fascinazione che emanano. 1395
SIVIGLIA Chi non ha visto Siviglia non ha visto meraviglia. Si ripete per la bellezza della citta` e per lo splendore delle sue manifestazioni della tradizione popolare, in particolare quelle del periodo pasquale. Dallo spagnolo: Quen no a visto Sevilla no a visto maravilla. 1396
SISTO 1397
Papa Sisto non la perdono` neppure a Cristo.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
SOBRIO
Si usa per indicare un caso di intransigenza, di applicazione indiscriminata d’un regolamento o d’una legge. Si racconta che sotto il pontificato di Sisto V (1585-1590) un tale sparse la voce d’avere un crocifisso miracoloso che versava sangue dal costato. Sisto V si reco` a vederlo e, verificato il fatto, prese un’accetta e spezzo` il crocifisso, dicendo: – Come Cristo t’adoro, come legno ti spezzo. Rotto il crocifisso, si vide che il miracolo era ‘‘opera d’una spugna nascosta nel seno della sacra figura, la quale, premuta da una molla, lasciava gemere al di fuori un liquido rosso che pareva sangue’’ (F. Chiappini, Vocabolario romanesco). SMAMMARE Smammare il bambino equivale a svezzarlo, togliergli il latte delle mammelle e alimentarlo con altri cibi. 1398 Chi prima smamma prima ringravida. La donna che prima svezza il bambino prima resta di nuovo incinta.
SMERIGLIO 1399 All’avaro accade come allo smeriglio. L’avaro s’affatica per procacciarsi beni e danari di cui non godra` e che saranno preda dell’erede. ‘‘Lo smeriglio e` piccolo uccello di rapina, il quale spesso, mentre insidia uccelli minori di lui, vien sopraggiunto da altro maggiore che gli toglie la preda e la vita’’ (Serdonati). Detto antico che equivale a: Chi la fa l’aspetti [F 241]. Vedi anche Chi scava agli altri la fossa finisce per caderci [F 1280]; Chi cerca d’ingannar resta ingannato [I 209].
Mentre lo smeriglio afferra lo scricciolo, il falco chiappa lo smeriglio. La legge che il debole impone sopraffacendo chi e` piu` debole di lui e` la stessa che deve subire egli stesso dal piu` forte. La legge della violenza e della sopraffazione finisce per coinvolgere e distruggere chi la pratica. Vedi anche I pesci grossi mangiano quelli piccoli [P 1418]. 1400
SOBRIO 1401 Il sobrio tace e l’ubriaco parla. Colui che non abusa del vino sa tenere a freno la lingua, mentre chi cede al vizio dice tutto quello che ha in mente.
pag 1533 - 04/07/2007
SOCCORSO
Quello che il sobrio tiene nel cuore l’ubriaco ce l’ha sulla lingua. Vedi anche I saggi chiudono la bocca nel cuore e gli stolti aprono il cuore sulla bocca [B 657]; In vino veritas [V 826]. 1402
SOCCORSO f Vedi Aiuto. Meglio soccorso ai vivi che incenso ai morti. Meglio aiutare, visitare, far del bene alle persone vive che riempire le tombe di fiori e fare tante onoranze ai morti. 1403
` SOCIETA f Vedi Compagnia, Sodalizio, Solo, Unione. 1404 Non e` mai sicura la societa` con i potenti. Lo stare insieme ai potenti, lavorare, fare affari con loro e` molto rischioso, perche´, potendolo fare si prendono tutto. E` il primo verso della favola di Fedro 1.5.1 (La vacca, la capretta, la pecora e il leone): Numquam est fidelis cum potente societas ‘‘L’alleanza col potente non e` mai sicura’’; da questa favola (o meglio, dal filone esopico in cui anch’essa rientra, cfr. Esopo Favole 208, Il leone e l’asino a caccia) deriva anche l’espressione leonina societas ‘‘patto leonino’’, che e` una forma di contratto considerato nullo, in quanto imposto dalla parte piu` forte con l’intimidazione o con la violenza. Vedi anche Amicizia di potente e vin di fiasco la sera e` buono e la mattina e` guasto [A 608].
Bisogna far societa` in dispari e meno di tre. Invito a non fare societa` affatto, visto che soltanto restando in uno si rispetta questa condizione. Vedi anche, per lo schema, Per mantenere un segreto bisogna essere in numero dispari e meno di tre [S 876]. 1405
SOCIO 1406 Chi ha un socio ha un padrone. Perche´ deve sempre in qualche modo rispondere a lui delle proprie azioni e quindi ha chi lo controlla, un po’ come un padrone.
SODALIZIO f Vedi Solo, Unione. 1407
1470
.
I sodalizi nascono in nome di Dio e finiscono con quello del diavolo.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Le societa`, i patti, gli accordi si fanno con i giuramenti, che un tempo erano in nome di Dio, in quanto prendevano per garante il Signore. Spesso pero` finiscono nella discordia e quindi si concludono con maledizioni e invettive nelle quali compare sovente il nome del diavolo, sia come ingiuria, sia come invito ad andarsene a casa sua. SOFFIARE In due a soffiare non s’accende mai il fuoco. Quando ci si trova in due a fare una cosa semplice non si coordinano le azioni e le cose si complicano. Vedi anche Dove cantano molti galli non si fa mai giorno [G 127]; Due nocchieri affondano un bastimento [D 1207]; Troppi cuochi guastan la cucina [C 2694]. 1408
1409 Il fuoco piu ` vi si soffia e piu` brucia. Quando l’animo e` acceso, quando la lite e` forte, piu` vi si entra con le parole, piu` si parla e piu` s’inaspriscono. Piu` si spinge aria all’interno di una fiamma e piu` essa divampa. Vedi anche Non bisogna gettare olio nel fuoco [O 230].
SOFFRIRE Vedi Godere, Patire, Pena, Piacere, Tribolare. f
1410 Siamo nati per soffrire. La sofferenza fa parte della vita e prima o poi tutti devono patire. Espressione di compianto molto viva e diffusa, usata spesso in maniera ironica per commentare piccoli guai quotidiani con un comico ‘‘tono biblico’’, come si parlasse dei dolori di Giobbe. Vedi anche Ognuno ha la sua croce [C 2494]. 1411 Soffri il male e aspetta il bene. Sopporta il dolore e aspettati il bene, spera che le cose possano migliorare. Invito alla sopportazione che si esprime spesso tutt’oggi anche col detto latino: 1412 Perfer et obdura. ‘‘Sopporta e resisti!’’. Nesso attestato tre volte da Ovidio (Ars amatoria 2.178, Amores 3.11.7, Tristia 5.11.7), a conferma di una cristallizzazione proverbiale gia` antica (infatti gia` in Catullo Carmi 8,11 si ha Perfer, obdura). 1413
Soffri e taci, ogni cosa ha fine.
pag 1534 - 04/07/2007
1471 Esortazione a sopportare e a non lamentarsi, confidando nella transitorieta` di ogni situazione. Godi fin che puoi che il soffrir non manca mai. Non ti venga mai in mente di credere d’essere troppo felice: la vita col tempo provvede a pareggiare il conto. 1414
Chi da` avanti di morire s’apparecchi a ben soffrire. Colui che destina i propri beni e li consegna prima della sua morte (fidandosi evidentemente della bonta` e della riconoscenza dei beneficiati) si illude e rimarra` spogliato dei propri mezzi in balia di persone irriconoscenti. 1415
1416 Chi soffre impara. Chi deve soffrire delle pene comprende la vita, capisce come sia duro vivere, quello che costano le cose. Principio eschileo, ma anche biblico, di nobile tradizione gnomologica, vedi anche Danno fa [fa far] senno [D 72]. 1417 Chi soffre per amor non sente pena. Le pene d’amore non sono considerate tali, anche se sono tra le piu` dolorose. La fatica che si sopporta per amore e` quasi dolce. 1418 Chi soffre vince. Qui soffrire ha senso di resistere, sopportare, sostenere con fermezza: chi ha la costanza vince la battaglia. Vedi, con senso vicino, Chi la dura la vince [D 1218]. 1419
Vince solo colui che soffre e dura.
1420
Chi non soffre non vince.
.
SOGNARE
L’espressione si trova nel Boccaccio (Decamerone 9.7), citata come proverbio da Margarita al marito Talano che l’aveva sognata aggredita da un lupo. Il contrario afferma invece il seguente, a cui si da` tuttora piu` credito: 1423
Chi ti sogna morto t’allunga la vita.
Quel che si sogna si spera. Quello che si desidera, si spera che avvenga, lo si realizza nei sogni. E` un aspetto dell’attivita` onirica che e` riconosciuto fin dall’antichita`, come detto per es. da uno dei Disticha Catonis (2.31): Somnia ne cures, nam mens humana quod optat, / dum vigilat sperat, per somnum cernit id ipsum ‘‘Non badare ai sogni: cio` che la mente umana desidera, quando e` sveglia lo spera, nel sonno lo vede gia` realizzato’’. 1424
1425
Quel che si vuole si sogna.
1426
I sogni son desideri.
Sogna il guerrier le schiere. Ognuno sogna secondo quelli che sono i suoi desideri, le sue speranze, le cose che pratica nella vita. Non molto diversamente la pensa Freud nell’Interpretazione dei sogni (cfr. C. Lapucci, I proverbi e Freud, in L’era del focolare-Saggi, Ponte alle Grazie, Firenze 1991). Vedi anche La lingua batte dove il dente duole [L 693] ; Quel che si vuole presto si crede [C 2423]. La frase proviene dall’Artaserse di Metastasio (atto I, scena VI): ‘‘Sogna il guerrier le schiere, le selve il cacciator; e sogna il pescator le reti e l’amo’’. 1427
Chi vuole l’uovo deve soffrire la gallina. Chi vuole un vantaggio deve sopportare l’incomodo che questo comporta. La gallina sporca, schiamazza, devasta le aiole, vuole essere custodita. Vedi anche Si bacia talvolta quella mano che si vorrebbe mordere [M 635]; Per amore del lardo si bacia il culo al porco [L 124]; Chi ha castagne ha ricci [C 1005].
1428 Il porco sogna le ghiande. Vale anche: ognuno ha desideri, aspirazioni, sogni secondo la natura e la propria condizione, per cui, da questi si comprende l’indole di una persona. Uno pensa continuamente a cio` che piu` desidera.
SOGNARE I proverbi mettono soprattutto in evidenza il legame fra sogno e desiderio; oltre al pericolo di sognare ad occhi aperti. f Vedi Credere, Sperare.
Nei canti dell’orso si parla di pere. Per analogia.
1421
Chi mal ti vuol, mal ti sogna. Sarebbe segno di malevolenza sognare qualcuno che si trova in malattia o in difficolta`.
1429
Scrofa magra ghianda si sogna.
1430
L’orso sogna le pere.
1431
1432
Il lupo sogna le pecore e la volpe le galline.
1433
Anche quando sogna il ragno acchiappa le mosche.
1434
Quando i ragni sognano, sognano di prendere mosche.
1422
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 1535 - 04/07/2007
SOGNARE
1472
.
Quando i ragni sognano, sognano ragnatele piene di mosche. 1436 A chi piace bere torna a parlare di vino. Per analogia.
1446
Acqua di fosso, dolore grosso.
1447
Acqua di lago, dolore vago.
Il cuore e` un bambino che spera quello che desidera. Per analogia.
1448
Acqua di mare, pene amare.
1449
Acqua di torrente, gioia imminente.
1450
Acqua piovana, fortuna balzana.
1451
Arrotino, guaio vicino.
1452
Cappello a staio, amor di pecoraio.
1453
Frumento, tormento.
1454
Funghi, corni fitti e lunghi.
1455
Gallina nera, matrimonio spera.
1456
Luna nuova, nuovo amore.
1457
Neve, felicita` breve.
1458
Orecchie lunghe, segreti corti.
1459
Oro, eredita` o tesoro.
1460
Pecora bianca, poverta` non manca.
1461
Pecora nera, ricchezza vera.
1435
1437
Quel che la vecchia voleva sempre in sogno lo vedeva. Anche il Casti (Gli animali parlanti 1848, 16.6) anticipa Freud: ‘‘Ma il sogno?... E` facil la risposta mia, / spesso si sogna cio` che si disia’’. 1438
Si sogna anche ad occhi aperti. Anche da svegli si immagina, si fantastica, ci si illude, si perde il senso della realta`. Molto piu` diffuso nella forma di modo di dire, ‘‘sognare ad occhi aperti’’. 1439
Sognare e pensare son grandi come il mare. Il sogno e il pensiero sono sterminati. Per dire soprattutto che facendo sogni e progetti ci si puo` spingere molto avanti, ma senza concludere niente e rischiando di perdersi, come in un viaggio per mare. 1440
Un sogno si fa grande quanto si vuole. 1442 Quando si sogna il cervello scende a veglia col culo. I sogni sono di una tale assurdita` che il cervello, sede dell’intelletto, non puo` crearli da solo e trova la collaborazione di un altro organo che ragiona a modo suo. ‘‘Ragionamento fatto col culo’’ si dice di un discorso senza logica, senza capo ne´ coda, a vanvera. A veglia e` espressione antiquata che indica lo stare a chiacchierare, a raccontare, come durante le riunioni serali (veglie). 1441
Chi sogna la Beata tutto l’anno e` tribolata. La donna che sogna la Vergine avra` da soffrire nell’anno in corso. Credenza dell’Italia centrale. 1443
Chi la notte sogna perle avra` lacrime di giorno. Vedi anche Chi dona perle dona lacrime [P 1356]. Poniamo qui per comodita` e utilita`, invece che sotto le singole parole-chiave, i detti riguardanti quello che predicono (‘‘portano’’) i sogni.
Perdita di denti, perdita di parenti. Gia` Artemidoro, lo scrittore greco del II sec. d.C. autore della Interpretazione dei sogni, affermava (1.31): ‘‘Si deve infatti paragonare la bocca a una casa, e i denti a coloro che vivono in essa... A seconda dunque del dente che uno perde, sara` privato della persona corrispondente’’. 1462
1463
Caduta di dente morte di parente.
1464
Doglia di dente, doglia di parente.
1465
Chi sogna di perdere i denti perdera` presto parenti.
1466
Pere, bastonate vere.
1467
Pidocchi, monete d’oro.
1444
1445
Acqua di fontana, gioia lontana.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 1536 - 04/07/2007
1473 1468
Prete, guadagno avrete.
1469
Prigione, amore e consolazione.
1470
Scarafaggio, tanto grano e poco erbaggio.
1471
Somaro che cammina piano, bastonate che arrivano forte.
1472
Uova, cattiva nuova.
.
SOLDATO
Si vede in sogno quel che si desia [desidera]. Nel sogno si proiettano i nostri desideri, coscienti e inconsci (e su cio` concorda anche Freud nell’Interpretazione dei sogni). Vedi i numerosi proverbi affini sotto la voce Sognare. 1480
SOLCO Chi ara da sera a mane d’ogni solco perde un pane. Chi lavora di notte lavora male e senza risultato. Altri intendono: chi ara da ponente a levante perde un solco per ogni campo, restando all’ombra. Ma il proverbio dice espressamente che perde un pane per solco. 1481
SOGNO f Vedi Segare, Sognare, Vita. 1473 Chi crede ai sogni dorme tutta la vita. Chi crede a quello che sogna, alle speranze, alle chimere non si sveglia mai: e` come se attraversasse un sogno lungo come i suoi anni perche´ non prende mai contatto con la realta`.
Chi mangia in sogno quando si sveglia ha fame. Chi vive di sogni, quando torna nella realta` si ritrova con tutti i suoi problemi e si accorge che di chimere non si vive. 1474
I sogni se ne vanno con l’alba [all’alba]. Si dissolvono insieme al sonno, e quelli ad occhi aperti non appena passa il momento di oblio della realta`, appena svanisce l’illusione. 1475
Quando si perdono i capelli si perdono i sogni. Si dice quando uno, pettinandosi al mattino, si accorge di star perdendo i capelli: sono i sogni della notte che se ne vanno per non tornare piu`. Ma anche un altro significato e` attivo: nell’eta` in cui si comincia a perdere i capelli, nella maturita`, anche i sogni e le illusioni fatti sulla propria vita, cominciano a svanire e a perdersi. 1476
1482 Il primo solco lascia che vada. Era uso dei bifolchi lasciare che i bovi arassero con una certa liberta` il primo solco, in modo da abituarsi alla fatica. Il secondo solco doveva essere pero` dritto e profondo. 1483 Solco torto, sacco dritto. Piu` la terra e` mossa piu` produce. Una cosa, pur fatta senza pregi estetici, ha comunque un buon risultato se e` efficace.
Tra i solchi del granturco deve poterci correre un asino. Il granturco (vedi la voce) deve essere coltivato in file larghe e a piante rade, se si vuole che renda bene. 1484
1485 Solco rado riempie il mulino [granaio]. Il grano seminato rado fa la spiga ricca e rende molto di piu` di quello seminato fitto.
SOLDATO
1477 Sogni e peti si lasciano nel letto. Le cose della notte, belle e brutte, scompaiono quando arriva la luce. Il mondo della notte si dilegua al risveglio.
1486 Il soldato per far male e` ben pagato. Cioe` viene ben compensato per uccidere, devastare, distruggere: un paradosso della vita sociale.
1478 In sogno i topi bastonano i gatti. Nel sogno avvengono anche le cose impossibili: il mondo si rovescia e accade quello che nella realta` non avviene mai.
L’amore del soldato dura un’ora: ogni paese un fiasco e una signora. I soldati, come i marinai, hanno fama di essere grandi conquistatori di donne e di avere amori brevissimi, che durano quanto i corti soggiorni nei vari luoghi in cui si acquartierano i loro reparti. Vedi anche Chi ama lo straniero, ama il vento [S 2145].
1479 I sogni avvertono. E` comunemente creduto che i sogni abbiano delle premonizioni, avvertano di un disagio, di un mutamento, di apprensioni. Secondo molti predicono anche il futuro e in particolare i numeri da giocare al lotto.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1487
1488
Amore di soldato dura un’ora, ogni paese lascia una signora.
pag 1537 - 04/07/2007
SOLDATO
1474
.
1489
Dove il soldato va pianta la tenda e l’amore fa.
1490
Il soldato dove passa un’amorosa sempre lascia.
1491
Il soldato dove va l’amore fa; dove passa amore lascia.
Chi del soldato s’innamora, suona la tromba e addio cara signora. Il soldato deve partire e abbandona l’amata. C’e` anche un doppio senso maligno, per cui si puo` ben usare anche se non c’e` di mezzo nessun soldato vero e proprio.
Soldati del papa otto a cavare una rapa:senza il sergente non son buoni a niente. La polemica risorgimentale ha accentuato la proverbiale inettitudine dell’esercito papalino, che si diceva fatto d’incapaci. Vedi anche Nell’esercito di Franceschiello chi combatte e chi si riposa [F 1292]. 1500
1492
Amore di soldato poco dura, a tocco di tamburo, addio signora. In questa forma e` citato nei Malavoglia di Giovanni Verga (cap. 6). 1493
1494 Il buon soldato esce dal prato. Almeno dal tempo della Rivoluzione francese in poi si vuole che i migliori soldati vengano dalla campagna.
Il sangue del soldato fa grande il capitano. I grandi generali si fanno onore col sacrificio e la morte dei loro soldati. Ogni medaglia di un generale costa molte vite umane.
Soldati, acqua e fuoco presto si fan loco. Le tre cose quando arrivano in poco tempo diventano padrone del luogo, occupano o devastano tutto. I soldati che arrivano in una terra ne divengono in breve padroni: un tempo saccheggiavano tutto senza misericordia. 1501
Il giovane soldato sogna la battaglia e il vecchio non vuol piu` dormire sulla paglia. Chi comincia una carriera sogna e scalpita, idealizza, chi e` alla fine e` deluso. Il giovane militare sogna di combattere per conquistare la gloria, mentre il vecchio e` gia` stanco e ha capito che sono tutte illusioni. 1502
1495
1496
Ai soldati le ferite e ai capitani l’onore.
I soldati sono carne da cannone. Cinica frase, divenuta proverbiale, attribuita a diversi personaggi, in particolare a Napoleone. Vorrebbe dire che non e` il caso di risparmiare la vita dei soldati sul campo di battaglia, puntando solo alla vittoria, dato che i soldati sono fatti solo per vincere. Food for powder si trova comunque gia` nell’Enrico IV di Shakespeare (atto IV, scena II). 1497
Soldato e porco bella vita che dura poco. Sia la vita del porco che quella del soldato sono segnate da un periodo di poco impegno, spensieratezza e nessuna preoccupazione. Il porco mangia e ingrassa, il soldato, bene o male, e` mantenuto e vive senza preoccupazioni. Tuttavia ambedue queste esistenze hanno di solito un amaro epilogo: il porco finisce in cucina e il soldato sul campo di battaglia. Il proverbio si usa col sottinteso che una vita beata, senza lavoro e impegno, oziosa e scioperata non puo` che portare a una amara resa di conti, quale la miseria, la malattia, una triste vecchiaia. 1503
Carne di porco e uomini di guerra durano poco. Variante del precedente, citato in questa forma nei Malavoglia di Giovanni Verga (cap. 6). 1504
Meglio il pane del soldato che quello del mendicante. Una volta per coloro che la vita sbandava fuori dalla famiglia o da una vita regolare le alternative non erano molte: o la vita delle armi, o quella del malvivente, o quella del mendicante. Il soldato era la strada che veniva presa piu` comunemente. 1498
Chi non sa dove battere il capo si fa frate oppur soldato. Erano le carriere che si aprivano a chi non aveva voglia di lavorare, o non aveva prospettive. 1499
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Soldato che fugge e` buono per un’altra battaglia. Mentre l’eroe e` irrimediabilmente perduto, il soldato che scampa, anche con la fuga, puo` essere ancora utile. Ironico. Vedi Un bel morir tutta la vita onora, ma un bel fuggir salva la vita ancora [M 1981]; Meglio fuggire con vergogna che restar morto con onore [F 1545]; Chi fugge puo` ancora combattere [F 1543]. 1505
pag 1538 - 04/07/2007
1475 Chi non e` buon soldato non sara` buon capitano. Solo colui che sa fare il proprio dovere, anche nelle piccole cose, sa poi comandare e fare le cose grandi. Vedi anche Chi non ha servito non sa comandare [C 1812]; Chi non sa ubbidire non sa comandare [U 12]. 1506
Il mondo senza pace e` il danaro del soldato. La guerra fa la ricchezza e la prosperita` del militare; solo nelle guerre i militari fanno carriera e fortuna. 1507
SOLDO Derivante dal solido, moneta d’oro del Basso impero, prese nome di soldo nell’epoca carolingia la moneta che costituiva la ventesima parte della lira (libra) ideale. Il soldo divento` moneta reale in seguito, quando per motivi che oggi diremmo tecnici, le monete d’oro e di argento vennero coniate con peso maggiore. Nel sistema monetario italiano il soldo fu la ventesima parte della lira fino alla Seconda guerra mondiale. Rimane nella lingua come sinonimo di danaro, al plurale, ‘‘i soldi’’, e in espressioni idiomatiche per indicare una cifra, una moneta di valore minimo, come nel modo di dire ‘‘non avere un soldo’’. f Vedi Danaro, Doppia, Fiorino, Moneta, Quattrino, Salute. 1508 I soldi non son mai troppi. Nessuno dice mai di avere troppi soldi, che ne vorrebbe meno, o che gli bastano quelli che ha. Tutti, poveri e ricchi, ne vogliono ancora.
I soldi son fatti per spendere. Si dice rivolgendosi a coloro che credono che siano fatti per ammucchiarli e metterli da parte. Oppure per giustificare certe spese che potrebbero essere accusate di inutilita` o spreco. 1509
I soldi cavano le voglie. I soldi sono il mezzo per togliersi tutti i capricci che si hanno: ogni desiderio puo` essere appagato col danaro. 1510
1511 I soldi non fanno la felicita`. Proverbio tra i piu` noti spesso ripetuto, ma in pratica poco creduto. Usato soprattutto da coloro che non li hanno. Vedi anche Il danaro non fa la felicita`, ma chi non l’ha spesso e` infelice [D 69]. 1512
I soldi van contati due volte.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
SOLDO
Una volta conta chi paga, una chi riceve. In generale: maneggiando i soldi bisogna essere sicuri e precisi. 1513 Soldi chiamano soldi. Avendo soldi e` facile farne altri. Le ricchezze portano altre ricchezze in quanto chi e` ricco ha possibilita` di conoscere, speculare, investire. Vedi anche Piove sul bagnato [P 1856]; L’acqua va al mare [A 138]. 1514 I soldi vanno coi soldi. Vedi anche La roba va alla roba (e i pidocchi alle costure) [R 721]. 1515
Il soldo e` fratello del soldo.
1516
Un soldo chiama l’altro.
I soldi son lo sterco del diavolo, ma il puzzo non lo sente nessuno. Sterco del diavolo era la definizione che il moralismo medievale dava al danaro. Vedi anche Pecunia non olet [D 27]; I quattrini non puzzano [D 28]. 1517
1518 I soldi nascondono i ragli d’asino. I soldi nascondono, o fanno sopportare la rozzezza e l’ignoranza. Quando parla un ricco viene sempre considerato anche se dice sciocchezze. 1519 I soldi non fanno il signore. Uno puo` essere ricchissimo ma essere uno zoticone; la ricchezza non implica signorilita`. Vedi anche Ricchezza non fa gentilezza [R 412].
I soldi sono il primo scalino della nobilta`. Chi si arricchisce pensa poi a nobilitarsi. Vedi anche Chi ha denari e` chiamato signore [D 23]; Chi ha fatto la roba cerca di fare la persona [R 756]. 1520
1521 I soldi fanno guerra e pace. La ricchezza e` la fonte delle discordie ma anche il mezzo con cui si fa la pace e si ritrova la concordia. Vedi anche Il danaro e` il nerbo della guerra [D 39]. 1522 I soldi [I denari] vanno e vengono. I soldi non sono stabili: entrano ed escono dalle tasche al di la` della volonta` e degli sforzi di chi li ottiene e li perde. Vedi anche La roba e la miseria vanno e vengono [R 796]. 1523
I soldi nella borsa fanno un’ottima compagnia.
pag 1539 - 04/07/2007
SOLE
1476
.
Avere soldi in tasca rassicura e da` forza come avere una protezione, una compagnia. Vedi anche I migliori amici sono quelli che si portano in tasca [A 721]. 1524 Il soldo non e` Dio, ma fa miracoli. Il danaro non e` soprannaturale, ma compie cose miracolose, al di la` di ogni immaginazione.
I soldi fatti con la finfirinfı` se ne vanno con la finfirinfa`. I soldi fatti disonestamente (si riferisce alla donna) se ne vanno rapidamente, non fanno ricchezza. Finfirinfı` e finfirinfa` sono parole onomatopeiche che si usano, variandole senza precisa regola, per sostituire le parole nel motivo di una canzone, o di altra musica (zunzzu`n, lallaralla`, ecc). A volte sono pure esternazioni su un motivo estemporaneo, quasi uno zufolare. In questo caso pero` assumono un valore allusivo: il primo a una attivita` disonesta della donna; il secondo a una dispersione dovuta a una vita leggera e spensierata. Il procedimento e` frequente, anche nel parlare comune, dove si usano espressioni del genere come eufemismi, vedi anche Senza lilleri non si lallera, ma con la lallera si fanno i lilleri [L 686]; Quel che vien di ruffa e raffa se ne va di buffa in baffa [V 395]. 1525
1526 I soldi fan cantare gli orbi. Gli orbi, come i ciechi, un tempo sbarcavano il lunario cantando sulle piazze, nei cantoni, nelle osterie e nei ritrovi piu` frequentati.
I soldi chiudono le bocche e sciolgono le lingue. Con i soldi si legano le persone al silenzio e si possono conoscere segreti, avere rivelazioni altrimenti impossibili. 1527
Meglio un soldo riscosso che una lira di credito. Il soldo non e` ricchezza finche´ non e` nelle tasche, diversamente e` solo speranza. Vedi anche Pochi, maledetti e subito [S 2185]. 1528
SOLE Considerato un dio nell’antichita`, signore del mondo, per la sua importanza nel creato conserva sempre una dimensione, se non semidivina, magica, soprannaturale, ed e` il simbolo piu` frequente della divinita`. Una miriade di connessioni lo legano alle cose, come fonte della luce e della vita, formalizzate in ogni lingua in locuzioni, modi di dire e proverbi.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Nell’immaginario condivide con la Luna la sovranita` dei cieli e degli astri, con elementi (piante, fenomeni, cicli) che obbediscono a lui oppure al nostro pianeta. Regolatore del tempo determina col suo corso apparente l’anno, detto appunto solare, e le feste fisse (vedi Natale), mentre quelle mobili si regolano sulla sua sposa o sorella (vedi Pasqua, Quaresima, Sabato Santo). Governa quindi il ciclo della vegetazione, i lavori agricoli, la navigazione con i suoi punti fondamentali: i solstizi e gli equinozi (vedi Annunciazione, Natale, san Giovanni, san Matteo). Contrapposto alla notte, alla pioggia, rimedio al freddo, e` desiderato o temuto, onorato e invocato con preghiere, formule, scongiuri che sono ancora nella memoria collettiva, molti retaggio di tempi antichissimi. E` preso come elemento per pronostici meteorologici e per altre previsioni di diversa natura. f Vedi Luna, Medico, Parola, Pioggia. 1529 Dopo la pioggia viene [risplende] il sole. Dopo il temporale viene il sereno. Dopo i tempi tristi vengono quelli buoni; dopo il dolore la consolazione. Diffusa anche altrove la forma veneta Dopo la piova viene el sol. 1530 Post nubila Phoebus ‘‘Dopo il temporale il sole’’. Con valore metaforico: dopo il male, viene il bene; dopo l’afflizione, viene la consolazione. Il nesso deriva da un testo di Alano di Lilla, poeta del XII sec. (Doctinale altum seu liber parabolarum 1066): Gratus est solito post maxima nubila Phoebus ‘‘Il sole dopo grandissime nubi di solito e` gradito’’; ma ovviamente paralleli concettuali ed espressioni affini si trovano gia` dall’antichita`: celebre e usato come massima per es. un verso del corpus di Tibullo (3.6.32): Venit post multos una serena dies ‘‘Dopo molti giorni ne e` arrivato uno sereno’’. Vedi anche Dopo la pioggia cantano gli uccelli [P 1814]. Reciproco: Dopo le vacche grasse vengon le vacche magre [V 5]. 1531 Dopo il brutto viene il bello. Per analogia.
Dopo la tempesta [la pioggia] torna il sereno. Per analogia. Vedi anche Dietro il nuvolo c’e` il sereno [M 2077]. 1532
1533 Dopo il cattivo viene il buono. Per analogia.
pag 1540 - 04/07/2007
1477 Il riso vien sul pianto e il sole sulle nuvole. La gioia viene dopo la pena. La serenita` viene a cancellare il dolore e il sole caccia le nuvole del temporale. 1534
Quando il sole fa capolino l’acqua o c’e` o sta vicino. Quando il sole passa appena attraverso le nubi si dice che fa capolino, occhiolino, oppure ‘‘fa l’occhio di pollo’’. Nelle Marche si dice Lu sole fa ll’ucchittu acqua a brucchittu ‘‘Il sole fa l’occhietto, acqua a brocche’’.
.
sendo appunto originariamente uno scongiuro. La crudezza della frase e` stata attenuata devotamente, cristianizzando la formula nel modo seguente: 1541
1535
Sole a finestrelle acqua a catinelle. Quando il sole passa attraverso le nuvole come se fossero finestre e` segno che presto piovera` a dirotto. 1536
1537 Sole a uscioli acqua a bigoncioli. Toscano. L’usciolo e` una piccola porta, il bigonciolo e` un piccolo vaso di legno nel quale si pesta l’uva. Vedi anche Cielo a pecorelle, acqua a catinelle [C 1565].
Sole d’alta levata non e` di lunga durata. Se il sole si leva al mattino sopra una cortina di nuvole, e quindi appare in ritardo rispetto all’ascesa sull’orizzonte, il cielo sara` presto tutto nuvoloso. 1538
Sole bianco scirocco in campo. Quando il sole appare bianco attraverso i vapori e l’umidita` facilmente arriva o sta per arrivare lo scirocco, vento portatore di mutamento di tempo. E` un proverbio in lingua italiana, verificato principalmente nella zona della costa adriatica presso il litorale di Pellestrina, dalla Laguna Veneta alla foce del Po, fin nell’interno. 1539
(Quando) piove e c’e` il sole il diavolo fa l’amore (fa l’amore con la su’ donna che lo piglia per le corna). Antichissimo scongiuro contro il pericolo che la visione magica vedeva insito nell’unione dei contrari (acqua – sole; diavolo – amore). In varianti infinite il primo distico si rintraccia dalla Russia fino al Portogallo (cfr. A. Nocentini, Aretino sgualdregna ‘‘pioggia col sole’’, in Quaderni di semantica, vol. VII, n. 2, Dicembre 1986). Si ripete ad uso di proverbio, allorche´ si verifica il fenomeno, ma risulta di nessuna utilita` ne´ pratica, ne´ sapienziale, es1540
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
SOLE
Piove e c’e` il sole la Madonna coglie un fiore, (lo coglie per Gesu` e domani non piove piu`).
Quando piove e c’e` il sole tutte le vecchie vanno in amore. I due fenomeni sono contrari alla norma. 1542
1543 1544
Sole e pioggia il diavolo si liscia la coda. Quando piove e c’e` il sole ci son nozze all’inferno.
1545 Quando piove col sole si marita la volpe. Tra le cose strane che si ritiene accadano quando sole e pioggia si sovrappongono c’e` anche il matrimonio delle volpi. In Giappone esiste la stessa credenza e il regista Akira Kurosawa ne prese spunto per il primo episodio (Sole attraverso la pioggia) del film Sogni (1990).
Quando il sole lascia la nebbia la nebbia lascia il sole. Se la nebbia viene al tramonto si dilegua al mattino, alla levata del sole. 1546
1547 Il sole e` la fascina dei poveri. Il sole era un tempo l’unico sistema di riscaldamento che avevano i poveri, i quali non si potevano permettere neppure la legna per tenere acceso il camino per tutta la giornata. Vedi anche L’estate e` la mamma dei poveri [E 214]. 1548 Sole doppio in cielo, neve e gelo. Se la foschia, la nebbia fanno vedere in cielo due dischi del sole, arriva un periodo di freddo intenso.
Il sole arrossisce di sera per quello che ha visto di giorno. Il sole si fa rosso al tramonto perche´ ha visto sulla terra gli uomini comportarsi in maniera indegna, commettere infamie, cedere a ogni vizio. 1549
1550 Il sole di marzo muove ma non risolve. Da` l’avvio alla vegetazione, ma la fioritura e lo sviluppo di molte piante vengono dopo.
Sole di marzo o ti pungo [tingo] o t’ammazzo. E` credenza comune che faccia male stare al sole in questo mese, non solo per lo squilibrio 1551
pag 1541 - 04/07/2007
SOLE
1478
.
che si determina tra le zone assolate e quelle in ombra, cosa che facilmente puo` provocare malanni. Infatti la tradizione attribuisce al sole di marzo delle qualita` straordinarie, come quelle di guarire malattie, risvegliare dal sonno le piante, ridare vigore a organismi malati. Al tempo stesso occorreva far attenzione a esporsi troppo al sole marzolino perche´ poteva far male: dare capogiri, alterare la mente e perfino il carattere. Per questo verso questo sole c’era diffidenza e attenzione, piu` di tipo magico che fisico. Il fenomeno si puo` ricollegare al fatto che le solate di marzo risvegliano la natura, le gemme delle piante, i fiori dei prati, gli animali dal letargo. Inoltre il sole in questo periodo arriva passando attraverso nebbie o zone umide dell’atmosfera che possono agire come lenti e provocare concentrazioni con alterazioni di cio` che colpiscono. Per eliminare le influenze negative del sole di marzo era in uso un curioso scongiuro: andare sul tetto della casa il primo del mese e mostrare il sedere scoperto al sole dicendo: Sole di marzo, cuocimi il culo e non cuocermi altro! (cfr. Antoni-Lapucci, I proverbi dei mesi, p. 62). Quindi il proverbio propriamente significa: il sole di marzo, che e` gia` in grado di abbronzare e arrossare la pelle (questo significa la variante con tingo), e` capace anche di procurare malattie. Vedi anche Sole di marzo, onda di mare, pianto di donna non ti fidare [D 962]. 1552 Il sole di marzo prendilo passeggiando. Non stare fermo al sole di marzo: mentre ti scalda il vento ti ghiaccia la parte del corpo che rimane all’ombra e ti prendi un malanno. 1553
Il sole di marzo lascia il segno.
1554
Sole di marzo prendilo un po’ alla volta.
1555
Il sole di marzo scortica.
1556 Sole di settembre fa colare il piombo. Quando picchia, senza vento, e` ancora caldissimo.
Sole settembrino prendilo in cammino. Cioe` come quello di marzo, muovendoti e camminando. 1557
Sole di vetro, aria di fessura portano l’uomo in sepoltura. E` verita` creduta comunemente che il sole che filtra dai vetri faccia male a chi lo riceve addosso, cosı` come l’aria che esce da un pertugio, il vano d’una porta o d’una finestra. 1558
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Vedi anche Aria di finestra colpo di balestra [F 915]; Aria di fessura vento di sepoltura [F 655]. 1559 Quando viene il sole viene per tutti. Il bene del sole e` paragonato a quello della vita che viene dato da Dio ai buoni e ai cattivi, perche´ ne facciano l’uso del quale sara` loro chiesto conto. Vi e` probabilmente dietro la frase del Vangelo (Matteo 5.45): ‘‘Perche´ siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti’’, anche se sembra riconnettersi ad un proverbio gia` pagano, citato da Petronio (Satyricon 100.1), Sol omnibus lucet ‘‘Il sole splende per tutti’’, per dire che la natura offre i suoi beni senza distinzioni. 1560
Quando il sole splende, splende per tutti e quando non c’e` non c’e` per nessuno.
1561 Il sole e` di tutti. Principio generale che si enuncia spesso con implicita una protesta verso l’ingiusta ripartizione dei beni del mondo fatta dagli uomini, mentre le cose naturali, come il sole che e` la fonte primaria della vita, vengono elargite senza misura ne´ distinzione, come dovrebbe avvenire di tutto. 1562 Sotto il sole c’e` posto per tutti. Affermazione che equivale a qualcosa come: ‘‘Il mondo e` grande’’. Con questo si possono affermare diverse cose, tra le quali: ognuno puo` trovare il suo spazio nel mondo; ognuno, per quanto strano, bizzarro sia il suo modo di vivere, trova dove vivere sulla terra; per quanto sia il numero di persone, si trova modo di accomodarle da qualche parte. 1563 Il sole fa lume anche dietro i nuvoli. Le cose belle e buone si vedono anche se sono offuscate, sono piu` forti di qualunque ostacolo; quello che vale, anche se e` messo in disparte, viene apprezzato.
Quello che leva il sol l’acqua lo rende fuor che nel mese di settembre. Quando il sole flagella la campagna e provoca la siccita`, al sopravvenire della pioggia i danni sono risarciti, sı` che si dice che la siccita` non faccia carestia, vedi anche La secca non fece mai carestia [S 828]. Cio` non vale pero` per il mese di settembre. 1564
1565
Quando il sole e` nel Leone fa un gran caldo buggerone.
pag 1542 - 04/07/2007
1479 Toscano. Quando il sole e` nel segno del Leone (vedi la voce) e` il periodo piu` caldo dell’anno e si dice appunto solleone. Buggerone indica ‘‘ingannatore’’, ma anche ‘‘grande, di straordinaria misura’’, come in questo caso. Un’ora di bel sole asciuga [rasciuga] cento bucati. Quando e` cattivo tempo i panni impiegano molto tempo ad asciugarsi, basta invece un’ora di sole per asciugarli tutti. Soprattutto metaforico, per dire che l’intervento di qualcuno davvero potente (sole) ha effetti rapidi e visibili su molte persone, su molte situazioni. 1566
Il sole che nasce ha piu` adoratori di quello che tramonta. La potenza che ascende, aumenta, si fa piu` forte, e` seguita, ammirata e lodata piu` di quella che declina, va verso il tramonto. L’uomo onora e segue il nuovo potente che gli offre speranze piu` lunghe e durature. Prosegue una massima latina medievale, registrata con diverse varianti, che trova corrispondenze in quasi tutte le lingue europee: Plures adorant solem orientem quam occidentem ‘‘Sono in piu` ad adorare il sole che sorge che non quello che tramonta’’. 1567
1568
Si adora il sole nascente e si dimentica quello che muore.
Si prega dove nasce il sole e non dove muore. Ci si rivolge per aiuto a chi e` all’inizio della sua potenza e non a chi e` alla fine. 1569
1570 Il sole oscura le candele. La luce delle candele e` annientata da quella solare. Cose, eventi, persone di scarsa rilevanza scompaiono dinanzi a qualcosa o qualcuno che ha molto piu` valore. Vedi anche Ubi maior minor cessat [M 160].
Quel che al sole molto dura o secca o si matura. Quello che sta molto al sole e vi resiste o s’asciuga e si secca, o raggiunge la maturazione se e` un frutto. La presenza d’una grande forza trasforma comunque le cose. 1571
Manda a casa piu` gente un tramonto di sole che cento sonate d’orologi. Appena fa notte tutti tornano a casa, mentre quando battono le ore nessuno ci fa caso: la gente crede subito ai fatti, alle cose indiscutibili, e molto meno agli avvertimenti, alle parole. 1572
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
SOLITUDINE
Lo stesso sole fonde la cera e secca l’argilla. Una causa produce effetti diversi su cose diverse. Particolarmente la stessa educazione non determina uguali effetti su persone diverse. Sembra rispecchiare una tradizione proverbiale antica, attestata pero` solo da un passo degli Stromata di Clemente Alessandrino (8.9.32.2), dove la frase ricorre identica. 1573
1574 Dove c’e` il sole non ci son gufi ne´ rospi. Dove c’e` la luce, la chiarezza, la trasparenza dell’onesta` non ci sono inganni, sotterfugi, persone maligne e ingannatrici. 1575 Non sorge il sole perche´ il gallo canta. La causa non dipende dall’effetto. Piu` frequentemente si usa per indicare che una piccola forza non puo` essere causa di un grande evento.
Sole d’inverno e amore di maliarda tardi viene e poco tarda. Il sole d’inverno arriva tardi nella mattinata e non dura a lungo, perche´ d’inverno le giornate sono brevi. Cosı` l’amore della seduttrice: arriva quando ormai non e` piu` tempo e se ne va appena l’ingannatrice ha raggiunto quello che voleva. 1576
Quando c’e` il sole [il sole ti splende] non ti curare della luna. Quando c’e` la cosa piu` importante non perdere tempo e fatica con le cose secondarie; se hai con te quello che ti basta non desiderare qualcosa di piu`. 1577
SOLITARIO 1578 Uomo solitario, o angelo o demonio. L’uomo che ama la solitudine, fugge dalla compagnia dei propri simili o e` un asceta, un santo, o ha pensieri e propositi malvagi.
SOLITUDINE Sapienti, filosofi e proverbi vedono la solitudine in due diversi momenti con connotati diversi: uno positivo e uno negativo: il momento positivo corrisponde alla ricerca del silenzio, dell’isolamento, della calma al fine di poter pensare, cogliere nitidamente gli aspetti di un problema, ovvero immergersi nella meditazione per poter riflettere sui problemi piu` seri dell’uomo, seguire le tracce della verita` o del divino. In questo senso la solitudine si contrappone alla confusione, al chiasso, alla distrazione. Il saggio ama questa
pag 1543 - 04/07/2007
SOLLAZZO
1480
.
solitudine e lo sciocco, il superficiale la distrazione nel confuso, nel disordine; il momento negativo e` la condizione di distacco e d’isolamento ricercata come antitesi alla comunicazione, come rivalsa polemica contro il mondo esterno, in particolare quello umano. Puo` essere causata da sconfitte, delusioni, amarezze, disgrazie, risentimenti; ovvero da complessi di superiorita`, convinzioni esagerate sulle proprie capacita` che permetterebbero di vivere, operare da soli, non trovando adeguati valori negli altri. E` questa la solitudine di rifiuto che saggezza e proverbi condannano decisamente, come forte squilibrio della mente, errore che porta alla rovina, in quanto perde di vista che l’uomo esiste per e con gli altri, risultando diversamente un assurdo. In questo senso la Bibbia dice Vae soli [S 1516] ‘‘Guai a chi e` solo!’’. f Vedi Compagnia. La solitudine e` madre della malinconia. Lo stare soli non consente di allontanare la tristezza, la malinconia, i cattivi pensieri. 1579
Dalla solitudine vengono i buoni e i cattivi pensieri. Nella solitudine si puo` purificare l’anima, meditare, pregare, ma anche abbandonarsi a fantasticherie malsane, a tristi o malvagi pensieri. 1580
O beata solitudo, o sola beatitudo. ‘‘O beata solitudine, o sola beatitudine!’’. Frase attribuita tradizionalmente a san Bernardo di Chiaravalle, ma non presente nelle sue opere. Se ne cita talora anche solo la prima parte. Di probabile origine monastica, la frase si scriveva un tempo sui muri delle case signorili di campagna, ad alludere ad un tranquillo ritiro dopo una vita tempestosa. 1587
SOLLAZZO f Vedi Ballare. ` buono aver sollazzo a spese d’altri. 1588 E Divertirsi mentre gli altri pagano rende ancora piu` bello il divertimento. SOLLECITO 1589 Uomo sollecito non fu mai povero. Raramente il previdente rimane senza niente. La sollecitudine prevede le difficolta` e previene la penuria. 1590 Il mondo e` dei solleciti. Le cose vanno bene a coloro che prevengono i problemi e non a chi si fa travolgere da questi rimanendo inerte. Vedi anche Chi ha tempo non aspetti tempo [T 364]; per la forma: Il mondo e` dei furbi [F 1713].
1581
Dalla solitudine nascono i cattivi pensieri. Nella solitudine il pessimismo puo` prendere campo e portare a vedere le cose peggiori di quello che sono, mancando chi con la sua presenza puo` riportare a una visione piu` oggettiva della realta`.
1591 Uomo sollecito, mezzo indovino. L’uomo che e` accorto, fa le cose per tempo, si tiene sveglio e sta sempre all’erta, non viene mai preso di sorpresa: la sua prudenza e la sua sollecitudine lo pongono al riparo dei guai improvvisi.
In solitudine non ha sapore il vino. Certe cose, come bere il vino, vanno fatte in compagnia: per questo ci sono le osterie. Fatte da soli hanno un che di malinconico. Vedi anche Chi non beve in compagnia o fa il ladro o fa la spia [B 459].
SOLLEONE f Vedi Estate, Luglio, Sole.
1582
1583 In solitudine si mangia senza appetito. Da soli si mangia poco volentieri. 1584
La solitudine e la noia guastano ogni gioia.
1585
La solitudine e` la peggiore compagnia.
1586 La solitudine e` buona compagnia. Questo e il seguente si riferiscono invece alla solitudine intesa positivamente (vedi Introduzione).
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Se uno trema col solleone campa poco o e` un gran minchione. Se uno quando e` il caldo piu` intenso dell’anno ha freddo, e` segno che o e` molto malato oppure e` sciocco: non mangia, non dorme, o fa cose che lo debilitano. 1592
SOLO f Vedi Compagnia, Sodalizio, Solitario, Solitudine, Unione. 1593 Meglio soli che male accompagnati. Proverbio costituito su uno schema di largo impiego, che permette di rivalutare una cosa, una situazione di per se´ negativa attraverso il
pag 1544 - 04/07/2007
1481
.
SOLO
confronto con una peggiore, ma probabile, eventuale e possibile rispetto alla prima. Nel caso specifico: la solitudine non e` piacevole, ma la compagnia, se non e` buona, puo` essere anche peggiore. Lo schema si presta anche alla formulazione di affermazioni paradossali, ironiche o sarcastiche: Meglio qui che in galera [M 1152], Meglio che un cazzotto in un occhio... [M 1153], Meglio che nulla, marito vecchio [N 558]. Il proverbio e` diffuso anche in altre lingue europee. Fra le numerose riprese letterarie cfr. per es. Goldoni, Il Filosofo di campagna (atto I, scena I): ‘‘Meglio sola che male accompagnata’’. Vedi anche Meglio dormire solo in un fienile che sotto un baldacchino con una vecchia matta [F 783].
Motto diffuso dal mondo ecclesiastico, inteso in due sensi. Uno, diciamo originale, volto a sottolineare il fatto che una religiosita` solitaria, che mira a conquistare solo la propria salvezza e la propria pace, non e` quella giusta. L’altra, volgarizzata dalla gente, intende che anche un uomo retto e pieno di virtu`, il quale tenga pero` lontano il prossimo e si mostri sordo alle necessita` altrui, non puo` essere considerato perfetto, e non e` un esempio da seguire. Triste qui ha senso di tristo, nel senso di ‘‘meschino, scarso, di poco valore’’.
1594 Guai a chi e` solo! Chi vuole stare solo e` in qualche modo nemico degli uomini. L’ammonimento si legge nella Bibbia (Ecclesiaste 4.10), e si cita tuttora anche in latino:
Quando uno e` solo e` in brutta compagnia. Chi e` senza amici, compagni, persone vicine si trova con la peggiore compagnia, perche´ la solitudine e` cattiva consigliera e non aiuta chi ha bisogno.
1595 Vae soli. ‘‘Guai a colui che e` solo’’. Il testo biblico continua: ‘‘poiche´ se cade non ha chi l’aiuta a rialzarsi’’. Vedi anche La casa piu` triste e` quella dove non bussa nessuno [C 903]; Chi non sta in compagnia viene il Diavolo e se lo porta via [C 1903]. 1596 Meglio povero che solo. E` cosa migliore avere poco, essere di modeste condizioni, ma stare in amicizia e solidarieta` con compagni e vicini, che essere ricchi e non avere amici, sostegno di persone legate da affetto e simpatia. 1597
Meglio nudo che solo.
Soli non si sta bene nemmeno in Paradiso. Vedi anche Chi mangia solo affoga [M 593]. 1598
1599
Solo non vuol stare neanche il Diavolo.
Solo non andare neanche a cacare. Aveva senso proprio nel passato quando i bisogni si facevano fuori delle case povere: appartarsi soli di notte poteva rappresentare pericolo di aggressioni, e certe faccende si sbrigavano in comitiva. 1600
1601 Chi fa da solo, da solo si pente. Chi fa di testa propria, non accetta consigli altrui, si pente poi da solo d’aver sbagliato e sa con chi prendersela. 1602
Un santo solo e` un triste santo.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1603 Chi caccia l’amico torna a casa solo. Chi litiga con l’amico e rompe l’amicizia sappia che va incontro alla solitudine. 1604
Fuoco, lume e oriolo non ti fanno star solo. Certe cose accompagnano, fanno sentire meno la solitudine e il silenzio, perche´, si dice ‘‘fanno casa’’, come gli animali domestici (cane, gatto, uccelli). Vedi anche Il lume e` mezza compagnia [F 1667]. 1605
1606 Uno solo non fa niente. Uno da solo non riesce che a far poco. Si riferisce in particolare all’importanza di avere una famiglia, ma vale anche nel lavoro e in qualunque attivita`. Vedi anche Una voce non fa popolo [P 2126]; Una pietra non fa muro [P 1687]; Una spiga non fa manna [S 1894]; Uno e nessuno e` tutt’uno [U 118].
Quando Cristo fu solo fu tentato dal demonio. A chi e` solo vengono cattivi pensieri e s’avvicinano malintenzionati. Quando Cristo rimase solo nel deserto a pregare ebbe le tentazioni ad opera del diavolo come si legge nei Vangeli. 1607
1608 Non si e` mai soli da nessuna parte. Anche quando si ha la sensazione di essere completamente soli, non lo siamo affatto. Cio` vale nel senso di non avere testimoni, persone che ci vedono, come nel senso di non avere aiuto, persone alle quali rivolgersi nella necessita`. 1609
Chi sta solo di nulla si lagna.
pag 1545 - 04/07/2007
SOMA
1482
.
Soprattutto non ha con chi lagnarsi. Anche: chi e` solo fa tutto da se´ e non ha da lamentarsi d’essere trattato o servito male.
ricare eccessivamente un asino per trasportare piu` materiale, fare piu` lavoro, ottenendo, se non la perdita, il danno della bestia. Bisogna commisurare le cose alle possibilita`.
SOMA Il carico che si sistema sul dorso di asini e muli (detti appunto animali da soma) per il trasporto.
1616 Camminando s’aggiusta la soma. La bestia con le oscillazioni dei passi stabilizza la propria soma sulla schiena perche´ il carico si assesta. E` immagine di un momento iniziale, di una situazione, di un lavoro, le cui difficolta` sembrano insuperabili; ma col passare del tempo l’abitudine, la pratica e la rassegnazione insegnano a fare quello che pareva impossibile. Vedi anche Per la strada s’accomodan le valige [V 71].
La soma la bestia doma. Posto sopra il dorso dell’animale il peso da portare lo riduce alla calma, gli leva la voglia di far bizze, impennarsi e gli da` il passo da lavoro. Nella metafora si riferisce particolarmente alla stravaganza, alla insubordinazione, all’inquietudine del giovane che nel lavoro trova la stabilita` e la regola di vita. 1610
La soma altrui e` quella che peggio si sopporta. Il peso, il lavoro, la pena che ci tocca siamo disposti a sopportarli con rassegnazione, ma non si sopporta di doversi sobbarcare delle cose che non ci toccherebbero: quelle si fanno con particolare malanimo. 1611
Pari soma bene condoma. Una distribuzione equilibrata di compiti contenta tutti e raggiunge buoni risultati. Proverbio riportato anche nei Proverbi di Garzo dell’Incisa: ‘‘Eguale soma / bene condoma’’, e rimasto nella tradizione. Condomare e` verbo antico, usato comunque ancora in Toscana dai contadini e dai lavoranti per indicare l’operazione di sottoporre un carro o una bestia da soma a un carico distribuito ed equilibrato in modo da restare bilanciato (cfr. Battaglia, GDLI, alla voce). 1612
1613 Ognuno sente la sua soma. Ognuno sente e si preoccupa dei suoi guai, di quelli altrui poco si cura. Vedi anche Ognuno sa dove gli duole la sua scarpa [S 541]. 1614 Soma lenta finisce per terra. La soma, il carico legato male cade dal dorso e si sfascia.
Chi fa la soma troppo pesante ammazza l’asino e non porta a casa nulla. Chi esagera nel caricare la bestia rovina l’animale e non conclude nulla nel lavoro. Il risultato positivo si raggiunge usando la giusta misura: eccedere nel poco e` un danno, ma lo e` anche farlo nell’assai, come chi volesse ca1615
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Per via s’aggiustano le some. 1618 La peggior soma e` non averne alcuna. Il peso peggiore e` di non averne da portare alcuno. Il peso di un lavoro affligge, ma rende liberi, indipendenti, gratifica; il peso d’una famiglia preoccupa, ma consola e rende contenti, e cosı` di seguito. 1617
Chi non ha soma torna a casa senza nulla. Chi non fatica non porta alcun guadagno a casa. 1619
Le piccole some vuotano il bosco e le grandi some rompono il dorso. Meglio trasportare piccoli pesi con continuita`, che fare grandi carichi. I piccoli e frequenti carichi esauriscono le grandi quantita`, come la legna di una foresta; quelli molto pesanti invece sfiancano le bestie e non arrivano a nulla. 1620
SOMARO Per le notizie generali vedi sotto la voce Asino. Dei tre termini che esistono nella lingua italiana per indicare questo animale: asino, ciuco e somaro, si usa quest’ultimo, collegandosi all’etimologia della parola, ‘‘che porta la soma’’, prevalentemente per indicare la bestia nel lavoro. Ciuco e` piu` efficace come ingiuria verso chi e` ignorante, tardo d’ingegno. Ma in sostanza i tre termini sono equivalenti. f Vedi Asino, Sognare. Per le feste i somari mangiano gramigna. Chi non capisce niente si diletta di cose stupide o apprezza cose vili. La gramigna e` un’erba comune, infestante, che piace solo agli asini e a pochi altri animali. 1621
pag 1546 - 04/07/2007
1483 Il somaro mangia la paglia pensando che era erba. Chi non ha nulla o poco si contenta di quello che ha cercando di consolarsi come meglio puo`. 1622
1623 Lite di somari sfascio di some. I somari, quando litigano, scalciano e il carico va per terra, rovinandosi. Quando chi lavora non va d’accordo si rovinano i manufatti, le opere in lavorazione.
Somaro valente porta il peso e non lo sente. E` propriamente un gioco infantile: consiste nell’attaccare o mettere addosso a uno un peso senza che se ne accorga, ripetendo questo proverbio finche´ non capisce la burla. Si fa nelle scampagnate, nelle gite, nelle marce. 1624
SOMIGLIARE f Vedi Simile. O nel petto o nella spalla il puledro somiglia alla cavalla. Sono i due punti nei quali gli esperti conoscono come il puledro sia figlio di una particolare giumenta, soprattutto se di razza. E` proverbio tecnico dell’allevamento equino. 1625
Se sai di chi son figlio sai a chi assomiglio. Ciascuno somiglia ai propri genitori e parenti. 1626
SONNO Nella tradizione seguita dai proverbi il sonno e` un bene di cui gode chi ha la coscienza a posto (dormire il sonno del giusto) e la salute. Si puo` perdere per amore infelice, ma anche per amore felice, per disgrazie, preoccupazioni, dispiaceri, passioni. L’uomo che non ha il dono del sonno e` malato e per farglielo ritrovare vi sono procedure magiche e altre pratiche. E` considerato insieme al riposo il miglior rimedio contro le malattie. Molti proverbi regolano la quantita` di sonno ottimale per la salute (vedi Dormire), con variazioni anche consistenti, dovute all’eta`, al clima, al tipo di lavoro e ad altri fattori. Comunemente le ore di sonno sono sette/otto, anche meno, ma non di piu`. In tempi di carestia o di penuria il sonno era il mezzo col quale si cercava d’allontanare la fame: non consumando energie l’organismo richiede meno alimento (vedi Il riposo e` mezza spesa [R 599]; Un buon riposo vale un buon pasto [R 600]).
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
SONNO
f Vedi Dormire, Ora. 1627 Il sonno e` fratello [parente] della morte. Tale affinita` era evidenziata dal mito, secondo cui Sonno e` fratello di Morte, come si legge in Omero (Iliade 14.231, Odissea 13.79 sg.), Esiodo (Teogonia 756) e molti altri autori greci e latini (piuttosto noto come massima che indica la natura non paurosa della morte e` un passo di Cicerone, Tuscolane 1.38.92: Habes somnum imaginem mortis ‘‘Hai a disposizione il sonno, che e` immagine della morte’’). 1628 Chi piu ` ha sonno, meno dorme. Quando la stanchezza e` veramente grande si stenta ad addormentarsi, come l’affamato ridotto allo stremo stenta a mangiare.
Il concepito in sonno e` il partorito della veglia. Quello che viene alla luce come idea nello stato di veglia nasce in realta` durante il sonno. Accenna a una vita inconscia della mente, prescindendo dalle teorie freudiane. Vedi anche La notte porta consiglio [N 489]. 1629
1630 Piu ` si dorme e piu` si ha sonno. Il sonno, quando oltrepassa per abitudine le ore necessarie al riposo, diventa una sorta di necessita` patologica per cui non basta mai e si tramuta in pigrizia, poltroneria e ignavia. 1631
Piu` si dorme e piu` si dormirebbe.
1632
Un sonno tira l’altro.
1633
Sonno chiama sonno.
Il sonno ti fa povero. Chi dorme, chi bada al riposo e al sonno, perde anche quello che ha. Vedi anche Chi dorme non piglia pesci [D 1097]; Troppo dormire fa impoverire [D 1100]; Il sonno fa il povero [D 1101]. 1634
1635 I pensieri sono ladri del sonno. La mancanza di tranquillita` non permette di dormire; sono le preoccupazioni e le angustie quelle che tolgono il sonno.
I travagli rubano il sonno e l’amore porta via il sonno e la fame. Chi e` innamorato perde anche l’appetito. 1636
1637 Il sonno non va a letto con gl’infelici. Chi ha una pena per prima cosa perde il bene del sonno. 1638 Il sonno e` mezza salute. Quando l’ammalato riesce a dormire comincia la sua guarigione.
pag 1547 - 04/07/2007
SOPPORTARE
1484
.
1639 Il sonno e` mezzo pasto. Chi dorme non ha poi molta fame. Sono il moto, l’aria e la fatica che mettono appetito. Al tempo stesso il sonno restituisce le forze. Vedi anche Un buon riposo vale un buon pasto [R 600]. 1640 Il sonno inganna. Il sonno fa perdere la nozione del tempo e dello spazio: quando uno si desta non sa quanto ha dormito e spesso neanche dove si trova. Se poi ha sognato non sa se e` ancora nel sogno o si trova nella realta`.
SOPPORTARE f Vedi Pazienza. Chi non sa sopportare non sa vivere. Chi non ha la pazienza fa della propria vita un inferno: si inimica tutti, e` sempre alterato, irato e inquieto. 1641
1642 Chi non sopporta fa la giunta al danno. Chi non e` disposto a sopportare qualcosa di irrimediabile si procura ulteriori danni con la ribellione e l’insofferenza. Aggiunge altri mali a quelli che ha gia` avuto.
Sopporta e apporta un mal chi non vuol giunta. Variante toscana. In questo caso apporta vale ‘‘porta su di se´’’. Vedi anche Perfer et obdura [S 1412]. 1643
Quel che non si puo` cambiare conviene sopportare. Bisogna usare la rassegnazione quando ci si accorge che una cosa non puo` essere mutata secondo i nostri desideri e non puo` essere eliminata. Chi si accanisce contro quello che e` immutabile si rovina la salute. Fra molte formulazioni simili vale la pena qui citare per la vicinanza espressiva due sentenze di Publilio Siro (F 11 e M 62): Feras, non culpes quod mutari non potest ‘‘Sopporta e non prendertela con cio` che non si puo` cambiare’’, e Mutare quod non possis, ut natum est, feras ‘‘Cio` che non puoi cambiare, sopportalo cosı` come e` nato’’. 1644
Sopporta e non biasimare quel che non puoi cambiare. Di fronte a una cosa inevitabile non rimane che rassegnarsi, fare di necessita` virtu`, perche´ opporsi e parlare inutilmente non e` di consolazione e neppure decoroso. Richiama la filosofia stoica, in particolare il pensiero di Epitteto. 1645
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1646 Sopportar non nocque mai. Avere buona capacita` di sopportazione non fa mai male. 1647 Chi sopporta e` sopportato. Chi usa pazienza verso gli altri a sua volta trova comprensione e tolleranza nei propri confronti. Vedi, contrario, Chi schifa e` schifato [S 627]. 1648 I guai col pane si sopportano meglio. Le disgrazie che non tolgono il necessario possono essere sopportate. Quando c’e` di che vivere bene e senza privazioni la disgrazia si affronta meglio. 1649
I guai senza pane sono i piu` grossi.
Sopporta in pace il male e aspettati il bene. Rassegnati al male inevitabile e illumina la vita con la speranza che migliorera`. Vedi anche Soffri il male e aspetta il bene [S 1411]. 1650
Chi sa sopportar le disgrazie sa godere le fortune. Chi sa avere pazienza e rassegnazione sa anche godere la fortuna e la felicita` quando e` il momento. Chi si accora e si lamenta non sa godere del bene quando arriva. 1651
SOPRA f Vedi Sotto. Chi vuol essere felice non deve guardar sopra, ma sotto. Cioe` chi sta peggio, chi ha meno e puo` meno, non i piu` fortunati di lui. 1652
Chi vuol star sopra non si lagni di salir le scale. Chi ha ambizioni non si deve lamentare se la strada del successo e della gloria e` dura e faticosa. 1653
Chi vernicia di sopra affitta di sotto. La donna che si da` cipria, rossetto, si agghinda, si pettina e si orna con gioielli ha intenzione di trovare qualche inquilino per i piani inferiori, che evidentemente sono vuoti momentaneamente. Detto di sottile perfidia: come se uno aggiustasse il piano superiore di una casa per allocare i piani sottostanti. 1654
La donna che s’imbelletta e` sempre un po’ civetta. Analogo al precedente, ma piu` benevolo. 1655
pag 1548 - 04/07/2007
1485
.
SORDO
Chi lavora sopra gli cascano le pietre addosso. Chi lavora (mura, scava) a un’altezza superiore alle braccia e` soggetto a subire la caduta del materiale; ma figuratamente: chi tocca cose, persone a lui superiori si trova addosso qualcosa di pesante.
spetto psicologico vedi anche Non c’e` peggior cieco di chi non vuol vedere [C 1560]; Parlare a chi non sente e fottere chi non vuole si butta via la fatica e le parole [F 1290]; Tanto e` non intendere che esser sordo [I 365].
SOPRUSO f Vedi Ricchezza.
Per il sordo tanto canta l’usignolo che la cornacchia. Per chi non capisce, una cosa puo` essere bella quanto si vuole, vale sempre quanto una brutta. Si rivolge contro la rozzezza di chi non sa apprezzare il bello, il raffinato, il gentile.
1656
SORBA f Vedi Nespola.
Chi ha fretta sa come sono le sorbe acerbe. Chi non ha pazienza ha modo di sperimentare a sue spese come le cose premature, affrettate, portino frutti agri. La sorba (Sorbus domestica), come la nespola (vedi la voce) ha bisogno di tempo per raggiungere un’avanzata maturazione e diventare tenera e commestibile. 1657
Non c’e` sorba tanto dura che il sole e il tempo non matura. Non ci sono persone tanto ostinate che il tempo alla fine non pieghi, non domi; non ci sono cose tanto difficili che il tempo non porti a compimento. La rima impone la sintassi un po’ irregolare. con l’indicativo in luogo del congiuntivo. Vedi anche Col tempo e con la paglia si maturano le sorbe e la canaglia [N 247]; Non vi sono frutti duri che il tempi non maturi [M 1067]. 1658
SORCIO f Vedi Topo.
SORDO f Vedi Amore, Cieco, Innamorato.
Non c’e` peggior sordo di chi non vuol sentire. Diffuso in molte lingue, sottolinea che spesso le cose che non piacciono o non si sentono o si fa finta di non sentirle. Tale ostinazione e` pervicace al punto che, se la sordita` fisica e` in qualche modo superabile, quella psicologica lo e` raramente. Il precedente latino medievale, variamente attestato, suona Deterior surdus eo nullus qui renuit audire ‘‘Nessun peggior sordo di colui che si rifiuta di ascoltare’’. Nel far intendere una cosa a chi non la vuole intendere qualunque sforzo e` inutile. Per l’a1659
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1660
Gran sordo e` quello che non vuole udire.
1661
A un sordo e` tanto [tant’e`] suonargli un corno che un violino. Con chi non sa o vuole intendere e` inutile insistere. Chi e` privo di sensibilita` non apprezza le armonie dei suoni, o le sfumature in qualunque campo. 1662
1663 Il sordo ride due volte. Prima quando ridono gli altri per il fenomeno di simpatia, poi quando gli viene spiegato quello che e` stato detto.
Il cieco che regala un piffero a un sordo, si vede tornare indietro una lanterna. Chi regala quello che non serve viene a sua volta ripagato con la stessa moneta. 1664
A volte i sordi sentono quel che non dovrebbero. Invito a non fidarsi eccessivamente della sordita` di chi si dice sordo. Colui che comunemente e` considerato tale spesso ci fa, o non lo e` completamente, o non lo e` nei confronti di particolari suoni o voci, per certi effetti, per cui puo` sentire quello che incautamente altri dicono in segreto, pensando che non intenda. 1665
1666 Al sordo gli occhi servono da orecchi. Il sordo interpreta i suoni con quello che vede: guardando le labbra di chi parla capisce le parole.
Non c’e` prete che canti due messe al sordo. Chi non capisce s’arrangia. Non si possono ripetere due volte le cose lunghe e difficili, per quanto si sia ben disposti e volenterosi. 1667
1668 Predicare ai sordi e` fatica sprecata. Parlare a chi non capisce o non vuol capire sono tempo e voce sprecati.
pag 1549 - 04/07/2007
SORELLA
1486
.
Meglio mangiare con un cieco che parlare con un sordo. Al cieco si da` quello che si vuole, mentre il sordo sente solo quello che vuol sentire. 1669
Vai a letto col sordo, che quando dici basta non ti sente. L’invito scherzoso e` rivolto alla donna e si riferisce al sesso: il sordo dovrebbe avere una corsa lunga, e soprattutto e` difficile fermarlo, perche´ non sente l’invito a smettere. 1670
1677 La gallina chiama sorella la pavoncella. Ognuno cerca di farsi credere parente di chi lo nobilita o puo` aiutarlo a far bella figura. Vedi anche ‘‘Noi mele nuotiamo’’, dissero le merde di cavallo che la piena portava coi pomi [M 1289].
La leonessa vecchia chiama sorella la capra. Ormai ridotta all’impotenza una persona che e` stata malvagia e violenta, fa moine a chi potrebbe farle del male. 1678
SORELLA Sorella maritata, sorella dimenticata. La sorella che ha preso marito entra in un’altra comunita` e spesso non si ritrova piu` nella vita familiare tanto che poco a poco si allentano i legami affettivi. 1671
Due sorelle in una casa chiamano il diavolo a dozzina. Quando in casa ci sono due sorelle il diavolo vi prende alloggio fisso. Stare a dozzina indicava una forma di ospitalita` pagante che le famiglie esercitavano verso persone sole (studenti, impiegati, insegnanti) per arrotondare le magre entrate della casa. Il dozzinante pagava una certa cifra, che comprendeva l’alloggio e qualche altro servizio concordato, per dodici giorni, rinnovandosi l’accordo se piaceva alle parti. 1672
Chi ha un cesto di sorelle ha un carro di cognati. Ironico e perfido: chi ha molte sorelle si ritrova un numero ancora maggiore di cognati, per il fatto che le donne portano a casa piu` uomini prima di sposarsi e non tutte si fermano al primo. In realta`, interpretando in senso benevolo, si dicono cognati anche i fratelli del marito della sorella.
SORGENTE f Vedi Fontana, Fonte, Pozzo. La vera sorgente si vede quando non piove. Le cose valide si verificano nelle difficolta`. La fonte che ha una vena costante continua a versare acqua anche nei periodi di siccita`. Vedi anche Gli amici si conoscono nei bisogni [A 649]. 1679
SORPRENDERE 1680 Uomo sorpreso, mezzo preso. L’uomo che viene avvicinato quando non se lo aspetta, rimane interdetto ed e` facile catturarlo; ovvero: facendo una domanda a bruciapelo si disorienta una persona e gli si fa dire anche quello che non vorrebbe.
1673
1674
Molte sorelle e piu` cognati.
Sorelle e fratelli male si dicono e bene si vogliono. Spesso tra sorelle e fratelli c’e` un rapporto di concorrenza, dispetto, presa di giro, ma di norma in fondo regna sostanzialmente l’affetto. 1675
Chi ha una bella sorella avra` presto un cognato. Chi ha una sorella belloccia puo` far conto di avere in breve tempo un cognato. Un tempo il cognato era anche considerato l’amico piu` fidato e importante. 1676
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
SORTE Sia nel senso di destino che in quello di buona fortuna. f Vedi Contento, Destino, Fortuna. 1681 La sorte e` come uno se la fa. Il destino non dipende dal caso o da qualcosa di gia` stabilito, ma dalle proprie capacita` e dalle azioni. Vedi anche Ciascuno e` artefice della sua fortuna [F 1227].
Quando bussa la sorte spalancale le porte. E` inutile contrastarla, comunque essa sia. Vedi anche Quando la fortuna arriva spalancale la porta [F 1155]. 1682
1683 A chi sorte e a chi sporte. A qualcuno fortuna e bella vita e a qualcun altro solo pesi da portare. Le sporte sono grosse borse che si usano per portare oggetti pesanti o ingombranti. 1684
Chi ha sorte e chi sporte.
pag 1550 - 04/07/2007
1487 Quando la sorte vuole sa ritrovar la casa. Arriva inesorabilmente, nel bene e nel male. 1685
Chi s’affida alla sorte resta col culo in mano. Chi pensa che dipenda tutto dal destino e non fa niente per raggiungere quello che vuole, nella vita non ottiene nulla e nelle mani vuote ci mettera` quel che ha di meglio. 1686
1687 La sorte non sa sedere. La buona occasione, la fortuna non si fermano ad aspettare. Vedi anche La fortuna va presa per i capelli [F 1147].
La sorte come da` toglie. La fortuna e la sfortuna sembrano agire casualmente: vanno e vengono senza che si riesca a capirne i motivi. Vedi anche Come fortuna da` cosı` ritoglie [F 1183]. 1688
1689 Chi confessa la sorte nega Dio. Chi crede nel caso, nel destino, nella fatalita`, di fatto nega l’amore e la provvidenza di Dio. Confessare qui ha senso di ‘‘professare la propria fede in qualcosa’’.
Fino alla morte non si sa la sorte. Fino alla morte non si sa che vita abbiamo fatto, se felice o infelice. Vedi anche Pria di morte non lice chiamare alcun felice [F 545]. 1690
1691 La mala sorte e` un castigo di Dio. Idea che vede nella sfortuna, nel male che colpisce l’uomo, la mano punitrice della divinita`. Risente di una forma arcaica di pensiero. 1692 La mala sorte la porta il vento. Interpreta in maniera opposta al precedente lo stesso fatto, rinunciando a trovare un senso ulteriore al male: la sventura non ha una logica, una regola decifrabile arriva casualmente, senza una precisa ragione, frutto d’influssi maligni. Nella visione popolare nel vento si annidavano gli spiriti impuri: demoni, folletti, forze maligne.
Morte e mala sorte sempre son alle porte. Le disgrazie, anche quelle irreparabili, sono sempre vicine e pronte a colpire, soprattutto quando meno ce le aspettiamo. Vedi anche Le disgrazie son sempre pronte [D 607]. 1693
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
SOSPETTO
SOSPETTARE I cani si annusano, le formiche si baciano [i gatti si sentono] e gli uomini si sospettano. Quando s’incontrano gli animali sembra siano piu` fiduciosi degli uomini verso i propri simili. I cani come prima cosa si fiutano, le formiche incrociano le loro antenne, i gatti si strusciano con le vibrisse, mentre gli uomini per prima cosa sospettano uno dell’altro. Indica che il reciproco sospetto sta alla base dei rapporti umani, come eredita` dello stato di cultura, mentre allo stato di natura i rapporti sono sı` di forza, ma fondati su una disponibilita` alla convivenza. 1694
1695 Di forestieri e` lecito sospettare. Di chi non si conosce e` legittimo non avere piena fiducia.
Chi non sospetta di forestieri e banditori si prepara pene e dolori. Chi si fida del primo venuto e di coloro che girano di paese in paese a portare i bandi, restera` ben presto ingannato e danneggiato. I banditori un tempo andavano a pubblicizzare le leggi, gli editti. 1696
SOSPETTO f Vedi Fidarsi, Fiducia. 1697 Chi e` in difetto e` in sospetto. Chi sa di aver commesso una colpa, di aver fatto una cosa ingiusta o sbagliata si trova sempre a pensare che si parli di lui, della sua cattiva condotta e risponde senza che nessuno abbia avuto intenzione di provocarlo. 1698 Chi e` in sospetto e` in difetto. Chi si sente sospettato senza ragione mostra di non avere la coscienza pulita. Vedi anche Excusatio non petita, accusatio manifesta [S 773]. 1699 Dall’esperienza nasce il sospetto. L’esperienza degli uomini dice che chiunque puo` ingannare, e quindi e` sempre legittimo il sospetto. 1700 Un buon sospetto non e` peccato. Avere un dubbio, sospettare legittimamente di una persona, di una proposta, di un affare, appartiene al diritto di ognuno, fa parte della prudenza. ` bene sospettare anche del padre. 1701 E Usa un paradosso che pare anche un’esagerazione, ma considerando la dinamica segreta
pag 1551 - 04/07/2007
SOSPETTOSO
1488
.
dei rapporti familiari, il proverbio e` realistico: se solo si pensa alla figura di Gertrude nei Promessi sposi. Vedi anche Non bisogna fidarsi nemmeno del proprio padre [F 750]; Fidarsi e` bene, non fidarsi e` meglio [F 742]. Rispetti, dispetti e sospetti guastano il mondo. I riguardi che si hanno verso i potenti, le rivalse per i torti e i sospetti verso le persone inquinano avvelenano i rapporti sociali. 1702
Il sospetto canta la mattina con gli angeli e cena la sera col diavolo. Il sospetto e` una cosa da nulla quando comincia: una semplice ubbı`a, che non da` pensiero e non turba, anzi fa quasi piacere o diverte. Col passare del tempo pero` comincia a turbare, a mettere in apprensione finche´ crea una situazione di tormento, come trovarsi sui carboni ardenti. 1703
Il sospetto comincia come un filo di ragno e finisce in un canapo. All’inizio e` un sentimento quasi impercettibile ma con l’andare del tempo, se non si trovano buoni motivi per dissiparlo, diventa travolgente. Il canapo e` una grossa corda. 1704
1705 Il sospetto e` il veleno dell’amicizia. Perche´ appunto crescendo pian piano arriva al punto di minare le basi su cui e` fondata un’amicizia.
Dov’entra il sospetto fugge la pace. L’animo nel quale entra un sospetto perde la calma e la tranquillita`; oppure anche: dove si instaurano sospetti reciproci, diffidenza, non dura la concordia. Per affinita` di forma vedi anche Dov’entra dote esce liberta` [D 1127]. 1706
1707 Il sospetto mangia nel piatto del diavolo. Chi vive nel sospetto si alimenta sempre di elementi che aggravano i suoi timori, raccoglie con credulita` le chiacchiere che lo confortano nei suoi pensieri di accusa; insomma: assorbe tutto quello che di negativo la malignita` umana gli riserva. 1708 La sicurezza va col sospetto. La sicurezza proviene dal sospetto, dall’accorgersi che qualcosa non va, non e` limpido, nasconde qualcosa di poco chiaro. Cio` porta a verificare e a scoprire l’inganno, l’insidia nascosta.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
SOSPETTOSO Guardati da uomini sospettosi e da cani rabbiosi. Non fare amicizia, non frequentare persone sospettose, perche´ ne ricaverai sempre male, come la rabbia dai cani ammalati. 1709
Il sospettoso vive bene a corte e dorme male nel talamo. Chi e` sospettoso sta bene dove la gente fa il proprio interesse, cerca di ingannare, tendere delle insidie, ma non sta bene ne´ e` sicuro dove regna l’amore, dove invece bisogna credere e fidarsi. 1710
1711 Il sospettoso muore cornuto. Il sospetto continuo offende al punto tale che chiama proprio cio` che si teme. Vedi anche Chi geloso vive, cornuto muore [G 347].
SOSPIRARE f Vedi Lamento. 1712 Il sempre sospirar nulla rileva. Con i sospiri e i lamenti non si cambia nulla di una situazione triste, dolorosa, difficile, ecc. E` un verso proverbiale di Petrarca, di uso dotto, che si trova nella celebre ‘‘canzone dei proverbi’’ (Canzoniere 105.4). Vedi anche Mille libbre di pensieri non pagano un quattrino di debiti [D 133].
SOSPIRO 1713 Il sospiro viene dal cuore. Il sospiro e` sincero. E` infatti qualcosa di involontario, di incontrollato che viene immediatamente dallo stato d’animo che uno vive.
Il sospiro e` la voce del cuore. Ci voglion troppi sospiri per far andare un mulino. Le cose forti, grevi, pesanti non si muovono con gli aneliti, i desideri: ci vogliono altri tipi di forze. 1714 1715
1716 Sospiro all’uomo e pianto alla donna. Il sentimento prende forma nell’uomo con il sospiro (di amore, rimpianto, dolore) e nella donna nel pianto (di dolore, di gioia, di commozione, d’affetto). 1717 Dice piu ` un sospiro che un grido. Muove di piu` il cuore la percezione di un sospiro (perche´ segreto e vero) che un’invocazione, che potrebbe essere anche falsa. 1718
Sospiro nascosto e` la miglior preghiera.
pag 1552 - 04/07/2007
1489 1719 I sospiri aprono le porte. Gioca sui due significati della parola: lieve movimento d’aria che apre una porta e sospiro vero e proprio che trova la strada del cuore.
SOSTA 1720 Dove si crede di far sosta s’alloggia. Dove si pensa di fermarsi un poco si finisce per passarvi la notte. Dove si crede di far presto s’impiega molto tempo, dove si pensa di star poco si rimane molto.
SOTTANA f Vedi Calzoni.
.
SPADA
i propri contadini esercitavano l’amministrazione solo attraverso i fattori, che vessavano i sottoposti. 1726 Chi sta sotto e` al riparo dalle cadute. Chi sta in umile condizione e` sicuro di non poter cadere in basso. Vedi anche Chi e` in terra non puo` cadere [T 494]; Piu` che in terra non si cade [T 495]. 1727 Chi sta sotto vuol salire. Chi occupa un posto infimo nella scala sociale tende sempre a salire, a progredire e migliorare. Chi e` sottoposto cerca di prendere il posto di chi lo comanda.
Accosta piu` la camicia che la sottana [gonnella]. Si dice di certi affetti familiari (camicia), che risultano piu` forti dei rapporti di affinita` costituiti dal matrimonio (sottana, gonnella).
SOVERCHIO f Vedi Troppo.
SOTTILE
Chi di spada ferisce di spada perisce. Il violento muore di morte violenta. Proverbio molto diffuso che proviene dal Vangelo (Matteo 26.52). Sono le parole che Cristo dice a colui che, al momento dell’arresto, aveva tagliato l’orecchio al servo del sommo sacerdote: ‘‘Rimetti la spada nel fodero, perche´ tutti quelli che mettono mano alla spada periranno di spada’’.
1721
1722 Ai piu ` sottili cascano le brache. Alle persone che maneggiano molto bene i concetti, fanno miracoli di logica, castelli di ragionamenti, sfugge sovente l’essenziale, per cui si ritrovano a fare delle ben magre figure. Equivoca sul significato di sottile, ‘‘intelligente e capzioso’’, e sottile ‘‘secco allampanato’’. Vedi anche, nel senso materiale, A culo avaro calzoni stretti [C 2610]; per affinita` di senso Anche i piu` furbi ci cascano una volta [F 1695]. 1723 Lama sottile presto perde il filo. La lama che taglia bene, che ha un filo per tagli sottilissimi deve sempre essere affilata perche´ l’uso la consuma.
SPADA f Vedi Fucile, Gola, Lingua. 1728
1729 Chi scava la fossa ci cade dentro. Per analogia: il male che vuole procurare agli altri, viene a cadere sul malfattore, secondo la frase del Salmo (7.16): ‘‘Egli scava un pozzo profondo e cade nella fossa che ha fatto’’. Vedi anche Chi semina vento raccoglie tempesta [S 938].
1724
1730 Spada vecchia, spada d’oro. La spada vecchia e` provata nelle battaglie e quindi affidabile e sicura. Se una cosa e` stata usata molto e` segno che e` buona ed efficiente.
Ne´ sotto i monti, ne´ sotto i ponti, ne´ sotto i conti. I monti possono franare, i ponti cadere o essere invasi dalle piene. I conti rappresentano tutti i nobili che sono indicati come cattivi padroni. Infatti nelle pretese verso i servi erano piu` esigenti dei borghesi, mentre verso
1731 Le spade non convengono alle femmine. Le cose di guerra non si addicono alla femminilita`. Sottolinea che le questioni che riguardano rapporti di forza, contese gravi, cose di guerra, d’onore devono essere regolate rigorosamente da uomini, senza che le donne s’intromettano, tanto meno impugnino le armi. Faceva parte d’un codice di vita del passato, peraltro mai osservato rigorosamente, dato che le donne non solo si sono intromesse in questi fatti, ma alcune hanno anche impu-
SOTTO f Vedi Sopra. Chi sta sotto sta male, ma chi sta sopra non sta bene. Si riferisce a chi comanda e chi deve ubbidire. Anche chi comanda ha degli svantaggi. 1725
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 1553 - 04/07/2007
SPAGNA
1490
.
gnato con successo le armi, come Giovanna d’Arco o Caterina Sforza. Vale comunque come principio generale. 1732 La spada d’oro piega la spada di ferro. L’oro, la corruzione prevalgono anche sulla forza. Vedi anche Con le chiavi d’oro si aprono tutte le porte [O 520]; L’oro e` piu` forte del ferro [O 507]. 1733 Una spada tiene l’altra nel fodero. La forza sconsiglia l’aggressione. Sottolinea che il timore reciproco serve a regolare i rapporti e l’equilibrio delle forze, anche a livello di sola minaccia; spesso evita che si passi a vie di fatto. Vedi anche, con qualche attinenza: Fucile scarico fa paura a due [F 1533]; piu` in generale: Se vuoi la pace prepara la guerra [G 1326].
SPAGNA Paradossalmente nella tradizione di leggende, favole, poemi la Spagna ha, a motivo della lunga dominazione musulmana, connotati di carattere orientaleggiante, favoloso, lontano (far castelli in Spagna vale ‘‘sognare’’). Il Re di Spagna e` di solito nelle fiabe il sovrano piu` potente del mondo che sposa l’umile contadinella. A questo si unisce, anche per merito dei poemi cavallereschi, la pompa, la grandiosita` delle corti, la vanita` e la prosopopea dei cavalieri, l’albagia dei nobili che spesso nasconde una sostanziale poverta`. Il dominio della Spagna in Italia, non diretto, ma comunque forte, e la presenza delle sue truppe, hanno contribuito alla decadenza dell’Italia nei secc. XVIXVIII, ispirando quel fatalismo qualunquista riassunto nel proverbio: Franza o Spagna basta che se magna [F 1310]. (La) Spagna sarebbe un bel paese se non ci fossero gli spagnoli. Paradosso: la Spagna ha tutto buono e bello tranne coloro che la abitano. Schema proverbiale ripetuto di volta in volta per molti paesi e citta`. 1734
Non conosce l’Italia e non la stima chi provato non ha la Spagna prima. Chi si lamenta dell’Italia deve provare prima a vivere in Spagna: allora capira` che c’e` anche molto di peggio. 1735
Anche in Spagna non si bacchiano castagne arrosto. Anche in Spagna, della quale gli spagnoli si vantano e narrano mirabilia, le castagne 1736
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
vanno raccolte, mondate, quindi cotte. Vedi anche Anche in America si fa il brodo con l’acqua [A 598]. SPAGNOLO Gli spagnoli dei proverbi sono soprattutto quelli del dominio che la Spagna ha esercitato in varie parti d’Italia, in forme diverse per oltre due secoli. Gli spagnoli sono dunque poco ammirati, considerati tronfi e vuoti, avventurieri, capaci di bravate e spesso senza un quattrino. Lo spagnolo tende al grandioso: grandi eserciti, bandiere, musica, pompa, grandi organizzazioni (l’Invincibile Armata), grandi progetti, discorsi, vestiti lussuosi, cappelli. Molte sono le tracce lasciate dagli spagnoli, soprattutto nel Meridione, nelle nostre tradizioni popolari, credenze, nella lingua e negli usi. I luoghi comuni vogliono questo popolo assai religioso, mistico, appassionato, sanguigno, amante dei piaceri, pervaso dal senso del destino, sensibile all’amore, all’onore, puntiglioso nell’orgoglio, nei cerimoniali, nelle forme; comunque molto vicino ai nostri pregi e difetti. f Vedi Fiorentino, Francese, Inglese. Meglio nel bosco a mangiar pinoli che in un castello con gli spagnoli. Meglio una vita selvatica, mangiando quello che si trova nei boschi, che in un maniero di spagnoli: gli spagnoli erano noti per essere magnificenti nelle forme, nel lusso dei vestiti e nella pompa del cerimoniale, ma miseri e poveri, soprattutto a tavola. 1737
Lo spagnolo va piu` volentieri scalzo che con le scarpe rattoppate. Lo spagnolo preferisce la miseria completa alla poverta` miseranda. 1738
Guerra spagnola: grande assalto e splendida ritirata. Le imprese belliche spagnole, come quella dell’Invincibile Armada, sono famose piu` per l’imponenza e la magnificenza che per i risultati. Vedi anche Assalto francese e ritirata spagnola [A 1504]. 1739
La moglie dello spagnolo e` serva, dell’italiano e` prigioniera, del francese e` padrona, dell’inglese e` regina, del tedesco e` massaia. Si riferisce al modo di trattare le mogli presso questi popoli. L’italiano tendeva a tenere 1740
pag 1554 - 04/07/2007
1491 chiusa in casa la propria moglie. Presso gli inglesi e i francesi la donna godeva di onore e liberta`. In Germania era padrona della casa. Spagnoli frugali, tedeschi assetati, inglesi affamati, italiani valenti, francesi mai contenti. Gli spagnoli mangiano poco e non cibi elaborati, i tedeschi bevono molto, gli inglesi mangiano molto quando sono alle tavole altrui.
.
SPARVIERO
Non sempre chi volta le spalle ha intenzione di fuggire, si puo` fare per molte ragioni: attaccare di sorpresa, mostrare disdegno, andarsene a cercare di meglio.
1741
Gli spagnoli s’accordano a bravare, i francesi a gridare, gl’inglesi a mangiare, i tedeschi a sbevazzare e gli italiani a pisciare. Sono tutte faccende in cui i vari popoli eccellono, o nella cui pratica sono famosi, e che spesso fanno volentieri in gruppo. Gli spagnoli sono spacconi, i francesi chiacchieroni. Per quanto ci riguarda, un nostro proverbio dice: Chi non piscia in compagnia o fa il ladro o fa la spia [P 1883]. 1742
SPALLA Chi misura il peso sulle spalle altrui lo fa sempre piu` leggero. Chi parla delle difficolta`, dei guai, delle fatiche degli altri li giudica sempre piu` leggeri di quel che sono. Vedi anche Del mal d’altri tutti trovano presto la guarigione [M 322]. 1743
Spalle al fuoco, pancia al tavolo e bicchiere pieno. Quando il riscaldamento era fatto con focolari o caminetti, era consigliabile mangiare con la schiena rivolta al fuoco, per evitare la corrente nelle spalle, pericolosa fonte di malattia. Vedi anche Schiena al fuoco e piedi sotto la tavola [S 622]; Aria di fessura vento di sepoltura [F 655].
1748
Non sempre chi volge le spalle fugge.
SPARAGNARE Sparagnare ‘‘risparmiare’’, e` verbo usato anticamente, ma ancora vivo nella lingua popolare, con il sostantivo sparagno e l’aggettivo sparagnino. Vedi anche Sparagna sparagna, vien la gatta e se lo magna [S 1059]; Lo sparagno e` il primo guadagno [G 1223]. f Vedi Avarizia, Avaro, Risparmiare, Serbare. Chi per se´ sparagna per altri sparpaglia. Chi risparmia per se´ provvede gli eredi di danaro che questi sperpereranno, disperderanno. Vedi anche Piu` digiuna l’avaro e piu` mangiano i suoi eredi [A 1622]. 1749
Chi tutto sparagna tutto col diavolo se lo magna. Chi risparmia fino all’ultimo centesimo sara` costretto poi a mangiarsi tutto nel dispetto e nella rabbia per qualche malanno, sfortuna, o disdetta che gli capitera`. Oppure, e` come se si portasse tutto nell’aldila`, all’inferno, per goderselo in compagnia dei diavoli. 1750
SPARENTARE f Vedi Indentare.
1744
1745 Culo al camino pancia al tavolino. Per analogia.
A chi fa male la spalla mangi il prosciutto. Equivoca scherzosamente sul termine spalla che indica anche l’equivalente del prosciutto ricavato dalle zampe anteriori del maiale. 1746
1747
Non sempre si volgono le spalle per fuggire.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
SPARVIERO Uccello appartenente alla famiglia dei Falconiformi, ha corpo snello, ali arrotondate e ampie, zampe e coda lunghe. Vive soprattutto nei boschi e nidifica sugli alberi e si nutre di uccelli e piccoli mammiferi. E` diffuso in tutti i continenti eccetto l’Oceania. In Italia puo` essere stanziale. In passato lo sparviero era impiegato nella falconeria. Meglio sparvier di rupe che anitra di palude. Meglio vivere in una solitudine aspra e difficile che in compagnia di gente da poco in mezzo alla corruzione e al fango. 1751
1752
Sparviero da gentiluomo, astore da poveruomo, falcone da signore e smerlino da re.
pag 1555 - 04/07/2007
SPAVALDO
1492
.
Sono i quattro rapaci con i quali si usava andare a caccia ai tempi dei tempi e indica il valore che si dava a questi uccelli nel Medioevo. Lo sparviero se lo potevano permettere i ricchi, per cacciare uccelli come fringuelli. I nobili usavano il falcone, animale fiero e dal volo elegante, di difficile addestramento. Per i modesti cacciatori c’era l’astore, un rapace da poco che acchiappa colombe e colombacci, e solo il re usava lo smerlino. I valori tuttavia sono arbitrari: ogni uccello si usa per un tipo particolare di caccia. Lo smerlino e` lo smerlo, falco di piccole dimensioni, detto anche smeriglio (vedi la voce). Cattivo sparviero e` quello che non torna al logoro. Lo sparviero, usato per la caccia, torna al suo posto allorche´ e` finito il suo volo. Il logoro e` un mazzetto di penne fissato su un bastoncino che il falconiere agita per richiamare il rapace. L’animale da lavoro o da guardia, il servitore o il collaboratore hanno tutti i loro difetti, ma i peggiori sono quelli che spariscono all’improvviso lasciando nelle peste ospiti o padroni, provocando danni o portandosi via soldi o roba. 1753
1754 Chi non ha sparviero cacci con la civetta. La caccia con lo sparviero era un passatempo da signori mentre la caccia con la civetta era un sistema dei poveracci per rimediar qualcosa da mangiare. Se non si hanno i mezzi di prima qualita`, bisogna adattarsi con quelli di qualita` inferiore. Quando la caccia era una voce che entrava nell’alimentazione dei poveri, come la pesca o la raccolta, era uso cacciare gli uccelli con la pania, il vischio, le trappole, i lacci o le reti usando come richiamo gli uccelli canori, gli zimbelli, ovvero la civetta. Vedi anche Chi non puo` andare in carrozza vada a piedi [P 2293].
1756 Gli spaventi sono peggiori dei malanni. Qui intende tutti quei disturbi che seguono a una forte paura, cosa ben diversa dalla mancanza di coraggio, trattata da altri proverbi. Vedi Tutto si cura tranne la paura [P 794]. 1757 Per gli spaventi non c’e` sciroppo. Non c’e` cura che ne sani gli effetti. I disturbi nervosi e cutanei si curavano con l’erba della paura: un’erba (Stachys recta) che si raccoglieva nei campi e da cui, facendola bollire, si ricavava un infuso; con quest’acqua si faceva poi un’abluzione dell’intero corpo di colui che aveva provato il grande spavento, liberandolo cosı` dai vari disturbi.
Per lo spavento o si caca tanto o si caca a stento. Altri effetti patologici: uno spavento puo` provocare o una forte diarrea o una preoccupante stitichezza. 1758
1759 Uno spavento ne vale cento. Aver provato una terribile paura mette addosso una tale reazione che per cento volte ci si guardera` dal luogo, dalla cosa, dal comportamento, dalla persona che hanno provocato tale spavento. 1760 Lo spavento e` compare del diavolo. Difficilmente il diavolo si rivela senza provocare inquietudine o vero spavento. Nelle sue manifestazioni, anche nelle forme moderne di ‘‘diavolo gentiluomo’’, ricco e ben vestito che compra l’anima, non riesce a nascondere particolari bestiali (coda, corna, piedi di capra) ovvero odore di zolfo e altro, per cui provoca terrore in coloro che l’avvicinano. Nelle storie d’apparizioni in orridi, tempeste, fulmini, luoghi solitari, ruderi, il terrore accompagna sempre la manifestazione di questa figura.
Per spavento e per paura non c’e` metro ne´ misura. Non si possono misurare i due fenomeni, ma soprattutto sembrano sempre smisurati a chi li prova. 1761
SPAVALDO Sangue giovane sempre spavaldo. Tipicamente si dice che il sangue dei giovani sia bollente, il loro temperamento impetuoso, impulsivo e anche l’atteggiamento un po’ sfrontato, con sicurezza e bravura ostentata. 1755
SPAVENTO Grande paura, di solito improvvisa o comunque inattesa. f Vedi Paura.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1762 Lo spavento si misura nelle brache. Un metro ci potrebbe essere: misurare quanta uno se ne e` fatta addosso per lo spavento.
SPAZZARE f Vedi Granata, Scopa, Scopare. 1763
Chi vuol la via pulita spazzi davanti al proprio uscio.
pag 1556 - 04/07/2007
1493 Chi vuole che le cose vadano bene cominci a tenere in ordine le sue, a comportarsi bene per proprio conto. 1764
Se ognuno spazzasse davanti alla sua porta sarebbe pulita la citta`.
Spazza la casa perche´ non sai chi entra. La casa deve essere sempre tenuta in ordine perche´ durante la giornata puo` capitare chiunque e la casa in disordine fa fare una pessima figura a chi vi abita. Puo` valere anche come generico invito a tenere in ordine le proprie cose, il proprio lavoro. 1765
SPECCHIARSI 1766 Chi si specchia di notte vede il diavolo. Per antico pregiudizio non ci si dovrebbe specchiare, pettinare, ornare durante la notte.
Chi troppo si specchia ha paura d’esser brutto. Si dice per criticare chi, soprattutto se donna, compie questo gesto: non sarebbe prova di vanita`, di civetteria, bensı` incertezza sul proprio aspetto fisico. 1767
SPECCHIO Molte superstizioni sono legate allo specchio, tra le quali la piu` diffusa e` collegata alla sua rottura che porterebbe sette anni di guai o peggio. Gran parte di queste possono essere ricondotte all’idea che ebbero i primitivi di questo fenomeno. Ancora oggi certe popolazioni selvagge ritengono che la figura manifestatasi nel vetro sia o un’altra persona evocata, o l’anima di colui che sta davanti. Si usava coprire tutti gli specchi della casa quando moriva qualcuno nella convinzione che qualcosa di lui vi fosse rimasto dentro. Rompere lo specchio e` distruggere la propria anima, se stessi. In Europa sono varie le credenze, ma tutte legate alla morte di qualcuno dal momento che si rompe uno specchio: colui che lo rompe, il miglior amico, la persona amata, la persona piu` importante della casa. I sette anni di guai sono l’addolcimento di un presagio poco simpatico, capace di turbare profondamente una persona. Il rimedio esiste: raccogliere ogni minimo frammento dello specchio rotto e gettarlo in un torrente dove l’acqua scorra velocemente. Altre credenze riguardano il compiacimento della propria immagine che porta alla superbia e per la donna e`
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
SPECCHIO
fonte di civetteria. Percio` si dice che guardando nello specchio troppo a lungo o in certe occasioni appare il diavolo. f Vedi Occhio, Scimmia. Chi rompe uno specchio ha sette anni di guai. Antica superstizione ancora molto diffusa – se non creduta –, derivata forse dal fatto che lo specchio e` in un certo senso la propria immagine e simbolo dell’Io, della persona stessa. 1768
1769
Specchio rotto, sett’anni di disgrazie.
1770 Chi rompe lo specchio rompe l’amore. Comunemente e` un gioco che si fa tra innamorati: allorche´ i due si specchiano dentro una fonte, un bacino d’acqua immobile, se uno di loro turba, increspa la superficie dell’acqua e` segno che vuol mettere fine al rapporto, o che comunque lo fara` presto. Vedi comunque la premessa a questa voce.
Quattro occhiate da` una donna nello specchio: la prima e` per se stessa, la seconda e` per il marito, la terza e` per chi sa lei e l’ultima e` per le rivali. La donna quando si rimira allo specchio controlla se tutto e` in ordine come vuole lei, poi guarda che nulla possa dispiacere al marito e lo possa anzi compiacere, quindi vede se c’e` quello che puo` sedurre quello che a lei piace e infine mette qualcosa in piu` per far rabbia alle rivali. 1771
1772 Ferro e specchio sono i primi ruffiani. Lo specchio e il ferro per i ricci sono i principali strumenti della seduzione. Si dicevano un tempo ferri certe asticciole sulle quali, scaldate, le donne avvolgevano i capelli per farsi i riccioli.
Il miglior specchio e` l’amico vecchio. Quello che ha il coraggio di dirti la verita` senza mentire in nulla. 1773
1774
Non c’e` miglior specchio dell’amico vecchio.
Quel che ti fa lo specchio non te lo fa l’amico vecchio. Apparentemente contrario ai precedenti, ma in realta` piu` preciso: lo specchio riflette solo la superficie, mentre il vecchio amico che ti 1775
pag 1557 - 04/07/2007
SPEGNERE
conosce a fondo ti fa vedere anche lati che vorresti tenere nascosti: ti dice sempre tutta la verita`. Il pazzo ride allo specchio e lo specchio ride a lui. Gli sciocchi che ridono degli altri non sanno che riprendendo le stoltezze degli altri parlano delle proprie. Lo stolto, credendo di ridere degli altri, ride di se stesso. 1776
Chi si e` guardato in uno specchio solo puo` dire di non conoscersi. Chi si e` misurato solamente con un ambiente, una persona, un problema non ha un’idea precisa di se stesso. Per conoscersi veramente bisogna essersi messo molte volte alla prova e in piu` situazioni. 1777
1778
Non puo` dire di conoscersi chi s’e` visto [specchiato] in uno specchio solo.
Donna che guarda lo specchio non guarda la casa. La donna che cura troppo se stessa trascura la casa e le faccende domestiche. 1779
Chi vuol dire degli altri si guardi prima nello specchio. Prima di criticare il prossimo bisogna guardare bene noi stessi, per essere sicuri che quanto si dice non ci si possa ritorcere contro. Vedi anche Chi non pensa per se´ inguaia il convento [P 1167]; Chi provvede a se stesso ha gia` pensato agli altri [P 1170]. 1780
C’era una volta un canino che si chiamava Pensa-per-te! Per analogia. Frase proverbiale che si ripete ai bambini quando s’impicciano di cose delle quali non dovrebbero occuparsi, o criticano un po’ malignamente gli altri. 1781
Allo specchio non c’e` brutto e non c’e` vecchio. Guardandosi allo specchio, anche se appare la verita` oggettiva, tutti trovano modo di consolarsi alla meglio; nessuno si sente ne´ troppo brutto, ne´ troppo vecchio. 1782
Non c’e` specchio che possa ringiovanir chi e` vecchio. Non c’e` modo, trucco, sistema che possa togliere gli anni a chi li ha. 1783
1784
1494
.
Anche gli specchi nuovi non cancellano le vecchie rughe.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Paradossale: per quanto lo specchio sia bello, nuovo, lucente e perfetto, le rughe del volto rimangono, anzi, piu` lo specchio e` chiaro e piu` si vedono. Chi fa le boccacce allo specchio fa piangere la Madonna (e ridere il diavolo). Vecchia superstizione. Si usa ripeterlo ai bambini quando fanno versacci allo specchio. Gli si diceva anche che se facevano cosı` poteva all’improvviso apparire il diavolo. 1785
C’e` chi a forza di guardarsi nello specchio crede di diventar piu` bello. Ironico: ci sono persone che pensano che stando molto a controllarsi nello specchio possa migliorare l’aspetto fisico. 1786
SPEGNERE 1787 Anche l’acqua sporca spegne il fuoco. Una cosa che ha una particolare natura non la perde neppure quando si altera o s’inquina. Quello che appartiene alla natura di una cosa non si perde ne´ si distrugge. 1788
Ogni acqua spegne il fuoco.
SPELLO Antica cittadina della provincia di Perugia alle falde del Monte Subasio. Per ogni casa a Spello un prete, un porco e un agnello. Quando Spello era un piccolo paese per una modesta popolazione c’era un numero esagerato di preti. 1789
SPENDERE f Vedi Economia, Guadagnare, Risparmiare, Spesa. Chi spende bene spende meglio. Non e` economico risparmiare sempre e comunque: chi economizzando acquista qualcosa di scarso valore, di poca durata, di limitata resistenza, sara` costretto a riparare i danni, rifare la spesa, e quindi ad avere di meno con una perdita maggiore. Vedi anche Il risparmio e` del povero [R 691]. 1790
Chi piu` spende meno spende. Variante piu` concisa e diffusa del precedente. 1791
pag 1558 - 04/07/2007
1495
.
SPERANZA
1792 Spende piu ` l’avaro del prodigo. Perche´ spende due volte, avendo comprato cose scadenti per risparmiare, ovvero gli pare sempre di spendere troppo.
anche in altri proverbi, vedi Chi vuol Quaresima corta, faccia debiti da pagare a Pasqua [Q 59]; A chi dev’essere impiccato a Pasqua la Quaresima pare corta [Q 60].
In casa risparmia, in viaggio spendi, nelle malattie spandi. I risparmi e le economie in alcune circostanze sono dannose, quanto opportune nel corso normale della vita.
Chi spende male ruba al proprio capitale. Spendendo senza criterio mina le proprie riserve ed e` come se rubasse a se stesso gettando al vento quello che ha.
1793
Il guadagnare insegna a spendere. Provare quanto e` duro sudarsi i soldi guadagnandoseli col lavoro ammonisce sull’oculatezza e la misura con la quale si deve spendere. 1794
1795 Il comprare insegna a spendere. La pratica di acquistare, misurare le possibilita`, comparare i prezzi e i valori delle cose, verificare le qualita` e` la scuola migliore per imparare ad amministrare il proprio bilancio.
Chi spende quel che non ha fabbrica il canapo che l’impicchera`. Chi comincia a fare i debiti fabbrica la corda del proprio supplizio, si prepara un periodo di sofferenza e di disperazione. Vedi anche Chi guadagna cinque e spende sette non ha bisogno di borsette [G 1195]; Chi la sera mangia tutto la mattina canta cucco [T 1103]. 1796
1799
1800 Spendere e` piu ` facile che guadagnare. Guadagnare soldi e` duro quanto e` facile e agevole spenderli.
Chi spende e non guadagna viene il tempo che si lagna. Chi non guadagna nulla e continua a spendere dal capitale presto si dovra` accorgere che non ha piu` nulla o ha solo debiti. Vedi anche Levare e non mettere fa la spia [L 603]. 1801
1802 Chi non spende non appende. Chi non acquista non appende ai chiodi i beni di consumo, come i salumi; ovvero gli ornamenti come i quadri, i lampadari. Quindi fa vita grama. Vedi anche Con l’avarizia si fa vita da povero [A 1582].
1797
Il Padre Reverendissimo l’intendea benissimo, ma quella dello spendere non la voleva intendere. Strofetta che si ripete a chi ha orecchie dure a metter fuori i soldi per qualche spesa, e` restio a spendere, o lento a pagare.
Cattivo spendere fa tredici mesi, grosso spendere ne fa undici. Posto l’anno di 12 mesi, il problema per chi ha poche disponibilita` e` quello di chiudere i conti annuali in pareggio. Le spese fatte male fanno sembrare – con le difficolta` che vengono a creare, la roba che non basta o non e` adatta, o dura poco – l’anno piu` lungo e faticoso, quasi un supplizio. Lo spendere molto invece (grosso), magari anche bene, ma creando i debiti, accorcia psicologicamente l’anno perche´ le scadenze delle restituzioni arrivano al galoppo. Bisogna tener conto degli usi del passato quando anche nelle botteghe di alimentari si usava ‘‘comprare a chiodo’’, vale a dire fare acquisti il cui importo veniva segnato sopra un libretto e tutto veniva saldato a scadenze convenute, soprattutto alla fine dell’anno. Questa variazione psicologica del tempo e` registrata
SPERANZA La speranza e` la condizione o disposizione di chi ha fiducia che si avveri quello che desidera. Nei proverbi e` soprattutto questa la virtu` generica che viene presa in considerazione, mentre poco appare la Speranza come virtu` teologale, insieme alla Fede e alla Carita`, per la quale si aspetta da Dio la Vita eterna e gli aiuti necessari per conseguirla. La Speranza, come figurazione e` rappresentata nelle vesti verdi di donna giovane con il fiore, premessa del frutto, o con l’ancora, garanzia di salvezza. Talvolta Cupido alato succhia il latte dalla sua mammella per indicare che l’amore si nutre di speranza. f Vedi Credere, Fede. 1804 Finche´ c’e` vita [fiato] c’e` speranza. Si usa comunemente per dare coraggio, per consolare, spesso con tono ironico: nessuno abbandona una sia pur minima speranza fin-
Spandere e spendere: alla fine bisogna rendere. Per fare la bella vita si puo` anche chiedere a qualcuno di prestarti i soldi; ma poi viene sempre il momento che bisogna restituirli. 1798
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1803
pag 1559 - 04/07/2007
SPERANZA
1496
.
che´ gli resta anche poco da vivere. Soprattutto negli autori latini ricorre l’idea che sia necessario mantenere la speranza anche contro tutte le apparenze: come massima al proposito esiste una frase di Seneca (Lettere a Lucilio 70.6), Omnia homini dum vivit speranda sunt ‘‘Finche´ vive, l’uomo deve sperare tutto’’, che sarebbe stata la risposta di un prigioniero a chi lo invitava a rifiutare il cibo che gli veniva gettato come ad una bestia. Fra le affini sentenze medievali sono note Dum spiro spero ‘‘Finche´ respiro spero’’, e Dum vivis sperare decet ‘‘Finche´ si vive, conviene sperare’’. 1805 La speranza e` l’ultima a morire. Altrettanto diffuso del precedente, richiama il concetto di Spes ultima dea ‘‘Speranza, ultima dea’’, formulazione medievale che si riferisce al mito esiodeo del vaso di Pandora in cui Speranza e` l’unica virtu` rimasta a disposizione degli uomini. Cfr. i versi del Foscolo (Sepolcri 16-17): ‘‘Anche la Speme, / ultima Dea, fugge i sepolcri’’. Vedi anche L’infermo mentre spira spera [I 189].
Chi si pasce di speranze non muore di fame. La speranza aiuta a vivere, fa veder rosa anche dov’e` nero. Vedi, contrario, Chi visse sperando morı` cantando [S 1848]. 1817
1818
Chi campa di speranza balla anche senza musica.
1819 Chi si pasce di speranza muore di fame. Contrapposto ai precedenti. Vede con realismo la situazione di chi usa la speranza come illusione, come comodo paravento per falsare i dati della realta` e si trova a fare tutti insieme i conti con i problemi elusi o rinviati.
Chi vive di speranza si gratta il culo e poi la panza. Non proprio raffinato ma di inequivocabile efficacia nel sottolineare quanto sia vano affidarsi soltanto alla speranza senza far niente per raggiungere il fine in cui si spera. Vedi anche Chi vive di speranza male cena e peggio pranza [V 1103]. 1820
1821
Al suon della speranza mal si canta e mal si danza.
La speranza e` sempre verde.
1822
Chi vive di speranza disperato muore.
1808
La speranza e` sempre in fiore.
1823
Con la speranza s’arriva fino al becchino.
1809
Finche´ non si spira si spera.
1806
Finche´ si vive si spera.
1807
Finche´ spiro, spero. Versione italiana del motto mediolatino Dum spiro spero citato sopra (S 1804). 1810
1811
La speranza arriva fino alla morte.
La speranza e` la prima a nascere e l’ultima a morire. E` il sentimento che per primo giunge all’uomo e lo accompagna fino alla morte. 1812
1813 Troppa speranza ammazza l’uomo. Perche´ porta irrimediabilmente le delusioni, dalle quali e` difficile guarire; e non pochi ci hanno rimesso la vita.
Si fanno piu` miglia con una buona speranza che con un buon cavallo. La speranza, anche se fallace, sostiene piu` dei mezzi e delle forze. 1814
I cavalli della speranza volano, ma gli asini vanno al passo. La speranza immagina cose meravigliose, ma la realta` ha un’altra misura. 1815
1816
Chi ha cammina e chi spera vola.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
La speranza e` il pane [la ricchezza] dei miseri [dei poveri]. E` l’alimento principale del quale si nutrono i poveri, i disperati per poter tirare avanti, per accettare una vita altrimenti insostenibile. 1824
1825 La speranza e` il patrimonio dei poveri. Per chi non ha niente l’unica ricchezza e` la speranza di un domani migliore. 1826 La speranza e` la rendita del pazzo. Il pazzo vive di speranze: il suo fare sconclusionato gli porta solo sempre nuove prospettive illusorie. 1827
Al vento della speranza va la nave dei pazzi.
1828
Il filo della speranza non serve neppure ad attaccare un bottone.
La speranza e` una buona colazione, ma una cattiva cena. Va bene per la gioventu`, ma e` brutta per la vecchiaia, quando viene il tempo in cui si dovrebbero vedere le speranze realizzate. 1829
1830
Nel paese della speranza ne´ si cena ne´ si pranza.
pag 1560 - 04/07/2007
1497 Dove c’e` solo speranza non si ha nulla di concreto, e quindi non si mangia nemmeno. Nel paese della speranza non s’ingrassa. Chi esce di speranza esce d’impiccio. Si libera dai dubbi e dall’incertezza che accompagnano ogni sperare. 1831 1832
Chi esce di speranza esce di pena. 1834 La speranza e` il sogno dell’uomo desto. La speranza crea una realta` illusoria nella quale vive anche l’uomo razionale e di buon senso. 1833
La speranza e` un sogno nella veglia. La speranza e` fallace. Fa vedere le cose come non sono, e cosı` inganna. 1835 1836
Chi non ha e` povero e chi non ha speranza e` misero. Si puo` sopportare la poverta`, ma non un’esistenza senza una anche pur piccola speranza di poter migliorare la propria condizione. 1837
1838
La speranza e` il rimedio della disperazione.
Senza speranza non si va nemmeno al pozzo. Senza minimamente sperare che le cose abbiano un valore, che la vita sia comunque bella, che la fatica valga la pena di essere accettata, non si fa niente.
.
A sperare e a disperare non bisogna esagerare. Sia che si speri, sia che si disperi bisogna evitare gli estremi: non sognare l’impossibile, ma nemmeno credere al peggio. 1846
1847 Chi spera non dispera. Cioe` non giunge mai al completo scoramento, all’abbattimento definitivo.
Chi visse sperando morı` cantando [cacando]. Chi vive di speranze finisce misero, non realizza mai nulla, ottiene solo disinganni. Vedi anche, contrario, Chi si pasce di speranze non muore di fame [S 1817]. Un atteggiamento opposto esprime Del presente mi godo e meglio aspetto [P 2537]. 1848
Chi vive sperando muore penando. La speranza infatti gli impedisce di provvedere per tempo alla sua vita. Citato da Goldoni, La calamita` de’ cuori (atto II, scena X). 1849
1850 Chi spera poco mette nel tegame. Vedi anche Meglio un uovo oggi che una gallina domani [U 211].
1839
1840
Senza speranza non si semina.
SPERARE f Vedi Credere, Salute, Sognare, Speranza, Vivere. 1841 Quel che si spera volentieri si crede. E` tanto il desiderio che cio` in cui sui spera si avveri che spesso ci si convince che la speranza sia gia` la realta`. 1842
Presto si crede quel che molto si spera.
Chi molto spera facilmente s’inganna. Chi spinge troppo avanti le speranze perde il senso della misura e della realta`. 1843
Nulla teme chi nulla spera. Chi e` disperato e` capace di qualunque azione. Vedi anche Unica salvezza dei vinti e` non sperare salvezza [S 206]. 1844
1845
Chi non spera alcun bene non teme alcun male.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
SPERARE
1851
Mal avendo e ben sperando moriro`, ma non so quando.
1852 Sperando meglio si diventa veglio. Nella speranza che vengano tempi migliori si diventa vecchi decrepiti. ` meglio avere che sperare. 1853 E E` preferibile possedere quanto si desidera che sperare d’averlo chi sa quando. 1854 Chi spera negli altri rimane digiuno. Chi conta sugli altri per mangiare, digiuna; chi spera negli altri per avere qualcosa rimane senza nulla. 1855
Chi spera negli altri va a letto senza cena.
1856 Sperare e` un bel soffrire. La speranza e` un’attesa, un modo di patire dolcemente cullandosi nel bene che verra`. 1857 Chi spera in qualche modo dubita. Chi spera vive nel dubbio: crede che possa venire un tempo migliore, ma non ne e` sicuro. 1858 Chi spera sa aspettare. Chi si culla nella speranza non e` impaziente ed e` rassegnato. 1859
Viene presto quel che non si spera.
pag 1561 - 04/07/2007
SPESA
Quello che si teme, cio` che si spera non venga, arriva presto e agevolmente, a differenza di cio` che si desidera. Spero, promitto e iuro vogliono [reggono] l’infinito futuro. Regoletta che s’insegnava agli studenti per la costruzione dei tre verbi latini. Ma era usata anche in senso figurato: nelle speranze, nelle promesse e nel mantenimento dei giuramenti i tempi s’allungano all’infinito. 1860
SPESA f Vedi Entrata, Guadagnare, Spendere, Sposa. Le piccole spese son quelle che vuotan la borsa. Le spese di poca entita` non impauriscono, ne´ preoccupano, per cui si fanno a cuor leggero, ma poi, messe tutte insieme, sono quelle che incidono maggiormente nel bilancio. 1861
Le spesine sono la causa delle rovine. Rivelano improvvisamente tutto insieme il vuoto nella riserva o il debito che hanno provocato. 1862
Villan cortese, secondo le entrate farai le spese. Contadino avveduto, civile, dovrai misurare le spese, le uscite, da quello che entra in casa. Invito all’oculata parsimonia. 1863
1864
1498
.
Uomo cortese, dall’entrata misura le spese.
1865 Spendi secondo quanto e` piena la tasca. Per analogia. 1866 Chi ha poco spenda meno. Per analogia.
Chi compra pane dal fornaio, legna legata, e vino al minuto, non fa le spese a se´ ma agli altri. Chi compra le sue provviste al minuto, in piccola quantita`, gia` confezionate non fa risparmio per se´, ma fa guadagnare chi le vende. ` piu` la spesa che l’impresa. 1868 E Si dice quando un lavoro, un fatica, un investimento non sono ripagati dal risultato. Vedi anche Il gioco non vale la candela [C 334]. 1867
1869 La toppa [pezza] non vale il buco. Per analogia.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
SPEZIA Le spezie in genere, soprattutto il pepe e quindi la cannella, la noce moscata, lo zenzero, mirra, cassia, finocchio, timo, zafferano, ecc., ebbero in passato importanza fondamentale per l’alimentazione perche´ servivano a insaporire i cibi poveri, rendere gradevoli quelli poco appetitosi e soprattutto per conservare quelli che si potevano alterare. Le spezie infatti, talune in modo particolare, hanno la qualita` di tenere lontani i germi della putrefazione e gli insetti predatori. Il loro commercio, la loro preparazione ed elaborazione era vicinissimo alla pratica medica, per cui le spezie venivano trattate dagli speziali sia come alimenti che come medicine. Le spezie migliori stanno nei sacchetti piccoli. Le cose piu` preziose sono rare e si conservano in piccole quantita` in contenitori piccoli, che sono sempre segno della presenza di roba importante. Vedi anche Nelle botti piccine ci sta il vino buono [B 787]. 1870
Chi ha molte spezie le mette al cavolo; chi no, neanche nella carne. Chi ha in abbondanza una cosa, anche preziosa o rara, ne fa largo uso impiegandola anche la` dove e` quasi sprecata. Chi non ne dispone per forza non la puo` mettere neanche dove starebbe bene. Allude alla carne salata (prosciutto, salame, insaccati) dove il pepe e` necessario. Bisogna ricordare che il pepe un tempo era raro, costoso, e si usava con molta parsimonia, riservandolo ai piatti pregiati piuttosto che a quelli poveri, come il cavolo (sul quale, peraltro, il pepe sta benissimo; vedi Chi ha pepe lo metta sul cavolo [C 1200]). 1871
SPEZIALE Lo speziale un tempo aveva una funzione simile a quella del farmacista: vendeva spezie, erbe medicinali e farmaci. Inoltre confezionava e preparava i vari medicamenti, praticava piccole operazioni, medicazioni e clisteri. f Vedi Dottore, Medicina, Medico. E` meglio dare i quattrini all’oste che allo speziale. E` meglio frequentare l’osteria che la farmacia. Si dice per far capire che una vita sana, allegra e spensierata procura salute, mentre i 1872
pag 1562 - 04/07/2007
1499 crucci, i cattivi pensieri, la malinconia rovinano la salute e inducono a frequentare medici e prendere farmaci. 1873 Non c’e` speziale senza veleni. Il farmacista usa nel suo laboratorio dei veleni, delle sostanze pericolose. I buoni risultati, le guarigioni, gli esiti positivi si ottengono anche con mezzi negativi, con le cose di per se´ non buone, ma usate nel modo giusto e appropriato. Il proverbio e` un po’ ambiguo se applicato al mondo morale: giustificherebbe i mezzi illeciti per raggiungere un buon fine.
Stia lontan chi non vuol mali da ricette di speziali. Chi vuol vivere sano non prenda medicine. Si diceva una volta e si ripete oggi facendo riferimento alle pericolose ‘‘controindicazioni’’. Vedi Si muore del male come della medicina [M 1082]. 1874
Il dolce del boccale porta l’amaro dello speziale. L’eccesso nella tavola e nel vino porta a malattie e alla necessita` di ricorrere alle medicine. 1875
Piu` speziali in citta`, piu` lapidi al camposanto. A causa dell’esito letale dei farmaci da loro preparati. Nonostante che lo speziale sia spesso associato al medico in qualita` di farmacista, e` il dottore il vero spiccialetti ‘‘fornitore’’ del cimitero. Qui il proverbio non vuol dire che i farmacisti sono assassini pagati (non hanno tale fama) come si dice(va) dei medici, ma che molti speziali in una citta` aumentano i decessi. Il che puo` essere dovuto sia alle medicine che vendono (ma per ordinazione del medico) sia soprattutto agli altri generi che dispensavano nelle loro botteghe-laboratori, visto che la loro attivita` comprendeva quella di droghieri, semplicisti con largo uso di spezie che servivano alla conservazione degli alimenti e alla cucina. 1876
SPEZZARE 1877 Mi spezzo ma non mi piego. Motto che manifesta l’inflessibilita` di carattere, di principi, di tenacia. Traduzione del piu` noto motto latino tuttora usato: 1878 Frangar, non flectar. Motto latino, nato o fatto a modo d’impresa, divenuto espressione proverbiale. Suona molto enfatico se manca un riferimento ade-
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
SPIA
guato. Di per se´ non ha la natura schietta di proverbio: non consiglia, non regola, non insegna, ma enuncia un programma di condotta inflessibile nei principi, ma soprattutto nella lotta, promettendo di non cedere, piuttosto di soccombere se necessario. Come tale ha il suo naturale riferimento in cio` che e` rigido, come l’acciaio, il metallo temperato. Caso tipico e` la spada e spesso veniva inciso sulle lame da battaglia, a sua volta simbolo dell’animo e della volonta` di chi impugna l’arma. Dal punto di vista formale l’espressione piu` vicina si ha nel Tieste di Seneca (200), dove dell’animo indocile si dice: Flecti non potest / frangi potest ‘‘Non puo` essere piegato, puo` essere spezzato’’. Vedi anche La buona lama si spezza, ma non si piega [L 65]. 1879 Mi spezzo ma non m’impiego. E` la parodia del motto del forte sopra citato. Girava piu` come battuta fin dal primo Novecento, e poi al tempo dei ‘‘vitelloni’’ immortalati nel film di Fellini. Non si puo` dire che sia un vero e proprio proverbio. 1880 Meglio e` piegarsi che scavezzarsi. E` cosa migliore cedere, arrendersi, rassegnarsi all’evidenza o alla necessita` che rovinarsi completamente, compromettere tutto, procurarsi un danno gravissimo. Scavezzare (potare la cima delle piante) ha anche il significato di ‘‘rovinare e far male rompendo le ossa’’. Usato riflessivamente in questo senso spesso sottintende l’osso del collo (cfr. Battaglia, GDLI, alla voce) l’unico osso che s’indicava un tempo dalla rottura irrimediabile (vedi Tutto s’accomoda fuorche´ l’osso del collo [A 97]; E` piu` facile rompersi il collo che trovare chi l’accomoda [C 1762]).
SPIA 1881 Delle spie non ne volle nemmeno Cristo. Delle spie non ebbe cura e comprensione nemmeno Cristo, che pure perdono` anche all’adultera. Si riferisce al tradimento e alla delazione di Giuda.
Chi fa la spia e` il piu` ladro che ci sia. Chi fa lo spione in pratica si appropria di quello che non e` suo (il segreto) per venderlo a chi glielo paga, ovvero per fare le sue vendette, per prendere le sue rivincite. Si vuole anche che la spia pratichi al tempo stesso il furto. Vedi anche Chi non piscia in compagnia o fa il ladro o fa la spia [P 1883]. 1882
pag 1563 - 04/07/2007
SPIEGAZIONE
1500
.
Chi e` spia e` ladro. 1884 Chi fa la spia non e` figlio di Maria, non e` figlio di Gesu`, quando muore va laggiu`. Strofetta proverbiale che si dice in Toscana ai bambini che fanno la spia. 1883
1885 Senza spie non si prendon furfanti. Senza le spiate non si combatte la malavita; per prendere i malvagi ci vogliono le delazioni.
La pieta` e l’ipocrisia salva il ladro e piu` la spia. Chi si macchia di furti e delazioni spesso si salva per la pieta` di chi li deve condannare e per la connivenza ipocrita di coloro che se ne sono serviti, o che hanno loro dato aiuto. 1886
Da tre mali ci liberi Iddio: da boia, da sbirri e da spie. Dio solo ci puo` liberare, dato che noi non possiamo, da una condanna capitale, dalla persecuzione di gendarmi (vedi Sbirro) e dalle trame delle spie.
grasso. Il collegamento con il grano deriva dal fatto che un tempo i contadini credevano che le rane mangiassero il grano, mentre entrano nei campi per catturare insetti. 1894 Una spiga non fa manna. Una sola spiga non fa un fascio, un mannello. Vedi anche Una rondine non fa primavera [R 900]; Una voce non fa popolo [P 2126]; Una pietra non fa muro [P 1687]; Uno non fa numero [U 117]. 1895 Le spighe vuote vanno tutte a testa alta. Le persone che valgono poco sono orgogliose e arroganti. Quando la spiga e` matura e piena tende a piegarsi per il peso dei chicchi. Vedi anche Sono le botti vuote quelle che cantano [B 784]; Tutte le zucche stanno a galla [Z 125]. 1896
1887
Prendi il ladro e ammazza la spia. Il ladro si puo` arrestare e redimere, la spia e` talmente abbietta che non ha redenzione. 1888
1889 Le spie muoiono tutte con le scarpe. Non muoiono nel loro letto di morte naturale, ma ammazzate. 1890 L’invidia e` la migliore spia. Le cose piu` segrete di una persona si possono conoscere parlando con chi la conosce bene e la invidia: questo sentimento fa venir fuori tutte le maldicenze e le magagne. 1891
Con l’invidioso si fa una buona spia.
SPIEGAZIONE Le spiegazioni sono per gli ignoranti. Avvertimento e scusa che si usa quando, ritenendo che pochi abbiano capito, si spiega a lungo e al tempo stesso non si vuole offendere coloro che hanno gia` compreso. 1892
1897 1898
Le spighe e le teste vuote non abbassano mai il capo. Le spighe piene si piegano. La spiga che non si piega e` vuota.
SPILLO Dallo spillo al grillo, dal grillo al gallo, dal gallo al cavallo. Si comincia rubando un nonnulla e si finisce per essere ladri veri e propri. 1899
Chi ruba un spillo ruba una libbra. Lo spillo gareggiando coll’ago s’accorse d’avere il capo grosso. Chi si confronta con chi e` migliore spesso scopre i propri difetti, i propri limiti. Lo spillo vide dal confronto con l’ago di avere la capocchia. 1900 1901
SPINA f Vedi Dente, Pruno, Rosa. 1902 Sullo spino resta la lana. Nelle mani delle persone avide rimane sempre qualcosa di quello che va loro vicino. L’avido prende tutto quello che puo` . La pecora, quando passa accanto alla spina ci lascia sempre un ciuffo di lana, un bioccolo.
La volpe che va per le spine ci lascia il pelo o la pelle. 1904 Sulle spine resta la vita o la pelle. Per attraversare le spine l’animale ci lascia o la vita o la pelle. Nel senso dei precedenti, oppure: per passare le tribolazioni e le sofferenze l’uomo perde o la vita o la salute. 1903
SPIGA Quando la spiga punge la rana unge. Quando la spiga mette la resta la rana e` buona per andare in padella perche´ ha raggiunto la consistenza per essere gustosa e giusta di 1893
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 1564 - 04/07/2007
1501 Se vuoi cogliere le spine non le prendere di punta. Se devi affrontare cose, questioni scabrose, prendile per il loro verso, usa la prudenza. 1905
Tra le spine stan le rose, tra le pene le amorose. Le donne innamorate soffrono pene amorose; come la rosa sta fra le spine, la donna innamorata vive fra i tormenti. Altri, considerando che la rosa non soffre affatto delle proprie spine, ma sono pene che riserva a chi l’avvicina, intende: le amorose, le belle stanno in mezzo a difficolta` e ai dolori e lı` soltanto le puo` trovare chi le vuole. Vedi anche La rosa vive tra le spine [R 959]. 1906
Le rose durano un giorno, le spine durano un anno. Con riferimento a chi, nella scelta di una persona, guarda molto alla bellezza e poco ai difetti morali. Vedi Le rose cadono, le spine rimangono [R 953]. 1907
1908
La spina dura piu` della rosa.
SPINACI 1909 Gli spinaci si cuociono nell’acqua loro. Si dice che una persona si ‘‘lascia cuocere nel suo brodo’’ quando, non avendo ascoltato avvertimenti e consigli, si lascia che vada per la sua strada che si immagina la porti a tristi conseguenze. Mettendo a cuocere gli spinaci non si mette acqua, ovvero se ne mette pochissima, perche´ cuocendo la verdura stessa fa il liquido sufficiente a cuocerla e molta acqua rischia di toglierle il sapore. Vedi anche Il polpo si cuoce nella sua acqua [P 2081]; Il fungo si cuoce nell’acqua sua [F 1615].
SPIRITO Lo spirito vivifica, la lettera uccide. La legge, l’ordine, il testo, tutto deve essere avvicinato con sensibilita`, per coglierne il vero senso, non con rigore cieco e formale. Noto anche in latino: 1910
Littera enim occidit, spiritus (autem) vivificat. ‘‘La lettera infatti uccide, lo spirito invece rende vivi’’, Dalla Seconda Lettera ai Corinzi (3.6). Frase spesso usata anche in ambiente legale (per es. per incisioni su mobili, scrivanie, ecc.). 1911
1912
Lo spirito e` pronto ma la carne e` debole.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
SPORCO
Frase evangelica (Matteo 26.41) con la quale si sottolinea la distanza tra la disposizione dell’animo al bene e la difficolta` nel realizzarlo, dato che ai buoni propositi raramente e` possibile far seguire le buone azioni. Nell’uso si dice di solito per giustificare i cedimenti ai desideri sessuali (spesso anche con ‘‘forte’’ in luogo di ‘‘pronto’’). Vedi anche Siamo fatti di carne [C 783]; L’inferno e` lastricato di buone intenzioni [I 194]. 1913
Lo spirito e` pronto ma la carne e` zoppa.
SPOLETINO Sanguinari gli spoletini, traditori i casciani, sette facce i norcini, senza fede i vissani. Blasone di quattro localita` umbre, che presuppone il riferimento a vicende molto antiche. Gli spoletini furono detti sanguinari per le persecuzioni contro i cristiani, che venivano massacrati a colpi d’accetta su un ponte detto sanguinario, poco distante dalla porta di San Gregorio. I norcini sono detti sette facce probabilmente per il fatto che, essendosi distinti sette di loro nella battaglia di Modena, fu edificato un monumento con sette teste con la scritta: Hi sunt septem Nursini, seu facies Nursinorum, qui strenue pro republica certantes occubuere ‘‘Sono sette norcini, volti di norcini, i quali, caddero valorosamente combattendo per la repubblica’’. Vedi anche Casciano, dove si trova la probabile spiegazione del luogo comune sugli abitanti di Cascia. Per Visso non c’e` spiegazione convincente, trovandosi nello stemma: Antiquum et fidele Vissum. 1914
SPORCO f Vedi Sudicio.
Sporco e mondo fanno il culo tondo. Una cucina e una tavola che non badino piu` del necessario ai principi d’igiene, che cioe` mettono insieme senza troppe storie il pulito (mondo) con lo sporco, fanno salute e ‘‘ciccia’’. Vedi anche Quel che non ammazza ingrassa [I 268]; In corpo c’e` buio [C 2261]. 1915
1916
Mal netto fa grassetto.
1917
Chi mangia di lordo ingrassa di netto.
pag 1565 - 04/07/2007
SPOSA
Non c’e` nulla di piu` sporco dell’orecchio d’un confessore. E` la` dove vanno a finire tutte le cose piu` sporche, i fatti piu` immondi del comportamento umano. 1918
SPOSA Vedi Donna, Femmina, Marito, Moglie, Ragazza, Rosa, Sposare.
f
Sposa bagnata sposa fortunata. Augurio diffusissimo e assai ripetuto: si vuole che la pioggia nel giorno delle nozze, soprattutto all’uscita dalla chiesa, sia segno di fortuna per la sposa. 1919
Se alla sposa si bagnano i pie` alla fine dell’anno son gia` in tre. Al termine del primo anno di matrimonio l’unione sara` allietata dalla nascita di un figlio. 1920
Per sposa e lutto si lascia tutto. Per le nozze e i funerali si lascia qualunque affare, qualunque faccenda, e si partecipa alla cerimonia. 1921
La sposa deve avere qualcosa di nuovo, qualcosa di vecchio e qualcosa d’imprestato. La donna che va all’altare, secondo una credenza popolare, per avere fortuna deve portare addosso, insieme agli indumenti nuovi, qualcosa di usato e qualcosa di preso in prestito. Si dice anche che debba avere qualcosa di azzurro. 1922
All’oriolo e alla sposa manca sempre qualche cosa. Gli orologi d’un tempo, avendo meccanismi precari e non molto sofisticati, si fermavano o si guastavano spesso, per cui avevano continuamente bisogno di revisioni e riparazioni. Le spose di sempre, non sono mai fornite di tutto, manifestano continuamente qualche desiderio, per cui c’e` sempre bisogno di qualcosa da fare, da comprare, da completare. Oriolo e` forma toscana per orologio. 1923
Sposa e mulino han sempre un bisognino. Vedi anche Al mulino e alla sposa manca sempre qualche cosa [M 2210]. 1924
1925
1502
.
Sposa, spesa.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Basato su un facile quanto efficace gioco di parole: la sposa e` una spesa continua, per le cose domestiche, l’abbigliamento, la cura della persona e le varie necessita`. 1926 Sposa fatta piace a tutti. Quello che tutti disdegnano spesso viene apprezzato non appena un altro lo pregia. Vedi anche Quando la fidanzata e` maritata tutti la volevano sposare [F 741]. 1927
Sposa fatta tutti la volevano.
Appena la sposa entra in casa arrivano molti generi. Cioe` tutti quelli che l’avrebbero voluta, ma non si sono fatti avanti. 1928
Si biasima la sposa e si loda il morto. Quando uno si sposa viene criticato per aver fatto una cattiva scelta; quando uno muore non se ne dice che bene. Vedi anche De mortuis nihil nisi bene [M 2095]. 1929
La sposa e` bell’e fatta ma lo sposo non s’accatta. La sposa e` presto fatta: una ragazza ben sviluppata puo` andare a marito, ma la cosa piu` lunga e difficile e` trovare marito, che non si trova sul mercato, non si presta, non si compra (accatta). 1930
Quest’anno fignolosa e quest’altr’anno sposa. Rileva come le ragazze attraversano una crisi di sfogo di fignoli (foruncoli di piccole dimensioni) che e` il segno di uno sviluppo e di una trasformazione dell’adolescente in adulto, per cui, alla fine dell’eruzione, la ragazza e` in breve tempo donna sviluppata. 1931
Ti venisse quel che venne a Rosa: un fignolo in quel posto e poi fu sposa. Bonaria maledizione toscana per dire a uno che ha rotto le scatole. 1932
SPOSARE f Vedi Dote, Maritare, Matrimonio, Nozze. La sera tutti si sposano; la mattina chi sı` e chi no. I bei propositi, le prospettive allettanti sfumano facilmente quando si deve metter mano all’opera e appaiono le prime difficolta`. Altri intendono anche: al momento degli incontri romantici, dell’amore, del corteggiamento le promesse si fanno senza badare a spese; quando la mattina schiarisce le idee vengono 1933
pag 1566 - 04/07/2007
1503 i dolori. Vedi anche Il mattino e` piu` saggio della sera [M 1010]; Le parole della sera non arrivano al mattino [S 1049]. Chi si sposa vede solo la rosa. Lo sposo vede soltanto la bellezza della donna che porta all’altare, non vede le spine che verranno con le difficolta` e i problemi della vita coniugale. Riferito anche alla donna, intendendo con rosa l’aspetto migliore della vita di coppia, o anche un bel marito. 1934
1935 1936
Quando ci si sposa si vede tutto rosa. Quando si e` spose non ci sono che rose.
Chi si sposa fa bene, ma chi non si sposa fa meglio. Perche´ pene, grattacapi attendono coloro che si sposano. Deriva probabilmente dalla frase di san Paolo, che, per altre ragioni, sconsiglia il matrimonio, considerandolo come intralcio per chi vuole vivere una vita spirituale e religiosa: ‘‘In conclusione, colui che sposa la sua vergine fa bene e chi non la sposa fa meglio’’ (Prima Lettera ai Corinzi 7.38). 1937
Matto chi si sposa e matto chi non si sposa. Comunque si decida sara` sempre una scelta che porta gravi inconvenienti. 1938
Sposare e fabbricare, pensaci e non lo fare. Sono decisioni molto importanti e impegnative da prendere: meglio pensarci bene e, se proprio non e` indispensabile, rinunciare. Vedi anche, per un parere diverso, (Il) fabbricare e` un dolce impoverire [F 9]. 1939
Chi si sposa per lasciar guai ne lascia pochi e ne trova assai. Chi si sposa solo per uscire da una vita che gli pare insopportabile e spera di trovare di meglio, si sbaglia di grosso: il matrimonio comporta molti sacrifici. 1940
1941
Se non hai guai spo`sati e li avrai.
1942
Chi si sposa lascia i guai piccoli per quelli grossi.
Chi piglia moglie piglia guai, chi non la piglia n’ha piu` che mai. Per analogia e contrapposizione; corregge i precedenti: fra due mali il minore sarebbe il matrimonio. 1943
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
SPOSARE
Mangia il pesce fresco e sposa la figlia presto. Il pesce va mangiato subito, prima che imputridisca, cosa che fa in poco tempo. La figlia va sposata prima che invecchi e debba poi accomodarsi. Vedi anche Chi ha pesce cammini [P 1421]; Figlia e botte di vino mettile presto in cammino [F 820]; Mangia prosciutto stagionato, il pesce quando e` fresco e marita la ragazza presto [R 66]. 1944
Chi si sposa una volta fa bene, chi due e` matto, chi tre furioso. Chi si sposa una volta fa quello che vuole la natura; chi si sposa la seconda volta sa quel che costa e quel che rischia, per cui se si lamenta si merita d’essere chiamato pazzo; chi ci cade per la terza volta e` proprio dissennato. 1945
I giovanotti si sposano appena possono, le ragazze quando trovano, i vedovi quando s’accomodano, le vedove quando bruciano, i vecchi quando rimbambiscono, le vecchie quando impazzano e le monache quando sognano. I giovani si sposano quando hanno una base economica; le ragazze quando trovano il cosiddetto ‘‘buon partito’’, i vedovi quando trovano il loro tornaconto, le vedove quando non possono farne a meno, i vecchi allorche´ perdono il cervello e le monache solo nella fantasia. 1946
1947 Chi si sposa per i soldi se li suda. Quando uno si sposa solo per il danaro deve pensare che quei soldi costeranno molte pene. Vedi anche Chi per la dote sposa se ne pente se non la sera stessa il dı` seguente [M 735].
Chi si sposa per amore ha felici notti e tristi giorni. Chi si sposa per una attrazione amorosa e non guarda anche gli altri aspetti della scelta che fa, passati i primi entusiasmi, si trovera` a doversene pentire. Vedi anche Chi per amor si piglia per rabbia si lascia [R 7]. 1948
Chi si va a sposare lontano o vuole ingannare o vuol rimanere ingannato. Perche´ non vuol far saper chi e`, o non puo` sapere chi prende. Vedi anche, di valenza piu` generale, Moglie e buoi dei paesi tuoi [M 1632]. 1949
pag 1567 - 04/07/2007
SPOSARE
1504
.
Chi lontano si va a maritare sara` ingannato o vuole ingannare. Per analogia. 1950
Chi si sposa nella strada beve al bicchiere; chi nel paese beve al boccale e chi si sposa fuori beve alla boccia. Chi si sposa con una persona del suo mondo sta bene, perche´ sa chi prende; chi la prende da un luogo vicino lo sa poco; chi di lontano deve stare alla sorte e arrangiarsi. Allude probabilmente al fatto che chi beve nel bicchiere trasparente vede bene quello che sta bevendo; chi usa il boccale, lo vede meno, o poco, in superficie, essendo il boccale di solito fatto di coccio; bevendo dalla boccia non si vede niente e si deve stare alla sorte. Con boccia si indicava anche la fiasca schiacciata, di vetro rivestita di paglia; oppure di coccio o di altro materiale, che serviva ai viandanti o che portavano nel lavoro dei campi i contadini. Non usando i bicchieri tutti dovevano bere a boccia, senza vedere quello che bevevano. Vedi anche Moglie e buoi dei paesi tuoi [M 1632]. 1951
1952
Chi sposa fuori sposa dolori.
1953
Chi si sposa fuori compra la gatta nel sacco.
1954
Chi si sposa lontano si sposa con gli occhi chiusi.
Meglio sposare una donna che ha mala fama in paese di una che l’ha buona di lontano. Si hanno meno sorprese spiacevoli sposando una donna chiacchierata dei propri luoghi che una donna che gode il nome d’essere onestissima ma che e` sconosciuta. Nel primo caso si sa quello che la donna ha fatto, nel secondo puo` venire fuori qualunque cosa. 1955
Chi si sposa ha due chiavi: quella dell’inferno e quella del paradiso. Il matrimonio si presenta come la conquista di una condizione felice, come puo` essere l’inizio di una vita tribolata e triste: non si sa quale porta aprira` la chiave della fortuna. 1956
Per sposarsi e per levarsi un dente non bisogna pensarci troppo. Per fare certe cose come un’operazione o prendere una decisione importante come quella di sposarsi ci vuole coraggio e risoluzione; occorre fiducia e decisione di sfidare anche il rischio che comporta. 1957
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Pochi si sono sposati senza essersene pentiti. E` raro non pentirsi mai d’essersi sposati: ci sono momenti nei quali quasi tutti vedono il proprio matrimonio come un errore. 1958
A chi si sposa di maggio scappa la moglie. Una volta per pregiudizio non ci si sposava di maggio. 1959
Chi sposa ha da sapere che la candela e` corta e la processione e` lunga. L’amore, la candela, spesso dura meno del matrimonio, la processione. La fiamma dell’amore coniugale non e` tale da durare tutta la vita. 1960
1961 La festa e` corta e il matrimonio e` lungo. Per analogia.
Vita dulcedo per quindici giorni, ad te suspiramus per quel che resta e lacrimar non vale. Per analogia: travisamento scherzoso della Salve regina. Vita dulcedo ‘‘vita e dolcezza’’; ad te suspiramus ‘‘verso te sospiriamo’’; ‘‘e lacrimar non vale’’ e` storpiatura di in hac lacrimarum valle ‘‘in questa valle di lacrime’’. 1962
Vita dulcedo per quindici giorni suspiramus per la luna di miele e lacrimar non vale. Variante del precedente. 1963
1964
Ci si sposa in un’ora per piangere tutta la vita.
Il marito non e` il paiolo che si cambia alla fiera. Per analogia. Il marito non si prende e si lascia con facilita`: un matrimonio sbagliato e` un problema molto serio che compromette tutta la vita. 1965
Chi si sposa si mette l’anello al dito e la catena al piede. Sia per la donna che per l’uomo il matrimonio rappresenta la fine della liberta`: la vita comune condiziona fortemente sia l’uno che l’altro. 1966
1967 Uomo sposato, cane alla catena. Per analogia. Vedi anche Uomo ammogliato, uccello in gabbia [A 738]. 1968 Il matrimonio e` un bel collare. Per analogia.
pag 1568 - 04/07/2007
1505 Piglia marito e il bel vivere e` finito. Per analogia. 1969
Donna maritata non vive piu` spensierata. Per analogia. ` piu` facile sposarsi una volta male che 1971 E mangiare sempre bene. Ironico: sposarsi sbagliando il matrimonio e` abbastanza facile, mentre mangiare sempre bene rappresenta un’impresa alquanto difficile. 1970
Chi si sposa troppo presto non fa ne´ da figlio ne´ da padre. Chi si sposa giovanissimo perde una parte della propria esperienza come figlio e si trova a fare il padre quando non ha la maturita` sufficiente per esserlo in modo consapevole e soddisfacente. 1972
Sposati se trovi e ridi se puoi. Sposati pure se trovi chi ti piace e, se ti trovi bene, ridi pure. E` ironico: difficilmente potrai ridere davvero. 1973
Sposa`ti, il lupo se li e` mangiati. Si dice di quelli che si sposano e, cambiando vita, non si fanno piu` vedere dagli amici di un tempo. Vedi anche Sposi felici non cercano amici [S 1981]. 1974
S’e` sposato Forcone e ha preso (la) Zappa: (l’uomo e` uguale alla donna che chiappa). Quando si sposa uno, che magari e` rozzo e grossolano, si capisce subito come potra` essere la sposa. La seconda parte puo` anche essere omessa. Vedi anche Da Montelupo si vede Capraia: Dio fa i coglioni e poi li appaia [M 1886]. 1975
1976
Si sposo` Badile e prese Zappa.
SPOSO f Vedi Marito, Matrimonio, Moglie, Sposa. Lo sposo sa quel che vuole, ma non quel che gli tocca. Il marito nei primi tempi del matrimonio ancora non sa esattamente quello che significa vivere insieme, per cui pensa che gli tocchera` sempre quello che desidera; invece si accorgera` che le cose stanno molto diversamente. 1977
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
SPRONE
Allo sposo ci vogliono tre cose: un rizzante, un pendente, un pisciante. Si spiega ai maliziosi: un sacco di farina sempre pieno per avere sempre pane; un bel prosciutto appeso alla trave, un barile che butta vino buono... 1978
1979 Sposo bagnato sposo sfortunato. Gioco, scherzo che si rifa` alla credenza della sposa che sarebbe fortunata con la pioggia, cosa che implica la reciproca sfortuna del marito. Vedi Sposa bagnata sposa fortunata [S 1919].
Lo sposo non e` per tutte: chi fa belle e chi fa brutte. Il matrimonio fa piu` belle certe donne, mentre altre le fa diventare piu` brutte. 1980
Sposi felici non cercano amici. La coppia felice, almeno nei primi tempi del matrimonio, vive bene isolata e non ha bisogno di compagnia. 1981
SPRONE Lo strumento di metallo che si applica ai talloni del cavaliere per incitare la cavalcatura alla corsa stimolandola ai fianchi e` detto piu` frequentemente sprone, invece di sperone. Si usa come metafora o simbolo di cio` che serve a sollecitare, incitare all’azione, spingere sulla strada intrapresa, incoraggiare a uno scopo. f Vedi Asino, Briglia, Cavaliere, Cavallo. 1982 Lo sprone non migliora il cavallo. L’incitamento dato con uno stimolo fisico spinge il cavallo a correre, ma non cambia la sua natura. Il buon cavallo risponde naturalmente anche al solo invito della voce.
Uno sperone nella testa ne val due nei fianchi. Un assillo, una spinta di ordine mentale, psicologico e` piu` forte di una di carattere fisico. Si trova anche calcagni al posto di fianchi, nel qual caso l’azione e` intesa in senso attivo, dalla parte di chi deve incitare. 1983
Chi ha amore in petto ha sproni ai fianchi. Chi e` innamorato non sente nessuna fatica, non gli costa nessun viaggio, nessun disagio. 1984
pag 1569 - 04/07/2007
SPROVVISTO
1506
.
Sproni nuovi e cavallo d’altri accorciano la via. Gli sproni nuovi da`nno impulso maggiore al cavallo che avverte un’insolita sollecitazione. Il cavallo altrui non si rispetta e si sottopone a fatiche dalle quali si risparmierebbe se fosse nostro. Vedi anche Quando la roba non costa, bel consumar ch’egli e` [R 724]. 1985
SPROVVISTO Nel senso di ‘‘indigente, mal messo’’. Lo sprovvisto l’aiutan Santi e Cristo. Chi si trova in difficolta` trova spesso aiuto generoso dal prossimo. Dio assiste particolarmente chi e` senza difesa, senza mezzi. Ma puo` essere tristemente ironico. 1986
Chi sputa sui cristiani muore come i cani. Chi ha il vizio di sputare addosso alla gente in senso di offesa e di disprezzo, offende gli uomini e Dio di cui sono immagine, per cui avra` in sorte una morte bestiale. 1992
La` dove sputa il popolo nasce una fontana. Dove tutti portano nasce l’abbondanza; dove molti portano poco si accumula il tanto. 1993
1994 Chi sputa in alto gli ricasca addosso. Chi manda imprecazioni al cielo ne avra` solo una terribile punizione. Vedi anche Chi tira la pietra in cielo gli ricasca in capo [P 1692]; Gli accidenti son come le foglie: chi li manda li raccoglie [A 94]; La bestemmia, gira, gira torna addosso a chi la tira [B 497]. 1995
Chi sputa in cielo se l’aspetti in faccia.
SPUTARE Non si sputa nel piatto dove si e` mangiato [si mangia]. Non si deve aggiungere il disprezzo all’ingratitudine. Non si deve disprezzare colui del quale si e` accettato la generosita`, l’amicizia o il favore. Non si deve dir male del lavoro, di quello che ci permette di vivere. Piuttosto diffuso, anche come modo di dire: ‘‘(non) sputare nel piatto dove si mangia [si e` mangiato]’’. Vedi anche Non morder poppe che ti han dato il latte [P 2143]; L’asino quando ha mangiato la biada tira calci al corbello [A 1359]; O parlar bene del cavallo, o scendere dal calesse [C 1103]. 1987
1988
Dove si mangia non si sputa.
Chi sputa contro vento fa il danno suo. Il vento riporta in faccia quello che gli si lancia contro. In senso proprio e metaforico. Vedi anche A chi piscia contro vento si bagna la camicia [P 1877]. 1989
Chi si sputa addosso non vale un grosso. Colui che dice male di se stesso, si sottovaluta o cerca il suo danno, non e` minimamente apprezzabile. Il grosso era una moneta argentea molto diffusa nel mediterraneo medievale, perlopiu` di mediocre valore. 1990
Chi si cuce addosso non vale un soldo. Per analogia. ‘‘Tagliare, cucire i panni addosso a uno’’ significa dirne male a sua insaputa: chi lo fa con se stesso e` persona da poco. 1991
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
SQUADRA 1996 Squadra che vince non si cambia. Quando le cose vanno bene non si fanno cambiamenti. Proverbio recente, derivato dal gioco del calcio, divenuto di significato generale, per es. in ambito politico e governativo.
STACCIO Arnese casalingo che, attraverso una reticella metallica, o di tessuto, montata su un telaio rotondo, permette, con un movimento di va e vieni, di separare la parte piu` fine da quella piu` grossa di una sostanza. Si usa soprattutto per separare la farina dalla crusca. Staccio mio staccio quel che mi fai io ti rifaccio. La misura tua e` la mia. Bisogna fare attenzione prima di considerare i proverbi come cose fatte alla buona, senza troppa logica o coerenza. Qui lo staccio non c’e` ne´ per caso, ne´ per rima. Si usa anche pronunciare questo detto proprio facendo con le mani il gesto di vai e vieni che si fa usando lo staccio, segno che l’immagine visiva e` presente in chi enuncia il concetto di reciprocita` che e` nel proverbio. Vedi anche Quel che e` fatto e` reso [F 242]. 1997
1998 Come fai a me io faccio a te. Vedi anche Quel che e` fatto e` reso [F 242]. 1999
Per uno staccio non e` un male esser bucato.
pag 1570 - 04/07/2007
1507 Quello che e` ritenuto un difetto per uno non lo e` necessariamente per un altro; non lo e` sempre e comunque.
.
STAIO
2009 Tutto e` buono alla sua stagione. Quando e` il momento opportuno tutto e` appropriato e nella situazione migliore.
2000
Son cambiate le stagioni: le pecore sopra i montoni. Sono cambiati i tempi, gli usi: le donne cercano gli uomini. Tradizionalmente l’iniziativa del corteggiamento spetta all’uomo, anche se segretamente il gioco lo ha in mano la donna. Qui stagione ha significato di tempo, costume, modo di pensare, di vivere.
Chi vuol tenere il piede in due staffe spesso si ritrova in terra. Chi vuole raggiungere due scopi contemporaneamente o ne perde uno, o li perde ambedue, o finisce male. Vedi anche Non si puo` tenere un piede in due staffe [P 1662].
Frutto fuor di stagione e` del ricco o del minchione. Il frutto che viene fuori del suo tempo puo` essere squisito, una prelibatezza, una primizia e allora e` cosa solo per chi dispone di mezzi; puo` anche esser insipido, non valere niente e allora e` di chi lo paga molto senza avere alcun vantaggio.
STAFFA f Vedi Piede. Chi ha il piede nella staffa non e` ancora a cavallo. Chi e` vicino alla meta non puo` dire di essere arrivato. Chi ha messo il piede nella staffa deve ancora fare il salto per salire in arcioni: ha fatto molto, ma non ha fatto tutto. 2001
Chi vuol tenere il piede in due staffe cade da cavallo. Vedi anche Chi vuol sedere su due seggiole finisce col culo sul lastrone [S 854]. 2002
2010
2011
La bella stagione viene volando e la brutta nuotando. La primavera col vento di marzo e il freddo con le piogge d’autunno. 2012
STAGIONE f Vedi Risparmio, Semina, Tempo.
Ogni cosa ha la sua stagione. Ogni cosa deve o puo` essere fatta quando e` il suo momento, come la terra da` i suoi frutti solo in un preciso periodo dell’anno. Le varie cose non si addicono a tutte le eta`, a tutti i periodi, a tutte le occasioni. Ammonimento di ascendenza biblica, vedi anche Tutto a suo tempo [T 317]. 2003
2004 Ogni frutto ha la sua stagione. In senso proprio e metaforicamente: tutte le cose devono essere fatte nell’eta`, nel periodo giusto. Vedi anche Ogni semina ha la sua stagione [S 929]. 2005
Ogni frutto vuole la sua stagione.
2006
Ogni stagione ha il suo frutto.
Predica e popone vuol la sua stagione. La predica in quaresima, il popone in luglio e agosto. Quando le cose arrivano nel tempo inopportuno servono a poco. Vedi anche Ogni cosa ha la sua stagione [S 2003]; Brache, tela e meloni di settembre non son piu` buoni [B 870]. 2007
2008
Ciliegie, fichi e meloni ognuno nelle sue stagioni.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
STAGNINO Detto anche stagnaio, trombaio, magnano (in Toscana), era uno dei mestieri girovaghi del passato. Accomodava e chiudeva i buchi (stagnava) di tutti i recipienti di metallo che si usavano nella casa e nella cascina. In citta` lanciava il suo richiamo per le strade e in campagna si presentava di casa in casa chiedendo se c’era qualcosa da accomodare. Toglieva le ammaccature, riattaccava i manici, i basamenti e si occupava anche delle pompe e delle tubature, se c’erano; per le saldature usava lo stagno. Operava anche in paese, dove di solito aveva una piccola bottega e un laboratorio che abbisognava di particolari impianti, oltre al saldatore a cuneo riscaldato. f Vedi Magnano. Quello che Dio non sa lo chiede allo stagnino. Lo stagnino infatti, grande chiacchierone, girando per le case, sapeva tutto di tutti. Vedi anche Tre donne e un magnano fecero la fiera a Dicomano [D 883]. 2013
STAIO Lo staio e` un’antica unita` di misura di volume a vaga forma di mastello, usato un tempo per
pag 1571 - 04/07/2007
STALLA
1508
.
cereali. Variava sensibilmente secondo i luoghi: 24,36 litri a Firenze, 39,32 a Bologna, e addirittura 83,3 a Venezia. f Vedi Abbaiare. Compra con lo staio colmo e vendi con lo staio raso. Compra facendo la misura abbondante, in modo che lo staio sia debordante e vendi con la misura giusta, pareggiando il recipiente, in modo d’averne vantaggio. 2014
STALLA ` inutile chiudere la stalla quando sono 2015 E scappati i buoi. E` inutile correre ai ripari quando la disgrazia, l’errore, l’inconveniente sono avvenuti. Le precauzioni tardive sono inutili e ridicole. Sia come proverbio che come modo di dire (‘‘chiudere la stalla quando i buoi sono scappati’’) e` molto diffuso e ha corrispondenze pressoche´ esatte in tutte le principali lingue europee: l’immagine e` documentata infatti in diverse massime latine medievali, come le esametriche Sero paras stabulum taurum iam fure trahente ‘‘Tardi ripari la stalla quando il ladro sta gia` portando via il toro’’, e Interdum stabulum reparatur post grave damnum ‘‘Talora si ripara la stalla dopo un grave danno’’. Vedi anche E` inutile piangere sul latte versato [L 174]; Tardi si chiude il pozzo quando e` affogato il vitello [T 140]. Come forma latina con questo significato, ma con uso metaforico piu` moderato, e` tuttora in uso la seguente: 2016 Sero medicina paratur. ‘‘Tardi si prepara la medicina’’. Per analogia. Detto mediolatino, forse nato in ambito medico, estesosi a commento di ogni azione che giunge troppo tardi per rimediare qualcosa.
Quando l’uccello e` fuggito non giova serrar la gabbia. Per analogia. 2017
Dopo che rubarono, misero al duomo le porte di bronzo. Per analogia. In Puglia si dice Sanda Chiara prime fu arrebba`te e ppo` mettı` le porte de fiı`rre ‘‘[La chiesa di] Santa Chiara prima fu derubata e poi mise le porte di ferro’’. 2018
2019 La fame entra in casa per la stalla. Quando comincia la penuria, ovvero in casa le cose vanno male, si comincia col vendere o ammazzare le bestie e quindi a patire la fame.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Chi lavora nella stalla trova scomodo il salotto. Chi e` abituato a lavori pesanti e grossolani si trova a mal partito quando deve muoversi in ambienti ristretti, puliti e raffinati. 2020
Quando non ce n’e` nella stalla non se ne vede nel cortile. Quando una stalla e` ben fornita di bestiame nel cortile appaiono le tracce della presenza degli animali, i quali segnano il cammino con le loro fatte. 2021
STANCO f Vedi Dormire, Letto. 2022 Chi e` stanco si riposi. A volte i proverbi lasciano perplessi, ma sono cosı`. 2023 Chi e` stanco dorme tra i pruni. Chi e` spossato non ha problemi di comodita` per dormire. 2024 Chi e` stanco dorme bene. Chi e` stanco ha sonno e dorme saporitamente dovunque.
STANZA 2025 Le piccole stanze hanno piccole porte. A cose piccole convengono accessori piccoli. 2026 Stanza adorna, donna savia. Una stanza ben tenuta e confortevole indica che vi abita una donna saggia e avveduta.
Anche piccola una stanza non si scalda senza fuoco. Per quanto si tratti di cose piccole, modeste, ridotte, senza nulla non si puo` fare nulla. Qualcosa ci vuole anche per fare poco. 2027
Ci si puo` rompere il collo nella propria stanza. I grossi guai possono avvenire anche in un posto piccolo e sicuro. Le disgrazie per succedere non hanno bisogno di grandi mezzi. Vedi anche Per annegare basta una pozza [A 950]. 2028
STARE Nel senso di ‘‘restare fermo’’, e di ‘‘adattarsi’’; ma anche nell’accezionei di ‘‘trovarsi in una certa condizione’’, indicata da un avverbio (male, bene, ecc.). 2029
Chi sta non va.
pag 1572 - 04/07/2007
1509 Chi rimane dov’e` non si sposta. Chi gode i vantaggi del rimanere non puo` avere anche quelli dell’andare, del muoversi. Pure le due cose sono ambedue necessarie e devono essere combinate saggiamente. Non tutto sta bene a tutti. A chi si confa` una cosa, a chi un’altra. 2030
2031 Chi sta a casa non si bagna. Chi sta a casa non soffre di quei guai che capitano a chi viaggia, come la pioggia e il maltempo. Chi si ritira nel suo ambito, tra i suoi non ha pene e afflizioni, ma neppure vantaggi, cosa indicata dal detto: Chi non risica non rosica [R 619].
Chi sta ritto guardi di non cadere. Chi si trova in una posizione favorevole faccia attenzione, perche´ basta poco per cambiarla in peggio. Vedi anche Chi sta bene non si muova [B 400]. 2032
2033 Chi sta bene con se´ sta bene con tutti. Vive bene con gli altri chi non li assilla coi suoi problemi. Chi e` in pace con se stesso vive bene in compagnia del prossimo che non tormenta con complessi, dubbi, necessita` di conferme. Contrario: E` malo amico chi a se´ e` nemico [A 710]. 2034
Chi sa star solo sa stare in compagnia.
Chi sta bene si ricordi di chi sta male. Chi vive felice deve ricordarsi anche che molti non lo sono e condividere la sua fortuna con chi ha bisogno di essere confortato, assistito, aiutato. 2035
Non si sta mai tanto bene che non si possa star meglio, ne´ tanto male che non si possa star peggio. Al meglio nessuno mette limite e, come si dice, ‘‘Al peggio non c’e` fine’’. Vedi Peggio. 2036
2037
Nessuno sta tanto bene da non poter star meglio.
2038
Nessuno sta tanto bene che non veda qualcuno star meglio di lui.
2039 Chi sta in alto e` visto di lontano. Chi siede in alti posti della societa`, chi e` al governo, al potere e` sotto gli occhi di tutti, anche di quelli che sono lontano, e quindi sono molti a giudicarlo e criticarlo. 2040
Chi sta fermo nei casi avversi buon amico puo` tenersi.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
STARNA
Chi mantiene l’amicizia quando i tempi sono difficili o la disgrazia colpisce, puo` ritenersi un amico vero. Vedi anche Amicus certus in re incerta cernitur [A 650]. 2041 Chi sta e` lasciato stare. Chi non si muove, non si mette in mostra, fa la sua vita, viene lasciato in pace. I guai di solito si vanno a cercare. 2042 Per poter stare si fan le miglia. Per potersi riposare, star bene, siamo disposti a faticare molto, come per poter stare fermi si e` disposti a fare molta strada.
STARNA Uccello dei Fasianidi, simile alla pernice, ma con becco piu` piccolo, tarsi privi di sperone, e una caratteristica macchia marrone a ferro di cavallo sul ventre. Nidifica al suolo. E` perlopiu` stanziale, ma puo` compiere tragitti migratori anche molto lunghi. E` ricercato dai cacciatori per la sua buona carne. f Vedi Lepre. Starna settembrina una la sera una la mattina. Quando l’uva e` matura le starne escono dal bosco, sia la mattina molto presto che la sera, per andare a beccarla, e i cacciatori si appostano per catturarle. 2043
2044 Petto di starna e culo di beccaccia. Sono rispettivamente le due parti migliori offerte dai due uccelli cotti e serviti in tavola. E` uno dei tanti consigli che indicano quali sono le cose migliori della cucina, vedi per es. Ala di pernice, cosce di capponi, coda di pesce, teste di salmoni sono di tutti i migliori bocconi [P 1361]; Dal bosco prendi giovane fagiana, dal mare tira su una bella ombrina... [F 64]. 2045 Starna vecchia non fa il nido in piazza. Chi ha esperienza e` anche previdente. Deriva dal fatto che le starne giovani non pongono molta attenzione a mimetizzare il nido e a farlo con cura in modo che sfugga all’attenzione dei predatori. Col tempo l’uccello si fa furbo e nidifica con piu` cura e in luoghi opportuni. 2046 Le starne si rubano l’uovo tra loro. Si dice che quando depongono le uova le starne se le rubino a vicenda per aumentare la covata. Il detto si riferisce a coloro che rubacchiano in famiglia, tra soci, in una ditta: roba che in fondo e` anche di loro proprieta`.
pag 1573 - 04/07/2007
STARNUTIRE
Chi e` avvezzo a mangiare starne qualche volta ha voglia di storni. Chi dispone del meglio si assuefa` e, pur di cambiare, si adatta ad avere anche roba peggiore, come per es. gli storni, uccelli magri e non molto gustosi, rispetto alle starne che sono prelibate. 2047
STARNUTIRE Allo starnuto, fatto da uomini o animali (eventualmente anche da cose) era attribuito nel mondo pagano un significato di premonizione, in genere positiva; si pensava pero` anche che uno starnuto troppo violento potesse portare la morte. Chi starnuta tre volte per quel giorno non muore. Anche per gli antichi starnutire tre volte era segno di fortuna. 2048
2049
1510
.
Quando il malato starnuta e` passata la malattia.
STARNUTO 2050 Starnuto di ciuco buon tempo mena. Quando il ciuco starnutisce e` segno di bel tempo. 2051 Chi pesta il pepe fa gli starnuti. Chi fa una cosa inevitabilmente ne deve subire le conseguenze: il pepe non appena entra nelle narici provoca forti starnuti. Vedi anche, con riferimento al prendere cattive abitudini, Chi pratica lo zoppo impara a zoppicare [Z 107]; Chi va al mulino s’infarina [M 1446].
STATO f Vedi Comune, Governo, Legge.
Lo Stato e` una mucca che tutti vogliono mungere. Lo Stato e` una istituzione nella quale tutti vogliono mettere le mani per poterne trarre vantaggi e fare i propri interessi. 2052
Roba dello Stato: chi mangia mangia. Quando la roba e` di tutti ognuno cerca d’arraffarne piu` che puo`. Vedi anche Roba del comune: un po’ a me e un po’ a te [C 1980]; Roba del governo: chi non la ruba va all’inferno [R 1037]. 2053
2054 La buona legge fa il buono Stato. Le leggi sagge rendono buona la vita dei cittadini.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
STEFANO Santo Stefano e` considerato il primo martire cristiano e, diversamente da altri santi di un periodo cosı` antico, la sua identita` e` testimoniata dalle Sacre scritture. Nei capitoli 6 e 7 degli Atti degli Apostoli, attribuiti a san Luca, si legge infatti che gli Apostoli, per poter svolgere meglio la loro missione, scelsero sette uomini di buona reputazione, ai quali demandarono la parte pratica dell’organizzazione della prima Chiesa di Gerusalemme. Tra questi vi fu anche Stefano, che fu diacono. L’esempio e la testimonianza cristiana di Stefano accesero l’odio dei nemici i quali lo accusarono e lo fecero arrestare portandolo davanti al Sinedrio, dove Stefano pronuncio` una coraggiosa difesa riportata dagli Atti degli Apostoli. Stefano venne condannato e quindi portato nella Valle del Cedron dove fu lapidato. Ebbe il titolo di Protomartire. L’iconografia lo rappresenta lapidato, sopra il mucchio di pietre, con la palma del martirio e il libro simbolo del diaconato. Il dı` di santo Stefano io non filo e non tesso, non infilo spola o ago e non metto pettine in capo. Il calendario ricorda santo Stefano il 26 di dicembre, il giorno dopo Natale. Tale giorno in alcuni luoghi era destinato al riposo delle donne dopo la fatica della grande festa e si sospendeva ogni lavoro femminile, perfino la fatica di pettinarsi. 2055
STELLA1 f Vedi Cometa. 2056 Basta una stella per far sera. Basta che in cielo appaia una stella per poter dire che e` venuta la sera. Vi sono elementi fondamentali che da soli sono sufficienti a qualificare una realta`, un complesso. Contrario Una rondine non fa primavera [R 900]. 2057 Dove e` il re, lı` e` la reggia. Per analogia. Non sono necessari tutti gli apparati e gli orpelli della regalita` per farne la sede del potere: questo risiede la` dove sta il sovrano, in qualunque luogo si trovi.
Basta un capello bianco per dire che comincia la discesa. Vale a dire che si va verso la maturita`, la vecchiaia. 2058
2059
Anche le stelle piu` belle tramontano.
pag 1574 - 04/07/2007
1511 Anche le cose piu` belle finiscono; anche le persone piu` belle invecchiano. 2060 Meglio contar le stelle che i travicelli. Meglio essere al lavoro, dormire ai pascoli, nei campi, che essere malati (stare a letto forzatamente, annoiandosi e quindi contando i travicelli del soffitto).
Al chiarore delle stelle tutte le donne diventano belle (al chiarore della luna se ne trova brutta qualcuna). Per far l’amore vanno bene tutte le donne. Allorche´ brillano le stelle e non c’e` altra luce la bellezza risulta meno evidente e decisiva di quando c’e` la luce del sole. Vedi anche Di notte tutte le gatte sono bigie [G 251]; A lume spento e` pari ogni bellezza [L 1003]. 2061
Quando e` notte non ci sono donne brutte. Per analogia. 2062
La stella conduce il marinaio e Dio la stella. La vita non dipende dalle sole forze e dalla capacita` dell’uomo: c’e` qualcosa al di la` e al di sopra che governa tutto. La stella e` il segno che orienta il marinaio e rende sicuro il suo cammino, ma tutto e` nelle mani di Dio che governa sia il marinaio che la stella. 2063
2064 Ognuno ha la sua stella. Ognuno ha il proprio destino, la propria dose di fortuna, secondo l’antica credenza che ogni vita umana sia sotto il diretto influsso di una stella che nasce e muore con questa. 2065 Stelle lucenti, notte di vento. Quando le stelle sono particolarmente brillanti ci si aspetta una notte ventosa. Vuol dire, in effetti, che e` una notte assai limpida.
STELLA2 Punto di stella. 2066 Santa Teresa punto de stela. Veneto. Santa Teresa cade il 15 ottobre. Secondo la meteorologia popolare soprattutto nel Veneto si distinguono i cosiddetti ‘‘punti di stella’’ dei quali non e` facile comprendere il significato. Sono momenti in cui puo` cambiare improvvisamente il tempo, oppure stabilizzarsi una tendenza gia` in atto. Cadono in genere il 7, il 17 e il 27 del mese, come dice il seguente:
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
STILE
Marzo sete, disisete, vintisete, punti de stela, giorni de saete. Veneto. 2067
STELLATO Stellato fitto tempo diritto; stellato rado tempo contrario. Quando si vedono molte stelle il tempo che viene sara` buono; quando se ne vedono meno arrivera` il brutto tempo perche´ l’aria e` umida e c’e` foschia. 2068
2069 Stellato cielo, mattina di gelo. Quando d’inverno il cielo e` limpido, senza nuvole e le stelle splendono vive nelle prime ore del mattino verra` un forte freddo, fino a gelare.
STENTARE / STENTO f Vedi Contentare, Godere. 2070 Chi si ciba di speranze campa di stenti. Chi vive mettendo tutto in quello che verra`, nell’attesa di tempi migliori, mena vita tribolata e misera. Vedi anche Chi visse sperando morı` cantando [S 1848].
Chi stenta per zelo si guadagna il cielo. Chi vive precariamente per rigore morale, per inflessibilita` nei principi, per orgoglio avra` compensi nell’altra vita, perche´ in questa non trovera` certo vantaggi ne´ premi. 2071
Chi fa bagordi in gioventu` stenta in vecchiaia. Una giovinezza disordinata e spendacciona porta ad una vecchiaia con difficolta` economiche e di salute. Vedi anche Chi va a caval da giovane, va a piedi da vecchio [G 630]. 2072
2073 Chi si mette a stentare stenta sempre. Chi entra nella miseria difficilmente ne esce: problemi e guai continuano a cadergli addosso. Vedi anche La miseria rincorre la miseria [M 1565]; Agli zoppi grucciate [Z 105].
STILE 2074 Lo stile e` l’uomo. Detto di tradizione colta, traduce una famosa frase di Buffon (Discours de re´ception a` l’Accade´ mie, 1752): ‘‘Le style est l’homme meˆme’’, con riferimento allo stile del discorso e della scrittura, dalla cui forma trasparirebbe la natura stessa di chi parla o scrive. Si usa anche nella forma francese, Le style c’est
pag 1575 - 04/07/2007
STIMARE
l’homme, e con cio` si esprime la regola secondo la quale le forme esteriori, i modi, i comportamenti e i particolari, fino al modo di parlare, di vestire, rivelano la natura profonda della persona, perche´ con questa coincidono. A livello colto si usa per indicare che le qualita` di uno scritto, di una lettera, un’opera, dicono molto di colui che l’ha scritta, sia nei difetti, come l’oscurita`, la confusione, sia nelle qualita`, come la chiarezza, l’eleganza dell’esposizione del pensiero. Ironicamente si dice per rimarcare un comportamento maleducato, rozzo d’un cialtrone, e simile. STIMARE 2075 Chi stima non compra. Per regola non scritta colui che valuta positivamente un bene non ne e` l’acquirente: il suo giudizio sarebbe sospetto. Dicono i mercanti che chi fa molti elogi delle cose in vendita difficilmente passa all’acquisto. Contrario: Chi disprezza compra [D 635].
Chi vuol essere stimato stimi se stesso. Chi vuole che gli altri lo tengano in grande considerazione deve essere il primo ad avere molta fiducia in se stesso, deve comunicare agli altri il suo valore. 2076
2077
1512
.
L’uomo vale quanto si stima.
STIVALE Gli stivali del diavolo non fanno rumore. I passi del diavolo non si avvertono: quando si comincia a cedere alla tentazione, a prendere la china del male non ci si accorge di camminare sulla cattiva strada. Spesso si capisce troppo tardi. 2078
STOLTEZZA f Vedi Follia, Pazzia, Scemo, Stolto, Stupido. 2079 Stoltezza e vanita` vanno per mano. La stoltezza si accompagna spesso alla vanita`, alla convinzione incrollabile del proprio valore. STOLTO Termine poco usato nella lingua parlata, e` il nome della figura che i libri di sapienza e le Scritture contrappongono al saggio che, pur sapendo, dubita, e` prudente, tace. Lo stolto e` infatti colui che percepisce solo vagamente la complessita` delle cose: pero` nella sua mente
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
tutto tende a presentarsi semplice. E` quindi portato a credere vero tutto quello che gli pare comodo e non si perde a controllare nulla parendogli faccenda inutile o una perdita di tempo. E` sempre sicuro di se´, parla molto e mostra scarsa intelligenza delle cose. f Vedi Furbo, Matto, Pazzo, Scemo, Sciocco, Silenzio, Tonto. Anche se pesti lo stolto nel mortaio non gli toglierai la stoltezza. Adattamento di un passo biblico (Proverbi 27.22): ‘‘Anche se tu pestassi lo stolto nel mortaio fra i grani con il pestello non scuoteresti da lui la sua stoltezza’’. 2080
Dove sono molti ci sono degli stolti. Piu` gente c’e` e piu` stolti sono presenti, secondo la regola statistica della percentuale; invece si pensa spesso che l’adesione di una moltitudine confermi la saggezza di qualcosa. 2081
2082 Gli stolti non conoscono vie di mezzo. Non mediano, non patteggiano, non fanno compromessi, ma usano mezzi drastici e prendono decisioni irrevocabili.
Uno stolto trova sempre uno piu` stolto di lui che lo ammira. Non e` detto che gli stolti siano disprezzati, anzi: per quanto un sia scemo, c’e` sempre qualcuno per il quale diventa un esempio da imitare, se non un idolo. La storia e` piena di esempi. Vedi anche Asinus asinum fricat [A 1421]; Un asino trova sempre un altro asino che lo ammira [A 1422]. 2083
2084 Finche´ lo stolto parla il savio tace. Il saggio parla solo quando gli stolti tacciono: la discussione con lo stolto porta alla stoltezza. 2085 Anche dagli stolti s’impara qualcosa. Anche da chi fa cose sbagliate e sciocche c’e` da imparare, soprattutto per il saggio. 2086 Lo stolto dice e il saggio fa. Lo stolto ama parlare e altro non fa. Il saggio tace e opera. 2087 A stolto domandare, saggio rispondere. A chi domanda cose da scemo non e` intelligente dare una risposta che provochi una discussione o una contesa: si deve rispondere quello che rende lo stolto innocuo. Un po’ diverso il consiglio A stolta domanda nessuna risposta [D 719].
pag 1576 - 04/07/2007
1513 STOMACO Stomaco affamato trova buono il pan muffato. Quando la fame e` forte non ci sono cibi che non piacciano. L’affamato e` disposto a mangiare quasi tutto. Vedi anche Cane affamato mangia il pan muffato [F 162]; Asino che ha fame mangia d’ogni strame [F 161]; La fame insegna al lupo a mangiar l’erba [F 168]. 2088
2089
A stomaco affamato ogni cibo e` grato.
2090
Stomaco digiuno non spregia cibo alcuno.
Alla fame di una settimana pare fresco il pane di venti giorni. Per analogia: anche il pane durissimo appare gradevole a chi ha molta fame. Chi ha bisogno non guarda troppo per il sottile. 2091
Lo stomaco e` un orologio che non perde le ore. Lo stomaco ricorda che il tempo passa richiedendo i suoi pasti allo scadere delle sue ore, e non rimane mai indietro. 2092
Lo stomaco pieno raddrizza la testa. Lo stomaco che ha avuto il suo pasto ed e` sazio, risolleva il morale e mette spirito al corpo, tanto che la testa si raddrizza e prende una posizione piu` fiera di quando c’era la fame. Vedi anche La bocca porta le gambe [B 649]. 2093
2094 Lo specchio dello stomaco e` la lingua. Il colore della lingua rispecchia la situazione nella quale si trova lo stomaco. Era una delle osservazioni fondamentali dei medici antichi ed e` rimasta ancora nell’uso familiare e medico.
STOPPA La stoppa e` il cascame della lavorazione della canapa e del lino. Quella della canapa veniva usata per imbottiture, per calafatare e venduta a poco prezzo per essere usata nei lavori artigianali e di casa. Stoppa e fuoco non stan bene in un loco. Due cose che reagiscono insieme vanno tenute lontane. Il detto si usa in genere per l’uomo e per la donna, ma anche per persone che litigano. Essendo la stoppa sottile come 2095
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
STORIA
una barba, basta avvicinarla al fuoco perche´ s’infiammi. Vedi anche Chi ha paglia la tenga lontano dal fuoco [P 166]. La stoppa lontana dal fuoco: la gioventu` dal gioco. I giovani fino da quando sono in tenera eta` devono essere tenuti lontani dai giochi pericolosi, in particolare da quelli d’azzardo dei dadi, delle carte e delle scommesse. Si passa naturalmente dalle sfide innocenti dell’infanzia e quelle rovinose dell’eta` adulta. 2096
STOPPINO 2097 A gran lucerna grosso stoppino. A ogni cosa conviene il corredo proporzionato alla dimensione e al valore che ha. Per la struttura e per il senso, seppure con sfumature dverse di caso in caso, vedi anche A gran pignatta, gran mestolo [P 1771]; A gran mortaio gran pestello [M 2002]; A tal buco, tal cavicchio [B 977] ; A barca grande, vela grande [B 131]; A gran campana, gran batacchio [C 284].
STORIA La storia come istituto pressoche´ metafisico (il tribunale, il giudizio, l’astuzia della storia) che ha preso le mosse dal filosofo Giovan Battista Vico, ed e` stato consacrato dalla filosofia idealistica di Hegel e d’altri, e` estranea alla tradizione proverbiale, ignara anche del concetto di storiografia. I proverbi che riguardano l’argomento hanno un’incubazione colta e un accreditamento piuttosto recente nell’uso parlato. 2098 La storia e` maestra della [di] vita. Frase che si ripete allorche´, col senno di poi, si riscontra che un fatto e` gia` accaduto con le stesse cause, gli stessi modi. Piu` spesso si ripete in latino: 2099 Historia magistra vitae. Da Cicerone (De Oratore 2.9.36) che definisce la storia: testis temporum, lux veritatis, vita memoriae, magistra vitae, nuntia vetustatis ‘‘testimone del tempo, luce del vero, vita della memoria, maestra della vita, messaggera del passato’’. Si tratta di una visione della storiografia molto diffusa, e in fondo ottimistica, gia` chiara a Tucidide e Polibio e ripetuta con sfumature diverse da innumerevoli storici antichi e medievali. Vedi anche Ieri fa da maestro all’oggi [I 8].
pag 1577 - 04/07/2007
STORIONE
La storia vera la sa chi la racconta meglio. La storia purtroppo equivale a quello che e` creduto come vero, percio` chi racconta le cose in modo da essere creduto dai piu`, quello fa la storia. 2100
2101 Beati i popoli che non hanno storia. Perche´ sono felici. Infatti non hanno battaglie, invasioni, tiranni, rivoluzioni, stragi, sopraffazioni e le altre belle cose che fanno la storia, almeno quella intesa in senso tradizionale, ‘‘dei grandi avvenimenti’’.
Col se e col ma la storia non si fa. Regola di uso dotto che taglia corto sulle ipotesi che non conducono a nessun risultato. Vedi Il se e il ma sono il patrimonio dei coglioni [S 794]. 2102
2103 La storia e` fatta dai vincitori. La diffusione attuale potrebbe accreditare in seguito come proverbio questa osservazione non nuova: ‘‘la colpa seguira` la parte offensa / in grido, come suol...’’ (Paradiso 17.52). Cosı` Dante dice dei Bianchi banditi da Firenze. Peraltro molti storici sono stati dalla parte dei perdenti, per cui la frase, che si trova nella Prefazione dell’opera I Ciompi (1945) di Niccolo` Rodolico (ma potrebbe essere una reminiscenza, una citazione di un detto gia` esistente), si usa in senso polemico contro la verita` ufficiale, la storia accreditata dalla politica e dagli istituti che a lei obbediscono, la quale risulta una imposizione della verita` che fa piu` comodo, lasciando in ombra dati, documenti, testimoni, favorevoli a un’altra visione delle cose, che la smentirebbero. 2104
La storia la scrivono [la fanno] i vincitori.
STORIONE Lo storione, col tipico muso prolungato a rostro, e` pesce di mare che risale i fiumi per riprodursi. Si trova in Italia soprattutto nel bacino padano. Non e` pesca facile, ne´ frequente, ma molto ambita, tanto che si dice ai pescatori come augurio: In bocca allo storione! come si usa dire In bocca al lupo! ai cacciatori. Ha carni molto pregiate e dove abbonda (Russia) dalle uova della femmina si ricava il pregiatissimo caviale. 2105
1514
.
Lo storione e` un buon boccone.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
E` considerato un pesce ottimo e una delle prede piu` ambite dai pescatori. Per uno storione si puo` perdere una lenza. Vale la pena rischiare quando la preda e` ghiotta. Per prendere uno storione vale la pena rischiare anche l’attrezzatura da pesca. 2106
Quando manca lo storione non si sdegna il luccio. Quando non c’e` di meglio ci si adatta. Lo storione e` di sapore superiore al luccio. 2107
Chi mangia lo storione mal si contenta del baccala`. Chi sta bene, mangia in maniera lussuosa, non si abitua facilmente al peggio. Lo storione e` pesce squisito, mentre il baccala` (vedi la voce) e` cibo modesto. Vedi anche Meglio un’aringa in casa propria che uno storione alla tavola del signore [A 1209]. 2108
STORNO Lo storno comune, detto anche stornello (Sturnus vulgaris) e` comune in Italia e abbonda nei passi di primavera e d’autunno. Nidifica nel Settentrione e in Toscana. D’inverno ne restano pochi a nord, ma abbondano gli stanziali nella Toscana e nell’Italia centro meridionale. E` un uccello che va in grandissimi stormi che sono veri flagelli per seminati, oliveti e vigne. Sono di solito magri e, somigliando ai tordi, dei quali sono inferiori come carne, vengono spesso serviti agli ingenui come tali. Son magri gli storni perche´ vanno a stormi. Quando si e` in troppi a far le parti, tocca poco a tutti. Si dice scherzosamente quando si e` troppi a tavola. Gli storni in autunno formano addirittura nuvoli nel cielo. Vedi anche Uccel di stormo non e` mai grasso [U 41]. 2109
STORTO Contrapposto a cio` che e` diritto, retto, giusto. f Vedi Diritto, Retto. 2110 Storta va, dritta venga [viene]. Di una cosa che comincia male, prende una brutta piega, sperando che si raddrizzi. 2111 Lo storto si leva con l’ascia. Quello che guasta si toglie con le maniere forti, brusche, come in un legno si scattiva
pag 1578 - 04/07/2007
1515 con l’ascia quello che lo deturpa. Si riferisce solitamente all’educazione: i vizi si tolgono con le punizioni. Con il dritto non basta il patto con lo storto non basta un contratto. Con la persona onesta, nello stabilire un accordo, non basta un discorso e un’intesa verbale: ci vuole un contratto. Con chi invece e` disonesto non e` il caso di fare neppure contratti: ci vogliono argomenti molto piu` persuasivi. 2112
Allo storto fai prendere il suo e lascialo andare. Al disonesto, quando ti accorgi della sua natura malvagia, da`i quello che gli spetta e allontanalo, non continuare a trattare con lui. 2113
STRACCIO Pezzo di stoffa per pulire soprattutto in terra; ma anche nel senso di vestito vecchio e logoro. f Vedi Cencio, Michele, Panno, Pulizia. Fra straccio e cencio la differenza e` poca. La gente di poco conto trova tra se´ grandi differenze, ma vista dall’esterno e` tutta uguale. Tra un disperato e un altro non ci sono molte diversita`. Vedi anche Straccio dice male di cencio [B 830]. 2114
2115 Gli stracci son tenuti in un cantone. Le persone trasandate, malvestite, che non hanno presenza, educazione non sono considerate da nessuno, sono messe in disparte.
Chi ha del buono in casa puo` portare ogni straccio. Chi e` ricco ha dei beni, e` considerato, puo` andare vestito come vuole, anche di stracci, di abiti logori: nessuno lo considerera` meno, anzi, lo troveranno originale. Vedi anche Chi ha cavallo in stalla puo` andare a pie` [C 1169]. 2116
STRADA La strada nei proverbi ha quasi sempre il valore metaforico di un percorso, un itinerario da seguire per raggiungere uno scopo, realizzare un disegno. In questo rifluiscono tutti i suoi elementi: i compagni di strada, gli ostacoli, la fatica, la lunghezza. In definitiva e` l’emblema della vita e delle vicende che la compongono. Bisogna tener presente che come realta` la strada si presentava in passato con caratteristiche diverse da quelle odierne:
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
STRADA
il fango, la polvere, le pietre, le osterie, i ponti, le soste notturne, le intemperie, i guadi, i passi, con tutti i pericoli connessi. I percorsi duravano anche giorni e giorni e i mezzi di trasporto erano gli animali, per cui l’idea del viaggio era piu` complessa e fantastica. f Vedi Inferno, Paglia, Paradiso, Roma, Via. Chi a mezza strada torna indietro non e` mai partito. Chi a un certo punto del cammino cambia idea e torna la` da dove e` venuto non ha fatto nulla, ha perduto solo il suo tempo. Come incitamento alla perseveranza, a concludere le cose. 2117
Chi va per la via liscia trova il diavolo che piscia. Chi cerca le cose facili, percorre una strada senza difficolta`, incontra facilmente la tentazione o l’insidia. 2118
2119 Scegli la strada di mezzo. Qui strada ha significato di soluzione, posizione, scelta: tra due estremi scegli il punto mediano. Vedi anche In mezzo sta la virtu` [V 957].
Quando la strada e` piana non cercare ne´ salite ne´ scese. Le scorciatoie generano spesso difficolta` e imprevisti. Vedi anche Dove puoi andar per terra non andar per mare [M 684]. 2120
2121
Quando la strada e` dritta non cercare scorciatoie.
Strada in pianura e pane fresco, ogni coglione coglie allori. Con le cose semplici e facili, con la roba buona, tutti sanno fare bella figura. 2122
Chi consiglia la strada agli altri spesso perde la sua. Chi si mette a fare il maestro agli altri tralascia di pensare alle proprie cose, non cura quello di cui dovrebbe occuparsi di piu`. 2123
Per la strada che va al mulino s’incontrano gli asini. In un certo luogo s’incontrano certe persone; dove tutti vanno e` piu` probabile incontrare gli sciocchi. 2124
La strada per morire si trova a occhi chiusi. La via della rovina e` facilissima, mentre quella della salvezza al contrario e` molto dura. Per andare in perdizione basta poco, e` sufficiente una disattenzione. 2125
pag 1579 - 04/07/2007
STRANIERO
La strada della virtu` e` una sola, ma quelle dei vizi sono infinite. La virtu` si raggiunge per una sola via, quella del bene, mentre quella del vizio ha un’infinita` di possibili scelte. 2126
Strada buona non fu mai lunga. La strada facile, agevole non stanca, e non si trova mai faticosa ne´ troppo lunga. Le cose agevoli non stancano. 2127
2128
Buona via non fu mai troppo lunga.
2129
Buona strada, corta strada.
2130 La strada dritta e` sempre la piu ` breve. E` un invito a non perdersi in complicazioni. Le cose risultano facili quando la procedura e` la piu` semplice. 2131
1516
.
La strada corta e` quella buona.
Le vecchie strade e i vecchi amici son sempre migliori. Le antiche strade sono sempre le piu` sicure: battute da secoli non franano, non s’impantanano e hanno un tracciato sperimentato a lungo. I vecchi amici sono i piu` provati e sicuri. Vedi Amico. 2132
Chi sa la strada puo` andare al galoppo [di trotto]. Solo chi ha esperienza puo` permettersi di avere fretta. Chi conosce la strada, l’arte, il mestiere puo` correre, fare alla svelta. 2133
Moglie brutta, borsa vuota, cavallo bolso, mantello vecchio fanno la strada sicura. Nessuno derubera` ne´ disturbera` un uomo che gira cosı` armato. Il cavallo bolso e` una bestia invecchiata o comunque senza forze. 2134
2135 Chi perde la strada torni indietro. Chi non e` in condizione di procedere abbia il buon senso, il coraggio di tornare sui propri passi.
Chi smarrita ha la strada torni indietro. Variante del precedente quale data da Petrarca nella ‘‘canzone dei proverbi’’ (Canzoniere 105.12). 2136
Sulla strada non nasce erba. Nei luoghi frequentati non c’e` posto per altre cose, altre attivita`, non fa a tempo a vivere altro. Cio` che e` occupato da una cosa non lascia posto a un’altra. 2137
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
2138 Lungo le strade crescono le ortiche. Facilmente dove molti passano non resta nulla di buono: quello che c’e` viene portato via e quello che rimane e` il cattivo gettato da altri. 2139 Per piu ` strade si va al mulino. Una cosa puo` essere fatta in molti modi; una meta si puo` raggiungere passando per piu` strade, seguendo diversi itinerari. Vedi anche Tutte le strade portano a Roma [R 865].
Fatta la strada, viaggiano anche gli zoppi. Una cosa e` difficile a farsi la prima volta. Una volta tracciato il cammino, resa agevole la via, chiunque ci puo` passare. 2140
2141
La strada e` guida per chi le s’affida.
2142 Fatta la via e` facile passare. Per analogia.
Mai e` cosı` lunga la strada come quando non si sa dove si vada. Quando si avanza ma senza sapere esattamente dove si vada, in una zona sconosciuta, il percorso sembra non finire mai. 2143
Per la strada buona ruzzolano anche i coglioni. Quando la strada e` agevole, dritta, senza difficolta` vanno avanti anche coloro che non sanno camminare, procedendo a ruzzoloni, a capriole, in qualche modo. Vedi anche In discesa tutti i santi aiutano [S 266]. 2144
STRANIERO 2145 Chi ama lo straniero, ama il vento. Chi si innamora di una persona che viene di lontano non puo` essere sicuro del suo amore: puo` perderlo come lo ha trovato e non sa mai chi sia veramente. Vedi anche L’amore del soldato dura un’ora: ogni paese un fiasco e una signora [S 1487].
L’amore del forestiero e` acqua nel vaglio. Non vi rimane che poco. 2146
STRAPAZZARE Chi per altri si strapazza gli si pesti il capo con una mazza. Chi lavora, si stanca e si rovina per gli altri, senza averne alcun frutto non merita che rim2147
pag 1580 - 04/07/2007
1517 proveri o addirittura punizioni, perche´ le cose fatte con eccessiva generosita` producono solo ingratitudine. STRETTA Sostantivo. S’intende con questo termine l’azione nociva – come fosse una strizzata – a condizioni meteorologiche che non fanno completare la maturazione del grano: caldo improvviso e vento secco, per cui il chicco resta avvizzito e cade. Non v’e` peggio stretta di quella della falce. I mietitori che hanno troppa fretta causano pressappoco lo stesso fenomeno della cattiva coincidenza meteorologica: e allora e` la falce appunto a dare la ‘‘stretta’’ peggiore. 2148
STRETTO 2149 Piu ` stretti si sta e piu` ci si vuole bene. Si dice per consolarsi quando non c’e` posto e ci si deve stringere. 2150 Lo stretto e` buono solo dell’uva. Lo stretto sarebbe cio` che si ricava spremendo le vinacce dell’uva e ottenendo cosı` altro vino. Per dire che e` sempre meglio avere spazio, e` consigliabile tenersi larghi.
STRONZO f Vedi Merda. Chi vuol fare lo stronzo piu` grosso del culo fa le lacrime dagli occhi. Chi pretende di fare una cosa superiore alle sue possibilita` finisce per farsi solo del male. Vedi anche Non bisogna allargare le ali piu` del nido [A 400]; Non fare il passo piu` lungo della gamba... [P 687]. 2151
Vale piu` un grano di pepe che uno stronzo d’asino. E` la qualita` e non la quantita` che conta. In misura diversa le due cose si somigliano nella forma e nel colore. 2152
Gli stronzi peggiori sono quelli che puzzano. Le persone peggiori non sono tanto quelle che valgono poco, ma quelle che, valendo poco, se ne compiacciono. 2153
STROZZINO Termine piu` popolare di ‘‘usuraio’’, e entrato nella lingua piu` di recente (XIX sec.), denun-
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
STRUZZO
cia nel proprio etimo, da ‘‘strozzare’’, la stessa immagine del romanesco ‘‘cravattaro’’: una persona odiosa che attraverso il denaro prestato stringe alla gola il prossimo. f Vedi Usuraio. Lo strozzino per un quattrino vuole un fiorino. Lo strozzino per una piccola cifra che presta rivuole una somma esorbitante. Vedi Fiorino. 2154
Neanche il cane ha un osso dallo strozzino. Nessuno riceve nulla gratuitamente da uno strozzino, neanche la roba che getta via. 2155
STRUZZO Potendo raggiungere anche i 2,50 metri di altezza, quella dello struzzo e` la piu` grande specie esistente di uccello, che pero` non vola ma corre sulle lunghe poderose zampe. Originario dell’Africa, si adatta a vivere alle nostre latitudini; per questo era conosciuto anche un tempo, comunemente esibito nelle fiere e nei circhi equestri. E` stato anche allevato per le piume che, confezionate in lunghe sciarpe dette boa, hanno fatto parte dell’abbigliamento femminile, soprattutto nei primi due decenni del XX sec. Attualmente lo struzzo viene allevato per la sua pregiata carne. 2156 Lo struzzo digerisce anche i sassi. Termine di paragone per chi ha una grande capacita` di digerire anche le cose piu` pesanti. Aprendo lo stomaco di uno struzzo di solito si rinvengono elementi estranei all’alimentazione, come pietre, pezzi di legno, stoffa, oggetti e altro, che lo struzzo inghiotte non si sa per quale ragione e che, non digeriti, rimangono nei visceri.
Lo struzzo quando e` nel pericolo mette la testa sotto la sabbia per non vederlo. Si dice di chi, nell’imminenza di un pericolo, non lo vuol vedere o cerca di ignorarlo, e si comporta in modo infantile e irresponsabile, come se non esistesse. Si diceva che lo struzzo, avvertendo un pericolo, avesse una reazione di questo tipo, nascondendo la testa sotto la sabbia. Tale atteggiamento e` detto ‘‘la politica dello struzzo’’. Assai piu` di questo proverbio e` corrente il modo di dire ‘‘fare come lo struzzo’’, cioe` illudersi di risolvere i problemi ignorandoli. 2157
pag 1581 - 04/07/2007
STUCCO
1518
.
Dove vivono (gli) struzzi non crescono lattughe. Nei luoghi frequentati da gente avida e rapace non si trova nulla che possa servire. Dove vive qualcuno avido di una certa cosa non se ne trova mai in giro. 2158
Chi vuol far l’uovo dello struzzo e non ha il culo dello struzzo si mette nei guai. Chi presume di fare quello che fa un altro senza averne le capacita` o le doti, si ritrova male, ha modo di pentirsene. La femmina dello struzzo fa uova che pesano circa un chilo e mezzo. Vedi anche Chi vuol fare lo stronzo piu` grosso del culo fa le lacrime dagli occhi [S 2151]. 2159
STUCCO Stucco e pittura fan bella figura. Detto dei falegnami, o a questi attribuito, per cui, anche se il lavoro non e` proprio bello, lo stucco e la vernice lo rendono accettabile e inducono il cliente a pagare. Vedi anche Stucco e pittura e il falegname fa bella figura [F 95].
e anche Don Chisciotte era divenuto matto con i libri. Vedi anche Studio morı` senza cervello [S 2171]. Chi troppo studia matto diventa, e chi non studia mangia polenta. Chi studia eccessivamente perde la testa, le nozioni che accumula gli impediscono di pensare; pero` chi non studia per niente rimane ignorante e quindi fa il contadino, che mangia la polenta. 2163
2164 Meglio ignorante che male studiato. Forma linguisticamente irregolare per dire che uno che ha studiato male e` inutile, nocivo, mentre uno che e` ignorante puo` sempre fare qualcosa di buono. 2165
2160
2161 Un po’ di stucco copre cento magagne. Con un po’ di chiacchiere, un po’ di trucchi, di artifici, di fronzoli si ricopre una figura inaccettabile, un comportamento riprovevole, una vita sbagliata.
STUDIARE / STUDIO Chi troppo studia esce matto. Nella visione delle cose che si ricava dalla letteratura della tradizione, ogni eccesso e` un difetto (vedi Ogni estremo e` vizio [E 238]). Anche se si tratta di elementi buoni, positivi, qualita`, l’eccesso travalica nel negativo. Inoltre la sapienza e la saggezza non si acquistano con la dottrina, ma con la lettura e l’interpretazione esatta delle cose. Il mito medievale di Faust dice appunto che la sua grande dottrina, i suoi libri, non gli avevano dato la saggezza. Lo stesso appare dalla figura antica di Marcolfo (progenitore di Bertoldo) che compete in sapienza e vince Salomone proprio per la sua saggezza immediata e pratica. Il proverbio mette appunto in guardia contro l’accumulo di nozioni, che solo verso i nostri tempi ha cominciato a coincidere con il vero sapere, o comunque a essere frainteso. Del resto i pazzi vittime della cultura sono innumerevoli 2162
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Chi studia male fa quattro danni: perde il tempo, butta via i soldi, rimane un asino e non impara un mestiere.
2166 Studiare rende dotti, ma non savi. Lo studio da` la padronanza dei dati, delle nozioni, dei fatti, ma la vera sapienza sta nel collegarli, giudicarli, interpretarli, farli parlare, dare loro un senso. 2167 Molti studiano, ma pochi imparano. Molti si applicano per apprendere, ma a pochi e` dato di imparare veramente e a pieno una materia; molti si appropriano delle nozioni, pochi arrivano a possedere l’arte.
Chi studia molto impara poco e chi studia poco non impara nulla. La strada del sapere e` dura: bisogna faticare tanto per ottenere poco. Chi si applica molto allo studio impara qualcosa, ma certo non tutto; ma chi studia con poca applicazione non consegue davvero nessun profitto. 2168
Non tutti quelli che portano i libri studiano. Non tutti quelli che maneggiano i libri o li tengono in mano li studiano, ovvero sono dotti: molti di loro sono asini travestiti. 2169
Chi conosce il mondo ha studiato abbastanza. Se si e` raggiunta la conoscenza della vita e del mondo non si ha bisogno di studiare: si e` gia` conseguito lo scopo per il quale si studia. 2170
2171
Studio morı` senza cervello.
pag 1582 - 04/07/2007
1519 Colui che non fece altro che studiare (personificato in ‘‘Studio’’) si finı` il cervello, divenne matto. L’eccessiva applicazione intellettuale altera l’equilibrio della mente. STUFATO Carne rosolata e poi portata a cottura a fuoco lento, in pentola, con copertura d’acqua o di brodo. Stufato e frittura mandan l’uomo in sepoltura. Sono cibi pesanti: il primo mantiene tutti i grassi della carne e il secondo s’imbeve d’olio cotto. 2172
2173 Lo stufato va mangiato col cucchiaio. Nel senso che deve essere tenerissimo, quindi deve cuocere a lungo e a fuoco lento.
` / STUPIDO STUPIDITA Stupido e` chi che mostra poca intelligenza e prontezza. E` lento nell’afferrare le cose, le idee, come lo sciocco (vedi la voce) e l’imbecille (vedi la voce). Si tratta pero` di una condizione meno grave dell’essere stolto (vedi la voce), che consente di vivere attivamente nella societa`, pur facendo stupidaggini. f Vedi Coglione, Scemo, Sciocco, Stolto. 2174 Per quanto stupido, capisce. Di chi, notoriamente limitato, mostra di capire qualcosa, o almeno il proprio interesse. 2175 Anche la stupidita` ha la sua rendita. Ha i suoi vantaggi, che non sono pochi: godere d’una sorta d’irresponsabilita`, giovarsi dell’intelligenza altrui, non aver da arrovellarsi a pensare, e, soprattutto, avere intorno tutti disponibili, senza sospetti e paure. Vedi anche Meglio un po’ stupido che troppo furbo ` bene avere sempre in tasca due [S 2179]; E soldi di coglione [C 1723]. 2176 A volte merita passar da scemo. Per analogia. Come nel modo di dire ‘‘Far da scemo per non pagare il dazio’’ e nel proverbio I coglioni non pagano dazio [D 130].
Per far lo stupido [il tonto] non ci vuole gran capitale. Per fare i cretini non sono necessari preparazione, danaro, organizzazione: l’attivita` puo` essere fatta senza spese: nessuno chiede i danni a un imbecille, che di solito ha poco o
.
SUBITO
nulla. Per la struttura e in parte per il senso vedi anche Per essere ignorante non ci vuole tanto studio [I 14]. 2178 Gli stupidi vengon su a pane e acqua. Per sottolineare l’abbondanza di tali soggetti: gli stupidi crescono bene, spontaneamente: anche se trascurati prosperano e hanno grande vitalita`. 2179 Meglio un po’ stupido che troppo furbo. La fama di essere molto scaltri complica la vita: tutti stanno in guardia e sospettano delle sue proposte, delle offerte e di ogni suo gesto, come se nascondesse qualche mira segreta. Di colui che e` considerato un po’ stolto tutti si fidano e nessuno ne ha timore. Vedi anche Anche la stupidita` ha la sua rendita [S 2175]. 2180 Meglio stupido la mattina che la sera. E` meglio essere considerati stupidi quando s’intraprende un affare che quando si conclude. Quando un affare e` finito, se si e` considerati stupidi vuol dire che ci si e` rimesso; se invece tale considerazione viene fatta all’inizio, si ottengono le condizioni migliori, credendo gli altri di star imbrogliando uno sciocco. 2181 Meglio furbo la sera che la mattina. Reciproco del precedente. Conviene rivelarsi furbi alla fine dell’affare. 2182 Lo stupido ammazzo` il furbo. Spesso sono i furbi e gli intelligenti a morire (ovviamente anche e soprattutto in senso metaforico) per mano degli stupidi e non il contrario. Lo stolto infatti si giova dell’intelligenza dei furbi, mentre il furbo soffre della stoltezza degli scemi. Anche quando i furbi vogliono adoprare gli sciocchi ne hanno danni dalle loro reazioni imprevedibili. 2183
I furbi muoiono per mano degli stupidi.
Se non ci fossero gli stupidi i furbi morirebbero di fame. L’esercizio della furbizia presuppone l’esistenza di persone adatte sulle quali impiegarla. Vedi anche Dopo aver fatto i furbi il Signore dovette fare gli sciocchi [F 1697]. 2184
2177
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
SUBITO 2185 Pochi, maledetti e subito. Si dice dei danari quando, per bisogno, si accetta un compenso immediato, fortemente
pag 1583 - 04/07/2007
SU
1520
.
ridotto, e quindi maledetto. Si attribuisce ironicamente a Giuda quando riscosse il compenso per aver tradito Cristo. 2186 Vengo subito vuol dire aspetta. Chi dice vengo subito, dice che non arriva immediatamente, ma appena puo`, appena ha finito di fare qualcosa.
Oravengo arrivo` il giorno dopo. Per analogia. 2187
Padre Oravengo mandava i moribondi all’inferno. Per analogia. In quanto arrivava tardi per assisterli in punto di morte. 2188
SU f Vedi Giu`. 2189 Per andare in su non si paga gabella. Quando nelle cose ci vuole fatica, quando si tratta di procurarsi da soli quello che necessita e` tutto libero, non ci sono balzelli. Quando invece una cosa e` facile e comoda compare la tassa.
Per andar su aiutano i santi, per andar giu` ti ci buttano i matti. Ma anche i santi aiutano piu` volentieri in discesa, vedi In discesa tutti i santi aiutano [S 266]. Tuttavia nelle difficolta` aiutano certi santi e certe persone generose. Nel momento della crisi, della difficolta`, della sfortuna si trovano invece cento imbecilli che s’impegnano a rendere il momento ancora piu` difficile, a complicare ancor piu` le cose. 2190
Chi comincia a andare in su non vorrebbe finir piu`. Chi e` in ascesa nella fortuna, nella ricchezza, nella potenza non trova mai limite al suo progresso e non si fermerebbe mai. 2191
SUDARE 2192 Meglio sudare che arrossire. Meglio guadagnarsi il pane che doverlo chiedere per carita`. 2193 Meglio sudare che tremare. Meglio soffrire il caldo che il freddo.
SUDDITO 2194
I sudditi dormono con gli occhi del principe.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
In una situazione alquanto ideale i sudditi possono dormire tranquillamente perche´ il principe vigila sulla sicurezza del loro sonno. SUDICIO f Vedi Sporco. 2195 Poveri ci fa Dio e sudici ci si fa da soli. Essere poveri non dipende soltanto dalla nostra colpa o responsabilita`, ma essere sudici e` solo un nostro difetto.
Nel tempo che la donna sudicia si gratta la donna pulita si fa la treccia. Essere puliti, per chi vuole esserlo, non occupa poi troppo tempo. Un tempo era comune per la donna acconciare i capelli facendone una treccia e avvolgendola sul capo. 2196
SUDORE Il sudore e` preso spesso nei proverbi come simbolo del lavoro e della fatica. 2197 Senza sudore non si ottiene nulla. Senza lavoro, fatica, impegno non si ottiene alcun risultato. Vedi anche Niente si ottiene senza fatica [F 387].
Pane di sudore ha grande sapore. Il cibo che uno si e` guadagnato col proprio lavoro ha piu` sapore d’ogni altro, perche´ si sa cosa costa e da` l’orgoglio di averlo ottenuto con le proprie forze. 2198
Sudore e cacata finita la febbrata. Dopo che e` passato il sudore e dopo che sono state assolte le funzioni naturali, sparisce la febbre e guarisce il disturbo. 2199
Chi lavora suda, chi suda si ammala, chi si ammala muore. E` il ragionamento di coloro che si rifiutano di lavorare perche´ e` troppo pericoloso. 2200
SUGO / SUGARE Nel senso di condimento per pasta e carni, ma anche in quello di concime, in quanto liquido prodotto nel letamaio. Chi fa i maccheroni senza sugo fa la festa senza compagnia. Chi non condisce la pasta col sugo, generosamente e come deve essere fatto, toglie allegria 2201
pag 1584 - 04/07/2007
1521
.
SUO
alla festa. Il primo piatto di maccheroni al sugo di carne era (e in molte zone e` ancora) d’obbligo per un pranzo festivo.
registrata una massima. Nella forma Unicuique suum e` uno dei due motti latini riportati nella testata dell’Osservatore romano.
Chi non mette sugo non fa tavola allegra. Chi risparmia sul sugo, non abbonda nel condimento non rallegra i commensali. Ma anche: chi non concima non ha raccolto abbondante. Gioca sul doppio significato della parola. Vedi il proverbio sotto dove sugare sta per ‘‘dare il concime’’.
2207
2202
Chi non suga non sega. Chi non concima non miete. Si dice appunto per ‘‘mietere’’ segare il grano. Sugare nel senso di ‘‘dare il liquido del letamaio come concime’’. 2203
SUMMANO Il Monte Summano, nei pressi di Schio (provincia di Vicenza) e` alto 1299 m. Quando Summano ha il cappello piove oggi e doman fa bello. Proverbio del Vicentino. Regola che, con cime di monti diversi, si trova in quasi tutto il nostro Paese. Vedi la voce Morello; e il proverbio Quando il monte ha il cappello il contadino prende l’ombrello [M 1880]. 2204
SUO 2205 (Bisogna dare) a ciascuno il suo. Ognuno deve avere cio` che gli spetta di diritto, secondo giustizia ed equita`, riconoscendo ragioni e torti. Vedi anche Date a Cesare quel che e` di Cesare e a Dio quel che e` di Dio [C 1357]. 2206 Unicuique suum. ‘‘A ciascuno il suo’’. La frase si rifa` a un’espressione di Ulpiano (Digesto 1.10.1) Iuris praecepta sunt haec: honeste vivere, alterum non laedere, suum cuique tribuere ‘‘I fondamenti del diritto sono: vivere onestamente, non danneggiare alcuno, dare a ciascuno il suo’’, ripetuta nelle Institutiones di Giustiniano (1.1.3). Il concetto e` comunque molto piu` antico: e` considerato come uno dei fondamenti della giustizia gia` da Platone (per es. Repubblica 1.331e), mentre Cicerone, per chiarire che la parola greca no`mos ‘‘legge’’ viene da ne`mo ‘‘distribuire’’, spiega che essa deriva a suum cuique tribuendo ‘‘dal distribuire a ciascuno il suo’’. Nel Medioevo e`
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
A ognuno il suo e cosı` va bene.
Lascia a ciascuno il suo e fai i tuoi fatti. Non curarti delle faccende degli altri, non desiderare, sperare d’avere quello che non e` tuo e provvedi a procacciarti quello di cui hai bisogno. 2208
Chi custodisce bene il suo custodisce bene quello degli altri. Chi ha cura della roba propria tiene bene anche quella che gli viene affidata o prestata. 2209
Chi da` il suo pria di morire s’apparecchia a ben soffrire [un bel patire]. Chi aliena i suoi averi prima di morire facilmente si trova a dover vivere di stenti se non a chiedere la carita`. Una volta che uno ha avuto una elargizione se la tiene e non sente debiti verso il donatore. E` il tema della tragedia di Shakespeare Re Lear. 2210
Chi del suo si dispodesta dato gli sia d’un maglio sulla testa. Chi compie un’azione cosı` sciocca si merita di finire con la testa rotta. 2211
Se doni tutto e presto non muori da dentro presto ti trovi fuori. Per analogia: non avrai la minima riconoscenza e, anzi, sarai cacciato anche da casa tua. 2212
2213 Chi sperpera il suo va a cercare l’altrui. Chi non tiene di conto la roba sua e la disperde va poi a chiedere quella degli altri. Invito a diffidare degli spreconi. 2214 Chi fa col suo impara a risparmiare. Quando uno deve usare quello che si procaccia col suo lavoro e con la sua fatica, impara presto l’arte del risparmio.
La propria pentola bolle presto e con poco carbone. Per analogia: quando ci si mette del proprio si cerca di risparmiare, di evitare gli sprechi. 2215
2216 Chi le piglia son sue. Chi prende botte, legnate, a torto o a ragione, e` sicuro che nessuno gliele potra` mai togliere, e non servono parole, vendette, recriminazioni, consolazioni. 2217
Chi l’ha prese se le tiene.
pag 1585 - 04/07/2007
SUOCERA
1522
.
Per analogia. 2218 Chi l’ha prese non gliele rileva nessuno. Per analogia.
tradizione antica. Vedi anche E` piu` facile che una formica mangi un tordo che la nuora e la suocera vadan d’accordo [F 1110].
Chi ha tutto il suo in un loco (l’ha nell’acqua o) l’ha nel fuoco. Chi impegna tutti i suoi averi in un solo affare, in una sola attivita`, se perde quello perde tutto. Registrato anche solo con l’ha nel fuoco nel secondo elemento.
Tra suocera e nuora il diavolo lavora. Non solo il diavolo semina continuamente liti tra le due tradizionali antagoniste, ma passa attraverso le loro contese per coinvolgere nei dissidi quanti stanno intorno, a cominciare dai familiari.
Dio da` a suoi mentre (essi) dormono. Dio beneficia chi vuole senza che questi se ne accorga o debba fare qualcosa. La grazia di Dio arriva per vie che non sono neppure immaginabili.
2225 Suocera e gelatina son buone fredde. La gelatina si serve fredda, altrimenti si squaglia e non e` buona; la suocera per essere amata deve essere morta. Ha come riferimento la nuora.
2219
2220
Il diavolo aiuta i suoi e quelli che lo pregano. Il diavolo fa star bene quelli che si sono dati a lui e che si rivolgono a lui per avere qualcosa: uno dei modi per giustificare la buona sorte che tocca a certi malvagi. 2221
SUOCERA Quella fra suocera e nuora e` una dualita` che scaturisce dalla formazione della coppia coniugale e quindi, nelle forme piu` diverse del matrimonio, si ritrova in ogni civilta` e a ogni latitudine. La suocera si presenta come la donna anziana, un tempo padrona della casa, che condiziona la vita dei giovani sposi. Non amata neppure dal genero, la suocera e` malvista soprattutto dalla nuora e ricambiata generosamente nell’antipatia e nell’ostilita`. Psicologicamente l’attrito piu` violento e` appunto tra la suocera e la nuora, colpevole di aver sottratto alla madre l’affetto del figlio, con dinamiche psichiche su cui hanno indagato psicologia e psicanalisi, ma che non perdono forza neppure con i mutamenti determinatisi nella societa` moderna. f Vedi Cognata, Madonna, Nuora. Pace tra suocera e nuora dura quanto la neve marzola. Poco, perche´ la neve di marzo si scioglie presto. Marzolo ovvero marzuolo e` forma piu` antica per ‘‘marzolino, del mese di marzo’’, rimasta viva in alcuni dialetti del Centro. 2222
Suocera e nuora tempesta e gragnola. La convivenza delle due figure femminili in una casa non e` stata mai pacifica, ormai per 2223
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
2224
La suocera migliore e` quella vestita di fiori. Quella morta appunto. 2226
Le suocere stanno bene attaccate al muro [in cornice]. Cioe` nel ritratto che le ricorda dopo la morte, vedi anche Tutte le madonne stanno bene in cornice [M 52]; Nuore e madonne stanno bene nei quadri [N 579]. 2227
Donne di casa: una in figura e l’altra in pittura. Per analogia. La casa va bene quando delle donne adulte solo una – di regola la moglie – e` viva e vegeta (in figura), mentre dell’altra – la suocera, morta o comunque lontana – c’e` solo il ritratto che pende dalla parete. 2228
2229
Una suocera e` buona e lodata quando e` morta e sotterrata.
Meglio suocera di genero che suocera di nuora. I rapporti tra la suocera e il genero, non riguardando specificamente le questioni di gestione domestica, sono comunemente piu` facili di quelli tra suocera e nuora. 2230
La suocera non ricorda mai che fu nuora. Non ricorda mai le difficolta` che ha avuto quando era giovane con la propria suocera quando lei stessa era nuora, e ripete gli errori e i comportamenti che un tempo la fecero soffrire. Si dice anche in senso generale: chi si trova a fare una parte, a svolgere una funzione di comando, non si ricorda mai di quello che ha dovuto soffrire quando altri facevano a lui quello che egli fa patire ai suoi sottoposti. 2231
2232
Suocera cieca, nuora avventurata.
pag 1586 - 04/07/2007
1523 La suocera cieca e` per la nuora la piu` grande fortuna, in quanto puo` fare tutto quello che vuole e non essere controllata. 2233 Anche la Madonna non volle suocera. Della madre di san Giuseppe non si e` mai saputo nulla e, siccome lo si ritiene anzianotto, si pensa che la Madonna non abbia avuto suocera. 2234
Per non aver suocere la Madonna lo prese vecchio.
La Madonna non volle suocere neanche di zucchero. La suocera non sarebbe buona neppure cosı`. 2235
2236
Fu fatta una suocera di zucchero ed era amara.
2237
Fu fatta una suocera di zucchero e nessuno la volle assaggiare.
2238
La suocera di zucchero divento` di fiele.
La vipera che morse mia suocera morı` avvelenata. Per dire che la suocera e` piu` velenosa di una vipera. 2239
2240 Vigna vicina e suocera lontana. La vigna deve essere vicina per essere continuamente curata e sorvegliata.
Fiasco vicino e suocera lontana. Le cose buone e piacevoli e` meglio averle vicine, quello fastidiose lontane. 2241
SUOLA Suola e vino fanno cammino. La buona scarpa e una scorta di vino permettono di fare molta strada. 2242
Il sarto conosce la pezza e il calzolaio conosce la suola. Ogni artigiano conosce a colpo il materiale che lavora; ognuno ha le proprie competenze. 2243
Quel che non va per le suole va per i tacchi. Niente si butta via, tutto si utilizza. Il cuoio che non puo` essere usato per la suola, che sta sotto la parte anteriore del piede e richiede una certa grandezza e flessibilita`, puo` essere impiegato per fare il tacco della scarpa, che richiede un pezzo di cuoio piu` piccolo e puo` essere anche rigido. Vedi anche Tutto fa brodo [B 933]. 2244
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
SUONATORE
Il calzolaio di Carmagnola tira lo spago e strappa la suola. Il calzolaio inesperto riesce a fare un danno quasi impossibile: strappare una suola cucendola con lo spago, che un tempo veniva impeciato, passato e tirato a mano, servendosi come aghi di setole di cinghiale. Carmagnola e` comune in provincia di Torino. 2245
SUONARE Chi vuol suonare e ballare alla fine s’azzoppa. Chi vuole fare due cose insieme finisce per fare un danno o farsi del male. 2246
Non si puo` suonare la campana e andare in processione. Non si possono fare due cose delle quali una esclude l’altra. Vedi anche Non si puo` cantare e portar la croce [C 511]. 2247
2248 Tanto si suona che la festa arriva. Tanto si parla di una cosa che alla fine accade. Tanto si dice di una eventualita` che alla fine si chiama. Ironico. Dice che a volte le cose succedono proprio perche´ tanto si temono o tanto se ne parla, al punto che qualcuno, per suggestione o altro, le fa. Vedi anche Tanto tuono` che piovve [T 1070]. 2249 Dove suonan le campane canta un prete. Dove si chiama gente, si raccoglie la folla, c’e` uno che vuole parlare, c’e` qualcuno che vuol dire la sua.
SUONATORE f Vedi Mestiere, Musica, Musicante. In casa dei sonatori e` inutile far serenate [non si porta la serenata]. E` inutile fare determinate cose a chi lo fa di mestiere. E` inutile offrire cose a chi le ha gia` o le fabbrica. 2250
Per il maestro di mandolino non si fanno serenate. ` inutile portare nottole [civette] 2252 E ad Atene [vasi a Samo / coccodrilli in Egitto / cavoli a Legnaia / frasconi a Vallombrosa]. Per analogia si citano qui vari proverbi che si usano per indicare azioni inutili e sciocche, con riferimento a localita` che hanno o producono in abbondanza una certa cosa, per cui non ha senso recarvene ulteriormente. Le prime tre espressioni sono di ascendenza clas2251
pag 1587 - 04/07/2007
SUONO
1524
.
sica (molto diffusa in particolare la prima, gia` usata come proverbiale da Aristofane, Uccelli 301), attestate nelle principali lingue europee, e in italiano forse grazie anche ad una mediazione dell’Ariosto (Orlando furioso 40.1.5 sg. ‘‘Portar, come si dice, a Samo vasi / nottule a Atene, e crocodili a Egitto’’: l’isola di Samo era centro di produzione fittile celeberrimo fino dall’eta` arcaica; la civetta e` simbolo di Atene ed era raffigurata sulle sue monete; il coccodrillo e` l’abitante piu` tipico e conosciuto del Nilo. Le altre due localita` sono invece in Toscana (Legnaia, vicino a Firenze, era sede di orti; Vallombrosa, sui monti del Pratomagno, aveva ed ha grandi foreste), e documentano le forme tardomedievali assunte da questa tipologia di proverbio. Ogni nazione ha sviluppato ‘‘luoghi canonici’’ dove e` sciocco portare qualcosa, per es. Newcastle per il carbone, in Inghilterra, o Monaco per la birra, in Germania. Vedi anche Chi porta indulgenze a Roma fa cattivo mercato [I 184].
giamento; da come uno chiede l’altro risponde. Se uno suona bene i ballerini ballano bene.
2253
Dio ti salvi da sete di sonatore e da fame di frate cercatore. I sonatori popolari, cosı` come i cantanti, usavano bere moltissimo durante le loro esibizioni; i frati cercatori, che facevano molta strada a piedi con ogni stagione, quando arrivavano nella casa da visitare, si attaccavano al cibo che veniva loro offerto lasciandoci ben poco. Vedi anche, per affinita` di forma, Dio ti salvi da un vicino principiante di violino [V 949].
SUPERBIA E` il primo dei sette vizi capitali, e non a caso, in quanto e` ritenuto la fonte di tutti gli altri. La superbia infatti e` il primo peccato, quello per il quale si antepone se stessi e il proprio interesse a qualunque altro valore, a qualunque altra persona e a Dio stesso. Fu appunto il peccato di superbia quello che fece precipitare gli angeli ribelli con a capo Lucifero. f Vedi Mistero, Orgoglio, Umilta`.
2254 Buon piffero a buon sonatore. Lo strumento di valore deve essere dato a chi lo sa usare bene.
La superbia partı` a cavallo e torno` a piedi. Le grandi pretese e gli atteggiamenti protervi spesso vanno incontro ad amare umiliazioni, per cui si parte con presunzione e si torna scornati.
SUONO 2255 Il suono che piu ` piace e` quello dell’oro. Il suono che muove veramente l’animo e determina il cambiamento della volonta` e` quello delle monete, l’interesse.
Non c’e` strumento che suoni meglio d’una moneta d’oro. Che abbia cioe` miglior effetto. Vedi anche La lira suona sempre la stessa canzone, ma piace sempre [L 766].
2258
Dal suono il ballo.
2259
Quale il suono, tale la danza.
2260
Come mi suoni, cosı` ti ballo.
Non c’e` pioggia senza tuono, non c’e` festa senza suono. Come non c’e` temporale senza fulmini e baleni, cosı` non ci puo` essere festa senza musica e ballo. Vedi anche Senza musica non si fa festa [M 2272]; Senza musica non si balla [M 2278]. 2261
Il ballo dov’e` il suono e mangiare dov’e` il fumo. Le cose s’indovinano dalle loro spie, dai loro effetti. Si capisce che il ballo si tiene la` dove si sente suonare e c’e` da mangiare nel luogo dal quale si alza il fumo dal camino. 2262
2263
2264
La superbia va a testa alta e finisce col muso nella merda.
2265
Tanta superbia finisce in tanta merda.
2256
Da come uno fa il suono l’altro fa il ballo. Ogni comportamento genera come risposta la disposizione altrui. In base a come uno si comporta, cosı` l’altro regola il proprio atteg2257
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Se la superbia fosse un’arte molti sarebbero dottori. La superbia e` un vizio molto diffuso. Se della superbia si potesse fare scuola, molti la potrebbero insegnare egregiamente. Vedi anche Se l’orgoglio fosse un’arte vi sarebbero molti maestri [O 481]. 2266
2267
Se la superbia fosse una malattia molti sarebbero gia` morti.
pag 1588 - 04/07/2007
1525 E` talmente frequente che se fosse mortale rimarrebbero pochi al mondo. La superbia non conviene ne´ a santi ne´ a peccatori. La superbia e` cosa sconveniente per chiunque. Chi fa il bene non puo` andarne superbo, altrimenti non e` buono; chi fa male non puo` gloriarsene per non essere ridicolo. 2268
La troppa umilta` viene dalla superbia. Non di rado la superbia genera un atteggiamento di falsa umilta`, e si verifica allorche´ uno si sente talmente al di sopra degli altri che non si piega a chiedere, a fare valere le proprie doti, pretendendo che siano gli altri da soli ad accorgersene e a farne le lodi. Si ha quindi un atteggiamento di riservatezza, di autosvalutazione, che diviene poi di sfrenata immodestia allorche´ uno si rivela nella sua vera natura. Vedi anche L’umilta` non deve essere quella del gatto che s’abbassa per saltare piu` alto [U 95]. 2269
Per la superbia il diavolo perse il Paradiso. Per la superbia si perde l’amore degli uomini e la benevolenza di chi ci sta intorno. Per Lucifero vedi sotto. 2270
2271 Di superbia pecco` Lucifero. Lucifero era l’arcangelo piu` splendido della corte celeste e, come accenna Isaia, per superbia si ribello` a Dio, per cui fu precipitato nell’Inferno.
La superbia fece diventare demoni gli angeli. Vedi anche L’orgoglio fece gli angeli ribelli [O 487].
.
sone; quindi, di fatto, sa poco del mondo. Vedi anche Dove abita l’orgoglio sta di casa l’ignoranza [O 489]. La superbia e` figlia dell’ignoranza e madre dell’arroganza. Perche´, presumendo la propria superiorita`, genera l’arroganza. 2275
2276
Superbia e follia vanno sempre in compagnia. Il superbo non ha il senso della realta` e, se si lascia prendere dalla sua mania, finisce per vacillare con la mente. Infatti ammira sempre piu` se stesso senza vedere gli altri, perdendo il senso della misura ed entrando nel delirio. Dal punto di vista della forma espressiva vedi anche Amore e gelosia vanno sempre in compagnia [A 835]; Guerra, peste e carestia vanno sempre in compagnia [G 1309]. 2274 La superbia e` figlia dell’ignoranza. Quando uno presume troppo di se stesso vuol dire che non sa quale sia il valore degli altri, che ignora le virtu` e le competenze delle per-
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Chi mostra superbia mostra ignoranza.
2277 La superbia e` degli asini. Vedi anche L’orgoglio e` la dote degli stolti [O 488]. 2278 La superbia sta bene solo ai cavalli. La superbia conviene solo ai cavalli, animali maestosi, che ben figurano nelle parate, con tutti gli ornamenti e in atteggiamento di grande fierezza.
Quando la superbia corre, la miseria la segue. Quando la superbia diventa sempre maggiore e` seguita sempre piu` da vicino dalla miseria: la rovina immancabile colpira` il superbo. A monte sta un’affermazione dei Proverbi biblici (16.18): ‘‘Prima della rovina viene l’orgoglio’’. Vedi anche A orgoglio non manco` mai cordoglio [O 491]; Chi troppo in alto sal cade sovente precipitevolissimevolmente [C 77]; Chi sale piu` in alto di quanto deve cade piu` in basso di quanto crede [S 109]; Chi sta in alto poco dura [A 508]. 2279
2280
Quando la superbia galoppa la vergogna siede in groppa.
2281
Quando la superbia incede, la vergogna le regge lo strascico.
2272
2273
SUPERBIA
2282 Quando arriva superbia parte amicizia. Quando tra due amici uno comincia a mettere superbia inevitabilmente finisce l’amicizia, che richiede un rapporto di parita`. 2283 Superbia e maltempo durano poco. La superbia e` un rapido delirio e come la tempesta violenta non ha la forza di continuare. Il superbo attiva intorno a se´ tanto risentimento e tante reazioni, e allo stesso tempo presume tanto di se stesso, che alla fine si rovina con le sue stesse mani. 2284 Superbia non dura, proverbio non falla. La superbia non dura molto a lungo, perche´ arriva presto la smentita alla presunzione e alla boria. Si puo` interpretare in due modi: la
pag 1589 - 04/07/2007
SUPERBO
1526
.
superbia non dura molto cosı` come non errano i proverbi; la superbia non dura molto: questo e` proverbio provato e infallibile. Non c’e` superbia alla superbia uguale d’un uomo basso e vil che in alto sale. Non c’e` superbia maggiore di quella dell’uomo di bassa condizione che assurge a posizioni di ricchezza e di potere. Vedi anche Chi vuol fare un dispetto a Cristo d’un povero faccia un ricco [P 2317]; Quando arriva la gloria svanisce la memoria [G 880]; Meglio ricco impoverito che povero arricchito [R 493]. 2285
SUPERBO I superbi li cacciano anche dal Paradiso. I superbi sono antipatici a tutti: nemmeno i santi, che pure hanno infinita pazienza, riescono a sopportarli. Allude alla cacciata di Lucifero, che pecco` di superbia con gli angeli ribelli. 2286
Superbo che si vanta gallo sulla merda che canta. L’uomo superbo che tesse le proprie lodi non s’accorge della precarieta` e della misera condizione nella quale si trova. Spesso il gallo va a raspare nella concimaia e canta in cima alle biche di concime. Vedi Chi si vanta da solo non vale un fagiolo [V 97]; Chi si loda s’imbroda [L 823]; Il gallo e` ardito sopra il mucchio di letame [G 133].
scere male’’. La susina viene detta bozzacchione quando il frutto si presenta gonfio, vuoto, vescicoloso, secca rapidamente e cade. E` la pioggia il peggior nemico delle piante nel difficile passaggio dal fiore al frutto. Anche Dante, Paradiso 27.124-126: ‘‘Ben fiorisce nelli uomini il volere / ma la pioggia continu¨a converte / in bozzacchioni le susine vere’’. Santa Susina si ritorna a scuolina. Santa immaginaria la cui festa cade ogni anno, il primo giorno di scuola. 2292
SVEGLIARE f Vedi Alzarsi. Molti si svegliano al canto del gallo e si alzano quando escono i tafani. Molti si svegliano presto, ma rimangono a poltrire sotto le coperte fino a tardi. 2293
2294
2287
SUPERFLUO Chi compra il superfluo presto vendera` il necessario. Bisogna decidere oculatamente le proprie spese per non trovarsi senza soldi in momenti difficili. Chi acquista quello che non gli serve puo` trovarsi a dover impegnare o vendere quello che gli comoda, non avendo di che andare avanti. 2288
2289
Chi spende nel superfluo ruba a se stesso.
2290
Chi si provvede del superfluo si prepara a disfarsi del necessario.
SUSINA Se piove per la Pasqua la susina s’imbozzacchia. Il verbo imbozzacchire si usa anche per altri frutti, nel senso di ‘‘venire su a stento’’, ‘‘cre2291
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Svegliarsi presto e alzarsi presto non sono la stessa cosa.
2295 Presto sveglio e presto a letto. Per la salute, il lavoro e la sanita` morale e` bene dormire di buon’ora e alzarsi presto. Vedi anche Bisogna andare a letto con le galline e alzarsi col gallo [L 584]; Le ore del mattino hanno l’oro in bocca [M 1006].
SVENTURA f Vedi Disgrazia, Malanno, Male. 2296 La sventura fa conoscere l’amico. Nel momento in cui la disgrazia colpisce si vede chi e` disposto a soccorrere e ad aiutare e chi invece s’allontana per non avere noia ed impicci. Vedi anche Gli amici si conoscono nei bisogni [A 649]; Nella siccita` si conoscono le buone fonti e nelle sventure gli amici [S 2297]; Calamita` scopre amista` [A 611].
Nella siccita` si conoscono le buone fonti e nelle sventure gli amici. La buona fonte e` quella di profonda vena che anche nei tempi di grande siccita` continua a dare acqua. 2297
2298 Le sventure misurano gli uomini. Le contrarieta` e le disgrazie danno la misura dell’uomo, fanno apprezzare le sue qualita` e le sue risorse. Concetto di antichissima tradizione che si ritrova con innumerevoli varianti e sfumature, nei comici greci, nei filosofi stoici e cristiani.
pag 1590 - 04/07/2007
1527 La compagnia fa sopportare meglio la sventura. Essere insieme ad altri rincuora nella disgrazia, conforta e da` forza per affrontare le traversie e cercarne la soluzione. Puo` riferirsi sia alla presenza di amici che consolano (vedi Non esser solo nella disgrazia e` pure una consolazione [D 618]) sia alla condivisione di una sventura comune (vedi anche Male comune mezzo gaudio [M 379]: fra le sentenze medievali con questo significato si puo` aggiungere qui l’esametro Quae mala cum multis patimur leviora videntur ‘‘Sembrano piu` leggere le disgrazie che si hanno in comune con altri’’). 2299
2300 Le sventure non bisogna chiamarle. Secondo pregiudizi che risalgono per lo meno al paganesimo, la sventura non deve essere evocata in nessun modo, perche´ cio` equivale a chiamarla. Sono bandite quindi le frasi del tipo: ‘‘Meno male che finora non mi e` successo questo o quello...’’, ‘‘Io non potrei vivere se mi succedesse una cosa del genere...’’ ecc. Probabilmente il pregiudizio nasce dalla credenza nelle presenze di spiriti (morti, fantasmi, ecc.) nella realta` e nella vita degli uomini. Questi esseri, se maligni, possono provocare, quello che si teme o si nomina. Vedi anche Il lupo e la disgrazia non vanno chiamati [D 619].
Quando la sventura dorme non bisogna destarla. Vedi anche Non si destano le disgrazie quando dormono [D 620]. 2301
Gioia e sventura sempre non dura. Sia il bene che il male non regnano per sempre: la vita offre periodi felici e periodi meno gioiosi, per cui non ci si deve ne´ illudere ne´ disperare. 2302
Le sventure sono la scuola della saggezza. Le disgrazie sono la palestra in cui il saggio verifica il proprio pensiero, conosce praticamente le sue forze e vede i comportamenti umani. 2303
Chi procura la sventura ad altri si fabbrica la propria. Chi opera per danneggiare il prossimo si vede ritorcere contro quel male che aveva preparato per gli altri. Vedi anche Chi scava agli altri la fossa finisce per caderci [F 1280]; Chi la fa l’aspetti [F 241]; Mentre lo smeriglio 2304
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
SVIZZERO
afferra lo scricciolo, il falco chiappa lo smeriglio [S 1400]; Chi cerca d’ingannar resta ingannato [I 209]. 2305 Sventure e mogli non mancano mai. Nella retorica popolare la donna comunemente ha poco intendimento e la moglie e` un male necessario.
Disgrazie e donne senza ragione si trovano a poco a ogni cantone. Per analogia. Vedi anche Guai [Malanno / Sventure] e donne [donna] senza ragione se ne trovano [trova] in ogni luogo e in ogni stagione [G 1250]. 2306
SVIZZERO Nella tradizione lo svizzero e` stato visto come un montanaro, poco in contatto con le nazioni circostanti, volto alla cura della terra, dei suoi armenti, alla lavorazione del latte. Col tempo vi si sono aggiunte l’industria degli orologi, la lavorazione della cioccolata e le banche, ma resta, perdurando nelle battute e nelle barzellette, l’immagine di persona appartata, di poca conversazione, legata alla visione del popolo stesso, che si sente fuori dal contesto generale. Parlare a uno svizzero e gettare acqua nel muro sono la stessa cosa. Perche´ poco intende e vede soltanto quello che gl’interessa e gli fa comodo, ne´ sa fare un ragionamento che vada al di la` di quello che lo riguarda immediatamente. 2307
Le vacche svizzere mangiano erba e fiori. Di chi non dice bene di nulla, non sa apprezzare il migliore e peggiore; di chi non distingue e fa d’ogni erba un fascio. Le vacche svizzere considerano tutto erba, non distinguono tra un fiore e una foglia. Nell’intento del proverbio la vacca, essendo svizzera, risente della mentalita` del mondo circostante e non ha sensibilita` per accorgersi neppure di cosa mangia. 2308
2309 Lo svizzero corre al danaro. Una caratteristica dello svizzero e` l’attaccamento al danaro, per cui risulta assai sensibile alla possibilita` di un utile anche meschino, e al risparmio portato al confine col paradosso. 2310 Lo svizzero guarda al soldo. Possibile una lontana memoria dei mercenari Lanzichenecchi.
pag 1591 - 04/07/2007
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 1592 - 04/07/2007
T TABACCO f Vedi Bacco. 1 Prima si compra la pipa e poi il tabacco. Prima ci si fornisce del mezzo e quindi del materiale per farlo funzionare; l’acquisto della struttura precede quello degli accessori. Vedi anche E` inutile comprare la frusta prima del cavallo [F 1489]. 2
Non giova aver tabacco senza la pipa.
TACCHINO Chi vuole un buon boccone tacchino non piu` grosso d’un cappone. Il tacchino, se lasciato crescere, puo` raggiungere il peso di una decina di chili, ma, una volta cucinato, risulta duro, tiglioso e indigesto. Se si vuole che la sua carne sia piu` gustosa, bisogna non farlo crescere piu` di un grosso pollo. 3
Il tacchino e` buono quando fa la cresta rossa. Cioe`, quando e` giovane e tenero. 4
5 Il tacchino si mangia caldo e freddo. La carne di tacchino, come quella di pollo, se e` lessata, o cotta opportunamente, risulta gustosa anche fredda.
Cappone e tacchino brodo divino. Dalle carni del cappone, della gallina vecchia e del tacchino si ottiene il brodo migliore. 6
Oca e tacchino brodo sopraffino. Anche con l’oca il brodo viene buono, ma molto grasso, per cui, prima della consumazione, deve essere opportunamente sgrassato. Ma una volta il brodo si beveva cosı` com’era, essendo la dieta comune povera di proteine. 7
Chi fa la zuppa col vino diventa rosso come un tacchino. Il detto fa riferimento ai ragazzi che, inzuppando il dolce nel vino, non avvertono di 8
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
assumere alcol e, se eccedono, si ritrovano con la faccia un po’ paonazza, come la testa del tacchino che e` rossa e cerulea. Quando il mosto e` fatto vino buon arrosto di tacchino. A novembre e` buono il tacchino, e una tacchina giovane e` anche migliore. 9
10 Tacchino irato gonfia la cresta. L’ira viene accresciuta dall’orgoglio che ne e` a sua volta alimentato. Il tacchino, quando e` preso dall’ira, cosa che accade facilmente, gonfia la cresta.
Una donna, una papera e un tacchino hanno un tanto di cervello per uno. Sono tre categorie di esseri ai quali e` attribuito poca capacita` raziocinante: alla donna i proverbi attribuiscono astuzia, ma non raziocinio. Ed e` la donna, naturalmente, il vero bersaglio del proverbio. 11
Una donna, un’oca e un tacchino hanno cervello per un bambino. 13 Dell’oca mangiane poca, del tacchino pochino. Sia l’oca che il tacchino hanno carni saporite, ma assai indigeste, specialmente se cucinate arrosto, vale a dire se non perdono i grassi nella cottura. 12
14 Chi pascola tacchini non si vesta di rosso. Il tacchino si avventa su quanto vede di colore rosso e, dal momento che e` un animale piuttosto grosso, puo` essere anche pericoloso. Chi si espone a un pericolo, soprattutto se lo fa con frequenza, prenda almeno quelle precauzioni che sono i comuni avvertimenti dei quali tutti hanno cognizione; genericamente: non si devono sfidare avventatamente situazioni pericolose.
TACERE Vedi Ascoltare, Dire, Parlare, Parola, Pazzo, Silenzio, Stolto. f
15
Chi tace acconsente.
pag 1593 - 04/07/2007
TACERE
Espressione molto comune per commentare situazioni in cui c’e` chi rimane in silenzio mentre altri decidono, accusano, denunciano. Dalla frase latina: 16 Qui silet (tacet) consentire videtur. Massima del diritto romano usata come principio di diritto spicciolo. In questa forma si trova in una decretale di Bonifacio VIII (Libro 5.12.43). 17 Chi tace conferma. Variante attestata da F. Albergati Capacelli (1728-1804), Il ciarlatore maldicente (atto II, scena XV). 18 Chi tace non dice niente. Contrario del precedente. Si ribatte cosı` ai proverbi sopra riportati. Dal silenzio non si puo` evincere alcuna risposta. 19 Un bel tacer non fu mai scritto. Un gran numero di proverbi (vedi anche Silenzio) esalta il valore e l’opportunita` del tacere contro la tendenza generale di parlare spesso a sproposito procurandosi dei danni. Tuttavia il vero motore della vita e dei rapporti umani e` la parola, senza la quale, nonostante non si incorra in errori, uno si condanna ad essere insignificante, irrilevante. Quindi il tacere, per quanto opportuno e avveduto (bello), non incide per nulla negli eventi della vita: non si puo` esplicitare quello che significa e difficilmente si inserisce come valore nella storia. 20
1530
.
Nel libro del tacere nessuno (ci) sa leggere.
21 Quando tace anche lo stolto e` saggio. Stando in silenzio lo sciocco puo` essere scambiato per una persona assennata. Gia` una sentenza di Publilio Siro (T 2) dice: Taciturnitas stulto homini pro sapientia est ‘‘Il tacere e` la saggezza dello sciocco’’, perfettamente parallela a un passo dei Proverbi della Bibbia (17.28): ‘‘Anche lo stolto, se tace, passa per saggio e, se tien chiuse le labbra, per intelligente’’. Vedi anche Se il matto tacesse parrebbe savio [M 1041]; Il silenzio e` la maschera dello stolto [S 1346]; Il silenzio spesso e` conosciuto per saggezza [S 1347]; Quando non dice niente non e` il pazzo dal savio differente [S 1348].
Finche´ non parla anche il coglione e` un saggio. Per analogia. 22
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Chi tace omette, ma non sbaglia. Stando zitti si puo` perdere un’occasione, non adempiere a un dovere, ma raramente ci si caccia nei guai. 23
Odi, vedi e taci se vuoi vivere in pace. 25 Chi sempre tace gode la vita in pace. 26 Chi ascolta e tace conserva la pace. Vedi anche Chi ascolta, vede e tace passa la vita in pace [A 1343]. 24
Chi vede, sente e tutto quel che vede e sente tace vive felice e in pace. Chi pensa ai fatti suoi vive tranquillo. Vedi anche Chi ascolta, vede e tace passa la vita in pace [A 1343]. 27
Chi tace cerca [semina] pace. 29 Chi non sa tacere pace non potra` avere. Reciproco dei precedenti. 28
30 Chi dice i fatti suoi mal tacera` gli altrui. Chi parla molto dei fatti propri non e` persona alla quale si possano affidare segreti.
Far tacere le donne, far correre i vecchi e far star fermi i bambini sono cose che non sa fare neanche il diavolo. Il proverbio e` rivolto particolarmente contro la loquacita` delle donne. Vedi anche Tre cose sono impossibili: far star fermi i bambini, far correre i vecchi e far tacere le donne [T 901]. 31
Quel che si tace si puo` sempre dire, ma quello che si dice non si puo` piu` tacere. E` un invito a dire il meno possibile di quanto si sa. Quello che non si dice si e` sempre in tempo a dirlo; quello che e` detto e` irrevocabile. Vedi anche Voce dal sen fuggita piu` richiamar non vale [V 1165]. 32
Si puo` dire il taciuto, non si puo` tacere il detto. 34 Chi non sa tacere non sa godere. Chi si trova in una condizione felice, chi gode di un bene che altri non hanno scoperto, deve, se sa vivere, godere in silenzio e in segreto 33
pag 1594 - 04/07/2007
1531
.
TACERE
della sua fortuna. Se invece, per sentirsi felice o fortunato, sente il bisogno di parlarne e gloriarsene con altri, rovinera` quello che e` il suo bene, generando invidia e altri cattivi sentimenti. E questo mostrera` la sua insipienza. Si riferisce, in particolare, ai favori segreti concessi da una donna.
Chi non si pronuncia evita le discussioni, le contestazioni e le spiegazioni.
Il taciuto ando` perduto. Contrario del precedente. In altre situazioni stare in silenzio annulla una buona idea, un bel sentimento, una cosa da dire opportunamente.
Assai sa chi sa, ma piu` sa chi tacer sa. Chi sa e` saggio, ma il sommo della sapienza e` essere capaci di tacere quando e` il momento. Vedi anche Assai sa chi conosce l’arte di tacere [S 338]; Chi favella erra [E 134].
35
Chi sempre tace a nessuno piace. La persona taciturna, che non esprime il proprio pensiero e i propri sentimenti, finisce per diventare una presenza scomoda, ingombrante e anche inquietante. 36
37 Tacendo non si offende nessuno. Col silenzio si evita qualunque equivoco, che spesso viene invece generato dalle parole. Parlando, infatti, si puo` offendere senza volere, impermalire chi interpreta in senso negativo quello che si dice.
Tacere e` rispondere. Il silenzio puo` essere una risposta anche molto eloquente e chiara. Vedi anche Silenzio.
Se la gallina tacesse nessuno saprebbe che ha fatto l’uovo. Spesso e` proprio colui che avrebbe interesse a nascondere una cosa a rivelarla incautamente. 47
48
49
Molto sa, chi non sa, se tacer sa. L’ignorante, che sa tacere, sa quanto questa capacita` sia utile per vivere bene e non crearsi guai. Vedi anche Il silenzio e` d’oro [S 1336]; Quando si e` parlato quasi sempre si e` sbagliato [P 482]. 50
51
38
Tacendo si risponde a chi parla e non sa cosa dice. Non replicando a chi parla a vanvera si da` la risposta migliore all’insipienza. 39
40 Tacere e` la risposta dei saggi. Vedi anche Il silenzio e` la risposta dei saggi [S 1342]. 41
Il piu` saggio tace.
42
Col tacere si risponde allo stolto che parla.
43 Col silenzio si dicono molte cose. Per analogia. Il silenzio, per chi sa interpretarlo, puo` lasciare intendere molte cose. Vedi anche A volte il silenzio dice piu` delle parole [S 1349]. ` meglio tacere che parlar male. 44 E Se uno deve parlare senza sapere che cosa dice, o mostrando di non saper esprimersi correttamente, e` preferibile che tenga la bocca chiusa. 45
O si tace o si parla bene.
46
Chi tace non puo` esser contraddetto.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Assai sa chi tacer sa.
Chi sa tacere all’occasione guadagna piu` che a parlare.
La parola migliore e` quella che non fu mai detta. Per analogia. 52
53 Nessuno si pentı` d’aver taciuto. Il Sacchetti scrive (Trecentonovelle 180): ‘‘A molti e` gia` nuociuto il favellare, il tacere mai non nocque ad alcuno’’. Vedi anche Chi sa tacere all’occasione guadagna piu` che a parlare [T 51]; Quando si e` parlato quasi sempre si e` sbagliato [P 482]; Per lingua si langue [L 729]; Chi favella erra [E 134]; il contrario: Un bel tacer non fu mai scritto [T 19]. Sono ancora noti due proverbi mediolatini equivalenti: 54 Tacuisse numquam poenitebit. ‘‘D’aver taciuto non ci si pentira` mai’’. Vedi anche Berni Orlando innamorato 41.1: ‘‘Che piu` fatica e` tacer che parlare’’.
Nulli tacuisse nocet, nocet esse locutum. ‘‘A nessuno reca danno aver taciuto, nuoce aver parlato’’. 55
56 Lascia la lingua a casa. Per analogia: cosı` starai in silenzio e non avrai guai.
pag 1595 - 04/07/2007
TACITURNO
1532
.
Bisogna imparare a lasciar la lingua a casa. Per analogia.
65
E` piu` facile trovare chi parla bene che chi tace bene.
66
Si dura piu` fatica a tacere che a parlare.
Se hai torto, taci. Se sei cosciente di avere torto, non recriminare, non criticare il prossimo: la cosa per te piu` conveniente e` tacere. Vedi anche Chi ha difetto e non tace ode sovente quel che gli dispiace [D 353].
Chi parla semina e chi tace raccoglie. Chi parla mette delle idee in testa agli altri, offre spunti che possono poi essere ripresi da altri; chi ascolta, invece, raccoglie i benefici delle parole altrui e ne fa tesoro. E` dunque molto piu` utile ascoltare che parlare. Vedi anche Semina chi e` loquace e raccoglie chi tace [S 970].
57
58
59 Chi non sa tacere non sa parlare. Chi non sa stare in silenzio, quando parla, dice quello che non dovrebbe. Parlare bene implica anche tacere cio` che puo` nuocere e ascoltare in silenzio quando e` necessario. Si rifa` probabilmente a un proverbio attestato nel De moribus dello Pseudo-Seneca (132) Qui nescit tacere, nescit et loqui, vicinissimo ad un altro presente nella Appendix sententiarum (129 R2), Tacere qui nescibit nescibit loqui ‘‘Chi non sapra` tacere non sapra` parlare’’. 60 Taci, ascolta e fai come ti pare. Non parlare dei fatti tuoi, informati sulle cose che devi fare, accetta i consigli che ti vengono dati e agisci secondo la tua testa.
Bocca che tace nessuno l’aiuta. Chi tiene per se´ i propri problemi, chi non chiede aiuto a nessuno, per timidezza o per orgoglio, si ritrova a dover affrontare da solo le difficolta`. Vedi anche In bocca chiusa non entran mosche [S 1341]; La botta che non chiese non ebbe coda [B 774]; Chi non la chiese non l’ebbe [C 1423]; Questo mondo e` degl’importuni [I 98]; Chi si vergogna non si satolla [V 501]. 61
62 Piangi, piangi, che dopo mangi. Per analogia. Se ti lamenti, qualcosa ottieni. Espressione scherzosa per invitare a non avere troppo ritegno nel chiedere. 63 Finche´ taci sarai temuto. Se non parli, nessuno puo` avere idea di quello che pensi, della misura delle tue forze e sarai una persona guardata con sospetto, ma anche con rispetto. 64 Parlare e` piu ` facile che tacere. Saper stare in silenzio e` un’arte che a pochi riesce, perche´ si e` irresistibilmente portati a dire quello che si ha in mente, che si ritiene giusto, a dare un parere che altri non riescono a dare; ma questo spesso e` fonte di guai. Vedi anche Parlare e` arte leggera [P 478].
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
67
68 Qualche volta e` virtu ` tacere il vero. Verso del Metastasio (Ezio, atto II, scena VII), in cui si riprende un concetto antico gia` espresso, ad esempio, da Guittone d’Arezzo (Sonetto 130): ‘‘Spesse fiate giova lo taciere’’. 69 Dove si deve tacere parlare e` una colpa. Non sempre dire quello che si sa e` opportuno o giusto: una rivelazione di per se´ innocente puo` essere dannosa per un altro. 70 A volte la verita` non si puo` dire. Per analogia.
TACITURNO Taciturno e schivo, canzona il morto e frega il vivo. E` un invito a diffidare di chi tace sempre ed e` poco socievole, in quanto puo` essere una persona infida, pronta a ingannare. 71
TAFANO Insetto simile alla mosca ma dal corpo piu` allungato. E` particolarmente fastidioso soprattutto per le sue punture, che provocano bruciore. Spesso ronza intorno alla coda delle bestie vaccine e dei cavalli irritandoli al punto da farli imbizzarrire. Metaforicamente si definisce tafano una persona molto importuna e assillante (e il tafano si chiama appunto anche assillo). 72 Chi s’alza coi tafani mangia coi grilli. I tafani cominciano ad apparire solo quando il sole e` gia` alto e l’aria e` calda. Chi si alza tardi non lavora, mangia poco come i grilli, perche´ non si e` procurato niente, oppure mangia tardi in quanto i grilli cominciano a cantare quando la luce e` completamente scomparsa. 73 Al tafano poco importa che canti il gallo. Infatti lo lascia cantare e comincia a ronzare solo a mezza mattinata. Si dice di chi non
pag 1596 - 04/07/2007
1533 intende, o fa finta di non intendere; ovvero se ne infischia. Vedi anche Non c’e` peggior sordo di chi non vuol sentire [S 1659]. Quando appare il tafano o guadagno in vista, o padrone in visita. Quando il tafano gira intorno e` segno che sta arrivando il padrone (che si reca nelle sue proprieta` solo con agio, nella tarda mattinata) oppure si prospetta una buona occasione per far soldi (e questo pronostico non ha invece spiegazione razionale). Vedi anche Moscone, novita` o persone [M 2171]. 74
Meglio un tafano al culo che un prete tartaglione. Il prete che tartaglia non finisce mai la predica ne´ la confessione ed esaspera piu` di un tafano quando ronza intorno cercando di pungere. 75
TAGLIARE f Vedi Mietere. 76 Taglia lungo e cuci stretto. Quando tagli la stoffa, considera degli ampi margini per le cuciture, che dovranno essere eseguite con punti fitti e opportunamente tirati.
Chi ben taglia, ben cuce. Quando si deve confezionare un abito e` piu` importante saper tagliare la stoffa che saperla cucire: solo da un panno ben tagliato si puo` ottenere un buon risultato e il cucito non rimedia l’errore compiuto con un taglio inesperto. 77
Chi taglia taglia e chi cuce ragguaglia. Si dice quando si fa una cosa alla meglio, in fretta, lasciando ad altri la cura di risistemare le cose, come quando nel confezionare un abito si lascia ad altri il lavoro di rifinitura. Il taglio, infatti, tiene conto delle misure generali della corporatura, mentre la cucitura addossa, vale a dire segue alla perfezione la linea della persona in modo che il tessuto piombi, torni perfettamente, senza pieghe, senza mancanze o eccessi. Le varie prove di un abito si fanno in fase di cucitura. Ragguagliare e` un verbo meno usato nel nostro tempo nel senso di ‘‘ridurre alla stessa misura o grandezza piu` elementi; adeguare a una misura determinata’’ (Battaglia, GDLI, alla voce). 78
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
TALPA
TAGLIERE Prima che i piatti, le posate e altre stoviglie arrivassero sulla mensa, si usava il tagliere di legno come piatto. A volte ne veniva messo uno solo al centro della tavola da cui attingevano tutti i commensali, altre volte, invece, ogni commensale aveva il suo. f Vedi Piatto. 79 Poco e buono empie il tagliere. Per fare un ottimo pasto basta che il cibo sia buono, non importa che sia tanto. 80 Non stanno bene due ghiotti a un tagliere. Due ingordi non possono mangiare in un piatto solo. Due persone ambiziose o arriviste non possono trovarsi d’accordo, se in un affare c’e` convenienza solo per una.
TALENTO Nel senso di ‘‘inclinazione, desiderio’’, ma soprattutto in quello, piu` corrente nell’italiano moderno, di ‘‘dote di ingegno’’, ‘‘capacita` particolare’’. Cresce il talento cresce la malizia. Il desiderio, la voglia affinano l’intelligenza e inducono a escogitare espedienti illeciti per raggiungere la cosa desiderata. Anche: piu` uno e` intelligente e piu` riesce a essere perfidamente cattivo. 81
82 Nessuno si lamenta del suo poco talento. L’amor proprio e la vanita` creano l’illusione di essere ben dotati di acume e intelligenza, per cui soprattutto gli sciocchi, che hanno poco cervello, credono di averne tanto. Vedi anche Del giudizio ognuno pensa d’averne piu` del bisogno [G 762]. 83 Nessuno prega per aver piu` cervello. Per analogia.
Chi ha talenti inventi. Chi ha ingegno, capacita` adoperi i suoi doni e scopra cose utili per se´ e per gli altri. 84
85 Dal talento vien l’avere. Dalle capacita` vengono le possibilita` di guadagno e, quindi, i beni che se ne possono ricavare.
TALPA A lungo creduta cieca, la talpa e` in realta` solo capace di nascondere gli occhi a chi non si
pag 1597 - 04/07/2007
TAMBURO
1534
.
cura di verificare se li ha o meno. Di natura riservatissima, non va in letargo e, quindi, si dedica alla sua passione, scavare gallerie, nella quale ha raggiunto la perfezione, pur operando al buio completo. La sua tana e` un capolavoro: una cavita` ben drenata, sovrastata da due gallerie circolari orizzontali, disposte l’una sopra all’altra, il tutto unito da piu` collegamenti che consentono la comunicazione per la fuga, l’areazione, lo scolo dell’acqua e dell’umidita`. Pare che la talpa, secondo il bisogno, apra e chiuda i cunicoli per temperare l’ambiente e cosı` vive beata, divorando i parassiti degli orti e dei campi. Scavando le sue sterminate gallerie, tuttavia, danneggia le radici dei vegetali ed e` per questo che i coltivatori la considerano un animale infestante. Si da` della talpa a chi vive nascosto, odia la compagnia, passa la vita sulle scartoffie, ovvero alla spia che esercita il suo infame mestiere sotto la maschera di amico. Per il suo singolare comportamento la talpa e` stata annoverata tra gli animali simbolici con una precisa collocazione nel linguaggio e nella metafora. E` simbolo della ‘‘cecita`’’, dell’‘‘eresia’’ (viene infatti rapportata a chi non vede la luce della verita`), della ‘‘pigrizia’’ (si credeva che sottoterra la talpa passasse il tempo dormendo), della ‘‘vita nascosta’’. 86 La talpa dove non vede odora. La talpa, che ha una capacita` visiva molto ridotta, usa il fiuto per orientarsi, ma in realta` ha un udito finissimo al punto che, si dice, avverte perfino il respiro di un uomo che stia silenzioso e immobile sopra la sua tana. Per estensione: chi non riesce a fare una cosa in un modo la fa in un altro.
La talpa ha gli occhi piccoli, ma le bastano per vedere quello che fa. Ognuno ha i mezzi e le forze adeguate alle proprie necessita`. Anche una persona debole, modesta ha quanto le serve per provvedere alle proprie necessita`. La talpa, che vive sottoterra, ha gli occhi non abituati alla luce, per questo li tiene socchiusi, tanto che e` detta addirittura talpa cieca.
Quando la talpa fa i monticini d’inverno il freddo sara` lungo. La talpa in periodo invernale alza talora piccoli monti di terra, scavando ancora la sua tana: e` segno che il freddo durera` a lungo. 89
90 La talpa e il maiale sognano le ali. Sia il maiale che la talpa sono radicati alla terra, in modi diversi. Le persone desiderano e sognano le cose che sono opposte alla loro natura, hanno una segreta attrattiva per cio` che e` piu` lontano e diverso dal loro modo di essere.
Sta meglio la talpa nel suo buco che la regina nel palazzo. La talpa scava una tana che ha del prodigioso per comodita`, ingegnosita` e previdenza. Un tempo la fabbricazione di queste ingegnose architetture era attribuita a esseri soprannaturali o a folletti. 91
Quando la talpa alza la terra il cielo abbassa l’acqua. Quando le talpe scavano e` segno che si avvicina la pioggia. Si dice che presto piovera` anche quando si trovano talpe che si aggirano in superficie, fuori dalle loro tane. 92
93 Fuori lince e in casa talpa. Di coloro che notano i difetti degli estranei, che si accorgono di tutto quello che accade all’esterno e non notano nulla di quello che succede in casa propria, ne´ dei propri errori. Vedi anche Chi si fa Argo dell’onore altrui riesce talpa del suo [O 373]; Vedi il bruscolo nell’occhio del prossimo e non la trave che hai nel tuo [B 945]. 94 Fuori cent’occhi e in casa ciechi. Per analogia.
87
La talpa vive al buio, ma sa bene quello che fa. Chi fa il proprio mestiere lavora seguendo una logica e un disegno che ad altri sfuggono, non ha bisogno di quello che ad altri sarebbe necessario per svolgere il suo lavoro. 88
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
TAMBURO Il termine e` usato in senso metaforico per definire una persona ignorante, in quanto i tamburi una volta si facevano con la pelle di somaro. Il nome dei tamburi e` scritto su tutti i muri. Il nome degli sciocchi si trova scritto spesso sui muri, lungo le strade. Si dice in genere a chi scrive il proprio nome su un muro. Anche: coloro che fanno fracasso, si mettono in mostra e sommergono gli altri con le proprie chiacchiere, ma sono vuoti e senza cervello, attirano su di se´ l’attenzione piu` di chi vale e 95
pag 1598 - 04/07/2007
1535
.
TARDANZA
lavora seriamente senza presunzione. Vedi anche Il nome dei coglioni e` scritto sui cantoni [C 1716].
E` un gioco di parole usato per dire che quando uno non ci vede le ragioni diverse che causano il fatto non cambiano la sua situazione.
Nomina stultorum scribuntur ubique locorum. I nomi degli stolti sono scritti dappertutto. Verso leonino medievale citato anche altrimenti:
104 Tanto e` il troppo quanto il troppo poco. Le cose vanno bene finche´ rientrano nella misura richiesta; l’eccesso come il difetto possono risultare negativi. Vedi anche Il troppo e il troppo poco rompon la festa e il gioco [T 1030]; Il troppo stroppia [T 1023]; Ogni cosa vuol misura [M 1583].
96
Nomina stultorum ubicumque scripta sunt. E` la forma piu` diffusa del detto: ‘‘i nomi degli stolti sono scritti dappertutto’’. L’antico emblema del vanaglorioso che diffonde, esalta il proprio nome per pura vanita` era il cuculo, che si diceva cantasse il proprio nome: Nominis est cuculus proditor ipse sui. Il detto si trova in tedesco, olandese, francese (dove il nome ha anche altra implicazione) e in altre lingue europee. 97
TANTO 98 A chi tanto e a chi niente. E` una recriminazione sull’ingiustizia della sorte che a qualcuno concede agi e ricchezze, ad altri riserva solo stenti e miseria. Vedi anche Chi mangia i tordi e chi conta le lische [T 743]. 99 Chi mangia i cavoli e chi i torsoli. Per analogia.
Chi mangia i lupini e chi le bucce. Per analogia. Vedi anche C’e` anche chi sta peggio di me, diceva quello che mangiava i lupini [L 1087]. 100
101 Tanti ne nasce e tanti ne muore. Al mondo non rimane nessuno in eterno e la legge prevede che quanti nascono tanti devono morire. E` usato in senso generico, intendendo che la vita si rinnova, che il mondo non finisce, che tutti muoiono. Anche per esprimere una certa generica idea di equilibrio presente nel mondo.
Meglio vestiti del poco che nudi del tanto. Meglio avere pochi beni, guadagnati via via lavorando, che restare senza niente dopo aver avuto molto. Chi ha avuto, mal si adatta a non avere. 102
103
Tanto vale essere al buio che senza lume.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
105 Col poco si gode e col tanto si pena. Quando si possiede troppo, si dispone di ricchezze esorbitanti, si e` afflitti da molti problemi, che chi ha poco neppure conosce. 106 Il poco basta e il tanto tormenta. Vedi anche Il troppo stroppia [T 1023].
Non c’e` tanto che non finisca e non c’e` poco che non basti. Tutto, per quanto abbondante, alla fine si esaurisce e, d’altra parte, ogni cosa, per quanto scarsa, risulta sufficiente per chi di necessita` deve farsela bastare. Lo spreco consuma anche grandi ricchezze, mentre e` sempre possibile trovare un modo per accontentarsi. 107
108 Il tanto non e` il tutto. Quando e` necessario l’intero e` inutile accrescere una parte. 109 Il tanto viene dal poco. Le grandi quantita` , le grandi imprese, le grandi fortune si ottengono partendo dal poco. Vedi anche Il poco fa l’assai [P 1976]; Tutto fa [T 1102]; A forza di punti si fa la camicia [P 2980]; A granello a granello s’empie lo staio e si fa il monte [G 1032]. Di quantita` trascurabile che fa danno, invece, Con tanti niente ammazzai l’asino [N 334]. 110
Col poco si fa il tanto.
111
Molti pochi fanno un tanto.
TARDANZA Termine antico, usato anche da Dante, che equivale a ‘‘il tardare’’. Tardanza non e` mancanza. Il ritardo non e` una colpa e puo` essere giustificato in quanto di solito non dipende solo da chi non e` riuscito, appunto, ad arrivare puntuale. 112
pag 1599 - 04/07/2007
TARDARE
1536
.
TARDARE Chi tarda a dar quel che promette del promesso si ripente. Il dono deve essere fatto senza indugi perche´ non sorgano ripensamenti. Spesso quando si e` promesso ci si accorge di aver concesso troppo e ci si ripensa. 113
Se tarda il malanno guai a chi l’aspetta. Se una disgrazia minacciata tarda a venire e` pazzo chi non provvede a evitarla. Si dice di chi, sperando che una minaccia non si avveri, rimane inerte rimettendosi alla sorte. 114
TARDI f Vedi Dopo, Fretta, Prima, Presto. Meglio tardi che mai. Molto vivo e diffuso, e` usato genericamente anche come bonario rimprovero rivolto a chi arriva in ritardo. Gia` in questa forma in Tommaso Bruno, Cabala del Cavallo Pegaseo (Dialogo 2.2) Una formulazione identica si trova in Tito Livio (4.2.11): 115
116 Potius sero quam numquam. L’espressione liviana e` divenuta proverbio, notissimo finche´ il latino e` stato lingua ecclesiastica, scientifica e giuridica, ed e` ancora usato, con equivalenti in diverse altre lingue. Vedi anche Tarde non furon mai grazie divine [G 1107]. 117 Venga tardi e venga bene. Quando si vuole esprimere che il tempo di arrivo, di realizzazione di una cosa e` irrilevante, o e` accettabile, purche´ tutto si verifichi bene e pienamente come si desidera. 118 Tardi e` quel che non vien mai. Finche´ si e` in tempo non e` mai tardi: tardi e` quando la cosa e` ormai irreparabile.
Tardi fece chi mai si ravvide. Davvero tardi fece solo colui che morı` senza pentirsi. 119
120 Il tardi viene da se´ . Far tardi e` cosa semplice che non richiede nessuna intenzione e nessuno sforzo: ci si riesce anche senza pensarci. 121 Chi tardi arriva male alloggia. Chi giunge per ultimo deve accontentarsi di quello che hanno lasciato gli altri e, quindi, di una sistemazione peggiore. Talora il concetto si esprime con una frase latina:
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
122 Sero venientibus, ossa. ‘‘A coloro che giungono tardi (restano) gli ossi’’. Non si conoscono antecedenti nelle lingue classiche. Fa riferimento a coloro che arrivano tardi a tavola, a un incontro conviviale, dove, tardando, trovano le ossa spolpate dai commensali tempestivi. 123 L’ultima pecora piscia nel secchiello. Per analogia. Le pecore che sono venute prima hanno infatti mangiato tutto quello che c’era. 124 Capra zoppa non si stende all’ombra. Per analogia. Arrivando tardi, la capra zoppa trova tutta l’ombra gia` occupata dal gregge che l’ha preceduta.
Chi tardi arriva trova il diavolo nel catino. Toscano. Il catino, un tempo, era propriamente la zuppiera di terracotta che si metteva in tavola col cibo e da cui tutti si servivano. Sul fondo dei catini un tempo si disegnava un diavoletto per indicare che la ceramica era stata cotta ad alta temperatura. Per questo si diceva che chi arrivava tardi, quando il catino era vuoto, vedeva il diavolo, ossia non trovava piu` nulla da mangiare. 125
126 Chi tardi si leva tutto il giorno trotta. Chi si alza tardi al mattino perde il tempo migliore e deve fare le cose di fretta correndo tutto il giorno. 127 Chi tardi esce tardi ritorna. Chi comincia tardi finisce tardi: chi esce tardi per fare le sue faccende, tornera` tardi. 128 Meglio troppo presto che troppo tardi. Fare una cosa in anticipo va quasi sempre bene, farla troppo tardi, spesso, e` del tutto inutile. 129 Un po’ tardi e` troppo tardi. Un ritardo, anche lieve, puo` compromettere del tutto una cosa, un’azione, come, per es. prendere un treno. 130
Spesso piu` tardi e` troppo tardi.
Mai tardi arriva chi mala nuova reca. Chi porta una cattiva notizia non arriva mai troppo tardi, anzi, piu` tardi arriva, meglio e`. Ovvero anche: chi deve portare un cattivo annuncio non trova mai intoppi. Vedi anche La mala nuova presto arriva [N 594]; Troppo presto arriva chi mala nuova porta [N 593]. 131
132
Tardi corno` Orlando.
pag 1600 - 04/07/2007
1537 Si dice quando la decisione di provvedere a un male incombente, ovvero la richiesta d’aiuto, giungono quando non e` piu` possibile rimediare, quando la situazione e` del tutto compromessa. In Toscana e` diffusa un’altra espressione di uguale significato: Tardi cantasti moscondoro [gazzilloro, calabrone] mio! riferendosi alla storia di un contadino che aveva lasciato il suo panino sul carro e, ripresolo, nell’addentarlo sentı` un insetto che gli ronzava in bocca, per cui gli disse con tale frase che era tardi per provvedere, e se lo mangio`. Cornare, verbo desueto, equivale a ‘‘suonare il corno’’: Orlando chiese aiuto tardi suonando l’olifante: i soccorsi giunsero quando era ormai morto. Vedi anche la forma piu` antica Tardi sono` [corno`] Orlando, diceva quella vecchia [O 500]. 133 Tanto vale negare e il dir che e` tardi. Negare una cosa o trovare delle scuse per non concederla e` lo stesso. Si capisce bene quando uno nega perche´ non vuole, anche se dice che non puo`.
Tardi parte e presto viene chi davvero ti vuol bene. Chi ama stare con te viene prima dell’ora fissata e va via piu` tardi possibile. Chi arriva tardi o va via prima che puo`, non si puo` dire che ti ami alla follia. 134
Chi vuol tardi non vuole. Chi tarda nel fare una cosa e dice di volerla fare, mente. Chi vuole davvero fa subito. Vedi anche Chi da` subito da` due volte [D 97]. 135
.
TARLO
Tardi si chiude il pozzo quando e` affogato il vitello. Quando e` avvenuta la disgrazia e` tardi per provvedere, per rimediare. Le precauzioni vanno prese prima possibile. Vedi anche E` inutile chiudere la stalla quando sono scappati i buoi [B 851]. 140
Il pompieri vanno chiamati un po’ prima che scoppi l’incendio. Per analogia. Detto scherzoso, per esprimere l’importanza di essere tempestivi. 141
TARLO I proverbi fanno riferimento al tarlo del legno, la cui presenza nelle case si manifesta con il rumore di un rodere leggero e con mucchietti di segatura. Fatte in gran parte di legno, le case del passato ospitavano numerosi tarli, che vivevano e prolificavano con le generazioni dei padroni. f Vedi Gatta. 142 Il tarlo sta nascosto e fa danno. Il male peggiore e` quello nascosto che, come il tarlo, provoca danni senza manifestarsi: quando si rivela, non c’e` piu` rimedio. Vedi anche L’acqua cheta rovina i ponti [A 126].
I tarli del cervello tolgono il sonno piu` di quelli delle travi. Il tarlo del cervello e` un assillo, un pensiero doloroso, un affanno che toglie il sonno piu` dello scricchiolio che fanno i tarli nelle travi di legno. 143
136 Troppo tardi e` una brutta faccenda. Quando si arriva troppo tardi per fare una cosa e` spesso segno che non si aveva voglia di farla. Nel caso in cui si sia fatto troppo tardi per ragioni di forza maggiore, allora rimane il rimpianto.
144 Dal legno viene il tarlo che lo rode. L’uomo e` spesso causa dei suoi mali. Il male e` provocato sovente dalla stessa persona che ne soffre. Era credenza che i tarli si generassero spontaneamente nel legno.
137 Non e` mai troppo tardi. Si dice a chi adduce la scusa che ormai e` troppo tardi per fare una cosa: spesso, provando a farla, ci si accorge che si era ancora in tempo. E` stato il titolo di un celebre programma televisivo per gli analfabeti, trasmesso nei primi anni di vita della televisione.
Lo scrupolo del tarlo che, quando ebbe roso il crocifisso, ebbe ritegno a rodere il chiodo. Lo spiega il Nieri in Parole e modi: ‘‘di chi, dopo aver fatto il peggio, non ardisce fare il meno, come ad esempio rubare un prosciutto e non volerne mangiare il venerdı`’’.
138 Non e` mai tardi per far bene. Nella visione cristiana la conversione, per tardiva che sia, e` sempre fonte di salvezza, per cui non e` mai troppo tardi per mettersi sulla via del bene. 139
Fare il bene tardi e` meglio che mai.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
145
146
Il tarlo quando ebbe mangiata la croce ebbe scrupolo a rodere il chiodo.
Lo scrupolo di Cianchetto che rubava solo nelle chiese grandi. Per analogia. Per recare meno incomodo, sottraendo beni preziosi alla gente piu` ricca. 147
pag 1601 - 04/07/2007
TARMA / TIGNOLA / TARMARSI
1538
.
I tarli non rispettano neanche i crocifissi. Le persone rozze si servono delle cose senza discernimento, usandole a loro comodo, distruggendo anche quelle preziose e di valore. 148
Se i tarli potessero parlare n’avrebbero di belle da raccontare. Nel segreto delle case avvengono cose che nessuno immagina, delle quali i tarli sono spettatori. 149
TARMA / TIGNOLA / TARMARSI Con questi due termini i proverbi indicano di solito lo stesso insetto che deposita le sue uova negli abiti e nei tessuti, soprattutto se di lana e macchiati, unti. Qui le larve, quando nascono, si alimentano con le fibre, producendo un buco nel tessuto. Per questo gran cura veniva e viene tuttora usata nel riporre gli abiti in modo da non renderli accessibili a questa farfallina avana o grigia. Con tarma e tignola si indicano anche insetti che insidiano i prodotti agricoli.
Registrato dal Giusti, e` spiegato dal Petrocchi: ‘‘Ognuno ha le sue miserie’’. Da intendere col senso che non esiste cosa perfetta che non abbia le sue impurita`, difetti. Il vino, anche il migliore, prima che venisse sottoposto ai moderni procedimenti meccanici, si spogliava continuamente, lasciando col tempo nel fondo del recipiente (botte, bottiglia) il sedimento detto tartaro, la cui incrostazione e` piu` comunemente chiamata gromma. Vedi anche Ogni rosa ha la sua spina [R 923]; Ogni gatta ha il suo gennaio [G 205]; Ogni medaglia ha il suo rovescio [M 1074].
153 La tarma sta in panno fino. L’uomo vizioso ama i piaceri, la comodita`, il lusso e, quindi, frequenta luoghi raffinati, ricchi, ama donne di classe, ecc.
TARTARUGA La tartaruga e` passata da un arcaico periodo di grande considerazione come compendio e modello dell’universo, recante un messaggio di Dio scritto sulle sue scaglie, a un declino che l’ha vista spodestata da altri animali come oggetto di riflessione e simbolo. Con l’inizio del Cristianesimo viene considerata creatura della terra e del fango, ma non viene demonizzata e rimane come una presenza antica, silenziosa e timida, abitante dei giardini, dove si ama tenere come ornamento e compagnia. Ritenuta un animale protetto dalla Madonna, la tartaruga non e` invadente: conduce la sua vita, in parte sotterranea, come in una dimensione parallela, nella quale conosce cose che a noi sfuggono, mentre pare non vederne tante che per noi esistono. Il corredo simbolico della tartaruga e` consistente. E` simbolo della casa (cosı` e` chiamato comunemente il suo guscio), della fecondita` (depone molte uova), della flemma e della lentezza (procede con movimenti molto lenti e, insieme alla lumaca, e` l’animale dalla proverbiale lentezza), della musica (dal guscio di una tartaruga Mercurio fece una lira), della prudenza (collegata al procedere lento e cauto) e della longevita` (ha in effetti una vita lunghissima).
154 Ogni buon panno alla fine si tarma. La tarma prima o poi va nel panno buono. Col tempo le cose buone finiscono preda di coloro che le agognano. Non si preserva facilmente una cosa buona dall’ingordigia altrui.
Chi uccide la tartaruga patira` sette anni. Si dice che tribolera` per tanto tempo quanto impiega la tartaruga a salire le scale del paradiso.
150 A buon panno le tarme fan gran festa. Le tarme scelgono sempre i panni migliori, quelli di lana pura e buona, per depositarvi le loro uova. I ladri, i mascalzoni sanno scegliere la roba buona. 151 La tignola rovina i panni delle feste. Oltre che nel significato letterale, il detto e` usato in senso metaforico per dire che spesso si corrompono proprio le cose che piu` si rispettano e si conservano gelosamente. 152
Nel piu` fin panno la tignola fa piu` danno.
156
Tartaruga, fortuna alla porta. Incontrare una tartaruga vagante porta fortuna. 157
TARTARO L’incrostazione di sali vari, in prevalenza tartrato acido di potassio, prodotta dal vino nelle botti. 155
Ogni vin fa tartaro.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
158
Col tempo la tartaruga arriva in cima al monte.
pag 1602 - 04/07/2007
1539
.
TARTUFO
Senza fretta anche le persone lente, impedite, arrivano a fare le cose che vogliono. Vedi anche Chi ha meno denti mastica piu` a lungo [D 202]; Alla sua ora arriva anche lo zoppo [Z 118]; Chi non fa prima fa dopo [F 336].
dove si ambienta e corrisponde alle cure degli uomini che osservano i suoi comportamenti ricavandone pronostici soprattutto per la temperatura e la pioggia, fenomeni ai quali e` assai sensibile la tartaruga.
Senza fretta la tartaruga va dove corre la lepre. 160 Col tempo la tartaruga va dove va il cervo. 161 ‘‘Omnia mea mecum porto’’, disse la tartaruga [la chiocciola]. Si ripete per sottolineare la propria poverta`, meno nel significato originale: i miei beni non sono materiali, ma sono chiusi nel mio spirito. Se ne ripete tuttora in latino anche solo il primo elemento, frase attribuita a diversi filosofi greci: Diogene Laerzio (Le vite dei Filosofi, Stilpone 4), Valerio Massimo (Memoriabili 7.2 ext. 3) e Seneca (Epistole 9.18) la riferiscono a Stilpone di Megara, che l’avrebbe detta a Demetrio Poliorcete che aveva saccheggiato la sua citta`. Secondo Cicerone (Paradoxa 1.1), invece, l’avrebbe pronunciata uno dei Sette Savi, Biante di Priene; secondo Fedro (Favole 4.23) l’avrebbe detta il poeta Simonide di Ceo.
Piu` fondo e` il buco della comare, piu` il freddo e il gelo faran tribolare. Quanto piu` profonda e` la buca che le tartarughe scavano per passarvi il letargo, tanto piu` l’inverno sara` lungo e freddo. La tartaruga e` detta spesso comare, come si chiamano scherzosamente anche altri animali che frequentano la casa: la gatta, la gallina e perfino la volpe. Qui l’indicazione e` inequivocabile, dato che la tartaruga e` l’unico animale semiaddomesticato che scavi una tana nella terra per passarvi il letargo invernale.
159
162 La tartaruga non teme la grandine. Con la sua corazza la tartaruga non si cura di piccole cose che possono caderle addosso. Chi ha una buona difesa non si preoccupa di piccole offese.
Maledetta la fretta [furia], disse la tartaruga. Ironico, scherzoso. Si dice per deridere una persona lenta, oppure per ammonire chi si fa prendere dalla fretta eccessiva, che porta a sbagliare. 163
Per non aver liti col vicinato bisogna fare come la tartaruga. Avere una casa trasportabile e, appena sorge un motivo di contrasto con un vicino, traslocare. 164
Chi ha paura dei ladri faccia come la tartaruga. Stia sempre in casa sua e non esca mai. 165
Tartaruga che piu` s’interra il freddo prepara la guerra. La tartaruga che prepara un buco insolitamente profondo per il suo letargo e` indice di un futuro inverno freddo. Tale proverbio nasce dall’addomesticamento di questo animale, ospite di case, orti, giardini, recinti 166
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
167
Se la tartaruga cerca il buco il bel tempo e` perduto. Se le tartarughe scendono improvvisamente nella loro tana e` segno che il freddo arrivera` entro poche ore. 168
Se vedi la tartaruga di gennaio il freddo e` finito o l’ha preso febbraio. Normalmente le tartarughe restano in superficie solo se il freddo non scende sotto i sette gradi circa. Se il tempo invernale e` mite questo animale, come altri che vanno in letargo, esce facilmente all’aperto, ma si rintana subito allorche´ minaccia di fare piu` freddo. Da questi comportamenti si usa prevedere l’andamento del tempo e della temperatura. 169
TARTUFO Fungo con il corpo fruttifero sotterraneo, di grande valore alimentare, ricercato per il suo sapore che si usa in molti piatti ricercati della cucina tradizionale. Particolarmente pregiato e` quello bianco di Alba. La sua ricerca si fa nei boschi e nelle campagne con cani o maiali addestrati a individuare con il fiuto dove il tartufo e` sepolto. E` oggetto di curiose e anche scherzose credenze, a cominciare dalle sue proprieta` afrodisiache. Per il fatto che resta nascosto e per il prepotente odore che emana allorche´ viene scoperto, e` l’immagine dell’ipocrita, del falso devoto, di colui che nasconde una natura diversa sotto l’apparenza dell’onesta` e della devozione. 170 Coi tuoni di marzo nascono i tartufi. Si credeva che i grandi rumori come i tuoni generassero sottoterra i tartufi. La diceria e` antica e si trova gia` in Plinio e in Giovenale
pag 1603 - 04/07/2007
TASCA
1540
.
(Satire 5.116-117): ‘‘E poi porteranno i tartufi, se sara` primavera / e i tuoni benvenuti avranno fatto la loro opera per rendere migliori le cene’’. Adagio a mangiare i tartufi col formaggio. I tartufi mangiati in grande quantita` e messi insieme al formaggio possono far davvero male. 171
Di tartufi un cestino non fa un’annata di vino. L’umidita` e la pioggia favoriscono la crescita dei tartufi alla fine dell’estate e all’inizio dell’autunno, ma danneggiano la vite, che produce assai meno. Vedi anche Anno fungato, anno tribolato [A 1002]. 172
Chi e` prediletto dal Signore puo` non curarsi dei suoi ministri; chi ha la protezione del capo poco si cura dei suoi aiutanti. 179 A una tasca piena tutti fan di cappello. A chi e` ricco tutti porgono omaggi e s’inchinano, qualunque sia la sua origine o il suo grado di onesta`.
Chi esce di casa con le tasche vuote quando torna non ha perso nulla. Chi non ha nulla non puo` che guadagnare o rimanere com’e`. Quando tutto manca si e` al riparo da qualunque perdita. 180
181 Quando la tasca e` piena l’anima canta. Quando uno sa di avere le tasche piene di soldi e` di buon umore, ottimista e allegro.
Il tartufo e` un portento per chi manca il caldo dentro. Al tartufo viene attribuito un potere afrodisiaco.
Ne´ mano in tasca, ne´ occhio in lettera. La discrezione vuole che non ci si occupi delle faccende piu` delicate degli altri.
Pioggia con la luna del tartufaio e` la fortuna. Quando piove mentre cambia la luna (ossia quando da calante diviene crescente), si creano le condizioni favorevoli per la crescita dei tartufi.
Ne´ mano in tasca, ne´ custodia di borsa. Variante del precedente: non si deve accettare neppure di custodire la borsa dei danari che appartiene ad un’altra persona.
Due tartufai ammazzano un cane e due cani ammazzano un tartufaio. La ricerca del tartufo (detta erroneamente anche ‘‘caccia’’ perche´ si fa col cane da tartufo) deve essere fatta con calma e metodo, con un cane solo, molto abile. Se due tartufai dispongono di un cane solo lo sacrificano, mentre due cani fanno impazzire un tartufaio perche´ spesso si volgono in direzioni opposte.
TASSA
173
174
175
Dove un prete batte il culo nascono tartufi. Si dice cosı` quando qualcuno cade in terra, soprattutto se si tratta di una persona importante. Si dice anche scherzosamente che nel punto in cui uno ha toccato terra nasceranno i funghi, nascera` un pero, o un melo (se ha battuto il sedere). 176
TASCA f Vedi Scarpa. 177 Tasca piena ha dolce suono. La tasca piena di monete emette un suono gradevole, rassicurante e molto apprezzato da tutti. 178
Chi e` amato da Dio ha in tasca i santi.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
182
183
184 Le tasse e la tigna ognuno le maledice. Le tasse sono qui accomunate alla tigna (vedi la voce) perche´, come questa, sono fastidiosissime, assillano con insistenza ed e` impossibile liberarsene.
A pagar tasse e a fare il soldato nessuno va di corsa. Sono cose che si fanno solo perche´ si e` obbligati a farle. 185
Quando la tassa viene ognuno si fa povero. Quando e` il momento di stabilire l’entita` delle tasse ognuno mette su una sceneggiata nella quale cerca di dimostrare di essere poverissimo, per poter pagare meno possibile. 186
TASSO Il tasso comune e` un animale grande come un maialetto lattante. Ha il corpo massiccio, il muso allungato, la coda e le zampe corte, le orecchie piccole, il collo tozzo e forte. Si muove lentamente e va in letargo continuo da autunno a primavera. Di indole pigra e scontrosa, vive nella fitta boscaglia dove si scava
pag 1604 - 04/07/2007
1541 profonde, vaste e comode tane, con molte uscite di sicurezza e imbottite di foglie ed erba secca. Quando questi animali erano numerosi, venivano cacciati spietatamente perche´ ritenuti nefasti per l’agricoltura. In realta`, pur essendo dannosi per certi aspetti, sono assai provvidi in quanto sterminano gli insetti e i roditori, veri flagelli delle colture. L’ira dei contadini contro il tasso era dovuta forse alla sua astuzia, contro la quale poco valgono le precauzioni: le zampe forti, munite di unghioni, gli permettono di scavare passando sotto i recinti e depredando gli orti. Quando dorme il tasso russa forte, rivelando la presenza della sua tana, da cui i contadini lo costringevano a uscire immettendovi del fumo. La pelliccia del tasso e` pregiata; con i peli della coda si fanno pennelli per pittori, mentre una volta col suo grasso si facevano unguenti. Il tasso non lascerebbe la sua tana se non lo chiamasse la fame. Nessuno, se non ne avesse bisogno, si allontanerebbe da casa per andare a lavorare, a rischiare. 187
Al tasso piace solo l’uva bassa. Il tasso non si sa arrampicare e prende solo i grappoli che sono alla sua portata. Si dice cosı` ai pigri che prendono solo le cose che non costano fatica. 188
Tasso nell’orto campana a morto. Quando un tasso entra in un orto lo devasta completamente. Se viene sorpreso, l’animale non ne esce vivo. Oggi cio` non accadrebbe perche´ il tasso e` una specie protetta. 189
Se sapesse arrampicarsi il tasso vivrebbe di miele. Il tasso e` ghiotto di miele, ma non e` in grado di arrampicarsi, essendo goffo e grasso. Se si potesse, si mangerebbero sempre cose squisite e leccornie; se ce lo si potesse permettere, si farebbe una vita molto piu` agiata. 190
Callo e gelone vuole il grasso di marmotta o di tasso. I geloni e i calli si curavano con il grasso del tasso o della marmotta, che ammorbidiva la pelle e leniva il dolore. 191
192
Chi dorme come un masso canta i versi del Tasso.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
TAVOLA
Giocando sull’omonimia, il detto equivoca sul rumore che fa il tasso quando dorme e le ottave di Torquato Tasso. TAVERNA Taverna, processo e orinale mandano l’uomo all’ospedale. Gli stravizi, le liti legali, con le relative preoccupazioni, e le malattie alle vie urinarie rovinano la salute all’uomo. 193
194 In taverna siamo tutti uguali. Quando siamo a bere e a giocare non valgono le distinzioni sociali, di cultura, di ricchezza. Riecheggia il canto goliardico medievale che inizia: In taberna quando sumus / non curamus quid sit humus, / sed ad ludum properamus / cui semper insudamus ‘‘Quando siamo alla taverna non ci curiamo di quale sia la condizione di ciascuno, ma ci diamo da fare al gioco che e` la nostra fatica’’.
Quando la taverna e` piena d’ubriachi e` l’ora di partire. Per non essere coinvolti in risse e tristi faccende. 195
196 Entra nella taverna e fuggi il mare. Vai dove si sta bene e allontanati dai luoghi dove c’e` pericolo.
TAVOLA f Vedi Bicchiere, Cantare, Mangiare. 197 A tavola non s’invecchia. Stando a tavola serenamente e in allegra compagnia, l’organismo acquista salute ed energie. Detto molto noto, ripetuto di solito per giustificare il prolungarsi di pranzi e conviti vari. Una storiella popolare narra che il Signore, accolto bene a tavola da un vecchietto, gli promise che non avrebbe tenuto conto delle ore che egli aveva e avrebbe passato a tavola.
Povera tavola, poveri amici. Se offri una tavola misera, come commensali ti ritrovi solo una banda di poveracci. 198
Chi mette in tavola la quaresima sgombra la casa dagli amici. Chi apparecchia una tavola come in tempo di penitenza e digiuno (vedi Quaresima), allontana chiunque da casa sua. 199
200
A tavola fatti avanti e al lavoro stai in disparte.
pag 1605 - 04/07/2007
TAVOLA
1542
.
A tavola prendi le posizioni piu` in vista e piu` comode per essere servito e arrivare facilmente alle portate; al lavoro non metterti in evidenza, ossia fai meno che puoi.
Chi ha fame deve mangiare subito e chi e` stanco deve riposare. Il detto sconsiglia soprattutto di lavorare in condizioni tali da compromettere la lucidita` e far commettere errori.
Chi canta a tavola prende una moglie pazza. Sposera` una donna che lo possa capire e assecondare. Vedi anche Chi canta a tavola e a letto e` un matto perfetto [C 507].
212 Non si rammentano i morti a tavola. Non si parli di cose che possano turbare l’animo di coloro che sono a tavola.
201
202 Quel che c’e`, e` in tavola. Si dice cosı` per avvertire che non ci si deve aspettare altro, che le cose stanno cosı` e non c’e` nulla che possa cambiare la situazione.
Il morto e` nella bara. Per analogia. Le cose parlano da se´, non c’e` da dire niente. 203
‘‘Non c’e` altro’’, disse quello che mostrava il culo. Per analogia. 204
Tavola senza vino mangiare meschino. La tavola sulla quale manca il vino immiserisce anche le buone portate che vi si servono. E` cosı` in quasi tutta l’Italia, dove il vino non puo` mancare neanche sulla tavola piu` povera. 205
A tavola un lume in piu` e un piatto in meno. Chi vuole invitare a tavola inviti uno in meno, ma non risparmi sull’addobbo e sulla ricchezza della mensa. Vedi anche A tavola ne´ piu` di nove ne´ meno di tre [N 524]. 206
Parca tavola, vita lunga. Chi mangia misuratamente ed evita i cibi pesanti si mantiene in buona salute e vive a lungo. 207
A tavola e a letto si va per invito. A mangiare in una casa si va solo se invitati e solo su richiesta dei padroni di casa ci si ferma a dormire. Non si possono chiedere queste due cose senza commettere una grave indelicatezza, senza apparire maleducati. 208
209 Cucina e tavola son la rovina dell’uomo. Per la salute e per la borsa mangiare smodatamente e` assai deleterio. Vedi anche Tavola e bicchiere tradisce in piu` maniere [B 559]; Grassa cucina, magro testamento [C 2529]. 210
La tavola ruba piu` d’un ladro in casa.
211
Affamato a tavola e stanco a letto.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
213
Non si vogliono ricordar i morti a tavola.
214 A tavola non si parla d’affari. Principio anglosassone, contraddetto proprio dal pranzo d’affari.
A tavola non si maligna, non ci s’adira e non si piange. A tavola si deve far attenzione a non guastare il pranzo dei convitati. Si deve parlare per il piacere di farlo; non si deve parlar male, per non ferire involontariamente qualcuno; non si devono fare discussioni animate e impermalirsi, ne´ si deve piangere, creando imbarazzo tra i presenti. 215
Ne´ troppo tardi a tavola ne´ troppo presto in chiesa. Chi va troppo tardi a tavola rischia di non trovarci piu` nulla, chi va troppo presto in chiesa si ritrova a dover ascoltare una quantita` eccessiva di intemerate e predicozzi. Vedi anche Presto in beccheria e tardi al mercato [M 1275]; Presto a tavola e tardi alla battaglia [B 181]. 216
A tavola quattro cose vanno in fumo: la fame, la sete, il tempo e la legna del camino. Mangiando a tavola si calma la fame, si estingue la sete, si passa il tempo senza accorgersene e si brucia la legna per scaldarsi. 217
Quel che si dice a tavola va gettato con le briciole della tovaglia. Le confidenze che vengono fatte a tavola sono pegni di amicizia e per nulla al mondo devono essere riferite. Vanno anzi dimenticate e perdute come le briciole che si gettano via, quando si scuote la tovaglia. 218
219
La tavola e` mezza confessione.
A tavola e al tavolino si conosce la gente. Al tavolo da pranzo e a quello da gioco si rivelano la natura, le idee, l’educazione della persona. Vedi anche Nel vino e nel gioco si conosce l’uom da poco [U 193]. 220
221
La tavola e` una mezza colla.
pag 1606 - 04/07/2007
1543 Lo stare a tavola insieme unisce anche le persone che non hanno molto in comune fra loro. 222 A tavola non ci si fa pregare. Perche´ si rischia di restare senza mangiare se si e` presi in parola.
A tavola chi parla molto sparecchia poco. Chi a tavola si perde in chiacchiere mette poco sotto i denti. Si riferisce al passato quando il cibo era scarso e si mangiava sempre poco; per questo i banchetti erano un’occasione per levarsi la fame. 223
Ne´ a tavola ne´ a letto si porta rispetto. Vecchio detto di origine contadina (ancora diffuso, ma usato solo in senso ironico) che stabiliva come, per principio, nel mangiare e nel riposare non si dovesse avere alcun ritegno, ne´ osservare regole di educazione, o limitazioni alle manifestazioni fisiche, anche le piu` maleducate. Con letto s’intendono anche i rapporti amorosi. 224
225 A tavola come all’altare. Contrario del precedente. A tavola bisogna comportarsi con rispetto, pulizia, educazione.
Pane e vino: la tavola e` apparecchiata. Quando a tavola ci sono il pane e il vino l’apparecchiatura si puo` considerare quasi completa; basta l’essenziale. 226
Alla tavola della povera gente si comincia col primo piatto e si finisce con quello. La tavola del povero prevede di solito un unico piatto perche´ di piu` non si puo` permettere. 227
TEATRO La vita e` un teatro e ognuno ha la sua parte. Nella vita ciascuno e` costretto a fare cio` che gli e` imposto dal ruolo che il destino gli ha riservato indipendentemente dalla sua volonta`. Il proverbio riprende il tema antico e universale, secondo il quale nella vita, come in una commedia, ognuno recita una parte che gli viene assegnata e che non e` frutto della sua scelta. Di conseguenza quello che appare non e` la verita`, che rimane nascosta dietro la maschera della recitazione. Vedi anche Ognuno 228
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
TEDESCO
sceglie la sua maschera [M 904]; La vita e` una commedia: ognuno vi recita la sua parte [V 1003]. 229 La vita e` un baraccone e gli uomini i burattini. Per analogia. Il mondo e` teatro e l’uomo e la marionetta. In questo caso l’uomo obbedisce a una volonta` molto piu` forte della sua. 230
A teatro si va per vedere e per esser visti. A teatro non si va solo perche´ si e` interessati allo spettacolo, ma anche per far parte di una comunita` nella quale si vuol essere considerati. Detto delle donne significa che vanno allo spettacolo per farsi ammirare. 231
232
Chi va a teatro per vedere e chi ci va per farsi vedere.
TEDESCO Con questo termine si indicano genericamente coloro che parlano la lingua tedesca, senza distinzione fra austriaci, svizzeri e altri. Vengono tutti associati e distinti con particolari qualita` e difetti. Sono grandi amanti del bere e in secondo luogo del mangiare; per questo spesso si indicano come ubriachi (Bere come un tedesco). Hanno fama di severita`, di un legalismo e di un rigore nell’applicazione delle leggi che forse viene dal protestantesimo e mal si accorda col possibilismo mediterraneo. Sono severi e un po’ cattivelli, caratteristica maturata con le invasioni, i saccheggi di citta` (per es. il celebre ‘‘sacco di Roma’’) e consolidata nell’ultimo conflitto mondiale. Sono precisi (precisione tedesca), grandi tecnici e grandi scienziati, fabbricanti di congegni efficienti e portentosi, grandi organizzatori e capaci di organizzarsi perfettamente in pace e in guerra. Sono efficienti e puntuali e addirittura caparbi nell’esattezza, per cui spesso non hanno la capacita` di adeguarsi immediatamente alle nuove situazioni, operazione nella quale gli italiani sono maestri. Parlano una lingua impossibile (parlare tedesco, per dire che non si capisce niente). 233 I tedeschi hanno l’ingegno nella mano. Ai tedeschi e` riconosciuta grande abilita` nel fabbricare congegni efficienti e ingegnosita` nel trovare soluzioni pratiche, soprattutto nei manufatti, negli arnesi che risultano sempre utilissimi e apprezzabili.
pag 1607 - 04/07/2007
TEGAME
Il paradiso tedesco: patate, tabacco e vino. Il tedesco, conosciuto come grande mangiatore, non e` altrettanto rinomato buongustaio, anzi si accontenta spesso della quantita` senza guardare la qualita`. Le patate vi compaiono anche per il fatto che la Germania ne produce in grande quantita`. Inoltre e` gran bevitore e anche fumatore, un tempo di sigaro e pipa. 234
Tedesco italianato diavolo incarnato. Il tedesco che con la frequentazione o la migrazione assume modi di vita o mentalita` italiana e` il peggior soggetto che si possa immaginare. Unisce l’astuzia diabolica, il machiavellismo italiani alla sua natura violenta, inflessibile, senza avere i recuperi del sentimento, i ripensamenti che gli italiani invece hanno. Il detto circola anche in Germania e si trova in italiano (Giusti) anche: Inglese italianato, diavolo incarnato. Altre forme simili rispecchiano il fatto che comunemente si diffida molto di tutto cio` che perde la sua vera natura e si presenta come ibrido. Italianato (italianizzato) e` forma impropria che si trova nel proverbio e raramente altrove. 235
Mensa tedesca: ogni cuoco tre cantinieri. Il tedesco mangia molto, ma beve infinitamente di piu`. 236
237
1544
.
Tre tedeschi vuotarono due cantine.
Meglio davanti alla spada d’un turco che a tavola con un tedesco. Perche´ il tedesco mangia molto e il convito potrebbe finire in rissa. Anche: e` piu` facile scampare all’inimicizia di un tuorco che all’amicizia di un tedesco. La fonte piu` copiosa di proverbi antitedeschi e` l’Europa orientale, per le proverbiali inimicizie dei tedeschi con molti popoli, come russi, polacchi, slavi. Un proverbio russo dice: Il tedesco puo` essere un brav’uomo, ma e` piu` prudente impiccarlo. E un serbo: Meglio essere spinto dalla spada d’un turco che dalla penna di un tedesco. 238
I tedeschi amano la verita` e la cercano nel vino. Ossia la cercano sempre in fondo al boccale e non hanno pace finche´ non l’hanno vuotato. La propensione dei tedeschi per la verita` deriva forse dal rigore con cui il protestantesimo giudica la finzione, anche per un buon fine o per un’opportunita`; mentre il mondo mediterraneo ha piu` indulgenza e ne fa largo uso. I tedeschi poi si sono distinti nella ricerca filosofica. I boccali un tempo avevano dipinto sul fondo una figura, anche religiosa, o un motto e si diceva ironicamente che i bevitori lo tracannassero alla ricerca di qualcosa di piu` alto rispetto al piacere del bere, come la verita`, la saggezza, la fede. Il proverbio, che fa riferimento al notissimo detto: In vino veritas [V 826], echeggia o e` una forma travisata di una adagio latino: Si latet in vino verum, ut proverbia dicunt / invenit verum Teuto, vel inveniet ‘‘Se, come dicono i proverbi, nel vino sta nascosta la verita`, il tedesco [non facendo che bere] o l’ha trovata o la trovera`’’. Il sostanza: i tedeschi sono grandi bevitori. Pur essendo la birra la bevanda nazionale tedesca, il vino e` di largo uso in Germania, soprattutto nelle zone dove viene prodotto in grandi quantita`. Tuttavia, l’esperienza dei tedeschi come bevitori gli italiani l’hanno fatta in passato soprattutto nel proprio paese, dove i teutonici si sono mostrati sempre grandi amanti del vino. 240
Il tedesco buono al boccale come al desco. Il tedesco e` grande mangiatore e grande bevitore. 241
Dio insegna agli uomini e il diavolo ai tedeschi. Il proverbio e` frutto delle frequenti calate in Italia delle armate tedesche, che lasciavano ogni volta ricordi molto spiacevoli del loro comportamento. 242
TEGAME Chi ha fame pulisce il tegame. A tavola si riconosce presto chi ha molto appetito dal fatto che non lascia nulla nel piatto e va anche a cercare quello che e` rimasto nei tegami. 243
Al bere del tedesco, al parlare del francese, al vantarsi dello spagnolo, al bestemmiare del turco non c’e` fine. Bere come un tedesco (ossia senza alcun limite), bestemmiare come un turco (ossia in maniera eccessiva) sono espressioni diventate ormai proverbiali. 239
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
244
Chi frega il tegame quando si sposa piove.
pag 1608 - 04/07/2007
1545 Sembra riconnettersi ad un’antica credenza diffusa in varie forme in Europa, soprattutto nel Nord. E` probabile che sia derivata dai riti antichi, volti ad impetrare la pioggia, forme pagane confluite nel Cristianesimo e mai assorbite completamente nella nuova religione. Fino a pochi anni fa erano frequenti riti e processioni per scongiurare siccita` e maltempo. Per quanto riguarda gli scongiuri per la pioggia valga l’esempio del rito della Dodola, tipico della Serbia, ma di cui si ritrovano tracce anche da noi. Per avere la pioggia una giovane percorre le vie del villaggio ricoperta di fronde e le altre ragazze davanti alle case le versano addosso secchi e tegami pieni d’acqua. Altrove si battono i tegami con i mestoli per far piovere. Si dice che fa piovere anche chi suona male uno strumento o fa un rumore fastidioso soprattutto con stoviglie e secchie.
.
TELAIO
Per le vele era necessaria una tela resistentissima e molto fitta. Non tutte le cose sono adatte per fare un certo lavoro: anche fra cose simili bisogna scegliere quelle piu` adatte. Tale il filo, tale la tela. Una cosa si giudica dal materiale che e` stato usato per fabbricarla. Il prodotto che si ottiene da una lavorazione non puo` essere di qualita` superiore agli ingredienti usati. Cosı` in ogni altra operazione. 252
Chi vuol buona tela di lino ordisca grosso e trami fino. Per avere una buona tela di lino, che sia fine e resistente occorre fare l’ordito con filo grosso e la trama con filo sottile. Vedi anche Chi vuol lavor gentile, ordisca grosso e trami sottile [L 304]. 253
Chi vuol la tela, tessa. Chi vuole una cosa se la procuri col lavoro, si dia da fare per ottenerla. 254
TEGOLA / TEGOLO 245 I tegoli si dan da bere uno coll’altro. Si dice di coloro che si aiutano vicendevolmente, nel bene e nel male, ma anche di chi sparla, fa della maldicenza. Le tegole sono disposte in modo che l’acqua scorra dall’una all’altra.
Le tegole quando piscia una piscian tutte. Si dice quando per imitazione tutti fanno quello che uno ha cominciato a fare. 246
Le pecore quando una bela belano tutte. Per analogia. 247
Le tegole sono state fatte quando c’era il sole. Nei periodi buoni bisogna pensare ai tempi difficili che potranno venire. Una volta, prima di essere cotte, le tegole venivano fatte asciugare al sole. 248
249 Ogni casa ha una tegola rotta. Ogni famiglia ha il suo guaio, la sua ‘‘pecora nera’’, la sua afflizione. 250 Ogni famiglia ha la sua pecora zoppa. Per analogia.
TELA f Vedi Donna. 251
D’ogni tela non si fa vela.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
255
Chi vuol tela semini lino.
Tela grossa copre l’ossa. La tela spessa ripara dal freddo. 256
TELAIO Panno fino telaio poverino. Tessere di fino costa molta fatica e procura poco guadagno. 257
Telaio non vuol rabbia, ne´ stizza, ne´ pancia vizza. Per tessere bene ci vuole calma, tranquillita` e occorre aver mangiato bene. Vedi anche Tessere non vuole ne´ rabbia ne´ fretta [T 543]. 258
Avviato il telaio anche una capra tesse. Una volta impostata la tela sul telaio e` relativamente facile poi continuare a tessere. In ogni attivita` complessa si richiede una mente che preveda, organizzi e disponga le varie funzioni secondo le fasi del procedimento. Fatta questa impostazione (che corrisponde nel proverbio alla fase preparatoria della tessitura con la predisposizione del disegno) il lavoro puo` essere eseguito meccanicamente, anche senza la necessita` di particolari compe259
pag 1609 - 04/07/2007
TEMERE
1546
.
tenze. Il detto valorizza in particolare la fase creativa dell’attivita` nei confronti della pura esecuzione. La capra, per la sua bizzarria, e` considerato un animale stupido.
Il verso del Metastasio (Siroe, atto II, scena III) ha ripreso probabilmente una simile forma precedente di proverbio, affermandosi esso stesso come detto. Vedi anche Chi ha la testa di vetro non faccia a sassate [T 589].
TEMERE f Vedi Coraggio, Paura.
Chi in presenza ti teme in assenza ti nuoce. Massima machiavellica che invita a non fidarsi di chi ostenta sottomissione quando non e` possibile fare altro che sottomettersi: al momento buono, anche solo con la lingua, l’oppresso tentera` di vendicarsi.
Chi teme minaccia. Chi ha paura e teme di non avere abbastanza forza, minaccia, grida. 260
261 Chi piu ` teme piu` minaccia. Vedi Pulci (Morgante 21.4.8): ‘‘e chi piu` teme e` quel che piu` minaccia’’.
Non c’e` intoppo per avere piu` che chiedere e temere. Il modo piu` precario per avere e` quello di chiedere con il timore di ricevere un diniego. Chi domanda trepidando apre la strada alla risposta negativa, perche´ mostra gia` la possibilita` e l’attesa del rifiuto. 262
263 Chi timido chiede insegna a negare. Per analogia. Traduce un motto latino tuttora ripetuto:
Qui timide rogat docet negare. ‘‘Chi domanda timidamente insegna a rifiutare’’: Viene dalla Fedra di Seneca (593 sg.) ed e` attestato come massima indipendente gia` nel Medioevo. 264
265 Chi teme mal si consiglia. Chi ha timore prende decisioni avventate, senza la necessaria riflessione. La paura fa fare scelte affrettate e sbagliate. 266 Chi e` temuto ha il suo. Chi incute timore ottiene quello che vuole, ma non di piu`. L’amore invece genera una riconoscenza che dura anche a lungo; il timore e` sterile, se non genera odio.
Chi niente ha, niente teme. Chi non ha nulla non ha paura di essere derubato ne´ di essere aggredito. Vedi anche Niente e` al sicuro dai ladri e dai briganti [N 340]. 267
Chi teme acqua e vento non si metta in mare. Chi teme una cosa non vada dove quella domina. 268
269
Non si commetta al mar chi teme vento.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
270
Chi non teme non si guarda e chi non si guarda si perde. Chi e` troppo sicuro di se´ non usa prudenza e facilmente incappa nei tranelli, negli agguati che gli vengono tesi. 271
272
Chi non teme vive in pericolo.
273 (Mi) Odino, purche´ (mi) temano. E` il motto della prepotenza e della sopraffazione, citato ancora oggi piu` spesso nella forma latina originale in cui il pronome personale che rende piu` naturale la resa italiana e` sottinteso: 274 Oderint dum metuant. La piu` antica attestazione di questa espressione si trova nell’Atreo, del poeta tragico latino Accio (fr. 203 sg. R2). Gia` nell’antichita` era divenuta proverbiale, come testimoniano numerose citazioni di Cicerone e Seneca. Era motto caro a Caligola (Svetonio, Caligola 30.3), mentre Tiberio, sempre secondo Svetonio (Tiberio 59.4) preferiva Oderint dum probent ‘‘Mi odino, purche´ approvino’’. Vedi anche Meglio essere amato che temuto [A 572].
TEMPERANZA Una delle quattro virtu` cardinali, insieme a fortezza, prudenza, giustizia. E` la capacita` di moderare e controllare gli impulsi, le passioni e il desiderio di beni materiali, riconducendo tutto alla giusta misura. Nella simbologia e` rappresentata come una bella donna che tiene nella mano destra un freno, una briglia per indicare il controllo e nella sinistra uno strumento che misura il tempo, come una clessidra, per indicare che tutto deve essere fatto al momento opportuno. Vicino le sta un elefante che, si dice non ecceda mai nella misura del cibo. 275
La salute e` figlia della temperanza.
pag 1610 - 04/07/2007
1547 La salute deriva dalla moderazione, dall’evitare ogni eccesso nel mangiare, nel bere, nell’affaticarsi, nell’oziare. La temperanza e` il miglior medico [la miglior medicina]. Vedi anche Il tempo e` il miglior medico [T 335]. 276
278
La temperanza e` la madre della salute. La temperanza e` la guardiana della vita.
279
La temperanza allunga la vita.
277
Meglio temperanza quotidiana che digiuno ogni settimana. E` meglio controllare la gola ogni volta che si mangia piuttosto che digiunare periodicamente. Il digiuno settimanale era imposto dalla Chiesa il venerdı` e alla vigilia delle grandi feste. 280
281 La temperanza ti fa signore. La temperanza ti mette nella condizione di servirti delle cose e di non esserne schiavo o dipendente.
Temperanza ti freni e prudenza ti meni. Precetto morale: affidati a queste due virtu` cardinali per moderarti e orientarti nella vita. 282
La temperanza quanto cibo leva tanto bene aggiunge. La temperanza, togliendoti un po’ di piacere, ti restituisce poi in benessere e salute quello che ti ha sottratto. 283
La temperanza protegge la salute e il portafoglio. Evitando gli eccessi la tolleranza preserva dai malanni e dalle spese eccessive. 284
TEMPESTA 285 Tempesta non fa carestia. Un forte temporale puo` procurare grossi danni alla campagna, ai raccolti, ma non porta la penuria, non compromette seriamente la produzione agricola. La grandine, ad esempio, cade per lo piu` in zone ristrette.
Tempesta di maggio, pane, vino e formaggio. La pioggia di maggio fa bene al grano, alla vite e al prato. 286
Tempesta di montagna non bagna la campagna. Quando piove sulle alture, la pioggia cade a valle in misura limitata, spesso insufficiente. 287
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
TEMPO
288 Nella tempesta si vede il nocchiero. Nei momenti difficili si vede quanto un uomo vale. Vedi anche Il buon marinaio si conosce al cattivo tempo [M 722]; Il buon nocchiero si conosce al vento [N 381]. 289 Nella burrasca si vede il marinaio. Per analogia. 290 In tempo di tempesta ogni buco e` porto. Quando ci si trova in pericolo qualunque cosa serva a salvarsi e` apprezzata e benvenuta. Vedi anche Chi affoga s’attaccherebbe ai rasoi [R 242].
In tempo di carestia si fa festa con le ghiande. Per analogia. Quando non c’e` altro da mangiare, anche i cibi di poco valore vanno bene per levarsi la fame. Vedi anche In tempo di carestia evviva il pan di veccia [V 228]. 291
Piu` infuria la tempesta, piu` e` calda la preghiera. Piu` cresce il timore, piu` aumenta il fervore della richiesta, della preghiera. Si allude allo scatenarsi degli elementi, in particolare alle bufere marine. 292
Finita la tempesta, dimenticato il voto. Una volta scampato il pericolo si dimenticano le promesse e i giuramenti fatti alle potenze celesti. Risolto il problema, ci si dimentica presto di chi ci ha aiutato a venirne fuori. Vedi anche Fatta la grazia, gabbato lo santo [S 297]; La gratitudine muore col bisogno [G 1086]; La gratitudine presto ha le rughe [G 1087]. 293
TEMPO1 L’inesorabilita` del trascorrere del tempo ha ispirato molti proverbi, che in qualche caso riecheggiano versi di poeti illustri. Il tempo passa senza farsi notare, consumando e logorando tutto, ma e` anche l’unica medicina che sana le ferite dell’animo, le sofferenze del cuore. Chi sa ben gestire il proprio tempo riesce a vivere meglio, a realizzare, con pazienza, i propri progetti. Il tempo e` raffigurato simbolicamente come un vecchio con le ali, che tiene in una mano una grossa falce, nell’altra le bilance, e il piede destro appoggiato su una ruota, che spesso e` il cerchio dello Zodiaco. A volte, invece, il tempo e` ritratto con uno specchio in mano mentre sorvola una citta` in rovina. Spesso accanto al tempo e` raffigurata la morte.
pag 1611 - 04/07/2007
TEMPO
f Vedi Anno, Esperienza, Vita.
Il tempo vola. Il tempo passa tanto rapidamente che rimaniamo sorpresi allorche´ ci accorgiamo che e` gia` svanito. Vedi anche Le ore non hanno comare [O 431]. 294
295 Fugit irreparabile tempus. ‘‘Fugge irreparabilmente il tempo’’. Parole celeberrime di un verso di Virgilio (Georgiche 3.284). Se ne ripete anche una versione semplificata, diffusa, fra l’altro, almeno dal Rinascimento come iscrizione di clessidre e meridiane: 296
Cola il tempo con la polvere. Si riferisce alla clessidra. 298
299 Gli anni corrono come l’acqua. Per analogia.
Il tempo passa e non torna piu`.
Vassene il tempo e l’uom non se ne avvede. Verso di Dante, Purgatorio 4.9. 301
Il tempo cammina con le scarpe di stoppa [lana]. Ossia: avanza leggero e silenzioso senza farsi sentire. 302
303 La vita fugge e non s’arresta un’ora. Verso del Petrarca (Canzoniere 272.1); la prima quartina del sonetto dice: ‘‘La vita fugge e non s’arresta un’ora / e la morte vien dietro a gran giornate / e le cose presenti e le passate / mi danno guerra e le future ancora’’. 304
Il tempo passa e non si ferma.
Il tempo non si ferma per nessuno. L’uomo si illude di ritrovare, dopo molto tempo le cose come le aveva lasciate, mentre queste si sono trasformate, quando non sono scomparse. 305
Il tempo va al trotto e quello felice va al galoppo. Quando si e` felici e sereni il tempo e` ancora piu` veloce. 306
307
Il tempo trascorre insensibilmente e quasi all’improvviso si viene a sapere che quella che avevamo visto bambina e` gia` grande e si sposa. 308
Il tempo passa e la bambina va a marito.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Gli anni passano e i figli si sposano.
309 Ogni tempo viene e passa. Vedi anche Tutto ha fine [F 902].
Il tempo passa e la vita s’accorcia. Passando il tempo resta sempre meno da vivere. 310
311
Il tempo passa e la morte s’avvicina.
312
Il tempo passa e la morte viene: beato chi ha fatto il bene.
Tempus fugit
297 Il tempo fugge. Traduzione del precedente. Meno frequente la forma Il tempo se ne va.
300
1548
.
313 Chi ha tempo ha vita. Chi dispone del proprio tempo dispone anche della propria vita. In certe situazioni riuscire a guadagnare tempo, a rinviare l’esito, puo` portare ad una soluzione. Citato in questa forma come proverbio gia` da Guicciardini (Ricordi 2.54).
Il tempo matura il grano, ma non ara il campo. Dio fa il piu`, ma all’uomo richiede lavoro e impegno. 314
Prendi il tempo come viene e la gente com’e`. E` il principio dell’esistenza tranquilla e della saggezza: accetta la vita com’e` e non pretendere che la gente sia diversa o migliore di quello che e`. Qui tempo puo` significare anche le condizioni atmosferiche. 315
316 Prendi il tempo quando piove. Proverbio contadino: quando piove, e non si puo` lavorare nei campi, e` il momento di fare tanti lavoretti nella cascina al coperto. 317 Tutto a suo tempo. Invito a fare le cose quando e` il momento; ovvero: la vita muta secondo l’eta`, le situazioni, le necessita` e nulla puo` essere ritenuto stabile, secondo la frase biblica (Ecclesiaste 3.1): ‘‘Per ogni cosa c’e` il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo’’. Si ripete anche in latino: 318 Omnia tempus habent. ‘‘Tutte le cose hanno il loro tempo’’; e` appunto l’inizio del versetto dell’Ecclesiaste sopra menzionato secondo la Vulgata.
pag 1612 - 04/07/2007
1549 319 Ogni cosa ha il suo momento. Per analogia. Vedi anche Ogni cosa ha la sua stagione [S 2003]; Ogni frutto vuol la sua stagione [F 1502].
Tutto a suo tempo e rape in Avvento. L’Avvento e` il periodo che precede il Natale e comincia dalla domenica vicina alla festa di sant’Andrea cioe` intorno al 30 novembre. Le rape sono un piatto tipico di questa stagione perche´ sono ancora tenere e gustose. Vedi anche Di Befana la rapa e` vana [B 239]. 320
.
334 335
TEMPO
Il tempo guarisce ogni piaga. Il tempo e` il miglior medico.
336 Il tempo asciuga le lacrime. Con il trascorrere del tempo si rimarginano le ferite causate dalle disgrazie e si riallacciano i contatti con la vita.
321
Il tempo e` la prima medicina, la seconda il riposo e la terza la dieta. Principio risalente alla Scuola salernitana. Vedi anche Il riposo e` la prima medicina [R 598]; Il letto e` la medicina del poveretto [L 573]; Il letto e` una grande medicina [L 574].
322
Nel giardino del tempo nasce il fiore della rassegnazione. Col tempo anche chi ha perduto una cosa insostituibile, chi ha avuto un grande dolore, trova la rassegnazione.
Tutto ha il suo tempo, meno che la vecchiaia. Perche´ si vorrebbe che non arrivasse mai. Espressione usata per lamentare l’incombere dell’eta`. Bisogna dare tempo al tempo.
Viene il tempo che matura anche la nespola. Vedi anche Col tempo e la paglia maturano le sorbe e la canaglia [N 247]. 323
324 Tutti i tempi tornano. Le stagioni, i mesi ritornano ciclicamente, basta solo avere la pazienza di attendere. Si dice anche di periodi opportuni per attivita` come la caccia, la pesca e anche di situazioni storiche (periodi di pace, di guerra, di abbondanza, di carestia). Vedi anche In cent’anni e cento mesi torna l’acqua ai suoi paesi [A 143]. 325
Tempo va e tempo viene.
326
Ogni tempo passa e ogni tempo viene.
327
Dopo un tempo ne viene un altro.
Per chi ha tempo d’aspettare non c’e` tempo che non arrivi. L’opportunita` per fare o per ottenere una cosa giunge per chi ha la pazienza di attendere. 328
329
Il tempo viene per chi sa aspettare.
330
Per chi puo` aspettare ogni tempo viene.
331
Ogni tempo passa e ogni tempo arriva.
332 Il tempo sana tutto. Non c’e` cosa che col tempo non trovi il proprio compimento, la sua naturale soluzione. Il tempo guarisce ogni ferita, ogni malattia, ogni dolore con l’oblio o la rassegnazione. Si usa di solito in riferimento alle sofferenze affettive. 333 Tempus omnia medetur. Versione latina del precedente.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
337
338
339
Non c’e` dolore che col tempo non passi.
340
Col tempo tutto si dimentica.
341
Il tempo accomoda tutto.
Il tempo tutto svela e scioglie. Anche i misteri piu` intricati e i segreti piu` gelosi vengono rivelati dal tempo, che mostra prima o poi quello che gli uomini nascondono. Vedi anche La verita` e` figlia del tempo [V 529]. 342
Non vi son frutti sı` duri che il tempo non maturi. Vedi anche Col tempo e la paglia si maturano le nespole [N 246]. 343
Da cosa nasce cosa e il tempo le governa. Dalle cose derivano altre cose (principio di generazione, di fecondita`) e il tempo da` loro uno sviluppo, un senso, una storia (principio del destino). Sono le due forze che, nella visione popolare, governano il mondo. 344
345 Il tempo fa la gente. Matura le persone, le cambia. 346 Il tempo fa la gente e la disfa` . Le persone nascono e nel tempo mutano continuamente crescendo, finche´ invecchiano e muoiono.
Meno e` il tempo, piu` e` la fretta. La fretta aumenta e diminuisce in ragione inversa alla quantita` di tempo di cui si dispone: chi ha poco tempo ha molta fretta e viceversa. 347
pag 1613 - 04/07/2007
TEMPO
348 Il tempo e` denaro [moneta]. Principio enunciato anticamente in una sentenza di Teofrasto, citata da Diogene Laerzio (5.40): ‘‘il tempo e` un ingente dispendio’’, e quindi, s’intende, va usato con parsimonia. Ripreso e completato da Francesco Bacone (Saggi, 1620: ‘‘Il tempo e` la misura degli affari, come il denaro e` la misura delle merci’’), ha riacquistato valore nel mondo anglosassone, in polemica con la concezione medievale, confortando il principio moderno secondo il quale il tempo produce denaro attraverso il lavoro, il prestito e ogni altra forma di attivita` di mercato e di finanza. Nella sua opera Istruzioni a un giovane commerciante Franklin spiega efficacemente questo principio alla luce della nuova economia borghese. E` traduzione dall’inglese, che circola correntemente in italiano:
Time is money. 350 Il tempo e` danaro e Dio lo da` gratis. Vedi anche Il tempo lo da` il Signore per niente [T 414]. 349
Tutto vince il tempo. Alla legge inesorabile del tempo niente e nessuno puo` sfuggire. 351
352 Il tempo tutto consuma. Da confrontare un epigramma dello PseudoSeneca (1.1 Baehrens), diffuso nel Medioevo come sentenza: Omnia tempus edax depascitur, omnia carpit / omnia sede movet: nil sinit esse diu ‘‘Tutto divora il tempo vorace, tutto rapisce, tutto sposta, niente lascia durare a lungo’’. Tempus edax rerum ‘‘Tempo, divoratore delle cose’’, e` un’espressione ovidiana (Metamorfosi 15.234; solo tempus edax in Epistulae ex Ponto 4.10.7) che ha goduto di notevole diffusione.
Il tempo divora le pietre. Il tempo asciuga anche il mare. 355 Il tempo e` una lima sorda. La lima sorda ha i denti fini: consuma senza far rumore. Anche Shakespeare usa l’immagine dei ‘‘denti del tempo’’ in Misura per misura, atto V, scena I. 353 354
Il tempo ruba la gioventu` e l’amore. 357 Il tempo passa e tutto porta via. Vedi anche Con gli anni morı` l’asino e il pentolaio [P 1239]. 356
358
1550
.
Il tempo passa e nulla lascia.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
359
Il tempo doma tutti.
360
Il tempo segue tutti.
361
Il tempo segue anche la pulce nel collo del cane.
362 Il tempo e` piu ` lungo della vita. Del tempo a ciascuno tocca una piccola parte: la vita e` soltanto un piccolo ritaglio nella lunga distesa del tempo. 363
C’e` piu` tempo che vita.
364 Chi ha tempo non aspetti tempo. L’indugio nel fare una cosa pregiudica spesso la possibilita` di farla in seguito. Vedi anche I tegoli dell’inferno sono occasioni perdute [O 48] ; Non ti lasciar condurre al passo estremo che molti ne ha ingannati il Benfaremo [F 339]. 365
Tempo perduto mai non si riacquista.
366
Il tempo perduto non torna.
367
Il tempo perso si puo` solo rimpiangere.
Chi tempo ha e tempo aspetta, tempo perde. Vedi anche Vale piu` una cosa fatta che cento da fare [F 333]. 368
369
Chi prende tempo perde tempo.
Chi fa prima fa due volte. Per analogia. 370
Per la strada del poi poi si arriva alla casa del mai mai. Per analogia. Vedi anche Dopo e poi son parenti del mai [P 2027]. 371
372 Il tempo perso non e` piu ` di nessuno. E` il tempo che e` andato perduto quello che veramente non esiste piu`: non ha dato utilita` a chi lo ha perso e neppure ad altri.
Secondo il tempo bisogna fare e secondo il vento navigare. Qui tempo equivale a periodo, epoca che ha le sue regole, le sue idee e le sue mode, alle quali occorre uniformarsi se si vuole vivere bene, o comunque non avere contrasti e noie. 373
374 Quel che il tempo dona ritoglie. Quello che il tempo da` nella vita (la bellezza, la gioventu`, i beni, la forza) e` solo un prestito. Tutto viene poi ritolto. 375
Il tempo fa le rose e le coglie.
376
Perdere il tempo a chi piu` sa piu` spiace.
pag 1614 - 04/07/2007
1551 L’uomo che ha molte capacita`, intelligenza e sapere non sopporta di perdere tempo in progetti vani, discussioni inconcludenti e chiacchiere inutili. Riecheggia un verso di Dante, che forse si e` rifatto a un proverbio preesistente. ‘‘Ditene dove la montagna giace / sı` che possibil sia l’andare in suso: / che perder tempo a chi piu` sa piu` spiace’’ (Purgatorio 3.76-78). Tempi cari, tempi amari. I periodi nei quali, rarefacendosi la disponibilita` di beni, aumentano i prezzi, sono difficili per tutti, ma soprattutto per chi, e sono i piu`, non ha possibilita` di procurarsi il necessario se non a costo di grandi sacrifici, oppure si deve privare di molte cose della quali avrebbe bisogno. Il paradosso consiste nel fatto che tutto aumenta di valore, ma la vita si fa grama. 377
Mala tempora currunt. ‘‘Si passano tristi momenti, sono brutti tempi’’. Commenta un discorso sulla difficolta` di vivere in un momento di decadenza, di crisi. Il nesso, tuttora assai frequente, non ricorre in autori antichi e medievali e deve essersi diffuso a partire dall’Eta` moderna. 378
379 O tempi! O costumi! Esclamazione usata per deplorare la decadenza, la corruzione o la malvagita` da cui e` segnata un’epoca, in particolare la nostra. Il detto e` tratto dalla Prima Catilinaria di Cicerone (1.1.2), che peraltro uso` spesso quest’espressione, tanto da farne gia` agli occhi degli gli antichi un suo nesso tipico (cfr. Seneca il Vecchio, Suasoriae 6.3). La versione latina, piu` nota di quella italiana, e`: 380 O tempora, o mores! Sia questa latina che la forma italiana sono dette comunemente in senso ironico, un po’ come Non c’e` piu` religione!, che viene usato ormai quasi esclusivamente per scherzo. 381 Altri tempi, altri costumi. Cambiano i tempi, cambiano anche i modi di vita, le consuetudini. Usato di solito per lodare i tempi passati. 382 Mutansi i tempi e noi con quelli ancora. Passano i tempi, le stagioni e con questi cambiano gli uomini. E` evidentemente un verso rimasto proverbiale. Sembra essere un’elegante resa italiana del seguente latino: 383
Tempora mutantur, nos et [et nos] mutamur in illis.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
TEMPO
‘‘I tempi cambiano e noi mutiamo con quelli’’. Celebre esametro di autore ignoto, si trova anche con la parte iniziale diversa, Omnia mutantur ‘‘Tutto cambia’’, che riecheggia Ovidio, Metamorfosi 15.165 (nell’illustrazione della metempsicosi). Una silloge seicentesca (M. Borbonius, Delitiae Poetarum Germanorum, Frankfurt 1612) lo attribuisce, con autorita` non verificabile, al re franco Lotario I (795-855), quindi, si puo` credere, con significato relativo a cambiamenti politicoistituzionali. 384 Bisogna accomodarsi ai tempi. Bisogna adattarsi, cambiare sistemi e mentalita` secondo quello che i tempi richiedono. Vedi anche Bisogna prendere il mondo come viene [M 1801]; Quel che va bene in un secolo non va bene nell’altro [S 835]. 385 Il tempo invecchia ma non rinsavisce. Il tempo porta a compimento cio` che la natura ha generato: mentre migliora il buono, rende lo stolto ancora piu` insulso.
Meglio andare col tempo che col vento. L’uso indica che ci si riferisce al marito: meglio prendere un marito attempato, piu` anziano, che piu` giovane e volubile, che cambia come il vento. Altri intendono: meglio andare con ordine e fare le cose secondo la naturale successione che procedere estemporaneamente secondo l’estro e l’occasione. 386
387 Chi ha tempo porta i cani a pisciare. Fa cose inutili come se fossero importanti, necessarie. I campagnoli si meravigliano dei cittadini che portano i cani in giro per i loro bisogni, cosa che considerano del tutto superflua. 388 Chi ha tempo puo` cacare all’ombra. Fa tutto con agio e cerca il posto e il tempo migliore per fare le sue faccende.
Chi passa il tempo a dormire si desta con la fame. Chi occupa il tempo utile nel sonno, chi lo perde in cose inutili si trova poi con problemi seri da risolvere. 389
390 Il tempo e` galantuomo. Perche´ rimette le cose a posto, fa giustizia, chiarisce gli errori, fa smaltire le sbornie, leva le infatuazioni. In particolare s’intende che e` imparziale: passa nello stesso modo per tutti, nella gioia e nel dolore.
pag 1615 - 04/07/2007
TEMPO 391
Il tempo e` galantuomo a chi l’aspetta.
392
Il tempo mantiene la parola.
393
Il tempo scopre ogni cosa.
394
Il tempo e` il miglior testimone.
Col tempo tutto si scopre [viene a galla]. Vedi anche La verita` viene sempre a galla [V 531]. 395
396 I tempi buoni fanno gli uomini cattivi. Quando c’e` abbondanza, ricchezza, gli uomini diventano rammolliti, egoisti, si danno ai piaceri e ai vizi. Quando la situazione peggiora, allora si volgono alla riflessione, alla solidarieta`, al lavoro. 397 Il tempo da` buoni consigli. Il tempo, la calma, la riflessione portano la saggezza e, aspettando senza fretta a prendere una decisione, si fa la scelta giusta. 398
Il tempo e` il miglior consigliere.
Il tempo passa e Dio provvede. Invito alla fiducia: col tempo le cose cambiano e la Provvidenza manda qualche aiuto. 399
Tempo e`, tempo fu tempo non e` piu`. Non si potrebbe immaginare una sintesi migliore delle considerazioni di sant’Agostino sul tempo nel libro XI delle Confessioni. Il tempo in sostanza non ha dimensione, concetto ribadito dal detto seguente: 400
401 Il tempo non e` mai stato. Altro motivo sul quale si puo` meditare a lungo.
Col tempo una foglia di gelso diventa seta. Con la pazienza e col tempo la foglia di gelso diventa una veste di seta, in quanto con le foglie di gelso un tempo si alimentavano i bachi da seta. 402
Niente costa meno del tempo, e nessuno lo vende. Il tempo si ha gratis, non costa nulla, ma non puo` essere ne´ comprato, ne´ venduto. 403
404
Il tempo non si compra.
405 Quando c’e`, nulla costa meno del tempo. Da` per implicita l’idea che, proprio per questo, sia la cosa piu` preziosa. 406
1552
.
Tempo al tempo e si fa tutto.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Lasciando che le cose seguano la loro strada (dando tempo al tempo), facendo quello che e` necessario con il tempo che occorre, si puo` portare a termine quanto c’e` da fare. 407 Il tempo passa per tutti. Non fa eccezioni per nessuno: tutto e tutti invecchiano e scompaiono. Si dice quando, incontrandosi con una persona che non si vedeva da molto tempo, ci si ritrova invecchiati.
Chi fa tutto per tempo d’un giorno ne fa tre. Chi non rimanda le cose da fare e le fa per tempo, chi si avvantaggia utilizzando i momenti liberi, riesce a fare tre volte di piu` di quello che fa un pigro o un imprevidente. 408
Il miglior tempo e` quello che deve venire. Non solo perche´ da` speranza, ma perche´ da`, per cosı` dire, profondita` alla vita con un futuro. 409
A suo tempo anche la coda serve alla vacca. La vacca credeva che la sua coda fosse inutile, ma si accorse di quanto le servisse quando cominciarono a infastidirla le mosche. Anche le cose ritenute inutili col tempo si rivelano idonee a fare qualcosa. Vedi anche L’asino che si taglio` la coda s’accorse a che serviva al tempo dei tafani [A 1379]. 410
411 Il tempo e` di Dio. Occorrerebbero molte pagine per inquadrare questo proverbio nella visione del mondo dominante nel passato: la nostra concezione del tempo non corrisponde a quella legata alla civilta` agricola, dove tutto era scandito dai cicli della natura. Oggi, all’opposto, riteniamo che il tempo sia nostro. Un’altra interpretazione e` piu` banale: la vita e` lunga o breve secondo la volonta` divina.
Il tempo e` di Dio e il lavoro del padrone. Mette in contrapposizione le due dimensioni: quella spirituale e quella materiale: mentre Dio dona il tempo inafferrabile secondo una sua misteriosa misura, il lavoro che ne deriva diviene possesso di chi se ne appropria e viene computato materialmente secondo criteri quantitativi, quasi che l’uomo materializzi e renda corporea una realta` imponderabile, indefinibile, fuori da ogni valutazione pratica. Vi si puo` rintracciare una mutazione storica della concezione del tempo, tra il modo di 412
pag 1616 - 04/07/2007
1553 concepirlo della Chiesa e l’idea che se ne stava formando nel mondo moderno. Il tema aveva implicazioni di carattere fondamentale, a cominciare dal problema se il danaro fosse o meno produttivo nel tempo, il che portava alla condanna del prestito come usura, o all’ammissione di questo come attivita` bancaria. (cfr. D. Cremona, Carita` e ‘interesse’ in S. Antonino da Firenze (XV sec.) - Il precapitalismo nella dottrina ‘de usura’ di un economista santo, Firenze 1990). Jacques Le Goff, nel suo saggio Il tempo della chiesa e il tempo del mercante (Torino, Einaudi 1977), indica questa frattura tra il tempo della natura, che e` anche quello della struttura liturgica della Chiesa, e quello della vita attiva svincolata dall’agricoltura, a partire dal sec. XII. La Chiesa, con la campagna, conservava un’idea antica del tempo come entita` inafferrabile di per se´, che si coglie solo quando si veste del movimento d’una cosa, identificandosi praticamente con esso, ma la sua misura rimane approssimativa, legata alla psicologia, al punto che le ore non sono tutte uguali, ma quelle della notte sono piu` lunghe; gli anni non sono uguali se sono d’abbondanza o di carestia, di conseguenza lo stesso tempo di lavoro non produce la stessa quantita` di danaro; la distanza tra due luoghi muta se il passo e` lento o svelto, se si va a cavallo o a piedi, quindi per il ricco e per il povero. Il mercante, staccandosi per primo dalla vita della terra, avverte l’esigenza d’una nuova concezione del tempo: la rendita d’un prestito non puo` variare se l’anno e` d’abbondanza o di carestia; un viaggio copre una distanza precisa e deve avere un costo prevedibile, indipendente dalle tempeste e dai fortunali; la sua organizzazione paga i servizi secondo tariffe fisse, compensa artigiani e dipendenti secondo un preciso tempo di lavoro. 413 Non sa il tempo se non chi lo fece. Solo Dio puo` capire la natura del tempo e il senso degli accadimenti che in essi si svolgono.
Il tempo lo da` il Signore per niente. Vedi anche Il tempo e` danaro e Dio lo da` gratis [T 350]. 414
415 Il tempo manca la sera. Ci si accorge del tempo perduto quando ormai e` tardi. Vedi anche Quando vien la sera il pigro si dispera [S 1055]; Conosce il perso dı` quando e` gia` sera [D 256].
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
TEMPO
416 L’avaro buono e` l’avaro del tempo. L’avaro positivo, virtuoso e colui che fa buon uso del suo tempo, non lo spreca e lo mette a buon frutto. Usa in senso positivo la parola avaro che in genere non ce l’ha. Specifica quindi con buono: non colui che non ha mai tempo per nessuno, solo per se´, lo nega a chi lo deve, ma chi non lo sciupa e lo usa saggiamente.
Misura il tempo, farai buon guadagno. Chi distribuisce oculatamente il tempo, e` consapevole di come lo impiega e in quali misure, evita il danno di sprecarlo, di impiegarlo inutilmente in opere che non valgono, non rendono per il periodo di lavoro che richiedono. E` un invito a essere attenti a come si passa il giorno, soprattutto in un periodo in cui la misura del tempo era vaga e approssimativa. 417
418 Il tempo non aspetta. Il corso del tempo e` inesorabile e non consente indugi, dilazioni, adeguamenti a una necessita`. Si dice in particolare riguardo a quelle che sono le scadenze della vita, che non possono essere differite se non a costo di perdere la possibilita` che si presenta solo per un momento, un periodo e poi e` perduta per sempre: il lavoro, l’amore, i figli, le decisioni che determinano il corso dell’esistenza. 419 Le ore non tornano indietro. Per analogia. Il tempo passato e` irrecuperabile, sia quello perduto inutilmente, sia quello felice nel quale si vorrebbe ritornare.
Ogni giorno che passa e` un giorno in meno. Per analogia. Ha il sapore della frase fatta, anche per la sua ovvieta` immediata; eppure ha un uso proverbiale, frequente nel rapporto colloquiale, soprattutto se, come avviene in altri casi, si considera un giorno vissuto come un giorno guadagnato. E lo e` in assoluto, ma purtroppo e` anche perduto. 420
Ogni tempo passa e ogni tempo viene. Cio` che e` previsto nel corso naturale delle cose si verifica a tempo debito sia come inizio, opportunita`, evenienza, trasformazione, sia come arrivo, approdo, termine di un periodo, una fase, un evento. E` una rassicurazione verso chi dispera per un’attesa vana e un invito a non illudersi che una realta` della vita sia durevole, perenne. 421
pag 1617 - 04/07/2007
TEMPO
1554
.
422 Il tempo non ha memoria. Passa e cancella tutto. In particolare si rivolge alla vita umana, della quale quasi non resta traccia nella memoria, nei ricordi, nelle cose compiute che si distruggono, si trasformano, soprattutto si dimenticano. 423 Il tempo e` come la gente del mondo. Dimentica, non tiene soprattutto il ricordo del bene compiuto, dei benefici fatti e la gente, a sua volta, si dimentica di quelli ricevuti.
TEMPO2 Nel senso meteorologico, e anche come stagione. Considerata la regolarita` del ciclo astronomico, del susseguirsi delle stagioni, dell’allungarsi e accorciarsi del periodo d’illuminazione del giorno, l’uomo si aspetterebbe altrettanta armonia nell’alternarsi del caldo e del freddo, della pioggia e del bel tempo. Invece si accorge che le condizioni meteorologiche variano in maniera imprevedibile, del tutto irregolare. Da qui l’esigenza di formulare le previsioni del tempo con tutti i mezzi e le spie disponibili, i lunari, gli almanacchi e l’osservazione continua del cielo. 424 Il tempo fa come vuole. Le condizioni meteorologiche non sono soggette a regole fisse, sono imprevedibili e l’uomo non puo` fare nulla per mutarne l’andamento.
Il tempo non guarda lunari. Il tempo non e` come lo vuole il lunario. 427 Il tempo non e` come lo pregano. 428 Al tempo non si comanda. 429 Il tempo non prende ordini da nessuno. 430 Il tempo e` padrone. 431 Il tempo non prese moglie per fare a modo suo. 432 Il tempo e` matto come i cristiani. 433 Il tempo e la morte fanno di testa loro. 434 Il tempo e le donne fanno come vogliono. 435 Tempo e stagione vanno presi come vengono. 436 Bisogna prendere il tempo come viene e la moneta come corre. 437 Anche il bel tempo viene a noia. Tutte le cose che si ripetono creano monotonia. Vedi anche Ogni bel canto viene a noia 425 426
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
[C 536]; La salute e il bel tempo non vengono mai a noia [S 183]; Il gioco e` bello quando dura poco [G 547]. 438 Tempo bello non fu mai troppo. Contrario del precedente. Il tempo buono, i periodi di prosperita` e di fortuna a nessuno sembrano troppo lunghi. Vedi anche La salute e il bel tempo non vengono mai a noia [S 183]. 439 Anche agli ebrei venne a noia la manna. Agli ebrei in viaggio nel deserto il Signore mando` come alimento un cibo chiamato manna, che scendeva dal cielo ‘‘simile al seme del coriandolo’’ (Numeri 2.7-9). 440 I tordi fanno afa. Si dice di chi disprezza un bene vero per una sciocchezza. Si dice quando in un ambiente si disdegnano cose di valore per apparire raffinati, nobili, superiori. Un gioco popolare consiste nell’addurre cause ridicole a fatti importanti, del tipo: non ‘‘si fece prete perche´ il collare gli segava la gola’’. I tordi (o i beccafichi) gli fanno afa e` appunto una di queste frasi paradossali che indicano una persona amante di atteggiamenti ridicoli assunti per sembrare raffinata, speciale, come se tali uccelli non fossero un cibo prelibato. Qui afa nell’accezione, oggi non frequente, di ‘‘noia, fastidio, uggia’’.
Buon tempo e mal tempo non durano tutto il tempo. La bella e la brutta stagione non sono stabili, si alternano come i periodi fortunati o infausti della vita. 441
Tempo, vento, signor, donna e fortuna voltano il culo come fa la luna. Bisogna godere di queste cose quando si hanno a proprio favore, e non si deve pensare di averle sempre a disposizione perche´, come si hanno per caso, per caso si perdono. Il proverbio rileva come la parte ‘‘posteriore’’ rotonda della luna, nel suo ciclo passi da ponente a levante: voltare il culo e` un’espressione che indica il passaggio dalla simpatia all’antipatia nei confronti di una persona. Vedi anche Femmina, vino e cavallo, mercanzia da fallo [M 1268]. 442
Quando i tempi mutano gli stronzi galleggiano. Equivoca su due significati di tempo: situazione climatica ed epoca contrassegnata da un certo indirizzo politico (tempo di rivoluzione, restaurazione, ecc.). Per un fenomeno natu443
pag 1618 - 04/07/2007
1555
.
TEMPORALE
rale il mutamento della pressione atmosferica smuove e porta a galla dal fondo delle acque di fogne, stagni e gore, residui e lordure, tanto che l’apparire di certa roba negli acquitrini e` ritenuto segno di pioggia. Poi le piene dei corsi d’acqua smuovono ogni rifiuto. Col mutare della situazione politica appaiono e fanno carriera anche gli equivalenti umani di certi rifiuti vagabondi.
Quando le cose vanno bene tutti sanno cavarsela e si vantano di saperci fare. Vedi anche Tutti sanno navigare quando il vento e` buono [N 162].
Dum tempora mutant, stercora natant. E` la versione latina del precedente.
Temporali e dispiaceri di lontano son piu` neri. Spesso i problemi, le difficolta` al pensiero appaiono insuperabili, mentre poi, al momento della necessita`, si riesce ad affrontarli agevolmente.
444
Quando il tempo e` rosso corre il vento o corre il fosso. Quando il cielo al tramonto e` rosso vuol dire che arriveranno il vento e poi la pioggia che fa correre ruscelli e torrenti. Vedi anche Aria rossa o piscia o soffia [A 1196]. 445
446 Chi guarda il tempo muore povero. Chi per fare qualcosa aspetta che si realizzino le condizioni migliori non si muove mai, come chi rimanda un viaggio aspettando un sereno stabile.
Anche se il tempo e` bello non uscir senza mantello. In periodi di tempo incerto non ci si deve fidare se il cielo e` sereno: in marzo o in ottobre, ad esempio, il tempo puo` mutare in un’ora. 447
Tempo che luce maltempo adduce. L’aria luminosa che trattiene e rifrange la luce e` carica di vapori e fa quindi presagire la pioggia. 448
449 Tempo d’afa presto tuona. Quando l’umidita` unita al caldo diviene insopportabile e` segno che si avvicina un temporale. 450 Cattivo tempo si rifa` la sera. Quando durante la giornata ha fatto maltempo, spesso al crepuscolo si apre una schiarita, detta l’ora del pastore. 451 Tempo buono e` mezza spesa. Lavorare i campi, murare e fare altri lavori e` piu` semplice, e quindi meno costoso, se il tempo e` buono.
453 Col bel tempo ragliano gli asini. Gli incapaci, gli ignoranti si credono maestri quando non incontrano difficolta`.
TEMPORALE 454
Per aver gran temporale a mane tramontana e il meriggio maestrale. Quando al mattino la tramontana rinfresca l’aria e la sera arriva il maestrale c’e` da aspettarsi un forte temporale. 455
456 Chi teme il temporale non si bagna. Chi teme la pioggia si premunisce con ombrello, impermeabile o altri mezzi. Chi si aspetta avversita` e problemi e` previdente e previene il pericolo. Vedi anche E` meglio aver paura che buscarne [P 776].
Di luglio il temporale dura poco e non fa male. Il temporale estivo e` di breve durata: rinfresca l’aria, ristora la campagna e non fa alcun danno. 457
Temporale d’estate rinfresca e se ne va. Grandi temporali son di breve durata. I forti rovesci d’acqua durano poco, si calmano subito. I grandi accessi d’ira, le sfuriate violente finiscono presto. 458 459
Forte burrasca: un’ora e basta. 461 Temporale di mattina i campi in rovina. Il temporale che viene al mattino e` particolarmente furioso e fa molti danni. 460
Temporale di mattina non ha ne´ capo ne´ coda. Ossia: non finisce mai. 462
463 464
452
Col tempo buono tutti sanno campare.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Temporale mattutino dura tutta la giornata. Temporale di sera non dura un’ora intera.
pag 1619 - 04/07/2007
TENERE
1556
.
Ossia: e` molto breve. Temporale di notte gran fracasso e nulla rotto. Il temporale notturno produce un grande rumore di tuoni, ma non fa danni. 465
Temporale con schiarita: la pioggia non e` finita. Quando il cielo si apre nel corso di un temporale vuol dire che la pioggia continuera` a lungo. 466
Quando si regala troppo non si conserva, si perde il capitale, non si mantiene quel che si ha. TENERO Amore, cacca e Venere sono tre cose tenere. Detto scherzoso usato per indicare la delicatezza di un argomento e le precauzioni con cui va trattato. 474
Amore, merda e cenere sono tre cose tenere. 476 Al duro piace il tenero. Ognuno e` attratto dal suo contrario. Il riferimento e` all’uomo e alla donna. 475
TENERE 467 Chi tutto vuol tenere tutto perde. Chi vuole avidamente conseguire e mantenere ogni vantaggio, trarre ogni utile da qualunque situazione, cercando di avere quanto piu` possibile, alla fine perde tutto. Vedi anche Chi troppo [tutto] vuole nulla stringe [T 1021]; Cane che caccia due lepri non ne prende nessuna [C 485]; Per aver l’uovo, la gallina e le penne si perde l’uovo, la gallina e le penne [U 223].
Bisogna tenere quel che si puo` e lasciare quel che passa. Conviene lasciar andare quello che non e` possibile tenere e accontentarsi di quello che si puo` avere. 468
469 Quel che non puoi tenere, dona. E` saggio offrire agli altri quello che per noi e` impossibile o dannoso tenere: procurando riconoscenza il gesto libera da un incomodo o da una spesa di mantenimento. Vedi anche E` meglio donare quello che non si puo` vendere [D 778]; Papa Leone quel che non poteva avere lo donava [L 471]. ` meglio un ‘‘Tieni, tieni’’, 470 E che cento ‘‘Piglia, piglia’’. E` meglio una cosa data immediatamente che cento consigli e inviti ad andarsela a prendere dov’e`. Vedi anche Lo vuoi si dice ai malati [V 1225].
Tie`, tie` piace anche al re. I regali piacciono a tutti. Tie` equivale a ‘‘tieni, prendi’’. 471
Meglio un ‘‘Piglia, piglia’’ che ‘‘Niente niente’’. Per analogia. 472
473
Col tieni tieni sale al cielo san Mantieni.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
TENTARE f Vedi Provare. 477 Tentar non nuoce. Provare a fare una cosa spesso non costa nulla e alla fine si puo` riuscire anche a farla. Il detto, diffusissimo, e` gia` citato dal Pulci nel Morgante (25.265): ‘‘Tu sai il proverbio, che il tentar non nuoce’’.
Chi non tenta stenta. Vedi anche Chi non risica non rosica [R 619]. 478
Chi non tenta non riesce. Tentare non costa nulla. 481 Tentare non e` gran peccato. 482 Per tentare uno ebbe trent’anni. Si replica cosı` a chi dice: ‘‘Tentiamo’’. Evidentemente questo tizio che non riuscı` ebbe trent’anni di carcere. 479 480
‘‘Tentiamo’’, disse il diavolo. Invito ironico a farsi forza, ad aver coraggio. Il diavolo e` il tentatore per eccellenza. 483
TERESA Santa Teresa d’Avila (1515-1582), mistica, riformatrice del Carmelo col motto pati non mori (‘‘soffrire e non morire’’), fu fondatrice di nuovi monasteri carmelitani e dei Carmelitani scalzi; insieme a san Giovanni della Croce, ridette forza alla spiritualita` della Spagna e della cristianita` nel XVI sec. Fu proclamata Dottore delle Chiesa, ma il valore della sua opera sfuggı` al mondo popolare, dove ha riconoscimenti sporadici. Protegge Avila, la
pag 1620 - 04/07/2007
1557 Spagna insieme a san Giacomo, Napoli, i malati di cuore e i merlettai. E` ricordata per una singolarita`: la sua morte avvenne ad Alma de Torres il 4 ottobre 1582 nella notte in cui, per la riforma gregoriana del calendario, si passo` con decreto papale dal 4 al 15 ottobre, abolendo in pratica 11 giorni e quindi e` morta e festeggiata in tale giorno. Per santa Teresa prepara la tesa. In questo periodo (15 ottobre) si usava tendere le reti ai paretai per la caccia ai tordi di passaggio, oggi vietata. Vedi anche la voce Tesa; e il proverbio Per santa Teresa tordi a distesa [T 732]. 484
Per santa Teresa la testa del porco appesa. In questi giorni al Nord si comincia ad ammazzare e salare il maiale. Vedi anche Andrea. 485
Teresa e Gianfaldoni. Espressione usata per prendere in giro coloro che si presentano con grandi vesti, grandi mantelli, abiti a lunghe falde. In voga nel XIX sec., e` motteggio che oggi sopravvive variamente storpiato nel linguaggio di qualche persona anziana. Si riferisce a un romanzo che godette di molta popolarita`, uscito dalla penna di Nicola Germano Le´onard, poeta e romanziere francese, nato nella Guadalupa nel 1744 e morto a Nantes nel 1793. Scrisse nel 1783 la Storia tragica di Teresa e Gian Faldoni, romanzo che godette di una lunga fortuna, tradotto anche con il titolo: Gli amori di Teresa di S. Clair e di Giuseppe Gianfaldoni. 486
TERNI Citta` dell’Umbria. Se al vescovo di Terni cade il pastorale, esce dalla diocesi. Si voleva cosı` far capire quanto fosse piccola la diocesi di Terni.
.
TERRA
provenienti dalla decomposizione di residui animali e vegetali, nonche´ di composti azotati e d’altre sostanze minerali. La terra (terreno) magra invece e` quella povera delle sostanze indicate. Da tener presente che, pur essendo la terra grassa quella generalmente richiesta per le coltivazioni (vedi Terreno grasso contadino a spasso [T 532]), non tutte le piante vi crescono bene. Non poche, come la vite hanno bisogno della terra magra. f Vedi Albero, Annata, Arare, Mare, Morte, Morire, Mutare, Paese, Patria, Pioggia, Semente, Talpa, Terreno. Ogni bene dalla terra viene. Tutte le cose, compresa la vita, vengono dalla terra. Usato anche in senso piu` limitato per esaltare le attivita` dell’agricoltura rispetto a tutte le altre forme di produzione e guadagno. 488
Tre cose vuole la terra: buon tempo, buon seme e buon lavoratore. La terra per produrre ha bisogno di una stagione propizia, di un seme adatto e di un contadino solerte. 489
Chi ha terra ha guerra. Ossia: ha sempre da discutere per questioni di proprieta`, confini, furti, ecc. 490
491
Chi compra terra compra guerra.
Chi ha terre e buoi tutti i corni sono suoi. I corni sono qui i fastidi, le noie. 492
493 Terra che ha sete produce fame. La terra arida, che non puo` essere irrigata o e` troppo riarsa non produce nulla per chi la lavora.
487
TERRA Le molte notizie sulla terra e le varie accezioni di questo termine di grande estensione semantica sono da ricercare sotto i singoli proverbi. Poco nota e` la distinzione dei tipi di terra. La terra (terreno) grassa e` quella ricca di sostanze richieste per la nutrizione della vita vegetale, in particolare di materie organiche
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
494 Chi e` in terra non puo` cadere. Chi ha raggiunto il grado minimo della condizione economica, o sociale, non ha che da migliorare. 495
Piu` che in terra non si cade.
Quel che terra prende terra rende. Quello che la terra prende come seme, concime, fatica, lo restituisce nel raccolto. 496
497
La terra per dormire d’inverno ha bisogno di lenzuola di neve.
pag 1621 - 04/07/2007
TERRA
La terra non produce bene d’estate se l’inverno non e` stato freddo: per ‘‘riposarsi’’ bene ha bisogno di essere coperta da una coltre di neve. Vedi anche Sotto la neve pane [N 257]. Di terra grassa, cattiva strada. Sulla terra grassa non e` opportuno realizzare strade, ne´ viottoli: le pietre e i piedi vi sprofonderebbero soprattutto quando e` bagnata dalla pioggia. Tale tipo di terreno fertile (vedi anche Terreno grasso contadino a spasso [T 532]) e` del tutto privo di sassi, in particolare se adibito a coltivazioni o coperto di vegetazione. Inoltre non ha consistenza, e` friabile e anche una massicciata di grosse pietre e` destinata a sprofondare nel terreno sotto il peso dei carri. 498
In terra grassa, cattivo cammino. 500 Buona terra, mala gente. Si dice di un luogo ricco o bello i cui abitanti pero` hanno vistosi vizi. Con significato vicino: Paesi fecondi fanno molti vagabondi [V 40]. 499
Chi puo` andare per terra non vada per acqua. Chi puo` viaggiare sicuro eviti i rischi. Andare per mare era considerato una volta molto pericoloso. Vedi anche Dove puoi andar per terra non andar per mare [M 684]. 501
Terra benigna, del selvatico madre e del coltivato matrigna. La terra produce spontaneamente la malerba rigogliosa, senza malattie ne´ parassiti, mentre le piante coltivate, se l’uomo non le cura, muoiono. 502
Chi ara terra bagnata per tre anni l’ha rovinata. Non si deve toccare la terra quando e` inzuppata dalla pioggia: lavorandola infatti si compatta e, quando secca, diventa dura quasi come un mattone. 503
504
1558
.
Piuttosto che terra bagnata lavorare vattene in piazza coi pazzi a cantare.
505 Terra nera fa buon pane. La terra scura e` ricca di quello che i contadini chiamavano umo (humus) complesso di sostanze organiche che favoriscono la vegetazione delle piante (Rossi-Ferrini, Proverbi agricoli, 1931).
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Terra nera da` buon frutto, terra bianca guasta tutto. Le terre biancastre sono spesso quelle troppo argillose o troppo calcaree; povere di humus, sono considerate molto avare di prodotti agricoli. 506
507
Terra nera buon grano mena, (terra bianca presto stanca).
508
Terra bianca avara e stanca.
509
Terra nera da` pane, terra bianca da` fame.
510 Terra bianca corre coll’acqua. Non assorbe l’acqua piovana ma corre via nei rigagnoli. 511 Terra fa terra. Chi ha dei possedimenti terrieri facilmente li espande.
Terra quanto vedi e vigna quanto bevi. Terra puoi averne quanta ne vedi dalla tua casa: se non la coltivi, ci fai pascolo; ma se la coltivi, considera che la vigna ha bisogno di cure e ne devi piantare solo quanta ne puoi lavorare, ovvero solo l’estensione da cui puoi produrre vino sufficiente per i tuoi bisogni. Vedi anche Casa quanta ne puoi abitare, campi quanti ne puoi arare, prati quanti ne puoi concimare e boschi quanti ne puoi comprare [C 953]. 512
Chi ha per letto la terra ha per coperta il cielo. Chi e` povero e misero e` protetto da Dio. 513
Quello che metti in terra non va perduto. L’espressione mettere in terra si usa per dire ‘‘investire in fondi’’: quello che investi nella terra non e` mai una perdita. Altri interpreta: quello che semini da` sempre un frutto. 514
515 La terra frutta e la casa sfrutta. La terra da` una rendita mentre la casa costa di manutenzione. 516 Terra fa casa e casa non fa terra. Con la rendita della terra si puo` facilmente costruire la casa, mentre avendo la sola casa difficilmente si riesce a comprare un terreno. Vedi anche La vigna fa la casa e la casa non fa la vigna [V 746].
pag 1622 - 04/07/2007
1559
.
TERRENO
517 L’uomo costa quanto la sua terra. L’uomo vale per quello che possiede. Vedi anche Chi non ha non e` [E 203].
parlare, manifestare, mostrare. Direi che la regola ha la sua eccezione nelle faccende amorose.
Terra in costa poco costa. La terra che si trova su pendii scoscesi viene portata via dalla pioggia ed e` difficile da coltivare.
Finito il terremoto gli zoppi riprendono il bastone. Nel momento in cui hanno termine pericoli, necessita`, paure che impongono un’immediata ricerca di una soluzione per la salvezza, ognuno ritorna a ricercare, reclamare, chiedere quelle cose comode, opportune, delle quali aveva fatto a meno quando la situazione era grave e incombeva la minaccia.
518
Terra coltivata raccolta sperata. Chi ha lavorato e seminato aspetta giustamente di raccogliere i frutti. Vedi anche Semente in terra speranza nel Cielo [S 919]; Getta in terra e spera in Dio [D 446]. 519
520 La terra non invecchia. Mentre l’uomo invecchia ed e` distrutto dal tempo, la natura (qui terra equivale a ‘‘la Madre Terra’’) si rinnova continuamente e non perde la sua forza generativa.
Poca terra, buon raccolto. Chi possiede un fondo piccolo ha modo e tempo di coltivarlo bene e quindi ne ricava molti frutti. 521
Terra poca e coltivata bene. Rende piu` un canto che un campo. Per analogia: nel senso che la terra rende se coltivata bene e non da` frutti se e` trascurata. Canto indica un piccolo pezzo di terra. 522 523
524 Quello che vale esce dalla terra. Ossia: i prodotti per vivere, le pietre e i metalli preziosi, la brava gente. 525 La terra e` troppo bassa. Frase scherzosa pronunciata dai contadini per sottolineare la fatica di doversi piegare per lavorare. Vedi anche Solo chi zappa sa quant’e` bassa la terra [Z 32].
TERREMOTO 526 Non si fan patti col terremoto. Dal terremoto non ci si salva, non c’e` modo di prevederlo, tanto meno di fermarlo. In senso figurato: contro una forza, una furia scatenata, e` inutile opporsi, usare la ragionevolezza, ecc. 527 La donna e` segreta come il terremoto. La donna non e` segreta affatto, ne´ nel mantenere nascosto un segreto, ne´ nel coprire opportunamente progetti, manovre e operazioni segrete, in quanto per sua natura e` portata a
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
528
529 Alla musica del terremoto tutti ballano. Quando arriva il terremoto nessuno rimane immobile, anche i piu` pigri e restii se la danno a gambe, si muovono per cercare scampo. La necessita` induce tutti a darsi da fare.
Quando balla la mamma [madre terra] ballano tutti. Quando balla la madre terra nessuno rimane fermo. La madre terra e` il mondo stesso. 530
Non e` fede andare in chiesa il giorno del terremoto. La fede vera non e` quella della paura, della necessita` o dell’interesse. Un sentimento vero deve essere libero, non imposto da terrore o opportunita`. 531
TERRENO f Vedi Terra. Terreno grasso contadino a spasso. La terra grassa (vedi anche Terra) non ha bisogno di molto lavoro per produrre, per cui il contadino non si ammazza dalla fatica e ha tempo per andarsene in giro. Vedi anche Paesi fecondi fanno molti vagabondi [V 40]. 532
533 I terreni non diventan mai vecchi. I fondi agricoli, a differenza degli immobili e altro, non sono soggetti al deprezzamento dovuto al trascorrere del tempo. Di senso piu` generale di solito invece, il su riportato La terra non invecchia [T 520].
Terren che voglia tempo e uom che voglia modo, non te ne impicciare. E` meglio lasciar perdere sia un terreno che richieda troppo lavoro per produrre, sia uomo molto difficile da trattare. Il proverbio e` usato anche con la forma piu` antica del verbo impacciare, che ha lo stesso significato di ‘‘avere rapporto, interessarsi, intromettersi’’. 534
pag 1623 - 04/07/2007
TESA
1560
.
TESA E` cosı` chiamata la caccia che si faceva nei paretai tendendo le reti e attirandovi gli uccelli con i richiami. f Vedi Teresa, Tordo.
Per tessere ci vuole calma, tempo e animo sereno. Vedi anche Telaio non vuol rabbia, ne´ stizza, ne´ pancia vizza [T 258].
Alla tesa si pigliano i tordi. Solo figurato: gli sciocchi cadono facilmente negli inganni, come i tordi (vedi la voce) cadono nelle reti e nelle panie.
f Vedi Capo, Cervello, Faccia, Fasciare, Faz-
535
TESORO 536 Dov’e` il tuo tesoro, la` c’e` il tuo cuore. Frase evangelica (Matteo 6.21, anche Luca 12.34): ‘‘Perche´ la` dov’e` il tuo tesoro, sara` anche il tuo cuore’’. Significa che l’anima s’identifica in quello che vuole, cerca e ama, al di la` delle parole e delle dichiarazioni che possono sostenere il contrario.
Chi vuol farsi un tesoro in cielo, doni ai poveri. Altro insegnamento evangelico. Vedi anche L’elemosina e` la chiave del Cielo [E 50]; Chi da` al povero presta a Dio [P 2313]. 537
Dove ci son tesori ci son ladri. La presenza di una cosa di valore implica sempre anche quella di qualcuno che se ne vuole impadronire. 538
Chi tiene un tesoro nascosto lo conserva per gli altri. Chi nasconde un tesoro senza goderne o farne godere gli altri non fa che il custode di un bene destinato agli eredi. 539
TESTA zoletto. 544 Testa scema non diventa bianca. Si vuole che siano le preoccupazioni, gli sforzi cerebrali, i dispiaceri, la continua attivita` a far cadere i capelli o a farli diventare bianchi precocemente.
La testa del saggio parla anche dopo la morte. Il sapiente lascia i suoi insegnamenti nella memoria di coloro che lo hanno conosciuto. 545
546 La testa savia ha la bocca stretta. Il saggio parla poco. Vedi anche I saggi chiudono la bocca nel cuore e gli stolti aprono il cuore sulla bocca [B 657]; Il silenzio e` d’oro [S 1336]; Assai sa chi sa, ma piu` sa chi tacer sa [T 48]. 547 Testa di savio ha la bocca cucita. Vedi anche Al savio bastano poche parole [S 445].
Testa alta l’ha detta testa bassa l’ha fatta. Quando viene compiuto un misfatto c’e` sempre qualcuno che l’ha ispirato. Chi comanda (testa alta) da` le idee, consiglia, esprime desideri; i sottoposti (testa bassa), quelli che non sanno riflettere, eseguono. 548
La testa dell’ozioso e` l’officina del diavolo. A colui che sta in ozio vengono le peggiori tentazioni, i peggiori pensieri. Vedi anche L’ozio e` il padre dei vizi [O 716]. 549
Tesoro nascosto non serve a nessuno. Vedi anche Non si accende una fiaccola per metterla sotto il moggio [F 656]. 540
TESSERE f Vedi Tela, Telaio. 541 Uno ordisce la tela e un altro la tesse. In certe situazioni c’e` chi predispone e prepara tutto, ma e` poi un altro a portare a compimento l’impresa e a prendersene il merito.
Una cosa e` filare e un’altra e` tessere. Tra un mestiere e l’altro c’e` molta differenza e chi ne sa far bene uno non ne sa fare un altro. Vedi anche Altro e` tendere, altro e` pigliare [A 516]. 542
543
Tessere non vuole ne´ rabbia ne´ fretta.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
550 Testa digiuna e barba pasciuta. Bisogna lavarsi la testa a digiuno e farsi la barba dopo aver mangiato. 551 Dove manca la testa s’allunga la lingua. Chi meno sa e meno riflette piu` parla.
Teste senza sale presto vanno a male. Le persone che non hanno giudizio si ritrovano nei guai, si mettono nei pasticci. Il sale si usa per conservare gli alimenti, come la carne, le olive. 552
553
Testa senza lingua e` come una zucca.
pag 1624 - 04/07/2007
1561 E` una testa vuota, senza giudizio, inutile. La testa di sotto comanda quella di sopra. Il sottoposto, il consigliere spesso e` colui che veramente comanda; ma il detto e` usato piu` spesso con riferimento all’uomo, nel quale l’impulso sessuale prevale sulla razionalita`. 554
Ogni testa dura trova il suo scoglio. Ogni testone, ogni caparbio, trova l’ostacolo nel quale si rompe le corna. Vedi anche, in senso diverso, Ogni colpa ha il suo castigo [C 1029]; Gli errori si pagano [E 138]. 555
Ogni pazzo trova il suo bastone [la sua catena]. Per analogia. 556
557 Ogni cavallo matto trova il suo cantone. Per analogia. Il cantone e` dove va a sbattere correndo all’impazzata. 558 Tante teste [tanti corpi], tanti cervelli. I pareri sono tanti quanti sono gli uomini; non e` possibile trovare un consenso generale; ognuno la pensa a modo suo. Si tratta della versione italiana di un adagio latino tuttora ripetuto: 559 Quot homines, tot sententiae. ‘‘Quanti sono gli uomini, altrettanti i modi di pensare’’. La frase si trova in Terenzio Formione 454. Si ripete anche in una forma leggermente modificata, ancora piu` vicina al precedente proverbio italiano: 560 Tot capita, tot sententiae [sensus]. ‘‘Tante teste, tanti pareri’’. E` la forma piu` diffusa nella quale e` conosciuto e ripetuto questo detto, che spesso conclude nel modo piu` pacifico una discussione nella quale c’e` una divergenza d’opinioni.
.
TESTAMENTO
Soprattutto in senso figurato: quando chi guida non e` efficiente, va in malora tutto il complesso. Vedi anche Il pesce puzza sempre dal capo [P 1407]. 565
Quando il capo non sta bene ogni membro ne risente.
Chi tosto vuole morire si lavi la testa e vada a dormire. Chi dorme in un posto freddo con la testa umida si ammala facilmente. 566
567 A chi ha testa non manca cappello. Chi e` accorto trova anche il modo di star bene.
Nella testa del maiale c’e` da prendere e lasciare; nella testa del coniglio niente lascio e niente piglio. Nella testa del pesce piglia molto chi riesce. Infatti la testa del pesce serve a poco ed e` quasi sempre scartata. Essendo pero` molto saporita, e` utile per fare sughi. Altri dicono che sia buona da mangiare, ma pochi lo fanno. Anche quella del coniglio si mette, in Toscana, a cuocere col sugo: quindi si utilizza, ma non si mangia. La testa del maiale e` invece utilissima per insaccati. 568
Testa grossa, cervello piccolo. Pregiudizio popolare secondo il quale chi ha la testa grossa e` corto d’ingegno. 569
570
Testa grossa non fa buon cervello.
571
Nelle teste grosse il cervello s’annacqua.
TESTAMENTO f Vedi Cucina, Grasso.
Tante teste, tante tempeste. 562 Ogni testa e` un mondo. Cioe` contiene una sua propria visione del mondo.
Il matrimonio non puo` essere fatto col Vecchio e il Nuovo Testamento. Non puo` essere fatto tra una persona vecchia e una giovane.
Testa vecchia e mani giovani. La riflessione, il consiglio, sono propri delle persone attempate, mentre la forza e le energie sono appannaggio dei giovani. Vedi anche Consiglio di vecchio e aiuto di giovane [C 2069].
Bisogna far testamento quando non si pensa di morire. Bisogna provvedere alla destinazione dei propri beni con calma, serenita`, ponderazione e non prendere decisioni cosı` gravi sotto il dolore, la pena e l’inquietudine della morte vicina.
561
563
564
Quando la testa duole tutte le membra languono.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
572
573
574
Testamento fatto, morte vicina.
pag 1625 - 04/07/2007
TESTIMONE
C’e` una superstizione secondo la quale porta male fare testamento in quanto fa presagire che la morte sia prossima. Fare il testamento del burino: ‘‘Abbada a li mortacci tua!’’ Dire a qualcuno di non dare fastidio, di non impicciarsi di affari che non lo riguardano. E` una frase del dialetto romanesco, piuttosto pesante. Altrove corre in altre forme: Come lascio` detto la buonanima del nonno: ‘‘Fatevi gli affari vostri...’’, Com’era scritto nel testamento del povero zio... La forma del detto e` quella della facezia proverbiale: Come disse... l’attribuzione del detto vero e proprio, detta coda romantica, serve ad accreditare la verita` affermata. Cio` avviene chiamando a testimone un grande saggio, ovvero, come in questo caso, paradossalmente una persona ignorante, di poca levatura, in questo caso il burino, per dire che perfino un poveraccio del genere era arrivato a capire tale verita`. Riferendosi agli importuni si dice anche: 575
576
C’era un bel canino tanto simpatico che si chiamava Pensaperte´...
TESTIMONE Il testimone e` colui che attesta in qualunque occasione una verita`, di solito quella che riguarda un fatto in un dibattito processuale. Naturalmente puo` essere veritiero come falso, per questo all’accertamento di una verita` sono necessari piu` di un testimone. Al tempo stesso il testimone e` colui che ha assistito a un evento per cui di per se´ puo` risultare un elemento scomodo, pericoloso, quale e` appunto l’entita` immateriale costituita dalla coscienza. f Vedi Coscienza. Vale piu` un testimone di vista che cento d’udito. Il testimone oculare e` considerato piu` attendibile degli altri. 577
578 La coscienza e` il miglior testimone. Avere la coscienza pulita, essere sicuro di non aver fatto alcun male e` la migliore sicurezza che uno puo` avere in una situazione difficile.
Il tempo e` il miglior testimone. Il tempo l’elemento che con piu` facilita` e sicurezza puo` attestare una verita`, cancellando una alla volta le finzioni e rimuovendo gli impedimenti per la ricerca. 579
580
1562
.
Malizia e ignoranza e dimenticanza son le peggiori compagne dei testimoni.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
La volonta` di nuocere, l’interesse, o un sentimento avverso all’interessato, insieme alla poca conoscenza e alla labilita` della memoria sono le cose che inquinano la deposizione di un testimone. Un solo testimone, nessun testimone. Una testimonianza che non ha riscontro non ha alcun valore: non basta per assolvere, ne´ per condannare. Si ripete tuttora anche in latino: 581
582 Testis unus, testis nullus. Massima legale, di origine medievale. Vedi anche Vox unius vox nullius [V 1178].
Chi si presenta senza esser chiamato non e` buon testimone. Chi offre una testimonianza non richiesta desta il sospetto che lo faccia per suo interesse, e per questo non e` molto credibile. 583
584 Bisogna credere solo a cinque testimoni. Ossia ai cinque sensi.
TETTA f Vedi Poppa. Se il dente non batte la tetta non fa latte. Dente non batte indica l’azione del mangiare: in tempi di miseria era necessario curare l’alimentazione delle puerpere in modo che potessero allattare. 585
Tette di sposa, ala di cappone e culo di castrone sono tre cose buone. La sposa e` comunemente la donna fresca di matrimonio, quindi una ragazza; l’ala di cappone e` ritenuta la carne piu` saporita e altrettanto e` considerata la coscia del castrato, sia della capra che della pecora. Vedi anche Ala di cappone, coscio di castrone, tette di sposa sono la miglior cosa [C 644]. 586
TETTO f Vedi Casa, Femmina, Finestra, Legno, Ron-
dine. 587 Dal tetto in su nessuno sa nulla. Dell’ordine metafisico, di cio` che e` il mondo, di quello che sara` dopo la morte, di quello che era prima nessuno sa nulla di certo.
pag 1626 - 04/07/2007
1563 Chi ha il tetto [i tegoli] di vetro non tiri sassi al vicino. Chi ha magagne in casa propria non parli di quelle altrui. Chi conosce un suo lato debole, non si metta in condizione di doverlo scoprire. 588
Chi ha la testa di vetro non faccia a sassate. Per analogia. 589
Chi ha la testa di burro non faccia il fornaio. Per analogia. 590
Chi ha paura delle passere non semini panı`co. Per analogia. 591
Chi ha paura degli uccelli non semini miglio. E` la forma nella quale si trova nel Bertoldo di Giulio Cesare Croce.
.
TIBERIO
Non si puo` cominciare [Non si comincia] la casa dal tetto. Le cose vanno fatte seguendo l’ordine opportuno; se si comincia da cio` che deve trovarsi verso la fine, si fanno disastri e non si ottiene niente. Anche come generico invito a procedere con calma, a non anticipare le cose, in un lavoro complesso. Vedi anche E` inutile comprare la frusta prima del cavallo [F 1489]; Prima si compra la gabbia e poi l’uccello [G 6]. 601
602 Ci sono i tetti bassi. Frase con la quale si avverte chi parla che stanno in ascolto dei bambini e occorre far attenzione a quello che si dice, alle parole sconvenienti, o altro.
592
593 Chi e` sfortunato non vada alla guerra. Per analogia. 594 Chi e` disgraziato non vada al mercato. Per analogia. 595 Chi semina spine non vada scalzo. Per analogia.
Chi ha la coda di paglia non vada intorno al fuoco. Per analogia. Chi ha da tenere nascosta qualche vergogna, parlando non tocchi argomenti che la possano scoprire, o non cerchi contese e discussioni che la possano rivelare. 596
Uomo senza tetto, uomo maledetto. Chi non ha casa o e` infelice o malvagio. 597
598
Chi vive senza tetto vive da maledetto.
Raccolto sotto il tetto, raccolto benedetto. Solo quando il raccolto (in particolare quello fondamentale del grano) e` stato portato in casa, e` davvero sicuro dai vari pericoli ed e` stato quindi felicemente prodotto con la benedizione di Dio. 599
600 Ogni tetto ha un tegolo rotto. Ognuno, ogni cosa ha la sua pecca. Non c’e` famiglia dove non ci sia qualche persona disonesta. Vedi anche Chi di schiena, chi di petto tutti abbiam qualche difetto [D 340]; A ogni poeta manca un verso [P 2012].
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
TEVERE Uno dei piu` grandi fiumi italiani, e tra i piu` carichi di storia visto che attraversa Roma. Nasce dal Monte Fumaiolo nell’Appennino Tosco-Emiliano e sfocia nel Tirreno. Separa idealmente i due poteri, spirituale e temporale, che hanno oggi le loro sedi a Roma una di qua e una di la` dal fiume. I numerosi proverbi che riguardano questo fiume sono in larga parte rimasti nelle varie tradizioni dialettali delle zone bagnate dalle sue acque. Cantato da poeti antichi e moderni, da canzoni, ha come epiteto biondo, con riferimento alle acque dorate delle sue frequenti piene. Tevere non cresce se Nera non mesce. Senza il contributo delle acque del Nera il Tevere non sarebbe il grande fiume che e`. Vedi simile L’Arno non cresce, se la Sieve non mesce [A 1228]. Lo schema si ripete per altri fiumi; vedi anche Brenta, Piave, Po. 603
Il Tevere non sarebbe Tevere se la Nera non gli desse da bevere. L’infinito bevere denuncia chiaramente la matrice dialettale. 604
Meglio un bicchier di vino che tutta l’acqua del Tevere. Paradosso per indicare che nulla ristora, da` forza, consola come un bicchiere di vino. 605
TIBERIO L’imperatore successore di Augusto. 606
Il gran Tiberio per non poter cacar perde´ l’imperio.
pag 1627 - 04/07/2007
TICINO
1564
.
La storia ufficiale non convalida questa incresciosa vicenda dell’imperatore romano. La frase e` ripetuta a Roma per sottolineare con signorile distacco e tatto l’importanza di certe funzioni. TICINO Nome del fiume e della zona da questo percorsa in Svizzera, Canton Ticino. Nasce al Passo di Novena, entra nel Lago Maggiore dal quale esce a Sesto Calende per gettarsi nel Po a Valle di Pavia. La sua dotazione proverbiale e` legata alle forme dialettali delle zone toccate dal suo corso, particolarmente al dialetto ticinese. Presso il Ticino c’e` sempre pane e vino. Lungo il fiume Ticino la terra e` particolarmente fertile per cui vi si possono coltivare il grano e la vite. 607
TIGNA / TIGNOSO La tigna e` una malattia della pelle di origine parassitaria. Puo` colpire anche il cuoio capelluto e ha rappresentato in passato una croce per coloro che ne erano affetti, non potendosi debellare facilmente, come invece oggi e` possibile. Rendendo l’aspetto repellente, costituiva un avvilimento per il malato che tentava di nasconderla con cappelli, cuffie, parrucche. Fastidiosissima e di lungo decorso, la tigna e` stata assunta a metafora di tutto cio` che reca disagio e provoca ripugnanza. Si definisce tignosa la persona gretta, pignola, oltreche´ l’avaro sordido e ostinato. f Vedi Matrimonio, Rogna, Tassa. La tigna e il maldicente e` peggiore d’ogni gente. Il maldicente fa danni numerosi e prolungati, difficili da rimuovere, cosı` come la tigna. 608
609 Sotto la cuffia sta la tigna. Sotto gli ornamenti si nascondono i difetti. Vedi anche La bella donna e` come la castagna che e` bella fuori e dentro ha la magagna [D 919]; Anche le mele rosse hanno il baco [M 1176].
Dal capo la tigna e dai piedi le altre malattie. La tigna si propaga dalla testa mentre altre malattie hanno origine altrove. I piedi freddi o bagnati possono far ammalare. In senso metaforico per dire che un difetto insidioso prende 610
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
le mosse dai capi, dalle alte gerarchie, e che poi dagli alti livelli si diffondono agli altri. Vedi anche Il pesce puzza sempre dal capo [P 1407]. 611 Il tignoso non ama il pettine. Il pettine e` la cosa meno indicata per la testa piagata del tignoso. Nessuno vuol sentir parlare delle cose che gli procurano fastidio o dolore. Vedi anche Non parlare di corda in casa dell’impiccato [C 2201].
TIGNOLA f Vedi Tarma.
TIMIDO 612 Uomo timido, coscienza sporca. Il timido ha qualcosa da nascondere o sa di non essere in grado di risultare quello che appare.
TIMONE f Vedi Barca, Nave. Barca senza timone non trova [tocca] (il) porto [riva]. Ossia: non raggiunge la sua me`ta ne´ la salvezza. Dove non c’e` una guida tutto va a rotoli. Vedi anche Mal va la barca senza timone [B 130]. 613
614
Barca senza timone non arriva mai.
TIMORE / TIMOROSO f Vedi Paura. 615 Ogni timore e` servitu `. Perche´ mette nella condizione di dipendere dalla cosa temuta. 616 Il timore guarda la vigna piu ` della siepe. Non sono gli impedimenti a preservare dai malintenzionati e dai ladri, bensı` la paura dei danni o delle pene che li minacciano.
Il timore non leva la fame, ma salva la pelle. La paura non fa conseguire vantaggi, ma preserva dai pericoli. Vedi anche E` meglio aver paura che buscarne [P 776]. 617
618
Meglio un bel timore che un bel danno.
Chi parte per la guerra con la paura torna a casa con la pelle. Per analogia. 619
620
Il timore e` maestro di preghiera.
pag 1628 - 04/07/2007
1565 Chi teme, si trova nel pericolo o nel bisogno, facilmente, anche se non crede, si rivolge trepidante a chi solo puo` aiutarlo, e impara cosı` a pregare. Vedi anche Chi non sa orare vada in mare a navigare [M 696]; Il bisogno insegna a pregare [B 614]. Il timore di uno cresce l’ardire dell’altro. Il timore aumenta e diminuisce a seconda delle situazioni. La soggezione che uno prova verso una persona e` inversamente proporzionale alla paura che questa ha di lui. 621
Le paure son come berrette: chi se le leva e chi se le mette. Per analogia. 622
623 Grande timore gran desiderio frena. Il desiderio anche fortissimo e` condizionato dalla paura del pericolo che si puo` correre nell’appagarlo.
Chi a molti da` terrore di molti abbia timore. Chi vive imponendosi con la paura e le minacce, ovvero spaventando la gente con le sue imprese violente, deve vivere facendo molta attenzione alle reazioni che questo atteggiamento puo` provocare, soprattutto al fatto che qualcuno, vivendo nello spavento, si decida a liberarsi di lui sopprimendolo, ovvero danneggiandolo in modo da renderlo innocuo. 624
625 Il timoroso muore povero. Chi ha sempre paura di qualcosa non afferra mai la fortuna, si lascia sfuggire ogni occasione. Vedi anche Audaces fortuna iuvat [A 1536].
TINCA Pesce d’acqua dolce assai comune nel nostro paese, conosciuto e apprezzato per il suo sapore. Ha la testa grossa, la fronte larga, gli occhi piccoli e le labbra marcate. Vive nelle acque stagnanti dai fondi melmosi dove divora quanto trova di commestibile. Da secoli ha fatto parte dell’integrazione alimentare in tutta Europa: e` infatti possibile allevarlo e nutrirlo con facilita` essendo onnivoro. Per combattere la fame la gente mangiava anche tinche provenienti da stagni, che danno al pesce un cattivo gusto di fango. Il colore della tinca varia a seconda del grado di purezza delle acque che abita; e` quasi completamente
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
TINCA
nera nei paduli fangosi e d’un bel giallo-dorato lucentissimo nei fiumi a fondo arenoso e a rapida corrente. 626 Tinca di maggio e luccio di settembre. E` un consiglio per i pescatori e per i buongustai: la tinca e` migliore quando ci si avvicina alla stagione calda, il luccio invece quando si va verso l’inverno. 627
Tinca in camicia e luccio in pelliccia.
Chi mangia tinca e non e` avveduto mangia fango e non sa da chi l’ha avuto. La tinca va saputa scegliere, cosa che non e` facile per le sue forme che variano a seconda dell’eta`, del sesso e delle acque in cui vive. La tinca nera di solito proviene da pantani malsani, dove si alimenta di corpi in putrefazione: in questo caso e` da scartare perche´ sa di fango e puo` essere anche fonte di malattie. E` invece da preferire la tinca di vari colori, con prevalenza di giallo dorato, segno della sua provenienza da fondi limpidi di fiume. 628
Tinca nera assai temi e poco spera. La tinca nera, come detto sopra, vive nei fondali melmosi. Qui si allude probabilmente all’uso dei contadini di allevare le tinche nei macelli, ossia nei laghetti, nelle pozze dove si metteva a macerare la canapa. Le tinche, inquinate dalla putrefazione della canapa, servivano di integrazione al vitto, ma erano malsane e cattive. 629
Disse la tinca al luccio: ‘‘Vale piu` la mia testa del tuo busto [buccio]’’. La tinca infatti e` un pesce molto piu` gustoso del luccio che e` grosso, ma dal sapore piuttosto comune. Molti credono che il luccio sia un pesce ricercato dai buongustai, ma non e` del tutto vero: gli antichi disprezzavano questo piatto, come testimonia il poeta latino Ausonio (IV sec. d.C.): lucius... nullus mensarum lectus ad usus ‘‘il luccio... per nulla ricercato per la tavola’’ (Idilli 10.120). In realta` il luccio, per la sua grandezza e la sua imponenza, e` una preda ambita dal pescatore perche´ fa figura, ma e` un pesce di sapore non eccellente e tra i piu` liscosi, come il persico sole. Di conseguenza questo gigante, che arriva fino al peso di venti chili, veniva consumato piccolo in frittura, mangiando anche le lisce (oggi pesca proibitissima), oppure grosso al taglio, ma in questo caso va cucinato con molti ac630
pag 1629 - 04/07/2007
TIRANNO
corgimenti perche´ diventa stopposo e perde sapore. Oggi si usano per la cucina esemplari di un chilo. La tinca invece e` molto piu` saporita, non ha l’inconveniente delle lisce ma, siccome e` anch’essa un pesce di fondo, se sta nel pantano putrido di stagno puo` acquistare un sapore sgradevole (vedi proverbio seguente). Ottime sono le tinche di specchi dal fondo renoso e pulito, incomparabilmente superiori al luccio (venivano spesso allevate nelle risaie) e molto ricercate. Il proverbio indica che tra i due pesci non c’e` paragone: e` molto diffuso, soprattutto nelle zone lacustri, come il Trasimeno, che vanta i migliori lucci italiani, con molti adattamenti locali dell’ultima parte: val piu` la mia testa che tutto il tuo busto (Umbria, Val di Chiana); vale piu` la mia testa che il tuo buccio (Padule di Fucecchio) dove con buccio s’intende il corpo (come nella locuzione rimetterci la buccia. Cfr. G. Franceschi, Disse la tinca al luccio..., Tradizioni gastronomiche della Valdinievole e delle gronde del padule, Montecatini 1999). Altrove si trova anche buzzo. Tinca di pantano, ammazzi l’uomo quando e` sano. Sarebbe la risposta del luccio alla tinca, con allusione alla cattiva qualita` che puo` avere la carne di questo pesce. Tra tinca e` luccio praticamente non esiste rivalita`: pur essendo pesci di fondo delle acque dolci e prediligendo acque ferme, il luccio stermina la tinca come ogni altro pesce, ranocchi, topi e perfino uccelli, quando puo` e soprattutto nell’ambiente pulito, nel fondo ghiaioso o renoso. Convive con la tinca o altri pesci quando il fondo melmoso, le rive ricche di vegetazione, in particolare di giunchi e canne, consentono alle specie piu` deboli di vivere nascoste, fuori dai suoi terribili denti voraci. Vedi anche Il luccio mangia la tinca [L 940]. 631
Disse la tinca ai tinchini: ‘‘Siamo bell’ e fritti’’. Per indicare una situazione compromessa in cui inevitabilmente si attende un danno, delle scocciature, una punizione, ecc. Allude ad un racconto popolare non precisabile. In effetti la frittura e` un modo ideale di cucinare questo pesce. 632
TIRANNO f Vedi Padrone, Signore. 633
1566
.
Tu crudele e io tiranno.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Frase scherzosa con cui si apostrofa la carne dura (crudele da ‘‘cruda’’) che si cerca di spezzare tirandola (tiranno). Volge nel comico espressioni tipiche della poesia e dei libretti per melodramma dei secc. XVIII e XIX nei quali ricorrevano frasi enfatiche di questo tipo, in situazioni e duetti sia d’amore, sia di contese, in particolare di tipo politico. Quando il tiranno muore vivono i sudditi. Quando il tiranno scompare, coloro che hanno subito le sue angherie cominciano a respirare. Vedi anche La morte del lupo e` la salute del cane [L 1143]; Moria di vacche, festa di calzolai [C 205]; Nessuno perde senza che un altro guadagni [N 251]; Non c’e` un male che non porti un bene [M 383]. 634
635 Il popolo piange quando il tiranno ride. Reciproco del precedente.
Nella terra del tiranno tristi quelli che vi stanno. Nella terra dove tiranneggia un despota tutti sono infelici e vivono nel timore di subire soprusi o di essere uccisi. 636
Tiranno sempre porta danno. 638 Il tiranno teme piu ` i buoni che i cattivi. I despoti temono coloro che amano la giustizia e l’onesta`, mentre con gli altri trovano facilmente come intendersi. E` concetto gia` presente nella riflessione degli storici e dei filosofi greci intorno alla natura della tirannide. 637
Tiranni, tumulto e farina di citta` son la rovina. I tiranni, le rivoluzioni e il bisogno del pane rovinano gli stati. 639
Il tiranno ha sempre ragione meno l’ultima volta. Impone sempre la sua volonta` finche´ lo ammazzano. 640
641
I tiranni non muoion di vecchiaia.
TIRARE 642 Tira tira la corda si rompe. Insistendo troppo nelle richieste, nelle pretese, alla fine si compromettono i rapporti o le trattative. Quando si esagera nel pretendere piu` del dovuto, dell’equo o dell’onesto, quando si pretende piu` di quello che la situazione permette, si compromette tutto, si ri-
pag 1630 - 04/07/2007
1567 mane a mani vuote. Il proverbio e` molto antico: in Luciano (Dialoghi delle cortigiane 3.3.20 sg.) e` usato da una madre per ammonire la figlia a non esasperare l’amante. 643
A tirar troppo si rompe la fune.
644 Tira, tira la corda si strappa. Vedi anche Rompere. 645 Tiremm innanz! ‘‘Tiriamo avanti’’, in dialetto milanese. Invito alla sopportazione, o incoraggiamento, rivolto a se stessi o genericamente a chi sta intorno. Sono le parole attribuite ad Amatore Sciesa, tappezziere arrestato a Milano mentre attaccava un manifesto rivoluzionario. Condannato a morte, mentre veniva portato al supplizio, fu invitato a rivelare i nomi dei complici in cambio della vita. Dice la leggenda che, per tentarlo, fu fatto passare davanti alla propria casa, di fronte alla quale avrebbe pronunciato la famosa frase (2 agosto 1851). 646 Tiriamo a campare! Altra esclamazione simile alla precedente: come invito al disinteresse, al disimpegno, a prendere le cose come sono. 647 Chi lo vuol lungo se lo tiri. A chi sembra poco quello che ha cerchi di aumentarlo in qualche modo, cerchi di accontentarsi. Allude a cio` che il maschio ha di piu` geloso.
TIZZO 648 Scottano piu ` i tizzoni che la fiamma. La scottatura che si riceve da un tizzone e` molto piu` profonda e dolorosa di quella che puo` procurare la fiamma. Fanno piu` male i sentimenti che stanno per estinguersi di quelli che sono in piena vitalita`.
Guardati dal tizzo che sta sotto la cenere. Sono pericolose le cose che sembrano finite, le passioni sopite, ma non morte. 649
Tre tizzi fanno una fiamma. Tre legni riescono a fare una fiamma, un focherello. Perche´ si possa accendere il fuoco ci vogliono piu` legni. In senso metaforico: basta unire poche forze per far qualcosa di notevole, di utile, ecc. Vedi anche Con un carbone solo si fa un tristo fuoco [C 697]; Uno e` nessuno e 650
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
TOCCARE
due appena uno [U 125]; Uno e` un nulla, due una frulla, tre un che, quattro un fatto, cinque un tratto [U 225]. 651 Un solo tizzone non e` fuoco. Con un solo tizzone non si puo` fare il fuoco; una cosa non basta quando c’e` bisogno di unire le forze. Vedi anche Un sol legno non fa fuoco, due ne fanno troppo poco, tre lo fanno tale che ognun si puo` scaldare [L 402]. 652
A un solo tizzone non ci si scalda.
TOCCARE Vedere e non toccare e` una cosa da crepare. Quando una cosa piace molto nasce il desiderio di toccarla, provarla, usarla e non poterlo fare costituisce una pena. Vedi anche Guardare e non toccare e` una cosa da imparare [G 1281]. 653
654 Quando tocca, tocca. Quando e` venuto il momento di fare una cosa, quando capita una disgrazia, quando e` l’ora di morire, non ci sono possibilita` di evitare il destino e bisogna prendere quello che viene. Vedi anche A tutto c’e` rimedio fuorche´ alla morte [M 2035]; Quando la morte s’avvicina non c’e` medico ne´ medicina [M 2056].
Quando l’ora e` suonata e` inutile chiamare i santi. Quando e` il momento di morire ogni preghiera e` inutile e bisogna rassegnarsi al destino. 655
656
Col destino e la morte non si discute [patteggia].
657 Chi tocca rompe. Chi tocca le cose, le adopera, le maneggia corre il rischio di romperle. Vedi anche Chi maneggia fa i cocci [M 500].
Di quello che tutti toccano non rimane nulla. Quello di cui tutti possono giovarsi, anche per pochissimo, e` destinato a guastarsi o a esaurirsi in breve tempo. 658
Fa piu` uno che la tocca che dieci che la guardano. Guardare non comporta alcuna alterazione della cosa ammirata; toccare invece comporta un altro ordine di rapporti. Ma l’allusione e` malandrina. 659
660
Per capire bisogna toccare.
pag 1631 - 04/07/2007
TOGLIERE
1568
.
Se si vuole conoscere una cosa bisogna maneggiarla, toccarla, capire di che materia e` fatta. Vedi anche Se non ti maneggio, non ti conosco [M 499]. TOGLIERE f Vedi Levare, Prendere, Rubare. A chi ti puo` togliere quello che possiedi dai subito quel che desidera. Se vedi che un potente desidera una cosa che hai, dagliela prima che vi metta le mani sopra, perche´, se lo fara`, non ti togliera` solo quella. Vedi anche A chi ti puo` prendere quel che hai, dagli quel che ti chiede [D 104]. 661
662 Togli e non metti poco ci rimane. Se da una riserva si preleva e non si aggiunge alla fine non resta nulla. Vedi anche Levare e non mettere fa la spia [L 603]; Cava e non metti, i patrimoni si disfanno [C 1194]. 663
Quando togli e non metti, vai a prendere e non trovi.
664
Chi toglie e non mette pulisce le sacchette.
Cento formiche a togliere e un asino a portare resta solo la buca. Quando molti prendono poco e solo uno porta molto, la riserva si esaurisce. 665
TOMBA f Vedi Epitaffio, Erba, Morto. Sulle tombe spariscono i fiori e restano le bugie. Sopra le lapidi dei morti pian piano spariscono i segni dell’affetto testimoniati dai fiori e rimangono le cose false che si scrivono spesso negli epitaffi. 666
Si dorme nelle tombe di marmo come in quelle di terra. Per chi e` morto, poco vale che la tomba sia povera o fastosa. Contro l’illusione che con tombe sontuose, monumenti, cappelle, si possa rendere migliore la morte. 667
Anche il morto che ha un tesoro nella tomba non dorme tranquillo. Le ricchezze danno sempre fastidi, sia ai vivi che ai morti, che si vedono profanare la tomba dai ladri. 668
Dalla culla alla tomba e` un breve passo. Dura poco il viaggio dell’uomo dalla nascita alla morte. 669
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
TOMMASO San Tommaso apostolo (la sua festa, che cadeva il 21 dicembre, e` stata spostata al 3 luglio dalla riforma del calendario liturgico) ha notevole importanza nel mondo popolare. La sua fama e` legata all’incredulita` dimostrata di fronte al racconto della resurrezione di Gesu`, riferitogli dagli apostoli. Per indurlo a credere Cristo gli apparve e gli fece toccare le sue ferite, evento rappresentato assai spesso nelle immagini devote. La tradizione vuole che l’apostolo sia stato l’evangelizzatore dell’Oriente (avrebbe predicato in Persia e in India). Ancora gli Apocrifi lo indicano come architetto, da qui la sua designazione a santo protettore delle varie categorie di lavoratori dediti alla costruzione: architetti, geometri, muratori, carpentieri. Gli attributi di san Tommaso sono la squadra, la cintura e la lancia, strumento del suo martirio. San Tomı`o, il dı` piu` corto l’e` il mio. Cosı` si dice nel Veneto e si ripete variato in diversi dialetti settentrionali: ‘‘(Disse) san Tommaso il giorno piu` corto e` il mio’’. Cadendo la festivita` il 21 dicembre il proverbio e` veritiero, infatti cade proprio alla vigilia del solstizio che attualmente e` il 22 dicembre. Evidentemente questo proverbio e` posteriore alla riforma gregoriana del calendario del 1582 (vedi Lucia, Teresa). 670
Per san Tomme` il giorno cresce quanto il gallo alza un pie`. Per san Tommaso il dı` si e` allungato di pochissimo, di un’inezia, indicata fantasiosamente dai pochi centimetri d’altezza pari a quanto un gallo solleva da terra la zampa. E` un proverbio del periodo precedente alla riforma gregoriana del calendario (vedi sopra, Lucia, Teresa). Allora aveva un senso e un valore se non altro psicologico avvertendo che, anche impercettibilmente, si era allungato il dı`. Infatti la festa del santo ricorreva dieci giorni dopo il solstizio invernale. Curiosamente il proverbio ha continuato ad essere citato per secoli, ed e` ancora vivo, dopo che la ricorrenza e` venuta a cadere addirittura un giorno prima del solstizio... 671
Per san Tommaso la gocciola al naso. E` gia` cominciato il periodo dei raffreddori e delle influenze. 672
pag 1632 - 04/07/2007
1569 Per san Tomme` piglia il porco per lo pie`. La fine di dicembre e` il periodo migliore per salare il maiale che, ingrassato con i frutti dell’estate, e` pronto a sostenere la famiglia nei mesi in cui sono scarse le risorse della terra. La forma linguistica denuncia un’origine dialettale settentrionale. 673
San Tommaso non credette finche´ non ebbe visto. Dal noto passo evangelico (Giovanni 20.25) nel quale si narra come Tommaso non credesse ai compagni che gli annunciavano la resurrezione di Cristo: ‘‘Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non credero`’’. Si usa per dire che qualcosa ha bisogno di conferme e che personalmente non ci si crede molto. Vedi anche Chi non vede non crede [V 229]. 674
675 676 677
San Tommaso non crede se non ci mette il naso. San Tommaso vuol vedere cogli occhi e toccar con le mani. Finche´ non vedo non credo, come disse san Tommaso.
TONACA Chi ha portato la tonaca puzza sempre di frate. Chi per lungo tempo ha svolto un’attivita` o e` stato in un certo ambiente, assume dei comportamenti, dei gusti, dei modi di pensare che non perde neppure quando cambia vita ovvero rinnega quella passata. La tonaca e` propriamente quella del prete; il frate porta il saio, che viene pero` detto comunemente anche tonaca. 678
Tonaca scura, novita` sicura. Vedere un religioso con la tonaca scura e` presagio di una novita` imminente. Vedi anche Moscone, novita` o persone [M 2171]; Vespa, novita` lesta [M 2173]. 679
Sotto le tonache ci sta il buono e il cattivo. C’e` chi abbraccia la vita religiosa per motivi santi e nobili, chi per tornaconto o ragioni abiette. 680
TONDO f Vedi Mondo, Quadro.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
TONTO
681 Chi e` tondo ruzzola. Chi e` sciocco sbaglia, cade.
TONTO Il tonto e` lo stupido, colui che ha poco cervello e afferra a fatica concetti e ragionamenti; si lascia quindi facilmente condizionare, suggestionare, raggirare dagli astuti, ma risponde alle trappole e agli inganni in modo imprevedibile e pericoloso. f Vedi Bischero, Coglione, Matto, Pazzo, Scemo, Stolto, Stupido. Chi per mare, chi per monti a lavorar van sempre i tonti. Chi va da una parte e chi da un’altra, chi ha un incarico, chi un altro, ma quando si tratta di andare a lavorare e a faticare tocca sempre agli sciocchi. Sottinteso: i furbi se la cavano in maniera migliore e faticano poco. 682
Tre sono i tonti: chi fuma in salita, chi corre a cavallo in discesa e chi piscia mentre cammina. Sono appunto tre azioni da deficienti, che non possono recare che fastidi e danno a chi le compie. 683
684 Ai tonti fa freddo e i furbi tremano. Ai bisogni degli stolti devono sempre provvedere coloro che sono intelligenti. I tonti manifestano necessita`, hanno pretese alle quali devono provvedere le persone cosiddette normali, o intelligenti, o sane di mente. In sostanza: l’imbecille, che piange e si lamenta, accusa e pretende, trova facilmente soddisfazione alle sua richieste, mentre la persona assennata, ragionevole che capisce le difficolta` reali, pazienta, si da` da fare, rimane senza nulla. 685 Senza tonti i furbi morirebbero di fame. Il paradosso scherza spiegando la presenza degli sciocchi nel mondo come una benefica disposizione della Provvidenza. Vedi anche Per fare i furbi ci vogliono i minchioni [F 1698].
I furbi vivono bene perche´ li mantengono i tonti. I furbi fanno lavorare gli stolti, passano le fatiche e i compiti piu` ingrati agli sciocchi. 686
Per mantenere un furbo non bastano cinque coglioni. Per analogia. 687
688
Spesso i tonti mangiano i furbi.
pag 1633 - 04/07/2007
TOPO
1570
.
Il furbo spesso cade vittima dello stupido in quanto la furbizia, per agire, deve far affidamento su comportamenti logici, o quantomeno prevedibili, che gli sciocchi spesso non hanno. Alla fine il tonto ammazza il furbo. Per i tonti hanno fatto un paradiso di frasche. Anche regalando le migliori opportunita` a uno sciocco, dandogli fortune e privilegi, egli trova sempre il modo per rovinare tutto e trovarsi male, per cui il paradiso al quale tutti aspirano non e` fatto per lui: ce ne vuole uno commisurato alla sua stoltezza. Un tempo, soprattutto nei campi, era uso fare ripari per le persone, gli arnesi, o altra roba con un’intelaiatura sommaria ricoperta di frasche. Era un riparo precario, di poco costo e poca durata, per accontentare le elementari richieste. 689 690
691 Per i tonti non c’e` pane. Vedi anche Per i bischeri non c’e` paradiso [B 587].
TOPO Il topo ha cominciato a godere di qualche simpatia, grazie soprattutto ai cartoni animati, solo da poco tempo e cioe` da quando e` stato allontanato dalle case. Per il resto, fin dai tempi delle caverne e` stato per l’uomo il distruttore delle sue provviste e, quindi, l’araldo della carestia e della fame. Se l’uomo ha spalancato le porte al gatto, cio` e` dovuto in gran parte al topo, il quale non si limita a depredare, ma e` anche portatore di malattie e soprattutto, attraverso le pulci (vedi la voce), della peste bubbonica. Si aggiunga il cattivo odore che porta, il sudiciume, la devastazione di mobili, divani, panni e quant’altro trova. Raro nell’araldica, aborrito dalle donne che lo temono quanto il pipistrello, il topo non trova che gatti, trappole, veleno e colpi di scopa come premio della sua presenza. E` pero` protagonista di celebri apologhi, notissimo quello di Orazio, Il topo di campagna e il topo di citta`. Nel linguaggio ha un posto marginale, ma ben delineato, che conserva tenacemente grazie a certe sue caratteristiche: esser piccolo e veloce, rosicare, vivere nei buchi, rubare, finire in bocca ai gatti o nelle trappole. I numerosi proverbi in cui e` citato testimoniano la sua lunga convivenza, anche se poco gradita, con l’uomo. E` simbolo di varie cose: del contagio (la peste nera, ed altre malattie infettive), della lascivia (collegata
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
alla grande prolificita` dei topi), della paura (e` lo stato in cui vive questo animale che si nutre di cio` che ruba, agisce di notte e di nascosto). f Vedi Buco, Cantina, Casa, Gatto, Leone, Molto, Montagna, Nave, Ragione, Ratto, Sbagliare, Scusa, Serva, Trappola. Tristo e` [Guai a] quel topo che ha un solo buco per fuggire [salvarsi]. Non si sente sicuro chi ha un solo mezzo per vivere, per togliersi dai guai. I topi, come le talpe, i tassi e altri animali che vivono nelle tane, si creano sempre piu` uscite per avere vie di scampo alternative. L’immagine ha avuto un uso proverbiale gia` nell’antichita`, come attesta un passo di Plauto (Truculentus 868 sg.): Cogitato mus pusillus quam sit sapiens bestia, / aetatem qui non cubili [uni] umquam committit suam ‘‘Pensa che animale saggio e` il piccolo topo, che non affida la propria vita ad una sola tana’’. Varie le massime mediolatine del tutto affini, come Mus cito decipitur cui tantum rimula scitur ‘‘Vien preso presto il topo che conosce solo una fessura’’, o Mus gaudet minime, nisi sint plures sibi rimae ‘‘Non e` affatto contento il topo se non ha piu` pertugi’’. In forme molto simili all’italiana il proverbio e` presente nelle principali lingue europee. 692
I topi degli speziali si contentano di leccare le scatole. Chi vive a contatto con persone di valore solo indirettamente viene a conoscenza di cio` che esse fanno e deve contentarsi delle briciole. Si dice di coloro che si vantano di essere chi sa chi, all’ombra di persone importanti, grandi famiglie o imprese. 693
Quando il topo e` nel cacio non ha tempo di fischiare. Perche´, entrato nella forma di formaggio, bada solo a mangiare a quattro palmenti e non perde tempo a squittire (verso che talvolta somiglia a un fischio). Quando uno ha una faccenda importante da sbrigare non si perde in sciocchezze. 694
Il topo del mugnaio ha solo un’infarinatura. Si dice di chi conosce una materia solo approssimativamente, ossia ne e` appena infarinato, come lo sono costantemente i topi del mulino. 695
696
Fa piu` danno un topo che cento gatti.
pag 1634 - 04/07/2007
1571 Normalmente il gatto non da` fastidio, non danneggia nulla, se non per rubare quello che gli viene a tiro. Il topo invece non fa altro che distruggere: rode, fora, inquina, ruba. Al topo novello il gatto pare bello. L’ingenuo, l’inesperto, prima di aver fatto esperienza della vita scambia facilmente il lestofante per la persona piu` onesta del mondo e si avvicina al pericolo fiducioso. 697
‘‘Qualcosa trovero`’’ disse il topo che rodeva la botte. Il topo pensava che in un recipiente cosı` grande ci fosse comunque qualcosa di buono, ma non sapeva che sarebbe stato travolto da un getto di vino. Le cose di grandi dimensioni, le grandi quantita` non sono adatte necessariamente a soddisfare i gusti e le necessita` di chiunque; anche per commentare l’azione di qualcuno che sta tentando ingenuamente un’impresa insensata. 698
Il grosso topo ride della trappola di legno. Il topo grosso, vecchio, esperto si prende gioco dei tranelli che gli vengono tesi, perche´ sa come aggirarli, soprattutto se sono di scarsa efficacia. Per un topo e` facilissimo rodere le sbarre di legno di una trappola e fuggire. Il vecchio mascalzone non ha paura delle deboli minacce. 699
700 Topo vecchio mal si piglia. Vedi anche Volpe vecchia non si fa prendere a laccio [V 1250].
Il topo in trappola fa un buon pasto e una cattiva digestione. Perche´, ingolosito dall’esca, entra nella trappola e mangia, ma poi si accorge della stoltezza che ha commesso. Si evidenzia come un’azione, un’impresa, una mossa che si presenta vantaggiosa e ben pensata puo` diventare fonte di rovina allorche´ non se ne prevedono o calcolano le necessarie o possibili conseguenze. 701
Per i topi del lardo non e` buon rimedio il gatto. Chi, per paura che i topi gli mangino il lardo, ricorre al gatto, si prepari a vederselo mangiare da lui, che ne e` ghiotto. Vedi anche Chi fece il lupo pecoraio non fu piu` pastore [L 1129]; Non si lasciano le pere in guardia all’orso [P 1270]; Non si deve dar la lattuga in guardia ai paperi [L 190]. 702
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
TOPO
Non si puo` dormire con un topo in camera. Il topo che entra in una camera fa rumore e mette in agitazione chi dorme, che teme di trovarselo improvvisamente addosso. Non riusciamo a trovare il sonno quando sappiamo che il nostro nemico e` sotto lo stesso tetto. 703
704 I topi mangiano il cacio nella trappola. Si dice di chi si rallegra, esulta per un bene di poca durata: per i topi il godimento finisce quando finisce il formaggio.
Anche ai vecchi topi piace il lardo giovane. Si dice ironicamente di un vecchio che corteggia una donna giovane o di una donna anziana che circuisce un giovincello. 705
706 Sei topi rodono e il settimo paga. Quando sono in molti ad approfittare di una situazione, a godere di un vantaggio illecito, alla fine paga per tutti il solo che viene preso sul fatto, che di solito e` il piu` sciocco e il meno colpevole.
Un topo nelle cantine danni senza fine. Questi animali sono un problema serio per le cantine: non solo possono rodere le botti di legno causando gravi perdite improvvise, ma, ghiotti di vino e d’altro, entrano nelle damigiane, nei fiaschi, negli orci dell’olio, nei barili dove affogano rovinando il contenuto. Inoltre in zone particolari della cantina vengono conservati salumi e formaggio. Il detto sottolinea che basta un solo topo a far danni. 707
708 I topi stanno anche nei sogni dei gatti. Certe cose si trovano nei posti piu` impensati, anche dove mai si crederebbe. Vedi anche Da dove men si pensa salta fuori la lepre [L 504]. L’esempio che assume il proverbio ha per noi poco valore: un tempo invece i topi erano una piaga, un fastidio e un tormento continuo, ne´ bastavano trappole, esche avvelenate, gatti, a liberarne le case e i magazzini. Per questo il proverbio, sottolineando la presenza dei topi dovunque, e` rimasto con valore metaforico come paradosso: sono dovunque, entrano perfino nei gatti, la` dove non si penserebbe di cercarli.
Il topo va nella paglia e non accieca; va nell’acqua e non affoga. Il topo ha capacita` straordinarie di muoversi senza patir danno dove altri animali avrebbero difficolta`, godendo di una straordinaria velo709
pag 1635 - 04/07/2007
TOPPA
cita` e prontezza di riflessi, che gli consentono di cavarsela anche in brutte situazioni. Occorre tenere conto di quanto detto sopra: per secoli il topo ha devastato senza rimedio armadi, dispense, magazzini, pollai mostrando doti prodigiose di adattamento e furbizia. Non ha valore metaforico. Il topo entro` in un sacco di farina e si credette mugnaio. Coloro che operano in un grande complesso s’illudono spesso di essere coloro dai quali dipende tutto l’andamento dell’istituzione. 710
Da che il mondo fu fatto mai topo fu compar d’un gatto. Tra persone che hanno interessi contrastanti non potra` mai essere stretto un vincolo di amicizia. Quasi identica la forma con ‘‘ratto’’: Da che il mondo fu fatto mai il ratto fu compare del gatto [R 250]. 711
Quando la casa crolla i topi scappano. Si dice che i topi siano capaci d’avvertire con un certo anticipo disastri, crolli, terremoti, naufragi e alluvioni. Vedi anche Quando la nave affonda i topi fuggono [sono i primi a fuggire] [N 140]. 712
Il topo dell’orto e` cieco e quello di casa ha due paia d’occhiali. I topi di casa vedono tutto e non si salva nulla di quello che capita alla loro portata. Il topo dell’orto e` la talpa che vive sotto terra, detta in certe zone anche topo cieco. Il topo che sta nelle case ci vede benissimo, tanto che nulla di quello che si dimentica incustodito o non protetto sfugge ai suoi denti; ma con topo di casa s’intende anche una persona di famiglia che rubacchia, nel qual caso gli occhiali sono piu` appropriati. 713
714 Molto sa il topo, ma piu ` sa il gatto. Chi e` capace di fuggire e` abile, ma ancora piu` abile e` chi riesce ad acchiapparlo. Chi e` capace di sostenere uno scontro mostra valore, ma migliore e` quello che vince. Chi vince, chi mette l’ultima parola, e` il migliore.
TOPPA Pezzo di stoffa usato per rimediare a strappi, buchi, lacerazioni e simili nei vestiti. f Vedi Buco, Pezza, Rammendare, Rattoppare. 715
1572
.
Meglio una brutta toppa che un bel buco.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Meglio una veste accomodata che trascurata. E` preferibile che un rimedio ci sia, anche se si mostra evidente come tale, piuttosto che il guasto o il difetto restino con i danni che ne derivano. Fa fa riferimento a tempi di penuria, quando non era disonorevole portare le toppe al culo. 716
Meglio una bella pezza che un bel buco.
717
Meglio dire [ti dicano]: ‘‘Bella toppa!’’ che: ‘‘Bel buco!’’.
Meglio un rammendo a regola d’arte che un buco a regola d’arte. Per analogia. 718
Ognuno chiude i suoi buchi con le toppe che ha. Ognuno rimedia i suoi guai come meglio puo`. Si dice malignamente di una donna che ha un marito o un amante vecchio o brutto. 719
720 Copri il buco e non guardar la toppa. L’importante e` che il danno sia riparato, l’aspetto estetico non e` importante.
Toppa va alla messa e Strappo rimane a casa. Mentre non era considerato disdicevole andare in giro col vestito rammendato, lo strappo non riparato era visto come segno di grande trascuratezza. 721
722 Meglio rattoppato che strappato. Per analogia. 723 Rattoppato, ma pulito. Per analogia. Era lo slogan del povero.
Quando siamo nelle toppe non siamo negli stracci. Pur essendo nella penuria non siamo ancora nella piena miseria. 724
725 Serba la toppa per quando viene il buco. Conserva le cose per quando possono risultare utili, per quando arriveranno i momenti difficili. 726 Toppa stretta non chiude il buco. Il rimedio, per essere efficace, deve eliminare completamente l’inconveniente. Vedi anche La pezza deve essere sempre piu` grande del buco [P 1501].
Chi corre col punto non va con la toppa. Chi al momento in cui il vestito mostra una leggera lacerazione, prontamente provvede a ripararlo con ago e filo (punto), non si trovera`, 727
pag 1636 - 04/07/2007
1573
.
TORDO
quando e` troppo tardi, a dovere riparare un grosso sbrano con una toppa. Il rimedio tempestivo evita danni piu` gravi.
liano a indicare lo sciocco. Spesso viene scambiato per tordo il beccafico (vedi la voce).
Chi non corre con l’ago corre con la pezza. Per analogia.
San Francesco tordo al desco. Ai primi d’ottobre (la festa di san Francesco cade il 4 del mese) si possono mangiare i primi tordi che si cacciano al passo. In Piemonte si indica la festa di san Brunone (6 ottobre) come il giorno dell’arrivo dei tordi.
728
TORDELA Detta anche tordo maggiore, tordella, torda e tordegola (Marche), tordaccia (Umbria), stordela (Veneto), gherlada (Bolognese), la tordela e` un uccello che ama vivere in branchi nei luoghi dove abbondano i ginepri, delle cui bacche e` ghiottissima. E` chiamata scientificamente Turdus viscivorus perche´ e` ghiotta anche delle bacche del vischio (vedi Tordo). E` grande quasi il doppio del tordo, dal quale si differenzia anche per il piumaggio multicolore e per essere di forma ‘‘piu` allungata, con tarsi assai piu` brevi, con ali piu` lunghe e piu` forti, coda piu` lunga. Il bruno olivaceo delle parti superiori e` piu` chiaro e con tendenza al grigio’’ (Chigi-Raffaele, La vita degli animali, II, p. 652). Ha abitudini diverse dal tordo perche´ e` prevalentemente stazionaria in tutte le zone d’Italia, nidificando a volte anche in pianura. Le tordele vengono in autunno anche dalle zone nordiche e quelle che hanno nidificato in estate in montagna scendono a valle. Quando canta la tordela e` finito l’autunno. L’apparizione nelle pianure delle tordele e` il segno inequivocabile dell’arrivo del freddo e il loro canto avverte che e` finita la stagione intermedia. 729
TORDO Boccone ghiotto, il tordo e` conosciuto soprattutto dai cacciatori che nei periodi del suo passo lo hanno insidiato con ogni strumento: reti, panie, fucili, tagliole, ragnaie, roccoli, lacci. I tordi vivono e si riproducono sui monti, calando a valle prima dell’arrivo dell’inverno. La maggior parte di loro, tuttavia, trascorre l’estate nelle regioni settentrionali scendendo in Italia in autunno per trovare luoghi accoglienti dove svernare. Si fermano in Maremma o in altre zone temperate, per poi passare in Sicilia e Sardegna. In marzo risalgono verso nord, per tornare sui monti. Poiche´ cade abbastanza facilmente nei tranelli, negli inganni dei richiami, il nome di questo uccello e` passato abbastanza presto nel lessico ita-
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
730
731
San Francesco, la furia dei tordi.
Per santa Teresa tordi a distesa. La festa di santa Teresa ricorre il 15 ottobre. Vedi anche Per santa Teresa prepara la tesa [T 484]. 732
Per san Luca il tordo trabuca. La festa di san Luca cade il 18 ottobre. Trabucare e` un verbo tratto forse da un dialetto e di significato incerto: forse ‘‘apparire’’ o ‘‘abbondare’’. 733
Sulla tavola il tordo e` il migliore degli uccelli. Il tordo e` ritenuto tra i migliori piatti che possa offrire la cacciagione, insieme alla beccaccia e alla starna. Un adagio medievale afferma: 734
Inter aves turdus, inter pisces lupus [rumbus]. ‘‘Tra gli uccelli il migliore e` il tordo e tra i pesci il pesce lupo [il rombo]’’. Proverbio noto ai cacciatori, pescatori e amanti della tavola, frequente nelle pubblicazioni e negli almanacchi dedicati alle materie che li riguardano. 735
736 Il tordo dorme a testa contro vento. Tutti gli uccelli dormono controvento perche´ l’aria scivoli sulle penne e non vi entri sollevandole. Un tempo, coloro che andavano a caccia di notte con le reti, le disponevano controvento, in modo che i tordi, spaventati, prendendo il volo vi rimanessero intrappolati. 737 Il tordo caca contro se stesso. Si dice che il tordo, irato contro il vischio perche´ dalle sue bacche si ricava la pania per le tese, giuro` di mangiare tutti i frutti che trovava di questa pianta; ma fece male a se stesso, perche´, senza avvedersene, attraverso le sue fatte ando` diffondendo sui tronchi i semi indigesti proprio di quella pianta paras-
pag 1637 - 04/07/2007
TORNARE
sita degli alberi (in realta` la storia, assai antica, si riferisce alla tordela (vedi la voce), che e` golosa delle bacche del vischio). 738 Turdus sibi malum cacat. ‘‘Il tordo caca la sua rovina’’. Frequente riferimento o spiegazione della caccia con la pania, il vischio, che si giustifica con il fatto che proprio un uccello e` colui che causa la morte degli altri. Tordo e vischio sono immagini spesso accoppiate nella simbologia per indicare la rovina che uno si procura inconsapevolmente da se stesso. 739
1574
.
Il tordo fa la pania da se stesso.
I tordi non covano nella polenta. Chi vuole i buoni bocconi deve procurarseli, darsi da fare, altrimenti vi deve rinunciare. La fine dei tordi spesso e` di essere mangiati con la polenta. Vedi anche Chi vuol pesce bisogna che s’ammolli [P 1397]. 740
I tordi non sognano la polenta. Nessuno desidera il suo male, anche se e` quello che vorrebbero gli altri. Nessuno per compiacere gli altri si sobbarca a cose incresciose. 741
742 Meglio un tordo che una cornacchia. Ironico e paradossale. Meglio una cosa buona che una inutile. Anche: meglio un uomo sciocco (tordo) che una donna vecchia, brutta e sgarbata (cornacchia). Vedi anche Meglio un cavallo d’un gallo [M 1148]; Meglio lei nuda che lui vestito [L 431]. 743 Chi mangia i tordi e chi conta le lische. Nella vita non c’e` giustizia. Chi dalla sorte riceve a piene mani e chi poco o nulla. Vedi anche A chi tanto e a chi niente [T 98]. Con significato vicino: Chi ha la farina non ha i sacchi e chi ha i sacchi non ha la farina [F 353].
TORNARE f Vedi Partire, Seguire, Viaggio. TORO Il maschio della famiglia vaccina. Si trova raramente allo stato libero o al pascolo, essendo un animale pericoloso: sta in recinti sicuri presso le grandi fattorie o nelle stazioni di monta, dove vengono portate mucche e vacche da fecondare. Non e` possibile aggiogarlo e fargli svolgere un lavoro. Forte, impetuoso, furioso se eccitato dal colore rosso, e` simbolo della ‘‘forza’’, appunto, oltre che del-
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
l’‘‘istintivita`’’, dell’‘‘ardore sessuale’’, dell’‘‘agricoltura’’ (si vuole che gli eroi mitologici arassero aggiogando tori), dell’‘‘Europa’’ (Giove rapı` Europa prendendo le forme di un toro e portandola in groppa sulle onde del mare), della ‘‘vittima’’ (era l’animale che gli antichi di preferenza sacrificavano agli de`i), della ‘‘gelosia’’ (per il richiamo delle grandi corna e per l’irritabilita` del toro, che richiama quella del geloso) e anche del ‘‘marito ingannato’’. Il toro e` infine simbolo della ‘‘citta` di Torino’’ che da questo animale ha derivato il suo nome. f Vedi Bove, Mucca, Vacca, Vitello. ` facile far paura al toro dalla finestra. 744 E Quando uno si trova al sicuro fa minacce a chi altrimenti non avrebbe il coraggio di affrontare. Quando il pericolo e` lontano tutti sono intrepidi e coraggiosi. 745 A pazzi e a tori non girare intorno. Tieniti alla larga da gente senza senno e senza controllo, da persone imprevedibili e facili a infuriarsi. 746 Anche il toro e` stato un vitello. Ognuno prima di essere forte e` stato debole, prima di essere grande e` stato piccolo.
Neanche la vacca quando va al toro si veste di rosso. Il toro abbassa le corna e si avventa su cio` che e` di colore rosso. A una persona suscettibile non si deve fare o ricordare quello che la fa infuriare neppure se siamo suoi intimi, neppure se ci si trova in amichevole conversazione. 747
748 Al toro vecchio s’allungano le corna. A chi si dedica all’amore in tarda eta` avviene facilmente di esser tradito.
Quando il toro e` in terra ognun grida: ‘‘Ammazza, ammazza’’. Quando la cosa e` quasi fatta tutti vogliono partecipare per prendersene la gloria. Quando il forte soccombe, tutti gli voltano le spalle. 749
TORRE Piu` alta e` la torre piu` la folgorano le saette. Le torri, che hanno cuspidi molto alte, sono colpite dai fulmini piu` che gli edifici bassi. Piu` uno e` grande, importante, potente, piu` e` bersagliato, oggetto di critica, d’invidia, di 750
pag 1638 - 04/07/2007
1575 calunnie. Vedi anche Il fulmine cade piuttosto sulla torre che sulla capanna [F 1558]; La saetta non cade in luoghi bassi [S 42]. 751
Piu` alta e` la torre e piu` e` vicina ai fulmini.
752
Le altezze delle torri si misurano dalle ombre e quelle degli uomini dalle invidie.
753
I venti piu` forti colpiscono le torri piu` alte.
754 Ogni alta torre e` fatta di piccole pietre. Ogni grande forza si compone di forze modeste. Ogni cosa grande e` fatta di elementi piccoli. Vedi anche Il poco fa l’assai [P 1976]; Tutto fa [T 1102]; A forza di punti si fa la camicia [P 2980]; A granello a granello s’empie lo staio e si fa il monte [G 1032].
Chi abita nella torre non vede l’orologio. Chi sta troppo vicino alle cose, chi ne e` troppo implicato, non le vede o non le capisce. Vedi anche Vicino alla chiesa lontano da Dio [C 1442]; Tra tanti santi del Paradiso non si trova un sacrestano [S 34]. 755
La torre non si muove per il vento. Chi e` forte non si impressiona di nulla, non si cura delle minacce dei piu` deboli. Vedi anche La luna non cura l’abbaiar dei cani [L 1051]; L’elefante non sente il morso della pulce [E 40]. 756
.
TORRENTE
Ne´ ovile ne´ casale sul torrente o sul crinale. Non porre l’ovile ne´ costruire l’edificio vicino al corso di un torrente o sul crinale in prossimita` d’un declivio o d’uno strapiombo: le piene o le frane possono distruggere in poco tempo tutto quanto. Casale indica un gruppo di case o un edificio rustico; qui sta per costruzione generica. 760
761 Il torrente d’autunno fa il ladro. Quando le piogge autunnali li ingrossano i torrenti con le acque turbinose portano via tutto quello che si trova vicino al loro corso; ovvero: strappano lembi di terra dai campi vicini allargando il loro letto. 762 Anche nei torrenti c’e` acqua fonda. Invito a non fidarsi nell’attraversamento dei torrenti perche´, anche se le acque sono di solito basse, non di rado vi si trovano tratti di notevole profondita`, dove si puo` anche annegare se non si fa attenzione. In generale: anche le cose piccole, modeste, tranquille hanno i loro aspetti insospettabili di dimensioni, di pericolo, di mistero. 763 Anche il torrente sa qualcosa del mare. Le cose che hanno la stessa natura, sono fatte della stessa materia, hanno aspetti simili, si somigliano in qualche modo. Anche una cosa piccola riflette in qualche aspetto qualcosa di grande che ha la sua natura, come il bambino sa dell’adulto, ecc.
Torrente gelato, amico non fidato. Siccome l’acqua del torrente e` di solito bassa, per una legge della formazione del ghiaccio, la superficie gelata puo` risultare sottile in certe zone e giocare un brutto scherzo a chi si fida. 764
TORRENTE 757 Ogni torrente d’agosto e` in secca. Ogni persona povera o debole si trova male nei periodi difficili.
Torrente, cento volte buono e una se ne pente. Il torrente scorre tranquillo, fa le sue piene alle sue stagioni e di solito non provoca danni; ma capita, sia pure raramente, che faccia una piena eccezionale e, chi si e` fidato lasciando raccolti, facendo edifici vicino al suo corso, ha un’amara sorpresa. 758
Torrente, dieci anni tranquillo e un giorno prepotente. Il carattere torrentizio di un corso d’acqua comunque prevede proprio questo comportamento incostante di corso tranquillo e di fiumane improvvise e rapinose. 759
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Barca sul torrente, viaggio di demente. Pretendere di percorrere in barca un torrente e` per piu` ragioni una pretesa da gente senza cervello. In genere e` un esempio di lavoro, operazione fatta con mezzi sbagliati, inadeguati. 765
Disse il torrente al fiume: – Chi mi vedrebbe se non cantassi? Allusione a una storia non trasmessa in maniera compiuta: evidentemente il fiume grande e silenzioso aveva detto al torrente piccolo e sonoro di non fare tanta confusione, ma il torrente rispose appunto che quello che e` 766
pag 1639 - 04/07/2007
TORSOLO
1576
.
piccolo deve farsi notare in qualche modo, altrimenti nessuno si accorgerebbe di lui. Le persone di valore, grandi, importanti non hanno bisogno di muoversi, chiacchierare e far confusione per far sapere che esistono, a differenza di quelle modeste e oscure. Non sempre dai torrenti escono scuri d’oro. I miracoli, i prodigi, i casi fortunati non capitano tutti i giorni. Per il fatto che una cosa fortunata e` accaduta una volta non c’e` da aspettarsela sempre. Proverbio di tradizione colta, fa riferimento alla favola di Esopo, Il taglialegna ed Ermes (Favole 253). A un boscaiolo cadde la scure in un torrente e, non ritrovandola, si disperava. Ermes trasse dall’acqua una scure d’oro e gli chiese se era sua. Il taglialegna rispose di no e cosı` fece di una d’argento, riconoscendo e prendendo solo la sua che era di ferro. Ammirato da tanta onesta` il dio Ermes gliele dono` tutte. Un amico al quale il boscaiolo racconto` il fatto, volle fare la stessa cosa, ma quando Ermes gli presento` la scure d’oro disse che era proprio la sua e allora il dio non gli ripesco` neppure la scure che quello aveva gettato nell’acqua. 767
TORSOLO Per un torsolo di pera moriron cento mosche. Per un nulla succedono grossi guai. Per l’avidita` di pochi spesso si rovinano molte persone. 768
TORTA Comunemente si indicano con torta i vari dolci di forma piatta, per lo piu` rotonda, fatti con zucchero, farina, burro, uova, fatti lievitare e cotti in forno. L’aggiunta di un ingrediente particolare nell’impasto la qualifica col suo nome. Ma e` detta torta anche una simile preparazione di tipo salato, farcita con formaggio, verdure, prosciutto, ecc. Di solito, come anche nei proverbi, si parla di torta come dolce, e in particolare quello semplice e tipico che si aggiungeva alla fine del pasto per riconoscere la festa. Nella cucina tradizionale le varie ricorrenze annuali prevedevano, e in molte zone prevedono ancora, la presenza sulla tavola di un tipo particolare di torta, variabile secondo le varie feste e le diverse localita`. f Vedi Ciambella, Gusto.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
769 La torta e` buona anche dopo Pasqua. Quello che e` davvero buono e ha valore, non ha stagione, non passa di moda. Vedi sopra. 770 Mal s’arriva a torta finita. E` triste arrivare quando gli altri hanno finito di mangiare e non e` rimasto nulla. E` brutto intervenire in una situazione quando non c’e` da trarne alcun vantaggio.
Torte e donne son buone quando non sono indigeste. Le donne risultano buone, gradevoli quando non sono un peso da smaltire e sopportare. 771
Torta cotta saltami in bocca. Quando una cosa e` fatta tutti si fanno avanti per averla, mentre quando c’e` da lavorare si tirano indietro. 772
TORTELLO f Vedi Gusto.
Donna giovane, vino e tortelli: anche i giorni brutti diventan belli. Per chi dispone di cose buone, che allietano la vita, anche i giorni di cattivo tempo, o quelli poco propizi e fortunati, possono diventare piacevoli. 773
774 Chi si prende il torto e chi i tortelli. Gioco di parole per dire che a qualcuno toccano le cose cattive e a qualcun altro quelle buone. Vedi anche A chi tocca la feccia e a chi la schiuma [S 631]; A chi sorte e a chi sporte [S 1683]; La fortuna e` una vacca: a chi da` il latte e a chi la cacca [F 1190].
TORTO f Vedi Adirarsi, Colpa, Offesa, Perdere, Vin-
cere. 775 Chi ha torto grida piu ` forte. Di solito chi sa di aver torto grida e si sbraccia per affermare la sua ragione, piu` di chi, sapendo di essere innocente, poco si preoccupa di discolparsi. Vedi anche Chi grida ha torto [G 1156]; La ruota che cigola e` la peggiore del carro [R 1104]. 776 Chi ha meno ragione ha piu ` lingua. Per analogia. 777 Il torto e` del povero e del minchione. Il torto se lo prendono sempre i deboli e gli ingenui; i furbi e i prepotenti sono abili nel-
pag 1640 - 04/07/2007
1577 l’addossare la colpa a chi e` indifeso. Vedi anche La ragione e` dei fessi e il torto e` dei coglioni [R 88]. 778 Il torto ce l’ha chi ha la zappa. La zappa infatti e` torta. Cioe`: il torto e` sempre del povero che lavora.
Il torto e` sempre di chi e` morto. Torna comodo ai vivi scaricare le responsabilita` sulle spalle di chi non c’e` piu`. 779
All’assente e a al morto non si deve far torto. Non si devono rivolgere critiche o offese a chi non puo` difendersi. Vedi anche Non si dice male degli assenti [A 1509]; Dei morti bisogna sempre parlar bene [M 2094]. 780
Il torto non sta mai da una parte sola. Il torto e la ragione sono spesso intrecciati cosı` strettamente che non e` facile separare l’uno dall’altra. Anche Manzoni riprende questo concetto (Promessi sposi cap. 1): ‘‘La ragione e il torto non si dividon mai con un taglio sı` netto, che ogni parte abbia soltanto dell’una o dell’altro’’. Le situazioni in cui si usa sono infinite. 781
Il torto e la ragione sono nemici indivisibili. Si oppongono l’uno all’altra, ma sono sempre uniti, anche in una stessa persona, la quale ha sempre un po’ dell’uno e un po’ dell’altra.
.
TORTORA
Con la forza qualunque volonta`, anche la piu` ingiusta, prevale ed e` fatta accettare come buona. Si dice che Luigi XIV avesse fatto incidere sul bronzo dei suoi cannoni: Ultima ratio regum ‘‘Ultima ragione dei re’’. 790 Non vincere e` il primo torto. Quando uno ha perso, ha avuto la prima ‘‘colpa’’ dalla quale derivano poi tutte le altre. Vedi anche Chi perde ha sempre torto [V 813]. 791 Chi tollera un torto ne chiama cento. Chi subisce o lascia impunito un torto invita chi l’ha commesso a ripeterlo e chi vede a farlo a sua volta confidando nell’impunita`. Vedi anche Chi non castiga il delitto ne chiama uno nuovo [D 186]; Chi non punisce il malvagio nuoce al giusto [P 2966]. 792 Chi ha torto paghi o preghi. Chi ha commesso una colpa o risarcisce il danno o chiede comprensione. 793 Il torto non lo vuole nessuno. Ognuno fa di tutto per scaricarsi dalle spalle una colpa, anche se gli costerebbe poco ammetterla. Vedi anche La colpa morı` fanciulla [C 1780]. 794
Il torto non trova mai casa.
782
783
Diritto e torto hanno i loro campi vicini.
784
Il torto e la ragione non stanno mai dalla stessa parte.
785
Diritto e torto si mordono la coda.
Le sue ragioni ce l’ha anche il lupo. Per analogia. Anche i malvagi hanno le loro ragioni. ` giusto che parli anche la volpe. 787 E Per analogia. Con significato vicino vedi Bisogna sentire le due campane [C 267]. 786
Due torti non fanno una ragione. Aver subito un torto non e` una buona ragione per commetterne a propria volta un altro. Il torto non si rimedia facendone un altro, sia pure minore. 788
789
Col cannone e la prigione anche il torto divien ragione.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
TORTORA La tortora e` uno degli uccelli piu` belli ed eleganti che si conoscano, per la forma armoniosa del corpo e la delicatezza del piumaggio. E` simbolo della ‘‘purezza’’ e della ‘‘fedelta`’’: si dice che la perdita di un elemento della coppia provochi, infatti, a breve distanza, la morte dell’altro. E` citato in molti capolavori della letteratura e nelle scritture sacre a cominciare dalla Bibbia. In Italia e` presente in specie diverse, in particolare e` diffusa la tortora comune, Streptopelia turtur. Le tortore non domesticate migrano in autunno verso l’Africa dove svernano oltre il deserto del Sahara. Totalmente domesticata, in Europa, e` la tortora dal collare, originaria dell’Asia. Tortora: due, bianche e alte. La tortora fa il nido in cima alle piante alte, vi depone due uova bianche. E` proverbio dei cacciatori e un tempo dei cacciatori di nidi che riconoscevano dalle uova e dalla forma del nido quale uccello sarebbero andati a prendere quando fossero nati i pulcini. 795
pag 1641 - 04/07/2007
TOSCANO
1578
.
Quando parte la tortora l’estate prepara il fagotto. La tortora e` piuttosto sollecita verso la fine dell’estate a lasciare le nostre terre per le regioni africane; ma se essa anticipa la sua partenza si puo` essere sicuri che l’estate e` finita e la stagione diventa presto piu` fresca o autunnale. 796
797 L’abitudine perse la tortora. Il fatto che le tortore ripetano con puntualita` le loro funzioni giornaliere rende facile la loro cattura. La tortora selvatica passa la notte in cespugli e roveti dove al mattino canta, pulendosi accuratamente le piume. Si ciba poi sul terreno in coppia o in gruppo e quindi ‘‘gioca’’ per molte ore, sempre in gruppi, recandosi poi a stormo all’abbeverata. Nel primo pomeriggio ripete queste azioni: torna a cibarsi, quindi a giocare e a bere, ritirandosi al crepuscolo.
La tortora non resta sette giorni vedova. Si dice infatti che muore quando ha perso il compagno. E` credenza attestata gia` nell’antichita` e molto diffusa nelle omelie cristiane antiche e medievali, nonche´ nei bestiari (benche´ spesso tale caratteristica si trovi attribuita anche alla colomba). 798
TOSCANO f Vedi Romagnolo.
Chi ha da far con tosco non vuol esser losco. I toscani sono noti per la loro furbizia e chi ha a che fare con uno di loro deve essere avveduto. Losco nel senso di ‘‘guercio, che vede male’’. E` proverbio antico citato dal Boccaccio (Decamerone 8.10). 799
Conosciuto un buon toscano non si puo` starne lontano. Il toscano, per la sua giovialita`, ispira fiducia e simpatia. 800
802
Colpo di tosse, chiodo nella bara.
Tosse secca alla morte fa trombetta. Cioe` annuncia la prossima fine. 803
Tosse secca [Tossetta] chiama la cassetta. Cioe` la cassa da morto. 804
Se la tosse non si cava la fossa si scava. La tosse non deve essere trascurata, ma curata per tempo e guarita, altrimenti puo` diventare un male serio. 805
806
Tosse d’inverno vuole governo.
Meglio le gambe rotte che la continua tosse. Meglio avere una frattura, che una tossettina continua e insistente che preannuncia la tisi o qualche altra grave malattia. 807
808 Tosse d’estate mena al camposanto. La tosse nella stagione calda e` insolita e, non provenendo da raffreddamento, lascia temere cause piu` gravi. 809 Tosse d’agosto chiama al sagrato. Il sagrato e` lo spazio antistante la chiesa dove un tempo c’erano le fosse comuni.
Tosse trascurata dura cento giorni e curata centouno. Nel caso in cui si tratti di una semplice affezione transitoria, le cure, come cataplasmi e sciroppi, spesso aggravano la tosse invece di guarirla. Anche se non porta alla morte, come dicono i proverbi precedenti, e` comunque disturbo lungo e noioso. 810
TOSSIRE 811 Quando uno non sa che fare tossisce. Quando uno si trova in serio imbarazzo e non sa a che santo votarsi trova il modo di prender tempo tossicchiando.
TOSSE Sintomo assai temuto, in epoche in cui le malattie dell’apparato respiratorio erano spesso incurabili. f Vedi Amore.
812 La tosse copre il peto. La tosse cerca di mascherare un rumore sconveniente. In questo caso si tratta di un tipo particolare di imbarazzo; se proprio si vuole essere raffinati si puo` dire anche in latino:
801 La tosse e` il tamburo della morte. Si diceva quando la tisi era una malattia che falciava vittime a migliaia.
813 Tussis pro crepito. ‘‘Tosse al posto di rumore del ventre’’. Motto scherzoso probabilmente d’eta` moderna.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 1642 - 04/07/2007
1579 TOSTO1 Avverbio, nel senso di ‘‘presto, con rapidita`’’, ormai insolito nella lingua parlata. f Vedi Adirarsi, Presto. Chi tosto viene, tosto (se ne) va. Chi arriva presto, fa presto cio` che deve e presto va via. Si dice anche di chi e` vecchio. 814
Chi tosto cresce, tosto manca. Cio` che cresce rapidamente se ne va altrettanto alla svelta. 815
Quel che tosto matura, tosto si guasta. Cio` che si sviluppa rapidamente arriva presto alla putrefazione. 816
Tosto [Presto] a tavola e tardi alla forca. Bisogna arrivare per tempo dove si fanno cose piacevoli e piu` tardi possibile dove si fanno quelle spiacevoli. Vedi anche Presto a tavola e tardi alla battaglia [B 181]. 817
TOSTO2 Aggettivo, nel senso di ‘‘duro’’. 818 Piu ` tost che mai l’e´ me`ij piu` tost. Scherzoso proverbio milanese di cui nella trascrizione si perde la mordacita` (e percio` e` ripetuto in dialetto anche fuori della Lombardia, per diffusione colta): ‘‘Piuttosto che mai e` meglio piu` tosto’’. L’ironia gioca sull’equivoco tra tosto (‘‘presto’’) e tosto (‘‘duro’’) ed e` la donna che parla riferendosi a cio` che le interessa dell’uomo.
.
TRADIMENTO
Casa mia, regole mie. Per analogia. In casa propria ognuno detta le sue regole e spesso gli altri si adeguano con poco entusiasmo. Vedi anche A casa sua ciascuno e` re [C 901]. 821
Chi mette la tovaglia mette il piu`. Chi stende la tovaglia ha gia` deciso di ospitare, e quindi sta preparando o ha gia` preparato il pranzo. Vedi anche Il difficile sta nel cominciare [C 1849]. 822
823 Per chi mette la tovaglia son dolori. Chi mette la tovaglia si prepara non solo a pagare, ma anche a sostenere le critiche di tutti coloro che sono invitati a mangiare.
TOVAGLIOLO 824 I canovacci si fan tovaglioli. Il canovaccio e` lo strofinaccio da cucina e il tovagliolo invece e` un capo di biancheria da tavola di un certo valore. Il senso traslato e` quindi: la gente da poco sale nella scala sociale. 825 Ogni canovaccio vuol fare il tovagliolo. Tutti vogliono essere piu` di quello che sono, vogliono contare di piu`.
TRADIMENTO Tradimento piace assai, traditor non piacque mai. Il tradimento e` gradito, perche´ aiuta molto in tante imprese, ma il traditore fa ribrezzo e di lui nessuno si fida. 826
Il tradimento e` amato e il traditore odiato. Esprime con forza maggiore che l’uomo ama essere favorito anche con mezzi disonesti o infami, ma prende le distanze da chi agisce in tal modo, non solo perche´ il traditore puo` esserlo nei confronti di chiunque, ma anche perche´ il disprezzo della persona abbietta cerca di far dimenticare l’accordo e la sintonia che ci sono stati con lui. 827
TOVAGLIA 819 Bianca tovaglia non fa ricco pranzo. Una bella apparecchiatura non basta a fare un bel pranzo.
Chi mette tovaglia mette battaglia. Chi prende un’iniziativa che coinvolge altri si fa guida e padrone, ma non sempre gli altri stanno alle sue regole, per cui nascono discussioni su cosa fare, come fare. Chi propone di fare un pasto trova tutti d’accordo, ma il difficile e` trovare l’accordo su quello che si mangia (naturalmente non di tratta di un ristorante dove ognuno prende quello che vuole). 820
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Chi ordisce tradimenti si prepara pentimenti [patimenti]. Chi compie un tradimento non ottiene vantaggi di cui possa godere, perche´, una volta scoperto, viene disprezzato da tutti, perseguitato e punito. Saranno altri a trarne vantaggio. 828
pag 1643 - 04/07/2007
TRADUZIONE / TRADUTTORE
I peggiori tradimenti da compari e da parenti. Piu` gravi e piu` dolorosi perche´ vengono dalle persone piu` fidate e piu` care. 829
830 Nessun tradimento rimane nascosto. Il tradimento, finite le contese e le guerre, viene subito scoperto.
TRADUZIONE / TRADUTTORE Sono ormai entrati nella tradizione proverbiale alcuni detti che riguardano la traduzione: sono chiaramente di origine colta e condensano, semplificandole, complesse opinioni al riguardo. La traduzione se e` bella non e` fedele e se e` fedele non e` bella. Togliendo il soggetto si ottiene un’insinuazione che si rivolge talvolta alla donna (vedi Bello), ma la frase in realta` e` riferita alla traduzione di un testo da una lingua a un’altra: se e` asservita all’originale, manca di grazia e spontaneita`, se e` troppo libera, manca di precisione. 831
832
1580
.
Traduttore, traditore.
La traduzione e` il rovescio del ricamo. La traduzione rende dell’originale quello che il rovescio del ricamo fa capire del ricamo stesso. Il ricamo e` splendido visto dalla sua parte, ma, guardato da rovescio, mostra un’immagine deformata, incerta. Un’immagine affine e` menzionata dallo scrittore gallese James Howell (1595-1666) in una delle sue Lettere familiari: ‘‘Alcuni pensano che le traduzioni siano paragonabili al rovescio di un tappeto turco’’. 833
La traduzione aumenta il brutto e diminuisce il bello. La traduzione di un testo fa piu` brutte le parti che lo sono gia` nell’originale e sbiadisce quelle che sono belle. 834
TRAFFICARE 835 Chi non traffica non guadagna. Chi non commercia, scambia, compra e vende non realizza grandi guadagni. Trafficare si usa anche nel senso di ‘‘darsi da fare, ingegnarsi’’.
Chi traffica in vino e in sangue oggi ride e domani piange. I commercianti di vino e di bestiame (indicato con sangue) fanno un lavoro rischioso: una 836
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
volta possono guadagnare moltissimo, un’altra perdere moltissimo, perche´ entrambe le merci di cui si occupano tendono a subire gravi danni – il vino ad alterarsi, gli animali ad ammalarsi –, che ne compromettono del tutto la resa. Vedi anche Vino e cavalli, mercanzia da grandi falli [V 935]. TRALCIO f Vedi Potare, Vendemmia.
Tralcio nato in aprile poco vino mette in barile. La gemma che spunta d’aprile e` tardiva e non fa a tempo a produrre uva. 837
Gemma d’aprile non empie il barile. Per analogia. 838
839 Vecchio tralcio fa buona vendemmia. Il vecchio tralcio produce i grappoli e il nuovo pollone le foglie.
TRAMONTANA1 Come segno cardinale, Nord. Quando lampeggia da tramontana e` segno di caldana. La presenza di un forte temporale a nord produce aria calda e afosa. La caldana e` un’afa improvvisa, un periodo afoso, soffocante. 840
TRAMONTANA2 Vento freddo, in genere secco, che spira da nord e di solito schiarisce il cielo con raffiche energiche, facendo abbassare la temperatura. Gli antichi lo chiamavano Borea o Aquilone e lo qualificavano freddo e impetuoso, temibile suscitatore di tempeste. Era rappresentato come un vecchio barbuto che portava in mano una conchiglia marina. Tramontano nasce, pasce e muore. Il vento tramontano, nel Centro e nel Nord dell’Italia, si dice che duri tre giorni, o per un numero di giorni multiplo di tre. 841
842
Tramontano di buon cuore o tre, o sei, o nove.
Levante e tramontana tre dı` o una settimana. In Puglia si dice La tramendane, o na dı` o na semane. 843
pag 1644 - 04/07/2007
1581 844
Tramontana dura una settimana.
Tramontanin non buzzica se marin non lo stuzzica. Si dice in Toscana: la tramontana non si muove se non la stuzzica il vento marino, ossia viene dopo questo vento. Buzzicare e` verbo arcaico, mantenuto in alcuni parlari toscani, nel senso di ‘‘muoversi leggermente, prendere movimento’’. 845
846
Se scirocco non stuzzica tramontana non buzzica.
Quando la tramontana si piscia addosso fa la neve. Quando la tramontana porta le nuvole, subito dopo si verificano delle nevicate. 847
Ponente, tramontana si risente. Dopo che si e` calmato il vento dell’Ovest, arriva il vento fresco della tramontana. 848
Quando il tempo e` realetramontana la mattina e la sera maestrale. Quando il tempo e` buono (reale) al mattino soffia la tramontana, che e` un vento freddo ma asciutto, e alla sera arriva il maestrale (vedi la voce) che non sempre porta pioggia. 849
Tramontana la pioggia tien lontana. Perche´ spinge le nuvole fuori del suo raggio d’azione e di solito non piove. 850
Libeccio chiaro e tramontana torba guardati marinar che non ti colga. Il libeccio e` vento di sud-ovest. E` quindi originariamente secco ma, traversando il mare, diviene umido, ed essendo per sua natura caldo, rende l’aria soffocante. E` portatore di pioggia e si manifesta a raffiche violente. L’incontro dell’aria calda e umida del libeccio con quella fredda della tramontana produce pioggia ed e` quindi all’origine di precipitazioni e tempeste in mare. 851
852
Tramontana torba e libeccio chiaro tieniti all’erta marinaro.
Tramontana, i vecchi fa morire e i giovani risana. Il vento asciutto e freddo della tramontana e` propizio per gli organismi giovani, ma negativo per quelli deboli e vecchi. 853
TRAMONTO f Vedi Sole.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
TRAPANI
854 Fa piu ` un tramonto che cento campane. Quando suona la campana nessuno si muove; quando manca la luce tutti s’affrettano a tornare a casa. Per il senso metaforico, vedi il seguente:
Al tramonto tutti sanno quanto splendeva il sole. Il valore di una cosa, ma soprattutto di una persona, viene riconosciuto solo allorche´ viene a mancare, come della luce e del calore del sole ci si accorge quando scompare. 855
Al tramonto tutti lasciano il sole per la candela. Quando qualcosa di valore viene a mancare, invece di piangerla oppure onorarla, ognuno cerca di rimpiazzarla con qualcosa che possa sostituirla, anche se e` incomparabilmente inferiore, come la candela rispetto al sole. Quando una persona importante perde il potere, tutti l’abbandonano, magari per cercare la protezione di altri meno potenti, ma che ancora contano. 856
Al tramonto si comincia a vedere la luna. Solo quando una grande forza, un grande valore cominciano a declinare ci si accorge delle altre entita` piu` deboli, piu` piccole e si considerano. Solo quando declina una persona di grande importanza, si considerano altre figure di valore minore. 857
858 Al tramonto va a letto anche il sole. Frase scherzosa, che non ha senso in quanto il tramonto e` appunto l’ora in cui i sole scompare, ma che si usa per dire che e` l’ora di riposarsi come fanno tutti, anche le persone importanti e la fonte della vita stessa che e` il sole.
TRAMPOLI Chi va sui trampoli facilmente inciampa. Chi vuol fare cose difficili rischia di sbagliare, di cadere. 859
TRAPANI Citta` della Sicilia orientale. 860 Chi vuol sale vada a Trapani. Trapani, citta` protesa sul mare sul cui si eleva di appena tre metri, ha le saline piu` importanti della Sicilia, che alimentano una notevole esportazione di sale.
pag 1645 - 04/07/2007
TRAPIANTARE
TRAPIANTARE Una pianta puo` essere tolta dalla sua sede per essere posta in un’altra solo se si prende con tutte le sue radici e con la terra che le contiene. Una pianta vecchia e grande facilmente muore col trapianto. Piu` facile e` il trapianto di erbaggi, posti in semenzaio, in luogo caldo per anticiparne il germoglio in periodo freddo. Con la buona stagione le piantine vengono poste a dimora, con le necessarie cautele, e cominciano poi a produrre piu` presto delle altre che sono state seminate naturalmente. f Vedi Pianta, Piantare, Zucca. Chi trapianta un albero vecchio lo vede morire. E` vero che la pianta non piu` giovane non resiste al trapianto, ma il proverbio si usa per dire che, facendo cambiare casa, ambiente a una persona anziana se ne accelera la fine. 861
Salvia, maggiorana e rosmarino si trapiantano a settembre o al suo vicino. Le tre erbe aromatiche elencate devono essere trapiantate in autunno: a settembre o a ottobre. 862
TRAPPOLA Chi fa una trappola ne sa tender cento. Chi sa tessere anche un solo inganno e` in grado di escogitarne tanti. Chi ti inganna una volta puo` ingannarti molte volte. 863
Inutile far trappole se non si san nascondere. L’astuzia vuole anche l’abilita` e l’inganno. 864
Tardi piange il topo quando e` nella trappola. Quando il danno e` fatto e` inutile lamentarsi. Vedi anche E` inutile piangere sul latte versato [L 174]. 865
Disgraziato il topo che per fuggire il gatto entra nella trappola. Idea malaugurata e` quella di fuggire un pericolo andandosi a cacciare in un altro ancora piu` tremendo come indica il modo di dire: Cadere dalla padella nella brace. 866
TRATTARE Nel senso di ‘‘avere relazioni col prossimo’’. 867
1582
.
Chi tratta schiettamente e` caro ad ogni gente.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Chi e` chiaro, onesto, sincero e` persona ricercata come amica da tutti. Chi non sa trattare vada ad imparare. Aver garbo, sapersi comportare con le persone, e` molto importante nella vita per cui chi non vi riesce e` bene che impari. Anche come ammonimento dinanzi a gesti scortesi. 868
TRAVAGLIO f Vedi Sonno. 869 I travagli rubano la gioventu `. Le sofferenze lunghe, continue, segnano la persona del loro passaggio togliendole bellezza, ottimismo, buon umore, energia: tutto quello che appartiene all’eta` giovanile, e non lo restituiscono. 870 Le grazie fuggono con i travagli. La bellezza, una volta appannata dalla forte sofferenza, non torna com’era una volta. 871 I travagli mettono la testa a posto. I guai costringono a pensare seriamente alle cose importanti, levano i grilli dalla testa, fanno diventare adulti.
TRAVE f Vedi Bruscolo, Nottolino. Anche nelle grosse travi entrano i piccoli tarli. La forza e la grandezza, se sono in grado di preservare da grandi pericoli e contrastare nemici potenti, non sono altrettanto efficaci contro le insidie rappresentate da forze apparentemente tenui, da esseri minuti, dai quali pero`, col tempo puo` derivare la completa rovina, come da distruzione della trave minata dai tarli. Vedi anche Ogni nemico e` potente, anche la mosca [N 230]. Nel senso contrario, che anche il debole puo` aiutare il forte: Presto o tardi il forte ha bisogno del debole [F 1136]; Anche il leone ebbe bisogno del topo [L 446]; Anche la regina ha bisogno della vicina [L 447]. 872
Quando cade la trave cadono anche i travicelli. La rovina di una forte struttura, di un complesso vigoroso e importante, di una persona potente, trascina con se´ anche gli elementi piu` deboli che da quello piu` forte avevano sostegno, protezione, forza. 873
874
I vestiti rifanno le travi.
pag 1646 - 04/07/2007
1583 L’abito bello, elegante, sontuoso, copre le carenze del corpo, la scarsa avvenenza e i difetti, al punto che anche un elemento tozzo, ben acconciato, fa la sua figura. Si dice anche di cose, oltre che di persone. Un tempo era uso in ambienti pubblici, o in case ricche, rivestire con stoffe travi e colonne di legno che si presentavano rozze o sgraziate. Vedi anche L’abito fa il monaco [A 60]; I panni rifanno le stanghe [P 351]; Vesti una colonna, pare una madonna [V 631]. ` piu` debole il puntello della trave. 875 E Si dice quando chi crede di aiutare avrebbe bisogno di essere aiutato a sua volta e, credendo di sostenere, in realta` si appoggia agli altri. 876 D’ogni fuscello si puo` fare una trave. Volendo si possono ingigantire le cose a piacere. Vedi il contrario C’e` chi fa di lance zipoli [L 109] . Da confrontare anche con diversi modi di dire, piu` o meno diffusi: ‘‘Fare d’una mosca un elefante, d’un finfero un fanfero, d’un ciocco un lupo, d’un punteruolo una lancia, d’uno zipolo un palo, d’un regno un legno’’.
TRE 877 Tre fanno un collegio. Tre persone sono in grado di costituire una commissione, un tribunale, ecc. Si dice per sottolineare che tre persone sono sufficienti per una determinata cosa. Traduce un motto antico che tuttora si ripete in latino: 878 Tres faciunt collegium. Principio contenuto nel Digesto (50.16.85), attribuito a Nerazio Prisco, giureconsulto del II sec. d.C.: sarebbe il numero minimo per fare una societa` legalmente riconosciuta. Vedi anche, in senso ironico Tre donne e una cipolla fanno un mercato [D 882].
Tre vivono in pace quando due non sono in casa. Per avere la vera pace bisogna star soli. Tre o piu` persone difficilmente possono trovare il perfetto accordo, abitando insieme. 879
Dove son tre, uno obbedisce a due. Cioe`, se uno resta isolato deve obbedire agli altri due che si trovano d’accordo. 880
881
Tre e` il numero perfetto.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
TRE
Comunemente questo detto si usa per accreditare come valida, sufficiente e completa una serie di tre cose, tre persone, tre prove; quindi migliore di un’altra composta da altri numeri. Tre e` il numero preferito nell’iterazione di una domanda, di un’acclamazione, d’un avvertimento, come insieme canonico, che rende l’operazione in qualche modo rituale e indiscutibile. Si dice anche per indicare in una realta` ternaria una completezza, una perfezione, una bellezza che non e` pertinenza di altri numeri. Numero che appartiene al divino (la Trinita`, la Trimurti) ha infinite cose sacre simboliche segnate dalla terna (tridente di Nettuno, i tre regni della mitologia con le tre massime divinita`, le tre Parche, le tre croci del Golgota, i tre regni ultramondani). Spesso e` contrapposto al due (simbolo della divisione e del diavolo) come numero della sintesi, che supera e conclude ogni vicenda. Il tre e` ritenuto pressoche´ universalmente il numero perfetto per sue insite proprieta` e per i significati e la simbologia che le speculazioni filosofiche, esoteriche, magiche gli hanno attribuito, sia nella tradizione occidentale (pitagorismo, neoplatonismo, Cristianesimo), sia dell’estremo oriente (Tao-te-king). Uguale considerazione riscuote nella tradizione popolare, nella quale compare spesso questo principio. La caratteristica fondamentale e` quella di essere il primo numero che contiene il suo principio, il suo medio e la sua fine (vedi A. Reghini, I numeri sacri nella tradizione pitagorica e massonica, Roma 1978, p. 97). 882 Omne trinum est perfectum. ‘‘Ogni combinazione di tre e` perfetta’’. Formulazione medievale di origine non precisata. 883 Ogni trino e` perfetto. Traduzione/calco del precedente. 884 Non c’e` due senza tre. Proverbio estremamente vivo e di vasta diffusione che pure enuncia una teoria impossibile da dimostrare, secondo la quale al verificarsi di due fatti simili (due figli, due vincite, due incidenti) non manchera` in poco tempo di verificarsene un terzo della stessa natura, sia che si tratti di casi fortunati che di casi sfortunati. Pare che, per misteriosi collegamenti al pensiero arcaico dell’umanita`, resista inconsciamente l’idea che il tre sia la regola misteriosa della realta` divina e di quella umana (la dialettica di Hegel): tutto quindi tenderebbe a strutturarsi secondo una logica di perfezione della quale il tre e` la legge.
pag 1647 - 04/07/2007
TRE
1584
.
Non c’e` due senza tre e il quarto vien da se´. La coda scherzosa spesso viene aggiunta a un proverbio per limitarne il valore, volgerlo all’ironia, ovvero per fine scaramantico, o anche per puro gioco. Questo proverbio e` usato piu` spesso in senso positivo per indicare tre fatti fortunati ai quali se ne aggiunge, o si spera che se ne aggiunga presto, un altro. 885
Tre cose durano poco: neve al sole, burro al fuoco e soldi in mano al giocatore. Monito al giocatore d’azzardo nelle cui mani il denaro scompare in pochissimo tempo. I proverbi che si servono di un’elencazione numerata delle cose o sono molto antichi, o si rifanno all’uso primitivo di usare l’enumerazione a scopo mnemonico, quando non si tratti di materia magica o sacra. Se molti sono i proverbi numerici con il numero tre, molti sono anche quelli col quattro, col sei e il sette, che lentamente sono diminuiti nella tradizione orale, ma sono generosamente documentati nei testi sacri come la Bibbia, in particolare nei Proverbi. Le tradizioni orientali abbondano di questa forma di detto multiplo, rimasto nella nostra tradizione, per es., nelle iscrizioni delle mattonelle. 886
Tre gelate fan la neve, tre brine fan l’acqua e tre pere fan la cacca. Tre gelate notturne portano la neve, tre brinate portano la pioggia e tre peti (pere) portano il bisogno di andare al gabinetto. Vedi anche Dopo tre venti viene l’acqua e dopo tre peti vien la cacca [C 32]. 887
Tre son i nemici dell’uomo: vino che sa d’aceto, pane muffito e scarpe strette. Sono cose che mettono di malumore e tormentano: chi ha vino inacidito e non si rassegna a bere acqua, lo beve lo stesso ma soffre a sentirne il sapore; il pane muffito e` insopportabile per chi e` costretto a mangiarlo; le scarpe strette sono una tortura. 888
Tre cose splendono fredde: la luna, la lucciola e l’oro. Sono le cose che risplendono di un fulgore che non deriva dal fuoco. 889
890
Tre cose son difficili da lasciare: l’amicizia, il gioco e il primo amore.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Sono le cose che si abbandonano con fatica o a malincuore, perche´ vincolano piu` di ogni altra. Tre cose fanno a meno di tre: l’amore della bellezza, la fortuna del valore, la morte della malattia. L’amore non e` legato alla bellezza; chi ha fortuna riesce anche se non e` capace; la morte arriva anche senza malattia. 891
Tre cose non si devono fare: confidare segreti alle donne, prestare danari al giocatore, esser generosi coi nemici. Le donne non riescono a tenere segreti; il giocatore perde il denaro prestato; il nemico si giova della generosita` per nuocere di nuovo. 892
Tre cose son piu` di quello che si crede: l’altezza del cielo, la profondita` del mare e la malizia delle donne. Sono cose che si pensano grandi ma non si riescono neppure a immaginare nella loro vera misura. 893
Tre cose fanno arricchire: guadagnare e non spendere, promettere e non attendere, accattare e non rendere. Vale a dire: essere parsimoniosi, promettere e non mantenere, prendere in prestito e non restituire. 894
Tre son ladri: chi manda, chi va e chi para il sacco. Chi ordina il male, chi lo esegue e chi aiuta a compierlo sono malfattori nella stessa misura. Vedi anche Tanto e` ladro chi ruba che chi para il sacco [L 20]. 895
Tre cose vanno sempre insieme: notte e giorno, fama e invidia, amore e gelosia. Chi e` famoso e` invidiato. Vedi anche L’invidia e` legata al carro della gloria [I 448]; Invidia gloriae comes [I 449]; Chi non ebbe invidiosi non ebbe fortuna [I 488]. L’amore e la gelosia sono sempre uniti. Vedi anche Dove e` amore e` gelosia [G 327]; Amore e gelosia vanno in compagnia [G 330]. 896
897
Tre cose son buone in tre modi: salciccia lunga, predica breve e cazzo giusto.
pag 1648 - 04/07/2007
1585 Vedi anche Prediche corte e salcicce lunghe [P 2481]; Non grosso che turi, non lungo che tocchi, ma duro che duri e` un cazzo coi fiocchi [C 1235]. Tre cose l’uomo vuole per poi pentirsene: eta`, moglie e famiglia. Il giovane desidera crescere, vuole sposarsi, avere famiglia... ma poi si accorge che non valeva la pena correre cosı` tanto. 898
Di tre cose puoi fare a meno: di donna senza dote, di capra senza latte e di gallina senza uovo. Nell’economia del passato la dote era un requisito essenziale per la vita della famiglia, sia nelle famiglie benestanti che in quelle modeste. La capra era allevata soprattutto per il latte e le galline per le uova, per cui non aveva senso mantenerle se non fornivano questi alimenti. 899
Tre cose son buone vecchie: i libri, il vino e la legna per il fuoco. I libri vecchi sono comprovati da generazioni di lettori, sono ‘‘classici’’; il vino pregiato e` quello vecchio, mentre la legna vecchia e` molto secca e quindi adatta al camino. 900
Tre cose sono impossibili: far star fermi i bambini, far correre i vecchi e far tacere le donne. Vedi anche Far tacere le donne, far correre i vecchi e far star fermi i bambini sono cose che non sa fare neanche il diavolo [T 31]. 901
Tre cose guarda il medico: la faccia, il polso e l’orinale. Per trovare le cause del disturbo il medico di una volta guardava prima l’aspetto generale del paziente, quindi sentiva il polso e infine esaminava l’urina. 902
Tre son le cose belle a questo mondo: naviglio parato, donna ornata e cavaliere armato. Le tre cose indicate hanno un magnifico aspetto allorche´ si presentano nella loro forma migliore, come una nave quando e` tutta pavesata e con le vele al vento. Gli esempi scelti indicano di per se´ l’antichita` del proverbio. 903
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
TRE
Tre cose Dio ha lasciato per se´: l’ora della morte, la conoscenza del domani, la pioggia e il bel tempo. Su queste l’uomo non puo` minimamente influire. 904
Tre cose consumano il tanto e il poco: il fuoco, il gioco e il cuoco. Possono distruggere beni inconsistenti come ingenti patrimoni. Il cuoco sta a indicare le spese per il cibo e i lussi domestici, vedi anche La gola ha il buco stretto, ma mangia la casa e il tetto [G 926]. 905
Tre cose sono simili: prete, avvocato e morte: il prete toglie dal vivo e dal morto, l’avvocato toglie al dritto e al torto; la morte toglie al debole e al forte. Il prete sposa, battezza, istruisce e provvede al culto dei morti; l’avvocato riscuote sia da chi ha ragione che da chi ha torto; la morte toglie la vita a chiunque, sia debole che forte. 906
Tre cose son buoni servitori e cattivi padroni: donna, acqua e fuoco. Sono ottimi se sono tenuti sotto controllo, ma se sfuggono di mano possono causare danni terribili. L’obiettivo della polemica e` la donna. Vedi anche Da tre F bisogna star lontano: fuoco, fiume e femmina [F 1]. 907
Tre cose sono necessarie a corte: lingua dolce, schiena dura e gambe leste. Nei luoghi di potere si parla adulando, si fanno inchini, si obbedisce e si fugge quando la situazione si fa pericolosa. 908
Tre cose sono sempre in pericolo: la verginita`, il vetro e la buona fortuna. Sono tre cose che rischiano in ogni momento di essere compromesse. 909
Tre cose fuggono altre tre: castita` fugge abbondanza, umilta` fugge potenza e onesta` fugge ricchezza. La castita` svanisce allorche´ si eccede nel lusso, nella tavola e negli altri piaceri; chi diviene potente cessa di essere umile e la ricchezza inquina l’onesta`. 910
pag 1649 - 04/07/2007
TRE
1586
.
Tre vivono di tre: gli avvocati dei vivi, i medici degli ammalati e i preti dei morti. Tre attivita` umane ricavano profitti da tre condizioni umane. I preti vivono dei morti in quanto lucrano sui funerali, celebrano le messe di suffragio e ricevono i lasciti delle persone pie. 911
Tre si provano con tre: l’oro col fuoco, la donna coll’oro e l’uomo con la donna. La purezza dell’oro si prova nel crogiolo. La donna si tenta col denaro, i doni preziosi e l’uomo difficilmente resiste alla donna. Il proverbio gioca sull’intreccio dei tre elementi. Vedi anche L’oro si prova col fuoco [O 503]. 912
Tre cose si vedono in tre prove: il senno nell’ira, amicizia nel bisogno e coraggio in guerra. Il senno di un uomo si misura nel momento in cui e` in preda all’ira, l’amicizia si misura nei momenti di necessita` e il coraggio nella lotta. 913
Tre cose cambiano l’uomo: la donna, il vino e la ricchezza. L’uomo cambia nel suo modo di comportarsi e nelle sue abitudini quando si unisce a una donna, cede al vino o diviene ricco. Vedi anche Se vuoi conoscere l’uomo fallo ricco o potente [U 166]. 914
Tre cose sono facili da credere: una nave affondata, un uomo morto e una donna gravida. Prima della ultima fase della rivoluzione industriale, quasi fino al primo dopoguerra, le gravidanze di una donna sposata erano numerose e sempre piu` lo erano se si va indietro nel tempo, non solo per l’assenza di anticoncezionali, ma anche per la pesante mortalita` infantile e la necessita` di braccia, soprattutto maschili, per il lavoro. Allo stesso modo erano frequentissime le morti per il parto. Per questo era facile credere alla notizia di una gravidanza, al naufragio di un’imbarcazione e alla morte di un uomo, cosa frequente nel lavoro. 915
Tre cose mantengono casta la donna: vaiolo, orgoglio, mancanza d’occasione. Il vaiolo distrugge la bellezza; l’orgoglio le impedisce di cedere a lusinghe e tentazioni, 916
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
infine la mancanza di opportunita` non le permette di incontrare la persona ‘‘giusta’’. E` implicita l’idea che, mancando queste cose che la salvaguardano, la donna cede facilmente. Tre cose fanno allungare le braccia: la tavola, la morte e le more. Si dice a chi si mostra pigro e non si muove per prendere quello che gli rimane scomodo da raggiungere. A tavola uno allunga le braccia per prendere quello che vuole mangiare; dopo la morte si dice che il corpo e le membra si allunghino; per cogliere le more sui rovi si devono allungare le braccia. 917
Di tre catene e` difficile liberarsi: donne, strozzini e debiti. I legami con la donna sono per l’uomo assai difficili da rompere; quelli con gli strozzini di solito si rinsaldano sempre piu` con l’accrescersi del debito e, appunto, uscire dai debiti risulta sempre un’impresa difficile. 918
Tre son quelli che non si pagano: Dio, il padre e la madre. Sono coloro che danno cosı` tanto che non e` nemmeno concepibile che in cambio possano ricevere qualunque pagamento. 919
Tre cose sono insopportabili: ricco avaro, povero superbo e vecchio innamorato. I difetti generano sempre antipatia, ma quelli ingiustificati ispirano disprezzo, come l’avarizia di chi non ha bisogno di risparmiare, la superbia di chi non ha niente e la lascivia dei vecchi. 920
Tre cose non guardano la condizione: necessita`, amore e morte. La necessita` non ammette scuse ne´ fa distinzioni fra i ranghi sociali; l’amore non conosce ostacoli ne´ differenze, e la morte non guarda in faccia a nessuno. 921
Tre sono difficili da ingannare: vecchia volpe, vecchio villano e vecchia puttana. La vecchia volpe conosce tutti i trucchi e le insidie; il vecchio contadino ha imparato tutte le astuzie; la vecchia prostituta ha frequentato le persone piu` scaltre e disoneste, per cui conosce tutte le trappole e gli inganni. 922
pag 1650 - 04/07/2007
1587 Tre gettano il danaro al vento: la donna se lo mette addosso, il giovane lo lascia sul tavolo da gioco e il vecchio lo regala all’oste. La donna sperpera il denaro in vesti e ornamenti, il giovane lo getta nei giochi d’azzardo e il vecchio lo spende tutto in vino. 923
Tre cose tolgono all’uomo il sonno: una vigna davanti alla piazza, un castello in frontiera e una bella mogliera. Una vigna in piazza viene depredata da tutti quelli che passano; il castello vicino alla frontiera viene assalito spesso dai nemici e la bella moglie fa gola a tutti. La forma mogliera indica un’origine in area meridionale. 924
Tre sono le centinaia fortunate: cento miglia lontano dai parenti, cent’anni di salute e centomila ducati. I parenti vicini portano solo dei guai, la salute e i ducati non sono mai troppi. 925
Biscotto e limonata, giovane con vecchio sposata, mare e vento di terra: tre coppie che stanno sempre in guerra. Il biscotto mal si accorda con la limonata, la giovane e` scontenta del marito vecchio e il vento di terra rabbuffa il mare. 926
Tre sono quelli che sanno le cose piu` segrete: il confessore, il medico e la pulce. Il confessore entra nell’anima, il medico nel corpo e la pulce sta su altre entrate. 927
Tre devono sopportare in pace: cacciatori, pescatori e cornuti. I cacciatori devono sopportare i disagi che comporta la caccia, i pescatori le lunghe attese prima che il pesce abbocchi, i cornuti gli affronti della moglie e l’ironia del prossimo. L’accento cade sul terzo elemento, come al solito. 928
Tre cose fanno vivere bene: il pane di ieri, la carne d’oggi e la speranza di domani. Il pane e` buono se ha un giorno, la carne deve essere fresca e la speranza deve essere vicina, perche´ se e` lontana scalda meno. Nella panificazione secondo i procedimenti casalinghi d’una volta, il pane freschissimo, senza di quello appena sfornato, che e` bollente, non si mangiava perche´, oltre tutto, faceva male. Il 929
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
TRE
pane doveva restare fermo almeno un giorno per completare il suo consolidamento e la sua trasformazione, prima di essere messo in tavola. La crosta era infatti friabilissima, mentre la mollica risultava ancora molliccia e, al momento dell’affettatura si attaccava al coltello arrotolandosi. Molti sono quindi i proverbi che raccomandano di usare il pane che non sia freschissimo: vedi anche Pan d’un giorno, vin d’un anno e uovo d’un’ora [P 314]; Pane d’un giorno, moglie d’un mese e vino d’un anno fanno buon mangiare, buon dormire e buon bere [P 315]. Tre persone ottengono quello che vogliono: pazzi, presuntuosi e petulanti. A queste categorie di persone viene spesso concesso quello che chiedono, purche´ se ne vadano e non diano fastidio. 930
Tre cose, anche se valgono, non sono stimate nulla: forza di facchino, consiglio di pover’uomo e bellezza di puttana. La prima e la terza si possono avere con poco; la seconda non e` credibile, in quanto la condizione del povero fa pensare che il suo giudizio non lo abbia aiutato nella vita e quindi che non valga niente. 931
Tre cose non hanno valore: giardino senza siepe, cavallo senza ferri, minestra senza sale. Il giardino che non ha siepe viene devastato dagli animali e saccheggiato dai ladruncoli; il cavallo che non ha ferri consuma presto lo zoccolo e non puo` camminare, la minestra senza sale e` insipida e immangiabile. 932
Tre dicono sempre la verita`: i fanciulli, i pazzi e gli ubriachi. In quanto non hanno il controllo e la malizia necessari per mentire. Vedi anche La verita` sta sulla bocca dei pazzi e dei fanciulli [V 537]; Fanciulli, pazzi e ubriachi trovano sempre la strada [F 220]. 933
Tre cose sono stimate anche da vecchie: vecchio cavallo, vecchio cane e vecchio amico. Il cavallo e il cane vecchi, anche se perdono con gli anni le forze, hanno molta esperienza e sono per questo molto affidabili. L’amico e` 934
pag 1651 - 04/07/2007
TREBBIARE / TREBBIATURA
1588
.
migliore se provato dal tempo. Vedi anche L’amico e` come il vino: piu` e` vecchio piu` e` buono [A 645]. Tre cose da vecchie non valgono un quattrino: vecchia farina, vecchie uova e vecchia amante. La farina e le uova vecchie sono inutili; l’amante, vero obiettivo della polemica, se ci deve essere, e` meglio giovane. 935
Tre cose servono al dongiovanni: molto coraggio, tante chiacchiere e poca vergogna. Con le donne bisogna non essere timidi, raccontare tante storie e non arrossire. 936
Tre non vivono in pace: due gatti e un topo, due cani e un osso, due donne e un amoroso. Dove c’e` rivalita` non ci puo` essere tranquillita`. 937
Tre cose ingannano il villano: il piacer, la credenza e il piover piano. In tre inganni cade il contadino: la cosa che gli piace, per cui cede con facilita`; comprare a credito (si ritrova cosı` con un grande debito) e la pioggia lenta che lo infradicia senza che se ne accorga. Vedi anche L’acqua di maggio inganna il villano: par che non piova e si bagna il gabbano [A 188]. 938
Tre le cose che ingannano il villano: credenza, buon mercato e piover piano. Col prendere a credito (credenza) piccole cifre si ritrova poi una grossa somma da restituire; i prezzi convenienti lo inducono a comprare piu` del necessario. 939
TREBBIARE / TREBBIATURA E` la faticosa operazione con cui si conclude la coltivazione del grano. I covoni dai campi venivano portati sull’aia (preferibilmente di notte perche´ l’umidita` notturna, stringendo i grani nelle spighe, faceva sı` che non cadessero e non si disperdessero) e posti nella cosiddetta ‘‘mucchia’’ comune detta anche ‘‘barca’’. Prima della sua completa meccanizzazione, la trebbiatura era quasi una lunga festa, sia pure segnata sempre dalla fatica. Era, anche con la trebbiatrice, un lavoro complesso che comportava varie operazioni: disfare la barca dei covoni, servire la macchina, insaccare il
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
grano e trasportarlo ai granai, raccogliere la pula e fare il pagliaio. Venti, trenta persone, senza contare i curiosi, si affannavano sull’aia, soprattutto uomini. Le macchine hanno cancellato questo rito: un congegno complesso oggi sega il grano, trebbia, insacca, fa le presse della paglia; tutto direttamente nei campi. La trebbiatura si trova riprodotta anche in immagini antichissime, fatta con il sistema del correggiato (percio` si dice anche battere il grano), o della triturazione per mezzo degli zoccoli degli animali. Prima dell’avvento delle macchine, finita la trebbiatura, nelle mattinate di luglio e agosto si svolgeva anche un’altra piu` tranquilla operazione detta ‘‘brezzatura’’ del grano e dei cereali in genere. Approfittando del vento che soffia al mattino, poco piu` di una brezza, i contadini si mettevano nell’angolo piu` ventilato dell’aia e, facendo saltare il grano nei vagli, ne toglievano la terra, poi nei capistei, nei corbelli bassi ne facevano volare via le impurita` leggere come la pula e la paglia. f Vedi Grano. 940 Chi trebbia non svina. Chi tiene i campi con poca vigna ottiene molto grano, ma poco vino. Questo era vero quando si coltivava la vite nei campi a filari e tra questi si facevano le semine. Anche: il terreno adatto al grano non e` adatto alla vite e viceversa. Vedi anche sotto la voce Vite. 941 Chi beve vino non trebbia grano. Chi tiene nei campi molte viti (ma anche molti olmi o pioppi) ricava poco grano.
Semina in fretta e trebbia con calma. Per seminare (vedi la voce) affrettati in mondo da farlo presto, dato che le piogge autunnali possono compromettere questa faccenda. Per quanto riguarda la trebbiatura fai con calma: piu` il grano rimane sotto il sole nell’aia e meglio e`, in quanto s’ingrossa ancora, tirando dallo stelo gli umori che vi sono rimasti dopo la falciatura. Al tempo stesso si perfezionava l’essiccazione del grano e della paglia. Tuttavia, anche in questo, bisognava fare attenzione che i covoni, ammucchiati nella barca, trasudando l’umidita` ancora contenuta, con l’alta temperatura non iniziassero a ribollire, dando luogo a una fermentazione, cosa che poteva alterare i grani e favorire lo sviluppo di muffe e d’insetti nocivi. 942
pag 1652 - 04/07/2007
1589 Trebbiare senza sacchi e` roba da macacchi. Fare le cose senza esser provvisti degli strumenti necessari e` da sciocchi. Qui macacco (variante di macaco) non indica il genere specifico di queste scimmie, bensı`, come comunemente si usava, la scimmia in generale e, metaforicamente, la persona stupida e goffa. 943
Se si potesse trebbiare di gennaio si suderebbe meno. Si dice quando qualcuno chiede cose assurde o impossibili da realizzare. La trebbiatura avveniva in luglio, sotto la canicola. 944
945 La peggior trebbiatura la fa la grandine. Quando cade la grandine sulle spighe per un temporale estivo, il raccolto del grano e` molto compromesso.
.
TRENTA
fiorentino le serque dei covoni, ammucchiate nei campi e non ancora trasportate nell’aia, erano fatte di dodici elementi piu` quello di copertura, detto ‘‘gallo’’, che portava la serqua a tredici. Proveniente forse da usi molto antichi, si rintraccia anche in altre usanze: nell’acquisto di farina al mulino era uso dare il contentino, vale a dire una piccola quantita` oltre il peso esatto perche´ il cliente andasse via soddisfatto; lo staio del grano veniva scosso e pigiato, in modo che ne contenesse di piu`. Addirittura si usa mettere nel tegame o nella pignatta una quantita` eccedente a quella indicata, che si designa per la pentola, come se anche la pentola volesse la sua parte. Tutto questo andava a compensazione della dispersione o dei danni dovuti al trasporto, e inoltre era segno di attenzione verso il cliente che, se contento, tornava.
TRECCIA Maledetta quella treccia che di venerdı` s’intreccia. Il consiglio di pettinarsi di venerdı` nasce da una vecchia superstizione legata a una storia devota: la Madonna, fuggendo col Bambino dalle guardie di Erode, chiese aiuto a una donna, che glielo rifiuto`, dicendo che si stava pettinando; la Vergine avrebbe allora pronunciato la maledizione passata in proverbio. 946
Di venerdı` si pettinano le streghe. Per analogia. 947
TREDICI 948 Tredici non si conta. Per antica superstizione il numero tredici, soprattutto quando tanti sono i commensali a tavola, e` considerato di cattivo augurio. Pare che la ragione sia da ricercare nel numero di persone che sedettero intorno alla tavola nell’Ultima Cena. 949
In tredici non si va a tavola.
Tredici e` la dozzina del villano. Le uova, e altre cose, venivano scambiate contando tredici come se si trattasse di dodici e chiamando l’insieme dozzina o serqua. Quest’uso era diffusissimo e valeva anche nella vendita di cose diverse da prodotti della campagna, per es. di libri che, fino a non molto tempo fa, erano venduti dall’editore al libraio in tredicesime: tredici libri al prezzo di dodici. Per le uova era quasi di rigore (anche se non dovunque), mentre, ad esempio, nel contado 950
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
TRENO 951 Ogni minuto parte un treno. Si dice di una situazione confusa dove ogni poco si prende una decisione, viene un’idea, si comincia qualcosa. Anche di una persona iperattiva che ha mille idee, mille progetti, decide, interrompe, va e viene. 952 Se senti il treno fischiare, segna pioggia. E` un proverbio generico, senza radici. Un tempo erano le campane ad indicare l’avvicinarsi di un cambiamento di tempo verso la pioggia, facendo sentire inconsuetamente il loro suono o rinforzando la loro voce: lo scampanio veniva trasportato da un vento particolare che soffiava nella direzione del campanile e che si sapeva foriero di pioggia. Lo stesso accadeva con il rumore dei fiumi e del mare. Oggi si sono aggiunti i rumori dell’era industriale: treno, rombo d’autostrade, sirene, esplosioni delle cave. Il treno in particolare, per la sua ricorrenza a ore fisse viene preso come segno della pioggia allorche´ si sente insolitamente il suo rumore, o il fischio, ovvero si sentono piu` forti. Il proverbio ha valore generale, ma vale soprattutto per certi luoghi (e sono molti) collocati opportunamente rispetto alla ferrovia (noi lo abbiamo registrato, ad esempio, per il centro di Arezzo).
TRENTA f Vedi Anno.
pag 1653 - 04/07/2007
TRENTINA
1590
.
Trenta dı` conta novembre con april giugno e settembre, di ventotto ce n’e` uno, tutti gli altri n’han trentuno. Proverbio-filastrocca molto vivo e diffuso, utile per ricordare il numero dei giorni dei vari mesi. Nell’anno bisestile febbraio ne ha pero` 29. ` l’uscio del trenta: 954 E chi esce e chi entra. E` una porta o un passaggio privato che tutti pero` usano e di cui abusano senza curarsi dell’incomodo che recano; si dice anche di una porta che tutti lasciano spalancata. 953
955 Chi ha fatto trenta puo` far trentuno. Chi ha fatto tanto, puo` fare anche il poco che manca per compiere l’opera. Frequente nell’uso come modo di dire che invita a un ultimo sforzo: ‘‘Hai fatto trenta, fai trentuno!’’ L’espressione non ha un’origine sicura. Un’etimologia popolare vorrebbe far risalire il detto a Papa Leone X che, avendo deciso di fare trenta cardinali, visto che ne rimaneva fuori uno a lui particolarmente caro, decise di farne trentuno, pronunciando questa frase. Piu` facilmente puo` essere derivato dai giorni del mese o dal gioco delle carte. Esiste anche l’espressione con il numero cento: ‘‘Voscenza, ch’e` stata la nostra divina Provvidenza!... ha fatto cento, faccia, per carita`, cento e uno’’ (L. Capuana, Il marchese di Roccaverdina, cap. 21). 956 Chi ha fatto il paiolo puo` fare il manico. Per analogia. 957 Tanto trenta che trentuno. Quando si devono fare i conti di un numero rilevante di cose, una piu` o una meno non pregiudica nulla.
Povero chi di trent’anni non guarisce dei suoi malanni. Chi e` nel pieno della gioventu` e non riesce a guarire da una malattia fa temere per la sua sorte. 958
Passata la trentina nessuna donna e` piu` bambina. Anche se non e` sposata, a questa eta` una donna non e` piu` ingenua, ne´ puo` essere piu` considerata una fanciulla. 960
Alla trentina o maritata o monaca. A trent’anni una donna deve fare le proprie scelte, dare un indirizzo alla propria vita. 961
TRENTUNO f Vedi Trenta. Passati i trentuno non le vuole piu` nessuno. Riferito alle ragazze, e` un invito ai genitori a maritarle presto. 962
A trentuno s’affaccia ancora qualcuno. Per la donna che ha superato la trentina, qualora si accontenti, ci puo` essere ancora qualche pretendente. 963
TRESSETTE f Vedi Carta da gioco. 964 Il tressette lo inventarono quattro muti. Il tressette, giocato in quattro, prevede l’assoluto silenzio dei giocatori per quanto riguarda la situazione delle carte che hanno in mano, la richiesta di gioco da parte del compagno e ogni altra comunicazione riguardante la partita. 965
A tressette non si parla.
TRIBOLARE f Vedi Dolore, Patire, Pena. 966 Chi altrui tribola se stesso non posa. Chi s’ingegna a render la vita difficile a un altro, condanna anche se stesso a una continua pena.
f Vedi Trentuno.
967 Chi tribola impara. Chi soffre, si da` da fare, fa esperienza. Uno dei numerosi proverbi che rinviano al concetto della sofferenza come fonte di sapere: vedi anche Il dolore e` un gran maestro [D 713]; Danno fa senno [F 72].
Passata la trentina contentati, bambina. Una volta che l’eta` fiorente e` svanita e ancora lo sposo non e` in vista, la donna deve cominciare a ridimensionare le proprie pretese.
Col poco si gode e coll’assai si tribola. La penuria che risulti anche appena sufficiente rende contenti, l’eccesso esorbitante crea dei problemi.
TRENTINA 959
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
968
pag 1654 - 04/07/2007
1591 969 Chi vuol tribolare si faccia garante. Chi vuole una vita piena di guai e di problemi garantisca per gli altri, firmi cambiali di altri.
TRIBOLAZIONE 970 La tribolazione insegna a piangere. La sofferenza fa fare all’uomo cio` che l’uomo raramente fa: dolersi, piangere, sentirsi solo e disperato. 971 A chi Dio vuol bene manda tribolazioni. Vedi anche A chi Dio vuol bene manda delle pene [D 465]. 972 Le tribolazioni sono la scala del cielo. Le pene rendono gli uomini migliori, meno superbi, piu` disponibili verso il prossimo e comprensivi nei confronti dei mali altrui.
Non sempre con le tribolazioni si va in Paradiso. Gli atti, le cose non valgono per quello che sono in se´, ma per lo spirito col cui vengono fatte. Non basta compiere materialmente una cosa per avere diritto a cio` che questo comporta, per conseguire il risultato a questa connesso: e` importante, se non fondamentale, farla nelle forme, con i presupposti e le intenzioni che le conferiscono significato e valore. La sofferenza vissuta come mortificazione e accettazione della volonta` divina puo`, secondo la visione del Cristianesimo, aprire le porte della salvezza eterna; ma subita con ribellione, intolleranza, ira e malanimo puo` condurre nella direzione opposta. 973
TRIBUNALE Il luogo dove si amministra la giustizia e` visto dai proverbi, e non solo da questi, come uno dei piu` temibili, da cui tenersi lontani sempre e comunque. Chi non conosce tribunale puo` dirsi fortunato. I procedimenti giudiziari, anche nel caso in cui si possa ottenere giustizia e vincere una causa, sono uno dei tormenti piu` sgradevoli che possano capitare. 974
Chi dal tribunale riporta la pelle, ringrazi Dio e non ci torni. Chi e` reduce da un’azione giudiziaria e non ha la salute compromessa, anche se non ha piu` nulla, puo` dire di essere stato fortunato e l’esperienza fatta dovra` servirgli da monito a tenersi lontano dai tribunali. 975
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
TRIESTE
Dal tribunale chi vince esce in camicia e chi perde esce nudo. Anche chi vince lascia tutto in mano agli avvocati. 976
Anche se sei innocente cerca di non andare in tribunale. E` sempre pericoloso affrontare una causa e l’essere innocenti non da` affatto la sicurezza che cio` sia riconosciuto. 977
978 In tribunale non basta aver ragione. Bisogna saperla far valere, avere i soldi e l’accortezza per poterlo fare. Vedi anche Per vincere una lite non basta aver ragione [L 787].
TRIESTE Citta` capoluogo del Friuli-Venezia Giulia, e` posta all’interno del golfo omonimo, nodo di traffici e di commerci, a pochi chilometri dalla frontiera slovena. Con la sua unione all’Italia si concluse, con la fine dalla Prima guerra mondiale, il processo di unificazione del Paese. Porto di grande importanza economica durante il dominio asburgico, ha conosciuto un momento di declino, dal quale e` rifiorita dopo la Seconda guerra mondiale. Il patrimonio di proverbi che la riguarda e` pressoche´ interamente di natura dialettale. Trieste pien di peste; Cittanova chi non ci porta non ci trova, Rovigno, pien d’ingegno, spacca i sassi col legno, Capodistria pidocchiosa, Isola famosa, a Piran buon pan, Umago tre preti e un briago, una femmina da ben e il pievan che la mantien. Proverbio triestino, in italiano con chiari segni dialettali, in cui sono raccolti una serie di blasoni popolari riguardanti le terre vicine a Trieste. Questa citta` era detta piena di peste perche´ dalle navi che giungevano in porto dall’Oriente un tempo si diffondevano le epidemie; Cittanova e` povera; gli abitanti di Rovigno sono sciocchi poiche´ spaccano le pietre con mazze di legno; Capodistria (vedi la 979
pag 1655 - 04/07/2007
TRIGLIA
1592
.
voce) e` povera e sporca; Isola e` celebre ovunque; a Pirano si mangia buon pane e a Umago ci sono quattro gatti poco onesti.
vato, purgato, spesso ridotto a strisce, lessato e cucinato poi alla parmigiana o alla fiorentina.
Trieste pien di feste. Contraddice quanto affermato nel precedente.
La trippa e` un cibo pregiato, buono al sano e all’ammalato. La trippa e` un alimento completo che va bene per stomaci sia deboli che robusti.
TRIGLIA Pesce di mare con due caratteristici barbigli, una grossa pinna dorsale e una livrea splendente. Quella di scoglio (detta surmuletto, Mullus surmuletus) e` di color rosso carminio a strisce gialle ed e` molto apprezzata. Comune nel Mediterraneo, e` lunga, adulta, dai trenta ai sessanta centimetri (le pezzature dei pesci che oggi sono imposte dal mercato e dall’allevamento non hanno a che fare con le medie, indicate per i pesci che arrivavano una volta sui mercati attraverso altre procedure e altri canali). Per la delicatezza delle carni e` tra i pesci della zona litoranea piu` ricercati. Quella di fango (detta ‘‘barbone’’, Mullus barbatus) e` piu` piccola, rosea, meno pregiata e vive nell’alto Adriatico.
Le trippe col formaggio son suggello dello stomaco. La trippa condita col formaggio e` capace di soddisfare lo stomaco come un pasto completo.
980
La triglia non la mangia chi la piglia. Allude forse alla triglia di fango che ama le zone litoranee non molto pulite. E` un pesce pregiato e saporito ma chi sa dove l’ha pescata non la vuole mangiare. 981
Del barbone la testa e` il miglior boccone. Il barbone e` il Mullus barbatus, ossia la triglia di fango (vedi precedente), la cui testa viene utilizzata soprattutto per fare sughi. 982
Chi non mangia la testa del barbone e` proprio un gran coglione. Chi butta via la testa della triglia di fango butta via il meglio. 983
Chi fa l’occhio di triglia o l’ha presa o se la piglia. Chi mostra l’occhio svenevole o e` innamorato o ci manca poco che lo sia. Far l’occhio di triglia significa ‘‘far l’innamorato’’, ‘‘far gli occhi dolci’’, ma con l’intenzione di sedurre, chiedere amore ostentatamente. 984
TRIPPA Si intende la trippa come alimento, vale a dire lo stomaco dei bovini, opportunamente la-
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
985
986
Chi mangia trippe non ha bisogno d’altro. Non ha bisogno di integrare il suo pasto con nient’altro. 987
La trippa vuol la menta, il pisello il prosciutto e sopra a tutti e due il vino. E` un consiglio su come cucinare la trippa e come si accompagna: va insaporita con la menta, i piselli vanno cotti con piccoli dadi di prosciutto e su tutti e due i piatti va bene bere del vino. 988
TRISTE Triste cosa sara` vedere in pieno inverno maturar le pere,le donne portar la cresta come i galli e le carrozze andar senza cavalli. Fa parte delle profezie catastrofiche che vedono nel progresso l’avviarsi della distruzione e della fine del mondo. In questo tipo di predizione fu maestro il Beato Brandano, eremita, predicatore, visionario del Senese, nato alla fine del XV sec. Una di queste profezie simile al proverbio citato e` la seguente: 989
Quando le carrozze andran senza cavalli, le donne avran la cresta come i galli, quando le macchie saranno giardini sara` un vivere d’assassini. Il topos e` diffuso in varie tradizioni locali: in quella bresciana in questo rovesciamento del mondo non manca nemmeno una predizione del volo: Quand le fo´mme purtara` la cresta cume i gai, e le carozze le nara` senza ca`i, e i om senza ale i vulara`, to¨t el mond el tremara` ‘‘Quando le donne porteranno la cresta come i galli e le carrozze andranno senza cavalli e gli 990
pag 1656 - 04/07/2007
1593 uomini voleranno senza le ali, tutto il mondo tremera`’’. Lo stesso detto si trova anche a Pavia, a Cremona e altrove. Triste e` chi non ha nulla piu` triste chi non ha nessuno. Chi non possiede nessun bene fa una vita grama, ma chi non ha nessuno che gli vuol bene e` assai piu` infelice. 991
TRISTEZZA f Vedi Malinconia. Tristezza e malinconia sono mezza malattia. L’animo triste, scontento, depresso, l’umore malinconico se non sono una malattia poco ci manca. Vedi anche Malinconia e` quasi malattia [M 410]. 992
993 Ogni gioia finisce in tristezza. Ogni gioia ha per coda la malinconia, se non la delusione, il rimpianto di una cosa goduta che non tornera` piu`.
Grave e` la tristezza che segue l’allegrezza. Quanto piu` grande e` stata una gioia, tanto piu` profonda e` la malinconia che la segue. 994
Tristezza e gaudio sono annodati insieme. Inevitabilmente al dolore segue la consolazione e alla gioia il senso della fine, della caducita`, della felicita`. 995
TRISTO L’aggettivo, di uso raro nell’italiano contemporaneo ma ben conservato nella lingua dei proverbi, non qualifica mai in maniera positiva, ma risulta usato con sfumature diverse che occorrera` specificare caso per caso. f Vedi Persona. Ne´ tristo all’inferno, ne´ buono in Paradiso. Non si puo` dare di nessuno un giudizio assoluto o definitivo: chi sia una persona davanti a Dio rimane un mistero. Qui tristo equivale a ‘‘cattivo’’. Il giudizio umano non e` sicuro, tanto meno assoluto. Di una persona che si presenta ai nostri occhi, o a quelli della pubblica opinione, come sicuramente e provatamente malvagio, non si puo` dire che andra` con certezza all’inferno; ossia: che Dio la giudichi come la giudichiamo noi. Lo stesso si deve dire di colui che si presenta con le qualita`, il 996
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
TRISTO
nome, la fama del santo: anche se nessuno obbietta nulla, bisogna pensare che il giudizio assoluto di Dio non coincida col nostro e che lo ritenga quanto meno degno di un soggiorno in purgatorio. 997 Tristo e` chi non sa fare i propri fatti. Particolarmente meschino e` chi non sa curare i propri interessi, pensare alle cose proprie lasciando perdere quelle degli altri. Qui tristo equivale a ‘‘misero’’, ‘‘incapace’’.
Tristo e` quel gioco dove si maneggia il fuoco. Il gioco che prevede l’uso del fuoco e` pericoloso e puo` provocare gravi danni. Qui tristo equivale a ‘‘rischioso’’, ‘‘nocivo’’. Puo` valere come avvertimento in ogni attivita` dove basta poco per provocare danni. Vedi anche Chi scherza con fuoco alla fine si brucia [S 591]. 998
Trista e` quella terra che ha soldati in pace e in guerra. L’attivita` militare non porta prosperita`. Infelice e` la terra dove ci si prende cura soprattutto delle armi: cio` significa che e` sempre gravemente minacciata, dall’esterno o dall’interno. 999
Trista quella ca’ dove si mangia quanto s’ha. Infelice e` quella casa dove si mangia non quando si ha fame, ma quando si ha qualcosa da mangiare. Qui trista equivale a ‘‘sventurata’’, in quanto povera, misera. 1000
Tristo e` il bifolco che si volge indietro a guardare il solco. Guai a chi, iniziato un lavoro, si volge a guardare quanto ha compiuto, parendogli d’aver fatto troppo. Dalla nota frase del Vangelo (Luca 9.62): ‘‘Ma Gesu` gli rispose: – Nessuno che ha messo mano all’aratro e poi si volge indietro, e` adatto per il regno di Dio –’’. Qui tristo equivale a ‘‘meschino’’, ‘‘di poco valore’’, ‘‘svogliato’’. Vedi anche Chi pone mano all’aratro non si volti indietro [A 1137]. 1001
Tristo e` colui che non si trova alle sue nozze. Infelice e` chi non si trova dove si trattano i suoi interessi. Qui tristo equivale a ‘‘sventurato’’, ma anche ‘‘sconsiderato’’, ‘‘sciocco’’. 1002
Tristo e` il podere dove il padrone non si fa vedere. Il podere dove il padrone non va a sorvegliare non rende nulla e presto va in rovina perche´ chi vi lavora ruba tutto. Qui tristo equivale a ‘‘sventurato’’. Vedi anche Chi ogni giorno va 1003
pag 1657 - 04/07/2007
TROGOLO
1594
.
al suo campo vi trova uno scudo [C 313]; L’occhio del padrone e` un carro di letame [L 560]; L’occhio del padrone ingrassa il campo [O 86]. Tristo e` chi non ha i suoi santi in paradiso. Disgraziato e` chi non ha protettori, gente potente che lo aiuti e lo difenda. 1004
Coi buoni si fa come si vuole e coi tristi si fa come si puo`. Con i buoni ci si comporta a nostra discrezione, ma con i malintenzionati, i cattivi, bisogna regolarsi secondo le forze e le circostanze. Qui tristo equivale a ‘‘malvagio’’, ‘‘disonesto’’. 1005
Dio ti salvi dai lampi e dai tuoni e dai tristi che si veston da buoni. Dio non ti faccia cadere vicino le saette e non ti faccia incontrare persone disoneste e malintenzionate camuffate da gente perbene. 1006
Tristo e` colui che crede ristorarsi quando i capei cominciano a imbiancarsi. S’inganna veramente chi crede di poter cominciare a viver bene quando inizia a invecchiare. Chi vuole godersi la vita non aspetti che il tempo passi. Qui tristo equivale a ‘‘sciocco’’ e proprio per questo anche ‘‘sventurato’’. Capei e` forma antica e letteraria per ‘‘capelli’’, giustificata dal metro, visto che il proverbio, di sapore colto, e` formato da due endecasillabi a rima baciata. 1007
Trista la musa che non sa trovar la scusa. Veramente da poco e` quella poesia che non sa disporre le cose in modo che tutto sembri naturale, la circostanza opportuna, la ragione convincente. Qui tristo equivale a ‘‘di poco valore’’, ‘‘senza estro ne´ ingegno’’. Con scusa qui s’intende pretesto, motivazione nascosta per ottenere qualcosa (cfr. Battaglia, GDLI, alla voce, 4) e in particolare: occasione che facilita un comportamento (cfr. Battaglia, GDLI, alla voce, 6), con riferimento in particolare alla poesia popolare dove nelle ‘‘disturne’’, nei ‘‘dubbi’’, nelle contese poetiche degli improvvisatori su temi convenuti (la superiorita` di un paese su un altro, di un lavoro, di una categoria sociale, ecc.), erano importanti soprattutto la tecnica, l’abilita` anche sofistica nel circostanziare, trovare motivi, apparenze che incontrassero il consenso dell’uditorio. In particolare, trattandosi di sfide ‘‘per le rime’’ (la risposta doveva essere 1008
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
data con un’ottava o una sestina con lo stesso sistema di rime della proposta), l’abilita` consisteva nell’intavolare rime difficili (rare): un supplizio per chi doveva rispondere. Lı` bisognava essere abili a trovar la scusa per incastrare nella strofa parole necessarie alla rima, che pero` avevano poca attinenza con l’argomento. Questo puo` riferirsi anche al mondo colto, dove si usava fare sfide poetiche. Una di queste viene ricordata da Renato Fucini (Pirro Giacchi e Stravizio, in Acqua passata). La gara fu all’antica Farmacia del Porcellino a Firenze, tra Pirro Giacchi, intellettuale e ‘‘prete per caso’’ e un certo Stravizio, a chi facesse meglio, e nel tempo piu` breve, un sonetto, con rime obbligate terribili: in inco, anco, onco e unco. Il tema ancora piu` difficile: la Resurrezione di Cristo. Finı` per primo Stravizio e comincio` a leggere: ‘‘Dall’avello sorgea che parea Pinco...’’ Non si volle sentire il seguito, ne´ a Pirro Giacchi fu permesso di leggere una sillaba, dato che nulla avrebbe potuto eguagliare tale capolavoro. Stravizio vinse e il verso rimase memorabile. La sua era una musa abilissima a ‘‘trovare scusa’’. TROGOLO f Vedi Maiale, Porco. 1009 Ogni porco loda il suo trogolo. Anche le persone volgari sono orgogliose di cio` che hanno fatto, delle loro tradizioni, ecc. Vedi anche Ogni formica ama il suo buco [F 1109]. 1010 Chi mangia al trogolo rompe la scodella. Chi ha abitudini rozze si trova male quando ha a che fare con cose raffinate e le deturpa. Il proverbio e` affine al modo di dire: l’elefante nel negozio di porcellane.
TROIA La scrofa, la femmina del maiale. Ma sempre attiva, o quasi, e` l’ambiguita` col senso traslato: sia troia che maiala sono ingiurie che, rivolte a una donna, la marchiano come lasciva e disonesta, se non direttamente come prostituta. f Vedi Maiale, Porco. La troia pregia piu` la quercia che la rosa. Perche´ ama le ghiande e d’altro non si cura. Le persone volgari amano le cose materiali e non s’interessano di altri valori. 1011
pag 1658 - 04/07/2007
1595 1012 La troia corre dal trogolo al pantano. La persona volgare va volentieri nei luoghi sordidi, tra gente della sua stessa risma, come il maiale corre al pastone e al fango, non conoscendo di meglio.
Piu` la troia si fa grassa piu` s’avvicina la sua fine. Piu` il maiale diventa grasso e piu` si approssima il giorno in cui sara` ucciso e salato. Piu` si raggiunge il culmine della fortuna, della prosperita` e prima arriva il giorno della crisi, del declino. 1013
La troia non si cura da dove cadono le ghiande. Le persone rozze raramente si domandano quanto valga cio` che ricevono e chi glielo ha donato. Gli ignoranti godono di quello che capita loro senza curarsi da dove venga (ad esempio se sia o meno di provenienza onesta). 1014
Alla troia non si chiede di chi siano i suoi porcelli. Alla donna di strada e` inutile domandare chi sia il padre dei suoi figli. 1015
Non c’e` troia cosı` immonda che un maiale non la baci. In senso metaforico: non c’e` donna cosı` sordida che un uomo non avvicini. Vedi anche Ogni simile ama il suo simile [S 1354]. 1016
Meglio comprarsi il prosciutto a etti che mantenere una troia tutto l’anno. Principio di sana vita sentimentale e di economia domestica: meglio una prostituta ogni tanto che un’amante fissa. 1017
Se le troie volassero i cacciatori non cercherebbero che quelle. L’uomo cerca soprattutto i rapporti amorosi: se le puttane fossero selvaggina, tutti i cacciatori non caccerebbero che quelle. 1018
TROMBA Se fate l’elemosina non andate con la tromba. La carita` e il bene si fanno senza fare pubblicita`, in segreto, per non umiliare il beneficato e per non farsene un merito, un vanto. E` una frase tratta dal Vangelo: ‘‘Quando fai l’elemosina non suonare la tromba davanti a te come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade per essere onorati dagli uomini’’ (Mat1019
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
TROPPO
teo 6.3). Vedi anche Non sappia la tua destra quel che fa la tua sinistra [D 248]; Il bene che si fa non vuol pubblicita` [P 2895]. TROMBARE f Vedi Chiavare. Quando mangio e quando trombo non mi chiamar che non rispondo. Certe faccende vanno fatte con la dovuta calma, senza interruzioni e senza dare ascolto agli importuni. Trombare nel senso di ‘‘compiere il coito’’ e` diffuso soprattutto in area toscana, anche se ormai tende alla diffusione su scala nazionale, accanto a chiavare e scopare. Vedi anche Chi mangia non ha padrone [M 571]. 1020
TRONCO f Vedi Scorza.
TROPPO f Vedi Assai, Molto, Poco. 1021 Chi troppo [tutto] vuole nulla stringe. L’ingordigia finisce per punire se stessa. Proverbio diffusissimo che il Sacchetti (Trecentonovelle 198) nota in forma appena diversa: ‘‘Chi tutto vuole tutto perde’’. Vedi anche Cane che caccia due lepri non ne prende nessuna [C 485]; Chi tutto vuol tenere tutto perde [T 467]; Chi tutto desidera tutto perde [D 220]. 1022
Chi troppo abbraccia nulla ha [stringe].
Il troppo stroppia. L’abbondanza esagerata, la grande fortuna, la ricchezza smodata possono diventare controproducenti. Ogni eccesso e` negativo. Espressione molto comune che usa ancora il verbo stroppiare, variante di storpiare antica e popolare, chiaramente influenzata da un accostamento a ‘‘troppo’’. Il proverbio che significa propriamente che l’eccesso guasta tutta la quantita`, la deforma, la sciupa o corrompe, viene inteso comunemente come se la quantita` stessa non ne permettesse la gestione, l’utilizzo, il contenimento intendendo il verbo derivato da ‘‘troppo’’. Cosı` si dice: Il troppo e` troppo; Ogni troppo e` troppo. Vedi anche Tanto e` il troppo quanto il troppo poco [T 104]; Al pollo ingordo schianto` il gozzo [I 267]. 1023
1024 Il troppo bene sfonda la cassetta. Vedi anche Troppa elemosina rompe la bisaccia [E 56].
pag 1659 - 04/07/2007
TROTA
Il soverchio rompe il coperchio. Per analogia. Gozzi (Sermoni 4) scrive: ‘‘Romper il coperchio ogni soverchio’’. Stivando troppa roba in una cassa o si chiude male o si rovina. 1025
Il soverchio rompe la pentola e il coperchio. Il proverbio si trova anche con la forma arcaica dell’aggettivo, soperchio, che vale ugualmente ‘‘sovrabbondante, eccessivo’’. 1026
1027
Ogni troppo e` troppo.
1028
Chi troppo insacca squarcia le sacca.
1029
Troppo fa male a tutto.
Il troppo e il troppo poco rompon la festa e il gioco. Quando la roba eccede perde di valore, ovvero da` luogo ad abusi o intemperanze; quando manca lascia tutti o qualcuno scontento. Vedi anche Tanto e` il troppo quanto il troppo poco [T 104]. 1030
1031 Il troppo e il poco guastano il gioco. Vedi G 553. 1032
Il troppo e il poco hanno lo stesso effetto.
1033
Il troppo guasta e il poco non basta.
1034
Tanto e` il troppo quanto il troppo poco.
L’assai basta e il troppo guasta. Vedi anche Ogni eccesso e` vizioso [E 16]; Est modus in rebus [M 1626]. 1035
Troppo ornamento troppo detrimento. L’eccessivo ornamento, l’addobbo fastoso, gli abbellimenti soverchi danno una sensazione di pesantezza, di oppressione, guastando la semplicita` e la bellezza delle cose. 1036
1037 Il troppo ammazza il poco. Cio` che e` esagerato fa scomparire, fa perdere di valore, non fa apprezzare cio` che e` modesto o normale. 1038 Troppo lume oscura. Il risultato di una luce troppo forte sugli occhi e` quello di oscurare. 1039
1596
.
Meglio troppo che troppo poco.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Dovendo scegliere e` preferibile eccedere nel piu` piuttosto che nel meno. Vedi anche Meglio abbondare che farla mancare [A 41]; Il piu` conosce il meno [P 1936]. 1040
Al troppo si rimedia meglio che al poco.
1041 Troppo avere fa l’uomo ingordo. La ricchezza eccessiva rende le persone desiderose di possedere ancora di piu`. Vedi anche Chi piu` ha piu` vuole [A 1591]; Chi piu` ha piu` desidera [A 1589]; Piu` si ha, piu` si vorrebbe [A 1592].
Chi troppo s’impaccia non e` mai senza taccia. Chi s’interessa delle faccende altrui, chi s’intromette indebitamente in cose che non lo riguardano, non ne esce fuori mai senza venir a sua volta sospettato, incolpato o accusato di cose poco onorevoli, di avere provocato o aggravato dissensi e guai. Impacciarsi e` variante antica di impicciarsi nella quale e` pia` evidente il legame etimologico con ‘‘impaccio’’. 1042
TROTA Pesce caratteristico dei nostri laghi e torrenti, tra i piu` ambiti dai pescatori per le carni eccellenti. Esiste anche una trota di mare, che si riproduce in acqua dolce. La forma elegante, le scaglie iridescenti (nella trota iridata o arcobaleno, proveniente dall’America), lo sdegno per le acque torbide e inquinate, la ricerca di corsi d’acqua, specchi montani limpidi e freddi, hanno procurato alla trota il titolo di ‘‘regina dei torrenti’’. Anche gli Apostoli non prendevano sempre trote. Anche gli Apostoli, che pure erano santi e pescatori, non trovavano tutti i giorni pesci di prima qualita`, non avevano sempre il meglio. 1043
1044 In acqua torba non cercar trote. Torba vale ‘‘sporca, non trasparente’’; infatti la trota vive nelle acque fresche e limpide delle montagne. 1045 La bella trota vuol l’acqua chiara. La trota, che e` bella e pulita, abita in acque limpide e pure. La bellezza vuole pulizia. Quello che e` sordido non puo` restare bello. 1046 Chi vuol le trote vada al torrente. Chi vuole una cosa, vada dove si trova, la cerchi dov’e`.
pag 1660 - 04/07/2007
1597
.
TUO
Senza entrare nel fiume non si pigliano trote. Vedi anche Chi vuol mangiare la noce deve rompere il guscio [F 1465].
Qui ci si riferisce a cose che non si sa a chi appartengano.
TROTTO f Vedi Asino, Cavallo, Passo.
Chi trova per la via benedetto gli sia. Secondo questo detto e` lecito raccogliere la roba trovata per la strada e appropriarsene. Benedetto gli sia equivale a ‘‘la consideri una benedizione, un regalo di Dio’’.
1047
1048 Chi va di trotto si rompe le gambe. Chi va troppo veloce, di fretta, cade e si rovina. Chi corre e s’affretta rischia di compromettere tutto con una caduta, con un errore. Vedi anche Presto e bene non stanno insieme [P 2595]; In fretta e bene non vanno insieme [F 1399].
O di trotto o di galoppo, purche´ si arrivi. Si vada di fretta o addirittura di corsa (il galoppo e` piu` veloce del trotto), l’importante e` arrivare. 1049
1050 Chi parte al trotto puo` arrivar di passo. Chi comincia con troppo impeto poi non regge il passo, deve rallentare e arrivare alla me`ta con calma. Ammonimento contro i facili entusiami iniziali.
TROTTOLA A Napoli fan le trottole e a Roma le vanno a vendere. Si trova anche col termine ‘‘trappola’’ che aiuta a comprendere meglio il significato del proverbio. A Napoli inventano gli inganni e a Roma li vanno a praticare. Ma trottola puo` essere anche eufemismo per ‘‘troia’’, cioe` donna di facili costumi. 1051
TROVARE f Vedi Cercare, Domandare. Trovare e non rendere e` come rubare. Chi trova una cosa e sa di chi e`, se non la restituisce e` un ladro. Vi e` discordanza di pareri sul diritto di proprieta` per le cose trovate: vedi infatti Cosa trovata non e` rubata [C 2351]. 1052
1053
Roba [cosa] trovata e` mezza rubata.
1054 Chi vive del trovato vive del rubato. Chi si appropria di quello che trova commette comunque un furto. 1055
Roba [cosa] trovata e` come comprata.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1056
Roba [cosa] trovata non e` rubata.
1057
Chi vuol trovare la gallina scompigli il vicinato. Se uno vuole ritrovare una cosa, crei subbuglio tra chi gli sta vicino: chi l’ha presa, impaurendosi, non tardera` a farla riapparire. 1058
1059 Come si trova si piglia. Criterio a cui ci si attiene quando non c’e` scelta. Si riferisce alla necessita` di avere una cosa non importa come, e si dice per giustificarsi ironicamente del marito, della moglie, dal momento che di meglio non c’e`. 1060 Basta sia. Per analogia. Forma ellittica per dire che i particolari non contano, che vale solo la sostanza. Per es.: ‘‘Un pezzo di carta.’’ ‘‘Come?’’ ‘‘Basta sia.’’ Non e` propriamente un proverbio. 1061 Sciami e nidi son di chi li trova. Si riferisce agli sciami delle api (vedi la voce) che abbandonano le arnie all’inizio dell’estate e possono andare anche lontano. I nidi erano ricercati un tempo allo scopo di prelevare i piccoli uccelli per poi allevarli come richiami o venderli in gabbia.
TRUCCO f Vedi Trappola. 1062 Il trucco c’e`, ma non si vede. Si dice comunemente quando il gioco e` riuscito, o non si comprende come agisca un congegno, ecc. Spesso ironico, per sottolineare una sensazione di reale o simulata meraviglia.
TUO f Vedi Mio. 1063
Tuo e` solo quello che nessuno puo` prenderti.
pag 1661 - 04/07/2007
TUONARE / TUONO
1598
.
Il titolo di possesso non e` una cosa naturale e proviene soltanto dalla forza di farlo valere e rispettare, in mancanza della quale, purtroppo, decade. Fa’ bene ai [rispetta i] tuoi e agli [gli] altri, se tu puoi. Con tuoi s’intende i tuoi familiari, i tuoi amici. Gli estranei vengono dopo. Se uno fa del bene agli altri e trascura le persone che gli sono piu` vicine, genera in queste risentimento e sentimenti ostili. 1064
1065 Quel che non e` tuo lascialo stare. Principio che governa il comportamento nei casi in cui si trovino cose abbandonate, perdute.
Conserva il tuo e non vorrai il mio. Se tieni, curi e conservi quello che ti appartiene non avrai mai bisogno di quello che possiedono gli altri. 1066
TUONARE / TUONO f Vedi Lampo. Quando tuona vuol piovere. Previsione scontata, anche se non sempre la pioggia segue i tuoni. Si usa spesso in senso traslato per dire che, dati certi segnali, certi indizi, si prevede come conseguenza una certa manifestazione (di regola temuta, o comunque non positiva). 1067
1068
Quando ha tuonato conviene che piova.
1069
Quando tuona da qualche parte piove.
1070 Tanto tuono` che piovve. Si dice quando si realizza infine qualcosa poco gradita che ripetuti indizi avevano minacciato. Merita il confronto una frase attribuita a Socrate da Diogene Laerzio (Vite dei filosofi 2.36.6-8): il filosofo, trovandosi in casa con amici, ne fu cacciato dalla moglie Santippe con urli e strepiti; non contenta, la donna rovescio` dalla finestra un secchio d’acqua sul marito che stava uscendo. Tutto infradiciato, con la calma del vero filosofo, Socrate disse: ‘‘Non avevo detto che se Santippe tuona verra` anche la pioggia?’’. Vedi anche Tanto si suona che la festa arriva [S 2248].
Tutto quello che pende prima o poi cade. Per analogia. 1071
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Se tuona la suona, se lampa la scampa. Se si sente tuonare facilmente piove, se si vede solo lampeggiare, probabilmente piovera` lontano. 1072
Cattiva giornata quando tuona sulla rugiada. Quando dopo una notte di rugiada comincia a tuonare al mattino, e` segno che la giornata sara` piovosa. 1073
1074
Quando tuona la mattina la giornata va in rovina.
Se tuona tuonando piove piovendo. Se un tuono si sovrappone a un altro, piovera` da piu` strati nuvolosi e, quindi, ci sara` pioggia intensa. 1075
Se tuona prima di piovere non vi state a muovere. Se si mette a tuonare prima che cada qualche goccia di pioggia, rimanete al riparo, perche´ piovera` certamente. 1076
Quando tuona la gente riman buona; quando lampa la gente scampa;quando piove la gente non si muove. Quando tuona, la gente non si preoccupa; quando arrivano i lampi, la gente s’affretta a correre a casa o dove puo` trovare riparo; quando piove, la gente rimane dov’e`. E` questo un esempio di proverbio che ‘‘non serve a nulla’’ in quanto e` una pura osservazione psicologica. Comunque potrebbe avere il suo valore per i negozianti, i venditori d’una fiera che hanno un quadro del movimento della folla al cambiamento di tempo. In realta` sono molti i proverbi che, ai nostri occhi, possono sembrare inutili, ma questo e` comune a molta letteratura popolare (e non) che ama i giochi, gli scioglilingua, gli equivoci, non sempre volti alla ricerca della saggezza, ma al divertimento, all’osservazione delle cose anche minute della vita. 1077
Se tuona la gente diventa buona. A differenza del precedente, qui il tuonare e` metafora dell’incombere di una minaccia: di fronte al pericolo la gente si intimorisce e si calma, cerca di riflettere su come salvarsi, si rivolge a Dio. 1078
pag 1662 - 04/07/2007
1599 1079 Quando tuona san Pietro va in carrozza. Vi sono alcune credenze scherzose secondo le quali i tuoni sarebbero l’effetto di alcune cose o faccende che si fanno in Paradiso, o all’Inferno: in questo caso sono le ruote della carrozza di san Pietro che fanno rimbombare il cielo. 1080
Quando tuona i santi giocano a bocce.
1081
Quando tuona gli angeli lavano le botti.
1082
Quando tuona il diavolo la moglie sona.
Tuoni di giugno torbida estate. Se tuona molto di giugno l’estate sara` piovosa. 1083
Pochi tuoni e molti lampi dalla pioggia non ti scampi. I tuoni sono segno di pioggia soprattutto se sono pochi e lontani; la presenza di molti lampi indica, invece, che le nuvole sono molto dense, per cui fa prevedere che la pioggia cadra` copiosa. 1084
1085
Se lampeggia e poco tuona acqua a secchi il ciel ti dona.
Quando lampa scampa; quando tuona piove. Il lampo non porta acqua, il tuono sı`. 1086
Tanti tuoni, poca pioggia. Se i tuoni sono molti e continui la pioggia tarda o stenta a cadere. 1087
Quando vedi il lampo non aver paura del tuono. Il fulmine infatti e` gia` caduto e non nuoce piu`. In senso traslato: sappi riconoscere la minaccia, non temere cio` che ormai si e` manifestato e non avra` altri effetti. 1088
Il tuono muove l’acqua. Il cielo si puo` oscurare, il vento puo` soffiare, ma a dare il via allo scrosciare della pioggia sono di solito i tuoni. 1089
I primi tuoni di primavera chiamano fuori le lumache. I tuoni in primavera, nel periodo dell’equinozio, svegliano la natura. 1090
1091 Tuono lontano, acqua vicina. E` piu` facile che piova quando tuona in lontananza che quando i fulmini cadono vicini. 1092
Molti tuoni molti tartufi.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
TURCO / TURCHESCO
Si credeva un tempo che i forti rumori, i colpi, e soprattutto i tuoni (in particolare in primavera), provocassero sottoterra il formarsi dei tartufi. Tuon di sedere difficile da trattenere. La ventosita` interna e` difficile da controllare. Vedi anche Peto. 1093
TURCHINO Colore che si colloca fra l’azzurro e il blu, con una gradazione abbastanza scura ma intensa e luminosa. f Vedi Rosso. Chi vuol giudicare un bel visino lo vesta di turchino. Il turchino e` un colore che toglie grazia a una figura gia` non troppo avvenente, mentre dona solo a un volto veramente bello. 1094
1095
Per il turchino ci vuole un bel visino.
Occhi turchini e capello biondo fanno la donna piu` bella del mondo. Gli occhi ombrati di turchino e i capelli biondi sono elementi che esaltano la bellezza femminile. 1096
Mora vestita di turchino il diavolo in un giardino. La donna mora che indossa abiti turchini si distingue talmente per bellezza e insolita vistosita` da turbare le altre donne, che ne sono attratte con un senso di spaventata sorpresa. Il turchino e` un colore difficile, ma, se indossato opportunamente da chi puo` permetterselo, dona molto. 1097
TURCO / TURCHESCO f Vedi Inglese, Tedesco. Come disse il turco quando gli parlarono del Paradiso: ‘‘C’e` molto da saccheggiare e da rubare?’’ Si usa in riferimento a chi, pur avendo cambiato vita, luogo, o mentalita`, e` rimasto legato irrimediabilmente alle proprie abitudini, che pero` contrastano fortemente con quanto professa. Per molti secoli il turco ha rappresentato il malvagio che amava fare il male. Vedi anche Il lupo perde il pelo e [ma] non il vizio [L 1090]. 1098
pag 1663 - 04/07/2007
TUTTO
Il turco fatto cristiano vuole impalare quelli che bestemmiano. I convertiti a una religione (o altro) sono piu` zelanti dei comuni fedeli. Ma anche qui c’e` l’idea che certi soggetti non possono perdere certe cattive abitudini: l’impalamento era un tipo di supplizio praticato molto nell’impero turco e nell’area dell’Europa dell’est da esso occupata o influenzata. 1099
1100 Poco piu ` in la` ci stanno i turchi. Si dice di un posto lontano, soprattutto quando qualcuno lo vuol presentare come facilmente raggiungibile.
Mangiare alla turchesca: poco pane e acqua fresca. Ossia: poco e male. Era il cibo che i turchi davano agli schiavi che fino al XIX sec. catturavano in mare e sulle coste. 1101
TUTTO f Vedi Nulla, Troppo. 1102 Tutto fa. Espressione comune che si usa quando si dispone di pochi mezzi e si vuole comunque raggiungere un risultato, si utilizza ogni minimo elemento che possa risultare utile. Vedi anche Tutto fa brodo [B 933]; Il poco fa l’assai [P 1976]; A forza di punti si fa la camicia [P 2980]; A granello a granello s’empie lo staio e si fa il monte [G 1032]; Anche un calcio nel culo e` un passo avanti [C 138]; ‘‘Tutto fa’’, diceva quella che pisciava in Arno [A 1227]. Di quantita` trascurabile che fa danno: Con tanti niente ammazzai l’asino [N 334].
Chi la sera mangia tutto la mattina canta cucco. Si dice che il cuculo canti: ‘‘Cucu`... Non ce n’e` piu`!’’. Ammonimento a mantenersi delle riserve, a mettere qualcosa da parte. Vedi anche Chi guadagna cinque e spende sette non ha bisogno di borsette [G 1195]; Chi spende quel che non ha fabbrica il canapo che l’impicchera` [S 1796] 1103
Chi mangia oggi e non pensa a domani quando e` domani si mangia le mani. Per analogia. 1104
1105 Tutto non si puo` avere. Nella vita bisogna contentarsi di avere qualcosa di buono. Vedi anche Nella vita non si puo` avere tutto [D 219]. 1106
1600
.
Tutto e` troppo.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
In qualunque situazione pretendere tutto, la completezza assoluta, e` esagerato, inopportuno, ecc. 1107
Tutto non e` una misura.
1108
Tutto non entra nemmeno in Paradiso.
Tutto e` buono a qualcosa. Non c’e` niente nel mondo che sia del tutto inutile. 1109
1110 Tutto puo` esser fuorche´ l’uomo gravido. Qualsiasi cosa puo` accadere, niente si puo` escludere; vedi anche Non c’e` nulla d’impossibile [I 105]. Il proverbio anticamente diceva:
Tutto puo` esser fuorche´ l’uomo gravido e il volante. Il modo di volare l’uomo l’ha trovato, smentendo una parte del proverbio. Il volante era detto il ‘‘corpo (ordigno, veicolo) volante’’, intendendo con questo il problema ritenuto di soluzione pressoche´ impossibile fino all’Ottocento, di far volare un corpo piu` pesante dell’aria. 1111
Ogni cosa puo` essere fuorche´ il fosso senza riva. Per analogia. 1112
Se non hai bisogno di niente trovi tutto, e se hai bisogno di tutto non trovi niente. Quando uno non ha bisogno trova tutti disposti ad aiutarlo, e quando ha bisogno non ottiene niente da nessuno. 1113
1114 Tutto va ben, madama la marchesa. Frase ironica, antifrastica, tratta da una vecchia canzone, e usata nel senso che tutto invece va male. Il verso ha avuto una grande fortuna che oggi si e` un po’ appannata, ma si puo` dire che si sia collocato ormai in ambito proverbiale. Deriva da una canzone francese del 1936: Tout va tre`s bien, Madame la Marquise (musica di Ray Ventura, parole Paul Misraki, Charles Pasquier, Henri Allum). Gia` in Francia aveva cominciato a essere usata nella conversazione per rimarcare una situazione pessima che si vuol far credere invece ottima. Tradotta in italiano Tutto va ben, Madama la Marchesa, / va tutto ben, va tutto ben, / pero` l’attende forse una sorpresa / che dir non posso fare a men... accompagno` il declino del regime fascista, interpretando la crisi, e poi i bollettini di guerra, volti dalla propaganda a far apparire come successi o cose da nulla i sempre piu` numerosi disastri. La storia, ripresa da un tema popolare e trasfe-
pag 1664 - 04/07/2007
1601
.
TUTTO
rita in un ambiente nobile, racconta una telefonata di una marchesa al suo James, nella quale chiede se ci sono state novita` durante la sua assenza di quindici giorni. Il famiglio risponde: Tout va tre`s bien, Madame la Marquise, / tout va tre´s bien, tout va tre´s bien, / pourtant il faut, il faut que vous je dise, / on de´plore un tout petit rien (‘‘Va tutto bene, pero` bisogna che vi dica che si lamenta una cosa da nulla’’). Questa cosa da nulla e` prima la morte di un puledro, alla quale seguono, sempre nell’intercalare Tout va tre`s bien... l’incendio delle scuderie, quello del castello, il suicidio del Marchese... Mais, a` part c¸a, Madame la Marquise, / tout va tre´s bien, tout va tre´s bien. La traduzione italiana riprende alcuni versi in francese, cambia il nome dei servi in successive telefonate e prevede un furto al posto del suicidio del marchese.
Viene usato nei significati piu` vari, a seconda della situazione.
Siamo tutti di carne. Siamo tutti deboli, fragili, soggetti a sbagliare, facili a cedere alle tentazioni.
Siamo tutti brevi e fallibili. Nessuno e` eterno. Per analogia.
1115
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1116 Siamo fatti di carne. Per analogia. Siamo incapaci di resistere alle tentazioni. 1117 Non siamo di ferro. Per analogia. 1118 Siamo tutti provvisori. Siamo fragili e destinati a morire. Invito a non arrabbiarsi, a non prendersela, considerando che oggi ci siamo e domani chi sa. Spesso con uso ironico, per sdrammatizzare, come i seguenti: 1119 Siamo tutti di passaggio. Fomulazione forse ancora piu` comune della precedente. 1120 1121
pag 1665 - 04/07/2007
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 1666 - 04/07/2007
U UBBIDIENZA La disponibilita` a condiscendere, a eseguire, conformarsi alla volonta` di chi ordina, comanda o e` comunque preposto o superiore. Nel mondo cristiano e` una virtu`, non teologale, ne´ cardinale, ma comunque fondamentale per la vita religiosa, massimamente per frati, suore, preti che pronunciano anche il voto di obbedienza. E` la base dell’ordine monastico, della vita dei religiosi e dei cristiani. 1 L’ubbidienza e` santa. Nella visione cristiana cattolica l’obbedienza e` dovuta al superiore con spontaneita`, senza recriminazioni; e` un atto d’adesione interiore, che porta alla perfezione ed e` detta ‘‘santa ubbidienza’’. Dopo il Concilio Vaticano II tale concezione e` stata in parte mutata.
La perfetta ubbidienza d’ogni bene e` la semenza. Si riferisce sempre alla vita religiosa. L’ubbidienza e` la base della vita cristiana: porta la pace, l’ordine, la serenita`, distribuisce le responsabilita`. 2
L’ubbidienza per paura poco vale (e) poco dura. Chi ubbidisce per paura non si fa un merito, ne´ di virtu` ne´ di fedelta` o di amore verso qualcuno e, non appena finisce il motivo della paura, l’obbedienza svanisce.
Per analogia. Bisogna ubbidire nei modi e nelle forme richieste. Ubbidire quando e` tardi non ha nessun valore: puo` essere inutile e non comporta nessun merito. UBBIDIRE / OBBEDIRE f Vedi Comandare, Ubbidienza. Chi ubbidisce alla parola, non ha da temere la verga. Chi e` docile agli insegnamenti, chi obbedisce ai comandi e osserva le prescrizioni e le leggi non teme le pene che invece colpiscono i trasgressori e i ribelli. 7
Chi non ubbidisce alla mamma ubbidira` alla matrigna. Chi non e` docile a un’autorita` mite e amorosa, prima o poi trovera` una forza dispotica e poco comprensiva che lo fara` ubbidire con la forza o le cattive maniere. E` la morale della favola esopica del re travicello (Esopo, Favole 66). Vedi anche La nave che non obbedisce al timone obbedira` agli scogli [N 148]. 8
9
Chi non ubbidisce alla buona madre obbedira` alla mala matrigna.
10
Chi non ubbidisce al padre ubbidira` alla forca.
3
A ogni altezza e potenza e` dovuta ubbidienza. A ogni autorita` e potere si deve ubbidire, o quantomeno e` necessario se non si puo` far diversamente. Indica specificamente che, se non vi sono gravi ragioni, l’ubbidienza e` dovuta a chi comanda. 4
L’ubbidienza e` pronta, assoluta e rispettosa. Slogan della disciplina militare improntata all’autoritarismo, per cui si usa scherzosamente aggiungere: ...e cieca. 5
Chi non ubbidisce al medico obbedira` al becchino. Chi non osserva le prescrizioni del medico si fara` uccidere dalla malattia. 11
12 Chi non sa ubbidire non sa comandare. Chi non si sa sottomettere alla disciplina non possiede neppure l’arte del comando, che presuppone una rigorosa autodisciplina. Vedi anche Chi non ha servito non sa comandare [S 1142]. 13 Chi ubbidisce non sbaglia mai. Chi esegue puntualmente cio` che gli viene ordinato, scarica la responsabilita` su chi comanda. 14
6
Ubbidire a comodo non e` ubbidire.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Se vuoi ubbidire non fare piu` di quello che ti comandano.
pag 1667 - 04/07/2007
UBRIACARSI
L’eccesso di zelo nell’ubbidienza, l’andare oltre a quello che e` richiesto, comporta una alterazione che puo` essere dannosa, o rendere inutile e vana l’ubbidienza. UBRIACARSI Se ti devi ubriacare, ubriacati di vino buono. Quando devi infrangere la regola, rischiare una pena, guarda almeno di fare le cose in modo tale che tu sia gratificato da quello che fai e che ti costa. Vedi anche Peccato, grosso o niente [P 954]. 15
UBRIACATURA La smodata assunzione di alcolici produce la perdita della coscienza, delle facolta` motorie, della memoria e della parola, fino a un profondo sonno che puo` durare a lungo. Diversa dalla sbornia, o ciucca, che e` piu` leggera. f Vedi Sbornia, Sbronza. 16 Buona ubriacatura tre giorni dura. Gli effetti di una ubriacatura durano tre giorni. Si dice che l’ubriacatura e` veramente finita quando chi l’ha presa torna a bere il vino. 17
1604
.
Per smaltire un’ubriacatura ci vogliono tre giorni: uno per tornare in testa, uno per tornare in gambe e uno per tornare a bere.
UBRIACO f Vedi Bere, Bicchiere, Sbornia, Ubriacatura, Vino. Quando uno e` ubriaco tutti gli vogliono dare da bere. Le cose arrivano sempre quando uno le ha gia` in grande quantita` oppure e` nella condizione di non poterne godere. Tutti per gioco offrono da bere a chi e` alticcio. 18
L’ubriaco dice al vino: – Io ti perdono il male che mi fai per il buono che mi sai e per il gusto che mi dai. Detto giocoso del bevitore: il danno che egli riceve dal vino e` compensato, nel suo modo di vedere, dal bene e dal piacere che ne trae. 22
L’ubriaco canta quando e` pieno e la botte quand’e` vuota. L’ebbrezza nella prima fase mette allegria, per cui gli ubriachi, pieni di vino, si da`nno al canto; la botte, se percossa, risuona quando e` vuota. 23
24 Chi e` ubriaco vada a letto. Il posto migliore per l’ubriaco e` il letto: non si fa del male, non cade, non non si mette nei guai o ne procura ad altri e col tempo smaltisce la sbornia.
UCCELLARE La pratica della cattura degli uccelli con sistemi antichi e tradizionali, escludendo quindi il fucile: reti, lacci, panie, trappole, rapaci. Accezione antica e letteraria e` quella di ‘‘prendere in giro’’. f Vedi Civetta. Chi va per uccellare spesso resta impaniato. Chi va per fare del danno ad altri spesso ne riceve; chi cerca di gabbare il prossimo, spesso rimane gabbato. La pratica di stendere stecche impaniate per catturare uccelli presuppone prudenza e abilita` per non rimanere con le mani invischiate nelle panie ed essere vittime delle proprie insidie. Vedi anche I pifferi di montagna andarono per sonare e furono sonati [P 1730]. 25
Chi ando` per uccellar resto` impaniato. Chi uccella non canta. Chi tende insidie sta cheto, silenzioso, bada a non farsi scoprire. 26 27
28 19
All’ubriaco tutti danno da bere.
20 Ai sazi tutti danno da mangiare. Per analogia. 21 L’ubriaco e` piu ` pericoloso del matto. Perche´ di solito e` imprevedibile e, se non ha l’abitudine al vizio, non sa gestirsi, e puo` farsi del male o farne agli altri. Il matto ha invece una sua certa regolarita` e prevedibilita` di comportamento.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
A uccellare si va come a rubare. Cheti, silenziosi e di nascosto.
UCCELLO Gli uccelli, nelle varie specie, sono ben rappresentati nelle metafore del linguaggio, nella simbologia, nella gnomica, e di conseguenza nell’arte, nell’araldica e nelle varie espressioni del pensiero. Molti sono i loro aspetti meravigliosi: il volo, il canto, la bellezza del piumaggio, le migrazioni, la fabbricazione
pag 1668 - 04/07/2007
1605
.
UCCELLO
dei nidi, le abitudini notturne o acquatiche. Gli antichi a`uguri traevano gli auspici dal volo degli uccelli e molti popoli li hanno considerati messaggeri degli dei. Le divinita` si muovono portate sulle ali degli uccelli, se ne servono come inviati; i santi li hanno per compagni, oppure sono dagli uccelli serviti e alimentati. Tutto questo, con le specifiche appartenenze delle varie specie, fa degli uccelli una complessa e sfaccettata proiezione dell’ordine umano: sogni, caratteri, virtu`, vizi, difetti, singolarita`, mistero, bellezza, orrore, tutto trova riflesso in questo grande capitolo della natura, tanto che la favolistica se ne e` giovata individuando comportamenti reali, o anche attribuendone di fantastici. f Vedi Beccafico, Gabbia, Rigogolo, Rondine, Seminare, Tordo, Usignolo, Volo.
di vedere l’amato bene, oppure per la rabbia di non poterlo vedere. Vedi anche La bella gabbia non rallegra l’uccello [G 3].
Tristo e` quell’uccello che nasce in cattiva valle. Infelice e` l’uomo che si trova in un ambiente dal quale ricava a malapena di che vivere.
Tristo il cacciatore che torna a casa senza uccello. Usato con maliziosa ambiguita`.
29
Tristo e` quell’uccello che ha bisogno dell’altrui penne per volare. Infelice e` colui che nella sua attivita`, nel suo lavoro ha bisogno di chi lo aiuti e gli insegni, chi non sa fare quello di cui dovrebbe vivere. 30
31 Uccelli in aria e stronzi per terra. Ogni essere ha il proprio ambiente: chi ama le cose volgari, materiali sta nel fango o nella polvere; chi ama la liberta`, la bellezza e il canto sta in alto. Si dice soprattutto in senso morale. 32 Al canto l’uccello, al parlare il cervello. L’uomo e il suo senno si riconoscono dai discorsi, cosı` come gli uccelli si riconoscono dal canto. 33 L’uccello si riconosce dal becco. Ogni specie ha una forma particolare di becco. In particolare si conoscono i rapaci, che hanno il becco ricurvo. Dalla faccia si riconosce una persona, se e` buona o cattiva (lo porta scritto in faccia), come il rapace – considerato un uccello cattivo per natura per il fatto che vive divorando altri uccelli o animali – si individua subito dal becco ricurvo.
Uccello in gabbia canta per amore o (canta) per rabbia. Si dice a chi canta in casa, soprattutto alle donne che cantano in attesa o nella speranza 34
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Quando gli uccelli vanno a stormi s’avvicina il temporale. Quando certi uccelli, come i passeri, presentono la pioggia si raccolgono in gruppi numerosi, volano a stormi nell’aria cercando forse un luogo adatto al riparo, poi si raccolgono nel folto di una grande pianta. 35
36 Uccel di fronda non conosce padrone. E` libero e indipendente. Una persona con forte senso dell’autonomia e dell’indipendenza non accetta nessuno come padrone. Uccel di fronda indica quello che vive libero sui rami degli alberi rispetto a quello che puo` vivere in gabbia. 37
38 All’uccello ingordo crepa il gozzo. Chi mangia senza misura alla fine si sente male, si rovina.
Meglio un uccello nel piatto che cento sul ciliegio. Meglio una cosa di poco valore ma certa, che tante sperate ma non avute. Vedi anche Meglio un uccello in gabbia che cento in aria [F 1459]; Meglio un uovo oggi che una gallina domani [U 211]. 39
Uccellin che mette coda vuol mangiare a tutte l’ore [ognora ognora]. Nel momento della crescita, quando spuntano le piume piu` grosse, la voracita` del nido non conosce soste. Si usa per indicare l’appetito straordinario dei bambini che crescono. La variante con ognora ognora e` toscana. 40
41 Uccel di stormo non e` mai grasso. Chi vive in grandi famiglie, grandi comunita`, deve spartire con molti, non si fa mai ricco, non accumula grandi patrimoni. Vedi anche Son magri gli storni perche´ vanno a stormi [S 2109]. 42 Ogni uccello conosce il grano. Tutti conoscono e apprezzano le cose che sono particolarmente buone e adatte a loro. Sono molti gli uccelli che vanno a beccare nei seminati, per cui si usano spaventapasseri e guardie. Vedi anche Il buono piace a tutti [B 1056]. Contrario:
pag 1669 - 04/07/2007
UDINE
Se tutti gli uccelli conoscessero il grano al mulino ci si porterebbero i coglioni. Perche´ non ne rimmarrebbe da raccogliere. 43
All’apparir degli uccelli non gettar seme in terra. Quando s’avvicinano persone che hanno mire, scopi, progetti ai quali tu stesso tendi, evita di parlarne, di mettere a loro disposizione sia le tue intenzioni, sia gli elementi che possano loro essere di qualche utilita`, come segreti, espedienti, tecniche particolari, il valore di un affare o d’un acquisto. In generale: tieni lontano quello che sai da chi puo` usarlo a tuo danno. Possibilmente bisogna evitare la semina nel periodo del passo degli uccelli, che saccheggiano i seminati. 44
45 Ogni uccello fa il suo verso. Ognuno riesce a fare solo quello che sa, ovvero segue le proprie inclinazioni e tendenze. Vedi anche Ogni animale fa il suo verso [A 936]; La botte da` il vino che ha [B 778].
Dalle penne si conosce l’uccello e dalla fatta l’animale. Il cacciatore esperto avverte la presenza degli animali dai loro escrementi e degli uccelli attraverso le piume che lasciano nei luoghi della pastura o dell’abbeverata. Proverbio dei cacciatori, che ha solo questo valore proprio. 46
L’uccello si conosce piu` dal canto che dalle piume. Una persona si giudica meglio sentendola parlare che vedendo come e` vestita o l’ambiente dove vive. In effetti alcune specie di uccelli possono apparire molto simili, soprattutto nel bosco e da lontano, ma si riconoscono facilmente quando se ne ascoltano i canti. 47
Quando l’uccello e` sazio le ciliegie diventano amare. Quando una cosa si ha in abbondanza non piace piu`. Vedi anche Colombo pasciuto, ciliegia amara [C 1767]; Falco col gozzo pieno lascia volare i colombi [F 86]; A ventre pieno ogni cibo e` amaro [C 1768]; La fame e` il miglior condimento [F 148]. 48
A chi non sa allevare un uccello viene affidato un cavallo. Piu` uno e` incompetente e piu` gli vengono affidate importanti responsabilita`. 49
50
1606
.
Uccello come vola, porco come cammina.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Indica la velocita` con la quale devono girare questi due elementi nello spiedo: l’uccello rapidamente, come va nel suo volo, altrimenti brucia; il porco lentamente, come cammina, perche´ deve cuocere a fondo. Tutti hanno l’uccello e pochi il cervello. Tutti piu` o meno hanno le forze fisiche elementari, materiali, mentre a molti fa difetto l’intelligenza. 51
E` in giro l’uccello padulo che vola basso all’altezza del culo. Espressione colorita che si usa per avvertire di fare attenzione, che c’e` una situazione in cui si rischia di prendere delle... fregature. La prima parte e` nota anche sotto forma di esplicito avvertimento: Attenti [Attenzione] all’uccello padulo..., e spesso la seconda parte e` omessa. Padulo significa ‘‘di palude’’ e non c’e` solo per esigenze di rima: gli uccelli acquatici volano davvero bassi, a pelo dell’acqua per catturare i pesci dei quali si nutrono. 52
53 Volano bassi! Per analogia. Con lo stesso uso del precedente.
UDINE Citta` del Friuli, capoluogo di provincia, posta nell’alta pianura veneta, sulla sinistra del Tagliamento. Celebre il suo Castello, un alto quadrilatero che domina la citta`. Il suo corredo proverbiale e` conservato soprattutto in dialetto. 54 Udine e` la cadetta di Venezia. Udine sarebbe la figlia minore di Venezia. Si mette di solito in relazione con Padova, entrata a far parte della Repubblica veneta nel 1405, mentre Udine fece parte del territorio della Serenissima nel 1445.
Udine: giardini senza fiori, castelli senza cannoni, fontane senz’acqua nobilta` senza creanza. Blasone. Serie di difetti rilevati dagli abitanti dei paesi vicini nei confronti della citta`. 55
UDIRE f Vedi Sentire. 56
Odi molto e parla poco.
pag 1670 - 04/07/2007
1607 Stai sempre in ascolto e parla meno possibile. Vedi anche Ascolta molto e parla poco [A 1337]. 57
Pronto a udire e tardo a parlare.
Odi molto e credi poco. Vedi anche Ascolta molto, parla poco e non credere nulla [A 1339]. 58
59 Prima odi e poi giudica. Prima di dare un giudizio ascolta, verifica, senti tutte le parti e i pareri. 60 Chi parla per udito puo` essere smentito. Aver sentito dire non da` la certezza della verita`. Chi parla per aver sentito dire va incontro a contestazioni. Vedi anche Aver sentito dire e` mezza bugia [S 1029]; Coll’aver inteso si raccontano molte bugie [S 1031].
UFFICIO Nel senso di ‘‘incarico, mansione’’. 61 Ufficio senza mercede fa il ladro. Quando uno svolge una mansione senza essere remunerato, viene implicitamente spinto a compensarsi da solo con sottrazioni e mezzi disonesti. 62 Chi ha ufficio ha pancia. Chi ha un incarico d’importanza nel quale maneggia danari o beni, si fa un bel gruzzolo, si ritaglia la sua parte e ci si ingrassa.
UFO L’espressione a ufo indica che una cosa viene fatta, ma anche data o ricevuta, senza pagare, a spese di altri, senza corresponsione di un compenso o del pagamento che sarebbe dovuto. Mangiare a ufo ‘‘mangiare senza alcuna spesa, alle spalle di altri’’. Nonostante che alcuni etimologisti si dichiarino certi della sua origine, questa non ha documenti tali da offrire garanzie sicure. Si ripete, e con qualche probabilita` , che provenga dalla sigla A.U.F. (Ad Usum Fabricae ‘‘a uso della costruzione’’) ovvero Ad Urbis Fabricam (‘‘a uso della costruzione della citta` ’’). Tali scritte, poste sui carri che portavano il materiale per la costruzione di alcune cattedrali, esentavano dal pagamento di dazi e pedaggi. Cfr. altre fantasiose ipotesi in C. Lapucci, Dizionario dei modi di dire, p. 346.
.
ULLI
Senza compenso, senza un utile nessuno fa niente. I ciechi un tempo cantavano o suonavano nelle osterie dietro una piccola offerta. Vedi Col nulla non si fa nulla [N 555]. A ufo non canta un cieco e l’orbo a meta` prezzo. Scherzoso: per nulla non fa niente nessuno e solo chi vale poco fa prezzi buoni. 65
66 A ufo non si canta messa. Senza quattrini non si fa niente. Vedi anche Messa non pagata nessuno la vuol cantare [M 1329].
UGGIA Al povero don Uggia che non gli funzionava il confessionale. Quando uno non ha voglia di fare una cosa (ne ha, appunto, uggia) e trova scuse poco buone. Si racconta, a proposito di confessionali inefficienti, che avendo fatto fare i confessionali nuovi, un prete li volle provare e, messo il sacrestano dalla parte del penitente, aprı` lo sportelletto e domando`: – Figliolo, chi e` che mi porta via sempre i quattrini dalla cassetta delle elemosine? Il sacrestano si alzo` subito dicendo: – Ma questo confessionale non funziona: non si sente niente... Proviamo a cambiare di posto. Il sacrestano, passato dalla parte del prete, chiese a questo che s’era inginocchiato come penitente: – Figliolo, chi e` che ogni tanto mi va a letto con la moglie? – E` vero, salto` su il prete, hai ragione: questo confessionale non funziona. 67
ULISSE 68 Ulisse lo fece e non lo disse. Si dice di porcherie che i maleducati fanno di nascosto, di gravi atti di volgarita`. Il nome dell’eroe greco serve per la rima, anche se non si puo` escludere che vi sia un’allusione all’astuzia e alla malignita` che tradizionalmente si attribuisce a questo personaggio.
ULLI Parola onomatopeica, qui usata per creare rime ‘ad hoc’.
63
A ufo non si fa niente.
69 Ulli ulli, chi li fa se li trastulli. Si dice dei bambini per indicare che non si e` disposti a sopportarli e se li devono tenere i genitori. Di analogo significato i seguenti:
64
A ufo non canta un cieco.
70
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Trulli trulli chi li ha fatti se li culli.
pag 1671 - 04/07/2007
ULTIMO
Per analogia. Requiemeterna, chi li fa se li governa. Per analogia. 71
ULTIMO f Vedi Arrivare, Primo, Ridere. 72 Gli ultimi saranno i primi. Quelli che credono di essere primi si troveranno in fondo e viceversa. Capovolgimento dei valori che spesso riserva la vita. Originariamente si riferisce al passaggio dalla terra al cielo, secondo le parole di Cristo a conclusione della parabola degli operai della vigna (Matteo 20.16): Sic erunt novissimi primi, et primi novissimi ‘‘Cosı` gli ultimi saranno i primi e i primi gli ultimi’’; frase formulata un po’ diversamente in Matteo 19.30; Marco 10.31; Luca 13.30. Il detto e` usato spesso ironicamente anche per altri capovolgimenti che il tempo, il caso producono incessantemente. Vedi anche Chi si esalta sara` umiliato e chi si umilia sara` esaltato [E 154]; Chi si loda s’imbroda [L 823]. 73
Gli ultimi saranno i primi e i primi gli ultimi.
Beati gli ultimi, se i primi son discreti [galantuomini]! Ampliamento ironico del motto evangelico: se i primi a servirsi d’una cosa (in particolare a tavola) non esagerano e usano discrezione, le cose si mettono bene per chi si serve da ultimo. 74
Se i primi han creanza anche gli ultimi si empion la panza. 76 L’ultimo che va nel sacco e` il primo che esce. Si riferisce in particolare ai pezzi degli scacchi, ma anche a ogni tipo di oggetto che deve essere riposto in vista di un uso successivo. 75
Chi resta ultimo perde o guadagna. L’ultimo non sempre e` svantaggiato. 77
78 All’ultimo tocca il peggio. Chi arriva per ultimo prende quello che rimane quando gli altri hanno gia` scelto il meglio. Vedi anche Chi tardi arriva male alloggia [T 121]. 79 L’ultimo male e` il peggior di tutti. L’ultimo male e` quello che porta alla tomba e quindi e` il peggiore. 80
1608
.
L’ultimo colpo e` quello che ammazza.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
L’ultimo che fugge prende le sue e quelle degli altri. Chi indugia, e` tardo a fuggire in un inseguimento prende anche le botte che non ha meritato: la rabbia degli inseguitori che si vedono sfuggire coloro che scappano, si sfoga su quelli che riescono a prendere. 81
82 L’ultimo ha i morsi dei cani. I cani che inseguono mordono solo gli ultimi dei fuggitivi. 83 Non si sa chi sotterrera` l’ultimo. Tra i grandi misteri c’e` anche questo: chi seppellira` l’ultimo uomo che muore? Si dice quando uno si fa domande troppo grandi. 84 All’ultimo si contano le pecore. I conti si fanno alla fine per non trovarsi a sorprese, dal momento che qualsiasi cosa puo` accadere e cambiare quello che pareva certo. Vedi Chi fa i conti senza l’oste gli convien farli due volte [O 635]. Frequente anche nel senso piu` generale di Ride ben chi ride ultimo [R 538]. 85 L’ultimo chiuda [chiude] la porta. Spesso in senso letterale, quando si esce in piu` persone da una stanza, da un edificio. Ma anche in senso piu` generale: l’ultimo (del gruppo, fra i colleghi ecc.) che se ne andra` deve verificare che tutto sia in ordine, che sia al suo posto quello che si deve lasciare ben custodito quando ci si assenta. Detto assai vivo e diffuso, e di notevole antichita`, che si trova reso anche nel latino maccheronico del Baldus di Merlin Cocai (libro 20, ultimo verso): Qui stat retro seret portam, proverbia dicunt ‘‘Chi viene dietro chiude la porta, dicono i proverbi’’. Vedi Chi vien dietro serri l’uscio [S 1111]. 86
L’ultimo spenge il fuoco.
87
L’ultimo spazza il forno.
L’ultimo e` sempre il migliore. Siccome non ce n’e` piu` si comincia a rimpiangere quello che meglio si ricorda. 88
89 L’ultima [una] le paga tutte. Chi commette tanti misfatti, dopo averla fatta franca molte volte, quando viene preso rimette tutti i conti rimasti in sospeso. Ultima, sottinteso ‘‘colpa, malefatta’’. 90 Una ne paga cento. Per analogia. 91
Vengono tutte bene fuorche´ l’ultima.
pag 1672 - 04/07/2007
1609 92 Gli ultimi sono come i primi. Si riferisce ai frutti: gli ultimi che fa la pianta sono saporiti come le primizie.
UMILIARE f Vedi Esaltare. ` UMILTA Virtu` morale che non fa parte di quelle canoniche (vedi Temperanza), ma fondamentale dote dell’uomo spirituale e giusto. Essendo la forza interiore che modera l’affermazione di se´, la presunzione, l’affermazione delle proprie doti e del proprio valore, la volonta` di prevalere sugli altri, e` contrapposta alla superbia (vedi la voce), che e` il primo e principale dei vizi capitali da cui dipendono tutti gli altri. f Vedi Modestia, Modesto. 93 L’umilta` vince la superbia. Chi e` umile vince la propria superbia, ma anche quella degli altri, che facilmente si spunta davanti a chi e` mite e disinteressato. 94 L’umilta` e` la scala del Paradiso. E` la virtu` che piu` agevolmente porta al Paradiso, quella che combatte a annienta tutti i vizi.
L’umilta` non deve essere quella del gatto che s’abbassa per saltare piu` alto. Chi si umilia eccessivamente nasconde, ben celata, una grande presunzione: la pretesa che gli altri riconoscano i suoi meriti senza che li manifesti, o che gli altri non siano all’altezza di comprenderlo. Vedi La troppa umilta` viene dalla superbia [S 2269]. 95
96 L’umilta` scioglie ogni ghiaccio. Di fronte alla vera umilta` ogni malanimo scompare, svanisce.
L’umilta` e` vestito che sta bene addosso a tutti. E` una virtu` che fa onore a chiunque, alla persona, ignota o famosa, ricca o povera, bella o brutta. 97
98
Umilta`, bella virtu`, orna la vecchiaia e la gioventu`.
Raramente nella storia l’umilta` sale alla gloria. Chi e` umile, si tira indietro, non si propone e non presume di se stesso, scoraggia gli altri a 99
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
UNGERE
considerarlo e facilmente non viene riconosciuto per quello che vale. Vedi Fra’ Modesto non fu mai priore [M 1617]. UNGERE Il fatto che ungere una ruota, un meccanismo, un congegno con olio o grasso ne attivi e ne renda efficiente in modo quasi miracoloso il funzionamento e` divenuto una feconda metafora per le situazioni umane, in cui il corso delle azioni, delle pratiche, delle procedure sia rallentato, inceppato, bloccato dalla trascuratezza, dagli interessi contrapposti, dalla cattiva volonta` o altro. In tal caso il danaro, il dono, la corruzione di qualsiasi genere, hanno la virtu` di agire sulle vicende umane come un lubrificante, ridando movimento e vitalita`. Da qui il senso metaforico del verbo (ungere o ungere le ruote vale ‘‘pagare un compenso occulto per ottenere qualcosa’’), e dei termini a questo collegati: unzione, untata, untatina, grasso, olio, lubrificante, sapone (che si usa per far scorrere le corde). 100 Carrucola unta lavora e non cigola. Persona che ha ricevuto una mancia e` disponibile e attiva.
Se ungi va, se non ungi sta. Per ricevere un favore non proprio onesto bisogna pagare, altrimenti la cosa resta ferma (sta). 101
102 Chi piu ` unge fa piu` miglia. Con opportuni pagamenti, regali, ecc., si fa una lunga strada, si ottengono molte cose. 103 Se non ungi le ruote il carro si lamenta. Se non da`i grasso alle ruote, queste non scorrono e il carro cigola. 104 Se non si unge il morto si pela il vivo. Se non si ungono i mozzi delle ruote (morti in quanto restano immobili), il carro resiste alla trazione e si sfianca la bestia (il vivo). La forma criptica di questo proverbio richiama un modo antico che era frequente nelle tradizioni arcaiche, come nelle scritture sacre, dove il proverbio richiedeva acume o conoscenza di metafore iniziatiche per essere compreso (vedi Introduzione). La tradizione popolare ha mantenuto questa impostazione che si ritrova sovente con formule comuni alle forme poetiche dell’indovinello e del dubbio. 105
Ungi e frega, che ogni mal dilegua.
pag 1673 - 04/07/2007
UNGHIA
1610
.
Con l’olio e il massaggio si attenuano o si cacciano i dolori. Vedi anche Per i dolori olio dentro e olio fuori [O 201]. UNGHIA Unghie lunghe e strette son d’arpie maledette. Secondo la credenza popolare chi ha le unghie strette e lunghe e` avido, rapace e perfido. Si dice particolarmente della donna. 106
Macchie bianche sopra l’unghie son parole: pollice amore, indice onore, medio ricchezza, anulare viaggio o morte, mignolo buona sorte. Chi ha le macchie bianche nelle unghie (dette anche ‘‘bugie’’), secondo il dito nel quale si trovano ha un pronostico. ` meglio grattarsi con le unghie proprie 108 E che con quelle degli altri. E` meglio sapersi criticare e correggere da soli piuttosto che lasciare ad altri questo compito. 107
Tutte le cose vengono a taglio, anche le unghie per pelar l’aglio. Tutto torna utile (venire a taglio ‘‘essere opportuno, tornare utile’’), anche cose di cui non si pensa che ci possa essere bisogno. 109
UNGUENTO f Vedi Cerotto, Ciarlatano. Unguento, protesta e serviziale non fan ne´ ben ne´ male. L’unguento attenua il dolore, ma non guarisce; la protesta non muove molto la volonta` di chi ne e` destinatario e il clistere (serviziale) purga l’intestino, ma non toglie una malattia. 110
Piu` piccolo e` il vaso, migliore e` l’unguento. Le cose preziose sono in piccola quantita` e si conservano in piccoli recipienti. Vedi anche Le spezie migliori stanno nei sacchetti piccoli [S 1870]; Nelle botti piccine ci sta il vino buono [B 787]. 111
UNIONE f Vedi Concordia. L’unione fa la forza. Mettendo insieme anche deboli forze si ottiene una potenza considerevole. Si ripete so112
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
prattutto contro una divisione che disperda le energie e annulli nella discordia la volonta` dei molti contro i pochi uniti. Vedi anche Con i fili si fanno le corde [F 886]; Molte mani fanno l’opera leggera [M 619]. 113
L’unione e` piu` forte d’un bastione.
Mille formiche divorano un leone. Per analogia. 114
115 Cento oche ammazzano un lupo. Per analogia. 116 Dieci deboli vincono un forte. Per analogia.
UNO L’unita`, principio delle cose, generatrice della serie numerica, simbolo del divino, ha due facce nei proverbi (come anche in altri campi). Se presa in se´ e` il termine di riferimento principale del pensiero, dell’operazione unificatrice, della condizione ideale dell’essere esente da turbamenti e alterazioni, come Dio, o, in proporzione, il solitario, l’eremita. In riferimento agli altri elementi si depotenzia avvicinandosi al nulla in quanto una sola cosa di una specie di solito non basta a se stessa: non ha forza, non ha compagnia, in genere non si riproduce, non crea un organismo, non gioca, ecc. 117 Uno non fa numero. Una sola volta non serve per fare un caso, una regola, un’indagine. Anche una persona isolata e` insignificante, non puo` ottenere niente, ne´ farsi valere. Vedi anche Una voce non fa popolo [P 2126] ; Una pietra non fa muro [P 1687]; Una spiga non fa manna [S 1894]; Uno solo non fa niente [S 1606]. 118
Uno e nessuno e` tutt’uno.
119
Uno e niente son parenti.
Unus vir, nullus vir. ‘‘Un uomo, nessun uomo’’. Espressione latina di origine medievale, probabilmente nata in ambito giuridico per indicare che la testimonianza (o anche la pretesa e la protesta) di una sola persona non possono essere prese in considerazione. 120
121
Uno non fa campione.
Un fiore non fa ghirlanda. Per analogia. 122
123
Uno per uno fa uno.
pag 1674 - 04/07/2007
1611 Questa affermazione matematica si ripete per significare che una sola persona, in tante situazioni, puo` far poco o niente. 124 Una volta non fa usanza [regola]. Vedi anche Chi e` stato una volta in mare non puo` dirsi navigante [M 695]; Una volta e` quasi mai [V 1307]. 125 Uno e` nessuno e due appena uno. Si dice dei figli; dall’uso si evince che il senso principale e`: avere un figlio soltanto e` poco sacrificio, e averne due solo un poco di piu`. Ma puo` significare anche che fare un solo figlio non e` cosa sicura (perche´ puo` morire, puo` risultare cattivo e ingrato) mentre farne due da` una maggiore sicurezza che almeno uno riesca bene. Vedi anche Chi ne ha due ne ha uno, chi ne ha uno non ne ha nessuno [F 852]; Un sol legno non fa fuoco, due ne fanno troppo poco... [L 402]. 126
Due fanno per uno e uno fa nessuno.
127 Uno fa per mezzo e due fanno per tre. Uno da solo comporta poco impegno, molto piu` ne richiede una coppia di figli. L’idea generale poi e` che, fatta la coppia, uno in piu` o anche diversi figli, comportano lo stesso lavoro. Un tempo, ad esempio, i panni e le altre cose venivano passate da un figlio a un altro fino al completo logoramento. Il proverbio non e` usato nel senso che piu` figli possano essere di utilita`, ad esempio nella vecchiaia. Generalmente i proverbi invitano a contare poco sul numero dei figli, vedi anche Un padre campa cento figli e cento figli non campano un padre [P 44].
Uno fa tutto, due non possono, tre non vogliono. Una persona ha decisione e determinazione; due hanno poca forza; tre non si trovano d’accordo. Vedi anche Chi fa da se´ fa per tre [F 281]. 128
A uno a uno se ne vanno [ce ne andiamo] tutti. La morte non risparmia nessuno. Frase filosofico-consolatoria che contiene una nascosta ironia, facendo riferimento a una storiella popolare. Una donna aveva nascosto sotto il letto una spianatoia con i tortelli, per non dividerli con la vicina che stava arrivando. Questa si fermo` a lungo, lamentando i dolori e i patimenti della sua vedovanza, e piangendo il marito morto da poco. 129
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
UNO
Nel frattempo il gatto, scoperti i tortelli, se ne mangiava uno alla volta, senza che la donna potesse impedirglielo. E, sembrando consolare l’afflitta, l’egoista ripeteva, sinceramente addolorata: – Eh, sı`, a uno a uno se ne vanno tutti. Dove uno non vuole due non possono liticare [litigare]. Paradossalmente per litigare (liticare e` variante regionale piu` rara) occorre che due siano d’accordo sul farlo. 130
131 Uno fa male a cento. Quando si fa il bene si beneficiano solo pochi, quando si fa il male ne basta uno per danneggiare molte persone. Vedi anche Pecora infetta ne ammorba una setta [P 1011]; Una mela marcia ne guasta cento [M 1172]; Un malvagio nuoce a molti giusti [M 449]. 132 Uno guasta tutti. Un solo elemento, una sola persona, puo` nuocere a molti. 133 Uno e` capo di mille. Qualunque grandezza numerica ha come principio ed elemento costitutivo l’unita`; il poco e` la base del molto. 134 Uno solo balla come puo`. Senza troppa convinzione e poco gusto, perche´ per ballare allegramente bisogna essere almeno in due. In molte situazioni, in certe attivita`, se si e` soli si puo` fare ben poco o nulla addirittura. 135 Uno manda e l’altro va. Quando in una coppia c’e` un’intesa perfetta nel fare, uno decide e l’altro esegue. Si dice soprattutto di due malfattori, dei quali uno architetta una mala azione e si nasconde dietro l’altro che la esegue. 136
Uno dice e l’altro fa.
137
Uno tiene e l’altro scortica.
138 Uno ruba e l’altro para il sacco. Vedi anche Tanto e` ladro chi ruba che chi para il sacco [L 20]. 139 E uno! disse quello che castrava i frati. A chi ha molto da fare e comincia da una parte, si usa dire – E uno! Questa facezia proverbiale non credo che abbia dietro una precisa vicenda: si tratta di uno di quei casi in cui si ha un completamento scherzoso di una frase comune.
pag 1675 - 04/07/2007
UOMO
1612
.
E n’avimmo uno! recette chillo che cecaje l’uocchie ’a mugliera. Cosı` si dice a Napoli e in una vasta zona meridionale. S’intende che il piano di lavoro prevedeva di toglierli tutti e due per rendere innocua la donna, ma intanto il lavoro era avviato. Vedi anche E due! disse quello che bastonava le monache [D 1215]. 140
141 Chi ne fa una te ne fa cento. Chi e` capace di ingannarti, tradirti, truffarti una volta sara` capace di rifarlo molte volte.
Quando ne succede una ne succedon tante. I contrattempi, i guai vengono sempre insieme, uno dietro l’altro, spesso uno causa dell’altro. Vedi anche Le disgrazie non vengono mai sole [D 597]. 142
UOMO Sia nel senso di ‘‘maschio’’, contrapposto spesso alla femmina, sia in quello generico di ‘‘essere umano’’. f Vedi Basso, Dio, Donna, Fame, Marito, Maschio, Paglia. 143 Uomo avvisato mezzo salvato. Un utile avvertimento gia` conduce alla salvezza; proverbio molto vivo e diffuso che si usa pero` di solito per aggravare la responsabilita` di chi non vuole ascoltare. 144 Uomo avvisato e` mezzo armato. Gli sono stati dati i mezzi per difendersi.
Gli uomini hanno gli anni che sentono, le donne hanno quelli che mostrano. Nell’uomo e` decisiva la forza, l’energia, che uno puo` sentirsi nell’intimo anche se sul volto ci sono i segni della vecchiaia, mentre nella donna si apprezza la bellezza, la grazia. 145
L’uomo a cinquant’anni o e` papa o e` barbagianni. Si dice per togliere facili illusioni che, a una certa eta`, hanno una ingiustificata sopravvivenza. L’uomo che ha qualita` e fortuna a 50 anni ha gia` raggiunto una posizione tale che lo qualifica come figura di spicco. Non necessariamente e` stupido l’uomo che a tale eta` non ha raggiunto una posizione di rilievo: lo e` solo se si illude di raggiungerla in seguito, se si da` arie fondate piu` su speranze che su dati reali. A cinquant’anni non si puo` dire ‘‘Faro`’’, anche se ci sono stati casi in cui un uomo ha fatto le sue cose migliori proprio a quest’eta`. Bar146
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
bagianni, indotto dalla rima, si usa talora per indicare una persona sciocca, vedi anche La compagnia del Nanni: l’allocco [il chiu`], la civetta e il barbagianni [N 1]. A vent’anni l’uomo e` bello, a trent’anni fa il cervello, a quaranta fa la roba, a cinquanta fa la gobba, a sessanta e` col bastone a settanta fa il coglione. Il ciclo della vita scaglionato per decenni, con i connotati che segnano le varie decadi: bellezza, senno, operosita`, decadenza, vecchiaia, rimbambimento. 147
148
Di venti la forza, di trenta l’ingegno, di quaranta la roba, di cinquanta la gobba, a sessanta il bastone, a settanta e` coglione.
149
A dieci e` un coglione, a venti un pavone, a trenta un leone, a quaranta ha la ragione, a cinquanta (e`) un volpone, a sessanta un cappone, a settanta un vecchione.
Uomo peloso o matto o avventuroso. Si vuole che l’uomo fornito di molto pelo sul corpo abbia un po’ del matto oppure ami la vita dinamica, con imprese e avventure. Vedi anche Donna pelosa o pazza o virtuosa ` nota anche una forma scherzosa [D 901]. E latina: 150
Vir pilosus seu fortis, seu libidinosus. ‘‘Uomo peloso o forte o libidinoso’’. Questo detto latino di origine imprecisata spiega forse meglio il valore dell’aggettivo avventuroso del precedente: alluderebbe alle ‘‘avventure’’ galanti. 151
Uomo peloso poco amoroso. La presenza di una quantita` rilevante di pelo sul corpo dell’uomo e` ritenuta indice di temperamento istintivo, sanguigno, riferendosi talvolta nella fisionomica a comparazioni tra tipi umani e figure animali. L’uomo irsuto, quale fu ad esempio Esau` (Genesi 25.25 e 27.11: ‘‘Colui che per primo uscı` dal ventre era rosso e tutto peloso come una pelliccia e gli fu posto nome Esau`’’), e` considerato im152
pag 1676 - 04/07/2007
1613 petuoso, anche capace di grande ira. Cosı` si comporto` Esau` quando si accorse del raggiro del fratello Giacobbe. L’uomo amoroso, invece di ricercare freneticamente la soddisfazione del proprio desiderio, raggiunge attraverso una progressione lenta e un’armonia di reciproci scambi il compimento del rapporto d’amore. Non sono tutti uomini quelli che pisciano al muro. Per essere uomini, nel vero senso della parola, non basta essere di sesso maschile, ma ci vogliono anche, in misura sufficiente le doti e le virtu` che fanno parte della virilita`. 153
.
UOMO
Molte espressioni rilevano come l’uomo molto alto manca spesso di buon senso: lanternone, asparagione, spilungone. E` uno di quei detti che puo` risultare offensivo, detto inavvertitamente alla presenza di una persona di alta statura, per cui esiste il correttivo, costituito dalla seconda parte. In altri casi si usano altri espedienti come quello della falsa attribuzione. L’uomo scorda, la donna ricorda. La donna serba piu` dell’uomo riconoscenza e piu` difficilmente dell’uomo dimentica le offese e perdona. 160
Uomo studioso cattivo amoroso. E` diceria diffusa che l’uomo dedito allo studio non sappia amare e sia un fallimento a letto.
Uomo parolaio cane da pagliaio. Chiacchiera e non fa. Vedi anche Cane da pagliaio abbaia e sta discosto [C 451].
Gli uomini giusti son come i meloni che di mille pochi son buoni. L’uomo davvero giusto e` raro; i piu` vengono a compromessi con la corruzione e il vizio.
Uomo con cipiglio unghia di gatto e sangue di coniglio. L’uomo che si presenta con piglio truce e minaccioso, aria spavalda e tracotante e` pronto appena a graffiare, poi scappa impaurito come un coniglio.
154
155
156 Uomo lungo, testa corta [cervello corto]. Vedi anche Uomo alto serve solo a spegnere le candele all’altare [A 510]. Anche della donna alta i proverbi pensano la stessa cosa, vedi Donna lunga e buona solo per cogliere i fichi [D 1063]. 157
Uomo lungo non fu mai buono.
Uomo lungo, uomo tondo. Le persone molto alte non godono fama di avere particolari doti d’ingegno. Il piccolo e` invece di solito collegato alle qualita` interne, e vale la considerazione che l’eccellente e` in poca quantita` e quindi e` ricercato. Tondo si usava in passato come aggettivo che, oltre a indicare la forma rotonda, denotava una persona goffa, grossolana, sciocca, in contrapposizione ad acuto, e quindi ‘‘penetrante, sveglio’’. Si diceva anche ‘‘tondo di pelo’’, passando per tondere ‘‘tosare’’, alludendo al fatto che la faccia glabra era intesa come indice di poca capacita` intellettiva. Vedi anche Le spezie migliori stanno nei sacchetti piccoli [S 1870]; Vaso piccolo, unguento raro [B 789]; Nelle botti piccine ci sta il vino buono [B 787]; e anche Donna lunga e buona solo per cogliere i fichi [D 1063]. 158
Homo longus, rare sapiens, (sed si sapiens sapientissimus). ‘‘L’uomo alto raramente e` sapiente, ma se lo e`, e` sapientissimo’’. Massima mediolatina. 159
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
161
162
163 L’uomo e` cacciatore. L’uomo per natura cerca e insidia costantemente la donna. Usato come avvertimento generico che si rivolgeva alle ragazze perche´ non si illudessero sulle vere intenzioni che un uomo ha nei confronti di una donna, in particolare se giovane e bella, allorche´ si stabilisce una conoscenza: qualunque veste o funzione ricopra l’uomo non dimentica mai che ha davanti una donna e cerca da lei quello che la natura stimola. Questo stimolo naturale si presenta come incoercibile allorche´ il detto vale anche come giustificazione per comportamenti scorretti, precipitosi assalti, goffi approcci finiti a schiaffi. 164 L’uomo e` cacciatore, la donna e` rete. Smentisce il senso di asserzione che spesso assume il proverbio precedente: l’uomo crede di essere il cacciatore e invece e` la preda designata, in quanto, prima che egli inizi la caccia, la donna gli ha gia` teso la rete.
L’uomo comanda il giorno e la donna la notte. E` meno banale di quanto sembra, se s’intende rivolto a quei recuperi oscuri di intuizione, di sensibilita`, di finezza che la donna ha naturalmente e superano la ‘‘solare’’ razionalita` dell’uomo. 165
pag 1677 - 04/07/2007
UOMO
1614
.
Se vuoi conoscere l’uomo fallo ricco o potente. Se vuoi sapere quello che veramente un uomo ha nel cuore, ma anche quello che davvero vale, liberalo dai limiti, dalla paura e dai vincoli. Vedi anche Se vuoi conoscere un uomo ponilo in dignita` [C 2032]. 166
Uomo senza figli uomo senza cuore. Non ha con la vita vincoli forti e con l’umanita` ha poca comprensione e spesso risentimento. 167
Uomo che piange spesso mezzo arrosto e mezzo lesso. L’uomo facile al pianto e` di poca forza e di scarso valore. 168
L’uomo propone e Dio dispone. L’uomo stabilisce di fare una cosa o di raggiungere un fine, ma l’esito delle sue azioni non e` nelle sue mani: il destino non dipende dalla volonta` umana. Vedi anche L’uomo fa il lunario e Dio fa il tempo [L 1061]. L’espressione si trova nel celebre trattato ascetico Imitazione di Cristo (1.19.9), ed e` tuttora nota nella forma latina:
Uomo che molto abbaia sa men di quel che paia. Chi parla molto e grida per farsi sentire e` uomo che vale poco. Vedi anche Abbaio abbaio, di vento empio lo staio [A 11]. 176
L’uomo e` fuoco, la donna e` stoppa, vien poi il diavolo e li accocca. Fra un uomo e una donna, spec. giovani, che si trovano a stare vicini per un certo tempo facilmente si accende la scintilla dell’attrazione erotica. Accoccare nel senso di ‘‘mettere insieme’’, ‘‘unire’’, ‘‘adattare reciprocamente’’, come la corda dell’arco alla tacca della freccia. 177
178
169
(Nam) homo proponit, sed Deus disponit. La frase si conclude precisando: nec est in homine via eius ‘‘non c’e` nell’uomo una sua propria strada’’. 170
171
L’uomo pensa e Dio dispensa.
L’uomo propone e la donna dispone. Calco ironico de L’uomo propone e Dio dispone: le decisioni dell’uomo sono condizionate dalla volonta` della donna. Si riferisce in particolare alla vita di famiglia. Fra i molti paralleli dialettali si puo` citare il bolognese L’om purpa`n e la do`na dispa`n. Vedi anche Il marito propone e la moglie dispone [M 775]. 172
L’avvenire e` nelle mani di Dio; cio` che sara` l’uomo non puo` mai dire. Variante ampliata del piu` diffuso L’avvenire [Il futuro] e` nelle mani di Dio [A 1695]. 173
Uomo lento non ha mai tempo. Chi e` lento nel fare e tardo nel decidere non dispone mai di tempo, e` sempre in ritardo. 174
175 Uomo pauroso non bacia donna bella. Chi ha paura non ottiene alcun vantaggio, non consegue alcun fine. Vedi Amante non sia chi coraggio [cuore] non ha [A 529]; Chi non risica non rosica [R 619].
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Uomo e donna in stretto loco secca paglia [come paglia] accanto al fuoco.
La donna e` casa e l’uomo e` bottega. Cosı` in passato: la donna fa la casa, le da` la sua impronta e la sua regola; l’uomo opera invece prevalentemente fuori della casa, curando rapporti esterni dell’attivita` e del commercio. 179
Gli uomini fanno le leggi e le donne i costumi. Gli uomini elaborano le istituzioni dello stato e le donne impongono le regole della vita, i rapporti umani e morali. 180
181 L’uomo piu ` sa piu` vuol sapere. Il desiderio di sapere nell’uomo non ha limiti.
Quando l’uomo e` sotto terra la donna diventa piu` bella. Quando una donna rimane vedova in eta` ancora giovane torna a rifiorire e acquista avvenenza. Vedi anche Vedova nuova bellezza ritrova [V 271]. 182
Un uomo e` bello finche´ non si vede e buono finche´ non si prova. Tutti sono belli e buoni nelle descrizioni che se ne fanno, in quello che di loro si dice o si racconta: diverse sono le cose quando sono sottoposti a un esame o messi alla prova. 183
L’uomo paziente fa piu` del valente. Colui che opera con la costanza e la pazienza nel perseguire un fine riesce meglio di chi, pur essendo molto dotato, agisce senza continuita`, metodo e perseveranza. 184
185
Grandi uomini, grandi cappelli.
pag 1678 - 04/07/2007
1615 Le persone di grande importanza amano ornarsi e distinguersi con vesti lussuose, pennacchi, cappelli, insegna del potere. Grandi uomini, piccoli figli. Spesso i figli di grandi uomini sono persone modeste, talvolta addirittura schiacciate dalla grande personalita` dei genitori. 186
Uomo emorroidario uomo ottuagenario. La malattia costringe l’uomo a mangiare e a bere moderatamente e a fare una vita morigerata, cose che conservano la salute. Emorroidario nel senso di ‘‘affetto da emorroidi’’ non e` attestato al di fuori di questo detto, dove e` evidentemente indotto dalla rima (di regola vale ‘‘che riguarda le emorroidi’’, e pare calcato sul francese he´morroı¨daire, attestato dal XIX sec.). 187
L’uomo si conosce in tre momenti: alla collera, alla borsa, al bicchiere. Nella collera l’uomo rivela i reali sentimenti che nasconde; al momento di pagare mostra le sue possibilita` e la sua generosita`; nel bere il dominio di se´ e, se non ne dispone, il fondo del suo animo. 188
189 L’uomo e` misura di tutte le cose. Detto di tradizione colta: e` infatti un principio di Protagora (riferito da Platone, Teeteto 152a) che si usa talvolta per dire che ogni cosa della realta` viene valutata in relazione all’uomo e entro i suoi limiti conoscitivi. In realta` quasi mai nella comune citazione la frase ha il significato profondo datole da Protagora e che ha nella filosofia: si limita ad affermare che ogni cosa ha il valore relativamente all’uomo, alla sua utilita`, al comune intendimento. L’orizzonte della coscienza appare piu` chiaro nell’intera frase: ‘‘L’uomo e` misura di tutte le cose: di quelle che sono in quanto sono e di quelle che non sono in quanto non sono’’. 190 Gli uomini son le carte e Dio li mescola. La vita e` un grande gioco di incontri, unioni, divisioni, partenze, arrivi: tutto mosso dalla mano di Dio. 191 Lacrime di donna e bugie d’uomo. L’uomo mente con le parole e la donna finge con gli atti, particolarmente piangendo. Si riferisce alla rappresentazione dei rapporti sentimentali.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
UOMO
Uomo noioso guasta la compagnia e un uovo guasto la frittata. Un uovo marcio nella frittata la rovina, cosı` come basta un solo uomo noioso a rendere pesante lo stare insieme di alcune persone. 192
Nel vino e nel gioco si conosce l’uom da poco. Quando l’uomo bara al gioco o non sa perdere, quando cede alla tentazione del vino, si rivela come uomo di poco valore. Vedi anche A tavola e al tavolino si conosce la gente [T 220]; In gioco e viaggio si conoscono gli uomini [G 543]. 193
Quando l’uomo comincia a imparare a vivere, muore. Quando l’uomo comincia a rendersi conto dei veri valori della vita, a capire come deve comportarsi, a valutare bene le persone e tutto cio` che rende ragione delle cose, e` giunta la fine della sua esperienza terrena. Per dire che di fatto non si impara mai davvero a vivere. Vedi anche La vita e` come la scuola: quando si e` imparato si lascia [V 1000]. 194
Grandi uomini, grandi difetti. Gli uomini che si segnalano per grandi qualita`, per grandi imprese e straordinari meriti, sono segnati da vistosi difetti, che in un certo modo riequilibrano quello che in loro e` eccellente. 195
196 Chi disse uomo disse miseria. Quando si considera l’uomo da certi punti di vista, si evidenziano quelli che appaiono come difetti di fondo dell’essere umano (le sue miserie), anche nei momenti di gloria: l’egoismo, la grettezza, la precarieta`, la meschinita`, la cattiveria, la violenza, ecc. 197 L’uomo alla guerra e la donna al parto. Vecchio proverbio che indicava le ragioni per le quali un tempo si moriva giovani: la guerra per l’uomo e le febbri puerpuerali per la donna. 198 Ecce homo! (disse Pilato). Nella narrazione evangelica della Passione, Pilato presento` con queste parole Cristo incoronato di spine alla folla (Giovanni 19.5). Si usa talvolta enfaticamente per concludere un giudizio su qualcuno come dire: tale e` questa persona, di tanto e` capace, ecc. Il modo di dire ‘‘Parere un ecce homo’’ significa invece che
pag 1679 - 04/07/2007
UOMO SELVATICO
1616
.
uno e` ridotto male, malvestito, ferito, con riferimento alla flagellazione del Cristo quale fissata dall’iconografia sacra. UOMO SELVATICO L’Uomo Selvatico, ovvero l’omo salvatico, e` conosciuto tanto nella tradizione popolare che in quella dotta. Nei dialetti assume nomi diversi: nel Trentino e` detto Om Pelos; Omo Salvadego in Valtellina; Ommo Sarvadzo in Val d’Aosta; Om Salvadegh in Val Pusteria, Wilde Mann nel Tirolo. I connotati fondamentali variano di poco da tradizione a tradizione e la maggior parte delle credenze vuole che questa strana creatura, mite e pacifica, talvolta un po’ scontrosa, viva nei boschi e appaia molto raramente in mezzo agli uomini, vestito d’indumenti rozzi e primitivi. Secondo certi racconti avrebbe insegnato agli uomini a fare dal latte il burro e il formaggio, a usare la cera delle api per fare le candele, a innestare le piante e a usare tanti altri accorgimenti. L’Uomo Selvatico si rallegra del tempo cattivo. Tutte le tradizioni popolari attribuiscono all’Uomo Selvatico l’abitudine di rallegrarsi quando piove e rattristarsi fino a piangere quando e` bel tempo, per la stravagante considerazione che, se c’e` il sole si deve prevedere che dovra` poi venire la pioggia e, se piove, prima o poi dovra` venire il sole. La credenza si trova gia` nel Dittamondo di Fazio degli Uberti (morto dopo il 1368), dove si legge: ‘‘Come si allegra e canta l’uom salvatico quando il maltempo e tempestoso vede, sperando nello buono, ond’egli e` pratico...’’ La caratteristica dell’Uomo Selvatico e` quella di fare le cose a rovescio, e nei racconti gli si attribuiscono molti altri comportamenti strani. 199
UOVO Realta` misteriosa, perfetta nella forma e varia secondo le specie di animali che lo generano, fonte della vita, alimento nutriente e squisito, l’uovo nella lingua e` stato associato a una quantita` considerevole di simboli e analogie, allusioni, paradigmi. Cosı` entra in giochi di parole, indovinelli, enigmi, filastrocche e altre composizioni, spesso antichissime, relitti forse dei tempi nei quali si riteneva che l’uovo avesse la forma del mondo, o ne rappresentasse in compendio, l’immagine. Come il pane e il vino mantiene ancora una dimen-
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
sione sacrale, che ne vieta lo spreco, la distruzione, soprattutto quando si trova nel nido. A questo forse si collega la superstizione che vieta di mangiare un uovo in due. La mattina di Pasqua (un tempo il sabato santo) si usa far benedire le uova sode e mangiarle all’inizio del pranzo senza alcun condimento, simbolo della rigenerazione spirituale della festa. f Vedi Gallina. Uovo lungo, bianco e fresco. L’uovo buono deve avere forma allungata, colore bianco e deve essere freschissimo. Il detto e` antico e collima con le regole della Scuola salernitana, anche se non vi proviene direttamente. I commentari alle regole stesse sono pressoche´ concordi nel ritenere, secondo i criteri della scienza passata, che la freschezza e` requisito primo di alimento sano e non degenerato, cosa con la quale concorda anche il nostro sapere. La lunghezza era ritenuta segno della forza energetica e nutritiva dell’uovo; talora anche la piccolezza e` considerata un indizio favorevole, in quanto tale uovo sarebbe stato prodotto da una pollastra, una giovane gallina, cosa ritenuta positiva sia per la salubrita` che per il potere nutritivo. 200
Regula doctorum debet pro lege teneri: quod bona sunt ova candida, longa, nova. ‘‘La regola dei dotti deve essere ritenuta legge: che le uova buone sono queste: bianche, lunghe, fresche’’. Precetto che la redazione da noi seguita dei precetti (Regimen sanitatis – Flos medicinae Scholae Salerni, traduzione e note di Andrea Sinno, p. 118) considera facente parte del corpo del Regimen sanitatis della Scuola Salernitana. Il testo, come accade spesso per questa opera, e` assai tormentato, il primo verso si trova anche in questa forma (e anche in altre): Regula presbyteri iubet hoh pro lege teneri... Questa, come le altre regole della scuola sono diffusissime anche nella forma latina in quanto lingua della scienza in generale e di quella medica in particolare. Medici, speziali, avvocati, religiosi e altri citavano in latino e chi poteva andava loro dietro, soprattutto in antico quando il latino non era ancora scomparso dall’orizzonte linguistico comune. Per quanto riguarda le uova queste erano alimenti al confine con la medicina: venivano ordinate nelle cure, nella composizione di pozioni e soprattutto come ricostituenti. 201
pag 1680 - 04/07/2007
1617 Si sumas ovum molle sit atque novum. ‘‘Se mangi un uovo, che sia tenero e fresco’’. Precetto della Scuola salernitana che nella redazione da noi seguita (vedi sopra) precede i due sopra citati. Il verso originale e` scritto senza capoverso, ma per effetto della rima e l’attrazione della metrica italiana si trova comunemente scritto come un distico. Il termine molle e` da intendere come fluido, senza che il liquido sia condensato, segno di poca freschezza. 202
203 Ova recentia, vina rubentia. ‘‘Uova fresche e vini rossi’’. I due cibi sono buoni quando l’uovo e` fresco e il vino ha un bel colore rubino vivo. Precetto della Scuola salernitana che nella redazione del Sinno (vedi sopra) fa parte del capitolo 6: Natura e proprieta` dei cibi (p. 90). Qui siamo appunto nei consigli sui cibi piu` o meno salutari. I versi dicono: Ova recentia, vina rubentia, pinguia iura / cum simila pura, naturae sunt valitura ‘‘Le uova fresche e i vini rossi, i brodi densi con pura semola (nel senso di fior di farina) sono cibi salutari’’.
Uovo fresco e vino rosso. Con l’uovo fresco e` indicato bere il vino rosso. Anche se risulta abbastanza ovvio mettere questo detto in rapporto col precedente, o usare il precedente come sinonimo di questo, le due forme proverbiali sono vicine solo per un’errata interpretazione, visto che il detto latino ha altro significato nel contesto originale. 204
205 Sull’uovo bevi come su un bue. L’uovo e` alimento appetitoso, nutriente che mette molta sete e vuole essere accompagnato da generose bevute di vino. 206
Bevo perche´ cuocio l’uovo, bevo perche´ mangio l’uovo, bevo perche´ ho mangiato l’uovo.
Sopra un uovo una bevuta e sopra un pomo un salto. Quando si e` mangiato un uovo e` bene bere un bicchiere di vino e quando si e` mangiato frutta indigesta e` bene fare del moto. 207
Un uovo appena nato vale un ducato. Un uovo appena deposto, freschissimo, e` cosı` buono e nutriente che potrebbe essere pagato anche in maniera esagerata. 208
209
In sei mesi l’uovo deve tornare uovo.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
UOVO
L’uovo che viene deposto a gennaio, covato dalla chioccia, deve diventare pollastra, capace di fare l’uovo a luglio. 210 Le uova sono buone anche dopo Pasqua. La roba buona si puo` usare e regalare anche fuori della sua stagione, come le uova, tradizionali per Pasqua ma buone tutto l’anno.
Meglio un uovo oggi che una gallina domani. Invito a prendere il poco sicuro e a lasciar perdere il molto incerto: meglio una cosa piccola, modesta ma certa, che molto di piu`, ma ipotetico e vago. Proverbio estremamente noto e diffuso, spesso usato dai parlanti come esempio stesso di proverbio. Vedi anche Meglio fringuello in man che tordo in frasca [F 1454]; Un oggi e` meglio di dieci domani [O 160]; Se lasci il poco per l’assai l’uno e l’altro perderai [L 157]; Mal si lascia il certo per prendere il forse [C 1325]; Non si deve lasciare il certo per l’incerto [C 1326]; Meglio un fiorino in tasca che cento promessi [F 974]. Con significato un po’ diverso: Meglio un cavallo d’un gallo [M 1148]. 211
Meglio un uovo in padella che una beccaccia al bosco. ` meglio una gallina a Ceppo che 213 E un cappone a Pasqua. Per analogia. Il cappone e` il piatto tipico del Natale (vedi alla voce Ceppo), ma per prepararlo occorre un lungo periodo (bisogna cioe` curare per piu` mesi la crescita del galletto castrato). Il proverbio sottolinea il fatto che e` meglio avere una cosa bell’e pronta e certa che aspettare una cosa incerta, anche se migliore. In Toscana si chiama Ceppo il Natale e la sua vigilia, perche´ e` d’uso lasciare acceso tutta la notte nel camino un grosso tronco, conservato proprio per questa occasione. 212
Vale piu` un buon giorno con un uovo che un malanno con un bue. E` meglio cominciare una buona giornata con un pasto frugale che un periodo negativo (malanno con richiamo all’etimo da ‘‘mal anno’’) con una tavola abbondante. 214
Chi mangia l’uovo in corpo alla gallina perde la gallina e l’uovo. Chi spende cio` che ancora non ha in tasca, finisce per rovinarsi con i debiti. 215
216
Non si deve mangiare [vendere] il grano in erba.
pag 1681 - 04/07/2007
UOVO
1618
.
Per analogia. Vedi anche Non si puo` vendere la pelle dell’orso prima d’averlo ucciso [O 563]. 217 Un uovo non si mangia mai in due. E` credenza popolare che non sia di buon auspicio mangiare in due lo stesso uovo: si tratta di una pietanza modesta che e` difficile, se non impossibile spartire equamente e porta con facilita` dissapori o malintesi.
Chi sparte l’uovo, sparte l’amicizia. E` molto difficile dividere un uovo in modo da contentare le due parti. 218
219
Chi divide un uovo divide l’amicizia.
220
La donna e l’uovo vogliono un sol padrone.
Per l’anno nuovo ogni gallina porta l’uovo. Le galline (vedi la voce) ricominciano a fare le uova a gennaio. Vedi Non c’e` gallina ne´ gallinaccia che di gennaio l’uova non faccia [G 400]. 221
Quando le uova sono aggiustate nel paniere arriva sempre qualcuno che le rompe. Quando uno ha predisposto una faccenda, un lavoro, un affare, il futuro, arriva immancabilmente l’imprevisto che guasta e compromette tutto. Piu` diffuso del proverbio e` il modo di dire rompere le uova nel paniere ‘‘guastare una cosa che era gia` sistemata’’. 222
Per aver l’uovo, la gallina e le penne si perde l’uovo, la gallina e le penne. Quando si vogliono conseguire troppi fini, avere molti vantaggi, si perde tutto, come chi volesse contemporaneamente cose delle quali l’una esclude l’altra. 223
Un uovo e` nulla, due e` una frulla, tre un che, quattro un fatto, cinque un tratto. In questa forma si riferisce al numero di uova per fare una frittata, che non risulta nemmeno di eccessive dimensioni, se si pensa che comunemente rappresentava il pasto principale di un uomo impegnato in un’attivita` faticosa. Le modeste dimensioni dell’uovo erano considerate al punto che si diceva ‘‘uno per occhio’’ per indicare la minima porzione da mettere in tavola a una persona; e in molti luoghi le uova si vendono ancora solo a coppie, mai il singolo elemento. Uno e` niente, due 224
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
poco. Frulla e` parola antica per ‘‘cosa da poco, inezia, bazzecola’’. Tre sono gia` un qualcosa, quattro una cosa consistente e cinque una quantita` notevole. Vedi anche Un figlio e` poco e due son troppi [F 851]. Curiosamente, ma il caso e` frequente in materia proverbiale, il proverbio viene enunciato anche in questa forma: Uno e` un nulla, due una frulla, tre un che, quattro un fatto, cinque un tratto. In questo caso il riferimento viene inteso, oltre che alle uova, al numero dei figli, come invito alla costituzione di una famiglia numerosa, un tempo base necessaria per una stabilita` economica. Uno non e` niente, due poco, tre qualcosa di consistente, quattro una realta` rispettabile e cinque la quantita` ideale. In tale forma il proverbio, impropriamente ma non raramente, si riferisce anche alla quantita` di legni per fare un bel fuoco, sovrapponendolo inconsciamente all’altro proverbio: Un sol legno non fa fuoco, due ne fanno troppo poco, tre lo fanno tale che ognun si puo` scaldare [L 402]. Ma, a sua volta, anche questo proverbio non di rado e` inteso come una metafora del numero ideali dei figli. 225
Uovo di un’ora, pane d’un giorno, vino d’un anno, legno di dieci, donna di venti, amico di trenta. L’uovo e` buono fresco, il pane cotto da un giorno, il legno, per essere sicuri che sia fermo, non si deformi, deve essere stagionato per di dieci anni. Ovviamente la donna sia nel fiore della giovinezza e l’amico di lunga data. Una versione istriana dice invece: D’un minuto el late, de un’ora el vovo, de un giorno el pan, de ’na stagion el pesse, de un ano el vin, cioe`: il latte deve essere appena munto, l’uovo fatto da poco, il pane deve avere un giorno, il pesce deve essere nato quattro mesi prima per essere tenero e saporito e il vino deve avere un anno. 226
227 Un uovo tiene ritto un uomo. L’uovo posto ritto e pressato sulla punta con una mano, resiste a un notevole peso. Anche, piu` banalmente: un uovo basta per nutrire un uomo, gli da` energia sufficiente a non svenire dalla fame.
pag 1682 - 04/07/2007
1619 Uovo di punta e donna per piano reggono il Duomo di Milano. Vedi anche Legno per ritto e donna per piano reggono il Duomo di Milano [L 401]. 228
229 Uovo di punta regge il mondo. Qui vale solo come capacita` di reggere un peso.
L’uovo ha gran sostanza che serve da pietanza. E` un alimento tanto sostanzioso da costituire un piatto completo. 230
Per amore dell’uovo si sopporta la gallina. Animale fastidioso, che schiamazza, sporca e richiede cure continue. Vedi anche Per amore del lardo si bacia il culo al porco [L 124]. 231
232
Chi vuole l’uovo sopporti la gallina.
D’uova bevute nessun si satolla. S’intende ‘‘gia` bevute, in precedenza’’. Di quel che e` stato e` inutile parlare, non porta nessun costrutto; i beni che sono stati consumati non danno piu` vantaggi. 233
Di legna bruciata non si fa una fiammata. Per analogia. Vedi anche Acqua passata non macina piu` [A 140]. 234
235 Non c’e` uovo che non guazzi. Non c’e` cosa che sia assolutamente perfetta. L’uovo, agitato all’orecchio, fa un leggero sciacquio (guazza). Man mano che l’uovo invecchia, l’aria aumenta nel guscio e l’uovo sciacqua sempre di piu`, ma un poco di rumore lo fa sempre, anche quando e` fresco.
Uovo senza sale non fa ne´ ben ne´ male. Un uovo senza sale non e` ne´ buono ne´ cattivo: non e` immangiabile ma non e` gustoso. 236
237 Conserva il pane che t’arriva l’uovo. Quando hai qualcosa di utile, di buono, non sprecarlo, perche´ con facilita` puoi trovare il modo di utilizzarlo, impiegarlo meglio.
URBANO Sant’Urbano I papa (25 maggio) e` scomparso dal nuovo calendario liturgico. Fu un nobile romano che resse la Chiesa dal 227 al 233. Questa figura viene spesso confusa con altre: una e` il vescovo Urbano che battezzo` Valeriano, sposo di santa Cecilia; l’altra e` Urbano di Langres, vescovo di questa diocesi, vene-
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
URBINO
rato in Borgogna, i cui poteri sulla pioggia erano tanto straordinari da procurargli la protezione delle vigne e dei vignaioli e il patrocinio contro l’ubriachezza e la gotta. E` festeggiato il 2 aprile. f Vedi Grano. Per sant’Urbano il frumento e` fatto grano. Nel periodo della festa di sant’Urbano si sono gia` formati i grani nella spiga. 238
Per sant’Urbano tristo il contadino che ha l’agnello in mano. Chi alla fine di maggio non ha venduto gli agnelli si trova in una brutta situazione: col caldo vi e` poca propensione a mangiare carne calorosa come quella dell’agnello; mantenere gli agnelli e farli crescere non e` conveniente, perche´ e` difficile venderli d’estate. Per questo l’imprevidente li dovra` vendere a poco prezzo. 239
Se sant’Urbano piange la vite ride, se sant’Urbano ride la vite piange. Per la vite che sta formando il chicco dell’uva e` benefica in questo periodo la pioggia. 240
Per sant’Urbano se non piove manca il grano. Nel periodo della festa di sant’Urbano il grano e` in piena vegetazione e sta formandosi completamente il chicco nella spiga: c’e` quindi bisogno di pioggia. 241
URBINO Citta` delle Marche, cinta d’antiche mura e ricca di opere d’arte che testimoniano l’antico splendore raggiunto sotto i Montefeltro, la cui corte fu una delle piu` splendide del Rinascimento. Passo` in seguito sotto la signoria dei Della Rovere, quindi allo Stato pontificio. Patria di Raffaello e del Bramante. La sua dotazione di blasoni e proverbi e` rimasta quasi per intero nella tradizione dialettale. f Vedi Prato. Urbino, manca l’acqua e e` caro il vino. Nella citta` c’e` penuria di acqua, essendo posta in alto, e il vino costa caro: insomma, costa caro viverci. 242
243
Chi vuol vedere le belle d’Urbino ci vada il giorno di san Crescentino.
pag 1683 - 04/07/2007
USANZA
1620
.
Quando si tiene una grande fiera rinomata nella regione. San Crescentino, militare martirizzato sotto Diocleziano, a Tiferno, antica citta` dell’Umbria le cui rovine sono presso Citta` di Castello, e` il patrono d’Urbino, la cui festa si celebra il primo di giugno. 244 Urbinati senza testa. Questa derisione deriva dal fatto che il corpo di san Crescentino, patrono della citta`, si trova in Duomo, privo della testa.
USANZA f Vedi Abitudine, Cambiare, Consuetudine. 245 Paese che vai usanza che trovi. Ogni luogo ha sue regole non scritte, le maniere di fare le cose che si sono formate e istituite nei secoli, spesso secondo le esigenze della realta` naturale: montagna, pianura, costa, caldo, freddo, ricchezza, penuria, agricoltura, allevamento, industria. Si usa comunemente per invitare all’accettazione di comportamenti sociali che sembrano all’apparenza strani. 246
Tanti paesi, tante usanze.
247
Ogni uomo ha la sua panza, ogni paese ha la sua usanza.
Ogni casa ha la sua usanza. Vedi anche Ognuno segue le sue abitudini [A 75]. 248
Chi non rispetta l’usanza non ha creanza. Chi disprezza, non osserva gli usi di un certo ambiente si mostra rozzo e insensibile verso quella comunita`. L’usanza e` il tessuto connettivo della vita sociale.
allorche´ risulti inutile o dannosa, ma che non deve essere distrutta intenzionalmente, contro la volonta` collettiva. 252 Una volta non fa usanza. Perche´ si possa parlare di usanza occorre che un comportamento collettivo sia abituale e duri per molto tempo. Vedi anche Una volta non fa regola [U 124]; Uno non fa numero [U 117]; Una voce non fa popolo [P 2126]; Una pietra non fa muro [P 1687]; Una spiga non fa manna [S 1894].
Sono usanze antiche mangiare prima croste e poi molliche. Mangiare cioe` prima il buono e poi, via via, quello che piace meno. La crosta di solito e` preferita alla mollica, perche´ piu` saporita (vedi alla voce Midolla). 253
254 A usanza nuova non correre. Quando nasce una moda, si diffonde un ritrovato, si cambia una tradizione, non affrettarti ad adottare subito la novita`: aspetta che il tempo la sperimenti e la convalidi, altrimenti rischi di perdere tempo e danaro. 255 Dall’usanza vien la legge. L’uso determina una consuetudine che poi viene istituzionalizzata in legge. Vedi anche La consuetudine col tempo si fa legge [C 2093]. 256
Usanze invecchiate diventano leggi.
Lunga usanza passa diritto e ragione. Vale ancor piu` della legge. 257
249
250 L’usanza del paese non e` mai vergogna. Non bisogna vergognarsi della tradizione della propria gente: non ha nulla di deteriore e in nulla e` inferiore alle altre. Tale vergogna e` frutto di provincialismo.
E` meglio bruciare una citta` che distruggere un’usanza. Il danno che si arreca eliminando un’antica usanza e` incalcolabile, perche´ ha ripercussioni, oltre che sul piano materiale, anche su quelli spirituale e psicologico, e spesso non si sa quali collegamenti misteriosi vi siano con altri ordini e realta`. Il detto non dice che un’usanza non debba scomparire spontaneamente, 251
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
USCIO f Vedi Aprire, Chiudere, Porta, Serrare. 258 Ognuno spazzi davanti al suo uscio. Cioe` pensi ai fatti suoi, faccia bene le sue cose e non si preoccupi degli altri. Vedi anche Chi vuol la via pulita spazzi davanti al proprio uscio [S 1763]. 259 Chi non l’ha all’uscio l’ha alla finestra. La croce, la pena che ognuno ha nella vita, se uno ancora non ce l’ha, ce l’ha vicina.
Chi non l’ha a capo del letto l’ha in cucina. Per analogia. 260
261 Ogni uscio ha il suo cruccio. Ogni casa ha le sue pene, le sue disgrazie, segrete o palesi. Non c’e` persona o famiglia che non abbia dei dolori. Vedi anche Ognuno ha la sua croce [C 2494].
pag 1684 - 04/07/2007
1621 262 Ognuno ha i suoi guai. Per analogia.
Chi meno, chi assai ognuno ha i suoi guai. Per analogia. 263
Anche i cani piccini si senton grossi davanti al proprio uscio. La propria casa da` sicurezza anche ai deboli, che si sentono di far la voce grossa vicino alla propria porta. Vedi anche Ogni cane abbaia bene a casa sua [A 15]; Ogni tristo cane abbaia da casa sua [G 139]. 264
Tra l’uscio e il muro e tra denti di cani non ci mettere la mani. Non andare a metterti in posizioni critiche, prevedibilmente rischiose. La porta, nel chiudersi, stringe le mani in una morsa e le ferisce. Mettere le mani in bocca ai cani e` pericoloso: anche se giocano possono improvvisamente mordere sul serio. Vedi Tra l’incudine e il martello man non metta chi ha cervello [I 153]; Se metti man tra i cardini ti schiaccerai le dita [I 154]. ` meglio cascar sull’uscio che 266 E dalla finestra. Meglio una piccola disgrazia che una grave. Nella visione popolare le piccole disgrazie, i piccoli dolori tengono lontane le grandi infelicita`. Vedi anche E` meglio perdere il dito che la mano [D 653]; E` meglio cader dalla finestra che dal tetto [C 91]; Di due mali bisogna scegliere il minore [M 332]. 265
Il mio uscio e` [Le mie scale son] di legno, entra solo chi n’e` degno. Per significare che in casa propria una persona ha diritto di accogliere o far entrare solo chi le e` gradito ed escludere gli altri. 267
USIGNOLO E` tra le figure piu` prestigiose del regno animale: cio` e` dovuto alla sua voce ineguagliabile che diffonde nella quiete dei boschi, in zone solitarie e tranquille, particolarmente nelle ore notturne, cosa che rende piu` suggestivo il canto. Questo si ode dall’inizio della primavera fino alla fine di giugno: il maschio canta sia durante i corteggiamenti e gli amori, sia accanto alla compagna durante l’allevamento della prole. Non c’e` poeta, si puo` dire, che non abbia citato l’usignolo: il mito, il simbolo, il linguaggio comune lo associano
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
USIGNOLO
all’amore e ai sentimenti piu` alti, tanto che, come tutte le cose troppo lodate, e` divenuto un luogo comune. Ma, basta risentirne il canto, per ritrovare, al di la` di ogni convenzionalita`, una delle emozioni piu` vive che puo` dare il mondo della natura. Ha un discreto corredo simbolico. Canto: e` considerato l’uccello dal canto piu` bello e melodioso. Innamorato: il canto d’amore e` comparato a quello del solitario usignolo che chiama la compagna lontana. Musica, per la modulazione del canto. Notte: e` l’uccello che canta soprattutto sull’imbrunire e nelle ore notturne. Poeta: come il poeta crea i suoi canti nella solitudine e nel silenzio. Veglia: si credeva che l’usignolo non dormisse mai. f Vedi Asino, Gabbia, Gazza, Giovane. Se l’usignolo in gabbia cantasse non ci sarebbe oro che lo pagasse. L’usignolo in gabbia intristisce e muore o comunque sopravvive difficilmente, e quasi mai canta. La sintassi irregolare col doppio congiuntivo si spiega con le esigenze di rima. 268
269 Chi non sa allevare usignoli allevi buoi. Chi non sa fare cose difficili e raffinate si dedichi a opere facili e grossolane. L’allevamento dell’usignolo e` assai complesso, perche´ in prigionia tendono a morire.
Meglio sentir cantare l’usignolo che rodere il topo. Meglio essere liberi in campagna senza un tetto, che in galera al coperto, ma senza liberta`. In sostanza il proverbio dice che e` meglio la liberta`, anche se comporta la miseria assoluta, la mancanza di un tetto, per cui uno dorme all’aperto, che avere qualcosa, un riparo o una casa, se questo si ottiene al prezzo della sottomissione ad altri. Le immagini del proverbio sono metafore di liberta` e prigionia, concetti che a loro volta vanno intesi in senso generale: poter disporre di se stessi o dipendere da altri. L’usignolo, che canta per lo piu` nelle ore notturne, e` indice di notti passate all’aperto; le prigioni nel passato erano spesso antri malsani, sotterranei pieni di parassiti e animali infestanti. 270
271 L’usignolo non canta a lungo. Le cose belle durano poco. L’usignolo canta per un breve periodo nella stagione degli amori a primavera. 272
Non sempre canta l’usignolo.
273
L’usignolo canta quando vuole.
pag 1685 - 04/07/2007
USO
1622
.
Anche se predilige le ore notturne, l’usignolo canta in diverse ore del giorno, a differenza di altri uccelli che lo fanno solo in precisi momenti. 274 Quando canta l’usignolo la lodola tace. Quando si esibisce il migliore, gli altri stanno a sentire o a guardare. Chi e` saggio non si misura con chi sa piu` di lui. La lodola, che pure ha un bel canto, comprende bene il valore dell’usignolo e non ci si misura. Le ore mattutine nelle quali canta l’allodola (vedi la voce) non sono quelle nelle quali canta l’usignolo. Vedi anche Ubi maior, minor cessat [M 160].
Anche alla serpe piace l’usignolo. Se le persone volgari apprezzano il bello e il raffinato, si tratta spesso di un equivoco. La serpe cerca l’usignolo non per il canto, ma per togliersi la fame. Si dice che la serpe che sente cantare l’usignolo si porta sotto l’albero dove sta l’uccello e lo guarda. Nel momento in cui l’usignolo incontra lo guardo della serpe, ne e` irresistibilmente attratto e, spiccato il volo, si precipita nelle fauci del serpente. Vedi anche La pecora piace al pastore e al lupo [P 736].
L’usignolo comune, piccolo uccello che migra in Africa verso settembre, fa ritorno sul nostro territorio tra marzo e aprile, per nidificare e fare la cova. Il canto del maschio inizia verso aprile, come richiamo per la femmina a formare la coppia. Il maschio continua a cantare durante gli amori, la costruzione del nido e la cova, che inizia nel mese di maggio e dura circa due settimane. Il canto termina allo schiudersi delle uova. La seconda covata degli usignoli avviene tra giugno e luglio. Si vuole che col suo canto l’usignolo risvegli la natura assopita dall’inverno. 280
275
Chi cerca usignoli lascia perdere le civette. Chi ama le cose belle, raffinate, di pregio, non si cura di quello che ha poco valore o e` di scarsa importanza. La civetta ha un verso sgraziato e considerato funesto. 276
277 Anche maggio ha il suo usignolo. Che e` l’asino, il quale raglia in questo periodo ed e` detto ‘‘l’usignuol del maggio’’. La situazione un po’ paradossale: la bellezza del mese – ricco di vita vegetale e animale, ridondante di foglie, fiori, canti – e` ‘allietata’ dal goffo ragliare, e cio` e` preso a paradigma di una stecca, una fastidiosa stonatura che macchia e rovina l’armonia dell’insieme. Ironicamente il traslato rimarca come anche nelle cose splendide esiste qualcosa che le altera, le offusca, ma che deve comunque essere sopportato. In particolare quando un inetto si unisce a coloro che sono capaci e deturpa o compromette il risultato di un’opera comune.
Altro e` il canto dell’usignolo, altro l’arrosto del tordo. Le qualita` sono diverse e ognuno ha le sue, per cui ognuna va cercata nella persona giusta e appropriata.
Quando canta l’usignolo dell’inverno siamo fuori.
Quando cantan gli usignoli semina i fagioli. I fagioli si seminano in aprile-maggio, quando appunto cantano gli usignoli. Vedi Non seminar fagiolo se non canta il grillo moro [F 71]; Quando canta l’assiolo contadino semina il fagiolo [C 1498]. 281
USO I proverbi pongono l’accento piu` sull’uso come azione ripetuta, quindi abituale, consentita, ammessa e consueta, che sull’uso inteso come atto di adoprare, servirsi di qualcosa, utilizzare. Qundi uso come usanza. In tal senso analizzano questo fenomeno nelle sue conseguenze, negli effetti, nel suo affermarsi, regolare i rapporti e decadere come norma di comportamento coesistente con la legge. Gli usi sono presi appunto in considerazione come fonti di diritto dall’ordinamento giuridico. f Vedi Abuso, Consuetudine, Usanza. 282 L’uso [(L’) usanza] fa legge. Esiste appunto il diritto consuetudinario e sugli usi si regolava fino a pochi decenni fa gran parte della vita sociale delle campagne. Vedi La consuetudine col tempo si fa legge [C 2093]; Dall’usanza vien la legge [U 255]. 283 Consuetudine fa legge. Per analogia.
278
279
Quando canta l’usignolo il freddo ha gia` alzato il culo.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
284 Consuetudo altera lex. ‘‘La consuetudine e` una seconda legge’’. Massima medievale che modifica la piu` nota Consuetudo (est) altera natura ‘‘La consuetudine e` una seconda natura’’ [A 65]. 285
L’uso corregge la legge.
pag 1686 - 04/07/2007
1623 L’usanza porta correzioni, variazioni, interpretazioni alle leggi. Gia` in Tito Livio (44.329 si trova: Legum corrector usus ‘‘L’uso correttore delle leggi’’). 286 L’uso copre l’abuso. Quando una forma abusiva, una pratica ingiusta diventa uso o abitudine per lungo tempo, cancella anche il diritto, diviene diritto esso stesso. Con l’uso continuo nel tempo si determinano le servitu` e l’usucapione.
L’uso vince la natura. Quando un’abitudine, una consuetudine si radica stabilmente altera e vince anche la natura, la modifica. 287
L’uso si converte in natura. Vedi anche L’abitudine e` una seconda natura [A 64]. 288
L’uso e` una ruggine che corrode ogni lima. Qualunque cosa sottoposta all’uso continuo si consuma irreparabilmente, si deteriora e finisce. Si riferisce pero` anche alla consuetudine, all’abitudine che logora anche i sentimenti. 289
USURA / USURAIO f Vedi Strozzino. 290 L’usura divora piu ` del bruco. Prendere prestiti a usura distrugge rapidamente gli averi, riduce alla miseria, spoglia. E` nota la voracita` dei bruchi che mangiano ininterrottamente, spogliando anche grosse piante.
Ricchezza d’usura due generazioni dura. La ricchezza accumulata dall’usuraio non dura molto. Vedi anche Ricchezza mal acquistata va via in una soffiata [R 443]; Della roba [Dei beni] di mal acquisto non ne gode il terzo erede [R 759]. 291
292
Da padre usuraio figlio ricco e nipote mendicante.
L’usuraio non e` mai ricco. All’usuraio i soldi non bastano mai: l’usura e` sempre unita all’avarizia. Vedi infatti anche Un avaro non e` mai ricco [A 1585]. 293
Di carita` d’usuraio non ti fidare. Se l’usuraio ti propone qualcosa dicendo che ti vuole aiutare, puoi essere certo che lo fa per estorcerti ancora danaro. 294
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
UTILE
Cuore d’usuraio nero come un calamaio. La coscienza dell’usuraio non si fa mai sentire: egli persegue il proprio interesse, estorce quanto possibile senza considerare le atrocita` che spesso commette. 295
296 Il cuore dell’usuraio ha calli e pelo. E` protetto da qualsiasi sentimento di compassione o benevolenza.
Alla porta dell’usuraio il mendicante bussa invano. Perche´ l’usuraio da` soltanto a pegno e non regala a nessuno. 297
Al danaro non s’attacca il puzzo dell’usuraio. Il danaro non viene inquinato dalla malvagita` di chi lo maneggia. Da qualunque parte venga, ognuno prende il denaro senza farsi problemi ne´ scandalizzarsi. Vedi anche Il danaro non ha odore [D 26]. 298
UTILE 299 Ognuno e` utile e nessuno e` necessario. Si usa per ridimensionare le pretese o la presunzione di chi in una societa` si ritiene troppo importante, insostituibile, o si valuta al di la` del suo reale valore. Nella vita ciascuno ha un’importanza relativa e per tutti si trova una sostituzione. Vedi anche Nessuno e` necessario a questo mondo [N 180]. 300
A questo mondo siamo tutti utili e nessuno e` necessario.
301
Tutti utili, nessuno insostituibile [indispensabile].
302 Ognuno cerca il proprio utile. In realta` tutti mirano al proprio interesse, anche se in pubblico fanno dichiarazioni di altruismo o di perfetta equita` . Vedi anche Ognuno tira l’acqua al suo mulino [A 177]; Ognuno fa il suo interesse [I 382]. 303 Ogni cosa e` utile a qualcosa. Tutto, anche l’elemento piu` insignificante, e` di utilita` per qualcuno; non c’e` nulla di totalmente inutile nel mondo. 304 Prima l’utile e poi il giusto. Nella scala dei valori che l’uomo segue istintivamente quasi sempre privilegia l’utilita` rispetto alla giustizia, anche se magari a parole sostiene con forza il contrario.
pag 1687 - 04/07/2007
UVA
1624
.
Quel che e` utile a tutti nessuno lo chiama ingiusto. Quando una cosa risulta per tutti vantaggiosa, si ascolta e si approva chi, con ragionamenti capziosi e sofistici, ne dimostra la giustizia. Vedi anche Expedit ut unus moriatur homo pro populo [S 41]. 305
306 Bisogna unire l’utile al dilettevole. Bisogna fare in modo che quanto torna di utilita`, e` necessario fare per vivere, sia anche gradito e venga svolto con soddisfazione, se non con piacere. Piu` del proverbio e` diffuso il modo di dire, ‘‘unire l’utile al dilettevole’’.
UVA f Vedi Vendemmiare, Vino, Vite.
Nell’uva ci son tre vinaccioli: uno di salute, l’altro d’allegria e il terzo di follia. Indica l’effetto che fa il vino bevuto moderatamente, abbondantemente, esageratamente. Si racconta che il diavolo, allorche´ vide Noe` piantare la vigna, ebbe un assalto d’invidia per il bene che sarebbe venuto agli uomini e, nella notte volle distruggerla. Dio glielo impedı`, e allora il diavolo chiese al Signore di poterla innaffiare. – Questo te lo consento, rispose il Padre Eterno. Allora il demonio innaffio` a suo modo. Per prima cosa sgozzo` un leone e ne raccolse il sangue in un secchio e con questo innaffio` la vigna dicendo: – Chi berra` un po’ di questo vino si senta subito forte come un leone! Ando` poi a prendere un agnello e sgozzo` anche questo, ne raccolse il sangue in un secchio e ci annaffio` ancora la vigna, dicendo: – Chi berra` in abbondanza questo vino si senta subito mansueto come un agnello. Finalmente sgozzo` una scimmia e, fatta la stessa annaffiatura col suo sangue, disse: – Chi berra` in eccesso di questo vino si senta subito stupido come una scimmia. E cosı` fu. 307
Chi mangia uva il primo dell’anno avra` quattrini per tutto l’anno. E` credenza che mangiare l’uva per il primo dell’anno porti fortuna e, soprattutto denaro. La stessa credenza riguarda le lenticchie, che sono di buon augurio se mangiate a capodanno, in genere con lo zampone, tanto che si dice: 308
309
Chi conta lenticchie conta soldi.
310
Uva al mattino, mangi un raspo e cachi un tino.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Se mangi l’uva a digiuno andrai tutto il giorno al cesso con urgenza. Vedi anche Tempore vindimiae venit cacarella ragazzis [V 319]. L’uva, il mosto e il vino giovane danno facilmente la diarrea. Vedi Vino nuovo, brache leste [V 906]. Il raspo sarebbe propriamente quello che rimane del grappolo quando sono stati tolti i chicchi. 311
L’uva a digiuno fa perdere la chiave del culo.
Un racimolo d’uva rossa ti fa riempir la fossa, un grappolo al mattino ti fa riempire un tino. La fossa era una buca che veniva scavata nell’orto quando, mancando i gabinetti, si espletavano le funzioni fisiologiche all’aperto. 312
313 L’uva rinfresca. Per le sue proprieta` lassative e` ritenuta depurativa, quindi rinfrescante.
Quando l’uva va nel tino chiude il culo la gallina. Le galline smettono di fare uova verso ottobre, quando si comincia a vendemmiare e quindi l’uva pigiata e trasformata in mosto comincia a riempire i tini. Senza i mezzi di trasporto e la lavorazione odierna, la vendemmia nel passato era uno dei lavori piu` gravosi e impegnativi della campagna e poteva durare diverse settimane. La data d’inizio della vendemmia non ha una scadenza fissa: varia da luogo a luogo e viene decisa in base allo stato di maturazione dell’uva, al clima e alle condizioni meteorologiche. Vedi anche Quando il mosto e` nella tina non fa uovo la gallina [G 48]. 314
Uva matura, vino che dura; uva acerba vino da aceto. Quando si vendemmia e si fa mosto con l’uva ben matura si ottiene il vino forte, di alta gradazione che dura molto e puo` essere invecchiato, cosa che non avviene quando, per il cattivo tempo o altro, si vendemmia uva acerba, che da` vino debole, aspro, e che col primo caldo estivo prende sapore d’aceto. 315
Se vuoi buon vino scopri l’uva, contadino. Raccomanda quell’operazione per cui, al momento della maturazione dei grappoli, si tolgono diversi pampini alla vite per consentire una migliore maturazione. Infatti il fogliame eccessivo sulla pianta sottrae energie e alimenti ai grappoli che in questo periodo hanno 316
pag 1688 - 04/07/2007
1625 particolare bisogno di sostegno. Inoltre la defoliazione permette alla luce del sole di raggiungere l’uva; l’operazione va pero` fatta con molta attenzione: in caso di grandine, infatti, l’uva non ha piu` il prezioso riparo delle foglie. L’uva nera fa belle le poppe e i fichi la pancia. E` diceria che l’uva nera faccia ingrossare le mammelle alle donne che la mangiano, mentre l’uso moderato di fichi favorisce, secondo la medicina tradizionale, i processi digestivi. 317
Uva di colle e noce di valle. La vite sta bene nelle terre asciutte di poggio e collina, mentre il noce nelle terre grasse e umide di pianura. 318
Da vite d’uva nera non si fa vin bianco. Da una cosa buona o cattiva non si puo` ottenere un prodotto di natura contraria. Dall’uva 319
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
UVA
nera non si puo` ovviamente fare vino bianco, perche´ viene rosso. Vedi anche Le querce non fanno limoni [Q 162]. Il fico e` buono quando viene e l’uva quando va il fico. Il fico e` di sapore migliore quando e` primaticcio, sulla fine d’agosto, mentre quando il fico finisce, a ottobre, l’uva e` ben matura e dolce. 320
Uva bianca, sospiri e lacrime. Superstizione sulle manifestazioni oniriche, codificata nelle cabale: sognare uva bianca annuncerebbe dolori. 321
Uva nera, fortuna che batte alla porta. A differenza della bianca, l’uva nera in sogno e` buon segno: annuncerebbe eventi fortunati. 322
pag 1689 - 04/07/2007
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 1690 - 04/07/2007
V VACCA E` la femmina adulta dei bovini che ha gia` avuto dei vitelli. Nella realta` contadina di un tempo era l’animale piu` comune della famiglia vaccina. Mentre la mucca stava solo al pascolo e nella stalla, dando latte e vitelli, la vacca poteva lavorare nei campi, trainare carri, pur dando, seppure in misura minore, latte, e generando vitelli. Era una delle principali risorse per il contadino, che l’impiegava in lavori leggeri, escludendo l’aratura per non sfiancarla. Ha un discreto corredo simbolico. Abbondanza: vacca grassa; si riferisce al sogno del Faraone (Genesi 41.1-36). Carestia: vacca magra. Donna di facili costumi: per la facilita` e la rapidita` con la quale la vacca si accoppia col toro. Fecondita`: facilmente concepisce e facilmente partorisce. Maternita`: assiste e difende il vitello che tiene sempre vicino. f Vedi Bove, Mucca, Toro, Vitello. La vacca a forza di leccarlo si mangio` il vitello. Si dice di chi adulando, lodando, decantando le virtu` di una persona, tira a fare i propri interessi, magari ingannandola o truffandola. Vedi anche Guardati da chi ti fa troppe carezze [C 722]; Chi t’accarezza piu` di quel che suole o t’ha ingannato o ingannar ti vuole [A 86]. 1
Pecora cornuta e vacca panciuta matto chi la muta. Pare che siano gli animali migliori: la pecora con due bozzi sulla testa e la vacca dalla larga pancia. 2
3 A cattiva vacca Dio da` corte corna. Pare che le vacche con le corna corte siano le piu` maligne e inclini a cozzare. Ai malvagi Dio limita le forze per attenuare i danni che potrebbero fare.
Dalla vacca non si puo` avere latte e vitello. Se una vacca alleva allattando il vitello non si puo` toglierle il latte. Non e` possibile avere due rendite da un solo cespite. 4
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Dopo le vacche grasse vengon le vacche magre. Dopo anni di abbondanza la terra ha anni di carestia. Si riferisce ai sette anni d’abbondanza, seguiti a sette di carestia, che, come narra la Bibbia, Giuseppe figlio di Giacobbe, predisse al Faraone d’Egitto, interpretando i suoi sogni. Il Faraone aveva sognato sette vacche grasse uscire dal Nilo, seguite da altre sette magre che le divoravano. Giuseppe disse che si trattava di un periodo di ricchezza della campagna, seguito da un altro di penuria. (Genesi 41.1-36). Vedi Dopo il carnevale viene la quaresima [C 792]. Reciproco: Dopo la pioggia viene il sole [S 1529]. 5
6 Ara coi buoi e semina con le vacche. I buoi sono piu` forti: hanno maggiore resistenza e fanno il solco piu` profondo. Le vacche hanno minore forza e sono piu` agevoli da guidare.
Chi lavora la terra colle vacche va al mulino con la puledra. ‘‘Perche´ il lavoro fatto colle vacche dara` poco frutto, prodotto scarso e la puledra sara` piu` che sufficiente a portarlo al mulino, inquantoche´ la puledra non va troppo caricata e porta soma leggera’’ (Rossi-Ferrini, Proverbi agricoli, 1931). Al mulino si andava, di regola, col carro trainato dai buoi, capaci di trainare una produzione molto abbondante. Vedi Zappare di donna e arare di vacca povero quel campo che c’incappa [Z 35]. 7
Chi ara con la vacca va al mulino col somaro. Anche il somaro non porta un grosso carico. 8
9
Terra zappata da donne e arata da vacche manda al mulino col sacco piccino.
Dove arano le vacche, pagano i preti e comanda la padrona i lavori si fanno alla carlona. Le vacche lavorano il terreno superficialmente perche´ non hanno molta forza; i preti sono spilorci e i lavori da loro voluti vengono 10
pag 1691 - 04/07/2007
VACCA
fatti male e a risparmio; dove la fattoria e` amministrata da una donna (che di solito s’intende poco di lavori), le cose non vanno bene e i lavori si abborracciano. La vacca pasce, la cavalla rade, la pecora secca. Si riferisce al pascolo e al diverso modo di brucare. La vacca toglie l’erba dal prato tagliandola alta senza distruggere la pianta, che rimette le foglie. La cavalla non lascia un filo d’erba, ma non taglia la radice. La pecora va cosı` a fondo che non consente all’erba di ricrescere. 11
Nuvolo o sereno la vacca vuole il (suo) fieno. Che la stagione sia o meno propizia per la fienagione, anche quando l’erba non c’e` (per es. d’inverno), la vacca deve nutrirsi e bisogna darle il fieno. Nella vita, nel lavoro, ci sono situazioni, persone, che comunque impongono costi, sia che le cose vadano bene sia che vadano male. 12
Il poveruomo non ha mai ben: se muore la vacca avanza il fien e se il fieno manca la vacca campa. Per esemplificare una condizione in cui tutto va male. 13
14 Chi ha vacche ha corna. Chi ha beni ha grattacapi, rogne, affanni. Ma anche in senso piu` generale: una certa cosa positiva implica delle conseguenze anche spiacevoli. Vedi anche Chi ha capre ha corna [C 1006].
Dove son vacche c’e` latte. Dove c’e` la fonte di un bene vi si trova anche il bene stesso. 15
Ne´ con bove ne´ con vacca frusta, bastone o mazza. Sono animali docili e le percosse sarebbero crudeli. I bovari usano di solito il pungolo piu` per guidare che per costringere. 16
17
1628
.
Col bove e la vacca ne´ bastone, ne´ mazza.
Vacche magre padrone grasso. Si dice che, quando la vacca e` grassa, non concepisce e quindi non fa vitelli, che sono la sua rendita maggiore. Sono invece prolifiche le vacche magre. 18
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Chi troppo munge la vacca le cava il sangue. Chi pretende di ricavare un utile che esorbita dalla possibilita` che un bene puo` dare alla fine rovina quel bene e rimane senza proprieta` e senza rendita. 19
20 La vacca pasce dov’e` legata. La persona risente dell’ambiente che frequenta, si modella su coloro con i quali vive (vedi anche Chi va con lo zoppo inpara a zoppicare [Z 107]). La vacca si alimenta di quello che trova nel prato che le e` assegnato, di conseguenza si abitua a certe erbe e da` latte con sapore derivato dalle erbe che pasce.
Sul banco del macello tutte le vacche diventan vitello. Il macellaio fa passare spesso la carne di vacca (dura) per vitella (tenera), ricorrendo a espedienti o a inganni. 21
In mano al calzolaio il bove diventa vacca. Vale a dire che si vende facilmente per vacchetta (pelle buona e morbida per il tomaio) la pelle di bue, dura e buona per le suole. 22
23 La vacca di due padroni e` sempre munta. La vacca di proprieta` comune non ha mai latte perche´ i due padroni sono sempre a mungerla. Naturalmente applicabile ad ogni cosa che si trovi in tale condizione, vista come negativa. Vedi anche L’asino del comune muore sempre di fame [A 1434]; Cane che ha molti padroni va a letto digiuno [C 384]. 24
La mucca del comune tutti la mungono e nessuno la governa.
La vacca di due padroni muore di fame, e quella di tre muore di fame e di sete. L’animale al quale devono pensare piu` persone viene trascurato da tutti e, piu` sono le persone, e peggio viene trattato l’animale. 25
26 Prima si compra le vacca e poi il secchio. Il secchio serve per mungere il latte, quindi si deve comprare dopo la vacca. Le cose vanno fatte con ordine e con la logica successione. Vedi anche Prima si compra il cavallo e poi la frusta [G 7]; Non bisogna mettere il carro innanzi ai buoi [C 836]. 27 Morta la vacca, finita [disfatta] la soccida. Finita la ragione di stare insieme, finita l’amicizia. La soccida e` un contratto mediante il quale il padrone affida il suo bestiame al soccidario perche´ lo custodisca e lo curi, divi-
pag 1692 - 04/07/2007
1629 dendo poi gli utili. Vedi Cotto il cavolo e spento il fuoco [C 1197]; Finita la musica, finito il ballo [M 2276]; Morto il fanciullo, finito il comparatico [C 1926]. Di una strofetta infantile si citano proverbialmente gli ultimi due versi per dire che cessata una cosa ne finisce anche un’altra: Questa e` la storia della vacca Vittoria: morta la vacca finita la storia. Vale come dichiarazione che qualcosa e` concluso, che una situazione e` superata, che non c’e` piu` da parlarne. Si dice anche ai bambini in fondo alle favole. I proverbi seguenti sono elencati qui per analogia d’uso. 28
29
Morta la sposa, finito il parentado.
30
Finite le palle, finita la battaglia.
31
Finito l’olio (nel lume) finita la veglia.
32
Partita la puttana, finito lo scandalo.
33 Vacca che ha vitello non vuole pungolo. La vacca che allatta deve essere rispettata e impiegata limitatamente nel lavoro, altrimenti perde il latte.
Chi punge non munge. Chi fa lavorare molto le vacche ne ottiene poco latte. 34
35 Anche la vacca e` bella a lume di lucerna. Al buio non e` necessaria molta bellezza: anche una donna brutta puo` andar bene. Riferito sempre alla donna vedi anche Al buio tutte le gatte son bigie [G 251].
Quando si vede una bella vacca c’e` anche un padrone che l’attacca. Raramente si vede una bella donna che non abbia qualcuno alla quale e` promessa o sposa. La roba bella e buona non rimane senza padrone. L’attacca, sottinteso ‘‘al carro’’.
.
VAIOLO
VAGABONDO Nessuno ha tanto da fare quanto il vagabondo. I vagabondi e gli sfaticati, quelli che non fanno nulla, a sentirli, hanno sempre cento cose da fare e non hanno un minuto libero. Vedi anche Chi non fa nulla ha sempre da fare [F 257]. 39
Paesi fecondi fanno molti vagabondi. La vita facile genera la pigrizia. La terra che richiede poco lavoro abitua l’uomo a pretendere di star bene con poca fatica. Vedi Terreno grasso contadino a spasso [T 532]. 40
41 L’agio fa l’uomo poltrone. Per analogia. Vedi anche L’ozio e` il padre dei vizi [O 716].
VAGLIO Il vaglio ha la forma di uno staccio, la stessa struttura e funzione, ma e` molto piu` grande. Ha fori piu` larghi che vengono praticati in una pelle bovina, oppure in una superficie di latta, ma il fondo puo` essere costituito anche da una rete. Serviva per liberare da impurita` e sassi le granaglie e i legumi secchi. Prima dei vagli meccanici era lo strumento per mondare il grano, le castagne secche, i fagioli e altri prodotti dalle rimanenze leggere, come la pula. Con destrezza, in una giornata di vento, il contenuto del vaglio veniva fatto volare piu` volte in alto e ripreso, in modo che l’aria mossa lo liberasse dalle scorie. Altri vagli, ancora piu` grandi sono in uso ai muratori per vagliare rena, ghiaia e altro.
36
37 Ogni vacca fu vitella. Ogni donna disonesta un tempo fu una ragazza per bene. Non si nasce degenerati, lo si diventa con il tempo, le occasioni, le compagnie.
Via tristezza ed afflizione: morta la vacca resta il padrone. Finche´ i danni riguardano l’avere non bisogna affliggersi troppo: le vere disgrazie sono la morte e la malattia. 38
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Chi va per acqua col vaglio torna a casa con la sete. Chi lavora con uno strumento inadatto perde il suo tempo e non si guadagna da vivere. Prender l’acqua col vaglio e` modo di dire che significa ‘‘fare un lavoro inutile, una cosa vana, sciocca’’. 42
VAIOLO Madre non puo` dir d’aver figliolo finche´ non abbia avuto il vaiolo. Se il bambino non scampa il vaiolo e` sempre in pericolo di vita e la madre non puo` dire d’averlo. Documento dei tempi nei quali non c’era ancora la vaccinazione e il vaiolo fal43
pag 1693 - 04/07/2007
VALENTE
ciava continuamente vittime, soprattutto tra i giovani. Una volta avuto il vaiolo non si riprendeva. VALENTE Nel senso di ‘‘valoroso’’ ma anche di ‘‘forte, di buona qualita`’’. 44 Fuor del pericolo ognuno e` valente. Quando il pericolo e` lontano ognuno si dichiara capace di ogni prodezza e racconta di averne fatte anche d’impossibili: quando e` vicino le cose si ridimensionano. Vedi anche Col vento in poppa e` facile navigare [F 50]; Nella tempesta si vede il nocchiero [T 288]; Il buon nocchiero si conosce al vento [N 381]. 45 Quando il nemico scappa tutti son valenti. Quando non c’e` pericolo tutti fanno prodezze, o le raccontano.
L’asino valente porta il peso e non lo sente. Si dice di chi mostra o ostenta forza e prestanza. In particolare si ripete a mo’ di canzonatura quando si attacca dietro la schiena di qualcuno, a sua insaputa, un peso che non si accorge di avere. 46
Gli uomini valenti muoion con tutti i denti. Gli intrepidi e i coraggiosi muoiono tutti giovani, quando hanno ancora tutti i denti. 47
48 Il valente muore alla guerra. Vedi anche D’eroi son pieni i cimiteri [E 120]; I piu` bravi muoiono alla guerra [B 876]. 49
1630
.
Il valente non ritorna.
Il valore senza giudizio serve solo a morir presto. Per analogia. Il coraggio, l’ardimento senza prudenza, intelligenza e previdenza, fanno dell’uomo un eroe, che pero` diventa molto presto ospite del cimitero. 50
VALENTINO Sono diversi i santi del martirologio di nome Valentino. I piu` venerati sono due, che potrebbero, pero`, essere la stessa persona. Un presbitero martirizzato a Roma e il vescovo di Terni, martirizzato anch’esso a Roma nel VI sec., veneratissimo nella citta` umbra e considerato patrono degli innamorati e la cui ricorrenza si festeggia il 14 febbraio.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Per san Valentino fiorisce lo spino. A meta` di febbraio cominciano a fiorire le siepi piu` riparate e soleggiate riportando un po’ di colore nella campagna. 51
52
Per san Valentino la linfa sale nello spino.
Per san Valentino meta` pane e meta` vino. Alla meta` di febbraio la riserva del grano deve essere a meta`, come quella del vino, se si vuole arrivare comodamente ai nuovi raccolti. 53
San Valentino un’ora e un quartino. Le giornate sono gia` aumentate di piu` di un’ora dal solstizio d’inverno. Vedi anche Natale un passo di gallo, Pasquetta un salto di capretta [N 112]. 54
A san Valentino il freddo fa l’inchino. Vale a dire, dopo essere venuto avanti, saluta e comincia a tornare indietro. Ma non fa certo piu` caldo, infatti: 55
A san Valentino ghiaccia la rota con tutto il mulino. Se febbraio dice d’essere freddo siamo in pieno inverno. 56
San Valentino primavera sta vicino. Manca poco piu` di un mese alla primavera astronomica che entra con l’equinozio di primavera (21 marzo). Questi proverbi, che tendono a dire che in questa data e` finito l’inverno, sono incoraggiamenti necessari in un periodo in cui passare la stagione fredda non era cosa facile. 57
A san Valentino canta l’allodola in cima al pino. A meta` febbraio gia` si sente il canto dell’allodola. ‘‘La lodola e` uno dei primi uccelli che entri in amore, e ci avvisi con il suo canto del ritorno della buona stagione. Tuttora le campagne sono nude e devastata dal rigore e dalle burrasche d’inverno, gli alberi sono spogliati e la neve giace sulle piu` alte cime..., che gia` la lodola sollevandosi da terra col descrivere larghe spirali comincia a far sentire dall’altro il suo verso tı`rile tı`rile’’ (T. Salvadori, Fauna d’Italia, II, Gli uccelli, Francesco Vallardi, Milano 1872, p. 129). 58
pag 1694 - 04/07/2007
1631 59
A san Valentino s’accoppia l’allodola.
San Valentin ghirlanda: cinquanta dı` comanda. San Valentino inghirlanda siepi e alberi da frutto, fa spuntare i primi fiori e indica, col tempo che fa nel suo giorno, la tendenza meteorologica che avranno i cinquanta giorni successivi. Ghirlandare e` verbo desueto: ‘‘fare, mettere ghirlande’’. 60
A san Valentino ogni uccello ricomincia il suo cammino. In questa data il mondo degli uccelli riprende il ciclo vitale degli amori, della fabbrica del nido, della cova; ovvero, per quanto riguarda i migratori, gli spostamenti per insediarsi nel territorio della nidificazione. 61
A san Valentino e` d’amore ogni bacino. Nel giorno del patrono degli innamorati ogni bacio che si da` e` d’amore. 62
VALERE Val piu` una messa in vita che cento in morte. E` molto meglio fare il bene quando c’e` tempo, che lasciare danari per le messe di suffragio. Il bene va fatto quando e` il momento e non quando non c’e` piu` tempo, o c’e` solo per rimpianti e pentimenti. 63
Val piu` due soldi di minchione che molti bravo. Vale piu` una correzione o un insegnamento sincero che molta adulazione. Dare due soldi di minchione significa ‘‘rilevare sinceramente dove uno ha sbagliato’’, correggendolo senza umiliarlo. 64
Chi vuol valere poco si faccia vedere. Chi vuole essere persona di valore, faccia, operi, si impegni senza mostrarsi in pubblico, senza parlare troppo, senza perdere tempo nelle occasioni futili. 65
Val piu` una buona faccia che un carro di complimenti. Quando s’incontra una persona si apprezza di piu` la sua faccia felice e contenta di vederci che tutte le parole di complimenti e di cortesie. 66
67
Val piu` un asino che cento mosche.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
VALIGIA
Vale di piu` un elemento forte, anche di poco ingegno, ma attivo e costante, di tanti che hanno poca capacita`, vanno e vengono, ronzano, parlano e fanno solo confusione. 68 Val piu ` un’ape che cento mosche. Vale piu` una persona attiva, laboriosa e costante che cento scioperati, vagabondi e improduttivi.
VALERIANA La valeriana (Valeriana officinalis) e` pianta officinale, di uso comune nella medicina popolare, ma impiegata anche nella farmacopea moderna. La Scuola salernitana la consigliava soprattutto come diuretico, non come blando sedativo, come la si usa di regola adesso. Si trova nei boschi dove cresce spontanea, in zone ombrose e fresche. Valeriana ogni mal risana. Tali sono le proprieta` benefiche della valeriana, o almeno quelle che la farmacopea antica le attribuiva, che il proverbio enfaticamente afferma, lasciando l’asserzione al buon senso di ciascuno, che fa bene per ogni disturbo. 69
Se nota fosse virtu` di valeriana lo speziale impegnerebbe la gabbana. Se tutti conoscessero come utilizzare le virtu` di questa pianta lo speziale si ridurrebbe in miseria al punto di impegnare la veste. Vedi anche Chi sa le virtu` della betonica allo speziale leva la tonaca [B 521]. 70
VALIGIA f Vedi Campi. 71 Per la strada s’accomodan le valige. Basta mettersi in cammino e le valige, i bagagli che non sono a posto si assestano col movimento del veicolo. L’importante e` partire e i problemi secondari si aggiustano nel fare un lavoro. Vedi anche Camminando s’aggiusta la soma [S 1616].
Chi parte in valigia ritorna in baule. Chi parte senza avere interesse, senza la curiosita` e il desiderio di conoscere, torna da un viaggio piu` gretto e ignorante di quando e` partito. L’immagine e` quella di uno che viaggia come se fosse chiuso dentro la propria valigia. Vedi anche Chi va a Roma in un sacco torna in un baule [R 857]. 72
pag 1695 - 04/07/2007
VANGA
1632
.
VANGA La vanga e` simile come conformazione alla pala, ma molto piu` robusta, sia nel manico che nella lama, che e` dritta, seguendo la linea del manico. La lama puo` essere squadrata o a punta e su un bordo superiore di questa si fa forza con un piede per infilarla nella terra, al fine di sollevarne una piota e rivoltarla, per il lavoro di vangatura. Di solito, per tale funzione, al di sopra della lama si trova una staffa, di legno o ferro sulla quale si appoggia il piede. Era uno dei lavori piu` pesanti, ma necessari per avere un buon raccolto. E` detta anche zanca, vanghile, pestacchio, pedacchio, pressacchio. f Vedi Vangare, Vangatura, Zappa. 73 La vanga ha la punta d’oro. La vangatura ben fatta aumenta molto la produttivita` del terreno.
La vanga ha la punta d’oro, la zappa d’argento e l’aratro di ferro. Il lavoro con la vanga e` necessario per dissodare il terreno, l’attrezzo penetra in profondita` e rovescia la zolla. La zappa lavora in superficie, spezza le zolle e livella il terreno, aumentandone la produttivita`, ma non quanto la vanga. L’aratro fa una gran quantita` di lavoro ma uniforme, si direbbe di tipo industriale. 74
Vanga diligente molto rilucente. La vanga che lavora non e` sporca e non ha ruggine: e` bella lucida e chiara tanto che riflette la luce. 75
Vanga piatta poco attacca, vanga ritta terra ricca, vanga sotto ricca il doppio. E` il modo nel quale viene tenuta la vanga: se obliqua (piatta) scende poco a fondo; se e` verticale (ritta), scende piu` a fondo; se e` interamente sotto terra, ancora meglio in quanto rivolta del tutto il terreno.
78 Chi vanga non s’inganna. Chi vanga la terra non resta deluso perche´ avra` un buon raccolto.
Chi vanga leggero raccoglie leggero. Chi non fatica a vangare, ossia fa un lavoro superficiale e inefficace, al momento della raccolta fatichera` anche meno a portare a casa il frutto del suo lavoro. 79
VANGATURA Il lavoro di vangatura si fa negli orti per preparare le semine e nei terreni nei quali non si puo` lavorare con l’aratro. Era l’operazione piu` opportuna e benefica per avere un buon raccolto, in particolare nell’orto, ai piedi degli alberi da frutto e lungo i filari delle viti. Come effetto e funzione ha quelle dell’aratura (vedi la voce). 80 La vangatura non si fa a digiuno. E` lavoro duro che richiede forza, resistenza e quindi buona alimentazione.
VANGELO 81 Col Vangelo si puo` diventare eretici. Se l’indagine, la riflessione non sono illuminate dal buon senso, dall’equilibrio, si puo` stravolgere qualunque testo, qualunque discorso. Stare troppo vicini alle cose di chiesa puo` far male alla fede. Vedi Vicino alla chiesa lontano da Dio [C 1442]; Tra tanti santi del Paradiso non si trova un sacrestano [S 34].
76
Quando vuoi un lavoro degno vanga con molto ferro e poco legno. Col manico corto e la parte di metallo molto lunga che affondi bene nella terra. 77
VANGARE f Vedi Arare, Vangare, Vangatura.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
82 Il Vangelo e` la miglior gazzetta. E` l’unico scritto che contenga la verita`, mentre negli altri si trovano spesso menzogne. E` un luogo comune che i giornali siano pieni di cose approssimative, non vere, addirittura di menzogne. Al tempo stesso la parola Vangelo e` addirittura sinonimo di verita`: contiene solo verita`. Questo era asserito con piu` forza in passato quando le verita` cristiane erano patrimonio comune. Nel detto si puo` anche intravedere una polemica dei secoli scorsi di tipo religioso-devoto contro il trionfo delle verita` laiche proclamate dai giornali. 83 Non e` tutto Vangelo quel che dice la gente. Quello che e` voce comune non va preso per verita` assoluta. Contrasta il detto: Vox populi, vox Dei [V 1176].
pag 1696 - 04/07/2007
1633
.
VANTARE
` VANITA
VANTAGGIO
Vanita` delle vanita` e tutto e` vanita`. Frase dell’Ecclesiaste (1.1) d’uso dotto per indicare l’inutilita` delle cose, delle ambizioni, dei desideri e soprattutto di quando si onora e s’apprezza senza che abbia valore. Si usa tuttora anche nella versione latina:
91 Ognuno cerca il suo vantaggio. Ognuno cerca il proprio interesse, ognuno provvede alle proprie necessita`. Vedi anche Ognuno tira l’acqua al suo mulino [A 177]. Vi e` accentuato il senso egoistico.
84
Vanitas vanitatum et omnia vanitas. Spesso omettendo et omnia vanitas. Fra le tante variazioni su questo concetto, merita una citazione il Petrarca: Trionfo d’Amore 4.65: ‘‘Ben e` ’l viver mortal, che sı` n’aggrada, / sogno d’infermi e fola di romanzi’’; il poeta e` particolarmente sensibile alla caducita` delle cose terrene e alla vanita` di quanto l’uomo cerca nella vita, anche se personalmente si regolo` come tutti. Ci sono appunto sull’argomento altri suoi due versi divenuti proverbiali. 85
86 Quanto piace al mondo e` breve sogno. Dal primo sonetto del Canzoniere (1.14) 87 Cosa bella (e) mortal passa e non dura. Canzoniere 248.8. Si ripete spesso con la congiunzione ‘‘e’’ fra bella e mortal, con piccola modifica del testo petrarchesco. Vedi anche Tout lasse, tout casse, tout passe, tout se remplace [P 660]; Tutto ha fine [F 902]. 88 Pulvis et umbra sumus. Per analogia. ‘‘Siamo polvere ed ombra’’. Da un verso di Orazio (Odi 4.7.16) che riprende un’immagine usata per indicare la fragilita` umana gia` da Pindaro (celebre e tuttora ripetuto in ambito colto il suo ‘‘L’uomo e` sogno d’ombra’’, Pitiche 8.136 sg.) e dai tragici greci. Merita anche citare un ampliamento sillogistico medievale del nesso oraziano: Pulvis et umbra sumus, pulvis nihil est nisi fumus / sed nihil est fumus: nos nihil ergo sumus ‘‘Siamo polvere e ombra, a polvere non e` che fumo, ma il fumo non e` nulla: noi quindi non siamo nulla’’. 89
Tutto e` fumo e vento.
Frasche, fumo e vanita` e` tutt’uno. Le apparenze, le arie che la gente si da` sono tutte cose vane. La frasca nasconde quello che sta dietro e muovendosi al vento fa credere che ci sia chi sa cosa; il fumo si fa al fine di far credere che a generarlo sia un grande fuoco: di una persona che millanta i suoi meriti si dice ‘‘tutto fumo’’. Il fuoco fatto con le frasche fa molto fumo e pochissima fiamma. 90
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Al proprio vantaggio pensa chi e` saggio. E` saggio fare il proprio interesse: fare quello degli altri sarebbe un errore in quanto ognuno ci pensa per conto suo e c’e` sempre il rischio di sbagliarsi su quello che uno desidera. 92
Prender vantaggio e` cosa da saggio. Avvantaggiarsi, in ogni modo, e` cosa che mostra previdenza e prudenza. Chi provvede per tempo e quando e` possibile, si trova poi agevolato nelle difficolta` e nelle ristrettezze. Prender vantaggio e` espressione che ancora si usa per indicare la ‘‘giunta’’ data nelle gare e chi ha meno capacita`, forza, ecc., per equilibrare la gara. Vedi Chi ha tempo non aspetti tempo [T 364]. 93
94 Ogni vantaggio non e` guadagno. Non sempre ottenere un vantaggio costituisce una vera e propria fortuna, perche´ spesso sono maggiori i danni del valore procurato.
VANTARE f Vedi Lodare, Lode. Chi si vanta si spianta. Chi esalta il proprio valore si rovina. Chi esalta se stesso, provvedendo di persona a fare quello che dovrebbero fare altri, mostra i limiti dei suoi meriti reali. Spiantare vale qui ‘‘rovinare’’ (lett. ‘‘distruggere dalle fondamenta, dalle piante’’). Vedi Chi si loda s’imbroda [L 823]. 95
96 Chi si vanta poco vale. Chi si loda vale poco in quanto lo fa perche´ gli altri non lo fanno. 97
Chi si vanta da solo non vale un fagiolo.
98 L’asino per vantarsi raglia. L’uomo che si loda fa discorsi sgradevoli come il raglio dell’asino. Chiunque vanta i propri meriti scade nella considerazione di chi l’ascolta, come l’asino che e` una bestia modesta, ma quando raglia mostra d’essere anche sgraziato.
pag 1697 - 04/07/2007
VARESE 99
L’asino che raglia canta le sue lodi.
Ogni asino vanta i suoi peti. Il mediocre mena gran vanto delle sue schiocchezze di nessun conto, o che fanno ribrezzo. 100
Mi lodo e mi vanto e poi col culo canto. Faccio grandi dimostrazioni d’essere capace e, quando arriva il momento di dar prova delle mie qualita`, viene fuori un peto, una cosa insignificante e vergognosa. 101
102
Vanto di bocca, poco cervello.
103 Lascia che ti vanti quello che fai. Non farti lodi da solo. Lascia che sia l’opera che compi a tessere le tue lodi e non le tue parole. Lascia che siano gli altri ad ammirarti per quello che fai. 104 Dopo il vanto bisogna dar prova. Dopo avere magnificato le proprie capacita` bisogna dimostrare che non si e` parlato invano, altrimenti si dimostra di essere veramente stolti e presuntuosi. Vedi anche Hic Rhodus hic salta [S 148].
VARESE Citta` lombarda di origine antichissima che s’affaccia sulla preistoria. Con l’operosita` degli abitanti e la ricchezza delle sue industrie, col suo colossale campanile, opera di Bernascone, ha stimolato i paesi vicini che l’hanno bersagliata con vari blasoni popolari. Fatti turco, fatti inglese, ma non farti di Varese. I detti di questo genere, nascendo da rivalita` storiche e da malignita` di vicinato, non sono spesso spiegabili, o non hanno motivazioni univoche come in questo caso. 105
Anche a Varese quando piove ci si bagna. Nato forse da una vecchia scempiaggine della quale si e` perso traccia. Vedi Prato. 106
A Varese quando piscia uno pisciano tutti. Rileva un presunto gregarismo. 107
` VARIETA 108
1634
.
La bellezza e` varieta`.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
La monotonia, la ripetizione e` nemica del bello, mentre nella variazione, nella geniale irregolarita` sta la bellezza. Traduzione del detto latino: 109 Pulchritudo est varietas. ‘‘La bellezza e` varieta`’’. Espressione probabilmente di origine medievale, anche se il concetto e` di tradizione classica, come dimostra un’altra espressione latina tuttora ripetuta: 110 Delectat varietas. ‘‘La varieta` da` piacere’’. Si trova, anche con ordine invertito varietas delectat e minime altre varianti, in diversi autori latini, da Varrone (De lingua latina 9.33.46) a Cicerone (De natura deorum 1.9.22) a Quintiliano (Istituzioni oratorie 1.12.4 e 9.2.63). La sua traduzione ha autonoma circolazione come proverbio anche nelle principali lingue europee): 111
La varieta` piace.
112 In varietate voluptas. ‘‘Nella varieta` sta il piacere’’. 113 Il mondo e` bello perche´ e` vario. Per analogia. Molto piu` usato dei precedenti, in senso generico: si dice soprattutto di fronte a comportamenti, cose, fatti strani, incomprensibili, assurdi. 114 Varieta` di vivande accresce appetito. Mangiare un solo cibo non stimola l’appetito, stanca e non lascia soddisfatti. Variando cibi e dieta si stimola la voglia di mangiare. Ovviamente si puo` riferire anche ad altro tipo di cose desiderabili.
VASAIO L’uomo e` creta e Dio e` vasaio. Per sottolineare l’immensa distanza tra il divino e l’umano, la fragilita` e la precarieta` dell’uomo. Proverbio che riecheggia numerosi passi delle Scritture in cui ricorre l’analogia fra Dio e il vasaio, innanzitutto Geremia (18): ‘‘Ecco, come l’argilla e` nelle mani del vasaio, cosı` voi siete nelle mie mani, casa di Israele’’, e poi Isaia (45.9-10), a cui si richiama un celebre passo della Lettera ai Romani di Paolo (9.20-21): ‘‘Osera` forse dire il vaso plasmato a colui che lo plasmo`: – Perche´ mi hai fatto cosı`? – Forse il vasaio non e` 115
pag 1698 - 04/07/2007
1635 padrone dell’argilla, per fare con la medesima pasta un vaso per uso nobile e uno per uso volgare?’’. Tutti siam di creta e Dio (e`) il vasellaio. Come nella forma riportata da Giusti (senza ‘‘e`’’). 116
VASO Vaso vuoto meglio suona. Il vaso vuoto suona meglio del pieno come chi ha la testa vuota ed e` ignorante parla e si vanta in modo da apparire migliore di chi ha senno e sapienza. 117
118 Vasa vacua sunt bene sonantia. ‘‘I recipienti vuoti facilmente risuonano’’. Adagio medievale tuttora noto, anche nella forma equivalente Vasa inania multum strepunt ‘‘I vasi vuoti fanno molto rumore’’. Vedi anche Son le botti vuote quelle che cantano [B 784]. 119 I carri vuoti son quelli che stridono. Per analogia. Vedi anche Il carro vuoto fa piu` rumore del carro pieno [C 837].
VECCHIA Nei proverbi spesso la vecchia sta a simboleggiare la vecchiaia in genere. f Vedi Bisogno, Giovane. Quando la vecchia balla alza parecchia polvere. Quando una vecchia pretende di fare cose che si addicono ai giovani mostra gli anni che ha e la sua inefficienza, ovvero l’arretratezza di modi e mezzi. L’immagine sembra ripresa dal fatto che, quando si toglie un vecchio arnese riposto da tanto tempo e lo si rimette in funzione, cio` alza molta polvere. Ma in realta` dietro al proverbio si intravede una storia un po’ diversa: esso traduce una sentenza latina medievale: Anus saltans magnum pulverem excitat; il proverbio italiano probabilmente di provenienza colta, riproduce cosı` un fraintendimento gia` presente nel latino: tale detto sembra infatti il calco di un proverbio greco ‘‘La vecchia battendo la mani solleva un gran polverone’’ il cui significato, pero`, spiegato dai paremiografi, e` che la persona esperta con poco sforzo riesce a ottenere grandi risultati (la vecchia dunque e` vista come una signora anziana che batte le mani per ordinare). Coglie probabilmente nel segno Tosi (Dizio120
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
VECCHIA
nario delle sentenze latine e greche) spiegando la confusione con il fatto che il latino stesso e` traduzione dal greco, fatta pero` confondendo il verbo che vuol dire ‘‘battere la mani’’ (anakrote`o) con un altro fonicamente affine che vuol dire ‘‘ballare’’ (anakrotalı`zo). In conseguenza di questo scambio si sarebbe cosı` dovuto trovare un nuovo significato al detto. 121 Un dı` all’anno la vecchia al ballo. Una volta tanto anche le persone alle quali non si addicono, fanno cose permesse e convenienti ad altri. Raramente, come eccezione, si accetta o si vede con piacere una persona fare cose non confacenti alla sua condizione.
La vecchia danza bene, ma fa un ballo solo. La vecchia ha esperienza e sa come si fanno le cose, ma non ha fiato, non ha lena e dopo poco deve smettere. 122
Quando la vecchia balla la morte suona la viola. 124 La vecchia ha i piedi in mano, i denti in tasca e gli occhi al collo. Sono il bastone, il coltellino e gli occhiali. La vecchia (la vecchiaia) non ha piu` le doti naturali, le facolta` del corpo in efficienza e usa strumenti di supporto meccanici. 123
La vecchia non cercherebbe la figliola nel fienile se non ci fosse stata da giovane. Le cattive abitudini e i brutti esempi delle madri passano alle figlie che fanno quello che hanno visto fare, come andare ad amoreggiare in certi nascondigli. 125
Se la madre non fosse mai stata nel fienile non andrebbe a cercarvi la figlia. 127 Val piu ` una vecchia in un canto che una giovane in un campo. La persona anziana, giovandosi della propria esperienza, dando i propri consigli, fa piu` di un giovane che applica la propria energia e il lavoro usando magari criteri sbagliati o insufficienti. 126
Fa piu` una vecchia seduta in un canto che una giovane che lavora in un campo. Vedi anche La donna giovane ha sette braccia e mezza lingua; la donna vecchia ha sette lingue e mezzo braccio [D 895]; Fa piu` un vecchio in un canto che un giovane in un campo (santo) [V 163]. 128
pag 1699 - 04/07/2007
VECCHIAIA / VECCHIEZZA
1636
.
129 La vecchia fa come faceva da giovane. La persona anziana non rinuncia alle sue usanze, ai suoi modi di fare e alle sue idee, anzi insiste per mantenerle ed imporle anche nel tempi che ne hanno visto il tramonto o nei quali risultano anacronistici. Vedi anche E` piu` facile rovesciare un pozzo che riformare un vecchio [V 190].
138 La vecchiaia ha una corte di malanni. Gia` uno dei Monostici di Menandro (482 J.) dice esattamente: ‘‘L’eta` vecchia ha molti malanni’’, cui sembra fare eco una esclamazione di Giovenale (Satire 10.190 s.): Sed quam continuis et quantis longa senectus / plena malis! ‘‘Di quanti mali e continui e` piena una lunga vecchiaia!’’.
I vecchi non rinunciano alle loro usanze. Per analogia.
Chi ha degli anni ha dei malanni. Per analogia.
La giovane si veste per piacere e la vecchia per non dispiacere. Il fine dell’abito e` diverso secondo le eta`: nella giovinezza la donna si veste per mostrare ed esaltare la propria bellezza ed essere seducente; nella vecchiaia si veste per riparare o nascondere i danni del tempo, i guai provocati dagli anni, in modo da non essere sgradita.
140 Ognuno ha la vecchiaia che si prepara. La vecchiaia riflette e amplifica doti e difetti della persona, presenta i conti di quello che uno ha fatto nella vita, e` buona o cattiva secondo quelli che sono stati i periodi precedenti.
130
131
La vecchia aveva cent’anni e voleva camparne altri cento. Nessuno e` mai stanco o sazio di vivere. 132
La vecchia dimentica e la giovane non sa. Ogni eta` ha i propri limiti: la vecchiaia non ha memoria e la giovinezza non ha esperienza. 133
Meglio dar noia a un cane che a una vecchia. Si rischia meno a dar fastidio a un cane che a una vecchia. Le donne anziane un tempo, vivendo nella famiglia patriarcale, perdevano lentamente il loro potere, scalzate dalle giovani, ma non era cosa ne´ breve ne´ pacifica, e cio` rendeva, insieme ai malanni della vecchiaia, il loro carattere particolarmente spigoloso e irascibile. 134
135
Meglio stuzzicare un cane che una vecchia.
VECCHIAIA / VECCHIEZZA f Vedi Gioventu`, Stentare, Voglia. La vecchiaia arriva con gli anni: non viene sola, ma coi malanni. Arriva lentamente e, senza che si avverta distintamente, somministra i suoi doni che sono acciacchi, debolezze, malattie, dolori. 136
La vecchiaia non vien mai sola. Porta infatti altre pene, come le malattie, la perdita di amici e persone care, la solitudine. 137
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
139
Ognuno ha la vecchiezza che si prepara in giovinezza. 142 La vecchiaia e` una brutta malattia. E` di per se´ una malattia debilitante, della quale ha moltissimi aspetti: dalla debolezza alle varie interdizioni; la cosa peggiore e` che non permette guarigione. 141
143 Ipsa senectus morbus ‘‘La vecchiaia e` di per se stessa una malattia’’: famoso detto di Terenzio (Phormio 575), che quasi certamente si trovava gia` nel modello greco del comico latino (Apollodoro di Caristo).
La vecchiaia e` in se stessa un’infermita`. La vecchiaia e` un male senza rimedio [incurabile]. Anche in una lettera di Seneca (Lettere a Lucilio 108.28) si legge: Senectus enim insanabilis morbus est ‘‘La vecchiaia e` infatti una malattia incurabile’’. 144 145
Dalla vecchiaia non si guarisce. Non vi e` male peggiore della vecchiaia. 148 Di vecchiaia si muore. 149 Quel che e` permesso in gioventu `, non e` permesso in vecchiaia. Cio` che si comprende e si perdona nel comportamento del giovane sventato ed inesperto, non si puo` sopportare in un vecchio, dal quale ci si aspetta senno e giudizio. 146 147
Chi fa buona gioventu`, fa cattiva vecchiaia. Chi fa vita spensierata, di gioco e di poco impegno nella gioventu`, dovra` pagare i conti 150
pag 1700 - 04/07/2007
1637 e provvedere a se stesso nella vecchiaia. Vedi anche Chi va a caval da giovane, va a piedi da vecchio [G 630]. La vecchiaia viene adagio e va via presto. Prende possesso dell’uomo insensibilmente e per gradi, mentre scompare d’un tratto con la morte. 151
Chi non folleggia in gioventu` fa pazzie in vecchiaia. Chi non si sfoga negli anni giovanili facendo errori, follie, eccessi, stravizi, rimane come insoddisfatto e in vecchiaia, fuori del tempo naturale, diverra` quello che si dice ‘‘un vecchio pazzo’’. Vedi anche Chi non le fa da giovane le fa da vecchio [G 676]. 152
La vecchiaia ha diciotto mancamenti, piu` la gocciola al naso che son venti. Oltre ai vari malanni ci sono gli incomodi e ogni aspetto che rende poco amabile e accattivante il vecchio, la qual cosa disturba lo stesso anziano piu` che un malanno. Il conto non torna proprio per sollecitare la domanda, alla quale si risponde che la gocciola al naso e` cosı` fastidiosa che vale per due. 153
La vecchiaia ha diciassette mancamenti colla gocciola al naso e la bocca senza denti piu` talvolta le corna che fan venti. Variante del precedente, con i conti a posto. 154
La vecchiaia e` un ladro che porta via: la maesta` al leone, il fiuto al cane, il galoppo al cavallo, il volo all’uccello, la forza all’uomo, la bellezza alla donna e le palle al toro. E` l’elenco delle facolta` che si attenuano o spariscono con gli anni: l’acutezza dei vari sensi, la forza, l’agilita`, la bellezza e la virilita`. Gli elenchi dei mali della vecchiaia risentono spesso del celebre capitolo 12 dell’Ecclesiaste. 155
La vecchiaia e` un male desiderato da tutti (e la gioventu` e` un bene conosciuto da pochi). Per una strana contraddizione della vita il male piu` esecrato e` anche quello che allontana il peggio, per cui pochi sono disposti a farne a meno. Della gioventu` spesso si capisce la bellezza solo quando non c’e` piu`. 156
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
VECCHIO
157 La vecchiaia la vol chi non ce l’ha. Se la augurano tutti, perche´ l’alternativa sarebbe la morte: ciononostante resta un male e chi ce l’ha non la vorrebbe. 158 La vecchiaia e` di chi la sente. E` la vitalita`, lo spirito che fanno un uomo giovane o vecchio. Vedi anche Non si hanno gli anni che si dimostrano, ma quelli che si sentono [A 962]. 159 La vecchiaia e` una soma pesante. Si pone sull’uomo come un peso da portare, non solo in senso figurato, ma fisicamente: toglie le forze, limita i movimenti, rende lenti e tardi come un carico gravoso. Vedi Il peso degli anni e` quello piu` grave da portare [P 1461].
Tutto cala in vecchiezza fuorche´ avarizia, prudenza e saviezza. E` l’eta` in cui tutto si affievolisce: le forze, la memoria, l’intelligenza; ma chi e` avaro lo diviene di piu` e cosı` chi e` prudente e saggio. 160
Nella vecchiaia la vita stanca e la morte spaventa. L’uomo vecchio fatica a vivere e non puo` desiderare di porre fine a questo tormento in quanto la morte continua a fargli paura. 161
VECCHIO ` , Giovif Vedi Consiglio, Giovane, Gioventu nezza, Morire, Vecchia, Vecchiaia. Vecchio che si cura cent’anni dura. Accettare la vecchiaia e` il segreto per viverla bene, senza pretendere di restare giovane oltre gli anni, cosa che porta a logoramenti e al ridicolo. 162
Fa piu` un vecchio in un canto che un giovane in un campo (santo). Un vecchio, anche se ritirato dalla vita attiva, con la sua saggezza ed esperienza puo` risultare piu` utile di un giovane che compie lavori manuali; ma talvolta si aggiunge in fondo la parola tra parentesi per far tacere i vecchi noiosi. E` registrato anche l’esatto equivalente al femminile [V 127]. 163
164
Val piu` vecchio in un cantone che giovane allo zappone.
Mai vecchio fu bello e giovane fu brutto. La vecchiaia deturpa inevitabilmente le sembianze, mentre quando uno e` giovane, anche 165
pag 1701 - 04/07/2007
VECCHIO
1638
.
se non e` bello, e` sempre attraente, ha cio` che si dice ‘‘bellezza dell’asino’’ (espressione che si pensa sia un’errata traduzione dal francese beaute´ de l’aˆge). Vedi anche Non c’e` giovane che non sia bella ne´ vecchia che non sia brutta [G 634]; A vent’anni tutti hanno la bellezza dell’asino [G 692].
Lingua di vecchi e carne di giovani non stanno mai fermi. I vecchi hanno la mania di parlare di tutto, intromettersi nelle faccende altrui; i giovani si muovono in continuazione, sono irrequieti per natura. 174
175
Un vecchio non si fa in un giorno. Scherzoso, con vari significati, particolarmente usato con falsa ammirazione per indicare che un vecchio e` talmente strano che per farlo c’e` voluto parecchio tempo. 166
167 Il vecchio e` due volte bambino. E` infantile piu` di un bambino perche´ ha tutti i capricci e le irrazionalita` dei ragazzi, piu` il potere per soddisfarle e le malizie per ottenerle a dispetto di tutti. Si dice appunto che il vecchio ‘rimbambisce’, verbo in cui si riconosce la connessione etimologica con ‘‘bambino’’. 168 I vecchi son due volte fanciulli. E` ancora assai usata la corrispondemte forma latina: 169 Bis pueri senes. Si puo` far risalire a Seneca, in un testo perduto (fr. 121 H.) citato da Lattanzio (Istituzioni divine 2.4.14): traduce a sua volta un identico proverbio greco che ha la piu` antica citazione in Aristofane (Nuvole 1417); ma il motivo compare anche in diversi altri autori greci, da Sofocle a Platone; in ambito latino si puo` citare ancora un luogo di Plauto (Mercator 296) Aiunt solere eum (scil. senem) rursum repuerascere ‘‘Dicono che il vecchio suole ritornare bambino’’. 170
Invecchiando si torna bambini.
A sette anni bambinelli, a settanta si torna quelli. Di probabile origine settentrionale, forse adattamento italiano di un proverbio milanese: De set an i e` putei, de setanta i e` amo` quei. 171
Vecchi e bambini fanno in tutti i giardini. Sia i vecchi che i bambini si trovano, per ragioni diverse, nei luoghi quieti e appartati, amano i giardini e gli angoli tranquilli. 172
Tardi s’impara a fare il vecchio. Invecchiare e` un’arte che non apre prospettive allorche´ si e` imparata. 173
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
I vecchi non stanno mai zitti e i ragazzi non stanno mai fermi.
Ragazzi savi e vecchi matti sono sempre fuori posto. Il ragazzo saggio e` saputello e insopportabile, non avendo la caratteristica della sua eta`. Al vecchio senza giudizio non si perdona, perche´ almeno l’esperienza dovrebbe avergli insegnato qualcosa. 176
Una giovane maritata a un vecchio di giorno e` serva e di notte e` vedova. Perche´ di giorno lo accudisce e di notte e` come se fosse vedova, in quanto il marito dorme. 177
Il vecchio fa alla giovane quel che una pulce fa nell’ombelico. Il vecchio non puo` soddisfare sessualmente una giovane donna: si limita a farle solletico. 178
I vecchi sono come le lepri: dormono ad occhi aperti. Il vecchio ha il sonno leggero e con poco rumore si sveglia. 179
180 Di vecchi non se n’alleva uno. Ironico. I vecchi, anche se ben curati e accuditi, prima o poi muoiono, quindi non si riesce mai a tirarne su uno. Si riferisce all’uso di togliere dai nidi gli uccelli ancora implumi per allevarli nelle gabbie e usarli come richiami o farli cantare. La forma impersonale del verbo denuncia l’origine toscana.
Chi e` vecchio e non ci crede sulla scala se n’avvede. Quando uno non crede di avere gli anni che ha, arrivano le prove che glielo dimostrano, come salire una scala, dove arranca e arriva in cima a fatica. Vedi anche Chi vecchio e` e giovane si crede giungendo alla salita se n’avvede [C 1352]; Chi asin e` e cervo esser si crede al saltare del fosso se n’avvede [C 1351]; Ogni eta` prima o poi s’accetta [E 248]. 181
Quando il vecchio non ha piu` un dente non e` piu` buono di far niente. Si riferisce un po’ a tutto, ma particolarmente alla capacita` sessuale, che nel vecchio ma182
pag 1702 - 04/07/2007
1639
.
VECCHIO
schio e` persistente, anche se debole. La caduta dell’ultimo dente e` il segno che si e` superato il limite ‘‘di non ritorno’’.
numero di anni. Questo e i seguenti si contrappongono ai tanti proverbi che esaltano la maggior esperienza e ponderatezza dei vecchi.
183 Il vecchio su tre piedi finisce su quattro. Il vecchio che va col bastone (terzo piede, come nel celebre indovinello della Sfinge a Edipo) finisce sulla bara (sostenuta da quattro legni).
I capelli bianchi indicano la vecchiaia, non la saggezza. Vicinissimi nella forma due dei Monostici di Menandro, 661 J.: ‘‘La canizie denuncia il tempo, non la saggezza’’, e 618 J.: ‘‘Non sono i capelli bianchi a fare il senno’’. In ambito latino si puo` citare una sentenza di Publilio Siro (S 7): Sensus non aetas invenit sapientiam ‘‘L’intelligenza non l’eta` trovano la sapienza’’.
Vecchio in amore inverno in fiore. L’amore in vecchiaia e` disdicevole e pericoloso fino a portare alla morte chi lo pratica. Quando per condizioni climatiche favorevoli d’inverno spuntano i fiori, questi sono destinati ad essere bruciati presto dal gelo. Di significato analogo i seguenti: 184
Non v’e` cosa peggiore che in vecchie membra pizzicor d’amore. L’amore che nasce nella vecchiaia e pretende di realizzarsi e` penoso, sia perche´ oggetto di riprovazione sociale sia perche´ chi lo prova non potra` evitare la frustrazione. 185
186
Quando il vecchio piglia moglie le campane suonano a morto.
I freddi primaticci e gli amori serotini ammazzano i vecchi. Il ricorso al ricercato aggettivo serotino denuncia una circolazione in ambito colto. 187
188
Guai a chi ha amore e vaiolo fuor di stagione.
Chi non s’innamora da giovane, s’innamora da vecchio. Chi non prova l’amore in gioventu`, lo prova da vecchio, perche´ tutto si deve provare e a questo sentimento nessuno sfugge. E` dato per sottinteso che si tratta di una eventualita` non raccomandabile. ` piu` facile rovesciare un pozzo che 190 E riformare un vecchio. E` praticamente impossibile togliere vizi o abitudini incallite, tanto meno idee a una persona anziana. Vedi anche La vecchia fa come faceva da giovane [V 129]. 189
Si castiga il cane e il lupo non si doma il pel canuto. Per analogia. Pel canuto: canizie, vecchiaia. 191
Gli anni fanno piu` vecchi che saggi. Non tutti coloro che invecchiano acquistano saggezza, anzi, i piu` hanno solo un maggior 192
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
193
Con la vecchiaia si diventa piu` saggi o piu` stolti. Una delle Massime di La Rochefoucauld (210) suona quasi identica: En vieillissant on devient plus fou, et plus sage ‘‘Invecchiando si diventa piu` pazzi e piu` saggi’’. 194
A testa bianca spesso il cervello manca. La testa bianca e` quella canuta. 195
De’ giovani ne muore qualcuno, dei vecchi non ne campa nessuno. La morte e` un rischio per tutti, ma per i vecchi e` qualcosa di piu` certo e vicino. 196
197
Piu` che vecchi non si campa.
O si muore giovani o si diventa vecchi. Alternativa ovvia, ma che significa chiaramente una cosa: ai mali della vecchiaia, se si vuole vivere a lungo, non ci si puo` sottrarre, quindi vanno accettati, in quanto come opzione non c’e` che morire. 198
199
Se non vuoi viver vecchio, impiccati da giovane.
Quando vedono la morte tutti vogliono diventar vecchi. Allorche´ si avvicina la prospettiva di morire, tutti scelgono con entusiasmo la vecchiaia con i mali e le sofferenze che comporta. 200
Se il vecchio avesse memoria non si meraviglierebbe dei giovani. Si ricorderebbe allora che rimprovera ai giovani quello che ha fatto anche lui quando era come loro. 201
Il vecchio per pratica e il giovane per grammatica. Il vecchio vale per l’esperienza e il giovane per gli studi recenti e aggiornati che ha fatto. 202
pag 1703 - 04/07/2007
VECCHIO
1640
.
Grammatica nel senso generico di ‘‘studi regolari’’ era accezione abbastanza corrente fino al XVII sec.
sentono sfruttati o ammonimento moralistico a giovani scansafatiche; prevede, proverbialmente, la seguente risposta:
I vecchi son come i dolci e i bambini: presto piacciono e presto stancano. Coi vecchi si parla volentieri e si praticano con interesse solo per qualche tempo: ben presto ci si accorge che ripetono le stesse cose, si lamentano, sono un po’ egoisti e la loro compagnia non e` cosı` piacevole come sembrava al principio. La stessa cosa accade per i bambini, che incantano inizialmente con i loro vezzi, la loro grazia, ma praticarli a lungo e` stancante. I dolci, se mangiati in abbondanza, generano sazieta` e non attirano piu`.
La Sacra Scrittura ha gia` parlato: – Lavora giovane, che il vecchio ha lavorato! Risponde il vecchio che la sua parte l’ha gia` fatta e ora tocca al giovane.
Rispetta i vecchi, pazienta coi matti, lascia parlar le donne. I vecchi vanno onorati e rispettati per quello che sono e hanno fatto; i matti vanno sopportati perche´ diversi non possono essere; le donne vanno lasciate parlare perche´ e` una loro necessita` e non possono stare zitte. L’ultima parte puo` anche significare: non dare peso alle parole delle donne in quanto cambiano facilmente parere.
Piu` si diventa vecchi piu` l’anima s’attacca al corpo. Non e` vero che col tempo l’uomo si distacca dalla vita e si libera dai desideri, compreso quello di vivere; al contrario, piu` vive e piu` vorrebbe campare. La cosa era stata osservata anche da Cicerone, che nel Sulla vecchiaia (7.24) afferma: Nemo est tam senex, qui se annun non putet posse vivere ‘‘Nessuno e` cosı` vecchio da non ritenere di poter vivere ancora un anno’’, frase ripresa da Seneca (Lettere a Lucilio 12.6) e san Girolamo (Epistole 123.14 e 140.16) e poi registrata come massima.
203
204
Il vecchio e` da onorare, il giovane da ammaestrare, i saggi da ascoltare e i matti da legare [sopportare]. Variante del precedente, con l’esclusione delle donne e una sintomatica distinzione fra vecchio e saggio. 205
Quando il vecchio lascia il vino presto arriva al lumicino. I vecchi di solito amano il vino, che li corrobora e li ristora; quando il vecchio non vuole piu` il vino e` segno che la fine e` vicina. Si dice essere al lumicino per l’uso di un tempo di avvicinare alle narici o alla bocca del malato la fiammella di un lume, per vedere se era ancora vivo, nel qual caso il debole respiro moveva la fiamma. 206
Vecchio che non vuol bere nell’altro mondo vallo a vedere. 208 Sta scritto nella Sacra Scrittura: – Lavora vecchio, che hai la pelle dura! A parlare e` il giovane: E` meglio che lavori il vecchio che c’e` abituato e ha resistenza, che il giovane che e` debole e poco esperto. La Sacra Scrittura, ovviamente non dice nulla di simile. Vedi anche Da giovane al calesse e da vecchio al barroccio [G 632]. Lamento di anziani che si 207
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
209
Il legno vecchio ha i difetti dell’albero giovane. L’uomo mantiene da vecchio gli stessi difetti che aveva da giovane. Nel legno usato per far mobili ed altro si rivedono i difetti, le magagne, le storture che aveva quando era albero. 210
211
Il male dei cent’anni viene sempre troppo presto. Per analogia. 212
213
Quanto piu` e` vecchio l’uccello tanto piu` a malincuore lascia le penne.
Piu` si diventa vecchi e piu` si correva forte da giovani. La vecchiaia ingigantisce le cose del tempo passato; il vecchio spesso vive in una mitologia che ha come parole iniziali: ‘‘Ai miei tempi...’’. 214
215 Vecchi e forestieri ne raccontano tante. Le persone anziane nel ricordare i tempi andati e i forestieri nel raccontare la loro vita spesso travisano la realta`; insomma non dicono la verita`.
Beato e` solo il porco che non muore mai vecchio. Ironicamente avverte che, chi maledice la vecchiaia, sceglie il peggio e, di conseguenza, saggezza vuole che si accetti la vecchiaia come parte della vita. 216
217
Se vuoi viver sano e lesto fatti vecchio un po’ piu` presto.
pag 1704 - 04/07/2007
1641 Molti non vogliono accorgersi dell’eta` e continuano, nonostante gli anni, a fare cose che il fisico consente solo a prezzo di un rapido logoramento: chi tira per tempo i remi in barca, sembra che goda di una lunga e sana vecchiaia. Vedi anche con uno schema simile Chi vuol viver sano e lesto mangi poco e ceni presto [S 255]. Se vuoi vivere cent’anni fatti vecchio innanzi gli anni. 219 Se vuoi diventare vecchio mangia al caldo e dormi al freddo. Se vuoi allungarti la vita mangia in un luogo caldo, poiche´ questo evita congestioni e problemi di digestione, e dormi in ambienti poco riscaldati, nei quali non ti scopri prendendo qualche malanno. 218
Bisognerebbe essere prima vecchi e poi giovani. L’esperienza viene quando rimane poco da vivere e quindi non e` molto necessaria; manca invece quando ci vorrebbe, per governarsi nella gioventu`. 220
Cane vecchio, vecchio amico, e vecchio vino sono i migliori. Il cane vecchio e` particolarmente fedele, provato e abile; il vecchio amico non tradisce (vedi Amicizia, Amico) e il vino (vedi la voce) migliora con gli anni. 221
222 Vecchio e` il mondo. Frase che si ribatte a chi dice di essere vecchio, o a chi dice che siamo noi ad esserlo. La vecchiaia non si misura con gli anni; finche´ uno ama la vita, non e` vecchio, come invece sembrano il mondo e le sue cose (le mode, le usanze, le epoche, i gusti) che passano e rimangono superate e inutili. Vedi anche La vecchiaia e` di chi la sente [V 158]. 223 Vecchio e` chi muore. La frase ha lo stesso uso, come anche la seguente. 224
Vecchio e` chi prima muore.
.
VEDERE
Essendo assai resistente agli agenti patogeni, alcune varieta` venivano coltivate in tempo di carestia, o quando erano scarsi i raccolti del grano, per la panificazione, ottenendo il famigerato ‘‘pan di vecce’’, che era di sapore poco gradito, ma serviva a togliersi la fame. Potendo, si usava mischiare la farina di vecce con quella di grano o d’altro cereale, per ottenere del pane accettabile, detto comunque sempre pan di vecce. Comunemente si intende invece per pan vecciato quello ottenuto con grano in mezzo al quale sia cresciuto un tipo di veccia che convive col cereale, i grani della quale hanno un sapore amaro, di cui risente anche il pane. Tale inconveniente fu attenuato a cominciare dal sec. XIX con i vagli meccanici. In tempo di bisogno [di carestia] pan di vecce. In tempo di necessita` si mangiano anche cibi poco appetibili. 225
Tempo di carestia pan vecciato ve ne sia. 227 In tempo di carestia e` buono il pan vecciato. 228 In tempo di carestia evviva il pan di veccia. Vedi anche In tempo di carestia son buone anche le talpe [C 711]; In tempo di carestia si fa festa con le ghiande [T 291]. 226
VEDERE Chi non vede non crede. Il senso che da` la certezza di una cosa e` quello della vista; solo chi vede e` davvero convinto e quindi crede. Vedi anche San Tommaso non credette finche´ non ebbe visto [T 674]. 229
Bisogna credere solo a quello che si vede. 231 Vedere e tacere. Massima di saggezza: bisogna vedere per sapere come comportarsi e tacere per non compromettersi. 230
Il gobbo vede la gobba del compagno e non la sua. Chi ha un difetto non se lo vede e fa molto caso a quelli che hanno gli altri. Vedi anche Vedi il bruscolo nell’occhio del prossimo e non la trave che hai nel tuo [B 945]; Nessuno sente il puzzo della sua merda [M 1285]; Ogni lumaca vede le corna della vicina [L 995]. 232
VECCIA / VECCIATO La veccia e` una pianta delle leguminose presente in Italia in moltissime varieta`, selvatiche e coltivate. Veniva utilizzata soprattutto come foraggio, tagliata in erba, oppure, togliendone i semi, una volta essiccata la si usa come becchime per gli uccelli, che ne sono ghiotti.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 1705 - 04/07/2007
VEDOVA
1642
.
233 Meno ci si vede e piu ` ci si vuole bene. Amici e conoscenti che si vedono raramente vivono di una passata armonia che mai si rompe, limitano i rapporti a gentilezze convenzionali ed evitano i contrasti, per cui rimane il vincolo dell’affetto.
Raro veduto caro e` tenuto. Vedi anche, in senso un po’ diverso, Ospite raro, ospite caro [O 620]. 234
235 Niente inganna piu ` della vista. Proprio perche´ si crede fermamente a quello che si vede, quando la volonta`, il pregiudizio, o il desiderio ci fanno vedere quello che non e` l’inganno e` totale e spesso tragico. 236 Ognuno vede coi propri occhi. Ogni uomo percepisce le cose attraverso la propria esperienza, la sua sensibilita`, il suo modo di pensare; quindi in modo diverso dagli altri.
La vista si perde e si riacquista. Una passione, un dolore, un odio, un pregiudizio spesso ci mostrano le cose diverse da quello che sono; quando si torna a pensare e considerare serenamente si torna anche a vedere quello che c’e` veramente. 237
Ti vedo e non ti vedo. Si dice a chi e` in serio pericolo di cadere o di commettere una scelta azzardata. 238
239 Ben vedere fa ben credere. Vedere chiaramente le cose che vanno bene porta fiducia e speranza. 240 E chi s’e` visto, s’e` visto. Coda di una frase risolutiva, che significa: e non ci si torna sopra... e si lascia dire chi non e` d’accordo... e chi non e` contento s’arrangia, ecc. Ad esempio, decidendo di cedere alla golosita`: ‘‘Si finisce il dolce e chi s’e` visto s’e` visto’’. 241 E buonanotte sonatori! Per analogia. Formula conclusiva di un discorso, di una risoluzione. Ad esempio: ‘‘Allora noi facciamo per conto nostro, e buonanotte sonatori!’’. Deriva forse dal seguente: 242 Finita la festa, buonanotte sonatori! Vedi anche Finita la festa, sfasciato il tamburo [F 636]. 243 E buonanotte al secchio! Modo comune d’interrompere una discussione o concludere una discussione che non
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
ha possibilita` di intesa: ‘‘Se sta cosı`, ci salutiamo e buonanotte al secchio!’’. Si e` perduta forse una parte e la vicenda che la spiega. 244
E arrivederci [ciao]!
245
E tanti saluti (a casa)!
246
E amici come prima!
247
E festa finita!
Addio padre, disse quello. Usato soprattutto a Roma per dire: non me ne importa niente! Spiega il Chiappini (Vocabolario romanesco): ‘‘Dev’essere derivato da qualche storiella di sagrestia di cui s’e` perduta la memoria’’. 248
249 Cosa che non si vede non si consuma. La cosa che non si sa che c’e`, o non si ricorda d’avere, non si adopra. 250 Dove non vedi, non metter le mani. Non azzardare a infilare le mani al buio o in un’apertura dove non sai cosa ci sia: potresti avere un’amara sorpresa o qualcosa d’irreparabile; sotto un sasso, tra l’erba, ma anche in affari poco chiari. 251 Chi non vuol vedere chiuda gli occhi. Chi non vuole accettare le cose come sono faccia a meno di guardare, si rifiuti di verificare quello che non vuol credere. 252 Chiaro ti vedo e spesso ti ricordo. Si dice di un tessuto che abbia ormai la trama e l’ordito logorati, per cui ci si vede attraverso e torna in mente quando era spesso.
VEDOVA I proverbi non esprimono una grande compassione per le vedove; l’attenzione cade piuttosto sulla brevita` del loro dolore e sul fatto che sposarle e` cosa rischiosa e impegnativa per il confronto che essa e` portata a fare tra il nuovo e il vecchio marito. f Vedi Vedovo. Quando la vedova si marita il ‘‘benedetto’’ gira sempre per casa. La vedova facilmente rimpiange quell’anima benedetta del suo primo marito che non si sognava nemmeno di fare una cosa simile, e cosı` via, dalla mattina alla sera. 253
254
La vedova si veste del passato, si lamenta del presente e si rallegra dell’avvenire.
pag 1706 - 04/07/2007
1643 E` un proverbio spietato che pero` spesso si mostra profetico: uno dei mari senza sponda sondato dei proverbi e` il cuore della donna. Si riferisce a vedove abbastanza giovani da sperare in nuove nozze. La vedova sogna due volte: prima (sogna) il marito perduto e poi (sogna) quello che trovera`. ` facile criticare una vedova quando 256 E si ha il marito in casa. E` facile per una donna criticare il comportamento di una vedova quando essa ha quanto a quella manca. 255
257 Duol di vedova poco dura. Si vuole che il dolore e l’afflizione della vedova, specialmente se e` giovane, duri poco e si consoli presto con un altro amore. Vedi anche Dolore di vedovo: da oggi a domani [V 281]. 258
Le lacrime delle vedove giovani s’asciugano presto.
259
Poche son le vedove inconsolabili.
Dolore di vedova, dolore di gomito. Il dolore di gomito (vedi la voce) e` forte, ma dura poco. 260
.
VEDOVO
Donna risposata e zucca trapiantata non metton radici. La donna non si lega mai profondamente al secondo marito, soprattutto se ha avuto figli dal primo. 268
Le vedove giovani con un occhio piangono e con l’altro si guardano allo specchio. La vedova da una parte si dispera e dall’altra pensa a verificare le proprie capacita` seduttive, che dovra` ben presto usare di nuovo. 269
Vedova ricca con un occhio piange e con l’altro ammicca. Sa che qualcuno trovera`, o per amore o per interesse. 270
271 Vedova nuova bellezza ritrova. Si nota spesso come la donna che rimane vedova, come per un disegno della natura che spinge a perpetuare la specie, riacquista vistosamente la bellezza che pareva aver perduta. Vedi anche Quando l’uomo e` sotto terra la donna diventa piu` bella [U 182].
Passato il cantone finita la passione.
Il buon marito fa risposar la vedova e il cattivo la lascia sola. La vedova che ha avuto buon marito spera di trovarsi altrettanto bene con un secondo consorte, e facilmente si risposa; quella che ha avuto una cattiva esperienza preferisce di solito non risposarsi.
Quando la vedova si rimarita la penitenza non e` finita. La donna, che sempre si lamenta del matrimonio, non sara` contenta neppure quando si sposera` la seconda volta.
Meglio vedova sedere ch’essere maritata e male avere. Per la donna spesso e` meglio restare vedova che trovarsi maritata con un uomo che la trascura e la maltratta.
Girato il cantone passato il magone. Per analogia: appena rifatta la strada di ritorno dal cimitero e` gia` passato il grande dolore. 261
262 263
264 Sposare una vedova e` fatica doppia. Prima bisogna conquistarla e poi bisogna farle dimenticare il primo marito.
Chi sposa una vedova ha da toglierle le abitudini del primo marito, abituarla alle sue e farle recuperare il tempo perso. E`, in sostanza, la spiegazione analitica del precedente. 265
Con la sposa come vuole lui, con la vedova come vuole lei. L’allusione e` un po’ ribalda. 266
267
Con una ragazza come vuoi, con una vedova come vuol lei.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
272
273
VEDOVO Matrimonio e vedovanza avevano valori diversi dai nostri nella societa` tradizionale. L’uomo che non si sposava faceva qualcosa di normale, essendo il matrimonio, anche per ragioni economiche, non per tutti possibile. Lo zio giovanotto era una figura comune nelle famiglie patriarcali, nelle quali viveva e aveva il suo spazio e la sua considerazione e non era mai ‘solo’. Per altri, come per il figlio unico e il primogenito, il matrimonio era quasi un dovere, necessario per avere una donna che pensava alla casa, figli per ottenere lavoro, come un podere a mezzadria, ovvero la continuazione del nome di una casata, la conserva-
pag 1707 - 04/07/2007
VEGLIA
1644
.
zione di un patrimonio. Una volta che l’uomo si era sposato, e soprattutto se aveva figli, era per lui quasi impossibile rimanere in condizione di vedovanza, per le ragioni pratiche che si e` detto, e s’imponeva la necessita` di risposarsi entro breve tempo, per amore, se era possibile, altrimenti per accomodamento. Questa situazione era frequente per le numerose morti per parto. Un vedovo, un toro e un asino hanno in testa la stessa cosa. Il vedovo soffre particolarmente della mancanza di una donna e spesso si risposa solo per risolvere un problema pratico. I due animali sono presi come simboli dell’esuberanza e dell’ardore sessuale. 274
275 Chi sposa un vedovo sposa un verro. Cioe` un uomo che vuole solo risolvere un problema fisico; raramente trova una corrispondenza affettiva profonda. Un tempo sposare un vedovo era di solito un accomodamento, piu` che un matrimonio d’amore. Sovente per ragioni diverse l’uomo era assai piu` attempato della donna, che prendeva in casa quasi per le funzioni domestiche. La parte affettiva si risolveva spesso anche quella in una faccenda. Il verro e` il maschio della scrofa, che nei luoghi comuni e` segnalato per impeto e brutalita` nell’accoppiamento.
Restar vedovi e` una gran disgrazia, ma tanti la preferiscono. Molti uomini si stancano della propria moglie e arrivano a preferire la solitudine alla vita coniugale. 276
277 Chi fa un vedovo, fa un matto. Il vedovo riesce difficilmente a trovare l’equilibrio e la stabilita` nella sua nuova condizione e spesso si trova a prendere decisioni errate.
A pazzi e vedovi e` inutile insegnare la strada. Il vedovo, a differenza della vedova, si trova in una condizione di smarrimento e di instabilita` e spesso s’innamora o si mette in testa idee sbagliate che gli fanno commettere grossi errori risposandosi. Ugualmente il pazzo non si puo` consigliare. 278
Pazzi e vedovi dove vogliono andare vanno. ` piu` facile restare scapolo una vita che 280 E vedovo un anno. E` piu` facile non sposarsi mai che restare anche anche per poco privi della moglie. Un tempo 279
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
era facile, in una famiglia numerosa, per un uomo restare scapolo, e questo aveva anche i suoi lati positivi. Per chi era sposato, invece, la mancanza della donna, oltre alle naturali implicazioni esistenziali e affettive, imponeva un nuovo matrimonio entro breve tempo per ragioni pratiche. 281 Dolore di vedovo: da oggi a domani. Anche il dolore del vedovo, come quello della vedova, dura pochissimo. Vedi anche Duol di vedova poco dura [V 257].
VEGLIA Usanza del passato, particolare della campagna, ma diffusa anche in paesi e citta`. Piu` famiglie si ritrovavano dopo la cena in una casa per conversare, giocare, svagarsi, mentre le donne portavano avanti qualche loro lavoro. In Veneto era detta filo` e i contadini la facevano per lo piu` nelle stalle, per utilizzare il calore emanato dal bestiame. Le veglie erano tipiche del tempo invernale quando, mangiando presto, si trascorreva il dopo cena in trattenimenti diversi, come racconti di favole, giochi di indovinelli, gioco dell’oca, della dama, del filetto; o lavori leggeri: lavorazione della canapa, del lino, della lana, filatura, ricamo, preparazione dei corredi, intrecciatura dei cesti, intaglio del legno, lavorazione della paglia. Erano dette veglie anche i trattenimenti estivi sull’aia, spesso corrispondenti a qualche mansione collettiva come la scartocciatura. Ma d’estate erano piu` brevi per la necessita` di andare a letto presto, e alzarsi col sole per i pesanti lavori di raccolta. La veglia era di solito divisa in due parti: alla prima partecipavano anche i bambini ed era costituita da giochi, passatempi e novelle per intrattenerli. Andati a letto i bambini cominciava la parte degli adulti, nella quale si parlava dei fatti della gente, si raccontavano storie paurose, di diavoli, di streghe e le grandi novelle che si distendevano in lunghe, complesse, dettagliate narrazioni. Si facevano altri giochi, a volte qualche ballo se c’era l’organino o il violino, bevendo vino dolce e mangiando qualche dolce o prodotti di stagione, come le castagne lesse o arrosto, i friccioli del porco. Per l’Annunziata la veglia se n’e` andata. La veglia vera e propria cessa con l’arrivo della bella stagione. La festa di Maria Annun282
pag 1708 - 04/07/2007
1645 ziata (vedi la voce) cade il 25 di marzo. Vedi anche Quando canta il chiu` non si veglia piu` [C 1497]. 283 Finito l’olio, chiusa la veglia. Quando manca la materia prima si termina l’attivita`. Ponendo una data quantita` di olio nel lume questo serviva da orologio: quando la fiamma cominciava a vacillare era segno che si doveva andare a letto. 284 In casa di sonatori non si fanno veglie. Laddove si pratica per lavoro una certa attivita` non se ne fa uso casalingo, per se o per la famiglia. I sonatori sono chiamati a fare veglie in casa d’altri e raramente ricevono in casa loro. Vedi anche Ognuno soffre dell’arte sua [A 1298]; Il cavallo del fabbro non ha ferri e la moglie del calzolaio non ha scarpe [F 28]; Il ciabattino manda la moglie con le scarpe rotte [C 1504]. Altri (Tommaseo – Bellini, Petrocchi) spiegano in maniera assai diversa: tra persone accorte i tranelli non funzionano.
La veglia del Padella ando` tutta in accordature. Toscano. Si dice quando, non trovandosi d’accordo su una cosa, tutto il tempo viene perso in discussioni su come farla e non si conclude nulla. In casa di questo Padella si voleva fare una veglia, tutta la serata se ne ando` discutendo su chi invitare, come e cosa fare. Nonostante l’apparenza, sembra dunque che non si debba vedere nel detto un riferimento all’accordatura di strumenti musicali. 285
VEGLIARE Chi dorme al sole e veglia alla luna non ha ne´ grazia ne´ fortuna. Chi fa della notte giorno ha una vita strana e difficile. 286
287
Chi dorme al sole e veglia alla luna non si lamenti se non ha fortuna.
Vegliare alla luna e dormire al sole non fa ne´ pro, ne´ onore. Nuoce alla salute, agli affari e alla buona reputazione. 288
289 Troppo vegliare fa sbadigliare. Vegliare e` qui nel senso di ‘‘partecipare alla veglia’’: quindi, anche il troppo divertimento annoia. Quando la veglia si allunga viene il sonno e con questo gli sbadigli.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
VELENO
VELA 290 Bisogna volgere la vela secondo il vento. Bisogna affidarsi alle forze che possono aiutare, andare secondo quello che e` la tendenza fondamentale della vita collettiva, accordare la propria azione con gli usi del mondo e del tempo nel quale si vive. Da una parte invita al conformismo, dall’altra alla saggezza di non andare contro l’opinione comune, di non navigare contro vento. Vedi anche Bisogna prendere il mondo come viene [M 1801]; Bisogna accomodarsi ai tempi [T 384]. 291 Vecchio capitano, vecchia vela. Si dice che il proverbio risalga a quando il capitano gestiva una imbarcazione ricevendo un dato compenso per la completa manutenzione. Il vecchio lupo di mare, invece di rinnovare a proprie spese l’attrezzatura, riusciva a rappezzare e usare quella vecchia, in modo che durasse a lungo e aumentasse il margine del suo compenso. Una persona esperta riesce a svolgere un compito anche con risorse limitate e mezzi non proprio aggiornati.
Senza la vela non ci s’allontana dal porto. Con poco si ottiene poco. Senza la forza, l’energia si va poco lontano. 292
293 Barca grande, vela grande. Quando l’impresa, il complesso sono grandi occorrono mezzi, forze grandi. I mezzi devono essere adeguati all’impresa. Vedi anche A gran pignatta, gran mestolo [P 1771]; A gran mortaio gran pestello [M 2002]. 294 A grande vento piccola vela. Quando si dispone di molto e` bene prendere solo quello che serve perche´ l’eccesso non si volga in danno. Aprire grandi vele a un vento forte puo` far rovesciare l’imbarcazione.
VELENO f Vedi Serpe. 295 Acqua che corre non porta veleno. Tutto cio` che si muove, e` attivo, lavora, e` sano, contrariamente a cio` che e` immobile, ristagna che tende a marcire, imputridire. Anche in senso morale. Un noto scongiuro suona: ‘‘Acqua corrente, / che beve il serpente, / che manda Iddio / la voglio bere anch’io’’. Vedi anche Acqua corrente non fa dolere il ventre [A 129]; Pietra che rotola non fa muschio [P 1693].
pag 1709 - 04/07/2007
VELLETRANO
296 Morta la bestia, morto il veleno. Cessata la causa della lite, o altro, bisogna ripristinare i buoni rapporti. Vedi anche, per lo schema, Morto il fanciullo, finito il comparatico [C 1926]; Morta la vacca, finita la soccida [V 27]. 297 Il veleno si spegne col veleno. Spesso i rimedi medici per gli avvelenamenti sono antidoti fatti con altri veleni. In senso morale: il male si combatte col male, la violenza con la violenza, la perfidia, ecc. Si dice anche in latino: 298 Remedium veneno venenum. ‘‘Il rimedio per un veleno e` un veleno’’. Massima mediolatina di origine imprecisata. 299 Ogni veleno ha il suo antidoto. Per ogni male si trova il rimedio, per ogni malattia c’e` la medicina, per ogni guaio la soluzione opportuna. Vedi anche Non c’e` malattia senza ricetta [M 230]; Per ogni malattia cresce un’erba [M 232].
Il peggior veleno e` quello della lingua. Il vero veleno, spesso mortale, e` quello della calunnia e della maldicenza. Vedi anche Ne uccide piu` la lingua che la spada [L 699]. 300
301
1646
.
Non v’e` peggior veleno che la malalingua.
Bella moglie dolce veleno. La moglie bella, seducendo continuamente con la sua avvenenza, induce il marito a impegni gravosi che possono debilitarlo. Ci puo` essere anche un riferimento al veleno della gelosia. 302
303 Il veleno si nasconde nel miele. La malvagita`, l’inganno, si mascherano con gentilezze, elogi, adulazioni e attenzioni. Vedi anche Bocca di miele, cuore di fiele [M 1447]. 304 Il tempo per la fama e` veleno. Col passare del tempo tutto si verifica e ogni cosa pian piano si scopre, per cui spesso le grandi glorie si ridimensionano. Piu` in generale per dire che cose, eventi, persone che godono di una grande celebrita` saranno comunque dimenticate dopo un certo numero di anni.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
VELLETRANO Velletri e` antica citta` latina sul versante sud dei Colli Albani, in provincia di Roma, la cui popolazione non era particolarmente tenera verso gli abitanti dei paesi vicini. 305 Velletrani sette volte villani. Blasone popolare romanesco e del Lazio.
VELINO Il Velino e` il monte dell’Appennino centrale che da` il nome alla sezione detta la ‘‘Catena del Monte Velino’’. Alto 2487 m costituisce un punto di riferimento per un’ampia zona del Lazio, dell’Abruzzo e dell’Umbria. Quando il Velino si mette il cappello e` meglio non uscir senza l’ombrello; se di neve si copre a poco a poco e` meglio che tu stia vicino al fuoco. Proverbio di Rieti, forse rielaborato. Regola che, riferendosi a cime diverse, abbraccia quasi tutto il nostro Paese. Vedi anche Morello. 306
VELLUTO f Vedi Vestito. 307 Dalla stoppa non si fa velluto. Da materia vile non puo` farsi un prodotto pregiato. La stoppa (vedi la voce) e` il cascame della canapa (vedi la voce). Vedi anche Le querce non fanno limoni [G 81]. 308 Vestito di velluto e tavola spoglia. Critica rivolta a coloro che, per vestirsi lussuosamente si fanno mancare le cose necessarie, come il cibo a tavola. Vedi anche Belle vesti spengono il focolare [V 618]; Seta e raso chiudono cucina e latrina [S 1176]. 309
Seta e velluto spengono il fuoco in cucina.
Anche sotto il velluto puo` starci un villan fottuto. Toscano. Non e` il vestito che fa il signore, la persona di qualita`: in vestiti lussuosi girano persone volgari e grandi canaglie. 310
VELO Simbolo della modestia e della verecondia, il velo era imposto alle donne che entravano in chiesa o partecipavano a riti di qualche importanza. Serviva nelle intenzioni a coprire, offuscare la bellezza che avrebbe distolto gli uomini da pensieri gravi, ovvero in segno di
pag 1710 - 04/07/2007
1647 serieta` e gravita` del momento, per evitare l’ostentazione delle grazie, in particolare quella non trascurabile dei capelli. In realta` le donne hanno saputo servirsene anche per esaltare ancor piu` le loro attrattive. In particolare le monache e le suore erano rigorosamente coperte da veli che, rimasti identici nei secoli, erano arrivati a lasciare scoperto della persona appena il viso. Il velo delle monache e` stato oggetto di ironia e metafore, passate anche nei proverbi. Sotto questo velo non ce n’e`, ne´ ce n’e` stato e perche´ non ce n’entri, questo capo sia fasciato. Formula scherzosa che si pronuncerebbe durante la vestizione delle monache, con allusione a una presunta loro scarsa perspicacia. 311
312 Se e` bello il velo chi sa la sposa. Si dice con ironia davanti ad anticipazioni, vedendo le avvisaglie d’una cosa in preparazione, come se sotto un bel velo non ci possa stare anche una brutta sposa.
VENDA Monte del Colli Euganei (603 m). Quando il monte Venda fa pane, se non piove oggi piovera` domane. Veneto. Proverbio riconducibile al tipo: ‘‘Quando la montagna ha il cappello o valligiano prendi l’ombrello’’; ovvero: ‘‘Quando il monte ha la cappa presto aspettati la burrasca’’. Questa forma proverbiale ha notevole diffusione in tutto il territorio italiano. In pratica non c’e` paesucolo che non abbia un monticello, una collina cui far capo per ripetere il consolante adagio. In questo caso il ‘‘cappello’’ – fenomeno spiegato con la condensazione che il fronte della tempesta attiva incontrando correnti d’aria calda risalenti le pendici d’un monte, ovvero con l’addensarsi di nubi sulle cime dal lato opposto del vento – e` detto pane, per la forma di ciambellone rotondo che possono assumere le nubi intorno al monte. Cfr. C. Lapucci, I monti della pioggia: un proverbio meteorologico e la sua eccezione, in ‘‘Studi piemontesi’’, Novembre 1987, Vol. XVI, fasc. 2. 313
VENDEMMIA Lavoro ottobrino, festoso, se mai altri ve ne furono, anche se pesante, fatto di solito in giornate di caldo umido, con le mani sporche
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
VENDEMMIA
di mosto, di polvere, e le braccia stanche di ripetere gli stessi movimenti. Oggi le cose sono semplificate, facendosi la raccolta razionalizzata delle uve ed essendo scomparso il sistema dei filari con le piante di vite appoggiate all’olmo; allora i grappoli stavano molto in alto ed occorreva lo scaleo per potervi arrivare e panieri muniti di uncini da appendere ai rami. Nei panieri l’uva veniva portata fino alle bigonce che stavano in cima al campo, nella viottola, accanto al carro dei buoi che provvedevano a portare l’uva fino alla cantina. Attualmente il trattore passa in mezzo ai filari e i vendemmiatori spesso possono gettare direttamente i grappoli recisi nei contenitori. La vendemmia dell’uva da vino va fatta quando gli acini hanno raggiunto la massima ricchezza zuccherina che si determina con particolari apparecchi, ma un tempo si faceva con un semplice assaggio. Per le uve di particolare pregio, destinate a vinificazioni speciali come il vin santo, si usava il riguardo di non vendemmiare nelle ore calde del pomeriggio. Un tempo si passava per i campi a fare una prima cernita dell’uva guasta che veniva raccolta e portata lontano dalla vigna e qui ammostata e distrutta: negli acini guasti si annidano appunto i germi delle malattie della pianta e i bruchi degl’insetti. Una giornata, due, tre di sole possono essere decisive per la bonta` del vino e spesso si tende a indugiare prima d’iniziare la vendemmia; ma c’e` il pericolo della pioggia, della nebbia, del freddo che possono rovinare l’uva e compromettere la qualita` del vino. E` comunque una faccenda lieta e, come per la mietitura e altri lavori, sono (o meglio, erano) previste le stornellate. f Vedi Tralcio, Uva. Vendemmia bagnata botte consolata. Non e` bene vendemmiare l’uva bagnata di pioggia, perche´ il vino non ama l’acqua per principio; ma in caso di necessita` tutto si puo` fare. Una bella passata di pioggia prima della vendemmia oggi e` quanto mai opportuna: toglie dai grappoli i residui delle medicazioni che li hanno preservati dalle malattie. Un tempo pero` c’era chi vendemmiava apposta l’uva dopo la pioggia per avere piu` vino, col contributo... dell’acqua, e a questo probabilmente accenna il proverbio. 314
315
Ramo [Tralcio / Capo] corto, vendemmia lunga.
pag 1711 - 04/07/2007
VENDEMMIARE
1648
.
Proverbio degli innestatori. Il tralcio, tenuto corto, produce piu` uva e fa meno fronda. Capo e` in questo caso sinonimo di ‘‘ramo’’ e ‘‘tralcio’’. Vedi anche Pota corto se vuoi vendemmia lunga [P 2269]. Con un canestro d’uva non si fa vendemmia. Con poco non si puo` dire d’aver fatto una gran cosa. Le cose d’una certa importanza si fanno nella misura opportuna. Con poca uva non si puo` dire che si vendemmia, se mai che si coglie l’uva. 316
tempo di zappare e di potare non si vede parente ne´ compare; appena si comincia a vendemmiare viene l’amico, il parente il compare [Z 27]. Alla barba del coglione si vendemmia ogni stagione. Quando uno e` stupido tutti e in ogni tempo se ne approfittano per ingannarlo a proprio vantaggio, costituendo per cosı` dire una rendita continua. Si dice vendemmia una rendita, un vantaggio che si ottiene spesso e senza spesa. 323
317 Chi va nell’orto non fa un viaggio. Per analogia.
VENDERE f Vedi Comprare, Piacere.
318 Dopo vendemmia portami l’imbuto. Non mi venire a portare quello che ormai non serve piu`.
324 Chi non mostra non vende. Proverbio dei mercanti, ma si dice anche delle donne che lasciano intravedere le proprie grazie. Vedi anche La pubblicita` e` l’anima del commercio [P 2894].
Tempore vindimiae venit cacarella ragazzis. ‘‘In tempo di vendemmia i ragazzi hanno la cacarella’’. Detto latino maccheronico d’origine imprecisabile. L’uva, il mosto e il vino giovane provocano facilmente diarrea. Vedi anche Vino nuovo, brache leste [V 906]. 319
VENDEMMIARE f Vedi Vendemmia.
Chi vendemmia troppo presto svina debol e tutto agresto. Non bisogna per paura affrettare la vendemmia: l’uva deve ben maturare nella pianta, altrimenti il vino avra` pochi gradi o dara` un succo buono solo come agresto: con questo termine si intende tanto un vino asprigno quanto una specie di condimento simile all’aceto che veniva fatto con le uve poco mature. 320
Quando non si puo` vendemmiare si racimola. In certe condizioni bisogna accontentarsi, cercare di ottenere comunque qualcosa, anche se non potra` essere un gran che. Quando nelle viti non si trova una produzione tale da fare davvero vendemmia, si prende comunque quello che c’e`: grappoli piccoli e stenti. Racimolare e` raccogliere le minuzie (racimolo e` una sezione del grappolo d’uva costituita di pochi chicchi). 321
Quando cominci a vendemmiare tutti vengono a salutare. Quando hai qualcosa di buono tutti ti girano intorno per averne la loro parte. Vedi anche Al 322
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Chi vende mente. Chi deve vendere ricorre spesso anche alla bugia per convincere chi compra. Vedi anche Mercante che non sa mentire e` meglio che chiuda la bottega [M 1260]. 325
326 Stagione vende merce. E` la stagione che fa richiedere la merce che via via e` necessaria: la legna per l’inverno, il grano al raccolto, il vino alla svinatura, l’olio alla spremitura. 327
La stagione fa il mercato.
Dove si vende si ruba. Chi vende mercanzia mette le cose sempre in modo tale da accrescere quanto piu` possibile il proprio guadagno: aumentando il prezzo, falsando la qualita` della merce, alterando il peso, ricorrendo a mezzi anche illeciti. 328
329
Vendere e` un po’ rubare.
Chi vende a qualcuno da` il sette per dieci, a qualche altro otto, a pochi nove e dieci a nessuno. Il commerciante di solito e` ladro. Quello che da` in cambio del danaro non e` mai il corrispettivo del valore della merce, compreso naturalmente il giusto guadagno. E` sempre meno, oscillando tra il settanta e il novanta per cento e non arrivando mai a quello che e` il giusto. Quindi il soprapprezzo si somma al guadagno. 330
pag 1712 - 04/07/2007
1649
.
VENDETTA / VENDICARSI
331 Quando uno ha venduto non e` piu ` suo. Quando uno ha ceduto una proprieta`, la cosa non gli appartiene piu`, non ne ha piu` nessun diritto. Si usa per sconsigliare una vendita, soprattutto di terreni o immobili, anche se sul momento sembrerebbe risolvere un problema, ricordando che la perdita delle proprieta` e` definitiva.
Spesso si vendono beni ereditati: gli eredi vendono i beni della persona scomparsa.
332 Vendi e pentiti. Spesso chi vende si pente, calcolando piu` il bene perduto che l’utile conseguito.
342 Vendi a casa e compra al mercato. Cerca di vendere subito direttamente in casa tua, senza che il compratore possa avere altre scelte, e compra al mercato dove puoi trovare quello che preferisci.
Chi vende sempre se ne pente. 334 Vendere e` parente di Piangere. Si intende vendere un bene importante, una cosa di valore, come una casa, un terreno, ecc. 333
Chi vende si spoglia e chi compra si veste. Chi vende perde i diritti di proprieta` e chi compra li acquista. 335
Meglio pentirsi e aver venduto che pentirsi e aver serbato. Meglio avere venduto una cosa al suo prezzo, anche se questa aumenta poi di valore, che averla tenuta, non avendola voluta vendere e ritrovarsela in mano deprezzata o senza valore alcuno. Vedi anche E` meglio vendere e pentirsi che tenere e patire [P 1221]. 336
Meglio un brutto comprare che un bel vendere. Meglio avere un bene acquistato anche a caro prezzo che aver venduto anche bene qualcosa che non si possedera` mai piu`. Vedi anche Meglio un brutto acquisto che una bella vendita [A 219]. 337
338 Chi e` stato al mercato sa come si vende. Chi ha frequentato il mercato sa come si commercia, conosce le astuzie, gli inganni e le regole che governano questi rapporti. Vedi anche Senza inganno non si va al mercato [I 231].
Cosa cara tenuta e` mezza (mezzo) venduta. Chi pregia molto quello che ha desta negli altri il desiderio di possederla; chi ha un bene che e` considerato di valore lo vende con facilita`, trova gli acquirenti. In questa forma (con mezza) e` registrato anche dal Giusti, ma vedi anche Cosa che piace e` mezza venduta [P 1523]; Cosa lodata mezza venduta [L 857]. 339
340
Chi vende spesso e` morto.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
341 Chi vende in casa vende due volte. Chi vende all’interno della propria casa vende su precisa richiesta e in un contesto dove non vi sono altre alternative concorrenziali che limitino le sue richieste.
343 Dopo venduto tutti avrebbero comprato. Dopo che l’affare e` fatto si fanno avanti i compratori che avrebbero dato molto di piu` se avessero saputo, ma... Vedi Sposa.
Meglio vendere che viver senza spendere. Meglio sacrificare una parte del patrimonio, piuttosto che, per mantenerlo integro, spingere i sacrifici e le privazioni al punto di non aver nulla da spendere per se´. 344
La roba si vende bene quando e` richiesta. Sulla base di una domanda di acquisto si possono fare vantaggiose richieste di prezzo e di condizioni: cosa ben diversa da quando si offre qualcosa in vendita libera. 345
Non creder lode a chi caval suo vende ne´ a chi a dar moglie intende. Chi vende loda la merce sempre ben oltre la misura. Non credere alle qualita` di un cavallo vantate da chi te lo vuol vendere, ne´ alle virtu` di una donna affermate da chi te la vuol dare in moglie. 346
347 Non si vende il sale per comprar l’olio. Per comprare una cosa necessaria non se ne vende una ancora piu` necessaria. 348 Vendi caro e pesa giusto. Fai il prezzo che ti da` buon margine per il tuo interesse e fai il peso onesto che di da` prestigio e la fiducia dei clienti.
VENDETTA / VENDICARSI 349 La piu ` bella vendetta e` il perdono. Chi vuole veramente aver soddisfazione del proprio torto vinca il suo offensore in magnanimita` e lo perdoni; questo spiazza colui che
pag 1713 - 04/07/2007
VENERDI`
1650
.
ha offeso, ponendolo in una gara non piu` di forza, ma di grandezza morale, di fronte alla superiorita` dello spirito di chi perdona. La vendetta e` un piatto che va mangiato freddo. La vendetta va cercata col tempo, studiando l’opportunita` migliore, quando il nemico ha abbassato le sue difese. Invece chi subito fa mostra di volersi vendicare non ci riesce, come dice appunto il seguente: 350
Chi minaccia non fa vendetta. In quanto il minacciato, temendo, si guarda da colui che teme e non gli da` opportunita` di nuocergli. Vedi anche Chi minaccia fa difficile la vendetta [M 1525]; Chi s’adira non si vendica [A 248]. 351
352 La vendetta e` muta. Cioe` non e` preceduta da minacce e discorsi, che allarmerebbero chi deve subirla.
Vendetta di cent’anni ha sempre i denti di latte. Il desiderio di vendetta non si estingue col tempo ed e` sempre giovane e vivo come se l’offesa fosse recente: ha i denti di latte come un bambino anche dopo un secolo.
Si usa come scherzosa ed enfatica minaccia di vendetta o ritorsione. Propriamente e` una citazione che ha perso la riva del suo contesto per assumere la dimensione di frase proverbiale. Dal Rigoletto (atto II, scena VIII, libretto di F. M. Piave, musicato da Giuseppe Verdi). L’aria e` cantata da Rigoletto: ‘‘Sı`, vendetta, tremenda vendetta, / di quest’anima e` il solo desio... / Di punirti gia` l’ora s’affretta, / che fatale per te suonera`’’. 360 Chi si vendica vendetta chiama. Chi fa la sua vendetta chiama a sua volta una nuova vendetta.
Chi vendicar si vuole d’ogni onta o cade d’alto stato o non vi monta. Colui che non ha l’animo disposto a tollerare, a comprendere, a perdonare i torti altrui, ma ribatte sempre colpo su colpo, non e` adatto per avere un posto di responsabilita` e di potere, ovvero non lo raggiungera` mai. 361
353
La vendetta dello stolto non conosce misura. Le persone poco intelligenti non si limitano a vendicarsi secondo la misura dell’offesa ricevuta ma, andando ben oltre, innescano un meccanismo perverso che finisce per rovinarli. 354
355 La vendetta non sana la piaga. Non risarcisce del danno subito, anche se sembra talora soddisfare l’amor proprio.
Chi lungo tempo aspetta vede un dı` la sua vendetta. Chi sa aspettare vede che il male compiuto ai suoi danni non giunge a buon fine e arriva anche la resa dei conti di chi ha fatto dei torti. 356
Siedi e sgambetta vedrai la tua vendetta. Si ripete spesso come proverbio cinese: ‘‘Siedi sulla riva del fiume e vedrai passare il cadavere del tuo nemico’’. 357
Chi vuol giusta vendetta a Dio la rimetta. Chi si vuol vendicare lasci che Dio provveda facendo cio` che e` giusto. 358
359
Sı`, vendetta, tremenda vendetta.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
VENERDI` Mentre i latini avevano tanti giorni nefasti, nella nostra tradizione c’e` il venerdı`, considerato poco adatto per intraprendere qualsiasi cosa, a cominciare da viaggi, matrimoni, varo di navi, traslochi. La ragione di questa caratteristica risale al fatto di essere stato il giorno della morte di Cristo, nonche´ di essere quello in cui si vuole che fosse commesso il peccato originale da Adamo e da Eva. Un tempo per la Chiesa era giorno di vigilia e d’astinenza: ci si asteneva dai giochi e dai divertimenti e non si mangiava la carne. f Vedi Ridere. Ne´ di venere, ne´ di marte non si sposa ne´ si parte, (ne´ si da` principio all’arte). Superstizione tuttora diffusissima secondo la quale i due giorni (marte, martedı`; venere, venerdı`) sarebbero nefasti per le cose indicate, per dare inizio a qualunque attivita`. Si usa anche senza l’ultimo elemento e, inoltre, anche nella forma Di venere e di marte ne´ (non) si sposa ne´ (e non) si parte, evitando cioe` la doppia negazione con anticipo della disgiuntiva, forma impropria nell’italiano moderno. La ragione per la quale il martedı` sia associato al venerdı` come poco indicato per le partenze e le nozze non e` ben chiara. Vi sono ragioni possibili che pero` non hanno il consolidamento di una dimostrazione. La prima che si offre, per quanto banale, e` che, 362
pag 1714 - 04/07/2007
1651 essendo il secondo giorno della settimana, e` quasi una partenza in ritardo, comunque sfasata rispetto a un ciclo (che non e` affatto naturale). Altri elementi assai fantasiosi sono le credenza che in questo giorno siano state distrutte dal fuoco divino le citta` di Sodoma e Gomorra e sia nato Caino. Piu` probabile che al fondo ci sia l’associazione della coppia adultera Venere-Marte, con la condanna sia del giorno che riguarda la dea dell’amore che di quello che riguarda il compagno, oltretutto dio della guerra. Ancora piu` probabile che la ragione di tutto sia stata la rima, soccorsa anche da alcuni elementi di carattere devotoreligioso. Nella recita del Rosario i misteri dolorosi (che riguardano la Passione di Cristo) sono proposti proprio nel martedı` e nel venerdı`, come giorni di meditazione e di raccoglimento sulla sofferenza di Cristo (lunedı` e giovedı`, gaudiosi; mercoledı`, sabato e domenica, gloriosi). Questo segue l’uso diffuso in certi periodi di riservare l’astinenza settimanale anche al martedı`, oltre che al venerdı` secondo una tradizione antichissima, ma non generalizzata, per la quale la Passione sarebbe iniziata il martedı`: ‘‘L’ultima Cena fu celebrata la sera di martedı`-mercoledı`, con l’anticipazione di due-tre giorni sul calendario legale del tempio’’ (M. Righetti, Storia liturgica, vol. II, 1998, p. 182 sgg.). Di conseguenza si uso` digiunare o praticare astinenza anche nei due giorni di martedı` e mercoledı`, e in quest’ultimo particolarmente. Chi comincia l’opera di venerdı` o gli va a male o la lascia lı`. O non riesce o non viene finita. 363
Meglio che vada una citta` in cenere che la luna faccia in venere. Meglio una grande disgrazia che la luna nuova venga di venerdı`. Esagerazione, per evidenziare il senso infausto di tale evento. 364
Se piove il venerdı` santo piove maggio tutto quanto. La tradizione vuole che la pioggia del venerdı` santo annunci una brutta primavera. Un maggio piovoso rovina tutta la stagione. 365
Pioggia di venerdı` non dura un dı`. Forse indotto dalla speranza di un buon fine settimana. Vedi anche Non c’e` sabato senza sole [S 4]. 366
367
Pioggia di venerdı`, bella domenica.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
VENERE
Si vuole che se fa brutto tempo il venerdı` si abbia sole e sereno la domenica. 368 Venerdı` promette e mantiene. Forse si riferisce al tempo, contraddicendo i due precedenti (darebbe cioe` il via a un periodo di cattivo tempo). Ma potrebbe riferirsi anche genericamente all’influsso negativo di tale giorno: porta male per davvero. 369 Il venerdı` ammazza il sabato. Il proverbio e` un po’ sibillino, ma era diceria assai diffusa che lo stare allegri durante il venerdı`, giorno di penitenza a digiuno che ricorda la passione e morte di Cristo, comportasse la punizione del Cielo, per cui si sarebbe scontato tale comportamento irriverente con l’afflizione nei giorni seguenti: vedi anche Chi ride il venerdı` e non ha chierica sospira il sabato e piange la domenica [R 543]; Chi ride il venerdı` piange la domenica e il lunedı` [R 542].
VENERE La dea romana identificata con l’Afrodite della mitologia greca. Genericamente considerata dea dell’amore, Venere e`, secondo la leggenda, alle origini di Roma essendo la madre di Enea. f Vedi Bacco. Venere dorme se Marte veglia, se Marte dorme, Venere veglia. La donna dorme se l’uomo fa il proprio dovere di marito; se non lo fa, la donna non puo` dormire e medita qualcosa. Quella formata da Venere e Marte e` la piu` celebre coppia, adultera, della mitologia classica, e le due divinita` vengono usate come simboli delle funzioni sessuali rispettivamente femminile e maschile. 370
371 Sine Cerere et Libero friget Venus. ‘‘Venere langue senza Cerere e Libero (= Bacco)’’, cioe` l’amore non ha forza senza cibo e senza vino. Da un verso di Terenzio (Eunuchus 732), riprende espressamente un proverbio gia` esistente. Il tema e` ben diffuso nelle letterature antiche: gia` un verso di Euripide (Baccanti 772) suona: ‘‘Quando non c’e` vino non c’e` Cipride (= Afrodite)’’, a sua volta registrato dai paremiografi greci, presso i quali si trova anche il corrispondente dell’espressione latina (‘‘E` cosa morta Afrodite senza Dioniso e Demetra’’). Dell’espressioni ci sono numerose riprese letterarie fino all’eta` moderna, ad esempio nell’Adone del Marino:
pag 1715 - 04/07/2007
VENEZIA
1652
.
‘‘Questa del tuo cor fiamma immortale / senza Cerere e Bacco e` fredda e frale’’ (L’Adone 7.130.7-8). In italiano, come in diverse altre lingue, se ne ha un adattamento: Senza Cerere e Bacco e` amor debole e fiacco. In assenza di cibo e di vino (Cerere e Bacco sono metonimie costituite dai nomi delle divinita` preposte a queste due realta`) l’attivita` amorosa e` molto limitata. 372
373 Venus sine Cerere dormit. ‘‘Venere senza Cerere (= cibo, nutrimento) dorme’’. Variante medievale, piu` rara, del 375. Vedi anche Quando la fame infila dalla porta, l’amore salta dalla finestra [F 195]; Quando la miseria entra dalla porta l’amore salta dalla finestra [M 1570]; Quando la fame entra in casa l’amore fa fagotto [F 196]. 374 Mai si figuro` Venere digiuna. Ed e` vero: tra le tante Veneri, callipigia, anadiomene, ecc., manca quella digiuna, e non a caso. 375 Tutto vince l’amore e la fame l’amore. Vedi anche Omnia vincit amor [A 771].
Quando la fame assale a musica non vale. Per analogia. Qui musica sta in senso molto ampio ‘‘poesia’’, ‘‘romanticismo’’, ‘‘sentimento’’. Si usa come i precedenti per dire che i problemi pratici cacciano l’amore e i sentimenti. 376
377 Uomo affamato non pensa ad amare. Per analogia. Vedi anche Quando la fame entra dalla porta l’amore se ne va dalla finestra [F 194].
Amore e fame furon sempre amanti infelici. Per analogia. F. Pananti (1766-1837, scrittore nativo del Mugelllo, celebre soprattutto per le sue poesie giocose) scrisse (Il paretaio): ‘‘...e` grande assioma a tutti noto / che all’amor si fa mal col corpo vuoto’’. 378
379 Venere e Bacco parlano senza vergogna. Nei momenti di particolare intensita` sentimentale cadono le convenzioni, i riguardi e le ipocrisie che impone la vita sociale, mentre il vino fa cadere censure e inibizioni, portando il linguaggio alla sua originaria verita`. Vedi anche Il vino dice il vero [V 825].
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Chi non puo` dormire con Venere dorma con Bacco. Chi non ha chi l’ama, si consoli col vino. Chi non ha gioia con l’amore si raccomandi al bicchiere. 380
VENEZIA Venezia e` citta`, o stato, che ha dominato per secoli il Mediterraneo e fondato un glorioso impero commerciale. La sua presenza nei proverbi risente di questa grandezza e della gloria della sua singolare bellezza di citta` sulle acque. Nei proverbi in lingua italiana la sua presenza e` consistente e notevole nei dialetti. Venezia e` chiamata talvolta all’antica Vinegia, e nei proverbi latini spesso e` scritto all’italiana Venezia, forse trascrizione passata da raccolte dialettali. E` diffusa a livello popolare l’idea che Venezia sia stata per qualche periodo capitale del mondo, corrispondente all’Impero d’Oriente, grazie alla ricchezza e alla potenza navale, per la quale soverchiava Costantinopoli (che alla fine anche saccheggio`). A questo probabilmente all’ude l’espressione Venezia secundi. f Vedi Vicenza. Roma caput mundi Venezia secundi. ‘‘Roma e` la capitale del mondo e Venezia del secondo (mondo)’’. Ampliamento del ben noto blasone della ‘‘Citta` eterna’’ (vedi R 842), in un latino non chiarissimo: e` possibile che il ‘‘secondo mondo’’ di cui Venezia e` detta caput sia il mare, ricordo della grande potenza di Venezia come repubblica marinara, quando fu dominatrice del Mediterraneo. 381
Piu` rara cosa il mondo non possiede che la citta` dove il Leon risiede. Il leone e` quello di San Marco, simbolo di Venezia. 382
A Vinegia chi vi nasce mal vi pasce, chi vi viene trova bene. Per chi vi nasce Venezia e` citta` difficile da abitare, mentre per lo straniero che va a farci affari e` un luogo dove trova buone occasioni. 383
Il bianco e il nero hanno fatto ricca Venezia. Con bianco e nero si indicano il cotone e il pepe: erano queste, infatti, le mercanzie piu` importanti del commercio svolto da Venezia come repubblica marinara. 384
pag 1716 - 04/07/2007
1653 A Venezia tanti Corneri, molti Barbari e pochi Giusti. I cognomi nascondono, naturalmente, categorie ben definite di persone: Corner(o) e` cognome comune a Venezia: cornuti, rozzi, giusti. 385
Chi vede Venezia e non vede l’Arsenale vede il manico e non vede il boccale. Un tempo l’Arsenale di Venezia era grandioso, tanto che ne da` una descrizione Dante nella Divina Commedia (Inferno 21.7 sgg.): ‘‘Quale nell’arzana` de’ Viniziani / bolle d’inverno la tenace pece...’’. Per lo schema vedi anche Chi va a Roma e non vede il papa asino va e bestia ritorna [P 372]. 386
Vinegia chi non la vede non la pregia. La descrizione di Venezia non basta per comprendere la sua bellezza, per cui chi non la vede con i propri occhi la considera sempre al di sotto del suo splendore. 387
Non sono in Arno tanti pesciolini quant’in Venezia zazzere e camini. Toscano antico. Colpivano particolarmente i toscani i capelli lunghi (zazzere) portati dai veneziani e la presenza di camini sui tetti, richiesti dall’umidita` e consentiti dalla ricchezza dei veneziani. Vedi anche Non ha Vinegia tanti gondolieri quanti Vicenza conti e cavalieri [V 681]. 388
VENEZIANO f Vedi Fiorentino.
Veneziani gran signori, padovani gran dottori, vicentini magna gatti, veronesi tutti matti. Udinesi castellani, col cognome di furlani, trevisani pane e trippe, rovigotti bacco e pippe. I cremaschi gran coglioni, i brescian tagliacantoni. Ne volete de’ piu` tristi? Bergamaschi brucia cristi. Venezia fu ricca per i commerci, Padova aveva una celeberrima universita`, a Vicenza amavano servire gatto in tavola e ne erano ghiotti, a Verona provarono l’illuminazione di giorno sentenziando che era la stessa cosa accesa o spenta... Storie che ogni zona d’Italia aggiusta secondo il tornaconto. Questo e` probabilmente di area padana, anche se singole 389
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
VENIRE
definizioni (per es. veneziani gran signori e vicentini magna gatti) sono note un po’ dappertutto. Prima veneziani e poi cristiani. L’amore dei veneziani per la propria citta` supera qualunque altra passione, perfino la fede religiosa. 390
I veneziani alla mattina una mezzetta, dopo desinare una bassetta e la sera una donnetta. I veneziani fanno vita buona: al mattino mezzo boccale di vino; dopo desinare una partita a bassetta, gioco di carte particolarmente rischioso e violento; e la sera una donna a letto. 391
VENIRE 392 Chi raro viene benvenuto sia. Colui che viene di rado a fare visita non reca disturbo e quindi e` ben accolto. 393 Ben venga chi ben porta. Venga pure e sia benvenuto chi porta doni, offerte generose. Vedi anche Porta aperta per chi porta e chi non porta parta [P 2199].
Quel che vien di salti in salti va via di balzi in balzi. Quello che viene accidentalmente va via altrettanto accidentalmente. Le fortune improvvise e inattese si disperdono senza profitto; la roba trovata non fa pro. 394
Quel che vien di ruffa e raffa se ne va di buffa in baffa. Toscano. Le ricchezze ottenute in maniera disonesta se ne vanno via in sprechi e cose inutili. Di ruffa e raffa e` espressione sintetica delle altre di ruffa e di raffa, o di ruffa in raffa, che si trovano nel Sacchetti, nell’Aretino, nel Fagiuoli (cfr. Battaglia, GDLI, alla voce ruffa). Significa ‘‘arraffando’’, ‘‘rubando’’, anche con violenza. Ruffa vale ‘‘rissa’’, ‘‘zuffa’’, e raffa, si collega al verbo arraffare. In Toscana ancora ruffa indica il lancio di dolci o monete alla folla che lotta per impadronirsene: a chi piglia piglia. Buffa e` sostantivo raro e desueto che indica un forte soffio di vento (vedi anche Ricchezza mal acquistata va via in una soffiata [R 443]), mentre baffa puo` essere un conio di fantasia, calcato su sbafare o qualcosa del genere: quel che si prende arraffando se ne va in cose vane e sperperi voluttuari. 395
pag 1717 - 04/07/2007
VENTAGLIO
1654
.
VENTAGLIO All’Inferno non danno ventagli. Quando uno si lamenta di una pena, di una fatica eccessiva, chiede un sollievo, ecc., si dice che la fatica e` fatica e la pena e` pena. 396
VENTI 397 Fino a vent’anni si cresce sempre. Il corpo non smette la sua crescita, come statura e consolidamento fino a vent’anni. E` una regola dedotta dall’esperienza.
Chi di venti non ne ha, di trenta non ne aspetti. Chi non ha messo giudizio a vent’anni non lo mettera` mai piu`. 398
Chi a venti non ce l’ha a trenta non sa. 400 Chi di venti non e` , di trenta non sa, di quaranta non ha, mai [non] sara`, mai [non] sapra`, mai [non] avra`. Chi all’eta` di vent’anni non manifesta gia` le doti, a trenta non ha una preparazione, a quaranta non ha una posizione economica, non ha piu` tempo di realizzare molto. 399
Se di venti non e` galante, di trenta non e` costante, di quaranta non e` prudente, di cinquanta non crede a niente, di sessanta non e` baffuto, non si sa perche´ e` vissuto. Affine ai precedenti come struttura, ma diverso sia perche´ considera un arco piu` lungo della vita sia perche´ ne considera aspetti diversi: a vent’anni l’amore, a trenta la determinazione, a quaranta la cautela e precisione, a cinquanta la furbizia e un certo disincanto. La bonarieta` della vecchiaia e` simboleggiata dai baffi. Per altri elenchi delle caratteristiche delle singole eta` vedi Uomo [U 146-149]. 401
A venti son sempre le due, a sessanta son sempre le sei e mezzo. La posizione delle lancette dell’orologio allude maliziosamente alla posizione del membro nelle due diverse eta` dell’uomo. 402
VENTO Fenomeno determinante per la meteorologia e i suoi cambiamenti, costantemente osservato con ventarole e ‘‘studiato’’ nei proverbi meteorologici. L’iconografia dei singoli venti ha
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
una lunga storia: basti ricordare la celebre Torre di Andronico o Torre dei Venti nell’agora` di Atene, tuttora esistente e della quale Vitruvio (De architectura 1.6.4) dice: ‘‘Andronico Cirreste... colloco` come modello (scil. dei venti) ad Atene una torre ottagonale di marmo, ed in ciascuno dei lati dell’ottagono fece scolpire l’immagine di ciascun vento nella direzione da cui proviene il suo soffio. Sulla cima della torre fece una meta marmorea, sulla quale colloco` un tritone di bronzo, che dalla destra sporgeva una verga ed era ideato in modo che girasse col vento e sempre si fermasse di faccia al soffio e tenesse l’asta indicatrice sopra l’immagine del vento che soffia al momento’’. Si veda sotto il nome di ciascun vento i caratteri con cui appare su questo monumento. Nella terminologia corrente i principali venti sono: Bora, Scirocco, Greco, Levante, Libeccio, Maestro, Marino, Mezzogiorno, Ponente, Tramontana. Venti che portano prevalentemente tempo buono: Ponente (O), Maestrale (NO), Tramontana (N), Greco (NE). Venti che portano prevalentemente pioggia e cattivo tempo: Levante (E), Scirocco (SE), Mezzogiorno (S), Libeccio (SO). Non sempre collimano e si accordano le varie indicazioni perche´ fin dall’antichita`, si usava chiamare i venti facendo riferimento ai luoghi diversi nei quali si trovavano gli osservatori rispetto alle diverse direzioni dalle quali i venti provengono. Una convenzione, peraltro non sempre rispettata, vorrebbe che si prendesse come punto d’osservazione il centro del Mediterraneo. Nei proverbi non specificamente meteorologici il vento e` simbolo di alterazione, turbamento, ma anche di causa invisibile oppure di cosa vana, transitoria, poco influente. f Vedi Aria, Bora, Corrente, Garbino, Greco, Levante, Libeccio, Maestrale, Navigare, Pioggia, Piovere, Scirocco, Tramontana. Vento, malattia del tempo. Il vento e` la forza che rende mutevole il cielo, sottoponendolo a continue mutazioni che appaiono come faticose crisi alla ricerca di una stabilita` e una pace. 403
Gran vento, grande pioggia o gran bel tempo. Quando viene un forte vento o arriva un violento temporale o il sereno. 404
pag 1718 - 04/07/2007
1655 405
Dopo il vento viene l’acqua.
Il vento non va a letto con la sete. Perche´ prima che il vento cada viene l’acqua. 406
Vento montano porta il fiasco sotto il gabbano. Il vento che scende dalla montagna porta pioggia (qui indicata metaforicamente da fiasco). 407
Giorno di vento porta maltempo. E` regola generale della meteorologia popolare che una tempesta di vento, o una o piu` giornate ventose, si portino dietro la pioggia o una serie di piovaschi. 408
Vento e bufera lasciano il tempo com’era. Quando dopo una tempesta di vento si scatena la pioggia (vedi precedente) la situazione meteorologica riprende la condizione nella quale si trovava prima dell’arrivo del vento. 409
Il vento non e` buono che a mandar navi e mulini. Rispetto al sole e alla pioggia, e anche alla luna, l’influsso del vento sulla vegetazione si avverte poco, anche se e` per tutto un grande motore insostituibile. 410
411 Quando piove il vento torna a casa. Quando comincia a cadere la pioggia il vento s’acquieta e ‘‘torna da dove e` venuto’’.
Non fu mai vento senz’acqua, non fu mai pioggia senza vento. Secondo le regole, per altro da intendere solo indicative di tendenza e non affermazioni perentorie, il vento porta la pioggia, che cade proprio per il venir meno della forza che spinge le nubi e ne mantiene la temperatura. Di solito la pioggia si accompagna a un turbamento dell’aria che la favorisce, per cui i due fenomeni vanno accompagnati, talvolta sono contemporanei: pioggia a vento che prelude al turbine o ad un forte turbamento atmosferico. 412
413 Non c’e` vento senz’acqua. Si dice anche a chi soffia sopra una vivanda destinata ad altri, per avvertirlo che non e` igienico raffreddarla in questo modo. 414 Ogni vento si calma e ogni acqua passa. Qualunque pena, fatica, affanno ha una fine certa. Anche il vento piu` violento non dura e cosı` ogni temporale.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
VENTO
Chi s’impaccia col vento si trova le mani piene d’aria. Chi si occupa di cose inconsistenti, o vi perde tempo, si ritrova a non aver niente o a non aver concluso niente. 415
Il vento mercolino fa novena, e se non e` novena e` quarantena. Il vento che arriva di mercoledı` dura nove giorni; se dura di piu` arriva fino a quaranta. Il detto fa parte di forme proverbiali derivate dalla magia o dalla superstizione, se non hanno trovato per strada una deformazione che le ha rese incomprensibili secondo la logica comune. Pure il collegamento a previsioni o diagnosi che comportano i giorni della settimana e i loro nomi sono frequenti, per quanto arbitrari anche relativamente all’era cristiana: basta pensare che la successione ebdomadaria ha perduto la sua continuita` con la riforma gregoriana del calendario. Mercolino e` un hapax per indicare ‘‘di mercoledı`’’, rifatto su aggettivi come ‘‘marzolino’’, ‘‘settembrino’’, ecc. 416
Prima il vento e poi la brina l’acqua in terra domattina. Quando a una giornata ventosa segue nella notte la brinata, piovera` il giorno successivo o entro breve tempo. 417
Quando tira vento non puoi dire bel tempo. Quando c’e` una tempesta di vento, o un periodo ventoso, non si puo` sapere che tempo fara`: il vento puo` portare anche la pioggia. 418
419 D’inverno tutti i venti portan acqua. Il proverbio generalizza quello che altri detti esprimono con particolari, circostanze, condizioni. Che il vento porta acqua e` un luogo comune diffuso pressoche´ dovunque, in quanto le manifestazioni temporalesche prevedono movimenti anche non molto consistenti dell’aria. 420 Piccola pioggia fa cessar gran vento. Il vento cessa al momento che comincia a piovere, di solito anche poco. Ma si intende soprattutto in senso figurato: poche lacrime di pentimento, poche parole di preghiera, hanno la forza di calmare l’ira altrui, il furore, lo sdegno, ecc. Di probabile origine settentrionale, con un esatto parallelo piemontese: Cita pieuva a fa chit gran vent. 421
Una buona parola smorza piu` fuoco d’un secchio d’acqua.
pag 1719 - 04/07/2007
VENTO
1656
.
Per analogia. Vedi contrario: Poca favilla gran fiamma seconda [F 456]. Si dice anche in latino: 422 Responsio mollis frangit iram. ‘‘Una dolce risposta spegne l’ira’’. Massima probabilmente di origine medievale. 423 Con le reti non si prende vento. Con mezzi grossolani non si prendono cose sottili, sfuggenti; con strumenti non appropriati non si fanno cose complesse. Per prendere il vento e navigare ci vogliono le vele di tessitura molto stretta e di filo molto tenace.
Vento va e barca mena. Il vento soffia nelle vele e spinge avanti la barca. Si dice quando uno e` favorito dalla fortuna o e` assistito dalla benevolenza di un potente, o comunque prospera per l’azione di chi e` piu` forte di lui. 424
Piove e tira vento, il diavolo e` contento. Si dice ironicamente di chi gode di quello che comunemente dispiace a quasi tutti. E` anche una sorta di scongiuro che fa riferimento alla diceria secondo la quale il diavolo fa le cose a rovescio, a cominciare dal parlare (si dicono, ad esempio, ‘‘versi del diavolo’’ i versi cancrini, i palindromi). Inoltre le tempeste si dicevano scatenate dai demoni dell’aria che cavalcavano i fulmini e stavano nei mulinelli del vento. Vedi anche Quando piove il lupo gode [L 1101]. Una caratteristica del genere ha anche il cosiddetto Uomo Selvatico (vedi la voce), che si rallegra del tempo cattivo, ma per ragioni diverse da quelle per le quali lo fa il diavolo. Vedi anche, per affinita` di ambito, Piove e c’e` il sole, il diavolo fa all’amore [S 1540]. 425
Piove e tira vento il diavolo va in convento. Affine al precedente per forma, ma di uso assai diverso: quando il tempo si mette al brutto, cioe` quando le cose si mettono male per i malvagi, questi si mostrano pentiti e convertiti, disposti a cambiar vita. 426
Quando piove e tira vento il pescatore perde tempo. Col tempo turbato di solito il pesce scende a fondo e si nasconde nelle grotte, aspettando il sereno per uscire e pascolare: la pesca in questo caso e` vana. 427
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Vento d’ottobre grida come l’orco: fa cader la ghianda che fa ingrassare il porco. Il vento d’ottobre e` forte e produce grande rumore, fischiando e urlando, ma di questa violenza ne gode il porco che si sazia di ghiande, fatte cadere dalle querce. 428
Se soffia il vento fa freddo d’ogni tempo. Quando l’aria si muove con una certa energia raffresca qualunque sia la stagione, anche in piena estate. In particolare, per ragioni diverse, ma soprattutto perche´ il corpo non gode piu` di una sorta di guscio di aria calda che gli si forma intorno allorche´ questa non e` in movimento, la variazione di temperatura avvertita puo` essere sensibile e causare dei malanni. Il proverbio e` un avvertimento e un invito a coprirsi allorche´ c’e` vento, perche´ questo pregiudica la salute anche col solleone. 429
430 Quando tira vento non stare all’ombra. Col vento che spira, specialmente se uno e` sudato, o scoperto, non deve stare all’ombra anche se la giornata e` calda.
All’alba grande sole e poco vento, al tramonto poco sole e grande vento. Se fa giorno con un sole radioso, ma senza ventilazione, la giornata finira` con il sole velato e vento forte. 431
Vento di ponente o fa tanto o non fa niente. A Roma si chiama ‘‘ponentino’’ la brezza di mare che spira durante il giorno e, soprattutto nella bella stagione, viene a rompere nel pomeriggio la morsa del caldo. E` lo Zefiro o Favonio degli antichi (la Torre d’Andronico lo rappresenta giovinetto leggiadro e amabile: e` il solo degli otto venti che sia nudo; il mantello, di cui un lembo e` pieno di fiori, gli cade da un lato). E` dolce e gradevole in primavera e rianima la vegetazione, come canta il Petrarca (Canzoniere 310): ‘‘Zefiro torna e ’l bel tempo rimena e i fiori e l’erbe, sua dolce famiglia, e garrir Progne e pianger Filomena, e primavera candida e vermiglia; ridono i prati e ’l ciel si rasserena, Giove s’allegra di mirar sua figlia, l’aria e l’acqua e la terra e` d’amor piena, ogni animal d’amar si riconsiglia’’. In estate e` pero` un vento soffocante e peso. In certe aree risulta allora molo fastidioso, come 432
pag 1720 - 04/07/2007
1657 testimonia ad esempio il siciliano: Di Punenti e di Libbici mmalidittu cu’ beni nni dici ‘‘Del vento di Ponente e Libico, maledetto chi ne dice bene’’. 433 Il vento e` la scopa del mondo. Il vento e` la ramazza con la quale la natura elimina le impurita`, porta via i rifiuti della terra, del mare e del cielo.
Il vento ingravida il frumento. Allude forse all’azione d’impollinamento e fecondazione: il grano e` una pianta anemofila. 434
Gran vento, poi tre giorni di bel tempo. Dopo che un forte vento ha spazzato il cielo si hanno di solito tre giorni di bello stabile. 435
Luna piena e grande vento fan l’arrivo del bel tempo. Se al vento si aggiunge la luna piena, che determina il mutamento meteorologico, il bel tempo dura a lungo. 436
Col vento in poppa tieni in cul la stoppa. Quando senti che il vento ti arriva di dietro fai molta attenzione ad arginarne la forza, o a chiudere le aperture, o ad attenuarne la violenza. Si usa per alludere al peto. La stoppa (vedi la voce) si usa come coibente da mettere intorno agli zipoli (vedi la voce) per rendere perfetta la tenuta. 437
438 D’estate il vento gira col sole. Cambia direzione in sintonia con la traiettoria dei raggi solari.
Quando il vento soffia contro il sole presto cambia direzione. Quando il vento spira andando contro il punto dove si trova il sole dopo qualche tempo non soffiera` piu` in tale direzione. 439
440 Vento alto impasta la neve. D’inverno il vento che passa alto prepara la nevicata. 441 Senza vento non si muovon le frasche. Le cose non accadono senza una causa, senza una forza che le attiva. Se c’e` un fenomeno, c’e` anche chi lo genera. 442 Dove aspetta il Vento. Espressione piuttosto desueta con la quale a Firenze si indica lo spazio intorno alla base del Campanile di Giotto, e altri luoghi altrove. A quell’inferriata si dice che sia legato il
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
VENTO
Vento da una promessa di aspettare il diavolo. Cosı` dice una storia popolare, che con adattamento ai luoghi circola anche fuori della Toscana. Una mattina si trovarono il Diavolo e il Vento che venivano dal Casentino e decisero di fare la strada insieme. Passando da Firenze il Diavolo disse al compagno: – Ti dispiacerebbe, Vento, d’aspettarmi un poco che ho da trattare un affare? – E` una cosa lunga? domando` il Vento. – Macche´: pochi minuti. E` una vecchia questione che ho con i canonici del Duomo. Arrivati in piazza, sotto il campanile, il Diavolo disse: – Aspettami qui, all’ombra che torno subito. Il Vento si mise a aspettare, ma aspetta aspetta, la faccenda era lunga e il Diavolo non tornava. Si vede che trovo` molto da fare coi canonici, perche´ il Vento finora non l’ha rivisto. Per questo d’inverno, tra il Campanile e il Duomo, c’e` sempre un gran vento ghiacciato e d’estate c’e` una bell’arietta che da` refrigerio: il Vento e` sempre la` che sbuffa. Vento fresco, mare crespo. Quando tira il vento che tende al freddo, il mare e` mosso perche´ risente di qualche perturbazione lontana. 443
Ogni vento s’acquieta col tempo. Qualunque turbamento, guaio, difficolta` trova un rimedio, una sistemazione, col passare del tempo che, se non porta le cose allo stato precedente, propone altri equilibri, o la rassegnazione. Quasi tutti i venti, soprattutto se forti, non hanno di solito lunga durata e comunque, prima o poi, si calmano. 444
Chi sputa contro vento si sputa in faccia. Fa il proprio danno chi va contro l’opinione comune, la moda, quello che comunemente si pensa. Chi sputa o lancia acqua nella direzione opposta a quella del vento rischia di vedersela tornare addosso. Cio` accade soprattutto quando da un’imbarcazione si lancia qualcosa in mare. Vedi anche Chi piscia contro vento si bagna le brache e le asciuga a stento [P 1876]; Chi lancia una sasso in aria gli ritorna in testa [M 397]; Chi sputa in cielo gli ritorna in faccia [D 449]. 445
pag 1721 - 04/07/2007
VENTRE
Chi ha vento naviga e chi ha danari fabbrica. Chi non ha nulla (vento) viaggia e si muove per acquistare; chi ha costruisce per fermarsi. 446
VENTRE Nei proverbi e` innanzitutto l’apparato digerente, la ‘‘pancia’’, sede della fame e della sazieta`. f Vedi Corpo, Pancia. 447 Il ventre [La gola] non ha orecchie. La fame non sente scuse, non si convince con le chiacchiere. Vedi anche La fame non ci vede e non ci sente [F 173]. La variante con gola, puo` essere intesa anche, piu` in particolare, in riferimento al goloso, che non ascolta consigli di moderazione. Proverbio con equivalenti nelle principali lingue europee, e del quale Erasmo riporta la forma latina, tuttora in uso: 448 Venter auribus caret. ‘‘Il ventre non ha orecchie’’. In questa forma e` registrato solo a partire dal Medioevo, ma prosegue una massima antica, che Plutarco (Vita di Catone 8.1) attribuisce a Catone. Gia` uno dei Monostici di Menandro (447 J.) dice: ‘‘Alla fame non si puo` contrapporre parola’’. Fra le riprese letterarie piu` moderne vedi La Fontaine (Fables 9.18): Ventre affame´ n’a point d’oreilles. 449
Il ventre [Ventre digiuno] non ascolta ragioni.
450 Venter praecepta non audit. ‘‘Il ventre non ascolta insegnamenti’’. Espressione di Seneca (Lettere a Lucilio 21.11), che prosegue con: poscit, appellat ‘‘chiede e reclama’’. 451
1658
.
Ventre digiuno non ascolta [ode] nessuno.
452 Il ventre non si sazia di parole. Nessuna considerazione o riflessione puo` calmare l’appetito. Vedi anche, correlato, Pancia piena non crede a digiuno [P 211]. 453 Il ventre non fa credito. La fame non si contenta di promesse, non puo` rinviare il soddisfacimento delle sue richieste. 454 Il ventre insegna tutte le scienze. Per mangiare si scoprono tutti i mezzi, si cercano tutte la strade, si inventa ogni astuzia. Vedi anche Per la fame l’orso pesco` i gamberi [F 166].
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Quando il ventre e` pieno si parla [predica] bene di digiuno. Tutti fanno bei discorsi sui problemi che non li toccano. Quando siamo lontani dalla necessita` e dal pericolo, l’eloquenza e la facondia hanno agio di farne gli elogi, prospettando le cose in maniera opportuna. Vedi anche Pancia piena non crede a digiuno [P 211]. 455
456 Ventre pieno vuole agio. Lo stomaco, quando e` satollo, vuole riposo e calma; la digestione provoca sonnolenza e richiede calma. 457 Il ventre pieno fa la testa vuota. La sazieta`, l’eccesso di cibo ottundono le idee, le capacita` e il desiderio d’applicarsi. Un proverbio greco antico, variamente attestato, diceva: ‘‘Ventre grasso non produce pensieri sottili’’ (vedi Seneca, Lettere a Lucilio 15.3, Plinio, Storia naturale 11.79.200, Scolio a Persio 1.56), mentre una una sentenza monastica medievale suona: Plenus venter non studet libenter ‘‘Il ventre pieno non studia volentieri’’.
VERBO 458 Il verbo fare spesso e` senza futuro. Il proponimento espresso dal futuro, ‘‘faro`’’, spesso e` una parola vana, che non ha nessuna conseguenza ne´ attuazione. 459 Il verbo avere ha un triste passato. E` appunto triste dire: ‘‘ebbi’’ o ‘‘ho avuto’’, ‘‘avere avuto’’.
Tre sono i verbi di chi comanda: dammi, vammi e fammi. Colui che comanda ordina: prende senza chiedere, manda e fa fare senza pregare. 460
461 Il verbo piu ` triste e` il passato di vivere. Uno lo usa solo per dire che ‘‘un tale fu’’, o che si e` vissuto un tempo che non torna.
VERDE Il verde e` colore difficile da interpretare nei proverbi, che riflettono una caratteristica di ambiguita` del colore piu` presente nel mondo vegetale: tra il calore del giallo e il freddo del blu. E` il segno della primavera e della vita, come il colore del serpente, della putrefazione, della malattia. I detti si limitano pressoche´ al vestiario, in cui risulta che il colore dona a chi e` veramente bello, mentre chi lo e` in una misura media non ha che da perdere ve-
pag 1722 - 04/07/2007
1659 stendo di verde. Chi e` brutto invece puo` guadagnarci qualcosa, ma si tratta sempre di un colore pericoloso da indossare. Forse per l’uso di colorare il fondo delle candele di verde la frase ‘‘essere al verde’’ e` venuta a significare essere alla fine, prossimo all’esaurimento e il colore a sua volta segno di quantita` esigua, che si va estinguendo. Al tempo stesso indica convenzionalmente la fine di un pericolo, di via libera. Il verde e` anche la spia di una condizione di salute guasta, di qualche scompenso, ovvero di ira, invidia, rabbia (‘‘verde d’invidia’’, ecc.). f Vedi Legno, Rosso. Chi di verde veste di sua belta` si fida. Il verde e` un colore difficile ad indossare e non a tutti e` permesso, senza correre il rischio di scapitarci. 462
Sotto il verde ogni bellezza [bel viso] perde. Questo colore spegne spesso la bellezza del volto, il cui incarnato e i cui colori si attenuano nel contrasto. 463
Il verde e il caffe´ fan brutta chi non e`. Il color verde e color caffe´ deprimono la bellezza di chi li indossa. 464
465 Il verde sta bene solo ai ramarri. Infatti sono animali bellissimi, di un bel verde spendente.
La donna dev’esser bruttaccia perche´ sul verde si rifaccia. Quando una donna non e` particolarmente bella acquista avvenenza vestendo di verde. 466
467
Non c’e` bruttaccia che il verde non rifaccia.
Il verde non piace nemmeno nelle tasche. ‘‘Essere al verde’’ indica non avere piu` soldi, o comunque aver esaurito qualcosa. 468
.
VERGINE
Si dice di chi ha strani gusti in Toscana, dove la santa e` ancora venerata. VERDURA f Vedi Orto. Finche´ dura fa verdura,(quando non c’e` piu` viva Gesu`). Intercalare che puo` fermarsi al primo distico e indica che una cosa si adopra finche´ c’e`, senza darsi pensiero di risparmiarla, ovvero un oggetto si adopra fin che non si rompe e poi si getta. Piu` in generale: approfittiamo di quello che abbiamo fin tanto che dura la buona sorte. Far verdura e` un’espressione del giardinaggio: le piante si tengono per fiori ma anche ‘‘per verdura’’, al solo fine di avere piante verdi gradevoli, se non con bei fiori, per fare bordure, siepi, circondare aiole, riempire un angolo vuoto, ecc. Quando la pianta da fiori invecchia, puo` divenire povera di fiori, o non farne affatto. Se dispiace sopprimerla, le si assegna la nuova funzione con la formula: ‘‘Finche´ dura fa verdura’’, vale a dire: si tiene finche´ non muore per far verde nel giardino. 470
Finche´ dura la vitella forza tegami e forza padella; quando la vitella non ci sara` qualche santo aiutera`. Per analogia. Finche´ dura la vitella, finche´ lavora e fa latte, sfruttiamola e mangiamo; quando non ci sara` piu` si provvedera` in qualche modo. Qui vitella e` da intendere come diminutivo scherzoso di ‘‘vita’’: finche´ dura la vita, godiamocela. Si usa dire infatti per gioco: ‘‘Come va la vitella?’’, per dire ‘‘Come va la vita?’’. 471
Se dell’orto vuoi verdura non ismetter [cessare] mai la cura. Se vuoi i prodotti dell’orto devi averne cura costantemente. 472
Donna nuda e verdura portano l’uomo in sepoltura. I sacrifici a Venere e la scarsa alimentazione mal s’accordano. Vedi anche Donna nuda e rapa dura portan l’uomo in sepoltura [R 224]; Venus sine Cerere dormit [V 373]. 473
VERDIANA Santa Verdiana, vissuta nel XIII sec., rimase murata per 34 anni in una cella presso Castelfiorentino, e in tale solitudine visse in compagnia di serpi, che vengono raffigurate nelle immagini della santa e costituiscono uno dei suoi attributi. 469
Santa Verdiana dava da mangiare alle serpi.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
VERGINE1 474
Colle vergini si fanno le spose.
pag 1723 - 04/07/2007
VERGINE
1660
.
Ci vogliono proprio le ragazze in fiore e illibate per fare i matrimoni. Cosı` almeno un tempo.
stelo / rimossa viene, e dal suo ceppo verde, / che quanto avea dagli uomini e dal cielo / favor, grazia e bellezza, tutto perde’’.
Vergine innamorata e donna ubriaca sono due porte spalancate. Sia la ragazza innamorata con il suo amante, sia la donna ubriaca con chiunque, sono molto piu` vulnerabili alle lusinghe erotiche.
VERGINE2 Vegine Maria. f Vedi Immacolata, Madonna, Maria.
475
Trecce di vergine, dure catene. Le trecce d’una ragazza, vale a dire l’amore, sono lacci, catene che imprigionano piu` che se fossero di duro ferro. Vedi anche Lega piu` un vezzo che una catena [L 331]; Uomo sposato, cane alla catena [S 1967]. 476
477 Vergine che dura mercanzia da calo. La ragazza da marito che va in la` con gli anni perde costantemente il suo pregio, che sta proprio nell’essere bella e nel fiore dell’eta`. Da calo e` qualificazione di uso ormai raro, col senso di ‘‘destinato a perdere valore’’. 478
Vergine attempata, merce a buon mercato.
479 Di vergini ne ha poche anche il Paradiso. Molte di quelle che sono credute vergini non lo sono, al punto che una maliziosa storiella popolare racconta che se ne trovarono pochissime anche tra le sante. 480 Carne di vergine mal si conserva. E` difficile conservare illibata la ragazza da marito.
Delle vergini qualcuna e` Madonna e qualcuna e` Maddalena. Delle donne nubili, un tempo considerate o dette vergini, qualcuna e` davvero casta e pura, mentre qualche altra ne fa di cotte e di crude. Il detto sembra alludere alle sacre rappresentazioni della vita di Cristo e della Passione, nelle quali compariva lo stuolo delle vergini come corteggio della Madonna. Tra queste compariva anche la Maddalena, che proprio vergine non era, anzi. 481
482 La verginella e` simile alla rosa. Verso dell’Ariosto divenuto proverbiale per indicare la timidezza, la fragilita` e la gentilezza delle fanciulle. Nell’Orlando Furioso (1.42-43): ‘‘La verginella e` simile alla rosa / ch’in bel giardin su la nativa spina, mentre sola e sicura si riposa, ne´ gregge, ne´ pastor le si avvicina / ... Ma non sı` tosto dal materno
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
` VERGINITA 483 La verginita` e` virtu ` solo se si perde. E` una dote che ha senso quando la si porta al matrimonio, la si offre come segno di onesta`, ma diversamente si deprezza col tempo fino a diventare piu` un difetto che un pregio. Oggi i criteri di giudizio sono assai cambiati.
Verginita` e` virtu` se si conserva, non se si deve conservare. La verginita` che e` frutto di una costrizione, come quella di chi veniva messo per forza in un monastero, ovvero viene mantenuta per calcolo, non e` un pregio, ma un difetto. Il detto e` usato anche con allusione maligna alla donna che e` vergine per forza, ossia non trova nessuno che le ‘‘rapisce il fiore della verginita`’’. 484
La verginita` e` uno stato di cui le donne vanno fiere, ma da cui vogliono uscire quanto prima. Lo stato di verginita` puo` essere un vanto, purche´ non duri troppo. 485
VERGOGNA Disagio, sentimento di fastidio o di avvilimento, contrizione che nasce dall’accorgersi di commettere o aver commesso un’azione disonorevole, sia perche´ giudicata tale da chi prova questa affezione, sia perche´ tale e` ritenuta dagli altri. Sentimento provato da Adamo ed Eva che, come nel loro caso, giunge misto a timore per le conseguenze di quanto e` stato compiuto. Spesso collegato alla sessualita`: si indicano come vergogne le parti genitali. La vergogna interiore e` considerata positiva: pudore, timidezza, ritegno, ritrosia che tengono lontani dalla colpa; ovvero che ne danno la misura del negativo, il giudizio critico che portano al pentimento. Se e` solo paura del giudizio esterno, del disonore, e` un meccanismo sociale di giudizio d’opportunita`, non proprio moralmente positivo. f Vedi Vergognarsi.
pag 1724 - 04/07/2007
1661 Molti hanno vergogna dove meno bisogna. Molti mostrano di vergognarsi di cose innocenti o scusabili, mentre commettono cose ignominiose senza avere nessun ritegno. E` la situazione di coloro che, per accreditarsi come persone di coscienza, mostrano di essere vergognosi di quisquilie, mentre si comportano disonestamente senza alcun ritegno, in faccende gravi quando c’e` da fare il proprio interesse. 486
487
Molti hanno vergogna quando non bisogna.
La vergogna non s’impara e l’ira non s’insegna. La vergogna, nel senso di esigenza di un comportamento dignitoso, con conseguente giudizio negativo sulla condotta scorretta, e` dote naturale, che non si puo` insegnare a chi non la prova, non la sente. Cosı` l’ira e` un’esplosione istintiva piu` connaturata a certi caratteri che non frutto d’apprendimento. 488
489
La vergogna e` come il solletico: c’e chi la prova e chi non la prova.
Chi non sente vergogna non sente bastone. Chi non prova vergogna non si piega neppure davanti alle maniere dure, alle coercizioni. Il senso di vergogna per comportamenti scorretti e` la base della dignita`. 490
Non e` vergogna cadere nel fango, ma volerci restare. Ognuno puo` giustificarsi per aver sbagliato, ma non per voler rimanere nell’errore. 491
Chi non ha vergogna non ha coscienza. Chi non ha ritegno, senso del pudore, verecondia, e` segno che e` insensibile alla nobilta` dei sentimenti e quindi soffoca anche la voce della coscienza. 492
493 Chi butta la vergogna non la ritrova. Chi getta il ritegno e sopraffa` i suoi buoni sentimenti, difficilmente riesce poi a ritrovare il senso dell’onesta` , del giusto comportamento, e scende sempre piu` i gradini del degrado morale.
Chi non ha vergogna tutto il mondo e` suo. Colui che agisce con decisione, sfrontatamente, chiede, impone, pretende, provoca, compromette, ha vita facile, almeno inizialmente: gioca sulla benevolenza, disponibilita` 494
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
VERGOGNARSI
e indecisione altrui e per qualche tempo riesce ad approfittarsene. Si noti la costruzione anacolutica, non rara nei proverbi. Vedi anche L’importuno vince l’avaro [I 99]. 495
A chi non ha vergogna s’aprono tutte le porte.
Ogni menzogna porta vergogna. Ogni tradimento che per qualunque ragione si fa alla verita` e` motivo cosciente o inconscio di vergogna. 496
497 Meglio aver vergogna che pentimento. Meglio avere ritegno prima di commettere una cattiva azione che doversi pentire dopo averla fatta.
Quel che si ha vergogna di dire si dovrebbe aver vergogna di fare. Quello che per ritegno non si ha il coraggio di raccontare, tantomeno si dovrebbe fare. Il criterio di cio` che e` indegno e` il fatto che si tenga segreto un atto che si e` compiuto. 498
499 Dove non c’e` vergogna non c’e` virtu `. Dove manca il ritegno, il senso della misura e dell’onesta`, mancano anche i buoni sentimenti e la rettitudine. 500
Chi non ha vergogna sara` senza onore.
VERGOGNARSI I proverbi insistono molto sull’importanza di non vergognarsi se le necessita` della vita lo impongono, se chiedere e supplicare e` l’unico modo per otttenere l’indispensabile. 501 Chi si vergogna non si satolla. Chi non vince il ritegno, la timidezza, la ritrosia a chiedere resta affamato a guardare gli altri che mangiano. Vedi anche Povero che si vergogna non empie la saccoccia [P 2328]; La pollastra vergognosa ando` a dormire col gozzo vuoto [P 2067]; In bocca chiusa non entran mosche [S 1341]; Questo mondo e` degl’importuni [I 98]. 502 Chi di vergogna si nutre di fame crepa. Per analogia. Vedi anche Chi ha bisogno [abbisogna] non abbia vergogna [B 612]. 503 A chi bene non chiede, bene non tocca. Per analogia. Chi non chiede, magari per ritegno o senso di dignita`, non ha nulla. 504
Meglio faccia rossa che pancia moscia.
pag 1725 - 04/07/2007
VERGOGNOSO
1662
.
Per analogia. Meglio soffrire un po’ di vergogna chiedendo, che stare senza mangiare. La rana per non chiedere non ebbe la coda. Una storia popolare racconta che quando il Signore creava il mondo, venuto agli animali li fece cosı` come gli venivano di sua fantasia: lunghi, corti, saltellanti, striscianti. A chi dette il pelo, a chi le penne, a chi le ali, a chi le zampe o le pinne. Quando ebbe finito, per paura d’essersi dimenticato qualcosa, li chiamo` tutti davanti a se´ e chiese loro se erano contenti. Tutti risposero che erano soddisfatti. Poi disse che se a qualcuno mancava qualcosa, lo dicesse pure. Quelli che avevano qualche problema si fecero avanti e chi ebbe le corna, chi il canto, chi la gobba. La rana avrebbe voluto avere la coda che le avrebbe fatto un gran comodo, ma quando venne il suo turno, davanti alla maesta` del Signore, si vergogno` e tutta confusa, disse che era contenta d’essere cosı` com’era. E non ebbe la coda. Vedi Aurelio Boccafredda, Leggende sacre e profane, Casale 1882, p. 188. 505
Chi paradiso non chiede, paradiso non vede. Per analogia. 506
507 Chi si vergogna non si marita. La ragazza che sta in disparte, non sa coinvolgere i compagni, non gioca, spesso rimane sola.
Chi della sua arte si vergogna vive sempre sulla gogna. Chi si vergogna del mestiere, dell’attivita` che fa passa la vita sempre come se fosse alla berlina di tutti. Ammonizione a non provare vergogna del lavoro che ci fa vivere, tranne che sia disonesto. 508
Chi si vergogna di lavorare abbia vergogna a mangiare. Vedi anche Chi non lavora non mangia [L 202]. 509
Una volta poveri non si puo` essere vergognosi. Chi e` divenuto povero, pur non gettando via la dignita`, deve fare a meno del ritegno e della timidezza, se vuole riuscire a sbarcare il lunario. Vedi anche Povero che si vergogna non empie la saccoccia [P 2328]. 511
` VERITA f Vedi Bugia, Probabile. 512 La verita` non e` mai tutta. La verita`, per essere cosa umana, e` parziale e si configura sempre come una cosa che non appaga totalmente e lascia sempre dei lati oscuri. Si dice anche per avvertire che riguardo a certe situazioni, in particolare a certe relazioni fra le persone, non proprio tutto e` limpido e chiaro come vorrebbe apparire. Frequente e` anche l’uso per indicare che quanti riferiscono, narrano, testimoniano non di rado riportano la parte di verita` che fa a loro comodo, ovvero li scagiona, oppure li mette in bella luce, mentre tacciono quello che puo` agire e operare al contrario, come avverte il proverbio seguente: 513 La verita` non si puo` sempre dire tutta. Ognuno dice del vero quello che piu` gli comoda, non gli nuoce e lo mette in una luce positiva, mentre tace quello che non gli torna a vantaggio. A volte anche le situazioni impongono o richiedono che la verita` si dica solo in parte, per non fare danni inutili o irreparabili. 514 Tutte le verita` non son da dirsi. Ammonizione a chi proclama di non poter star zitto, di voler dir le cose come stanno e come la pensa a chiunque, anche perche´ spesso gli interessati stessi non vogliono sentire le verita`, anche se li riguarda; e poi: Chi dice quel che non deve, spesso sente quel che non vuole [D 542]. Vedi anche Ogni ver non e` ben detto [V 589]. 515
Ogni verita` non e` da dirsi sempre e a chiunque.
516
Non tutte le verita` sono da dirsi sempre.
517
La verita` non si puo` dire sempre.
518
La verita` non si puo` dire a tutti.
VERGOGNOSO Monaco vergognoso torna al convento col sacco vuoto. Chi e` timido nel chiedere ottiene poco o niente. I monaci che andavano alla questua ricorrevano a cento espedienti fantasiosi, usavano la parlantina per portare al convento il sacco pieno. Vedi anche Chi si vergogna non si satolla [V 501]. 510
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
La verita` inopportuna e` peggio della bugia. Perche´ detta fuori tempo e alla persona sbagliata puo` essere piu` nefasta della menzogna. 519
pag 1726 - 04/07/2007
1663 La verita` e` un dono che si fa al vero amico. La verita` e` bene dirla quando si sa che e` accettata, desiderata e apprezzata. Ci sono casi nei quali manifestarla non solo puo` essere pericoloso, ma anche inutile. Per questo si gratifica del vero solo coloro che lo sanno apprezzare: i veri amici. 520
Le verita` si dicono a pochi, tra quattro mura e a bassa voce. Si dicono a chi le merita e non ce le ritorce contro, nascondendole a chi potrebbe farne uso ingiusto o inopportuno. 521
Per dire la verita` basta un coglione; per dire una bugia non basta un furbo. Mentire e` un’arte, e anche delle piu` difficili, in quanto occorre rendere credibile il falso e renderlo coerente col vero. Per questo la menzogna e` cosa riservata alle persone intelligenti, e preclusa agli imbecilli. Vedi anche Il bugiardo deve aver buona memoria [B 1032]. 522
523
A dire la verita` basta una parola, a dire una bugia ce ne vogliono tante.
524 La verita` e` una sola. Quando le verita` sono due una e` errore. Questo principio logico e` contraddetto dalla vita, nella quale ognuno ha la propria verita`. Si dice tuttora anche in latino:
Veritas semper una est. ‘‘La verita` e` sempre una sola’’. Forma latina di origine medievale che puo` collegarsi con altre espressioni della classicita` vicine per senso, le quali affermano la semplicita` della verita`, e sottolineano la necessita` di eliminare le doppiezze e le ambiguita` dei discorsi, vedi ad esempio il motto: Veritatis ratio simplex est ‘‘Il criterio della verita` e` semplice’’, attestato da Seneca (Lettere a Lucilio 49.12) ma riecheggiato anche da diversi altri autori. 525
526 La verita` non ha varieta`. Esprime lo stesso concetto affidandosi ad un gioco di parole.
La verita` e` una bugia che non e` stata ancora scoperta. Paradosso apparente. La verita` umana, essendo parziale, puo` essere sempre smentita da una verita` piu` grande o completa che fa vedere sotto altra luce quello che appariva come vero incontestabile. 527
528
Quando la verita` sale in pulpito spesso non torna a casa.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
` VERITA
Quando la verita` si manifesta tutta intera c’e` quasi sempre qualcuno che la uccide, oppure tutti la lapidano. E` la fine che fanno molti testimoni. 529 La verita` e` figlia del tempo. Occorre tempo per appurare la verita`, che appare allorche´ sono cessati gli interessi, calmate le passioni, dissipati i pregiudizi, ecc. Vedi anche Il tempo tutto svela e scioglie [T 342]. Il motto e` tuttora ripetuto piu` spesso in latino, e in tale forma circola in tutte le lingue europee: 530 Veritas filia temporis. Aulo Gellio nelle Notti attiche (12.11) riferisce questa espressione, attribuendola a un antico poeta, del quale pero` non ricordava il nome. Il motto e` stato ripreso da molti autori, fra cui Leonardo da Vinci (in Massime e Motti). A Pietro Aretino risale un adattamento italiano che ha goduto di una certa diffusione letteraria: ‘‘Verita` e` figliuola del gran tempo’’, mentre a Francis Bacon e` dovuto un significativo ampliamento: Veritas filia temporis, non auctoritatis ‘‘La verita` e` figlia del tempo, non dell’autorita`’’. Vedi anche Il tempo e` galantuomo [T 390]; Col tempo tutto viene a galla [T 395]. 531 La verita` viene [torna] sempre a galla. A poco a poco le cose si rivelano e la verita`, a piccoli passi, viene in luce.
La verita` e l’olio vengono [tornano] sempre a galla. Ambedue hanno una forza interna che li fa emergere: l’olio perche´ e` piu` leggero dell’acqua. E` una concezione un po’ troppo ottimistica; nei propri Quaderni Cechov annota: ‘‘Si dice che la verita` trionfa sempre, ma questa non e` una verita`’’. Vedi anche L’olio e la verita` tornano alla sommita` [O 232]. 532
La verita` puo` languire, ma non perire. Puo` accadere che la verita` venga offuscata per qualche tempo, ma non lo sara` mai del tutto e alla lunga tornera` alla luce. Si riconnette a massime antiche come Veritas numquam perit ‘‘La verita` non muore mai’’ (tratta da Seneca, Troiane 614) o come quella che Tito Livio (22.39.19) attribuisce a Quinto Fabio Massimo: Veritatem laborare nimis saepe [...] extingui numquam ‘‘La verita` troppo spesso soffre, ma non viene mai meno’’. 533
pag 1727 - 04/07/2007
` VERITA
La verita` ha un asino e la menzogna un palafreno. E` onorato e stimato piu` chi dice la menzogna che chi dice la verita`; la menzogna si diffonde rapidamente, come trasportata da un cavallo veloce e bello (palafreno), mentre la verita` si afferma con lentezza, come trasportata da un asino. Vedi anche La bugia corre avanti e la verita` viene con calma [B 1002]. 534
La verita` e` bella, ma la menzogna e` vestita meglio. La menzogna si ammanta di indumenti piu` ricchi e splendidi della verita` ed e` preferita da tutti. 535
La verita` ha bella faccia, ma brutti abiti. La verita` e` bella come frutto di conoscenza e apprendimento, ma risulta triste nell’accettarla, nell’accoglierla come stabile compagna, perche´ non porta favori, amicizie, doni. 536
La verita` sta sulla bocca dei pazzi e dei fanciulli. La verita` hanno il coraggio di dirla solo coloro che non hanno malizia, che non partecipano alla commedia della vita, o comunque se ne trovano fuori. 537
La verita` la dicono i bambini e gli ubriachi. Qui il posto dei ‘‘pazzi’’ e` preso dagli ubriachi, in conformita` col detto: In vino veritas [V 826]. 538
539 Stultus puerque vera dicunt. ‘‘Il pazzo e il fanciullo dicono la verita`’’. Proverbio mediolatino. 540 La verita` sta sulla bocca dei fanciulli. Riprende una massima latina tuttora in uso: 541 Ex ore parvolorum veritas. ‘‘Dalla bocca dei fanciulli (esce) la verita`’’. A sua volta questo proverbio mediolatino puo` rifarsi ad un’espressione dei Salmi, che ancora oggi si usa: 542 Ex ore infantium... ‘‘Dalla bocca degli infanti...’’. Deriva da Salmi 8.3, dove si parla della lode di Dio che muove dalla bocca infantium et lactantium ‘‘degli infanti e dei lattanti’’. Espressione ellittica che si dice per alludere al fatto che una qualche verita` ha trovato modo di esprimersi attraverso i piu` sprovveduti e inconsapevoli. 543
1664
.
Se vuoi la verita`, chiedila al piu` piccolo di casa.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Puo` avere significato generico, come i precedenti, anche se di solito si riferisce ad una verita` spicciola, da pettegolezzo: se vuoi sapere i fatti di una famiglia e le voci che vi circolano, chiedi ai bambini di casa, ovvero a chi apparentemente conta poco, come i domestici. Chi vuol la verita` la chieda alla purita`. Ai ‘‘puri’’, ai semplici, agli ingenui, come i bambini. 544
545 La verita` non ha risposta. Di fronte alla verita` non si puo` obiettare ne´ dire nulla.
La strada piu` stretta e` quella che porta alla verita`. E` piu` facile e comodo fare a meno della verita`, che e` spesso scomoda (come dice un altro proverbio [V 550]). Per raggiungere la verita` non si deve scegliere la strada facile e larga, che e` quella dell’opinione, ma quella stretta e difficile. 546
La luce mostra l’ombra, la verita` il mistero. Ogni cosa genera il suo contrario: con la luce si genera l’ombra e con la verita`, che non basta a capire tutto, si percepisce il mistero. Traduce un adagio medievale latino, nel quale si riconosce chiaramente traccia di riflessioni teologiche: Lux umbram monstrat, mysteria autem veritas. 547
La verita` punge e la menzogna unge. La verita` crea risentimento in chi l’ascolta e ne e` coinvolto, l’adulazione, o comunque le cose false e piacevoli, creano consenso, benevolenza. 548
Buona parola unge, trista punge. Lo schema e` identico, il significato un po’ diverso: nelle parole la benevolenza mette pace, il malanimo discordia. 549
550 La verita` e` scomoda. Per chi la ascolta innanzitutto, ma molto spesso anche per chi la dice. 551
La verita` fa comodo a pochi e la bugia a tanti.
552
La verita` e` amara.
553
Di’ il vero a uno e te lo farai [e avrai un] nemico.
pag 1728 - 04/07/2007
1665 Del vero l’uomo s’adira. La verita` si dice tutta a casa del diavolo. Perche´ crea un terribile scompiglio e una serie interminabile di litigi. 554 555
556 Chi disse la verita` morı` impiccato. Dire la verita` e`, a volte, veramente pericoloso. 557
Chi dice la verita` e` malvisto.
Servire fa amici e dire la verita` nemici. Adottare un atteggiamento servile verso i potenti o i superiori porta dei vantaggi; dire la verita` che contraddice l’operato di chi e` potente porta solo guai e inimicizie. Rispecchia una massima latina, dall’Andria di Terenzio (verso 68), Obsequium amicos, veritas odium parit ‘‘L’adulazione procura amici, la verita` l’odio’’, frase gia` proverbiale all’epoca di Cicerone, che la discute nel Sull’amicizia 24.89 sgg.; anche Agostino la cita (Epistole 82.31) qualificandola come ‘‘proverbio popolare’’. Dalla seconda parte di tale massima derivano anche i due proverbi seguenti: 558
Ben servir acquista amici e vero dir nemici. Per analogia.
.
Sono le parole che Cristo rivolge a Pilato (Giovanni 18.38). Si ripetono allorche´ qualcuno confida eccessivamente su verita` e certezze sulle quali non si puo` fare mai eccessivo affidamento. Si usa tuttora anche nella versione latina, che era quella che si leggeva nel Passio della Settimana Santa. 568 Quid est veritas? La domanda di Pilato rimase senza risposta, ma i monaci medievali la trovarono anagrammando la frase latina che risulta: Est vir qui adest ‘‘E` l’uomo che ti sta davanti’’. Cristo disse di se stesso d’essere appunto la Via, la Verita`, la Vita.
Da qua a la` non arriva verita`. Mutando di poco la prospettiva, la posizione, passando dalla parte opposta, quella che era la verita` non e` piu`. Come una cosa vera si muove sulla bocca della gente, non arriva mai intatta, si deforma e muta. 569
570
Non arriva verita` da qui alla piazza.
571
Una verita` non attraversa il fiume intera.
559
560
La verita` genera l’odio.
561 Veritas odium parit. Parole del verso di Terenzio su citato. 562 Anche la verita` lascia dei dubbi. Lascia cioe` problemi insoluti, non basta a capire tutto di quello che si vorrebbe sapere; e` umana e quindi limitata e parziale. 563 La verita` e` la lode di Dio. Essendo Dio verita`, lo si onora sostenendo la verita` nella vita.
Dicendo la verita` si loda Iddio. La verita` la sanno tre persone: il confessore, il medico e l’avvocato. Sono le tre persone alle quali e` necessario dire la verita` per interesse personale, in quanto senza questa il confessore non puo` assolvere, il medico non puo` curare, l’avvocato non puo` difendere. 564 565
La verita` si dice: al prete, all’avvocato, al medico e alla levatrice. La levatrice e` la depositaria dei segreti del concepimento, che deve conoscere per poter consigliare. 566
567
Che cos’e` la verita`?
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
VERME
La verita` non e` la stessa in cima e in fondo a un bastone. L’uomo che tiene in mano il bastone ha la sua verita` e la impone a colui che minaccia, che la deve accettare, anche se ne ha un’altra. 572
573 Anche il diavolo dice la verita`. Anche il malvagio sa dire la verita` e talvolta la dice. Per avvertire di non apprezzare troppo qualcuno solo perche´ dice il vero; anzi, spesso si puo` dire la verita` proprio per raggiungere effetti negativi, che fanno contento il diavolo.
VERME Quando il verme esce dalla terra il merlo canta. Il verme esce a primavera: il merlo e` contento perche´ lo mangia, ma canta per altre ragioni. 574
575 Il peggior verme adesca il miglior pesce. Si dice in genere; particolarmente dei matrimoni che paiono mal assortiti. Vedi anche Ai peggiori porci vanno le migliori pere [P 2149].
Chi non rischia un verme non piglia un pesce. Chi non e` disposto a rischiare qualcosa, anche poco, non consegue alcun vantaggio. Vedi anche Chi non risica non rosica [R 619]. 576
pag 1729 - 04/07/2007
VERME INTESTINALE
1666
.
577 Il verme tenero rode il legno duro. Le forze tenui, ma continue e insistenti, la spuntano anche contro ostacoli che appaiono insormontabili e superano grandi difficolta`. Vedi anche La goccia scava la pietra [G 895].
Si riferisce ai vermi intestinali dei bambini che si curavano comunemente strofinando aglio e menta dove provocano bruciore o pizzicore.
Dove nasce il verme pasce. In terra, in un frutto, in un legno: la` dove nasce, il verme mangia e alberga. Metafora della persona gretta che non si cura d’altro al mondo che quanto gli serve a vivere. Vedi anche La` dove nasce l’asino pasce [M 1784]; Dove si nasce ogni erba pasce [N 44].
L’aglio ammazza i vermi. Si usava far tenere ai bambini addirittura una corona di agli per cacciare i vermi.
578
Anche i vermi hanno la loro rabbia. Anche le persone modeste, piccole o meschine, hanno i loro punti d’orgoglio, le loro impuntature, ire, sfuriate. Vedi anche Anche la formica ha la sua rabbia [F 1097]; La mosca da` i calci che puo` [M 2110]. 579
Anche il verme si rivolta a chi lo calpesta. Il concetto si esprime tuttora anche con una massima latina: 580
581 Laesa saepius repugnat ovis. ‘‘La pecora colpita spesso si ribella’’. Per analogia. Proverbio medievale.
Non muore verme in terra che Dio non ne sciolga lo spirito. Tutto quello che accade anche alla piu` piccola creatura e` per volere di Dio. Vedi anche Non si fa cosa in terra che non sia scritta in cielo [C 1578]; Non cade foglia che Dio non voglia [D 402]. 582
VERME INTESTINALE Nei proverbi c’e` traccia sia della tenia o ‘‘verme solitario’’ (Taenia solium, la piu` comune, lunga due o tre metri, proveniente dal maiale, Taenia saginata, che arriva a otto metri, proveniente dal bue) sia degli ossiuri, i vermi intestinali dei bambini (‘‘i bachi’’, nella terminologia di molti dialetti). f Vedi Baco da seta. Chi ha il verme solitario vuota la madia e la dispensa. La fame che provoca il verme solitario e` tale e continua da far sı` che il soggetto colpito mangi in continuazione. 583
584
Se il verme vuoi cacciare con aglio e menta ti devi strofinare.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
585
Per i vermi menta e aglio.
586
VERO f Vedi Falso, Probabile, Verita`. 587 Se non e` vero e` ben trovato. Si dice di una cosa che pare impossibile o improbabile, ma che affascina per l’acume, la sottigliezza, l’opportunita`, ecc. Si legge gia` nel Doni (Marmi, Ragionamento 4): ‘‘Se non e` vero egli e` stato un bel trovato’’.
Non dar che dolga e non scherzar sul vero. Non donare cosa che offende per le sue implicazioni (per esempio imbarazzando o umiliando) e non scherzare su un difetto o una situazione penosa. 588
589 Ogni ver non e` ben detto. Non basta che una cosa sia vera per poter essere detta: spesso proprio perche´ vera puo` essere inopportuna o nociva. Vedi anche Tutte le verita` non son da dirsi [V 514]; La verita` punge e la menzogna unge [V 548].
Ogni ver detto non e` ben detto. Equivoca anche sulla parola verdetto che viene a formarsi con questa disposizione delle parole. 590
591 Il vero non e` piu ` sicuro del probabile. Quello che e` ritenuto vero, certo, sicuro, risulta non di rado poco attendibile o addirittura falso, per cui il probabile spesso rischia di essere piu` sicuro di cio` che si ritiene assoluta verita`. Vedi, opposto, Mille probabili non fanno un vero [P 2751].
VEROSIMILE 592 Il verosimile e` nemico del vero. Quello che pare vero e` peggiore del falso, perche´ crea l’equivoco e fa fare gravi errori. Vedi Aver sentito dire e` mezza bugia [S 1029]. 593
Il verosimile e` piu` vicino al falso che al vero.
pag 1730 - 04/07/2007
1667 VERRUCA f Vedi Porro. Chi le conta caccia le verruche. E` credenza popolare che le verruche delle mani se ne andrebbero contandole al lume della luna. 594
VERSARE f Vedi Latte. VERSO1 Nel senso di ‘‘orientamento’’. Bisogna prendere ogni cosa [persona] per il suo verso. Assecondando le cose e le persone, si portano piu` facilmente dove si vuole. Chi la usa rispettando il suo verso ottiene vantaggio e beneficio, chi invece la prende male, non rispetta tale modo, combina dei guai e non ottiene nulla. 595
596 Ogni cosa va presa per il suo verso. Vedi anche il contrario Chi prende la lancia per la punta fa male a se´ o alla lancia [L 108].
Bisogna lisciare il gatto per il verso del pelo. Per analogia. Se si vuole blandire qualcuno, cio` va fatto secondo modalita` che si accordino col suo temperamento, con i suoi gusti, ecc. I gatti di norma si irritano se si accarezzano contropelo. 597
598 Prendi l’uomo per il suo vizio. Per analogia: portalo al tuo gioco assecondando quelli che sono i suoi desideri, lavorando nei suoi lati deboli, approfittando delle sue mancanze.
VERSO2 Come elemento della composizione poetica. f Vedi Poeta. 599 Il versi son la musica del cuore. Espressione un po’ enfatica per dire che le parole poetiche riflettono una musica interiore, o qualcosa di simile.
VESCICA f Vedi Pisciare.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
VESPA
VESCOVO Tutti i pastori farebbero i vescovi, ma non tutti i vescovi farebbero i pastori. Si definisce il vescovo ‘‘pastore d’anime’’. Di qui il gioco: coloro che sono da poco, salgono volentieri la scala sociale, mentre neppure coloro che dovrebbero fare dell’umilta` la loro regola di vita, sono disposti a scenderla. 600
A Roma i vescovi sono come i crocifissi nella bottega del legnaiolo. Ve ne sono tanti e valgono poco. Ve ne sono da scegliere. 601
Visita di vescovo, caduta di grandine. Proverbio dell’ambiente ecclesiastico: la visita pastorale di un vescovo depauperava la chiesa visitata come il flagello d’una grandinata sui raccolti. Il vescovo non andava mai via a mani vuote. 602
Ho chiuso ma non ho sigillato, (disse il vescovo quando portarono le fragole). Quando qualcuno, senza rispettare le regole, riapre un discorso, un messaggio, una lettera, una seduta, per suo interesse. Un vescovo arrivato alla fine del pranzo, disse di aver chiuso. – Peccato, gli rispose un commensale: arrivano le fragole. – Ho chiuso ma non ho sigillato, rispose il vescovo. Una volta si usava sigillare con un bollo di ceralacca la busta di una lettera, soprattutto se ufficiale. 603
VESPA Le vespe sono una grande famiglia d’insetti che comprende moltissime specie. La Vespa comune e` quella piu` conosciuta da noi. Simile vagamente all’ape, e` pericolosa per le sue punture dolorosissime e velenose al punto di causare la morte se ricevute in gran numero. Non produce nulla di utile e si nutre d’insetti. Appena appare un nido di vespe nelle vicinanze di un’abitazione si provvede immediatamente a distruggerlo. Non ha un corredo simbolico apprezzabile, ma puo` facilmente essere metafora di una persona cattiva, pericolosa o maligna. f Vedi Moscone. 604
Ogni vespa ha il suo pungiglione.
pag 1731 - 04/07/2007
VESPRO
1668
.
Nessuno e` innocuo. Ogni persona ha l’arma con la quale si difende e offende, secondo la propria indole e la propria forza. Vedi anche Anche la formica ha la sua rabbia [F 1097]; Ogni nemico e` potente, anche la mosca [N 230]. 605 La vespa punge anche dopo morta. Bisogna guardarsi dalle persone pericolose o malvagie anche quando sembrano ormai finite, impotenti. Gli animali velenosi, come anche certi serpenti, possono avere un sussulto anche morenti, e, maneggiandoli, avvelenare dopo la morte. 606 Tante vespe, tanta neve. Naturalmente nell’inverno che segue alla bella stagione in cui esse nidificano.
Annata di vespe annata di vino. Se nell’estate compaiono molte vespe, in autunno vi sara` una copiosa raccolta d’uva. Le vespe sono particolarmente ghiotte di uva e portano anche notevoli danni nelle vigne. 607
Vespe d’agosto tini pieni di mosto. Quando in questo mese si vedono molte vespe nelle vigne e` segno che l’uva comincia ad essere zuccherina. Vedi anche, per il tipo di pronostico, Anno di mosche, anno d’abbondanza [F 1103].
metafore delle due fasi finali della vita, maturita` avanzata e vecchiaia vera e propria. Per le ore canoniche vedi sotto Campana. 613 Al vespro gia` si pensa alla compieta. Quando si e` nella tarda maturita` della vita si pensa spesso alla vecchiaia. 614 A vespro e` tardi per partire e per restare. Quando a sera si e` in casa d’altri bisogna partire prima che annotti. Anche: in prossimita` della vecchiaia e` ormai inutile intraprendere qualsiasi cosa di nuovo. Un tempo era uso rientrare in casa prima che fosse buio, per evitare incontri spiacevoli e aggressioni, e anche se si avesse voluto alloggiare per la notte l’ora del vespro era gia` troppo tarda per chiederlo (vedi anche Quando suona l’avemmaria o a casa o per la via [A 1628]).
Tra vespro e nona non va fuor persona buona. Non solo per le donne, ma anche per gli uomini che stavano fuori la notte non c’era da pensar bene, anzi si sospettava che fossero in giro per cattivi affari. 615
608
Chi stuzzica un nido di vespe vuole avere gambe leste. Chi infastidisce persone irascibili o pericolose, provveda a fuggire velocemente, se non vuol passare guai. Dando fastidio a un vespaio (stuzzicare il vespaio) ci si tira addosso un nugolo di vespe. 609
610
Chi stuzzica il vespaio se ne va con le punture.
611 Sette vespe ammazzano un bove. La puntura della vespa, piu` pericolosa di quella dell’ape, provoca anche la morte di grossi animali, se ne ricevono in gran numero. 612
Sette punture di vespe ammazzano un asino.
VESPRO Vespro (collocato intorno alle 18) e` la penultima delle ‘‘ore canoniche’’, quella che precede la fine del giorno, che e` Compieta (intorno alle 21): le ore erano usate spesso come
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
VESTE f Vedi Abito. 616 Bisogna fare la veste secondo il panno. Bisogna fare i conti colle possibilita`, fare le cose secondo quello di cui si dispone, non esagerare nei progetti. L’immagine e` desunta dall’attivita` del sarto, che per realizzare un vestito deve considerare non solo la quantita` ma anche il tipo di tessuto. Vedi anche Bisogna fare il passo secondo la gamba [P 685]; Il mantello si taglia secondo il panno [M 654]. 617 Veste prestata non tiene caldo. La roba prestata non da` soddisfazione usarla perche´, sapendo che non e` nostra e dobbiamo restituirla, un meccanismo psicologico toglie la possibilita` di goderne appieno, e tantomeno di affezionarcisi. Con beni non propri non si opera, intraprende, con efficacia. 618 Belle vesti spengono il focolare. Vestirsi bene comporta spese che limitano le disponibilita` per altri consumi. Vedi anche Vestito di velluto e tavola spoglia [V 308]; Seta e raso chiudono cucina e latrina [S 1176]. 619 Bella veste nasconde gran difetto. L’apparato esteriore nasconde aspetti sostanziali negativi. Nel senso che l’abito da` credito alla nullita` o anche che le ricchezze fanno
pag 1732 - 04/07/2007
1669 dimenticare la mancanza di avvenenza o la poca gradevolezza di una persona. Vedi anche L’abito fa il monaco [A 60]; I panni rifanno le stanghe [P 351]; contrario: L’abito non fa il monaco [A 51]. 620
Con belle vesti si coprono brutti difetti.
621 Sotto bei guanti stanno brutte mani. Per analogia.
A veste logorata poca fede vien prestata. L’aspetto esteriore dimesso, povero, trascurato squalifica la persona: non si puo` credere che una persona sia di valore, se non si presenta vestita come compete alla sua qualifica, al suo rango. Vedi Il merito e` uno stolto se il danaro non lo sostiene [M 1297]. 622
623 Ricco che parla e` tenuto un Salomone. Reciproco del precedente: chi si presenta bene e` anche molto considerato.
Ricca veste, povero cervello. Quando una persona si presenta in una veste ricca e costosa al di sopra di quello che richiede la circostanza, il momento, l’ambiente, la compagnia, si deve pensare che gli manchi qualche rotella. 624
VESTIRE f Vedi Abito, Apparenza. 625 Chi dell’altrui si veste presto si spoglia. Chi si adorna di cose che non sono sue, di abiti prestati o di meriti non suoi, in poco tempo deve restituire ai legittimi proprietari le cose che gli appartengono. E` la morale di una celebre favola di Fedro: La cornacchia superba e il pavone (Favole 1.3).
Chi si veste dei panni altrui presto si spoglia. Vale come sinonimo del precedente, ma e` usato anche in riferimento a chi si fa grande vantando meriti che non sono suoi. Vedi anche Il pavone presto` le penne al corvo, ma non le regalo` [P 826]. 626
Tutti vedono come vesti, pochi sanno quello che mangi. Se vuoi apparire ricco, far credere di avere molte ricchezze, vestiti lussuosamente e risparmia su quelle cose che nessuno vede, come il mangiare. 627
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
VESTIRE
Tutti guardano il mantello e nessun vede il budello. La gente guarda quello che appare e nessuno vede quello che una persona e` realmente, quello di cui dispone, l’entita` e la solidita` delle sue sostanze. Il proverbio e` perfido nello svelare un uso antico, che pero` perdura ancora, consistente nello spendere ogni propria risorsa nelle vesti, negli addobbi, nei mezzi di trasporto (come oggi accade per la macchina, e un tempo per il cavallo o la carrozza) facendo risparmi feroci anche sul mangiare. Questo permette di apparire ricchi e pieni di disponibilita`, senza che le viscere rivelino la fame, le privazioni e i sacrifici che comporta fare quella figura. Si usa anche con significato generale: tutti guardano quello che appare e nessuno vede quello che una persona e` internamente, nel suo essere profondo, come il seguente. Vedi anche L’abito fa il monaco [A 60]. 628
Tutti guardano il mantello e nessun vede il cervello. Di forma simile al precedente, muta sostanzialmente di significato per la sostituzione della parola finale. Tutti guardano quello che appare e nessuno vede quello che una persona ha in testa. Si intende soprattutto le sua capacita` d’intelligenza e di saggezza, la sua cultura. 629
Vestili come vuoi, scappano sempre. Quando uno e` codardo, di qualunque mezzo disponga rimane sempre tale. Si dice che sia stata la sconsolata frase di un re napoletano, davanti alla sconfitta dei suoi soldati, ai quali aveva fatto fare le divise nuove. La paternita` della frase e` incerta forse perche´ chi probabilmente la pronuncio` cambio piu` volte denominazione. Infatti Ferdinando di Borbone, il cognato di Maria Antonietta e marito di Maria Carolina, fu Ferdinando IV come re di Napoli, Ferdinando II come re di Sicilia e, dopo la Restaurazione nel 1815, fu Ferdinando I re delle Due Sicilie. Per questo il Marchese de Sterlich gli affibbio` il celebre epigramma: ‘‘Fosti quarto, fosti terzo, / or t’intitoli primiero! / Se continuera` lo scherzo / finirei per esser zero!’’. Questi, che morı` come Ferdinando I e passo` alla storia come il Re Lazzarone, un giorno stava ascoltando le proposte del nipote, destinato a succedergli come Ferdinando II, il quale proponeva di sostituire 630
pag 1733 - 04/07/2007
VESTITO
1670
.
nell’esercito le divise sullo stile dell’armata austriaca, con quelle che si rifacevano a quelle francesi. Il re lo ascolto` e concluse: – Comm’’e vvieste ’e vieste, fujeno sempre! (‘‘Come li vesti li vesti, tanto scappano sempre’’). La risposta terribile e ingiusta accusava di codardia un paese intero dove invece i militari avevano sempre combattuto con onore (mentre a mostrarsi vile era stato semmai proprio Ferdinando); tuttavia erano parole perfette per infamare un vigliacco, e la frase fece epoca e si diffuse passando in proverbio. Si trasferı` nella lingua italiana soprattutto durante l’impresa dei Mille, e poi nelle polemiche successive nel mondo militare, usata da ‘nordisti’ contro i militari del Sud. Si usava volutamente la forma dialettale, per rimarcare che il giudizio negativo era stato espresso proprio dal sovrano di quelle terre. Si trova attribuita anche a Francischiello, forse sulla spinta dell’altra frase proverbiale: ‘‘l’esercito di Francischiello’’, per dire una banda trasandata di armati incapaci, come oggi si dice ‘‘l’armata Brancaleone’’. Ma lo spirito bonario di Francischiello non si accorda col cinismo della frase, mentre ci si accorda benissimo l’animo del Re Lazzarone. Vesti una colonna, pare una madonna. Le vesti e gli ornamenti possono rendere attraente qualsiasi cosa, al punto da ingannare sulla sua reale natura. Un tempo era uso comune in occasione di feste solenni addobbare le pareti e le colonne delle chiese con stoffe e drappi preziosi, simili agli abiti sontuosi con cui erano vestite le statue della Madonna. I seguenti sono variazioni su questo tema. Vedi anche I panni rifanno le stanghe [P 351]. 631
632
Vesti una colonna pare una bella donna.
633
Vesti una villana pare una sovrana.
634
Vesti una fascina, pare una regina.
Vesti un legno, pare un regno. Qui regno ha significato di ‘‘corona’’. Indicava quella del papa (regno papale), divenuta poi triregno, quindi corona regale. Puo` alludere anche alla grande corona che si poneva sull’altare maggiore per sostenere il baldacchino. 635
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
636
Vesti un bastone, pare un barone.
637
Vesti uno zuccone [cappone], pare un barone.
638
Vesti un ciocco, pare un fiocco.
Chi tutti i giorni si veste da festa o e` matto o non ha piu` abiti. Chi si mette sempre vestiti di valore ha perso il capo, si e` innamorato, oppure ha finito completamente quelli vecchi e non ha soldi per comprarsi qualcosa di piu` modesto. 639
VESTITO f Vedi Abito.
Il vestito si porta il primo anno per amore e il secondo per forza. Il vestito fa piacere allorche´ s’indossa da nuovo, poi, quando invecchia si porta, ma per non essere spreconi. Si usa anche riferito a tutto quello che si presenta nuovo, migliore, efficiente o di moda, che si predilige come qualificante e dotato della bellezza del nuovo, e che, col passare del tempo, si logora, viene superato da cose migliori, per cui si usa solo per sfruttarne l’utilita` fino in fondo. Una volta i vestiti si portavano fino alla consunzione, e poi si rivoltavano o si rattoppavano. 640
E` meglio fargli un vestito che invitarlo a desinare. Quando si vede un tipo che mangia a quattro palmenti: si spende meno a vestirlo che a sfamarlo. 641
Bel vestito vuol tre enne: nuovo, nero e netto. Un vestito per essere bello deve essere nuovo, deve essere scuro e pulito. Si riferisce al vestito da uomo. 642
Se e` a rovescio il vestito va dritta la giornata. E` credenza popolare che se si indossa un capo di vestiario a rovescio, cio` porti fortuna per l’intera giornata. Si dice anche che un abito indossato a rovescio porta fortuna nella ricerca dei funghi. Vedi anche Vai a cercar funghi? [F 1626]. 643
L’ultimo vestito ce lo fanno senza tasche. Espressione ironica per riferirsi alla bara. 644
pag 1734 - 04/07/2007
1671 VESUVIO f Vedi Napoli. Quando il Vesuvio ha la cappa se non piove oggi domani non scappa. Quando il Vesuvio ha la cima coperta di nuvole presto arrivera` la pioggia. E` uno schema di previsione del tempo diffuso in tutta Italia con adattamento al monte dominante in ogni zona. Vedi anche Monte Morello. 645
.
Chi cambia modi, usanze, abitudini collaudate dal tempo, deve far attenzione a quello che di nuovo adotta credendolo migliore: spesso e` fallace, illusorio. Le cose sedimentate dal tempo sono scelte dalla saggezza e hanno sempre una loro ragione che non e` bene disprezzare avventatamente. Vedi anche Chi cambia non sempre migliora [C 213]. Contrario: Chi muta paese, muta fortuna [P 102]. 652
VETRO 646 Un vetro rompe l’altro. Le cose che sono rigide, non si piegano, non si adattano, quando arrivano a contatto si rovinano reciprocamente. Si dice di persone inflessibili, caratteri intransigenti che, non avendo reciproca comprensione, vengono continuamente a contrasto. 647 Piano, che le scale son di vetro. Invito ad agire con delicatezza, a muoversi cautamente perche´ c’e` qualcosa che si rompe, che e` fragile, o c’e` qualche pericolo. Si riferisce probabilmente alla situazione descritta da una favola, nella quale la protagonista doveva salire lungo una scala di fragilissimo cristallo, cfr. per es. La bella Caterina, oppure La novella de’ Gatti, in G. Nerucci, Sessanta novelle popolari montalesi. 648 Vi son piu ` vetri che diamanti. Le cose di poco valore sono piu` numerose di quelle preziose. Si dice anche delle persone.
Chi non puo` bere nell’oro beva nel vetro. Chi non ha di meglio si arrangi col poco che ha. 649
La donna e il vetro sono sempre in pericolo. La donna, perche´ di carattere fragile e debole, vede insidiata la propria virtu`; il vetro e` sempre soggetto a rompersi. Vedi anche Figlie e vetri sono sempre in pericolo [F 821]; Solo il pazzo prova se regge il ghiaccio (il vetro) [P 892]; Solo il pazzo prova se e` fedele la donna [P 893]. 650
VIA1 Come sostantivo. f Vedi Cammino, Strada. 651
Chi lascia la via vecchia per la nuova sa quel che lascia e [ma] non sa quel che trova.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
VIA
Chi lascia la via vecchia per la nuova spesse volte ingannato si trova [spesso male si ritrova].
Chi ad ogni via si tiene in nessun luogo viene. Chi si fa sedurre da ogni opportunita`, da ogni suggestione, non arriva a concludere nulla. 653
654 La via lunga fa pesante anche la paglia. Anche un piccolo peso costa fatica se deve essere portato a lungo. Vedi anche A lungo andare anche una paglia si stenta a portare [P 152]. 655
In lunga via ogni paglia pesa.
656 Sulla via battuta non crescono erbe. L’attivita` e il lavoro portano sanita` morale. Dove c’e` attivita` continua non ci sono cattive abitudini, mali pensieri, vizi che vengono dall’ozio. Il proverbio non viene usato in senso negativo, intendendo che il passaggio continuo non favorisce crescita e sviluppo di attivita`. Infatti la strada maestra non e` destinata alla coltivazione dell’erba, che casomai vi intralcia il passaggio. Semmai si usa come consiglio a chi vuole svolgere un’attivita` che richiede tranquillita` e isolamento, a non andare in luoghi dove per natura c’e` confusione. L’erba poi in campagna non ha mai valore positivo: quella ai margini di strade e campi viene tagliata per evitare l’ingorgo del drenaggio, quella dei campi e` infestante e deve essere estirpata, quella per foraggio si semina e si coltiva. Buona e spontanea e` solo quella dei pascoli. Vedi anche L’erba non cresce sulla strada maestra [E 100].
Lunga via lunga bugia. Chi giunge da lontano puo` agevolmente raccontare le cose piu` incredibili sperando di essere creduto. Vedi anche Da lontani viaggi vengono grandi fandonie [V 676]. 657
658 Le vie del Signore sono infinite. Il Signore puo` fare la sua volonta` in maniere impensate. Espressione molto usata anche in
pag 1735 - 04/07/2007
VIA
1672
.
senso ironico: vi sono strade, per fare una cosa, che l’interlocutore neppure immagina: spesso si tratta di mezzi scorretti o disonesti, ma efficaci. VIA2 Come avverbio. Chi va via perde il posto all’osteria. Principio del diritto non scritto: chi lascia il posto dove era seduto, lo perde se viene occupato da un altro. Molto usato dai bambini, ma anche dagli adulti, magari con scherzosa polemica, in riferimento a cose piu` serie di un posto a sedere. Vedi anche Chi va al gioco perde il loco [A 887]. Si elencano qui proverbi di senso e di uso assai prossimi: 659
significano andare in giro disinteressandosi di tutto. Vedi anche Partisti in baule e sei tornato in valigia [A 299]; Chi va a Roma in un sacco torna in un baule [R 857]. 668 Viaggiando s’impara. La persona dalla mente aperta e spinta dalla curiosita` di conoscere, imparera` moltissime cose viaggiando. 669
Chi viaggia s’istruisce.
670
Chi viaggia ne vede tante.
Chi viaggia con donne non abbia fretta. Le donne hanno sempre mille cose da fare, mille impicci che le trattengono, mille curiosita` da soddisfare; quindi ci vuole calma e pazienza. 671
660
Chi va all’osteria perde il posto e la via.
661
Chi va in campagna perde la scranna.
Chi va coll’asino o donna mena crede d’arrivare per pranzo e arriva a cena. Per analogia: la donna perche´ si ferma dappertutto e l’asino perche´ va lento.
662
Chi va in cantina perde la seggiolina.
VIAGGIATORE
663
Chi va al mercato trova il posto occupato.
Chi va a vedere perde il sedere. Chi si alza per andare a vedere quello che succede altrove, quando ritorna al suo posto quasi sempre lo ritrova occupato. 664
Chi va a Roma perde la poltrona. Anche nel senso: chi corre dietro a gloria e onore, trascurando il suo lavoro e la sua vita modesta, quando torna non ci ritrova piu` niente. 665
VIAGGIARE Tanto viaggia un uomo in un giorno che una lumaca in cent’anni. Non e` detto che chi va piano faccia poco cammino. Chi e` lento fa in molto tempo quello che chi e` svelto fa in pochissimo. Vedi anche Si fa piu` strada in un anno a cavallo che in tre su un asino [C 1168]. 666
C’e` chi viaggiando parte in un baule e torna in un sacco. Chi parte ignorante, anche se vede tante cose, torna ignorante. Viaggiare insegna solo a chi sa imparare, a chi ha interesse. Viaggiare in un baule o come un baule, sono modi di dire che 667
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
672
Viaggiatore e mendico son sempre a casa loro. Coloro che hanno la vita nella strada si trovano bene nella strada. 673
VIAGGIO 674 Chi va e torna ha fatto buon viaggio. Chi fa ritorno, comunque gli sia andata, ha avuto fortuna. Un tempo viaggiare era molto pericoloso. 675 Chi fa viaggio a piedi e chi a cavallo. Le sorti degli uomini sono diverse: chi ha tanto e chi niente. Vedi anche Chi mangia i cavoli e chi i torsoli [T 99]; Chi mangia i lupini e chi le bucce [T 100]; A chi sorte e a chi sporte [S 1683]; Chi non puo` andare in carrozza [a cavallo] vada a piedi [P 2293].
Da lontani viaggi vengono grandi fandonie. Coloro che vanno in terre lontane tornano raccontando cose mirabolanti, che spesso solo frutto della loro fantasia. Vedi anche Lunga via lunga bugia [V 657]. 676
Nel lungo viaggio anche una piuma pesa. E` gravoso portare per molto tempo un peso anche piccolo: infatti a ogni passo si somma il 677
pag 1736 - 04/07/2007
1673
.
VICINANZA / VICINATO
lavoro del sollevamento del peso. Vedi anche La via lunga fa pesante anche la paglia [V 654].
gione, un perche´. Ora il fenomeno e` assai ridotto. Vedi anche Quante lepri nel tegame se potessero parlare miagolerebbero [L 481].
VIANDANTE
VICINANZA / VICINATO
f Vedi Mercante.
Viandante misero non si cura di ladroni. Il viaggiatore che non ha nulla va tranquillo anche in strade pericolose sicuro che i malviventi non lo cercheranno. La poverta` procura almeno il vantaggio di essere liberi da certi rischi e preoccupazioni. 678
Quando il viandante ha bevuto gira le spalle al pozzo [alla fontana]. Finito il bisogno ci si dimentica di chi ci ha aiutato a soddisfarlo. Venuta meno la necessita` non se ne vuol piu` sapere di chi ci ha aiutato. Vedi anche Per gratitudine il maiale rovescia il secchio [M 175]; Quando ha mangiato il mulo alla greppia volta il culo [A 1360]; Fatta la grazia, gabbato lo santo [S 297]. 679
VICENZA / VICENTINO f Vedi Veneziano. A Vicenza quando piscia uno piscian tutti. Pare che tra i vicentini un tempo regnasse una gran concordia. Si dice anche per gli abitanti di Varese [V 107]. 680
Non ha Venezia tanti gondolieri quanti Vicenza conti e cavalieri. Si vuole che in vicentini tengano molto alle forme sociali, al grado di nobilta` e al decoro. Per la forma di questi proverbi di confronto fra citta` vedi anche Non son in Arno tanti pesciolini quant’in Venezia zazzere [gondole] e camini [A 1232]. 681
Vicentini magnagatti. Parte del proverbio composto che comincia: Veneziani gran signori, padovani gran dottori, vicentini magna gatti..., [V 389]. La frase e` usata come proverbio a se´ stante, come avviene spesso per alcune sezioni di proverbi composti. Il fatto che i vicentini fossero propensi a mangiare il gatto deriva dagli usi per cui certe popolazioni considerano commestibili, anche gustose, le carni di certi animali che altre disdegnano. In questo caso la pratica era un tempo molto diffusa in localita` cosı` diverse che e` impossibile ricavarne una ra682
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
683 Vicinanza e` mezza parentela. In quanto l’abitare vicino crea rapporti di fiducia, obblighi, reciprocita` che fanno parte di solito del vincolo di parentela.
Vicinanza senza siepe porta in casa l’inimicizia. Abitare vicini senza che vi sia una precisa separazione dello spazio proprio e altrui e` fonte di malintesi, discussioni e liti. 684
Per conservare l’amicizia la cosa migliore e` una siepe tra due orti. Pe analogia. 685
Vale piu` un vicinato che un parentato. Vedi anche E` meglio un buon amico che cento parenti, siano pur ricchi e potenti [P 452]. 686
687
Vicinato e` il miglior parentado.
Quando brucia nel vicinato porta acqua a casa tua. Guarda se il fuoco estendendosi puo` minacciare la tua casa e provvedi. Quando si affaccia un pericolo per gli altri assicurati prima se tu sei al sicuro, provvedi ai tuoi interessi, e dopo aiuta gli altri. Il proveribio italiano, a differenza dei suoi probabili ascendenti classici, non contiene nulla che possa intendesi come altruismo, perche´ consiglia espressamente di portare acqua alla propria casa. Certamente nell’insieme c’e` anche implicito il fatto che l’estendersi del male altrui possa compromettere il bene nostro, ma esplicitamente si consiglia di pensare per prima cosa a se stessi. Cio` e` abbastanza in sintonia con l’individualismo di un popolo abituato a non fidarsi troppo degli altri, soprattutto delle istituzioni. Si rintraccia in una massima antica: Tua res agitur, paries cun proximus ardet ‘‘E` cosa che ti riguarda, quando brucia l’edificio vicino’’, tratta da Orazio (Epistole 1.18.84) e della quale sono registrate diversi adattamenti nel Medioevo (per es. Qui videt ardere vicini tecta, timere / debet de propriis; nequeunt sua tuta manere ‘‘Chi vede bruciare la casa del vicino deve temere della propria: la sua non puo` rimanere salva’’). 688
pag 1737 - 04/07/2007
VICINO 689
1674
.
Quando arde la casa del vicino pensa alla tua.
VICINO Sostantivo. f Vedi Fratello, Vicinato. Vicini, triboli [dolori] e spini. I vicini sono uno dei fattori che rendono facile o difficile la vita. La vicinanza di amici allieta e semplifica l’esistenza, mente quella di nemici, di persone ostili la rende un vero inferno. 690
Chi lascia un vicino perche´ ha un difetto ne trova un altro che ne ha cento. Invito a prendere atto che il mondo non e` perfetto e ogni situazione ha i suoi agi e i suoi incomodi, che vanno accettati con rassegnazione, nella consapevolezza che non conviene fare grossi sacrifici, come quello di cambiare casa, per eliminarli: nella nuova condizione ce ne saranno sicuramente altri e forse anche peggiori.
Se t’annoia il tuo vicino prestagli uno zecchino. Avendo con te un debito ti evitera` senza farsi piu` vedere se non lo andrai a cercare. Vedi anche Chi ha un seccatore gli faccia un prestito [P 2584]. 700
Chi mette fuoco alla casa del vicino fa una magra vendetta. Rischia di dar fuoco anche alla sua, si procura grattacapi e, se gli va bene, si fa un nemico feroce per tutta la vita. Vedi anche Quando brucia nel vicinato porta acqua a casa tua [V 688]. 701
691
692
Chi lascia il vicino per un mancamento va piu` in la` e ne trova cento.
693
Cattivo vicino lunga guerra.
Malo vicino cattivo mattino. Perche´ la giornata spesso comincia male, con contrasti, scambio di parole scortesi, vecchi rancori: prevede la situazione di un incontro imposto dalle necessita` di lavoro, in particolare nei campi. 694
695
Chi ha cattivo vicino ha sempre il mal mattino.
696
Meglio un triste mattino che un cattivo vicino.
Chi ha un cattivo vicino ha le pulci nel letto. Non puo` dormire tranquillo per la stizza di avere a poca distanza chi gli nuoce e per la paura che anche di notte possa fargli del male. 697
Figlie, vigne e giardini guardali dai vicini. Le insidie piu` pericolose per le figlie, per l’uva nella vigna e i prodotti degli orti e dei giardini vengono dalle persone vicine e pratiche dei luoghi. Vedi anche Figlia e giardino guardali dal vicino [F 822].
L’erba [il prato] del vicino e` sempre piu` verde [piu` alta]. Le cose che hanno gli altri sembrano sempre migliori delle nostre. Con parole molto simili il concetto e` espresso in un verso di Ovidio (Ars amandi 1.349): Fertilior seges est alienis semper in agris ‘‘Nel campo altrui la messe e` sempre piu` bella’’, che prosegue con vicinumque pecus grandius uber habet ‘‘e il gregge del vicino ha la mammella piu` rigonfia’’: si tratta evidentemente di due espressioni gia` allora proverbiali. Simile insegnamento, ma senza ricorso a metafore, si trova in Publilio Siro (A 28): Aliena nobis, nostra plus aliis placent ‘‘Le cose altrui piacciono di piu` a noi, le nostre agli altri’’. Il verso ovidiano, che divenne massima nel Medioevo, ha dato luogo a forme simili di proverbi che si trovano in diverse tradizioni europee. Al proverbio, estremamente diffuso, fa riferimento anche il titolo di un film di grande successo, nell’originale inglese The Grass is greener (USA, 1960), di Stanley Donen, con Cary Grant, Deborah Kerr e Robert Mitchum. Vedi anche La roba degli altri e` sempre migliore [R 755]; Il pane degli altri pare piu` saporito [P 331]. 702
La moglie del vicino balla meglio della propria. Per analogia. Sembra una scusa per poterci ballare. Vedi anche La moglie degli altri e` sempre piu` bella [M 1638]. 703
698
699
Vigne, figlie, ciliegi, orti e giardini guardali soprattutto dai vicini.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
La gallina del vicino pare (sempre) un’oca. Per analogia. 704
Pare sempre piu` grande la parte del compagno. Per analogia. 705
706
Il vicino e` lo specchio.
pag 1738 - 04/07/2007
1675 Spesso il vicino e` il punto di paragone, il riferimento per come comportarsi. Bell’amore chi ama la vicina: la vede dalla sera alla mattina. Ha il vantaggio di poter vedere sempre la donna amata. Senza doversi affannare troppo negli spostamenti, come dice appunto il proverbio seguente: 707
708
Amare la vicina e` gran vantaggio: spesso si vede e non si fa viaggio.
Chi ha buon vicino ha buon mattutino. Comincia bene la giornata, non ha problemi e malumori quando si sveglia. 709
Cattiva vicinanza, peggio del dolor di panza. Reciproco del precedente. Vedi anche Dio ti salvi da un vicino principiante di violino [V 949]. 710
Un gran fiume, un gran campanile, un gran signore son tre pessimi vicini. Il fiume perche´ puo` straripare, il campanile perche´ ha grandi e rumorosissime campane, il gran signore perche´ puo` pretendere e ottenere cio` che desidera. 711
Ne´ muli, ne´ mulini, ne´ signori per vicini, ne´ compari contadini. Vedi anche Mulo, mulino, gran signore e contadino non averli per vicino [M 2216]. 712
Ne´ muli, ne´ mulini, ne´ compari cittadini, ne´ luoghi intorno ai fiumi, ne´ beni comuni, non te ne impicciar mai e non te ne pentirai. Per analogia. I muli calciano; i mulini portano persone in attesa della farina che devastano le terre e i raccolti intorno; talvolta si trova contadini al posto di cittadini (come nel proverbio precedente), ambedue poco adatti come amici (evidentemente per accusa reciproca di disonesta` e astuzia); dei beni in societa` nessuno ne gode. 713
.
VIGILIA
portano a Roma [R 865]; Ogni fontana trova il mare [M 680]. Con significato affine anche: Ogni acqua va al mare [M 677]. VIETARE f Vedi Proibire. 715 Cosa vietata, cosa desiderata. Vedi anche I frutti proibiti sono i piu` dolci [D 687]; Acqua rubata pare rosolio [R 1054]; I baci rubati sono i migliori [B 34]; Le ciliege rubate son piu` dolci [C 1581]; Piu` proibito, piu` gradito, piu` appetito [P 2763].
VIGILANZA 716 La vigilanza schiva il pericolo. Chi usa la prudenza e l’attenzione evita pericoli e danni.
VIGILIA Il termine si usa comunemente per indicare il giorno che precede qualsiasi solennita`, ma dal punto di vista religioso, soprattutto nel caso di feste di grande importanza, come il Natale, l’Epifania, la Pasqua, la Pentecoste e le feste della Madonna, la vigilia comportava obblighi e adempienze particolari, anche molto impegnativi (digiuno, astinenza), primo tra questi la penitenza e un comportamento serio, schivo di giochi e d’allegria, che preparasse lo spirito alla meditazione del mistero celebrato nella festa. L’istituzione si mantiene ancora nel cattolicesimo, assai alleggerita e ridotta a poche date, per venire incontro alle esigenze imposte dal tipo di lavoro, di condizionamenti e di incombenze imposti dalla societa` contemporanea. In questo orizzonte i proverbi si riferiscono alla netta contrapposizione tra la serieta`, il raccoglimento, la contrizione della vigilia e la gioia, l’allegria e il gioco della festa. 717 Prima vien la vigilia e poi la festa. Prima si fa il lavoro e poi ci si riposa; prima si fatica e poi se ne godono i frutti.
Quando tu senti nominar Maria non domandare se vigilia sia. La vigilia delle feste della Madonna era rigorosamente da osservare con l’astinenza dalla carne. 718
VICOLO 714 Ogni vicolo porta in piazza. Tutte le strade convergono al luogo piu` importante, piu` frequentato. Ogni cosa piccola fa capo a una piu` grande. Vedi anche Tutti fiumi vanno al mare [F 1000]; Tutte le strade
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
719
Chi non digiuna la vigilia di Natale corpo di lupo e anima di cane.
pag 1739 - 04/07/2007
VIGNA
La vigilia delle grandi festivita` religiose e` sempre un giorno di penitenza e di digiuno, ma in modo particolare lo e` questo. Chi digiuna tutte le vigilie vuol mangiare tutte le feste. Chi fa dei sacrifici non rinuncia al proprio tornaconto. 720
721 A chi piaccion le vigilie e a chi le feste. A chi piace soffrire e a chi star bene. Vedi anche Tutti i gusti son gusti [G 1357].
VIGNA f Vedi Casa, Orto, Terra, Tralcio, Uva, Vino, Vite. Chi ha vigna ha tigna. La coltura delle viti vuole spese, sorveglianza contro i parassiti e i ladri, e non rende mai quanto si spera. Tigna qui significa ‘‘noie’’, ‘‘disturbi’’, ‘‘grattacapi’’, con traslato affine a quello che si ha per ‘‘rogna’’. 722
723
La vigna ha tigna: a chi e` madre e a chi (e`) matrigna.
724 Vigna, gramigna. La gramigna e` una malerba, in metafora: fastidio, pena. Vedi anche, con riferimento proprio, Nella vigna la gramigna e` peggio della tigna [G 985]. 725
Poche pecore e molta vigna, molta rogna e molta tigna.
La vigna si concima col sudore di contadino. Perche´ esige un lavoro assiduo e faticoso di potatura, concimazione, legatura, zappatura, medicazione, vendemmia. 726
La vigna si concima con le scarpe del padrone. E` la presenza del padrone, la sua premura, che protegge le piante dai pericoli, dai parassiti, provvede alle esigenze e fa vegetare la vigna. 727
La vigna non sopporta che l’ombra del padrone. Terreni ombrosi, vigne coperte da piante d’alto fusto non danno buona uva. Per quanto riguarda il padrone vedi il proverbio precedente. 728
729
1676
.
Ombra di noce e radice di cavolo ammazzano la vigna.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Sarebbero le due piante nemiche, in modi diversi, della vite. Vedi anche Un noce in una vigna e una talpa in un orto fan piu` danno della grandine [N 435]. Chi semina nella vigna ne´ miete ne´ vendemmia. Si riferisce all’uso dell’agricoltura intensiva di disporre le viti a filari nei campi, invece di coltivarla, come ormai comunemente usa dovunque, a vigneto vero e proprio, con un terreno dedicato esclusivamente alla vite. Il proverbio consiglia di non seminare vicino al filare delle viti, come invece si faceva, in particolare i cereali e soprattutto il grano. Questo infatti rapidamente assorbe gli elementi nutritivi del terreno per la sua veloce crescita e, avendo radici relativamente profonde, asciuga la terra, soprattutto quando nel grande caldo perfeziona la sua maturazione. Di conseguenza le due piante si contendono il loro nutrimento e facilmente, se il terreno non e` felice e la stagione propizia, si ottiene un magro raccolto sia di grano e che di vino. 730
Chi pianta alberi nella vigna fa poca uva e molta legna. La vite proprio non puo` convivere nemmeno con la pianta d’alto fusto, e se cio` avviene e` a costo di gravi danni. Un tempo la vite si appoggiava al pioppo, alberello di non grandi dimensioni, tenuto a bada da drastiche potature. La presenza di un grosso albero, o di piu` essenze, comporta pero` che le loro radici piu` forti, profonde e numerose tolgano alla vite di che alimentarsi. Inoltre, l’ombra creata dalla chioma delle grosse piante negano alla vite il sole. Di conseguenza le piante d’alto fusto prosperano anche grazie alle cure e ai concimi che si praticano alla vigna e la riducono a mal partito: fornendo legname, ma togliendo il vino. 731
Vigna nel sasso e orto [popone / zucca] in terren grasso. La vigna vuole il terreno sassoso, sciolto, poco umido; gli ortaggi, il popone e le zucche invece hanno bisogno di terreno compatto, capace di trattenere l’umidita`. 732
Vino sul sasso e melone sul grasso. Per analogia. 733
734
Vigna su vigna fa tigna.
pag 1740 - 04/07/2007
1677 Sconsiglia di ripiantare subito la vite la` dove e` stata tolta: il terreno dovrebbe essere lasciato per qualche tempo ad altre colture per avere poi una buona rendita della vigna ripiantata. Chi di marzo non pota la vigna perde la vendemmia. Chi a marzo non ha finito di potare la vigna compromette il raccolto dell’uva. Marzo e` il momento nel quale nei tralci comincia a risalire la linfa: da quel momento in poi la potatura e` nefasta. Vedi anche Vite in april potata mai ha la sete al vignaiol levata [V 1058]; Vite potata d’aprile lascia vuoto tino e barile [V 1059]. 735
736 Casa sotto e vigna sopra. Le vigne stanno bene in collina e sui poggi. 737 Vigna al colle e grano al piano. La vigna che produce il vino buono deve essere in collina e ben esposta al sole. 738
Vigna al colle alligna, grano gode al piano.
739 Vin di costa e gran di piano. Per analogia.
Bacco ama il colle. Per analogia. 740
Poni la vigna dove non rotola la botte. La vigna deve essere posta in declivio leggero, non sulla balza, altrimenti e` meglio terrazzare il terreno. Deve essere un pendio leggero sul quale, posta una botte, non rotola. 741
Cara costa vigna di costa. La vigna posta in terreni scoscesi richiede continuamente lavori di sistemazione e contenimento del terreno; inoltre rende i lavori piu` lunghi e faticosi. 742
Vigna nascosta, vigna mal posta. La vigna posta fuori della vista del padrone, lontana, facilita l’opera dei ladri. 743
744 Vigna a nugolo fa debol vino. Vigna non esposta bene al sole produce vino cattivo. A nugolo e` espressione toscana per indicare zona ombrosa, coperta da rilievi, come se fosse sotto le nuvole (in toscano rustico nugolo).
Vigna fattela e casa compratela. La vigna e` meglio piantarla ex novo, perche´ la vigna vecchia non rende molto. La casa, in745
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
VIGNA
vece, e` meglio sceglierla gia` completa, magari verificata dall’uso, perche´ quella nuova ha sempre mille difetti di assestamento e richiede continue migliorie, per cui e` costosa e poco sana. La vigna fa la casa e la casa non fa la vigna. La vigna rende piu` di un immobile, fornisce la ricchezza per farsi la casa. Vedi anche Terra fa casa e casa non fa terra [T 516]. 746
747 La vigna ti fa comprar la casa. Vedi anche La terra frutta e la casa sfrutta [T 515].
Bella vigna, poca uva. La vigna che presenta un aspetto florido, con molte foglie rigogliose, e` stata potata male e quindi produrra` poca uva. La vigna feconda non e` molto verdeggiante. 748
Bella vite, uva poca. Per analogia. 749
750 Vigna pampinosa fa poca uva. I pampini sono le foglie della vite.
Zappa la vigna d’agosto se vuoi avere buon mosto. Al fine di togliere le erbe infestanti e far assorbire al terreno la pioggia scarsa del periodo, e` necessaria una zappatura accurata. Il proverbio invita il contadino ad insistere nel lavoro, approfittando della condizione favorevole del terreno per curare la vigna anche in agosto, periodo nel quale la terra dovrebbe essere gia` zappata. Non vi e` contraddizione con l’altro detto: Chi pota di marzo e zappa d’agosto non raccoglie ne´ pane ne´ mosto [P 2274]: infatti qui si riferisce all’agricoltore che si riduce ad agosto a iniziare la zappatura che deve essere fatta molto prima: fara` una cosa quasi inutile perche´ avra` perso le piogge del periodo piu` caldo e trovera` un terreno durissimo. 751
La vigna d’agosto fa gia` sentire il mosto. Cogliendo un acino d’uva in questo periodo si puo` avere un vago sapore del mosto. Vedi anche D’agosto l’uva fa il mosto [A 344]. 752
Non resta vigna da vendemmiare non resta donna da maritare. Col tempo ogni donna trova marito, sempre che sia disposta a non pretendere troppo. Un 753
pag 1741 - 04/07/2007
VILE
1678
.
bene non viene mai trascurato da tutti, cosı` come ci si sforza di vendemmiare ogni vigna, anche quelle che producono poco e male. Vigna vendemmiata da nessun piu` e` visitata. Anche e soprattutto in senso figurato: la` dove non c’e` piu` utile, vantaggio, non va piu` nessuno. 754
Vigna di tutti, vigna di nessuno. Quando una cosa e` di proprieta` comune, o tutti ci comandano, non se ne ricava nulla. Vedi anche L’asino del comune muore sempre di fame [A 1434]. 755
756
Vestila di seta, vestila di lana: la villana resta villana. La contadina, o la donna volgare, anche se vestita e trattata da signora, mantiene la sua natura rozza. Vedi alla voce Villano. Vedi anche L’abito non fa il monaco [A 51]. 762
Al buio la villana e` bella come la dama. Le donne in certi momenti sono quello che la natura le ha fatte, al di la` di tutti gli ornamenti che possano renderle piu` seducenti. Piu` cinicamente s’intende che una donna vale l’altra. Vedi anche Al buio tutte le gatte son bige [G 251]. 763
Nella vigna di tutti nessuno vendemmia.
La vigna di Papa Giulio era la vigna dei minchioni. Deriva dal romanesco. Indica un luogo che e` di tutti quando c’e` da raccogliere e di nessuno quando c’e` da lavorare. Soprattutto un posto, un campo, dal quale tutti prendono senza discrezione, a piacimento; in casi del genere si puo` commentare appunto: ‘‘Ma questa non e` mica la vigna di Papa Giulio...’’. Papa Giulio III fece costruire una villa fuori Porta del Popolo e l’aprı` al pubblico come luogo di spasso e chiunque, per espressa volonta` del pontefice, vi poteva passeggiare, divertirsi, raccogliere i frutti. 757
VILE 758 Meglio un vile che un temerario. Ai fini pratici il temerario combina sempre dei guai o per se o per gli altri; il vile invece, se non fa prodezze di coraggio, non sfida neppure il rischio e non compromette situazioni difficili. 759 Il vile benedice ogni infortunio. Al vile torna comodo quello che, preservandolo dal rischio, serve a nascondere la sua vilta`. L’infortunio e` un comodo alibi per non rischiare. 760
VILLANA
Per il vile ogni scusa e` buona.
I vili cantano ai funerali degli eroi. Gli eroi muoiono e i vili, che li hanno mandati a morire, cantano le loro lodi. Triste fine quella degli eroi. Vedi anche D’eroi son pieni i cimiteri [E 120]. 761
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
VILLANO Il termine villano, da aggettivo che indicava l’abitante della campagna, il contadino, si e` colorato di connotazioni negative, proprie di chi nel Medioevo lavorava la terra, e quindi di una categoria che non riceveva educazione alcuna. Gia` Dante lo intende come uomo di bassa condizione e piu` si accentua questa caratteristica negativa nel mondo mercantile dove villano indica il lavoratore della terra che e` quasi per natura rozzo, sgarbato, rustico, grossolano, maleducato, sgraziato. Diviene cosı` un’offesa che si rivolge a chi mostra comportamenti del genere. I proverbi mettono in guardia dall’aver troppa fiducia e confidenza con i villani, perche´ riottosi e refrattari a ogni invito alla gentilezza, per di piu` caratterizzati anche da una furbizia innata (la quale pero` e` collegata piu` spesso al termine contadino). Figura assai bersagliata, quella del villano, che in epoche piu` vicine alla nostra esce dalla poverta`, conquista una posizione economica piu` o meno consistente, o un posto di comando, mantenendo pero` modi rozzi (vedi anche Quando il pidocchio sale in gloria perde la coscienza e la memoria [P 1640]; Quando la merda monta in scanno o che puzza o che fa danno [P 1641]). Questo, anche per la naturale rivalsa di chi ha subito una condizione d’inferiorita`, assume atteggiamenti ancor piu` scostanti e viene indicato come villan rifatto, villano risalito, villano rivestito, pidocchio riunto. Curioso e` il fatto che simile terminologia spregiativa era usata anche dai contadini: moralmente, come accade spesso, le critiche piu` feroci a una categoria vengono proprio dall’interno di questa. Nato aggettivo, divenuto anche sostantivo e poi aggettivo con
pag 1742 - 04/07/2007
1679 valore negativo, villano e` parola che nei suoi usi proverbiali trae efficacia proprio da questa non precisa delimitazione della sua funzione. f Vedi Asino, Contadino, Roncola, Terreno, Tredici. Quando il villano e` sul fico non conosce ne´ parente ne´ amico. Quando una persona da poco si trova nell’abbondanza non e` riconoscente ne´ generoso con nessuno. E` un altro colpo di grazia al contadino, inviso al mondo cittadino. Vedi anche Quando il pidocchio sale in gloria perde la coscienza e la memoria [P 1640]; Amico o non amico, scendi dal fico [A 687]. 764
Cappello di villano ombra di mosche. Anche quando si adorna, il villano, o il povero in genere, presenta qualche aspetto di cui sorridere. Le mosche vanno a posarsi sotto la tesa del cappello unto bisunto e vi trovano comodo alloggio. 765
Al villano la zappa in mano. Al contadino non affidare altro incarico che quello di coltivare la terra e le altre faccende che riguardano tale attivita`. 766
767 Villan, fa’ l’arte tua. Si dice a chi fa una cosa in modo goffo, sbagliato, mostrando di non essere capace affatto. O anche di chi esprime giudizi, critiche, su cose di cui non capisce niente. Vedi anche Faccia l’arte chi la sa fare [F 304]; A ciascuno il suo mestiere [M 1350]; Ciabattin, fa’ l’arte tua [C 1508].
A villan che mai si sazia non far mai torto ne´ grazia. Indica come in passato il mondo contadino fosse un mondo isolato, confinato fuori dei comuni rapporti sociali. 768
769
Se fai un piacere a un villano prima o poi ti caca in mano.
770
Dai il confetto al villano e lui ti caca in mano.
Rusticum beneficare et laterem lavare idem est. ‘‘Far del bene a un villano e lavare un mattone e` la stessa cosa’’. Per analogia. Massima mediolatina. 771
772
Batti il villano e ti sara` [saratti] amico.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
VILLANO
Proverbio terribile che spiega da solo l’ordine dei rapporti tra il mondo dei contadini e le altre categorie sociali per molti secoli. Allo sprone i cavalli, al fischio i cani ed al bastone intendono i villani. Completa il quadro che abbiamo tracciato. 773
Raddrizzare le zucche lunghe e le teste di villano non riuscı` nemmeno a Cristo. Una caratteristica del contadino del passato, divenuta un luogo comune, e` l’ostinazione e la testardaggine, che non si piega di fronte ad alcuna evidenza. Le zucche lunghe sono una varieta` che non cresce mai dritta, ma con una curvatura piu` o meno pronunciata: se si prova a raddrizzarle si rompono. 774
775 Villan rifatto, nuovo pidocchio. Rifatto equivale a ‘‘arricchito, nobilitato, salito socialmente’’. Si dice anche pidocchio riunto. Nuovo pidocchio equivale a ‘‘due volte pidocchio’’, cioe` avarissimo. Vedi anche Non c’e` villan peggiore del pidocchio rifatto [P 1645]; Quando il pidocchio sale in gloria perde la coscienza e la memoria [P 1640].
Villan nobilitato non conosce il parentato. Il contadino che sale i gradini della scala sociale si dimentica dei parenti. 776
Chi vuol veder scortesia metta il villano in signoria. Chi non conosce cosa sia la rozzezza, la maleducazione, la sgarbatezza, metta un villano in una posizione superiore agli altri. 777
Guardati dal villano che ha la camicia bianca. Affine al precedente: non ti fidare del villano che, dopo aver fatto fortuna, indossa abiti da signore. 778
779
Dio ti guardi da villan rifatto e da cittadino disfatto.
780 Ogni villano ha un tribunale in testa. Ha le sue regole, i suoi principi piuttosto elementari e violenti, e non conosce altro che quelli.
Il villano e` come il gatto: se l’accarezzi alza la coda. L’uomo rozzo e senza pratica dei rapporti sociali scambia la gentilezza per sottomissione e cosı` crede di essere padrone della situazione, adottando modi scortesi e maleducati per confermare la sua superiorita`. Il contadino era un tempo trattato molto male e, 781
pag 1743 - 04/07/2007
VILLANO
1680
.
quando poteva, si rivaleva trattando gli altri come era trattato lui. Il detto si riferisce specificamente al contadino, ma anche in generale alle persone volgari. Il gatto, se viene carezzato, comincia a far le fusa e leva in alto la coda come se si inorgoglisse dell’attenzione. Chi prega il villano s’affatica invano. Chi chiede gentilmente all’uomo incivile lo invita a fare il contrario, per il gusto di sentirsi importante. 782
Il villan piu` che e` pregato piu` vien duro ed ostinato. Un adagio medievale dice espressamente: Rusticus quanto plus rogatur tanto magis inflatur ‘‘Il contadino piu` e` pregato, piu` monta in superbia’’. 783
784
Il villano punge chi l’unge e unge chi lo punge.
785
Villani e cani a chi li carezza mordon le mani.
786
Villani e cani a chi li bastona leccan le mani.
Quando una persona grossolana si trova in una posizione vantaggiosa, di preminenza, gode talmente che non la vorrebbe mai lasciare. 791 Chi fa piacere al villano dispiace a Dio. Chi gratifica, accarezza, tratta bene il contadino sbaglia al punto che commette quasi un peccato: infatti e` un comportamento cortese che porta solo danno e offesa. 792 Il villano dorme con la pietra in mano. E` sempre diffidente, aggressivo o timoroso di essere aggredito o derubato.
Piu` facil e` che indietro tornin l’acque che divenga civil chi villan nacque. L’incivilta` e la rozzezza sono state ritenute connaturate nel contadino al punto da credere che fosse impossibile toglierle dalla sua persona con l’educazione. Qui per ribadire tale affermazione si usa addirittura la figura retorica dell’adynaton (subordinare l’avverarsi di un fatto a una condizione impossibile, in questo caso il rifluire all’indietro dei fiumi o il risalire dell’acqua versata). 793
794
Indietro prima torneran le acque che sia civile chi villano nacque.
Il [Al] villano se (gli) porgi il [un] dito ti prende la mano. Vedi anche A chi ti porge un dito non prendere la mano [D 662].
Quando il villan ti tratta ben la pioggia secca il fien. Quando il villano usa educazione e cortesia significa che nel mondo sono cambiate le regole. Un altro adynaton.
Non c’e` nel mondo piu` grande supplizio che star sotto villan messo in uffizio. Quando la persona da poco occupa un posto di comando assume modi prepotenti, usa parole offensive, tratta duramente, si comporta come il peggiore dei padroni. Si ricordano in Toscana quattro versi forse di una vecchia commedia, nella quale due contadini s’incontrano raccontandosi le loro tribolazioni. Dice il primo: – Siam qui ridotti, come ben vedete, villan fottuti e contandin d’un prete. Risponde l’altro: – E cosa dovrei dire, me meschino, che sono contadin d’un contadino?
Villano affamato cane arrabbiato. Non discutere, non trattare con un contadino quando ha fame. Nel contadino gli istinti sono incontrollati e reagisce agli stimoli senza frapporre i modi dettati dall’educazione e dalle convenzioni.
787
788
Chi vuol castigare un villano, lo faccia fare da un altro villano. Nessuno sa meglio di un contadino come offendere, trattar male, punire un suo simile. 789
790
Quando il villano e` a cavallo vorrebbe che non facesse mai sera.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
795
796
Col villano non volle mangiare neanche il porco. La maleducazione del villano, soprattutto a tavola, e` insopportabile offrendo uno spettacolo che non da`nno neppure gli animali. Forse si riferisce a una favoletta. Vedi anche Ne´ a tavola ne´ a letto si porta rispetto [T 224]. 797
798 Il villano dove mangia scava la fossa. Perche´ non ha creanza e mangia tutto quello che gli viene messo davanti, arrivando al fondo. 799
Il male del villano dura ventiquattr’ore: la sera il dottore e il giorno dopo il Signore.
pag 1744 - 04/07/2007
1681 Si riferisce al fatto che spesso il contadino lavorava fino alla fine dei suoi giorni e moriva in breve tempo, stroncato da polmoniti, infarti, infezioni che lo portavano rapidamente e irrimediabilmente alla tomba. Il villano giunge sempre col disegno fatto. Cioe` ha chiaro in testa quello che vuol fare: quando parla, chiede, propone, sa gia` dove vuole arrivare. Vedi anche Il contadino sa solo quello che vuole, ma lo sa bene [C 2110]. 800
La roba del villan dura trent’anni e un mese e poi torna al suo paese. La ricchezza che il contadino riesce ad accumulare rimane poco nelle sue mani, vale a dire fino alla sua morte, allorche´, passando ai figli, viene dilapidata rapidamente. Il proverbio non ha una sua linearita` espressiva essendo il calco di un altro detto, ben piu` noto (e bello): In cent’anni e cento mesi torna l’acqua ai suoi paesi [A 143]. Naturalmente, oltre al calcolo approssimativo della vita del contadino dal momento nel quale ha accumulato la sua fortuna, stimato in trenta anni, il resto segue lo schema originale, usando la ‘‘formula della pienezza’’ o ridondanza, per cui, al fine di ribadire la misura si aggiunge un numero piccolo ad uno grande (tipo: ‘‘Mille e una notte’’). 801
Non e` villan chi in villa stia, ma villano e` chi usa scortesia. Non e` maleducato chi abita in campagna, fa il contadino, ma chi non ha educazione e buone maniere. Esprime un concetto un po’ piu` moderno di quello presente in tanto altri proverbi: villano e` ormai in primo luogo aggettivo qualificativo. Villa qui e` usato col significato, piu` raro ma non del tutto scomparso, di ‘‘campagna, agglomerato rustico di case’’. 802
Chi sempre in villa abita diventa villano. Chi sta sempre con gente rozza inselvatichisce, diventa come loro. Vedi anche Chi pratica lo zoppo impara a zoppicare [Z 107]. 803
VILLEGGIATURA Amore di villeggiatura poco vale e poco dura. L’amore che comincia durante un periodo di riposo, di svago, non dura a lungo: spesso finisce con tale periodo. Vedi anche L’amore 804
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
VINCERE
di Carnevale muore in Quaresima [C 809]; Amicizia di viaggio [di vino/ di tavola] poco dura [A 613]. VINCENZO Col nome Vincenzo si trovano sul Martirologio 16 santi, cio` comporta che a livello locale ci possano essere diversita` di identificazione delle figure e dei giorni della festa. A san Vincenzo l’inverno mette i denti. Alla fine del mese di novembre, per la festa di san Vincenzo vescovo di Salisburgo che ricorre il 27, malgrado i diversi presagi, il freddo puo` essere intenso. 805
San Vincenzo della gran freddura, gran fortuna se non dura. Se il freddo si scatena in questi giorni ha molte probabilita` di durare a lungo. Il proverbio puo` riferirsi o a san Vincenzo di Valenza, levita e martire, o a san Vincenzo martire di Embrun (22 gennaio), o anche a san Vincenzo martire africano (27 gennaio). 806
807 A san Vincenzo gli uccelli si sposano. Si riferisce a san Vincenzo Ferreri (5 aprile). E` il periodo degli accoppiamenti e delle cove.
San Vincenzo chiaro pane di grano; san Vincenzo scuro poco pane e duro. Pronostico che va creduto per fede. Si riferisce sempre a san Vincenzo Ferreri (5 aprile): se si presenta chiaro e sereno indica che a suo tempo ci sara` un copioso raccolto di grano; se invece il cielo e` scuro, piovoso, la raccolta sara` modesta e la qualita` del prodotto non troppo buona. 808
VINCERE f Vedi Durare, Soffrire. 809 Si gioca per vincere. Anche giocando per passatempo, il senso del gioco e` la vittoria. 810 Vince molto [sempre] chi non gioca. Ci si riferisce a giochi d’azzardo o di puntata, come il lotto. Chi se ne astiene risparmia e tiene in tasca quei soldi che perderebbe se giocasse. Ma piu` che al risparmio, si allude al fatto che, non giocando, non si rischia di prendere il vizio e rovinarsi. 811
Chi vince ha sempre ragione.
pag 1745 - 04/07/2007
VINCITORE
Chi prevale sull’avversario si prende il diritto e il torto rimane al vinto, in quanto la regola viene fatta poi da chi ha vinto. Vedi anche Chi ha forza ha sempre ragione [F 1131]; Non vincere e` il primo torto [T 790]. 812 Il torto e` di chi perde. Reciproco del precedente. 813
Chi perde ha sempre torto.
814 Vince solo colui che soffre e dura. Non prevale colui che e` piu` potente, che puo` vincere una battaglia; la guerra la vince colui che resiste con costanza e fiducia, senza abbandonare il campo. Vedi anche Chi la dura la vince [D 1218]. 815 Non si puo` sempre vincere. Nella vita non si puo` avere sempre la forza superiore o la sorte sempre favorevole: ci sono sconfitte che vanno accettate, da cui imparare qualcosa per preparare la riscossa. Vedi anche Ogni dı` non e` festa [F 625].
Chi vince non offenda e chi perde non s’adiri. Bisogna saper vincere e perdere. Colui che prevale in una gara, in una contesa, non sia tracotante, non disprezzi il vinto e il vinto non se la prenda come un’offesa. 816
817 Guai ai vinti! I vinti non sperino clemenza: sono alla merce´ del vincitore. Frase che, secondo Tito Livio (5.48.9), pronuncio` il capo dei Galli Brenno gettando la spada sulla bilancia che pesava il tributo dei Romani vinti, allorche´ sorse una contestazione dei Romani che accusavano i Galli di usare pesi truccati. Si usa spesso anche nella forma originale latina: 818
1682
.
Vae victis!
VINCITORE 819 Tutti corrono in aiuto del vincitore. Quando si delinea il vincitore di una contesa, la maggior parte di coloro che erano stati a guardare, si prodigano con solerzia a porgergli aiuto, in modo da potersene fare un merito e averne la grazia e i compensi.
Al vincitor tutti soccorrono. Versione del proverbio che si trova gia` adattata nell’Arcadia del Sannazaro (Ecloga 1.7 ‘‘ch’al vincitor tutte soccorreno’’); indica ironicamente come, allorche´ si delinea certa la 820
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
sua vittoria, tutti sono disposti a dare una mano al vincitore, mentre prima cautamente se ne guardavano. Tutti s’affrettano per salire sul carro del vincitore. Frase proverbiale, di conio piu` moderno, che indica la frenesia che agita la massa di coloro che aspettano che sia certo l’esito della battaglia per gettarsi dalla parte giusta, mostrarsi sostenitori della prima ora e, sul carro trionfale, cogliere gli allori della vittoria con colui che ha vinto. Molto usato in tempi elettorali. 821
VINO Bevanda essenziale per gli abitanti delle campagne di quasi tutta l’Italia, e che si beveva anche nelle zone nelle quali non cresceva la vite. Era uno degli elementi fondamentali dell’alimentazione, fornendo molte calorie e aveva la caratteristica preziosa di conservarsi anche durante la penuria dell’inverno. Era previsto nella mensa dei contadini e degli operai, come ingrediente necessario per la resa del lavoro. I contadini non bevevano vino buono, dato che, anche se l’avevano, lo vendevano. Usavano attingerlo direttamente dalla botte e spesso, sul finire, sapeva fortemente d’aceto. Dalla vendemmia (vedi la voce) ai primi caldi usavano bere acquato (vedi la voce) o mezzone (vedi la voce), fatti con l’acqua che veniva aggiunta alla vinaccia gia` in gran parte spremuta. f Vedi Acqua, Bere, Bicchiere, Botte, Cantina, Fiasco, Otre, Pane, Tavola, Ubriaco, Vendemmia. Il vino novellino lascialo nel botticino, il vino d’un anno non fa bene e non fa danno; se gia` due anni ha il vino lunga vita gli dia il destino, ma se il vino e` d’anni tre va bene a me e a te. Il vino nuovo va lasciato depurare e invecchiare: si dice che il vino e` buono quando ha almeno passato l’estate. Vedi Pan d’un giorno e vin d’un anno [V 869]. 822
Vino di barile, amor di vecchio, sole d’inverno e trotto di somaro son quattro cose che durano poco. Il vino finisce presto nel barile dove tutti attingono; l’amore del vecchio si estingue in 823
pag 1746 - 04/07/2007
1683 pochi momenti, il sole d’inverno viene subito coperto dalle nuvole e il trotto del somaro ha sempre un breve corso. Vedi anche Amicizia di potente e vin di fiasco la sera e` buono e la mattina e` guasto [A 608]. Di cinque cose non puoi trovar di meglio: di vino di benedettini, di tavola di cappuccini, di letto di domenicani, d’intingolo di monache e di prediche di gesuiti. Proverbio che qualifica, un po’ ironicamente un po’ seriamente, gli ordini monastici secondo le loro propensioni e gli aspetti della vita che curano di piu`. Il vino dei benedettini e` (o era) vino da intenditori, dato che quest’ordine ha sempre curato la farmacopea e gli studi su cio` che si fa con le piante. I cappuccini sono noti per trattarsi bene a tavola: frugalmente, ma con cibi di buona qualita` e messi ben insieme. I domenicani sono noti per essere sempre curati nella persona, lindi negli abiti e puliti negli ambienti. Le monache sono famose per cibi difficili ed elaborati e i gesuiti sono celebri per conoscenza e dottrina.
.
‘‘Il vino e le donne fanno dar di fuori ai sapienti’’. 829
Dov’entra il bere esce il sapere.
830
Uomo di [preso dal] vino non vale un quattrino.
831
Uomo di vino cento al [per un] quattrino.
832
Uomo di vino uomo meschino.
833
Chi del vino e` amico di se e` nemico.
824
825 Il vino dice il vero. Quando l’uomo ha alzato il gomito e comincia a parlare, lo fa senza inibizioni e autocensure, per cui dice quello che veramente pensa. Piu` di frequente si dice in latino:
VINO
Vino bianco e vino rosso: portatemi a letto. E` opinione molto diffusa che bere in successione vino bianco e vino rosso faccia girare la testa piu` che se uno beve solo dell’uno o dell’altro. Il vino al quale si riferisce il proverbio era molto diverso da quello che beviamo oggi, il quale subisce lavorazioni, correzioni, medicamenti, tagli, pastorizzazione, centrifugazione, per cui pretendere di giudicare la veridicita` del detto sperimentando sui nostri vini ha in realta` poco senso. 834
Il vino fa sangue e l’acqua fa tremar le gambe. Lode del vino: il vino da` forza e salute; l’acqua fa vivere deboli e macilenti. 835
Il vino da` alla testa e l’acqua alle gambe. Il vino fa perdere il senno e l’acqua fa perdere la forza. 836
In vino veritas. ‘‘Nel vino la verita`’’, sottintendendo ‘‘c’e`’’ o ‘‘viene fuori’’. Nell’ebbrezza del vino l’uomo perde i controlli, le inibizioni e dice quello che sente, insieme a cio` che sogna. In questa forma il motto e` medievale, e si ricollega ad un proverbio greco antico, attestato da Alceo (fr. 366 Voigt: ‘‘Vino, fanciullo mio, e verita`’’), da Platone (Simposio 217e) e da altri. Plinio (Storia naturale 14.28) testimonia l’esistenza di un simile detto popolare: Vulgoque veritas iam attributa vino est ‘‘E gia` comunemente la verita` e` attribuita al vino’’. 826
Vino dentro senno fuori. Piu` vino uno beve e piu` se ne va il giudizio e la ragione, come dice un versetto dell’Ecclesiaste (19.2), ancora ripetuto nella sua forma latina in ambiente ecclesiastico: 827
828
Vinum et mulieres apostatare faciunt sapientes.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Acqua ai fiori e vino ai lavoratori. Per la bellezza ci vogliono cose delicate come l’acqua e per la forza alimenti forti come il vino. Vedi anche Acqua ai muri e vino ai muratori [M 2245]. 837
Molta acqua porta via i ponti e molto vino i cervelli. La troppa acqua, provocando piene, fa sparire i ponti sui fiumi e il troppo vino porta via il senno agli uomini. 838
839
L’acqua rovina i ponti e il vino le teste.
Beviti il vino, ma non il giudizio. Non bere vino al punto di perdere la ragione. Il vino ristora, fa bene e mette allegria solo se bevuto con misura. 840
pag 1747 - 04/07/2007
VINO
E` meglio un tristo vino che un’ottima acqua. E` meglio bere un vino di pessima qualita` che acqua pura. 841
Non prender vino senza sentire, ne´ donna senza vedere. Non prendere il vino sulla base di una descrizione o soltanto guardandolo e odorandolo: prima di comprarlo assaggialo. Non ti sposare sulla base di parole: devi vedere e conoscere la donna alla quale ti leghi. 842
Col vento e la piova lascia il vino dove si trova. Un tempo, quando il vino non veniva ne´ centrifugato ne´ pastorizzato, si consigliava di non travasarlo quando il tempo era cattivo, perche´ non s’intorbidasse. 843
Disse l’oste ai figli morendo: – Ricordatevi che il vino si fa anche con l’uva. Si dice per significare che chi vende vino e` cosı` abituato a farlo con mezzi fraudolenti, con ingredienti diversi dall’uva, che ha bisogno di tenere a mente come si fa il vero vino. 844
845
Il vino si puo` fare [si fa] anche con l’uva.
Quando bibo vinum loquitur mea lingua latinum. ‘‘Quando bevo il vino la mia lingua parla latino’’, cioe` non so piu` quello che dico. Proverbio giocoso di origine medievale. Si dice che il vino ‘‘scioglie la parlantina’’, cioe` facilita l’eloquio e rivela spesso doti espressive particolari; continuando nelle bevute la chiacchiera si fa sempre piu` incomprensibile, fino ad arrivare a una lingua misteriosa, che per tanti puo` essere il latino. 846
Quando del fiasco s’e` veduto il fondo il sole e` fermo e gira tutto il mondo. L’ubriachezza sconvolge la mente e altera la percezione della realta`. 847
In mare di vino si naviga senza timone. Uno alticcio stenta a muoversi seguendo un percorso regolare. 848
849 Il vino e` una carrozza senza freno. Quando uno comincia a bere non sa dove puo` andare a finire. 850
1684
.
Vino e sdegno fan palese ogni disegno.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Quando e` ubriaco l’uomo rivela facilmente il suo vero pensiero, cosı` come quando si lascia trascinare dall’ira, dalla rabbia, ecc. Tuttavia anche quando si compiace tende a tradirsi. Vedi anche Se segreti vuoi sapere nello sdegno e nel piacere [S 895]. 851 Il vino fa ballare i vecchi [la vecchia]. Il vino mette allegria e eccita tutti, anche chi di solito non ha alcuna energia. Gia` un proverbio greco, attestato per la prima volta da Ateneo (Sofisti a banchetto 10.428a), diceva: ‘‘Il vino fa ballare anche un vecchio che non vuole’’. 852 Il vino giovane fa ballare il bue vecchio. Da` facilmente alla testa. 853 Vino vecchio e olio nuovo. Il vino e` buono invecchiato, l’olio che non abbia troppo tempo. Vedi Moglie giovane e vino vecchio [M 1644].
Vin di piano, pan caldo e legna verde malanno certo e tempo che si perde. Il vino fatto con uva vendemmiata in pianura e` debole e senza personalita`; il pane appena uscito dal forno non e` gradevole perche´ troppo fresco e il fuoco fatto con la legna verde non scalda e riempie la casa di fumo. 854
Vino grosso, pan caldo e legna verde non si lagni poi l’uomo se si perde. Il vino grosso e` quello rosso fatto con uve mal selezionate e combinate, in modo che viene scuro, pesante, forte, ma senza grazia, adatto a mescite e bevitori incalliti. Non fa bene ed era detto ‘‘acqua di maccheroni’’, quasi fosse torbo. ` pericoloso sedere vicino ai bicchieri 856 E di vino e alle belle donne. Non conviene stare vicino alle tentazioni. 855
Vino alle donne e fieno ai somari sono roba sprecata. Le donne apprezzano il vino con criteri diversi da quelli degli uomini: amano vini piu` leggeri, profumati, che mettono brio e considerano meno i vini forti, robusti. 857
Vino col sale cosa da impazzare. Non solo e` cattivo ma fa malissimo allo stomaco. Spesso veniva somministrato nel tentativo di guarire il vizio del bere. 858
859
Sale e vino veleno fino.
pag 1748 - 04/07/2007
1685 Vedi anche Latte. Buon vino non ha bisogno di frasca. La roba buona si fa pubblicita` da sola. Era concessione dei governi di un tempo ai produttori di vendere il vino alla frasca, vale a dire direttamente dalle loro cantine ai passanti. Per questo si poneva presso la casa contadina di campagna una frasca per indicare che vi era la concessione per praticare questo tipo di vendita. La frasca fu segno anche di vino particolarmente buono come corona di Bacco, il dio del vino e dell’ebbrezza. 860
Il miglior vino e` quello bevuto a casa d’altri. Perche´ non si paga. L’interpretazione piu` benigna del proverbio e` che il vino va bevuto insieme, in compagnia. 861
862
Il vino migliore e` quello che si beve con gli amici.
Vino sano fa pisciare il cristiano. Il vino, quando e` buono, essendo un vasodilatatore, stimola la diuresi. 863
Chi ben bomba ben sgronda. Per analogia. Toscano. Chi beve bene (bomba) bene orina (sgronda). Con bombo o mommo si indica nel linguaggio infantile di diverse regioni il bere. 864
Del vino il primo, del caffe` il secondo e del miele il fondo. Il vino migliore e` quello appena spillato; il caffe` vuole una macchina gia` usata, calda, avviata e il miele migliore sta in fondo al vaso. Usa lo stesso paradigma, con l’introduzione del caffe`, un detto latino di eta` imprecisata: 865
Optimum oleum in summo, vinum in medio et mel in profundo. Sono i migliori l’olio in cima al vaso, il vino a meta` della botte e il miele in fondo. 866
Olio di sopra, vino di mezzo e miele di sotto. Versione italiana del precedente. 867
868
Vin che salti, pan che canti, formaggio che pianga.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
VINO
Il vino non deve essere carico, greve, denso, troppo forte altrimenti da` cerchio alla testa, ma limpido, schietto, di cantina, che faccia una spuma leggera e vivace; il pane deve essere fresco e scricchiolare (canti) sotto il coltello e i denti; il formaggio (pecorino) deve fare la goccia, la cosiddetta lacrima. Vedi anche Pane con gli occhi e formaggio cieco [F 1071]. Pan d’un giorno vin d’un anno e proverbio d’un secolo. Il pane deve essere fresco e il vino deve essere bevuto in genere nell’anno successivo alla sua produzione, o anche piu` tardi se e` previsto un periodo d’invecchiamento. Un detto invece diventa davvero un proverbio se sopravvive nell’uso per piu` di un secolo. Vedi anche Pan d’un giorno, vin d’un anno, uovo d’un’ora [P 314]; Pan d’un giorno, vino d’un anno, amico di trentanni e vecchia di diciotto [P 316]. 869
870 Il vino buono chiama i moscerini. Il vino, quando e` particolarmente buono, fa da richiamo alle drosofile, piccoli insetti detti comunemente moscerini o moscini che si alimentano della frutta in fermentazione, dell’uva, del mosto e del vino. La presenza delle drosofile e` considerata segno della genuinita` del vino. Vedi anche Cantina senza moscerini non ha buon vino [M 2169].
Il vino buono fa la schiuma e la rimangia. Perche´ quando viene versato fa una ricca schiuma paonazza, che pero` scompare in brevissimo tempo. 871
Vino amaro tienilo caro. In quasi tutta l’Italia si raccomanda questo fondo amarognolo del vino che, oltre al particolare gusto (si ricordi che uno dei migliori vini italiani e` chiamato Amarone) rivela doti digestive. 872
Vino dolce lascialo alle mosche. Proverbio diffuso lungo la costa tirrenica, spesso unito al precedente. 873
Vino di casa raramente ubriaca. Perche´, di solito, non ci si sbronza bevendo il vino che si mette in tavola per il desinare 874
pag 1749 - 04/07/2007
VINO
1686
.
quotidiano. Comunemente era anche un vino di mediocre qualita`, che non invitava a bere troppo. Vino di casa non fa male neppure ai ragazzi. Cosi si diceva piu` che altro per incoraggiare a bere. 875
L’acqua fa male e il vino fa cantare. Tutta una serie di proverbi, secondo una tradizione della poesia potatoria che risale ben al di la` del Medioevo, e` volta a esaltare il vino e a maledire l’acqua. Contrappone la mestizia dovuta alla malattia (che si presume generata dal bere acqua) alla felicita` e alla gioia, che si manifesta nel canto, generata da generose bevute di vino. Nella tradizione, direi universale, delle osterie c’e` la parte dei canti che i frequentatori spesso intonavano coralmente, nell’esaltazione o nell’ebbrezza, anche nei fumi del vino. La letteratura e` vasta e abbraccia parecchi secoli. Nulla a che vedere con il canto poetico, che anzi, a parte i poeti piu` o meno maledetti, il vate non e` figura ben vista all’osteria. Nei Promessi sposi (cap. 14) Renzo all’Osteria della luna piena, a un’arguzia d’un avventore, sentenzia: – To’, e` un poeta costui. Il Manzoni spiega: ‘‘Per capire questa baggianata del povero Renzo, bisogna sapere che, presso il volgo di Milano, e del contado ancora piu`, poeta non significa gia`, come per tutti i galantuomini, un sacro ingegno, un abitator di Pindo, un allievo delle Muse; vuol dire un cervello bizzarro e un po’ balzano, che, ne’ discorsi e ne’ fatti, abbia piu` dell’arguto e del singolare, che del ragionevole’’. 876
L’acqua e` fatta pei perversi il diluvio (il diluvio) lo mostro`. Versi proverbiali di una canzone d’osteria che invita, guarda caso, a bere vino. Si trova sotto il titolo piu` frequente Se ti viene il mal di pancia (che e` il primo verso). Il ritornello dice: ‘‘Solo agli uomini fa bene (solista) come noi come noi (coro) generoso il vin si versi (solista) fallo pieno fallo pieno, (coro) l’acqua e` fatta pei perversi il diluvio il diluvio lo mostro`’’.
Chi con l’acqua guasta il vino beva il mare a capo chino. Il disprezzo delle cose buone merita un castigo, vedi anche A chi non piace la fica il Signore lo castiga [F 680]. 879
880
Chi mette l’acqua nel vino di due cose buone ne fa una cattiva. La esecrazione dei bevitori verso coloro che mettono acqua nel vino e` un luogo comune dei canti d’osteria, e quasi un artificio retorico, di cui ci si serve per contrapporre il vero uomo forte, vigoroso, pieno di salute che beve vino puro, e l’individuo debole, gracile, malaticcio che lo annacqua. In realta` gran parte delle persone annacqua il vino col quale pasteggia e si limita a bere puro solo un prodotto speciale. I romani, ad esempio annacquavano regolarmente i loro vini molto forti e le donne in genere non bevono vino puro. Si e` dimenticato che in passato la penuria e le difficolta` dell’agricoltura, unite alle sofisticazioni, fornivano comunemente vini di bassa gradazione e di qualita` limitate, per cui mettere l’acqua in simili prodotti era veramente un peccato, in quanto ce n’era gia` abbastanza. 881
882
Perche´ annacqui il vino, se Dio non annacquo` l’uva?
883
Bevi il vino e lascia andar l’acqua al mulino.
Vin battezzato non va al palato. Il vino mescolato con l’acqua ha meno sapore. 884
885
877
878
Il vino guarisce tutti i mali e l’acqua fa marcire tutti i pali.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
A chi non piace il vino Dio tolga l’acqua.
Vino battezzato peggio che rinnegato.
Chi sa il latino loda l’acqua e beve il vino. Coloro che hanno giudizio usano e consumano le cose buone nascondendone agli altri le qualita` e i vantaggi, in modo da non avere concorrenti e continuare ad averne l’esclusiva. Sapere il latino e` frase che in passato indicava colui che era dotto, ma soprattutto chi conosceva astuzie, trappole, inganni, espedienti facendo tesoro di conoscenze che altri non hanno. E` un vecchio trucco che nel passato correva tra i commensali ai grandi conviti: quello di sviare l’attenzione degli altri convitati dai cibi particolarmente squisiti, con lodi false ed esagerate di altre portate di valore minore. Un detto fiorentino ricorda una 886
pag 1750 - 04/07/2007
1687 simile facezia del Piovano Arlotto: ‘‘Come disse il Piovano Arlotto: E’ son migliori i tordi!’’. In una compagnia durante una cena tutti lodavano la pioggia che faceva bene alla biade, ma nessuno annacquava il vino. Il Piovano Arlotto si mise a mangiare un vassoio di tordi, facendo grandi lodi della salciccia che era in tavola e, mentre i compagni mangiavano quella, lui finı` i tordi. Alle rimostranze di coloro che trovarono il vassoio vuoto, rispose: – Lodavo la salciccia, ma sono migliori i tordi. Ho fatto come voi, che lodavate l’acqua, ma non ne avete messa neppure un goccio nel vino. La facezia non si trova in tutte le raccolte, ovvero la si trova smembrata (cfr. Motti e facezie del Piovano Arlotto, a cura di G. Folena, 1953). Si trova per intero in: Facetie: Piacevolezze: Fabule: E Motti: Del Piovano Arlotto. Prete fiorentino..., Venice, Picolo Zopino e Vincentio Compagni, 1518, II; cfr. inoltre: C. Speroni, The Italian Wellerism to the End of the Seventeenth Century, p. 15; C. Lapucci, Come disse... Dizionario delle facezie proverbiali della lingua italiana, 1978, p. 6. Vedi anche Chi sa il gioco non lo insegni [G 535]; Chi dice agli altri la scorciatoia non arriva piu` primo [G 536]; I funghi li trovano i bugiardi [F 1607]. 887 Bere acqua e` come ballare con la moglie. Vedi anche Mangiar polenta e frittata e` fare colla moglie una ballata [F 1472]; In mancanza di meglio si balla con la moglie [M 1707].
Vino e fuoco sono utili e buoni solo se non diventano padroni. Il vino corrobora e ristora, il fuoco scalda e cuoce, ma se prendono la mano sono devastanti. 888
Quando il capo diventa bianchino lascia la donna e tieniti al vino. Quando cominci a invecchiare e i capelli sono bianchi, non ti perdere piu` con l’amore e consolati con la bottiglia. E` probabile adattamento regionale del dialettale veneto: Co se scominsia el bianchin, tiente al vin ‘‘Quando cominci a diventare bianco datti al vino’’. Vedi anche Quando il cazzo fa stoppino lascia la donna e prendi il vino [C 1228]. 889
Mezzo bicchiere di vino e` un calcio in culo al medico. Un po’ di vino bevuto durante i pasti tiene lontane le malattie e quindi medici e medicine. 890
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
VINO
891 Il vino fa buon sangue. Bevuto in giusta misura mette allegria e buon umore come riconosce anche la Scrittura: 892 Vinum laetificat cor hominis. ‘‘Il vino rallegra l’animo dell’uomo’’ (Salmi 103.15). 893 Vinum et musica laetificant cor. Il vino e la musica rallegrano il cuore (Ecclesiastico 40.20). Questa espressione biblica e la precedente sono particolarmente impiegate in imprese, etichette di case vinicole, e prima ancora ornavano gli ingressi o le mura di cantine padronali di una certa pretesa, nonche´ le sale da pranzo, o locali, osterie in quelle mattonelle che si appendono come ornamento con disegnata una vignetta.
Il vino non fa allegria se non si beve in compagnia. Il vino si beve comunemente anche mangiando da soli, ma il proverbio non si riferisce a questo. Prende invece in considerazione il bere il vino per piacere, per gusto di permettersi un bicchiere che non sia ‘‘comune da pasto’’. Questo comporta stappare una bottiglia un po’ speciale, invecchiata, cosa che non ha senso fare da soli, dal momento che richiede un’occasione, come una visita, un po’ di festa, d’allegria, cose che si hanno solo in compagnia d’amici. Diversamente e` cosa da evitare, perche´ puo` ricordare cose che non si hanno, o perdute e portare alla malinconia. 894
Pane un tantino e vino un tino. Motto del bevitore che usa il pane, o la pietanza, solo come accompagnamento a una grande bevuta. 895
Pane fin che dura e vino con misura. Contrario al precedente. 896
Vino, vita; taverna, vita eterna. Motto del bevitore che esalta scherzosamente il vino e il luogo dove si vende come se fosse il Paradiso. 897
Il vino ha due virtu`: prima va giu` e poi va su. Piu` che virtu` sono caratteristiche: prima si ingerisce e scalda, tonifica il corpo, poi sale al cervello e leva il senno. 898
pag 1751 - 04/07/2007
VINO
I fiori son tutti belli meno quelli del vino. La formazione di corpi bianchicci sulla superficie del vino e` detta ‘‘fiore del vino’’ ed e` indice di degenerazione e inacidimento. Compare nei vini deboli che hanno poca forza e non hanno avuto una buona vinificazione. 899
Vino coi fiori tristezze e dolori. I ‘‘fiori del vino’’ sono segno che il vino sta andando a male. 900
901
Vino col fiore fa dolore.
Buon vino, favola lunga. Quando il vino e` buono scioglie la parlantina, per cui si parla volentieri a lungo, talvolta anche di cose che sarebbe meglio tacere. L’ubriaco attacca dei monologhi interminabili. 902
903
1688
.
Vino buono, canzone lunga.
904 Consigli di vino non finiscono mai. Quando l’ubriaco si mette a dare consigli non la fa piu` finita.
Dopo il vino il discorsino. Quando uno ha bevuto onestamente gli viene voglia di parlare, e chiacchiera in modo che presto tutti ne hanno a sufficienza. Vedi anche Dopo bere ognun vuol dire il suo sapere [B 444]. 905
Vino nuovo [dolce] brache leste. Il vino nuovo, soprattutto quando e` appena tolto dal tino, provoca una repentina diarrea e costringe ad appartarsi con premura; quindi bisogna andarci piano. Questa proprieta` si attribuisce anche ai vini dolci parzialmente fermentati. Vedi anche Tempore vindimiae venit cacarella ragazzis [V 319]. 906
Vino buono, cattiva testa. Quando il vino e` buono con facilita` si esagera nel bere e di conseguenza ci si puo` inebriare. 907
908 Il vino buono porta una buona sbronza. Anche le qualita` positive possono ritorcersi in difetti. Ironico.
Piu` vino bevi e piu` fantasmi girano di notte. Piu` vino bevi e piu` vedi quello che non c’e`. 909
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
910 Dov’entra il vino esce la vergogna. Il vino eccessivo toglie il senso del pudore e della vergogna, facendo cadere inibizioni e controlli, nelle parole e negli atti.
Il vino e la donna levano il giudizio all’uomo. Due cose che per antonomasia tolgono il senno agli uomini. 911
Vino, donna e vizio a chi levano e a chi mettono giudizio. Le esperienze del bere, del vizio e dell’amore o mettono sulla cattiva strada o fanno ravvedere. Si tratta delle esperienze ‘‘forti’’ della vita che non lasciano soluzioni di comodo ne´ permettono mezze misure, in quanto l’uomo vi pone in gioco se stesso e vede quello che vale. Il proverbio e` rivolto specificamente all’uomo, ma puo` avere il suo valore anche per la donna, mutando i termini e facendo i dovuti adeguamenti. E` ben vero che, sottolinea il detto, che quello che rovina definitivamente una persona, puo` rendere ragionevole o salvare un’altra. 912
Il vino toglie la sete, netta la gola e uccide il vermine. Il vino ristora, ripulisce la gola (ironicamente si dice ‘‘disinfetta le tonsille’’) e, come si credeva un tempo, uccide i vermi dell’intestino. Vermine e` antico e regionale per verme. 913
Il vino ammazza il vermine e ingrassa la creatura. Un tempo si curavano i vermi intestinali dei bambini (ossiuri) col vino che, secondo il parere corrente, faceva bene e ingrassava. 914
Formaggio, pane bianco e vino puro fanno il braccio robusto, saldo e duro. Sono cibi corroboranti e nutritivi e facevano parte, in genere, dell’alimentazione che si dava ai lavoratori. 915
Ne´ tavola senza vino ne´ predica senza Agostino. Agostino rappresenta la massima autorita` in materia religiosa e non manca mai nelle citazioni dei predicatori. Vedi anche Non c’e` predica senza Agostino [A 332]. 916
(Come disse sant’Agostino:) non ti mettere in cammino se la bocca non sa di vino. Nelle opere del padre della Chiesa non si rintraccia insegnamento di questo genere, ma nulla vieta di pensare che sia stato tramandato 917
pag 1752 - 04/07/2007
1689 per via orale fino a noi. Il consiglio e` saggio, anche se di non profonda spiritualita` . Un tempo il cammino si faceva in gran parte a piedi e il vino dava tono; se era freddo era utile ancora di piu`, perche´, come si dice: Il vino e` mezzo cappotto. Il vino ha l’effetto di ritemprare chi ha freddo (come tutto cio` che e` alcolico), per cui, mancando d’indumenti sufficienti si puo` supplire con una bevuta. Opportunamente il proverbio dice mezzo, vale e dire che una copertura comunque ci vuole: non puo` fare tutto il vino. 918
919
Il vino buono e` il miglior cappotto.
Buon fuoco e buon vino scaldano il cammino. E` una massima che insegna a viaggiare, riferendosi al tempo dei viaggi a piedi o a cavallo. E` un invito a non prendere il viaggio di petto, cercando d’arrivare prima possibile, ma di fare le opportune soste scaldandosi, se e` freddo e ritemprandosi con una bevuta di vino, che sara` di salute e verra` assorbito dalla fatica. 920
.
VINO
Dopo le congetture bisogna verificare come stanno le cose. Cosı` chi discute se il vino sara` buono o meno, lo capisce soltanto al momento in cui lo toglie dal fiasco e l’assaggia. 927 Bisogna levare il vin dai fiaschi. Bisogna prendere una decisione, levarsi un dubbio, verificare come stanno le cose.
Finche´ il vino e` nel fiasco non leva la sete di corpo. 929 Col vino di tre, il pane di quattro e la donna di diciotto, gli antichi arrivavano a cento. Ironico. Gli antichi, nella loro naturale semplicita`, sommando questi piccoli numeri ottenevano un numero molto alto, tanto che non se ne poteva desiderare uno piu` grande: arrivavano al massimo di quello che si potesse volere. E avevano ragione. Il vino e` buono vecchio di tre anni, un certo tipo di pane (ricco di semole) non deve essere freschissimo (di quattro giorni), la donna giovane di diciotto anni. 928
Il vino insegna: a stare allegri senza ragione, a balbettare perfettamente, a conversare senza compagnia e ad andare a casa per la strada piu` lunga. Chi beve troppo e` allegro e non sa perche´, farfuglia, parla senza interlocutore e si perde per qualunque strada.
Botte di buon vino e cavallo saltatore fan poca compagnia al lor signore. Infatti durano poco: il cavallo si rompe il collo e il vino finisce presto.
Con mezzo fiasco di vino buono arrivi a parlare tutte le lingue: (il guaio e` che nessuno ti capisce). Gli ubriachi farfugliano convinti di dire chi sa cosa, ma nessuno li capisce.
Il vino svanito, la bellezza delle vecchie e il fuoco lontano servono quanto il cappone alla gallina. Cose passate non servono piu`, sono inutili come quelle che non funzionano. Il cappone e` castrato.
921
922
Quando il vino arriva alla testa le gambe son perdute. Quando il vino e` risalito ai piani superiori, ci sono grossi problemi a quelli inferiori: non si riesce a camminare. 923
924 Il vino e` il latte [la poppa] dei vecchi. I vecchi vi ricorrono per trovare un corroborante o per annegare le pene, comunque vi ricorrono spesso e volentieri. Si dice anche in latino: 925 Vinum, lac senum ‘‘Il vino (e`) il latte dei vecchi’’. 926
Finche´ il vino e` nel fiasco non si parla di nulla.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
930
Vino a buon mercato porta l’uomo all’ospedale. Acquistato in abbondanza, senza troppa spesa, finisce per rovinare chi non sa controllarsi. Anche, il vino di poco pregio fa male. 931
932
Chi ha buon vino in casa ha sempre fiaschi alla porta. Chi ha la roba buona ha le richieste di molti. Il fiasco vuoto si riporta e si lascia sull’uscio perche´ venga riempito. 933
Poco vino, vendi al tino; assai mosto serba a agosto. Quando si prevede una scarsa produzione di vino tutti comprano, i prezzi salgono ed e` consigliabile vendere bene subito alla svinatura. Vendere al tino significa vendere a no934
pag 1753 - 04/07/2007
VIOLA
1690
.
vembre, quando il vino esce dai tini. Se invece si prevede abbondanza di vino per l’annata (c’e` molto mosto), allora il prezzo scende e sara` bene aspettare a vendere nell’agosto successivo quando la rarefazione del prodotto avra` fatto salire di nuovo i prezzi. Vino e cavalli, mercanzia da grandi falli. Il commercio di vino e di cavalli e` molto rischioso e puo` provocare grandi perdite, fino al fallimento (fallo); entrambe le cose, infatti, possono inaspettatamente subire danni, malattie, alterazioni che ne rovinano completamente il pregio. Vedi anche Femmina, vino e cavallo mercanzie da fallo [F 569]; Cavalli, fieno e legna: mercanzie da disperati [F 805]. 935
Vina probantur odore, sapore, nitore, colore. ‘‘Il vino si giudica dall’odore, dal sapore, dalla limpidezza e dal colore’’. Precetto della Scuola salernitana (Flos medicinae 238), tuttora circolante. 936
Si bona vina cupis quinque F plaudentur in illis: fortia, formosa, fragrantia, frigida, fusca. ‘‘Se desideri buoni vini siano in questi apprezzabili cinque F: che siano forti, gradevoli alla vista, di buon profumo, freschi e maturi’’. Precetto della Scuola salernitana si trova usato proverbialmente, come spesso accade per le massime di questo corpus, in varie forme simili. Le migliori edizioni del testo (che non sono necessariamente le piu` seguite) riportano questa versione, ma il proverbio si trova enunciato anche altrimenti: Si bona vina cupis, quinque haec laudantur in illis: / fortia, formosa, fragrantia, frigida frisca, ‘‘Se vuoi un buon vino, guarda che cinque cose si possano lodare in lui: che sia forte, di bel colore, di buon profumo, fresco e frizzante’’. 937
VIOLA Tra le oltre quattrocento specie della famiglia delle violacee i proverbi, e l’attenzione comune, si rivolgono alla violetta, detta anche ‘‘viola mammola’’, piccolo fiore che puo` apparire gia` al primo attenuarsi dei freddi invernali lungo le prode soleggiate, dal caratteristico profumo e dal colore blu intenso. Le altre viole piu` conosciute sono la ‘‘viola tricolore’’, simile alla precedente, ma di tre colori: violetto, giallo e bianco, considerata simbolo della Trinita`. L’altra, anch’essa chiamata co-
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
munemente viola, e` una varieta` di violacciocca (Cheirantus cheiri, della famiglia delle Crucifere) di colore giallo vivo, senza striature, col profumo di viola, piu` grande, che cresce sulle rocce e nelle crepe delle muraglie. La violetta e` simbolo della ‘‘timidezza’’, della ‘‘modestia’’, del ‘‘pudore’’ e della ‘‘riservatezza’’, per il suo stare in zone ombrose, seminascosta dall’erba. E` inoltre chiamata a rappresentare l’‘‘innocenza’’, ma si puo` dire anche in senso ironico, soprattutto con il diminutivo mammoletta, col quale si indica una innocenza goffamente ostentata. Per il suo stare in gruppi, ma isolata come pianta, in luoghi nascosti, e` simbolo della meditazione. Pare che dal profumo derivi il collegamento al pensiero, come ricordo. In questo senso e` sovente presa per indicare la ‘‘vedovanza’’ inconsolabile, e il colore della mestizia, che e` quello al quale la viola da` il nome. Donare una viola nella simbologia dei fiori significa: ‘‘penso a te, tu pensa a me’’. Forse anche dall’uso di seccare questo fiore inserendolo nelle pagine d’un libro, come si fa con la panse´. Quando la viola arriva a febbraio serba il grano e serba il pagliaio. Quando la viola fiorisce tardi, l’annata non e` normale e si prevedono scarsi raccolti di grano. La viola fiorisce in pieno inverno: vedi Bastiano (20 gennaio) con la viola in mano [S 817]. 938
Viola secca non piu` olezza. Le cose passate sono finite per sempre, non hanno piu` bellezza ne´ interesse e non danno piu` gusto. 939
940 Non basta una viola a far primavera. Vedere una viola non significa che e` finito l’inverno. Un segno non basta per dare una certezza. Vedi anche Una rondine non fa primavera [R 900].
Quando la viola e` nata la pecora e` svernata. Quando la viola nasce la pecora incomincia a ritrovare nei prati qualche erba per pascolare. 941
VIOLANTE Fare come Violante che castro` il cane perche´ corresse piu` forte. Di chi fa una cosa inutile, senza senso. Questa forma proverbiale e` di tipo particolare, paral942
pag 1754 - 04/07/2007
1691 lela a quella di facezia proverbiale o wellerismo (vedi Introduzione). Violante, come capita spesso in questo tipo di espressioni, non ha lasciato nulla di se´, se non il nome. E` detto assai diffuso tra i cacciatori. VIOLENZA f Vedi Ira. 943 La violenza non ha legge. Cioe` non si muove entro leggi stabilite, ma fa legge a se stessa, in quanto e` proprio la violazione delle leggi. 944 La violenza non dura. La manifestazione fisica d’un fenomeno naturale, come anche il modo di trattare le persone nei vari rapporti politici, sociali, opprimendole, possono durare poco. 945 La violenza ha vita breve. Una forma di violenza, personale o collettiva, dovuta a un sentimento, una forma di protesta, un’oppressione, non puo` avere lunga durata: dura fino a che la rendono possibile degli elementi favorevoli, che sono passeggeri. 946 Quod est violentum non est durabile. ‘‘Quello che e` violento non e` durevole’’. La forma latina, presumibilmente medievale, che puo` aver dato origine a quella italiana, e` di uso piu` dotto. Ha lo stesso significato, ma e` usata, e forse e` nata proprio, in ambiente scientifico per riferirsi a manifestazioni di ordine fisico, del comportamento di reazioni, metamorfosi, forze che regolano il movimento dei corpi, ecc. 947 La violenza non ascolta la ragione. E` sorda a ogni appello della ragionevolezza e del buon senso. 948
La violenza e` figlia dell’ira.
VIOLINO f Vedi Corno. Dio ti salvi da un vicino principiante di violino. Per due ragioni: perche´ lo suona male e perche´ ne e` molto appassionato, per cui le prove non hanno mai fine. Vedi anche Cattiva vicinanza peggio del dolor di panza [V 710]; Chi ama il rumore prenda casa presso un calderaio [R 1102]. 949
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
VIPERA
VIPERA La vipera e` l’unico rettile dal veleno mortale esistente in Italia, dove se ne trovano quattro specie. Non esiste in Sardegna. Si riconosce per la testa piatta a forma vagamente triangolare, rivestita di piastre, il tronco massiccio e corto e la coda breve. La vipera aspis ‘‘aspide’’ e` la piu` comune in Italia: ha il muso all’insu` ed e` lunga fino a 50 cm. Vive fino a 2000 metri d’altezza, stando in zone soleggiate tra sassi e rupi, e evita il calore eccessivo nell’erba. Va in letargo d’inverno. E` ovovivipara e partorisce i piccoli in invogli. Ha come predatori che la divorano rapaci, ricci, tassi, tacchini, maiali, fagiani. L’altra specie, il marasso, preferisce zone umide. Si credeva, ed e` ancora viva la diceria, che sia sorda, mentre ha l’udito debole come altri serpenti; i bestiari medievali hanno diffuso la credenza che l’aspide per somma astuzia, non volendosi far ammaliare dall’incantatore di serpenti, alla sua vista pone un orecchio in terra e con la coda si tappa l’altro per non udire le parole o la musica. Si vuole che Cleopatra si sia uccisa facendosi mordere da un aspide. La simbologia e` simile a quella del serpente (vedi la voce). f Vedi Serpe, Serpente, Suocera. 950 La vipera morde il naso del cane. Proverbio di caccia. Per il fatto che l’animale avanza seguendo l’usta, il naso del segugio e` la parte piu` esposta al morso della vipera. Ma e` piu` probabile che il proverbio voglia indicare come il cane morso dalla vipera, se sopravvive, perde del tutto o in parte il senso prezioso dell’olfatto.
La vipera morta appesta coll’odore del veleno. Le persone malvagie fanno male anche dopo la loro morte. L’espressione impropria passa arbitrariamente dalla descrizione della realta` alla metafora, quasi che il cattivo odore del corpo della vipera morta sia dovuto al suo veleno, cosa non vera. In pratica vuole dire che la persona malvagia e maligna, anche se scomparsa, continua ad appestare col male che ha fatto l’ambiente dove e` stata, o vissuta, come una vipera uccisa provoca orrore col pensiero del suo terribile veleno. 951
952 Alla vipera schiaccia la testa. Chi ti vuole morto colpiscilo senza che possa piu` muoversi: puo` avere, anche finito, un sussulto di vitalita` e mordere. Se si vuole essere
pag 1755 - 04/07/2007
` VIRTU
1692
.
sicuri e` bene colpire la vipera alla testa, perche´, se percossa nel corpo ha modo di guizzare e mordere anche in fin di vita. Vedi anche Alla serpe mozza il capo [S 1096]. 953 La vipera dove ti morde ti lascia. Per dire che uccide. Si dice anche della tarantola.
Se ti morde la vipera, prepara la pala e i fiori. Un tempo, in assenza dei sieri opportuni, il morso di vipera risultava mortale in una alta percentule di casi. 954
cataclisma proprio per non aver rispettato il consiglio di tenersi ‘‘nel mezzo’’). Tale l’espressione circolo` nel Medioevo come massima di senso generale. Vedi anche Chi cammina nel mezzo non cade nel fosso [M 1409]. 959 La virtu ` sta in mezzo a due vizi. E` la parte centrale tra due estremi erronei. Trova un equivalente in un passo di Orazio (Epistole 1.18.9): Virtus est medium vitiorum et utrimque reductum ‘‘La virtu` e` il punto medio fra due vizi e da entrambi equidistante’’.
Quando la vipera morde spesso, il veleno perde la virtu`. Il maldicente col tempo non e` molto creduto perche´ crea diffidenza. Il secondo morso della vipera e` meno efficace e i seguenti quasi nulli perche´ il veleno e` esaurito ed occorre del tempo perche´ si ricostituisca.
Virtu` e fortuna non stanno a casa insieme. La virtu`, soprattutto nel senso di onesta`, e la fortuna non possono convivere: nel momento che si afferra per i capelli la fortuna spesso bisogna fare anche qualche compromesso con la coscienza.
Se la vipera sentisse e l’orbettino vedesse non ci sarebbe uomo che vivesse. Se la vipera avesse l’udito e l’orbettino la vista buona sarebbe uno sterminio di uomini. L’orbettino e` un rettile che arriva a mezzo metro di lunghezza, dal capo piccolo e appuntito. Ha palpebre e bocca non dilatabile a differenza degli altri serpenti. Mangia vermi, larve, molluschi. E` innocuo, ma e` stato creduto, e lo e` in parte ancora, molto velenoso e quasi cieco, da cui il nome.
961 La virtu ` fa tutte strade in salita. Se non si vuol cedere a compromessi la strada per arrivare al traguardo sara` sempre difficile e ripida.
955
956
` VIRTU f Vedi Buono, Paradiso, Vizio. 957 In mezzo sta la virtu`. Formula della scolastica che condensa la dottrina aristotelica dell’equilibrio e del rifiuto degli eccessi, ovvero degli opposti estremi (cfr. in particolare Etica nicomachea 2.1106b 23: ‘‘Il medio e migliore, cio` che e` proprio della virtu`’’), che si trova spesso enunciata in scritti antichi e moderni. Si ripete spesso anche in latino: 958 In medio stat virtus. In questa forma, tuttora diffusissima, e` motto medievale, ma espressioni molto simili si trovano, come si e` detto sopra, in molti scrittori antichi: Ovidio enuncia il principio con Medio tutissimus ibis ‘‘Nel mezzo andrai sicurissimo’’ (Metamorfosi 2.137), parole rivolte dal Sole al figlio Fetonte in procinto di guidare il suo carro (col quale poi provochera` il celebre
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
960
962 Senza sudore non c’e` virtu `. Questo soprattutto intendendo virtu` come abilita`, capacita`, impegno. Vedi anche La strada del Paradiso e` stretta e in salita [P 390]; A gloria non si va senza fatica [G 876].
La virtu` ha molti predicatori e pochi martiri. Trova molti sostenitori che la esaltano, ma pochi disposti a seguirla, tanto meno a dare la vita per praticarla. 963
964 L’oro luce e la virtu ` risplende. La virtu` e` una dote interna, costitutiva dell’uomo, che ha un valore suo. L’oro luccica, riflette la luce non sua; la virtu` invece irraggia la propria, come il sole.
L’oro luce, la virtu` riluce e il vizio traluce. L’oro luccica, la virtu` splende di per se´ e il vizio traspare, cerca di nascondersi, ma s’intravede. 965
966 La virtu ` sta nel difficile. Quando le cose sono facili tutti sono onesti e bravi; quando sono difficili si vedono i valori. Vedi anche Per aspera ad astra [A 1522]. 967
La virtu` e` premio a se stessa.
pag 1756 - 04/07/2007
1693 Afferma l’autonomia della virtu` e spiega anche la sua rarita`: se infatti esser virtuosi costituisse un vantaggio materiale, tutti lo sarebbero. Il detto rientra in una tradizione molto attestata negli autori latini: in Plauto (Amphitruo 648) si trova Virtus praemium est optimum ‘‘La virtu` e` il premio migliore’’, e poco oltre (652) virtus omnia in sese habet ‘‘La virtu` ha tutto in se stessa’’. Nel Medioevo sono registrate come massime Ipsa virtus pretium sui ‘‘La virtu` e` di per se´ ricompensa’’. Se la virtu` avesse una rendita, tutti sarebbero virtuosi. 969 La virtu ` sta dove meno si crede. Le persone virtuose, proprio perche´ sono tali, spesso non hanno l’apparenza di esserlo: non si curano infatti di apparire ed essere considerate virtuose. Anche per dire che in certi ambienti, apparentemente corrotti e degradati, si trovano persone di alta qualita` morale. 968
970 La virtu ` va a piedi e il vizio a cavallo. La frase fu scritta malignamente sul basamento della statua di Luigi XV, re notoriamente vizioso, allorche´ fu inaugurata a Parigi nel 1763, prestandosi le figure del monumento a questa osservazione. 971 La virtu ` e` sempre perseguitata. La virtu` ha molti nemici che vedono in essa un ostacolo ai loro compromessi e affari. Vedi anche Ne´ fiamma senza fumo, ne´ virtu` senza invidia [I 446].
` e` la [una] via crucis. 972 La via della virtu Chi segue la virtu` fa vita tribolata. La Via Crucis e` una pratica devota che si esercita durante la Quaresima (vedi la voce) per contemplare la Passione di Cristo e meditare, ma spesso si indica metaforicamente con questa espressione una condizione o un percorso irti di sofferenze e difficolta`. 973 La virtu ` ha radici amare e frutti dolci. La strada della virtu` e` inizialmente dura e difficile, ma alla fine porta serenita` e consolazioni. Vedi anche Le radici della virtu` sono amare, ma i frutti dolci [R 37]. 974 Tutte le virtu ` non si possono avere. Si puo` avere qualche virtu`, non tutte. L’uomo puo` eccellere in qualcosa, non in tutto. Vedi anche Chi e` senza peccato, scagli la prima pietra [P 935]; Ogni tetto ha un tegolo rotto [T 600]; A ogni poeta manca un verso [P 2012]; Nessuno [nessun uomo] (e` ) senza difetto [D 341].
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
VISITA
975 Le virtu ` si chiamano. Come i vizi e gli errori sono collegati e si trascinano uno dietro l’altro come una catena, cosı` anche le virtu` arrivano una dopo l’altra collegate a quella principale che uno possiede e pratica.
Una virtu` porta l’altra. Chi semina virtu` fama raccoglie. Chi vive virtuosamente e` conosciuto come uomo probo e virtuoso, lodato e apprezzato. Si legge qualcosa di simile in Cicerone (Tuscolane 1.45.109): Gloria [...] virtutem tamquam umbra sequitur ‘‘La gloria segue la virtu` come un’ombra’’, espressione ripresa anche da Seneca (Lettere a Lucilio 79.13) e da san Girolamo (Epistole 108.3). Per lo schema del proverbio vedi anche Chi semina vento raccoglie tempesta [S 938]; Chi semina guai raccoglie malanni [S 943]. 976 977
VISCHIO I proverbi seguenti non prendono in considerazione la pianta augurale (il Viscum album) che si usa durante le festivita` natalizie, bensı` della sostanza appiccicosa, detta anche pania, estratta dai frutti del vischio quercino, una pianta della stessa famiglia, parassita di querce, castagni e olivi. f Vedi Tordo. 978 Il vischio impania uccelli e civette. Una cosa pericolosa puo` nuocere a chiunque, anche a coloro che se ne credono preservati o la vedono usata contro altri. La civetta era usata come richiamo vivente nella caccia con la pania, ma essa stessa poteva caderne vittima.
La civetta chiama e il vischio impania. La frode prevede l’allettamento e l’insidia e spesso le due funzioni sono opera di due persone diverse, come nel caso della vendita della ‘‘patacca’’. 979
VISITA f Vedi Ospite, Porta. La visita rara e breve e` sempre la migliore. La visita gradita e` quella che reca piacere e non disturba, quindi quella attesa, desiderata (rara) e che non dura molto. Vedi anche L’ospite e` come il pesce: dopo tre giorni puzza [O 616]. 980
pag 1757 - 04/07/2007
VISO
981 Raro fu sempre il benvenuto. Chi si fa vedere raramente (personificato ironicamente in Raro) e` sempre accolto bene. 982
Visita rara piu` desiderata.
983 Visita inopportuna accorciala. Quando ti accorgi di dar fastidio in una casa o d’essere capitato nel momento sbagliato, resta meno possibile. 984 Chi arriva malvisto parte benedetto. Chi giunge indesiderato ha un solo modo di farsi benvolere e rendersi amabile: andarsene via prima possibile.
VISO f Vedi Faccia. Viso bello animo fello. Alla bellezza spesso non corrisponde altrettanta bonta`. Vedi anche Bella in vista dentro trista [V 986]. 985
Bella in vista dentro trista. Per analogia. La donna bella nasconde spesso un animo poco benevolo, quantomeno e` prepotente o presuntuosa. 986
Dolce viso, bella bugia. Perche´ la sua bellezza non dice il vero riguardo ad altre caratteristiche della persona. 987
Viso bello poco cervello. Alla bellezza non corrisponde altrettanta intelligenza. Vedi anche Bella testa e` spesso senza cervello [B 318]. 988
Un bel viso e` la migliore raccomandazione. Un bell’aspetto e in particolare un viso amabile ed espressivo, sono le migliori credenziali per essere accolto con favore. 989
Nove mesi, nove visi. Nei primi nove mesi il bambino muta ripetutamente fisionomia, tanto che ognuno crede di ravvisare le fattezze di questo o di quel parente. 990
VISTA 991
1694
.
La vista si perde e non s’acquista.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
La vista non cresce col tempo, ma si perde, indebolendosi gli occhi. 992 La vista insegna l’amore. E` la vista il senso con il quale s’innesca l’amore. Vedi anche Con gli occhi si comincia a far l’amore [O 117]. 993 Ex aspectu nascitur amor. ‘‘Dalla vista nasce l’amore’’. Una delle numerose sentenza medievali concernenti questo tema. Aspectus vale in primo luogo ‘‘vista, visione’’, ma ha anche il senso del nostro ‘‘aspetto’’: quindi il significato e` ancora piu` generale di quello espresso dal precedente proverbio.
VITA La vita e` argomento troppo serio per essere preso completamente senza ironia dai proverbi. Trattandosi di uno dei temi fondamentali della loro riflessione, lo analizzando con molta attenzione, ma limitandosi spesso a vederne qualche aspetto particolare. Una visione tutto sommato malinconica viene soccorsa dalla felicita` della rappresentazione metaforica, con la quale i proverbi tentano l’assalto piu` decisivo all’argomento, spesso riuscendo a stingerlo in paradigmi espressivi di rara efficacia; a volte piccole parabole di grande concentrazione poetica. f Vedi Anno, Morte, Tempo. La vita e` come la scaletta del pollaio: corta e merdosa. La vita e` una faccenda poco allegra, piena di disonesta` e d’inganni, fatta di cattive azioni, di persone poco pulite e dura poco. La scaletta del pollaio era una volta una sorta di traliccio allungato, un piano inclinato sopra il quale camminavano le galline per salire da terra fino alla piccola entrata con un usciolo che era l’accesso al pollaio dove i polli passavano la notte. Era breve e straordinariamente sporca perche´ gli animali prima di ritirarsi lasciavano i loro bisogni, ne´ i contadini si davano pensiero di pulirla. 994
995 La vita e` tutta una fregatura. Ha una grande illusione iniziale alla quale fanno seguito solo delusioni.
La vita e` una barzelletta: chi meglio racconta va in paradiso. Non e` una cosa seria: chi meglio ci sa fare, chi meglio sa dire, far credere, ingannare ottiene di piu`. 996
pag 1758 - 04/07/2007
1695
.
VITA
La vita si consuma senza sapere cosa sia. L’uomo partecipa dalla vita, la soffre, la gode, la giudica, la ama e la disprezza senza sapere che cosa sia veramente, se abbia un senso, e quale.
Frase biblica (Giobbe 7.1): talora ripetuto anche nel latino della Vulgata: Militia est vita hominis in terra.
La vita e` una pulce che non si acchiappa mai. Perche´ mai se ne afferra il significato, o perche´ vi si rincorre inutilmente la felicita`. Adattamento italiano di un proverbio lombardo: La vita l’e` ’na pulga grisa: su¨ e gio` par la camisa ‘‘La vita e` una pulce grigia che va su e giu` per la camicia’’.
La vita e` una gran lotta: chi per l’uccello, chi per la potta. Sposta sull’ironico questo tema di riflessione seria sulla vita, la quale e` lotta non solo per le necessita` di sopravvivenza, ma anche per realizzare la vita affettiva, o comunque i desideri istintivi, in una continua dialettica e un assillante affanno che durano tutta l’esistenza.
997
998
La vita e` una cambiale che non si sa quando scade ne´ quanto vale. Assimila, seriamente, la vita a certe caratteristiche della cambiale: valore e scadenza, che sono chiare e scritte sul documento, mentre nel caso della vita non solo non si sa quando deve finire, ma non si sa neppure che valore abbia, sia mentre la viviamo, che quando finisce. 999
La vita e` come la scuola: quando si e` imparato si lascia. L’esperienza che insegna a vivere, allorche´ diviene quasi perfetta, non serve piu`. Paradosso che adombra un senso d’inutilita` (o di mistero) riguardo alla fatica di vivere. 1000
La vita e` come l’albero di Natale: c’e` sempre qualcuno che rompe le palle. Scherzo d’origine recente, ma che ha avuto fortuna: la vita sarebbe bella come l’albero di Natale addobbato, ma c’e` sempre qualche scocciatore. 1001
La vita e` un bottone: sta attaccata a un filo. Ha radici esili: basta nulla, una svista, un inciampo per perderla. 1002
La vita e` una commedia: ognuno vi recita la sua parte. Vedi anche Ognuno sceglie la sua maschera [M 904]; La vita e` un teatro e ognuno ha la sua parte [T 228]. 1003
1004 La vita e` una battaglia. Antico concetto che si ritrova anche in Seneca (Lettere a Lucilio 96.5): Vivere, mi Lucili, militare est. Cosı` anche Voltaire: Ma vie est un combat (Maometto, atto II, scena IV). 1005
Milizia e` la vita dell’uomo sulla terra.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1006
La vita dell’uom su questa terra altro non e` che una continua guerra.
1007
1008 La vita e` una lotta per la vita. Il concetto di lotta per la vita modifica il senso della frase di Giobbe (5.1005), modernizzandolo. Si rifa` infatti all’espressione struggle for life ‘‘lotta per la vita’’, che si trova enunciato nel titolo dell’opera di Darwin (1859): Sull’origine delle specie per selezione naturale, ovvero conservazione delle razze favorite nella lotta per la vita. Gia` Maltus aveva parlato di struggle for existence ‘‘lotta per l’esistenza’’ nel Saggio sui principi della popolazione (1798).
Per fare bella la vita ci vuole: casa da mercante, letto da monaca, abito da cavaliere, pranzo da cappuccino, cena da curato, vino da fattore. La casa del mercante e` ricca e fornita di tutto. Il letto della monaca e` lindo, comodo e sempre curato (allude anche alla moderazione nei piaceri). L’abito del cavaliere e` elegante e comodo. Il pranzo del cappuccino e` sobrio, ma scelto, sano e gustoso. Le cena del curato e` frugale, ma buona, e il vino del fattore e` il migliore che ci sia, perche´ viene sottratto sia al contadino che al padrone. 1009
Vita brava, vita breve. Chi ama il rischio, s’impegna continuamente, non si ferma davanti a niente, esagera nelle attivita` (e anche nei divertimenti) facilmente conclude la vita molto presto. Bravo qui va inteso in senso di ‘‘spericolato’’, ‘‘spavaldo’’, ‘‘temerario’’, anche ‘‘prepotente’’, quali erano i soldati mercenari detti appunto bravi, e come s’intende nelle espressioni allabrava, 1010
pag 1759 - 04/07/2007
VITA
fare il bravo, il bravone, ovvero bravata, ‘‘smargiassata’’, ‘‘azione temeraria’’, ‘‘insolente’’. Chi disprezza la sua e` padrone della vita degli altri. Chi disprezza la propria vita, e` disposto a rischiarla, metterla in pericolo, domina su coloro che tendono invece a conservarla, a non metterla in pericolo e quindi hanno paura. 1011
La vita e` nelle mani di Dio. Non e` cosa che ci appartenga, la sua durata e il suo cammino non dipendono dalla nostra volonta` , ma dal volere di Dio. Vedi anche L’uomo e` creta e Dio e` vasaio [V 115]. 1012
La vita e` dura, ma c’e` chi la rode bene. La vita e` difficile e presenta molte difficolta`, ma c’e` anche chi vi si trova a suo agio. 1013
La vita e` una valle di lacrime, ma ci si piange tanto bene. Frase scherzosa per significare che tutti si lamentano delle pene che da` la vita, ma nessuno e` disposto ad andarsene: segno che tanto brutta poi non e`. Riprende una frase della preghiera alla Madonna, Salve Regina: gementes et flentes in hac lacrimarum valle ‘‘Gementi e piangenti in questa valle di lacrime (cioe`, la vita)’’. 1014
1015 La vita e` un mare di miserie. Asserzione assolutamente negativa; che non salva niente. 1016
1696
.
Lunga vita, lunga tribolazione.
La vita e` un mare in tempesta: e` tutto un aspettare che cambi vento. Si vive come in un affanno continuo, in una tempesta dove si aspetta sempre che venga la serenita` e la calma, senza che questa duri mai davvero molto tempo. 1017
Vita privata, vita beata. Chi vive lontano dalle ambizioni, dagli affari pubblici, dalle carriere a dalla ricerca di successo, ha la chiave della felicita`. Il proverbio italiano, pur riecheggiando la massima di Epicuro Visse bene chi visse nascosto [N 55] e la frase ovidiana Qui latuit, bene vixit ‘‘Chi si nascose bene visse bene’’ (vedi N 56), ha un valore molto piu` blando, di semplice consiglio a evitare tutti quegli impegni pubblici, quegli obblighi sociali, quelle rogne che si assumono piu` per vanita` che per necessita`, in 1018
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
modo da poter godere nel mondo della casa, della famiglia, del privato, quelle gioie e quella pace, la cui perdita non ha corrispettivo compenso nelle precarie e stentate soddisfazioni che offre la vita pubblica. Le massime epicuree inducono proprio a nascondersi sistematicamente a qualunque attenzione, secondo una precisa concezione e una regola rigorosa di vita. Vita gode e vita paga. La vita ha i suoi godimenti, le sue gioie che paga da se stessa con fatiche e pene. 1019
Chi malamente la vita mena quando men se l’aspetta paga la pena. Chi si comporta male, chi e` ingiusto e malvagio, si trova a pagare il conto quando crede ormai d’averla fatta franca. 1020
Chi governa la sua vita governa un bel castello. Chi riesce a essere padrone della sua esistenza, ad avere nelle proprie mani la possibilita` di decidere le sue cose, ha il potere sulla realta` piu` bella che possa desiderare. Vedi anche Il piu` grande re e` il signore di se stesso [R 307]. 1021
La vita e` come la giostra: chi ci si spassa e chi ci si ammazza. La vita e` come un bel torneo (giostra e` in questo senso) dove ci sono coloro che si divertono molto e quelli che vi trovano pene, fatica e morte. 1022
1023 La vita e` una ruota che gira. La vita e` sempre in movimento con periodi ciclici che si ripetono come le stagioni, gli anni, le epoche, le eta`, le generazioni. La ruota e` simbolo della vita quasi in ogni civilta` del mondo, dalla nostra a quelle asiatiche, a quelle americane, spesso prendendo le mosse dalla ruota del mondo, dallo Zodiaco, dal movimento dei corpi celesti, modello di un moto regolare e continuo, con caratteristica di legge prevedibile. Qui si fa riferimento soprattutto a due fenomeni: le stagioni della vita – secondo una rappresentazione delle varie eta` dell’uomo che esce dal nulla e torna nel nulla – e l’avvicendarsi delle generazioni umane, per cui quello che abbiamo vissuto rivive in coloro che ci seguono, e cosı` via. Il proverbio quindi, nonostante l’identita` della forma ed una certa affinita` d’immagine, non ha molto in comune con l’altro, altrettanto noto La for-
pag 1760 - 04/07/2007
1697 tuna e` una ruota che gira [F 1171], dove l’avvicendarsi dei momenti della ruota riguarda soprattutto il benessere e la ricchezza e la ruota stessa e` presa soprattutto per la sua instabilita`, imprevedibilita` e mancanza di fermezza. La vita e` un tranvai: chi sale e chi scende. Toscano, e di origini relativamente recenti. La vita e` come un tram (tranvai): chi entra e chi esce, chi nasce e chi muore. 1024
1025 La vita e` un sogno. La vita si presenta non di rado come qualcosa d’irreale, o d’incredibile, come ci dicono le riflessioni di Amleto o l’opera di Caldero´n de la Barca La vita e` sogno. Anche in Italia si cita in spagnolo il titolo della commedia: 1026 La vida es suen ˜ o. Se ne citano anche dei versi celebri: Que tota la vida es suen˜o / y los suen˜os suen˜os son ‘‘Tutta la vita e` sogno e i sogni sono sogni’’. 1027 La vita e` un’ombra che fugge. Carducci in una poesia (Rime e ritmi 3.73 sg.) mette in bocca al protagonista morente le seguenti parole (rivolte all’amata): ‘‘Contessa, cos’e` mai la vita? / e` ombra d’un sogno fuggente’’, nelle quali l’immagine del proverbio (la stessa di Salmi 144.4, vedi proverbio successivo) e` arricchita con quella pindarica dell’uomo che e` ‘‘sogno d’ombra’’ (Pitiche 8.136 s.). 1028
.
VITA
La vita e` un lampo e prenderlo in culo e` un baleno. Nella sua crudezza il detto ha la perfida raffinatezza di sottolineare che il danno della brevita` della vita umana non comporta il vantaggio di evitare il peggio: pur nella rapidita` dell’esistenza c’e` il tempo per avere anche il guaio di essere frodati e presi in giro. 1033
La vita e` un lampo la donna uno stampo. La donna, come generatrice di vita, la perpetua attraverso la prole. ‘‘Stampo della vita’’ e` espressione poetica che assimila le forme che si usano per creare un manufatto, una statua, colandovi dentro il metallo fuso, alla capacita` di plasmare l’essere vivente che ha l’organismo umano di riproduzione, in particolare quello femminile (detto anche matrice). 1034
La vita e` come l’ombra: quando e` piu` bella svanisce. Quando uno si e` sistemato nella vita e comincia a prendere gusto a vivere, spesso se ne deve andare. Sottolinea l’aspetto beffardo che spesso ha l’esistenza. Bello nella lingua parlata assume non di rado il valore di ‘‘grande’’, uniti anche nell’espressione rafforzativa bello grande; Fammelo bello, ad esempio, equivale a Fammelo grande, grosso, ampio. In questo caso, l’ombra al momento che il sole e` all’orizzonte raggiunge la sua lunghezza massima per poi svanire. 1035
1036
La vita e` tutta un’illusione.
La vita e` un banchetto: sul piu` bello bisogna alzarsi da tavola.
1029 La vita e` un soffio. Si rifa direttamente alla Bibbia: Giobbe (7.7): ‘‘Ricordati che un soffio e` la mia vita’’ e Salmi (144.4): ‘‘L’uomo e` come un soffio, i suoi giorni come ombra che passa’’. Vedi anche Il tempo vola [T 294].
La vita e` un viaggio: un partire e dirsi addio. La vita non prevede lunghe soste: e` tutto un arrivare e partire e soprattutto distaccarsi continuamente dalle persone e dalle cose che si e` cominciato ad amare.
1030 La vita e` un affacciarsi alla finestra. Si racconta che Noe`, in punto di morte, dopo aver vissuto tanti anni, essendogli stato chiesto cosa gli era sembrata la vita, rispose: – Un affacciarsi alla finestra. Il detto e` assai diffuso nel Meridione, ma anche altrove, vedi A. Boccafredda, Leggende sacre e profane, p. 150.
1038 La vita e` un paradiso di bugie. La vita e` un paradiso di bugie e` il titolo di una canzone divenuto proverbio e rimasto tale ancora oggi che la melodia e` fuori dai repertori. Opera di Calcagno e Oliviero, e` del 1956, anno nel quale arrivo` terza al Festival di San Remo, interpretata da Luciana Gonzales.
1031 La vita e` un lampo. Di questa laconica affermazione esistono diversi ampliamenti, seri e faceti:
1039 La vita da` uno schiaffo e una carezza. Perche´ contiene una parte di amarezze e una parte di amore e dolcezze.
1032
La vita e` un lampo e alla morte non c’e` scampo.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1037
1040
Anche la vita piu` bella finisce con la morte.
pag 1761 - 04/07/2007
VITE
1698
.
Chi e` felice non deve illudersi e chi e` infelice non si deve disperare. L’esito di ogni vita anche la piu` felice e fortunata e` uno solo. 1041 La vita e` bella per chi se la sa godere. La vita piace a coloro che sanno viverla, trovano i motivi per amarla e per rallegrarsi; dispiace invece a chi guarda solo gli aspetti negativi e si angustia eccessivamente delle cose che danno pene e affanni.
Facendo male, sperando bene, la vita passa e la morte viene. L’uomo, facendo piu` cose da biasimare che da lodare, ma sempre con una segreta speranza che vi sia senso e redenzione, trascorre la sua esistenza e pone fine ai suoi giorni. Sintesi dell’esistenza comune. 1042
1043 La vita cerca la morte. La vita da quando inizia e` un progressivo avvicinarsi alla propria tomba. 1044 La vita s’accorcia ogni giorno. Piu` passano i giorni, piu` ci si avvicina al momento della dipartita. Vedi anche Ognuno mangia la morte nella prima minestra [M 2041] ; Chi nasce incomincia a morire [N 22].
Buoni zoccoli, buoni broccoli, buon cappello, poco cervello allungano la vita. Avere calzature asciutte e calde, mangiare sano, un buon copricapo d’estate per il sole e d’inverno per il freddo, non avere tanta intelligenza per con capire veramente la propria condizione e non aver pensieri sono cose che danno calma, salute e vita lunga. 1045
Coraggio, coraggio, la vita e` un passaggio. Frase seria di uso scherzoso: qualunque situazione uno attraversi, si tratta solo di un periodo transitorio e la vita stessa e` provvisoria. Si dice per consolare chi e` in qualche angustia. 1046
Coraggio, il male e` di passaggio. Per analogia. Vedi anche Sempre bene non si puo` stare, sempre male non puo` durare [B 407]. 1047
Coraggio, coraggio, dopo aprile viene maggio. Per analogia. Uno scherzo piu` che una consolazione. Ha comunque lo stesso uso. 1048
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
La vita e` un passaggio: chi va, chi viene e chi l’ha in culo se lo tiene. Vedi anche La legge del Menga: chi l’ha in culo se lo tenga [M 1218]. 1049
1050 La vita piu ` che un dono e` un prestito. Abbiamo la vita solo in prestito e alla scadenza ci viene tolta. Un bel prestito puo` comunque essere anche un bel dono, se dura tutta la vita.
VITE f Vedi Gemma, Innestare, Potare, Tralcio, Uva, Vendemmia, Vigna, Vino. Quando la vite piange il padrone ride. Il pianto della vite al momento della potatura e` indice di salute della pianta e scongiura la colatura dei fiori. Vedi Potatura. 1051
Dice la vite: – Non mi dare, non mi torre, non mi toccar quando son molle. La vite non chiede molto concime (dare), ma non vuole neppure coltivazioni intorno che le tolgano alimento (torre). Allo stesso tempo non vuole essere potata o legata quando si trova in vegetazione a primavera, ne´ essere trattata quando e` bagnata di pioggia (son molle). 1052
Non mi torre e non mi dare e piu` di due volte non mi legare. La vite, dopo la potatura, deve essere legata, vale a dire i tralci produttivi devono essere fissati ai sostegni in modo che possano sostenere il peso dei grappoli al momento della produzione. Il secondo anno, dopo la prima legatura il tralcio puo` ancora essere fatto correre lungo il sostegno, in modo che si allunghi, ma la terza legatura non e` consigliabile (ovvero non lo era secondo il tipo di coltivazione della vite d’una volta), perche´ il tralcio, allungandosi eccessivamente, avrebbe prodotto piu` uva di quelle che poteva poi portare a maturazione completa, dando un raccolto stentato e di pessima qualita`. 1053
Dice la vite: – Fammi povera e ti faro` ricco. La vite, per fruttificare bene e abbondantemente, deve essere potata molto, lasciandole pochi capi. 1054
1055
Se vuoi vino pota corto.
pag 1762 - 04/07/2007
1699 Dice la vite: – Porta che ti riporto. Ossia: concimami, curami, che ti portero` moltofrutto. 1056
Dice la vite: – Se tu mi abbandoni, io t’abbandono. La vite, se non e` curata e potata, in poco tempo inselvatichisce allungando a dismisura i tralci. 1057
Vite in april potata mai ha la sete al vignaiol levata. Potare quando e` troppo tardi compromette gravemente il raccolto dell’uva. Vedi anche Chi di marzo non pota la vigna perde la vendemmia [V 735]. 1058
1059
Vite potata d’aprile lascia vuoto tino e barile.
Le radici della vite voglion sentir suonare le campane. Si riferisce a quando viene piantata: lo scasso deve essere fatto molto profondo, ma i maglioli e` sufficiente porli a circa mezzo metro di profondita`. Molti raddoppiano e triplicano questa misura credendo che sia opportuno che la vite si radichi subito in profondita`. Vedi anche Fagiolo e lupino devon sentire mattutino [F 72]. 1060
Ogni vite vuole il suo palo. Si riferisce metaforicamente alla donna alla quale si ritiene necessario un marito. La vite, senza un sostegno, serpeggia per terra e non da` frutto. 1061
1062
A ogni vite un palo, a ogni donna un marito.
A ogni vite un olmo e a ogni donna un uomo. All’olmo un tempo si appoggiava la vite. 1063
.
VITELLO
VITELLA f Vedi Verdura.
VITELLO Il vitello e` il maschio della specie vaccina fino all’eta` di un anno. Le sue valenze simboliche piu` frequenti sono: allegrezza, vitalita`; vitelli, vitellini sono detti i giovani inquieti (cosı` gia` in Roma antica); idolatria: come il vitello d’oro che fecero gli ebrei ai piedi del Sinai. Vitelloni furono detti i giovani vagabondi, descritti nel noto film omonimo di Federico Fellini. f Vedi Agnello. Se vuoi un bel vitello dagli il fieno nel cappello. Non dargliene troppo, ma con moderazione: tanto quanto entra in un cappello, per dire poco. L’erba, infatti, e` il nutrimento migliore. 1066
Quando il vitello e` affogato non serve chiudere il pozzo. Quando la disgrazia e` avvenuta e` inutile prendere precauzioni. Vedi anche E` inutile chiudere la stalla quando sono scappati i bovi ` inutile piangere sul latte versato [B 851]; E [L 174]. 1067
Dal vitello si conosce che bue ha da venire. Dal bambino si capisce come sara` l’uomo. Dall’animale giovane si capisce come sara` l’adulto. Vedi anche Il buon dı` si vede dal mattino [D 252]. 1068
Novembre e dicembre vitello buono sempre. All’inizio del freddo la carne del vitello e` sempre consigliabile. 1069
Da vite storta e debole vien l’uva buona. La vite, che e` pianta di poca bellezza, esile, storta, produce un frutto prezioso. Si usa come metafora quando un bel figlio nasce da genitori non avvenenti, ovvero quando si disprezza qualcuno per il suo aspetto e non si considerano le sue capacita`.
1070 Chi vende il vitello fara` a meno del bue. Chi non ha pazienza d’attendere che le cose facciano il loro corso, deve contentarsi di cio` che offrono quando non sono ancora perfette. Chi vende l’animale giovane non l’avra` adulto, quando ci potrebbe ricavare di piu`. Vedi anche Chi mangia le acerbe non mangia le mature [A 103].
1065 Dalla vite bianca non si fa uva nera. Da un essere che ha certe caratteristiche, non puo` venirne un altro che tutto il contrario. Vedi anche Chi nasce storto non muore dritto [N 33]; Chi pecora nasce, pecora pasce [P 996]; Da due volpi non nasce un agnello [V 1287]; Chi di gallina nasce convien che razzoli [G 72].
1071 Non c’e` bue che non sia stato vitello. Ogni adulto e` stato bambino. Nell’adulto vive ancora e si fa sentire l’infanzia con le sue ingenuita` e i suoi estri. Si dice ironicamente di chi, avendo un’eta` matura, ha comportamenti infantili, con un malizioso accenno al bue, che e` grande e grosso, ma tardo.
1064
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 1763 - 04/07/2007
VITERBO
1700
.
1072 Mezzo vitello si ammazza per il cane. In quanto le molte ossa se le rode, appunto, il cane.
Disse il bove al vitello: – Aspetta e vedrai com’e` bello. Evidentemente il vitello irrideva il bove per il fatto che era castrato, senza sapere che l’aspettava di lı` a poco la stessa sorte. Si dice a chi ride di disgrazie altrui che lo sovrastano, come la vecchiaia. Vedi anche Hodie mihi, cras tibi [O 164]. 1073
Ha piu` fedeli il vitello d’oro che il Signore. I falsi idoli, in particolare quelli legati alla ricchezza, trovano un seguito piu` numeroso di quello che segue con sincerita` il Signore. Dalla storia narrata nella Bibbia (Esodo 32), secondo la quale gli ebrei, attendati ai piedi del Sinai, nell’attesa di Mose`, salito a prendere le tavole dei Comandamenti, costruirono un vitello d’oro e lo adorarono. 1074
VITERBO Viterbo, citta` dalle cento fontane: gli uomini becchi e le donne puttane. Molte citta` italiane si contendono questo proverbio, talora variando l’espressione anche col ricorso alle ‘‘campane’’. Vedi anche San Gimignano, Siena. 1075
tremarella, all’epilessia, con tremolio o convulsioni, alla Corea di Sydenham, che colpisce giovani da 6 a 15 anni, al morbo di Parkinson, che e` invece caratteristico dell’eta` avanzata. La quantita` di proverbi che si riferiscono al santo e` dovuta alla sua antica popolarita` e alla vicinanza della sua festa al giorno del solstizio d’estate che un tempo cadeva ancora piu` vicino (vedi santa Lucia). Quando piove per san Vito il raccolto dell’uva va fallito. Certi detti calendariali amano chiudersi in formule misteriose, quasi magiche: non e` la pioggia di un giorno, ma quella che cade in un certo periodo in misura esagerata a causare il fenomeno indicato. 1076
Se piove per san Vito il vino se n’e` ito. Variante toscana del precedente. Ito sta per ‘‘andato’’, cioe`, ‘‘andato in rovina’’. 1077
A san Vito il castagno e` incardito a santa Maria inanimito. Cosı` in Toscana si descrivono le fasi di preparazione del frutto del castagno. Incardito: ha cominciato a fare il riccio; inanimito: ha fatto il seme. La festa della Madonna a cui si riferisce il detto e` quella piu` solenne a livello popolare, l’Assunzione, che cade il 15 agosto. 1078
Per san Vito la ciliegia ha il marito. La ciliegia ‘‘col marito’’ e` quella con baco. 1079
VITO San Vito e` festeggiato, con Modesto e Crescenzia, il 15 di giugno, ma la sua commemorazione e` lasciata oggi ai calendari liturgici locali. Il Martirologio indica il martirio dei tre santi in Lucania, sotto Diocleziano, dopo aver subito orribili torture. Vito e` stato un santo onoratissimo fino dal V sec., dal culto assai diffuso, soprattutto nelle zone meridionali, ma anche in Germania, particolarmente in Sassonia. Le sue reliquie si trovano a Corbia; dal 1355 la testa del santo e` conservata a Praga. I diversi luoghi gli attribuiscono varie protezioni: contro la rabbia canina, punture, morsi di animali, insonnia e altro. E` universalmente assegnata a lui la protezione di malattie che generano tremito e movimenti convulsi. Con l’espressione ballo di san Vito si intendono vari disturbi, ovvero sintomi di malattie che provocano movimenti scoordinati e involontari delle membra, prolungati nel tempo: dal cosiddetto ‘‘parletico’’ (tremolio causato da disturbi circolatori), all’attacco di
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Per san Vito il merlo becca moglie e marito. Gli uccelli e i merli in particolare, visitano spesso e volentieri i ciliegi, e non da` loro fastidio affatto trovare il baco nel frutto. Vedi anche La ciliegia migliore e` quella del merlo [M 1303]. 1080
Per san Vito e` creato il cardo e il fico. Si sono gia` formati sulla pianta il fiore del cardo e il fico. Vedi Allegare. 1081
Ogni ballo e` gradito meno il ballo di san Vito. Ogni ballo diverte, meno quello di san Vito che e` una forma patologica. 1082
VITTORIA 1083
Non convien cantar vittoria prima della battaglia.
pag 1764 - 04/07/2007
1701
.
VIVERE
Non si deve essere sicuri della vittoria prima d’averla conseguita. Porta male essere certi del successo. Vedi anche Ride ben chi ride ultimo [R 538]; Non dire quattro se non l’hai nel sacco [Q 137].
La serenita` e l’allegria, con la giovialita` dell’aspetto, sono quello che fa gradevole e sana la tavola, corrispondono ad una vera e propria portata appetitosa.
Vincer [Il vincere] se stesso e` la piu` gran vittoria. Il dominio dei propri impulsi e il controllo delle proprie passioni e` la manifestazione maggiore di forza che l’uomo possa offrire. Presente con minime variazioni in tutte le lingue europee, si riconnette ad un filone sapienziale molto antico, a cominciare da una massima attribuita a Democrito (1.345.75 Mullach): ‘‘Vincere se stessi e` la prima e la migliore fra tutte le vittorie’’; il concetto e` frequente nei filosofi greci (vedi per es. Platone, Repubblica 4.430e-431a) e divento` ben presto un luogo comune della riflessione etica, privilegiato soprattutto dagli stoici. Non a caso, e` probabilmente quella di Seneca la formulazione affine che piu` di frequente si trova registrata come massima: Imperare sibi maximum imperium est ‘‘Comandare a se stessi e` la forma di comando piu` grande’’. L’idea ricorre anche nella Bibbia, Proverbi (16.32): ‘‘chi domina se stesso val piu` di chi conquista una citta`’’.
VIVERE f Vedi Campare, Morire.
1084
Gli uomini fan la guerra e Dio da` la vittoria. Gli uomini si combattono credendo tutti di vincere, ma, al di la` delle loro ragioni e delle loro speranze, Dio assegna la vittoria a chi vuole. Si vede vincere a volte chi non ne aveva nessuna speranza. 1085
VIVANDA 1086 Mutar vivanda accresce l’appetito. La variazione delle portate e dei loro gusti mette voglia di mangiare, cosa che non avverrebbe con una sola vivanda. Vedi anche Varieta` di vivande accresce appetito [V 114]; La varieta` piace [V 111]; In varietate voluptas [V 112] ; Il mondo e` bello perche´ e` vario [M 1792].
Senza bevanda non val vivanda. La buona bevanda, innanzitutto il buon vino, esalta il gusto delle varie portate. Un pasto dove si beve sola acqua e` un po’ misero. 1087
1088
Animo e cera vivanda vera.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Vivere e` fatica e morire dispiace. Scherzoso. Per quanto sia tribolazione vivere pochi son disposti a farne a meno. 1089
1090 Piu ` che vivere e morire non si puo` fare. La banalita` del detto e` solo apparente: tutti gli esseri fanno in fondo solo queste due cose indiscutibili e rilevanti; il resto e` caso, opinione, illusione. 1091 Finche´ si campa c’e` da vivere. Gioco di parole ironico. Vedi anche Finche´ c’e` vita c’e` speranza [S 1804]. 1092 Non si vive di solo pane. In senso generale: alla vita non bastano i valori materiali, ma sono necessari anche quelli piu` alti. L’espressione, molto diffusa, e` intesa poi in vari sensi, compreso quello letterale, un po’ ironico (‘‘occorre anche il companatico; ci vuole anche il superfluo’’), lontano dalla frase originale: ‘‘Non di solo pane vive l’uomo’’ (Non in solo pane vivit homo, Matteo 4.4; Luca 4.4), parole che Cristo, nei quaranta giorni di digiuno nel deserto, rivolge a Satana che lo tentava dicendogli: – Comanda che queste pietre diventino pane. 1093 Si vive una volta sola. Frase generica, ripetuta molto spesso per indicare che non bisogna pensare al domani, vivere nelle privazioni, ma godere il meglio che e` consentito dalle circostanze. Si usa anche, come il seguente, per giustificare un lusso, una frivolezza. 1094 Si nasce una volta sola in questo mondo. Si trova identica in Goethe (Clavigo, atto I, scena I): ‘‘Si vive una volta soltanto nel mondo’’. Goethe (1749-1832) scrisse anche un Breviario di massime e riflessioni, di cui molti aforismi sono passati in proverbio nella lingua tedesca. 1095
La vita si vive una volta sola e non s’insegna.
pag 1765 - 04/07/2007
VIVERE
La vita deve essere vissuta con coraggio, decisione, senza rimandare le cose a quando sara` maggiore l’esperienza, ne´ pensare di viverla con l’esperienza degli altri. Per vivere bene devi farti: orecchi da mercante, pazienza di santo, muso di porco e spalle d’asino. Non ascoltare quel che si dice o ti si chiede, accettare quello che capita, non avere ritegno per ottenere quello che cerchi, e resistenza per sopportare disagi e fatiche. 1096
Per vivere a lungo son necessarie: vita quieta, mente lieta, moderata dieta. Ricalca l’inizio del Regimen sanitatis salernitano (versi 2-4): Si vis incolumem, si vis te vivere sanum: / Curas tolle graves, irasci crede profanum, / Parce mero, coenato parum ‘‘Se vuoi vivere integro e sano, elimina le preoccupazioni gravi, evita di arrabbiarti, limita il vino, cena con poco’’. 1097
1098 Chi piu ` vive piu` invecchia. Vivere a lungo e` una triste fortuna. Vivendo a lungo, piu` tempo passa e piu` si aggrava la condizione, aumentano i mali e diminuiscono i piaceri. 1099 Vivi e lascia vivere. Goditi la vita e lascia che altri facciano altrettanto. Sono spesso coloro che non sanno godersi la propria che cercano di non farla godere nemmeno al prossimo. Si usa di frequente come generico e bonario invito alla tolleranza, e qualche volta anche come giustificazione dell’indifferenza e dell’egoismo. Vedi anche Lascia andare l’acqua alla china [L 138]; Mangia e lascia mangiare [M 566]. 1100 Campa e lascia campare. Per analogia.
L’uomo che sa fare vive e fa campare. Provvede a se´ e agli altri. 1101
Chi vive ostinato muore disperato. Ostinarsi in una cosa, soprattutto impossibile, porta alla disperazione e alla follia. 1102
1103
1702
.
Chi vive di speranza male cena e peggio pranza.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Non ottiene niente s’illude, continua a veder rosa, e non s’accorge nemmeno del tempo che, passando, cancella ogni ragionevole aspettativa. Vedi anche Chi vive sperando muore cantando [S 1848]; Chi vive di speranza disperato muore [S 1822]. Chi mal vive sempre teme. Chi ha fatto del male vive sempre nel timore che qualcuno arrivi a pareggiare i suoi conti. 1104
Come si vive, cosı` si muore. Il modo di morire riflette spesso la vita che uno ha fatto, il suo temperamento, il suo modo di essere. Vedi Nascere. 1105
1106
Chi male vive, male muore.
Meglio un brutto vivere che un bel morire. E` preferibile una vita tribolata che una morte splendida, esemplare o gloriosa. 1107
1108 Chi vive caca dolori. Vivendo ci fabbrichiamo continuamente i nostri dolori. La vita produce sempre dolori e sofferenze. 1109 Vivi un giorno e campalo bene. Vedi anche Meglio vivere un giorno da leone che cent’anni da pecora [L 457]. Il proverbio e` usato come generico invito a godere del presente, a sfruttare il momento, senza preoccuparsi troppo del futuro, con lo stesso senso del notissimo motto latino: 1110 Carpe diem. Espressione oraziana (Odi 1.11.8) abbastanza intraducibile: ‘‘profitta dell’oggi, cogli il momento, godi il presente’’. L’espressione e` in un invito a Leuconoe: Carpe diem, quam minimum credula postero ‘‘Cogli l’attimo fuggente, confidando pochissimo nel domani’’. La grande diffusione del motto e` stata di recente rafforzata dal titolo di un film di grande successo di Peter Weir, L’attimo fuggente (1989). Vedi anche Chi vuol esser lieto sia: di doman non c’e` certezza [D 750].
Il vivere dell’uomo sulla terra altro non e` che una perpetua [continua] guerra. Vivere e` una lotta, dall’inizio alla fine. Vedi anche La vita e` una battaglia [V 1004]; Milizia e` la vita dell’uomo sulla terra [V 1005]. 1111
pag 1766 - 04/07/2007
1703 Vivi come se avessi da morire domani e lavora come se dovessi vivere sempre. Vivi a pieno il tuo tempo, godendo e apprezzandolo a fondo come se fosse l’ultimo che ti rimane, e lavora per realizzare qualcosa come se la vita non dovesse finire mai. Vedi anche Risparmia come se tu non dovessi morire e godi come se tu dovessi morire domani [R 682]. 1112
Si vive per imparare e s’impara per vivere. Si vive per imparare quello che e` la vita e s’impara per poter vivere meglio. Ma anche piu` specifico: il motore principale della vita e` la conoscenza, ed essa stessa serve a vivere. 1113
Voglio viver contento: quello che vedo, vedo; quello che sento, sento. Il segreto per vivere tranquilli e` non dar peso a quello che la gente dice o fa, pensando ai fatti propri e senza impicciarsi dei problemi altrui. 1114
Chi vuol campare in pace tanto sente e tanto tace. 1116 In questo mondo meschino ci vuol l’arte del porcospino. Il porcospino al primo rumore si arrotola e si chiude dentro i propri aculei. Vedi anche Acqua che non ti bagna lasciala correre [A 1261]; Il fuoco che non mi scalda non voglio che mi scotti [A 1263]; Non metter bocca dove non ti tocca [B 664]; C’era un bel canino tanto simpatico che si chiamava Pensaperte´ [T 576]. 1115
1117 Chi vivra` vedra`. Si usa quando, non potendo (o volendo) formulare un giudizio ne´ azzardare una previsione, si rimette la decisione a chi potra` un giorno verificarne l’esito. Proverbio gia` attestato, in francese, nei Proverbs communs (1498) di J. de La Ve´prie. Vedi Se son rose fioriranno [R 948]; Sara` quel che sara` [E 187]. 1118 Sara` quello che Dio vuole. Per analogia. Intercalare piu` che proverbio. 1119 Prima vivere e poi i pensieri. Prima bisogna pensare a vivere, ai bisogni essenziali e primari, e poi cercare di capire la vita. 1120 Prima il pane e poi la filosofia. Versione proverbiale del piu` dotto, e tuttora assai usato: 1121 Primum vivere, deinde philosophari. ‘‘Prima vivere e poi fare della filosofia’’. Bisogna prima pensare alle necessita` primarie
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
VIVO
della vita e poi dedicarsi alla speculazione. E` un adagio che si attribuisce al filosofo inglese Hobbes (1588-1679), senza che pero` si possa rintracciare con esattezza nei suoi testi. Oggi si usa per dire che ogni attivita` intellettualmente elevata richiede che ci siano accettabili condizioni di vita materiale. In origine pero` il detto doveva rinviare soprattutto alla tradizionale, antica contrapposizione fra vita attiva e vita intellettuale, come sviluppata gia` da Aristotele. VIVO f Vedi Morto. 1122 Meglio tra i vivi che tra i santi. E` preferibile tribolare sulla terra che godere della beatitudine in cielo, che in realta` non fa gola a nessuno. 1123 Il morto mangia il vivo. Chi e` morto puo` causare un dolore tale da consumare e portare alla fine una persona rimasta in vita che non se ne consola.
Aiutiamo il vivo, che´ il morto se n’e` andato. E` inutile piangere e onorare il defunto: la cosa migliore e` aiutare i vivi che da questa morte sono stati colpiti e rovinati. 1124
I vivi con i vivi, i morti con i morti. Si dice a coloro che, non consolandosi di una perdita, ricordano sempre i morti, conservano esageratamente i loro ricordi, non si staccano dalle loro memorie. 1125
1126 Si piange il morto per ingannare il vivo. Il pianto sul morto spesso non e` sincero, ma serve a mostrare un dolore necessario per commuovere, ingannare, far credere quello che non e`. 1127 Vivo disprezzato e morto rimpianto. I meriti di una persona appaiono solo quando questa viene a mancare; ovvero: gli sono riconosciuti solo dopo la sua scomparsa, quando sono finite le competizioni, le rivalita` e comincia a far comodo attribuire a chi non puo` dar piu` ombra anche meriti maggiori di quelli che aveva.
Per levar di casa un morto ci vogliono quattro vivi. Un vivo da solo non puo` rimuove il problema costituito da un morto. La morte richiede per chi sopravvive la vicinanza e l’aiuto dei pa1128
pag 1767 - 04/07/2007
VIZIO
renti, degli amici, dei vicini. Senza l’aiuto degli altri la morte fa impazzire. I quattro vivi sono i portantini della bara. Dove non si puo` andar da vivi si va da morti. Quello che vorremmo sapere, conoscere e visitare, l’Aldila`, non e` accessibile che dopo la morte. 1129
1130 Temi i vivi e onora i morti. Sono i vivi quelli di cui si deve avere paura; per i morti, piuttosto, occorre solo rispetto. Detto che consiglia di non avere paura dei morti: coloro che possono farci del male sono i vivi; i morti, ricevuti i loro onori, dormono in pace. Vedi anche I morti non ritornano [M 2073].
VIZIO `. f Vedi Cattivo, Lupo, Male, Virtu 1131 Ogni vizio ha la sua scusa. Ogni vizio, colpa, difetto, viene giustificato con un motivo piu` o meno nobile. Nessuno si dichiara coraggiosamente vizioso senza cercare un alibi. Il proverbio e` diffuso in ugual misura anche con difetto [D 348] e peccato [P 951] in luogo di vizio , con sfumature di senso non sempre precisamente definibili. Puo` riconnettersi, con i paralleli piu` o meno esatti presenti nelle principali lingue europee, ad una massima latina attestata da Seneca (Lettere a Lucilio 116.2): Nullum est vitium sine patrocinio ‘‘Non c’e` nessun vizio senza giustificazione’’, forse gia` a sua volta ripresa da un proverbio precedente e comunque ben nota nel Medioevo, talora anche nella forma Vitium omne semper habet patrocinium suum ‘‘Ogni vizio ha sempre la propria scusa’’.
Chi ha un vizio ne fa un uffizio. Ognuno cerca di far apparire il vizio che pratica sempre come una onorevole e meritoria attivita`. 1132
1133
Il vizio che si ha e` la virtu` che piu` si elogia.
Ogni vizio ha un benefizio. Presenta un lato positivo: il prodigo non e` avaro, il geloso non e` freddo e indifferente, ecc. 1134
1135
1704
.
La via del vizio conduce al precipizio.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Chi si abbandona ai vizi finisce nella completa rovina. Il vizio e` come il puzzo: chi ce l’ha addosso non lo sente. Cio` che accade fisicamente accade anche moralmente. Quello che agli altri non piace, e` causa di disagio anche per noi quando lo avvertiamo negli altri; allorche´ ne siamo noi la causa di solito non lo avvertiamo affatto, ovvero ci piace, ce lo perdoniamo o lo sopportiamo facilmente. Cosı` avviene degli odori fisici del proprio corpo che non disgustano chi li emana, e cosı` e` di una cattiva abitudine che passa inosservata a chi ce l’ha, o trova in lui la massima indulgenza. Vedi anche Nessuno sente il puzzo della sua merda (e sente a un miglio quella degli altri) [M 1285]. 1136
Ognuno si crede senza vizi perche´ non ha quelli degli altri. Tutti possono sentirsi virtuosi vedendo che non hanno i vizi degli altri e non accorgendosi dei propri. Vedi anche Nessuno vede i propri difetti [D 350]; Ognuno ha due bisacce: quella davanti delle virtu` e quella dietro dei vizi [B 581]. 1137
Vecchio vizio, camicia di ferro. Il vizio incallito si e` attaccato alla persona in modo che non si puo` togliere come una corazza di ferro. Vedi anche L’abitudine e` una camicia di ferro [A 73]; Lunga abitudine diviene un tiranno [A 69]. 1138
Un vizio da togliere e` una montagna da spianare. Occorre una fatica immensa per eliminarlo. 1139
1140 Si hanno tanti padroni quanti vizi. Il vizio agisce con chi lo ha come un padrone inesorabile che lo domina come un sevo, costringendolo a ubbidire in ogni momento alle sue richieste. Lo cita Petrarca nel De remediis utriusque fortunae. 1141 Un vizio chiama l’altro. Il vizio non sta mai solo: chi lo ha, per soddisfarlo, entra in altri comportamenti indegni o immorali. Vedi anche Un estremo ne produce un altro [E 237]. 1142 Chi non ha un vizio ne ha un altro. Ognuno ha il suo vizio, piccolo o grande; almeno una debolezza. Chi e` esente da una cattiva abitudine, ne ha un’altra. Vedi anche Nessuno e` perfetto [N 255].
pag 1768 - 04/07/2007
1705 1143
Ciascuno ha il suo vizio.
1144
Nessuno vive senza vizio.
Finche´ ci saranno uomini ci saranno vizi. Le debolezze sono insite nella natura umana. 1145
Vizio primaticcio, pentimento serotino. Del vizio che si prende in gioventu` ce ne pentiremo in vecchiaia quando ci accorgeremo cosa ci e` costato; e sara` troppo tardi. Per l’uso in opposizione di questi due aggettivi vedi anche I freddi primaticci e gli amori serotini ammazzano i vecchi [V 187]. 1146
I vizi hanno un dolce principio e un fine amaro. I vizi quando si prendono promettono il paradiso e quando si sono presi portano alla rovina. Vedi anche Un fine amaro cancella un principio dolce [F 908]; L’amore ha il becco di miele e la coda di fiele [A 753]; Il peccato arriva dolce e parte amaro [P 948]. 1147
Nessun vizio senza supplizio. Ogni vizio comporta una pena, un fastidio che derivano dal praticarlo: per la salute, per la morale, per altro. Vedi anche Ogni colpa ha il suo castigo [C 1029]. 1148
Chi serve al vizio serve al suo supplizio. Chi coltiva il suo vizio mantiene il proprio tormento, che deriva dagli effetti negativi che gli ha procurato. 1149
Vizio non punito cresce all’infinito. Il vizio che non viene ripreso, emendato, castigato, non trova limiti al proprio esercizio. 1150
Vizio rinato vizio peggiorato. Quando un vizio che si credeva eliminato ritorna, si manifesta spesso con maggiore gravita`. 1151
I vizi s’imparano anche senza maestri. Si apprendono subito, come fossero una cosa naturale. 1152
1153 Bel vizio presto s’impara. Il vizio che da` molta soddisfazione s’impara immediatamente. 1154
Chi da un vizio si vuole astenere preghi Iddio di non l’avere.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
VOCE
Chi si vuol liberare da un vizio avra` vita difficile perche´ si mette in un’impresa quasi impossibile: la cosa migliore sarebbe non contrarre mai cattive abitudini. Vizio di natura fino alla fossa dura. Un difetto che viene per nascita, per disposizione naturale, non si estirpa e dura fino alla morte. Si puo` riferire anche a difetti o menomazioni fisiche. Vedi anche Invan tor si procura quel che vien da natura [N 121]. 1155
Vizio di natura si porta fino alla sepoltura. 1157 Un vizio costa piu ` di sette figli. Per soddisfare i bisogni indotti dal vizio si e` costretti ad affrontare spese ingenti. 1156
Con quello che costa un vizio s’allevano due figli. 1159 Tutti i vizi capitali sono femmine. Infatti: superbia, avarizia, lussuria, ira, gola, invidia e accidia. Si dice per significare che le donne li conoscono bene e li praticano. 1158
1160 Lascia i vizi vecchi e piglia quelli nuovi. I vizi nuovi, piu` moderni, sono piu` diffusi, quindi meno evidenti e piu` scusati. 1161 Il vizio di moda diviene virtu `. Quando tutti praticano un vizio, non averlo e` quasi una colpa. Si e` visto, fino a qualche tempo addietro, col fumo. Ora, con le nuove disposizioni di legge e` vero il contrario.
I vizi della gente vanno con la corrente. La massa si adegua facilmente a praticare vizi largamente condivisi. 1162
Uomo senza vizio, minestra senza sale. Si dice di chi, non mostrando gravi difetti, risulta mediocre, poco interessante, non avendo grandi passioni, idee: risulta noioso, insipido come una minestra sciocca. 1163
Un uomo senza vizi e` un santo che non fa miracoli. E` una persona al quale manca il piu` e il meglio, in quanto nei vizi meglio si esprime il carattere e la personalita`. 1164
VOCE f Vedi Parlare, Parola. 1165
Voce dal sen fuggita piu` richiamar non vale.
pag 1769 - 04/07/2007
VOCE
1706
.
La parola detta, seppure verba volant, non puo` essere revocata, svela il pensiero e produce il suo effetto. Sono versi del Metastasio (Ipermestra, atto II, scena I): ‘‘Voce dal sen fuggita piu` richiamar non vale; non si trattien lo strale quando dall’arco uscı`’’. Da confrontare un verso di Orazio (Epistole 1.18.71), che ha goduto di circolazione come massima indipendente: Et semel emissum, volat irrevocabile verbum ‘‘E la parola, come e` stata detta, va senza possibilita` di ritorno’’. Vedi anche Frecce e parole non si chiamano indietro [F 1375]; Uscita fuor dai denti la sanno amici e parenti [V 1171]. Sempre da Orazio deriva una sentenza latina di uguale significato tuttora ripetuta: 1166 Nescit vox emissa reverti ‘‘La parola, una volta detta, non puo` piu` tornare indietro’’. Deriva dall’Ars poetica (390), ed ha un precedente greco in un frammento di Euripide (fr. 1044 N2): ‘‘non e` agevole fermare un grosso sasso quando e` stato scagliato dalla mano, ne´ un discorso dalla lingua’’, citato da Plutarco nel suo trattatello sul parlare eccessivo (De garrulitate 507a).
Parola detta non torna al labbro. Per analogia. 1167
Parole uscite di bocca non si possono richiamare. Per analogia. Vedi anche Quel che si tace si puo` sempre dire, ma quello che si dice non si puo` piu` tacere [T 32]; Quel che e` detto e` detto [S 733]. 1168
Parola detta e sasso tirato non fu piu` suo. Per analogia. Con sintassi efficacemente irregolare: propriamente ‘‘non sono piu` di colui che ha detto ho lanciato’’. 1169
Colpo partito non cambia indirizzo [destino]. Per analogia. 1170
Uscita fuor dai denti la sanno amici e parenti. Una volta che una notizia, un segreto sono usciti per errore o per caso dalla bocca, e` inutile tentare di porvi rimedio: in poco tempo vengono a saperla anche coloro che non dovrebbero. Vedi anche Frecce e parole non si chiamano indietro [F 1375]. 1171
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Non cala la voce il dı` che si mangia la noce. La punizione non segue immediatamente il misfatto, per cui nessuno puo` dirsi esente dal castigo. Si dice che mangiare le noci provochi la raucedine, ma non immediatamente. Vedi anche La noce nuoce alla voce [N 403]. 1172
Son piu` le voci che le noci. E` piu` il rumore che la consistenza, il numero. Quando una cosa sembra chi sa cosa per il frastuono che fa, o un fatto viene sbandierato e poi risulta di scarso rilievo. L’immagine deriva dal rumore che le noci, anche poche, fanno se agitate dentro un sacco. Vedi anche Molto rumore e poca lana, disse quello che tosava il porco [P 2182]; Tanto rumore per nulla [R 1098]. 1173
Se c’e` la voce c’e` la noce. Se c’e` rumore, diceria, c’e` anche qualcosa di vero, come in un sacco, in una cassa, se si sente rumore c’e` anche qualcosa. Vedi anche Quando se ne dice qualcosa c’e` di vero [D 529]; Quando la gente dice se non e` rapa e` radice [D 532]. 1174
1175 Voce di popolo, voce di Dio. Quello che unanimemente vuole o ritiene un gran numero di persone deve essere rispettato. Quello che viene detto dalla gente ha comunque un fondamento; i giudizi che il popolo emette sulle persone raramente sono del tutto sbagliati. Si dice forse piu` spesso in latino: 1176 Vox populi, vox Dei. Questa forma e` medievale e la piu` antica attestazione risulta in Alcuino (Capitulare Admonitionis ad Carolum 9.1.376 Baluzio). Sembra ricalcare Isaia (66.6), dove in una serie di invocazioni compaiono vicini i nessi Vox populi e vox Domini. Nelle Controversie di Seneca il Retore si legge (1.1): Crede mihi, sacra populi lingua est ‘‘Credimi, la lingua del popolo e` sacra’’. Vedi anche Pubblica fama non sempre vana [F 147].
Voce d’uno voce di nessuno. Reciproco del precedente. Il parere, la volonta` di una persona sola e` irrilevante. Anche di questo e` abbastanza diffusa la versione latina: 1177
1178
Vox unius vox nullius.
pag 1770 - 04/07/2007
1707 ‘‘Voce di uno solo e` voce di nessuno’’. Medievale, puo` derivare dalla necessita` di almeno due testimoni per dare valore a un’affermazione di rilievo giuridico in certi sistemi legislativi. 1179 Una voce poco fa. Scherzoso fraintendimento della celebre cavatina di Rosina, del Barbiere di Siviglia musicato da Rossini (atto I, scena V). S’intende che una voce, una chiacchiera, una diceria non vale nulla, mentre il testo dice: ‘‘Una voce poco fa / qui nel cor mi risuono`...’’, cioe` con poco fa nel senso di ‘‘qualche momento prima’’.
VOGHERA 1180 Voghera e` al centro del mondo. L’idea che il proprio paese, la propria citta` siano il centro del mondo era comune ai popoli antichi, per intuibile errore di prospettiva e di conoscenze. La credenza e` rimasta ancora in varie localita`, naturalmente a livello scherzoso. La diceria si coniuga con quella che farebbe di un luogo il centro nel quale il Signore punto` il compasso (o il pollice della mano) per tracciare l’orbe universale. In una chiesa di Voghera, quella di san Giuseppe, ormai scomparsa, si ricorda che una lastra di marmo portava un foro che si diceva fatto dalla base del compasso usato da Dio per la grande opera. Rieti vanta d’avere in una piazza il centro d’Italia. La versione dialettale dice: Vughera l’e` in mez dar mond.
VOGLIA Sia nel senso generico di ‘‘desiderio’’ che in quello di ‘‘capriccio’’; in qualche caso si riferisce al desiderio sessuale. f Vedi Gusto. Voglia di lavorar saltami addosso e fammi lavorar meno che posso. E` una specie d’invocazione a rovescio che si immagina pronunciata da chi non ha proprio voglia di far nulla e deve lavorare per necessita`. Spesso e` detta pero` da qualcun altro che con queste parole ammonisce il fannullone. Si dice anche: 1181
1182
Voglia di lavorar saltami addosso, lavora tu per me che io non posso.
1183 Se trovo quello che l’ha inventato... Per analogia. Sottintendendo ‘‘il lavoro’’.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
VOGLIA
Chi non ha voglia di lavorare perde l’ago e (poi) il ditale. Chi non e` volenteroso, ma e` svogliato trova continuamente qualche scusa per interrompere il lavoro, come la perdita degli arnesi. Vedi A cattivo zappatore ogni zappa da` dolore [Z 46]; Cattivo mietitore non trova buona falce [M 1476]; Cattivo lavoratore e` lieto quando gli casca la pala, quando perde la zappa [L 260]. 1184
Dove la voglia e` pronta le gambe son leggere. Quando uno ha una voglia addosso, tutto quello che e` pena e sacrificio, fatica, rischio, diventa un problema secondario, rispetto alla prospettiva di realizzare il desiderio. Vedi anche Quello che si fa volentieri non e` fatica [F 390]. 1185
1186 Le voglie si pagano. I desideri vari, gli sfizi, le voglie e quello che si dice ‘‘togliersi una soddisfazione’’ sono tutte cose che si possono fare, ma hanno il loro costo, che spesso non e` piccolo. Vedi anche Il lusso si paga [L 1183]. 1187
Chi ha voglie se le paghi.
Chi ha voglie si gratti il culo. Chi sente venirgli voglie che possono portargli fastidi o perdite di denaro, si distragga, faccia qualcosa per allontanare certi pensieri. 1188
1189 Voglie venite che i quattrini ci sono. Si dice a chi per una modestissima fortuna comincia a fare castelli in aria. 1190 Una voglia non fu mai cara. Nella vita, se uno vuole levarsi una voglia, prima o poi ci riesce, anche senza fare eccessive rinunzie. Si dice a chi desidera qualcosa e esita a farla, a comprarla. 1191 Il gatto per il pesce vende´ la vigna. Per analogia. Per la gran ghiottoneria il gatto perse un gran bene (che pero` non gli interessava, come appunto il vino ai gatti), per roba da poco, che pero` desiderava molto. Per soddisfare la propria passione si puo` sopportare anche quello che ad altri sembra un danno. Vedi Meglio una volta che mai (disse la monaca) [V 1300].
Chi ha voglie ha doglie. Chi ha desideri se li paga; chi vuole levarsi una voglia deve fare un sacrificio, e chi ne ha molte deve soffrire. Qui pero` c’e` un’allusione alle voglie che sono tipiche della donna in1192
pag 1771 - 04/07/2007
VOLARE
cinta: improvvisi desideri di mangiare un certo alimento: fragole, ciliegie, vino. La superstizione popolare vuole che se non viene esaudito uno di questi desideri si provoca nel nascituro una macchia cutanea che e` di colore simile a quello della cosa desiderata: voglia della fragola, del vino, del caffe`, ecc. Di conseguenza: chi ha voglie avra` anche le doglie del parto. Vedi anche Tempo e donna incinta l’hanno sempre vinta [I 143]; A donna pregna niente si nega [P 2519]. Una voglia, una doglia. Un desiderio inappagato che si porta con noi per lungo tempo e` come un dolore, una malattia che non da` mai pace, per cui spesso e` meglio soddisfarla perche´ non divenga una fissazione o una mania. 1193
1194
1708
.
Con la voglia cresce la doglia.
1195 Chi piu ` vuole piu` s’affanna. Per analogia. Chi ha piu` desideri ha piu` crucci, noie, fatiche.
Per analogia. Si dice a chi in eta` avanzata manifesta ancora desideri verdi sotto la barba bianca. 1201 Ognuno ha le sue voglie. I desideri non sono in tutti gli stessi: chi desidera una cosa chi un’altra.Vedi anche Tutti i gusti son gusti [G 1357]. 1202 Chi comanda [ha] puo` aver voglie. Chi ha potere, o semplicemente e` ricco (con la variante ha), puo` permettersi desideri, perche´ puo` anche soddisfarli.
VOLARE Volare e` di solito usato dai proverbi come metafora di un sollevarsi morale, di valore, di raggiungere livelli alti di carriera, di fama, di successo. f Vedi Nascere, Volere. 1203 Con l’ali d’oro si vola fino in cielo. Usando il danaro e la corruzione si ottengono favori anche da coloro che siedono molto in alto. Vedi anche Con un’accetta d’oro s’atterra ogni albero [A 90]; Con le chiavi d’oro si aprono tutte le porte [O 520].
Chi vive nei capricci sta sempre nei pasticci. Per analogia. Qui le voglie sono del tipo piu` frivolo e vano, il capriccio. Vedi anche, contrario, Chi non ha voglie e` ricco [R 396].
1204 Non si puo` volare senz’ali. Non si puo` fare nessuna cosa se non si hanno i mezzi necessari, opportuni.
Chi denari non ha non abbia voglie. Chi non dispone di mezzi non puo` permettersi d’avere voglie, in quanto non le puo` soddisfare. Vedi anche Chi non ha quattrini non abbia voglie [Q 118].
1206
1196
1197
L’albero perde i frutti e le foglie: l’uomo perde la forza e non le voglie. Si riferisce al desiderio sessuale. Mentre l’albero, portato il frutto, si spoglia e riposa, l’uomo invecchiando perde le forze, ma non il desiderio. 1198
La vecchiaia toglie le forze e lascia le voglie. La vecchiaia debilita, rende impotenti, incapaci, ma non estingue i desideri e le aspirazioni che, se non vengono domati, divengono tormenti. 1199
1200
Pregate sant’Andrea che chi vi ha tolto le forze vi tolga anche l’idea.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1205 Chi vola senz’ali arriva senza denti. Chi pretende di fare cose grandi senza averne i mezzi, finisce per rompersi la testa.
Chi vuol volar senz’ali presto s’accorge che non e` uccello.
Anche gli uccelli che volano piu` in alto cercano il cibo in terra. La base della vita e` la terra. Il mondo in cui si vive e` quello della realta`. 1207
VOLERE f Vedi Fare, Potere, Troppo. 1208 Volere e` potere. Di estrema diffusione e vitalita`, come anche il seguente. Il segreto della riuscita consiste soprattutto nella determinazione. Volare e` potare, parodiava Toto`. Vedi anche, seppure con sfumatura e uso diversi Con la fede si spostano le montagne [F 511]. 1209 Volere e` volare. La volonta` fa raggiungere presto risultati impossibili.
pag 1772 - 04/07/2007
1709 1210
Pote´ chi volle e chi non volle non pote´.
1211
Chi vuole puo`.
1212
A chi vuole non manca il modo.
Quando si vuole tutto si puole. La forma puole (‘‘puo`’’) puo` provenire dalla formulazione antica del proverbio, o dalla sua nascita in ambiente dialettale: in entrambi i casi si mantiene per la rima. 1213
Volli, sempre volli, fortissimamente volli. Cosı` si indica una fortissima volonta`, citando l’Alfieri. La frase, a differenza di quanto si crede comunemente, non e` nella Vita, ma fu scritta dall’Alfieri nella sua Lettera responsiva a Ranieri de’ Calzabigi, scritta da Siena il 6 settembre 1783, nella quale la frase suona: ‘‘Volli e volli sempre, fortissimamente volli’’. Vedi anche Nihil impossibile volenti [I 104]. 1214
1215 Quanno ce vo’ ce vo’! Anche se non e` consentita o non sta bene, una cosa va fatta quando ci sta bene, e` richiesta, quasi dovuta. Frase usata spesso in questa sua propria forma romanesca piuttosto che in quella italiana: 1216 Quando ci vuole ci vuole. Si dice che un vescovo, sentendo imprecare un servo, lo rimproverasse, ricordandogli le pene dell’inferno e minacciandolo di licenziamento. Un giorno il famiglio, servendo a tavola, sentı` il padrone che, fatta cadere e andare in briciole una preziosissima anfora di cristallo, mando` una sonora bestemmia. – Monsignore, gli disse desolato, ma... l’inferno?... – Eh, cosa vuoi, figliolo... Quanno ce vo’ ce vo’! 1217 Quel che ce va ce vo’. Per fare una cosa non si puo` risparmiare su quello che e` necessario, insostituibile. Da non confondersi con Quanno ce vo’ ce vo’!, anche se spesso le due frasi si confondono. E` anche un invito a non fare a miseria, a scialare, a far le cose con larghezza. Anche questo usato piu` comunemente in romanesco che non nella forma italiana: 1218
Quel che ci va ci vuole.
Crepi l’avarizia. Per analogia. Invito, spesso scherzoso, a non risparmiare, a non fare parti misere. 1219
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
VOLGO
1220 Fa piu ` colui che vuole di colui che puo`. Chi vuole veramente arriva prima e meglio di colui che ha i mezzi per farlo. Vedi anche Si fa piu` con la volonta` che con la forza [V 1237].
Chi non vuole quando puo`, non puo` quando vuole. Chi non fa la cosa quando e` il tempo non sara` in grado di farla quando ne avra` voglia. 1221
Chi vuole non puo` e chi puo` non vuole. Quando capita che chi ha volonta` non abbia mezzi, e chi ha mezzi non abbia la volonta`. Vedi anche Va la farina a chi non ha i sacchi e i sacchi vanno a chi non ha la farina [F 352]; La gallina ha tante penne e non sa scrivere [G 86]; Chi ha il cavallo non ha la sella e chi ha la sella non ha il cavallo [S 911]. 1222
Chi tutto vuole di rabbia muore. Chi ha pretese eccessive, pretende di avere tutto, sara` portato alla tomba da questa sua follia. Affine al molto piu` diffuso Chi troppo [tutto] vuole nulla stringe [T 1021]. 1223
Chi vuol far quel che non puole gl’intervien quel che non vuole. Quando uno pretende di fare quello che non e` nelle sue possibilita`, si trova in una situazione spiacevole che non avrebbe mai voluto. 1224
1225 Lo vuoi si dice ai malati. Si dice quando uno offre qualcosa dicendo ‘‘Lo vuoi?’’, preferendo un invito piu` deciso come: ‘‘Prendilo!’’. 1226 Chi vuole piu ` tardi, non vuole. Chi rimanda non vuole veramente.
Dura il ben volere finche´ dura il ben servire. La benevolenza dura finche´ ci si dimostra utili, disponibili, capaci di soddisfare quello di cui uno ha bisogno. 1227
1228 Quanto meno si puo`, piu ` si vorrebbe. L’impotenza acuisce il desiderio.
VOLGO Chi dona al volgo inimicizia compra. Chi elargisce senza criterio a chiunque scontenta tutti: la gente si aspetta anche quello che non puo` avere, ovvero crede di aver avuto meno degli altri. 1229
pag 1773 - 04/07/2007
VOLO
.
VOLO 1230 Dal volo si conosce l’uccello. La persona si riconosce da come fa il proprio mestiere. Da come uno opera, lavora si giudica il suo valore. Tutti gli uccelli sanno volare, ma ogni specie ha il suo modo per farlo e il cacciatore li riconosce in cielo da questo piu` che dalla forma. Vedi anche Ex ungue leonem [L 448].
Chi troppo gira fa il volo del calabrone. Chi si perde nelle ricerche, nelle scelte, visita cento luoghi, vaglia mille possibilita`, alla fine sceglie il peggio. Si sa che il calabrone spesso, dopo aver ronzato a lungo finisce su una lordura. Vedi anche Il volo del moscone finisce su un merdone [M 2177]. 1231
` VOLONTA Se non manca volonta` tempo e luogo non manchera`. Se c’e` il desiderio, la decisione di fare, e` solo questione di quando e dove, ma la cosa sara` fatta certamente. 1232
1233 Colla volonta` si fa tutto. Vedi anche Volere e` potere [V 1208]. 1234
Quando c’e` la volonta` c’e` tutto.
1235 Quando si vuole tutto si fa. Per analogia. 1236 Col volendo si va al facendo. Costruzione impropria del verbo, che si trova talvolta nei proverbi (vedi Avendone e non spendendone e` come non avendone [A 1657]): di fatto e` una sostantivazione del gerundio. 1237 Si fa piu ` con la volonta` che con la forza. Il volere e` piu` importante del potere, raggiunge prima e meglio il risultato. 1238
La volonta` caccia la difficolta`.
Il contadino che vuole rivolta due volte il campo. Per analogia. 1239
1240 La buona volonta` sazia tutti. Quando si vede una sincera buona volonta`, anche se le cose mancano, se il desiderio non e` appagato completamente, nessuno protesta. 1241 Tempo e volonta` mutano spesso. La voglia e il tempo atmosferico sono cose mutevoli: oggi piove domani e` bello, oggi si vuole, domani no.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1710 1242 Piccola volonta` fa grandi cose. La volonta`, anche di una persona debole o modesta (piccola), puo` raggiungere grandi risultati.
VOLENTIERI I proverbi che seguono sostantivizzano l’avverbio. 1243 Volentieri non e` lontano. Il luogo dove si va volentieri non pare lontano, non costa fatica raggiungerlo. 1244 Volentieri si fa presto e bene. Una cosa che si fa di buona voglia si fa bene e in poco tempo. 1245 Volentieri non dispiace a nessuno. Fare una cosa volentieri a nessuno costa. Vedi anche Quello che si fa volentieri non e` fatica [F 390].
VOLPE Nel Medioevo un intero, celebre libro e` stato dedicato alla volpe, come rappresentante principale del mondo degli animali antropomorfizzati: Il romanzo della Volpe (Roman du re´nard). Nelle favole, alla corte del re Leone, la Volpe e` ipocrita, consigliera d’inganni del sovrano, unendo doti di astuzia e forza. Spesso maschera i suoi intenti sotto un manto di falsa virtu`, tramando insidie anche nei confronti del suo signore. E` questo, tra gli animali selvatici, forse il piu` citato nel linguaggio, usato nelle metafore e reso protagonista di favole, storie, moralita`, cartoni animati. Anche i contadini, che si trovavano decimati i pollai da questa cacciatrice notturna, non sapevano sottrarsi a una certa ammirazione ispirata dal suo modo di procedere, che ne fa il prototipo dell’astuzia e dell’inganno. Piccola e intelligente, nelle storie, ha spesso il ruolo di spalla del lupo, forte e sciocco che viene spesso beffato atrocemente; segno che l’uomo accetta anche la malvagita`, purche´ non sia brutale e fine a se stessa, ma condita di stile, di abilita`, d’intelligenza e d’ironia. E` figura di molti simboli. ‘‘Diavolo’’ nelle figurazioni medievali dell’inferno il diavolo era talora rappresentato sotto spoglie volpine per la sua caratteristica di ingannatore, che prospetta all’uomo il piacere e la felicita` per poterlo perdere. ‘‘Erode’’ tessitore d’inganni ai danni di Giovanni Battista. ‘‘Furbizia, astuzia’’ e` l’attributo incontestato della volpe in ogni civilta`. ‘‘Inganno’’ la favola le attribuisce ca-
pag 1774 - 04/07/2007
1711 ratteristiche antropomorfiche nella quali l’astuzia volpina e` interpretata come inganno. La sua coda, infine, e` vista talora come un’appendice inutile e un po’ pericolosa, segno della ‘‘presunzione’’ che spesso si accompagna alla coscienza di essere intelligenti e furbi. f Vedi Furbo, Lupo. Consiglio di volpi, strage di galline. Quando dei malvagi, dei furbi, degli egoisti si accordano, tengono consiglio, c’e` di che temere per la buona gente e per gli ignari. 1246
.
VOLPE
Alla persona furba, anziana, esperta, non mancano mai risorse, rifugi, scappatoie. La vecchia volpe conosce molti covi dove andare a nascondersi, fuggire il pericolo. 1253 Vecchio uccello non cura la civetta. Per analogia. Nel senso che non da retta alle moine e ai versi della civetta, perche´ sa che nasconde l’inganno. Si riferisce alla civetta usata come richiamo dagli uccellatori. 1254 Uccello ammalizzito non cura la civetta. Variante piu` rara del precedente. Ammalizzito vale ‘‘smaliziato’’, ‘‘reso scaltro’’.
Uccello vecchio vede un bosco di panioni. Per analogia. Si accorge cioe` di un’intera distesa di canne ricoperte di pania (panioni). 1255
Quando la volpe predica, guardatevi galline. Quando un malvagio si mostra ravveduto, pio o spaccia discorsi di moralita` e giustizia, sta architettando qualche tranello. Quando l’astuto mostra segni di ravvedimento o da` consigli per essere onesti, c’e` sotto la frode e l’inganno. Fra le sentenze medievali quella dal significato piu` vicino ricorre, invece che alla volpe, al lupo: Cum lupus addiscit salmos desiderat agnos ‘‘Quando il lupo recita salmi ha voglia d’agnelli’’. 1247
A rifarli ti ci voglio, disse la volpe al lupo che ingoiava i rasoi. Quando e` facile fare una cosa e difficile subirne le conseguenze. Vedi anche A mangiare tutto bene, a cacar sudore e pene [C 12]; Chi mangia la candela cachera` lo stoppino [C 341]. Si ripete anche come proverbio un pensiero attribuito a Mao Tze Tung che suona:
1256 Il passero vecchio non entra in gabbia. Per analogia. 1257 Anche la volpe vecchia finı` nella tagliola. Afferma il contrario del gruppo precedente: anche i furbi e gli esperti possono sbagliare, possono restare fregati. 1258
1248
Facile e` cavalcare la tigre, difficile e` scendere. Puo` sembrare conveniente, oltre che semplice, fare certe cose, seguire certe tendenze, accettare certe condizioni, ma poi viene il momento che si e` prigionieri di tale scelta e si rischia di pagarne gravi conseguenze. 1249
Volpe vecchia non si fa prendere al laccio. L’esperienza salva dai pericoli. Vedi anche L’asino ci casca una volta sola [A 1383]; Non si prende due volte una volpe alla stessa tagliola [A 1385]. 1250
1251
Volpe vecchia non si lascia prendere al primo laccio.
1252
A volpe vecchia non mancano le tane [non manca tana].
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Anche delle volpi se ne prendono, e spesso.
Tutte le volpi si ritrovano [si rivedono] in pellicceria. Tutti i furboni, prima o poi, finiscono per essere scoperti, presi, puniti e si ritrovano o in tribunale, o in prigione o col boia. 1259
Come disse la volpe alle amiche [ai figli]: – Arrivederci in pellicceria! Sarebbe questo l’addio della volpe, ovvero il saluto dei malvagi che si ritrovano in galera o sulla forca. 1260
Volpe gravida due volte volpe. La volpe quando e` gravida diventa cauta e astutissima, tanto che non rischia mai ed e` difficilissimo catturarla. 1261
La volpe cangia [muta] il pelo, ma non il vizio. Vedi anche Il lupo perde il pelo ma non il vizio [L 1090], che ne rappresenta la versione piu` diffusa in italiano. Il proverbio si trova con verbi diversi per cangiare, forma antica, ma non del tutto scomparsa per ‘‘cambiare’’: la volpe muta, cambia e anche perde, per analogia, appunto, con l’altro proverbio. Con riferimento alla volpe invece che al lupo il pro1262
pag 1775 - 04/07/2007
VOLPE
verbio esisteva gia` nella lingua latina. Svetonio (Vita di Vespasiano 16) narra che un bifolco era andato a chiedere a Vespasiano la concessione della liberta`. Questi rifiuto` di dargliela gratuitamente, e allora il poveretto disse, per confermare l’avidita` del personaggio, che ‘‘la volpe cambia il pelo ma non le abitudini’’ (vulpem pilum mutare non mores). Cfr. Vannucci, Proverbi latini II, 178. La volpe in luogo del lupo e` corrente in questo proverbio anche in francese. Con questo animale e` menzionato il proverbio, per es. nella Traviata (libretto di F. M. Piave, atto II, scena IX: ‘‘la volpe lascia il pelo, / non abbandona il vizio... / Marchese mio, giudizio... o vi faro` pentir’’). Vedi anche La lontra muta il pelo, ma continua a mangiar pesci [L 900]. Vulpes pilum mutat, non mores. ‘‘La volpe cambia pelo, ma non abitudini’’. Antico, come si e` detto, e registrato fra le sentenze medievali. 1263
La volpe lascia la tana, ma non le astuzie. Pur essendo portata a ripararsi nella tana consueta, la volpe puo` cambiarla, ma non abbandonera` mai le sue malizie, la propria natura. 1264
1265 La volpe non perde il pelo per nulla. Il furbo non rischia mai se non per averne un utile. Quando la volpe rischia lo fa per averne un vantaggio; se ci rimette qualcosa, ne esce procurando un danno, prendendosi un pollo.
Benche´ la volpe corra i polli hanno le ali. Altro e` correre per mangiare, altro e` correre per non essere mangiati. Chi fugge per salvarsi la vita ha un interesse maggiore di colui che lo insegue. L’impegno, le energie e le risorse che trova colui che sta rischiando la vita o si vede in pericolo estremo non sono paragonabili a quelle di uno che sta cercando un utile o sia pure un notevole vantaggio. 1266
1267
1712
.
Se le volpi hanno le gambe le galline hanno le ali.
Chi corre corre, ma chi fugge vola. Per analogia. Vedi anche Chi fugge davvero non tocca terra [F 1552]. 1268
1269 La volpe peggiora invecchiando. Le persone maligne raffinano col tempo la loro malignita`. Si dice che la volpe invecchiando si faccia sempre piu` furba.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Volpe vecchia, volpe fina. Fina ‘‘accorta’’, ‘‘astuta’’. 1270
Non bisogna fidarsi della volpe neppure quando e` morta. Non bisogna fidarsi del malvagio neppure quando pare innocuo. Il Fisiologo riferisce una credenza ancora viva nelle campagne. Quando la volpe caccia gli uccelli, si rotola nel fango rosso e si mostra come se fosse insanguinata, quindi si finge morta, stendendosi nel bosco. Allorche´ gli uccelli le saltellano intorno, balza su, ne afferra quanti puo` e li divora. Cosı` anche il Bestiario moralizzato di Gubbio. 1271
1272 Da dove non si pensa esce la volpe. Quando si cerca una cosa, appare improvvisamente la` dove meno si pensa. Anche, il pericolo si manifesta la` dove si era sicuri che non ci fosse. Le cose si determinano per vie insospettate. Vedi anche Da dove men si pensa salta fuori la lepre [L 504].
Quando la volpe non arriva all’uva dice che e` acerba. Quando uno non riesce a raggiungere una cosa desiderata si consola dicendo a se stesso e agli altri che non valeva la pena averla perche´ di poco valore. Dalla favola di Esopo (Favole 32). 1273
1274 La volpe dice che l’uva e` agresta. Forma piu` antica del proverbio precedente. Usa l’aggettivo desueto agresto che indica uno stato ancora acerbo dell’uva, quando comincia appena a rosseggiare, o a indorare, ed e` adatta a fare una speciale condimento detto agresto (vedi la voce).
Quando la gatta non arriva al lardo dice che e` rancido. Per analogia. Variante piu` rara del precedente. 1275
1276 Chi sbaglia la volpe fa piangere i santi. Fallire la volpe per il cacciatore e` un grosso peccato: era per i pollai una vera piaga e si cercava di eliminarla. Vi sono molte credenze su questo argomento. Il cacciatore che sbaglia il colpo nella caccia alla volpe, si dice, fa ridere tutti i diavoli dell’inferno e piangere tutti i santi del paradiso; ma qui i santi sono piuttosto i pulcini, i polli innocenti che soccomberanno tra i denti della volpe sfuggita al cacciatore. 1277
Quando la volpe scappa dalla tagliola i frati steccano in coro.
pag 1776 - 04/07/2007
1713 Disse la volpe ai figli: – Quando a tordi e quando a grilli. A volte c’e` tanto e a volte poco. Bisogna adattarsi a quello che e` disponibile. Gatti, cani e volpi a volte prendono insetti come mosconi, grilli, libellule e li mangiano. Vedi anche In caso di bisogno il lupo caccia mosche [B 611]. 1278
Per tre cose la volpe va fiera: orecchio che sente la talpa sottoterra, coda che non ha pari e furbizia che inganna ogni animale. La finezza dell’udito della volpe e` proverbiale. Si dice che quando la volpe trova un fiume gelato, non vi mette subito il piede, ma verifica quanto il ghiaccio e` spesso. Per far questo avvicina l’orecchio al ghiaccio e, se ode il mormorio delle onde sottostanti, non attraversa; se invece non sente nulla si avventura sulla superficie gelata. 1279
.
VOLPE
tica della storiella in cui e` proprio la volpe a restare incastrata e ad essere ammonita dalla donnola. 1285 Con la volpe convien volpeggiare. Con i furbi bisogna fare il loro stesso gioco. Il verbo volpeggiare ‘‘agire con l’astuzia della volpe’’ ricorre praticamente solo in questa espressione proverbiale. E` detto di antica tradizione: nel Medioevo si registra Vulpinari cum vulpe ‘‘Far la volpe con la volpe’’, che a sua volta trova corrispondenza in un proverbio registrato dai paremiografi bizantini. Erasmo (Adagia 1.2.28) cita un senario di tradizione popolare: Cum vulpe vulpinare tu quoque invicem ‘‘Con la volpe, anche tu comportati da volpe a tua volta’’. Vedi anche Per prendere un ladro ce ne vuole un altro [L 46]; I furbi s’acchiappano coi furbi [F 1692]. 1286
La volpe si piglia con la volpe.
Da due volpi non nasce un agnello. Da due genitori disonesti non viene fuori un miracolo di mitezza, d’ingenuita` e d’innocenza. Vedi Chi di gallina nasce convien che razzoli [G 72]. 1287
La volpe in vicinato non fa (mai) danno. Le bestie che predano animali domestici, raramente fanno razzie nella zona intorno alla loro tana per sviare le tracce e farsi vita tranquilla. Ladri e truffatori non agiscono mai nelle vicinanze del luogo dove abitano. 1280
1281
Vicino alla sua tana la volpe non fa danno.
Il ladro non ruba mai le galline al vicino. Per analogia. 1282
Dove il lupo ha la tana non sbrana la pecora. Per analogia. 1283
La volpe quando mangia nel pollaio si misura al buco del muro. Il vero astuto si preoccupa di evitare le conseguenze delle proprie furberie. Rimanda ad una favola diffusa in molte tradizioni folcloriche: il lupo e la volpe entrarono in un pollaio facendo strage di galline. Mentre il lupo badava a divorare senza sosta, la volpe andava di tanto in tanto a misurarsi al buco dal quale erano entrati. Al momento di uscire la volpe passo` agevolmente, mentre il lupo, con la pancia ingrossata dal lauto pasto, non ci riuscı`. Arrivato il contadino dovette prendersi anche le bastonate che avrebbe meritato la volpe. E` una credenza popolare che celebra l’astuzia della volpe, anche se Orazio (Epistole 1.7.29-33), testimonia una versione an1284
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Volpe ama frode e femmina lode. Come la volpe sembra provare piacere nel raggiungere i suoi fini con l’astuzia cosı` la donna ama essere lodata. Le due parti del detto sono collegate: se vuoi la donna usa la furbizia e sappi che ama essere lodata. Il detto si trova gia` nei Proverbi di Garzo dell’Incisa, ed e` sopravvissuto in questa stessa forma. 1288
1289 La volpe che dormiva visse stenta. La volpe che non si da` da fare fa vita magra. La volpe infatti non si trova mai a riposo: s’incontra sempre in cammino mentre batte la campagna, il bosco alla ricerca di qualche preda. Vedi anche Chi dorme non piglia pesci [D 1097]. 1290
La volpe che dorme vive magra.
L’orso sognava di farsi una scorpacciata di pere e si sveglio` che aveva fame. Indica che il rapporto tra il sogno e la realta` e` molto stretto e che i sogni sono spesso proiezioni di situazioni assillanti della persona che sogna, come ha teorizzato poi Freud. Evidentemente l’orso, che dormiva, si era dimenticato che col sonno non si soddisfano i bisogni e fece un amaro risveglio. La forma del proverbio scopre qui chiaramente la natura di molti proverbi che sono apologhi concentrati 1291
pag 1777 - 04/07/2007
VOLTA
1714
.
(di cui spesso si e` persa la storia generatrice, vedi Introduzione), come per es. l’altro detto: La volpe per fuggire lascio` la coda nell’uscio [V 1295]. 1292 Anche la volpe caccia le pulci. Si dice che la volpe si liberi dai suoi parassiti con questo stratagemma: quando si sente infastidita dalle pulci cerca il punto dove l’acqua di un fiume sia immobile e chiara; introduce lentamente le zampe nello specchio e scende piano piano seguendo il fondo in modo che l’acqua le salga lentamente lungo il corpo. Le pulci si salvano risalendo lungo la pelliccia e cercando scampo sempre piu` in alto. La volpe continua la sua immersione progressiva e a poco a poco entra tutta nell’acqua, cacciando le pulci nella zona del muso che lascia fuori per respirare. Quando le pulci si sono tutte rifugiate sul naso, entra improvvisamente sott’acqua soffiando e sciacquando il muso. Nuota immersa per qualche tempo e riemerge poco lontano, lasciando le pulci naufraghe sul pelo dell’acqua. La credenza, che attende conferma o smentita, viene riferita ancora da cacciatori e contadini, soprattutto per esaltare l’astuzia della volpe. Vedi Amelio Arpadura, Meraviglie naturali, Tipografia Novelli, Faenza 1895, p. 83. 1293 Come la volpe alle pulci. Cioe` con un’astuzia raffinata.
L’ammalato porta il sano, cantava la volpe. Talvolta e` il piu` debole a sostenere il piu` forte, e il piu` fragile a reggere chi e` piu` potente. Viene dalla storiella della volpe che, andata a rubare col lupo, prese, insieme a questo, una fila di legnate. Fingendosi piu` rovinata del compare, si fece portare dal lupo, piu` malconcio di lei, cantando una canzoncina: ‘‘Passo a passo, piano piano l’ammalato porta il sano’’. Alla fine il lupo stramazzo` a terra e la volpe corse via, liberata dal rivale. Cfr. G. Pitre`, Usi e costumi, credenze, III, p. 451; G . Pitre`, Fiabe, novelle e racconti, IV, p. 275; G. Tucci, Dicette Pulicenella..., Silva, Milano 1966, p. 451. 1294
La volpe per fuggire lascio` la coda nell’uscio. La volpe fece a tempo a fuggire, ma avendo una coda lunga, la lascio` tra i battenti chiusi della porta. Gli ornamenti, le eccessive ele1295
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
ganze sono d’impaccio quando arriva il pericolo. Il proverbio vuol significare soprattutto che per salvarsi da gravi pericoli, chiunque, anche i piu` superbi, vanesi, avari e presuntuosi, sono disposti a sacrificare quello che hanno di piu` caro. Nell’immaginario popolare si vuole che la volpe sia orgogliosissima della sua coda, che spesso si presenta folta e assai bella, tanto che se ne ornavano un tempo i cappelli e le pellicce. Anche nelle favole la volpe ostenta e considera un’onta perdere la coda, tanto che una volta, avendola perduta, una volpe se la fece di paglia. 1296 La troppa coda ammazza la volpe. La volpe rimane spesso intrappolata nella tagliola con la coda. Troppa boria, troppa baldanza rovinano anche gli scaltri e gli avveduti. 1297 La volpe ha paura della sua coda. In effetti l’animale si volta spesso indietro circospetto, come se avesse paura della propria lunga coda, la credesse un altro animale, ovvero per assicurarsi che non si sia impigliata da qualche parte.
Non affumicare la tana se non sei certo che ci sia la volpe. Non ricorrere a mezzi complicati e impegnativi, se non sei davvero sicuro che ne valga la pena. Per catturare la volpe si usava affumicare la tana accendendo un fuoco all’ingresso. 1298
VOLTA f Vedi Perdonare. Per una volta... messo mi sia (disse la monaca). Quando si vuol fare uno strappo alla regola, si prende l’esempio di questa ignota monaca. Vedi anche ‘‘Bisogna provar tutto’’, disse quella monaca [M 1758]. 1299
Meglio una volta che mai (disse la monaca). Una volta almeno bisogna provare una cosa che si desidera. Meglio averla una volta che rimanere col desiderio ingigantito dalla curiosita`. Vedi anche Una voglia non fu mai cara [V 1190]. 1300
1301 Una volta capita a tutti. Una volta, di qualunque cosa si tratti, e` concesso e perdonato. Vedi anche Un dı` dell’anno la vecchia in ballo [B 68]. 1302
Una volta tutti se la son fatta addosso.
pag 1778 - 04/07/2007
1715
.
VOLTA
Vedi anche Tutti possiamo sbagliare [S 482]; Sbaglia anche il prete all’altare [S 479]; Cade anche il cavallo che ha quattro gambe [S 491]; Sbaglia anche il contadino all’aratro [S 480]; Non c’e` uomo che non erri ne´ cavallo che non sferri [S 485]; A ogni poeta manca un verso [P 2012].
diare se sbaglia. Le cose fondamentali non hanno appello: si fanno una volta per tutte e una sola volta.
Una volta l’anno non fa danno. Infrangere una regola, anche severa, in una singola rara occasione, soprattutto se giustificato dalla necessita` o dalla situazione, puo` esser giudicato con una certa indulgenza, o del tutto scusato, in quanto non costituisce un grave danno ne´ dal punto di vista morale, perche´ non da` scandalo, ne´ dal punto di vista materiale, perche´ un solo caso puo` essere rimediabile. Diversamente dal proverbio che segue, il quale ammette che una volta tanto si possa folleggiare, comportarsi da sciocchi, commettere una scapataggine, in nome di un carnevale nella serieta` continua del comportamento, questo ammette lo strappo cosciente alla regola, l’uscita dalla legge, purche´ rara.
1308 Tre volte e` quasi un uso. Se invece la cosa e` ripetuta ancora diventa un’abitudine.
1303
1304 Semel in anno licet insanire. ‘‘Una volta l’anno e` lecito perdere il senno’’. Questa forma, diffusissima, e` medievale. Il precedente piu` vicino risulta un passo di Seneca dal dialogo perduto De superstitione, riportato da sant’Agostino (Citta` di Dio 6.10): Tolerabile est semel in anno insanire ‘‘E` accettabile essere folli una volta all’anno’’ (il riferimento e` alle esagerate manifestazioni di dolore dei fedeli di Osiride in occasione dei riti per la morte del dio); mentre altrove in Seneca (De tranquillitate animi 17.10) si legge Aliquando et insanire iucundum est ‘‘Talora e` piacevole perfino impazzire’’). Il concetto, seppure con un senso piu` generico, era espresso anche da un verso di Orazio, passato in massima (Odi 4.12.28): Dulce est desipere in loco ‘‘E` piacevole fare il matto al momento opportuno’’. Vedi anche Non e` tutto saggio chi non sa esser pazzo [S 57].
Una volta al mese non son grandi spese. Con riferimento implicito a qualche ‘‘debolezza’’ giudicata di poco conto e senza conseguenza negative.
1307 Una volta e` quasi mai. Un evento singolo, di qualsiasi tipo, significa poco; e` quasi come non fosse accaduto.
Se le cose si potessero far due volte non si sbaglierebbe mai. Se certe cose consentissero prima di fare la prova, non si commetterebbero errori. Vedi anche Chi non vuole lo sbaglio deve fare due volte [S 497]; Se le cose si potessero fare due volte non si sbaglierebbero neanche i somari [D 1201]; Le cose si dovrebbero fare due volte: la prima per prova e la seconda per gusto [D 1200]. 1309
1310 Una volta si fa a tutti. Una volta resta ingannato anche lo scaltro, l’uomo di lunga esperienza, perche´ non se l’aspetta. Vedi anche L’asino dove e` cascato una volta non ci casca piu` [A 1382]. 1311
Una volta si fa a tutti, due a qualcuno, tre a nessuno.
1312 Una volta si puo` fare anche al padre. Una volta si puo` riuscire ad ingannare anche chi ci conosce bene. 1313 Una volta la si fa anche al nonno. Nonno qui sembra indicare la persona di lunga esperienza, scaltra, che non dovrebbe essere facilmente presa per il naso.
Una volta si fa fregare anche la serva del prete. In questo senso e anche in altro significato, vedi anche Per una volta... messo mi sia (disse la monaca) [V 1299]. Fregare si usa per sedurre, indurre con un tranello, un agguato una donna a compiacere. 1314
1305
Una volta si nasce e una volta si muore. Si dice a chi, accingendosi a fare qualcosa d’importante cerca d’illudersi che potra` rime1306
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Una volta si gabba la vecchia, ma alla seconda si trova il chiavistello [mette il nottolino]. La vecchia ingannata chiude la porta, prende le sue misure. La variante con nottolino indica la stessa situazione, ma con soggetto la vecchia stessa e non chi trova la porta serrata: si riferisce ad un piccolo pezzo di legno messo come blocco ad una porta. 1315
pag 1779 - 04/07/2007
VOLTARE
.
1316 Una volta per uno tocca a tutti. In senso generale s’intende: di morire. 1317 Visto una volta, creduto cento. Chi e` stato visto commettere una cattiva azione, immancabilmente viene sospettato, anche se innocente di ogni simile mancanza.
Una volta si fa e cento si racconta. Quello che di buono, divertente, memorabile, uno ha fatto una volta e` oggetto di infinite rievocazioni. 1318
VOLTARE f Vedi Peggiorare.
1716 promesso di assolvere a un santo, avrai la paura di una minaccia che viene dall’Aldila`; se prometti alle guardie, queste eserciteranno il loro potere e la forza di cui dispongono per avere quello che ti sei impegnato a dare o a fare. 1320 Hoc erat in votis. ‘‘Questo era negli auspici’’. Da un verso di Orazio (Satire 2.6.1): l’inizio della celebre satira in cui il poeta ringrazia Mecenate per la proprieta` regalatagli in Sabina. Si usa anche con una piccola modifica, Quod erat in votis ‘‘Cio` che era nei desideri’’, per indicare soddisfazione, per dire che le cose sono andate come si desiderava.
VOTO Non far voti a santi ne´ promesse ai birri. Non ti legare con promesse, ne´ fatte ai santi ne´ fatte ai vivi. Se non mantieni il voto che hai 1319
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
VUOTO f Vedi Botte, Cassa, Mondo, Pancia, Piatto, Pieno, Pignatta, Sacco, Ubriaco, Vaso, Ventre.
pag 1780 - 04/07/2007
Z ZACCARIA Zaccaria era il marito di santa Elisabetta, alla quale la Madonna fece una visita un po’ lunga che duro` ben tre mesi, cosa che nella tradizione popolare e` stata presa scherzosamente come un comportamento un po’ indelicato, come attesta il modo di dire ‘‘Vivere alle spalle di Zaccaria’’. San Zaccaria la giornata piu` lunga che ci sia. Per questo proverbio vale quanto detto di santa Lucia (vedi la voce) e san Barnaba (vedi la voce) a proposito della riforma gregoriana del calendario. La festa del santo ricorre il 10 giugno, mentre il solstizio d’estate attualmente cade il 21 del mese. 1
ZAMPOGNA Strumento musicale, tipico dei pastori, costituito da una serie di canne fornite di ancia che possono essere suonate con la bocca o con l’aria emessa da un mantice. f Vedi Cornamusa. Chi ama la zampogna trova debole il violino. Chi ama le cose grossolane, di scarso valore estetico, trova difetti in quelle raffinate. Vedi anche Al sordo piace piu` la cornamusa che l’arpa [C 2245]. 2
A chi piace la cipolla resta indigesto il tartufo. Per analogia. 3
4 Con le canne si fanno le zampogne. Con gli uomini da nulla si fanno le autorita` di poco conto o incapaci.
ZAMPONE Zampone di Bologna e cotechino di Modena. Si vuole che lo zampone migliore si faccia a Bologna e che Modena abbia il primato per il cotechino. Si riferisce al tempo nel quale gli 5
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
insaccati erano lavorati a mano e le tradizioni locali erano ancora piu` differenziate di quanto non lo siano adesso. ZANZARA Nome generico con cui si indicano diverse specie di fastidiosi insetti, noti quasi unicamente per le punture irritanti prodotte dalle femmine. Considerata solo un essere molesto e portatore di malattie come la malaria, si trova citata in pochi proverbi come pochi sono i suoi significati simbolici. Ha avuto comunque il suo cantore nel poemetto Culex, dell’Appendix Vergiliana. La zanzara dice: ‘‘Fammi largo’’, all’elefante. Si dice quando un debole intende imporsi a qualcuno sproporzionatamente piu` forte di lui. Piu` uno e` piccolo e piu` si sente importante. Piu` uno e` meschino e piu` presume di se´. 6
7 Anche la zanzara ha il suo stocco. Anche la zanzara ha la sua spada, il suo pugnale col quale ferisce. Anche i piccoli hanno le loro armi, il loro modo di nuocere e di difendersi. Vedi anche Anche la mosca ha la sua collera [M 2112]; Anche la formica ha la sua rabbia [F 1097]. 8 Col bel tempo arrivano anche le zanzare. Le zanzare compaiono quando comincia la bella stagione. Quando le cose vanno bene, c’e` abbondanza, oltre agli amici, arrivano anche i parassiti e le persone fastidiose.
Per far la zanzara non occorre studiar la tromba. Si dice scherzosamente della zanzara che suona la tromba emettendo il suo ronzio. Per essere inetti non e` necessario fare tanti studi ne´ esercitazioni. Vedi anche Per essere ignorante non ci vuole tanto studio [I 14]; Per far lo stupido non ci vuole gran capitale [S 2177]. 9
10
Chi vuol salasso non va dalle zanzare.
pag 1781 - 04/07/2007
ZAPPA
Chi vuole un servizio ben fatto non va dai cialtroni e dagli incapaci. Anche le zanzare succhiano il sangue, ma non certo come lo farebbe un medico o una mignatta. ZAPPA Forse il piu` elementare e antico arnese per lavorare la terra, di cui l’aratro e` probabilmente un’elaborazione. La zappa serve sia a dissodare la terra indurita che a rompere le zolle lavorate, liberandole dalle erbe, dai sassi, e facendo sı` che l’acqua piovana, invece di dilagare a valle, venga assorbita dal terreno. A seconda del tipo di campo da lavorare e dell’opera da svolgere si utilizzavano zappe di forme e grandezze diverse. Generalmente la zappa e` fatta a forma di sette; il manico di legno viene fissato al ferro, praticandovi uno spacco e infilandovi un cuneo a forza. f Vedi Vanga. 11 La vanga e la zappa non voglion digiuno. Per fare lavori molto faticosi bisogna aver mangiato. Vedi anche A pancia vuota si lavora male [P 229]; Sacco vuoto non sta ritto [S 13]; Chi troppo mangia la pancia gli duole, e chi non mangia lavorar non puole [M 526].
Riscalda piu` la zappa che la cappa. Ci si riscalda piu` lavorando con fatica che coprendosi con un bel mantello. 12
Chi e` tra le due zappe lasci il vino e prenda il latte. Chi e` vecchio mangi cibi nutrienti e sani, non faccia stravizi. Le due zappe e` l’espressione con cui si indica nella tombola il numero 77: quindi qui indica chi ha passato la settantina. 13
La zappa e` di ferro, il manico e` di faggio: se non zappi d’aprile zapperai di maggio. La zappatura e la sarchiatura (fatta con una zappetta leggera, detta sarchiello, o con un bidente) erano lavori quanto mai ingrati e faticosi, che un tempo occupavano gran parte dei mesi di aprile e maggio. 14
15 Ogni nobilta` viene dalla zappa. Tutti, anche chi e` nobile, proveniamo dallo stesso seme di Adamo (vedi la voce) che lavorava la terra. Vedi anche Quando Adamo zappava ed Eva filava, dov’era il nobile? [A 235]. 16
1718
.
Con la zappa e l’aratro si mantiene lo stato.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Con il lavoro di chi produce e soprattutto di chi lavora la terra si sostiene la vita dei popoli. Dove non corre acqua ci vuole la zappa. Dove l’acqua e` poca e la pioggia corre via, vale a dire nei terreni in pendio della collina o della montagna, bisogna muovere spesso la terra in modo che la pioggia scenda subito negli strati inferiori e non corra via nei canali. 17
Chi maneggia la zappa non maneggia la lancia. Chi lavora nei campi non e` adatto alla vita delle armi: per andare a combattere ci vogliono una preparazione e un coraggio che non hanno coloro che svolgono un lavoro tranquillo. 18
Ogni colpo di zappa e` una moneta che s’acchiappa. Ogni momento di lavoro e` una quantita` di denaro guadagnato. 19
La zappa e` di ferro, ma ha la punta d’oro. Dove arriva la punta della zappa la terra frutta e produce. Vedi anche La vanga ha la punta d’oro [V 73]; La vanga ha la punta d’oro, la zappa d’argento e l’aratro di ferro [V 74]. 20
Zappa lunga, campi pieni. Lavorando la terra con una zappa dal ferro lungo, che affonda bene nel terreno, si rendono i campi piu` fecondi e si ottiene una maggiore quantita` di prodotti. 21
22 La zappa dice male del manico. Sono i piu` vicini, gli amici e in particolare i parenti quelli che parlano male di te, anche perche´ sono coloro che conoscono bene i tuoi difetti, ma non solo. Vedi anche Parente. 23 La scopa parla male del manico. Per analogia.
Zappe e badili mandan l’acqua sui campanili. Il lavoro e la fatica fanno miracoli, perfino cose che sembrano impossibili. 24
ZAPPARE La zappatura serve a rimuovere la terra in superficie in modo da sradicare le erbe selvatiche che crescono intorno alle piante coltivate. La zappatura tradizionale era dunque un lavoro attento e preciso, oltre che molto faticoso: la pianta infestante doveva essere ri-
pag 1782 - 04/07/2007
1719 mossa fino dalla radice, ma quella coltivata doveva essere lasciata intatta. Lo zappare e` diventato cosı` l’azione riassuntiva delle fatiche agricole, il segno della penosa fatica del contadino, ripagata con miseri guadagni. f Vedi Sarchiare, Sarchiatura, Vigna, Zappa, Zappatura. 25 Chi zappa la terra si sazia di pane. Vale a dire che ottiene il necessario per sfamarsi ma non di piu`; il lavoro dei campi mantiene, ma non fa arricchire. 26
Chi zappa sempre non muore mai di fame.
Al tempo di zappare e di potare non si vede parente ne´ compare; appena si comincia a vendemmiare viene l’amico, il parente e il compare. E` questa la variante in italiano di un proverbio presente, in varie versioni, in alcuni dialetti meridionali. Vedi anche Quando cominci a vendemmiare tutti vengono a salutare [V 322]; Chi cade in poverta` perde ogni amico [A 678]. 27
Quando Ernesto aveva il prosciutto trovava amici dappertutto. Per analogia. Sottintende che poi, a prosciutto finito, non gliene sono rimasti. Si dice anche Chi trova un amico trova un tesoro [A 630], ma e` altrettanto vero che chi trova un tesoro trova molti amici. Fra i numerosi proverbi dialettali che esprimono il concetto secondo questo schema si puo` citare il colorito proverbio barese: Quanne Cole tene`ve la mesciscke tutte cherrevane a su`une e fiscke ‘‘Quando Nicola aveva carne salata tutti gli andavano intorno facendo festa (lett. ‘‘a suoni e a fischi’’)’’. Vedi anche, un po’ diverso: La ricchezza ha sempre compagnia [R 405]; Quand’ero Enea nessuno mi volea... [R 407]. 28
In montagna chi non vi zappa non vi magna. Nei terreni alti e scoscesi, se non viene fatto un costante lavoro di zappa, che smuova la terra in modo che riceva e trattenga la pioggia, l’acqua si porta via semi e piante, per cui alla fine si avra` poco da mangiare. 29
Al piano o alla montagna senza zappa non si magna. Dovunque si viva senza lavorare e senza faticare non e` possibile mangiare e vivere decentemente. 30
31
Chi zappa a gemma dormente beve abbondantemente.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
ZAPPARE
Chi zappa la vigna quando la vite non ha ancora messo i nuovi virgulti otterra` un buon raccolto. 32 Solo chi zappa sa quant’e` bassa la terra. Solo chi lavora la terra sa quanto e` faticoso chinarsi per zappare. Vedi anche La terra e` troppo bassa [T 525].
Tutto si fa, meno che zappare per passare il tempo. Zappare faticando e sudando solo per divertimento non lo fa nessuno. 33
Chi ha voglia di zappare zappa anche con la zappa di legno. Chi ama il lavoro, non e` un perdigiorno, lavora anche senza gli arnesi perfetti, con mezzi limitati; in particolare, non trova scuse pretestuose per non lavorare. Vedi anche Quando la femmina vuol filare fila senza fuso [F 561]. Reciproco: A cattivo zappatore ogni zappa da` dolore [Z 46]. 34
Zappare di donna e arare di vacca povero quel campo che c’incappa. La donna non e` abbastanza forte per far affondare la zappa nella terra, come non lo e` la vacca per tirare l’aratro. Vedi anche Chi lavora la terra colle vacche va al mulino con la puledra [V 7]; Chi ara con la vacca va al mulino col somaro [V 8]. 35
36
Chi ara con le vacche va al mulino col sacchetto.
37
Chi ara con gli asini e fa zappar le femmine non avra` mai grano da vendere.
Chi zappa e chi sta in pancia di vacca. Al mondo c’e` chi deve faticare e sudare e chi invece se ne sta beato senza far nulla. Stare in un ventre di vacca e` un vecchio modo di dire che significa ‘‘stare nell’abbondanza e nella ricchezza, senza far nulla e senza affanni’’. Vedi anche A chi sorte e a chi sporte [S 1683]; La fortuna e` una vacca: a chi da` il latte e a chi la cacca [F 1190]; Chi mangia i cavoli e chi i torsoli [T 99]; A chi tanto e a chi niente [T 98]. 38
39
C’e` chi zappa e c’e` chi mangia.
A chi zappa acqua; a chi fotte la botte. La sorte degli uomini e` ingiusta. Chi lavora si deve contentare del poco che occorre per so40
pag 1783 - 04/07/2007
ZAPPATORE
1720
.
pravvivere: mangiare male e bere acqua; chi invece sta in ozio e si da` ai godimenti ha cibo e vino a volonta`.
Per analogia. Scuse dello svogliato. Vedi anche Cattiva lavandaia non trova mai sasso [L 195].
A chi zappa la sardella e a chi dorme la pollastrella. A chi fa un lavoro duro tocca ben poco: mangiare una sardella (vedi la voce), che e` un cibo vile, di poca sostanza e indigesto; chi sta a letto a poltrire mangia invece una bella gallina. Il detto ha anche un’ambivalenza maliziosa: pollastra o pollastrella si dice anche della ragazza giovane, florida e avvenente.
50 A buon cavallo non manca sella. Per analogia.
41
Chi zappa ha una sarda e chi non zappa una sarda e mezzo. Vedi anche Chi fila ha una camicia e chi non fila ne ha due [F 879]. 42
Chi zappa crepa e chi commercia campa. Chi lavora la terra muore di fame, non guadagna quasi nulla; chi invece esercita il commercio ha di che vivere bene. 43
Chi non zappa forte e duro alla raccolta si gratta il culo. Chi non zappa con energia, al momento di raccogliere i frutti rimarra` male. 44
Il castigo del villano: vangare in costa e zappare in piano. Due lavori particolarmente faticosi: vangare in pendio, in una posizione innaturale e zappare in pianura, dove ci si deve piegare di piu` per raggiungere il suolo. 45
ZAPPATORE A cattivo zappatore ogni zappa da` dolore. Lo zappatore inetto, ma soprattutto svogliato, a ogni arnese trova un difetto. Vedi anche Chi non ha voglia di lavorare perde l’ago e poi il ditale [V 1184]. Reciproco: Chi ha voglia di zappare zappa anche con la zappa di legno [Z 34]. 46
51 A buon cavalier non manca lancia. Per analogia.
ZAPPATURA f Vedi Zappa, Zappare. Zappatura lunga, cesti pieni. Se la zappa affonda bene nel terreno, allora il raccolto sara` abbondante. 52
Una buona zappatura vale una concimatura. La zappatura fatta bene porta gli stessi vantaggi di una buona concimazione. 53
54 Una zappatura vale una pioggia. La zappatura permette all’acqua di penetrare bene nel terreno liberato dalla crosta indurita.
La zappatura e` come la guerra: ammazza gli uomini e li sotterra. Perche´ e` un lavoro assai faticoso che mette a dura prova la resistenza dell’uomo e talvolta lo sfianca. 55
Senza zappatura non viene verdura. La cura dell’orto prevede frequenti e accurate zappature, senza le quali gli ortaggi non crescono bene. 56
Zappatura della vigna porta l’acqua e leva la gramigna. Permette al terreno di raccogliere l’acqua piovana ed elimina le erbe infestanti. 57
ZELO
48
58 Lo zelo fa nemici. Chi applica puntigliosamente norme e regole, danneggiando e infastidendo gli altri, si crea molte inimicizie. Citato anche nel cap. 23 dei Promessi sposi, nelle parole del cappellano che informa Federigo Borromeo della visita dell’Innominato.
49
Troppo zelo guasta la faccenda. Lo zelo e` un buon servitore, ma un cattivo padrone. Per lo schema vedi anche Il danaro e` un buon servo e un cattivo padrone [D 67].
47 A cattivo zappatore pesa ogni zappa. Vedi anche Il mal fabbro biasima il ferro [F 24].
Cattivo lavoratore a ogni ferro pon cagione. Per analogia. Proverbio antico, come indica la desueta espressione pon cagione ‘‘fa questione’’, ‘‘muove critiche e problemi’’. Il manico e` duro e la terra e` bassa.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
59 60
pag 1784 - 04/07/2007
1721 61 Non troppo zelo. Frase con la quale si consiglia il buon senso nell’applicazione delle leggi, nell’esecuzione di ordini, ecc. E` la traduzione della piu` celebre frase francese: 62 Surtout pas trop de ze`le. Si dice che queste parole siano state pronunciate da Talleyrand (1754-1838) nel momento in cui divenne ministro dopo la Restaurazione, per invitare ad essere miti nelle epurazioni. 63 Lo zelo e` la virtu ` degli stolti. Lo stolto, credendo di raggiungere l’eccellenza e la perfezione, riesce solo a interpretare al peggio i consigli e gli esempi di chi ammira o di chi lo comanda. 64 Lo zelo sta in un sacco bucato. Cioe` si perde camminando: inizialmente ce n’e` molto, poi sempre meno.
ZEPPA Zeppa e vino danno aiuto al segantino. Con la zeppa di legno i segantini, cioe` gli addetti al taglio con sega degli alberi gia` abbattuti, tenevano divaricate le due parti del tronco che segavano, in modo che non bloccassero la lama della sega con la loro eccessiva pressione. 65
.
ZIO
Altra verita` aritmetica che si usa per dire che quando non c’e` niente non si possono fare spartizioni. 71 Zero non fa discordia. Perche´ sul niente non c’e` da discutere.
ZIGOLO Con questo termine si indicano diverse varieta` di uccelli passeriformi fringillidi: strillozzo, zigolo ortolano, giallo, nero, boschereccio. Sono uccelli che scendono dal Nord per svernare in Italia, arrivando fino in Sicilia e a Malta. Alcune specie sono sempre presenti. Lo zigolo ortolano era cacciato ai paretai: preso vivo, veniva fatto ingrassare in stanze oscure e alimentato con riso cotto. Sono uccelli canterini nel periodo degli amori e il maschio di certe varieta` canta anche durante la cova della femmina. Quando canta lo zigolo il gelo e` gia` a casa del diavolo. Si riferisce allo zigolo ortolano, che e` assai comune in Italia, dove arriva in aprile per ripartire a settembre. Il maschio fa un verso monotono, che ripete continuamente, stando in cima a un palo o a un ramo, anche per ore. Quando si comincia a sentire, ormai la buona stagione e` stabile. 72
ZIO Chi vuole il bene mio quello lo chiamo zio. L’uomo e` ben disposto a riconoscere rapporti di parentela, anche immaginari, con coloro che sono ricchi e mostrano benevolenza verso di lui. Vedi anche Chi e` ricco non e` povero di parenti [R 483]; Del ricco tutti si sentono parenti [R 482]; La ricchezza ha sempre compagnia [R 405]. 73
ZERO Cifra numerica che indica propriamente l’assenza di qualsiasi valore, unita` o quantita`. Per estensione: cosa di nessun valore, persona che non merita considerazione. 66 Zero via [per / con / piu ` ] zero fa zero. Si usa questa verita` aritmetica per dire che mettendo insieme cose che non valgono nulla non si ottiene nessun valore. 67 Buio via buio fa buio. Per analogia. 68 Nulla via nulla fa nulla. Per analogia. Vedi anche Senza nulla non si fa nulla [N 555]; A ufo non canta un cieco [U 64]. 69 Con uno zero non si fa neanche un buco. Lo zero pare un foro, ma non e` neanche quello. 70
Zero non si divide.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Colui e` mio zio che vuole il bene mio. Piu` diffuso del precedente, forse proprio a motivo della sintassi insolita con separazione di ‘‘che’’ da ‘‘colui’’. E` registrato un equivalente latino medievale sulla cui sintassi sembra strutturato l’italiano: Ille mihi patruus qui mihi bona cupit ‘‘Mi e` zio colui che desidera il mio bene’’. 74
Meglio uno zio prete che una vigna da lavorare. Lo zio prete (che quindi non ha figli) era considerato una vera e propria rendita di cui 75
pag 1785 - 04/07/2007
ZIPOLO
1722
.
si poteva godere senza preoccupazioni ne´ fatica. Meglio avere senza sudare e penare, che dover lavorare per guadagnare.
anche la variante Ragazza che dura non perde ventura [R 57]; Ragazza vecchia ventura [fortuna] aspetta [R 58].
Morto zio comando io. Una volta ereditato il patrimonio da un parente, si fa come ci pare e non si mantengono promesse, non si rispettano le volonta` del morto.
Chi si crede troppo bella passa il tempo ed e` zitella. La bellezza puo` giocare un brutto scherzo alle ragazze da marito che, coscienti della loro avvenenza, aumentano le pretese fino a perdere le migliori occasioni, quindi le buone, e infine sono costrette a un accomodamento o a restare nubili. Questo detto aveva un particolare valore di avvertimento un tempo, quando il matrimonio era considerato la condizione fondamentale per la donna: non si trattava solo di non avere marito, ma di compromettere seriamente una condizione sociale. Lo zitellaggio era visto come un fallimento. Per questo, lasciando passare il tempo, l’eta` avanzata, una malattia, un fidanzamento finito male, una guerra, facevano sı` che la donna rimanesse senza marito. Vedi anche Mentre la bella si specchia la brutta si sposa [B 948].
76
ZIPOLO Pioletto o piccolo cavicchio di legno appuntito che s’infila nel buco (detto spia) della botte per chiuderlo. Si toglie per spillare il vino e assaggiarlo. f Vedi Botte. C’e` chi rovina le botti per salvare gli zipoli. C’e` chi, per salvare o risparmiare una cosa di poco conto, ne perde o ne rovina una di grande valore. Rimprovera sia la stoltezza che la gretta avarizia. 77
Vale piu` lo zipolo della botte. Toscano, usato per dire che una parte secondaria, di corredo, vale piu` dell’insieme. 78
79 Chi perde lo zipolo perde la botte. Se uno non mette lo zipolo nella spia ritrova la botte vuota. Non si possono trascurare le cose piccole. Una cosa necessaria, per quanto piccola o di poco pregio, determina il valore e l’utilita` di una grande.
ZITELLA Nella societa` tradizionale, quella della zitella, a qualunque livello sociale era una condizione difficile e pesante. La donna non sposata si riduceva infatti a essere una zia, che praticamente serviva in casa senza avere la sua famiglia, oggetto di maldicenze, comandata da tutti e compatita. Si capiscono quindi i proverbi in cui e` considerata preferibile addirittura la condizione di malmaritata. Zitella che dura non perde ventura. Non e` detto che la ragazza che tarda a sposarsi non trovera` le occasioni: basta che non si comporti male e non dia luogo a chiacchiere facendosi una cattiva fama. In passato le donne si sposavano giovanissime e avere venticinque anni ed essere senza marito era per una ragazza motivo di preoccupazione. Vedi 80
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
81
Non volli Geppe, Bartolo morı` mai non credevo di trovarmi cosı`. Per analogia. Sono le parole della ragazza che ha avuto degli amori ma non si e` mai decisa a sposarsi. 82
La zitella prende a due mani quello che ha cacciato coi piedi. Quando capisce che potrebbe rimanere sola, la zitella corre dietro a quelli che prima aveva messo alla porta. 83
84 Meglio puttana che zitella. Meglio aver preso una cattiva strada che non essere maritata. La donna non sposata era poco considerata un tempo. 85
Meglio di tanti che di nessuno.
Dopo i trenta la zitella smette di cantare alla fontana. Dopo i trent’anni, che una volta per una ragazza nubile segnavano la perdita delle speranze di maritarsi, la donna considera perduta la partita e si sente zitella per sempre. Abbandona cosı` quelle civetterie, quei richiami che usano le giovani per attirare l’attenzione dei giovanotti nei luoghi d’incontro e di appuntamento piu` comuni degli innamorati o dei corteggiatori di una volta: il pozzo, la fontana, il lavatoio. 86
87
Meglio zitella che mal maritata.
pag 1786 - 04/07/2007
1723 Lo dicono le mal maritate. Si trova anche il contrario, che si immagina sostenuto dalle zitelle: 88
Meglio mal maritata che zitella.
89
Meglio sposare un vedovo che morir zitella.
La carne di zitella non la vuole nemmeno il cane. La zitella, proprio perche´ rimasta sola, era poco apprezzata e la sua stessa condizione era imputata o a scarsa avvenenza, o a cattivo carattere, vanita`, presunzione, poca vivacita` di spirito. Di conseguenza anche le attenzioni extraconiugali o segrete gli uomini le rivolgevano piuttosto alle sposate che alle nubili. 90
Occhio basso e cor contrito la zitella vuol marito. Quando la donna in eta` da marito abbandona l’ilarita`, la scanzonatura della ragazzina, lancia un messaggio di serieta`, di sottomissione, di moralita` e di operosita` per invogliare i giovani che si vogliono accasare a farsi avanti. 91
92 Zitella che s’ammala vuole marito. Una donna in giovane eta` che mostri una malattia di difficile diagnosi, facilmente vuole la medicina del matrimonio.
ZIZZANIA Propriamente zizzania e` il termine italiano che indica il Lolium temulentum. Tuttavia, con questa parola, come con loglio, s’intende ogni erba che cresce in mezzo al grano e lo danneggia. Celebre e` la parabola evangelica del buon grano e della zizzania (Matteo 13.2430). f Vedi Malerba. Chi semina zizzania ha un campo fiorito ma mangia pane amaro. Chi semina discordia, maldicenza ottiene subito un risultato, ma, alla lunga, si ritrova tutti contro. Le erbe infestanti tagliate insieme al grano in effetti rovinano la qualita` della farina, e quindi del pane. 93
94 La zizzania cresce senza annaffiature. Il male si sviluppa senza le cure che richiede invece il bene.
ZOCCOLO Erano le calzature invernali tipiche dei contadini, usate anche dalla gente povera delle borgate e dei paesi. Assai diffusi nelle zone cen-
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
ZOLLA
trosettentrionali, dove il freddo invernale era intenso, gli zoccoli erano semplicissimi: la suola di legno, in genere di sorbo, sagomato a scarpa, con pianta e tacco piu` alto. Una rientranza del legno permetteva al tomaio, di cuoio bovino, piuttosto duro e impermeabile, di fissarsi al legno con una corona di bullette, che tenevano anche una guarnizione in pelle. Come gli scarponi, venivano cosparsi, sia nel tacco che nella pianta, di bullette, che ne aumentavano la resistenza e impedivano di scivolare. I lacci erano di cuoio o di pelle d’anguilla. Gli zoccoli erano caldi, perche´ sollevavano molto il piede da terra e isolandolo dall’acqua e dal fango. Talvolta venivano rinforzati con una risolatura di latta, che ne aumentava la durata (che si limitava, comunque, a una stagione) e ne raddoppiava il fracasso. f Vedi Vita. 95 Mal si balla con gli zoccoli. Non si puo` far festa con gli abiti da lavoro.
Una scarpa e uno zoccolo non vanno bene insieme. I matrimoni tra borghesi (scarpe) e contadini (zoccoli) non riescono bene. 96
97 Gli zoccoli si fanno dello stesso legno. Marito e moglie devono essere della stessa condizione.
Quando vanno gli zoccoli la casa cammina. Quando si lavora le cose vanno bene. 98
ZOLFO Lo zolfo non puo` stare con la [innanzi alla] pece. Messi insieme si incendiano. Vedi anche Chi ha paglia la tenga lontano dal fuoco [P 166]. 99
ZOLLA 100 Chi ha zolle stia con le zolle. Chi possiede terreni stia in campagna e li sorvegli, altrimenti non ci ricava nulla. Vedi anche L’occhio del padrone ingrassa il campo [O 86]; Piede di padrone ingrassa il campo [O 88]; La presenza del padrone ingrassa la possessione [O 89]; Campo vicino da` pane e vino [C 314]. ` meglio schiacciare le pulci al fresco 101 E che le zolle al sole. Meglio un lavoro comodo che uno faticoso. Meglio riposarsi che lavorare.
pag 1787 - 04/07/2007
ZOPPICARE
1724
.
Zolle grosse, pannocchie grosse. Il granturco viene bene non nella terra friabile di collina, ma in quella compatta di piano – a zolle grandi, appunto –, che mantiene l’umidita`. 102
ZOPPICARE ‘‘Se zoppica, e` un uomo che zoppica’’, disse la vecchia. La vecchia si era sposata con uno zoppo e a chi le faceva notare quel difetto disse che a lei interessava comunque avere un uomo. Si dice di chi vuole una cosa, comunque essa sia, anche con inconvenienti o difetti. 103
Meglio zoppicare che non camminare. Meglio una disgrazia che limiti un’abilita`, di una che impedisca del tutto. Vedi anche Meglio perdere un occhio che la testa [P 1290]; E` meglio perder la lana che la pecora [L 98]. 104
ZOPPO 105 Agli zoppi grucciate. Le grucce sono le stampelle, per cui grucciate e` da intendersi come colpi di stampelle sulla schiena. A chi gia` si trova in una condizione precaria si aggiungono spesso altri malanni imprevisti, disgrazie tali che fanno apparire la sfortuna addirittura beffarda. Vedi anche, con senso un po’ diverso, Piove sul bagnato [P 1856]. 106 Bastonate al can che affoga. Per analogia. Disgrazie su disgrazie. Vedi anche All’albero caduto, taglia taglia [A 413].
Chi pratica [va con] lo zoppo impara a zoppicare. Proverbio molto diffuso per dire che chi frequenta persone che hanno dei difetti, facilmente li acquisisce e ha corrispondenti piu` o meno esatti in quasi tutte le lingue europee. L’insegnamento e` di antica tradizione gnomica (si possono citare san Paolo, Corinzi 1.15.33: ‘‘Le cattive compagnie corrompono i buoni costumi’’, che a sua volta riprende la Taide di Menandro; Seneca, De ira 3.7 sumuntur a conversantibus mores ‘‘i costumi si prendono da chi ci frequenta’’). Si trova formulato con questa immagine dello zoppicare in Plutarco (De liberis educandis 4a) e in uno scolio a Pindaro (Nemee 7.127), quindi nei paremiografi greci. Vedi anche Chi sta coi gatti im-
para a rampicare [G 263]; Chi va col lupo impara a ululare [L 1142]; Chi va al mulino s’infarina [M 1446] , che puo` avere anche un’interpretazione diversa; Chi tocca la pece s’imbratta le mani [P 981]. Chi va a letto [si corica] coi cani si leva con le pulci. Per analogia. 108
Chi si frega col ferro gli s’appicca la ruggine. Toscano. Per analogia. 109
110 Anche le zoppe si maritano. Non esistono impedimenti per chi vuole veramente fare una cosa. Vedi anche Per trista che sia non resta carne in beccheria [C 771]; Con la bella dote si maritano anche le zoppe [D 1143] ; Con la robba si copre la gobba [G 883].
Chi si dimentica il bastone non e` completamente [proprio] zoppo. Chi distrattamente riesce a fare a meno del rimedio che comunemente usa per la sua infermita`, lascia capire che la sua situazione non e` poi troppo grave. 111
Dove ballano zoppi e cantano tartaglioni corri subito fuori dai coglioni. Tieniti alla larga dai luoghi in cui operano gli incapaci e gli incompetenti. 112
Tanto cammina lo zoppo che lo sciancato. Quando uno ha un impedimento, ai fini pratici, poco importa di che natura sia; in questo caso se il difetto sia congenito o la conseguenza di una disgrazia. 113
107
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Di zoppi, ciechi e rossi se ne trovano pochi in Paradiso. Sono persone considerate dalla vox populi maligne e infide (vedi le voci Cieco e Rosso). 114
Davanti allo zoppo non si deve zoppicare. Non si deve mimare per gioco un difetto davanti a chi da tale infelicita` e` afflitto. 115
116 In casa del muto non si tartaglia. Per analogia.
Il piede dello zoppo trova sempre qualche intoppo. Chi si trova in una situazione difficile trova complicate anche le cose che, in realta`, sono 117
pag 1788 - 04/07/2007
1725 invece semplici e facili. Per chi cammina trascinando i piedi anche le piu` piccole asperita` del terreno costituiscono un ostacolo. 118 Alla sua ora arriva anche lo zoppo. Impiegando piu` tempo, piu` fatica, ma anche coloro che hanno debolezze, difetti, raggiungono alla fine il risultato che si propongono. Vedi anche Col tempo la tartaruga arriva in cima al monte [T 158]; Chi ha meno denti mastica piu` a lungo [D 202]; Un po’ alla volta il gobbo va in montagna [G 887].
Chi non vuol correre arriva dopo lo zoppo. Chi non ha la volonta` di fare una cosa fa meno e peggio di chi non ha mezzi per farla. 119
Lo zoppo insegna la strada al cieco, e il cieco fa da bastone allo zoppo. Aiutandosi a vicenda si sopportano meglio le disgrazie. Spesso le manchevolezze e i difetti si compensano e due problemi possono trovare soluzione nell’aiuto reciproco. In Pinocchio la Volpe e il Gatto recitavano proprio questa pantomima. 120
‘‘Alla salita ti voglio’’, disse il cieco allo zoppo. Si dice quando uno fa notare un difetto altrui, avendone uno uguale se non piu` grave. 121
Chi burla lo zoppo badi d’essere dritto. Chi critica o deride i difetti degli altri badi bene di esserne lui stesso immune, altrimenti si sentira` rivolgere parole amare. Vedi anche Vedi il bruscolo nell’occhio del prossimo e non la trave che hai nel tuo [B 945]; Nessuno sente il puzzo della sua merda e sente... [M 1285]; Medico, cura te stesso [M 1098]. 122
Quando pagano l’affitto tanto paga lo zoppo che il dritto. Il costo del mantenimento di una persona e` lo stesso, sia che essa stia bene, sia che abbia qualche impedimento. Per dire che non importa da chi arrivino i soldi (o altri vantaggi), purche´ arrivino. 123
ZOTICO Zotici e villani parlano con le mani. Le persone maleducate agitano sempre le braccia parlando, spesso costringendo chi ascolta a schivate repentine. Vedi anche Scimunito.
.
ZUCCA
ZUCCA La pianta e il frutto della zucca sono citati in numerosi proverbi a testimonianza della loro costante presenza nelle vita quotidiana della gente di campagna: coltivate talora insieme al granturco e raccolte a settembre, le zucche venivano conservate come alimento per uomini e animali durante l’inverno. La zucca infatti, a differenza di altri frutti, se conservata in luogo asciutto, coperto e ventilato, dura a lungo. Certe specie, una volta essiccata la corteccia, venivano usate per fare recipienti. Con la zucca svuotata, bucata e illuminata con la candela si faceva anche una specie di lanterna detta ‘‘Morte secca’’, che e` poi quella adottata in ambito anglossassone per la festa di Halloween. f Vedi Testa. 125 Tutte le zucche stanno a galla. La gente di poco valore ha sempre successo, si ritrova a occupare posti di responsabilita`, anche mutando i tempi. Vedi anche Dum tempora mutant, stercora natant [T 444]; Disse la merda: ‘‘Anch’io galleggio’’ [M 1288]; Sono le botti vuote quelle che cantano [B 784]; Le spighe vuote vanno tutte a testa alta [S 1895]; Le noci vuote galleggiano [N 415].
La zucca vuota sta a galla e non nuota. Le persone insulse riescono a emergere, per caso o per fortuna, ma non sono capaci di fare nulla. Si definisce comunemente zucca vuota uno sciocco. Vedi anche Le noci vuote galleggiano [N 415]. 126
I sugheri e gli stronzi rimangono sempre a galla. Per analogia. Le cose da poco non subiscono danni nelle tempeste. La gente che non vale, e` insignificante, quando cambiano governi e regimi, rimane al suo posto, in quanto non da` noia. 127
128 La zucca passa il mare e resta calda. La zucca cotta conserva a lungo il calore, quindi, quando arriva in tavola bisogna fare attenzione prima di metterla in bocca. Vedi anche Patata.
124
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Fortunato come la zucca che nasce col fiore al culo. Sul culmine della zucca che cresce rimane spesso il resto del fiore giallo che appare come una civetteria, un segno di particolare 129
pag 1789 - 04/07/2007
ZUCCA
distinzione. Si dice cosı` di chi e` fortunato, ama distinguersi e ha sempre bisogno di star fuori dal numero, ma in maniera esosa. 130
C’e` chi crede di avere il fiocchettino rosso sul culo.
131 La zucca cuoce nell’acqua sua. Quando cuoce, la zucca rilascia molta acqua e quindi non importa metterne altra nella pentola. Bisogna lasciare che ognuno se la sbrighi da solo. Vedi anche Lascia che ognuno cuocia nel suo brodo [L 148]; Gli spinaci si cuociono nell’acqua loro [S 1909]; Il polpo si cuoce nella sua acqua [P 2081]. 132 La zucca rinfresca. Ha infatti un potere depurativo che riattiva l’intestino pigro. 133
Mangia zucche in abbondanza se non vuoi dolor di panza.
Le zucche vuote son quelle che suonano piu` forte. La zucca ha uno spesso rivestimento, ma all’interno ha soltanto i semi con poca altra materia fibrosa e risulta quindi pressoche´ vuota. Chi ha meno cervello e` quello che parla di piu`, si fa piu` sentire, insiste e vuol dire la sua. Vedi anche Sono le botti vuote quelle che cantano [B 784]; Le spighe vuote vanno tutte a testa alta [S 1895]. 134
135
Le zucche vuote fan piu` rumore.
Le zucche nate fra le due Madonne sono le migliori. Le ultime zucche, quelle che vengono dai fiori allegati nel periodo compreso tra l’Assunta (15 d’agosto) e la Nativita` delle Vergine (8 settembre), sono le piu` saporite (si fa per dire). 136
Zucca trapiantata, zucca rovinata. Una volta, quando non c’erano i recipienti che si dissolvevano nella terra, trapiantare le zucche era rischioso: non sempre infatti attecchivano. 137
Zucca trapiantata, donna mal maritata. Ossia: andata ad abitare in un ambiente dove non sta bene ne´ volentieri. 138
Zucca trapiantata zucca non fa. Ossia: non fa molti frutti. 139
140
1726
.
La zucca vuole la dote della donna brutta.
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Come la donna brutta cerca di migliorare il suo aspetto con le vesti e con gli ornamenti, cosı` la zucca, perche´ venga piu` apprezzata, deve essere servita in tavola con aromi, intingoli e condimenti. Se pianti le zucche d’aprile le avrai grosse come un barile. Se riesci a far spuntare le piante di zucca con un po’ di ritardo rispetto alla regola, ne otterrai frutti di straordinaria grossezza. 141
Se vuoi belle zucche [una bella zucca] piantale [piantala] nel [in un] letamaio. Nel senso che alla zucca va dato molto letame allorche´ si semina. 142
San Luca il tuono va nella zucca. Vuole una credenza che le cose che risuonano (zucche, angurie, meloni) vengano generate dal tuono. San Luca si festeggia il 18 ottobre, periodo nel quale la zucca comincia ad asciugarsi e, vuotandosi, risuona. 143
144 In discesa vanno anche le zucche. Anche gli sciocchi hanno successo quando sono messi in condizioni facili e comode; sotto la spinta della fortuna e` facile riuscire bene. In discesa, ovviamente, la zucca rotola. Vedi anche In discesa tutti i santi aiutano [S 266]; Quando il mare e` calmo ognuno e` marinaio [N 165]; Nella tempesta si vede il nocchiero [T 288].
La zucca, comunque fatta, e` sempre zucca. La zucca ha poco sapore: si accompagna bene ad altri cibi, ma da sola vale poco, comunque venga cucinata. Lo stupido resta tale anche se talvolta le circostanze lo fanno credere abile e intelligente. 145
146
Condiscila come vuoi e` sempre zucca.
Come disse il pino alla zucca: ‘‘Non durera` molto!’’. Quando si vuole alludere a qualcuno che gode di un successo immeritato o di una gloria effimera, si ricorda questa vecchia favola. Vedi anche Come disse la quercia al fungo: torna a vedermi domani! [Q 161]; Chi troppo in alto sal cade sovente precipitevolissimevolmente [C 77]. La storia e` narrata insuperabilmente dall’Ariosto (Satire 7.70-87), con un pero in luogo del pino (nelle tradizioni regionali le piante variano e, ad esempio, si ha anche l’edera o la vite selvatica in luogo della zucca). 147
pag 1790 - 04/07/2007
1727 Se l’acqua fosse buona non ne berrebbero tanta le zucche. La zucca e` una pianta che per crescere bene vuole molto sole e molta acqua. Se l’acqua avesse un buon sapore e fosse gustosa non ne berrebbero tanta quelli che non capiscono niente. Proverbio caro ai bevitori di vino. 148
La zucca cresce sulla punta della zappa. Se si vogliono belle zucche bisogna zappare spesso intorno alle piante. 149
La zucca gialla non canta, non suona e non balla, ma per chi sa cucinarla canta, suona e balla. Chi non sa cucinare la zucca non riesce a ricavarne alcun gusto; invece con ricette ben fatte puo` essere molto gustosa. 150
ZUCCHERO Zucchero e acqua rosa non guasto` mai alcuna cosa. Con la dolcezza dei modi e la gentilezza si riesce spesso a rimediare la situazione. 151
Non e` tutto zucchero quel che si spaccia per tale. A volte le persone con le loro chiacchiere danno a intendere di essere felici, fortunate, contente, quando in realta` non lo sono affatto. Vedi anche Non e` tutto oro quello che riluce [O 510].
.
ZUPPA
che l’eccesso di dolcezza, di affettuosita` diviene insopportabile. Di un comportamento smanceroso si dice appunto anche che e` mieloso. Vedi anche Troppa acqua affoga il mugnaio [A 269]; Il troppo Amen sciupa la messa [A 594]. Chi ha sempre lo zucchero in bocca ha sempre il veleno nel cuore. La benevolenza ostentata, la comprensione piu` completa, la totale ammirazione spesso nascondono sentimenti tutt’altro che benevoli. 157
ZUCCHINO f Vedi Zucca. 158 Con una dormita lo zucchino cresce. Lo zucchino cresce rapidamente al punto che dalla sera alla mattina, si puo` notare una variazione del suo volume. 159 Mangia zucchini e metti il cappotto. Se mangi soltanto zucchini muori di freddo. Gli zucchini non hanno sostanza e all’organismo non danno ne´ vigore ne´ calore.
152
153 Zucchero non guasta bevanda. Di solito lo zucchero aumenta la gradevolezza di una bevanda.
Lo zucchero piu` si cuoce e piu` diventa amaro. I sentimenti troppo esaltati col tempo si trasformano nel loro opposto, come fa lo zucchero quando si tiene troppo a lungo sul fuoco: se si brucia, dopo che si e` caramellato, diviene amaro. 154
155
Lo zucchero piu` si cuoce e piu` diventa nero.
156 Il troppo zucchero guasta le vivande. L’esagerare nel positivo, invece di portare all’ottimo, puo` facilmente compromettere del tutto la validita` di un comportamento, di una situazione, di un lavoro, come la presenza eccessiva di zucchero, sostanza di per se´ buona e capace di rendere gradevolissime le vivande, puo` farle degenerare a sgradevoli o addirittura immangiabili. In particolare: an-
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
ZUPPA Termine col quale si indica qualcosa che viene mangiato cotto o immerso in un liquido che lo accompagna e sovente lo ammorbidisce. Di solito si tratta di un brodo di verdure, di pesce o di carne, ma anche di verdure o legumi, dove viene messo del pane, in genere raffermo. Spesso si usa come sinonimo di minestra, che pero` propriamente prevede la presenza della pasta. Puo` essere un piatto ricercato, come oggi le zuppe di vongole, alla pavese, di fagioli, alla marinara; i proverbi pero`, riflettono una realta` piu` povera, per cui si puo` indicare tale zuppa come un liquido caldo, dove sono stati posti o cotti ingredienti diversi, spesso raccolti dagli avanzi, in modo da rimediare un pasto caldo in mancanza di meglio. In questo senso si spiega la zuppa come traslato che indica una mescolanza eterogenea di cose diverse, senza una logica e senza un senso; e anche come cosa noiosa, lunga, penitenziale. Si dice zuppa anche il pane inzuppato nel latte o nel vino, anche questo frequente rimedio di cene mancate. f Vedi Bocca. 160 Se non e` zuppa e` pan bagnato. Se non e` cosı` come si dice poco ci manca, e` qualcosa di simile, di poco diverso. Si com-
pag 1791 - 04/07/2007
ZUPPA
1728
.
mentano con questo detto due cose che, quasi uguali, si vogliono far passare come molto diverse. 161 O che e` bue o che e` vacca. Per analogia. Di due cose che risultano pressoche´ uguali, e non molto gradevoli. Si riferisce propriamente alla carne vaccina che risulta dura in tavola: sia la carne di bue che quella di vacca non sono tenere. Vedi anche Se non e` lupo e` can bigio [L 1153]. 162 Tanto e` Betta che Cate`ra. Per analogia. Proverbio toscano antico in cui Catera sta per Caterina, Betta per Elisabetta. Con questi due nomi, un tempo frequentissimi tra il popolo, si indicano qui due donne semplici tra le quali non c’e` molta differenza, per cui l’una vale l’altra. 163 Una buona zuppa e` mezzo desinare. Qui intende la zuppa come piatto preparato con una certa varieta` d’ingredienti: dice infatti buona. In tal caso spesso era il ‘‘piatto unico’’, o quasi, della cucina dei poveri; per questo era ricca di erbe, di legumi, di altri elementi che potevano renderla il piu` possibile sostanziosa. Il proverbio, un po’ sibillino, lascia intendere che dopo un tale piatto non ci deve essere piu` tanto da pretendere: levarsi tutta la fame una volta, in certi tempi e in certi luoghi, era quasi un lusso. Vedi anche Una buona minestra e` mezzo pasto [M 1546].
Sette cose fa la zuppa: cava la fame e la sete tutta, empie il ventre, netta il dente, fa dormire, fa smaltire e la guancia fa arrossire. E` una vaga parafrasi, che si trova in vari dialetti, di un precetto della Scuola salernitana: 164
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
Bis duo vippa facit: dentes mundat, dat acutum visum, quod minus est implet, minuit quod abundat. ‘‘La zuppa produce quattro effetti: pulisce i denti; rende la vista acuta; dove manca riempie; dove vi e` eccesso scarica’’. L’originale continua per altri tre versi che non sono entrati nell’uso proverbiale (Regimen sanitatis della Scuola salernitana). Questi versi facevano parte del latinorum che veniva ripetuto un tempo da medici e medicastri, speziali, curatori, che consigliavano la zuppa quale medicamento o corroborante, soprattutto per i bambini. Siccome la zuppa era anche una frequente cena rimediata in mancanza d’altro, i versi erano ripetuti approssimativamente come incoraggiamento a una povera mensa. Vedi anche Brodo della scodella fa venir la guancia bella [B 931]; Il pancotto fa la guancia bella [P 244]. 165
166
La zuppetta ha sette virtu`: fa alti e fa grossi, fa bianchi e fa rossi, leva la bile, fa digerire e fa dormire.
Per campare quanto vuoi zuppa prima e zuppa poi. Il proverbio si riferisce in particolare alla vecchiaia: per vivere a lungo bisogna fare la zuppa del pane nel vino, al quale si aggiunge a volte lo zucchero. Questi due alimenti, che sono anche quelli dell’Eucarestia, assunti insieme sono considerati capaci di mantenere vita e salute, quasi fossero un composto magico. 167
168
Per campar anni novantasette fate zuppette, fate zuppette.
pag 1792 - 04/07/2007
Indice analitico abate A1-10; B637; C333; C2008; D1109; F1261; F1329; F1330; G225; I419; M1766; M1767; P65; P1629; R890 abbaiare A11-19; B257; C359; C374; C420; C428; C451; C456; C457; C489; F996; G139; I256; L1051; M1108; M1915; U176 abbaione C490 abbandonare C429; D1006; P809; P2030; V1057 abbandonarsi I513 abbassare B621; D859; F198; N199; N200; S1896; T92 abbassarsi A528; C1467; C2606; U95 abbastanza A20-24; A1595; B1078; C2743; D1179; I64; M1281; N253; N549; P1057; P1904; P2257; P2601 abbattere Q166 abbietto P1637 abbisognare B612; G784 abbondante L399; Q149 abbondanza A26-40; A294; A943; C719; C2727; F438; F793; F1103; G458; M668; M2160; M2161; N388; R436; S904; T910; Z133 abbondare A41; A42; P1432; P584; R629; R630 abborracciare S968 abbottarsi R533 abbracciare A44; A45; A550; B19; B543; E33; P1782; T1022 abbracciarsi M771; P2130; P2365 abbreviare D585 abbuscare R139 Abelardo A46 Abele C118 abete A47; C2212; C2498; P1811; S678 abilita` A48 abisso A49; A50 abitare C568; C930; C953; F16; F659; G849; I522; M742; M1408; O309; O378; O489; R113; T755 abito A51; A60-63; D275; G435; M605; M1210; N451; P1497; Q142; R511; R982; V536; V639; V1009 abituare Q62 abituarsi C433; C1652; F553; M344; S145 abitudine A64-77; T797; V265 ablativo A46 aborrire N119 abruzzese A78 Abruzzo A78 abusare A79
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
abuso A80; A81; L339; L353; U286 acca P2439 accadere A82; A85; B674; G609; G610; I10; S1399 accantonato C938 accapigliarsi M733; M908; S1356 accarezzare A86; A1364; B543; F848; V781 accasare F875 accasarsi C2053 accattare A87; C1303; F1088; G1090; M1597; M1678; P2558; R365; S1930; T894 accecare C2740; F1236; F1581; G858; I499; M962.; P2904; U140 accendere C338-340; C344; C693; C2325; F373; F656; F761; F784; F1677; F1678; F1679; I386; L111; L953; L954; L1002; L1008; P337; S304; S656; S1408 accennare A706; S449 accento A88 accetta A89; A90; A416; C1718 accettare A91-93; M1296; B438; D114; D116; E248; P1637 acchiappare C53; F1692; G71; G654; I140; L501; L522; L956; P1266; P1444; R614; S1433; V998; Z19 acciaio A1120; E114; F609 accidente A94; A1191 accidenti C1471; F964; L1103; M2100 accidia A95; A96 acciuga F155; F1640 acclamare L40 accoccare B22; R566; U177 accommiatarsi R511 accomodamento S1022 accomodare A97; B548; C1762; C1983; D1233; L1066; M2037; N316; O288; O628; S133 accomodarsi A99; D304; P1050; P2696; S1946; T384; V71 accompagnare C688; C1562; C2631; F413; F1338; I450; M246; S1593 accompagnarsi M1887; P2402 acconciare I315; S92 acconcio L802 acconsentire T15; T16 accontentare C2141; C2142; R1139 accontentarsi B951; L117; L807; L808; L1128; M2066; O322; P2373; P2657; T959 accoppiarsi P1357
pag 1793 - 04/07/2007
INDICE ANALITICO
.
accorciare B865; C542; C1392; C1892; C1893; C1895; D584; F376; G1350; I71; P2435; S1985; V983 accorciarsi A312; C1064; G577; M836; V1044 accordare D647 accordatura V285 accordo A1272; A1705; P436; P1252; P1822; P2849; S1021 accorgersi A1376; B850; C1353; C2638; F1174; G309; G1196; S1901; V1206 accortezza R453 accorto C2321; E175; I265; M1406; P2249; P2250 accostare O33; S1721 accostarsi C1290; O638; R445 accrescere A1057; B293; S406; V114 accusa S769 accusare A100; D460; F414; R371; S774 accusarsi S772 accusativo A46 acerbo A101-103; F160; F1504; F1521; F1522; M1071; P41; P270; S1657; U315; V1273 aceto A104-123; B788; C1313; C1713; D679; E95; F1259; I313-319; L690; L691; M1459; M2118; M2119; M2120; M2168; N467; O206; O208; P1879; T888; U315 Achille A124; A125 acqua A126-205; A222; A244; A269; A270; A329; A348; A349; A359-362; A364; A450; A598; A849; A880; A911; A917; A941; A1031; A1073; A1074; A1088; A1097; A1156; A1163; A1180; A1200; A1202; A1231; A1261; A1273; A1548; A1597; A1598; A1617; B145; B423; B456; B462; B608; B701; B814; B827; B901; B903; B904; C32; C198; C199; C297; C318; C379; C764; C767; C967; C980; C1118; C1158; C1330; C1378; C1427; C1479; C1565; C1570; C1572; C1745; C1756; C2106; D14; D155; D316; D332-334; D487; D876; D893; D917; F363; F398; F573; F575; F736; F1010; F1012; F1041; F1048; F1102; F1282; F1320; F1350; F1441; F1442; F1487; F1574; F1615; F1654; F1683; F1723; G61; G114; G115; G243; G276; G314; G321; G326; G367; G449; G573; G657; G666; G799; G873; G1015; G1037-1039; G1131; G1189; G1235; I387; I423; L60; L75; L85; L138; L142; L193; L319; L600; L731; L732; L754; L903; L1023; L1034; L1037; M8; M16; M29; M30; M35; M146; M170; M171; M178; M258; M282; M392; M445; M677; M679; M688; M703; M704; M725; M787; M820; M1185; M1193; M1291; M1509; M1833; M1856; M1865; M1882; M1890; M1940; M1993; M2106; M2131; M2157; M2166; M2167; M2208; M2209; M2232; M2245; N152; N170; N171; N257; N281; N411; N442; N452; N533; N587; N588; N591; N625; N628; N633; O151; O307; O597; O599; O713; P85; P171; P266; P291; P379; P572; P819; P1076; P1261; P1379; P1414; P1415; P1444; P1690; P1892; P2029; P2076; P2081; P2082;
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1730 P2104; P2111; P2131; P2273; P2331; P2423; P2574; Q74; Q153; R187; R188; R192; R196; R537; R637; R643; R646; R821; R830; R914; R975; R1053; R1054; S221; S223; S224; S294; S728; S963; S1039; S1185; S1193; S1197; S1198; S1445; S1446; S1447; S1448; S1449; S1450; S1501; S1535; S1536; S1537; S1564; S1787; S1788; S1909; S2146; S2178; S2219; T92; T268; T299; T501; T510; T605; T762; T887; T907; T1044; T1045; T1085; T1091; T1101; U55; U242; V42; V295; V405; V412414; V417; V419; V421; V688; V793; V794; V835-839; V841; V876-879; V881; V883; V886; V887; Z17; Z24; Z57; Z131; Z148; Z151 acqua santa N578; P574; P964 acquaio C946; D15; F478; R400 Acquapendente (localita`) G696 acquarello P586 acquatico M1869 acquato A206 acquerello C1713 acquietare D329; V444 acquistare A207-213; A1301; C35; E183; F140; F141; G694; G874; M756; M1612; N473; N612; O209; O339; P842; P1762; P1831; P2010; P2549; R375; R414; R443; R763; S189; S407; V559; V991 acquisto A214-219; B420; B421; P1386; R442; R694; R759; R761; R762 aculeo A1046 acuto M2150; R1130-1131 adagio A220-223; A227; A1080; A1102; E133; F105; F1413; G406; G1208; L208; M129; S494; T171; V151 Adamo A228-239; I530; M967; M1182; S796 adattarsi A1394; B156; M1212; P117 adatto C961 Adda P1956; P1957 addestrare F167 addio A240; A241; G316; I115; P898; S1492; S1493; V248; V1037 addirsi F941 addobbare A1433; D806 addolcire R327 addormentare L872; S232 addormentarsi A242; C846; F1436; N221; Q154 addossare R984 addurre T448 adescare C539; M773; V575 adirarsi A243; A245; A246; A247; A248; C2050; I505; T215; V554; V816 adocchiare A1176 adoperare C2040; G767; M901 adoprare A1277; B276; C163; C1338; C1983; C2395; D1031; G759; M1732; P1924; P2881; S412 adorare D68; I455; S1568
pag 1794 - 04/07/2007
1731 adoratore S1567 adornare C1135 adornarsi D1081 adorno R69; S2026 adulare A249; D943 adulatore A250; A251; A744; G943 adulazione S1322 adunare C2712 afa N635; T440; T449 affaccendato D914 affacciarsi B36; C457; C1683; D805; F639; M51; P357; T963; V1030 affamare C1953 affamato A991; A1461; C397; C398; C406; C407; C450; C1647; D577; F162; F187; F188; G940; G1029; I313; M2149; P326; S441; S827; S1741; S2088; S2089; T211; V377; V796 affannarsi D224; P1987; V1195 affanno A252; A956; C1518; D84; G607; M550; M1945; P618; P1547; R851 affare A253-260; C1942; D147; D307; D1206; F699; F1701; L427; M1042; O652; P563; P706; P1398; P2689; R127; T214 affaticare S989 affaticarsi D512; E160; M2092; V782 affermare A1441; G1079; M76; N210 afferrare O280; S1400 affetto L575-577; M1912 affezionarsi C474 affidare U49 affidarsi S1686; S2141 affilato P1124; R1117 affinarsi A652; G1187; O504; P716 affittare A261; A262; F1007; S1654 affitto A263; A264; A968; Z123 affliggere O71; O72 afflitto A969; D564; D1125; M1988; N47; O317; O318 afflizione V38 affogare A132; A265-270; A895; A1647; B475; B478; B556; B691; B693; B701; C410; F825; L131; M593; M1832; M1833; M2157; M2167; N589; N590; P1415; P1858; R242; T140; V1067; Z106 affondare B987; C1791; D1207; N140; N141; N142; N154; P271; P1432; T915 affortunato N105 affratellarsi S1000 affrettarsi F1102; F1403; G713; V821 affrontare G848 affumicare V1298 Africa A271; A274 Agata (santa) A276; A277; C596; L919 agghiacciare D322 aggiungere A294; E1; F363; L608; N526; R22; T283
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
INDICE ANALITICO
aggiustare A278; A280; M2107; U222 aggiustarsi A931; B567; D274; P852; S1616; S1617 aggravare P962 agguagliare A845 aghetto A324; M1756 agio F103; F1420; S842; V41; V456 agire F1303; L744 agliaio A281 agliato A282 aglio A283-298; C651; C1627; C1630; D888; G648; M1999; O204; R36; U109; V584; V585; V586 agnello A300-314; B225; C2293; D417; D423; G77; L1097; L1114; L1123; L1125; L1170; M895; M896; M1992; P1025; S614; S1789; U239; V1287 Agnese (santa) A315-317; G1197 ago A318-328; A758; A1008; C2549; C2676; F78; F888; L47; L222; N446; S1266; S1901; S2055; T728; V1184 agonia D791; D795 agostano G54 Agostino A329-333; P648; P649; R194; V916 agostino (agg.) G53 agosto A335-365; A861; B197; C160; F234; G367; G404; G405; G407; G408; G799; G800; L423; L978; L979; M2131; N418; O215; O712; P2274; Q19; R213; R1093; S1211; T757; T809; V608; V751; V752; V934 agrestaio G404 agrestino L978 agresto A366; L466; V320; V1274 agricoltore A367; A368; L550 Agrigento G695 aguzzare B620; I248; C1805; F608; L1116; M2183; N184 aguzzo N638; P218; P220 ahi A369; A370; M1053; P1869 -ai M1388 aia A371; F1606; G1040; M1188; P2168; R63; R314; R1101; S923 aiutare A372-395; A643; A722; A1511; A1535; A1537; A1538; A1539; D312; D313; D412; D993; F49; F826; F1210; F1225; F1226; G704; L616; P308; P2339; P2396; P2510; S122; S266; S267; S275; S293; S864; S906; S1986; S2190; S2221; T61; V1124; Z65 aiutino S276 aiuto A386; A393-398; B617; C90; C1861; C2069; D495; D570; P445; P453; S269; S493; S1242; V819 ala A399-403; A786; B413; C643; C644; C646; C1532; C2405; F82; F349; F350; F1106; F1107; F1108; F1477; G119; M211; M305; M1244; M1427; N597; P785; P786; P876; P1361;
pag 1795 - 04/07/2007
INDICE ANALITICO
.
P2078; P2156; R232; R421; R422; R914; S593; T90; T586; V1203; V1204; V1205; V1206; V1266; V1267 alba F716; G581; G1008; L1026; M1016; O15; S1475; V431 albergo A404-408; F1169; L1018; R113 albero A89; A90; A409-439; B754; C1512; C1586; D363; D426; D451; D806; F1505; F1508; F1518; F1519; F1559; F1560; G478; G490; I82; I451; M986; M1173; M1183; N280; O275; O276; P1259; P1381; P1581; P1582; P1587; P2098; Q93; R74; R698; S217; S653; S757; S1283; T861; V210; V731; V1001; V1198 albicocca P2887; P2888 alchimista A440-443; M1108 alcione A444 alea D3 Alemagna D774; F1308 alemanno I265; I529 Alessandria A445 alibi C1798 alido M858 alla carlona V10 allacciare O601 allargare A400; E44; G1322; R327; S422 allargarsi C2367; C2368; P1553 allattare A446; A447; C116; I457; P2140 allegare A297; A450; C2512; F1503; P41; P42 alleggerire G1226; P2239 alleggeririsi A1098; A1101; A1102 allegrezza L409; T994 allegria A451-462; B897; C2256; D126; F960; F1604; F1665; F1668; L456; M412; M413; M451; M453; M947; M1111; N539; O669; Q140; U307; V894 allegro A463-468; B540; C541; C1899; C1907; F640; G426; P1820; P2179; S2202; V921 alleluia A469; A470; F913 allentare P1538; P2031-2033 all’erta D611 allettare F1061; L592 allevare C589; C2234; F812; F813; F816; F848; G294; L937; P1840; R68; S1093; U49; U269; V180; V1158 alleviare C521 allietare V892-893 allignare I461 allisciare A1468 allocco A471-473; A1445; N1; N505; R778 allodola A311; A475; A477; A479; A484 allogare F825 alloggiare C1967; O671; P2696; S1720; T121 alloggio B812; F551 allontanare A47; D1133 allontanarsi M1898; V292 alloro A487; C964; F645; P2039; S2122
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1732 allumare C343 alluminato C73; P319 allungare A1550; B297; B865; B928; B1000; C558; C1312; L961; L963; M996; M1330; M1331; M1675; M2051; N527; P704; P783; P2435; R96; R775; S287; S766; S1423; T279; T917; V1045 allungarsi C2368; G577; G578; G1350; L364; L964; T551; T748 almanacco A488-490 aloe` A491 Alpi C606; D793; G868 alpino C2662 altare A492-502; A510; C1456; C2596; C2497; F555; G210; G1335; I126; P2651; R909; R930; S283; S479; S1120; T225 alterezza P1642 altezza A503; A504; T752; T893; U4; U52 Altissimo A505 alto A403; A506-513; A1116; B491; C77; C80; C558; D409; D1062; F19; F41; F1575; G1112; L244; M48; N318; O171; O490; O654; P631; P634; P638; P680; R38; S107; S109; S113; S515; S821; S846; S1538; S1895; S2039; S2264; T548; T750; T751; T753; T795; U95; U159: V1207; Z166 alzare A293; C173; C491; C230; C2604; M72; M2190; P1689; P1690; P1842; P2233; T92; T671; U279; V781 alzarsi A311; A519-528; A1056; A1412; B1063; C20; C1256; C2142; D916; F138; F1081; F1634; F1701; G102; G128; G452; G455; G950; G1008; I391; L580; L584; L585; L1039; M807; M1420; P2075; P2327; P2724; P2725; Q16; S256; S848; S1181; S1182; S2293; S2294; T72; V1036 amante A529-540; A583; A584; C57; C1305; D1134; F526; G807; M19; N499; P1752; P2694; S790; S791; T935; V378 amare A46; A541-576; A583; A584; A643; A778; A1610; A1658; B208; B317; B505; B959; C461; C894; C1015; C1889; C2433; D13; D227; D398; D413; D414; D463; D464; D761; D849; D1026; D1057; F383; F1109; F1211; F1348; F1523; G840; G1088; G1191; I285; I306; I353; L845; L947; M464; N232; P434; P600; P1318; P1336; P1337; P2060; P2206; P2812; P2813; P2927; R423; R607; R1101-1103; S2; S384; S465; S607; S1313; S1354; S2145; T178; T240; U48; V377; V707; V708; V740; V1288; Z2 amarena A577 amarezza P301; R392 amaritudine A582 amaro A328; A578-581; A851-853; A1033; B694; C105; C107; C133; C1370; C1371; C1767; C1768; D481; D674; D679; D680; D682-685; D688-691; D693; F473; F484; F776; F778; F908; M56; M623; M686; M758; M935; M936;
pag 1796 - 04/07/2007
1733 M1461; M1463; N195; N442; P948; P949; P2100; R37; S637; S1448; S1875; S2236; T377; V552; V872; V973; V1147; Z154 amarsi F1347; S1356 amatore A583; A584 ambasciata A585 ambasciatore A586-588 ambizione A589-592; I126 Ambrogio (santo) D323; S973 Amelia (localita`) P1378 Amen A593; A595; A596; P1630; P2482; P2511 America A597; A598 ametista A599-601 amica F681; V1260 amicizia A207; A256; A602-629; B798; C1876; C2306; G806; G858; G1264; I379; M271; M1556; O296; P21; P682; P766; P769; Q102; Q103; R515; S893; S1026; S1150; S1705; S2282; T890; T913; U218; U219; V685 amico A85; A255; A605; A630-722; A752; A1146; A1488; A1510; B210; B433; B555; B737; B750; B928; C71; C496; C811; C932; C933; C948; C1121; C1521; C1875; C1919; C1920; C1924; C1961; C2004; C2165; C2436; C2437; C2443; C2540; D48; D472; D1010; D1011; E167; F70; F524; F548; F644; F665; F719; F732; F733; F1036; F1250; F1299; F1307; F1374; F1703; G37; G193; I40; I188; I458; I459; L107; L638642; L665; L871; M1196; M1197; M1404; M1496; M2140; N91; N216; N220; N224; N225; N226; N620; O504; O571; P316; P449; P450; P451; P452; P455; P767; P768; P773; P1295; P1341; P1714; P1884; P1952; P1953; P2387; P2546; P2547; P2548; P2551; P2562; P2803; Q117; R60; R168; R408; R473; R571; S890; S1163; S1603; S1773; S1774; S1775; S1981; S2040; S2132; S2296; S2297; T198; T199; T764; T934; U226; V221; V246; V520; V558; V559; V764; V772; V833; V862; V1171; Z27; Z28 amista` A611 ammaccare P547; R72 ammaestrare I347; I373 ammalarsi A158; A727; A1552; D1014; E107; M598; M1676; R95; S245; S1287; S2200; Z92 ammalato A723-732; B189; C161; C628; D943; G1285; I386; M229; M251; M633; M1108; N499; S244; T911; T988; V1294 ammalizzito V1254 ammannato A733 ammannire A1096 ammassare D221; F1104; F786; G929; P1368; R387; R441 ammattire G1377; M1059 ammattonare C1429 ammazzare A125; A734-736; A1703; B353; B401; B402; C409; C412; C1633; C1799; C2452; C2473; D336; D709; F374; F496; F497; F628;
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
INDICE ANALITICO
F787; F1122; G65; G88; G933; G935; G1128; I268; I271; L181; L269; L288; M186; M191; M900; M1124; M2224; N334; N466; O265; O561; O562; O565; O587; O599; P1132; P1187; P1728; P1799; P2166; P2649; P2916; Q107; R14; R138; R258; R846; R847; R1001; R1096; S629; S1551; S1615; S1813; S1888; S2182; T175; T631; T689; T749; U80; U115; V187; V586; V611; V612; V729; V914; V1022; V1072; V1296; Z55 ammazzarsi M771; P2130; P2365 ammiccare V270 amminestrare A737 amministrare A737 ammirare A1422; I357; M1342; S2083 ammirazione D973 ammogliare O29 ammogliarsi A739; M756 ammogliato A738; M412; S248 ammollarsi F1467; P1397 ammonire P960; P2965 ammorbare P1011 ammorbidire R219 ammucchiare R252 ammuffire F589 amo A740-745; A910; A1171; B270; E158-160; P1392 amore A567; A568; A657; A746-859; A1401; A1402; A1437; B25; B46; B481; B572; C47; C58; C108; C111; C480; C648; C721; C809; C810; C924; C1370; C1371; C1878; C2289; D32; D41; D119; D785; D909; D975; D976; D1045; D1049; D1240; E31-32; E242; F193196; F467; F513; F668; F761; F853; F859; F951; F953; F955; F958; F1178; F1241-1243; F1517; F1650; F1682; G163; G286; G327-331; G33-335; G338; G354; G355; G482; G483; G1264; G1333-1335; I228; I501; L124; L684; L883; L899; L985; M69; M75; M144; M467; M468; M630; M632; M731-734; M928; M948949; M962; M970; M973; M984; M1511; M1535; M1570; O51; O91; O117; O119; O120; O128; O129; O541; O638; P6; P443; P1116; P1508; P1805; P1847; P1848; P1947; P1951; P1999; P2958; P3016; Q149; R47; R65; R67; R140; R924; R1066; R1089; S3; S4; S523; S592; S792; S905; S1303; S1417; S1452; S1456; S1469; S1487-1489; S1491; S1493; S1542; S1576; S1636; S1770; S1948; S1984; S2146; T474; T475; T890; T891; T896; T921; U34; U107; U231; V184; V185; V187, V188; V372; V375; V378; V707; V804; V823; V992 amorosa A1438; B571 ; G580; S1490 amoroso C380; G421; P1102; Q154; S1906; T937; U152; U154 anatra A860; A861; C746; S1751 anca D1021; D1046; Q21; Q22 Ancona A862; P365
pag 1797 - 04/07/2007
INDICE ANALITICO
.
ancora B1077; C2317; L480; M1823; M1981; P1952; R891; S809; S816 ancora (di nave) A863-866 andare A867-888; passim andarsene A837; B240; F1034; F1423; N82; P860; P2385; P2810; Q126; R779; S1475; V282; V1124 andatura C1018; D1046 Andrea A889-898; P2190; V1200 anello A899; A900; B237; B641; C1095; L1024; O372; S1966 angelo A593; A901-904; C15; C108; D821; D886; F1354; G677; G678; I530; M953; M1128; N394; O485-487; P108; P2581; R967; S746; S1578; S1703; S2272; T1081 angioletto G1270; M1452; P562 angiolo M1427 angolo S1305 anguilla A905-919; C642; E228; F64; G246; L770; M945; M1664; P1401; S486 anguria A920 angusto A1523 anima A921-935; A1714; B240; B389; B656; C297; C998; C2252-2254; C2258; C2264; D274; D308; D316; D1076; F33; F341; F1688; G825; G1165; I201; I286; I415; I516; L545; M1263; M1730; M1938; M2074; O98; O99; O694; P2666; P2894; R848; R854; S191; S219; S1079; T181; V211; V719 animale A300; A936-939; C169; C494; C1747; I271; M562; N114; P188; P2156; U46; V1279 animo O69; V985; V1088 Anna A940-942; C998; P2708 annacquare Q145; T571; V882 annaffiare A606; A759; A1460; P920 annaffiatura O574; Z94 annata A368; A943-948; A990; B603; C1835; F437; F438; F489; F492; F792; G498; G834; G1027; I396; N104; N106; N386; N387; N531; P1269; R763; S827; T172; V607 annegare A949-951; C2373; I80; N208; R1124 annegarsi B700 anno A44; A96; A143; A68; A82; A83; A286; A292; A305; A491; A625; A664; A952-1006; A1089; A1093; A1133; A1160; A1242; A1300; A1392; A1529; A1547; B180; B356; B365; B366; B380; B401; B576; B593-602; B604; B713; B715-717; C303; C438; C501; C577; C590; C613-615; C617; C812; C948; C965; C1114; C1168; C1208; C1275; C1353; C1745; C1758; C1838; C2042; C2104; C2105; C2213; C2659; D85; D260; D262; D326; D327; D643; D765; D857; D920; D925; E182; F44; F342; F392; F429; F431; F500; F528; F627; F638; F1103; F1176; F1386; G87; G149; G313; G370; G376; G386; G609; G612; G635; G650; G654; G692; G753; G857; G914; G917; G1378; I235; I301; I332; I354; I355; L185; L457; L496; L653; L654; M18; M31; M114; M118; M215; M220;
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1734 M301; M418; M420; M947; M958; M973; M977; M1318; M1321; M1432; M1519; M1669; M1676; M2047; M2093; M2160; M2161; N94; N100; N473; O214; O245; O340; O587; P276; P278; P314-316; P664; P933; P934; P1227; P1239; P1461; P1862; P2069; P2157; P2162; P2166; P2167; P2178-2180; P2794; P2821; P2839; P2840; P2877; Q42; Q50; R21; R153; R502; R831; R859; R898; R1044; R1082; S227; S504; S808; S832; S834; S924; S928; S973; S1005; S1006; S1353; S1443; S1768; S1769; S1907; S1920; S1931; T156; T299; T308; T482; T533; T759; T925; T1017; U145147; U221; U226; U308; V121; V132; V136; V139; V192; V212; V218; V280; V397; V666; V801; V822; V869; V1303; V1304; Z168 annodare T995 annoiare G548; G550; R625; S606; V700 annoiarsi S466 annottare G597; R813 annunciare M2138 Annunciazione M719 Annunziata A1007-1012; P1832; V282 Annunziatella A1010 annunzio M196 annusare C495; P2777; P3022; S1694 annusarsi B586 Ansano (santo) A1013; D323 Anselmo P666 -anta Q36; Q37 antenato M1300; M2225; S241 anticamera F1156; Q133 anticipare L984; P2714 anticipo C1600 antico A1014-1016; A1424; G829; G999; L546; M1502; M1742; O571; P2830; P2831; P2833; P2994; R837; S1016; U253; V929 antidoto V299 antifona A1017; A1018 antipapa S425 antiveduta P1540 Antonio A1019-1030; A1366; F1688; G475; G1376; G1377; L964; N112; P1966; S285 anulare U107 ape A1032-1050; D819; F945; G969; M1453; P1033; P1728; R230; R231; R331; R927; S611; V68 aperto A1140; A1674; B661; C991; C992; C1116; D781; F694; G943; I203; L478; L784; M40; M1215; O31; P491; P626; P1495; P2199; P2201; P2208; P2229; P2871; R134; R593; S1439; V179 Apollonia (santa) A1051 apostolo C2144; G1145; G705; G706; T1043 appaiare D455; M1886 appannare G879; O344; R376
pag 1798 - 04/07/2007
1735 apparecchiare C2467; D610; P2325; R369; S1213; T226 apparecchiarsi S1415; S2210 apparente C2599 apparenza A1052; G715; M1779; N451 apparire A841; B313; D182; M17; N249; R662; T74; U44 appartenere D548 appassire A934; A1545; O575 appellare S1024 appena C1134; N20; U125; U208 appendere C123; L43; L49; L602; P2528; S141; S142 appesantire A1611; S30 appeso C651; D1066; M184; P2630; R368; S113; T485 appestare O134; V951 appetire A1065; C1997; N623; P2763 appetito A1055-1066; C1280; D1017; D466; F155; F157; F967; L68; L282; L965; M1414; N95; O556; P1255; P1359; P2349; P2768; R299; R644; R1055; S131; S132; S1583; V114 appiccare F3; P169; S144 appiccarsi Z109 appigliarsi B367 applauso P2932 apporre P2134 apportare N598; S1643 apprendere R523 apprendista M104 apprestare A1084 apprezzare A1287; D494; D617; D640; L281; O312; R731; S383 approfittare B1071; O41; Q145 appuntamento D273 Appuntino (nome) A1067 aprilante A1068 aprile A1070-1111; B197; B905-907; C700; C1208; C1690; C2560; C2562; F479; F480; F883; F1068; G353; G316; G365; G366; G367; G375; G404-408; G470; L999; M155; M857; M858; M864; M865; M871-873; M885-888; M890; N173; N174; N298; P632; P1033; P1357; P2273; P2280; R1092; S837; T837; T838; T953; V1048; V1058; V1059; Z14; Z141 apriletto A1077 aprilone A1100 aprire A245; A589; A1311; A1399; A1488; A1601; B657; B692; B742; B1101; B1102; C1408; C2037; D422; D444; D1196; F610; F1360; G43; G336; I258; L987; M1345; N421; O520; O521; O527; P2221; P2225-2227; P2232; P2233; P2512; P2931; Q7; S1109; S1110; S1719 aprirsi S1173 aquila A1112-1119; C2332; M2143; P876; R421 Aquila A1120 aquilino N76
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
INDICE ANALITICO
Araba Fenice F526; F579 arabo I530; S1106 arancia A1121-1125; C1007 arancio G82 arare A1126-1136; B839; C953; C1189; F568; G170; M1474; M2153; M2154; O246; S1481; T533; V6; V8-10; Z35-37 aratro A1137; A1138; C1128; E125; O185; S1039; S480; S481; V74; Z16 aratura A1139 arca A632; A1140; A1141; B138; C850; M1780; N453-455 archivio C1601 arcivescovo B888 arco A1142-1146; A1158; C2200; M676; P1538 arcobaleno A1147-1160; B277; G807 ardente C1265; C2661; F1600; L901; L1165; O95; P627 ardere A820; A1161-A1163; C1285; F1676; F1723; L424; L979; L1049; O253; O261; V689 ardimento D194 ardire B227; S780 ardito B720; C2620; D1241; G133; G1263; N598 arduo C1853 arena (sabbia) F568; G559 aretino A1165 Aretino F91 Arezzo A1164 argento A48; A1123; A1166-1175; C56; C68; C1691; F1079; F1567; I122; L586; M808; N233; O239; O240; O508; O515; O530-532; R127; S633; S1337; V74 argilla S1573 Argo A1176; A1177; O373; O374 argomentare C593; F1578 aria A1178-1203; C254; C494; C530; C1014; C1137; C1262; C1347; C1573; F417; F655; F915; F1459; F1574; G410; M397; M2106; M2126; O492; P103; P3005; R132; R247; S904; S1558; U31; V415 arietta A1195 aringa A1204-1218; B917; G614; P1358 Arlecchino A1219; A1220 Arlotto (nome) A1221; A1222 arma A1223-1225; F40; F764; F1532; G805; L10; L342; M1521; P2086; P2088; S1039 armare P2088; U144 armarsi A1226; C687 armata C1354; F1294 armato A810; M800; P846; T903 arnese A527; N624; S1363 arnia A1050; M752 Arno A1227-1232; D230; G992; V388 arpa A1271; C2245 arpia U106 Arpino (localita`) A1120
pag 1799 - 04/07/2007
INDICE ANALITICO
.
arrabbiato F574 arrampicarsi T190 arrangiarsi A1234-1238; C1042; M524; S447; S951 arrendersi B631; C1013; D934 arrestare B579; T303 arretrare P202 arri F1491 arricchire A876; A1240-1246; A1306; B420; C857; D232; F108; L897; L898; P1761; P2318; P2351; R3; R470; R493; R497; R762; R1058; T894 arricchirsi A1239; A1245; A1279; C2085; D228; E49; G1286; L270; R459; R494; R495 arrischiare R621 Arrivabene (nome) B637 arrivare A406; A515; A526; A676; A1007; A1050; A1247-1253; A1271; A1413; B231; B243; B387; B414; B430; B504; B511; B608; B632; C128; C159; C237; C408; C635; C688; C1187; C1396; C1440; C1591; C2276; C2283; C2417; C2540; D53; D62; D85; D188; D605; D609; D615; D643; D986; D1166; D1197; E68; E112; E251; F77; F192; F269; F356; F442; F1002; F1005; F1085; F1155; F1266; F1403; F1686; G282; G536; G880; I45; I407; L549; L611; L721; L903; L991; L993; L998; M256; M405; M647; M652; M896; M931; M1194; M1326; M1344; M1601; M2105; M2133; N51; N268; N292; N553; N593; N594; N596; N604; O471; O631; P171; P399; P409; P643; P1048; P1622; P1624; P1721; P1818; P1825; P1941; P2076; P2207; P2248; P2580; P2696; P2698; P2699; P2721; P2885; P2999; Q65; R660; R867; R918; S97; S510; S598; S879; S1037; S1049; S1471; S1811; S1823; S2187; S2248; S2282; T121; T122; T125; T131; T158; T328; T331; T371; T614; T770; T1049; U222; U237; V569; V570; V923; V938; V1205; V1273; V1275; Z8; Z118 arrivederci V244; V1260 arrivo A328; B455; C177; V436 arroganza A39; I25; I26; R436; S2275 arrossire A1254-1258; B714; L561; L644; S1549; S2192; Z164 arrostire L974 arrosto A337; A343; A677; A861; A1210; A12591272; C288; C289; C745; C746; C1210; C1244; C1364; C1590; C2687; F68; F591; F1085; F1583; F1591; I327; M154; M2170; P252; P745; P1618; P2066; Q140; S1736; T9; U168; U278 arrotino A1273; A1274; S1451 arrubinare G408 arruffare F1440 ars (lat.) A1281 arsenale V386 arso L454 arte A213; A1234; A1275-1313; B804; C562; C1032; C1393; C1508; C2483; C2485; C2487;
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1736 C2492; C2703; C2704; E179; F304; G508; G723; I47; I240; L531; L1045; L1046; M107; M478; M1125; M1208; M1354; M1368; M1579; N135; N182; N183; O185; O381; O481; P465; P478; P505; P508; P625; P1405; P1608; P1760; P2395; P2396; P2480; P2498; P2692; S338; S2266; T718; V362; V508; V767; V1116 artefice F1227; O648 artemisia A1314 articolo S661 artigiano P187 artiglio B217; F84 artista A1315-1317; M93; P1474; P2018 Ascensa A1324; A1325; A1329 Ascensione A1318-1330; C128 ascia A1332; S2111 asciugamano C115 asciugare B775; C233; F471; L604; P1801-1803; P1876; S1566 asciugarsi F1049; F1052; L16; P1591; P1853; P2424; V258 asciutto A878; A879; A1004; A1334; A1335; B460; C530; C980; C2554; G795; L923; L924; L1034; M117; M638; M878; N89; P293; P446; P1396; P1398; P1656-1659; P2806; R821; S1202; S1250; S1308 ascolano A1336 ascoltare A1337-1354; C268; C270; C2033; D376; G736; G1174; M263; M930; M1331; O461; P10; P490; P503; P606; P2749; P2957; R171; S48;S284; T26; T60; V451; V947 ascolto S1032 asello P2976 asfodelo A1356 asina A1439; R115 asinaio A1397; A1473 asinello M1726 asino C1171 asino A338; A378; A459; A749; A766; A839; A875; A1061; A1246; A1340; A1357-1476; A1617; A1636; B157-159; B161; B165-167; B170; B238; B828; B832; B900; C141; C143; C175; C600; C702-704; C957; C1106; C1109; C1147; C1153; C1167; C1168; C1306; C1351; C1401; C1654; C1706; C1713; C2259; C2371; C2581; D649; D833; D837; D838; D843; D1111; D1190; E97; E150; F61; F161; F245; F307; F389; F420; F527; F576; F786; F801; F1261; F1329; F1330; F1422; F1490; F1525; G223; G691-693; G862; G982; G990; G991; G1057; G1337; G1370; I77; I387; I472; L95; L145; L451; L569; M100; M148; M486; M519; M579; M675; M1164; M1767; M1784; M2219; M2223; M2231; N188; N334; N436; O473; O533; O696; P33; P188; P372; P473; P497; P551; P827; P988; P1238; P1239; P1249; P1355; P2131; P2162; P2211; P2243; P2264; P2331; P2449; P2713; P2777; Q6; Q141; Q148; R115-125; R303; R471; R882; S22; S70; S123; S536; S722; S752;
pag 1800 - 04/07/2007
1737 S910; S1074; S1234; S1283; S1484; S1518; S1615; S1815; S2124; S2152; S2165; S2277; T453; T665; V67; V98-100; V274; V534; V612; V672; V1096; Z37 asola B822 asparagi A1477; A1478 aspettare A389; A892; A893; A1252; A14791492; A1668; B136; B343; B344; B386; B903; B913; C394; C399; C730; C910; C1277; C1424; C1707; C1806; C2012; C2213; C2308; C2426; C2515; D102; D103; D1106; D1136; D1185; E109; E234; F111; F241; F243; F379; F1102; F1157; F1339; F1599; F1721; G114; G617; G1243; L258; L314; L567; L665; L723; M617; M1043; M1147; M1396; M2016; M2034; M2048; M2049; N275; N277; N295; O396; O710; P1055; P1832; P2188; P2537; P2585; P2699; R324; R326; R58; R503; R773; R774; S286; S691;S1145; S1240; S1286; S1411; S1858; S2186; T114; T328; T330; T364; T368; V356; V398; V442; V1017; V1020; V1073 aspettarsi A1411; D388; G461; S1650 aspro A1106 assaggiare A1096; C2698; D622; F23; G223 assaggio F1613; M134; M143 assai A1494-1501; C2134; C2160; D223; D737; F401; F427; G506; G1254; M1821; L157; P2003; M110; M137; M857; M1157; M1395; M1488; P490; P1059; P1299; P1976-1978; P2004; P2579; R1028; R1067; S31; S337; S338; T48; T49; T629; T826; T968; T1035; U263 assalire C1759; V376 assalto A1502-1504; F1301; S1739 assaporare M562 assassino C2017; C2018; I412; M1657; O641; P32; P417; P2781; S1175; T990 assediare F1143; M990 assennato F1302 assente A1505-1510; O529; T780 assenza A643; A828; L841; L1077; P1753; T270 assenzio A1511; S1350 assetato C406; S1741 assicurato M31; R133 assiderare D222 assile A1073 assiolo C1498 Assisi A1512 asso A1513-1517; M1072 assodare B4 assolto L879 assoluto U5 assoluzione A100; P952; P1219 assolvere A1518; A1519; C1887; L379; R592 assomigliare S726; S744; S1626 assottigliare M1675; N494 Assunta (ricorrenza) O229 astenersi D1186; D1187; V1154
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
INDICE ANALITICO
astinenza A1520; A1521 astio I441 astore S1752 astrologo A1525-1527; P2023 astuto C876; I265 astuzia A1528-1534; D989; M1739; S533; S1013; V1264 Atene S2252 Atri (localita`) A1120 atroce A1374 attaccare B128; B825; C859; D836; D863; E3032; F1197; G267; L116; L462; L688; M394; M760; M790; M1442; N580; P761; P1189; P1368; P2050; R148; R827; R828; S75; S143; S224; S1828; S2227; U298; V36; V76; V211; V1002 attaccarsi A183; A266; C198; C199; C2695; F1600; M319; N209; P809; R242 attacco D339 attempato V478 attendere A1179; A1687; B660; C166; C2309; M1043; M1319; N567; P347; S1207; T894 attendersi G741 attenzione B542 atterrare A89; A90; F1128; G1315 attingere C1368; F1048; P1776; P2425; R1123 attirare O119; O130 attizzare B17; F660; G1285 atto M1027 attraversare F1670; N189; O250; S1087; S1090; V571 attrezzarsi P2258 attutire R1128 audace A1535-1542 a ufo U64; U65; U66 augurare M289; M335; M336; M2047 aumentare A312; C1559; E67; F128; F231; G1340; I72; L886; M1564; P2967; R123; S404; T834 aura R376 auretta C187 autore F422 autunnale F498-499 autunno A1543-1552; D1003; F1023; F1511; G958; I404; L492; P2710; P2711; S1230; T729 avanti A1553-1557; B1002; C59; C691; C2304; F1042; G185; G957; G1279; M2282; P202; P703; P1156-1157; S304 avanzare A21; A733; A1126; A1558-1569; C52; C76; C523; C2399; D377; M863; M2088; P210; P327; P1607; P1938; P1961-1962; R740 avanzo G1214; R741 avarizia A1570-1584; A1604; C734; C879; C880; P2642; R297; R453; R672; V160; V1219 avaro A210; A367; A1585-1627; C1641; C2306; D45; D59; D718; E104; F872; F1074; F1075;
pag 1801 - 04/07/2007
INDICE ANALITICO
.
G945; G946; I7; I99; I313; I316; L1158; P81; P1433; Q140; R496; R677; R679; S1399; S1792; T416; T508; T920 Avemaria A1628-1634; O427; O673 avena A1005; A1407; A1635-1639; C1124; M3233; S973 avere A1640-1694; passim avere (sost.) A1641; A1642; A1644; A1645; A1694; E204; P2358; R688; R689; S333; S334; T85; T1041 Avessi (nome) A1646; A1647 Avrei (nome.) A1647 avvedersi A870; B967; C1351; C1352; G825; M437; P2606; R382; T301; V181 avveduto F1704; I265; M653; P807; P2084; P2398 avvelenare C1744; E85; F1374; M58; M261; R12; S2239 avvenire A82; F322; P1783; P2596; S378 avvenire (sost.) A1695-1700; I175; M1816; P668; P669; P1559; U173; V254 Avvento T320 avventore C2438; P2688 avventurato S2232 avventuroso U150 avversita` D48 avverso A656; C879; S2040 avvertire N400; S870; S1479 avvezzarsi C432 avvezzo C2633; L217; R178; S2047 avviare C1865; T259 avvicinare P705; R327 avvicinarsi C1060; C1289; M2056; M2130; O5; P1458; P2857; R914; R915; R978; T1013; U35 avvisare C709; U143; U144 avviso L86; M242 avvocato A1701-1725; B212; C2007; D53; D310; D973; D1158; D1160; E18; F809; I38; I199; L225; L789-791; L799; M1104; M1136; M294; N481; N482; O542; O640; P609; P1133; P2666; P2667; Q139; Q145; Q156; S1040; S1199; T906; T911; V565; V566 avvoltoio A1726-1729; C1833; N309 azione A1730; A1731; F1229; I375 azzardare C2189 Azzeccagarbugli (nome) I307 azzeccare L1060 azzopparsi S2246 azzuffare P734 azzurro A1732; F661; O91; O548 B C1132 babbione C823; M1269 babbo B1; B2; C1009; F1312; I341; P59 bacare C2514; M664 bacca F60 baccala` B4-8; C750; C790; O696; Q46; S2108 baccello D650; F440; M370
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1738 bacchetta B9 bacchettone B10; B13 bacchiare C2520; O263; O265; S1736 Bacchino B423 Bacco B14-17; C1273; V372; V379; V380; V389; V740 baciapile B10 baciare B18-22; B543; B633-635; C1475; C1765; C2477; F1205; F1688; G1361; L124; L325; M635; M636; P1517; S1121; S1122; S1127; S1159; S1301; T1016; U175 baciarsi S714; S1694 baciasanti B191 bacinella M1727 bacino M977 bacio A782; B23-35; B95; F674; G709; I385; L399; M973; M1496; N80; O120; P1331; P1946; P2890; P2891; S620; S1189 baco B36-40; B598; B600; M665; M1175; M1176; P2101; S676 Bacucco (nome) N399 badare B264; F751; L763; P655; P1983; P2426; S601 badessa M1312 badia C891; D802; M1761 badile Z24 Badile (nome) S1976 baffa V395 baffo B41; B42; F74 Baffone B43 baffuto B44; B45; P1104; Q45; V401 Baganna (nome) A940 bagascia P3005 bagatto B46 bagnare A189; A192; A196; A1261; G903; I123; I124; M1855; N631; P1453; P1828; P1842; P1878; R729; T287 bagnarsi A188; A358; C1118; C2280; D767; F595; F1467; M700; M1427; P1852; P1876; Q13; S1920; S2031; T456; V106 bagnato A1004; A1133; G795; M638; M1169; P1398; P2267; P2268; S1919; S1979; T504; T533; V314; Z160 bagnato (sost.) M2229; P1856 bagno S227; S1229 bagordo S2072 baio C1132; C1133 balbettare V921 balcone G120; N85 baldacchino F783 baldanza A40; D1131 baldo G791; M123 baldracca M2202 balena B48-50; G1010; P2733 baleno V1033 balestra F915
pag 1802 - 04/07/2007
1739 balestrare A706 balia B51-55; C557; I70; R393 balla C337; D629; S869 ballare A5; A666; A468; A1173; A1430; A1448; B56-65; B71; B72; C517; C526; C641; C1743; D375; E41; F167; F254; F1011; F1056; F1151; F1166; F1192-1194; G224; G225; G561; I130; I491; I518; L498; L765; M905; M1237; M1357; M1707-1709; M1902; M2133; M2162; M2278; N91; N186; O728; P89; P330; P406; P1002; P1034; P1735; P1737; P1739; P1835; P2042; P2356; Q23; Q37; Q64; Q70; Q71; S69; S490; S1818; S2246; S2260; T529; T530; U134; V120; V123; V703; V851; V852; V887; Z95; Z112; Z150 ballata F1472; P2041 ballo A755; A783; B63-73; B991; C810; C964; C1443; C2159; F928; G551; G1041; I491; M2230; M2276; M2277; P2619; P2987; P3002; S2257; S2258; S2262; V121; V122; V1082 balordo C1453; R382 balsamo M34; O199; P2002 balzano B74; B75; C1133; S1450 balzare F1195 balzello F984 balzo D9; M891; M893; P196; P197; V394 bambagia D456 bambina T959-960 bambinello G476; P2428; V171 bambino A154; A155; A173; A502; B20; B54; B77-82; C89; C1708; C1922; F61; F1410; G1062; I341; I421; L181; L184; L185; L302; M470; M977; O479; P24; R627; S232; S270; S1437; T12; T31; T901; V170; V203; V538; V539 banca I361; P2886 banchetto F10; F378; F677; V1036 banco F1031; P2135; V21 banda M741 bandiera B83-85; C1547; F1306; I391; P2805; R1012; R1027; R1030 bando B86; B87; L373-377; R292 bara B88; B90; B477; C294; I50; L428; P1550; R608; R609; S1229; T203; T802 baraccone T229 barattare B74; B91; B93; G298; M1871 baratto B75; B94 barattolo B790; M239 barba A55; A1019; A1020; A1029; A1313; B95108; B121; B220; C1778; D1054; D1055; F1340; F895-897; G202; I356; L836; P910; P1703; P1705; R65; R1005; T550; V323 barbabietola P1903 barbagianni N1; N454; N506; U146 Barbara B109-111; D323 barbaro B112-114; P1314; S718; V385 Barbato (nome) B114
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
INDICE ANALITICO
Barberini (nome) B112-113 barbiere A222; B115-121; B703; D904; F1117; F1389; G202; M1119; M1120; P3013; P910 barbo B122-124 barbone T982; T983 barbuto B44; M1718; R992; S167; S168 barca A865; A1031; A1317; B125-138; B374; C1163; C71; D851; M195; M721; M2104; N150; N151; P184; R359; R360; S490; T613; T614; T765; V293; V424 barcaiolo D904; P2781 barchetta P2172 bargello P1304 Bari B139; N313; N314 barile A1071; A1086; A1096; A1395; C1690; G353; G316; G795; M240; M2118; P2280; R659; T837; T838; V823; V1059; Z141 Barnaba` B140-142 barone R1025; R1026; V636; V637 barroccio G632 bartolo Z82 Bartolomeo B143-146; C71; C1712; N520; R913; S973 baruffa A780; A781 barzelletta V996 base R683 basetta B107 bassetta V391 bassino M48 basso A184; A512; A513; C100; C1461; C2664; D1062; F19; G702; G703; L244; M1399; M2166; N167; N628; O70; O171; O490; O654; P221; P222; P631; P634; P635; P638; P680; P1642; P1823; P2231; S42; S109; S1287; S1287; S1292; S1293; S2285; T188; T525; T548; T602; U52; U53; V521; Z32; Z49 bastardo B154; B155; F1213 bastare A685; A950; A1240; A1500; A1514; A1560; B147-153; B364; B500; B986; B1010; C75; C227; C1259; C1938; C1995; D966; D971; F404; F520; F1264; G22; G23; G265; G606; I378; L462; L787; M843; M1062; M1063; M2182; M2167; N70; N225; N226; N517; N549; P327; P593; P707; P2321; P2370; P2716; P2846; Q83; R45; R910; R1046; R1047; R1063; R1125; S359; S445; S1255; S2056; S2058; S2112; T87; T107; T687; T978; T1035; V522; V940 Bastianazzo (nome) C1224 Bastiano (santo) S817-819 bastimento B642; D1207; F687; R785 bastione C1649; U113 basto A1027; A1470; B156-167; B793; C1141; F307; G429; G953; G1370; M579; N41 bastonare A1041; C411; C548; C755; D1003; D1215; F256; I283; M283; M1729; M1731; M2175; N436; O444; P1321-1325; P1970; R488; S1478; V786
pag 1803 - 04/07/2007
INDICE ANALITICO
.
bastonata A1417; C479; C2109; D904; F1519; I352; P549; S1466; S1471; Z106 bastone A766; A1416; B168-178; B837; C11511153; C407; C411; D82; D456; F566; F1032; G223; G429; G1272; L761; L763; L1117; O266; O274; P732; P1036; P1530; P2650; R90; S446; S688; T528; T556; U147; U148; V16; V17; V572; V636; V773; Z111; Z120 bastoni (segno delle carte) B1106 batacchio B119; C282; L351; P2233; P2234; S1039 battaglia B179-182; C169; C1125; C1126; C2121; F663; F1428; P161; P1911; P2587; Q1; S1502; S1505; T820; V30; V1004; V1083 battaglio A293; C281; C285; C286; R36 battello N153; P184 battere A424; A425; B6; B158; B160; B615; B1065; C89; C1631; C2250; C2516; C2520; C2627; C2628; C2635; D661; D1029; F27; F176; F600; F601; F607; G1337; I149; I150; L702; L693; L967; L968; M109; M760; M805; M806; M1700; M1728; M1730; M2013; N400; N598; O73; O274; O696; P350; P2224; P2414; P2818; S775; S852; T176; T585; U322; V656; V772 battersi M1292 battesimo M2004 battezzare B183-188; C750; C817; C2106; I387; O650; V884; V885 battezzarsi D764; P874 Battistoni (nome) C882 battitore C904 battitura S1161 battuta A689; A692 baule A299; R857; V667 bazzicare B189 Bazzino (nome) P1733 be` P1031 beato A946; B193-195; B893; B974; C904; C1431; C1544; C1545; C1742; C2108; C2266; C2267; D265; D605; F207; F1284; G32; F209; F546; M784; M1370; M1658; M1660; M2062; M2063; M2101; N317; P1608; P2134; R808; S1213; S1443; S1587; S2101; U74; V1018; V216 Beato Diotaiuti S288 beccaccia B196-204; F1461; G266; P675; S2044; U212 beccacciaio A1001 beccaccio B199 beccacino B202 beccafico A337; B205-207; G829 beccaio B208-210; F235; G151; G152; M2194; M2198; P1030; S1040 beccare B234; C330; C1580; F1506; L316; M511; N267; O16; P672; P1625; P2064; S975; V1080 beccarsi C1469 beccata B731
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1740 beccheria C684; C771; M1275; P2590 becchino A408; B211-213; C1585; D1214; M221; M1132; O715; S1823; U11 becco (cornuto) B233; B234; B237; F965; G342; G344; I283; M283; N400; P1881; S220; V1075 becco (di uccello) A753; A1727; B36; B203; B214-217; B230; B234; C387; G40-43; G218; G222; M2123; P383; P1873; P2941; U33 becco (montone) A302; A304; B98; B219-232; B236; C665; C667; F260; M1766; M1897; P2184; R65; S1293 beco C1532 Befana B238-241; N114 Befania B240; B242 beffa B243-245; D80; D81; D83; S611 beffare G295 belare A313; P1024; P1032; R1108; T247 Belisario (nome) B282; B283 bella (sost.) B246-257; B334; B947; B948; B950; B951; B969; B970; D1134; L799; M1342; S1377 belletto M723 bellezza A504; B258-281; C1033; C2222; C2304; D1048; F979; G434; G690-693; G1074; G1179; G1180; L821; L949; M12; M734; M903; M1203; M1613; N240; N470; O311; O453; P2898; Q85; R455; R850; S1000; S1372; S1373; T891; T931; V108; V109; V155; V271; V463; V932 bellino B563 Bellino (nome) B284-286 bello B288-333; passim bellum (lat.) G1327 belta` B270; B274; B279; B719; C1030; V462 bene (avv.) B398-408; passim bene (sost.) B335-397; B412-424; passim Bene (nome) B339 benedettino M781; V824 benedetto B109; C16; C936; C937; C1133; C2183; D14; F1285; G1207; O251-253; P434; P745; P1018; Q99; R213; S44; T599; T1057; V253; V984 Benedetto (nome) B425-427; E68; M1756; P633; R911; S973 benedire N479; P1709; S212 benedizione A596; B428-432; F834; G669; L549; P371 beneficare A693; P2551; V771 beneficio B344; B433-442; C164; E167; G1106; O150; Q152 benefizio G772; O154 benevolenza E74 Benfaremo F339 benigno P994; T502 benino D564 benone D564 benvenuto A1172; A1676; B440; D31; D604; D798; D799; O621; P2236; Q115; V392; V981
pag 1804 - 04/07/2007
1741 Benvenuto (nome) P1732 beone B544 bere A5; A131; A160; A162; A350; A358; A359; A405; A1155; A1156; A1214; A1273; A1588; A1607; A1617; B443-478; B539; B546; B553; B558; B576; B637; B638; B682-684; B697; B846; C17; C315; C316; C514; C535; C1479; C1585; C1594; C1693; C2090; C2431; D408; D751; D754; D926; F204; F205; F396; F398; F509; F666; F1045-1047; F1051; F1261; F1330; G116; G657; G925; G963; G964; G1037; G1059; G1379; I258; I337; I523; L75; L179; L467; L690; L691; L967; L1185; M170; M171; M373; M376; M429; M442; M501; M513; M519-521; M527-529; M547-549; M580; M599; M820; M1527; M1530; M1767; M1850; M2206; N91; N194; O20; O413; O596; O677; O678; P76; P315; P376; P378; P1895; P2021; P2029; P2273; P2438; P2542; P2804; Q142; R198; R271; R537; S242; S340; S793; S836; S843; S844; S973; S1188; S1194; S1211; S1304; S1951; T239; T245; T512; T941; U17-19; U205-207; V649; V679; V829; V840; V846; V862; V879; V883; V886; V887; V894; V909; Z31; Z148 bergamasco B485-487; G1129; V389 Bergamo B488 Berlingaccio (ricorrenza) B489 Bernabo` (nome) B86 Bernardino B491-492; L756; L757 Bernardo B493; F156 berretta C612; C2589; F701; M847; O601; P870; P2172; T622 berretto C204; C1045; D904; G1273; G1274 bersaglio A507 Berta B494 Berto G1211 bertuccia A874; B496; C38; S1180 bestemmia B365; B497; B499; B500; P2510; R65 bestemmiare A1464; A827; A1307; B501; B502; B504; C109; C110; C1106; F369; F370; F1631; P2503; Q145; T239 bestia A200; A391; A1090; A1465; B40; B505518; C1065; C1140; D525; D947; E92; E93; F184; F374; F1719; G1150; G1155; L293; L649; L1105; M336; M1780; M2205; M2221; O687; P372; P927; P1305; P1656; P1660; P1864; R856; S1610; V296 bestiame P2452; P2453 betonica B519-521 Betta Z162 bevanda V1087; Z153 bevere D842 bevitore B544; C545; C546; C825; C826 bevuta B472; M541; U207 biacco S1104
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
INDICE ANALITICO
biada A1359; A1407; C1125; C1137; C1138; C1139; C1162; F439; F1114; M1330; M1531; M2199; P1355; S795 Biagio A220; A221; B524-527 bianchina M1910 bianchino V889 bianco A634; A924; A932; A1019; A1020; A1029; A1373; A1409; A1443; B76; B141; B528-532; C345; C571; C572; C580; C800; C1059; C1119; C1177-1179; C1265; C1639; D278; D1047; D1056; F343; F344; F936; F1340; G13; G91-94; G254; G265; G314; G395; G484; M702; M1162; M1313; M1741; M1998; M2121; M2257; N288; N500; O9; O93; O97; O512; P240; P294; P296; P639; P870; P986; P1090; P1198; P1440; P2192; P2938; P2939; Q100; R232; R240; R330; R977; S674; S838; S1460; S1539; S2058; T506-510; T544; T795; T819; U107; U200; U201; U319; U321; V193; V195; V1065; B532; V384; V834; Z166 biasimare A1671; B533-535; B1066; D637; L841; L844; P1713; R358; S1645; S1929 biasimo L859; L871 Bibbia A631 Bibiana B536-538 bica M713 bicchiere A116; A675; A685; A966; B447; B539560; C553; C587; F1320; G912; I7; M2157; O673; R1; R78; R610; S378; S1189; S1744; S1951; T605; U188; V856; V890 bicchierino B548 bicicletta B561; B565; P2570 bieco P19 bifolco A1129; A1134; B566-569; M126; S489; T1001 biforcare R431 bigio A1121; A1373; G251; L1152; L1153 bigonciolo S1537 bilancia O534; P325 bilancino F767 bile F1098; Z166 bimbo A448; B53; P312; P2139 Bindo (nome) B570 bionda B571-574; M1906; M1908; M1909; M1911 biondo D1056; T1096; P336; C571 birbante I15; R940 birra B576 birresco R832 birro B577-580; V1319 bis B542; C552; D98; P121; V169 bisacca M835 bisaccia B581-583; E56; G1325; M1216; P2330; V702 bischero B584-587; B1068; F1701; O436; P2019; R87 biscia B588; B589; F986; G1002; R147 biscottino B592
pag 1805 - 04/07/2007
INDICE ANALITICO
.
biscotto B591; T926 bisestare B596; B599 bisestile B597 bisesto B593-604; I301 bisi R641 bisognare A663; A664; A1102; A1142; A1241; A1294; A1503; B734; B797; B1037; C87; C652; C1339; C1831; C1856; C1928; D86; D568; F404; F405; F1136; F1610; G74; G714; G784; I123; L750; M274; M557; M1246; M1494; M1508; M1956; N588; O34; O108; O348; O562; P356; P373; P436; P887; P1160; P1490; P1588; P1681; P1890; P1896; P2231; P2371; R570; R822; R823; R1113; S304; S519; S1314; S1797; S1957; T164; U306; V486 bisognino B606; I248; S1924 bisogno A211; A396; A649; A654; A1058; A1205; A1666; A1667; B605-632; C1958; C2367; D96; D302; D406; D472; E91; G439; G480; G512; G762; G1086; G1195; I228; I248; L83; L446; L447; L566; L1083; M106; M1808; N15; N339; O56; P1545; P2366; P2399; R317; R811; R1081; R1110; S88; S736; S1235; T913; T987; T1113; U30; V225 bisognoso G688; I254; O725; O726 bistecca C745; D1029 bisunto F1473 bivio D1189 bocca A186; A245; A449; A581; A1042; A1335; A1340; A1708; B13; B22; B32; B100; B583; B633-679; B692; B696; B697; B848; C441; C442; C1121; C1136; C1145; C1270; C1307; C1476; C1693; C1756; C1932; C2294; C2310; C2311; C2602; C2619; C2727; C2729; C2732; C2735; C2736; D193; D363; D371; D372; D422; D684; D877; D929; D1210; F222; F694; F778; F780; F944; F991; F1081; F1196; F1391; F1392; F1409; F1651; G44; G739; G743; G1009; I219; I258; I324; I432; I433; I516; L490; L627; L722; L725; L749; L751; L817; L827; L1174; L1175; M58; M265; M393; M558; M623; M1005; M1006; M1215; M1440; M1447-1449; M1584; M1993; M2005; N17; N61; N74; N390; O67; O78; O120; O190; P1016; P1018; P1019; P1029; P1658; P2150; P2151; P2440; P2931; P2957; Q120; R566; R593; R629; R631; R638; R810; R887; R1139; S46; S94; S226; S322; S378; S443; S444; S460; S463; S470; S600; S891; S1170; S1341; S1527; T61; T546; T547; T772; V102; V154; V537; V540; V1168; Z157 boccaccia S1785 boccale B541; B680-683; C1531; C1683; C1684; D1238; M1136; S1186; S1875; S1951; V386 Boccaunta (nome) B671; B672 bocchino P1862 boccia C307; F1361; P199; S1951; T1080 boccio R957 boccone B674; B677; B685-698; C643; C645; C646; C672; C1564; C1735; C2399; C2696;
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1742 C2697; D910; F854; G145; G939; G1257; P1450; I318; I327; M572; M623; M924; M1584; N522; O370; P87; P706; P1031; P1032; P1361; P1382; P1487; P1534; P2610; R602; S1064; S1198; S2105; T3; T982 boia B699; B702-706; C1085; C1916; D794; D1193; I414; M18; M1105; P1715; S1887 bolgia M163 bollente A920; C1519; F1409; M282; P265; R648 bollire C1112; C1745; D1103; D1105; F522; G229; G1121; L978; M179; M816; M914; P180; P186; P187; P311; P312; P1224; P1232-1234; P1236; P1243; P1774; P1853; P2608; S352; S2215 bollo I41 Bologna B707-714; M1502; P27; R837; Z5 bolognese B715; B716; L377 bolso M1669; S2134 bombarda S146 bombare V864 bonaccia A444; B718 Bonifazio (santo) C1224; P245 bonta` B265; B267-269; B455; B655; B719-722; M1790 bora B723-728; G1287; M87; S1076 borbottare C656 bordello (sost.) B729-732; B885; D904; M694; P1670 bordello (agg.) B733 bordo A1467 bordone C2416 boria P2704 borioso I265 borsa A532; A1334; B320; B734-751; B874; C608; C2533; D30; D705; D1163; E34; E48; F10; F102; F1133; I291; L166; L720; L784; L785; M248; M710; M1090; M1163; M1271; M1760; O544; O681; P135; P148; P149; P768; P2315; P2589; Q71; R661; R848; S6; S1039; S1279; S1305; S1523; S1861; S2134; T183; U188 borsello P1980 borsetta G1195; S1305 borsotto R890 bosco A337; A362; A363; B126; B196; B752-762; C64; C566; C680; C953; C2021; C2212; D426; F64; F169; F592; F593; F1459; F1461; F1633; F1659; L423; M708; M1851; M1874; M2252; M2253; N13; N275; N418; P1619; P1939; P2457; P2797; S1090; S1620; S1737; U212; V1255 botolo A1165; C444 botta B763-773; L399; L1098; Q40 botta (rospo) B774; L1099 bottaio G404 botte A66; A114-116; A284; A622; A677; A685; A1010; A1108; B456; B778-799; C1094; C1310-
pag 1806 - 04/07/2007
1743 1311; C1487; C1551; C1741; D1241; F411; F508; F820; F1037; G49; G383; G908; L200; M768; M796; M816; M822; M882; M946; M2001; O222; P492; P493; P1678; P2277; P2280; Q63; Q155; R1096; S1039; S1204; T698; T1081; U23; V314; V741; V930; Z77; Z78 bottega A256; B800-815; C261; C544; F977; G747; M433; M1260; O586; P1815; P2986; R797; R874; U179 bottegaio B816-818 botticella A1010 botticino M821; V822 bottiglia F830 botto B775; B776; L909; R1058; R534 bottone B819-825; N522; R960; S1828; V1002 bovaro B826; B827; O557 bove A307; B209; B238; B542; B828-858; C2102; C2109; F1105; F1331; M834; M1632; M2145; M2153; P1895; P2166; S157; V16; V22; V611 braccetto P2388 braccio A385; B652; B859-866; D895-896; D1046; F694; G287; G702; G703; G748; G858; G929; L1083; M1689; N237; P2360; Q102; Q108; R772; T917; V915 brace B867-869; C107; C1265; C1267; G1214; L420; S160 brache B870-873; B975; C29; C210; C1308; C2611; C2625; C2658; C2675; D1053; F90; F1256; O338; P1612; P1876; P2725; P2730; P2906; Q72; R253; S1722; S1762; V906 braciola G1077 braghiere C333 bragia C1589 bramare A1589; A1664; B874; F145; M471; M2051; P2372; P2766 Brancaleone (nome) F1294 branco C667; P870; P1010; P1015 brando O501 branzino O441 bravare S1742 bravo B875-882; C561; C1182; D871; D1161; D1162; P1344; P2087; R121; V1010 Brenta (fiume) B883 Brescia B884; P2088 bresciano V389 Bretone A1725 breve A1280; B375; C795; C1389; C2348; D389; D580; G806; I504; L1074; M132; P2323; P2517; Q51; R339; R770; S1082; S2130; T1120; T669; T897; V945; V980; V1010 briaca B549; S506; S507 briaco M796, T979 briacone M832 briccone B885-892; C331; F810; M1952; S1060 briciola S580; T218 briga C1303; F1100
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
INDICE ANALITICO
brigante F811; L599; M741; N340; O312; R350; S568 brigare A674 brigata A1126; B893; P1563; P2350 brigidino L94 briglia B898-900; C1167; F567; P560; R101 brillare F552; L684 brina B901-910; C1057; C1202; G454; L1039; N625; R1092; T887; V417 brioso D1056 briscola B913; B914; C1610; R279 Brisighella (localita`) C1363 brivido B915 brocca C2503; P2422 broccolo B916, B917; M1540; N15; N348; P2495; V1045 brodetto C746 brodo A598; B918-933; I269; B934; C745; C1341; C2691; G63; G64; G66; L101; L102; L148; L72; L73; M922; O629; O630; P1621; P1778; R129; R210; T6; T7 brontolare A85; F1687; O685 brontolone M2174; S688 bronzo B936; F1080; S2018; S903 Brozzi (localita`) A1526; B938 bruciare A421; A544; A1215; A1183; A1260; A1581; B72; B939-941; C693; C775; C1269; C1588; C1616; C2575; E221; F349; F350; F457; F938; F1429; F1658; F1670; I126; L426; L1164; M662; O614; P168; P1837; P3001; P3016; R816; S283; S592; S593; S1303; S1409; S1946; U234; U251; V389; V688 bruciarsi S521; S591 bruciaticcio M662 bruco B942; F346; G1168; U290 bruma B943 bruna C1246 brunetta M1911 bruno B944; D810; E98; L15; O91 bruscolo B945 brutta B251; B334; B947-951; B958; B961; D1145 bruttaccia V467 bruttezza B263 brutto B952-959; passim bua O166 buca A494; B963-967; F255; G1011; G960; L920; R102; S1099; T665 bucare L565; M822; R384; S676; S1999; Z64 bucato (sost.) B255; B969-975; C200; C1261; D914; F1096; N496; R133; S1566 buccia A1016; C1629; C2300; C2312; F731; G407; P1812; T100 bucherato P320 buco A1117; A1612; B28; B31; B329; B976; B977; B980-990; B1079; C894; C1489; C1509; C2020; C2022; D438; D654; F535; F891; F1109;
pag 1807 - 04/07/2007
INDICE ANALITICO
.
F1551; G898; G926; G930; G1167; L330; L347; L822; M1155; M2143; N78; N294; O343; P1465; P1501; P1503; P1566; P1613; R576; R1139; S65; S216; S767; S1869; T91; T167; T168; T290; T692; T715-720; T725; T726; V1284; Z69 bucone B984 budella B640; B929; C2535; G636; I464; L101; L191; M318; M584; P1836; P22; R217 budellaio S1175 budello B200; B991; B992; C2256; F445; G931; L323; M649; O4; O672; P292; P1079; P1080; P2193; R216; V628 bue A1074; A1088; B828-858; C420; C828; C835; C836; C1128; C1144; C1145; C1713; C2476; D510; D924; D1037; D1038; E94; F684; F804; F1254; G556; G557; G608; L47; L568; L747; M510; M519; M2136; M2154; O185; P558; Q61; S362; S363; S492; S1039; S1102; S1369; S2015; T492; U205; U214; U269; V6; V17; V1068; V1070; V1071; V1073; V852; Z161 bufalo C1593; L176; M2152 bufera A889; C984; V409 buffa V395 buffone B993; B994; C388; E3 buggerone O273; P71; S1565 bugia B995-1031; B1034; B1047; D165; D859; F1124; F1469; G25; G822; G1285; L559; S1029-1031; T666; U191; V519; V522; V527; V551; V657; V987; V1038 bugiardo B818; B1032-1045; C1320; D960; F1607; G814; G468; L1021; M1236; M1313; P1858; Q147; S1264 bugno D819; S611 bugnola B777; G1215 buio B1048-1052; C1390; C1760; C2261; C2596; D405; F172; F683; F1162; G108; G251; G262; G1123; I17; L110; L953; L1016; M213; N510; N561; O14; O16; O225; O226; O472; O579; P349; T88; T103; V763; G353; Z67 bulletta F94 buonanotte V241-242; V243 buongiorno C680; P1372 buono (agg.) B1060-1089; passim buono (sost.) B1053-1059; passim Buono (nome) B339 buonuomo P477 burattino Q70; T229 Buridano D1190 burino T575 burla A869; B1090-1092; C2680 burlare A1219-1220; B1093; B1094; C2000; M464; Z122 Burleo B873 burrasca A1150; B1108; C310; G569; L931; L983; M1081; M1889; T289; T460 burro A565; B1095-1097; C1290; T590; T886
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1744 burrone B1098; B1099; C321; L228 buscare C448; P776 busillis B1100 business A254 buso (buco) B29; P2154 bussare A1719; B1101-1104; B1106; C903; C908; D1088; D1196; P2207; S1682; U297 busta B1107 busto G942; T630 butirro G110 buttare A1016; A1271; B354; B1109; C663; F1290; I117; L942; M1035; M1164; M1743; O282; P1569; P2152; P2153; P2560; Q43; Q101; R736; R744; S52; S53; S545; S2190; S2165; V493 buzzicare T845; T846 C C2; C3; L1021 ca’ (casa) S317 Cacadubbi (nome) C4 cacaiola M1185; N287; S294 cacare A552; A553; A1175; A1460; A1539; A1606; A1608; A1613; A1614; B191; B192; B637; B638; B1055; C7-29; C341; C342; C371; C843; C1456; C1552; C1655; C1769; C2553; C2638; C2639; D1114; D1178; F41; F735; F1265; F1427; F1582; G77; G585; I464; L440; L690; L996; L1125; M291; M521; M569; M570; M590; M601; M1727; M2136; M2159; O576; P374; P630; P1020; P1374; P1476; P1601; P1887; P1889; P2030; P2362; P2507; R273; R274; S293; S1248; S1600; S1758; S1848; T388; T606; T738; U310; V769; V770; V1108 cacarella C3; C30; C31; I464; V319 cacata B910; D1224; M603; S2199 cacatoio C946 cacca C32; F1190; F1564; T474; T887 caccia B246; C34; C39; C44-47; C58; C66; C482; C483; C487; C489; C490; C1128; E39; G1169; M2170; P2914; V1292 cacciare A19; A205; A392; A452; A666; A697; A838; A1367; A1450; B611; B626; C45; C4856; C485; C478; C963; C1039; C2014; C2242; D562; E43; F83; F169; F573-575; F1012; G1368; L221; L329; L392; L486; L521; L610; M349; M404; M415; M416; M428; M446; M719; M1406; M2122; N142; O194; P1611; P2339; Q14; R642; S70; S149; S281; S501; S503; S700; S1603; S1754; S2286; V584; V594; V1238; Z83 cacciatore C43; C57-67; C484; C494; A1179; C1667; C2431; E124; F1321; F1535; G198; L500; L515; L519; M1714; M2248; P1363; P1374; P1395; P1398; P1403; Q143; S1183; S1196; T928; T1018; U163; U164; U37 cacherello F1564 cacio A1389; B562; B1095; C68-74; C746; G216; G1098; G1099; L186; O329; P319; P320; P322; P1431; P1965; P1966; R529; S973; T694; T704
pag 1808 - 04/07/2007
1745 Cacone (nome) C75 cadere A102; A413-417; A419.A436; A439; A487; A506; A679; A844; A1329; A1368; A1551; B198; B199; B965; C77-97; C203; C847; C848; C1118; C1522; C1592; C1621; C1623; C1659; C1706; C2210; D402; D612; D1238; F389; F631; F1023; F1196; F1245; F1278; F1280; F1281; F1521; F1522; F1592; F1686; G503; G700; G724; G1031; I141; I387; I391; L695; L725; L829; M71; M439; M823; M1173; M1399; M1409; M2145; N6; N7; N300; N418; O461; P52; P296; P686; P687; P1135; P1256-1258; P1295; P1480; P1584; P1585; P1668; P1688; P1700; P2008; P2387; P2408; P2426; P2897; P2922; P2923; R953; R969; S109; S261; S307; S491; S512; S581; S681; S802; S1243; S1247; S1277; S1729; S2002; S2032; T487; T494; T495; T873; T1014; T1071; V361; V428; V491; V602 cadetto U54 cadorino P1811 caduta C3; C98-103; D267; G1112; I142; S112; S161; S163; S515; S1463; S1726 Caffarelli (nome) C104 caffe` A920; C105-114; R981; V865 cafone C115 Cagafia` (nome) N550 cagione M340; Z48 cagna C116; C117; C1023; F1432; M941; P437 cagnolino F1432 caino C118 calabrese C119-126 Calabria C119; C120; M710 calabrone C127-131; M469; V1231 calamaio C132; P1131; U295 calamaro C133 calamita` A611 calandra C134 calandrina C135 calante L423; L1020; N107 calare A34; A1573; C29; C781; C1287; E67; F197; F420; F570; G455; G703; L1032; P340; P2828; P2906; S1044; S1220; V160; V1172 calata O242; O243 calcagno F1389; L185; O107 calce C136; C137; C967; F6; F7 calciare M2207; M2215; M2220 calcina C621; M1269; M1270 calcinaccio G1209 calcio A1359; A1363-1365; A1411; A1475; A1724; B352; C138-146; C393; C1240; F809; G74; M192; M971; M973; M2110; M2117; M2217-2219; M2227; M2231; M2233; P226; V890 caldaia M357 caldana T840 calderaio C147-149; N462; R1102
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
INDICE ANALITICO
caldo A63; B916; C161; F723; M648; M1690; O598; S257; S258; V617 caldo (agg.) A244; A602; A1181; A1544; C107; C108; C111; C158; C1519; C2672; C2715; D1104; F601; F612; G243; G776; I401; M7; M16; M123; M626; M627; M629; M630; M633; M876; M979; M1547; N42; N542; P266; P1362; P1495; P1656; P1657; P1659-1661; P1789; P1825; P1918; R885; S230; S231; S1150; S1202; T5; T292; V854; Z128 caldo (sost.) A1208; A361; A891; B155; B667; C1; C150-162; C1048; C1049; C1496; D1103; D1105; F1296; F1376-1380; F1385; F1391; F1392; G477; G797; L967; L983; M674; M1189; M1429; Q14; R816; S1226; S1565; V219 calendario C163; C164; D262; I430; M2017; P2028; S295 calende C165-168; M1319 calere A1262; D547 calesse C1103; G632; L832; N413 calice B675; C171-173; F1200 caligine C174 calligrafia C175 callo C176-179; D208; M1237; T191; U296 calloso M634 calma A802; B1002; C180-186; C2275; D1245; F1308; L992; T942 calmare M444; P579 calmarsi F1137; M724; V414 calmiere P3013 calmo C2066; F1725; N165; P1394 calo M1270 calore C2543; M1429 calpestare C2509; S1102; V580 calunnia C187-195 calunniare C191; C196-200 calura A1021; G476; L902 calvo C201-203; C583; D363 calza B76; B538; B572; C204; C2660; F701; G176; P1664 calzare L276; P1000; P2724 Calzetta (nome) G1213 calzetta R425 calzino G1359 calzolaio B209; C205; C206; C1507; C2470; C2516; F28; M1359; M1360; S1040; S2243; S2245; V22 calzolaro A330; R194 calzoni C207-211; C921; C922; I391; P2471; P689; S1074 cambiale C212; V999 cambiamento C178; C216; L474 cambiare A1057; A66; C1327; C1559; C213-219; C237; C2748; D239; D809; F1178; F1594; G1001; G1378; I44; I224; L164; L1188; M329; M1873; M2129; M2213; M2214; M2268;
pag 1809 - 04/07/2007
INDICE ANALITICO
.
M2269; M2287; P103; P1465; P1937; Q159; R161; R423; R960; S425; S742; S755; S1038; S1644; S1645; S1996; S2010; T383; T914; V439; V1017; V1170 cambio L1032 camera C221-224; C628; C1464; C2544; I6; S70; T703 camicia A73; A925; A1314; C200; C225-239; C2604; C2657; C2659; F540; F726; F727; F879; F880; F1248; G396; G891; M356; M1168; M2019; P240; P1073; P1286; P1646; P2957; S894; S1721; T627; T976; V778; V1138 Camilla C240 camino A445; A677; A1232; B284; B749; C242247; C905; C943-945; C1464; C2105; D15; D1005; F573; F985; F1017; F1025; F1575; F1594; F1666; G291; L536; R142; R340; R400; S1745; T217; V388 cammello C248-252 camminare A877; A918; A1406; B176; B177; B1004; B1007; C51; C88; C254-257; C694; C975; C1106; C1287; C2092; C2274; F291; I134; D235; D564; D566; D567; F597; F1170; G187; G1000; I17; M1409; M1574; M1847; P1119; P1421; P1422; P2432; Q20; Q26; Q91; R535; R831; S1471; S1616; S1816; T683; U50; Z98; Z104 cammino C1598; C1892; C1899; D585; N478; P156; P308; P696; P1480; R386; S1086; S1279; S1557; S2242; T499; V920 campagna A1460; B801; C258-264; F558; F1558; M915; M1850; M1910; N264; N534; N631; P1019; P2714; R786-789; S1056; S1083; S1084; T287; V661 campana B119; C265-296; C299; C515; C1479; C2046; C2242; C2577; D266; F503; F504; F619; G159; G736; L351; M226; M694; M1552; M1618; M2249; N436; O696; P748; P1061; P2995; P2996; P3006-3009; S220; S1039; S1288; S2247; S2249; T189; T854; V186; V1060 campanaro C296; C2352; M1343; M1344 campanella M1217; P1189 campanello C222; C904; D1088 campanile C298-301; C531; C1460-1463; C2046; D1005; G1340; I484; M1334; O279; P26242626; R240; S220; V711; Z24 campano G1049; P1001 campanone C302 campare A87; A292; A454; A491; A683; A11871189; A1279; A1293; A1660; B1; B3; B576; B592; B810; B1021; C260; C303-306; C590; C1155; C1524; C2556; C2557; C2752; D1118; E109; F44; F287; F375; F922; G641; G642; I35; I137; I471; I474; L213; L271; L458; L1110; M107; M220; M388; M544; M1243; M1253; M1519; M2032; M2083; P44; P986; P1063; P1986; P1990; P2022; P2025; P2178-2180; P2316; P2533; P2534; P2635; P2854; Q10; R51; R200; R582; S192; S211; S808; S1328; S1592;
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1746 S1818; S2070; T452; T646; V13; V132; V196; V197; V1091; V1100; V1101; V1109; V1115; Z43; Z167; Z168 campeggiare M886 Campi (localita`) B938; C308-311; S1175 campionario M609 campione U121 campo A95; A1126; A1131; A1462; B566; B641; C308; C310-327; C525; C953; C1212; C1495; C1602; C1987; D670; F1285; F844; F947; F977; G478; G796; G984; G1008; G1026; G1047; L545; M702; M1188; M1514; M1851; O86; O88; O601; O707; P601; P1775; P1844; P2913; R211; R304; R816; S315; S317; S422; S1056; S1295; S1363; S1539; T461; T523; T783; V127; V128; V163; V1239; Z21; Z35 Campobasso A1120 camposanto E121; I198; I353; I416; P705; S1876; T808 Campriano (nome) C324 canaglia L413; N247; Q12; S992 canapa A234; A1011; C325-332; C342; F688; F812; P1903; S973; S1313 canapo S1704; S1796 canarino P1840 cancellare A1578; F908; I182; S281; S1784 Cancellieri (nome) C333 cancello C688 candela A495; A510; C334-349; C1080; C1314; C1557; D1000; F349; G254; G257; M374; M590; M1093; M2079; P602; P1430; R660; S263; S283; S593; S1570; S1960; T856 candelabro S74 Candelaia (ricorrenza) C359 candeletta G913 candelino S264 Candelora (ricorrenza) C350-363 Candia P2464; S1274 cane A13; A15-19; A76; A85; A268; A548; C461; A666; A735; A1358; A1450; A1472; B13; B41; B101; B173; B257; C117; C364-496; C707; C721; C1017; C1023; C1053; C1128; C1145; C1151; C1160; C1329; C1330; C1366; C1698; C2414; D749; D1038; D1157; D1220; D1240; F63; F162; F186; F191; F228; F235; F962; F963; F996; F1389; F1536; F1683; G138; G139; G173; G228; G289; G374; G1139; G1285; I256; L6; L144; L172; L490; L500; L514; L518; L520; L795; L797; L899; L963; L1051; L1099; L1121; L1132; L1143; L1152; L1153; L1167; M168; M711; M862; M1078; M1108; M1738; M1915; M2131; N290; N331; N332; N396; O203; O274; O627; O638; P74; P98; P291; P330; P437; P990; P1508; P1530; P1789; P1895; P1896; P1939; P2080; P2159; P2160; P2185; P2208; P2209; P2211-2213; P2322; P2363; P2364; P2385; P2567; P2573; P2650; P2747; P2911; P2912; P3011; Q15; Q128; R4; R5; R65; R74; R240; R263; R399; R584; R678; R699; R779; R802;
pag 1810 - 04/07/2007
1747 R993; S138; S139; S254; S614; S819; S1162; S1199; S1252; S1296; S1297; S1694; S1709; S1781; S1967; S1992; S2155; T175; T387; T934; T937; T576; U82; U161; U264; U265; V134; V135; V155; V191; V221; V719; V773; V785; V786; V796; V942; V950; V1072; Z90; Z106; Z108 Cane (nome) P259; P262 canestra R639 canestro F1298; S1351; V316 cangiare (cambiare) V1262 canguro P197 canicola C497; P2990 canile S138 canino G25; R831 canna A942; B269; C1147; C43; C51; C498-503; E158; G879; M2183; P1384-1387; P1405; P1862; P2304; R376; Z4 canneto P1736 cannone C1143; L341; O536; S1497; T789; U55 cannuccia C38; P1862 canonica C289 canonico C504-506; F1331 canovaccio C346; T824; T825 cantante C547 cantare A1; A5; A85; A141; A192; A193; A475; A477; A479; A501; A730; A1437-1440; A1444; A1640; A1660; A1680; B450; B773; B775-777; B784; C134; C135; C412; C507-528; C533; C540; C548; C550; C551; C554; C557; C599; C626; C654; C757; C844; C920; C1452; C14961498; C1526; C1527; C1529-1533; C1535; C1605; C1660; C1668; C1670; C1672; C2123; C2124; C2240; C2241; C2243; C2252; C2450; C2554; C2563-2565; C2570; C2571; C2573; C2575; C2578-2580; C2582-2584; C2586-2588; C2644; C2646; C2731; D758; D839; D840; E232; F71; F204; F629; F704; F913; F987; F989; F996; F1303; F1452; F1462; G4; G47; G52; G79; G98-100; G104; G105; G111-114; G117; G123; G124; G127-129; G135; G136; G155; G159-161; G469; G627; G1043; G1174; G1337-1339; I190; I317; I392; I518; L340; L831; L927; L975; L1147; M39; M180; M313; M795; M863; M1019; M1304; M1503; M1506; M1833; M2134; N333; O557; O691; O693; P240; P405; P492; P728; P784; P789; P900; P913; P1089; P1130; P1360; P1607; P1609; P1628-1630; P1678; P1814; P2356; P2612; P2616; P2632; P2653; P2659; Q10; Q11; Q37; Q38; Q73; Q97; R49-51; R161; R165; R171; R177; R197; R233; R565; R571; R970-973; R1074; R1109; S128; S151; S290; S441; S682; S1220; S1221; S1526; S1575; S1661; S1667; S1703; S1821; S1848; S2249; S2287; T73; T181; T192; T201; T504; T729; T766; T1103; U23; U27; U268; U270-274; U279-281; U34; U64-66; V99; V101; V574; V761; V868; V876; V1083; V1294; Z72; Z86; Z112; Z150 canteraro C28
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
INDICE ANALITICO
cantina A341; C223; C529-535; C1226; C1227; C1611; C2539; C2542; C2543; G935; M42; M1084; M2169; O675; O703; P1807; P1808; S87; S1039; S1307; T237; T707; V662 cantiniere C2352; T236 canto A314; A478; A755; A1610; C536-543; C1604; C2229; C2231; C2232; C2581; F635; F1451; G120; G145-147; G1173; G1336; L856; M972; M2275; N543-545; O480; P677; P1626; P2077; R125; R918; S1039; S1431; S2293; T523; U32; U47; U278 canto (angolo) A826; D818; G913; V127; V128; V163 cantonata A224 cantone A1190; A1271; A1323; B311; B810; C939; C1716; D866; F519; L467; R805; S2115; S2306; T557; V164; V261; V262 cantore C544-548; S205 canuto A804; C570; C1017; E245; P1199; V191 canzonare M1798; T71 canzone C549-559; C2257; G801; L766; N14; S441; V903 capace C560; C563; M361; P2676; S355 capanna C564-567; C1014; C2259; M2012; P208; P800 capannello D1002 capata M2265; M2266 capecchio L759; M879 capello B575; C569-588; C2213; D163; D969; D975; D1046; E254; F1147-1149; F684; F866; M595; M1162; M1167; O38; O51; P336; P1198; R992; S1476; S2058; T1007; T1096; V193 capestro P2447; S1353 capinera C589 capire A1488; C2103; C306; C590-596; I387; L389-391; P756; P2842; S368; S408; S2174; T660; V922 capitale (agg.) V1159 capitale (sost.) F109; G193; L272; M1092; N342; O316; S316; S1799; S2177 capitano A58; B83; C597; C598; C2066; D1241; G130; N154; S1495; S1496; S1506; V291 capitare A1675; A1700; B675; G611; O621; V1301 capitolo C599; F1331 capitone A915 capo A288; A357; A1008; B356; C202; C203; C257; C600-612; C616; C1114; C1134; C2218; C2333; C2503; D631; D643; D652; F214; F368; F486; F862; F1265; F1601; G217; G1039; G1183; I425; L932; L933; M1064; M1659; M1837; N385; O256; P380; P1180; P1407; P1409; P1411; P1692; P2123; P2818; R842; R1011; S373; S833; S1096; S1896; S1901; S2055; T462; T565; T610; U133; U260; V311; V381; V879; V889 capocchia P662 Capo d’anno C613-618
pag 1811 - 04/07/2007
INDICE ANALITICO
.
Capodistria C619; T979 capolino F487; S1535 caporale R262 capovolgere D851 cappa C245; C620-623; D236; F1586; M790; M1889; M1890; N101; P2870; P2975; Q105; S428; V645; Z12 cappella C624-628; D305; M2270; P2645; P2646 cappellaccio C632 cappellaio D631 cappellano P35 cappellino C632 cappello A853; A1247; B569; B738; B739; C583; C629-636; C815; C2310; C2311; C2589; C2591; D12; E37; G19; G668; L493; M1163; M1689; M1880; M1883; M1888; N262; O250; O307; O309; O533; O672; P219; P1000; P2589; P2643; R150; S282; S1129; S1329; S1452; S2204; T179; U185; V306; V765; V1045; V1066 cappone A860; A1206; A1208; B431; B8; B96; C302; C505; C637-654; C746; C822; C1043; C1199; D466; D1230; D1231; F977; F1092; G85; G110; G148; G465; L1071; M375; P6; P252; P1593; P1618; P2064; P2078; P2848; Q45; Q140; R227; R257; S863; T3; T6; T586; U149; U213; V637; V932 cappotto C655; C2114; G785; P209; R818; V918; V919; Z159 cappuccia G407 cappuccino D277; Q150; S1183; V824; V1009 cappuccio A853; C656; C657; F89; S428 capra A698; A1608; B222; B231; B1095; C658681; C1006; C1217; C1219; D1001; D1025; D838; D922; F479; F576; F1564; F1638; G221; G257; G366; L818; L1094; M1766; M2205; O8; P735; R210; R221-223; R939; S1678; T124; T259; T899 Capraia M1886 capretta C669; N112 capretto A304; A314; B225; C683; C684; G146; G405; M1950; P2464; S1274 capriccio C682; G1374; N129; R447; R448; R450; V1196 capriccioso D326; F845; R449 capro M1950 caprone A301; C685; M1896; C686; C687 carabiniere C688; F74 carattere C689 Caravaggio P1967 carbonaia D395 carbonaio C148; C690; C691 carbone C692-697; C1266; C2661; F593; F1600; L421; L901; N13; P175; P3001; R158; S2215 carciofaio G404 carciofo C698; C746 cardare L103 cardinale C1988; C699; G1366; P362; S514
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1748 cardine I154 cardo A1461; A1462; C700-710; D804; V1081 carestia A37; A38; A205; A351; A943; A993; A1138; C711-720; F360; F793; G573; G1028; G1309; I250; L1139; M136; M2138; P334; S828; T285; T291; V225-228 carezza C1; C473; C721; C722; F654; F1338; O638; V1039 carezzare D308; D998; D999; F828; V785 carica C61; C723; O351 caricare A435; B756; B758; B759; C1106; F1531; F1532; G371; L412; P1377; P2242 caricarsi L411 carico A1427; A1428; B760; B913; C723; C829; I97; O351; P810; R1119 carino C2187; P1638 carita` A1706; C724-737; C2744; D1216; P1704; P2664; U294 caritatevole F1346 Carlino P259 carlino A523; C1409; C1410; F975 Carlo V C738 Carmagnola (localita`) S2245 carme C740; C763 carne A485; A698; A699; A736; A853; A1024; A1704; A1710; B187; B849; B918; C422; C476; C647; C743-784; C1206; C1330; C1474; C1966; C2634; C2705; T1116; D274; D276; D1084; F65; F218; F1086; F1620; G64; G143; G208; L429; L696; L1135; L1136; M371; M417; M778; M799; N581; O294; O295; O629; O631; O632; O634; O721; P31; P1086; P1087; P2176; R937; S1040; S1198; S1497; S1504; S1871; S1912; S1913; T929; T1115; V174; V480; Z90 carnefice I438 carneggiare C770 Carnevale A803; A1446; B402; C785-812; C2295; D678; M728; M2283; N43; N90-93; N95; O7; O694; Q47; Q49; Q51; Q52; Q54; S607; S1039 carniere C813-815; F1455 caro A209; A211; A216; A578; A579; B694; C816-820; C960; C1938; C1944; C2082; C2337; C2339; C2348; D685; D784; D1070; D1094; E185; F359; F689; G444; I418; L329; M1089; M1090; M1165; M1455; M1457; M1490; M1975; M1976; N567; O620; O644; P144; P767; P1203; P1433; P1443; P1995; P1996; P2040; P2508; P2509; R234-237; R738; T377; T867; U242; V234; V339; V348; V742; V872; V1190 caro (costoso) A215; A217; C817; C818; D785; I385; R746 carogna A1726; B517; C1833; C2230; C2330; F87; L556; N308; N309; P3023 carota G1272; S973 carpione C822-824; L935 carretta G115; P2930
pag 1812 - 04/07/2007
1749 carrettiere C825; C826; I205; Q154; R65; S483; S1183 carretto P139; S805 carrettone C1159 carriera C827; L719 carriola L433; S805 carro A1073; A1074; B125; B126; B826; B838; B843; B850; C828-841; C1051; D1237; F1397; F1398; F1407; G1198; I448; L78; L510; L511; L549; L560; P161; P162; P1677; P1699; R1104; R1105; R1113; R1116; S806; S1039; S1673; U103; V66; V119; V821 carrozza B889; C842; C1185; C2445; F110; G878; N13; P394; P475; P2293; P2930; R1028; T989; T990; T1079; V849 carruba C843 carrucola U100 carta A1120; A1354; A1515; C132; C844-852; L104; L173; L394; L561; L910; M2257; M2258; N358; O186; P606; P995; P1060; P1131; P1937; S1063; U190 carta (da gioco) C853-888; F1241; G541; P617; S448; S905 Cartagine A273; C889 cartapecora R849 cartone N581 casa A15; A32; A36; A96; A421; A445; A456; A531; A636; A647; A677; A697; A838; A901; A938; A1031; A1163; A1209; A1210; A1367; A1430; A1628-1630; A1674; A1679; B147; B148; B248; B249; B391; B392; B531; B626; B644; B748; B815; B881; B882; B939; B941; B969; B986; B1099; C41; C62; C129; C255; C382; C419; C474; C483; C605; C677; C724; C805; C891-974; C1023; C1121; C1305; C1431; C1668; C1736; C1743; C1853; C2158; C2159; C2201; C2212; C2495; C2504; C2537; C2538; D157; D158; D652; D739; D798; D814-818; D821-823; D825-829; D847; D848; D863-866; D871; D886; D997; D1026; D1053; D1065; D1147; D1212; D1234; E43; F19; F115; F196; F211-213; F215; F224; F573-575; F623; F642; F782; F806; F827; F832; F837; F838; F1006; F1034; F1038; F1064; F1134; F1165; F1167; F1429; F1566; F1585; F1586; F1590; F1656; F1664; F1680; G26; G27; G29; G52; G138; G139; G141; G155; G238; G289; G559; G687; G839; G840; G842; G925; G926; G927; G967; G1048; G1062; G1072; G1209; G1285; I128; I212; I214; I360; I454; I490; I491; L31; L33; L54; L151; L228; L315; L316; L407; L1111; L1164; L674; L839; L840; L897; L911; L986; L987; M102; M123; M223; M278; M411; M432; M466; M512; M585; M752; M762; M780; M782; M931; M1063; M1057; M1062; M1095; M1126; M1357; M1358; M1362; M1480; M1483; M1668; M1672; M1679; M1694; M1704; M1728; M1729; M1783; M1822; M2047; M2088; M2122; M2242; N70; N71; N105; N316; N471; N540; N582; N620; O206;
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
INDICE ANALITICO
O268-270; O489; O517; O586; O624; O658; P12; P13; P52; P168; P252; P269; P305; P306; P342; P343; P627; P653; P655; P865; P866; P867; P888; P924; P1008; P1075; P1076; P1227; P1235; P1236; P1563; P1739; P1744; P1752; P1755; P1763; P1777; P1787; P1793; P1800; P1829; P1843; P1874; P2007; P2008; P2073; P2074; P2160; P2168; P2206; P2207; P2216-2220; P2229; P2238; P2327; P2352; P2566; P2621; P2622; P2651; P2676; P2725; P2759; P2858; P2950; P2951; P2973; P2974; Q126; Q155; R54; R63; R65; R71; R135; R227; R247; R267; R362; R752; R754; R877; R919; R920; R929; R1041; R1102; R1103; S164; S353; S610; S624; S697; S698; S700; S701; S749; S973; S1024; S1039; S1047; S1054; S1126; S1129; S1146; S1158; S1340; S1384; S1572; S1603; S1615; S1619; S1672; S1685; S1765; S1779; S1789; S1793; S2019; S2031; S2116; S2228; S2250; T57; T93; T94; T180; T199; T210; T249; T515; T516; T601; T712; T721; T821; T879; T1000; U37; U179; U248; V42; V253; V256; V284; V341; V342; V411; V528; V543; V555; V673; V684; V688; V689; V701; V736; V747; V861; V874; V875; V921; V933; V960; V1009; V1128; Z72; Z98; Z116 casale G1381; T760 casato A1355; C927 cascare A101; A986; A1380; A1382; A1383; A1451; B764; B934; B1031; C94; C339; C975981; C1622; D1228; F230; F506; F1020; F1315; F1635; F1695; G1044; I140; L260; L535; L548; M225; M328; M1334; P1336; P1615; P2472; R626; S37; S500; S1656; S1722; U266 Cascia (localita`) N479 casciano(di Cascia) C982; S1914 cascina C1065; R1061 casella R330 Casentino C983; C984 casetta C2499 Casimiro (santo) C985 casino P1815 caso A467; A656; B888; C391; C986-989; C2061; D906; I243; L169; M442; O166; P370; P1168; S2040 cassa A633; C990-994; D1137; F570; G761; O101; P491; P659 cassetta C2534; G1224; M163; T804 cassettina C1062; C2534 cassetto P1484 cassone R789 castagna A355; A1548; B198; C995-1005; D919; F68; L470; M825; M827; M828; N397; N398; O346; P969; P1093; S319; S1736 castagno B199; C1007-1010; G82; M139; O267; V1078 castellano V389 castelletto N426; N427 Castelli (localita`) A1120
pag 1813 - 04/07/2007
INDICE ANALITICO
.
Castellina (localita`) L818 castello A638; B641; C567; C1011-1014; F1306; F1365; F1366; F1719; G928; L908; S240; S1737; T924; U55; V1021 castigare C1015-1027; C1213; C2629; C2630; D186; D391; D392; D456; D496; D501; F1556; I180; L642; P1376; P2123; P2965; V191; V789 castigarsi P930 castigo A30; C1028; C1029; G944; S1691; Z45 castita` B891; C1030-1035; C1039; M898; P2954; P2955; T910 casto C1036; C1038; C2265; F1332; T916 castrare A302; C1040; C1042; P197; R16; U139; V942 castrone A1207; C643; C644; C646; C685; C746; C1043; C1046; C1047; M1896; M1897; T586 Cataldo (santo) C1048; C1049 cataletto P227; P1494 Catania C1050; P191; P192 catarro C3; C1051 catasta L413 categoria R261 catena A71; C473; C1052-1056; L42; L331; L623; O302; P1939; S537; S1966; S1967; T556; T918; V476 catenaccio A531; O524; P1752 Cate`ra Z162 Caterina C1057-1067; O18 caterineggiare C1066 catinella C1565; S1536 catino T125 cattedra C1068 cattivo C1069-1086; passim causa A1722; B363; B455; C1090; C1091; M340; M841; R876; S1022; S1023; S1862 causa (legale) C1087-1089; M252 cavalcare A1391; B127; C87; C88; C666; C1171; F598; F599; P2254; V1249 Cavalier Mazzei M1072 cavaliere A57; B67; C70; C1092-1096; D774; D1241; F1072; M1124; N375; O679; P245; P1378; P1487; P2461; P2719; S1040; T903; V681; V1009 cavalla B238; C145; C146; C1162; C1171; P1034; S1625; V11 cavalleria C1098 cavalletta S904 cavallina P2246 cavallo A263; A749; A817; A1030; A1413; A1414; A1432; A1449; A1485; A1488; A1636; A1637; B74; B160; B169-171; B853; B854; B889; B899; B900; B1003; B1004; C96; C140; C333; C406; C449; C600; C834; C856; C976; C977; C978; C1018; C1094; C1099-1191; C1196; C1205; C1306; C1453; C1485; C1608; C1625; C1658; C1679; C1880; C1898; C1900; C2415; C2416; D709; D831; D832; D942; D959-
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1750 961; D1004; D1038; D1040; D1109; E249; F28; F235; F497; F565-567; F569; F571; F614; F805; F1230; F1396; F1488; F1489; F1556; F1719; G7; G39; G123; G143; G153; G155; G521; G630; G953; G954; G956; G957; G1171; G1172; G1285; I69; I260; I262; L166; L832; L846; L847; L873; M185; M208; M568; M1148; M1164; M1268; M1270; M1289; M1665; M1669; M1681; M1714; M1922; M2117; M2132; M2156; M2226; M2228; N134; N559; O36; O85; O190; O266; O679; P72; P472; P473; P560; P689; P891; P1508; P1668; P1673; P1739; P2009; P2293; P2294; P2319; P2466; P2567; P2568; P2571-2573; P2998; P3019; R305; R319; R560; R726; R727; R845; R850; S485; S491; S500; S911; S1039; S1040; S1133; S1196; S1234-1236; S1296; S1297; S1814; S1815; S1899; S1982; S1985; S2000; S2002; S2134; S2263; T557; T683; T932; T934; T989; T990; U49; V346; V675; V773; V790; V930; V935; V970 cavalluccio S630 cavare B356; C160; C233; C1192-1195; C1494; C2234; D21; D757; F442; F603; F1245; L922; L1137; L1138; M1035; M1036; M1401; N302; N519; N523; P322; P447; P1566; S1095; S1500; S1510; T805; V19; Z164 cavarsela B602 cavarsi C1192 cavavoglie L290 cavezza B835; B900; C432; C1167; D1004; P2942; P2944; S1234 cavicchio B977; C1492; D438; N516 caviglia D1046 cavolazzo R650 cavolfiore C2573 cavolo A605; A997; C648; C668; C746; C11971219; D1043; F1313; F1322; F1384; F1611; G221; G1007; L72; L101; L117; L529; O606; P6; P1777; P1879; P2144; R649; S137; S904; S1871; S2252; T99; V729 Cavour A1476 cazzo B864; B865; C1222-1236; C2553; D275; F696; F960; G1006; M1610; N63; P282; P2997; P3014; S1197; S1198; T897 cazzotto C1237; C1238; M1153; P2891 Cecco G42; M472 cece C1218; C1241-1243; C1713; F455; F1646 cedere C1349; C1491; F6; L1155; M159; P2878; S840 cefalo C1244 ceffo M932 ceffone A125 celare A823; A825-827; C2007; D354; P942; P965; S886 celeste C1245; C1246; C1247; O91; O94 cemento C1691 cena A406; A898; C942; C1248-1259; C1691; C2528; D235; F448; F1079; F1441; G117;
pag 1814 - 04/07/2007
1751 G164; G165; G1117; I213; I321; L596; M37; M1414; M1439; M1444; O364; P1779; P1891; P2106; P2429; P2431; P2432; P2436; P2437; R741; S1829; S1855; V672; V1009 cenare A854; C1250; C1260; G833; L583; N569; S255; S1703; S1830; V1103 cencio B830; C1261-1264; C2655; L917; S2114 cenere B14; C1265-1272; C1285; F1651; G59; G258; G1213; M252; M1956; P744; S1303; T475; T649; V364 Ceneri (ricorrenza) C1273 centesimo M2067 centinaia T925 centinaio P2916 cento A82; A83; A352; A393; A954; A977; A1049; A1176; B180; B295; B576; B698; B713; B1062; C123; C191; C303; C590; C1026; C1275-1280; C1676; C1745; C2105; C2118; C2152; D83; E151; E152; F311; F528; F637; F638; F684; F870; F974; F1459; F1499; F1700; F1728; G56; G57; G87; G167; G343; G656; G702; G954; G956; G1257; I122; I296; L57; L162; L164; L457; L517; L628; L738; L954; M220; M301; M947; M1035; M1051; M1052; M1196; M1197; M1365; M1368; M1634; M1910; M2022; M2047; N110; N134; N225; N355; O301; O339; O340; O460; O721; P78; P278; P451; P452; P738; P885; P1035; P1205; P1227; P1366; P1671; P1728; P1845; P1862; P2102; P2162; P2539; P2578; P2627; P2839; P2840; P2965; P2979; R195; R385; R502; R718; R859; R1060; R1120; S212; S808; S832; S834; S974; S1238; S1265; S1572; S1759; T94; T470; T665; T758; T768; T791; T810; T854; T863; T925; T925; U39; U90; U115; U131; U141; V132; V212; V218; V666; V691; V692; V1318 centomila T925 centottanta P779 centouno T810 centoventi M2194 centro V1180 ceppa N517 ceppo C665; C1281-1285; F1494; F1496; N521; P1585; S104; S574; S575; S578; S579; S581 Ceppo (ricorrenza) C1286; U213 cera B802; C354; C1080; C1287-1293; N353; P2464; S1274; R81; S1573; V1088 ceralacca R849 cerbottana S218 cerca (sost.) C65; F1321; G851 cercare A443; A740; A1267; A1410; A1532; B231; B386; B387; B666; B700; B736; B990; B1080; C335; C349; C736; C1296-1308; C1613; C1624; C2056; D399; D832; E106; F146; F455; F528; F559; F1164; F1216; F1466; F1557; F1628; G451; G568; G622; G850; G881; G1170; G1244; G1312; I146; I209; I229; I359; I390; L95; L713; L859; L1170; M288; M681;
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
INDICE ANALITICO
M1571; M1903; M2283; O231; O348; O361; P287; P1643; Q111; R65; R389; R833; S381; S385; S1066; S1981; S2120; S2121; S2213; T28; T168; T977; T1018; T1044; U276; U302; V91; V125; V126; V1043; V1207 cercatore S2253 cerchio B780; C1309-1311; G873; L1023; S7; S905 cercone C1312; C1313 Cerere V371-373 cerfoglio A123 Ceriola (Candelora) P358 cero C1314 cerotto C1316 cerro C1317; C1318 certezza D750; M1512 certo A650; A651; C1319-1331; C2666; D536; G1219; L474; M77; M78; M236; P7; P1045; S62 Certo (nome) C1320; C1322; C1323 certosino M1537 cervello B229; B318; B532; B565; B652; B653; C219; C220; C538; C569; C582; C607; C833; C1332-1350; C1877; C2098; C2099; D163; D967-971; F594; G749; G763; G1126; G1183; G1372; G1373; I153; L394; M491; M901; M902; M903; M1793; M2285; M2286; N76; N252; O418; P603; P671; P886; P887; P1177; P1854; S420; S903; S1343; S1442; S2171; T11; T12; T83; T143; T558; T569; T570; T571; U32; U51; U147; U156; V102; V195; V624; V629; V838; V988; V1045 cerviona (colla) D1076 cervo A874; B317; C1351-1356; C1703; G1370; L491; P559; S1130; S1170; T160 Cesare C1357-1362 Cesena C1363 Cesira C2368 cespuglio F1559; L480; L501; P1266 cessare A624; L153; M857; P618; S965; V420; V472 cesso A1269; C7; C242; C1364; C1305; L829; M38; M530; R400 cesta C1369; I109; M945; P2555; P2887 cestello C1369 cestino T172 cesto C336; C1365; C1367; C1368; D295; F1105; G1050; M496; M496; M879; M1926; N419; O322; S199; S351; P2640; S1352; S1673; Z52 cetriolo C1370-1372; O607 chetare O713 cheto A126-A128; A191; C2633; L679; O685; P1827; R80; U28 chiacchiera A818; C543; C840; C1373-1392; C2431; D152; F1300; F1509; F1584; Q153; S991; S1040; T936 chiacchierare C1393-1396 chiacchierino S506
pag 1815 - 04/07/2007
INDICE ANALITICO
.
chiacchierone C1397; P2728; S1117 chiamare A49; A549; A554; A1119; A1456; B981; C86; C276; C277; C295; C1398-1401; C1831; C2056; C2238; C2303; C2323; C2326; C2572; D23; D186; D271; D280; D303; D601; D603; D609; D855; D1220; E45; F436; F545; F1312; G120; I250; L228; L319; L585; L1176; L1177; M206; M289; M471; M916; M1049; M1129; M2060; M2061; M2096; N169; N274; N278; N394; O120; O217; O244; O539; P281; P1237; P1518; P2197; P2256; Q23; R290; R519; R701; R821; S229; S665; S692; S701; S1045; S1146; S1318; S1513; S1516; S1633; S1672; S1677; S1678; S2300; T141; T583; T655; T791; T804; T809; T1020; U305; V360; V870; V975; V979; V1141 chiamarsi P1723; P1724; S1781; T576 chiamata R291 Chianti C1563 chiappa P651; S308 chiappa uccelli P1402 chiappare A343; P1759; P2196; S1400; S1975 Chiaramonte (localita`) C1402 chiarata G326 chiarificare R219 chiarire P2689 chiaro A161; A175; A478; A559; A601; A1231; C167; C170; C1924; F933; F1010; F1030; I419; M119; M1003; M1020; M1850-1852; N442; N635; P358; P359; P766-768; P1888; P1889; S774; S1052; T851; T852; T1045; V252; V808 chiarore S2061 chiavare C1403; C2595 chiavarese G417 Chiavari C1407 chiave A1093; A1311; B1079; C993; C1408-1413; E50; G386; L869; O520; O521; P1605; P1781; P2221; P2512; S1039; S1374; S1956; U311 chiavistello C1414; O523; V1315 chicchessia M254; R227 chicco G644; L970 chiedere A159; A729; A1235; A1597; B613; B774; C250; C1415-1428; C1553; C1780; C1861; C2058; C2067; C2084; C2204; C2555; C2556; D64; D91; D728; D738; D745; D857; D920; D1176; F225; F428; F1342; G1108; L69; L299; L853; M503; M1317; N567; N591; O398; O443; O518; O553; O648; P1328; P1762; P2201; P2574; P2580; P2583; P2835; R287; R586; R592; R851; S143; S177; S2013; T262; T264; T1015; V505; V543 chierica A53; A56; C1429-1432; R543 chierico B473; F952; P1630 chiesa A317; A1192; A1472; B412; B413; B504; B718; B782; B791; C24; C272; C276; C277; C289; C392; C393; C627; C929; C1433-1464; D305; D871; D886; D1206; E27; E196; F621; F1631; F1671; G772; G1041; G1341; M54; M694; M1274; M1341; M2212; N341; N468;
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1752 P888; P2501; P2502; P2612; P2651; R141; S36; S38; S277; S296; S413; S625; S756; S1928; T147; T216; T531 Chiliano (santo) S973 chilo M304; M442 china A171; C666; L138; L732; M1859; S267 chinarsi C1466; C2607; C2615; P1635; P2231 chino C1465; V879 chioccia A1729; C1469; P53; P2936 chiocciola A992; A993; C1468-1479; M1679; P1823; T161 chiodo C1480-1495; C1749; F93; F611; G1359; L602; M804-806; P662; P2633; P2634; R608; R609; R1086; S436; T145; T146; T802 chioma S102 chirurgo M1121; M1122 chitarra C41; D1007 chitarrino I392 chiu` C1496; C1497; N1 chiudere A245; A589; A596; A1050; B657; B851; B984; C1499; C1741; C2037; D337; D444; D985; F998; F1338; G336; L200; M912; M1166; M1260; M1388; M1763; O77; O426; P322; P2031; P2061; P2062; P2209; P22112213; P2225; P2227; P2512; P2931; S36; S507; S906; S1176; S1352; S1527; S2015; T140; T719; T726; U85; U314; V1067; V603 chiuso A1602; B661; B663; B740; C189; C257; C849; C912; C990; D33; D781; D877; F768; G154; L52; L725; M1091; P491; P2214; R593; S1341; S1954; S443; V546 ciabatta B311; C1500-1503; F1446; M1568 ciabattino C1504-1508; S546 ciabattone B311 cialda B665 ciambella B795; C1509; G1380 ciambellano C824 cianca C1513; P2029 Cianchetto (nome) T147 ciancia C1514; E7 cianciare D467; P2299 ciao V244 ciarlare P486 ciarlatano B588; B589; C1516; S652 ciarliero L719 cibarsi S2070 cibo A1320; A252; C69; C70; C673; C1312; C1517-1522; C1768; C2476; D386; E94; L130; M550; R221; R222; R438; S2089; S2090; T283; T985; V1207 cica (cicala) F704 cicala A1189; C1524-1536; F629; G955; R233; R459; S1220; S1221 cicare C1528 cicatrice M277 ciccia B489; C790; C1537; C1538
pag 1816 - 04/07/2007
1753 Ciccio C1822 cicciolo C1241 Cicerone O544 cicisbeo C1539 cicogna C1540; R151 cicoria S829; S836 cicuta C1541 cieco A788-792; A795; B314; B1031; C73; C348; C1449; C1542-1564; C1752; D24; D25; E140; F215; F358; F930; F966; F1071; F1146; F1236; F1246; F1431-1433; F1452; G108; G109; G343; G1306; I173; I293; I386; I509; L176; L955; L966; M983; M1100; M1305; M1306; M1503; M1631; N560; O128; O129; O447; O578; P61; P319; Q76; Q144; R329; R951; S330; S1664; S1669; S2232; T94; U64; U65; Z114; Z120; Z121 cielo A198; A266; A372; A475; A1117; A1157; B106; B143; B350; B467; B966; C150; C254; C897; C1565-1579; C1778; C2210; C2707; D344; D434; D449; D451; D900; D1155; E11; E50; F1095; F1600; F1687; G276; G426; G427; G1046; I415; I429; L15; L85; L817; L901; M617; M963; M964; M965; M1112; M1279; M1326; M1429; M1755; M1976; N6; N7; N111; N382; N632; O527; P1692; P1727; P1823; P1826; P2504; P2514-2517; P340; Q69; R124; R924; S75; S142; S143; S510; S802; S803; S919; S920; S1548; S1995; S2069; S2071; T92; T473; T513; T537; T893; T972; T1085; V1203 ciglia C241; D1046 cigno C1473 cigolare M38; R1104; R1105; R1114; U100 cilecca I391; I392 ciliegia A568; A577; B23; B37; C746; C15801586; C1767; D600; M143; M1303; O511; P355; P533; P1721; P2189; S2008; U48; V1079 ciliegiaio G404 ciliegio C1588; C2314; U39; V699 cima B1098; C93; C95; C113; C745; C1590-1592; F1174; F1505; F1674; F1676; G134; M1879; M2044; O222; O267; P1264; R175; R657; S516; S1327; V572 Cimabue C1593 cimice C122; C1594 cimitero A1541; C1596-1603; E36; E120; E123; G849; M1116; M1118; M1961 cinciallegra C1604; C1605 cinghia C1606 cinghiale C1607; C1608 Cingoli (localita`) I208 cinquanta C1226; D1083; D1208; M945; Q38; U146-148; U149; V60; V401 cinquantanove C1609; C1610; M1572 cinquantina C1611; Q39 cinque B455; B542; C1612; C1613; C1906; C2560; D1203; D1214; F1067; G1195; G1306;
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
INDICE ANALITICO
I261; I314; I387; M148; M853; M1073; M1903; O557; Q135; S505-507; T584; T687; U224; U225; V824; V937 cinquina C1403 cinta (cintura) F921 cintola C993; P1092 cintura C1411 ciocca C1121 ciocchetto C1614 ciocco C1615-1620; F1495; F937; L1154; P1023 cioccolata C110 Ciolla (nome) C1625; G956 ciondolare B822; C1621-1624; M185; M225; O238 ciotola F411; S1252 ciottolo F493 cipiglio U162 cipolla A285; A298; A1210; C120; C746; C16261643; D882; D1230; F533; G388; G648; M37; P252; P751; P1545; P1853; P2083; Q66; S973 cipresso B321; D996; F132; F133 circense P304 circostanza P962 Cismo`n (fiume) B883 cisterna A151; A152; B908; F1044; G454 citta` A1512; C1485; C1644-1649; C258; C1967; C1992; F558; G1322; L365; L633; L898; M1874; M1910; P2230; S1764; P2459; P2735; R315; R835; R836; R1027; S174; S1876; T639; U251; V364; V382 cittadino L51; V713; V779 Cittanova T979 ciucciare A1036; G1359 ciuco C1650-1658; G955; G1377; P2744; Q62; R560; S2050 civetta C38; C51; C1659-1673; C2752; G952; G1342; M1551; N1; S1655; S1754; S2252; U276; V978; V979; V1253; V1254 civile V793; V794 Civitavecchia M1311 Clemente (santo) C1674; C1675 Clementone O425 cliente A1708; A1717; B806; C1191; C1677; R104; C2439; C2451; M1105; Q145 clistere C1676 Co` (nome) C76 cocchiere C1679-1682; C2616 coccio B681; C1683; C1684; M223; M500; P1596; P1766; R581; R892 cocciuto A731 cocco G55 coccodrillo C1685; C1689; L957; S2252 cocere G1093 cocomero C1690-1693; C2300; C2312; P1898 coda A753; A907-909; A1042; A1160; A1376; A1377; A1379; A1380; A1392; A1555; A1715;
pag 1817 - 04/07/2007
INDICE ANALITICO
.
B101; B774; C364; C369; C382; C408; C424; C430; C458; C459; C463; C465; C469; C600604; C1366; C1640; C1694-1706; C1838; C2291; C745; D190; D191; D306; D307; D314; D505; E227; F389; F1149; G310; G954-956; G1362; I424; I425; L932; L933; L935; L956; M890; M939; N331; N332; N527; O441; P159; P674; P820; P821; P1017; P1361; P1426; P1437; P1438; P2174; P2209; Q19; R150; S377; S712; S819; S1543; T410; T462; T596; T785; U40; V1279; V1295-1297; V505; V781 codardo A1539; A1540 codice O546 codino C1707; C1708 cogliere C1041; C1063; D291; D1062; D1063; E234; F738; F1504; F1508; M140; M1199; M1636; P1588; R941; R944; R946; R954; R955; R957; S73; S1137; S1541; S1905; S2122; T851 coglionare C2005; F441; P1287 coglione A162; A391; A1265; A1313; A1445; A1646; B62; B63; B96; B134; B587; B687; B810; B1082; C262; C647; C686; C859; C1092; C1143; C1150; C1226; C1465; C1547; C17091740; C1886; C2186; C2475; D79; D130; F92; F928; F1606; F1617; F1714; G505; G1184; I37; I229; I230; L228; L358; L359; L364; L453; M1024; M1140; M1709; M1824; M1872; M1886; M2057; M2175; N453; O39; O435; P389; P400; P605; P706; P878; P881; P991; P1387; P1534; P1604; P1760; P1852; P2019; P2138; P2308; P2363; P2364; Q128; R88; R562; R631; R648; R788; R982; R983; S260; S560; S570; S794-796; S1387; S1388; S2122; S2144; T22; T687; T983; U43; U147-149; V323; V389; V522; Z112 cognata C1741-1744; M57; O443-444 cognato C2; C841; C1745; S1673; S1674; S1676 coito C1747 Cola (nome) C1822 colare L1054; P640; S226; S1556; T298 colazione A1389; C1748; F1073; S1829 colla B1006; C1749; D1076; F94; F96; T221 collana C1381; L493 collanella B247 collare C467; S1968 colle U318; V737; V738; V740 collegio T877; T878 collera C1750-1759; M2112; U188 colletto P1648 collina A1186; C1058 collo A97; M2037; B11; B642; B835; B860; C331; C332; C558; C745; C1760-1763; D615; F726728; G68; G175; G267; I107; L961; M1160; Q134; S287; S615; S890; S2028; V124 collotorto B10; C1764 collottola I323 colmare B874; G383
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1754 colmarsi B425 colmo S2014 colomba A1728; C1773-1775; C934; O474; P2073; P2866 colombaia F77; R906 colombo C1765-1772; F82; F86; R906 Colombo F421 colonna V631; V632 Colonna (nome) P145 colore B84; B106; B528; C1561; C1776-1779; F35; F36; G485; L2; L182; N242; N243; P285; R1007; R1010; R1020; R985; S235; S414-417; V936 Colosseo F1643 colpa C1021; C1029; C1780-1797; D500; E129; E138; F871; G230; G912; I217; I374; O184; P43; P936; P960; P1109; P2968; R83; R369; R370; S1002; S1033; T69 colpevole A1518; C1798; I303; I304 colpire T753 colpo A436; A1332; B780; C1799-1801; C56; F915; G249; L701; M98; N350; O547; P1123; Q166; S1065; T802; U80; V1170; Z19 coltellata P550 coltello A85; A1712; B704-706; C1802-1806; F1370; M1195; O537; P292; P417; P1133; P2132; R1117; S1039; S1040 coltivare D426; R19; T502; T519; T522 comandamento C1807; R282 comandare C1143; C1223; C1278; C1808-1830; C2177; C2721; D243; F283; F316; L585; M963; M774; M1738; P68; P72; P1066; P1410; P2300; P2513; P2819; R253: R278; R334; R364; R399; R427; S1142; T428; T554; U12; U14; U165; V10; V60; V460; V1202; Z76 comando C1829; P2513 comare C1831; C1925; C2246; O431; P385; P2934; T167 combattere C1013; C1832; F1292; F1293; F1543; R618; S820 combinare A259; S1248 come F327; F1293; F1386; O128; O129; P1896; P1985; Q53 cometa C1835-1838 comignolo F1566 cominciamento C1845 cominciare A257; A757; B799; B1081; C558; C724; C725; C1176; C1810; C1839-1873; C2244; C2421; D434; D437; D554; D816; F130; F210; F361; F927; F968; F1450; G1097; G1323; G1331; I42; I379; L223; M561; M1016; M1336; M1504; M1505; M1977; N23; O117; O118; P670; P1959; P2090; P2414; P2498; Q42; Q65; R891; S321; S516; S517; S2058; S2191; T227; T601; T1007; U194; V322; V363 commedia I264; M793; V1003 commensale C1993; P2256 commerciare S1259; Z43
pag 1818 - 04/07/2007
1755 commercio C1874-1879; P2894 commettere C1787; E132; T269 commiserare L1107 comoda (seggetta) P2840 comodita` C1883-1888; O28 comodo B914; C1; C1885; C1889-1891; D1082; F104; F798; I387; I388; M1421; N541; R1117; S628; S849; U6; V551 compagna T580 compagnia A629; A832; A1115; A1630; B279; B330; B459; B544; B897; C1085; C1892-1917; D165; D598; D774; F577; F1665; F1667; G330; G1285; G1309; G1339; G1379; L1005; M203; M205; M314; M1720; N1; N413; O670; P1861; P1883; P2023; P2281; P2389; P2914; R405; R499; S743; S1523; S1585; S1586; S1604; S2034; S2201; S2273; S2299; U192; V894; V921; V930 compagno (agg.) S831 compagno (sost.) A466; A680; C812; C1897; C1898; C1899; C1918-1921; C1924; G884; O669; P604; R370; V232; V705 companatico F678 comparatico C1926 compare B185; B799; C2; C1922-1926; M453; M1404; M1634; N369; P2903; R250; S1760; T711; T829; V712; V713; Z27 comparire G182-184; P1184; P2977; R403 compassione C1931; I135; I136 compasso P2468 compatire C591; C1927; C1928; C1930; D659; I475; O127; P1681 compensare F531 compera G1220 compiacere M448 compianto E110 compiere C354 compieta V613 completo P722 complimento C1932-1938; C2490; F34; V66 comprare A121; A286; A694; A1169; A1341; A1351; A1566; A1702; B735; B848; C695; C696; C750; C816; C953; C967; C1131; C1535; C1939-1972; C1983; D58; D635-637; D639; D640; D790; D924; E44; F256; F789; F934; F935; F1006; F1216; F1488; F1489; G6; G7; G227; G269; G740; G998; G1044; G1218; G1221; G1222; G1368; I40; I336; L119; L427; L541; L860; L897; L898; L1121; M161; M834; M848; M1091; M1192; M1262; M1422; M1455; M1665; M1805; N101; N423; N500; O283; O284; O310; O384; O525; O526; O712; P349; P554; P555; P1427; P1568; P1796; P1816; P2544; P2509; R107; R743; S21; S1220; S1221; S696; S973; S1867; S1953; S2014; S2075; S2288; S1795; T1; T491; T1055; V26; V335; V337; V342; V343; V347; V620; V747; V1229 comprarsi T1017
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
INDICE ANALITICO
comprendere C594; I357 compreso D844 compromesso S1023 comune P436 comune (agg.) C2336; M379; P1341; P1342; V713 comune (sost.) A1434; A1436; C280; C1973-1982; N341; R800; R801; S1385; V24 conca C1983-1985; D1236; F777; P1228 concedere B26; D663; P1762 concepito S1629 Concezione D323; I43; I44 conciliatrice S209 concimaia G132 concimare A1460; C1602; C953; V726; V727 concimatura Z53 concime B492; C1986; C1987; F440; O574 concio G135; M5; M358; R387; R950 conclave C1988 concludere A257; C1847 concordia C1989-1993; P1342 condanna C1994; F734 condannare A1518; C1702; C1994; G720; M952; P1325; P2129; R371 condimento C1995; F148; F150; F156; M2147; P2105; R10 condire C1997; D192; F149; I316; I317; P1248; P2048; R205; R299; Z146 condizione L35; T921 condomare S1612 condonare P1321; P1322; P1324 condotta M1125 condotto O178 condurre A1202; C1354; C1548; C1597; F339; M701; S2063; V1135 confermare M76; N487; R347; T17 confessare C1999; C2002; S1689; M573; N210; P941 confessarsi A1220; C2000; C2001; C2005; G1292; L200; P1003; S590 confessionale P2796; Q154; U67 confessione C2003; C2004; C2006; G264; L1134; T221 confessore C1887; C2007; C2010; M1095; M454; M838; S1918; T927; V565 confessorio P974 confettare A577 confetto C2011; C2012; G461; G462; L1055; O711; P719; V770 confidare G1130; S880; S921; T892 confidenza C2013-2015; F765 confine A423; A575; C2016-2018; G1316; M1556 confondere C741; L566; P282; S507 confortare L848 conforto C2641; M1935; M2075; M2076; P1090; P2460
pag 1819 - 04/07/2007
INDICE ANALITICO
.
confratello O624 confronto C2019 confusione G424; R111 congetturare I162 congiungere M960 coniglina P2246 coniglio C2020-2024; P1435; T568; U162 conocchia C2025; C2026 conoscente A684; P2386 conoscenza A1120; M189; T904 conoscere A1377; A1700; A255; A256; A335; A360; A412; A546; A557; A648; A657; A663; A665; A764; A822; B203; B215; B219; B220; B367; B382-385; B530; B715-717; B804; B1037; B1057; C67; C1070; C1093; C1355; C1713; C1717; C1759; C1875; C1909; C20272034; C2229; C2231; D20; D33; D64; D252; D256; D318; D622; D1070; E76; E88; F37; F174; F855; F1052; F1204; F1347; F1451; F1694; F1707; G76; G543; G1236; I521; L175; M243; M427; M499; M722; M776; M907; M1021; M1267; M1274; M1348; M1349; M1675; M2018; M2108; N223; N371; N604; N621; O578; O579; O679; P2; P147; P438; P497; P505; P781; P1345; P1364; P1365; P1760; P1768; P1936; P2024; P2816; Q152; R53; R632; R980; R993; R1002; S273; S812; S869; S138; S1347; S1735; S1778; S2170; S2296; S2297; T220; T800; T974; U36; U42; U43; U46; U47; U166; U188; U193; V764; V776 conoscere (riconoscere) B85; D511; F1492; I328; L451; M1581; O139; O407; P1137; P896; V1068; V1230 conoscersi S1777 conquassare M663 conquistare R413 consegnare F781 consentire P1117 conservare A213; A685; A1025; A1653; C131; C162; C1992; C2035-2042; D1239; M224; P1230; D363; F770; G874; M1245; P1065; R515; R736; R791; T26; T539; T1066; U237; V480; V484; V685 considerare F906; F909 consigliare A395; C2043-2056; F55; F61; F423; F1028; O173; P1067; S251; S252; S2123; T265 consigliarsi C2051-2053; C2073 consigliere F182; I503; S779 consiglio A1702; A393; A394; A793; B411; B617; C924; C989; C1222; C1427; C1550; C2045; C2057-2090; D448; D908; D1020; E151; F115; F317; F411; F412; F1029; F1247; G1324; I358; I501; I502; L407; M191; M229; M1477; M1481; N67; N211; N489-491; P514; P873; P904; P907; P915; P2359; Q153; S52; S983; S997; T931; V904; V1246 consistere B898 consociazione G465
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1756 consolare C732; C2254; G1242; M1932; M1965; P2046; Q157; V314 consolarsi C1927; P1300 consolazione A1478; C2091; C2092; D618; D621; F678; F679; L17; M198; P2647; S1469 consuetudine A65; C2093-2096; U283; U284 consultare B734 consulto I38 consumare A774; A820; B759; B943; C228; C324; C335; C348; C2097; D441; E98; F705; G1163; I444; L63; L614; M21; M1733; M1884; N390; R251; R724; S413; S553; T905; V249; V997 consumarsi L814 contadina P2006 contadino A36; A290; A291; A1084; A1389; A1465; B502; B509; C272; C481; C1247; C1498; C1530; C2098-2118; C2248; C2317; F729; F804; F1244; G121; G315; G369; G432; G789; G791; G797; G1042; G1286; I106; L13; M860; M1740; M1797; M1872; M1880; M2164; M2216; N369; O81; O83; O585; P186; P272; P279; P1364; P1365; P2211; P2273; P2458; Q110; R51; R1061; S480; S1040; U239; U316; V712; V726; V1239 contado O641 contagio A1193 contagioso E165; P2416; R633; S468 contaminarsi D1050 contante D1135; M1262; Q98; S56 contare A1644; A670; A965; C1237; C1879; C2119-2126; C615; C877; F548; F900; F1120; G827; L397-399; L913; M572; O221; O532; P437; P995; P2157; P2197; P2582; P2937; Q97; Q138; R464; R1082; S1174; S1512; S2060; T743; T948; T953; U84; U309; V594 conte A1512; D774; N373; P1375; P1378; P2110; S1725; V681 contea M1380; N373 contendere G311; S1217 contenere L656 contentare B734; C2143; C2144; C2156; D1017; I255; L214; N327; P2044-2046; R465; S2108 contentarsi A1497; B120; C1374; C2127-2140; C2184; L66; L70; N126; N127; N129; P1989; Q47; R203; S632; T693 contentezza C2145; C2146 contento A1168; A1599; B827; C500; C21472162; C2253; C2648; C2707-2710; C2712; D303; F947; F1685; G124; G427; G478; G950; M6; M126; M943; M1561; M1691; M1698; M1966; M1978; N128; P217; P406; P427; P2049; Q98; R116; R564; S753; S1309; S1741; V1114; V425 contesa M1590; P107; P161 contessa C2172 continuare A257; D84 continuo F496; T807; V1006
pag 1820 - 04/07/2007
1757 conto A1110; A965; C486; C1726; C2164-2176; F252; L1159; M589; M871; O635; O668; O680; P768; P769; P2726; R804; R96; S1201 contrabbando C2177 contraddire T46 contraffatto N568 contrario S641; S1359; S2068; contrastare D244; I15 contrattato M966 contratto B682; C1386; C2178; S2112 contristarsi L24 contro A720; A1041; A1277; B168; B720; C2062; C2599; D242; D448; D1208; D1209; F416; F1222; F1263; F1264; G745; M2039; N156; N586; P1876; P1878; P2749 controllare C2179 controllo C2180 contrordine O448 controvoglia P926 conveniente P2575 convenire A1398; B390; B478; C1573; G72; G73; L386; L490; M352; M353; M416; M1040; P1257; P2597; P2619; R341; S291; S1731; S2268; T1068; V1285 convento A4; A1041; C2181-2185; D917; F1324; F1328; F1335; F1337; F1349; G153; M355; M1419; M1537; M1763-1765; M2224; N72; N197; N429; P1167; P1740; P1741; P2330; P2627; R343; S1124; V426; V510 conversare S1122; V921 conversazione F80 Conversione (ricorrenza) P357; P360 convertirsi U288 convincere C2019; E144; F890; F891; F1032; M1766; P575 coperchio B310; D292; P1224; P1226; P1237; S692; T1025; T1026 coperta B867; P2345; R55; T513 coperto D971; L474; P1601; P1852; P1853 copia A1083 copioso M118 coppa M1956 coppia C2186; C2187; D602; F1617; M1631; M48; T926 Coppino (nome) C1653 coprire A492; A493; B276; B909; C136; C620; C621; C956; C957; C1242; D42; D187; D294; F321; F1278; G248; G883; M139; M140; M312; M655; M746; M888; M1689; M1892; O255; P1245; P1495; P1697; Q81; S2161; T256; T720; T812; U286; V306 coprirsi M1893 coraggio A529; A1092; B624; C2024; C21882195; C2246; F1224; F1274; G172; M120; M2181; P797; P860; P1343; R623; T913; T936; V1046-1048 coraggioso C2196
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
INDICE ANALITICO
coratella C2197 corazza A813 corbello A1359 corda A76; A1614; B57; C396; C2199-2206; C2521; D1025; D1193; E12; F688; F886; G244; I85; I86; M2050; N447; P183; P979; P2427; P2528; T642; T644 Cordevole (fiume) P1605 cordoglio O206 cordone S1040 Cordovano C1710 coricarsi A311; A1412; G1042; G1045; G1046; L1029; Z108 corna A1715; B51; B219; B221; B228; B235; B856; C250; C676; C1006; C1355; C1356; C1703; C2208-2224; C2250; C2511; D82; D138; D139; D171; D190; D281; D306; D424; D510; D972; D1072; G341; G346; G1370; I118; L747; L818; L990; L995; L996; M1645; M1646; M1687-1689; M2266; N51; P559; P687; P864; P2156; R441; R452; R939; R1066; S32; S906; T492; T748; V14 cornacchia A477; B206; B829; C279; C298; C2225-2243; G79; G627; G1336; L1137; S1661; T742 cornacchino C2233; G79 cornacchiotto C2232 cornamusa C2086; C2244; C2245 cornare T132 cornata M1901 Corneri (nome) V385 cornice M52; Q3; S2227 corniolo C2246 corno A523; C63; C1145; C2102; C2247; C2248; L613; L820; M1415; M1418; S1454; S1662 cornuto A300; A301; B233; B828; C1717; C1908; C2249; C2251; D288; F965; G344; G345; G347; I255; N62; O314; O657; P1176; P1395; P2246; P3011; R89; R872; S1102; S1711; T928; V2 coro M1752; N394; V1277 corona C1438; C1832; L827; M1298; M1697; O314; P2559; S143 coronare F911; R303 corpo A12; A155; A252; A581; A922; A923; A927; A931; A932; B194; B389; B853; C38; C1518; C1520; C2252-2268; C2394; C2640; D889; D929; D1057; D1075; D1076; D1109; D1163; E230; L102; L441; M550; M1090; M1226; M1227; M2101; P1098; P1099; P151; P214; P2042; U215; V211; V719; V928 Corpus Domini C2269; E58 corredo C2270; D1137 correggere D463; M1705; U285 correggia P1477; R728 corrente A129; A131; A1191; A1193; C2271; C2272; C2599; N586; P1695; V1162 correre A130; A138; A194; A414; A417; A515; A777; A1061; A1248; A1425; A1475; B8; B51;
pag 1821 - 04/07/2007
INDICE ANALITICO
.
B348; B424; B607; P788; B737; B852; B1002; B1005; C287; C369; C479; C493; C1110; C1116; C1176; C1187; C1337; C1682; C22742284; D715; D845; F61; F269; F493; F1001; F1027; F1230; F1404; F1405; F1547; F1555; F1557; F1717; G701; G765; I343; L141; L149; L491; L512; L527; L528; L731; L785; L1176; M258; M530; M1049; M1065; M1483; M1738; M2132; M2141; N187; N501; O539; P300; P627; P940; P961; P1120; P1422; P1749; P1787; P2113; P2169; P2170; P2457; Q131; R1095; S223; S269; S434; S552; S1074; S1084; S1244; S1484; S2279; S2309; T31; T159; T378; T436; T445; T510; T683; T727; T728; T901; U254; V214; V295; V819; V1266; V1268; Z17; Z112 corrodere U289 corruccio L798 corsa C882; C2282; G189; G272; L771; L993; O36; S682 corsetto F90 corsica N305 corso B128; B197; F128; N132; S905 corte A1450; C1096; C2285-2300; C2314; C2616; F464; N624; P1184; P1716; P2250; R121; R306; R888; S634; S635; S1710; T908; V138 corteccia C746 corteggiare P444 cortese C2301; G415; O623; P1674; S1212; S1863; S1864 cortesia A92; D126; D720; D795; D796; C2306; D1064; B654; C2302-2311; S165; F1276; C2303; C2307; M1869 cortigiano C480; C2312-C2316; D1240; R263 cortile G459; S2021 corto A263; A956; A1241; A1542; B211; B451; B662; B854; B995; C221; C569; C1253; C1254; C1335; C1391; C1438; C1606; C1705; C1763; C2176; C2317-2321; D251; D969; D970; D975; D1047; E4; F473; F475; F476; F481-483; F1477; G174; G952; G1122; G1346; I358; L737; L962; L1071; L1076; L1080; L1104; M1012; M13221324; M192; M237; M645; M739; N349; O38; O466; O469; O572; P309; P345; P421; P704; P834; P1417; P1452; P1817; P2269; P2270; P2360; P2427; P2478; P2479; P2481; P2483; P2513; P2515; P2516; P2985; R726; R764; S102; S1306; S136; S1458; S1961; S2129; S2131; S54; S605; S829; T670; U156; V1055; V315; V994 Cortona C2322 corvo B731; B829; C1687; C2323-2332; D1027; G78; C2331; L1138; N455; P826; S1095; S1296 cosa A651; A752; A1322; A1408; A1472; A1489; B262; B290; B411; B422; B622; B674; C264; C644; C1070; C1087; C1088; C1091; C1137; C1162; C1274; C1305; C1383; C1425; C1493; C1776; C1808; C1830; C1841; C1864; C1865; C1885; C2029; C2146; C2333-2358; C2446; C2489; D310; D366; D436; D519; D530; D550; D590; D788; D890; D1006; D1047; D1200-
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1758 1202; F135; F193; F311; F317; F333; F525; F573; F574; F676; F726; F962; F969; F1389; F1400; F1693; G637; G638; G806; G864; G988; G1281; G1282; I38; I178; L139; L140; L283; L596; L780; L857; L861; L1048; L1070-1072; L1155; M2; M607; M709; M1281; M1411; M1582; M1583; M1762; M1775; M1822; M2039; N15; N606-608; N610; N612; N613; O8; O471; O696; P281; P283; P414; P852; P900; P1205; P1222; P1281; P1523; P2249; P2463; P2498; P2508; P2572; P2604; P2642; P2764; P2765; P2771-2773; P2950; P2951; R92; R234-236; R299; R452; R453; R595; R596; R770; R848-853; R855; S1019; S1072; S1183; S1197; S1199; S1288; S1413; S2003; S2294; S2307; S78; S416; S547; S634; S635; S725; S903-906; T43; T319; T344; T489; T542; T586; T886; T889-894; T896-910; T913-917; T920; T921; T924; T927; T929; T931; T932; T934-936; T938; T939; T989; T1112; U109; U189; U303; V87; V93; V249; V274; V339; V382; V595; V596; V715; V824; V881; V1242; V1279; V1309; Z164 coscia C646; C2359; C2360; D927; F703; P1361; P2029; P2078 coscienza A1241; C1438; C2361-2383; F320; F1113; I419; L596; M2195; P1640; P2660; S903; T578; T612; V492 coscio C644; C745 coscritto P1733 cosı`A1524; A308; C2384; M753; M1149; M1151; M1771; M1840; M1942; M1990; P513; P1044; S156; S986; S1257; S1272; S1273.S2143 Cosma (santo) C2387 coso P2463 costa C818; T518; V739; V742; Z45 costante V401 costanza F381; F382 costare B33; B395; B654; B655; C337; C482; C721; C772; C816; C818; C968; C1183; C1703; C1852; C1933; C1960; C2082; C2310; C2311; C2388; C2389; C2397; D717; D728; D730; F13; F359; F689; F942; G812; G1037; G1124; I385; L75; L631; M172; M270; M1750; P585; P1203; P1511; P2320; P2509; P2781; R706; R724; S252; T403; T405; T480; T517; T518; V1157; V1158 costata C745 costato C745 costiera A1152 costo A356; N150; O637 costola C707 costringere O246; P2906 costruire F8; M1822; R362; S8 costume C1084; C2390-2392; O355; T379-381; U180; V1263 costura R721 cote N350 cotechino Z5
pag 1822 - 04/07/2007
1759 cotenna L116; O633; P2808 cotoletta M1186 cotone C2393; L755 cotta C656; C657 cotto C747; C748; C1197; C1538; C1633; C2686; F1313; G191; G1375; L480; L913; M367; M392; M1184; M1185; N281; N498; P323; P1440; P2050; R651; S1070; T772 cova A1319 covare C1265; C2078; C2116; C2566; C2668; G51; G463; M206; S664; T740 covile A1103; B197 covo C361; L495; L508 covone P641 cozzare B222; B223; C681; G1155; M1898 crai C2225; C2226 cravatta C331 creanza C2015; C2394-2399; G1114; U55; U75; U249 creare D852; M1370; V1081 Creatore R44 creatura N138; P1697; V914 crede S1473 credenza C2436; C2439; C2441; C2443; C2449; P1121; P123; S56; S87; T938; T939 credenza C2444; O114 credere A189; A441; A481; A538; A725; A907; A909; A914; A1253; A1339; B403; B10131015; B1017; B1023; B1038; B1040; B1041; B1060; B1061; B1083; C188; C570; C1552; C1579; C1600; C1742; C2034; C2251; C24012433; D286; D352; D358; D589; D660; D842; D843; D908; D959; D961; D963; E11; E74; E108; E209; F126; F144; F531; F757; F796; F1483; G823-825; G1157; G1172; I166; I202; I226; I244; L873; M76; M210; M227; M386; M387; M527; M720; M929; M1039; M1701; M1811; M1838; M2226; N235; O66; O115; O116; O146; O280; O320; P211; P212; P214; P411; P607; P932; P1096; P1920; P2606; P2822; P2823; Q86-88; R79; R356; R854; R875; R896; S109; S272; S343; S345; S346; S376; S388; S439; S640; S985; S1014; S1196; S1383; S1720; S1786; S1841; S1842; T584; T674; T675; T677; T893; T915; T1007; U58; V181; V230; V239; V346; V401; V672; V969; V1137; V1317; Z82; Z130 credersi A724; B1081; C1343; C1351; C1352; P1922; Z81 Credevo (nome) C2435 credito C1879; C2437-2455; D1135; D140; D141; O175; R737; S1528 creditore C2456-2459; D176; N342; O697 Credo C2460 cremasco V389 Cremona C2461; P365 cremonese C2462 crepaccio P2113
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
INDICE ANALITICO
crepapanza M563 crepare A454; A1525; A1567; C2645; G46; G1282; I470; M518; M540; M546; M1968; M2184; P210; P1938; P2673; P2804; T653; U38; V502; V1219; Z43 crepito T813 crescente L1020; L1049; R76 Crescentino (santo) U243 Crescenzio (santo) S1287 crescere A95; A401; A402; A429; A438; A972; A1228; A1576; A1580; B81; B166; B927; C89; C159; C249; C319; C584; C780; C781; C1155; C1157; C1512; C1692; C2463-2468; D85; D167; D451; E99-102; F218; F1020; F1612; G578; G616; G983; G1049; I325; I356; I462; L534; L791; L1021; L1040; L1047; L1048; M398; M400; M401; M2284; N103; N240; N429; N430; O574; P920; P1639; P1652; P2450; P2765; R498; R638; R777; S792; S814; S926; S1188; S2138; S2158; T81; T603; T671; T815; V656; V1150; V1194; Z94; Z149; Z158 crespo F1617; M702; V443 cresta B96; C2291; C2469; F198; G55; G142; T4; T10; T989; T990 creta L505; P1773; P1862; V115; V116 cretino S570 cria M717 crimine E132; P937 crinale T760 Crispino (santo) C2470 cristallo F1198; G879; R376 cristiano A108; A109; A939; A1701; A1710; B505-508; M661; M1104; M1333; O580; O650; P124; P1306; P1375; S1992; P2059; V390; V863 Cristina C2472 Cristo A1240; B938; C1198; C1495; C1779; C1912; C2473-2482; D392; E94; F877; I33; I277; L303; M1388; M1886; M2010; O422; O423; P1365; P1387; P1715; P1912; P2317; P2352; Q174; R999; S199; S868; S1397; S1607; S1881; S1986; V389; V774 Cristoforo P1970 critica C2483-2490; L872 criticare C2484; C2491-2493; F52; V256 croce A47; A57; A499; B178; B1073; C511; C959; C1093; C2362; C2494-2511; D315; F1696; G210; G866; L43; M795; N375; N422; P888; P2256; P2461; R930; T146 Croce (Santa) C2512-2522 crocetta C2499 crocifiggere O422; P2116 crocifisso C2510; P48; R874; T145; T148 crocione C2508; P2561 crollare C2159; P2321; T712 crosta F705; M1433-1436; M1742; M1744; P246; P247; P253; P256; P2648; P2884; U253 cruccio I481; U261
pag 1823 - 04/07/2007
INDICE ANALITICO
.
crudele A731; B1025; C756; C1399; T633; F1478 crudelta` A798 crudo A342; C747; C748; C997; C1633; C1634; C2523; C2524; C2563; C2686; F1663; G191; G1375; L913; M525; O198 cruna A758; F78 crusca D283; F360; G212; G1100; M27; P989 cruschello P290 cuccagna C2525-2527; M1871 cucchiaio C2528; M2088; P1226; P1484; S196; S2173 cuccia F532 cucco C2554; C2563; C2569-2576; C2582; C2584; C2586; E90; T1103 cuccu` C2560; C2564; C2573 cucina A341; B1097; C394; C2529-2544; C2694; F152; F362; F621; F969; F1587; G935; G1070; I524; L941; M503; M1391; M1850; O205; O363; P638; P1808; P2577; P2950; S87; S904; S1124; S1176; T209; U260; V309 cucinare B849; C762; C2545; C2546; F1317; F1318; R264; S562; Z150 cucire A1054; B824; C2516; C2547-2553; F315; F882; L733; P2983; T76-78; T547 cucirsi C2550; S1991 cuculo A484; C1533; C2555-2588; F797 cuffia C2589-2591; C629; C636; D917; D1053; P1544; P218; T609 cugina C2595 cugino A1677; F972; C2; C2592-2594; F973; N369; P417 Cuio (nome) C2596 culaccio C2629 culata A442; C2597 culino C2627-2632 culla C2685; F1219; G633; I50; T669 cullare U70 culo A239; A552; A1274; A1360; A1365; A1612; A1724; B13; B119; B608; B636; B831; B872; B889; C31; C89; C104; C138; C211; C230; C237; C361; C645; C646; C707; C1001; C1127; C1145; C1147; C1148; C1171; C1242; C1370; C1372; C1382; C1384; C1466; C1467; C1579; C1695; C2157; C2338; C2418; C2535; C2583; C2599-2681; D196; D269; D396; D627; D862; F47; F187; F357; F450; F481; F482; F486; F679; F698; F699; F728; F790; F1383; F1389; F1390; F1467; F1639; G43; G49; G103; G845; G867; G965; G1005; G1153; G1311; G1362; I131; I132; I421; L124; L237; L818; L822; L1031; M63; M357; M451; M483; M745; M752; M971; M1097; M1218; M1368; M1501; M1610; M1702; M1834; M1835; M1892; M1893; M2116; M2223; M2227; M2243; N68; N318; N587; O577; O582; O606; O607; P104; P173; P243; P799; P856; P990; P1018; P1019; P1130; P1453; P1466; P1475; P1476; P1495; P1684; P1888; P1951; P2033; P2305; P2320; P2461;
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1760 P2469; P2905; Q8; Q15; Q23; Q103; R136; R154; R253; R266; R662; R899; S3; S76; S215; S602; S649; S839; S851-854; S857; S908; S1246; S1442; S1686; S1745; S1820; S1915; S2044; S2151; S2159; T75; T176; T204; T442; T586; U52; U279; U311; U314; V101; V437; V890; V1033; V1049; V1188; Z129; Z130 culone C2627; C2632 cuna C2683; C2684; I61; M1662 cuocere A342; B4; C324; C775-777; C1272; C2476; C2690-2693; E94; F75; F962; F963; F1015; F1223; F1663; I460; L148; L974; M1220; N218; O639; P741; P742; P744; P1424; P1425; P1429; P1655; P2081; P2082; R204; R265; R652; U206; Z131; Z154; Z155 cuocersi C1292 cuoco C2694-2703; F151; F1660; F1661; I205; I525; P1245; P1597; S1040; T236; T905 cuoio C2705; C2706; R728; S1040 cuore A455; A465; A589; A828; A1564; B32; B506; B657; B744; B746; B1055; C360; C508; C564; C565; C1207; C1932; C2255; C2294; C2315; C2707-2739; D414; D696; D705; D862; D909; D910; D911; D1049; D1057; D1086; D1092; E241; F37; F227; F568; F762; F836; F862; F1127; F1479; F1481; F1657; G427; G431; I261; I291; I357; L2; L565; L680; L695; L718; L869; L1189; M6; M620; M626-629; M631; M939; M971; M1447; M1448; M1968; S1393; N480; O59-66; O71; O72; O93; O100; O113; O123; P217; P554; P1213; P1555; P1556; P1559; P1745; P3017; R102; R484; R1087; S444; S903; S1402; S1437; S1713; S1714; T536; T842; U167; U295; U296; V892; V893; Z157 cupidigia C2741; C2742 cupidita` C2740; C2743; C2744 cura A1694; C1154; C1656; C2745; C2746; C2748; D85; D498; G321; G796; M1363; P1541; P2964; R751; V472 curare B443; C318; C407; C1516; C2361; C2747; E192; F285; F866; F892; G965; L1051; M309; M310; M1098; M1134; M1958; P794; P1000; R44; R92; S1358; S1359; S1577; T810; V162; V678; V1253; V1254 curarsi B253; C168; C170; L555; M292; M1099; M1229; T1014 curato (prete) B190; V1009 curia R889 curiosita` C2749; C2751; C2752; C2754 curioso C2750; C2753; C2755-2757; G672; M1335 curva A225; R385 cuscino C1624; C2383; M1064; P648; P649 custode A1035; A1619; F1363; G1290 custodia P731; T183 custodire A1501; B656; C1413; C2301; G1290; S959; S960; S2209 cuticugno A1102; G406; G407; G784
pag 1824 - 04/07/2007
1761 D D1; L1021 dabbene M1630; P194 dado A6; B731; D1-7; D904; G507 dama G353; O94; P1733; S72; V763 dama (gioco) A260 damerino C1539 Damiano C2387 damo (fidanzato) A539; F954 Danai (lat.) D787 danari (segno delle carte) B1106 danaro A722; A774; A1580; B171; C1759; C1879; C2437; D8-71; D856; F14; G1285; O221; O379; O459; P371; P594; P898; P1070; P2577; Q104; Q157; Q171; R516; R687; R852; S180; S1039; S1507; S2309; T892; T923; U298 Danimarca M660 dannare A1707; B190; D316 dannazione S1079 danneggiare N435; P67 danno A246; A262; A964; A987; A1419; B243; B244; C156; C157; C631; D72-87; D867; D869; D944; D948; F429; G285; G1025; G1227; G1228; I239; L786; M343; O347; P1641; P1684; S839; P1878; R80; R138; R692; S584; S613; S1012; S1195; S1989; S2165; T142; T152; T618; T637; T696; T707; V822; V1280; V1281; V1303 dannoso I389 Dante B385 danza C768; D88; L771; S2259 danzare A839; C523; S1821; V122 dappertutto B294; C437; G983; L722; L1084; M399; P1701; R94; S119; S843 dare D89-128; passim Dare (nome) D513 Dato (nome) D792 dazio C1726; D130; P566 debito C1256; C1375; C2164; C2370; C2452; C2453; C2455; D132-174; D632; D860; F11; F15; F1627; G299; G534; G624; I182; L78; L626; M414; M415; M1262; M1396; M1637; M2046; M2058; N133; P141; P932; P968; P999; P2769; P2775; P2784; Q59; R189; R462; R588; R592; S496; T918 debitore A540; C2443; C2456; D164; D175-177; D1119; O697 debole C1990; C2615; F887; F1129; F1130; F1136; F1142; G1298; L170; M2007; P2741; R376; S1912; T875; T906; U116; V372; V1064; Z2 debolezza F1144 decaduto P1644 decembrino D178; D179 decidere C2073; S55 decidersi M222 decina D180 decreto L378; R280
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
INDICE ANALITICO
defecatio (lat.) C11 deficiente P2019 degno D973; L305; O359; U267; V77 delfino D181-185 deliberato G1285 delicato O360 delitto D186-189; F199; O414; P2969 demente B445; B446; R564; T765 demone O486; S2272 demonio C108; D190-192; D977; G679; G958; I381; I522; I530; L964; L1155; M953; M991; M992; N112; P2888; S1578; S1607 denaro A214; A632; A633; A1576; C236; C845; C2067; C2081; D8-71; D1139; G510; G526; G710; G858; G1051; M1267; M1283; M1297; M1349; N95; P852; P1604; P1649; P2549; Q87; Q124; R851; S187; S1014; S1522; V446; V1197 denegarsi C676 dentatura P2945 dente A297; A1161; B79; B445; B446; B795; C577; C662; C1100; C1384; C1519; C1674; C2208; C2636; C2647; D193-213; D504; D703; D1046; F190; F225; F355; F356; F603; F892; F1388; F1394; F1486; F1503; G357; G947; L245; L693; L694; L727; L745; L746; L769; L927; L1104; L1117; M58; M295; M491; M543; M625; M919; M933; M1433; M1643; M1703; M1914; M1916; M1917; N324; N325; N390; N391; N413; O58; P41; P42; P270; P288; P328; P406; P418; P419; P431; P446-448; P458; P459; P461; P813; P1483; P1610; P2860; P2959; R154; R167-170; S46; S775; S882; S1462-1465; S1957; T585; U265; V47; V124; V154; V182; V353; V805; V1171; V1205; Z164 dentro A1632; B484; C351; C356; C622; C995; C1308; D214-216; D714; L979; M612; M990; N420; O201; P468; P659; P1081; P1702; P1851; S2212; V986 derisione L824 derisore L825 derubare L29; N552; R1045; R1075 desco L425; L579; M506; T730 deserto C1645; P2491; P2492 desiare S1480 desiderare A1496; A1589; A1663; C9; C2424; D50; D217-227; D232; M1751; M2047; M2052; O60; O61; P644; P2374; P2767; R395; S1437; S1480; V715; V937; V982 desiderio A1229; D228-234; O68; S386; S1475; T623 desinare (sost.) B456; C1691; C2102; D235; D236; F1706; P2483; P2658; S1082; V391; Z163 desinare (verbo) A854; P2043; P2324; P260; R601; R650; V641 desio D437 desirare M2050 destare D620; S2301 destinato C2287; M963
pag 1825 - 04/07/2007
INDICE ANALITICO
.
destino A301; D237-247; L646; N40; O184; T656; V822; V1170 desto C449; R20; S1834 destra D248; F1314; S1394 destrezza F1548 destriero M2225; M2226 destro D249; M24; O463 detrimento T1036 detto A691; C1728; F272; P564 devoto D311; G838; P123; S265 devozione B887; C1433; C1438; C1448; D250251; I524; L966; M1324; N95; R352 dı`A1068; A1323; A1326; B68; B111; B180; B287; B536; C1404; C2514; D252-261; F625; G166; G168; G726; G959; G995; G996; G997; I61; L141; L963; L964; L1037; M782; M783; M835; M853; M854; M1079-1081; M1320; M1599; N522; O617; P278; P626; P1202; R545; R859; R966; S1043; S1217; S1218; S2055; T670; T843; T953; V60; V121; V366 di rado C2337; F1309; S1000 diabolico F98 diamante B1052; D263; D264; L565; V648 Diana B317 diarrea D265-269 diavoletto D54; G1270; M1452; P562 diavolo A636; A901-904; A997; B10; B191; B192; B501; C15; C338; C339; C535; C581; C627; C673; C853; C854; C983; C1196; C1246; C1481-1484; C1743; C1950; C2224; C2370; C2480; C2528; D1; D6; D46; D54; D111; D270321; D455; D509; D827; D937; D978-985; D987-988; D992-993; D1043; D1059; D1072; F39; F187; F362; F571; F620; F1344; F1350; F1355; F1358; F1529-1532; F1696; G533; G677; G678; G1323; I200; I266; I514; L220; L280; L804; L815; L964; M79; M419; M490; M624; M726; M770; M918; M967; M993; M1128; M1241; M1263; M1402; M1493; M1721; M1867; M2242; M2280; N570; N578; O173; O313; O347; O484; O720; O728; P40; P108; P800; P849; P1807; P1970; P2144; P2256; P2305; P2355; P2356; P2581; P26162618; P3024; Q2; Q72; Q147; R62; R64; R913; R221-223; R410; R411; R649; R986; R987; R1006; S16; S746; S861; S1080; S1312; S1323; S1407; S1517; S1543; S1599; S1672; S1703; S1707; S1750; S1760; S1766; S1785; S2078; S2118; S2221; S2224; S2270; T31; T125; T235; T242; T483; T532; T549; T1082; T1097; U177; V425; V426; V555; V573; Z72 diavolotto P36 dicembre D322-327; G404; G405; G407; G408; G456; V1069 diceria S1030 dichiarare A693; P2551 dichiararsi P874 diciannove C882; L773 diciassette S2067; V154
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1762 diciotto G635; M46; P316; V153 Dicomano (localita`) D883 Didone B495 dieci B152; B542; C255; C707; C1584; C1876; C2560; D120; F112; F216; F316; F847; F1330; G336; I303; I304; L517; M108; O160; P533; P696; P2578; T659; T759; U116; U149; U226; V330 diecimila S745 diecino C1410 dieta D328-337; M1085; V1097 Dieta (nome) D332 dietro A77; A1553; A1554; B22; B1005; C1143; C1144; C1146; C1298; C1314; C1315; C2278; C2652; D129; D322; D845; D863; E18; F39; F69; F70; F88; F91; F1016; F1189; F1213; F1338; F1549; F1717; G231; G1135; G1224; L324; L842; L1089; M1859; M1894; M1920; M2077; N54; N68; N299; O38; O362; O619; P940; P1025; P1047; P2080; P2216; P2936; R274; R469; R566; S400; S865; S899; S1111; S1244; S1563 difendere C1788; M1482; P938; R369; R370 difesa D339; F414; L5; P114 difettare G1108 difetto A704; B295; B363; C2011; D340-359; D830; G84; G623; L1055; M608; M1615; N66; P160; P1490; P2392; P2813; P2908; Q30; Q34; R103; R935; S1697; S1698; U195; V210; V619; V620; V691 diffamare D360; F146 differente D540; S1348 differenza F1555; O534; P2565; S2114 differire R574 difficile A752; A1370; A1489; C1849; C1850; C2029; C2485; D113; D361; D362; D363; D365; D366; D516; D551; D1154; F816; F963; L32; L714; M740; M982; M1685; P694; P2737; P2971; Q25; R694; R695; S740; S978; T890; T918; T922; T1093; V966; V1249 difficolta` V1238 diffidenza D367; D368; P2879 digerire C1520; D369; L390; L394; M374; M921; M922; P250; R654; S2156; Z166 digestione D371; D372 digiunare A1622; A1658; C512; C2022; D1116; M135; D373-381; D384; F592; F650; L975; M505; M598; M1018; N338; O698; V451; V719; V720 digiuno A8; C384; C804; C1652; C1654; C2422; D374; D382-387; F185; F1327; F1515; G977; M1239; M1419; P211; P214; P1251; P2489; S440; S1039; S1854; S2090; T280; T550; U311; V80; V374; V455; Z11 dignare L858 dignita` C2032; D1046 digrignare M932; M933 dileguare M302; U105
pag 1826 - 04/07/2007
1763 dilettevole U306 diletto B334; C745; D388-389 diligente M67; V75 diligenza C2379; D390; L887 diluvio D391-394; L279; P2658; V877 dimagrire G1075 dimenare C430; C458; C469; D1021; F230; F231; M1444; N331; N332; Q21; Q22 dimenarsi C1248; P224 dimenticanza L882; L1077; T580 dimenticare A555; A609; B434; B763; C522; C2446; D286; D397-399; D673; D706; D1085; F31; G247; G725; I49; I56; I66; M1195; M2081; M2082; N120; N601; N619; P134; P297; P13051308; P1330; P1347; P2484; P2607; Q152; R506; R507; R577; S349; S1152; S1568; S1671; T340; V133; Z111 dimenticarsi A1067 dimezzare C1893; G662; R589 diminuire G1075; L1021; P2779; T834 dimostrare A962; C160; C354; D400; D401 dı`ndio C1725 Dio A30; A164; A372; A374; A375; A379; A390; A488; A729; A888; A922; A1332; A1680; A1695; A1696; B105; B107; B502; B731; B922; B1082; C99; C100; C223; C251; C258; C312; C1213; C1357; C1442; C1672; C1786; C1860; C1890; C1905; C1993; C1994; C2002; C2062; C2143; C2430; C2480; C2503; C2524; C2597; C2716; D119; D302; D303; D346; D402509; D567; D748; D783; D841; D852; D904; D917; D1045; D1214; E143; E188; F3; F49; F250; F562; F581; F834; F876; F931; F1291; F1342; F1343; G25; G231; G375; G382; G618; G759; G1047; G1176; G1177; G1287; I34; I226; I284; I285; I406; I477; I530; L249; L250; L529; L530; L549; L616; L636; L845; L1061; M241; M528; M564; M578; M643; M697; M711; M753; M770; M772; M959; M960; M967; M993; M1133; M1200; M1370; M1606; M1629; M1665; M1721; M1886; M1887; M1975; N73; N161; N243; N479; O172; O173; O177; O178; O213; O428-430; P3; P99; P340; P375; P1057; P1062; P1065; P1310; P1333; P1748; P2123; P2129; P2206; P2264; P2313; P2315; P2498; P2631; P2642; P2675; Q27; Q68; Q69; Q139; R199; R287; R288; R355; R411; R495; R787; R807; R855; R913; R1005; R1066; S16; S83; S403; S452; S513; S543; S866-868; S874; S875; S922; S1004; S1008-1010; S1407; S1524; S1689; S1691; S2013; S2063; S2195; S2220; S2253; T178; T242; T904; T919; T975; T1006; U169-171; U173; U190; V115; V116; V358; V563; V582; V779; V791; V882; V949; V1085; V1118; V1175; V1176 diocesi T487 dipendere A956; P2687 dipingere D287; D510; F170; I330; M865; O140 diradare I413; M234
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
INDICE ANALITICO
dire D512-557; passim Dire (nome) D513 direzione N143; V439 diritto (agg.) B840; C242; D563-568; O4; O317; O318; S2068 diritto (sost.) C2349; D558-562; D568; D1176; F1270; G1012; G853; I21; L76; L354; M651; S1320; T783; U257 disagio N157 discepolo C2476; D569; M97; E94; G707 discesa A1425; B430; C1620; D570-572; I193; P105; P958; S114; S118; S119; S266; S2058; T683; Z144 discordia C1989; D52; F361; P1236; Z71 discorrere D574; D575 discorsino V905 discorso B446; C542; C1924; D51; D576-585; I38; I367; P904; R511 discosto A336; C451; F68; G800; R1019 discreto S885; S886; S891; U74 discrezione D586-588; O415; S1072 discussione D593 discutere D589-592; E42; G1353; G1356; M1107; P143; R354; T656 disdegnare F1557 disdetta F1406; P1513 disdire C705 disegno D594-596; E62; L238; L617; P2362; V800; V850 disfare A1665; B526; C969; D817; D948; F300; F314; F318; F564; G979; M954; M2078; N413; N516; P2499; P2604; Q44; R790; R795; V27; V779 disfarsi C1194; S2290 disgiungere P2958 disgrazia A47; C452; C1575; D597-624; F342; F802; F1187; F1217; F1218; F1405; M380; M385; M1557; M1987; N105; O216; O217; P335; P1573; P2817; S37; S1244; S1651; S1769; S2306; V276 disgraziato D625; D627; D629; G851; N36; O498; T594; T866 disgusto A1349; S895 disinfettare G1060 disonesta` R453 disonesto E72; G20; M1778; O315; P561 disonorare O122 disonore M1668; O368; S1334 disordinato D1065; G683 disordine L355; O448-452 dispari D865; S876; S1405 disparte T200 dispensa C1305; C2542; F1656; L120; M1385; Q63; V583 dispensare P123; P1149; U171
pag 1827 - 04/07/2007
INDICE ANALITICO
.
disperare D1192; M447; S1053; S1055; S1846; S1847 disperato C988; C2091; C2287; D302; D303; F805; G940; G1285; I318; I471; I473; P1404; P2856; S1822; V1102 disperazione I70; N440; P2647; S1838 disperdere A212; R791 disperdersi P53 dispetto B334; C1042; D1049; D632-634; F955; P2317; S1702 dispettoso B304; B305; B962; P2350; R997 dispiacere (sost.) F803; F1524; P422; R1087; T454 dispiacere (verbo) C2396; D109; D353; N46; S588; V131; V791; V1089; V1245 dispodestarsi S2211 disporre M775; R445; U170; U172 disprezzare A1267; C1576; C2031; C2084; C2336; D635-643; D1093; M1265; N611; P2661; R855; S977; V1011; V1127 disprezzo A1663; D644-646; L870; Q151 disputare D647-650; G1354 disserrare S1112 dissetare P2673 dissimulare S1381 distanza G1306; L894; M1482 distendersi P691; S1229 distesa T732 distinguere B427; F5 distorsione G326 distratto D651; I138; D652 districare M368 distrigare S1271 distruggere A165; F706; F707; G809; M252; M714; M1092; O135; U251 distrutto C1749 disubbidiente O696 disuguaglianza A845 disuguale N547; P1595 ditale V1184; L222 dito A900; B237; C1095; C1579; D653-665; D1140; G827; G1210; I154; M748; M946; M1438; M1529; M1628; N54; O52; P337; P856; P1289; P2278; S654; S723; S724; V787 divenire C753; E47; N283; P2318; S48; V1161 diventare A119; A338; A507; A695; A933; A935; A941; B306; B942; B1007; B1080; C583; C1285; C1500; C1501; C1627; C1922; C2327; C2336; C2341; D272; D274; D495; D563; D724; E92; E93; F299; F884; F1034; F1062; F1724; G14; G28; G566; I54; I172; I177; L212; L1070; L1071; L1072; M96; M623; M769; M931; M1463; M2128; M2228; N39; N220; N283; O515; O518; P177; P313; P750; P884; P1554; P2015; P2016; P2017; P2161; P2400; P2770; R151; R453; R457; R458; R945; S45; S450; S514; S662; S858; S1163; S1323; S1852;
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1764 S2163; T533; T544; T773; T1078; U48; U182; U256; V21; V22; V81; V194; V198; V200; V211; V214; V219; V793; V888; V889; Z154; Z155 diverso L350; N28 divertimento C1735 dividere A568; D666-669; L575; M1454; M1555; N215; O567; P1113; R339; R429; R430; S224; U219; Z70 divino C2595; F98; G1107; M2281; O199; P1314; T6 divorare A1006; C1685; C2332; M562; M1549; P734; P849; P1007; P1698; U114; U290 documento D73 dodici C2144; D374; F685; G39; G706; M1318; M743; M1873 doga F961; O702 dogana Q106 doglia A1485; A1488; D670-673; M1532; M1649; M1657; M1681; M1703; S1077; S1464; V11921194 dolce (agg.) A112; A113; A120; A121; A1105; A1106; B183; C105; C108; C893; C1370; C1371; C1581; C1639; D235; D679; D681; D684-694; F484; F908; F1512; G367; I219; L622; M715; M758; M1468; M2235; N442; O711; P301; P763; P948; P2098; R37; R514; S409; S637; S1350; T177; T908; V302; V873; V973; V987; V1147 dolce (sost.) A580; A1033; D674; D680; D682; D683; D685; D691; D693; P949; S1875; V203 dolere A129; B952; C176; C1513; D70; D109; D210; D543; D661; D695-701; F582; F603; G976; G1291; L693; M279; M637; N385; O106-108; O59; O123; O445; P1540; P1813; P2564; P2793; S373; S407; S541; S557; S588; T564; V588 dolersi A778; D1014; L25; R941 dolo O216 dolore A657; A762; A973; B244; B772; C57; C58; C648; C2003; C2004; C2005; D16; D175; D206; D207; D209; D659; D696; D700; D702-716; D889; D1166; F185; F227; F652; F842; F855; F861; F878; F958; G318; G562; G563; G566; G913; G948; L455; L694; L769; M324; M526; M69; M731; M732; M785; M786; M951; M970; M970; M974; M1651; M1704; O201; O352; O529; O681; P6; P254; P620; P621; P867; P1507; P1508; P1542; Q132; R130; R131; R413; R414; S4; S103; S406; S407; S895; S1042; S1043; S1044; S1134; S1446; S1447; S1952; T339; T823; V260; V281; V710; V900; V901; V1108; Z133 doloroso B868; L14; M248 domanda D717; D718; D719; R712; M1037; M1055; R708; R709 domandare A355; C1296; C1297; C2308; D473; D720-744; D1052; L936; O46; O246; O247; O646; R866; S2087; V718
pag 1828 - 04/07/2007
1765 domani A198; A1203; A1527; B443; C66; C790; C791; C1569; C1967; C2587; D258; D746-759; D810; F330; F331; F335; F502; F975; G113; I197; I390; L59; L68; M513; M657; M1732; M1777; M1834; M1835; M2082; N307; O159163; O165; O166; O172-176; O698; P187; P521; P1001; P1166; P1571; P1943; P2028; P2241; P2983; Q161; R540; R669; R682; R720; R863; S379; S667; S668; S795; S1541; T836; T904; T929; T1104; U211; V281; V313; V645; V1112 domare P1377; R843-847; S124; S1610; V191 domattina B903; F363; V417 domenica B183; C2266; C2267; D477; D677; D760-771; F624; F626; G617; G666; L277; L278; L619; L1064; L1066; M1192; N101; N399; R253; R542; R543; R546; S4; S1232; V367 domenicale D772; D773 domenicano Q150; V824 dominare D1050; D1051; P679; R313 Dominus (lat.) C1146; D1158; G654; M2248; P755; P2623; P2675; S726 don D774 don Uggia U67 donare A694; A1625; C1099; C1100; C1960; C2168; C2389; C2503; D101; D103; D117; D775-790; D1093; F549; F1276; F1516; G461; G1113; I114; I118; L85; L250; L471; T1085; L99; P1356; P2314; P2355; P2356; P2523; P2559; P2578; R288; R324; R487; R488; R593; S2212; T374; T469; T537; V1229 donarsi L667 Donato (nome) D791-806; Q107; Q108 donatore D1093 dondolare M185 dongiovanni T936 donna A85; A446; A511; A530; A660; A801; A802; A908; A909; A963; A1121; A1176; A1314; A1332; A1374; A1375; A1446; A1528; B5; B41; B44; B45; B70; B71; B72; B84; B107; B119; B152; B252; B277; B299; B307; B323; B331; B332; B502; B560; B604; B731; B737; B875; B959; B961; C105; C208; C209; C224; C236; C672; C865; C866; C916-919; C921; C923-926; C949; C1031; C1096; C1146; C1227; C1228; C1341; C1363; C1402; C1475; C1574; C1611; C1629; C1759; C1783; C2187; C2202; C2268; C2321; C2360; C2430; C2662; C2663; C2750; D1; D4; D42; D105; D152; D430; D510; D807-1084; D1140; D1144; D1149; E18; E20; E258; F47; F61; F208; F464; F559; F639; F640; F684; F687; F688; F692; F696; F761; F761; F762; F918; F921; F944; F986; F987; F988; F1060; F1143; F1211; F1212; F1300; F1389; F1390; F1438; F1585; F1586; F1649; F1678; G29; G30; G31; G33; G255; G282; G289; G343; G411; G421; G639; G775; G799; G806; G858; G1041; G1237; G1250; G1287; G1348; I143; I260; I295; I392; L9; L10; L13; L168; L401; L569; L591; L596;
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
INDICE ANALITICO
L669; L739; L753; L811; L987; M57; M146; M117; M495; M746; M755; M881; M983; M1190; M1270; M1341; M1372; M1404; M1609; M1725; M1731; M1884; M1892; M2207; N3; N49; N61; N249; N307; N368; N528; O11; O12; O13; O57; O192; O288; O289; O291; O498; O713; O729; P12; P13; P30; P172; P411; P472; P626; P893; P923; P1008; P11021108; P1196; P1268; P1370; P1374; P1490; P1491; P1492; P1493; P1544; P1638; P1755; P1875; P2123; P2134; P2249; P2350; P2379; P2398; P2518; P2569; P2573; P2613; P2651; P2663; P2672; P2674; P2897; P2919; Q20; Q21; Q22; Q43; Q141; Q152; Q156; Q157; Q170; R1; R2; R112; R181; R221; R223; R224; R240; R327; R332; R333; R448; R449; R454; R67; R803; R813; R850; R902; R931; R988; R992; R1008-1010; R1103; S3; S4; S130; S167; S168; S398; S548; S743; S767; S789; S885; S905; S1040; S1196; S1199; S1261; S1266; S1288; S1312; S1350; S1655; S1716; S1771; S1779; S1955; S1970; S1975; S2026; S2061; S2062; S2196; S2196; S2228; S2306; T11; T12; T31; T442; T527; T771; T773; T892; T893; T899; T901; T903; T907; T912; T914-916; T918; T923; T937; T960; T989; T990; T1096; U145; U160; U164; U165; U175; U177-180; U182; U191; U197; U220; U226; U228; V9; V155; V204; V268; V466; V473; V475; V485; V632; V650; V671; V672; V753; V828; V842; V856; V857; V889; V911; V912; V929; V1034; V1075; Z35; Z138; Z140 Donna Olimpia O193 Donna Oliva B971 donnaiolo Q146 donneggiare S1116 donnetta V391 donnina N69; P1859; P1860 dono A85; A620; A1278; C2071; D100; D102; D103; D494; D775; D787; D1085-1094; F1703; G1122; G1233; O192; P1943; P2527; R722; S200; V520; V1050 donzella D1001; D896; G257; L734 dopo D674-678; passim doppia D1096 doppio B441; C293; C769; F652; N114; P480; S285; S1548; V76; V264 dorato F1396; P1804 dormire A32; A133; A295; A356; A535; A763; A1105-1108; A1236; A1485; A1487; A1488; A1609; B38; B39; B466-468; B637; B638; C366; C368; C513; C844; C846; C1250; C1789; C2047; C2582; D175; D176; D620; D10971125; E226; F138; F141; F783; F1160; F1435; F1647; G191; G225; G260; G261; G472; G1095; G1311; I298; I384; L242; L243; L391; L578; L579; L582; L587; L588; L597; M134; M135; M501; M1242; M1647; M1867; M2135; M2145; N513; O516; O517; P4; P88; P89; P236; P273; P315; P728; P1196; P1197; P1479; P1736;
pag 1829 - 04/07/2007
INDICE ANALITICO
.
P2067; P2084; P2348; P2912; R20; R102; R537; R601; S461; S715; S793; S1101; S1473; S1628; S1630; S1631; S1710; S2023; S2024; S2194; S2220; S2301; T192; T497; T566; T667; T668; T703; V179; V219; V286; V287; V288; V370; V373; V380; V1289; V1290; Z31; Z164; Z166 dormita D1126; Z158 Doro (nome) O516 dorso A749; B128; B156; S1620 dosso L707; S990 dote B325; B329; D1127-1149; F46; F1203; F1527; F1528; G960; M734; M736; M1719; M1760; O488; T899; Z140 dotto A54; B710; D1065; D1066; D1150-1157; I315; M1502; M1718; R837; S2166 dottor Blaga M1097 dottore A59; A1357; C1229; C1632; C2010; C2644; C2646; D332; D1114; D1158-1171; D1214; E150; L286; M216; M1085; M1086; M1179; M1529; O81; O82; P317; P601; P795; P2213; P2621; R503; R504; S996; S2266; U201; V389; V799 dottrina D1171; D1173 dovere (sost.) D558; D1174-1180; G194; M1987; P2007; S165 dovere (verbo) A695; A1346; C78; C409; C1279; C1304; D106; D452; D542; D742; D1181; D1182; F322; F323; F325; F545; G554; G1057; I218; I224; L225; L348; M923; M1684; M2064; O696; P140; P1038; P1836; P2286; P2290; P2568; P2771; P2772; P2963; R682; S109; S516; S1323; S1382; U4; V498; V1096 dovizia D1183 dovunque F1700; P1369 dozzina D1058; P1620; S1672; T950 drago C603; S1107 dragone C604; L933 dramma P1806 drappo D973; Q156 dritto A883; A1136; B568; C1512; D563; D566; D1125; F901; F1025; G888; G891; G892; G1046; L133; L337; L400; L421; M1075; M1735; N33; P1609; P1871; P2850; R158; S307; S489; S1483; S2110; S2112; S2121; S2130; T906; V643; Z122; Z123 drizzare C386; C387; L144 dubbio A331; D1184-1188; N209; S566; V562 dubbioso D933 dubitare D1189; D1191; D1192; M76; S1857 dubitazione G1285 duca M1073 ducato (moneta) D1195; S1318; T925; U208 Ducato (nome) D1196 due A218; A388; A700; A1004; A1381; A1455; A1690; B134; B177; B178; B440; B539; B635; B964; B1044; B1109; C116; C163; C293; C340; C385; C431; C485; C518; C528; C565; C652; C990; C1237; C1430; C1469; C1743; C1765;
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1766 C1906; C2083; C2117; C2315; D246; D879; D880; D881; D1059; D1190; D1198-1215; E132; G125; G126; F726; F832; F851; F852; F879; F1054; F1282; F1343; F1533; F17021705; G177; G465; G656; G698; G736; G737; G1053; G1099; G1212; G1218; G1285; L47; L350; L489; L521; L803; L809; M332; M586; M646; M726; M782; M783; M926; M946; M1196; M1506; M1507; M1529; M1697; M2242; N570; O78; O82; O115; O210; O446; O460; O635; P77; P401; P553; P648; P649; P703; P746; P938; P1113; P1164; P1277; P1279; P1548; P1549; P1664; P1671; P2141; P2217; P2219; P2538; P2539; P2909; R260; R261; S76; S77; S548; S551; S728; S741; S853; S863; S874; S875; S1074; S1139; S1160; S1512; S1672; T175; T237; T370; T788; T795; T879; T880; T884; T885; T937; U125-128; U130; U217; U224; U225; U291; V23; V25; V168; V255; V402; V822; V1239; V1309; Z136 duino Q111 dulcedo (lat.) S1962; S1963 duolo F856-858; M786; V257 duomo B252; C506; C1243; D1216; D1217; L401; P1726; S2018; U228 durare D1218-1245; passim durata C480; C2345; G806; P1817; R764; S1538; T459 duraturo V946 Durazzo F1645 duro A103; A114; A406; A1059; A1408; A1416; B1072; C1235; C1317; C1699; C2628; D972; D1084; D1246-1249; L247; L565; L710; L1017; M22; M570; M924; M1067; M1643; M1807; M2034; M2265; N193; N413; P299; P324; P250; P695; P1383; P1447; P1685; P1698; P1701; P1702; P1889; P2030; P2346; P2860; R224; R525; S1197; S1198; S1286; S1658; T343; T476; T908; V208; V476; V808; V1013; Z49 dusolino C1180 ebano E2 ebbrezza E3 ebete E4 ebreo A109; D959; E5-15; G416; G417; G1129; I385; I387; P1375; P2669; Q27; S992; T439 ecce (lat.) U198 eccelso M2013 eccesso E16; E17; M1627 eccetera A442; E18; G1285 eccezione L346; R344-347 ecclesiastico I525 eclisse E19 eco E20; E21 economia E24-29; M1573 economo I315 edera E30-33 edificare D825; E34
pag 1830 - 04/07/2007
1767 educare M1699 educazione C2394; O321 effe N11; P1428 effetto C1090; S507 Egidio S973 Egitto S2252 eguaglianza E36 eguale L1027 elastico C2367 Elba E37 elefante E38-44; F685; M1919; N231; P798; P2904; Z6 eleggere E45 elementare E46 elemosina A1568; E47-56; G1046; Q144; T1019 elemosinare E55 ellera E31 elmo A58 elogiare P1568; V1133 Eloisa A46 eloquenza O542 Emanuelle P260; P261 emendare P2971 emigrato L864 emorroidario U187 emorroidi C1516 empire A11; A1229; A341; B908; C497; C663; D229; D230; F1651; F493; G368; G454; G1301; M113; M119; P292; P1886; P2057; P2095; R979; R1094; S419; Z164 empirsi U75 Empoli (localita`) A1227; E58 endegaro C170 Enea B495; P665; R407 enne V642 -enti Q37 entrarci G1005-1007 entrare A951; B518; B969; B989; C276; C277; C998; C1261; C1988; C2022; C2730; D551; D1127; D1205; E59-64; F45; F194; F196; F362; F830; F867; F916; F1012; F1041; F1355; F1671; F1727; G644; G756; G994; G1232; G1341; L52; L275; L327; L622; L768; L869; M240; M490; M715; M844; M895; M988; M992; M1044; M1094; M1174; M1317; M1391; M1570; M1653; M2055; M2143; N139; N484; N588; O443; O470; O659; P181; P183; P402; P477; P676; P1714; P1727; P2193; P2201; P2223; P2638; P2639; P2691; R383; S23; S225; S625; S660; S797; S1128; S1266; S1341; S1345; S1706; S1765; S2019; T866; T954; T1047; T1108; U267; V311; V829; V910 entrata C2467; E65-67; G1197; M1317; M1381; N375; P690; P1202; P2632 epidemia M1111 Epifania E68-71
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
INDICE ANALITICO
epitaffio E72 erba A412; A994; A1453; A1460; B844; C318; C455; C663; C767; C1120; C1121; C11551157; C2466; C2570; D419; D525; E73-102; F168; F374; F487; F527; F800; F1712; G191; G378; G411; G794; G1041; L11; L102; L483; L530; L925; M232; M399; M401; M405; M885; N44; N195; N429; O209; O467; P837; P990; P1247; P1903; P2450; P2747; P2957; R233; R560; S3; S1089; S1622; S2137; S2308; U216; V656 erba voglio E102 erbaggio C2574; M115; S973; S1470 erbaio E103; F495 erbetta G405 erbolina S973 Ercole S492 erede A1622; A1623; B412; B421; C2530; E104111; M1957; M1958; P457; R676; R677; R759 eredita` C941; C2529; E109-111; G1070; N51; N472; P51; P602; R775; S1459 ereditare B418; C1957; D61; R732 eremita A441; Q63 eresia M1720 eretico B189; V81 ergo B468; P2260 erica E112-114 ermellino E115 Ernesto R408; Z28 ernia E117 Erode E118; E119 eroe E120-124; V761 erpicatura A1139 erpice E125 errare D732; D735; E126-137; E149; P485; S319; S345; S451; S473; S485 errato (con la erre) M1314 erre A980; M1316; R173 errore C2438; D42; E129; E130; E132; E138-152; I373; M1113; O615; P1245; P1332; R1021; S452 erudire N622 esagerare B955; B956; P2888; S582; S1846 esaltare E153; E154 esaltarsi E153; E154 Esau` R991 esca A742; B270; E155-160 escluso P2541 esempio D1173; E161-167; P575-P577 esercitarsi D1165 esercito F1292 esercizio A1282; E168-171; G628 esistere E72; I286; M1403; P2693 Esopo C1330 espandere G873 esperienza E172-186; G988; P2876; S639; S1699 esposto C974
pag 1831 - 04/07/2007
INDICE ANALITICO
.
espugnato C1647 esse A534; O254 esserci A38; B994; E211; G324; O15; P796; P1809; S1761; S1936; T405 essere E187-212; passim estate A805; A1045; B142; B144; C526; C637; C941; C1067; C1525; C2576; D265; E125; E213-234; F1016; F1088; F1089; G115; G116; I205-208; I398-402; I404-406; I419; I420; L87; L198; L267; L1094; M726; M788; M809; M994; N249; O530; P65; P195; P791; P1096; P1817; P2869; P2870; P2902; R214; R908; R932; S5; S1072; S1073; S1075; T458; T796; T808; T1083; V438 estateggiare I400 estinguere A168 estinguersi P2670 estremo E235-240 estro P2020 esultanza S955 eta` A903; A935; C1; E241-250; M474; M2018; P923; T898 eternita` E251-256 eterno B2; F205; F763; G497; G981; G1258; M2239; R835; T1121; U71; V897 etto C1876; T1017 Eva A230; A234; A235; C557; E258; E259; I530; M967; N457; P407; S1106 Evangelista M667; Q158 evidenza A1053 evitare D80; F233; S673 evviva V228 F F1-5; V937 fa (nota) M2280 fabbrica F10; L282; P1725; P1726 fabbricare C137; C1014; C2158; C2506; F6-22; D45; D305; L675; N453; S10; S1264; S1796; S1939; S2304; V446 fabbro A280; F23-28; G249; G250; I205; M1362; P2642; S1040 faber (lat.) F1228 fabula (lat.) F460 faccenda B939; C1404; D1003; F29-32; F620; F1537; I77; M1923; O651; P1887; R245; T136; Z59 facchino B453; C1539; M691; M693; M1722; P2357; T931 faccia B1108; C1420; D449; F33-47; G400; L3; L408; M738; M745; M1128; M2003; N64; P458; P459; S903; S1914; S1995; T902; V66; V445; V504; V536 facciata P2215 facile A1038; A1723; B958; C417; C774; C949; C1648; C1762; C1868; C2483-2485; C2492; D232; D366; D516; D519; F48-61; F694; F816; F1029; F1110; F1691; G721; G874; G945; G967; G1299; I393; I394; M209; M740; M743; M1233;
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1768 M1685; M1716; N484; O30; O400; P504; P2233; P2489; P2520; P2634; P2918; P2971; Q65; R457; S68; S766; S1350; S1800; S1971; S2142; T64; T65; T744; T915; V190; V256; V280; V793; V1249 Faenza A1120; S1041 Faggeta (localita`) O685 faggio Z14 fagiana F64 fagiano C491; C772; F62; F63; P1619 Fagioli (nome) F271 fagiolo C1242; C1498; C1713; D650; D1105; F6576; F804; F964; F965; O210; Q48; S973; U281; V97 fagotto C2203; F196; L910; P2414; R64; R817; T796 faina F77-F80 falce D922; F81; G780-782; M1476; M1883; P1720; S2148 Falcetto (nome) F90 falchetto C2576 falciare E81; P2456; S958 falco A483; A874; C906; F82-87; P1617; P1624; S1400 falcone S1752 Falcuccio (nome) F89 falda M1096 falegname C1749; F25; F93-97; M1358; S577; S1040 falla S490 fallace S1836 fallare E134; F98-107; F288; F289; F293-295; L802; P484; P486; S2284 fallibile T1120 fallire A1307; C2179; C2085; D413; F103; F108110; O547; P490; P2827; P2828; V1076 fallo (errore) B70; F111-115; F295; F569; M1268; G481; G482; V935 falsita` F116-123 falso A666; B340; B798; C572; C1931; C2432; C2490; F36; F124-126; G415; G826; I186; L3; M1843; M2140; N354; P1674; P2761; Q125; R852; S620; S761 fama B1085; F127-147; F515; L886; M1301; P1403; S1955; T896 fame A590; A773; A1061; A1434; A1559; B53; B678; B326; C385; C622; C660; C713; C741; C1157; C1280; C1396; C1653; C1837; C2435; D383; D1099; E137; F2; F4; F16; F60; F127; F148-205; F445; F453; F696; F709; F1111; F1115; G472; G578; G773; G933; G1171; G1216; I158; I262; I466; I480; I489; L295; L540-542; L616; L938; L976; L1157; M504; M515; M553; M578; M910; M1126; M1209; M1213; M1382; M1480; M1743; M1744; N81; N257; N290; O449; O732; P83; P295; P300; P579; P2046; P2048; P2434; P2621; P2622; P2628; P2809; P2853; P2985; P3011; R479;
pag 1832 - 04/07/2007
1769 R583; R642; R644; R802; R1072; S381; S461463; S465; S748; S1183; S1474; S1636; S1817; S1819; S2019; S2091; S2184; S2253; T217; T243; T493; T509; T685; V25; V375; V376; V378; V502; Z26; Z164 famiglia B1090; C34; D824; F206-217; F361; G32; G563; G1163; M177; N483; O661; P1761; P2148; P2629; T250; T898 famiglio P284 famigliola A319 familiarita` D644; Q151 famoso T979 fanale M90 fanciulla C1780; C1782; I311; M144; O728 fanciullo A903; C1926; D943; F218-229; F1210; O294; T933; V168; V169; V537; V540 fandonia V676 fanfarone S506 fango A340; A878; A879; E115; F230-234; P641; P2186; T628; V491 fannullone M2124 fantasia F235; F236; G1365 fantasma G646; V909 fante A1224; B625; L567; O480; P67; R279; S312; S587 fantesca F235; F737; P2879 fardello P2329 fare F237-340; passim Fare (nome) D513 farfalla B71; B72; B942; C2405; F294; F341-351; R903; S593 farfarello B808 farina A853; C1373; D283; D284; D576; D916; F352-367; G258; I113; M27; M39; M1741; M1871; N11; N12; N289; N298; O179; O512; P989; P1968; P2729; P2922; R664; R934; R935; S16; S25; S976; S977; S1040; T639; T935 fare F237-340; passim farinata M41 fariseo S868 farmacia A291; B450; C317; D331; O663; O676 farmacista C2647; D1158; F1116; M19; M20; S189 farneticare C214 farsa I264 farsetto F92 fascia B256; C2060; D700; D1137; D941; N23; S260 fasciare D698; V311 fasciarsi F368 fascina C1061; F369; F370; P1635; R1061; S1547; V634 fascio D1190; E84; F371-374; P1631 fascista L678 fastidio A27; C1131; F375-378; R1018 fastidioso F817
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
INDICE ANALITICO
fata D822 fatica A842; B865; C522; C543; C1706; C2004; C2112; F6; F22; F31; F371; F379-391; F1090; F1290; G1226; L233; L265; L284; L311; L312; M1462; P1512; R414; R597; S405; S572; S1668; T66; V264; V1089 faticare A1623; F392-394; F693; F879; L227; L234; L248; M596; R716; R735 faticoso O723 fato D247; L171; S900 fatta (sost.) U46 fatto A735; B855; C828; C1385; C2087; F272; F400-428; F969; F1584; G430; G466; I91; L904; O13; P539; P540; P565; P581; P583; P2643; P2790; R25; S879; S997; S2208; T30; T997; U224; U225; V800 fatto (maturo) A102 fattore C2118; F235; F429-433; G151; G997; L57; L897; L898; M720; M2198; M2248; V1009 Faustino (santo) F434 fava A450; A472; A1104; D385; D1231; F153; F435-455; F1485; F1702; M124; P1617 favaio G404 favella E250 favellare A562; B733; E134; F101 favilla C693; C1269; F456 favo D681 favola F458; L1172; L1173; V902 favore A1492; C2289; D152; D808; F461-468; G843; G844; I288; P2117; P2500; R328; S905; S1330 favorire F1235; L349 fazzoletto F469-472; N58; R322 febbraio A1638; B197; C786; E74; E103; F473495; G364-367; G386-388; G398; G404-408; L1042; P2276; T169; V938 febbraiolo N287 febbraro S1219 febbrata S2199 febbre B712; C1465; F496-507; I465; L718; M1086; N411; P1251; P1252; Q19 feccia A853; F508-510; M373; M1076 fecondo V40 fede A653; A765-767; A836; A846; A1706; C125; C690; C2004; F511-527; F556; F773; F1308; G335; G411; G1340; I419; M2004; O84; O354; P1346; P1370; Q86; Q87; R868-870; S597; S640; S661; S892; S1014; S1040; S1914; T531; V622 fedele B319; D493; P893; P2419; S1079; T831; V1074 fedelta` F519; F528-532 Federico B928 fegatello S140 fegato B4; C1350; F533; F1474; F1638; R12 felce F534; F535
pag 1833 - 04/07/2007
INDICE ANALITICO
.
felice A669; A670; A1448; C908; F536-549; F578; F1054; G1; I187; L535; M864; M944; M1553; M1660; R419; S1309; S1652; S1948; S1981; T27 Felicino (nome) C1041 felicita` C2163; D69; D234; D708; D1227; F550558; S1457; S1511 fello M1922 Feltre (localita`) I207 femmina A163; B320; C862; C1152; C1513; C2749; D878; F1-4; F210; F560-577; F761; G1285; L493; M284; M285; M709; M910; M1268; M2203; O8; P538; P971; R222; S884; S1731; T979; V1159; V1288; Z37 femminile C2082; G34; M908 femminino F761 fenice F578; F579 ferire A124; A787; A1225; B164; C402; C1608; D457; F580; G1299; L106; L702; O55; S909; S1728 ferita A829; A1143; F581-585; L711; O357; P548; R190; S1496 fermare C30; F998; L1034; N278 fermarsi A777; F586; M1002; P1238; P1427; P273 fermentato P323 fermezza A765; S905 fermo A132; A656; B838; C781; C2651; D1009; F61; F588-590; G1175; L317; M23; M1847; M2222; O555; P199; P1428; S2040; T31; T901; V174; V175 feroce L43 ferraccio F713 ferragosto F591-595 Ferrara R169 ferrare F478; F479; F596-599; M2229 ferrarese D1046 ferro A73; B538; C784; C973; C1054; C1317; C1408; C1485; C1487; C2497; D485; F24; F27; F28; F600-614; F1080; F1486; G1178; G1266; I444; L42; L305; L688; L1116; M47; M584; M808; O220; O507; O509; O696; P810; P1836; P2860; R193; R1085; R1087; S426; S427; S1039; S1732; S1772; T932; T1117; V74; V77; V1138; Z14; Z20; Z48; Z109 fervore C628 fesso F615; F749; R88; R560 fesso (rotto) C1984; D1236 fessura F655; S1558 festa A314; B242; B426; B570; C205; C419; C512; C549; C625; C769; C964; C1434; D261; D381; D773; E68; E69; F619-664; F811; G435; G579; G617; G668; I257; I299; I304; I308; I493; I494; I520; L273-276; L279; L280; L455; L1062; L1066; M244; M906; M1018; M1050; M1210; M1669; M1871; M1908; M2203; M2272; M2273; N11; N12; N206; N314; N319; N321; P122; P303; P879; P1626; P1788; P1793; P1849; P2085; P2148; P2483; P2558; P2978;
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1770 R238; R253; R519; R897; S71; S262; S264; S292; S300; S301; S569; S1045; S1077; S1231; S1621; S1961; S2201; S2248; S2261; T151; T291; T980; V242; V247; V639; V717; V720 festeggiare C770; C796; D509; M498; M886; M1443 festicciola F638 fetare G52 fetta A1199 fiacco M2156; V372 fiaccola F656 fiamma C949; C1272; C1589; F456; F657-661; F853; I446; L1013; P2608; T648; T650 fiammata U234 fiammella D1001 fiammingo D1046 fianco A786; C1146; C2268; D670; D671; D1067; S1983; S1984 Fiandra F662; F663 fiasco A6; A116; A608; A702; A801; B454; D491; F664-669; F704; G639; G865; G1352; N373; R271; R1138; S1487; S2241; V407; V847; V922; V926-928; V933 fiato B544; F670-674; G879; O344; P2492; S1804 fica C1230; F392 ; F675-709; P624; S1197; S1198 ficaio G404 ficcanaso F710; F711 ficcare D307; F712; F713; L441; N77; N79; P1600 ficcarsi P1613 fico A512; A682; A687; A697-699; A1015; A1016; C718; C797; C1529; C1617; D805; D1062; D1063; D1219; F714-738; F1443; G351; G573; M31; M125; M671; M672; M1194; M1198; M2103; N176; N229; N408; N409; N537; O260; O262; P1261; P1364; P1379; P1382; P1587; P2198; P2803; R571; R572; S680; S1081; S1205; S1316; S2008; U317; U320; V764; V1081 fidanza (fiducia) A1198; C994 fidanzamento A847 fidanzata F739-741 fidare N310 fidarsi A722; A802; A1101; B104; C368; C436; C982; C1574; D962; D964; F742-764; F1655; G261; G971; G1126; G1130; I216; M1841; M1853; N218; O70; R69; R83; R556; R1004; S307; S1072; S1073; S1101; S1285; T764; U294; V462; V1271 Fidenza F765 fiducia F766-775 fiele A753; A754; C1775; C2718; F776-781; G213; M934; M946; M976; M1447; M1448; M1460; R1000; S2238 fienile B905; F782; F783; F830; G390; V125; V126 fieno A1024; A1025; A1160; B844; C362; C839; C2259; C2575; D1190; F785-805; F949; F1105; F1485; G1155; G1198; M36; M714; M834;
pag 1834 - 04/07/2007
1771 M835; O22; O169; P151; P1711; P2196; P2454; R119; R123; S552; V12; V13; V795; V857; V1066 fiera C941; D63; D879; D883; D1243; F634; F806810; G1205; I120; I122; P2462; R65; R902; R940; S916; S993; S1965 fierezza F5 fiero D1056; R864; V485; V1279 figlia C1233; C2322; C2685; D250; D771; D1135; D1137; D1212; D1213; E258; F206; F207; F235; F812-833; F875; F1257; G32; G76; G1369; M61; M62; M67; M70; M285; M456; M743; M1248; M1249; N584; O444; P997; P1075; R1079; S1301; S1311; T275; V530; V698; V699; V948 figliare M1902 figlio A228; A230; A234; A1320; A1627; A1731; C481; C758; C1008; C1178; C1188; C1662; C1784; C1926; C2080; C2081; C2090; C2580; C2684; D858; D1020; D1058; D1139; E140; F826; F830; F834-878; F1229; F1251; G91; G153; G356; G563; G1328; I340; I355; I381; I509; L840; L1068; L1124; M63; M66; M69; M71; M72; M73; M79; M284; M457; M463; M489; M753; M986; M1360; M1478; M1699; M1700; N239; O136; O158; O451; O718; P34; P36; P39-46; P48-50; P57; P62; P63; P289; P1368; P2628-2630; P2707; Q49; Q144; Q151; S1125; S1626; S1944; S1972; S2274; S2275; T308; U167; U186; U292; V126; V529; V844; V1157; V1158; V1260; V1278 figliola D1080; F1704; M466; V125 figliolo C675; C1648; C1953; C2524; F837; F839; F840; F853; F855-858; F865; F878; G75; G1245; L442; L907; M59; M741; M762; M865; M900; M1998; N237; N238; N576; O717; P602; P2972; V43 fignolo S1932; R961 fignoloso S1931 figura F95; O167; P2978; P812; S2160; S2228 figurare A502 figurarsi V374 fila F813 filaccio S429 filare A235; A1656; B494; B609; C518; C2545; D182; D299; D1052; F561; F812; F879-883; F1727; G1190; I220; M63; M916; M1904; N100; P466; P1755; P2528; R56; R68; R136; S697; S1313; S2055; T542 filetto C745 Filippo F884; G480; P1903 filisteo S261 filo A320; A321; A532; A532; A1008; B825; C101; C2552; E4; F885-888; F1197; G1178; G1349; M873; M1495; M2261; N452; P160; P859; P2086; S1040; S1704; S1723; S1828; T252; V1002 filosofare V1121 filosofia C742; F889-892; V1120
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
INDICE ANALITICO
filosofo A55; B98; F893-898 filugellato N104 fine (agg.) C2359; T152 fine (sost.) A624; A1426; A1533; C1840; C1843; C1845; C1859; C2173; C2174; D267; D593; F899-914; G192; G532; G603; G724; G1330; G1332; I511; L835; M363; M365; M1132; M1144; M1772; M1990; M2014; M2185; M2281; N129; N417; N418; O408; P515; P939; P1012; P1041; P1064; P1180; P1336; P1725; P1726; P2738; P2739; P2740; Q65; R79; R248; R925; S78; S128; S783; S1063; S1065; S1413; S1797; S1920; T239; T689; T1013; V1147 finestra B479; B615; C91; C457; C729; C1246; C2501; C2656; D444; D856; D939; D940; D1054; F194; F195; F639; F915-919; F1240; G336; G1065; I117; L187; L273; L275; M51; M259; M338; M466; M1166; M1174; M15271530; M1570; M1908; M2254; O99; O181; P2560; Q126; S1039; T744; U259; U266; V1030 finestrella C1570; S1536 finfirina` S1525 finfirinı`S1525 fingere A713; F920; F922; F924; F925; F926; G621; P1884; S1382 fingersi C1727 finire A407; A670; A733; A757; A115; A1206; A1265; A1513; B151; B379; B877; B1073; B1076; C439; C504; C724; C779; C797; C1098; C1257; C1396; C1510; C1521; C1548; C1844; C1846; C1857; C1858; C1862-1870; C1872; C1873; C1926; C2121; C2270; C2507; C2754; D194; D437; D554; D1096; D1217; D1230; D1231; E256; F84; F130; F361; F903; F909; F927; F928; F991; F1402; G130; G542; G663; G702; G1248; G1331; I59; I308; I379; L100; L236; L924; M39; M295; M311; M734; M949; M950; M1276; M1505; M1507; M1573; M1944; M1946; M2177; N421; N507; O272; O328; O605; O609; O632; O633; P294; P333; P659; P687; P989; P1029; P1181; P2151; P2276; P2412; P2480; P2909; Q146; R33; R134; R263; R289; R442; R634; R832; R876; R891; S126; S127; S346; S380; S531; S855; S1407; S1614; S1969; S2191; S2199; S2265; T107; T169; T227; T466; T729; T770; T993; V27; V28; V29; V32; V247; V262; V263; V904; V1040; V1257 fino A192; A195; A1186; A1613; C530; C2098; D480; F932; G1187; L183; M48; M154; M639; M1865; N76; P1823; S323; T153; T257; V1270; V859 finocchietto C2583 finocchio F929-936; P1652; S836; S838 finta P2507 finto F921 fioccare F937-939; M492; N262; N289-291; N303 fiocchettino Z130 fiocco C1235 fioraio A538; A539; F954
pag 1835 - 04/07/2007
INDICE ANALITICO
.
fiore A250; A432; A583; A584; A759; A1094; A1095; B140; B258; B259; B277; C579; C1459; C2737; D1030; E81; F348; F443; F629; F837; F861; F940-960; F978; F1498; F1510; F1511; F1520; G323; G352; G491; G498; I261; L307; L365; L1010; M144; M153; M468; M496; M951; M974; M984; M1636; N348; O138-140; O169; O342; O513; O573; O606; O618; P646; P835; P846; P2456; P2496; P2710; P2718; R230; R231; R246; R512; R903; R907; R921; S925; S1039; S1088; S1541; S1808; S2231; T338; T666; U55; U122; V184; V837; V899; V900; V901; V954; Z129 fiorentano F970 fiorentino B487; C983; D1046; F961-969; G416; L366; M1888; M1889; P1905; P2463; P2464; S1274 Fiorenza (Firenze) P1504; P1505 fiorino A1677; C966; C2592; F972-978; L165; M1514; Q111; S1238; S2154 fiorire A805; A1104; B259; B491; C290; C2246; D423; D486; E112; G380; G645; I416; M492; M493; M495; M497; M2179; P312; P1458; R948; R949; R950; V51 fioritura L756 Firenze A1120; F979-F984; M1502; R837; R863; S438; S1289; S1291 firmare C418; G194 Firmino (santo) F985 fischiare B846; D1052; F986-990; I518; M863; O462; O464; P784; Q38; R64; T694; T952 fischio C1151; V773; P1009 fisco C2478; C2479 fissare M1678 fisso S1386 fittavolo F991 fitto A1080; D211; M1188; P672; R383; S2068 Fiuggi (localita`) G699 fiumana P3002 fiume B1098; C2189; D155; D927; F1; F3; F64; F128; F130; F594; F992-1010; F1041; F1043; F1056; F1324; F1725; G669; G906; G1105; M693; N189; O304; P1076; P1394; P1400; P1401; P1448; P2109; P2297; Q43; R431; S298; S1196; T766; T1047; V711; V713; V571 fiutare M2190 fiuto V155 flagellare L810; M781 flagello F1369; L798 flettersi L64 foca F1011; F1012 focolaio G393 focolare F1013-1018; G1165; M252; P1755; V618 foderare A1717 fodero F1019; L63; M1666; S1733 foglia A94; A474; A1551; C698; C797; C2221; D402; D1003; F479; F1020-1024; F1499; G494;
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1772 I418; M154; M676; M823; N301-303; O259; O710; P206; P539; P634; P635; P636; Q93; R946; S1062; T402; V1198 foglio D1068; I41; L668 fogna F1025 folgorare T750 folla F124; F1027 folle F1028-1032; S9 folleggiare P67; S1116; S1169; V152 follia B279; F1033-F1036; F1273; G361; G362; R393; S47; S638; S2273; U307 fondamenta F21; F1037 fondamento F1038 fondare F568; M1360; P2115 fondere S1573 fondo A1128; A1136; A1577; B447; B582; B1054; C95; C113; C1592; C2619; D213; F508; F10391042; I7; L126; M1214; M1400; M1769-1771; M2044; O531; P1420; P2270; P2427; R657; R658; S399; S1064; V572; V847; V865 fondo (agg.) A876; T762 fondo (campo) F1284 fontana A167; A1152; C17; C1368; C1566; F1044-1049; G651; L9; M680; M1669; M2203; P2999; S1209; S1445; S1993; U55; V679; V1075; Z86 fontanella C1570; F1051; L989 fontanile A1076; A1097 fonte A175; A193; A1156; A1570; C2240; F998; F1046; F1050-1054; F1117; F1483; M1856; P2421; P2422; R1123; S1190; S1208; S2297 fontone C746 foraggiamento P477 foraggio C1170; P2452 forame C1114; F1111; P2998 forato S25 forbici B116; F1055; L261; P1859 forca A629; B886; C1085; C1915; D47; D246; D1194; F4; F1056-1062; F1162; I303; L47; L48; N11; N12; O189; P2361; S113; T817; U10 forchetta G250 forcone M358; S1975 forcuto F1245 foresta F1020 forestiero F4; F1063; F1064; F1065; L51; S1695; S2146; V215 forgiare F604 foriero G305 forma M147 formaggio A565; C746; C964; C1626; C2101; F1067-1087; G496; L177; L1058; M133; N620; P277; P278; P318; P321; P1967; P2464; S1274; R530; T171; T286; T986; V868; V915 formentino P1806 formica A371; A1340; C561; C602; C894; C1525; C1528; D404; F1088-1110; G994; L984;
pag 1836 - 04/07/2007
1773 M2113; M2154; M2160; N231; P1677; P1785; R459; R681; S103; S435; S665; S1694; T665; U114 formicare C2650 formoso V937 fornaio F1113-1116; I205; M1110; M2199; S316; S1040; S1867; T590 fornirsi M133; Q63 forno B645; B646; C716; C2515; D985; F463; F1117; G44; G783; G1026; M1084; M1423; O268; O270; P2291; P2321; P2957; S397; S463; S1039; U87 forse C1325; F1120-1126; F1363; M174; M513; N355; S796 forte A68; A78; A112; A113; A197; A769; A881; A1538; B790; C180; C1452; C1990; C1991; C2392; C2615; C2725; F1127-1138; F1547; G1158; G1298; G403; G485; I504; L553; M316; M569; M570; M800; M2007; M2039; M2220; O507; P722; P1253; P1576; P1829; P1889; R85; R121; S307; S1043; S1194; S1471; T753; T775; T906; U113; U116; U151; V937; Z134 fortezza F1139-1145; F1308; S1039 fortissimamente V1214 fortuna A670; A763; A1292; A1535-1539; B58; B1011; C393; C1179; C2205; D211; D247; D437; D762; D808; D1015; D1133; E28; F345; F384; F1146-1246; F1602; F1717; G862; G893; I140; I488; L618; L956; L1032; L1033; L1144; M209; M211; M385; M788; N49; N111; N235; N236; O300; O345; O482; O565; P102; P994; P1748; R771; R919; R920; S1222; S1450; S1651; T157; T174; T442; T891; T909; U322; V286; V287; V806; V960 fortunale D181 fortunato C936; C938; D1162; F1220; F1241; F1242; F1247-1258; G152; I453; L580; L624; M710; M2198; N29; N397; N575; P2180; P2714; R572; S248; S1919; T925; T974; Z129 forza A72; A775; A169; B481; B680; C74; C764; C765; C2307; C2344; C2599; D562; F5; F1131; F1137; F1222; F1259-1277; G810; I232-234; M1203; M2036; M2181; M2222; P370; P740; P2357; R850; S420; S725; S785; S786; T931; U112; U148; V1198-1200; V1237 forzato C2345; C2346; S1148 forzoso C381 fosco M2127; M2128; R970; V937 fossa C320; C1117; C1548; C2445; F1278-1281; G888; G901; G902; G947; G961; M246; M439; M543; M1932; N123; N124; N409; O699; P626; R1008; R1009; S995; S1729; T805; U312; V798; V1155 fossatello F1285 fossette G960 fossetto F1285 Fossi (nome) A1646 fosso A194; A1061; A1151; B480; B574; C231; C232; C497; C1351; C1353; C1572; C2106;
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
INDICE ANALITICO
C2550; F398; F1282-1285; G383; L236; L1059; M1409; M2102; P756; R821; R969; R1094; R1095; S1446; S707; T445; T1112 fotografia F1286 fottere C1741; F1287-1291; V310 fottitura R292 Fra’ Gaudenzio G301; G302 Fra’ Modesto M1617 Fra’ Pasquale P654 Fra’ Vituperio P2954 fracasso T465 fradicio A736; P2102; P2103 frae Da` P1741 frae Pigghia P1741 fragile O345; S884 fragilita` D812 fragola V603 fragrante V937 franare F1623 Franceschiello F1292; F1293 Francesco D1216; F1296-1298; N419; P1965; T730; T731 francese A1504; D1056; D1057; F969; F12991305; G420; I264; I265; I525; I527-530; M1657; S1740-1742; T239 Francia D774; F1306-1309; M2015; O439 franco D1125; O236 frangere O236 frangia D957 Frangipani (nome) P145 Franza (Francia) F1310 frasca B197; C680; F1315-1319; F1454-1456; O564; O664; P634; P635; P637; P640; P1444; P1902; T690; V90; V441; V860 Frascati F1320 frascone S2252 frase D365 frate A1; A2; A5; A6; A53; A817; A1041; A1308; A1472; B583; B927; C65; C1146; C1215; C1316; C1429; C1910; C2202; D270; D844; D904; D917; F256; F761; F804; F1313; F13211353; F1389; F1410; G151; G152; G225; G1115; I38; L1165; L224; M1761; M1762; M204; M205; M2198; M317; M355; M781; M898; O29; O440; O442; P1373; P1457; P1629; P1742; P2330; P2620; P2637; P2649; P2654; P2655; P2657; P2664; P2669; P2956; P648; P838; P840; P853; P855; R342; R567; S1040; S1072; S2253; S573; S904; T678; U139; V1277 Frate Accetta P2488 frate Da` P1740 Frate Piglia P1740 frate Spazzola P2487 fratello A233; A1119; A1371; C1607; C1707; C1708; C1874; D38; D46; F744; F1363-1372;
pag 1837 - 04/07/2007
INDICE ANALITICO
.
G822; I514; L797; L798; L1064; M750; N227; O291; O443-445; O493; O706; P417; P1595; R435; S22; S810; S1515; S1627; S1675 fraternita` L635 fratino P2671 fratta A226; M1905; S470; S1212 freccia A813; A1142; F1373-1375 Frecciato B114 freddare P743 freddino G788 freddo (agg.) A244; A1081; A1083; A1190; B119; B667; C158; C185; C2715; D1104; F1013; F1018; F1388-1392; G243; G349; G476; G1173; I401; I408; L621; L984; M626-631; M633; M1878; N42; O598; O710; P266; P1428; P1661; P1918; R202; R830; S2225; T5; T889; V350; V371 freddo (sost.) A316; A317; A857; A892; A1084; A1086; A1208; B79; B114; B155; B514; B525; C151; C153; C154; C161; C359; C1048; C1049; C1318; C1709; D199; D415; E221; F2; F175; F1376; F1387; G367; G368; G374; G393; G477; G1216; I430; L410; L445; L998; M890; N81; N82; N270; N452; P631; P791; P836; P1707; P1708; P1838; P2713; S626; T89; T166; T167; T169; T684; U279; V187; V219 freddolino A1085; G789 freddoso O709 freddura A1021; V806 Frediano F1393-1395; M2121; P354 fregare (ingannare) A1386; B93; C1807; L782; L842; N483; P670; P702; P1560; P2664; T71; V1314 fregare (sfregare) M302; P1597; T244; U105 fregarsene A1238; Q104 fregarsi Z109 fregatura V995 fregna P946 fregola A896 frenare L730; O75; S535; T282 freno C831; F1396-1398; L732; L1185; M548; M549; M1699; V849 fresco (agg.) A1179; A1453; B772; D1109; D1219; F163; F447; F454; F1048; L415; L425; L554; L1017; M87; M118; M119; M123; M124; M292; M506; M702; M1467; M1690; O155; O236; O618; P277; P299; P819; P1423; P1428; P1439; P1454; P1965; P2623; R61; R66; R885; S1197; S1198; S1944; S2091; S2122; T1101; U200; U201; U203; U204; V443; V937 fresco (sost.) A1178; E230; F1296; L579; Z101 fretta A1391; A1482; C1471; C1679; D478; E133; F104; F338; F1399-1430; F1436; F1673-1675; G713; G714; I508; L309; L531; M518; N541; O287; P1513; P2989; R145; S494; S653; S1264; S1657; T159; T163; T347; T543; T942; V671 frettoloso C2089; F1431-1440
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1774 friggere F1441-1445; F1450; L147; L989; P21; R702 fringuello F1451-1454; F1462; G469; L519; P856 frittata F1463-1473; G1013; M1187; M844; P2041; Q45; U192 frittella B124; C1378; F363; F824; G1210; P2282 fritto F1446-1448; P745; P1428; T632 frittura F1474; F1475; L937; O212; P1457; S2172 friulano G1218; P31 frode E130; F114; F1476-1478; L352; L385; M1448; S432; S1321; S1322; V1288 frollare O522 fronda B761; C2240; G366; M2252; O267; R904; U36 frondoso O709 fronte C1133; F1479-1482; F1484; G1000; G1263; P2421; S1290 frontiera B332; T924 frotta F1623 frugale S1741 frulla U224; U225 frullare R1121 frumento B909; F1485-1487; G379; M124; M127; M877; M1258; S1453; U238 frusta D274; F1488-1490; G7; V16 frustare A931; C835 frustata C1681; C1682; F1491 frusto G867; M1702 fruttaio G404 fruttare M699; T515 fruttificare O574 frutto A409-411; A422; A424; A426; A427; A432; A435; A437; C2301; D686; D687; F948; F959; F1024; F1492-1525; I302; I451; L924; M986; M1066-1068; M1137; M1470; N248; N249; O246; O276; O342; O513; P206; P539; P1578; P2496; P2710; Q167; R37; R1022; S73; S101; S318; S637; S1137; S1202; S1216; S2004-2006; S2011; T343; T506; V973; V1198 fruttuoso A989; A990; A1089; C2089; D327 Fucecchio (localita`) F1526; F1527 fucilata O55 fucile F1122; F1529-1536; G288; L602; M1714; P1123; P2304; P2567; P2568; S1284 fucina F605 fuga A841; F1537; L1187 fuggire A76; A141; A1043; A1479; B173; B941; C355; C435; C932; C1072; C1689; C2258; C2284; C2541; D7; D8; D245; D1052; D1054; E113; F384; F1350; F1428; F1538-1557; F1592; F1620; G699; G848; G930; G1160; G1334; G1335; I317; L36; L495; L525; L1119; M1061; M1119; M1981; N140; O34; O361; O362; O388; O514; O515; O517; P454; P629; P2384; P2393; P2695; P2888; R367; R389; R995; S149; S1130;
pag 1838 - 04/07/2007
1775 S1345; S1505; S1706; S1747; S1748; S2017; T295; T296; T303; T692; T866; T870; T910; U81; V1027; V1165; V1268; V1295 fuiare (fugare) A469 fuliggine P185 fulmine A47; A487; F1558-1563; T751 fumare A445; A677; B56; C2540; C2692; F555; F1565; F1566; I417; L536; O569; S340; S1308; T683 fumo A170; A824; A1259; A1267; A1271; C174; C244; C245; C247; C905; C1056; F4; F573-575; F657-659; F1317-1319; F1567-1595; F1657; F1672; G207; G872; I446; L112; L414; M1408; N577; P178; P1532; R480; S1305; T217; V89; V90 funaio F1596 fune A266; C342; C1718; F686; F1597-1602; M2192; P558; P2170; R470; T643 funerale A648; F1603-1605; M2093; P438; V761 funesto B594 fungaia F1606; F1608 fungaio A1001 fungato A1002; G376 fungo A84; A1477; F1609; C1478; D44; F4; F1443; F1609-1626; G375; G1247; L488; L1001; M708; N538; P894; P1382; P1825; P2113; Q161; S1222; S1454; S2183 funicello P2169 funo S2262 funzionare O288; U67 fuoco A163-166; A168; A169; A430; A652; A675; A677; A800; A855; A856; A1183; A1263; A1402; A1489; A1581; B17; B110; C246; C445; C697; C712; C774; C775; C776; C801; C834; C1197; C1205; C1260; C1266; C1268; C1271; C1286; C1289; C1290; C1292; C1293; C1496; C1615; C1694; C1695; C2026; C2080; C2325; C2564; C2608; C2689; C2702; D950; D1032; D1033; E233; F1; F3; F4; F350; F463; F660; F724; F761; F784; F853; F901; F1380; F1466; F1577-1579; F1589; F1590; F1592; F1648-1687; G280; G526; G1161; G1162; I405; I460; L313; L402; L410; L416; L418; L589; L590; L591; L595; L609; L943; L1006; L1164; M408; M567; M709; M1231; M1418; M1419; M2122; M2174; N84; N87; N88; N152; N270; N484; O95; O183; O230; O231; O503; O504; P159; P166-169; P173-176; P180; P443; P444; P572; P849; P1069; P1787; P1892; P2306; P2543; P3016; R266; R340; R480; R1013; R1014; S523; S591; S592; S622; S628; S728; S918; S1331; S1408; S1409; S1501; S1605; S1744; S1787; S1788; S2027; S2095; S2096; S2219; T596; T651; T886; T900; T905; T907; T912; T998; U86; U177; U178; V306; V309; V421; V701; V888; V920; V932 fuoco di sant’Antonio F1688 fuori B484; B777; C350; C351; C622; C906; C995; C1061; C1273; D214-216; D565; D714; M612;
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
INDICE ANALITICO
M990; M1205; M1277; M1668; M1714; O201; O343; O582; P269; P468; P1013; P1081; P1466; P1702; P1804; P2114; S237; S718; S1951; S1953; S2212; T93; U280; V176 furbacchione C1728 furbarello D770 furberia D984 furbizia D242; N75; P847; V1279 furbo C1722; C1724; C1738; D1059; F1689-1713; M1786; P1436; P2135; S596; S661; S2179; S2181; S2182; S2184; T684-689; V522 furfante A404; F1715-1719; F726; F727; N10; N250; N548; O667; R351; R877; S1885 furia C2275; D828; F105; F334; F1411; F1416; F1720-1723; T163; T731 Furia (nome) B980 furibondo F1099; M2113 furioso D424; F1302; F992; I265; I507; S1945 furlano V389 furore F5; F443; F1724; G1285; P858 furto B422; R770 fuscello P2981; R1068; S688; T876 fuso D938; F561; F1726; F1727; M873; M1904; N518-520; N523; P220; R811; R815; S697 fustagno B802 futuro A1695; C2119; F340; F1728-1732; G918; P2538 gabbana V70; G407 gabbanino G407; M810 gabbano A188; C1199; M1866; M1881; V407 gabbare A525; A698; A870; D977; D1043; F755; G1104; I383; L1122; S297; S300; V1315 gabbia A738; B762; F1459; G1-10; L1123; M1308; M1787; M1788; P676; P1529; R6; S2017; U34; U268; V1256 gabbo S586 gabella G886; P1188; P567; S2189 gabinetto P2950 gagliardia G11 galante F1340; V401 galanteria I524 galantuomo C1884; C990; F925; G12-29; L27; N201; P262; R457; S303; S1388; U74 galeotta A181 galeotto G35; P2692 galera C212; C311; C926; D150; G36-38; G429; M1152; P1715; R27; R1027; R1030; R1071 Galileo (Galilei) O50 galiziano G742 galla C2737; G978; G1067; S822; V531; V532; Z125-127 galleggiare A185; M1288; N415; P1901; T443 gallettino M836 galletto A324; C2450; G145-148; G164; G222; I172; M1756; N522; P2064
pag 1839 - 04/07/2007
INDICE ANALITICO
.
gallina A85; A986; A1028; A1121; B152; B919; C361; C646; C654; C920; C1064; C1079; D739; D967; D977; D1035; D1042; F64; F79; F394; F716; F987; F1468; F1639; G39-110; G124; G155; G309; G400; G401; G867; G1313; L584; L735; L808; L988; M191; M511; M531; M1084; M2191; N289; O5; O9; O570; O582; O609; O610; P1626; P1628; P1806; P1807; P2061; P2065; P2066; P2069; P2075; P2079; P2142; P2183; P2332; P2340; P2638; P2657; P2674; Q155; R129; R1025; R1027; R1061; R1109; S216; S1421; S1432; S1455; S1677; T47; T899; T1058; U211; U213; U215; U221; U223; U231; U232; U314; V704; V932; V1246; V1247; V1267; V1282 gallinaccia G400 gallinaceo C1747 gallinetta M512 gallo A1160; B96; B152; B871; B946; C412; C757; C920; C1747; C2291; D468; D1109; F987; G39; G70; G85; G98-104; G111-163; G420; L584; L964; L988; M1148; M2198; N112; O557; P53; P1628; P1853; P2063; P2142; R314; S1575; S1899; S2287; S2293; T73; T671; T989; T990 Gallo (santo) G166-170; P1845; S973 galoppare C847; P2113; S2280 galoppo C41; M530; P707; Q130; S2133; T1049 gamba A330; A785; A934; A1430; A1455; B175; B177; B649; B650; B860; B995; C378; C386; C1136; C1139; C1334; C1761; C2713; D615; D847-849; D1046; D1072; F292; F1477; F1539; G171-178; I391; I392; L144; L509; L784; M148; M192; M325; M1202; M1672; M1675; O190; P650; P685-687; P689; Q131; R194; S491; S507; S569; S1170; T807; T908; T1048; U17; V609; V835; V836; V923; V1185; V1267 Gambacorta (nome) G182 Gambastorta (nome) G183 gambero A913; C2577; F166; F1596; G185-191; P2734 Gambini (nome) L878 ganascia D203 ganza A800 garante T969 garantire G192 garanzia E74; G192-195; L13; M720 Garbaccio (nome) G196-197 garbato C2451; G1348 Garbino (vento) B285; D904; G1287; G196-201 garbo B285; C2319; R263; S1262 garbuglio O640 gareggiare M995; S1901 gargarozzo O445 garretto C745 garuglio L971 garzone B920; C1190; G150-152; G202; G203; I44; M2198; N293; S1162
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1776 gatta C116; C117; C2078; G204-231; G251; G298; D939; F1431; G1072; L119; L188; M912; N293; P291; P997; P1241; P1391; Q137; R34; S1059; S1083; S1123; S1128; S1357; S1953; V1275 gattaio G397 gattaiola P410 gattina P2246 gattino C481; F1431; S1357 gatto A735; A1446; A1708; B41; B94; B229; B489; B1051; C397-399; C438; C466; C474; C495; C601; C945; C1377; C1688; D977; D1026; D1070; D1075; D1077; D1082; E148; F80; F771; F890; F1289; F1390; F1632; F1716; G75; G152; G232-300; G397; G398; G1068; G1269; G1362; I338; L114; L482; L517; L777; L779; L840; L1191; M487; M773; M780; M889; M1028; M1029; M1451; M2198; N189; N291; N292; O13; O627; O697; P19; P1525; P1531; P1906; P2212; Q137; R91; R248-250; R558; R648; R1004; S377; S488; S1162; S1478; S1694; T696; T697; T702; T708; T711; T714; T866; T937; U95; U162; V389; V597; V781; V1191 gattuccio C1711 gaudente I265 Gaudenzio (nome) G301; G302 gaudio M379; T995 gazza C2518; D885; D886; G304-311; N315 gazzettiere G312 gelare A920; A991; F1017; M839; P2345; P2518; S1196; T764 gelata B908; N306; T887 gelatina S2225 gelo C150; G313-319; M859; M860; M1278; N532; P1826; R201; R1091; S1548; S2069; T167; Z72 gelone G320-326; I43; T191 gelosia A834-837; D976; D1049; G327-341; S1335; T896 geloso B233; D942; G342-350; I297; I485 gelso A474; G351; T402 gelsomino A154; G352 gemello F758; O382 gemma A599; A600; B276; G353; M875; P2271; S215; T838; Z31 generare A27; A40; A617; D644; E223; M430; O131; V560; P2768; Q151 generazione R790-792; R794; U291 genero F833; F1704; G354-356; N347; N349; S1928; S2230 generoso C2306; R496; T892 gengiva G357; M1433 genia B938 genio G358-363 genitivo A46 gennaio A281; A282; A1024; A1446; A1711; C131; C354; C1203; C1476; D1003; G62;
pag 1840 - 04/07/2007
1777 G205; G364-408; I119; L1041-1044; M492; M497; M2138; M2180; N298; P790; P1442; P2064; P2916; T169; T944 gennaro C655; P1443 Genova A1120; C1407; G409-414; P1868; R837 genovese D1046; G411; G415-421 gente A1626; B445; B446; B518; C1000; C1275; C1453; C1779; C2017; C2018; C2081; C2608; D532; D1109; F18; F575; F1677; G422-432; G695-697; I280; I467; L406; L675; M258; M1259; M1721; M1799; M1869-1871; O413; P119; P424; P1028; P1253; P1623; P1869; P2210; Q144; R25; R991; S1080; S1572; T220; T227; T315; T500; T608; T867; T1077; T1078; V83; V1162 gentile (agg.) A28; A78; A1081; A1082; C187; F480; F980; L304; M656; S837 gentile (sost.) M872 gentilezza F1308; G433-436; O311; P1319; P2413; R412 gentiluomo B453; G437-439; M562; S1178; S1752 Geppe Z82 Gervasio (santo) M1079 gesso C186 gesto P895 Gesu` C2209; D296; D429; E205; G440-449; G499; I133; M1761; N69; R83; R781; S1541; S1884; V470 gesuita Q150; V824 gettare A173; A1102; A1414; C797; C887; D856; G450; G451; G831; I390; L540; L689; L761; M1036; M1606; O181; O230; O231; O282; P337; P1448; R734; S196; S758; S2307; T218; T923; U44 gherone M604 ghiacciare P1684; S839; S968 ghiaccio (agg.) D995; M2078 ghiaccio (sost.) A1023; A1384; A1448; A1473; B526; C499; C746; C1854; G452-454; M999; M1026; N286; N299; P892; P2113; U96 ghiacciolo G455 ghianda A355; G456-462; I45; M188-190; P271; P1584; P1791; P2189; Q163; R1137; S1428; S1429; T291; T1014; V428 ghiandaia G463 ghibellino F1311 ghigliottina R1025 ghignare C436 ghiotto C1329; C1586; G464-468; M2124; O636; T80 ghiottone Q45; Q146; S277; S804 ghirlanda C701; R907; U122; V60 ghirlingo` G469 ghiro G470; G472 giacchetta A1195 giacere B513; C367; L97; M1931; P1782 Giacomo C998; G473-480; P1903
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
INDICE ANALITICO
Giacomo Maggiore G474 Giacomo Minore S973 giallo A1160; G481-486; P2042; P2047; Q19; R240; R1016; Z150 giammai P490 Gianfaldoni (nome) T486 giardinaio M113 giardiniere B230 giardino A238; E102; F822; F837; G352; G487489; G1178; L674; L791; M1230; N8; O595; R246; S1039; T338; T932; T990; T1097; U55; V698; V699 gigante N2; N4 giglio C706; C982; C1035; D858; F629; G493 ginepro G494-497 Ginese (Genesio, santo) R816 ginestra G498 ginevrino E9 ginocchio A1696; B119; D927; G171; G452; G499-503; O106; O122 giobbia (giovedı`) S1233 giocare A5; A1494; B54; C870; C872; C873; C875; C887; C1610; C1688; D185; D317; F761; F853; F1241; F1361; G504-519; G527; L764; L909; L912; M432; M792; M978; M1709; M2135; M2227; N91; P952; P1039; P1374; P2542; S448; T1080; V809; V810 giocatore A1307; C869; G520-523; G1285; L13; O186; O699; Q143; Q145; Q147; Q148; T886; T892 gioco A260; A752; A887; B17; B731; C334; C868; C871; C877; D181; D904; F409; F577; F1242; F1243; F1372; G508-509; G515-516; G524-549; G639; I405; L591; L913; M1749; M2014; N88; O660; P1511; P2543; S811; S905; S1199; S2096; T890; T905; T923; T998; U193 giocondo A1128; F618; G554; R553 giogo B195; G555; G556 gioia F858; G550; G558-568; G604; I481; N461; N547; R625; S606; S988; S1445; S1449; S1584; S2302; T993 Giorgio G569; G572; G573 giornale C1383 giornata A521; A614; B923; C90; C354; C1064; D584; D1107; F1101; G574-580; G1350; I422; M1014; M1061; M1420; M1526; M2127; M2128; N514; P162; P1234; P1806; Q45; R163; R611; R735; R766; R908; R977; S1075; T463; T1073; T1074; V643; Z1 giorno A447; A472; A523; A563; A696; A952; A978; A1122; A1123; A1318-1320; A1490; A1505; B254; B287; B366; B401; B402; B406; B425; B472; B524; B537; B570; B717; B773; B775; B817; B827; B841; C45; C169; C584; C1234; C1406; C1549; C1771; C2039; C2342; C2343; C2515; C2550; C2554; D144; D145; D156; D160; D210; D252; D255; D261; D403; D441; D468; D759; D920; D1141; D1226; F163;
pag 1841 - 04/07/2007
INDICE ANALITICO
.
F287; F501; F624; F1104; F1612; G123; G127; G144; G167; G203; G284; G419; G568; G581622; G655; G750; G861; G898; G914; G917; G1220; I9; I58; L219; L367; L377; L457; L458; L523; L524; L613; L620; L760; L833; L835; L836; L862; L962; L1057; L1079; M14; M467; M474; M731; M809; M836; M840; M847; M848; M894; M947; M951; M987; M995; M1013; M1016; M1178; M1247; M1415; M1537; M1868; M1962; M2018; M2026; M2032; M2080; N220; N254; N284; N399; N410; N461; N473; N495; N496; N497; N507; N535; N548; N608; O43; O214; O402; O616; P314; P315; P316; P518; P623; P624; P644; P663; P664; P666; P724; P1173; P1358; P1456; P1458; P1729; P1822; P1824; P1845; P1870; P1907; P1908; P2254; P2435; P2512; P2545; P2678; P2707; P2708; P2779; P2990; Q100; R48; R273; R594; R838-841; R1071; S49; S59; S60; S95; S184; S227; S397; S504; S571; S1057; S1195; S1219; S1444; S1549; S1907; S1948; S2048; S2067; S2091; S2187; T126; T408; T420; T531; T671; T759; T773; T798; T810; T896; U16; U17; U165; U214; U226; U243; V166; V177; V408; V435; V639; V666; V799; V869; V1044; V1109; V1110 giostra S617; V1022 giovane A428; A461; A794; A817; A818; A1103; A1254; A1574; A1727; B224; B225; B695; B796; B839; B842; C65; C667; C670; C705; C751; C949; C578; C1352; C2001; C2069; C2515; C2588; C2630; D266; D273; D895; D1060; F64; F412; F505; F681; F1321; G50; G185; G186; G304; G522; G623-643; G676; G678; G679; I49; I68; I294; L37; L407; L836; M108; M762; M772; M967; M1116-1120; M1122; M1373; M1643; M1644; M1661; M1975; M1976; M1987; M2040; M2191; N30; N413; O725; P277; P1368; P1581; P2853; P2941; Q47; R846; R847; S150; S743; S872; S1124; S1196; S1385; S1502; S1755; T563; T705; T773; T853; T923; T926; V125; V127; V128; V129; V131; V163; V164; V165; V174; V177; V196; V198; V199; V201; V209; V210; V214; V220; V258; V269; V852 Giovanni A285; A286; C2042; C2269; G644-655; S973 Giovanni Comodino C1881 giovanotto R64; S1946 giovare A1248; B654; D233; D245; D1173; F1145 F1267; F1275; G656-661; G694; L274; L1149; M26; M337; P792; P1994; B369; R374; R671; S673; S2017; T2 Giove A1696; F1731; S157 giove (giovedı`) G667 giovedı`A1329; C1690; G355; G662-672; L1066 Giovedı`Santo G669 giovenco D802; G557 gioventu` A904; C1185; F763; G638; G673-688; O341; P923; R541; R666; S1067; S1133; S2072; S2096; T869; U98; V149; V150; V152; V156
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1778 giovinezza A902; G689-694; P877; V141 girare A677; A1265; A1268; A1631; A1646; A1714; B497; B498; C448; C909; D483; D716; F251; F253; F528; F1171; F1173; F1174; F1176; F1180; F1214; F1700; G766; L165; L166; L659; L1100; M23; M1829; M2178; N308; N503; N504; O427; O531; P1928; P2679; R1111; R1112; R1118; S1085; S1199; V253; V438; V847; V909; V1023; V1231 giravolta F1004 girella P924 Girgenti G695 giro C307; F1699; M426; M470; M1048; P857; P869 giu` G700-704; I421; L142; S2190; V898 giubba F730 giubbone A1330; C225 giubilo S956 Giuda D960; G705-711; R229 giudicare A431; A929; A1354; C269; C2342; D408; D1198; F1019; F1065; F1066; G712-728; G1041; L895; M1779; P606; R925; S18; S656; T1094; U59 giudice A1721; C1087; F1030; G24; G728-745; G1285; L879; M1873; N342; P608; Q154; R327 giudizio B108; C575; C577; D76; E247; G746-776; M2284; O300; Q127; S231; S374; V840; V911; V912 Giudizio (giorno del) A981; B287; B570; D1226 giuggiolo G777-779 giugno A203; A204; A1087; A1096; A1101; A1102; B197; F1614; G367; G404-408; G780800; M119; M137; M143; M865; M886; S44; T953; T1083 Giulio V757 giullare G801-802 giumella P1493 giumento B451 giunco G803; G804; P2443; Q164 giungere A1310; C1113; C2054; D613; F466; F1003; P2697; R124; V800 giunta D599; N75; N526; R22; S1643 giuntare R883 giuntarella N525; R23; R24 giuramento C2431; G439; G805-810; G822; G826; L13; M720; R284; S1199 giurare D959; D961; G808; G811-826 giurista G827; G828 Giuseppe B124; G829-838; M967; P1832 Giusti (nome) V385 giustificare F899 giustizia C731; D43; D454; D478; D479; F462; F519; F1145; F1268; F1269; G740; G741; G839-859; G1109; L350; M161; M426; M427; P1293; P1799; Q102; Q103; R95; R855
pag 1842 - 04/07/2007
1779 giusto (agg.) C819; C820; D483; G863; G866; G1228; G1320; G1321; M33; M1702; P764; P2834; S58; T787; T897; U155 giusto (sost.) A1140; A1518; C991; D427; D738; G856; G860-862; I316; M40; M449; O322; P980; P2966; R97; U304 Giusto (nome) G865; G868; G869 Giusto (santo) D801; G867; Q107; Q108 gloria C597; C1510; F131; F585; F658; G329; G870-882; I448-450; P1349; P1350; P1640; S126; S127; S1272; U99 Gloria (liturgico) B95; F913; S128 glorioso M634 gnocco N505; O180; P715; R559 gobba C249; C251; C252; C620; D1146; G883885; G892; L206; L1020; M1116; N24; R782; R783; S586; U147; U148; V232 gobbo B1035; C248; G884; G886-894; G1306; M296; P750; P851; P2850; R784; V232 goccetto A1077 goccia A1070; A1076; A1197; B525; E220; F468; F777; G895-913; M2118; M2167; P1886 goccio B472; B554; F1270 gocciola A992; T672; V153; V154 gocciolare L536 goccioletta G913 gocciolino G911 godere A705; A1035; A1501; B421; B909; C21272132; C2136; C2263; D381; D682; F109; F622; F650; G203; G914-925; G982; I478; L809; L1101; M330; M342; M354; M782; M783; M1520; M2184; P1; P375; P754; P881; P1987; P1997; P2537; P2612; P2635; P2782; R414; R607; R680; R682; R749; R759; R774; R780; R803; S959; S1414; S1651; T105; T968; V1019; V1041 godersi M865 godimento G924 gogna F519; V508 gola B524; C1516; C2257; C2609; F1092; F1093; G299; G300; G926-943; L49; M1182; N238; O445; P22; P1449; P2711; R555; V913 goloso G944-947 gomito G948; G949; M785; M786; O104; O108; O122; P621; V260 gomitolo F885; P1022 gondola A1232 gondoliere V681 gonfiare C1218; C2086; P2032; P2033; R186; T10 gonna G950-952 gonnella C226; C863; C864; F192; M72; P688; S1721 Gonnella (nome) G953; G954; G957 Gorganera (localita`) C984 gorgheggiare I528 Gorgonio (santo) G958 gota B329; G960
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
INDICE ANALITICO
gotta G961-966; P2406 gotto B546; F840; R653 governare A151-153; A774; A946; C1332; C1648; D7; D467; D656; D1051; F116; F817; F1649; G687; G967-G976; M1716; O202; O506; P45; P95; P886; P2819; R318; R338; S638; S639; S1236; S1258; T344; U71; V24; V1021 governarsi G975 governo F898; G977-981; O454; P82; P1625; P1857; P2128; R97; R1037; T806 gozzo C544; F86; F192; G46; G927; I267; P339; P2067; U38 gracchiare B829; C2227; C2239; G627 gracidare R162-164 gradino S121; S519 gradire A1487; A1488; G1082; O618; P2207; P2763; V1082 grado D188; P872; P873 graffiare G231; G273; L324; R648 gragnola S2223 gragnolare C350 gramigna G982-985; I461; L704; N430; S1621; V724; Z57 grammatica C1362; G986-989; P2441; P2442 grammatico G989; G990 grammo M304 gramo A740; M399; N485; R996 grana C290 granaio A999; A1000; A1108; A1638; C131; C132; C2154; C2539; F490; F809; F1094; G368; G372; G373; G377; G992-994; G1051; G1054; L538; L539; L946; L970; M113; M119; M2163; M2180; P671; R940; S419; S1485 granata D486; G995-998; M1724 granchio A1477; B48; B963; G999-1011; M1663; M1786; O688 grande (agg.) G1015-1025; passim grande (sost.) A628; G1012-1014; I132; P158; P1633; P1635; P1636 grandezza A1115; F979 grandinare C202; C1432; G1026; L990 grandinata G1027 grandine B906; C203; G1028; G1029; G1031; N435; T162; T945; V602 graneggiare R226 granello G109; M415; P2723 granire G870 granita G1037 granito P253 grano A345; A1024; A1025; A1160; A1327; A1356; C132; C1003; C1530; C1535; C2513; F354; F435; F436; F1105; F1208; G212; G377; G378; G1038-1056; L427; M31; M110-112; M117; M713; M768; M878; M1257; M1478; M1982; N107; N108; N259; N261; N262; N427; O696; P163; P164; P177; P1249; P1251; P1432; P1616; P2451; P2452; P2453; P2455; P2464;
pag 1843 - 04/07/2007
INDICE ANALITICO
.
P258; P286; P287; P317; P339; P354; P359; P847; P875; Q58; R225; R935; S23; S318; S961; S962; S973; S1221; S1274; S1470; S2152; T507; T941; U42; U43; U216; U238; U241; V737; V738; V808; V938; Z37 granturco A697; A1012; A1160; B425; C310; G1056-1059; M2179; N386; P1719; S418; S1484 grappa G1060; G1062 grappolaio G392; L1043 grappolo L1042; M31; U312 grappolotto R819 grassetto S1916 grassezza G1074 grasso A944; A1006; A1599; B236; B707-709; B921; C753; C1256; C1437; C1770; C2529; C2530; C2533; D995; D1107; F136; F843; F1475; G1017; G1063-1076; I251; L72; L73; M1140; M1424; M1440; M1502; M1544; M166; M168; M1719; M2147; M2148; O247; O248; P27; P638; P1027; P1429; P1939; P1940; P2136; P2145; P2184; P2240; P2920; Q33; Q106; R837; R1110; S825; S826; S1021; T191; T498; T499; T1013; U41; V5; V18 gratella G1077 gratis A120; E12; F1067; G1078-1082 gratissimo M115 gratitudine G1083-1087; I287; M175 grato G1088 grato (gradito) C2346; D1087; N451; S2089 grattaculo R945 grattare A1395; A1420; A1593; B93; C38; C211; C492; C1114; F248; G495; G1089-1097; I118; I463; L149; L818; M760; M1674; P25; P532; P1942; P1944; P1948; P1949; P2892; P2893; P2998; R824-827; R829; R1127; S2196; V1188 grattarsi C370; E229; F1111; G1090; G1091; G1095; L75; S1820; U108 grattugia G1098; G1099 grave P158; P1461; P2964; R505; T994 gravidanza G1100; G1101 gravido C905; C1720; T915; T1110; V1261 grazia A1030; B270; B922; D1046; F1187; G11021114; I100; L969; P2428; S143; S297; T870; V286; V768 grazie C1412; C2335; G1115-1125 grazioso B304; D1056; D1109; M1909 greco D1046; D1056; G1126-1129 greco (vento) G1130-1132 gregge G1133-1146; P729; P1012; P1013 Gregorio P1903; R180; S973 grembiule C209; D854; M72; M1293; O207 grembo F1731; O728 greppia A1360; B515; C1140; C1173; G11501155 greve F1067; F1070; P321 grida R372
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1780 gridare A265; A730; C2324; D981; F1550; F660; F752; G1156-1162; L1151; L1152; L1162-1164; M475; N228; P200; R110; T749; T775; V428 grido D894; L1156; S472; S1717 grifuta P2246 grigio A478; C575-579; E254; O51; O92 griglia A1212; G1163 grillaia G1164 grillare G1167 grillo F71; F785; F786; G1165-1175; S1899; T72; V1278 grillotalpa G1178 grinza L608 grola A923 grondaia F1585 grondaio G114; G61 grondare C2240 groppa L1175; M264; S2280 Grosseto D904 grossezza G1179; G1180 grosso A89; A680; A1180; A1416; A1548; B228; B485; B747; B760; B1012; B1013; B1015; C203; C1235; C1414; C1690; C2098; C2319; C2320; C2502; D151; D164; D299; D623; E156; F883; F1469; G1181-1188; I78; I251; L167; L527; L650; L651; L670; L672; L708; L709; M210; N64; O468; P111; P182; P604; P954; P992; P1418-1420; P1434; P1446; P1451; P1455; P1476; P1610; P2234; P2742; P2907; P3014; R189; R228; R382; S31; S305; S547; S716; S1446; S1649; S1798; S1901; S1942; S1990; T256; T569; T570; T699; T872; U264; Z141; Z166 grotta F1623 gru G1189-1192; M2202 gruccia L419; P869 grucciata Z105 grugno A1096; G792; M973 guadagnare A214; A522-524; A872; A1493; A1547; C259; C413; C467; C2525; D633; F395; F590; F696; F808; G509; G518; G532; G11931206; G1229; G1230; I57; I222; I336; L59; L317; L613; L800; L801; M625; M915; M1061; M1397; M1575; N251; O23; P257; P1291; P1292; P1384; P1738; P1794; Q112; Q116; R613; R621; R671; R685; R695; S81; S634; S635; S740; S1468; S1794; S1800; S1801; T51; T74; T894; U77 guadagnarsi S2071 guadagno A623; A1482; B802; F383; G525; G1022; G1207-1234; L807; N151; P1299; P1351; P1400; R128; R138; R683; R684; S1158; T417; V94 guadare F1043 guado B376; G1235-1237; S1283 guai A371; A723; A987; C381; E223; M2059; S1594; S1595; T692; V188; V817; V818 guaina C1802; C1803; O537
pag 1844 - 04/07/2007
1781 guaio A369; A975; C228; C585; C1301; C1324; C2408; D649; D868; F841; F865; F1619; F1684; G58; G850; G1238-1260; L672; M7; M152; M947; M1821; N361; P216; P1100; P1101; P1225; P1226; P1683; Q153; R557; S21; S98; S185; S401; S716; S1451; S1648; S1649; S1768; S1940-1943; S2159; T114; U262; U263; V922 gualdese (di Gualdo) G1261 guancia B931; G1262; G1263; M1541; P243; P244; Z164 guanciale C1789; C2383; F1705; P648 guanto F469; G214; G1264-1274; M1450; S311; S313; V621 guardare A1176; A1553; A1589; A1658; A1659; A488; A531; A795; B101; B110; B210; B246; B336; B816; B947; C100; C263; C1104; C16701672; C2118; C2605; C2707; D357; D656; D1028; D1092; E53; E61; E63; E96; E143; E192; E200; E206; F201; F907; F931; F1111; G231; G427; G540; G1081; G1275-1283; I130; L54; L71; L595; L636; L1059; L1060; L1089; M457; M528; M578; M845; M1341; M1413; M1636; M1674; M1741; M2003-2005; M2011; M2116; M2146; M2184; N61; N73; N74; N105; N228; N420; N636; N637; O52; O70; O92; O103; O121; P433; P732; P816; P1007; P1025; P1139; P1233; P1752; P1887; P1926; P2220; P2229; Q94; R495; R556; R781; R824; R1005; S465; S518; S818; S1186; S1377; S1652; S1779; S2032; S2310; T446; T659; T720; T902; T921; T1001; V269; V628; V629; V699; V779; V1247 guardarsi A111; A440; A442; A711; A1195; B12; B13; C140; C722; C1608; C2414; C2657; C2658; C2663; D535; D786; D964; D979; F186; F565; F653; F747; F832; F986; F996; F1324; F1722; G381; G820; G1283-1286; I487; L31; L569; L843; L862; L868; M2117; N217; N431; O643; P424; P471; P518; P2761; R494; R884; R1010; S310; S866; S1709; S1777; S1780; S1786; T649; V778 guardia C513; C1052; C1219; C1220; G1288; L1161; P2918; P2919; R52 guardiano B640; B927; G1289; R211; T278 guarigione A725; M243; M322; S711; S996 guarire A727; A730; A858; A1488; B164; C799; C1633; D201; D210; D333; F502; F584; G323; G1291-1299; L77; M279; M292; M323; M327; M474; M956; M1053; M1133; M1947; N35; O203; S909; T958; V146; V878 guastamento P476 guastare A116; A1500; A1732; A278; B364; B567; B986; B1097; C588; C1084; C1160; C1995; C2694; F299; F605; F777; L666; M12; M13; M1172; M1369; M1715; M2022; M2107; N64; N404; N632; O548; O549; P707; P729; P1010; P1502; P1684; P2001; P2102; P2103; P2413; P2680; S85; S92; S839; S1584; S1702; T506; T816; T1035; U132; U192; V879; Z59; Z151; Z153 guastarsi M1762
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
INDICE ANALITICO
guasto A608; A801; F668; F1504; G1352; M966; M1461; U192 guazza G1300-1304; G367; G653; Q14; R1095; R1096 guazzare G685; U235 guazzo M849 guelfo F1311 guercio G1305; G1306 guerra A637; A1113; B12; B180; B182; B876; C58; C416; C649; C674; C971; C1033; C1098; C1161; C1448; C1837; C2049; C2053; D39-41; E122; F807; G1307-1335; L30; L159; L801; M559; M561; M1106; M1946; M2087; N365; O170; P2; P5; P15; P222; P863; P1462; P2087; R1012; S146; S1113; S1504; S1521; S1739; T166; T490; T491; T593; T913; T926; T999; U197; V693; V1006; V1085; V1111; Z55 guerriero S1427 gufo A1119; F83; F84; G1336-1344; P386; S1574 gugliata G577; G1345-1350; S430 guidalesco B163; G956 guidare C1550; D843; L463; S2141 guinzaglio C433 guisa P1871 guscio D650; F1465; M369; M370; N423; N425; P969; Q8 guscione C996; L470 gustare B200 gusto C51; D622; D1200; F595; G1258; G13511381; I479; L1188; P697; P698; P955; P1103; P2439; U22 icona M53 Iddio A372; A373; A711; D413; F1108; G95; G426; P2644; Q150; S1887; V564; V1154 idea B1082; I1-6; L231; L516; M1873; O420; S425; V1200 idiota B339; P2019 idropico A1588; I7 ieri B436; F502; I8; I10; I11; M2082; R191; T929 Iesi A862 ignorante D1151; D1156; G732; I12-17; I386; L818; M100; M1206; P1126; S398; S887; S1892; S2164 ignoranza I18-31; M1207; M1248; M1249; O489; S399; S2274-2276; T580 ignoto S386; O68 ignudo C2523; C2524; G406; M525 illuminare L110 illuminazione C2209 illusione V1028 illuso A1244 imbacuccare G408 imbandito A677 imbarcare N453 imbarcarsi M1311 imbattersi N93
pag 1845 - 04/07/2007
INDICE ANALITICO
.
imbecille M269; S665 imbefanare M712 imbellettare S1655 imbiancarsi T1007 imbianchire A1258 imboccare L172 imbocciare G365 imbrattare B91; C437; F230; M377; P2074 imbrattarsi F426; P981 imbroccata F62 imbrodarsi L823 imbrogliare I33; I35-37; L800; M368; M1272; N363 imbroglio D1068; I38-41; O289; P775; S1040; S1199; S916 imbuto V318 imitare A1531; F1088; F1090; S652 Immacolata I42; I45; I46 immaginare E18; I47 imminente S1449 immodestia I48 immondo T1016 immortalita` R854 impacciarsi B577; T1042; V415 impaccio R1017 impagliare P388 impallidire A1254-1256 impaniare C55; C1664; U25; U26; V978; V979 imparare A756; A981; A1286; A1294; A1295; B88; B608; B839; C88; C305; C975; C1654; C2227; C2705; D78; D173; D726; E184; E243; F99; G263; G304; G317; G318; G556; G592; G593; G594; G986; F296; F298; F300; F369; F547; F1258; G1281; G1339; I49-68; I344-346; L395; L723; L1057; L1142; M95; M96; M274; M378; M1366; M1370; M1373; N328; N588; P910; P921; P957; P1785; P1928-1930; P2446; P2585; P2607; P2692; R118; R197; R336; S64; S346; S358; S394; S395; S473; S475; S498; S750; S755; S1416; S2085; S2165; S2167; S2168; S2214; T57; T967; U194; V173; V488; V668; V1000; V1113; V1152; V1153 impastare B665; C1378; I79; P717; V440 impazienza I69-72 impazzare N293; R64; S90; V858 impazzire A330; R194; A794; C1608; G629; G802; I294; M495; S1946; S567; V1304 impedire S778 impegnare A1102; I73; M531; P2068; V70 impegnarsi A1438 impegno I242 impenetrabile F1141 impensata D905 imperatore C738; I74-77; P370 imperio T606 impetrare I100
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1782 impiastro I78; I79 impiccare A1242; B579; B699; C193; C1322; C2204; D537; D794; E12; F1598; G23; G24; G869; I80-87; L30; L36; L38-41; M1194; N497; P33; R415; R864; R1040 impiccarsi C1911; D149; F1060; F1352; F1597; G1365; I83; L8; P2970; R470; S451; S1796; V199 impiccato A1647; C1999; C2201; D360; F726728; I84; L879; V556 impicciare N364 impicciarsi B40; I88-91; T534; V713; S1125; S1269; F305; F1318; I88; I89; I91 impiccio S1832 impiegare A796; S1879 impiego I93-97 impilare O221 importante C1855; P610; S887 importare M1973; S1316; T73 importuno I98-100; O626 impossibile F962; I101-106; P2258; R714; R717; T901 impoverire D119; D337; D1100; F577; G1286; L404; L406; M2235; P2351; R474; R493-495 impoverirsi E49 imprecare B376 impresa G421; S1868 imprestare C373; F249; F1216; I107-119; L552; M1611; P2569; S1306; S1922 imprimere R81 improvvisato A612 improvviso C21; D906; L86; M764 imprudente P79 Impruneta (localita`) I120; I121 impuntarsi A1423; A1636 inacidire M777 inanimito V1078 inaspettato D613; D1087 inaugurare I123; I124 incamminarsi B529; P1842 incanocchiare L1066 incantare C1659; C510 incantarsi Q40 incanto O91 incanutire P889 incappare A483; Z35 incardito V1078 incarnato I266; T235 incartare P1763 incedere S2281 incendere A1162 incendiare F1659 incendio G1161; S656; T141 incensare G1110 incenso C1935; I125; I126; M1757; S1403
pag 1846 - 04/07/2007
1783 inceppare M712 incertezza I129 incerto A650; A651; C1326-1329; D848; F1729; I127; I128; I130; R134; S1278 Incerto (nome) C1323 inchinarsi C2605; D1197; I131-133; L1035; R203 inchino C1938 inchiodare F596; F597 inchiostro P1123 inciampare C101; C256; F291; F292; F597; D651; I138; G244; I134-141; L694; L959; P812; T859 inciampo G1285; I142 incinta I143; S570 inclemente S1228 incolto C319 incominciare B151; C779; G34; G1202; I42; L306; M1342; N22 incomodo I145; R851 inconsolabile V259 incontrare A1474; C1598; D184; D286; D501; P2092; R108; S2124 incontrarsi A926; F1231; F1701; G363; I146; I147; M1847; M1848 incontro F1405; P713; P2781 incoraggiamento R195 incoronare M1724; O334 incoronarsi G495 incudine I148-156 incurabile V145 indarno M2092 indebitarsi A158; M1676 indemoniato D930 indentare I157 indicare L1027 indice U107 indietro A1137; A1557; B768; C59; C1086; F1375; G185; G957; G1279; L71; P703; P1724; P1729; S152; S1247; S1664; S2117; S2136; T419; T1001; V793 indigestione F1073; F1327; I158; I483; O732; P953 indigesto T771 indirizzo V1170 indiscreto C2755 indispensabile U301 indolente I265; M67 indomani L456 indorare N279 indovinare A1526; D533; D988; D1161; I127; I160-163 indovino I164-176; P1909; P1910; S1591 indugiare F1413; I178 indugio D1080; I177; I180 indulgente I181 indulgenza C1451; G882; I182; I184; R1038
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
INDICE ANALITICO
industrioso O732 inetto L349 infallibile L1155 infamare B533; P1603 infamia I185; I186 infanzia F1367 infarinarsi M1446 infasciare A44 infelice D69; F543; I187; I188; P57; P1162; S710; S1637; V378 infelicita` F557 infermita` A1521; V144 infermo D792; I189-192; L1165; L947; S243; S252 inferno A557; A1174; B187; C107; C108; C311; C1429; C2293; C2396; C2754; D900; F708; G826; G931; G980; G1322; G1323; I193-208; I260; I407-409; I412; L817; M726; M1760; N481; N482; N582; O48; O132; P22; P111; P195; P472; P1217; P1849; P1892; P2615; P2802; P2902; P2991; R490; R491; R1037; S400; S455; S1544; S1956; S2188; T996; V396 infetto P1011 infiammare A1125 infierire M2179 infilare C2676; F195; G406 infinito L786; P917-919; P2642; S1860; S2126; V658; V1150 infinocchiare F935 infortunio M1364; Q67 infossare P2703 infradiciare M1069 infrangere C2096; O509 infreddare P1684; S839 infuriare F1008; T292 infuriato A1704 infuso (agg.) M94 ingaggio M132 ingannare A86; A188; A353; A490; A1052; A1053; C62; C871; C1323; D842; D1041; E9; E10; E158; F339; F753; F754; F920; F1482; G348; I34; I209-226; L558; M464; M465; M1799; M1800; M2049; O103; O262; P565; P2720; S1017; S1018; S1073; S1640; S1843; S1949; S1950; T922; T938; T939; V235; V652; V1126; V1279 ingannarsi F760; S372; V78 ingannatore I212; I213; I225 inganno P349 ingarbugliare L800 ingegnere S1302 ingegno A1301; B485; B605; B620; I248; E62; F1484; G362; G1181; G1182; I232-246; I249; I251; I252; L238; M1868; N184; O526; P1070; P1071; P2397; S781; T233; T979; U148 ingegnoso B619; C916; I253-255; N520; P2398 ingenerare G365
pag 1847 - 04/07/2007
INDICE ANALITICO
.
Inghilterra F1308; I256-262 inghiottire B690; C475; G928; M689; M923 ingiuria G853; G854; I263; P1151; R176 ingiuriare P114 ingiustizia G847 ingiusto D427; D738; G856; U305 inglese D1056; D1057; I264-266; I526; S17401742; V105 ingoiare P2469 ingordo F1084; G46; I267; T1041; U38 ingozzare R210 ingrassare A1088; B53; B847; C2111; D634; G1059; I268; I271; L322; M19; M178; M290; M320; M1117; M1308; N263; N264; O14; O18; O85; O86; O88; O89; P1592; P2181; P2625; Q155; R387; R1096; S1162; S1831; S1917; V428; V914 ingratitudine I272-276; I445; M1785 ingrato A1091; B350; C1209; I277-288; S1137 ingravidare P853; P854 ingravidarsi P580 ingresso C1727 ingrossare A1230; F1725; P1555 ingrosso C1972 inguaiare P1167 inimicizia A616; D790; D1183; V684; V1229 iniziare P1704 inizio A725; B446; C1859; D366; D433; I321; P694; P939; S783 innaffiare C1602; N348; O598; Q35 innalzare A1198 innamorare O92 innamorarsi C399; C1666; G1376-1377; I290; I291; L915; P952-P953; S1492; V475 innamorato A857; C161; D303; D839; D921; G670; I292-297; M631; M633; M917; P2919; R53; R54; S1; T920 innestare B599 ; I298-300; P2556 innesto B600; I301; I302 innocente A1518; C1798; I303-307; P2866; R368; R372; S532; T977 Innocentini (santi) D323; I308 innocenza I309; I310 innovare R302 inoliato R373 inopportuno V519 inossare P2703 insaccare G666; G667; T1028 insalata A919; C703; C746; D310; E86; E89; I311327; L1040; M1336; O242; P1531; P1898; Q48 insanguinato C450 insanire A934 insaponare B103 insegna B618; D574; F1530; I328-330; O682 insegnare A1447; A839; B464; B465; B614; C1765; C1951; C1952; C2505; D74; D118;
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1784 D292-294; D297; D780; E146; F168; F370; F460; F786; F962; F963; G535; I9; I55; I228; I287; I331-349; I387; I346; L32; L513; L643; L812; M34; M697; M698; M919; M1241; N120; N182; N185; N194; O719; P1456; P2395; P2896; Q129; R145; S1794; S1795; T242; T263; T264; T970; V488; V921; V992; V1095; Z120 inseguire C1072; C1689; I512; L522; R367 insidia A712; I458 insidiare C3 insipienza I26 insistere R162 insopportabile T920 insostituibile U301 insultare I350; I351; L153 insulto I352; I353 intagliare P1036 intarlare L1049 intasato C1305 intelletto I354-360; L594 intelligente I372 intemperanza I361; I362 intendere A1018; A1031; A1680; C1151; C1296; C48; C827; G728; I363-370; L392; L393; L750; N583; N584; O456; O458; O459; O468; O538; P527; P1317; P1353; P1920; P2089; P2359; R35; R114; R702; S641; S1031; S1803; V346; V773 intendersi C141; C1561; L1140 intenditore I371-373 intenerare G365 intenzione C2004; I194-196; I374-376; S624 intera P2887 interesse A85; I379-383; O377 interesse (monetario) A264; I384; I385 intero C363; C2033; D1022; G312; M1232; M1394; M1806; P721; P2842; T464; V571 interrarsi T166 interrogare D728; P896; R704 intervenire V1224 intestino A1125; C1376; O198 intingolo V824 intonare C2581 intoppare C658; C659; P1014 intoppo T262; Z117 intorbidare A1230 intorbidire A911 intorno C332; L534; P518; T596 intrappolare M1458 intraprendere C1866 intrecciarsi T946 intrigare I90; S1271 intronata G470 intruglio O640
pag 1848 - 04/07/2007
1785 inutile B851; C142; C143; D1003; F368; F1038; F1489; I295; I338; I386-390; L174; M2283; N400; P94; P1332; P2501; Q155; R659; R1066; S47; S1242; S2015; S2252; T864 invano C456; C2059; E159; G741; N121; P1727; U297 invecchiare A1574; B435; B998; C498; C2288; C2678; C2722; D1007; F554; G339; I60; I391; I392; I442; M75; M545; M1618; M1762; M1814; R513; S411; S1163; T197; T520; U256; V170; V1098; V1269 inventare C44; I160; L268; L269; L352; L385; M1402; S861; T84; V1183 invenzione I393; I395; N183 invernata C329; I396; I428; M2121; N306 inverneggiare I400 inverno A357; A805; A1045; A1050; A1543; A1544; B776; C152; C350; C351; C353; C355; C360; C526; C637; C1525; C1674; C2576; D265; D802; D803; E125; E219; E221; E222; E226-234; F1016; F1088; F1089; G354; G806; G1173; I42; I201; I205-208; I398-434; L87; L198; L267; L376; L975; L984; L1094; M128; M131; M132; M402; M719; M726; M788; M1304; M2239; N263; N304; N388; O530; O709; O710; P65; P195; P245; P358; P360; P743; P1096; P2870; P2902; R20; R240; R971; R972; S102; S905; S1039; S1072; S1073; S1075; S1196; S1223; S1329; S1576; T89; T497; T806; T989; U280; V184; V419; V805; V823 invidia A712; C1637; C1931; F467; F658; F1188; G329; I272; I435-472; I476; I482; M1560; O132; O133; O388; P1682; R11; R388; R1088; S1890; T752; T896 invidiare G875; I453; I454; I470; I473-475; I478480; P263; P1114 invidioso B961; C349; F1250; I438; I439; I477489; S1891 invitare C2102; F642; I490-496; M554; M600; P2673; V641 invito C721; I492; I494; M212; M2155; N540; O637; O638; T208 invocare D303; P2393; S278 involare L49 inzuccherare P1805 io C756; C1890; T633; M2098; M2099; M2100; P2900; P2901; P367; Z76 ipocondria I497; I498 ira C1020; C1754; C1755; F1478; G419; G1025; I499-515; P2671; Q149; T913; V422; V488; V948 iracondo D1034; I265 irato F221; I516; T10 Irene I517 Ischia I518 isferrare F488 Isola (localita`) T979 istruirsi V669
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
INDICE ANALITICO
istrumentare C846 istrumento G21 istupidire F1235 Italia A271; B884; I520-522; N8; P1871; S1735 italianato I266; T235 italiano D1056; D1057; F969; I265; I523-530; L750; S1740-1742 item (lat.) R467 itterico G486 iuro S1860 Ivone (santo) A1725 Iesi (localita`) I208 la` A88; A150; B5; D410; E250; M1784; S1993; V569 labbra L2-5; L192; O95 labbro F506; V1167 laborioso C619 laccio A531; C330; C1665; D820; D896; F111; F1281; L6-8; L11; L485; P1752; V1250; V1251 lacerare I437 lacrima A844; G1285; C2431; D137; D659; D952956; E108; F470; F471; F727; L9-17; P1356; P1555; P1564; P1569; P2514; R924; S955; S956; S1444; S2151; U191; U321; V258; V1014 lacrimare S1962; S1963 ladro A1725; B459; B616; B816; B817; B981; B1042; C941; C1052; C1085; C1322; C1828; C1884; C1885; C2017; C2018; D45; D157; D158; D1213; D1243; F809; F832; F1058; F1061; F1345; F1526; F1671; G15; G151; G232; G233; G264; G1285; G1288; G1289; I477; L18-57; L120; L124; L658; L908; L985; L1056; M142; M1211; M1405; M1569; M1797; M2194; M2213; M2214; N201; N340; N512; O24; O27; O30; O97; O641; P32; P81; P1089; P1857; P1870; P1885; P2218; P2223; P2262; P2754; P3021; Q125; Q129; Q147; R53; R65; R940; R1029; R1042; R1045; R1049-1051; R1069; S502; S706; S1168; S1635; S1882; S1883; S1886; S1888; T165; T210; T538; T895; U61; V155; V1282 ladrone C856; L35; L41; O26; O91; R353; R1044; V678 ladruncolo L41 laggiu` M1760 lagnarsi A830; A872; C1968; D1014; D1067; L58; L59; L74; M700; P349; P1299; P1852; S1609; S1653; S1801 lagno M139 lago L60-62; L941; S1447 lai (lamenti) N481 lallera L686 lallerare L685; L686 lama D1031; L63-65; S1723 lamentarsi A1515; B921-923; B951; C2656; D303; D736; G1294; L66-77; L80; N252; O162; P2040; S247; T82; U103; V254; V287
pag 1849 - 04/07/2007
INDICE ANALITICO
.
lamento C65; C840; F1321; L73; L78; L79; P866; P1590 lampada L81-83; O225; O227 lampare T1072; T1086 lampeggiare L84; L85; T840; T1085 lampione C1314; C2209 lampo A1199; B1082; C1495; D917; G1002; L8693; M1084; M2273; T1006; T1084; T1088; V1031-1034 Lamporecchio (localita`) L94 lampreda L938 lana A232; A809; A1410; B538; B794; C1566; C1569; C2393; D485; D629; L95-103; L755; L807; L1128; M1899; N627; N638; P1006; P1021; P2182; P3009; R165; R504; R750; R888; R889; R994; S1179; S1245; S1902; V762 lancia A124; C1514; L104-109; L701; R1099; Z18 lanciare M397; P1688 languire C1515; L729; T564; V533 lanterna A621; C923; F358; G258; I386; L110112; S1664 lanternone C2475 lanuto R993 lanzo C1911 lapide S1044; S1876 L’Aquila P2902 lardo C117; G215; G226; G297; L114-125; M186; O633; P1525; P2192; P2808; S1039; T702; T705; V1275 largo A224; B659-662; C1205; C2366; C2369; D1047; E41; F1021; G325; G1273; G1274; I193; L126-129; M265; M1713; P209; P427; P439; R728; R887; S549; S551 larice P1811 larva F347 lasagna C964; L130-133; N505; P1240 lasca L936 Lascia-a-poi (nome) L151 lasciafare L134-137 lasciapassare B1018 lasciare L138-164; passim lasciarsi C83; C465 lascito R452 Lassafa` (nome) L137 lastra S715; S1291 lastricare I194-197 lastrone S854 latino A1426; F761; G1287; L165-168; O640; P509; V846; V886 lato C1146; D1125; F188; L169-171; M1650; M1658; M1695; P2667 latrare L172 latrina B580; C905; C1383; L173; M39; S1176 latta O515
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1786 latte A121; A449; A565; A1087; C159; C746; C1523; F1190; G93; L174-189; M1448; M2151; M2188; M2189; P2143; P2198; R504; R1108; T585; T899; V4; V15; V353; V924; V925; Z13 lattuga B230; C405; L190-192; P377; S2158 laudare L858 lavanda G645 lavandaia I206; L193-197 lavare A1361; C229; C763; F217; G795; I318; L193; L198; I286; I387; M193; M618; M1287; M1997; O304; P342; P964; S228; S516; V771 lavarsi C1693; C2236; C2237; D1027; F1095; G278; G279; L199; L200; L1066; T566 lavata L201 lavativo C754 lavatura G264 lavoraccio B865 lavorare A280; A1107; A1321; B245; B832; B841; B847; C614; C1531; C1588; C2041; C2525; D592; D761; E58; E226; E227; F314; F392; F395; F396; F398; F879; F1089; G862; I67; I175; L202-258; L687; L717; L1066; M24; M105; M523; M526; M589; M597; M1413; M1438; M1753; O428; P272; P503; P982; P1173; P1608; P1844; P1866; P1907; P1931; P2011; P2090; P2091; P2588; P2643; P2665; P2678; R304; R458; S968; S1119; S1224; S1656; S2020; S2200; S2224; T504; U100; V7; V208; V209; V509; V1112; V1181; V1182; V1184; Z75 lavoratore L259-263; M1021; T489; V837; Z48 lavoro A1239; A1732; B297; B864; C563; C1392; C2178; F8; F331; F399; F716; F1350; G359; I473; L233; L256; L262; L264-314; L1065; M1085; N400; N498; O548; O549; O723; O731; P1395; P1969; P2092; R459; S355; T200; V10; V77 Lazzaro A940 lazzarone R352 lebbroso C194 leccare A871; A1034; C2545; C2674; D638; G231; G273; G1068; L315-327; L1136; M25; M1453; M1456; M1457; M1466; M1920; R43; S1252; T693; V1 leccarsi C2647; G276; G1210; G1362; M1438 leccasanti B10 leccio G83; L328; P2633 leccornia F155; L329; L330 lecito D720; P414; P416; S1695 legaccio F371; F372 legame S666 legare A1419; A1446; B658; C473; C665; C668; D697; C1052; F369-371; F1345; I300; I448; L331-333; L1132; M137; M882; M2089; N362; O302; P558; P904; P1377; P1635; S18; S20; S33; S507; S1074; S1270; S1867; V20; V1053 legarsi M755; O105
pag 1850 - 04/07/2007
1787 legge A1354; B542; B628; B629; C986; C987; C1818; C2093; C2095; C2096; C2390; C2392; D43; F1130; F174; G546; L334-387; M1218; N190; N192; N193; O452; P100; P264; P606; P772; Q104; R281; R293; R295; R296; S2054; U180; U201; U255; U256; U282; U283; U285; V943 leggere B1014; C48; E186; F1303; F1479; F1480; F1483; G1368; L388-396; L676; M1346; S1268; T20 leggero B211; B746; C543; D716; F1070; I31; M619; O409; P158; P321; P478; P542; P721; P1082; P1127; P1134; P2329; P2407; S421; S1743; V79; V1185 leggiadro L43 legna A417-420; A1581; C696; C1610; E221; F370; F373; F722; F805; F938; F1466; F1648; G277; G410; L404-427; L609; L1049; M133; N307; P258; P946; P1377; S973; S1039; P2321; P2869; S1867; T217; T900; U234; V731; V854; V855 Legnaia (localita`) S2252 legnaiolo R874; S576 legnata C391; C471; G1082; L397-399; M710; P2935; S1123 legno A697-699; A853; C1004; C1010; C1317; C1380; C1588; C1589; C171; C172; C843; C1761; D1009; F721; F723; F901; G206; G207; G497; I234; I240; I241; L305; L400-428; L688; M1362; M1868; N440; O270; P1068; P1069; P1593; P1839; P2634; R1029; S724; S726; T144; T699; T979; U226; U267; V77; V210; V635; Z34; Z97 legume L429; L430 lei L431-L434; L986 lena A1334; C1124; D235 lente (lenticchia) L436-438; S973 lenticchia C615; L435; L439-441; P1903; U309 lentigginoso A1121 lento B451; B739; C106; F993; F1373; F1419; M145; P738; P1035; R532; S1614; U174 lenza S2106 lenzuolo D1105; D1112; F839; F840; L442-445; M483; P226; P691; P692; R45; R476; S553; T497 leone A628; A1358; C601; C602; C674; C1354; D216; F5; G138; G274; I526; L446-473; L485; L526; M895; M1308; M2137; O210; P1753; R126; R381; S149; S1565; U114; U149; V155; V382 Leone (nome) L471; P2523 leonessa B884; L472; S1678 lepre A666; A874; C446; C479; C483; C485; C492; C493; C1212; C1213; C2021; C2024; G189; G405; I343; L474-533; L993; M888; M1738; M2132; N499; P300; P2457; R145; R381; S470; S471; S1170; T159; V179; V1272 leprotto L488; L489 lercio R848
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
INDICE ANALITICO
lesinare C1230 lesso A1269; C745; C754; C1001; C1244; C1364; C1590; C2687; C2695; G1375; O580; P2066; U168 lesto B602; B739; C694; C992; C1520; C1586; D1056; G730; L583; L784; M2173; P1788; S255; S256; S1045; S1074; T908; V217; V609 lestofante O642 letamaio F491; G134; G137; L534-539; Z142 letamare L543; O246 letame G133; L535; L538-L560; P2452 leticare P1870 lettera A596; B663; B1107; C845; C851; C852; C1127; L561; L563; L564; L565; L566; L567; M2172; M2174; O101; P2890; R852; S1910; S1911; T182 letterato L661; R303 lettere B858; L568-571; P903; S66; S362 lettiera B332 letto A406; A438; A448; A511; A519; A525; A530; A1192; A1485-1489; B859; B860; B861; B1084; B1085; C92; C384; C507; C898; C1038; C1248; C1256; C1257; C1258; C1263; C1496; C1789; C1881; C1882; C1889; C2564; C2672; D577; D792; D832; D871; D1036; D1103; D1104; D1106; D1112; D1119; D1163; F140; F142; F143; F181; F962; F963; F1436; F1635; G101; G102; G164; G165; G402; G633; G833; G889; I30; I405; L391; L433; L572-598; L660; L1016; M49; M219; M617; M971; M1034; M1088; M1154; M1439; M1647; M1661; M1710; M1732; M1733; N561; O57; P224; P227; P237; P650; P1139; P1196; P1340; P1735; P1786; P2075; P2651; P2725; P2910; P2911; P2913; P2950; Q148; Q154; R82; R504; R531; R549; R567; R618; S464; S626; S904; S1181; S1182; S1477; S1637; S1670; S1855; S2295; T208; T211; T224; T513; T858; U24; U260; V697; V824; V834; V1009; Z108 lettore L637 Levante C1710; G1131; G1132; L599-602; L1020; Q18; T843 levare A167; A897; A1051; A1559; B521; C442; C478; C580; C1048; C2517; D206; D442; D497; F127; F1050; F1233; F1425; G1381; I180; L489; L582; L603-610; L615; L1032; M130; M1064; M1178; M1430; M2256; N77; N270; N301; N630; N631; O256; O602; O672; P673; P1267; P1758; P2046; P2271; P2628; P2634; P2917; R206; R229; R425; R609; R644; S28; S65; S401; S531; S1185; S1189; S1190; S1191; S1238; S1369; S1564; S2111; T283; T622; T1081; V911; V912; V927; V1128; Z57 levarsi A898; D1099; G406; P1769; P2172; R299; S282; S1957 levarsi (alzarsi) C1263; G101; L611-616; P2911; P2912; T126; Z108 levata S1538 levatrice F1438; I27; V566
pag 1851 - 04/07/2007
INDICE ANALITICO
.
lex (lat.) L335; N191; R294; U284 lezione E185 libbra D133; F218; F1207; G844; L617; L618; L628; M308; O294-299; O301; O546; R378; S1900 Libeccio L619; L620; T851; T852 libello L647 liberale D929 liberare B105; B107; B109; B731; C1146; D904; F3; G382; M2248; N362; P2675; P2991; R514; S1887 liberarsi T918 Liberata (santa) L621; L622 libero D929; I303; L623-627; M1730 Libero (Bacco) V371 liberta` B438; B439; B993; D1127; G1152; G5; G684; L628-635; M736; M756; P2525; P2527; S174; S889; S1153 librare A1118 libreria A54 libro A982; A983; A1222; C849; C853; D574; E186; F521; G35; I332; L636-678; M2011; P469; P602; P1060; P1271-1275; P2571; P2846; S1320; S2169; T20; T900 Lica (nome) F699 licenziare B54 licere F545 licet (lat.) P415; P2767; S157; V1304 lieto C1835; C1836; C1908; C2711; D328; D335; D750; F1685; L679; L680; L681; L1089; M123; M1085; R1118; V1097 lieve C1252; C1791 lievito L682; L683 lignaggio A846 lilla L684 lilleri L685; L686 lima L687; L688; U289 limare F606 limbo C2293 limite L127; P833 Limite (localita`) S1175 limonata T926 limoncello D909 limone A1121; G81; L689-692; O210; S1197 lince C1341; T93 linfa V52 lingua A1121; B448; B449; B662; B733; C609; C610; C1515; C2291; C2315; C2718; C2734; D872; D873; D874; D895-898; D1010; D1011; F1055; G760; G828; I139; I500; L693-752; M266; M558; M939; N204; O112; O203; O460; O465; O466; O543; P510; P876; P2042; P2793; P2959; Q12; R772; R867; R940; S54; S507; S719; S782; S1119; S1340; S1402; S1527; S2094; T57; T551; T553; T776; T908; V174; V300; V846; V922 linguino D874
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1788 lino A998; B491; B492; C325; C326; C327; G455; L103; L753-759; M117; M718; M879; O21; R931; S833; S1313; T253; T255 Lino (santo) L760 lippa L761-764 lira A1070; C759; C760; C840; D137; L78; L765773; P261; S1528 lira (strumento) L765; P1385 lisca C35; C37; C761; C1966; G209; L774; L777; L778; M372; O627; R926; T743 lisciare A1365; D314; G282; L779-783; P66; P1875; P2350; S1543; V597 lisciarsi E229 liscio S2118 lite A262; A423; G1285; L784-802; L806; M294; M1136; M1651; P1368; P2249; S1623; T164 liticarello A779 litigare F1368; L160; L803-813; M560; M2196; M2236; M2264; P1374; P3004; P3005; S1120; U130 litigioso Q146 litro M442 liuto L814; L815; L816 Livardine (Bernardino, santo) B493 livido M85; P545 livornese L817; L818; M1890 Livorno L367; L819-822 livrea N474 loco (posto) A163; A164; A887; C2140; C2703; G537; P1892; P1989; S1501; S2219; U178 lodare A162; A179; A180; A643; B1066; B211; B534; C1211; C1365; C1366; C2076; C2077; C2356; C2493; D639; G596; G597; I16; I218; L824-858; L864; N611; M683; M1375; M1715; O404; O406; O623; P824; P825; P883; P884; P885; P900; P906; P1072; P1713; P2037; P2248; P2662; R798; R807; S527; S1929; S2229; T1009; V101; V564; V886 lodarsi L823; L830 lodatore C1032; L825 lode A85; A1348; B1062; C553; C1218; I353; L826; L827; L828; L831; L859-874; M108; M272; M2109; O319; O327; P1589; S127; V99; V346; V563; V1288 Lodi L875; L876; L877 lodola A474; A478; A480-483; A485; C2228; G959; U274 Lodoli (nome) L878 lodolone G959 loffa P1478 logorare L128; P2301; P2302; V622 logoro S1753 lombardo R884 lombrico B50 Londra L879; L880; L881 lontananza A31; L882-887
pag 1852 - 04/07/2007
1789 lontano A168; A509; A520; A641; A795; A828; A881; A882; A1138; A1461; A1505; B41; B436; B1011; C20; C1144; C1145; C1148; C1309; C1372; C1695; C1770; C1786; C1925; C2108; C2239; C2281; C2387; D500; D915; D916; D1038; D1041; E124; E142; E259; F1; F662; F987; F995; F1364; F1652; G306; G1306; I188; L888-899; L1023; L1139; L1181; M411; M1233; M1569; M1881; O62; O63; O471; P166; P176; P317; P409; P432; P434; P435; P701; P747; P903; P1576; P1829; P1911; P2097; P2760; P2855; Q1; R156; R162; R187; R557; R992; R995; S107; S152; S278; S581; S799; S816; S1007; S1047; S1334; S1445; S1874; S1949; S1950; S1954; S1955; S2039; S2096; T454; T800; T850; T925; T1091; V1243 lontra L900 lonzo C1206 loquace P1914; S970 lordarsi M1292 lordo S1917 Lorena P259; P260; P261 lorenese L1 Lorenzo A1021; D802; L901-904; N420 Loreto A1120; D323; L907; L908 loro P887; T383 losco P1595; T799 lotta V1007; V1008 lottare A810; D1074; M1666 lotto (gioco) L1; L909-918; M978 Luca L919-927; Q158; T733; Z143 Lucca L928-931; P2463 lucchese F966 luccicare S11 luccio C824; L932-942; S2107; T626; T627; T630 lucciola L943; L944; L945; T889 lucciolaio L946 luce A1202; B143; B1048; B1049; C348; C923; F515; F933; L947-951; R1131; S655; V547 lucente A1138; C353; S2065 lucere O540; T448; V964 lucerna A152; A153; G255; L952-955; M1422; O202; V35 lucertola A315; C604; G244; L933; L956-961; M2202 Lucia D323; I46; L962-966 lucidare G949 Lucifero S2271 lucignolo N125 luglio G322; G404-408; G781; G799; G800; I119; L967-985; O249; O696; P2518; T457 lui L431; L433; L986; L989 lumaca A195; G470; L990-1000; M276; N499; S904; T1090; V666 lumacaro G1261 lume A791; B71; C346; C347; C1198; C1259; C1718; C2596; D1000; D1001; F349; F523;
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
INDICE ANALITICO
F723; F1677; F1678; G258; L944; L1001-1016; L1056; M790; M868; M1154; O198; O203; O226; P683; P1348; S74; S304; S777; S1563; S1605; T103; T206; T1038; V35 lumicino V206 luna A444; A559; B633; A1658; B713; C785; C786; C1511; D374; D808; D809; D810; E91; F465; F870; F1177; F1178; F1179; G592; G1003; G1004; L62; L423; L497; L498; L10191060; M788; M801; M1278; M1279; N106-111; O698; O712; P1436; P1887; P2276; P2779; Q9; S7; S905; S1222; S1456; S1577; S1963; S2061; T174; T442; T857; T889; V286; V287; V288; V364 lunario B339; D925; L1061; L1062; M244; M2017 lunedı` A1614; D677; L277; L1063-1067; P1218; R542; S1232 lunediana L1068 lunediare L1066 lungo L1070-1083; passim luogo A1472; C311; C897; G1250; I387; L1084; L1085; L1086; M479; M939; M1511; M2285; P528; P931; P1406; S42; S2095; V653; V713; V1232 lupa C780; D834; R76 lupino C1376; F72; L1087; L1088; P1093; P1378; S962; T100 lupo A309; A1246; B229; B611; B752; B753; B1041; B1074; C151; C152; C418; C425; C655; C658; C659; C1017; C1220; C1221; C1686; C2663; D269; D363; D619; D1244; F168; F169; F1629; G77; G247; G636; G1128; G1160; G1171; G1339; I428; L6; L627; L1090-1182; M1354; N310; N455; N527; O697; P728; P734; P736; P985; P1003; P1007; P1014; P1015; P1016; P1024; P1027; P1029; P1030; P1779; P1866; P1939; Q138; Q140; S166; S484; S1432; S1974; T735; T786; U115; V191; V719; V1283 lusinghiero M1806 lusso L1; L1183; L1184; P2947; Q151 lussuria L1; L1184-1187; M549 lussurioso P2350 lustrare A1464; O360 lustro L1188; N151 luterano M1333 lutto L1146; L1189; L1190; L1191; P1906; S1921 ma L775; M1-6; S794-801; S1268; S2102 macaco T943 maccheroni A602; A1517; C113; C746; C791; F1196; G1240; G1241; L130; M7-9; M41; M979; M980; M1193; M1526; N542; P389; S1198; P2804; S804; S2201 macchia B27; C621; F60; F1460; M10-17; O50; O550-552; P2889; T990; U107 macchiare P984 macco P2804 macellaio B229; C450; M18-20; P1029 macello A304; A307; M2188; V21
pag 1853 - 04/07/2007
INDICE ANALITICO
.
macigno O522 macina D263; D482; M21-27; S1039 macinare A140; D480-482; F602; M23; M27-30; M2208; P1686; P2721; P2722 madama T1114 Maddalena M31-37; M791; N420; V481 madia A447; F361; G316; M38-42; O585; S464; V583 madonna M43-49; M52-59; M1893; N579; V631 Madonna A363; C339; D323; I43; L303; L776; L903; M50; M51; M967; M1238; M1725; O672; O673; P1486; P1967; P1968; R64; S212; S1541; S1785; S2233-2235; V481; Z136 madre B52; C706; C2015; C2090; D250; D367; F814; F828; F863; F864; F868; G76; G501; G1369; I25; I26; L907; M60-85; M842; M848; M929; M940; M1007; M1248; M1614; N136; N183; N283; N285; N491; N492; O331; O478; P29; P40; M79; P1781; P829; Q151; R433; S1237; S1579; S2275; T277; T502; T919; U9; V43; V126; V723 madre superiora C706 maesta` A833; V155 maestra G1347; P1129 maestrale M86-90; T455; T849 maestro A1293; B702; C849; C1068; C1801; C2065; D569; D713; E100; E145; E146; E168; E169; E171; E174; E176; E177; F20; F299; G584; G707; I8; I54; L129; L642; L645; L837; M87; M91-108; M1389; M2270; O397; O404; O405; O407; O481; P1716; P2399; P2400; P2447; S427; S684; S685; S687; S2098; S2251; V1152 magagna C136; C995; D919; G978; I330; M109; R883; S2161 Magari (nome) B339 magazzino A472; M610; N399; P946 maggese L507 maggio A188; A340; A1074; A1080; A1087; A1089; A1090; A1092-1096; A1101; A1102; A1446; A1463; A1552; B123; B197; C1477; C1673; C2517; D1116; F234; F479; F500; F796; F1068; F1069; F1613; F1614; G321; G326; G365; G366; G367; G385; G404-408; L1186; M110-153; M667; M857; M865; M1430; P995; P2274; R529; R949; R1091; S1230; T286; T626; U277; V365; V1048; Z14 maggione M130 maggiorana M154; M155; S213; T862 maggioranza M156 maggiore D645; G1285; L1011; M157-160; O358; S1077; S1077 magione O454; P684; R97; R98; S1363 magistrato M161; M162 maglia C2366; C2368 maglio P2464; S1274; S2211 magnagatti V682 magnano D883; M163
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1790 magnare A682; C262; C2527; M1864; R139; R786; R787; R789; S1059; Z29; Z30 magone V261 magro A406; A944; A1006; B236; C607; C672; C753; C909; C1256; C2529; C2530; C2533; D1084; D1102; F42; F1441; G1066; G1070; G1071; G1076; G1099; G1183; L427; M166; M168; M1424; M1719; M2148; M2149; M2170; O8; O400; O652; P1027; P1939; P1940; P2127; P2183; P2184; P2920; S771; S826; S1021; S1429; S2109; V5; V18; V701; V1290 mai M169-174; passim maiale A161; A1565; B402; C2111; F1047; L120; M175-193; M544; P655; P989; P1435; P2151; P2152; P2180; P2946; T90; T568; T1016 maiolica A1120 maior (lat.) M160 malaccorto R813 malacquisto R769 malalingua V301 malamente L245; V1020 malandato S283 malandrino F475; N91 malanno A44; A970; A971; A972; A974; C90; C584; C1301; C1838; C2408; D84; D85; D867; F1336; F1439; G607; G1250; I91; I122; L706; M194; M196-215; M281; M1558; P2407; P2417; S1199; S1756; T114; T958; U214; V136; V138; V139; V854 malaria A1193; M710 Malatesta (nome) L107 malatino M221 malato A724; A725; A727; A1007; A1119; A1488; A1704; B190; B932; C455; C1123; C1465; C1633; C2044; D797; D847; D1159; D1165; F519; F670; I454; L285; M216-229; M250; M547; M1089; M1091; M1107; O614; P1881; P2268; R505; S242; S245; S246; S251; S2049; V1225 malattia A453; A858; D1042; G337; G623; I498; L52; L1062; M230-255; M410; M417; M1128; M1559; M1973; O2; P1081; P2416; Q95; Q139; R500; S187; S1087; S1371; S1793; S2049; S2267; T610; T891; T992; V142; V403 malaugurio C654 malcapitato C392 malcreanza I29 maldicente A1626; M256-264; S1105; T608 maldicenza M267-278; Q149 male (avv.) passim male (sost.) M279-392; passim maledetto B757; C16; F480; F1430; I281; P1018; P1963; P2335; R322; S2185; T163; T597; T598; T946; U106 maledire M706; N479; P960; S1118; T184 maledizione D829; M393-396 malerba M398-408; O577; Q33 malese M310
pag 1854 - 04/07/2007
1791 malfattore C1027 mal francese S1199 malı`a S501 maliarda S1576 malignare T215 maligno F711; F1374; L704; R997 malinconia A457; A458; C1758; C1902; D135; L456; M409-417; S1579; T992 malincuore V213 malinteso (agg.) R114 malizia A85; B800; C2100; D957; F218; G606; G1305; L9; L381-383; M418-433; N212; O294; O295; R240; T81; T580; T893 malizioso C2321 mallevadore E64; M435; M440; P146 malleveria M434 malmaritata M1190; N477; Z87; Z88; Z138 malo A223; A262; A710; E77; C90; C939; C1070; C1079; C1152; C1669; C1914; C2059; C2745; E79; F24; F413; F575; F1055; G1228; L705; L706; L713-716; M345; M401; M749; N124; N272; N488; N593; N594; N595; O671; P709; P710; P711; R706; R883; R989; R990; S1137; S1691; S1692; S1693; S1955; T131; T441; T500; U9; V694; V695 malocchio F931 malora G112; G934; L211; L582; L915; M442; O399 malore D704 malsano F917; R172 maltempo G280; G367; M2105; P1941; S2283; T441; T448; V408 maltrattare B507 malva M443-446; R1129 malvagio B1062; D501; F810; M447-449; P47; P1201; P2966; P2967; R844; R1007 malvasia A187; M450-454 malvenuto S612 malvisto I492; P2312; V557; V984 mamma B1; B2; B3; B20; C858; C892; C1478; C1720; C2322; C2394; C2524; D657; D771; E214; F829; F830; F870; G574; M82; M108; M455-472; M930; M934; M941; N168; N259; N284; N576; O444; P46; P61; P1838; R559; R1001; R1079; S540; S570; T530; U8 mancamento A1166; L164; V153; V154; V692 mancanza L1044; M474; M475; M476; S770; T112; T916 mancare M477-482; passim mancia C1679 mancino L196; F1630; M483; O72; O464 manco (agg.) D1125; O71; O465 manco (avv.) G788 mandare A505; B374; B732; C244; C726; C2647; C2648; D391; D415; D416; D419; D420; D421; D453; D458; D462; D473; D980; D998; F250; F284; F285; F1042; F1043; G832; G834; G1176;
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
INDICE ANALITICO
G1177; I410; L15; L566; L582; L794; M393; M394; M484-490; M862; M1043; M1538; M1668; M1860; M2060; P348; P617; P869; P1748; P1796; P1807; P1822; P2860; P2863; Q27; Q74; R2; R287; S16; S1572; S2172; S2188; T193; T895; U135; V9; Z24 mandarino A1125 mandolinella N442 mandolino S2251 mandorla F153; M491; M492; M496 mandorlo M493-497; P1606 mandriano I205 mane (mattina) A1152; A799; A1083; A1130; S1481; T455 maneggiare D922; L118; M498; M499; M500; M1265; M1439; M1440; M1442; M1443; R372; T998; Z18 Manfredonia P1061 mangiafagioli C2462; P1905 mangia mangia M565 mangiapane N18 mangiare A96; A103; A288; A292; A294; A295; A309; A310; A446; A491; A498; A512; A535; A553; A663; A664; A683; A728; A745; A919; A944; A1004; A1016; A1045; A1055; A1060; A1063; A1064; A1066; A1213; A1237; A1268; A1313; A1359; A1360; A1419; A1429; A1460; A1477; A1594; A1606; A1611; A1622; A1658; A1659; A1679; A1710; B8; B56; B122; B192; B230; B281; B443; B464; B479; B563; B637; B638; B647; B652; B653; B844; B895; B916; B1041; B1074; C13-16; C18; C19; C23; C66; C315; C316; C341; C342; C405; C421; C422; C455; C476; C505; C519; C615; C652; C653; C670; C738; C739; C774; C823; C843; C1000; C1046; C1142; C1160; C1210; C1219; C1248; C1479; C1540; C1541; C1564; C1585; C1628; C1640; C1651; C1653; C1663; C1687; C1693; C1739; C1769; C2041; C2090; C2102; C2208; C2224; C2284; C2371; C2431; C2476; C2523; C2536; C2539; C2573; C2690; C2705; D155; D156; D159; D163; D200; D369; D380; D408; D510; D527; D751; D1149; D1157; E85; E9294; E228; F41; F160-162; F168; F191; F201; F203-205; F359; F394-396; F454; F527; F591; F692; F729; F732; F801; F930; F934; F967; F977; F990; F1013; F1089; F1092; F1104; F1110; F1196; F1313; F1333; F1342; F1427; F1465; F1472; F1518; F1523; F1566; F1582; F1620; F1640; F1726; G39; G105; G460; G926; G963; G964; G1013; G1063; G1097; G11511154; G1168; G1178; G1240; G1241; G1311; G1360; G1364; G1368; G1379; I172; I313; I314; I337; I404; I428; I433; I479; I480; I483; L188; L202; L204; L205; L207-210; L246; L277; L390; L436; L440; L469; L500; L523; L524; L579; L887; L900; L913; L960; L996; L1017; L1087; L1094; L1097; L1106; L11091111; L1113; L1135; L1138; L1139; L1185; M171; M250; M251; M291; M367; M369-372;
pag 1855 - 04/07/2007
INDICE ANALITICO
.
M374; M375; M442; M501-600; M827; M885; M920; M1154; M1182; M1251; M1328; M1358; M1387; M1414; M1418; M1432; M1433; M1465; M1500; M1547; M1549; M1753; M1850; M1956; M1959; M1967; M1968; M1982; M2041; M2090; M2135; M2164; M2189; M2206; N109; N114; N248; N266; N385; N396; N397; N409; N410; N425; N439; O3; O19; O174; O364; O425; O439; O596; O609; O634; O677; O678; O688; O715; P41; P42; P87; P297; P315; P328; P368; P374; P380; P405; P605; P740; P749; P750; P755; P808; P849; P894; P949; P969; P985; P988; P1015; P1030; P1154; P1259; P1264; P1265; P1267; P1358; P1381; P1383; P1391; P1418; P1419; P1423; P1425; P1431; P1445; P1453; P1587; P1593; P1608; P1614; P1648; P1677; P1685; P1789; P1812; P1836; P1879; P1890; P2041; P2043; P2061; P2064; P2068; P2099; P2113; P2158; P2166; P2167; P2171; P2278; P2282; P2322; P2332; P2340; P2504; P2506; P2588; P2591; P2593; P2653; P2659; P2683; P2684; P2780; P2848; Q45; Q62; Q135; Q138; Q142; R26; R43; R51; R66; R119; R173; R200; R203; R219; R255; R260; R299; R479; R531; R533536; R596; R649; R651; R652; R654; R788; R793; R794; R1072; R1085; S211; S227; S238; S242; S255-258; S376; S381; S391; S439; S442; S630; S683; S845; S902; S927; S928; S951; S973; S1060; S1107; S1123; S1159; S1169; S1215; S1298; S1304; S1332; S1474; S1583; S1621; S1622; S1669; S1707; S1737; S1750; S1917; S1944; S1971; S1974; S1987; S1988; S2047; S2053; S2108; S2163; S2173; S2262; S2308; T5; T13; T62; T72; T99; T100; T146; T171; T205; T628; T688; T704; T743; T981; T983; T987; T1000; T1010; T1020; T1101; T1103; T1104; U20; U40; U206; U215-217; U253; U308; U310; V1; V219; V469; V509; V627; V720; V797; V798; V1123; V1172; V1284; Z39; Z133; Z159 mangiata D1126; M541; M601; M602; M603; R537 mangiatoia I262 mangiatore M528; S1168 manica M604; M605; R327 manico C1365; D295; D486; D586; F1447; G998; I109; M606-608; M1845; O322; P181; P597; P834; P2420; P2421; S691; S696; S757; S758; S1039; T956; V386; Z14; Z22; Z23; Z49 manicomio M609-614 manicotto C1062; S311 maniera B559; M615; M616; N353; P402 manifestare A61; C676 manifesto (agg.) C2079; L649 manifesto (sost.) E72 maniscalco R193 manna A941; M617; S1894; T439 mannaggia L994 mannaro C655
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1792 mano A817; A905; A906; A1013; A1137; A1241; A1336; A1374; A1515; A1602; A1621; A1695; A1706-1708; A1713; A1718; B13; B119; B659; B676-678; B739; C104; C215; C611; C631; C694; C850-852; C939; C982; C992; C1199; C2021; C2418; C2503; D12; D31; D249; D291; D485; D510; D511; D596; D598; D653; D657; D658; D664; D665; D748; D938; D1046; F88; F91; F92; F216; F232; F358; F426; F700; F921; F1074; F1133; F1182; F1191; F1201; F1218; F1389; F1395; F1454; F1456; F1458; G17; G451; G523; G541; G738; G742; G744; G1095; G1266; I153; I154; I312; L56; L118; L199; L307; L659; L702; L737; L768; L770; M24; M193; M618-647; M1135; M1163; M1237; M1390; M1442; M1510; M1593; M1741; M2089; N17; N194; N356; N479; O101; O105; O182; O372; O409; O572; O701; P14; P265; P267; P286; P431; P981; P982; P1029; P1126; P1130; P1212; P1289; P1465; P1466; P1467; P1509; P1619; P1764; P1792; P1858; P1943; P1948; P2034; P2142; P2174; P2203-2205; P2211; P2315; P2636; P2640; P2650; P2886; P2892; R241; R320; R508; R886; R887; S65; S412; S421; S437; S442; S448; S599; S600; S775; S814; S817; S1199; S1393; S1686; S2079; S2183; T182; T183; T233; T563; T676; T886; T1104; U173; U239; U265; V22; V124; V250; V415; V621; V766; V769; V770; V785787; Z83; Z124 manovale C1801 mansueto C425 mantello A364; C1104; F89; F896; L1121; M648655; N512; P345; P1853; S2134; T447; V628; V629 mantenere A318; A517; A618; A620; B265; B797; C767; C1615; C2115; D4; D45; D309; E24; E27; F57; F382; G292; G293; G484; G812; G813; L264; L576; M690; M1677; M1747; P722; P1762; P2333; P2405; P2785-P2791; P2794; P2796-2800; P2802; R343; R696; S695; S876; S1267; S1305; T686; T687; T916; T979; T1017; V368; Z16 mantenersi B954 Mantieni (nome) T473 manto A826; M718 Mantova M656 mantovano M657; M1609; M1610 Maometto M658; M659 marchesa A1425; T1114 marchese C104; P1378 marcio M660; M1172; P1012 marcire F1508; V878 Marco A1154; M663-676; P633 Mardocheo G184 mare A138; A362; A363; A802; A949; A951; A1307; A1597; A1598; B139; B556; B591; B700; C566; C1195; C1400; C1891; C2066; D945; D950; D962; D1034; F64; F263; F568; F687; F762; F1000-1005; F1053; F1255; F1649;
pag 1856 - 04/07/2007
1793 G410; G411; G906; G1001; I387; L604; L605; L821; L973; L1127; M677-709; M724; M989; M1401; M1832; M1833; M1852; M1855; N160; N165; N313; N383; N384; N624; O23; O191; O303; O305; O308; P171; P433; P1271; P1276; P1340; P1389; P1413; P1426; P1427; P1430; P1454; P2251; P2798; P2926; P2928; R647; R1124; S356; S359; S634; S635; S675; S677; S1440; S1448; T268; T269; T763; T893; T926; V443; V848; V879; V1015; V1017; Z128 Maremma M710 maremmano M711; M712 Margherita (santa) M713-715 Maria B242; C353; D323; D802; L230; M716-719; M967; M1239; M1761; O228; R212; R912; S1884; V718 Maria Calzetta G1209 Maria Maddalena M32; M33; N421; P2106 marina A1149; A1151; F1086; L821; M1850; M1851; M1854; M1860; M1871; M1911; P1842; R979 marinaio A1307; A444; B1108; C2431; F728; F1226; G807; L13; L1028; L1029; L1030; M686; M720-724; T852: M2247; N165; P2247; S1199; S2063; T289; T851 marino (agg.) O23 marino (vento) M725; M726; T845 marionetta T230 maritare D1144; D1145; F13; F816-818; F826; F827; F831; F883; M57; M70; M727-742; R66; R784; S1950; V753 maritarsi B312; B329; B950; B958; D1041; D1140; D1143; D1146; G960; M728-739; M756; M952; P421; P2673; S559; S1545; V253; V507; Z110 maritata B327; D898; F741; P1549; R63; S1970; T961; V273 maritato D1109; M727; S1671; V177 marito A1227; C807; C1774; C1925; C2246; C2270; D839; D997; D1062; D1132; D1134; D1136; F721; F722; F988; F1357; F1586; F1628; G349; I386; L318; L432; L799; M493; M743-785; M949; M950; M1538; M1597; M1628; M1631; M1643; M1661; M1672; M1693; M1704; M1738; N413; N558; P859; P1255; P1598; R63; R70; S699; S1040; S1771; S1965; S1969; V255; V256; V265; V272; V1079; V1080; Z91; Z92 marmo M787; O150; O151; T667 marmocchio P1946 marmotta T191 Marocco M788 Marradi (localita`) M789 marrone G459; M717 Marsala P193 Marta L230; M790; M791 Marte B15; M800; V370 marte (martedı`) L1045; L1046; M801; V362
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
INDICE ANALITICO
martedı`L1066 martello G249; G250; I148-153; I155; I156; M109; M760; M802-808; S1040 Martino B202; C2470; M809-837; N91; N115; P2975; P2976; R16; R1018; S312; S973 martire M838-842; M1755; V963 martora M843; M844 marzeggiare M886; M887 marzetto C1614 marzo A802; A1711; B197; C354; D962; F480; F488; F762; G316; G365-367; G396; G404-408; I38; L759; M50; M496; M758; M845-898; M1533; N173; N174; O706; P632; P2274; P2277-2279; R529; R1091-1093; S1550-1555; S2067; S2222; T170; V735 marzolino G53; G54; G315; L1040; M860; M899; N271; N272 marzolo M900 marzotto M894 mascalzone A408; B168; P1602; P3003 mascella M901; N236 maschera C2295; I48; M902-907; S1346 maschile G34; M908 maschio D834; L493; M909-911; P538 Masino (nome) M912 Massa M913 massaia A353; C399; G230; L683; M123; M914917; M1717; N440; O329; R639; S1740 masseria C720; M918 masso P2136; T192 mastello P572 masticare D202; F779; L394; M919-924 mastro S427 Mastro Furia B980 Mastro Gandino N517 Mastro Indugio N519 Mastro Nottola N521 Mastro Piallino N515 Mastro Tampicchio N516 matassa F1440; M368 matematica M925; M927 matematico G991 materassa P3005 materasso M496; M1647; R46 matrigna G574; L840; M74; M928-941; N282285; R858; S865; T502; U8; U9; V723 matrimonio C2; D42; D246; L168; M942-993; M1403; Q152; S1455; S1961; S1968; T572 mattarello C2621 Mattei (nome) M1073 Matteo C1773; M994-997; Q158 Mattia M998-1002 mattina A156; A608; A801; A1122; A1123; A1148-1150; A1178; A1201; A1456; B141; B529; B902; B904; C10; C68; C532; C1067; C1139; C1738; C1753; D916; F667; F716;
pag 1857 - 04/07/2007
INDICE ANALITICO
.
F1080; F1701; G737; G1285; L366; L370; L375; L453; L988; M1011; N229; N271; N492; N493; O346; O598; O703; P299; P624; P1190; P2887; Q39; R539; R975; R978; R979; S1048; S1181; S1261; S1307; S1703; S1933; S2043; S2069; S2180; S2181; T461; T462; T849; T1074; T1103; V391; V707 mattinata D1107; M1013; M1014 mattiniero F139 mattino A262; A522; A523; A525; A615; A799; B548; C363; C1567; C1660; C1691; C2542; D252; F666; F668; L378; L455; L715; M42; M1003-1021; P1090; P1480; R69; R130; R131; R977; R1014; S87; S700; S1046; S1049; S1052; U310; U312; V694; V695; V696 matto A85; A408; A1316; A1317; A1633; B46; B74; B147; B148; B307; B486; B993; C507; C599; C679; C945; C1022; C1144; C1186; C1229; C1905; C2128; C2161; C2701; C2757; D871; D905; D1083; D1129; D1155; E108; F244; F245; F472; F564; F783; F843; F846; F966; F1076; F1202; G230; G398; G406; G704; G1285; I4; I47; I68; I335; L318; L566; L881; M612; M846; M869; M943; M944; M10221063; M1608; M1623; M1787; M2257; M2258; N35; N93; N488; O80; P92; P94; P95; P106; P497; P565; P615; P880; P894; P897; P1108; P1214; P1376; P1598; P1746; P1843; P2023; R77; R79; R90; R549; R558; R561-563; R631; R632; R713; R754; S53; S444; S446; S451; S455; S456; S595; S736; S1039; S1287; S1329; S1938; S1945; S2162; S2163; S2190; T557; U21; U150; V2; V176; V204; V277; V389; V639 mattonaia G489 mattone C568; C882; C1291; C1292; F6; F8; M1047; M1270; N260; S1291; V771 mattutino A1151; C11; F72; M1064; M1065; P471; T463; V709 maturare A339; A345; A427; C2246; M493; M1066-1070; M2164; N176; N246; N247; P1578; R229; S1202; S1343; S1571; S1658; T323; T343; T816; T989 maturo A101; A103; C1582; D1219; F1503; F1521; F1522; M31; M1071; M1180; P1256; P1257; P1258; P1383; P2138; R229; R571; S1205; U315 mazza B837; C1107; F815; M1705; O265; V16; V17 mazzata P2557 Mazzei (nome) M1072; M1073 mazzo F942; F953; F956; F960; P904 Meco (nome) M1221 medaglia M1074; M1078 Medardo (santo) M1079-1081 mediatore M2248 medicamento F581; M2036; O200; S125 medicare D457; P862; S243; T333 Medici (nome) P260; P261
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1794 medicina A156; A1122; A1520; B636; B924; C10; C11; C1196; C1403; C1465; C1737; D330; D459; D1161; F774; G324; L573; L574; L884; M230; M1082-1093; M1123; M1138; M1139; M2056; O195; O692; P795; P796; P1213; P1806-1808; P2418; Q122; R46; R129; R598; S401; S2016; T276 medico A441; A442; A730-732; A927; A1063; A1308; A1312; A1702-1705; B189; B190; B213; B590; B639; B852; C950; C1196; C1602; C1603; C2007; C2008; C2645; C2699-2701; D42; D336; D337; D715; F1116; G1285; G1292; G1297; I38; I322; I361; L286; L582; M229; M294; M1094-1142; M1178; M1214; M1215; M1527; M1528; M1530; M1957; M1958; M2055; M2056; M2204; O122; O499; O640; O676; P1370; P1888; P2666; P2667; S259; S1040; T276; T902; T911; T927; U11; V565; V566; V890 Medico Grillo G1176 medio U107; V866 mediocrita` I455 meglio M1143-1171; passim mela A237; A450; B36; M116; M1131; M11721185; M1289; N404; P2887 melagrana F1298 melanzana M1186; M1187; P1253 Melesecche (nome) C1651; Q62 melica M1188-1192; N101 melo C1713; C2635 melone B870; D910; G473; L977; M1193-1201; O601; R1031; S2008; U155; V733 membro A815; T564; T565; V185 memento (lat.) M2027 memoria B1032; B1034; C2457; E38; G154; G442; G880; M1202-1204; M1562; N349; P811; P1178; P1640; S735; V201 Menanni (nome) M200 menare A128; A200; A1149; A1192; A1198; A1468; A1555; B349; C221; C364; C971; C1179; C1670; D334; D691; F251; F343-345; G582; M35; N633; P165; P225; P376; P913; Q143; R976; S1050; S2050; T282; T507; T808; V1020; V424 mendace B1046; C2432; F119; F120; F126 mendicante M1205; M1206; P1373; S1498; U292; U297 mendicare D61; D1107; L634; M1208-1210 mendico A392; A661; A1299; A1315; C1201; F809; G522; I75; M1211-1217; P2339; R65; V673; V678 Menga (nome) M1218; M1219 Menghino (nome) M1220 meno M1222-1225; passim mensa A1324; B992; C1907; P989; R223; T236 menta M1229; M1230; V584; V585 mentastro M1231
pag 1858 - 04/07/2007
1795 mente C1335; D335; D1057; F38; F869; I499; M122-1228; M1232; M1236; V1097 mentire B534; B1033; D539; F1123; F1482; G815; I223; M1233-1236; M1259; M1260; O96; S222; S461; S462; S1139; V325 mentitore C2410; D177; G805; G1023 mento B679; M1237 mentuccia M1238; M1239 menzogna D279; M1240-1246; P3015; S1321; S1322; V496; V534; V535; V548 Meo (nome) C239 meraviglia B1090; D771; M1247-1254; Q156; S1396 meravigliarsi C2659; M357; M1255; V201 mercante A1307; A1408; D1109; E18; E74; F570; F984; G418; G807; G808; G1052; G1285; L13; L854; M720; M1257-1263; M1581; N638; O219; P1291; P2163; P2164; P2644; V1009; V1096 mercanzia B1019; F569; F805; I329; L854; M1265-1270; M1349; O51; O220; O345; P1134; R78; V477; V935 mercato A33; A35; A209; A217; A218; A308; A875; B1020; C1166; C1230; C1457; C1957; C1958; C1970; D879-882; G1204; I184; I224; I231; I418; L629; M116; M431; M1042; M1191; M1266; M1271-1275; N617; O386; O708; P570; P590; P1777; P2072; P2499; P2587; P2988; Q109; Q119; Q153; R59; R745; S239; S1239; T594; T939; V327; V338; V342; V478; V663; V931 mercatura M1580 merce A210; C337; C2439; M609; M1273; M1580; S1220; V326; V478 mercede A836; A1302; G335; O396; U61 mercoledı`L1066; M1276-1278 Mercuriale (santo) M1293 mercurino M1279 merda A471; A806; A994; A1526; B585; B831; C117; C663; C767; C1120; C1655; D29; E148; F1468; G701; G881; G1356; I172; I241; L827; L1098; L1100; M1184; M1280-1292; M2114; M2135; M2178; N79; P1615; P1641; P1899; P2320; P2957; P3020; S3; S322; S376; S563; S662; S693; S2264; S2265; S2287; T475 merdone M2177 merdoso S690; V994 merenda A276; C2517; F81; F1079; G1007; L919; L920; M1293; M1430 merendaggio C2517; M1430 meridiana A655 meridione F917 meriggio T455 meritare A93; C2755; F380; I135; I136; I225; M740; M1294-1697; P404; P588; P589; P2038; P2039; P2080; P2128; S1135; S2176 merito D377; F1232; M1297-1302; P395; R1064 merla D770; M1309 merletto A1120
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
INDICE ANALITICO
merlo A226; A1121; B36; C1580; C2314; M863; M1303-1313; R240; V1080; V574 merlotto L912 mescere A1228; P756; P1416; P2804; T603 meschino C43; C246; C2529; F1666; G1070; I169; I170; T205; V1116; V832 mescolare U190 mese A143; A943; A1242; A1463; B401; B560; B715; B716; B717; C116; C166; C167; C1405; C1406; C2637; D374; D1016; F29; G87; G388; L141; L374; L377; L1057; M851; M972; M976; M1314-1321; M1706; O19; P315; P2157; P2158; P2246; P2533; P2534; P2535; P2678; R1; R2; R173; R898; S227; S1207; S1387; S1564; S1798; U209; V801; V990; V1305 messa A500; A501; A595; C1440; C1441; G1285; I342; M1322-1345; N333; P470; P602; P2483; Q172; S1667; T721; U66; V63 messaggero A1062; B25; C1472; G314; P3 messale M1345; M1346 messe O411 Messene (localita`) A272 messere M43-49; P1467 Messina L375; P190; P191; P195 messo B577; B578; C1485; F286; M487; O192; P1467 mestiere C40; C67; C518; C1505; C1506; C2623; F300; G233; L19; L51; M1007; M1008; M13471389; N492; P921; P1191; P1375; P2616; P2994; Q67; S225; S2165 mesto D1056; O69 mestolo G1358; M1390-1393; O182; P14; P1225 meta N553 meta` A567; A757; C362; C958; C1422; C1839; C1869; C2402; D226; D722; G390; M132; M1394-1396; M782; M783; P696; P1330; P2823; Q84; Q85; S1312; U65; V53 metro M442; M1595; M1596; S1761 mettere M1397-1401; passim mettersi A898; C634; M810; S2073; T923 mettinculo R261 mezzadria M1402; M1403 mezzadro M1405-1407 mezzana P3009 Mezzani (nome) A1527 mezzano P722; P723 mezzetta V391 mezzina B901 mezzo (agg.) A320; A321; A504; A1024; A1182; A1253; A1502; B103; C363; C754; C759; C1011; C1871; C1901; C2117; C2417; D102; D355; D721; D895; D928; D932; D1044; E25; F263; F434; F446; F782; F1660; F1694; G671; G672; G979; I319; L255; L256; L306; L648; L800; L870; M243; M321; M379; M515; M745; M746; M757; M1405; M1546; M1557; M1670; M1805; M2237; N620; O455; P563; P721; P908; P941; P942; P1521; P1618; P1861; P1863;
pag 1859 - 04/07/2007
INDICE ANALITICO
.
P2011; Q95; R744; R753; R799; S186; S187; S533; S842; S992; S1029; S1030; S1307; S1350; S2082; S2117; S2119; T219; T221; T451; T992; U127; U143; U144; U168; V402; V867; V890; V957; V958; V1072 mezzo (sost.) F899; M1408-1411 me´zzo (maturo) P1790 mezzodı`F1080 mezzogiorno B548; C68; L368; M1012; M1065; M1412-1424; P1777; P1824; P2594 mezzone M1425 miagolare L481 mica D1223 micante C352 miccino M2199 Michele (santo) G457; M1426-1432; S973 midolla M1433-1437 miele A120; A346-348; A753; A754; A1032-1034; A1036; A1037; A1042; A1044; A1045; A1048; B542; C746; C1523; C2294; C2718; F776-781; F945; G213; G217; G490; L865; L1054; M934; M946; M976; M1426; M1438-1464; M2118; M2141; M2168; O222; O568; Q120; R927; R928; S376; S1963; T190; V865; V867 mietere A1127; A1128; A1131; A1170; A1711; C713; C2112; G653; G1053; L968; L976; M1469-1474; P1720; S955; S956 mietitore A1129; G1043; M1475; M1476 mietitura G796 migliaio D180 miglio (erba) M1477-1481; P284; P2359; S23; S24; T592 miglio (unita` di misura) A263; C255; C1391; C1892; C1925; M1285; M1482-1486; M1634; O471; P153; P309; P724; R726; S1814; S2042; T925; U102 migliorare A644; C213; C298; D503; I393; M777; M1487-1489; M1762; O429; P1058; P1059; R319; S93; S1982 migliore M1490-1496; passim mignatta M1497; M1498 mignolare A1096; G792 mignolo U107 mignotta P2212 milanese D1046 Milano B488; D323; L401; M1499-1510; M1549; R837; U228 milione R1025 militare M1511 milizia V1005 mille A125; A856; A1256; B674; C57; C58; C344; C700; C1279; C1280; C1558; C2382; D133; D134; G604; L111; L473; L867; M1365; M1512-1515; M2136; N461; P1507; P1508; P2751; P2752; Q35; R391; S523; S745; U114; U133; U155 minaccia M1516-1521; P2782
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1796 minacciare C375; C1026; L896; M1522-1525; S618; T260; T261; V351 minchione B63; B1069; B1070; F714; F1698; G1185; M757; M1270; M1526; O437; P59; P2368; S1592; S2011; V64; V746 Minerva B317 minestra A294; A604; A782; B479; C647; C2694; D939; D1104; F634; F1013; F1314; F1318; F1323; F1726; L187; M917; M1390; M1392; M1393; M1527-1547; M2041; O628; P278; P327; P1772; P1778; P2034; P2680; R639; R675; S79; S85; S1114; S1394; T932; V1163 minestrare F1317 minestrone M1548 ministro M487; M1549 minor (lat.) M160 minore D1018; L1011; M159; M160; M332 minuto (agg.) A189; A193; L709; P1419 minuto (sost.) C1953; P1173; P2592; T951 minuzzare A1452 mira P1385 miracolo A1236; A1649; B791; C1986; L547; L548; M659; M1514; O649; P2258; P2759; Q82; R909; S271-274; S279; S285; S286; S288; S305; S306; S1524; V1164 miracoloso P2760 mirare C1576; C1786; D500; M748; O64; O65 mischiare C883; C885 miserello C42 miserere P2669 miseria A1707; C2531; D36; D58; F789; G944; G1310; I249; I452; M195; M1365; M15571573; M2187; N460; O662; O722; P726; P1651; P1781; P2400; P2412; R399; R410; R429; R446; R796; S2279; U196; V1015 misericordia M2281; P2642 misero A661; F814; M1125; M1574; M1575; S1824; S1837 misfatto F408 mistero M1576; M1577; V547 mistura G362 misura A764; B461; B866; C1517; C2355; D122; D430; G718; M1578-1586; M1589; M1595; P329; P1460; P2828; Q149; S1761; T1107; U189; V354; V896 misurare C503; C819; D417; L399; M1585; M1587-1596; P326; P2468; P2469; S1743; S1762; S1864; S2298; T417; T752; V1284 mite F1724 Mitrato B114 mobile (agg.) D807; F572; F1175; M1563; R446 mobile (sost.) G1213 mobilia M1597 moccolo A621; C1315; N561 moda M1598-1605; P242; V1161 modello M1606 Modena M656; M1608; Z5
pag 1860 - 04/07/2007
1797 modenese M1609; M1610 moderato D335; V1097 modestia M1611-1616 modesto D824; M1619 Modesto (nome) M1618 modo A1424; B272; C902; C1218; C2603; D152; D1024; F287; G975; L675; M581; M921; M922; M1390; M1620-1625; M1690; N28; N321; O419; R264; T534; T897 moggio A663; F656 mogio C449 moglie A335; A336; A565; A1305; B401; B402; B600; B792; B899; B936; C4; C6; C807; C834; C905; C941; C1019; C1022; C1042; C1119; C1305; C1430; C1504; C1555; C1748; C1910; C1925; C2054; C2124; C2493; D869; D1008; D1039; D1129; D1130; D1138; D1214; F28; F256; F567; F721; F1125; F1472; G563; G800; G865; G1249; G1251; G1285; I96; I353; I386; L26; L137; L467; L626; L846; L847; L873; M710; M724; M751; M755; M762; M765; M766; M771; M774-779; M784; M786; M796; M949; M950; M1200; M1201; M1361; M1628; M1630-1738; M2197; M2205; N198; N413; N522; O674; O717; P14; P277; P289; P315; P652; P855; P2041; P2498; P2567; P2568; P2570; P2572; P2574; P2575; P2576; P2643; Q97; R471; R567; R824; S381; S504; S1740; S1943; S2134; T201; T898; T1082; U140; V186; V302; V346; V703; V887; V1080 mogliera T924 molestare Q50 molina O23 molinaro M1739; M1740; M1741 molla C182; L1031 mollare M1498 molle (agg.) C2554; C333; C802; D1247; L710; L923; L924; M117; M881; N89; P1447; P718; V1052; V422 mollica F705; M554; M574; M1742; M1743; M1744; U253 mollo (bagnato) P2806 molti A394; A395; A1595; B182; C510; C1035; C1300; C1456; C1599; C1972; C2362; C2377; D1170; D1171; E45; E136; G423; G935; G1315; G1324; L110; L325; L942; L1134; M76; M272; M1449; M1747; M1752; M1753; O403; O416; O501; P300; P930; P1731; S367; S2081; S2167; S2266; S2267; S2293; T624; V486 moltiplicarsi C2463; C2464; P1651 molto M1174-1750; passim momento A467; B1027; C356; G916; O340; P1209; P1819; S58; T319; U188 monaca A56; A324; A1308; A1627; B520; D1215; F804; F1339; F1346; F1349; G151; G1115; M454; M1754-1762; M2198; P648; P649; P650; P840; P853; P1241; P1375; P1549; P2114; P2654; P2675; Q150; R65; S1946; T961; V824; V1009; V1299; V1300
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
INDICE ANALITICO
monaco A3; A8; A51; A60; B519; C1188; F1261; F1330; F1348; G1017; M1763-1767; P839; P2650; V510 monco B432 mondano G870; P2810 mondare F733 mondo (agg.) C934; M797; P2073; R933 mondo A172; A204; A876; A1136; A1157; A1158; A1169; A1426; A1578; A1646; B487; B541; B575; B1029; B1031; C208; C1323; C1332; C1333; C1455; C1683; C1721; C2153; C2156; C2338; C2348; C2712; D17; D213; D395; D431; D467; D588; D1096; E1; F48; F82; F116; F134; F541; F631; F675; F1117; F1713; F1714; G414; G554; G569; G595; G922; G969; G979; G1186; G1254; I41; I64; I98; I163; I195; I264; I273; I465; I467; L165; L166; L822; M470; M565; M610; M621; M663; M1400; M1553; M1555; M1591; M1768-1849; M1964; M1965; M2066; M2098; N29; N180; N255; O134; O412; O506; O531; P857; P860; P868; P881; P1334; P1335; P1387; P1834; P2040; P2307; P2377; P2824; P2865; P2992; P2994; Q141; R250; R476; R477; R492; R547; R548; R553; R840; R841; R842; S7; S549; S660; S797; S1199; S1258; S1272; S1507; S1590; S1702; S1915; S2170; T562; T711; T903; T1096; U229; U300; V86; V113; V207; V222; V381; V382; V494; V788; V847; V1094; V1116; V1180 moneta A1610; C1086; C2454; D11; F798; F1304; G1123; G1125; I120; I121; I274; L397; M1689; M1841-1846; P1749; R93; S32; S761; S1467; S2256; T436; Z19 Monna Ciondolina G1209 Monna Fiore G163 monocolo C1544 Monreale P188 monsignore D774 montagna A830; A1449; B198; B199; B429; C263; C1003; C1853; F511; F794; G459; G620; G887; G900; M179; M658; M1847-11866; M1870; M1871; M1911; N398; N631; O23; O346; P573; P851; P1019; P1730; P1842; P2251; T287; V1139; Z29; Z30 montanaro M1867; M1868 montanino C2099; F1086; M1869; M1872; M1873 montano V407 montare A1030; D633; L983; P1641; P2052; P2319; V361 monte A1051; A1156; A1450; C1096; C1117; C1402; C2240; D258; F782; F1393; G170; G306; G410; L494; M1077; M1738; M1852; M1856; M1859; M1874-1883; N624; P617; P1754; P1818; R178; R210; S815; S818; S1290; S1725; T158; V313 Montebello (localita`) G10 monte dei pegni C1381 Monte Fiore (localita`) M1884 Montegallone (localita`) L379
pag 1861 - 04/07/2007
INDICE ANALITICO
.
Montelupo (localita`) M1886 Monte Morello (localita`) M1888; M1889 Montenero (localita`) M1890 Montepulciano (localita`) M1891 Monterappoli (localita`) L106 Montesicuro (localita`) M1892 monticino T89 montone A897; B224; B225; C685; C1613; M1894-1903; P732; P1094; S2010 monumento C1603 Monza P2114 mora (frutto) F450; M1904-1905; M1967; M1968; T917 mora (bruna) B571; B573; B574; M1906-1908; T1097 morale F458; M1913 morbido F713 morbo F499; P868; V143 mordace C382; D1010; D1011; L736 mordente O69 mordere A13; A17; A18; A910; B589; C374; C401; C424; C426; C1658; C2674; D160; D625; F1641; G246; L325; L326; L327; L742; L746; L821; M635; M1914-1921; M2126; M2128; M2130; M2131; M2215; P2143; P2905; P2907; P2920; R149; R166-170; S614; S2239; T785; V785; V950; V953; V954; V955 mordersi C423 morello C1133; M1922 moretta M1909; M1910; M1912 moria C205 moribondo D332; S2188 morire A114; A240; A241; A295; A300; A302; A303; A305; A370; A459; A463; A464; A512; A590; A730; A746; A747; A748; A759; A763; A848; A857; A1036; A1067; A1092; A1307; A1431; A1434; A1435; A1485-1488; A1602; A1612; A1647; A1648; A1707; A1728; B90; B122; B189; B190; B194; B258; B259; B326; B353; B509; B876; B907; B999; B1030; B1077; B1089; C8; C304; C385; C453; C454; C501; C741; C758; C809; C1050; C1150; C1156; C1157; C1184; C1198; C1478; C1495; C1527; C1562; C1609; C1652; C1654; C1661; C1721; C1780; C1781; C1926; C2146; C2162; C2196; C2266; C2267; C2285; C2287; C2435; C2493; C2591; C2683; C2723; D148; D197; D212; D382; D707; D708; D793; D1111; D1113; D1159; D1177; D1190; D1235; E30; E31; E32; E77; E78; E80; E85; E116; E137; F132; F133; F134; F229; F258; F351; F375; F519; F552; F558; F580; F671; F672; F833; F948; F1056; F1106; F1107; F1162; F1268; F1269; F1327; F1347; F1434; F1545-1548; F1570; F1612; F1618; F1632; G237; G347; G448; G505; G567; G641; G642; G643; G655; G773; G1075; G1086; G1298; G1379; I61; I89; I129; I158; I171; I253; I440-443; I466; I469; I471; I480; I482; L37; L100; L231; L234; L271; L475; L495; L526;
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1798 L542; L791; L999; L1109; L1146; L1147; L1157; L1167; M128; M141; M177; M190; M222; M237; M259; M293; M323; M334; M501; M546; M552; M592; M686; M780; M910; M1082; M1083; M1107; M1209; M1238; M1308; M1382; M1518; M1772; M1923-1992; M2021; M2027; M2029; M2033; M2034; M2064; M2065; M2087; M2098-2100; N5; N19; N20; N21; N22; N23; N24; N25; N27; N28; N33; N34; N36; N37; N42; N47; N49; N131; N290; N480; N534; N551; O133; O319; O326; O391; O553; O594; O727; O732; P52; P53; P83; P86; P192; P300; P333; P361; P362; P363; P612; P628; P630; P749; P762; P764; P765; P799; P800; P806; P865; P905; P986; P1229; P1239; P1338; P1360; P1402; P1479; P1838; P1986; P2047; P2376; P2377; P2378; P2532; P2591; P2853; P2873; P2900; P2901; P3011; Q5; Q61; Q62; Q64; Q134; Q158; R13; R27; R95; R208; R259; R275; R471; R528; R583; R637; R682; R773; R802; R1125; S8; S39; S195; S261; S671; S809; S906; S927; S1091; S1094; S1276; S1415; S1568; S1569; S1711; S1805; S1812; S1817; S1819; S1822; S1848; S1849; S1851; S1884; S1889; S1992; S2048; S2125; S2171; S2183; S2184; S2200; S2210; S2212; T446; T566; T573; T634; T641; T685; T768; T841; T853; T861; U194; V13; V27; V28; V29; V38; V148; V196; V198; V216; V223; V224; V296; V556; V582; V1089; V1090; V1102; V1105; V1106; V1107; V1112; V1127; V1223; V1306; Z26; Z76; Z82; Z89 mormorare M1993; M1994; P119 moro F71; M1997; M1998 moro (pianta) N438 mors (lat.) M2036 morso C145; C146; C400; C1657; E40; M2249; P813; P1026; P2943; U82 mortaio A287; F695; M1999; S2080 mortale A787; F498; F499; F1622; P971 morte A70; A98; A489; A769; A774; A881; A965; A1729; B266; B267; B542; B915; C125; C1032; C1319; C1702; C2054; C2163; C2298; C2459; C2558; D671; E115; F545; F546; F916; F1135; F1138; F1279; F1599; G403; G485; G750; G751; G1260; L553; L863; L1143; L1144; L1145; M235; M236; M247; M539; M569; M570; M763; M764; M985; M1325; M1925; M1926; M1928; M1947; M1948; M2003-2069; N50; N316; N326; N407; N501-504; O410; P23; P726; P806; P1217; P1576; P1906; P2083; P2393; R565; S184; S768; S1087; S1275; S1463; S1627; S1690; S1693; S1811; T545; T574; T656; T801; T803; T891; T904; T906; T917; T921; U107; V63; V123; V161; V200; V1032; V1040; V1042; V1043 mortella F645 Morti (ricorrenza) M2102-2107; S315 mortificazione P1212 morto A134; A135; A916; A917; A1037; A1357; A1358; A1403; A1444; A1506; A1510; A1618;
pag 1862 - 04/07/2007
1799 B211; B212; B406; B517; B540; B776; B852; B925; B932; B971; B972; C28; C288; C289; C292; C294; C295; C416; C660; C661; C755; C965; C1193; C1268; C1287; C1479; C1641; C2121; C2332; C2347; C2443; C2724; C2746; D107; D395; D791; D792; D795; D796; D797; D863; D963; F481; F670; F1348; F1359; F1544; G28; G106; G196; G411; G490; G902; G1014; G1048; I125; L643; L810; L849; L864; L1009; M784; M786; M1109; M1301; M1574; M1703; M1704; M1933; M1935; M2048; M2064; M2070-2101; N315; N544; O168; O261; O593; O605; P61; P193; P751; P998; P1040; P1550; P1560; P1564; P1565; P1837; P1874; P2163; P2164; P2165; P2168; P2205; P2459; P2460; P2653; P2664; P2929; Q91; Q140; R100; R537; R604; R628; R993; S307; S314; S722; S808; S1403; S1423; S1929; S2229; S2267; T71; T189; T203; T212; T213; T575; T668; T780; T906; T911; T915; U104; V87; V186; V340; V605; V951; V1123-1130; V1271 mortorio M2108; M2109; N543; N545; N546 mosca A634; A1039; A1049; A1112; A1167; B49; B611; C117; C126; C140; C388; C560; C941; C1522; C1523; C1704; C1705; C2541; D488; D1082; E42; E217; E218; E219; F254; G13; G217; G474; G1216; G1364; L175; L361; L363; L473; L516; M710; M1267; M1349; M1348; M1458; M1464; M1465; M1659; M2110-2162; M2168; N230; N459; O708; P296; P798; P854; P1601; P2362; P2900; Q141; R240; R898; R928; R932; S5; S1341; S1362; S1433; S1434; S1435; S904; T768; V67; V68; V765; V873 moscaio M2163 moscatello M2164 moscato S324 moscerino L360; M2165; M2167; M2168; M2169; V870 moschetto L678 moscio V504 moscone A1167; B934; G377; L360; L361; L363; M2146; M2170-2180; S563 Mose` M2181 mossa A260; M2183; P2618; S645 mostaio G404; O704 mosto A344-348; A350; A358; A359; C1713; F595; G48; G458; G644; G799; L978; L979; O215; P2272; P2274; S1211; T9; V608; V751; V752; V934 mostrare A352; A391; A1669; B743; C873; C874; C982; C1466; C1554; C1968; C2607; C2613; C2675; D195; D196; D634; D862; D870; F1189; G87; I132; L1117; M63; M1368; M1914; M1916; M1917; M2184; N318; P2572; Q127; Q129; Q165; R154; R253; S46; S602; S649; S999; S2276; T204; U145; V324; V547; V877 motivo P480 moto A1184; M2185; M2186 motto P2830; P2831
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
INDICE ANALITICO
mozzare C1134; M636; R1011; S1096 mucca A1715; B51; C1146; G93; G697; M21872192; S2052; V24 mucchio B935; F797; G133; G135; R314; S434 muffa A780; D917; F1063 muffato F162; S2088 muffito T888 mugellese G87 Mugello (localita`)P2058 mugliare O557 mugnaio A203; A269; C1188; F235; F1114; F1115; F1718; G151; G152; G153; G395; L57; M1797; M2194-2199; M2213; M2214; P1820; P2922; P2923; R940; S1125 mugolare C1004 mula A1364; B590; C1653; G1287; M2200-2207; M2232; P1853; S1329 mulattiero A1396; P1200 mulinello B807 mulino A145; A177; A1135; A1148; A1443; C541; C716; C944; C1180; D480; D481; F1117; G200; M1446; M1955; M2196; M2208-2213; M2216; N289; P2291; P2722; S317; S991; S1039; S1074; S1485; S1715; S1924; S2124; S2139; U43; V7; V8; V9; V712; V713; V883; Z36 mulo A874; A1360; A1365; A1393; A1442; B13; B128; C25; C141; C1106; C1147; C1148; C1171; C1882; C2662; F482; F791; F809; G74; G1153; M2215-2233; O686; P1200; P1889; R853; S524; S1125; S1330; V712; V713 mungere A1715; B232; C687; C746; F10; P732; P2334; P2697; S2052; V19; V23; V24; V34 muovere B723; B838; C459; C1055; E163; L415; L601; L802; P576; P577; P1038; P1853; P1854; R971; S1550; T756; T1076; T1077; V441 muoversi B400; M2234; P1852 mura A638; A812; L821; L834; P14; P787; V521 muraglia A811; B429; M2258; P1700 muraglione A811 murare M529; M2235-2239 muratore I205; M2242-2248 murena M2249 muriccia A139 muro B428; C198; C199; C1991; C2299; D655; D1246; D1247; M233; M1482; M2038; M2243; M2245; M2250-2267; N312; N375; N580; P1687; P1689; P1889; P2818; S431; S2227; T95; U153; U265; V1284 musa T1008 muschio P1693; P1694 musica A783; A981; B60; B61; B69; B858; C964; M2268-2280; S363; S1818; T529; V376; V893 musicante M2281; M2282; M2283; Q143 musico P2023 muso A1408; B12; B512; G279; G282; M973; M1675; M2190; M2256; N43; N638; O587; O588; P1592; P2154; S2264; V1096
pag 1863 - 04/07/2007
INDICE ANALITICO
.
Musone (nome) L1063 muta C97; C98 mutande L173 mutare A1181; B510; C220; C1047; F153; L171; L900; M847; M1307; M2284; M2285; M2286; O656; P102; P858; P1819; S1136; T382; T443; T444; V2; V1241; V1262 mutarsi A671; D811 muto A132; C378; C849; C1536; C1774; D710; E174; F215; F995; G562; L645; L723; L724; L738; M1631; P1201; R329; R918; S787; S788; V352; Z116 Nanni (nome) N1 nano M1227; N2-4; P2065 Napoleone G1216 napoletano D1046; L369; N17; N18 Napoli D774; D884; F980; M710; M1549; N5-16; P1577; R837; R845 Nappa (nome) C1652 nascere A84; A300; A365; A616; A797; A834; A844; A1009; A1011; A1431; A1602; A1728; B82; B258; B259; B324-328; B942; C236; C634; C700; C1134; C1707; C1719; C1797; C1908; C2208; C2334; C2591; C2635; C2723; D197; D238; D250; D321; D343; D423; D625; D631; D761; D762; D802; D803; D941; D1096; D1111; D1152; F73; F207; F669; F893; F1220; F1248; F1251-1253; F1257; F1268; F1353; F1609; F1610; F1616; F1625; F1643; G14; G32; G7274; G91; G262; G488; G492; G646; G655; G671; G1000; G1317; I75; I171; I341; L338; L475-478; L483; L1167; M11; M91; M93-95; M142; M256; M399; M407; M716; M1053; M1250; M1784; M1791; M1861; M1862; M1986; M1998; M2228; N19-49; N105; N551; O574; O591; P681; P823; P837; P997; P2015-2019; P2320; P2408; P2462; P2673; P2702; P2709; P2876; P2962; Q5; R208; R212; R259; R275; R439; R637; R886; R942; R1011; S260; S571; S1099; S1240; S1241; S1247; S1276; S1407; S15671569; S1581; S1699; S1812; S1993; S2137; T170; T176; T338; T344; T837; T841; U29; V383; V578; V793; V794; V941; V1094; V1287; V1306 nascita N50; N51; R452 nascondere A326; A327; A821; A824; A826; A1283; A1336; B276; B393; C940; C1787; C1828; D293; D315; D356; E149; F1708; I238; L557; L998; M311; N52-57; N296; O303; P599; P2101; R47; R403; R783; R1047; R1048; R1049; S437; S1518; T864; V619; V743 nascondersi A758; C1266; C1268; F39; N54-56; P1719 nascondiglio N339 nascosto A1348; A1534; C974; D138; F123; F1730; M1616; N55; N57; P963; P1543; R799; S1718; T142; T539; T540; T830; U28 naso B524; B525; B679; B1000; B1001; C126; C495; C1289; F1389; G216; G237; M1161;
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1800 M2159; N58-80; O445; O492; O569; P1943; P2885; P2890; P2891; S226; S1247; T672; T675; V153; V154; V950 nasuto N62; N65 Natale A892; A893; A915; C642; C805; C1066; D1225; F627; G168; G457; L427; L926; L963; L964; M544; M1192; M1427; M2283; N81-115; N285; O234; P639; P646; P2190; S43; S316; S973; V719; V1001; Z113 nataleggiare C1066 nato A282; A810; F616; M92; M145; M664; M964; M1971; M2223; N48; P2758; R213; S1410; U208 natura A64; A65; A1275; A1276; A1277; A1309; A1310; B154; B253; B514; B1072; C1517; C2094; C2391; C2748; C2750; F572; M478; M1134; M1607; N116-138; P369; P370; P1310; R1014; S209; S730; S947; S948; U287; U288; V1155; V1156 naufragare D184; N139 nave A866; B642; B987; C566; C1791; C2369; E2; E142; F1293; G130; G974; G1015; G1020; N139-154; S672; S1827; T915 navigante M695 navigare A917; A1250; C2273; F14; F50; M706; N155-164; O308; Q139; R618; S674; T373; V446; V848 naviglio T903 nebbia A1543; C52; C53; F1121; M725; M1856; N166-176; P2117; P2475; P2609; P3002; R1093; S1546 necessario B580; C1; C1406; C1941; F404; G1320; G1321; I390; N158; N159; N177; N178; N196; P275; S2288; S2290; T908; U299; U300; V1097 necessita` A643; B621; C1448; D591; G512; N181-206; P697; P698; P1368; R499; R693; T921 Nega (nome) N209 negare A1441; C2002; C2432; D741; D1073; F126; F1276; G612; G1079; N207-210; P2766; R573; R1015; S1689; T133; T263; T264 negligente I181; P79 negozio M610; N211; N212 nemico A693-696; A702; A708-713; A717-719; A828: A1146; A1304; A1351; B210; C500; C948; D164; D646; F35; F733; F1374; F1537; F1544; G351; G848; G1285; I458; I459; I515; L107; L871; M256; M672; M780; M1143; M1496; N213-234; O260; O695; O697; P423; P2544; P2545; P2548-2551; P2582; P2811; Q116; Q117; S1034; S1165-1167; S1389; T888; T892; V45; V553; V558; V559; V833; Z58 nemo (lat.) C402; F546; I102; M93; P937; P2755; P2969 neo N235-240 Nera (fiume) T603 nerbo D39
pag 1864 - 04/07/2007
1801 nero A1121; B141; B528; B530; B531; C107; C108; C345; C1777; C2236; C2237; C2327; D278; D287; D288; D289; D404; D1027; D1047; F171; F343; G69; G70; G89-94; G254; G259; G265; G1143; G1144; G1145; L408; L1191; M1854; M1882; M1904; N241-244; N500; N635; O9; O91-94; O96; P294; P295; P336; P982; P986; P1913; P2107; P2938; P2939; Q100; R330; R884; R986; R987; S674; S1046; S1455; S1461; T454; T505; T506; T507; T509; T629; U295; U317; U319; U322; V384; V642; V1065; Z155 Nerone P1063 nervetto C745 nervino M1086 nervoso R256 nespola F717; L920; M824; M884; N245-249; S1366; T323 nessuno A380; A566; A569; A571; A670; A686; A858; A1239; A1476; A1595; A1697; A1700; C240; C778; C857; C903; C1024; C1072; C1319; C1358; C1783; C1865; C1919; C1979; C1981; C2141; C2602; C2684; D119; D228; D382; D431; D502; D535; D537; D587; E47; E107; F59; F546; F615; F852; F1054; F1325; F1332; G414; G635; G642; G763; I102; I307; I466; L15; L1155; L278; L299; L343; L849; M263; M290; M1518; M2003; M2020; M2062; M2067; N122; N250-256; N330; O403; O461; P84; P95; P441; P442; P619; P901; P930; P1169; P1526; P1973; P1975; P2418; P2567; P2635; P2792; P2901; P2930; P2969; R182; R203; R604; R801; R858; S830; S840; S1517; S2218; T37; T47; T540; T582; T587; T962; T991; T1063; U118; U120; U125; U126; U233; U299; U300; U301; U305; V196; V628; V629; V755; V1177; V1311; Z85 nesto (innesto) B598 nettare (verbo) C2655; R216; R217; V913; Z164 ne`ttare (sost.) S1187 nettarsi P2305 netto L555; O251; S1916; S1917; V642 neutro M908 neve A142; A558; A889; A890; A893; A988; A1019; A1022; A1543; B284; C26; C27; C352; C358; C499; C1057; C1058; C1060; C1202; C1591; C1593; C2326; D178; D1003; F483; F661; F1382; F1393; G281; G316; G370; G452; G453; G456; G457; G475; G871; L176; M812; M998; M2078; M2102; M2152; N90; N257-300; N389; N400; N428; O245; O293; O710; P1485; S315; S815; S1039; S1457; S1548; S2222; T497; T847; T886; T887; V306; V440; V606 nevicare B285; C358; C696; D990; F1687; I201; I259; M1878; N294; N301-307; S1207 nevicata B910 nevoso A989; A990; D327 nibbio N308-310 nicchia N311; N312
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
INDICE ANALITICO
Niccolo` C1360 Nicolo` D323 Nicola (di Bari) N313; N314 nido A400; A444; A475; A1109; B197; B821; C581; C913; C937; C1469; C2567; D769; D770; M1306; N315-321; P671; P991; P1632; P2981; R917; R919; S678; S2045; T1061; V609 niente A209; A252; A1600; A1661; A1700; C590; C1847; C1961; C2402; C2420; C2724; D362; D539; D692; D728; D1095; F312; F690; F838; G1124; I387; L159; L216; L245; L459; M270; M295; M482; M761; M1761; N131; N322-343; N573; O239; O240; P439; P441; P496; P582; P793; P954; P1155; P1986; P1987; P1988; P1992; P2107; P2369; P2609; P2829; P2883; Q88; R30; S332; S467; S1228; S1276; S1282; S1500; S1606; T18; T267; T472; T1113; U63; U119; V182; V401 nigotta G966 nihil (lat.) D362; D1170; L1027; M2095; N557 nipote C1008; M1470; N347-351; P289; P1611; U292 nitore V936 no B86; B87; C1404; D1224; G946; M1046; N352368; P3018; S1258-1271; S1933 nobile A235; D774; M2225; N369-371; P1375; P1644; R837; R1131 nobilitare L293 nobilta` L820; N200; N372-379; R758; S1004; S1520; U55; Z15 nocchiero D1207; N380-384; S873; T288 nocchio P37 nocciola A996; M31; N385-392; S679 noccio`lo R819 no`cciolo G1211; M2180; P2469 noce (frutto) A1326; A1374; C999; C2512; C2513; C2514; C2522; D864; F1465; L904; M125; M369; M714; M1643; N392-428; N436; N439; P1584; P1585; P2653; R818; S324; S676; S681; U318; V1172; V1173; V1174 noce (legno) C2497; C2498 noce (pianta) A1375; C1008; C2221; C2515; C2519; C2520; C2521; L971; N400; N402; N429-435; N437; N438; N440; O273; O696; P71; V729 noce moscata S325 nocella R935 Nocera N442 nocerino G1261 nodo A323; C2551; C2552; C2585; G1345; L332; N443-452; P1708; Q165; S1177 Noe` A292; A491; A1141; A1158; M1780; N453458 noia A1692; B290; B372; B989; C367; C536; D121; D731; G564; G565; G604; M233; M2275; N459-462; O717; O718; Q24; S127; S183; S462; S1584; T437; T439; V134 noioso M2129; U192
pag 1865 - 04/07/2007
INDICE ANALITICO
.
nome B1084; B1085; C1716; C1728; D812; F142; G1096; M564; M993; N463-473; O385; P51; P281; R416; S1407; T95; T96; T97 nomea N474 nomina N475 nominare B535; L1180; L1181; N476-478; P1367; R156; V718 nominativo A46 nona (ora) L371; P2995; P2996; V615 Nonlosapevo (nome) I20 nonna O444; S805; S806; S807 nonno A240; C1009; N437; N438; P1611; V1313 Nontifidare (nome) F743; F744 Norcia N479; N480 norcino S1914 nota C547; M1281 notaio A442; A700; B577; B1099; D310; G1285; L161; M1129; M1873; N481-484 notare A1353; Q142 notizia A588; N485-487; P1943; P2646 noto V70 nottata M285; M954 notte A473; A524; A1632; A1633; B238; B773; B827; C134; C439; C452; C584; C804; C1248; C1252; C1389; C1567; C2342; C2343; C2482; C2590; D159; D160; D374; D404; D1141; D1229; F258; F448; F450; F1173; F1434; F1561; G108; G123; G190; G191; G203; G251; G259; G428; G429; G568; G585; G600; G601; G621; G622; G644; G646; G1285; G1300; G1302; G1303; G1342; I297; L28; L598; L760; L1098; L1099; L1100; L1171; M284; M316; M731; M839; M894; M995; M1034; M1306; M1732; M1868; N104; N105; N489-514; O402; O426; O671; P224; P518; P1100; P1185; P1452; P1458; P1866; P1870; P2254; P2512; P2914; R1096; S1051; S1070; S1074; S1217; S1218; S1219; S1444; S1766; S1948; S2062; S2065; T465; T896; U165; V177; V909 nottola S2252 nottolino N515; V1315 novanta P778; P779 novantanove G343 novantasette Z168 novarese B717 nove B542; C1876; G1196; N524; P696; S1207; T842; V330 novella B117; N485; N525-528; P2645; R23; R24; S1024 novellino V822 novello B302; L1170; N606; N608; N609; T697 novembre G404-408; N530-534; O713; S925; T953; V1069 novena O234 novita` C129; C130; F1340; G283; M2171; N535; N536; P1480; P2645; P2646; T679
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1802 nozze A648; B173; C5; C75; C76; C391; C470; D192; D1244; F1443; F1715; L319; M149; M150; M863; M951; M1340; M2108; N537N550; P438; P880; P2935; R628; S1544; T1002 Nucci (nome) C1656 nudo C742; C2563; D927; L431; L432; L914; M800; N100; N551-553; P1286; P1445; R224; R316; R477; R1072; S1597; T102; T976; V473 nugolo V744 nulla A45; A908; A930; A1655; B496; C1239; C1361; C1413; C1486; C1780; C2074; C2385; C2419; C2444; C2468; D95; D215; D437; D590; D728; D730; D831; D1171; E59; E210; F30; F251-257; F261; F590; F1221; G1302; I311; I334; I524; L317; M1158; M1255; N331; N333; N554-574; P210; P436; P585; P1288; P1794; P2133; P2152; P2411; P2800; R355; R397; R561; R859; R1024; R1098; S207; S367; S1037; S1241; S1609; S2197; T465; T480; T587; T658; T931; T991; T1022; U224; U225; V1178; Z68 nullo C1518; M550 numero D865; I19; N575; P917; P918; P1077; S876; T881; U117 nuocere D74; G1093; I331; I460; L1149; M337; M382; M449; N401; N402; N403; N432; P1312; P2510; P2966; Q12; S1646; T55; T270; T477 nuora F830; F1110; M1545; M56; M59; N576-584; O697; S2222; S2223; S2224; S2230; S2232 nuotare A916; A951; B608; E213; I339; L132; M194; M1289; M1290; M1771; M1832; N586588; P1413; P1414; P1415; S2012; Z126 nuotatore N589-591 nuova (sost.) C839; C1668; C1669; C2328; F1686; N488; N592-598; R510; S1472; T131 nuovo A274; A647; A807; A808; A985; A986; A1043; A1216; B157; C200; C746; C785; C951; C1001; C1275; C1489; C1983; C1985; C2549; D186; D1236; D1237; E91; F1309; G150; G995; G996; G997; I66; I230; L382; L384; M17; M198; M1123; M2255; N150; N262; N599-621; P178; P288; P972; P1497; R295; R294; R729; R776; R893; S280; S281; S503; S545; S672; S695; S1456; S1784; S1922; S1985; T572; U202; U221; U254; V642; V651; V652; V1160 nutrire A1065; D369; N622; N623; S1092; S1095 nutrirsi V502 nuvola B364; G475; M1020; N624-637; R924; R968; S1534 nuvolo (agg.) G117; I420; S1072; S1073; V12 nuvolo (sost.) C1004; M2077; S1563 obbediente F1332 obbedienza L356 obbedire B213; C1814; G970; N148; Q68; T880 obbligare L848 obbligo C1936; O1; R585; R589; R590 obesita` O2 obligatio (lat.) P2770
pag 1866 - 04/07/2007
1803 obolo B282; B283 oca A277; A1121; C562; C1219; D878; D880; D928; F939; F1305; F1351; F1457; G218; G969; G1300; M826; M827; M828; O3-23; P376; P378; P870; P1129; P1130; P2158; S973; T7; T12; T13; U115; V704 occasione A1584; C1732; M2217; O24-48; O324; P2091; P3003; T51; T916 occhiale O50 occhiali D406; O51; O52; S585 occhiata I327; M98; O54-O56; S1771 occhiello B819; B820; B821 occhietto O57 occhio A245; A828; A844; A874; A1176; A1284; B78; B179; B356; B575; B761; B945; B1031; C72; C257; C693; C850; C851; C852; C1238; C1269; C1270; C1341; C1545; C1546; C1711; C1937; C2111; C2175; C2234; C2262; C2720; D781; D859; D955; D1046; D1210; F33; F82; F216; F444; F514; F563; F768; F930; F932; F1071; F1093; F1245; F1295; F1481; F1572; F1573; F1700; G55; G154; G366; G441; G499; G500; G936; G1343; I292; L53; L478; L560; L817; L947; L1086; L1137; L1138; L1155; L1190; M83; M912; M1091; M1153; M1543; M1544; M1665; M1686; M1741; M1760; M2084; M2096; M2116; M2251; M2253; N74; N130; N322-325; N431; N577; O58-123; O371; O374; O445; O715; P19; P75; P278; P322; P683; P876; P1290; P1438; P1440; P1441; P1532; P1548; P1549; P1552; P1556; P1559; P2009; P2095; P2272; P2711; P2871; P2899; Q7; R300; R1081; S330; S535; S597; S777; S1095; S1395; S1439; S1666; S1954; S2125; S2151; S2194; T87; T94; T182; T676; T984; T1096; U140; V124; V179; V236; V269; V270; Z91 occidente F917 occorrere B362; B715; B716; B717; B973; C30; C81; C293; C827; C1162; C1420; C1796; C1819; D40; D1119; E122; F543; F1282; F1694; F1698; G323; G417; G1129; I14; I313; M1579; M1812; O630; P276; P743; P886; P1474; P2505; P2839; R3; R452; R453; S493; V1009; Z9 occulto P943 odiare A563; F79; F383; O124-127; P2669; T274 odio A590; A617; A621; A748; A749; A792; B360; G1285; L632; L826; N233; O128-137; P2670; Q151; S1094; V560; V561 odioso P2746; P413 odorare M5; N79; O445; T86 odore A471; A1095; A1418; B18; D26; F943; F950; F1445; F1712; L307; M661; M1238; O138-140; O211; P1250; V936; V951 offendere B350; C195; C1081; C1794; D322; D368; F414; G444; M563; M1625; O141-148; S357; T37; V816 offendersi O149 offesa F514; G855; I510; L398; O150-156; S770
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
INDICE ANALITICO
offeso C1793; M1918; O146 officina T549 offrire A159; A398; C2615; I131; O157; P2169; R744; S1143; S1154; S1155 oggi A1527; C1566; C1967; D258; D757; D810; F330; F331; F335; F502; F975; F1728; I8; I10; L68; M657; M1777; M1834; M2082; O158-176; P187; P521; P1001; P1166; P1571; P1943; P2983; R191; R540; R669; R720; S667; S668; T836; T929; T1104; T1104; U211; V281 ogni B1031; D798; F1699; M232; M365; M669; M670; M679; R844; R1019; R1128; S764; S1187; T251; T876; U42; U45; U247; U248; U261; U303; V429 Ognissanti B5; S316; S318; S321 ognora U40 ognuno C487; C1229; C2504; F408; F418; G762; G764; G1255; I464; M200; M1701; M1719; N509; O177-189; P1; P1251; P2230; P2818; P2908; S1764; U258; U262; U263; U299; U302 Olanda C1136; O190; O191 olezzare V939 olfatto C495 oliata O243 oliato I318; I319 Olimpia (localita`) O192; O193 olio A122; A123; A152; A153; A347; A917; A1160; B81; C746; C2689; D714; E95; F444; F493; F533; F1662; G949; I313-317; L83; L147; M777; M1270; M1593; M1884; M1885; N408; O194-235; O258; P139; P1413; P1414; P1415; P1429; R201; S96; S100; S711; V31; V283; V347; V532; V853; V866; V867 olio santo O233 oliva A355; C1063; G83; L328; O194; O213; O229; O234-245; O259; O265; P1585; R373; S1351 oliveto O246-249 olivo C1008; D769; D770; G1214; N437; O250267 olmo O268-272 ombra A426; A437; A655; A1550; C301; C356; C586; C752; D649; E231; E233; F420; F1380; I484; L227; L497; L950; L951; M862; M2115; N429; N430; N431; N434; O272-280; P71; P812; P817; P1097; P1098; P1099; P2093; P2094; P2624; P2625; P2627; R698; S1310; T124; T388; T752; V430; V547; V728; V729; V765; V88; V1027; V1035 ombraio F485 ombrello A654; A1399; C297; D1002; E37; M845; M1880; M1888; O281-291; O701; P1816; S1129; S1255; V306 ombrina F64 ombroso D942 omettere T23 omino B936; B937 Omobono (santo) O293
pag 1867 - 04/07/2007
INDICE ANALITICO
.
oncia A453; F218; F1207; G749; G844; L618; M308; O294-301; L628; R378 onda D962; F762; O303-308 onere O349; O351 Onesta (nome) O321 onesta` B615; B655; B891; G411; M720; O309320; O327; P2414; T910 onesto A467; B153; C993; C2169; D824; D848; F399; F944; F1346; F1705; F1706; G438; L270; N370; O313; O315; O322-330; O463; P1370; P2347; S1060 onnipotente C2430 onorare A643; F1540; L249; M621; M1980; M1981; O331-338; O366; P885; P1370; P2335; P2336; P2758; R416; V1130 onore A62; A947; A1094; A1168; B19; B83; B890; B992; C2527; D711; F117; F514; F1498; F1545; F1548; G33; G1072; I112; I225; M157; M1299; M1979; N234; O84; O339-393; O405; O499; P569; P1403; P1597; P2110; P2337; P2586; R757; S91; S597; S1496; U107; V288; V500 onta I284; V361 opera A767; A1287; C1839; D1217; E26; F911; F912; L837; L1010; O404; M619; M1885; O394410; O648; V363 operaio O411; O424 operare M98; P517; P1180 opinione D593; G1285; L443; M925; O412-422 oprante O423 opre O425; Q101 optimum V866 ora (avv.) C1042; D1228; P2470; S379 ora (sost.) A82; A83; A84; A205; A1157; A1265; A1490; A1633; A1679; B8; B727; C300; C363; C45; C950; C1319; C1631; C1758; C2148; D503; D605; D926; D1109; D1111; F176; F665; F1233; F1435; F1566; F1609; F1610; G610; G857; G916; G941; L365; L582; L665; M413; M557; M1006; M1008; M1475; M1511; M2083; M2206; N291; O428-439; O554; O555; P314; P406; P1008; P1570; P1907; P1908; P2262; P2434; P2436; P2592; P2593; P2794; P2929; R642; S244; S813; S1074; S1076; S1079; S1487; S1488; S1566; S1964; S2092; T303; T419; T460; T464; T655; T904; U40; U226; V54; V799; Z118 orare (lat.) L255; O443-445; P2665 orata O440-442 oratore P2015; P2016 oratorio I264 Oravengo (nome) S2188 orazione C2004; P2517 orbettino V956 orbo C1542; C1543; C1558; D904; L569; N559; N560; O446; O447; P1800; Q73; S585; S1526; U65 orcio O222; P2423; R658
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1804 orciolo B684 orco V428 ordinare C917; C1807; L286 ordine G100; O448-455; Q150; R97; R283 ordire (tessere) F1239; L304; T253; T541 orecchia A1340; C250; C1012; G278; O456-473; P2420; S1458 orecchino D703 orecchio A1408; A1458; A1471; B661; B662; B679; B761; C852; C1932; D269; D363; D492; D1210; F1646; G281; G283; G735; G737; G738; G739; G743; L451; L483; L484; L713; L714; L717; L1086; L1178; M2153; M2250; M2251; M2253; M2254; O78; O114; O115; O456-473; P497; P2681; P2682; P2871; Q90; R300; R301; R437; S913; S1170; S1294; S1666; S1918; V1096; V1279 orfano M462; O474-479; P60 organino B563 organo B269; C527 orgoglio B621; M1616; N199; O480-494; S112; T916 orgoglioso O495-497 oriente F917; L88 originale R439 origine M2042 origliare O498 orina M1142; O499 orinale B732; L793; L794; P343; P1882; P2950; T193; T902 orinare G165 oriolo D483; G122; S1605; S1923 Orlando D1209; O500-502; T132 orlo R657 orma G247 ornamento T1036 ornare M1613; T903; U98 oro A48; A90; A403; A442; A631; A652; A772; A1073; A1120; A1122; A1123; A1170; A1172; A1427; A1428; A1732; B235; B714; C68; C171; C172; C972; C973; C1054; C1408; C1487; C1691; C1769; C1802; C2071; C2297; C2535; C2639; D560; D813; D1015; D1069; F600; F610; F1079; F1141 F1567; G1; G88; G761; L42; L281; L485; L546; L586; L623; L628; L630; M808; M1005; M1006; M1257; M1270; M1689; M1727; N233; O219; O239; O240; O297; O301; O302; O380; O503-552; P172; P1017; P1020; P1392; P2173; P2221; P2443; P2691; R127; R319; R378; R381; R1083; S11; S181; S633; S1336; S1337; S1459; S1467; S1730; S1732; S2255; S2256; T767; T889; T912; U268; V73; V74; V649; V964; V1074; V1203; Z20 orologio C294; C295; C2260; D1068; F177; F256; G121; L880; L1006; M1868; O198; O287; O288; O289; O553-558; P653; P2573; P2929; S630; S1572; S2092; T755
pag 1868 - 04/07/2007
1805 orrore N118 orsa O559 orsacchino O559 Orsini (nome) P145 orso C356; F166; F167; G218; I526; L454; L610; L916; M1454; M1455; M1458; N186; O561569; P1270; Q71; S1430; S1431 ortaggio O570; P1248; P2070; S140 Orte (localita`) O571; O572 ortica A95; A995; A1526; C319; C1081; C2112; C2650; F946; G487; M446; O573-584; P1775; R958; S2138 orto A176; A237; A284; A353; A862; A1472; B932; C661; C716; C964; C965; C1407; F844; F1313; G1178; I326; I386; L101; L102; L513; M182; M398; M470; M859; M1186; M1250; M1704; M2103; N9; N435; O585-602; O605; P190; P191; P751; P837; P953; P1439; P2679; Q33; R972; S315; S1039; S1298; T189; V317; V472; V685; V699; V732 ortolano B229; C405; C1372; G151; G152; I206; M110; M111; M2198; O596; O599; O603-607; R256 orzo A1328; A1407; C1125; M2220; O608-610; S973 os (lat.) C2733; R630 osanna P2116 osare A1537; C1820; D1191; I12; O611-612 oscurare S1570; T1038 oscuro O613 Osimo (localita`) L908 ospedale A819; B729; B732; C212; D334; D337; G955; L793; L794; M310; M311; M334; O614; O615; P868; P1670; T193; V931 ospite B455; F1307; F1656; M1021; O616-626; P2323; R920 ossa B760; G961; I278; I279; I436; M1517; P1873; R1008 osservare F1325; F1326; L348; L386; P771 osso A97; A853; B480; C431; C440-443; C475478; C743; C744; C746; C761; C1538; C1590; C1966; D107; D276; F75; F818; F1524; G208; G228; L707; L708; L709; L774; M246; M371; M799; M2037; O627-634; P260; P2255; P2733; P2734; P2808; R937; R988; S2155; T122; T256; T937 oste A404; A408; C555; C556; C721; C1400; C2704; D606; D675; F1113; F1346; F1718; G151; G152; G1284; L852; L853; M1714; M2195; M2198; O635-657; O667; Q145; S1125; S1872; T923; V844 osteria A445; A885; A1066; B450; B885; C66; C534; D691; F235; F737; G1285; I328; M294; M1538; O658-679; P223; P1909; P2928; R940; S632; V659; V660 ostessa F761; O680-685 ostinarsi O687; P927 ostinato A1716; P2497; P914; Q141; Q148; V1102
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
INDICE ANALITICO
ostinazione A1717; O686 ostrica O688; O689 Ostro (vento) D904 otre O690 ottanta O691 ottantina O692 ottavo I18 ottenere D523; F1260; G1114; L311; M615; O246; S2197; T930 ottimo E169; F1073; M940; O695; S1523; V841 otto B542; B724; C1876; C2560; D1111; G785; G1196; G1306; L489; N284; O696-700; R654; S1043; S1500; V330 ottobre F260; G404; G405; G407; G408; G958; L976; M139; M140; O701-713; S1227; V428 ottone B937 ottuagenario U187 ovaio G399 ovest E236 ovetto O711 ovile R536; T760 ovolo O714; O715 oziare L220 ozio L217; L287; L293; L295; O716-724; P2401 ozioso D936; D937; G682; O720; O725-732; R834; T549 P I314 pace A637; A1223; A1343; A1344; B332; B897; C183; C418; C431; C649; C920; C921; D852; D1051; F215; G100; G859; G1314; G1326; G1327; G1332; L30; L159; L634; L813; M1656; M1931; M1938; M1939; M2255; N365; O252; P1-16; P645; P831; P1235; P1522; S1034; S1299; S1507; S1521; S1650; S1706; S2222; T24; T26; T27; T28; T879; T928; T937; T999; V1115 padella A141; C815; F1450; G296; G1077; G1163; L989; P17-26; P1396; P1426; Q56; S160; U212; V285; V471 padellino F1461 Padova B708; G745; M1502; P27-29; R837 padovano P30-33; V389 padre A1286; B186; B927; C871; C1178; C1784; C2430; D279; D1138; D1184; F216; F226; F424; F750; F827; F863; F864; F868; F870; F871; F872; F874; F1312; F1382; G303; I340; M7784; M489; M900; M931; M1007; M1478; M1618; N437; N438; N466; O158; O331; O478; O716; P34-64; P289; P2486; Q49; R1001; S1701; S1972; S2188; T919; U10; U292; V1312 padre Comoda C1880 Padreterno I410; P48; P65 padrona D1040; G230; G1141; I445; P66; P67; S1116; S1159; S1740; V10 padrone A459; A886; A1368; A1389; A1403; A1419; A1419; A1435; A1529; A1619; B230; B743; B1098; C321; C384; C385; C390; C394;
pag 1869 - 04/07/2007
INDICE ANALITICO
.
C447; C460; C462; C476; C739; C900; C963; C1530; C1590; C1820; C1918; C2108; C2601; C2697; D19; D20; D67; D68; D147; D588; D642; D1128; F6; F378; F432; F433; F668; F729; F730; F1534; F1653; F1654; G284; G469; G500; G1053; G1140; I181; L560; L667; M392; M450; M571; M705; M754; M774; M1031; M1406; M1407; M1548; M1667; M1778; M2164; M2172; M2174; M2246; N149; N256; N293; N431; O85; O86; O88; O89; O90; O273; O625; P54; P55; P56; P68-P101; P148; P253; P1663; P2009; P2080; P2118; P2218; P3025; R295; R423; R426; R699; R789; R802; S215; S328; S329; S1121; S1122; S1127; S1139; S1164; S1169; S1295; S1406; T74; T907; T1003; U36; U220; V18; V23; V25; V36; V38; V727; V728; V888; V1011; V1051; V1140; Z60 padule P1872 Padule (localita`) S1175 padulo (agg.) F790; U52 paese A143; A1393; C121; C219; C220; C1071; C1405; C1717; C1736; C2144; C2241; C2525; C2527; D278; D596; D747; D1037; D1038; E3; G16; G224; G928; I281; L1; L164; L336; L1151; M770; M1632; M1701; M1782; M2254; M2284; M2286; O623; P102-119; P611; P2735; P2758; R2; R816; R940; S530; S904; S1384; S1487; S1830; S1831; S1951; S1955; U245; U246; U247; U250; V40; V801 paesello N317 paga G1115; P1969 pagamento C2169 Paganini P120 Paganino (nome) P122; P123 pagano M1104; P124 pagare A91; A211; A732; A761; A1492; A1724; B806; B937; C272; C555; C608; C636; C840; C972; C1375; C1425; C1726; C1727; C1817; C1938; C1962; C2084; C2120; C2164; C2173; C2453; C2639; D102; D133-137; D145; D168; D170; D476; D477; D632; D641; D675; D1070; E139; E146; E183; E185; F102; F699; F1116; F1627; F1644; G192; G194; G195; G860; G886; G1083; G1116; I274; L78; L119; L300; L630; L860; L1183; M414; M436; M438; M1326; M1515; M2067; N133; O332; O383; O395; O398; O645; O656; P125-150; P352; P353; P503; P566; P567; P570; P719; P968; P999; P1088; P1188; P1283; P1510; P1762; P1934; P2173; P2428; P2500; P2508; P2726; P2775; R588; R731; R733; R737; R892; R893; S179; S180; S181; S320; S477; S496; S547; S584; S687; S1093; S1147; S1486; S1253; S2189; T706; T792; T919; U89; U90; U268; V10; V1019; V1020; V1186; V1187; Z123 pagatore C1313; C2441; E64; M440; I183; P146149 pagazio P1969; P1970 pagella M108 paggio S1168
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1806 pagina L652; L668; M2259 paglia A675; A800; A1120; A1325; A1388; A1402; C131; C132; C101; C362; C712; C839; C1125; C1126; C1530; C1694; C1695; C2285; C2535; F463; F799; F801; F1672; G798; G1055; L97; L578; M47; M110; M127; M675; M807; M877; N246; N247; P151-179; P1131; P1711; P2306; P3016; R115; R122; R123; R935; S1502; S1622; T596; U178; V654; V655 pagliaio A327; A890; A1024; A1429; C23; C132; C451; C2259; G380; L537; M1824; P170; P178; P179; P356; P1131; U161; V938 Paglietta (nome) P353 pagnotta A524; F181; M1526; O155 paio F684; F1331; P2638; P2639; S548 paiolo C2670; M179; O183; P17; P18; P180-187; P429; P430; P1243; P2569; S1965; T956 pala L260; V954 palafreno V534 Palandri (nome) G1377 palata S185; S196 palato M1461; V884 palazzo B641; C568; D43; M1073; M2012; M2135; M2244; T91 Palermo C1050; L376; M710; P188-195 palesare D298 palese D87 paletto L595 palla C1387; F1195; O547; P196-203; P1496; V30; V155; V1001 pallido L1026; S873 pallino C56 Palma (domenica delle Palme) D766; D767; D771; P1832; P645 palmo G17; I71; N291 palo A325; L595; V878; V1061 palomma C1773 palpebra R1081 palude F791; R184; S1751 pampano P204; P205 pampinoso V750 panca P913; S860; S1080 pancetta A825 panchetto F357 pancia A312; A1623; B639; B734; C2262; D88; E231; F76; F790; I31; I324; P208-242; M291; M526; M617; P325; P578; P1488; P1489; P2043; P2057; P2489; R603; S1392; S1744; S1745; S1820; T258; U62; U75; U247; U317; V504; V710; Z38 panciuto V2 pancottaro G1261 pancotto P243; P244 Pancrazio (santo) P245 pane A320; A522; A697; A799; A955; A1059; A1083; A1084; A1085; A1130; S1481; A1203; A1210; A1324; B81; B241; B994; B1076; C30;
pag 1870 - 04/07/2007
1807 C69-73; C272; C314; C383; C428; C429; C459; C469; C471; C484; C648; C733; C740; C767; C768; C952; C1004; C1569; C1901; C2522; C2526; C2542; C2559; D198; D1219; D57; F355; D377; D623; D624; D746; D914; F149; F162; F163; F202; F225; F356; F359; F364; F365; F386; F392; F434; F446; F447; F696; F732; F793; F798; F815; F878; F937; F938; F1068-1073; F1078; F1088; F1111; F1114; F1300; F1312; F1335; F1370; F1683; F1706; G211; G374; G696; G787; G981; I113; I466; I479; I480; I489; L68; L188; L251; L295; L296; L425; L682; L1017; L1079; M42; M171; M461; M757; M910; M1121; M1251; M1270; M1383; M1434; M1481; M1501; M1609; M1670; M1866; M1921; M2199; N173; N174; N257; N258; N290; N307; N393-396; O179; O205; O214; O365; O449; P30; P31; P246-337; P447; P716-718; P832; P1112; P1113; P1403; P1433; P2034; P2035; P2037; P2046; P2241; P2274; P2321; P2346; P2349; P2454; P2463; P2623; P2626; P2648; P2860; P2985; P2998; R75; R299; R479; R528; R667; R936; R1030; R1055; S80; S87; S580; S961; S962; S1197; S1498; S1648; S1649; S1824; S1867; S2088; S2091; S2122; S2178; S2198; T226; T286; T505; T509; T607; T691; T888; T929; T979; T1101; U226; U237; V53; V225; V227; V228; V313; V389; V808; V854; V855; V868; V869; V895; V896; V915; V929; V1092; V1120; Z25; Z160 pania T739 panı`co C525; D420; F718; F1105; P207; P338; P339; T591 paniere A618; B82; C2074; C2362; C2741; F1606; M497; M1347; M1428; O600; P340; P341; P2103; S963; U222 panione V1255 panna S662 panno A1120; A1331; C156; C157; C1968; C2550; D415; F217; F507; F1386; F1387; G652; I290; I434; M654; M766; N100; O387; P342-351; P1684; P1878; Q43; R153; R272; R980; S323; S501; S839; S990; T151-154; T257; V616; V626 pannocchia A996; N387; Z102 Pantalone P352 pantaloni C115 pantano G1191; P2187; R65; R176; R178; R179; R199; R973; S917; T631; T1012 panunto C964 pan vecciato V226 panza A294; A1567; C768; P104; P1938; Z133 Paolino (santo) P354-356 Paolo (santo) A1026; C168; C170; C978; L844; L964; L1168; P357-360; P1712; P1713; P1717 papa B638; C1988; L471; L1052; M4; M602; M2206; O83; P361-374; P1278; P2523; P2906; P2991; R273; R880; R881; S425; S641; S1397; S1500; U146; V757 papale R850 papato P375
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
INDICE ANALITICO
papera A185; D884; T11 papero D968; L190; O6; O20; O581; P376-379; P2438; R1101 pappa P313; P380-382; P1242 pappagallo A874; P383-388; P876 Pappalefave (nome) N522 pappardella P389 pappatorio P974 paradiso A557; A1714; B468; B587; B957; B1075; C1212; C1779; C2211; C2255; C2293; C2634; D345; D843; F45; F522; F678; G878; G931; I202; I260; I477; I522; M1338; M1539; M1554; M1760; N484; P22; P390-412; P472; P946; P1714; P2449; P2615; P2915; R125; R492; R1064; S34; S289; S291; S162; S455; S508; S550; S1598; S1956; S2270; S2286; T234; T690; T973; T996; T1004; T1098; T1108; U94; V479; V996; V1038; Z114 paragonare P414 paragone P413; P416 parare C153; C1166; F1377; I149; L20; M258; T895; T903; U138 parassita A251 parata R765 parco D328; I314; T207 pareggiare L618; M2008; M2009; P1679; S901 parentado A640; A679; M2255; V29; V687 parentato I380; M980; V686; V776 parente A229; A520; A639; A641; A642; A648; A683; A1661; C932; C933; C1961; C2277; D212; E8; E28; G822; L957; L988; L989; M739; M1510; M1822; M1874; M2108; P417463; P1284; P1992; P2027; P2331; P2383; P2386; P2562; R168; R481; R482; R483; R747; S1462; S1463; S1464; S1465; S1627; T829; T925; U119; V334; V764; V1171; Z27 parentela A626; F467; O296; P464; P465; V683 parere (sost.) B444; B447; D1154; M1702; P103; P469; T560 parere (verbo) A1054; A1490; C303; C2114; C2320; D965; E197; F808; F1120; F1294; I256; L434; L819; M295; M1038; M1041; M1601; M1951; O502; P466-469; R832; S11; T60; U176; V704; V705 parete M2259; P1690 pari C1612; C1370; D477; G527; I456; P768; S1219; P2239 pari (uguale) C1188; P1117; Q55; S603; S1612; V1279 Parigi B139; P470-475; R839 parigino D1046 pariglia C1174 parlamentare C1011 parlamento P476; P477 parlare A695; A1337; A1338; A1339; A1341; A1348; A1426; A1644; B238; B294; B485; B696; B891; B1037; B1043; C538; C1103; C1506; C1612; C1742; C2034; C2049; C2201;
pag 1871 - 04/07/2007
INDICE ANALITICO
.
C2354; C2652; C2727; C2756; D94; D665; D755; D1156; E135; E249; F409; F427; F462; F640; F761; F1290; F1303; F1333; G541; G562; G771; G1014; G1092; G1093; G1165; I370; L481; L564; L675; L732; L735; L744; L750; L1178; M442; M558; M1746; M1747; M2021; M2072; M2080; M2094; M2267; N352; N380; O112; O416; O501; O543; O713; P386; P478535; P643; P735; P900; P1155; P1166; P1299; P1627; P2359; P2487; P2953; Q77; Q142; S55; S38; S340; S347; S440; S654; S719; S1028; S1106; S1401; S1431; S1669; S2307; T42; T44; T45; T51; T64; T65; T66; T69; T149; T214; T223; T239; T545; T787; T965; U32; U56; U57; U60; V204; V209; V379; V455; V623; V922; Z124 parlatore F1585; G1023 Parma M656 parola A328; A631; A743; A908; A909; B764; C157; C1084; C1373; C1384; C1895; C2667; D550; D878; E20; E161; E162; E163; F12; F135; F400-405; F410; F413; F1014; F1290; F1375; F1444; F1711; F1712; G21; G22; G430; G439; G545; G1268; G1269; G1270; G1314; L13; L747; L784; M749; M1448; M1450; M1451; M1452; M1516; O12; O13; O330; O631; P387; P533; P536-599; P983; P1134; P1152; P2491; P2641; P2774; P2790; P3015; R282; R284; R706; S149; S445; S657; S1049; S1050; S1267; S1337; S1349; T52; U7; U107; V421; V549; V1167; V1168; V1169 parolaio U161 parroco D1214; P600-602; P1589 parrucca G408; P603 parte A229; A1288; A1289; A1300; A1301; A1354; A1412; A1641; B162; C270; C340; C1739; C1794; C1921; C2365; D300; F1129; F1180; G515; G540; G733; G1330; L106; L459; L460; L697; M793; M801; M1368; M1445; M1454; O567; P400; P604-609; P1872; P2498; S1608; T228; V1003; V705 partecipare P610; P1115 Partinico (localita`) P611 partire A298; A299; A1226; A1289; A1503; B499; C310; C2183; C2508; G1192; G1319; L492; M513; M1045; M1738; M2127; O341; O622; P475; P612-615; P618; P619; P629; P2199; P2412; P2577; Q9; R315; S393; S531; S2263; S2282; T134; T195; T796; T951; V32; V362; V614; V667; V1037 partita A1514; C884; P616; P617 partito P618; P619 parto P620-626; U197 partorire A83; D1016; M70; M1861; M1862; M1863; N490; P580; P627; P628-630; S1629 pascere A306 C420;; C1953; C2226; D525; F1271; L477; L503; L1113; M1700; M1784; N38; N44; P1362; P2673; P2702; S1817; S1819; T841; V11; V20; V383; V578 pascersi C1625
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1808 pasciuto C1767; S842; S1304; T550 pascolare C1189; R210 pascolo E87; G1300; M996 Pasqua A44; A305; A940; B240; C800; C801; C802; C1286; D323; D766; E71; F627; F1316; G107; G569; L427; L926; M197; M663; M1678; N84-89; N92; N93; N95; N100; P631-647; P2495; Q59; Q64; R1093; S1081; S2291; T769; U210; U213 Pasquale B90; P648; P652-655 pasquale (agg.) P2977 pasquetta N112 Pasquino (nome) P1273 passaggio L881; T1119; V1046; V1047; V1049 passante F441 passaporto B741 passare P656-666; passim passatempo R143 passato A958; D673; G1235; M1146; P667-670; V254 passeggero S1046 passeggiare C201; D839; G1001; P712; P713; P714; S1552 passera A1478; D420; P207; P672; T591 passero A1460; B487; C1582; F1455; P671-677; P2649; V1256 passerotto F1457; F1461; L1052 Passignano (localita`) M1312 passione A454; A1730; G725; O47; P645; P678684; V262 passo B375; C138; C691; C1064; C1148; C1735; C1852; D8; D9; F339; F407; G1306; G1346; I141; L490; L532; L890; L963; L964; M836; M1875; N112; P685-707; P738; P782; P783; P1035; P2468; P2878; P2915; Q130; Q148; S230; S1815; T669 passo (varco) A223; P708-711 pasta A231; F66; O180; P715-718 pasticcio C682; G1374; P719-720; V1196 pasto C1141; C1350; C1733; D675; F786; F1072; F1082; M543; M579; M1546; N393; N395; P234; P266; P721-724; P1989; P2035; P2778; R600; S887; S1639 pastorale T487 pastore B229; G1133-1136; G1139; I205; L1108; L1129; P725-738; P1779; S484; V600 pastrano C632; N262; P1417; P739 pastura B514; F136; G572 patata B144; F1409; M1137; M1539; P740-753; P1254; R233; R645; T234 paternostro C24; G1006; P282; P1971 patimento G924; S1025 patire C1928; D123; M1181; M1743; P754-756; P1221; P1681; R525; S408; S504; S960; S2210; T156 patria A1290; G16; I278; I279; P757-765; P27552757
pag 1872 - 04/07/2007
1809 patrigno M931 patrimonio C855; C1194; M1384; N464; R377; S794; S1825 patteggiare T656 patto A701; I227; M1024; M1025; P94; P766-775; S27; S2112; T526 pattonaio P1905 paura A530; A542; A543; A933; A1059; B369; B474; B607; C1694; C1795; C2195; C2250; D282; F1533; F1544; G243; G244; G246; I151; L28; L90; L958; L959; M390; M391; M569; M1453; M1522; M1851; M2054; N43; N72; O136; O274; O308; P159; P358; P668; P776816; R954; S1323; S1390; S1761; S1767; T165; T591; T592; T622; T744; T1088; U3; V1297 pauroso D1013; M49; P817-819; U175 pavoncella S1677 pavone C2235; O495; P820-826; Q32; U149 pazientare V204 paziente L436; U184 pazienza B381; C687; C1074; C1088; C2297; C2443; F557; G358; G887; L785; M751; M1697; M1762; N451; P101; P123; P1395; P678; P827-865; R10; R145; S630; S1164; V1096 pazzeggiare P925 pazzerello M845 Pazzi (nome) P924 pazzia B680; C2577; G11; G360; G362; G675; M1697; P480; P866-877; P906; P921; S63; V152 pazzo A790; A1315; B172; B232; C51; C224; C255; C582; C803; C1736; C1959; C1962; C2068; C2577; D76; D260; D261; D262; D538; D540; D665; D901; D986; E177; E234; F220; F221; F443; F646; F647; F815; F893; F951; F953; F1027; F1203; F1204; F1210; F1237; F1345; F1437; G202; G450; G730; I237; I245; I313; I314; L238; L571; L670; L717; L867; L1085; M104; M151; M611; M614; M689; M758; M846; M851; M853; M906; M1011; M1036; M1483; M1602; M1713; M1778; M2122; O257; O280; P870; P874; P878-925; P1306; P1369; P1377; P1809; P2279; P2655; P2661; P2778; R241; R358; R564; R650; R844; R940; R985; S45; S50; S51; S52; S56; S57; S58; S61; S447; S454; S730; S753; S906; S997; S1009; S1348; S1776; S1826; S1827; T201; T504; T556; T930; T933; V279; V537 pecca L753; L754; R931 peccare A1140; B466; B467; B468; C991; C1024; C2679; L257; M40; O67; O687; P926-931; P970; P1215; S2271 peccato A783; A979; A1308; B19; B354; B355; B1028; C735; C1419; C2001; D166-170; D490; D912; F199; F1059; G385; G727; G1024; G1096; I19; I36; L338; M350; M423; M424; M1136; O33; O34; O118; P799; P932-974;
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
INDICE ANALITICO
P1120; P1122; R414; R439; R1034; R1035; R1036; R1038; R1042; R1043; R1075; S738; S739; S764; S774; S1333; S1700; T481 peccatore G860; M1567; P959; P960; P975-980; S2268 pecchia B40; D681; F351 pecchiere P1487 pece P981-984; Z99 pecora A77; A303; A305; A306; A308; A310; A313; A897; A1088; A1430; B94; B423; B794; B930; B1041; B1095; C418; C1220; C1686; C1687; C2191; C2329; C2577; D419; D625; F823; G420; G969; G1136; G1143; G1144; G1145; G1212; L98; L99; L100; L457; L463; L627; L807; L1096; L1102; L1106-1109; L1112; L1113; L1124; L1131; L1133; L1144; L1146; L1147; L1160; M856; M996; M1354; M1894; M1895; M1902; M1918; M1992; N110; N310; N500; N533; O502; O697; P726; P727; P730; P734; P736; P737; P985-1034; P1037; Q138; Q141; R750; R888; R1108; S166; S484; S1040; S1432; S1460; S1461; S2010; T123; T247; T250; U84; V2; V11; V581; V725; V941; V1283 pecoraio C1221; L1128; L1129; L1130; P10351037; R533; S1040; S1452 pecorella B324; C1565; R49 pecorino (agg.) A1201; C1567 pecorone L461 pecunia (lat.) Q92 pedalare B561 pedale C94 pedante O480 pedata C393 pedina M2014; P1038 peggio P1040-1057; passim peggiorare A1531; M1487; M1488; M1814; M1949; P1058-1060; V1151; V1269 peggiore P1062-1067; passim pegno C994; I244; P900; P1068-1071; P1754 pelago P1072 pelame F175 pelare C562; G308; G310; M1824; P799; P2071; P2651; U104; U109 pellaccia P1078 pelle A308; A1264; A1381; B794; C381; C1595; C1697; D1007; D1078; G219; L101; L247; L364; L462; M318; M329; M913; M1167; M1168; M1497; M1899; O561; O562; O563; P260; P1026; P1033; P1073-1088; P1904; R1000; S1903; S1904; T975; V208 pellegrino F1042; I174; P1089-1092; P1909; P1910; R977 Pellegrino (santo) P1093 pellicceria V1259; V1260 pelliccia I89; M848; P1094-1096; T627 pelliccione A1100; M130
pag 1873 - 04/07/2007
INDICE ANALITICO
.
pelo A232; A314; A1464; A1470; B120; C400; C401; C1341; C2468; D900; F684; F685; F687; G17; G221; G276; L779; L781; L900; L916; L1090; L1091; M328; M329; M1028; N204; N290-293; P1088; P1097-1101; P1199; R775; R884; R989; R990; R994; R995; R996; R998; R999; R1002; R1003; R1004; S1903; U296; V191; V597; V1262; V1263; V1265 peloso D901; G17; P1102-1108; P2646; R997; U150; U151; U152 peluzzo N638 pena A586; A746; A755; A777; A843; A1166; A1468; B313; C521; C1255; C1260; C1725; D57; D388; D389; F112; F231; F855; F856; F878; F1090; F1475; G211; G605; G1085; G1238; G1248; G1252; I225; L351; M36; M366; M1804; O352; P255; P1109-1119; P1138; P1951; P2437; R854; R936; S404; S1417; S1448; S1833; S1906; V1020 penare N522; S1849; T105 pendenza A849 pendere A439; B162; C1089; C1411; G1043; L1075; M2042; O237; P1583; R366; S1205; S1206; S1283; S1978; T1071 penetrare F1141 P2516 penitenza A236; C2006; D251; G1024; L173; P931; P966; P967; P972; P1120-1122; P2613; P2863; P2874; P976; R878; R879; V263 penna A478; A1118; A1120; A1709; A1712; B415; B416; C18; C132; C35; C36; C37; C815; C2518; C2568; F1066; G86; G147; L493; L700; L778; M375; M1124; M1307; N289; P823; P826; P1123-1139; Q32; R165; S1040; U30; U46; U223; V213 pennacchio C499; F1526; F1527; P2852 pennello S527; S748 pennuto M548 Pensa-per-te (nome) S1781 Pensaperte´ (nome) T576 pensare A38; A110; A218; A260; A506; A570; A921; A1329; A1397; B20; B317; B335; B495; C54; C1212; C1337; C1641; C2427; C2458; C2624; D56; D497; D549; D751; D850; D859; D906; D1159; E43; E252; F247; F488; F1362; G762; I137; I185; L34; L35; L504; L514; L515; L517; M504; M887; M1054; M1235; M1622; M2026; M2029; M2032; M2033; N11; N220; N231; N249; N269; N493; O172; O177; O178; O187; O416; O418; O419; O462; O636; O721; P65; P216; P519-521; P530; P1140-1181; P1218; P2470; P2507; P2594; P2700; P2701; P2875; R280; R337; R398; S55; S190; S191; S193; S194; S195; S246; S847; S906; S977; S1048; S1440; S1939; S1957; T1104; U171; V92; V377; V613; V689; V1272 pensata (sost.) D905 pensatoio M1653 Pensavo (nome) C2435
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1810 pensiero A1396; B417; B632; B747; C571; C1119; C1225; C1331; C1345; C1913; D55; D133; D134; D907; F214; G623; I252; I377; L143; L289; M411; M452; M1007; M1008; M1379; M1654; M1692; N145; N491; N492; N494; P230; P599; P1152; P1182-1201; P2828; R391; R806; S1580; S1581; S1635; V1119 Pentecoste P1202; P1203 pentimento A612; A1338; C1755; C2003; F1412; I69; I362; I511; I512; P939; P940; P1204-1214; P1219; P2563; S783; S1027; S1392; V497; V1146 pentirsi A1519; C1757; C2051; C2275; C2404; D123; D169; F98; F103; F104; F106; F1057; F1091; F1504; G640; G712; G713; I83; I306; M438; M729; N541; O475; O571; P1157; P1209; P1215-1223; P2379; P2701; P2868; R154; S927; S1338; S1601; S1958; T53; T54; T758; T898; V332; V333; V336; V713 pentola A622; A855; A986; B310; B934; C215; C238; C324; C651; C777; D292; D1103; D1232; D1233; D1234; F522; F1408; F1457; G229; G393; I240; M914; M1252; N77; P1224-1237; P1243; P1676; P2077; P2382; P2608; S352; S692; S2215; T1026 pentolaio P1238; P1239 pentolino G1121; P1240-1243 penuria I249 pepe A122; A123; C1200; C2651; C2689; F1662; M339; O208; O494; P1244-1252; P1255; S324; S582; S2051; S2152 peperone A1478; P1253-1255 pera A102; C69; C70; C1623; C2101; F736; F1072; F1521; G460; L502; L610; L725; M116; M797; M1757; N404; N498; O566; O567; O568; O600; P42; P340; P1256-1270; P1790; P1812; P2103; P2149; P2150; P2887; P2888; P3026; R933; S1070; S1071; S1332; S1431; S1466; T768; T887; T989; V1291 perche´ C919; I314; P1277-1279; R1113; R112; S758; S982; V882 perche´ (sost.) C1091; D349; G1111; L650; P12711282; R563 percuotere A762; D1030; M1524 perdere P1283-1297; passim perdersi D1035 perdita B127; L1150; P1298-1300; S1462 perdizione A1321; A1322; P1621 perdonare A1038; B955; D354; D378; D490; D507; E147; I33; I375; I477; M2007; P941; P942; P1301-1325; P1330; P2672; R844; S703; S982; S1397; U22 perdono A763; C1796; D1090; G433; P945; P953; P1319; P1326-1332; R1044; S583; V349 perduto A682; B24; B179; B346; B383; C2171; D788; F586; G1045; I387; L298; L1065; M131; O48; P1564; R432; R799; S1157; T35; T168; V255 Peretola (localita`) B938
pag 1874 - 04/07/2007
1811 perfetto C507; C2268; D343; D1046; F1400; L678; N255; P1333-1335; T881; T882; T883; U2 perfezione P1334 pericolare D950 pericolo A503; A653; C2193; D643; D838; F524; F821; G1022; N572; P1336-1351; Q139; Q151; R73; S1281; S2157; T94; T909; V650; V716 pericoloso A133; A1308; C2; C874; C1280; L19; U21; V856 perire G1075; P1337; S1728; V533 perizia C81 perla O689; P1352-1356; R114; S1444 permaloso B305 permesso G1333; M315; P2505 permettere G680; V149 pernacchia P2932 pernice M1712; P1357-1363 pero M181; P1364-1366 perpetuo V1111 perseguitare V971 perseverare F98 persona A876; B578; C130; D943; F345; L54; L850; L1180; L1181; M1778; M2171; O463; P1367-1375; P1895; P2995; Q142; R156; R756; T930; V595; V615 personaggio P49 persuadersi C2251 pertica A424; A1375; C2519; M1049; P1376 pertugio B30 perugino P1378 perverso C879; C880; V877 pesante A1183; C813; C814; D616; I31; P641; S1615; V159; V654 pesare B745; C819; C820; C1317; C2673; G892; L695; M595; M1590; O505; O546; P154; P1125; P1126; P1164; P1867; P2163; P2165; S351; S746; V348; V655; V677 pesca (frutto) C1002; F733; F1244; G1211; N229; P1379-1383; P2888; R72 pesca (pescare) E155; E157; M1663; P1384 pescaio G404 pescare A134; A894; A911; A1171; B50; C38; C45; C51; D1098; E159; E160; F166; G271; M90; M1664; P1072; P1385-1394; P1405; P1424; P1456; Q58; R384; R916 pescatore A132; A894; A896; B208; C43; G198; P1386; P1387; P1393; P1395-1406; P1908; Q143; S486; T928; V427 pesce A141; A662; A740; A742; A743; A745; A853; A894; C36; C746; C747; C748; C751; C752; C761; C767; C1966; D44; D1044; D1097; E156; F1152; F1255; F1256; F1445; F1467; G209; G271; G296; G410; G411; G938; G1063; G1077; I339; L61; L778; L900; L1127; M372; M687; M688; M694; M707; N412; N562; O616; O617; P23; P133; P1361; P1391; P1393;
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
INDICE ANALITICO
P1397; P1406-1456; P2172; P2804; R51; R66; R171; R382; R383; R645; R926; R1122; S135; S160; S1170; S1198; S1944; T568; T735; V575; V576; V1191 pescecane P2734 pescheria P2590 pesciolino A1232; L939; V388 pescivendolo P1457 pesco C438; C1713; O601; P1458; P3019 peso C1055; C2506; G1085; L871; M619; M1580; P155; P158; P1365; P1459-1461; P2177; P2239; R514; S1624; S1743 pessimo C982; C1083; V711 pestare F1246; P1672; S2051; S2080 peste B12; C1837; C1838; F92; F1428; G1309; M1459; P561; P1462-1464; R297; T979 pestello F695; M1834; P1465 pesto (pigiato) G1050; N281; O69 peto C32; C2620; C2633; C2677; P551; P14661478; P1879; P1881; P2344; R1139; R1140; S1477; T812; V100 pettinare L103; D363; P1481 pettinarsi A1008; P1479; T947 pettine N444; P1480-1484; S2055 pettirosso F1460; P1485; P1486 petto A448; A786; A844; B859; B861; C2268; C2360; D340; D1046; F780; F944; F955; G1095; L43; P1488-1496; S1625; S1984; S2044 petulante T930 pezza B985; P571; P1497-1503; R576; S1869; S2243; T716; T728 pezzente B356; S927 pezzetta A318 pezzo F836; L590; M955; P1039; R1120 pezzola A319 Piacenza P1504; P1505 piacere (sost.) A462; B541; B680; C57; C58; C2443; D152; D1020; D1175; F391; F761; G194; G348; G563; G1094; L814; L1078; M268; M269; M731; M1515; M1806; P1121; P1506-1520; P1547; S895; S1144; T938; V112; V769; V791 piacere (verbo) P1520-1537; passim piaga A603; D458; D459; L885; M1097; M1102; P1538-1543; V355 pialla G837 piana M1738 pianella M1568; P1544 piangere A271; A272; A273; A456; A945; A1078; A1079; A1403; A1658; A1729; B320; B376; B597; C515; C519; C540; C889; C1455; C1478; C1685; C1686; C1687; C1955; C2646; D146; D170; D758; D955; D957; D959; D960; D961; E232; F105; F219; F226; F563; F794; F1084; F1289; F1348; F1618; G160; G318; G387; G790; G916; G1240; G1241; I57; L14; L163; L174; L989; L1078; M80; M81; M214; M286;
pag 1875 - 04/07/2007
INDICE ANALITICO
.
M340; M458; M463; M1017; M1456; M1831; M1876; M2092; M2246; N248; N249; O123; O446; P20; P58; P278; P318; P867; P912; P947; P950; P1158; P1240; P1241; P1284; P1457; P1545-1573; P2120; P2121; P2133; P2139; R64; R160; R539-547; R550; R578; R677; S233; S454; S494; S554; S1196; S1289; S1785; S1964; T62; T215; T836; T865; T970; U168; U240; V269; V270; V334; V868; V1014; V1051; V1126; V1276 piangersi F1347 pianista P1574 piano (agg.) A500; C1680; M1337; S2120 piano (avv.) A225; A226; A881; A882; D483; F1418; M517; M921; M1272; M1503; P518; P701; P702; P708; P1576-1577; P1669; R532; S257; S258; S1194; S1471; T938; T939; V647 piano (sost.) A877; B488; D258; E97; F794; F1393; G306; L401; M1866; M1876; M1882; M2253; R178; R210; R973; S815; S818; S1290; U228; V738; V739; V854; Z30; Z45 pianta A606; A1546; F948; F1492; F1510; L534; L553; L674; M141; M468; P681; P1264; P1265; P1578-1585; P2097; R39; S217 piantana P1586 piantare A434; A1012; A1547; C501; C1494; D1043; F1518; N438; N439; N458; O248; P836; P1587-1588; P2633; R1027; S99; S1489; V731; Z141; Z142 pianto A755; A1512; D962; F914; F1684; L565; M732; M972; N543-546; P1589-1591; R627; R628; R634-636; S299; S1534; S1716 piantone S104 pianura S818; S2122 piatire M2235 piattello G1071 piatto A1212; B678; B688; E57; F677; F964; I296; L318; L323; L435; L440; L1014; M1548; O592; P220; P1492; P1592-1601; P1778; S1707; S1987; T206; T227; U39; V76; V350 piattola P1602; P1603 piattone C859; P1604 Piave P1605 piazza A632; A633; A901; B246; B249; B256; C928; C994; C1180; C1552; C2504; D44; D885; F19; F928; G925; I132; L675; M105; M202; M1162; O558; P555; P901; P902; P3008; R25; R26; S2045; T504; T924; V570; V714 picche (segno di carte) I261 picchiare A14; C375; C2284 picchio P1606-1609 picchiotto C904; P2234; P2252 piccino B78; B491; B787; B788; C481; C916; D846; D1058; M819; P1610-1613; P2957; S312; U264; V9 picciolo C1692; P1263 piccionaia P1614-1616 piccioncino I319
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1812 piccione A314; B925; F591; F1456; F1702; G405; L465; M2139; P1614; P1616-1626; S966; S1362 piccolino B286; B643; D1061; F47; F212; F213; M639; P624; P1638; P2940; S264 piccolo P1631-1639; passim Picio (nome) R1018 pidocchio A251; A1607; C201; C603; C997; C1264; C1388; C1595; D36; D162; D163; F809; F1262; F1719; G1216; P857; P1640-1654; P1860; P2923; Q121; R65; R444; R721; S237; S915; S1467; V775 pidocchioso O727; T979 piede A785; A786; A1334; A1335; A1719; B16; B57; B110; B176; B729; B833; B859; B869; B997; B1003; C96; C478; C745; C856; C908; C1111; C1154; C1169; C1335; C1613; C1773; C2313; C2406; C2415; D479; D485; D1046; D1204; D1205; F702; F716; F764; F1199; F1390; F1634; F1716; G144; G451; G630; G742; G846; I86; I139; L199; L445; L741; L1028; M305; M307; M525; M576; M577; M1159; M1160; M1169; M1903; M2009; M2200; M2222; O88; O256; P236; P383; P692; P746; P753; P785; P786; P824; P891; P913; P1119; P1509; P1656-1673; P1842; P2056; P2104; P2191; P2207; P2293; P2294; P2683; Q13; Q32; S356; S518; S537; S550; S551; S555; S556; S557; S622; S699; S890; S901; S1036; S1920; S1966; S2000; S2001; S2002; S2278; T610; T671; T673; V124; V675; V970; Z83; Z117 piega F1726 piegare A428; A1134; D363; F1135; G803; G879; L65; P1579-1582; Q164; R895; S105; S1732; S1877; S1880; S1897; S1898 piegarsi C500; F609; S15; S106; S1878 pieghevole S903 Piemonte P259 piemontese G416; P1674 piena (fiume) A72; E195; F1324; G803; G804; R896; S438 pieno P1675-1679; passim pieta` F519; I476; L1107; P1680-1683; S1886 pietanza U230 pietoso B1025; M1102; P57 pietra A139; A600; B252; C144; C832; D404; D670; E191; E250; G895; I135; L313; M1035; M1036; M1048; M1269; M1270; M1635; M1921; N424; P935; P1684-1702; P1722; S526; S1656; T754 Pietro C757; C2476; E94; F91; F1361; G160; L844; L1168; P1703-1729; P1903; P2232; Q173; Q174; S973; S1117; S1118; T1079 pievano T979 piffero C1232; M1507; M2279; P1730-1739; S1664; S2254 pigiato C1206 pigione B937; C567 Piglia (nome) P1743; P1744
pag 1876 - 04/07/2007
1813 piglianculo R261 pigliare P1740-1763; passim pigliarsela P2532; P2536 pigliarsi B49; M733; S1355; S1356; T700 pignatta C1112; D1235; F1408; L790; M1392; M1393; M1547; P1226; P1229; P1764-1774; P1853 pignatto D881 pigrizia P1293; P1775-1784; P2402; P2403 pigro B540; C2672; P1785-1796; S1055; S1119 pila D14 Pilato P1797-1801; U198 pillola M1084; P1804-1809 pimpinella I320 pina A1601; F1360 pingisanti C59; C691 pino P1810-1811; Z147 Pinocchio P1812 pinolo P1813; S1737 pio C1399 Pio (nome) R407 pioggerella R50 pioggia A191; A193; A194; A337; A1031; A1154; A1194; A1457; A1459; B813; C33; C169; C176; C177; C354; C1309; C1472; C1660; C2238; C2239; C2323; C2324; D182; D676; D755; F490; F491; G60; G199; G479; G579; G804; G905; G1303; G1304; I386; L1001; M714; M877; M996; M1852; M1855; M2165; M2190; N168; N169; N172; N257; N634; N635; O5; O281; O282; P1002; P1607; P1814-1832; P1846; P3002; R135; R162; R218; R916; R978; R1093; R1097; S689; S1075; S1086; S1222; S1529; S1532; S1543; S2261; T174; T466; T850; T904; T952; T1084; T1087; V366; V367; V404; V412; V420; V795; V843; Z54 piolo P1491 piombare D478; M2261 piombinese E37 piombo A1123; A1124; C1769; C1802; C68; D479; F1079; M584; M2261; O518; O519; O531; O534; O537; O541; P153; P1833-1836; P2468; R849; S633; S1556 pioppo P1837-1840; P2634; S141 piovano (agg.) M112; S1450 piovano Arlotto A1221; A1222 piovere A188; A190; A198; A346; A347; A488; A941; A1010; A1019; A1025; A1072; A1090; A1201; A1203; A1274; A1322-1326; A1399; A1458; B111; B141; B425; B513; B536; B728; B775; B902; C9; C351; C897; C905; C984; C996; C1432; C1566; C1567; C1569; C1610; C2514; C2681; D427; D627; D766; D768; D971; D990; F224; F602; F884; F1315; F1334; F1565; F1625; G59; G111; G116; G167; G168; G203; G278; G480; G650; G651; G667; G668; G958; G1196; G1205; I201; I257; I259; I406; L470; L599; L901; L1026; L1031; L1037;
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
INDICE ANALITICO
L1101; M28; M125; M617; M669-672; M840; M857; M1079; M1080; M1081; M1272; M1427; M2101; N627; O282-287; O290; O545; O622; O708; P185; P368; P756; P1001; P1202; P18411857; P2459; P2460; P2465; Q75; R135; R163; R164; R192; S669; S804; S912; S1085; S1246; S1249; S1254; S1541-1545; S1679; S2204; S2291; T244; T316; T938; T939; T1067-1070; T1075; T1076; T1077; T1086; U241; V106; V313; V365; V411; V425; V426; V427; V645; V1076; V1077 piovoso A1089; M114; O707 pipa C1307; G872; P1861-1862; S1305; T1; T2 Pipetta (nome) P1858 pipione L466 pipistrello L360; P1863-1866 pipita M1225; R938 pippa V389 Pirro C890 Pisa C311; P1867-1872 pisano F966; L373; P1873; P1874 piscia C181; P1875 pisciare A1196; A1227; A1460; A1474; B1084; B1085; C492; C842; C1693; C1880; C1889; D1114; F142; F143; F236; F1013; F1331; L735; L1025; M45; N74; P1801; P1803; P1876-1896; P2133; P2543; R74; R217; R273; R967; R968; S254; S293; S668; S1742; S1978; S2118; T123; T246; T387; T683; T847; U153; V107; V680; V863 pisciata M2244; P1897; P1898; R645 piscio M1408; P1899; P1900 pisello C335; C2313; D650; F441; P1901-1904; R233; S965 pispolare F435 Pistoia P1872 pistoiese L751; P1905; P2464; S1274 pistola M1101; S629 pitale P1906 pitocco F728; G141; R820 pittazio P1970 pittore B204; I174; M866; P1907-1910; P1970; P2023; S745 pittura F95; M982; P1911-1915; S2160; S2228 piu` P1916-1936; passim piuma C2229; C2235; D807; O109; P2341; U47; V677 piuttosto P1938-1940; T504; T818 Piuttosto (nome) P1937 piva P1941 pizzicare G1089; P1244; P1942-1944; P1950; R256; R829; S340 pizzico B30; B31; P1945 pizzicore A815; P1947-1951; V185 pizzicotto P1946 placare C417; D1091; I510 placarsi A243; I505
pag 1877 - 04/07/2007
INDICE ANALITICO
.
Platone B98; P1952; P1953 plurale M1913 Po M1309; P1954-P1959 pochi A394; A747; B894; C510; C717; C1300; E45; F747; G436; G1324; M1752; M1753; O415; O416; P494; P505; P1963; P1964; P1978; P1979; S1958; S2167; S2185; T111; U51; U155; V627 pochinino M809 pochino M809; T13 poco P1960-2005; passim pocolino M809 podere A262; C1563; C1967; C2117; F1528; G296; L531; L897; L898; M1377; M1378; N102; P2006-2011; T1003 podesta` A1393 poesia C740; M972; P1914; P1915; P2021 poeta A85; C741; I174; P1130; P1404; P20122025; P2058 poggio B919; E97; G219; P360; P2716 poggiolo C675 poi A894; A1238; A1257; B378; B904; C1443; C1527; C1994; C2376; D664; D1175; G6; G7; G15; G751; I173; I369; I370; I426; L595; L1184; M196; M514; M674; M1132; M1203; N622; O395; O561; O610; P461; P1154; P1157; P1159; P1703; P1706; P2026-2027; P2129; P2704; R758; S151; S995; T1; T371; T1071; U59; U253; U304; V26; V390; V417; V717; V769; V1119; V1120; Z167 polenta C2560; F158; F939; F1472; G1056; M828; M1698; P2029-2051; R645; S2163; T740; T741 polentaio S1175 politica P2052-2058 politico P2059 politico (agg.) C559 pollaio B241; F64; G61; G62; G70; G71; G99; G114; G125; G131; G136; G401; G405; L988; M531; M843; M2197; P1524; P2060-2064; P2638; P2639; R232; R510; V994; V1284 pollaiolo B229 pollastra A314; G51; P2065-2070; S205 pollastrello R257 pollastrina G64 pollastro C646; C1078; L465 pollastronello P2071 pollastrotto C637 pollice F253; U107 pollino G58 pollo B502; C437; C2360; F1699; G405; G616; I267; L532; M1225; O580; P2010; P2072-2078; P2640; P2654-2656; R53; R938; S975; V1266 polmone P1553 polpetta F1469; P2079; P2080 polpo P2081-2084 polso F1078; T902 poltrona G877; P2089; R375; V665
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1814 poltrone A1225; D492; D1108; L130; L209; L977; P2085-2092; V41 polveraio G372 polvere A480; C1937; G371; G375; O150; P1123; P1834; P2093-2096; R1083; T298; V88; V120 Pomino (localita`) P2463 pomo A236; A238; F829; M1289; M1290; M1470; P2097-2102; U207 pomodoro M37; P2104-2106 pompiere T141 ponente L84; L1020; N630; P2107; Q18; T848; V432 ponte A126; A127; A1026; C1158; G364; G1236; L881; M1000; M1001; O516; P1954; P21082113; P2472; Q171; S1208; S1210; S1277; S1725; V838; V839 Ponte all’Asse (localita`) B257 Pontedera (localita`) C311 ponticello R1126 ponzare P2114 popolazzo G450 popolo B579; C265; C1994; G424; G1142; G1285; M1716; N12; P106; P303; P1589; P1822; P1972; P2115-2131; P2824; P2825; R278; R292; R871; R872; S1993; S2101; T635; V1175; V1176 popone D924; L465; P1382; P2132-2138; P2476; S2007; V732 poppa C2066; F50; F1293; P2139-2144; U317; V437; V924 poppare G1358; P1562 porcaro M1291 porcata R1140 porcello P2169; P2193; R1068; T1015 porchetto C1045 porcile M656 porcino M708; O714 porco A29; A967; A1088; A1408; A1599; A1618; B236; B401; B540; B853; C748; C749; C965; C1188; C1607; C1639; C2320; D1109; F136; F628; F843; F844; G153; G479; G1376; G1377; I314; I472; L124; L156; L429; M176; M182; M185; M189; M190; M192; N455; O19; O214; O587; O589; O712; P1352; P1354; P1790; P1791; P2145-2192; P2630; Q106; Q140; Q155; R498; R519; R697; R1134; R1136; S669; S1039; S1298; S1384; S1428; S1503; S1504; S1789; T485; T673; T1009; U50; V216; V428; V797; V1096 porcospino P856; P2194; V1116 porgere C1467; C2606; F381; F1201; V787 porre A281; A1137; A1501; C968; C1208; C1690; C2032; D442; G1288; L792; M549; M2146; P747; P2196; S723; V741 porro P2195-2198 porsi N67; S713 porta A456; A1632; A1633; A1674; A1719; B266; B267; B740; C129; C189; C282; C452; C651; C677; C729; C896; C1379; C1408; C1414;
pag 1878 - 04/07/2007
1815 C1499; C1653; C1853; C2183; C2250; C2299; D15; D33; D272; D444; D608; D655; D856; D863; D886; D1054; D1088; D1196; D1206; D1212; D1213; E44; F251; F477; F610; F772; F919; F1014; F1155; F1338; F1551; G336; I295; I495; L52; L987; L1174; M38; M39; M259; M287; M784; M808; M1174; M1703; M1735; M2013; M2038; N50; N598; O31; O193; O426; O509; O520; O521; O527; O653; O654; O662; P392; P410; P1047; P1075; P1204; P1780; P2199-2234; P2753; Q126; R400; R451; S400; S706; S906; S1109; S1110; S1374; S1682; S1693; S1719; S1764; S2018; S2025; T157; U85; U297; U322; V475; V933 Porta Capuana P2955 portafoglio A680; L56; R484; T284 Portapari (nome) P2473 portare P2235-2246; passim portatore P1387 porto A862; A865; C1050; C1407; M988; M989; M1874; M2104; N9; N139; P365; P190; P191; P193; P192; P1439; P2247-2251; P2798; R54; R340; T161; T290; T613; V292 portone M1166; P2225; P2232; P2252; S1110 posare (deporre) M1883; P2255 posare (riposare) D1229; P1867; P2253; P2254; T966 posarsi C126; C1671; L1018; M2156; M2159; N282; Q16; S563 posata (riposo) P1897 posata (utensile) P2256 possedere C568; R414; R428; V382 possessione C954; C955; C969; O87 possibile F324; F512; L651; P2257; P2258 post P2431; P2259; P2260 posta S1133 posto A365; A885; A886; A1563; C1383; C1450; C2140; C2202; C2704; E212; F117; F1018; F1168; P412; P568; P2261-2263; P2611; R490; R491; R961; S413; S840; S1562; S1932; T871; V659; V660; V663 potare A1447; A1460; C1605; F725; G392; L1043; L1044; M833; M882; M883; N351; O246; O250; P2264-2280; S418; V735; V1055; V1058; Z27 potatura M883; P2276 potazzina P2265 potente A608; D1091; F465; G806; M1025; M1822; N230; P452; P2281-2282; P2867; P2905; R276; S1404; U166 potenza T910; U4 potere (verbo) P2283-2300; passim potere (sost.) P2301-2304; S326; V1208 Potessi (nome) A1646 potesta` B578; S994 potta M1610; V1007 Potta (nome) G1214 povera B328
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
INDICE ANALITICO
poveraccio N237; P2316 poveraia F1608; G1164 Poverelli (nome) O624; P2725 poverello B323; C1877; F679; I253; L778 poveretta A318 poveretto A286; C40; C1626; D1106; I411; L573; N426; P2344; P2366; R103; S1325 poverino C2537; I170; L168; M1257; P1405; S1175; T257 povero A25; A26; A360; A379; A390; A392; A440; A505; A609; A662; A733; A1003; A1582; A1586; A1587; A1605; A1650; B322; B424; B582; C42; C317; CC566; C664; C685; C734; C742; C932; C1241; C1474; C1577; C2016; C2042; C2221; D462; D466; D615; D774; D1053; D1101; D1206; E15; E47; E214; F65; F429; F442; F648; F678; F761; F884; F1034; F1332; F1603; F1668; G320; G437; G450; G464; G480; G687; G773; G789; G851; G1029; G1083; G1286; G1316; I165; I166; I171; I246; I247; I454; L212; L283; L359; L623; L634; L681; L973; M59; M196; M201; M216; M460; M643; M769; M1108; M1477; M1543; M1561; M1691; M1896; M1963; M1965; M2012; N115; N371; N539; N576; O39; O258; O368; O558; P91; P97; P324; P442; P832; P905; P1385; P1402; P1456; P2022; P2305-2382; P2384; P2386; P2409; P2824; P2847; P3021; Q172; R174; R384; R411; R463; R468; R471; R478; R479; R480; R483-489; R493-496; R499; R516; R691; R778; R810; R1038; S29; S260; S396; S747; S972; S1023; S1223; S1314; S1547; S1589; S1596; S1634; S1824; S1825; S1837; S2195; T186; T198; T227; T446; T537; T920; T931; T958; U67; V511; V624; V1054 poverone D1108 poverta` A679; A1278; A1579; A1604; B722; C726; G684; L297; L425; M1207; M1568; M1569; M1698; P1295; P1780; P1782; P2334; P2336; P2383-2419; R389; R402; R403; R418; R430; R445; R855; S1199; S1460 poveruomo D595; S1752; V13 pozza A950 pozzatello A1200 pozzo A1577; C1368; C2373; F682; F1270; G384; G907; G1301; M1036; N484; O397; O599; P1182; P1183; P1776; P2420-2427; P2851; R964; R1001; S820; S823; S1209; S1210; S1839; T140; V190; V679; V1067 praetor (lat.) L1053 Praga P2428 pranzare B471; S1830; V1103 pranzo A898; B401; C2422; F66; F1079; I492; M1142; O623; P261; P723; P1891; P2429-2439; T819; V672; V1009 pratese P1905 pratica A610; E171; G986; G987; G988; M927; M1869; P2441-2443
pag 1879 - 04/07/2007
INDICE ANALITICO
.
praticare C1032; C1034; C1632; C2699; F2; G775; M1059; P185; P2444-2448; Z107 prato B492; C159; C317; C318; C953; D423; F1271; F795; L554; M1314; P2449-2458; R415; S3; S1494 Prato (citta`) C308; P2459-2465 prebenda P1375 precauzione F1655; P2467 precedere F131; S112 precipitevolissimevolmente C77 precipizio A1467; C80; C830; G628; G765; G766; S374; V1135 Precisino (nome) P2472 preda B214 predica A332; A333; A757; C65; C537; D251; D912; E164; F1321; O54; P1972; P2475-2483; P2952; Q154; S136; S2007; T897; V824; V916 predicare A1498; B370; C1444; D383; F16; F1351; G157; M573; O189; P2482-2494; P2614; P2955; P2957; Q150; S573; S1668; V1247 predicatore B730; F1062; I383; M781; P2017; P2494-2496; V963 preferire C2490; D853; E115; E116; F692; P1363; P1373; V276 pregare A279; A389; A1027; A1031; B298;B299; B501; B614; C528; C628; C816; C1445; C1458; C1819; C1963; C1964; C2473; C2474; D302; D513; D1073; I20; I496; L252; L253; L254; L303; L551; M523; M698; P2204; P2497-2507; P2509; R83; S286; S294; S302; S906; S1117; S1569; S2221; T83; T222; T792; V782; V1154; V1200 preghiera G857; L48; L256; L565; P2508-2517; R283; S1718; T292 pregiare D641; T985: T1011; V387 pregio M2134; P2478 pregno P629; P2518 prego L48 premere (stare a cuore) D546; M345; M551; P1078 premiare G972 premio F379; F381; P2403; V967 prendere P2520-2531; passim prendersela P2533-2535; R25 prenotare I513; N409; P2817 preoccupare F323 preparare B422; C310; C2325; D1133; G795; G1326; G1327; M1415; M985; N316; R770; S313; S1204; T166; T484; T796; V954 prepararsi D1082; D1113; G195; V140; V141 preparazione R597 prepotente T759 prescia L994 prescrivere L286 presentare F729 presentarsi G744; N250; T583
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1816 presente A1507; C1786; G918; O529; P669; P1559; P2537-2541; V254 presente (regalo) D1091; O192 presenza A643; L841; O89; P1753; T270 preservare P739; S91 preso C1011; C2279; M1736; S1153 prestare C2617; F876; L662-667; L669; O290; O291; O518; O519; P341; P900; P952; P1068; P1070; P1071; P1121; P1612; P2132; P2313; P2542-2579; P2668; Q56; Q116; Q117; Q144; R363; S1020; T892; V622; V700 prestito D50; D61; D64; D1120; M648; P840; P1069; P2580-2586; S529; V1050 presto P2587-2607; passim presumere F54; M1746; P1921; S344 presuntuoso I13; M1778; T930 prete A56; A179; A442; A596; A927; A1627; A1705; B189; B212; B401; B432; B473; C171; C288; C302; C626; C688; C1085; C1214; C1405; C1437; C1444; C1449; C1450; C1452; C1602; C1910; C2006; C2596; C2597; D42; D904; D1005; F204; F235; F571; F758; F1114; G698; G911; G951; I38; I342; L225; L1081; M180; M330; M968; M1136; M1339; M1346; M1714; M1731; M2199; M2283; N249; N333; N409; O640; O643; O650; O693; P702; P1370; P1374; P1375; P1630; P1822; P2213; P26082677; P3010; Q110; Q154; R141; R327; R358; R853; S37; S39; S290; S479; S481; S652; S698; S1040; S1079; S1080; S1125; S1385; S1468; S1667; S1789; S2249; T75; T176; T906; T911; T979; V10; V566; V1314; Z75 pretendere G462; I340; O359; S741 pretesa I288; P611; P2678 pretino P2670; P2671 pretonzolo S514 prevedere F1373; I164 previdenza R665 previsto C714; C2340; M321 prezzare N372 prezzemolo P2679-2684 prezzo A34; C2070; C2447; G1210; N107; O654; P2685-2689; Q29; S173; S182; S432; U65 prigione A627; A1488; B742; B885; B892; C926; D13; D144; G36; I304; L379; P1786; P2343; P2690-2695; R1026; S247; S1469; T789 prigionia M254; M255 prigioniero Q152; S1740 prima P2696-2706; passim primaiolo P2707; P2708; P2709 primaticcio V187; V1146 primavera A481; A1545; A1549; C1604; C2586; E112; F486; F1511; G305; G381; G835; I404; L492; M850; P2710-2720; R177; R900; R902; R903; R904; R910; S816; T1090; V57; V940 primiera S1329 primo A44; A196; A314; A337; A357; A436; A527; A714; A750; A751; A752; A859; A1111;
pag 1880 - 04/07/2007
1817 A1234; A1317; A1520; B33; B541; B543; B546; B631; B680; B712; B924; B1076; C155; C388; C605; C606; C613; C725; C867; C999; C1443; C1690; C1739; C1852; C2088; C2283; C2594; C2665; C2666; C2702; C2723; C2753; D330; D371; D372; D703; D907; D908; D1006; D1200; F797; F874; F1257; F1332; F1385; F1500; F1501; F1507; F1624; G145; G146; G147; G433; G536; G583; G1223; I37; L231; L1027; M84; M125; M770; M892; M893; M972; M973; M977; M984; M1493; M1676; M2124; N141; N397; N407; N418; N596; O137; O671; P423; P605; P609; P622; P697; P698; P872; P873; P1192; P1319; P1704; P1828; P2185; P2361; P2380; P2705; P2718; P27212736; P2814; R201; R598; R684; R719; S125; S633; S661; S740; S1028; S1080; S1482; S1520; T890; T1090; U72-76; U92; U308; V865; V1121 principe B534; C824; N618; P695; P2741; R355; S1134; S2194 principiante V949 principio C1840; C1843; D432; D646; F908; F910; M1056; P2737-2740; S63; S198; V362; V1147 priore M1617; P2674; P2742-2745 privare P2664; V1018 privazione P2768 privilegio P2746 privo A948; L632 pro G524; P2747-2749; R765; R1033; T813 probabile P2750; P2751 probabilita` M1513; P2752 problema C2327; F860 procacciare C482 procedere N116; N377; P1894 processione B499; C504; F1101; F1696; M665; P2753; P2754; S1960; S2247 processo B732; L794; R852; T193 proclamare R314 procurare A1309; A1310; M478; M742; R696; S2304 procurarsi B360; N121 prode B623; G295 prodezza C1226 prodigo A1624; A1625; F872; I313-316; R679; S1792 produrre E237; P885; Q33; T493 profano S38 professione P872 profeta P2755-2762 profilo D1046 profittare P2251 profondita` T893 profondo B700; F993; F994; I24; L126; N591; R38; T167; V866 profumare D930; M1286; M1757; O476; O477; P1469; P2174 profumarsi F674
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
INDICE ANALITICO
progenie A1466; C2107 progettare L76 progetto P2022 proibire P2763 proibito D686; D687; F1512; F1513; P2098; P2764 prole M987 promessa C2431; F407; I38; L13; M720; M1520; P2769-2782; P2796; R475; S659; V1319 promesso P2771-2773 promettere A517; B660; C1324; D4; D120; D309; F57; F381; F382; M690; M1747; P1762; P2770; P2783-2802; R325; S270; S1267; S1860; T113; T894 promettitore P2801 pronto B26; C1098; C2507; D607; D952; L12; L383; R420; R421; L784; M871; R1115; R1116; S1912; S1913; U5; U57; V1185 pronunciare D365 proporre G516; M775; U169; U170 proposito I195; I198; P504 proposta R710; R711 proprio A258; C567; C971; C972; C1787; F1015; I145; L828; M475; O417; O421; R726; R774; S69; S2215; T997; U302 prora F1293 prosa M972 prosciutto A757; C746; C807; O328; P2803-2809; R66; R408; S1191; T1017; Z28 prosperita` D250; P2810; P2811; Q151; S1075 prosperoso M1909; O707 prospettiva C322 prossimo (agg.) F1139; P457 prossimo (sost.) P2812-2817 proteggere D368; T284 protesta U110 protestare P2818; P2819 protettore G835; I247 prova A659; A1350; B122; D1200; M957; M1079; M1737; T913; V104 provare A640; A652; A660; A661; A699; B301; B385; C1001; C1657; C2683; D617; D660; D685; I521; L952; M1026; M1422; M1758; O503; P2; P892; P893; P2820-2823; P2837; P2838; R1002; S1735; T912; U183; V489 proverbio P2824-2855; R299; S2284; V869 proverbioso D902 provvedere A199; B815; C2524; D425; P1170; P2593; R678; S43 provvedersi S2290 Provvidenza C988; D443; F835; I310; P2856-2863 provvisorio P2864; P2865; T1118 provvisto C2340 prudente B880; C1000; C1036; F1091; G30; I215; I314; P2866-2871; P2883; V401 prudenza B381; I176; I237; M751; P101; P28722882; S1164; T282; V160
pag 1881 - 04/07/2007
INDICE ANALITICO
.
prudere C177; C178; D162; G103; G1091; G1095; N80; P1943; P2884-2886; P2893 prugna P2887; P2888 pruno I270; P2471; P2889; R905; S1300; S2023 prurito P2890-2892 pubblicare S879 pubblicita` P2894; P2895 pubblico (agg.) D894; F147; O422; S891 pudore B84; P2896-2899 Puglia C1923; D774; M710; P2900-2903 pugnale C2716; L739 pugno A1602; B197; G780; G781; G1266; M143; M973; M2224; N80; O509; P2710 pula N108 pulce A85; A591; B889; B971; B972; D1115; E40; F1426; F1593; G1265; M168; M2111; M2149; P2904-2925; Q148; R52; R65; R70; S904; S1199; T927; V697; V998; V1292; V1293; Z101; Z108 pulciaio A1000 pulciaro A999 Pulcinella O553; P2926-2935 pulcino A1318; C1468; N310; P53; P2936-2941 puledra V7 puledro C146; C1186; N413; P1719; P2942-2946; S1625 puleggio M1231 pulire C104; P1598; P2145; S2196; T243; T664; T723 pulirsi A552; C1382; C1384; C2338; M483; P990 Pulitino (nome) P2474 pulito A680; C200; C235; C925; F967; G1263; M356; O251; P1396; P2147; P2230; P2947; S1763; S1764 pulizia P2948-2951 pulpito P2952-2957; V528 pungente G790 pungere A1046; A1047; A1405; A1406; C710; C735; D681; G904; G1271; L125; L727; M2123; M2148; O74; O575; O584; P29582964; R183; R321; R948; R1076; S1551; S1893; V34; V548; V549; V605; V784 pungersi L830 pungiglione A1042; M2150; R331; V604 pungolo V33 punire D460; G972; P1314; P2965-2972; S1008; S1010; V1150 punta A47; F1374; L108; M1972; P2086; P2643; S1266; S1905; U228; U229; V73; V74; Z20; Z149 puntellare F725 puntello P2973; P2974; T875 puntiglio D591 punto B985; C182; C2551; D983; G1345; L302; N449; N450; P2975-2986; S534; S1329; S2066; S2067; T727
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1818 punto (per niente) G757 puntura A1038; V610; V612 pupazzo P2728 purga C1676; P2987; P2990 purgante P2989 purgare D1163 purgarsi P2988 purgatorio C2293; I260; M1694; M1730; M1760; P472; P645; P2608; P2991-2993 purificare C352; C353; E34; G1060; M1090 purita` V544 puro B456; C108; G990; G991; M1579; O292; S1197; S1198 putredine I436 putta M1662 puttana A1401; A1468; B609; B635; B889; B890; B891; C721; C860; C1236; C2289; C2431; D45; D928; D1021; F727; F1719; G1284; G1285; I38; I385; I477; L4; L12; L11; L692; L931; L1068; L1158; M694; M720; M1669; M1846; N111; N367; O27; O28; O94; O638; O645; O696; P983; P1369; P1375; P1783; P1866; P2250; P2676; P2994-3019; Q20; Q21; Q22; Q139; Q146; Q148; R389; R853; R988; S220; S381; S531; S1199; S1288; T922; T931; V32; V1075; V1075; Z84 puttanella D932 puttaniere C825; Q147 putto C437; F1388; M1363; M1713 puzza P3026 puzzare A289; A1211; B580; B585; C46; C2106; D26; D28; D917; F673; F1658; L828; L866; M193; M1280; M1281; O476; O477; O616; P133; P1407; P1408; P1457; P1472; P1641; P2535; P3020-3022; R387; S2153; T678 puzzo A471; A1526; B226; C2105; M662; M1285; P3023-3025; S1517; U298; V1136 puzzolente C905; M1102 qua A88; D410; V569 quaderno B172 quadrato Q5 quadro F662; F663; I261; N579; Q1-4 quadro (agg.) L406; M1797; Q5 quaglia Q2-27; S973 Quagliera (nome) D1157 qualita` C1559; M2222; Q28-31; Q34 quando B399; I527; L988; O178; T316 quantita` C1559; F1523; Q28; S238 quaranta A1068; B111; B536; B537; C1226; D1083; G166; M839; M840; M1079; M1080; M1081; P626; Q36; Q40-44; U147; U148; U149; V400; V401 Quaranta Martiri M839; M840 quarantina Q39 Quarantore G1005
pag 1882 - 04/07/2007
1819 Quaresima A803; A915; C642; C769; C792; C794; C795; C809; C811; C1638; D678; M1678; O7; P647; P2326; Q45-66; S1039; T199 quaresimale C804 quartana F504 quartino N112; S236; V54 quarto A1068; B680; F1332; L1027; L1033; M669; M670; N407; O693; T885 quasi I73; M410; P3015; V1308 quattordici A472; P724; P2648 quattrino A937; A1601; A1702; B516; B751; C615; C1088; C1093; C1236; C1409; C2042; C2122; C2124; C2223; C2363; C2364; C2378; C2436; C2593; D28; D41; D133; D179; D247; D499; F22; F697; F770; F942; F964; G774; G788; G1037; G1261; G1329; I114; I308; I322; L302; L559; L785; M432; M1263; M1284; M1348; M1442; M1506; M1709; M2066; M2236; N371; P259; P260; P355; P456; P477; P570; P1331; P2357; P2363; P2547; P2548; P2781; P2997; P3000; Q68-134; Q144; R113; R489; S630; S1279; S1872; S2154; T935; U308; V830; V831; V1189 quattro A534; A701; A1455; A1465; A1649; B75; B542; C120; C568; C856; C882; C1137; C1193; C1906; D879; D1203; D1211; F216; F1172; F1332; F1458; I318; M442; M587; M926; M1047; M1073; O557; P40; M79; P645; P650; P651; P732; P773; P900; P1375; P1549; P2034; Q135-158; S1; S308; S491; S863; S1072; T217; U224; U225; V521; V1128 quattro Q159; Q160 quercia A420; C1318; C2565; F1611; G4; G81; L120; M319; N519; N523; P258; P2188; Q161167; S106; S829; T1011 questionare M539 questione B685; C1729; C1730; F1100; G1285; L997; M1822; S741; S1260 qui A88; C1275; G38; M1152; P367; S830-834 quiete F205; Q168-170; V1097 Quiete (nome) D332 quieto D335 quindici P724; P2707; P2708 quintale O546 Quintino (nome) Q172 quinto B680; L1027; M1320 quotidiano R237; T280 R R1-3 rabbia A512; C453; C873; C874; D1049; F189; F1097; G25; M733; M1308; M1762; P1606; R415; R65; T258; T543; U34 V579; V1223; rabbioso C2414; P1105; S1709 rabbuiarsi A470 raccattare S950 raccogliere C708; C797; C2372; D29; D111; D234; D269; D1003; E88; F440; F469; F785; G631; L502; L543; M139; M644; M1668;
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
INDICE ANALITICO
M2180; O218; O244; P53; P371; P2274; R17; R18; S933-936; S939; S944; S963; S969; S970; V79 raccolta G794; G1031; O240; R19-21; S44; S937; T519 raccolto E25; P2271; T521; T599; V1076 raccomandarsi C547; D302; M1200; M1665; R715 raccomandazione R852; V989 racconciare C561 raccontare A1063; B182; B399; B603; C653; D711; E255; F277; L891; N526; N528; N536; O565; P215; P1734; R22-34; R1046; S1031; S1196; S2100; T149; V215; V996; V1318 racimolare V321 racimolo L1042; U312 raddoppiare C1987; D100; D488; G348 raddotto R814 raddrizzare A430; L416; L417; M804; P1582; R782; S2093; V774 raddrizzarsi A429 radere B121; P910; P1731; P1732; R35; V11 radicare N160 radicchio R36 radice D210; D532; E79; E80; G493; M403; R3739; R219; S637; V268; V729; V973; V1060 rado A1132; D211; G1040; G1056; M204; M352; M1188; M1334; S923; S1485; S2068 radunare G56; G57; P1371; P2122; R40-42 raduto P1732 raffa V395 Raffaello R43 raffinarsi C325; D178; P2671 raffreddare I506; R647 raffreddarsi C1591 raffreddore R44-48 raganella R49-51 ragazza C241; C1214; F208; F235; G10; G31; L733; P25; P1549; P2918; R52-74; V267 ragazzo A817; F370; F700; F729; L735; N421; O696; P58; P290; P2074; P2656; P2727; P2728; R66; R75-83; S644; S1946; V175; V176; V319; V875 raggiro M1740 raggiungere G107; M1244 ragguagliare C2547; T78 ragionamento C1625; M515 ragionare A14; C630; G1278; M514; N574; P1324; P233; P405; P494; R86 ragione A763; A1507; B584; B898; C210; C1046; C1087; C1088; C1224; C1677; C1751; C1827; C2016; C2356; D903; F416; F557; F1032; F1131; F1132; F1133; F1263; F1265; F1266; F1509; G754; G843; G1108; G1158; G1159; G1250; G1316; I499; I501; L379; L785; L787; M1031; M1032; O454; O536; P55; P56; P92; P93; P228; P512; P679; P680; P781; P1353;
pag 1883 - 04/07/2007
INDICE ANALITICO
.
P2341-2344; P2690; R84-114; R318; R562; S247; S446; S456; S1018; S2306; T776; T786; T788; T789; T978; U149; U257; V811; V947 ragliare A1106; A1398; A1433; A1459; A1460; A1474; B793; F307; F1329; L145; L1186; M486; M675; O557; R115-123; T453; V98; V99 raglio A1469; C2581; M485; R124-126; S1518 ragnatela A532; D495; L360; R127-132; S791; S1435 ragnatelo L361; L362 ragno A71; C913; D488; D1153; F945; L362; L516; M2144; M2147; M2202; P1566; P1669; P1792; R128; R131; R133-145; R340; S1433; S1434; S1435; S1704 rallegrare G3; I255; S1046 rallegrarsi D183; M493; P2817; U199; V254 rama C2563; F829; N278 ramarro R146-151; S1103 ramerino A155 ramina P2069 rammendare R152-154 rammendo T718 rammentare D281; M347; P1367; R155; T212 ramo C93; F1493; G80; G11; G361; O258; O710; R158; R159; V315 Ramo (nome) A940 ramoso C1356 rampicare G263; I338 rana B123; B317; C1540; D504; G219; G1191; O713; P2186; R160-188; R197; S155; S1893; V505 rancido V1275 rancore P1999; R189; R190 randagio C467 Ranieri (santo) R191 ranno A1361; B973 rannuvolare B902; G452 rannuvolarsi B903 ranocchia A330; R65; R192-194 ranocchiaio P1905 ranocchio A329; A1113; G939; P1450; R170; R195-199; S153; S917 rapa A1452; B239; B240; C672; C673; C2476; D532; E94; E223; F438; F439; F977; F1305; G380; L922; P720; R200-233; R881; S324; S325; S973; S1500; T320 rapeggiare R226 rapido I358 rapina R849 rapinare M1741 rapire B333 rapuglio L972 raro A601; C2059; C2339; F98; F529; F1346; G13; G266; I161; O327; O620; P359; P1443; P2596; R234-240; R512; R738; S419; V382; V392; V980; V981
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1820 rasatura R241 raso (agg.) C1431; S2014 raso (sost.) S647; S1176 rasoio A266; B116; B118; F921; I237; R241-243 raspare G108 raspo U310 raspone M2164 rassegnazione A459; C2251; D462; R245-246; T338 rasserenare A1148; L1026 rasserenarsi G117 rassettare C1772; O601 rassomigliare C610 rastrello M1883; R247 rata F1732 rattizzare N241 ratto R248-250 rattoppare N413; R251-253; S1738; T722; T723 rattristare G479; I111 ravanello A1478; R254-257 Ravenna M1502; R837 raviggiolo M899; P2464; S1274 ravvedersi B1089; C1073; G90; O320; P1110; T119 ravviare B242 razza A734; C480; C1104; C1107; D1240; F208; G31; M2201; M2215; P901; P902; P3008; R258263; R558; R996; S1287 razza (pesce) R264; R265 razzo R266 razzolare A85; G72; G73; G156; G157; P2485; P2486; P2487 re A1212; B74; B169; B170; B171; C901; C1542; C1546; C1905; C2290; D17; D18; D943; E102; E205; F282; F283; F430; F1251; F1295; F1359; G126; G131; G141; G542; G1138; I261; L929; M487; M1891; M2014; M2015; M2135; O19; O533; P259; P262; P363; P369; P370; P1278; P1311; P1893; P2130; P2158; P2181; R1029; R151; R267-316; R334; R338; R354; R1034; R1035; S879; S1752; S2057; T471 Rebecca (nome) A940 recare A585; M897; T131 recinto A574; A1608; C686 recipe (lat.) A442; B168; G1285; O640 recitare V1003 recuperare V265 redare R3 redini R317-319 refe F1197 Regala (nome) D791 regalare C2526; C2612; F689; M2192; P616; P2565; P2579; P2708; R320-323; R742; S1664; T923 regalo L657; M74; N398; R322; R324-329; R1080
pag 1884 - 04/07/2007
1821 reggere A776; B232; C154; C1333; C1487; C1718; C2210; C2632; D818; E2; F96; G1137; L401; P52; P892; R312; R343; S608; S1860; S2281; U228; U229 reggia P2187; R120 reggiano M1609; M1610 Reggio M656 regina A1571; B196; C824; D815; G54; L447; M1722; O412; R285; R330-335; R921; S1740; S2057; T91; V634 regnare C1543; D656; D666; E3; F461; M364; R313; R336-338; S776; S1378; S1381; S1382 regno A776; A1301; C1517; G126; G967; L435; P871; R141; R297; R311; R339-341; R1029; R1030; R1031; S1259; V635 regola C865; C867; C1876; C2182; E166; F1303; F1325; P113; R342-351; T718; T821; U124; U201; U252 religione R353-357 reliquia A179; P2661; P2662; R358 remare B137; F1226 remember R526 remissione G1219 remo B132; R359-361 remunerare A796 rena F22; G559; P1119; P2115; R362 Rena (nome) S438 rendere A87; B763; C142; C143; C160; C939; C1089; D325; D443; F242; F776; I275; L229; M118; M1736; M2233; O149; O237; P998; P1583; P1831; P2520; P2521; P2583; P2627; P2861; R329; R363-366; R1060; S1092; S1224; S1225; S1226; S1564; S1797; S2166; T496; T523; T894; T1052 rendersi (arrendersi) C1012 rendita F42; I246; O316; P682; P2862; S1826; S2175; V968 reni L716; M266 reo B1083; F144; D1188; I305-307; R367-372 Reparata (santa) R373 repentino C80 repetita (lat.) R374 reputazione O297; R375-378 requiem (lat.) P2612; U71 requiescat (lat.) M1939 res (lat.) R760 resca L753 residenza R424 resistenza F1142; M2222 resistere D1069; S106 respirare R379 respiro C985; R376 resta (sost.) A289; A1327; G1038; L754; Q58; R931 restare A531; A680; A864; B596; B743; B982; C196; C661; C771; C1267; C1483; C1698; C1985; C2105; C2157; C2228; C2236; C2631;
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
INDICE ANALITICO
D213; D396; D590; D1189; F88; F232; F372; F466; F957; G523; G724; I108; I116; I429; I477; I494; L216; L274; M389; M906; M913; M1050; M1204; M1400; M1668; M1932; M1952; M1964; M1965; M2075; M2109; N198; N314; N617; O39; O263; P541; P1286; P1826; P2377; P2526; P2804; P2883; R457; R1041; S576; S577; S1073; S1686; S1902; S1904; T665; T666; T798; U25; U26; U77; V276; V491; V614; V753; V762 restio S1236 restituire D25; F766; P1509; P2581; R1059; R1060 resto C527; C661; C1860; P698; P1656; P1660 resuscitare B925 rete A741; C2366; C2682; P1434; P1448; P1451; R380-384; U164; V423 retorica I228 retta (dare retta) C2558; L1052 retto G737; R385; R386 reverenza C2013 riacquistare T365; V237 rialzarsi C90; C981; G503; R82 riaprire P1542; P2227 riavere O338; R1015 ribaldo C2316 ribaltare B826; D572; F1407; M176; S483 ribellarsi B588 ribelle O487 ribere B465; B553 ricadere C1784; P43; S1994 ricaduta C102; C103; M245 ricamo T833 ricascare A1382; P1692 ricavare A673 ricchezza A24; C2145; C2711; D35; D462; D645; F399; F763; G689; M1563; N149; N372; N563; O367; O378; P1368; P1651; P1811; P2334; P2336; P2394; P2704; Q85; R387-446; R455; R464; S176; S1461; S1824; T910; T914; U107; U291 riccio (agg.) C581; C582; R449 riccio (di castagna) C1005 riccio (ricciolo) R447-450; F688; R451 ricco A85; A367; A379; A519; A1427; A1583; A1585; A1587; A1716; C566; C734; C919; C1039; C1343; C2016; C2104; C2135; C2221; C2323; C2379; C2534; D42; D132; D233; D466; D615; D1147; E54; E215; E216; F884; F1034; F1133; F1252; G12; G369; G480; G623; G624; G773; G774; G1052; G1286; G1316; I166; I167; I168; L271; L278; L283; L404; L973; M880; M1502; M1561; M1691; M2012; N426; O258; O368; P97; P106; P445; P452; P871; P905; P1600; P1762; P1795; P2309; P2317; P2319; P2332; P2333; P2335; P2349; P2351; P2355; P2356; P2365; P2410; P2577; P2621; P2629; Q80; Q140; R396; R397; R398; R452-499;
pag 1885 - 04/07/2007
INDICE ANALITICO
.
R837; S67; S175; S177; S178; S546; S801; S1131; S1316; S2011; T819; T920; U166; U292; U293; V76; V384; V623; V624; V1054 ricercare B721; P337; S196 ricetta D1114; M200; M230; M231; R500-505; S1874 ricevere B358; B769; B770; D89; D94; D95; D113; D115; D117; G1113; G1233; I263; I277; I336; O151; O152; O156; P1925; R320; R506511; R591; R593 richiamare V1168 richiamo A481 richiedere C2061; D560; V345 richiesta C2309 richiesto C2057; C2078; C2079; L299 ricolta A1126 ricominciare O137 ricompensa A398; F380; O400; O401 riconciliato A603; A605; N217; N218 riconciliazione S198 riconoscenza L966; R512-517; S1148 riconoscere A1470; A1471; M1027; U33 ricordare B437; C2456; D399; F391; G688; M1236; P213; P669; P670; P1250; R521-527; S704; S723; T213; U160; V252 ricordarsi A1028; B844; C675; C1657; L529; R527; S706; S707; S2035; V844 ricordo R528 ricorrere S271 ricotta A662; B1095; C746; F534; P735; R529-537 ricucinare A605 ridare C764; P1255; Q76; R742 ridarello D932 ridente O69; P2716 ridere A271; A272; A273; A830; A1078; A1079; A1088; B320; C875; C876; C889; C1208; C1455; C1574; C1955; D146; D195; D196; D931; D955; D1195; E104; F563; F794; F1036; F1358; G513; G1283; I57; L26; L163; L524; L563; M81; M202; M286; M287; M313; M463; M1017; M1047; M1211; M1831; M1876; M2207; M2246; N293; N417; N533; P18; P912; P916; P947; P1240; P1241; P1478; P1546; P1563; P1567; P1571; P1572; P2120; P2121; P2355; R25; R64; R485; R538-567; R609; R632; R676; R677; S51; S233; S454; S554; S643; S650; S1289; S1663; S1776; S1785; S1973; T836; U240; V1051 ridicolo M1862; P2307 ridire R3; S1035 ridonare D783 ridurre B14; M1575; M1738 riempire A12; A1010; A1148; A1149; C1270; C1714; E57; F255; F490; G383; G384; G907; I291; L44; M496; M1661; M1828; P578; P1882; P1980; S17; S1485; T79; U312
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1822 rifare B970; F564; M1079; P351; P1645; P2215; P2605; Q171; S973; S1997; T874; V467 rifarsi G531; T450; V466; V775; V779 rifiatare A276 rifiorire G1296 rifiutare A580; A1538; C1428; D683; M703 riflettere D357; P522; R568-570 riformare V190 riga G23; G24 rigagnolo P1959 rigettare L185 rigido N388 rigogolo R571; R572; S680 riguardarsi A1566 riguardo N205 rilasciare L437 rilevare F213; S2218 rilucere M701; O510; O540; V75 rimandare F330; L200; P1206; P2819; R573 rimanere A1693; B226; B519; B764; B953; B1090; C54; C150; C1271; C2422; D526; D593; D1066; D1233; F45; F89; F90; F123; F588; F889; G1279; I46; I128; L315; L987; M8; M738; M975; M1182; M1926; M2100; M2164; M2270; N196; P543; P1465; P2725; P2882; Q126; R209; R430; R953; S1180; S1949; T658; T662; T721; T830; T1077 rimangiare A1388; A1389; V871 rimarginare F582; L711 rimaritare V263 rimbalzare P201 rimbambire G629; S1946 rimediare A1364; C191; C524; D49; D355; F273; M978; P2378; S1376; T1040 rimedio A74; A98; A451; G1259; L297; M1083; M2035; P2406; R402; R575-578; S1838; T702; V145; V298 rimenare P716 rimescolare C868; M1280; S232; S662 rimetterci M1167; S377 rimettere F177; M1666; P1087; V358 rimettere (sost.) M1960 rimontare S572 rimorso I513; L231 rimpiangere B717; D397; E105; P1503; R670; V1127 rimpianto I198; P668 rimpiazzare P660 rinascere F132; N32; R579-581; V1151 rincasare S318 rincorrere M1565 rincrescere M2274; O617; P1431 rincuorare C355 rinfacciare B437; B693; C737 rinfilare R192
pag 1886 - 04/07/2007
1823 rinfrescare A362; A363; O672; R832; S670; T458; U313; Z132 ringhiare C436 ringhioso A1165; C381 ringiovanire S1783 ringravidare S1398 ringraziamento B442; R582-587; S1155 ringraziare G95; M1133; P1756; Q139; R288; R584-592; T975 rinnegare P1716; V885 rinnovare A604; B633; C617; C2097; M999; M1535 rinnovarsi M467 rinsavire A794; D75 rintocco M2249 rinunciare V130 rinverdire A607; N470 rio (agg.) P2498 rio (sost.) A949; M1310 riparare O340 ripararsi F1315; N434 riparo M1739; M1740; S1726 ripassare A145 ripensare A1329; P1160; P1176 ripetere P120; P385; P564; R62; R374; S612 ripigliare P2530; S1114 riporre A361; A364; B21; B345; S1366 riporsi N245; S1360 riportare B143; C2517; D885; E68; M1430; P550; R848; T975 riposare A1107; C110; D1117; L717; M1939; O720; P2432; R595-597 riposarsi D763; D852; F1292; M1033; R594; S2022 riposo A589; P4; P235; P238; P239; R598-607; S280 riprendere L644; M132; P625; P2359 riprendersi M583 riprovare P2113; P2820 ripulire G1286; L191 risanare A124; C1405; F505; M598; T853; V69 risata R608-610; R635; R1140 riscaldare F507; S973; Z12 riscaldarsi D301 riscaldato A604; C1215; C1216; F1322; F1323; M1534; M1535; M1536; S1114 rischiarare I507; L1012; R611 rischiare A1243; B534; M1059; P2092; R612-618; V576 rischio A951 riscuotere P145; P1375; S1528 risentimento G954 risentire N326; T565; T848 riservare M968 riservato D310; R491
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
INDICE ANALITICO
risicare R619-622 risiedere V382 riso (cibo) M1539; R637-652 riso (ridere) A61; C86; F914; G396; G550; N546; O644; P897; R555; R624-636; S606; S1329; S1534 risolvere S1260; S1550 risolversi C1673; F106; P1223 risorgere C84 risotto C745; R651-654 risparmiare A214; A1245; B1099; C286; C2675; D61; D66; D749; E104; F79; F672; F787; F1563; L161; M585; M868; M1404; M1733; M2010; N58; N361; N390; O286; O287; Q112; R152; R655-682; R685; R689; R693; R695; R776; S1060; S1793; S2214 risparmiatore M2066 risparmio A216; A1244; E24; M249; O163; R667; R681; R683-694; R725 rispettare C426; C462; D561; N375; O443; O444; P770; R697-700; S1702; T148; U249; V204 rispetto C2014; F944; G410; M219; T224 rispettoso U5 risplendere L1038; S1529; V964 rispondere A1; A549; A554; B1106; C594; C1398; C2476; C2572; D720; D730; D920; E94; I363; I364; L566; M1037; P535; P1457; P1629; P1630; Q174; R701-704; R713; S165; S197; S736; S906; S2087; T38; T39; T42; T1020 risposare V268; V272 risposta D719; D876; M1055; P587; P588; P589; R705-712; S1342; T40; V422; V545 rissa L899; S598 rissoso D1242 ristorare C1405 ristorarsi T1007 Ristoro (nome) D797 Rita (santa) R714-717 ritaglio C1972 ritardare P2714 ritegno T145 ritenere R461; R523 ritirare L990 ritirarsi C759; C760; F1538 ritirata A1504; F1301; S1739 ritogliere D111; F1183; T374 ritornare A148; A150; A850; A865; A1007; A1118; B713; C729; C1215; C1965; C2281; D285; F1096; F1542; F1323; I420; M147; M238; M397; M1536; M1645; M2073; O433; P623; P667; P1777; P2577; P2579; Q144; R856; S393; S2292; T127 ritorno C1191; O519 ritrarre C1281; F1494; S575
pag 1887 - 04/07/2007
INDICE ANALITICO
.
ritrovare A276; B972; C668; C2035; F1165; I214; L164; L919; L1066; M310; M351; N52; N296; O42; R668; R669; S1069; S1306; S1685; V271; V493; V1259 ritrovarsi A736; A1462; B730; C677; C2052; G1344; M1849; P19; S2001 ritto C82; C158; C1222; F1025; L401; P219; P1918; P2871; S13; S841; S2032 riuscire C1509; C2144; C2332; C2735; D412; D595; F1329; F1330; F1331; M942; M1035; O373; P198; P1435; P2828; R718-720; T568; V774 riva C322; F1012; F1255; T613; T1112 rivale D634; S1771 rivedere M884; M1930; O434; V1259 rivelare A1730; D191; S889; S1712 rivenire P2802 riverenza L166; S646 rivestire A391; C1245; G777; G865; P1052 rivestirsi C1247; L280; P646 rivolere L668; P1071; P1724 rivoltare F679; F1470; F1471; I311-314; I316; V1239 rivoltarsi B590; M2204; V580 rivoluzione D884 rizzare B569; G1042; M45; R437; S1978 roba A688; A733; A922; A947; A1118; A1558; A1567; A1621; A1678; B414; B627; B811; C75; C76; C262; C290; C312; C480; C1622; C1979; C1980; C2376; C2377; D174; D282; D1146; E55; F320; G446; G450; G883; G923; G980; G1289; I73; L159; L206; L838; M225; M489; M1510; M1668; N463; N549; O369; P39; P86; P1938; P1961; P2052; P2201; P2385; P2521; P2566; P2635; P2958; R4; R59; R152; R670; R721-809; R984; R1032; R1033; R1037; R1041; S456; S1039; S1220; S2053; T943; T1053; T1055; T1056; U147; U148; V345; V801; V857 rocca F1527; F1727; L1066; R136; R810-815 roccia D495; G895 Rocco (santo) R816-820 rodere C396; C443; C475; C476; C2136; C2705; D590; I435; I478; M371; M1549; O632; O633; O634; P246; P532; R1087; T144; T145; T146; T698; T706; U270; V1013 Rodi S147 Rogazioni (ricorrenza) R821 rogna A823; B712; C941; C1302; F1650; G1089; G1090; I463; M760; M937; M956; M1674; O134; P992; P1074; P2669; R822-833; V725 rognoso C1164; P1010; P2646; R834 rogo I515 Roma A273; C606; C889; C930; C2322; D723; F979; I184; L368; L721; M485; M486; M1502; N9; O178; P365; P366; P367; P372; P699; P700; R835-882; R890; R891; S1291; V381; V665 Romagna G697; R883
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1824 romagnolo R883; R884 romaiolo F964 romanello L191 romanesco P2464; R885; R886; S1274 romano D1046; L749; L750; R887-889 rombo C640; T735 romito D270 Romolo R891 rompere A368; A1026; A1143; A1430; B628; B760; B872; C257; C679; C1760; C1854; C1985; C2075; C2199; C2206; C2625; C2725; C2742; D629; D1239; E56; F666; F887; F1127; F1200; F1408; F1463; F1464; F1465; G175; G177; G858; G1349; L150; L707; M224; M808; M1000; M1001; M1160; M1239; M1517; M2123; M2264; M2266; N425; P546; P687; P689; P772; P1230; P1770; P2942; P2944; Q102; Q108; R892-896; R1138; S615; S758; S820; S990; S1210; S1247; S1298; S1620; S1768; S1770; T643; T657; T1010; T1025; T1026; T1048; U222; V646; V1001 rompersi C1491; C1762; F609; M2266; P458; P660; P2422; P2423; S1245; S2028; T642 rompicoglioni R897; R898 rompicollo N239 roncola R899 rondine A942; A1007; C936; C937; G829; M716; M2166; N313; R817; R900; R902; R910-920 rondone C2668 ronzare A1039; C131; R230; R231 ronzino C1899; D1039; L165; M1633 ronzone C447; C941; M2172; P1075 rosa A806; C704; C705; C706; D858; D870; E234; G352; G492; G724; L572; M5; M798; M951; M974; M975; O583; P646; P1250; Q35; R144; R921-960; S1906; S1907; S1908; S1934; S1935; S1936; T1011; V482; Z151 Rosa (nome) R961; S1932 rosario F804; F921; L764; M1577; P2038; R640 rosicare B480; F818; R619 Rosina (nome) P1998 rosmarino A1270; M154; O199; R963-965; S213; T862 rosolia R966 rosolio R1054; R967; R968 rospo B776; B777; C2116; D505; D572; F1448; G1360; M2183; P357; R969-974; S155; S1574 rosso A338; A1160; A1196; A1197; A1198; B104; B105; B106; C1134; C1572; D1047; F41; G188; G323; G484; G1188; G1262; L1025; O511; P243; P1090; R884; R975-1019; S168; S1046; T4; T8; T445; T747; U203; U204; U312; V504; V834; Z114; Z130; Z166 rossore C2003; D189; R1020; R1021 rotolare F1047; G1057; G1356; P1693; S435; V741 rotolo C922
pag 1888 - 04/07/2007
1825 rotoloni C208 Rotonda (Pantheon) R882 rotondo D1047; P1695; R842 rotta (sost.) C657 rotta di collo C2180 rotto A836; B83; B136; C206; C905; C915; C1504; D1232-1239; F368; F574; F698; F730; F1214; G335; G575; G576; M223; M224; M226; M721; M1125; M1169; M1477; M1672; N153; P1229; P1230; P1451; P1764; P2359; R1099; S24; S381; S1769; T465; T600; T807 rovaio B241 rovente O696 rovere G373; N516; R1022 rovescia M1789 rovesciare C832; M175; P335; P1699; S97; V190 rovescio C2349; L133; M651; M1074; M1075; M1844; P334; T833; V643 Rovigno (localita`) T979 rovina B643; C728; C912; D826; D946; F212; F213; F1234; F1404; G155; G1344; L179; L407; L909; M66; O212; O661; P2857; R362; S8; S1862; T209; T461; T639; T1074 rovinare A35; A126; A203; A204; A495; A1133; B551; B552; B755; C162; C654; C1160; C1449; D1; F2; F213; F1134; G176; G300; G1316; L1; M1279; M1746; M1747; M1855; M1994; P1086; P2714; R675; S675; S803; R848; S1135; S1311; S1385; T151; T533; V839; Z77; Z137 rovinarsi C2016 rovinoso G1112; S515 rovo R950 rozza C1142; M568 rozzo O604 rubare A63; A121; A187; A629; A1284; B1050; C417; C940; C1417; C1581; C1828; C1910; C2351; C2706; D61; D112; D293; E55; F199; F1351; F1514; G304; G307; G727; G980; I81; L20; L21; L27; L32; L33; L34; L39; L137; L206; M1177; M2089; M2196; N469; N476; N497; O30; O93; P332; P952; P953; P970; P1375; P1870; P2216; P2345; Q145; R1023-1075; R3; S484; S492; S1636; S1799; S1900; S2018; S2046; S2289; T147; T210; T869; T1052; T1053; T1056; T1098; U28; U138; V328; V329; V1282 rubata (sost.) R440 rubato B34; F1514; G234; R753; R764-768; R1032; R1033; R1041; T1054 rubicondo L1026 ruffa V395 ruffiano C2470; F228; F613; P1727; O56; R10761081; S426; S1772 ruga A841; G340; G1087; R1082-1084; S1784 ruggine A135; A863; C1490; I444; R1085-1089; U289; Z109 rugginoso C1491 rugiada A1189; C1524; R1090-1097; T1073
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
INDICE ANALITICO
rumore B361; B445; B446; B786; C837; C947; F621; F1020; G285; G286; N416; P1268; P2182; R1098-1103; S2078; Z135 ruota F1170-1174; M1828; M1829; O495; P825; P1631; R1104-1121; S805-807; S1039; U103; V1023 rupe S1751 ruscello F1001; F1002; F1003; F1005; F1009; G906; L60; M678; P1958; R431; R1122-1126; S1184; S1187 russare P88 russo D1056; I265; I530; R1127 rustico A1466; C2107 rustico (sost.) V771 ruta A1511; R1128-1133 ruttare R1136 rutto R1134-1140 Ruzzante M651 ruzzolare C1620; D10; D11; S2144; T681 S S1 sabato B194; C2266; C2267; D477; F710; F1175; G667; L1066; M51; P1218; P2982; R543; R544; R546; S3-11; S2157 sabbia S8-12 sabbione M1269 sacca F354 saccheggiare T1098 sacchetta E69; L607 sacchetto A1135; B425; E68; G794; S1870; T664; Z36 sacco A326; A1390; B650; B658; C670; C1088; C1714; C1715; C2297; C2710; C2742; D229; D231; D560; D820; D864; D916; F34; F352; F353; F366; G200; G269; G1044; I71; L20; L44; L45; L617; M111; M415; M1191; M1214; M1215; M1477; M1664; M1786; M1955; M2014; N261; N416; O23; O376; O377; P183; P189; P346; P2359; P2729; P2918; P2919; Q136; Q137; R52; R93; R437; R508; R664; R857; S1333; S797; S1245; S1483; S1953; T895; T943; T1028; U76; U138; V9; V510; V667; Z64 saccoccia P2328 sacerdote C172; M1132 Sacra Scrittura L247; V209 sacramento D273; I18; M968 sacrestano G698; P35; P373; P702; S34-39 sacrestia E27 sacrificarsi S40 sacro V208 saetta A1199; B107; B109; B498; N626; P623; S42; S43; S2067; T750 saettare S44 sagace L736 saggezza A1530; A1532; C576; F1212; G674; M2181; P843; S396; S1347; S2303; S45-47; V193 saggina C2472; E223; R214
pag 1889 - 04/07/2007
INDICE ANALITICO
.
saggio B657; C1813; D540; D825; E137; F1028; F1029; F1031; F1032; F1070; F1076; G187; G770; I53; I527; L5; L653; L874; M149; M1010; M1602; N254; P49; P321; P530; P891; P1109; P1750; R21; R427; S48-68; S1342; S2086; S2087; T21; T22; T40; T41; T545; V92; V93; V192; V194 sagrato M1117; T809 saio D1164; F728 sala S69-71; V181 salacca A1215 Salamanca (localita`) M484 salame C746; F158; F202; P2809; Q45; S72-78; S771 salare A736; I314; S79 salario D476 salasso P2990; S81; S82; Z10 salato A1204; F203; I318; I319; M917; M1545; P249; P289; P323; P248; P1005; P1454; Q140; S80; S660 salato (costoso) L860; O668 salceto C425 salciccia L430; P956; R697 salcio C336 saldare A603; C2175; M2058 saldo G776; L967; S231 sale A122; A123; A663; A664; A782; A1218; B183; C112; C670; C807; C1427; C2542; C2689; D764; D945; E95; F617; F1662; G1198; I313; I315-317; M42; M339; N298; O205-209; O211; O220; P289; P674; P2382; P2477; P2574; R675; S83-98; T473; T860; T932; U236; V347; V858; V859; V1163 salice S99-106 saliera M42 salire A170; A200; A507; A830; A1116; C77; C78; C531; C979; C1117; C1586; C1948; C1954; C2297; F56; F466; F1172; F1182; F1422; G881; I451; M1866; O305; O694; P1259; P1642; R44; R176; S107-113; S117; S120; S121; S511; S513; S514; S517; S518; S519; S818; S1653; S1727; S2285; U99; V52; V528; V821; V1024 salita (sost.) C1352; D571; P105; P958; S114-123; S2120; T683; V961; Z121 saliva S94; S124; S125 salmo A1017; A1018; B95; C1510; S126; S127; S128 salmone P1361 Salomone G367; S129; S130; V623 salotto S2020 salsa A1058; A1205; D192; F156; S131-135 salsiccia C964; C1211; F937; G260; G613; L1132; P33; P2322; P2481; S136-146; T897 salsicciotto S973 saltare A591; A680; A1061; B479; B480; B512; B574; C182; C669; C686; C1351; F195; F785; F786; F1283; G279; G1175; L504; M86; M163;
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1826 M1570; N297; O36; P202; P286; P311; P318; P787; P884; P2909; R175; S147-155; S615; S707; S1292; S1293; S1301; T772; U95; V868; V1181; V1182 saltatore V930 saltellare P2113 saltello C683 saltem (lat.) C1037 salto A314; C1353; G146; G164; G1171; L526; M307; M1897; N112; N116; N117; P1626; P2619; Q15; R195; R974; S160-163; U207; V394 salutare A1326; B44; F1085; M541; M913; M994; M1343; M1528; R992; R1129; S164-170; V322 salute A581; A582; A1062; A1182; C236; C259; C2183; C2642; C2643; D332; F500; F709; F1595; G624; G851; G930; L264; L265; L292; L411; L594; L680; L1143; M253; M318; M541; M1092; O386; P279; P1079; P1080; P1081; P1653; P2405; R306; R466; R489; R610; R1137; S81; S171-190; S196; S207; S903; S1135; S1182; S1638; T275; T277; T284; T925; U307 saluto P1602; S197-S200 salvadanaio C1577; P2155 salvare A927; A1027; B187; C1217; C1672; C2597; D313; F666; F1124; L965; M443; M1101; M1981; P1086; P1087; S208; S452; S1886; S2253; T1006; U143; V949; Z77 salvarsi A239; C1761; D535; F1554; I38; M257; N454; P808; R184; R1129; S201; S202; T692 salvastrella I320 Salvatore S205 salvatrice S209 salvezza S206; S1079 salvia A1270; G1372; S208-214; T862 Salvino (nome) G165 sambuco A924; C2374; S215-219 Samo (localita`) S2252 san Barnaba` B140; B141; B142 san Bartolomeo B143; B145; R913 san Bastiano S817-819 san Bellino B284-287 san Benedetto B425; B426; B427; M1756; P633; R911 san Bernardino B491; L756; L757 san Bernardo F156 san Biagio B524; B525; B526 san Bindo B570 san Bonifacio P245 san Casimiro C985 san Cataldo C1048; C1049 san Clemente C1674; C1675 san Cosma C2387 san Crescentino U243 san Crispino C2470 san Cristoforo P1970
pag 1890 - 04/07/2007
1827 san Damiano C2387 san Donato D798; D801-806; Q107; Q108 san Faustino F434 san Filippo F884; P1903 san Firmino F985 san Fosse A1649 san Francesco D1216; F1296; F1297; F1298; N419; P1965; T730; T731 san Frediano F1393; F1394; F1395; M2121 san Gallo G166-170; P1845; S973 san Gervasio M1079 san Giacomo C998; G473-480; P1903 San Gimignano (localita`) S220 san Giorgio G569; G572; G573 san Giovanni A285; A286; C2269; G644-655 san Giuda R229 san Giuseppe B124; G830-837; P1832 san Giusto D801; G867 san Gorgone G959 san Gorgonio G958 san Gregorio P1903; R180 san Lino L760 san Lorenzo A1021; L901-904 san Luca L919-927; T733; Z143 san Mangia S285 san Marco A1154; M664-676; P633 san Martino B202; C2470; M809; M810; M812; M816; M819-836; N91; N115; S312; S317 san Matteo C1773; M994; M995; M996 san Mattia M998-1002 san Medardo M1079; M1080; M1081 san Mercuriale M1293 san Michele G457; M1426-1432 san Nicola N313; N314 san Paganino P122; P123 san Pancrazio P245 san Paolino P354; P355; P356 san Paolo C168; C170; C978; L844; L964; P357360 san Pasquale P653 san Pellegrino P1093 san Pietro C757; C2476; F1361; L844; P17031729; P1903; P2232; Q174; S1117; S1118; T1079 san Potesse A1649 san Quintino Q172 san Ranieri R191 san Regala R717 san Rocco R816-819 san Salvatore S205 san Sarebbe A1649 san Sebastiano S813-816 san Servazio P245 san Silvestro P650; S1351-1353
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
INDICE ANALITICO
san Simone A283; G148; M2139; N245; R229; S1360-1369 san Tomı`o T670 san Tommaso T672; T675; T676; T677 san Tomme` P2191; T671; T673 san Valentino N112; V51-54; V57; V60 san Vincenzo V806; V807; V808 san Vito P1903; V1076-1082 san Zaccaria Z1 sanare A453; A603; A829; A1143; C1634; G828; I510; L885; M1134; P1005; P1538; R92; R963; V355 sangue A465; A1607; C185; C597; C766; C767; C1594; D71; D659; F585; G776; S231; L182; L796; P819; P1285; P1912; R206; R207; R624; S221-235; S1495; S1755; T836; U162; V19; V835; V891 sanguinare F583; P1543; R190 sanguinario S1914 sanguinella S236 sanguisuga S237 sanita` A252; A1184; C1518; C2640; C2641; F1523; L291; L633; M321; M550; M551; Q95; S174; S238-241; S1181 sano A311; A465; A519; A520; A723; A724; A726; A727; A729; A877; A881; A1249; C611; C1404; C1520; C1633; C2026; C2044; C2393; D266; D847; D915; D916; D1232; D1239; F698; F917; F1074; G1186; G1295; I192; L555; L580; L583; L718; L755; L1062; L1165; M224; M227; M244; M517; M547; M1226; O105; P432; P721; P723; P1194; P1228; P1230; P1253; P1576; P1895; P1896; S178; S242-259; T631; T985; V217; V1294 Sansone S260; S261 santa Barbara B109-111 santa Bibiana B536-538 santa Candelora C350; C351 santa Caterina C1057-1067; O18 Santa Cenere (ricorrenza) C1273 Santa Concezione I43 santa Cristina C2472 Santa Croce C2512-2522 santa Guasta A279 santa Liberata L621; L622 santa Lucia L962-965 santa Maddalena M31; M35; N420 santa Margherita M713; M714; M715 santa Maria B242; D802; M717; M718; O228; R212 santa Maria Maddalena M32; M33; N421; P2106 santa Marta M790 santa Reparata R373 santa Rita R714-717 santa Spera S287 santa Susina S2292
pag 1891 - 04/07/2007
INDICE ANALITICO
.
santa Teresa S2066; T484; T485; T732 santa Verdiana V469 sant’Agata A276; A277; L919 sant’Aggiusta A279 sant’Agio C1882 sant’Agnese A315; A316; A317 sant’Agostino A329; A330; A331; P648; P649; R194 sant’Andrea A889-898; P2190; V1200 sant’Anna A941; A942; C998 sant’Ansano A1013 sant’Antonio A1019-1030; A1366; F1688; G475; G1376; G1377; P1966 sant’Apollonia A1051 sant’Arrangiati A1236 sant’Avesse A1649 sant’Egidio S973 Santi (festa) L423; M2107; S311-322 Santi Fiorentini S323 Santi Innocentini I308 santificare G1060 sant’Ingegno I247 sant’Irene I517 santita` Q84; Q85 sant’Ivone A1725 santo S262-322; passim santo Barnaba` M1081 santo Giuseppe G829 santo Stefano S2055 santolotto P36 sant’Omobono O293 sant’Urbano P1903; U238-241 sapa S324; S325 sapere S326-403; passim sapere (avere sapore) A296; F1081; F1318; P2440; T888 sapere (sost.) A1643; A1644; B444; D721; D722; E180; F468; F1207; I24; I93; M1248; P1146; P1282; P2823; S333-336; S350; S356; S365; S399; S406; S407; S409; V829 sapiente A1441; C2293; I313; L388; L570; R117; S2; U159; V828 sapienza A1338; A1531; B99; B280; C1333; D432; D433; D435; F1208; L618; P2357; P2824; S404 saponata I286 sapone A1361; M15; M1997; P2951; S413 saponetta A1120 sapore A781; A1216; B84; C47; C763; C2388; F157; F1087; F1510; F1514; G62; G558; G937; L122; M1177; M1183; M1535; M1639; O209; O211; P268; P285; P332; P1804; R1053; S4; S83; S412-417; S1582; S2198; V936 saporito A1204; F1513; P289; P331; P2764; P2807 saragia C1589 sarchiare S418; S419
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1828 sarchiatura S420-422 sarda C1640; G298; Z42 sardella L942; S1256 sardina D739; D1061; F394; P2733 sardo S424; S425 sarmento P443; P444 sarta F1644; L261 sartaccio S429 sarto B824; C2516; F613; G890; L57; M1361; N450; P2754; Q145; S426-430; S2243 sartorio M2194 sartuccio S428 Sarzana (localita`) L929 sassaia G489 sassata A714; A715; C737; C2012; C2656; L1181; M1496; O357; P544; R156; T589 Sassetti (nome) S438 Sassi (nome) S438 sasso A424; A912; A913; A1336; B44; C137; C260; C383; C744; C1966; C2338; D1089; F7; F74; I136; L195; M397; N390; O247; O248; O254; O590; P700; P1614; P1694; P2137; R886; S167; S168; S431-437; S2156; T588; T979; V732; V733; V1169 Sassolini (nome) S438 sassolino S436 Satanasso C1484 satollare C1377; P284 satollarsi U233; V501 satollo C2254; C2255; M1498; P214; P2654; P2655; P2656; S439-442 saviezza F1033; R665; V160 Savinio (santo) S1287 savio A534; C255; C1962; C2045; D260; D724; D905; D986; D1150; E136; E143; E234; E245; F418; F564; F846; G745; I68; L511; L717; L730; L867; L881; M689; M1023; M1026; M10351038; M1041; M1045; M1052; M1056; M1057; M1058; M1060; M1483; N222; N253; O80; P565; P593; P615; P872; P873; P874; P879; P880; P882; P890; P912; P922; P1153; P1746; R77; R90; R461; R713; S1; S51; S53; S58; S61; S65; S370; S443-456; S663; S730; S1348; S2026; S2084; S2166; T546; T547; V176 saziare A23; A1562; C1376; C1475; F1105; G1118; L323; O102; O335; O366; P251; P325; P2044; P2045; P2046; V1240 saziarsi N130; V768; Z25 sazieta` M551 sazio A448; C397; F849; G977; M176; M527; P1646; R335; U20; U48 sbadigliare L1171; M737; P2594; R180; R773; S458-460; V289 sbadiglio R633; S461-472 sbagliare A883; A1342; B1027; C56; C839; C1421; C2719; D180; D365; D474; D734; D745; D1201; E131; F296; F1634; I163; N575;
pag 1892 - 04/07/2007
1829 P481; P482; P2194; P2826; Q20; R188; S49; S371; S473-495; S520; S906; T23; U13; V1276; V1309 sbagliarsi P2832 sbaglio M1929; S478; S496-498 sbarra P2691 sbatacchiare O443 sbattere F190; S499-501 sbeccato P1227 sbevazzare S1742 sbiancare A1257 sbirro L224; S502; S503; S1887 sbornia S504 sbranare V1283 sbroccare C671 sbrogliare I39 sbronza S505; V908 sbronzo P90 sbucciare A285; G648 sbuffare A1458 scacciare C487; C1480-1484; C1704; C1705; C2745; C2746; D319; F642; I493; L541; M1842 scadere V999 scagliare P935 scala C905; C1760; D1062; F77; F1162; L22; M647; M1826; P397; P1491; S510-520; S1327; S1653; T972; U94 scalbatra N562 scaldaletto G831; G832 scaldare A421; A856; A1097; A1215; A1263; B645; B943; C1616; F604; F721; F1017; G44; I506; L402; L426; O270; P1839; P2034; S522; S523; S1094; S2027; V920 scaldarsi A1104; F784; S521; S727; T652 Scaldaseggiole (nome) C5; C6 scale A221; C2211; C2297; C2300; M1825; S508; S514; U267; V647 scalello A1200 scaletta V994 scalino S520; S1520 scalpellino P1758; S524; S525 scalpello S526; S527; S748 scaltro F1703; M1011 scalzo A876; C51; C2524; G406; M781; M869872; M2048; S529; S1738 scambiare P1602 scambio B92; G1212 scampare B1082; C99; D917; F1544; F1688; G25; L1156; M711; M884; Q139; R29; T1072; T1077; T1084; T1086 scampo V1032 scandalizzarsi C1456 scandalo P2140; S530; S531; V32 scannare A300-302; C1594; I472; P1030 scannarsi P2130; R278
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
INDICE ANALITICO
scanno C2637; P1641 scansare F377; G1101; L626; M938 scapato M412 scapolare F1351 scapolo M721; V280 scappare A1633; B851; C181; C492; C623; C1800; C2020; C2023; C2170; C2190; D196; G1144; G1313; G1335; L956; L1157; M1002; M1890; O75; O515; O516; O714; P1455; P2029; Q105; R368; S486; S488; S532-538; S2015; T712; V45; V630; V645; V1277 scappucciare G1285 scarabeo G1356 scarafaggio P1603; S539; S1470 scardassiere B119 scardola O440 scaricare B756; B758; F1532 scarico F1533 scarpa B65; B538; B811; C39; C144; C179; C206; C560; C1111; C1500-1504; C1507; C2098; C2099; C2312; C2706; D1204; D1205; F28; F233; F265; F1214; F1344; G325; G1273; L614; M868; M871; M1359; M1360; M2048; O601; P428; P761; P1665; P1671; P1835; P2055; R75; S381; S436; S504; S529; S541-557; S1738; S1889; T888; V727; Z96 scarpaccia C632 scarpetta M1827 scarpina C632 scarpone A480; C813 scarraffone S540 scarsella C1725; C2263; D898; D954; G1232; L734 scarsita` P1375 scarso G763; M873; N268 scartare P2841 scartoffia I41 scasso O254 scatenarsi G804; F3 scatola D954; T693 scavalcare P360 scavare F255; F1095; F1280; G895; M439; M543; N409; P2426; S1729; T805; V798 scavezzare B835; S1880 scegliere A527; A642; A664; C2047; C2546; D669; D789; D834; D924; F1070; L639; L714; L1103; L1104; L1105; M332; M904; M1201; M1925; O476; P1447; S558-567; S1332; S2119 scelta P455; S565 scemare A1572; F556; L605; P811; P1115; R123 scemo B296; C858; C1082; C1350; C1726; F1709; F1710; G770; L648; M1046; P551; P3020; Q126; S568-571; S1386; S2176; T544 scendere A170; A830; C119; C173; C976; C978; C1103; C1117; C1948; C1954; C2240; C2325;
pag 1893 - 04/07/2007
INDICE ANALITICO
.
F56; F1172; F1182; G602; G881; L832; M678; M1485; P2052; P2194; S108; S120; S121; S500; S511; S572; S573; S1442; V1024 scesa (sost.) S116; S117; S2120 scheggia C1281-1284; C1617; C1618; C1619; F1494; F1495; F1496; P37; P1023; S574-581 schernito N540 scherno S582-585 scherzare B573; C1233; D1033; F513; O371; S587-603; S608; V588 scherzo C787; C2680; G550; G552; I81; L239; M1029; P2617; R625; S599; S604-617 schiacciapidocchi N18 schiacciare D655; I154; M491; N390; N391; P2913; S237; S1097; V952; Z101 schiaffeggiare P2972 schiaffo M85; S618-621; V1039 schiamazzare G47 schiamazzo F1468 schiantare I267 schiantarsi C1526 schiaranzana S670 schiarita T466 schiavo C918; L623; S888 schiena A1134; A1192; C643; D340; D854; F1490; M296; R603; S622-626; S903; T908 schiera P919; P2710; S1427 schietto C2308 schifare S627 schioppetto C40 schioppino S630 schioppo C41; L107; P1405; R247; S628-630 schiudere P2203 schiuma S631; S632; V871 schivare V716 schivo T71 schizzare R990 sciacquare A162; B929; P343 sciacquarsi C1384 sciagura D1227; G560; S988 scialare M1220; M1221; M1765 scialle C2325 sciame A1040; C369; S633; T1061 sciancato P1800 sciapo R231 sciarpa S313 sciatto M1705 scienza C175; C847; C848; C2380; C2381; D390; E178; F889; I95; I386; M94; M189; M1096; P842; P844; P845; P2847; R424; R523; S405; S634-640 Scimio (nome) S641 scimmia C1341; M1603; P2469; S642-653 scimmiotto S650; S653 scimunito S654
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1830 scintilla F457; S655-658 sciocco A1111; B306; D665; D1015; F203; F359; F944; F1205; F1211; F1697; F1700; G1343; I48; M492; M1887; P589; P917; P919; P2776; S79; S659-664 sciogliere A323; B448; C1293; N363; N443; N446; S507; S666; S1270; S1527; U96; V582 sciogliersi M755 scirocco B285; M702; S667-670; S1539; T846 sciroppo M1084; P1807; P1808; S671; S1757 Sciupalegno (nome) N523 sciupare C741; C2103 scivolare L741; M71; M2229 scodella B247; B931; M1252; M1933; P2087; R648; S236; T1010 scodellare P381 scodinzolare C365; D981 scoglio G130; N148; S672-677; T555 scoiattolo S678-683 scolare P137 scolaro G583; M99; M100; N314; S684-687 scolta S1033 scommessa C1750 scommettere N503 scomodo V550 scomodo (sost.) C1883 scompagnato D1028 scomparire D1166; N268 scompigliare T1058 sconciare P203 sconfitta D646 sconforto P2459 sconosciuto D747; M1302 sconsolato F642; M1988; N47 scontare C2148; F871; M366; S584 scontento I44; P1821; S688; S689 scontroso S690 scopa F1447; M1723; P995; P2951; S691-696; Z23 scopare M50; S695; S697-701 scoperchiato P1234 scoperto P2363 scoppiare F1685; G396; M537; M923; R186; T141 scoppiettare F1684 scoprire A492; A493; A597; A611; A1099; A1469; B1035; B1091; C26; C27; D296; D297; F1476; G334; L18; M109; M1892; O325; S811; S892; S1120; T395; U316; V527 scoprirsi B1043; G406; M1893 scorciatoia G536; R53; S2121 scordare A556; A614; A750; A807; B269; B355; G1105; G1106; M2189; O152; O154; P658; P1309; P2493; S298; S350; S703-710; U160 scordarsi B335; L937; S706; S707 scordone (agg.) P620
pag 1894 - 04/07/2007
1831 scoreggia B910; D1114; P2777; S717 scornato I490 scorpione A1141; M939; S711-716 scorrere O524 scorta F477 scortesia C2305; V777; V802 scorticare A1264; A1607; B212; C1595; C1699; L23; P725; R35; S719-722; S1555; U137 scorza A431; A853; B35; C2344; G810; I234; P740; R935; S723-726; S785 scottare A222; B867; B1024; C692; N434; O155; P741; P742; S728; S1036; T648 scottarsi A1263; C215; N77; S727 scottatura B868; C216; M282 scovare L500 scranna (sedia) V661 screditare O647 scricciolo A1116; S1400 scrigno C1413; M643 scritto B252; C2183; M744; M964; P543; P2028; S400; T19; V208 scrittore P1129 scrittura D1157; M1204; S729; S730; V208; V209 scrivano C2118; S1040 scrivere B172; C164; C1578; D490; F617; F618; F1303; F1483; G86; G195; I277; L675; M787; N359; O150; O151; P469; P1155; P1727; P1797; P1798; P2021; P2598; P2750; S731-737; S1320; S2104; T96; T97 scrofa S1429 scrollare P1001 scrosciare S667 scrupolo M411; S738; S739; T145; T146; T147 scucire F315; L128 scuderia N559 scudo A1702; B795; C1724; S740-744 scultore S745 scultura S746; S747 scuola D321; E185; L1133; M1820; N300; N314; O159; P384; P2400; Q110; S749-756; S2303; V1000 scuolina S2292 scuotere A1458; F190; L501; L502; P1265; P1266 scure A414; M606; M1835; O254; Q166; S757; S758 scuretto N626 scuro A1157; B726; C168; F1340; F1561; M1851; M1852; M1853; N511; P358; P359; T679; T767; V808 scusa A268; B1028; C210; C409; C410; D348; F769; L1097; M2025; P951; P2679; S759-771; T1008; V760; V1131; V1134 scusare E147; I22; I23 scusarsi S772; S774 sdegnare C1764; G463; L97; P389; S2107; V850 sdegnarsi A1366; S776
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
INDICE ANALITICO
sdegno A536; A798; F1724; I236; S777-793; S895 sdegnoso D933 sdentato C1537 se S794-812; S2102 Sebastiano S813-816 secca (di fiume) A1227; S828; T757 seccare C1692; D1007; E228; L321; L925; M1401; P2196; R966; S1208; S1209; S1210; S1571; S1573; V11; V795 seccarsi A871; C1195; C2545; G651 seccarsi (irritarsi) L315 seccatore P2584 seccatura G549 secchetto G794 secchia P1183; P2420; S820-823 secchiello T123 secchio C159; C663; D137; G278; L85; L440; M175; P847; P2851; R498; T1085; V26; V243; V421 secco A565; B227; B427; C715; C2257; F447; F454; F1297; F1443; G96; G1075; L425; L759; M529; M876; M879; M880; N537; O253; O269; P169; R223; S824-827; S1081; T803; T804; U178 secolo F768; G611; O541; P2824; S829-835; V869 secondo A44; A64; A1382; B541; B543; B546; B680; C605; C606; C829; C948; C2391; D71; D438; D703; D908; D1200; F456; F874; F1332; G583; G1379; I94; L1027; M605; M770; M973; M977; M1585; M1727; N407; N464; O585; P697; P872; P873; P1193; P1195; P1323; P1324; P1372; P2643; P2726; P2845; R511; R719; R792; S633; S1080; S1865; T373; V381; V865 sedano F936; S836-838 sede S849 sedere (sost.) N384; S850; T1093; V664 sedere (verbo) C158; C2661; C2666; D627; F141; F1421; G533; G1368; I96; L258; L1028; M794; M1314; M1547; M2135; O249; O439; P1053; P1684; P1918; P2054; R375; S683; S839-849; S852; S854; S855; S1687; S2280; V273; V357; V856 sedersi B1063; C2617; C2624; C2665; S859 sedia C2618; I494; M794; O626; P2054; S851-860 sedici L492; P260 seduto C2681; P865; S1246 sega S861; S862; S1040 segantino S864; Z65 segare A127; E91; L422 segatura C1343 seggiola C2649; O626; P1052; P1053; S854; V662 segnale C2642 segnare L92; O554; O555; P2750; P2929; R506; S865; T952 segnarsi F1630 segnato P985; S866-868
pag 1895 - 04/07/2007
INDICE ANALITICO
.
segno B80; C1575; C2122; F506; I367; I500; L428; M275; M511; M2165; O73; P1539; P1865; S782; S869-873; S1553 sego P1430 segone S863 segreto (sost.) A1285; B527; B663; C852; C2717; C2755; D892; D893; D894; M920; M1580; N536; P2933; P2934; S874-895; S1458; T892 segreto (agg.) A534; D87; D888-890; L908; S1; S2; S891; S897; T527; T927 seguire A75; A1569; C42; C2076; C2077; C2330; D81; D82; D550; F131; F885; F1002; F1003; F1091; G421; G600; G1344; I447; L93; M1424; M1836; N125; O342; O490; P1156; P2868; R504; R569; R688; R969; S747; S898-900; S2279 seguitare B926; R708 sei B542; C2637; G417; M1072; M1073; M1318; M2009; N522; O557; R594; R841; R898; S901906; T706; T842; U209; V402 selce S907; S1291 selciato R846 sella A1394; B160; C1128; G953; N41; S908-911 selva R240; S912-918 selvatico C709; T502; U199 sembrare B1077; P870; P2907; R181 seme A228; A412; A1087; E75; E76; F189; F795; L528; L826; M613; M1182; P681; T489; U44 semel (lat.) A10; B542; V1304 sementa L924; S317; S924 sementare C2472 semente C23; N532; S919-928; S937 semenza A1325; U2 semina C1675; L924; S929; S930; O574 seminare A284; A876; A1011; A1132; A1170; A1638; C708; C1498; C1638; C2113; C2372; C2472; C2571; D179; D234; E103; F71; F435; F436; F441; F495; F568; F1395; G170; G346; G379; G488; G631; G830; L758; L921; L923; L972; L1047; M406; M864; M1469; M1473; M1668; P371; P2275; P2314; P2462; R17; S318; S837; S920; S921; S931-973; S1840; T28; T255; T591; T592; T942; U281; V6 seminario R640 seminarista S974 semola A853; D481; P988; R934; R935; S975-977 semplice C2726; D1096; S978-980 semplicita` S981-983 sempre S984-989; passim senese D1046; F966; F969; L374; L751; P2464; S990; S991; S1274 Senigallia (localita`) S992-994 senno A984; A1014; B532; C834; D72; D756; F1202; F1264; F1267; M474; M1060; O298; O299; P1298; Q87; S638; S995-1016; T913; V827
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1832 seno C694; C2218; F1656; O109; S1092-1094; V1165 senso S1017-1020; T560 sententia (lat.) T560 sentenza F1030; G729-732; G745; M162; N342; P2835; S1021; S1024; S1038; T559 sentiero C1597 sentimento S1025-1027 sentinella B331; M1682; M1684 sentire A265; A284; A843; A962; A976; A1161; A1213; A1346; B165; B514; B952; C267; C269; C278; C1224; C1479; C1495; C1607; C2049; C2361; C2402; C2587; C2608; C2724; C2735; D189; D541; D542; D543; D695; D1115; E40; F20; F173; F204; F595; F778; F1290; F1376; F1490; G105; G925; L438; L483; M280; M661; M1126; M1285; M1286; M1993; M2061; M2252; M2265; O608; P228; P374; P529; P748; P825; P867; P973; P1116; P1932; P2415; P2621; P2622; P2682; P2953; P3004; P3026; Q88; R137; R205; R952; R1074; S436; S462; S871; S1028-1036; S1204; S1417; S1613; S1624; S1659; S1665; S1670; T27; T952; U145; U270; V158; V718; V752; V842; V956; V1114; V1115; V1136; V1279 sentirsi R482; S684; S1036; U264 senza S1037-1041; passim separare M959; M960; M1629 separarsi C2672 sepolcro G943 sepolto M1301; M2071; M2082 sepoltura C1115; C1116; C1255; C2746; F655; F1474; M300; N408; O167; O724; R224; R1014; S1042-1045; S1558; S2172; V473; V1156 seppellire C2266; M2070; P1415; R1084 ser Appuntino A1067 ser Falcuccio F88 ser Umido P1331 sera A608; A615; A615; A799; A801; A1083; A1122; A1123; A1124; A1130; S1481; A11481152; A1178; A1201; B141; B548; B902; C68; C144; C363; C532; C1067; C1139; C1738; C1753; D256; D257; D259; F344; F667; F668; F734; F1080; G89; G90; G428; G429; G596; G599; G1166; L218; L366; L370; L375; L378; L453; L454; L455; L715; L833-836; L988; M447; M955; M1003; M1004; M1007-1011; M1017-1021; M1424; M1904; N229; N271; O346; O598; O703; P299; P1090; P1190; P2887; P2996; R130; R140; R539; R814; R910; R975; R976; R1014; S701; S1046-1057; S1071; S1261; S1307; S1549; S1703; S1933; S2043; S2056; S2180; S2181; T450; T464; T849; T1103; V391; V707; V790; V799 serale D387 serbare C1614; D525; D740; F718; G378; G380; P296; Q100; R793; S1058-1069; T725; V336; V934; V938
pag 1896 - 04/07/2007
1833 serenata S2250; S2251 sereno A655; A1147; A1152; A1157; B364; B727; B827; C1574; D810; F652; G203; G601; G834; I420; I421; M834; M835; M1853; M2077; N632; S1052; S1070-1077; S1329; S1532; V12 sergente S1500 serio D871; G513; S617 sermentino P1806 sermone A1265; M1333; P2492; S1078-1082 serotino V187; V1146 serpe C189; C454; C982; E228; G244; L958; L959; L961; L1070; L1071; M187; M891; M892; M893; M1664; R146; S65; S124; S432; S1083-1104; S1395; U275; V469 serpente A847; A1141; C694; C2291; C2341; E259; F1656; M260; P403; P417; P1083; P1371; P2122; P2866; S918; S1089; S1105-1107 serrare C73; C2175; G1056; I295; I516; L661; M1665; P320; P1851; P2209; P2226; R54; S1069; S1108-1113 serratura S1039 serva C905; C1215; D42; D249; D1242; F235; F758; F1323; F1647; G33; G1141; I420; I445; L1081; M1411; P600; P2668; Q155; S11141128; S1159; S1740; V177; V1314 Servazio (santo) P245 servente G30; S427 servigio I275 servire A487; A498; A510; A1379; A1487; A1488; A1540; A1566; B846; B1024; B1087; C280; C330; C739; C958; C1107; C1812; C2638; D65; D66; D68; D570; D614; D744; F282; F283; F461; F877; F963; F1429; G126; G1113; L724; M497; M503; N256; O281; O288; P69; P679; P1096; P1663; P2698; R195; R427; R730; R852; S1035; S639; S1130-1142; S1666; S1828; T410; T540; T936; U230; V558; V559; V932; V1227 servirsi C1887 servitore A1488; C487; C738; C1160; C2293; C2616; F1653; F1654; G33; G149; G1140; I272; L484; M2060; N227; P80; P81; P96; P97; P2419; P2568; R499; S1133; S1161; S1163; S1167; S1168; S1170; S1178; T907; Z60 servitu` S1143; T615 serviziale D333; D334; L793; S1144; U110 servizio C1829; P77; S1145-1160 servo A1311; A1529; C2431; D67; D68; F378; F873; G1285; I181; M66; M487; M1548; O90; P73; P75; P76; P77; P79; P83; P88; P89; P90; P101; P2972; R289; R426; S1114; S1115; S1121-1127; S1130; S1161-1172 Sesamo S1173 sessanta S1174; U147; U148; U149; V401; V402 sessantina C1226; C1227 sesto B593; B604 Sesto (localita`) S1175
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
INDICE ANALITICO
seta A234; A809; N445; S834; S1176-1180; T402; V309; V762 sete A167; A1588; B455; B458; B473; B557; B680; B845; F204; F205; F709; F1050; G797; L976; M294; M1126; M1136; M2281; P76; P507; P1690; P2621; P2622; P2628; P2642; S463; S1181-1194; S2253; T217; T493; V25; V42; V913; V928; V1058; Z164 setola P2190 setta P1011 settanta P1302; S1195; U147; U148; U149; V171 sette A447; A812; A1157; B428; B429; B542; B717; B733; B1004; C127; C358; C438; C1838; C2560; C2698; D762; D874; D895; D896; D1048; D1075; D1077; F4; G235; G236; G284; G416; G417; G595; G857; G861; G1129; G1195; G1306; L1036; L1037; M18; M483; M847; M1072; M1545; M1587; M1956; M2093; N105; N399; O254; P246; P247; P253; P623; P1302; P1404; P2636; P2648; P2658; P2671; P2934; R646; R647; R654; R831; S49; S74; S902; S1196-1201; S1768; S1769; S1914; S2067; T798; V171; V330; V611; V612; Z164; Z166 settembre A339; A341; A342; A350; A1179; B205; B870; C160; C1535; C2517; D1116; G383; G384; G404-408; G456; L229; L974; L1038; M50; M135; M138; M1430; O696; P1830; P1831; P2278; S213; S1202-1230; S1556; S1564; T626; T862; T953 settembrino A1178; L1035-1039; S1557; S2043 settembrotte S1218 settentrione F917 settimana B536; C1404; C1405; C1406; C1566; C1569; F163; G643; G662; G663; G664; L369; L372; L1034; L1065; L1067; M88; M1276; M1277; N282; N283; N627; P2166; P3000; S75; S1231-1233; S2091; T280; T843; T844 settimo T706 severo D1056 sezzo P1618 sfacciato N202 sfamare C398; P1456; R820 sfare F51 sfarfallare F293 sfasciare A1395; R1120 sfascio S1623 sferrare S485 sferza S1234-1236 sfidare C2324; N502 sfiducia F770; S1237 sfilare G309 sfiorare R914 sfiorire C1209; M975; P835; S216 sfittare A261 sfizio S1238 sfogarsi M1901 sfogliare C1207
pag 1897 - 04/07/2007
INDICE ANALITICO
.
sfogliatella N14 sfogo P1079 sfoltire P1462 sfondare A813; B992; C1379; C2741; L361; M1101 sfornare M1526 sfortuna C2681; F1186; S701 sfortunato A300; A302; F1242; S95; S1239-1248; S1979; T593 sforzare A1144 sfratato C1215; F1322 sfrenato D1241; F565 sfruttare P1647; T515 sfuggire D240; D241; F84; M273 sgabello S858 sgambettare F1421; V357 sgarbato G1347; G1348 sghei C760 sghimbescio B569 sgocciolare G900; P185; S1249-1255 sgombrare T199 sgombro S1256 sgozzare A306 sgraffignare L840; M2207 sgranacorone B13 sgrondare B454; F669; V864 sguaiato G1347 sguazzare P2187 sı` B86; B87; C1404; D931; D1224; M1030; M1046; M1848; N352-357; N362-365; N368; N508; P1778; R112; S1257-1271; S1933 si (nota) M2280 siccita` M136; S2297 Sicilia M1549 siciliano D1046; P471; P2464; S1274 sicurezza D367; Q151; S1237; S1708 sicuro A612; A866; A874; A1157; B740; C391; C846; C1324; C2046; F997; F1340; F1475; F1728; M31; M235; M570; M1852; M1853; M2045; N68; N340; O722; P359; P730; P1143; P1964; S1275-1286; S2134; T679 sicurta` M437; M438; M439 Siena B87; S1287-1291 siepe A315; A316; A1460; C685; C1473; C2560; M1896; I270; L200; M856; M1733; M2251; P2889; R905; S1292-1302; T932; V684; V685 Sieve (fiume) A1228 sifone L467 sigaretta S1303-1306 sigaro S1307-1309 sigillare B663; V603 sigillo F1082; F1083; R850 signora B196; D857; D1040; E73; F761; M1511; M1724; N238; S1487; S1488; S1492; S1493
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1834 signore A1209; A1291; A1402; B544; B889; C1160; C1546; C1612; C2133; D23; D1016; D1018; E74; F235; F431; F966; F999; G132; G800; G962; G1142; G1285; I112; I272; L284; M216; M435; M1657; M2216; M2244; N243; O84; O390; P94; P149; P254; P646; P733; P1065; P1373; P2146; P2409; P2788; R307; R311; R341; R579; R1038; S83; S1134; S1135; S1314-1334; S1519; S1752; T281; T442; V389; V711; V712; V930 Signore (Dio) A391; A894; A973; A1695; C2005; C2144; C2251; D276; D391; D763; D1138; F1191; F1697; L969; M177; O424; O627; P979; P980; P1062; P1275; R594; S726; S1214; S13101313; V658; V799; V1074 signoria A832; C1917; D1049; E24; M409; S1335; V777 signorina P1002 signorotto C2114 silente C379 silenzio B445; C2251; G301; S1336-1350; T43 silenzioso F994; U28 Silvestro D323; D765; P650; S1351-1353 simile G1133; S1354; S1358; T906 Simone A283; G148; M2139; N245; R229; S13601370 simpatia S1371-1374 simpatico D801; S1375-1377; T576 simulare F1477; R336; S1378; S1379 sincero C2490; D251; D956; M628; N354; R1006; S620; S1383 sindaco N621; S1384-1389 singhiozzo S1390-1392 singulto S1391 sinistra D248; F1314; S1394 sinistro D249; M24; M620; O463; S1393 siracusano S1395 Sirolo (localita`) L907 sistemare M743 Sisto S973; S1397 Siviglia S1396 slavo D1046 smaltire P311; U17; Z164 smammare S1398 smanicarsi P2422 smarrire S2136 smemorato D921 smentire P2830; U60 smercio G1217; G1218 smerdarsi B871; R82 smeriglio S1399; S1400 smerlino S1752 smettere C1533; C1675; I63; M1504; M1506; O284; P1893; V472; Z86 smoccolare L1015 smontare C85
pag 1898 - 04/07/2007
1835 smorto D1054 smorzare S786; V421 smorzarsi A169 soave C1522; G1268 sobrieta` A1184 sobrio C1038; S1401; S1402 soccida V27 soccorrere V820 soccorso L916; S1403 societa` M1822; S1404; S1405 socio S1406 sodalizio S1407 soddisfazione P2647 sodo M921; P638 sofferenza I72 soffiare A1196; B667; B728; C693; C1269; C1270; C2693; D363; F1392; F1651; L602; L1025; P2095; R255; R443; S1408; S1409; V429; V439 soffio V1029 soffitta R442 soffitto L400; N292 soffocare E33; M405 soffrire A832; A843; A1298; B313; C2146; G341; G1293; M1356; M1971; N48; P1116; S906; S1410-1421; S1856; S2210; V814 Soga (localita`) M1507 soggetto (sottoposto a) A1672; L387 sogghignare M2207 soggiacere A775 sognare A763; D1098; F181; F802; G646; G688; L586; M991; M1242; M1284; M2231; P1358; P2247; P2367; S1105; S1325; S1422-1444; S1465; S1946; T741; T90; V255 sogno A328; C2348; F525; M801; O91; P225; S1438; S1441; S1473-1480; S1834; S1835; T708; V86; V1025; V1026 solaio G371; G832; N399 solco A1130; B566; B568; B840; C2109; G1057; L229; M888; M889; S489; S1224; S1481-1485; T1001 soldato C597; C598; E119; F1295; I525; P1369; S1486-1507; S1522; T999 soldino F1536 soldo B768; C840; C1161; C1237; C1387; C1723; C1724; D152; D1148; F1681; G524; G862; G1218; I112; I115; L309; L772; L773; M768; M1503-1507:; M1647; P259; P952; P2546; P2586; P2633; P2634; P2886; P2999; Q144; S186; S1316; S1317; S1508-1528; S1947; S1991; S2165; S2310; T886; U309; V64 sole A353; A802; A806; A1399; A1423; A1456; B179; B969; B999; C60; C350-354; C752; C801; C802; C1286; C1288; C1318; C1754; D210; D418; D962; D1106; F420; F485; F552; F762; F1425; G18; G120; G354; G598; G602; G666; G667; G806; G871; G1008; I119; L81; L197;
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
INDICE ANALITICO
L227; L244; L294; L465-469; L615; L834; L952; L961; L980; L1022; M120; M668; M788; M835; M845; M849; M865; M987; M1094; M1095; M1884; M2078; N84; N87; N90; N274; N279; N296; N434; N599; O50; O215; O254; O277; O731; P347; R299; P1119; P1821; P1847; P1848; P1849; P2090; P2104; R537; S3; S4; S689; S1196; S1203; S1227; S1310; S15291577; S1658; T248; T855; T856; T858; T886; V286-288; V431; V438; V439; V823; V847; Z101 soleggiato B974; M116 solenne F620; R238 solere A86; R299; R364 solfa G1337 solicino G407 solino C2631 solitario S1578 solito F654 solitudine C1644; S1579-1587 sollazzare B59; M202 sollazzo S1588 sollecito A534; B440; O44; S1; S2; S1589-1591 solleone A558; C695; C996; L470; S1592 solletico C2361; V489 solo A534; A660; A708; A866; A1114; A1189; A1476; B33; B156; B295; B751; B950; B1088; C84; C431; C733; C950; C1311; C1878; C2051; C2073; C2283; C2401; C2566; C2572; C2724; D317; D346; D474; D597; D604; D618; D832; D890; D1036; D1063; D1210; E136; E182; E249; F73; F415; F783; F847; F1336; F1616; G22; G322; G467; G500; G625; I4; I12; L492; L636; L637; L730; L838; L1006; M11; M204; M317; M455; M743; M1500; M1560; M1587; M1954; M1983; O78; O80; O81; O83; O254; O576; P99; P364; P892; P893; P1016; P1224; P1333; P1549; P1686; P2220; R419; R547; R789; S1; S2; S205; S851; S1593-1609; S2034; S2195; T692; T1063; U134; V97; V122; V136; V137; V272; V1093; V1094; Z32 soltanto P1652 soluzione C1731 soma A1454; S1610-1620; S1623; V159 somara M675 somarello A816 somaro A1401; C142; D1201; F137; M485; M1621; O557; R305; R882; S1471; S16211624; V8; V823; V857 somigliare A1371; F121; F1493; G80; R159; F868; F1495; S1625 somigliarsi A1369; S1355; S1356 somma A1615 sommare R394 sommita` O232 sommo G853; G854 sonaglio G267; G268
pag 1899 - 04/07/2007
INDICE ANALITICO
.
sonare B799; C515; C517; P1730; P1734; Q172; T1082 sonata C1232; S1572 sonatore C825; C826; P1404; P1941; V241; V242 sonno C1192; C1249; C133; D1099; D1101; D1121; D136; D161; F179; F709; I30; M1561; P1288; P2628; P2917; P724; Q157; R137; R390; R534; S462; S463; S1183; S1627-1640; T143; T924 sopportare A1033; B388; C2747; D416; D624; E106; F1379; F1468; F1589; I276; M209; M274; M326; P9; P2410; Q34; S1611; S16411651; S2299; T928; U231; U232 sopra A417; A433; B528; C2393; D436; E191; F1458; M282; O257; P209; P648; P649; P1260; P2956; R320; S83; S684; S1653; S2010; T554; U107; U207; V736 sopraffino D957; L178; O200; S89; T7 sopravvivere L287; R485 sopruso R435 sor Artuso N518 sor Bertoldo M1368 sor Donato D799 sor Ducato D1193; D1194 sor Preciso P2471 sora Camilla C240 sora Cesira C2368 sora Checca G162 Sorano (localita`) G698 sorba F160; N247; S1657; S1658 sorbo P1365 sorca D47 sorcio G295; G993; P997; R34; R71 sordo A789; A976; A1121; C2245; F215; F1376; I293; I365; L687; M727; M983; O129; O538; P293; P2490; Q90; R329; R952; S1659-1670 sorella B668; B669; C731; C841; C2094; D1056; M656; M1568; M1706; N276; O443; P747; P2401; S1671-1678 sorgente S1679 sorgere F552; O482; S1575 sorgo M1191 soriano A1146 sorprendere S1680 sorpresa P2885 sorridere M469 sorriso B541 sorso B451; S359; S1664 sorta S505 sorte C2002; C2149; C2150; C2152; C2616; C2725; F1127; F1207; G153; G1130; M763; M2053; N235; N407; O299; S1681-1693; U107 sospettare C2726; S1694; S1695; S1701 sospetto A838; D359; F774; F1476; M1512; R587; S1697-1708
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1836 sospettoso C2249; C2414; F1302; I486; S17091711 sospirare A1107; A1108; D303; D1094; L321; L888; M748; M760; M1660; O64; O65; P1159; P1510; P2700; R543; R1118; S1712; S1962 sospiro C2552; P1269; R1134; R1135; S17131719; U321 sosta S1720 sostanza P2666; U230 sostegno B174 sostenere C1087 sostentamento L1161 sottana C207; C291; D845; P3007; S1721 sotterrare A1155; B193; D396; D804; L556; M221; M2063; M2079; P2664; S2229; U83; Z55 sottile B485; C2206; D299; F883; G1182; G1349; I78; I220; L3; L304; P182; S1722; S1723 sotto A912; A913; A1013; C571; C1265-1268; C1778; C2078; C2393; F903; F1062; G500; L443; L444; M21; M1946; N257; N264; N433; O257; P91; P209; P744; P1017; P1444; R272; R447; S397; S432; S435; S622; S715; S1562; S1724-1727; S2157; T554; T609; T680; U182; V311; V463; V621; V736; V1279 sottoterra C2116; F519; R228 sovente D353; D1051; G817; Q171 soverchio A1521; T1025; T1026 sovrana G54; N393; V633 sovrano F1277; G1052; M1270; R399; S905 spaccare D204; T979 spacciare C2436; C2437; D1160; Z152 spaccio G1285 spaccone I525 spada A322; A776; A1542; D898; F1019; G932; L698; L699; L700; L703; L739; M1124; M1666; P548; P818; P1124; P2572; S1728-1733; T238 Spagna D774; F1308; F1310; I521; M2015; R863; S1734-1736 spagnola S522 spagnolo A1504; D1046; D1056; D1057; F965; F969; F1301; F1302; F1305; G420; I264; I265; I525; S1734; S1737-1742; T239 spago A1614; L910; P1022; S2245 spalancare B583; F1155; S1214; S1682; V475 spalare D1003; N400 spalla A1390; C745; C1171; C2710; S1625 spalle A1240; A1408; B201; C678; D1046; F1541; G890; M265; N4; N171; O565; P882; P1496; S1190; S1743-1748; V679; V1096 spandere O216; P1675; S1793; S1797 spanna M1592 sparagnare (risparmiare) M2015; S1059; S1749; S1750 sparagno G1223 sparare C64; G1368; M2217; O547; P1123; P1574; P2096; S628; S1065 sparecchiare M542; P1990; T223
pag 1900 - 04/07/2007
1837 sparentare I157 spargere D854; G56; L542; R387 sparire F502; N470; T666 sparpagliare D855; G57; R41; R42 Sparta (localita`) A272 spartire L812; M1445; N422; U218 sparviero A471; A482; C387; O474; S1751-1754 spassarsela M1719; M1937; M1964 spassarsi V1022 spasso A1513; F398 spavaldo M876; S1755 spaventare A1460; C1226; C279; M313; R565; V161 spaventarsi C2644; P817; P3014 spavento D290; L91; S1183; S1756-1762 spazzaforno M358 spazzare C2583; F985; M369; M370; M377; M452; P2230; P969; R63; R128; S71; S694; S1763-1765; U87; U258 spazzola G1218; P2194 specchiarsi B948; R55; R56; S1184; S1766; S1767 specchio A174; F33; L748; O98; S642; S643; S1768-1786; S2094; V269 specialita` P1214 specie C2316; D428 spedito (veloce) R727 spegnere A166; A168; A510; C349; F1648; G1161; G1162; L81; L1015; O227; O231; P572; P1348; P1690; S1787; S1788; V618 spellare Q121 Spello (localita`) S1789 spelluzzicare D373 spelucare L921 spendere A535; A87; A1477; A1657; A1680; A1681; C286; C1952; D66; F978; G1120; G1196; G1199; G1200; G1230; I336; M768; M1746; M2067; O459; O676; O688; Q83; Q122; R365; R680; R687; R693; R725; S841; S1003; S1215; S1509; S1790-1803; S1865; S1866; S2289; T894; V344 spengere C345; C454; C1198; L82; U86; V309 spennacchiato C329 spennare A343; C1666; G106; P1655 spensierato S1970 spento C347; C1197; C2541; G254; L948; M1418; M1419 Spera (nome) S286 speranza A561; A848; A849; A1151; A1493; A1706; C52; C53; F516; F517; F568; F682; G1206; M218; P809; R475; S659; S919; S18041840; S2070; T929; V1103 Speranza (nome) N549 sperare A560; A1484; B388; C2425; D567; D1145; D1219; D1228; G755; G918; I189; L555; L914; L916; L980; M217; M1147; O285; P7; P445; P446; P669; P2712; R19; R109; R130;
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
INDICE ANALITICO
R140; R975; S206; S207; S818; S920; S976; S984; S985; S1424; S1437; S1806; S1809; S1810; S1816; S1841-1860; T519; T629 spergiurare G816; G817 sperone S1983 sperperare S2213 spesa A1350; C413; C2467; D869 E67; E184; F547; F1258; G1197; I52; I53; L226; L939; M1386; M1492; O255; O332; P690; P2448; R599; S64; S1212; S1588; S1861-1868; S1925; T451; V1305 spesso A606; B243; B470; B1088; C202; C630; C1266; C2047; F1276; G464; G817; G820; G1349; I389; L895; M238; M623; M1578; N487; O279; P1105; P1106; P1896; P1980; T130; T688; U25; U168; V1241; V1258 spesso (agg.) P769 speziale B521; C2648; F23; G746; G1285; M1089; O385; O640; P841; P1506; S1872-1876; T693; V70 spezie S1870; S1871 spezieria A290; D691; O204 spezzare C2200; L710; V422 spezzarsi F372; F609; L65; Q164; S1877-1879 spia B207; B459; C2017; D611; F437; L603; M939; O100; O677; P1885; R1062; S1881-1891 spiacere T376 spianare P573; R1083; V1139 spiantarsi V95 spiantato C1189; C1957 spiata D610 spiccare I84; P1381; S144 spicchio A288; A289; D909; D910; D911 spicciare N364 spicciarsi S1269 spiedo M1362; Q27 spiegare L491; S979; S980 spiegazione S1892 spiga A340; A995; A1087; A1323; A1327; B492; F234; G798; M669; M670; M2179; N103; R183; S1893-1898 spigare A1328; B492; C1528; C2513; G1039; M145 spigola C1244 spigolare M1472 spilla R1026 spillare M821; M823 spillo R322; S1899-1901 spilucare L920 spina C708; C710; C962; C1744; D209; G492; G494; G561; G724; G904; M798; M951; M974; M975; M1456; M1457; P393; P2962; Q35; R922-925; R941; R942; R943; R947; R948; R953-956; R959; S1903-1908 spinaci S1909 spingere C139; C254; D856; G704; L872; O306; O381; O582; P575
pag 1901 - 04/07/2007
INDICE ANALITICO
.
spino A183; G491; L125; M812; N103; S1902; V51; V52; V690 spinoso R944 spinta B483 spiraglio F1481 spirare I189; S1809; S1810 spiritato S1385 spirito D1057; D1075; G235; S700; S1910-1913; V582 spizzicare D373 splendere S1560; S1577; T855; T889 splendore S1310 spogliare A1546; A1703; B760; M856; N468; O255 spogliarsi C155; C1923; F715; F1385; G777; G778; G779; L635; P1464; P2903; V335; V625; V626 spoglio A500; A501 spola S2055 spoletino S1914 spollinarsi G60 sponda D1034; F1282; L126; P2297 spopolare M1106 sporcare C1667; O360 sporcarsi E116; P458; P459 sporco (agg.) A173; B666; C235; C238; C910; C2375; C2655; D30; F217; M178; M356; P342; P2053; P2147; S381; S1787; S1918; T612 sporco (sost.) S1915 sporta C30; F1411; R93; S1684 sportone A480 sposa A565; A899; B571; C644; D771; D869; D897; D1109; F209; L758; M180; M1723; M2210; N147; N282; N392; P646; P1375; R36; R961; S1919-1932; S1936; T586; V266; V312; V362; V474 sposare B251; B252; B599; B947; D833; D1045; F740; F741; M736; M741; M984; P1368; S812; S1311; S1939-1960; V264; V265; V275; Z89 sposarsi A461; B308; B426; B948; C21; C22; C2555; C2664; D1128; D1141; F739; G640; M151; M152; M616; M958; N19; N49; N198; N326; N368; P2993; R55; R67; S1377; S19331976; T244; T308; V807 sposo G1335; L758; M1335; M1340; N396; S1930; S1977-1981; V29 spostare F511 sprangato P1228 sprecare A540; B337; M350; M1884; R670; R680; S1668; V857 sprecone A1621; D45 spregiare D386; S2090 spremere L689 spremitura O223 spretato P2676 sprezzare D640
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1838 sprone A786; B898; C1092; C1151; C1152; C1153; C1163; F566; P2464; R101; R317; R318; R726; S1274; S1982-1985; V773 sproposito B1026 sprovvisto S1986 spugna B77 spulare M1471 spuntare C578; D190; D281; F1623; G1247; L1022; L1104; L1178; O467; P864 sputapane Q66 sputare C1456; C1541; C2224; C2510; D449; D638; D684; D688; D689; D690; F779; F780; F1045; F1046; G1355; P949; P1801; P2684; S1987-1995; V445 sputtanare P1647 squadra S1996 squagliare N297 squarciare T1028 sragionare S1018 stabbio O254 stabile M1563; P2864; R446 staccare P2884 stacciare D284 staccio S1997-1999 stadera B210 staffa P1374; P1662; S2000-2002 stagionato P277; R66 stagione C550; C638; C639; C640; C822; C922; C1312; C1719; C2353; C2563; F1502; F1509; G150; G367; G754; G1250; M1198; M1305; M1425; N280; P2476; R805; R960; S929; S2003-2012; T435; V188; V323; V326; V327 stagnante A131 stagnino S2013 stagno L936; O531; P357; R182 staio A11; A1086; F1208; L970; P2916; S1452; S2014 stalla A200; A1387; A1418; A1449; B238; B286; B509; B851; C1150; C1169; C1190; C1653; F969; P1673; P2458; P2946; P2948; S694; S2015-2021 stallone C145; C146; C1162 stampa M1607 stampare B833; B938; P1272 stampo V1034 stanare F64; L499 stancare C719; G551; L738; M1537; O460; P307; P660; P1441; P1659; R605; R606; T507; V161; V203 stancarsi A932; A1401; F695; L230; L251; M344; P305 stanco B76; B650; B833; C1177; D272; D275; G178; L232; M1656; O71; P2910; R335; S20222024; T211; T508 stanga A511; L820; P351 stanza C243; S2025-2028
pag 1902 - 04/07/2007
1839 stare S2029-2042; passim starna C1713; L477; S2043-2047 starnutare A1456 starnutire B510; C1047; R306; S2048; S2049 starnuto A673; A1457; D268; M207; R1139; S2050; S2051 Stato C2016; C2151; R1036; S2052-2054; Z16 statua P1273 steccare V1277 stecco C233; C663; F1245; F1447; M875 Stefano (santo) D1225; S2055 stella A1524; C1133; C1135; C1838; F1111; P2197; R910; S2056-2067 stellato C1134; N104; R1011; S2068; S2069 stendardo P2754 stendere F1096; M718; P692 stendersi L445; P227; T124 stentare A1552; B245; C34; C260; C2129; C2130; C2131; C2136; C2137; E65; E66; G686; G914; G915; G919; L239; M1243; M1959; N37; N277; O698; P2042; R666; R674; S924; S2071-2073 stento A1648; C2708; D70; E8; E109; M739; Q124; S748; S1758; S2070; V1289 sterco M1142; M1281; S1517; T444 sterminare C1213 sterpagnola C2567 sterpo C525; P176 stile S2074 stima F1676; I94; R751 stimare A1662; F143; F1049; I521; L850; P2; P1268; P2177; P2358; P2458; R732; S1143; S1154; S1735; S2075-2077; T931; T934 stimarsi C1592; S63 stimolare B605; B620; I248 stinco C1240 stirare F612; P261 stivale A122; A330; R194; O208; O694; P429; P739; S2078 stizza F809; T258 stizzoso B961; C444 stocco Z7 stoffa G438; Q145 stola B414; B415; B416 stoltezza S2079; S2080 stolto A660; A1716; B509; B657; C1550; D719; E137; F1043; G422; G423; G731; G862; I53; I215; L868; L874; L918; M484; M1297; M1745; M1788; M2259; O488; P917; P918; P1109; P1110; P1174; P1528; P2108; P2878; R427; R475; R629; R630; R709; R711; R712; S1162; S1346; S2080-2087; T21; T42; T96; T97; V194; V354; V539; Z63 stomaco A1611; C1634; D386; F929; F1083; L748; N323; P1599; P1660; R438; R848; S2088-2094; T986 stonare L831
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
INDICE ANALITICO
stoppa L281; L1066; O231; S833; S834; S1074; S2095; S2096; U177; V307; V437 stoppino C341; C1228; L83; M374; M590; S2097 storia A46; C65; F58; F1321; P1734; S2098-2104; U99; V28 storione A1209; L932; S2105-2108 stormo C2326; P673; U35; U41 stornello (uccello) B200; C1713 storno S2047; S2109 Storta (localita`) G869 stortino D564 storto A330; C582; D559; D563; D566; D568; F1025; G891; L337; L416; L420; M804; M1735; M2261; N33; O587; O588; P2210; Q134; R194; S307; S2110-2113; V1064 stortone D564 stracciare C39; C855; L201 straccio B830; C1262; G319; L917; M1426; P2951; S2114-2116; T724 stracco P2440 strada A458; A819; A883; A1007; A1253; A1488; B756; B757; B758; B813; B814; C542; C684; C831; C1137; C1138; C1168; C1226; C1258; C1553; C1554; C1596; C1597; C1680; C1895; C2417; D426; D565; D745; D849; D871; D940; E100; E212; F18; F20; F122; F220; F957; G37; G603; I71; I193; I214; L32; L337; L513; L1169; M181; M213; M442; M1060; M1205; M1330; M1331; M1571; M1634; M2188; N125; N637; O378; P109; P155; P391; P393; P630; P958; P1467; P1677; P1815; P2055; P2222; R155; R865; S551; S904; S1086; S1091; S1951; S2117-2144; T371; T498; V71; V921; V961; Z120 strafottere F1291 strage V1246 strale A787 strambo I316 strame C1114; F161; P2998 stranguglione B695 straniero S2145 strapazzare A817; S2147 strappare C2164; G1187; P2983; R253; S2245; T644; T722 strappo T721 straripare F3 strascicare P2244 strascico S2281 strega G646; P350; P1848; T947 strepito B446 stretta (sost.) S2148 stretto A323; A1602; B65; B642; B659; C31; C204; C211; C917; D60; F701; F703; F1021; F1092; G5; G926; G927; G952; G1273; G1274; L128; L131; N427; N443; N446; P209; P391;
pag 1903 - 04/07/2007
INDICE ANALITICO
.
P392; P428; P429; P2366; R887; S504; S544; S557; S1197; S1198; S2149; S2150; T76; T546; T726; T888; U106; U178 stridere B597; C562; G308; P1478; R1110; V119 striglia C1137 strigliare A1363; C1164; C1190; C1882; M2219 strillare D712; F573; R182; R1107 stringa C609; L726 stringere A45; A550; A905; C225; C226; C1054; C1111; C1310; C2367; C2631; C2632; F1008; G49; G1322; L332; N447; O584; S216; S223; S542; T1021; T1022 strisciare L993 strizzare L198; L692; O715 strofinare V584 strombettare C2642 stronzo E213; F1565; I417; M1291; N296; N297; P1249; S2151-2153; T443; U31; Z127 strozzare A1064; B55; G936; M554; M594; M641; P1024 strozzarsi M535; R1028 strozzino C1380; D45; S2154; S2155; T918 struggersi C1292 strumento R849; S2256 strutto C1201 struzzo S2156-2159 stucco C1749; F95; S2160; S2161 studente D1109 studiacchiare L926 studiare B652; B653; E58; F739; L926; S21622170; Z9 studio I14; M188 Studio (nome) S2171 studioso C1747; U154 stufa C719 stufare L1074; P306 stufato C745; S2172; S2173 stupidita` S2175 stupido R89; S596; S2174; S2177-S2184 stuzzicare A1040; C369; C370; D1032; O569; T845; T846; V135; V609; V610 su G704; L142; R781; S2189-2191; V898 subito A388; C22; C2429; C2507; D97; N207; P1115; P1963; P2258; P3016; S1160; S1262; S2185; S2186 succedere (accadere) C686; C2358; F1117; I164; P515; U142 succhiare C1475; D688; D689; D690; F863; F864; F945; L189; L691; P2141 succiola M1428 succulento M543 sudare A558; A559; A1045; B1084; B1085; B652; C1826; D217; D269; D959; D960; D961; F142; F143; G765; G787; I387; L244; L267; M597; O181; O423; O424; O425; P790; P1697; Q123; R734; S1947; S2192; S2193; S2200; T944
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1840 suddito S2194; T634 sudicio O480; S1186; S2195; S2196 sudore C301; D16; P268; R413; S2197-2199; V726; V962 suggello T986 sughero Z127 sugna G227 sugo F491; L548; M154; O713; R45; S2201; S2202 sultano S249; S250 Summano (monte) S2204 suocera C1744; F830; F1110; L840; M76; M937; N577; N578; N580; N581; N583; O697; S22222241 suola B811; C179; S2242-2245 suolo O254 suonacampana N18 suonare A981; A1108; A1444; A1628; A1629; A1630; A1640; B56; B57; B58; B73; B783; B785; C63; C147; C266; C272; C273; C274; C278; C285; C288; C295; C296; C299; C300; C302; C1479; C2046; C2244; C2247; C2248; D266; D1007; D1088; E152; F504; F619; F1151; F1192; F1194; L486; L766; L815; L892; M1064; M1217; M1412; M1413; M1507; M1618; O426; O500; P405; P493; P1385; P1405; P1737; P1777; P2459; P2460; S1492; S1662; S2246-2249; S2256; S2260; T655; T1072; V117; V118; V123; V186; V1060; Z134; Z150 suonatore M1357; M2268; M2269; P1403; S22502254; V284 suono A1610; B62; B63; B563; C222; C279; C2242; F135; F928; G250; G1311; L487; L765; M981; M2273; M2277; O522; O538; P1767; P1768; S1821; S2255-2262; T177 suor Onesta da Campi O321 suor Prudenza P2873 suora F761; M1761; P2637 superare S685 superbia B278; D496; F197; F1238; F1570; I27; I28; M1576; O382; O493; P2305; P2306; P2828; R433; R777; S2263-2285; U93 superbo G409; P2307; P2319; R837; S2286; S2287; T920 superfluo C1941; N177; N178; S2288-2290 superiora C706 superiore D569; M97; R105 superno F898 supplizio M430; V1148; V788 Susanna A940 susina C1737; P41; S2291 susino P1366 sussidio F377 svanire B263; B268; B277; G873; G880; M734; V932; V1035 svaporare A169
pag 1904 - 04/07/2007
1841 svedese D1046 svegliare G470; M155; P2397 R1055; S2295 svegliarsi A242; B946; S1474; S2293; S2294 svelta N569; P2325 svelto F1435; G173; L207 svenare A1639 sventare P1089 sventura A652; F343; G1250; O504; O722; S22962305 svergognare B849; C762; C2631; P2336 svernare D1051; N261; R49; V941 svestirsi G652; O271; R804 sviluppato M31 svinare T940; V320 svinatura A676; O223 svizzero D1056; E9; G420; I524; S2307-2310 svolare C358 svolazzare O5; P1865 T C2461 tabacchiera C1380 tabacco B14; C112; F617; T1; T2; T234 tabarro G406 tabernacolo R1063 tacchino D968; P339; T3-14 tacco S2244 tacere A1343; A1344; A1345; B785; C592; C781; C875; C920; C1390; C1785; D94; D353; D744; D891; D1156; E21; F61; F462; G100; G1014; L340; L341; L342; L740; M1041; M1671; M1747; O112; O542; O543; O544; P9; P10; P20; P386; P488; P504; P505; P922; P1914; P2299; Q77; Q169; R117; R277; S338; S970; S1034; S1338; S1339; S1401; S1413; T15-69; T901; T1042; U274; V231; V1115 taciturno T71 tafano A1379; F139; R1077; S2293; T72-75 tagliacantone V389 tagliare A413; A422; A423; A434; A437; A1225; A1379; A1460; B752; C700; C1530; C1641; C1698; C2219; C2317; C2547; C2548; C2612; D264; D654; F81; F133; F593; F1076; G760; I325; L333; L423; L426; L698; L703; L709; L743; L1049; M32; M33; M1587; M1588; M2044; N78; O272; P346; P818; P2277; R321; R580; S226; S428; S507; S666; S757; S1206; T76-T78 tagliatelle C2176 tagliatore L129 tagliere E57; T79; T80 taglio C2359; D201; M1589; M1972; U109 tagliola A1385; Q140; V1257; V1277 talamo S1710 talento A48; C2709; T81-85 talpa A1177; C711 C906; C2115; E41; F1433; N435; O373; O374; P876; T86-93; V1279 talpino F1433
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
INDICE ANALITICO
tamburo C1127; F636; G1311; L340; L487; L892; P1738; S1161; S1493; T95; T801 tana N3; N638; S471; S1395; V1264; V1281; V1283; V1298 Tanaro (fiume) P1955 Tancredi P2466 tanti B430; B751; F537; F706; F1059; M2061; N25; Z85 tanto T101-111; passim tantone D663 tapino O72 tappare B665; B983; C1551; C2602; L200 tappo G965; N63 tarantola F1641 tardanza T112 tardare A588; D101; D776; G280; N276; R591; S558; S924; S958; S1576; T113; T114 tardi T115-140; passim tardivo A948; C2305; L903; P1208 tardo B442; G1107; P1207; P2720; U57 tarlo D156; G206; G338; L403; P1839; T142-149; T872 tarma P1095; T150; T153 tarmare T154 tartagliare Z116 tartaglione C905; T75; Z112 tartaro R1127; T155 tartaruga F1430; M2123; T156-169 tartufaio T174; T175 tartufo T170-173; T176; T1092 tasca A561; A721; A1066; A1713; B636; B795; C310; C694; C851; C852; C1723; C2167; C2375; D471; D953; F974; F1255; F1454; F1460; F1595; G739; G1119; L733; M1101; M1219; N356; P2633; P2634; P2949; R627; S549; S554; S1238; S1865; T177-183; V124; V644 tassa L918; P871; S82; T184-186 Tasso (Torquato) T192 tasso C2663; T187-191 tastare C2220; L321 tasto A1526; M1100 tata B3 taverna A1472; B732; D7; F705; L794; O653; P2926; P2927; S277; T193-196; V897 tavernaio O636 taverniere S1040 tavola A333; A397; A613; A677; A1056; A1057; A1120; A1209; A1272; A1489; B181; B559; B895; C64; C67; C388; C507; C641; C1038; C1039; C1521; C1628; C1993; C2181; D606; F477; F1081; G188; G510; G1368; I326; I386; I432; L576; M600; M1322; M1358; M1752; M2124; M2125; N376; N524; P38; P1796; P1937; P2024; P2325; P2361; P2447; P2612;
pag 1905 - 04/07/2007
INDICE ANALITICO
.
Q157; R26; R549; S74; S94; S98; S622; S2202; T197-227; T238; T734; T817; T917; T949; V308; V824; V916; V1036 tavolino M507; S1745; T220 tavolo C173; C854; D1238; G178; G533; M792; P1672; S1744; T923 tazza P1378; P1492 teatro M1788; T228-232 tedesco B456; D1046; D1056; D1057; F969; F1302; G420; I523-528; I530; S1740; S1741; S1742; T233-242 tegame C288; C2619; G1068; L319; L479; L481; M357; P1620; S1850; T243; T244; V471 tegamino C1637 tegola C261; C915; D612; F574; F918; S1243; T246-249; T588 tegolo O48; Q172; T245; T600 tela A71; A1167; B802; B870; C328; C346; C864; D1000; D1153; F813; L362; M1495; R68; R128; R143; T251-256; T541 telaio T257-259 temerario V758 temere A541; A572; A573; A863; A1034; C406; C407; C1056; D787; D851; D787; D1180; F1725; I152; L637; M402; M1520; N152; N573; P1055; P1753; P2404; P2782; Q125; R109; S1844; S693; T63; T162; T260-274; T349; T456; T629; U7; V1104; V1130 temibile C1354; P1123 temperanza F1145 M563; T275-284 temperato A1091; M864 tempesta A505; A1031; B511; B718; B813; C350; C984; E2; F652; I80; I520; L86; L279; M988; M1278; N626; P1709; P1815; P2558; S1077; S1532; S2223; T285-293; T561; V1017 tempestare Q50 tempo A349; A470; A479; A526; A536; A551; A637; A644; A655; A669-672; A733; A774; A918; A1016; A1022; A1148; A1149; A1150; A1154; A1181; A1198; A1294; A1295; A1379; B255; B264; B422; B441; B494; B495; B510; B512; B529; B567; B712; B815; B1022; B1050; C171; C178; C310; C357; C711 C712; C713; C1034; C1047; C1073; C1075; C1161; C1536; C1712; C1970; C2003; C2093; C2524; C2603; D65; D199; D421; D583; D676; D808; D1017; D1079; D1168; E243; E251; F14; F92; F125; F315; F334; F360; F371; F548; F894; F957; F1096; F1352; F1367; F1388; F1415; F1508; F1729; G112; G113; G305; G509; G1225; G1234; I38; I125; I143; L43; L298; L299; L411; L468; L474; L611; L945; L958; L991; L1024; L1033; L1061; L1158; M33; M228; M409; M422; M479; M653; M722; M777; M1002; M1068; M1111; M1195; M1471; M1744; M2068; M2129; M2133; M2140; N155; N163; N164; N166; N246; N247; N265; N273; N361; N612; O184; O293; O432; P147; P260; P261; P505; P665; P852; P1254; P1464; P1609;
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1842 P1698; P1749; P1823; P1835; P1865; P2132; P2258; P2475; P2594; P2605; P2712; P2860; P2876; P2979; Q159; R92; R132; R133; R134; R160; R161; R163; R246; R595; R770; R976; R1135; S75; S183; S314; S453; S675; S676; S682; S804; S905; S1308; S1801; S2050; S2068; S2165; T158; T160; T168; T217; T290; T291; T294-453; T489; T534; T849; T904; U174; U199; V225-228; V265; V319; V356; V404; V418; V429; V435; V436; V444; V529; V530; V1232; V1241; Z8; Z33; Z81 tempora (lat.) C1737; Q159; Q160 temporale C709; M851; M981; M1881; M2130; R142; R914; R915; T454-466; U35 tenda F1643; S1489 tendere A516; A1144; C50; C2200; F694; F1281; L7; M2254; N496; P267; P1353; R114; T863 tenere T467-473; passim tenerino C2628 tenero A1727; D1029; M22; P253; P990; P1580; P1685; P2030; P2941; T474-476 tenersi M567; M683; M1131; P16; Q132; S527; S1199; T852; V653 tenia F535 tentare B965; C1759; F1225; L220; M828; O31; O485; P2616; S1106; S1607; T477-483 teoria P2443 Teresa S2066; T484-486; T732 Terni T487 terra A32; A191; A276; A420; A475; A494; A880; A919; A922; A947; A1133; A1414; B12; B833; B904; C36; C494; C744; C897; C944; C956; C957; C1014; C1121; C1400; C1542; C1545; C1546; C1575; C1576; C1578; C1837; C1966; C2526; D42; D446; E73; F372; F903; F964; F1507; F1552; G695; G700; G835; G1046; G1311; G1316; G1318; I461; L55; L56; L244; L579; L792; L973; M638; M683; M684; M690; M691; M693; M699; M700; M778; M779; M964; M965; M1106; M1113; M1137; M1164; M1540; M1554; M1933; M1946; M1971; M2009; M2106; M2166; M2287; N7; N160; N263; O170; O191; P15; P1340; P1462; P1584; P1827; P2504; P2760; Q69; R19; R196; R404; R1012; S215; S356; S852; S853; S855; S859; S901; S908; S919; S920; S922; S1614; S2001; T92; T488-525; T533; T636; T667; T749; T999; U31; U44; U182; V7; V9; V76; V417; V574; V582; V1005; V1006; V1111; V1207; V1279; Z25; Z32; Z49 terremoto F190; T526-531 terreno C1189; F6; F8; F713; F991; I462; O590; P2099; S907; T532-534; V732 terreno (agg.) C221 terribile L1155; P1124 terrore T624 terza L1027; P1324 terzana F503
pag 1906 - 04/07/2007
1843 terzo A44; A1068; B175; B541; B543; B546; B680; C948; F1332; L371; L809; M770; M973; N407; P464; P872; P873; P2069; P2643; S633; S1080; U307 tesa P154; T484; T535 Tesin (Ticino) P1956 tesoro A630; A631; A1155; C1402; D1069; S1459; T536-540; T668 tessere A1054; A1656; C518; F879; F882; F1239; P466; R134; R135; R137; S2055; T254; T259; T541-543 tessitore S1040 testa A294; A365; A1361; A1409; B16; B97; B318; B511; B532; C201; C578; C602; C603; C630; C633; C634; C1290; C1334; C1342; C1370; C1624; C1630; C1640; C2075; C2469; C2612; C2715; D201; D347; D396; D596; D629; D972; D974; D1057; F41; F102; F227; F472; F576; F918; F941; F944; F1657; G495; G668; G975; G1038; G1181; G1182; I5; I31; I107; I108; I118; I387; I424; I520; L149; L199; L455; L649; L726; L934; L935; L1066; M291; M397; M639; M890; M1169; M1532; M1533; M1540; M1686; M1687; M1892; M1893; M2264; M2287; O314; O357; O441; O490; O720; P135; P546; P648; P649; P889; P1068; P1290; P1361; P1408; P1412; P1426; P1435; P1437; P1495; P1652; P1656; P1657; P1659; P1660; P1661; P1666; P2104; P2547; P2557; P2559; P2733; P2734; R228; R438; R1139; S54; S443; S507; S569; S820; S915; S1015; S1245; S1257; S1895; S1896; S1983; S2093; S2157; S2211; S2264; T485; T544-571; T589; T590; T630; T871; T982; T983; U17; U156; U244; V195; V274; V774; V780; V836; V839; V907; V923; V952 testamento B1099; C2529; G1070; G1071; T572575 testardaggine F1525 testardo M1189; S424 testimone A700; C572; C2382; R852; T577-584 testimonianza M2247 testo L649 testone N260 tetta C644; C2461; T585; T586 tetto B644; B986; C91; C92; C905; C1743; D213; D624; D1228; F21; F573; F1458; G84; G926; G927; G1207; L400; M26; M1400; O252; O269; P671; P1135; P1620; P1855; Q99; R911; R919; R1074; S1039; T587; T588; T597-602 Tevere F1320; T603-605 Tiberio T606 Tiburzio (santo) S973 Ticino P1957; T607 tiepido L870 tigna G985; L705; M928; M937; M956; N282; N283; N458; P992; P1411; P2669; R823; T184; T608-610; V722; V723; V725; V734 tignola T151; T152 tignoso D31; I487; T611
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
INDICE ANALITICO
tigre V1249 timido A831; A1538; N202; T263; T612 timone B130; B134; C830; C1163; D823; N143; N144; N148; S1369; T613; T614; V848 timore D16; D432; D433; D435; F107; M697; N161; O529; P786; R413; R414; R855; T615624 timoroso C2620; T625 tina G48; G408 tinca L940; T626-632 Tinca (nome) G1210 tingere C147; C149; C174; C254; C692; G621; G1188; M865; N244; N358; P17; P430; P3001; S1551 tingersi C148; P185; R983 tino F47; F468; G384; L979; S1204; U310; U312; U314; V608; V895; V934; V1059 tintura B528 tipo M1778; P1369; S506 tiranno A69; C756; P2119; P2120; P2121; P2318; S1319; S1328; T633-641 tirare A177; A424; A742; A784; A785; A852; A910; A1146; A1247; A1553; A1635; A1715; B497; B498; B869; B1008; B1009; C273; C351; C369; C478; C635; C1061; C1432; C1583; C2012; C2199; C2282; C2365; C2368; C2373; D153; D291; D600; D837; F232; F684-688; F1599; G74; G1151; G1189; G1348; I86; L8; L364; L1076; M624; M1912; M2050; N134; N447; P226; P519; P536; P1405; P1614; P1692; P1851; P1916; P1917; P2459; P2983; R247; R894; S192; S437; S667; S669; S1036; S1632; S2245; T588; T642-647; V418; V425; V426; V427; V430; V1169 tirarsi M152 tirata G1345 tiritera M955 tiro D5; F1699; G507 tizzo F1686; T649; T650 tizzone F1588; N85; T648; T651; T652 toccare B32; B100; B101; B679; C366; C460; C1235; C1579; C1922; C2103; D918; D1033; F23; F584; F1552; G1280; G1281; G1282; M472; M2117; O84; O109; P981; P1039; P2268; P2514; S1098; T653; T657-660; T676; V1052 toccare (capitare) N74; S1977 toccare (spettare) A1260; B378; B664; C1981; D835; F730; F1129; G693; I91; L955; M392; M636; P1790; P1791; P2745; R778; T654; U78; V1316 toccarsi E235 todino (di Todi) P1378 togliere A80; A505; A574; A575; A964; A1309; A1601; B145; B163; B293; B944; C210; C250; C763; C1758; C1921; C2013; C2168; D209; D383; D439; D440; D443; P2861; E79; E195; F1184; F1185; F1272; G945; I180; I322; L409;
pag 1907 - 04/07/2007
INDICE ANALITICO
.
L616; M15; M16; M1213; M1657; M1737; N121; N122; N173; N203; O259; P683; P1251; P1712; P2413; R487; R574; R608; S777; S1008; S1012; S1225; S1226; S1688; S2080; T143; T661-665; T906; T924; V913; V1052; V1139; V1199; V1200 togliersi M1141 tollerare D1130; T791 tomba E99; M938; M948; T666-669 Tomı`o (Tommaso) T670 Tommaso T672-677 Tomme` (Tommaso) D323; P2191; T671; T673 tonaca A56; A813; A1051; B519; B521; C1010; M1192; M1754; P2660; T678-680 tondo (agg.) A1169; C1511; C2338; C2619; D10; D11; D866; G1186; L406; L1022; M1768; M1769; M1770; M1797; M1849; M2044; N295; P38; P198; P2056; Q5; S7; S1915; T681; U158 tonno D185 tonto S2177; T682-691 topo A1117; A1708; B941; B989; B990; B1051; C694; C909; C914; C941; C1305; C1688; C2113; D590; E39; F809; F890; F891; F1104; F1656; G75; G214; G224; G262; G265; G272; G290-294; G496; L28; L114; L115; L446; L469; L517; M25; M912; M1861; M1862; N140; N141; N142; N266; O697; P1753; P1863; P1975; R65; R91; R929; R940; S149; S488; S767; S1128; S1478; T692-714; T865; T866; T937; U270 topolino M1863 toppa B976; B988; M1155; M1361; R576; S1074; S1869; T715-727 torbido A329; I419; M1003; O304; T1083 torbo A174; C167; M8; P1400; T851; T852; T1044 torcere L419; M932; P1592 tordela T729 tordo A1121; A1221; B207; C649; C1713; F1110; F630; F1454; F1455; F1456; F1460; I517; R174; S214; S803; S1123; T440; T535; T730-743; U278; V1278 torinese P1674 Torino L378 tormentare T106 tormento A1166; C2147; C2148; M1258; M1515; P270; P419; P420; P421; P1516; S1453 tornaconto C466 tornare passim toro A852; B842; B857; D424; F716; M896; T744749; V155; V274 Torrazzo C2461 torre F1558; M990; P365; P1871; R175; S220; S1288; T750-756; V1053 toˆrre F1517 torrente I507; M681; M1822; M1874; S1449; T757-767; T1046 torrone C2461
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1844 torsolo C1219; T99; T768 torta F450; G1373; G1374; T769-772 tortello G1373; M911; S460; T773; T774 torto (agg.) A430; B11; B214; C242; D972; F901; L417; L421; M1161; R158; S1483 torto (sost.) A247; A1507; A1508; C1827; D106; F461; G1156; I351; L344; L379; L810; M2091; O156; O421; O536; P55; P1313; P2343; P2380; P2690; R88; R89; R91; R100; R109; R1107; T58; T774-794; T906; V768 tortora A337; I517; T795-798 tortorella M1726 tortuoso F122 torzo C1315 tosa F209; N392 tosare A310; B115; D417; F1345; L96; P725; P2182 Toscana L929 toscano L749; L750; R884; T800 tosco T799 tosse A821-825; B105; C547; D265; D267; F1650; M2111; N287; N410; P2925; R823; R1005; T801-810; T812; T813 tossire F1571; T811 tosto (agg.) C1420; F42; P243; T818 tosto (avv.) A243; B415; C1863; C2404; C2405; C2406; C2465; D305; D453; F103; F106; F883; G712; I505; I506; I507; M438; M1950; P1223; T566; T814-817 tot T560 tovaglia C115; O217; T218; T819-823 tovagliolo F839; T824; T825 tozzo (sost.) A993; F192; F1328; P1971 traballare G978; M1643; N413; S856 traboccare G909; G910; P1676 trabucare T733 tradimento T826-830 tradire A249; A1488; B559; B663; G284; L783; P1152 traditore A1110; C124; C2018; D1055; F35; F36; F40; F966; G198; G706; G1285; L2; O680; R1007; S983; S1914; T826; T832 traduttore T832 traduzione T831; T833; T834 trafficare T835; T836 tragedia I264 tralasciare S966 tralcio P2271; P2272; T837; T839 tralucere O540 tramare (tessere) L304; T253 tramoggia P2923 tramontana L87; L197; M88; T455; T840-853 tramontano M726; M851; T841; T842 tramontare A1423; C1754; L1022; O277; O482; O731; P2090; S1567; S2059 tramonto R977; S1572; T854-858; V431
pag 1908 - 04/07/2007
1845 trampellino S506 trampoli T859 tramutare C1536; L1048 tranello C1659 tranquillo F868; M1693; P303; P1288; P2348; T668; T759 tranvai S807; V1024 Trapani P193; T860 trapiantare A435; C1214; M1190; M1191; P2195; S213; T861; T862; V268; Z137; Z138; Z139 trappola N15; P2776; T699; T704; T863-866 trarre D2 trascinare A76; E163; L1036; L1037; P576 trascurare C2113; D1073; T810 trastullarsi P1599; U69 trastullo F223 trattare B508; I245; O313; T867; T868; V795 trattenere T1093 tratto F264; U224; U225 travagliato M1650; M1695 travaglio C1130; S1636; T869-871 trave B945; N515; N518; P52; S74; T143; T872876 traverso B595; B670; G187; L777 travestirsi D190 travicello F252; F679; S2060; T873 travolgere A183 tre A22; A441; A663; A752; A944; A1133; A1153; A1345; A1392; A1408; A1435; A1445; A1465; A1472; A1485; A1487; A1489; A1627; B176; B287; B339; B542; B570; B724; B901; B910; B1037; B1068; B1069; C2; C32; C33; C195; C272; C551; C672; C760; C812; C1121; C1132; C1148; C1162; C1168; C1189; C1305; C1648; C1906; C2317; C2461; C2551; D1; D152; D310; D734; D818; D863; D865; D879; D882; D883; D1016; D1078; D1203; F1; F2; F3; F5; F281; F501; F573; F574; F640; F962; F1154; F1366; F1528; F1656; F1719; G119; G161; G367; G419; G750; G806; G995; G996; G997; G1303; G1304; I288; I525; L373; L377; L620; L784; L1155; M79; M586; M587; M809; M848; M939; M1103; M1128; M1247; M1270; M1588; M1589; M1599; M1706; M1709; M1746; M1747; M1760; M1762; M1775; M1778; M1822; M2032; M2222; N11; N12; N15; N170; N498; N524; O8; O214; O289; O557; O604; O616; O617; P40; P624; P923; P953; P1251; P1277; P1279; P1368; P1369; P1370; P1373; P1374; P1395; P1414; P2181; P2249; P2498; P2572; P2641; P2642; P2643; P2950; P2951; P3002; R48; R299; R453; R642; R790; R791; R792; R849-855; R859; R966; R1103; S184; S236; S634; S635; S764; S796; S875; S876; S878; S1070; S1075; S1183; S1288; S1296; S1405; S1887; S1920; T236; T237; T408; T474; T475; T489; T533; T586; T650; T683; T842;
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
INDICE ANALITICO
T843; T877-939; T979; U16; U17; U127; U128; U188; U224; U225; U307; V435; V460; V565; V642; V822; V1279; V1308 trebbiare T940-944 trebbiatore L969 trebbiatura T945 treccia D1004; S2196; T946; V476 trecento L57 tredici A943; D374; O242; O243; P261; S1798; T948-950 tremare A131; A558; A1380; G317; G318; L167; M459; O424; P2008; R315; S819; S1592; S2193; T684; V835 tremendo V359 treno T951; T952 trenta A1072; C1226; C2560; D1083; F1261; F1329; G710; L141; M1767; M2194; P316; P2821; R1060; S882; T482; T953-958; U147; U148; U149; U226; V398-401; V801; Z86 trentasei C856; M1873 trentina T959-961 Trento I207 trentuno A1072; T953; T955; T957; T962-963 tressette T964; T965 trevigiano P30; P31 trevisano V389 tribolare A535; A746; A1035; A1501; B234; C2263; M730; M1944; P1443; P2253; S959; S960; T167; T966-969 tribolato A991; A1002; B1072; G376; G683; I324; M954; M966; Q48; S1443 tribolazione B249; I192; T970-973; V1016 tribolo V690 tribunale B629; G845; I203; L795; P1569; Q154; T974-978; V780 Trieste T979; T980 trifoglio G323 trifolato M1187 triglia T981; T984 trino D499; Q69; T882; T883 trippa C2365; M1609; P30; P31; P2033; T985-988; V389 triste B594; B975; B1064; C771; C903; C905; C909; C1747; C2205; F450; F1605; G144; G478; G654; M107; M314; O463; O465; P1006; P1201; P1254; P1367; P2389; P2498; R241; S974; S1024; S1602; S1948; T1005; T636; T989; T991; V696 tristezza C2459; T992-995; V38; V900 tristo A2; A599; A600; A601; A1311; A1355; A1390; B116; B420; B1066; B1089; C465; C697; C771; C933; C1588; C1916; C2090; C2407; C2660; C2703; D185; D826; F94; F200; F448; F877; G139; G695; G805; I444; I498; L441; M82; M452; M788; M862; N487; N613; O727; P346; P565; P1003; P1312; P2059; P2193;
pag 1909 - 04/07/2007
INDICE ANALITICO
.
P2217; P2973; R214; R963; S429; S1185; T692; T996-1008; U29; U30; U37; U239; V549; V841; V986 trito (tritato) C1519 trivella P1827 trogolo M176; T1009-1012 troia A699; P547; T1011-1018 Troia (citta`) C333; C2322 troiano R1135 tromba A981; C287; C2640; C2641; L486; L892; S536; S1492; T1019; Z9 trombare T1020 trombetta T803 tronco C1281; F1494; F1493; G80; R159; S723 trono G367; M2135; P1275 troppo T1021-1042; passim trota A896; A1217; C824; T1043-1047 trottare A878; A1405; A1418; B606; N188; P72; P814; P815; S1074; T126 trotto A816; A1400; A1401; A1402; B724; C957; D8; D1148; M306; M2230; P707; S1329; S1330; S2133; T1048; T1049; T1050 trottola N521 trovare T1052-1061; passim trovata (sost.) R440 trucco T1062 truciolo F97 truffa M1318 truffare D316 trulli U70 tu C596; C652; C756; C1860; L858; O608; T633 tuffarsi A329 tumulto T639 tuoi (sost.) P435 tuonare A1071; C2643; C2645; D183; F492; L85; L341; N531; Q75; S1204; T449; T1067-1086; T1079 tuono B109; B1082; C33; C1495; D917; F1562; F1563; G1002; L89; L90; L93; M892; M893; M981; M2273; P454; P1473; S2261; T170; T1006; T1083; T1084; T1087-1093; Z143 turare C1235; G941 turbare B255; C254; I499 turchesco T1101 turchino A1160; R981; T1094-1097 turco A108; C2473; C2474; I265; S617; S868; T238; T239; T1098-1100; V105 tutore O474 tutti T1118-1120; passim Tutti I Santi (festa) F441; S319 tutto T1102-1114; passim tutt’uno S502; U118 ubbidienza U1-5 ubbidire A1488; C1813; C1815; C1816; U6-14 ubertoso M114
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1846 ubriacare A592; G911; V874 ubriacarsi A158; B452; B467; D846; F1655; M521; M819; M1709; P952; U15 ubriacatura U16; U17 ubriaco B553; B792; F220; F565; I359; L153; M1032; P90; P904; P1153; S1401; S1402; S37; S904; T195; T933; U18-24; V475; V538 uccelatore P1386 uccellare C53; C55; C1661; M2126; S322; U25-28 uccellatore P1387 uccelletto C2576 uccellino N529; U40 uccello A312; A402; A738; A784; A817; A987; A1109; A1319; A1320; A1478; B205; B215; B217; B300; B426; B762; B821; C18; C42; C43; C62; C330; C525; C538; C539; C1044; C1045; C1160; C1659; C1662; C1663; C1799; C1800; C2115; C2751; D769; D770; F60; F529; F592; F692; F1066; F1458; F1459; F1506; G1; G3; G4; G6; G8; G10; G147; G410; G496; G1372; L501; L778; L856; L927; M1019; N267; N317; N319; N321; N528; O557; O564; P991; P1136; P1137; P1266; P1402; P1444; P1508; P1529; P1632; P1814; P1834; P1863; P1864; P2723; P2981; Q23; R233; R380; S802; S914; S965; S1039; S2017; T592; T734; T735; U29-52; V213; V807; V978; V1007; V1206; V1207; V1230; V1253; V1254; V1255 ucci M661 uccidere A1088; B15; B197; C127; C2443; D250; F342; F505; G275; G828; G932; L699; L700; O563; S1910; S1911; T156; V913 uccisore C2197 udienza G729; I305 Udine U54; U55 udinese V389 udire A1347; C2299; D353; D541; D742; G973; I366; O457; Q169; S450; S1660; U56-59 udito L1155; T577; U60 uditorio A1445 ufficio U61; U62 uffizio C1982; G626; V788; V1132 ufo (a ufo) U63-66 uggioso C905 Ughi (nome) P1803 ugna (unghia) C782; C2468; G216; O74 uguaglianza L444; L635 uguagliare C1044 uguale A739; A957; A1396; C347; D262; D657; D658; D861; F683; G255; G544; G587; G735; L357; L926; M767; M1486; O438; Q104; S244; S832; S1975; T194 Ulisse U68 ulivo C1009; D768 ulli U69 ultimo A859; A1028; B551; B554; B689; C227; C388; C796; C999; C1443; C1499; C1731;
pag 1910 - 04/07/2007
1847 C2215; C2585; C2723; E20; F738; F1501; G182; G183; G184; G619; G726; G909; G911; G912; L925; L1096; M84; M1145; M1343; M1344; M1923; M1924; M1925; M1927; M1929; N286; P1707; P1708; P2185; P2361; P2731; P2732; P2735; R538; S353; S625; S1028; S1062; S1805; S1812; T123; U72-92; V644 ululare C452; G964; L1142 ululato L1155 Umago (localita`) T979 umanita` M1575 umano F98; F525; F1277; L861 umido (agg.) A351; A1003; A1335; F489; F1064; M632; M858; P1658 umido (sost.) A1086; C715; S713 umile M2013 umiliare E153; E154; M781 umiliarsi E153; E154 umilta` F519; O483; S2269; T910; U93-99 uncino A1024 undici A943; L368; S1798 ungere A884; A1096; A1616; C735; G743; G792; G1271; L118; L121; L125; L320; L727; M302; M1593; O106; O107; O108; O238; P139; P2049; P2959; P2961; R183; R1076; R1111-1115; S1893; U101-105; V548; V549; V784 ungherese I265 Ungheria D774 unghia A378; G1269; G1270; L1104; L1191; M1450; M1451; M1452; P562; P2153; P2909; U106-109; U162 unghiare M89 unguento B789; C179; C1516; D458; D459; I78; M34; Q82; U110; U111 unico C2666; D1177; F679; F845; F846 unione C1649; U112; U113 unire F1347; M959; M1629; U306 unirsi F1347 universale A451; L1186; P2658 uno A352; A1690; B295; B366; B727; B910; C123; C191; C271; C1277; C1483; C2117; D605; D1198; D1199; E106; E152; F316; F852; F879; F1515; F1700; F1704; G62; G416; G590; G698; G1218; G1261; I217; I296; L157; L162; L459; L773; L880; L1057; M79; M121; M1197; M1367; M1507; N600; O115; O243; P40; P126; P315; P533; P1077; P1507; P1508; P1974; P2003; P2162; P2478; P2501; P2636; Q35; R519; R840; S40; S76; S227; S619; S741; S745; S875; S883; S974; S1241; S1592; S1681; S1076; T245; T246; T470; T582; T659; T692; T758; T880; T937; T953; U89; U90; U117-142; U224226; U307; V180; V524 unto B671; B672; C238; F1473; I324; M1440; O229; O524; P2052; P2081; R1116; S915; U100 uomo A54; A61; A360; A464; A466; A510; A512; A519; A533; A638; A709; A738; A743; A963; A1090; A1174; A1184; A1188; A1332; A1334;
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
INDICE ANALITICO
A1542; A1546; A1586; B14; B96; B101; B107; B152; B252; B517; B539; B619; B623; B877; B892; B899; B975; B1045; B1076; C1; C40; C43; C83; C127; C193; C194; C209; C258; C436; C439; C474; C484; C496; C502; C506; C634; C655; C689; C782; C924; C1072; C1073; C1075; C1115; C1209; C1243; C1685; C1752; C1756; C1759; C1877; C1885; C1909; C1914; C1915; C2032; C2034; C2187; C2249; C2294; C2379; C2414; C2430; D1; D59; D183; D238; D334; D341; D391; D430; D441; D455; D457; D473; D493; D631; D818; D819; D820; D835; D839; D852; D854; D855; D856; D867; D868; D906; D908; D941; D946; D948; D950; D961; D966; D994; D1012; D1013; D1043; D10521055; D1108; D1242; E58; E175; E244; E245; F119; F186; F187; F188; F496; F530; F540; F573; F574; F577; F578; F696; F715; F743; F761; F951; F996; F1060; F1134; F1135; F1172; F1239; F1248; F1249; F1257; F1480; F1532; F1585; F1679; G29; G36; G289; G345; G410; G411; G425; G438; G543; G544; G950; G1285; G1372; G1373; G1374; I34; I74; I170; I241; I242; I253; I254; I260; I290; I391; I419; I444; I453; I484; L168; L265; L293; L511; L589; L636; L637; L653; L747; L778; L794; L1061; M255; M323; M562; M579; M755; M779; M959; M983; M1019; M1071; M1128; M1274; M1374; M1477; M1531; M1574; M1592; M1629; M1659; M1676; M1713; M1745; M1746; M1747; M1780; M1847; M1848; M2087; M2164; N32; N40; N49; N61; N62; N65; N370; O24; O26; O30; O271; O317; O325; O593; O594; O687; O724; P172; P194; P326; P425; P472; P493; P558; P559; P560; P670; P722; P723; P807; P927; P1177; P1187; P1305; P1310; P1339; P1368; P1483; P1544; P1642; P1678; P1795; P2084; P2133; P2138; P2165; P2249; P2250; P2251; P2359; P2382; P2398; P2686; P2687; P2770; P2883; P2970; Q40; Q91; Q93; Q94; Q152; R5; R224; R260; R261; R262; R272; R434; R750; R808; R845; R935; R993; R1010; R1096; S72; S124; S168; S220; S355; S371; S372; S375; S376; S485; S490; S634; S690; S778; S789; S862; S1008; S1010; S1267; S1296; S1304; S1316; S1504; S1558; S1578; S1589; S1591; S1680; S1694; S1709; S1716; S1813; S1834; S1864; S1967; S1975; S2074; S2077; S2172; S2285; S2298; T193; T209; T229; T230; T242; T301; T396; T517; T534; T559; T597; T612; T631; T752; T888; T898; T912; T914; T915; T924; T931; T1041; T1110; U120; U143-199; U227; U247; V41; V47; V115; V377; V473; V554; V598; V666; V830; V831; V832; V855; V911; V931; V956; V1005; V1006; V1075; V1085; V1101; V1111; V1145; V1163; V1164; V1198; Z55; Z103 uovo A277; A986; A1028; A1318; B4; B122; B216; C361; C1078; C1079; C1771; C2331; C2566; C2567; D767; D768; F421; F962; F963; F1223; F1463; F1464; F1468; G40; G41; G42; G45; G47; G48; G50; G51; G65; G66; G68; G78;
pag 1911 - 04/07/2007
INDICE ANALITICO
.
G88; G89; G92; G103; G104; G118; G307; G309; G400; G608; G1313; I326; L47; L430; L808; M1220; M1526; O582; P5; P314; P638; P2077; P2555; P2937-2940; Q155; R61; R1109; S140; S1421; S1472; S2046; S2159; T47; T899; T935; U192; U200-237 Urbano P1903; S973; U238-241 urbinate U244 Urbino P2460; U242; U243 urlare L29 urlo B952; L1140; L1141; L1157 usanza B628; L1085; M712; M1742; N618; P104; U124; U245-257; U282; V130 usare A79; A1171; C171; C2039; D998; F93; G1125; G1272; L742; L984; O494; P594; P1460; R401; V802 uscio A1349; A1488; B615; C2501; D44; E63; F96; F251; F832; L275; L960; M201; M281; M338; M1682; O33; O651; O652; P693; P1189; P1238; P1851; P1874; P2219; P2414; P2630; R326; S611; S1111; S1763; T954; U258-267; V1295 usciolo S1537 uscire A973; A1103; A1468; A1488; A1493; B248; B965; C320; C356; C980; C1618; C1988; C2257; C2620; C2730; D215; D551; D937; D1002; D1081; D1127; E59-62; F535; F867; F891; F1496; G272; G1206; L275; L315; L327; L555; L622; M128; M240; M715; M891; M892; M895; M1044; M1174; M1317; M1945; M2055; N197; O443; O470; O659; P350; P1715; P1842; P2938; P2986; P2995; P2996; R102; R179; R590; S26; S225; S624; S753; S918; S1010; S1090; S1128; S1494; S1832; S1833; S2293; T127; T180; T447; T487; T524; T767; T954; U76; V306; V485; V574; V829; V910; V1168; V1171; V1272 usignolo A1440; A1610; C2241; C2243; C2578; G2; G311; G627; G1338; P677; P822; S1661; U268-281 uso (agg., abituato) P720 uso (sost.) A80; B871; C1046; C1886; E169; M101; M1675; R815; U282; U285-289; V1308 usura A1005; P1375; U290; U291 usuraio E15; G1285; U292-298 utile (agg.) P2156; S1020; U299-303; U305 utile (sost.) A768; C1406; G1213; O376; U302; U304; U306 uva A344; B140; B141; C746; D940; L1044; M714; M1071; M1905; N408; N409; P204; P205; P1830; P2136; P2264; P2271; S99; S1205; S2150; T188; U307-322; V316; V731; V748; V749; V750; V844; V845; V882; V1064; V1065; V1076; V1273; V1274 vacca A446; A1121; A1135; B511; B512; B837; B847; B855; B857; B1095; B1096; C205; C664; C678; C758; C764; C772; E91; F787; F1189; F1190; F1497; G94; G259; G572; G1363; I474; L47; L527; M510; M835; M2159; M2202; N109;
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1848 P547; P1517; P2170; P2334; P2439; P2440; R43; R973; R1066; S2308; T410; T747; V1-38; Z35; Z36; Z38; Z161 vaccino B849; C762; P2246 vae (lat.) S1595; V818 vagabondo M1764; S472; V39; V40 vagare N633 vagheggiare G481 vaglia P174 vaglio B232; D893; S2146; V42 Va`gner (nome) P353 vago C2576; S1447 vagone C1379 vaio G70 vaiolo T916; V43; V188 Valdiriposo (localita`) C1882 valente B165; F814; P1370; S1624; S1741; U184; V44-49 Valentino N112; V51-62 Valenza M1096 valere V63-68; passim valeriana V69; V70 valigia A299; C309; L55; R420; V71; V72 vallata M1857 valle A200; B429; C525; C1117; C1591; C2325; F1054; F1457; F1574; G170; L228; M1077; M1858; M1878; M1879; N171; U29; U318; V1014 vallo G170 Vallombrosa (localita`) S2252 valore A775; D64; D1092; P2303; R850; T891; T932 valuta S179 vaneggiare C214 vanerello B307 vanga P271; P1127; P1132; V73-76; Z11 vangare C1189; V77; V78; V79; Z45 vangatura V80 Vangelo P2843; P2844; P2845; R854; V81; V82; V83 vanita` F1319; I457; S2079; V84; V85; V90 vano A1493; B239; C498; D928; F147; F525; G870; G1206; M851; O372; R434 vantaggio C2188; D77; L1150; P1750; R623; S1148; V91-94; V708 vantaggioso B92 vantare M1747; V100; V103 vantarsi C869; C1226; F530; S2287; T239; V95103 vantatore C2410 vanto V102; V104 varcare M1875; S1290 Varese V105; V106; V107 variare C1347; C1573; R132 varieta` B274; B275; V108-114; V526
pag 1912 - 04/07/2007
1849 vario M1792; V113 vasaio D830; V115 vasellaio V116 vaso A1120; B789; D1242; G909; G910; M2000; O222; P1882; P1886; P2421; S2252; U111; V117; V118 vassallaggio A846 vassallo S1333 vecchia A819; A892; A1103; A1386; B67; B68; B606; C339; C2001; C2006; C2515; D1083; F783; F809; F1394; F1593; G783; M490; M1423; M1506; O500; P815; P952; P953; P1063; P1064; P1847; R814; R940; S1053; S1438; S1542; V120-135; V851; V932; V1315; Z103 vecchiaia A1551; A1572; B174; C487; C579; C758; C1184; C1185; G626; G638; G675; G677; G680; G684; G685; G688; G694; I309; L37; P316; P877; P2417; P2873; P3011; R541; R665; R666; R667; S194; S1067; S1133; S1199; S2072; T321; T641; U98; V136-161; V193; V194; V1199 vecchierello A816 Vecchietta (Befana) E69; L964 vecchiezza A902; G682; G683; G686; V141; V160 vecchio A66; A70; A85; A304; A350; A461; A645; A646; A647; A794; A807; A808; A815; A817; A818; A831; A840; A1043; A1119; A1216; A1254; A1453; A1698; B83; B157; B224; B225; B228; B509; B695; B838-842; B913; B914; B918; C3; C74; C432; C433; C438; C456; C457; C667; C670; C671; C705; C751; C949; C952; C1018; C1035; C1159; C1176; C1264; C1352; C1353; C1356; C1489; C1615; C1616; C1665; C1983; C1984; C1985; C2069; C2075; C2549; C2588; C2630; C2679; D266; D267; D270; D273; D363; D406; D445; D895; D902; D979; D1045; D1139; D1145; F61; F75; F76; F412; F505; F539; F583; F798; F873; G50; G63; G84; G185; G186; G304; G403; G430; G431; G450; G522; G627; G629-634; G637; G639; G641; G642; G676; G678; G679; I62; I66; I68; I294; I409; I410; I412; I413; I414; L247; L424; L513; L641; L692; L740; L1169; M419; M761; M762; M772; M804; M967; M1119; M1120; M1122; M1123; M1467; M1643; M1644; M1661; M1662; M1841; M1987; M2011; M2040; M2191; M2230; M2255; N30; N149; N413; N558; N601; N602; N604; N605; N611; N620; N621; O224; O628; O690; O725; P60; P178; P277; P288; P676; P923; P972; P1368; P1497; P1500; P1541; P2108; P2161; P2350; P2676; P2807; P2840; P2841; P2848; P2852; P2853; P2880; P2974; P3014; P3019; Q25; Q47; Q154; Q165; R58; R65; R77; R152; R177; R189; R190; R776; R778; R846; R847; R893; R1089; S4; S39; S103; S150; S279-282; S284; S503; S545; S546; S559; S645; S646; S672; S694; S695; S707; S743; S808; S809; S1074; S1075; S1211; S1293; S1330; S1502; S1678; S1730; S1773;
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
INDICE ANALITICO
S1774; S1775; S1782; S1783; S1922; S1946; S2045; S2132; S2134; S2234; T31; T533; T563; T572; T700; T705; T748; T853; T861; T900; T901; T920; T922; T923; T926; T934; T935; V129; V130; V133; V135; V162-224; V651; V851; V852; V924; V925; V1160; V1250-1252; V1255-1257; V1270 vecchione U149 veccia S973; V225; V228 vecciato V226; V227 vedere V229-252; passim vedova C65; C1188; G153; L17; M741; R1084; T798; V177; V253-273 vedovo F1321; S1946; V264; V274-281; Z89 veglia C1497; M1867; S321; S1629; S1835; V31; V282-285 vegliare A763; M725; P1927; Q147; S1442; V286289; V370 veglio S1852 vela N146; T251; V290-294 veleno A130; A1122; B790; C106; C107; C454; C1700; C1701; C2294; F945; L178; L180; L865; M271; M429; M939; P849; P1830; P1975; P2002; P2099; R144; R990; R1008; S89; S712; S1092; S1093; S1094; S1100; S1705; S1873; V295-304; V859; V951; V955; Z157 velenoso C380; C662; E78; F1621; P894; P1083; S1097 Velino (monte) V306 velletrano V305 velluto G1266; S1178; V307-310 velo V311; V312 veloce A1413; C1133; M2185; M2186 vena S234 Venda (monte) V313 vendemmia A339; A1712; I299; M883; P341; P1133; P2269; T839; V314-319; V735 vendemmiare A366; A1711; P2266; P2270; V320323; V753; V754; V756; Z27 vendere A694; A930; A1217; A1264; A1341; A1381; A1608; A1702; B75; B438; B804; B1019; C817; C819; C820; C1387; C1535; C1941-1945; C1947-1951; C1954; C1955; C1958; C1959; C1961; C1963; C1972; C2436; C2618; D58; D103;D778; D784; D785; D935; D1094; F15; F788; F789; F806; F1007; G65; G740; G749; G764; G808; G1211; G1218; G1222; G1380; I73; I223; I336; L629; L667; L857; L873; M161; M736; M768; M834; M835; M848; M1192; M1262; N101; N567; O385; O561-564; O683; P841; P1085; P1221; P1378; P1523; P1996; P2524; P2525; P2527; P2562; P2644; R324; S239; S889; S1153; S1221; S2014; S2288; T403; U216; V249; V324-348; V934; V1070; Z37 vendetta A590; D484; M1525; P1311; V349-359; V701 vendicare P1314; V361
pag 1913 - 04/07/2007
INDICE ANALITICO
.
vendicarsi A248; V360 vendita A219; P682; P2687 venerdı` G355; L619; L1066; M853; N102; N103; O442; P122; R542-545; S771; T946; T947; V363-369 Venere B14; B17; C1273; M800; T474; V370V380 venere (venerdı`) V362; V364 Venezia A1120; A1232; M1502; P29; R837; U54; V381-388; V681 veneziano D1046; F963; F969; L372; P30; P2464; S1274; V389-391 venire V392-395; passim ventaglio S1360; V396 ventata B809 venti C1226; C2560; D1083; F163; G692; P425; S2091; U147; U148; U149; U226; V153; V397402 venticello C187; S1203 venticinque P632 ventidue C1771; P632 ventilare O255 ventina G107 ventino F1642; P262 ventiquattro V799 ventitre´ O434 vento A11; A12; A671; A672; A946; A1164; A1175; A1197; B85; B201; B827; B904; C32; C60; C351; C500; C983; C985; C1432; C2066; C2157; C2273; C2324; C2604; C2648; D70; D284; D417; D487; D807; D808; D811; D917; E71; F50; F67; F464; F525; F655; F1191; F1324; F1381; F1487; F1536; F1560; F1567; F1582; G200; G367; G453; G478; G666; G879; G974; G1177; G1304; I423; L13; L88; L142; L522; M126; M127; M652; M702; M877; M1471; N156; N162; N380; N381; N595; O76; O343; P165; P173; P542; P1258; P1496; P1819; P1851; P1876; P1878; P2248; P2364; P2459; P2460; Q16; Q123; Q124; Q131; R218; R220; R361; R681; R734; R761; R1090; S905; S1050; S1692; S1827; S1989; S2065; S2145; T268; T269; T373; T386; T442; T445; T753; T756; T923; T926; V89; V290; V403-446; V843; V1017 ventoso A1089; M118; M864 ventotto M46; T953 ventre A129; C780; C1768; C2255; D376; F869; I251; L437; L439; M295; O102; P238; P265; P266; R76; R219; V447-457; Z164 ventuno P1404 ventura A674; B154; B633; C2745; D617; D811; F343; F344; F1233; P102; R57; R58; S947; S948; Z80 verace C2432; F126 verbum (lat.) E162; P543 verbo G1268; V458-461
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1850 verde A1160; A1545; A1601; B427; C800; C1123; C1247; F936; F1297; F1360; I467; L407-414; L424; L617; L1018; M897; M898; M1575; N67; N86; N626; O253; O513; P639; P2684; R660; R981; R985; R1015; S105; S414; S838; S973; S1807; V462-468; V854 Verdiana (santa) V469 verdura G190; P1439; V470-473; Z56 verga F567; M74; M1713; U7 vergine (sost.) M1755; V474-482 vergine (agg.) C1781; I129 Vergine (madonna) C352; M11; M1229 Vergine Annunziata E89 verginita` T909; V483-485 vergogna B612; B680; B714; C2343; D86; D87; F1539; F1545; G188; G1040; M1240; M1979; N203; O375; O391; O402; O490; P333; P973; P2329; P2337; P2415; S780; S872; S923; S2280; S2281; T936; U250; V486-500; V502; V509; V910 vergognarsi B613; L204; M1371; P2328; S1257; V501-509 vergognoso B744; F1335; M1213; P2067; P2329; P2330; V510; V511 verita` A702; A1219; B1002-1005; B1018; B1019; B1021-1027; B1030; B1044; D648; D1023; D1024; E152; F121; F221; I350; M1243; M1244; O131; O232; P1952; P1953; P2752; R299; S778; T70; T240; T933; V512-573; V826 verme A128; F692; F930; F931; I451; P1721; V574-586 vermiglio N67; P2101 vermine V913; V914 verminoso M1102 vernata A1126; C354; I42; L621 verniciare S1654 vero A624; A634; A841; A859; A1115; B340; B1017; B1038; B1040; B1091; B1092; B1094; C690; C1321; C2007; C2432; D19; D121; D512; D528; D529; D1022; F125; F126; G69; G312; I186; M267; M328; M329; M801; M1232; M1235; M1513; M1948; N485; N614; P2751; P2842; R467; R1003; R1006; S1315; S1316; S589; S787; S873; S1461; S1466; S1679; S2100; T68; V539; V553; V707; V708; V554; V559; V587-591; V825; V1088 Verona L371; M1506 veronese D1046; M1609; V389 verro V275 verruca P2197; V594 versare D893; L174; O218; P1590; P2473; S95; S952 Versiera D54 verso A936; B513; C2350; L139; L422; L779; L780; P2014; T192; U45; V595-599 vescia C767 vescica P1891 vescovato M963; M964
pag 1914 - 04/07/2007
1851 vescovo C931; D774; D904; D1197; P2168; R874; R890; T487; V600-603 vespa A1038; M1459; M2173; P1264; V604-612 vespaio C370; V610 vespro D765; P471; P2995; V613-615 vesta P2553 veste A59; A191; A1246; A1717; D418; D927; D970; D1066; F233; F1065; G1237; M13; M17; M1212; O315; P344; P2345; P2897; V616-624 vestire A234; A321; A1546; B916; C251; G1379; L276; L635; L1146; M442; M581; M856; P1000; S257; S258; T1094; V627; V630-638 vestirsi C155; F648; F715; F881; F1385; F1708; G778; G779; L675; M580; N206; O271; P1464; P2327; P2725; R804; R980; R983; R987; R1072; S312; T747; T1006; V131; V254; V335; V462; V625; V626; V639 vestito B823; C39; F798; G739; P276; P1500; P1502; T874; U97; V308; V641-644 vestito (agg.) C1059; F729; L431; L432; L914; P1445; P1477; R853; R988; S1180; S2226; S647; T102; T1097; V535 Vesuvio N14; V645 vetraio A280 vetrina M610 vetro A221; A660; B1052; C905; C1381; C2406; D1242; F821; F1199; O344; O345; P892; R73; S884; S1039; S1558; T588; T589; T909; V646650 vetta C94; F1673; F1675; R38 vettura C1181-1184 vetturale I205 vezzo L331; L1091 vezzoso D326 via A1628; B722; C1893; C1894; C1897; C1914; D727; F999; F1021; G174; G1048; G1229; I46; I196; L793; M182; M998; M1112; O228; O483; O663; O679; O722; R385; S98; S1087; S1617; S1763; S1985; S2082; S2118; S2128; S2142; T1057; V651-659; V972; V1135 via crucis V972 viaggiare M1843; R1028; S2140; V666-671 viaggiatore V673 viaggio A613; C227; C1477; C2192; F1334; G543; G1020; M125; N636; S1159; S1793; T765; U107; V317; V674-677; V708; V1037 viandante D1109; M1261; V678; V679 vicentino L370; P30-33; V389; V682 Vicenza V680; V681 vicere` N11 vicinanza A628; L893; V683; V684; V710 vicinato C2669; L997; N105; P2214; S1149; T164; T1058; V686-688; V1280 vicino (agg.) A168; A641; A1426; A1457; A1459; C80; C176; C314; C321; C929; C988; C1309; C2241; C2531; F659; G173; G1081; L179; L760; L895; L1023; M567; M1339; M1635; M1822; M1865; M2012; M2019; N308; O63; P1002;
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
INDICE ANALITICO
P1073; P1076; P1818; P2391; P2856; R131; R975; S593; S1047; S1451; S1535; T1091; T552; T751; T783; V57 vicino (sost.) A262; A525; A574; A575; A1235; A1720; C327; C966; C993; C1637; D1039; F831; F999; F1299; F1364; F1368; L164; L447; L715; L847; L995; M191; M1633; M1820; M1874; M2212; M2216; N272; O262; O464; O600; P263; P453; S213; S357; S906; S1301; T588; T862; V689-712; V949; V1282 vicolo B642; V714 vietare P2765; V715 vigilanza V716 vigilia D381; F592; F649; F650; G650; N114; N544; P642; P2785; V717-721 vigliacco P2786 vigna C818; C968; C974; D940; F827; F1006; G297; G298; G985; M883; N435; N438; N458; O590; O594; P204; P258; P601; P816; P991; P992; P994; S2240; T512; T924; V698; V699; V722-757; V1191; Z57; Z75 vignaiolo M876; V1058 vigneto C1189 vigore G149; G474 vile A28; A1306; C2082; F1275; P1642; S2285; V758-760 villa A1111; C1925; F457; G122; L531; M1072; P2797; Q168; R607; R1026; S657; V802 villaggio C606; D1040 villana G353; V633; V762; V763 villania P2789 villano A188; A1308; A1466; B566; C69; C430; C480; C844; C1151; C1260; C1476; C2107; D784; D1240; F718; F970; F1072; G62; G73; G380; G790; L897; L898; L899; M119; M864; M872; M880; M1272; N395; O82; O213; O496; O603; O604; P646; P1375; P1442; P1645; P2035; P2208; P2210; P2499; P2665; P2788; P2961; Q152; R263; R899; S599; S602; S1863; T922; T938; T939; T950; V305; V310; V764803; Z45; Z124 villeggiatura V804 vilta` B720 vinacciolo U307 vinaio G404 Vincenzo (santo) V805-808 vincere A770; A771; A773; A774; A810; A1408; A1494; A1514; A1528; A1530; C1087; C1088; C2307; D984; D989; D1074; D1218; F468; F926; F1243; G506; G511; G519; G520; G530; G1334; G1335; I99; I143; I232; L312; L787; L789; L917; L1187; M156; M1292; M2137; M2187; P616; P845; P848; P863; P1286; P1350; P2729; P2730; R84; R309; R310; S269; S1013; S1022; S1418; S1419; S1996; T351; T790; T976; U93; U116; U287; V375; V809-816; V1084 vincitore S2103; S2104; V819-821 vinello C357; P271
pag 1915 - 04/07/2007
INDICE ANALITICO
.
vino A104-107; A110-113; A116-119; A159; A160; A206; A270; A333; A350; A366; A405; A522; A579; A592; A613; A615; A644; A645; A646; A702; A799; A801; A853; A917; A966; A998; A1024; A1083; A1084; A1085; A1160; A1273; A1617; A1635; B81; B84; B188; B268; B455; B456; B462; B539; B546; B555; B558; B778; B779; B787; B788; B796; B797; B798; B877; B919; B1076; C272; C314; C357; C529; C534; C746; C765-768; C1001; C1004; C1051; C1094; C1228; C1312; C1551; C1585; C1713; C1966; C2526; C2542; C2737; D491; D624; D679; D846; D917; D973; D1006; D1241; F398; F434; F493; F509; F510; F569; F666; F667; F705; F736; F804; F820; F934; F935; F937; F938; F1078; F1114; F1655; G353; G374; G498; G787; G794; G1037; G1352; I298; I322; L94; L168; L178-182; L184; L465; L641; L846; L847; L852; L853; L967; L980; L1041; M42; M373; M668; M768; M777; M816; M820; M822-827; M833; M1076; M1121; M1193; M1257; M1268; M1270; M1332; M1467; M1509; M1526-1530; M1609; M1644; M1709; M1762; M1891; M2001; M2169; M2199; M2245; M2282; N173; N174; N307; N373; N394; N456; N458; N467; O200; O222; O223; O224; O413; O640; O646; O647; O650; O654; O675; O683; O684; O690; O702; O703; P30; P31; P258; P263; P272; P273; P277-280; P285; P308; P314; P315; P316; P318; P322; P329; P354; P611; P952; P1260; P1261; P1379; P1380; P1413; P1414; P1415; P1590; P1796; P2020; P2021; P2046; P2131; P2137; P2175; P2273; P2331; P2438; P2463; P2626; P2726; P2803; Q145; Q149; Q156; R637; R1014; S87; S89; S90; S671; S766; S864; S907; S962; S973; S1040; S1163; S1193; S1197; S1198; S1201; S1211; S1228; S1344; S1345; S1582; S1867; S2242; T8; T155; T172; T205; T226; T234; T240; T286; T605; T607; T773; T836; T837; T888; T900; T914; T941; U15; U22; U193; U203; U204; U226; U242; U315; U316; U319; V53; V206; V221; V607; V733; V739; V744; V822-937; V1009; V1055; V1077; Z13; Z65 vinto N215; S206; V817; V818 vinum (lat.) L466; L467; V828; V846; V866 viola (fiore) C135; C706; S817; V938-941 viola (strumento) V123 Violante (nome) V942 violare L345 violento V946 violenza V943-948 violinista N462 violino C2247; C2248; P1405; S1662; V949; Z2 viottolo F493 vipera G246; M945; M1919; O233; S2239; V950956 Viri Galilei (ricorrenza) A1331 virtu` A1314; B266; B519; B520; B521; B581; C180; D271; D364; D587; D1007; E96; F924;
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1852 F1231; F1277; G673; I391; I392; I446; I447; M1232; M1614; M1761; N181; N377; O526; O540; P39; P827-830; P961; P1313; P2034; R37; R964; R1020; R1063; R1065; S212; S2126; T68; U98; V70; V483; V484; V499; V898; V955-977; V1133; V1161; Z63; Z166 virtuoso D901; D936; D938; D1013; M49; N196; O729; P1106; P1107; P1108; V968 vischio P1386; P1387; V978; V979 visino R981; T1095 visita C532; C910; C1836; E218; M234; M241; M1327; P1846; P2224; P2323; R238; S1307; V980-983 visitare D464; I38; V754 viso A460; B957; C1779; F33; F444; G1262; M618; M744; M766; O655; R219; R254; T1094; T1095; V463; V985-990 vispo A309; C919; F200 vissano (di Visso) S1914 Visso (localita`) N479; vista V986; vista C2335; D25; L965; M667; M962; Q76; R1130; T577; V161; V235; V237; V991; V992 visto N613 vita A182; A250; A985; A1047; A1280; A1281; A1343; A1582; B401; B655; B893; B1072; C125; C221; C973; C1253; C1254; C1539; C1601; C1606; C1703; C1763; C2393; D219; D328; D335; D403; D642; D1046; D1077; E65; E66; F13; F376; F1498; F1540; G123; G236; G607; G940; L211; L482; L631; L679; L755; L835; L1145; M18; M218; M729; M739; M952; M954; M1085; M1101; M1325; M1579; M1660; M1737; M1958; M1980; M1981; M1990; M2051; N41; N460; O342; O455; O469; O694; P291; P421; P704; P733; P737; P1162; P1431; P2666; P2964; Q42; Q143; R640; R751; R851; S504; S750; S754; S903; S1423; S751; S1473; S1503; S1804; S1904; S1962; S1963; S1964; S2098; T207; T228; T229; T278; T279; T303; T313; T363; V63; V280; V722; V822; V897; V945; V994-1050; V1095; V1097 vite C1008; C1009; F725; I298; L792; M137; N437; P2267; P2278; P2280; S418; S1098; U240; U319; V106; V749; V1051-1065 vitella B209; R999; V37; V471 vitello A307; C1044; C1628; F1254; F1278; F1497; G94; G405; G556; G1017; O557; P5; P1084; P1446; R43; T140; T746; V1; V4; V21; V33; V1066-1074 viterbese P2464; S1274 Viterbo V1075 Vito (santo) P1903; V1076-1082 vittima M261 Vittore (santo) S1287 vittoria A1502; C890; F585; G882; P7; P8; P1178; R309; V28; V1083-1085 vituperio P1869 viva E118; E205; G447; P363; V470
pag 1916 - 04/07/2007
1853 vivanda C112; C588; F150; F154; S92; S93; S133; S134; V114; V1087; V1088 vivere A311; A497; A520; A748; A1300; A1307; A1498; A1668; A1707; B189; B190; B214; B1014; B1030; C42; C301; C500; C682; C1374; C2267; C2285; C2398; D564; D756; D915; D916; D951; D1102; E8; E55; E66; F351; F558; F774; F1090; G347; G554; G917; G1152; I53; I63; I468; I515; L457; L461; L583; L1089; L1112; M217; M259; M274; M477; M501; M517; M532; M542; M732; M970; M1254; M1370; M1650; M1656; M1691; M1804; M1931; M1936; M1937; M1969; M1979; M1988; M1989; M2033; N55; N56; N57; N131; O317; O318; O368; O375; O391; O410; P4; P9 P10; P669; P721; P758; P765; P905; P937; P1656; P1862; P1896; P1927; P1930; P1932; P2187; P2583; P2624; P2643; P2780; P2946; R11; R196; R220; R249; R365; R486; R528; R553; R810; R959; R1051; S193; S217; S255; S256; S258; S337; S409; S495; S659; S1710; S1806; S1820; S1822; S1848; S1849; S1969; S1970; S2158; T24; T88; T190; T598; T634; T686; T879; T911; T929; T937; T990; T1054; U194; V199; V217; V218; V344; V401; V508; V956; V1089-1121; V1127; V1144; V1196 vivificare S1910; S1911 vivo A916; A917; A1357; A1358; A1444; A1506; B212; B517; B868; B971; B972; B1077; C46; C661; C755; C1193; C1268; C1615; C2358; D794; D863; F1348; F1685; L632; L643; L849; L1009; M1109; M1933; M1935; M2084; M2085; M2086; M2090; M2097; O168; O261; O263; O724; P998; P1463; P1560; P1565; P1837; P2168; P2664; R99; S722; S809; S1403; T71; T906; T911; U104; V761; V1122-1130 viziare C1170; F849; M425 vizio A705; A1571; A1574; A1575; B581; C1028; D271; E17; E238; E240.G626; I177; I178; L67; L288; L1072; L1090; L1092; L1095; M608; O374; O484; O540; O545; O716; O717; O718; P1313; P1776; P2390; P2391; S2126; V598; V912; V959; V970; V1131-1164; V1262 vizioso E16; E239; E240; M1627 vizzo T258 voce C599; C2568; C2569; I367; N403; N404; N414; N433; P369; P370; P822; P824; P900; P2126; P2653; P2825; S1714; V521; V11651179 voga A181 Voghera V1180 voglia A745; A1551; B293; C21; C22; C580; C1192; D21; D375; D672; E42; F1329; G1012; G1296; L214; L216; L221-225; L258; L329; L1165; M2033; M2048; N241; N301; N302; N303; O298; P143; P512; P789; P1085; P2765; P2993; Q118; R396; S1062; S1510; S2047; V1181-1202; Z34 volare A399; A401; A402; A403; A483; A860; A1114; A1116; A1726; B414; B415; B416; B764; C1043; C1044; C1045; C1372; C2329;
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
.
INDICE ANALITICO
E58; F137; F349; F522; G266; I317; M26; M2144; M2165; N26; N597; O432; P543; P664; P1135; P1691; P2173; R266; R421; R915; S460; S1816; S2012; T1018; U30; U50; U52; U53; V1203-1209; V1268 volentieri A160; A595; B542; B769; C2044; D96; F390; G1174; L875; L876; L1114; O313; P1593; P2242; S548; S1738; V1243-1245 volere V1208-1228; passim volgere M262; N384; N479; S1747; S1748; V290 volgersi T1001 volgo D790; M1800; V1229 volo A314; C80; L532; M2177; O36; O37; V1230; V1231 volonta` I195; L618; M479; P2404; P2888; V12321242 volontario A1521; I97 volpe A874; A1385; B229; B964; C1341; C1665; C1697; C1702; C2022; C2291; C2293; C2663; D191; D1102; D1102; F1699; I526; L462; L1119; N638; P1524; P2060; P2061; P2062; R510; R1061; S983; S1432; S1545; S1903; T787; T922; V1246-1298 volpeggiare V1285 volpone U149 volta A388; A447; A1256; A1381-1383; A1435; B440; B558; B1037; B1068; B1069; B1109; C7; C163; C358; C528; C583; C812; C1237; C1421; C1683; C1684; C2317; C2650; C2698; D97; D734; D1200; D1201; D1202; E132; E149; E186; F311; F640; F1153; F1154; F1695; G119; G625; G861; G887; G915; I217; M636; M695; M1587; M1588; M1730; M1781; M1815; M1970; M1983; M1984; M2026; M2029; N600; O214; O446; O604; O635; P938; P1163; P1164; P1302; P1414; P2113; P2420; P2422; P2671; R719; R737; R991; R1069; S519; S551; S625; S728; S986; S1386; S1512; S1554; S1945; S1971; S2048; T370; T758; U124; U252; V168; V255; V1093; V1094; V1239; V1299-1318 voltare A1240; A1360; C883; C1536; F1541; G845; G913; G1153; M652; M1501; M2243; P1060; P1998; R386; S1190; T442 voltarsi A1137 vomito C395 voto F1332; F1636; P1347; S270; T293; V1319; V1320 vulcano E101 vuotare B544; B905; C497; C1721; D1212; E48; G908; I291; L607; M41; M1271; M1828; R71; S1620; S1861; T237; V117; V583 vuoto passim Yvo A1725 Zaccaria Z1 zafferano A1120 zampa A1121; C561; C679; P2640 zampetto P2153 zampina G281; L150
pag 1917 - 04/07/2007
INDICE ANALITICO
.
zampino G215 zampogna Z2; Z4 zampone Z5 zanzara D506; Z6-10 zappa A199; C2503; L223; L260; N624; O23; P1125; P1126; S864; S864; S1040; S1975; S1976; V74; V766; Z11-24; Z30; Z34; Z65; Z149 zappare A235; F1313; G73; M833; P2270; P2274; V9; V751; Z14; Z25-45 Zappata (nome) P2486 zappaterra C2116 zappatore Z46; Z47 zappatura S420; Z52-57 zappone V164 zazzera A1232; V388 zecchino F1536; V700 zelante A533 zelo S2071; Z58-64 zeppa N517; Z65 zero M1576; N374; Z66-71 zia F236; O443 zigolo Z72 zio P652; R407; Z73-76 zipolo L109; Z77-79 zita (zitella) M738 zitella D897; D898; P2381; Z80-92 zitto V175 zizzania Z93; Z94 zoccolante C2686
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
1854 zoccolo B916; D190; D833; M1540; M1603; N15; S129; V1045; Z95-98 zolfo P3024; Z99 zolla G1212; L1031; P2913; Z100-102 zompare S154 zonzo B936 zoppa D1143; Z110 zoppicare C486; C2276; D1042; P961; P1667; Z103; Z104; Z107; Z115 zoppo A1413; B312; B314; B449; B607; B996; B1004; B1035; B1036; C44; C658; C659; C1150; C2092; F1193; F1401; G270; G846; M211; M306; M307; M325; M1159; M1358; M2230; N187; O37; O539; P788; P869; P1013; P1014; S1913; S2140; T124; T250; T528; Z105; Z107; Z110-123 zotico Z124 Zuane G646 zucca A1009; C610; C681; E223; G697; L922; L977; M1187; P2151; R233; R881; T553; V268; V774; Z125-150 zucchero M55; M56; M58; M935; M936; N442; P2464; S1274; S1197; S2235-2238; Z151-157 zucchino G830; Z158; Z159 zuccone V637 zufolare B673; B845; C514; F1193; P2632 zuppa B676; B678; M1347; O163; P220; P221; P1561; P1789; S1252; T8; Z160-167 zuppetta Z166; Z168 Zurla (nome) A869 Zvan G645
pag 1918 - 04/07/2007
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 1919 - 04/07/2007
Titoli pubblicati: Gustav Kobbe´
DIZIONARIO DELL’OPERA Carlo Lapucci
DIZIONARIO DEI PROVERBI ITALIANI DIZIONARIO DELLE RELIGIONI a cura di Paul Poupard K. Friedrichs, I. Fischer-Schreiber, F.K. Ehrhard, M.S. Diener
DIZIONARIO DELLA SAGGEZZA ORIENTALE DIZIONARIO ENCICLOPEDICO GEOGRAFICO 2008 a cura di Edigeo con CD-ROM
Titoli di prossima pubblicazione: Mohammed Ali Amir-Moezzi
DIZIONARIO DEL CORANO Michel Malherbe
DIZIONARIO DELLE LINGUE DELL’UOMO
Mondadori DOC - Dizionario Proverbi
pag 1920 - 04/07/2007