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SOMMARIO
RINGRAZIAMENTI L'Editore ringrazia per la collaborazione prestata: Marcel Kroenlein e Henri Gariazzo del Jardin Exotique di Monaco (Principato di Monaco) ; il Garden Club di Monaco (Principato di Monaco); Sandro Colombo, Ospedaletti (Imperia); Elio Mengarelli, Laigueglia (Savona) ; Delrue, Menton-Garavan (Francia) .
LEGENDA DEI SIMBOLI
pagina 6
AVVERTENZA
pagina 7
INTRODUZIONE
pagina 9
© 1985 Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., Milano
Creazione Libri Illustrati
III edizione: gennaio 1991
Capo redattore : Fabrizio Tolu
Redazione: Mario Bissoli
Impaginazione: Giulio Bedoni , Carlo Canetti
Simboli: Giorgio Seppi
Segretaria di Redazione: Adalisa De Gobbi
SCHEDE DELLE CACTACEE INDICE DEI PRINCIPALI AUTORI
pagina 371
ISBN 88-04-25382-7
GLOSSARIO
pagina 376
BIBLIOGRAFIA
pagina 379
INDICE ANALITICO
pagina 380
Finito di stampare nel mese di gennaio 1991
presso le Artes Graficas Toledo, S.A.
Printed in Spain
D.L.TO:2 130-1990
schede 1-301
LEGENDA DEI SIMBOLI
Temperature minime per piante adulte in coltivazione
Portamento (per ciascun sottogenere o sottotribù è raffigurata la forma più frequente)
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Tribù PERESKIEAE
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9<'-12"
Luogo di origine
Tribù OPUNTIEAE
Platyopuntia
Cylindropuntia
Tephrocactus AVVERTENZA
Tribù CEREEAE
Cereanae
Echinocactanae
Epiphyllanae
Cactanae
Coryphanthanae
~ Rhipsalidanae
Secondo il Codice Internazionale per la Nomenclatura Botanica, il nome scientifi co di ogni pianta deve essere accompagnato da quello dell'autore che l'ha attribuito per primo posteriormente al 1753, anno di pubblicazione dell'opera "Species plantarum", di Linneo, che stabi liva il sistema binomio. Il nome (o l'abbreviazione del nome) che segue il binomio genere + specie, e quello dell'autore che ha classificato la specie, mentre il nome dell'autore del genere si usa soltanto se questo viene citato isolato o come puntualizzazione in lavori scientifici. A volte accade che un botanico abbia assegnato il nome a una specie che, in seguito a revisione, viene spostata a un altro genere nuovo diverso da quello preesistente in base a differenze botaniche accertate. In tal caso il nome della specie rimane quello già dato, mentre il nome dell'autore che ha effettuato la nuova classificazione segue quello del primo che ha adotato il nome stesso e che rimane ma messo fra parentesi. Per esempio, Britton e Rose avevano stabilito il genere Neomammillaria , che ritenevano diverso da Mammillaria descritto da Haworth, e in esso avevano denominato una specie lanata. In seguito, il genere Neomammillaria venne abolito perché si ritenne che le differenze non fossero cosi significative da giustificarne la creazione, e i vari botnici studiarono nuovamente le specie per fornire un'esatta attribuzione. La pianta, che era inizialmente Neomammillaria lanata Britt, et Rose , divenne cOsì Mammillaria lanata (Britt. et Rose) Orcutt, Vi sono, naturalmente, parecchie altre regole che è inutile specificare in questa sede: si è accennato alla precedente perché è la più comune per le Cactaceae, dati gli studi sempre più accurati sviluppati nel tempo . Fondamentale rimane comunque il fatto che, se per caso uno studioso successivo l'ha denominata diversamente, quello ritenuto valido è sempre il primo nome per "diritto di priorità", e quello o quelli dati in seguito sono considerati semplici sinonimi.
Le quattro principali categorie di Cactaceae: Pereskia aculeata varietà. godseHian a, in alto a sinistra; Opuntia diademata varietà ine rm is, a destra; Mammillaria grac ilis, in basso a sinistra; Rhipsalis micrantha, a destra.
LE CACTACEAE È stato detto più volte che per i cactus non esistono i mezzi termini: o si adorano o si odiano, e l'asserzione potrebbe sembrare abbastanza esatta se si considera da un lato il fatto che moltissima gente li trova scarni e repulsivi a causa delle spine, e dall'altro che nel mondo esistono moltissime associazioni di amatori di soli cactus: nella Nuova Galles del Sud come a Vienna, a Praga, a Tokyo, a Mosca, a Zurigo e, naturalmente, a Città del Messico. In realtà il fascino dei cactus è misterioso come le loro origini, multiforme come le piante stesse, e si intensifica man mano che si approfondisce la loro conoscenza. La più vasta famiglia di piante succulente, con oltre 2000 specie, è considerata, nella sistematica, notevolmente antica. Infatti , per quanto delle piante grasse rimangano pochissimi fossili che ci parlino della loro storia, ne è stato ritrovato uno di una strana pianta, molto simile a una moderna Consolea, negli Stati Uniti, nelt'Utah, nei terreni risalenti all'Eocene e datati approssimativamente tra i 50 e i 35 milioni di anni fa. Questa pianta, che è stata denominata Eopuntia, è l'unica traccia che ci permette di risalire a un'epoca precedente le quattro grandi glaciazioni, che videro la comparsa e l'evoluzione dell'uomo, e ci pone il grande interrogativo di quali siano stati i rivolgimenti della crosta terrestre che hanno determinato adattamenti cosi diversi in piante che hanno mantenuto inalterati i caratteri botanici. Facendo un balzo e giungendo a una data che ci sembra quasi insignificante rispetto alle precedenti, sappia mo che fra i 35 mila e i 10 mila anni fa l'America settentrionale era unita all'Asia da un istmo esistente al posto di quello che . oggi è lo stretto di Bering - un ponte terrestre, come lo chiamano i geografi, che si stringeva e si allargava a seconda che i periodi glaciali cedevano il posto a un clima più dolce - e che attraverso questo ponte scesero, nella vallata scavata fra i ghiacci verso sud , animali e uomini. I fossili dei primi e gli insediamenti più antichi dei seconqi, risalenti a 15 mila anni fa, sono stati ritrovati nel Nuovo Messico. E forse attraverso lo stesso ponte che giunsero nuove forme di Cactaceae dall'Asia, che poi dovettero adattarsi al sopraggiunto clima arido che conservò i tronchi della foresta pietrificata? O forse giunsero dall'Africa attraverso la mitica Atlantide nei climi caldi di quella che oggi è l'America tropicale, adattandosi in seguito a divenire piante del deserto? Non ci sono risposte a domande del genere: i botanici hanno adottato una classificazione che , oltre che delle affinità dei vari generi, tiene conto anche dei presumibili sviluppi temporali. Questa classificazione comprende quattro categorie: 1) piante che presentano ancora foglie malgrado i caratteri specifici della famiglia ; 2) piante che presentano foglie, ma che quasi sempre le perdono rapidamente ; 3) piante con foglie rudimentali ridotte a scaglie o su cui le foglie non si presentano affatto; 4) piante con fusti in apparenza simili a foglie (cladodi), epifite o semiepifite. Tuttavia non è detto, in realtà, che la sequenza, per ragionevole che sia (partendo dal presupposto che nelle altre famiglie le forme
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succulente perdono le foglie in conseguenza di adattamenti ai climi
aridi) , per i cactus sia avvenuta proprio cosi , o che piuttosto non vi
sia stata una contemporanea adattabilità a climi diversi. Il fatto è che
rimane sempre il mistero del come e perché in una famiglia che
compare esclusivamente nelle Americhe vi sia una specie del geriere
Rhipsa/is che si ritrova spontanea nell' Africa equatoriale, nel Madaga
scar, nelle isole Mascarene e a Ceylon. La supposizione che si tratti
di piante introdotte non è molto convincente perché, se è vero che
ciò è accaduto per moltissime piante tropicali, si è sempre trattato di
piante ornamentali o di importanza economica, e non si capisce chi
abbia potuto introdurre delle epifite sugli alberi delle foreste tropicali
né, se per caso fossero sfuggite alla coltivazione, perché proprio in
quei determinati posti , che formano quasi una fascia verso l'Asia o,
al contrario , dalle foreste asiatiche verso l'Africa . Comunque, per
una descrizione dell'intera famiglia , non si può prescindere da una
suddivisione dei diversi tipi .
Tutte le Cactaceae sono xerofite, nella più estesa accezione del
termine, tendendo soprattutto alla riduzione della superficie soggetta
alla traspirazione e all'accumulo d'acqua nei tessuti.
Tutte le componenti della famiglia hanno poi una caratteristica assolu
tamente particolare che le distingue da ogni altra per quanto riguarda
l'emissione di parti vegetative secondarie: quale che sia la forma della
pianta e in qualsiasi posizione esse possano essere poste, esistono
delle formazioni, che prendono il nome di areole e sostituiscono i
normali nodi delle altre piante, sulle quali si formano le gemme, che
danno luogo a foglie o fiori, e dove, alla base delle foglie, munite o
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Nel genere Euphorbìa le spine fanno parte dei tessuli legnosi o suberificali, che sono lesi quando esse vengono distaccale.
no di appendici, dette stipole, si forma una seconda gemma, che darà luogo a nuovi rami. Sulle areole si formano peluria, spine, aculei , setole, che prendono il posto di tutti gli elementi normali: la peluria e le setole sostituiscono le piccole squame protettive della normale gemma ; le spine sono stipole o foglie modificate; i nuovi rami, essendo costituiti da segmenti congiunti alla base da un ristretto nodo, prendo no il nome di articoli. Dato che l'intera superficie dell'areola sostituisce l'insieme del nodo, le gemme a fiore sono superiori a quelle con le spine e generalmente vi coesistono, ma in alcune specie le areole fiorifere sono differenti dalle altre e in parecchi generi sono più o meno distanziate. Questo insieme di organi ha anche un'altra particolarità : mentre, per esempio, se si stacca una spina di Euphorbia i tessuti vengono lesi, dato che essa ne fa parte, nei cactus le spine sono produzioni superficiali non connesse con i tessuti sottostanti (non molto diversamente da quanto accade nelle rose). Come si è detto, l'areola è un carattere comune a tutta la famiglia; per quanto riguarda la morfologia delle varie parti, occorre invece fare delle distinzioni a seconda dei tipi. Le radici possono essere abbastanza superficiali, pur estendendosi molto in ampiezza, oppure fittonanti, a volte rigonfie a forma di carota, e costituiscono un accumulo di riserve. Questo accade soprattutto nei piccoli cactus di zone estremamente aride nei quali al fusto ridotto corrisponde un apparato radicale abnorme; in alcune specie tale riserva è precauzionalmente suddivisa e la radice prende una forma simile alle "zampe" di una dalia, cosi che se una parte si secca le altre possario continuare a funzionare.
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Le spine del/e Cactaceae sonp formazioni superficiali unite al/a parte epidermica dell'areola, che, per esempio, in una pianta secca s; distacca con facilità rimanendo integra con le sue spine. D'altronde vi sono molti generi inermi o con le spine sostituite da setole.
Il fusto è legnoso nel tipo a foglie persistenti e si modifica negli altri, assumendo, oltre alla funzione clorofilliana, tutti gli scambi con l'atmosfera. La sua forma può in tal caso essere cilindrica, semicilindri ca o globulare per ridurre la superficie di traspirazione; quest'ultima è anche limitata dalla presenza di spine, setole e pelosità che, quando è molto accentuata, mantiene uno strato d'aria vicino ai tessuti epidermici e nel contempo li difende sia dal freddo sia dall'incidenza dei raggi ultravioletti troppo forti. Questa forma di protezione è partico larmente vistosa nella parte superiore del fusto o al suo apice, dove i tessuti sono più delicati e dove generalmente si formano i fiori. La zona, detta cefa/io, è molto appariscente nelle forme colonnari con forte produzione di setole e peli, perché ne è densamente rivestita, ed è particolarmente vistosa nel genere Melocactus, che sviluppa una struttura speciale che sembra addirittura sovrapposta all'apice, fittamente ricoperta di peli e setole, anche colorate, tra i quali si formano le gemme fiorifere. La caratteristica forma rotondeggiante di fusti e articoli, quale che sia la loro lunghezza, permette la rotazione dei raggi solari, che colpiscono un determinato punto solo per breve tempo, e un'esposizione permanente a settentrione veramente mini ma. In moltissime specie, col tempo, la base del fusto sembra lignifica re, ma non si tratta mai di vero legno ben si di tessuti spugnosi che induriscono e fra i quali continuano a passare i vasi, protetti da una superficie che diciamo suberosa, simile infatti nella struttura assai più al sughero che a una vera corteccia. Talvolta i tessuti dei fusti concrescono in forma anomala, oppure gli articoli nascono appaiati per tutta la loro lunghezza o quasi,
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1/ fenomeno della fasciazione avviene con facilità in alcuni generi, mentre non si presenta mai in altri, ed è indipendenre dalle dimensioni della pianta, comparendo sia in CereLJS che in Rebutia. Per conservare le forme "mostruose" generalmente si ricorre all'innesto.
Schema della slruNura di una Opuntia, i cui fiori actinomorfi (regolari) hanno il pistillo formato da uno stigma stel/ato e da un lungo stilo che termina nell'avario, da cui si svilupperà il frullo che cresce nell'interno del tubo fio rale. Gli sfami hanno filamenti più corti dello stilo e numerose antere cariche di polline.
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distorcendosi, aprendosi a ventaglio o flettendosi nella crescita. Que sto fenomeno, detto fasciazione (e che appare anche in altre succu lente), dà luogo alle cosiddette "mostruosità" , molto ricercate dai collezionisti, e può avvenire per varie cause, sia fisiche che batteriolo giche, e non soltanto han è ereditario, ma può anche regredire. Generalmente le forme mostruose vengono innestate perché, tranne i casi di piante eccezionalmente forti come i Cereus, vivono precaria mente sulle loro radici o fanno reversione al tipo normale. Le foglie sono persistenti soltanto nella prima categoria, comprenden te solo il genere Pereskia, considerato una forma di transizione fra le piante normali e le xerofite; il fusto è munito di normali areole, anche molto spinose, sulle quali, nella parte inferiore, compaiono le foglie più o meno picciolate, mentre le nuove ramificazioni partono dalla loro ascella. Nella seconda categoria, rappresentata dalle Opuntieae, uno dei generi ha ancora foglie più o meno persistenti, ma negli altri esse sono di solito piccole, cadono prestissimo e non assolvono alcuna funzione assimilatrice, funzioni ormai tutte demandate al fusto. In tutti i generi, le areole sono munite di minute setole uncinate, i g/ochidi, molto fastidiosi e dolorosi perché si infilano sotto la pelle anche al solo sfiorarli; essi non compaiono in nessun altro tipo della famiglia. . Nei cactus delle altre due categorie le foglie sono rudimentali , ridotte a scaglie, spesso minutissime, o mancano completamente. Di esse rimane una espansione della base fogliare che, saldata con le altre in successioni di vario tipo, forma ciò che chiamiamo costolature o tuberco/i, e sulla quale si formano le areole. Queste appaiono spesso
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all'apice, ma in alcuni generi, in particolare in Mammillaria, fiori e articoli nascono in un'areola senza spine che appare alla base (o ascella) del tubercolo, mentre quella al suo apice rimane distaccata dalle funzioni vegetative. In altri generi, invece, esiste ancora una connessione perché: malgrado sembrino separate, le due areole sono in realtà una l'estensione dell'altra e sono connesse con una sottilissima scanalatura. In questo caso i nuovi articoli possono anche apparire all'apice del tubercolo. . I fiori sono in genere solitari e nel perianzio non vi è una netta distinzione fra calice e corolla, bensf una graduale transizione tra foglie sepaloidi e petaloidi, disposte a spirale e spesso fuse alla base o unite per formare un tubo di varia forma e lunghezza. Esse possono essere ovali, lanceolate, ottuse, acuminate, dentate e anche frasta gliate; il loro colore varia dal bianco al giallo, al rosso, al viola, ma i sepali esterni possono essere verdastri o brunastri. I fiori sono quasi sempre regolari e il perianzio è inserito all'apice dell'ovario, che è generalmente rotondo od ovale (in alcune specie diviene allungato a maturità) e quasi sempre fornito di areole, scaglie, spine o peli. Gli stami sono sempre numerosi , con lunghi filamenti, e il pistillo può assere anche più lungo, con lo stigma spesso stellato e talvolta colorato. Alcuni generi (per esempio Opuntia) hanno la caratteristica dì avere gli stami sensitivi: questi, quando sono toccati da un insetto o persino da un dito, si muovono e si richiudono sopra il pistillo, per orgersi nuovamente qualche minuto dopo . In generale, l'esperimento può essere fatto solo quando il fiore è aperto in pieno sole, dato che 'Illasi tutti i generi hanno fiori che si chiudono se il sole non vi
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I trUtti dei Careus sono bacche deiscenti con numerosissimi piccoli semi neri immersi in tessuto spugnoso, che mantiene una certa umidittl. tino alla foro completa mafurazione e che in seguito si dissecca lasciandoli cadere. La disseminazione awiene a opera degli insetti lerricoli.
I1l1tlo cl lr{Jtlnmunto llopra; essi si ch iudono persino se il cielo diviene nwolooo , per riaprirsi quando le nuvole sono passate. " frutto b, nella quasi totalità, una bacca con parecchi o molti semi , piuttosto grandi In Opunlia, ma piccoli e spesso assai minuti negli altri gOIl ~) rl. III alcuni il frutto si allunga e rimane umbilicato, con una l(;Iggora depressione, all'apice, dove il perianzio era inserito sull'avario ; In altri casi il punto d'attacco era cosi ristretto che rimane soltanto un piccolo foro sul quale permane a lungo il residuo della corolla dissec cata. La bacca è indeiscente in parecchi casi , più o meno deiscente in altri e allora i semi sono preda delle formiche che, almeno parzial mente, ne favoriscono la disseminazione . AMBIENTI NATURALI E DISTRIBUZIONE DEI CACTUS La maggiore difficoltà che il coltivatore incontra con le sue piante, quali che siano, consiste nel fornire a ciascuna di esse condizioni di vita il più possibile simili a quelle originarie. La maggior parte dei vegetali ha in realtà una capacità di adattamento che spesso ha dell'incredibile, ma il prezzo di questa duttilità è il cambiamento più o meno accentuato, ma sempre in peggio, della loro struttura e del loro aspetto. Per quanto riguarda le piante grasse - e i cactus non fanno eccezione - una maggiore o minore luminosità, un'umidità mal dosata, un periodo di riposo troppo breve o troppo lungo, si risolvono , nel migliore dei casi , in una crescita esile, mancanza di colori, perdita dei sistemi di difesa propri a ogni specie, compresi tomento e pruina, assenza di fiori e, nel peggiore dei casi , nel danneggiamento del sistema radicale e nella marcescenza dei tessuti e quindi nella morte. Alla base di molte delusioni e della morte di molte piante vi è spesso più una mancanza di informazioni geografiche o di climatologia che una carenza di cognizioni botaniche. E per questo che quando si parla di una pianta si dà sempre anche il luogo di origine in cui essa è spontanea; tuttavia non si può, per ogni pianta, scendere a particolari troppo minuziosi su tutti i fattori che contribuiscono a rendere un habitat particolare e diverso dagli altri. È bene perciò, trattandosi di una famigl ia con adattamenti assai diversi, dare, sia pur brevemente, un'occhiata generale alla distribuzione dei suoi ambienti naturali , in modo che il coltivatore possa in seguito regolarsi ariche con le scarne indicazioni della località da cui la pianta proviene fornite nelle schede. Le appartenenti alla famiglia Cactaceae sono, è vero, tutte originarie delle Americhe, tranne un'eccezione senza importanza pratica, ma il continente americano è assai vasto, si estende sino al Circolo Polare Artico, ha rilievi montuosi che determinano sistemi orografici diversi ed è influenzato da venti e correnti marine che possono provocare violenti uragani alternati a clima secco o dolce al nord e aria gelida in discesa dalle alte cime delle Ande al sud. Tra i principali adattamenti dei cactus vi è la tolleranza a periodi di siCCità; tale tolleranza è però relativa, in quanto si riferisce sempre alla quantità d'acqua contenuta nel substrato e soprattutto alla lun ghezza del periodo in cui essa ristagna. Per strano che possa sembra re, le apocalittiche alluvioni che si abbattono di tanto in tanto sul Texas, sul Colorado o i cicloni sulla Florida non provocano la strage
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di cactus che ci si potrebbe immaginare, prima di tutto perché essi crescono principalmente su rilievi assai ben drenati, e poi perché si tratta di fatti sporadici . D'altra parte l'aridità dell'aria dell'Arizona riuscirebbe fatale, in tempo piuttosto breve, agli Epiphy/lum, che hanno il loro ambiente nelle zone boscose calde e umide. Possiamo perciò , da un punto di vista puramente pratico, e non botanico, suddividere i membri della famiglia in quattro tipi (che hanno a loro volta delle varianti su cui è impossibile soffermarci) : 1) piante d'ambiente desertico o predesertico ; 2) piante d'ambiente montuoso; 3) piante d'ambiente steppico o di pr ateria; 4) piante delle foreste tropicali e subtropicali . Occorre dire subito che quello che realmente sembra avere il dono dell'ubiquità è il genere Opuntia, con le sue moltissime specie e varietà. Opuntia po/yacantha, dalle pale piatte, cresce in Canada nelle province di Alberta e della Columbia Britannica a più di 50° di latitudine, mentre Opuntia australis, dagli articoli più o meno ovali o sferici, e parecchie altre dello stesso tipo nascono in Patagonia; naturalmente, per resistere meglio, sono tutte basse e prostrate. Opuntia di differenti specie troviamo lungo le coste della Florida e della Carolina, nelle Antille, nelle isole Galàpagos e, naturalmente, in tutte le zone deserti che e sulle Ande. " genere più vasto della famiglia è quindi quello che , sia pure con forme diverse, può vivere in tre dei quattro ambienti . L'ambiente più o meno desertico, dove spesso periodi di assoluta siccità si alternano a piogge torrenziali , lo troviamo essenzialmente negli Stati Uniti sudoccidentali : un'estensione immensa che dal Monta
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Negli ambienti desertici i raggi del sole incidono pesantemente sul terreno e si riflettono solo in minima parte (qui sotto), mentre di notte (in basso). non incontrando ostacoli, il loro calore si disperde rapidamente e una piccola parte forma condensazioni di umidi/a mentre illerreno si raffredda.
na e dall'Utah, a nord, giunge al confine del Messico. In senso longitudinale va dalla California sin oltre le Montagne Rocciose, più o meno fino al limite orientale delle pendici montuose, continuando in tutto l'altopiano del Texas . In questo vastissimo territorio le condizioni climatiche sono molteplici e la vera zona desertica è relativamente ristretta rispetto alla sua grandezza: e~~ssenzialmente a ovest delle montagne, estendendosi a est attraverso di esse oltre il Lago Salato, lungo il fiume Co.lorado e il Rio Grande. Una delle zone dove i cactus desertici sono più vastamente rappresentati, tanto da divenire emblematici, è certo l'Arizona . In pratica, essa è la propaggine dell'al topiano centrale del Messico, che, deviato dalle Montagne Rocciose , si stempera a est nei Grandi Piani Occidentali; e proprio a meno di 100 km dal confine messicano, da cui è diviso, a sud, dalle montagne di Santa Rita, la cui vetta più alta è di 2900 m, si trova il Centro del Deserto, nato sotto gli auspici della Fondazione Carnegie, per lo studio e il mantenimento delle piante desertiche. Vicino alla città di Tucson , nei cui pressi vi è un villaggio dal nome rivelatore di Sahuarita (sahuaro, o saguaro, è il nome indigeno per la Carnegiea gigantea), la zona confina a est con il deserto di Gila e a nord con gli altipiani di San Francisco e del Colorado. Qui vi è l'unica.''foresta'' di Carnegiea, il gigante che può raggiungere i 15 m di altezza, con radici piuttosto superficiali che si estendono in larghezza per più di 20 m. Tutti i cactus di quest'area e di quelle affini amano il pieno sole, periodi di riposo con siccità anche assoluta nel terreno, ma vogliono essere bene innaffiati nel periodo vegetativo. Nessun cactus degli Stati Uniti può essere veramente definito come "pianta da ambiente montuoso", malgrado la sua presenza su altipiani e rilievi, trovandosi in posizione riparata dato che le Montagne Roccio se sono coperte da foreste , soprattutto di abete rosso , e la Catena Costiera ospita le favolose Sequoia. Occorre poi ricordare che nei deserti l'escursione termica fra il giorno e la notte è molto forte e provvede a una sia pur lieve umidità prodotta dal raffreddamento del terreno. Ciò è vero in particolare sugli altipiani, ed è questo un fatto che determina la sopravvivenza e anche le particolarità dei cactus e di altre succulente sul vastissimo e alto altopiano centrale del Messico, che raggiunge i 2000 m, sopporta i venti asciutti di nord-est, è caldo e assolatissimo durante le giornate estive, mentre in inverno vi può anche nevicare . Le due catene della Sierra Madre - ·Occidentale e Orientale - che lo bordano, avendo vette di 3500 m, sono infatti sfalsate, lasciando un varco verso la pianura costiera del golfo del Messico dal quale i venti penetrano nell'entroterra. Gli sparsi laghi vulcanici , il reticolo di fiumi spesso torrentizi e le acque stagionali non bastano certo a rendere meno estreme le condizioni cui le piante sono sottoposte sul suolo calcareo pietroso. La differenza di tempe ratura fra le caldissime giornate e le fredde notti provoca in tutte le succulente un rafforzamenJ,o dei tessuti di difesa o nuovi metodi per effettuarla. È cosi che troviamo Sedum ed Echeveria intensamente colorati per la pruina che si ispessisce divenendo glauca o rossastra, o cactus le cui spine divengono estremamente rigide e fortemente colorate mentre l'epidermide vira al bronzeo. Qui, soprattutto negli stati di Hidalgo e San Luis Potosi, il numero di specie appartenente alla famiglia è impressionante; vi appaiono anche
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In queste due pagine, ta distribuzione dei principali generi delle Cactaceae,
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Opuntia Wilcoxia Carnegiea Lophocereus Echinocereus Hamatocactus Ferocactus Echinocactus Coryphantha Mammillaria
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Opuntia Cephalocereus Pachycereus Lemaireocereus Wilcoxia Mammillaria Echinocereus Ariocarpus Echinofossulocactus Ferocactus Echinocactus Astrophytum Thelocactus Coryphantha
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Opuntia Trichocereus Copiapoa Neoporteria Parodia
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Opuntia
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Opuntia Leptocereus Harrisia Hytocereus Selenicereus Melocactus Pereskia
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Opuntia Trichocereus Harrisìa Cleistocactus Chamaecereus ----,,,.--...:...-----il Echinopsis Gymnocalycium Notocactus Parodia Frailea Pereskia
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i generi più strani e meno conosciuti, raramente in coltivazione dato che tra gli altri effetti del clima vi è quello della crescita lentissima o raramente accompagnata da polloni che servano alla· propagazione. Molti sono piccoli, globosi, cosi che non si può farne talee, e hanno radici fittonanti e ingrossate in modo spropositato rispetto alla parte epigea. Sono le gemme di ogni collezione, difficilissimi da reperire: i callosi e piatti Ariocarpus che quasi si interrano , confondendosi a volte col terreno; la caratteristica Leuchtenbergia che ha risolto i suoi problemi dividendo la sua superficie in lunghi tubercoli simili a foglie di Agave in modo da raccogliere al centro l'umidità notturna disponibile; l'Obregonia che, pur molto meno vistosamente, ha anch'essa i tuber coli simili a foglie; Pe/ecyphora e Aztechium dai tubercoli bizzarramen te rilevati e formati , cosi che l'umidità scorra verso il terreno, ma non cosi rapidamente come nei tipi che li hanno posti verticalmente o a spirale . Scendendo a sud del Tropico del Cancro si trova invece la foresta equatoriale, sia con piogge periodiche che costanti, che occupa tutta l'America centrale e, aggirando a est l'inizio della Cordigliera delle Ande , si estende nella Guyana per trionfare assoluta nell'immenso territorio dell'Amazzonia. Qui, come in tutte le isole delle Indie Occi dentali, vivono i cactus epifiti o semiepifiti: gli splendidi Epiphy/lum dai fiori profumati; i bizzarri appartenenti alle Rhipsa/idanae che pendono dai rami dei grandi alberi dove sono abbarbicati in piccolissi me quantità di humus, assorbendo l'umidità ambientale con le sottili, capilliformi radici, e che formano spesso frange alle grandi foglie delle felci epifite o a quelle rigide delle Brome/iaceae. Anch 'essi hanno un periodo di semiriposo in mancanza di piogge, ma l'atmosfera è sempre abbastanza umida e calda da impedire il loro disseccamento ; e anche se i loro fiori non sono certo vistosi come quelli delle coabitanti orchidee, i fusticini carnosi formano intricati, aerei cespuglietti . Ciò non toglie che nelle Indie Occidentali, nelle parti pianeggianti dei litorali esistano cactus globulari o cilindrici del tipo classico. Bisogna però considerare che splendide piante come i Me/ocactus, anche se nulla fa sospettare differenze con i cactus del deserto, godono di una temperatura minima di 18-20 DC, abbastanza costante , di un terreno perfettamente drenato, leggero e leggermente salino che richiede un sistema radicale relativamente povero e delicato - dato che non ha nulla da combattere - e che, usufruendo di una costante umidità atmosferica dovuta al mare e presente anche in mancanza di piogge, il punto più delicato dei tessuti è quello del colletto, che può marcire facilmente se il substrato intorno rimane bagnato. Se si passa nell'America meridionale si ritrovano parecchi generi presenti anche in quella settentrionale, benché con specie diverse, e primo fra tutte l'onnipresente Opuntia, le cui specie hanno però più facilmente articoli cilindrici o globosi che piatti. Qui vivono soprattutto i tipi che abbiamo chiamato "da ambiente montuoso" e "da steppa o prateria". In realtà l'America meridionale non è molto montuosa rispetto alla sua grandezza, però le Ande, che la percorrono da nord a sud lungo il Pacifico, hanno le vette più alte del mondo dopo .quelle dell'Himalaia, e anche fra di loro l'altitudine rimane notevolissima (tanto che vi è la ferrovia più alta della terra, che corre a 3600-4800 m) . Gli unici altri rilievi sono il massiccio della Guyana e l'altopiano
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del Brasile che si prolunga nell'altopiano del Mato Grosso, riunendosi poi alle pendici andine e, con le varie sierras (nella punta più orientale del continente) alla formazione a macchia detta "caatinga". È a questo nome che si riferirono Britton e Rose per farne l'anagramma Tacinga , con il quale chiamarono un genere appartenente alle Opunlieae: un cactus lianoso e poco attraente, mai coltivato, proprio di questo particolare ambiente. Sulle pendici delle Ande, quindi, giù dal Venezuela, in Ecuador, Perù, _ parte della Bolivia, Cile e Argentina occidentale troviamo i grandi cerei che si ricoprono di lana o di setole per proteggere l'epidermide dal freddo, come Espostoa e Oreocereus, oppure mantengono il fusto piuttosto basso ramificando dalla base per resistere al vento , come alcuni Trichocereus. Nei rilievi boliviani e dell'Argentina settentrionale si scende dai 3630 m di La Paz sino quasi a pianure steppiche o a praterie. Moltissime specie di cactus ben noti in coltivazione, come Rebutia, Lobivia, Parodia, C/eistocactus e Haageocereus, provengo no da questi ambienti solcati dai grandi fiumi che confluiranno poi nel Rio delle Amazzoni . Alcune Lobivia, in particolare, sono state trovate a più di 3000 m di altezza ed è quindi logico che amino il pieno sole non essendo abituate ad alcun riparo, mentre altri generi, tra cui Echinopsis, che cresce anche nelle praterie dell'Argentina centrale, preferiscono un po' d'ombra durante l'estate dato che nei luoghi originari riescono a superare la stagione asciutta lasciandosi ricoprire dall'erba secca che li protegge. Non bisogna tuttavia dimenticare ed è questa una delle grandi difficoltà nella coltivazione delle piante andine, soprattutto peruviane - che, nelle Ande, come in tutte le montagne molto alte, le vette sono fortemente assolate, ma le medie altitudini sono spesso sovrastate o addirittura ricoperte da dense nubi che hanno come effetto una forte luminosità senza però l'incidenza dei raggi solari diretti, e specialmente il fondo delle vallate non è certo bruciato dal sole come lo sono i deserti e gli altipiani dell'America settentrionale. Il sole estivo delle nostre estati è dunque spesso troppo forte e, soprattutto, troppo lungo durante l'arco della giornata, e può infliggere severe scottature a tutte quelle piante che non abbiano l'epidermide ben protetta da formazioni pelose o lanose. Anche per quelle che non preferiscono la mezz'ombra è perciò meglio una posizione estiva a sud-est, in modo da ridurre le ore di insolazione, specialmente nella coltivazione in vaso. Brasile meridionale, Paraguay, Uruguay sono la patria, sui loro rilievi montuosi , dei Cereus, molto diffusi in coltura, del fiorifero Chamaece reus, dei Gymnoca/ycium; nell'entroterra di Rio de Janeiro, nelle foreste litoranee, al riparo dai venti del nord, cresce l'ormai diffusissi mo Zygocactus insieme agli altri cactus epifiti. L'habitat dei Gymnoca /ycium è quasi di transizione tra i monti e la foresta: essi in genere preferiscono una leggera ombreggiatura e terriccio assai più ricco dei cactus desertici. L'introduzione in coltura è stata talvolta seguita da una naturalizzazio ne, dato che alcune specie di Opuntia sono divenute infestanti in Australia e che Opuntia ficus-indica, il fico d'India, fa oggi parte del paesaggio mediterraneo, area nella quale, anche se non si sono spontaneizzati , moltissimi cactus trovano delle condizioni più che congeniali alla loro crescita.
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/I foglio del.Codex Mendoza » che mostra il comprensorio della futura capitale, Tenochtil/;!m ,
e le dieci tribù che si unirono per costruirla. All'esterno rimangono i ·pueblos ".
L'aquila posata su di una Opuntia che, secondo il mito, indicò il luogo dell'odiema Città
del Messico, è ancora il simbolo della nazione e appa re sulla bandiera.
LA SCOPERTA E LA NOMENCLATURA DEI CACTUS Benché sia stato a volte affermato che il primo cactus fu portato in Europa dallo stesso Cristoforo Colombo, è soltanto nel quarto decen nio del Cinquecento che incominciamo ad avere alcune notizie preci se: è infatti nel 1535 che apparve il primo volume della " Historia de las Indias Occidentales», di Gonzalo Hernélndez de Oviedo y Valdés, dove sono raffigurati ciò che noi oggi chiameremmo un Cereus e una Opuntia. Quest'ultima, d'altronde, che è ancor oggi il simbolo del Messico, rientra nelle antiche leggende, tra le quali emerge quella secondo la quale gli Aztechi fondarono la loro capitale, Tenochtitlé.n, nel 1325, in seguito a un sogno di un loro sacerdote, dove un cactus era cresciuto da una roccia in modo tale da divenire un albero lussureggiante dove un'aquila si era posata a riposare . La leggenda è riportata particolareggiatamente da frà Diego Duran nella " Storia delle Indie della Nuova Spagna», del 1581, ma già nel " Codex Mendoza», del 1541, compilato dagli Aztechi per ordine degli spagnoli, viene raffigurato il compiersi della profezia. Un Cereus e una Opuntia possono anche vantare il fatto di essere le prime raffigurazioni colorate che si conoscano: esse sono contenute nel cosiddetto " Codex Badia nus», del 1552, scritto da un dotto indiano, Martin de la Cruz. I missionari furono naturalmente gli estensori dei migliori resoconti delle civiltà indigene, particolarmente nel Messico; essi, dovendo convertire i nativi, dovevano anche apprendere la loro lingua, il "nahué.tl ", conoscere la loro religione e le loro usanze e capire le loro antecedenti civiltà. Il più reputato fu il frate francescano Bernardino de Sahagùn , che si recò nel Messico nel 1529 e riuni tutte le notizie possibili sul paese e sui suoi abitanti raccogliendole nella sua grande opera " Historia Universal de Nueva Espana », che fu attuata in modo a dir poco insolito. Egli infatti poneva delle domande a un certo numero di nativi, che non conoscevano lo spagnolo e che rispondevano per iscritto con i segni ideografici loro familiari , e sottometteva queste risposte a dei suoi scolari del co llegio di Santa Cruz che interpretavano i segni e li traducevano in nahué.tl. Il risultato di queste "inchieste" fu poi fuso per costituire la sua opera, scritta anch'essa nella lingua del paese. Apprendendo che una pianta veniva usata per ottenere degli stati di allucinazione durante i riti religiosi, e probabi lmente ben sapendo che presso tutte le popolazioni antiche o primitive la fonte principale degli allucinogeni erano dei funghi (i messicani stessi ne usavano uno, Psilocybe mexicana) , non c'è da stupirsi che egli chiamasse questa pianta "teonanacatl ", fungo divino, tenendo pre sente anche l'evidente approssimazione dei geroglifici aztechi. Oggi sappiamo che si tratta invece di un cactus, la Lophophora williamsii, dal nome più noto di "mescal" , "mezcal", " peyotl" e altri vari a seconda delle località, ed è possibile che vi fossero compresi anche altri cactus quali gli odierni Ariocarpus, Pelecyphora, Obregonia, tutti abbastanza piccoli da poter sembrare un fungo e tutti contenenti almeno un alcaloide allucinogeno. Per curiosità possiamo aggiungere che l'uso del peyotl è formalmente proibito (in realtà è diffuso sicuramente dai primi del Settecento, e forse anche prima) anche fra le tribù amerindiane degli Stati Uniti le cui leggi hanno dovuto fare delle eccezioni per la Native American
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Un Melocact us fu una delle prime Cactaceae conosciute in Europa . Cio non deve stupire, dato che per lungo tempo le Antille furono la parte pii; accessibite ed "europeizzata" del Nuovo Mondo
e le cognizioni sulle piante ivi esistenti erano quasi nulle.
Church , una setta cristiana che conta più di 200 mila membri , fra cui circa 40 mila Navajos, il cui statuto dichiara che i fedeli hanno il diritto di usare il peyotl come sacramento durante i servizi del cu lto . Durante la seconda metà del Cinquecento, benché le notizie non siano sicure né specificate come per altre piante, un certo numero di cactus dovette arrivare in Europa, costituendo il primo nucleo di studio per gli erbari che si andavano moltiplicando. Lo stesso Oviedo, del resto , oltre a completare il manoscritto della sua " Historia », raccolse moltissime piante nel suo giardino nell'isola di Hispaniola (nome dato da Cristoforo Colombo all'odierna Haiti) e date le sue periodiche visite in Spagna, nulla appare più probabile che egli portasse in Europa campioni e notizie sui vegetali. Sappiamo che in quel periodo giunsero dal Nuovo Mondo l'Opuntia ficus-indica e un Melocactus communis, descritto e figurato da Matthias de l'O bel nel 1576 sotto il nome di Echinomelocactus, e altri , e troviamo qua e là le notizie degli sforzi per mantenerli in vita in climi cosi poco congeniali senza l'aiuto delle moderne serre . Nel 1597 fu pubblicato a Londra uno degli erbari rimasti più famosi : " The Herball or General i Historie of Plants » di John Gerard. A parte le imputazioni che gli furono mosse di aver praticamente plagiato i lavori botanici di tre grandi natura listi dei Paesi Bassi - Rembert Dodoens, Matthias de l'Obel e Charles de l'Ecluse - e di aver spacciato per proprie le tavole di Tabernaemontanus, da qualunque parte provenissero noi vi troviamo raffigurati due Cereus: "The Torch or Thorne Euphorbium" (la torcia o Euphorbia spinosa), "The Thorne Reede of Peru " (la canna spinosa del Perù) ; un Melocactus: "The
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\ Hedgehogge Thistle " (il cardo porcospino, o spinoso) e una opuntÌà,,-. "The Indian Fig Tree" (l 'albero del fico indiano). Nel Seicento gli Orti Botanici incominciarono a moltiplicarsi in tutta Europa, lo studio dei vegetali si intensificò grandemente, piante e semi incominciarono ad arrivare in numero notevole. Durante questo secolo giunsero parecchi cactus e sopravvissero relativamente bene, dato anche che era in valso l'uso della costruzione di ripari per gli agrumi (quelle che furono infatti chiamate aranciere) , anche riscaldati . Parecchie furono anche le piante nomenclate, anche se i nomi furono soltanto più tardi riproposti per un nuovo battesimo a opera di botanici postlinneani. Nel 1623 Gaspard Bauhin in "Pinax Theatri Botanici " menziona Opuntia ficus-indica e un Cereus peruvianus spinosus fructu rubro; nel 1688 John Ray cita nella sua " Historia Plantarum " , Il, un Echinomelocactos lanuginosum tubercolis spinosis, etc., che era evidentemente una Mammi/laria. Nel 1696 Pluknet descrive e figura come Phy/lanthos americana sinuosis foliis longis, etc., un Epiphy/lum e nello stesso anno un erbario di Abraham Munting, di Groninga, intitolato "Naauwkeurige Beschryving der Aardgewassen " (esatta descrizione delle piante del mondo), ci mostra una stilizzata ma fiorente e fruttificante Opuntia maior angustifolia. Ne11718, poi, Richard Bradley, il primo professore di Botanica all'Uni versità di Cambridge, pubblicò un articolo sulla coltivazione delle piante succulente, due anni dopo aver dato alle stampe una "History of Succulent Plants" , le prime 70 pagine interamente dedicate all'argo mento. Nella prima edizione del suo " Gardener's Dictionary", nel 1731 , Philip Miller enumera dodici Cereus e undici Opuntia, e nell'anno seguente Johann Jakob Dillen, meglio conosciuto come Dillenius, nei due volumi di " Hortus Elthamensis », nei quali illustrò le piante rare che Giacomo Sherard aveva nel suo giardino di Eltham, mostra come vi crescessero un Epiphy/lum, una Pereskia, una Opuntia e la Nopalea cocheni/lifera. Quando, nel 1753, Linneo pubblicò l'opera che doveva essere consi derata, da allora in poi , come la sorgente della nomenclatura botanica, e cioè "Species Plantarum" , raggruppò in un unico mazzo tutte le appartenenti alla famiglia allora conosciute sotto il nome di Cactus, termine derivato dal greco kàktos che Teofrasto e Teocrito avevano usato per una pianta spinosa non identificata , probabilmente un tipo di cardo. Egli lo ricavò dall 'abbreviazione di Echinomelocactos e usò gli altri nomi già attribuiti come indicativi della specie , e ciò nonostante che nelle opere precedenti li avesse in parte già accettati . Tuttavia ben presto , Miller, in una edizione posteriore del " Gardener's Dictionary", giudicava inadeguatb questo affastellamento e instaurava quattro generi, ponendo accanto a Cactus i tre vecchi nomi Opuntia, Cereus e Pereskia. L'etimologia del nome Opuntia, oggi cosi familiare , è un po' macchino sa. Deriva infatti da Opunte, antica città della Grecia, capitale della Locride, intorno alla quale sembra crescessero in gran quantità fichi dai frutti dolcissimi e dai quali si estraeva illatice (op6s) usato per il caglio del latte, cosi che il relativo aggettivo opuntios, di Opunte, risultava emblematico per una pianta che produceva frutti simili a fichi. È accettato il fatto che Miller abbia ripreso il nome da Joseph Pitton de Tournefort che lo usò distinguendone quattro tipi. Sta di
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Le Ande e le loro propaggini rimasero inesplorafe a lungo : le piccole Rebulìa, qui soNo, dell'Argentina seNentrionale, furono classificate da K. Schumann alla fine del secolo scorso, e il genere si arricchisce continuamente di nuove specie, che sono ora alcune decine in confronto alle cinque conosciute inizialmente.
Anche il Cile è fonte di nuove scoperte. /I genere Neoporteria, qui sotto, crea to da BriNon e Rose, aveva gia alcune specie conosciute nelFOttocento e credule PliH lo piu degH EChinocactus; negli ultimi decenni moltissime nuove specie sono state scoperte e introdoNe, e molte sono cosi recenti che rimangono ancora rare.
"
fatto comunque che, oltre agli altri precedenti, proprio nel 1656, anno della nascita di Tournefort, nel catalogo delle piante di John Tradescant che crescevano nel suo giardino a Chelsea figura un "Ficus Indicus minor, Opuntia". Qualcosa di simile accadde anche con il nome Cereus che Miller adottò dandone credito a Paul Hermann , direttore dell'Orto Botanico di Leida nella seconda metà del Seicento . In realtà, contemporanea mente a quello dato da Bauhin, il nome doveva già essere stato usato da Jacob Theodore Tabernaemontanus, nato circa il 1515 a Berg Zabern (in latino: Mons ad Tabernas, da cui derivò il suo nome) , autore di un erbariò, " Kraecherbuch .. , del quale arrivò a veder pubblicata solo la prima parte nel 1588, dato che mori nel 1590. Infatti nella seconda parte, apparsa postuma nel 1625, è illustrato un Cereus peruvianus e probabilmente l'attributo specifico, geograficamente errato, è conse guenza di quel primo doppio equivoco che si è perpetuato. Il terzo "nuovo" nome, Pereskia, Miller lo riprese da quello usato da Charles Plumier, naturalista e viaggiatore francese (1646-1706) che fu a lungo nei Caraibi e scrisse "Nova Plantarum Americanorum Genera.. , e lo attribui, nel 1703, a una sola specie. La pianta era stata già descritta nel 1696, anno della sua introduzione in Europa, ma era stata ritenuta una Portulaca. In seguito anche Linneo aveva adottato il nome, sommergendolo però poi nel "mare magnum " del suo unico genere e facendone Cactus pereskia. Il nome, comunque, è di per se stesso sbagliato, essendo stato dato in onore di Nicholas Claude Fabry de Peiresc (1580-1637), naturalista francese. Tuttavia tutti i tentativi di cambiarlo in Peireskia (von Steudel), Peirescia
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(Zuccarini) o Perescia (Lemaire) sono stati sconfitti dal Codice Interna zionale della Nomenclatura Botanica per il quale i motivi per invalidare un nome debbono essere fondatamente scientifici , e la priorità di un genere botanicamente valido dato dopo il 1753 è indiscutibile . I quattro generi di Miller dominarono la seconda metà del Settecento, e debbono indubbiamente essere stati ritenuti sufficienti per le 22 specie che William Aiton indica come coltivate a Kew, nel 1789, nella prima edizione del suo "Hortus Kewensis ... Con il " Genera plantarum secundum ordines naturalis disposita .. , il 1789 vede anche il primo tentativo di ordine naturale, effettuato da Antoine-Laurent de Jussieu, tentativo che sarà ripreso da molti altri botanici e vede inoltre per la prima volta costituita una famiglia di Cacti, che però assumerà i suoi limiti odierni soltanto nel 1799 con " Tableau du Règne Végétal .. di Etienne P. Ventenat prendendo il nome di Cactoides. La fine del secolo vide apparire la " Plantarum historia succulentarum .. del grande botanico ginevrino Augustin Pyramus De Candolle, ma quando la prima parte dell'opera ; illustrata da Pierre-Joseph Redouté , fu pubblicata nel 1799 egli aveva solo 21 anni e prima che raggiunges se la maturità, e continuasse tale lavoro fino al 1829, Adrian H. Haworth aveva nuovamente rivoluzionato la famiglia : nel 1812, infatti, comparve «Synopsis Plantarum Succulentarum » in cui Haworth man teneva i tre generi di Miller, ma aboliva completamente il Cactus linneano instaurando altri generi, fra i quali, fondamentale, quello di Mammillaria. Tuttavia l'abolizione del nome, che rimase solo com e base per quello della famiglia e come componente di quello di vari altri generi, non è, a ben pensarci, una sconfitta di Linneo; infatti, sia
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Le Rhipsalis, benché gla note a Miller e nomenclate da Gaet1ner nel 1788, non sono cerro molto conosciute in coltivazione, eppure meriterebbero una maggiore diffusione malgrado i fiori piccoli e poco vistosi. Esse, in realtà, sono quasi le uniche Cac taceae adatte per BDDar1amento.
PUfQ con la lettera minuscola e non con un preciso significato botanico, esso rim ane l' emblema di tutte le piante della famiglia stessa e, dopo ?30 anni , tutti parlano ancora di cactus, rendendo cosi un inconscio omaggio al "padre della botanica". Durante tutto l'Ottocento i viaggi (tra i quali restano fondamentali quelli di Alexander von Humboldt raccolti nella poderosa opera in 30 volumi " Voyage aux régions équinoxiales du Nouveau Continent, fait en 1799-1804,, ), le scoperte, lo studio su erbari e campioni viventi nelle collezioni si moltiplicarono. Tra i moltissimi che portarono un contributo fondamentale possiamo citare solo alcuni botanici: il princi pe di Salm-Dyck, Link, Otto, Martius, Lemaire, Riccobono, Engel mann, Karl Schumann.. . Molti di loro tentarono nuove classificazioni e nuovi sistemi naturali, ma nel complesso un tale fermento di studi portò rapidamente a una proliferazione dei generi e delle specie con scarso beneficio della chiarezza d'insieme . Certo, i viaggi di allora erano lurighissimi e rischiosi. Molte piante raccolte non sopravvivevano e molti semi davano giovani piante diverse da quelle' descritte dai viaggiatori . Dopo tutto, non doveva essere facile portare a cavallo globi irti di spine o fusti colonnari, sotto il sole e inseguiti da indios guerrieri, e i carri erano lenti e adibiti alle provviste, soprattutto di acqua. In questa confusione di nomi, che in seguito risultarono spesso non validi o furono mantenuti come siimplici sinonimi ; si accinsero a mettere ordine nel 1904 due studiosi americani : Nathaniel Lord Britton , direttore del New York Botanical Garden , e Joseph Nelson Rose, curatore della Divisione delle Piante presso il Museo Nazionale degli Stati Uniti. Avendo alle spalle un appoggio poderoso come l'Istituto Carnegie di Washington , fondato dal grande magnate dell'acciaio Andrew Carnegie, essi viaggiarono per tutta l'estensione delle due Americhe, si spinsero in Europa per visitare le collezioni dei paesi europei, consultarono erbari e archivi, si avvalsero della collaborazio ne di botanici illustri , di collezionisti e di semplici privati, e finalmente nel 1920 la Fondazione Carnegie fu in grado di pubblicare i quattro volumi di " Cactaceae" nei quali essi avevano ordinato la famiglia di videndola in tribù , sottotribù e serie, stabilendo nuovi generi ed eliminandone altri. Questa divisione è quella normalmente seguita ancor oggi , naturalmente con l'aggiunta di alcune nuove scoperte o con variazioni apportate dopo l'approvazione necessaria per l'inclusio ne nel Codice Internazionale della Nomenclatura Botanica, le cui rego le furono pubblicate per la prima volta a Jena, in Germania, ne11912 . La specificazione è necessaria perché, soprattutto negli anni prece denti e in tutti quelli seguenti la seconda guerra mondiale, numerosi botanici , specialmente tedeschi, si sono dedicati, specializzandosi , allo studio delle piante succulente e in particolare delle Cactaceae. Il più famoso fra essi è Curt Backeberg , nato nel 1894 e morto nel 1966, che in pratica rivoluzionò tutto quello che era stato il sistema seguito fino a quel momento. La sua nuova classificazione mantiene infatti i tre grandi gruppi, passati però al rango di sottofamiglie e divisi in tribù , sottotribù, gruppi e sottogruppi , riunendo le piante non soltanto a seconda della loro affinità, ma anche secondo un concetto geografi co-ambientale, creando, per ottenere tale scopo, un numero di generi spesso assai ristretti , a volte addirittura monotipici , che comunque
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sgomenta per la sua vastità. Moltissimi dei suoi generi non furono affatto accettati, altri rimangono semplicemente come sinonimi , e senza voler naturalmente discutere la validità scientifica della sua classificazione, si può soltanto dire che è particolarmente inadatta al dilettante che spesso già incontra difficoltà nell'apprendere un numero di nomi più ristretto, La cosa più interessante è che egli incomincia il gruppo dei cactus cereiformi con i generi epifiti , prime fra tutte le Rhipsalis, passando poi alle Hy/ocereanae e quindi alle Cereeae, che divide in Austrocereeae (dell'America del Sud) e Boreocereeae (dell'America del Nord), e finendo quindi con le Mammillaria, D'altron de, anche da altri autori i generi epifiti sono stati considerati come discendenti dalle Hy/ocereanae con modificazioni strutturali dovute all'habitat e, dato il mistero che circonda la loro comparsa, ogni supposizione è possibile. Com 'è ovvio, tra i generi coniati da Backeberg o da lui ripresi da altri sono spesso ritenuti validi quelli riguardanti nuove scoperte, e il collezionista incontrerà di frequente le abbreviazioni dei nomi di Albert Buining , Franz Buxbaum , Walth er Haage (che aggiornò nel 1974 il " Cactus Lexicon " di Backeberg), Frederic Knuth , Hans Krainz , Wer ner Rauh, e di molti altri, tutti nati dopo il 1900. In complesso, il mondo dei cactus ci si presenta ancora come passibile di nuove sorprese e, dato che l'interesse per queste strane piante aumenta sempre più , verrà forse il giorno in cui esse non saranno più soltanto un oggetto di curiosità, ma il simbolo di una tenace vita che resiste solitaria attraverso i secoli , e saremo grati a coloro che affrontarono disagi, pericoli e studi per mostrarcene i segreti .
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In alto: molti Echinocactus hanno polpa succosa che serve a confezionare dolci e canditi. In basso: il ben conosciuto fico d'India, naturalizzato nei paesi del Mediterraneo.
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UTILIZZAZIONE DEI CACTUS
Com'è più che logico, nelle aree decisamente inospitali che costitui scono l'habitat della maggioranza delle Cactaceae, parecchie fra di esse vengono utilizzate localmente, in un modo o nell'altro, ma nessuna delle specie della famiglia potrebbe mai essere definita "di importanza economica". Certo, dove mancano completamente gli alberi, e quindi il legno, si fa ricorso ai fusti disseccati di Cereus per sostituire, con molta meno efficacia, tavole e tronchi per la costruzione di capanne o di ripari; e dove manca l'erba, le pale di Opuntia liberate dai glochidi sono usate come foraggio. D'altronde quelle molto giovani , i cui glochidi sono facilmente raschiati via, le cosiddette "nopalitos" ("nopal " è un nome comune che si riferisce a diverse specie), nel Messico vengono mangiate fritte e nel Texas bollite. Quest'ultimo metodo fu spesso adottato dai navigatori del XVII e XVIII secolo per evitare il più possibile lo scorbuto, dato che le pale si mantenevano fresche a lungo grazie alla loro natura succulenta e costituivano un surrogato delle verdure, impossibili da conservare. Tutti conoscono i frutti dell'Opuntia ficus-indica, i fichi d'India, dato che l'Italia meridionale, e in particolare la Sicilia, è una forte produttrice dei frutti di questa pianta COSI ben naturalizzata da permettere spesso perfino l'esportazione. Ma, pur avendo senz'altro il frutto più dolce e gradevole, il fico d'India non è l'unico cactus che l'abbia edule. Parecchie altre specie di Opuntia, fra le quali Opuntia tuna, Opuntia streptacantha e Opuntia cardona sono spesso coltivate anch'esse allo stesso scopo. Nei luoghi di origine i nativi mangiano regolarmente i frutti di diversi Cereus, quelli di Hy/ocereus undatus, e le bacche bluastre di Myrtillo cactus geometrizans sono vendute nei mercati messicani con il nome di "garambullos" . Ottimi sono considerati inoltre i frutti del grande saguaro, Carnegiea gigantea; probabilmente sono abbastanza buoni da giustificare l'impresa di andarli a raccogliere a un'altezza che può superare i 10 metri! Questa maestosa pianta, che peraltro è più o meno raggiunta in altezza da alcuni Cereus sudamerica'ni tra i quali Cereus peruvianus e Cereus jamacaru, presenta una curiosa particolarità: sul fusto e sui rami si vedono spesso dei fori rotondi, che altro non sono che le aperture dei nidi di un uccello.. Molto piccolo (10-20 cm), dal piumaggio grigio-marrone e bianco, buon saltatore ma cattivo viaggiatore, questo uccellino, che ha il fastoso nome scientifico di Campy/orhynchus bruneicapi/lis, dell'ordine dei Trogloditidi , è più semplicemente cono sciuto come "cactus-wren ", scricciolo dei cactus, ed è infatti parente del comune scricciolo. Alcune specie di Echinocereus sono chiamate con il nome comune di "strawberry cactus" (cactus-fragola) dato che i frutti , d'altronde carnosi in tutto il genere, sono commestibili. Essi sono spinosi, ma le spine divengono molli quando il frutto matura ed è facile toglierle. Quello invece che nessuno si aspetterebbe, vedendo il formidabile apparato spinoso degli Echinocactus, è che anche questi cactus possano avere una qualche utilità. Il fatto è che sotto il rivestimento di aculei essi presentano, nell'interno , una polpa dolciastra e acquosa,
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Parecchie Cactaceae potranno essere coltivate dietro i vetri di una finestra assolata, soprattutto in ambiente non molto caldo in in verno e dando a ognuna il riposo necessario dosando accuratamente le innaffiature.
che ricorda, sia pur vagamente, il cocomero o anguria, con la quale vengono falle delle conserve che prendono il nome di "dulces de viznaga". Questo termine è, di solito, di uso comune per parecchie specie e non soltanto per Echinocactus visnaga, cui fu dato a causa della denominazione popolare. Ma probabilmente l'uso più estensivo dei cactus in tutti i paesi di origine è quello della recinzione per difesa, dato che moltissimi di essi formano degli ostacoli praticamente invalicabili. Molte sono le specie cereiformi usate a questo scopo, anche perché parecchie di loro ramificano dalla base, infittendo cosi la siepe con fusti di varia altezza che rendono anche più difficile evitarli, e sono spesso cos i eretti e regolari che parecchie specie di Pachycereus e di Stenocereus sono chiamati "organ pipe cactus" (cactus a canne d'organo) , oppure semplicemente "organ cactus ", proprio perché i fusti scalari ricordano le canne di un organo. Allo stesso scopo sono sovente utilizzate le Opuntia, anche nei posti nei quali non sono originarie. E non è certo detto che una lunga fioriera riempita di cactus spinosi posta in cima a un muro di recinzione non possa essere una difesa più efficace e senz'altro più estetica delle punte a ferro di lancia o dei fili spinati che tante volte si vedono intorno ai nostri giardini.
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REGOLE GENERALI DI COLTIVAZIONE Come si può rilevare dalla distribuzione essenziale per ambienti climatici , la coltivazione dei cactus può essere suddivisa in due grandi gruppi , a ognuno dei quali possono essere applicate alcune rego le generali : cactus dei deserti e delle montagne, e cactus delle fo reste tropicali e subtropicali. Nell 'ambito di questi due schemi vi sono variazioni individuali delle quali si cercherà di tener conto se importanti.
Temperatura e clima Uno degli errori più comuni del dilettante che acquista dei cactus consiste nel credere che si traiti di piante da appartamento, ingannato spesso anche da graziose composizioni. In realtà, quasi nessuna succulenta è adatta per la coltivazione in casa. Oggi sono pochissime le case che non posseggano il riscaldamento, troppo calde per i cactus, che durante l'inverno necessitano di un completo riposo e di una buona aerazione. All 'eccessivo calore diurno corrispondono altri inconvenienti: durante la notte la temperatura diminuisce, ma non abbastanza perché vi sia l'escursione termica cui sono abituati e, soprattutto, l'aria rimane sempre asciutta, senza umidità notturna che sopperisca alla mancanza di innaffiature. Queste dovranno essere pe rciò effettuate, sia pure saltuariamente, ma si tenga presente che, in mancanza di luce e aria adeguate, spingeranno la pianta a un ciclo vegetativo innaturale, con tessuti morbidi e indifesi . Nei climi temperati l'ottimale per la coltivazione dei cactu s sarebbe infatti una serra, fredda o leggermente riscaldata , con una temperatura minima di 2- 10 DC e una massima di 8-12 DC a seconda delle varie specie ; tuttavia, con alcuni accorgimenti anche la coltivazione in casa è possibile. Naturalmente le case moderne, con superfici vetrate ampie e spesso con balconi rientranti che per mezzo di vetri possono
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essere trasformati in verande, sono quelle che offrono maggiori possibilità per la coltivazione di ogni tipo di piante, e quindi anche per i cactus. Bisogna tener presente- che è proprio presso i vetri che l'umidità notturna si condensa per la differenza di temperatura fra l'esterno e l'interno ; ponendo quindi i cactus presso i vetri sul davanza le interno, essi non soltanto godranno del sole nelle buone giornate, ma anche di una relativa frescura durante la notte e di una umidità che sarà sufficiente a mantenere turgidi i tessuti senza dover procedere a innaffiature. Anche il fatto che sollo le finestre spesso vi siano i radiatori del riscaldamento non porterà alcun danno: basta' che sopra di essi si ponga una mensola in modo che vi sia sotto un'intercapedine d'aria e le piante siano poste su dei vassoi su di uno strato di ghiaia o di argilla espansa (rigorosamente asciutta, al contrario di quanto avviene per le piante tropica li) . Tale strato sarà solo leggermente inumidito di tanto in tanto se si noterà un raggrinzi mento dovuto all'eccessivo calore. Una mensola dello stesso genere, che rimanga alla stessa altezza del davanzale, può risolvere il problema anche nelle vecchie case con finestre di tipo tradizionale : appoggiata su montanti laterali nello sguincio, che di solito è più largo che nelle case moderne , può anche essere rimovibile . Certo, se la finestra si apre in dentro, per spalancarla bisognerà spostare i vassoi , ma nel caso di piccole piante il fastidio sarà minimo: questa sistemazione è particolarmente indicata per le giovani piante , che sono maggiormente delicate e gradiscono qualche grado di più, dosando l'acqua per dare comunque un periodo di riposo. L'unico inconveniente è che quasi nessun cactus fiorirà in
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tali condizioni , ma dato che essi fioriscono soltanto quando sono adulti, per quelli allo stadio giovanile non farà alcuna differenza. Nel caso si abbia un giardino o un terrazzo, l'ideale sarà predisporre un riparo, il cui tipo varierà a seconda delle condizioni climatiche della località. Nelle regioni più favorite, come il Meridione o la Riviera, è spesso sufficiente un semplice riparo superiore, in vetro o plastica rigida, che isoli le piante dalle brinate e le protegga dalla pioggia o, peggio, dalla grandine. Dove la temperatura scenda abitualmente, e per periodi piuttosto lunghi, sotto O °C oppure quando si abbiano piante adulte che non sia possibile o conveniente riparare in casa, sarebbe meglio mettere in opera una serra, sia pure smontabile, di grandezza adeguata alle proprie esigenze. Essa potrà avere montanti in legno nei luoghi meno piovosi o ventosi; in tal caso potrà essere
anche artigianale, rivestita in pesante plastica, e senza dubbio gli
amatori del "fai-da-te" non avranno bisogno di alcuna indicazione in
merito tranne due puramente tecniche : occorre che la plastica sia
sollevabile a sud in modo da poter arieggiare nei giorni di buon tempo,
e bisogna predisporre degli agganci per coprire la parte superiore con
stuoie nelle notti più fredde in modo da non far troppo disperdere il
calore diurno. Esistono poi oggi serre commerciali facilmente montabi
li. Se sono in vetro si potrà, nei climi più freddi , riscaldarle un po', quando occorra, con una stufetta elettrica, cosa non molto consigliabi le, al contrario, con la plastica, che potrebbe dilatarsi o rovinarsi in corrispondenza di calore diretto e non equilibrato. La necessità di un'aerazione periodica e razionale sarà però anche più imperativa, perché le piante sotto vetro sono soggette ad attacchi parassitari, e inoltre la condensazione costante dell'umidità provocherebbe a lungo andare la comparsa di alghe verdi sui vetri, non diversamente da quanto accade ai vetri di un acquario. Durante t'estate i cactus dovrebbero essere messi comunque all'aper to, al sole, a mezz'ombra o all'ombra a seconda della specie. È certo difficile dire quando ciò può awenire, poiché anche per la medesima località si hanno variazioni stagionali. In genere si aspetta che la temperatura raggiunga per un certo periodo i 12-18 °C, dato che è sperabile che in tal caso non si presentino più abbassamenti repentini. A questa temperatura la maggior parte dei cactus incomincia a mostrare i primi segni di crescita, che però, a volte, rallenterà o cesserà durante l'estate. Infatti, non solo il fortissimo caldo dei luoghi d'origine è temperato dalle notti fresche, ma per lo più essi sono nativi di latitudini inferiori a quella dett'ltalia centrale, e quindi con un minor numero di ore di sole. Nelle nostre estati - e anche in quette di climi continentali freddi in inverno - la temperatura può superare i 30 °C all'ombra, con minimi notturni sopra t '20 °C, per di più con 13-15 ore di sole. In tal caso i cactus cadono in un semiriposo pur avendo bisogno di innaffiature regolari. Sarebbe certo meglio, quando il caldo assume tali proporzioni, riparare dal sole pomeridiano anche le specie che desiderano posizioni assolate.
Luce e aria Quasi tutte le specie della famiglia desiderano più aria possibile, e la maggior parte posizioni assolate. Bisogna però considerare che du rante i mesi invernali , per quanto accuratamente le piante sianp state
tenute, i tessuti si sono indeboliti e hanno perduto le loro difese, che il trasferimento all'aperto, se non viene graduato, provbca all'epidermide scottature che cicatrizzeranno, ma lasceranno la pianta deturpata per sempre. Del resto anche le piante mantenute dietro i vetri dovranno essere riparate dal sole con una leggera tendina quando i raggi siano brillanti e incidano con molto calore, dato che attraverso il vetro la luce solare può essere veramente micidiale. Le giovani piante sono molto più sensibili di quelle adulte, dato che in natura è ben difficile che un seme riesca a germinare e crescere in pieno sole: in natura vi sono, per lo più, altre piante xerofite o annuali, oppure rocce, che mantengono I~ plantula sotto la loro ala protettiva durante la fase vegetativa. Per quanto riguarda i cactus epifiti o semiepifiti dette foreste, essi richiedono ombra o semiombra per tutta la loro vita, com'è logico date le loro stazioni d'origine. Alcuni ibridi di Epiphy/lum tollerano un po' di sole a causa degli incroci con Heliocereus, ma sono eccezioni, e in generale una posizione luminosissima ma a mezz'ombra permette la produzione di fiori più abbondanti e più belli. COSI
Il terriccio Condizione assolutamente indispensabile per tutte le appartenenti alla famiglia, di qualsiasi specie si tratti, è che il terreno sia poroso e perfettamente drenato in modo da non consentire ristagni d'acqua che, saturandolo, porterebbero al marciume delle radici e alla morte detta pianta. Molte persone credono che i cactus possano essere mantenuti sempre asciutti o quasi, e di risolvere COSI il problema. Questo non è affatto vero perché, se un terriccio saturo d'acqua porta alla marcescenza, un terriccio asciutto ma compatto che non permetta all'ossigeno di penetrarci conduce all'asfissia delle radici , ed è cosi che si riesce a far seccare anche una pianta succulenta. È vero che molte specie vivono in natura in terreni rocciosi e duri, ma bisognereb be andare a vedere dove le loro radici si spingono, aggirando gli ostacoli e approfondendosi nel terreno sinché non trovano la possibili tà di espandersi, ciò che in vaso non può accadere. Questo substrato, oltre che porosissimo, dovrà sempre essere esente da qualsiasi materiale organico in decomposizione e ricchissimo di sali minerali per i cactus del deserto e della montagna; più umifero, con terra di foglie del tutto decomposte e un po' di stallatico completa mente maturo o altro fertilizzante equivalente per le epifite e le semiepifite che vengono coltivate soprattutto per i fiori, come Epiphy/ /um, Hy/ocereus, Se/enicereus; le Rhipsalis e i generi affini coltivati in vaso debbono avere per la maggior parte terra di foglie e torba. Oltre alla sabbia, obbligatoria per tutte, le piante delicate o molto giovani si awantaggeranno di tritume di carbone di legna che neutra lizzi le eventuali fermentazioni di residui organici ; sia il normale carbone frantumato sia il cosiddetto carbone attivo venduto per i filtri d'acquario dovranno essere prima lavati in un colino o in una garza. Per le piante in vaso possiamo considerare quattro tipi di composto di base (vedi tabella a p. 38), che con l'esperienza potrà essere variato a seconda delle proprie esigenze (ogni coltivatore appassionato ha delle sue ricette particolari e segrete). Per esempio, il brecciolino è sostituito spesso da piccolissime palline di argilla espansa o polistirolo;
tuttavia, se si cercherà la sabbia da costruzione usata per fare la malta, si vedrà che vi è già mescolata ghiaia di varia grandezza: basterà scuoterla, poco per volta, e togliere la più grossa per avere in pratica già due degli elementi mescolati . \I cosiddetto terriccio universale è da evitare perché è torboso, mantiene l'umidità e si ammassa facilmente . Si potrà eventualmente sostituirlo alla terra di foglie se questa risultasse di difficile reperimento, ma in tal caso la proporzione dovrà essere minore. Per quanto riguarda il concime, oltre allo stallatico maturo, difficile da rintracciare oggi , si può usarne altri, ma i cactus, data la mancanza di foglie, non hanno bisogno di azoto. Sulle confezioni di fertilizzanti sono indicati (o dovrebbero) tre numeri : il primo rappresenta la percen tuale di azoto, il secondo di fosforo , il terzo di potassio. Ogni concime per i cactus dovrebbe avere il primo numero assai più basso degli altri due, che incrementano la fioritura e la vegetazione. La concima zione deve però essere evitata il più possibile ; eventualmente è meglio usare nel substrato un concime granulare che si scioglie lentamente e la cui azione è molto lunga. Una cosa contro cui bisogna mettere in guardia sono i consigli contrastanti che si potranno trovare riguardo l'acidità o l'alcalinità del terreno. Molte specie vivono in terreno calcareo, e quindi si consiglia di aggiungere un po' di calcinacci o di gusci di molluschi triturati sino a renderli quasi polvere per irrobustire le spine forti o colorate. Non bisogna esagerare perché si può arrivare a un'ipercalcificazione delle spine e a un ispessimento dei tessuti, ma è pur sempre vero che, tranne per le Rhipsalis, un terreno acido è dannoso. Nel migliore dei
• 2 parti di terra da giardino, matura e un po' fibrosa, senza
materiale organico non decomposto; 1 parte di sabbia grosso
lana di fiume o di lago; 1 parte di brecciolino molto fine; un
po' di concime granulare .
Questo composto è adatto per Opuntia, Cereus e generi affini ,
Echinopsis, Mammi/laria. Per Se/enicereus e Aporocactus si
aggiunge 1 parte di terra di foglie matura .
• Parti uguali di terricciato da giardino, terra di foglie e sabbia;
1/2 parte di brecciolino; un poco di concime granulare.
È adatto per gli Echinocereus. Per Rebutia e Lobivia la terra
di foglie può essere ridotta a 1/2 parte e l'altra metà sostituita
da torba .
• Terriccio prevalentemente minerale : 3 parti di sabbia; 2
parti di terricciato da giardino; 1 parte di terra di foglie; 1 parte
di brecciolino.
È adatto per gli Echinocactus e generi affini. Echinofossu/ocac tus, Astrophytum, Gymnoca/ycium potranno avere il terriccio ridotto a 1 parte e la terra di foglie aumentata a 2. • Parti uguali di terricciato, terra di foglie e sabbia con un po'
di concime quasi del tutto fosfatico.
È adatto per Epiphy/lum, Zygocactus, Sch/umbergera. Per le
Rhipsa/is il terriccio sarà sostituito da torba fibrosa.
casi le piante appaiono in perfetta salute, ma con un aspetto troppo florido e, in qualche modo, innaturale: se questo è commercialmen'te conveniente, può provocare problemi al dilettante, al quale occorrono piante resistenti il più possibile. Le innaffiature Vi sono molte persone che sono convinte che ai cactus si debba dispensare l'acqua con un " ditale" . Si tratta in genere delle stesse persone che dicono : "In casa mia nessuna pianta resiste». Se agisco no come parlano, la cosa è spiegabile . Non si ripeterà mai abbastanza che la maggioranza dei cactus deve avere un periodo di riposo, che per noi coincide con l'inverno, quando potranno essere mantenuti anche un mese senza innaffiature, soprat tutto a temperature piuttosto basse , ma durante il periodo vegetativo è veramente una vigliaccheria degli umani approfittare del fatto che, non possedendo foglie che appassiscono, non sanno come dimostra re tempestivamente il loro bisogno di acqua e la loro sofferenza per la sua mancanza. Come al solito, per quanto riguarda le innaffiature non vi sono regole precise e generali in merito, perché le varianti sono troppe. Si potrà, al massimo, fare un esempio che andrà poi rapportato ai vari fattori. Prendendo come pianta tipo un cactus del deserto in un vaso di terracotta di grandezza equilibrata alla pianta, mantenuto in inverno dietro i vetri di una finestra a una temperatura di 18-20 °C e in estate all'aperto al sole, si potrà dire che: a gennaio potrà essere innaffiato una volta, due al massimo, e nebulizzato sul fusto tre o quattro volte . In febbraio le innaffiature potranno essere due-tre, e in marzo-aprile quattro, sempre integrando con qualche nebulizzazione. In maggio si potrà cominciare a metterlo fuori a mezz'ombra o con poche ore di sole e 4-5 innaffiature saranno sufficienti se il caldo non comincia a essere forte. Dal momento in cui sarà posto al sole, le innaffiature dovranno essere ravvicinate; dalla fine di giugno a settembre anche giornaliere. Con l'abbassarsi della temperatura (dato quanto mai variabile) , si effettuerà l'inverso fino ad arrivare a dare l'acqua un paio di volte in dicembre, con qualche nebulizzazione. Per innaffiature non si intende certo il ditale, ma una quantità di acqua che, pur scolando liberamente se in eccesso, imbeva bene tutto il terriccio. Sarebbe anzi meglio effettuare l'innaffiatura in due tempi , cessando appena l'acqua incomincia a uscire e ripetendo l'operazio ne, più parsimoniosamente, dieci minuti dopo . È infatti possibile che la terra sia troppo asciutta e non assorba l'acqua al centro della zolla, ma la lasci scorrere lungo le pareti del vaso. Per tale motivo le innaffiature invernali , distanziate, saranno fatte per immersione, met tendo il vaso in un recipiente pieno d'acqua, che raggiunga quasi il bordo, e tenendovelo per mezz'ora, e poi lasciando che scoli bene prima di rimetterlo al suo posto. Le piogge estive non debbono preoccupare se sono distanziate; anzi, costituiranno una vera cura di bellezza per i cactus abituati anche ai cicloni. Certo, un periodo troppo lungo di piogge, come può accadere in certi climi , sarà troppo per le piante, che dovranno essere riparate in qualche modo. . A volte, in estate, rovesci quasi improvvisi sono seguiti da sole
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Sotto: le Matucana, native delJe Ande, richiedono buona innaffiature eslive, ma terriccio ben drenato e riparo dal sole pomeridiano estivo, come tutte quelle dello stesso ambienta. A fronle: collezione di Mammillaria. /O meglio coltivare in vaso lune le specie di queslo vastissimo genere, anche se accestiscono, dato che quasi nessuna sopporterebbe il soggiorno atraperto in piena lerra nei nostri climi
smagliante; è owio che nulla si può fare per impedirlo, né sembra che le piante ne risentano affatto. Tuttavia non è bene seguire l'esempio di tali eventi naturali ; le innaffiature saranno eseguite sem pre quando il vaso non è riscaldato dall'incidenza dei raggi solari. È dubbio che qualcuno sia disposto a innaffiare prima dell'alba (che in estate è assai presto) , e comunque la pianta ne trarrebbe beneficio per poche ore. Innaffiando dopo il tramonto, o comunque quando il vaso sia raffreddato dal calore solare, si ha il vantaggio di mantenere la temperatura più fresca nella terra per tutta la notte. L'acqua non presenta problemi, anche se, teoricamente, dovrebbe essere libera dal cloro e dai sali alcalini. Quella confacente all'organi smo umano sembra andare benissimo anche per i cactus. Ciò invece che è assolutamente necessario è che l'acqua usata per le nebulizza zioni sia il più possibile simile all'acqua distillata. A questo scopo può andar bene quella ricavata dalla brina di un congelatore (ma riportata a temperatura ambiente prima dell'uso) oppure basta far bollire quella di rubinetto per mezz'ora e quindi versarla piano in modo da decantarla dai sali depositati. L'acqua normale lascerebbe delle brutte macchie biancastre sui fusti, ostruirebbe gli stomi e a lungo andare renderebbe inservibile il nebulizzatore. Del resto, una pentola d'acqua versata in bottiglie basterà per tutto l'inverno. Le specie epifite e semiepifite delle Epiphy/lanae e delle Rhipsalidanae debbono avere solo un breve riposo dopo la fioritura, durante il quale saranno innaffiate assai poco, ma con frequenti spruzzature in modo che i fusti non raggrinziscano. Gli Epiphy/lum mantenuti a basse temperature durante l'inverno avranno il riposo molto più accentuato.
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I rinvasi In natura i cactus possono avere radici che si estendono per metri o che penetrano profondamente nel terreno, ma si tratta di piante molto docili che in coltivazione raggiungono anche proporzioni rispettabili mantenendo un sistema radicale ridotto, rallentando, di conseguenza, solo la crescita. È difficile asserire che rinvasare un cacfus sia una di quelle operazioni di giardinaggio cui ci si accinge con gioia: di fronte a un globo irto di spine o, peggio ancora, a una Opuntia il compito appare quanto mai sgradevole. Vi sono però dei sistemi per semplificare l'operazione. Sarebbe certamente assurdo procedere come per le altre piante, battendo l'orlo del vaso su di un angolo duro e facendo cadere la zolla nella mano : prima della zolla, arriverebbero sul palmo le spine e i glochidi . I vasi dei cactus vanno adagiati su una superficie dura e battuti leggermente ma con decisione lateralmente, ruotandoli, in modo che la zolla, se possibile, si distacchi dalle pareti del vaso. Questo è più facile che accada con i vasi di plastica, cui le radici non si attaccano, al contrario di quanto accade con quelli di terracotta. Se le radici aderiscono troppo fermamente, si raddrizza il vaso, si infila la lama di un coltello aderente alla parete e la si fa scorrere tutt'intorno tagliando le radicole in modo da isolare la zolla di terra. Nei vecchi cactus globulari tipo Echinopsis e altri a volte la parte rigonfia del fusto eccede il bordo del vaso e non è possibile effettuare nessuna delle due operazioni senza straziare tessuti e spine. In tal caso occorrerà rompere il vaso, Una volta staccata la zolla, si batterà più forte, sempre lateralmente,
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Per rinvasare i cactus (a sinistra) occorrono piccoli strumenti: la terra sarà versata con un cucchiaino perché possa penetrare tra le spine basali. I vasi (a destra) dovranno essere accura tamente drena ti, se grandi, in modo da evitare che l'acqua ristagni provocando marciumi alle radici.
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In verità, tutta l'operazione è molto più lunga a descriversi che a farsi, e tuttavia è una fortuna che i cactus non richiedano il rinvaso se non ogni due o tre anni, dato che in genere sono di crescita piuttosto lenta. Vi è però un caso in cui il rinvaso è assolutamente necessario. Molte volte si acquistano delle giovani pianti ne in vasetti piccolissimi, quelli che gli anglosassoni chiamano "Tom Thumb" (Pollicino) . Un rapido sguardo al procedimento dei vivaisti per farli spiegherà molte cose. Le piantine da semina, germogliate in terrina un po' alla rinfusa, vengono ripicchettate in altre, dove hanno più spazio, in terriccio porosissimo e grossolano, crescendo a grandezza accettabile ; oppure giovani polloni o pezzetti di ramificazioni sono usati per farne talee, sempre in terrine, Quando le une o le altre avranno sviluppato un certo apparato radicale, vengono prelevate dal terriccio e infilate con un po' di terra nei coloratissimi vasetti. L'operazione è rapida e senza rischio, ma nessuna pianta potrà poi vivere a lungo in tali condizioni; più presto sarà rinvasata in un altro vaso grande il doppio, più ne trarrà vantaggio. Se la terra è completamente asciutta, si potrà fare , dopo il rinvaso , una leggera innaffiatura. Se è già umida (e mai bagnata!), basterà spruzzare pianta e terriccio una volta al giorno per i primi due o tre giorni, procedendo poi a seconda della stagione. Inoltre, specialmente in estate, il vaso dovrà essere mantenuto all'ombra per una settimana, e messo poi gradualmente al sole.
terriccio
w.
I ~. " coccio
ghiaia
palline di argilla espansa
l'orlo: in moltissimi casi ciò basterà perché, scuotendo leggermente il vaso, l'intero sistema radicale che rinchiude la terra scivoli fuori. Altrimenti si spingerà con un bastoncino attraverso il foro di scolo finché questo awenga. Prendendo quindi con le dita il fascio di radici, con il bastoncino si farà cadere via un po' della vecchia terra; se le radici hanno formato un fitto strato feltroso tutt'intorno, si tratta di radici disseccate che vanno tagliate via con un coltellino o con le forbici perché, per quanta nuova terra si metta, esse impediranno a quelle nuove di estendersi. Il nuovo vaso, proporzionale alla grandezza della pianta, ma in ogni modo non molto più grande, dovrà avere, oltre al coccio sul foro di scolo, un drenaggio fatto di ghiaia, di argilla espansa o di pezzetti di terracotta per un'altezza rapportata alla sua grandezza: i vasi piccoli dovranno averlo bassissimo, altrimenti non vi sarebbe più posto per la terra ; quelli di plastica, muniti di parecchi fori , avranno soltanto il drenaggio di ghiaia, meno occlusivo, dato che mantengono di più l'umidità. Sul drenaggio si mette uno strato di terra fresca e, reggendo con le dita le radici, si farà scivolare la pianta nell'interno, aiutandosi col bastoncino per porla in centro e mantenerla verticale mentre si riempirà il vaso con altra terra fresca scuotendolo di tanto in tanto. Raggiunta una certa altezza, si presserà la terra leggermente, con un dito se vi è spazio sufficiente per non ferirsi con le spine, altrimenti con il bastoncino. È importante che il colletto del cactus non risulti mai interrato; se si è sbagliata la profondità, occorre ripetere l'opera zione o, se si tratta di pochi millimetri, aggiungere un sottile strato di ghiaietta, che lascerà passare l'aria e non provocherà marciumi.
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La propagazione Il modo più comune, più rapido e più conveniente per la propagazione della maggior parte dei cactus è quello per talea. Nel caso di ibridi particolarmente fioriferi e attraenti, inoltre, la riproduzione per talea è l'unica che dia la garanzia di ottenere una pianta del tutto simile, garanzia che il seme non può mai dare . La semina è necessaria soltanto per le specie che non emettono né ramificazioni né polloni e ciò accade purtroppo per le specie più rare - e spesso è molto difficile ottenere il seme, dato che solo le piante adulte fruttificano, e non molto frequentemente nei nostri climi. Per alcune specie restie a ramificare si può tagliare la parte apicale usandola come talea: dal taglio cicatrizzato spesso la pianta emette nuovi getti. Del resto la natura, preoccupata unicamente della conservazione della specie, ha fornito le piante succulente, dato che nei loro ambienti la germinazione può essere aleatoria, dei mezzi più disparati per potersi propagare. Nei climi mediterranei è facile vedere una pala di fico d'India, distaccatasi, giacere in terra e porre radice nel suolo più ingrato, e tale facilità può essere sfruttata in coltivazione, con alcuni accorgimenti. Tutti i cactus che presentano articoli ben distinti , infatti, possono averne uno o più adatto per talee purché sia tagliato a un nodo e si lasci che la ferita asciughi all'ombra finché i tessuti lesi non siano rimarginati in modo che non marciscano. Parlando di articoli si intende naturalmente parlare anche delle ramifi cazioni laterali dei Cereus e affini, e anche dei polloni basali, che non sono altro che ramificazioni emesse dal fusto principale al colletto o talvolta dalla parte sotterranea anziché dalle areole superiori. In questo caso può essere che abbiano già posto una parte di radici individuali , e allora potranno essere invasat! subito, trattando la nuova
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La semina può essere fatta anche in vaso, dividendo la superficie in settori a secorda della specie. a) plantula di tre seNimane di Echinocactus texensis.b) plan)ula di Ferocactus wislizenii a due mesi. c) Coryphantha rad ians a tre mesi; a questa 'età le prime spine compaiono in quasi luNe le specie. d) plantula di AstrophytuÌh,
Le talee di articolo sono semplicissime, sopraNuNo per le Opunlia O i Cereus. Occorre fare attenzione a non interrare profondamente la la/ea per non farn e marcire la base e, in periodi di non forte calore, mantenerla completamente asciuNa per parecchio tempo.
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pianta come fosse stata rinvasata. Per gli Epiphy/lum, invece, una volta staccato l'articolo, sarà bene procedere a un taglio diagonale in forma di "V", togliendo la parte basale delle espansioni carnose laterali in modo che il nodo rimanga integro. Infatti, esse sono cosi succulente che potrebbero marcire, mentre cosi, una volta che la pianta sia radicata, dal nodo interrato potranno anche sorgere nuovi getti che la renderanno più accestita. Gli articoli debbono essere prelevati con cura, in modo da non danneggiare il fusto da cui sono distaccati: è meglio usare un coltellino affilato anziché le cesoie, che possono schiacciare i tessuti. Vecchi esemplari di particolare grossezza, per esempio gli Echinocactus, possono talvolta emettere articoli laterali : è assolutamente sconsiglia bile cercare di tagliarli perché la pianta madre rimarrebbe sfigurata e potrebbe anche morire. Il momento migliore per prelevare le talee è la tarda primavera e l'estate, ma l'operazione può essere estesa a tutto l'anno purché la talea sia fatta asciugare abbastanza in un posto caldo ma ben arieggiato e sia mantenuta quasi asciutta a non meno di 18°C dopo essere stata invasata. Il tipo di terriccio adatto alle talee è quello stesso che si usa per le piante della stessa specie, e dovrà essere quasi asciutto. Non si conficcherà mai la talea profondamente nel terreno; se è alta, si sorreggerà con un bastoncino. I polloni globulari saranno soltanto appoggiati in un leggero incavo in modo da non interrare le areole e le spine inferiori . Per le specie più delicate è meglio usare sabbia pura: una succulenta può prosperare nella sola sabbia, purché sia
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grossa e non salina, per un tempo incredibile. Per i primi giorni la piantina, mantenuta all'ombra, sarà soltanto leggermente nebulizzata, e poi si procederà con qualche parsimoniosissima innaffiatura anche nel periodo estivo finché non si sia sicuri che abbia messo radice. La semina non è molto praticata dai dilettanti. È un lavoro molto lungo che richiede spazio e pazienza. I semi delle piante rare non sono quasi mai disponibili, ed è molto difficile che un dilettante desideri avere molte piantine tutte uguali o quasi, ciò che è poi il vero scopo del settore commerciale. Inoltre, le piantine ben sviluppate dopo due o tre anni sono quelle facilissime da trovare in commercio; le altre richiedono tempi più lunghi . Anche il tempo che occorre per la germinazione è variabile: i semi dei cactus, benché conservino la loro germinabilità per più di due anni, germogliano molto prima se sono freschi. Ma, mentre per certe specie dopo appena una settimana possono apparire i cotiledoni, altre impiegheranno un mese e alcune anche un anno, I semi di Opuntia hanno un rivestimento cosi duro che sarà bene tenerli a bagno in acqua calda per due o tre giorni prima della semina. Essi sono molto più grandi degli altri, che possono variare da piccoli a finissimi. La semina viene generalmente fatta tra aprile e ottobre, ma in realtà ciò che occorre è una temperatura sui 21°C e una grande luminosità; appagate queste due condizioni , si potrà fare quasi a ogni stagione, ma a una temperatura minore la germinazione impiegherà più tempo e certe volte non awerrà affatto . I recipienti migliori per la semina saranno delle basse terrine di
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Nella pagina a fronte, in allo: le ordinate teffin e de/le piante ripicchettate in vivaio. Sì norl che parecchie vengono lascia te crescere anche piu dello stretto necessario perché l'ambiente
e loro congeniale.
In basso: in un substrato .sterile e poroso, i semi di
Pachycereus pringlei iniziano la germinazione..
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terracotta, drenate con ghiaia o frammenti di vaso sin quasi a metà della loro profondità e riempite con un miscug lio di sabbia molto grossa e terra di foglie molto matura in parti uguali. Spesso gli esperti consigliano insieme alla sabbia perline di argilla espansa e un po' di terriccio, ed esperimenti sono fatti con pozzolana, polvere di tufo e altri materiali per i quali occorre una certa esperienza. Il substrato sarà bagnato e pressato leggermente, livellandolo con un pezzo di legno o una spatola, quindi vi si spargeranno i semi , il più regolarmente possibile, li si presserà a loro volta sul terreno e vi si spargerà sopra uno strato di sabbia sottile, leggerissimo se minuti, di circa 1/2 cm se grossi. Per spargere con regolarità' i semi molto fini è consigliabile mescolarli con sabbia su di un foglio di carta e poi , piegando il foglio , far cadere il miscuglio uniformemente sulla superficie del terreno, che dovrà essere uno o due centimetri al di sotto dell'orlo della terrina. Le innaffiature saranno fatte per immersione, ponendo la. terrina in una bacinella con acqua e lasciando che il composto si imbeva, evitando cosi che i semi si spostino. Spesso si consiglia di ricoprire la terrina con vetro o plastica, pur arieggiando ogni tanto per evitare l'eccessiva condensazione d'umidi tà. Questo tipo di copertura è particolarmente indicato se la semina è fatta all'aperto, anche se all'ombra, perché soggetta al disseccamento dell'aria o del vento; al chiuso sarà meglio utilizzare carta pesante o cartone che aiutano a mantenere una leggera umidità necessaria alla germinazione pur assorbendo l'eccesso di evaporazione. Quando i cotiledoni incominciano a mostrarsi , sarà bene siringarli con un getto sottile usando una soluzione di un qualsiasi fungicida, dato che sono facilmente attaccati dalle muffe, ripetendo il trattamento anche più volte. Non è bene prelevare le plantule troppo presto: esse dovrebbero avere almeno 1-2 cm di diametro (3-4 cm di altezza per quelle cilindriche) . Se troppo fitte , potranno essere ripicchettate in altre terrine, con substrato simile, in file regolari distanziate a sufficienza, prima di invasarle singolarmente . Gli innesti Una volta gli innesti dei cactus si praticavano per le specie che avevano sistema radicale debole o che presentavano difficoltà per le forti differenze con l'ambiente naturale. Oggi sono diventati di moda e buona parte delle piante in commercio sono innestate, anche se in realtà vivrebbero benissimo sulle proprie radici. Alla base vi è probabilmente il fatto che le giovani piantine da seme, innestate appena possibile, hanno una crescita assai più rapida, tanto che l'innesto di un anno ha le stesse proporzioni di una pianta di 4 5 anni cresciuta normalmente. Il fattore tempo ha, com'è logico , un'importanza capitale nella produzione commerciale ; ciò non toglie che, francamente , i cactus innestati siano bruttissimi, secondi per cattivo gusto soltanto all'incredibile vezzo di deturpare le disgraziate piante con minuscoli fiori finti vivacemente colorati che, oltretutto, danneggiano i tessuti in cui sono conficcati. Non si raccomanderà mai abbastanza, quindi , al coltivatore che voglia eseguire degli innesti di limitarsi alle piante che ne abbiano dawero bisogno o a quelle il cui portamento favorisca l'operazione; e, in molti
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Nella pagina a fronte, sequenza delle fa si di un innesto. Anche Myrtyllocactus geometrizans
è un ottimo portainnesti, ma non è fa cile averne lalee radicate. In alto:· il portainnesto preparato con taglio orizzontale. AI centro: Mediolobivia pectinata vi viene innestata e fermata con elastici. In basso: un riuscito e proliferante innesto di Sulcorebutia; i polloni possono in seg uiro essere usati come falee.
casi , di mantenere almeno l'innesto il più basso possibile, non fosse che per un fattore estetico. La regola generale è che !'innesto deve essere fatto in modo che il portainnesto sia sempre molto più robusto della marza che è destinato a nutrire. Anche cosi, quando una specie debole è innestata su di una specie vigorosa, la sua crescita è decisamente incrementata, ma il sistema radicale del portainnesto si indebolisce. Se si facesse il contrario, in un tempo più o meno lungo, il portainnesto deperirebbe e morirebbe insieme all 'ospite troppo vorace. Le specie più adatte a essere innestate sono certamente i cactus epifiti, che, grazie alloro portamento ricadente e allo scarso apparato radicale, si prestano bene a tale pratica e fioriscono molto meglio che in terra, ambiente per loro innaturale. Tutte le epifite possono venire innestate su talee radicate di Hy/ocereus undatus. Per Zygocactus e Sch/umbergera si procede tagliando le parti laterali carnose dell'artico lo inferiore della marza, come per le talee, e inserendo questo cuneo nella spaccatura corrispondente effettuata nella parte superiore del margine di una costola del portainnesto; questo permette di inserire su di un Hy/ocereus tre marze, con un effetto assai migliore di una singola. L'abilità per riuscire a far attecchire bene l'innesto consiste nell'esattezza dei tagli, dato che il cuneo della marza dovrà penetrare profondamente nel taglio del portainnesto a strettissimo contatto senza forzare , in modo che i tessuti non siano danneggiati, ma evitando che l'aria possa passare fra di loro. I due elementi del taglio potranno essere mantenuti fermi con una sottilissima spina di un altro cactus che li attraversi entrambi e che si sfilerà dopo gli otto-dieci giorni necessari a saldare la ferita se la pianta è mantenuta a circa 25°C con aria asciuttissima. Aghi e spille sono da evitarsi perché possono arrugginire. Quasi tutti gli innesti di specie globulari o cilindriche che si vedono oggi sono fatti su talee radicate di Hy/ocereus undatus cui, oltre al taglio superiore, sono state tagliate di sbieco I~ areole superiori in modo da ottenere una superficie uguale a quella della marza ed evitare nuovi getti. Cereus, Espostoa, Echinocactus, Lobivia, Me/ocactus preferirebbero tuttavia come portainnesto i Trichocereus, in particolare Trichocereus spachianus. Quale che sia il portainnesto, occorre che i due punti da far saldare siano di uguale diametro. Si effettua su ambedue i soggetti un taglio orizzontale e perfettamente liscio e si fa combaciare quello della marza con quello del portainnesto esercitando una leggera pressione e strofinando un po' l'uno sull'altro in modo che eventuali bolle d'aria siano assolutamente evitate. Si prowederà quindi a legare insieme i due elementi passando un elastico sotto il vaso e sull'apice della marza (che sarà meglio proteggere con un pezzetto di stoffa) e, a seconda del diametro, uno o due altri in forma di croce. Si potrebbe naturalmente usare anche dello spago , ma sarebbe molto difficile attuare la giusta pressione facendo il nodo, e anche l'elastico dovrà mantenere i due fusti a contatto senza stringere troppo. La saldatura richiederà circa un mese, sempre con ottimo calore e aria asciutta. In tutto questo tempo la pianta dovrà essere mantenuta all'ombra, innaffiata molto scarsamente e mai spruzzata per evitare che l'umidità faccia marcire la ferita.
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LA COLTIVAZIONE ALL'APERTO E LE GRANDI COLLEZIONI
Ovunque il clima sia sufficientemente mite, dove il fatto che le tempe rature minime scendano sotto O DC sia eccezionale, o almeno del tutto sporadico, molte specie di cactus possono essere coltivate all'aperto con successo. In Europa le località più favorite sono quelle dei litorali mediterranei : Grecia, Italia meridionale, Riviera italiana e francese, sud-est e sud della Spagna. Ciò non toglie che alcune specie di Opuntia (Opuntia phaeacantha; Opuntia rafinesquei e altre) siano perfettamente rustiche nell'Europa continentale e che alcuni tipi di cactus nativi delle Ande cilene e peruviane possano resistere nei climi relativamente miti dell'Inghilterra meridionale purché in posizione ben riparata dai venti freddi e mantenuti asciutti durante l'inverno. Condizione essenziale per coltivare i cactus all'aperto, oltre al clima, è che il luogo per il loro impianto abbia un terreno perfettamente drenato, aumentando la sua porosità artificialmente se necessario;. perciò, generalmente, sono preferiti ambienti scoscesi e rocciosi dove, ollre agli anfratti naturali, potranno essere ricavate delle saccature sufficienti a contenere il terriccio necessario senza tuttavia costituire ristagni d'acqua. L'andamento obliquo del terreno dovrà essere però interrotto da stretti ripiani o passaggi dato che presenta il pericolo che l'acqua delle piogge più forti, scorrendo verticalmente, trascini con sé anche il terriccio e scavando le piante alla base formi delle sacche di umidità al loro colletto. I ripari, naturali o artificiali, dovranno essere posti in maniera da proteggere le piante dai freddi venti settentrionali e da quelli di nord-
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est o nord-ovest, freddi anch'essi, a seconda che prevalga l'uno o l'altro. Il vento di nord-ovest è particolarmente pericoloso sui litorali tirrenici perché spesso è accompagnato da piogge fredde 'e violente, dannosissime in inverno quando, invece, è consigliabile che le piante rimangano all'asciutto. Nelle località marine in genere le piogge sono assai meno frequenti che nell'entroterra ed è anche per questo che i giardini litoranei si ornano spesso di piante succulente. In linea generale i più famosi giardini e le grandi collezioni dove si coltivano Cactaceae sono contemporaneamente comprensivi di altre piante succulente appartenenti a famiglie diverse, ma tutti offrono un posto d'onore a grandi Cereus colonnari, a globi irti di spine, alle Opuntia ramificate, a forme striscianti e a strane, piccole piante simili talvolta a miniature di sculture arcaiche. Nel Mediterraneo, oltre alle collezioni degli Orti Botanici, da Algeri a Malta, a Napoli, splendidi ambienti naturali per i cactus sono ricostruiti a Ischia nel Giardino Gancia, In Riviera, a soli due chilometri dal confine franCese, si stende dalla via Aurelia sino al mare quello che fu (e si spera torni a essere) lo splendido giardino di "La Mortola" (conosciuto come Villa Hanbury perché acquistato nel 1867 da sir Thomas Hanbury) in un clima subtropicale dove, oltre a essenze mediterranee e alberi e arbusti esotici, sono di casa le succulente, e fra esse anche i cactus. Alcune, anzi, lo sono nel più ampio senso del termine perché nate li, come Borzicactus ventimigliae, che vi vide la luce da seme inviato dall'Ecuador e ricevette il suo nome a causa di ciò (il giardino si trova nel comune di Ventimiglia), oppure molti bellissimi ibridi. I nomi prestigiosi di Alwin Berger e di Kurt Dinter, che
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Nelle pagine precedenti: il Desert Botanical Garden di Phoenix, in Arizona.
In questa pagina : in natura, benché raramente, anche la Carnegiea gigantea puiJ presentare
fenomeni di fasciazione; anche se parziali, anzi forse per questo, essi risultano quanto mai speNacolari. In questo caso vi sono siate forse particolari lesioni all'apice che hanno favorito la crescita anomala.
vi furono rispettivamente direttore e curatore dal 1897 al 1914, sono una garanzia che pochi giardini possono vantare, e ne fanno fede le circa 80 specie di Opuntia che ancora vi prosperano. A circa 50 km di distanza, uno dei più famosi giardini del mondo, il "Jardin Exotique" di Montecarlo, è interamente devoluto alle piante grasse, con una preponderante esuberanza di cactus colonnari e globulari di notevolissima altezza e grandezza. L'impianto di questo scosceso terreno roccioso fu incominciato nel 1913, trasportandovi anche esemplari già grandi esistenti nei giardini del Palazzo, e il Giardino fu inaugurato nel 1933. Le eccezionali dimensioni delle piante richiedono qui speciali sostegni, benché tutto l'insieme sia protetto dalla montagna e da speroni rocciosi sia naturali che artificiali; cosi si possono vedere esemplari poco comuni di Cereus o di Cepha locereus polylophus che raggiungono e superano i 6 m di altezza, saldamente trattenuti per mezzo di anelli che impediscono a qualsiasi colpo di vento di spezzarli o di abbatterli. Poco distante, sulla Riviera francese , a Saint-Jean-Cap Ferrat, si estende lo splendido parco di "Les Cèdres", il cui proprietario, Julien Marnier-Lapostolle, morto da pochi anni, era un appassionato conosci tore di piante grasse, tanto che gli furono dedicate parecchie specie di succulente e, da Backeberg, addirittura un genere di cactus, Marniera, oggi riportato a Epiphy/lum. A " Les Cèdres" non vi sono soltanto piante grandi e adulte all'aperto, ma anche una serie di serre che racchiudono quella che è forse una delle più grandi collezioni del mondo, curata da valenti naturalisti e tassonomi e arricchita continuamente da esemplari rari.
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Un angolo particolarmente suggestivo del Jardin Exotique di Montecarlo, dove le Aloe fIOrite si sposano ai cactus colonnari. La posizione eccezionalmente riparata fa di--qUesto celeberrimO. giardino uno dei migliori ambienti in Europa per le piante succulente.
In Spagna, sulla costa a nord di Barcellona, a Blanes, il giardino di F. Rivière de Caralt dispiega una delle più belle collezioni di Opuntia coltivate all'aperto ; ma tutta la zona litoranea sino al Barcellona è particolarmente adatta alla coltivazione delle piante grasse. Dove però le Cactaceae trovano il loro paradiso è in un giardino non situato in Europa, bensì nella loro terra di origine : gli "Huntington Botanical Gardens" sono infatti in California, a una trentina di chilome tri da Los Angeles, un vastissimo comprensorio riparato a nord dalla Sierra Madre ed esteso a sud verso la San Gabriel Valley. Nel 1902, quello che originariamente era un agrumeto fu acquistato dal magnate e collezionista d'arte e di libri rari Henry E. Huntington, che vi fece costruire una residenza favolosa, comprendente anche una pinacote ca e una biblioteca che vanta libri e manoscritti rarissimi, e affidò lo sviluppo dei giardini a William Hertrich. Questi, verso il 1912, volle utilizzare un terreno ben drenato e assolatissimo per impiantare un giardino di cactus, che è divenuto la maggiore collezione del mondo di succulente coltivate all'aperto. Si tratta di una superficie di oltre quattro ettari, sui quali circa 30000 esemplari vivono rigogliosamente. Qui i cactus convivono con Aloe, Agave e Yucca, masse di Euphorbia rivaleggiano con enormi gruppi di Echinocactus, e il pubblico, che dal 1928 è ammesso alle visite, può ammirare il rigoglio delle piante in un clima perfettamente congeniale. Vi sono, naturalmente, collezioni minori, e altre molto belle ed estese, come quelle degli orti botanici tedeschi, ma sotto vetro, sia pure con le piante in piena terra. Il dilettante che vorrà provare a iniziare una collezione è bene che
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Le Opuntia, benché molto resistenti sotto altri aspetti, sono facilmente preda di varie specie di cocciniglie, al punto che una di esse vi veniva allegata per fornire l'omoniml}/ sostanza colorante. Altre specie possono pero apparire anche sui cactus cereiforrni e su alcuni di quelli globu"{ri. I
ammiri, ma non cerchi di imitare giardini e serre che suscitano il suo stupore e il suo desiderio: rischierebbe di trovarsi con un eccesso di piante che finirebbero con l'essere mal coltivate a causa del numero non proporzionato allo spazio, anche se è difficile ammettere che è meglio averne poche, ma belle. MALATTIE E PARASSITI Il più grande nemico dei cactus sono le malattie crittogamiche, che li attaccano in presenza di eccessiva umidità facendo marcire le radici e il fusto. Muffe e marciumi di vario genere possono installarsi in una qualsiasi parte della pianta. Se attaccano le radici, poco resta da fare, poiché spesso le crittogame, risalendo, invadono prima l'interno del fusto che il suo esterno, che mostra un'epidermide intatta mentre la distruzione è quasi completa. Se il marciume si rivela presso il colletto o in una qualsiasi parte esterna, si può tentare di salvare la pianta e spesso vi si riesce - svasandola, lavandola e ripulendola accurata mente con delle veline assorbenti in modo da togliere preventivamente tutte le parti disfatte, tagliare con un coltellino affilato o con le forbici tutte le radici morte e anche parte del colletto se flaccido e visibilmente colpito dalla malattia, spolverizzare con zolfo o meglio con un anticrit togamico in polvere i tagli e le parti del tessuto rimaste scoperte dopo la pulizia per farle cicatrizzare, e trattare il tutto come una talea in sabbia pura, asciutta, in temperatura di almeno 18-21 DC. È evidente che la cosa migliore è sempre agire preventivamente con grande oculatezza, limitando le innaffiature, specialmente se il tempo è umido, allo stretto necessario, spostando tempestivamente la pianta in posizione più calda durante i periodi di temperature molto basse oppure se è troppo bagnata a causa della pioggia. Bisogna sempre ricordare che, come tutte le succulente, i cactus hanno una ripresa incredibile dopo lunghi periodi di siccità: anche quando le radici sembrano disseccate o il fusto si è raggrinzito per eccessiva perdita d'acqua, bastano poche innaffiature e un calore ragionevole perché nuove radici spuntino e i tessuti riprendano il loro turgore. Quanto ai parassiti animali, le piante sono fortunatamente preda di assai pochi fra essi. I principali sono le cocciniglie, che, si potrebbe dire, costituiscono i loro parassiti specifici, che possono apparire in qualsiasi momento e installarsi su qualsiasi punto. Le cocciniglie (o coccidi) sono una vasta schiera e alcune attaccano una sola specie, mentre altre non hanno preferenze cosi spiccate: l'Opunlia dillenii, per esempio, è preda del Cactoblastis cactorum al punto che, per una volta tanto, un parassita è stato utile, facendo sparire questa specie dal Madagascar meridionale dove era stata introdotta ed era divenuta cosi infestante che non si sapeva più come liberarsene. D'altra parte, sin dai tempi precolombiani un tipo di cocciniglia, Coccus cacli, veniva allevata su varie specie di Opuntia, tra cui quella che venne, appunto, chiamata Nopalea cocheni/lifera, per estrarre la sostanza colorante rossa che le femmine hanno in abbondanza nelle loro ghiandole prima di deporre le uova. Per ottenere 1 kg di sostanza colorante occorrono circa 140 mila insetti, quindi il procedimento non è precisamente semplice e rapido. Gli spagnoli, al tempo della conqui-
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sta del Messico, trovarono questi allevamenti già saldamente installati, ma non arrivarono a capire di cosa si trattasse e si ritenne che il colorante fosse una sostanza vegetale sino a che, nel 1703, con l'aiuto del microscopio si accertò che si trattava di insetti. Dal Messico l'estrazione del colorante dalla cocciniglia si estese all'Africa setten trionale in Algeria, al Sudafrica, all'India, e persino al sud della Spagna e alle isole Canarie, nelle quali costitui una delle principali risorse economiche per molto tempo, sino all'awento dei coloranti sintetici. Fin dal primo apparire di una qualsiasi specie di questi insetti è bene combatterli lavando la pianta per mezzo di un penriello morbido, in modo da non rovinare le spine più delicate, con una soluzione di alcol denaturato e acqua dove è stata ottenuta una concentrazione di nicotina lasciandovi macerare un po' di tabacco (possibilmente rin chiuso in una garza per non dover poi filtrare): l'alcol ha la funzione di sciogliere l'involucro ceroso che protegge le uova e la nicotina quella di uccidere le larve. In caso di infestazione più grave si potrà siringare le piante con olio bianco, ma occorre in tal caso appoggiare il vaso orizzontalmente in modo che il prodotto non raggiunga le radici, e in ogni caso con le dovute precauzioni obbligatorie per un prodotto tossico. In vivai e coltivazioni estese si possono avere nel terreno infestazioni di nematodi provenienti da terreni già infetti. In questo caso occorre dissotterrare la pianta, tagliare le radici e ripiantarla in terriccio sano, bruciando quello infetto e le parti tagliate. Comunque, nella coltivazio ne in vaso l'attacco si presenta, per fortuna, molto difficilmente. Piante sane e ben tenute non dovrebbero essere attaccate da altri parassiti.
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A fronle : i fiori di Opuntia sono regolari, spesso forniti di pochi segmenti petaloidi, ma sempre vivacemente colorati. Alcune specie li hanno sottili (Slenopetalae) e forniscono la notevole eccezione in tutta la famiglia di avere fiori unisessuali, esclusivamente dotati di stami o di pistillo. Ouest'ultimo, infatti, nei fiori maschili è abortito.
CLASSIFICAZIONE DELLA FAMIGLIA CACTACEAE· TRIBÙ Pereskieae Piante con fusti legnosi, eretti o sarmentosi ; foglie persistenti o semidecidue, talvolta un poco carnose. Areole spinose, più o meno lanose, all 'ascella delle foglie. Fiori penducolati , solitari o riuniti in infiorescenze ; frutti carnosi. Unico genere: Pereskia Mill. TRIBÙ Opuntieae . Piante normalmente molto carnose e ramificate, con rami successivi (articoli) che possono presentarsi arrotondati o appiattiti, cosparsi di areole munite o no di spine, ma sempre con glochidi. Foglie piatte o cilindriche, generalmente caduche salvo poche eccezioni in cui sono più o meno persistenti; le spine sono di solito dritte e sottili, talvolta uncinate oppure fornite di guaina protettiva. I fiori, che nascono solitari dalle areole, sono sessi li, con corolla formata da numerosi sepali e petali colorati. Il frutto è una bacca con numerosi semi, spesso commestibile. Genere principale: Opuntia Mill., il più vasto della famiglia , compren dendo più di 300 specie. Data la morfologia completamente diversa delle piante a seconda dell'ambiente in cui crescono, si è resa necessaria una suddivisione in sottogeneri (botanicamente ancora divisi in serie). Sul numero di questi sottogeneri non tutti gli autori sono d'accordo : alcuni ne considerano sei, ma dato che due di essi sono spesso di diHicile separazione da altri due, possiamo qui ridurli a quattro: - Sottogenere Consolea: considerato prima come un genere a parte . Le piante, alte anche 10 m, sono tutte native delle Indie Occidentali e hanno il fusto principale cilindrico, mentre i rami, costituiti da articoli più o meno ovali, nascono dalle areole laterali, assumendo perciò, soprattutto allo stadio giovanile, la forma di una croce con molteplici bracci. I fiori posseggono un nettario alla base del pistillo. - Sottogenere Platyopuntia: un sottogenere vastissimo che com prende, a seconda degli autori, dalle 17 alle 29 serie. Vi comprendiamo Brasiliopuntia (K. Schum.) Berger, formato da poche specie sudameri cane e ristabilito oggi come genere a parte . Le piante possono essere alte ed erette, prostrate o semiprostrate. Tutte hanno articoli più o meno piatti (pale), rotondi; ovali o allungati , con areole sparse su tutta la superficie. Spine completamente mancanti oppure da 1 a 4 su ogni areola; glochidi generalmente numerosissimi e fitti. Il fusto principale diviene cilindrico invecchiando. - Sottogener~ Cy/indropuntia: articoli arrotondati o cilindrici, allun gati, con fusto principale eretto, alto, basso o prostrato . - Sottogenere Tephrocactus: stabilito inizialmente da Lemaire co me genere (dal greco téphra, cenere , per il colore spesso grigiastro delle piante), è oggi questo un sottogenere che comprende piante tutte sudamericane, con fusto principale più o meno cospicuo e ramificazioni laterali formate da uno o più articoli, generalmente • La classificazione è quella, generalmente adottata, di N.L. Britton e F.R. Rose. Sono stati soltanto cambiati alcuni nomi dei quali si è in seguito corretta l'appartenenza e aggiunti i generi successivamente scoperti.
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raggruppati, brevemente cilindrici o globosi. Vi uniamo il sottogenere Clavatopuntia Fric, dell'America settentrionale, che ha articoli a forma di clava (più larghi all'apice), dato che, piccole particolarità botaniche a parte, molte specie possono assumere forme cilindriche rendendo diHicilissima la separazione. TRIBÙ Cereeae È la tribù più numerosa (circa 3/4 delle specie della famiglia), ed è stata quindi divisa in sottotribù. Le piante possono essere più o meno carnose, terrestri o epifite, con fusto semplice o ramificato, con rami formati da uno o più articoli globosi, cilindrici, appiattiti o con espansioni laterali che li rendono simili a foglie; per lo più presentano costolature o tubercoli più o meno rilevati. Le foglie, del tutto mancanti, sono sostituite da scaglie sul tubo del perianzio, ben definito e contenente l'ovario. Tranne le epifite e pochi altri generi inermi, le piante di questa tribù sono generalmente munite di spine, della più svariata grandezza, struttura e colore, ma mai rivestite da guaine, e le areole non presentano mai glochidi. I fiori , sessili, varianti in colore e grandezza, possono essere a fioritura diurna o notturna e presentarsi in posizioni diHerenti , ma sono quasi sempre solitari. Il frutto è di solito una bacca carnosa contenente molti piccoli semi. Sottotribù Cereanae Piante per lo più erette, talvolta semiprostrate, ramificanti, con fusto principale che può accestire dalla base o essere solitario, colonnare e gigantesco. I rami sono formati da molti articoli, a loro volta ramifican
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Dui sotto: lutte le Cereanae hanno fiori laterali più o meno rivolti verso ,'esterno: quelli di Cleistocactu s sono particolari in quanto i cortissimi petali non si schiudono quasi affatto. A fronte, in allo: molle Echinopsis hanno grandi fiori dal lungo tubo e dalle trasparenze delicate come il loro profumo; purtroppo sono effimeri. In basso: i fiori di Selenicereus pteranthus, "la principessa della notte", sono bianchi e grandissimi, ma non profumati.
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e gigantesco. I rami sono formati da molti articoli, a loro volta ramifican ti , e la maggior parte presenta distinte e forti costolature sulle quali compaiono le areole molto spinose. I fiori, bianchi o colorati , possono essere diurni o notturni e sono talvolta molto profumati; nascono sulla parte superiore del fusto , quasi orizzontalmente. Le areole fiorifere si presentano spesso diverse dalle altre. Il frutto, liscio o spinoso, è una bacca carnosa e in certi casi è commestibile. Generi principali: Cereus Mill ., Cepha/ocereus Pfeift., Oreocereus (Berger) Riccob., Pachyce reus (Berger) Britt. et Rose emendo Buxb., Heliocereus (Berger) Britt. et Rose, Trichocereus (Berger) Riccob., Harrisia Britt. et Rose, C/eistocactus Lem ., Espostoa Britt. et Rose emendo Buxb.
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Sottotribù Hy/ocereanae Il nome proviene dal greco 9/e, bosco, foresta, e in eftetti queste piante dal fusto sarmentoso, che possono aggrapparsi a sostegni per mezzo di radici aeree, sono in natura epifite o semiepifite originarie delle zone boscose dell'America centrale ed equatoriale. I fusti, piutto sto sottili e costituiti da numerosi articoli alla cui base si formano le radici aeree, sono generalmente triangolari o alati, con piccole spine portate sulle areole che si presentano alle depressioni delle parti rilevate. I fiori, grandi e notturni , sono quasi sempre bianchi, talvolta rosa , con sepali rossastri o verdastri. Molti di essi sono cosi belli e profumati da aver meritato il nome comune di "regina della notte". Il tubo del perianzio è scaglioso, e cosi il frutto, grande e senza spine. I generi sono 9. Generi principali : Hy/ocereus (Berger) Britt. et Rose, Se/enicereus (Berger) Britt. et Rose, Aporocactus Lem.
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A Ironte, in alto: i liorellini degli Echinocactus, nascendo sulle sreole più giovani, si dispongono intorno sI centro dells pianta. In basso: nei Melocactus i liori sono molto piccoli e rimangono spesso seminascosti nelle setole del ce/stio rilevato, che coslffuisce il vero ornamento della pianta.
Sottotribù Echlnocereanae Questa sottotribù e la seguente debbono ambedue il nome al greco echinos, porcospino, a causa del fusto, per lo più globulare, spinosissi mo. Le piante sono basse, con fusti globosi, ovali o allungati, terrestri, normalm~nte con un solo fusto principale ramificante dalla base dove si formano polloni anche numerosi che possono dar luogo a grossi cespi. I fusti presentano costolature rilevate o formate da tubercoli posti verticalmente, sulle quali si trovano le areole, più o meno lanose, fornite di spine. I fiori sono grandi, colorati, sempre solitari , e quasi sempre nascono dalle areole laterali. I frutti sono carnosi, per lo più indeiscenti, con semi neri.
Comprende 7 generi , tutti sudamericani tranne Echinocereus. Generi
principali: Echinocereus Engelm., Echinopsis Zucc., Lobivia Britt. et
·Rose.
Sottotribù Echinocactanae
Piante con fusto globulare o brevemente cilindrico spesso solitario,
talvolta accestente, sempre con costolature pronunciate che si forma
no con il tempo per la fusione dei tubercoli, che sono divisi allo stadio
giovanile. A volte il fusto raggiunge proporzioni considerevoli e sulle
vecchie piante possono formarsi articoli laterali specialmente in segui
to a danneggiamento del fusto principale. I fiori, piccoli e poco vistosi,
sempre solitari, nascono sulle nuove areole all'apice del fusto o al
centro di esso. I frutti sono carnosi, a volte commestibili, e quasi
sempre deiscenti.
I generi sono circa 36 e vi sono compresi alcuni fra i più strani e
meno coltivati dei cactus, di forma completamente anomala, di difficile propagazione e di lentissima crescita. I generi principali sono: Echino cactus Link et Otto, che comprendeva moltissime specie, buona parte delle quali è oggi ascritta a generi differenti ; Ferocactus Britt. et Rose, Gymnocalycium Pfeiff., Neoporteria Britt. et Rose, Parodia Spegazz., Stenocactus K. Schum . (sin . Echinofossulocactus Lawr.).
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Sottotribù Cactanae Piante con fusto globoso o cilindrico-rigonfio, solitario, che però può accestire per mezzo di polloni basali; le forti costolature sono formate per lo più dai tubercoli posti verticalmente in successione e fusi in linee quasi continue tranne leggeri rilievi sui quali sono poste le areole, sempre spinose. Le piante sviluppano un cefalio ben distinto, molto lanoso, talvolta setoloso, sul quale si formano i piccoli fiori. Vi sono due soli generi , uno dei quali, Discocactus, si incontra molto difficilmente in coltivazione . L'altro, particolarmente attraente, si chiama oggi Melocactus Link et Otto, essendo stato riconosciuto al nome il diritto di priorità sul più recente Cactus che Britton e Rose avevano adottato correggendo ii vecchio genere linneano. Il genere comprende 30 specie circa, tutte originarie dell'America meridionale tropicale e delle Indie Occidentali. Sottotribù Coryphanthanae È questa la suddivisione più importante per il coltivatore: infatti in essa è compreso il genere Mammillaria che, sebbene inferiore come numero di specie a Opuntia, è arricchito da tante varietà e ibridi da
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I liori delle Rh ipsalidanae sono regolsri: quelli di Rhipsalidopsis, particolarmente grandi per ' la sottotribù, Sono rosa o rossi e si aprono in primavera.
Mammillaria ha per lo più fiori piccoli ma abbondanti, che appaiono all'ascella dei tubercoli
giil sviluppati formando una corona intorno all'apice del fusto.
li essere diHicilmente valutabile, tanto che a volte l'identificazione è quasi impossibile. Tutte le piante sono basse, con fusto globoso, che può divenire brevemente cilindrico nelle piante adulte, e hanno tubercoli o rilievi posti in successione a spirale . Le areole, che si presentano con la parte spinosa al loro apice, si prolungano sul lato superiore del tubercolo, dove nascono i fiori , oppure si dividono dando luogo a un'ulteriore forrnazione lanosa alla base del tubercolo stes so, e in tal caso le gemme fiorifere si producono in essa. I fiori , sem pre solitari, non nascono mai, infatti, insieme alle spine; essi sono assai variabili in grandezza. Il frullo è una bacca indeiscente verde o rossa. Generi principali: Mammi/laria Haw. , Coryphantha (Engelm.) Lem" Thelocactus (K. Schum.) Brill. et Rose, Escobaria Brill. et Rose emendo Buxb. Sottotribù Epiphy/lanae Secondo il tracciato evolutivo ipotizzato dai botanici, si passa con le due ultime sottotribù a un tipo di Cactaceae completamente diverso dai precedenti. Originarie delle foreste tropicali, sono quasi tutte epifite, benché possano crescere anche sul terreno purché fortemente umifero e ben drenato. In natura alcune compaiono talvolta anche nei crepacci delle rocce, comunque nessuna resiste al pieno sole, prosperando nell'ombra, con atmosfera umida e calda. Le piante sono formate da molti articoli successivi e ramificati , ognuno dei quali ha una sottile e rigida nervatura centrale spesso rilevata ed espansioni carnose laterali, COS I da presentarsi piallo, apparentemen
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1'/ I
te somigliante a una foglia, salvo gli articoli basali che divengono cilindrici. Sulle ramificazioni spuntano sovente radici ae:ree che servo no soltanto per assorbire l'umidità ambientale e non sono quasi .mai in grado di assicurare sostegni né di radicare. I fiori sono colorati, quasi sempre zigomorfi (irregolari), talvolta solo leggermente, altre volte in modo vistoso, e i segmenti possono essere uniti alla base in un prolungamento sul quale si presentano in vari piani. Essi sono particolarmente grandi e belli in Epiphy/lum Haw. (sin. Phy/locactus Link), Zygocactus K. Schum ., Schlumbergera Lem . Sottotribù Rhlpsalldanae Gli otto generi appartenenti a questa divisione sono, a prima vista, diHicilmente riconoscibili come appartenenti alla famiglia. Tutte epifite, queste Cactaceae crescono sugli alberi delle foreste tropicali usu fruendo di piccole quantità di humus raccolto all'incrocio dei rami o sulle irregolarità dei tronchi, assorbendo l'umidità dell'aria con numerose radici aeree capilliformi che disseccano facilmente se l'at mosfera è asciutta. I fusti , molto ramificati, portano minute areole senza spine dalle quali si dipartono gli articoli, che si presentano alterni o verticillati e possono essere cilindrici , angolari o piatti . I fiori sono piccoli, generalmente solitari, e la fioritura si mantiene per parecchi giorni, senza chiusura notturna. I frutti, assai persisten ti, sono piccole bacche succose, bianche, rosse o violacee, spes so traslucide e perlacee.
Generi principali : Rhipsalis Gaertn., Hatiora Britt. et Rose, Lepismium
PfeiH.
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1
ACANTHOCAL YCIUM KLlMPELIANUM (Weidl. et Werderm.) Bckbg .
Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocereanae
Etimologia Il nome deriva dal greco àkantha, sp ina, e càlyx, calice, perché le scaglie sul tubo e sull'ovario sono modificate in spine . Luogo di origine Argentina centrale , sul la Sierra de C6rdoba, nella provincia omonima, nelle vicinanze del capoluogo. Descrizione Questa specie era stata posta da Berger fra le Lobivia, e fu quindi passata al genere Echinopsis finché Backe berg non la incluse nel genere attuale. Il fusto è globulare, depresso o appiattito all'apice, verde scuro e di circa IO cm di diametro. Le costolature sono circa 19 sulle piante adulte, dritte e tubercolate, con areole ellittiche e feltrose , con feltro giallo bruno, ma con l'invecchiamento divengono quasi glabre. Dalle areole nascono 6-8 spine radiali, a volte di più, disuguali, dritte o appena ricurve, grosse, coniche e rigide . Le spine centrali sono di solito 2-3, ma ve ne può essere anche una so la; la più bassa è più lunga di tutte le altre ed è diretta verso il basso, raggiungendo anche più di 4 cm di lunghezza. Tutte sono inizial mente brune, poi bruno più chiaro e infine grigiastre. I fiori sono lunghi 3-4 cm, e il tubo ha un piccolo anello lanoso alla base, peculiare a tutto il genere; i segmenti del perianzio sono bianchi. Coltivazione La pianta richiede pieno sole, ma non tollera i freddi intensi. La propagazione è per seme o per pollone .
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ACANTHOCAL YCIUM THIONANTHUM (Spegazz .) Bckbg.
Tribù Cereeae - SottotribùEchinocereanae
Luogo di origine Argentina nordoccidentale, nella provincia di Salta, al confine con quella di Las Andes, presso Cach i, sui versanti montuosi. Descrizione La pianta, sferica, diviene con il tempo brevemente cilindrica, accestendo per mezzo di polloni basali, e giunge a 12 cm di altezza e più , con 6-10 cm di diametro. Le costolaturesono circa 14, tubercolate. Le areole, che compaiono all'apice dei rilievi tubercolati , sono all 'in izio ricoperte di feltro giallo-bruno, allungate nella parte inferiore, ma con la parte superiore abbracciano lateralmente i lati della costola, cosi da presentare quasi la forma di un piccolo scudo ; con l'allargarsi dei tubercoli durante la crescita , esse divengono ellittiche e quasi glabre. Le spine radiali possono essere anche IO, quelle centrali 1-4; sono tutte più o meno della stessa lunghezza - che si aggira intorno a 1,5 cm - e sono da principio brune per divenire poi grigie o bianco giallastre. I fiori sono lunghi circa 5 cm , con tubo fortemente peloso e i segmenti del perianzio giallo zolfo o giallo limone. Si può supporre che la specie sia piuttosto variabile, dato che sono state 'trovate recentemente altre piante, non nomenclate, che le assomigliano molto, con un numero di spine differente e le spine radiali talvolta intersecantesi. Coltivazione La propagazione è preferibilmente per pollone .
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APOROCACTUS FLAGELLIFORMIS
(L.) Lem.
Tribù Cereeae - Sottotribù Hy/ocereanae
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Etimologia Il nome deriva dal greco aporos, impenetrabile, per il folto groviglio dei fusti striscianti, e cactus. Il genere fu stabilito da Lemaire nel 1860, prendendo come specie tipo Cactus flagelli formis di Linneo. Luogo di origine Proviene dal Messico, dove cresce nello stato di Hidalgo, ma quando fu introdotta in Europa, alla fine del Seicento, fu creduta sudamericana. Descritta nel 1969 da Sioane come Cereus minima serpens americana. Descrizione Questa popolarissima e fiorifera pianta ha fusti cilindrici decombenti o striscianti, lunghi fino a 2 m e di soli 2 cm di diametro. Le costolature sono 10-14, poco pronunciate, appena tubercolate, con areole appressate. Le spine radiali sono 10-15 e più , sottili, lunghe 1/2 cm, rossastre da giovani, quindi giallastre o brune; le spine centrali sono 3-4, brune con la punta gialla. I fiori , a fioritura diurna, appaiono lungo tutto il fusto, sono lunghi 7 -8 cm e persistono per più di quattro-sei giorni. Il loro colore è rosso carminio, piI) o meno chiaro, e appaiono a fine primavera . Coltivazione Malgrado sia un'epifita che cresce bene in vasi sospesi, può essere coltivata in vasi normali dai quali ricade verso il basso. Necessita di un marcato riposo, ma di pieno sole e di buone innaffiature estive. La propagazione è per talea, durante l'estate.
4 AREQUIPA RETTIGII (Quehl) Oehme varietà ERECTOCYLlNDRICA (Rauh et Bckbg.) Krainz Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocactanae ' ~eo .:j
\ .'II'"I"\'"'
Etimologia Prende il nome da Arequipa, capoluogo del diparti mento omonimo nel Perù meridionale, nei cui pressi fu trovata. Luogo di origine Perù. Descrizione La specie tipo ha fusto dapprima quasi sferico, che col tempo diviene cilindrico e più o meno prostrato, con 10 20 costola tu re rawicinate e basse con areole molto appressate , distanziate solo 1/2 cm, grigio-feltrose nella parte giovanile. Le spine radiali sono 20-30, sottili e trasparenti, lunghe l cm. Le spine centrali possono essere anche IO sulle piante più vecchie, più robuste e più lunghe dato che la più forte può raggiungere i 3 cm. I fiori sono centrali, lunghi 6 cm e più, scarlatti, con tubo sottile e molto lungo, peloso, e perianzio irregolare leggermente obliquo. La varietà erectocy/indrica era stata inizialmente conside rata da Backeberg come una specie a sé stante, ma è stata passata a varietà in considerazione delle molte affinità botaniche. Essa è cereoide fin dallo stadio giovanile, e arriva a 50 cm di lunghezza, con 15-17 costolature sulle quali le areole, grandi circa 1/2 cm, sono inizialmente grigio-giallastre. Le spine radiali sono 12-14, sottili e subulate, bianche tendenti al grigio; quelle centrali sono chiare con punta scura, lunghe 4 cm. I fiori sono lunghi 7 cm, rossi. Coltivazione Terriccio sabbioso. La propagazione è per talea .
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ARIOCARPUS FURFURACEUS
(S . Wats.)
Thomps . .
Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocactanae
Etimologia Il nome deriva dal greco aria, sorbo , e karp6s,
frutto, e indica che questo cactus ha frutti simili a quelli del sorbo.
Schumann ristabilf nel 1898 il genere, creato da Scheidweiler nel
1838, abolendo cos i Anhalonium di Lemaire che era stato usato
nel frattempo .
Luogo di origine Messico settentrionale, stato di Coahuila.
Descrizione Come tutto il genere, questa specie ha grossa
radice fittonante e fusto praticamente invisibile poiché le costola
ture sono rimpiazzate da lunghi tubercoli deltoidi posti a spirale
che formano una struttura globulare e .appiattita. In questa specie
essi sono grigio chiaro, talvolta verde pallido molto glauco; molto
acuminati e compressi, la superticie superiore è callosa con
minute scagl ie biancastre o color ruggine. All'apice di ogni tuber
colo vi è una piccola areola, dapprima feltrosa, poi quasi glabra,
e la base è fornita di lana bianca, più visibile e cospicua vicino
all 'apice. Questa curiosa mortologia serve da mimetizzazione
negli ambienti naturali in cu i le piante sono spesso infossate nel
terreno . I fiori nascono all'ascella dei tubercoli vicino al centro,
hanno un diametro di 4-5 cm e i segmenti del parianzio grandi,
bianchi o rosa. .
Coltivazione Pianta molto rara, perché la propagazione è da
seme e la crescita è lentissima.
1' ~-11- IO-:-
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ARIOCARPUS KOTSCHOUBEYANUS
(Lem .)
K. Schum.
Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocactanae
Luogo di origine Messico centrosettentrionale, negli stati di Durango, Nuevo Leòn, San Luis Potosi. Descrizione La pianta fu raccolta per la prima volta e inviata in Europa dal botanico tedesco Wilhelm Karwinsky von Karvin nel 1840, e viene riferito che fu pagata 200 dollari dell'epoca, e dato che il peso medio di una pianta è di circa 250 gr, il prezzQ fu maggiore del suo peso in oro! La radice è molto grossa e carnosa, ci lindrica, sproporzionata al fusto, che ha un'altezza di soli 5 cm e in natura è seminterrato, con la parte apicale quasi a livello del terreno . In pratica esso è formato da tubercoli triango lari , verdEi-grigiastri, feltrosi alla base e con la parte superiore più o meno piatta percorsa da un solco mediano molto lanoso ; sono posti a spirale e strettamente embricati, con una larghezza di base e uno spessore di meno di un centimetro, e sono fortemente rigidi, con epidermide quasi cornea. I fiori nascono al centro dall'ascella dei tubercoli più giovani, circondati da un ciuffo di peli , e hanno circa 3 cm di diametro; i segmenti estemi del perianzio sono pochi e brunastri, quelli interni sono rosa o rosso carminio. Le vecchie piante possono accestire. Coltivazione Di crescita lentissima, richiede molto sole e spazio perle radici. Tollera un certo freddo se asciutto, ma un lieve calore è preferibi le. Può 'essere propagato da polloni di vecchie piante.
7
ARIOCARPUS TRIGONUS (Web.) K. Schum. Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocactanae Luogo di origine Messico nordoccidentale, nello stato di Nuevo Le6n. Descrizione Una piccola pianta che difficilmente il profano rico noscerebbe come appartenente alla famiglia. Il nucleo centrale, che sorge dalla lunga radice fittonante simile a una grossa carota, tipica del genere, è infatti del tutto nascosto dai tubercoli acuta mente triangolari, con la parte interna appiattita e quella esterna carenata. Essi sono grigio-verdi o verde oliva, eretti , numerosi, lunghi da 3,5 a 5 cm, con una base larga circa 2 cm e margini angolari callosi ; vicino all'angolo acuto dell'apice è situata un'a reola. La base dei tubercoli è fittamente lanosa ed è da essa, vicino al centro, che nascono i fiori giallastri, di circa 5 cm di diametro e spesso numerosi. In complesso, il diametro dell'intera pianta, escluso il fiore, raggiunge i 10 cm, talvolta anche più, specialmente nella varietà elongatus, che ha i tubercoli più lunghi. Il frutto è una bacca liscia e globulare che conserva per lungo tempo i semi anche, quando è disseccata, protetta dalla lunga lanugine che l'awolge. Coltivazione Tutti gli Ariocarpus sono molto rari e costituiscono l'ambizione del collezionista, anche perché è molto difficile molti plicarli per pollone, anche quando ne emettono, e la loro crescita è fra le più lente di tutti i cactus . Sensibili ai marciumi, le innaffiature debbono essere scarse e il terriccio poroso.
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ARROJADOA AUREISPINA
Buin. et Bred.
Tribù Cereeae - Sottotribù Cereanae
Etimologia Il nome fu dato per onorare il dottor Miguel Arrojado
che compi vaste esplorazioni nelle zone aride e semi aride del
Brasile. Il genere, stabilito da Britton e Rose, fu per un certo
periodo considerato come un sottogenere di Cephalocereus, ma,
soprattutto in seguito alla scoperta di nuove specie, fu ripristinato
ed è ogg i quello valido.
Luogo di origine Brasile, nello stato di Bahia.
Descrizione Questa specie, scoperta nel 1966 da Horst e Bui
ning, appartiene a un genere di cactus cereiformi ma sottili, spesso striscianti. Il fusto può raggiungere 1 m di lunghezza con circa 5 cm di diametro e accestisce dalla base ; le costolature, piuttosto ottuse, sono distanziate e le areole hanno una dozzina di spine radiali corte e sottili, mentre le spine centrali sono circa 8-9, lunghe 1 cm e più . Il fusto presenta un celalio formato da setole fra le quali appaiono i fiori rosa e attraverso il quale si sviluppa la nuova crescita, che nella stagione successiva darà a sua volta luogo a un nuovo cefalio . I li ori sono notturni e rimango nO, disseccati, attaccati ai frutti che sono rosso chiaro è della grandezza di una ciliegia. Coltivazione Si tratta', nel complesso, di piante non molto at traenti che, provenendo dalla formazione a macchia (caatinga), prosperano meglio a mezz 'ombra. La propagazione è per talea, con buon calore .
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ARROJADOA RHODANTHA
(GOrke) Britt. et Rose
Tribù Cereeae - Sottotribù Cereanae Luogo di origine Brasile orientale, nello stato di Piauhy, nella caatinga che ricopre la Sierra di Piauhy, pr"esso Sao Raimundo Nonato. Descrizione Questa pianta è la specie tipo sulla quale Brinon e Rose costituirono il loro nuovo genere. Essa ha fusto cereiforme, lungo da l a 2 m, di 2-5 cm di diametro, dapprima eretto, quindi prostrato o sarmentoso, ramificante per lo più dalla base oppure con corti articoli cilindrici. Le costolature, piuttosto piatte, sono 10 12, con areole distanziate di circa l cm, tomentose e brunastre. Le spine radiali sono circa 20, aghiformi, brune, ma divengono biancastre con l'invecchiamento; quelle centrali si differenziano poco: sono 5-6, più forti e più lunghe e inizialmente bruno scuro . Al l'apice dei fusti e delle ramificazioni , la crescita è accompagnata da un cefalio formato da una massa lanosa lunga 1-2 cm, bruna stra, e da parecchie setole rosso-brune lunghe sino a 3 cm . I fiori sono quasi tubolari, lunghi.circa 3-4 cm, rosso-violacei, e nascono solitari alle areole superiori del fusto, apparendo però spesso contemporaneamente cosi da sembrare raggruppati. Il frutto è piccolo e rotondeggiante od oblungo, purpureo. Coltivazione Come tutte quelle dello stesso genere, le piante necessitano di mezz'ombra e di terreno umifero ma sabbioso e ghiaioso. La propagazione è per talea .
10 ASTROPHYTUM ASTERIAS
(Zucc.) Lem. Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocactanae
Etimologia Il nome deriva dal greco astron, stella, e phjton, pianta, per le costolature poste a forma di stella in quasi tutte le specie . Luogo di origine Stati Uniti, nel Texas, nella valle del Rio Grande ; Messico, negli stati di Tamaulipas e Nuevo Le6n. Descrizione Il fusto di questa specie è sferico, ma molto appiat tito e può raggiungere i IO cm di diametro con un 'altezza di circa la metà, ma di solito in coltura è più piccolo. Il colore è grigio verde o verde grigiastro. La pianta è del tutto inerme. Le costola ture sono 8, divise da sottili solchi profond i, quasi piatte , e alloro centro le areole, grand i, prominenti, rotonde, bianche e feltrose, sono distanziate di circa 1/2 cm, disposte come i raggi di una stella. Le areole sono circondate da linee curve dirette verso il basso; interrotte irregolarmente, formate da minute scaglie bianche, più dense verso i margini della costola e verso l'apice . I fiori , apicali , sono lunghi 3 cm, con un diametro di 6,5 cm, e hanno i segmenti gialli con centro rosso. Si trovano ibridi con Astrophytum myriostigma, con caratteri intermedi, dall'epidermi de densamente coperta di scaglie argentee. Coltivazione La pianta non emette polloni e non pu ò essere tagliata data la sua forma, cosi che la propagazione è soltanto da seme . Lentissima di crescita, è perciò la specie più rara del genere. Richiede più calore invernale e pieno sole estivo.
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ASTROPHYTUM CAPRICORNE
(Dietr.) Britt. et
Rose Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocactanae . Luogo di origine .Messico settentrionale, quasi al confine con il Nuovo Messico, nello stato di Chihuahua, presso La Rinconada. Descrizione Il fusto , dapprima globulare, diviene allungato con l'età raggiungimdo anche i 20 cm di altezza; l'epidermide verde è più o meno ricoperta di minuscole scaglie bianche, cosi che in alcune forme può apparire grigiastra. Le costolature sono 8-9, acute, molto rilevate, con areole distanziate 1,5-3 cm, piuttosto grandi, ricoperte di lanugine brunastra. Ciascuna areola ha un numero di spine variabile, sino a IO, poste irregolarmente e lunghe circa 7 cm, brune o nere, molto flessibili e ricurve, piatte, poco pungenti, che con l'età possono anche cadere lasciando la parte basale inerme. I fiori nascono alle areole dell'apice o vicino a esso, hanno la parte esterna rossastra che passa gradualmente a quella interna gialla con macchia rossa o rosso arancio alla base. La fioritura permane per 3-4 gironi e si ripete più volte durante l'estate. Il frutto, come in tutte le specie del genere, ha la forma di un'oliva ed è lanoso e leggermente spinoso, rossastro. Ne esistono le varietà crassispinum, più grande, con spine grigio scuro , più forti ; niveum, con il fusto completamente ricoperto di scaglie bianche; minus, più piccolo e spinoso. COltivazione La propagazione è da seme; richiede pieno sole e riposo invernale con temperatura di qualche grado sopra DC.
°
12 ASTROPHYTUM MYRIOSTIGMA
Lem .
Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocactanae Luogo di origine Messico, sull 'altopiano centrosettentrionale. Descrizione Il genere, stabilito da Lemaire nel 1839, compren de poche specie conosciute a lungo come Echinocactus, e que sta, che nei paesi anglosassoni e germanici è detta "berretta del vescovo" a causa delle cinque costolature rilevate, è una delle più diffuse in coltura e ve ne sono diverse varietà. La specie tipo ha fusto globulare, depresso all'apice, cilindrico da adulto, verde, ma densamente ricoperto da minutissime scagliosità bianche che lo fanno apparire bianco grigiastro. Le costolature sono cinque, ben rilevate e acute. Le areole su di esse sono molto rawicinate, ben ché vi siano delle forme in cui sono distanziate e molto piccole; completamente inermi, sono generalmente ricoperte di peli lanosi più o meno brunastri. I fiori gialli hanno circa 6 cm di diametro. Ne esiste una varietà quadricostatum, con solo 4 costolature, e una, considerata a volte , come una sottospecie, Astrophytum myrio stigma potosinum, originaria di San Lu is Potosl, dal fusto grigio verde o del tutto verde, senza quasi traccia di scaglie, che in orti coltura è detta Astrophytum myriostigma nudum. Coltivazione Non emette polloni, la propagazione dovrebbe quindi essere da seme, ma se si taglia la parte superiore delle vecchie j:>iante, nuovi getti appaiono al taglio. Resiste al freddo, purché non sia persistente; richiede pieno sole e terriccio molto ben drenato.
13 ASTROPHYTUM ORNATUM
(DC.) Web. ex Britt.
et Rose Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocaclanae Luogo di origine
Altopiano centrale del Messico: stati di Hidal
go e Querétaro. Descrizione È questa, di tutto il genere, la specie più alta: dapprima sferica, diviene, con l'età, cilindrico-colonnare e negli esemplari più vecchi, in natura, può arrivare fino a 1 m di altezza e 30 cm di diametro, mentre in coltivazione difficilmente supera i 25-30 cm costituendo già una pianta d'eccezione. Hackeberg riferisce di una pianta che, a quanto pare, era alta fino a 3 m. Il fusto ha 8 costole acute, dritte o leggermente spiralate, più o meno ricoperte di scaglie argentee disposte a strisce formanti un disegno ricurvo. Le areole, piuttosto distanziate, sono munite di 5-11 spine, dritte e acute, gialle o brune, di lunghezza diversa: le più lunghe raggiungono i 3 cm . I fiori hanno un diametro di circa 8 cm e sono giallo chiaro. I frutti sono meno carnosi di quelli delle altre specie e a maturità si aprono, ma generalmente contengono pochi semi. Ne esiste una varietà glabrescens, dall'e pidermide verde scuro che presenta pochiss ime scaglie o non le ha affatto, e una varietà mirbelii che, viceversa, le ha più fitte, al punto da ricoprire interamente il fusto, e con spine giallo oro. Nella foto in basso, .un esemplare di ASlrophytum ibrido: benché numeros·e ibridazioni siano state eseguite fra ASlrophytum asle rias e Aslrophylum myriosligma, a volte ulteriori incroci awengo no successivamente con Aslrophytum ornalum, nell'intento di ottenere piante con una distribuzione meno uniforme e più at traente delle minuscole scaglie argentee, unito a una maggiore altezza del fusto, a una crescita più rapida e a una possibilità di ottenere nuovi polloni capitozzandolo e usando la parte apicale come talea. Spesso tati ibridi risultano del tutto inermi, con gli altri caratteri intermedi fra le specie originarie. Coltivazione Anche questa specie, come le altre dello stesso genere, si riproduce da seme, ma la crescita è più rapida e la pianta più forte e resistente. Richiede comunque un lerriccio poroso e ben drenato e una posiZione soleggiata.
14 AUSTROCEPHALOCEREUS DYBOWSKII (Gosselin) Bckbg . Tribù Cereeae - Sonotribù Cereanae Etimologia Il nome indica specie simili a Cephalocereus, ma originarie dell'emisfero australe : sono infani tune brasiliane . Luogo di origine Brasile nordorientale, nello stato di Bahia, sulle colline aride dell'interno. Descrizione Questa specie , classificata fino a poco tempo fa come Cephalocereus e come tale ancora conosciuta, è quella descrina da più lungo tempo, e cioè dal 1908. Ramificante fortemente dalla base, forma delle colonie di fusti alti fino a 4 m con un diametro di circa 8 cm, tuni ereni e volti verso l'alto, coperti di morbida peluria lunga anche 8 cm . Ogni fusto può avere 20 costolature, soni li e basse, sulle quali le areole sono rawicinate. Le numerose e corte spine rad iali sono nascoste dai peli ; le spine centrali sono 2-3, giallastre o brune, proiettate in fuori per 2-3 cm . I peli lanosi divengono più folti, abbondanti e bianchi sulla parte superiore dei fusti, in particolare su quella laterale (normalmente quella voltata verso occidente) dove na scono le areole fiorifere e dove il cefalio può estendersi, nelle vecchie piante, per circa 60 cm dall'apice in giù . I fiori, lunghi 4 cm, sono bianchi e campanulati, con segmenti interni del perian zio corti. Il frutto è rosa, sferico e liscio. Coltivazione Richiede riparo invernale e pieno sole estivo. La propagazione è facile, per talea.
15 AZTEKIUM RITTERI
(Boed .) Boed . Tribù Cereeae - Sonotribù Echinocactanae
Etimologia Questo genere, creato da Boedeker nel 1929, com prende una sola specie e prende il nome dagli Aztechi, la popolazione che in epoca precolombiana formava il grande impe ro che fu conquistato dagl i spagnoli guidati da Hernan Cortés . Luogo di origine Messico centrosenentrionale, nello stato di Nuevo Le6n. Descrizione Piccola pianta dalla radice finonante ma corta e dal fusto sferico e depresso di circa 5 cm di diametro, verde grigiastro o grigio , con apice feltroso; i vecchi esemplari accesti scono dalla base. Le costolature sono 9-11 , arrotondate, rilevate per circa l cm, caranerizzate da rilievi orizzontali corrugati, più o meno irregolari, e con areole ravvicinate ricoperte di corti peli bianchi e munite di 1-3 spine deboli, lunghe 3-4 mm. Tra l'una e l'altra costola appaiono delle costolature sussidiarie, molto più sonili e irregolarmente tubercolate, che si inseriscono a triangolo partendo più in basso dell'apice e aumentando il numero verso la base . I rilievi, tutti orizzontali e posti a ventaglio, ricordano molto il disegno di certe sculture azteche, ciò che ha determinato il nome più che il luogo di origine, decentrato rispeno al nucleo dell'impero. I fiori apicali sono larghi quasi l cm , con segmenti bianchi; quelli esterni hanno bordo rosa. Coltivazione Terriccio sabbioso e pieno sole; non tollera il freddo. Gli esemplari innestati rimangono verdi, meno anraenti.
16 BORZICACTUS HUMBOLDTII
.•
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(H.B.K.) Brit! et
Rose Tribù Cereeae - Sottotribù Cereanae
I I
Etimologia Vincenzo Riccobono denominò questo genere nel
1909 per ricordare Antonino Borzi, fondatore degli orti botanici
di Messina e Palermo. Luogo di origine Dall'Ecuador meridionale fino al Perù setten trionale. Descrizione La specie può essere ancora rintracciata come Se ticereus Bckbg ., genere che è stato abolito. Pianta semiprostrata e poi ascendente, dal fusto lungo circa 70 cm e di 3-5 cm di diametro, verde scuro. Le costolature sono 10-12, più o meno tubercolate, con depressioni trasversali fra le piccole areole distanz iate 1-1,5 cm e ricoperte di lanugine gialla. Le spine radiali sono sottili e nu merose, quelle centrali sono circa 6 e possono superare 1 cm . Tut te le spine sono bruno castano , talvolta rossiccio, rigide e dritte; quelle del cefalio sono dello stesso colore ma più flessibili e unite a setole dall'aspetto sericeo , dritte o arricciate, biancastre. I fiori, di co lore variante dal rosa al carminio, sono lunghi circa 7 cm, con lungo tubo dello stesso colore, scaglioso, e con corti peli bianca stri; i segmenti del perianzio sono lanceolati. Coltivazione Benché molto fiorifero da adulto, non è comune in coltura, forse perché il suo portamento lo rende più adatto alla coltivazione all'aperto che a quella in vaso. La propagazione è per talea o per seme.
17 BORZICACTUS MADISONIORUM
Hutchison
Tribù Cereeae - Sottotribù Cereanae C'C
2E
Luogo di origine Paul Hutchison scopri questa pianta nel Perù settentrionale, dipartimento di Amazonas, nel canyon di Rio Marariòn, e la classificò nel 1963. Descrizione Il fusto è inizialmente sferico, per divenire poi più o meno allungato, di colore verde-grigio. La pianta, quando è molto giovane, non presenta costolature : esse cominciano a rivelarsi con la crescita, divenendo 7-12, con rilievi tubercolati dove appaiono le areole. Le spine sono talvolta mancanti, ma possono essere in numero variabile da 1 a 5, fortemente ricurve ; brune sulle areole giovani, divengono biancastre con l'invecchia mento. I fiori hanno un lungo tubo leggermente imbutiforme con peli brunastri , sono lunghi 8-10 cm con un diametro di circa 5 cm , e i segmenti del perianzio sono rossi. Il frutto è sferico, di 2 cm , tomentoso ; i semi sono lucidi e bruni. Backeberg aveva posto questa pianta nel suo genere Submatucana, e nelle collezioni è ancora spesso classifi cata come tale . / Coltivazione Per quanto possa crescere benissimo sulle pro prie radici, è spesso innestata per affrettarne lo sviluppo e le fioriture ; difficile comunque da reperire, è più facile , nel caso, trovare esemplari innestati. La propagazione è per seme.
.1
18 BORZICACTUS SAMAIPATANUS
(Card.)
Kimm . Tribù Cereeae - Sottotribù Cereanae Luogo di origine Bolivia, nella Cordigliera di Cochabamba, vicino a Samaipata, a sud di Santa Cruz, a circa 1900 m di altitudine. Descrizione Per questa specie, reperita piuttosto recentemen te, il botanico boliviano M. Cardenas aveva creato il genere Bolivicereus, ma Myron Kimnach, specialista in Cactaceae pres so gli Huntington Botanical Gardens, la trasferi nel genere che oggi è quello valido. Il fusto è eretto, ramificante dalla base, e notevolmente sottile, dato che può raggiungere un metro e mezzo di altezza con un diametro di soli 4 cm; ha 14-16 costole con areole brunastre distanti quasi 1/2 cm fra di loro e alternate con quelle delle costole adiacenti, cosi che le depressioni, oltre che verticali , sembrano trasversali. Le spine possono variare in lunghezza dai 4 mm di quelle radiali , sottili, ai 3 cm di quelle centrali, forti e oblique ; giallastre con punta rossa da giovani, divengono poi grigiastre. I fiori, che nascono lateralmente, sono quasi orizzontal i; il loro colore varia dal rosso carminio chiaro al porpora scuro e hanno un tubo scaglioso fornito di peli, soprattutto alla base. Il frutto è sferico, lanoso. Ve n'è una varietà multiflorus con meno spine e numerosi fiori . Coltivazione La propagazione è per seme o per talea di fusto appoggiata su sabbia umida. Sopporta il freddo, purché asciutto.
19 BORZICACTUS SAMNENSIS
Ritt.
Tribù Cereeae - Sottotribù Cereanae Luogo di origine Perù, dal dipartimento di Cajamarca a quello di Ancash , sul versante ovest della Cordigliera Occidentale; la specie tipo fu trovata nel piccolo dipartimento di La Libertad, (situato fra gli altri due), vicino a Samne. Descrizione La pianta fu descritta e nomenclata da Ritter nel 1964. Ha portamento arbustivo, con un fusto che può raggiungere i 6 m di lunghezza, ma solo 5-7 cm di diametro, e si presenta eretta o semiprostrata, formando anche folti cespugli. Le costola ture sono 6-9, tubercolate . Le spine, più numerose sui vecchi fusti, sono prima giallastre o rosso-brune, poi bianche, con una spina centrale lunga anche 8 cm e talvolta 1-3 più corte . I fiori hanno un tubo fornito di peluria nera e un lembo di circa l cm di diametro, viola purpureo. I frutti , ovali e giallastri, sono lunghi circa 3,5 cm . Coltivazione Una specie poco adatta comunque per la coltiva zione, dato che gli esemplari giovani non sono attraenti e quelli vecch i risultano ingombranti e disordinati. Sopporta il freddo, e le sono necessari il pieno sole e un periodo di riposo accentuato, oltre a un terreno partiCOlarmente ben drenato. La propagazione, eventualmente, è per talea.
20 BORZICACTUS SEPIUM
(H.B.K) Britt. et Rose Tribù Cereeae - Sottotribù Cereanae ·
Luogo di origine Ecuador centrale, sulle colline fra le vallate delle Ande da San Antonio a Riobamba, fino ai piedi del vulcano Chimborazo, ormai spento . Descrizione La specie, descritta nel 1823 da Humboldt, Bomp land e Kunth come Cactus sepium, è considerata oggi la stessa che nacque da seme a La Mortola e che Riccobono chiamò Borzicactus ventimig/iae, che risulta cosi essere soltanto un sinonimo. Il fusto, prostrato e poi eretto, è alto circa 1,5 m, con 4 cm di diametro, ed emette polloni dalla base, ma ramifica raramente da più in alto. Le costolature sono 8-11, con solchi a forma di V che le suddividono in tubercoli alternati trasversalmen te, ciascuno dei quali porta un'areola feltrosa leggermente ovale. Le spine radiali sono 8-10, sottili e irraggiate, brunastre, lunghe da 1/2 a 1 cm ; le spine centrali sono poco distinguibili : di sol ito ve n'è una soltanto , ma talvo lta sono 2 e, più che altro, sono diverse perché più lunghe, dato che superano i 2 cm. Nella parte apicale le spine sono bruno-rossastre. I fiori, che nascono lateralmente, hanno fioritura diurna e sono lunghi 4 cm, con tubo lanoso all'ascella delle scaglie che lo ricoprono. I segmenti esterni del perianzio sono rossi, quelli interni rosa, e in complesso il fiore è leggermente irregolare. Coltivazione Di rapida crescita, desidera sole estivo e fiorisce anche da giovane. La propagazione è per talea.
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BROWNINGIA ALTISSIMA
(Ritt.) Buxb.
Tribù Cereeae - Sottotribù Cereanae Etimologia Il nome fu dato da Britton e Rose in onore di W.E . Browning, direttore dell'Istituto ing lese di Santiago del Cile. Luogo di origine Perù settentrionale, nella Cordigliera Occi dentale, sul Rio Marari6n, presso Bellavista. Descrizione Arborescente, forma un grosso tronco ed è alta fino a 5 m nelle zone più aride, ma può raddoppiare l'altezza se gode di una maggiore umidità ambientale; ramifica con articoli eretti, che ne possono emettere altri a loro volta. Le costolature sono 7-8, larghe alla base e con tubercoli rilevati al margine, delimitati da solchi cuneati dove compaiono le areole bianche e feltrose sulle parti giovani; in seguito la feltrosità diviene bruna e poi grigiastra. Le parti laterali delle costole nelle nuove vegeta zioni conservano per un certo periodo le striature aperte a venta glio, più o meno glaucescenti, che seguono la crescita e scom paiono con l'ispessimento dell'epidermide. Le areole sono inermi inizialmente, ma da esse si sviluppano poi 5-6 spine radial i e flessibili lunghe circa 1 cm, più o meno irraggiate, e 1 spina centrale che diviene diretta verso il basso. I fiori sono lunghi 5 6 cm, con tubo dalle grandi scaglie e segmenti del perianzio bianco-verdastri, molto ricurvi in fuori e leggermente profumati. Coltivazione In coltivazione la pianta si presenta sempre allo stadio giovanile. La fioritura è notturna e difficile in coltura. La propagazione è per seme o pertalea .
22 BROWNINGIA HERTLlNGIANA
(Bckbg.) Buxb.
Tribù Cereeae - Sottotribù Cereanae Luogo di origine Perù, nella valle del Rfo Mantaro, a nord-est di Lima, fra la Cordigliera Occidentale e quella Orientale.
Descrizione Il colore del fusto colonnare è azzurro brillante, e infatti Backeberg aveva preso la specie come tipo del suo genere Azureocereus, oggi abolito. Alto fino a 8 m e con 30 cm di diametro, ramificante, il fusto ha circa 18 costolature ingrossate intorno alle areole e, più tardi, tubercolate, con una depressione a cuneo fra un tubercolo e l'altro. Le areole delle nuove vegetazioni hanno circa 4 spine radiali e 1-3 più lunghe, che possono arrivare fino a 8 cm , più o meno centrali , tutte gialle con la parte superiore bruna o con soltanto la base gialla; nelle parti più vecchie il numero delle spine cresce fino a 30, tutte circa della stessa lunghezza e più flessibili di quelle delle areole apicali. Natural mente, la transizione non è netta, quindi il numero di spine è variabile. I fiori hanno un tubo più o meno ricurvo , di 5 cm di diametro, bruno violaceo, scaglioso, e i segmenti del perianzio bianchi, leggermente obliqui. La fioritura è notturna. Coltivazione La specie è rara in coltivazione, se se ne eccet tuano le grandi collezioni, benché piccoli esemplari siano ugual mente attraenti per il loro colore poco usuale. La propagazione è per talea di ramo; il seme è difficilmente ottenibile.
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23 BROWNINGIA RIOSANIENSIS
(Bckbg.) Buxb.
Tribù Cereeae - Sottotribù Cereanae
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Luogo di origine Perù settentrionale, vallata del Rio Sana (da cui l'attributo), nel versante della Cordigliera Occidenta:Je fino all'oceano Pacifico. Descrizione In natura la pianta ha un grosso tronco ramificante alto fino a 4 m, ma in coltivazione rimane notevolmente più piccola. Gli articoli sono per lo più sottili, di 8 cm di diametro, verde un po' glauco, con circa 6 costolature tubercolate. I tubercoli, più awertibili nelle parti giovani, sono comunque piuttosto bassi, larghi alla base, divisi l'uno dall'altro da un solco trasversale a forma di V, allargato e diretto verso il basso, e hanno sei rilievi convergenti all'apice che, benché poco cospicui , danno ai tuber coli una forma prismatica. All'apice di ogni tubercolo, le areole, ricoperte di lanugine bianca, hanno 6-8 spine, difficilmente distin guibili in radiali e centrali , irregoJari: infatti quella superiore, lunga 5 cm, grossa e conica, nella parte più giovane dell'articolo è giallastra con la zona basale rosso carminio e spesso con la punta nera, ma diviene poi biancastra come le altre, che sono più o meno grosse e lunghe e sottili, spesso assai corte. I fiori sono notturni, con tubo scaglioso e peloso e segmenti del perianzio bianchi. Coltivazione È di difficile reperimento ed è un peccato perché le giovani piante sono graziose. Non tollera il freddo. La propaga zione è da seme o, eventualmente, da talea se rintracciabile.
24 CARNEGIEA GIGANTEA
(Engelm.) Britt. et Rose
Tribù Cereeae - Sottotribù Cereanae Etimologia Questa specie. che Engelmann aveva chiamato Cereus giganteus (1848). fu ribattezzata da Britton e Rose (nel 1908) in onore di Andrew Carneg ie. industriale e filantropo. alla cui munificenza si deve la Fondazione Carnegie che. tra l'altro. stabili un Centro per le ricerche sul deserto a Tucson in Arizona . I nomi locali per questa pianta sono sahuaro o saguaro e talvolta pitahaya. Luogo di origine Arizon·a. California sudorientale e stato di Sonora nel Messico. La località specifica della specie tipo è il deserto di Gila. attraversato dal fiume Gila. in Arizona. dove. nella riserva indiana di Papago. quasi 1000 ettari di deserto sono considerati fra i monumenti nazionali degli Stati Uniti con il nome di Papago Saguaro a causa della " foresta" di Carnegiea che cresce sui rilievi rocciosi. Il fiore della Carnegiea è l'emblema dello stato dell'Arizona. Descrizione Malgrado la specie (oggi l'unica del genere) sia stata descritta solo nel 1848. Engelmann stesso parla della sua conoscenza tramite Alexander von Humboldt. ciò che è più che normale dato che si stima che le piante più vecchie abbiano più di 200 anni. Il fusto colonnare può essere alto fino a 15 m. con un diametro di 65 cm. pesantissimo (una pianta di 5 m risultò pesare circa 750 kg). soprattutto a causa della gran quantità d'acqua in esso contenuta. che può essere il 98% del peso vicino ali' apice. Le costolature sono 12-24. ottuse. e le areole•. distanziate di circa 2 cm. sono brune. Le spine radiali sono 12 o più. disposte a raggio. quelle centrali 3-6. lunghe fino a 7 cm; tutte sono brune e più tardi grigiastre. Nella parte apicale le areole sono rawicinate e coperte di feltrosità bruna . Le ramificazioni awengono distanti dalla base. e possono essere anche più di 8; esse sono erette e possono a loro volta ram ificare . I fiori appaiono nella parte superiore dei fusti e dei ram i degli esemplari adulti. sono bianchi. lunghi e larghi circa 12 cm. con un tubo verde e scaglioso e i petali corti ed espansi. Il frutto è rosso (anche ne ll a polpa). deiscente. commestibile . Coltivazione La crescita è lenta. al punto che dopo due anni dalla semina la pianta raggiunge solo 8 cm di altezza. e un esemplare di 1 m richiede circa 30 anni.
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CASTELLANOSIA CAINEANA
Card .
Tribù Cereeae - Sottotribù Cereanae
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Etimologia Il nome fu dato dal botanico bo liviano Martin Carde nas in onore dell'argentino Alberto Castellano s, specialista in cactus del Sudamerica. Luogo di origine Bolivia orientale , tra 700 e 1600 m. Descrizione Il genere comprende, almeno per il momento, questa sola specie, che è un grande arbusto ramificato, alto fino a 6 m, eretto, con articoli più o meno flessibili verde-grigiastri, molto lunghi. Il fusto principale ha 9 costolature arrotondate, larghe fino a 3,5 cm, ma gli articoli più giovani ne hanno di più, con areole bianche, feltrose e rotonde, leggermente infossate. Le spine radiali sono 15, lunghe 1-4 cm , quelle centrali sono 3 4 e possono raggiungere i 7 cm di lunghezza; tutte sono rigide, da brune a grigie. La parte giovanile degli articoli, dove appaiono i fiori, ha invece le spine modificate in setole spinescenti che, lunghe 1-4 cm , sono riunite sulle areole a ciuffi , dritti e rivolti verso l'alto, e possono essere bianche, grigie o brune. I fiori, lunghi 3-5 cm, sono purpurei e hanno fioritura notturna, ma rimangono aperti il giorno seguente. Il frutto, verde giallastro, lungo 3 cm , sembra sia velenoso, caso eccezionalissimo per la famiglia. Coltivazione Poco attraente, è raramente coltivata. La propa gazione è per talea.
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CEPHALOCEREUS MAXONII
Rose
Tribù Cereeae - Sottotribù Cereanae Etimologia Il nome deriva dal greco kepha/é, testa, unito a Cereus, perché in questo genere il cefal io è notevolmente ingros sato e lanoso. Luogo di origine Nelle montagne del Guatemala centrale, presso El Rancho e Salama. Descrizione La specie, denominata per ricordare W. Maxon che ne inviò i primi esemplari (nel 1905 circa) , è quasi arborescente, dato che è alta 3 m, con un fusto principale simile a un corto tronco e ramificazioni ascendenti obliquamente, verde pallido e glauco, di circa 12 cm di diametro. Le costolature sono 6-8, con margine acuto. Le areole, molto pelose sulle giovani vegetazioni, sono piuttosto piccole, con circa 10 spine radiali sottili, corte e giallastro brune, che divengono più scure invecchiando, e una spina centra le che può arrivare fino a 4 cm, ma spesso rimane più corta. L'apice è nascosto da uno pseudocefalio, formato da una massa di lunghi peli bianchi, che si estende verso il basso lungo le costolature nella zona fiorifera per circa 30 cm ed è tanto folto da nascondere le spine. I fiori rosso porpora sono lunghi 4 cm. Il frutto è sferico, leggermente appiattito, con un diametro di 3,5 cm. Coltivazione Desidera calore invemale; nelle regioni mediter ranee bastano protezioni dalle temperature più basse. Pieno sole ·e terriccio poroso e ghiaioso, buona umidità ambientale. La propagazione è per talea. •
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CEPHALOCEREUSPALMERI~w Tribù Cereeae - Sottotribù Cereanae
Luogo di origine Messico orientale, specialmente nella pianu ra costiera nello stato di Tamaulipas, fra Matamoros e Tampico. Descrizione Il fusto è eretto e colonnare, alto fino a 4-6 m, molto ramificato, con articoli di 5-8 cm di diametro ; le nuove vegetazioni sono glauche e pruinose. Le costolature sono 7-9 , larghe e prominenti , arrotondate al margine dove le areole grandi e circolari sono lanose, con peli bianco-grigiastri, lunghi e folti particolarmente all'apice e nella zona fiorifera ; la lanugine densa e i peli , lunghi anche 4-5 cm, formano uno pseudocefalio svilup pando dalia punta e lungo le costolature una matassa aggroviglia ta che nasconde le spine e forma rigonfiamenti sferici sulle areole che debbono fior ire . Su ogni areola le spine radiali sono 8-12 , sottili, lunghe l cm, e vi è solo una spina centrale molto più grossa e lunga più del doppio: tutte sono gialle nelle giovani piante, brune in quelle adu lte, grigie sulle parti più vecchie. I fiori, imbutiformi, hanno tubo peloso e sono rosso purpureo, ma ce n'è una varietà con fiori rosa . Coltivazione Le pianti ne prodotte da seme hanno crescita molto lenta, areole scarsamente lanose e sono poco caratterizza te , si preferisce perciò la propagazione per talea. La pianta vuole calore invemale e un po' d'ombra nei climi più caldi. Le innalliature saranno moderate.
28 CEPHALOCEREUS SENILIS
(Haw.) Pfeill.
Tribù Cereeae - Sottotribù Cereanae
Luogo di origine Messico centrale , negli stati di Hidalgo e Guanajuato. Descrizione Nome e descrizione di questa specie risalgono al '824 quando Haworth la descrisse come Cactus senilis; nel 1828 De Candolle ne fece Cereus senilis, e bisogna dire che mai nome fu cosi appropriato, al punto che anche in Italia, dove non abbiamo molti nomi comuni per i cactus, è chiamata "testa di vecchio". Ben ché in natura il fusto colonnare possa raggiungere i l 0-15 mdi altez za e 40 cm di diametro, la sua crescita lentissima ne fa un buon soggetto per la coltivazione in vaso. Il fusto ramifica solo raramente , dalla base , ma è più spesso solitario , verde pallido, con 10-15 co stolature da giovane che divengono il doppio in esemplari alti alme no l m . Le areole sono molto rawicinate, con 1-5 sp ine giallastre e 20-30 setole bianche sottili come capelli ; con la crescita la parte più bassa del fusto perde queste setole e rimane nuda, a parte le spine, mentre la parte superiore è densamente rivestita di peli bianchi. Le piante in forza da fiore sviluppano un rigonfiamento molto peloso laterale all'apice, chiamato pseudocefalio, sul quale appaiono i fiori con segmenti interni crema e segmenti esterni rossastri; la fioritura è notturna. Il frutto è rosso con peli giallastri. Coftivazlone Le piante adulte sopportano bene il freddo. La propagazione per seme richiede circa 4 anni per ottenere esem plari di IO cm di altezza.
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CEPHALOCLEISTOCACTUS SCHATTATIANUS Bckbg. Tribù Cereeae - Sonotribù Cereanae
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Etimologia Riner creÒ il genere derivando il nome da kepha/é, testa, k/eist6s, chiuso, e cactus, a causa del fatto che, quasi simile a C/eistocactus anche nei fiori che non aprono i pelali, ne differisce nello sviluppo molto maggiore di spine e setole nella zona fiorifera, dapprima lateralmente, poi su tutta la parte superio re del fusto . Luogo di origine Bolivia. Descrizione La pianta, eretta o decombente, forma dense colo nie con fusti che arrivano a 60 cm di lunghezza e hanno 5 cm di diametro. Le costolature sono circa 16, sottili, poco rilevate e leggermenle tubercolate; su di esse le areole rotonde sono feltrose, inizialmente giallastre, poi bianche. Le spine sono più di 30, variabili dal giallo pallido al biancastro, non distinguibili in radiali e centrali , piuttosto corte, tranne alcune più lunghe che possono superare il centimetro. Il cefalio è formato da setole bruno-gialle che si accrescono in lunghezza, e inizia da un lato per allargarsi tun'intorno al fusto. I fiori sono tubolari, lunghi 4 cm, con tubo rosso e i segmenti del perianzio, che non si aprono quasi affatto, giallo pallido. Coltivazione Di coltura piuttosto facile, ma ingombrante quan do diviene adulto; nelle regioni mediterranee richiede solo una leggera protezione invernale. La propagazione è per talea.
CEREUS AETHIOPS Haw. Tribù Cereeae - Sottotribù Cereanae Etimologia Il nome deriva dal greco cher6s, cera, divenuto in latino cereus, con il significato di "torcia di cera". Luogo di origine Argentina, sul versante della Cordigliera delle Ande , da Mendoza lungo il Rio Negro . Descrizione Questa specie, che viene talvolta ancora nomen clata ccn il vecchio sinonimo Cereus coeru/escens Salm-Dyck, è piuttosto arbustiva, con fusto eretto bluastro alto fino a 2 m e di soli 3-4 cm di diametro. La pianta, dapprima solitaria, ramifica con l'età e gli articoli, lunghi 30 cm e più, sono talvolta assottigliati verso l'apice. Le costolature sono 8, piuttosto basse , leggermente tubercolate, con protuberanze pocc rilevate ognuna delle quali porta un'areola grande e nera dove spuntano 9-12 spine radiali , nere con la parte bassa bianca, lunghe circa 5-10 mm , e 4 spine centrali , nere, più grosse e lunghe circa il dopp io. I fiori , imbutiformi e con l'ovario scaglioso, sono lunghi circa 20 cm, con la parte esterna del perianzio verdastra marginata in rosa o rossastro e la parte interna bianca o rosa. 1 frutti sono deiscenti, ovoidi, più o meno bruni a maturità, lunghi 8 cm ; i semi sono neri. Ne esistono le varietà /andbeckii, con spine radiali bianche, e me/anacantha, il cui fusto è spesso rosso violaceo e le spine centrali, più forti e lunghe, nero lucente. Coltivazione Sopporta bene il freddo, purché asciutto . La pro pagazione è per seme o talea.
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CeREUS JAMACARU
DC.
Tribù Cereeae - Sottotribù Cereanae
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Luogo di origine Brasile, dalla costa alle zone desertiche inteme. Descrizione Questa pianta arborescente, largamente diHusa in Brasile e coltivata fino alle Indie Occidentali, è comunemente chiamata mandacaru, di cui l'attributo è quasi certamente una corruzione. In natura, sorpassa i 10m di altezza con un tronco corto e legnoso di 35 cm di diametro e anche più, dal quale si dipartono articoli secondari, ramificati a loro volta, che formano un'alta, grande ed eretta corona. Le giovani vegetazicni sono dapprima quasi del tutto azzurrine, passando in seguito a un verde acqua che scurisce ancora con l'invecchiamento e infine suberifica alla base. Le ccstclature sono 7-8, ma pcssono diveni re anche 10; inizialmente sono sottili , rilevate per circa 3 cm, con il margine intaccato dove compaiono le arecle gialle c brunastre, in seguito divengonc più larghe e con il margine più arrotcndatc e le depressioni scno più distanziate. Il numero delle spine è variabile: di solito scno 15-20, di cui 7-9 radiali, piuttosto corte, e le altre centrali , lunghe fino a 12 cm e più e molto più grosse e rigide; tutte scno bruno più o meno giallastro da giovani e divengonc poi grigie. I fiori, che nascono lateralmente, sono a ficritura notturna, lunghi 25 cm, con i segmenti del perianzio esterni verdastri e quelli interni bianchi. Il fruttc è rcsso, grande. Coltivaz!one La propagazicne è ncrmalmente da talea.
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CEREUS PERUVIANUS (L) Mill.
Tribù Cereeae - Sottotribù Cereanae
Luogo di origine Incerto. La pianta, chiamata peruvianus nel Seicento, non è mai stata trovata in Perù, ma scio sulla costa sudorientale del Brasile e su quella settentricnale dell'Argentina. Descrizione Fustc cclcnnare, eretto, altc anche 15 m con 20 cm di diametrc, verde scurc, glauco sulle parti giovani, ramifican te. Le costole sonc 5-9, 4 quando la pianta è giovane, ottuse, ccn leggeri rilievi sui quali ccmpaiono le areole rctonde e brune, con 5-10 spine radiali brune e una centrale rigida, lunga fino a 3 cm. I fiori, espansi verso l'esterno, nasconc dalle arecle nella parte superiore del fusto o dei rami; lunghi circa 15 cm, hanno un lungo tubc scaglicso brunastro. Le scaglie superiori e i petali esterni sono rosso-bruni, particolarmente all'apice, mentre i petali interni sono del tutto bianchi. Il frutto è sferico, lungo 6,5 cm, arancione o giallc chiaro; i semi sonc neri. Coltivatc da lungo tempo, scno abbastanza comuni le fcrme "mcstruose", spesso preferite ccme picccii esemplari. La varietà monslrosus è grande e scttile, ccn ccstole irregclari, e fu descritta già nel 1828 da De Candclle; la varietà monslrosus minor è piccola, fortemente crestata, in particolare all'apice. Coltivazione Pieno sole e terreno comune ma sabbioso e ben drenato. Tollera circa O °C, purché mantenuto abbastanza asciuttc; gli esemplari adulti resistono all"aperto in clima mite e posizione riparata. La propagazione è per talea o, lenta, da seme.
33 CHAMAECEREUS SILVESTRII
(Spegazz.) Briti
et Rose Tribù Cereeae - 'Sottotribù Echinocereanae Etimologia Il nome deriva dal greco chamai, in terra, e da Cereus, per il portamento prostrato della pianta. Il nome del la specie fu attribuito da Spegazzini a un Cereus per ricordare un suo amico, il dottor Filippo Silvestri. Luogo di origine ·Argentina settentrionale , sulle montagne preandine nelle province di Tucuman e Salta. Descrizione Il genere è monotipico, comprendendo soltanto questa specie. Le piante sono cereiformi, ma nane e prostrate, ed emettono numerosi polloni. I fusti sono corti, lunghi 6-15 cm e con un diametro di 1-2,5 cm; le costolature sono 6-9, piatte, con areole molto rawicinate e dalle spine cortissime , morbide e bianche , simili a setole. I fiori imbutiformi e scarlatti nascono in profusione in maggio-luglio, sono· lunghi circa 5 cm e hanno un tubo scaglioso e peloso e i segmenti del perianzio espansi. Ve n'è una varietà crassicaulis cristata in cui i polloni presentano una forte fasciazione e i fiori sono più grandi. Ne sono anche stati fatti degli ibrid i con Lobivia famatfmensis, ottenendo piante dai fusti più robusti e con fiori in colori diversi. Coltivazione La pianta è autosterile ; la propagazione, facile, è per pollone. pieno sole e innaffiature abbondanti durante il perio do vegetativo sono essenzialf. È soggetta' al ragno rosso, che si combatte C?n acaricidi specifici.
34 CLEISTOCACTUS STRAUSII
(Heese) Bckbg.
Tribù Cereeae - Sottotribù Cereanae Etimologia Il nome deriva dal greco kleist6s, chiuso, e cactus, perché il perianzio si apre appena, rimanendo quasi tubolare. Luogo di origine Bolivia, nel dipartimento di Tarija, confinante con l'Argentina settentrionale, a più di 1700 m di altitudine. Descrizione Questa specie ha fusto sottile (circa 5-8 cm di diametro). eretto, alto fino a 1 m, verde chiaro , che può emettere numerosi polloni basali, ma raramente ramifica a meno che l'apice non venga reciso o dannegg iato . Le costolature, sottili e piatte , sono 25 e le areole su di esse non solo sono rawicinate, ma alternate , cosi che le 30-40 sottili spine radiali bianche si incrociano nascondendo quasi del tutto il fusto, particolarmente nella parte apicale dove sono più fitte e più setolose. Le spine centrali sono di solito 4, giallo chiaro , lunghe circa 2 cm. I fiori nascono orizzontalmente nella -parte superiore del fusto e consistono, in pratica, in un tubo cilindrico peloso e scaglioso , rosso, con segmenti del perianzio cortissimi che rimangono quasi chiusi e dai quali fuoriescono i filamenti degli stami e il lungo stilo dello stigma stellato. I frutti, più o meno sferici, sono rossi e lanosi. In coltivazione è facile trovare la varietà fricii, che ha le spine radiali setolose lunghe 5 cm e le centrali bianche. Coltivazione Richiede un leggero calore e pieno sole, ma è di facile coltivazione. La fioritura avviene solo su esemplari adulti . La propagazione è· sia da seme che per talea.
35 CLEISTOCACTUS WENDLANDIORUM Bckbg. Tribù Cereeae - Sottotribù Cereanae Luogo di origine Questa specie fu scoperta piuttosto recente mente in Bolivia, ma non si conosce l'esatta località. Descrizione La pianta ha fusto eretto, ramificante dalla base , sottile, di 3-4 cm di diametro, con circa 22 costolature molto piatte, rilevate solo per qualche millimetro, sulle quali nascono le areole piuttosto grand i, più o meno oblunghe . Le spine sono circa 40, sottilissime, setolose , corte, giallo chiaro da principio, bianco-grigiastre in seguito; quelle centrali sono a malapena dist inguibili, essendo so lo un poco più consistenti e dello stesso colore . I fiori, lunghi 5 cm circa , hanno il tubo leggermente ricurvo, di una tinta arancio chiaro, mentre il perianzio ha i segmenti esterni che possono variare in colore dal carminio all'arancione e quelli intemi nella stessa gamma, ma più scuri. I filamenti sono uniti alla base formando una specie di membrana che chiude il nettario, e· il fiore stesso rimane, nell'insieme, quasi cilindrico. Coltivazione Questa specie si incontra ancora raramente in coltivazione, ma la sua coltura non dovrebbe essere difficile, evitando in inverno temperature prossime allo O °C, dando una posizione calda e assolata durante il periodo vegetativo e innaf fiando frequentemente quando fiorisce. La propagazione è per talea.
36 COCHEMIEA POSELGERI
(Hildm .) Britt. et Rose Tribù Cereeae - Sottotribù Coryphanthanae
Etimologia Il nome proviene da quello di una tribù amerindiana che viveva nella penisola della Bassa California. Luogo di origine Messico, nella parte meridionale della Bassa Californ ia (Bahia Magdalena, Cabo San Lucas) . Descrizione Questa specie, inclusa da H. Hildmann nel genere Mammi/laria prima che il botanico Walton ne distaccasse Coche miea, che ne era una sezione, è la più alta , dato che ha un fusto che può raggiungere i 2 m, dapprima eretto, ma in seguito prostrato o ricadente, verde bluastro o verde-grigio, di circa 4 cm di diametro. La pianta accestisce molto, emettendo numerosi fusti da una radice centrale . I fusti hanno tubercoli conici dalla larga base, ·che presenta ciuffi lanosi bianchi e talvolta setole, mentre al loro apice le areole, molto lanose nel primo stadio, hanno 7-9 spine radiali rigide, gialle e poi grigiastre, lunghe 1,5 cm e una spina centrale scura e uncinata, lunga 3 cm . I Iiori appaiono all'ascella dei tubercoli verso l'apice, sono lunghi circa 3 cm , di colore rosso scarlatto e lucido; da essi fuoriescono sia gli stami che lo stilo. Il frutto è globulare, di 6-8 mm di diametro. Coltivazione Queste piante crescono piuttosto bene, e questa specie in particolare è spesso in coltivazione come giovani esem plari, anche perché è meno lenta nella crescita delle altre. I fiori, tuttavia, nascono soltanto sui vecchi fusti. La pianta richiede pieno sole e un marcato riposo. La propagazione è per talea.
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COCHEMIEA SETISPINA (Coult.)Walton Tribù Cereeae - Sottotribù Coryphanthanae Luogo di origine Messico, nella Bassa California meridionale, sui rilievi granitici dell'interno. Descrizione Questa specie può essere confusa con una Mam millaria, e infatti Mammillaria setispina è il nome che le dette Engelmann nel 1897, prima che Walton la classificasse nel giusto genere. La pianta forma grossi gruppi di fusti, globulari all 'inizio, poi allungati fino a 30 cm di altezza e 4 cm di diametro, con tubercoli corti e conici che hanno la base lanosa e all'apice un 'areola rotonda, bianca, feltrosa nella parte più giovane e poi quasi glabra. Le spine radiali sono 9-12, sottili, bianche con la punta più o meno bruna, lunghe circa 2 cm, irraggiate, dritte o leggermente ricurve. Le spine centrali sono dello stesso colore ma più lunghe, e possono essercene da 1 a 3-4 ; quella superiore arriva a oltre 5 cm ed è uncinata. I fiori nascono dalle ascelle laterali verso l'apice e generalmente appaiono soltanto sui fusti più vecchi ; lunghi quasi 6 cm, hanno un cospicuo tubo imbutifor me e il perianzio irregolare, con segmenti rossi con sfumature dal carminio allo scarlatto. Il frutto è clavato, rosso scuro, lungo quasi 2 cm . Coltivazione La coltura è piuttosto facile, in pieno sole; nel periodo invernale richiede una temperatura di qualche grado al di sopra dello zero e un riposo rigoroso. Il terriccio deve essere molto ben drenato. La propagazione è da pollone.
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COPIAPOA CHANARALENSIS
Ritt.
Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocactanae ""50~
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Etimologia Britton e Rose crearono questo genere dandogli il nome della città di Copiap6, capoluogo della provincia di Atacama in Cile, poiché tutte le specie sono originarie della fascia costiera dal Cile settentrionale a quello centrale. Luogo di origine Chariarai, da cui la specie prende il nome, è un villaggio cileno sulla riva dell'oceano Pacifico, con di fronte una piccola isola dello stesso nome, al limite meridionale della provincia di Atacama. Descrizione La specie è stata trovata molto di recente e può essere soltanto una varietà locale di una delle numerose specie scoperte da Ritter. Il fusto è grosso e sferico, verde oliva, con numerose costolature, circa 18, scarsamente tubercolate . L'apice è, almeno nelle giovani piante, fornito di densa lana bianca. Le spine, brune con punta più scura, divengono più chiare e infine grigiastre man mano che la pianta cresce sviluppando areole e spine più giovani. Coltivazione Benché non sia accertato, è logico supporre che la pianta, crescendo a 29° di latitudine e più o meno al livello del mare, non tolleri il freddo. Comunque, non è diffusa in coltivazione tranne che nelle grandi collezioni. La propagazione è da seme.
39 COPIAPOA CINEREA
(Phil.) Britl et Rose
Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocactanae
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Luogo di origine Cile settentrionale, nella provincia di Antofa gasta, sul la costa, da Taltal e Paposo fino alla Caleta del Cobre. Descrizione Dapprima sferica, diviene colonnare - in natura alta anche 1 m - ed emette palloni basali. Il fusto , di un bianco gessoso, ha circa 20 costolature divise da profonde incisioni trasversali fra i tubercoli, larghi e depressi, sui quali le areole, leggermente lanose, sono infossate. All'apice, dove il tomento bianco è molto addensato, e nelle giovani piante i tubercoli sono più larghi, con base quasi esagonale. Il numero delle spine è variabile : ve ne può essere una soltanto, o giungere talvolta, nelle varietà, a 7 radiali e 1-2 centrali ; nella specie tipo esse sono nere, ma nella varietà columna-alba , dal fusto colonnare e solitario alto circa 75 cm, sono bruno-giallastre dapprima, per divenire poi nere, e la lanugine delle areole apicali è bianco giallastra e, solo più tardi, grigia. I fiori imbutiformi sono lunghi circa 3 cm, con tubo giallo pallido dalle scaglie rossastre in punta, e segmenti del perianzio gialli, rosso arancio nella parte esterna. I frutti sono sferici od ovoidi, deiscenti, e la disseminazione in natura è opera delle formiche . Coltivazione La propagazione è generalmente effettuata da seme e può produrre piante diverse poiché , data l'area di distribu zione ristretta, le ibridazioni naturali possono modificare i caratteri dei discendenti.
40 COPIAPOA CINEREA (Phi l. ) Britt. et Rose varietà DEALBAT A (Ritt.) Bckbg. Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocactanae " --.c4 J.. W:l-C
Luogo di origine Cile, nella zona costiera a circa 3° di latitudine a sud della specie tipo. Descrizione ,;: questa una delle varietà di Copiapoa cinerea più caratteristiche, al punto che alcuni autori ne fanno una specie a parte. La pianta forma cespi emisferici in cui ogni singolo fusto ha un diametro di 6-12 cm e l'apice ricoperto di feltro grigio biancastro. Le costolature sono molto . numerose, circa 21-33, tubercolate, con areo le allungate, lunghe più di 1/2 cm , infossate, ricoperte di feltro grigio, che portano normalmente una so la spina, eretta e 'rigida, lunga 2-5 cm, benché a volte ne possano comparire anche 1-3 più piccole. I fiori sono imbutiformi, lunghi e larghi circa 3,5 cm , con i segmenti del perianzio giallo pallido. Il frutto è sferico, bianco verdastro ombreggiato in rosso. I semi sono neri. Benché il colore dell'epidermide sia anche in questa varietà dello stesso bianco gessoso della specie tipo, la forma delle areole e la spina solitaria la fanno riconoscere con facilità anche allo stadio giovanile . Coltivazione Richiede un leggero calore inverna le, pieno sole estivo e un terriccio molto poroso. La propagazione è per seme o, potendone disporre, per fusto secondario .
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COPIAPOA COQUIMBANA (Karw.) Brit! et Rose Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocactanae Luogo di origine Cile, nella provincia di Coqu imbo, sulle col line nei pressi delle città costiere di Coqu imbo e La Serena. Descrizione Una delle vecchie specie, già descritta nel 1885 dal botanico Wi lhelm Karwinsky come Echinocactus coquimba nus, e passata poi nel genere Copiapoa da Britton e Rose. La pianta ha fusto sferico, molto accestente, in modo che forma grossi gruppi di quasi 1 m di larghezza; ogni singolo articolo ha circa 10 cm di diametro. La radice è fibrosa, al contrario di altre specie che l'hanno fittonante; l'epidermide dei fusti è verde pallido ed essi sono molto lanosi all'apice, particolarmente al momento della fioritura. Le costolature sono 10-17, tubercolate, con rilievi arrotondati, larghi alla base, cosi che le areole apicali rimangono distanziate di circa 2 cm . Le spine radiali sono 8-10, piuttosto sotti li e un po' ricurve, le centrali sono 1-2, più grosse; tutte sono nere, divenendo grigie con l'invecchiamento. I fiori, campanulati, sono lunghi 3 cm ed emergono al centro della lana bianca apicale ; i segmenti esterni del perianzio sono lineari e verdastri, quelli interni, larghi e ottusi. sono gialli. Ve n'è una varietà, scoperta da poco tempo, con tubercoli più grandi, spine meno numerose e più grosse e fiori più larghi. Coltivazione Gradisce un leggero calore invernale con scarse innaHiature ma un po' di umidità ambientale. La propagazione è per seme o per distacco di un fusto secondario.
42 COPIAPOA KRAINZIANA
Ritt. Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocactanae
CIlO-1 '
~ ""t.
Luogo di origine Cile settentrionale, nella prov incia di Antofa gasta, sulle montagne costiere sopra Taltai.
Descrizione Un'altra specie scoperta da Ritter e da lui descritta
nel 1963; tutte queste specie sono ancora rare, dato che venti anni sono molto pochi perché un cactus venga studiato, produca semi o polloni e sia diHuso in quantità apprezzabile sul mercato. D'altra parte, mentre l'America settentrionale era stata già percor sa da numerosi viaggiatori e botanici da molto tempo , quella meridionale, in particolare la zona montuosa delle Ande, è stata oggetto di ricerche molto posteriori, e ancora riserva numerose sorprese a nuove esplorazioni. Il fusto di questa pianta è grigio verde, di circa 12 cm di diametro, e accestisce formando cespi di un metro e più di larghezza. Le costolature sono 13-14, rilevate per 1,5 cm, leggermente crenate, con areole grigie, particolarmente vicino all'apice dove il feltro grigio è assai denso. Le spine rad iali sono 10-12, lunghe 1-2 cm , quelle centrali 14 20, lunghe 2-3 cm; tutte sono sottili, cilindriche e acuminate, bianche in un primo tempo e poi grigie, per lo più ricurve. I fiori, lunghi 3,5 cm, sono gialli, i frutti gialli o rossi. Coltivazione È diHicile avere a dispOSizione vecchie piante già accestite, quindi la propagazione avviene per lO più da seme.
43 CORYPHANTHA ANDREAE (Purp.et Boed.) Boed. Tribù Cereeae - Sottotribù Coryphanthanae Etimologia Il nome deriva dal greco koryphé, sommità, e an thos, fiore, perché i fiori nascono all 'apice della pianta. Luogo di origine Messico centrale, nello stato di Vera Cruz, presso Perote, fra le montagne fra i 2500-4000 m. Descrizione Fusto sferico che diviene leggermente cilindrico, di circa 9 cm di diametro e con l'apice depresso e fortemente lanoso. I tubercoli, disposti in spirali poco numerose, sono grossi, rotondeggianti, succulenti, rilevati per circa 2 cm con un diametro di 2,5 cm, con un profondo solco feltroso che prolunga le areole ellittiche nella parte superiore ; anche la base dei tubercoli è ' molto feltrosa allo stadio giovanile, ma nella parte più vecchia le feltrosità scompaiono lasciando i tubercoli glabri. Nelle piante adulte le spine radiali possono essere 10, lunghe circa 1 cm, grigio-giallastre con punta bruna, coniche , irraggiate e spesso ricurve verso l'interno ; le spine centrali sono 5-7, dello stesso colore dalle radiali, ma più grosse e acute, fortemente ricurve sul tubercolo, e quella inferiore , diretta in basso, può essere lunga anche 2,5 cm. I fiori sono grandi, con un diametro di 5-6 cm quando i numerosi segmenti sottili, lineari, giallo chiaro, sono completamente espansi. Coltivazione Di facile coltura, tollera temperature basse, so prattutto se sporadiche; è bene anche limitare le ore di sole estivo. La propagazione è generalmente per seme .
44 CORYPHANTHA CLAVATA
(Scheidw) Bckbg . Tribù Cereeae - Sottotribù Coryphanthanae
Luogo di origine Messico centrale, nello stato di Hidalgo e zone adiacenti negli stati di Ouerétaro e México. Descrizione Il nome di questa specie è cambiato molte volte, e comunque la sua collocazione in un genere o nell'altro è molto incerta: descritta come Mammillaria nel 1838, fu più di una volta considerata come tale con diversi attributi e poi inclusa da Britton e Rose in Neolloyidia e trasportata in Coryphanthp da Backeberg. Se appartenga a un genere o all'altro è in discussione, e comun que può essere rintracciata sotto ambedue. Il fusto, da adulto, è alto circa 20 cm con 7 cm di diametro, e a: questo stadio emette anche dei polloni basali. I tubercoli , conici, rilevati per 2 cm e segnati da un sottile solco superiormente dove hanno 1-2 ghian dole rosse, sono posti in spirali e divengono leggermente obliqui con l'invecchiamento. La loro base è lanosa e le areole apicali sono molto feltrose e lanose al centro della pianta , divenendo poi quasi glabre e cadendo alla base che rimane nuda. Le spine radiali sono 6-9, brunastre, iunghe da 8 mm a 1,5 cm . Vi è non sempre - una sola spina centra le, giallastra o bruna e più lunga. I fiori sono lunghi 5 cm e hanno i segmenti esterni del perianzio bruno pallido con linea mediana rossastra, e quelli interni bianco crema o gialli. La radice è fittonante e biancastra. Coltivazione La propagazione è generalmente da seme.
45 CORYPHANTHA ERECTA
(Lem.) Lem. Tribù Cereeae - Sottotribù Coryphanthanae
Luogo di origine Messico, nello stato di Hidalgo. Descrizione Le piante di questo genere, proposto da Lemaire nel 1868, erano prima considerate come un sottogenere di Mam millaria, da cui però differiscono principalmente per i fiori che nascono all'apice del fusto e per il leggero solco della parte superiore dei tubercoli, dall'areola alla base . La specie Coryphan tha ereeta ha fusto cilindrico, verde giallastro, arrotondato all'api ce, ed emette numerosi palloni che formano grandi gruppi. Indivi dualmente i fusti sono dapprima eretti, quindi prostrati, lunghi fino a 30 cm e con un diametro di 6-8 cm. I tubercoli sono conici, posti a spirale , leggermente obliqui e ottusi, lunghi 8 mm, con una grande base che è fortemente lanosa ed è fornita di una ghiandola prima gialla, poi bruna. Le areole, molto lanose in un primo tempo, particolarmente all 'apice dove formano una corona bianca, hanno 8-14 spine radiali lunghe circa 1 cm, orizzontali od oblique, che passano dal giallo chiaro allo scuro o bruno, e 2-4 spine centrali lunghe fino a 2 cm , con la più bassa ricurva. I fiori sono larghi 5-7 cm, gialli o giallo chiaro. Coltivazione In coltura la pianta rimane generalmente più bas sa e difficilmente emette polloni ; la propagazione è allora per seme , però cresce lentamente per i primi 2-3 anni , a meno che non sia innestata. Riposo invernale e sole in ogni stagione sono necessari.
46 CORYPHANTHA PALMERI
Britt. et Rose Tribù Cereeae - Sottotribù Coryphanthanae
~
Luogo di Origine Messico centrosettentrionale, negli stati di Durango, Zacatecas e Coahu ila; tu trovata nel 1904 da Edward Palmer sulle creste pietrose della Sierra Magdalena presso la città di Durango. Descrizione Il fusto di questa pianta è verde pallido , sferico, benché col tempo divenga allungato e possa accestire; il diametro si aggira sugli 8-10 cm al massimo. I tubercoli, conici e rawicinati, rile vati per circa 2 cm, sono disposti su 13 spirali, a volte non molto regolari, e ognuno presenta all'ap ice un 'areola, molto lano sa da giovane, quasi nuda in seguito . Le spine radiali sono 11 14, piuttosto grosse, giallastre con punta nera, irraggiate intorno e quasi poste ad angolo retto con una solitaria spina centrale conica, grossa, bruna, uncinata all'apice, lunga 1-2 cm. I fiori sono lunghi 3 cm e variano dal giallo pallido a quasi bianco; i segmenti esterni del perianz io sono oblungh i, con una striscia mediana bruna, quelli interni sono acuminati. Coltivazione La propagazione è da seme e, naturalmente, per pollone se si disponga di vecch ie piante accestite. Il terriccio deve essere molto sabbioso e ghiaioso e le innaffiature debbono essere effettuate solo quando è completamente asciutto.
47 CORYPHANTHA RADIANS
(DC.) Britt. et Rose Tribù Cereeae - Sottotribù Coryphanthanae
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Luogo di origine Messico centrale, nello stato di Hidalgo e stati adiacenti. Descrizione Questa specie è generalmente considerata quella che nel 1828 De Candolle classificò come Mammillaria radians, anche se è difficile dire con certezza se si trattasse della stessa o di una molto affine dati i vari passaggi, anche di nomi, che ha subito nel tempo. La pianta ha fusto sferico od ovale, solitario, di 5-7 cm di diametro, con apice depresso e ottuso, lanoso e spinoso. I tubercoli, posti a spirale, sono grandi, conico-ovoidali, leggermente obliqui, allargati lateralmente e compressi in altezza, con areole ellittiche, feltrose da giovani, prolungate nella parte superiore da un sottile solco che può talvolta presentare tracce feltrose nella parte di nuova crescita . La specie è molto variabile. Le spine sono normalmente tutte radiali, espanse, ricurve e pettinate , in numero di 16-18 (ma anche di più , fino a 20, o di meno), gialle con la punta bruna, lunghe di solito circa l cm, ma di più sulle piante più vecchie ; talvolta può comparire anche una spina centrale eretta, più grossa e lunga. I fiori sono molto grandi,
di 6-7 cm di diametro, con segmenti lineari giallo limone, a volte
rossi alla base.
Coltivazione Prospera meglio in leggera ombra con terriccio
molto poroso; tollera temperature piuttosto basse purché rimanga
asciutta. La propagazione è da seme.
48 CORYPHANTHA REDUNCUSPINA
Boed.
Tribù Cereeae - Sottotribù Coryphanthanae Luogo di origine Messico settentrionale, nello stato di Tamau lipas sul golfo del Messico. Descrizione Fusto dapprima sferico, poi oblungo con circa IO cm di diametro, verde chiaro o giallastro, coperto di tubercoli coni co-ovali, eretti, rilevati per l cm e posti in linee spiralate . La loro base , dapprima feltrosa, diviene in seguito glabra, così come le areole , in modo che il centro appare lanoso con spine aperte e non erette. Le spine radiali sono 15-20, rigide, irraggiate e interse cantesi, lunghe 1,2 cm, biancastre o color paglia, spesso con pun ta bruna; le spine centrali sono 2-3, lunghe fino a 2,5 cm, grosse e ricurve verso il basso, bruno-nere quando nascono, divengono man mano più pallide fino a essere giallo pallido. I fiori nascono dall 'asce lla dei tubercoli più vecchi, hanno un diametro di 4-5 cm e i segmenti del perianz io gialli. L'attributo specifico deriva dal latino reduncus, adunco, ricurvo , a causa delle spine centrali. A prima vista, e soprattutto dalle descrizioni, la specie potrebbe essere confusa con Coryphantha recurvata (Engelm.) Britt. et Rose, la quale tuttavia aocestisce molto di più, ha spine radiali più numero se e decisamente pettinate che ricoprono il fusto, e spine central i lunghe quasi 2 cm. Non è escluso, d'altronde, che in commercio vi siano degli incroci fra le due specie. Coltivazione Richiede ombregg iatura e leggero calore inverna le. La propagazione è da seme o, eventualmente, da pollone.
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DISCOCACTUS ARANEISPINUS
Buin.
Tribù Cereeae - Sottotribù Caclanae
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Etimologia Il nome fu istituito da Pfeiffer nel 1837 e deriva dal greco dfskos, disco, e cactus, per la forma rotonda e notevolmen te appiattita delle specie. Le piante sono molto vicine a Melocac tus e presentano anch 'esse un cefelio apicale , che tuttavia è più piccolo e più basso e con numerose setole. Il genere è tutto sudamericano, distribuito in Brasile, Paraguay e Bolivia. Luogo di origine Brasile orientale, nello stato di Bahia. Descrizione La specie è di recente introduzione e fu descritta da A. Buining nel 1977. Il fusto è globulare-appiattito, di 10-12 cm di diametro, e invecchiando emette polloni dalla base . Il cefali o è rilevato per circa 3 cm , con 4,5 cm di diametro, intera mente ricoperto di lana bianca o grigiastra. Le costolature nelle piante adulte sono 21 , con soltanto 6-7 areole su di ognuna, ovali , inizialmente ricoperte di feltro giallo crema e in seguito glabre. Le spine, tutte radiali, sono 16, lunghe circa 3 cm , più o meno sottili ; biondo chiaro sulla parte più giovane, divengono poi grigiastre e sono molto intersecate e ricurve, lateralmente e con la punta in dentro, così da ricordare le zampe di un ragno, da cui il nome della specie (in latino aranea, ragno) . I fiori sono piccoli, bianchi, e la loro fioritura è notturna come in tutto il genere. Il frutticino è rosso, più o meno cilindrico. Coftlvazione la propagazione è per seme ; la pianta viene spesso innestata.
50 DOLICHOTHELE BAUMII
(Boed.) Werderm . et Buxb. Tribù Cereeae - Sottotribù Coryphanthanae
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Etimologia Il nome deriva dal greco do/ik6s, lungo, e Ihe/é, capezzolo, mammella, per i lunghi tubercol i. Luogo di origine Messico, nello stato di Tamaulipas. Descrizione La pianta ha fusto ovoide, di circa 8 cm di altezza e 6 di diametro, e accestisce emettendo polloni basali. I tubercoli, non molto lunghi in confronto alle altre specie, misurano 1 cm e hanno la base lanosa quando sono ancora allo stadio giovanile, ma con la crescita la loro ascella diviene glabra. AI loro apice, le areole hanno spine radiali numerosissime, da 30 a 35, bianche e sottilissime, di lunghezza differente, le più lunghe giungono a 1-1 ,5 cm; le spine centrali sono 5 o 6, anch 'esse bianche, bruno pallido alla base, talvolta color crema, e sono più rigide e dritte, lunghe fino a 1,8 cm. I fiori, fortemente profumati, sono imbutifor mi , lunghi 3 cm e altrettanto larghi, con i segmenti esterni del peria nzio giallo-verdastri e quelli interni, dall'apice acuto, giallo zolfo. Il frutto è grig io-verde, ovale, lungo 1,5 cm. La pianta invecchiando può emettere, o~re ai polloni basali, articoli laterali. La specie era un tempo inclusa in Mammillaria e come tale può essere ancora rintracciata . Coltivazione Di rapida crescita ; la propagazione è per pollone o da seme.
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DOLICHOTHELE LONGIMAMMA
(DC.) Sritt. et
Rose Tribù Cereeae - Sottotribù Coryphanthanae
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Luogo di origine Messico centrale, nello stato di Hidalgo. Descrizione L'attributo specifico di questa specie, di derivazio
ne latina, non fa che ribad ire il significato del nome del genere perché era quello che De Candolle aveva dato nel 1828 a una Mammi/laria dai lunghi tubercoli che fu poi trasferita nel nuovo genere e quindi mantenne il suo attributo. In questo genere esistono due distinti tipi : a fiori grandi e a fiori piccoli. Questa specie appartiene al primo. Il fusto, dapprima basso e globulare, diviene con l'età allungato fino a IO cm circa., ed è praticamente formato da un nucleo centrale e da tubercoli allungati , conici, di 2-7 cm, irradiati verso l'esterno e piuttosto morbid i. Ogn i tubercolo ha la base più o meno lanosa, talvolta nuda, e un'areola apicale con circa IO spine radiali sottili, bianche o crema, lunghe fino a 2 cm, e 1-3 spine centrali dritte, più corte , giallastre con la punta scura . Invecchiando la pianta accestisce molto, emettendo polloni basali e anche ramificando superiormente , cos i da formare grossi cespi. I fiori sono imbutiform i, larghi 6 cm, giallo-verdastri all'ester no, gialli all'interno. Ce n'è una varietà gigantothe/e, con tubercoli
più lunghi, e una varietà g/obosa, più sferica; vi sono anche
forme orticole , di cui una crestata.
Coltivazione La radice molto grossa necessita di vasi profond i.
La propagazione è per seme o per pollone basale.
52 DOLICHOTHELE SPHAERICA (A. Dietr.) Sritt. et Rose Tribù Cereeae - Sottotribù Coryphanthanae ~
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Luogo di origine Stati Uniti, nel Texas meridionale, e Messico settentrionale, negli stati di Nuevo Leòn e Tamaulipas, soprattutto lungo il Rio Grande, verso il mare . Descrizione La specie fu trovata presso Corpus Christi, sulla costa del Texas, sulla Laguna Madre, e fu descritta come Mam mi/laria da Albert Dietrich nel 1853. La pianta è bassa, con una radice grossa e carnosa, e forma densi cespi larghi anche 50 cm in cu i ogni articolo, più o meno globoso, è largo 4-5 cm . I tubercoli, piuttosto morbidi, sono conico-cilindrici , lunghi da l a 1,5 cm, diretti obliquamente verso l'alto cosi da rimanere più o me no appressati. Essi hanno la base appena lanosa e, al l' apice, piccole areole circolari con 12-15 spine radiali sottili, lunghe circa l cm , giallo pallido con base più scura, poste a raggiera, e l sp ina centrale lunga solo 4 mm, dritta e un po' più grossa. I fiori appa iono verso l'apice, ma non dall'ascella dei tuberco li più giovani ; sono imbutiformi, con un diametro di 6-7 cm , con numero si segmenti del perianzio gialli, bene espansi. Il frutto è oblungo, lungo 1,5 cm, bianco verdastro soffuso di carminio, profumato, ciò che è un'eccezione nella tribù cui la pianta appartiene. Coltivazione Ha bisogno di un leggero calore e di qualche spruzzatura durante il riposo invernale. La propagazione può essere da seme, ma è più semplice e rapida per pollone basale .
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DOLICHOTHELE UBERIFORMIS
(ZucC.) Britt.
et Rose Tribù Cereeae - Sottotribù Coryphanthanae " 'C
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luogo di origine Messico centrale, nello stato di Hidalgo. Descrizione La pianta ha fusto sferico depresso, alto circa 7 cm e con un diametro di l O cm, e acceslisce formando palloni basali. I tubercoli sono conico-cilindrici, lunghi circa 2,5 cm , piuttosto irregolari come direzione, con la base nuda. Le areole apicali sono quasi glabre, con 3-6 spine lutte radiali , lunghe 1,5 cm , sottili e dritte o leggermenle conlorte, giallo pallidissimo con la base bruno-rossastra. I fiori hanno 3,5 cm di diametro, con i segmenti del perianzio esterni rossastri e quelli interni, posti in doppia serie, gialli e oblunghi. Come in lutte le specie del genere, essi nascono dalle ascelle dei tubercoli presso l'apice, Anche questa è una pianta conosciuta da lungo tempo: Zuccarini la descrisse già nel 1837 ponendola nel genere Mammillaria, e fu illustrata nella pubblicazione di Pfeiffer e Otto «Abbildung und Beschreibung blOhender Cacteen» (Illustrazione e descrizione di cactus fioriti) pochi anni dopo. Coltivazione Come le altre specie del genere, ha radice grossa e carnosa che richiede un vaso adeguato. Non molto fiorifera, ma di facile coltivazione. La propagazione è per pollone basale o da seme quando non si disponga di piante accestite.
ECHINOCACTUS GRUSONII
Hildm.
Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocactanae Etimologia Il nome deriva dal greco echinos, porcospino, unito a cactus, a causa delle spine numerose e forti addensate sulle areole. Questo genere, stabilito nel 1827 da Link e Otto, giunse, nella monografia di K. Schumann del 1898, a comprendere 138 specie , e benché la maggior parte sia stata scissa e il genere abbia oggi solo circa 9 specie, molte volte il nome è ancora usato come sinonimo per piante che non vi appartengono più . Luogo di origine Messico centrale, dallo stato di San Luis Potosi a quello di Hidalgo. Descrizione Questa pianta globulare, ma appiattita all'apice dove si addensano le spine, è conosciuta dagli anglosassoni come "barile dorato" (go/den barre/ ), mentre da noi è spesso detta ironicamente "poltrona della suocera". Di lentissima cresci ta, il fusto raggiunge con l'età 80 cm di diametro e l m di altezza, con quasi 30 costole acute. Le areole hanno lanugine giallastra che più tardi diviene grigia, 8-10 s'pine radiali di 3 cm circa e 3 5 spine centrali lunghe anche 5 cm. Le spine, dapprima giallo oro, divengono poi biancastre. I fiori, piccoli, brunastri, gialli all'interno, appaiono a corona intorno all'apice. Coltivazione Solo le vecchie piante emettono polloni, e la propagazione è per lo più da seme; la pianta raggiunge un diametro di IO cm in circa 4 anni. Facile a scottature, è meglio ripararla nelle ore di sole più calde se coltivata in vaso.
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ECHINOCACTUS INGENS Zucc. Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocactanae luogo di origine Messico centrale, nello stato di Hidalgo. Descrizione Questa specie ha fusto che con la crescita diviene un grosso cilindro, alto fino a 1,5 m e con un diametro di 1,25 m, ma le piante in coltivazione sono per lo più sferiche o leggermente allungate. L'apice è molto lanoso. Le costolature, che sono 8 quando la pianta è giovane, divengono oltre 50 e hanno areole gialle lanose con 8 spine radiali e una centrale, dritte e rigide, lunghe 2-3 cm, da principio brune, poi grigiastre. I fiori, lunghi 2 cm, sono gialli. Oggi sono considerate come sue varietà due specie, valide di per sè fino a poco tempo fa: la varietà grandis (Rose) Krainz e la varietà palmeri (Rose) Krainz. La varietà grandis è più grossa e più alta della specie tipo; le giovani piante sono più o meno zonate in rosso e hanno le areole divise, mentre le adulte le hanno confluenti. le spine radiali sono 5-6, lunghe 3-4 cm, e ce n'è una soltanto centralè, lunga fino a 5 cm ; tutte sono gialle e passano poi a rosso-bruno. la varietà palmeri è anch'essa grossa e cilindrica , alta fino a 2 m e ha 12 26 costolature. Le spine radiali sono 5-8, chiare e deboli, quelle centrali sono 4, poste a croce , robuste, talvolta app iattite; tutte sono bruno-gialle da giovani. Le due varietà sono del Messico settentrionale. Coltivazione Di lenta crescita, amano il pieno sole. La propa gazione è per seme.
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ECHINOCACTUS TEXENSIS
Hopffer
Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocactanae
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luogo di origine Stati Uni~ (Nuovo Messico sudorientale e Texas), Messico settentriona le. Descrizione Questa specie, descritta da Cari Hopffer nel 1842 come Echinocactus texensis, fu segregata da Britton e Rose nel genere monotipico Homalocephala ("dalla testa piatta") e come tale rimase, accettata da tutti, fino all'ultima sessione della Com missione per la Nomenclatura, quando fu reinserita in Echinocac . tus. La pianta, che diviene molto larga e giunge fino a 30 cm di diametro con un 'altezza di 15 cm, ha 13-27 costolature larghe, prominenti, su ognuna delle quali vi sono soltanto 2-6 grandi areole feltrose con 6-7 spine radiali espanse e appiattite, lunghe 1-4 cm, rossastre, che divengono gialle invecchiando, più o meno segnate anularmente. Vi è una sola spina centrale, piatta;lunga fino a 6 cm e larga fino a 8 mm, segnata da imelli 'orizzontali e diretta verso il basso, più o meno ricurva, I fiori, profumati, sono campanulati, larghi e lunghi circa 6 cm , con tubo dalle scaglie sottili; i segmenti del perianzio sono frastagliati e hanno una punta spinosa; scarlatti e arancione alla ·base, sono da rosa il quasi bianchi nel centro, e rimangono aperti quattro giorni. Il frutto è scarlatto, globulare. Coltivazione \I fusto è solitario, la propagazione è perciò da seme , di crescita inizialmente lenta.
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ECHINOCEREUS BAILEYI Rose Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocereanae Etimologia Il nome proviene dal greco echinos, porcospino, e Cereus, a causa del tubo liorale e dei frutti spinosi. Luogo di origine Stati Uniti, sulle montagne dell'Oklahoma. Descrizione Questa graziosa specie sembra essere comune nella Wichita National Forest, sulle montagne omonime, nel sud ovest dell'Oklahoma, ed è da li che nel 1906 venne il primo esemplare. Il fusto, ramificante dalla base, è cilindrico, alto IO cm e più e con un diametro di 5 cm . Le costolature sono circa 15, sottili e rilevate, talvolta disposte a spirale; su di esse le areole sono ovali. Le spine radiali sono 16, aghiformi, irradiate; bianche nel primo stadio, divengono in seguito giallastre o bruno chiaro o rosato . Non vi sono spine centrali, benché le più lunghe e forti fra le radiali, dirette in fuori e in basso e lunghe anche 3 cm , possano a prima vista apparire tali. I fiori nascono vicino al centro delle areole più giovani, bianche e lanose; essi hanno un tubo imbutiforme spinoso e lanoso e i segmenti del perianzio bene espansi lino a raggiungere un diametro di 6 cm, rosa carm inio. Ve ne sono diverse varietà che si distinguono per il colore delle spine (bianco, bruno o rosa), le quali sono anche più deboli e lunghe. Coltivazione Le piante non sopportano il freddo, ma con un leggero calore e un adeguato riposo invernale sono molto fiorife re. La propagazione é da seme o, se ottenibili , per polloni basali.
58 ECHINOCEREUS BARTHELOWANUS
Britt .
et Rose Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocereanae Luogo di origine La specie fu raccolta nel 1911 da Rose sull'altopiano roccioso (mesa) vicino alla baia di Santa Maria, sulla costa dell 'oceano Pacifico nella Bassa California meridiona le, e le fu dato il nome del capitano Barthelow che comandava la nave della spedizione. Descrizione La pianta emette numerosissimi polloni basali for mando grandi gruppi; i fusti sono cilindrici , lunghi fino a 20 cm con 4-5 cm di diametro. Le costolature sono circa 10, più o meno tubercolate, m<J, rimangono quasi nascoste dalle sp ine grosse e numerose ..Le areole sono rawicinate, da 2 mm a 1/2 cm l'una dall'altra, bianche e feltrose da giovani, con moltissime spine che si intersecano, talvolta lunghe anche 7 cm , di colore ro:;ato quando spuntano, ma cangianti poi in bianco o giallo con la punta bruna o nera e divenendo grigie quando invecchiano. Tra di esse si distinguono a malappena ci rca 6 spine centrali, pe rché più grosse, particolarmente alla base, e una più lunga delle altre. I fiori sono piccolissimi, lunghi circa l cm, con petali che non arrivano al 1/2 cm, e hanno un tubo spinosissimo che rimane nascosto nella massa di spine apicali. Coltivazione Questa-specie, difficilmente reperibile sul merca to, desidera un riposo prolungato e rigoroso, completamente asciutta e al riparo dal gelo. La propagazione è per pollone.
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ECHINOCEREUS DELAETII Giirke Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocereanae Luogo di origine Messico settentrionale, nel sud dello stato di Coahuila, nella Sierra de la Paila, a nord di Parras. Descrizione Questa specie , descritta da Giirke nel 1909, deve il suo attributo al nome di Franz de Laet , un commerciante di cactus belga che importò parecchie nuove specie. Malgrado il ristretto areale d'origine, la pianta è divenuta molto popolare in coltura per la sua piccola taglia e la facile coltivazione . Il fusto è eretto, alto 10-30 cm, ed emette numerosi polloni e ramificazioni basali. Le costole sono circa 20, e ogni areola ha fino a 36 spine radiali giallastre, acute , lunghe 1 cm, e 4-5 spine centrali setolose, bianco crema con punta rossastra, di circa 3 cm e più o meno contorte. Fra le spine nascono anche numerosissimi , grossi, contorti peli, bianchi o grigiastri, lunghi fino a 10 cm, cosi che l'intero fusto ne viene ricoperto . I fiori nascono dalle areole laterali, aperti verso l'esterno, e sono lunghi 7 cm con 6 cm di diametro, rosa più o meno violaceo. Coltivazione La pianta cresce bene in posizione motto assola ta , in terriccio sabbioso e calcareo, con riposo invernale al di sopra di O CC e abbondanti innaffiature estive. Di crescita abbastanza rapida, può emettere parecchi nuovi fusti in circa tre anni.
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ECHINOCEREUS ENNEACANTHUS
Engelm.
Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocereanae
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Luogo di origine Stati Uniti, nel Nuovo Messico e Texas; Messico, nello stato di Chihuahua. Descrizione Questa pianta emette dal fusto in iziale un notevole numero di ramificazioni basali, così che si formano grossi cespi di articoli semiprostrati o decombenti, lunghi fino a 20 cm e con un diametro di 5-7 cm, con 7-10 costolature più o meno tubercolate, dalle areole rotonde e bianche distanziate di circa 2 cm. Le spine radiali sono di solito 8, disuguali, più grosse alla base, lunghe circa 1 cm, giallastre e irraggiate ; c'è una sola spina centrale , grossa e brunastra, lunga 3-5 em . Per quanto le spine radiali possano essere anche di più sulle piante più vecchie, evidentemente è questo il carattere distintivo per cui Engelmann nel 1848 scelse l'attributo specifico, derivandolo dal greco ennéa, nove, e acantha, spina, riferendosi appunto alle 8+ 1 spine su ogni areola. I fiori sono lunghi 5-6 cm con un diametro di 7,5 cm , di colore carminio più o meno chiaro, con i segmenti del perianzio oblunghi e bene espansi. Il frutto è sferico, rosso, di 2 cm di diametro, succoso ed edule: nel Texas meridionale è usato per farne marmellate, e per il suo sapore e la sua fragranza la pianta è detta cactus-fragola (strawberry cactus) . Di questa specie esiste una forma crestata. . Coltivazione Richiede rigoroso riposo invernale, pieno sole in estate e terriccio sabbioso. La propagazione è per talea di fusto .
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ECHINOCEREUS FITCHII Britt. et Rose Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocereanae Luogo di origine Texas meridionale, nelle vicinanze di Laredo, al confine con il Messico. Il nome della specie fu dato in onore di William Fitch, assistente di Rose nei suoi viaggi. Descrizione Questa specie, scoperta nel 1913, ha un fusto brevemente cilindrico, alto 8-10 cm e di circa 5 cm di diametro, assottigliato all'apice cosi da sembrare quasi conico, e con l'età emette lentamente qualche pollone basale. La radice è molto grossa e fittonante. Le costolature sono 10-14, basse, arrotonda te, con areole ravvicinate, piccole e giallastre, fornite di circa 20 spine radiali che si intersecano, appiattite sul fusto, lunghe 1/2 cm , bianche, e di 4-6 spine centrali dritte, lunghe circa 1 cm, più O meno brune. I fiori, che nascono eretti accanto all'apice, hanno un lungo tubo imbutiforme, munito di numerose areole spinose e pelose , e segmenti del perianzio rosa o rosa carminio, in genere più scuri al centro; in complesso il fiore è lungo 6-7 cm e i petali acum inati sono molto espansi, quasi estroflessi. Fiorisce facilmente anche da giovane, ma la crescita è assai lenta. Coftivazione Richiede posizione molto assolata e riparo inver nale, soprattutto dai venti freddi. La propagazione è per pollone basale se la pianta è accestita; in quella da seme la crescita è affrettata per mezzo dell'innesto.
62 ECHINOCEREUS KNIPPELIANUS
Liebn.
Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocereanae Luogo di origine Messico settentrionale (forse dallo stato di Coahuila) . Descrizione Il nome di questa specie fu dato da Liebner nel 1895 in «Monatsschrift fur Kakteen-kunde .. (Mensile per il com pratore di cactus). e infatti egli la dedicò a Karl Knippel, noto commerciante di queste piante. Si tratta di una pianta dal fusto sferico o leggermente allungato, di 10 cm di altezza, con una grossa radice fittonante e carnosa simile a una rapa. Il fusto, di colore verde scuro, ha consistenza piuttosto morbida e molto succulenta, tanto da diventare leggermente flaccido. Le costola ture sono 5, ma con l'età possono divenire 7, più prominenti verso l'apice e comunque piuttosto rilevate, tubercolate, con solchi trasversali fra i tubercoli . Le areole sono piccOle, feltrose e bianche, con 1-3 deboli spine color crema o giallo pallido, setolose e ricurve, che con il tempo cadono lasciando la base inerme. I fiori sono imbutiformi, lunghi 3 cm, rosa, con segmenti bene espansi, e nascono dalle areole laterali, più o meno verso la sommità del fusto. Cottivazione Piccole piante si incontrano facilmente in coltiva zione, ma spesso sono poco riconoscibili perché allo stadio giovanile le costolature sono assai poco rilevate e il fusto non è caratterizzato. La propagazione è per seme .
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ECHINOCEREUS LONGISETUS
(Engelm.)
ROmpI.
Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocereanae
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Luogo di origine Messico settentrionale , nello stato di Coahui la, a sud del Rio Grande del Norte. Descrizione La specie , scoperta nel 1853, classificata nel 1859 come Cereus da Engelmann e passata al genere odierno da ROmpler nel 1885, andò perduta e non fu riscoperta se non recentemente. Il fusto è eretto, alto fino a 20 cm con un diametro di circa 5 cm, ramificato dalla base e molto accestente. Le costolature sono 11-14, leggermente tubercolate, con areole rotonde, ciascuna delle quali ha 15-25 spine radiali, lunghe 1,5 cm nella parte bassa dell'areola e più corte su quella superiore, sottili e bianche, e 5-7 spine centrali bianche con punta scura, tra cui quella inferiore può raggiungere 4 cm di lunghezza. Tutte le spine sono setolose e flessibili. I fiori sono lunghi 6 cm , rosso carminio chiaro o lilla, con petali di circa 3 cm . Coltivazione La pianta è piuttosto rara e comunque vi è intorno a essa una certa confusione : forse la specie riscoperta è la stessa che fu trovata nel sud dell'Arizona, vicino al confine, nelle montagne di Quijotoa, nel 1909, e che rimase sempre incerta perché la descrizione iniziale era di un fusto solitario. È certamen te una pianta da ambiente altamente desertico, con riposo marca to, sole e innaffiature estive frequenti. La propagazione è per pollone.
64 ECHINOCEREUS MARITIMUS (Jones) K
Schum.
Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocereanae Luogo di origine Messico, costa nordoccidentale della Bassa California. .' ' Descrizione Questa specie fu trovata per la prima volta dal botanico dilettante californiano Marcus Eugene Jones, che la descrisse nel 1883 .come un Cereus, nei pressi di Ensenada ,_ verso il confine con gli Stati Uniti. Pianta estr.emamente prolifera, forma gruppi alti circa 30 cm e larghi anche 90 cm, con una massa di fusti che possono essere perfino 200. Ogni fusto è sfericq o cilindrico, alto 5-15 cm e di 2 cm di diametro, e ramifica sia dalla base che sopra il terreno. Le costolature sono 8-10. Le areole , distanti 1 cm, sono rotonde e bianche , grigie invecchian do, con 9-10 spine radiali drilte, rigide ed espanse , rossastre sulle giovani areole ma grigiastre su quelle più vecchie. Vi è di solito solo una spina centrale , ma possono comparirne altre 2 3, grosse, angolari quelle superiori , coniche le altre, lunghe più di 3 cm. I fiori nascono presso l'apice del fusto, sono lunghi circa 4 cm e hanno i segmenti del perianzio lanceolati ma arrotondati all'apice; sono di colore giallo pallido o giallo verdastro. Coltivazione La pianta non tollera bene il freddo e ha bisogno di parecchio spazio man mano che cresce. Richiede minori innaffiature rispetto alle altre specie di Echinocereus, ma umidità ambientale e spruzzature. La propagaz ione è per pollone basale o per talea.
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ECHINOCEREUS PAPILLOSUS
Linke
Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocereanae
Luogo di origine Stati Uniti, nel Texas occidentale.
Descrizione Pianta molto accestita, spesso semiprostrata, de combente, con fusti lunghi 24-30 cm e di 2-4 cm di diametro, verde pallido. Le costolature sono 6-10, formate da tubercoli prominenti rilevati pe r circa 1 cm e interrotti da solchi trasversali. Le areole rotonde possono essere bianche o giallastre, con circa 7 spine radiali lunghe 1 cm che passano dal bianco o dal bruno chiaro al bruno; vi è una sola spina centrale , lunga 1,5-2 cm , di solito bianca o gialla con base bruna, benché ci siano delle forme in cui è bruna. I fiori hanno un diametro di 12 cm con segmenti del perianzio gialli dalla base rossa, lanceolati e lunghi 6 cm. Ce n'è una varietà rubescens, con le nuove spine rosa o rosse che passano in seguito a bruno più o meno scuro, e una varietà angusticeps, con fusti molto piccoli, alti 8 cm e di 3 cm di diametro, densamente accestiti. Coltivazione Piuttosto raro in coltivazione; talvolta viene inne stato benché cresca benissimo sulle proprie radici. Desidera un rigoroso riposo invernale durante il quale può anche raggrinzirsi molto per riprendere, tuttavia, in primavera con temperatura e innaffiature adeguate. La riproduzione è facile, per pollone basale.
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ECHINOCEREUS PECTINATUS
(Scheidw .)
Engelm. Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocereanae Luogo di origine Messico: dallo stato di Chihuahua, al nord,
fino allo stato di Guanajato, al centro.
Descrizione Questa specie fu raccolta per la prima volta da
Henri Galeotti (1814-1858), direttore dell'Orto Botanico di Bruxel
les, che la inviò in Belgio. Il fusto, che ramifica dalla base e
talvolta anche sopra il terreno, è ovato-cilindrico, alto 15-20' cm,
con circa 20 costolature piuttosto larghe alla base . Le areole
sono rawicinate, ovali. Le spine radiali sono 20-25, bianche o
rosa, spesso di colore differente a zone o strisce e, come dice il
nome della specie, sono "pettinate", cioè espanse latenilmente,
. appiattite, con le punte leggermente divaricate, come un piccolo
pettine. Le spine centrali s.ono 6 e più, molto corte. I fiori sono
rosso-violacei, lunghi 6-8 cm, con il tubo corto, con areole feltrose
e spinose.
Coltivazione Questa specie è, come tutto il genere, di coltiva
zione piuttosto facile, tollerando anche abbastanza bene il freddo,
Il riposo
sempre però di qualche grado al di sopra di O invernale deve essere completo, con il minimo d'acqua necessa
rio a non far seccare del tutto le radici, mentre le innaffiature
estive saranno frequenti. La crescita è lenta, ma le piante giovani
sono già colorate e attraenti. La propagazione è per pollone o
talea.
°c.
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ECHINOCEREUS PECTINATUS
(Scheidw.)
Engelm. varietà REICHENBACHII (Tersch.) Krainz Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocereanae r!!D
Luogo di origine Stati Uniti (Texas) e Messico settentrionale. Descrizione Questa pianta fu considerata fino a poco tempo fa come una specie a parte, e solo molto recentemente fu accolia la teoria del botanico svizzero Hans Krainz che la riteneva soltanto una varietà della specie Echinocereus pectinatus. In realtà, all'occhio di un profano, le due sono quasi indistinguibili. Anche la varietà in questione è descritta da lungo tempo: l' «Index Kewensis» la data col nome attuale nel 1893, ma già cinquanta anni prima era stata ascritta al genere Echinocactus. Il fusto è cilindrico, solitario, più o meno ramificante alla base, alto fino a 20 cm con 9 cm di diametro, e 12-19 costolature con areole ovali e molto rawicinate. Le spine radiali sono 20-30, lunghe 5-8 mm e poste su due file, ricurve e irraggiate, pettinate lateralmente in modo da combaciare o intersecarsi leggermente con quelle delle costolature adiacenti; esse possono essere bianche, rossastre o brune, ma sempre di un solo colore su ogni fusto. Le spine/ centrali sono 1-2, molto simili alle radiali, ma spesso sono tutto mancanti. I fiori sono lunghi circa 7 cm, con segmenti rosa violacei bene espansi e tubo corto e peloso; talvolta si riaprono il secondo giorno e possono essere profumati. Coltivazione Come la specie, ma la propagazione può essere per pollone basale.
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ECHINOCEREUS PENTALOPHUS
(DC.) Lem.
Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocereanae 'f1iO.:t
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Luogo di origine Dal Texas meridionale al Messico nordocci dentale. Descrizione Questa specie è piuttosto variabile, con parecchie varietà che, fino dalla descrizione iniziale di De Candolle nel 1828, hanno creato problemi tassonomici agli autori successivi. La pianta ha un fusto verde pallido, lungo circa 12 cm, largo 2 cm, che emette molti articoli dalla base, tutti più o meno prostrati e decombenti, intrecciati. Le costolature sono circa 5, tubercolate, talvolta contorte a spirale, con areole rawicinate e biancastre. Le spine radiali sono 3-6, molto corte, bianche con punta bruna, mentre le spine centrali sono per lo più assenti, benché possa esservene una scura, lunga 1,5 cm. I fiori, lunghi IO cm circa, sono grandi, con larghi petali rosso-violacei molto espansi e il tubo con areole munite di lunghi peli e spine brune. Ce n'è una varietà procumbens, stimata a volte come una vera specie, con fusti molto prostrati e fiori bianchi o gialli alla base, e una varietà ehrenbergii, anch'essa talvolta considerata come specie, con un maggior numero (8-10) di spine radiali e una centrale bianca o giallo crema. Di questa esiste anche una forma crestata. Il nome della specie deriva dal greco /6phos, altura, cresta, per le cinque costolature caratteristiche della specie. Coltivazione In generale cresce e fiorisce piuttosto facilmente, in particolare la varo procumbens. La propagazione è per talea.
69 ECHINOCEREUS ROETTERI
(Engelm.) ROmpI.
Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocereanae Luogo di origine AI confine fra Stati Uniti e Messico: Texas e Nuovo Messico al nord, stato di Chihuahua al sud . Descrizione Questa specie deve il nome a Paulus Roetter che fece i disegni dei cactus per la Mappa Ufficiale del confine messicano; Engelmann la denominò cosi nel 1856, ponendola però nel genere Cereus, da cui fu distaccata da Karl ROmpler nel 1885. Il fusto, eretto, alto 15 cm e largo circa 7 cm, è dapprima solitario, ma poi lentamente accestisce, e ha 10-13 costolature tubercolate, depresse alla base dei tuberceli. All'apice di questi, le areole, un po' allungate o circolari e distanziate di 1 cm, portano 8-15 spine radiali lunghe fino a 1 cm, rossastre da giovani e bianche in seguito, irraggiate in ogni direzione. Le spine centrali sono variabili in numero da 1 a 5, lunghe come le radiali o poco più , ma più grosse, particelarmente alla base, bruno-rossastre. I fiori appaiono sulle areole laterali sotto l'apice e sono grandi, lunghi 7 cm circa, cen tubo spinoso e segmenti del perianzio esterni verdastn e interni rosso porpora chiaro. Ce n'è una varietà /loydii, che forma gruppi di fusti più alti e grossi con meno costblature e spine celor vinaccia ; essa cresce nel Texas. Coltivazione Le piante amano un ambiente nettamente deser tico e non tollerano il freddo intenso. La propagazione viene effettuata di solito da seme, ma la varietà deve essere riprodotta per pollone basale.
70 ECHINOCEREUS SALM-DYCKIANUS Scheer Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocereanae
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Luogo di origine Messico settentrionale, negli stati di Durango e Chihuahua. Descrizione Forse, denominando questa specie, nel 1856, Frederick Scheer volle soltanto onorare il grande cellezionista di cactus principe di Salm-Dyck, o forse volle ricambiare la certesia che questi gli aveva fatto dando, nel 1850, il nome a un Cereus scheeri (più tardi passato anch'esso a Echinocereus). La pianta accestisce molto dalla base, formando gruppi di fusti semiprostra ti, decombenti, verde-giallastri, lunghi fino a 20 cm e con un diametro di 2-4 cm. Le costolature sono 7-9, leggermente tuber colate, con grandi areole giallo pallido che divengono brune e hanno 8-9 spine radiali, giallastre, lunghe meno di 1 cm, e una solitaria spina centrale un po' più lunga. I fiori sono lunghi fino a 10 cm , con un tubo sottile e allungato che ha areole pelose e munite di spine setolose bianche ; i numerosi segmenti del perian zio sono rosso-aranciati. Coltivazione La specie è coltivata in Europa da molto tempo, benché sia dubbia la data della sua introduzione. Nei climi miti dell'area mediterranea vive benissimo all'aperto. Anche la sua crescita è piuttosto rapida. La propagazione è per pollone basale.
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ECHINOCEREUS SCIURUS (K . Brandeg.) Britt et Rose Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocereanae Luogo di origine Punta meridionale della Bassa California. Descrizione La pianta fu trovata per la prima volta presso San José del Cabo dal botanico Townshend Brandegee nel 1897 e· descritta da sua mog lie Katherine, anch'essa botanica, nel 1904, come Cereus. La pianta è mollo cespitosa ; dal fusto iniziale, generalmente eretto, sottile e allo fino a 20 cm, partono polloni basali che formano gruppi di 60 cm di larghezza. Ogni articolo ha 12-17 basse costolature divise in tubercoli di circa 1/2 cm di lunghezza, con areole piccole, rotonde , rawicinate, molto feltrose da giovani ma che divengono in seguito quasi nude. Le spine radiali sono 15-18, sottili, lunghe fino a 1,5 cm, giallo pag lierino, con punta rosso-bruna e simili a setole. Le spine centrali sono parecch ie, più corte e grosse delle radiali e dello stesso colore. In complesso, il fusto rimane quasi del tutto nascosto dalle spine. I fiori sono ·lunghi 7 cm e hanno 9 cm di diametro e anche più ; nascono presso l'apice da boccioli coperti con numerose e sottili spine dalla punta bruna, e hanno i segmenti del perianzio numero si ed espansi, rosa-violacei. Quando la pianta è in forza da fiore, l'apice del fusto diviene spesso ricurvo , come una grossa coda di scoiattolo, e a ciò si deve l'attributo (sciul1Js, scoiattolo). Coltivazione La pianta richiede un certo calore invernale, ma deve rimanere asciutta. La propagazione è per pollone basale.
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ECHINOCEREÙS SUBINERMIS Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocereanae
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Salm-Dyck .
Luogo di origine Messico settentrionale, stato di Chihuahua. Descrizione Questa specie, nomenclata e descritta 1:Ia Salm Dyck nel 1856, era stata introdotta in Europa fin dal 1845 e, come dice il nome, è la specie meno munita di spine di tutto il genere. 1\ fusto, dapprima globulare-depresso, diviene in seguito ovale o cilindrico, alto 10-12 cm e con un diametro di circa 9 cm, e talvolta da adulto ramilica alla base; il suo colore cambia dal verde pallido delle piante giovani al bluastro, per divenire definitivamente verde scuro . Le costolature sono 5, al massimo 8, grandi, leggermente ondulate al margine, con areole piccole e poco lanose che hanno cortissime spine giallastre, di cui 8 radiali e una centrale, parzialmente decidue, cosi da ridursi a sole 3-4 spine brune o nerastre, che possono completamente mancare. I fiori, imbutiformi, sono lunghi 8 cm, con un diametro leggermente superiore; il tubo, sottile, ha areole con spine cortis sime e bianche; il perianzio è mollo espanso, con segmenti acuminati, brunastri" esternamente, quindi gialli, di colore più intenso nel centro. Il frutto è verde scuro, lungo 2 cm. Coltivazione Rara in coltivazione, questa specie è una delle più delicate del genere in coltura, richiedendo posizione calda e assolata in ogni stagione. La propagazione, lentissima da seme, è per polloni quando la pianta li emetta.
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73 ECHINOCEREUS VIRIDIFLORUS forma CHLORANTHUS (Engelm.) Krainz
Engelm .
Tribù Cereeae - Sotlotribù Echinocereanae Luogo di origine Stati Uniti, nel Texas occidentale e nel Nuovo Messico, e zone adiacenti messicane. Descrizione Data da Engelmann nel 1856 come appartenente a Cereus, e trasportata in Echinocereus da ROmp ler nel 1885, la pianta è stata recentemente riconosciuta prima come varietà e poi come forma , ma è ancora rintraccia bile come specie a se stante. Il fusto è prima globulare, poi cilindrico, alto fino a 30 cm, con 4-7 cm di diametro; le costolature sono 13-18, spesso quasi nascoste dalle numerosissime spine . Le areole bianche, rotonde o leggermente ovali , portano infatti 12-20 spine radiali , irraggiate fino a intersecarsi, setolose, bianche, spesso con la punta rossa, e vi sono anche alcune setole spinescenti, soprattutto nelle areole apicali. Le spine centrali sono 3-5 , lunghe fino a 2,5 cm, all'inizio rivolte verso l'esterno, poi verso il basso, in modo da formare quasi delle linee perpendicolari ; esse sono bianche o rosse, spesso a zone, cosi da fare apparire il fusto con anelli di colore contrastante . Benché il colore delle spine sia in realtà molto variabile, la pianta è coltivata per lo più pe r esse , dato che i fiori, lu nghi soltanto 2,5 cm, sono verde-brunastri e per di più non si aprono molto, rimanendo con i segmenti sottili piuttosto chiusi. Coltivazione Le piante adulte possono ramif icare dalla base, ma con una certa difficoltà, perciò la propagazione è da seme.
74 ECHINOFOSSULOCACTUS ALBATUS (A. Dietr.) Britt. et Rose
Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocactanae
Etimologia Il nome deriva dal greco echinos, porcospino , unito al latino fossula, piccola fossa, e a cactus, e indica una qualità omogenea del genere, le cui piante hanno numerosissime costo lature divise da solchi profondi ma sottili. Creato da G. Lawrence nel 1841 , Schumann ne fece un sottogenere di Echinocactus con il nome di Stenocactus, che Berger elevò a genere, ed è ancora talvolta conosciuto come tale benché la legge di priorità abbia ristabilito il vecchio nome. Luogo di origine Dal Messico settentrionale a quello centrale. Descrizione Il fusto è verde glauco, sferico e depresso all'apice che è spinoso e con densa lana bianca ; con l'eta diviene ovale e allungato. Le costolature sono circa 35, sottili e con margine acuto, ondulate, depresse dove nascono le areole; queste sono distanziate tra loro di circa 1,5 cm . Le spine radiali sono circa lO , lunghe 1 cm, setolose e sericee, çolor crema, parzialmente erette, ma nelle areole superiori spesso ne mancano da 1 a 3. Le spine centrali sono 4, molto più grosse, più lunghe e di solito più scure; sono dritte tranne quella superiore, lunga fino a 5 cm , piatta e spesso curva all'indietro. I fiori sono lunghi 2 cm, imbutiformi, con i segmenti del perianzio lanceolati, bianchi. Coltivazione Richiede sole e innaffiature oculate. A volte viene innestato per affrettare la crescita. La propagazione è per seme.
75 ECHINOFOSSULOCACTUS CAESPITOSUS Bckbg. Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocactanae Luogo di origine Messico. Descrizione Questa specie, introdotta in Europa abbastanza recentemente, è una delle poche che emetta palloni basali, e infatti è molto accestita, incominciando fin da giovane. Il fusto è piuttosto piccolo, sferico, e le costolature sono circa 27, ondulate e con il margine acuto, rigonfio al punto delle areole; queste sono rotonde e molto feltrose verso l'apice, mentre più tardi divengono quasi nude. Le spine nella parte superiore sono 3: due di queste sono coniche e ricurve verso l'alto, quella centrale è appiattita, giallastra, lunga circa 2 cm e larga 2 mm. Nella parte più vecchia della pianta le spine radiali sono 4, piccole e bianche, mentre compare un'ulteriore spina centrale, inferiore alle altre e diretta verso il basso, ricurva e piatta, di lunghezza uguale a quella centrale superiore già precedentemente apparsa. I fiori sono lunghi poco più di un centimetro, con segmenti bianchi dal la base verdastra. Coltivazione In natura, probabilmente, la pianta è più grande di quanto rimanga normalmente in coltura; ama il pieno sole e non sopporta freddo intenso e prolungato. Le innaffiature debbono essere del tutto sospese in inverno. La propagazione può essere per seme, ma dato che accestisce presto, è più semplice per pollone basale.
76 ECHINOFOSSULOCACTUS COPTONOGONUS (Lem.) Lawr. Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocactanae Luogo di origine Messico, nello stato di San Luis PotOSl. Descrizione Questa è l'unica specie di tutto il genere che abbia uno scarso numero di costolature, grandi, angolari e con la base larga. Il fusto, inizialmente semplice ma che con l'età emette palloni basali, è sferico, leggermente appiattito all'apice, grigio verde o verde glauco, alto fino a 10 cm e con un diametro un po' superiore. Le costolature sono 10-14, rilevate per 1,5 cm, con margini acuti e intaccati sui quali le areole sono molto distanziate (circa 2 cm) e ricoperte di abbondante feltro bianco da giovani, mentre in seguito divengono nude. Le spine sono 3 5, grosse, di colore giallo paglierino, rigate trasversalmente: quelle superiori sono rivolte verso l'alto e più o meno ricurve, piatte, in particolare quella centrale, che può raggiungere i 4 cm di lunghezza mentre le altre sono più corte; le spine inferiori sono . cilindriche, dirette verso il basso, lunghe circa 1,5 cm. Nel primo stadio tutte possono essere rossastre. I fiori nascono all'apice o intorno a esso, sono lunghi 3 cm e hanno i segmenti del perianzio biancastri; quelli interni sono numerosi, lineari-oblunghi, carminio o rosso-violacei chiari nel centro e bianchi al margine. Coltivazione Meno caratteristica delle altre specie, è anche un po' meno facile in coltura, e dev'essere parzialmente riparata dal sole . La propagazione è da seme o, disponendone, pollone.
77 ECHINOFOSSULOCACTUS CRISPATUS (DC .) Lawr.
Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocactanae
Luogo di origine Messico, nello stato di Hidalgo. Descrizione Questa specie , descritta da De Candolle nel 1828 come Echinocactus e passata nell 'attuale genere da Lawrence nel 1841 , è ritenuta insufficientemente descritta dalla maggior parte degli autori, tuttavia il nome è ritenuto valido e accettato. Il fusto dapprima globulare, poi sferico-allungato fino a 15 cm di altezza con un diametro di 8 cm circa, verde scuro, con 26-35 costolature sottili , ondulate regolarmente e con il margine acuto. Le vecchie piante possono averne anche di più . Le areole, ovali , bianche , molto lanose, ma più tardi glabre, sono molto distanziate, con 3-4 cm fra l'una e l'altra, ma sono sfalsate sulle costole, cosi che , nel complesso, sembrano più rawicinate. Le spine radiali sono 7-8: quelle superiori sono piatte, particolarmen
te quella centrale rivolta verso l'alto, lunga circa 2 cm, e tutte
sono giallo pallido; quelle inferiori sono invece bianche e lunghe
circa la metà. Vi è una sola spina centrale , dritta e rigida , bruna,
più pallida alla base, lunga anch'essa 2 cm . I fiori sono lunghi
circa 3,5 cm, con i segmenti esterni del perianzio bianchi con
striscia mediana dorsale violacea, e quelli interni carminio chiaro
con striscia centrale purpurea.
Coltivazione La propagazione è per seme e può dare piante
variabili.
78 ECHINOFOSSULOCACTUS LAMELLOSUS (A. Dietr.) Britt. et Rose Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocactanae Luogo di origine Messico centrale, nello stato di Hidalgo. Descrizione La specie fu descritta dal botanico berlinese Albert Dietrich nel 1847, e occorre dire che alcuni dei vecchi attributi non sono affatto significativi, essendo stati dati quando le specie conosciute erano assai meno. Tutto il genere, infatti, ha le costo lature simili a lamelle, dato che sono molto compresse. \I fusto di questa pianta è globoso e diviene in seguito allungato, alto fino a 10 cm con un diametro di circa 8 cm, e ha l'apice appiattito. Le costolature sono 30-35 , molto sottili , ondulate e increspate irregolarmente; le areole sono piccole, bianche, inizialmente feltrose. Vi sono 4-5 spine radiali inferiori, corte, ricurve , gialle sulle areole più giovani, grigiastre con l'invecchiamento, e 3 spine superiori , bianche con punta brunastra, di cui le due laterali sono grosse, ricurve verso l'interno, e quella centrale è molto larga e appiattita, con rigature trasversali, lunga anche fino a 3 cm e più . Nelle piante più vecchie appare anche una spina centrale, dritta e rigida verso l'esterno, lunga circa 4 cm , conica o leggermente triangolare . I fiori nascono al centro e sono lunghi 4 cm, con segmenti del perianzio rosa carnicino , carminio internamente. Coltivazione Richiede sole , terriccio sabbioso e innaffiature molto ' oculate. La maggioranza delle specie accestisce poco e in tarda età, cosi che la propagazione è generalmente da seme.
79 ECHINOFOSSULOCACTUS VAUPELIANUS (Werderm.) Tieg. et Oehme Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocactanae
Luogo di origine Messico. Descrizione Questa specie, scoperta da pochi decenni, fu clas sificata allora come Echinocactus da Werdermann, che la dedicò al botanico Friedrich Vaupel, ed evidentemente fece la diagnosi su di un esemplare giovanile non caratterizzato. t: una delle spe cie meno spettacolari per la forma delle spine, ma accestisce mol to più facilmente délla maggioranza delle altre. Il fusto è globoso, alto e largo circa 10 cm, con l'apice lanoso e spinoso. Le costola ture sono circa 35, sottili, ondulate, profondamente intaccate fra di loro, con le areole inizialmente ricoperte di feltro bianco. Le spine radiali sono 12-25, sottili e bianche, quasi trasparenti , lunghe 1 1,5 cm , dritte o leggermente curve, irraggiate tutt'intorno fino a in tersecarsi le une con le altre al di sopra delle costole. Le spine centrali sono 1-2, poste l'una sull'altra, lunghe più di 7 cm, acicula ri e acute, talvolta appiattite, dapprima rivolte verso l'alto, poi ver so l'esterno, bruno-nere all'apice e in seguito brune più o meno rossastre.1 fiori, lunghi 2 cm, rimangono spesso costretti fra le spi ne dell'apice e hanno i segmenti bianco crema con una striscia mediana ~cura all'esterno. Coltivazione Richiede terriccio molto sabbioso e innaffiature più scarse del normale. La propagazione è per pollone di piante adulte.
80 ECHINOFOSSULOCACTUS WIPPERMANNII (Miihlpf.) Britt. et
Rose Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocactanae
~f~'~
1-00"
Luogo di origine Messico, nello stato di Hidalgo. Descrizione Questa specie ha fusto sferico verde scuro che con il tempo diviene allungato e arriva a 15 cm di altezza con un diametro di circa 8 cm; l'apice è piatto e leggermente lanoso. Le costolature, sottili e leggermente ondulate , sono circa 35, ma possono variare dalle 25 delle giovani piante fino a 40 in quelle più vecchie. Le areole che vi compaiono sul margine acuto sono rotonde, bianco-lanose da giovani, quindi glabre; esse hanno 18 22 spine radiali bianche e setolose, talvolta brune alla base , espanse e sottili , e quelle più basse arrivano a 1,5 cm di lunghez za. Le spine centrali sono erette e sono di solito 4: le tre superiori sono più o meno piatte e più grosse alla base , leggermente segnate trasversalmente ; quella inferiore è dritta, conica. Tutte sono bruno-nere, lunghe dai 2 ai 6 cm . I fiori sono imbutifonmi, lunghi circa 1,5 cm, giallastri, con i segmenti intemi del perianzio che hanno una linea mediana bruna sulla parte dorsale. La pianta fu descritta nel 1846 e, forse, anche due anni prima come Echinofossulocactus spinosus, benché non si sappia con certez za se si tratta della stessa specie. Coltivazione La pianta non è comune in coltura, perché si preferiscono in genere forme più caratterizzate e con spine più colorate. La propagazione è per seme.
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ECHINOMASTUS MACDOWELLII
(Rebut) Britt.
et Rose Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocactanae Etimologia Il nome deriva dal greco echinos, porcospino , e mast6s, mammella, per il fusto globulare e spinoso. Luogo di origine Messico, stati di Coahuila e Nuevo Le6n . Descrizione Conosciuta dal 1894, questa pianta tuttavia non è diffusa in coltura, anche perché è piuttosto difficile, tanto che di solito gli esemplari rintracciabili sono innestati, benché si tratti della specie che in tutto il genere vegeta meglio sulle proprie radici. Il fusto è sferico o leggermente depresso, alto circa 7 cm con diametro di lO cm, e con l'apice fittamente ricoperto di feltro giallo. Le costolature sono circa 25, scarsamente avvertibili, sia perché quasi del tutto divise in tubercoli romboidali di circa 1/2 cm, sia perché !'intero fusto è ricoperto da una massa di spine che lo nascondono quasi completamente. Le areole sono bianche e lanose, e da esse nascono 20-25 spine radiali bianche , sottili , lunghe quasi 3 cm, irraggiate in ogni direzione e intersecantesi. Le spine centrali sono 3-4, lunghe 2-4,5 cm, più grosse e appe santite alla base, dove sono scure, paglierine e quasi trasparenti in punta. I fiori , che appaiono difficilmente in coltivazione, sono imbutilormi, lunghi 4 cm, rosa o rossi. Coltivazione La propagazione è da seme, ed è opportuno innestare le giovani piantine il più presto possibile se si vuole affrettarne la crescita. Richiedono innaffiature moderate.
82 ECHINOPSIS CALORUBRA
Card. Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocereanae
Etimologia Il nome deriva dal greco echinos, porcospino, e 6psis, apparenza , per la forma globulare e l'aspetto spinoso che danno l'idea di un riccio raccolto su se stesso. Luogo di origine Botivia, nel dipartimento di Santa Cruz, pro vincia di Valle Grande, a 1900 m di altitudine. Descrizione Il botanico boliviano Martin Cardenas descrisse questa specie net 1957. La pianta è sferica, depressa all'apice, con un diametro massimo di 14 cm e un 'altezza di 6-7 cm, verde chiaro che può divenire in parte rosso bronzo sia per il sole che per it freddo. Le costolature sono 16, divise in tubercoli allungati, con le areole bianche e feltrose distanti più di 2 cm e poste nelle depressioni fra i tubercoli stessi. Le spine radiali sono 9-13, leggermente ricurve o del tutto dritte, di lunghezza disuguale; vi è una sola spina centrale, eretta, lunga anche 2,5 cm. Tutte le spine sono giallastre, ma divengono grigie, parzialmente brune sulla punta. I fiori sono lunghi 15 cm circa, con i segmenti esterni del perianzio verdi di fuori e rossastri dentro; i segmenti interni sono arancioni nella parte alta, e rosa verso la base. Backeberg aveva trasferito la specie nel suo genere Pseudolobivia, ma essendo questo stato abolito, il nome iniziale è quello valido. Coltivazione La pianta a maturità accestisce molto, la propaga zione può quindi avvenire per pollone basale. Sopporta basse temperature.
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ECHINOPSIS HAMATACANTHA
Bckbg.
Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocereanae Luogo di origine Argentina settentrionale, provincia di Salta. Descrizione Un'introduzione relativamente recente che Backe berg, dopo averla classificata come Echinopsis, passò a Pseudo·· lobivia, e che, con l'abolizione di quest'ultimo genere, è tornata al suo nome primitivo. La pianta è semisferica, molto appiattita, misurando 15 cm di diametro con solo 7 cm di altezza; la sua epidermide è verde vivo. Le costolature sono numerose (possono essere anche 27). larghe alla base, con lunghi e acuti tubercoli e grandi areole feltrose tra l'uno e l'altro. Le spine sono 8-15, lunghe da 4 mm a più di 1 cm, bianco giallastre o bruno chiaro; alcune fra esse possono essere distinte come centrali, e tra queste, una in particolare, diretta verso l'apice, ricurva o uncinata. I fiori bianchi sono lunghi fino a 20 cm , e sono profumati. Il frutto è verde, lungo 4 cm. Coltivazione La pianta accestisce fortemente , cosi che la pro pagazione per pollone basale è facile e rapida. T eme il gelo.
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ECHINOPSIS HAMMERSCHMIDII
Card .
Tribù Cereeae - Sotto tribù Echinocereanae
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Luogo di origine Bolivia, nel dipartimento di Santa Cruz.
Descrizione Il fusto, verde lucido, è prima globulare per diveni re in segu ito brevemente cilindrico , con un'altezza di 10 cm e un diametro di 9 cm, e può essere solitario o accestito per mezzo di numerose ramificazioni basali. Le costolature sono 12-15, dapprima quasi lisce con margine acuto , poi intaccate, sino a divenire tubercolate, con areole grigio-biancastre e feltrose. Le spine radiali sono 8-9, lunghe meno di 1 cm , e ve n'è una centrale più lunga; tutte sono grigie, ingrossate alla base. I fiori sono bianchi e i frutti, sferici od ovali , sono lunghi 2,5 cm e sono verde scuro. La specie è di introduzione abbastanza recente e fuori dalle sue condizioni originarie probabilmente è molto variabile in coltivazione . Coltivazione La propagazione è per pollone basale da vecchie piante già accestite, o da seme . '
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ECHINOPSIS HYBR.
'Red Paramount'
Descrizione Questa cultivar, molto pregiata per la sua abbon dante fioritura e il colo re vivace dei suoi fiori, ha fusto dapprima globulare quindi cilindrico, di colore verde scuro che al sole assume tonalità bronzee. Le numerose costolature, sulle quali spiccano le areole dalla peluria e le spine bianche , sono assai rilevate, disposte a spirale nella parte apicale. I fiori hanno i segmenti del perianzio bianchi esternamente, più o meno sfumati in rosa, e di un vivacissimo rosso nella parte interna, che contra sta con il giallo degli stami. La pianta accestisce molto, e i molteplici articoli assumono una forma prostrata. Coltivazione Il riposo invernale sarà meglio che awenga a una temperatura leggermente superiore a O DC. Terriccio molto ben drenato e sole estivo sono necessari, ma il substrato dovrà essere un poco più umifero che per le specie, con 1/3 di terriccio di foglie maturo e un po' di concime fosforico, per ottenere il miglior risultato dalla fioritura . La propagazione è per palloni ; probabilmente l'ibrido è autosterile , e comunque la talea è l'unico modo per mantenere inalterati i caratteri genetici acquisiti.
86 ECHINOPSIS KERMESINA
(Krainz) Krainz Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocereanae
Luogo di origine Incerto, probabilmente Argentina . Descrizione Questa specie è rintracciabile ancora con il nome di Pseudolobivia kermesina, genere creato da Backeberg e oggi abolito e smembrato , ma le cui specie in maggioranza sono state trasferite a Echinopsis. La pianta ha fusto emisferico, grande, verde scuro, e può superare facilmente i 15 cm di diametro. Le costolature sono 15-23, dritte, divise da solchi orizzontali in tubercoli dove compaiono, infossate, le areole rotonde, bianche e feltrose . Le spine rad iali sono 11-16, sottili e subulate, lunghe circa l cm, dapprima gialle con punta bruna, poi grigie, e sono irraggiate, rigide e pungenti . Le spine centrali sono 4-6, dirette verso l'esterno, dritte o un po ' ricurve all'indietro, più grosse, lunghe anche 2,5 cm, dello stesso colore delle radiali , ma inizial mente più scure. I fiori hanno un lungo tubo tubercolato e con areole bianche e feltrose, e in complesso raggiungono la lunghez za di 18 cm ; il diametro del perianzio a piena antesi è di 9 cm circa, e i segmenti, larghi e dall'apice ottuso, sono rosa carminio variabile dal chiaro al molto scuro . I fiori non sono profumati e sono effimeri come quelli di tutto il genere, ma sono molto belli. Coltivazione Tollera basse temperature e rich iede pieno sole estivo con frequenti innaffiature. La propagazione è per seme.
87 ECHINOPSIS LONGISPINA
(Britt. et Rose) Bckbg. Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocereanae Luogo di origine Argentina settentrionale, al confine con la Bolivia, nella provincia di Jujuy, tra La Quiaca e Tilcara. Descrizione La pianta fu trovata nel 1917 presso La Quiaca, dove cresceva tra i crepacci delle rocce a 3450 m. Il fusto, inizialmente sferico, diviene poi cilindrico, fino a un'altezza di 25 cm con un diametro di 10 cm, verde glauco, con 25-50 costola tu re profondamente incise fra i tubercoli che le formano e che raggiun gono i 2 cm di lunghezza. Le spine, difficilmente distinguibili in radiali e centrali, sono circa 15 su ogni areola, da sottili a grassette, sempre coniche, con la base più larga, ma di lunghezza irregolare: le più lunghe raggiungono e superano gli 8 cm; sono flessibili, più o meno ricurve verso l'alto e, quelle della nuova crescita, con la punta uncinata. Il loro colore varia dal giallastro al bruno. I fiori, lunghi fino a 10 cm, sono imbutiformi, con tubo ricurvo, lungo e sottile, ricoperto di peli lunghi e bianchi. I segmen ti del perianzio sono bianch i e corti. Ve n'è una varietà nigra, con fusto che arriva a 30 cm di altezza, 20 costolature con tubercoli lunghi 4 cm, spine brune o nerastre da giovani, poi grigie, e fiori dal tubo più grosso. La specie è comunque variabi le nel colore delle spine e dei petali. Coltivazione Tollera il freddo ; in piena estate desidera soltanto poche ore di sole oppure mezz'ombra. La propagazione è da seme.
88 ECHINOPSIS MAMILLOSA Gurkevar. RITTERI (Soed.) Ritt.
Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocereanae
--n ~
Luogo di origine Bolivia meridionale, nel dipartimento di Tarija. Descrizione Questa varietà, poco diversa dalla specie tipo, tanto che viene spesso identificata con essa, ha fusto sferico appiattito, alto in media 12 cm con un diametro di 10-25 cm, verde , piuttosto lucido. Le costolature sono molto numerose, variando fra 18 e 32, con tubercoli prominenti, arrotondati, legger mente ricurvi, con le areole alla depressione fra di essi. Le spine radiali sono 12-15, lunghe da 1 a 2,5 cm nelle vecchie piante , mentre quelle centrali sono 3-8 (un poco più grosse e numerose che nella specie tipo) , giallastre con la punta scura. I fiori , lunghi 13-15 cm e con un diametro di circa 8 cm, nascono ai lati del fusto , hanno un lungo tubo verde con scaglie lanose e segmenti del perianzio bianchi , più o meno leggermente sfumati di rosa. Vi sono anche altre varietà, che prendono il nome dai villaggi boliviani presso i quali furono trovate, e che si distinguono per le spine più numerose. La varietà orozasana, descritta da Ritter nel 1965, è molto più sferica, con fioritura precoce, fiori con il tubo più lungo, peli bruni e i segmenti intemi del perianzio bianchi. Coltivazione La pianta è resistente a temperature piuttosto basse, ma richiede protezione dai venti freddi e posizione assola ta. Terreno molto poroso e innaffiature frequenti durante l'estate. La propagazione è per seme o per pollone basale .
89 ECHINOPSIS MUL TIPLEX
(Pfeif!.) Zucc . . Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocereanae
Luogo di origine Brasile meridionale. Descrizione Questa specie fu inclusa nel genere Echinopsis da Zuccarini nel 1839, trasferendola dal genere Cereus nel quale, nel 1837, l'aveva inclusa Pfeiffer, che nella sua .. Enumeratio Cactearum ... " già citava una varietà monstrosus. La specie tipo , assai comune in coltivazione per i suoi bellissimi fiori molto profumati , ha fusto normalmente molto accestito, con numerosi polloni basali e articoli laterali, globulare da giovane, allungato in seguito (giunge a 15 cm d'altezza e più) . Le costole sono 12 15, larghe alla base, acute sul bordo, dove le areole grandi e bianche , lanose, hanno circa IO sp ine radiali di quasi 2 cm , bruno-g iallastre, e 2-4 spine centrali più scure, lunghe il doppio. I fiori, prodotti facilmente, raggiungono i 20 cm di lunghezza e i 12 cm di diametro, hanno un lungo tubo scag1ioso e con peli grigi; il loro colore è rosa, più o meno violaceo, delicatissimo e . quasi trasparente ; sono effimeri e profumati. Ne esistono molte varietà e forme, tra le quali floribunda , con fiori più abbondanti durante l'estate; piela, con fiori macch iati in giallo. Le forme crestate , come quella riprodotta, sono molto ricercate dai collezio nisti perchè anch'esse assai fiorifere. Coltivazione Tollera bene il freddo in posizione riparata. La propagazione è per pollone basale. Per ottenere più fiori è meglio sfoltire di tanto in tanto il cespo.
90 ENCEPHALOCARPUS STROBILIFORMIS (Werderm. ) Berger Tribù Cereeae - Sottotribù Echinoeaelanae
'T",n",.:
Etimologia "nome deriva dal greco en, in, kepha/é, testa, e karp6s, frutto , perché i frutti seguono i fiori all'apice del fusto . Il genere comp rende questa sola specie, il cui attributo è dovuto alla forma dei tubercoli che ricordano le squame di uno strobilo (o pigna) di una conifera. Pur essendo assai vicino ad Arioearpus, il genere se ne distacca notevolmente quanto a morfologia. Luogo di origine Messico nordorientale, negli stati di Nuevo Le6n e Tamaulipas. Descrizione La pianta ha una radice fittonante, grossa e com pressa, e il fusto sferico, di 4-6 cm di diametro, completamente ricoperto da tubercoli imbricati l'uno nell'altro e disposti a spirale. Piatti e convess i nella parte interna, essi sono carenati su quella esterna ; la loro base è lanosa, e quelli più giovani hanno nella parte interna dell'apice acuminato piccole areole ovali lanose che, finché dura la nuova crescita, hanno anche alcune corte spine più o meno pettinate . Con l'invecchiamento le areole scom paiono e i tubercoli più vecchi hanno l'ap ice nudo e maggiormente ottuso. I fiori sono lunghi 3 cm circa, con i segmenti estern i verdastri e quelli interni rosso porpora brillante, incisi o arricciati. Coltivazione Le vecchie piante emettono polloni, ma la crescita è molto lenta e la propagazione è per lo più da seme . Non tollera il freddo e rich iede ottimo drenaggio e moderate innaHiature.
91
EPIPHYLLUM x ACKERMANNII Tribù Cereeae - Sottotribù Epiphyllanae Etimologia "nome proviene dal greco epl, sopra, e phY"on, foglia , perchè i fiori nascono sui fusti simili a foglie . Il genere è stato conosciuto a lungo come Phyllocactus, nome dato da Link nel 1831 , abolito per la legge di priorità in favore di quello odierno stabilito nel 1812 da A. Haworth . Luogo di origine Origine articola, probabilmente inglese. Descrizione La pianta fu descritta da Haworth come specie, essendogli stata inviata da Ackermann (da cui il nome) come pianta messicana, ma già nel 1832 P.C. Van Géella dava come ibrido di un Cereus, il che ne farebbe uno degli ibridi più vecchi ; uno dei genitori è probabilmente Heliocereus speciosus. Le pian te sono d'altronde molto variabili, essendo state oggetto di ulterio ri incroci, ma in generale hanno un fusto principale semilegnoso, eretto, con numerosi articoli piatti dai margini crenati, deboli, talvolta più rigidi e triangolari o quasi cilindrici. Le areole, che appaiono alle crenature del margine, sono feltrose, a volte setolo se o con piccole spine, in particolare sulle parti giovani. I fiori irregolari sono grandi. con i segmenti del perianzio rossi , più o meno scarlatti. La fioritura è diurna. Coltivazione Resislente e molto fiorifera, è una pianla assai diffusa ; per fiorire bene ha bisogno di un periodo di riposo in ambiente fresco e asciutto in inverno e mezz'ombra luminosissi ma in eslale . La propagazione è facile, per talea .
92 EPITHELANTHA MICROMERIS
(Engelm .) Web. Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocactanae . . Etimofogia Il nome deriva dal greco epl, sopra, the/é, capezzo lo, e anthos, fiore, perché diversamente da Mammillaria, cui era una volta unita, i fiori nascono all'apice dei tubercoli. Luogo di origine Dal Texas occidentale fino al Messico setten trionale . .. Descrizione Questa specie era, fino a tempi recenti, l'unica del genere che F. Weber stabili nel 1898, ma oggi ce ne sono incluse almeno altre tre . La pianta ha radici fibrose e fusto globulare depresso che , invecchiando, diviene allungato e può ramificare dalla base formando piccoli gruppi; la sua altezza massima è di 8 cm con un diametro di 1,5-6 cm. L'attribulo specifico proviene dal greco mikromerés, composto di piccole parti, e in effetti i tubercoli sono molto piccoli , e cosi le spine , numerose, bianche, disposte a spirale, che coprono interamente il fusto . Esse sono lunghe solo 2 mm, ma quelle delle nuove areole sono più lunghe: queste ultime in seguito si rompono e divengono uguali alle altre. I piccoli fiori sono bianchi o rosa pallido. I frutticini, lunghi e rossi, sono eduli. Ne esistono diverse varietà fra cui : greggii, più robusta , densispina .e rufispina con spine brune. Coltivazione La crescita è lentissima e difficilmente le piante accestiscono in coltu ra, cosi che la propagazione è per lo più da seme . Il terriccio dovrebbe avere un 'aggiunta di un 20% di materiale calcareo, per riprodurre l'ambiente originario.
93 ERYTHRORHIPSALIS PILOCARPA
(Loefgr .)
Berger Tribù Cereeae - Sottotribù Rhipsalidanae Etimologia Il nome deriva dal greco erythros, rosso, e da Rhipsalis, per il frutto rosso e la sua somiglianza con il genere Rhipsalis, con il quale ha in comune il portamento dei fusti ricadenti. Tuttavia i suoi fiori hanno un tubo setoloso al posto dell'ovario nudo, frutti rossi con areole setolose e più grandi. Luogo di origine Brasile, stati di Sao Paulo e Rio de Janeiro. Descrizione La pianta è un'epifita che forma gruppi piuttòsto grandi, con fusti ricadenti che danno luogo ad articoli nascenti verticillati in successione da quelli precedenti. Fusti e articoli non sono rotondi, ma hanno debolissime costolature che in realtà si notano solo per i leggeri rilievi delle areole piccole e munite di 3-10 setole ma senza spine. 'Ogni articolo può essere lungo fino a 12 cm , con diametro di circa 1/2 cm , e termina con un 'areola apicale da cui nasce il fiore . I boccioli sono molto setolosi e da essi emerge lo stilo anche prima che si aprano. I fiori , profumati, larghi fino a 2,5 cm, hanno un tubo di soli 2 mm, munito di areole con alcune setole, e una doppia corona di segmenti del perianzio : quelli esterni , triangolari, sono rosei ; quelli interni, espansi, sono bianchi con punte rosate . I frutti sono sferici , grandi 12 mm, rosso vinaceo, con piccole areole anch'esse setolose.
Coltivazione Richiede forte luminosità, ma non sole diretto . La
propagazione è per talea di articolo .
94 ESCOBARIA SNEEDII
Britt . et Rose Tribù Cereeae - Sottotribù Coryphanthanae Etimologia Il genere, il cu i nome ricorda due naturalisti messi cani, i fratelli Escobar, è molto affine a Coryphantha, tanto che parecchie specie di quest'ultima vi sono state trasferite : i tubercoli presentano il sottile solco che parte dalle areole, ma i fiori sono più piccoli, e frutti e semi sono differenti. Luogo di origine Fu trovata nel 1920 da J,R. Sneed , da cui prese il nome, nel Texas sudoccidentale , sui monti Franklin presso El Paso, al confine con il Messico. Descrizione La pianta è fortemente cespitosa, tanto che a volte presenta circa 50 articoli. Il fusto è cilindrico , alto circa 6 cm, con solo 1-2 cm di diametro, con numerosi piccolissimi tubercoli , rilevati per solo 3 mm, rotondeggianti, praticamente nascosti dalle numerosissime piccole spine, lunghe circa 1/2 cm , che sono a ciuffi di 20 per tubercolo, molto rawicinate e intersecate fra di loro. Esse sono bianche o quasi, ma le più lunghe, nella parte apicale, hanno la punta bruna o sono del tutto rossastre. I fiori, molto piccoli, di 1 cm di lunghezza, nascono accanto all'api ce dal solco dei tubercoli e sono rosa o giallo pallido . Coltivazione Questa curiosa piantina è facilmente propagabile per pollone basale, tuttavia è poco diffusa e sembra sia rara anche in natura. Ama posizione soleggiata e riposo rigoroso.
95
ESCOBARIA STROBILIFORMIS (Poselg .) Boed. Tribù Cereeae - Sottotribù Coryphanthanae ,
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Luogo di origine Stati Uniti, nelTexassudoccidentale e Nuovo Messico ni'eridionale fin presso il confine con il Messico. Descrizione Questa pianta, conosciuta da lungo tempo poiché . già nel 1653 Poselger l'aveva classificata come Echinocactus strobiliformis, è ancora spesso rintracciabile come Escobaria tuberculosa, nome che fu cambiato per diritto di priorità. Essa non deve essere confusa con Encephalocarpus strobiliformis, benché l'origine dell'attributo sia la stessa e ricordi la somiglianza con una pigna per i suoi tubercoli rilevati e obliqui. Il fusto è cilindrico, alto 16 cm con un diametro di 6 cm, e .accestisce formando gruppi per mezzo di polloni basali. I tubercoli sono posti in spirali più o meno regolari, hanno la base romboide e sono rilevati per 6 mm, diretti obliquamente verso l'alto; sulla parte superiore appare un sottile solco fellroso che è il pro lungamento dell'areola apicale. Le spine radiali sono 20-30, lun ghe 4-15 mm, bianche, aciculari e irraggiate; le spine centrali sono 5-9, un po' più grosse e più lunghe, brune o con la punta nerastra; la più bassa è spesso arcuata all'indietro. I fiori sono larghi 2,5 cm, con segmenti esterni lilla e interni rosa pallido. La specie è variabilissima e ne esistono numerose varietà no menclate. Coltivazione Non tollera il gelo nè il freddo intenso e persisten te. La propagazione è per pollone basale.
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ESPOSTOA GUENTHERI
(Kupper) Buxq.
Tribù Cereeae - Sottotribù Cereanae 'f~.:&
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Etimologia Il nome ricorda Nicolas Esposto, un botanico peru viano della Scuola Nazionale di Agricoltura di Lima. Luogo di origine Sulle Ande della Bolivia meridionale, quasi al confine con il Cile, nella vallata di Rfo Grande de Lipez. Descrizione Fusto eretto, ram ificante dalla base, alto fino a 2 m, che forma grossi gruppi. I fusti hanno 6-1{J cm di diametro, con 12-17 costolature ' arrotondate e leggeri solchi trasversali al di sopra delle areole piccole e rotonde, più grandi e ravvicinate verso l'apice dove sono ricoperte da fitto feltro color crema. Nelle giovani piante le spine non sono differenziate in radiali e centrali, sono circa 15, ma con la crescita divengono 25, lunghe da 1/2 cm a 1,5 cm, con una centrale più grossa e più lunga. Tutte sono gialle, ma le radiali dirette verso il basso, fini e setolose, sono più sottili di quelle dirette verso l'allo. Il cetalio appare lateralmen te nella zona fiorifera e si estende al di sotto dell'apice anche per 50 cm , con areole dense di lanugine bianco-giallastra lunga 4 mm e 20-25 setole lucide bruno-gialle. I fiori, lunghi 6 cm e con diametro di 3 cm, hanno un tubo semicilindrico dai peli ser.icei e rosati, e i segmenti del perianzio crema o giallo pallidissimo. La fioritura è nottuma. Coltivazione La propagazione è per talea di articolo.
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ESPOSTOA LANATA (H.B.K.) Britt. et Rose Tribù Cereeae':" Sottotribù Cereanae Luogo di origine Perù settentrionale. Inizialmente fu data co me nativa anche dell'Ecuador, perché per lungo tempo dopo la prima descrizione della pianta (1823) i confini fra i due stati furono incerti. Oggi la parte in questione dell'Ecuador appartiene al Perù. Descrizione La specie è quasi arborescente, con un definito tronco ramificato alto fino a 4 m. Il fusto è verde e i rami, che si espandono partendo dalla sua parte superiore, hanno 4-6 cm di diametro, ma possono arrivare a 10 cm in quelli più vecchi; la loro crescita, quasi orizzontale, diviene poi eretta. Le costolature, basse e arrotondate, sono 20-30, con areole bianche e circolari, ravvicinate, che hanno numerose spine radiali corte e acute, giallastre, con punta spesso bruno-rossa. Le spine centrali sono per lo più 2, robuste e proiettate in fuori, gialle con punta rossastra e lunghe 5-8 cm. Nelle parti più giovani le spine sono inframmez zate da lunghi e sericei peli bianchi, che spesso le nascondono, tranne quelle più lunghe. la zona fiorifera nella parte superiore degli articoli è caratterizzata da un lungo cefalio verticale promi nente ma dalla base infossata, peloso e biancastro, nel quale nascono i fiori, bianchi e notturni, lunghi 5 cm. Ne esiste una varietà sericata mancante delle lunghe spine centrali. Coltivazione Di lenta crescita, tollera la mezz'ombra come il sole pieno e richiede un leggero calore invemale. La propagazio ne è per talea.
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ESPOSTOA MELANOSTELE
(Vaup.) Borg
Tribù Cereeae - Sottotribù Cereanae Luogo di origine Perù occidéntale, lungo la costa del Pacifico, in una lunga zona dal Rio Sana, a nord, fino a Pico, a sud, ad altitudine variabile fra gli 800 e i 2400 m (circa tra i 7° e i 16° di latitudine sud). Descrizione La pianta può essere rintracciata con il nome di Pseudoespostoa melanostele Bckbg ., genere oggi non più valido. Il fusto, ramificante dalla base, ha articoli di 10 cm di diametro, e l'altezza complessiva è di circa 2 m. Le costolature sono circa 25, basse ma tubercolate, con areole molto ravvicinate, che da giovani sono lornite di peli formanti un denso cappuccio, ma che in seguito li hanno più radi e molli. le spine, difficilmente distinguibili in radiali e centrali, sono numerose, sottili e quasi setolose, giallastre, lunghe meno di 1/2 cm e inframmezzate da altre più grosse, lunghe fino a 4 cm, giallo oro. Tutte in seguito divengono nerastre, da cui l'attributo (melanostele, colonna nera). II cefalio laterale che segna la zona fiorifera non ha origine in una depressione del fusto, ma è superficiale, coperto di lanugine bianco-brunastra e non vi appaiono mai setole. I fiori che nascono in esso sono bianchi, lunghi più di 5 cm, con tubo leggermente peloso. Com'è logico, data la distribuzione cosi vasta, la specie è variabile, con forme più pelose o spine più corte . Coltivazione La propagazione è per talea. Richiede calore invernale.
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ESPOSTOA RITTERI Buin. Tribù Cereeae"': Sottotribù Cereanae Luogo di origine Perù settentrionale, lungo il Rio Maranoh. Descrizione Pianta quasi arborescente che giunge a 4 m di altezza, molto ramificata, con ramificazioni di 7 cm di diametro, verde scuro. Ogni articolo ha 18-22 costolature con depressioni trasversali e fra queste sono poste le grandi areole bianche, feltrose, molto rawicinate, con peli bianchi e sottili, lunghi 2-3 cm, densi nella parte apicale. Le spine radiali sono circa 25, sottili e corte, per lo più rosso-brune, benché possano anche essere giallastre o biancastre; vi è una sola spina centrale, lunga da 7 mm a 2 cm, diretta in fuori o verso il basso, bruno-nera o rossastra nella giovane vegetazione, bianco-grigia sulla parte più vecchia del fusto. Nelle piccole piante ottenute da seme essa è sottile e bruno-rossa. Sulla parte superiore dell'articolo, dove sorgono le areole fiorifere, compare un lungo cefalio che si estende dall'apice verso il basso, composto da una massa di peli lanosi, più o meno gialli, tra i quali compaiono i fiori bianchi, lunghi circa 8 cm, con tubo ricoperto di lunghi peli bianchi. Il frutto globulare è rosso, con sparse scagliette munite di alcune setole bianche. Coltivazione In coltura si mantengono normalmente piccoli esemplari ottenuti da seme, che difficilmente raggiungono la forza da fiore anche quando mostrano un principio di cefalio.
100 ESPOSTOA ULEI
(GOrke) Buxb. Tribù Cereeae - Sottotribù Cereanae
Luogo di origine Brasile, nelle montagne del distretto di Chi que-Chique, nella parte settentrionale dello stato di Bahia. Descrizione Per questa pianta, scoperta nel 1917, Britton e Rose crearono il genere monotipico di Facheiroa, derivandone il nome dal termine comune facheiro con il quale sono chiamati molti cactus in Brasile. Il nome della specie fu invece dato da GOrke in onore del botanico tedesco Oskar Ule. Tuttavia, come per altri g~neri che comprendevano una sola specie, fu poi spostato in un genere più vasto. Quasi arborescente, la pianta ha un tronco eretto alto 1,5-5 m, di circa 12 cm di diametro, molto ramificato, con rami sottili di 7 cm di diametro, verde chiaro da giovani, grigio-verdi in seguito. Le costolature sono 15-20, rilevate per circa 1 cm, tubercolate, con areole feltrose. Tutte le spine sono brune: quelle radiali sono 10-15, lunghe da 1 a 1,5 cm, quelle centrali sono 3-4, lunghe spesso quasi il doppio. I fusti hanno lateralmente, verso l'apice, un cefalio lungo anche 20 cm e composto da una massa di peli bruni o rossastri lunghi 4,5 cm, ma senza setole . I fiori, che nascono in mezzo al cefalio, sono lunghi 4 cm e larghi 2 cm e hanno un tubo ricoperto di piccole scaglie e di pelo bruno lungo 1 cm; i segmenti del perianzio sono bianchi. I frutti sono piriformi. Coltivazione Praticamente non coltivato. La propagazione è per seme o per talea di ramo.
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EULYCHNIA SPINIBARBIS
(Otto) Britt. et Rose
Tribù Cereeae : Sottotribù Cereanae 'f
Etimologia Il nome del genere fu creato nel 1860 da Philippi che lo derivò dal greco Iychnia. candelabro, unito a eu, bello, perché quasi tutte le specie hanno fusto eretto e ramificazioni a candelabro. Luogo di origine Cile centrale, vicino a Coquimbo, nella pro vincia omonima, sulla costa del Pacifico. Descrizione La specie fu descritta da C. Otto nel 1837, inclusa nel genere Cereus. La pianta è quasi arborescente e può raggiun gere i 4 m di altezza, benché spesso non superi i 2 m neppure in natura, e ha fusto molto ramificato . Gli articoli hanno un diametro di circa 7,5 cm e 12-13 costolature arrotondate, paralle le. Le areole sono piuttosto piccole e poco feltrose, con circa 20 spine bruno chiaro o biancastre con punta bruna , pungenti, mal diHerenziate in radiali e centrali : quelle più interne possono raggiungere anche 15 cm di lunghezza, mentre le altre, per lo più irradiate verso l'esterno, hanno una lunghezza assai variabile, con un massimo di 1,8 cm. I fiori sono lunghi da 3 a 6 cm e quasi altrettanto larghi, con corto tubo dalle piccole scaglie che hanno alla loro ascella lunghi peli bruni e lanosi; i segmenti interni del perianzio sono bianchi o rosa , acuminati ed espansi a piena fioritura. Coltivazione Non è quasi mai coltivata; richiede sole e buona umidità ambientale. La propagazione è per talea.
102 FEROCACTUS ACANTHODES
(Lem.) Britt. et
Rose Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocactanae Etimologia Il nome proviene dal latino ferus, selvaggio, feroce, e da cactus, per i terribili aculei che armano questo genere. Luogo di origine Deserti della California sudorientale, Bassa California settentrionale e Nevada meridionale. Descrizione Generalmente solitaria, questa pianta ha fusto globulare da giovane, che diviene poi cilindrico-colonnare alto sino a 3 m, sviluppando anche 27 costolature con grandi areole rawicinate, brune, feItrose, specialme.nte quelle nuove. Le spine sonò bianche, rosa o rosse , quelle radiali sono circa 13, lun ghe 4 cm, di colore vario o rigate, cilindriche, pungenti, sottili, talvolta setolose; le spine centrali 'sono 4, di cui quella supe riore e inferiore appiattite, sottili , più o meno curve ma mai uncinate, lunghe circa IO cm. I fiori sono gialli o arancioni, campanulati, e nascono sulla parte superiore delle giovani areole vicino all'apice; di solito più larghi che lunghi, misurano 4-6 cm compreso il tubo, che ha scaglie purpuree. Ne esiste una varietà lecontei, meno alta e più sottile, che estende l'areale nello stato di Sonora. CoHivazione Le piante in coltura sono, owiamente, più piccole, ma ugualmente spinose e colorate . Richiede pieno sole, un leggero calore invernale, terreno moderatamente ricco ma molto poroso e ben drenato. La propagazione è per seme.
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FEROCACTUS COLORATUS
Gal.
Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocactanae Luogo di origine Messico, nella Bassa Cal ifornia. Descrizione Il fusto di questa specie, dapprima globulare, di viene cilindrico e in natura può raggiungere l m di altezza con 30 cm di diametro; in coltivazione rimane però notevolmente più piccolo. Le costolature sono 13-20, larghe e ottuse, con areole grandi e allungate, che sulle giovani vegetazioni appaiono anche più grandi per il folto feltro bianco che le ricopre e che man mano sparisce con l'invecchiamento finché non risultano glabre. Le spine radiali sono 10-14, bianche , lunghe e sottili, dall'apparenza setolosa, dritte o leggermente ricurve o contorte, espanse lateral mente cosi che quasi si intersecano. Le spine centrali sono circa 7-9, ma nei grossi esemplari ve ne sono di più; sono grosse, acute e dritte, più o meno appiattite e segnate da righe trasversali, lunghe fino a 5 cm ; la centrale più bassa è molto più larga delle altre e uncinata. Il loro colore è vivacemente rosso finché sono giovani, per passare poi al rossastro e al bruno rosso. I fiori sono color paglierino, ma hanno una grande striscia mediana rossa o arancione che appare come il colore dominante. I frutti sono gialli. Coltivazione Introdotta in tempi ·piuttosto recenti, la pianta non è facilmente reperibile sul mercato. Desidera molto sole , riposo invernale completo e soffre per il freddo forte . La propagazione è per seme, ma la crescita è lenta.
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FEROCACTUS EMORYI (Engelm .) Bckbg. Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocactanae Luogo di onglne Dagli Stati Uniti (Arizona meridionale) al . Messico (stato di Sonora). Descrizione Questa specie è ancora quasi universalmente conosciuta con il vecchio nome di Ferocactus covil/ei dato da Britton e Rose in onore del suo scopritore, F.V. Coville, e probabil mente vi è compresa più di una varietà. In natura il fusto, solitario e sferico, diviene cilindrico, con un'altezza che varia da 1,5 m a 2 m e più, con 22-32 costolature piuttosto sottili, rilevate 4 cm e più o meno tubercolate all'inizio. Nelle giovani piante, come in tutto il genere, i tubercoli sono ben rilevati e ancora non riuniti in costole continue . Le areole, dapprima distanti e con feltro bianco o bruno, nei vecchi esemplari sono appressate e glabre; hanno 5-8 spine radiali, subulate, irraggiate, più o meno ricurve , lunghe da 3 a 6 cm . La spina centrale, sempre solitaria, è molto variabile, dritta, ricurva e perfino piegata in punta, spesso uncinata; più o meno piatta, misura 3-8 cm di lunghezza. Tutte le spine variano dal rosso al bianco e sono segnate da righe trasversali. I fiori sono lunghi fino a 6 cm , con corto tubo e segmenti del perianzio rossi, striati in giallo o del tutto gialli. Nel Messico, la parte esterna viene tolta via e la polpa, tagliata a fettine, è candita nello zucchero. Coltivazione Non tollera il gelo e richiede molto sole. La propa gazione è da seme, ciò che accresce la variabilità.
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FEROCACTUS FLAVOVIRENS
(Schedw.) Britt.
et Rose Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocactanae
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luogo di onglne Messico centrale, presso Tehuacan , nello stato di Puebla. Descrizione II fusto, dapprima solitario, sferico e poi allungato, accestisce con grande facilità formando grandi gruppi di fusti alti 30-40 cm, con 10-20 cm di diametro, depressi all'apice. Le costolature sono per lo più 13, rilevate per circa 2 cm, con margini acuti, con leggere gibbosità tra le quali nascono le areole ovali , feltrose verso l'apice, quasi glabre verso la base. Le spine radiali sono 14, espanse verso l'esterno, lunghe anche 2 cm, sottili ; le spine centrali sono 4, e la più bassa, più lunga di tutte le altre, può arrivare a 5-8 cm di lunghezza ed è prima rivolta verso l'alto, poi verso il basso. Tutte le spine sono all'inizio rossastre, quindi divengono bruno più o meno pallido e alla fine grigie, ma spesso ne appaiono di quelle più o meno giallastre. I fiori sono lu nghi 4 cm , imbutiformi, con tubo scag lioso e segmenti del perianzio lanceolati giallo più o meno aranciato. Coltivazione Benché sia di facile coltivazione, è una del le specie meno attraenti del genere e qu indi non molto diffusa. Fu descritta per la prima volta nel 1841 . La propagazione è per seme, o se si abbia a disposizione una pianta accestita, per pollone.
106 FEROCACTUS GATESII
Linds.
Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocactanae
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luogo di origine Messico, nella Bassa California . Descrizione Sferica allo stadio giovanile, la pianta diviene poi cilindrica fino a circa 1,5 m di altezza con un diametro di 30 cm. Le costolature, rilevate e leggermente gibbose, sono 30-32 e su di esse compaiono le lunghe areole bruno chiaro e feltrose che, invecchiando diventano nude. Le spine radiali sono circa 16, irradiate; le spine centrali sono 4, poste a croce e appiattite lateralmente, larghe fino a 3 mm; la più bassa, che è anche la più lunga, giunge a 7 cm di lunghezza e non è uncinata. Le spine centrali, e spesso anche alcune laterali, sono rigate trasversal mente, mentre altre sono sottili e setolose . I fiori, rossi, sono lunghi 6 cm e altrettanto larghi quando si aprono. Coltivazione Come tutte le piante della Bassa California, desi dera un periodo di riposo molto asciutto, sole pieno e un certo grado di calore . La propagazione è da seme .
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FEROCACTUS GRACILIS Gal. Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocactanae Luogo di origine Messico, nella Bassa California settentrionà le, presso San Fernando. Descrizione L'attributo specifico di questa pianta si riferisce molto probabilmente al fatto che il fusto cilindrico possa raggiun gere in natura i 3 m di altezza con un diametro di non più di 30 cm ; allo stadio giovanile, quando è ancora sferico, tutto sembra meno che gracile. Le costolature, da adulto, sono 24, ma, come tutto il genere, ne sviluppa molte quando è già divenuto cilindrico, cosi che gli esemplari giovani possono averne anche la metà. Le areole sono ellittiche, grandi, feltrose verso l'apice, nude alla base, e hanno 5 spine radiali da ogni lato, bianche, sottili, lunghe 2,5-4 cm , che si intersecano con quelle delle costole adiacenti. Le spine centrali variano da 7 a 13, grosse e ac~te , rosse, rigate anularmente, e nelle piante più vecchie divengono nere; sono tutte coniche, tranne quella superiore appiattita da ambedue i lati e quella inferiore molto larga e uncinata. I fiori sono lunghi 4 cm, con segmenti giallo paglierino e una linea mediana rosso-bruna. Il frutto è oblungo e giallo. Coltivazione Desidera terriccio non troppo umifero, ricco di sali minerali che incrementano il colore delle spine, e pieno· sole. La propagazione è per seme.
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FEROCACTUS HAMATACANTHUS
(Mùhlpf.)
Britt. et Rose Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocactanae
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Luogo di origine Stati Uniti (Texas e Nuovo Messico). fino al Messico settentrionale. Descrizione Il fusto è sferico, per divenire poi globulare-cilindri co, alto fino a 60 cm, con circa 13 costolature tubercolate; nelle vecchie piante i tubercoli sono bassi e larghi, divisi da solchi trasversali. Le areole sono grandi, distanti circa 3 cm e, come altre specie del genere, hanno la particolarità di avere, su quelle fiorifere presso l'apice, una ghiandola nettarifera supplementare di 2-4 mm; essa è dapprima morbida, ma in seguito, esaurito il suo compito , diviene dura e spinescente . Le spine radiali sono 8-12 , rotondeggianti , lunghe 1-7 cm, talvolta un po' appiattite; le spine centrali sono 1-4, le 3 superiori dritte, quella inferiore, lunga anche 12 cm, dritta, a volte lievemente appiattita, uncinata (da cui il nome della specie, dal latino hamatus, uncinato, ricurvo) . Tutte le spine sono bruno-rosse e poi grigie. I fiori , lunghi 8 cm, sono gialli , spesso con parte interna rossa. I frutti , lunghi 2-5 cm, bruni o bruno-grigi, con scaglie sparse, si aprono basai mente per fare uscire i semi, e sono eduli. Ve n'è una varietà davisii con costole più incise e fiori del tutto gialli. Coltivazione Fiorisce da giovane ed è di facile coltura, ma chiede riparo dal freddo intenso. I fusti ramificano se danneggiati, ma la propagazione è generalmente da seme.
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FEROCACTUS HERRERAE G. art. Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocactanae Luogo di origine Messico, nello stato di Durango, sulla Sierra Madre Occidentale.
Descrizione Come molte altre dello stesso genere, questa
specie al lo stad io giovanile è sferica, ma crescendo diviene cilindrica e può raggiungere i 2 m di altezza, però in coltivazione rimane di solito molto più bassa. Le costolature sono 13-14 tubercolate, con areole che sulle piante adulte raggiungono i 2 cm di lunghezza, bianche o grigio chiare. Le spine radiali sono 8, 2 di esse sono bianche, mentre le altre sono più o meno stria te in rossastro; vi è una sola spina centrale , inizialmente uncina ta, ma che diviene poi eretta. Dal margine delle areole na scono anche 8 setole sottili e contorte, lunghe circa 3 cm. I fiori sono imbutiform i, lunghi 7 cm e con uguale diametro quando sono espansi ; i segmenti del perianzio sono rossastri bordati di giallo. Coltivazione La specie, piuttosto recente, è ancora poco diffu sa in coltura ; richiede sole estivo e non tollera il freddo invernale; deve inoltre essere mantenuta quasi completamente asciutta. La propagazione è per seme .
110 FEROCACTUS LATISPINUS
(Haw.) Britt. et Rose
Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocactanae
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Luogo di origine Messico centrale e orientale.
Descrizione Una specie molto diffusa e che fu introdotta in
Europa molto presto, descritta per la prima volta da Haworth nel
1824. Il fusto è sferico o sferico-compresso, e arriva a un'altezza
e a un diametro di 40 cm, divenendo molto di rado allungato, verde-grigiastro. Le costolature, che sono 8-14 quando il fusto è giovane, possono divenire ·anche 21 e più da adulto, e sono prominenti per 1-2 cm, intaccate fra i rilievi che, invecchiando, si presentano come bassi e ottusi tubercoli. Le grandi areole hanno corta lanugine biancastra, che in seguito perdono, e sono distan ziate di 3-4 cm, con 6-10 spine rad iali bianche o rosate, rigate trasversalmente , sottili, lunghe 2-2,5 cm . Le spìne centrali sono 4 o più, più grosse e molto più colorate delle radiali, variando in colore dal giallo al rosso, dritte e rivolte in fuori , lunghe più di 3 cm ; la più bassa di esse, diretta verso il basso, è molto piatta, ricurva in punta e uncinata. I fiori sono campan.ulati, con tubo dalle scaglie allungate e segmenti del perianzio molto acuti all'apice , bianchi o rosa ma varianti fino al carminio o al viola . I frutti, oblunghi, sono lunghi 4 cm ; i semi sono minuti. Coltivazione In commercio si trovano forme leggermente di verse, con spine più o meno forti o colorate, dovute alla pro pagazione da seme, che d'altronde è molto facile, anche se lenta.
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FEROCACTUS ROBUSTUS (Link et Otto) Britt. et Rose Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocactanae Luogo di ongme Messico centromeridionale, nello stato di Puebla, fra le città di Puebla e Tehuacan. Descrizione La pianta è fortemente accestente dalla base, formando masse di centinaia di fusti per un'altezza di l m e una larghezza di oltre 3 m, in cui ogni fusto misura circa 20 cm di diametro. Le costolature sono circa 8; rilevate da giovani, divengono quasi indistinte a maturità, appena ondulate al margi ne, con areole brune sulla nuova vegetazione, grigie in seguito. Le spine sono molto variabili sia in lunghezza che in numero, ma in generale vi sono circa 14 spine radiali: le superiori sono setolose e spesso si intersecano con quelle delle costole adiacen ti; le inferiori sono chiare, dirette verso il basso. Le spine centrali sono in media 4, lunghe fino a 6 cm, talvolta piatte, brune o rosse sulla parte apicale, più scure in quella basale. I fiori sono larghi e lunghi circa 4 cm, con un tubo dalle grandi scaglie arrotondate all'apice e i segmenti interni del perianzio sottili e lanceolati, gialli. I frutti ovoidi sono lunghi circa 2,5 cm, scagliosi. Coltivazione La pianta è facilmente propagata per mezzo degli articoli che si formano alla base e spesso anche sul fusto, ma nasce senza problemi anche da seme, avendo una crescita relativamente rapida. In vaso, col tempo, richiede molto spazio, benché resti meno prolifera.
112 FEROCACTUS STAINESII varietà PRINGLEI (eoult) Bckbg.
(Hook) Britt. et Rose
Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocactanae "'f!lO ~
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Luogo di origine Messico centrosettentrionale: la specie nello stato di San Luis Potosi, mentre la varietà è stata rintracciata più a nord, nelle montagne di Zacatecas e di Coahuila. Descrizione .Backeberg passò Ferocactus pringlei come varie tà di Férocactus stainesii, date le differenze, dawero minime, fra i due tipi, ma sulla scia di Britton e Rose gli autori precedenti li consideravano due specie diverse, cosi che come tali possono ancora essere nomenclati. La specie tipo arriva a 1,5 m di altezza con un diametro di circa 60 cm, divenendo colonnare dopo la forma globulare iniziale, e da vecchia accestisce alla base, ma la crescita è lenta. Il fusto ha circa 18 costole rilevate, depresse fra i tubercoli arrotondati, che hanno areole grandi anche l cm, distanziate 4 cm circa, con corta peluria gialla che diviene grigia. Le spine radiali sono 5 o più, più o meno ricurve, lunghe 2 cm, inframmezzate da setole bianche; le spine centrali sono 4, poste a croce, un po' appiattite e più lunghe: quella superiore è ricurva, ma non uncinata. Tutte le spine sono rosse, quindi giallastre e poi grigie. I fiori sono campanulati, arancione, lunghi circa 4 cm. La varietà pringlei (piuttosto rara) ha 9 spine radiali e lunghe setole color paglia; i fiori sono roSsi esternamente, gialli nell'inter no. I frutti sono gialli, deiscenti, lunghi 4 cm. Coltivazione La propagazione è per seme.
113 FEROCACTUS WISLlZENI
(Engelm.) Britt. et Rose Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocactanae
Luogo di onglne La specie ha un vastissimo areale che si estende negli Stati Uniti dal Texas attraverso il Nuovo Messico fino all'Arizona e in Messico negli stati di Chihuahua e Sonora e lungo il golfo del Messico, fino a Sinaloa. Descrizione Il fusto, inizialmente sferico, diviene col tempo colonnare, alto fino a 2 m, e in generale semplice, benché, se l'apice viene leso, possa emettere articoli secondari. Le costolatu re sono numerose, e in esemplari adulti sono anche 25, rilevate per 3 cm circa, con areole ellittiche, lunghe anche 2 cm, coperte di feltro bruno e leggermente infossate, notevolmente distanziate tranne quelle fiorifere nella zona apicale. Le spine radiali sono spesso assenti nelle giovani piante, e quando compaiono sono sottili o setolose, lunghe fino a 5 cm. Le spine centrali sono parecchie, di colore variabile dal bianco al rosso e segnate trasversalmente, forti e subulate; una di esse è molto più grossa delle altre, lunga fino a 15 cm, appiattita e fortemente uncinata all'apice. I fiori sono lunghi 5-6 cm, campanu lati, con corto tubo e segmenti esterni del perianzio verdi, mentre quelli intem i, più lunghi, sono variabili in colore dal giallo, più o meno aranciato, fino al rosso. Il frutto è giallo, lungo circa 5 cm . Coltivazione Benché la crescita non sia certo rapida, può raggiungere una buona grandezza anche in coltura; richiede sole pieno. La propagazione è da seme.
114 FRAllEA CASTANEA
Bckbg. Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocactanae
Etimologia Il nome ricorda lo spagnolo Manuel Frai le, nato nel 1850, al quale era affidata la collezione di cactus del Dipartimento dell'Agricoltura degli Stati Uniti. Luogo di origine Dal Brasile meridionale al nord dell'Uruguay. Descrizione La specie, nomenclata spesso con il sinonimo Frailea 'asterioides Werderm., deve il suo attributo al colore del fusto che è generalmente bruno, benché possa essere variabile fino al verde rossastro. Il fusto è sferico, appiattito, con 10-15 costolature quasi piatte, leggermente arrotondate, divise da sol chi molto stretti, lineari; alloro centro compare una linea di areole molto rawicinate, coperte di feltrosità appena visibile e in genere non bianca. Le spine sono minute, variabili in numero da 7 a 11 , inizialmente rossastre, in seguito nere, molto rawicinate nella parte inferiore dell'areola. I fiori sono lung hi 4 cm e hanno lo stesso diametro, con segmenti gialli e con ovario e base del tubo vistosamente forniti di lana e setole brune. In tutte le specie del genere spesso i fiori non si aprono affatto, e i semi sono prodotti per autofecondazione all'interno di essi. La specie, che ricorda un Astrophytum, è molto variabile, sia nel colore che nella lunghezza delle spine; a volte è leggermente tubercolata. Coltivazione Benché cresca bene sulle proprie radici, è spesso innestata. Desidera calore e ombreggiatura estiva. La propaga zione è per seme.
115 FRAILEA GRAHLIANA
(F. Haage jr.) Britl. et Rose Tribù Cereeae - SoHotribù Echinocactanae Luogo di origine Paraguay meridionale, nei pressi di Paragua, ri, e Argentina, nelle province di Misiones ed Entre Rios . Descrizione Questa specie accestisce emetlendo moltissimi palloni basali; il fusto è sferico, piutlosto appiaHito e depresso all'apice, con un diametro di 3-4 cm, di colore verde-bruno. Le costolature sono 13, poco rilevate, divise in tubercoli rotondeg gianti di circa 2 mm di altezza, ognuno dei quali porta un'areola ovale o ellitlica con 9-11 spine subulate, lunghe meno di 1/2 cm e un po' ricurve all'indietro, inizialmente gialle. I fiori sono larghi e lunghi circa 4 cm, con segmenti del perianzio gialli. Il frutlo ha meno di l cm di diametro, ed è giallastro, con piccole scaglie rosso-brune, peli giallastri e minuscole setole gialle. Sembra che questa specie emetla di tanto in tanto frutli, anche più piccoli, diretlamente dai boccioli, senza passare dallo stadio dell'antesi e prima che le antere siano formate. Ve n'è una varietà rubrispina, descritla da Yoshio Ito, con spine rosso-brune; probabilmente si tratla di una varietà articola giapponese. Coltivazione La propagaz ione è da seme o da pollone se si dispone di piante accestite. La pianta non tollera il freddo e desidera ombreggiatura, almeno parziale, sopratlutlo durante l'estate.
116
GYMNOCALYCIUM BRUCHII
(Spegazz .) Bckbg.
Tribù Cereeae - Sotlotribù Echinocactanae
•
Etimologia Il nome deriva dal greco gymn6s, nudo, e ka/yx,
involucro, bocciolo, perché i bocci fiorali sono glabri. Il genere è tutlo sudamericano. Luogo di origine Argentina, nella provincia di C6rdoba . Descrizione La specie, nomenclata ancora spesso con il sino nimo Gymnoca/ycium /afa/dense è molto variabile, e forse que st'ultimo nome, dato precedentemente da F. Vaupel, si riferiva a una specie realmente diversa anche se molto simile. La pianta accestisce abbondantemente formando densi cuscinetli di fusti alti 3,5 cm e di 6 cm di diametro. Le costolature sono circa 12, basse e divise in tubercoli arrotondati che non presentano rostro sotlo le areole o l'hanno leggerissimo. Le areole sono rawicina te, ovali, infossate e feltrose, e da esse nascono 10-15 spine radiali espanse, sotlili e setolose, bianche, dalla base bruna, lunghe circa 1/2 cm e un po' ricurve in dentro. Le spine centrali spesso sono assenti, ma possono comparirne 1-3, dritle e più scure, più o meno brune. I fiori sono lunghi 3-5 cm, e variano dalla forma imbutiforme piutlosto soHile a quella largamente .. campanulata ; il tubo è corto e poco scaglioso, i segmenti del ~ perianzio sono rosa più o meno pallido o intenso, spesso con .. una linea centrale più scura. Coltivazione La propagazione per pollone è consigliabile per ché la semina può dare risultati molto variabili.
117 GYMNOCAL YCIUM CALOCHLORUM
(Boed .)
Y. lto
Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocactanae
Luogo di origine Argentina. Descrizione Piccola pianta molto accestente, fino a formare dei veri e propri cuscinetti di fusti sferico-depressi di circa 6 cm di diametro e 4 cm di altezza. Le costolature sono circa 11, tubercolate, e ogni areola ha fino a 9 spine radiali, lunghe quasi 1 cm, curve e rawicinate, mentre le spine centrali sono del tutto assenti. I fiori sono lunghi 6 cm e hanno i segmenti del perianzio rosa pallido; essi nascono vicino all'apice dalle areole più giovani e non sono mai completamente espansi , ma si aprono rimanendo semieretti. La specie è variabile. Le varietà nomenclate principali sono: proliferum, riconoscibile per i fusti più grandi, verde più scuro o glauchi per la pruina, e per i fiori che si aprono del tutto e hanno i segmenti ricurvi in fuori , bianco-brunastri , rosa o bianchi , spesso con base rosa ; roseiacanthum è una varietà molto più piccola : ha fusti che sono quasi la metà sia in larghezza che in altezza, verde glauco; areole rotonde e giallastre con spine contorte e rosate ; fiori grandi e bianchi con base rossa. Questa varietà nana è originaria della Sierra de C6rdoba. Coltivazione La propagazione è semplice per pollone basale. Le piante non tollerano il freddo forte, e comunque preferiscono temperature fresche e posizione leggermente ombrosa nelle ore e nei periodi più caldi.
118 GYMNOCALYCIUM DENUDATUM (Link et Otto) Pfeifl. Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocactanae
.".
Luogo di onglne Dal Brasile meridionale all'Argentina set tentrionale (nella provincia di Misiones) attraverso Paraguay e Uruguay. Descrizione Fusto globulare-sferico, largo circa 10 cm , con 5-8 costolature basse e larghe, che nella specie tipo non hanno quasi tubercoli, benché la maggior parte delle piante coltivate siano degli ibridi con costole tubercolate. In questo caso i tuberco li presentano, sotto le areole infossate e al di sopra di solch i trasversali, un rilievo caratteristico di molte specie del genere, leggermente arrotondato, che K. Schumann chiamò "mento" e che può anche essere definito "rostro". Le areole, leggermente lanose, hanno soltanto 1-5 spine radiali, lunghe circa 1,5 cm, contorte e dirette lateralmente o verso il basso, sottili e giallastre. I fiori , lunghi da 5 a 7 cm , hanno un tubo sottile 'e numerosi segmenti del perianzio, bianchi, assottigliati in punta; ve n'è una varietà roseiflorum con i segmenti rosa. Coltivazione Una specie di facile coltivazione, come del resto tutti i numerosi ibridi naturali o artificiali che ne derivano. A causa della posizione delle sue caratteristiche spine, nei paesi anglosassoni è conosciuta come cactus-ragno (spider-cactus) . Tollera basse temperature, ma non il forte freddo. La propagazi~ ne è per pollone basale.
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GYMNOCALYCIUM GIBBOSUM
(Haw.) Pfeiff.
Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocactanae "f~ .:j
-1 ·tIJ",:
120
Luogo di origine Argentina meridionale, nelle province di Rro Negro e Chubut. fra i 40° e i 45° di latitudine sud . Descrizione La specie è conosciuta da lungo tempo, poiché fu descritta da Haworth come "Cactus" nel 1812, e dato che ha molte varietà, fu in seguito ribattezzata da numerosi autori. La specie tipo ha fusto sferico che diviene allungato fino a 60 cm con un diametro di 15 cm, glauco o verde smorto, e raramente emette polloni. Le costolature sono 12-19, con tubercoli fortemen te rilevati con rostro molto pronunciato e profonde scanalature trasversali tra l'uno e l'altro. Le areole, leggermente infossate, sono grigie e hanno da 7 a IO spine radiali, dirette in fuori e un po' ricurve, bruno pallido con base rossastra. Le spine centrali sono 1-3, dello stesso colore . Tutte hanno lunghezza variabile, che nelle più lunghe può giungere a 3 cm . I fiori sono grandi, lunghi 6-7 cm, con segmenti del perianzio da bianchi a rosati. Le varietà sono molto numerose, e alcune emettono polloni basali con facilità, accestendo. La varietà nobile ha fusto più grande e sferico, con spine più numerose e più lunghe che si intersecano, bianche con base rossa. Coltivazione La pianta tollera abbastanza il freddo, ma non il gelo; il suo ambiente naturale è quello delle pampas, dove l'estate è molto calda, perciò desidera posizioni assolate. La propagazione, a seconda delle varietà, è per pollone o per seme.
GYMNOCALYCIUM HORSTII
Buin.
Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocactanae Luogo di origine Brasile meridionale, nello stato di Rio Grande do Sul, vicino a Cacapava, sulla Serra omonima. Descrizione Fusto globulare di circa Il cm di diametro, verde chiaro lucidlo, ramificante dalla base. Le costolature sono 5-6 , piuttosto lisce, talvolta lievemente tubercolate, con tre areole su ognuna, grandi e feltrose, più o meno ovali. Le spine sono tutte radiali e sono circa 5, distanziate e prOiettate all'infuori obliquamente ; una di esse, lunga fino a 3 cm , è diretta verso il basso; tutte sono giallo chiaro. I fiori sono lunghi Il cm e altrettanto grandi, con tubo ricoperto da piccole scaglie rosa e segmenti del perianzio acuminati con colore variante dal lilla al bianco crema con riga mediana rosa ; i segmenti esterni sono rosa scuro. Il frutto è ovoide, verde glauco, matura molto lentamente e a maturità si apre lateralmente facendo cadere i piccoli semi. La speCie è denominata in onore del suo scopritore, Leopold Horst. Ne esiste una varietà buenekeri, diversa soltanto nell'epidermide verde scuro e per i fiori che sono rosa scuro o rossi. Coltivazione Richiede un leggero calore invernale e pieno sole in estate. La propagazione è per pollone basale.
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GYMNOCAL YCIUM MIHANOVICHII
(Frié et
GOrke) Britt. et Rose Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocactanae Luogo di origine Paraguay, nel Chaco Boreal; la specie tipo fu trovata presso Bahia Negra, al confine con il Brasile. Descrizione Fusto sferico, di 6 cm di diametro, grigio-verde o rossastro, con circa 8 costolature acute, con prominenze trasver sali formate dai bassi tubercoli, e più o meno rigato in chiaro e scuro. Le piccole areole, distanti fra loro 1 cm , hanno soltanto 5-6 spine radiali, giallastre e ricurve, lunghe meno di 1 cm e spes so caduche con l'età. I fiori, lunghi 4-5 cm, variano da campanulati a imbutiformi, nascono intorno all 'apice e hanno tubo scaglioso. I segmenti esterni del perianzio sono verde-giallastri, rossastri in punta ; quelli interni, fortemente estrollessi, sono giallo più o meno verdastro o bianco. Ve ne sono molte varietà, perché la specie è estremamente variabile. La varietà pirarettaense ha fiori rosa. Ce n'è una forma rubrum, che è poi quella che si vede ovunque inne stata su Hy/ocereus, di colore rosso o giallo dato che, sottopo nendo la pianta all'azione dei raggi gamma, le viene sottratta an che quel po' di clorofilla che possiede, e vegeta a spese del por tainnesto, almeno per il tempo che riesce a vivere, perdendo man mano anche l'intensità del colore, ma è impossibile far radicare sia il fusto sia eventu ali polloni. Coltivazione In estate preferisce mezz'ombra, La propagazio ne è da seme o per pollone basale .
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GYMNOCAL YCIUM NEOCUMINGII
(Bckbg ,)
Hutchison Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocactanae
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Luogo di origine Sulle pendici della Cordigliera delle Ande, in Bolivia e Perù. Descrizione Questa piccola pianta ha avuto certo più nomi e ha creato più problemi tassonomici di quanto ci si potrebbe aspettare vedendola. Infatti dall'iniziale Echinocactus del 1843, Britton e Rose la trasportarono in Lobivia, e Backeberg in Spe gazzinia, sempre con l'attributo specifico di cumingii, creando quindi neocumingii quando la passò al suo genere Weingartia, oggi abol ito, dal quale arrivò a quello oggi ritenuto valido di Gymnoca/ycium. Può quindi essere trovata sotto ognuno di questi nomi. la pianta ha fusto solitario, globulare-depresso, alto 10 cm e largo circa 6. Le costolature sono circa 18, costituite dai tubercoli disposti in file a spirale, quadrangolari nella parte inferio re e piatti in quella superiore, uniti alla base. Le areole sono biancastre, con 16-20 spine radiali: le superiori sono lunghe 1 cm , le inferiori più corte ; le spine centrali variano da 2 10 e sono più grosse. Tutte sono disposte a raggio, sono color crema con punta gialla scura , ma quelle intorno all 'apice sono più scure, I fiori nascono lateralmente, a volte più di uno dalla stessa areola, sono lunghi 3 cm, di colore giallo più o meno arancione. Coltivazione Resiste a temperature piuttosto basse. La propa gazione è da seme.
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GYMNOCALYCIUM NEUMANNIANUM (Bckbg .) Hutchison Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocactanae
Luogo di origine Argentina sellentrionale. Descrizione Questa pianta ha lunga radice fillonante, cenica, ristrella al punto del colletto del breve fusto globulare che raggiun ge soltanto 7 cm di altezza con un diametro di 5 cm. Le costolatu re sono circa 14, con solchi trasversali fra i tubercoli poco rilevati e compressi, ma che verso l'apice hanno la base più rotonda e sono vagamente esagonali. Le areole al loro apice sono un po' infossate, e hanno circa 6 spine radiali rigide e acute proiettate verso l'esterno, lunghe 1,5 cm; normalmente vi è una sola spina centrale, che supera i 2 cm di lunghezza, e tulle sono bruno scuro o nero-rossastre. I fiori, approssimativamente lunghi e larghi 2,5 cm, variano in celore dal giallO all'arancione. Ve n'è una varietà auranh'a più grande, cen l'epidermide vellutata verde oliva scuro ; le areole sono ricoperte di feltro bianco e hanno soltanto 1-4 spine nere; i segmenti del perianzio sono rossastri all'esterno , arancione internamente. Coltivazione La specie richiede vasi più profondi che grandi, per dare il dovuto spazio alla radice, e terriccio molto poroso per evitare ogni ristagno d'acqua che potrebbe farla marcire. La propagazione è da seme.
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GYMNOCALYCIUM OENANTHEMUM
Bckbg.
Tribù Cereeae - Sollotribù Echinocactanae ,:&o ~
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Luogo di origine Argentina. Descrizione La specie deve il suo attributo al fatto che molto spesso i fiori sono color rosso vino : deriva infatti dal greco o{nos, vino, e tmthemon, fiore. Il fusto, sferico-depresso, diviene, allargandosi, praticamente semisferico, con circa 10 cm di diame tro, verde grigiastro o verde glauco. Le costolature sono 10-11, larghe circa 2 cm alla base, con tubercoli molto larghi e rigonfi in basso, angolari, con un rostro molto pronunciato al di sollo delle areole ovali ricoperte di feltrosità gialla. Le spine sono tuIle radiali ; sono 5, grigio chiaro, le 2 superiori più certe e sottili, le 3 inferiori più grosse, ricurve verso l'interno, lunghe fino ad 1,5 cm ; il loro colore può essere a volte rossastro, traslucido . I fiori sono grandi, lunghi fino a 5 cm, imbutiformi, con tubo ceperto di scaglie marginate in rosa e i segmenti del perianzio, rosso vinaceo nella forma tipica, possono talvolta variare in rosa salmo ne. Il frullo è verde e ovoide. Coltivazione Di facile coltivazione, come molte altre specie del genere, non è infalli facile ai marciumi, e il suo riposo inverna le può essere meno rigoroso del consueto . È resistente a tem perature basse, ma tullavia non al freddo intenso e, special mente da giovane, è meglio ridurre le ore di sole estivo om breggiando in quelle più calde. La propagazione, normalmente, è da seme.
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GYMNOCALYCIUM PILCOMA YOENSIS Card .
Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocactanae
Luogo di origine Bolivia, nel dipartimento di Potosi.
Descrizione Questa specie, descritta nel 1964, deriva il suo
attributo dalla località dove fu trovata, presso il Rio Pilcomayo,
a 2400 m. È rintracciabile anche con il nome di Weingartia
pilcomayoensis, essendo stata inizialmente attribuita a questo
genere, oggi del tutto abolito. Il fusto è sferico o conico-ottuso,
alto 13 cm e con un diametro di 12 cm, e il suo colore può variare
dal verde glauco al verde rossastro. Le costolature sono circa
14, divise in grossi tubercoli fortemente arrotondati, rilevati per
1 cm e con base larga 2 cm, che hanno sulla parte superiore le
areole, rotonde o ellittiche, grigie e lunghe l cm. Le spine radiali
sono 12-15, lunghe da 1/2 cm a 2 cm, .espanse lateralmente tl
rawicinate ; le spine centrali sono 1-4, lunghe 2-3 cm, e quelle
della parte superiore del fusto sono rivolte in alto verso l'apice.
Tutte le spine sono aghiformi, ma più grosse alla base , bianca
stre, con punta bruna o grigia. I fiori sono lunghi 4 cm e hanno
un tubo scaglioso ma glabro, molto corto, verde giallastro; i
segmenti del perianzio sono gialli.
Coltivazione La pianta tollera il freddo purché completamente
asciutta e desidera pieno sole . La propagazione è da seme.
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GYMNOCALYCIUM RIOGRANDENSE
Card .
Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocactanae Luogo di origine Bolivia, presso il Rio Grande (da cui l'attribu to), tra il versante della Cordigliera di Cochabamba e le pianure di Guarayos. Descrizione Questa pianta, introdotta abbastanza recente mente e ancora non molto diffusa in coltivazione, ha fusto sferico, con un'altezza media di circa 6 cm e undiametro che può arrivare a 20 cm , verde lucido. Le costolatu re sono circa 13, larghe 3 cm alla base, e sono costituite da una successione di tubercoli conici bassi e larghi, ben separati da division i trasversali. Ognuno di essi ha un 'areola rotonda, ricoperta inizialmente di feltro bianco verso l'apice e in seguito nuda, sotto la quale appare un rostro conico e piuttosto sottile. Le spine sono tutte radiali e possono essere 8-9, lunghe fino a 2,5 cm, sotti li, subulate e acute , dritte verso l'alto o leggermente ricurve nella stessa direzione tranne che alla base . Esse sono grigie o bruno chiaro con punta nera nella parte più giovane, per passare poi a un colore brunastro. I fiori hanno i segmenti del perianzio bianchi con la base rossa. In età adulta la pianta accestisce con polloni basali. Coltivazione Necessita di un leggero calore invernale. La pro pagazione è generalmente da seme.
127 GVMNOCALVCIUMSAGLIONE
(Cels) Britt. et
Rose Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocactanae Ff.O ~
~ Irp c
128
Luogo di onglne Argentina settentrionale, nelle province di Salta, Tucumàn e Catamarca. Descrizione Il fusto di questa specie è solitario, molto globula re , leggermente appiattito all'apice, e può arrivare a 30 cm di diametro. Il colore varia dal verde bluastro al verde scuro e le costolature, a seconda della grandezia della pianta, sono 13 32, formate da tubercoli bassi e molto gonfi, talvolta lunghi 4 cm, divisi da solchi trasversali e con un rostro non molto pronunciato sotto le areole. Queste sono grandi, ellittiche, feltrose da giovani, distanziate di 2-4 cm, e hanno 8-10 spine radiali che nelle piante adulte possono essere anche 15 e più, lunghe 3-4 cm, dapprima dritte, in seguito più o meno ricurve in fuori e appiattite a raggio. Vi è normalmente soltanto una spina centrale, benché ne possano apparire con l'età anche parecchie. Tutte le spine sono rosso brune o nerastre. I fiori sono lunghi 3,5 cm , con corto tubo molto imbutiforme e scaglioso e i segmenti del perianzio bianchi o soffusi di rosa. Il frutto è rossastro, di 2 cm di diametro. Coltivazione La specie è molto variabile, e la necessaria pro pagazione da seme può incrementare le variazioni , che tuttavia sono più evidenti sulle piante adulte che allo stadio giovanile. La crescita è abbastanza rapida. La pianta richiede mezz'ombra, specialmente in estate.
GVMNOCALVCIUM SPEGAZZINII
Britt. et Rose
Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocactanae
"~.:n"
Luogo di origine Argentina, nella provincia di Salta, sul versan te andino nei pressi di Cafayate. Descrizione Questa specie , che nel 1905 il botanico argentino Carlos Spegazzini aveva descritto come Echinocactus loricatus (munito di corazza, dal latino), fu riclassificata da Britton e Rose, che gliela dedicarono. La pianta ha fusto glObulare-depresso da giovane, ma diviene poi oblunga e può arrivare a 20 cm di altezza con 18 cm di diametro, e da adulta emette palloni dalla base . Il colore dell'epidermide può essere grigio-verde, glauco o bruna stro. Le costolature sono 10-15, talvolta di più; molto larghe, rotondeggianti, formate da tubercoli piuttosto piatti, divisi da solchi trasversali, ognuno dei quali ha una grande areola ellittica con un rostro non molto pronunciato sotto di essa. Nella parte apicale le areole sono ricoperte di fitta lanugine giallastra, ma con il tempo divengono grigie e nude. Benché vi possa essere a volte una spina centrale ricurva verso il basso, in generale le areole portano solo spine radiali in numero di 5-7, grosse, lunghe 5,5 cm, bruno pallido, ricurve obliquamente verso il basso, scure al loro apparire, poi man mano più chiare; sulle vecchie piante compaiono a volte due piccole spine superiori più corte e sottili. I fiori sono lunghi fino a 7 cm, con segmenti bianchi o rosa, purpurei alla base. La specie comprende diverse varietà. Coltivazione La propagazione è per seme o per pollone.
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HAAGEOCEREUS MULTICOLORISPINUS Buin.
Tribù Cereeae - Sottotribù Cereanae
~r. ~
•
Etimologia Il nome del genere fu creato da Backeberg per ricordare FA Haage (1796-1866). uno dei più grossi collezionisti di cactus della sua epoca. Vi è stato incluso poi quasi tutto il genere Binghamia, di Britton e Rose , che fu cosi abolito. Luogo di origine Perù centromeridionale, nel dipartimento di Ica, sull'oceano Pacifico, sulle dune sabbiose fra Nazca e il mare. Descrizione La specie, descritta da A. Buining nel 1963, ha sot tilefùsto colonnare alto fino a 1 m, con 3,5 cm di diametro, più o meno eretto e ramificante dalla base . Le costolature sono circa 15, con areole rotonde che inizialmente sono quasi ricoperte da circa 30 spine radiali sottili , bianche e setolose, lunghe meno di 1/ 2 cm. Nella parte più interna delle areole vi sono 4-8 spine centrali bianche cOn punta nera, scure alla base , che divengono poi giallo aranciato, tendente al rossastro, per passare , invecchiando, a un bianco grigIastro, cosi che formano tre zone di diverso colore, ciò che ha determinato l'attributo specifico . I fiori sono notturni, ma di solito si aprono nel pomerigg io e rimangono aperti fino a un'ora più o meno tarda della mattina seguente. Sono lunghi 8 cm, con tubo rossastro , segmenti del perianzio esterni rosso-bruni e inter ni bianchi. Il frutto è ovale, rosso carminio . Coltivazione Richiede caldo e terreno sabbioso. La propaga zione è per talea .
130 HAAGEOCEREUS VERSICOLOR
(Werderm. et
Bckbg.) Bckbg. Tribù Cereeae - Sottotribù Cereanae Luogo di origine Perù settentrionale, nella zona desertica orientale a un'altitudine massima di 500 m. Descrizione La pianta ha fusto rigido , eretto, sottile e colonna re, in natura alto fino a 1,5 m con 5 cm di diametro, e ramifica abbondantemente dalla base fonmando cespi che, nell'habitat originario' della pianta, sono vere colonie . I fusti hanno circa 12 costolature, o più nelle vecchie piante, basse e ottuse, con areole piuttosto approssimate dalle quali nascono 25-30 spine radiali, sottili e aciculari, dritte, lunghe circa 1/2 cm , e 1-2 spine centrali lunghe fino a 4 cm . In generale queste ultime sono giallastre alla base e rosse più o meno scure sulla punta, ma l'insieme delle spine appare diviso in zone di colore dive rso, variante dal giallo al rosso-bruno, talvolta purpureo o ruggine. I fiori , notturni, hanno un tubo sottile con peli bianchi , sono lunghi circa 8-10 cm e hanno un diametro di 6 cm quando i segmenti bianchi del perianzio sono totalmente aperti. Ne esistono numerose varietà, tra le quali: aureispinus, con spine giallo oro, tutte radiali; fuscus, con spine radiali sottilissime e addensate, rosso-bruno scuro; lasiacanthus, con spine radiali setolose e senza spine centrali. Coltivazione Crescendo in terreni molto asciutti, la pianta ne cessita di substrato perfettamente drenato e, a causa dell'habitat originario, non sopporta il freddo. La propagazione è per talea.
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HAMATOCACTUS UNCINATUS (Galeotti) Buxb. Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocactanae Etimologia Il nome deriva dal latino hamatus, uncinato, per la
spina centrale generalmente uncinata in punta.
Luogo di origine Messico centrosettentrionale, dallo stato di
Chihuahua a quello di San Luis Potosi.
. Descrizione Fusto oblungo, alto circa 20 cm, grosso 5-7 cm, con circa 13 costolçlture affusolate e profondamente incise, con tubercoli grossi e rilevati. AI loro apice le areole ovali e feltrose presentano delle ghiandole grandi, piatte e gialle, con un anello di corti peli gialli; le areole fiorifere, inoltre, hanno un sottile solco che si prolunga fino alla base del tubercolo, dove nascono i fiori. Le ghiandole secemono un nettare zuccherino, che attira gli insetti impollinatori, e generalmente sono nel solco sopra le spine e sotto il fiore. Le spine radiali sono 7-8, lunghe 2,5-5 cm: quelle superiori sono piatte e color paglia, mentre quelle inferiori sono coniche e uncinate, rossastre. Le spine centrali variano da 1 a 4: le superiori sono forti, lunghe 2,5 cm; la più bassa è lunga anche lO cm, appiattita, giallo paglierino e con la parte apicale rossastra e uncinata, spesso rigata trasversalmente. I fiori sono lunghi 2,5 cm, con segmenti bruno-violacei eretti che si aprono scarsamente. La varietà wrightii ha spine più lunghe e rosse. Coltivazione La propagazione è da seme e raggiunge la forza da fiore in circa 3 anni. Richiede sole e qualche innaffiatura invernale.
132 HARRISIA ERIOPHORA
(Pfeiff.) Britt.
Tribù Cereeae - Sottotribù Cereanae Etimologia II genere fu dedicato a William Harris, sovrintenden te ai giardini e alle piantagioni in Giamaica. Oggi è abolito e riunito a Eriocereus, che ne è l'equivalente sudamericano, ma il cambiamento non è accettato da tutti e il vecchio nome è rimasto di uso comune. Luogo di origine Cuba e l'adiacente Isla de Pinos. Descrizione Il fusto principale di questa specie, che emette numerosi rami, pur raggiungendo circa 3 m di altezza ha soltanto 4 cm di diametro o pOco più, ma, lignificando, rimane eretto, mentre gli articoli sono più o meno ricurvi o ricadenti. Le costolatu re sono 8-9, arrotondate, con leggeri rilievi nelle parti di nuova vegetazione, sulle quali le areole, bianche, sono feltrose. Le spine sono 6-9, bruno chiaro con punta nera, e sono lunghe fino a 4 cm. I boccioli, che si presentano vicino all'apice, sulla parte superiore dell'areola, sono vistosamente coperti di lana bianca, lunga più di 1 cm, che quasi nasconde le scaglie che, insieme ai peli, si svilupperanno sul lungo tubo fiorale. I fiori sono h:mghi 12-18 cm, con i segmenti esterni del perianzio rosa o rossastri e i segmenti interni bianchi. Il frutto, di circa 6 cm di diametro, è gloOOso e giallo. Coltivazione La pianta richiede caldo e molto sole come nel suo habitat originario; è quindi difficile trovare in coltura grandi esemplari. Lapropagazione è per talea.
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HATIORA SALICORNIOIDES (Haw.) Britt. et Rese Tribù Cereeae - Settetribù Rhipsalidanae
J4'L
~
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Etimologia Nel 1834 De Candelle distaccò questa specie da
Rhipsalis dande al genere il neme di Hariota in enere di Themas
Hariet, matematico. del Cinquecento.; ma Britten e Rese, intredu cendevi nueve specie, ne fecero. l'anagramma censiderande il genere ceme nueve. Luogo di origine Brasile, negli stati di Rio. de Janeire e Minas Gerais. Descrizione Arbustine epifita erette, cen fuste melte ramificate, alte circa 40 cm, da cui nascene in successiene articeli appaiati e verticillati all'apice dei precedenti. Essi seno. dapprima rigenfi a barilette, sviluppando. pei un setti le segmento. basale, più gresse al punte di attacco., ma assottigliate al massime per tutta la sua lunghezza, che è di selite di circa 3 cm. Se la pianta si treva in pesizieni melte luminese la seziene ristretta è più certa e gli articeli diventane ressastri. Le areele seno. sparse e in celtura rimangene quasi sempre glabre, tranne quella apicale, più grande e feltresa delle altre, da cui nascene i fieri gialli, lunghi pece più di l cm. I frutti glebeidi seno. bianchi, traslucidi, ressastri all'apice. La specie può essere cenfusa cen Hatiora bambusoides, melte simile ma cen articeli clavati meno. assettigliati, dall'apice largo. 4 mm, e cen fieri arancieni. Coltivazione Richiede mezz'embra melte ·Iuminesa e un po.' di sele, ma alta umidità ambientale. La propagaziene è per talea.
HELIABRAVOA CHENDE
(Gesselin) Bckbg.
Tribù Cereeae - Settetribù Cereanae
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Etimologia Britten e Rese istituirene il genere Lemaireo.cereus in enere di C. Lemaire, nel 1909, ma, benché cemunemente esse sia rimaste in uso., venne in seguite abelite, nen avendo. sufficiente unifermità di caratteri, e smembrate. Backeberg ne trasse, per questa specie, il genere Heliabravoa, per ricerdare la betanica messicana Helia Brave-Hellis. Luogo di origine Messico., negli stati di Puebla e Oaxaca. Descrizione Secende il betanice francese Gesselin, chende è il neme comune messicane per la pianta, che è melte grande, alta fine a 7 m, cen un fuste simile a un trence, melte ramificate in una densa ed eretta cerena, date che i rami emette ne a lere velta altri articeli. Questi, grandi circa IO cm; hanno. 7-9 cestelature acute, che divengeno. pei arretendate, cen areele piutteste distanziate. Le spine radiali seno. 2-5, settili, le spine centrali seno. 1-2, ma per lo. più seno. assenti; tutte seno. gialle e brune e divengene pei grigie. I fieri seno. imbutifermi, lunghi 4-5 cm, cen un tube scagliese e fernite di peli brune chiare e i petali esterni resa e quelli interni bianchi cen linea centrale resa chiare. Il frutte è resse e melte spinese, cen peli di celere brune chiaro. Coltivazione Sensibili al fredde, pessene essere celtivati all'a perte sele in climi miti e pesiziene riparata. La propagaziene può essere da seme, ma è melte facile per talea degli articeli.
135 HELIOCEREUS SPECIOSUS
(Cav.) Britt. et Rose
Tribù Cereeae - Sottotribù Cereanae Etimologia Il nome deriva dal greco é/ios, sole, e da Cereus, forse perché i fiori sono diurni e si aprono con il sole. Luogo di origine Messico centrale, vicino a Città del Messico. Descrizione Questa specie, classificata nel genere Cereus da Antonio Cavanilles, direttore dell'Orto Botanico di Madrid, nel 1803, fu passata nel 1909 da Britton e Rose nel nuovo genere da loro creato. La pianta è cespugliosa, con fusti dapprima eretti, poi sarmentosi o penduli; in natura è anche ep ifita. Il fusto, molto ramificato, può essere lungo più di un metro; rossastro nella parte giovane, diviene in seguito verde scuro, con 3-5 costolature, ma di solito con 4. Le costole, rilevate, sono dentate in corrispon denza delle areole, che sono larghe e lanose, distanziate 1-3 cm . Le spine sono inizialmente 5-8, ma divengono molto più numerose, rigide e acute, giallastre o brune, lunghe fino a 1,5 cm . I fiori sono lunghi circa 15 cm, con i segmenti del perianzio di 8-10 cm, numerosi, rosso carminio; gli stami e lo stilo sono inclinati verso il basso nella parte inferiore. Ve ne sono molte varietà, con fiori di colore diverso, ed è stato spesso incrociato con vari Epiphy/lum ottenendo piante con bellissimi fiori. Coltivazione .Amano la mezz'ombra o poco sole e debbono svemare a più di IO cC. Le piante adulte fioriscono facilmente, i fiori durano parecchi giorni e sono profumati. La propagazione è per talea.
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HYLOCEREUS UNDATUS (Haw .) Britt. et Rose Tribù Cereeae - Sottotribù Hylocereanae Etimologia Il nome proviene dal greco ile, foresta, e da Cereus. Luogo di origine È estesamente coltivata e seminaturalizzata in tutti i paesi tropicali, ma la sua vera origine è sconosciuta. Descrizione Questa pianta è per lo più conosciuta con il vec chio nome Cereus triangularis che De, Candolle dette alla specie linneana Cactus triangularis, ma in realtà non è la stessa specie . Haworth descrisse Cereus undatus da una pianta coltivata in Cina e inviata in Inghilterra, della quale non si sa da dove provenisse, e Britton e Rose crearono il nuovo genere dividendo definitivamente la specie, più coltivata, da quella linneana prove niente dalla Giamaica, più piccola, più spinosa, e che è di rado in coltura. I fusti sono lunghi, rampicanti o ricadenti, densamente ramificati, di circa 7 cm di diametro; gli articoli hanno per lo più 3 costolature sottili, prominenti, con margine ondulato che diviene calloso con l'età. Le areole sono distanziate, con 1-3 corte spine . I fiori, notturni, sono lunghi circa 30 cm, con i segmenti esterni verde-gialli estroflessi e quelli interni eretti e bianchi. I frutti rossi , lunghi IO cm, scagliosi, sono eduli. Coltivazione Richiede clima mite, molto spazio e sostegni per aggrapparsi con le radici aeree. La propagazione è per talea,. e piccole talee radicate sono usate come portainnesto per specie delicate.
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ISLAYA MINOR Bckbg. Tribù Cereeae - Sotto tribù Echinocactanae Etimologia Il nome proviene da quello della cittadina di Islaya, in Perù, nel dipartimento di Arequipa, sulla costa del Pacifico, ai piedi della Cordigliera Occidentale. Luogo di origine Perù meridionale, nel dipartimento di Arequi pa, presso la città di Mollendo, ai piedi delle Ande. Descrizione La pianta ha fusto solitario, globulare, alto circa 13 cm con 7 cm di diametro, depresSo all'apice. Le costolature sono circa 17, rilevate per 1/2 cm, con areole appressate, fitta mente ricoperte di feltro grigio biancastro, soprattutto inizialmen te . Le spine radiali sono 20 e più, sottili e pungenti, lunghe circa 6 mm; inizialmente nere, divengono poi grigie, come le 4 spine centrali, poste in forma di croce , grosse e lunghe quasi 2 cm . La parte apicale del fusto è quasi del tutto ricoperta con leltro grigio argenteo, in mezzo al quale nascono i fiori, di circa 2 cm di diametro, che hanno un colore variabile dal giallo oro al giallo verdastro molto chiaro. I frutti, allungati quando sono maturi, sono dapprima globulari, rossi e pelosi , e hanno il perianzio che, anche se disseccato, persiste al loro apice insieme ad alcune setole . Coltivazione Di crescita molto lenta, anche perché la propaga zione è esclusivamente da seme, lo sviluppo viene accelerato innestando la pianta appena possibile .
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LEPISMIUM CRUCIFORME
(Ve lI.) Miq.
Tribù Cereeae - Sottotribù Rhipsalidanae
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Etimologia Il nome deriva dal greco lepis, scaglia, per la sca glia alla base delle areole. Luogo di origine Brasile meridionale, Argentina, Paraguay. Descrizione Da quando il botanico brasiliano José Vellozo la descrisse come Cactus cruciformis nella sua " Florae fluminen sis... », pubblicata postuma nel 1825, la pianta ha cambiato molte volte di genere e anche di attributi. Alcuni di questi sono rimasti a indicare delle varietà di questa specie che, inlatti, è molto variabile soprattutto nella morfologia degli articoli. La pianta è epifita, ma può crescere anche nei crepacci delle rocce , divenen do strisciante, e sviluppa numerose radici aeree. La specie tipo è prevalentemente pendu la, lunga anche 60 cm, con articoli triangolari, leggermente alati e dentati, nell'incavo dei quali ap paiono le areole feltrose e setolose, biancastre, che portano i fiori campanulati, bianchi o rosei , infossati in esse e che vi lasciano in seguito una cicatrice . I frutti sono purpurei. Le principa li varietà (considerate talvolta specie a parte) sono: anceps, con articoli più o meno piatti e fiori lilla pallido ; cavernosum, poco ramificato, con articoli talvolta piatti e areole molto lanose, spesso rossastre; myosurus, con fiori rosa-rossi. Coltivazione Posizione luminosissima ma senza sole diretto, terriccio molto umifero e semi riposo dopo la fioritura. La propaga zione é per talea di articolo in torba umida e sabbia.
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LEPISMIUM PARADOXUM Salm-Dyck Tribù Cereeae - Sottotribù Rhipsa/idanae Luogo di onglne Brasile, nello stato di &io Paulo, dove è comune anche nei dintomi della città. Descrizione La descrizione di questa specie fu fatta per la prima volta da Salm-Dyck nel 1837, ma nel 1845 egli stesso la chiamò Rhipsalis paradoxa e tale rimase per molto tempo finché. per le differenze botaniche, fu ristabilito il primo nome. Nel suo habitat è un'epifita spesso arbustiva e pende dagli alberi per 1-5 m, con numerosi articoli non molto lunghi, che nascono dai precedenti appaiati o in verticilli, ma in coltivazione rimane molto più piccola. Gli articoli sono triangolari, ma ogni 5 cm circa uno degli angoli diviene opposto alla parte piatta precedente, in una successione di corte zone simili alle maglie di una catena. Ogni costola ha un'areola al suo apice. Le areole fiorifere sono molto lanose e l'ovario vi è affondato, cosi che in seguito permane una cicatrice al suo centro. Nelle nuove vegetazioni le areole sono sottintese spesso da una piccola brattea più o meno rotonda. I fiori, solitari, sono lunghi 2 cm, bianchi. 11 frutticino è rossastro. Coltivazione La propagazione è da talea, che radica facilmente in sabbia e torba umide. Posizione luminosa, ma ombrosa; calore invernale senza un vero riposo.
LEUCHTEMBERGIA PRINCIPIS
Hook.
Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocactanae 'T50 ~
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Etimologia Il nome fu dato da William Hooker nel 1848 in onore di Eugène de Beauharnais, duca di Leuchtemberg. Luogo di origine Messico centrale e settentrionale. Descrizione 11 genere comprende questa sola specie, molto caratteristica. La pianta ha grossa radice fittonante e un fusto cilindrico che da vecchio diviene spoglio e suberoso alla base, dalla quale talvolta ramifica. I tubercoli sono lunghi, triangolari, piatti sulla parte superiore, carenati su quella inferiore, grigio verdi, spesso rossastri agli angoli, troncati sulla punta dove appaiono le areole grigie e feltrose; essi sono espansi obliqua mente verso l'alto, man mano più eretti nel centro, e sono molto lanosi alla base. Le vecchie piante possono in totale giungere a 50 cm di altezza con tubercoli di 10 cm, e ricordano una piccola Agave. Le spine sono sottili, non pungenti, flessibili, e sulle 'piante adulte sono anche 14 radiali, lunghe 5 cm, e 1-2 centrali, più lunghe, ma le giovani piante hanno normalmente solo 3-4 spine radiali. Con il tempo i tubercoli basali muoiono e dispaiono. I fiori sono grandi, imbutiformi, di colore giallo, con i segmenti esterni rossastri. Coltivazione La pianta gradisce pieno sole e vasi profondi, e non sopporta il gelo. La propagazione è usualmente da seme, o dai polloni delle vecchie piante. Singoli tubercoli usati come tale a possono radicare, ma il prooedimento è difficile.
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LOBIVIA ARGENTEA Bckbg. Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocereanae Etimologia Il nome del genere non è che l'anagramma di Bolivia, e la distribuzione delle piante è del tutto andina, nel Perù, sull'altopiano della Bolivia e nell'Argentina settentrionale. Il genere: creato da BriHon e Rose, includeva 20 specie, prima ascritte a Echinopsis e a Echinocactus, ma ha superato oggi le 70 in base a nuove scoperte. Luogo di origine Bolivia, nel dipartimento di Oruro. Descrizione Questa specie accestisce formando grandi gruppi di fusti alti fino a 10 cm e con 15 cm di diametro, lucidi, verdi o verde-grigi, con 24 costolature che, con l'invecchiamento, divergono curvandosi. Le costolature sono tubercolate, con mar gine acuto, e le areole, che compaiono alla depressione fra i tubercoli, sono ovali, feltrose, e si dispongono obliquamenteman mano che la distanza fra le costolature si allarga. Le spine radiali sono 14, lu nghe 2 cm, e la spina centrale raggiunge gli 8 cm; tutte sono inizialmente scure per divenire poi bianco-rosate. I fiori imbutiformi hanno i segmenti interni del perianzio aperti e sotti li, varianti da un delicato bianco argenteo fino a rosa-lilla. Coltivazione Una specie non comune in coltivazione. La propa gazione è per pollone basale.
142 LOBIVIA AUREA
(Britt. et Rose) Bckbg. Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocereanae Luogo di origine Argentina centrale, sulla Sierra de C6rdoba, nella provincia omonima. Descrizione Piccola pianta dal fusto globulare o allungato, alto fino a 10 cm, con un diametro di 4-6 cm, che emette molti articoli basali e laterali, verde scuro, solcato piuttosto profonda mente fra le costolature. Queste sono 14-15, con margine acuto e areole brune allo stadio giovanile, con circa 10 spine radiali bianche, lunghe 1 cm, dirette verso l'esterno e 1-4 spine centrali più grosse e lunghe circa 3 cm, talvolta appiattite, brune con la punta gialla. I fiori sono lunghi quasi 10 cm; i bocci fiorali sono coperti da lunghi peli sericei e appaiono lateralmente, al centro del fusto . Il tubo fiorale è leggermente ricurvo, imbutiforme, sottile, bianco verdastro con scaglie verde pallido rosse alla base , e peluria bianca e nera. I segmenti del perianzio, che hanno una larghezza di 8 cm quando sono espansi, sono numerosi, giallo limone, giallo vivo all 'interno. Ve ne sono diverse varietà, tra cui fallax, con fusto grigio-verde, tutte le spine inizialmente nere e i fiori gialli che divengono rosa prima di appassire. Coltivazione Di facile coltura, resistente, questa specie richie de pieno sole e terreno piuttosto asciutto. La propagazione è facile, per talea o pollone basale .
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LOBIVIA BACKEBERGII (Werde·rm.) Bckbg. Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocereanae Luogo di origine Bolivia, vicino a La Paz, a circa 3600 m. Descrizione Una piccola pianta sferica, di 4,5-5 cm di diametro, che con il tempo può divenire oblunga ed emette numerosissimi polloni. Le costolature sono circa 15, con divisioni leggermente oblique fra l'una e l'altra, non del tutto poste a spirale, e margini acuti, con depressioni sulle quali compaiono le areole, distanti 1 cm e più e lanose allo stadio giovanile. Le spine sono 3-7, tutte radiali, di lunghezza assai diversa, dato che può oscillare dal 1/2 cm ai 5 cm : quelle più lunghe sono proiettate più o meno obliquamente e spesso ricurve. Tutte sono inizialmente brune, passando poi al grigio con l'invecchiamento, e possono essere uncinate in punta. I fiori nascono sulla parte superiore del fusto, sono lunghi circa 4,5 cm, hanno i segmenti interni del perianzio carminio con riflessi bluastri e la base bianca. Il tubo è scaglioso, bruno, con peli bianchi. Coltivazione Questa specie è di facile co ltivazione, ma richiede un periodo di rigoroso riposo, e soffre per l'eccessivo calore estivo, cosi che sarà bene ombreggiarla nelle ore più calde, soprattutto nei climi con forte insolazione. La propagazione è per pollone basale.
144 LOBIVIA BOLIVIENSIS
Britt. et Rose Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocereanae
Luogo di origine Sull'altopiano della Bolivia, presso Oruro, nel dipartimento omonimo. Descrizione Fusto globulare di circa 10 cm di diametro, che con il tempo diviene ovale e accestisce emettendo circa 6 polloni basali brevemente cilindrici e leggermente ricurvi verso l'alto. La pianta ha circa 20 costolature dal margine ondulato a causa delle depressioni fra i tubercoli bassi e allungati, sui quali le areole compaiono distanziate di circa 1 cm. Ogni areola ha 6-8 spine brune, sottili , acuminate e flessibili, lunghe fino a 9 cm , tra le quali la distinzione in radiali e centrali è quasi inawertibile. I fiori sono rossi. Probabilmente in questa specie dovrebbero essere comprese alcune delle numerose varietà attribuite a Lobivia pentlandii, in particolare quelle che hanno un nome di origine orticola senza essere degli ibridi e non sono state ben studiate. Un segno di riconoscimento può essere il fatto che, al contrario delle altre specie che hanno radici fibrose, questa le ha grosse e carnose. Coltivazione La specie tipo è piuttosto difficile da rintracciare perché è una pianta che, in generale, non riesce bene in coltiva zione, probabilmente perché richiede un ambiente piuttosto fre sco anche in estate. La propagazione per pollone di vecchie piante dovrebbe dar luogo a esemplari con un maggiore adatta mento all'ambiente.
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LOBIVIA CINNABARINA (Hook.) Britt. et Rose Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocereanae Luogo di origine Ande della Bolivia, nel dipartimento di Cocha bamba, presso Punata e il Rio Chaparé, a circa 3400 m. Descrizione Il nome della specie, dato da Hooker a un Echino cactus, ·deriva dal greco kinnabari, cinabro, il colorante rosso vermiglio che si estrae dal solfuro di mercurio e che gli antichi chiamavano anche "sangue di drago" perché credevano prove nisse dal sangue di draghi uccisi da elefanti; i fiori, infatti, sono rossi. La pianta è sferica, di circa 15 cm di diametro, depressa all'apice; con l'età diviene leggermente cilindrica e può emettere polloni basali. Le costolature sono circa 20, poste a spirale, con tubercoli rilevati fra i quali compaiono le areole, che hanno 10 14 spine radiali , lunghe 1 cm, dirette in fuori, e 2-5 spine centrali più grosse e più lunghe. Tutte sono più o meno ricurve, di colore che dal bruno passa al grigiastro. I fiori, rosso più o meno carminio, sono campanulati, lunghi circa 3 cm e larghi 4 cm, e hanno un corto tubo, verde e scagliòso; rimangono aperti per due giorni. Vi è una certa confusione su questa specie che, dopo la scoperta, fu perduta e nuovamente riscoperta da Cardenas in una forma con fiori più piccol i di quelli della descrizione originale. Backeberg chiama quest'ultima Lobivia neocinnabarina. Coltivazione Resistente al freddo , non tollera però bene il forte sole estivo. La propagazione è da seme o, eventualmente , per talea.
LOBIVIA FAMATIMENSIS
(Spegazz.) Britt. et Rose
varietà OLiGACANTHA Y Ilo Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocereanae
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Luogo di origine Il nome della specie, che Spegazzini usò per un Echinocactus nel 1921 e fu ripreso da Britton e Rose, è evidentemente errato, dato che la pianta fu trovata sulla Sierra di Famatina, nella provincia di La Rioja, in Argentina, da dove si estende fino alla provincia di Jujuy, sempre sulle Ande . Descrizione È questa una specie variabilissima che compren de molte varietà. La specie tipo ha fusto ovale, alto circa 4 cm con un diametro di 3 cm, solitario o accestito; le piante innestate divengono cilindriche, alte fino a 15 cm. Le costolature sono 18 24, basse, più o meno tubercolate, con areole rawicinate. Le spine, numerose, corte e biancastre, ricoprono il fusto intersecan dosi. I fiori nascono sulla parte superiore del fusto e sono lunghi in generale 3-4 cm, con tubo scaglioso e lanoso. I segmenti del perianzio sono numerosi e illoro.colore, a seconda delle varietà, cambia dal crema al rosso con gradazioni intermedie. La varietà oligacantha ha poche e lunghe spine e fa parte di un gruppo descritto da Yoshio Ilo nel 1963. Altre varietà sono : haematantha, con fiori rosso sangue; albiflora, con fiori bianchi ; densispina, . con spine radiali setolose e 7 spine centrali brune. Coltivazione Piante molto fiorifere, in particolare quelle inne state. Richiedono riparo dal gelo e dal sole estivo troppo forte. La propagazione è da seme o per pollone delle piante accestite.
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LOBIVIA MISTIENSIS (Werderm. et Bckbg.) Bckbg. Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocereanae Luogo di origine Perù meridionale, nel dipartimento di Arequi pa, sul vulcano Misti. Descrizione La pianta ha una grossa radice fittonante e il suo fusto verde glauco è più o meno sferico e appiattito all'apice, dapprima solitario, ma ramificante da vecchio. Le costolature sono 25-30, rilevate per circa 1/2 cm, divise in protuberanze allungate e separate da incisioni oblique dove nascono le areole bianche, ovali e feltrose. Le spine non sono ben differenziate in radiali e centrali, anzi, spesso appaiono essere tutte radiali, benché molte areole ne abbiano alcune che nascono più o meno nella parte centrale. Esse sono 7-8, talvolta di più, espanse o un poco ricurve verso l'alto, lunghe fino a 5 cm, e quella più bassa . è generalmente più corta delle altre. Il loro colore è inizialmente dal bruno o dal nerastro al rosso, ma più tardi divengono grigia stre. I fiori sono lunghi da 5. a 6 cm, spesso fino a un massimo di 8 cm, con i segmenti dei perianzio esterni rosso-bruni e quelli interni spesso rosa, ma varianti dal giallo aranciato al rosso , sottili e con apice acuto. Coltivazione Si tratta d.i una delle specie che desidera terriccio più acido che calcareo. com'è owio, dato che cresce in terreno vulcanico; i vasi debbono essere adeguati alla grossa radice. La propagazione è per lo più da seme, per pollone quando si tratta di vecchie piante.
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LOBIVIA PENTLANOU (Hook.) Britt. et Rose Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocereanae Luogo di origine Versanti delle Ande e altipiani del Perù meridionale e della Bolivia settentrionale. Descrizione Questa pianta ha fusto quasi cilindrico verde più o meno scuro e ramifica abbondantemente dalla base formando grossi cespi. Ogni fusto ha circa 15 costolature prominenti e dal margine acuto, depresse obliquamente ai punto in cui nascono le areole, piuttosto grandi, che con l'età passano dal bianco al bruno. Le spine radiali sono 7-12, differenti nella lunghezza che può variare da 1 a 3 cm e sono espanse, più o meno ricurve, bruno-giallastre. Le spine centrali possono essere assenti, ma di solito ve n'è solo una, talvolta anche più sui fusti più vecchi; essa può essere dritta e rivolta in fuori oppure curva verso l'alto, lunga fino a 3 cm. I fiori nascono lateralmente e sono lunghi circa 5 cm; il tubo, imbutiforme, ha corte scaglie triangolari ed è pelOSO e spinoso; i segmenti del perianzio sono rosso-arancio nella parte superiore, più chiari, quasi rosa, verso la base, e sono sempre più o meno eretti. La pianta è molto variabile : inclusa da Salm-Dyck nel genere Echinopsis nel 1846, l'elenco delle varietà che le sono state attribuite è molto lungo; oggi se ne distinguono praticamente alcune a seconda del colore dei fiori: albiflora, con fiori bianchi; forbesii, con fiori rosso scuro ; ochroleuca, con fiori gialli. Coltivazione La propagazione è per pollone basale.
149 LOBIVIA REBUTIOIDES Bckbg. varietà KRAUSSIANA Bckbg .. Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocereanae Luogo di origine Argentina settentrionale. Descrizione Piccolissima pianta con fusti sferici di soltanto 2 cm di diametro, ma molto accestente, al punto da formare dei cuscinetti. I fusticini sono verde-bluastri, e non divengono mai scuri o bronzati come può accadere ad altre specie a causa del sole o del freddo; la radice è napiforme, simile a una carota. Le costolature, molto sottili e basse, sono circa 12, tubercolate molto leggermente, e le areole hanno 9 e più spine radiali cortissime, molto sottili e biancastre, e 1-2 spine centrali, più grosse e più scure, un poco ingrossate alla base e piuttosto lunghe. I fiori hanno una lunghezza e una larghezza di 4 cm circa, color rosso vivo con la base interna verdastra. Oltre alla varietà kraussiana, che ha fiori di un giallo brillantissimo, i cui petali si aprono fino a divenire completamente piatti raggiungendo cosi un diametro di 10 cm, ve ne sono altre, tra le quali sublimiflora, con fiori più grandi della specie tipo, rosa salmone con riflessi carminio e la base interna rosa; citriniflora, con i fiori giallo limone; e altre in cui il colore dei fiori e della base sono differenti, cosi come la loro grandezza. Coltivazione La specie è di introduzione recente e non è facilmente rintracciabile in commercio . Sopporta il freddo, purché asciutto, e richiede molto sole. La propagazione è pe r talea.
150 LOBIVIA ROSSII
(Boed .) Boed . ex Bckbg. Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocereanae
Luogo di origine Bolivia. Descrizione Boedeker aveva classificato questa specie dappri ma come Echinopsis e solo in seguito fu passata al genere cui oggi 'appartiene. Pianta inizialmente sferica, diviene allungata con l'età, quando emette anche parecchi polloni basal i, di un diametro di 7 cm e più. Le costolature sono 18, con tubercoli allungati, in forma di ascia, con la base più sottile del margine, come la lama di un 'ascia conficcata nelle costolature . I tubercoli sono obliqui, con 4-6 spine radiali acute e pungenti , rossastre o grigie con punta scura, più lunghe (6 cm) quelle superiori, più corte quelle inferiori ; le spine centrali mancano. r fiori sono lunghi circa 4 cm, arancioni con la base interna verde. È questa un'altra specie molto variabile, con molte varietà e forme e fiori di colori molto differenti. La varietà boedekeriana ha fiori rossi con il centro giallo chiaro; la varietà walterspielii (data da Boedeker come specie diversa) li ha carminio, con petali più grandi; nella varietà carminata i fiori sono carminio e le spine si intersecano, mentre nella varietà salmonea i fiori sono rosa salmone. Coltivazione Anche questa specie è piuttosto rara; tollera il freddo, ma come per la maggioranza del genere, le estati mediter ranee sono troppo calde e preferisce perciò la mezz'ombra. La propagazione può essere da seme, ma le varietà debbono essere riprodotte per talea o pollone ,
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LOBIVIA SHAFERI Bntt et Rose Tribù Gereeae - Sottotribù Echinocereanae Luogo di origine La pianta fu trovata da JA Shafer, dal quale prese il nome, nel .1916, in Argentina sulla Sierra de Ambato, nei pressi di Andalgalà, nella provincia di Catamarca. Descrizione Il fusto è dapprima globulare, quindi diviene cilin drico, alto 7-15 cm con un diametro di 2,5-4 cm, densamente ricoperto di spine, e accestisce, in modo un po' disordinato, con articoli basali piuttosto allungati. Le costolature sono circa IO, molto appiattite, con areole appressate , ciascuna delle quali ha 10-15 spine radiali aghiformi e acuminate, lunghe circa l cm, bianche o brune , e parecchie spine centrali lunghe anche 3 cm, una delle quali molto più grossa delle altre. I fiori imbutiformi nascono lateralmente, da boccioli molto pelosi; lunghi 4-6 cm, hanno un grosso tubo con scaglie lineari, alla cui base appaiono lunghi peli bianchi, e una corona di corti petali espansi il cui colore può variare dal giallo pallido al giallo vivo. Coltivazione Anche questa specie è di difficile reperimento, e la sua coltivazione non è facile dato che rifugge dal caldo torrido durante l'estate. I polloni di piante già acclimatate hanno maggio re probabilità di riuscita di quelle ottenute con la propagazione da seme.
152 LOPHOCEREUS SCHOTTII
(Berger) Britt et Rose
Tribù Gereeae - Sottotribù Gereanae
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Etimologia Il nome deriva dal greco /6phos, cresta, e da Ge reus, per l'apice dei fusti fortemente spinoso e setoloso. Luogo di origine Stati Uniti, nell'Arizona meridionale; Messico, negli stati di Sonora e della Bassa California. Descrizione La pianta accestisce con numerose ramificazioni basali formando grossi cespi di fusti ascendenti alti 5-7 m con un diametro di 6-10 cm. Le costolature sono 5-9, con areole lanose, biancastre, con circa 5 spine coniche , lunghe quasi l cm , dapprima scure poi grigiastre e, più tardi, una spina centrale. La parte superiore dei fusti, quando sono in forza da fiore, sviluppa areole più grandi, con circa 20 setole sottili e acuminate, dritte, grigio-brunastre, che appaiono quasi come una spazzola. La fioritura è notturna e i fiori, bianchi o rossastri , sono lunghi solo 4 cm, ma ne appare più d'uno a ogni areola; essi sbocciano fra le setole, ad angolo retto con il fusto. Questa specie può avere i fusti soggetti a vari tipi di fasci azione, dando luogo a diverse forme "mostruose". La specie mieck/eyanus (Weingt.) Bckbg. (foto a destra), è fortemente fasciata, con costole variabi li, irregolari, senza spine e scarse setole, e con fiori rosa. Cresce solo nella Bassa California. Coltivazione Sopporta grande aridità, come in natura, se ha 'già formato grosse colonie . La propagazione è per talea. La crescita è lenta.
·153 LOPHOPHORA LUTEA
(Rouh.) Bckbg. Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocactanae Etimologia Il nome deriva dal greco /6phos, cresta, e phoréo, portare, per le areole inermi ricoperte da ciuffi lanosi. Attribu ita da Lemaire al genere Anha/onium, da lui creato nel 1839 per un Ariocarpus, il nome è oggi abolito e ne è rimasto solo il derivato anhalonina , uno degli alcaloidi allucinogeni contenuti in questi cactus. Luogo di origine Messico . Descrizione Il genere è stato considerato a lungo come com prendente la sola specie Lophophora wil/iamsii, ma oggi, oltre a parecchie varietà di essa, se ne accettano altre due, benché si sia ancora lontani da un'esatta classificazione. Il fatto che le piante non siano abbondanti , ma abbiano un'area di distribuzione vastissima, le restrizioni poste alla loro coltivazione e detenzione, lo studio di piante ottenute da seme e quindi con un certo grado di variabilità, spiegano l'incertezza dei sistematici. Anche la definizione di "solitario" o "accestente " ha poco significato, perché alcune emettono polloni molto presto, altre quando sono molto vecchie . Questa specie, rintracciabile anche come Lophophora zieg/eri, è molto simile alla Lophophora wil/iamsii; ha costolature poco tubercolate divise da solch i sinuosi, lanugine giallastra e fiori più grandi, giallo pallido . Coltivazione Non tollera il gelo e desidera pieno sole estivo. Di crescita lentissima, come tutto il genere.
154 LOPHOPHORA WILLlAMSII
(Lem . ex Salm-D ick) Coult. Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocactanae
Luogo di origine Texas e Sud-Est degli Stati Uniti fino al Messico, negli stati settentrionali e parte di quelli centrali. Descrizione Come tutte quelle del genere, la pianta ha una grossa radice fittonante; il fusto è rotondo, carnoso-morbido, grigio-verde, più o meno accestente a seconda della varietà, di soli 5-10 cm di altezza, con l'apice depresso. I tubercoli sono arrotondati, poco rilevati, spesso quasi indistinti, posti su 8-10 basse costolature. Le areole, munite di minute spine soltanto nel primo stadio delle plantule, sono in seguito inermi, ricoperte di ciuffi feltros i più o meno cospicui, più folti all'apice dove emergono i piccoli fiori rosa con pochi segmenti del perianzio e tubo imbuti forme. Ve ne sono parecchie varietà, tra le quali una, caespitosa, orticola, derivata da una forma locale che accestisce .molto formando cuscinetti. La varietà decipiens è più piccola e da adulta ha le costolature divise in tubercol i con ici ; la varietà pentagona ha soltanto 5 costolature, e la varietà texana, al contrario, può averne anche 14. Ve n'è anche una forma con fiori rosa-violacei che era una volta classificata come Lophophora . jourdaniana. Coltivazione Le piante accestite possono essere propagate · per polloni, ma generalmente si riproducono da seme. La pianta sopporta il freddo se perfettamente asciutta, ma non il gelo.
155
LOXANTHOCEREUS AUREISPINUS
(Ritt.)
Buxb.
Tribù Cereeae - Sottotribù C~reanae
Etimologia Backeberg creò il nome di questo genere derivan dolo dal greco lox6s, obliquo, an/hos, fiore, e Cereus, per i fiori obliqui , e vi comprese delle piante peruviane che oggi sono state passate tutte al genere Borzicactus. Il nome è però rimasto per questa specie boliviana, che egli aveva originariamente chiamato Win/erocereus, dando cosi luogo a un gene re monotipico. Luogo di origine Bolivia, presso il Rio Wapacani, a nord di Santa Cruz . Descrizione La pianta è pendula, con fusto sottile, lungo fino a 1,5 m e con so~anto 2,5 cm di diametro, ramificante dalla base. Le costole sono circa 16, leggermente depresse fra le areole rotonde, ricoperte di feltro bruno; ciascuna areola ha circa 30 spine radiali sottili, giallo oro, e 20 spine centrali più lunghe e forti, anch'esse gialle: tutte sono flessibili e ricoprono praticamente il fusto. I fiori sono l.aterali e persistono per pa recchi giorni, rimanen do aperti anche la notte; leggermente ricurvi, hanno circa 5 cm di diametro e una netta distinzione fra le due parti del perianzio: quella esterna ha i segmenti allargati ed estroflessi rosso-arancio, mentre quella interna li ha molto più corti , bianchi o rosa, inclinati verso i filamenti che ne vengono quasi racchiusi. Coltivazione Introdotta di recente, e quindi piuttosto rara, è meglio evitarle il freddo, benché presumibilmente lo tolleri bene.
156
MACHAEROCEREUS ERUCA
(T.S. Brandeg.)
Britt. et Rose Tribù Cereeae - Sottotribù Cereanae Etimologia Il nome proviene dal greco macaira, daga, unito a Cereus, per la spina più lunga, simile a un pugnale. L'attributo specifico deriva dal latino eruca, bruco . Luogo di origine Bassa California, nell'isola Magdalena. Descrizione La pianta ha fusti prostrati (tranne la punta legger mente ascendente) che si estendono per circa 3 m, eradicano sul suolo dove strisciano e quindi ramificano a loro volta occupan do cosi vaste estensioni. A volte parecchie piante partono da un fusto iniziale e si irraggiano, mentre la parte vecchia muore. Le costolature sono circa 12, con grandi areole distanziate di 2 cm. Ognuna di esse ha circa 20 spine disuguali, grigio pallidO o bianche , quelle più esterne corte e subulate, quelle più interne più grosse e piatte, particolarmente una semicentrale, lunga fino a 3,5 cm, molto più larga delle altre e veramente simile a una corta daga rivolta verso il basso. I fiori sono lunghi 10-12 cm , con un tubo di circa 10 cm con la parte inferiore scagliosa, feltrosa e munita di spine. I segmenti del perianzio sono color crema, talvolta con la base rosea. Le spine che coprono il frutto scarlatto cadono a maturità. Coltivazione Assai poco coltivata, richiede terriccio sabbiosis simo e dovrebbe essere posta semiprostrata lasciando che strisci, ciò che in coltura non è semplice . La propagazione è per talea.
157 MACHAEROCEREUS GUMMOSUS
(Engelm.)
Britt. et Rose
Tribù Cereeae - Sottotribù Cereanae
Luogo di origine Bassa California e isole adiacenti. Descrizione Il fusto è inizialmente eretto, alto fino a 1 m con diametro di 4-6 cm, e ramifica abbondantemente dalla base con articoli semieretti che ramificano a loro volta, divenendo un grosso cespuglio, largo spesso 6-7 m. Le costolature sono 8, basse e ottuse, con areole grandi e distanziate di 2 cm . Le spine radial i sono 8-11 , lunghe circa 1 cm, quelle centrali sono 3-6, piatte, grosse, e una delle più basse è molto più larga delle altre e lunga fino a 4 cm, diretta prima verso l'esterno , poi verso il basso . Tutte sono inizialmente nerastre, per divenire poi più pallide e biancastre. Il fiore è lungo 10-14 cm, con un tubo lungo e sottile che ha la parte inferiore lanosa e spinosa e coperta di piccole scaglie ; i segmenti del perianzio sono rosso porpora. Il frutto è rotondo , spinoso, con epidermide rosso scarlatto; le spine cadono con la maturazione. La polpa rossastra è acida, ma commestibile , e infatti è chiamata localmente pitahaya agre. La linfa dei fusti , invece, è tossica, ma, presumibilmente , non per l'uomo, dato che gli indigeni adoperano la polpa tritata per intossicare i pesci dei torrenti, che dopo mangiano. Coltivazione Poco coltivato; richiede scarse innaffiature. La propagazione è facilissima, per talea, se si dispone di piante adulte.
158 MAMMILLARIA ALBICANS
(Brit!. et Rose) Berger Tribù Cereeae - Sottotribù Coryphanthanae
•
Etimologia Il nome proviene dal latino mamilla (o mammilla) , mammella, per i tubercoli conici, e fu istituito da Haworth nel 1812. Luogo di origine Bassa California, nelle isole di Santa Cruz e San Diego e nella parte meridionale del golfo di California. Descrizione Questa specie è descritta molto sommariamente sin dalla diagnosi iniziale, e probabilmente sono da ascriverle delle varietà e anche altre specie. Robert Craig , specialista in Mammillaria, vi attribuisce infatti la specie Mammillaria s/evinii trovata sull'isola San José, molto prossima. La pianta è prima globosa, poi cilindrica, alta 20 cm e con un diametro di 6 cm, e accestisce molto. I tubercoli , ravvicinati, sono conici , larghi alla base, con areole bianche molto lanose vicino all'apice, che divengono progressivamente quasi nude. Le spine radiali sono numerose, bianche e sottili, espanse lateralmente e quasi pettina te, abbastanza lunghe da intersecarsi con le adiacenti. Le spine centrali sono parecchie, dritte, rigide e sottili, più o meno espanse verso l'esterno, spesso brune o nerastre, specialmente al centro, oppure chiare con punta bruna . I Irutti sono rossi, clavati , lunghi 1-2 cm. La Mammillaria s/evinii è più bassa, per lo più solitaria, e i fiori sono descritti come bianchi con linea mediima rosa. Coltivazione Non sopporta il freddo. La propagazione è da seme o per pollone . F;orse in commercio con nomi diversi.
159 . MAMMILLARIA BOCASANA
Poselg.
Tribù Cereeae - Sottotribù Coryphanthanae Luogo di origine Messico centrosettentrionale, nello stato di San Luis Potosl e zone adiacenti ; la località. dove fu trovata, Sierra de BQ(~as, è ricordata nell'attributo specifico. Descrizione Poselger descrisse questa pianta ne l 1853, e da allora, per la sua resistenza e la semplicità della propagazione (che si effettua per pollone) è diventata una delle specie più comunemente coltivate . Il fusto è globoso, con 4-5 cm di diame tro , verde chiaro o verde scuro glaucescente, e accestisce moltis simo formando dei grossi gruppi. I tubercoli sono sottili, più o meno conici, rilevati per circa 1/2 cm e posti a spirale; la loro base è talvolta munita di peli bianchi finissimi, e le areole sono rotonde o solo leggermente ovali. Le spine radiali , che possono · essere anche 30 e raggiungere i 2 cm di lunghezza, sono costituite da peli setolosi, bianchi e sericei, che si presentano in generale un po' arruffati. Normalmente vi è una so la spina centrale, benché possano apparirne anche 3 sui vecchi esempla ri , lunghe 5-8 mm, gialle o giallo-brune, e almeno una, di solito la più bassa, è uncinata. I fiori sono piccoli, per quanto siano prodotti molto facilmente e abbondantemente, e hanno i segmenti interni del perianzio giallo crema con una linea rossastra media na. I frutti sono rossi e lunghi. Coltivazione Sopporta il freddo, purché del tutto asciutta, e desidera pieno sole . La propagazione è per pollone.
160
MAMMILLARIA BOMBYCINA
Quehl
Tribù Cereeae - Sottotribù Coryphanthanae Luogo di origine Messico settentrionale, dallo stato di Coahui la a quello di San Luis PotOSl. Descrizione Il nome della specie proviene dall'aggettivo latino bombycinus, sericeo, e veramente di seta appare la bianca e folta peluria addensata ·sulle giovani areole all'apice della pianta . . Il fusto, dapprima semplice, poi molto cespitoso, è allungato, alto 15-20 cm con diametro di 5-6 cm ; i tubercoli, rawicinati , sono conici o cilindrici, posti a spirale, e la loro base è molto lanosa, talvolta anche con una o più setole . Anche le areole da giovani sono lanose, conservando poi man mano soltanto le spine , che sono molto numerose. Quelle radiali sono infatti 30-40, bianche, sottili ma rigide, irradiate tutt'intorno, lunghe da 2 mm a l cm ; quelle central i sono 2-4, e in quest'ultimo caso sono poste a croce : quelle laterali lunghe l cm, quella superiore più corta e quella inferiore lunga 2 cm, più forte, molto uncinata e rivolta verso il basso. Il loro colore contrasta con le altre, perché, bianche alla base, sono rosso-brune per la maggior parte della loro lunghezza. I fiori sono piccoli, lunghi 1,5 cm e larghi altrettan to, con segmenti sottili e lanceolati rosso carminio più o meno chiaro. Ne esiste una varietà ffavispina prowista di spine centrali · gialle. Coltivazione Richiede un po' di calore. La propagazione è per pollone.
161
MAMMILLARIA CANDIDA Scheidw. Tribù Cereeae - Sottotribù Coryphanthanae Luogo di origine Messico, nello stato di San Luis Potosi. Descrizione Questa specie, insieme con un'altra, sono state recentemente trasferite da Buxbaum nel suo nuovo genere Mam milloydia. Dato però che il genere non il riconosciuto da tutti, si preferisce usare il nome assai più familiare di Mammillaria, che fu attribuito alla specie nel 1838. La pianta, dapprima sferica, diviene poi cilindrica, con un diametro di 10-14 cm e l'apice più o meno appiattito; da adulta emette palloni basali. I tubercoli sono cilindrici, posti in fitte e numerose spirali, rilevati, e alla loro base compaiono alcune setole bianche più fitte nella parte apicale, lunghe. quanto i tubercol i stessi. Le spine radiali sono numerosissime, circa 40 e pjù, sottili, bianche, lunghe quasi 1 cm e intersecate fra di loro in modo da nascondere quasi del tutto l'epidermide. Le spine centrali sono 8-12, lunghe 4-7 mm, aghiformi, bianche con punta brunastra. I fiori sono lunghi 2 cm , larghi 1,5 cm, ed emergono a corona fra le spine e le seto le intorno all'apice ; i segmenti del perianzio possono essere consi derati bianchi con parte centrale e base rosa , o rosa bordati in bianco, a seconda della predominanza - variabile - dei due colori. Coltivazione Nei climi molto caldi preferisce una leggera om breggiatura estiva, almeno nelle ore pomeridiane. La propagazio ne è da seme o per polloni prelevati da vecchie piante.
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MAMMILLARIA CAPUT-MEDUSAE
Otto
Tribù Cereeae - Sottotribù Coryphanthanae
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Luogo di origine Messico, nello stato di Hidalgo, nella parte . nordorientale, presso Metztitlàn. Descrizione Questa specie è stata a lungo considerata come una varietà di Mammillaria sempervivi, se non addirittura un sinonimo: Otto la descrisse nel 1837, ma gli autori seguenti, fino a Backeberg nel 1966, non riconobbero la validità della specie, che fu ristabilita solo recentemente. La pianta è per lo più solitaria, per quanto talvolta emetta palloni basali, e ha fusto e grandezza molto simili a Mammillaria sempervivi, ma i tubercoli diHeriscono in quanto sono conici, quadrangolari alla base , con l'angolo inferiore leggermente carenato . Le spine rad ial i, bianche e setolo se, lunghe 2-3 mm, appaiono sulle giovani areole, non sono quasi mai pers istenti e cadono assai presto; le spine centrali sono 4, inizialmente bianco-rosate e poi grigiastre, lunghe circa 1/2 cm e poste a forma di croce. I fiori sono lunghi circa 2 cm, con segmenti rosati dalla striscia dorsale med iana rossa . Coltivazione Un eccessò di sole rende l'epiderm ide rossastra . La propagazione è da seme .
163 MAMMILLARIA CARNEA
Zucc.
Tribù Cereeae - Sottotribù Coryphanthanae
C'
Luogo di origine Messrco, negli stati di Hidalgo, Guerrero, Puebla e Oaxàca. Descrizione '11 fusto verde;·più chiaro o più scuro, è dapprima sferico, ma con l'età diviene 'cilindrico, alto circa 10 cm , e accesti sce per mezzo di pollolTi-basali. I tubercoli sono quadrangolari, romboidi-piramidali, rilevati per circa 1 cm, posti su 8-13 spirali ; la loro base, inizialmente lanosa, giallastra, diviene in seguito nuda. Le areole sono feltrose al primo stadio, ma diventano presto glabre e non hanno spine radiali, sostituite spesso da alcune setole. Le spine centrali sono 4, rigide e pungenti, dritte o leggermente ricurve, dirette verso il basso, in particolare quella inferiore, più lunga, che può essere di 1,5-4 cm, mentre le altre variano da 1/2 cm a 2 cm . Tutte sono rossastre quando nascono per divenire poi carnicine con punta nera. l fiori, che nascono in cerchio intorno all'apice, dalla base dei tubercoli, sono piccoli, rosa pallido con punta dei segmenti più scura. Ve ne sono parecchie varietà, fra le quali cirrosa (Salm-Dyck) GOrke, che ha le spine all'apice e quella inferiore, in seguito, arricciate quasi come un cirro, e inizialmente violacee ; longispina, con tutte le spine più lunghe; subtetragona, con gli angoli dei tubercoli indi stinti e le spine tutte brune o biancastre con base e punta bruna. Coltivazione La propagazione è da seme ; per pollone dalle vecchie piante, soprattutto per quanto riguarda le varietà.
164 MAMMILLARIA CELSIANA
Lem Tribù Cereeae - Sottotribù Coryphanthanae Luogo di origine Messico centrale , dallo stato di San Luis Potosi fino a quello di Oaxaca, a sud. Descrizione Fusto globulare e più tardi cilindrico, proliferante da adulto per mezzo di polloni basali, alto circa 12 cm e con 8 cm di diametro, verde glauco. I tubercoli conici, rilevati per circa 6 mm, sono posti in numerose compatte spirali, e la loro base è fornita di lanugine bianca, particolarmente densa nella zona di nuova vegetazione e, molto vistosamente, all 'apice, mentre le areole sono piccole, rotonde e feltrose . Le spine radiali sono 20 30, lunghe circa 7 mm, sottili, bianche e pungenti ; quelle centrali sono 4-6, lunghe da 7 mm a 1,5 cm, tranne quella inferiore che è lunga il doppio: tutte sono rigide, molto pungenti, e il loro colore varia dal giallo pallido al giallo scuro, con punta bruna. I fiori nascono in un ampio anello intorno all'apice, dall'ascella dei tubercoli, e sono lunghi circa 1 cm; i segmenti esterni del perian zio sono di solito rossastri, mentre quelli interni, lanceolati, posso no variare in colore dal rosa al rosso scarlatto o al carminio. I frutti sono ovali, rossi, e conservano all'estremità i residui dissec cati della corolla. Questa pianta è descritta dal 1839. Coltivazione Di facile coltivazione, preferisce una leggera om breggiatura almeno nelle ore più calde del periodo estivo. La propagazione è per pollone basale o da seme.
165
MAMMILLARIA COMPRESSA
DC.
Tribù Cereeae - Sottotribù Coryphanthanae . Luogo di origine Messico centrale, da San Luis Potosi fino, a sud, a Querétaro e lxmiquilpan. Descrizione Questa pianta, conosciuta anche col vecchio no me , oggi sinonimo, di Mammi/laria angufaris Link et Otto, è molto variabile e ve ne sono parecchie varietà nomenclate. La specie tipo ha fusto globulare che, accestendo, forma cuscinetti emisferi ci, benché spesso, invecchiando, divenga cilindrica e, in alcune forme, possa raggiungere i 20 cm di altezza. I tubercoli sono corti e grossi, leggermente angolari , compressi lateralmente e la loro base è fittamente rivestita di peluria lanosa bianca e di setole argentee, mentre le areole apicali , dapprima lanose, mantengono in seguito soltanto le spine. Queste sono 4-6 , tutte radiali, rossa stre da giovani, divengono prima bianche poi grigie con punta bruna; quella inferiore è lunga anche 7 cm ed è proiettata in fuori verso il basso. I fiori, poco frequenti , sono rosa violaceo o purpurei con bordo più chiaro. I frutti sono rosso chiaro, lunghi 2 cm, con semi brunastri. La varietà fulvispina ha le ascelle poco lanose e 5 spine bruno-giallastre . La varietà longiseta è più fort'e e alta, molto lanosa e munita di lunghe setole ; ha 7 spine bianche e lunghe. Coltivazione La propagazione si effettua per polloni. Cresce bene sia in pieno sole che a mezz'ombra.
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MAMMILLARIA ELONGATA DC. Tribù Cereeae - Sottotribù Coryphanthanae Luogo di origine Messico, nello stato di Hidalgo. Descrizione Questa piccola pianta fittamente cespitosa ha cambiato una quantità di nomi negli ottanta anni seguenti la sua descrizione fatta da De Candolle nel 1828, e dopo mezzo secolo di pace Buxbaum l'ha trasferita nel suo nuovo genere Leptoc/ado dia, senza tuttavia che nell'uso comune cambiasse il suo. nome, solidamente affermato. I fusti sono esili e cilindrici, lunghi da 6 a 15 cm e con un diametro di 1,5-3,5 cm : nei fitti gruppi che essi formano, alcuni sono eretti, altri semiprostrati. I tubercoli sono conici e sottili, con la base scarsamente lanosa o glabra; le areole, piccole e rotonde, hanno circa 20 corte spine radiali, più o meno gialle, irraggiate a stella. Le spine centrali sono per lo più assenti: in alcune varietà ve ne possono essere 1-3, lunghe l cm e più. I fiori, lunghi 1,5 cm, sono giallo pallido. Ve ne sono ' molte varietà, fra le quali: obscurior, con fusti sottili e spine dalla base scura che formano un anello bruno intorno all'areola; ste/la aurata, con una sottile spina centrale e tutte le spine gialle dalle punte scure; subcrocea, dalle spine giallo pallido con punta bruna o rossa; tenuis, con fusti molto più sottili ma eretti. Coltivazione Una pianta molto diffusa per la sua ridotta gran dezza, la facilità di coltivazione e di propagazione per pollone e la rapidità di crescita. È però molto facile a marcire e deve essere mantenuta completamente asciutta in autunno e in inverno.
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Luogo di origine Fu trovata da J. Rose nel 1911 nelle isolette di Pichilinque, Cerralbo e Santa Catalina, tutte adiacenti la Bassa California nel golfo di California. . Descrizione Fusto cilindrico, con palloni basali da adulto, piut tosto basso, di soli 10-15 cm di altezza. I tubercoli sono conici, larghi alla base e poco rilevati; le loro ascelle sono glabre o con solo alcune setole. Le spine radiali sono 10-12, lunghe da 8 mm a l cm, sottili e aghiformi, dapprima bruno-rossastre, cambiano poi colore divenendo bianche, e sono irradiate verso l'estemo. Le spine centrali sono 3-4, lunghe fino a l cm, un po' più grosse, bruno scuro da giovani, divengono poi più chiare; una di esse è uncinata. I fiori, espansi fino a 3 cm di diametro e più, hanno i segmenti del perianzio rosa, più scuri nel centro. I frutti, allungati a forma di clava, sono rosa-lilla o rossi; i semi sono neri. Coltivazione Una pianta non molto diffusa in coltura, anche perché richiede un certo calore invernale e una buona umidità ambientale malgrado il terriccio debba essere perfettamente drenato, mantenuto asciutto durante il riposo e innaffiato con molta cautela anche negli altri periodi. La propagazione è per pollone basale.
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MAMMILLARIA FRAILEANA (Britt. et Rose) Boed. Tribù Cereeae - Sottotribù Coryphanthanae
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MAMMILLARIA GRACILIS Pfeiff. Tribù Cereeae - Sottotribù Coryphanthanae Luogo di origine Messico, nello stato di Hidalgo. Descrizione Un 'altra piccola pianta che è mollo coltivata da lungo tempo malgrado la confusione tassonomica che l'ha lunga mente circondata. Il fusto è piccolo, cilindrico, alto IO cm e accestisce molto sia dalla base che ramificando lateralmente; i nuovi fusti sono spesso semiprostrati o distorti. I tubercoli sono lunghi circa 1/2 cm e un po' meno larghi, e la loro base è solo leggermente lanosa. Le spine radiali sono 12-14, simili a setole, lunghe 5-9 mm, color crema e poi bianche, irradiate a stella tutt'intorno. Le spine centrali sono 3-5, lunghe fino a 1,5 cm, varianti da bruno chiaro a bruno scuro. I fiori sono lunghi 1,7 cm, larghi 1,3 cm, con i segmenti del perianzio lanceolati, giallo pallido o biancastri; il frutto è lungo l cm, arancione. I giovani polloni hanno bassi tubercoli con spine molto attaccate all'epider mide e senza spine centrali; essi si distaccano e cadono con grande facilità. Ve n'è una varietà fragilis, anche più conosciu ta, tanto che è data spesso come speCie, più piccola e con le spine centrali bianche con punta bruna; la varietà pulchella è più sottile, con meno spine radiali, in parte brune, e senza spine centrali. Coltivazione Di facile coltura e di facile propagazione per palloni o talea, che però non fioriscono prima di tre anni. Tollera il freddo purchè asciutta e purché non sia intenso.
169 MAMMILLARIA GUELDEMANNIANA
Bckbg.
Tribù Cereeae - Sottotribù Coryphanthanae Luogo di origine Messico, nella punta merid ionale dello stato di Sonora, presso Alamos . Descrizione Questa pianta ha fusto grigio-verde chiaro, dappri ma globulare, che diviene in seguito cilind ri co, arrivando a 10 cm di altezza con un diametro di circa 5 cm e divenendo cespi tosa con l'emissione di numerosi polloni basali. I tubercoli, piuttosto morbidi e carnosi, arrotondati verso l'apice; hanno base quadran golare larga e glabra. Le areole hanno circa 20 spine radiali, sottili, biancastre, lunghe circa 1/2 cm, e una spina centrale cortiss ima, di 2 mm, conica, che talvolta può essere uncinata, più (, meno scura. I fiori sono piccoli, campanulati, con diametro di 1 cm, bianchi, con petali bordati in rosa e la gola centrale rosa carminio. Ve n'è una varietà guirocombensis, rintracciata anche nel Nord-Est dello stato di Sinaloa e nel Sud-Ovest di quello di Chihuahua, comprendendo cosi una zona più vasta e di maggiori altitudini, sul versante della Sierra Madre Occidentale ; essa ha 1-3 spine centrali rosso-brune, lunghe quasi 1 cm, di cui una uncinata, e i fiori un po' più grandi e più aperti , i frutti scarlatti e i semi neri. Coftivazione La varietà è più facile da rintracciare della specie tipo e sopporta freddi non forti purc~é sia asciutta. La propagazio ne è per seme, eventualmente per pollone basale .
170 MAMMILLARIA KEWENSIS
Salm-Dyck Tribù Cereeae - Sottotribù Coryphanthanae
Luogo di origine Questa specie, già descritta da Salm-Dyck nel 1850 come da lui coltivata, era stata inviata per prima a Kew (da cui il nome speCifico) senza indicazione della località di origine , ma è stato accertato che proviene dall'altopiano centrale del Messico. Descrfzione Fusto sferico che diviene in seguito cilindrico, alto circa 12 cm e con 9 cm di diametro, verde scuro. I tubercoli sono conici , corti ma larghi alla base dove appare una lanugine bianca e arricciata, persistente, mentre le areole apicali , lanose da giovani, divengono in seguito nude. Le spine sono tutte radiali, in numero di 4-6, disposte a stella e ricurve ; quelle superiori sono lunghe 6-12 mm, la più bassa è lunga fino a 3 cm, grossa e acuminata ; il loro colore, con il tempo, passa dal bruno rossastro al bruno-nero, quindi diviene più chiaro . I fiori, imbutiformi, sono lunghi circa 1,5 cm, con i segmenti del perianzio acuminati, rosa purpureo scuro , partiCOlarmente nel centro. Il frutto, verdastro, può divenire più o meno rosato ed é lungo 2 cm . I semi sono bruni. Ve n'è una varietà albispina, più conosciuta in linguaggio orticolo come spectabilis, con spine bianche. Coltivazione Lenta di crescita, tolléra il freddo ma non il gelo, e inoltre, come tutte le specie con l'epidermide non protetta dalle spine, è soggetta a scottature se da un riparo invernale viene esposta al sole senza gradualità. La propagazione è per seme.
171 <
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MAMMILLARIA LENTA K. Brandeg. Tribù Cereeae - Sottotribù Coryphanthanae Luogo di origine Messico, nella parte sudoccidentale dello stato di Coahuila, presso Viesca e Torre6n..Fu descritta da Katherine Brandegee nel 1904. Descrizione Questa pianta, che açcestisce dalla base forman do densi cespuglietti, ha la particolarità di ramificare dall'apice che si divide dicotomicamente; i fusti individuali hanno 3-5 cm di diametro, sono verde chiaro o giallastro e rimangono general mente emisferici con altezza inferiore alla base. I tubercoli sono sottili e conici, posti in numerosissirne spirali, con la base lanosa e talvolta con una setola, ma le areole che portano le spine sono glabre, bianche e feltrose s'olo accanto all'apice. Le spine radiali sono 30-40, bianche e setolose, lunghe 2-5 mm, poste in numero se serie concentriche, sottili e fragili, talvolta quasi trasparenli, e si intersecano più o meno fra di loro nascondendo quasi del tutto il fusto. Non vi sono spine centrali. I fiori sono biancastri, con segmenti del perianzio acuminati, e sono seguiti da frutticini rossi lunghi l cm . Coltivazione La crescita di questa specie è particolarmente lenta, quindi è preferibile, se si può, la propagazione per pollone basale. Preferisce la mezz'ombra e, in inverno, un leggero calore, con qualche spruzzatura per mantenere la delicata bellezza delle spine.
172 MAMMILLARIA MARNIERIANA
Bckbg.
Tribù Cereeae - Sottotribù Coryphanthanae
Luogo di origine Messico, nello stato di Sonora, sulle monta gne intorno a Santa Ana. Descrizione Questa specie, che Backeberg dedicò a Julien Marnier-Lapostolle che nella sua villa «Les Cèdres», presso Cap Ferrat, riunì uno splendido orto botanico privato nel quale le succulente sono privilegiate, ha un fusto brevemente cilindrico, dapprima solitario, poi ramificante dalla base con numerosi pollo ni, alto circa IO cm con un diametro di 6,5 cm, e con la parte apicale quasi piatta. I tubercoli sono conici, piccoli, fittamente appressati, disposti in numerosissime spirali e hanno la base glabra. Le areole alloro apice hanno circa 30 spine radiali lunghe circa 8 mm, sottili e dritte, non uncinate, e una spina centrale piuttosto grossa, lunga solo 2 mm; tutte le spine sono bianche , leggermente brunastre alra base . I fiori, campanulati, sono grandi per il genere, lunghi 1,5 cm e con un diametro di 3,5 cm, con i segmenti del perianzio estroflessi, leggermente arrotolati in fuori, rosa, carminio oppure purpurei. Coltivazione Questa specie, la cui introduzione è abbastanza recente, è di difficile reperimento sul mercato. Preferisce un leggero calore invernale e posizione calda e assolata durante l'estate. La propagazione è da seme.
173
MAMMILLARIA MAZATLANENSIS
K. Schum.
Tribù Cereeae - SottotribÙ Coryphanthanae Luogo di origine Messico nordoccidentale, presso la città di Mazatlàn, sull'oceano Pacifico, nello stato di Sinaloa. Descrizione La pianta, descritta nel 1901 , cresce sulle colline vicino al mare e forma grandi cespi di piccoli fusti oblunghi, alti fino a 12 cm e di 4 cm di diametro al massimo. Ogni fusto, verde grigiastro, presenta i tubercoli posti su poche spirali, con la base larga e il rilievo conico alto da 3 mm a 1/2 cm circa . La base dei tubercoli è nuda o solo scarsamente feltrosa, talvolta con alcune setole, .e le areole apicali sono lanose e , rotonde. le spine radiali sulle piante adulte sono 13-15, bianche, rigide e aghiformi, irradiate verso l'esterno, lunghe da 1/2 cm a 1 cm. Le spine centrali sono 3-4, nelle vecchie vegetazioni anche 6, e talvolta una di esse è uncinata: più grosse e più lunghe delle rad iali , sono brune, più scure verso l'apice del fusto , con base bianca, dirette in fuori, pungenti. I fiori nascono dall'ascella dei tubercoli più vecchi, ma sempre nella parte superiore della pianta e sono lunghi circa 4 cm, con segmenti del perianzio oblunghi, rosso più o meno carminio. Il frutto è rosso O rossastro, talvolta tendente
al bruno, clavato e lungo 2 cm .
Coltivazione ' Desidera almeno un certo calore invernale, con
alcune spruzzature durante il riposo , dato che ama atmosfera
piuttosto umida in confronto alle specie desertiche. La propaga
zione è per pollone.
174
MAMMILLARIA MICROCARPA
Engelm.
Tribù Cereeae - Sottotribù Coryphanthanae
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Luogo di origine Il suo areale si stende a cavallo del confine tra gli Stati Uniti e il Messico, comprendendo da un lato gli stati del Texas e dell'Arizona, dall'altro quelli di Chihuahua e Sonora. Descrizione La pianta è piuttosto piccola, dato che in coltiva zione non raggiunge neppure i 10 cm di altezza, benché in natura possa giungere a 16 cm . Il fusto, di 6 cm di diametro al massimo, è per lo più solitario, benché talvolta possa accestire; verde grigiastro scuro, con piccoli tubercoli conici o leggermente ovali dalle ascelle prive di peli o setole, è completamente ricoperto dalle spine radiali, che si dipartono da ogni areola incrociando le altre, lunghe da 1/2 cm a più di 1 cm. Esse sono sottili, bianche o gialle con la punta bruna, e sono generalmente 20-30. Le spine centrali sono singole oppure 3-4, nel qual caso le superiori sono rawicinate fra di loro e quella inferiore è uncinata: il loro colore, inizialmente rosso, diviene col tempo bruno-nero, e la loro lun ghezza raggiunge quasi i 2 cm. I fiori , rosa con una linea mediana più scura, hanno circa 4 cm di diametro. Ve ne sono alcune varietà locali dell'Arizona con spine centrali giallo oro oppure con spine brune e tutte uncinate. Coltivazione La propagazione si effettua generalmente da se me e la crescita è lentissima, la pianta è perciò spesso innestata, anche per ottenere una migliore fioritura.
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MAMMILLARIA OCCIDENTALIS(Britt. et Rose) Boed. Tribù Cereeae - Sottotribù Coryphanthanae Luogo di origine Messico. La pianta fu trovata per la prima volta nel piccolo stato di Comima, sull'Oceano Pacifico, vicino a Manzanillo, quasi sulla costa, ma fu in seguito rintracciafa più a nord, negli stati di Nayarit e Sinaloa, sempre sul Pacifico. Descrizione Specie che accestisce e ramifica abbondante mente, con fusti sottili e cilindrici alti fino a 15 cm, con un diametro di 2-3 cm. I tubercoli, completamente nascosti dalle numerose spine, sono conici e la loro base non è lanosa benché a volte possa presentare alcune setole . Le spine radiali sono 12-18, lunghe 3-8 mm, cosi che, essendo irraggiate tutt' intorno e appiat tite , si intersecano; sottili e aciculari, sono variabili in colore dal bianco al giallastro con punta bruna. Le spine centrali sono 4-5, lunghe da 1/2 cm a l cm, rosso-brune ; aciculari e rigide, una di esse, in generale la più bassa, è uncinata. I fiori sono lunghi 1 cm e sono leggermente profumati; i segmenti del peri anzi o sono rosa carminio o violaceo, più o meno scuro, e sono fortemente estroflessi. Ve n'è una varietà monocentra, con una sola spina centrale rosso-bruna lunga 7 mm, che può essere dritta, ripiegata o uncinata. ColtivaZione In natura cresce al sole fra le rocce, quindi neces sita di terriccio ghiaioso e perfettamente drenato. La propagazio ne è per pollone.
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MAMMILLARIA PLUMOSA Web. Tribù Cereeae - Sottotribù Co,yphanthanae Luogo di origine Messico settentrionale, nello stato di Coahui la. Descrizione Una piccola pianta fortemente accesiita fino a formare dei veri cuscinetti, che cresce sulle rocce calcaree e sui declivi ghiaiosi sui quali si estende. Il fusto sferico, verde chiaro, ha 7 cm di diametro, con morbidi tubercoli cilindrici, disposti in numerose spirali, dall'ascella bianca e lanosa e dalle piccole areole rotonde sulle quali nascono fino a 40 spine radiali bianche, lunghe 3-7 mm, morbide e ·piumose , che coprono interamente i fusti. Non vi sono spine centrali. Spesso alcune delle spine sono ripiegate o attorcigliate formando una massa anche più densa. I fiori sono piccoli e bianchi, verdastri alla base, con una linea mediana rossa o bruna piuttosto sottile e talvolta indistinta; la loro lunghezza e larghezza di rado superano il centimetro, e la fioritura non è costante né abbondante. Tuttavia la pianta è molto graziosa ed è coltivata soprattutto per lo strano. aspetto che assume, specialmente quando è accestita, di batuffoli di ovatta. ~ spesso confusa con Mammillaria lasiacantha, che ha spine anche più numerose ma simili a setole , la base dei tubercoli glabra e l'epidermide più grigiastra. Coltivazione La pianta desidera il pieno sole, terriccio molto ben drenato e dovrebbe essere mantenuta piuttosto asciutta da novembre ad aprile. La propagazione è per pollone.
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177 MAMMILLARIA PROLIFERA
Haw.
Tribù Cereeae - Sottotribù Coryphanthanae Luogo di origine Indie Occidentali: Cuba e Haiti. Descrizione Una delle specie del genere conosciuta da più lungo tempo: battezzata Cactus proliferus da Miller nel t 768, fu inclusa da Haworth nel1812 fra le specie che formarono il nucleo del suo nuovo genere. La piccola pianta è sferica od oblunga, alta solo 6 cm con un diametro di 4 cm, e accestisce espandendosi in colonie spesso larghe 60 cm . I tubercoli sono morbidi, conici, sottili, lunghi poco più di 1/2 cm, posti a spirale su poche file, e alla loro base compaiono delle lunghe setole capilliformi che arrivano a sovrapporsi alla loro punta. Le areole sono leggermen te lanose verso l'apice del fusto, e su di esse compaiono numero sissime spine radiali, lunghe da 1/2 cm a l cm, bianche e setolose, e 5-10 spine centrali, lunghe circa 8 mm, sottili e irraggiate, giallo pallido con punta più scura. I fiori nascono intorno al centro della pianta, alla base dei tubercoli più vecchi, sono lunghi circa 1,5 cm e hanno i segmenti interni del perianzio grandi e piuttosto eretti, giallo pallido con una striscia mediana bruno-rossastra. Sui frutti, rosso scarlatto o arancione, lunghi l cm, persistono a lungo gli elementi disseccati del perianzio. Ne esiste una varietà multiceps (Salm-Oyck) , talvolta considerata ancora specie, con fusto più sottile, originaria del Messico setten trionale e del Texas. Coltivazione La propagazione è facile, per pollone.
178 MAMMILLARIA PSEUDOPERBELLA
Quehl
Tribù Cereeae - Sottotribù Coryphanthanae Luogo di origine Questa specie, descritta da Leopold Quehl nel 1909, ha un areale piuttosto vasto, che si estende, nel Messico, dallo stato di Querétaro, attraverso il Messico centrale, fino allo stato di Oaxaca sul Pacilico. Descrizione Fusto per lo piu solitario, occasionalmente ramifi cato, ma sempre con pochi polloni, dapprima sferico, poi breve mente cilindrico, depresso all'apice dove appare del tutto bianco ; raggiunge i 15 cm di diametro e con l'età può suberificare alla base. I tubercoli, conici e corti, sono posti in spirali numerose e molto rawicinate; la loro ascella è più o meno lanosa e le areole apicali portano da 20 a 30 spine radiali lunghe 3 mm, bianche, fini e seri cee, disposte lateralmente dalle due parti. Le spine centrali sono due: quella superiore, eretta, è lunga circa 5 mm, la più bassa è più corta, e ambedue sono brunastre con punta più scura. I fiori sono piccoli, rosso carminio . I frutti sono rosso chiaro. Coltivazione La pianta è di facile coltivazione, ma tollera male il freddo forte, anche se ne sopporta un certo grado purché asciutta. La propagazione generalmente è da seme ; a volte le vecchie piante si dividono all'apice ramilicando dicotomicamente e formando due articoli distinti, ma in questo caso l'asportazione di uno di essi potrebbe riuscire fatale alla pianta.
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MAMMILLARIA SCHIEDEANA
E!1renb.
Tribù Cereeae - Sottotribù Coryphanthanae Luogo di origine Messico centrale. Descrizione Il botanico tedesco C. Ehrenberg denominò que sta specie nel 1838. La pianta, fortemente sferica, più o meno appiattita all'apice, ha un diametro da 4 a 5,5 cm ed emette una gran quantità di polloni basali formando densi gruppi. I tubercoli, piuttosto morbidi come consistenza, sono conico-cilindrici , lunghi circa 1 cm, disposti in basse spirali , con peli setolosi alla base. Le areole hanno numerosissime spine radiali, molto sottili, lunghe 2-5 mm, poste in rawicinate serie concentriche e inframmezzate da peli setolosi gialli alla base, che si espandono intersecandosi con quelle delle areole adiacenti, cosi da apparire come una serie di leggeri festoni sul fusto. Le spine centrali sono assenti. I fiori, lunghi 2 cm, sono bianchi o bianco crema, con i segmenti interni del perianzio dentellati. I frutticini cilindrici sono rossi. Ve ne sono varie forme, con spine e setole del tutto bianche, del tutto gialle o gialle nella corona. Coltivazione Le radici di questa pianta possono essere sia fibrose che consistenti in un lungo fittone: occorre fare attenzione nel rinvaso per poter dare a questo tipo lo spazio necessario. Rustica nei climi mediterranei più miti, richiede riparo dal freddo intenso. I polloni radicano con difficoltà e perciÒ è spesso innesta ta, oppure propagata per seme.
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MAMMILLARIA SEMPERVIVI
DC.
Tribù Cereeae - Sottotribù Coryphanthanae Luogo di onglne Messico centrale, negli stati di Hidalgo e Vera Cruz. Descrizione De CandoIle, nel 1828, dette il nome a questa specie che , con i sUoi tubercoli piuttosto lunghi e soprattutto ben visibili e rawicinati in numerosissime spirali, gli ricordava i Sempervivum delle montagne europee. La pianta, dapprima solitaria e poi accestente lentamente, è sferica, con l'apice molto depresso, alta circa 6 cm e di 7 cm di diametro. I tubercoli sono piramidali, leggermente angolari, lunghi circa 1 cm , con la base molto lanosa soprattutto nella zona fiorifera, e le areole sono piccole, feltrose al centro del fusto, ma divengono man mano glabre. Le spine radiali sono 3-7, bianche, lunghe solo 3 mm, e appaiono solamente sulle giovani vegetazioni; le spif)e centrai i sono per lo più 2, rigide, corte (la più lunga raggiunge il 1/2 cm) e quasi coniche, leggermente ricurve, e il loro colore , bruno rossastro quando nascono, passa presto al bianco. I fiori com paiono all'ascella dei tubercoli già adulti e normalmente hanno i segmenti del perianzio esterni verdastri e quelli interni bianchi con linea centrale rossa, ma talvolta sono giallastri o rosa. Coltivazione Leggero calore invernale e riparo dal sole nelle ore più calde. La propagazione è per seme o per pollone.
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MAMMILLARIA SPHACELATA
Mart.
Tribù Cereeae - Sottotribù Coryphanthanae Luogo di origine Zone montuose del Messico meridionale, negli stati di Puebla, presso Tehuacan, e di Oaxaca. Descrizione Secondo il Codice della Nomenclatura, questa pianta oggi non appartiene più al genere Mammillaria , bensi al nuovo genere Leptoc/adodia (cioè , dal fusto sottile) istituito da Buxbaum. Dato però che la maggior parte dei testi mantiene il vecchio nome che, per di più, è d'uso comune, si è preferito non cambiare. L'attributo specifico le fu dato da Martius nel 1832 derivandolo dal greco sphake/6s, secco, inaridito, forse per l'a spetto che i fusti, non bene eretti e ricoperti di spine bianche sull'epidermide verde-grigia, assumevano con l'età. Come il nuo vo nome dovrebbe indicare, la pianta ha fusti cilindrici lunghi sino a 20 cm, ma di 3 cm al massimo di diametro, spesso contorti, verde-grigio pallido, che accestiscono con grande facilità forman do dei fitti cespi. I tubercoli, piccoli e con ici , hanno l'ascella lanosa e setolosa e al loro apice le areole hanno 10-15 spine radiali sottili e bianche con la punta dapprima rossa poi brunastra; di solito vi è una sola spina centrale, oppure 2-3, sim ili alle ra.diali. I fiori sono rossi, più o meno scuri. Coltivazione Di crescita molto lenta, è facilmente soggetta a marciumi, richiede perciò scarse innaffiature. Non tollera il gelo; la propagazione è per polloni basali.
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MAMMILLARIA SPINOSISSIMA
Lem .
Tribù Cereeae - Sottotribù Coryphanthanae Luogo di onglne Messico. Ha una vastissima distribuzione, che comprende, oltre agli stati di Hidalgo, Morelos e Puebla nel Messico centrale, anche quello di Guerrero, sull'oceano Pacifico, attraversato dalla Sierra Madre del Sur. Descrizione Questa pianta, cui Lemaire applicò il nome nel 1838, ha avuto probabilmente più nomi di ogni altra, a causa delle grandi variazioni soprattutto nel colore delle spine; tali nomi sono oggi quelli delle numerose varietà o sono rimasti come sinonimi. Il fusto è cilindrico, colonnare da adulto , giungendo fino a 30 cm di altezza con un diametro di 10 cm , e benché sia quasi sempre descritto come solitario, a questo punto puÒ ramificare dalla base. f tubercoli sono conico-ovoidi o vagamente angolari, alti 4-5 mm, con ascelle lanose e setolose, disposti in numerose spirali. Le areole, lanose all'apice , divengono in seguito glabre. Le spine radiali sono 20-30, espanse in ogni direzione, setolose, lunghe anche 1 cm, per lo più bianche. Le spine centrali sono 7 15, lunghe fino a 2 cm, aghiformi e flessibili, scarsamente pungen ti, di colore variabilissimo dal bianco al rosso rubino, o dal bruno giallastro al rosso-bruno. I ·fiori sono lunghi 2 cm, con i segmenti esterni bruno-rosati e quelli interni carminio . Coltivazione La naturale variabilità è accresciuta dalla propa gazione per seme, dato che solo le vecchie piante accestiscono, e non sempre.
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MAMMILLARIA THERESAE Cutak Tribù Cereeae - Sottotribù Coryphanthanae Luogo di onglne Questa specie fu scoperta nel 1966 da Theresa Bock nello stato di Durango, nel Messico settentrionale, dove cresce a 2200 m, e il botanico Ladislaus Cutak, nativo della Bucovina, in Romania, ma naturalizzato americano e specialista di succulente all'Orto Botanico di Saint Louis, nel Missouri, la denominò theresae in suo onore. Descrizione È una piccola pianta, con fusto cilindrico, spesso solitario ma che può ramificare, verde oliva, che, in buona coltiva zione, diviene rosso o purpureo. I tubercoli sono piccoli e sottili, con areole rotonde e lanose munite di numerose spine radiali biancastre, lunghe appena 2 mm, e 9 spine centrali. I fiori , rosso violacei , hanno un sottile tubo e possono quindi raggiungere i 4 cm di lunghezza. I semi, neri, sono minutissimi. Coltivazione La pianta probabilmente tol lera il freddo sino a un certo pu nto, ma date le sue ridotte proporzioni è bene sia coltivata da sola e con alcune precauzioni. La propagazione è facile, da seme.
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MAMMILLARIA TROHARTII Hildm. Tribù Cereeae - Sottotribù Coryphanthanae Luogo di origine Messico. Descrizione Il fusto di questa specie è dapprima solitario, quindi emette numerosissimi polloni basali, proliferando larga mente in modo da formare dei larghi cespi. Il colore è verde scuro, tendente al glauco, e ogni fusto, che arriva più o meno a 6 cm di diametro, ha l'apice depresso e grossi tubercoli conici , leggermente angolari, rilevati per circa 1/2 cm. La base dei tubercoli è glabra nella parte di nuova vegetazione, ma sviluppa in seguito una folta lanugine bianca . Le areole, al contrario, sono inizialmente feltrose per divenire poi nude, e hanno 4-5 spine radiali bianche con punta bruna, corte, tranne quelle inferiori che possono arrivare a 8 mm. Vi è una sola spina centrale, più o meno bruna, molto più lunga e rigida, dritta o leggermente ricurva, che con il tempo cade, cosi che i tubercoli basali rimangono quasi inermi. I fiori sono rossi e nascono all'ascella dei tubercoli già adulti, in mezzo alla lanugine che nel frattempo si è sviluppata. Coltivazione La specie non è di facile identificazione perché in commercio se ne trovano molte assai simili, probabilmente . frutto di ibridazioni naturali o artificiali. Come in tutti i tipi scarsa mente spinescenti in' cui l'epidermide non è protett ~, occorre molta attenzione nell'esposizione ai raggi solari, in particolare dopo il riposo , per evitare scottature. La propagazione è per pollone.
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MAMMILLARIA WOBURNENSIS
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Tribù Cereeae - Sottotribù Coryphanthanae .., ~
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Luogo di origine Guatemala . Descrizione Il nome della specie deriva da quello dell'abbazia di Woburn dove vi era una grossa collezione di cactus ; descritta da F. Scheer nel 1845 su di un campione mantenuto a Kew, fu riscoperta nel 1908 da F. Eichlam che la chiamò Mammillaria chapinensis, e come tale può essere ancora nomendata. Il fusto è sferico, ma diviene ovale-oblungo, alto 20 cm e con 8 cm di diametro, e forma col tempo grossi cespi emettendo polloni e ramificando . I tubercoli sono conico-ottusi ed essudano copioso latice quando sono lesi; la loro base è lanosa, con circa 10 setole bianche. Le spine radiali sono 8-9, lunghe 4-5 mm, bianco-{;rema con punta rossastra; le spine centrali sono 1-5, di varia lunghezza fino a quasi 2 cm , bruno scuro quando appaiono , divengono giallastre con punta bruno-rossa. I fiori nascono a corona dalla base dei tubercoli intorno all'apice o un po' più in basso, sono lunghi circa 2 cm e hanno i segmenti esterni del perianzio gialli con riga dorsale mediana bruno-rossastra, mentre quelli interni sono giallo puro. La pianta può variare nel colore dell'epidermide, che spesso è rossastra ed è allora conosciuta in orticoltura come varietà rubescens. Coltivazione In natura cresce sotto gli arbusti, richiede perciò mezz'ombra; non tollera il freddo . La propagazione è per \alea o per pollone.
MAMMILLARIA ZEILMANNIANA
8000.
Tribù Cereeae - Sottotribù Coryphanthanae
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Luogo di origine ' Messico centrale, nello stato di Guanajuato,
presso San Miguel Allende .
Descrizione Questa specie, molto fiorifera , ha fusto per lo più
solitario , che può sporadicamente emettere polloni invecchiando,
ovale o leggermente cilindrico, alto circa 6 cm e largo 4 cm . I . tubercoli sono ovoidi o quasi cilindrici, lunghi 1/2 cm, con la base nuda e areole all'apice. Queste si presentano lanose da giovani e hanno 15-18 spine radiali, bianche, sottilissime e lunghe 1 cm, disposte a raggio; le spine centrali sono 4, lunghe 8 mm, bruno rossastre, e la più bassa è un po' più lunga e uncinata. I fiori sono larghi 2 cm , il loro colore può variare dal viola-l illa al viola e al rosso purpureo. Il frutto è piccolo e verde , i semi.sono neri. Coltivazione La normale coltivazione con terriccio poroso, ripo so invernale con temperature un po' al di sopra di O °C e sole estivo si adatta anche a questa specie . La propagazione è per seme, dato che è difficile ottenere piante accestite .
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187 MATUCANA COMACEPHALA
Ritt.
Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocactanae Etimologia Il nome è quello di un villaggio nel Perù centrale , a nord-est di Lima, a notevole altezza sulla Cordigliera Occidentale, presso il quale venne rinvenuta la specie tipo . luogo di origine Perù settentrionale, sul versante orientale della Cordillera Bianca, nel dipartimento di Ancash . Descrizione la pianta ha fusto cilindrico, che in generale arriva a 75 cm di lunghezza, benché in natura li superi , con 8 cm di diametro. le costolature, molto fitte, sono circa 25, chiaramente tubercolate , e dalle areole su di esse nascono 15-20 spine radiali , lunghe 1,5 cm , più o meno capilliformi ed espanse in fuori. Le spine centrali , anch 'esse numerose, dato che sono 5-10, sono più grosse, dirette ob liquamente verso l'alto benché talvolta una sia diretta in basso, e sono più o meno ricurve ; la loro lunghezza varia da 1 a 4 cm . Tutte le spine sono bianche. I fiori, rossi come in quasi tutto il genere, sono lunghi 5,5 cm , con perianZiO irregolare e ricurvo. Il frutto è verdastro. Coltivazione La pianta è poco coltivata , e presenta le normali difficoltà delle piante andine, per le quali le ore di sole estivo delle zone temperate sono eccessive e perciò la posizione migliore in tale periodo è a sud-est. La propagaz ione è per talea o per seme se reperibile.
188 MATUCANA PAUCICOSTATA
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Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocactanae
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luogo di origine Perù, dipartimento di Ancash, nella provincia di Huaràs, tra la sponda del Pacifico e la Cordillera Negra. Descrizione Il fusto di questa pianta è semisferico, alto fino a 14 cm e con un diametro di circa la metà dell'altezza, con 7-11 costolature larghe e alte 7-15 mm sulle quali appaiono i tubercoli , conici e rilevati, dalle areole distanziate di circa 1 cm , grigiastre. Le spine radiali sono 4-8, lunghe da 1/2 cm a 3 cm , e vi è una spina centrale solitaria, che spesso manca; tutte le spine sono color castano in un primo tempo, e divengono grigie con !'invec chiamento. I fiori, irregolari, sono lunghi 6 cm e consistono, per più della metà della lunghezza: in un tubo con lunghi peli bianchi, mentre i 'segmenti del perianzio sono carminio scuro con bordo, più o meno cospicuo, violaceo. Il frutto è del tutto sferico, con peli sparsi, verde , e i semi, lunghi poco più di 1 mm, sono .bruni. La specie può essere ancora rintracciata come Submatucana, uno dei generi di Backeberg che non sono stati r.itenuti validi. Coltivazione Anche questa è una specie piuttosto recente, che in coltura è eventualmente più facile trovare innestata per affrettarne la crescita, benché vegeti benissimo sulle proprie radici. Tollera il freddo da adulta. La propagazione è per seme .
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MATUCANA WEBERBAUERI
(Vaup.) Bckbg .
Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocactanae Luogo di origine Perù settentrionale, presso Chachapoyas, capoluogo del dipartimento di Amazonas, sul versante orientale della Cordigliera Centrale. Descrizione Una pianta dal fusto largamente sferico-depresso, dato che è alta circa 7 cm e ha un diametro di 15 cm, e che presenta 21 costolature tubercolate. I tubercoli sono arrotondati e piuttosto ravvicinati. Le areole sono fortemente ellittiche e su di esse appaiono circa 30 spine dritte, irradiate in ogni direzione, brune e più tardi nere, e le più lunghe raggiungono i 4 cm. I fiori sono tubolari, leggermente imbutiformi, lunghi 5,5 cm, con il tubo coperto di scaglie lanceolato-acute e i segmenti del perianzio giallo limone. Il colore è peculiare di questa specie, dato che tutte le altre del genere hanno fiori rossi o violacei di varie gradazioni. Questa specie era stata descritta da Vaupel nel 1913 come un Echinocactus, e talvolta il nome del vecchio genere si incontra ancora nelle classificazioni. Coltivazione In natura tutte le specie di Matucana crescono fra le rocce, indicando cosi la necessità di un terriccio perfettamente drenato e un' intolleranza per l'umidità alle radici. La propagazione è da seme.
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MATUCANA YANGANUCENSIS
Rauh et Bckbg.
Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocactanae Luogo di origine Perù settentrionale, nella Cordillera Bianca, nel dipartimento di Ancash. Descrizione Fusto sferico, che può raggiungere i 10 cm di diametro e più e che da adulto accestisce per mezzo di palloni basali. Le costolature sono 27, con areole piuttosto ravvicinate, feltrose da giovani, ognuna delle quali ha numerose spine radiali, grosse e lunghe circa 1 cm, bruno-giallastre nella parte più giovane, biancastre con l'invecchiamento. Le spine centrali sono 1-2, aciculari, lunghe fino a 2,5 cm, bruno-giallastre. I fiori sono lunghi 6 cm, con 2,5 cm di diametro, e i segmenti del perianzio viola-rossastri . Ne esistono molte varietà, tra le quali : a/bispina, con le spine radiali pettinate e intersecate fra di loro e quelle centrali più lunghe, tutte bianche e i fiori carminio. Varietà fusci spina, con fusto solitario e spine centrali lunghe 3 cm, bruno scuro. Varietà /ongiSIy/a, dal fusto sferico e più grande, 23 costolature tubercolate, spine radiali bianche con base scura e spine centrali bruno scuro; i fiori sono rossi o carminio pallido, e lo stilo, come dice il nome, è molto lungo. Varietà parviflora ha fusto piuttosto basso e depresso, spine più lunghe e più grosse, erette; i fiori sono più piccoli e irregolari, rosso carminio. La varietà suberecta può allungarsi fino a 20 cm e ha spine poCo differenziate fra radiali e centrali, biancastre ; i fiori sono rossi. Coltivazione La propagazione è, se possibile, per pollone.
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MELOCACTUS BAHIENSIS
(Britt. et Rose)
Werderm . Tribù Cereeae - Sottotribù Cactanae Etimologia Il nome del genere, usato per primo da Toumefort, deriva dal latino melo (abbreviazione di melopepo, termine usato da Plinio il Vecchio per il melone) e da cactus, per il cefalio rotondo o cilindrico. Luogo di origine Brasile, nello stato di Bahia. Descri:done Fusto prima sferico, più tardi, da adulto, più o meno allungato, alto 10 cm e più con un diametro di 15 cm circa, verde scuro. Le costolature sono 10-12, larghe alla base 2,5 cm, acute e rilevate; ognuna ha 6-7 areole biancastre con 7-10 spine radiali lunghe 2,5 cm e 4 spine centrali che sono circa 1 cm più lunghe. Tutte le spine sono brune. Il cefalio non è molto alto e ha molte setole brune o rossastre; su di esso nascono i piccoli fiori rosa che daranno luogo ai frutticini rossi e oblunghi, di 1,5 cm . Questa specie è una di quelle in cui può verificarsi con l'età una divisione del cefalio. Talvolta attraverso di esso possono prodursi nuovi getti che a loro volta svilupperanno un nuovo cefalio, ma l'evento è assai raro in coltivazione. Coltivazione Molto sensibile all'umidità stagnante e attaccato facilmente dai marciumi. La propagazione è da seme, di crescita lentissima, eventualmente affrettata dall'innesto. La temperatura invernale non dovrebbe mai scendere sotto i 15-18 °C, mentre in estate preferisce il pieno sole .
192 MELOCACTUS CONCINNUS
Buin et Bred.
Tribù Cereeae - Sottotribù Cactanae Luogo di origine Brasile, nello stato di Bahia, a circa 1000 m, sotto la vegetazione tipica della macchia (caatinga), in terreno roccioso e sabbioso molto arido . Descrizione Questa specie, trovata ..nel 1968, ha fusto forte mente globulare-depresso, alto circa 10 cm e con un diametro un po' superiore, verde o verde glauco. Le costolature sono 10 13, acute e tubercolate, con depressioni trasversali fra i tubercoli sui quali sono poste, infossate, le areole bianche e feltrose. Le spine radiali sono 7, delle quali 2 molto corte, 4 ricurve lunghe circa 1/2 cm, e una, lunga 2,5 cm e più forte, proiettata verso il basso. Vi è una sola spina centrale, lunga poco più di 1 cm. Tutte le spine sono prima rossastre con la base chiara, poi grigie con la punta bruna. Il cefalio è alto soltal]to 3 cm circa, ma piuttosto largo, con un diametro di 6-7 cm ; la parte della nuova crescita è coperta di folta lana bianca, inframmezzata da setole rosse che diventano predominanti nella crescita più vecchia. I fiori , lunghi circa 2 cm e larghi 6-7 cm, sono rosso carminio e i frutti sono rossi o rosa violacei. t: caratteristico del genere il fatto che i frutti maturi cadano divenendo membranosi. Coltivazione Le radici fibrose non hanno bisogno di molto spazio, e vasi relativamente piccoli sono più sicuri. Le innaffiature devono essere oculate. La propagazione è per seme.
193 MELOCACTUS GUARICENSIS
Croiz.
Tribù Cereeae - Sottotribù Cactanae Luogo di origine Venezuela, nello stato di Guàrico, da cui il nome. Descrizione Questa specie, classificata abbastanza di recente da Léon Croizat, botanico americano specializzato in flora suda mericana, ha fusto sferico o conico, tronco, alto fino a 10 cm con 9 cm circa di diametro. Le costolature sono circa 10, larghe, ottuse, leggermente tubercolate al margine quando la pianta è giovane, con rilievi più accentuati sulla parte vecchia; le areole che vi compaiono sopra sono leggermente infossate, biancastre. Le spine, indifferenziate fra radiali e centrali, sono 7-9, lunghe quasi 2 cm, tutte leggermente ricurve inizialmente e rigide in seguito; il loro colore varia dal giallo scuro al bruno scuro. Il cefalio è emisferico, alto 4 cm con 9 cm di diametro, ricoperto da peli bianchi inframmezzati da setole rosse. Coltivazione Anche questa specie, come tutte le altre, desidera riposo invernale rigoroso, posizione assolata in estate e terriccio porosissimo. La temperatura invernale non deve mai discendere sotto i 15-18 °C, mitigata da eventuali spruzzature se il fusto tendesse a raggrinzirsi. È proprio l'alta temperatura durante il riposo, unita a scarsa umidità ambientale, che rende difficile la coltura di questo genere.
194 MONVILLEA SPEGAZZINII
(Web.) Britt. et Rose
Tribù Cereeae - Sottotribù Cereanae Etimologia Il nome commemora M. Monville, studioso e colle zionista di cactus della fine del Settecento prima metà dell'Otto cento. Il genere è tutto sudamericano. Luogo di origine Paraguay e Argentina nordorientale. Fu tro vata in Argentina, presso Resistencia, capoluogo della provincia del Chaco. Descrizione La pianta emette numerosi articoli basali, cosi che risulta presto accestita con fusti eretti o semiprostrati che possono raggiungere i 2 m di altezza con un diametro di 2 cm . Essi sono verde-glauco marmo rizzato in bianco, soprattutto fra le costolature, che sono 3-5 (di solito 4), rilevate e angolari, con forti incisioni sul margine, simili a dentellature con la base lunga circa 3 cm, e piccole areole all'apice dei rilievi. Sulle giovani vegetazioni le spine sono per lo più 3, acute e nerastre, lunghe 1/2 cm, delle quali 2 dirette verso l'alto e 1 verso il basso. Sulle parti più vecchie le spine divengono 5 radiali e 1 centrale, lunga 1,5 cm. I fiori sono laterali, con i boccioli diretti verso l'alto, ma aprendosi si curvano bruscamente in giù; lunghi 12 cm , hanno un lungo tubo sottile, i segmenti esterni del perianzio rossastri e quelli interni bianchi. La fioritura è notturna. Coltivazione Desidera mezz'ombra e una minima invernale di 10 °C circa; la crescita è rapida e i fusti abbisognano di sostegni. La propagazione è per talea.
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MYRTILLOCACTUS GEOMETRIZANS (M art.) Console Tribù Cereeae - Sottotribù Cereanae
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Etimologia Il botanico Michelangelo Console, di Palermo (1812-1897). creò il nome del genere riferendosi alla somiglianza dei frutti con quelli del mirtillo (Vaccinium myr1i11us). Luogo di origine Altopiano centrale del Messico, dallo stato di San Luis Potosi a quello di Oaxaca. Descrizione Questa pianta nel suo ambiente naturale è quasi arborea, giungendo fino a 4 m di altezza con un tronco ben definito e ramificante con articoli ricurvi verso l'alto; ma, come accade per molte speCie, le piante in coltivazione, ottenute da talea, non sviluppano tronco e ramificano dalla base emettendo nuovi fusti di 6-10 cm di diametro, verde-azzurri é fortemente glauchi per la pruina che li ricopre nella parte giovane. Le costolature sono 5-6, larghe alla base, con areole distanziate e solo leggermente feltrose. Le spine radiali sono 5, e anche più nei vecchi esemplari, lunghe circa 2 mm, bruno-rossastre inizialmente; vi è una sola spina centrale nerastra, lunga 2-7 cm , piatta lateralmente. I fiori sono larghi 2,5-3,5 cm, con tubo cortissimo e segmenti del perianzio verdastri; da ogni areola possono comparire simultaneamente più fiori. I frutti sono globosi, grandi 1-2 cm, bluastri. Sono commestibili e sono usati sia freschi che secchi, come l'uva; sono chiamati garambullos. Coltivazione La propagazione è per talea.
196 NEOBUXBAUMIA EUPHORBIOIDES
(Haw.)
Buxb. Tribù Cereeae - Sottotribù Cereanae Etimologia Il nome di questo genere fu creato da Baékeberg per onorare il botanico austriaco Franz Buxbaum. Luogo di origine Questa specie è conosciuta da lungo tempo perché già Haworth nel18191a descriveva come Cereus euphor bioides, tuttavia tutti sono stati sempre incerti sul suo luogo di origine; un secolo dopo Britton e Rose conoscevano la pianta solo da esemplari coltivati e soltanto negli anni '60 Backeberg affermava che era nativa del Messico, nello stato di Tamaulipas. Descrizione Fusto colonnare , eretto, solitario, alto parecchi metri, verde-grigio o glauco, con 8-9 costolature acute e areole biancastre e lanose distilnziate di 0,5-1 cm . Le spine sono grosse, poche, da 1 a 3, raramente 5, nel qual caso solo una è prominente, lunga 1-2 cm, e 2 più corte sono dirette in basso; tutte sono nerastre o bruno scuro e quelle centrali sono mancati. I fiori nascono lateralmente al di sotto dell'apice, rivolti verso l'esterno, e sono lunghi circa 7 cm e un po' più larghi. Il tubo e i segmenti più esterni sono rosso vinaceo, i petali rosa-rossi. La fioritura è probabilmente notturna, benché non tutti gli autori siano d'accordo. Può essere ancora nomenclata come Cephalocereus. Coltivazione Si ottiene facilmente da seme ed è di facile coltu ra, ma in complesso non è una pianta molto attraente e solo gli . esemplari adulti fioriscono. '
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NEOBUXBAUMIA POL YLOPHA
(DC .) Bckbg.
Tribù Cereeae - Sottotribù Cereanae Luogo di origine Messico centrale, nello stato di Hidalgo, nella valle di Zimapan e presso Metztitlan. Descrizione La specie, descritta da De Candolle nel 1828 come un Cereus, può ancora essere rintracciata come Cephalo cereus, dato che il passaggio nel nuovo genere di Backeberg è relativamente recente . Il fusto è semplice e colonnare, e nei luoghi di origine può arrivare a 13 m di altezza con 30 cm di diametro e più; il colore dell'epidermide verde vivo diviene grigio nella parte più vecchia. L'apice è arrotondato e in esso confluisco no numerosissime costolature il cui numero, owiamente, cambia con la crescita della pianta, variando dalle 15 delle giovani piante a circa 50 degli esemplari più grandi nell'habitat originario ; esse hanno margine acuto sul quale le areole rotonde, ricoperte di feltro bianco nella parte di nuova vegetazione, sono diStanziate di meno di l cm . Le spine radiali sono 7-8, lunghe fino a 2 cm, dirette verso l'esterno, più erette all'apice ; vi è una sola spina centrale, più lunga, che nella zona fiorifera raggiunge anche i 7 cm . Tutte le spine sono giallo miele con punta bruna, ma invecchiando divengono bianche e poi cadono lasciando le areole inermi. I fiori sono rosso più o meno scuro, con tubo coperto di scaglie carnose. Coltivazione Facile e graziosa nello stadio giovanile. La propa gazione è da seme.
198 NEOBUXBAUMIA SCOPARIA
(Poselg .) Bckbg.
Tribù Cereeae - Sottotribù Cereanae Luogo di origine Messico meridionale, nello stato di Vera Cruz e in quello di Oaxaca, dove è stata trovata nei pressi di Juchitan, dietro le lagune che frontegg iano il golfo di Tehuantepec, su l Pacifico. Descrizione Il fusto di questa specie, anch 'essa prima compre sa in Cephalocereus, è colonnare, alto fino a 7,5 m, molto ramificato, con epidermide verde sulle giovani vegetazioni, grigia sulle parti più vecchie. I nuovi articoli hanno 12-15 costolature , tubercolate verso l'apice, dove presentano un taglio a cuneo sotto le areole , ma con la crescita e l'allungamento divengono molto meno angolari. Le areole, leggermente feltrose sull'apice arrotondato, sono in seguito glabre, con 5 sp ine radiali, di cui 3 dirette verso il basso, lunghe quasi l cm , e l spina centrale più grossa, lunga circa 2 cm, prima rossastra, poi nera e infine biancastra. Gli articoli più vecchi, in forza da fiore, sono più sottili, hanno 20-25 basse costolature e le areole più appressate, ricoperte di feltro bianco. Le spine sono più lunghe, pungenti , inizialmente gialle, e quelle della zona fiorifera brune e setolose. I fiori sono piccoli , rossastri , i frutti piccoli e rossi. Coltivazione La pianta è generalmente coltivata per il suo aspetto e non per la fioritura, che non si ottiene in giovani esemplari. Richiede posizione calda e riparata. La propagazione è per talea di nuovo articolo o per seme. .
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NEOPORTERIA GEROCEPHALA
Y. Ito
Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocactanae 'f~ .J
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Etimologia Il nome del genere ricorda Carlos Porter, entomolo go e naturalista cileno. II prefisso "neo" è dovuto al fatto che esisteva già un genere Porteria, di Hooker, per delle appartenenti alla famiglia delle Valerianaceae e, per convenzione, non posso no esistere due generi con il nome identico; spesso il prefisso "neo" indica invece il raggruppamento di specie in un nuovo genere diverso da quello cui appartenevano. Luogo di origine Cile. Descrizione Il fusto di questa specie è più o meno sferico, e con l'età si allunga leggermente senza divenire cilindrico . Le costolature sono numerose, tubercolate, con tubercoli prominenti e larghe areole feltrose. Le spine sono numerose, grosse e setolose ; nerastre da giovani, divengono presto completamente bianche, e poiché sono lunghe e arruffate, si intersecano densa mente nascondendo quasi del tutto il fusto. Esse nascono in ciuffi, ciò che rende quasi impossibile distinguere le radiali dalle centrali, tuttavia quelle più esterne sono molto più sottili e più corte di quelle che nascono internamente. I fiori, apicali , sono lunghi 5 cm, con segmenti piuttosto acuti rosa carminio con base gialla. Coltivazione Ancora poco diffusa in coltura, questa pianta ha crescita lenta, ma gli innesti la rendono più rapida. La propagazio ne è per seme.
200 NEOPORTERIA PSEUDOREICHEANA (Bckbg.) Krainz Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocactanae Luogo di origine Cile, ma la località è sconosciùta. Descrizione Il fatto, di per sé comune , che Schumann avesse chiamato Echinocactus reichei una pianta inviatagli da Karl Rei che nel 1900 da Santi ago del Cile, ha creato intorno a questo nome una terribile confusione tassonomica. La pianta fu in segui to passata al genere Neoporteria, ma Backeberg creò un nuovo genere, Reicheocactus, per alcune altre specie cilene e, non potendo usare l'attributo specifico per le nuove scoperte, ne denominò una neoreichei e l'altra pseudoreicheana. Abolito il genere, esse furono portate in Neoporteria . La pianta è più o meno cilindrica od ovoide, verde oliva sulle nuove vegetazioni, grigiastra in seguito, con persino 40 costolature, completamente divise in piccoli e appiattiti tubercoli rotondi e rawicinatissimi. Le areole sono oblunghe, coperte di feltrosità bruna, giallastra all 'apice depresso. Le spine sono 7-9, lunghe solo 3 mm, appres sate e sottili, più o meno ricurve. I fiori hanno tubo cortissimo e segmenti del perianzio esterni rosso-bruni, mentre quelli interni sono gialli. La specie è poco fiorifera e viene spesso innestata, nel qual caso diviene più alta e più ramificata. Coltivazione Molto rara. La propagazione è per talea.
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NEOPORTERIA SUBGIBBOSA
(Haw.) Britt. et
Rose Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocactanae Luogo di origine Cile, lungo la costa, sia a nord che a sud di Valparaiso. Descrizione Il fusto di questa specie è globoso da giovane, ma diviene cilindrico ed eretto fino a circa 30 cm di altezza, benché in natura raggiunga anche il metro, con IO cm di diametro, e divenga prostrato e spesso pendulo dalle rupi su cui frequente mente cresce, emettendo anche numerosi polloni . Le costolature sono numerose, spesso fino a 20, tubercolate e rilevate per circa l cm, con areole rawicinate e molto larghe e feltrose inizialmente, più o meno glabre sulla parte più vecchia, dove il fusto, da verde chiaro, diviene grigio-verde o verde-bruno . Tutta la pianta è molto spinosa: le spine radiali sono circa 24, grosse e dirette lateralmente, le spine centrali sono 4, rigide e subulate, lunghe fino a 3 cm . Tutte le spine sono color ambra quando nascono, ma divengono presto più scure con la base chiara e in seguito assumono un colore rosso-bruno . I fiori appaiono all'apice del fusto, più o meno rawicinati al centro e sono lunghi 4 cm circa ; i bocci fiorali sono rossi e quasi con ici , il tubo fiorale è corto, con poche setole. I segmenti del perianzio sono rosa carminio: quelli più esterni sono espansi , quelli centrali sono eretti e rimangono appressati nascondendo gli stami fino all'appassimento. Coltivazione Giovani esemplari si ottengono per talea o seme.
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202 NOTOCACTUS HASELBERGII (F. Haage) Berger Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocactanae
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Etimologia il nome proviene dal greco n6tos, sud , unito a cactus, e infatti le circa 25 specie del genere sono tutte dell'Ameri ca meridionale. La specie, compresa una volta nel vecchio gene re Malacocarpus (cioè, dal frutto morbido) di Britton e Rose, è talvolta nomenclata come Brasilicactus Bckbg. Luogo di origine Non citato nella descrizione originale, sembra sia il Rio Grande do Sul, nel Brasile meridionale. Descrizione La pianta è piuttosto piccola , con fusto globulare o brevemente cilindrico che può raggiungere i 12 cm di altezza e 5-10 cm di diametro, spesso semi prostrato, depresso ail'apice. Le costolature sono 30 o più, formate da tubercoli bassi e arrotondati con piccole areole coperte di lanugine bianca. Le spine radiali sono 20 o più , aghiformi, lunghe anche un centime tro , dapprima giallastre e poi bianche e nascondono praticamente il fusto, mentre le spine centrali , che possono essere 3-5, sono gialle. I fiori nascono sulle areole superiori del fusto, hanno un corto tubo, con petali rosso più o meno intenso, talvolta rosso arancione. Ve n'è una forma più grande e robusta, con fiori più larghi dal tubo più lungo e spinoso. Coltivazione La pianta è di facile coltivazione a mezz'ombra, ma accestisce dalla base solo sporadicamente, cosi che la propagazione è spesso fatta da seme . Lo sviluppo delle plantule è lento, ed è frequente che vengano innestate per accelerarlo.
203 NOTOCACTUS HORSTII
Ritt. Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocactanae
Luogo di origine Brasile meridionale, nella Serra Geral, nello
stato di Rio Grande do Sui.
Descrizione La specie, descritta da Ritter nel 1966, era stata
già trovata anni prima, in un unico esemplare, da Leopold Horst,
cui fu dedicato l'attributo specifico, ma non era stata pubblicata,
benché Horst annotasse tutti i dati sul luogo stesso della scoper
ta. Il fusto raggiunge i 14 cm di diametro e, inizialmente globoso,
diviene in seguito allungato e cilindrico fino a 30 cm di altezza.
In natura talvolta dà origine a nuove crescite, distanti anche 1
m, che pendono dalle rocce con gli apici lanosi e bianchi. Le
costolature sono 12-16, dritte, segnate da piccoli tubercoli, con
areole bianche, feltrose distanziate di 6-9 mm. Le spine radiali
sono 10-15, pallide, lunghe 1-3 cm, dritte o leggermente ricurve;
le spine centrali sono 1-4, meno robuste, brune, separate l'una
dall'altra e un po' più lunghe. I fiori sono apicali, lunghi 3-3,5 cm,
con tubo fiorale squamoso e con lanugine bianca o bruna; i
segmenti del perianzio, spatolati o lanceolati, hanno la base
gialla e la parte superiore arancione o scarlatta.
Coltivazione Come tutte quelle descritte nell'ultimo decennio,
la pianta è ancora scarsamente immessa sul mercato. Richiede
un certo calore invernale e necessita di pieno sole. La propaga
zione è per seme.
204 NOTOCACTUS LENINGHAUSII
(Haage jr.)
Berger Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocactanae Luogo di origine Brasile meridionale.
Descrizione Fusto globulare che lentamente diviene cilindrico,
alto fino a 1 m con 10 cm di diametro, ramificato dalla base cosi
che forma gruppi di fusti leggermente ricurvi prima di divenire
eretti. L'apice è arrotondato nelle giovani piante, ma diviene
obliquo in quelle vecchie. Le costolature, basse e ottuse, verticali,
sono circa 30, con areole coperte di fitta lana bianca intorno
all'apice e nella zona fiorifera. Le spine radiali sono circa 15,
sottili, setolose e sericee, giallo pallido, lunghe 1/2 cm; le spine
centrali sono 3-4, giallo oro, arcuate verso il basso, sottili e
lunghe anche 4 cm. AI momento in cui appaiono dal centro le
spine sono rossastre e formano un piccolo ciuffo eretto molto
caratteristico, prima di divenire quasi subito gialle. I fiori nascono
all'apice, vicino al centro, sono lunghi 4 cm e larghi 5 cm; i
segmenti del perianzio esterni sono verdastri, quelli interni gialli
o giallo limone. Il tubo è scaglioso, con peli e setole brune.
Coltivazione Benché di crescita lenta e benché non fiorisca
fino a quando non raggiunge i 20 cm circa, è molto coltivato per
i suoi colori, ed è di facile coltura; tollera il freddo e richiede
posizione lievemente.ombreggiata. La propagazione è per seme
o per pollone. Ne esistop.o delle forme crestate, generalmente
innestate.
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NOTOCACTUS MAMMULOSUS
(Lem.) Berger
Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocactanae Luogo di origine Uruguay e Argentina. Descrizione La specie, inclusa da Lemaire, che la descrisse nel 1838 per primo, nel genere Echinocactus, può ancora essere rintracciata come Malacocarpus mammulosus, dato che Britton e Rose la trasferirono in questo genere creato da Salm-Dyck e oggi abolito. La pianta ha fusto globulare che diviene allungato fino a 10 cm con circa 6 cm di diametro, verde più o meno grigiastro, con apice depresso e senza spine e 18-20 costolature con tubercoli molto prominenti e arrotondati tra i quali appaiono le areole, profondamente infossate, piuttosto grandi e distanziate di circa 1/2 cm . Le spine radiali sono 10-13, sottili, lunghe meno di 5 mm, brune ; quelle centrali sono 3-4, più grosse e lunghe più del doppio, gialle con punta bruna. I fiori sono gialli e hanno il tubo ricoperto di lana bianca e setole brune. Questa specie è spesso confusa con Notocactus submammulosus (Lem.) Bckbg., che è più o meno simile, ma ha soltanto 13 costolature ; le spine radiali sono circa 6, irraggiate orizzontalmente, e le spine centrali 2, una diretta verso il basso e l'altra verso l'alto, lunghe e piatte, con una sottile scanalatura nella parte inferiore. Le spine sono gialle con punta bruna e le più grosse hanno inizialmente base rossa e divengono poi grigie. I fiori, gialli, sono più piccoli. Coltivazione La propagazione è per seme; sopporta male il freddo.
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NOTOCACTUS OTTONIS (Lehm.) Berger Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocactanae Luogo di origine Brasile meridionale, Uruguay e Argentina. Descrizione Una specie molto variabile, della quale esistono almeno 10 varietà nomenclate. La specie tipo ha fusto sferico appiattito verde scuro, di 5-11 cm di diametro, con 8-10 costolatu re debolmente tubercolate e arrotondate, che portano areole rotonde e pubescenti, molto feltrose da giovani , infossate nei rilievi e distanziate di circa 1 cm . Le spine radiali sono 10-15 e anche più , gialle e sottili, irradiate; quelle centrali sono 3-4, ma talvolta mancano, e sono più forti , bruno-rossicce con la punta chiara, lunghe circa 2,5 cm . I fiori sono lunghi 4-6 cm e altrettanto grandi, e hanno un tubo lanoso con setole all'ascella delle scaglie ; i segmenti del perianzio sono giallo lucente. La pianta spesso accestisce da adulta. Le sue principali varietà sono: albispinus, con 9-7 spine radiali e 1 centrale, biancastre, e fiori più piccoli; brasi/iensis, con spine radiali più erette e centrali più corte, brunastre ; linkii, con costolature più sottili e acute e più numerose, spine radiali inizialmente bianche e spine centrali più piccole ; mu/tiflorus, con costole acute, spine lunghe meno di 2 cm e fiori numerosi ma piccoli ; tortuosus, con costolature un po' spiralate e spine più corte e grosse, irraggiate e 4-6 spine cen trali ; uruguayensis, con 11 costole grandi e più tubercolate, nessuna spina centrale e le radiali sottili ed espanse. Coltivazione La propagazione è per seme o per palloni basali.
207 NOTOCACTUS PURPUREUS
Ritt.
Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocactanae luogo di origine Brasile meridionale, nello stato di Rio Grande do Sul, a sud della Serra Geral. Descrizione Il fusto sferico diviene in seguito ovoidale, con diametro di circa 14 cm , e spesso · emette polloni basali. Le costolature sono 14-18, dritte, rilevate per circa 7-15 mm, tuber colate, e sulla parte più vecchia i tubercoli divengono compressi, divisi da profondi solchi trasversali. Le areole sono bianche e rotonde; le più giovani, coperte di folti peli bianchi, fanno apparire l'apice depresso del fusto molto lanoso e la loro superficie più grande di quanto non sia realmente: all'inizio sono poste sulla parte superiore dei tubercoli e la loro feltrosità giunge fino alla depressione fra di essi, ma con l'invecchiamento e con la riduzio ne dei tubercoli stessi la loro posizione diviene apicale su ciascu no di loro, e alla base la loro superficie è quasi glabra. Le spine radiali sono 7-15, lunghe 2 cm, ricurve o contorte, e vi è una sola spina centrale di 2,5 cm, prima curva verso l'alto, poi verso il basso. Tutte le spine sono giallastre o brune. I fiori nascono al centro della pianta, sono imbutiformi con un tubo con setole brune e sono lunghi e larghi all'incirca 4 cm. I segmenti del perianzio sono piuttosto stretti e acuminati, rosa carminio, e danno il nome alla specie, dato che la maggior parte delle altre del genere ha fiori gialli. Il frutto è verde rossastro. Coltivazioni La propagazione è generalmente per seme.
208 NOTOCACTUS SCHUMANNIANUS
(Nicolai)
Berger Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocactanae luogo di origine Paraguay meridionale, presso Paraguari, a sud-est di Asuncion, e Argentina settentrionale. Descrizione Questa specie, classificata da Britton e Rose co me Malacocarpus, fu poi trasferita da Backeberg nel genere Eriocactus, oggi abolito, tuttavia può essere ancora rintracciata con tali sinonimi. La pianta è da principio sferica, ma con l'età diviene colonnare, alta fino a 1 m, con numerose costolature che si moltiplicano via via fino a divenire 30 e più, sottili e acute. Le areole sono piccole e rotonde, piuttosto ravvicinate; feltrose intorno all'apice, che è molto lanoso e sp:noso, divengono poi presto glabre. Le spine non presentano distinzione in radiali e centrali, e sono 4-7, ma nelle vecchie piante possono arrivare fino a 10; sono setolose, contorte o ricurve all'indietro, bru no-rosse da giovani, divengono poi grigie. La spina più bassa, che spesso è caduca, raggiunge i 5 cm di lunghezza e, quan do è presente, è espansa in fuori o diretta verso il basso, legger ménte ricurva. I fiori sono apicali, imbutiformi, lunghi 4-5 cm; i segmenti del perianzio, gialli, si espandono pienamente raggiun gendo un diametro di apertura di 4 cm. La fioritura dura parecchi giorni. Coltivazione Preferisce posizioni semiombreggiate o almeno poche ore di sole. la propagazione è per seme.
209 NOTOCACTUS SCOPA varietà RUBERRIMUS Hort.
(Spreng .) Berger
Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocactanae Luogo di origine Brasile meridionale e Uruguay. Descrizione La pianta era stata descritta da Sprengel, fino dal 1825, come Cactus, ed è stata passata dopo a vari generi. Il fusto, dapprima sferico, diviene in seguito cilindrico, alto 25 cm e largo 10 cm, quasi totalmente ricoperto dalle spine bianche e morbide, ed è per lo più solitario, emettendo articoli basali solo occasionai mente. Le costolature sono 30-35, basse, ottuse, con rilievi appena segnati da piccoli tubercoli e areole distanziate di 1/2 cm o poco più, bianco-lanose da giovani. Le spine radiali sono 40 circa, lunghe 5-7 mm, sottilissime, bianche, sericee; le spine centrali sono 3-4, più grosse e più lunghe, bruno-rossastre. I fiori nascono al centro e sono lunghi e larghi 4 cm circa ; l'ovario ha scaglie verdastre, lanugine bruna e setole scure , mentre i segmenti del perianzio sono giallo canarino o giallo limone, bene espansi. Ve ne sono parecchie varietà, alcune delle quali accestiscono più spesso, e una conosciuta in orticoltura come ruberrimus, con le spine centrali color carminio ; di questa varietà vi è anche una forma crestata molto ricercata dai collezionisti. Coltivazione La pianta sta bene in pieno sole, ma durante il periodo più caldo è meglio mantenerla in posizione semiombreg giata. La propagazione è per pollone, ove ce ne siano, altrimenti da seme.
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NOTOCACTUS SUCINEUS Ritt. Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocactanae Luogo di origine Brasile meridionale, nello stato di Rio GrandI;) do Sui. Descrizione La specie deriva il suo nome dal latino sucinum, ambra gialla , per le numerosissime spine gialle che ricoprono quasi il fusto. Il fusto, all'in izio sferico, diviene poi oblungo, verde lucido, spinoso, con l'apice infossato; il diametro è di 3-7 cm. Le costolature sono formate da tubercoli successivi, rilevati soltanto per 2-4 mm , fra i quali nascono le piccole areole bianche e rotonde, molto feltrose intorno alla corona apicale e munite di spine acute e dritte. Le spine radiali sono 15-30, lunghe 3-6 mm, color ambra; quelle centrali sono 8-12, lunghe da 7 mm a 2 cm , giallo oro. I fiori sono apicali, lunghi circa 3,5 cm, e hanno il tubo cilindrico con un leggero beccuccio, lungo 1 cm . I segmenti del perianzio sono giallo zolfo; quelli esterni arrotondati , quelli interni più stretti e acuminati. Il frutto è interàmente coperto di lana bianca e ha la polpa rosa. I semi sono minutissimi. La pianta accestisce soltanto a completa maturità, ma gli esemplari più giovani e solitari sono molto graziosi e possono fiorire prima di avere emesso i polloni basali. Coltivazione Desidera un leggero calore invernale. La propa gazione è per seme o per pollone.
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OBREGONIA DENEGRII Frié Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocactanae Etimologia Dedicato dal botanico cecoslovacco Alberto Friè ad Alvaro Obregon, presidente del Messico, paese in cui Frié si recò nel 1920, il genere è monotipico, comprendendo solo questa specie . Luogo di origine Messico nordorientale, nello stato di Tamauli pas fra i versanti della Sierra Madre Orientale e quelli della Sierra di Tamaulipas, vicino a Ciudad Victoria . Descrizione Il genere è abbastanza vicino ai generi Ariocarpus e Strombocactus. La pianta ha una grossa radice fittonante e il fusto è arrotondato e può giungere a 12 cm di diametro, formato in realtà da grossi tubercoli triangolari , imbricati a spirale l'uno nell'altro, piuttosto simili a foglie . Nelle piante adulte la loro base è larga da 2 a 2,5 cm; la superficie interna è piatta, mentre quella esterna è fortemente carenata ; sull'apice cuspidato leggermente estroflesso vi è una piccola areola inizialmente feltrosa, e 2-4 deboli e corte spine ricurve verso l'esterno; la feltrosità sparisce e le spine cadono con !'invecchiamento. I fiori nascono al centro , piuttosto piatto e lanoso, e hanno circa 3 cm di diametro ; i segmenti esterni del perianzio sono corti e simili a scaglie, quelli interni sono bianch i o rosa . Coltivazione La propagazione è da seme e la crescita è lenta. La pianta è rara, ma non di difficile coltura in pieno sole e riparata dal freddo. Non può essere innestata.
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212 OPUNTIA ACANTHOCARPA
Engelm. et Bige!. Tribù Opuntieae - Sottogenere Cylindropuntia
Etimologia Il nome proviene da quello della città di Opus (Opuntel , capitale della Locride , antica regione della Grecia. Luogo di origine Stati Uniti , in Arizona e anche Utah e Nevada; Messico, nello stato di Sonora. Descrizione La pianta, molto ramificata, raggiunge i 2 m di altezza e ha un grosso tronco cilindrico, che diviene legnoso, come i rami principali che nascono ad angolo piuttosto acuto con esso, allargandosi poi in ulteriori ramificazioni fino agli articoli terminali che sono molto tubercolati, lunghi circa 8 cm e con un diametro di 2 cm e più. I tubercoli sono allungati, appiattiti lateralmente, e portano areole rotonde od ovali biancastre e feltrose con glochidi gialli cortissimi. Le spine sono 8-25, aciculari, bruno scuro, lunghe circa 3 cm , ricoperte da guaine sottili e chiare, generalmente color paglierino. Spesso sono inguainale soltanto le spine più centrali, più grosse e un po' più lunghe. I fiori sono lunghi 5 cm e hanno il diametro circa uguale quando sono espansi, e appaiono soltanto sugli articoli terminali; il colore dei segmenti del perianzio varia dal giallo al rosso. Il frutto è piriforme, debolmente ma largamente umbilicato, lungo circa 3 cm , tubercolato sulla parte superiore dove, su ogni tubercolo, appaiono circa 10 grosse spine. . Coltivazione Poco coltivata. La propagazione è per talea.
213 "foO-j
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OPUNTIA BASILARIS Engelm. et Bigel. Tribù Opuntieae - Sottogenere Platyopuntia Luogo di origine Dagli Stati Uniti (California, Nevada, Utah, Arizona) fino al Messico settentrionale , nello stato di Sonora. Descrizione Pianta bassa e cespugliosa che raggiunge circa 1 m di altezza, ramificando dalla base, con articoli più o meno eretti o prostrati. Gli articoli sono ovali, verde grigiastro o glauco, leggermente pubescenti , spesso rossastri intorno alle areole, lunghi 12-20 cm, con numerose areole coperte di lanugine bian castra, bruno chiara o giallastra con sottili e numerosi glochidi rosso-bruni piuttosto caduchi, ma senza spine, tranne, tavolta, una, corta, sulle areole superiori. I fiori sono larghi 5-7 cm, rosso carminio variante dal chiaro al purpureo. Il frutto è globulare ovoide , vellutato. Data la grande estensione dei suoi luoghi originari, la specie presenta una certa variabilità, e se ne conosco no parecchie varietà, tra le quali: cordata, probab ilmente di origine articola, con articoli più sottili che hanno la parte superiore cordata e che ramifica solo dalla base ; longiareolata, originaria del Grand Canyon, con areole oblunghe sui segmenti più vecchi che sono più spatolati che ovali ; i glochidi cadono prestissimo lasciando le areole semplicemente lanose. Coltivazione Abbastanza diffusa in coltura a causa della sua taglia ridotta e dei suoi colori, sopporta temperature abbastanza basse. La propagazione è per pala.
214
OPUNTIA BIGELOWII Engelm. Tribù Opuntieae - Sottogenere Cylindropuntia Luogo di onglne Stati Uniti (Nevada meridionale, Arizona,
California) e Messico (parte settentrionale dello stato di Sonora
e della Bassa California).
Descrizione Una delle più caratteristiche fra le Opuntia cilindri
che, localmente dette cholla. La pianta è semiarbustiva, general mente con un fusto centrale alto sino a 1 m, che col tempo diviene simile a un tronco, e numerosi corti rami laterali, con i centrali eretti e gli altri più o meno orizzontali o suberetti. Essi sono verde chiaro, lunghi 5-15 cm, di circa 5 cm di diametro, molto turgidi, con tubercoli quadrangolari, larghi 1 cm alla base e altrettanto lunghi. Le areole sono rotonde , bianche, con glochidi gialli, e portano numerosissime spine: quelle radia li sono circa 10, lunghe 1-1,5 cm, quelle centrali sono anch'esse 10, un poco più lunghe, e tutte sono giallo chiaro e fornite di guaine cartacee e membranose dello stesso colore, cosi che, ricoprendo quasi interamente il fusto, l'insieme della pianta risulta essere di un pallido oro. I fiori nascono vicino all'apice degli articoli, sono larghi circa 4 cm e di colore purpureo, per quanto ne esistano delle forme con i fiori gialli. Il frutto è giallo, piriforme, tubercolato. Backeberg classifica questa pianta sotto Cylindropuntia. Coltivazione Può essere coltivata all'aperto nei climi più miti. La propagazione è per talea ; anche i frutti possono dar luogo a nuove piante radicando dai tubercoli.
215 OPUNTIA BRASILIENSIS
(Willd.) Haworth Tribù Opuntieae - Sottogenere P/atyopuntia
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Luogo di origine Brasile meridionale, Paraguay, Argentina, Perù e Bolivia orientale. Descrizione Questa specie dovrebbe appartenere a un sotto genere a parte, Brasi/iopuntia, che comprende solo quattro spe cie, difficilmente incontrate in coltivazione; tuttavia si può ancora considerarla con il vecchio nome, per creare il minimo di confusio ne nella nomenclatura. La caratteristica di queste piante, tutte sudamericane , è di avere i giovani articoli costituiti da pale piatte, ma il fusto basale, simile a un tronco, e le ramificazioni principali cilindriche, molto più' marcatamente di quanto si riscontri nelle altre Opuntia arborescenti. La pianta in natura può raggiungere i 4 m di altezza, con il fusto di 25 cm di diametro, eretto, glabro o spinoso , dal quale si dipartono dei rami laterali più o meno orizzontali o eretti. Le pale che partono da essi sono sottili , verde pallido, in parte caduche , lunghe 15 cm e larghe 6 cm . Le areole sono mollo sparse e ognuna ha soltanto 1-2 spine, lunghe 1,5 cm. I fiori , lunghi circa 5 cm, hanno i segmenti del perianzio gialli o giallo pallido. Il frutto è sferico, di 4 cm di diametro, con areole piccole dalle corte spine, giallo a maturità. Ne esistono molte varietà. Coltivazione La pianta desidera caldo invernale e umidità am bientale. La propagazione è per talea. •
216 OPUNTIA CATINGICOLA
Werderm. Tribù Opuntieae - Sottogenere P/atyopuntia
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Luogo di origine Brasile, nello stato di Bahia, nella formazione a macchia (caatinga, da cui l'attributo), a un'altitudine di circa
600 m. Descrizione In tutte le formazioni a macchia la vegetazione è di scarsa altezza, e questa pianta non fa eccezione, raggiungen do al massimo 1,5 m, pur avendo articoli lunghi fino a 15 cm, molto carnosi. Su di essi le areole sono sparse, grandi e circolari , con glochidi bianco-giallastri o gialli, e 5 o più spine di lunghezza irregolare, bruno chiaro o chiare con punta più scura, rossastre da giovani, poste per lo più al centro dell'areola; la più lunga arriva a 5 cm ed è diretta verso il basso. I fiori hanno tubo leggermente tubercolato, verde, con areole coperte di glochidi e qualche corta spina; i segmenti del perianzio sono corti, rossi, molto estroflessi, al punto d'avere l'apice arricciato. La specie è abbastanza recente come introduzione, e non è facile rintrac ciarla sul mercato. Coltivazione La pianta desidera un certo calore invernale, ed è coltivabile all'aperto soltanto in climi miti e al riparo dai venti • freddi. Il riposo invernale deve essere rigoroso. La propagazione awiene distaccando una pala e facendola radicare con scarsissi ma umidità.
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OPUNTIA DIADEMATA Lem. Tribù Opuntieae - Sottogenere Tephrocactus Luogo di origine Province centrali dell'Argentina occidentale. Descrizione La specie può essere ancora rintracciata come varietà di quello che Backeberg chiamò Tephrocactus ar1iculatus, riunendo la suddivisione dei generi fatta da Lemaire con il nome specifico dato inizialmente da Christoph Otto nel 1833, e fornendo uno dei pochissimi esempi in cui la specie tipo veniva rappresen tata da una varietà anziché dalla vera specie . Proprio in conside razione di questa anomalia, la pianta è stata riportata alla denomi nazione di Lemaire del 1838, che risulta oggi essere quella valida. J:: un basso arbusti no, eretto o prostrato, con articoli grigio verdi ovali, lunghi circa 5 cm e larghi circa 4 cm, molto debolmente tubercolati tranne che allo stadio iniziale, e con areole rilevate ricoperte di glochidi rosso-bruni. Le spine sono 1-4, lunghe da 3 a 10 cm e larghe anche quasi 1 cm, sim ili a fili d; rafia, morbide, curve o ripiegate, biancastre. I fiori sono giallo pallido, larghi 3,5 cm . I frutti, lunghi circa 2 cm, non si presentano mai in coltivazio ne, e probabilmente in natura sono forniti di glochidi. La specie presenta molte varietà, dovute alla larga area di distribuzione; tra le principali, la varietà calva, con articoli quasi sferici, spesso rossastri e corrugati, del tutto senza spine; oligacantha, molto simile alla specie tipo ma con spine più strette e corte e fiori bianco-rosati; papyracantha, la più attraente, con spine nastrifor mi più larghe e lunghe, bianche; syringacantha, molto simile alla precedente ma con articoli del tutto sferici, spine bruno chiaro, talvolta con vere spine, e fiori bianchi. La varietà inermis (foto in basso): dell'Argentina centrale, accestisce lormando grossi gruppi, con articoli verdi e cilindrici assottigliati all'apice. Le areole sono bianche, senza spine, con glochidi chiari o bruni. Coltivazione Pieno sole e innaftiature moderate. La propaga zione è per talea di articolo su sabbia pura, asciutta.
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OPUNTIA ERINACEA Engelm. et Bigel. Tribù Opuntieae - Sottogenere Platyopuntia Luogo di origine Stati Uniti : Arizona settentrionale, Utah meri dionale, Nevada meridionale, California orientale. Descrizione Un piccolo arbusto di non più di 80 cm di altezza, con· portamento più o meno eretto o semi prostrato, accestente, con articoli ovali o ellissoidi, lunghi 8-10 cm e di spessore variabile ma, di solito, consistente. Le areole sono numerose, piuttosto grandi, bianco-feltrose, leggermente rilevate, con pochi glochidi giallastri e spine molto numerose ed espanse in ogni direzione, sottili e flessibili, ma non setolose, lunghe 5 cm , talvolta più , bianche, che in pratica coprono quasi del tutto l'epidermide sottostante. I fiori , lunghi 6 cm e un po' più larghi, hanno i segmenti di colore variabile dal rosso-arancio al giallo. Il frutto è molto spinoso. Ancora più attraente è la varietà ursina, conosciuta in America con il nomignolo di "orso grigio" (grizzly bear), nativa del deserto di Mojave, a nord-est di Los Angeles in California, che è più piccola e delicata, con un maggior numero di lunghe e deboli spine quasi capilliformi, bianco-brunastre o bruno palli dissimo, che possono arrivare fino a 25 cm di lunghezza e che diventano grigiastre con l'età. I fiori di questa varietà sono per lo più gialli. Coltivazione Tollera un certo grado di freddo purché asciutta. La propagazione è per pala.
OPUNTIA FICUS-INDICA (L) Mili. Tribù Opuntieae - Sottogenere Platyopuntia Luogo di origine America tropicale, ma la località precisa è sconosciuta ; largamente coltivata in tutte le zone subtropicali, si è spontaneizzata in Messico, sul Mediterraneo e in Sudafrica. Descrizione Pianta cespugliosa che può divenire arborescen te, alta sino a 5 m con un tronco legnoso assai ramificato nella parte superiore. Gli articoli sono gr.andi, ovali od oblunghi , e possono raggiungere i 40 cm di lunghezza, spessi e camosi. Le areole sono piccole , di solito senza spine , ma munite di numerosissimi glochidi gialli, che nei fusti più vecchi cadono quasi completamente. I grandi fiori sono generalmente gialli, con stami giallo pallido. Il frutto è il migliore fra quelli commestibili , piriforme, umbilicato all'apice, con parecchie areole senza spine ma con glochidi gialli, e a seconda della varietà può essere giallo, rossastro o rosso, oppure striato. La polpa è usualmente dello stesso colore, succosa, e in essa sono sparsi numerosissimi piccoli semi duri. Poiché è pianta coltivata come fruttifera, ne esistono molte varietà in funzione dei frutti, tra le quali: asperma, con frutti piccoli e gialli e pochi semi piccolissimi ; lutea e rubra, a seconda del colore del frutto giallo o rosso; serotina, con frutti gialli e fruttificazione tardiva fino a novembre. Coltivazione Terreno sabbioso o pietroso perfettamente dre nato e pieno sole. La propagazione è per pala, fatta radicare in sabbia.
220 OPUNTIA FULGIDA
Engelm. vaL MAMILLATA (Schotl) Bckbg. Tribù Opuntieae - Sotlogenere Cy/indropuntia
Luogo di origine Dall'Arizona, lungo il golfo del Mess ico, agli stati di Sonora e Sinaloa, per lo più nelle montagne occidentali di Sonora. Descrizione Questa specie , che fu descritla da Engelmann nel 1856, è quasi arborescente, raggiungendo i 3 m e più di altezza e formando un tronco eretlo, di 20 cm di diametro, molto ramifica to , a volte quasi dalla base. I rami formano una corona piutlosto compatla e sono lunghi fino a 20 cm , con 5 cm di d iametro, molto carnosi e con tubercoli fortemente rilevati all'apice dei quali le piccole areole, ricoperte di corti glochidi bianchi o giallastri , portano sino a 10 spine lunghe anche 3,5 cm, gialle o brunastre, racchiuse in guaine bianche di cbnsistenza cartacea, libere. Gli articoli si distaccano facilmente e metlono radi ce con grande facilità. I fiori hanno un d iametro di 2,5-3 cm, con pochi petali rosa o rosso chiaro . Il frutlo, verde, piriforme, è prima tubercolato per d ivenire poi liscio, lungo 5 cm. La varietà mamillata ha spine molto più corte, articoli più carnosi e tubercoli più rilevati. Nella classificazione di Backeberg è compresa sotlo Cy/indropuntia. Coltivazione Sopporta bene il freddo se asciutla, ma desidera caldo e sole in estate. La propagazione è per talea, ma i frutli stessi possono porre radice dai tubercoli dando luogo a nuove piante. .
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OPUNTIA GOSSELINIANA Web. Tribù Opuntieae - Sotlogenere Platyopuntia Luogo di origine Messico , nella Bassa Californ ia e nello stato di Sonora. Descrizione Arbusto alto circa l m, dal portamento espanso e ramificante fin quasi dalla base , con articoli discoidi spesso più larghi che lunghi, che misura·n o anche 20 cm di larghezza, poco spessi e generalmente più o meno rossastri. Con il tempo forma un breve tronco con lunghe e numerose spine. Sugli articoli le areole sono grandi e giallastre, con cuscinetli rilevati di glochidi gialli o bruni. Le spine appaiono solo sulla parte superiore degli articoli e talvolta sono assenti; sono 1-3, raramente di più, sotli li e flessibili, lunghe fino a 5 cm e più, bianche o g iallo pallido, oppure brune inizialmente , soprattutto sulle areole marginali. I fiori sono gialli e il frutto , lungo 4 cm e globoso, umbilicato, ha numerose areole coperte di glochidi ma senza spine. Oggi è spesso considerata come una sua varietà Opuntia santa-rita (GriH . et Hare) Rose, originaria delle montagne dello stesso nome nel sud-est dell'Arizona, molto più compatta, alta da 1/2 m a 1,5 rtl, con articoli circolari verde glauco, rossastri ai margini e intorno alle areole che sono distanziate e rotonde, con numerosi glochidi castani e solo raramente una spina bruna. I fiori sono più grandi, g ialli con avario purpureo. La specie fu passata a varietà da l. Benson , ed è una delle più belle del genere. Coltivazione Non tollera il freddo. La propagazione è per pala.
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OPUNTIA HUMIFUSA Raf. Tribù Opuntieae - Sottogene re Platyopuntia Luogo di origine L'areale della specie è vastissimo, e si esten de a nord fino al Montana e all'Ontario e a sud dal South Carolina fino all'Oklahoma attraverso Georgia, Alabama, Missouri. Descrizione Con una cosi vasta diffusione, la pianta ha avuto moltissimi nomi, dopo che Linneo la denominò Cactus opuntia nel 1753; ancora ogg i è rintracciabile con i sinonimi di Opuntia vulgaris, dovuto a parecchi autori , Opuntia rafinesquei, dato da Engelmann nel 1856, e alcuni altri meno usati, come Opuntia compressa, dato recentemente da James Macbride. Probabil mente Linneo incluse due tipi nella sua specie (uno dei quali spontaneizzato in Europa dopo la sua introduzione, persino nelle montagne svizzere) e i nomi variarono in conseguenza. La pianta è bassa, diffusa, più o meno prostrata, talvolta eretta, con articoli ovali o discoidi, piatti e poco spessi , lunghi 8-17 cm e areole distanziate con glochidi bruno-giallastri. Le spine sono spesso assenti , oppure nascono sulle areole marginali ; di solito, se appaiono, ve n'è una conica , biancastra, lunga fino a 2,5 cm, e, specialmente sulle giovani piante , altre 2-3 piccole e con punta bruna. I fiori sono larghi 5-8 cm , con segmenti del perianzio giallo zolfo dalla base rossastra. I frutti sono piriformi e glabri. In commercio ve n'è una varietà variegata. Coltivazione Rusticissima ; la propagazione è per talea di pala.
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OPUNTIA LEPTOCAULIS DC. Tribù Opuntieae - Sottogenere Cy/indropuntia Luogo di origine La pianta ha una grande area di distribuzione che va dal sud-ovest degli Stati Uniti al Messico fino allo stato di Puebla; in natura è una infestante, tanto fastidiosa quanto spinosa, e molto variabile . Descrizione Arbustiva, talvolta con un corto tronco, alta fino a 2 m, con rami molto sO\l;li e poco tubercolati, addensati e forniti di numerosi articoli lunghi anche più di 15 cm e posti quasi ad angolo retto con le ramificazioni da cui nascono. Le areole poste sui tubercoli poco prom inenti sono piccole e rotonde, con glochidi abbondanti e giallastri e corto feltro bianco ; benché spesso siano inermi, di solito portano una sp ina, talvolta 2-3 sulle parti più vecchie. Le spine sono chiare, lunghe fino a 5 cm , racchiuse in una guaina variab ile in colore da quasi bianco a giallastro o rosso bruno, molto aguzza e che si conficca facilmente in ogni oggetto abbastanza morbido. Poiché essa non è sempre libera e gli articoli si staccano facilmente, a volte tutto l'articolo rimane attaccato rendendo difficile la sua estrazione. I fiori sono piccoli, verdastri o gialli. I frutti sono globosi, lunghi 1 cm , rossi o gialli, muniti di areole che possono dar luogo a nuove vegetazioni. Se ne conoscono molte varietà con spine variamente colorate o più corte o lunghe, e con glochidi bruni. Coltivazione La propagazione è facile, per talea.
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OPUNTIA LEUCOTRICHA DC. Tribù Opuntieae - Sottogenere Platyopuntia Luogo di origine Messico, sull'altopiano centrale, nello stato di Durango. Descrizione Un grosso arbusto dalle proporzioni quasi arbore scenti , dato che nell'habitat originario sviluppa un tronco ramifi cante e arriva anche a 5 m di altezza; sia il tronco che gli articoli più vecchi sono coperti di lunghe setole bianche. Le pale sono oblunghe o circolari, lunghe 10-20 cm, ricoperte di pubescenza bianca che le rende vellutate . Le areole sono bianche, con glochidi gialli; molto rawicinate sui giovani articoli, dove sono disposte in linee trasversali e hanno soltanto 1-3 spine bianche e corte, con l'accrescersi delle dimensioni della pala divengono più distanziate e irregolari, con spine più numerose accompagna te da setole spinescenti o lanose, bianche. I fiori, di 6-8 cm di diametro, hanno un corto tubo tubercolato con areole munite di spine e di setole , e i segmenti del perianzio giall i. \I frutto è sferico , variabile in colore dal bianco al rosso o viola; aromatico ed edule , è venduto in Messico col nome di duraznillo. La pianta, descritta da De CandoIle fin dal 1828, è coltivata in alcune parti dell'America centrale, dove è spesso chiamata "bartia di Aronne ". Coltivazione Non tollera bene il freddo, ma, riparata, può cre scere nei climi più favoriti; per il resto è di facile coltivazione. La propagazione è per pala.
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OPUNTIA LLOYDII Rose Tribù Opuntieae - Sottogenere Cy/indropuntia Luogo di origine Messico centrale. Descrizione Questo arbusto, molto affine a Opuntia versic%r, è un po' più piccolo, dato che in natura raggiunge i 2-3 m di altezza con i rami espansi in misura quasi uguale. Tronco e ramificazioni sono più sottili e leggermente più eretti, e gli articoli sono più corti, con un diametro di circa 2 cm . Essi sono cilindrici, con tubercoli oblunghi molto prominenti, tanto da formare spesso un disegno romboide dagli angoli arrotondati e dalla base assotti gliata. Le areole, rotonde e feltrose , appaiono alloro apice, nella parte più grossa e rilevata e hanno glochidi bruni. Le spine sono poche, generalmente soltanto 3, lunghe 1,5 cm, rossastre, più o meno dirette in fuori o verso il basso, e nascono soltanto sugli articoli dell'anno precedente, mentre quelli della nuova vegetazio ne sono inermi o 'portano, per un certo tempo, le piccole foglie cilindriche e caduche. I fiori sono lunghi circa 3 cm , con i segmenti lunghi 1,5 cm, porpora scuro , e si aprono nel pomeriggio. Il frutto, lungo 3 cm, è giallo o arancione , debolmente tubercolato. Coltivazione La coltura è piuttosto difficile, dato che non tollera i forti freddi e d'altro canto non vegeta bene in serra . La propaga zione è per talea.
226 OPUNTIA MICRODASYS varietà ALBISPINA Hort.
(Lehm.) Pfeiff.
Tribù Opuntieae - Sottogenere Platyopuntia Luogo di origine Messico settentrionale, parzialmente fino agli stati di Zacatecas e Hidalgo, nel centro. Descrizione 11 nome della specie viene dal greco mfkros, piccolo, e dasys, irsuto, e in verità, piccoli come sono, i glochidi sono particolarmente fastidiosi, attaccandosi ovunque. A dispetto di ciò, per le sue ridotte proporzioni e le sue pale in miniatura, sia la specie che le varietà sono vecchie favorite in coltivazione . La pianta forma cespugli alti circa 60 cm, densi e molto ramificati, con articoli del tutto ovali o leggermente allungati lunghi al massimo 10-15 cm, con areole densamente ricoperte di glochidi gialli, più chiari sulla nuova crescita, più scuri in seguito. Le spine sono del tutto assenti e l'epidennide ha dei riflessi vellutati. I fiori , che appaiono numerosi su piante di una certa età e grandezza, sono lunghi 4-5 cm, con segmenti del perianzio giallo puro, che prima di appassire divengono giallo aranciato. Il frutto, quasi rotondo, è rosso violaceo. La varietà albispina ha i glochidi bianchi , altrettanto numerosi all'inizio, ma poi diradantesi, e i fiori giallo pallido; ve n'è una forma minima con articoli verde chiaro di proporzioni ridottissime. Coltivazione Come in tutto il sottogenere, la propagazione è facilissima, per pala distaccata e posta a giacere su sabbia o terriccio quasi asciutti. La pianta non tollera il freddo forte.
227 OPUNTIA MOLESTA
Brandeg. Tribù Opuntieae - Sottogenere Cylindropuntia Luogo di origine Messico, nella Bassa California centrosetten trionale. Descrizione Questa pianta è un grande arbusto, appena meno pericoloso e difficile da maneggiare di Opuntia tunicata. In natura i fusti sono alti 1-2 m, ma in coltivazione di solito superano di poco il mezzo metro; nell'uno o nell'altro caso sono poco ramificati ma piuttosto espansi. Gli articoli sono verde pallido, di varia lunghezza, da corti fino a circa 40 cm, sottili, cilindrici o più o meno clavati, nel qual caso la parte apicale può raggiungere i 4 cm di diametro. Essi presentano dei grandi tubercoli, non molto rilevati, ma lunghi anche 4 cm, alternati, con areole rotonde e feltrose sulla parte superiore, dove appaiono le foglie lineari e caduche, lunghe 1 cm o meno. Le spine sono 8-10, giallo paglierino; quelle più esterne sono di lunghezza variabile, di 1-2 cm, e sono irradiate tutt'intorno, ma ve ne sono 1-3 più centrali che possono raggiungere i 5 cm e hanno una guaina sottile e cartaceo-membranosa che si distacca rimanendo conficcàta nei corpi estranei che ne vengano a contatto. I fiori sono purpurei , con un diametro di 4-5 cm. Il frutto è ovoide , lungo circa 2,5 cm, morbido e carnoso, e può essere glabro o avere soltanto alcune spine. Coltivazione Generalmente poco coltivata. La propagazione è per talea.
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Luogo di origine Argentina centro-occidentale, nella provincia di Mendoza, sul versante delle Ande ai piedi del picco dell'Acon cagua, e forse esteso al di là del confine, in territorio cileno. Descrizione La pianta è bassa e cespitosa e forma gruppi compatti alti circa 12 cm, in cui ogni ramo porta da 2 a 5 articoli ovoidi, più o meno assottigliati all'estremità superiore, verdi, lunghi circa 4 cm; alcuni di essi sono del tutto sferici. È questo un comportamento molto caratteristico delle specie di alta monta gna, che serve come difesa soprattutto contro i venti freddi e spesso impetuosi. Gli articoli sono tubercolati, con rilievi grandi e bassi, ognuno dei quali porta all'apice un'areola grande e rotonda, bruna o giallo pallido, con ciuffi di glochidi prominenti e rigidi, giallastri. Le spine sono 7-9, acute e pungenti, dritte, di lunghezza disuguale variante da 1/2 cm a 1,5 cm; inizialmente brunastre o gialle, divengono bianche o grigiastre con l'età, e a volte cadono lasciando inerme la parte più bassa dell'articolo. I giovani articoli sono talvolta color viola rossastro, per divenire verdi con la crescita, ma non è detto che questo non sia dovuto a freddi improwisi quando la pianta è già in fase vegetativa. Coltivazione Quasi tutte le specie appartenenti al sottogenere Tephrocactus sono rare in coltivazione, e la loro coltura presenta problemi; spesso sono innestate. L'eventuale propagazione è per talea di articolo.
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OPUNTIA OVAT A Pfeiff. Tribù Opuntieae - Sottogenere Tephrocactus
OPUNTIA PENTLANDII Salm-Dyck Tribù Opuntieae - Sottogenere Tephrocactus Luogo di origine Altopiani della Bolivia. Descrizione Pianta caratteristica degli altopiani a elevata altitu dine: i suoi numerosissimi polloni basali, che ne emettono altri, ramificano anche lateralmente e superiormente, formando densi e bassi cespugli a cuscinetto, larghi più di un metro; ogni articolo, ovoide od oblungo, è lungo fino a IO cm con ·un diametro di 4 cm, dapprima tubercolato, poi diviene liscio invecchiando. I tubercoli sono rivolti verso l'alto e hanno al loro apice le areole circolari, ricoperte di corta lanugine e glochidi gialli. Le spine, che possono essere da l a 5, compaiono, e neppure regolarmen te, sulla parte superiore degli articoli, cadendo in seguito, cosi che la parte basale è inerme; esse sono molto variabili in colore, più spesso bianco-giallastre o gialle, ma anche bruno chiaro o rossastro, e la loro lunghezza può giungere a 7 cm. Anche i fiori, lunghi 3 cm e con 5 cm di diametro, sono variabili in colore dal giallo all'arancione. Il tubo è corto, con alcune areole lanose: quelle superiori hanno spine setolose che vengono mantenute dal frutto, sferico od oblungo, giallo a maturità e non commestibi le. Salm-Dyck, nel 1845, descrisse due specie, una come bolivia na e l'altra come pentlandii, molto simili, tanto che in seguito furono riunite sotto l'ultimo nome. Coltivazione Tollera il freddo, ma sopporta male il caldo estivo dei climi miti. La propagazione è per articolo.
230 OPUNTIA PHAEACANTHA Engelm. varietà CAMANCHICA (Engelm. et Bige!.) Borg Tribù Opunlieae - Sottogenere Platyopunlia ,r -:
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Luogo di origine Stati Uniti: la specie tipo si estende dal Texas e l'Arizona fino nel Messico, nello stato di Chihuahua; la varietà dall'Oklahoma, sud-Colorado e Nuovo Messico, fino al confine. Descrizione Engelmann, che descrisse la specie tipo nel 1849, . descrisse nel 1856 anche la varietà facendone una specie a parte, che Borg riunì in seguito; altre varietà furono poi scoperte o distaccate. La specie è infatti una delle più diffuse negli Stati Uniti. La pianta è bassa, prostrata, giungendo a l m di altezza, con pale più lunghe che larghe, di 10-15 cm, con areole distanzia te, numerosi glochidi bruni o giallastri e 1-4 spine, una lunga fino a 6 cm, le altre più corte, ma tutte grosse e rivolte verso il basso, brune alla base, chiare sulla punta. I fiori sono gialli, larghi 5 cm, i frutti piriformi, assottigliati alla base, rossi. La varietà è più bassa e prostrata, verde più chiaro, con pale circolari od ovate, lunghe e larghe circa 17 cm. Le spine sono 1-3, talvolta 6, più lunghe, bruno scuro o rossastro con punta più chiara, i glochidi verdi o giallo-bruni. I fiori sono più grandi, e a seconda delle forme locali variano dall'arancio o rosa salmone al giallo. Il frutto è ovoide, rosso violaceo, edule. Coltivazione Tollera abbastanza il freddo, ma l'epidermide di viene rossastra in inverno. La propagazione è per distacco di articoli.
OPUNTIA PICARDOI Marn.-Lap. Tribù Opunlieae - Sottogenere Platyopunlia Luogo di onglne Argentina settentrionale, nelle province di Salta e Catamarca. Descrizione Pianta bassa, prostrata, con articoli ramificanti a catena. ·Le pale sono ovali, leggermente oblique, lunghe fino a 7 cm e larghe 3,5 cm, verde lucido, piatte ma con rilievi tubercolati sui quali sono poste le areole rotonde. Queste sono bruno giallastre, con glochidi gialli e fino a IO spine bianche dall'apice giallo, di lunghezza irregolare, da pochi millimetri a 1/2 cm circa. I fiori rossi hanno un diametro di 4 cm quando sono completamente espansi, e il frutto, lungo 1,2 cm, può essere giallastro o rosso a maturità. La specie è di introduzione abba stanza recente non molto comune, malgrado abbia, come quasi tutto il genere, una straordinaria capacità di riproduzione. Coltivazione Poco o nulla adatta per la coltivazione in vaso, la pianta può essere coltivata all'aperto in climi molto miti, ben riparata dai venti freddi in inverno. La propagazione è molto facile, per pala distaccata e fatta radicare su sabbia o terriccio appena umido.
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Luogo di origine Nord Argentina, nella provincia di Santi ago del Estero e province limitrofe (Tucumfm, Salta, C6rdoba). Descrizione Il nome di questa specie è quello usato localmente per la pianta, che Schumann descrisse per la prima volta nel 1898. In natura si tratta di un grosso arbusto molto ramificato che può giungere fino a 4 m di altezza, ma in coltivazione raramente supera i 2 m. Generafmente forma una specie di tronco molto spinoso, dal quale partono gli articoli che ramificano a loro volta, molto grandi, ellittici od obovati, lunghi anche 50 cm , larghi 25 cm e di 2-3 cm di spessore , verde glauco o verde grigiastri, lisci. Le areole sono sparse ma prominenti , molto grandi nelle vegetazioni più vecchie, con glochidi bianchi e pungenti. Gli articoli molto giovani non hanno spine; con la crescita ne appare una su ogni areola, bianca, rigida e diretta in fuori, lunga 7-15 cm, ma sulle parti più vecchie possono comparirne fino a 3, un po' più corte. I fiori sono grandi 4-7 cm, rosso mattone, con tubo leggermente tubercolato, più o meno ricurvo verso l'alto. I frutti sono di forma variabile, da globulare a piriforme, lunghi 7 cm, verde chiaro giallastro, umbilicati all'apice. Coltivazione Una specie molto caratteristica, poco diffusa in coltura per l'ingombro dei suoi grandi articoli, benché possa vivere all 'aperto in clima mite e posizione riparata. La propagazio ne è facile , per pala.
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OPUNTIA QUIMILO K. Schum. Tribù Opuntieae - Sottogenere Platyopuntia
OPUNTIA RECONDITA Griffiths Tribù Opuntieae - Sottogenere Cylindropuntia Luogo di origine Messico settentrionale, presso La Perla, nello stato di Coahuila. Descrizione Questa specie fu descritta nel 1913, ed è un denso arbusto ramificato , alto 1-1 ,5 m.·11 fusto è cilindrico , di 7 cm di diametro circa, ristretto al punto dove inizia la nuova crescita ogni anno, con articoli che si distaccano facilmente; quelli che compaiono allo stadio giovanile sono lunghi circa IO cm e poco spinosi, i più vecchi arrivano a 30 cm con un diametro di 2 cm, sono tubercolati e fortemente spinosi . I tubercoli, lunghi 5 cm, larghi circa 1/2 cm, formano un rilievo appiattendosi nella parte inferiore e spariscono man mano che la parte invecchia. Le areole sono fortemente obovate, lunghe '6 mm, e sono fittamente ricoperte di glochidi gialli. Le spine sono dapprima 2-4, per divenire poi 6-10, espanse obliquamente e lunghe 5 cm , grigie alla base, brune nella parte superiore e ricoperte da una guaina lucida. Fra le spine compaiono alcune setole corte e nerastre. I fiori sono purpurei , larghi circa 2,5 cm . Il frutto è lungo circa 3 cm, giallo verdastro con sfumature rosse , debolmente tubercolato. Backeberg classifica la specie come Cylindropuntia. Coltivazione La pianta, troppo grande per la normale coltiva zione , potrebbe essere provata all'aperto, in posizione asciutta e assolata e clima mite, Si propaga per talea.
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OPUNTIA RUFIDA Engelm. Tribù Opuntieae - Sotto genere Platyopuntia Luogo di origine Messico settentrionale, si 'estende nel Texas lungo il Rio Grande. Descrizione La pianta è conosciuta forse di più con il nome di Opuntia herrfeldtii, che Kupper dette posteriormente e che quindi è solo un sinonimo per diritto di priorità. ~ spesso confusa con Opuntia microdasys varietà rufida K. Schum., ma quest'ultima ha articoli molto più piccoli, ovali, con glochidi bruni e corti, gialli in un punto centrale o basale, e ha i fiori gialli. La specie è arbustiva, eretta, alta 50-150 cm, e forma un breve tronco; gli articoli sono più o meno circolari, e comunque molto larghi e grossi, con l'epidermide grigio-verde vellutata. Manca completa mente di spine, ma le areole larghe e circolari, disroste ravvicina te in linee diagonali, sono rilevate con moltissimi glochidi ros so-bruni, più scuri nelle pale più vecchie. I fiori sono lunghi cir ca 5 cm compreso l'avario, e i segmenti del perianzio variano dal giallo all'arancione. I frutti sono rosso chiaro. La pianta è mo lto attraente, tanto che ne sono stati fatti parecchi ibridi ar ticoli, alcuni dei quali con minutissime spine derivate dall 'altro genitore. Coltivazione Molto meno resistente al freddo e all'umidità delle altre Opuntia, richiede sole pieno estivo ma riparo invemale . La sua picco la taglia la rende adatta anche alla coltura in vaso. La propagazione è per pala, in sabbia quasi asciutta.
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OPUNTIA SALMIANA Parmen!. Tribù Opuntieae - Sottogenere Cy/indropuntia Luogo di origine Brasile meridionale, Paraguay e Argentina orientale fino alla Bolivia. Descrizione Pianta cespugliosa che raggiunge i 2 m di altezza, benché in coltivazione rimanga più bassa, ramificata, con fusti cilindrici di circa l cm di diametro, privi di tubercoli, piuttosto deboli, normalmente verde glauco, spesso rossastri. Gli articoli variano da una lunghezza di 25 cm a quasi ovoidi. Le areole sono sparse, piccole, bianche e feltrose, con glochidi .giallastri numerosi e spine biancastre lunghe fino a 1,5 cm, particolarmente sgradevoli anche quando sono più piccole perché, pur non aven do guaina, si attaccano facilmente alla pelle. I fiori sono larghi circa 3 cm , giallo pallido o color crema. I frutti sono piccoli, di l cm di diametro, scarlatti o rosso scuro fin quasi al violaceo, con molte areole coperte di glochidi dalle quali possono nascere articoli che pongono radice. Gli articoli, particolarmente quelli più corti , si distaccano con grande lacilità e radicano prontamente sul terreno. Ne esiste una varietà albiflora, con fiori più piccoli e bianchi . Coltivazione La propagazione è semplicissima per mezzo de gli articoli distaccati e la coltivazione è facile in pieno sole e con riposo assoluto durante l'inverno.
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Engelm. Tribù Opuntieae - Sottogenere Platyopuntia
luogo di onglne Messico centrale, negli stati di Coahuila,
Hidalgo e Querétaro.
Descrizione L'attributo specifico deriva dal greco sten6s, stret
to, e pétalon, petalo, e in effetti la pianta fa parte di un ristretto
e anomalo gruppo di Opuntia i cui fiori sono unisessuali e hanno
i segmenti del perianzio lineari, con apice più o meno acuminato.
Bassa e cespugliosa, con le ramificazioni principali spesso semi
prostrate, ha pale obovate, più o meno lunghe (da 10 a 20 cm),
grigio-verdi, ma normalmente rossastre, specialmente quelle
giovani, molto spinose. Le areole brune, con glochidi bruni
anch'essi, particolarmente densi sulle giovani vegetazioni, sono
sparse, distanziate anche di 3 cm. Quelle della parte basale sono
spesso inermi, ma le altre hanno 2-4 spine, a volte di più ,
irregolari ed espanse, con le più lunghe (fino a 5 cm) leggermente
ricurve e dirette verso il basso. Tutte le spine sono dapprima
bruno-nere, passando poi al grigio. I fiori sono piccoli, con il tubo
lungo solo 3 cm e i segmenti del perianzio stretti e corti, aran
cione . AI loro centro vi è un grosso stilo, che nei fiori maschi
li è abortito e privo di stigma, ma nei fiori femminili porta lo sti
gma con 8-9 lobi gialli. Il frutto è globulare, scarlatto, a volte spi noso.
Coltivazione Può essere coltivata all'aperto in climi miti e in
posizione riparata. La propagazione è per talea di articolo.
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OPUNTIA STENOPETALA
OPUNTIA SUBULATA (Muhlpf.) Engelm. Tribù Opuntieae - Sottogenere Cy/indropuntia Luogo di onglne Perù meridionale. Inizialmente fu creduta nativa del Cile perché la prima descrizione fu fatta su piante che crescevano a Valparaiso, ma queste erano certo coltivate: infatti . la specie non è mai stata trovata allo stato selvatico in Cile. Descrizlòne Pianta rigida e arbustiva che in natura raggiunge i 4 m di altezza, con fusto principale di 6-10 cm di diametro che ramifica con articoli cilindrici laterali, di 6 cm di diametro, diretti verso l'alto. Fusto e rami sono verdi, con tubercoli lunghi, rilevati in alto, appiattiti verso il basso, che quasi dispaiono con l'invec chiamento, allorché l'epidermide suberifica divenendo bruna. Le areole, bianche e feltrose, compaiono all'apice dei tubercoli e sotto di esse nascono le foglie cilindriche, assottigliate in punta, ricurve, persistenti anche per più di un a.nno . Le spine sono 1-2 o più, lunghe fino a 8 cm, giallo chiaro o bruno chiaro, forti e dritte. I glochidi sono pochi. I fiori nascono verso l'estremità degli articoli e hanno i segmenti esterni del perianzio piccoli, rossastri, lunghi da 1/2 cm a 1 cm circa; quelli interni sono più grandi, arancione o rosso-arancio. Il frutto è verde e oblungo, lungo circa 10 cm, fortemente umbilicato; persiste a lungo sulla pianta e dalle sue areole possono nascere nuove piante quando cade a terra . Coltivazione La propagazione è per talea.
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OPUNTIA SULPHUREA G. Don Tribù Opuntieae - Sottogenere Platyopuntia Luogo di origine Argentina occidentale, da lla provincia di San Luis fino a quella di Chubut, sul fiume omonimo. Descrizione Pianta bassa e accestita che forma grandi colonie larghe talvolta anche 2 m; la sua altezza oscilla di solito fra i 30 e i 50 cm . I suoi articoli, più o meno eretti o prostrati, sono piatti, grossi come spessore, oblunghi od ovali, lunghi 15-20 cm, grigio verdi , verdi o rossastri, e sono fortemente tubercolati in modo .irregolare. Ogni tubercolo porta una piccola areola dai glochidi rosso-giallastri , con 2-8 spine espanse in fuori, lunghe fino a IO cm, generalmente dritte, ma talvolta curve o contorte, grosse e molto pungenti, rossastre o bruno-rosse, spesso inizialmente pallide sui giovani articoli. I fiori sono lunghi circa 4 cm, con i segmenti del perianzio giallo zolfo, e l'ovario e il tubo recanti areole e glochidi. I frutti sono piccoli, poco più di un centimetro, profondamente umbilicati, gialli, e spesso leggermente profumati. La specie è piuttosto variabile per quanto riguarda la colorazione delle spine, che possono essere grigie; anche i fiori possono essere giallo più pallido e, talvolta, avere ii centro rosato. I frutti sulle piante più vecchie possono essere rossi. Ve ne sono varietà con articoli più piccoli e più rotondi. Coltivazione La propagazione è per pala : quelle giovani si distaccano facilmente, cadendo e radicando .
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OPUNTIA TOMENTOSA Salm-Dyck Tribù Opuntieae - Sottogenere Platyopuntia Luogo di origine Messico centrale. Descrizione La pianta è arborescente e può raggiungere i 6 m di altezza, con fusto simile a un tronco, liscio e inerme, di 10-30 cm di diametro, ramificante in alto con articoli che divengono cilindrici e allungati, emettendo a loro volta numerose pale. Queste sono oblunghe o leggermente obovate, lunghe 10-20 cm, con l'epidermide molto vellutata, e da giovani presentano bassi tubercoli con areole dai glochidi gialli. Le spine sono per lo più assenti, ma talvolta ne può apparire una corta e bianca, e sulle vecchie piante anche di più . I fiori sono rosso-arancio, con i segmenti esterni più rossi. I frutti sono ovoidi, rossi e lisci. Questa specie fu descritta da Salm-Dyck nel 1822 da una pianta coltivata e sembra che si sia spontaneizzata in alcune parti dell'America centrale e dell'Australia. Ve ne sono due varietà, molto più basse, trovate in Messico nello stato di Sinaloa, sulla costa dell'oceano Pacifico: la varietà rileyi ha spine bianche o grigie, articoli vellutati con areole bianche dai glochidi gialli e una spina bianca ricurva verso il basso, fiori di 7 ém di diametro, gialli; la varietà spranguei ha gli articoli verde scuro vellutati a causa del tomento bianco che li ricopre, fiori gialli macchiati in rosso al centro. Coltivazione Le giovani piante non tollerano il freddo. La propa gazione è per articolo.
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Luogo di origine Messico, sull 'altopiano centrale (dove è una infestante particolarmente fastidiosa); introdotta e natural izzata in Ecuador, Perù e Cile settentrionale . Descrizione Benché siano molte le Opuntia il cui nome si riferisce alle spine, forse nessuna come questa, che porta l'inno cuo attributo di tunicata, è più tremenda al.riguardo : se non fosse per il diritto di priorità, per cui deve conservare il nome che nel 1827 Lehmann le dette come Cactus tunicatus, quello di Opuntia furiosa, applicatole da HL Wendland dieci anni più tardi, sarebbe molto più adatto. La pianta è un basso cespuglio eretto, alto circa 50 cm, ramificante fin dal basso , con -articoli cilindrici più o meno verticillati, lunghi fino a 15 cm, espansi anche orizzontalmente , che si distaccano facilmente cadendo e ponendo radice . Gli articoli sono ricoperti di tubercoli a forma di losanga, alternati, ognuno con una grande areola bianca dai glochidi giallastri e completamente ricoperto dalle 6-12 spine che vi nascono, dritte, rigide, lunghe 4-5 cm . Le spine di per sé sono dapprima rossastre e poi giallo pallido, ma sono ricoperte da una guaina bianca e cartacea che si distacca e rimane confitta in qualsiasi cosa le tocchi. I fiori, lunghi e larghi 3 cm, sono gialli. Il frutto è tubercolato e spinoso . Coltivazione La propagazione è facilissima, per articolo, e la coltura non presenta problemi , salvo possibili ferite.
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OPUNTIA TUNICATA (Lehm .) Link et Otto Tribù Opuntieae - Sottogenere Cy/indropuntia
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OPUNTIA VERSCHAFFELTII Cels Tribù Opuntieae - Sottogenere Cy/indropuntia Luogo di origine Bolivia, sulla Cordiglie ra Orientale, nell'area di La Paz, e almeno una varietà nell'Argentina settentrionale. Descrizione Questa specie fu descritta dal botanico francese August Louis Cels nel 1898, ed è certamente una delle più strane e interessanti di tutto il genere. La pianta è composta da parecchi fusti, che sono in realtà articoli con la base sotterranea, ma nel cespo che essi producono, e che in natura può essere anche largo 30 cm, è impossibile distinguere un fusto principale . Nei luoghi di origine essi sono globulari, al massimo ovali , ma in coltivazione divengono cilindrici, alti fino a 20 cm, con un diametro di 1-2 cm , verde più o meno pallido, con tubercoli scarsi e quasi indistinti al cui apice compaiono foglie cilindriche , che persistono per un poco prima di cadere e in pieno sole divengono rossastre, e 1-3 spine giallastre, deboli e setolose, che sorgono fra minutissi mi glochidi gialli. In coltura spesso le spine non compaiono affatto. I fiori, eccezionalmente grandi su di una pianta cosi piccola, hanno 4 cm di diametro e sono di un rosso più O meno scuro , talvolta arancione, e durano parecchi giorni. Ve ne sono delle varietà con fusti verde rossastro, foglie molto persistenti, spine più lunghe e flessibili, biancastre. Backeberg la classifica come Austrocy/indropunlia. Coltivazione Richiede serra fredda in inverno e sole estivo. La propagazione è per talea.
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OPUNTIA VERSICOLOR Engelm. Tribù Opuntieae - Sottogenere Cy/indropuntia Luogo di origine Negli Stati Uniti (Arizona) e nel Messico settentrionale: 'Descrizione Benché C.G. Pringle avesse raccolto dei campioni sin dal 1881, la specie non fu nomenclala fino al 1896. Essa è comune sulle colline pedemontane, mentre la si incontra rara mente sugli altopiani rocciosi (mesas). Arborescente, può giunge re a 2-4 m di altezza, con tronco e ramificazioni più vecchie lignificanti. I numerosi articoli sono lunghi circa 20 cm e hanno un diametro di 2-4 cm, con epidermide variabile in colore dal verde scuro al purpureo. I tubercoli sono piuttosto radi e hanno areole grigie o gialle con glochidi rossastri e 5-12 spine scure, lunghe fino a 2,5 cm e strettamente racchiuse in sottili guaine. I fiori sono larghi da 3 a più di 5 cm e hanno una gran variabilità di colore da pianta a pianta, presentandosi gialli, verdastri , rossa stri o bruni. L'avario è fortemente tubercolato, con areole feltrose ricoperte di glochidi e spesso con setole lunghe e decidue. Il frutto, lungo 4 cm, ovale o piriforme, inizialmente tubercolato, persiste ' sulla pianta per mesi, anche per un anno. Backeberg classifica la specie sotto Cy/indropuntia. Coltivazione Benché la diversità dei colori renda in natura attraente un insieme di queste piante, esse sono troppo ingom branti per la normale coltivazione. Piccoli esemplari richiedono sole e un riposo completo. La propagazione si effettua per talea.
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OPUNTIA VULGARIS Mili. Tribù Opuntieae - Sottogenere P/atyopuntia Luogo di origine Zone costiere del Brasile, Uruguay, Argenti na; zone interne del Paraguay. Naturalizzata in India, Sudafrica e Australia; coltivata nell'area mediterranea e nei climi tropicali. Descrizione Il nome, dato da Miller nel 1768, è stato spesso erroneamente applicato a Opuntia humifusa e largamente disat teso in favore di quello di Opuntia monacantha, che Haworth usò nel 1819, e la pianta è per lo più conosciuta sotto quest'ultimo. Arbustiva o arborescente, con un tronco alto fino a 6 m e del diametro di circa 15 cm che può essere spinoso o no; in coltivazio ne rimane più bassa. Gli articoli sono poco spessi, ovali od oblunghi, lunghi 10-30 cm e larghi 8-15 cm, assottigliati al punto di attacco, verde vivo e lucidi. Le areole sono distanziate, sparse, leggermente lanose, con glochidi bruni e di solito una spina bruno-rossastra, lunga da 1 a 4 cm, ed è a tale particolarità che è dovuto il sinonimo (Opuntia monacantha, cioè con una sola spina) . Tuttavia, se il tronco è spinoso, ognuna delle sue areole può avere anche 10 spine. I fiori misurano fino a 9 cm di diametro e hanno i segmenti del perianzio che variano dal giallo zolfo al giallo arancio. Il frutto è piriforme, assottigliato alla base, umbilica to, lungo fino a 7,5 cm, con areole che possono proliferare dando luogo a nuove piante, rosso-violacee a completa maturità. Ve n'è una forma variegata in bianco, spesso rosato. Coltivazione La propagazione è per pala.
244 OREOCEREUS CELSIANUS (Lem. ex Salm-Dyck) Riccob. Tribù Cereeae - Sottotribù Cereanae Etimologia Il nome deriva dal greco 6ros, montagna, e Cereus, per l'ambiente originario esclusivamente montuoso. Luogo di origine La specie ha un areale molto vasto, sui versanti orientali delle Ande in Perù, Bolivia, Argentina settentrio nale e Cile settentrionale, ciò che spiega le numerose varietà. Descrizione La specie tipo, descritta da Lemaire nel 1850 come Pilocereus, fu a lungo creduta l'unica del genere Oreoce reus, stabilito da Lemaire nel 1909. Ma la scoperta di nuove specie, portò a una revisione che considerò come varietà di Oreocereus celsianus almeno sei delle specie posteriori, compre so il ben conosciuto Oreocereus trollii. La forma tipica non è molto grande, arrivando a un metro di altezza o poco più, con fusto eretto che a piena maturità ramifica alla base e ha un diametro di 8-12 cm. Le costolature sono 10-17, arrotondate, con rilievi rigonfi intorno alle areole grandi e ovali, bianche, molto lanose sulle vegetazioni giovani allorché presentano anche ciuHi di lunghi e sottili peli, bianch i e sericei, divenendo quasi glabre sulle parti più vecchie. Le sp ine radiali sono circa 9, coniche e rigide, lunghe 2 cm, giallo-brune, e le spine centrali sono 1-4, più grosse, lunghe fino a 8 cm , rosso-brune . I fiori nascono vicino all'apice e sono rosa scuro, con tubo peloso e setoloso. Coltivazione La propagazione è per seme o per talea.
245 OREOCEREUS CELSIANUS (Lem. ex Salm-Dyck) Riccob. varietà FOSSULATUS (Labour.) Krainz Tribù Cereeae - Sottotribù Cereanae "f~ -1
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Luogo di origine Bolivia, nel dipartimento di Chuquisaca. Descrizione La pianta, considerata già come varietà da Labou ret nel 1885, fu elevata a specie da Backeberg, e poi riportata a varietà da Krainz: è perciò possibile trovarla ancora come Oreocereus fossulatus. Arbustiva, giunge a 2 m di altezza con fusto più grosso e robusto della specie tipo, e ramifica piuttosto sparsa mente, sia dalla base che poco più in alto, con articoli di circa 8 cm di diametro. Le costolature sono 11-14, arrotondate e ingrossate intorno alle areole, che sono sormontate da profondi solchi a forma di cuneo. Le areole, grandi e molto feltrose allo stadio giovanile, hanno ciuHi di lunghi peli bianchi, particolarmen te verso l'apice. Le spine radiali sono circa 16, bianche, molto sottili, quelle centrali sono 1-4, coniche e rigide, lunghe fino a 4 cm, giallastre o brune, talvolta quasi trasparenti con base scura. I fiori, che nascono nella parte subapicale, sono lunghi circa 8 cm, con tubo molto peloso e i segmenti del perianzio viola purpurei. Ne esiste una forma gracilior, con un numero minore di spine, di cui una sola centrale, tutte color ambra. Coltivazione Terriccio ben drenato e pieno sole. La propaga zione è per talea o per seme.
246 OREOCEREUS CElSIANUS (Lem .) Riccob. varietà HENDRIKSENIANUS (Bckbg.) Krainz Tribù Cereeae - Sottotribù Cereanae
Luogo di origine Ande de l Perù. Descrizione La pianta accestisce dalla base formando gruppi abbastanza grandi, i cui fusti possono raggiungere 1 m di altezza e quasi 10 cm di diametro, con circa 10 costolature larghe 2,5 cm e piatte depressioni trasversali fra le areole, che sono grandi e ovali, distanziate di circa 2 cm, ricoperte di feltro dapprima giallo e poi grigiastro e recanti ciuffi di lunghi peli sericei, bianchi , che in pratica ricoprono quasi del tutto l'epidermide. Le spine radiali sono 8-9, lunghe 1 cm , quelle centrali 1-4, lunghe anche 5 cm; tutte sono gialle e sottili. I fiori nascono al di sotto dell'apice e hanno un lungo tubo cilindrico e i segmenti del perianzio irregolari, rosso carminio. I frutti sono sferici, verde-giallastri : La pianta era denominata fino a tempi recenti Oreocereus ritteri e come tale può essere ancora spesso nomenc1ata. Coltivazione Questa specie richiede posizione fresca , ma non fredda, in inverno, quando il riposo dovrà essere strettamente osservato , e aria e sole in estate . Il terriccio dovrebbe essere un po' calcareo. La propagazione è per getto basale. La crescita è rapida e la pianta accestisce quando è alta anche solo 40 cm .
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OREOCEREUS DOElZIANUS
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Tribù Cereeae - Sottotribù Cereanae
Luogo di origine Perù centrale , nel dipartimento di Ayacucho, sulla Cordigliera Occidentale. Descrizione Fusto ramificato dalla base, e che forma cosi grandi gruppi, di circa 1 m di altezza e di 8 cm di diametro. I fusti, raggiunta la forza da fiore, si ingrossano all'apice, a volte divenendo il doppio della base ; invecchiando, possono divenire più o meno ricurvi. Le costolature sono 9-11, ottuse, rilevate per meno di 1 cm, leggermente prominenti dove nascono le areole circolari, bianco-grigiastre e feltrose, con lievi depressioni fra l'una e l'altra. Le spine sono inizialmente poco differenziate, e sono circa 20, aghiformi e pungenti, lunghe fino a 3 cm; più tardi appaiono chiaramente 4 spine centrali poste in forma di croce, una delle quali rivolta in alto e un'altra in basso, più grosse e di 4 cm di lunghezza. Le spine variano in colore dal rosso-bruno delle più giovani al bruno giallastro, e infine al grigio. Oltre alle spine , nelle areole apicali compaiono morbidi peli sericei insieme a folta lana grigiastra dove appaiono i bocci fiorali, formando un cefalio di circa 5 cm. I fiori sono quasi tubolari, lunghi circa 10 cm con un diametro di 3 cm, con un tubo scaglioso e peloso e i segmenti del perianzio talvolta leggermente irregolari; quelli esterni sono rosso scuro, quelli interni rosso carminio. Coltivazione La propagazione è generalmente per talea.
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OROYA NEOPERUVIANA Bckbg. Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocactanae Etimologia Il nome del genere, dato da Britton e Rose, è quello del villaggio di Oroya, nel Perù centrale, dipartimento di Junin, dove fu trovata la prima specie descritta . . Luogo di origine Perù centrale, sulle Ande , a nord-est di Lima. Descrizione La pianta ha fusto sferico e grosso, alto circa 40 cm con ·un diametro di 20 cm , verde piuttosto scu ro, e da adulta accestisce per mezzo di palloni basali. Le costolature nelle vecchie piante possono essere 24-35, ma i giovani esemplari ne hanno un numero minore. Le spine sono tutte giallo miele, brune alla base, ma possono essere piuttosto variabili, sempre sulle tinte del giallo, fino a divenire decisamente giallo chiaro ; le spine radiali sono 20-30, lunghe 1,5 cm, aciculari ed espanse, di modo che si intersecano. Le spine centrali sono 1-2, ch iaramente differenziate dalle altre, ma le vecchie piante possono averne alcune altre che in pratica si confondono con le radiali. I fiori piccoli , lunghi circa 2 cm, sono però numerosi, con i segmenti del perianzio carminio, spesso più chiari nella parte superiore. Ve n'è una varietà depressa, alta a malapena 10 cm, con spine rosso-brune , e una varietà tenuispina, con spine sottili e pettinate, più lunghe, dai fiori per lo più color crema. Coltivazione Come tutte quelle del genere richiede pieno sole e un terreno sabbioso e ghiaioso ben drenato, ma non si è dimostrata molto fiorifera in coltura. La propagazione è per seme.
249 PACHYCEREUS PRINGLEI
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Rose Tribù Cereeae - Sottotribù Cereanae Etimologia
Il nome del genere deriva dal greco pachys, grosso,
e da Cereus. Luogo di origine Messico, negli stati di Sonora e Nayarit fino alla costa, e nella Bassa Califomia, dove lorma interi boschi. Descrizione Questa pianta è, in natura, un albero che sorpassa i 10 m, con un tronco alto circa 2 m e un diametro di 60 cm e più , che diviene glabro e legnoso. Le ramificazioni, che partono dalla parte apicale, sono obliquo-ascendenti, molto grosse, verde scuro, con 11-15 costolature prom inenti e arrotondate. Le areole sono grandi, particolarmente quelle fiorifere, ricoperte di feltro bruno e rawicinate, che sono connesse l'una all'altra da una sottile striscia feltrosa. Le spine sono molto variabili, sia come numero che come lunghezza, difficilmente classificabili in radiali e centrali ; generalmente sono più numerose nelle giovani piante che nelle vecchie, e spesso scompaiono nelle piante di notevole mole ed età. Di solito sono circa 20, acute e pungenti, bianche con punta nera e lunghe 2 cm sulle nuove vegetazion i, per divenire lunghe anche 12 cm e completamente nere, ma quando la pianta giunge in forza da fiore, spesso la parte fiorifera è del tutto inerme. I fiori, dal tubo peloso e scaglioso, sono bianchi. Coltivazione La propagazione è da seme, dato che gli articoli sono troppo grossi per farne talee . Non tollera il freddo .
250 PARODIA AUREISPINA
Bckbg. Tribù Cereeae - Sonotribù Echinocactanae
Etimologia Il nome fu dato per onorare Lorenzo Raimundo Parodi (1895-1966), botanico argentino. Luogo di origine Argentina senentrionale, nella provincia di Salta. Descrizione La pianta ha fusto sferico e può avere un diametro di 6,5 cm, con circa 16 costolature tubercolate e poste a spirale: le vecchie piante ne hanno anche di più. Le spine radiali sono circa 40, sonili e setolose, bianche ; le spine centrali, più grosse, sono 6, lunghe più o meno 1,5 cm : 4 di esse, più forti, sono poste a forma di croce e la più bassa (e talvolta anche altre) è uncinata; tune sono giallo oro. I fiori, dai segmenti del perianzio giallo vivo, hanno un diametro di circa 3 cm . Tra le varietà di cui è ricca, si ricordano: australis, che assomiglia molto a Parodia rubriflora, ma ne differisce per avere la lanugine delle areole bianca, 8 spine centrali rosse (in particolare le 6 più grosse. in basso), che non sbiadiscono con l'età, e i fiori non scarlani, ma carminio violaceo . La varietà elegans ha l'apice densamente ricoperto di lana bianca e tune le spine sonilissime, più alcune setole capilliformi , e soltanto una, centrale, uncinata; forse questo è solo un ibrido, dato che la semina dà risultati variabili. La varietà vulgaris è simile alla specie, ma è più alta, con più costole, più spine centrali più grosse, in parte con punta rossastra. Coltivazione La propagazione è per seme o per pollone.
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PARODIA BILBAOENSIS Card. Tribù Cereeae - Sonotribù Echinocactanae Luogo di origine Bolivia, nel dipartimento di Potosi, presso Mollenvillque, a 2200 m, nei crepacci delle rocce, al riparo di arbusti. . Descrizione La pianta, il cui anributo proviene dal fano che fu scoperta nella provincia di Bilbao, fu descrina da Cardenas nel 1966. Il fusto è brevemente cilindrico, alto 4-5 cm, con un diametro di 5-6 cm, e ha circa 13 costolature, leggermente spiralate, rilevate per 8 mm, con una base larga 13 mm. Le areole sono rotonde e prominenti, grandi 2 mm circa, distanziate fra di loro di 1/2 cm , ricoperte di feltro grigio. Le spine radiali sono 18-20, bianche, molto sonili e aciculari, lunghe 6-8 mm, e sono più o meno ravvicinate al fusto o parzialmente espanse. Le spine centrali sono 4, drine o solo leggermente ricurve, rivolte dapprima verso l'alto, poi verso l'esterno, ingrossate alla base e lunghe 1,2-2 cm, di colore variab ile dal bianco al bruno. I fiori nascono nella parte apicale, accanto al centro, e sono lunghi 2,5 cm , con corto tubo coperto di piccole scaglie gialle lunghe meno di 1/2 cm che portano corta e densa lanugine bianca e alcune setole brune. I segmenti del perianzio sono giallo oro. Coltivazione Richiede terriccio perienamente drenato e lungo riposo invernale. La propagazione è per seme.
252 PARODIA MAASSII
(Heese) Berger Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocactanae
Luogo di origine Bolivia meridionale, Argentina settentrionale. Descrizione Questa specie era stata ascritta da Britton e Rose al genere Malacocarpus, oggi abolito e smembrato in generi affini. La pianta ha fusto verde vivo, da sferico a oblungo, di 15 cm di diametro, con la corona apicale densamente ricoperta di lanugine bianca. Le costolature sono 13-21, poste a spirale e formate da tubercoli che sulla parte più giovane sono nettamente rilevati e divisi da solchi trasversali, mentre in seguito si allunga no, unendosi, e sono quasi del tutto mancanti alla base. Le areole, inizialmente molto grandi e lanose tanto da coprire la punta dei tubercoli, divengono da vecchie più piccole e glabre; ognuna di esse ha 8-10 spine radiali , prima giallastre e poi bianche, lunghe 5-10 mm, espanse verso l'esterno, più o meno ricurve in dentro. Le spine centrali sono 4, molto più grosse, e la più lunga di esse può arrivare a 3-7 cm; nella porzione apicale sono giallo-brune, dirette verso l'alto, ma in quella più vecchia divengono giallo pallido e sono rivolte verso il basso, piegate o uncinate. I fiori sono grandi, con un corto tubo scaglioso e lanoso e i segmenti del perianzio, numerosi, rosso-arancio o bronzo. Ve ne sono parecchie varietà, di cui molte con fiori rossi o carminio e una con spine giallo oro. Coltivazione Cresce meglio a mezz'ombra; la propagazione è da seme, ma la crescita è lenta, più rapida per i soggetti innestati.
253 PARODIA OBTUSA
Ritt. Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocactanae
Luogo di origine Bolivia sudoccidentale, presso Cotagaita. Descrizione Il fusto , verde chiaro, alto circa 80 cm con un diametro di 8-17 cm, ha 13-21 costolature rilevate per 1-2 cm, fortemente tubercolate. I tubercoli conici sono inizialmente molto allungati e piuttosto compressi, per divenire poi più rotondeggian ti, e risultano ottusi perchè sono troncati all'apice dalle areole, che sulla parte più giovane sono ovali, lunghe fino a un centimetro, bianche e feltrose, ma che in seguito assumono una forma rotonda e perdono buona parte della feltrosità. Le spine radiali sono 6-9, piuttosto sottili, irraggiate e spesso leggermente ricurve in dentro, lunghe 2-6 cm; le spine centrali sono 1-3 (una soltanto sulle giovani areole), più grosse e lunghe 4-7 cm, e spesso almeno una è uncinata. Tutte sono subulate, giallo pallido, ma quelle della nuova crescita sono spesso bruno pallidO e passano poi al giallo-bruno. I fiori sono lunghi circa 4 cm, con tubo con scaglie fornite di lana bianca e segmenti del perianzio larghi 1/2 cm , di colore variante dal giallo oro al giallo zolfo. La specie è relativamente recente essendo stata classificata e introdotta nel 1964. Coltivazione Prospera molto bene anche a mezz'ombra, e comunque, come molte specie andine, è meglio ripararla dal sole pomeridiano delle nostre calde estati. La propagazione è per seme.
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PARODIA PENICILLATA Fechs. et v.d. Steeg Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocactanae Luogo di origine Argentina settentrionale, nella provincia di Salta. Descrizione Fusto cilindrico, di 12 cm di diametro, che con l'età arriva a 70 cm di altezza, con 17 costolature tubercolate, poste a spirale, che hanno areole grandi e molto lanose, gialla stre. Le spine radiali sono circa 40, sottili, rawicinate ed espanse; tra di esse e le spine realmente centrali vi sono circa 8 spine intermedie, scarsamente differenziate da quelle più interne se non per la loro posizione. Le spine centrali sono 15-20, sottili e più lunghe, giungendo fino a 4-5 cm, in parte leggermente ricurve, dirette verso l'alto, poi in fuori e infine verso il basso. Tutte le spine variano dal giallo oro al bianco giallastro e possono essere quasi trasparenti, e in complesso il fusto ne viene completamente nascosto. I fiori sono piccoli, campanulati, rossi. Ve n'è una varietà fulviceps, quasi sferica, di 8 cm di diametro, con 20 costole molto spirai ate e spine centrali bruno-rosse. La varietà nivosa ha fusto lungo e sottile dalla base napiforme, spesso pendulo, e circa 40 spine radiali e 10 centrali più grosse, tutte bianche tranne la base giallastra delle centrali; i fiori sono lunghi e larghi circa 4 cm e variano dall'arancio al rosso. Coltivazione La propagazione è per seme, ma le varietà spes so non risultano simili alla pianta madre.
PARODIA RUBRIFLORA Bckbg.
Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocactanae
Luogo di origine Argentina settentrionale. Descrizione È questa una specie piuttosto recente, che fu descritta da Backeberg nel 1963. \I fusto è sferico, appiattito, di quasi 7 cm di diametro e alto soltanto 3 cm , verde chiaro. Le costolature sono circa 19, poste a spirale, tubercolate; ogni tubercolo è alto 1/2 cm e ha un'areola dapprima grigia e bianca stra, feltrosa, poi brunastra nel centro o in basso. Le spine radiali sono circa 20, setolose, bianche, lunghe 5-6 mm. Le spine centrali sono quattro; poste a forma di croce, sono più lunghe (possono arrivare à più di 1 cm di lunghezza), più grosse e coniche, e una è uncinata; sono bruno rossastro scuro quando appaiono, divenendo in seguito più chiare e talvolta giallo-rossa stre alla base, rossastre sulla punta. Una particolarità di questa specie è che vi possono essere 3 ulteriori spine, poste sopra quelle che sono le vere 4 centrali; una di esse, la più bassa, è uncinata, mentre quelle superiori sono dirette verso l'apice, più grosse delle spine radiali, ma anch'esse bianche, a volte con la punta rossastra. La presenza di queste spine aggiuntive è la più significativa differenza con Parodia sanguiniflora che, in parti cola .re quando è allo stadio giovanile, è molto simile. I fiori, lunghi 1,5 cm, con un diametro di .3 cm, sono rosso vivo, con leggeri
riflessi dorati.
Coltivazione La propagazione è da seme.
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PARODIA SANGUINIFLORA
(Frié) Bckbg.
Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocactanae ''- ~ .;J
Luogo di origine Argentina settentrionale, nella provincia di
Salta, ad altitudini fra i 1000 e i 2000 m.
Descrizione Pianta piccola, con fusto globulare verde chiaro,
dapprima depresso, sferico a maturità, solitario, con diametro di
5 cm e più . I tubercoli sono conici, ben divisi, posti a spirale, con
areole apicali molto lanose e feltrose che però divengono quasi
glabre con l'invecchiamento. Le spine radiali sono 10-15, setolo
se e bianche o biancastre, lunghe meno di un centimetro, mentre
quelle centrali, poste in forma di croce, sono brunastre, più forti
e lunghe, specialmente quella posta in basso che è u[lcinata e
può raggiungere i 2 cm. La pianta può portare nella parte superio
re del fusto numerosi fiori rosso sangue, come implica il nome,
di un diametro che può raggiungere i 4 cm. I semi sono bruni e
minuti. Ne esiste una varietà violacea con fiori purpurei, tendenti
più o meno al violetto, presumibilmente originaria di una zona
più a nord, forse in Bolivia.
Coltivazione La pianta non emette polloni, quindi la propaga
zione può essere effettuata solo per seme, e la crescita è molto
lenta, tuttavia le piante adulte fioriscono facilmente.
I- tù·C
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PELECYPHORA ASELLIFORMIS
Ehrenbg.
Tribù Cereeae - Sottotribù Coryphanthanae
Etimologia Il nome deriva dal greco pélekys, ascia, accetta, e phoréo, portare, perché i tubercoli lunghi e compressi lateralmen te ricordano la lama di una accetta. Luogo di origine Messico, nello stato di San Luis Potosi. Descrizione Questa specie è una delle classiche rarità che formano l'ambizione di tutti i collezionisti dato che, come altre piante moijo rare, accestisce soltanto quando è vecchia e la crescita è lentissima, cosi che non soltanto è difficile procurarse ne i semi, ma occorre molto tempo perché le plantule divengano caratterizzate. La radice è grossa e carnosa, e il fusto, dapprima sferico, diviene poi quasi cilindrico, alto IO cm e con diametro di 5-6 cm, verde-grigio. I tubercoli, rilevati per 1/2 cm, sono posti più o meno a spirale e sono lunghi, schiacciati lateralmente e ricoperti da areole ellittico-lineari, inizialmente lanose, che hanno numerose spine minute e non pungenti, pettinate lateralmente e unite alla base, con solo la punta libera. I fiori hanno un diametro di 3 cm circa e nascono all'apice del fusto circondati dalla lanugine delle giovani areole; i segmenti estemi sono biancastri e quelli interni carminio violaceo. Condivide con la Lophophora il nome comune di peyotl, e probabilmente la pianta, considerata sacra, contiene anch'essa degli alcaloidi più o meno allucinogeni ed era usata nello stesso modo. Coltivazione Pieno sole, innaffiature oculate e riposo rigoroso.
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PERESKIA ACULEATA
Mili.
Tribù Pereskieae ~
Etimologia Il nome fu dato da Linneo per ricordare il naturalista francese Nicholas Fabre de Peiresc (1580-1637), e fu scritto secondo la pronuncia francese. Luogo di origine America tropicale, dalle Indie Occidentali fino all 'Argentina settentrionale. Descrizione È questa la specie meglio conosciuta e da più ' lungo tempo in questo genere, considerata come la forma ance strale di tutti i cactus, l'unico che conservi una lorte somiglianza con i normali arbusti da fogliame. La pianta è arbustiva e sarmen tosa, con rami sottili, e giunge a 10m di altezza. Le foglie persistenti, lanceolate od oblunghe, hanno una forte vena princi pale e vene seCOndarie laterali, un corto picciolo e cadono con l'invecchiamento lasciando nudo il fusto legnoso. Le areole che compaiono.in questa zona portano 2-3 spine sottili e dritte, quelle all'ascella delle foglie sono pelose con spine appaiate, corte e ricurve . rfiori profumati, più o meno grandi, nascono in infiore scenze, han·no un diametro·di 2,5-4,5 cm e i petali molto espansi , bianchi, rosati o giallo pallido. I frutti, gialli, di circa 2 cm di diametro, sono eduli e lisci a maturità. La varietà godseffiana è più piccola, con foglie rosa da giovani, poi verde chiaro, rosse al rovescio, ed è pianta da serra o interni luminosi. Coltivazione La propagazione è per talea, da effettuarsi in estate, e la crescita è rapida; sopporta basse temperature.
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259 PSEUDOMAMMILLARIA CAMPTOTRICHA (Dams) Buxb . Tribù Cereeae - Sottotribù Coryphanthanae
. . . . ..
Etimologia Il nome del genere, che significa falsa Mammillaria, è stato recentementè coniato da Buxbaum perché i caratteri botanici, affini a quelli dèlla Mammillaria, non erano cosi simili da classificarla come tale. Luogo di origine Messico, nello stato di Querétaro. Descrizione La pianta fu descritta nel 1905 da Erich Dams come una Mammillaria, ma fu poi passata da E. Tiegel nel genere Dolicothele a causa dei lunghi tubercoli, finché recentemente Franz Buxbaum creò il genere Pseudomammillaria per le.specie a piccolo fiore, ma differenti dalla specie iniziale per altri caratteri. Il fusto globoso accestisce molto formando grandi gruppi di articoli, di circa 7 cm di diametro, con tubercoli conici e piuttosto sottili, lunghi fino a 2 cm, che hanno la base larga e alcune lunghe setole all'ascella pelosa. Le piccole areole portano 4-8 spine radiali , lunghe 3 cm, sottili e più o meno ricurve o contorte, biancastre da giovani, ma che divengono presto gialle, incrociate e intersecate soprattutto all'apice e nello stadio giovanile della pianta. Le spine centrali sono assenti. I fiori sono piccoli, più corti dei tubercoli alla cui base nascono intorno all'apice, con i segmenti del perianzio bianchi, talvolta con una linea· mediana verdastra, leggermente profumati. Coltivazione La propagazione è per seme o per pollone.
260 PVRRHOCACTUS BULBOCAL VX
(Werderm.)
Bckbg. Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocactanae Etimologia Il nome deriva dal greco pyrr6s, del colore del fuoco , in tutte le gradazioni, dal fulvo al rosso o al dorato. In realtà il colore dei fiori è predominantemente giallo. Berger, che creò il genere, vi incluse molte specie trasferendole da Malacocarpus; molte altre furono scoperte posteriormente. Luogo di origine Argentina settentrionale. Descrizione Il fusto è sferico, grigio-verde chiaro, con circa 12 costolature arrotondate, ingrossate intorno alle areole cosi da formare dei tubercoli carnosi, con depressioni trasversali fra l'uno e l'altro. Le areole sono oblunghe, grandi, feltrose, con feltro biancastro o comunque molto chiaro, e hanno 7-11 grosse spine radiali, lunghe 2 cm, più o meno ricurve in dentro quelle laterali, in fuori quelle inferiori. Le spine centrali sono 4, anch 'esse grosse, più lunghe delle radiali, ricurve verso l'alto, in particolare quelle della parte superiore del fusto che si inclinano verso l'apice. Tutte le spine sono chiare, più o meno rosate o rossastre, con la punta o la parte superiore bruna. I fiori hanno il tubo corto, densamente scaglioso e feltroso, nascono intorno all'apice e hanno forma urceolata, e segmenti acuminati gialli ; quelli esterni hanno una striscia dorsale rossa. Coltivazione La propagazione è per seme. Ama il pieno sole.
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RATHBUNIA ALAMOSENSIS
(eoult.) Britt. et
Rose Tribù Cereeae - Sottotribù Cereanae Etimologia Il nome ricorda Richard Rathbun (1852-1918), na turalista e specialista in invertebrati marini. Luogo di origine Tutte le specie del genere sono originarie della costa occidentale del Messico; questa fu scoperta presso Alamos, nello stato di Sonora, nella fascia costiera. Descrizione Pianta arbustiva con fusto alto 2-3 m, ramificante, con lunghi articoli di 4-8 cm di diametro, dapprima eretti, ma poi curvi o ripiegati fino a raggiungere il terreno dove radicano emettendo nuovi getti. Le costolature sono 5-8, ottuse, con rilievi arrotondati e irregolari e depressioni più o meno profonde fra l'uno e l'altro. Le areole compaiono sulla parte superiore dei rilievi, bianche e rotonde, e hanno 11-18 spine radiali, dritte e biancastre, dirette verso l'esterno, e 1-4 spine centrali, bianca stre, rigide e molto più grosse delle radiali, con la spina inferiore, più lunga, che raggiunge i 2,5-3,5 cm. I fiori sono lunghi da 4 a IO cm, con un lungo tubo molto ristretto, quasi cilindrico, sulla cui apertura si espandono, estroflessi, i corti segmenti scarlatti del perianzio che si apre obliquamente. Coltivazione Di crescita vigorosa e piuttosto rapida, non tollera il freddo, quindi è adatta in coltura soltanto per ambienti che permettano un riparo invernale. Giovani esemplari possono esse re mantenuti in vaso. La propagazione è per talea o per pollone.
262 'fe.c-=J 1- 10"':
REBUTIA HAAGEI Fric et Schelle Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocereanae Etimologia Karl Schumann denominò questo genere per ricor dare P. Rebut, un vivaista francese specializzato in cactus. Luogo di origine Argentina settentrionale, nella provincia di Jujuy, al confine con la Bolivia, a circa 4500 m. Descrizione Questa piccola pianta ha avuto nei pochi decenni dopo la sua scoperta, parecch i nomi: dopo quello che oggi è riconosciuto per diritto di priorità, Backeberg infatti la trasleri al genere Mediolobivia e in seguito cambiò anche il nome della specie in pygmaea; per di più è spesso conosciuta come Rebutia haageana, e sotto ognuno di questi nomi può essere rintracciata. La pianta è bassa, globosa o leggermente cilindrica, molto accestita per mezzo di numerosi palloni basali , con una lunga radice fittonante e il fusto verde più o meno scuro, che può essere glaucescente o bronzato a seconda dell'esposizione. I tubercoli sono rilevati quasi a formare costolature ben distan ziate l'una dall'altra e disposte leggermente a sp irale, in numero di circa 10. Le spine sono 4-12, tutte radiali, pettinate, dirette lateralmente da ambedue le parti, lunghe da 3 a 7 mm, rigide, all'apparenza quasi simili a setole, appressate all'apice dove risultano fittissime. I fiori nascono verso la metà del fusto o dal Ia base, hanno un sottile tubo e grandi petali rosa chiaro o salmone, ma sono variabili, ta lvolta striati. Coltivazione La propagazione è per pollone basale.
263 REBUTIA MINUSCULA K. Schum. forma KNUTHIANA (Bckbg.) Buin. et Donald Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocereanae Luogo di origine Argentina nordoccidentale: la specie nella provincia di Tucuman, la forma in quella di Salta, più a nord. Descrizione La specie, descritta da Weber nel 1896 come Echinopsis minuscula, era già stata assunta nell'anno precedente da Schumann come specie tipica del suo nuovo genere. Il fusto globulare-depresso ha soltanto circa 2 cm di altezza e 5 cm di diametro, ma la pianta diviene cespitosa per i numerosi palloni basali. I bassi tubercoli sono disposti in modo da formare 16-20 spirali e sono rotondi o leggenmente angolari. Le spine sono indistinguibili come radiali e centrali , dato che sono poste a ciuffo sulle piccole areole pelose , e sono 25-30, lunghe appena 2-3 mm, biancastre. I fiori nascono intorno alla base e sono lunghi 4 cm , con un sotti le tubo imbutiforme e i segmenti del pèrianzio ottusi all'apice, numerosi, rosso lucente; la fioritura è abbondante e ogni fiore dura parecchi giorni. La forma knuthiana è verde più pallido, con areole brune e spine lunghe 2,5 cm ; i liori, un po' più lunghi, sono carminio scuro. Backeberg ne fa una varietà della specie violaciflora, che è stata passata essa stessa come forma di Rebutia minuscula. Coltivazione Non tollera lorti rigori invernali, ma, mantenuta in serra Iredda o comunque al riparo durante il riposo, fiorirà benissi mo in primavera all'aria e al sole. La propagazione è per pollone.
264
REBUTIA PULVINOSA Ritt. et Buin. Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocereanae Luogo di origine Bolivia meridionale. Descrizione Questa specie, di recente introduzione, fu descrit ta nel 1963. La pianta è piccolissima, ma accestisce moltissimo formando densi cuscinetti di fusti , dapprima sferici, poi legger mente allungati, di soli 3 cm di diametro. Le costolature sono divise in tubercoli distanziati che hanno delle areole ovali di circa 1/2 cm di lunghezza, bianche e feltrose. Le numerosissime e minuscole spine radiali sono 15-22, lunghe appena 3 mm, e le spine centrali sono 6, più grosse e brunastre, talvolta molto chiare . I fiori, che nascono dalle areole laterali ed emergono dalla massa degli articoli, sono lunghi circa 2 cm, con un diametro di 1,5 cm, e hanno un sottile tubo con setole bianche e i segmenti del perianzio disposti in doppia serie, giallo-arancione. Il piccolo frutto è verde rossastro e i semi sono minutissimi. Coltivazione La specie, che Backeberg aveva posto nel suo genere Aylostera, oggi non valido, ma che quindi può essere ancora nomenclata come tale, è ancora poco diffusa in commer cio . La propagazione è facilissima, per mezzo dei numerosi polloni ; richiede pieno sole e viene talvolta innestata, benché cresca bene sulle proprie radici in terreno poroso e usufruendo di un marcato riposo.
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RHIPSALIDOPSIS ROSEA (Lagerh.) Britt. et Rose Tribù Cereeae - Sottotribù Rhipsalidanae Etimologia Il nome deriva da Rhipsalis e dal greco 6psis, apparenza, aspetto, per la somiglianza fra i due generi. Luogo di origine Brasile meridionale, nello stato di Parana. Descrizione Piccola epifita, semieretta o pendula, che mostra un accentuato dimorfismo nella crescita. Infatti, mentre i fusti principali, di solito eretti, sono quasi circolari o con 4-5 angoli ottusi, rossastri o verde pallido da giovani e più tardi verde scuro, i segmenti terminali, piuttosto numerosi, consistono quasi esclusivamente di sezioni piatte, lunghe circa 4 cm , solo eccezio nalmente con 3-4 angoli. Gli articoli hanno il margine leggermen te crenato, con piccole areole munite di sottili peli setolosi, e una grande areola apicale dalla quale sorgeranno le nuove vege tazioni e i fiori rosa. Nessuna delle areole che ha già fiorito porterà più fiori , ma essi appariranno, anche tre insieme, sul le giovani areole; è quindi molto importante che la pianta vegeti regolarmente. I fiori hanno un corto tubo, sono profumati e han no un diametro di circa 4 cm, con segmenti del perianzio rosa più o meno chiaro. Coltivazione La pianta non deve avere un vero periodo di riposo, ma soltanto un semi riposo con innaffiature ridotte, integra te però da spruzzature per fornirle umidità. Può essere innestata, ma vive bene anche sulle proprie radici, all'ombra e con un calore invernale piuttosto buono. La propagazione è per talea.
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RHIPSALIS CAPILLIFORMIS Web. Tribù Cereeae - Sottotribù Rhipsalidanae
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Etimologia Il nome deriva dal greco rhfps, giunco, a causa dei rami sottili e flessibili, spesso intrecciati fra di loro. Luogo di origine Brasile orientale, ma non ritrovata allo stato selvatico. Descrizione Epifita che forma folti cespuglietti penduli con fusti e rami numerosi ma molto sottili, come dice il nome: Il fusto principale, cilindrico, è allungato e gli articoli possono essere in successione, lunghi 10-15 cm con un diametro di 2-3 mm, oppure verticillati , fino a 7 per ogni vertici Ilo, più corti e anche più sottili, a volte vagamente angolari. Sono tutti di un verde assai brillante, e hanno minutissime areole lungo i fusticini che emettono anche, in condizioni ottimali, numerose radici aeree con le quali assorbo no l'umidità ambientale, dato lo scarsissimo apparato radicale. I fiorellini , di meno di 1 cm di diametro, nascono con grande facilità, generalmente verso la parte finale dei sottili articoli; hanno i segmenti del perianzio esterni giallastri e quelli interni bianchi. A volte i segmenti sono soltanto 5, bianchi e stellati. I frutticini , che in buona coltivazione dovrebbero seguirli, sono bianchi, rotondi, di 1/2 cm di diametro e molto persistenti. Coltivazione Come tutte le epifite, è meglio abbia vasi piuttosto piccoli perché le deboli radici non vengano soffocate. Molta umidità ambientale, ma buon drenaggio. La propagazione è per talea di fusto.
RHIPSALIS MESEMBRYANTHEMOIDES Haw.
Tribù Cereeae - Sottotribù Rhipsalidanae
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LuogO di origine Brasile, nel lo stato di Rio de Janeiro. Descrizione Questa graziosa epilita, nomenclata da A Ha worth sin dal 1821, è una delle più riconoscibili anche a prima vista e, a quanto sembra, fino ai primi del Novecento era anche piuttosto comune in coltivazione. La pianta è un arbustino con un sottile tronco eretto e lignificante, alto al massimo 40 cm , dal quale si dipartono numerosi articoli penduli, anch'essi cilindrici , verde pallido, dall'epidermide più o meno sericea e lunghi 10-20 . cm, che portano numerose radici aeree e molti piccoli articoli secondari lunghi da 1/2 cm a l cm e di 2-4 mm di diametro. Questi nascono lungo gli articoli principali per tutta la loro lun ghezza, posti più o meno a spirale, ed è questo dimorfismo che ha determinato l'attributo, dato che l'insieme ricorda vagamente i fusti striscianti e le foglie carnose di alcune piante appartenenti al vecchio genere Mesembryanthemum. Le areole compaiono sparse sugli articoli più lunghi, appena feltrose e con 1-2 corte setol~ sericee, mentre quelle degli articoli corti sono più feltrose e hanno 3-4 setole. I piccoli fiori bianchi o rosei nascono lateral mente sugli articoli brevi o direttamente alla loro ascella, grandi l cm. I frutticini sono generalmente bianchi. Coltivazione Molta luce senza sole diretto e breve semi riposo dopo la fioritura. La propagazione è per talea di articolo.
I 268 RHIPSALIS MICRANTHA
(H.B.K.) DC. Tribù Cereeae - Sottotribù Rhipsalidanae
Luogo di origine Ecuador meridionale e Perù settentrionale. Descrizione Questa specie fu descritta per la prima volta da Humboldt, Bompland e Kunth nel 1823. La pianta è un'epifita che normalmente pende dalle intersezioni dei rami o da irregolari tà dei tronchi degli alberi, dove si accumula un po' di humus, formando irregolari cespuglietti , più o meno lunghi. Il fusto princi pale è grosso circa 6 mm, con 4 angoli ottusi, talvolta con 5, e gli articoli che ne partono, mai verticillati, singoli o al massimo 2-3, sono triangolari, talvolta appiattiti , larghi 5-8 mm, con margini leggermente crenati, verde chiaro o giallastro. Le areole sono piccole, leggermente lanose, con una piccola scaglia decidua e 1-4 setole sottili. Gli articoli secondari hanno per lo più 2 angoli, solo raramente 3. I fiori sono laterali , bianchi , lunghi 7 mm circa, talvolta associati con una piccola scaglia e 1-2 setole spinescenti. Il frutto è sferico o leggermente ell ittico, glabro, con il perianzio disseccato che persiste all'apice, bianco o rossastro, lungo fino a 1 cm.
Coltivazione La coltura può avvenire in vaso, piuttosto basso
e largo, piccolo al massimo, compatibilmente con la pianta;
ottimo drenaggio, ombra e umidità atmosferica sono imperative, e
spruzzature frequenti sono necessarie. La propagazione è per talea, che deve essere inserita non profondamente , trasversal mente, in torba umida.
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RHIPSALIS PACHYPTERA
Pleiff
Tribù Cereeae - Sottotribù Rhipsalidanae
~
Luogo di origine Brasile meridionale, negli stati di Rio de Janeiro, Minas Gerais, Santa Catharina e Sào Paulo. Descrizione È questa una delle parecch ie specie di Rhipsalis con articoli simili a foglie, che ricorda molto gli Epiphy/lum e i generi affini , ma se ne distacca per tutte le particolarità botaniche connesse al genere. Conosciuta da moltissimo tempo, fu descrit ta come Cereus alatus da Willdenow nel 1788, e cambiò nome parecchie volte prima e dopo la classificazione di Pfeiffer, che è quella valida per diritto di priorità. Si tratta di un arbusto epifita, che cresce sui tronchi degli alberi, nelle foreste da 1000 m fino quasi alla costa, ed è inizialmente eretto, con fusto quasi lignificante, poi pendente, a volte per circa 1 m, con articoli primari talvolta triangolari, ma normalmente ellittici lunghi fino a 20 cm e larghi 12, e a volte quasi circolari. Essi sono verde scuro, ma spesso assumono tinte rosso-violacee , in particolare sulla grossa costolatura che forma la nervatura centrale , e hanno
le parti alate carnose , irregolarmente crenate, nelle cui depressio
ni appaiono le piccole areole debolmente fellrose . I fiori nascono
lateralmente da esse, sono lunghi 1,5 cm , giallastri 6 profumati.
1\ frutto è ovale e rosso più o meno chiaro.
Coltivazione Richiede molta umidità ambientale e calore inver
nale con semiriposo. La propagazione è per tale a di articolo.
I."
270 SCHLUMBERGERA RUSSELLIANA
(Hook.)
Britt. et Rose Tribù Cereeae - Sottotribù Epiphy/lanae
Etimologia Il nome ricorda Frederick Schlumberger, collezioni sta di cactus, begonie e bromeliacee. Luogo di origine Brasile, nelle Montagne dell'Organo. Descrizione Epifita arbustiva molto ramificata, questa pianta ha portamento molto simile a quello di Zygocactu5 truncatu5, ma i suoi corti articoli , per lo più piatti, sono crenati al margine e non dentati, con l'apice tronco e non compresso fra due denti laterali. I fiori, inoltre, benché abbiano un lungo tubo corollino imbutiforme, sono regolari. Anche l'ovario e il frutto sono angolari invece che rotondi. La pianta può raggiungere in complesso 1 m di lunghez za, con fusto principale cilindrico e articoli lunghi 3,5 cm e larghi 2 cm, con una forte vena principale mediana. AI loro apice vi è una lunga areola lineare con pochi sparsi peli dalla quale nascono i fiori, che hanno la corolla imbutiforme e i segmenti disposti in doppia serie : quelli più bassi sono attaccati al corto tubo, mentre quelli superiori sono lunghi, altemati a quelli inferiori e disposti a stella. Il loro colore può variare dal carminio allo scarlatto, benché in generale sia rosa violaceo nelle forme coltivate. La fioritura è diurna. I frutti sono rossi, ovali, con 4-5 angoli leggermente alati, e persistono sulla pianta per lungo tempo. Cottivazione La propagazione è per talea di articolo, ma il sistema radicale è debole e spesso le piante vengono innestate.
271
SOEHRENSIA OREOPEPON
(Spegazz.) Bckbg.
Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocereanae
Etimologia Backeberg creò il nome di questo genere in omag gio a Johannes Soehrens, botanico e sistematico cileno . Luogo di origine Argentina occidentale, provincia di Mendoza. Descrizione \I nome della specie deriva dal greco 6ro5, monte, e pépon, popone, melone. Tutte le specie del genere vivono a notevole altitudine, e questo "melone dei monti" ha un fusto grosso e sferico o a barile, verde oliva, che raggiunge i 30 cm di diametro. Le costolature sono 16-20 negli individui giovani, ma possono arrivare a 30 nei vecchi esemplari, larghe 2,5 cm e depresse fra i rilievi tubercolati che portano all'apice le areole grigie, lunghe quasi 1 cm. Le spine, che sono poche sulle areole più giovani, divengono in seguito numerose, circa 12-20; 1-5 di esse sono poste in posiZione più centrale delle altre e sono lunghe fino a 5-7 cm, mentre le altre, nettamente radiali, sono lunghe al massimo 3,5 cm . Tutte le spine sono sottili, flessibili, e il loro colore varia dal giallastro al rosso più o meno bruno. I fiori sono lunghi 6 cm e più, con diametro di circa 3 cm, e hanno il tubo ricoperto di scaglie verdastre e affusolate; i segmenti del perianzio sono gialli , ma in qualche varietà possono essere rossi. La specie era stata classificata come Lobivia da Spegazzini, ed è ancora possibile trovarla cosi nomenclata. Coltivazione Il terriccio deve essere molto porçlso, e il riposo invemale strettamente osservato. La propagazione è da seme'.
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STENOCEREUS GRISEUS
(Haw.) Buxb.
Tribù Cereeae - Sottotribù Cereanae Etimologia Il nome proviene dal greco sten6s, sottile, e da Cereus, per i fusti e gli articoli più esili di quelli dei veri Cereus. Luogo di origine Zona costiera nordorientale del Venezuela e isole adiacenti (Curaçao, Aruba, Bonaire, Margarita, Trinidad). Nello stato di Oaxaca, nel Messico meridionale, è sfuggito alla coltura spontaneizzandosi, dato che è conivato in varie parti dell'America tropicale per i suoi frutti commestibili. Descrizione In natura è arborescente e alto fino a 8 m, talvolta con un definito, debole tronco di meno di 40 cm di diametro, ma più spesso ramificante dalla base. Le vecchie vegetazioni sono lisce, ma la parte superiore degli articoli è più o meno glauca e ha 8-10 costolature ottuse ma rilevate per circa 3 cm, con leggere protuberanze sulle quali sono poste le areole ovali distanziate di 2-3 cm. Le spine radiali sono circa IO, lunghe l cm, aciculari e robuste, biancastre o grigie; le spine centrali sono 1-3, lunghe anche 4 cm. I fiori sono lunghi 7-9 cm, con segmenti esterni del perianzio rosati e interni bianchi. Il frutto è sferico, di 5 cm di diametro, spinoso, ma le spine cadono a maturità, con la pclpa rossa commestibile . In questo genere, creato da Riccobono, sono confluite parecchie specie appartenenti agli aboliti generi Lemaireocereus di Britton e Rose e Ritterocereus di Backeberg, e le piante possono essere ancora nomenclate con tali sinonimi. Coltivazione Non tollera il freddo. La propagazione è per talea.
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STENOCEREUS HYSTRIX (Haw.) Buxb. Tribù Cereeae - Sottotribù Cereanae Luogo di origine Indie Occidentali: isole di Cuba, Giamaica, Haiti e Porto Rico, nelle parti più aride. Descrizione La pianta ha un corto tronco, più o meno distinto , spesso di un diametro di 30 cm, ma raggiunge anche i 12 m di altezza con 10-50 ramificazioni erette di 7-10 cm di diametro. Le costolature sono 9-12, con leggeri rilievi separati da incisioni a cuneo: le areole nascono sulla parte superiore dei rilievi, ma non al loro apice, e sono feltrose, varianti dal bianco al grigio. Le nuove vegetazioni sono più o meno glauche, ricoperte di pruina, e le areole su di esse sono maggiormente grandi e pelose. Le spine radiali sono circa IO, quelle centrali 1-3, una delle quali, più lunga delle altre, arriva a circa 4 cm; tutte sono grigie, con punta bruna. I fiori sono lunghi 8-9 cm, con un tubo di circa 5 cm , lungo e obconico, largo 3 cm all'apertura, con poche grandi scaglie di colore rossastro o verde scuro. I segmenti del perianzio sono bianchi, del tutto espansi a piena fioritura, a volte quasi estroflessi. Il frutto è ovoide, scarlatto, lungo 5-6 cm, ha ciuffi di spine decidue e quando è maturo si apre esponendo la pclpa rosso scuro . Coltivazione Questa speCie, poco coltivata, è graziosa allo stadio giovanile per il colore dei suoi articoli, ma non sopporta il freddo e difficilmente può giungere alla fioritura. la pcpagazione è per talea.
274 STENOCEREUS MARGINATUS
(DC.)
Berg~r et
Buxb. Tribù Cereeae - Sottotribù Cereanae Luogo di origine Messico, negli stati di Hidalgo, Querétaro e Guanajuato, ma naturalizzato in tutto il paese. Descrizione Le vie della nomenclatura botanica, pur non es sendo infinite, 'sono numerose, e il profano troverà assurdo che la stessa pianta, classificata da Britton e Rose nel 1909 come Pachycereus marginatus (cioè, grosso Cereus), sia oggi chiama ta Stenocereus (cioè, sottile Cereus) , dopo un intervallo in cui portò il nome di Lemaireocereus, che è poi quello più comune mente usato. In realtà, la specie in natura ha un tronco con ramificazioni erette e raggiunge i 7 m di altezza, mentre in coltivazione ramifica dalla base con articoli che, pur alti vari metri, sono piuttosto sottili avendo 15 cm di diametro; inoltre le sue particolarità botaniche sono quelle del genere che Riccobono aveva creato proprio nel 1909. Le costolature sono 5-6, acute, ma col tempo divengono arrotondate, con areole contigue, rico perte .di feltro bruno o grigiastro che forma una linea continua. Le spine sono poche, corte e decidue, inizialmente rigide e scure . I fiori nascono lateralmente e hanno un grosso tubo scaglioso con ciuffi lanosi e segmenti del perianzio bianchi, corti ed estrollessi. Coltivazione In Messico è usato per siepi ed è chiamato "orga no" per i fusti di lunghezza scalare. Richiede caldo e sole; non adatto per la coltura in vaso. La propagazione è per talea.
275 STENOC.EREUS PRUINOSUS
(Otto) Buxb.
Tribù Cereeae - Sottotribù Cereanae Luogo di origine Messico centrale e meridionale. Descrizione Una specie colonnare, quasi arborea, nella quale il fusto principale si trasforma in un ben definito tronco ramificato, che in natura può raggiungere i 7 m di altezza. Gli articoli che nascono sia dalla base che lateralmente hanno la zona di nuova vegetazione verde-azzurrina ricoperta di pruina bianca, e hanno 5-6 costolature, all'inizio divise da acuti e profondi solchi che in seguito divengono più piatti. Le areole sono distanziate di circa 4 cm , feltrose, brune o bianche, e hanno 5-9 spine radiali, prima rosso-brune, quindi grigie, e una spina centrale più grossa, lunga fino a 3 cm . Le areole fiorifere hanno una folta lanugine bruna . I fiori imbutiformi, che si aprono di notte, ma rimangono parzial mente aperti anche il giorno seguente, sono lunghi 6-9 cm; essi hanno un tubo scaglioso e i segmenti bianchi sfumati in rosa. Il frutto è ovoide, con cuscinetti feltrosi e spinosi, ma le spine cadono quando raggiunge la maturazione. Coltivazione La pianta è di difficile identificazione allo stadio giovanile, quando può essere facilmente scambiata con un Ce reus, ciò che spiega l'attribuzione a tale genere durata per più di mezzo secolo. La propagazione è per talea di articolo.
276
STENOCEREUS THURBERI
(Engelm.) Buxb.
Tribù Cereeae - Sottotribù Cereanae Luogo di origine Dall'Arizona meridionale. negli Stati Uniti, alla parte occidentale dello stato di Sonora e su ambedue le coste della Bassa California, nel Messico. Descrizione La pianta è più conosciuta con il vecchio nome di Lemaireocereus thurberi, rimasto come sinonimo. In natura ha fusto colonnare che raggiunge i 7 m di altezza, ma senza un tronco ben definito, dato che ramifica al di sopra della base, emettendo da 5 a 20 ramificazioni di 15-20 cm di diametro, ascendenti e ricurve verso l'alto, ramificanti a loro volta. Ogni articolo ha 12-17 costolature, piuttosto basse, più acute nella parte giovanile e più arrotondate su quella vecchia. Le areole, piuttosto rawicinate, sono brune, talvolta cerose, e ognuna ha 9-10 spine radiali lunghe l cm, dritte e irraggiate, e 1-3 spine centrali, più lunghe, con quella inferiore che arriva talvolta a 5 cm. Tutte le spine sono brune o nerastre sulla nuova crescita, divenendo poi grigie. I fiori nascono lateralmente verso l'apice degli articoli, sono diurni e lunghi 6-7 cm. Il tubO scaglioso passa gradualmente dalle scaglie ai segmenti esterni del perianzio, grandi ed embricati, rossastri; i segmenti interni si aprono molto e tavolta sono estroflessi, rosso-violacei. Ve n'è una varietà littoralis, della Bassa California, alta solo 90 cm, con rami sottili e fiori rosa. Coftlvazione La propagazione è per talea.
277 STENOCEREUS WEBERI
(Coull.) Buxb.
Tribù Cereeae - Sottotribù Cereanae
.,.,.,
Luogo di origine Messico, negli stati di Puebla e Oaxaca . Descrizione Pianta arborescente che nell'habitat originario giunge a 10m di altezza, con un tronco alto l m o poco più, e numerose ramificazioni ascendenti che emettono ulteriori articoli dritti, paralleli, rendendola simile ai tipi di succulente "a candela bro". Gli articoli sono verde glauco, di un diametro medio di circa l O cm, con 8-10 costolature ottuse e arrotondate sulle quali le grandi areole, bianche e feltrose, sono distanziate da 3 a 5 cm. Le spine radiali sono 6-12, coniche e rigide, irradiate a stella e lunghe fino a 2 cm, prima bianco-giallastre, poi rossastre e infine brune. Vi è una sola spina centrale, piuttosto piatta e lunga fino a IO cm, diretta verso il basso, salvo che nella parte apicale in cui è eretta e nera con la base rossa, mentre in seguito diviene grigia con base nera e poi del tutto grigia. I fiori sono lunghi 8 IO cm e hanno tubo imbutiforme con scaglie sottili e lunghi peli bruni e segmenti interni del perianzio bianchi o color crema, oblunghi, lunghi 2 cm. Il frutto è oblungo, lungo 7 cm e più, con areole dalle numerosissime spine, che sono tuttavia decidue con la maturazione. Localmente il frutto è ritenuto commestibile, e la pianta è chiamata card6n. Coltivazione Owiamente, nei nostri climi non raggiunge le proporzioni originarie. Piccoli esemplari possonO essere coltivati in vaso ed emettere articoli, utilizzabili per la propagazione.
278 STETSONIA CORYNE
(Salm-Dyck) Britt. et Rose Tribù Cereeae - Sottotribù Cereanae
-.
Etimologia Il nome fu dato da Britton e Rose che nel 1920 divisero questa specie dal genere Cereus, dove era stata posta da Salm-Dyck nel 1850, e crearono il nuovo genere dedicandolo a Francis Lynde Stetson, di New York. Luogo di origine Zone aride dell'Argentina nordoccidentale. Descrizione La specie è l'unica del genere e include grandi piante cereiformi e arborescenti , alte anche 8 m, con un tronco grosso e piuttosto corto di circa 40 cm di diametro dal quale si diparte una larga corona di ramificazioni più o meno erette, lunghe spesso più di 60 cm , e che a loro volta danno origine ad articoli secondari. Rami e artico li sono dapprima verde glauco brillante e divengono poi grigio-verdi; essi hanno 8-9 costolature rilevate per circa 1,5 cm, arrotondate, con leggeri solchi al di sopra delle areole ovali e feltr~se-ch E\diventano in seguito glabre. Le spine sono 7-9, lunghe ~irc\l 3 ~m e ingrossate alla base, espanse, e ve n'è una più centrale,-dritta e più grossa, lunga fino a 5 cm e più . Tutte sono bruno-gialle, ma presto divengono bianche con punta sc.ura. I fiori ; lunghi 15 cm, nascono lateral mente nella parte vicino al l'apice e sono a fioritura notturna; hanno un lungo tubo ricurvo verso l'alto con scaglie membranose; i segmenti esterni sono verdi , quelli interni bianchi. Coltivazione Poco coltivata, benché talvolta talee di articolo secondario possano fiorire.
279 STROMBOCACTUS DISCIFORMIS
(DC.) Britt.
et Rose Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocactanae Etimologia Il nome deriva dal greco str6mbos, trottola o, in genere, oggetto conico a spirale , pigna, unito a cactus. Luogo di origine Messico, nello stato di Hidalgo, dove cresce nei crepacci di rocce scoscese, argillose o formate da ardesie. Descrizione Il genere comprende questa sola specie, molto rara e strana, poiché le altre che vi erano state incluse posterior mente sono state trasferite al genere Toumeya. L'attributo specifi co significa "a forma di disco" ed è abbastanza descrittivo per la pianta che, malgrado la grossa radice fittonante, è praticamente appiattita sul terreno e solo talvolta, soprattutto in coltura, diviene sferico-appiattita con alcuni centimetri di altezza. Verde-grigia o grigia, essa ha un diametro che raramente supera gli 8 cm ed è composta di piatti tubercoli romboidi , rawicinatissimi e divisi da stretti e profondi solchi, posti in spirali che costituiscono delle vere e proprie costolature , che nelle piante adulte sono 12-18. I tubercoli, larghi circa 1-1 ,5 cm , sono piuttosto irregolari e hanno la superficie più o meno corrugata; il centro della parte superiore piatta è leggermente rilevato e porta un 'areola bianca e feltrosa con 4-5 spine setolose nella parte di nuova crescita, glabra e inerme nella zona più vecchia. I fiori sono bianchi. Coltivazione Richiede sole e non tollera il freddo. La propaga zione è da seme , benché la crescita sia lenta.
280
SULCOREBUTIA ARENACEA
(Card.) Ritt.
Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocereanae Etimologia Il genere fu creato da Backeberg per includere delle specie simili a Rebutia ma che ne differivano per vari caratteri botanici, e deve il suo nome alla depressione che sormonta le areole lunghe e sottili. Luogo di origine Bolivia. nel dipartimento di Cochabamba. Descrizione Pianta piccola, talvolta solitaria ma che usualmen te accestisce formando veri e propri cuscinetti, con fusti alti 3,5 cm e di 5 cm di diametro. I tubercoli coprono del tutto il fusto. disposti in circa 30 spirali, e ognuna ha un'areola ellittica e fel trosa color crema con 6-7 paia di spine radiali dirette lateral mente verso l'esterno. cortissime, e una, lunga circa 1/2 cm. rivolta verso l'alto. Tutte le spine sono bianche, e nel comples so la pianta sembra spruzzata di sabbia. I fiori sono giallo arancio. lunghi 3 cm e con un uguale diametro. Coltivazione Una specie di introduzione abbastanza recente, che risale al 1960 circa, di difficile reperimento sul mercato. Eventualmente, la propagazione - facile - è per pollone basale; come tutte quelle dello stesso ambiente, tollera male un eccessi vo calore estivo e richiede un riposo rigoroso. Non ha la grossa radice fittonante propria del genere, perciò può essere coltivata in vasi più larghi che alti.
281
SULCOREBUTIA RAUSCHII Frank Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocereanae Luogo di origine Bolivia, nel dipartimento di Chuquisaca, a 2700 m. di altitudine. Descrizione Questa specie, che porta il nome del "cacciatore" di piante W. Rausch, di Vienna. è una deliziosa pianta di recente introduzione che merita una diffusione che a tutt'oggi non ha, Molto accestente. i suoi fusti hanno un'altezza di circa 2 cm e un diametro di 3 cm o poco più, con colore variante dal verde scurissimo al violetto. Le costolature in una pianta adulta sono 16. poste a spirale e confluenti nell'apice incavato, con tubercoli piatti. lunghi quasi 1/2 cm quando sono completamente sviluppa ti; su di essi le areole sono lunghe e sottili, bianche e leggermente feltrose. Le spine sono soltanto radiali e possono essere anche 11, nere, lunghe 1-2 mm, rivolte verso il basso, appiattite o ripiegate contro l'epidermide, cosi da ricordare vagamente una lisca di pesce. I fiori hanno i segmenti esterni del perianzio verde-giallastri con parte superiore rosa, e i segmenti interni, spatulati, rosa-violacei con base bianca, Coltivazione La radice è fittonante, richiede perciò vasi di grandezza adeguata. terriccio molto poroso e ghiaioso, e riposo invernale rigoroso; inoltre è bene circondare il colletto con grossa ghiaia o pezzetti di roccia per evitare umidità stagnante, La propagazione è per polloni.
282
SULCOREBUTIA STEINBACHII
(Werderm .)
Bckbg.
Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocereanae
'"
Luogo di origine Bolivia, nel dipartimento di Cochabamba. Descrizione Questa specie ha radice fittonante ed emette mol tissimi piccoli fusti sferici verdi, dall'apice leggermente incavato, che formano dei grossi gruppi a cuscinetto. Ogni fusto presenta circa 13 costolature piuttosto indistinte, dato che sono costituite da tubercoli lunghi e di forma romboidale, cosi che non seguono una linea ben definita. Ogni tubercolo ha, nella parte superiore, un 'areola molto allungata, ricoperta di feltro bianco. Le giovani piante in coltivazione spesso da principio non hanno spine, e in seguito appaiono soltanto que lle centrali, ma gli esemplari adulti hanno di solito 6-8 spine radiali lunghe anche 2,5 cm, nerastre, e 1-3 spine centrali di lunghezza diversa, fino a 2 cm, scure e più tardi grigie o biancastre. I fiori , lunghi 3,5 cm, sono scarlatti. Ve ne sono parecchie varietà, fra cui gracilior, dai fusti più sottili e spine chiare piuttosto corte, quasi sempre solo radiali ; rosiflora e violaciflora, che, come dicono i nomi, hanno rispettivamente fiori carminio rosato e rosso porpora. Queste ultime varietà sono state descritte soltanto nel 1964. Coltivazione Come ·le altre affini , richiede terriccio molto poro so, assoluta mancanza di umidità al colletto, vasi di grandezza adeguata e parziale ombreggiatura durante l'estate, dato che subisce facilmente scottature. La propagazione è per polloni.
283 THELOCACTUS BICOLOR varietà TRICOLOR K. Schum.
(Galeotti) Britt. et Rose
Tribù Cereeae - Sottotribù Coryphanthanae
Etimologia Il nome deriva dal greco the/é, capezzolo, e cactus, per i tubercoli la cui base, in piante adulte, si fonde formando costolature sulle quali rimangono rilevati. Il genere fu creato nel 1922 da Britton e Rose, segregando delle specie di Echinocactus. Luogo di origine La specie, dal Texas meridionale al Messico centrale ; la varietà, nel Messico nordorientale. Descrizione Data la sua estesa distribuzione, la pianta è molto variabile a seconda della località e delle varietà relative. La specie tipo è quasi sempre solitaria, con fusto globoso, ovale o cilindrico, alto fino a 20 cm con un diametro di IO cm . Le costolature sono 8 (13 in vecchie piante), oblique , divise trasversalmente in tubercoli di 1,5 cm. Le areole, bianche e lanose da giovani, hanno 9-18 spi ne radiali lunghe fino a 3 cm, sottili e irradiate in ogni direzione, più o meno ricurve . e 4 spine centrali, lunghe 3-5 cm , di cui la più bas
sa, più forte e lunga, è diretta verso il basso e arcuata. Tutte le spi
ne sono molto colorate , gialle, rosse, spesso rosse alla base con
punta giallo ambra. I fiori misurano 5-6 cm in lunghezza e larghez
za, con un tubo scaglioso e segmenti rosa violaceo. La varietà tri
c%rè più oblunga, con spine ancora più intersecate e grosse, di
un rosso più vivo.
Coltivazione Molto spinosa, ma attraente e di facile coltivazio
ne. La propagazione è per seme .
284 THELOCACTUS CONOTHELOS (Regel et Klein) Knuth Tribù Cereeae - Sottotribù Coryphanthanae luogo di origine Messico nordorientale, nello stato di Tamauli pas. Le prime piante furono raccolte dal botanico W. Karwinsky in uno dei suoi viaggi in Messico, nei pressi di Jaumave, nel sud dello stato. Descrizione Descritta da Regel e Klein nel 1860 come Echino cactus basandosi sulle piante di Karwinsky, fu inclusa nel genere Thelocactus solo di recente, quando si ebbero esatte notizie sui fiori. Il fusto è più o meno ovoide , grigio-verde, alto fino a IO cm e con un diametro di 7,5 cm . Le costolature sono 12-18, poste a spirale, formate dai tubercoli molto rilevati , lunghi circa 2 cm, conici (da cui l'attributo specifico) ; le areole sono oblique, bianche e tomentose. Le spine radiali sono 14-16, bianche e talvolta con la base scura, rawicinate e irradiate, un po' ricurve, lunghe quasi 2 cm; le spine centrali sono 2-4 chiare, disuguali e più grosse, lunghe fino a 3,5 cm, talvolta ricurve, per lo più erette. I fio ri sono viola purpureo, hanno tubo scaglioso e misurano circa 3,5 cm di diametro. Il frutto, coperto di minutissime scaglie, è lungo poco più di un centimetro ed è verdastro alla base e rosso violaceo nella parte superiore. Coltivazione Questa pianta vive in terreni molto sabbiosi e ha quindi bisogno di un substrato assai poroso e di un ottimo drenaggio. La propagazione è per seme .
285
THELOCACTUS EHREMBERGII
(PfeiN.) Knuth
Tribù Cereeae - Sottotribù Coryphanthanae luogo di origine Messico centrale , nello stato di Hidalgo, presso Ixmiquilpan. Descrizione Dapprima sferico , poi oblungo , emette abbondanti polloni basali sino a formare dei cespi ; ogni fusto può arrivare a 12 cm di altezza e a 7 cm di diametro approssimativamente, e, verde chiaro da giovane, assume un colore grigio-verde più tardi, con apice marcatamente fornito di lana bianca e spine gialle. Le costolature sono 8-13, poste a spirale, formate dai tubercoli conici inseriti obliquamente e rilevati per l cm . Le areole sono allungate, lanose-giallastre da giovani, e ciascuna ha 6 spine radiali sottili , giallastre, disposte a raggio ; le superiori sono più lunghe, misu rando circa 2 cm. Le spine centrali possono mancare, ma ve ne può essere una, dritta, acuta, lunga anch'essa 2 cm , bruno-gialla. Tutte le spine divengono rossastre man mano che le altre si sviluppano sulla nuova vegetazione , e infine cadono, lasciando la base inerme. I fiori , imbutiformi, di 4 cm di diametro, hanno i segmenti esterni rosa pallido con linea mediana più scura, e i segmenti interni lanceolati, rosa pallido o bianco. La specie è molto aNine a Thelocactus leucacanthus. Coltivazione Di facile coltura, è però lenta nella crescita; richie de, anch 'essa, un vaso abbastanza grande. La propagazione è per pollone basale.
286
THELOCACTUS LEUCACANTHUS
(Zucc.)
Britt. et Rose Tribù Cereeae - Sottotribù Coryphanthanae
luogo di origine Altopiano centrale del Messico, nello stato di Hidalgo, presso Zimapan e h(miquilpan. Descrizione la pianta era stata descritta da Zuccarini come Echinocactus nel 1837. Il fusto, dapprima solitario, accestisce poi per mezzo di ramificazioni basali e anche laterali, formando cuscinetti; esso è ovale-allungato, alto fino a 15 cm, con 8-13 costolature, spesso spiralate, formate visibilmente dai grossi tubercoli, che mantengono un solco fra l'uno e l'altro e sono ottusi, alti circa l cm. le areole sono rotonde e lanose, con 7 20 spine radiali espanse o ricurve, di lunghezza irregolare (le più lunghe misurano fino a 4 cm) , giallo pallido che diviene biancastro invecchiando, più o meno segnate da anelli trasversali. le spine centrali possono anche mancare: di solito ve n'è una, solitaria, prima nerastra, poi grigia, grossetta e lunga fino a 5 cm . I fiori, che nascono al centro, misurano 5 cm e hanno un tubo con scaglie embricate e segmenti del perianzio numerosi e gialli. Ve n'è una varietà schmolliicon spine radiali densamente rawicinate lunghe circa 1,5 cm e fiori viola porpora. Coltivazione la radice, come in tutto il genere, è piuttosto grossa e richiede vasi adeguati. la specie è graziosa, ma di lenta crescita, benché non abbia bisogno di innesto; possibilmente è quindi meglio la propagazione per talea che quella da seme .
287 THELOCACTUS LOPHOTHELE
(Salm-Dyck)
Sritt. et Rose Tribù Cereeae - Sottotribù Coryphanthanae
luogo di origine Messico, nello stato di Chihuahua. Descrizione Il fusto è sferico, benché col tempo si allunghi fino a 25 cm e da adulto divenga cespitoso emettendo polloni basali. le costolature sono 15-20, spiralate, divise in tubercoli di forma irregolare, ripetutamente solcati da depressioni e bitorzoluti all'a pice tronco, sul quale appaiono le areole ovali, bianche o giallo pallido. le spine radiali sono 3-5, lunghe da l a 3 cm , grosse, rigide, bruno più o meno scuro, bulbose alla base dove sono rossastre. le spine centrali mancano, ma talvolta può comparirne una, di poco più lunga. I fiori, che compaiono all'apice, sono lunghi 4-6 cm e, quando sono del tutto aperti, hanno un diametro di 5 cm . I segmenti del perianzio sono lineari-acuti, dentati, e
hanno colori molto variabili, dal bianco crema al giallo chiaro fino
al rosa pesca; i segmenti più esterni spesso sono verdastri
con una linea mediana rossa. Benché questa pianta fosse già
descritta da Salm-Dyck fin dal 1850 come Echinocactus e traspor
tata nel genere attuale da Britton e Rose nel 1922, oggi non è
di facile reperimento.
Coltivazione È una delle poche specie del genere che preferi
sce la mezz'ombra al pieno sole, e terriccio un po' più ricco di
terra di foglie matura, con adeguata riduzione delle innaffiature.
la propagazione, possibilmente, è per pollone basale.
1
288
...,
6
THELOCACTUS NIDULANS (Quehl) Britt. et Rose Tribù Cereeae - Sottotribù Coryphanthanae Luogo di origine Messico, ma si ignora la località precisa; la specie è conosciuta e descritta solo da piante coltivate. Descrizione La pianta è quasi semiglobulare, alta 10 cm con un diametro che può arrivare a 20 cm , con fusto verde glauco da giovane che diviene poi grigio-verde; l'apice, leggermente appiattito, è ricoperto di densa lana bianca. Le costolature sono circa 20, poste a spirale e del tutto divise in tubercoli conici rilevati per 2 cm, con areole ellittiche lunghe circa 1 cm, inizial mente feltrose e poi glabre, poste in posizione più o meno obliqua. Le spine sono in pratica indiHerenziate, e soltanto allo stadio giovan ile si può a malapena distinguere le radiali dalle centrali. In complesso sono circa 15, 8 delle quali nascono sulla parte più bassa dell'areola e sono caduche, lunghe 1 cm, mentre 3 superiori, lunghe 2 cm, e 4 più o meno centrali, lunghe fino a 6 cm, durano più a lungo; tutte sono color corno scuro, talvolta striate. Realmente persistenti nella parte più vecchia sono soltan to 4-6 spine più grosse, grigio pallido, che spesso si suddividono in fibre sfilacciate. I fiori sono lunghi 4 cm , giallo chiarissimo, quasi bianco. Coltivazione Raramente in coltura e di crescita lenta. Prospera al sole, ma non tollera il freddo invernale. La propagazione è per seme.
289 TRICHOCEREUS CHILENSIS (Colla) Britt. et Rose Tribù Cereeae - Sottotribù Cereanae Etimologia Il nome deriva dal greco thrix, thric6s, pelo, e da Cereus, perché queste piante cereiformi hanno le areole fiorifere molto . pelose . Luogp di origine Cile, dalla provincia di Atacama a quella di CuricÒ , nelle valli e sulle colline, per circa 600 km da nord a sud. Descrizione Il fusto è colonnare, ramificante fin dalla base con articoli grossi e numerosi che nascono ad angolo col fusto, ma divengono presto eretti raggiungendo un'altezza superiore ai 3 m. Le costolature sono 16-17, basse e larghe, divise in grandi tubercoli separati da solchi trasversali. Le areole, grandi e arro tondate, bianco-lanose, nascono nella parte superiore delle co stolature, cosi che nelle zone più vecchie, dove i tubercoli sono più caratterizzati, sembrano contenute nell'infossatura. Le spine radiali sono 8-12, grosse e dirette in fuori, lunghe fino a 4 cm; vi è una sola spina centrale, più forte, lunga 4-7 cm, talvolta fino a 12 cm. Tutte le spine sono inizialmente giallo ambra, ma, dato . che la specie è molto variabile, possono essere scure, dal nerastro al bruno; in seguito divengono grigie, quasi sempre con punta scura. I fiori sono lunghi 14 cm, con i segmenti esterni del perianzio bianchi sfumati in rosso o bruno, e quelli interni bianchi. Le numerose varietà che le sono attribuite sono probabilmente soltanto forme locali, data la vasta distribuzione della specie. Coltivazione La propagazione è per talea. Non tollera il freddo.
290
TRICHOCEREUS CRASSICAULIS
(Bckbg .)
Bckbg.
Tribù Cereeae - Sottotribù Cereanae
Luogo di origine Argentina settentrionale, nella provincia di
Catamarca.
Descrizione Fusto dapprima sferico, poi allungato fino a 16 cm
di altezza, talvolta leggermente affusolato verso l'apice, ramifi
cante dalla base ; raggiunge la forza da fiore quando è alto circa
15 cm e ha, più o meno, IO cm di diametro. Le costolature, il cui
numero varia con la grandezza da 9 a 14, sono arrotondate,
larghe 2 cm nel punto di massimo diametro; esse sono tubercola
te e le areole bruno chiaro, dapprima circolari, poi a forma di
scudo , appaiono fra un rilievo e l'altro. Le spine radiali sono 7-12,
lunghe anche 3 cm e con !'invecchiamento divengono piuttosto
grosse e robuste ; le spine centrali sono 1-4, coniche, lunghe fino
a 4 cm, in particolare una dritta verso l'esterno e più tardi rivolta
in basso ; tutte sono brune all'apice, giallo pallido sotto, divenendo
brunastre con l'età. I fiori, lunghi 8 cm e con un diametro di 9
cm, hanno un tubo con scaglie verdi acuminate e peli bruni , e i
numerosi segmenti del perianzio rosso vivo.
CoHivazione La pianta è molto vigorosa nella crescita, ma
richiede riparo dal freddo invernale. La propagazione è per
pollone basale.
291
TRICHOCEREUS GRANDIFLORUS
(Britt. et
Rose) Krainz
Tribù Cereeae - Sottotribù Cereanae
Luogo di origine Argentina nordoccidentale, sulla Sierra An conquija, al confine tra le province di Catamarca e Tucuman, fra Andalgala e Conceptiòn. Descrizione Questa specie, ancora spesso conosciuta come Lobivia, genere in cui l'avevano posta Britton e Rose, ha corto fusto colonnare, alto al massimo 35 cm e di 6 cm di diametro, verde scuro e ramificante dalla base . Le costolature sono circa 14, con areole gialle nella parte di nuova crescita, che nascono sulle depressioni del margine, distanziate di l cm . Lespine radiali sono 8-9, ma possono arrivare fino a 12, sottili, bianco-giallastre con punta bruna; vi è normalmente soltanto l spina centrale, più grossa, lunga l cm, dello stesso colore, ma nelle vecchie piante ne. possono comparire fino a 4, più deboli e fini. I fiori nascono nella parte alta del fusto, lateralmente, hanno boccioli ricoperti di lana grigia e sono lunghi 8 cm circa, con tubo ricoperto di scaglie sottili un po' pelose alla base e segmenti del perianzio acuminati , rosso brillante o rosa vivo, ma piuttosto variabili nel colore, che può presentarsi in diverse gradazioni. Coltivazione La pianta cresce a quasi 2000 m e tollera quindi il freddo se in posizione riparata ; per contro, nei climi più caldi, una leggera ombreggiatura in estate è consigliabile. La propaga zione è per seme, oppure per polloni delle vecchie piante.
292
TRICHOCEREUS PASACANA
(Web .) Britt. et
Rose Tribù Cereeae - Sottotribù Cereanae Luogo di origine Queste grandi piante sono parte del paesag gio nelle montagne dell'Argentina settentrionale e della Bolivia meridionale, dove generalmente crescono sulle rupi e sui pendii collinari rocciosi e dove i loro tronchi sono usati per costruire recinti per il bestiame (corra/) o per fare capanne. Descrizione Fusto colonnare, con un diametro di 30 cm e un'altezza che può raggiungere i 10m, solitario, con ramificazioni basali da adulto, quando diviene legnoso e inerme nella parte bassa. Le costolature sono circa 20, ma con l'età possono divenire 38 e più, rilevate per solo 2 cm, e hanno areole brune, rawicinate al punto da toccarsi. Le spine sono numerose, variabili ed è difficile fare una distinzione fra radiali e centrali : sulle vecchie piante la loro lunghezza può oscillare tra i 4-14 cm, sono rigide, acuminate e variano dal giallo al bruno scuro, mentre nella parte superiore del fusto, e specialmente sulle areole fiorifere, divengono lunghe e flessibili, setolose, chiare e spesso bianche. I fiori, notturni, nascono lateralmente in questa zona, sono bianchi e lunghi 12 cm , con un tubo ricoperto di lunghi peli nerastri. Il frutto verdastro, di circa 3 cm, è sferico od ovale; è chiamato dai nativi pasacana e ritenuto commestibile. Coltivazione Coltivabile all'aperto in climi miti, è troppo ingom brante per la coltura in vaso. La propagazione è da seme .
293 TRICHOCEREUS PURPUREOPILOSUS (Weingt.) Bckbg. Tribù Cereeae - Sottotribù Cereanae Luogo di origine Argentina centrale, nella Sierra de C6rdoba, nella provincia omonima . Descrizione Il fusto di questa specie raggiunge 1 m di altezza, è verde scuro lucido e ha circa 12 costolature basse e ottuse, ma forma cespi di rami basali, prima semi prostrati e poi ascendenti, lunghi più di 30 cm e con un diametro di circa 7 cm . Le areole, rawicinate a meno di 1 cm, sono biancastre, e da esse si dipartono 15-20 spine radiali dritte, sottili, giallo pall ido, lunghe 1/2 cm, e 4 spine centrali poste in croce, leggermente più lunghe, quasi trasparenti o color avorio ; tutte le spine hanno la base rossa e ingrossata. I fiori , lunghi 20 cm, a fioritura notturna, hanno il tubo ricoperto di scaglie e di peli bruno-violacei, mentre i segmenti esterni sono verde-violacei e quelli interni bianco-rosati. La specie era stata descritta dal collezionista tedesco Wilhelm Weingart come Cereus, nel 1925 circa. Coltivazione La pianta, per sviluppare i bei colori delle sue spine, ha bisogno di pieno sole, ma la temperatura invernale non può essere troppo bassa. Il terriccio dovrà essere arricchito con una maggiore dose di terra concimata e terra di foglie matura. La propagazione è per talea di articolo basale.
294 TRICHOCEREUS SMRZIANUS
(Bckbg.) Bckbg.
Tribù Cereeae - Sottotribù Cereanae Luogo di origine Montagne dell'Argentina settentrionale, dove però non cresce in alto, ma in alcuni canyons (in argentino, quebrada). Descrizione Questa specie, scoperta da parecchi decenni, ma solo recentemente inclusa nel genere, ha fusto in principio sferi co, che diviene poi cilindrico, alto fino a 16 cm e più, ingrossando e prendendo la forma di una tozza colonna. Le giovani piante sono molto variabili e possono anche svilupparsi prostrate nel primo stadio, divenendo poi ascendenti. Le costolature sono circa 15, grandi anche 3 cm nelle piante adulte, con areole lanose, piuttosto rawicinate e spine molto variabili, poste irregolarmente, acute, rigide e irradiate, ma per lo più rivolte verso il basso. Il loro colore passa dal biancastro al giallo bruno. Più fini e numerose all'inizio, quando sono circa 14, divengono man mano più forti e di numero ridotto fino a 7.1 fiori sono lunghi 12 cm, con un uguale diametro, e i segmenti del perianzio sono numerosi. Con il tempo emette polloni basali, ma è di lenta crescita e fiorisce con notevole difficoltà. Coltivazione Come tutte quelle di introduzione piuttosto recen te è di difficile reperimento. La propagazione è per pollone basale, se ottenibile; quella da seme è particolarmente lenta.
295 TRICHOCEREUS STRIGOSUS
(Salm-Dyck)
Britt. et Rose Tribù Cereeae - Sottotribù Cereanae Luogo di origine Argentina occidentale, nelle province andine di Mendoza e di San Juan. Descrizione La specie fu descritta come appartenente al gene re Cereus da Salm-Dyck, nel 1834. La pianta è molto comune nelle vallate della pre-cordigliera a ovest di Mendoza. Molto cespitosa, forma grandi colonie larghe più di un metro, con fusti di solito non ramificati, prima prostrati , poi eretti, alti 60 cm e con un diametro di solo 6 cm . Le costolature, molto appiattite, sono 12-18, con areole rotonde, grandi, molto approssimate. Le areole nuove sono molto pelose, bianche, ma con il tempo si spogliano divenendo grigiastre. Le spine sono molto numerose, circa 20, difficilmente divisibili in radiali e centrali: generalmente sono considerate come centrali le 4 più grosse, lunghe anche 5 cm, la più lunga delle quali è rivolta verso il basso, mentre le altre sono molto più sottili e di solo 1,5 cm. Il loro colore può variare moltissimo, ed essere bianco, giallo, rosa, nerastro, e vi sono alcune piante in cui divengono quasi arancione in ottima luce. I fiori, lunghi anche 20 cm, hanno il tubo con peli brunastri e petali bianchi o rosa; talvolta possono essere profumati, ma probabilmente ciò non accade sempre. La fioritura è notturna. Coltivazione Di crescita lenta, tuttavia accestisce fin da giova ne. Tollera il freddo. La propagazione è per pollone basale.
296 TRICHOCEREUS TEPHRACANTHUS (Labour.) Britt. et Rose Tribù Cereeae - Sottotribù Cereanae Luogo di origine Bolivia, nel dipartimento di Cochabamba. Descrizione Questa specie, attribuita inizialmente da Labouret al genere Cereus, è stata, per un periodo piuttosto breve, chiama ta Roseocereus da Backeberg, che aveva creato per essa un genere monotipico oggi abolito; è quindi possibile rintracci aria come tale. La pianta è arbustiva, con fusto eretto e ramificato fin dalla base, ma non molto densamente. Nel fusto e nei rami, che hanno circa 6 cm di diametro, le costolature sono per lo più 8, rotondeggianti e tubercolate sotto le areole, particolarmente negli articoli più vecchi, mentre la convessità è quasi irrilevante in quelli più giovani. Le areole sono grandi, bianche e feltrose, semi rotonde, leggermente formate a scudetto, e hanno 4-7 spine radiali bianche, grosse e rigide, lunghe 1 cm, spesso con la punta bruna. Vi è una sola spina centrale, molto più grossa e lunga quasi il doppio, dapprima bruna, che diviene presto grigio cenere con punta più o meno scura. I fiori nascono ·sulla parte superiore del fusto e dei rami e hanno 18-22 cm di lunghezza; il tubo è ricoperto da grandi scaglie con peli ascellari molto contorti e arricciati e, a causa della loro base molto allungata, sembra scanalato. I segmenti del perianzio sono bianchi e la fioritura è notturna. Coltivazione Cresce lentamente. La propagazione è per talea.
297 UEBELMANNIA MENINENSIS
Buin.
Tribù Cereeae - Sottotribù Echinocactanae Luogo di origine Brasile, nello stato di Minas Gerais, dove crescono nelle fessure delle rocce o sulle rocce stesse, spesso a notevole altitudine; in gran parte in ambienti dove l'umidità atmosferica è altissima, benchè il terreno sia perfettamente dre nato, tanto che nelle fotografie prese in natura appaiono frequen temente fra i licheni che a volte le ricoprono. Descrizione Questo genere, poco coltivato tranne che in colle zioni specializzatissime, è stato istituito nel 1973 dal botanico olandese Albert Buining per alcune specie scoperte negli anni precedenti e per un paio di altre scoperte da lui stesso, tra cui questa, che trovò presso una località chiamata Pedra Menina, dove cresceva su rocce di quarzo. Il fusto, globoso da giovane, si allunga in seguito e diviene cilindrico, alto quasi 50 cm con un diametro di 10 cm, è verde o verde rossastro, e a piena maturità ha fino a 40 costolature distintamente tubercolate, benché in principio ne abbia un numero notevolmente minore. I tubercoli sono rilevati per circa 8 mm, divisi da solchi trasversali, con areole apicali. Le spine sono poche, 2-3 o qualcuna di più, rivolte verso il basso, tranne quella superiore, più corta. I fiori sono giallo chiaro. Coltivazione Le piante sono quasi tutte importate, difficili da far stabilizzare, e richiedono calore e umidità atmosferica. L'even tuale propagazione è da seme.
298 WEBERBAUEROCEREUS WINTERIANUS Ritt. Tribù Cereeae - Sottotribù Cereanae Etimologia II nome ricorda il botanico tedesco Weberbauer che fece lunghe ricerche sulla flora delle Ande peruviane. Luogo di origine Perù nordoccidentale, nel dipartimento La Libertad . Descrizione La pianta raggiunge i 6 m di altezza con un tronco di 2 m e successive ramificazioni, composte da articoli di 5-8 cm di diametro, paralleli e ascendenti. Nella parte adulta le costolature sono 22-27, appena tubercolate e rilevate per 5 mm. Le giovani piantine hanno 12-14 costole. Le areole sono brune, lunghe quasi 1/2 cm, e ognuna ha 20-30 sottili e ravvicinate spine radiali : quelle in basso, più numerose e fini, sono lunghe fino a 1,5 cm; quelle superiori, più rade e grosse, sono più corte. Le spine centrali sono 12-15, più grosse delle radiali e lunghe più di 1,5 cm . Tutte te spine sono giallo oro, più chiare sulle vecchie piante. Nella zona fiorifera le areole hanno 30-40 spine sottili e setolose, giallo oro , lunghe fino a 7 cm, e la loro parte superiore, dove sboccia il fiore, è allargata e feltrosa. I fiori sono lunghi 7,5 cm, con tubo dal pelo nerastro, segmenti esterni del perianzio rosa e segmenti interni rosa pallidissimo. Ve n'è una varietà australis con articoli più grossi, costolature più numerose, areole più larghe e spine più sottili . La specie fu descritta nel 1962. Coltivazione La propagazione è per talea.
299 WEBEROCEREUS BIOllEVI
(Weber) Britt. et
Rose Tribù Cereeae - Sottotribù Hylocereanae
'----"
Etimologia Britton e Rose crearono questo genere nel 1909, denominandolo in onore del collezionista di succulente ed esplo ratore francese Albert Weber (1830-1903). Luogo di origine Costa Rica e Panama. Descrizione Questa esilissima pianta fu descritta nel 1902 da Weber, che la credette una Rhipsalis : si tratta inlatti di un'epifita con fusti sottili e flessuosi, per lo più pendenti dai rami degli alberi , ma a volte abbarbicati per mezzo delle radici aeree che sviluppano. Il fusto principale è lungo, cilindrico o leggermente e irregolarmente angolare, liscio, di soli 4-6 mm di diametro, con piccole areole distanziate per lo più inermi e solo occasionalmen te fomite di 1-3 piccole spine gialle. Gli articoli sono spesso piatti , qualche volta con 3 rilievi alati , allo stadio giovanile, in cui anche le areole hanno leggere tracce di feltrosità biancastre ; invecchiando divengono anch'essi lisci o con debolissime costo lature angolari. I fiori sono lunghi 3-5 cm, con tubo scaglioso e con alcune setole; i segmenti estemi del perianzio sono rosa scuro, mentre quelli più interni sono più pallidi, ma il coloré è variabile e può giungere al carminio. La fioritura è notturna. Coltivazione Come tutti i generi epifiti, la pianta richiede posi zione ombreggiata, alta umidità ambientale, terreno umifero a poroso. Non tollera il freddo. La propagazione è per talea.
300 WILCOXIA VIPERINA
(Weber) Britt. et Rose Tribù Cereeae - Sottotribù Cereanae
Etimologia Il genere fu creato nel 1909 da Britton e Rose che gli dettwo il nome del generale Timothy E. Wilcox, dell'esercito degli Stati Uniti, collezionista e appassionato di piante. Luogo di origine Messico centromeridionale, nella parte sud est dello stato di Puebla, fra Tehuacan e ZapotiMn. Descrizione Le radici di questa pianta, che ramifica formando un cespuglio semistrisciante, sono grosse e formano dei tuberi che costituiscono una riserva sotterranea. Le ramificazioni posso no raggiungere i 2 m, e quelle più basse sono legnose, di 2 cm di diametro; le più giovani sono verde oliva o verde-grigio, veli uta te per una densa pubescenza, con 6-10 costolature a malapena distinguibili dato che sono molto appiattite , sulle quali compaiono le areole leggermente feltrose. Le spine radiali sono 6-9, lunghe 3-5 mm, sottili, irradiate lateralmente e molto rawicinate, di color nero; le spine centrali sono al massimo 3-4, cortissime e coniche , grosse alla base, per lo più dirette verso il basso, nerastre; tutte cadono con l'invecchiamento lasciando i fusti inermi. I fiori sono lunghi 6 cm e si aprono sulla parte degli articoli più vicina all'apice; il loro tubo è fornito di lanugine grigiastra e di sottili spine setolose; i segmenti del perianzio sono rossi. Coltivazione Richiede terriccio molto sabbioso e pieno sole. La propagazione è per talea.
301 ZYGOCACTUS TRUNCATUS
(Haw.) K. Schum.
Tribù Cereeae - Sottotribù Epiphy/lanae Etimologia Conosciuta fin dai primi dell'Ottocento, questa pian ta fu denominata da Haworth, nel 1612, Epiphy/lum truncatum e come tale è ancora talvolta nomenclata. Nel 1690 Schumann creò il genere Zygocactus, derivando il nome dal greco zyg6s, giogo, e da cactus, per le punte con cui ogni articolo abbraccia il seguente, e tale rimase fino a pOCO tempo fa, quando un capovolgimento tassonomico trasportò la specie nel genere SChlumbergera, mentre la principale specie di quest'ultimo fu passata a Rhipsalidopsis come Rhipsalidopsis gaertneri. Si man tiene qui il sinonimo, più conosciuto. Luogo di origine Brasile, nelle montagne di Rio de Janeiro. Descrizione Molto conosciuto, spesso ibridato con generi affini e ricco di varietà, questo arbustino, epifita e lungo fino a 30 cm, è composto di brevi articoli successivi, dentati lungo i margini e con due denti ricurvi all'apice troncato , dove sono le areole fiorifere, feltrose e nascono i nuovi articoli. I fiori, con tubo ricurvo e segmenti posti in numerose serie, sono irregolari, con lembo obliquo, e possono essere rosa, rossi o purpurei. La fioritura è invernale e la pianta viene spesso detta "cactus di Natale" . Coltivazione Solo i nuovi articoli fioriscono dall'apice, perciò è importante mantenere la pianta in vegetazione. Terriccio torboso, ombra e semiriposo dopo la fioritura. La propagazione è per talea o per innesto.
INDICE DEI PRINCIPALI AUTORI
Alex.
Edward Johnston Alexander (Asheville, North Carolina, 31.7.1901). Botanico statunitense, specialista.in Cacta ceae . .
Bckbg.
Curt Backeberg (LOneburg 2.8.1984 - Amburgo 14.1.1966). Studioso di cactus tedesco, viaggiò molto in America centrale e meridionale. Opere principali: Die Cactacea e, 1958; Kakteenlexicon, 1966; con ·F.M . Knuth scrisse Kaktus-ABC, 1935.
Bello
Domingo Bello y Espinosa (Laguna, Tenerife, 1817 Laguna 1884). Naturalista spagnolo, visse dal 1848 al 1878 a Portorico e ne studiò la flora.
L. Bens.
Lyman D. Benson (nato a Kelseyville in California nel 1909). Botanico statunitense specialista in Cactaceae. Scrisse: The cacti of Arizona, 1969; The native cacti o, California, 1969 .
Berger
Alwin Berger (Mbschlitz 28 .8.1871 - Stoccarda 21.4.1931). Specialista di succulente tedesco; fu cura tore del giardino Hanbury a La Mortola dal 1915 al 1926. Scrisse: A systematic revision of the genus Ce reus, 1905; Kakteen, 1929.
Bigel.
Jacob Bigelow (Sunbury, Massachusetts, 27.2.1787 Boston 10.1.1879). Medico e botanico statunitense , professore a Boston. Scrisse, insieme a G. Engelmann, Description Cactaceae, 1856.
o,
Boed.
Friedrich Boedeker (Warentrup, Lippe, 11.9.1867 - Co lonia 9.4.1937) . Studioso tedesco, scrisse Mammilla rien- VergleichsschlUssel, 1933. .
Bonpl.
Aimé Jacques A. Goujaud detto Bonpland (La Rochelle 29.8:1773 - Santa Ana, Argentina, 11 .5.1858). Direttore dei giardini della Malmaison, divenne nel 1818 profes sore a Buenos Aires. Vedi H.B.K.
K. Brandeg.
Katherine Brandegee (Tennessee 28.10.1844 - Berke ley, California, 3.4.1920). Botanica statunitense.
Bravo
Helia Bravo-Hollis (Città del Messico 30.9.1903). Bota nica messicana specializzata in Cactaceae.
Britt.
Nathaniel Lord Britton (New Dorp, State n Island, 15.1.1859 - New York 25.6.1934) . Statunitense, diretto re dei Giardini Botanici di New· York. Scrisse, insieme a J.N. Rose, The Cactaceae, 4 volI., 1919-23.
Buin.
Albert F.H . Buining (Groninga 25.8.1901). Botanico e specialista di succulente olandese.
Buxb .
Franz Buxbaum (Liebenau, presso Graz, 25.2.1900) . Botanico austriaco; scrisse: Morphology of Cacti, 1951 55; Kakteenpflege biologisch richtig, 1959.
Castell.
Alberto Castellanos (Cordoba, Argentina, 11.12.1896 Rio de Janeiro 5.9.1968). Botanico argentino specializ zato in cactus del Sudamerica. Scrisse Los generos de las Cactaceas argentinas, 1938.
Craig
Robert T. Craig . Botanico nord americano specialista in cactus. Ha pubblicato The Mammillaria Handbook, 1945.
DC.
Augustin Pyramus De Candolle (Ginevra 4.2.1778 Ginevra 9.9.184 1). Professore di botanica svizzero . Nel 1798 pubblicò Plantarum succulentarum historia.
Engelm.
Georg Engelmann (Francoforte sul Meno 2.2.1809 SI. Louis, Missouri, 4.2.1884). Botanico statunitense di origine tedesca. Scrisse Cactaceae of the Boundary, 1859.
Fric
Alberto V. Fric (Praga 1882 - Praga 1944). Studioso cecoslovacco. Viaggiò in Messico e scrisse, con K.G. Kreuzinger, Verzeichnis amerikanischer und anderer Sukkulenten mit Revision der Systematik der Kakteen, 1935.
Gaertn .
Joseph Gaertner (Calw, Stoccarda, 12.3.1732 - Tubin ga 14.7.1791). Medico e botanico tedesco. Classificò e nomenclò numerosissime piante .
Griseb.
August R. Grisebach (Hannover 17.4.1814 - Gottinga 9.5.1879). Botanico tedesco . Scrisse : Flora of the Bri tish West Indian Island, 1859-64; Catalogus Pianta rum Cubensium, 1866.
Gurke
Haw.
H.B.K.
Robert L. Gurke (Beuthen 17.11 .1854 - Berlino 16.3.1911). Specialista in cactus tedesco. Diresse, in collaborazione con K. Schumann, "Bluhende Kakteen» dal 1900 al 1921 . Adrian H. Haworth (Hull 19.4.1768 - Chelsea, Londra, 24.8.1833) . Inglese. Pubblicò: Synopsis plantarum suc culentarum... , 1812; Supplementum plantarum succu lentarum... , 1819. Le sue opere furono ripubblicate in fac-simile nel 1965 come Complete works on succulent plants 1794-1831 . Friedrich Wilhem Heinrich Alexander von Humboldt, Aimé Jacques Alexander Goujaud detto Bonpland, Karl Sigismund Kunth.
Humb.
F.W. Alexander von Humboldt (Berlino 14.9.1769 6.5.1859). Il più grande naturalista tedesco. Viaggiò in America centrale e meridionale. La sua più grande opera , in 30 volumi, è Voyage aux régions équinoxiales du Nouveau Continent fait en 1799-1804, scritta dal 1805 al 1837. Redasse con Bonpland e Kunth Nova Genera et Species Plantarum ... , 1815-25, derivata dai volumi dell'opera principale. Vedi H.B.K.
Karsl.
Gustav K. Karsten (Stralsund 6.11.1817 - Grunewald 10.7.1908). Professore di botanica tedesco. Viaggiò dal 1844 al 1856 in America meridionale; scrisse Florae Colombiae... , 1857-69.
F.M. Knuth
Frederic Knuth von Knuthemborg (nato nel 1904). Da nese . Scrisse, con C. Backeberg , Kactus - ABC, 1935 .
Krainz
Hans Kra inz (Zurigo 13.5.1906) . Studioso di cactus, scrisse Die Kakteen, 1956-75 (incompiuto) .
Kunth
Cari Sigismund Kunth (Lipsia 14.6.1788 - Berlino 22.3.1850). Autore di numerose opere botaniche. Vedi H.B.K.
L.
Cari von Linné (Linneo) (Rashult 23.5.1707 - Uppsala 10.1.1778). Svedese. Opere: Systema naturae, 1735 ; Genera plantarum, 1737; Classes plantarum, 1738 ; Philosophia botanica, 1751 ; Species plantarum, 1753.
Labour.
J. Labourel. Francese, esperto in cactus, scrisse Mono graphie de la famille des cactées, 1858.
Lawr.
George Lawrence, giardiniere inglese al Vicariato di Hendon, Middlesex, eS'perto in cactus. Alcune mono grafie del 1841. '
Lem.
Charles A. Lemaire (Parigi 1801 - Gand 22 .(-).1 07'1). Botanico belga. Scrisse Iconographie descrlptlvo (Iun Cactées, 1841 .
linI<'
Heinrictì F. Link (Hi ldesheim 2.2.1767 - OOr'lI ri LI 1.1.1851). Tedesco, direttore del Giardino BOtl1nlOçl iii Berlino.
W.T. Marsh. William T. Marshall (1886-1957). Botanico I.It(I\lII lltI)II se. Scrisse, con T.M. Bock, Cactaceae, 191\1 : pl illilll Arizona 's cactuses, 1950. . Mart.
Karl F. Philipp von Martius (Erlangen 17 .1\ .170 11 M I)f!t 1 co di Baviera 13.12.1868). Tedesco, (Jl rulturo dtll nhu dini Botanici di Monaco; fu fondatoro o pl'lr ilO diii 111111 " di "Flora ' Brasiliensis».
:\ 1:3
Mill.
Philip Miller (Oeptford on Greenwich 1691 - Chelsea 1B.12.1771). Inglese. Opera fondamentale : The gar deners Dictionary, 1a ed. 1731, B8 ed . 176B.
Rose
Joseph N. Rose (Liberty, Indiana, 11 .1.1 B62 - Washing ton 4.5.192B). Botanico presso l'Erbario Nazionale de gli Stati Uniti (v. N.L. Britton).
Monv.
M. Monville (1700-1800). Collezionista francese esper to di cactus.
Salm-Oyck
Orcutt
Charles R. Orcutt (Hartland, Vermont, 27.4.1864 - Haiti 24.8:1929). Botanico statunitense. Studiò i cactus della California e delle Indie Occidentali.
Joseph M.F. FOrst zu Salm-Reifferscheidt-Oyck (Oyck 4.9.1773 - Nizza 21 .3.1 B61). Botanico tedesco, ebbe una delle più ricche collezioni di succulente del suo tempo, che descrisse in varie monografie, tra cui Cac teae in Horto Dickensi cultae, 1B41 , 1845, 1850.
Scheer Otto
Christoph F. Otto (Schneeberg 4.12.1783 - Berlino 7.12.1856). Tedesco. Scrisse, con Pfeiffer, Abbildung und Beschreibung bluhender Cacteen 1843.
Frederich Scheer (Rungen 1792 - Northfleet, Kent, 30.12.1868). Studioso di botanica inglese di origine tedesca. Scrisse Kew and its Gardens, 1B40 .
Schiede Palmer
Ernest J. PaJmer (Leicester 8.4.1875 - Webb City, Missouri, 25.2.1962) . Botanico statunitense di origine inglese.
Christian J.w. Schiede (Kasse11798 - Messico 1836). Viaggiatore e botanico tedesco, introdusse in Europa molte piante messicane.
K. Schum . Pfeiff.
Ludwig G.K. Pfeiffer (Kassel 4.7.1B05 - 2.10.1B77). Botanico tedesco. Oltre a numerose opere di botanica generale, scrisse Enumeratio diagnostica Cactearum hucusque cognitarum, 1837.
Karl Moritz Schumann (G6rlitz 17.6.1851 - Berlino 22.3.1904) . Tedesco, curatore al Museo Botanico di Berlino. Scrisse: Gesamtbeschreibung der Kakteen, 1897-99; BlOhende Kakteen, 1900-03.
ShurJy Phil.
Rudolph Amandus Philippi (Charlottenburg 14.9.1808 Santiago del Cile 23.7.1904). Botanico tedesco-cileno, studiò la flora delle regioni di Antofagasta e di Atacama, in Cile. .
Ernest W. Shurley (Londra 17.B.1 BB8 - SI. Albans 11 .11.1963). Studioso inglese di cactus e specialista in Mammillaria.
Spegazz.
Carlos Spegazzini (Bairo, Torino, 20.4.1858 - La Plata, Argentina, 1.7.1926). Botanico itala-argentino, si stabili in Argentina nel 1879. Scrisse Flora de la provincia de Buenos Aires, 1905.
Vaup.
Friedrich J. Vaupel (Kreuznacht 23.5.1876 - Berlino 4.5.1927). Botanico tedesco, curatore al Museo Botani co di Berlino. Scrisse Die Kakteen, 1925.
Voli
O. Voli (morto nel 1959) . Botanico tedesco-brasiliano, direttore dell'Orto Botanico di Rio de Janeiro.
Web.
Fréderic Weber (Strasburgo 1830 - Parigi 27.7.1903). Studioso di succulente tedesco, prese parte a una spedizione francese di studio nel Messico nel 1865-66.
Werderm.
Erich Werdermann (Berlino 2.3.1892 - Brema 19.4.1959). Botanico tedesco, direttore del Giardino Botanico di Berlino. Pubblicò: BlOhende Kakteen und andere sukkulente Pflanzen, 1930; Brasilien und seine Saulenkakteen, 1933; con Backeberg, Neue Kakteen, 1931, e altre.
Zucc.
Joseph Gerhard Zuccarini (Monaco di Baviera 10.8.1797 - 12.2.1B4B) . Botanico e tassonomo tedesco.
Poselg.
Heinrich Poselger (morto nel 1BB3). Medico e studioso tedesco di cactus.
J.A. Purp.
Joseph A. Purpus (1860-1932). Botanico tedesco che con suo fratello (C.A. Purpus) viaggiò negli Stati Uniti e in Messico, collezionando e descrivendo molte nuove piante.
Quehl
Leopold Quehl (1849-1923). Studioso tedesco di cac tus, ne riunì un'importante collezione a Halle.
Ral.
Constantine S. Rafinesque-Schmaltz (Galata, Istam bui, 22.10.1783 - Philadelphiéi 1B.9.1840). Naturalista statunitense di discendenza italiana, professore alla Transylvania University, nel Kentucky; scrisse New Flora and Botany of North America, 1836-38.
Riccob.
Vincenzo Riccobono (1861-1943), direttore dell'Orto Botanico di Palermo.e specialista di cactus.
Ritt.
Friedrich Ritter (9.5.1 B98-1 9B3). Viaggiatore e studioso tedesco di cactus; tra il1 929 e il1 959 scoprì e descrisse parecchi nuovi generi.
374
375
GLOSSARIO
Aciculare aghiforme, sottile e appuntito.
Actinomorfo fiore regolare con simmetria raggiata.
Afillo privo di foglie.
Agamica dicesi la propagazione per mezzo degli organi vegetativi,
con esclusione di quelli sessuali.
Alato dicesi di ogni organo provvisto di parti espanse, più o meno
sottili, simili ad ali.
Alternato posto isolatamente, ma in posizione opposta, sul fusto o
sui rami.
Antera parte degli stami che contiene il polline.'
Apicale dicesi di tutto ciò che si riferisce all'apice di una qualsiasi
struttura.
Apice sommità , parte terminale di un organo.
Areola in genere, spazio delimitato in un organo ; nelle Cactaceae
è la piccola porzione esterna da cui sorgono tutte le nuove parti
. vegetative (v. nodo) . Armato provvisto di organi di difesa o protezione, quali spine o
aculei.
Articolato provvisto di segmenti o articoli che lo suddividono.
Articoli termine generale per gli internodi ; nel caso specifico, porzio
ni di rami o di fusto metamorfosate, più o meno rigonfie o appiattite,
ristrette al punto di inserzione.
Ascella angolo formato dalle vegetazioni secondarie rispetto al fusto
o all'asse da cui nascono.
Astato a forma di alabarda.
Attenuato assottigliato a una delle estremità.
Bacca frutto carnoso, generalmente indeiscente, con uno o più semi
racchiusi nella polpa.
Basale che si riferisce alla base o alla parte inferiore di una struttura.
Brattea foglia modificata che può assumere forma , colore e consi
stenza varia, e può apparire sulle parti sia fogliari che fiorali.
Caduco di ogni organo che cade presto, prematuramente.
Calice involucro esterno della gemma fiorale con funzione protettiva
degli organi interni del fiore; i suoi componenti sono detti sepali.
Carenato curvo e terminante in una angolatura più o meno acuta
come la carena di una nave.
Cefalio in senso lato, parte apicale dei cactus globulari o colonnari
dove spine e peli sono addensati per il formarsi della nuova vegetazio
ne; in senso strettamente tecnico, formazioni peculiari di alcuni generi
di Cactaceae, che nella parte destinata alla fioritura presentano
anomale masse lanose, con peli e setole. .
Cespitoso di pianta con numerosi fusti originati dalla stessa radice ,
emettendo spesso radici avventizie.
Ciliato orlato con pe li sottili come ciglia.
Clavato a forma di clava, assottigliato in basso.
Colletto punto di raccordo fra radice e fusto .
Corolla parte del fiore più o meno sviluppata e colorata che ha
funzione di protezione o di richiamo per gli insetti impollinatori; i suoi
componenti si dicono petali.
Crenato dicesi del margine di foglia, di fusto o di una parte di esso,
che presenta dentellature più o meno profonde, arrotondate.
Crestato riferito a un organo che presenta dentellature irregolari
376
come la cresta di un volatile; vengono chiamate in tal modo anche I
forme vegetali con crescita anomala, dovuta a fasciazione o affastella
mento dei tessuti, che generalmente presentano parti a forma di
cresta.
Cuneato a forma di cuneo, simile a una V dritta o rovesci ata.
Cuspidato terminante con una punta acuta che si assottiglio pl(r o
meno bruscamente.
Deciduo che ha una funzione limitata nel tempo ; detto generalment
delle piante che perdono le foglie in inverno, ma si può riferi re a ogni
organo che cada per qualsiasi causa.
Decombente che ricade o si adagia sul terreno, ma che ha la part
apicale ascendente.
Decussato posto in posizione ortogonale, in forma di croce .
Deiscente di frutto che si apre spontaneamente liberando Il seme.
Deltoide triangolare.
Dioico si dice di piante che portano i fiori maschili e femminili su
individui diversi.
Effimero che dura pochissimo, generalmente un solo giorno.
Embricato posto l'uno dentro l'altro come gli embrici (o tegol o) di
un tetto.
Epifita pianta che cresce su di un'altra senza tuttavia esserrlO
parassita.
Epigeo si dice di ciò che cresce sopra il terreno; la parte aerea di
una pianta.
Fiore insieme degli organi di origine fogliare che concorrono ali
conservazione della specie; consta di organi sessuali e di organi ch
hanno funzione protettiva o vessillare .
Fittonante si dice della radice che ha un asse primario profondo
mente confitto nel terreno; molto pronunciato e carnoso, con funzion
di accumulo di sostanze nutritive.
Foglia appendice del fusto o dei rami inserita ai nodi; le sue fu nzioni,
che sono essenzialmente di scambio con l'atmosfera, nella granlln
maggioranza delle Cactaceae sono demandate al fusto e ai ramI.
Gemma inizio dell'accrescimento di foglie, fiori o rami.
Glabro sprovvisto di peli, lana o tomento.
Glaucescenza colore bianco azzurrino su fusti o foglie . dov\.Il\l ,,11,.
presenza di uno strato sottile e ceroso (pruina) che costltul:Hln III".
protezione alle avversità esterne .
Glauco fornito di pruina, glaucescente, o comunque di aolllrl! \l'II
tende all'azzurro anche per altri motivi.
Ibrido individuo derivato dal seme risultante dalla lecul1clli / il" ,..
naturale o artificiale fra individui appartenenti a formo. Upllclll, l!
tavo lta generi, aHini.
Impollinazione trasporto del polline dalle antere allo SUlI ,lII.
Indeiscente di frutto che non si apre per liberare il sarnll, 11 11 ' l"
accompagna sino alla germinazione o si distrugge per nllll \.im r,III ," ,
Ipogeo sotterraneo; tutti gli organi della pianta che rimnllfl' 11 111 111 11 11
il suolo.
Latice succo lattiginoso, di densità e colorazione vari u, i III ' Ut.JI1IU1 1
dai tessuti di alcune piante se siano lesi.
Lembo parte espansa e appiattita di un organo ; la jJliI l lI 1IIIII.,Ii",, '
e libera di una corolla.
BIBLIOGRAFIA
Nodo punto di inserzione di gemme, e quindi di nuove vegetazioni,
su fusti e rami.
Obovato a forma di uovo rovesciato, con la parte più larga all'apice.
Ovato a forma di uovo, con la parte più stretta all'apice.
Perianzio l'insieme dei petali e dei sepali.
Petali elementi fiorali che costituiscono la corolla.
Pettinato che ha la forma di un pettine; nelle Cactaceae si riferisce
alle spine radiali che si estendono dalle due parti dell'areola, dritte o
leggermente ricurve, appiattite e solo lievemente divaricate, come i
denti di un pettine.
Pistillo parte femminile del fiore.
Polline granuli che si formano nelle antere e producono i gameti
maschili.
Pollone ramo sotterraneo che, partendo dalla radice, dal rizoma
o dal colletto di una pianta, sviluppa radici e forma un individuo
indipendente.
Pubescente ricoperto di peli corti e morbidi; vellutato.
Radiale ciò che è posto ai margini di uno spazio delimitato; per
esempio, le spine radiali che nascono al margine dell'areola.
Sepali elementi fiorali che costituiscono il calice.
Stami organi maschili che portano le antere contenenti il polline, di
solito alla sommità di un filamento.
Stigma parte terminale e ingrossata del pistillo, destinata a ricevere
i granuli pollinici.
Suberificazione processo per il quale un tessuto si impermeabilizza
e assume un aspetto non erbaceo mediante il deposito di sostanze
.
particolari con funzione di protezione. Subulato si dice di una forma conico-allungata, che va gradualmen
te restringendosi in una punta acuta come una lesina o un punteruolo.
Tessuto insieme di cellule che in un organismo esplicano la medesi
ma funzione.
Tomentoso rivestito di peli corti e folti, quasi sempre morbidi.
Tubercolato munito di tubercoli.
Tubercolo rilievo o prominenza che può presentarsi su qualsiasi
organo; l'origine, la forma, la dimensione e la consistenza possono
essere molto variabili, e cosi pure la funzione che esplica.
Tunicato coperto con una o più squame che rivestono gli organi
sottostanti servendo loro di protezione.
Umbilicato si dice di organo che presenta una depressione conico
rotondeggiante, simile a un ombelico.
Verticillato di rami o foglie nascenti al medesimo nodo in numero
variabile, più o meno irraggiati a corona.
Vertlcillo punto di attacco di più di due elementi al medesimo nodo
dello stesso asse.
Vessillare si dice della funzione di richiamo per gli insetti pronubi;
tale funzione può essere esplicata per mezzo dei colori della corolla
o delle brattee o per mezzo di odori.
Xerofita (o Xerofila) pianta caratteristica dei luoghi aridi o che ha
sviluppato adattamenti a luoghi siccitosi.
Zigomorfo si dice di fiore irregolare le cui parti sono poste su di un
piano di simmetria verticale, trasversale od orizzontale.
378
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379
INDICE ANALITICO
I numeri si riferiscono alla numerazione Castellanosia caineana 25
Cephalocereus
delle schede. I nomi in corsivo sono sino - dybowskii 14
nimi o non più in uso. - euphorbioides 196
- maxonii26
Acanthocalycium klimpelianum 1
- palmeri 27
- polylophus 197
- thionanthum 2
Anhalonium 5
- scoparius 196
Aporocactus flagelliformis 3
- senilis 26
Cephalocleistocactus schattatianus 29
Arequipa rettigii 4
Cereus aethiops 30
- rettigii erectocylindrica 4
Ariocarpus furfuraceus 5
- aethiops landbeckii 30
- kotschoubeyanus 6
- aethiops melanacantha 30
- trigonus 7
- alatus 269
- trigonus elongatus 7
- chloranthus 73
Arrojadoa aureispina 6
- coerulescens 30
- rhodantha 9
- coryne 276
Astrophytum asterias 10
- euphorbioides 196
- capricome 11
- giganteus 24
- jamacaru 31
- capricome crassispinus 11
capricorne minus 11
- longisetus 63
capricorne niveus 11
- maritimus 64
myriostigma 12
- multiplex 69
myriostigma nudum 12
- peruvianus 32
- peruvianus monstrosus 32
myriostigma potosinum 12
myriostigma quadricostatum 12
- peruvianus monstrosus minor 32
- polylophus 197
ornatum 13
ornatum glabrescens 13
- pruinosus 275
ornatum mirbellii 13
- pupureopilosus 293
Austrocephalocereus dybowskii 14
- roetteri69
Austrocy/indropuntia verschaffeltii 241
- sciurus 71
Aylostera pulvinosa 264
- senilis·26
Aztekium ritteri 15
- silvestrii 33
Azureocereus hertlingianus 22
- speciosus 135
Binghamia 129
- spinibarbis 101
Bolivicereus samaipatanus 16
- strigosus 295
Borzicactus humboldtii 16
- tephracanthus 296
- madisoniorum 17
- triangularis 136
- samaipatanus 16
- undatus 136
Chamaecereus silvestrii 33
- samaipatanus multiflorus 16
- silvestrii crassicaulis 33
- samnensis 19
- sepium 20
Cleistocactus strausii 34
- ventimigliae 20
- strausii fricii 34
- wendlandiorum 35
Brasllicactus haselbergii 202
Braslliopuntia brasi/iensis 215
Cochemiea poselgeri 36
Browningia altissima 21
- setispina 37
- hertlingiana 22
Copiapoa chanaralensis 36
- riosaniensis 23
cinerea 39
Cactus cruciformis 136
cinerea columna-alba 39
- flagelliformis 3
cinerea dealbata 40
- gibbosus 119
coquimbana 41
- opuntia 222
krainziana 42
Coryphantha andreae 43
- pro/iferus 177
- scopa 209
clavata 44
- seni/is26
erecta 45
- sepium 20
palmeri 46
- triangularis 136
radians 47
- tunicatus 240
- recurvata 46
Carnegiea gigantea 24
- reduncuspina 46
380
Cy/indropuntia bigelowii 214
- fulgida 220
- recondita 233
- versicolor 242
Discocactus araneispinus 49
Dolichothele baumii 50
- camptotricha 259
- longimamma 51
- longimamma gigantothele 51
- longimamma globosa 51
- sphaerica 52
- uberiformis 53
Echinocactus
- cinnabarinus 145
- conothelos 264
- coquimbanus 41
- crispatus 77
- cumingii 122
grusonii 54
ingens 55
- ingens grandis 55
- ingens palmeri 55
- famatimensis 146
- leucacanthus 266
- lophothele 267
- lorica tus 126
- mammulosus 205
- rechei200
- reichenbachii 67
- strobi/iformis 95
- texensis 56
- vaupe/ianus 79
- weberbaueri 169
Echinocereus baileyi 57
- barthelowanus 56
- chloranthus 73
- delaetii 59
enneacanthus 60
fitchii 61
knippelianus 62
longisetus 63
maritimus 64
- papillosus 65
papillosus angusticeps 65 .
papillosus rubescens 65
pectinatus 66
pectinatus reichenbachii 67
pentalophus 66
pentalophus ehrembergii 66
pentalophus procumbens 66
roetteri 69
roetteri lIoydii 69
salm-dyckianus 70
sciurus 71
- subinermis 72
- viridiflorus forma chloranthus 73
Echinofossulocactus albatus 74
- caespitosus 75
- coptonogonus 76
- crispatus 77
- lamellosus 76
- spinosus 60
- vaupelianus 79
- wippermannii 60
Echinomastus macdowellii 61
Echinopsis calorubra 62
hamatacantha 63
hammerschmidii 64
- hybr. 'Red Paramount' 65
- kermesina 66
- k/impe/iana 1
longispina 67
longispina nigra 67
mamillosa varo ritteri 66
mamillosa orozasana 68
- minuscula 263
- multiplex 69
- multiple x floribunda 69
- multiplex picta 69
- pentlandii 146
- rossii 150
Encephalocarpus strobiliformis 90
Epiphyllum x ackermannii 91
- truncatum 301
Epithelantha micromeris 92
- micromeris densispina 92
- micromeris greggii 92
- micromeris rufispina 92
Eriocactus schumannianus 206
Eriocereus 132
Ery1hrorhipsalis pilocarpa 93
Escobaria sneedii 94
- strobiliformis 95
- tuberculosa 95
Espostoa guentheri 96
la nata 97
lanata sericata 97
melanostele 96
ritteri 99
ulei 100
Eulychnia spinibarbis 101
Faicheroa ulei 100
Ferocactus acanthodes 102
acanthodes lecontei 102
coloratus 103
covil/ei 104
emoryi 104
flavovirens 105
gatesii 106
gracilis 107
hamatacanthus 106
hamatacanthus davidii 106
herrerae 109
latispinus 110
robustus 111
stainesii 112
stainesii pringlei 112
wislizeni 113
Frailea
asterioides 114
castanea 114
grahliana 115
grahliana rubrispina 115
Gymnocalycium bruchii 116
calochlorum 117
- calochlorum proliferum 117
calochlorum roseiacanthum 117
- denudatum; 116
- denudatum roseiflorum 116
gibbosum 119
Gymnocalycium gibbosum nobile 119
horstii 120
horstii buenekeri 120
lafaldense 116
mihanovichii 121
mihanovichii pirarettaense 121
mihanovichii rubrum 121
neocumingii 122
neumannianum 123
neumannianum aurantia 123
- oenanthemum 124
- pilcomayoensis 125
- riograndense 126
- saglione 127
- spegazzinii 128
Haageocereus multicolorispinus 129
- versicolor 130
- versicolor aureispinus 130
- versicolor fuscus 130
- versi color lasiacanthus 130
Hamatocactus uncinatus 131
- uncinatus wrightii 131
Hariota 133
Hatiora salicomioides 133
- bambusoides 133
Heliabravoa chende 134
Heliocereus speciosus 135
Homalocephala texensis 56
Hylocereus undatus 136
Islaya minor 137
Lemaireocereus chende 134
- griseus 272
- marginatus 274
- thurberi 276
Lepismium cruciforme 138
cruciforme anceps 138
cruciforme cavernosum 138
- cruciforme myosurus 138
- paradoxum 139
Leptocladodia elongata 166
- sphacelata 181
Leuchtembergia principis 140
Lobivia argentea 141
- aurea 142
- aurea fallax 142
backebergii 143
boliviensis 144
cinnabarina 145
cumingii 122
- famatimensis 146
- famatimensis albiflora 146
- famatimensis densispina 146
- famatimensis haematantha 146
- famatimensis oligacantha 146
- grandiflora 291
- klimpeliana 1
- mistiensis 147
- neocinnabarina 145
- oreopepon 271
pentlandii 148
pentlandii albiflora 148
- pentlandii forbesi i 148
pentlandii ochroleuca 148
rebutioides 149
rebutioides citriniflora 149
Lobivia rebutioides kraussiana 149
rebutioides sublimiflora 149
rossi i 150
rossii boedekeriana 150
rossii carminata 150
rossii salmonea 150
rossii walterspieli 150
shaferi 151
Lophocereus schottii 152
- schottiim iekleyanus 152
Lophophora lutea 153
- williamsii 154
- williamsii caespitosa 154
- williamsii decipiens 154
- williamsii jourdaniana 154
- williamsii pentagona 154
- williamsii texana 154
- ziegleri 153
Loxanthocereus aureispinus· 155
Machaerocereus eruca 156
- gummosus 157
Malacocarpus haselbergii 202
- maassii 252
- mammulosus 205
- schumannianus 208
Mammillaria albicans 158
- angularis 165
- baumii50
- bocasana 159
- bombycina 160
- bombycina flavispina 160
- camptotricha 259
candida 161
- caput-medusae 162
- carnea 163
- carnea cirrosa 163
- carnea longispina 163
- carnea subtetragona 163
- celsiana 164
- chapinensis 185
- clavata 44
compressa 165
compressa fulvispina 165
compressa longiseta 165
elongata 166
elongata obscurior 166
- elongata stella-aurata 166
- elongata subcrocea 166
- elongata tenuis 166
fraileana 167
- gracilis 168
gracilis fragilis 168
- gracilis pulchella 168
- guedelmanniana 169
guedelmanniana guirocombensis 169
kewensis 170
kewensis albispina 170
kewensis spectabilis 170
lasiacantha 176
lenta 171
longimamma 51
marnieriana 172
mazatlanensis 173
microcarpa 174
occidentalis 175
Mammillaria occidentalis monoconlrtl I /
- plumosa 176
- poselgeri 36
prolifera 177
- prolifera multiceps 177
- pseudoperbella 178
- radians47
- schiedeana 179
- sempervivi 162, 180
- setispina 37
- slevinii 158
- sphacelata 181
- spherica 52
- spinosissima 182
- theresae 183
- trohartii 184
- uberiformis 53
- woburnensis 185
- woburnensis rubescens 185
- zeilmanniana 186
Mammilloydia candida 161
Matucana comacephala 187
- paucicostata 188
- weberbaueri 189
- yanganucensis 190
- yanganucensis albispina 190
- yanganucensis fuscispina 190
- yanganucensis longistyla 190
- yanganucensis parvi flora 190
- yanganucensis suberecta 190
Melocactus bahiensis 191
- concinnus 192
- guaricensis 193
Monvillea spegazzinii 194
Myrtillocactus geometrizans 195
Neobuxbaumia euphorbioides 196
- polylopha 197
- scoparia 198
Neolloydia clavata 44
Neoporteria gerocephala 199
- pseudoreicheana 200
- subgibbosa 201
Notocactus haselbergii 202
- horstii 203
- leninghausii 204
- mammulosus 205
- ottonis 206
- ottonis albispinus 206
- ottonis brasiliensis 206
- ottonis linkii 206
- ottonis multiflorus 206
- ottonis tortuosus 206
- ottonis uruguayensis 206
- purpureus 207
- schumannianus 208
- scopa 209
- scopa ruberrimus 209
- submammulosus 205
- sucineus 210
Obregonia denegrii 211 .
Opuntia acanthocarpa 212
- basilaris 213
basilaris cordata 213
basilaris longiareolata 213
bigelowii 214
: ' : I ~~
30
Oroya neoperuviana depressa 248
- neoperuviana tenuispina 248
Pachycereus - marginatus 274
- pringlei 249
Parodia aureispina 250
- aureispina australis 250
- aureispina elegans 250
- aureispina vulgaris 250
- bilbaoensis 251
- maassii 252
- obtusa 253
penicillata 254
- penicillata fulviceps 254
- penicillata nivosa 254
- rubriflora 255
- sanguiniflora 256
- sanguiniflora violacea 256
Pelecyphora aselliformis 257
Pereskia aculeata 258
- aculeata gOdseffiana 258
Phy/locactus 91
Pilocereus celsianus 244
Pseudoespostoa melanostele 98
Pseudolobivia calorubra 82
- hamatacantha 83
- kermesina 86
Pseudomammillaria camptotricha 259
Pyrrhocactus bulbocalyx 260
Rathbunia alamosensis 261
Rebutia
- haageana 262
- haagei 262
minuscula 263
- minuscula knuthiana 263
- minuscula violaciflora 263
- pulvinosa 264
Reicheocactus neorechei 200
- pseudoreicheanus 200
Rhipsalidopsis - gaertneri 301
- rosea 265
Rhipsalis
- bio/leyi 299
- capilliformis 266
- mesembryanthemoides 267
- micrantha 268
- pachyptera 269
- paradoxa 139
Ritterocereus griseus 272
Roseocereus tephracanthus 296
Schlumbergera russelliana 270
- truncata 301
Seticereus humboldtii 16
Soehrensia oreopepon 271
Spegazzinia cumingii 122
Stenocactus 74
Stenocereus griseus 272
- hystrix 273
- marginatus 274
- pruinosus 275
- thurberi 276
- thurberi litloralis 276
- weberi 277
Submatucana madisoniorum 17
- paucicostata 188
Stetsonia coryn·e 278
Strombocactus disciformis 279
Sulcorebutia arenacea 280
- rauschii 281
- steinbach ii 282
- steinbachii gracilior 282
- steinbachii rosiflora 282
- steinbachii violaciflora 282
Tephrocactus articulatus 217
Thelocactus bicolor 283
- bicolor tricolor 283
- conothelos 284
- ehrembergii 285
- leucacanthus 286
- leucacanthus schmollii 286
- lophothele 287
- nidulans 288
Trichocereus chilensis 289
- crassicaulis 290
- grandiflorus 291
- pasacana 292
- purpureopilosus 293
- smrzianus 294
- strigosus 295
- tephracanthus 296
Uebelmannia meninensis 297
Weberbauerocereus winterianus 298
- winterianus australis 298
Weberocereus biolleyi 299
Weingartia neocumingii 122
- pilcomayoensis 125
Wilcoxia viperina 300
Winterocereus aureispinus 155
Zygocactus truncatus 301
Fonti delle illustrazioni Fotografie : tutle le fotografie sono di Giuseppe Mazza, a eccezione di quelle di
pag o llas (Enzo Arnone) e pag o 25 (Bodleian Library , Oxford).
Disegni: Marco Bertin, Verona: 18. Raffaello Segatlini, Verona : 15, 20, 21 , 35,
42,44 , 45.