Università degli Studi di Palenno Di arti di' . Volume pubblicato con i contributi P~ :ent~oo~II~sofia Stona e C:ritica ...
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Università degli Studi di Palenno Di arti di' . Volume pubblicato con i contributi P~ :ent~oo~II~sofia Stona e C:ritica dei Saperi. (Quota ex 60%) anno 2005. ono e ondo MIUR Ricerca Scientifica
INDICE
ELENCO DELLE SIGLE
p.
11
INTRODUZIONE
p.
13
p. p. p. p. p. p. p.
35 37 43 47 50 57 62
p. p.
67 78
p. p. p. p. p. p. p.
89 89 96 100 107 118 123
p. p. p. p.
129 140 145 151
PARTE I I. IL SOLUS IPSE: CONDIZIONE DI UNA FENOMENOLOGIA DELL'~RSOGGETTrvrrÀ
1. La scoperta dell'io
2. Affermazione dell'io e differenze individuali 3. L'incompatibilità "reale" delle coscienze 4. Fenomenologia tra realismo e idealismo 5. Il ruolo della riduzione 6. Coscienza assoluta e motivazione (la Vorbereitung) 7. I Grundprobleme: dall'atteggiamento naturale all'io fungente
7.1 Doppia riduzione e unità della coscienza
Cl 2009 - MIMESIS EoIZIONI (M'l . w:-vw.~imesisedizioni.it / ~w~o -. Ud~e) VIa Risorgimento. 33 _ 20099 .numesIs~kshop.com esto TeleJo."o ~fax: +3902 894039: San GIovanni (MI) E--ml...... . 5 " ..... uumeslsed@ti'scal" V' Chi 1.lt la amparis, 94 - 33013 Ge E-mail: info.mim@ . mona del Friuli (DD)
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II. FENOMENOLOGIA DELL'IO E INTERSOGGETTfVITÀ 1. L'io trascendentale 2. La riflessione individuante 3. Riflessione come ripresa 4. Dall'individuo trascendentale alla persona 5. Essere soggetto pieno: la monade 6. Valore intersoggettivo dell'individuazione 7. Ripetersi, coincidere e specchiarsi: il momento dell'identità 8. Coincidenza e separazione 9. La coincidenza nella Paarung lO. Il mondo individuale: la sfera del proprio
ESPERIRE UN ALTRO 1. La percezione ramificata 2. L'esperienza reI azionale 3. Corpo vivo e corpo materiale 4. Somigliarsi 5. Un processo a due facce: espressione e interpretazione 6. L'indizio
p. p. p. p. p.
159 167 179 183 192
p. 198 p. 206
PARTEll GENESI DELLA COSCIENZA ED ESPERIENZA INTERSOGGETTIVA 1. Un metodo in evoluzione: fenomenologia eidetica estatica 1.2 La svolta genetica 2. Articolazioni della genesi 3. Genesi passiva e genesi attiva 4. Genesi e intersoggettività 5. Dalla ricerca dell'origine allo sguardo verso il fine 6. L'esperienza soggettiva: tra teleologia e intersoggettività 6.1 Tele~logia e intenzionalità: le Ricerche logiche 6.2 La Vlt~ ftue?~e nelle Lezioni sul tempo (1904/5) 6.3 IntenzlOnalltà della coscienza in Ideen I e Esperienza e giudizio 6.4 Lezioni sulla sintesi passiva (1920/21):
Struttura della coscienza 7. Il chiaroscuro della coscienza 8. Protensione e ritenzione L'ORIGINARIO: PASSMTÀ E TELEOLOGIA 1. Teleologia nella passività 2 Tendenza ~ potenza (Verm6gen) 3. Sf~ra.pu~slonale e infanzia originaria 4. Istmtt e mtersoggettività 5. Krisiszeit 6. Te/os e fondazione originaria
p. 213 p. p. p. p. p. p.
213 218 222 225 228 236
p. 237 p. 241 p. 244 p. 250 p. 255 p. 259 p. 265 p. p. p. p. p. p. p.
273 273 282 292 306 311 318
VI.
PROSPETTIVE GENETICHE SULL 'INTERSOGGETTIVITÀ 1. Genesi trascendentale e generatività 2. Analisi fenomenologica del vivere in comune 3. L'interdipendenza trascendentale dei soggetti 4. Generatività: tra il nascere e il morire 5. Fenomenologia del bisogno 6. Gemeingeist: genesi dei rapporti interpersonali 7. La monade come unità vivente 8. Ritorno all'io originario 9. Lebenswelt: il mondo condiviso lO. Tempo socializzato: la storia VERGEMEINSCHAFTUNG:
p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p.
327 327 332 337 347 352 355 361 368 371 383
CONCLUSIONI
p. 401
APPENDICE STORIA E STRUTTURA DEL NACHLASS HUSSERLIANO 1. Il volume XIII della Husserliana 1.1 I manoscritti del semestre invernale 1910/11 2. Il volume XIV 3. Il volume XV
p. p. p. p. p.
BrnUOGRAFIA
p. 445
INDICE DEI NOMI
p. 467
411 419 424 429 437
Nur die Liebe macht sehend: nihil cognoscitur nisi per amicitiam Husserl, Ms. E ID lO, BI. 4a
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ELENCO DELLE SIGLE
Opere di Husserl
APS
Analysen zur passiven Synthesis. Aus Vorlesungs- und Forschungsmanuskripten 1918-1926, hrsg. von M. Fleischer, Husserliana XI, 1966.
DP
Pariser Vortriige, in E. Husserl, Cartesianische Meditationen und Pariser Vortriige, hrsg. von S. Strasser, Husserliana I, 1950.
EK
Die Krisis der europiiischen Wissenschajten und die transzendentalen Phiinomenologie. Ergiinzungsband. Texte aus dem Nachlass 1934-1937,
hrsg. von R. N. Smid, Husserliana XXIX, 1993. EPH
Erste Philosophie (1923/24). Erster Tei!: Theorie der phiinomenologischen Reduktion: Kritische 1deengeschichte; Zweiter Teil: Theorie der phiinomenologischen Reduktion, hrsg. von R. Boehm, Husserliana VII-
VIII, 1956 e 1959. Ethik (1920/24) Einleitung in die Ethik. Vorlesungen Sommersemester 1920 und 1924, hrsg. von Henning Peucker, Husserliana XXXVII, 2004. EU
Erfahrung und Urteil, Meiner, Hamburg 1974.
FIL
Formale und transzendentale Logik. Versuch einer Kritik der logischen Vernunjt, hrsg. von P. Janssen, Husserliana XVII, 1974.
ID I e II 1deen zu einer reinen Phiinomenologie und phiinomenologischen Philosophie, hrsg. von K. Schuhmann, Husserliana III e IV, 1950.
INT I
Zur Phiinomenologie der 1ntersubjektivitiit. Texte aus dem Nachlass. Erster Teil: 1905-1920, hrsg. von I. Kem, Husserliana XIII, 1973.
INT II Zur Phiinomenologie der 1ntersubjektivitiit. Texte aus dem Nachlass. Zweiter Teil: 1921-1928, hrsg. von I. Kem, Husserliana XIV, 1973.
Unicità e relazione
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Zur Phiinomenologie der lntersubjektivitiit. Texte aus dem Nachlass . Dritter Teil: 1929-1935, hrsg. von I. Kem, Husserliana XV, 1973.
INTRODUZIONE
Die Krisis der europiiischen Wissenschaften und die transzendentale Phiinomenologie, Husserliana VI, 1959. Logische Untersuchungen. Erster Band: Prole gomena zur reinen Logik hrsg. von E. ~olenstein, Husserliana XVIII, 1975; Logische Untersu~ ch~ngen. Zwelter ~and: Untersuchungen zur Phiinomenologie und Theone der Erkenntms, hrsg. von U. Panzer, Husserliana XIX/l, 2,1984. Cartesianische Meditationen und Pariser Vortriige hrsg von S Str Husserliana I, 1950. ' . . asser, Phiinomenolog!sche Psychologie. Vorlesungen Sommersemester 1925 hrsg. von W. Btemel, Husserliana IX, 1962. ' Spiite Texte uber Zeitkonstitution (1929-1934). Die C-Manuskri hr von D. Lohmar, Materialien VIII, 2006. pte, sg.
L'argomentazione con cui Husserl introduce il problema dell'intersoggettività nella Quinta meditazione cartesiana costituisce uno dei bersagli polemici più discussi dai suoi allievi e prosecutori, tanto da aver offerto spesso l'occasione di un ripensamento globale della fenomenologia, sino allo sviluppo di differenti direzioni di ricerca. 1 A me sembra che il movimento autentico di quelle pagine, apparentemente irrigidite in una deduzione dell' altro dal Sé, vada cercato in prima istanza all'interno del pensiero husserliano stesso. Il testo del 1929 condensa, infatti, in poche pagine introduttive una distesa di descrizioni, prove e tentativi, la cui estensione è venuta alla luce al più tardi con la pubblicazione nella Husserliana dei tre volumi curati da Kern e dedicati alla teoria dell'intersoggettività. 2 L'intento di questo lavoro è di considerare
2
In Germania Heidegger, Schiitz e Scheler operano un'intensa critica della teoria husserliana dell'intersoggettività, sino a sviluppare delle analisi autonome del problema sociale da un punto di vista metafisico, sociologico ed etico. In tempi più recenti Theunissen, Held e Waldenfels hanno di volta in volta preso le mosse da Husserl per andare oltre Husserl stesso. In Francia la fenomenologia husserliana, influenzata dal pensiero heideggeriano, ha influenzato alcuni dei pensatori .centrali dell'esistenzialismo, come Sartre e Merleau-Ponty. A partire dagli anni '80 poi Derrida, Levinas, Henry, Marion hanno dato vita a un vivo dibattito sulla fenomenologia prendendo spesso le mosse proprio dal problema husserliano dell'alterità. In Italia Enzo Paci ha offerto un'interpretazione di questo problema profonda e a mio avviso molto aderente all'intenzione husserliana. Più recentemente Vmcenzo Costa, Bancalari, Zippel si sono occupati in modo critico della tematica. A causa del peculiare metodo di lavoro dell' autore, parti essenziali del pensiero husserliano sono rimaste affidate ai manoscritti di ricerca che, a partire dagli anni '50, sono stati pubblicati a cura degli Archivi Husserl di Lovanio, Colonia e Friburgo, nelle collane Husserliana, Materialien e Dokumente. I contributi più significativi a una teoria fenomenologica dell'intersoggettività sono stati raccolti da Iso Kem nel 1973 nei volumi XIII, XIV e XV della Husserliana (Husserl E., Zur Phiinomenologie der lntersubjektivitiit. Texte aus demNachJass. Erster Teil: 1905-1920, Zweiter Teil: 1921-1928, Dritter Teil: 1929-1935, Husserliana XIIl-XlV-XV, hrsg. von I. Kem,
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Unicità e relazione
tali manoscritti nel loro complessivo snodarsi attraverso più di tre decenni di lavoro, dal 1905 al 1935, enuc1eandone alcune linee tematiche e alcuni sviluppi. Grazie allo studio dei materiali inediti cercheremo di far emergere il fenomeno intersoggettivo come dimensione fungente che attraversa l'intero progetto di adesione fenomenologica alle cose, variandone le forme e la portata teorica. Il metodo di lavoro di Husserl, basato sulla stenografia in presa sui pensieri, fa sì che le opere date alle stampe o, come nel caso delle Meditazioni, comunque destinate al pubblico, costituiscano il sedimentato e la cristallizzazione di un pensiero che nella sua fase vivente si mostra mobile, sfaccettato, sempre ricominciante, capace di sperimentare soluzioni ardite. Lo sforzo di presentare un "sistema fenomenologico", cui Husserl non rinuncia sino all'inizio degli anni Trenta, se per un verso si giustifica con la sua vocazione di filosofo e di maestro, per altro verso rischia di tradire la vivacità di un pensiero sempre ricominciante, portato oltre se stesso dal confronto diretto coi fenomeni. Per questo motivo mi è parso necessario integrare la ricerca sul tema intersoggettivo presentata in un precedente l~voro,3 principalmente basata sulle opere pubblicate, con un nuovo studiO che prenda le mosse dalla varietà di manoscritti in cui si rifl~tte l':splorazione vivente del problema intersoggettivo. . Una pn~a difficoltà nel vaglio dei testi inediti consiste però nell'identificare quali tra le 4O.0?0 pa~ine di appunti stenografati, salvati da padre ~an Bred~ ?alla ,bru:t>~e nazlsta poco dopo la morte di Husserl, in parte già conflUItI nell ediZione della Husserliana e in parte invece an _ e f r hi' d' C l . cora con s rv~ I neg I ~ v~ I o oma e Lovanio, dovessero éssere oggetto di studiO per un mdagme che si concentri sul problema dell'inte tt' vità C . h à d' '1I rsogge I. OI~e SI cerc ~r I lustrare nell' appendice, i manoscritti, quando nascono m correlazIOne con un progetto editoriale ma an di" d ". , cor pm quano cos~~ls~n~ pun m~oscritti di ricerca (Forschungsmanuskripte secondo l mdlcazIOne degli editori) danno conto di una staffì tta h H ' . e c e usserI corre c?n ~e s~sso: essI rappresentano indicazioni lasciate dal pensatore sulle dIrezlom da dare al suo sguardo per l'indomani C'" li diversità e un intreccio di tenu' un proced l ' IO Imp ca una , ere per unghe' f ' . . provvise fughe in avanti, che rende difficile il compito d ; ~~~: :
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3
l
Martinus Nijhoff, Den Haag 1973) N n' '. ua . e appendice discuteremo i problemi relativi a Pugliese A., La dimensione ~~,;enerale d~l ~~ntenuto di questi tre volumi. nella filosofia di Edmund Husserl Mie:sOg~ettMill~lta. Fenomenologia dell'estraneo , mesls, ano 2004.
questa edizione e daremo un
Introduzione
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lettore. Per questo motivo il principio del raggruppamento tematico va sempre integrato con un parallelo principio cronologico grazie al quale temi differenti si presentano insieme perché facenti parte di una medesima fase di interessi. La tensione che si genera tra questi due criteri apre lo spazio per lo sforzo critico ed ermeneutico degli interpreti. Il mio lavoro si articola in due parti, corrispondenti a due momenti temporalmente distinti, attestati dai manoscritti: dal 1905 ai primi anni Venti (si assiste alla definizione della questione dell'intersoggettività nel quadro di un progressivo affinamento della posizione dell'idealismo fenomenologico. Le ricerche degli anni Venti e Trenta mostrano poi lo svilupparsi di un approccio genetico: le analisi, sempre più lontane da organici progetti editoriali, si addentrano nel cuore della fatticità cercando di rischiararla con gli strumenti del metodo trascendentale. Attraverso queste due tappe si mantiene tuttavia un approccio al tema dell'intersoggettività che intende rilevame la portata e il significato trascendentali ossia la funzione costituente nei confronti del mondo. La domanda c~ntrale per uno studio trascendentale dell'intersoggettività si può dunque formulare così: con quale diritto io pretendo di identificare un percepito come un altro soggetto? L'artificiosità di questa formulazione, che sembra non tener conto del fatto che l'altro si presenta in maniera ineludibile come un altro io e che il nostro incontrarci e risponderci è da sempre dato nel vivere quotidiano, deriva dall'esercizio della riduzione e ha una valenza metodologica. La fenomenologia sovverte infatti l'ovvia spontaneità del vissuto per interrogarlo dal ~~nto di vis~ dell'io che lo costituisce. Essa si chiede, dunque, con che dmtto, a partire da una determinata percezione, io possa aspettarmi da questa "~osa" che mi si dà nella sua fisicità delle prestazioni quali la comprenSIOne, la critica la collaborazione ad un progetto. Sulla base di che, infine, mi aspetto dei comportamenti coerenti e convergenti con i miei, risposte sensate e creative? Per rispondere a tale domanda che esamina il "diritto" di un'espe: rienza, ossia la sua validità, le operazioni di coscienza attraverso. CUI essa si produce legittimamente, Husserl si avv.ale del m~to~o .della nduzione. Questa, assunta insieme come sospenSIOne del ~IU~IZIO natu~ale sul mondo (epoché) e come ritorno all'io che lo co~tltUIsce, c~nslste in Un preliminare ritrarsi del pensatore il quale, .la~~Iata mobIle varietà delle sue opinioni, si ritrae in ciò che ha dI plU tal modo il vuoto attorno a sé e in se stesso. La
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Unicità e relazione
generale del mondo è l'esperienza singolare dell'io il quale, volendo cogliere la verità del mondo, rinuncia preliminarmente ad esso nella sua interezza e torna a ciò che gli è più proprio: egli medita su se stesso con l'obbiettivo di assumere pienamente la responsabilità di ciò che sa. Ponendo la verità come telos e questo a sua volta come valore, ossia come fine che motiva una prassi, come motivazione intima di una costante tensione alla chiarezza, Husserl approda a un "idealismo fenomenologico", ossia a una filosofia che si incentra sull' analisi delle donazioni di senso intenzionali scaturenti dalla coscienza, pur non annullando il richiamo alle "cose stesse". La chiave di tale doppia istanza risiede nel concetto fenomenologico di esperienza: questa indica una presa sulle cose, un'adesione ai fenomeni, che può tuttavia essere realmente fonte di senso solo se riconnessa alle Strutture intenzionali dell'io. La tesi che mi sembra emergere dallo sviluppo stesso dell'approccio husserliano all'i~tersoggettività nei manoscritti degli anni Venti è che il problema dell altro nasce nel cuore stesso dell'autodefinizione dell'io come fonte del senso e come Struttura trascendentale. . P~r c?iarire tut~via come la donazione di senso da parte dell'io non lmplIchi la semplIce deduzione dell' altro da me, la fenomenologia deve affrontare un proce~so di .aut?chiarimento. Nella prima parte del libro cer~herò pertanto ~I seguIre Il lavorio interno del pensiero fenomenolOgICO ~r .trovare il proprio posto tra un'interpretazione idealistica e . l'tt una reallStica della filosofia e di delineare attraverso l' d' . d' . 'fi ' Iversi SI amenti l slgm cat? ~he ~anno luogo in tale processo di assestamento, le p~ocedure descnttIve dI quella che si indicherà come "fenomenologia s~ttca" .. Sotto. le ~o~diz.ioni imposte dalla riduzione, dunque con l'esclusIOne d~I predicati dI eSIstenza, questa segue l'articolazione delle . . ontologlche, cercando di realizzare una mappatura di ciò ch . dr~gIom mappatura d 11' . n e SI a, una . . e. .app~. suo sforzo descrittivo è volto a identificar li StratI costitut1Vl dell esperienza i poli in gI'OCO ( l ' eg ···' a COSCIenza e le cose) le loro relazlom recIproche, i diversi tipi di ra rti '. . ' mostra come l'intenzionalità' .,. d' ppo pOSSIbili. Husserl . , gta m Icata dal maestr B chIave della vita psichica, sia un titolo per molti mod' ~ rentano come per molte relazioni possibili L" . 1 stare al mondo, eventi intenzionali risponde' a u:~esa ~I s~uadernare questa pluralità di e molteplicità dell'e' Oppla eSIgenza: valorizzare la varietà fi" . spenenza, tenendo però s empre un lo, mdivlduando una struttura di permanenza p .& . . . er lar questo Husserl ripe ~sa e .vana Il suo metodo, cercando di implementare mod ili di di e scorso dIverSI.
Introduzione
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È così che si spiega come intorno agli anni Venti si affianchi al metodo della descrizione statica un nuovo metodo, diverso ma complementare, senza che si giunga a una rottura o a una smentita. La fenomenologia genetica - con cui ci si confronterà nella seconda parte del libro - mi pare prendere le mosse dal cuore dell'intento espositivo della fenomenologia statica, non da una sua revoca. Ciò che rimane invariato è lo sforzo di adesione all'esperienza: tutte le difficoltà metodologiche e le richieste di aggiornamento della prospettiva derivano dall'unica constatazione che l'esperienza è complessa al suo interno e che essa pretende dalla filosofia l'attivazione di uno sguardo sempre nuovo. Anche rispetto al problema dell'intersoggettività, l'analisi husserliana ricomincia sempre di nuovo, per svelare infine una struttura costante. Questo è il vissuto filosofico che emerge dalle centinaia di pagine dei manoscritti dedicati all'incontro con l'altro. La forma ineliminabile di questa peculiare esperienza consiste nel fatto che essa è una mia esperienza che però appresenta un altro io. In ogni contatto con un altro funge in maniera necessaria il mio essere individuale, l'incontro con un altro ha la sua radice in un incontro con me stesso che si rinnova sempre di nuovo. L'esperienza di un estraneo smentisce , così, e ad un tempo conferma la mia unicità: io non sono l'unico soggetto, ma posso incontrare gli altri perché ho un carattere individuale, perché mi ritrovo nella mia individualità, perché metto in opera costantemente sui diversi piani dell'intenzionalità, della riflessione e della prassi la mia stessa individuazione. L'incontro con l'altro non è tuttavia indifferente rispetto alla costituzione della mia individualità: piuttosto, proprio attraverso l'incontro con altri la mia individualità si definisce, si rafforza, si sviluppa. L'individuazione di me stesso è affidata a me, risiede tra le mie possibilità e tra i miei compiti, ma si attiva e si esplicita grazie all'interazione con altri. Individuazione ed estraneità si rivelano alla ricerca come caratteri intrecciati e inseparabili del fenomeno intersoggettivo. Per questo la prima parte del libro tratta insieme l'esperienza di .au~oaffen:amento dell'io e la fenomenologia dell'empatia come due latI dI un UnICO se~ tire, benché ciascuno di essi esiga un'analisi specifica che ne metta m luce i passaggi e le differenzi~io~i inte~e. . . . ,. ... L'empatia si fonda sul difficIle mtrecclO ~e~ VISIbIle ~ ~ell I~VIsIb~le: Essa suscita una dialettica di percepito e dI ImpercettIbIle, nsvegha I lati non fisici del corpo, svela il contributo stesso che la corporeità dà
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Unicità e relazione
alla costituzione. La Selbsterfassung va invece distinta dalla riflessione tematica su se stessi e riportata allivello anonimo dell'avere se stessi, del sapersi un Sé. Entrambe le prospettive si basano però sul fatto che l'analisi fenomenologica del fenomeno intersoggettivo non sembra poter fare a meno della figura di un io in presa su se stesso, e viceversa il pensiero trascendentale della soggettività compie proprio al suo culmine una svolta verso l'intersoggettività, spinto dalla necessità di riafferrarsi in piena concretezza. Proprio la trascendentalità dell'io infatti, lungi dal rappresentare una caduta nella tentazione di chiusura e dominio, mi sembra contenere un'istanza di radicale apertura: vedere il soggetto non come polo sostanziale attorno a cui ruota il mondo, ma come forza costitutiva e di costante ritotalizzazione del mondo, implica la possibilità di rilanciare l' esperi~nza da ogni polo. soggettivo possibile. Se l'essenza del soggetto conslst~ n~lla s.ua costltuente trascendentalità, esso può riconoscere anche tutti gh altn come altrettanti poli della costituzione fonti di risemantizzazione del mondo. Egli "sa" infatti per esperienz~ che la realtà del mondo non è data una volta per tutte ma è affidata alI ~ d' ' a lorza 1 . 'ficazlOne . d slgm ella coscienza. Le due tappe fondamentali attraverso cui si guadagnerà nel primo capitolo, la coappartenenza di io individuale ed esperienza de'n' tran l'ali . d i ' es eo sono an SI e p~o manoscritto dedicato all'intersoggettività risalente al 1905, e lo studio del corso di lezioni del 1910/11 intitolato G' nd bi d Phii l' 4 • , r u pro eme er nomeno. ~gle, CUlla critica riconosce ampiamente un valore centrale nella defimzlOne della prospettiva fenomen l . o oglca. Entramb1· questl. testi. attestano la lenta sco e d' del piano della soggettività trascendentale e p~c:O:Op;eddl H~~ser1 del percorso di individuazione dell'io trascendental H a eSlcn~lOne e. usser gIUnge 4
t
Di queste lezioni Vincenzo Costa ha (BusserI E., l problemi fondament f ~~ntemente curato la traduzione italiana naturale di mondo a cura di V Catai Qu a fenomenologia. Lezioni sul concetto 'à dalI ' . os odlibet M 200 gI a scelta del sottotitolo assenk nell'edi "acerata 8). Come si evince ra articolata dalla sua introd~ion zl~ne della Husserliana, e in manieturate di mondo" come chiave di l:~~s: c~:sldera ~a nozione di "concetto naefficacemente all'incrocio tra l'em mo . ~ , ste p~gme collocandole cosÌ molto n fatto che nel medesimo testo P -cnticlsmo di Avenarius e il neo-kantismo so . 'là' , come cercherò di tr ' ggetti~ ,COscienza ed io subiscano uno sviI mos:u:e, anche le nozioni di ~ la ~cchezza del corso del 1910/11 u~po deciSIVO non fa che conferfiSIOnOmIa generale della fenomenologia~ la sua rilevanza nella definizione della
Introduzione
19
qui a mettere in discussione la visione di una coscienza come puro fluire di Erlebnisse, ancora forte nelle lezioni sul tempo del 1904/5, e a osservare il processo in cui l'io si impone sulla molteplicità fluente dei suoi vissuti, subendone al tempo stesso l'influenza. Non si tratta di un semplice cambiamento di prospettiva. L'egologia non sostituisce la descrizione dei vissuti di coscienza. L'io non interviene come principio logico da cui dedurre i processi psichici, chiarendo così i grovigli intenzionali che hanno luogo nella coscienza. Si rivela piuttosto a poco a poco una relazione dialettica tra un polo soggettivo che sa di sé e gli orizzonti di coscienza che abbracciano intenzionalmente il mondo. L'incompatibilità tra un io fisso e permanente e una coscienza fluente, radicata nella vita e nella molteplicità, l'opposizione tra due visioni della soggettività che sembrano opzioni opposte derivate dall'atteggiamento empiristico e da quello idealistico, si rivela, attraverso il lavoro di esplorazione dei manoscritti, non più come una netta alternativa, ma come una necessaria articolazione. Non si tratta di scegliere tra una descrizione empirica della coscienza, dei suoi atti e stati psichici da una parte, e una ricostruzione idealistica di una soggettività assoluta e autosufficiente dall'altra. La descrizione fenomenologica della coscienza non coincide con la psicologia empirica e l'idealismo fenomenologico che ritrova l'io dopo la riduzione non annulla il vissuto, ma ha come suo tratto peculiare il ricorso all'esperienza. I due versanti della soggettività mostrano di coappartenersi, non di escludersi a vicenda. La fenomenologia insiste sul fatto che la coscienza è muta e opaca senza un io trascendentale che la attraversi, mentre l'io trascendentale resta mero prodotto della speculazione se non rende conto della multiforme varietà dei vissuti. La possibilità di in scrivere il discorso sulla soggettività in questo doppio registro costituisce ad un tempo il risul~ato di un p~rcors~ d~ autochiarificazione dell' esperienza e il punto di partenza di ultenon analisi. Nel processo dialettico di individuazione. che ~treccia.il ~ol~ io con gli orizzonti della coscienza si delineano. m~atti le funzIo?I .e. I! significato della soggettività trascendentale: .qUI SI ~~re la POSSI?I~I~ di un discorso specificamente fenomenologIco sull mtersoggettivItà. Solo prendendo coscienza della necessaria dialettica tra io. e cosci~nza si sprigiona la possibilità di una trattazione fenome~o~ogIc~ del ~co noscirnento dell'altro. Questi rappresenta una soggettivItà fila pan, ma da me autonoma; attraverso il suo apparire, il termine "io" si mostra
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Unicità e relazione
suscettibile di pluralizzazione e ciò è possibile se esso non si identifica immediatamente con un polo statico e sostanziale. Il fenomeno intersoggettivo acquista così uno statuto diverso sia dal fatto empirico sia dalla deduzione logica: esso è unfatto trascendentale. L'incontro con l'altro ha la consistenza di un Faktum, rappresenta cioè un evento ineliminabile, ma esso sprigiona allo stesso tempo un potere costituente che lo distingue dai fatti empirici, costituiti, trovati. Il compito della fenomenologia è di dispiegare le articolazioni interne a tale "fatto" seguendone le linee costitutive. La visione. tras~endentale si rivela tuttavia non solo come punto di partenza, ma III pnrna battuta come punto d'arrivo, tappa intennedia del percorso hus~erliano. Essa è frutto di un approfondimento del progetto fe~omenolog~co che porta Husserl oltre la posizione antiegologica delle Ricerche IO~l~he, conducendo la ricerca sull'intersoggettività oltre la mera OpposlzlOne tra lo e Tu. Il rapporto tra l'io e la coscienza è un ra~porto non concluso, in cui un elemento rilancia l'altro, lo definisce, ?h dà conte~uto e f~nna, e al contempo ne viene determinato. Il dialogo lllltersoggettlvo . . fionsce negli interstizi del costante dialogo dii'· e lO con a pro~na c?s~~enza fluente. Esso non è un' aggiunta né una smentita del modo III CUi l lO ha a che fare con se stesso, ma si nutre delle sporgenze e delle eccedenze del processo di autoindividuaz· d . tr l'· l . Ione, a sempre III opera a lO e a COSCIenza. La pari dignità dell'Io e d 1N . . ~ d 1 f atto c he l ,·md·IVIOdual·ltà, non costituisce un p··l . e 01 SI J.on a su. al f, d ° nVI eglO, ma un processo Il qu e on a e m seconda battuta esige la pluralità. ' TI ~oggetto trascendentale si rivela così non polo statico ed ID ma plano che trasversalmente ta 1· 1 un onne, Nel corso delle analisi esso ass g la ~o te fo~e dell:essere soggettivo. tempo stesso il problema della urne. lvers~ ~slOnoffile che pongono al relazione. TI secondo capitolo !~;tr~~,definiZl?ne e qu~llo ~ella loro cortemporaneamente come soggetto tr a come il medeslffio lO funga conpersona e cercherà di segul .... l· fili d·asce~dentale, come monade e come .. '"' l continuità e l fl . . . rono tra questi tre modi d II . . e eSSlOlll che llltercor. . .. e a sOggettiVItà. Contro . poSiZIone, SI eVidenzia come si tratti Oglll astratta contrapvive e che pensa; esso rivela sem re d~mpre dello stesso io, dell'io che permanente trascendentalità in lal ~ nuovo ~el ~uo operare un tratto di viss.uti, variazioni su cui ha una re~a ~a con 1 ~nzzonte di impressioni, 010 parz~ale. Il filo conduttore del capItolo e chiave di lettura dell ratterizzazione dell'io trascend:n~e~ ~rme di soggettività sta nella cae, e a rnonade e della persona come
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espressioni di diversi tipi di individuazione. In ciascuna delle soggettività viene a tema un determinato modo di costituire la propria identità individuale e, ultimamente, ciascuna rimanda alle altre e le integra. L'io puro rappresenta il punto di unità dei vissuti e delle cogitazioni, la persona l'unità degli atti e la monade l'unità universale che abbraccia in sé l'intero degli atti intenzionali e insieme la Umwelt che questi mettono a tema. Il guadagno irrinunciabile della fenomenologia che nei manoscritti trova continuamente riscontro è che dell'unico io vivente si danno molte esperienze, l'io stesso può cogliersi in molti modi e si costituisce così sotto profili diversi. Questi non rappresentano interpretazioni, teorie dell'io che debbano essere conciliate sul piano teorico, ma adombramenti diversi di un medesimo io, che però si dà ogni volta interamente. Lo spessore dell'io, dunque anche la sua mediatezza e opacità, è dato dallo sguardo che lo attraversa e che si modula in tale attraversamento. La capacità di autoriflessione e il fatto che l'io sia affidato a se stesso per la sua costituzione, non implica che esso sia interamente spazio autoevidente. La soggettività va piuttosto ritrovata attraverso esperienze plurali, in cui si incrociano orizzonti chiari e opachi e in cui l'apoditticità non è sempre vincolata all'adeguatezza. Nel corso della nostra ricognizione critica emergerà come l'idealismo fenomenologico che Husserl rivendica a partire dal primo libro di Ideen possa conciliarsi con il radicale "realismo" del "ritorno alle cose stesse" proprio perché si fonda sull'esperienza e dà voce alla sua molteplicità. Il suo modello di soggettività è il "flusso" in cui convivono stratificazioni diverse. Già nel rapporto con se stesso lo sguardo dell'io non è uno sguardo che possiede, ma che complica e rilancia la datità. Il richiamarsi reciproco della molteplicità dei vissuti e della chiarezza a priori dell'io e al contempo la pluralità di volti in esso implicita fornisce il cardine dell'approccio fenomenologico all'intersoggettività. Rilevando gli orizzonti pieni e vuoti, opachi, in cui l'io si dà Husserl indica come l'esperienza dell'estraneo si mostri da sem~re i~plica~ nell' esperienza di sé. L'approccio idealista al mondo e aglI altn propno della fenomenologia, in quanto riannoda i fili che legano questi ultimi alla vita dell'io non chiude assertivamente il discorso sull'esperienza, ma lo apre. Es;o dispiega l'ampiezza del vissut~, s~andaglia~d~ le diverse profondità in cui il soggetto trasfonna, sllltetIZZ~, COStitU1~ce la fenomenicità e scopre al contempo che nel campo del fenomelll non appaiono solo le case e gli alberi, ma anche altri soggetti.
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L'io non ha la pretesa di "porre" gli altri, ma è consapevole di essere radicalmente coinvolto nella loro manifestazione, ossia di svolgere in essa un ruolo attivo e nello stesso tempo di venirne influenzato passivamente. Come ben mostrano Zahavi e Lohmar, nella funzione riflessiva non è possibile separare radicalmente l' autoaffezione dall' eteroaffezione. Tale intreccio non ha peraltro un valore soltanto psicologico, ma costituisce la trascendentalità dell' io. In quanto ogni contatto con il mondo è sempre costitutivo - ossia produttivo di senso - non si può infatti separare un mero stimolo esterno e materiale dal lavoro di trasformazione e ripresa proprio della coscienza. La descrizione fenomenologica tiene sempre presente i due ~ettori e si impegna così in un'esplicazione dell'esperienza sempre ~obile e pl~ale. Lo statuto stesso della fenomenologia _ e con ciò anche Il SU? pecu~lare a~proccio all'alterità - si fonda su tale specifico concet~o dI espenenza: Il fenomenologo non pretende di negare l'empirismo m~enuo della vita quotidiana, basato sulla constatazione della semplice e~lstenza d~lle ~ose d.avanti .a noi, sulla loro realtà e oggettività, ma esige di metter~o l.n dls~usslOne, di trasformarlo in una domanda sul senso. Ciascu~o del. pilas~ della nostra fede nel mondo svela in sé allora un' oper~lOne. dI ~oscle~a, un fungere passivo o attivo che non lascia spazio al~ OVVIO. L es~~enza o~gettivata, ridotta alla misura e agli schemi della SCIenza naturalIst.lca, CO.SI come un'esperienza meramente sensualistica, ' basata sulla relazIOne stimolo/risposta non è J."~lsa se li • , 1
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della mia corporeità, le mie cinestesi si danno in maniera diretta solo a me. Tuttavia questo terreno primordiale si ridesta offrendo la base ai fenomeni di riconoscimento e comunicazione. Qui si producono esperienze dotate di un'accessibilità più larga, frutto e oggetto di condivisione. La fenomenologia ha gli strumenti metodologici per respingere l'idea che l'unico discorso oggettivo possa vertere su "cose" e debba avvalersi dell'esperienza oggettivata. Essa può mostrare che anche il discorso sull'io, sulla sua Lebenswelt, sulla sua prassi intersoggettiva è dotato di una validità oggettiva che si fonda sulla condivisione delle esperienze. Perché questo non si riduca a una mera pretesa è necessario però rivedere il concetto di esperienza e riscoprire il suo significato come correlazione inesausta che fluisce costantemente nelle due direzioni: dalla coscienza al mondo e dal mondo alla coscienza. Il metodo fenomenologico si sforza di smascherare ogni incrostazione riduzionistica che ostruisca tale flusso; proprio grazie a questa costante vigilanza, esso può a mio parere render conto della peculiare esperienza dell' altro, sempre esposta a distorsioni e occultamento e particolarmente complessa nella sua composizione. L'essenza del rapporto intersoggettivo non è infatti di natura strettamente percettiva. L'esperienza dell' altro non consiste in una mera percezione e richiede pertanto un' analisi specifica: questo è il referto e al contempo il punto d'avvio delle molte e differenziate ricerche s,:!l concetto di empatia contenute nel gruppo coeso dei manoscritti della seconda metà degli anni Dieci sino all'inizio degli anni Venti che verranno analizzate nel terzo capitolo. La fenomenologia dell' empatia che emerge in queste pagine costituisce forse la reazione di Husserl al collasso delle relazioni interumane esperito durante la Prima Guerra Mondiale. Certamente però essa si inserisce a pieno titolo nel generale intento della fenomenologia di non ridurre l'esperienza ad un modello astratto, ma di seguirla nelle sue articolazioni intenzionali. L'osservazione da cui queste nuove indagini prendono le mosse rivela la necessità di sviluppare l'analisi dell'esperienza sotto un nuovo aspetto: la pur fine analisi della percezione sensibile cui la fenomenologia si è dedicata (si pensi per esempio alle lezioni Ding und Raum_ del 1907)5 e che viene spesso ricondotta al caso particolare della visio5
Cfr. Husserl E., Ding und Raum. Vorlesungen 1907, hrsg. von U. Claeges, Husserliana XVI, Martinus Nijhoff, Den Haag 1973.
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ne, non è infatti sufficiente a dar conto del fenomeno intersoggettivo. Questo infatti non si rivela attraverso la mera coesistenza spaziale, e neanche attraverso la costituzione stessa dello spazio. Per quanto i due fenomeni appaiano strettamente legati, credo si tratti di due direzioni di fondazione opposte. Non lo spazio fonda la coesistenza, ma il coesistere riconoscendosi come soggetti di prospettive diverse, fonda l'oggettività dello spazio, l'estensione, la distanza. Le persone non si incontrano soltanto . in quanto . stanno materialmente l'una accanto all'altra', un'osservazlOne umlaterale dei meccanismi della percezione non basta a chicu:rr~ .1' es~enza di tale incontro. A tal fine è fondamentale piuttosto la posslblhtà dI ~ettere a tema il potenziale trasformativo dell' esperienza. Le persone SI mcontrano propriamente in quanto operano insieme su un mon~o che è mondo della vita, esposto alle nostre trasformazioni, latore dI senso. . L' esp~rienz~ dell' estraneo si rivela fondata su un' appercezione, sinteSI ess~nzlale d~ un aspetto sensibile con l'interiorità invisibile dell'altro. Non SI tratta dI.una negazione del valore, centrale per la fenomenologia, del~a pr~senza m carne ed ossa degli altri. L'uso del termine "presentifiC~lO~: \Vergegenwiirtigung) da parte di Husserl riafferma il carattere dI da~Ita ~I.questa ~speri~nza, ma rivela la sua piega interna. Con questo termme SI mtende mfatti un modo di datità mediato che svela all'intern?ddàella prlesenza, u~ ~iverso spessore e una pluridimensionalità. L'altro SI ,ma a sua dattta è completa s i " , . Una tale pluralità·o o se raccoglIe m se diversi livelli dl· espenenza. . . eSIge una SpIccata capacità di sintesi e svolge così un compIto che v b l di r un limitato insieme di fenomen~ ~n a .. a d~lla presentificazione di limiti dell'empatia mostr d l. L analiSI d~ll appercezione va oltre i una forma generale alla ca;: ? come la funzlO~e ap.percettiva fornisca del flusso di coscienza co~:~~~~ ~ssa gar:an.t~sce lOfatti la continuità percepibile e "gettando ponti" tra le ~une dI CIO ch: n~n è direttamente Tutta l'esperienza si avvale d' smgole perceZIom e tra i soggetti. N Il' l essa. e empatia tale ruolo costitutivo vi . dato sulla natura stessa del ene scoperto, sottolmeato e fonmente motivati rappresentanSogget~o. I ~esti dell'altro sono razionalzio comune, pe~hé sono fon~ ~~v~entl sensati all'interno dello spavita in~riore che colgo per em~I ~sI~me sul. co~ che io vedo e sulla della VIta individuale e collettivaa ~a: ~ I?ottvazlone, legge essenziale comprensibilità, può essere eVid~n~ncirio della sua azione e della sua so o se fondata sul doppio livello
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della corporeità e dello psichico. Ciascuno di questi elementi ha caratteristiche proprie, ma il decisivo per la fenomenologia è la specificità della loro interazione che non si lascia ridurre alla causalità. La motivazione si radica in entrambi e li connette: essa attinge allo psichico, si radica nelle intenzioni e nei vissuti, ma si manifesta nel corporeo, determinandosi anche in funzione delle condizioni imposte dalla corporeità. Riflettendo sulla complessa mediatezza in cui si manifesta l'altro soggetto, Husserl giunge a tematizzare l'articolazione del corpo come elemento vissuto e oggettivo che ha poi ispirato largamente gli interpreti francesi. 6 Le indagini del 1914/15, cui è dedicato il terzo capitolo, mettono in luce un peculiare paradigma dell'espressione. Attraverso il taglio prospettico dell'incontro con l'altro, il corpo vissuto si rivela organo d'espressione dell'interiorità, prima ancora che strumento d'azione nel mondo. L'analisi della corporeità - chiave del movimento che dall'io conduce all'altro - non è però dimentica del guadagno degli anni Dieci. La relazione di identità e differenza tra la corporeità oggettivomateriale e la corporeità interiore, scoperta grazie allo sguardo in prima persona, consente di vedere il Leib oltre che come punto d'aggancio dell'altro , come fonte dell'individuazione dell'io. Ancora una volta un concetto elaborato per 'salvare' l'apparire dell'altro retroagisce sulla capacità dell' io di presentarsi a se stesso. L'io esperisce infatti nel corpo la collocazione spazio-temporale, senza tuttavia poter esser mai assimilato agli oggetti inerti. Il capitolo sull'empatia riapre il discorso sull'individuazione mostrando come questa non sia solo questione teorica o frutto di astratta riflessione. L'individuazione si radica piuttosto nella sfera della corporeità e questa a sua volta si rivela come elemento attivo e pienamente partecipe della costituzione del senso. Il Leib (corpo vissuto) rivela così, in particolare nei manoscritti del Nachlass, una natura mediale che lo colloca come cerniera di congiunzione tra il piano sensibile e il piano trascendentale. Esso costituisce 6
Cfr. Merleau-Ponty M., Phénoménologie de la p~rception (G~limard, ~aris 1945; tr. it. di A. Bonomi, Fenomenologi4 della perceZIOne, Il Sagglatore, Milano 1965, pp. 111-275) in cui la corporeità viene scandagliata nelle sue dimensioni qualitative, cinetiche, costituenti ed espressive. Un contributo recente sul tema è quello di Natalie Depraz (Id., Lucidité du corps. De l'empirisme transcendental en phénoménologie, Phanomenologica 160, KIuwer, Dor~htIBostonlLo~don ~1), in cui l'esperienza della corporeità fornisce ~a gngl~a a~aver~o ~Ul analIzzare figure dell'esperienza vissuta che incarnano differenti articolazlOm del tempo e dello spazio.
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infatti la condizione di possibilità materiale di tutte le esperienze che non sono meramente sensoriali, ma hanno certo la propria radice nella sensibilità. Esso dunque agisce sul piano del sensibile, ma nella funzione di condizione di possibilità. Tale trascendentalità del corpo produce peraltro i suoi effetti di costituzione di senso sia sul piano intersoggettivo sia su quello intra-soggettivo: la corporeità è infatti la base non solo del riconoscimento di altri ma del continuo scoprire se stessi. Essa è l'organo universale che ancora una volta ribadisce la stretta interazione tra individuazione di sé e cooperazione intersoggettiva: il mio corpo mi è dato da altri ed è al contempo garanzia del mio esperirli. Tale doppia funzione del corpo svolge altresì un ruolo decisivo nelle analisi sull'empatia. Tra il 1914 e il 1916 Husserl si dedica ripetutamente a quest? in~eccio di temi cercando un approccio il più possibile c?mplet? e dmannco che metta in rilievo la complessità di un' espe?enza gloca~ ~ontempor~eamente nel registro della presa percettiva e m q~ello dell mterpretazlOne. La corporeità dell'altro presenta 'indizi' ch~.ll s~g~e~to s~gue, ~fidandosi alla capacità del corpo di esprimere un l?tenon~ altrìm~ntl.macc~ssibile. L'io mette in campo un complesso SIstema .dl percezlOm parZIali e donazioni di senso per compiere un transfert.dl se~so d~ .sé all'altro e viceversa. La distanza della fenomenologia. dalI empmsmo, pur nella sua adesione ai fenomeni si misura pro~no sulla capacità di render conto di questi disl" II" '. t . all'espenenza stessa. lve l lO emI Cogliere un altro come altr ··fi . . l . . . o slgm ca pnrna dI tutto stabilire una re azIone, una somlghanza, un' associazione tra d. . . singoli passaggi e le d· . h .. l nOI. Osservando I mannc e che SI mnescano . . evento, ciò che salta agli occhi è che i s tti . m q~esto semplice ogge. mteressatl dalla Paarung fenomenologica sono so ettO tr costituzione reciproca u~~s I a~~en~entall: la loro è una relazione di c,onoscitive. Ciascun~ di es~e~~s~:~~~a~ido di conseguenze pratico~tro, avendo però sempre l altro stesso come filo cond tt zione. Questo rappresenta u: ~r~, co~e g~lda per la propria costituqui infatti come ciascuno cono el pun~l-c~ave ~ella ricerca. Si svela sua anonimità e oggettiv~ion:rogresslV~ s.mtesl, sottragga l'altro alla non è però affatto il ' e l~ costituisca come soggetto. L'altro . mero oggetto di un tal nel costituirlo io non faccio ch ali e pr?c~SSO, ma la sua guida: suoi comPOrtamenti lo COSti·tu~ re il zzare le mdlcazioni implicite nei . .. ISCO senso ma . lUI· VIene costituito ma è co diz· . ' questo è il suo senso· , n Ione di ·b·l· , poSSI lltà di questa Leistung
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costitutiva. Ha luogo qui un corrispondersi che non è semplice scambio, ma condivisione dei ruoli. Il costituire non è un privilegio, ma un compito dell'io il quale, attraverso questa consegna, si sottopone a regole. Nel momento stesso in cui esprime la sua libertà creatrice di senso, egli esperisce il vincolo rispetto a tutti gli altri, si lega a loro, risponde alle loro esigenze. Il processo è altresì reciproco poiché solo costituendo se stesso come soggetto trascendentale, protagonista di una donazione di senso, l'io può riconoscere all'altro e nell'altro le funzioni della soggettività. Scoprendo in sé, al di là della propria fisionomia empirica, una struttura operativa a priori, universale, individuale eppure non privata, l'io conquista la possibilità di vedere lo statuto di soggetto non come un privilegio, ma come condizione condivisibile. L'intersoggettività si mostra così già al livello della costituzione statica come questione originaria, come dimensione in cui la soggettività può dispiegare il suo senso. Il processo peraltro non coinvolge solo la coppia Io-Tu. Le analisi statiche della Quinta meditazione non possono essere lette come progetto a sé stante e isolato, ma vanno ricondotte nell'alveo dell'intera fenomenologia dell'empatia degli anni Venti. Qui prende avvio l'idea che fornirà il tema alle fatiche del "tardo Husserl": il processo del riconoscimento, studiabile nella sua forma più semplice e astratta nella Pa" arung, è trascendentale anche in quanto ridesta tutto l'ambiente intorno, lo trasforma nella nostra patria, nel nostro mondo della vita. Il concetto di Paarung, frutto dell'analisi statica che identifica i poli in gioco nel fenomeno e le loro relazioni reciproche, rivela così la sua funzionalità genetica. Seguendo fino alle ultime conseguenze l'argomentazione delle Meditazioni siamo stati portati oltre esse, nel campo meno sistematico, ma metodologicamente ben rilevante della fenomenologia genetica. L'assunto che guida la seconda parte del libro è che fenomenologia statica e genetica funzionino insieme, che esse cioè non debbano essere lette in contrapposizione, ma come momenti di un'unica strategia euristica: l'una fornisce la struttura delle analisi, laddove l'altra le amplia e le mette in movimento. Husserl non abbandona l'una a favore dell' altra, né salta opportunisticamente dall'uno all'altro metodo, ma compie un lavoro di sintesi e interazione sforzandosi di render conto della complessità dei fenomeni. Questa visione di un doppio metodo prolunga l'idea sottesa alla prima parte del libro secondo cui l'individuazione dell'io è funzionale e interconnessa all'interazione propria del Noi. In
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entrambi i casi si ha un rapporto circolare e di fondazione reciproca tra una struttura centrale e i suoi orizzonti, ispirato alla natura stessa dell' esperienza. Questa complessa articolazione della descrizione dei vissuti mostra peraltro come il progetto fondativo della fenomenologia rimanga irnrnutato dalle Ricerche logiche sino alla Krisis: il suo obbiettivo è sempre di c?ntrapporsi allo scet~icismo non facendo ricorso a un opposto dogmatismo, ma dando ragIone della doppia e parallela regolamentazione del ~ond~ d~lla ~a~ura ~ d~l mondo dell'io. Dal punto di vista della reazIone aI dIversI nduzIOOlsmi che minacciano il senso non vi è rottura di continuità nel percorso husserliano. Il dubbio indi~criminato e il so~ocamento di ogni du~bio, la ricaduta nell'ovvio, costituiscono, per ~UI, due p~~lele OCclUSIOni dell'intuizione evidente delle cose stesse: I~ entrambI l casi un apparato ideologico si sovrappone all'esperienza VIssuta e la fenomenologia perde il suo oggetto proprio. Il tema della fenomenologia è dunque ultun'ament l" 'd 'b'li tà d 11' . . e lIT1 UCI l e es~~enza. Questa verrà in luce sotto diversi aspetti attraver~~ le ~~ISI co~cr~te del fenomeno intersoggettivo. Il capitolo de-
d~~~ dell'~rr;;:t~~:: l~::o~~e mette .in riliev~ ~e sporgenze della
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ne d 11' . . p Ice perceZIOne senSIbile. Tale conceziol ~sàpehnenza splOge a non considerare le analisi genetiche del. a a ICIt c e OCcupano la seconda parte d Il'b e l ro come una ncaduta nell' .' . empmsmo. Esse SI confrontano con la variabTtà l del mondo, ma tengono ferma l'idea ' . Il e a.concretezza . che l espenenza abbIa sempre in sé un forte potenziale di tr ~ dato ma che contenga da s:s ormazIOne, c~e essa n?n sia un semplice mpre anni Venti non fa che allest· una praSSI. La torSIOne genetica degli Ire nuove coordin t ' '" dere in azione la capacità di . . a e. lO CUI dIspIegare e veprimo piano la teleologia no:~~::e r:~p~a de~ s?g?etti. Qui viene in come concetto metafi . g IZIO ottImlsbco sulla storia né . SICO, ma come tens' . ' IOtenzionale della coscienza C h I~ne .e movunento della vita . . . erc eremo dI eVIde' . d' '. IO CUI questa nozione si dispie l . nZIare I IverSI lIvelli Innanzitutto la teleologI'a ?a ne quarto e qUlOto capitolo. '. SI attesta come leg d Il . temporalità Immanente si fond" ge e a COSCIenza: la del senso in vista di un fine p ~.infatti su una costante ritotalizzazione del flusso dei vissuti si distO ra lcode cognitivo. Il procedere temporale lOgue alla tempo al' , . perehé ha un senso e perché' l . r Ita oggettIva proprio . . In esso a CoeSISt d' go a SlOteSI, e non ad esclusione L . enza l molti piani dà luo. a COSCIenza mira attraverso di esse a
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una ideale "totalità dell'esperienza possibile" che è espressa dal concetto di monadicità dell'io. Il fine della vita di coscienza si rivela installato nell'io stesso, preso come unità totale della Umwelt e del soggetto. La struttura teleologica si rispecchia però anche nei singoli atti che compongono il flusso di coscienza. La percezione, lungi dall'essere meccanico incontro delle cose con gli organi di senso, mostra una sua teleologicità nella sintesi delle Abschattungen. I diversi profili della cosa devono infatti tendere ad un optimum di datità per poter restituire un senso, essi non vengono semplicemente giustapposti e ripetuti, ma l'io li richiama e li rilancia, guidato dalla ricerca della pienezza dell'evidenza. Questa stessa si dà non come caso fortuito, ma come punto d'arrivo ed elemento animatore della vita di coscienza. L'evidenza è telos in quanto orienta la vita dell'io nel duplice senso di fornirle una guida e di portarla sempre oltre se stessa. Infine, e soprattutto, la vita della comunità acquista il suo senso proprio grazie all'attivazione di una prospettiva teleologica. Nell'ultimo capitolo si mette a tema la Vergemeinschaftung come processo di socializzazione teleologicamente guidato. Essa indica la costanza di un fine che attraversa le generazioni, pur nella loro fattuale diversità, rendendo il loro susseguirsi intellegibile. Tenendo conto della sua estensione e del suo funzionamento interno, la dimensione sociale si rivela fenomenologicamente come un mondo retto da fini e dalle motivazioni: uno spazio in cui la causalità naturale schematica lascia il posto a una comprensione reciproca basata sul cogliere più di quanto si dà immediatamente, basata dunque sulla pluridimensionalità dell'esperienza che è il gu~dag~o proprio della fenomenologia. Le monadi portate alla luce dalla nduzlone non si limitano a rispecchiarsi l'una nell'altra, ma producono un'armonia, un accordo, una Umwelt che è mondo della vita. Esse si rivelano l'una come condizione di possibilità dell' altra e tutte insieme, nella loro interazione come condizione di possibilità del mondo vissuto. Attraver~o il vaglio dei manoscritti emerge ~he i~ punto d:~v? della fenomenologia genetica, la Lebenswelt, torna lO ultlIl~a analISI a.na~on dare in quello che era stato il punto di partenza della ncerca, OSSia l analisi della coscienza e delle sue strutture intenzionali. Il discorso sulla teleologia perde così la sua astrattezza in quanto ~i radica e g~rmog!ia all'interno del tema husserliano delle sintesi paSSIve: le due dImenSIOni, l'una protesa in avanti verso il telos ed il futuro, l'altra sprofondata nella preistoria della mia percezione e del mio stare al mondo, vanno
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lette insieme, sono due aspetti di un'unica e medesima genesi. Entrambe mostrano la coscienza come da sempre abitata da altro da sé: il telos da realizzare la orienta, le sintesi passive pre-formano la sua presa sul mondo. La sua intera vita è sintesi tra queste due tensioni contrapposte. In questo Spannungsfeld trova spazio l'incontro con l'altro, come un prolungamento del costante confronto con l'estraneo che la coscienza porta già in se stessa. Nel ~e~tativo di illustrare la vita precosciente dell'io e i margini di estr~e~ta che essa produce nella soggettività stessa, le analisi genetiche CI mtroducono nei territori opachi e indeterminati dell'istintualità. An~ora u~a. vol~.il ~schio è che la fenomenologia ricada nella psicologia ~mplflca. L Istmto però si rivela ben più che una pulsione privata e arazlOnale: esso ~merge nelle analisi fenomenologiche come forza tras~endentale, OSSia come energia che prestruttura il modo in cui noi cogliamo le cose; e~so attraversa tutti i soggetti, manifestandosi come potente forza c~lle~lva e. attesta, all'interno della soggettività stessa, la sua profonda e mallenabile relazionalità. L'istitu~i~ per un verso costituisce la base fungente della percezione:. le analisI ~ella .fame e del bisogno ne mostrano la forza plasmante :nnve!:~ ~a s~ntesl passiva come un processo diretto teleologicamente tra:c:nd:nStalazel~ne delle necessità. Per altro verso il Trieb si è mostrato m quanto crea una dirne· d· lettiva, un intreccio ori inario .. . ns~one I coappartenenza col. le emergenti. da unogstesso di ISO m mtenzlOOl. che collega i soggetti come d ~e, per ~prendere la felice immagine già usata da Enzo p. aCI per escnvere l'mtermon d· ·tà 7 L l . alla soddisfazione degli . tinf è . a ICI. a pu SlOne dipendenza reciproca de~Ssog I :~e i~are pnvat~, ma s~ela le linee di terreno originario Infine la g l . ~ro provenIre tutti da uno stesso , r e azlOnalltà dell' isf t . . l . . . m o ~I nve a nel suo non essere mera forza puntuale ma ne plessa e interconnessa dotata ' l costItuIre una dimensione comsua logica interna.' , come pure svelerà la psicoanalisi, di una La fenomenologia degli istinti . vela non solo il modo elementare' ~egu~ndo tale mterna relazionalità, ricome centro della sua Umwelt m cUlla soggetf . IVI.ftà I SI. pone e agisce prelevata da un contesto int ,ma an~he il suo essere originariamente ersoggettlvO. Seguendo le sintesi passive
77--(cifr~.p~~~iE~.~,T.Th~mpo:::e:~=n=tà~M~n~a~fo--------
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p.250.
nomenologia di Husserl, Laterza, Bari 1961,
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realizzate dai propri istinti, l'io "sa" del mondo intorno come di un mondo offerto alla sua presa e ai suoi bisogni, ma sa anche di appartenere in modo primordiale ad un consesso umano. Questa consapevolezza è guadagnata, nella fenomenologia, non grazie alla psicologia evolutiva empirica, ma su un piano trascendentale. L'io ha in sé sporgenze irriducibili costituite dal precategoriale fungente; queste costituiscono una riserva di senso e di esperienza cui la soggettività attinge, senza poterla mai esaurire e possedere pienamente. Si tratta di evidenze non tematiche, precedenti ogni attività di giudizio, che fondano il nostro stare al mondo. La sintesi primordiale da cui esse derivano non è neutra né irrazionale, ma predelinea lo stile comportamentale e gnoseologico della persona e in quanto tale essa è trascendentale. Ecco dunque che la fenomenologia genetica ci porta ad un ulteriore ampliamento del concetto di esperienza: considerando quest'ultima alla luce della sua origine passiva e della sua attiva teleologicità, dunque ripercorrendo per intero il processo della sua formazione, diventa possibile pensare il regno dell'evidenza non tematica. La vita stessa mostra di svolgersi per lo più su un terreno anonimo e precategoriale, che tuttavia ha una sua evidenza originaria, distinta dall'ingenua sedimentazione della doxa. Mentre quest'ultima indica un'assunzione irriftessa di opinioni e pregiudizi sul mondo che non si basano direttamente sull' esperienza, le evidenze non tematiche sorgono da un' adesione immediata al vissuto. Grazie a questa sua immediatezza l'evidenza precategoriale costituisce il luogo dell'incontro con l'altro e insieme la fonte della presenza vivente: essa dunque non si identifica con il sedimentato, costituito e dimenticato, ma si pone all'inizio di ogni processo costitutivo. L'equazione in cui spesso viene costretta la complessa argomentazione della Quinta meditazione cartesiana, secondo cui la fondazione dell' intersoggettività sarebbe necessaria al fine di ottenere l'oggettività del mondo, viene così non negata, ma inserita in un quadro più ampio. L'intersoggettività costituisce un nodo interno e costituente della coscienza: facendosi reciprocamente da guida e dando espressione alla loro passività, i soggetti sviluppano una teleologia comune, una st~ria di senso. L'intersoggettività non ha come fine la conoscenza oggettiva, ma è fine essa stessa. La fenomenologia è chiamata allo scavo dell'esperienza presa come vissuto della monade, portatrice dei suoi tratti individuali e al tempo
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stesso della sua intrinseca relazionalità col mondo. L'osservazione della complessa architettura della Erfahrung (esperienza) e della sua genesi porta a scoprire, nel profondo del processo di definizione di sé, un reciproco riferirsi le une alle altre delle soggettività, fondato nel mobile paesaggio interiore degli istinti che intramano la vita stessa delle monadi e che tuttavia non mette in discussione alloro autonomia. La costituzione si rivela come la più decisiva tra le potenzialità dell'io e contemporaneamente come lavoro di sintesi da sempre preceduto da se stesso e sempre affidato ad una guida trascendentale. Le monadi stanno tra loro in una relazione di intreccio e rispecchiamento che non smentisce ~a loro unicità e ass?lutezza. L'interdipendenza tra le persone, proprio m q~an~o è espressIone della facoltà a loro più propria, quella della C~StItuzIOne del senso, non contraddice la loro autonomia ma ne costitUIsce una condi~ione ~i re.ali~zazione. Esse sono soggetti in se stesse, ~a possono espnrnersl e dIspIegarsi come tali in quanto compiono reczprocamente una specifica don· d· . azIOne I senso. Esse possono reclpro. . came~te nconoscerSI ~OI~e soggetti, e questo in un senso non empirico e contmgente, ma a pnon e necessariamente. A confronto con la ricchezza d· tal . . . . . I e espenenza, Il sohpsismo man. tIene Il suo senso solo come temporaneo n·tr . d II . ., arsI a a trama relazIOnale deIle soggettIVItà, come capacità di .tr . . ro ria ciascuna n arsI momentaneamente ID sé p p monade, esattamente in quanto tutt d··d Il pari lo statuto di so tt I .. e con IVI ono a a lità della costitu . gge 0 . n quant~ clascu? IO condivide la responsabiZlOne de1 mondo e il comp t d· .. . I o I cn~lca nscope~ di sé, esso ha la possibilità di sos end. per negarlo ma per n·tro Pl e~e il suo contesto IDtersoggettIvo, non , var o e ntrovare s t · risposta fenomenologl·ca al l·. e s esso ID quel contesto. La so Ipslsmo non co . te . . . mento della soggettività individuale nS.ls ID un ndlmensonasione di tutte le sue capacità ' ma nella pIena e completa espres, compresa quella del ripiegarsi su di sé.
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Desidero ringraziare innanzitutt ·1 logo avuto in questi anni per l o I prof. Sandro Mancini per il dia' O sprone a fare s . . Leonardo Samonà per la fiducia . . . e~pre meglIo; Il prof. Husserl di Colonia pl10f D· dimLo°strataml; Il dIrettore dell' Archivio ' . leter hmar· . Dirk FoDfara, dott.ssa Jagna Brudzinsk e I S.UOl collaboratori, dott. Sellge, Jana Padel per l'accoglienza . a, Monik;a Heidenreich, KIaus nservatami e per aver garantito
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quelle privilegiate condizioni di lavoro e di vivo scambio che hanno reso possibile la maturazione e la stesura di questo lavoro. Un debito di riconoscenza ho anche nei confronti di tutti i colleghi e gli amici con cui in questi anni ho avuto appassionanti discussioni: Luca Bisin, Andrea Altobrando, Nicola Zippel, Angelo Giavatto, Zhongwey Li, Kristina Simon, Giuseppe Primiero. Grazie alloro incoraggiamento e alla loro tensione critica mi è stato possibile affrontare i momenti di incertezza. La mia gratitudine va ancora alla mia famiglia, ai miei amici e alle mie WG che mi hanno fornito costantemente l'esperienza vivente dell'intersoggettività, confermando quotidianamente l'urgenza di queste questioni. Infine ringrazio il Direttore dell' Archivio Husserl di Lovanio, prof. Ulrich Melle, per l'autorizzazione a citare dai manoscritti inediti.
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DELLA FENOMENOLOGIA DELL 'INTERSOGGETTIVITÀ
Perché il nesso intersoggettivo sia effettivo è necessario che esso si basi su uno spossessamento di sé, ma anche su un autocentrarsi, su un bilanciamento che fUoti attorno ad un punto di unità. Perché si possa uscire dal Sé, questo deve disporre di una dimensione definita, per quanto non definitiva, di confini da attraversare e da trasgredire. Per tenersi ferma al referto dell' esperienza, l'analisi fenomenologica non può cedere alla vertigine dell'unilateralità: non può dunque vedere l'io unicamente sbilanciato verso l'altro, ovvero autisticamente chiuso in un ego autosufficiente. La verità del fenomeno è sempre una verità nel mélange: questo non la condanna all'incertezza ma l'apre alle variazioni, alle sfumature. Nel pensiero fenomenologico ogni realtà rimanda indietro a una possibilità più radicale, ogni variazione rimanda ad una fondamentale struttura di variabilità degli elementi interessati dall'incontro intersoggettivo: nella struttura stessa dei soggetti deve essere inclusa una possibilità di variare, ossia di darsi diversamente, pur permanendo se stessi. I testi husserliani sull'intersoggettività aderiscono alla dinamicità di tale materiale concettuale ed esperienziale. Per la loro natura di manoscritti di lavoro, e per la loro stessa pluralità di approcci, essi perseguono, infatti, una ristrutturazione della coerenza interna su piani sempre nuovi, senza retrocedere davanti agli scarti del pensiero. Proprio per questo motivo è difficile ritrovarvi delle precise linee di sviluppo o una coerenza tematica unitaria. Sebbene i manoscritti presentati nei volumi XIV e XV della Husserliana abbiano già subito un primo vaglio, operato per la pubblicazione da Iso Kern, e per quanto dunque non si possa parlare in questo caso di materiale grezzo, è però facile rimanere delusi se si leggono i tre volumi sull'intersoggettività anche soltanto Come tentativo di una trattazione sistematica di una problematica de-
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finita. Secondo l'ordine cronologico sono stati infatti messi insieme e in successione testi nati nell'ambito di progetti di lavoro diversi, sotto l'urgenza di questioni parzialmente differenti. Lo stesso ordinamento cronologico viene continuamente trasgredito dall'articolazione dei materiali in testi principali e appendici: queste ultime presentano interventi spesso lontani nel tempo, riprese, smentite o conferme, ma da punti di vista diversi da quello originario. Malgra~o ~t~o questo, che rappresenta ad un tempo la difficoltà, ma anc?~ la VIvaCItà e freschezza di questi materiali, è possibile collocare i testI m due grandi direzioni di movimento. Il primo movimento consiste in un tornare in sé dell'io, in uno sforzo di centrarsi di definire non un'identi~à, ma un più originario punto di individuazi~ne, un punto di aggreg~lOne che pr~,scriva uno stile generale al fluire degli eventi della C?SCIenza. N?n pm s~~rendente risulta allora il procedere di molti testi, .s~condo l ~ntento mlziale dedicati all'intersoggettività verso la defimzlOne dell'IO declinato al' l h . ' . smgo are, c e cerca dI convergere verso le sue coordmate essenziali. TI secondo movimento è però immediatamente' . l" . d' . ' . mverso. lO m IVIduale fa esperienza dell'altr o. Tale espenenza, m quanto è un vissuto . f dell a COSCIenza, a parte di l . è "al l UI, una componente del suo flusso coSCIenZI e, ma o porta oltre se st . l" . . " . lO VIene coinvolto in una serie · dl passaggI SucceSSIvI e slIDult esso. . h . lo portano lontano d l S' S an~I ~ e gh danno coscienza dell' altro e . a~. otto 11 tltolo generale di "appercezione" si · l artICO ano molti proceSSI cong f r . o nel complesso in••ecc·ar' ruealn I.ana lZzatl di volta in volta per sé u' l SI con tri asp tt' dII' . cezione si riallaccia dunqu '.c e l e espenenza. L'appere al lenomeni diI' . . " mdlzlato e d'altra part' . e espreSSIone e dell'essere . ' e, ai proceSSI dell'interp taz' dI queste descrizioni multiformi dI' . re Ione. Il complesso il titolo generale di empatia (E" ~hlvlssutO ~vo1to all'altro sta poi sotto m ung), CUI Husserl dedica gran parte dei suoi sforzi. Lo scopo di questo lavoro è d' si sedimentino nei manoscn'tti' l mllostrare come entrambi i movimenti li . . e ne e opere hu re una complessa fenomenologia d ll" sser ane, smo a delmeauna generica pluralizzazione d II e mte~soggettività, intesa non come articolazione del concetto e d ~l' e sog?ettivi~, ma come una strutturata e espenenza dI ego.
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Il solus ipse: condizione della/enomenologia dell'intersoggettività
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1. La scoperta dell'io
Uno dei primi testi tematicamente dedicati all'incontro intersoggettivo - presentato come testo 1 in Husserliana XIII - viene datato 1905. Esso prende forma, negli anni di Gottinga, nel corso dei colloqui avuti da Husserl a Seefeld con Daubert e PHinder1, ma il fatto che l'autore lo inserisca più tardi in una cartella contenente materiali relativi alla preparazione del secondo libro di Ideen mostra la piena attualità di questi temi almeno sino agli anni Venti. In effetti, già pochi anni dopo la pubblicazione delle Ricerche logiche, Husserl è impegnato nello scardinamento delle autolirnitazioni tematiche e metodologiche presenti Johannes Daubert (1877-1947) incontra Husserl per la prima volta nel 1902. Da qui prende avvio un fertile rapporto nutrito da approfondite discussioni che si intensificano all'uscita del primo libro di Ideen (1913) letto da Daubert al fronte, dove si è arruolato volontario. Egli è membro dello Psychologischen Vereins costituito a Monaco attorno a Lipps per promuovere l'incontro tra le tematiche della psicologia descrittiva e gli interessi estetici tradizionali di questa università. Secondo Schuhmann e Srnith, egli si può considerare addirittura come "il vero architetto del movimento fenomenologico" (Schuhmann K., Srnith B., Against idealism: Johannes Daubert vs. Husserl's Ideas I, "Review of Metaphysics", 39, 1985, p. 763). In discussione con il circolo fenomenologico di Gottinga, egli delinea una propria teoria dell' EinfUhlung come atto eccentrico, decentrato rispetto al soggetto. Tra il settembre e l'ottobre 1905 egli visita Husserl a Seefeld e, nel corso dei loro colloqui, si realizza l'incontro tra la terminologia lippsiana e la nascente teoria husserliana dell'intersoggettività (Cfr. Ravalli P., Husserls Phanomenologie der Intersubjektivitiit in den Gottinger Jahren. Eine kritischhistorische Darstellung, Zeno, Utrecht 2003, pp. 118-124). Principale nucleo della divergenza tra i due pensatori resta la collocazione della fenomenologia nel quadro dell'idealismo: Daubert sqstiene l'ultirnità del mondo dato nell'esperienza e la fondamentale non sostanzialità della coscienza. Quest'ultima si sviluppa semplicemente come relazione tra un soggetto e un oggetto, come loro interazione, come funzione della presa dell'io sul mondo. La radicale distinzione husserliana tra sfera della coscienza e sfera della realtà si riarticola dunque, per Daubert, in due fonne di presa di coscienza del medesimo mondo: la consapevolezza diretta e la cognizione, ossia un modo di apprensione della realtà medi~to c~ncettual mente. Anche Pflinder partecipa ai lavori del circolo fenomenologICO dI Monaco con cui Husserl ha un rapporto travagliato: egli imputa a tali allievi una radicale incomprensione della riduzione trascendentale alla soggettività compiuta in Ideen I e dunque l'incapacità di andare oltre un' ont~logia rea1ist~. ~~grado tal~ v~uta zione generale, che a volte assume anche tom molto aman, ~l di~ogo ~cIentifico, in particolare con Pflinder, si sviluppa anche d~po l~ ~ubbhcaZlone d~ Idee~ I e costitiIisce per Husserl uno dei più interessanti poh di confronto e diSCUSSIOne (Cfr. Schuhmann K., Die Dialektik der Phiinomenologie I. Husserl "ber P/linder, Martinus Nijhoff, Den Haag 1973, pp. 17-28).
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nell' opera del 1900-1 e, come mostrano già le Lezioni sulla coscienza interna del tempo (1905), di poco precedenti la stesura di questo manoscritto, egli si dedica all'elaborazione di una fenomenologia trascendentale che, attraverso la tappa intermedia de L'idea dellafenomenologia (1907) vedrà la luce nel primo libro di Ideen (1913). TI guadagno fondamentale di questo primo testo, il motivo che giustifica la scelta di prenderlo come luogo inaugurale di una ricerca sull'intersoggettività, è l'impostazione della dialettica tra gli io individuati come sfondo di ogn~ incontro intersoggettivo. L'intersoggettività può aver luogo solo a partrre ~ soggetti definiti, determinati, individuati, appunto. In que~te pagme ~usserl prende le mosse dalla ricerca del punto di an~or.a~glo necessano ad osservare la variazione degli atti e degli stati pSl~h~Cl del soggetto. Davanti all'immensa e sfumata distesa dei vissuti, 11 fenomenologo cerca l'unità, così come, inversamente davanti all'appare~t~ ~o~oliticità di un dato di fatto egli si sforza di dispiegare l~ moltephCltà del modi di darsi. La ricerca si avvia con una constatazlon~ che .apre a una domanda: «Io sono lo stesso nel variare dei "miei" sentrrnentI, volontà, opinioni supposizioni Qual è '1 t d' . di questa identità?»2.' . 1 pun o appoggIo . al L'unità cercata in questo caso è un' unità f un punto a cui ancorare le '. unZlon e, un Anhaltspunkt: dividuazione dell" . °dsserv~lOD1.del flusso della coscienza. L'inlO VIene apprrrna VIsta pro . . d' esigenze' rispetto al lt' l" pno m questo quadro 1 . mo lp lcarSl degli stati int' l' rispetto al suo moltipl' . all' emI e, u tenormente, esterno nella p~uralità delle coscienze, l'io deve raccogliersi l~arsl funzionale e permanenten uRn punIto n?n fondativo, non definitivo, ma . usser scnve: . lo sono lo stesso nel costante afferrar . ttficare, nel cogliere queste e uelle a e ~I ~u~sto rosso, nel costante idencose, nel giUdicarle, nel suppo~ IPdPanb'ZIOOl, nel. rappresentarmi queste e, ne u Itare, sentIre, volere. 3
TI "f, d on amento della medesimezz " d 11" un agire, da un autoafferrarsi (S lb a iffie lO, la sua i~entità, è data da e stau assen) che SI articola poi nei 2
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«Ich bin derselbe im Wechsel "m' " Ge tungen. Was ist der Anhalt fiir di em~rd . ~hle, WOllungen, Meinungen Vermu«Ich bin derselbe im steti ese entitiit?» (INT I P 1) , Erfassen di . gen Auffassen dieses Rot . ' . .' I1ber s' . ~ und Jener Erscheinungen 1m Vi ~llIm S~tigen ldentifizieren, im le,lm ermuten, im Zweifeln FI1hÌ en dieser Dinge, im Urteilen , en, nollen» (INT I, p. 5).
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molteplici e differenti atti della coscienza. È interessante notare come, nell'enumerare gli atti dell'io, Russerl non nomini solamente atti teoretici, atti del giudizio o della rappresentazione, ma anche il sentire (fUhlen) e il volere (wollen). L'auto-afferramento è dunque qualcosa di parzialmente diverso dalla riflessione teoretica di impianto intellettualistico: l'io non fonda se stesso primariamente attraverso un atto teoretico e tematico, ma ha un sapere di sé che è piuttosto un possedersi immediato, un coincidere con se stesso in un'opacità attiva ma non tematica. Si tratta di un possedersi prima dell' autodefinizione nei termini teoretico-filosofici dell' autocoscienza. Inoltre, l'uso di forme verbali per indicare gli atti in cui si compie l'individuazione dell'io implica che si tratti di un processo sempre in corso, di un attivarsi sulla base pre-attiva, sedimentata, delle Leistungen (operazioni costitutive) originarie della coscienza. L'identità non definisce un possesso stabile, ma è piuttosto l'unità fluente di un processo. Essa non si riduce a un fondamento empirico, associativo-abituale della personalità. Non è un comporsi insieme (Zusammenhang) dei vissuti, come se questi aderissero gli uni agli altri rispondendo a delle leggi naturali della coscienza. Si tratta piuttosto di un costante (stetiges) afferrarsi: è dunque un processo permanente, che si rinnova sempre di nuovo, che si riattiva ogni volta che si sia prodotto un atto della coscienza, dunque un processo che si ripete inesauribilmente, eppure sempre diverso. Persino il lato naturale dell'io, il suo essere nel mondo come persona vivente non si costituisce come un dato unitario, ma come una sempre rin~ovata unità nella molteplicità: «Naturalmente la personalità, così come la sostanza delle cose, non è un dato fenomenologicamente trovato, ma è una "unità nella molteplicità", unità di validità, non un momento fenomenologico»4. Già qui Husserl parla di un'unità di validità (Geltungseinheit): questa espressione ammette due interpretazioni compatibili tra loro. Da un lato, nel senso delle Ricerche logiche, la persona, come qualsiasi fenomeno, è unità di validità in quanto è un aggregato noematico della coscienza, un'unità che si costituisce attraverso le Leistungen (operazioni) soggettive ed è in quanto vale per me, perché il mio io vi ha trasferito del senso. D'altra parte però la soggettività stessa è Geltungseinheit non solo come prodotto di operazioni trascendentali,
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ma come loro fonte. L'io è l'ancoraggio percettivo e di pensiero a partire dal quale i fenomeni hanno la loro validità. L'intera problematica profonda della fenomenologia consiste nel riuscire a declinare l'essere non come Dasein, ossia come essere dell'ordine della realtà empirica, ma come Geltung, come validità, senza però cadere in un relativismo soggettivi sta. L'altro si presenta, nel testo redatto a Seefeld nel 1905 , come un' esperienza in cui ci si imbatte, che viene incontro all'io. Husserl scrive infatti: «Ora faccio anche esperienza in relazione ad altri»5. Per tratteggiare la portata di tale esperienza egli propone un'analogia: si tratta di una percezione che gene~a dal suo interno un atto di "assunzione ipotetica", hme ~he Cl porta oltre la percezione stessa, in un campo in un~ CUI ogm ~e~ce~IOne è impossibile. Gli esempi abbastanza suggestivi cui Husser~ SI nfensce sono Il centro della terra o le più lontane oscurità del~~ SpazI~,: per le loro caratteristiche costitutive, siamo qui in un campo di oggetti. c?e .n?n possono strutturalmente darsi alla percezione diretta e ~e~so. CUI SI dmg.e ~n atto di afferramento per ipotesi, un afferrare oltre Il hffil~ entro CUI SI può veramente cogliere qualcosa in concretezza. Si tratta dI un afferrare ~ l~to, esposto al rischio del fallimento. Per quanto suggestIvI, questi esempi non danno tuttav. ,. . d 11' . . la un Immagme . e espenenza mtersoggettiva, poiché ci troviamo c o . co t t .. L'· n eSSI ancora m un n es o ~mpmco. lffipossibilità che questi ci mostrano, non essendo ancora dI natura tras~en?entale, può essere effettivamente tolta, su er~ta d~ pro?resso SCIentI~co. Nel caso dell'esperienza dell'estranetla SItuazIOne SI presenta radIcalmente diversa iché 1 1 . un certo vissuto può a art '. po a egge secondo CUI tratto specifico dell' a :~ori~nere ad un umco contesto egologico ha il I vissuti dell' altro mi sono sottratti d fi . . ~ mt1V~ente eppure, anzi, proprio per questo motivo io devo nahme: un'accettaz· ' b . compIere nel loro confronti una AnIone su ase IpotetIca. 6 Nell'impossibiltà di avere la
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L'~so del tennine Annahme (ipo~~ e~ehung auf Andere» (INT I, p. 2).
tentà su base ipotetica e d~que ai PO ebbe.far pensare a ~a deduzione dell'altualistico. Contro tale tnterpretazi ~. atteggIamento fondamentalmente intellet~l ~nto di deduzione ris~~lat:7e:rò da ~ ~ato la radicale estraneità ti ~mpre.di mostrare e non di dimostrare. ti men?logIa. Questa si sforza infatl I enomeru che mette a tema. Dall'altro abbIamo I diversi testi in cui H della deduzione dell'altro per ~:er. argomenta esplicitamente contro la teoria (Cfr. INT I, Tx 2, App. IX e X, pp. ~f:~~spettata da Lipps e Benno Erdrnann
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piena evidenza di ciascuno dei suoi atti di coscienza, io devo ricorrere a quel punto di unità centrale, all'unità di validità indicata dalla nozione di individuazione, allo stile che li accomuna e li determina tutti come vissuti di un unico soggetto. Come spiega bene Theunissen, l'altro rappresenta una modificazione di me in cui, attraverso il processo di variazione non si è persa l'individuazione, l'essere-così del soggetto, il suo essere soggetto concreto, ma solo l'individuazione determinata che lo legava alla sua peculiare fatticità. 7 lo colgo il centro dell'altro attraverso una supposizione; lo assumo, lo accetto nella mia sfera di esperienza, sebbene egli non mi si dia nella sua piena concretezza, ma solo come una peculiare aggregazione di vissuti; prendo per via ipotetica e laterale fenomeni che non possiederò mai pienamente. In questo testo la separatezza degli individui dipende dal loro legame con una corporeità e dal loro conseguente vincolo con una particolare posizione nello spazio vissuto: «L'apparizione che io ho dalla "mia prospettiva" (luogo del mio corpo nell'ora) non posso averla da un'altra prospettiva».8 La relazione con la spazialità non è presa però nel suo senso empirico, ma già nella sua valenza intenzionale: il "qui" in cui io mi colloco non è un semplice punto nello spazio, ma uno Standpunkt (punto di vista), un punto d'osservazione che impone una certa regolamentazione dello spazio attorno. Da tale prospettiva dipendono le Erscheinungen (apparizioni): se ci si attiene ad esse, si scopre che la loro stessa essenza come "apparizioni per qualcuno" esclude la possibilità dell'accordo assoluto (Vereinbarkeit). Le apparizioni di soggetti diversi sono incompatibili e non trasferibili: tenersi fermi esclusivamente ad esse esclude la contrattazione intersoggettiva sul reale e chiude l'io nella sfera del proprio. Viceversa, l'esperienza come processo complesso, dotato di una componente di apparizione ma non esclusivamente ridotta all'apparire, offre, come abbiamo visto, proprio il punto di partenza e la condizione di possibilità dell'incontro intersoggettivo. Nella conclusione il testo indica la rilevanza del tema dell'individuazione rispetto alla problematica intersoggettiva: se si considerano le apparenze come un continuum senza interruzioni, la loro forte coerenza interna esclude la compatibilità con altri flussi di Erscheinungen.
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Cfr. Theunissen M., Der Andere. Studien zur Sozialontologie der Gegenwart, Walter de Gruyter & Co., Berlin 1965, p. 42. INTI, p. 2.
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Una connessione cosÌ intima è possibile solo all'interno di un flusso di coscienza unitario, individuale. Perché si preservi la possibilità della coesistenza del diverso è necessario, dunque, includere delle differenziazioni all'interno questo stesso flusso: una prima differenza è quella tra momenti temporali diversi. Molte apparizioni diverse dello stesso oggetto sono possibili se le si colloca in tempi diversi. Ma la diffe~en~a. ce~trale a cui Husserl fa riferimento è quella che sussiste tra gli mdividuI, dunque basata sulla funzione originaria dell'individuazione. Tale differenza, e in Particolare la sua variazione più radicale rappresentata d~l' alterità, è condizione di possibilità primaria dell' accordo, della coesIstenza: «Se tengo fenne le apparizioni cosÌ come le ho e come m~ le presentifico, ~a loro essenza esclude l'accordo; se ipotizzo una dIfferenza ~conoscIU~ all?ra sussiste nuovamente possibilità di accordo. Questa dIfferenza e la dIfferenza degli individui»9 Rispetto a questa, ~c~e l'individuazione operata attraverso le coordi~ate s aziotemporali nsulta solo parziale. p Husserl è consapevole dello stato iniziale in cui si trovan l ._ cerche: come spesso avviene in questi manoscrittI' dI' l o e .sue ~ . d' avoro, egl1 espnme con Imme Iatezza a un tempo la sua insoddisfazione ma anche la spel~anz~ ch~ ~a ~ueste analisi iniziali si sviluppi un pensiero articolato . g 1 scnve IntattI, con semplicità co com'è la f è " ' me commento al suo testo: «CosÌ , , . ~ase storta, ma c e dentro una grande verità»10 L analIsI del testo del 1905 ci h ffi . . . dell'intreccio tra problem f . a o e~o una VISIone complessiva dell'individuazione Molt~dI~a mte~sogg.ett1Va e le funzioni soggettive . " . 1 1 questI teffiI vengono' . ' . d' stricati 10 testi sUccessivi che conii " .. npresI, vanah e 1e ano delle vie continuamente percorse da : l IndI~Iduazione co~e una del fenomeno dell'alterità. . sserl per gIUngere alla pIenezza golo per una ricerca sull'io.e vIceversa Il problema deIl'al tro come punIn un'appendice del 1908 Husserl d . stituzione delle cose e dell': h '.c eh~ea una precisa linea di colO C e Cl torrusce U ' lt . d l e problema, restituendocene la 1 1 ' n u enore coordinata co Ocazione lungo l'asse della genesi.
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Husserl si chiede: «Che cosa sono le cose?» e risponde: «Prima che io sappia qualcosa degli altri io, e prima che io mi formi così il concetto del mio io, le cose stanno lì in quanto appaiono» 11. Gli altri e il mio sapere di loro, il mio accoglierli nella mia coscienza vivente, sono condizione di possibilità della costituzione del mio stesso concetto di me. Una definizione della mia soggettività può avvenire solo attraverso il cooperare degli altri intorno. Le cose si attestano ulteriormente come una predatità, come uno sfondo originario e ineludibile, che tuttavia non è statico terreno su cui si muove l'attività teoretica dell'io, ma consiste nel costante processo del farsi visibili, dell' apparire. Se Husserl si fermasse all'affermazione dell'originaria presenza delle cose, la fenomenologia sarebbe espressione di un radicale realismo. Egli aggiunge però che le cose sono da sempre presenti in quanto appaiono. Ciò implica un grado zero della linea di costituzione, un Urgrund in cui avviene il mostrarsi originario delle cose. Secondo la fenomenologia, tale piano primordiale è la presenza vivente in cui avviene l'individuazione dell'io, l'apertura dello sguardo in cui le cose possono manifestarsi.
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hli . emungen, so wie ich sie habe od . n sc . esst ihr Wesen me Vereinbarteit aus' e~ nur vergegenwlirtige, fest, Un~chied an [... ] so bes~ht wiederu ' n~hme lch aber einen unbekann~n der U~~rschied der Inmviduen» (1NT I, mp. ~)erembarkeit. Dieser Unterschied ist «so Wle der Satz dasteht . . (lbid ) ,1St er sChief, aber es steckt . .. eme grosse Wabrheit darln»
2. Affermazione dell'io e differenze individuali
Con l'affermarsi del tema dell'individuazione le descrizioni fenomenologiche si installano nello spazio aperto dalla dialettica tra il flusso di coscienza e l'io. Come ha ben mostrato Marbach 12 , questo non è stato sin dall'inizio il quadro dell'autointerpretazione della fenomenologia: nelle Ricerche logiche, intendendo ancora l'io esclusivamente come io empirico, Husserl è indotto dalla sua posizione coerentemente antipsicologista a rifiutare ogni centralità della soggettività egologica a favore di una "fenomenologia senza io"13. Il riferimento degli Erlebnisse a una Il
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« Was sind die Dinge? Ehe ich von anderen Ich etwas wissen ~iis~te und e~e ich somit den Begriff meines Ich gebildet haben miisste, stehen die Dmge da, mdem sie erscheinen» (INT I, App. V, p. lO). Cfr. Marbach E., Das Problem des Ich in der Phiinomenologie Husserls, Phlinomenologica 59, Martinus Nijhoff, Den Haag 1974, pp. 16-22. Husserl si esprime nella Quinta ricerca logica in maniera ~bbastanz~ ca~~o?~a: «Debbo dunque confessare che non riesco affatto a scopnre questo lO pnnutt~o [cui fanno riferimento i neokantiani e in particolare Natorp) come un necessano centro di riferimento. Tutto ciò che io posso notare, e quindi percepire, non è altro
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soggettività situata nello spazio-tempo viene considerato una limitazione della loro assolutezza: per preservarne il carattere assoluto bisogna prenderli come "Erlebnisse di nessuno"l4, correlato di una pura intuizione. La loro appartenenza a me, come individuo empirico, è lasciata da parte, insieme a tutta la loro inerenza al mondo. Viceversa, il loro ruolo è rafforzato e reso insostituibile e fondante, in quanto è la coesione stessa dei vissuti a garantire l'unità della coscienza:
~ c~nt~nuti h~no [... ] .i. loro .modi, determinati secondo leggi, di conflU1:~ InSieme, di fon~ers~ In umtà più comprensive, e nella misura in cui
essI In questo. mod~ SI ~lfìcano e f?rmano un'unità, si è già costituito l'io fenomen.ol~g~co o l un~tà della coscienza, senza che sia necessario un autonomo pnnclplO egolo?lco, ~ortatore di tutti i contenuti, che li unifichi tutti. ~n questo c~s~ come In ogm altro, la funzione di un tale principio sarebbe 15
mcomprenszblle.
La coscienza si pone come una scena aperta su CUI' le 't t' . . , .~ cOgl a IOnes SI anno, dotata dI un UOltà propria, di una forma data dalla sua struttura te~porale. ~he «resta continuamente identica» 16 senza 'D' t d un lO e . d' 'd al , n enrnen o a . mp~co 10 IVI. U e che le pensa. L'incontrastata fluidità dei vissuti CostituIsce tuttaVIa un problema per la DO d ' d' '. n azIOne l una filosofia . come SCIenza del fenomeni. Laddove l'E I b" r e ms SI attesti come asso-
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luto, l'unico piano della ricerca rimane l'interconnessione orizzontale dei vissuti tra loro. Ciò non è sufficiente a delineare la coscienza come struttura a priori, dotata di una sua invarianza nella variazione. La catena degli Erlebnisse è sempre prolungabile, non istituisce una cornice definita, normativa, tale da determinare a priori il tipo (Typos) di vissuti che si possono presentare, la loro forma tipica. Con l'espunzione del piano trascendentale come piano che individua la tipicità a priori del vissuto, il suo aspetto essenziale, la fenomenologia difficilmente può distinguersi dalla psicologia descrittiva di matrice empirica. Essa dovrebbe infatti limitarsi ad una descrizione introspettiva dei vissuti via via presentanti si. Tale impostazione contrasta però con l'intento antipsicologista delle Ricerche logiche stesse e implicherebbe una radicale aporia nel progetto fenomenologico. Per ottenere un punto d'osservazione non empirico, il fenomeno va trasposto nella prospettiva di una visione di essenza. 17 È proprio l'anti-
d
che l'io empirico e il suo riferirsi .. ". esterni che sono diventati per lui . empmco a quel VIssutI propri o agli oggetti particolare "essere rivolto" mentr~~·u~, ce=o momento, appunto oggetti del suo restano le cose di vario ge~ere che sIa es rnamente" che "internamente" molte LU, l. ed, p, 361). Del resto tale POSi:~ttrag~o~o ~ questo r&pporto con l'io» (V stessa Quinta Ricerca in cui Huss l ?o~e SI gIUstifica alla luce dell' incipit della to delle sue analisi rispetto al do ~r. II;r~te s~lla necessità di definire lo statuobiettivo, diventa per lui centrale~dio e a PSIcologia empirica. Rispetto a tale . g.Ica, "!,un'ficato" da ogni rimandomalI'care .un. .concetto di coscIenza fenomenolomette m luce "il nucleo fenomenolo ~mPdma;. questa forma iniziale di riduzione 362), ~vvero, come dirà più avanti gO" elI 1.0 [~o~el formato da atti" (ivi, p, 14 Cosi SI esprime Husserl E t P'h~olme fasCIO di VISSUti" (ivi P 376) , . D' rs e losophi (H vn ", ZIO~ .mg und Raum (1907). Rispetto a e . ua , p. 166) e prima nelle leC~titul~ce una felice anticipazione Ja queste, il.~sto del 1905 analizzato prima etiche di questa affermazione: neg~ l gna Brudz~ska sottolinea le implicazioni ca mettere a . hl l . . nse o a nozione stessa dia presenza di. .un'identi'tà·mvariante signifi~'ia~~o~zatìon, lmaginiires, Trieb PIUi responsab~tà personale (Cfr. Brudziflska 15 ~ L'{;~sgenesis bei Husserl UntiFre::r;;nolog/~che Untersuchungen zur Sub16 V ,. ed, p. 354 (corsivo mio). ,ISSertation, Koln 2005, p, 33). LU, 1. ed, p. 358. m'
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Si può considerare il Sartre del primo periodo come rappresentante radicale dell' opzione ermeneutica che tende ad eliminare ogni riferimento all'io: nel suo saggio sulla trascendenza dell'ego (Sartre J.P., La trascendance de l'ego, "Recherches philosophique", 6, 1936/37) egli sostiene che la coscienza è in grado di produrre da se stessa la propria unità attraverso la centrale struttura dell'intenzionalità. Le intenzioni trasversali, e in particolare le ritenzioni come intenzionalità in cui la coscienza è volta a se stessa e ha se stessa come oggetto, sarebbero le uniche responsabili dell'unità del soggetto. L'io sarebbe allora solo l'espressione, e non la condizione di possibilità, della coscienza. Anzi, all'interno del progetto filosofico della fenomenologia, esso rappresenterebbe la "morte della coscienza": un centro di non trasparenza che nega l'assolutezza della coscienza ed è in sé assolutamente contratto, incapace di esprimere senso, rivestimento di trascendenza imposto dall'alto, occludente la trascendentalità della coscienza. A riprova di questa interpretazione, egli analizza i momenti in cui la coscienza si dà solo "al margine" di un'esperienza centrale di totale dedizione all'oggetto: si tratta, a suo parere, di esperienze senza io, prive di una centralizzazione egologica, che così si rivelerebbe non indispensabile. Gli oggetti producono la centralizzazione della coscienza, la sua unità, in quanto sono dotati, oltre che di qualità fisiche, anche delle colorazioni dell' attrattiva, della repulsione. La coscienza irriflessa, totalmente immersa nel suo oggetto, costituisce per Sartre la forma più pura e autentica di vita coscienziale, rispetto a cui l'io che si dà esclusivamente nella riflessione costituisce una realtà opaca, oscura "come un ciottolo sul fondo del fiume". L'ego rimane dunque esclusivamente come un oggetto tra gli altri, correlato dell'atto intenzionale particolare, limitato e secondario, della riflessione, contrazione del sé empirico, forma degradata dell'interiorità. L'intera vita interiore sarebbe però allora costituita solo di rappresentati, e questo rende difficile, a mio parere, la differenziazione di due coscienze che, pur intenzionando lo stesso, sono espressione di soggettività diverse. Come si vedrà, in Husserl è la dialettica tra l'io e la
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psicologismo, in nome del quale Husserl rifiuta il riferimento dei vissuti ad una soggettività empirica, a motivare altresì lo sviluppo della fenomenologia in direzione del loro riferimento alla soggettività trascendentale: in entrambi i casi ne va della possibilità di indagare la struttura a priori degli Erlebnisse. 18 Nella sua ricostruzione della strada percorsa dal concetto di io per giungere a pieno titolo entro la trattazione fenomenologica, Marbach individua il punto di svolta da un lato nella costituzione oggettiva delle cose, implicante il loro darsi come le medesime a molti individui e dall'altro nella cosiddetta riduzione intersoggettiva. Quest'ultima ~o stituisce il passaggio attraverso cui si danno degli Erlebnisse estranei come vissuti di un altro io, il momento dunque in cui si attesta una datità non mia e parallelamente una soggettività non mia.
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c~scienz~ ad aprire la possibilità della dialettica intersoggettiva come rapporto di nconOSClmento nella differenziazione. In. un libro ampio, circos~iato e dal forte impianto interpretativo, Lavigne sostlene.la pennanenzan:lle RIcerche logiche di un assunto metafisico implicito non tematlzza~o ma determmante, che coincide con la tesi dell' atteggiamento na~raIe (Cfr, La~lgne J.-F., Husserl et la naissance de la phénoménol . (1900-1913) Puf, Pans 2005 p 41) Nell'o d I 1900 ogle , I 'd' ti" '. pera e /1 Husserl non ha ancora sviluppato " a n UZlOne enomenologlca come sospensione d 11 coscienza e del suo oggetto rtant l ti e a. portata reale del VIssuto di zionismo della pSicolOgia e:n~ . o a e::~men.ologIa, pur Opponendosi al riduCiò non deve indurre rò a Inca e caus lsta, nmane una psicologia descrittiva, Ricerche logiche e un '~econd~uiforre l~n~ cesura tra un "primo Husserl" delle indica con chiarezza la fondamen~sser ~ e. prende le mosse da 1deen: Lavigne compo~ tuttavia un progressivo ~~::U1tà del progetto fen?me~ologi~o ~he COStltulsce in questo quadro un anteced nto d:1 ~etodo. L~ nduZIone eldetlca riduzione fenomenologica. Elaborand e~te res:ttivo della pIÙ ampia e inclusiva definisce la centralità del metodo 'd o~ suo stacco ~alla psicologia, Husserl la riduzione eidetica e della riduZI' n u. vo, attraverso I passaggi intermedi del. stessa neI quadro di un compiuto 'done al' Immanentista . ' e coIloca l a tienomenologla per Husserl il valore della cOStitu~i: lsmo ..Lavlgne ne dà una versione radicale: za ingenua e nella fondazione trasC:edco:s~ nella negazione della trascenden128). Da qui nasce la necessità di n en e ella trascendenza naturale (ivi p sul serio la riduzione come Unicom:~arne la ~~nesi nella soggettività. Prend~r~ ca dunque identificare l'essere con il o pOSSIbile della fenomenologia signifisoggettività. L'idealismo originale di Hsenso, con ciò che viene costituito dalla nell'idealità: esso non è dato daI .u~serl consiste allora nel fondare l'essere tal modo esso assume una porta:etrarCIPI, ma daI percipi pOsse (ivi, p. 350). In e dall'altro all"de scendentaIe e apre d l 350) l a dell'oggetto come regola d Il ~ tu.t ato al possibile . e e perceZIoru possibili (ivi, p.
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Fenomenologicamente, la datità e il soggetto che la intuisce sono inseparabili e l'individuazione dell'uno richiama ed esige quella dell'altra. Nel registro della soggettività unica, gli aspetti dell'esperienza dell'estraneo radicalmente legati al suo essere un soggetto per sé rimangono inspiegabili. Tuttavia i comportamenti e la testimonianza dell'altro attestano il suo darsi a se stesso, il suo apprendersi come soggetto, essi mostrano che egli sa di sé. Per poter rendere conto di questo campo di esperienze di cui si ha notizia mediata bisogna individuare ciò che differenzia i vissuti che si danno come contemporanei ai miei, presenti adesso, eppure inattingibili. Dalla peculiarità di tale esperienza deriva la necessità di definire la diversità di Erlebnisse contemporanei in base a quello che possiamo definire come il loro timbro egologico. Esperienze analoghe della medesima cosa, effettuate nel medesimo istante, sono tuttavia diverse perché sono compiute da soggetti diversi, ciascuno dotato di uno stile del vivere del tutto individuale. La presentificazione di vissuti non miei nel mio flusso di coscienza costringe a individuare un tratto distintivo specifico di ciascuna corrente.
3. L'incompatibilità "reale" delle coscienze
Nel 1909 Husserl definisce la differenza tra vissuti di coscienze diverse come "incompatibilità singolare" (eigenartige Unvertriiglichkeit), non meramente qualitativa, ossia riferita ai contenuti degli stati di coscienza, ma "reale" (rea/), una «incompatibilità nell'essere, nella realtà»19 di questi vissuti. Per comprendere il senso di questa definizione dello statuto dell'individuazione dell'io è necessario tratteggiare il campo semantico del termine "reale" all'interno della fenomenologia. L'individuazione si delinea così come filo conduttore di un'analisi di più ampio respiro che induce a ripensare la relazione reciproca di realismo e idealismo e la posizione che tra questi approcci assume il pensiero husserliano. Come tutte le nozioni che vogliano avere diritto di cittadinanza e legittimità all'interno della fenomenologia, anche la nozione di "reale" va analizzata in relazione alla "struttura fondamentale della coscienza": l'intenzionalità. TI reale, posto nella dimensione intenzionale, non 19
INT I, p. 17.
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si pone come mero attributo della cosa, arbitrariamente assegnato dalla coscienza, ma rivela una pluralità di significati che Husserl chiarisce in maniera tematica nel § Il della Quinta ricerca logica e nel III capitolo della III sezione di Ideen I. Nelle Ricerche logiche egli scrive che ogni vissuto intenzionale non ha soltanto una relazione ad un oggetto, ma in certo senso, in quanto può esser messo a tema, è oggetto esso stesso. Va chiarito dunque di che tipo di oggettività si tratti in questo caso: per evitare l'interpretazione psicologico-empirista che fa del vissuto un oggetto psichico reale, Husseri sottolinea come la relazione che si instaura tra la coscienza e l'oggetto materiale nel mondo non sia un nulla, ma neanche una relazione materiale, psicologica, "reaf'. Si tratta piuttosto di una relazione reell ossia dotata di un suo grado di presenza, ma immanente, intenzionale. 2~ Reale-empirico è dunque l'oggetto che è inteso, mentre reale-immanente è l'o.gg~tto i?teso, percepito, desiderato. In particolare, le componenti senso~ali dell ~tto (la sua materia sensoriale, la hyle) sono reell: esse sono lI~lInanentI all'atto intenzionale e costituiscono i suoi punti di ancd?raglglo, pur n?n es~endo esse stesse oggetto inteso; non le sensazioni 1 co ore sono, mfattI, oggetto della vista, ma le cose colorate. ~ Ideen I, ~ella Fundamentalbetrachtung, Husserl per un verso de'b'l "21 fimsce la realtà tout court come "la totalità dell'espe . altr 11' li' nenza pOSSI 1 e ; p~r o v~rso, ne esp CItare la struttura intenzionale dell'atto nel ca.' . pItolo dedIcato a Noesi e Noema egli disting tr '. ' ue a componenti propne · del VIssuto mtenzlonale e i correlati intenzio al' I n 1. Le . componenti reel si manifestano quando trattO '1' ' . oggetto, quando lo tematlzzlamo e ne definiam Iamo li Il VIssuto . . come nenti: il noema secondo la d fi . . o g e emenh u:nma, e mZlOne che ne dà Bern t è l' stesso, ma ridotto fenomenicamente e, oggetto che non è né parte "reale" dell' tt ',un oggetto dallo statuto ambiguo correlato è invece "ciò di cui" 1~1 ~,ne o~getto meramente empirico. 22 Il VIssuto e coscienza l' trascendente. Husserl chiarisce u ta d' ' . ,oggetto che resta esempio della vista di un albero~ e: Ist1l1~lOne attraverso il celebre l cosi come l'uomo che la guardO ne a perCeZIO?e, la pianta in giardino a sono elementI reali (real). Compiuta
~W~V~~LJUl,HHu~a~XDU~~1,~§~1~1,-p.~3~84~------21 22
ID I, Hua llIJ1, p. 120. . Cfr. Bemet R., Husserls Begriff des No . gabe und Husserl-Forschung, Phiinom e"'f' ~ S.ljsseling (Hrsg.), Husserl-AusLondon 1990, p. 64. eno Oglca 115, KIuwer, DordrechtIBostonl
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l'epoché, ossia messa tra parentesi la realtà materiale, rimane tuttavia la percezione dell' albero con le sue componenti noetiche (l'ammirazione per la bellezza della pianta) e noematiche (i dati sensoriali, l'impressione, l'immagine dell'albero così come si dà alla mia coscienza). Il senso dell'albero è "reale" (reell), pur rimanendo nella sfera immanente della coscienza: la significatività, l'intellegibilità della cosa non è reale soltanto per noi, ma fa parte della struttura della cosa stessa, rientra nel suo essere reale. 23 . Mentre l'oggetto esistente, materiale (real), viene sospeso dall'epoché, i componenti reali-immanenti (reell) dell'atto sono proprio ciò che può venir messo a tema dall'operazione riflessiva che si origina dalla riduzione. Del resto, come ben spiega Held, l'oggetto real non è indifferente, ma detenninante per stabilire il carattere dell' atto in cui esso si dà. 24 Definire l'oggetto intenzionale come reell serve ad evitare l'idea che conoscere una cosa significhi produrne un'immagine interiore che si deve poi far corrispondere all'oggetto reale. Il nucleo che costituisce il contenuto intenzionale dell' atto, ossia il percepito, è l'oggetto stesso, privato però della sua esistenza materiale, trascendente. È questa la componente intuitiva, la cui centralità nella fenomenologia viene criticata dai neokantiani come ricaduta nell'oggettivismo, ma che è centrale nel progetto husserliano del "ritorno alle cose stesse": il nucleo intuitivo della conoscenza, in cui la cosa si dà in carne e ossa, è portatore dell' evidenza, sebbene ciò non tolga l'ampio orizzonte di intenzionalità co-presenti e vuote. L'oggetto è "realmente" nella coscienza, non meramente raffigurato, ma presente a essa e in essa, e allo stesso tempo caratterizzato da una realtà immanente, non corporea, ma tale da salvaguardare la trascendenza della cosa materiale. Infine, vi è il senso di "realtà" espresso dal termine tedesco Wirklichkeit, che indica l'effettività, lo spessore materiale e ontologico della cosa insieme. Si tratta di un termine che Husserl usa per lo più nel senso generico di realtà effettiva laddove non sia in primo piano la distinzione di real e ree li. L'incompatibilità manifestata dai flussi di coscienza di due soggettività diverse, definita nel manoscritto del 1909 come "reaf', mostra di
23 24
ID I, Hua IIII1, III Sez., III Cap., § 88, p. W5. Cfr. Held K., EinjUhrung zu Vie phlJnomeno/ogische Methode. Ausgewtihlte Texte I, Reclam, Stuttgart 1985, p. 25.
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affondare primariamente nella loro ineliminabile fatticità, nella struttura corporea che determina il loro specifico stare al mondo, nel loro trascendersi radicale e reciproco, e dunque nel processo di individuazione in cui la corporeità svolge un ruolo determinante. Il riconoscimento delle radi~i r~ali della differenza tra soggetti non toglie però che altrove Husserl nievi la portata trascendentale dell'individuazione stessa e la conseguente necessità di fondare l'intersoggettività da un punto di vista trascendentale.
4. Fenomenologia tra realismo e idealismo
Nei r:i~~orsi parigini Husserl sottolinea che un esterno rispetto alla
sog~ettlvI~ trascen?entale rappresenta un controsenso: 25 tutto si dà nell espenenza dell ego assoluto, o, come recita la Fundamentalbed' trachtung delle Idee, la realtà è l'intero dell'espen'enza 26 E l" il . g 1 nven Ica ' altr per o lO tutto suo percorso intellettuale (dai D' . '" d l 1929 alla Postfazione del 193027 e ancora nell K .l~~~rsl fangm~ e alcuni luoghi noti) la detennin' . . a nSlS ,so o per CItare al 1910 nel te t . azIOne IdealIsta che si predelinea intorno della fenomen~l~~:ep;:~~~s~le ~ezioni. s~i Problemi fondamentali libro diIdeen. 29 Per i~dicare la co=ra acqU1s~ta nel 1913 con il primo rispetto alle problematiche oste ~ruenza dI una. tale scelta i?ealistica devono però indagare le imp ~l f~nomeno lOtersoggettIvo se ne ICazIOOl e 1 fondamenti Credo SI· possa trovare la cifra di c" .,'. . . husserliano" in tre passaggi essenzial~~ ~?e SI .puo definIre "IdealIsmo 1. l IdealIsmo fenomenologico si
1' .
~25S-DDlP~,;P.~33~.--------------____ 26 27 28 29
ID I, Hua Ill/l, p. 120. Cfr. Hua V, p. 150. Cfr. K, pp. 431, 440. n senso e la POrtata dell'id al' rio D Palm e ISmo husserliano s ,. e a, a Partire dalla sua sottolinea ono ancora temi dibattuti. Vittoall mtemo dell'esperienza e di un'm'te tura. del ruolo dell' a priori materiale come" .. rpretaZIO d II . empIrIsmo eidetico" volto all'id tifi . ne e a fenomenologia stessa na Immanente all' espe . . en cazIone della struttura ' .. natura criti (l nenza, nduce la scelta id ali . . a prWrl Interd e stica husserliana a motivi di N ca a contrapposizione al reali
ze~~~~ ;de'!~:::. , ~~sser Palma} s V., I:~us~:a;~:!~~so~a d~l primo strare nel se' tudies" XXI 2005 ogle em trans-
t
idealistica gUlto qUale sia invece l'impo~te ~. ,p. 185). Cercherò di moper una fenomenOlogia dell'inte ~~ne svolta dall'impostazione rsoggettivItà.
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basa sulle nozioni interrelate di costituzione e intenzionalità; quindi prende le mosse dal gesto centrale della riduzione; infine trova la sua espressione compiuta, nella Krisis, nella descrizione della correlazione universale. In realtà si tratta di tre articolazioni del medesimo compito: l'esercizio di assunzione consapevole della fenomenicità del mondo. Mediante l' epoché, e la conseguente sospensione dell' atteggiamento naturale come adesione al mondo in quanto dato reale, il fenomenologo apre la via al dispiegamento delle correlazioni intenzionali e costitutive che rendono l'oggetto sensato per noi. L'interesse della fenomenologia non si volge all'esistenza reale delle cose: essa non intende né semplicemente certificarla - come farebbe un realismo ingenuo e naturalista - né revocarla per istituirla nuovamente sulla base di un principio soggettivo creatore. Costituire un oggetto, donargli senso, significa comprenderlo, ossia inserirlo nella rete delle esperienze e delle motivazioni della soggettività trascendentale. L'idealismo fenomenologico insiste sull' insensatezza - e non sull' irrealtà - di ogni oggetto che si collochi al di fuori di questo movimento. La soggettività trascendentale si dà come assoluta in quanto costituisce l'orizzonte del senso. Parallelamente però Husserl non revoca l'istanza realista espressa nelle Ricerche logiche come ritorno alle cose stesse, e che si esplicita come una ricerca delle essenze. 30 30
In un recente saggio, Bemet propone una interessante ricostruzione del senso dell'idealismo fenomenologico nella Sesta ricerca logica. Egli sottolinea - a differenza di Lavigne - come in queste pagine l'idealismo husserliano sia di natura prevalentemente epistemologica. Egli analizza il concetto di possibilità distinguendo l'essere realmente possibile dall'essere idealmente possibile. n primo passo in direzione idealista consiste nel considerare la datità assoluta di un essere reale come un ideale inaccessibile, alla stregua della cosa in sé kantiana. Viceversa, la possibilità reale delle cose empiriche è affidata a una coscienza insieme pura e fattuale. Per chiarire questo passaggio egli distingue in prima battuta un idealismo in senso lato, secondo cui tutte le possibilità sono istituite da una coscienza intuiti va, da una donazione intuitiva di senso che per lo più è operata dalla libera fantasia. Essere possibile significa allora poter essere dona~ ad una cosci:n~~ intui~va. Tale forma di idealismo implica una generale correlazIone tra la poSSIbilità dell oggetto e la possibilità di una coscienza intuitiva di ~u~sto oggetto: ~i stabili~~e ~a stn:tta correlazione tra modo d'essere e modo d agrre della COSCIenza. L IdealIsmo In senso stretto invece riguarda la realtà empirica e ne afferma la dipendenza dalla percezione effettiva: o meglio dalla serie infinita di percezioni ert:ettive co~piute da una coscienza pura, ma fattuale, ossia incarnata in un corpo e Integrata In ~a comunità intersoggettiva. A supporto di questa interpretazione del testo husserhano, Bernet porta dei passaggi in cui tuttavia Husserl parla di "oggettività", che non
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La collocazione della fenomenologia tra opzione realista e opzione idealista ha suscitato, sin dai tempi del magistero di Husserl, un ampio dibattito, alimentato peraltro dalla natura strutturalmente provvisoria delle singole analisi fenomenologiche presentate da Husserl nelle lezioni e nei manoscritti di lavoro. In particolare interessante è la testimonianza dello sconcerto di Hedwig Conrad-Martius, davanti alla cosiddetta "svolta idealistica del maestro"31. Ella la interpreta in un primo momento come una perdita di concretezza, come un tradimento rispetto a quella che gli allievi avevano considerato l'istanza radicalmente realista delle Ricerche logiche. In occasione del centenario della nascita del maestro, la pensatrice torna su quella controversia che era stata occasione per l'apertura di un nuovo e diverso progetto di ricerca concretizzatosi nelle scuole di Gottinga e Monaco. Ella riconosce in seconda ba~tu~ l'o~~ine com~ne della fenomenologia husserliana e delle propne mdagml ontologlche, analisi essenziali dell'essere reale centrate sul problema di "cosa sia la realtà o in cosa consista l'essenza' della natura". Entrambe le correnti "indagano il medesimo logos che pervade il mondo. e la ragione, ne costituiscono due oggettivazioni diverse: l'una egologIco-trascendentale, l'altra ontologico-trascendente". Entrambe prendono le mosse dalla sospensione dell'esistenza fatt al d l d d' l' h' ., u e e mon o me lante epoc e, ma CIO che la "fenomenologia ont l . t" 'fi _ h' . o OglS a n u t è h all' a c e epoc e comsponda necessariamente una Weltvernichtung
31
l
necessariamente coincide con la realtà " È " . . di ricondurre il senso della scelta 'd ale~p.mcah· CO~divlslbile lo sforzo di Bemet ' . Istica usserliana all" mtemo del generale mtento di comprendere la l1el"~;o I de ll'" • UL.J. ne e IO con il mondo il fu . '" della coscienza e in particolare la pel1C' L" . ' nzlOnare del ViSSUti ha, a mio parere, implicazioni che ec:~~e. Idealismo f~n~menologico tuttavia stemologico e di fondazione della con o un progetto di tipo strettamente epi. phénoménologiques Pufoscenza. (Bemet R., Co' . Perspectlves p . 200 nsclence et eXlstence. Hedwig Conrad-MartiuS(1888_1966)' tu~S fil 4,PP.14~-166). so Moritz Geiger e viene così introd ~ a ?sofia e pSI~ologia a Monaco presa Go~ga dal 1910, diviene presto l?ani nel :lfcolo ~ Llpps; allieva di Husserl . matrice. del clfcolo fenomenologico. Al 1912 nsale la sua tesi Ober die erlce nntmstheoretlschen G ndla .. . mus c.be .h~ come relatore Alexander Pfànder B ' .ru. gen des POSltlVISsue ongml ebraiche le siano d'impedim ' . enche la sltuaZJ.one economica e le mento, ella tuttavia lavora in mod .ento nspetto all' abilitazione all' insegnaprobl~ma dello statuto on~logico~~~c~:nente intenso a partire dal 1930, sul lavon: Zur Ontologie und Erscheinu a ~ e della natura, PUbblicando diversi io.nto1ogie (1923), Das Sein (1932) (~~::a':~der.realen AujJenwelt (1916), Readze .ontologische PhIinomenolo ie . - artius H., Die transzendentale und lOgica 4, Martinus Nijhoff, H:g~;nd Husserl (1859-1959), Phlinomeno, p.176).
De:
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(annientamento del mondo) e a una relativa riduzione alla soggettività trascendentale. Per Conrad-Martius è possibile, a partire dall' epoché, imboccare una strada alternativa, positiva, che consiste nel porre ipoteticamente l'essere del mondo, piuttosto che negarlo ipoteticamente. Ciò che viene sospeso è allora quella che ella indica con il raddoppiamento "wirkliche Wìrklichkeit" (realtà effettiva), espressione a suo dire usata anche da Husserl e da lei assunta ad indicare la fatticità, la realtà fattuale sospesa dall'epoché, senza che questo implichi l'annullamento di ogni prospettiva centrata sull'oggetto. Conrad-Martius riconosce tuttavia, al di là dei tratti comuni tra la fenomenologia e la sua posizione ontologista e, in questo senso, realista, che la posizione husserliana si radica nell'interesse per il senso del mondo, più che per il suo statuto di realtà. Per un verso, dunque, si può rilevare la continuità tra le due posizioni: anche sulla scorta del dibattito con gli allievi e i critici, Husserl chiarisce il senso non distruttivo della Weltvernichtung e la sua differenza con il dubbio cartesiano. Per altro verso, tuttavia, ciò che contraddistingue la fenomenologia husserliana è il riconoscimento dei limiti della sfera del senso. Il pensatore moravo si colloca ad un tempo nel pieno dell'esperienza, ma anche nella sua prospetticità, ottenendo così per la filosofia uno statuto più solido di ogni pretesa di determinare la portata "reale" delle cose. Sottolineando la relazione costante tra il dato dell' esperienza e la soggettività cui esso si dà e mettendo in luce le forme mutevoli di tale relazione, la fenomenologia si sottrae all'oggettivazione del reale mettendo in risalto la natura relazionale dell' esperire. Il dibattito sul "realismo husserliano" si prolunga poi attraverso l' ampio saggio di Roman Ingarden, pubblicato nell'anno della sua morte,32 e dedicato ai diversi sensi della "trascendenza" all'interno della fenomenologia.
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Roman Ingarden (1893-1970) studia presso Husserl e collabora con lui in particolare durante la stesura delle Meditazioni cartesiane, ma si allontana dall'accezione husserliana della fenomenologia per sviluppare un'ontologia fenomenologica. Attraverso l'articolazione dei diversi modi d'esistenza del mondo, egli tratteggia la peculiare esistenza dell' opera d'arte, presa tra il suo statuto d'oggetto e la donazione di senso che la genera. La connotazione ontologica dell' opera. artistica, cui Ingaroe~ dedica fini analisi, indica un modo d'essere stratificato che esige un'attenta opera di interpretazione (lngarden R., Die vier Begri.ffe der Transzendenz und das Problem des ldealismus in Husserl, "Analecta Husserliana", l, 1970, pp. 36-74).
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Unicità e relazione
Egli identifica un significato strettamente ontologico della trascendenza e tre di natura gnoseologica che derivano dalla teoria della percezione. Attraverso l'esplicazione dell'atto percettivo che si struttura per adombramenti e per orizzonti, si delinea una trascendenza della cosa rispetto alla percezione e dell'esperienza percettiva stessa rispetto al singolo dato sensoriale. Si tratta qui della trascendenza nel senso di eccedenza; essa rimanda alla tensione tra l'adeguatezza e l'apoditticità della percezione: sebbene l'esperienza abbia come proprio nucleo e filo conduttore una datità immediata della cosa stessa, essa è tuttavia sempre parziale (in alcuni casi, come nell'esperienza dell'estraneo, tale parzialità è ineliminabile e svolge una funzione essenziale). Per un verso non è l'Abschattung ad apparirmi, come scrive Ingarden, io "esperisco (erlebe)" un adombramento, ma la cosa stessa mi appare e costituisce il "Treffpunkt der Intentionen" (punto d'incontro delle intenzioni)33, per altro verso, però, il sistema delle diverse Abschattungen lascia trasparire delle faglie, delle lacune, attraverso cui la cosa stessa si dà come un 34 di più. Se la fenomenologia si identificasse con l'idealismo come assoluto predominio della coscienza sul reale, essa non potrebbe pensare tale duplice forma di eccedenza. L'articolo per l' Encyclopaedia Britannica, sulla cui redazione si cons~m~, ne~ 1927, la rottura tra ~us~erl e Heidegger, offre un esempio sIgmficatIvo della portata non nduttIva dell'l'deall'smo c l' ' . lenomeno OgICO. QUI, .la trasform~lO~e trascendentale del mondo come mondo per la COSCIenza non cornclde con la sua chian'ficazl'on' ed' d fi . ' . e lmm lata e e mtIva. Con la sua rnterpretazione idealistl'ca l'l mo d d' , , n o non IVlene trasparente possesso della soggettività ma SI' ap"e a un' lt . d' , d' h' , . ' ~. u enre rrezlOne I c lartmento. La chiarezza non è un dato, ma un compito: ciò che va
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Ingarden R., Die vier BegrijJe der Tram end in Husserl, cit., p, 53, z enz und das Problem des Idealismus ~ome scrive Paolo Volonté, antici ando ' il ruolo chiave dell'unma'gm'",,; P, nel rapporto tra Immanenza e trascendenza .......one nspetto ali' , è tale non perché si colloca fuori dali ,espenenza concreta, il trascendente e, si dà sempre inadeguatamente m: :~~~nza, ma perché sta fuori dall'evidenza me?te al di fuori di se stessa. Per ~o~ la ltmmane~ è tale perché non implica datità dell' oggetto trascendente e tra' ,acuna persistente tra le infinite possibili P., Husserls Phiinomenologie der ~ ~ gl?CO la funzione immaginativa (Volonté Konstitution von Erkenntnis Albe ~~./~htìon, Zur Funktion der Phantasie bei der , r, um; en 1995, pp, 98-99).
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esplicitato è come avvenga la correlazione stessa del mondo e della coscienza,35 Un ulteriore grado di trascendenza, situato ad un livello di costituzione superiore, è quello della cosa fisicalista, ossia della cosa che si dà allo scienziato attraverso le sue complesse griglie concettuali che spesso eccedono il referto dell'esperienza diretta: della cosa fisicalista fanno parte gli atomi e, oltre, le particelle subatomiche. Qui si chiarisce un tratto comune a tutti i significati di trascendenza gnoseologica: per quanto la fenomenologia si sforzi di pensare i punti di eccedenza della cosa sulle funzioni esperienziali della soggettività, è pur vero che tali trascendenze non sono assolute, ma relative, in certo modo costituite in quanto tali, costituite come non accessibili, come accessi alla cosa negati, Come nota anche Conrad-Martius, il pensiero di un assoluto esterno rispetto alla coscienza è un non senso per la fenomenologia che, in quanto riflessione sul mondo, è interessata al senso di quest'ultimo, dunque alla sua fisionomia noematica, Per quanto Husserl sottolinei l'estraneità dei dati sensoriali che attestano la cosa rispetto all'io definendoli Ich-fremd, e ammetta che questi non sgorgano dall'attività della coscienza, ma costituiscono una fatticità immanente irriducibile (ree/l) che l'io "ha", ma non "è", egli tuttavia considera la cosa come cogitatum, dunque come un elemento inseparabile dalla coscienza stessa. Qui interviene quello che Ingarden definisce il "significato ontologico" della trascendenza nella fenomenologia: sulla base del § 35 di Ideen I, egli sottolinea come per Husserl la coscienza e la cosa materiale, rea~e, appartengano a due Seinsarten ,(modi d:essere~ di,ff~renti. ,Egli scnve: «È evidente che una cosa matenale non e per pnnclplo un VISSUto, ma un essere di un tipo completamente diverso».36 Mentre l'essere della coscienza e dei vissuti che la costituiscono è assoluto, ossia sta per sé e si dà interamente e adeguatamente nell'esperienza interna, l' essere della cosa è, come abbiamo visto, relativo alla coscienza, può darsi solo ad essa, e in essa acquisisce la sua sensatezza; esso è un correlato intenzionale, L'eterogeneità dei due poli, pur connessi in una vivente correlazione, arriva al punto da escludere qualsiasi forma di unità: i vissuti possono fonnare un'unità solo tra loro e cosi costituire l'intreccio indistricabile che Husserl indica con la nozione di flusso di coscienza. 35 36
Cfr, Hua IX, p, 289, ID I, Hua 1II/1, p. 71.
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Unicità e relazione
In un testo della fine degli anni '50 Ingarden formula l'opzione idealista in due versioni, una più e una meno radicale: in una prima fase, a suo parere, Husserl sostiene soltanto che il mondo reale, per quanto primariamente determinato materialmente, è idealmente relativo ad una coscienza pura, che si caratterizza invece in sé come ontologicamente assoluta. In un secondo momento Husserl avrebbe estremizzato la sua posizione giungendo a dire che un certo mondo reale, il mondo a noi dato, è essenzialmente accessibile alla nostra coscienza, a sua volta assoluta, e da tale accessibilità dipende il suo essere.37 Su questa scia si colloca l'interpretazione ricoeuriana secondo cui, dal 1905 sino alle Meditazioni cartesiane, la fenomenologia implica «~n i~ealis~o metodologi~o piuttosto che dottrinale, fondato sul propoSIto dI consIderare la realtà come un senso "per" la coscienza e di scandire in "momenti temporali" e in "strati" funzionali le diverse sillabe di senso».38 Con l'el~?or~~one delle Meditazioni cartesiane però Husserl assumerebbe una declSlone metafisica sul senso ultimo della realtà" fac~ndo slittare la nozion~,~i "senso per la coscienza" in quella, ontologIcamente connotata, dI senso nella coscienza" Da qu' l '1 . ., . I o SVI uppo deIla soggettIVItà nel senso della monade che include in sé '1 d '1 bI . I mon o e d unque I pro ema radIcale del solipsismo trascendentale. 39 37 38 39
Ingarden R., Ober den traszendentalen Idealismus bei Edm mi H. . seri und das Denken der IV, u 't Ph" . u usserl, m HusHaag 1959, pp. 190-204. e zeI, anomenologlca 2, Martinus Nijhoff, Den Ricoeur P., Analisi e problemi nelle Ideen n di H. . . . di fenomenologia, trad. it. di C. Liberti Sortino uss.erl (1952), .m Ricoeur P., Studi Ricoeur radicalizza il senso di tale in~ ret .Editor~, !"1essma 1979, p. 133. husserliana, un metodo fenomenologi rp. llZIone dis~guendo, nella filosofia mente diversa dall'idealismo teOrizza~~ p;;tica~ c.he va m una direzione parzialan s: fenomenologiche mostrerebbero un'aderenza al fenomeno che co «Più leggo Husserl, più mi convinco :h:s~ :n I astra~zza delle tesi idealiste: to?<, praticato conduca verso un senso sempre meno compatibile con il metodo praticato tende verso l' approtì ::;:todo Interpretato filosoficamente. n mento "natiIrale" del coinvolgimento on ento o la consacrazione dell' atteggia. nel mondo . n metod' contrario, SI. onenta verso un ideali umano li' o mterpretato, al o te "la cosa" della sua alterità rela:: so PSI~ta che alleggerisce definitivamendell'altro, della seconda persona» . e non nesce a motivare l'alterità assoluta Studi di fenomenologia, cit., p. 220)~~~ur, ~ulla fenomenologia, in Ricoeur P., ~e prodotto dell' atteggiamento ~W:Plica però una lettura della Lebenswelt mIO parere,l'espressione più compiuta de~' mentre essa costituisce piuttosto a so. ~prio ":eU'idealismo fenomenologico ~c~rrelazi~ne universale che è il s~n spmtuale e il naturale mostrano la loro in~~~?Zl?ne di m~ndo della vita lo ile mterrelaZIone: il mondo si
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È però Ricoeur stesso a collocare i due aspetti dell'idealismo in corrispondenza dei due approcci fenomenologici dell' analisi statica e della riflessione genetica. Essi presentano una diversa articolazione del metodo, e conseguentemente profili diversi della fenomenicità, ma non si pongono, all'interno del sistema husserliano, né in alternativa né in un rapporto di successione e superamento. Mentre l'analisi statica dispiega le stratificazioni del senso, e presta dunque più attenzione alle polarizzazioni contrapposte (è il caso del senso per la coscienza, dell'opposizione noesi-noema o della descrizione dell'ego come polo-Io opposto al polo-oggetto in Ideen I), la genetica segue lo svolgersi delle prospettive del senso l'una dall'altra, il loro richiamarsi secondo le leggi della motivazione e della teleologia: l'espressione tipica delle Meditazioni cartesiane che colloca il senso "in und aus dem Bewusstsein" (nella e dalla coscienza) implica, a mio parere, più che una dipendenza ontologica, il porsi nella prospettiva dell'origine del senso stesso.
5. Il ruolo della riduzione
La tensione tra realismo e idealismo si colloca nella fenomenologia nelI'angolo visuale aperto dalla riduzione, in quanto è questa a porre il modo d'essere del mondo come problema. 40 Illustrando la sua tesi di una definitiva non neutralità metafisica dell'idealismo husserliano sin dalle sue origini, Lavigne individua nel pensiero della riduzione - dunmostra come originariamente intriso dell'opera costitutiva della coscienza, che implica un livello precategoriale fondante e più complesso rispetto all'azione dell'atteggiamento naturale. 40 Secondo Aguirre, invece, l'epoché costituisce una conseguenza dell'idealismo: quest'ultimo si svilupperebbe a partire dall'iniziale adesione di Husserl alla prospettiva cartesiana della Weltvernichtung (annullamento del mondo) con la conseguente istituzione della coscienza come unico campo assoluto. In seconda battuta Husserl si renderebbe conto che è la stessa decisione sull'esistenza o non esistenza del mondo a dover venir sospesa (Aguirre A., Genetische Phanomenologie umi Reduktion. Zur Letzbegrundung der Wissenschaft umi der radikalen Skepsis im Denken E. Husserl, Phiinomenologica 38, Martinus Nijhoff, Den Haag 1970, p. 54). Benché Husserl stesso ammetta un certo slittamento della prospettiva nel passaggio dalla via cartesiana alla via trascendentale alla fenomenologia, non credo tuttavia che questo tolga la priorità metodologica dell'esercizio ~ell'~poché, che invece si confenna avvio dello specifico sguardo fenomenologico SIa nella prospettiva statica sia in quella genetica.
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que sul piano del metodo - la possibilità di tenere insieme il "ritorno alle cose stesse" con il "principio dei principi" esposto nel § 24 del primo libro delle Idee: "tutto ciò che si dà, si dà in carne e ossa attraverso la nostra intuizione e solo nei limiti in cui si dà".4I La mia intuizione della cosa stessa non mi porta fuori dalla coscienza in quanto l'esistenza reale dell'oggetto è già stata sospesa, come criterio e come questione, dall'epoché. La riduzione tuttavia non consiste in un annullamento o in una negazione del mondo e del nostro primordiale modo di aderire ad esso. Si tratta piuttosto un superamento sul posto, di un trascendi mento dall'interno, appunto in direzione della trascendentalità. Per collocare la fenomenologia tra istanze realiste e idealiste è fondamentale mettere in luce il rapporto che s~ instaura, in seguito alla riduzione, tra atteggiamento naturale e atteggiamento trascendentale.42 Nell'atteggiamento naturale è implicito un ingenuo realismo che induce a 'credere' alla validità definitiva del mondo co ' , SI come esso e: esso. cede del tutto spontaneamente alla forza d'inerzia del reale. L'atteggIamento fenomenologico dischiuso dalla n'd . . l'd " . UZlOne non Inva I a questa pOSIZIOne Ingenua, né semplicemente SI' ta d . .. accos a essa come completamento per I casI In cui questa non abb" . . la una nsposta conVIncente. Esso pIUttOSto ne costituisce un'l'nv . di' erSIOne d'e tutto Innaturale e non permanente. Il fenomenologo deve se 'd' ' . operare la n UZIone e nnnovare Il suo atteggiament.mpre I nuovo . non solo' egli dismette il l' o nel confrontI delle cose. Ma . suo pecu lare punto d" d l neamente ogni volta che smette di ded' . I VISta e ~tto spontaprassi quotidiane L'atteggI'am t IcarSI alla filosofia e nentra nelle . en o trascendental d co la natura derivata del reale '1 fu . e, unque, mette a fuoza nella costituzione dell'inter'ol ngere.attlVo e passivo della coscienpaesaggio mond . '" tal modo esso si pone nella pros ettiva' . an? In CUI VIVIamo. In che non nega il realismo ingenu~ l di un Idealismo trascendentale ultirnità. ,non o confuta, ma ne svolge la non 41 42
t
ID I, Hua I1IJl, p. 51. Su tale nodo centrale d II ti Sebasti Luft e a enomenologia svolg ,. an , che definisce i «due modi di . e un mteressante discussione ~:n:C~~ele filosofi~o (Ovvero fenomenolo;~ta )fond~entali dell'atteggiader P~mene se~o di un andamento a zi _z:c: come 1 punti focali tra cui nologle. Systemati/c und Meth~.I~l ~) (Luft S., PhlJnomenologie Ause','Mn--'....Iut:Tsetzung ZWis he u vcw 0gle der PhIino l" DordrechtIB tonlLo c n ClUSserl und Fink Ph meno ogle In der molto fruttu:a, di ndon 2002, p. 21); egli u;,dic:~omen~l~~ca 166, KIuwer, vedere tale relazione mobil poSSibilità, a mio parere e COme una struttura dialetti'ca.
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Per chiarire ulteriormente tale nodo cruciale della fenomenologia è interessante osservare l'oscillazione di Fink: sul rapporto di motivazione che lega i due atteggiamenti: in Die phiinomenologische Phi/osophie Edmund Husserls in der gegenwiirtigen Kritik la riduzione si presenta come del tutto immotivata, fuori dalle possibilità umane, tale da aprire essa stessa la sua possibilità e il terreno su cui opera;43 in Vergegenwiirtigung und Bi/d, invece, essa si dà come atto situato, radicato in una pre-situazione naturale, e tale da trarre da qui la sua motivazione: se essa è Aufhebung, può esserlo solo sulla base di un' ingenuità pregressa. La riduzione costituisce l'affermarsi del possibile, dello sguardo ideale, sulle stratificazioni del reale; eppure la trasformazione che essa opera sul mondo reale può dirsi trascendentale, proprio perché deriva da un trascendimento dall'interno: restando nel mondo, il fenomenologo che opera la riduzione scopre un senso del mondo in cui questo trascende se stesso, la propria fatticità, i propri limiti naturali. L'origine del senso del mondo, oggetto delle ricerche fenomenologiche, non va cercata al di là del mondo, nella trascendenza metafisica, né abbandonata all'inconoscibile, secondo l'impostazione criticista kantiana. Essa piuttosto risiede nel sistema di operazioni costitutive della soggettività trascendentale. Credo tuttavia che le due posizioni possano coesistere se si fa riferimento alla differenza di approcci interna alla fenomenologia stessa: nella fenomenologia statica la riduzione appare effettivamente come una 43
Rivisto e preceduto da un'introduzione in cui Husserl lo riconosce come pienamente aderente alla sua filosofia, il testo viene pubblicato nel 1933 sullo Jahrbuch jUr Philosophie und phiinomenologische Forschung. Qui Fink discute le obiezioni rivolte dai neokantiani che, basandosi principalmente sulla lettura delle Ricerche logiche, estendono la critica di intuizionismo e di realismo ontologico anche ad ldeen I. La conoscenza sarebbe allora erroneamente impostata in maniera esclusiva sulle funzioni dell' intuizione, e in particolare sul modello della percezione, ed' altra parte sia l' eidos sia il soggetto non sarebbero visti come mere forme: ma o~tologi~ati e sostanzializzati. Fink risponde indicando come la fenomenologia non mtenda Identificare la conoscenza con la facoltà intuitiva, ma valorizzare in essa le componenti intuite come latrici dell'evidenza. La fenomenologia peraltro non ignora il complesso intrecciarsi di intenzionalità piene e vuote che costituiscono la conoscenza in generale. L'eidos stesso non è preso da Husserl come oggetto, ma come prodotto delle operazioni soggettive della costituzione e ~ella variazion~. O:ink E., ?,ie ['hanomenologische Philosophie Edmund Husserls In der gegenwar-tt,gen Kr/tlk, ~ E. Fink, Studien zur Phiinomenologie (1930-1939), Phlinomenologlca 21, Martmus Nijhoff, Den Haag 1966, p. 110).
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ri~oluzione .c~e apre un piano d'osservazione del tutto nuovo, un campo dI fenomem I?,esplorato che non può venire in luce nell' atteggiamento naturale. L mtero campo della coscienza come immanenza assoluta è precluso all'atteggiamento ingenuamente rivolto alle cose e viene dischiu.so da un'operazione che non trova giustificazione tra ~li eventi naturali. La fenomenologia genetica, invece, rivelando la storia intenzionale ~ella cosci.enza, mostra la riduzione come una trasformazione, un Cam?Iamento di senso, all'interno di una medesima teleologia. 44 to Husserl, nell'articolo per l'Encyclopaedia Britannica, D ~tr~ descnve tI problema trascendental " . . '" e come segue: esso «nasce e SI SVIluppa (erw~~hst) ~n ~na trasformazione generale di quell'''atteggiament? naturale m cUll'mtera vita quotidiana, come anche le scienze positIve permangono»45 L' tte . t' . a ggtamento trascendentale nasce all'interno de Il : ategglamento naturale e allo t . di al ~ , s esso tempo esso SI pone come una sua ra c e orzatura, come superamento È tal I d ' limiti prospettici dell' tte . . e o trepassamento el ali' . a. gglamento naturale che resta precluso alla vita e l a ~~enza prati~ate mgenuamente. La distanza tra la fenomenologia ". . e a VI non conSIste allora in una t tal o e, ongmana separazIOne, ma nel fatto che la vita "permane" . mI se st~~sa, mentre la fenomenologia è capace di distanziarsi attr averso a deCISIone p l tr d ., Nella conclusione dell' En cio . . er a ascen entahtà. nella Postfazione alle Idee:' :~edla.Bruanni~a-Artikel come pure che la fenomenologia riman ~ anm succeSSIva, Husserl sostiene la storia della filosofia pro; ~s .anea alle opposizioni tradizionali deltoglie loro il carattere di opp n~ ~ ~~~to la riduzione trascendentale . . OS1ZIom trnducibil' S . tlvIsmo, empirismo e razionali 1. oggetttvismo e relale loro stesse tesi alle ultim smo sono superati dall' interno portando operata dalla riduzione In qeUcanontseil~enze attraverso la radicalizzazione '. . osogtf' tà dI ogm esperienza esso è ge lVlsmo sostiene la legittimi. . contemporaneam mSIeme con l'esperienza sogget t i . ente oggettivismo, poiché si attesta; l'empirismo si inv va SI ~alvaguarda l'oggetto che in essa · era solo m q t concetto dI esperienza naturali' . uan o supera il suo ristretto stIca; Il razi ali on Smo oltrepassa il pro-
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4~~lu~n~'~;;&~o;'~~m;s~is;~::~s:~~a~n----'---'______ na alla COscienza s' . CCessItà di collocare l . . rapporto tra atte ! ntrova ~che m Landgrebe ila nduzlone nella storia inter45
t
COminciamento f1antento trascendentrue e na' qU&e POne la questione del e . questione stessa del Meiner, Hamburg ~;S;loSOfia (Cfr. Landgrebe ~ ,p. 34). ., a Zltiit und lndividuation, Hua IX, p. 288.
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prio dogmatismo grazie alla riconduzione alla soggettività trascendentale che pone l'indagine sul soggetto come indisgiungibile da quella sulla coscienza e sui suoi oggetti; infine anche del naturalismo la fenomenologia ritrova il nucleo veritativo attraverso le indagini sulla genesi della coscienza nella passività dell'associazione. Husserl colloca dunque il suo pensiero al di là della contrapposizione di idealismo e realismo. Egli si pone come autentico continuatore di Descartes "nelle due linee del razionalismo e dell'empirismo" che ne sono derivate, di Kant e dell'idealismo tedesco. 46 La chiave della sua posizione consiste nell'interpretazione dell'oggetto (e in particolare della sua essenza) come Leitfaden (filo conduttore) della costituzione. Proprio in quanto costituire il senso dell'oggetto non significa crearlo o conferirgli un particolare statuto ontologico, è l'oggetto stesso che si dà nell'esperienza ad "attrarre" il processo di costituzione, a costituire il suo punto di convergenza, la sua regola. Nella conferenza del 1931, Fenomenologia e antropologia, Husserl definisce l'oggetto intenzionato, ingenuamente dato come uno e permanente, come un "filo conduttore trascendentale" che permette di mettere a fuoco e unificare "la confusa molteplicità di modi soggettivi di coscienza che volta per volta coappartengono come tali ad uno e uno stesso oggetto in essi intenzionato e in essi cosciente".47 Come sottolinea Levinas nella sua tesi di dottorato del 1930, l'intuizione consiste allora nella visione anticipata del senso di un fenomeno che si pone come guida della ricerca. 48 La cifra dell'idealismo fenomenologico è dunque la costante e vivente correlazione espressa nella nozione di 46 47 48
Cfr. Hua IX, p. 301. Husserl E., Fenomenologia e antropologia, in Husserl E.- Heidegger M., Fenomenologia, a cura di R. Cristin, Unicopli, Mil~o 1999, p. 202. Con il testo del 1930, Levinas si colloca nella tradizione interpretativa aperta da Heidegger e in cui si inserisce ~che il recente contributo di Lavigne, secondo cui il problema della fenomenologia sarebbe un problema eminentemente ontologico: l'idealismo husserliano si esprimerebbe dunque nel suo prendere il modo di conoscenza di un oggetto come espressione del suo modo d'essere (Levinas E., Théorie de l'intuition dans la phénoménologie de Husserl (1930), Vrin, Paris 2001; tr. it. di V. Perego, La teoria dell'intuizione nella fenomenologia di Husserl, Iaca Book, Milano 2002, p. 46). Nello scritto programmatico Filosofia come ~cienza rigo:os~ in realtà mi sembra che la posizione di Husserl sia speculare ma mversa: egh qUl afferma che è il modo d'essere della cosa a dettare il suo modo d'apprensione e che è nell'adesione a tale correlazione che consiste la peculiarità del metodo fenomenologico (Cfr. E. Husserl, Philosophie als strenge Wissenschajt. Martinus
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Unicità e relazione
senso: non si tratta di una soggettività isolata da cui si deduca, come da un principio astratto, l'intero mondo meramente fattuale, né di un mondo di cose in sé inattingibili, né ancora di un mondo completamente iscritto nel registro del reale, della naturalità che non lascia spazio al possibile, all'ideale. TI senso è l'essere che, ad un tempo, si dà alla coscienza e si fa nel suo darsi. L'idealismo fenomenologico non si oppone al realismo tout court, ma prende avvio dalla sospensione della tesi naturalista. Seguendo la cogenza delle leggi interne della soggettività, l'io rimane certo sempre nel proprio campo di esperienza; attraverso l'Einfohlung esso si estende, però, ad una sfera costituita da flussi di coscienza in sé conchiusi, ma tra loro intrecciati da nessi motivazionali reciproci. Non si tratta di una connessione causale estrinseca, reale, ma di una vera e propria fusione (Verschmelzung). TI contesto intersoggettivo, fondato su operazioni di mediazione e accordo, costituisce il terreno ultimo di esplicazione dell'idealismo fenomenologico, ossia il piano in cui il senso del mondo si ~ani~esta in tutta la su~ con~~etezza. Nell'articolo dell' Encyclopaedia brztanmca Husserl defimsce l mtersoggettività come «terreno d'essere concreto indipendente e assoluto da cui tutto il trascendente (tra cui tutto l'ente reale mondano) trae (schOpft) il suo senso d'essere come ente che è i? ~ s~nso ~eramente n:lativo. ~ perciò incompiuto, come l'essere di u? umtà mtenzionale, che m ventà è a partire (aus) da una donazione dI senso trascendentale, da una conferma concordante dall' b'tualità' " 'a1m' e a I che VI pemene essenzi ente di una permanente conv" 49 I tal l: l ' d 11" Inzlone». n od l . t m o a lenomeno ogla e mtersoggettività non s' . . I pone m contras o, ma m piena concordanza con la posizione idealista h li d . " , usser ana secon o cUI la donazIone dI senso che dà vita al mondo s' 11 11 f, d preliminare dell' accordo tra i soggetti. I co oca su o s on o
6. Coscienza assoluta e motivazione (la Vorbe . reltung)
Coerentemente a quanto si è mostrato sull b - dove viene posta con forza la centralità d ~l'~se.d~l tes~o del .1905 50 alla possibilità dell'incontro intersoggettiv e mdhIviduazione nspetto o - anc e secondo Marbach --~~~~~~~---Nìjhoff, Den Haag 1987; tr. il di C. Sìnigagli i;.
l
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Laterza, Bari 2001, p. 44). Hua IX. p. 293. Cfr. supra § 1.
a,
filosofia Come scienza rigorosa,
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l'accentramento dei vissuti attorno al punto di aggregazione dell'io diviene decisivo per Husserl in vista del superamento del solipsismo trascendentale, in particolare nei Grundprobleme der Phiinomenologie. 51 A differenza del manoscritto del 1905, nelle ricerche del 1910 Husserl prende le mosse esplicitamente dall'esercizio dell' epoché fenomenologica. Da questo punto di vista è di grande interesse anche il testo di preparazione ai Grundprobleme. Già nella Vorbereitung egli attiva l'epoché come esclusione dell' ovvio lato naturale della coscienza, ritrovando così, in prima istanza, la coscienza propria come unica datità vissuta interamente nella riflessione: «La constatazione di nessi della "coscienza propria" non implica, o non deve in alcun modo implicare o coimplicare la constatazione di fatti della natura».52 Husserl dispiega qui la scoperta di un "nuovo atteggiamento" che lascia da parte la fisica, la biologia dei corpi e la stessa persona psicofisica con il suo naturale, diretto rivolgersi al mondo e afferma: «Vi è anche un' altra direzione dell 'interesse che non giudica su tutte queste relazioni».53 L'unico tema rimane qui «il puro flusso di coscienza, e dapprima il mio proprio flusso di coscienza»54. Questo sembra in questa fase darsi integralmente nella riflessione; esso è preso proprio «come si dà alla riflessione percipiente, ma anche alla riflessione nel ricordo e a qualunque altro tipo di atto di coscienza». Nell'interconnessione assoluta della coscienza si manifesta e «si dispiega l'io, la persona».55 Ma la sicurezza dell'assoluto permanere presso se stessi della soggettività che si coglie nella riflessione è destinata a subire presto un radicale ridimensionamento: solo pochi tratti del flusso di coscienza, pochi frammenti del regno immanente, sono effettivamente portati a visione dalla riflessione attuale, mentre «altri tratti o Sostrati non vengono ad alcuna datità, perlomeno non ad una tale datità che pOssa essere fissabile»56. L'atto di spontanea Zuwendung (attenzione) dell'io verso se stesso non è caratterizzato dall'esaustività. Come Husserl espliciterà alla fine degli anni Venti nelle Meditazioni cartesia-
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Si tratta di un ciclo di lezioni tenute da Husserl nel semestre invernale 1910/11, pubblicato, insieme ai suoi materiali preparatori, in Husserliana XIII, pp. 111-235. lNT I, p. 79. lNT I, p. 80. lNT I, p. 81. lNT I, p. 82. lNTI,P.83.
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ne la riflessione approda ad un' evidenza apodittica ma non adeguata. 57 N~n soltanto i tratti dell'aspettativa, del ricordo o dei vissuti inconsci o preconsci si sottraggono allo s~uar~o presente ?ella. ri~es~ione, ma anche tutti i vissuti in cui l'attenzIOne e nvolta aglI statI d anImo e alle intenzioni di un altro soggetto. L'EinjUhlung, infatti, pur essendo, in quanto vissuto proprio, connessa agli altri Erlebnisse, implicata da essi attraverso nessi motivazionali, attesta tuttavia la vita di una coscienza non mia. A questo punto del testo della Vorbereitung viene esplicitato, come di passaggio, un assunto che a mio parere costituisce il significato più profondo dell'idealismo fenomenologico e al tempo stesso la condizione di possibilità per la fondazione dell'intersoggettività. Husserl scrive: La motivazione non è soltanto fattuale, ma è spesso una fondazione evidente, o tale che si può rendere evidente. 58
La fondazione del fenomeno ottenuta seguendo i nessi motivazionali che costituiscono l'unità interna della coscienza rappresenta una fondazione a priori, non empirica. Non si tratta della deduzione di un vissuto da un altro, ma di sviluppare la necessità immanente della coscienza, di dare piena esplicazione alle sue leggi e di ottenere da essa una fondazione filosofica. L'idealismo di matrice fenomenologica non consiste nel porre l'io come principio primo, ottenuto con un atto di astrazione e origine deduttiva di tutto il reale, ma nel riattivare la razionalità insita nel fenomenico. 59
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Nel,~ 9 ldelle Mefita~ioni Hu~s: delimita la portata dell'evidenza apodittica e eando in controluce gli orizzonti opachi del dell IO a .suo :~~,~, ;rtem
non temati1co,. e. 1m da el.sso. fal . , e consapevolezza, già presente nel fondatore della fenomeno ogla sm g I anru lO, fonda l'incontro tra tienom l . . . al" tte . eno ogIa, ermeneutIca e ps~c~an . ISI tr? . dggillat~ attraverso le opere di Ricoeur, Bemet e definito da Manclru nel termml e a londazione di una "koiné ti l" 'al ti "(S M '. L' enomeno oglco-eslstenZ1 e-ermeneu ca .' . an~, orizzonte del senso. Verità endo' El h l , ~esIS, Milano 2005, p. lO). Me~leau-~on~, ma In oc, «Dle MotIvation 1St rucht nur eine faktische, sondem o f t . . .. dung oder in eine solche iiberzuffihren» (INT I T eme eVIdente Begrun. b ' x. 5, p. 85) In questo senso ffil sem ra efficace l'interpretazione di C ' . «in quanto siamo noi a porre l'oggetto rea}' osta che sottolInea come . dicare qual'1 ragioni e quali operazioni soggettive cicome motivan e ' Siamo tenuti a m (Cfr. Costa V., cerchio e l'ellisse. Huss rl ~ ~O~lo come esistente in sé» Soveria Marutelli 2007, p. 26). La donazio e .e I rSI de.lle cose, Rubbettino, ne SI senso compIUta dalla soggettività
Pr:c
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L'atto inaugurale della riduzione ha sospeso il reale stesso e ha messo al centro della riflessione fenomenologica l'essere come senso. Si tratta ora di indagare i nessi che intramano la coscienza e di fondare, attraverso di essi, il piano dell' evidenza, ossia il luogo in cui le cose si danno in carne e ossa nell' esperienza e in cui l'io realizza pienamente la propria donazione di senso. Si tratta di riscoprire l'attestarsi del valore del mondo mediante la Selbstauslegung (autoesplicazione) dell'io. La motivazione come forza che tiene insieme i vissuti dell'io e ne rende coerente e decifrabile la storia, non si inscrive per Husserl in una sfera meramente privata, ma fonda il piano teoreticamente e filosoficamente rilevante dell'evidenza. È questo il punto che mostra l'eccedenza dell'evidenza sulla presenza empirica di una cosa materiale ad un soggetto che percepisce. Perché si produca l'evidenza di una cosa, deve avviarsi il processo esperienziale indicato dalla fenomenologia come "donazione di senso" (Sinngebung): un'elaborazione della cosa che la costituisce come essa stessa nell' immanenza, la costituisce "realmente" (reell) all'interno della coscienza. TI prodotto della costituzione non è ~na mera raffigurazione della cosa, un' immagine, ma è la cosa stessa ID quanto appare, in quanto si attesta nella coscienza, in quanto dunque c,~stituisce un senso per lei. Come scrive Lavigne, per la fenomenologia l tmmanenza non si oppone alla trascendenza, ma la costituisce, ossia ne svela il senso per noi, la rende valida per noi. 60 La motivazione conduce all'evidenza come darsi della cosa nella sua piena presenza, come suo inserirsi sensatamente nella trama dei miei vissuti, ossia come modalità del vero che mi interpella immediatamente, Spingendomi ad un confronto diretto e personale con la cosa stessa. S?no così coniugate insieme l'istanza egologico-trascendentale, che indIca la fenomenologia come meditazione in prima persona, e il peculia-
----=~--~~----------------------non consiste in una "messa in forma" di sensazioni altrimenti prive di significato, 60
m.a in un Costante rendere ragione e dare conto dell'esperienza stessa. che Lavigne non mette però adeguatamente in chiaro è che la scoperta della ViSIone f~nornenologica non ignora l'esistenza di un altro atteggiam~nt.<>, quello natural~, m cui le cose semplicemente si daruto e vengono accettate mSl~me ~a l~ e~stenza reale. L'atteggiamento fenomenologico non esclude, non m.valida glt altri atteggiamenti (naturale. personale), ma costituisce lo sfondo a ~artJ~ dal 9Uale essi mostrano la peculiarità del loro accesso al mondo. Questa precisazIOne è ImP<>rtan~ ~rché sottolinea la possibilità della coesistenza ?ella feno: ttlenologta di una pluralità di registri essenziale a fenomem (cfr. Lavigne J.-F., Husserl et la nais~ance de la 40).
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re realismo fenomenologico che mantiene l'incitamento a tornare alle cose stesse come legittimo prolungamento della fedeltà ai fenomeni, Inoltre, la motivazione, poiché consiste in una forza interiore che ha sempre una ricaduta sulla prassi e contribuisce a strutturare il mio rapporto col mondo circostante, si esprime in una coesione non solo intrasoggettiva ma anche intersoggettiva, Le mie motivazioni interiori si esprimono in comportamenti sociali che si rafforzano nel contatto con altri e allo stesso tempo rilanciano la mia unità interiore verso l'esterno, Un soggetto coerente e motivato, il cui vissuto e le cui azioni traggono unità e forma da una trama di motivazioni interiori, modifica il mondo estem~, vi im~rime un 'unità, di senso d~amica e profonda, contribuendo COSI ad onentare anche 1 co-soggettI,61 In tal modo la concezione idealistica del primato della coscienza nella costruzione del senso del m~ndo si ~splica e si ,amplia :enomenologicamente perdendo la propria umlateralltà: la relazIOne reCIproca tra io e mondo che va sotto il titolo di ,"do~azione di senso" trova nella nozione di motivazione un nesso pnrnano e p~tente c~~ so~tolinea il significato specifico dell'idealismo d d' fenomenologICO, QUI Il pnrnato non è della coscienza sul , d' mon o, 1 un tIpo essere su un altro: dal punto di vista del filosofo ' 'l "_ ' li ' " , e 1 senso apre al " OSSIa vere, a s ttare ID pnrno plano rispetto all' È d l ' , essere, e senso d l che la fenomenologIa SI occupa come modalI'ta' pe l' ' , " cu Iare e soggetto dI abItare e trasformare il mondo, La conclusione del testo della Vorbereitung ai G nd bi d ' ru 'Pro eme er Phii'nomeno logze attesta definitivamente l'I'ng d l J: resso e lenomenologo 61
Yamaguchi, nel suo saggio sul Ki come con le (accostabile al pneuma greco) svolt ' c~tto centrale della cultura orientaI., Ki als leibhaftige Vernunft, Beitra o m ,chiave fenomenologica (Yamaguchi ~i?lich':-eit, ~ink, Mtl.nchen 1997, p. z:~nterkulturelle.n P'!'inomenologie der dizlOnahtà pSlcofisica che abbraccia c) rpr~ta la motivaZione come una connon solo della corporeità, ma anche ~i.0 ~Im~ e pr~suppone la costituzione Ki, le motivazioni Sono coltivabili, ese;ci~b'li enslOne. I~tersoggettiva. Come il l . ' ma m~ pienamente controllabili attraverso strumenti tecnici. Esse consist che può essere sospinto al di sopra al :no PIUttosto l~ un esercizio intenzionale sotto della lmea della consapevolezza. Nell'interpretazione orientale esse °as . l' . , sumono peraltro un COInVO ge In un UDIco movimento u . carattere cosmico che cosi la centralità del tema all'interno~o, natura ~ dimensione sociale. Si chiarisce dell'interesse che Husserl stesso m~~:"una teona dell'intersoggettività. Alla luce la sen~ . tà con CUi. è svolto, questo tudi "'mesta per la. scena culturale orientale e per . s o, carattenzzato da . filolOgiCO e dall,· Impronta mtercultura} un articolato approccio fenomenologia, poiché spinge il nfroe, rappresenta una sfida interessante perla co nto COn l'espe . nenza verso campi nuovi.
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nella sfera trascendentale aperta dall'operazione inaugurale dell' epoché e introduce al problema della comunicazione intersoggettiva: Coscie~ze "separate" sottostanno alla possibilità della comunicazione, e questa SI compie sulla via delle percezioni del corpo e delle motivazioni che si irradiano da queste in un modo che va descritto più da vicino.62
Ammettendo a pieno titolo le conseguenze teoriche della fondazione motivazionale, si entra nel regno della possibilità e della comunicazione come regolamentazioni ultime delle coscienze. Lo sguardo sul possibile costituisce l'essenza stessa della prospettiva trascendentale, soprattutto quando questo si fa strada non come alternativa al reale, ma come immediatamente dischiudentesi dallo strato concreto della corporeità e della percezione. Il possibile si pone come forza che ha il reale come proprio Leitfaden, ma che può portare il reale oltre se stesso, forzarlo dall'interno, schiudere l'infinito all'interno del finito. Secondo l'idealismo di impostazione fenomenologica, la coscienza vive nel possibile grazie alle funzioni della costituzione, ma giacché ha le essenze come propria regola, si sottrae al rischio della mera fantasticheria, dell'illusione,
7. I Grundprobleme: dall'atteggiamento naturale all'io fungente
TI tema della riduzione e la correlativa articolazione della fenomenologia nel registro dell'idealismo trascendentale trova una sua formulazione pregnante nel corso di lezioni del 1910/11 intitolato Grundprobleme der Phii:nom:nologie. Husserl intende qui letteralmente elevarsi - come suggensce Il termine Emporleitung - e guidare con sé gli ascoltatori verso una più alta e più comprensiva idea della fenomenologia. 63 TI testo si pre~nta come una delle molteplici introduzioni alla fenomenologia che ne ~pe~orrono il farsi sempre nuovo con esiti originali; tuttavia i continui rifenrnenti di Husserl ad esso nell'arco della sua produzione64 mostrano
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«. trennte" Bewusstsein stehen unter der Moglichkeit der Kommunikation, und diese erfolgt auf dem Wege von Leibeswahmehmungen und den von ihnen ausstraltlenden Motivationen in einer naher zu beschreibenden Weise» (INT I, Tx. 5, p. 88). Cfr. INT I, App. XXI, p. 195 n manoscritto delle lezioni del 1910/11 viene citato in Logica formale e trascendentale (1929) (Hua xvn, p. 250, n. 1), nella Postfozione a ldeen I (1930) (Hua V, p. ISO) e in diversi manoscritti del NachlajJ. In particolare in un testo del giugno
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la rilevanza che egli stesso vi attribuisce. Qui infatti hanno luogo in maniera tematica i due passaggi teorici già annunciati nella Vorbereitung che Marbach indica come due sviluppi strettamente interconnessi e gravidi di conseguenze per la fenomenologia: l'estensione della riduzione alla coscienza dell' altro e la definizione dei corifini della coscienza individuale. Tuttavia nel pensiero husserliano il rimarcare i limiti definitori, i confini delle regioni ontologiche, è funzionale ad un attraversamento dei confini medesimi; la determinazione dell 'identità, dell'unità chiusa della coscienza, ha il suo immediato risvolto nell'apertura verso altri, nella scoperta degli altri in noi. Come nella Vorbereitung, anche nei Grundprobleme il punto di partenza è costituito dalI'epoché: «Le ricerche che vogliamo condurre esigono un atteggiamento totalmente diverso»65, scrive Husserl, rilevando una dimensione radicalmente nuova in cui possono essere distinte diverse modificazioni dello sguardo. Perché possa però esercitarsi veramente l'ope~azione ~i purificaiione fenomenologica, si deve partire dal complesso SIstema dI conoscenze e certezze della vita naturale. I Grundprobleme cominciano «con una descrizione di tutti gli atteggiamenti e dapprima dell'atteggiamento naturale».66 ' Vincenzo Costa sott?linea come tale via d'accesso alla soggettività, guadagnata attra~erso il Weltbegriff, ossia attraverso la rappresentazio"fì _ ne fenomenologIca del mondo, sia più fedele all'idea d' '" . '. I una enome · l t' t no ogia espenente nspetto alla nduzIOne dI' natura e'd t' '. I e Ica pra Ica a . lO Ideen I, ImplIcante a suo parere la giuStaPPOSI'ZI' d' . . . one I COSCIenza e , diffi '1 mondo naturale come reglom ontologiche diverse 67 E' . . . pero Cl e vedere tra l Grundprobleme e il primo libro dI' rd diffì ' • 11 een una erenza netta, anche perché dIverse parti di questo Koll . " COSI da Husserl sia nelle lezioni del 1912 sia nella eg veng?no nutIlizzate , preparazIOne dell'opera del 1920 Husserl offre un'autovalutazione di . . ne diretta con il primo libro di ldeen: «Schoi:ste leZIoru che le mette in relaziovorher in aufgefundenen Bliittern Von 1910 habe .~m Kolleg Von 1910 und schon c ~n.Gedanken ausgefiihrt, und ebenfalls im Zusammenhang mit der Lehre v n phanomenologische Reduktion wird da niChto r Einfiilù~g [... l. Eine feierliche und diese Art hat sogar Vorziige gegenliber ~e~~ aber lll1 Orunde liegt sie vor, INT I, p. 112. r er en» (INT I, pp. 448-9). INT I, p. 112. Costa V., La posit.ione di Idee I nel penso d' E., ltU:t . per una fenomenologia pura e :a"fil' Busserl, POStfazione a Husserl FranZtnl E. e Costa V., Einaudi 'tonn'o ')ruv. osofia fenomenologica a cura di ' """", pp. 445-6. '
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pubblicata nel 1913. Queste lezioni costituiscono piuttosto a mio parere una tappa di avvicinamento ad una compiuta fenomenologia che sia ad un tempo filosofia trascendentale e descrizione dei fenomeni. L'approccio iniziale avviene però qui certamente nell'ambito dell'atteggiamento naturale: in esso l'individuazione è unfatto che si impone nell' ovvietà con cui «ognuno di noi dice "io" e si sa, parlando così, come io»68. Nell'espressione "io" si sedimenta un sapere oscuramente certo in cui ciascuno si ritrova da sempre come "centro di un ambiente circostante", aderente da sempre ad una prospettiva determinata, a un determinato modo di essere persona. Nell'atteggiamento fenomenologico il concetto astratto di individuazione si concretizza nella visione di un io come punto zero dell'orientamento delle cose nello spazio intorno. La sua centralità non è intesa nel senso di un fondamento metafisico o di un assioma logico-teoretico, ma come centro fungente di un mondo attorno, come vivo strutturare il mondo "esterno". L'io è dunque definito originariamente da una relazionalità fungente. Con questa espressione si intende una relazione vivente, operativa, che entra a pieno titolo nella costituzione del senso ai vari livelli dell'attività desta e della sintesi passiva, anonima. Una relazionalità fungente che non si limita a giustapporre i poli correlati, ma indica un richiamarsi vivente tra i due, in un movimento che produce nuove sintesi. L'io è il punto zero nel senso di punto d'origine, ma anche in qualche modo il punto più vuoto, un mero indizio, un appoggio (Anhaltspunkt) che però costituisce una risposta all'anonimità degli Erlebnisse. Già sul piano naturale l'io costituisce una certa permanenza attiva rispetto al Variare dei vissuti: in Ideen I Husserl oppone la "necessaria permanente presenza" dell'io al fluire fattuale dei vissuti69. Esso rappresenta nei vissuti il tratto del vivere attuale; è il loro Erleben, ma anche il portatore di tutte le attività presenti e passate implicate in ciascun vissuto. . L'io è titolare di un Dasein peculiare: egli è presente e permane, .ma è VIVente e in quanto tale non è sottratto al divenire, alla trasformazIOne; egli "ha" i propri vissuti, ma nel senso che ne subisce costantemente l'affezione. La modalità dell"'avere" intenzionale, la disposizione del soggetto dell'intenzione si modifica a seconda dell'oggetto avuto. È questo il senso della costituzione, se essa non deve essere mera costru-
----~~---------------------------«leder von uns sagt "ich" und weiss sich so redend als ich» (INT I, p. 112).
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IDI, p. 123.
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zione di uno stato d'animo o di una rappresentazione in corrispondenza di uno stato di cose. Husserl scrive: L'avere è qui diverso a seconda dell'avuto, un dolore viene sofferto, un giudizio viene compiuto, l'abilità, la fedeltà, la sincerità sono avute come qualità "personali".70
Nel subire un dolore io mi modifico per aprirgli un varco di espressione in me e, attraverso di me, nel mondo circostante; io apro per esso un canale intenzionale che, da una parte, è una variazione della generale struttura di intenzionalità presente in me, ma d'altra parte è un' intenzionalità nuova, che non c'era in me prima dell'attestarsi di questo vissuto. L'io è dunque rimasto se stesso, pur cambiando, pur avendo ampliato e variato il suo stesso modo di essere soggetto. Nel caso del dolore io mi modifico, mi pongo in uno stato di passività per subirlo; mi trasformo anche fisicamente man mano che il dolore si attesta in me come vissuto. L'identità di un io che porta in sé, come proprio tratto caratteristico, la possibilità di "costituire" il mondo, annuncia quindi più la possibilità di dare luogo a delle deformazioni coerenti che l'attestazione di un fondamento ultimo di realtà. Il fatto che la coscienza si raccolga attorno ad un punto di unità non implica la sua chiusura assoluta, ma la capacità di imprimere una certa coerenza di stile alle trasformazioni e deformazioni reciproche, innescate continuamente dal rapporto dell'io con le cose. La relazione dell"'avere" un mondo è però sempre mediata dalla corporeità. Per un verso il corpo è anch'esso "avuto" dall'io, ma per l'altro esso è contemporaneamente il depositario di una funzione di delimitazione dello spazio intorno all'io. Grazie alla sua sensorialità il mondo si offre alla coscienza, ma è proprio grazie allo stesso movimento che esso le viene precluso: nella cOrporeità è infatti implicita una ineliminabile prospetticità che pone sempre di nuovo dei limiti all'accesso alle cose. A~averso l~ localizzazione dei vissuti e la loro collocazione nello spazl~-te~~, 11. corpo mette in connessione l'individuazione dell'io con l mdlvlduazlOne delle cose: «La cosa che ogni io .tr " . " . di . n ovacome suo corpo propno SI stingue (auszeichnet) da tutte le altr t e cose, appun o 70
«Das Haben ist dabei je nach dem Gehabte. . n e~ ver~chiedenes, ein Schmerz wird erlitten, ein Ut1eil wird vollzo en Le den als "persOnliche" Bige ~ benstiichtigk:elt, Treue, Wabrhaftigk:eit wernsc gehabt USW.» (INT I, p. 112).
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come corpo proprio». 71 Da un punto di vista naturale la differenza tra g~i uomini è data dalla loro differente corporeità e dalla loro differente POSIzione nello spazio. Il corpo funge da agente di un'individuazione anche per la peculiare prospettiva in cui ci colloca: già a livello di un'apprensione naturale del reale si è in certo modo coscienti del fatto che le cose si danno diversamente a ciascuno di noi, eppure come le stesse cose. Tuttavia, sul piano della presunzione e del pre-giudizio che caratterizza la vita naturale si presenta già un'approssimativa corrispondenza. tra le apparizioni mie e quelle dell'altro. La corporeità che ~erisce a. CIascuno è al contempo rottura dell'omogeneità e base per l'mtesa reCIproca e per il costituirsi di una relativa normalità dei modi di darsi. L'analisi fenomenologica dell' atteggiamento naturale incontra la sua dimensione intersoggettiva subito dopo la definizione dell'io e del suo vivere corporeo nel mondo. In questo momento di completa aderenza al mondo, gli altri si danno come "centri relativi" (relative U.ittelpunkte) del mondo stesso: essi sono punti della Umgebung, elementi del mondo circostante che vi imprimono una propria regolament~ione e ~n accentramento relativo, ciascuno per sé. Mentre una cosa puo c~bIare pos~o nello spazio, i soggetti possono cambiare il modo di darSI dello spazlO stesso. Per quanto nell'atteggiamento naturale tale differenza non possa essere pienamente evidente, tuttavia si dà sin d'ora in un sapere o~curo il fatto che mentre l' individuazione delle cose dipende dalle coordmate spazio-te~porali, l'individuazione dell'io è/onte dell'ordinamento del mondo circostante. L'atteggiamento naturale consiste in un ritrovare (vorfi.~en) ~ome già costituiti i prodotti dell'esperienza dotati di un loro dmtto, ~I una loro giustezza, un diritto ovvio,12 della medesima ce.rtezza che an~:na le scienze empiriche. I giudizi compiuti in questo attegg~~ent? sono. mere espressioni delle esperienze", sono cioè una trasposIzIone ImmedIata, e pertanto ingenua, dei risultati dell'esperienza sul piano c~n~ettuale. In quanto però la fenomenologia rileva l'io come ~onte dell o.nen~en~~ del mondo essa scopre come l'esperienza non SIa mera regIs~azlO~e dati, ma come ad essa appartenga già da sempre una Dasemsl!ratenrion73, ossia una pretesa posizione d'esistenza dell'oggetto espento, una
n-~ThIT~-I'-P-.1-14-.------------------72 "Sein selbstverstlindliches Recht" (lNT I, p. 121).
73 ThIT I, p. 145.
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zione di uno stato d'animo o di una rappresentazione in corrispondenza di uno stato di cose. Husserl scrive: L'avere è qui diverso a seconda dell'avuto, un dolore viene sofferto, un giudizio viene compiuto, l'abilità, la fedeltà, la sincerità sono avute come qualità "personali".1° Nel subire un dolore io mi modifico per aprirgli un varco di espressione in me e, attraverso di me, nel mondo circostante; io apro per esso un canale intenzionale che, da una parte, è una variazione della generale struttura di intenzionalità presente in me, ma d'altra parte è un' intenzionalità nuova, che non c'era in me prima dell'attestarsi di questo vissuto. L'io è dunque rimasto se stesso, pur cambiando, pur avendo ampliato e variato il suo stesso modo di essere soggetto. Nel caso del dolore io mi modifico, mi pongo in uno stato di passività per subirlo; mi trasformo anche fisicamente man mano che il dolore si attesta in me come vissuto. L'identità di un io che porta in sé, come proprio tratto caratteristico, la possibilità di "costituire" il mondo, annuncia quindi più la possibilità di dare luogo a delle deformazioni coerenti che l'attestazione di un fondamento ultimo di realtà. Il fatto che la coscienza si raccolga attorno ad un punto di unità non implica l~ s~a chiusura assoluta, ma la capacità di imprimere una certa coerenza di stIle alle trasformazioni e deformazioni reciproche, innescate continuamente dal rapporto dell'io con le cose. La relazione dell"'avere" un mondo è però sempre mediata dalla corporeità. Per un verso il corpo.è anch':ss~ "a~to" dall'io, ma per l'altro esso è contemporaneamente il depOSItario di una funzione di delimitazione dello spazio intorno all'io. Grazie alla sua sensorialità il m d . . · grazIe . alIo stesso movimento ch on o SI offre alla COSCIenza, ma è propno ·tà è . f .. e esso le viene precluso: nella corporeI In attI Implicita una in r . b.l . . à h d· d . l· .. e lffima l e prospettlclt C e pone sempre l nuovo ei ImIti all'accesso 11 . . d · · . a e cose. Attraverso la localIzzazIOne ei VISSUti e la loro colloe· Il . . . azIone ne o spazio-tempo, 11 corpo mette m conneSSIOne l'individuazio d 11'. con l'individuazione delle cose: «La cosa che ogni io ritrov ne ~, lO corpo proprio" si distingue (auszeichnet) da tutte le altre a come suo cose, appunto 70
«Das Haben ist dabei je nach dem Gehabten ein verschiedenes . erlitten, em Urteil wird vollzogen, Lebenstiichtigkeit, Treue em Sc~e~ wird hafti&kett werden als "persl)nliche" Eigenschaften gehabt usw.» ONT
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come corpo proprio».71 Da un punto di vista naturale la differenza tra gli uomini è data dalla loro differente corporeità e dalla loro differente posizione nello spazio. Il corpo funge da agente di un'individuazione anche per la peculiare prospettiva in cui ci colloca: già a livello di un'apprensione naturale del reale si è in certo modo coscienti del fatto che le cose si danno diversamente a ciascuno di noi, eppure come le stesse cose. Tuttavia, sul piano della presunzione e del pre-giudizio che caratterizza la vita naturale si presenta già un'approssimativa corrispondenza tra le apparizioni mie e quelle dell' altro. La corporeità che inerisce a ciascuno è al contempo rottura dell' omogeneità e base per l'intesa reciproca e per il costituirsi di una relativa normalità dei modi di darsi. L'analisi fenomenologica dell'atteggiamento naturale incontra la sua d~ensione intersoggettiva subito dopo la definizione dell'io e del suo VIvere COrporeo nel mondo. In questo momento di completa aderenza al mondo, gli altri si danno come "centri relativi" (relative Mittelpunkte) d~l mondo stesso: essi sono punti della Umgebung, elementi del mondo ClfCostante che vi imprimono una propria regolamentazione e un accentramento relativo, ciascuno per sé. Mentre una cosa può cambiare posto nello spazio, i soggetti possono cambiare il modo di darsi dello spazio stesso. Per quanto nell'atteggiamento naturale tale differenza non possa ~ssere pienamente evidente, tuttavia si dà sin d'ora in un sapere oscuro il fat~o che, mentre l' individuazione delle cose dipende dalle coordinate spazIO-temporali, l'indi viduazione dell' io è fonte dell' ordinamento del mondo circostante.
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.,L'atteggiamento naturale consiste in un ritrovare (vorfinden) come a costituiti i prodotti dell' esperienza dotati di un loro diritto, di una giustezza, un diritto ovvio,72 della medesima certezza che anima le SCIenze empiriche. I giudizi compiuti in questo atteggiamento sono "mere espressio~i delle esperienze", sono cioè una trasposizione immediata, e pertanto mgenua, dei risultati dell'esperienza sul piano concettuale. In ~U~to però la fenomenologia rileva l'io come fonte dell'orientamento ~.mondo essa scopre come l'esperienza non sia mera registrazione di tio \ma ~ome ad essa appartenga già da sempre una Daseinspriiten11 • OSSIa una pretesa posizione d' esistenza dell' oggetto esperito, una
~~---------------!fS'I: I, p. 1I4.
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~tnl,p. selbstverstlindliches Recht" (INT I. p. 121). 145.
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pretesa d'esserci posta ingenuamente come un dato, ma che supera il contenuto del dato stesso e lo trasforma. Tale presunzione si basa sulla dialettica di due tratti parimenti immanenti alla percezione: da una parte essa contiene per essenza la certezza dell'esistenza dell'oggetto, dall'altra è animata dall'esigenza di prove, di conferme mai definitive, sempre da rinnovare. Un tratto sembra smentire l'altro, la centralità dell'esperienza e il richiamo ad un io fungente paiono contrapporsi. In realtà questa dialettica mette in luce un fatto abbastanza evidente nel nostro normale rapporto con le cose, ossia che la datità dell' oggetto è sempre certa, ma mai assoluta, mai compiuta, proprio perché questo si dà come una trascendenza. lo esperisco l'oggetto, e di questo sono certo, ma in quanto lo esperisco come altro da me so anche che esso mi si sottrae in certo modo e che le mie funzioni cognitive devono darsi molto da fare per affe~arlo: la cosa si dà «unilateralmente, plurilateralmente, non però onmlateralmente, secondo tutto ciò che la cosa "è". L'esperienza completa è qualcosa di infinito».74 Nella percezione degli oggetti ritroviamo dunque la stessa dialettica adegu~~ezza e ap?ditticit~ c~e abbi~o individuato nell' autoperceZIone deII lO: la tenSIOne tra il nconOSCtmento dell'inelirninabile tratto di certezza implicito in ogni conoscenza e l'atteggiamento critico che guida ogni esplorazione è centr~e nella fenomenologia, poiché essa si pone contemporaneamente sotto tI segno della intuizione e della descrizione costituente. Nella sua fedeltà al vissuto, la fenomenologia non Ò· '1 . I di possedepu Ignorare t' fatto che ogm. conoscenza che nOI'credIamo . radiCalmente in d're con .lene un indice di. certezza. Mettere quest , ultimo , . . ' . al dcol stituisce un operazIOne per pnnclpIO estranea al procede ISCUsslone . la conoscenza: nel nostro normale Vivere esperendo il renorm t · e ed . da un'intuizionno .o dSI b'esten . bil e progressivamente verso l" Ignoto a Partire . l d" e 10 u lta e. Per altro verso propno a revoca I ogm Ovvietà e du l . dII" l'' rt d" , nque a messa in . questIone e Imp IClta ce ezza I Ogni conoSCenza c t" ' os"lltulsce . de Il a fil osofi a tienomenologica posito programrnatlco . . il proradicalità con cui essa vuole ricostituire e rinnovare il e I SigIllo della La sfida presentata dal pensiero husserliano consiste n:~nsol del mondo. Vo er mettere a
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«Einseitig, mehrseitig, nicht aber allseitig, nacb ~ Was • stindJiche Erfahrung ist etwas Unendliches. (INT I, p. 146).das Dtng "ist". Voll-
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tema (e con ciò stesso in discussione) le tesi dell' atteggiamento naturale, senza per questo delegittimarle. Le analisi svolte nei Grundprobleme riportano l'io come centro di un mondo fatto di cose e di altri soggetti esperienti, attenendosi consapevolmente all'ingenuità pre-filosofica di tale atteggiamento. Nel § 9 tuttavia Husserl scrive: «Il giusto giudicare e il conoscere evidente si dirigono anche verso oggetti che non hanno esistenza»75. Ci sono dunque oggetti di conoscenza che non hanno Dasein, ossia il cui essere non è connesso alla spazio-temporalità. Si tratta di enti non "reali", tra i quali, in un primo momento, egli enumera solo gli oggetti della matematica e della geometria. In un'appendice del 1921 ad un testo che tratta le relazioni tra anima e corpo egli precisa però come l'io stesso sia uno di questi elementi: esso può portarsi a tema, conoscersi, definirsi, ma non sarà mai oggetto in senso pieno poiché "esso vive, ma non ha Dasein"76. L'uso del termine Dasein nei manoscritti husserliani si discosta rispetto alla tematizzazione heideggeriana: mentre per Heidegger la stessa condizione umana è caratterizzata dalla sua collocazione, dalla gettatezza nell' essere, Husserl nega qui esplicitamente che tale status si addica all'io. Ci si potrebbe chiedere come la fenomenologia, come scienza dei fenomeni, possa negare l'interdipendenza dell'io e della sua mondanità, espressa appunto dal termine Da-sein. Certamente essa non disconosce l~ dimensione concreta della soggettività, ma nega il fatto che l'io "abbIa" semplicemente il proprio Dasein, che esso cioè esperisca la propria Collocazione spazio-temporale come una fonte di individuazione indipendente, subita passivamente, ricevuta come un dato di fatto: l'io fenomeno~ogico costituisce il proprio Dasein, non si limita ad averlo. . Nel Grundprobleme Husserl intende tuttavia ancora l'ideazione prima~amente come relativa alla sfera degli oggetti ideali delle scienze a priorz che offrono la rappresentazione della natura come idea, opposta alla natur~ ~ome fatto. Egli aggiunge che l'ideazione esercitata dalle scienze 'SI può indicare già come atteggiamento filo~ofico~>77. Per .q~ant~ de pertura dello sguardo filosofico sia limitata, qUI, aglI oggetti Ideali Da matematica, il passo (Schritt), o meglio la decisione (Entsch/uss)1s
r.:e
~~~-------------------«~ ... ] ~chtiges Urteilen und einsichtig erkennendes geht auch auf Gegenstiinde,
76
17
~ketn Dasein haben » (INT I, p. 125). n,p. 85.
78 ~ I, pp. 127-8. Cfr. INT I, p. 126.
74
Unicità e relazione
necessaria per compiere la liberazione dal Dasein si può considerare sin da ora ultimamente rivolta alla scoperta dell'io, La delimitazione della sfera degli oggetti ideali non è dunque un problema limitato alle opere di Husserl a carattere prevalentemente logico-epistemologico, ma costituisce una riflessione che prepara la svolta trascendentale, All'esplicitazione della sfera del soggettivo al di sotto dell'evidenza tetica dell'atteggiamento naturale, Husserl giunge solo però nel secondo capitolo dei Grundprobleme, cui il curatore ha dato il significativo titolo di Fundamentalbetrachtung: die phiinomenologische Reduktion als Gewinnung der Einstellung auj das reine Erlebnis, In Ideen I la sezione intitolata Considerazione fenomenologica fondamentale (Phiinomenologische Fundamentalbetrachtung) presenta il passaggio central~ della filosofia fenome~ologica che porta, attraverso l' epoché, dalla reg,lOne del ~ond? ~la, reglo~e ~ella coscienza, Qui viene disvelata la tesI centrale Imphclta lO ogm VIvere attivo, che pone l'esistenza del mondo di cose e si orienta in base ad esso, considerandolo com uida imprescindibile per la vita attiva, eg 1 dI' _ Contemporaneamente riconoscendone il merito e prend d ' , ~' , en one e d tt stanze, H usserl SI nlensce qUI a Cartesio come colu' h h l nszemerung, ' i lpnrno ' o o la pnma , allestimento di una 'Ice d ' apro ti 1 l" " di n UZIOne enome' no oglca come« 101ZIO tutta la filosofia autenti "fi ' (Sprmgpunkt) ' e I'I trampol'100 di lanClO di tutti gli camente te " SClentl bI ca' fil oso fi CI», ' 79 Il nuovo atteggiamento " au ntIcI pro eIOl lOaugurato dalI " ' , , '. a VIsIone (Schauung) o IOtulzlone (Erschauung) fenomenologica"80, . " . consIste non lO , , . una smentIta, ma 10 una semphce SOSpensione della p za implicita nelI' esperienza natural La' ,resunzIOne d eSlsten" Cl consente di cogliere l' Erlebnis puroe, " nduzlone fenomenologlca ,OSSIa ' sVlOcolato dalI a sua local'IZzazione mondana che lo rende VI'ssuto eSIstente e pri vato, app~e?en~ cioè all'io che lo vive (das erlebende lch), L'a ad un io empirico li rende privati perché l" d' ?P~nenza del VISSutI . . ?e1lo spazio-tempo non è assoluta e dunque 10 nonIVlduazlon ò e e~p~ca ossia ridislocabile su tutti i soggetti trascend p~,ess~:e ~I~tribu?va, peculiare dell' io invece si distingue da quella de~ l, L IOdlvl~uazlOne non-io è mediata dallo spazio, ma dalla distinz~ e cos,e propno perché Ione Pnrnordiale di io e
----------------------------------79 INT I, p. 150. 80
INT I, p. 149.
Il solus ipse: condizione della fenomenologia dell'intersoggettività
75
non io: come si legge in un testo del 1910,81 l'individuazione avviene per motiplicazione (Vervielfaltigung) della coscienza, L'individuazione egologica non è dunque una funzione solipsistica, ma avviene piuttosto in stretta connessione con la scoperta della pluralità delle coscienze e della loro differenziazione, Il momento di svolta rispetto alla problematica intersoggettiva e, significativamente, anche rispetto alla concezione fenomenologica della coscienza, si ha nel quarto capitolo dei Grundprobleme in cui Husserl, in modo altrettanto significativo, assume un tono molto più incerto e va incontro continuamente ad arresti e slittamenti dell' argomentazione, Egli cerca di portare alle sue ultime conseguenze la scoperta della riduzione, imbattendosi così in un concetto-limite, ossia nel vissuto attuale, nell'adesso (Jetzt) come punto di confine immanente (Grenzpunkt) tra le due trascendenze del passato e del futuro, Confluiscono qui nel tema dell'intuizione fenomenologica della datità assoluta tutte le analisi sulla coscienza interna del tempo inaugurate nelle lezioni del 1904/5 e che poi costituiranno un tema costante della ricerca husserliana,82 Tra il 1909 e il 1911 , dunque negli stessi anni in cui vengono redatti i Grundprobleme, viene datata un'appendice alle lezioni sul tempo cui il curatore ha dato un titolo - Zum ersten Abschluss der Untersuchungen. Das Zeitproblem in der phanomenologischen Fundamentalbetrachtung - che la ricollega immediatamente al capitolo dei Grundprobleme che abbiamo analizzato, e in cui Husserl scrive: «La fenomenologia esclude
---~~----------------------------81 INT I, App. XXXI. 82
~el
§ Il delle lezioni sul tempo Husserl indica il momento attuale (Jetzt) come unpressione originaria (Urimpression), ossia come fonte (Quellpunkt) dell'intero ft~sso temporale: esso sottostà alla legge di una costante modificazione ?~en zlonale e protensionale per cui, pur non essendo mai pienamente e defirutIva?Ie~te afferrabile, costituisce tuttavia il materiale primo e irrinunciabile di tutti I VISSuti intramati di temporalità (Husserl E., Zur Phiinomenologie des inneren Zeitbewusstseins (1893-1917), hrsg. von R. Boehm, Hua X, Martinus Nijhoff, ~:-n Haag 1966, p. 29). Le analisi sul tempo, pur intrecciandosi strettamente con l mtero delle ricerche fenomenologiche, costituiscono tuttavia per Husserl una Parte delimitata nella realizzazione (Durchfohrung) del progetto fenomenologic~. Esse hanno Suscitato una vasta e diversificata letteratura critica che indaga l'articolarsi del problema del tempo all'interno e al di sotto di tutte le altre tematiche fenomenologiche, compresa l'intersoggettività. La dimensione temporale eccede però, ~r la sua ampiezza e specificità, i limiti della presente ricerca. Qui.tt:rremo m conSIderazione soltanto alcuni testi che, per l'affinità tematica e la vlcmanza cronologica, rimandano ai manoscritti sull'intersoggettività.
76 Unicità e relazione
certamente la realtà della natura, la realtà di cielo e terra, di uomini e animali, ma essa trattiene per così dire la loro anima, il loro senso».83 Il residuo della riduzione fenomenologica è l'anima delle cose, il loro senso profondamente impregnato di temporalità: l'interno delle cose, pur svincolato dalla temporalità oggettiva, si dà nei modi della coscienza interna del tempo. Pensare la riduzione al suo limite estremo significa ammettere come unica validità, e dunque come unico punto di partenza possibile per la filosofia, la datità assoluta del fenomeno attuale, dell'ora del questoqui. La datità immobile dell'adesso potrebbe costituire tutt~via un risultato appagante .se obi~ttivo della fenomenologia fosse la ricerca di un f?nd:unento ultmIO, di un punto d'arrivo stabile. Nell'appendice alle lezIO.m sul te~po Husserl pren~e le distanze da tale evidenza di tipo car~esl?D~' ~OIché essa può servIre come assioma immobile da cui dedurre 1 pnnclpl del~a filosofia, ma non come avvio generativo di descrizioni fenomeno~oglche. Certo, la tentazione dell'evidenza assoluta, ristretta alla mera Immanenza del dato attuale è forte tant h li d ro. ascoltaton:. «Non lasciamoc' , o c e~egd eve nare se stesso e 1'SUOi ,84sp P hé l, · d · 1 Conton ere.». erc eVI enza non dIventi il luogo del li d Il fil fi .10 CUI. ogm. pred'" co lcazlOne dIVenta impossibile un asso . '"e a oso . tr a . ., la fi ne, 85 è necessano . anunette"e ,pnnclplO 10 CUI 0Vlamo gm tr Il'' • «una ascendenza a 10. temo dell ' atteggIamento feno menologico»86 . h . all" , OVvero nconoscere c glà« 1Otemo della sfera dell'assoluta daft' . . e, trascendente»87. La fenomenolo . d l l a SI attesta una validlta e tempo mostra ch ' tratta qUI..ID Primo luogo della trascendenza gm dell" e SI a ntenzl0ne che effettivamente di flusso di Coscienza e d . ~ermette d'1 parlare unque di Uscrre dagli Irrwege88
Il solus ipse: condizione della fenomenologia dell'intersoggettività
(false strade) in cui ci aveva portato l'estremizzazione della scepsi. A questo punto ci si rivela chiaramente come la scepsi, intesa come «restrizione all'adesso»89 (Beschriinkung aufdas Jetzt) non dia il nocciolo della verità, anzi non rappresenti altro che una mera finzione, una «limitazione artificiosa»90. La riduzione ha il suo portato di verità non in una restrizione, ma nell' apertura del campo infinito, "immenso"91 della coscienza come campo di analisi fenomenologiche.92 Nei Grundprobleme si precisa ulteriormente che l'interconnessione tra il dato dell' adesso e le sue ritenzioni e aspettative non ha il tratto dell'arbitrarietà, ma è sottoposta a nessi motivazionali che «hanno la loro sintassi determinata, la loro forma e regola»93. Proprio il riferimento alla regolamentazione immanente della motivazione, alla sua "sintassi", costituisce la chiave per ottenere, da un lato, l'unità della coscienza e dunque l' individuazione dell' io e, dall'altro, l'estensione della portata di una fenomenologia della coscienza oltre essa stessa attraverso l'Einfiihlung. La scoperta della specificità della relazione motivazionale dell'io col mondo consente infatti di illuminare un campo di esperienze irriducibili alla mera percezione in cui rientra anche il rapporto interpersonale. Se la riduzione che ha inaugurato il percorso speculativo ha consegnato al fenomenologo un nucleo di datità assolute, l'ulteriore SVOlgersi dell'analisi, l'adesione alle catene motivazionaIi che si dipar-
----~-----------------------------89 Hua X, p. 343. 90 91
«Kiinstliche Einschriinkung» (lNT I, p. 177). Hua X, p. 348.
92
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85 86 87 88
«Die Wtrldichkeit der Natur, die Wir~ . schen und Tieren, von eigenem Ich und frem~ v~n lIinunel und Erde, von Menlogie J freilich aus, aber SOzusagen ihre Seele ~ch ~chaItet sie [die PhanomenoX. p. 335). , n Smn behiilt sie zuriick » (Hua «~assen wir uns nicht beirren!» (INT I, p. 160) Vi chIaramente come a una tentazione di questo ti' ncenzo Costa mostra molto fenomenologia che riducon~ quest'ultima a un~mC:dan? gli stessi critici della sconoscendone coslla peculiare complessità (Cfr tafìslca della presenza rnicit., p. 14). . Costa V., Il cerchio e l'elÌisse, Cfr. Hua X, p. 341. INT I, p. 162. Hua X, p. 344. Hua X, p. 342.
77
Antonio Aguirre mette ben in luce la doppia tensione della fenomenologia. Essa, in quanto filosofia trascendentale, consiste da un lato, grazie alla sua tensione verso le Cose stesse nella lotta contro lo scetticismo _ "Sie selbst will der Tod de.s ~keptizismus s;in" (p. 70) -, ma rappresenta, dall'altro, anche u~a riapp~ P~azlone dell'atteggiamento scettico, nello sforzo di fondare una sCIenza pnva di presuPPOsti. n concetto di correlazione e di retroriferimento dell'intero senso delle cose all'ego può essere inteso come una forma di relativismo. In realtà, dal Punto ~ista fenomenologico, sia il razionalismo oggettivi sta ~he i1.re~ativi~m? soggetf!vIsta sono stadi prefilosofici, da superare nel momento In CUI SI. toghe Il na~smo. La fenomenologia si pone come razionalismo non dogmatico e renon empirico e può, per questo, riappropriarsi del senso profondo dello SC~ttiClsmo: «In einer "transzendentalen Skepsis" sieht Husserl das Instrument, lllIt dem die negativ-empirische Skepsis endgtiltig zunichte gemacht werd~n kann» (Aguirre A., Genetische Phiinomenologie und Reduktion. Zur Letzbegrtindung der Wissenschaft aus der radikalen Skepsis im Denken E. Husserl, Phano93 ~nolog.ica 38, Martinus Nijhoff, Den Haag 1970. pp. 70-71). lfaben ihre bestimmte Syntaxe. ihre Form und Regel» INT I, p. 166.
Iativ~s~o
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Unicità e relazione
tono da quello stesso nucleo fa in modo «che noi dovremo ampliare il concetto di intuizione fenomenologica così che essa scorra parallela all'esperienza empirica, dunque diventi esperienza fenomenologica».94 Il nocciolo di evidenza apodittica data dall'intuizione non costituisce un punto d'arrivo, ma il punto di partenza per una nuova adesione all'esperienza. Questa è rinnovata dallo sguardo fenomenologico, ma non resa esangue e astratta. "Esperienza fenomenologica" è qui titolo per un complesso sistema di rimandi e di motivazioni reciproche che intramano insieme presenza immediata e datità mediate, «presentazione e presentificazione fenomenologica».95 7.1 Doppia riduzione e unità della coscienza
A quest~ punto abbiamo già afferrato quale sia il guadagno fondament~e.de~ c.rundprobl~me: l'~sercizio della riduzione ci ha consegnato ~n lO mdlvlduato che ImmedIatamente, nella sua esperienza concreta,
è nmandato oltre se stesso verso altri. Per compiere il decisivo passo in avanti ~erso l'est:nsione del campo fenomenologico oltre i limiti della COSCIenza propna attuale, tuttavia, è necessario to . d' tr . la ç l" l' mare m le o. lenomeno ogla attmge a propna sensatezza sempre d' t do . d'letro al portato dii" l nuovo ornan m e espenenza ingenua Tra l'es' t 1 . SUSSIste . un ,.mterazione . na ura quella fenomenologIca U penenza . fl . ee . . , n m usso reCIproco L 'fl . che SI presenta come una npresa motivante pr d tt' . non va eserCItata . fenomenologIca SU singoli ,VI'SSo t'U hIva. . a n eSSlOne . . StatI. Isolati dal flusso attraverso una riduzione p U rl c .e, m quanto . .sono no già un' eccezione. Oggetto . d . r~ lilllnare, COStItUlSCOpnmo ella nduzlone n . li atti del ricordo, della ritenzione o della percez' o~.sono smgo 11 Ione, ma l mterezza variegata del loro fluire insieme e l' uno ne ' altro Hu . sserl torna dunque indietro al flusso di coscienza intrec . t Cla o e compless . presenta nella riflessione naturale, e constata: o che Cl' SI Li ci si mostrò dunque il fatto altamente . consente una doppia riduzione fenomenol ~mgolare che ogni esperienza oglca, una volta quella che porta
94 95
INT I, p. 159. INT I, p. 159.
--
Il solus ipse: condizione della fenomenologia dell'intersoggettività
79
l'esperienza stessa ad un puro immanente guardare, e un'altra volta quella che viene esercitata sul suo contenuto e oggetto intenzionale.96
La riduzione si esercita sull' esperienza, presa innanzitutto come atto: essa ci presenta primariamente l'esperienza non più come dato naturale, ma come operazione soggettiva, originariamente immanente al campo della coscienza. È questa la riduzione che ci affranca dall'ingenuità delle scienze empiriche, che non riconoscono il fungere di una soggettività dietro ogni osservazione dell'oggetto. Tuttavia, in particolare quando oggetto dell' esperienza non sono immediatamente le cose del mondo, ma altri vissuti di coscienza, è possibile ulteriormente ridurre il contenuto del vissuto attuale e trovare già nel noema un imprinting egologico: l'oggetto dell' esperienza non cade con la riduzione, ma si mantiene come nucleo tematico su cui si esercita la presa dell'io e che tuttavia manifesta una sua relativa autonomia e distinzione. Tale doppia riduzione mostra la sua importanza quando viene esercitata sull'esperienza che si dà in modalità presentificata, come VergegenWiirtigung; essa consente infatti di compiere una riflessione interna al ricordo, ma anche una riflessione interna ai vissuti di un altro io, Come mi si danno nell' Einfiihlung. Il risultato che si ottiene è analogo a q~e~o ottenuto dalla prima riduzione, eppure porta con sé conseguenze ongmali: come nella prima riduzione fenomenologica era stata oscurata l~ validità delle cose mondane e si era affermata così la più originana validità della soggettività intenzionale, cosÌ ora, oscurato il valore ~ggettivo del ricordo, si scopre un altro io che funge da soggetto del nCordo stesso. Ogni atto ripresentificato, come avviene nelle rimemorazioni ma anche negli atti empatici, porta in sé un indice di soggettività, il riferimento ad un io come soggetto della presentificazione, non presente in carne ed Ossa ma indicato dalla struttura e dalla tonalità propria dell' esperienZa. Nelle lezioni del 1922/23 _ Einleitung in die Philosophie _ HusserI, dopo aver distinto tra riduzione fenomenologica, trascendentale e :reittica, rip~en~e l'.argomentazione dei Grundprobler:ze e chiaris~e nella dOPPIa nduzlOne, operata all'interno dell'espenenza presentI~
96 «D . . . .~ zelgte slch nun das hOchst MerkwO.rdige, dass jede Erfahrung eme doppelte philnomenologische Reduktion zulisst, einmal diejenige, die sie selbst zum reinen tmmanenten Schauen bringt, und das andere Mal diejenige, die an ihrem intentionaIen Inhalt und Objekt geUbt wird» (INT I, p. 178, corsivo mio).
80
Unicità e relazione
ficata, ciò che viene sospeso è il valore posizionale (Setzung) dell'esperienza stessa, la sua validità noematica, ma non la fede (Glaube) intima e soggettiva che vi è implicita. 97 TI trascendentale-soggettivo passato rimane pur sempre un trascendentale-soggettivo e l'evidenza appare nella riflessione nel suo aspetto intemporale: i frammenti di evidenza sparsi nel flusso di coscienza, pur ottenuti con la riflessione in momenti diversi, restano sempre validi e mostrano modalità diverse dell'unica presenza a sé, tipica della soggettività trascendentale. Sulla stess~ strada che aveva aperto la regione della coscienza assoluta, esclUSIva e apparentemente solipsistica, la doppia riduzione ci a~testa dunque ~o~tepli~i ~~i della soggettività. L'epoché esercitata npe~~t~en~e SUI ncordi Cl da soggettività che coincidono ultimamente nell lO lO pnrna persona. Lo stesso pensiero è espresso nelle lezioni sul tempo, a propOSIto della peculiare unità della coscienza: Nella riflessione troviamo d u n q u ' . .. . dendo (zerfiillt) in m lti f l ' e un unICO flusso, che SI dIVIde ncaunitario (Einheitlich~e 't) U~I; questa mol~p1icità ha tuttavia un carattere Noi troviamo molti fll '. ~ e consente e Implica il parlare di un flusso. USSI m quanto molte s . d" ..... cominciano e finiscono Ma 11' . ene l Impressiom ongmane . in quanto la legge della' trasfo OVllU~O una forma connettiva (verbindende), Non-ancora a Ora non ha luogrmazllOne da Ora a Non-più e d'altra parte da l ' ma plU . ttosto sussiste qualcosa come uo so~o separatamente per tuttI. fUSSI, generale nella modalità del flus~~.9~rma comune dell'Ora, un'uguaglianza
La coscienza vivente si rinnova in o . . . . gm momento temporale, SI nfonda in ogni "ora" e al Contem ' flusso dellaPOtem SI prOlunga ' . . nel vamente umtarto . , co~ uno stI'1e compl e~sIporalità. TI ncordo e l'aspettatIva ;::97;---;E:::;:in:=-;l~ei::tu=n-g-:-in-d::ie-=Ph:-:i:-lo-so-p-h-ie-è-il-ti-'to-I--:---;-
~riburg~ nel semestre invernale 1922/~3~ un Clclo.di lezioni tenute da Husserl a sistematica che domina il lavoro di H ' esse continuano il progetto di un'opera USserl per tutti' l' titu' '1' cos Ife l nnnovamento della ri g l anni '20. Questa doveva ~~ione di I~en. I,.e il suo miglio=~::rtata a te~e nel 1913 con la pubblitiCltà: lezlOn~ SI sviluppano da un lato~ sens? di una più stringente sistemalondmesl ~pu~b.cate nello stesso volume) teme nelaborazione delle Conferenze ponendOSI ~sphcltamente COme una "critic~" nute da HUsserl nel 1922; dalI' altro, fic~. esse s~ p~ntan~ co~e introdUZione della c~n~s~enza scientifica e filosodeltneano l OnlZOnte m CUI si coli e nuovo lIlIZìo della ti l' e (Cfr Hus rl E E'-I. OC8no le lezioni diE enomenoogla . se ., t·_itung in die Philoso ' rste Philosophie (1923/24). Bemdt Goossens, Hua XXXv. Klu phle. Vorlesungen 1922/23 hr Hua X, pp. 76-7. ,wer, DordrechtIBostonfLo d 200' sg. v0)n n on 2, p. lO 1 .
u:
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Il solus ipse: condizione della fenomenologia dell'intersoggettività
81
attestano delle "trascendenze nell'immanenza".99 Le soggettività date dall'Einfohlung, invece, non arrivano a questa forma di omogeneità primaria, non si portano a coincidenza, sono trascendenze in senso proprio, irriducibili. Esse aprono il campo dell'intersoggettività. Husserl indica la descrizione dei fenomeni dati attraverso la riflessione operata all'interno della presentificazione come Fundamentalstiick (componente fondamentale) di tutta la fenomenologiaYJO Tale autovalutazione converge con l'impostazione che indica la teoria dell'intersoggettività come snodo interno e centrale della filosofia fenomenologica: in entrambi i casi si tratta di ottenere un'interpretazione non solipsistica, non esclusiva della coscienza, ossia di mediare tra l'istanza dell'evidenza assoluta dell'autodatità e l'aderenza alle cose stesse, alla loro radicale pluralità. L'analisi dei Grundprobleme procede su questa via argomentativa mostrando, nel quinto e sesto capitolo, i singoli passaggi che portano dall'unità della coscienza alla sua pluralizzazione. Come si vede nella prima riduzione, esercitata sulla base della riflessione naturale, il flusso dell'esperienza è tenuto insieme da connessioni motivazionali che ~anno il carattere della possibilità, ma della possibilità motivata, osSIa strutturata, coerente. Tali motivazioni tengono insieme i contenuti dell'esperienza in modo tale che essi formino l'unità della natura; il loro vincolo interessa però anche l'insieme dell'esperienza come vissuto di coscienza: di fronte all'unità della natura, ed indiziata attraverso questa, si delinea dunque l'unità della coscienza. Questa si basa su una legge assolutamente evidente secondo cui due vissuti, pur dotati di un alo~e, di una corte temporale (zeitlicher Hoj) differente, tendono tuttaVIa ad unirsi per formare un vissuto unitario, una temporalità unica. Que~t'ultimo è «l'unico principio decisivo che costituisce l'unità della COsCIenza». 101 La visione dell'unità della coscienza come interrelazione dei suoi atti intenzionali, come trama immanente dei suoi vissuti, potrebbe far pensare che qui Husserl sia ancora fermo alla tesi dei vissuti privi di ~l~zzazione egologica presentata nelle Ricerche logiche, o alla distinzIone di intenzionalità trasversali e longitudinali che fondava, nelle
------~~-------------------------~ INT I, p. 163. 101 Cfr.
IN! I: p. 178.
.
.
~ emZlg entscheidende Prinzip, das die Einheit des Bewusstsems konstrUIeTt» l,p. 186).
82
Unicità e relazione
lezioni sul tempo, l'unità del flusso di coscienza senza nominare l'io. Ma nel 1910 la prospettiva della fenomenologia si è fatta più complessa e la visione dell'ordito della coscienza non esclude, anzi richiama l'individuazione propria di un io: il principio dell'unità del Bewusstsein è decisivo in quanto «decide se più cogitationes appartengano all'unità di un io fenomenologico». 102 Ultimamente, l'unità della coscienza e la sua individuazione consistono nell'appartenenza ad un io fenomenologico, a un soggetto fungente, e la coerenza interna dei vissuti ha senso solo nel riferimento ad una soggettività da cui essi promanano. La tendenza all'unità dei vissuti propri di un'unica coscienza può essere ~essa. a ~ema solo mediante la doppia riduzione esercitata sulle presentificazlODl: essa.ci restituisce infatti i ricordi propri e le esperienze es~anee non s~mphcemente come datità di secondo grado, ma nella loro lOterconnesslone motivazionale nella l d' . t' ap . , oro essenza I VISSU 1 partenenti coerentemente ad un flusso di coscienza determinato e altro da me. Nella seconda riduzione si mostra ch t tt'" . h TII' . .. '. e u 11 ViSSUtI, anc eque lO CUi IO non agISCO. lO prima persona, riportano tuttavia un indice di appartenenza ad un lO sono di al . qu cuno, ed eSIgono dunque un' espe. . ' nenza empatIca. Ora cosa distingue i mi" . tr' d ei VISSUti da quelli · l .dell'estraneo?. Qui Husser lO o uce una chiara differ " ren) della vita interna d TI'al en~Ia~lone tra Il venire a sapere (erfahe latro e Il vlverla in pnrna . per~ona (erleben ).. «Quando io empatizzo con rab" b'lato, mlOImamente, '. bla di un Tu non sono tanto poco quanto . IO stesso .arrabs~no arrabbIato quando unmagino una rabbia o sempl' . di vissuti non attuali o nonIcemente pro ri si me ne. ncordo». 103 Nell' espenenza d~anbene sempre una certa distanza, una mancanza di Partecipaz~ miliarità. HusserI aggiunge ~~etti~etta, che tuttavia presenta una f~ ficazione della rabbia che ~om a «naturalmente questa è una modlrimemorante dell'impressione»~04 e le è affine come la riproduzione In questo testo HusserI tende an . una modalità riproduttiva affi ~ra a descnvere l' Einjùhlung come ne a rappreSentazione o all' immagi,
mi
~10~2~rnT~I~,p~.~18~6-.----------________ 103 «Wenn ich dem Du einen Zorn'
.
d~ten. sowe~g ich ZOrnig bin~=~~ bin ~ch ~cht seIbst Zomig, nicht im min-
semer b.loss. ennnere ,. (INT I, p. 188) h nur emen Zom phantasiere oder mich . 104 «NaUirlich 1St es eine Modiiìkati wie die wien-,.;~___ .;' n""::'r:..~ Zornes, die als solch ihm d .t ----UlIII:IDQe "-e..•...........uon der 1m. e verwan t IS Pfesslon» (INT I, p. 188 n.).
Il solus ipse: condizione della fenomenologia dell 'intersoggettività
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nazione come presentificazione di un'immagine. Il tono è qui però già abbastanza indeciso per ciò che riguarda tale analogia, poiché si avverte che essa ridurrebbe l'altro a mera immagine (Bi/cl) dell'io. In altri testi il ruolo dell'immaginazione e della fantasia nell'esperienza dell'estraneo si svilupperà in maniera ben più complessa. L'acquisizione determinante di questo testo è però. quella che Husserl esprime in maniera decisa formulando un'ulteriore "legge" fenomenologica che fa da pendant alla legge fondamentale della costituzione della coscienza annunciata prima: Ora vale però la legge che, per principio, un dato sentito empaticamente e il pertinente esperire empatizzante stesso non possono appartenere allo stesso flusso di coscienza, dunque allo stesso io fenomenologico. Nessun canale conduce dal flusso sentito empaticamente a quel flusso a cui appartiene l' empatizzare stesso. 105
L'elemento straordinario di questa legge consiste nella constatazione del fatto che all' interno della coscienza può attestarsi un elemento estraneo, ossia un nesso di vissuti inconsueto non soltanto per la propria origine sconosciuta, ma anche perché mantiene la propria estraneità anche dopo essere stato in qualche modo accolto nella coscienza: la coscienza è dunque capace di produrre un' appartenenza (Zugehorigkeit) che non toglie l'estraneità, un possesso che non pone l'identità. L'individuazione dell'io viene qui fatta giocare contro l'identità, nel registro della differenza: per un verso questa indica la c~pacità e la tendenza dell'io a definire i propri confini identitari, ma Stmultaneamente questo stesso processo, indicando alcune possibilità come proprie, lascia le altre al dominio di altri, disponibili ad altre forze autorealizzantesi. Una coscienza non può fare da sfondo, da contenitore (Umgebung) ad un'altra; sebbene le due coscienze condividano un "adesso" nel tempo oggettivo, esse non possono stabilire una continuità tra le loro temporalità immanenti: l'altro si trova nello stesso tempo oggettivo, ma
----------------------------------105 «N~.gilt ~ber das Gesetz, dass prinzipiell ein eingefiihltes Da~ und das zugehonge einfUhIende Erfahren selbst nicht demselben Bewusstsemsstrom, also demseIben phanomenologischen Ich angeMren konnen. Von dem eingefi1~ten Sfrotn fU1ut kein Kanal in denjenigen Strom, dem das EinfiIh1en selbst zugehOrt» (INT I, p. 189).
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Unicità e relazione
in un diverso tempo vissuto, In questo modo egli si sottrae al potere unificatorio della prima legge della coscienza, Nelle lezioni del 1910/11 Husserl giunge dunque a esplicitare in maniera sintetica le due istanze centrali della sua filosofia: un'istanza di inclusione, di sintesi universale nell'immanenza della coscienza, per cui tutto ciò che vi entra come vissuto ,si ~o~de in un'u~ità articolata, e l'opposta istanza di esclusione che delImIta Il campo dI tutto ciò che è trascendente, L~ riduzione, sotto il cui segno si sviluppano queste analisi, si mostra funZI~nale ad entrambe le esigenze e mostra qui il suo duplice volto di Enth,u~lung (a~~rtura ~ svelamento) e di Einschriinkung (limitazione, r~StriZlOn,e), ,L munagme finale dei Grundprobleme dà conto proprio di tale comcl?e,nza ~~ coesistenza e separazione: la riduzione ci ha dato «una molteplICità dI IO fenomenologici, di monadi chiuse coordinate tra loro attravers? legislazioni unitarie»106, Il guadagno finale delle analisi d' h h' m' fenomenologIche è dunque una pluralI'tà d' 1 mona I c e sono c lUse sé , defi DI'te attorno ad un io no " , , n plU meramente empmco, ma fenome, 107 ?°trlOgI~O ,e n~llo stesso tempo sono coordinate le une con le altre, m ecclate non m maniera tri' , , es nseca ma secondo le loro leggi interne, a przOTl. I Grundprobleme costituis 11" liana tutt'altro ch ' cono ~ mterno della produzione hussertosto molti testi s:c~:se~~n~ento ~solato, ,Ad essi si riallacciano piut: da Husserl in relazio SI~ e m Partlc~lare I materiali preparatori scrittI il 1920 e il 1922 ch ne prog~tto di Opera sistematica concepito tra e, come abbIamo 't ' , d' Einleitung in die Philosophie del I VIS o, SI prolunga, nelle lezionI l in testi e appendici consente a K~~2/~3, L~ ~trutturazlOne del ~olume 1921 in cui viene esplicitata I d ' di antIcIpare un manoscntto del zione: «Io ho dopo [la n'duz' a ]oPPla e paradossale portata della riduIone una pur ' , anche del mio ego con l'altro e o c a, c~nnesslOne nel mIO ego, ma g he fil nrnane come essente, come 106 «[ ... ] Eine Vielheit von phan"ome l ' be·tli be r_.~". no oglschen I h . l c "~I.LIlChkelten miteinander k ..c, Von abgeschlossenen durch em107 Il fatto che Husserl SOttolin . I oordinierten Monadell» (INT I 192) l ade . el a natura ti , p. . a mon SI polarizza indica come il enomenologica dell'io attorno al quale sso di individuazione di cui l'io steso so è .frutto e prinCipio ecceda l'indi Le mantengono la data dalla differenza dei .1' epoché sulle proprie e individuazione anche " - di -....ustic e fiSI'co-naturali. Benché tra parentes' l" lOca ....... UVII .enga annullata 1 e 10 fen--..-l . o strutta dall' hé consapevolezza delIa--~""'"? oglco attesta un' cede epoc, essa è messa &oggettività rispetto al ec nza delle funzioni e della SUo sostrato corporeo.
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non escluso» 108, La presenza dell'altro, per quanto mediata, non si lascia escludere, esattamente come la mia soggettività propria, In questa fase dell' elaborazione, Husserl si dispone alI' acquisizione dell' io puro come polo di un infinito flusso di Erlebnisse, indice di una differenza individuale che richiama le infinite soggettività possibili, La via percorsa dai Grundprobleme si prolunga e trova conferma nei materiali preparatori del primo libro di Ideen in cui Husserl scrive: Sussiste sempre di nuovo la possibilità ideale di oggettivare ogni atto vivente e con esso il suo soggetto, sebbene sia appunto da considerare che l' «io puro» propriamente è solo una forma di identità degli atti viventi, si intende una direzione verso gli oggetti o una controdirezione dell'affezione dagli oggetti, ed entrambe si incontrano, come anche diverse affezioni e azioni: punto d'incrocio ideale. 109 L'io puro, come punto di incrocio delle due direzioni fondamentali della vita attiva e passiva, emerge grazie alla possibilità di riflettere sugli atti della coscienza, di metterli a tema, e si presenta originariamente COme la loro forma di identità: è la forma d'essere dei "contenuti" della Coscienza110, Si tratta di un io che si distingue dalla soggettività empirica poiché il suo carattere ideale gli consente di svolgere la propria funzione individuante, senza dover coincidere con le coordinate spaziotemporali che pure provvedono ad urla fondamentale individuazione attraverso la localizzazione, , Tale distinzione diventa più chiara in un testo del 1914, che pone una differenza esplicita tra un «io come io puro, come soggetto del cogito, 108 «Ich habe danach also einen reinen Zusammenhang in meinem ego, aber auch meines ego mit dem anderen ego, das mir als seiend verbleibt, als nicht ausgeschaltet» (INT I, p. 232). 109 «Die ideale Moglichkeit besteht immer wieder, jeden lebendigen Akt zu objektiv~eren und mit ihm sein Subjekt, wobei eben zu bedenken ist, dass das "reine Ich" elgentlich nur eine Identitiitsfonn der lebendigen Akte ist, eine Richtung gegen O~jekte hin oder eine Gegenrichtung der Affektion von den Objekten ?US ist beZelchnet, und beide treffen zusammen wie auch verschiedene Affektionen und ~onen: ideelIer Schnittpunkt» (INT p. 246), . . 110 Gianna Gigliotti mostra come anche in Husserl, come in Kant, la fonna SIa nella sua funzione attiva di dare fonna, di istituire relazioni, e sottolinea la nlevanza in questo quadro delle funzioni della sintesi passiva (Gigliotti G., Materia e !onru;, della legge morale nell'interpretazione husserliana delformalismo di K~nt ~ Centi B, e Gigliotti G. (a cura di), Fenomenologia della ragionpratica, L'etICa di Edmund Busserl, Bibliopolis, Napoli 2004, pp. 18-19),
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come io attivo, come dirigentesi, tendente, volente in riferimento al flusso di vissuti»l11 e un io prospettico, sbilanciato verso il mondo e caratterizzato dalla propria disposizione ad esperire le cose a partire da un qui spaziale. Nello sforzo di chiarire la diversità strutturale dell'io trascendentale rispetto a quello empirico viene ripresa la sua interpretazione formale: «L'io puro esprime una forma del flusso di coscienza, ovvero qualcosa che cambia continuamente e in mille modi nel vivere e una fonna sempre di nuovo possibile, ovvero una forma dell'intenzionalità»ll2. L'accentuazione della sua natura formale non implica tuttavia l'astrattezza dell'io: la sua struttura centrale viene piuttosto riallacciata alle radici fungenti del vivere e dell'esperire. Esso costituisce infatti la forma permanente-fluente della corrente della coscienza; il senso del suo essere forma è da attingersi sempre alla sua struttura intenzionale, dinamica, tale per cui l'io emerge dal flusso dei vissuti e simultaneamente lo modifica, si lascia modificare e moltiplicare "in mille modi". Come Husserl precisa, l'io non è un vissuto non vi è un vissuto che abbi~ co~e ~rop?O n~ema specifico l'essere ~oggetto, ma l'intero intre~clO ~eI VISSUtI SUbIsce la forma della soggettività e la esprime, ossia la nlancla nuovamente nelle mille forme dell'aver . L" n e' . COSCIenza. lO no nella coscIenza come lo sono le cogitatz'ones e 'al dI' . , ppure non e qu cosa esterno o astratto nspetto ad essa1l3 • esso è l ' d'al . . un po o In 1 ettIca costan111 «Ich als reines Ich, als Subjekt des' ". strebend, wollend bezogen auf den ~~~~' als tatiges ich, als sich richtend, als 112 «Das reine Ich driickt eine Form aus d sstro~ » (INT I, p. 247). dig und tausendfach Wechselnd . ~~lebrusstro~es, und zwar etwas bestiinFonn, und zwar eine FOrnI der ~~~ ~~n, und eme immer wieder mogliche 113 Nella Quinta ricerca logica l'asm:n ono tab> I, p. 248). ., interpretata in senso radical e~a che .SUSSISte tra l'io e i suoi vissutI e è impostato in modo tale damepn.te·lan~-eg~loglco: qui il rapporto di fondazione nVI eglare I v· ti· . ~~su ~tenzionali. L'io può infattI svolgere la sua funzione peculiare di l "il riferimento intenzionale cosciente~ o de~ mtenz~onalità, ossia può realizzare ri~o, e ~unque in .certo senso dipenden%=n,?ggetti" .soltanto se l~ si vede in~e di COSCI~nza [CUI) appartengono anch .a .CO~p.agme complessiva dell'UDIta corpo ViVO, come persona spiritual e qU<:1 ~IS~?ti m~nziona1i in cui l'io come l:uomo) è l'oggetto intenzionale" ; ~tiUIndi l mtero IO-soggetto empirico (io, l essenza Stessa dell'io prima an h ,Led., p. 361). I vissuti costituiscono cora di una fase del1'el~razioneC?ra c. e la s?a manifestazione. Si tratta qui anall'empiricità. È Husserl stesso a:: CUI non SI è sUperata la visione dell'io legata «nel frattempo ho appreso a sco .n:un~~tare, nella seconda edizione dell'opera, C?nf~dere, neu'a!fetratnento ~I~~' ovv~ro ho ~ppreso a non lasciarmi ZlODl della metafiSICa dell'io. (V LU ' daI timore di cadere nelle degenera,n?ta 11).
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te con il flusso, e ripropone così la visione del mondo che si struttura costantemente attraverso la dialettica pennanente del Kern con i suoi orizzonti. La coscienza è "il medium in cui vive l'io, è il medium della sua partecipazione attiva e passiva"1l4: si tratta di un essenziale riferimento reciproco (Aufeinanderbezogenheit) o coapparteneneza (Zusammengehorigkeit) che non si riduce al rapporto tra parti e tutto, ma passa attraverso il livello della potenzialità reciproca. L'io è il principio desto (wach) della coscienza1I5 • In un testo più tardo (1930-31) la dialettica io-coscienza viene esplicitata nei termini del rapporto tra un io trascendentale apodittico, "struttura invariante"116 , che definisce ciò che è possibile e ciò che è escluso dalle possibilità dell'io, e i margini di ignoto che sono inclusi dall'io stesso. L'io trascendentale sa apoditticamente di sé come io, ossia ha coscienza del proprio nucleo centrale vuoto "malgrado l'ignoto"l17, ossia nonostante l'oscurità, !'incertezza che lo avvolge, tanto che Husserl può chiedersi «Quanto si estende la struttura definita inclusa dall' apoditticità?» 118. Tra l'io e i suoi Erlebnisse, così come tra il mondo e i suoi orizzonti, non ha luogo però una dialettica volta alla sintesi, ma una dialettica della Auslegung, dell'esplicitazione reciproca, dell' allestimento reciproco delle condizioni di possibilità per la propria esplicazione. In quanto si tratta di una dialettica che interessa le condizioni di possibilità, o meglio, che trasfonna attivamente l'io e il mondo in ~ondizioni di possibilità e di sensatezza reciproche, si può forse parlare In questo caso veramente di una dialettica trascendentale. Ciò che viene esplicitato nel farsi umano del mondo e farsi concreto dell'io è non il Contenuto di entrambi, ma la loro struttura ultima di senso. Ciò implica il fatto che, sebbene l'io costituisca da una parte una struttura definita e in certo senso chiusa e dall'altra una fonte di individuazione e di definizione per il mond~ circostante, esso è in sé sempre un sistema aperto, in divenire. L'individuazione è un processo mai CO~piuto e sempre rinnovantesi, esattamente come l'intersoggettività: nel GrUndprobleme, in particolare, il divenire io e il divenire nella co-
------~~~----------------------~~~ INT n, p. 45. 116
117
g;.lNT n, p. 46. III, p. 151.
118 «Tf?tz d~r U?bekanntheit» (lNT m, p. 150). . ". «Wle Welt relcht nun die definite Struktur, die von der ApodiktiZltlit umschlossene?» (lNTm, p. 151).