Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
La Prigioniera Captured © 1995 Prima edizione I Romanzi Oro novembre 2004 Prima edizio...
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Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
La Prigioniera Captured © 1995 Prima edizione I Romanzi Oro novembre 2004 Prima edizione I Romanzi marzo 1997
Ai miei genitori, con amore
1 Fort Monroe, Virginia Luglio 1862 Strano come un uomo potesse morire senza che nessuno lo sapesse. Specialmente se uno moriva dentro. Con uno sforzo, Cole McRae ignorò gli sguardi penetranti che gli bruciavano la schiena. Si concentrò invece sul difficile percorso tra le strade affollate, mentre i suoi lunghi passi lo portavano velocemente a destinazione. Il campo di concentramento, quasi abbandonato prima della guerra rivoluzionaria, rigurgitava nuovamente di uomini che scontavano una pena per diserzione, ubriachezza in servizio e insubordinazione a un ufficiale di grado più elevato. Cole entrò, attendendo un momento perché gli occhi si adattassero all'oscurità dell'interno. Una giovane guardia che non sembrava avere più di diciassette anni e appariva sommamente annoiata arrivò strascicando i piedi. ― Di' al sergente Coombs che il capitano McRae è qui per prendere in consegna il prigioniero ― ordinò Cole. Il ragazzo annuì e si addentrò negli scuri recessi dell'edificio. ― Voi siete McRae? ― arrivò una voce roca dal fondo del corridoio. Cole scrutò nell'oscurità. ― Coombs? ― Già. ― Fu più un rigurgito che una risposta. Il sergente si fece avanti, con gli occhi iniettati di sangue, le guance coperte dalla barba di una settimana. Uno stupefacente assortimento di macchie imbrattava quella che solo per fede poteva essere definita uniforme. Abbassò il braccio a grattare distrattamente la pancia grassa e pelosa che sporgeva dalla camicia. ― Io e i ragazzi stavamo bevendo qualcosa. Venite. ― Si girò e Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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ripercorse barcollando il corridoio. Cole si accigliò mentre lo seguiva in un ufficio che puzzava di whiskey a buon mercato. Cinque uomini oziavano su altrettante sedie, con lo stesso aspetto ubriaco e indolente di Coombs. Il sergente prese posto dietro una pesante scrivania di quercia e allungò la mano per prendere la bottiglia posata lì sopra. Si riempì di nuovo il bicchiere, poi girò gli occhi a cercarne uno per il suo ospite. Vedendo un boccale che era rotolato sul pavimento, lo raccolse e ci soffiò dentro per togliere la polvere dall'interno. Lo riempì e lo posò di fronte a Cole, indicando con gesto espansivo una sedia vacillante con la fodera strappata e un bracciolo rotto. ― Sedetevi, McRae. Cole ignorò la sedia e il sudicio bicchiere di whiskey. ― Sono qui per la donna. Dov'è? La domanda provocò un coro di risate tra gli uomini nella stanza e un lento, lascivo sorriso in Coombs. ― Siete ansioso di vederla, eh? ― Tolse un sigaro sottile dalla tasca della camicia, lo strinse tra i denti macchiati e si prese tutto il tempo necessario ad accenderlo. Il fumo acido si mescolò con l'odore stantio del liquore scadente. Incredibile a dirsi, il sergente puzzava anche di più. ― Anch'io lo ero ― continuò. ― È una cosetta graziosa, ma non vi renderà la vita facile. Ci vuole un po' di virile persuasione, se capite cosa intendo. Cole capiva. La repulsione lo invase mentre si avvicinava al sergente con passo minaccioso. ― Risparmiatemi i dettagli, Coombs. Portatela qui e basta. Chiunque un po' meno ubriaco e un po' meno stupido avrebbe capito la minaccia implicita nella voce di Cole McRae. Ma evidentemente il sergente non se ne accorse. Si appoggiò allo schienale della sedia, intrecciando le mani sulla pancia grassa. ― Tanto la impiccheranno, no? Così ho pensato: perché sprecarla? ― I sonori scoppi di risa degli uomini servirono solo a incoraggiarlo. ― Si è riscaldata in fretta, una volta visto quello che avevo da offrirle. Non ho mai avuto problemi con le femmine, dopo che vedono... ― Risparmiatemelo, Coombs. Ho detto che non mi interessa. Il sergente guardò in cagnesco Cole perché lo aveva interrotto, poi prese una bella sorsata di whiskey. Si asciugò la bocca con il dorso della mano e fece un cenno verso i suoi uomini. ― Lei ci stava. Un uomo come me è Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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sempre in grado di dirlo... Cole allungò il braccio attraverso la scrivania, osservando la mascella del sergente cadere per lo stupore che gli aveva rilassato le guance quando lo tirò su a forza prendendolo per i risvolti della giubba macchiati di grasso. ― E va bene, volete parlare? ― disse con un ruggito. ― E allora parliamo. Parliamo di quello che ho sentito dire. ― Fece una pausa e il disgusto allo stato puro gli brillò negli occhi. ― Ho sentito dire che ha dato una così bella occhiata a quello che avevate da offrirle che vi ha lasciato legato a un albero, con le mutande avvolte intorno alle caviglie e il culo nudo a fare da bersaglio per i cecchini dei ribelli. Poi ha corso così veloce che voi e i vostri uomini avete avuto bisogno di cinque giorni per trovarla. Gli occhi di Coombs si spalancarono, poi si restrinsero fino a diventare due orribili fessure. Non potendo negare la verità delle parole di Cole, lottò per liberarsi dalla stretta ferrea con cui l'altro lo teneva. Ma fu solo quando Cole decise di lasciarlo andare, scaraventandolo brutalmente di nuovo sulla sedia, che fu di nuovo libero. Lo sguardo furibondo del sergente passò da McRae ai propri uomini che si erano alzati tutti in piedi in un impeto di collera provocato dall'alcol. Ma osservando la struttura fisica e l'aria pericolosa dell'uomo di fronte a loro, si rimisero a sedere, decidendo saggiamente che era preferibile tenere la lingua e le mani a posto. Rendendosene conto, Coombs divenne ancora più scarlatto. ― Harris! ― ruggì. ― Porta qui quella cagnetta. Se il capitano è convinto di cavarsela meglio di noi, lasciamolo provare. ― La bocca gli si contorceva per il furore mentre masticava l'estremità del sigaro, poi si girò e sputò sul cencioso tappeto di fianco alla scrivania. ― Non mi sono mai piaciute le puttane dei ribelli. Cole lo ignorò e andò a mettersi vicino alla finestra. Gesù, quanto era stanco della feccia come Coombs. Stanco degli uomini come lui che erano quasi sicuri di sopravvivere alla guerra mentre ogni giorno c'erano dei bravi soldati che morivano. Adesso non voleva pensarci. Non voleva pensare alle bruciature della polvere da sparo. Ai singhiozzi angosciati dei feriti. Al caldo, acre odore del sangue. Non adesso. Scoprendo che il vetro della finestra era bloccato, usò la spalla per aprirla. L'intelaiatura si frantumò in schegge e cadde nella strada sottostante. Non solo lo sforzo era stato eccessivo, ma addirittura sprecato. Come tutto il resto, la dolce brezza che soffiava dal porto sembrò Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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estinguersi prima di raggiungere l'imbronciato edificio di mattoni del campo di prigionia. Cole fu accolto da un soffio di aria calda e appiccicosa che fece ben poco per alleviare l'atmosfera della stanza. Gli uomini si agitarono a disagio sulle sedie alle sue spalle, ma non dissero nulla. Il suono di passi strascicati in corridoio riportò la sua attenzione al compito da svolgere. Si girò e, per la prima volta, vide la sua prigioniera. Era più bassa di quello che si era aspettato. Questo lo sorprese. Aveva pensato che una donna in grado di immergere un coltello nella schiena di un uomo dovesse essere più imponente, in un certo senso più minacciosa. Era in piedi in mezzo alla stanza e manteneva una posizione rigida ed eretta. I capelli le ricadevano sulle spalle in un fitto manto color mogano. Il viso era macchiato di sudiciume, come il vestito, ma la donna mostrava di preoccuparsi ben poco del proprio aspetto. Inclinò invece la testa all'indietro e girò lo sguardo intorno alla stanza; lo sguardo bruciava di palese disprezzo. Quando i suoi occhi raggiunsero Cole si fermò per registrare la sua presenza. Egli osservò nei suoi dolci occhi verdi il rapido guizzare di una domanda, forse della speranza, poi la luce si estinse rapidamente. Una donna intelligente. Invece di girarsi dall'altra parte, lo studiò ancora per un secondo, valutandolo freddamente. Il suo sguardo percorse l'uniforme, poi risalì al viso di Cole. Non era il tipo di sguardo che era solito ricevere dalle donne. Era quello di un avversario prima di una battaglia, per valutare le forze e scoprire i punti deboli. Poi gli occhi della donna si posarono brevemente sulla guancia di lui, notando la cicatrice brutta e arrossata che deturpava la pelle. Per un incredibile secondo Cole sentì la cicatrice pizzicare, come se lei vi avesse fatto scorrere sopra le dita. La sensazione svanì rapidamente com'era venuta e lei tornò a guardarlo negli occhi. ― Siete l'ufficiale di più alto grado, qui? La sua voce era bassa e calma, il tono roco e dolce era quasi incongruo in una persona della sua taglia. Nelle sue parole si sentiva una traccia di accento britannico. Aspettò, e quando fu chiaro che Cole non aveva intenzione di rispondere, raddrizzò le spalle e continuò: ― C'è stato un terribile errore. Insisto per... ― Dove sono le sue cose? ― la interruppe Cole indirizzando la domanda a Coombs. ― Non ha niente. I suoi bauli sono stati confiscati durante il processo a Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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Charleston. ― Processo ― ripeté la donna in tono acido. ― Quel procedimento è stato una beffa per chiunque abbia... ― Alt, bella mia ― si intromise Coombs, alzandosi in piedi. ― Non ho intenzione di sentirti insultare l'esercito degli Stati Uniti. Sei stata dichiarata colpevole e basta. Se ti processassero di nuovo, ti troverebbero di nuovo colpevole. ― Il petto gli si gonfiò di orgoglio ipocrita mentre il suo sguardo tornava a posarsi sui suoi uomini, nell'ansia di ristabilire la propria posizione. ― Il procedimento ― la imitò altezzosamente ― era del tutto legittimato. ― Credo, sergente, che la parola che volevate usare ― lo informò freddamente la prigioniera ― sia legittimo. Anche se non mi stupirei che il termine fosse del tutto estraneo a uno come voi. ― Piccola schifosa... ― sputacchiò Coombs con il viso nuovamente in fiamme. ― Vediamo un po' se una vacanza nella prigione di Washington ti farà abbassare la cresta. Vediamo quanto ti piaceranno i ratti, le pulci e la sbobba di tutti i giorni. ― Vedo già che quella prigione avrà un notevole vantaggio su questa ― ribatté la prigioniera. ― Voi non ci sarete. Il sergente si scagliò in avanti, ma Cole lo afferrò e lo ributtò sulla sedia. ― Sedetevi, Coombs ― ordinò. ― Non credo che per un uomo sia possibile apparire più stupido, ma, se aprite di nuovo la bocca, potreste smentirmi. E io odio essere smentito. Fissò il sergente con un feroce cipiglio, poi si rivolse alla prigioniera, accigliandosi quando sul viso le balenò l'ombra di un sorriso. ― Grazie ― gli disse. ― Non fatelo ― disse Cole. ― Non avete nulla di cui ringraziarmi, signora. Non vi stavo difendendo; ero semplicemente nauseato dal sergente. ― Se si era fatta l'idea che fosse andato in suo aiuto era il momento adatto per togliergliela dalla testa. ― La mia sfortuna ha voluto che mi assegnassero l'ingrato incarico di portarvi a Washington. Renderete il viaggio più facile a entrambi se imparerete a tenere la bocca chiusa e farete quello che vi dico. Sono stato chiaro? Osservò l'espressione del suo viso congelarsi, gli occhi diventare due schegge di ghiaccio verde. La donna si raddrizzò al massimo dell'altezza e la cima della sua testa non arrivava alla spalla di Cole. ― Perfettamente ― rispose in tono regale. ― Ora sono consapevole che siete altrettanto Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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spregevole del sergente. Potete considerare compiuta la vostra missione. Evidentemente aveva più fegato che buon senso. E a quanto pareva non aveva finito. ― Posso fare una domanda? ― si informò contegnosamente. Cole attese. ― Ora che mi avete assalita a parole in una stanza piena di gente, mi devo aspettare di essere assalita anche fisicamente? Oppure, come ha fatto il sergente Coombs, aspetterete finché non saremo soli? ― Sei stata tu a volerlo! ― esclamò Coombs. ― Basta così ― disse Cole, senza mai abbandonare con lo sguardo il viso della sua prigioniera. Lasciò la domanda sospesa nell'aria, finché l'atmosfera della stanza non salì a un'intensità insopportabile. Alla fine ruppe il silenzio. ― Non ho alcun desiderio né di toccarvi né di parlarvi, signora. Preferisco che il nostro viaggio, poiché dev'essere fatto, sia breve e tranquillo. Se deciderete di provocarmi e fare in modo che le cose vadano diversamente, soffrirete le conseguenze delle vostre stesse azioni. Con sua totale incredulità, la prigioniera sorrise. Era evidente che quella donna era pazza, si disse. In un attacco di pazzia aveva pugnalato un uomo alla schiena. Invece di essere terrorizzata dalle sue vaghe minacce, sembrava semplicemente divertita. ― Bene, allora è una scelta difficile, no? ― disse. ― Lasciarmi condurre passivamente in prigione e farmi rinchiudere per un delitto che non ho commesso, oppure fare tutto quanto è in mio potere per scappare e rischiare di turbare un fine gentiluomo come voi. ― Scosse la testa, torcendosi le mani in un gesto di beffarda disperazione. ― Povera me. Che mai farò? Nella stanza risuonarono scoppi di risa divertite, mentre gli spettatori lanciavano occhiate di ammirazione alla piccola donna che teneva testa al ruvido capitano come nessuno di loro aveva osato fare. Il sergente Coombs si unì alle risate. ― Che vi avevo detto, McRae? Questa donna è piena di sdegno e fuoco. E adesso è tutta vostra. Cole ne aveva abbastanza della stanza puzzolente e dei suoi avvinazzati occupanti. Afferrò la prigioniera con l'intenzione di condurla via, poi si fermò, guardando accigliato i pesanti ceppi di ferro che le circondavano i polsi. Tornò a rivolgersi a Coombs. ― Datemi la chiave. Il sergente la tolse dalla tasca e gliela passò. Scosse la testa mentre osservava Cole prendere i polsi della prigioniera. ― Se fossi in voi non lo farei, capitano. Quella è anche una ladra nata, oltre che un'assassina. Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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Fareste meglio a lasciarglieli; mostratele chi è che comanda. Cole le afferrò le mani e le tirò su, sorpreso dall'ansito che avvertì. Bene. Forse, dopotutto, il suo avvertimento l'aveva spaventata. Girò la chiave per staccarle i ceppi dai polsi e si immobilizzò. La pelle era gonfia e ammaccata, in alcuni punti ridotta a carne viva dal ripetuto e violento attrito contro il metallo. Era ovvio quello che aveva fatto Coombs. Non si era limitato semplicemente a mettere i ceppi alla prigioniera, ma l'aveva trascinata con una fune attaccata alle pesanti manette, come si tira un cane al guinzaglio. Cole levò lo sguardo dai polsi al viso della donna, ma la sua espressione non tradiva nulla. Fissava dritto davanti a sé, con le spalle sottili gettate lievemente all'indietro, il piccolo mento levato con espressione di sfida. Era completamente insensibile al dolore oppure era un diavolo di attrice. Cole sospettava che la verità stesse in mezzo. Provò suo malgrado un senso di rispetto, ma subito lo respinse, rifiutando di lasciarsene travolgere. In silenzio, studiò i ceppi che teneva in mano, poi si rivolse nuovamente a Coombs. ― Quello era l'unico modo per riuscire a tenerla sotto controllo ― disse a malincuore il sergente, mentre piccole gocce di sudore cominciavano a formarsi sul suo labbro superiore. ― Non che non se li meritasse. Io e i miei uomini siamo stati davvero pazienti con lei. Se l'è voluta. A ogni parola, Cole si avvicinava un po' di più. Quando raggiunse la scrivania del sergente si fermò, posandovi sopra i ceppi. ― Alzatevi in piedi, Coombs. L'uomo sorrise nervoso. ― Cosa? ― Alzatevi in piedi. ― Perché volete che... Cole fu nuovamente costretto a tirare su di peso l'uomo prendendolo per i baveri unti. ― Perché sto per dirvi una cosa, ed è veramente importante. Voglio essere sicuro che udiate ogni singola parola. Mi sentite, Coombs? La testa del sergente ballonzolò su e giù. ― Bene. Adesso ascoltate. Ho lasciato quel porto laggiù con una ciurma di cento uomini. Sono tornato due settimane fa con meno di venti. Pensateci, Coombs. Pensateci bene. Quanti sono i morti? ― Ottanta ― sussurrò rauco il sergente. ― Esatto. ― Cole aumentò la presa sull'uomo. ― Ottanta uomini morti. Pensate che a qualcuno importi qualcosa se ne muore uno in più? Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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Coombs deglutì convulsamente. Aprì la bocca, ma non ne uscì alcun suono. ― Se ho potuto uccidere i miei uomini, immaginate un po' cosa potrei farvi se vedessi nuovamente la vostra brutta faccia. ― Cole lasciò che le parole si imprimessero bene nella sua mente, poi lo lasciò andare bruscamente. ― Adesso sparite dalla mia vista. Il sergente annuì. Si mosse impercettibilmente di lato per girare intorno alla scrivania, senza che il suo sguardo abbandonasse mai il superiore. Muovendosi con una fretta che era quasi comica, lui e i suoi uomini si dispersero imboccando la porta a velocità doppia del normale. La loro improvvisa uscita lasciò nella stanza un pesante silenzio. Cole si rivolse di nuovo alla prigioniera, aspettandosi finalmente di trovare sul suo viso tracce di paura. O, più probabilmente, di puro disgusto. Non trovò né l'una né l'altro. Era in piedi, immobile, al centro della stanza, i suoi lineamenti del tutto composti, gli occhi espressivi ma privi di calore. Sollevò il mento e disse con la sua voce dolce e un po' roca: ― Mi chiamo Devon Blake. Cole studiò la donna ancora un attimo, poi alzò le spalle. Non importava. Devon Blake era nei guai. Lo aveva saputo dal primo secondo in cui aveva levato lo sguardo sul capitano Cole McRae. Da quando avevano lasciato il campo di prigionia non le aveva detto una sola parola né sembrava che intendesse farlo successivamente. Ma era evidente che non si era dimenticato di lei. Le teneva l'avambraccio con una stretta decisa che sfidava ogni resistenza, obbligandola quasi a correre per tenere il passo con la rapida andatura delle sue lunghe gambe. La donna arrischiò un'altra occhiata all'ufficiale che l'aveva presa in custodia, cercando segni di debolezza, ma non ne trovò nessuno. Era solido e magro, con un corpo che, sotto la divisa dell'Unione, sembrava fatto di muscoli duri come la roccia. Portava i capelli leggermente più lunghi della maggior parte degli uomini: fitti e biondo-oro, gli oltrepassavano quasi il collo. Il suo profilo avrebbe potuto essere scolpito nel granito, tanto era privo di qualsiasi espressione. La donna notò ancora una volta la cicatrice profonda e slabbrata che gli correva dalla tempia sinistra fino alla metà della guancia, risaltando contro la pelle abbronzata. Era una spaventosa aggiunta agli scabri lineamenti e gli dava un'aria tormentata, vagamente pericolosa. Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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Nonostante la cicatrice, il capitano poteva comunque essere considerato un uomo eccezionalmente attraente. Tranne che per una cosa. Gli occhi. Erano freddi, inespressivi e, nelle loro profondità fulvo-castane, non mostravano la minima traccia di misericordia. Cole McRae aveva gli occhi di un uomo che troppo spesso aveva visto la morte. Che troppo spesso l'aveva provocata. E che, semplicemente, aveva smesso di preoccuparsene. Maledì silenziosamente la propria sorte. Le due precedenti scorte, il sergente Coombs e l'uomo che lo aveva preceduto, erano stati uomini rozzi, stupidi che era facile ingannare. Devon sapeva come lusingare un credulone, come cercare e trovare le sue debolezze, come moltiplicare i profitti e minimizzare i rischi. Ma l'uomo che camminava accanto a lei lungo la strada affollata ignorando gli sguardi affascinati dei passanti, la cui struttura possente e il passo lungo parlavano di assoluta sicurezza di sé, non era uno di quegli ingenui che lei avrebbe scelto. La donna scrutò le strade affollate, cercando un'opportunità. Malgrado il calore opprimente, erano circondati da un turbine di attività. Era così intenta ad assorbire quanto la circondava che non prestò attenzione al loro percorso finché non sentì sotto le dita dei piedi un sasso tagliente. Con un ansito di stupore si fermò bruscamente, malgrado la stretta ferrea che il capitano manteneva sul suo braccio. Anche lui si fermò, guardandola in cagnesco. Devon lo ignorò e fece un altro passo, solo per sentire altri sassi taglienti sotto la pianta dei piedi. Con irritazione notò che, nell'avvicinarsi ai moli, il liscio marciapiede di argilla sul quale avevano camminato aveva gradatamente lasciato il posto a una ruvida strada sassosa. Prima che la donna si muovesse di nuovo, lui le afferrò la gonna e la spostò di lato per rivelare i piedi nudi e sudici e le caviglie impolverate. L'umiliazione la travolse insieme con una sana dose di rabbia. Gli strappò di mano il tessuto sottile del vestito. ― Ma cosa pensate di... ― Dove sono le vostre scarpe? ― le chiese. Nella sua voce c'era un innegabile tono accusatorio, come se lei avesse deliberatamente scelto di gettare vergogna e discredito su se stessa correndo per le strade a piedi nudi. ― A quest'ora il sergente Coombs le avrà certamente vendute ― ribatté Devon sollevando il mento. ― A quanto pare mi considerano un pericolo troppo serio per l'esercito degli Stati Uniti per concedermi di indossare le Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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scarpe. ― Signora, l'unico pericolo che rappresentate ― ribatté lui freddamente ― è per voi stessa, a meno che non impariate a controllare la lingua. ― Oh, povera me. Un'altra minaccia. Suppongo di dover cominciare a prenderne nota, altrimenti ne dimenticherò qualcuna. ― Soddisfatta di aver avuto l'ultima parola, si girò e cominciò a camminare, rifiutando di mostrare la minima traccia di disagio quando i sassi e gli spuntoni di roccia le ferivano i piedi. Purtroppo la sua coraggiosa bravata fu del tutto sprecata. Prima che la donna intuisse quello che stava per fare, la afferrò intorno alle ginocchia e se la mise in spalla come un tappeto, senza neppure accorciare il passo. Devon non tentò nemmeno di soffocare un'esclamazione di sdegno. Lo colpì furiosamente con i pugni sulla schiena, chiedendo di essere rimessa giù. Non ottenendolo, si contorse minacciando di portargli via mezzo orecchio con un morso. Il suo divincolarsi attrasse una folla di osservatori divertiti le cui grida rumorose non fecero che aumentare la sua furia. ― Mettetemi giù all'istante! ― sibilò con una voce che stillava veleno ― oppure giuro che... ― Si interruppe un momento per cercare un'altra minaccia quando un rude urlo dalla folla attrasse la sua attenzione. ― Allora, cosa sta succedendo? Devon si sollevò bilanciandosi alla bell'e meglio, scrutando oltre la spalla del capitano. La sua rabbia sparì come gin al tavolo di un ubriacone, sostituita da un'ondata di inebriante trionfo. La fortuna aveva finalmente cambiato direzione. Il fabbro della città, che la confusione aveva fatto uscire dalla sua bottega, stava di fronte a loro e bloccava il passo. Il torso dell'uomo era nudo sotto il grembiule, il corpo enorme gocciolava di sudore per la fatica del lavoro. In una mano teneva un pezzo di ferro ritorto e nell'altra un pesante martello. Devon, con un'occhiata a quelle grosse braccia, si chiese se l'uomo lavorava il metallo sul fuoco o se lo piegava a mani nude. Che importava? In un caso o nell'altro era certamente in grado di mettere fuori combattimento quel prepotente del capitano McRae. Peccato che lei non avesse intenzione di rimanere nei paraggi il tempo sufficiente per assistere allo spettacolo. Rapidamente assunse un'espressione di terrorizzata innocenza. Riuscì addirittura a spremere qualche lacrima. ― Vi prego, signore ― disse con voce strozzata. ― Ditegli che mi metta giù. Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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Vi prego. Il fabbro guardò in cagnesco Cole. ― Cosa pensate di fare? ― Sto portando questa donna... ― Vi prego, fate in modo che mi metta giù ― gemette Devon, interrompendolo. ― Devo tornare a casa. Mia madre è malata e ha bisogno della sua medicina. ― Altre lacrime le gocciolarono lungo il naso. La storia era un po' trita, forse, ma al momento non andava male. Oltretutto, il capitano McRae era stato così stupido da toglierle i ceppi. Chi avrebbe creduto che era una malfattrice diretta in prigione? Non il fabbro. ― Credo che dobbiate mettere giù la signora ― disse, con gli occhi fissi su Cole. Devon soffocò un sorriso di trionfo mentre si guardava intorno con i suoi dolci occhi verdi. Perfetto. Meglio di come avesse osato sperare. Le strade erano affollate e caotiche. Le occorrevano pochissimi secondi per scomparire tra la folla. Il porto era pieno di navi pronte a salpare; a ogni angolo calessi e carri erano pronti per portarla fuori dalla città. La sua mente era a tal punto proiettata verso l'immediato futuro che per poco non si lasciò sfuggire la risposta del capitano. ― No. No? Aveva detto no? Era evidente che nemmeno gli astanti riuscivano a crederci. Un'espressione di stupita sorpresa passò attraverso la folla, che si avvicinò un po' di più pregustando le botte che sarebbero sicuramente seguite. Il fabbro ghignò e posò il pezzo di ferro e il martello. Le sue mani formarono pugni possenti. Diede al capitano un altro avvertimento. ― Non credo che la signora voglia venire con voi. Cole McRae sembrava assolutamente tranquillo. ― Ne sono sicuro ― convenne. Un brutto cipiglio apparve sul viso del fabbro. Inclinò la testa da una parte, in attesa. ― Ma ho pagato denaro contante per un'ora del tempo della signora ― continuò Cole ― e non ho intenzione di lasciarla scappare via dopo solo dieci minuti. Un affare è un affare. ― Nel parlare sollevò una mano e la fece scorrere sulla schiena della sua prigioniera in un'intima carezza. Devon fu troppo sorpresa dal suo tocco per reagire a quelle parole. ― Toglietemi le vostre sudicie mani di dosso, disgustoso, prepotente rifiuto umano vestito d'azzurro! ― strillò, dimenticando del tutto l'atteggiamento Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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impotente e lacrimoso di poco prima. Poi se ne rammentò e aggiunse: ― Mente! ― Ma anche a lei la parola suonò come un ripensamento. Zio Monty le diceva sempre che il suo caratteraccio l'avrebbe messa nei guai e sembrava proprio che ancora una volta avrebbe avuto ragione. Ascoltò l'imbarazzato scalpiccio mentre la folla valutava la sua storia rispetto a quella raccontata dal capitano, sapendo già di essersi giocata tutte le possibilità che poteva aver avuto. Devon sentì le occhiate scettiche che valutavano i suoi piedi nudi, le gambe senza calze, il vestito impolverato e i capelli sciolti. Il fabbro fu il primo a prendere una decisione. ― Riportatela qui, quando avrete finito. Ho un po' di soldi da spendere. ― Dopo aver ottenuto da Cole la promessa che lo avrebbe fatto, si fece da parte. Devon non era abituata alla sconfitta. E da quando la sua era una vita a rischio, non sapeva nemmeno prenderla bene. Quando il capitano riprese il cammino verso i moli, lo colpì di nuovo sulla schiena. ― Come osate? Cole se la fece rimbalzare sulla spalla così pesantemente da tagliarle in gola il fiato. ― Un'altra parola ― disse ― e farò in modo che rimaniate legata e imbavagliata per tutto il viaggio fino a Washington. Devon aveva tutte le intenzioni di ignorare quest'ultima minaccia, ma ingaggiare un'altra battaglia verbale mentre era a testa in giù era troppo. Inoltre, la posizione cominciava a stordirla. Non mangiava nulla da due giorni perché l'untuosa sbobba che il sergente Coombs le aveva offerto non era buona nemmeno per i cani. Sentì lo stomaco torcersi e deglutì, lottando contro un'improvvisa ondata di vertigine. Si ritrovò in piedi quasi nello stesso istante. Colta alla sprovvista, barcollò sulle gambe tremanti e solo l'orgoglio e la testardaggine le impedirono di finire scompostamente per terra in un poco dignitoso mucchietto ai piedi dell'uomo che la teneva prigioniera. Sarebbe morta prima di dargli quella soddisfazione, decise. Salirono sul ponte di una cannoniera dell'Unione. Da quanto aveva sentito dire, per il viaggio fino alla Old Capitol Prison di Washington, attraverso la baia di Chesapeake e poi su per il fiume Potomac, avrebbero impiegato meno di tre giorni. Per la prima volta dal processo, Devon fu invasa da un reale terrore. La cupa realtà della sua situazione, fino a quel momento inconcepibile, la colpì improvvisamente con spaventosa chiarezza. Era molto probabile che dovesse trascorrere in prigione il resto dei suoi giorni. Nel respingere quel pensiero, si rimproverò. Lo zio Monty si sarebbe Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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vergognato di lei. La paura era un segno di debolezza e lei adesso non aveva tempo per quelle cose. Inoltre, si era trovata in situazioni anche peggiori. Aveva bisogno solo di una mente sgombra e di un piano. Fece un respiro profondo per calmarsi, osservando un giovane marinaio attraversare il ponte e dirigersi verso di loro. ― Il capitano McRae per il capitano Gregory ― disse Cole. ― Mi dispiace, signore, il capitano è sceso a terra. ― Per quando lo aspettate? ― Non l'ha detto. Sul viso del suo carceriere passò un'ombra di irritazione. ― Il vostro capitano doveva aver preparato alloggiamenti per me e per la prigioniera. Forse potete mostrarmeli voi. Il marinaio annuì, obbedendo automaticamente a quella voce autoritaria, poi assorbì le parole e spalancò gli occhi. Fissò Devon e di nuovo Cole. ― La prigioniera? Intendete lei? Ma è una donna. ― Sono certo, guardiamarina, che la vista acuta vi sarà molto utile in battaglia. Adesso mostratemi questi alloggi. Il ragazzo si irrigidì. ― Sì, signore. Di qua, signore. La stretta cabina modestamente arredata in cui Devon doveva rimanere durante il viaggio non offriva alcun elemento incoraggiante. Conteneva solo un letto basso e stretto e un lavabo con brocca e bacile. Non c'era finestra. Luce e aria entravano nella stanza da un portello nel soffitto che si apriva sul ponte. L'unica uscita era la porta dalla quale erano entrati e che sarebbe stata ben sorvegliata. Come leggendole nel pensiero, McRae si girò verso il giovane marinaio che aspettava fuori. ― Voglio una guardia di postazione qui ventiquattr'ore al giorno. Nessuno entra, nessuno esce. Capito? ― Sì, signore. Il capitano si girò di nuovo verso di lei. Nella stanza calò la tensione mentre si fissavano negli occhi. ― Mi auguro che troviate la sistemazione soddisfacente ― disse lui alla fine. Devon sollevò il mento. ― In realtà nel letto preferisco lenzuola di raso piuttosto che di cotone tessuto in casa. Vedete un po' quello che potete fare. La fissò in silenzio, poi stese la mano. ― Sto aspettando. Lo shock percorse Devon mentre assumeva in fretta un'espressione di stupita innocenza. ― Non so che cosa... Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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― Il mio portafoglio. Non poteva averla sentita mentre glielo rubava. Era troppo brava. E non solo; nel prenderlo, gli aveva picchiato i pugni sulla schiena e gli aveva strillato nelle orecchie. E invece eccolo lì, con la mano protesa e lo sguardo inespressivo e implacabile. Chiamando a raccolta tutta la dignità di cui era in possesso, Devon riconobbe la propria sconfitta. Con gesto regale, tolse lo smilzo astuccio di pelle dalla tasca della gonna e glielo porse. Era la seconda volta che la superava in astuzia ed era decisa a fare in modo che fosse l'ultima. Doveva solo continuare a metterlo alla prova. Prima o poi avrebbe trovato una debolezza, un punto sotto quella fredda vernice esteriore dove avrebbe potuto colpirlo. Mentre si girava per andarsene, gli chiese: ― Che cos'avreste fatto se il fabbro non vi avesse creduto? Se rimase sorpreso per la domanda, non lo diede a vedere. Alzò le spalle. ― Suppongo che saremmo venuti alle mani. ― Quello vi avrebbe ammazzato. Negli occhi gli passò un cupo scintillio. ― Non sarebbe stato il primo ad averci provato. "E nemmeno l'ultimo" giurò lei silenziosamente, osservando la sua schiena mentre si girava e se ne andava a grandi passi. Forse il capitano Cole McRae aveva vinto il primo scontro, ma poco importava. Dopotutto, la battaglia era appena cominciata. Attese pochi minuti, assicurandosi che non ritornasse. Soddisfatta che se ne fosse andato, mise una mano tra le pieghe del corpetto e recuperò un bell'orologio d'oro da taschino per ispezionarlo meglio che poteva alla scarsa luce della stanza. "A Cole, con amore" diceva l'iscrizione. Sotto era inciso un nome di donna. La moglie? La fidanzata? Molto interessante. Per un uomo che parlava con tanta facilità di uccidere e di morire, sembrava un oggetto terribilmente sentimentale. Soppesò l'orologio nel palmo per stabilirne il peso. Era pesante. Bene. Avrebbe fruttato un buon ricavo. Lo ripose tra le pieghe del corpetto e cominciò a progettare la fuga.
2 L'ufficio dell'ammiraglio Billings al terzo piano dell'edificio della Borsa Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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del cotone era stretto e ingombro, un luogo improbabile per l'attività quotidiana del comandante delle forze del blocco dei porti sudorientali. Aveva però un singolare vantaggio: una vista perfetta del porto. Cole McRae ne approfittò, in piedi accanto alla finestra, mentre attendeva che l'ammiraglio ritornasse. Il suo sguardo si spostò dalla cannoniera dove aveva lasciato la sua prigioniera qualche ora prima alla struttura annerita di una nave tirata in secco sul molo. La sua nave, anche se l'Islander non era più riconoscibile. Lo scafo, una volta affusolato e solido, era ora frantumato e bruciato dalle esplosioni. Il piombo aveva devastato il legno sotto la linea di galleggiamento. Dei tre alberi maestri, solo uno rimaneva in piedi. Le vele erano ridotte a stracci sbrindellati. Il fuoco aveva danzato lungo il sartiame e le fiamme avevano lambito le cime da poco incatramate finché non era rimasta che cenere. La battaglia aveva avuto luogo due settimane prima. A volte Cole evocava deliberatamente i ricordi dello scontro: una specie di punizione che infliggeva a se stesso. Più spesso, però, i ricordi stessi sceglievano quando comparire, come se fossero cose vive sulle quali non aveva controllo. Rimanevano acquattati negli scuri recessi della sua mente e infestavano i sogni. Si manifestavano a loro piacimento, provocati dal semplice lampeggiare del metallo al sole o dalla sensazione della brezza calda sulla pelle. Non c'era modo di difendersi. Non c'era modo di chiuderli fuori. Non poteva fare nulla se non rivivere la battaglia nella mente, più e più volte. A uno a uno, i cannoni dell'Islander erano stati distrutti, centrati da colpi di mortaio oppure saltati per aria da soli, non riuscendo a sopportare la pressione di un fuoco costante. Alla fine la battaglia si era avvicinata al punto che Cole e i suoi uomini combattevano con i moschetti e le pistole. Alcuni, senza neppure quella scarsa difesa, scagliavano verso il nemico pezzi di legno fiammeggianti. Per abitudine, Cole sollevò le dita verso la guancia, sfiorando la cicatrice slabbrata. Avrebbe portato per sempre l'aspro ricordo della battaglia, la vivida testimonianza del suo fallimento come comandante. Quando la porta si aprì alle sue spalle, mise da parte i pensieri neri, si raddrizzò e salutò l'ufficiale che gli era superiore di grado. Con un cenno, l'ammiraglio Billings rinunciò alle formalità. I due uomini si erano frequentati per anni, prima della guerra; Cole aveva persino corteggiato la Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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figlia dell'ammiraglio. Ma adesso sembrava essere trascorsa un'intera vita. A quel punto lui era un uomo diverso e il mondo era un luogo diverso. L'ammiraglio prese posto dietro la scrivania con un severo cipiglio, mentre esaminava Cole. ― Avete un aspetto orribile, McRae ― disse a mo' di saluto. Cole non rispose. Non era necessario. L'uomo più anziano lo studiò per un altro po', quindi emise un grugnito di stanca rassegnazione. ―■ Bene. Ditemi che cos'è accaduto laggiù. Non occorreva chiedere cosa volesse sapere. ― I miei uomini e io eravamo in ricognizione quando abbiamo individuato una nave staffetta che si dirigeva in mare aperto. Sbandava a sinistra e sembrava aver ricevuto alcuni colpi. Ci siamo immediatamente apprestati a catturarla. Malgrado il danno, era veloce. ― Lo stomaco di Cole si contrasse. Ormai era evidente. Quel particolare avrebbe dovuto avvertirlo. Avrebbe dovuto accorgersi della trappola. ― C'erano altri segni che la nave avesse dei problemi? ― No, signore. Il cipiglio dell'ammiraglio si accentuò. ― Continuate. ― Eravamo a circa tre miglia al largo quando la goletta virò di bordo. In pochi minuti fu raggiunta da due navi da guerra che ci attaccarono. Cole e la ciurma erano in minoranza di uno a quattro. Non c'era stato spazio per agire, non c'era stato tempo per tracciare un piano di difesa o per tentare la fuga. I primi colpi erano stati immediatamente esplosi, colpi che avevano subito fatto inclinare il ponte dell'Islander. Lo scontro che era seguito si poteva definire più un massacro che una battaglia. ― Avete preso in considerazione l'idea di arrendervi? ― chiese l'ammiraglio. ― Non era una scelta. Dalle azioni era chiaro che il nemico aveva intenzione di distruggere la mia nave, non di catturarla. ― Quanti uomini avete perduto? ― Ottanta, signore ― rispose Cole in tono teso. Dentro di lui, le emozioni ribollirono selvaggiamente, suscitandogli una rabbia quasi accecante e facendolo poi precipitare nella più nera disperazione. Fissò davanti a sé, lottando per riuscire a trovare le parole per spiegare, disprezzandosi per l'arroganza dimostrata nel condurre i suoi uomini alla battaglia. Semplicemente, non gli era passato per la testa che avrebbe potuto perdere. O che avrebbe perso in modo così totale. ― Accetto la Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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piena responsabilità per la morte di ciascun uomo ― riuscì finalmente a dire. ― Se fossero stati capitanati da un comandante più competente... ― Sedetevi, Cole ― lo interruppe Billings. Cole si interruppe con i lineamenti contratti e tirati e ignorò l'invito. ― So che cos'è accaduto ― disse l'ammiraglio. ― Ma capirete che dovevo avere la vostra versione ufficiale degli eventi. ― Si fermò un attimo con un fiero cipiglio sui lineamenti scavati. ― Ho saputo anche cos'è accaduto a Gideon. Mi dispiace, Cole. Troppi ragazzi muoiono in questa dannata guerra. Cole annuì con i pugni serrati lungo i fianchi. Aveva imparato a trattenere la furia che gli bruciava sotto la pelle. Aveva imparato a convivere con i ricordi che lo assalivano giorno e notte. Ma non sapeva ancora come affrontare il dolore. Il corpo si disfaceva in un sudore freddo e il cuore cominciava a galoppare furiosamente. "Parla, dannazione!" gli ordinava il cervello. "Di' qualcosa!" Non poteva. Rimaneva lì, muto e impotente, come se gli versassero in gola del piombo e lui si limitasse a mandarlo giù. Billings lo studiò ancora per un momento. ― Sedetevi ― ripeté e aspettò che Cole eseguisse. Quando si fu seduto, l'ammiraglio mise la mano in un cassetto della scrivania e ne tirò fuori una bottiglia di ottimo brandy francese. ― Gentile omaggio dei nostri amici contrabbandieri ― disse nel versare, poi posò davanti a Cole una dose generosa in un largo bicchiere. ― Siamo riusciti a fermare questo imbarco. Da parte nostra è stata soprattutto fortuna. Blocchiamo i porti, ma quelli passano comunque. ― Buttò giù una grossa sorsata. ― Buono, no? Cole non disse nulla. Prese un bel sorso di brandy, vergognandosi di non riuscire a dominare le emozioni che lo attraversavano e grato dell'opportunità che il suo amico gli forniva per riacquistare il controllo. ― Finora siamo stati dannatamente fortunati ― continuò Billings. ― La maggior parte delle navi staffetta sono più interessate ai profitti che non al patriottismo; portano merletti, liquori e profumi invece di pane e fucili. Ma, come sapete, le cose cominciano a cambiare. ― Tolse uno sbiadito ritratto da uno spesso incartamento e glielo passò attraverso la scrivania. Cole studiò l'immagine, valutando che l'uomo doveva essere sui trentacinque anni e, a giudicare dall'abbigliamento, piuttosto benestante. Aveva capelli folti e scuri e grossi baffi, entrambi molto curati. Malgrado la vernice esteriore di ricchezza, c'era in lui una certa grossolanità, una Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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crudeltà che sembrava nascondersi sotto la facciata. ― Chi è? ― Jonas Sharpe. Il capitano della nave staffetta che avete inseguito. La testa di Cole ebbe uno scatto, poi il suo sguardo tornò al ritratto, mentre nelle vene gli scorreva il fuoco. Jonas Sharpe, l'uomo che aveva quasi distrutto la sua nave, che lo aveva attaccato con tanta implacabile furia. L'uomo che doveva rispondere della morte di tanti uomini della sua ciurma. Della morte di Gideon. Adesso aveva un volto. Un nome. ― Abbiamo perduto cinque delle navi più forti impiegate nel blocco ― disse l'ammiraglio. ― Tutte sono state viste per l'ultima volta mentre inseguivano un'unità nemica in cattive condizioni. Il vostro non è stato il primo vascello trascinato in mare aperto, ma è stato il primo a tornare. Cole digerì in silenzio quest'informazione. Altre cinque imbarcazioni, con relativi capitani e ciurme, avevano subito lo stesso destino. Billings prese un altro sorso di brandy e sul suo viso tornò l'espressione severa di prima. ― Vi renderete conto che, da un punto di vista tattico, quello che sta facendo Sharpe non ha senso. Il Sud ha un disperato bisogno di navi e lui, invece, distrugge velieri che potrebbe facilmente catturare e requisire. ― Gli piace uccidere. ― Le parole furono pronunciate prima che riuscisse a trattenerle. Ma non era possibile negare la verità. Cole non era così ingenuo da credere in una guerra condotta in modo civile, cavalleresco. Era già stato in battaglia. Aveva visto la morte e aveva visto morire molta gente. Ma quello che aveva visto durante il breve e feroce scontro con Sharpe oltrepassava tutti i limiti di quanto gli uomini potessero infliggersi a vicenda sotto la maschera del diritto o del dovere militare. Jonas Sharpe era un predatore, un uomo che godeva a distruggere. E la guerra gli dava ampie opportunità di indulgere in questo appetito. ― Quali che siano i suoi motivi, sta aprendo delle brecce nel nostro blocco ― disse l'ammiraglio Billings. ― Se qualcun'altra delle nostre navi cade nella sua trappola, il blocco non avrà più alcun significato. Cole annuì. ― Capisco. ― Gli apparve nello sguardo una spietata determinazione. ― L'Islander non sarà pronto a salpare per altri trenta giorni. Datemi una nave e il tempo sufficiente ad assoldare una nuova ciurma. Partirò con la marea dell'alba. L'ammiraglio tamburellò sull'incartamento che aveva davanti e scosse la testa. ― Temo che ora non basti semplicemente fermare Sharpe. ― Prese Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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una serie di disegni e li passò attraverso la scrivania. ― Credo che li troverete interessanti. Ditemi cosa ne pensate. Cole studiò i disegni. Chiunque li avesse eseguiti era stato molto capace e aveva riprodotto anche i minimi particolari. ― Navi da guerra ― disse. ― Il porto sembra quello di Liverpool. ― Bene. Avete ragione a proposito del porto. Ma secondo gli inglesi, quelle sono navi mercantili, regolarmente ordinate e consegnabili alla Marina degli Stati Confederati. ― Navi mercantili ― ripeté Cole in tono disgustato. ― Con bocche da fuoco aperte sulle fiancate, torrette per montarvi i cannoni e magazzini sigillati per la polvere e le armi. ― Esattamente. Alle nostre proteste, l'ispettore è andato a dare un'occhiata alle navi. Concludeva il suo rapporto dicendo che sui vascelli non aveva trovato alcuna struttura bellica. ― Era cieco oppure soltanto stupido? ― Né l'uno né l'altro. Stava interpretando alla lettera la legge inglese. La loro legge sull'arruolamento straniero proibisce l'equipaggiamento delle navi da guerra nei porti, ma se viene interpretata rigorosamente, non proibisce la costruzione di vascelli che potrebbero diventare navi da guerra. Una volta lasciato il porto, non fanno altro che attraccare a uno scalo non britannico per aggiungere l'armamento. ― L'ammiraglio sospirò, fissando il bicchiere di brandy vuoto. ― Gli inglesi hanno le carte in mano e lo sanno. Non hanno appoggiato apertamente i ribelli, ma non avrebbero ragione per non farlo. Dopotutto, possono solo guadagnare se il Sud vince. I nostri uomini a Londra dicono che in questo momento sono cauti, che aspettano. ― Che cosa aspettano? ― La prossima vittoria del Sud. Abbiamo sentito dire che Lee sta progettando di invadere il Nord. Se lo fa e l'impresa ha successo, Lord Palmerston non perderà tempo e riconoscerà i ribelli. ― Il che significherà la guerra con l'Inghilterra ― predisse cupamente Cole. Billings scosse la testa. ― Sapete bene quanto me che non possiamo scendere in guerra con l'Inghilterra. Non adesso. Lincoln ha già abbastanza problemi a cercare di reprimere la ribellione. Anche Palmerston lo sa, ed ecco perché fa questo gioco, dando alle proprie azioni un'apparenza di neutralità pur continuando a mandare navi e armi al Sud. Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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Anche se per Cole la notizia non rappresentava una novità, era tuttavia dura da accettare. L'Inghilterra stava per riconoscere i ribelli. Secondo le voci, anche la Francia era sul punto di farlo. Cole avvertì un grande peso. Lee era sull'offensiva. Uomini come Sharpe stavano aprendo brecce nel blocco. Lincoln annaspava in cerca di un comandante in grado di condurre gli eserciti degli Stati Uniti. E alle potenze d'Europa serviva un'unica, convincente vittoria dei ribelli per offrire al Sud un formale riconoscimento. Il futuro dell'Unione appariva davvero cupo. ― In che modo Sharpe è collegato con quelle navi? ― chiese Cole. ― Il suo agente è stato catturato con questi documenti addosso e con le istruzioni per la rete di navi staffetta che Sharpe ha in funzione. A quanto pare, la missione dell'agente era quella di sollecitare i fondi necessari per il completamento delle navi. Come potete vedere, quattro dei vascelli non saranno pronti a salpare per almeno altri sei mesi. Quelli li possiamo fermare. ― Che cos'avete in mente? L'ombra di un sorriso si aprì sul viso scolpito nella roccia dell'ammiraglio. ― Intendiamo iniziare un altro tipo di guerra. Una guerra delle offerte. Quelle navi sono tutte costruite da società private. Forse il Sud ha un rapporto commerciale preferenziale con l'Inghilterra, ma il Nord ha migliori risorse finanziarie. Ho autorizzato i miei uomini a Londra a usare tutti i fondi necessari per assicurarsi quei vascelli. ― E la quinta unità? La fregata? ― Purtroppo è troppo tardi per riuscire a fare qualcosa. Si dice che sarà pronta a lasciare il porto da un giorno all'altro. ― Billings si schiarì la voce e concluse burbero. ― Ed ecco dove entrate in scena voi. Cole comprese immediatamente. ― Se troverò Sharpe, scoprirò la rotta che percorrerà la nave. ― Ci pensò per un momento. ― E l'agente di Sharpe? Non gli sono state strappate informazioni? L'ammiraglio scosse la testa. ― Nega tutto. Di conoscere i documenti, di lavorare per Sharpe, nega perfino di aver ucciso il tenente Prescott. Otteniamo solo bugie. ― Fece una pausa, unendo le dita a formare una cupola sopra i disegni sulla scrivania. ― Non avete avuto problemi questa mattina a prendere in consegna la prigioniera? ― chiese. Cole fu invaso dal disgusto. ― Con tutto il dovuto rispetto, signore, sarà sicuramente possibile trovare un'altra persona che possa scortare la donna Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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a Washington. Preferirei iniziare immediatamente a dare la caccia a Sharpe. ― Ne sono sicuro. E io preferirei che svolgeste il compito assegnatovi, capitano. Cole s'irrigidì. Il compito di scortare un prigioniero era di solito riservato ai peggiori tra i peggiori. Che cosa si era aspettato dopo la sconfitta in mare, una medaglia? ― Sì, signore. ― Si alzò in piedi, rigidamente sull'attenti. ― Nient'altro, signore? ― Dannazione, McRae, questa non è una punizione. Quello che è successo laggiù poteva succedere a chiunque. Cole serrò i pugni lungo i fianchi, ignorando l'evidente bugia. Quello che era accaduto laggiù non era successo a chiunque. Era successo a lui e ai suoi uomini. ― C'è un motivo per il quale ho scelto voi per questo compito, capitano ― continuò Billings in tono brusco. ― La prigioniera non è solo pericolosa, ma subdola. Ci ha messo in imbarazzo scappando due volte da chi l'aveva in custodia prima. Mente, ruba e non disdegna di usare il suo fascino femminile per sedurre chi la tiene in custodia e farsi quindi liberare. Ecco perché ho bisogno di voi. Cole trovava un amaro divertimento nella piega che aveva preso la conversazione. ― Credete che io sia al di sopra di ogni seduzione? ― In questo caso, sì. ― C'è qualche particolare motivo per il quale io ispiro una simile fiducia? Invece di essere irritato dall'impertinenza del giovane ufficiale, l'ammiraglio si appoggiò allo schienale della sedia con espressione soddisfatta. ― Devon Blake ― ribatté lentamente ― è l'agente di Jonas Sharpe. ― Lasciò che la notizia venisse digerita, poi levò lo sguardo su Cole e ogni traccia di leggerezza era scomparsa dal suo viso. ― Adesso ditemi, capitano, c'è qualche ragione per cui io debba dubitare che farete tutto quanto è in vostro potere per assicurarvi che la donna arrivi all'Old Capitol? Devon Blake era l'agente di Sharpe. Cole sentì gelarsi il sangue mentre digeriva la notizia e rivedeva mentalmente l'immagine della donna: piccola, vulnerabile e tuttavia senza paura quando si trattava di mostrare il suo disprezzo per gli uomini che la tenevano prigioniera. L'involontario rispetto che aveva avuto per lei si tramutò di botto in ribollente disprezzo. Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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Purtroppo, una buona dose di quel disprezzo era diretto verso se stesso. Prima di lasciare la cannoniera aveva dato del denaro a uno degli uomini della ciurma dicendogli di comprarle un paio di scarpe. Serrò la mascella per la rabbia, nauseato dalla debolezza mostrata con quel gesto. Preoccuparsi di quei piedi nudi quando i suoi uomini erano stati fatti a pezzi al punto che non era rimasto abbastanza da poterli seppellire decentemente... "Che Dio la maledica. Parlerà" giurò a se stesso. Gli avrebbe detto dove trovare Sharpe. Fissò l'ammiraglio negli occhi. ― Mi prenderò personalmente cura di lei ― disse. Devon balzò in piedi nell'istante in cui sentì avvicinarsi il capitano McRae. Aveva già imparato a distinguere il suo passo rapido e deciso da quello degli altri uomini che passavano accanto alla sua piccola cabina. Dopo pochi secondi la porta si spalancò, facendole sbattere le palpebre per la luce brillante del sole che invase la stanzetta. ― Suppongo che sia troppo chiedervi di bussare prima di entrare nella camera di una signora ― disse. ― Signora? Ah, state parlando di voi. È una nuova interpretazione della parola. Devon esitò, mentre un silenzio pesante riempiva la stanza. Le parole che le aveva scagliato addosso erano innegabilmente ostili, e tuttavia l'uomo che le aveva portato il grazioso paio di stivaletti che ora indossava le aveva detto che latore del dono era il capitano McRae. Anche se lei aveva cercato di nascondergliela, lui aveva notato la sua umiliazione nell'essere costretta a camminare per strada a piedi nudi. Decidendo che il gesto meritava di essere riconosciuto, scelse di ignorare la stoccata e si concentrò invece sulla gentilezza che le aveva dimostrato. Sollevò le gonne sudicie, lasciando che la pelle scura delle scarpe facesse capolino da sotto l'orlo. ― Volevo ringraziarvi per... Le morì la voce in gola quando levò lo sguardo su di lui, vedendo che la sua espressione si incupiva nel fissare gli stivaletti e il viso si trasformava in una maschera di gelida furia. A quanto pareva mostrargli le calzature era stato un errore. Il capitano McRae incombeva gigantesco sulla soglia, la luce rimbalzava sulle sue ampie spalle e da lui emanava un senso di minaccia. Confusione e timore la invasero mentre cercava di capire perché la vista delle scarpe che le aveva comprato lo rendeva così furioso. Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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Quando l'uomo entrò nella cabina, Devon gli tenne coraggiosamente testa. ― Che cosa volete? ― chiese. ― Ditemi dove posso trovare Sharpe. Ah, era così. Di nuovo. Devon ci era passata così tante volte da averne perso il conto. Se doveva subire di nuovo quel supplizio, era meglio mettersi comoda. Lasciò uscire un sospiro, poi si girò e sedette sul letto, prendendo tempo per sistemarsi le gonne. Intrecciò le mani in grembo e incrociò graziosamente le caviglie. ― Non ho idea di dove si trovi il capitano Jonas Sharpe. Lo ripeto adesso oppure preferite fare e rifare la domanda? ― Poiché lui non rispondeva, Devon suggerì: ― Lo so, magari la riformulerete in modo intelligente e mi trarrete in inganno. Che ve ne pare di: "Dov'era diretto Sharpe l'ultima volta che lo avete visto?". Oppure... ― Negate che abbia organizzato la vostra traversata da Liverpool? ― la interruppe Cole, ― No, non lo nego. ― Negate di aver portato con voi alcuni disegni di navi da guerra costruite per entrare in servizio contro l'Unione? ― Come potrei? ― chiese lei in tono ragionevole. ― Dopotutto, sono stati ritrovati nel mio bagaglio. ― E siete stata arrestata mentre avevate ancora in mano il coltello che avete usato per uccidere il tenente Prescott. ― Sì, è stato piuttosto generoso da parte mia, non credete? In questo non hanno avuto difficoltà a concludere la faccenda. Gli occhi del suo carceriere si restrinsero fino a due fessure scure. ― Blake, sembrate prendere le cose molto alla leggera. Questo è un errore. Dubito molto che le guardie all'Old Capitol si dimostreranno indulgenti come sono stato io. Devon non mancò di notare l'insulto: Blake, non signorina Blake. Significava che era del tutto indegna dell'onore di un titolo. Sollevò il mento, incapace di trattenere il tono di sfida della voce. ― McRae, voi però state raccontando solo metà della storia. Avanti, raccontatela come l'hanno raccontata al mio cosiddetto processo. Dite come ho sopraffatto il tenente, un uomo grande e grosso quasi come voi, come ho lottato con lui fino a ridurlo a terra, come gli ho strappato il coltello di mano e l'ho pugnalato alla schiena. Tutto questo senza riportare nemmeno un bernoccolo e senza ferirmi. Stupefacente, vero? Sono sorpresa che le Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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gambe non vi tremino davanti alla mia forza bruta. Un'espressione irritata gli lampeggiò sui lineamenti scabri. ― State sprecando il mio tempo con questo mucchio di bugie. Se fosse vero ciò che dite, qualsiasi avvocato competente avrebbe potuto... ― Ah sì, il mio valido difensore. Era sempre ubriaco, oppure del tutto assente dall'aula. Naturalmente ho perorato io stessa la mia causa, ma gli uomini nobili e magnanimi della giuria non hanno creduto una parola di quello che ho detto. ― E vi aspettate che io vi creda? Devon si alzò in piedi, desiderando per la centesima volta che Dio avesse provveduto a farla solo un po' più alta. Stare ritta davanti al capitano in un ambiente così piccolo, con il collo piegato all'indietro per guardarlo negli occhi, la metteva decisamente in svantaggio. Respinse l'ozioso pensiero. Come le aveva più volte ripetuto lo zio Monty, quello che le mancava in statura le avanzava in ardimento. Ora ne aveva più bisogno che mai. Tirando fuori la sua voce più calma, disse: ― Credo sia giusto avvertirvi che non ho intenzione di trascorrere il resto dei miei giorni rinchiusa in una sudicia prigione. L'espressione di lui non cambiò. ― Davvero? Lei annuì. ― Poiché la mia fuga è inevitabile, forse vorrete prendere in considerazione le opzioni che vi rimangono a disposizione. ― Ah, sì? E quali potrebbero essere? ― Ho uno zio a Londra che mi è molto legato. Posso assicurarvi che pagherà molto bene l'aiuto che potrete darmi per favorire la mia libertà. Dovete solo dire il vostro prezzo. Quello era stato un errore. Devon se ne rese conto non appena le parole le uscirono di bocca. La mascella del suo carceriere si contrasse tanto che la cicatrice che gli rovinava la guancia risaltò bianca contro l'intensa abbronzatura della pelle. Gli occhi diventarono più scuri e feroci. Le prese l'avambraccio in una stretta ferrea. ― Dopo quello che Sharpe ha fatto ai miei uomini, pensate di potermi comprare? ― La voce era ridotta a un aspro e basso ruggito. Ci volle tutta la considerevole forza di volontà di Devon per impedirsi di tremare. ― Che cosa volete, allora? Gli occhi del capitano rimasero fissi nei suoi per un secondo di più, poi la lasciò andare bruscamente, girandosi dall'altra parte con un rapido movimento. Lei studiò il suo profilo, osservandolo passarsi le dita tra i Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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capelli folti e fulvi e poi massaggiarsi pensosamente i muscoli contratti alla base del collo. Trasse un respiro profondo, come se lottasse per recuperare il controllo. ― Non voglio il vostro denaro ― disse alla fine. Si girò di nuovo a fronteggiarla e la percorse con uno sguardo che grondava disprezzo. ― E non sono neppure interessato a quello che avete sotto le gonne. Potete quindi risparmiare a entrambi l'indegnità di una tale offerta. Devon si morse l'interno del labbro, obbligandosi a ignorare la feroce stoccata. ― Che cosa volete? ― ripeté. ― Ditemi dove posso trovare Sharpe. ― Ve l'ho già detto. Non lo so. Le sue parole non ebbero alcun effetto. Come un cannone che lancia proiettili esplosivi, il capitano proseguì l'attacco sparando a velocità turbinosa. ― Quanto vi ha pagato? ― Niente. ― Un ben magro affare, Blake. Rischiare la propria vita per quell'uomo valeva almeno un paio di scellini. ― Io non lavoravo per il capitano Sharpe. ― Perché avete ucciso il tenente Prescott? La donna digrignò i denti. ― Era già morto quando sono arrivata. La guardò con calma. ― Sharpe ha scelto bene. Mentire vi viene molto naturale, vero? ― Non sto... ― Sharpe era il vostro amante? Devon trattenne il respiro. ― Insultare una donna vi viene molto naturale, vero? Lui alzò le larghe spalle. ― Era un insulto? Non saprei, non ho mai incontrato quell'uomo. Forse dovreste sentirvi adulata. ― Forse dovreste andare all'inferno. Cole fece schioccare la lingua in modo sprezzante. ― Fino a oggi ero convinto che le signore non imprecassero. Prima di riuscire a dargli una risposta appropriata, Devon sentì sotto i piedi una lieve vibrazione e, tutto d'un tratto, fu allarmata dalle grida degli uomini sul ponte, mentre i motori della nave prendevano fragorosamente vita. Si guardò intorno nella cabina, senza nemmeno sapere cosa cercava. Qualcosa a cui aggrapparsi, qualcosa per impedire che tutto quello accadesse. La nave stava partendo, ore prima di quanto aveva immaginato. Fece un bel respiro, lottando contro un crescente senso di panico. Poteva Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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ancora scappare. Doveva scappare. Si rivolse di nuovo al suo carceriere, esasperata nello scoprire che non l'aveva mai abbandonata con lo sguardo. Innalzò immediatamente le difese, ma capì che era troppo tardi. La invase un vago disagio, lasciandola con l'incerta sensazione di essere vulnerabile. E anche arrabbiata, come se le avessero giocato un brutto tiro. Per una frazione di secondo aveva abbassato la guardia e lui era stato pronto ad accorgersene. Imprecò silenziosamente, furiosa con se stessa. Aveva perso il controllo della situazione e gli aveva lasciato del margine. Non c'erano scuse. Cosa c'era in quell'uomo da riuscire a trasformarla in un'incerta dilettante? Anche in quel momento, sarebbe stato più facile schioccare le dita e volare in Cina che riuscire a leggere l'espressione di quegli occhi marrone-dorati. Cercò meglio che poté di raccogliere i resti della propria dignità, e la determinazione le irrigidì la schiena. ― Che succede adesso? ― chiese freddamente. Lui la studiò ancora per un momento, con i lineamenti scabri serrati in una maschera di severa e silenziosa valutazione. ― Sta a voi ― ribatté. ― Ditemi come trovare Sharpe e io farò quello che posso per rendervi più sopportabile l'Old Capitol. Devon aggrottò le sopracciglia. ― In che senso? ― Nel senso di lenzuola senza pidocchi, cibo solido, acqua pulita una volta alla settimana per fare il bagno e una guardia che sarà pagata per assistervi nell'evitare le sgradite profferte degli altri prigionieri. Come forse sospetterete, gli inquilini dell'Old Capitol non hanno una reputazione integerrima. Non sono certo compagni di letto adatti a una signora del vostro rango. "Bravo" pensò Devon. In un colpo solo era riuscito a sfruttare la paura che le aveva visto negli occhi e le aveva dato una stoccata sul fatto di voler essere chiamata signora. Un valido avversario davvero. ― Pur trovando la vostra offerta estremamente generosa ― ribatté ― e la vostra preoccupazione per il mio benessere davvero toccante, temo di essere costretta a declinarla. La prigione, vedete, non ha davvero nessun lascino per... ― fece una pausa, sorridendo dolcemente ― una signora del mio rango. L'espressione dell'uomo non cambiò. I suoi lineamenti avrebbero potuto essere scolpiti nella pietra. Fece un passo verso la porta, fermandosi con la mano sulla maniglia di ottone. ― Vi suggerisco di riconsiderare la vostra Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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posizione, Blake. ― McRae, anche se avessi tutto il tempo del mondo a mia disposizione... ― Avete tre giorni. Devon si raddrizzò in tutta la sua altezza, con le magre spalle gettate indietro, pronta a sostenere battaglia. ― Forse pensate che dovrei spaventarmi. Lo sguardo senza fondo di Cole McRae la percorse lentamente. ― Dovrebbe dispiacervi molto ― ribatté alla fine ― avermi incontrato. L'affermazione era sorprendente, inaspettata... e lei non avrebbe potuto essere più d'accordo. L'uomo attese, come aspettandosi che lei dicesse qualcosa. Quando ciò non accadde, uscì dalla cabina lasciando il piccolo ambiente in una bruma di ombre cupe quando si chiuse la porta alle spalle. Devon si lasciò cadere sul letto con la mente in un turbine. Restò seduta senza muoversi mentre il corpo si adattava alle piccole onde e al ritmo ondulatorio della baia. L'irreparabilità della situazione le gravava addosso come una nebbia fitta e pesante. Tutto d'un tratto sentì il corpo dolerle per la fatica. Sentì che le pizzicavano gli occhi e sbatté rapidamente le palpebre, rifiutandosi di cedere alle lacrime. Dette uno strattone alla cordicella di cotone che le pendeva intorno al collo, sollevandola e rivelando la sottile vera matrimoniale d'oro che portava sul cuore. Girò l'anello tra le dita mentre lottava per tenere a bada la paura. "Che cosa farebbe zio Monty?" Si attaccò a quel pensiero, ripetendosi la domanda più e più volte nella testa. "Che cosa farebbe zio Monty?" Dopo qualche minuto le tornò il coraggio. Bene, sapeva quello che zio Monty non avrebbe fatto: non sarebbe certo rimasto seduto a torcersi le mani aspettando che qualcuno venisse a salvarlo, questo era sicuro. Raccolse i pensieri e cominciò a valutare la situazione. Mentre il sole bruciante si inabissava lentamente, sulla nave scese il crepuscolo. Anche se l'aria fresca era una benedizione, presto sarebbe stato impossibile vedere alcunché. Devon si guardò intorno cercando una lampada, non del tutto sorpresa che le venisse negato anche quel magro lusso. Nell'oscurità incombente, un grano della saggezza di zio Monty si fece pian piano strada nella sua mente. "Conosci il tuo avversario, ragazza mia. Conosci il tuo bersaglio meglio di quanto tu conosca te stessa." Chiuse gli occhi e si concentrò sul capitano Cole McRae, lasciando che i pensieri Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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vagassero a caso. Ma invece di una serie di astuzie che avrebbe potuto usare contro di lui, nella sua mente sorse un'immagine che, invece di illuminarla, la confondeva ancora di più. Un'immagine che andava contro tutto quello che sapeva di quell'uomo e che tuttavia sembrava non riuscire a scuotersi di dosso. Rammentò un ispido cane con il quale aveva fatto amicizia insieme al fratello Billy a Liverpool, quand'erano bambini. Un giorno che gli si erano avvicinati per coccolarlo, l'animale aveva ringhiato malignamente scoprendo i denti. Mentre Devon trascinava via il fratello minore, anche il cane aveva indietreggiato, trascinando le zampe posteriori. Solo in quel momento si era accorta che la povera bestia era ferita, investita probabilmente da un veicolo di passaggio. Quando se n'era resa conto era troppo tardi. Il cane era sgattaiolato in un vicolo e non lo avevano mai più rivisto. Devon aggrottò le sopracciglia mentre cercava di collegare mentalmente il capitano McRae a quel cane ferito e da lungo tempo dimenticato; alla fine lasciò perdere ogni tentativo perché troppo assurdo. Era lei a essere assurda, si disse severamente. E a meno che non le piacesse il pensiero di trascorrere il resto dei suoi giorni rinchiusa in una cella di due metri e mezzo per tre, avrebbe fatto meglio a smettere di pensare al capitano McRae e ai cani feriti e cominciare invece a progettare la sua fuga. Subito.
3 ― È un bello spettacolo, vero, signora? ― Dal ponte della cannoniera, Devon levò lo sguardo verso Justin Hartwood, il giovane guardiamarina che l'aveva accompagnata in cabina quand'era salita a bordo. Poiché gli era anche stato assegnato il compito di portarle i pasti e l'acqua per lavarsi, era l'unico con il quale aveva una specie di contatto regolare. Gli concesse un debole sorriso, poi riportò la sua attenzione alla riva. Anche se aveva continuato a fissare le fitte macchie di cedri e di betulle che fiancheggiavano le rive del fiume Potomac, in realtà non le aveva viste. Ora le guardò, notando per la prima volta la bellezza del fiume. ― È molto bello, sì ― acconsentì in tono piatto. Una ruga profonda le increspò la fronte mentre, automaticamente, la mente tornava ai pensieri precedenti. Erano passati due giorni. Al calar della sera sarebbero stati a Washington. Doveva fare qualcosa. Qualsiasi Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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cosa. Ma che cosa? ― Signora? Devon soffocò un sospiro e si girò di nuovo verso Justin, nascondendo la propria impazienza. Se quel ragazzo l'avesse lasciata in pace, sarebbe riuscita a pensare. Invece sembrava starle sempre alle calcagna, dilaniato tra l'esagerato senso del dovere che gli sembrava necessario per fare la guardia a un prigioniero pericoloso e una totale infatuazione per quello stesso prigioniero. Tutto ciò era carino, ma vagamente irritante. Lo guardò con freddezza, aspettando che parlasse. ― Io, ehm... ― balbettò lui. Un rossore improvviso gli macchiò le guance. ― Sì, Justin? ― lo sollecitò. ― Io non credo che abbiate ucciso quell'uomo ― si lasciò sfuggire Justin. ― Ah, no? ― No, signora. Certamente no. ― Capisco. E come siete arrivato a questa conclusione? Le guance gli diventarono di un rosso ancora più intenso, mentre le rivolgeva un sorriso impacciato. ― Be', signora, mi sembra che una persona fine come voi, e inoltre piccola e carina come siete, non potrebbe mai fare una cosa così brutta. Devon avvertì la stilettata del rimpianto. Il ragazzo non aveva la minima idea di quello di cui era capace. Non era stata una sua scelta, naturalmente, tuttavia... ― È la verità, non è così, signora? Voi non avete ucciso quell'uomo. ― È la verità ― rispose piano. ― Non ho ucciso quell'uomo. Di tutti i crimini che potevano esserle imputati, quello era forse l'unico di cui poteva proclamarsi innocente. Forse avrebbe dovuto riconoscere l'ironia della sorte per cui sarebbe finita in prigione per il resto dei suoi giorni proprio per quel crimine, ma non riusciva a vederci niente di divertente. Se solo non avesse mai lasciato l'Inghilterra. Se solo lo zio Monty fosse stato lì. Il nervosismo le attanagliò lo stomaco; lottò per impedire alle mani di tremare. Se solo Billy non fosse morto... Justin si schiarì la gola, lanciando uno sguardo colpevole verso il ponte. In un bisbiglio nervoso disse: ― Qualunque cosa io possa fare per aiutarvi, signora, fatemelo sapere. Stupita, Devon studiò il ragazzo. ― Voi mi aiutereste, Justin? Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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Justin Hartwood annuì vigorosamente. ― Non è giusto che andiate in prigione. Non se non avete ucciso quell'uomo. ― Io... vi ringrazio. La mente di Devon prese la rincorsa, mentre scrutava intorno, assicurandosi che nessuno potesse sentirli. Come al solito, il suo carceriere non era molto lontano. Non le era stato ancora permesso di salire sul ponte, se lui non era presente. E anche se non dava segno di notare la sua presenza né con una parola né con un gesto, era sempre lì. Dall'ultimo tempestoso colloquio nella cabina due giorni prima, non le aveva più rivolto la parola. Anche se lui aveva un atteggiamento distaccato, Devon sapeva bene che sorvegliava tutte le sue mosse. Si era allenata con i migliori negozianti e sorveglianti di Londra: quelli come il capitano McRae non la ingannavano. Cole era solo, appoggiava gli avambracci alla balaustra e teneva un piede calzato di stivale posato sopra un rotolo di corda. Non era più in uniforme: aveva abbandonato la pesante giacca azzurra e i pantaloni per una camicia bianca e degli inamidati pantaloni blu scuro. Una dolce brezza gli scompigliava i fitti capelli fulvi e faceva sventolare la camicia ampia, lasciando scoperta una larga zona di pelle abbronzata sul petto. Fissava il paesaggio, apparentemente perso nei suoi pensieri. Devon si sorprese di nuovo a pensare che era un uomo molto attraente, o meglio che lo sarebbe stato se non avesse avuto quegli occhi freddi e insondabili. Durante il viaggio sul Potomac, aveva preso in considerazione l'idea di chiamarlo nuovamente in cabina per spiegargli come si era trovata invischiata con Jonas Sharpe. Magari l'avrebbe creduta. Ma non ci aveva messo molto a rinunciare all'idea. Dal primo momento che le aveva posato gli occhi addosso, Cole McRae le aveva espresso solo sdegno e disprezzo. Aveva mostrato molto chiaramente di non credere a una parola di quello che diceva. Devon represse un brivido quando immaginò la sua reazione nell'udire quello che stava per dirgli. Non volendo rischiare, fece avvicinare un po' di più Justin. ― Ho uno zio in Inghilterra. Se gli scrivo una lettera potete assicurarvi che la riceva? Justin sembrò sollevato. ― Sì, signora ― rispose in fretta. Evidentemente aveva temuto che gli chiedesse di aiutarla a fuggire. Ma Devon non aveva intenzione di sfruttare fino a quel punto la giovanile galanteria del ragazzo. Non aveva senso mettere in pericolo entrambi. Una Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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lettera doveva bastare. In precedenza aveva scritto due suppliche a zio Monty, ma dato che le aveva consegnate agli altri carcerieri perché le spedissero, le probabilità che fossero effettivamente partite erano nulle. Era più probabile che gli uomini le avessero lette per farci sopra quattro risate e le avessero poi buttate via. Se non avesse ricevuto notizie in tempi rapidi, lo zio avrebbe pensato che tutto era andato secondo i piani. ― Avrò bisogno di carta e penna. Potete portarmeli in cabina? ― Non vi serve altro, signora? ― Non credo. ― Devon fece una pausa, pensando a quello che sarebbe accaduto se avessero preso il ragazzo con addosso la sua lettera. Gli posò una mano sulla manica e levò su di lui gli occhi verdi pieni di comprensione. ― Siete sicuro di volerlo fare, Justin? Il guardiamarina la fissò in silenzio mentre il color cremisi gli tornava sulle guance. ― Sì, signora ― giurò. ― Farei qualsiasi cosa... ― Hartwood! Fecero tutti e due un balzo al suono di quella voce profonda dietro di loro. Cole era a pochi metri di distanza e i suoi lineamenti già severi erano induriti da un fiero cipiglio. Passò lo sguardo dall'uno all'altra, valutandoli freddamente. Justin si mise sull'attenti e sul viso aveva scritti la paura e il senso di colpa. ― Signore? ― gracchiò. ― Lungi da me interrompere una scena tanto romantica ― disse il capitano con voce strascicata ― ma vorrei scambiare una parola con la prigioniera. ― Sì, signore. ― Justin lanciò a Devon un'occhiata significativa e si girò per andare via. ― Hartwood? Il ragazzo si immobilizzò e si girò, assumendo una posizione sempre più eretta sotto lo sguardo glaciale e insistente del superiore. Quando finalmente Cole parlò, il ragazzo sembrava così irrigidito da rischiare di spezzarsi in due. ― Mi sembra che abbiate fatto una certa amicizia con la prigioniera. Vorreste illuminarvi sul soggetto della vostra discussione? ― Non sono fatti vostri ― scattò Devon. Cole la ignorò. ― Hartwood? ― Be', ehm... ― Justin deglutì e fissò dritto davanti a sé. ― Il tempo, signore? Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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― Me lo chiedete o si tratta invece della vostra risposta? ― Parlavamo del tempo, degli alberi e del fiume, signore. Cole emise un grugnito di disgusto. ― Molto bene, Hartwood. La prossima volta che avrò bisogno di fare una gita, saprò a chi rivolgermi. Il ragazzo arrossì dal collo alle orecchie. Per la rabbia e l'imbarazzo gli brillavano gli occhi in maniera sospetta. La voce, tuttavia, rimase ammirevolmente calma. ― Sì, signore. ― Siete consapevole, presumo, che mentire a un superiore rappresenta un crimine punibile. ― Le parole vennero pronunciate con dolcezza e, sotto il tono calmo c'era solo una traccia di minaccia. Justin non cedette terreno. ― Sì, signore. Cole studiò il ragazzo ancora per un po'. ― Credo che questa mattina il capitano Gregory vi abbia destinato sottocoperta. Vi suggerisco di occuparvi dei vostri incarichi. ― Sì, signore. Stavo proprio per... ― Adesso. Justin fece un bel saluto poi girò sui tacchi e se ne andò senza una parola. Ma Devon lesse chiaramente in quel portamento rigido il colpo ricevuto dal suo orgoglio. Sentì nel cuore un moto di simpatia per quel ragazzo. Si girò verso Cole con gli occhi che mandavano scintille per la rabbia. ― Dovete essere molto orgoglioso di voi ― sibilò. ― Umiliare così quel poveretto. Deve farvi sentire importante attaccare qualcuno che non può rispondervi... ― Basta così ― la rimbeccò Cole. ― Corteggiate me, se volete, Blake, ma state lontana da Hartwood. ― Corteggiare? Non so di che cosa state parlando. Quel bravo giovanotto stava semplicemente... ― C'è un'altra cosa che dovreste sapere ― continuò spietatamente Cole. ― Se Hartwood cercherà in qualsiasi modo di aiutarvi a fuggire, farò in modo che passi il resto dei suoi giorni nel campo di prigionia. Non mi piacerà farlo, ma giuro che ce lo manderò. Un'occhiata a quei lineamenti aspri le confermò che non stava bluffando. ― Capisco ― ribatté freddamente. ― Se avete finito, credo che mi ritirerò nella mia cabina. Trovo che quassù l'aria è diventata malsana. Raccolse le gonne e si girò dall'altra parte, ma era destino che non riuscisse a fare un'uscita regale. Il ponte cedette all'improvviso sotto di lei Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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e le sue orecchie furono colpite da un terribile suono stridente. Cadde, atterrando sulle mani e sulle ginocchia. Dietro di lei anche Cole incespicò, ma si raddrizzò rapidamente. Scrutò oltre la murata e si lasciò sfuggire una sfilza di imprecazioni. Stupefatta, Devon si mise in ginocchio. Si guardò intorno, osservando gli uomini della ciurma barcollare e precipitarsi ai loro posti. Grida urgenti riempirono l'aria. Con la coda dell'occhio vide Cole allungare una mano per aiutarla, ma la allontanò con impazienza. ― Che cos'è successo? ― chiese, alzandosi da sola. ― Abbiamo urtato un banco di sabbia. ― Si appoggiò alla balaustra, le braccia incrociate sul petto, con un'espressione allo stesso tempo irritata e rassegnata. ― Resteremo bloccati finché la corrente non ci solleva o finché il capitano non organizza un gruppo di uomini con le funi per cercare di tirarcene fuori. Devon assimilò in fretta l'informazione. Potevano rimanere intrappolati in mezzo al fiume per ore. Era una specie di rinvio, se solo fosse riuscita a immaginare come volgerlo a proprio vantaggio. Rimase in silenzio accanto a Cole, osservando il pandemonio che li circondava. Dopo qualche minuto, apparve un capitano Gregory con un'espressione contrita. ― Sembra proprio che siamo in un bel pasticcio, vero? Devon rimase ad ascoltare mentre i due uomini discutevano la situazione. Benché Gregory fosse più anziano e avesse un grado superiore, si rivolgeva a Cole in tono quasi deferente, come se fosse ansioso di avere la sua approvazione. Cole McRae faceva quell'effetto sulle persone, notò lei. Gli uomini sembravano sempre evitarlo oppure piegarsi in due per compiacerlo. Bisognava riconoscere che McRae mostrava di preferire i primi ai secondi. ― Ricordo che in aprile è successa la stessa cosa ― stava dicendo il capitano Gregory ― quando Lincoln in persona stava scendendo lungo il Potomac per fare visita al generale McCleilan. La nave urtò un banco di sabbia proprio qui. E sapete che cosa fece il vecchio Abe? Chiese in prestito i calzoncini da bagno del capitano e andò a farsi una nuotata. Proprio qui nel bel mezzo del Potomac. Non è fantastico? Secondo Devon la reazione del presidente era stata soprattutto sensata. Ora che la cannoniera si era fermata, avevano perso anche quel po' di brezza di cui beneficiavano prima. Il sole era diventato improvvisamente una palla di fuoco e l'aria era densa e pesante di umidità. Il sudore le Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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bagnava la pelle e le faceva desiderare ardentemente un tuffo nella corrente del fiume. Lanciò un'occhiata al suo carceriere, notando che la camicia aveva cominciato ad appiccicarglisi al petto possente. Era evidente che iniziava anche lui a risentire degli effetti del sole. Voleva suggerirgli di seguire il saggio esempio di Lincoln, ma abbandonò rapidamente l'idea. Il pensiero di Cole che sguazzava in acqua era troppo assurdo per essere espresso a parole. Dubitava che quell'uomo avesse mai fatto qualcosa soltanto perché era piacevole farlo. Devon aggrottò la fronte considerando il caldo. Se era già così intenso dopo soli dicci minuti, come sarebbero riusciti a sopportarlo se restavano bloccati lì per dieci ore? Ma non aveva motivo di preoccuparsene. Un rombo sonoro e profondo ruppe il silenzio. Il primo fu seguito da un altro, poi un suono acuto e penetrante riempì l'aria. Istintivamente Devon levò le mani a coprirsi le orecchie, una posizione che la lasciò del tutto impreparata per quello che accadde dopo. Cole si lanciò su di lei, afferrandola alle spalle con una presa che fece crollare a terra entrambi. ― Non muovetevi ― grugnì. Muoversi? Con il peso di quel corpo, ottanta chili di muscoli solidi come la roccia che la schiacciavano contro il ponte? Non riusciva quasi nemmeno a respirare. Un'esplosione scosse la nave. Devon ansimò, soffocando l'impulso a urlare. Il suono stridulo si ripeté più acuto di prima e questa volta era diretto proprio verso di loro. Sentì il corpo di Cole irrigidirsi sopra al suo. Le tirò le braccia contro i fianchi, coprendola completamente. La seconda esplosione fu assordante. Il proiettile scoppiò a pochissima distanza da loro, perforando il ponte e spandendo intorno frammenti di legno infuocato. Udì un uomo urlare di dolore e poi il suono sordo di un corpo che cadeva. Il cuore sembrò fermarsi, poi cominciò a batterle contro il petto a velocità doppia del normale. Tutto intorno a loro risuonò lo strepitio del fuoco di moschetto. Sopra di lei, la voce profonda di Cole sembrò un ruggito mentre urlava un comando, ma Devon non riuscì a capire le parole. Tuttavia ci fu del movimento quando gli uomini si precipitarono a obbedire. ― Tenetevi pronta ― disse Cole, alitandole con il respiro sul collo. Pronta per cosa? Non ebbe il tempo di chiederglielo. Sentì il braccio di Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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lui scivolarle sotto il corpo e afferrarla per la vita. Rimbombò di nuovo il suono di un cannone, questa volta più vicino. Era uno di quelli della nave e sparava contro la batteria di confederati che li aveva attaccati dalla riva. Nell'istante in cui il cannone sparò, si ritrovò sollevata a mezz'aria, un po' trasportata e un po' trascinata lungo il ponte, con il corpo di Cole come unico scudo tra lei e l'artiglieria dei ribelli. Miracolosamente, riuscirono a passare. Sempre trascinandola e portandola di peso, lui si fece strada giù per le strette scale che conducevano alla sua cabina. La spinse dentro. ― Rimanete qui ― ordinò, poi si richiuse la porta alle spalle sbattendola e se ne andò. Devon si lasciò lentamente cadere sulla cuccetta, troppo turbata anche solo per pensare di disubbidire. Anche se non erano passati più di trenta secondi dal momento in cui aveva udito il primo proiettile esplodere, le sembrava che fosse passata un'intera vita. Forse era proprio così. Cominciarono a tremarle le mani. Quando c'era stata la detonazione il capitano Gregory si trovava vicino a loro. Era suo il grido di dolore che aveva udito; era stato il suo corpo a cadere? E Justin dov'era? Ascoltò il clamore sul ponte con l'ansia di sapere che cosa stava succedendo. Gli uomini si lanciavano grida al di sopra del fragore della battaglia. Venivano scambiati ordini e richiami. Sulle pareti esterne si rovesciavano colpi e scariche di mitraglia in successione così rapida da sembrare più una pioggia violenta che un fuoco di artiglieria. Sotto i piedi sentì i motori ruggire a tutta forza, nel frenetico tentativo di liberare la nave e riacquistare capacità di manovra. Erano bloccati, intrappolati in mezzo al fiume: un bersaglio perfetto. Un nuovo suono raggiunse le sue orecchie. Le ci volle un momento per riconoscere il rombo cupo e pesante. Gli uomini stavano sicuramente spostando le bocche da fuoco da tribordo a babordo dove potevano essere utilizzate contro i ribelli. Aveva appena identificato il rumore quando una grande esplosione scosse lo scafo e la mandò a ruzzolare contro la parete. Lo scoppio doveva aver fatto perdere l'equilibrio anche alla ciurma. Il massiccio cannone che stavano trascinando si sciolse e, mentre sbandava lungo il ponte, le ruote stridettero. Devon lo udì rotolare avanti e indietro finché un'altra esplosione non la mandò nuovamente per terra. Con un senso di orrore, udì l'enorme cannone schiantarsi giù per la stretta rampa di scale che conducevano dal ponte alla sua cabina e le parve Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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che in quella pazza discesa si trascinasse appresso mezza nave. Devon si appiattì contro la parete più lontana, l'unico punto in cui era possibile sfuggire al pericolo di rimanere schiacciata da! peso mortale dell'enorme affusto, se fosse piombato nella sua cabina. Chiuse forte gli occhi e borbottò una preghiera mentre il cannone precipitava e slittava. "Dacci la tua benedizione, Signore, per questi doni che stiamo per ricevere..." Forse era inappropriata, ma era l'unica che ricordasse. Il cannone superò di schianto l'ultimo gradino e si fermò fragorosamente, sbattendo di fianco contro la spessa porta. Ancora tremante. Devon attese. Non accadde nulla. Con cautela, lasciò uscire il respiro. La battaglia infuriava sopra di lei, ma il cannone non si muoveva. Strisciò verso la porta e provò ad aprirla, ma senza riuscirci. Il cannone si era assestato di fianco e la bloccava. La stessa posizione che aveva impedito all'affusto di fare irruzione attraverso la porta la imprigionava nella sua cabina finché non fosse venuto qualcuno a spostarlo. Mentre considerava questo fatto un'altra esplosione, più forte di tutte quelle precedenti, scosse lo scafo. Seguì un grande silenzio, poi un grido disperato raggiunse le sue orecchie. ― Abbandonate la nave! Altre grida fecero eco alla prima. Devon sentì il suono di passi veloci che correvano da una parte e dall'altra e di imbarcazioni che venivano calate giù dalla fiancata di tribordo. ― Aspettate! Aspettale, sono intrappolata! ― gridò attraverso il portello sopra la sua testa, sapendo però che le sue grida erano inutili. Se anche le urla degli uomini non avessero coperto la sua voce, lo avrebbero fatto le continue esplosioni. Crebbero di intensità e di violenza fino a culminare in uno scoppio che la scagliò di nuovo per terra e che fu seguito da un sibilo stridulo e penetrante. Un proiettile era esploso, distruggendo la caldaia. L'impatto fece inclinare la nave liberando finalmente lo scafo, ma era troppo tardi. Nel giro di pochi minuti, forse solo secondi, l'intera nave sarebbe stata avvolta dalle fiamme. Devon si scagliò contro la porta, percuotendola furiosamente con i pugni. ― Aiuto! Qualcuno mi aiuti! Fatemi uscire! ― Sollevò la piccola bacinella e la scagliò contro la porta. La colpì, ma la bacinella si spezzò in due. La porta non si mosse. ― Aiuto... ― Blake! McRae. Era tornato indietro per lei. A causa del sollievo, per poco non cadde in ginocchio. ― Sono qui! ― urlò. ― Non posso uscire! Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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― Aspettate. Le ribollì dentro una risata isterica. Dove poteva andare? Rimase in ascolto, ma non riusciva a sentirlo. Il panico le strozzò la voce in gola. ― Non lasciatemi! Vi prego! In pochi secondi ritornò. ― Levatevi dalla porta. Mettetevi giù! ― le gridò. Devon si rifugiò nell'angolo più distante della cabina, rannicchiandosi. Lui si scagliò contro la porta, usando una spessa asse di legno. La porta finalmente cedette e si spalancò. Il suo carceriere era tutto sporco. I vestiti erano stracciati, sporchi di fumo e il sudore glieli appiccicava al corpo. Una macchia scura, forse sangue, affiorava sulla coscia sinistra. La sua espressione era feroce, i lineamenti scabri erano assolutamente terrificanti, ma Devon non era mai stata così felice di vedere qualcuno. Emise un grido di sollievo e, senza esitare, si precipitò verso di lui. Cole la prese tra le braccia e la lanciò al di sopra del cannone. Le fu subito accanto, prendendola per mano senza parlare e tirandosela dietro per un labirinto di corridoi scuri. Gli uomini della ciurma erano tutti spariti, ma intorno c'erano i segni della battaglia. La nave era inclinata e pendeva tutta a babordo. L'aria era densa per il caldo e il fumo, soffocava i polmoni e faceva bruciare gli occhi. Non capiva come Cole potesse vederci, ma in un modo o nell'altro ci riusciva. La trascinava senza rallentare nemmeno per un istante. Quando raggiunsero la battagliola, Devon scrutò lungo la fiancata e le mancò il respiro. Tutte le imbarcazioni erano state prese. Si girò verso di lui per chiedergli che cos'avrebbero fatto, ma non ebbe il tempo di formulare le parole. Cole McRae la tirò su e la lanciò fuori bordo. La nave esplose prima che Devon toccasse l'acqua.
4 La circondava l'oscurità. Un dolore pulsante alla base della spina dorsale si irradiava verso l'alto. C'era anche qualcosa d'altro. Un rumore. Anzi, una voce vagamente familiare e niente affatto gradita. Continuava a sollecitarla, insistente. Devon voleva dormire per mandare via il dolore e la voce, ma non ci riusciva. Rassegnata, aprì lentamente gli occhi. Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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Cole McRae era chino su di lei con la solita espressione cupa. Le teneva le mani ai due lati della testa e aveva un ginocchio puntato tra le sue gonne. I suoi vestiti, come quelli di Devon, erano zuppi. Piccole gocce d'acqua gli stillavano dai capelli e le cadevano sul viso. Lo vide fare respiri faticosi e profondi che gli facevano alzare e abbassare il petto possente. ― State bene? ― le chiese. Sembrava irritato. Forse perché aveva dovuto ripetere la domanda ormai numerose volte, o forse perché lei non slava affatto bene e quella sarebbe stata proprio una bella seccatura. Rammentando gli eventi appena passati, Devon strinse i denti. E pensare che si era perfino preoccupata per lui. La sua irritazione si dissolse quando fu attraversata da un pensiero. L'anello. Si era dimenticata dell'anello. La mano le andò immediatamente al petto per tastare sotto il corpetto del vestito zuppo. Con fervore, pregò di non averlo perduto. Era tutto quello che le era rimasto. La fascetta d'oro era ancora lì, legata saldamente con un pezzo di spago che le pendeva dal collo. Emise un sospiro di sollievo. ― Dannazione, donna, dite qualcosa! Siete ferita? Devon riportò l'attenzione sul suo carceriere. Sapeva cosa doveva dire, ma far uscire quelle quattro parolette si dimostrò più difficile di come aveva immaginato. Le bruciava la gola e respirare era già uno sforzo. Alla fine però ci riuscì. ― Levatevi... da lì... sopra! Con sua sorpresa, la bocca di Cole si contorse in quello che si sarebbe potuto definire un sorriso. Gli occhi castani brillarono di luce dorata, ma questa sparì altrettanto rapidamente sostituita dalle scure ombre tormentate che di solito gli schermavano lo sguardo. Con un grugnito rotolò sulla schiena e rimase sdraiato accanto a lei sulla riva aspra e sabbiosa. Devon si sollevò un poco e lo studiò da sotto le ciglia. Quell'uomo era incoerente. Era un essere umano infelice e pensieroso. Ma aveva speso dei soldi per comprarle il più bel paio di scarpe che lei avesse mai posseduto, per poi, apparentemente, pentirsi del gesto. Si era infuriato con lei perché aveva parlato con Justin, ma solo per il rischio che il ragazzo avrebbe corso se l'avesse aiutata a fuggire., E infine le aveva salvalo la vita. Avrebbe potuto abbandonare la nave con il resto della ciurma, ma non lo aveva fatto. Non riuscendo a farsi una ragione delle incongruenze del suo carattere e irritata per averci anche solo provato, Devon si girò dall'altra parte. Infilò Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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una mano sotto la schiena e tirò via lo spigoloso pezzo di legno che le premeva alla base della spina dorsale, poi esaminò la zona circostante. Sembrava che la corrente li avesse trasportati a valle, trascinandoli verso sud. Avevano toccato terra in una piccola insenatura riparata, circondata da una fitta macchia di cedri. Inclinò la testa da una parte e ascoltò attentamente, ma non udì nulla tranne il cinguettio degli uccelli. ― Dove sono tutti? ― chiese. ― Più a monte. Non guardò nemmeno dalla sua parte. Devon attese. Quando fu evidente che non sarebbero arrivate ulteriori informazioni, gli chiese: ― Qualcuno è rimasto ferito? Allora si girò a guardarla e gli occhi scuri erano intensi. ― Siete assetata di sangue, vero? Devon strinse le labbra, rifiutandosi di dare sfogo alla rabbia. ― Ditemelo. Per favore ― aggiunse, orgogliosa di essere riuscita a tirar fuori quelle due parole senza strozzarsi. I loro occhi si incontrarono e rimasero fissi gli uni negli altri. Proprio quando Devon aveva ormai perso la speranza di ottenere una risposta, Cole parlò. ― Non è rimasto ferito nessuno ― disse alla fine. ― Non gravemente. ― Sono contenta. ― Il suo carceriere si lasciò sfuggire una poco elegante espressione di incredulità. Lei lo ignorò. ― Pensavo che in una battaglia così feroce... ― Quella non è stata una battaglia ― la interruppe brusco. ― Semmai, un'esercitazione di abbandono della nave. Prima di ritirarci non siamo quasi riusciti a rispondere al loro fuoco. Devon non seppe che cosa replicare, quindi lasciò che tra loro cadesse di nuovo il silenzio. Accanto a lei, Cole cambiò posizione. Ne udì il lieve ansito quando stirò le lunghe gambe. Gli lanciò un'occhiata, notando la macchia cremisi sulla coscia sinistra. ― È una cosa seria? ― No. Devon soffocò un sospiro di esasperazione. Anche se avesse rischiato di morire dissanguato, dubitava che lo avrebbe ammesso. Probabilmente lo considerava un segno di debolezza. Gli si avvicinò prima che potesse protestare, scostando gentilmente il tessuto stracciato. ― Ecco, lasciatemi vedere. ― Quando con le dita esplorò piano la ferita, si rese conto che Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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aveva ragione. Era una cosa superficiale. Un po' infiammata, forse, ma niente di grave. Il recente tuffo nel Potomac era addirittura servito a ripulirla bene. Soddisfatta, rimise a posto la stoffa, appoggiando le mani sulla ferita. Lo udì emettere un altro ansito, poi la sua grande mano calò su quella di lei, bloccandogliela. Devon rialzò la testa di scatto. Gli stava facendo male? ― Cosa diavolo pensate di fare? ― disse lui brusco. Presa alla sprovvista, Devon poté solo balbettare una risposta. ― Io... io pensavo di... ― cominciò, ma le morì la voce in gola. Negli occhi di lui c'era di nuovo quello strano fuoco dorato, ma nel suo sguardo non lesse dolore. C'era rabbia e qualcos'altro. Qualcosa di più forte. Le si bloccò il respiro e sentì lo stomaco torcersi. 1 sensi diventarono all'improvviso più acuti. Erano soli. Completamente soli. Secondo il buon senso avrebbe dovuto essere impaurita, o per lo meno nervosa, e invece no. Per la prima volta da quando era scesa dalla nave proveniente dall'Inghilterra e si era trovata nel bel mezzo di quell'orribile guerra, aveva la sensazione che tutto fosse proprio come doveva essere. Il viso di Cole era incorniciato da una massa di capelli biondo-fulvi che, in un modo o nell'altro, servivano ad aumentare il suo fascino scabro. Le labbra ferme e sensuali erano leggermente dischiuse. La cicatrice rabbiosa che gli spaccava la guancia risaltava bianca contro la pelle. Sentì i muscoli di quella coscia vibrare e tendersi sotto le sue dita, poi avvertì a sua volta un tremito di risposta quando un brivido di deliziosa anticipazione le percorse la spina dorsale. Le venne l'idea che forse avrebbe dovuto protestare, allontanarsi. Ma non riusciva a spostare le mani. E in realtà non lo voleva neppure. Deglutì e provò di nuovo a parlare. ― Pensavo di... ― So che cosa pensavate. ― Cole si mosse verso di lei, passandole gentilmente la mano ruvida lungo la guancia. Il suo corpo distava solo pochi centimetri: ne emanavano forza e sensualità, come il calore da una fiamma. Devon si immobilizzò, affascinata dal suo tocco. La voce profonda di lui era bassa, quasi un sussurro. ― Sarei felice di compiacervi, Devon Blake, ma sappiate questo: non cambierà assolutamente nulla. Voi andrete ancora in prigione e Jonas Sharpe morirà per mia mano. Se l'avesse schiaffeggiata, Devon non sarebbe stata più sorpresa. Scattò all'indietro e nei suoi occhi verdi lampeggiarono allarme e indignazione. ― Non stavo offrendo... Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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― Figurarsi se non ci stavate provando. ― Pensavo che foste ferito. ― Davvero? E dove avete acquisito le vostre conoscenze mediche, in un bordello? Devon si lasciò sfuggire un ansito. ― Evidentemente ho commesso un errore ― concesse in tono regale. Decisa a riconquistare la propria dignità, si alzò in piedi. ― Avrei dovuto lasciarvi morire dissanguato. Le afferrò il braccio mentre gli voltava le spalle per allontanarsi. ― Dove pensate di andare? ― Chiedo qualche momento di intimità. Devo... occuparmi di me. Cole socchiuse gli occhi, ma la lasciò andare. ― Due minuti. Devon si allontanò in fretta, rasentando una siepe di bosso e addentrandosi in una fitta macchia di cedri. Soddisfece i suoi bisogni, irritata nello scoprire che le tremavano ancora le mani. Aveva di nuovo perso il controllo della situazione ed era furiosa con se stessa. Inoltre era turbata, imbarazzata e del lutto confusa. Dannazione a quell'uomo! Dopo anni trascorsi nel più completo controllo di tutte le situazioni in cui si era trovata, l'abilità di Cole McRae nel confonderle i pensieri era senza precedenti. Non solo era pericoloso, ma rappresentava anche un brutto colpo per il suo orgoglio. Doveva allontanarsi da lui. Non appena quel pensiero le attraversò la mente, si rese conto che quella era l'occasione perfetta. Aggrottò le sopracciglia. Non poteva essere così facile. Eppure... Sollevò la testa, in ascolto. I due minuti che aveva avuto a disposizione erano esauriti, ma non udì alcun suono a indicare che Cole fosse venuto a cercarla. Erano soli e a piedi, pensò, soppesando le probabilità. Normalmente questo avrebbe avvantaggiato Cole, ma la ferita alla gamba lo avrebbe rallentato. Inoltre era uscita dal suo campo visivo e quindi lui non poteva sapere la direzione che aveva preso. Devon sollevò le gonne zuppe e si allontanò cautamente. Prese un passo svelto finché non fu sicura di essere fuori portata d'orecchio, poi si mise a correre a perdifiato. Procedeva incurante, schivando tronchi caduti e spezzati, calpestando sotto i piedi foglie e cespugli. Aveva la pelle madida di sudore per l'opprimente calore del mezzogiorno, denso e pesante come il soffio ardente di un forno. L'aria appiccicosa rendeva il respiro quasi impossibile e faceva sembrare di piombo le braccia e le gambe, ma Devon non rallentò. Esausta e inebriata, spinta dalla disperazione, continuava ad Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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avanzare. Dopo qualche minuto arrischiò un'occhiata sopra la spalla. Ancora nulla. Una sensazione di vittoria le gonfiò il petto. Ce l'aveva fatta. Era scappata. Era stato semplice, facile. Non doveva fare altro che tornare al porto e trovare Jonas Sharpe... All'improvviso Cole McRae sbucò da dietro un albero proprio di fronte a lei. ― No! ― La parola le sfuggì dalle labbra prima che riuscisse a bloccarla. Deviò bruscamente a destra, evitando per un soffio di finirgli tra le braccia. Lo udì imprecare mentre lo sorpassava a tutta velocità, sentendo le sue mani sfiorarle la gonna. In un istante le fu alle calcagna. Il suono del passo pesante dei suoi stivali le rimbombava nelle orecchie come un tuono. Devon si fece prendere dal panico. Con il cuore che batteva all'impazzata, usando le ultime briciole di energia che possedeva, si costrinse a correre più veloce di quanto avesse mai corso in tutta la sua vita. Non fu sufficiente. Cole colmò la distanza che li separava e la fece cadere afferrandole le gambe al volo. Con una forza nata dal terrore, lei si contorse e sfuggì alla sua presa, incespicando a quattro zampe mentre si allontanava barcollando. ― Blake, dannazione! ― Udì quel basso grugnito, poi sentì intorno alla caviglia la sua stretta ferrea quando la tirò di nuovo giù. In tutta la sua vita Devon non aveva mai colpito un altro essere umano, ma ora l'istinto di sopravvivenza venne alla superficie. Si girò e, cadendo, sferrò un colpo e il suo pugno andò a cogliere di lato la testa di Cole. Per una frazione di secondo lui allentò la stretta, quanto le bastava per liberarsi e slanciarsi giù per un burrone erboso. Le fu subito dietro e questa volta la agguantò per i fianchi. Ma lo slancio che Devon si era data, combinato con la forza di gravità, li spinse tutti e due in avanti. Ruzzolarono giù per il ripido pendio con i corpi allacciati. Quando finalmente si fermarono, il corpo di Cole la schiacciava completamente. Devon rinnovò subito il suo attacco. Lo colpì alla schiena e alle spalle con i pugni e divincolò i fianchi in un disperato tentativo di liberarsi. Quando questo fallì si agitò e si contorse sotto di lui, lasciandosi sfuggire una sfilza di imprecazioni. Cole si tirò indietro quel tanto che bastava a montarle a cavalcioni, le prese i polsi con una mano e, senza sforzo, glieli bloccò sopra la testa. ― Basta così! ― le ordinò. Devon ansimava e aveva la sensazione che tutta l'aria le fosse stata Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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risucchiata dai polmoni. Ma quei respiri profondi non servirono. Invece che dall'aria fresca si sentì invasa dall'odore inebriante e mascolino del corpo di Cole. Era chino su di lei, le premeva addosso il corpo in una posizione che in origine era stata necessaria per impedirle ogni movimento. Adesso era diventata innegabilmente sessuale. Tutto quel divincolarsi e agitarsi sotto di lui aveva avuto sul suo carceriere un effetto del tutto inaspettato. Attraverso l'inutile barriera dei vestiti zuppi, Devon avvertì la sua erezione premerle con forza contro il ventre. Il capitano McRae sembrò accorgersene nello stesso istante. Si guardarono negli occhi e si immobilizzarono entrambi. Era un'occasione che Devon non poteva lasciarsi sfuggire. La vulnerabilità della sua posizione, combinata con la schiacciante superiorità della forza fisica di lui e la totale inutilità di ogni tentativo di resistenza, divenne finalmente lampante. Solo qualche momento prima l'aveva accusata di volerlo sedurre. In quel momento si rese conto di non aver nulla da perdere a provarci davvero. Chiamando a raccolta tutto 1 coraggio, inarcò i fianchi e gli sorrise con il più seducente dei sorrisi anche se, dentro, era tutta un tremito. ― Vi darò tutto quello che volete ― disse. ― Farò tutto quello che volete. Promettetemi solo che, quando avrete finito, mi lascerete andare. È tutto quello che vi chiedo. ― Ormai alla disperazione, tese le braccia e gliele passò dietro il collo. ― Vi prego ― disse con voce strozzata. ― Tutto quello che volete. Perù lasciatemi andare. Poiché lui non le rispondeva, ma continuava a fissarla con quegli occhi freddi e insondabili, fu colta dal panico e dalla disperazione. All'improvviso fu troppo. L'arresto, il processo, gli insulti da ubriaco del sergente Coombs, il freddo disprezzo del capitano McRae, l'esplosione sulla nave, questo goffo tentativo di seduzione... Aveva i nervi ridotti allo stremo e non ne poteva proprio più. Le lacrime le annebbiarono gli occhi, mentre il corpo si afflosciava. Lasciò ricadere le braccia e fece quello che aveva giurato di non fare mai: gettò via gli ultimi resti dell'orgoglio e implorò. ― Vi prego, ascoltatemi ― esclamò. ― Non ho ucciso quell'uomo; era già morto quando sono arrivata lì. Non lavoravo per il capitano Sharpe. Non sapevo nulla dei documenti nei miei bauli finché non è stato troppo tardi. Lo giuro. Vi prego, ascoltatemi. Cole si immobilizzò sopra di lei. Per una frazione di secondo la sua Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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espressione scabra si ammorbidì mentre quelle parole sembravano penetrare la sua fredda corazza. Ma il momento non durò. Rotolò via e la studiò in un silenzio distaccato e contemplativo, poi finalmente parlò. ― Bella interpretazione, Blake. Ma vi suggerisco di risparmiare questi sfoghi piagnucolosi e le vostre rozze profferte per le guardie dell'Old Capitol. Avranno a disposizione più tempo per godersele di quanto ne abbia io. Devon ansimò mentre una furia incandescente le si accumulava dentro. Quelle parole rinfocolarono il suo spirito combattivo. ― Voi, figlio di puttana! Cole alzò le spalle e si alzò in piedi, ignorando del tutto l'insulto. ― A proposito ― disse con voce strascicata. ― Se con la vostra fuga volevate dimostrarmi che non posso fidarmi di voi, ci siete riuscita. Se invece si è trattato di un vero tentativo di fuga, è stata una vera stupidaggine. ― Prendendole il braccio in una stretta ferrea, la rimise in piedi. Devon si liberò da quella stretta con un movimento brusco, furiosa con se stessa per essersi mostrata debole. Doveva saperlo che le avrebbe rinfacciato le sue implorazioni di aiuto. Non volendo fargli credere di aver avuto la meglio, lo guardò in cagnesco per poi spostare significativamente lo sguardo sull'arma che portava infilata alla cintura. ― McRae, posso solo supporre che siate a corto di munizioni. Aggrottò le sopracciglia. ― E perché? ― Non riesco a immaginare che cos'altro vi avrebbe impedito di sparare alla schiena di una donna indifesa e disarmata. Certo non è stato per le vostre convinzioni morali o per un codice d'onore, poiché sembrate carente di entrambi. ― Avendo segnato il suo piccolo punto, rivolse l'attenzione alla gonna, affaccendandosi a togliere i fili d'erba e le foglie appiccicate al tessuto. Uno sparo risuonò proprio sopra la sua testa. Devon lanciò uno strillo e girò su se stessa, fissando il suo carceriere con gli occhi dilatati dalla paura. Cole si limitò a sollevare le sopracciglia e a inclinare la testa verso il revolver fumante che teneva in mano. ― Che ne pensate? ― disse. ― Sembra proprio che fosse carica. Le ci volle un intero minuto per riaversi dallo spavento. Alla fine ritrovò la voce. ― Siete il più spregevole, vigliacco... Cole si chinò e le ficcò una mano sotto le gonne, afferrando una caviglia. (Devon fu nuovamente percorsa da una scossa e, per un momento, la sorpresa la lasciò stupefatta. Lo colpì sulle spalle massicce. ― Non osate... Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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tenete giù le mani! La lasciò andare bruscamente, tanto da farla barcollare all'indietro. Il movimento fu accompagnato da un significativo suono lacerante mentre la sottoveste di cotone sottile, rimasta nella sua salda presa, si lacerava. Cole si alzò in piedi e saggiò la striscia di tessuto che teneva in mano. Soddisfatto, le afferrò il polso e la trascinò verso una quercia dal tronco solido. Devon capì subito le sue intenzioni. Malgrado tutto il suo scalciare, graffiare e urlargli le peggiori imprecazioni che avesse sentito, la assoggettò con una facilità quasi imbarazzante. Le fece mettere le braccia in modo che circondassero l'albero, poi le legò i polsi. Lo guardò in cagnesco e nei suoi occhi verdi ribollivano insieme collera e paura. ― Avete intenzione di lasciarmi qui? Non potete farmi questo. E se vi succede qualcosa? Come faranno a trovarmi? Lui non rispose. ― Come posso sapere che ritornerete? La fissò dritta negli occhi. ― Suppongo che non possiate saperlo. Crebbe la paura. Nella sua mente passarono immagini di bande di guerriglieri senza legge, di banditi e disertori noti per depredare i profughi, le vedove di guerra, i viaggiatori innocenti e chiunque avesse la sfortuna di incrociare il loro cammino. Rammentò le vaghe dicerie udite a Charleston a proposito delle azioni innominabili che i ribelli infliggevano alle loro vittime inermi. Forse Cole McRae era un demonio, ma almeno era un demonio che conosceva. Era l'incognito a terrorizzarla. Il cuore le batteva nel petto mentre lo osservava allontanarsi. ― E se vengo catturata dai fuorilegge? ― gli urlò dietro. ― Compiango quei poveri bastardi ― rispose lui senza nemmeno darsi la pena di girarsi. Cole si diresse verso nord e mentre camminava prese nota dei punti di riferimento. Si trovava su un territorio sconosciuto e questo non prometteva nulla di buono. Sapeva di essere sulla riva virginiana del fiume Potomac in un punto tra Richmond e Washington, ma nulla di più. Doveva ancora scoprire se quella zona era nelle mani dell'Unione o in quelle dei confederati. Rallentò il passo poiché stava per uscire dalla fitta copertura che i cedri gli avevano assicurato. Gli alberi si diradavano e lui era vulnerabile e Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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scoperto mentre attraversava un campo secco e spoglio. Non gli piaceva, ma non aveva scelta. Si dette un'ora per elemosinare, chiedere in prestito o rubare un cavallo per sé e un altro per la sua prigioniera. Si fidava così poco di quella donna che non voleva perderla di vista per più tempo. Il pensiero della piccola prigioniera portò sulla sua fronte rughe di contrarietà. Conosceva bene il tipo. Era una bugiarda, una ladra, un'assassina. Lo ammetteva lei stessa. Probabilmente aveva anche più esperienza di qualsiasi prostituta da strada che Cole avesse incontrato. E tuttavia, per quanto cercasse di convincersene, l'istinto rifiutava quella conclusione. Se la donna era una prostituta, faceva molto male il suo lavoro. Quel tentativo di seduzione era stato assurdo. Il sorriso era solo una smorfia; la voce, di solito bassa, era acuta e sforzata. Invece di brillare di libidine, lo sguardo dei suoi dolci occhi verdi mostrava solo paura. Era evidentemente terrorizzata che lui accettasse la sua offerta e, forse, altrettanto terrorizzata che non lo facesse. Si era premuta contro di lui con rigida goffaggine, con una legnosità del tutto contrastante con l'obiettivo della seduzione, tanto da risultare ridicola, se non addirittura inquietante, disperata. Cole cercò di accantonare il pensiero, nauseato dal fatto che il corpo lo avesse tradito rispondendo a quegli stimoli. E che, per un breve istante quando aveva sentito la sua appassionata dichiarazione di innocenza, le avesse quasi creduto. Aveva visto brillare le lacrime in quegli occhi così belli e si era sentito un bruto infuriato per averla ridotta in quelle condizioni. Per fortuna era tornato subito in sé. Devon Blake lavorava per Jonas Sharpe. Era chiaro che avrebbe fatto o detto qualsiasi cosa per riguadagnare la libertà. Scosse la testa, irritato dalla piega che avevano preso i suoi pensieri. Stava pensando troppo a quello che era successo. O piuttosto a quello che non era successo. Era pura e semplice libidine. Una reazione spregevole ma comprensibile. Lei si era offerta e il suo corpo aveva risposto. Non c'era stato nient'altro. Avendo raggiunto questa conclusione, prese un'altra decisione: più presto raggiungevano Washington e lui si liberava di quella donna, meglio era. Un movimento tra i cespugli davanti a lui attrasse la sua attenzione e fugò dalla sua mente tutti i pensieri sulla prigioniera. Cole si lasciò cadere prono, sfoderò il revolver e attese. Spuntò un gruppo di soldati laceri che Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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attraversarono rumorosamente i cespugli. Cole aveva il sole direttamente negli occhi e gli era impossibile identificarli, ma ci vedeva abbastanza per contare quanti erano. Cinque contro uno. Si dirigevano a ovest. Cole decise di non fare fuoco, aspettando per vedere se si sarebbero limitati ad attraversargli la strada e a continuare la loro avanzata. Per un momento così sembrò. Poi si fermarono bruscamente mentre tra due uomini si accendeva una discussione. Riusciva quasi a sentire le loro voci. Uno di loro sollevò un braccio, indicando proprio il punto dov'era disteso Cole. Dopo un'accalorata discussione, gli uomini si girarono e cominciarono a marciare verso di lui. Cole serrò la mascella. Maledetti stupidi. Ora non poteva fare altro che ucciderli. Sollevò l'arma e prese la mira. Un po' più vicino... Mise a fuoco il viso di Justin Hartwood, masticò un'imprecazione e balzò in piedi. Fu un errore. Gli uomini erano alle prime armi, troppo nervosi per riflettere e lui avrebbe dovuto saperlo. Le pallottole cominciarono a volare prima ancora che riuscisse a pronunciare una sola parola. Cole si buttò nuovamente a terra e rotolò su un fianco. ― Dannazione, Hartwood, sono McRae! ― gridò. Un proiettile sibilò vicino alla sua testa. La abbassò, ma era troppo tardi. La pallottola rimbalzò sul terreno, colpendo un sasso che andò a lacerargli la pelle sotto l'occhio. La ferita bruciava e gli fece gocciolare il sangue sulla cicatrice. ― Hartwood! ― ruggì. ― Ancora un colpo e verrò personalmente a piallarvi il culo con un coltello a serramanico. Le pallottole diminuirono di numero, poi smisero del tutto. ― Capitano McRae? ― rispose una voce acuta. Cole si alzò lentamente in piedi e si avvicinò agli uomini. Mentre avanzava, Justin Hartwood fissò il sangue che gli colava lungo la guancia e impallidì. Tirò fuori dalla tasca un fazzoletto sporco e gliel'offrì balbettando. ― Mi dispiace, signore. Non... sapevamo che foste voi, signore. Cole ignorò il fazzoletto, si asciugò il sangue dalla guancia con la manica e si rivolse a un ufficiale più anziano. ― Cosa diavolo fate qui? Ascoltò con impazienza il racconto di come fossero rimasti separati dal capitano Gregory e avessero poi sprecato altro tempo per comporre la disputa a cui aveva assistito poco prima. Cercavano l'abitazione di un coltivatore di nome Williams, di cui si Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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conoscevano le simpatie unioniste, con la speranza di procurarsi dei cavalli. Uno della ciurma riteneva che avrebbero dovuto continuare a dirigersi verso ovest, un altro insisteva che la fattoria doveva trovarsi a sud. A Cole l'istinto disse ovest e fu in quella direzione che fece marciare gli uomini. Trovarono Williams in poco più di un'ora e, in effetti, l'uomo possedeva cavalli da vendere. Bestie scheletriche e in pessime condizioni che sembravano non poter sostenere nemmeno il peso di una sella, figurarsi quello di un uomo adulto. Cole non sprecò tempo a contrattare. Pagò a Williams il doppio del valore di quelle bestie e si reputò ancora fortunato ad averle trovate. Quando ebbe acquistato selle, cibo e altre provviste, l'ora che si era concesso erano diventate due. Procedendo al massimo della velocità consentita da quelle povere bestie, ci vollero altri trenta minuti per tornare da Devon. Trovò la prigioniera come l'aveva lasciata, afflosciata contro la quercia, con i polsi ancora legati. Smontò, afferrò la borraccia e corse al suo fianco. Le slegò i polsi, poi la aiutò a sedersi per terra. Sapeva che gli permetteva di aiutarla solo perché non aveva scelta. Probabilmente aveva le membra ormai intorpidite. Cole ricacciò indietro i sensi di colpa e il rammarico che lo avevano invaso rammentando a se stesso che quella donna era l'agente di Jonas Sharpe, ma non servì a nulla. Non era stata sua intenzione lasciarla lì così a lungo. Non da sola e non con quel caldo. Forse lei aveva creduto che non sarebbe tornato, pensò, furioso con se stesso per essersi lasciato prendere dall'ira. ― Mi dispiace ― disse burbero, sostenendole la schiena mentre teneva la borraccia accostata alle sue labbra. Devon bevve avidamente. Quando ebbe finito, respinse l'acqua e studiò gli uomini che erano tornati insieme a lui. Restavano in sella a qualche metro di distanza com'era stato loro ordinato. ― Vedo che avete portato dei rinforzi ― disse, ignorando le sue scuse. ― Pensate di essere in grado di affrontarmi, adesso? Nello spazio di pochi secondi era riuscita a riprendersi abbastanza da pronunciare quella sfida fredda e calcolata. Cole rimase stupito e anche colpito. ― Non ne ho mai dubitato ― ribatté. I dolci occhi della donna diventarono di ghiaccio. ― Allora siete più stupido di come pensavo. Cole le allenò il braccio e la rimise in piedi. Se la prigioniera era Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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sufficientemente in forze da impegnarsi in schermaglie verbali, allora poteva anche cavalcale. La condusse verso la piccola giumenta baia che aveva acquistato per lei. Devon fissò l'animale, poi guardò Cole. ― Cosa vi aspettate che faccia? ― Abbiamo alcune ore prima del tramonto. Viaggeremo fino all'imbrunire. ― Non credo proprio. L'affermazione fu fatta in modo così educato e neutro che gli ci volle un momento prima di capire l'implicito rifiuto che conteneva. La sua risposta fu però altrettanto neutra. ― Non rammento di avervi dato I possibilità di scelta. ― Avreste dovuto comprare un calessino ― insistette lei testardamente. ― Stiamo perdendo tempo. Salite in sella. ― No. ― Sì. ― Cole afferrò le briglie della giumenta con una mano, con l'altra afferrò Devon per la vita con l'intenzione di sollevarla e posarla in sella. Lei puntò i talloni nella polvere. ― Non so cavalcare! A questo Cole non aveva pensato. Si fermò, preso alla sprovvista, poi giudicò il fatto trascurabile. ― Imparerete per strada. Fece un passo avanti per metterla in sella. Devon gli artigliò il braccio. Non riuscendo a liberarsi dalla sua stretta, sollevò le gambe usando i piedi per spingere via il cavallo. La giumenta nitrì e indietreggiò nervosamente, allontanandosi quanto glielo permetteva la lunghezza della cavezza. ― Dannazione, Blake ― imprecò sottovoce Cole, e riprovò. Devon rispose a sua volta con un'imprecazione, chiedendo a gran voce di essere messa giù. Girarono in tondo all'inseguimento della povera bestia: Cole teneva la cavezza con una mano e con l'altra la prigioniera, mentre quest'ultima spingeva via il cavallo con i piedi. McRae imprecò di nuovo. Devon imprecò ancora più forte. Gli occhi della cavalla esprimevano terrore. Si impennò sollevando le zampe anteriori, pronta a balzare via. ― Giù quei piedi! ― ruggì Cole. ― Mettetemi giù voi. ― Dannazione, donna, stavo parlando al cavallo. ― Oh. Fecero un altro giro mentre gli uomini osservavano in silenzio lo spettacolo a bocca spalancata. Cole avrebbe potuto chiedere il loro aiuto, Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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ma non lo avrebbe fatto per tutto l'oro del mondo. Devon Blake era solo una donna e, per giunta, piccola di statura. Domarla doveva essere così difficile? Dopo cinque lunghi minuti si stava ancora facendo la stessa domanda. ― Capitano... ― lo chiamò la voce incerta di Justin. ― Non una parola, Hartwood ― scattò Cole con la mascella serrata. Sapeva benissimo di assomigliare a uno stupido cane che cerca di acchiapparsi la coda, ma non aveva intenzione di arrendersi. O di rinunciare. L'avrebbe messa su quel cavallo anche se avesse dovuto provarci sino alla fine della guerra. Dopo una lotta lunga e serrata, riuscì a piazzarla sulla giumenta. Le aggiustò le staffe mentre lei si afferrava alla sella con tutt'e due le mani. ― E se cado? ― squittì. ― Non tentatemi ― ribatté Cole. Ritornò rapidamente al proprio cavallo con falcate lunghe e rabbiose. Annodò alla sella le redini della giumenta, montò e dette agli uomini il segnale di procedere. Udì dietro di sé l'ansito soffocato della prigioniera, ma lo ignorò, mettendosi a un piccolo galoppo. Poiché l'ansito non fu seguito da un tonfo sordo, suppose che fosse riuscita a rimanere in sella. Lanciò un'occhiata sopra la spalla per assicurarsene. Devon si teneva aggrappata alla maniglia con gli occhi fissi sul collo della giumenta mentre ballonzolava su e giù. Cole emise un sospiro e scosse la testa. Sicuro come l'inferno che quella stupida si sarebbe fatta venire le vesciche. Bene. Si scrollò di dosso il pensiero e rivolse l'attenzione a questioni più importanti. Anche se era poco probabile incontrare truppe nemiche nella zona, preferiva andarci cauto. La strategia migliore era rimanere lontani dalle strade principali e seguire il corso del Potomac verso nord, in direzione di Aquia Creek. Dalle ultime notizie ricevute, quella postazione era saldamente in mano all'Unione, e con un po' di fortuna forse lo era ancora. Cavalcarono fino al tardo pomeriggio, fermandosi solo quando le lunghe ombre del crepuscolo resero difficile vedere. Il piccolo gruppo, abituato ad avere sotto i piedi un ponte inclinato invece di una sella sobbalzante, smontò stancamente e allestì un accampamento. Cole scelse due uomini da mandare avanti come esploratori. Aveva appena finito di parlare con loro quando si girò e sorprese Justin Hartwood che fissava con aria adorante Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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Devon Blake ancora in sella. Provò un impeto di rabbia. Né la prigioniera né Hartwood avevano obbedito al suo avvertimento, ma adesso lo avrebbero fatto. Aveva abbastanza pensieri per la testa senza doversi chiedere quanto tempo sarebbe occorso a Devon per convincere l'infatuato ragazzo a darle del denaro e un'arma e a scortarla fino in Inghilterra. ― Hartwood! ― ruggì. ― Cosa diavolo state facendo? Justin si irrigidì e girò su se stesso. ― Ah... ehm, niente ― balbettò. ― Stavo solo aiutando la signora... ― La signora ― ripeté Cole con voce che grondava sarcasmo ― non ha bisogno del vostro galante aiuto. Se in una giornata ha imparato da sola a cavalcare, sono sicuro che saprà imparare da sola anche a smontare. Gli occhi di Devon mandarono lampi. ― Evidentemente ― ribatté, indirizzando a Justin la propria risposta ― il vostro coraggioso capo è deluso perché non sono ancora caduta da cavallo. Che scortesia da parte mia essermela cavata così bene. Forse riuscirò a compiacere la sua natura perfida e cadrò scendendo dalla sella. ― E con ciò fece passare la gamba sinistra oltre il collo della giumenta, poi si tenne alla maniglia e scivolò giù. Con un sorrisetto soddisfatto levò lo sguardo su Cole, massaggiandosi la schiena. ― Spiacente di deludervi ― disse. ― Forse vi sentirete meglio sapendo che sono piuttosto indolenzita. Vi basta? Cole fece un profondo respiro. ― Provocatemi ancora e vi garantisco che avrete motivo di pentirvene. Spalancò gli occhi fingendo sorpresa. ― Oh, povera me. Questo no. Che cosa farete ancora, McRae? Mi picchierete? Mi legherete una corda intorno al collo e domani mi farete trascinare dal vostro cavallo? Posso assicurarvi che nulla potrebbe essere peggio di un altro minuto trascorso sul dorso di quella maledetta bestia. Cole la fissò negli occhi per alcuni lunghi, gelidi secondi, poi anche lui indirizzò la sua risposta a Justin. ― Hartwood! ― Signore? ― Il ragazzo deglutì. ― Avete detto che volevate dare una mano? ― chiese Cole, e la sua voce suonò come un basso ruggito mentre non abbandonava con gli occhi il viso della prigioniera. ― Bene... sì, signore. Passò il braccio sopra la testa di Devon. Malgrado la compostezza Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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esteriore, la ragazza fece uno scarto quando lui allungò il braccio verso la sella dietro di lei. Con un movimento brusco del polso Cole sciolse un rotolo di corda e la lanciò a Justin. ― Legatela ― ordinò. Il guardiamarina sbiancò, guardando la fune che teneva in mano come se non avesse compreso bene l'ordine. ― Volete che... ― Adesso. Justin arrossì di nuovo e le sue orecchie diventarono rosa per l'imbarazzo mentre allungava un braccio riluttante per afferrare i polsi di Devon. ― Mi dispiace, signora ― bofonchiò. ― Non una parola di più, Hartwood ― lo avvertì Cole, deciso a riportare una netta vittoria. ― Questa donna è un nemico dell'Unione, e quindi un nemico degli Stati Uniti. Non dev'essere trattata in modo diverso da qualsiasi altro prigioniero. Mi capite? ― Sì, signore. ― Bene. ― Cole attese che il ragazzo avesse finito, poi controllò il lavoro fatto dal guardiamarina. Soddisfatto, si girò e si allontanò a grandi passi, sentendosi bruciare sulla schiena i feroci occhi verde smeraldo di Devon. La ignorò e continuò a camminare finché il nero dei suoi pensieri non si fuse con il nero della notte, lasciandolo completamente vuoto. Era abbastanza onesto con se stesso da ammettere che non erano stati solo Hartwood e la prigioniera a provocare la sorda furia che gli tempestava dentro da quando avevano lasciato Fort Monroe. Quei due rappresentavano una faccenda abbastanza semplice. Devon Blake sarebbe stata domata e condotta in prigione. Justin avrebbe imparato a fare il proprio dovere, oppure avrebbe trascorso il resto della guerra in prigione. Entrambi potevano essere tenuti sotto controllo. No, non erano loro il problema. Il problema era radicato profondamente dentro di lui, covava come una brutta ferita scoperta. Aveva bisogno di bere fino a stordirsi. Aveva bisogno di una bella rissa: un paio di colpi ben diretti, non importa se dati o ricevuti. Doveva riportare indietro l'orologio, tornare indietro di settimane e poi forse ancora più indietro. Ai tempi in cui era un pazzo spericolato. Ai tempi in cui era arrogante, impertinente e dannatamente stupido. Cole si fermò e appoggiò una spalla contro una grossa quercia mentre fissava l'oscurità, poi chiuse gli occhi. Pur nella disinvoltura della posizione, aveva il corpo percorso dalla tensione mentre riversava l'anima in un'unica fervente, silenziosa implorazione. "Dio, ti prego, fa' che possa Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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rifare tutto. Ti prego. Dammi solo un'altra possibilità." La notte rispose con il silenzio. I ricordi della battaglia che aveva perduto gli attraversarono i pensieri. Serrò i pugni e li respinse, mentre un freddo sudore gli bagnava la fronte. Come potevano pensare che guidasse fino a Washington un manipolo di marinai inetti? Non ne era in grado. Non poteva farcela, avrebbe finito per farli morire tutti. Un fruscio di foglie lo distolse dalle sue cupe riflessioni. Spianò l'arma e fu pronto a sparare prima di rendersi conto che era solo uno scoiattolo che sfrecciava tra gli alberi. Allora ripose l'arma e rimase a testa china, facendo un paio di respiri lunghi e profondi per calmare il panico che gli aveva percorso il corpo. "Molto coraggioso, McRae" pensò disgustato. "Farsela sotto per uno scoiattolo affamato." Si passò le dita tra i capelli e scosse la testa. Se riusciva a portare quegli uomini anche solo in prossimità di Washington, sarebbe stato un dannato miracolo.
5 Devon si girò sulla schiena e fissò il cielo notturno. A giudicare dalle stelle e dal fioco bagliore rosa verso est, mancava circa un'ora all'alba. Non abituata a dormire per terra, portò le braccia sopra la testa stiracchiandosi per dare sollievo ai muscoli contratti, poi girò la testa da una parte e dall'altra per alleviare il dolore al collo. Si fermò bruscamente quando vide Cole. Era seduto a breve distanza, le dava la schiena e fissava l'orizzonte. Non indossava la camicia, forse per il calore che impregnava l'aria anche a quell'ora. Teneva un braccio appoggiato disinvoltamente sul ginocchio. Devon non si lasciò ingannare dalla posizione rilassata. Vedeva benissimo i muscoli tesi e contratti che guizzavano sotto la pelle dorata. Era stata una notte lunga e inquieta. Erano giunti a una specie di tregua, se dover giacere accanto al capitano McRae con le mani legate con una corda e assicurate saldamente alla sua cintura poteva essere definita una tregua. Sapere che quell'odiosa presenza distava solo la lunghezza di un braccio le rendeva abbastanza difficile addormentarsi. Riposare si era dimostrato impossibile. Dapprima era stata disturbata da un basso gemito. Aveva aperto gli occhi, non sapendo bene se aveva udito davvero qualcosa, quando la fune Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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che le legava le mani era stata violentemente strattonata, tanto da farla ruzzolare addosso al suo carceriere. Stupita, era rimasta prona su di lui con le mani aperte posate su quel petto largo e nudo. Sorprendentemente, l'impatto non era stato sufficiente a svegliarlo. Si era agitato sotto di lei, chiamando forte un nome. Devon aveva cercato di liberarsi e di scuoterlo fino a svegliarlo. Era stato tutto inutile. Alla fine, decisa a svegliarlo, aveva sollevato la mano e lo aveva schiaffeggiato. Non forte, ma nemmeno troppo dolcemente. Quando aveva sollevato la mano una seconda volta, Cole aveva spalancato gli occhi e le aveva afferrato il polso in una stretta dolorosa. Per un momento si era limitato a fissarla con uno sguardo vuoto e perduto. A un certo punto però l'aveva riconosciuta perché i suoi lineamenti erano diventati di granito e un ghigno sprezzante gli aveva incurvato le labbra. Muovendosi in un silenzio raggelante, l'aveva respinta rabbiosamente, aveva sciolto la fune dalla cintura lasciandola cadere per terra e si era diretto verso il luogo dove ancora sedeva. Quell'uomo era preda degli incubi. Devon avrebbe dovuto esserne contenta. E invece no. Pur essendosi più volte detta che non gliene importava nulla, si ritrovò a girarsi e rigirarsi. La veglia silenziosa e dolorosa del capitano McRae la turbava più di quanto l'avesse disturbata la sua presenza accanto a lei. Lo fissò, chiedendosi se si era rimesso a dormire o se era rimasto seduto lì per tutta la notte. ― Tra poco sorgerà il sole ― le disse senza voltarsi, spaventandola. ― Dato che siete sveglia, potete anche alzarvi. Devon si alzò senza una parola e si inoltrò nei bassi cespugli a qualche metro dall'accampamento. Lì recitò l'alfabeto ad alta voce in tono monocorde mentre svolgeva le sue funzioni mattutine, l'unica concessione che era riuscita a strappare. Le mani rimanevano legate, seppure non strettamente, e se non le impedivano del tutto i movimenti servivano però a ricordarle il suo stato di prigioniera. Conquistare un po' di intimità era stata una piccola vittoria, ma non era nemmeno lontanamente sufficiente. Era già passato un giorno. Aveva calcolato che fra due o tre giorni avrebbe perso per sempre la sua libertà. Il pensiero non era allegro. Come non fu allegro lo spettacolo che la accolse quando ritornò al vallone. Operando con brusca efficienza di stampo militare, gli uomini stavano levando l'accampamento e cancellavano ogni traccia della loro presenza. Le coperte sulle quali Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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avevano dormito erano state arrotolate e ordinatamente riposte, i cavalli erano sellati e pronti. Cole la stava aspettando con espressione impassibile. Aveva indossato la camicia bianca di lino e sembrava essersi passato le dita tra i folti capelli biondo-fulvi. Sarebbe stato quasi presentabile, se non per l'inizio di barba scura che gli ombreggiava le guance e il mento. Devon rabbrividì immaginando il proprio aspetto. Doveva essere pallida e con gli occhi gonfi. Non si era nemmeno occupata dei capelli, le pendevano semplicemente sulla schiena in una massa floscia e arruffata. Che cosa poteva aspettarsi, pensò irritata, dopo aver dormito tutta la notte nella polvere? Il mattino non era mai stato il momento della giornata che preferiva. Prediligeva adattarsi pian piano al giorno che cominciava ed era più contenta se, fino a mezzogiorno, poteva evitare di guardare un altro essere umano. Poiché lei e zio Monty conducevano la gran parte dei loro affari nelle ore notturne, questo non aveva mai rappresentato un problema. E invece eccola lì, nervosa e irritabile, obbligata a salire in groppa a un cavallo prima ancora del levare del sole. Troppo stanca anche solo per divincolarsi quando Cole la sollevò e la mise in sella. Decise di risparmiare gli sforzi per un'ora più rispettabile, mentre si lasciava sfuggire un sospiro di stanchezza e chiudeva gli occhi. ― Blake. Aprì gli occhi di colpo. Cole era rimasto accanto a lei invece di avvicinarsi al proprio cavallo. Per una volta Devon fu in grado di apprezzare i vantaggi dell'altezza e lo guardò dall'alto in basso. Appariva esausto per la mancanza di sonno e decisamente infelice per quanto stava per dire. Fece un gesto indicando le sue mani. ― Non tenete così stretta la maniglia della sella ― disse brusco. ― Usate le gambe per tenervi. In questo modo vi muoverete insieme al cavallo anziché contro di lui, e non sarete così indolenzita. Devon si limitò a fissarlo senza dire una parola, poi comprese. Quando l'aveva messa sulla sella aveva interpretato la sua reazione come un segno di dolore invece che di semplice stanchezza. A quanto pareva era rimasto colpito al punto di offrirle un consiglio su come cavalcare. Malgrado le continue minacce, quell'uomo non aveva interesse a farle del male. Devon annuì, immagazzinando l'informazione per adoperarla in futuro. Cavalcarono per tutta la mattina in una fila incerta senza scambiare una Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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parola se non quelle strettamente necessarie. Non uscì mai il sole. La giornata rimaneva grigia e fosca, il calore era ancora più insopportabile del giorno prima. Per mezzogiorno Devon si sentiva distrutta e una cosa sola con il cavallo e la sella. Quando Cole dette il segnale per fermarsi, Devon non obiettò. E nemmeno protestò quando la tolse di peso dalla sella. Anzi, fu grata per il sostegno di quelle braccia forti. Le tremarono le ginocchia prima di abituarsi di nuovo alla sensazione della solida terra sotto i piedi. Barcollò contro di lui e con la guancia gli sfiorò appena il petto. In quel breve, goffo momento di contatto sentì il calore di quel corpo e l'odore della sua pelle, inebriante e mascolino. Le tornò il ricordo della notte precedente. Non tanto l'incubo di McRae, quanto le sensazioni fisiche che Devon aveva relegato negli angoli più oscuri della mente. Il ricordo di essergli ruzzolata addosso, mezza addormentata e confusa. La sensazione di quel corpo caldo e mezzo nudo sotto di lei. Si era divincolata, si era agitata e poi lo aveva schiaffeggiato per svegliarlo. Il bruciante disprezzo che gli aveva visto negli occhi quando l'aveva riconosciuta. Devon si strappò alla sua presa e si girò dall'altra parte, concentrandosi sul gesto di spolverarsi le gonne. Respirò l'aria afosa finché non riacquistò l'equilibrio, poi si incamminò un po' rigida lungo il pendio verso il torrentello poco profondo dove si erano fermati. Si sedette su un tappeto di lussureggiante erba estiva e osservò Cole e i suoi uomini accudire i cavalli. Dato che toglievano le selle, la sosta sarebbe stata lunga. Dio solo sapeva se ne aveva bisogno. Si girò verso l'acqua, sperando di trovare un po' di sollievo dal caldo impietoso. Nulla. Il ruscello era di un verde intenso e freddo, la superficie del tutto immobile. Non c'era nemmeno un po' di brezza. Scorgendo una grossa quercia con un ramo che si protendeva sopra l'acqua, si tolse le scarpe e le calze maledicendo silenziosamente le funi che le legavano i polsi perché rendevano quel semplice gesto un compito faticoso. Quando ebbe finito, si arrampicò sul ramo e si sistemò appoggiando la schiena al tronco robusto, con le gonne rimboccate intorno alle ginocchia e i piedi penzolanti. La posizione era molto sconveniente, ma lei non aveva energia sufficiente per badarvi. Era sconveniente anche aprire i due primi bottoni del vestito e lasciare che l'aria accarezzasse il collo e l'inizio delle spalle, ma lo fece ugualmente. Si lasciò sfuggire un sospiro di felicità. Se Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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chiudeva gli occhi, poteva quasi immaginare che soffiasse una leggera brezza. Dopo qualche minuto sentì che qualcuno la raggiungeva e, anche senza guardare, seppe che era il capitano McRae. C'era qualcosa nella sua presenza che trasmetteva all'aria un'elettricità alla quale i suoi nervi reagivano d'istinto. Una sensazione, presumeva, simile a quella che doveva provare un topo quando un gatto affamato si introduceva in un granaio. Preparandosi automaticamente a sostenere una battaglia, aprì gli occhi e si girò verso di lui. Se McRae era urtato dalla sua posa poco signorile, non lo dimostrò. Devon corresse il suo pensiero. La considerava già una pericolosa assassina, quindi ci voleva molto più che una minima infrazione all'etichetta per incrinare, o peggiorare l'opinione che aveva di lei. Strinse le labbra quando vide che portava due piatti. La storia si sarebbe ripetuta. Lo osservò avanzare verso di lei e fermarsi vicino al tronco dell'albero. Posò un piatto, poi le offrì l'altro. Devon si girò sdegnosamente dall'altra parte. ― Una signora non mangia con le mani legate. ― Che cosa ne sapete voi di quello che fa una signora? Lei fissò davanti a sé, ignorando sia l'insulto sia l'offerta. In realtà era un gesto inutile, poiché c'erano già passati la sera prima. Non che le funi che le legavano i polsi le facessero male o le impedissero in alcun modo i movimenti. Justin le aveva assicurate in modo che, con un minimo sforzo, forse avrebbe potuto liberarsi. Era una questione di principio. E dato che l'orgoglio era più o meno l'ultima cosa che le restava, per cedere avrebbe dovuto essere molto più affamata di quello che era. Sollevò il mento un po' più in alto e attese che Cole se ne andasse. Lui le mise il piatto in grembo. Devon sobbalzò, poi fu presa dalla collera. Cole le afferrò i polsi, indovinando le sue intenzioni prima che potesse rovesciare il piatto nell'acqua. ― Non fatelo ― disse. ― Non mangerò con le mani legate ― ripeté lei furiosa, guardandolo in cagnesco. La fissò a sua volta. Prima che Devon si rendesse conto di quello che stava per fare, McRae estrasse un coltello dalla cintura e, con un fulmineo lampo argenteo, le liberò le mani. La fune cadde a terra. Stupita, lei cercò di liberare i polsi dalla sua stretta, ma lui non la lasciò andare; aumentò invece la presa finché non smise di lottare e sollevò nuovamente lo sguardo verso di lui. I loro occhi si incontrarono e rimasero fissi come se Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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Cole si aspettasse una parola da lei, ma Devon non sapeva assolutamente quale. Alla fine disse: ― Credo che ci starebbe una parola di gratitudine. Gli occhi di Devon diventarono due fessure. ― L'inferno diventerà un posto freddo prima che... ― Mangiate ― disse lui, lasciandole andare i polsi e girandosi dall'altra parte. Diffidente, lei lo osservò sedersi sulla riva erbosa, tirare su un ginocchio e appoggiarvi sopra il gomito. Ormai sapeva che quella era una posizione tipica di Cole, una combinazione di agio indolente e di forza trattenuta. Intuiva un'energia ribollente appena sotto la superficie, come se fosse impaziente di balzare in piedi pronto all'azione. Con quei folti capelli dorati e quegli occhi fulvi faceva venire in mente l'immagine di un leone che insegue la sua preda. Evidentemente la fame l'aveva indebolita più di quello che aveva pensato. Distolse lo sguardo da lui e studiò invece il piatto. Sottili fette di prosciutto, una galletta di granturco e una mela. Meglio di quello che si era aspettata. Mangiucchiò il cibo, lasciando che calasse il silenzio mentre masticavano. Quando ebbe finito si appoggiò con la schiena al tronco della quercia con una prospettiva della situazione decisamente più brillante. Aveva mangiato, aveva le mani libere e il caldo non sembrava più tanto intenso. Si guardò intorno cercando il resto degli uomini e scoprì che oziavano in giro, all'ombra vicino ai cavalli. Riportò lo sguardo su Cole. Di solito pensava ai fatti suoi e raramente si degnava anche solo di notarla. Ora, invece, teneva lo sguardo fisso su di lei come se fosse una creatura strana che era necessario studiare. Devon ne fu divertita, più che irritata. Colpì l'acqua con i piedi, poi si girò verso di lui e i suoi occhi verdi erano beffardi mentre sollevava un sopracciglio. ― Sono proprio così affascinante? McRae aggrottò la fronte. ― Non avete l'aspetto di una criminale. ― Generalmente succede così. In questo modo si fanno affari migliori. ― E non ne avete neanche il modo di parlare ― proseguì lui come se stesse dando voce ai propri pensieri. ― Dovete aver avuto una qualche istruzione, un'educazione come si deve. Sembravate destinata a diventare una signora anche se si tratta di un obiettivo che non raggiungerete mai. Devon si fece vento con la mano. ― Ah, è così? Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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― Quindi la domanda è ― continuò lui ― che cos'è successo? Che cosa vi ha portato al punto di contare sul furto e sull'omicidio per vivere? ― Forse mi piacciono ― rispose lei, imponendo alla propria voce una leggerezza di tono che non provava affatto. ― Forse è l'unica cosa che so fare. ― Presumo che abbiate avuto una madre, un padre... Che cos'è successo? ― Sono affari che vi riguardano? ― Forse potrei aiutarvi. Devon rise forte. Non poteva farne a meno. Evidentemente il capitano aveva deciso di cambiare tattica, usando la cordialità al posto dell'intimidazione. Pensava davvero che lei fosse così stupida da cascarci? ― Voi volete aiutarmi ― gli ripeté, con voce piena di amarezza e disprezzo a malapena tenuti a freno. ― Perché non riesco a crederci? ― Avete ben poca scelta ― ribatté freddamente Cole. ― Ma io ho bisogno di sapere tutto. Come avete conosciuto Sharpe, quanto vi pagava, dov'è adesso, tutto. Cominciate dal principio. ― E se dicessi di no? ― Questo sì che sarebbe un errore. ― Capisco. ― Lottò per non serrare i pugni. ― Ma com'è generoso da parte vostra, McRae. E non devo fare altro che divulgare tutti i dettagli personali e intimi della mia formazione. Lui si limitò a fissarla, in attesa. Devon fece un profondo respiro. Date le attuali circostanze, la rabbia era un lusso che non poteva permettersi. No, avrebbe fatto meglio ad andarci cauta. Ma questo non significava che dovesse negarsi il gusto di rinfacciare quel vergognoso ultimatum al suo carceriere. Chinò in silenzio la testa soppesando le opzioni a propria disposizione. Quando levò lo sguardo verso di lui aveva i lineamenti tirati in una maschera di stanca e sperduta innocenza. ― Suppongo che abbiate ragione ― disse piano. ― In realtà non ho scelta. ― Sono contento che ve ne siate resa conto. "Bastardo arrogante e compiaciuto." Devon sorrise dolcemente. ― Mi promettete di aiutarmi? ― Se posso. Devon fissò l'acqua con espressione derelitta. Le sfuggì dalle labbra un piccolo sospiro. ― Mia madre era un'attrice ― cominciò. ― Una donna il Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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cui talento e la cui bellezza erano noti in tutta Europa. Mio padre, un duca francese, si innamorò di lei la prima volta che la vide recitare. Giurò di rinunciare a tutte le sue proprietà per poter rimanere al suo fianco. Ma lei era sposata, così la relazione era condannata fin dall'inizio... ― Blake ― disse lui in tono d'avvertimento. Devon fece una pausa, sbattendo le palpebre e fingendo di sorprendersi davanti alla sua espressione. ― Non è quello che volevate sentire? ― chiese, prendendoci gusto. ― Peccato. È sempre stato uno dei miei pezzi preferiti. Oh, be', questa forse vi piacerà. Mia madre era una principessa indiana. Incontrò mio padre, capitano di lungo corso, durante un viaggio in Africa. Il loro amore era voluto dal destino, ma ahimè, tra la ciurma si diffuse una malattia mortale... ― Basta così ― tagliò corto Cole. ― Oh, povera me, non c'è modo di soddisfarvi, vero? ― Scosse la testa come per un blando rimprovero. ― Per quanto riguarda le mie origini, ne invento sempre di nuove. Quale versione desiderate sentire? ― La verità... se ve la ricordate. Devon si girò dall'altra parte e il suo umore divertito si dissolse istantaneamente. ― È raro che la verità sia interessante. Certo non nel mio caso. ― Perché non lasciate giudicare a me? Lei esitò. Da quando viveva una vita di espedienti, come la definiva zio Monty, le sue origini erano diventate incredibilmente fluide, un po' come le storie che aveva appena raccontato, cucite su misura per adattarsi a ogni situazione in cui si trovava immischiata. Era diventata bravissima a mostrare alle persone solo quello che volevano vedere, a far loro credere solo quello che volevano credere. Fino a quel momento le era andata sempre bene. Era sopravvissuta, e questo solo contava. Ma la verità... quella era tutta un'altra faccenda. Si girò di nuovo verso Cole, notando che non l'aveva mai abbandonata con lo sguardo. Voleva la verità? Ci pensò sopra, poi, dentro di sé, alzò le spalle. Non aveva più nulla da perdere. ― Molto bene ― rispose brusca. ― Fui mandata come moglie scelta per corrispondenza. Jonas Sharpe agiva da intermediario poiché il mio promesso sposo era un suo socio d'affari. I documenti trovati nei miei bauli deve averceli messi lui, perché io non avevo idea che fossero lì. Inoltre non ho ucciso nessuno. Ho scoperto il corpo in un magazzino abbandonato, solo pochi secondi prima che arrivassero i soldati e mi Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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arrestassero. Poiché aveva già raccontato la sua storia molte volte, l'esposizione fu piuttosto forzata e distaccata. Rendendosene conto, aggrottò le sopracciglia, ma scartò il pensiero giudicandolo irrilevante. Il suo scopo era stato quello di riferire gli eventi come si erano verificati, non di intrattenerlo. Quando ebbe finito e il capitano McRae la studiò in un silenzio pensoso, si accese dentro di lei un lieve barlume di speranza. Osava credere di aver trovato qualcuno che, finalmente, la stava a sentire? ― Pare proprio che, prima di cominciare, avrei dovuto definire il termine verità, visto che il significato sembra sfuggirvi, Blake. Devon fece un sospiro, mantenendo a stento la calma. Era stata un'idiota a sperare. La reazione di Cole non era diversa da quella di tutti gli altri ogni volta che aveva cercato di spiegare la situazione. Tutti le avevano chiesto la verità e poi si erano rifiutati di ascoltarla quando l'aveva raccontata. Pazienza. Non avrebbe sprecato un altro grammo delle sue preziose energie per cercare di convincerlo. ― Poiché non rispondete ― riprese lui ― non mi lasciate altra scelta se non quella di tirare le mie conclusioni. Devon si lasciò sfuggire un poco elegante suono sprezzante. ― Ma certo. A questo punto, una persona dotata della vostra intelligenza mi avrà sicuramente già inquadrata. Cole si puntellò all'indietro sui gomiti, incrociando le lunghe gambe all'altezza delle caviglie. ― Vi interessa? ― Non molto. ― Credo che preferiate le bugie alla verità, rubare piuttosto che lavorare onestamente ― disse lui ignorandola. ― Siete intelligente ma avida e volete dalla vita più di quanto vi spetti di diritto. Alla nascita vi sono stati offerti dei vantaggi, ma è chiaro che non vi bastavano. Siete abituata a ottenere tutto quello che volete, infischiandovene del prezzo che gli altri devono pagare. Devon aprì la bocca, poi la chiuse di scatto, ricacciando indietro la rabbia. Cosa gliene importava di quello che pensava di lei? Aveva scelto la propria strada e non doveva scuse a nessuno. Se non a suo fratello Billy, forse, e per quello era ormai troppo tardi. Sentendosi la gola stretta in un modo doloroso e ormai familiare, respinse il pensiero e deglutì. Lo sguardo calmo di Cole era ancora intensamente fisso su di lei, così si obbligò a rilassarsi contro il tronco dell'albero, decisa a non mostrare la Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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minima debolezza o vulnerabilità, sapendo anche troppo bene che l'avrebbe usata contro di lei. Compose i propri lineamenti in una maschera di annoiata condiscendenza e si fece vento con la mano. ― Fa sempre così caldo? ― chiese dopo pochi minuti. Lui la studiò in silenzio. ― No ― rispose alla fine. ― Non in agosto. Devon annuì e scacciò una mosca. ― Là fa ancora più caldo ― proseguì lui. Girò la testa per guardarlo. Era forse una battuta di spirito? Certamente no. Su quegli scabri lineamenti non c'era traccia di leggerezza, nessuna scintilla di allegria, in quegli occhi. Dubitava perfino che quell'uomo sapesse sorridere. Le parole successive le dettero ragione. ― All'Old Capitol è peggio. Washington è stata costruita su terreno paludoso, lo sapevate? Lì i prigionieri muoiono di malaria in estate e di polmonite in inverno. Devon agitò le dita dei piedi nell'acqua tiepida, provocando delle piccole onde che andarono a increspare la liscia superficie. ― Suppongo che stiate cercando di spaventarmi. ― Di avvertirvi ― la corresse Cole. ― E, Dio solo sa perché, di darvi un'altra possibilità per guadagnarvi il mio aiuto. ― Capisco. E cosa dovrei fare, esattamente, per guadagnarmi questo aiuto? ― Dirmi dove posso trovare Sharpe. Devon fece passare la gamba sopra il ramo dell'albero e saltò giù. Raccolse le scarpe e le calze, ma non si dette la pena di indossarle. ― Mi avete già inquadrata, vero? ― disse. ― In generale, avete un notevole intuito. Vi siete sbagliato solo su una piccola cosa. ― Quale? Lo fissò negli occhi con uno sguardo freddo e risoluto. ― Non lavoravo per Jonas Sharpe. Non ho idea di dove sia. ― Fece per andarsene, poi si fermò e si voltò lentamente. ― C'è ancora una cosa che dovreste sapere. Dicevo la verità; non ho ucciso quell'uomo. Non ho mai ucciso nessuno... finora. Cole si alzò in piedi, sovrastandola di nuovo. ― Abbiamo perso abbastanza tempo, qui. Sta diventando tardi e sono stanco di ascoltare le vostre bugie. Devon si irrigidì per la collera, ma non disse una parola. Non c'era motivo di essere turbata, si disse. Fino a quel momento stava andando tutto Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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secondo i suoi desideri. Era stato facile ingannare Cole McRae com'era stato facile ingannare il resto dei suoi carcerieri. Per una cosa almeno aveva creduto alla sua commedia, e tanto bastava. Magari si era accorto di tutte le sue piccole bugie, ma la più grossa era anche la più importante. E quella, pensò compiaciuta, era l'unica della quale non si era avveduto. Il giorno seguente a quella stessa ora, se non prima, lei sarebbe fuggita. Cole cavalcava dietro alla prigioniera, osservandola mentre continuava a ballonzolare su e giù sulla sella. Probabilmente era la peggior cavallerizza che avesse mai visto; per questo motivo stavano perdendo tempo, procedendo a una velocità che era la metà di quella possibile. Avrebbe dovuto essere furioso, ma non lo era. Il passo più lento gli dava tempo per pensare, tempo per risolvere le incongruenze che lo perseguitavano ormai da giorni. Con Devon Blake niente era come sarebbe dovuto essere. Era ostinata, testarda, un'attrice consumata e una ladra di talento. Eppure doveva esserci qualche cosa di più oltre le apparenze. Quella donna lo faceva infuriare e, allo stesso tempo, suscitava il suo interesse. Minava la sua autorità, disobbediva ai suoi ordini e lo ridicolizzava. Lavorava per Jonas Sharpe e già solo per questo meritava il suo odio. Ma per quanto ci provasse, non riusciva a odiarla. Le osservò la schiena magra rammentando come gli era apparsa solo un'ora prima, con le gonne ammucchiate intorno alle ginocchia e i piedi che dondolavano nel ruscello sotto di lei. Era il ritratto dell'affascinante innocenza e lui aveva istintivamente intuito che la posa non era stata presa ad arte. In quel caso, non avrebbe colto al balzo la sua offerta di aiutarla invece di dirgli di andare all'inferno? Gli aveva riso in faccia. Seduta lì sul ramo di quella quercia, con i capelli lunghi e scuri sciolti sulle spalle, gli aveva riso in faccia. Si era fatta beffe di lui con quei racconti assurdi e quelle bugie senza fine. Ed era ancora più stupefacente che lui gliel'avesse permesso. Intuiva che non c'era nulla di personale in quel rifiuto. Semplicemente, quella donna non si fidava di lui. Cole dubitava che si fidasse di qualcuno e finì col chiedersi che cosa le fosse successo nella sua breve vita per renderla così amareggiata e cinica. E così impaurita. Aveva capito anche quello, per quanto avesse cercato in ogni modo di nasconderglielo. Quella donna riusciva a controllare le proprie espressioni, Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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a modulare il tono della voce e a mantenere un atteggiamento sdegnosamente altezzoso anche nelle circostanze più avverse. Ma non aveva ancora imparato a disciplinare le emozioni che le lampeggiavano nello sguardo. Cole ne era molto contento. Si ritrovava a osservare i suoi occhi, studiandoli come un marinaio studia il cielo alla ricerca delle tempeste. Li vedeva chiaramente anche se gli girava la schiena. Erano di un dolce verde cangiante, incorniciati da lunghe ciglia fitte e scure. Occhi stupefacenti. Devon Blake aveva occhi che avrebbero resa bella anche una ragazza insignificante. Nel suo caso toglievano il fiato. Contrasse la mascella. Cristo, cominciava a sembrare infatuato quanto Hartwood. Quella donna era solo un fastidio, e per giunta pericolosa. Evidentemente si era dimostrato troppo gentile con lei. Era suo dovere farsi dire dove poteva trovare Sharpe, e se per ottenere quell'informazione era necessario trattarla più rudemente, lo avrebbe fatto. Era vergognoso, ma non gliene importava nulla. Alla memoria dei suoi uomini doveva almeno questo. Con questa risoluzione in mente, riportò l'attenzione sulla piccola carovana. Il sentiero che seguivano era a malapena tracciato, poco più di un solco superficiale che procedeva tortuosamente verso nord. Viaggiarono per miglia sotto la copertura degli alberi fitti e in mezzo a una vegetazione bassa e rigogliosa. Alla fine gli alberi cominciarono a diradarsi e la luce brillante del sole si riversò davanti a loro, su una specie di radura. Cole emise un basso fischio, segnalando agli uomini di fermarsi. Spronò la propria cavalcatura e giunse fino al margine della radura proprio quando un penetrante sibilo metallico gli perforò le orecchie. Un treno. Il sentiero davanti a loro si apriva in un campo vuoto. A un centinaio di metri si era fermato un treno. Cole imprecò silenziosamente mentre dal vagone di testa si riversavano dei sudisti, sparpagliandosi per il campo come uno sciame di locuste. Aguzzando la vista vide uno scintillio di metallo dove le traversine erano state divelte dai binari, certo opera di guastatori dell'Unione. Finché il danno non veniva riparato, il treno non sarebbe andato da nessuna parte. E neppure lui e i suoi uomini. Maledicendo la propria sfortuna smontò da cavallo, indicando agli altri di fare altrettanto. Afferrò Devon. ― Non una parola ― ruggì mentre la faceva scendere dalla sella. Per tutta risposta lei lo guardò in cagnesco, poi spostò lo sguardo oltre le Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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sue spalle, posandolo sul treno e sull'accampamento di una cinquantina di soldati ribelli bene equipaggiati. Quando lo riportò su Cole, le danzava negli occhi una beffarda luce di sfida. Aprì la bocca come per gridare. Cole la afferrò per un braccio e la strattonò verso di sé. ― Fatelo e vi giuro che sarete morta prima che crepiamo noi. L'espressione divertita defluì da quei lineamenti delicati. Per un istante nei suoi occhi lampeggiò un odio bruciante, poi il viso riassunse la normale espressione di freddo sdegno. ― Capisco ― rispose. Cole annuì. Era stato troppo facile. La prigioniera non era una donna che si lasciasse facilmente intimidire con le minacce, anche quando riguardavano la sua stessa vita. ― Dico sul serio. ― Lo so benissimo. La studiò ancora per un secondo, poi la lasciò andare. Gli voltò le spalle, muovendosi con il portamento rigido e goffo di una persona poco avvezza a trascorrere giornate intere su una sella. Sedette a qualche metro di distanza dagli uomini, dando le spalle al treno e a lui. Devon Blake non era un tipo remissivo, pensò Cole. Sicuramente stava escogitando qualcosa. Dopo averla osservata per qualche minuto, tuttavia, cambiò idea, un po' sorpreso che, alla fine, avesse ascoltato le sue minacce. Devon sedeva in silenzio per conto suo, strappando distrattamente la fitta erba che la circondava. Quando si annoiò di quel passatempo, si passò le dita tra i capelli e cominciò ad acconciarli in una treccia morbida. Cole esaminò il resto della scena. I cavalli erano alla cavezza lenta e rimanevano sellati, pronti a partire. Gli uomini stavano all'erta con i fucili pronti mentre osservavano i soldati nemici. Tutto sembrava a posto, ma lui non aveva questa sensazione. Guardò nuovamente Devon. A quanto pareva aveva smesso di fare toeletta e si era rannicchiata sull'erba come per un pisolino. La lasciò stare, tenendo d'occhio lei e i soldati confederati intenti a riparare il danno ai binari. Fu solo quando udì il fischio acuto che segnalava la fine dei lavori che riuscì a rilassarsi. I sudisti risalirono a bordo, mentre il vapore usciva a fiotti dagli sfiatatoi. Con un brontolio, il convoglio cominciò lentamente ad avanzare. La prigioniera si alzò in piedi e si stiracchiò, con gli occhi assonnati e tutta scarmigliata per il sonnellino. Cole si girò per rivolgersi agli uomini. A Devon non occorreva altro. Prima che lui potesse intuire quello che stava per fare, lo sorpassò di corsa diretta verso i cavalli, saltando in sella con una facilità che lo sbalordì. Fece per afferrare le redini, ma Devon ci Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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arrivò per prima, liberandole con uno strattone mentre immergeva i talloni nei fianchi dell'animale e lo faceva balzare in avanti. Attraversò al galoppo la fitta vegetazione e si lanciò all'inseguimento del treno a una velocità mozzafiato. Cole si lasciò sfuggire una furiosa imprecazione mentre afferrava il cavallo, saltava in sella e si precipitava al suo inseguimento. Devon aveva un vantaggio iniziale di una ventina di metri e ne stava facendo un ottimo uso. Avanzava a un galoppo sfrenato, china sul collo della cavalcatura e spronandola a fare ancora di più. Il vento le frustava i capelli gonfiandoglieli sulla schiena come una nuvola scura. Cole digrignò i denti. Quella donna sapeva cavalcare, dannazione, e anche molto bene. Tuttavia, era più bravo lui; non di molto, ammise a malincuore, ma quanto bastava. Riuscì a rimontare lo svantaggio, raggiungendola mentre lei viaggiava parallelamente a un vagone merci. In ogni caso, si trovavano a un punto morto. Il treno stava procedendo a piena velocità, le ruote d'acciaio mordevano i binari, masticando e risputando tutto quello che trovavano. Qualsiasi tentativo di saltare a bordo sarebbe stato un puro suicidio. Lui lo sapeva e, di certo, lo sapeva anche lei. Si sforzò di avanzare ancora per allontanarla dal convoglio. Si rese conto troppo tardi dell'errore. Non poteva afferrarla, ma non poteva nemmeno fermarla. Invece si era avvicinato quel tanto che bastava a infonderle il panico. Se avesse indietreggiato, lasciando tra loro un po' più di distanza, lei si sarebbe accorta del pericolo e si sarebbe allontanata dal treno spontaneamente. Ma lui non le aveva lasciato scelta. La fuggitiva si alzò in piedi sulle staffe e allungò un braccio verso il vagone. Il cuore di Cole aumentò i battiti. ― No! ― urlò. Ma era troppo tardi. Devon saltò.
6 Cole osservò orripilato Devon lanciarsi dalla sella, con il fragile corpo in bilico a mezz'aria sopra le ruote d'acciaio per quella che sembrò un'eternità, prima di sbattere contro il largo sportello del vagone. Afferrò la sbarra di ferro che serrava la porta, ma non riuscì a stringerla bene. La mano destra scivolò via, lasciando che fosse solo la sinistra a reggersi alla Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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sbarra mentre il corpo penzolava precariamente sopra i binari. Cole non esitò. Balzò dalla sella scaraventandosi verso il treno che andava a tutta velocità. Sbatté contro il vagone e si afferrò a una sottile scaletta di metallo inchiavardata su un fianco. Trovando i solchi profondi che correvano per tutta la lunghezza del vagone, vi affondò gli stivali, conquistando un punto d'appoggio, mentre si allungava in avanti e afferrava la ragazza. Il vento lo frustò, ruggendogli nelle orecchie, mentre gridava il suo nome. Non poteva sentirlo o, se anche lo aveva udito, non poteva girarsi. La osservò allungarsi verso l'alto e cercare di afferrare la spessa sbarra di metallo. Non ci riuscì. La mano destra scivolò via di nuovo e, questa volta, perse la presa anche la sinistra. Lanciò un urlo di puro terrore mentre piombava giù. Cole si slanciò verso di lei, afferrandola mentre cadeva. Le avvolse il braccio intorno alla vita, tirandola a sé mentre Devon gli lanciava le braccia intorno al collo. I corpi rimasero allacciati insieme, schiacciati contro lo sportello del vagone, mentre il terreno fuggiva sotto i loro piedi. Il momentaneo sollievo per essere sfuggiti d'un soffio alla morte si dissolse quando la scala sottile alla quale Cole si teneva aggrappato si piegò improvvisamente sotto il loro peso, facendoli sobbalzare entrambi. ― Afferrate lo sportello ― le gridò all'orecchio. Aveva le mani occupate a tenere sia lei sia la scala e non aveva intenzione di lasciar andare né l'una né l'altra. La donna scosse la testa sconvolta per il terrore e gli affondò nelle spalle le dita ad artiglio. ― No, non posso! ― gridò. ― Va tutto bene, vi tengo io, non vi lascerò cadere. ― No! La scaletta scricchiolò di nuovo. Sopra la loro testa un cardine cedette, la parte superiore della scala non era più fissata e li mandò a finire sospesi sui binari prima di sbatacchiarli nuovamente contro il vagone. ― Dannazione, muovetevi! Aprite quello sportello! Questa volta Devon obbedì. Si staccò da lui, con le mani che tremavano mentre si allungava verso la pesante sbarra di metallo. Cole trattenne il respiro. Se la porta era chiusa con il chiavistello... Non lo era. Devon la afferrò e la tirò all'indietro, facendola aprire lentamente. Cole sentì cedere un altro cardine e non aspettò che lei finisse. Avevano una sola opportunità. Si tenne appeso alla scala mentre usava i Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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piedi per spingersi lontano, formando un arco sopra i binari per poi tornare verso il vagone. A quel punto mollò la presa sulla scala, pregando che il culmine dell'arco formato grazie alla spinta li mandasse a finire nell'apertura della porta e non contro la parete del vagone. Non ce l'avrebbero fatta. Cole se ne rese conto in una frazione di secondo di lucidità mentre ricadevano contro il vagone. L'apertura non era abbastanza larga. Proprio mentre si preparava all'inevitabile, il treno affrontò una salita e la forza di gravità completò quello che Devon aveva iniziato. Lo sportello si spalancò mentre lo attraversavano al volo, e andarono a finire dentro il vagone buio. Slittarono sulle dure tavole di legno e la caduta finì quando sbatterono contro una pila di casse. Cole spinse Devon sotto di sé mentre si preparava all'impatto. Le casse vacillarono, poi crollarono loro addosso con grande fragore, aprendosi quando rimbalzavano sulle loro schiene e cadevano sul pavimento. Sentì Devon irrigidirsi sotto di lui, ma non si mosse finché non fu sicuro che il peggio era passato. Quando l'ultima cassa fu caduta e l'unico suono che riempiva il silenzio fu il rumore sordo e regolare delle ruote d'acciaio che giravano sotto di loro, Cole gemette e si girò supino. La schiena gli faceva un male d'inferno, il che doveva essere un buon segno: era ancora vivo. Devon si mise lentamente seduta con il viso mortalmente pallido, gli occhi spalancati e abbacinati mentre fissava l'interno del vagone e poi Cole. ― Ce l'abbiamo fatta ― sussurrò rauca, e la sua voce aveva un tono di stupefatta incredulità. ― A stento. ― Cole grugnì e fissò il soffitto, non ancora del tutto pronto a muoversi. Si chinò su di lui con le sopracciglia aggrottate per la preoccupazione mentre gli posava sul petto una mano delicata. ― Siete ferito? La fissò nei dolci occhi verdi e ricacciò l'impulso di scuoterla selvaggiamente. ― Di tutte le cose più stupide e spericolate... ― cominciò a dire, mentre Devon si rimetteva in piedi barcollando e si guardava ansiosamente intorno per cercare una via d'uscita. Ignorando il dolore alla schiena, Cole balzò in piedi per andare a mettersi tra lei e la porta. ― Non pensateci nemmeno ― disse brusco. ― Non siate assurdo. Non ho intenzione di saltare da un treno in corsa. ― Cosa diavolo pensate di aver appena fatto? ― ruggì lui. ― Per poco non ci ammazzavamo tutti e due. Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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La bocca di Devon si piegò all'ingiù in una smorfia di disapprovazione mentre il piccolo mento ostinato si sollevava. ― Se voi non mi aveste inseguita... ― Sareste finita schiacciata dalle ruote ― concluse la frase per lei. Lo fissò incredula. ― Vi aspettate davvero che vi sia grata? ― Certo che sì, per avervi salvato la vita. ― Oh, per favore ― lo rimbeccò in tono sprezzante. ― Voi non avete salvato me, bensì il vostro prezioso senso del dovere nonché il vostro onore. Sarebbe stato oltremodo imbarazzante per voi se la vostra prigioniera fosse rimasta uccisa in un tentativo di fuga. ― Camminò avanti e indietro, in preda a una furia che eguagliava la sua. ― Questo avrebbe rovinato tutto il divertimento, vero? Che sconsideratezza da parte mia rischiare di morire adesso invece di marcire graziosamente in prigione. Perdonatemi se ho dimenticato quanto è importante per voi. ― Blake... ― Non mi rinchiuderà più nessuno. Mi capite? Mai più. Cole la fissò. Quindi era già stata in prigione. Anche se questo non lo sorprendeva affatto, non gli piaceva neppure il pensiero di quella donna in una cella umida e buia. E non riusciva neppure a indurire il cuore davanti al panico che leggeva in quei suoi occhi espressivi mentre lo fissava, lottando invano per mantenere una facciata coraggiosa. Irritato dalla piega che aveva preso la conversazione, la parola successiva gli uscì con un tono più aspro di quello che avrebbe voluto darle. ― Spostatevi. Devon fece una smorfia davanti alla sua maleducazione, tuttavia si spostò. Cole rivolse l'attenzione alle casse di legno che riempivano il vagone. Poiché non c'erano soldati messi di guardia, dubitava che contenessero cose di valore. Le aprì e cominciò comunque a saccheggiarle, trovando conferma alle proprie supposizioni. Gli articoli contenuti nelle casse, benché di lusso, erano di scarsissimo valore per una nazione in guerra. Corsetti di pizzo, bottiglie di profumo, scatole di sigari arrotolati a mano. Evidentemente il carico era destinato al mercato nero. Scosse la testa disgustato, nauseato da tanta avidità. Mentre c'erano uomini che sul campo di battaglia morivano per la scarsità di fucili e munizioni, chi infrangeva il blocco anteponeva ancora il profitto alla causa della liberazione del Sud. Bene, quello era un problema di Jeff Davis, non suo. Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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― Che cosa sono queste? ― chiese Devon, interrompendo il corso dei suoi pensieri. Cole lanciò un'occhiata dietro di sé e vide che aveva cominciato a frugare a sua volta tra le casse. Stesa davanti a lei c'era una serie di litografie che ritraevano un uomo grande e grosso con i capelli scuri e le fedine in una varietà di pose ridicole. In un ritratto era mostrato in pieno assetto di battaglia e seduto a cavalcioni di un maiale, in un altro era vestito di un abito a gale e in mano teneva un bouquet di margherite. ― Butler. Il generale Benjamin Butler ― rispose Cole. Poi, vedendola accigliarsi, spiegò con un mezzo sorriso: ― Un generale dell'Unione. Al Sud non è molto popolare. Devon annuì e rimise le stampe nella cassa. ― Sembrano oggetti stupidi da trasportare ― disse. ― Pensavo che le casse fossero piene di cibo e vestiario. Gli occhi di Cole si incupirono. Era esattamente il tipo di commento di cui aveva bisogno per dare una nuova prospettiva a tutte le cose. Fino a quel momento Jonas Sharpe era uno dei pochi che forzavano il blocco e che, oltre ad attaccare spietatamente le navi dell'Unione, si dedicava anche a rifornire il Sud delle indispensabili munizioni. Quella era appunto una delle ragioni per cui quell'uomo andava fermalo. E l'istinto del quale si era fidato per tutta la vita gli diceva che Devon Blake era la chiave per riuscire a fermarlo. ― Fortunatamente per il Nord ― rispose brusco ― la maggior parte delle unità che forzano il blocco non sono devote quanto il vostro Sharpe. Le mani di Devon si fermarono a mezz'aria, poi alzò le spalle e continuò a rovistare nelle casse. ― Ve l'ho detto, non è il mio capo. Cole rifiutò di lasciarsi trascinare nella solita discussione. Invece rovesciò una cassa e ci si sedette sopra, studiandola con calma. ― Avreste dovuto limitarvi a strillare quando ne avete avuto l'opportunità invece di tentare una cosa così stupida come saltare su un treno in corsa ― disse alla fine. ― Per poco non è costato la vita a entrambi. A queste parole lei si girò con le sopracciglia sollevate in una sfida fredda e beffarda. ― A quanto rammento avevate minacciato di uccidermi, se lo facevo. Cole aggrottò le sopracciglia, chiedendosi se lo credeva davvero capace di fare una cosa simile, e perché lo irritava che lei lo pensasse. ― È per questo che non avete urlato? ― chiese. ― No. Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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― Allora perché? Incurvò le labbra in un piccolo sorriso. ― Mi state offrendo dei suggerimenti sul modo di scappare, McRae? ― Lui attese, rifiutandosi di abboccare. Devon alzò le spalle e si sistemò anche lei su una delle casse. ― Naturalmente ci ho pensato ― disse, rispondendo alla sua domanda. ― Ma ho pensato che su questo treno ci fossero almeno duecento soldati. Contro i vostri sei non mi sembrava uno scontro alla pari. Non aveva urlato perché non voleva che lui o i suoi uomini rimanessero feriti? A Cole ci vollero non più di due secondi per decidere che si trattava sicuramente di una bugia. ― Vi aspettate davvero che vi creda? Lo fissò per un momento, poi distolse lo sguardo. ― No ― disse. ― No, suppongo di no. Cole sentì una fitta colpevole. Non c'era motivo per cui dovesse credere a una sola delle parole che uscivano da quelle labbra traditrici. Quella donna era una bugiarda, una ladra e un'assassina. Perché gli era così difficile ricordarlo? Cercò un'altra ragione per rimanere aggrappato alla sua rabbia e non gli ci volle molto per trovarla. ― Siete un'eccellente amazzone ― disse. ― Così mi è stato detto. ― Siete anche un'attrice. Ho creduto davvero che non foste mai montata a cavallo in vita vostra. ― Era questo il mio piano. Ancora una volta Cole fu combattuto tra la voglia di strozzarla e il desiderio di applaudire la sua interpretazione. Poi ricordò le scene che aveva fatto la prima volta che aveva cercato di metterla in sella e sentì nuovamente montargli dentro la rabbia. ― Mi avete fatto fare la figura dello stupido davanti ai miei uomini. Devon alzò le spalle e si spolverò la gonna. ― Non mi sembra nemmeno giusto prendermi tutto il credito. Direi che ci siete riuscito benissimo anche da solo. ― Se questo è il vostro modo di chiedermi scusa, vi suggerisco di provarci di nuovo. ― E io vi suggerisco... ― Si interruppe con gli occhi spalancati mentre si premeva la mano contro il petto. ― Il mio anello ― ansimò. ― È sparito! ― Prima che Cole potesse dire una parola Devon si buttò a quattro zampe, passando freneticamente le mani sul ruvido pavimento di legno. Cole la osservò, poi colse un vago luccichio d'oro vicino alle casse che Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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avevano fermato il loro ruzzolone. Si alzò in piedi e allungò una mano per raccoglierlo, tenendolo tra le dita mentre lo esaminava. Sembrava un anello matrimoniale, e anche di qualità piuttosto scadente. L'oro era sottile e piuttosto graffiato, le pietre erano solo delle schegge di diamante. Si girò verso di lei, tenendolo alto. ― Se vi date la pena di rubare qualcosa dovreste mirare più in alto. Questo vale a malapena... Devon balzò in piedi e si slanciò verso di lui. ― Datemelo! Cole tirò indietro il braccio, tenendo l'anello fuori della sua portata. ― Devo ammettere che siete piena di risorse. Quando avete trovato il tempo di rubarlo? Devon lo guardò male, tenendo le mani a pugno sui fianchi. ― Non l'ho rubato. Apparteneva a mia madre, e quelle incise all'interno sono le sue iniziali. ELB: Elizabeth Layton Blake. Adesso datemelo. Cole controllò. ― Infatti. Ditemi, quale madre era questa qui, l'attrice famosa oppure la principessa indiana? ― Nessuna delle due. ― Tese la mano, fissandolo negli occhi. Cole se la prese comoda, pensandoci su e divertendosi, per una volta, a condurre il gioco. Con Devon Blake succedeva di rado. ― Dannazione, datemi l'anello! ― Le tremava la voce. E anche la mano, mentre la teneva tesa con il palmo verso l'alto. Gli occhi scintillavano, ma Cole non era in grado di dire se per la rabbia o per le lacrime. Le lanciò l'anello. ― Vi suggerisco di badare al vostro linguaggio ― disse freddamente, poi alzò le spalle mentre faceva correre lo sguardo sul vestito a brandelli, sul viso sporco e sui capelli spettinati. ― Ma forse non importa. Nessuno accuserà una piccola sgualdrina come voi di essere una signora. La vide ritrarsi mentre un'espressione di dolore le attraversava il viso. Aveva voluto farle del male. Aveva voluto dire parole taglienti, cattive. Dopotutto, era quello che voleva, e allora perché si sentiva sporco e osceno? Si lasciò sfuggire un sospiro incerto mentre la osservava ritirarsi nella parte opposta del vagone e sedersi accanto alla porta aperta voltandogli la schiena e tenendo le ginocchia strette al petto, mentre fissava il paesaggio. Dallo sportello aperto la brezza le soffiava indietro i capelli, mandandoli a ricadere sulle spalle come un'onda di seta nera. Si era infilata l'anello al terzo dito della mano sinistra e ora lo faceva girare con aria distratta. Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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Coi nervi tesi al limite Cole si girò verso la pila di casse. Aveva voglia di sfogare almeno un po' della sua frustrazione fracassando le pareti di legno con lo stivale, quando il lieve rumore di qualcuno che tirava su con il naso attrasse la sua attenzione. Si girò fissando la schiena della sua prigioniera. Dio del cielo, quella donna non si era messa a piangere a causa sua, vero? Anche se le spalle non si muovevano, sentì di nuovo tirare su col naso. Dannazione. Bene. Lasciala piangere, si disse. Non aveva intenzione di farsi di nuovo manipolare. Era lui ad avere il controllo della situazione, non lei. Le girò la schiena, rammentando per la centesima volta a se stesso che si trattava dell'agente di Jonas Sharpe. Sentì di nuovo tirare su con il naso e seppe che non l'avrebbe sopportato ancora a lungo. Afferrando quello che era riuscito a recuperare dalle casse, si avvicinò e si accucciò accanto a lei. ― Vorreste dei dolci? Devon si passò il dorso della mano sulle guance e girò la testa di scatto. ― Non sono una bambina ― disse bruscamente, passando lo sguardo da lui alla scatola di ottimi cioccolatini di importazione che le tendeva. ― Non l'ho mai pensato ― ribatté lui con calma posando tra di loro la scatola e una bottiglia di cognac francese. ― Non stavo piangendo. Cole annuì educatamente, ignorando il fatto che gli occhi luccicavano e le ciglia lunghe e scure erano ancora umide. ― È il solo cibo che sono riuscito a trovare ― disse. ― Poiché le nostre provviste sono rimaste legate dietro alla mia sella, temo che la nostra cena sarà questa. Si sistemò accanto a lei e prese un cioccolatino. Dopo qualche attimo di esitazione, la prigioniera seguì il suo esempio. Cole aprì il brandy, prese una bella sorsata poi lo passò anche a lei. Devon scosse la testa. ― Zio Monty non mi ha mai permesso di toccare i liquori. Dice che le signore non... ― Si interruppe bruscamente, poi prese la bottiglia. ― Suppongo che non importi più, vero? Cole la osservò mentre con la gonna puliva con cura l'imboccatura della bottiglia poi la inclinava verso la bocca e prendeva una bella sorsata. Tutto d'un tratto cominciò a tossire. ― È molto forte ― ansimò quando riuscì a parlare. ― È liscio ― disse lui, e bevve di nuovo. Le passò la bottiglia. Devon la accettò con aria di sfida e mandò giù un altro sorso. Questa volta riuscì a Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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inghiottire senza strozzarsi, anche se Cole notò che veniva percorsa da un piccolo brivido. Non aveva programmato di farla ubriacare. Ma ora che se ne era presentata l'opportunità, non aveva intenzione di lasciarsela sfuggire. Soprattutto se questo significava per lui il modo di sapere qualcosa di più a proposito di Sharpe. Dopo le prime due o tre sorsate, si limitò a portare la bottiglia alle labbra senza bere. A quanto sembrava Devon ci aveva preso gusto. Il cognac, notò, era già a metà. Cercò una frase innocua, una cosa da dire che rivelasse qualcosa di sé e magari la inducesse a fare lo stesso. ― Questo paesaggio mi ricorda il luogo dove sono cresciuto ― disse alla fine. ― Siete cresciuto in Virginia? ― La voce di lei aveva un che di cantilenante che Cole non riconobbe e che probabilmente era effetto del liquore. ― No. Fuori Philadelphia. Ma la campagna è simile: colline verdi ondulate e tutto il resto. ― Oh. ― Devon unì le sopracciglia scure come se stesse elaborando informazioni molto complesse. Cole prese in considerazione la possibilità che stesse simulando l'ubriachezza nello stesso modo in cui aveva finto di non saper cavalcare, ma decise che era improbabile. La sua piccola taglia, unita alla quantità di alcol che aveva assorbito e alla velocità con la quale l'aveva mandato giù, ormai doveva aver compiuto i suoi effetti. ― Ditemi qualcos'altro di voi ― chiese. ― Perché? ― Mi piacerebbe sapere qualcosa dell'uomo che mi ucciderà. Cole girò di scatto la testa verso di lei. ― Che cosa vi fa pensare che vi ucciderò? ― Non mi lascerete scappare, vero? ― No. ― E io non vi permetterò di rinchiudermi. ― Devon si lasciò sfuggire un drammatico sospiro e si afferrò le ginocchia con le mani, posandoci sopra il mento. ― Uccidermi è l'unica possibilità che vi è rimasta. ― Inclinò la testa verso di lui con gli occhi franchi e fiduciosi di un bambino. ― I vostri genitori erano molto ricchi, vero? Cole sbatté le palpebre al rapidissimo cambiamento di argomento. ― Che cosa ve lo fa pensare? ― Lo so. Sono molto brava a valutare gli indizi. Sono le piccole cose Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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che rivelano le persone. Come i vostri stivali, per esempio. Sono costosi. Sicuramente non fanno parte della dotazione governativa. Ho ragione, no? ― Sì. I miei stivali li ho comprati io. ― E ho ragione a proposito dei vostri genitori, vero? ― Suppongo di sì ― rispose lui. ― Dev'essere stato bello. ― Il denaro non è tutto. Devon si irrigidì. ― No, avete ragione. Il cibo è tutto. Gli indumenti caldi sono tutto. Avere un posto sicuro per dormirci la notte è tutto. Ma per queste cose ci vuole del denaro, no? ― Prese un altro sorso di brandy e lui osservò le sue spalle rilassarsi visibilmente. ― Ditemi com'è ― gli disse. Cole cambiò posizione, un po' a disagio. Non solo aveva appena ricevuto una bella lezioncina, purtroppo meritata, ma stava anche perdendo tutto il controllo che pensava di avere sulla conversazione. ― Mio padre dirige una fabbrica appena fuori Philadelphia ― disse. ― Costruisce vagoni, carrozze... ― La McRae Diligenze? ― disse Devon. ― Siete voi? ― No ― rispose Cole in tono fermo, non molto sorpreso davanti alla rapidità con cui lei aveva fatto il collegamento. Per moltissime persone la parola diligenza seguiva il nome McRae con la stessa naturalezza per cui la notte segue il giorno. ― Sono mio padre e mio fratello. Sono loro che dirigono la compagnia. Appartiene a loro, non a me. Devon fece un gesto evasivo. ― E allora ditemi com'è stata la vostra infanzia. La vostra casa doveva essere molto bella. ― Era enorme ― ammise Cole. Allungò le gambe, appoggiandosi all'indietro mentre i ricordi lo invadevano. ― Assomigliava più a un ufficio governativo che non a una casa ― continuò dando voce ai propri pensieri. ― Mandata avanti da una serie infinita di servitori inamidati in guanti bianchi che tenevano tutto in ordine perfetto... inclusi noi bambini. Per mia madre non c'era crimine peggiore che usare la forchetta sbagliata a cena. E guai se durante le nostre lezioni mio fratello e io non ottenevamo i voti migliori. ― Fece una pausa, scuotendo la testa. ― Praticamente, camminavamo sempre in punta di piedi. Niente risate, niente urla, niente rumori di nessun tipo. Come se ci fosse stato sempre un cadavere nel salotto buono. Devon rise, un suono roco e basso che Cole non aveva mai sentito. Poi levò lo sguardo su di lui, con gli occhi brillanti e due piccole fossette agli Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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angoli della bocca. Le fissò le labbra, stupito dal corso ribelle che avevano preso i suoi pensieri. Invece di concentrarsi sulla discussione, si ritrovava a chiedersi come sarebbe stato baciare quelle fossette. ― Ecco quindi che avete deciso di non restare lì a costruire diligenze ― gli suggerì lei. Cole scosse la testa. ― Diavolo, no. Me ne sono andato a diciassette anni, deciso a cavarmela da solo. Ho firmato l'ingaggio con una nave che salpava per Costantinopoli e mi è piaciuto moltissimo. L'aria salina, il beccheggio del ponte sotto i piedi, la sensazione di libertà quando un soffio di vento gonfia le vele e tu capisci cosa significa volare. Ho saputo allora di aver trovato ciò che volevo fare della mia vita. Ho messo da parte il salario, ho imparato tutto quello che potevo su come si comanda una nave. ― E vi siete comprato una nave tutta per voi ― concluse lei. Cole sorrise tristemente. ― Le golette di venti metri non sono a buon mercato. Poiché all'epoca avevo solo ventun anni, trovare il denaro per una nave ha significato inghiottire l'orgoglio e tornare da mio padre per un prestito. Per fortuna ha creduto abbastanza in me da darmi il denaro. ― Fece una pausa, poi scosse la testa mentre riconsiderava le proprie parole. ― La verità è che era convinto che fossi ancora un ragazzino, però mi ha dato ugualmente quel che gli chiedevo. In tre anni sono riuscito a restituirgli il prestito con un ottimo interesse. Devon fece un singhiozzo. ― Grazie per aver condiviso tutto questo con me. Cole si voltò e vide che gli sorrideva con affettuosa approvazione. Si era lasciato a tal punto prendere dai ricordi che aveva quasi dimenticato i propri propositi. Doveva ottenere informazioni da quella donna e non il contrario. ― Adesso tocca a voi ― disse. Devon si irrigidì e si girò dall'altra parte. Prese la bottiglia e bevve un altro sorso. ― Ve l'ho detto ― borbottò dopo aver deglutito. ― Io non sono così interessante. ― Raccontatemi dei vostri genitori. Quando sono morti? Devon apparve stupita. ― Non ho mai detto che mio padre fosse morto. Non lo so per certo, ma dubito che sia morto. Cole aggrottò le sopracciglia. ― Non lo sapete? Siete scappata di casa? ― In realtà è successo il contrario. ― Non capisco. ― Lo vedo. Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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― Allora perché non me lo spiegate? ― Visto che lei si rifiutava ostinatamente di rispondere, tentò un'altra strada. ― Ditemi dove siete cresciuta. ― A Fordsham. In Inghilterra. ― Vi piaceva? La osservò annuire e passarsi le mani sulle gonne per lisciarle, un gesto che ormai sapeva essere di agitazione nervosa. ― Naturalmente non avevamo una , casa bella come la vostra ― disse alla fine. ― Solo un semplice cottage. Ma a mia madre piaceva coltivare le rose, e questo lo rendeva grazioso. E una volta cucii delle tende di percalle rosso per le finestre. Però non durarono oltre l'inverno perché il tetto ebbe una perdita e l'acqua le rovinò. Cole immaginò Devon che cresceva in un cottage pieno di correnti d'aria, con il tetto che perdeva. ― Dov'era vostro padre durante tutto questo? ― chiese fissandola. Lei si strinse nelle spalle. ― Mio padre lavorava nel commercio. Quand'ero piccola viaggiava sempre. Vendeva modelli per vestiti, equipaggiamenti agricoli, mobili da cataloghi... sempre qualcosa di diverso. Immagino che gli andasse piuttosto bene perché mandava a casa denaro a sufficienza per mia madre, per Billy e per me. " ― Billy? ― Il mio fratello minore. Esitò, fissando con uno sguardo vacuo il paesaggio ormai scuro. ― Mia madre era sempre eccitata ogni volta che mio padre tornava a casa da uno dei suoi viaggi. Passava giorni interi a sistemare il cottage, vestiva bene Billy e me perché lui restasse più a lungo. Rendeva tutto perfetto. Mio padre portava regali a tutti e, per qualche giorno, era meglio che a Natale, meglio di qualunque cosa. ― Fece una pausa, girandosi l'anello intorno al dito. ― Ma non durava mai a lungo. Dopo una settimana, forse due, non gli andava bene più niente. Io parlavo troppo oppure mi sporcavo il vestito. I biscotti della mamma erano troppo secchi. E Billy... ― Le morì la voce, poi levò lo sguardo su Cole, con un bel sorriso stampato sulla faccia. ― Billy era un bel bambino. Molto intelligente e vivace, ma era nato con la schiena storta. Non riusciva a camminare senza le stampelle, e anche con quelle nemmeno tanto bene. A volte sorprendevo mio padre mentre lo osservava con un'espressione addolorata sul viso, come se gli facesse male anche solo guardarlo, e io mi arrabbiavo moltissimo... Cole attese mentre lei sollevava la bottiglia di cognac e fissava l'etichetta Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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come se avesse potuto trovarvi la soluzione a tutti i problemi del mondo. Intuì che, se l'avesse fatta parlare ancora, avrebbe avuto le risposte che voleva. ― Andate avanti, Devon. ― Quando avevo dodici anni e Billy sei, nostra madre morì. Era malata da un po', e alla fine papà era venuto a casa. Circa una settimana dopo il funerale disse a Billy e a me di raccogliere tutte le nostre cose perché avremmo fatto un viaggio speciale con lui. Sollevò lo sguardo verso Cole con gli occhi annebbiati dal liquore e un sorriso di rammarico. ― Questo sembrerà terribile, ma anche se ero addolorata per la morte della mamma, una parte di me non era troppo triste. Sapevo che papà non poteva più lasciarci. Avrei fatto in modo che Billy e io fossimo sempre perfetti, e allora avrebbe dovuto volerci bene. ― E dove siete andati durante quel viaggio speciale? ― Salimmo su un treno per Liverpool, la città più vicina. Billy e io eravamo emozionatissimi: era la prima volta che andavamo in treno. Alla prima fermata mio padre scese per prenderci qualcosa da mangiare. Ricordo che mi baciò su una guancia, disse di stare attenta a Billy e che sarebbe tornato subito. Si interruppe e prese un altro sorso. Il vento soffiava, più forte e più fresco di prima, e le agitava i capelli intorno al viso come fiamme scure. Cole vide un lampo in lontananza e udì il basso brontolio del tuono; seppe che la tempesta si stava avvicinando. Si sentì improvvisamente teso, come se il temporale gli rimescolasse il sangue. ― Che cosa accadde? ― chiese. ― Quando il treno partì dalla stazione, mio padre non c'era. Io urlai e piansi, implorando il capotreno di aspettarlo, ma lui non mi diede retta. Mi diede alcuni piccoli pasticci di carne che, disse, mio padre aveva comprato per noi e si allontanò. Ma io sapevo che doveva trattarsi di un errore. Doveva essere un errore. Il lampo attraversò il cielo, illuminando l'interno scuro del vagone. Seguì immediatamente un rimbombo di tuono. Le nuvole si aprirono e cadde acqua come se un coltello avesse squarciato la pancia del cielo. ― Si trattava di un errore? ― chiese lui, anche se conosceva già la risposta. ― Quando arrivammo finalmente a Liverpool, era venuta a prenderci la signora Honeychurch dell'orfanotrofio della Misericordia. Mi dissero che, dopo, non parlai per un mese. Cole serrò i pugni in grembo, grato che l'oscurità non le permettesse di Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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vedere l'espressione del suo viso. ― Sapete ― continuò Devon in un tono di forzata gaiezza. ― Ho sempre pensato che questa faccenda seguisse una logica tortuosa. Quando un genitore abbandona i figli, perché sono i bambini a essere rinchiusi? Non dovrebbe essere il contrario? Cole ignorò quel fiacco tentativo di allegria, rendendosi conto di quello che lei aveva voluto dire quando aveva affermato che non avrebbe mai più permesso a nessuno di rinchiuderla di nuovo. Intendeva parlare dell'orfanotrofio, non della prigione. ― È stato molto brutto? ― chiese. ― Suppongo di no. Non se ascoltavi, obbedivi e facevi sempre tutto quello che la signora Honeychurch ti diceva di fare. Non se eri molto, molto buono. ― E voi eravate molto, molto buona? Avvertì, piuttosto che vederlo, il dolce sorriso di Devon nell'oscurità. ― Voi cosa ne pensate? ― Io penso di no. Rise. ― Temo che la signora Honeychurch abbia perso un sacco di tempo a picchiarmi con una scarpa. Cole non trovò molto divertente quell'affermazione. ― Quante volte... ― Non è stato poi così brutto ― lo rassicurò Devon. Lui si accigliò. ― È lì che vi siete fatta quella cicatrice? ― Allungò un braccio per toccare un punto sopra alla scapola. L'aveva notata prima, insieme con un'altra vicino alla base della gola. Devon sobbalzò quando le dita le sfiorarono la pelle. ― Calma ― le disse, senza muovere la mano. ― Non vi farò del male. ― Lo so ― rispose lei con un'espressione di tale completa fiducia che Cole si sentì stranamente umiliato. Gli sorse dentro un bisogno di proteggere quella donna. La sensazione era non solo inappropriata, ma anche imperdonabile, considerate le circostanze. E tuttavia gli sembrava di non riuscire a scuotersela di dosso. Né poté impedirsi di toccare il segno sbiadito alla base della gola. ― E quest'altra? ― chiese. Devon singhiozzò due volte, poi ridacchiò. ― Credo che il cognac mi piaccia. ― Dove vi siete fatta la cicatrice? ― Oh, questa. ― Fece un gesto vago. ― Zio Monty e io venimmo a sapere di un duca che aveva assassinato la moglie. Lo contattammo e gli Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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dicemmo che eravamo specializzati in transazioni con i morti. Quando gli dicemmo che la moglie appariva ai servitori e diffondeva voci incriminatone sulla propria morte prematura, l'uomo ne rimase giustamente spaventato. Ci ingaggiò per fermare la moglie prima che le voci raggiungessero gli amici e i soci d'affari. Aspettavamo che fosse ben brillo... di solito dopo mezzanotte... poi facevo la mia apparizione, drappeggiata in vesti bianche e ampie, con la faccia e i capelli coperti di polvere bianca, e con voce lamentosa dicevo che mio marito mi aveva uccisa. Zio Monty cominciava subito a intonare incantesimi per liberarsi di me. Il duca, sconvolto, ci pagava bene per quelle interpretazioni... e per impegnarci al silenzio. Avevamo deciso : che dopo la quinta apparizione l'anima della cara moglie avrebbe trovato finalmente pace. ― Che cosa accadde? ― Purtroppo il duca era sempre più terrorizzato all'idea di poter essere scoperto. Perse fiducia negli incantesimi di zio Monty e giunse alla conclusione che la soluzione migliore era quella di uccidere di nuovo la moglie. Quindi una sera, quando feci la mia apparizione, tirò fuori un'arma e sparò. A Cole si contrasse lo stomaco nel guardare la cicatrice lunga e sottile. ― Un paio di centimetri più a destra e vi avrebbe uccisa ― disse cupo. ― In effetti non è stato uno dei nostri momenti migliori. ― Se sapevate che l'uomo aveva assassinato la moglie, perché non vi siete limitati a denunciarlo alle autorità? Devon lo fissò come se quella fosse la domanda più stupida che avesse mai sentito in tutta la sua vita. ― A chi pensate che avrebbero creduto le autorità? Al duca, un uomo con un potere, una posizione e una reputazione immacolata; oppure a due criminali di lunga data come zio Monty e me? ― Fece un altro singhiozzo, poi alzò le spalle. ― Inoltre non si fanno soldi denunciando le persone alle autorità. ― Capisco. ― Di solito i miei vestiti non sono così in disordine ― continuò lei. ― Queste sono le uniche due cicatrici che ho, e di norma sono ben coperte, quindi in realtà non va poi tanto male, no? I pensieri di Cole andarono allo squarcio profondo che gli correva lungo la guancia. ― Suppongo che dipenda dalla persona che guarda ― rispose. Devon sollevò una mano e fece scorrere le dita sulla guancia di lui. ― Zio Monty dice che tutti portano delle cicatrici. Solo che non sempre sono Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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dove si possono vedere. A volte si hanno delle cicatrici dentro, e quelle sono le ferite che impiegano più tempo a guarire. Lui sentì qualcosa agitarsi nel profondo, stupito di quelle parole e sorpreso per la scossa che aveva avvertito al tocco leggero e casuale delle sue dita. E tuttavia riuscì a mantenere la voce calma. ― Che cos'altro vi ha insegnato? Sorrise. ― Oh, un sacco di cose. Come tirar fuori un asso dal fondo di un mazzo di carte. Come rubare un portafoglio senza fare rumore. Quale cucchiaio usare durante il tè per far credere alla gente che sono una vera signora. ― Fece una pausa e il sorriso svanì. ― Voi, però, non sono riuscita a ingannarvi, vero? Cole si ritrasse, evitando con cura la domanda. ― A sentirvi parlare, questo vostro zio sembra una persona notevole. ― Lo è. Tranne che, inutile dirlo, non è mio zio. ― Inutile dirlo ― concordò lui educatamente. ― Mi ha anche insegnato tutto sugli uomini. Poiché Cole aveva abbandonato ogni speranza di riuscire a dare un indirizzo preciso a quella conversazione a ruota libera, decise che quella era un'opportunità troppo buona per lasciarsela sfuggire. ― Davvero? E quale preziosa briciola di saggezza ha diviso con voi sull'argomento? Devon si accigliò e fece un'espressione vagamente dispiaciuta. ― Ha detto che non devo mai credere a una parola di quello che un uomo dice dopo essersi tolto i pantaloni. ― Il suo sguardo si posò sui pantaloni di Cole, come per controllare che fossero ancora al loro posto. Soddisfatta, continuò: ― Ha detto anche che non devo mai credere a una promessa sussurrata al buio. Le due cose, in qualche modo, sono collegale, ma non ho capito bene come. Cole lottò per trattenersi da! ridere. ― Fatemelo sapere, quando lo capirete ― disse, poi le tolse gentilmente di mano la bottiglia. ― Credo che ne abbiate avuto a sufficienza. Lo guardò accigliata, ma acconsentì a lasciargliela. ― Sono ubriaca? ― Sì. ― Mi avete fatta ubriacare di proposito? Cole esitò. ― Sì. ― Per farmi domande a proposito del capitano Sharpe? Dio, se era svelta. Anche dopo essersi ingollata quasi un'intera bottiglia di cognac non le sfuggiva nulla. Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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― Sì ― ammise. ― Capisco. ― Tentò di mettersi seduta diritta, ma ondeggiò verso destra. Cole la afferrò prima che ruzzolasse. ― In questo caso ― disse debolmente ― non avrò rimorsi a vomitarvi addosso. ― Cosa? ― ruggì Cole saltando indietro, poi subito dopo si sporse di nuovo in avanti per impedire a Devon di cadere con la faccia sul ruvido pavimento di legno. ― Perché diavolo non mi avete detto che vi sentivate male? ― Non lo sapevo ― protestò lei. ― Non fino a due secondi fa, quando ha cominciato a girarmi la testa in questo modo terribile. ― Va tutto bene ― la calmò, riprendendosi. ― Va tutto bene. ― Afferrò Devon per le spalle e la fece mettere distesa sulla schiena, poi prese un vaso di porcellana da una delle casse e glielo posò accanto. ― Adesso sentite il bisogno di vomitare? ― No... Sì... No... Cole la aiutò a mettersi su un fianco, le tenne i capelli indietro con una mano, usò l'altra per sostenerle la fronte e attese pazientemente che si svuotasse lo stomaco. Quando ebbe finito, la rimise giù e fece per alzarsi. Lei spalancò gli occhi e lo afferrò per la manica. ― Non lasciatemi! ― Rimanete distesa immobile, torno subito. Da un'altra cassa tolse una pezza di broccato di seta rosa. Si mise accanto allo sportello, tese la pezza inumidendola di acqua piovana, poi tornò da Devon. La tirò su, se la appoggiò in grembo e le bagnò il viso. Con la tempesta, la temperatura era diminuita di almeno cinque gradi e l'aria era fredda. Cole continuò a detergerle gentilmente il viso e le spalle. Lei giaceva assolutamente immobile, respirando leggermente. Non era come se le avesse versato lui in gola quella roba, pensò, lottando con un certo senso di colpa per le sue condizioni. Tuttavia aveva mostrato mancanza di giudizio nel non portarle via il cognac prima. La sentì muoversi tra le sue braccia, poi aprì le palpebre. ― Vi sentite meglio adesso? ― le chiese. ― Mmm... McRae? ― Cosa? ― Qual è il vostro colore preferito? Cole sospirò. Era ancora ubriaca. ― Dormite. ― Qual è? ― L'azzurro ― rispose tanto per zittirla e perché era il primo colore che Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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gli era venuto in mente. Devon sorrise con espressione sognante. ― È anche il mio. McRae? ― Dormite. ― McRae? ― Cosa? ― Non lavoravo per Sharpe. Almeno non nel modo che pensate voi. ― Levò lo sguardo su di lui e, per una frazione di secondo, l'annebbiamento si diradò e lo sguardo brillò di una trasparenza cristallina. ― Mi credete? ― gli chiese. Cole abbassò lo sguardo sulla ragazza rannicchiata nel suo grembo. Il progetto di farla ubriacare era fallito miseramente, riuscendo solo a farla stare male e a lasciarlo con altri interrogativi. Adesso sapeva che la madre era morta e che il padre era un infimo bastardo, ma la cosa finiva lì. Le domande importanti, come per esempio chi era zio Monty, come si fosse fatta coinvolgere da Jonas Sharpe e cosa fosse successo al fratello Billy, avrebbero dovuto aspettare. Devon lo studiò, poi si lasciò sfuggire un sospiro mentre sul viso le passava un'espressione di infinita tristezza, chiuse gli occhi. ― Voi non mi credete. Cole si appoggiò alle casse, alleviando la tensione dei muscoli lungo la spina dorsale. Spostò Devon in una posizione più confortevole e le accarezzò distrattamente i capelli mentre ci pensava su. Non doveva crederle. Era un disonore per la memoria dei suoi uomini anche solo prendere in considerazione l'idea di crederle. Ma persisteva ancora un dubbio ostinato e molesto. E se non fosse stato altro che una delle sue elaborate menzogne? E se invece fosse davvero innocente? La possibilità era così remota che non valeva nemmeno la pena di prenderla in considerazione. E tuttavia era sempre una possibilità. Abbassò lo sguardo sulle proprie ginocchia. Devon Blake era profondamente addormentata. Quella notte non ci sarebbero state altre risposte. Cole si lasciò sfuggire un sospiro mentre considerava la propria situazione: aveva perso i suoi uomini, aveva perso la sua nave e si trovava nascosto su un treno che procedeva a tutta velocità verso le linee nemiche con l'unica compagnia della sua prigioniera ubriaca e di duecento soldati sudisti. "Un'altra bella impresa, McRae" pensò disgustato mentre chiudeva gli occhi. Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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E adesso, cos'altro poteva andare storto?
7 ― Svegliatevi, Blake, svegliatevi. Devon soffocò un gemito e aprì le palpebre, rendendosi conto di quello che la circondava. Era distesa sul pavimento di un vagone merci sporco e squallido. Cole la guardava dall'alto con un aspetto oltraggiosamente fresco e ben riposato. I capelli biondo-fulvi erano raccolti in una coda alla base del collo e la camicia, certo rubata dalle casse, era pulita e inamidata. ― Come vi sentite? ― le chiese con una voce allegra che trovò irritante. Lo fulminò con un'occhiata. ― La testa mi martella e in bocca ho un sapore come se durante la notte ci fosse andato a finire qualcosa di vivo che ha poi scelto di morirci ― rispose, poi imitò il suo sorriso odioso. ― A parte questo, sto bene. ― Fece per mettersi seduta, poi ricadde giù con un gemito. ― Con che cosa mi avete colpita? ― Con una bottiglia di cognac. Devon si sforzò di aprire gli occhi e studiò il suo carceriere. C'era qualcosa di assolutamente sbagliato. Cole si stava comportando in modo troppo piacevole. E se era del tutto plausibile, anzi addirittura molto probabile, che stesse godendo per la sua sofferenza, l'istinto le diceva che in ballo c'era qualcos'altro. Ma con un mal di testa così feroce, non era nelle condizioni adatte per capire cosa poteva essere. Si alzò in piedi, poi ansimò e si girò dall'altra parte riparandosi gli occhi. ― In nome di Dio, cos'è questo bagliore accecante? ― Bagliore accecante? ― ripeté lui, poi nella sua voce tornò un tono divertito. ― Ah. Credo che sia conosciuto con il nome di sole. Sono ormai diverse ore che è sorto. Le labbra della donna si contorsero nella cupa parodia di un sorriso. ― Ma come siete intelligente. ― Abbastanza per non cercare di bere un'intera bottiglia di cognac in una volta sola. La mano di lei scattò verso lo stomaco. ― Vi prego ― gemette. ― Non ricordatemelo. ― In una delle casse ho trovato una scatola di polvere dentifricia. C'è anche una brocca d'acqua piovana e biancheria pulita ― disse Cole, indicando il retro del vagone. ― Oppure dovete prima vomitare? Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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Devon si irrigidì, ignorando la sensazione di nausea allo stomaco mentre sollevava il mento. ― Ma certo che non vomiterò ― affermò in tono altezzoso. ― Per che razza di creatura debole e patetica mi prendete? Appena le furono uscite di bocca quelle parole, le attraversò la mente il confuso ricordo di aver violentemente vomitato e di essere rimasta rannicchiata in grembo a Cole mentre lui le puliva il viso con una pezza bagnata. Respinse l'umiliante ricordo e attraversò il vagone con tutta la dignità che riuscì a racimolare. Per fortuna lui non la stava più guardando. Cole le voltava le spalle, concedendole un minimo di intimità nel fare toeletta. Probabilmente perché era interessato al paesaggio, non certo per farle una cortesia, decise. Completate le sue operazioni, si passò le dita in quell'intrico di nodi che erano i suoi capelli, rammaricandosi per l'ennesima volta che i suoi bauli fossero stati confiscati. Si stava guardando intorno con poche speranze quando le venne in mente che la sera prima non aveva finito di esaminare il contenuto delle casse. Si mise all'opera e in breve tempo fu ricompensata da un completo di spazzola, pettine e specchio d'argento, una serie di mollette di tartaruga, un cappellino che le piacque molto e una fantastica bottiglia di profumo. Trovò una robusta borsa di stoffa, la vuotò del suo contenuto e la riempì nuovamente con i suoi nuovi tesori. ― Trovato qualcosa di cui avevate bisogno? ― domandò Cole. Devon levò lo sguardo e vide che la osservava con attenzione. Nella sua voce non percepì rimprovero, solo una traccia di divertimento. Sedeva su una pila di casse con le braccia incrociate sul petto ampio, le lunghe gambe stese davanti a sé. La posa gli donava. Era rilassata, sobria e tuttavia seducente, ma in un modo ruvidamente maschile. ― Non avete una coscienza, vero? ― le chiese. Devon alzò le spalle e ritornò al proprio bottino. ― Perché dovrei? È tutta roba di contrabbando, no? ― È abbastanza vero. Lei riprese la sua attività solo per essere di nuovo interrotta, cinque minuti dopo. ― Adesso a che diavolo vi serve quella roba? ― le chiese mentre esaminava un corsetto di merletto rosa. ― È un corsetto. ― Lo so che cos'è. Quello che non capisco è perché una donna della Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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vostra taglia, che evidentemente non ne ha bisogno, si faccia spremere l'aria dai polmoni di propria volontà. La verità era che Devon indossava raramente corsetti per quella medesima ragione. Le rendevano difficile respirare e, di conseguenza, correre. E poiché correre equivaleva per lei a sopravvivere, ciò diminuiva notevolmente il fascino dell'indumento. Tuttavia non si poteva mai sapere. Lo piegò con cura e lo ripose nella borsa. ― Non ho l'abitudine di discutere la mia biancheria intima con un perfetto estraneo ― disse. ― Sono tutt'altro che perfetto, Blake. A queste parole Devon alzò la testa di scatto, fissando Cole affascinata mentre un lento sorriso trasformava i suoi lineamenti. Tutto d'un tratto Devon ribaltò le proprie conclusioni. Non solo quell'uomo sapeva sorridere, ma gli riusciva anche molto bene. I denti lampeggiavano bianchi e uguali contro la pelle abbronzata; gli occhi fulvi brillavano di una luce calda e dorata. Il cuore le sobbalzò nel petto, poi ricominciò a battere a velocità doppia. Nascose abilmente la propria reazione, limitandosi a sollevare uno scuro sopracciglio alle parole di lui finché non fu certa di non lasciar trapelare nella voce l'emozione che aveva provato. ― Sembra che alla fine abbiamo trovato qualcosa sulla quale poter essere entrambi d'accordo ― disse in tono freddo mentre riportava l'attenzione sulla borsa e stringeva i cinturini di pelle. Sentì il treno sobbalzare sotto i suoi piedi e guardò fuori, notando che avevano rallentato fino quasi a fermarsi mentre si arrampicavano su per un pendio ripido ed erboso. ― Finito? ― chiese Cole. Quando lei annuì, si avvicinò, sollevò la borsa e ritornò allo sportello aperto del vagone. Devon sorrise tra sé, soddisfatta. Quello zuccone aveva davvero intenzione di portarle la borsa. Era ora che cominciasse a trattarla come una signora. Cole la guardò, inclinò educatamente la testa poi, senza una parola, lanciò fuori la borsa. Devon balzò in piedi e corse al suo fianco, troppo sconvolta per mettere insieme un discorso coerente. ― Cosa? La mia borsa! Ma come, voi, voi... Le posò una mano sulle reni. ― Adesso tocca a voi. ― Cosa? ― Quando toccate terra, rannicchiatevi e rotolate. In questo modo avrete buone probabilità di non rompervi niente. ― Non parlerete sul serio! ― Siete pronta? Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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― No! ― Non preoccupatevi, sarò dietro di voi. ― Con queste parole le dette una bella spinta, facendola volare fuori dal vagone e oltre i binari. Quando toccò la banchina erbosa, Devon obbedì automaticamente alle sue istruzioni, rannicchiandosi mentre ruzzolava giù. Il treno non andava veloce come aveva temuto e l'impatto sull'erba soffice fu indolore, ma il ripido pendio della collina le impedì di controllare la caduta. Non si fermò finché non arrivò in fondo e scivolò a testa in giù in una pozza di fango. Si mise a sedere sputando acqua e stillando sudiciume, ma per il resto illesa, quando vide il capitano McRae capitombolare e fermarsi a qualche metro di distanza. Si alzò in piedi e la chiamò per nome quasi nello stesso istante. Devon aprì la bocca con l'intenzione di assordarlo con una sfilza di maledizioni, poi tutto d'un tratto cambiò idea. Zio Monty le aveva sempre detto che in lei c'era un tocco di malvagità, e adesso aveva intenzione di tirarla fuori. Disponendosi accuratamente nella posizione in cui aveva finito il suo capitombolo, si rimise nel fango ed emise un basso gemito. Cole le passò accanto. Devon soffocò un'imprecazione e gemette più forte, aggiungendo al lamento un tocco di sofferenza in più. Questa volta funzionò. Lo udì esitare, poi sentì il suono dei suoi passi mentre accorreva al suo fianco. Si lasciò sfuggire una bestemmia e si accosciò accanto a lei. Quando la afferrò e la trascinò fuori dal fango Devon si sforzò di rilassare completamente il corpo. ― Devon? Devon, mi sentite? ― le chiese mentre le toglieva dal viso e dalla bocca fili d'erba e terriccio. Lei rispose con un altro gemito e aprì lentamente gli occhi, sperando che la loro espressione fosse abbastanza stordita. ― Fa male ― piagnucolò. Notò che il viso gli diventava duro e cupo: se per rabbia trattenuta o per rammarico non era in grado di dire. ― Calma, calma. Ditemi dove ― domandò, e cominciò a passarle gentilmente le mani forti lungo il corpo. Movimenti dolci e leggeri che risalirono gli stinchi, le cosce, le sfiorarono i fianchi e l'addome e poi saggiarono con cautela la cassa toracica. Devon si irrigidì, dimenticando il luogo e le circostanze, consapevole solo di quel tocco. Era una sensazione strana che allo stesso tempo, la spaventava e le piaceva. Si muoveva con una gentilezza che aveva dell'incredibile in un uomo così rude, pensò, contenta di lasciarlo continuare. Le mani risalirono verso il seno. Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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― No! ― ansimò. Cole tirò su la testa di scatto, con lo sguardo concentrato sul viso di lei. Devon deglutì, rammentando tutto d'un tratto le proprie intenzioni. ― Fa male ― disse. ― Fa male quando vi tocco? ― Sì. Il suo cipiglio si intensificò. ― Dove? Dov'è che vi fa male? Devon dischiuse le labbra e sussurrò una parola. Cole si chinò su di lei, inclinando la testa da una parte. ― Non riesco a sentirvi. Ditelo di nuovo, Devon. Ditemi dov'è che vi fa male. ― Proprio... qui! ― Tirò indietro il pugno e glielo abbatté sulla mascella con tutte le sue forze. Era un colpo da niente, data la sua taglia, ma per essere un colpo da niente non era male. Devon ebbe l'immensa soddisfazione di vedere gli occhi di Cole spalancarsi per la sorpresa quando l'impatto inaspettato gli mandò la testa all'indietro. Allo stesso tempo lo spinse con tutte le sue forze, facendolo cadere per terra, e gli balzò addosso in modo da sedersi a cavalcioni sul suo petto. Si chinò su di lui, ansimando forte e con gli occhi scintillanti di collera. ― Non spingetemi mai, mai più, da un treno in corsa. Mi avete capito, McRae? Cole si limitò a fissarla, poi sollevò una mano e si stropicciò la mascella. ― Non male. Devon lo studiò per un secondo, poi la attraversò un pensiero odioso quando registrò la stazza dell'uomo disteso sotto di lei, la tensione e la forza a malapena controllata di quella massa di muscoli. Per quanta forza pensasse di averci messo, il suo pugno non sarebbe stato sufficiente neanche a fargli sbattere le palpebre. Rovesciare una quercia sarebbe stato altrettanto facile che buttarlo per terra. Il che significava solo una cosa. Si era accorto che lei fingeva ed era stato al gioco. Anzi, aveva fatto anche di meglio. Aveva finto di essere preoccupato mentre le passava le mani per tutto il corpo. Le aveva sussurrato parole tenere all'orecchio. Furiosa, sollevò di nuovo il pugno, ma Cole glielo afferrò e lo trattenne con facilità. ― Moderatevi, Blake. Il primo forse l'ho meritato. Il secondo no. ― Siete il più vile, il più spregevole... ― Presumo che questo significhi che in realtà non siete ferita. ― Suppongo che sia troppo sperare che lo siate voi? ― ribatté lei. ― Mi dispiace deludervi. Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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La donna abbandonò la sua posizione e la sua collera aumentò quando esaminò il vestito. O meglio, quello che ne era rimasto. Stracci sarebbe stata una descrizione più appropriata. Quello che non si era strappato, squarciato o scucito ora gocciolava acqua e una spessa melma scura. Devon aveva non solo l'aspetto, ma anche l'odore di quello che esce da sotto la coda di un'oca. ― Suppongo che non si potesse aspettare che il treno si fermasse ― disse in tono mordace. Cole seguì il suo sguardo in direzione del vestito e alzò le spalle. ― Temo di no ― rispose, poi andò a prenderle la borsa. ― Vi dispiacerebbe dirmi perché? ― volle sapere lei quando lui tornò. ― Se la mia supposizione è giusta, quel treno è diretto a Richmond, cioè nella direzione opposta a quella in cui dovremmo viaggiare. E non volevo aspettare una sosta di rifornimento, il che per me avrebbe significato dover uccidere tutte le guardie che fossero state così sfortunate da essere assegnate al controllo del carico. Devon aprì la bocca poi la chiuse bruscamente, rendendosi conto che discutere sull'argomento era, a quel punto, inutile. Il vestito era rovinato, lei era tutta appiccicosa e infangata e la testa le martellava per gli effetti della sbornia. Oltretutto, Cole non sembrava pentito. Devon decise di risparmiare le energie per qualcosa di utile, come per esempio trovare il modo per farlo sentire almeno un po' a disagio. Se non altro, ne avrebbe ricavato un minimo di godimento. Camminarono in silenzio, tenendosi lontani dalle strade principali. Il calore e l'umidità invadevano l'aria come ondate dense e tremolanti da attraversare faticosamente. Dopo circa un'ora senza nemmeno un cappello o un parasole per ripararsi dal sole, Devon si sentiva distrutta. Durante il percorso era rimasta sempre più indietro, ma ora si fermò e si appoggiò pesantemente a un alto pino. Cole non si accorse subito che Devon non gli arrancava più dietro. Si fermò bruscamente e si girò. ― Blake? La sua camicia era umida di sudore e si era appiccicata al petto ampio; aveva sulla fronte un sottile velo di sudore. A parte quello, sembrava preparato a marciare per tutto il giorno, e se necessario anche per gran parte della notte. ― State bene? ― Sì ― rispose lei debolmente, poi si lasciò cadere al suolo. Le si erano piegate le gambe mentre teneva la schiena appoggiata al tronco dell'albero. ― Andate avanti, McRae ― disse con un gesto di resa. ― Vi raggiungerò Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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all'Old Capitol, ve lo prometto. ― Vi dà fastidio il caldo? Inclinò la testa all'indietro e chiuse gli occhi, sventolandosi il viso con la mano. ― Non l'ho quasi notato. Cole aggrottò la fronte e posò la borsa. ― Me ne accorgo, infatti. ― Come si riesce a vivere in questo modo? ― chiese lei dopo un poco. ― Ci si abitua. ― No ― ribatté Devon. ― Potrei abituarmi a essere arsa viva al palo. Quello, almeno, è un caldo secco. Ma questo è terribile. ― Volete che vi porti? A queste parole lei sorrise, aprì gli occhi e lo guardò, certa che scherzasse. Sul viso di Cole non c'era traccia di giocosità. Appariva invece mortalmente serio. ― Fino a Washington? ― gli chiese incredula. Lui alzò le spalle. ― Se vi serve. Un'immagine le attraversò la mente: Cole che marciava per la campagna con la borsa sotto un braccio e lei su una spalla. Troppo accaldata e stanca perché le importasse qualcosa, non si dette la pena di nascondere la risatina che le salì alle labbra. ― Non pensate che avremmo un aspetto ridicolo? Cole la fissò per un secondo, poi alzò di nuovo le spalle. ― Probabilmente. ― Datemi solo un minuto; sarò... Il brontolio basso e cupo di un carro che si avvicinava tagliò il resto delle sue parole. ― Rimanete qui ― ordinò Cole, e si allontanò tra i cespugli in direzione della strada parallelamente alla quale stavano procedendo. Devon obbedì, ma solo perché era troppo esausta per correre. Dopo un minuto lui tornò e presto si ritrovò sistemata sul retro di un carro a quattro ruote, annidata tra sacchi di farina, recipienti di latta e varie altre provviste. Era meglio che camminare, ma non molto. Cole sedeva di fronte all'ufficiale dell'Unione che guidava il mezzo. Ascoltando i due uomini parlare Devon apprese che la zona era saldamente in mano all'Unione, con l'eccezione di poche bande vagabonde di ribelli che di tanto in tanto riuscivano a creare disordini. Annoiata da quella conversazione, si guardò intorno e i suoi occhi si posarono su una piccola fattoria mentre ci passavano lentamente davanti. Una donna era in piedi nell'aia e lanciava manciate di granturco alle galline sparpagliate ai suoi piedi. Era alta e sottile, aveva una bellissima pelle Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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scura e un vestito in cattive condizioni. Come se avesse sentito il suo sguardo, la donna alzò gli occhi. Anche senza chiederlo, Devon seppe che era una schiava. Con un certo stupore le venne in mente che, pur avendo sempre saputo che esisteva la schiavitù, in realtà non aveva mai visto uno schiavo. Aveva sentito dire che gli schiavi erano rozzi e ignoranti, che erano fatti apposta per essere usati dai loro padroni. Aveva anche sentito dire che assomigliavano a bestie soddisfatte e cantavano canzoni mentre faticavano nei campi. Ma uno sguardo a quella donna la disilluse di tutte le falsità e i racconti menzogneri. Nei suoi occhi di donna vedeva brillare l'intelligenza, e nel suo portamento orgoglioso una tranquilla dignità. Mentre Devon fissava la scena, la padrona di casa uscì furiosa, rimproverando la serva per aver perso tempo, minacciando di lasciarla senza cena se non sbrigava le sue faccende. La schiava ascoltò il rimprovero con perfetta indifferenza poi, con movimenti lenti e deliberati, riprese a spargere il granturco per le galline. Il carro proseguì e il momento passò. Ma Devon, rammentando la signora Honeychurch e l'orfanotrofio, ne ricavò una nuova e dolorosa comprensione della situazione degli schiavi. A volte l'esigenza della dignità era più grande del bisogno di cibo e acqua. Viaggiarono per altri trenta minuti, poi si fermarono traballando davanti a una grande casa dalla struttura in legno. La bandiera gialla che sventolava in cima indicava che era usata anche come ospedale. Sul prato erano montate delle tende bianche e i fuochi da campo fumavano dentro buche poco profonde. Devon contò all'incirca una cinquantina di soldati unionisti sul prato, tutti a riposo. ― Vorrete parlare con il generale, suppongo ― disse l'uomo che aveva guidato il carro. Devon guardò oltre la spalla di Cole mentre la aiutava a scendere dal carro e vide quattro militari intenti a studiare delle mappe spiegate su un massiccio tavolo di quercia sotto la veranda in facciata. Uno di loro si raddrizzò e aggrottò la fronte. Disse una parola agli altri, poi avanzò verso di loro. La prima cosa che Devon notò di lui fu la corporatura. Era uno dei pochi uomini da lei incontrati che fosse più massiccio di Cole. Aveva una barba rosso scuro, la pelle rossastra e una grossa pancia da bevitore. Stivali con speroni e un cappello da cowboy completavano la sua uniforme. Era contro le regole, forse, ma a giudicare dalla sua stazza, come pure dal Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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numero di stellette sul colletto, Devon capì che poteva fare più o meno come gli pareva. Un fiero cipiglio gli incupiva i lineamenti quando disse con voce tonante: ― Cole McRae! Devon sobbalzò. Cole si immobilizzò per un istante, poi completò il gesto con il quale stava prendendo la borsa e la lasciò disinvoltamente cadere ai suoi piedi. Si girò e fece un pigro saluto militare. ― Generale Brader. ― Pensavo di avervi avvertito di quello che sarebbe successo se avessi di nuovo visto qui attorno la vostra carcassa di buono a nulla dalla pancia gialla. Devon levò lo sguardo su Cole osservandolo mentre i lineamenti gli si trasformavano a poco a poco in una maschera di granito. Si appoggiò all'indietro al carro con le braccia mollemente incrociate sul petto: una posizione che era non solo arrogante, ma rappresentava anche una deliberata insubordinazione. ― Suppongo di non aver sentito ― rispose. Si creò subito una silenziosa tensione. I soldati che li circondavano erano immobili. Sotto la tesa del cappello, Devon vide la pelle del generale assumere la stessa rabbiosa sfumatura di colore della barba. ― Non avete sentito? ― sputacchiò in un tono di voce che si avvicinava al ruggito. ― Bene, per Dio, forse dovrei proprio obbligarvi a sentire. ― Potete provarci. Almeno se in quella vostra grassa pancia è rimasto abbastanza fiato. Devon soffocò un ansito di sorpresa. Il capitano McRae era impazzito? Non solo era minore di grado, ma anche in netta minoranza e oltretutto di corporatura più piccola. ― Figlio di puttana! ― ruggì il generale, e si scagliò verso Cole. Ma invece di stenderlo, come si era aspettata, lo avvolse tra le braccia carnose in un abbraccio da orso, dandogli una manata sulla schiena sufficiente a lasciare un livido. Quando si tirò indietro, tra la barba lampeggiava un gran sorriso. Devon barcollò per la sorpresa, assimilando lentamente il fatto che quello che si era svolto davanti a lei era stato solo una specie di assurdo rituale tra amici. Lasciò uscire il respiro che aveva trattenuto ed esaminò le proprie sensazioni. In parte sollievo, perché significava che in realtà Cole non era impazzito, e in parte irritazione per aver appena perduto una buona opportunità di fuga. ― Come stanno vostra madre e vostro padre? ― volle sapere il generale Brader. Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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Cole sorrise. ― Si stanno ancora riprendendo dalla vostra visita di due anni fa. Il sorriso del generale si allargò ulteriormente. ― Capisco che non si aspettassero che avrei portato con me anche una compagna di viaggio. Ancora oggi non so che cos'abbia maggiormente suscitato la disapprovazione di tua madre: se il rosso per le guance della signorina Lila, il suo vocabolario colorito oppure il suo aspetto adorabile, con quel vestito di raso scarlatto generosamente scollato. E quando vostra madre volle servirle il tè e la signorina Lila chiese invece del whiskey... ― Fece una pausa e una risata profonda. ― Ah, pensavo che svenisse sul colpo. È rimasta a letto per il resto della nostra visita, lamentandosi del mal di testa. Quando era cominciato lo scambio tra i due, istintivamente Devon si era messa dietro Cole e lì era rimasta, soddisfatta di poter osservare e farsi quindi un'idea migliore di quel generale rumoroso e grossolano. Non ci volle molto, però, perché l'uomo la notasse. ― E chi è questa puledrina? ― chiese. Devon fece un passo avanti, notando che il superiore spalancava gli occhi mentre prendeva nota del suo aspetto. Attese che Cole la presentasse, ma come al solito il capitano le negò anche quella piccola cortesia. Molto bene. Mettendo da parte ogni imbarazzo per il suo attuale stato di trasandatezza, sollevò il mento e annunciò con tutta la dignità che riuscì a chiamare a raccolta: ― Mi chiamo Devon Blake, signore. ― Accidenti ― replicò il generale, agitando la mano davanti al viso. ― Signora mia, ho calpestato mucchi di letame abbandonato da bestie ammalate e cotto al caldo sole del Texas, ma avevano un odore molto migliore del vostro. ― Provenendo da un uomo con la grazia e i modi di un topo di fogna divorato dalle pulci, potete immaginare quanto mi addolori il vostro commento ― ribatté Devon. Brader spalancò gli occhi per la sorpresa, poi buttò la testa all'indietro e fece una grassa risata. ― Caratterino altezzoso, eh? ― disse. Cole alzò le spalle. ― È un modo come un altro per definirla. Devon li guardò furiosa, sentendosi allo stesso tempo sminuita e ridicolizzata da quei due uomini che torreggiavano su di lei. Ma prima di riuscire a dire un'altra parola, un ragazzo giovane e dinoccolato con i capelli color carota e lentiggini scure si unì a loro. ― Cole, ricordate mio figlio Emmett? ― disse il generale, e la sua voce trasudava orgoglio. Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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Gli occhi di Cole mostrarono una certa sorpresa, poi annuì e strinse la mano al ragazzo. ― Che piacere vederti... ― Fece una pausa e gli guardò la manica. ― Caporale Brader. Emmett sorrise imbarazzato, arrossendo fino alla radice dei capelli. ― Salve, Cole ― disse, poi si rivolse al padre. ― Papà, io e Jimmy Johnston ci stavamo chiedendo... ― Dannazione, figliolo, quante volte devo dirtelo? Quando sono in uniforme chiamami generale, capisci? Emmett annuì e studiò il terreno intorno ai propri piedi. ― Sì, signore. ― Si schiarì la voce e riprovò. ― Generale Brader, signore, il caporale Johnston e io ci chiedevamo se potevamo andare un po' in città. Abbiamo finito tutti i nostri compiti. ― I vostri doveri, caporale. Quando si è nell'esercito si hanno doveri, non compiti. ― Sì, signore. Bene, signore, i nostri doveri sono finiti. ― In questo caso potete andare. Ma voglio che siate di ritorno alle ventuno e zero zero. Emmett lo fissò con un'espressione confusa sul viso. ― Ventuno... Il generale Brader si lasciò sfuggire un sospiro esagerato. ― Nove in punto, ragazzo. E non un minuto più tardi. ― Sì, signore! ― Emmett fece un gran sorriso mentre annuiva e girava su se stesso. ― Grazie, papà... ehm, generale! ― disse forte oltre la spalla. ― Un sacco grazie! I tre osservarono Emmett attraversare di corsa l'accampamento, battere rumorosamente un cucchiaio contro una pentola di stufato, saltare al volo un mucchio di fieno urlando per chiamare l'amico Jimmy e facendo una gran confusione. ― Il ragazzo è cresciuto ― disse Cole. ― Poteva quasi darmela a bere ― sbuffò il generale. ― Non mi ero reso conto che fosse grande abbastanza da arruolarsi. ― Non lo è. Compirà appena diciotto anni a ottobre. Ma lo stupidone minacciava di scappare e unirsi alla fanteria se non lo portavo con me. E il ragazzo è abbastanza testardo e abbastanza stupido da farlo. ― Sospirò e scosse la testa. ― Al diavolo, immagino che, in questo modo, potrò almeno tenerlo d'occhio. Da queste parti non può cacciarsi in troppi guai. Là dentro abbiamo dei ragazzi che sono rimasti feriti in una schermaglia fuori Fredricksburg, ma è tutto. Sembra che i veri combattimenti siano in corso vicino a Richmond. Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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― Ostinato e stupido, eh? ― disse Cole in mezzo al silenzio che seguì. ― Mi chiedo da chi abbia preso. Brader sorrise. ― Andate al diavolo ― disse poi allegramente. ― Che fate in giro per il paese a piedi, McRae? Secondo le ultime notizie che avevo, vi pavoneggiavate in alto mare con quella bella nave. Devon sentì Cole irrigidirsi accanto a lei. Abbassò un braccio e afferrò la borsa. ― No. L'Islander è in secca, in attesa di riparazioni. Devon osservò il generale Brader studiare Cole in silenzio. Nella pausa imbarazzante che seguì, dietro quella burbera facciata vide un lampo di saggezza e di intuito. Si chiese se anche lui avvertiva chiaramente la tensione che tutto d'un tratto aveva afferrato Cole. ― Capisco ― disse semplicemente il generale, poi lasciò perdere. ― Bene, cosa facciamo in piedi qui fuori a blaterare sotto questo sole maledetto? ― riprese mentre faceva loro segno di entrare nell'edificio, ― Siamo tutti al completo e quindi non posso offrirvi un letto, ma in città c'è una pensione che accetta vagabondi. ― Si fermò un momento davanti alla porta d'ingresso. ― La bella notizia è che ho del whiskey e che probabilmente posso procurarmi un po' di tè per la giovane signora. ― Non credo di aver voglia di tè, grazie ― rispose Devon, sapendo istintivamente quello che sarebbe successo dopo. Ogni volta che veniva nominata quella dannata nave di Cole McRae, lei doveva sopportare il peso della sua collera. E in quel momento l'ultima cosa che desiderava era stare a sentire Cole che recitava la litania di tutti i suoi supposti crimini. ― Credo che preferirei riposarmi un momento su quel grazioso divanetto. ― Sollevò le sudicie gonne e attraversò la veranda il più graziosamente possibile, dirigendosi verso un gruppo di mobili di bambù. Nel passare davanti a uno dei soldati in piedi accanto al tavolo di quercia, lo vide spalancare gli occhi. Si sventolò la mano davanti al viso e cominciò improvvisamente a tossire. Devon fu percorsa in egual misura dalla collera e dall'imbarazzo. Era tutta colpa di Cole se aveva quell'aspetto e puzzava in quel modo. Era anche colpa sua se tra poco avrebbe dovuto difendersi di nuovo dalle accuse di omicidio e di spionaggio. Si chiese se gli sarebbe piaciuto se la gente avesse pensato di lui ogni sorta di malevole falsità, e immediatamente decise di rovesciare la situazione. Non aveva intenzione di restare ad aspettare e poi cercare di difendersi. Questa volta avrebbe condotto lei l'offensiva. Devon si girò verso il soldato che stava tossendo e fece schioccare la Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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lingua con silenziosa commiserazione. ― Sì, temo che l'odore sia piuttosto greve, vero? Se non sbaglio, credo di essere coperta di escrementi di oca. Gli occhi del soldato sembravano sul punto di schizzare fuori delle orbite. ― Devon... ― la mise in guardia Cole. Sollevò lo sguardo verso di lui con il viso sudicio che splendeva di innocenza, poi guardò di nuovo i soldati. ― Lui è il mio carceriere ― li informò educatamente. ― In realtà non credo che il capitano McRae avesse intenzione di farmi cadere in una pozza melmosa. Però mi ha lanciata da un treno in corsa e quello è stato assolutamente intenzionale. E mi ha obbligata a montare su un cavallo del quale ero assolutamente terrorizzata. In realtà non posso biasimarlo per avermi legato le mani in modo che non potessi mangiare. Suppongo che in questo modo rimanesse più cibo per lui e per i suoi uomini. ― Basta così ― disse Cole. ― Anche se disapprovo il modo in cui mi ha svegliata da un sonno profondo e mi ha tirata su di sé... ― Dannazione, Blake! Devon balzò in piedi, con gli occhi spalancati e le spalle magre che tremavano per la paura. ― Oh, povera me ― gemette pietosamente. ― Adesso l'ho fatto infuriare. Vi prego, vi prego, non lasciatemi sola con lui. Non potrei sopportarlo di nuovo. Non quand'è così infuriato. Durante il suo racconto i soldati avevano impercettibilmente cambiato posizione fino a trovarsi ora tra lei e Cole, con le mani posate sulle armi mentre lo guardavano in modo ostile. Nemmeno il generale Brader sorrideva più. Sembrava serio e anche un po' arrabbiato. ― E va bene, ragazzo ― disse a Cole. ― Sembra arrivato il momento che noi due facciamo una piccola chiacchierata. Sentendosi molto compiaciuta, Devon lanciò un'occhiata oltre la spalla del generale per vedere la reazione di Cole. Benché il suo viso rimanesse una maschera di freddo distacco, osservò i suoi occhi fulvi mutare dall'irritazione al divertimento. Quell'uomo stava cercando di non ridere! Be', dannazione, questo le rovinava tutto il divertimento! Il meno che potesse fare era di essere sconvolto. Frustrata dalla mancanza di reazione in Cole, si sventolò con una mano e rivolse di nuovo la sua attenzione alle guardie. ― Se a lor signori non dispiace, posso avere un piccolo sorso d'acqua? Prometto, dopo, di non dare più alcun disturbo. ― I soldati inciamparono l'uno nell'altro nella fretta di accontentarla. Anche se al momento poteva essere stata gratificante, la sua astuzia non Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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solo non danneggiò Cole, ma si dimostrò anche del tutto inutile come strategia a lungo termine. Quando, un'ora dopo, lui e il generale tornarono dalla loro chiacchierata, Cole non lanciò neppure un'occhiata nella sua direzione. Scese a grandi passi i gradini della scalinata in facciata dirigendosi verso un sauro che lo attendeva sellato. Brader uscì sotto la veranda, strofinandosi la pancia e sorridendo come un gatto che ha appena mangiato il canarino. Prese un revolver da uno dei soldati, fece girare la camera di caricamento per controllare le munizioni, poi lo puntò verso di lei. Devon strillò e si ritrasse contro il divanetto. ― Volete che le spari, se si muove? ― chiese forte a Cole. Cole balzò in sella poi fece indietreggiare il cavallo verso l'edificio, esitando un istante nel vedere l'arma puntata contro la testa della donna. Il cuore di Devon riprese i suoi battiti: lui non avrebbe permesso che le accadesse nulla, no, non l'avrebbe permesso. Poteva minacciarla, poteva essere furioso con lei, ma era garantito che non avrebbe consentito a nessuno di farle del male. L'istinto gliel'aveva detto fin dall'inizio e il suo istinto non sbagliava mai. Cole guardò il generale, spostando lo sguardo da lei all'arma. ― Non avevate intenzione di lasciare a me il lavoro peggiore? Devon si lasciò sfuggire un ansito e Brader: ― No ― rispose. Cole alzò le spalle. ― In questo caso, fate come meglio credete. L'altro si dette una manata sul ginocchio e scoppiò a ridere mentre passava nuovamente l'arma a un soldato. ― Farò come meglio credo. Devon non era affatto divertita. Ma la risposta pungente che era pronta a rilanciare le morì sulle labbra nell'osservare Cole tirare le redini della cavalcatura e spronare il baio a un trotto veloce attraverso l'accampamento. Si immobilizzò, sentendosi raggelare malgrado la giornata calda. La stava abbandonando. Cole McRae la stava abbandonando senza neppure dirle addio. Per lui era stata solo un impiccio e quindi adesso aveva scaricato al generale Brader l'incarico di scortarla fino all'Old Capitol. Be', una bella liberazione, si disse silenziosamente. Era in grado di badare a se stessa. Non aveva certo bisogno di lui. Avrebbe dovuto essere contenta di vederlo andare via. Avrebbe dovuto... ma non lo era. Dimenticando il proprio orgoglio e il pubblico che la stava guardando balzò in piedi, afferrandosi alla ringhiera della veranda con entrambe le mani e gridando ― McRae! ― Troppo tardi. L'uomo continuò a cavalcare. Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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― McRae! Il suo carceriere rallentò, facendo impennare la cavalcatura mentre si girava. Poi affondò gli speroni nei fianchi del sauro e lo spronò nella sua direzione. Devon sollevò le gonne e gli volò incontro giù dagli scalini. Fu quasi subito al suo fianco. 0 meglio, a fianco dello stivale e dello sperone, fissandolo da sotto in su mentre lui rimaneva seduto in sella. Devon aveva il respiro forte e affrettato come se avesse corso a lungo. Il sauro scosse la testa e nitrì, indietreggiando. Cole controllò il cavallo con una gentile pressione delle cosce. Le scrutò il viso, accigliandosi nell'abbassare lo sguardo su di lei. ― Devon, il generale Brader non ha intenzione di... ― Mi state abbandonando? ― gli chiese con una voce che non le piacque affatto. Avrebbe voluto avere un tono freddo e sprezzante e fargli sapere che se la abbandonava era una vera serpe. Invece le uscì una voce spaventata e tremante, tradendo tutto quello che si sforzava di tenere dentro. Gli vide lampeggiare qualcosa nello sguardo, ma l'emozione era già sparita prima che riuscisse a decifrarla. ― Sì ― rispose lui. Devon annuì e deglutì, non fidandosi a parlare. ― Per circa un'ora ― continuò Cole. ― Quanto basta per vedere di procurarci una stanza per la notte, un po' di cibo e abiti puliti. Un bagno non sarebbe fuori luogo. La invase una sensazione di sollievo, lasciandola stordita, tanto fu intensa. Doveva esserle trapelata sul suo viso perché Cole sembrò soddisfatto e assolutamente compiaciuto. Devon trattenne il respiro attendendo che parlasse. Era sicura che tra di loro qualcosa fosse appena cambiato e che nulla sarebbe mai più stato come prima. Cole sorrise e si chinò lentamente verso di lei mentre le sue labbra formavano parole dolci e romantiche. ― Forse non lo avete notato ― le sussurrò ― ma state cominciando ad attrarre le mosche. Devon balzò indietro, schiaffeggiandolo sulla gamba con tutte le sue forze. ― Vi odio, McRae. Cole abbassò un braccio e le afferrò il mento prima che lei potesse girarsi e scappare. Le inclinò il viso verso di sé, frugandole intensamente lo sguardo. ― Davvero, Blake? ― le chiese piano. ― Sì. Vi odio, vi detesto, vi disprezzo. Siete grossolano, rozzo, volgare... Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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Cole la sollevò tra le braccia, tenendola sulla sella davanti a sé mentre sospingeva piano il sauro verso la veranda, poi la scaricò dall'altra parte della ringhiera, accanto al generale Brader. ― Ho cambiato idea ― disse all'amico. ― Non sparatele. Il generale sembrò deluso. ― Che cosa volete che ne faccia, allora? ― Diavolo, non lo so. Vedete un po' se riuscite a tenerla lontana dai guai per circa un'ora. ― Credo che non sarà troppo difficile. Cole si lasciò sfuggire un doloroso sospiro e scosse la testa, spronando di nuovo la cavalcatura ― Dite così perché non conoscete la signora.
8 Devon si guardò intorno nella stanza della pensione, cercando qualcosa per distrarsi dai suoni sciaguattanti che provenivano dall'altra parte del sottile tramezzo. Naturalmente Cole aveva insistito per fare il bagno per primo sostenendo che, quando lei avesse finito di lavarsi, l'acqua sarebbe stata così sudicia che non si sarebbe potuto fare altro che gettarla via. Era vero, ammise, ma era tuttavia incredibilmente maleducato da parte sua dire una cosa simile. Aveva già sprecato venti minuti buoni per cercare una via di fuga. Ma la porta era chiusa dall'interno e la chiave ce l'aveva Cole. Il vetro che un tempo c'era stato alla finestra era sparito, rotto probabilmente dalla vibrazione delle cannonate di una recente battaglia. Come tutte le altre finestre che aveva visto in quella cittadina, era chiusa da assi che lasciavano passare solo tracce di luce e aria attraverso le spesse stecche. Di conseguenza la piccola stanza era afosa e buia, malgrado tutte e due le lampade fossero accese. Udì un altro suono di acqua e il suo sguardo tornò al tramezzo. Doveva scappare dal capitano McRae. Adesso. Quella notte. Avrebbe ritrovato zio Monty e sarebbe tornata alla sua attività. Rubare un paio di orologi d'oro, qualche portafoglio, organizzare uno o due raggiri. A dir la verità, possedeva ancora l'orologio di Cole, e quello doveva pur valere qualcosa. L'avrebbe venduto e sarebbe andata avanti per la sua strada. Dimenticare di aver sognato qualcosa di più. Dimenticare di aver puntato tutto quello che poteva, solo perché il passato la raggiungesse e rovinasse tutto. Il suono della voce di Cole che chiedeva l'asciugamano interruppe i suoi Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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pensieri. Devon guardò il lavamani e vide due asciugamani di lino molto lisi. Aggrottò la fronte irritata. Chi pensava che fosse, il suo valletto personale? Ne prese uno, lo appallottolò e lo lanciò sopra il tramezzo. Due secondi dopo udì un tonfo, seguito immediatamente da un'imprecazione. ― Devon ― disse forte Cole con voce che si sforzava di essere paziente. ― Mi sembra di aver lasciato cadere il vostro asciugamano nell'acqua. Vi dispiacerebbe portarmi il mio, oppure devo venire a prenderlo? L'immagine di Cole che avanzava verso di lei nudo e gocciolante ebbe uno strano effetto sui battiti del suo cuore e la mise subito in movimento. ― No! ― esclamò. ― Non muovetevi! Ce l'ho proprio qui. ― Afferrò l'asciugamano e corse verso il tramezzo, facendo sporgere il braccio. ― Ecco. ― Mi dispiace. Non riesco a prenderlo. Allungò un po' di più il braccio. ― Peccato. Temo che dobbiate portarmelo. ― Lo poserò qui e voi potrete... ― Portatemelo, Devon. Conosceva quel tono. Discutere sarebbe stato inutile. Se non faceva come diceva lui, Cole avrebbe fatto qualcosa che l'avrebbe messa ancor più in imbarazzo. Anche se non riusciva a pensare a nulla di più imbarazzante che vederlo nudo, lui l'avrebbe fatto di sicuro. Girò lentamente intorno al tramezzo con gli occhi serrati e il braccio steso. ― Riuscite a prenderlo, adesso? ― Non del tutto. Sospirò e avanzò ancora un po', poi inciampò quando con le dita dei piedi urtò contro qualcosa di spesso e duro. La tinozza. Spalancò gli occhi mentre barcollava in avanti e per poco non ruzzolava nell'acqua addosso a Cole. Era seduto, tranquillo e nudo come mamma l'aveva fatto. Non solo aveva l'espressione di uno che se la gode enormemente, ma non tentava neppure di afferrare l'asciugamano. L'irritazione la I invase, poi si dissolse all'istante e la sua attenzione fu assorbita da quella nuova e affascinante prospettiva sul suo carceriere. Lo fissò, muta per lo stupore, senza riuscire a impedirsi di percorrerlo tutto con lo sguardo. I capelli di Cole erano lisciati all'indietro e rendevano i suoi lineamenti ancora più pronunciati e affascinanti. Tracce cremose di sapone gli attraversavano il petto ampio e spiccavano con grande contrasto sulla pelle abbronzata. Sulle spalle e sulle braccia risaltava il disegno dei Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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muscoli, prova evidente della forza compressa in quel corpo. Anche le gambe comunicavano un'impressione di forza, benché si intravedessero appena. Solo la sommità dorata delle ginocchia e una fugace visione di cosce mascoline prima che sparissero nuovamente nell'acqua. A Devon si seccò la bocca e una strana sensazione le si annidò nello stomaco facendola sentire nervosa ed eccitata allo stesso tempo. Solido, compatto, slanciato, possente... queste parole le attraversarono la mente, ma nessuna di loro sembrava catturare completamente la bellezza rude e mascolina di Cole McRae. ― Suppongo che non vogliate lavarmi la schiena ― disse lui con voce strascicata. Questo la distolse dal suo stato di torpore. Le salì il fuoco alle guance mentre gli lanciava l'asciugamano in faccia. ― Andate all'inferno ― disse, girando su se stessa e andandosene. Non aveva ancora attraversato la stanza quando udì un altro rumore e poi, dopo un minuto, il suono dei suoi passi. Si girò cautamente, sollevata nel vedere che si era almeno vestito. Non del tutto, però. Si era infilato camicia e calzoni, ma aveva lasciato la camicia sbottonata. Lo sguardo di Devon andò subito al leggero strato di peli biondi sul petto, poi ai muscoli guizzanti che gli segnavano lo stomaco. Notò anche che era a piedi nudi. In un certo senso questo lo faceva sembrare meno minaccioso. Devon frenò bruscamente i propri pensieri e chiamò a raccolta il tono più sdegnoso. ― Posso? ― chiese, inclinando la testa verso la tinozza. ― Oppure avevate intenzione di farmi aspettare fino a domani mattina? ― Dio, no. Prima è meglio è. ― Cole sventolò la mano davanti al viso in un gesto che lei sapeva destinato a irritarla. Raddrizzando la schiena ignorò l'insulto e fece per dirigersi verso la tinozza quando lui la fermò di nuovo. Si voltò e lo vide lanciare sul letto tre morbidi fagotti, tutti ordinatamente avvolti in carta marrone e legati con lo spago. ― Probabilmente avrete bisogno di questi ― le disse in tono burbero. Devon fissò i pacchi, poi lo guardò di nuovo. Un fiero cipiglio gli increspava i lineamenti, e teneva le mani affondate nelle tasche. Sembrava terribilmente a disagio, fatto stupefacente in un uomo sempre così controllato. Devon avrebbe voluto rifletterci sopra, ma la curiosità ebbe la meglio. ― Che cosa sono? ― chiese senza muoversi. ― Perché non li aprite e lo scoprite? Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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E così fece. Il primo pacco conteneva una vestaglia azzurro pallido, bordata con tocchi di merletto avorio al collo e ai polsi. Il secondo conteneva calze, una camiciola, mutandoni e una sottoveste, tutti di morbido cotone bianco e ornati di nastrini azzurri. L'ultimo pacco conteneva un vestito nuovo di zecca. Era di un adorabile azzurro cielo, con tocchi delicati color lavanda. Sul corpetto e sulle maniche si intrecciavano nastri azzurri e avorio. Devon fissò i doni, del tutto sopraffatta. Aveva pensato di lavare i propri indumenti nella tinozza dopo aver finito di fare il bagno, sperando che venissero bene. Quando Cole aveva detto di dover trovare degli indumenti nuovi, aveva pensato che intendesse indumenti per sé, non per lei. Con la scarsità di merci a causa della guerra, doveva averli pagati un occhio della testa. Devon aggrottò la fronte cercando di dare un senso a quel gesto. ― Se non vi piacciono ― disse in fretta Cole ― domani possiamo tornare e... ― No! ― Devon afferrò il vestito, come temendo che glielo portasse via. ― Sono bellissimi, davvero. Solo che non mi aspettavo... non pensavo... l'azzurro è il mio colore preferito ― balbettò goffamente. Cole la studiò per un minuto, come cercando di indovinare la verità delle sue parole, poi sui suoi lineamenti duri passò qualcosa che assomigliava al sollievo. ― Lo so. ― Abbassò un braccio e fece correre la sua ruvida mano maschile su quella delicata biancheria. ― C'erano dei nastri rosa, ma ho detto alla donna che dovevano essere azzurri. Devon lo fissò stupita, cercando di raffigurarselo in un negozio di articoli femminili. Aveva certo terrorizzato la commessa, facendole sostituire i nastri rosa perché pensava che lei li avrebbe preferiti azzurri. Tipico di un uomo. Da' a un uomo una piccola informazione e lui si convincerà di sapere tutto. Fissò gli indumenti con la gola serrata dal pensiero che avesse voluto farle un piacere. Aveva fatto molto di più. Devon era sorpresa, divertita e molto eccitata. ― Sono perfetti ― disse con sincerità. ― Il colore è giusto e dovrebbero anche andarvi bene. Non dovrete mettervi quell'accidente di corsetto. ― No, suppongo di no. ― Gli sorrise. ― Sono adorabili, Cole. Grazie. ― Prego. D'un tratto Devon fu consapevole della loro vicinanza fisica. Guardandolo negli occhi vide in quelle calde pozze scure delle pagliuzze Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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dorate. Una ciocca di capelli biondi e umidi gli ricadeva sulla fronte, dandogli un fascino da adolescente. Le venne il vago pensiero che forse avrebbe dovuto chiedersi i motivi di quel gesto. Magari aveva comprato quegli indumenti solo per farle abbassare la guardia o per farla sentire debitrice nei suoi confronti. Ma poi respinse risolutamente quei cinici pensieri anche se forse erano veri. In quel momento voleva soltanto godersi la gioia inaspettata di quel dono. L'entusiasmo svanì quando lo osservò attraversare la stanza e accomodarsi in una poltrona segnata dalle intemperie vicino a quella che un tempo era la finestra. ― Che cosa fate? ― gli domandò. Alzò le spalle e si guardò. ― Sembra che mi stia accingendo a sedermi. ― Lo vedo. Perché vi sedete? ― Volete che rimanga in piedi? ― State in piedi, sedetevi, fate quello che volete, ma fatelo dall'altra parte della porta, in modo che io possa fare il bagno. Sul suo viso si accese lentamente la comprensione. Si accomodò sulla sedia, intrecciò le mani dietro la testa e posò i piedi nudi su un tavolo di legno di pino piuttosto segnato. ― Temo di no. Devon spalancò gli occhi. ― Non vorrete dire che intendete rimanere qui mentre faccio il bagno? Nella stessa stanza? E la mia intimità? ― disse rabbiosamente. Cole alzò le spalle. ― Consideratelo un privilegio che dovete ancora guadagnarvi. Devon lo guardò in cagnesco, dando sfogo a tutta la propria furia. ― Be', almeno siete coerente. Ogni volta che comincio a pensare che in fondo siete un essere umano decente, fate qualcosa per smentirmi. ― A grandi passi andò dietro il tramezzo. Qualche secondo dopo fu di ritorno e prese i vezzosi indumenti nuovi che aveva lasciato sul letto. ― Mi date la vostra parola che non... interferirete con il mio bagno? ― domandò. ― Avete la mia solenne parola ― dichiarò lui mentre annuiva anche se Devon avrebbe giurato che negli occhi gli brillavano tracce di ilarità. ― Bah. La vostra solenne parola ― ripeté lei furiosa. ― Insieme a un nichelino non basterebbe a comprare un paio di caramelle, vero? Ritornò furibonda all'enorme tinozza di legno, sorpresa di scoprire che le aveva lasciato due secchi di acqua calda e pulita. Lanciò gli indumenti su una sedia vicina e versò un secchio nella tinozza, tenendo l'altro per sciacquarsi. Un tremito di apprensione la percorse mentre cominciava a Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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slacciare i bottoni del vestito, sapendo che lui stava dall'altra parte del tramezzo. Non potendo farci nulla, respinse il pensiero, si strappò di dosso il resto degli indumenti sudici e quasi si tuffò nell'acqua. Le dava una strana sensazione stare seduta nella tinozza completamente nuda, sapendo che Cole aveva condiviso la stessa acqua, ma si rifiutò di mettere meglio a fuoco il pensiero. Concentrò invece le proprie energie per pulirsi. Strofinò tutto il corpo per due volte, poi si dedicò ai capelli e li avvolse in uno spesso strato di schiuma saponata, mentre si adoperava a rimuovere dalla propria persona ogni traccia di fango e sudiciume. Quando ebbe finito, si mise in piedi e prese il secchio che aveva tenuto da parte. Se lo versò sulla testa, lasciando che l'acqua le scivolasse lungo il corpo come una cascata di calda seta. In quel momento udì un suono dall'altra parte del tramezzo e si girò bruscamente, ma non fu in grado di dire se era stata una parola o un gemito. Non volendo correre ulteriori rischi, uscì dalla tinozza, si strofinò i capelli e il corpo con l'asciugamano umido di Cole e si avvolse nella vestaglia che le aveva regalato. Poiché aveva lasciato nella stanza la borsa contenente la spazzola, il pettine e gli altri articoli personali, non aveva più nulla da fare lì. Si strinse la cintura intorno alla vita, poi girò intorno al tramezzo con passo esitante, cercando subito con lo sguardo il suo carceriere. Era in piedi e le voltava la schiena, le mani appoggiate alla mensola sopra il caminetto. Senza dire una parola gli passò alle spalle e sedette al piccolo tavolino da toeletta accanto al letto. Lo specchio appeso era rotto in due punti, ma serviva ugualmente al suo scopo. Slacciò i cinturini della borsa di tela e cominciò a spargerne il contenuto davanti a sé. Prima prese il pettine, passandolo con cura nella massa di nodi finché i capelli non ricaddero lisci lungo la schiena. Li gonfiò con le dita per aiutarli ad asciugarsi, poi aprì il vasetto di crema idratante che aveva preso sul treno e procedette a stenderla leggermente sulle mani, sul collo e sul viso. Seguirono alcune gocce di profumo applicate con parsimonia dietro le orecchie e lungo la gola. Se lo sarebbe messo anche tra i seni, ma da quando aveva cominciato a farsi bella, Cole si era girato e stava osservando tutte le sue mosse. Anche se aveva cercato di ignorarlo, era penosamente consapevole che il cuore aveva accelerato i battiti e che le tremavano un poco le mani. Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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Era poco piacevole che lui la osservasse fare toeletta, e a un tratto non vide l'ora di lasciare lo spazio piccolo e angusto della stanza, perciò si passò nuovamente le dita tra i capelli, decidendo che li avrebbe acconciati ancora umidi invece di attendere quella mezz'ora o più necessaria perché si asciugassero. Li tirò indietro e li attorcigliò in un grosso chignon alla base del collo. Ma le ciocche pesanti e umide continuavano a scivolarle tra le dita, facendola sentire goffa e inetta sotto lo sguardo calmo di Cole. ― Avete quasi finito? ― le chiese. Le caddero per terra tutte le forcine. Devon lo guardò male, le raccolse, poi attorcigliò i capelli in uno stretto nodo e le puntò. ― Sì ― rispose. Qualche ciocca ricciuta si sciolse, ricadendole morbidamente intorno al viso, ma non vi badò. Andò di nuovo dietro il tramezzo, si vestì in fretta e gli andò incontro alla porta. ― Credo che la chiave ce l'abbiate voi. Cole non disse nulla. I suoi occhi fulvi la percorsero lentamente, dalla punta degli stivaletti alla pettinatura compunta. Devon fu sul punto di sollevare una mano per rimboccare le ciocche sciolte, ma controllò l'impulso e riportò la mano lungo il fianco. Si sentiva assurda, con quei vestiti scelti da lui come se fosse stata una bambola. Anche se, evidentemente, quella era stata l'ultima delle sue intenzioni. Era più probabile che si fosse solo stancato del suo costante stato di disordine. Probabilmente le donne che conosceva trascorrevano ore a mettersi in ghingheri per lui, ansiose di sapere quale veste piena di gale gli sarebbe piaciuta di più. Quel pensiero le provocò uno strano contorcimento di stomaco e le portò un piccolo broncio sulle labbra. Bene, pensò contrariata, che andassero tutte al diavolo. Anzi, che al diavolo ci andasse lui. Sollevò il mento e chiese: ― Abbiamo in progetto di mangiare, questa sera, oppure preferite che rimaniamo qui in piedi a guardarci per tutta la notte? Di nuovo quella debole traccia di un sorriso subito scomparsa, tanto da chiedersi se c'era mai stata. Cole tirò fuori la chiave dalla tasca della camicia, aprì la porta e la fece passare per prima con un inchino beffardo. ― Dopo di voi, mia signora. La sala da pranzo al piano di sotto era deserta, le lampade erano state abbassate. A quanto sembrava la pensione offriva solo stanze e non pasti. Uscirono e percorsero a piedi pochi isolati. A differenza dell'operosa città di Fort Monroe, lì le strade erano tranquille, quasi calme. Devon vide Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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pochi civili, mentre sembravano esserci militari a tutti gli angoli. Si fermarono di fronte all'unico ristorante della città. Sbiadite tende di mussola pendevano flosce alle finestre: un gradito cambiamento rispetto alla solita abitudine di chiuderle con le assi. All'interno, erano apparecchiati grandi tavoli malconci con delle lampade a petrolio, e ogni tavolo ospitava da sei a otto persone. Una porta a molla all'altra estremità della sala conduceva in quello che sembrava un saloon. Devon udì suonare su un piano scordato un motivetto trascinante e avvertì voci di uomini che avevano bevuto, il che le fece capire che quel luogo poteva, in poco tempo, diventare piuttosto animato. Per quanto la riguardava, Cole non avrebbe potuto scegliere un posto migliore. Poiché il ristorante era affollato, dovettero attendere qualche minuto prima di potersi accomodare. Quando se ne andarono due uomini, l'ostessa sparecchiò i loro due posti e fece un cenno a Cole e Devon perché si sedessero. I quattro uomini che erano rimasti al tavolo balzarono in piedi quando la videro avvicinarsi. Devon li valutò rapidamente: sui venticinque anni, grossi e robusti, con l'uniforme della cavalleria. Sentendosi il loro sguardo addosso sorrise e fece ondeggiare i fianchi, modificando la camminata in una scivolata seducente. Aveva fatto solo pochi passi quando sentì la mano di Cole posarsi sui suoi fianchi per tenerglieli fermi. Si immobilizzò bruscamente. Lo guardò da sopra la spalla e sibilò: ― Toglietemi subito le zampe di dosso! ― Stavo solo cercando di essere d'aiuto. Sembrava che aveste qualche difficoltà a camminare. ― Al contrario, McRae. So esattamente quello che ! faccio. ― Anch'io ― rispose lui mentre le faceva scivolare senza fretta le mani giù dai fianchi. ― E vi consiglio caldamente di non farlo, Blake. Questo sarà il vostro unico avvertimento. ― In tal caso, farò in modo di dare al vostro consiglio tutta la riflessione e la considerazione che si merita. E con questo si girò di nuovo verso il tavolo, fece un cenno agli uomini che avevano ascoltato quello scambio di battute con scoperta curiosità e avanzò nella loro direzione con un ondeggiamento ancora più pronunciato. Quando raggiunse il tavolo, abbassò modestamente lo sguardo. ― Gentili signori, vi prego di non stancarvi per colpa mia. Sedetevi pure. L'uomo alla sua destra allungò la mano per prenderle la sedia, ma Cole fu lì prima di lui, allontanandogliela dal tavolo perché si sedesse. Devon Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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sollevò le sopracciglia, sorpresa. ― Capitano McRae, come siete galante. E pensare che per tutto questo tempo ho pensato che non conosceste le buone maniere. Si accomodò e le presentazioni furono subito fatte. Decise che il tenente Davis, l'uomo alla sua destra, era non solo affascinante, ma anche molto attraente. Era dotato di una struttura solida, non era grande e grosso come Cole ma tuttavia robusto, aveva folti capelli castani, vivaci occhi azzurri e dei bei baffi. ― Non ho potuto fare a meno di notare il vostro accento delizioso, signora ― disse il tenente dopo pochi minuti. ― Se la mia domanda non vi dispiace, di dove siete originaria? Accanto a lei Cole alzò gli occhi al cielo. ― Francia ― bofonchiò. Il tenente Davis aggrottò la fronte, passando con lo sguardo da Cole a Devon. ― Francia? Non sembrate affatto francese. Pensavo forse Inghilterra... ― Avete ragione, tenente. Vengo dall'Inghilterra. ― Scoccò a Cole uno sguardo feroce, poi si girò verso il tenente. Si sporse in avanti e con un sussurro teatrale disse: ― Non badate al capitano McRae. Ha molta difficoltà a ricordare le cose. Sapete, di recente il poveretto ha ricevuto un colpo d'arma da fuoco in testa. I quattro uomini fissarono Cole con espressioni di inorridita simpatia. Cole imprecò sottovoce. ― Basta così, Devon ― sussurrò. ― Ma capitano, non c'è nulla di cui vergognarsi. Sono sicura che questi signori capiranno che un tempo siete stato molto... sveglio. ― Gli batté sulla mano con fare incoraggiante e con il tono di voce di chi parla con un bambino non troppo intelligente. ― Forse un giorno lo sarete di nuovo. Il goffo silenzio che seguì venne infine rotto quando l'ostessa arrivò e posò davanti a ognuno un piatto. Devon abbassò uno sguardo deluso sulla poco appetitosa massa di manzo bollito, piselli schiacciati e crostini bruciacchiati. ― È tutto quello che è rimasto ― disse brusca la donna. ― Prendere o lasciare. Devon prese un boccone di manzo e lo masticò. Indugiò durante il pasto, dilungandosi molto anche dopo che Cole aveva finito. Lo ignorò e si mise a fare la graziosa con i vari commensali, a turno. Ascoltava rapita i loro racconti, faceva commenti lusinghieri sul loro valore e coraggio, sui pericoli terribili che dovevano aver corso. Cole spinse indietro la sedia con un'espressione di noia dipinta sul viso. Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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Il tenente Davis finì il racconto di una battaglia particolarmente aspra durante la quale aveva avuto la spalla squarciata da un colpo di baionetta. A quella notizia, Devon assunse un'espressione di sincero dolore. ― Oh, che cosa terribile. Ditemi, di quale spalla si trattava? Il tenente indicò la destra. Devon si sporse e vi posò delicatamente la piccola mano. ― Vi fa ancora male, tenente? ― mormorò in tono comprensivo. Lui la percorse con lo sguardo, notando le dolci curve sotto il vestito, la vibrante innocenza degli occhi verdi. Deglutì e sorrise. ― Con un tocco angelico come il vostro, signora, come potrei non sentirmi in paradiso? Devon sbatté le ciglia. ― Ma tenente Davis... ― Basta così ― disse Cole, prendendola per il gomito mentre si alzava e la faceva a sua volta mettere in piedi. ― Ce ne andiamo. Anche il tenente Davis si alzò. Si rivolse a Devon, ma teneva lo sguardo fisso esclusivamente su Cole e non sorrideva più. ― Il vostro amico è un uomo piuttosto impaziente, vero, signora? ― Il mio amico? ― ripeté Devon con le sopracciglia unite in un'espressione confusa, poi con un gesto negò la definizione. ― Oh no, il capitano McRae e io ci conosciamo appena. Vedete, gli è stato assegnato il compito di scortarmi fino a Washington e temo che lo consideri un incarico molto seccante. ― In tal caso, signora, sarei onorato di... Il diniego di Cole fu rapido e reciso. ― No. Un'ombra scura passò negli occhi del tenente. La voce gli si abbassò di un tono. Si rivolse di nuovo a Devon anche se il suo sguardo rimaneva fisso su Cole. ― Non parla molto, vero? Anche se credo che, da un tontolone, non ci si possa aspettare altro. Devon trattenne il respiro e guardò Cole, niente affatto sorpresa nel vedere che la sua espressione era rimasta completamente impassibile, al punto di apparire perfino annoiato. ― Esatto ― disse freddamente, con lo sguardo fisso sul tenente Davis. ― Adesso se lor signori ci vogliono scusare... ― Non così in fretta. ― L'ufficiale alla destra di Devon le afferrò il braccio e gli altri cavalleggeri si alzarono in piedi. ― Forse la signora non vuol venire con voi. La stanza, che era stata rumorosa e turbolenta quando erano entrati, divenne del tutto silenziosa, e tutti gli occhi si fissarono sul loro tavolo. ― Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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Toglietele le mani di dosso ― disse Cole. Anche se non aveva alzato la voce, la gelida furia del suo tono fu sufficiente a far indietreggiare il cavalleggero, che però, risolutamente, intensificò la stretta sul braccio di Devon senza alcuna intenzione di cedere terreno davanti agli amici. ― Chiediamo alla signora... ― Ho detto di toglierle le mani di dosso ― ripeté Cole, pronunciando con cura ogni parola. Il tenente Davis e gli altri due ufficiali avanzarono, chiaramente ansiosi di attaccar briga. Devon li studiò a uno a uno. Erano più grossi di come aveva immaginato ed erano quattro. D'un tratto si rammaricò per quello che aveva iniziato, pur sapendo che era ormai troppo tardi per modificare il corso degli eventi. Inoltre, se la situazione fosse stata rovesciala e Cole avesse avuto dinanzi a sé la prospettiva di trascorrere il resto della vita in prigione per un crimine non commesso, non avrebbe fatto anche lui qualsiasi cosa per sfuggire a tale destino? ― Vi prego, signori ― tergiversò, poco convinta dal suo stesso argomento. ― Non c'è alcun bisogno di tutto ciò. Perché non... ― Maledizione, aspettate un momento ― esclamò il tenente Davis. ― Qualcuno mi ha rubato il portafoglio! Non c'era più tempo per i rimpianti. Come piaceva dire a zio Monty: "Lo spettacolo era cominciato". Anni di allenamento presero il sopravvento. ― No! ― ansimò Devon. ― Ne siete certo? ― Ma certo che ne sono sicuro! È sparito! ― Restituitelo, Devon ― disse Cole brusco. ― Avete già causato abbastanza guai qui dentro. ― Vi prego! ― esclamò lei portando al petto una mano delicata, come se l'avesse mortalmente insultata. ― Ridategli il suo portafoglio. ― Io? Come osate? ― Afferratelo, ragazzi! ― gridò il tenente. Devon si tolse di mezzo quando cominciarono a volare i pugni. In un ambiente così ristretto, Cole non aveva molte probabilità contro quei quattro. Specie quando gli uomini del tavolo vicino si gettarono nella mischia, immobilizzandolo sul pavimento. Lo tirarono su di peso, due uomini su ciascun lato, tenendogli le braccia dietro la schiena. ― Ve ne pentirete, Davis! ― ruggì. ― Oh, non credo proprio ― ribatté il tenente. ― Se c'è una cosa al Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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mondo peggiore di un ladro, questo è un uomo codardo al punto da incolpare del proprio furto una donna. ― Allungò una mano verso il panciotto di Cole che si era in parte sbottonato durante la lotta e ne tolse il proprio portafoglio. ― Se la ladra è lei, come spiegate questo, McRae? Devon osservò lampeggiare la sorpresa negli occhi di Cole, poi lo vide girare la testa di scatto verso di lei. Chiamando a raccolta tutto il coraggio che possedeva, sollevò il dito e glielo puntò contro. ― Capitano McRae ― esclamò piena d'orrore. ― Siete un ladro! A quel punto si scatenò l'inferno. Il tenente Davis e altri due uomini si buttarono a corpo morto addosso a Cole. Dal saloon si riversarono gli altri avventori, unendosi alla rissa. In pochi secondi la stanza fu piena di grugniti, di gemiti e del suono di corpi che cozzavano tra di loro. Volavano le sedie come schegge di legno; i bicchieri e le stoviglie furono scagliati per terra e finirono in frantumi. Devon sollevò le gonne e corse più veloce che poté, schivando i corpi che volavano mentre si faceva strada verso la porta. Si fermò un momento fuori dal ristorante, travolta dal senso di colpa. Cole non sarebbe rimasto ferito? Lei voleva solo scappare, non era sua intenzione fargli del male. Lo immaginò disteso per terra, debole e sanguinante, poi respinse il pensiero con fermezza. Cole McRae era in grado di badare a se stesso. O così almeno sperava. "Ti prego, Signore" implorò silenziosamente mentre ritornava di corsa alla pensione. "Fa' in modo che non rimanga ferito seriamente. Solo quel tanto che basta a farlo rimanere indietro... No, nemmeno così. Fa' che non rimanga ferito. Fallo ritardare solo di una decina di minuti, il tempo per me di prendere le mie cose e rubare un cavallo. È tutto quello che ti chiedo, Signore. Fa' che Cole non rimanga ferito e aiutami a rubare un cavallo." Rendendosi conto della sconvenienza della sua richiesta di aiuto per il furto di un cavallo, la annullò. "Lascia perdere il cavallo, Signore. Ci penserò da sola. Tieni d'occhio Cole." Quando fu nella stanza accese una lampada, afferrò la borsa di tela pesante e cominciò a buttarci dentro le sue cose. Aveva appena finito e stava allacciando i cinturini di pelle quando udì la porta chiudersi piano dietro di lei. Girò su se stessa, stupita nel vedere lì Cole, sporco e in disordine, ma per il resto illeso. La invase il sollievo. ― Non siete ferito! ― No, non lo sono. Temo, su questo punto, di continuare a deludervi. ― Prima che Devon potesse replicare, il suo sguardo si spostò da lei alla Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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borsa che stava preparando. ― Stavate prendendo tutto, vero? Sembrava calmo, un po' troppo calmo considerando le circostanze. Devon si leccò le labbra d'un tratto secche mentre il sangue cominciava a pulsarle nelle vene. ― Come... come avete fatto ad allontanarvi? ― Sono una persona molto decisa. ― Cole si spostò dalla porta, avanzando di un passo. Lei ne fece automaticamente uno indietro fissandolo sbalordita. ― Sì, ma come... ― E' facile scivolare via da una rissa furibonda: accadono troppe cose per vedere chi c'è e chi non c'è. La prossima volta che volete perdere qualcuno, fategli ingaggiare una zuffa a due. L'avversario di solito se ne accorge se l'altro se ne va. Adesso le forniva istruzioni su come fuggire? C'era qualcosa di terribilmente sbagliato. Cole avrebbe dovuto essere arrabbiato, avrebbe dovuto riempirla di insulti. E invece niente. Devon fece un sorriso tremante, decidendo di prendere tempo finché non ci avesse capito qualcosa. ― Grazie, cercherò di ricordarmene. ― Fece un passo indietro e poi ancora uno fino a sentire dietro di sé il muro che non le lasciava più spazio per muoversi. Poiché Cole continuava ad avanzare verso di lei, studiò il suo viso, e l'illusione che avesse preso bene il suo piccolo trucco svanì. Non era affatto calmo. Gli occhi mandavano scintille dorate e la mascella era serrata. Era completamente, assolutamente, definitivamente furibondo. ― Avete considerato il danno che potevate arrecare? 0 il fatto che persone innocenti potessero rimanere ferite? Devon scosse la testa perché le sembrava di aver perso la voce. ― No, io... io ho solo pensato... ― Voi avete pensato? ― ribatté lui con violenza. ― Avete davvero pensato prima di fare quella stupida mossa? A cosa diavolo avete pensato? La rabbia la invase, sostituendosi alla tensione nervosa che solo qualche momento prima la paralizzava. Ignorò il fatto che Cole la sovrastasse, che fosse due volte più grosso di lei e armato di un revolver carico. ― Stavo pensando a scappare lontano da voi, McRae! Ecco a che cosa stavo pensando. ― Bene, Blake, scordatevelo. Siete mia e non andrete da nessuna parte. ― Vostra? ― articolò a stento, furiosa, troppo sconvolta dalla Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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possessiva, arrogante assurdità di quelle parole per formulare una risposta coerente. ― Siete completamente impazzito? ― Naturale. Altrimenti vi avrei trascinata fuori del ristorante non appena avete cominciato a ondeggiare quel vostro ostinato culetto davanti al tavolo di quattro cavalleggeri stupidi e arroganti. Devon per poco non rimase a bocca aperta per la Sorpresa. Cole era arrabbiato per il fatto che lo avesse incastrato per il furto del portafoglio, e per la rissa che era seguita. Ma quello che sembrava sconvolgerlo più di tutto era il modo in cui aveva flirtato con il tenente e i suoi amici. Il che, per quanto la riguardava, era il minore dei suoi crimini. ― Oh, quello ― ribatté con un sorrisino. ― Quello non è stato nulla. ― Davvero? Ma guarda. È forse un altro degli insegnamenti dello zio Monty? ― Dello zio... Oh no. Credo che sia una cosa che ho sempre saputo. Gli uomini sono creature molto semplici ― disse con voce tremante. ― Basta solo sapere come bisogna trattarli. ― Ah, è così? ― disse lui con voce strascicata. ― E ditemi, allora, come mi trattereste? ― Il mio primo istinto sarebbe quello di fuggire ― si lasciò sfuggire di bocca Devon prima di riuscire a fermarsi. Cole sorrise, poi sollevò la mano e gliela passò dolcemente sulla guancia. Fu percorsa da un tremito come se quel tocco le avesse infiammato tutti i nervi del corpo. ― Volete ancora sfuggirmi? ― le chiese con voce profonda e dolce mentre, con il respiro, le alitava sul collo. "Sì!" urlò la sua mente. "No!" rispose il suo cuore. La confusione doveva essere trapelata sul viso perché Cole si accigliò e scosse la testa. ― In ogni caso è troppo tardi ― disse con fermezza. Devon deglutì, sapendo che stava giocando con lei. Sapeva anche che le sarebbero toccati solo guai, ma ormai non sarebbe riuscita a fermarsi neppure a costo della vita. Era la sua natura e ci si era rassegnata. Se fosse stata Eva, avrebbe dato un morso alla mela. Nei panni di Pandora avrebbe aperto il vaso. E sapeva senz'ombra di dubbio che stava per ficcarsi negli stessi guai in cui si erano cacciate le sue antenate. ― Ditemi, allora ― la spronò nuovamente Cole. ― Come mi trattereste secondo gli insegnamenti dello zio Monty? ― Be' ― cominciò lei esitante, con gli occhi fissi in quelli di lui. ― Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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Suppongo che comincerei col dirvi che bella figura di uomo siete. Come siete attraente... ― Lasciate perdere il mio bel viso ― la interruppe con impazienza. ― Che cosa fareste? ― Questo. ― Alzò la mano e la posò gentilmente su quel petto solido come la roccia, stupita della propria baldanza, stordita dalle sensazioni che la invadevano I già solo per quel leggero contatto. Sentì il corpo di Cole tendersi sotto la sua mano, notò un muscolo contrarsi lungo la mascella. ― E questo. ― Si alzò in punta di piedi, passandogli le mani dietro al collo. La pelle di lui sembrava velluto caldo e ruvido e le fece venire il disperato desiderio di continuare l'esplorazione. I capelli erano più morbidi di come pensava, fitte ciocche dorate che scivolavano lisce tra le dita. ― Che altro? ― chiese lui con una voce che suonò stranamente rauca. Devon sbatté le palpebre, cercando le parole. ― Be', io... di solito questo è sufficiente. ― Niente baci? Il cuore le batteva sordo contro il petto. ― Baci? Cole sollevò un dito, tracciando il contorno delle sue labbra. ― Sicuramente nessuna lezione in materia di seduzione sarebbe completa senza un bacio. ― Vero ― concordò lei in un sussurro sospeso. Era una pazzia. Un'assoluta pazzia. ― Cominciate voi. Le labbra di lui guizzarono, come se cercasse di reprimere un sorriso. ― Generalmente si fa insieme. I nervi di Devon che fino a quel momento avevano resistito piuttosto bene, tutto d'un tratto sembrarono cedere. ― Cosa? Oh sì, capisco. È una cosa sensata. Dopotutto, uno non potrebbe certo... ― Blake? ― McRae? ― Tacete e baciatemi. ― E con ciò le passò un braccio intorno alla vita, attirandola a sé mentre posava le labbra sulle sue. Si adattavano bene l'uno all'altra, pensò Devon un po' sorpresa. Considerata la taglia di Cole, si aspettava che il bacio risultasse goffo. Invece il suo corpo si modellò ai contorni di quello di lui, come se fosse esattamente il suo posto. Né aveva previsto la dolcezza di quel bacio. Fu semplice, morbido e dolce come se Cole volesse prendersi tutto il tempo necessario. Le sue mani forti le percorsero il corpo con carezze leggere e affettuose per darle il tempo di adattarsi alla sensazione di essere tra le sue braccia. Si accorse Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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vagamente che le stava togliendo le forcine dai capelli, facendoseli scorrere tra le dita mentre glieli faceva ricadere sulle spalle. E mentre Devon assimilava tutto questo, il bacio cambiò. Con una gentile pressione della mascella Cole le fece schiudere le labbra e la esplorò con la lingua. Devon si irrigidì per lo shock e si sarebbe allontanata, ma lui doveva essersene accorto perché le accarezzò la schiena con movimenti dolci per calmarla, per chiederle silenziosamente di lasciarsi andare, di fidarsi di lui. E Devon si fidò. Il bacio riprese fuoco. Non era più gentile, ora, ma caldo, appassionato, prepotente. Lei imitò i movimenti della sua lingua, sentì il corpo di lui tendersi mentre il fuoco divampava in entrambi. Cole le passò le mani sotto i glutei, sollevandola contro di sé mentre i corpi si intrecciavano uniti da un desiderio primitivo. Emanava da lui un ardore prettamente virile, e questo la eccitava in modo nuovo, meravigliandola di poterlo eccitare quanto lui eccitava lei. Si abbandonò e desiderò che potesse durare all'infinito. Poi, con la stessa rapidità con cui il pensiero le aveva attraversato la mente, finì tutto. Con uno sforzo Cole si allontanò da lei emotivamente e fisicamente. Devon lo fissò, sentendosi abbandonata e chiedendosi d'un tratto se aveva fatto qualcosa di sbagliato. Anche alla fioca luce della stanza, vide il fuoco dorato che gli accendeva gli occhi mentre le faceva correre lo sguardo sul viso e sul corpo come se la scoprisse di nuovo. Le passò le mani sugli avambracci, le ravviò gentilmente i capelli dietro le spalle. Devon intuì che quel gesto, seppur affettuoso, serviva solo per prendere tempo mentre raccoglieva i pensieri. Dopo un minuto la fissò negli occhi. Lei raddrizzò la schiena, trattenendo il respiro mentre aspettava che parlasse. Alla fine lo fece. ― È tempo di andare a letto.
9 ― Cosa? L'aveva scioccata. Cole lo lesse chiaramente in quei magnifici occhi verdi. Occhi che solo pochi momenti prima avevano brillato di confusa passione e che ora scintillavano di virtuosa indignazione. ― Non ho intenzione di venire a letto con voi ― disse Devon mentre gli Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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schizzava via dalle braccia e attraversava la stanza per andare a nascondersi dietro una sedia. ― Preferirei andare dritta in prigione! Cole sollevò un fulvo sopracciglio. ― A quanto sembra i miei baci lasciano molto a desiderare. ― Dico sul serio! ― Lo so ― rispose lui calmo. ― Ma è tardi e credo che abbiamo entrambi bisogno di sonno. La sorpresa e una cauta diffidenza si rifletterono sui suoi lineamenti delicati. ― Sonno? ― Sonno. ― Volete andare a letto per... per dormire? ― Di solito è lì che si dorme. ― Ci si fanno anche delle altre cose ― ribatté lei. ― È vero, ma non è quello che avevo in mente. ― Perché no? ― domandò lei, e le guance si colorarono vivacemente. ― Voglio dire... ma certo che no! Però... ma voi mi avete baciata. ― Mi sembra di ricordare che mi abbiate restituito il bacio. Le si sbiancarono le nocche mentre intensificava la stretta sullo schienale della sedia. '― L'ho ritenuta una questione di educazione. Cole si rimangiò un sorriso. ― Molto gentile da parte vostra. ― Sì, vero? E quindi, alla luce di questo, forse potreste restituirmi il favore. Lui aspettò per vedere la piega che avrebbe preso la conversazione, chiedendosi se avrebbe mai capito come lavorava la mente di quella donna. Devon disse: ― Magari, per questa notte, vorreste dormire nella tinozza. ― Nemmeno per sogno. ― Capisco ― replicò lei rigida, con gli occhi che mandavano lampi di smeraldo. ― In tal caso ci dormirò io. Cole scosse la testa. ― In primo luogo la tinozza è stata portata via e, mentre stiamo parlando, forse viene già adoperata da uno degli altri pensionanti. ― La osservò spalancare gli occhi mentre guardava in giro per la stanza e assimilava le sue parole. ― In secondo luogo, il letto è largo abbastanza per due persone ed è lì che voglio vedervi. Non servirebbe stare a letto se dovessi rimanere sveglio per sentire se scappate dalla porta. Devon sembrò offesa. ― Se decidessi di scappare dalla porta, vi Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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garantisco che non riuscireste a sentirmi... addormentato o sveglio che foste. ― Consolante. Comunque, questo non cambia nulla. Dormiremo entrambi in quel letto. ― Ma voi mi avete baciata! Desiderò che smettesse di ricordarglielo. Gli faceva solo venir voglia di ricominciare. ― Devon, vi do la mia parola: adesso intendo solo dormire. Lo studiò con gli occhi ridotti a due fessure. ― Basta baci? ― chiese alla fine con voce venata di sospetto. ― Sì. ― "Per questa notte, almeno" aggiunse silenziosamente Cole. ― Come posso sapere che, una volta a letto, voi non... voi non... ― Non mi trasformerò in un animale in fregola incapace di controllarsi? ― le suggerì. ― Esattamente ― alitò lei, sollevata che lo avesse detto lui. ― Molto lusinghiero, ma posso assicurarvi che siete al sicuro. ― Attese che si rilassasse per poi aggiungere in tono casuale: ― Questo succede solo quando c'è la luna piena. Lei sollevò di nuovo il mento, con i lineamenti irrigiditi dalla rabbia e dall'imbarazzo. ― Adesso mi state prendendo in giro. Mi giudicate una sciocca. ― Avete ragione, è così. ― Prima che lei potesse protestare, Cole continuò: ― Il vostro bacio è stato carino, Devon. Molto carino, a dire la verità, ma la cosa è finita qui. E per quanto riguarda il fatto di dividere lo stesso letto, non saprei che altro dire per mettervi a vostro agio. Vi do la mia parola che non vi toccherò. Non sono mai stato accusato di russare, anche se suppongo di non sapere per certo se sia vero o no. Non mi agito troppo e siete libera di prendervi tutte le coperte. C'è qualcos'altro che vi preoccupa? Devon lo fissò per un lungo, silenzioso momento. ― Fate brutti sogni. Su qualcuno di nome Gideon. ― È ora di andare a letto ― disse lui, mettendo bruscamente termine alla conversazione. Questa volta Devon accettò senza discutere. Andò dietro il tramezzo, riemergendone alcuni minuti dopo con la vestaglia stretta intorno al corpo, e si mise a letto. Cole si tolse gli stivali, tirò via la camicia e fece per sbottonarsi i pantaloni. L'ansito d'orrore di Devon colmò il silenzio della stanza. Lui si immobilizzò, rendendosi conto solo in quel momento che stava per spogliarsi come d'abitudine. Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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― Scusate ― borbottò, e si riabbottonò i pantaloni. Devon si girò sul fianco e finse di non aver sentito. Cole smorzò la luce ed entrò nel letto accanto a lei. Giacquero entrambi assolutamente immobili, schiena contro schiena. Una tensione spessa e palpabile colmava lo spazio vuoto tra di loro. Dopo quella che sembrò un'eternità, il respiro di Devon prese un ritmo calmo e dolce che fece capire a Cole che si era addormentata. Allora sospirò e si girò sulla schiena, esausto ma incapace di riposare. Un migliaio di immagini gli fluttuavano nella mente, tenendolo sveglio. Vedeva la sua nave, l'Islander, durante la battaglia, con le vele in fiamme mentre le grida della ciurma gli ruggivano nella testa. Poi vide Jonas Sharpe. Anche se il ritratto di quell'uomo gli era stato mostrato solo una volta, l'immagine gli era rimasta nella memoria. Poi Gideon. Sempre Gideon. Devon borbottò una parola nel sonno e si girò. Aveva le mani delicate strette a pugno, i bei capelli scuri sparsi sul cuscino. Lo raggiunse il suo dolce profumo di donna. Cole represse la propria immediata reazione fisica, obbligandosi a concentrarsi esclusivamente sui fatti. Era stata processata e riconosciuta colpevole. Era stata arrestata con il coltello in mano, il corpo del tenente ucciso sul pavimento accanto a lei. La sua valigia era piena di documenti che fornivano dettagli sulla vendita di navi da guerra costruite in Inghilterra per conto della Confederazione. Al principio aveva accettato completamente la sua colpevolezza, senza farsi domande, Anzi, aveva voluto crederci, perché così rendeva tutto molto più facile. Aveva voluto considerarla solo una bugiarda, una ladra e un'assassina. Ma col passare dei giorni si era dimostrato un compito impossibile. In Devon c'era qualcosa che lo faceva sentire stranamente protettivo nei suoi confronti. La ricordò seduta sul ramo di una vecchia quercia mentre muoveva i piedi nell'acqua stagnante: il ritratto dell'innocenza. Aveva rischiato la vita in un tentativo di fuga, saltando su un treno in corsa invece di gridare e mettere così in pericolo i suoi uomini. Aveva risposto al suo bacio con una sensualità priva di artifici che gli aveva messo il fuoco nelle vene, con un bacio che sembrava definire l'essenza stessa di quella donna: calda, dolce e incredibilmente generosa. Devon Blake era l'astuta complice di Jonas Sharpe e un diavolo di attrice assai più brava di quanto pensasse, oppure era innocente come fin dal principio aveva dichiarato di essere. Erano due immagini del tutto Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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contrastanti e solo una delle due si sarebbe dimostrata quella giusta. L'indomani mattina avrebbe scoperto quale. Ma il mattino arrivò e se ne andò senza portare alcuna soluzione al dilemma di Cole. Gli sembrava di essersi appena addormentato quando furono svegliati da alcuni colpi battuti alla porta. Era l'aiutante del generale Brader che richiedeva con grande urgenza la sua presenza. Si vestirono immediatamente e si diressero al campo dove Cole lasciò Devon insieme a una guardia mentre andava alla ricerca di Brader. Una volta lì, udì l'inquietante notizia che Stonewall Jackson stava spostando i suoi uomini da Richmond per affrontare il generale Pope vicino a Culpepper County. La situazione poteva esplodere attorno a loro da un momento all'altro. Quando Cole lasciò l'ufficio del generale notò l'umore cupo che incombeva sull'intero campo. Gli uomini che solo il giorno prima giocavano a carte e scrivevano lettere a casa ora stavano controllando le munizioni e provavano le armi. Ma fino a quando non avesse udito qualcosa di diverso, decise di trattare la notizia per quello che era: una diceria, una delle centinaia che volavano di campo in campo, prive di sostanza o peso quanto il vento che le portava. Sentendo la dolce risata di Devon provenire dalla stalla dove venivano tenuti i cavalli, si girò e si incamminò in quella direzione. Si fermò all'entrata. Un raggio di sole dorato mostrava Emmett disteso su un mucchio di fieno, con una lunga paglia tra i denti, mentre Devon era in piedi, con in mano una striglia, e si prendeva cura di una giumenta baia. Qualcosa nell'intimità di quella scena lo fece esitare; si sentiva quasi un intruso. ― A casa ho un'innamorata ― udì confessare da Emmett. Devon continuò a strigliare la giumenta mentre lanciava un'occhiata al ragazzo da sopra la spalla. ― Davvero? ― chiese. ― E come si chiama? ― Sally Ann. ― Il ragazzo fece una pausa, infilando il piede nel mucchio di fieno. ― Avevo intenzione di sposarla, ma papà non me l'ha permesso. ― E perché no? ― Be', dice che io e Sally Ann siamo troppo giovani per sposarci. Però le ho dato un anello, per essere sicuro che mi aspetterà. Forse è meglio che rimandiamo tutto a dopo la guerra, visto che lei è giù in Texas e io sto qui. Inoltre, dopo che avrò ammazzato qualche ribelle, potrò tornare da vero eroe e allora né papà né nessun altro potrà più fermarci. Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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Devon si limitò ad annuire e continuò a strigliare il cavallo. Emmett abbassò lo sguardo, e aveva un'espressione preoccupata. ― L'unico problema è che la maggior parte dei miei amici laggiù è andata con i ribelli. So che dovrei odiarli per il fatto che sono diventati nemici, però non è così. E non voglio nemmeno ucciderli. Non è che sono un vigliacco, ma non credo che potrei sparare a nessuno di quei ragazzi con i quali sono cresciuto. Non mi sembra che risolverei niente se uccidessi i miei amici solo perché stanno dalla parte sbagliata della guerra. ― Hai parlato con tuo padre di queste cose? ― domandò Devon. ― Diavolo... oh, scusatemi signora... no, non ne ho parlato. Papà mi considera già troppo giovane. Se gli dicessi questo, mi rimanderebbe certamente a casa. ― Credo che capirebbe. Emmett sembrò in preda al panico. ― Non glielo direte, vero, signora? Devon sospirò. ― No, non glielo dirò ― promise e cambiò argomento. ― Parlami di Sally Ann. Com'è? Il ragazzo per poco non balzò in piedi. ― Ho con me una sua miniatura, volete vederla? ― chiese, porgendole orgogliosamente un astuccio di pelle. ― Qui non sorride ed è un peccato, perché ha il più bel sorriso del mondo. Ed è anche un'ottima cuoca. La scorsa estate alla fiera della contea la sua torta di ciliegie ha vinto il primo premio. E non era un concorso solo tra le torte di ciliegie. Gareggiava anche contro tutti gli altri tipi di frutta. Mele, fragole, rabarbaro... nominate un frutto qualsiasi. Ha vinto il premio per la miglior torta, punto e basta. Non è una cosa fantastica? Devon sorrise e gli restituì la miniatura. ― Non c'è da stupirsi che tu voglia sposarla. Emmett annuì felice e si riadagiò nel fieno. ― E non è neanche per il suo aspetto o per come cucina. Sally Ann è una vera signora. Proprio come voi. Una vera signora. Cole vide Devon irrigidirsi e il rammarico passare sui suoi delicati lineamenti. ― Non credo che Sally Ann apprezzerebbe il paragone. ― Perché no? Voi siete una signora, una delle migliori che ho incontrato. Non vi date arie come fanno molte, ma vedo lo stesso che siete una signora. Devon fece una pausa, poi sollevò la coda scura della giumenta che aveva strigliato fino a farla splendere. ― Se tu dovessi definire zampa una coda, Emmett, quante zampe avrebbe un cavallo? Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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Emmett aggrottò la fronte. ― Be', se una coda si chiama zampa, allora credo che un cavallo avrebbe cinque zampe. Devon scosse la testa. ― Falso ― rispose, con una leggera traccia di malinconia nella voce. ― Un cavallo ha soltanto quattro zampe. Anche se chiami zampa una coda, questo non la fa diventare una zampa. A queste parole Cole sentì stringersi il cuore. Tutte quelle insistenze per farsi considerare una signora erano solo la copertura per una vulnerabilità che non avrebbe mai sospettato. Una definizione che, per quanto si sforzasse, non sentiva di meritare. E lui non aveva fatto altro che dimostrarle di essere ampiamente d'accordo con lei. Qualcosa doveva aver rivelato la sua presenza perché Devon si raddrizzò e si girò, fissandolo con i suoi dolci occhi verdi. Mormorò qualche parola a Emmett, posò la striglia e si diresse verso di lui. ― Dobbiamo parlare ― le disse semplicemente. Lei annuì. Lo guardò in viso con espressione inquisitiva, ma non fece domande. Per la prima volta da quando la conosceva mancava il mordente, come se avessero firmato entrambi una tregua. Ma nell'aria tra loro c'era ancora qualcosa, una tensione primitiva che in parte era cauto disagio per la svolta che aveva preso il loro rapporto e, in parte, una corrente di sotterranea sensualità. Uscirono dalla stalla, si allontanarono dall'edificio principale e si diressero verso un piccolo stagno sul margine esterno della proprietà. L'erba intorno era alta, rigogliosa e invitante, ma erano tutti e due troppo irrequieti per sedersi. Devon si appoggiò con la schiena a un albero, osservando gli schiavi che faticavano in un vicino orto. ― Non avevo mai visto un vero schiavo, fino a ieri ― disse in tono pensieroso. ― È terribile, vero? ― Sì. ― Adesso sono liberi, oppure il generale Brader è il loro padrone? ― No. Il generale non vuol essere il loro padrone. Quelli che vengono da noi sono considerati contrabbando, come tutte le altre proprietà confiscate dall'esercito dell'Unione. Devon aggrottò la fronte. ― Allora non sono ancora liberi. Cole scosse la testa. ― Noi non abbiamo quest'autorità, Devon. Si dice che Lincoln stia lavorando a una legge per liberarli, ma finora non c'è stato ancora nulla. A questo punto combattiamo semplicemente per tenere insieme l'Unione. Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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Un trambusto sul terreno davanti all'edificio principale li fece girare entrambi. Il generale Brader stava dando degli ordini ai suoi uomini mentre montavano in sella. I soldati si divisero a gruppi di cinque, lanciarono qualche grido di incitamento e partirono al galoppo in direzioni diverse. Gruppi di esplorazione, suppose Cole, inviati negli accampamenti vicini per verificare le notizie che circolavano dall'alba. Si girò di nuovo verso Devon. Non riuscendo a trovare un modo facile per introdurre l'argomento che occupava il primo posto nella sua mente, le chiese esplicitamente: ― Come vi siete fatta coinvolgere da Jonas Sharpe? Avete detto che non lavoravate per lui. Vi stava forse ricattando? ― No, non mi ricattava. ― Doveva aver previsto la domanda, perché non sembrò sorpresa. ― Sicuramente voi siete la persona più adatta a capire quanto sia difficile obbligarmi a fare qualcosa contro la mia volontà. ― E allora come... ― Ho già cercato di dirvi quello che è successo, ma non mi avete ascoltata. Adesso, comunque, è troppo tardi per fare qualcosa. Inutile discuterne ancora. Cole la studiò in silenzio per un momento. Si rese conto che non era soltanto ostinata e si maledisse per il modo troppo diretto con il quale aveva affrontato l'argomento. Era nervosa, spaventata e faceva di tutto per evitare ogni discussione su di sé e su Jonas Sharpe. Proprio come aveva fatto fin dal principio. ― Devon ― disse lui tranquillamente. ― Mi dispiace non avervi ascoltata prima, ma adesso vi ascolterò. Non posso aiutarvi finché non so quello che è successo. ― Avete ragione, non potete aiutarmi. Cole fece un passo in avanti, colmando la distanza che li separava. Le posò le mani sugli avambracci, aspettando che levasse lo sguardo su di lui per chiederle: ― Vi fidate di me, Devon? La donna fece un profondo respiro come se si trattasse della domanda più difficile del mondo. ― Non so se posso ― ammise alla fine. Cole si accigliò. Pensava forse che non fosse degno di avere la sua fiducia o stava semplicemente dicendo che non era in grado di fidarsi di nessuno? In un modo o nell'altro, quella risposta non gli piacque. ― Ci proverete? ― Sarebbe più facile per tutti e due se mi lasciaste scappare. ― Forse, ma non sono mai stato il tipo che fa qualcosa solo perché è più facile. Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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― No, suppongo di no ― rispose lei con il tono di chi è definitivamente sconfitto. Lo scrutò in viso, poi sospirò. ― Siete uno a cui piace fare sempre quello che è giusto e onorevole. Cole la fissò, stupito per quel riluttante complimento. Se fosse stato vero, pensò disgustato, l'avrebbe ascoltata fin dall'inizio invece di lasciarsi accecare dalla propria sete di vendetta. Se fosse stato davvero un uomo d'onore, in quel momento non avrebbe pensato a quanto sarebbe stato bello prenderla tra le braccia e fare l'amore con lei. Quanto gli sarebbe piaciuto spogliarla lentamente, farla distendere nell'erba soffice e trascorrere il resto della giornata esplorando ogni centimetro di quel bel corpicino. ― Cominciate dall'inizio ― le disse, lasciandole le braccia. ― Com'è andata che, dall'orfanotrofio, avete finito per immischiarvi con uno come Jonas Sharpe? Lei spalancò gli occhi. ― Vi ho parlato dell'orfanotrofio? ― Con il piccolo aiuto di una bottiglia di cognac. ― Che altro ho detto? Cole alzò le spalle. ― Non molto. Mi avete detto di avere un fratello di nome Billy. E che zio Monty non è in realtà vostro zio. Devon fissò lo stagno come se fosse persa dietro i suoi pensieri. ― Non è una storia molto interessante ― lo avvertì. ― Mi piacerebbe sentirla comunque. Annuì. Iniziò lentamente, come rassegnandosi al peggio. ― Quando avevo quindici anni e Billy nove, scappammo dall'orfanotrofio. All'inizio andò tutto bene. Era primavera e i giorni e le notti erano tiepidi e non avevamo bisogno di molto per tirare avanti. Anzi, eravamo più felici di quanto lo fossimo mai stati all'orfanotrofio. ― Come vivevate? ― Oh, ci sono molti modi ― rispose con una leggera alzata di spalle. ― Aiutavamo i venditori ambulanti al mercato e raccoglievamo stracci da vendere ai robivecchi. Facevamo anche i cercatori. ― I cercatori? ― Raccoglievamo escrementi di cani ― spiegò in tono neutro, senza alcuna traccia di imbarazzo o autocommiserazione. ― Una volta seccati, le concerie usavano gli alcali che contengono per trattare le pelli. Cole considerò quella squallida esistenza, stupito che ne fosse emersa la donna orgogliosa e passionale che era diventata Devon Blake. ― E poi che cosa accadde? Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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― Arrivò l'inverno. ― E allora dove avete vissuto? Alzò le spalle. ― Da nessuna parte e dappertutto. Avrei dovuto riportare Billy dalla signora Honeychurch, ma ero troppo orgogliosa. E non volevo che Billy rimanesse là. Non era... ― Esitò, come se cercasse la parola giusta. ― Non era un posto molto simpatico per abitarci ― concluse, e Cole pensò che avesse molto minimizzato i fatti. Devon scosse la testa. ― Quello fu un errore. Le giornate diventarono così brevi che non c'era molto tempo per lavorare. Dopo un po' smisi anche di provarci. Passavo il tempo rubando cibo, coperte, legna per il fuoco. Facevo qualsiasi cosa per sopravvivere. Devon alzò lo sguardo su di lui, come se si aspettasse di vedere nei suoi occhi un freddo disprezzo o una silenziosa riprovazione. Non trovando né l'uno né l'altra, alzò le spalle e continuò a parlare. Sembrava stranamente distante, come se da molto tempo ormai avesse imparato a distaccarsi dai ricordi. ― Ma alla fine Billy si prese una febbre e non guarì più. Dopo la sua morte non riuscivo a decidere che cosa fare. Vedete, da molti anni, se mi alzavo in un freddo mattino, lo facevo per Billy. Se andavo a cercare, rubare o elemosinare cibo, era per Billy, se scoprivo un posto caldo per dormirci la notte era per Billy. Quando lui morì, niente sembrava essere importante. Non lo era alzarsi, né mangiare, né nulla di quello che mi succedeva. Ricordo di aver semplicemente vagabondato per le strade mentre la gente mi sfrecciava intorno per cercare riparo dal freddo, come se nemmeno mi vedesse, come se non esistessi. Quella è stata la parte peggiore, sentirsi così sola. Poi un giorno arrivai a un fiume con le rive coperte di ghiaccio e di neve. Pensai di tuffarmi e lasciare che mi portasse via. Sembrava freddo e invitante... Un senso di orrore percorse Cole al pensiero di Devon ragazzina che fissava le rive ghiacciate del fiume e prendeva in considerazione il pensiero di porre fine alla propria esistenza. ― Poi la cosa successiva che ricordo ― continuò lei ― è un uomo grande e grosso come un orso, lì al mio fianco. Cominciò a parlarmi, molto gentilmente, di cose stupidissime. Qual era il mio fiore preferito? E il mio cibo preferito? Conoscevo qualche canzone? Rimanemmo lì tutto il pomeriggio, anche dopo che aveva cominciato a nevicare, a chiacchierare. Come se avessimo avuto tutto il tempo del mondo. Si presentò, mi disse di chiamarsi Montgomery Persons, ma che potevo chiamarlo zio Monty. Poi Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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mi chiese il nome e che cos'era successo al bambino in compagnia del quale mi vedeva di solito. Quando gli dissi che Billy era morto, si limitò a fissarmi per un tempo lunghissimo, infine mi chiese se volevo andare a casa con lui. Guardai di nuovo il fiume e all'improvviso non mi sembrò più un posto così attraente. Tutto d'un tratto sembrò soltanto freddo e scuro. Lasciai che mi prendesse per mano e mi portasse a casa. Un terribile timore si insinuò in Cole mentre un oscuro sospetto gli attanagliava la mente. Si chiese se Monty in realtà non fosse un uomo con una predilezione per le ragazzine. ― Cos'è successo una volta arrivati lì? ― chiese cautamente, ma le parole successive di Devon lo tranquillizzarono. ― Chiamò una cameriera perché mi facesse un bagno caldo, mi diede la miglior cena che avessi avuto da anni, poi mi mostrò un letto caldo dove dormire. La stessa cosa accadde il giorno dopo e il giorno dopo ancora. Parlava con me di un libro che stavo leggendo o di quello che avevo fatto quel giorno. Non chiese mai nulla, né mi fece mai sentire a disagio. Non credo che nessuno dei due si aspettasse che sarebbe durata, ma suppongo che apprezzassimo la nostra reciproca compagnia perché, senza nemmeno accorgercene, instaurammo una specie di routine. Dopo un paio di settimane mi mostrò qualche trucco con le carte e poi altri stratagemmi. Senza nemmeno rendermene conto, diventammo soci in affari. Cole lasciò uscire il fiato, provando sorpresa, turbamento e una miriade di altre emozioni troppo veloci per riuscire a identificarle. Devon era stata fortunata. Dannatamente fortunata. Considerò quello che le sarebbe potuto accadere, poi respinse il pensiero. ― Mi sembrava che aveste detto che non era una storia interessante. ― Be', forse è interessante ― ammise lei con una scrollata di spalle ― ma non certo lusinghiera. Almeno non per me. Cole studiò quella bellezza in miniatura accanto a sé, pensando a come gli aveva tenuto testa fin dal principio, rifiutando di lasciarsi minacciare o tiranneggiare. Aveva lottato contro le difficoltà che la vita le aveva imposto, ostacoli che avrebbero messo in ginocchio uomini adulti. Ma non Devon. Aveva lottato e ce l'aveva fatta con una forza interiore e una convinzione che lo stupivano. E dopo tutto quello che aveva passato, credeva ancora nell'amore e nell'allegria. ― C'è un motivo se vi sto raccontando tutto questo ― disse Devon. Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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Sembrava decisa a farla finita con quella storia, come se rivelare quelle cose di sé fosse un compito troppo sgradevole. ― Va bene ― disse Cole lentamente, osservandola. ― Il punto è che tutto quello che avete detto di me è vero. Io mento, imbroglio, rubo, faccio qualsiasi cosa necessaria per sopravvivere... ― Devon ― la interruppe lui odiandosi per quanto aveva detto, per la rapidità con la quale l'aveva giudicata e condannata. ― No, lasciatemi finire. Sappiamo tutti e due che è vero, quindi non ha senso fingere che non sia così. Ecco quello che sono. Ma volevo che sapeste il perché... Non che questo renda giusto quello che è sbagliato, certo. ― Fece una pausa, poi si raddrizzò, sollevando il mento per guardarlo dritto negli occhi. ― Sono una furfante, una bugiarda e una ladra. Ma non sono un'assassina. Non ho ucciso quell'uomo. Cole udì nuovamente vibrare sotto la superficie quella combinazione di paura e nervosismo che annullava la baldanzosità delle sue parole. E gli faceva capire che mancava ancora qualcosa, qualcosa che lui non aveva ancora afferrato. Quando finalmente lo capì, si infuriò con se stesso per non essersene accorto prima. ― Ma voi sapete chi è stato, vero? Devon lo fissò per un momento e nei suoi begli occhi verdi lampeggiò qualcosa che sembrava tristezza o rammarico. Alla fine annuì. ― Sì. ― Chi? ― Il mio fidanzato.
10 Cole non prese bene la notizia. Il che era un peccato, considerando che era riuscito ad accettare senza troppe difficoltà tutte le altre cose che gli aveva detto. Devon aveva temuto di leggere sul suo viso il rifiuto o il disprezzo... o peggio ancora la pietà, mentre gli rivelava il suo passato, ma non era stato così. L'aveva invece ascoltata con una tolleranza che l'aveva stupita, come se realmente comprendesse. Ma il fatto che il suo fidanzato fosse un assassino, quello sembrò dargli fastidio. ― Il vostro fidanzato? ― ripeté lui con quello che suonò come un ruggito. Devon annuì. ― Boris Ogglesby. ― Voi avete Un fidanzato? ― Stava ancora urlando. I ― Ma perché diavolo non me lo avete detto prima? Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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― Ve l'ho detto. Solo che non mi avete creduta. ― Quando me l'avete detto? ― volle sapere. ― Giorni fa. ― Alzò le spalle. ― Comunque non importa perché, dopo che mi ha fatta incolpare per l'omicidio, considero nullo il nostro fidanzamento. (Cole la fissò come se le fosse appena spuntata una seconda testa. ― Molto sensato da parte vostra. ― Lo penso anch'io. Cole si lasciò cadere sull'erba e, tutto d'un tratto, % sembrava esausto. ― Non fatemi mai più una cosa del genere ― disse. Devon aggrottò la fronte. ― Fare cosa? ― Non importa. ― La prese per un braccio, la tirò gentilmente accanto a sé e domandò in tono discorsivo: ― E chi era dunque questo figlio di buona donna? ― Ve l'ho detto, Boris Ogglesby. Cole sollevò un fulvo sopracciglio. ― Avevate davvero intenzione di sposare qualcuno che risponde al nome di Boris Ogglesby? ― Pensavo che avesse un suono piuttosto dignitoso. ― Credo di sì, ma solo se siete un cane da salotto. Devon fu presa da un moto di collera. ― Bene ― disse bruscamente, balzando in piedi. ― Se volete solo fare commenti sarcastici... Le afferrò il braccio e la fece di nuovo sedere accanto a sé. ― Devon, aspettate. Mi dispiace. Ascolterò, lo prometto. È solo che non ero preparato a sentire questa cosa. ― La studiò in viso, poi gli passò negli occhi un'ombra scura. ― Eravate innamorata di lui? ― Innamorata di lui? Naturalmente... ― Non voglio saperlo. ― Ma lo avete appena chiesto. ― Ascoltatemi. Forse pensate di esserne ancora innamorata, però non è vero. Fidatevi di me, lo so. Ma certo che non era innamorata di Boris Ogglesby. Ma come diavolo faceva a saperlo? ― Come diavolo fate a saperlo? Con un abile movimento, le passò il braccio intorno alla vita e se la tirò in grembo. ― Se foste innamorata di un altro uomo ― mormorò con voce roca ― mi lascereste fare questo? Le catturò la bocca in un bacio che fu assai diverso dal primo. Non fu né tenero, né dolce, né gentile. Il bacio cominciò esattamente dov'era finito quell'altro, pieno di passione e di desiderio, e le scatenò dentro un tale Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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fuoco da infiammarle ogni nervo del corpo. Devon gli si appoggiò addosso e i loro corpi erano allacciati mentre assecondava i movimenti della sua lingua. Gli percorse il corpo con le mani con abbandono impudico, saggiando il velluto di quella pelle, i muscoli nodosi della schiena e delle cosce. Cole emise un basso gemito e si strappò dalla sua bocca per farla distendere sull'erba morbida. Si chinò su di lei, tracciando lungo la gola un percorso di dolci baci mentre le sbottonava la parte superiore del vestito. Fatto questo, le fece scendere lentamente l'indumento giù dalle spalle e sparse una pioggia di baci leggeri sull'attacco dei seni. La camiciola fece la stessa fine. Muovendosi con un'esperienza sulla quale Devon non volle soffermarsi con il pensiero, Cole sciolse i nastri delicati e rimosse la sottile barriera di cotone. Prese i seni tra le mani a coppa, accarezzandoli gentilmente finché i capezzoli si inturgidirono e lui cominciò a stuzzicarli con la lingua. La tensione che Devon sentiva dentro di sé si sciolse di colpo nello stupore. Gli affondò le dita nella schiena e inarcò i fianchi contro quelli di lui, mentre le loro bocche si univano di nuovo. Il bacio divenne più profondo, seguì il moto irrequieto dei corpi fino ad arrivare a un punto in cui si sentirono entrambi trasportati e Devon sentì risvegliarsi dentro di sé una brama primitiva e profonda che solo adesso cominciava a capire. In tutta la sua vita non era mai stata altrettanto poco disposta a fare conversazione, ma Cole sembrava avere qualche cosa in mente. Si ritrasse e le ordinò con voce roca: ― Ditemi che non amate Boris. Sembrava una richiesta piuttosto sciocca, ma Devon decise di accontentarlo comunque. ― Non lo amo. Cole la ricompensò trovando un punto della sua gola ancora inesplorato da baciare, un punto esattamente sotto il lobo dell'orecchio e così sensibile che il tocco le trasmise ondate di brividi lungo la spina dorsale, malgrado il calore della giornata. ― E non lo avete mai amato ― le disse. Devon sorrise. ― E non l'ho mai amato. Nei suoi occhi lampeggiò la vittoria. ― Lo sapevo. Devon si tirò indietro, fissandolo con diffidenza. Si divincolò dal suo abbraccio e si riabbottonò frettolosamente il vestito. ― Che cosa vuol dire che lo sapevate? Cole allungò un braccio e le ravviò una ciocca di capelli. ― Non mi avreste permesso di baciarvi in questo modo, né ora né la notte scorsa, se Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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foste innamorata di un altro uomo. ― Che cosa ridicola da dire! Lui alzò le spalle. ― Forse, ma è la verità. Le donne sono dominate dalle emozioni. Non riescono a separare amore e lussuria. Devon sentì di nuovo che il proprio caratteraccio stava prendendo fuoco. ― Ah, sì? E suppongo invece che gli uomini siano in grado di farlo. ― Naturale. Gli uomini sono governati dalla logica. Ecco perché siamo uomini. ― Cole McRae ― ribatté lei ― siete una gran testa di cavolo. Più ottuso, però, e nemmeno altrettanto piacevole da guardare. ― Però avevo ragione a proposito di questo Boris... Boris... ― Ogglesby. ― Fa lo stesso. Voi non lo amate. ― Amarlo! Che idiota, ma certo che non lo amo. Non l'ho mai nemmeno incontrato! Cole la fissò per un po', poi disse cautamente: ― Pensavo che mi aveste detto che era il vostro fidanzato. ― Appunto. ― Però non lo avete mai incontrato. ― Esatto. Cole emise un profondo sospiro. ― Devon, adesso è quasi mezzogiorno. Per mezzanotte, se è possibile, vorrei arrivare alla fine di questa storia. Quegli occhi di smeraldo lampeggiarono. ― Non prendetevela con me. Sto cercando di dirvelo, ma voi continuate a interrompermi. 0 magari pensate che baciarmi sia stata la cosa più logica da fare, dopo avervi detto che il mio fidanzato era un assassino. Cole aprì la bocca, poi la richiuse bruscamente. Si accigliò, passandosi la mano tra i fitti capelli biondi. ― Lasciate che sia io a preoccuparmi di quello che è logico, va bene? ― Ma certo, McRae. Siete così bravo. Dimenticavo che siete un uomo. Lo vide chiamare in soccorso la pazienza. Sembrava costretto a farlo spesso, per lo meno ogni volta che lei era nei paraggi. ― Va bene ― disse lentamente. ― Perché non ricominciamo? Ditemi come vi siete fatta coinvolgere da Jonas Sharpe. E perché pensate che questo Boris, il fidanzato che non avete mai conosciuto, vi abbia fatta incolpare per l'assassinio. Devon aggrottò la fronte. Quando Cole ne parlava, sembrava tutto Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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assolutamente ridicolo, mentre all'epoca era tutto perfettamente logico. Esitò, chiedendosi da dove cominciare, poi iniziò. ― Fu una mia idea avere rapporti con Jonas Sharpe. Vedete, in passato lui e zio Monty avevano fatto affari insieme... ― Che tipo di affari? ― Affari legittimi. Spedizioni, investimenti, cose di questo tipo. ― Davanti al cipiglio di Cole continuò: ― Solo perché zio Monty è stato un truffatore questo non significa che ogni transazione in cui è stato implicato sia una truffa. Anzi, è vero proprio il contrario. Più ha successo, maggiori sono i capitali che ne derivano e più diventa influente. Si dà il caso che zio Monty abbia amici tra giudici, politici e famosi avvocati, e non solo tra i ruffiani di strada. È un uomo davvero notevole. Cole annuì, impaziente di lasciar perdere quelle lodi sperticate. ― E allora cos'è successo? Uno dei loro affari è andato male? ― No, niente del genere. Jonas Sharpe raccontò a zio Monty di avere un socio negli Stati Uniti, un inglese che cercava una brava moglie inglese. Una signora. Una persona proveniente da un solido ambiente, di specchiata moralità e dal carattere integro, abbastanza attraente e abbastanza giovane da mettere al mondo dei figli. ― Fece una pausa, acutamente consapevole che l'unica definizione che le corrispondeva era "abbastanza giovane da mettere al mondo dei figli". Anche Cole lo avrebbe notato. Tuttavia continuò, decisa a rivelare la natura vergognosa del suo misfatto. ― Così ho proposto me stessa. Ho pensato che potevo essere io la moglie che cercava. Silenzio totale. ― Facevate sul serio? ― chiese alla fine Cole. ― Sì. ― Perché? Anni di pratica la misero in grado di esibire un sorriso svagato malgrado il turbine delle sue emozioni. ― A quel tempo è sembrata una buona idea ― rispose con una leggera scrollata di spalle, poi si alzò e si allontanò. Si fermò un momento sotto un alto abete, esaminandone la corteccia come se fosse la cosa più interessante del mondo. Udì Cole alzarsi, poi lo sentì accanto a sé. ― Perché, Devon? ― le chiese piano. ― Che cosa volevate al punto da essere disposta a viaggiare per mezzo mondo e sposare un uomo sul quale non avevate mai nemmeno Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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posato gli occhi? Devon fece un respiro profondo, dubitando d'un tratto di essere stata saggia a raccontargli la verità. Avrebbe dovuto dirgli che era stata una truffa, che aveva cercato di spillare soldi a quell'uomo. Quella era una storia che Cole poteva capire, probabilmente era proprio ciò che si aspettava da lei. Poteva ammetterlo, e lui forse l'avrebbe perdonata. Tutto sarebbe stato semplice e chiaro e quella faccenda sarebbe finita subito. Ma non sarebbe stata la verità. Devon si girò, appoggiando la schiena al tronco dell'albero, con le mani incrociate dietro di sé. Levò lo sguardo su Cole, persa in una contemplazione silenziosa, chiedendosi da dove cominciare. Scrutò quei lineamenti virili, sforzandosi di trovare una somiglianza tra la propria vita e la sua; ma non ce n'era nessuna. Nessun terreno comune, nulla che potesse fargli capire quello che aveva provato. Perché aveva sentito la necessità di fuggire dall'Inghilterra, di fuggire da tutto. Alla fine rispose alla sua domanda con un'altra domanda. ― Avete molti amici? Cole aggrottò la fronte, ma rispose con un'alzata di spalle. ― Sì, suppongo di sì. ― Io no ― disse lei con semplicità. ― Anzi, non ne ho nessuno. ― Prese un ramo secco, lo conficcò distrattamente per terra un paio di volte e poi lo lasciò cadere. ― Non è colpa di zio Monty. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per me, ma era il modo in cui vivevamo a rendere le cose piuttosto difficili: espedienti, spostamenti continui da un luogo all'altro. Zio Monty aveva i suoi amici e i posti dove andare a bere, ma io non sono il tipo di persona che una signorina rispettabile della mia età inviterebbe a prendere il tè. Oppure il tipo con cui un giovanotto rispettabile vorrebbe avere qualcosa a che fare. Così, quando zio Monty usciva, io restavo a casa da sola. ― E pensavate che quel Boris sarebbe stato un amico? ― No. Certo, avevo sperato che avremmo imparato ad andare d'accordo, però io volevo di più. Volevo una vera casa, una famiglia, l'opportunità di incontrare altre persone e sentirmi accettata. Volevo un posto dove non avrei più dovuto scappare e nemmeno guardarmi sempre alle spalle. ― Se questo era tutto ciò che volevate, perché non avete scelto un uomo in Inghilterra e non vi siete sistemata laggiù? Devon trasalì quando gli sentì definire quello che lei voleva con un semplice "tutto". Cole non immaginava nemmeno che per lei si trattava di Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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un sogno del tutto impossibile. ― Voi non capite il modo in cui zio Monty e io vivevamo. Una settimana arrivavamo ai vertici della società, frequentavamo feste eleganti e bevevamo in bicchieri di cristallo. E la settimana successiva eravamo accoccolati davanti a un fuoco all'aperto in un vicoletto oscuro, in compagnia dei più noti ladri della città. Ma non c'era un posto al quale veramente appartenessimo. Inoltre ― continuò ― anche se fossi riuscita a convincere qualcuno che ero davvero la signora che fingevo di essere, come avrei mai potuto sentirmi tranquilla in Inghilterra? Avrei sempre sentito incombere su di me il mio passato, il timore di incappare un giorno in qualcuno con il quale zio Monty e io avevamo avuto a che fare. Una cosa così sarebbe stata nefasta per mio marito, avrebbe distrutto tutto quello che avevo tanto faticato a costruire. E se ci fossero stati dei figli e lui fosse venuto a conoscenza del mio passato e ci avesse buttati per strada? ― Le mancò la voce, mentre un piccolo brivido la percorreva. ― Forse vostro marito avrebbe compreso ― suggerì Cole. ― No, non avrebbe capito ― ribatté lei. ― Voi non sapete come vanno queste cose, io sì. Una volta che la gente sa, non si fida più di voi. Una volta che vi hanno affibbiato l'etichetta di ladra, ai loro occhi rimanete sempre una ladra. La mia unica opportunità era ricominciare daccapo, lasciarmi tutto alle spalle. E sposare Boris Ogglesby sembrava l'occasione perfetta. ― Capisco. Devon lo fissò, chiedendosi se capiva davvero o se tutto quello gli sembrava un altro dei suoi trucchi elaborati. Ricordò a se stessa che quello che pensava di lei non era importante e proseguì. ― Poiché in passato tutti gli affari di zio Monty con Sharpe erano stati legittimi, pensai che non avrebbe avuto sospetti. E invece li ebbe. ― Allungò un braccio verso il ramo accanto a sé e cominciò a strappare distrattamente le foglie spargendosele ai piedi. ― Che cosa accadde? ― Sharpe capì subito tutto. A quanto sembra non sono poi così brava come pensavo, nel fingere di essere una signora. ― Fece una pausa, scrollando le spalle. ― O forse aveva sempre saputo della mia reputazione e di quella di zio Monty. Ecco perché scelse me. ― Sapevate che Sharpe era coinvolto nella vendita di navi da guerra alla Confederazione? Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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― No. Sapevo che era coinvolto in una varietà di investimenti e che guadagnava molto denaro infrangendo il blocco, ma non sono andata più in là di questo. La verità è che ero troppo coinvolta nelle mie faccende. Troppo eccitata, troppo nervosa, troppo felice. E in seguito, troppo preoccupata. Cole aggrottò la fronte. ― Perché? ― Be', il Jonas Sharpe che incontrai a Liverpool era molto tranquillo e sofisticato, un perfetto gentiluomo. Ma una volta in mare, cominciai a vedere di lui un lato diverso. Sapeva essere perfettamente affascinante un momento e poi, quello successivo, diventava furioso. Non sapevi mai che cosa poteva farlo esplodere, ma i risultati erano terrificanti. Puniva con grande severità i suoi uomini per la minima infrazione, ma sembrava ricavarne una contorta soddisfazione. Era davvero odioso. ― Rivide nella mente una vivida immagine di Sharpe mentre, vestito a puntino, si pavoneggiava sul ponte seguito dalla scia della sua colonia ai chiodi di garofano. Non avrebbe più potuto sentire l'odore dei chiodi di garofano senza pensare a quell'uomo. ― Vi ha mai fatto del male, Devon? Vi ha toccata? Devon alzò lo sguardo su di lui. Aveva già visto Cole arrabbiato. Ma non gli aveva mai sentito quella fredda furia che ora gli colmava la voce nel farle quelle due semplici domande. ― No ― rispose. ― Ne siete certa? ― La studiò con espressione cupa. ― Assolutamente. Non mi si è mai avvicinato. E comunque non gliene ho mai dato l'occasione. Una volta capito che tipo era, ho trascorso il resto del viaggio chiusa a chiave nella mia cabina. Durante le ultime tre settimane gli dissi che stavo troppo male per uscire. Gli spiegai che era il mio... ― Fece una pausa e il colore le salì alle guance mentre finiva rapidamente la frase: ― Gli spiegai che era il mio periodo femminile. Cole la fissò, poi sorrise. Allungò una mano e le inclinò il mento, facendole sollevare lo sguardo. ― Brava ragazza ― disse con gli occhi che brillavano di un riso silenzioso e di genuina ammirazione. Devon sentì sprigionarsi dentro un delizioso tepore, elettrizzata dalla sua approvazione. ― Credo che temesse addirittura che fossi contagiosa. Il sorriso di Cole si allargò. ― Ditemi che cos'è successo, dopo. ― Una volta raggiunte le Bermuda, organizzò il mio trasbordo su un'altra goletta che forzava il blocco diretta a Charleston. La goletta Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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raggiunse Charleston senza difficoltà, ma il signor Ogglesby non mi venne incontro. Attesi qualche ora, poi decisi di cavarmela da sola. Per caso, mentre ero nell'ufficio di Sharpe, avevo notato un indirizzo con accanto il nome del mio fidanzato, così mi avviai in quella direzione. Ma invece di trovare una banca come mi ero aspettata, l'indirizzo mi portò a un vecchio magazzino abbandonato. Stavo per ritornare al molo quando vidi il signor Ogglesby e un altro signore nei pressi del magazzino. ― Siete certa che quello che avete visto fosse il signor Ogglesby? ― Assolutamente. Il capitano Sharpe mi aveva dato di lui un ritratto a colori incorniciato. Una specie di regalo di nozze, suppongo. ― E quindi li avete seguiti all'interno ― continuò per lei Cole. ― Sul momento no. Ero ansiosa di fare buona impressione e non volevo che il mio fidanzato credesse che lo stavo seguendo per la città o che mi nascondessi dietro gli angoli per aspettarlo. Decisi di ritornare al molo e mandare un ragazzo con il messaggio che ero arrivata quando, dall'interno del magazzino, udii provenire i rumori di una colluttazione. ― A questo punto vi sarete messa a correre a tutta velocità. ― È vero. ― Devon sorrise mestamente. ― Forse vi è sfuggito, ma a volte tendo a essere impulsiva. Lui si accigliò. ― Presumo che sia il vostro modo per dirmi che vi siete precipitata nel magazzino, decisa a salvare la vita del vostro prezioso fidanzato. ― Temo proprio di sì. Corsi dentro, ma sembrava che il signor Ogglesby e l'altro uomo se ne fossero già andati. C'erano solo buio e silenzio assoluto. L'interno, però, era tutto in disordine: casse rotte e mobili frantumati come se si fosse appena svolta una violenta lotta. Stavo per andarmene quando inciampai in qualcosa. ― Fece una pausa e un profondo respiro, lottando contro la nausea che le attanagliava lo stomaco. ― Era il braccio di un uomo. Giaceva a faccia in giù in una pozza di sangue e, sul pavimento accanto a lui, c'era un coltello. Cole le appoggiò le mani sulle spalle in un gesto di conforto e di sostegno. ― Che cos'avete fatto? ― Il primo pensiero fu che si trattasse di Ogglesby e che forse era ancora vivo e aveva bisogno del mio aiuto. Caddi in ginocchio e cercai di girarlo sulla schiena. Però non era lui, ma l'altro uomo. Ero così sorpresa che non riuscivo a pensare. Non pensai. Quando udii un suono alla porta afferrai il coltello per proteggermi. Ma non era la persona che aveva ucciso Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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il tenente. Erano soldati dell'Unione e mi arrestarono senza perdere tempo. ― Avete raccontato anche a loro quello che mi avete appena detto? ― Naturalmente, ma non mi credettero. Il mio vestito era coperto di sangue, tenevo il coltello in mano e il corpo del tenente ucciso mi giaceva accanto. Recuperarono i miei bauli al molo e trovarono i documenti che vi aveva messo il capitano Sharpe. Il procuratore telegrafò in Inghilterra e ricevette un rapporto con i dettagli del mio colorito passato. Zio Monty e io, pur essendo piuttosto bravi, siamo incappati una volta o due nella legge. Fu tutto inutile. Nulla di quanto dicevo serviva a qualcosa. ― E Ogglesby? ― Naturalmente diedi alle autorità il suo nome, ma non riuscirono a rintracciarlo. Né a trovare alcuna notizia su di lui. Data la massa di prove che avevano contro di me, dubito che si siano sforzati molto nella ricerca. ― Si allontanò di un passo e alzò le spalle, sforzandosi di avere un tono casuale anche se, dentro, tremava. ― Ecco qua ― terminò. ― È tutto. Il resto credo che lo sappiate. Dopo il mio processo, il dubbio onore di scortarmi all'Old Capitol è stato prima assegnato a un tenente di nome Kilgas, poi al sergente Coombs e poi a voi. Ed eccoci qui. Devon attese che Cole parlasse, sentendosi tutto d'un tratto timida e orrendamente vulnerabile. Si rendeva conto di aver detto troppo. Avrebbe dovuto limitarsi a raccontargli gli eventi che avevano condotto all'omicidio per il quale era stata imprigionata. Gli aveva invece raccontato di Billy, di zio Monty, del suo dubbio passato, di tutte le sue speranze e i sogni per il futuro. ― Devon, io troverò Sharpe e Ogglesby ― giurò Cole. ― Li porterò dentro e li farò pagare per quello che hanno fatto. Fu trafitta da un amaro disappunto. Trovarli era l'ultima cosa al mondo di cui le importava. Fu solo quando lo udì parlare che seppe che cos'aveva sperato di sentirgli dire. Avrebbe voluto essere abbracciata e sentirgli dichiarare che il suo passato non era importante. Che capiva quello che era e quello che aveva fatto. Che lui era diverso da tutti quelli che aveva incontrato e che non l'avrebbe condannata per gli errori commessi. Che avrebbe potuto ricominciare e costruirsi una vita nuova. Ma era un sogno irraggiungibile come lo erano le sue fantasiose speranze e i suoi desideri. Un cipiglio perplesso gli attraversò il viso mentre la studiava. ― Devon ― ripeté. ― Vi prometto che li troverò entrambi. Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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La donna si sforzò di fare un piccolo sorriso. ― Bene ― rispose in tono incolore, e senza guardarsi indietro, gli passò davanti per tornare nell'edificio principale. Due ore più tardi Cole era in piedi nell'ufficio del generale Brader e prestava attenzione solo per metà alla discussione in corso. La sua mente era invece concentrata su Devon, che era dall'altra parte del vestibolo e si aggirava tra i feriti. Era una vera signora, ora lo sapeva. Si sforzava tanto di convincere le persone, ma nel profondo era la prima a non esserne convinta. E non c'era da meravigliarsene. Tutti quelli con cui era venula in contatto non le avevano forse rinfacciato il suo passato, lui compreso? Anzi, lui era stato il peggiore di tutti. Pensò al modo in cui Jonas Sharpe aveva usato i sogni di quella creatura come un semplice mezzo per raggiungere i propri scopi. Pensò al processo che quella donna aveva subito per essere incriminata di assassinio e condannata alla prigione a vita. E a come l'avevano affidata alle sudicie e lascive mani del sergente Coombs, per poi infine passarla a lui. Non c'era di che stupirsi se aveva fatto tutto il possibile per scappare. Ma la cosa più stupefacente era che, malgrado tutto quello che aveva sopportato, Devon non si fosse mai arresa. Aveva invece fatto il possibile per sopravvivere e lo aveva fatto con più grazia e dignità di qualsiasi donna che avesse mai incontrato in tutta la sua vita. La sua determinazione a catturare Sharpe si era decuplicata dopo aver udito il racconto di Devon. Se era troppo tardi per cambiare qualcosa del passato, poteva ancora fare ammenda per non averle dato ascolto prima. Catturare Sharpe sembrava il mezzo più diretto per risolvere il suo problema. In quel modo, ragionò, sarebbe stato in grado di riabilitare Devon una volta per tutte. Avrebbe fatto il necessario per obbligare Sharpe a confessare che, dietro l'assassinio del tenente Prescott, c'erano lui e il suo uomo, Ogglesby. Che Devon era stata solo una pedina innocente nel loro schema, che si era trovata nel luogo sbagliato al momento sbagliato. Non più gravata dal peso dell'omicidio, sarebbe stata in grado di ottenere quello che cercava: un marito e la certezza di lasciarsi il passato alle spalle. No, lui non stava cercando una moglie. Gesù, no. Aveva già abbastanza di cui preoccuparsi. Aggrottò la fronte mentre rifletteva sugli angusti confini della società, Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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riflettendo su quello che Devon si trovava ad affrontare. Dalla cosiddetta buona società una donna con il suo passato avrebbe ricevuto solo disprezzo. Ma col suo aiuto trovare un marito non sarebbe stato troppo difficile. Pensò agli uomini che conosceva a Washington, scorrendo nella mente una lista di probabili candidati alla sua mano. Dopotutto, quella ragazza non aveva nessun altro che potesse occuparsi di queste cose per lei; quindi diventava automaticamente una sua responsabilità. Si frugò nella mente, facendo un elenco delle caratteristiche indispensabili a un pretendente alla sua mano. Doveva essere ricco. A Cole non piaceva l'idea che a Devon potesse di nuovo mancare il necessario. Avrebbe poi dovuto essere un nordista, per una semplice questione di principio. Che altro? Be', avrebbe dovuto proteggerla e accettarla per quello che era. Doveva essere orgoglioso di averla come moglie. Doveva darle dei figli. Devon aveva detto di volere una famiglia. ― Perché mi guardate così? Cole sobbalzò alla domanda di Devon, rendendosi conto di essersi avvicinato alla porta che divideva lo studio del generale dalla sala. La donna gli stava davanti con i pugni piantati sui fianchi snelli, il viso arrossato per il calore. La piccola stanza era calda, l'aria era pesante per l'odore del sudore e della malattia. Anche con le finestre spalancate non c'era aria a sufficienza per tutti quei corpi. ― Guardare come? ― rispose lui ― Io non stavo... ― E invece sì. Anzi, sono venti minuti che mi guardate male. Cole alzò le spalle in un gesto di innocenza. ― Stavo solo pensando. ― Pensando? ― Devon lo guardò dubbiosa, poi si asciugò il sudore dalla fronte con il dorso della mano. ― Be', non credo che vi doni. Quando lo fate, avete un'espressione terribilmente infelice. "Qualcuno che trovi i suoi insulti assolutamente adorabili" aggiunse mentalmente all'elenco delle caratteristiche del suo ipotetico pretendente. ― McRae! ― rimbombò la voce del generale Brader da dentro lo studio. ― Dove diavolo siete finito? ― Qui, signore ― disse Cole da sopra la spalla. Il generale arrivò camminando pesantemente. Il suo sguardo si posò sui feriti e poi tornò su Devon. ― Signora, avete di nuovo viziato i miei uomini? ― chiese. ― Come diavolo faranno a tornare in battaglia se li circondate di tante Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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attenzioni da superare addirittura le loro madri? ― Non avete di che preoccuparvi, generale, ho finito ― ribatté lei. ― Bah ― sbuffò Brader, poi chiese in tono più morbido: ― Perché non venite tutti e due per un momento nel mio ufficio? Ho bisogno di parlare con voi, McRae. ― Lo seguirono in silenzio e attesero. ― Partite per Washington in mattinala, giusto, McRae? ― domandò il generale senza preamboli, affrontando direttamente l'argomento che aveva in mente. Con la coda dell'occhio Cole vide Devon sobbalzare alla domanda e, mentalmente, maledì il superiore per aver affrontato l'argomento in quel momento. Avrebbe voluto parlare con lui in privato e farsi consigliare. Per quanto ne sapeva, aveva a disposizione solo due opzioni, nessuna delle quali era molto appetibile. Se non portava Devon all'Old Capitol, avrebbe violato gli ordini e magari avrebbe dovuto affrontare la corte marziale. D'altra parte, sapendo quello che adesso sapeva, gli era impossibile abbandonarla in quell'inferno infestato dai topi. L'unica opzione rimasta sembrava quella di affidarla ad alcuni suoi amici a Washington, con i quali sarebbe rimasta al sicuro finché lui non avesse catturato Sharpe. Ma anche così a Cole restava il timore che, non appena le avesse voltato la schiena, Devon sarebbe fuggita per sempre dalla sua vita. E quello era un rischio che non era assolutamente disposto a correre. Cosciente che il generale attendeva la sua risposta, annuì. ― Sì. Partiremo per Washington in mattinata. Vide Devon irrigidirsi mentre la sua espressione si faceva leggermente più tesa, una reazione quasi impercettibile che gli sarebbe sfuggita, se non l'avesse conosciuta così bene. Avrebbe parlato con lei in privato dopo aver avuto l'opportunità di conferire con il generale. ― Bene ― disse Brader. ― Ho bisogno che mi facciate da corriere con il generale Halleck per alcuni rapporti. Mi risparmierete il disturbo di mandare i miei uomini in missione. Un suono di grida provenienti dal prato in facciata catturò la loro attenzione. Guardando fuori della finestra, videro una giovane recluta a cavallo dirigersi di gran carriera verso la veranda. Dette uno strattone alle redini e balzò giù, lasciando la cavalcatura sudata e schiumante. Il soldato attraversò di corsa l'entrata e percorse il corridoio nella loro direzione per apparire sulla soglia in disordine e stravolto, ansimando. Salutò, barcollò di lato, si fece forza per non cadere. ― Caporale Sutter... signore. Chiedo Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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il permesso... di fare rapporto. Il generale annuì. ― Riposo, ragazzo. Dimmi che cos'è successo. Il caporale Sutter si leccò le labbra con un'espressione spaventata negli occhi, come se tutto d'un tratto non sapesse da dove cominciare. Dietro di lui, due degli attendenti del generale entrarono silenziosamente nella stanza. ― Siamo incappati in un problema, signore ― disse alla fine. ― Là vicino al Taylor's Pond... verso il vecchio mulino. ― Che cos'è successo? ― Esploratori ribelli, signore. Sei. Quei ragazzi si erano nascosti nel mulino. Non sapevamo nemmeno che ci fossero finché non hanno cominciato a fare fuoco su di noi. Come avremmo potuto combattere se non sapevamo nemmeno che erano lì? Qualcuno dovrebbe dirgli che non è quello il modo di combattere. ― La sua voce si fece stridula. ― Non ha senso. Non è così che dovrebbe essere. Non è questo il modo in cui dovremmo combattere. Cole riconobbe i segni dello shock in un uomo che non era mai stato in battaglia. Non c'erano né gloria né onore, nessuna di quelle idee romantiche di cui sono piene le teste maschili. Una battaglia era uno scontro sanguinoso in cui gli uomini combattevano per vivere o morire. Né più né meno. ― Riposo, caporale ― lo calmò il generale. ― Qualcuno è rimasto ferito? ― Sì, signore. ― L'uomo barcollò di nuovo, chiaramente esausto. ― Hai bisogno di sederti, caporale? ― No, signore. ― Allora rispondi alla mia domanda. Qualcuno è rimasto ferito? ― Sì, signore. Tre uomini, signore. ― La voce del caporale divenne un roco bisbiglio. Si schiarì la voce e ricominciò di nuovo. ― Il cavallo del sergente Samuel Wright è rimasto colpito e lui si è ferito al ginocchio piuttosto malamente. Il soldato semplice Jimmy Johnston è stato colpito a un braccio. Il soldato semplice Emmett Brader... ― Fece una pausa, con i lineamenti tesi per lo sforzo e il pomo di Adamo che andava su e giù furiosamente. ― Il soldato semplice Emmett Brader è stato ferito... mortalmente, signore. Un colpo gli ha attraversato il collo. Mi dispiace, signore. Un ansito collettivo riempì la stanza. Il generale sedeva immobile mentre ogni colore abbandonava il suo viso, lasciando una bianca Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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maschera di dolore. Devon si irrigidì, poi chiuse gli occhi e mosse le labbra in quella che sembrava una preghiera silenziosa. Cole sentì le viscere torcersi dolorosamente, come se gli avessero appena riaperto una vecchia ferita con un coltello spuntato. Si alzò, attraversò la stanza diretto verso il generale e gli posò una mano sulla spalla. ― Beau, mi dispiace molto ― disse, chiamandolo con il suo nome di battesimo, odiando il patetismo di quelle parole, la loro piccolezza e inutilità. ― Mi dispiace molto. Brader annuì fissando dritto davanti a sé, poi rivolse lo sguardo al caporale. ― Dammi il resto del rapporto, ragazzo. Sutter spalancò gli occhi per lo shock. ― Il mio rapporto? Ma signore, non mi avete udito? Emmett Brader... ― Sì, dannazione, ti ho sentito! Adesso fammi il tuo rapporto! Il giovanotto balbettò le informazioni che era stato in grado di ottenere da uno degli esploratori confederati che avevano catturato. Devon si alzò con il viso segnato dal dolore e scivolò silenziosamente fuori della stanza. Cole rimase nell'ufficio per dare una mano mentre Brader e il suo staff mandavano telegrammi e spedivano rapporti dettagliando la presunta consistenza delle truppe di Stonewall Jackson, le armi, addirittura il percorso che con molta probabilità avrebbe seguito. Fu solo dopo che erano passate due ore e tutti avevano fatto il possibile per diffondere le notizie che Brader finalmente li congedò. Cole uscì insieme agli altri, poi si rese conto che il generale aveva dimenticato di dargli i rapporti da portare a Washington. Tornò verso il suo ufficio, bussò piano alla porta e la aprì di uno spiraglio. Fece due passi dentro la stanza, poi si immobilizzò. Brader sedeva curvo sulla scrivania con la testa tra le braccia e le spalle massicce erano scosse da silenziosi singhiozzi. Cole uscì dalla stanza indietreggiando e si richiuse piano la porta alle spalle.
11 Devon guardò Cole che cavalcava accanto a lei mentre viaggiavano verso nord diretti a Washington. Anche se era fisicamente vicino, in tutti gli altri sensi era lontano mille miglia. Viaggiavano come avevano già fatto, rimanendo lontani dalle strade Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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principali, prendendo vie secondarie che li facevano passare davanti a piccole fattorie, attraversavano fitte macchie di alberi e grandi campi aperti. Cavalcarono fino all'imbrunire, fermandosi solo quando i cavalli furono troppo stanchi per proseguire. Cole la aiutò a smontare, allontanandosi non appena i piedi di lei toccarono terra. Non che fosse freddo, ma nel suo tocco non c'era nemmeno gentilezza. L'assenza, nel suo gesto, di qualsiasi emozione feriva quasi quanto il suo silenzio. Lo osservò senza fare commenti mentre preparava l'accampamento. Quando ebbe finito di prendersi cura dei cavalli e stendere le coperte sulle quali avrebbero dormito, si raddrizzò e la guardò. ― Avete fame? ― chiese. Devon stava per scuotere la testa quando ci ripensò. Mangiare avrebbe dato loro qualcosa da fare, una cosa normale che poteva rendere più normali le cose tra loro. ― Suppongo di sì ― rispose, chiamando a raccolta tutto il suo scarso entusiasmo. Lui annuì e tolse le provviste dalle bisacce della sella, passandole il cibo. Devon mangiò un paio di bocconi, prima che l'appetito la abbandonasse completamente. La carne di coniglio era piccante e untuosa, le gallette grossolane e secche. Mise da parte il cibo, notando che dopo un paio di bocconi anche Cole faceva lo stesso. Allora lo studiò da sotto le ciglia, osservando la luce della luna giocare sui suoi lineamenti. Aveva delle ombre scure sotto gli occhi; le spalle erano rigide per la tensione. Dubitò che la notte prima avesse dormito. Dopo aver lasciato l'ufficio del generale Brader, aveva ripreso a occuparsi dei feriti; poi, dopo alcune ore, si era rannicchiata in una profonda poltrona in un salottino sul retro. Si era svegliata a un certo punto della notte per scoprire Cole in piedi sulla soglia che la osservava dormire. Non aveva detto nulla, si era avvicinato, le aveva avvolto una coperta intorno al corpo e se n'era andato in silenzio com'era entrato. Avrebbe potuto pensare di aver sognato, se al mattino non si fosse svegliata e avesse trovato la coperta ancora avvolta intorno al corpo e la valigia di tessuto posata ai suoi piedi. Data l'ora tarda, invece di svegliarla, doveva essere tornato alla pensione da solo per prendere i suoi effetti personali. ― Arriveremo a Washington domani sera ― le disse, rompendo il silenzio pesante che incombeva su di loro. Devon annuì, ignorando la pena che le esplose dentro quando quelle parole confermarono quello che aveva temuto. Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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― Volevo discuterne con voi ieri sera ― le disse. ― Ma... ― Sì, lo so. Emmett ― rispose interrompendolo. Non aveva bisogno di udire altro. Magari avrebbe detto che credeva alla sua storia, o forse no. La conclusione sarebbe stata che si limitava a obbedire agli ordini, che la faccenda non dipendeva da lui. Era stata processata e riconosciuta colpevole e questo era quanto. Certo, gli dispiaceva fare quello che doveva fare, ma questo non avrebbe cambiato nulla. Non poteva o non voleva aiutarla. Forse sarebbe addirittura riuscita a sopportarlo, a patto di non sentirglielo dire. ― Ho degli amici a Washington con i quali potrete stare ― continuò lui. ― Potrebbe essere solo una questione di settimane, potrebbe volerci più tempo... Devon lo fissò senza alcuna espressione. ― Di che cosa state parlando? Pensavo che mi portaste all'Old Capitol. ― No ― disse lui in tono fermo. ― E i vostri ordini? ― Al diavolo i miei ordini. Devon lo studiò, tutto d'un tratto timorosa. Si stava comportando come un uomo che aveva deciso qualcosa e poi si era gettato la faccenda dietro le spalle. Purtroppo, non poté fare a meno di pensare che la faccenda messa da parte era lei. ― Se non mi portate all'Old Capitol ― disse, sforzandosi di mantenere un tono di voce calmo ― allora che cos'avete in mente, esattamente? ― Come ho detto, ho degli amici con i quali potrete rimanere. Per tutto il tempo che mi ci vorrà per catturare Sharpe. Potranno volerci settimane, forse mesi, ma lo prenderò. E, nel frattempo, lì sarete al sicuro. Quando ritornerò, avremo la prova che non eravate coinvolta nel delitto. ― Capisco ― disse lei a bassa voce. ― E dopo questo, dopo che avremo la prova che ci occorre? Cole esitò, poi proseguì con sicurezza. ― Dopo non avrete più questa faccenda sospesa sulla testa. Potrete ricominciare, Devon, avere la vita che desideravate. Washington è ancora una città vivace, malgrado la guerra. Ci sono feste danzanti e ricevimenti quasi tutte le sere. Posso presentarvi alla migliore società, trovarvi un posto dove stare, darvi denaro a sufficienza in modo che non vi manchi nulla. Sarete libera di fare quello per cui siete venuta... trovare un marito e sistemarvi ― terminò in tono piatto. Devon fece un respiro profondo lottando per nascondere la disperazione. Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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L'avrebbe abbandonata. In modo onorevole, naturalmente, però la stava già abbandonando. ― È molto generoso da parte vostra ― riuscì a dire. Cole annuì brusco, sembrando ricavare assai poco piacere da quella conversazione. ― Voi sarete al sicuro a Washington, ma io non potrò esserci. Devo fermare Sharpe e potrei anche non tornare. Lo capite questo? Devon ignorò il nodo che le si era formato in gola al pensiero che potesse accadergli qualcosa e si sforzò invece di concentrarsi sulle sue parole. ― Per... per quello che ha fatto alla vostra nave? ― No. ― Si passò la mano tra i capelli con espressione tesa. ― Non per quello che ha fatto ai miei uomini, o per quello che ha fatto a voi. È qualcosa di più, Devon. Non posso permettermi il lusso della vendetta. Non quando centinaia di ragazzi come Emmett muoiono ogni giorno. E finché Sharpe continua a infrangere il blocco con navi cariche di fucili e munizioni, altri ancora continueranno a morire. Lei annuì, riflettendo sulle sue parole. ― Allora portatemi con voi. Lasciate che vi aiuti a trovarlo. Ho conoscenze che voi non avete, modi di ottenere informazioni... ― No, è troppo pericoloso. Non sareste mai dovuta essere coinvolta in tutto questo. Devon lo studiò, rendendosi conto che continuare a discutere era assolutamente inutile. Era chiaro che Cole aveva già preso la sua decisione. Il giorno dopo sarebbe finito tutto, ma aveva a disposizione ancora quella notte. ― Suppongo che sia tutto deciso, allora ― disse. ― Sì. ― C'è solo un'ultima questione. ― Infilò la mano nella tasca della gonna e pescò l'orologio d'oro che gli aveva rubato il primo giorno che si erano conosciuti. ― Credo che questo vi appartenga. Avrei dovuto restituirvelo giorni fa. Cole non si mosse. Fissò l'orologio poi, con una riluttanza che la confuse, allungò il braccio e se lo fece posare sul palmo. Devon si accigliò a quella reazione, pensando all'iscrizione che aveva letto all'interno, A COLE CON AMORE, SARAH. Dapprima se n'era meravigliata, poi non ci aveva più pensato. Adesso doveva sapere. ― Sarah è vostra moglie? ― chiese, vergognandosi della domanda, sperando che lui non avvertisse la nota tremula nella sua voce. ― Non ho moglie, Devon. Lei annuì, poi abbassò lo sguardo sconfitta. ― Capisco. ― Sarah è mia Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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cognata. Quella risposta la colse impreparata. C'era qualcosa nella sua voce, ma non riusciva ad afferrarlo esattamente. Ebbe la sensazione di trovarsi sul margine di una scogliera e che un passo sbagliato avrebbe potuto precipitarla in un abisso. Ma l'altra sponda prometteva luce e chiarezza, se solo fosse riuscita a trovare la strada. ― È un bel regalo ― disse in tono cauto. ― Dovete esserle molto affezionato. La mano di Cole si strinse intorno all'orologio, che sparì nel suo largo palmo. ― Era così. Ma questo prima... ― Esitò, con espressione cupa. ― Prima della guerra. ― Ripose l'orologio, non dentro la tasca della camicia, ma nella profondità della bisaccia. Come se avesse voluto allontanarlo. ― Domani mattina dovremo partire presto se vogliamo arrivare a Washington prima di notte. Ormai Devon si era fatta troppo avanti per ritirarsi. ― Parlatemi della battaglia ― disse piano. ― Quella con Sharpe. ― Poiché lui non rispondeva, si obbligò a continuare. ― In sogno, invocate il nome di Gideon e non riuscite a muovervi. Perché non potete muovervi? Una dolce brezza mosse l'aria, facendogli cadere sul viso delle ombre cangianti. Devon trattenne il respiro, intuendo che Cole aveva bisogno di parlare quanto lei aveva necessità di ascoltare, ma in definitiva era lui a dover scegliere. Dopo una lunga pausa, alla fine rispose. ― Gideon era mio nipote. L'unico figlio di Sarah e Richard. ― Richard è vostro fratello? ― Sì. ― E Gideon è rimasto ucciso nella battaglia con Sharpe ― disse lei dolcemente, sapendo che era la verità. Un'espressione di grande rammarico attraversò il viso di Cole. ― Non sarebbe successo se fossi stato più inflessibile, più severo. Se non lo avessi incoraggiato. ― Che cosa lo avete incoraggiato a fare? ― Tutto ― rispose lui disgustato. ― Richard e mio padre sono molto simili, così rigidi e corretti, ma Gideon è sempre stato più simile a me. Mi seguiva dappertutto, faceva tutto quello che facevo io. Ci assomigliavamo, perfino. Aveva quella stessa inquietudine, la stessa vena di pazzia, e io non ho fatto altro che incoraggiarlo. L'affetto per il ragazzo era evidente nella voce di Cole. Devon lo studiò, così alto, forte e sicuro, comprendendo che per un giovane come Gideon Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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doveva rappresentare una figura straordinaria da idealizzare. ― Ogni volta che tornavo da un viaggio ― continuò ― gli riempivo la testa di romantici racconti sulla vita di mare. Naturalmente, quando compì diciotto anni, volle arruolarsi con il mio equipaggio. Richard e Sarah insistevano per mandarlo all'università, ma io li convinsi a dare un anno di libertà a Gideon. Promisi che avrei badato a lui. ― E lui si unì al vostro equipaggio ― suggerì Devon nel lungo silenzio che seguì. Cole scosse la testa. Sul viso un cupo cipiglio. ― Gesù, che idiozia. Eravamo nel bel mezzo di una dannata guerra e io incoraggiavo il ragazzo con dei racconti di mare. ― Sollevò lo sguardo verso di lei, come in cerca di un'assoluzione. ― Volevo insegnargli che nella vita esistono altre cose, oltre ai ristretti confini della società. E poi non era ancora accaduto nulla. Avevo dato la caccia a un paio di golette che infrangevano il blocco, avevo sparato qualche colpo, ma era tutto lì. L'intera faccenda sembrava solo un divertimento; non credevo che potessero accadere cose che non sarei riuscito a gestire. Un brivido percorse Devon. ― E poi inseguiste Sharpe. ― Sì. ― Il suo sguardo non era più su di lei, ma era rivolto lontano. ― Individuai una goletta diretta verso il mare aperto... era Sharpe. La sua nave sembrava danneggiata, una facile preda. Ordinai ai miei uomini di mettersi ai loro posti e lo inseguii. Seguimmo per un po' la goletta in mare aperto, poi ci avvicinammo e sparammo un colpo di avvertimento. Sharpe virò e rispose al fuoco, raggiunto da due altre navi che ci accostarono. Avevo condotto i miei uomini diritti in una trappola. Avrei dovuto capirlo, avrei dovuto sapere che era troppo facile... ― Non potevate prevederlo ― tentò lei, non sapendo cos'altro dire. ― Esplose la battaglia. Eravamo inferiori per armi, uomini, astuzia. Tutt'intorno a noi cominciarono a cadere le granate che fracassavano lo scafo, appiccavano il fuoco alle vele. Avevo un buon equipaggio, Devon, bravi uomini. Ma c'era un grande caos, fatto di fumo, fuoco e urla. Sharpe non ci diede tempo per arrenderci, per fare nulla. In pochi minuti il ponte era così scivoloso che pensai avessimo imbarcato acqua. Devon chiamò a raccolta la voce per chiedere. ― Era così? Cole scosse la testa. ― Sul ponte scorreva il sangue dei feriti. Non riuscivamo a trovare il tempo per portarli di sotto... ― Gli morì la voce. La fissò per un momento, poi si obbligò a continuare. ― Un cannone si liberò Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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e lo sentii rotolare dietro di me, ma quando mi voltai era troppo tardi. Rimasi incastrato tra l'affusto e la murata del ponte e non potevo muovermi. Fu allora che vidi Gideon. Cole fece una pausa e il dolore nei suoi occhi era così intenso che Devon non riuscì quasi a sopportarlo. ― Non mi aveva ascoltato ― continuò lui. ― Non era sceso di sotto come gli avevo ordinato. Era invece rimasto sul ponte e dava una mano ai fucilieri di prua. Gli urlai di scendere di sotto, di abbassarsi, di levarsi di mezzo, ma non mi ascoltò. In tutti quegli anni in cui l'avevo incoraggiato a essere avventato, spericolato, a disobbedire, non era mai accaduto che non ascoltasse me. ― Cole... ― Io non riuscivo a liberarmi, non potevo andare da lui. Dio, se solo fossi riuscito a muovermi... Udii il sibilo di una granata diretta contro di loro, ma non c'era nulla che potessi fare. Esplose, uccidendoli tutti all'istante. Tranne Gideon. Gideon non morì subito. L'impatto gli staccò di netto le braccia dalle spalle e lo buttò per terra. Devon chiuse gli occhi, con la sensazione che le avessero aspirato tutta l'aria dai polmoni. Non riusciva a respirare, non riusciva a parlare. Cole continuò come se si fosse dimenticato della sua presenza, parlando con una voce che era diventata assolutamente piatta, priva di qualsiasi intonazione. ― Gideon cercò di alzarsi, ma non ci riuscì. Continuava a scivolare su tutto quel sangue. Continuava a scivolare e a cadere. Non so se sapesse... se sapesse... ― Si interruppe, con i pugni stretti ai fianchi, e fece un respiro spezzato. ― Quando mi vide cominciò a urlare perché lo aiutassi, ma io non potevo. Ero bloccato dietro quel maledetto cannone. Sharpe continuava a sparare e a sparare... non smetteva più. Finalmente una granata fu abbastanza forte da far vibrare lo scafo e liberarmi. Ma a quel punto era troppo tardi. Gideon morì dissanguato davanti a me, implorando il mio aiuto. Devon tremava e soffriva dentro. Aveva voluto sapere e adesso sapeva. Sapeva perché a Fort Monroe Cole l'aveva trattata con tanto disprezzo. Ora capiva le sue parole dure, i dolorosi silenzi e perché gli incubi non finivano mai. Dopo quello che aveva passato doveva averla odiata moltissimo pensando che fosse l'agente di Jonas Sharpe. E tuttavia aveva rischiato la vita per salvarla. L'aveva ascoltata quando nessun altro aveva voluto farlo. Malgrado tutto stava ancora cercando di fare la cosa giusta e onorevole. Si sporse in avanti; in quel momento avrebbe barattato l'anima per Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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trovare le parole che riuscissero ad alleviare il suo dolore. Gli posò gentilmente la mano sulla gamba. ― Cole, non è stata colpa vostra. Proprio come la morte di Emmett non è stata colpa del generale Brader. È la guerra... ― Le sue parole caddero come pietre. Avrebbe dovuto saperlo, pensò, e immediatamente cambiò linea di condotta. ― Raccontatemi qualcosa di Gideon. Si girò verso di lei con il viso ancora tormentato dalla pena. ― Che cosa volete sapere? ― Qualsiasi cosa. A condizione che non abbia a che fare con la guerra o la battaglia. Raccontatemi qualcosa che solo voi sapete. Cole scosse la testa senza riuscire a pensare. Aveva la sensazione che gli avessero levato la pelle lasciando tutti i nervi scoperti. Lo shock della morte di Emmett aveva riportato alla superficie sensazioni che si era sforzato di seppellire. Tutta la vergogna, tutto il senso di colpa, tutto il dolore e la furia impotente... non c'era un luogo dove seppellirli, né modo di controllarli. Non poteva continuare a nasconderli dentro di sé, ma lasciarli uscire, parlarne, non avrebbe risolto nulla. ― Vi prego, Cole ― disse Devon. ― Raccontatemi qualcosa di Gideon. Sapeva cosa cercava di fargli fare, ma non avrebbe funzionato. Non poteva mettere da parte la rabbia e il rimpianto e ricordare altro. Ma Devon sembrava molto turbata, desiderosa di aiutarlo, e Cole si sforzò di trovare qualcosa da raccontarle. ― Barava alle carte ― disse alla fine, e il pensiero lo colpì come un fulmine a ciel sereno. Lei sembrò stupita, poi nei suoi occhi espressivi passò un visibile sollievo. ― Barava alle carte? ― ripeté. Cole annuì, attaccandosi a quel ricordo come se potesse sfuggirgli. ― Lui non lo chiamava barare, naturalmente. Li definiva trucchi con le carte. ― Fece una pausa scuotendo la testa. ― Avrebbe dato del filo da torcere a voi e a zio Monty. Devon sorrise. ― Raccontatemi qualcos'altro. Cole ci pensò su. Lo travolsero frammenti di ricordi, pezzi del passato ancora dolorosi ma, per la prima volta, era una pena che riusciva ad affrontare. ― Gideon amava il mare ― disse alla fine. ― Ci assomigliavamo anche in questo. Dalla prima volta che l'ho portato con me in uno dei miei viaggi, quand'era ancora un ragazzo. Amava tutto del mare: l'odore dell'aria salmastra, il rollio del ponte, i porti stranieri... Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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Con l'incoraggiamento di Devon, cominciò a parlare. Dapprima esitando, poi sentendosi più a suo agio. La intrattenne con storie di mare, con i dettagli dei viaggi che lui e Gideon avevano fatto. Quando ebbe finito, vide che sopra la loro testa le stelle avevano cambiato posizione. La guardò stupito e incredulo di aver parlato così a lungo. ― Sono queste le cose che dovete ricordare, Cole ― gli disse dolcemente. ― Quando pensate a Gideon cercate di riportare alla memoria le ragioni per le quali gli volevate bene e lui sarà sempre con voi. Se non farete così, non riuscirete mai a liberare i! dolore e lo perderete per sempre. La fissò e improvvisamente capì. ― È questo che fate voi, Devon? Annuì. ― Colleziono ricordi. Nel pensare al suo passato turbolento, Cole sentì una tenerezza dolorosa esplodergli nel petto. ― Volete condividerne qualcuno con me? Lei tirò su le gambe, circondandole con le braccia e appoggiando il mento sulle ginocchia. ― Ricordo la volta che mio padre tornò a casa da uno dei suoi viaggi e portò in regalo a Billy un paio di pantaloni lunghi. Billy era orgogliosissimo dei suoi pantaloni da adulto. Ci vollero settimane prima che mia madre e io riuscissimo a convincerlo a toglierseli il tempo sufficiente a lavarli. ― Fece una pausa sorridendo dolcemente. ― Tutti voi ragazzi andate così matti per il primo paio di pantaloni lunghi? ― Sì ― affermò Cole. ― Anche se devo confessare di non aver ottenuto il primo paio di pantaloni lunghi finché non ho avuto quasi tredici anni. ― Tredici anni? ― esclamò Devon, soffocando una risatina. ― Sì, ridete pure ― disse lui. ― Ho già passato tre dei peggiori anni della mia vita a difendere il mio onore nel cortile della scuola perché non avevo quei maledetti pantaloni. E adesso mi accorgo di aver definitivamente rovinato qualsiasi immagine affascinante che potevate avere di me. ― È così ― convenne subito Devon. Nei suoi occhi danzava il divertimento e due fossette accattivanti le circondavano la bocca. ― Se avete finito di ridere alle mie spalle, vorrei sentire qualcos'altro dalla vostra collezione. Devon inclinò la testa da una parte, riflettendo. Quando parlò, la sua voce era bassa, riscaldata dai ricordi. ― Ricordo la primavera in cui mia madre e io stavamo piantando fiori e trovammo un nido con dei piccoli di pettirosso. Ricordo una volta zio Monty seduto accanto al mio letto che mi Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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leggeva i racconti delle fate mentre ero ammalata, anche se ero ormai troppo grande per le fiabe. Ricordo d'inverno il sapore delizioso del primo fiocco di neve catturato con la lingua e la bellissima sensazione del sole in primavera. ― Che altro ricordate? Devon lo fissò, poi disse con assoluta solennità: ― Ricordo voi, Cole McRae. A Cole il cuore batté all'impazzata contro le costole. I loro sguardi si intrecciarono mentre la silenziosa immobilità che li circondava sembrò pulsare come se la notte stessa avesse improvvisamente preso vita. Le si avvicinò, colmando il poco spazio che li divideva quando allungò un braccio e le sfiorò la guancia. Dolore e rammarico lottavano dentro di lui. ― Sarebbe meglio di no. Devon lo ignorò. ― E voi mi ricorderete? La fissò per un secondo infinito. ― Sempre ― sussurrò rauco. Lei sollevò la mano, prendendogli le dita. ― Facciamo l'amore, Cole? Lui trattenne il respiro e la tensione gli percorse tutto il corpo. Era una domanda priva di qualsiasi artificio o finzione, fatta in tutta semplicità con il candore e il tranquillo coraggio che ormai si aspettava da lei. Si trattava di riconoscere quello che entrambi sapevano: erano giorni che giravano intorno a quel momento, portati irreversibilmente l'uno verso l'altra come un fiume corre verso il mare. Ma era sbagliato, e Cole lo sapeva. Devon meritava molto più di quello che lui aveva da offrirle. Meritava una casa, una famiglia, la sicurezza, e lui non poteva prometterle nulla di tutto questo. Non in quel momento. Da lei avrebbe soltanto preso. Avrebbe preso il suo calore, la sua forza, la sua passione e la sua verginità. Senza darle nulla in cambio. Ma anche mentre faceva nella mente queste considerazioni, il delicato profumo della sua pelle fluttuò verso di lui come una carezza gentile e illuminata dalla luna. Le lucevano gli occhi, come se fossero accesi da un fuoco interiore. Aveva le labbra leggermente dischiuse, pronte al bacio. Attendeva in silenzio, osservandolo, e le sua espressione era di tenera vulnerabilità. Devon poteva essere furba, in certe cose, ma era assolutamente impreparata quando si trattava di esperienza con gli uomini. Lo aveva sentito nel suo bacio, in quell'abbraccio appassionato e privo di riserve. Era troppo fiduciosa, troppo generosa. Ingenua e semplice nel suo modo di Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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amoreggiare. Di regola Cole preferiva donne sofisticate che conoscevano la differenza tra amore e lussuria. Fino a quel momento gli erano sempre andate bene. Ma non aveva mai sperimentato il desiderio potente e doloroso che Devon gli suscitava. In quell'istante seppe esattamente cosa avrebbe dovuto fare: cavalcare fino a trovare un torrente ghiacciato e tuffarcisi a capofitto, rimanendovi se necessario tutta la notte, fino a raffreddare i suoi ardori e tornare in sé. Spiegarle, con gentilezza ma anche con fermezza, tutte le ragioni per le quali non dovevano diventare amanti. Portarla a Washington e trovarle un marito che potesse darle tutto quello che lei aveva sognato. Ma non avrebbe fatto nulla di tutto ciò. Anche se sapeva quale sarebbe stata la cosa migliore, anche se la coscienza gli urlava a gran voce di fermarsi, di non approfittarsi di quel calore e di quella innocenza, non si sarebbe fermato. Anzi, da quel bastardo che era, l'avrebbe sedotta. Si mosse piano, facendola distendere sulle coperte mentre si coricava accanto a lei. Si puntellò su un gomito, studiandole il volto. Togliendole una ciocca di capelli scuri dagli occhi, chiese piano: ― Che cosa conoscete dell'amore? Non sapendo come interpretare la domanda, Devon poté solo rispondere con la verità. ― Non molto ― ammise. ― Ma so come si fa. Cole inarcò un sopracciglio. ― Davvero? Lei annuì, mentre un delicato color rosa le soffondeva le guance. ― È una specie di incrocio tra baciarsi e ballare. Solo più confuso e molto più imbarazzante. Un pigro sorriso si diffuse sul viso di Cole. ― È molto più piacevole ― rettificò, chinandosi a sfiorarle con un bacio leggero la base della gola. ― Molto più soddisfacente. ― I suoi baci si spostarono sulla clavicola, mandandole un brivido lungo la spina dorsale. Le passò un braccio intorno alla vita e la strinse a sé, catturandole la bocca. La invase un desiderio tempestoso quando il bacio di Cole le rubò del respiro e ogni pensiero. Rispose puramente d'istinto, con il corpo schiacciato sotto quello di lui. Le passò le mani lungo il corpo, esplorandone ogni curva, mentre uno struggimento caldo e tremante le si diffondeva in tutte le membra. Inarcò i fianchi e gli si premette addosso, insaziabile. Cole si tirò indietro con lo sguardo incupito dalla passione. ― Lasciate che vi guardi, Devon ― mormorò con voce roca e con il respiro che le Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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alitava dolcemente sul collo. Lei si mise seduta e con mani tremanti slacciò lentamente i bottoni del vestito. Cole alzò un braccio per aiutarla, abbassandole la veste sulle spalle e poi sui fianchi finché non rimase ammucchiata accanto a loro come uno straccio. Poi fu la volta degli stivaletti, e rimase solo con le calze e la biancheria. Devon allungò una mano verso i delicati nastri azzurri che tenevano a posto la camiciola. Cole la fermò, posandole le mani sopra le sue. Quando la guardò negli occhi, Devon vi lesse una domanda e seppe che le chiedeva di lasciarlo fare a lui. In silenziosa risposta, abbassò le braccia. Ma invece di allungare la mano verso la camiciola, prima le tolse le forcine che trattenevano i capelli, lasciandoglieli ricadere sulla schiena e sulle spalle. Le ravviò le ciocche scure e setose dal viso, toccandola con una tenerezza quasi reverente. Dopo un momento, le mani tornarono alla camiciola. La tensione nervosa la percorse, facendola di nuovo tremare nell'attesa di quel tocco. Con cura infinita Cole disfece ciascun nastro, quindi separò la stoffa e la lasciò ricadere. Lo udì trattenere il respiro, poi allungò una mano per accarezzarle la pelle, sfiorandole il corpo con baci leggeri mentre la liberava lentamente dagli indumenti. Biancheria e calze presto raggiunsero il vestito, in un mucchio ai loro piedi. Cole si tirò indietro e si inginocchiò accanto a lei, del tutto immobile, mentre il suo sguardo bruciante percorreva quelle forme delicate. Tutto d'un tratto Devon sperimentò insicurezze sconosciute. La taglia piccola era sempre stata un vantaggio perché la faceva sembrare più giovane quando organizzava qualche truffa insieme a zio Monty. Ma ora si chiese se a Cole piaceva il suo aspetto, o se preferiva donne con fianchi più prosperosi e seni più pieni. Poiché lui non diceva nulla, limitandosi a fissarla, allungò una mano verso il vestito nell'ansia di coprirsi. ― Ti prego, Devon ― sussurrò rauco Cole, fermandola. ― Sei così bella; ho solo bisogno di guardarti per un momento. Ti dispiace? La tensione lentamente la abbandonò. ― Non sono troppo... ― Sei perfetta ― rispose lui in tono fermo. Emozionata e imbarazzata dal complimento, Devon allungò le mani verso di lui, infilandogliele sotto la camicia. ― Adesso posso guardarti io? Ci volle molto meno tempo per togliere i suoi indumenti. In pochi secondi Cole si strappò di dosso camicia e pantaloni e scagliò lontano gli stivali. Si inginocchiò accanto a lei in tutto il suo virile splendore dorato, Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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offrendole una vista completa di quello che lei aveva solo parzialmente intravisto. Ogni centimetro del suo corpo era costruito con muscoli nodosi e rigonfi; era bello di una bellezza virile e naturale. Devon posò lo sguardo sulla sua parte più intima, poi distolse subito gli occhi mentre il coraggio la abbandonava. Non si sentiva a suo agio nelle situazioni poco familiari, e quella era del tutto sconosciuta. Cole era grande, forte, per molti versi il suo esatto contrario. D'un tratto presero il sopravvento anni di istintiva protezione di sé. Forse Cole glielo lesse negli occhi perché si immobilizzò completamente e sul viso gli passò qualcosa di molto simile al dolore. ― Devon, se hai cambiato idea... ― No ― rispose lei, pensando a come doveva sembrargli inesperta, ingenua e poco sofisticata. Allungò una mano verso di lui, poi esitò, smarrita. Sollevò lo sguardo, scrutandolo negli occhi. ― Va tutto bene se ti tocco? ― Sì ― rispose lui, e il respiro gli divenne rapido. Devon si rese conto che si costringeva a restare immobile, che desiderava moltissimo essere toccato. Gli posò le mani sulle spalle e, sotto i palmi, sentì i muscoli guizzare in risposta. Quella reazione la stupì. Le dava un tranquillo senso di potenza sapere che il suo tocco era in grado di turbarlo quanto la turbava quello di lui. Si mosse senza fretta, prendendosi il tempo necessario a esplorare quel solido corpo maschile, a familiarizzarsi con la sensazione calda e vellutata di quella pelle e dell'odore pulito di quel corpo. Tracciò la vasta distesa del petto, intrecciando le dita con i ruvidi peli biondi, poi lasciò vagare i palmi sui muscoli piatti e guizzanti che gli segnavano lo stomaco. Passò le mani sui fianchi magri, sulla salda curva delle natiche e sulle cosce solide come una roccia senza mai perdere il contatto con la pelle, trasformando quella vagante esplorazione in una lunga e indugiarne carezza. Cole rimase immobile, lasciandosi esplorare e intuendo che era proprio questo di cui Devon aveva bisogno. Pian piano, lei si sentì più sicura. Toccandolo, si prese il tempo necessario per adattarsi al fatto che quello era sempre lo stesso Cole con il quale si sentiva al sicuro, e il semplice particolare della loro nudità non lo avrebbe cambiato. Mentre i suoi timori diminuivano, le tornò la curiosità. Abbassò lo sguardo e chiese ― Posso toccarti... lì? Un muscolo gli si contrasse sulla mascella mentre annuiva, teso. Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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Devon spostò la mano verso il basso e con le dita tracciò il contorno della sua erezione. La pelle sembrava più sottile che altrove, ma era invece dura e rigida. Quando lo afferrò delicatamente con la mano, si accorse che Cole veniva percorso da un brivido. ― Devon, ti prego... ― disse con voce aspra. Sollevò lo sguardo su di lui, poi ritrasse bruscamente la mano, allarmata dall'espressione di sofferenza sul suo viso. ― L'ho rotto? Cole emise un suono che era in parte una risata e in parte un gemito. ― No... mi piace come mi tocchi. Ma ho bisogno di tempo, non voglio affrettarmi. ― Rendendosi conto di balbettare, le circondò la vita con un braccio e la fece distendere sulla coperta. ― Devon, lascia che ti ami. Quelle parole trovarono la strada del cuore, infransero tutte le difese abbattendo le barriere dietro le quali si era nascosta per tanto tempo. E la lasciarono più aperta e più vulnerabile di quanto fosse stata in tutta la vita. Cole la prese di nuovo tra le braccia. Le sue mani le percorsero freneticamente tutto il corpo come per il disperato desiderio di recuperare il tempo in cui non si era concesso di toccarla. Tracciò la curva rotonda delle natiche, la morbidezza setosa delle cosce, la curva gentile dei fianchi e la vita stretta. Le prese i seni tra le mani a coppa, sfiorandone i capezzoli con i palmi in una carezza leggera e tentatrice finché non divennero duri sotto le sue dita. Devon inarcò la schiena, schiacciandogli i seni contro le mani mentre il movimento si faceva più veloce. Le strinse delicatamente i capezzoli tra le dita, poi si chinò e prese in bocca uno dei rosei boccioli. Devon seguiva i suoi movimenti, lasciava che fosse lui a condurre, ne adorava il corpo come lui adorava il suo, lo amava con la bocca, la lingua e le mani, smarrita nelle sensazioni che suscitava e che riceveva. Era tutto così nuovo, così stupefacente e tuttavia così incredibilmente giusto. Pelle su pelle, maschio su femmina, toccare, assaggiare, accarezzare. Passione primitiva e calda sensualità... La mano di Cole si spostò tra le gambe di Devon e le dita sondarono gentilmente quella calda umidità. Cole si tirò indietro e si sollevò sugli avambracci mentre la punta del membro eretto premeva leggermente contro di lei. Con gli occhi fissi in quelli di Devon, si fece lentamente strada nel varco caldo e umido. Per la meraviglia, lei spalancò gli occhi quando sentì il proprio corpo modificarsi per fargli posto. Poi, con la stessa rapidità con cui si era adattata all'incredibile sensazione di averlo dentro di sé, lui si ritrasse lasciandola dolorosamente vuota. ― Devon, mi dispiace ― disse rauco, con il respiro Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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che le alitava sul collo. Prima di riuscire a capire perché si scusasse o perché si fosse fermato, lui sollevò i fianchi magri e si spinse in avanti, colmandola completamente. Fu lacerata da una sensazione acuta e penetrante. Devon si immobilizzò, stravolta dall'intrusione del dolore fisico, rendendosi tardivamente conto del motivo per cui Cole si era fermato. Era ancora sospeso sopra di lei, senza muoversi, come temendo di farle di nuovo del male, e sui lineamenti aveva inciso lo sforzo di trattenersi. Devon fu invasa dalla tenerezza e, insieme, dal travolgente desiderio di dargli a sua volta tutto quello che lui le dava. Quando il dolore fisico diminuì, alzò le braccia, passandogli le mani lungo le spalle e le braccia. ― Cole ― sussurrò. ― Amami. Il viso di lui fu attraversato da un'espressione che non gli aveva mai visto. Qualcosa di più oscuro della passione, di più profondo del desiderio. La fissò con occhi accesi da un fuoco dorato. Si abbassò e, con le labbra, la toccò con un bacio così caldo e appassionato, così silenziosamente eloquente da bruciarle l'anima. Poi cominciò a muoversi. Dapprima molto piano, quasi come per stuzzicarla, finché non trovarono il ritmo antico che li portò all'unisono. Devon sentì esplodere dentro di sé una silenziosa meraviglia quando inarcò i fianchi per andargli incontro. Sentiva il corpo tendersi verso qualcosa che non riusciva a definire. Ogni movimento lento e pieno d'amore la portava più vicino a quello di cui aveva bisogno. Tutto d'un tratto Cole si lasciò andare sopra di lei, poi rotolò sulla schiena, trascinandola con sé. Gli giacque sul petto, ancora intimamente unita a lui. Sotto l'orecchio sentiva il suo cuore battere all'impazzata e lo udiva respirare affannosamente. Le passò le mani sulla schiena, come per imparare a memoria la sensazione di quelle dolci curve. Dopo qualche minuto le chiese piano: ― Ti ho fatto male, Devon? ― No. ― Scosse la testa, lottando per tenere le emozioni sotto controllo, cercando le parole per esprimersi. ― Non ero preparata, non sapevo... non pensavo che mi avresti toccata in questo modo. Panico e disgusto di sé colmarono lo sguardo di Cole. ― Devon, mi dispiace, avevi detto che sapevi come si faceva. Non avrei dovuto... ― No, non il modo in cui hai toccato il mio corpo. La studiò, turbato e del tutto confuso. ― E allora cosa... ― Il modo in cui mi hai toccato il cuore. Cole la fissò, completamente stordito. Alla fine sembrò riaversi Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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abbastanza da parlare. ― Devon ― cominciò piano, allungando una mano per toccarla. ― Ti prego, Cole ― disse lei, sorridendo tra le lacrime. Sapeva di combinare un pasticcio, ma non le importava. ― Possiamo fare di nuovo l'amore? Devon si girò sul fianco, osservando Cole che dormiva. Avevano fatto l'amore una seconda volta, con infinita tenerezza, lentamente e dolcemente, senza l'esplosione di passione della prima volta. Con suo grande sollievo era riuscita a tenere le emozioni sotto controllo. Si chiese se non fosse stato semplicemente il puro sollievo fisico a scuoterla tanto, ma scartò l'idea non appena le attraversò la mente. Quella che aveva infranto la sua compostezza era un'emozione che assomigliava molto all'amore e che le era esplosa dentro. Non l'aveva voluta, non se l'era aspettata e, sicuramente, non c'era preparata. Nella sua vita non c'era posto per quell'emozione. E nemmeno in quella di Cole, almeno non per quanto riguardava Devon. Devon sgusciò via dal braccio che Cole le teneva intorno alla vita. Si alzò e camminò per l'accampamento facendosi guidare dalla luce della luna mentre raccoglieva i pezzi sparsi del suo vestiario. Mentre si rivestiva, il corpo indolenzito dall'amore le doleva in punti poco familiari. Ignorò il disagio e si occupò del cavallo, adoperando i muscoli già stanchi per sollevare e assicurare la sella. Finito il lavoro in silenzio, ritornò all'accampamento fissando Cole che dormiva. Il respiro era profondo e regolare e le fece capire che i suoi movimenti non lo avevano disturbato. Sapeva che la notte precedente non aveva riposato e sospettava che alla pensione avesse dormito pochissimo. Non c'era da stupirsi che fosse così esausto. Probabilmente aveva trascorso quelle notti cercando di decidere quale fosse la cosa più giusta e onorevole da fare riguardo a lei. L'unico problema era che lei non poteva accettare la sua decisione. Se Cole non la consegnava all'Old Capitol, probabilmente avrebbe dovuto affrontare la corte marziale, e quello era un rischio che non poteva lasciargli correre. Né avrebbe permesso che diventasse lo zimbello dei suoi amici perché lei cercava di farsi passare per una vera signora. Malgrado quello che diceva Cole, Devon sapeva benissimo come andavano le cose. Per qualche giorno lo avrebbero creduto, ma con il tempo il passato Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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sarebbe tornato a tormentarla. Succedeva sempre così. Non voleva essere un peso per Cole. Gli doveva almeno questo. Se lei fuggiva, probabilmente avrebbe dovuto affrontare solo un piccolo rimprovero e poi sarebbe finita lì. Forse si sarebbe arrabbiato nello scoprire che se n'era andata, ma con il tempo l'avrebbe ringraziata. La fuga lo sollevava da qualsiasi obbligo pensasse di avere nei suoi confronti. Poteva dimenticarla e ritornare alla sua vita, nel mondo al quale apparteneva. Un mondo al quale lei non sarebbe mai appartenuta. Levò lo sguardo verso il cielo notturno e vide che le rimanevano alcune ore prima dell'alba. Fissò Cole per un'ultima volta, affidando alla memoria ogni linea e dettaglio di quel viso e di quel corpo meraviglioso. Tornò dove aveva lasciato il cavallo e montò silenziosamente in sella. Le sue ultime parole furono un sussurro, a malapena udibile al di sopra del vento. ― Addio, Cole McRae.
12 La Pig's Head Inn non era diversa dal resto delle taverne, una dozzina, che Cole aveva visitato da quando aveva raggiunto St. George due giorni prima: sporca, affollata, traboccante di gente di tutti i ceti. Aveva già perlustrato ogni altra taverna, albergo e ristorante dell'isola senza trovare traccia di Devon, e questo non aveva fatto che aumentare il suo timore di aver sbagliato a recarsi alle Bermuda. Forse era andata a Nassau, nelle Bahamas, un altro famigerato porto per le golette che infrangevano il blocco. In entrambi i luoghi avrebbe potuto scegliere tra dozzine di navi da carico che l'avrebbero riportata in Inghilterra insieme al cotone uscito di contrabbando dal Sud. Non aveva lasciato tracce, scomparendo dalla sua vita con la stessa esplosiva intensità con la quale vi era entrata. Cole rammentava con cupa chiarezza il mattino in cui si era svegliato in Virginia, quando il posto vuoto accanto a sé gli aveva fatto capire che se n'era andata. Cristo, era ancora convinta che l'avrebbe portata all'Old Capitol? Dopo la notte che avevano passato insieme, com'era possibile che non si fidasse di lui? Le domande gli mangiavano l'anima. Erano nel bel mezzo di una dannata guerra, per Dio. Non aveva tempo di darle la caccia, ma l'unica altra scelta, dimenticarla e tornare alla sua vita, era impensabile. Almeno finché non sapeva perché lo aveva lascialo. Almeno finché non sapeva che Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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era al sicuro. Almeno finché non la ritrovava. Gli ci era voluta una settimana per tornare a Fort Monroe. Vi aveva trascorso due settimane per sovrintendere alla parte finale dei lavori alla sua nave. In totale facevano tre settimane: un tempo più che sufficiente perché Devon fosse ormai diretta in Inghilterra. Aveva passato le notti a perlustrare i moli, interrogando tutti i marinai che riusciva a trovare per avere notizie delle golette che avevano infranto il blocco. Sperando che qualcuno avesse incontrato Devon. Alla fine non aveva trovato nulla. Solo sguardi vuoti e risposte negative. Quando aveva lasciato Fort Monroe, l'ammiraglio Billings gli aveva dato un mese di permesso per dare la caccia a Jonas Sharpe. Dopodiché sarebbe dovuto ritornare ai suoi compiti all'interno del blocco. Un mese. Era tutto il tempo che aveva a disposizione. Con una spinta, Cole aprì le porte del Pig's Head Inn ed entrò. Trovò un tavolo in fondo, allontanò la sedia con un calcio e sedette. Malgrado fosse solo mezzogiorno, il locale rigurgitava di clienti ubriachi. Scuri massicci alle porte e alle finestre filtravano la luce e l'aria e lasciavano entrare solo la brezza salmastra che soffiava dal porto, ma non era sufficiente. L'aria puzzava di corpi e di alcol stantio. Un uomo che sembrava il proprietario si avvicinò al tavolo di Cole. Indossava un ruvido grembiule macchiato, senza camicia sotto, e aveva la pelle lucida di sudore. Passò sul tavolo uno straccio untuoso e chiese a Cole cosa ordinava. ― Cerco una donna. L'uomo levò lo sguardo, lo studiò per un poco, poi annuì. Fece un cenno all'altro capo della stanza verso una bellezza dalla pelle ambiata che aveva un vestito scollato fin quasi alla vita. ― Si chiama Bettina ― disse con voce annoiata. ― Potete averla per un'ora. Pagate a me quando avrete finito. Cole scosse la testa.― Non lei. ― Preferite i capelli biondi? ― La donna che sto cercando è inglese, piccola, con i capelli scuri e gli occhi verdi. L'uomo scosse la testa. ― No ― rispose, passando di nuovo lo straccio sul tavolo. ― Ho dei clienti assetati a cui badare. Allora, bevete o no? Qualcosa nella sua voce o forse lo sguardo furtivo lo tradì. Cole sentì qualcosa tendersi dentro. ― Dov'è? Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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Il proprietario lo studiò ancora una volta, poi chiese. ― Che cosa volete da lei? Cole non rispose, ma si limitò ad aprire il portafogli. Ne tolse una frusciarne banconota da cento dollari e la posò sul tavolo davanti a sé. ― Dove? ― chiese in tono freddo e piatto. L'uomo fissò il denaro con occhi incupiti dall'avidità, ma scosse la testa. ― Mi fa guadagnare più di così. Addirittura più di Bettina. Cole fu percorso da una gelida furia. ― La donna che sto cercando non è una prostituta. ― No ― assentì in fretta il proprietario. ― No, non è una prostituta. Lei... mi porta clienti. Clienti eleganti. ― Ci volle un minuto prima che Cole capisse quello che intendeva dire, poi in lui si fece pian piano strada la comprensione. Devon adescava i sempliciotti, li induceva a ubriacarsi e a far salire il conto alle stelle, poi li alleggeriva di orologi, portafogli e altre cose di valore. Il proprietario non solo faceva più affari, ma presumibilmente pretendeva anche una bella parte del bottino di Devon. Scrutò l'uomo, verificando ad alta voce la sua teoria. L'altro cominciò subito a sembrare a disagio. ― Io dirigo un esercizio onorevole... ― Sì, ne sono certo ― rispose Cole disgustato. Mise un'altra banconota da cento sopra la prima. ― Consideratela una ricompensa per la vostra onestà e integrità. E adesso ditemi dove posso trovarla. ― Non voglio guai. ― Dove? Il proprietario allungò un braccio, afferrò i soldi e se li ficcò in tasca. ― Aspettate qui. Ritornerà tra un'ora, forse due. Cole si sistemò sulla sedia, rifiutando di concedersi false speranze. Forse l'uomo mentiva, oppure semplicemente si sbagliava. O forse c'era un'altra donna che si adattava alla descrizione di Devon. Ordinò un bicchiere di whiskey e ci si gingillò mentre aspettava osservando la folla. La guerra aveva annullato i confini sociali. Tutti i ceti sembravano rappresentati, sia tra gli uomini sia tra le donne. Ricchi clienti del pomposo quartiere di Rose Hill si mescolavano con la feccia dei bassifondi del porto. Erano tutti ansiosi di partecipare all'eccitazione che li circondava, si emozionavano davanti alla prospettiva di comportarsi in modo sconveniente, intossicati dalla confusione giubilante che aveva travolto l'isoletta. Notò un altro gruppo dell'alta società mentre entrava nel locale, si girò Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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dall'altra parte e subito voltò di nuovo la testa, mettendo a fuoco lo sguardo sulla donna in loro compagnia. Gli rimase il respiro in gola mentre la fissava. Devon. Quasi non l'aveva riconosciuta. Indossava un vestito di seta verde smeraldo bordato di merletto nero e portava un parasole coordinato. I capelli erano acconciati in un elegante chignon. Aveva un aspetto raffinato, ed era bellissima. Allo stesso tempo fu colpito anche da un altro particolare; stava troppo vicina ai due uomini che l'avevano scortata dentro la taverna. Li valutò rapidamente. A giudicare dal fisico delicato e dai vestiti eleganti, aveva trovato un paio di bellimbusti che avevano deciso di cercare avventure nei bassifondi. Fece un sorriso amaro: quella donna sceglieva bene le sue vittime. Sentì stringersi il cuore mentre la osservava attraversare il locale camminando con grazia. Cole non si mosse né emise suono, ma si limitò a osservarli mentre si sistemavano a un tavolo. Per la prima volta da quando Devon lo aveva abbandonato in Virginia, sentiva di poter nuovamente respirare. Dopo un minuto si alzò in piedi e si fece strada verso di loro attraverso il bar affollato. Non le tolse lo sguardo di dosso, quasi temendo che, se avesse sbattuto le palpebre, lei avrebbe potuto nuovamente sparire. Sorrideva e rideva, ma lui sapeva che era tutta una finzione. L'allegria non raggiungeva gli occhi. Si fermò accanto al loro tavolo e sentì uno dei due uomini raccomandare il brandy della casa. ― In realtà ― disse Cole, con lo sguardo fisso solo su Devon ― la signora non va d'accordo con il brandy. La osservò immobilizzarsi, poi sollevare lo sguardo verso di lui. Le passarono sul viso una miriade di emozioni, troppo fugaci perché lui riuscisse a leggerle. Aprì la bocca, ma ci volle un momento prima che ne uscisse un suono. Quando infine parlò, sembrò che riuscisse a pronunciare una sola parola. ― Cole. Lui inclinò educatamente la testa. ― Rammentate il mio nome. Sono lusingato. ― Pensavi... pensavate che l'avrei dimenticato? ― Alla luce delle altre cose che avete dimenticato, come per esempio il modo corretto di dire addio, sì, ho pensato che poteste averlo dimenticato. I due uomini con i quali era entrata ascoltarono quello scambio in un Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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silenzio stupefatto. Alla fine uno di loro si alzò nervosamente in piedi e si schiarì la gola. ― Perdonate, signore, ma questa è una... ― Allora ci scuserete voi ― disse Cole in tono fermo, allungando una mano verso Devon. ― La signora e io abbiamo una questione in sospeso da definire. Il bellimbusto quasi si strozzò per la rabbia, ma dopo aver valutato il fisico possente di Cole e il suo atteggiamento rabbioso, saggiamente non fece nulla per fermarlo quando scortò Devon al proprio tavolo. Si sedettero uno di fronte all'altra, in silenzio, come per valutarsi. Cole non si era ancora adattato a questo nuovo lato di lei. Nella scarsa luce della taverna i suoi occhi non erano più di un dolce verde, ma di uno scintillante e intenso color smeraldo. Ogni ciocca di quei capelli scuri e setosi era acconciata in modo accurato. Se gli era apparsa graziosa nel vestito di cotone azzurro cielo, non era assolutamente preparato a ciò che vedeva ora. Quella era una Devon mai vista prima... certo non la Devon che pensava di aver trovato. Nella mente aveva l'immagine di una donna tempestosa e imprudente che gli ributtava in faccia le minacce e gli insulti. Rammentava come gli era apparsa la mattina in cui avevano lasciato l'accampamento, con gli occhi gonfi di sonno, i capelli arruffati in modo adorabile. E soprattutto rammentava come gli era apparsa quando avevano fatto l'amore, con il corpo illuminato dalla luna e la pelle morbida come il raso. Ora sembrava compunta e rispettabile, quasi intoccabile. Cole aggrottò la fronte. ― Avete addosso uno di quei corsetti, vero? Spalancò gli occhi. ― È questo ciò che avete da dirmi? No. In realtà Cole se ne infischiava di quello che indossava. Nella sua mente si era preparato dozzine di discorsetti pungenti e di dolci frasi, ma adesso che Devon era lì non ricordava nemmeno una parola. Invece l'unica cosa sulla quale riusciva a concentrarsi era la domanda che gli aveva bruciato l'anima durante le ultime tre settimane. ― Devon, perché mi hai lasciato? Lo fissò in silenzio per un momento, poi sospirò. ― Sei arrabbiato, vero? ― Come diavolo pensavi che mi sarei sentito? Svegliarmi e scoprire che te l'eri svignata come un... ― Si fermò bruscamente, maledicendosi. ― Continua ― gli disse con voce tranquilla. ― Dillo. Come un ladro nella notte. ― Dannazione, Devon, non è questo che volevo dire. Alzò le spalle. ― Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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E perché no? È la verità, no? ― Non necessariamente. Fece una risatina amara. ― È per questo che sei qui? Vuoi correggermi, condurmi sul sentiero della rettitudine? Bene, scordatelo. Ci ho provato e per poco non trascorrevo il resto della mia vita rinchiusa in prigione. ― Si alzò in piedi. ― Non sono più una tua responsabilità, McRae. Puoi andartene con la coscienza a posto. ― Devon, aspetta. ― Si alzò e la afferrò per un braccio, facendola di nuovo sedere sulla sedia mentre cercava freneticamente le parole da dire. ― Non è questo il motivo per cui sono qui. ― Non saresti dovuto venire. Non capisci che ti stavo facendo un favore? Devon trattenne il respiro mentre nel suo sguardo passava un lampo di dolore. ― Non avrebbe funzionato, Cole. Pensavo di poter fingere di essere qualcosa che non sono, ma non posso. Se tu mi avessi portata a Washington e avessi cercato di farmi passare per una vera signora con i tuoi amici, avresti solo reso le cose peggiori per entrambi. Cole ne fu turbato. ― Hai pensato davvero che avessi intenzione di fare quello? ― Si rese conto che Devon non lo conosceva affatto se, dopo la notte che avevano trascorso insieme, pensava ancora che fosse disposto a consegnarla a un altro uomo. ― È quello che hai detto. ― È ovvio che ho cambiato idea. ― Capisco. ― Sul viso le passò un'ombra scura. ― Allora è vero, mi avresti riportata in prigione. Ecco perché adesso sei qui. ― In prigione? ― esplose Cole. ― Buon Dio, è questo che pensi di me? ― Non so che cosa pensare. Non so che cosa vuoi o perché sei qui. So solo che tornerò in Inghilterra. Anche se aveva un atteggiamento freddo, Cole vide che si era aggrappata al bordo del tavolo con forza. Le cose non stavano andando come aveva progettato. Erano settimane ormai che aveva deciso quello che sarebbe avvenuto quando l'avesse trovata: prima un discorsetto pungente per averlo abbandonato in quel modo, poi le scuse in cui si sarebbe profusa e la promessa di non rifarlo mai più. Quando poi la faccenda fosse stata sistemata, l'avrebbe presa tra le braccia, portandola dove avrebbero potuto fare l'amore per tutta la notte. Invece erano seduti uno di fronte all'altra come due avversari, separati Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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dalle stesse barriere che li avevano sempre divisi. Anzi, peggio, erano diventati intimi estranei. Tra di loro erano accadute troppe cose per poter tornare indietro, troppo poche per andare avanti. Cole era stato tanto idiota da presumere che Devon sarebbe stata entusiasta di vederlo quanto lo era lui. Ora non riusciva a pensare a una sola ragione per cui dovesse essere contenta. Non dopo il modo in cui l'aveva trattata. Se solo fosse riuscito a guadagnare un po' di tempo, avrebbe trovato il modo per convincerla a fidarsi di lui. Aveva soltanto bisogno di un po' di tempo. ― Dobbiamo parlare ― disse. ― In privato. La mia nave è in porto, possiamo andare lì. ― Non abbiamo più nulla da dirci. Cole emise un sospiro disgustato, mentre lanciava uno sguardo allo squallido locale. ― Questa è la cosa più stupida che tu abbia mai detto. Sempre che marcire per il resto dei tuoi giorni in questa pulciosa taverna non sia quello che hai sempre desiderato. Devon sollevò il mento. ― Non sono affari tuoi, McRae ― ribatté in tono mordace ― ma si dà il caso che questo posto mi piaccia. Non mi è mai capitato che mi sparassero addosso, che mi svegliassero all'alba per farmi salire a forza su un cavallo, che mi spingessero da un treno in corsa o mi facessero ruzzolare in una pozza di escrementi di oca. A paragone di una settimana in tua compagnia, questa bettola è il massimo del lusso. Cole la fissò con calma mentre su di loro calava il silenzio. Allungò il braccio attraverso il tavolo per afferrarle gentilmente una mano. ― È stato così brutto tra noi, Devon? Un lampo di panico le attraversò lo sguardo. Provò a ritirare la mano e lui, riluttante, la lasciò andare. ― Parto ― annunciò con voce stridula e tesa. ― Ritorno in Inghilterra. Un po' di tempo fa ho avvertito mio zio, chiedendogli di mandarmi del denaro per telegrafo, presso l'albergo. Mi aspetto che i soldi arrivino da un giorno all'altro. ― Cinque minuti, Devon. È tutto quello che chiedo. ― Non sapeva assolutamente che cosa le avrebbe detto dopo averla fatta salire a bordo della propria nave, ma l'idea di chiuderla in cabina finché non lo scopriva aveva un certo fascino. Lo guardò con gli occhi socchiusi, poi finalmente annuì. ― E va bene, vengo. Ma solo per parlare, intesi? Cole lasciò lentamente uscire il respiro, accorgendosi solo in quel momento di averlo trattenuto. Fece il gesto di prendere il portafoglio per Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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pagare la consumazione, poi aggrottò la fronte e si tastò l'altra tasca. Frugò nel panciotto, rendendosi conto che non mancava solo il portafogli, ma che aveva perso anche l'orologio d'oro. ― Se non ti dispiace, Devon, dovrei pagare il whiskey. ― Continua. Cole tese la mano. ― Ebbene? Devon inarcò un sopracciglio. ― Non penserai che lo paghi io? ― No. Vorrei solo che mi restituissi il portafogli e l'orologio da tasca. Sul suo viso passarono rabbia e shock, poi si alzò in piedi con espressione glaciale. ― Sai benissimo quanto me che quegli oggetti ti sono stati restituiti prima che me ne andassi. Se hai fatto tutta questa strada solo per accusarmi di furto... ― Vuoi dire che non li hai tu? ― Certo che no. ― Bene, che io sia dannato ― borbottò Cole tra sé, guardandosi intorno nella sala affollata del bar. Devon si accigliò, osservandolo. ― Sei sicuro di averli avuti? ― Li avevo cinque minuti fa, quando mi sono seduto. ― Vuoi dirmi che qualcuno te li ha rubati mentre io ero qui? ― Scosse la testa. ― Impossibile. Nessuno è tanto bravo. Nessuno tranne me e forse... ― Le morì la voce in gola mentre il suo sguardo si posava su un uomo grosso che, in piedi, teneva la schiena rivolta verso di loro. Un sorriso stupito le apparve sul viso, poi sparì quando guardò di nuovo Cole. ― Torniamo alla tua nave ― disse, alzandosi in piedi così bruscamente da rovesciare quasi la sedia. Cole seguì il suo sguardo, notando che l'uomo si era girato e li stava guardando. Valutò rapidamente l'estraneo. Era grande e grosso: quelli che un tempo erano muscoli erano ormai diventati cuscinetti di grasso. Indossava il più chiassoso vestito a scacchi che Cole avesse mai visto e teneva in mano una bombetta nera. Era quasi del tutto calvo, ma quello che gli mancava in cima alla testa era compensato abbondantemente dai cespugliosi favoriti che gli coprivano la metà inferiore del viso. Posò il suo bicchiere e si incamminò verso di loro. ― Ti prego, andiamo ― lo spronò Devon. Cole la studiò incuriosito. Chiunque fosse quell'uomo, Devon sembrava disperatamente ansiosa di evitare l'incontro. Il che lo rendeva ancora più deciso a conoscerlo. Si appoggiò allo schienale della sedia e fece un gesto Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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casuale in direzione del bicchiere. ― C'è ancora il conto da pagare. Devon aprì la borsa a rete, tirò fuori una moneta e la sbatté sul tavolo. ― Adesso! ― sibilò. Cole raccolse la moneta e aggrottò la fronte. ― Non è sufficiente per una buona mancia. ― Dannazione, McRae! ― Devon, ragazza mia, ero sicuro che fossi tu! ― disse l'estraneo con voce tonante proprio dietro di loro. Con un'espressione di stanca rassegnazione sul viso, Devon si girò per essere immediatamente inghiottita dall'abbraccio dell'omone. Quando si ritrasse, tuttavia, il suo sorriso era genuino, come lo erano l'affetto che le brillava negli occhi e il calore che le addolciva la voce. ― Ciao, zio. Zio Monty. Naturalmente. Dopo aver ricevuto il telegramma di Devon doveva aver deciso di venire di persona invece di limitarsi a spedire il denaro che gli aveva chiesto. Cole avrebbe fatto lo stesso. ― Non hai intenzione di presentarci? ― chiese in tono strascicato, alzandosi in piedi. ― Be', ehm... ― balbettò Devon e il suo sguardo preoccupato passò da Cole allo zio. ― Mio buon amico ― rimbombò la voce dell'uomo, per nulla scoraggiato dalla goffaggine di Devon. ― Montgomery Persons al vostro servizio. ― Scrollò su e giù la mano di Cole, con la faccia raggrinzita in un gioviale sorriso. ― Voi dovete essere Boris... ― No, zio Monty ― lo interruppe Devon. ― Ci sono state delle... delle difficoltà. Questo è il capitano Cole McRae. ― Capisco. ― Il sorriso di Monty si appannò per un istante, poi tornò brillante come prima. ― In questo caso, capitano, forse sareste interessato a sapere di un gruppo di investimento che sto mettendo insieme. Del tutto privo di rischi; vi garantisco che, in quindici giorni, triplichereste il vostro denaro... ― Zio Monty ― interruppe di nuovo Devon. ― Forse questo non è il momento migliore. ― Ma certo che lo è, ragazza mia. È sempre il momento buono per imparare a guadagnare una fortuna in due settimane; non è così, capitano? ― In realtà ― disse Devon levando lo sguardo su Cole con un'espressione di silenziosa implorazione ― il capitano e io ci stavamo salutando. Vero? Cole incontrò il suo sguardo, poi sorrise. ― Niente affatto. Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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Lei si rivolse di nuovo allo zio. ― Perché non ci incontriamo più tardi al tuo albergo? ― Devon, ragazza mia... ― Ti prego. Monty si interruppe, passando lo sguardo da Cole a Devon. Dopo una lunga pausa significativa, annuì. ― Forse vuoi parlarmi di quelle difficoltà in cui sei incorsa. ― Lo farò più tardi. L'uomo scosse la testa. ― Non hai un anello matrimoniale al dito, ragazza mia. Non sei sistemata in una bella casa in Virginia insieme al maritino banchiere. Ti trovo invece in una taverna del porto insieme a un estraneo e sembri non poter guardare negli occhi lo zio Monty. ― Allungò una mano, prendendole delicatamente il mento per farle alzare lo sguardo. ― Adesso. Devon si passò la lingua sulle labbra con espressione preoccupata. ― Non voglio inquietarti. Ricordati quello che ha detto il medico. ― Non mi inquieto mai. Cole vide Devon alzare gli occhi al cielo e fare un profondo respiro come per farsi forza. ― Vedi ― cominciò in tono esitante ― allo sbarco ci sono stati dei malintesi... piccoli malintesi, davvero. Non è stato affatto un problema... ― Jonas Sharpe e il suo uomo, Ogglesby, hanno incastrato Devon per un omicidio ― la interruppe bruscamente Cole. ― È stala processata e condannata al carcere a vita nell'Old Capitol. Io sono stato incaricato di scortarla laggiù. Devon si mise i pugni sui fianchi, guardandolo con espressione feroce. ― Benissimo, McRae. Non potevi proprio lasciare che fossi io a dirlo, vero? Questo è esattamente il motivo per cui non volevo che voi due parlaste. Cole non si prese la briga di replicare. La sua attenzione era concentrata esclusivamente su Montgomery Persons poiché l'uomo era passato dal rosa allo scarlatto e infine alla più fantastica sfumatura di violetto che avesse mai visto. ― Cosa? ― ruggì, e la sua voce rimbombante suonò come un'esplosione nel locale chiassoso. Tutti i rumori cessarono d'un tratto mentre le teste si giravano per esaminare la causa di quel ruggito. ― Cosa? Cos'ha fatto quell'uomo? ― urlò Monty, abbattendo un pugno carnoso sul ripiano del Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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tavolo, che per poco non collassò sotto il colpo. ― Quel figlio di... quell'avanzo di... maledizione! ― Si strozzò, troppo furioso per formulare una frase completa. Protettivamente, all'inizio dello sfogo Cole si mise davanti a Devon. Ma invece di essere allarmata o spaventata dal temperamento focoso dello zio, questa si limitò a sospirare e a sedersi. Levò lo sguardo su Cole e alzò le spalle. ― Bel lavoro, McRae ― disse. ― Adesso ci vorrà un po'. "Un po'" furono trenta minuti di maledizioni e imprecazioni finché Monty non si riprese abbastanza da riacquistare il controllo e sedersi. Cole ascoltò mentre Devon riferiva quello che era successo, minimizzando accuratamente i dettagli in modo da non fare nuovamente esplodere lo zio. Per spiegare la parte di Cole nelle sue disavventure, disse solo che era stata affidata alle sue cure a Fort Monroe solo per fuggire alle porte di Washington. Quando ebbe finito, Monty si chinò in avanti e le dette alcuni colpetti affettuosi su una spalla. ― Mi dispiace, ragazza mia. Tuo zio Monty ti ha fatto finire in bocca allo squalo, eh? ― No, adesso va tutto bene. ― Non andrà bene finché non restituiremo a Jonas Sharpe un po' dei guai che ti ha provocato. ― Girò su se stesso e guardò Cole, mettendolo a fuoco per la prima volta. ― Il vostro compito qui è finito, capitano. Potete andarvene. ― Non senza di lei ― rispose Cole. Monty lo fissò con sguardo duro, poi si alzò in piedi. ― Non mi importa quali siano i vostri ordini, capitano ― disse con voce pericolosamente bassa ― o cosa sia successo durante il processo. Conosco mia nipote e non avrebbe mai pugnalato un uomo alla schiena. ― Con un movimento fulmineo, da dietro il soprabito estrasse un coltello e lo posò con calma sul tavolo. ― Io, comunque, non esiterei a farlo. Posso dimostrarvelo nei prossimi due secondi, oppure potete alzarvi e andarvene subito. A voi la scelta. ― Zio Monty! ― ansimò Devon. Cole lo fissò, rimanendo seduto al suo posto. Guardò il coltello, poi di nuovo Monty e vide che parlava sul serio. Invece di infuriarsi per l'esplicita minaccia che gli era stata appena scagliata in faccia, provava solo un enorme sollievo. Era esattamente il tipo di gesto fiero e protettivo che avrebbe fatto lui se i ruoli fossero stati invertiti. ― Vi siete preso cura Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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di lei, vero? ― disse. ― Dannazione, potete ben dirlo ― brontolò l'altro. ― E se pensate... ― Grazie. Monty sbatté le palpebre. Passò lo sguardo da lui a Devon, poi si lasciò cadere sulla sedia. ― Che cosa sta succedendo esattamente, qui? ― Nulla ― rispose Devon. ― Questo è un fatto ― bofonchiò Monty, con espressione poco convinta. Si passò le dita nella barba. Aveva negli occhi un'espressione attenta mentre si concentrava su Cole. ― Siete venuto per trascinare mia nipote in prigione? ― volle sapere. ― No. ― E allora cosa diavolo volete da lei? Mentalmente Cole imprecò per quella domanda. Lui stesso non aveva saputo capire quello che provava per Devon. Dirlo adesso per lo zio era impossibile. E tuttavia quell'uomo si aspettava una qualche risposta. ― Devon e io... ― Che cosa ci fai qui, zio Monty? ― sbottò Devon, coprendo le parole di Cole. Gli mollò un brusco calcio sotto il tavolo, come se si fosse aspettata di sentirgli finire la frase con: "...Siamo diventati amanti". Monty le accarezzò la mano e aveva un tono di voce distratto mentre distoglieva lo sguardo da Cole il tempo necessario a risponderle. ― Pensavi che dopo aver ricevuto il tuo telegramma non sarei venuto? Inoltre sentivo la tua mancanza, ragazza mia. Gli affari non sono più gli stessi senza di te. Devon apparve contemporaneamente sorpresa e compiaciuta. ― Sei venuto fin qui solo per vedermi? ― E ho fatto bene a venire ― bofonchiò l'omone. Si girò di nuovo verso Cole con un intenso cipiglio sul volto. ― Per quanto tempo siete stati insieme in Virginia? E smettila di interrompermi o di dare calci al capitano sotto il tavolo, ragazza mia ― aggiunse severamente, dando un'occhiata a Devon. ― Conosco i tuoi trucchi e con me non funzionano. L'uomo era acuto, Cole doveva ammetterlo. ― Per quanto tempo, capitano? ― ripeté. Cole si appoggiò allo schienale e incrociò le braccia sul petto, curioso di sapere a che cosa mirava quel tipo con tutte le sue domande. ― Abbastanza ― rispose freddamente. ― Da soli? Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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― Zio ― si intromise Devon ― questo non ha nulla a che fare con... Monty levò la mano per zittirla, con lo sguardo fisso su Cole mentre aspettava che parlasse. ― Di tanto in tanto. ― Presumo che abbiate fatto in modo di avere stanze separate. ― Temo di no. Monty sprofondò nella sedia e il suo sguardo scuro percorse lentamente Cole. Poi guardò Devon che teneva il viso girato dall'altra parte mentre era occupata a ricomporre le pieghe della gonna. ― Capisco ― disse. Finalmente Devon rialzò la testa, mostrando le macchie rosate che le coloravano le guance. ― Zio Monty, credo davvero che dovremmo... ― Su, su, non mettermi fretta, ragazza mia. Sai che non mi piace che mi si metta fretta. ― Emise un sospiro di soddisfazione e sorrise a Cole. ― Che caso fortunato esserci incontrati tutti qui, vero? È stupefacente che il destino ci conduca sempre dove vuole. Cole non si lasciò impressionare da quell'improvvisa benevolenza. Lo zio di Devon aveva in mente qualcosa. Studiò quel sorriso da predatore e lo seppe d'istinto. Ma quale che fosse il progetto che bolliva in pentola, lui non vi avrebbe avuto parte. ― Abbiamo tutti dei buoni motivi per fermare Jonas Sharpe, vero? ― continuò Monty come riflettendo ad alta voce. ― Devon deve riabilitare il proprio nome in modo che quell'accusa di omicidio non le penda sul capo per il resto della vita. Voi, capitano, dovete fermare Sharpe perché quell'uomo rappresenta una minaccia per il blocco voluto dall'Unione. E io, naturalmente, devo rimediare al danno arrecato alla mia reputazione. ― Davvero? ― fece Cole in tono strascicato. ― E che reputazione sarebbe? ― Si dà il caso che io sia un professionista. Se in giro si dicesse che uno del mio calibro e della mia esperienza è stato imbrogliato da uno come Jonas Sharpe, la mia carriera sarebbe rovinata. ― Naturale ― disse Cole, stupito per il risvolto assurdo che aveva preso la conversazione. ― La vostra carriera di ladro, di artista dell'imbroglio, di malversatore... ― Non faccio cose di quel genere ― ribatté aspramente Monty. ― Sono quelli come voi che danno al furto dei brutti nomi. Io mi limito a far circolare fondi che sono stati trascurati per incuria. Di tanto in tanto ho acquisito alcuni pezzi artistici e alcuni gioielli. Ma in queste operazioni Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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non è mai rimasto ferito nessuno. Cole sollevò un sopracciglio fulvo e guardò Devon, ma lei si limitò ad alzare le spalle come se avesse già sentito molte volte quella scandalosa razionalizzazione dei fatti. ― In ogni caso ― continuò Monty ― questo ci allontana dalla questione principale. ― Davvero? E quale sarebbe la questione principale? ― Jonas Sharpe, è ovvio. Presumo che abbiate una nave al porto, capitano. ― Ce l'ho ― rispose Cole. L'Islander era stata completamente ricostruita ed era più forte che mai. C'era stato un cambiamento fondamentale: a tutti gli effetti, l'Islander era stata distrutta quel giorno fatale in mare. Così Cole aveva battezzato la nave rimessa a nuovo con il nome Ghost. ― Mmm... ― annuì Monty, come immerso nei pensieri. ― Ritenete che sia in grado di infrangere il blocco? Cole si accigliò. ― Il mio compito è quello di mantenere il blocco, non di infrangerlo. ― Sì, sì, certo. ― Monty sospirò in modo teatrale. ― Allora suppongo che non funzionerà. ― Bene, allora è deciso ― Devon, rimasta silenziosa fino a quel momento, si intromise. ― Zio Monty, dovremmo proprio andare via... Cole sapeva che probabilmente avrebbe rimpianto quella domanda per il resto dei suoi giorni, ma questo non gli impedì di farla. ― Che cos'è che non funzionerà? Monty fece un ampio sorriso, con gli occhi scuri che brillavano di soddisfazione. ― Vedete, capitano, un uomo nella mia posizione è al corrente di alcune informazioni che non sono accessibili a tutti. Prendete per esempio la notizia saputa non appena ho raggiunto questa deliziosa isola. Jonas Sharpe è incappato in un periodo sfortunato. Voi saprete certo che una delle navi da guerra che Sharpe ha fatto costruire ha lasciato Liverpool all'incirca un mese fa. Ma sembra che voi yankee abbiate recentemente catturato il capitano Nathan Daniels, l'uomo destinato a prenderne il comando. Cole riconobbe il nome perché aveva sentito dire la stessa cosa mentre era a Fort Monroe. La cattura del capitano Daniels era stata un bel colpo Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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per la marina militare dell'Unione. Quello che né Cole né nessun altro sapeva, tuttavia, era che Daniels era l'uomo che Sharpe aveva scelto per assumere il comando della nave principale della sua flotta di arieti d'acciaio. ― Si dice che Sharpe stia cercando un nuovo capitano per la sua nave ― concluse Monty. Cole unì le sopracciglia mentre studiava Monty. ― La marina militare confederata è piena di uomini che hanno un brevetto e sono in attesa di una nave. Non dovrebbe essere un problema per Sharpe trovare un rimpiazzo per Daniels. ― Per avere un brevetto della marina militare confederata non servono né abilità né esperienza, ma solo le giuste conoscenze politiche. Questo Jonas Sharpe lo sa come lo sappiamo io e voi. Gli uomini migliori sono quelli che infrangono il blocco, e sono quelli che Sharpe sta tentando di portare dalla sua parte. Cole si appoggiò allo schienale della sedia, rivalutando Montgomery Persons. Sarà anche un ladro, si disse, ma è al corrente di molte faccende, incredibilmente pieno di risorse e, a quanto pareva, ha ottime fonti d'informazione. E stranamente, malgrado la parlantina sciolta e la destrezza delle dita, non era del tutto sgradevole. ― Sharpe non affiderà la sua nave a una persona qualsiasi ― continuò Monty. ― Chiunque voglia capitanare la fregata, dovrà prima dimostrare abilità e coraggio e forzare il blocco a Wilmington. Cole considerò le parole di Monty e riconobbe all'istante l'incredibile opportunità che aveva di fronte a sé. Se fosse stato fortunato, non solo avrebbe avuto in consegna la nave da guerra in arrivo da Liverpool, ma avrebbe potuto usare contro Sharpe il suo stesso vascello. Tutto considerato, la ricompensa superava di molto tutti i rischi che avrebbe dovuto correre. Monty lo guardò serio. ― In un'ora, capitano, posso non solo costruirvi la reputazione di una delle più note staffette del blocco di tutto il Sud, ma anche trovarvi un cargo redditizio da portare a Wilmington. ― Gli lasciò il tempo di assimilare la notizia, poi sollevò le spalle in un ampio gesto. ― Naturalmente, se non volete prenderla in considerazione... La sfida era stata lanciata in modo efficace. Cole non aveva scelta e tutti e due lo sapevano. C'erano troppe cose in gioco per non tentare. Quella di Wilmington era una delle rotte più insidiose, ma dopo due anni di Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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pattugliamento delle coste, la conosceva bene quanto chi forzava il blocco. Fece una pausa, riflettendo sui tempi e sulle maree. ― Così è logico comprenderete ― riprese Monty ― che mia nipote e io intendiamo accompagnarvi durante il viaggio. Cole riportò l'attenzione su di lui. ― Forzare il blocco non è uno sport. Rimarrete qui fino al mio ritorno. ― Si rivolse a Devon, fissandola con sguardo significativo. ― Tutti e due. Devon gli restituì freddamente lo sguardo. ― Non ho intenzione di forzare il blocco e neppure di rimanere qui ― dichiarò in tono fermo. ― Intendo tornare in Inghilterra alla prima opportunità. ― Su, su, ragazza mia ― la blandì Monty. ― Sei turbata e non ti biasimo, ma con quest'accusa di omicidio che ti pende sulla testa non andrai da nessuna parte. ― Si rivolse di nuovo a Cole con un ampio sorriso. ― Di sicuro vi renderete conto che Devon e io abbiamo molti interessi nella faccenda, almeno quanto voi. Credo che la cosa migliore per tutti sia di lavorare insieme, non pensate? ― Assolutamente no. Monty scrollò le spalle massicce, sempre sorridendo. ― Temo, allora, di essere costretto a trovare un altro che sia in grado di forzare il blocco. Di certo l'isola rigurgita di uomini disposti a tentare la fortuna. Il significato delle sue parole era chiaro: farete come dico io oppure niente. Il problema era che Cole non avrebbe potuto fare nulla senza i contatti di Monty. Quell'uomo lo teneva in pugno, e lo sapeva. Vedendo la sua esitazione, l'uomo sfruttò il proprio vantaggio. ― Bene, allora è deciso. Presumo che vorrete partire alle prime luci, capitano. ― Sollevò la mano e fece segno al proprietario. Apparve all'istante lo stesso personaggio con cui Cole aveva parlato prima, brandendo una bottiglia del migliore champagne della casa e tre bicchieri. Il proprietario riempì i bicchieri, poi rimase al tavolo aspettando di essere pagato. Monty guardò Cole. ― Vi prego, capitano, non mi sogno neppure di privarvi dell'onore di pagare le nostre consumazioni. ― Molto sollecito da parte vostra. Sembra purtroppo che abbia perso il mio portafoglio. Monty schioccò la lingua. ― Mio buon amico, che vergogna. Forse dovreste controllare di nuovo. Cole lo studiò per un momento, poi mise la mano nel panciotto, per nulla sorpreso di scoprire che quell'abile canaglia gli aveva rimesso Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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addosso il portafoglio e l'orologio con la stessa destrezza con cui glieli aveva sottratti. ― È così facile riporre i piccoli oggetti nel posto sbagliato, non è vero? ― disse Monty raggiando benevolenza. Sollevò il bicchiere per un brindisi mentre Cole pagava il conto. ― Alla nostra illustre collaborazione. Che possa essere proficua quanto è lunga la notte. ― Zio Monty ― protestò Devon ― non c'è ancora nulla di deciso. ― Suppongo che tu abbia ragione, ragazza mia. Ci rimane solo una piccola questione da sbrigare, vero? ― Il vostro compenso, senza dubbio ― congetturò Cole. Monty aggrottò le sopracciglia e fece un gesto infastidito. ― Certo che no. Sto agendo esclusivamente per il bene della mia graziosa nipote. ― Fece una pausa e aggiunse in tono compunto: ― Però mi sarà dovuta una percentuale del profitto ricavato dal carico che trasporteremo. ― Inutile dirlo. ― Ma tutto questo potremo discuterlo successivamente, capitano ― continuò Monty in tono vivace. ― La questione, qui, è riparare al danno arrecato alla reputazione di mia nipote. Anche se sono certo che da parte vostra sia stato del tutto inintenzionale, non dubito che un uomo della vostra posizione e condizione comprenderà il danno che subirà il nome di Devon quando si saprà che ha trascorso un considerevole periodo di tempo viaggiando senza uno chaperon adeguato e insieme a un uomo che non era suo marito. ― Non importa, zio Monty ― disse piano Devon, con le guance colorate di un pallido rosa. Cole lesse l'imbarazzo sui suoi lineamenti e sentì stringersi il cuore. Monty le posò una mano sul ginocchio. ― Ah, ma importa a me, ragazza mia. Importa a me. ― Riportò lo sguardo su Cole. ― Devon aveva messo il cuore sul progetto di sposarsi e il mio scopo è quello di farglielo realizzare. ― Zio, te l'ho detto, ho cambiato idea. Non voglio... ― Su, ragazza mia, non interrompere lo zio. Questa è una faccenda tra me e il capitano. ― Fissò Cole negli occhi. ― Devon verrà come vostra sposa, oppure niente del tutto. ― Zio Monty! ― ansimò Devon orripilata. Cole fissò l'uomo, poi guardò Devon. Addobbata in quel bel vestito di seta verde smeraldo era l'immagine della classica eleganza femminile. Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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Bella e aggraziata. Ma sotto quell'esteriorità delicata si nascondeva una delle donne più ostinate, imprevedibili e difficili da trattare che avesse mai incontrato. Se gli era rimasto un po' di cervello, doveva alzarsi e fuggire. Invece sorrise. ― D'accordo. ― Cosa? ― gridò Devon, guardandolo come se fosse impazzito. ― Siete pazzi, tutti e due! Non lo farò, mi sentite? Mai! Monty passò lo sguardo da lei a Cole, poi prese un bel sorso di champagne. Si accomodò sulla sedia con la bocca aperta in un sorriso che gli occupava tutto il viso. ― Benvenuto in famiglia, ragazzo mio.
13 Devon era seduta da sola su una piccola panca all'esterno della cappella in cui si sarebbe sposata. Sposata. Ancora non le sembrava vero. Non sapeva come ci fosse riuscito, ma in un modo o nell'altro Cole era stato in grado di preparare tutto nel giro di sole ventiquattr'ore: il pastore, la licenza, la cappella. Quell'uomo sembrava in grado di portare a termine tutto quello che incominciava. Si chiese se era un brutto segno essere arrivata per prima, poi censurò il pensiero. Pensare ai brutti segni e alle superstizioni era sciocco. Cole la voleva solo perché lei e zio Monty potevano aiutarlo a catturare Sharpe. Si rifiutava di mentire a se stessa. Era solo un accordo d'affari e doveva tenerlo a mente. Avrebbero lavorato insieme per un breve periodo, per il vicendevole tornaconto di tutte le persone coinvolte. Una volta catturato Sharpe, era certa che Cole avrebbe voluto liberarsi di lei e procurarsi l'annullamento. Avrebbero sciolto il matrimonio nello stesso modo tranquillo e privo di emozione in cui lo avevano contratto. Ma la sua parte razionale era sopraffatta dalle emozioni che mettevano a dura prova i suoi nervi. Stare vicino a lui sarebbe stata una tortura. Dal giorno in cui era fuggita dalla Virginia aveva cercato di toglierselo dalla mente, ma la cosa si era dimostrata impossibile. Cole McRae era con lei in ogni momento della giornata. Era il suo ultimo pensiero ogni notte e il primo ogni mattina. E, oltretutto, la perseguitava anche nei sogni. Quando il giorno prima era entrato in quella taverna affollata, all'inizio era sicura di esserselo immaginato. Solo un altro sogno, una fantasia più vivida di tutte quelle che lo avevano preceduto, ma comunque una fantasia. Poi Cole aveva parlato. Il cuore si era messo a batterle Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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selvaggiamente contro le costole, come se fosse sul punto di scoppiare nel petto. I polmoni si erano allargati per la gioia, rubandole il respiro e le parole, lasciandola muta. E adesso dovevano sposarsi. Un accordo d'affari, si corresse silenziosamente, e tuttavia... Aveva cambiato il vestito da viaggio verde smeraldo con uno spumoso abito di un pallidissimo rosa-conchiglia. Li aveva acquistati entrambi all'arrivo nelle Bermuda due settimane prima. Non le piaceva affatto scialacquare denaro in abiti, ma al momento possedeva solo i vestiti che indossava e non aveva avuto scelta. Per fare soldi doveva avere l'aspetto di chi non ha problemi di denaro. Ora però era contenta di quell'acquisto dispendioso. Guardandosi allo specchio mentre si vestiva aveva notato che la delicata sfumatura dava un colorito roseo alla sua pelle e le faceva brillare gli occhi come quelli di una vera sposa. L'abito era semplice e disadorno, con il corpetto attillato e le maniche aderenti. La gonna ampia le frusciava intorno alle gambe con il soffocato sussurro della seta. Portava i capelli rialzati in un morbido chignon, con un ramo di piccole orchidee bianche puntate dietro l'orecchio al posto del cappello. Strinse tra le mani la borsettina di rete rosa che accompagnava il vestito, tormentandola tra le dita mentre cercava di soffocare le proprie ansie. Cole aveva bisogno del suo aiuto, punto e basta. Per quanto potesse costarle, gliel'avrebbe dato. Nient'altro importava. Udì il suono degli zoccoli di un cavallo lanciato al galoppo per il ripido sentiero che conduceva alla cappella e si immobilizzò, sapendo che era lui. Cole balzò giù da cavallo e legò le redini a un ramo basso. Si girò verso la cappella, poi si fermò, scrutando in giro. Un'espressione di rammarico, rabbia e ansia si disegnò su quei lineamenti decisi. Fu allora che Devon si rese conto che, grazie al colore del vestito e al fatto di essere rimasta immobile tra le ombre del crepuscolo, si era confusa perfettamente contro la sagoma della cappella. Comprendendo che Cole pensava che non fosse venuta, fece un passo avanti. Messo in allerta dal movimento, lui girò la testa e quando la vide un'espressione di sollievo gli attraversò il viso. L'espressione divenne più intensa quando la percorse lentamente con lo sguardo. Devon si sentì imprigionata e, in quegli occhi, lesse tutto quello che aveva sempre desiderato sentirgli dire. Vide approvazione, possessività e un desiderio Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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bruciante che conosceva fin troppo bene. Per un incredibile momento il tempo sembrò essersi fermato. Il mondo smise di girare e il mare non si infranse più sulla costa. Non esisteva nient'altro all'infuori di loro due. Lui avanzò e le sue lunghe gambe lo condussero rapidamente al suo fianco. Le prese le mani e disse semplicemente: ― Sei venuta. ― Sì. ― Mi dispiace di essere in ritardo. Mi ci è voluto più tempo di quanto pensassi per far completare il carico all'equipaggio. ― Non importa. ― Tuo zio ha mandato a dire che non sarà qui per la cerimonia. A quanto pare è riuscito a organizzare un incontro con uno degli agenti di Sharpe. Devon annuì, ignorando la delusione che la trafisse, alla notizia. Emise un sospiro tremante e tentò un sorriso. ― Suppongo che questo ci lasci da soli, no? Cole si accigliò mentre la studiava, poi allungò una mano e le sfiorò piano una guancia. ― Nervosa? ― Non è necessario che tu faccia questo. Parlerò con lo zio, dammi solo un po' di tempo. Posso convincerlo ad aiutarti, a darti tutto ciò di cui hai bisogno. Il silenzio pesò su di loro mentre Cole sembrava prendere in considerazione le sue parole. Alla fine disse: ― Tutto tranne la cosa di cui ho più bisogno. Devon si frugò nella mente. Il carico, i collegamenti, la nave, l'agente di Sharpe... Scosse la testa perplessa, chiedendosi che cosa non avesse considerato. ― Te. Devon trattenne il respiro. Gli scrutò gli occhi, trovando in essi solo una tenera solennità. Sembrava assolutamente serio, ma poteva credere che fosse la verità? Per quanto il pensiero fosse incredibile, Devon non sapeva se valeva la pena arrischiarsi a scoprirlo. ― Cosa c'è? ― chiese lui gentilmente. ― Cosa c'è che non va? ― È solo che... ― Le mancò la voce mentre cercava le parole adatte per comunicare i suoi sentimenti. Aveva lasciato l'Inghilterra per una cerimonia come quella. Solo che era stata promessa a un uomo che non aveva mai visto, un uomo del quale non le importava nulla. Ora stava per sposare Cole, l'unico uomo al mondo capace di scioglierle il cuore. ― È Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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solo che... tu non sei Boris Ogglesby. Cole sorrise divertito. ― Avrai un sacco di tempo per ringraziarmi. Adesso vieni, il pastore sta aspettando. La prese per mano e la condusse nella cappella. Devon si guardò intorno, studiando le decorazioni. Era evidente che erano rimaste da una precedente cerimonia. I fiori erano appassiti e le candele erano parzialmente sciolte e davano all'ambiente l'aspetto di una festa abbandonata. La sua mente fu distratta da pensieri di cattivi presagi, ma li respinse con decisione. Cole aggrottò la fronte. ― Devon, mi dispiace. Non ho pensato... ― No, va tutto bene ― rispose lei, forzando nella voce una nota allegra. ― Non importa, davvero non importa. Si ritrovò a ripetere la stessa cosa verso la fine della cerimonia quando il pastore gli chiese l'anello e Cole assunse un'espressione turbata. Aveva dimenticato di comprarne uno. Il pastore alzò le spalle e proseguì, parlando con voce monotona di Scritture, voti e promesse. Alla fine li dichiarò marito e moglie. Devon dubitò che fosse durata più di dieci minuti. Lasciò la cappella sentendosi stordita; non riusciva a credere che fosse del tutto reale. Cole rimandò indietro il cocchiere con il cavallo, poi la aiutò a salire nella carrozza che Devon aveva noleggiato. La notte era scesa rapidamente e l'oscurità aveva sostituito il crepuscolo. Tornarono indietro per il sentiero stretto e tortuoso che scendeva verso i moli. La strada era stata scavata nella montagna e un lato abbracciava il fianco umido, verde e intricato della collina, mentre l'altro, quello dalla parte dov'era seduta Devon, era solo un ripido precipizio a strapiombo su aspre rocce imbiancate dai flutti. Devon si strinse forte le mani in grembo e cercò di ignorare il tremito nervoso allo stomaco. Proprio quando stava per congratularsi con se stessa per il proprio coraggio, la ruota posteriore urtò un sasso facendo sobbalzare il veicolo, che sbandò. Devon emise un piccolo guaito, poi si morse forte il labbro. Cole girò la testa per guardarla. ― Cosa c'è che non va? ― Nulla ― mentì lei. ― Devon... Allungò il braccio verso di lei proprio mentre la carrozza incontrava un'altra irregolarità della strada. ― No! Cole, non toccarmi, tieni le mani Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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sulle redini, ti prego. Lui obbedì, ma la sua attenzione era concentrata quasi esclusivamente su di lei invece che sulla strada. ― Che cosa c'è? Devon scosse la testa, poi ammise con voce piccola e incerta: ― Temo di non aver mai avuto una grande passione per le altezze. ― Non guardare di sotto. ― Ah, ecco una perla di saggezza. Originale, oltretutto. Dove altro dovrei guardare? Stiamo scendendo e sbandando giù per il fianco di una montagna dentro una carretta sconquassata e tu mi dici... ― Devon? ― Cosa? ― Vieni qui. ― Cole teneva le mani sulle redini, proprio come gli aveva chiesto di fare. Sollevò il braccio, lasciandole lo spazio per passargli sotto il gomito. Devon esitò meno di un secondo prima di scivolare attraverso il sedile e rannicchiarsi contro di lui. Cole abbassò il braccio e la strinse forte. ― Adesso chiudi gli occhi ― la istruì. Devon obbedì. Aspirò il suo familiare odore e assorbì il calore di quel corpo. In pochi minuti si sentì sana, salva e protetta come succedeva sempre quando Cole le stava vicino. Il terrore delle scogliere abbandonò pian piano la sua mente. ― Come va? ― le domandò. ― Meglio. ― Perché non mi hai detto di avere tanta paura del vuoto? Ti avrei incontrata alla nave e ti avrei portata io stesso alla cappella, invece di mandarti insieme a un cocchiere che non conoscevi. ― Salire non è stato così brutto. ― Perché? ― Tanto per cominciare non dovevo guardare verso il basso. Inoltre, in quel momento c'era qualcosa che mi terrorizzava ancora di più. Sentì il petto di lui muoversi mentre si girava a guardarla. ― Che cosa? ― Sposarti. Cole rimase silenzioso per un poco, poi la sua mano la cercò per una carezza leggera. ― È stato così brutto? ― Anche se non poteva vederlo in viso, nella voce si sentiva chiaramente il sorriso. Si rannicchiò contro di lui ed emise un sospiro profondo che veniva dal cuore. ― Terribile. ― Ci pensò un momento, poi scosse la testa. ― Io non ti conosco, Cole. Per certi versi sì, ma per altri siamo ancora estranei. Non so la data del tuo compleanno, la stagione dell'anno che preferisci e Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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nemmeno il tuo cibo preferito. Mancano tutti i dettagli, le cose che un giorno potrebbero avvicinarci. ― Mentre parlava, Devon si chiese se quelle cose importavano davvero. Forse l'unica cosa che contava era la sensazione che provava in quel momento con il braccio di Cole che la stringeva. Forse aveva solo bisogno di un po' più di tempo, di una maggiore vicinanza, di... ― Otto maggio, l'autunno, il pollo arrosto. Devon soffocò una risata. ― Cole, non intendevo letteralmente... ― Tocca a te. Sorrise. Ma certo. Secondo la mente logica e maschile di Cole non dovevano fare altro che riempire gli spazi vuoti e tutto sarebbe andato benissimo. Non sapendo che altro dire, rispose: ― Ventuno novembre, la primavera e la torta di ciliegie. ― Sollevò lo sguardo su di lui. ― A proposito, qual è il tuo secondo nome? Non sono riuscita a capirlo sulla licenza che abbiamo firmato. Cole si mosse a disagio. ― Lo sai già. ― Non ricordo che tu me l'abbia mai detto. ― Cole è il mio secondo nome. Era il nome da ragazza di mia madre. ― E allora... Emise un sospiro di stanca rassegnazione. ― Sherman. Il mio primo nome è Sherman. Devon si morsicò l'interno delle labbra per non ridere. Fece un respiro profondo per calmarsi e disse: ― Sherman. Be', non è male. Anzi, credo proprio che ti si adatti... ― Devon ― cominciò Cole in tono d'avvertimento. Proseguirono per qualche minuto in silenzio. ― Ti senti meglio, adesso? ― le chiese. ― Mmm ― rispose lei, con voce così rilassata da essere quasi sonnacchiosa. ― Non ho più paura. ― Ecco a cosa servono i mariti. Devon sorrise. ― E le mogli? Cole soffocò un gemito, inghiottendo la risposta che gli era salita alle labbra. Devon si era trasferita quasi completamente in braccio a lui e sembrava fare le fusa. Aveva passato le gambe sulle sue e gli strofinava i seni contro il petto. Lo torturava con ogni movimento. Il dolce fruscio della seta del vestito, il delizioso profumo del suo corpo mentre si strusciava contro di lui, la sensazione di quel respiro caldo che gli alitava sul collo. Lasciò cadere le redini, mise il freno, poi fece un respiro profondo Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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tentando di riacquistare il controllo. ― Siamo arrivati ― annunciò, grato di aver tenuto indosso la giacca. Non gli piaceva la prospettiva di salire a bordo e presentare la moglie all'equipaggio mentre era in preda alla più gigantesca erezione che riuscisse a ricordare. Almeno, la giacca l'avrebbe coperta, o così si augurava. Devon aprì gli occhi, guardò il molo e si tolse dal grembo di Cole, mentre questi soffocava un altro gemito. ― Siamo arrivati? Di già? ― disse, visibilmente contenta. Cole scese e l'aiutò a smontare. Mentre si avvicinavano alla Ghost, Devon lo prese per la mano e si fermò. Quando si girò a guardarla, aveva la fronte aggrottata. ― Cosa c'è che non va? Perché cammini in quel modo? Cole imprecò silenziosamente mentre valutava le varie risposte. Poteva portarla in cabina e possederla per tutta la notte, il che era esattamente quello che voleva fare. Oppure poteva prendere tempo, aspettare che quella dolorosa erezione scemasse e offrirle il benvenuto che, in qualità di sua sposa, meritava. Devon lo guardava in silenzio, l'immagine dell'innocenza. La risposta di Cole fu più brusca del necessario. ― Siamo stati seduti troppo a lungo. Mi si è addormentata questa dannata gamba. Tra pochi minuti andrà tutto a posto. Le sopracciglia di Devon si unirono in un'espressione preoccupata. ― Perché non mi fai vedere dove ti fa male? Così ti faccio un massaggio. A volte un massaggio fa miracoli. ― No! ― Cole fece un respiro profondo, scacciando l'immagine del massaggio. Vedendo la sua espressione stupita, continuò con voce gentile: ― Grazie, Devon. È carino da parte tua, ma sono sicuro che tra pochi minuti starò benissimo. Alzò le spalle e si girò a guardare la nave, studiandola in silenzio. Approfittando della sua distrazione, la condusse a bordo e le fece fare un primo giro. Venti minuti dopo, con un controllo di sé decisamente maggiore, la portò in cabina. Devon si aggirò per il piccolo ambiente esplorandolo con aperta curiosità mentre Cole la osservava. Accanto al mobilio massiccio appariva piccola, femminile e delicata. Ma, stranamente, non sembrava fuori posto. Anzi, sembrava appartenere a quel luogo. Nello stesso modo era entrata nella sua vita e gli era esplosa nel cuore, e quella che sarebbe dovuta Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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essere una cosa sbagliata si era rivelata invece assolutamente giusta. Quella donna apparteneva anche al suo cuore. Si girò verso di lui e annuì, sorridendo con dolcezza. Ricomparvero le fossette che lo avevano stregato. ― Ti corrisponde ― disse. Cole la fissò per qualche istante. ― Forse ― disse. ― Cinque minuti fa era solo una cabina nuda e spoglia. Poi sei entrata tu ed è cambiato tutto. A quelle parole Devon apparve stupita quanto lo era lui ad averle pronunciate. ― Cole, non devi dire queste cose. Io non mi aspetto... ― Lo so. Ma parlavo sul serio, Devon. Le brillarono gli occhi mentre tra di loro si stabiliva una corrente di calore. ― E adesso cosa facciamo? ― gli chiese. La studiò e d'un tratto gli mancarono le parole. Sapeva quello che voleva, ma se Devon era altrettanto pronta a fare l'amore era una faccenda del tutto diversa. In tutta la sua vita Cole non aveva mai sentito un bisogno così feroce. E non si era mai sentito altrettanto imbarazzato sul modo di raggiungere quello scopo. Si frugò la mente per cercare le parole con le quali affrontare gentilmente l'argomento. ― Be', credo che, di solito, dopo il giorno delle nozze venga la notte di nozze. Un dolce color di rosa le salì alle guance. ― Già, di solito è così, no? Quelle parole non gli dissero nulla. "Mi desideri, Devon?" voleva urlare. "Mi desideri quanto ti desidero io?" Lei si girò a guardare il letto con un'espressione preoccupata. ― Cosa c'è? ― le chiese. ― Cosa c'è che non va? ― È solo che... ― Fece una pausa, con un sorriso tremulo sul volto. ― Temo che farò di nuovo una brutta figura. Quando mi tocchi in quel modo, Cole, mi si muove qualcosa dentro. So già che, quando avremo finito, comincerò a piangere e farò la figura della stupida. Quelle parole gli toccarono il cuore. Fece un passo avanti e la strinse tra le braccia, invaso da un bisogno doloroso che andava ben oltre il semplice desiderio fisico. Quando infine parlò, aveva la voce stranamente rauca. ― Ti prego di badare alle parole che usi ― la rimproverò con dolcezza. ― Si dà il caso che la donna di cui parli sia mia moglie. Devon si ritrasse e lo guardò con i begli occhi scintillanti di gioia. ― Cole... ― cominciò, ma la risposta fu interrotta da alcuni colpi alla porta della cabina. Riluttante, Cole la lasciò andare e andò ad aprire. Un giovane Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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assistente di bordo entrò, portando un bellissimo vaso di cristallo con un enorme mazzo di orchidee, gigli, gelsomini e gardenie. ― Fiori per la signora ― disse il ragazzo. Posò la pesante composizione sulla cassapanca accanto al letto e uscì in fretta. ― Oh, Cole ― esclamò Devon mentre si chinava ad ammirare i fiori ― sono bellissimi. Grazie. Cole si ficcò le mani in tasca. ― Purtroppo non sono miei. Devon sollevò la testa con espressione perplessa. ― No? ― Cinque minuti fa mi rammaricavo di non averci pensato. ― Oh. ― Devon infilò una mano nella composizione e ne trasse un bigliettino bianco. Nel leggerlo, un leggero cipiglio le increspò la fronte, poi lo guardò. ― Sono da parte di zio Monty. Sembrava preoccupata e Cole si chiese che cosa ci fosse scritto per turbarla, ma la buona educazione gli impedì di chiederglielo. ― È stato molto carino da parte sua ― disse per tentare di distrarla. ― Cosa? Oh, i fiori. Sì, certo. ― Con uno sforzo visibile sembrò scuotersi di dosso quello che la preoccupava. Esitò per un momento, poi infilò la mano nella borsa a rete e ne trasse un astuccio piatto avvolto in carta dorata e legato con un nastro di raso nero. Levò lo sguardo su di lui con un'espressione timida. ― Visto che siamo in argomento di regali... ― Sorrise, tendendogli l'astuccio. ― È tradizione che la sposa dia un regalo allo sposo. In realtà la tradizione voleva che fosse lo sposo a dare un regalo alla sposa e non il contrario, ma lui non la corresse. Fissò il piccolo astuccio dorato che gli porgeva, sentendosi più meschino che mai. ― Devon ― cominciò con voce esitante. ― Io non ho... ― Non importa ― si precipitò a rassicurarlo lei. ― È stato un puro capriccio da parte mia, tutto qui. Non è nulla, davvero, ma vorrei che lo avessi. Riluttante, prese il regalo. ― Non lo merito. ― Hai ragione, Sherman, non lo meriti ― ribatté Devon in tono impertinente. Cole gemette. ― Ricordami di non raccontarti mai più un segreto. ― Non posso riportarlo indietro, quindi perché non lo apri? Svolse la carta e sollevò il coperchio per svelare un'elegante spilla da cravatta d'oro con in cima uno scintillante occhio di tigre. Era semplice e tuttavia squisitamente realizzato. Devon gli si avvicinò. ― La pietra mi ha Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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ricordato i tuoi occhi ― disse piano. Cole la guardò, più commosso dal suo pensiero di quanto volesse ammettere. ― È bellissimo, grazie. Vorrei solo avere anch'io qualcosa da darti. ― Temo che zio Monty abbia deciso che sei tu il mio regalo di nozze ― rispose lei con una risata. Guardò la spilla, poi di nuovo lui, cercando sul suo viso approvazione. ― Ma ti piace? Davvero? Non ero sicura... ― È perfetto. Il mio solo timore è che sia costato troppo. Avresti dovuto spendere il denaro per te stessa, non per me. Devon tagliò corto con un gesto della mano. ― Non devi preoccuparti di questo. Temo di aver speso tutto ciò che ho guadagnato sull'isola per comprare i due vestiti. Cole aggrottò la fronte mentre in fondo alla mente gli sorgeva uno sgradevole sospetto. ― E allora come hai fatto... ― È poco gentile da parte tua chiederlo ― ribatté Devon in tono leggero. ― Ma non devi preoccuparti. Dopotutto, esiste più di un modo per acquistare un gioiello. ― In realtà non l'hai comprato, vero? Si girò dall'altra parte con espressione imbarazzata. ― Be', non esattamente, ma... ― Capisco. ― Cole chiuse il coperchio dell'astuccio e lo posò. Sedette sul bordo della scrivania e la tirò a sé, tenendola tra le ginocchia in modo da poterla guardare negli occhi. Odiava quello che stava per dire, ma non aveva scelta. Argomenti come quello era meglio affrontarli, e più presto lo faceva, meglio era. ― Credo che dobbiamo fare un certo discorsetto ― disse, sforzandosi di non avere un tono troppo solenne. ― A che proposito? ― A proposito di questo regalo. ― Non ti piace, vero? ― Non è questo. La spilla è bellissima. Ma se domani mattina dovessi riportarlo al negozio, che cosa direbbe il proprietario? Devon si morse il labbro, arrossendo. ― In realtà, Cole, preferirei che non ci andassi ― mormorò. ― Perché no? ― Dimmi quello che vuoi e te lo prendo io. Cole fece un respiro profondo. ― Devon, per il futuro, se vorrai del denaro per qualsiasi cosa, non avrai che da chiedermelo. Anzi, non dovrai Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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neppure chiedere. Farò in modo che tu abbia dei soldi a tua disposizione. ― Questo è molto generoso, ma non potevo certo chiederti i quattrini per comprarti un regalo, no? ― ribatté lei con una risatina. ― Non devi più rubare, Devon. L'espressione divertita che le aveva visto sul volto sparì. Nei suoi occhi comparve il dolore, mentre si raddrizzava e si ritraeva. Cole le afferrò le mani e la trattenne. ― Tesoro, non intendo crearti imbarazzo. Non è colpa tua, non ti biasimo. Hai fatto quello che hai fatto per sopravvivere, ma non è più necessario. ― Diede a quelle mani una stretta leggera e sorrise in modo incoraggiante. ― Considerala una cattiva abitudine che devi toglierti. Di tanto in tanto te ne verrà ancora l'impulso, ma ti aiuterò a superarlo. Credo che quando ti sentirai completamente al sicuro... Gli morì la voce in gola mentre la studiava. Spostò le mani e gliele passò dalle spalle ai gomiti, sperando in una reazione. Devon rimase immobile come se sopportasse stoicamente il suo tocco. Scosse la testa. ― Ti prego, tesoro, ti chiedo di fidarti di me, tutto qui. Parte di quella fiducia significa sapere che mi prenderò cura di te. ― Cercò una nota di umorismo. ― Non voglio trascorrere il tempo a pagare cauzioni perché mia moglie esca di prigione.. La sua espressione non cambiò. ― Restituirò la spilla domani mattina. ― Non importa ― le rispose, desiderando risparmiarle ogni ulteriore imbarazzo. ― Partiamo con la marea dell'alba. Dammi solo il nome del negozio e manderò un ragazzo col necessario per coprire l'acquisto. Lei si liberò dalla sua stretta e si girò dall'altra parte. ― Non lo ricordo. ― Devon... ― Me ne occuperò io stessa. È stato un mio errore. Ne studiò la schiena rigida, desiderando che si voltasse per poterla vedere in viso. ― Devon, il pensiero del regalo è stato bellissimo, più di quanto io... ― Adesso ti dispiacerebbe lasciarmi sola? ― gli chiese piano in tono formale. ― Mi sembra che mi sia venuto un po' di mal di testa. Credo di volermi coricare per qualche minuto. ― Certo ― rispose lui, ma non si mosse. Rimase esattamente dov'era, odiando l'idea di andarsene quando la moglie era così sconvolta. ― Devon, questo non cambia nulla tra noi... ― Ti prego, Cole. ― La sua voce era tesa. Cinque minuti prima stavano Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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ridendo ed erano pronti a fare l'amore. Adesso il momento era passato, soffocato come un piccolo fuoco. Cole esitò, poi raggiunse la porta. ― Ti lascio riposare ― disse, e indietreggiò piano, uscendo dalla stanza. Rimase dall'altra parte della porta, in ascolto, anche se non sapeva cosa si aspettava di udire. Non ci fu alcun suono, né movimento di alcun tipo. La immaginò in piedi là dove l'aveva lasciata, rigidamente immobile al centro della piccola cabina. ― Dannazione ― borbottò, emettendo un cupo sospiro mentre chiudeva gli occhi e si appoggiava alla parete del corridoio. Era evidente che aveva condotto la faccenda in modo goffo, ma non aveva avuto scelta. Per il bene del loro matrimonio, Devon doveva imparare a fidarsi di lui, doveva convincersi che si sarebbe preso cura di lei. Doveva lasciarsi alle spalle le vecchie abitudini. Ci sarebbe voluto del tempo, tutto qui. Solo un po' più di tempo. Fatta questa riflessione, si allontanò riluttante, dandole lo spazio che lei chiedeva. Controllò lo stivaggio del carico e trovò che il lavoro procedeva bene. L'equipaggio non aveva bisogno di lui. Non c'erano ancora notizie di Monty e del risultato dell'incontro con l'agente di Sharpe. Pensò di ritornare in cabina ma scartò l'idea, sapendo che era ancora troppo presto. Girò per la nave, scoprendo di non aver nulla da fare. L'inquietudine si impadronì di lui come un prurito che si diffonde sotto pelle. Alla fine lasciò la nave e vagabondò per i moli cercando qualcosa per distrarsi dai suoi pensieri angosciosi. Fu attratto dalle luci e dalle risate che si riversavano fuori da una taverna affollata. Entrò e ordinò un whiskey, poi sedette in fondo al locale, osservando la folla con assoluto distacco. Una o due donne si avvicinarono, ma il suo sguardo fu sufficiente a mandarle via, perché si ritirarono senza una parola. Dio, si era comportato da idiota. Al diavolo! Da quando aveva messo per la prima volta gli occhi su Devon non era più riuscito a pensare in modo logico. Dopo averla convinta a sposarlo, non aveva più voluto perderla di vista. Così le aveva messo fretta. Niente anello, niente fiori, niente regalo di nozze. Per non darle il tempo di cambiare idea. Si chiese se aveva notato che il pastore che aveva celebrato la cerimonia era ubriaco. Sospirò, disgustato di sé. Quella donna meritava molto di più. Forse era il fatto di aver perduto Gideon che gli aveva instillato la paura divorante di perdere un'altra persona che amava. Cole sbatté le palpebre, scioccato da questi pensieri. Un'altra persona Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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che amava. Strinse la mano intorno al bicchiere. La amava. Quando aveva cercato di razionalizzare quello che stava facendo e la ragione per cui lo faceva, non gli era venuto in mente nulla. Ora la risposta giunse con stupefacente e cristallina chiarezza. La amava. Voleva gridarlo al mondo. E soprattutto voleva dirlo a Devon. Si alzò dal tavolo e si fece strada verso la porta. Mentre tornava verso la Ghost, sorpassò un vicolo conosciuto come Robber's Row, un quartiere di negozi troppo cari per l'élite dell'isola. Non fu sorpreso di scoprire che i negozi brillavano ancora di luci, malgrado l'ora tarda. I mercanti regolavano di proposito le ore di attività per farli coincidere con gli orari delle taverne della zona. Era risaputo che marinai ubriachi e affaristi potevano sperperare intere fortune in una notte sola. Mentre passava davanti alla ricca mercanzia in mostra, decise di rimediare ad almeno un errore comprando un anello matrimoniale per Devon. Rallentò il passo e scrutò l'esposizione di gioielli per signore, sperando di trovare qualcosa di adatto. Si girò, pronto a passare oltre, quando un anello vicino al fondo del vassoio catturò il suo sguardo. Lo fissò per un momento, poi entrò nel negozio. Il proprietario, un francese alto e vestito in modo impeccabile, con i capelli e i baffetti sottili ben impomatati, lo valutò e si profuse in inchini di benvenuto. Cole indicò l'anello e l'uomo aggrottò la fronte. ― Di sicuro monsieur vorrà vedere qualcosa di qualità superiore. ― Mostratemi quell'anello. Il francese aggrottò nuovamente la fronte. ― Certo, monsieur. ― Allungò una mano dentro la vetrina e lo prese tirando su con il naso sdegnosamente mentre glielo porgeva. ― Capirete che questa non è la merce che di solito tratto... La voce dell'uomo calò di tono mentre Cole fissava l'anello che aveva in mano. Riconobbe immediatamente il cerchio d'oro: sottile, un po' rovinato, montato con una fila di piccole schegge di diamante. Esitò e fu percorso da un gelido timore mentre scrutava le minuscole iniziali incise all'interno. ELB. Elizabeth Layton Blake. L'anello della madre di Devon. ― Monsieur, c'è qualcosa... ― Dove l'avete preso? L'uomo lo fissò in modo strano, poi alzò le spalle. ― Una giovane donna è venuta questo pomeriggio e desiderava barattarlo con un altro articolo. Di solito non mi prendo il disturbo, ma sono un sentimentale e Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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quella era una sposa in cerca di un regalo per il marito. Cole trattenne il respiro e strinse forte l'anello nel palmo della mano. Il rimorso gli esplose dentro e gli percorse le vene come un acido. Non aveva voluto che andasse al negozio perché non voleva fargli sapere che cos'aveva sacrificato, a che cos'aveva rinunciato per comprargli quella spilla. Ecco perché non gliel'aveva detto. E lui, naturalmente, aveva immaginato il peggio. "Non voglio trascorrere il mio tempo a pagare cauzioni per far uscire mia moglie di prigione." Nella mente gli echeggiava la sua stessa voce e lo nauseava. E dopo tutto quello che le aveva detto, aveva avuto persino il coraggio di farle una predica sulla fiducia. ― Monsieur, forse... ― Lo prendo. ― Pardon? ― L'anello. Lo compro. E me ne occorre un altro. Il proprietario sbatté le palpebre. ― Vi occorrono due anelli matrimoniali? Cole diede un'occhiata al vassoio della vetrina. ― Non avete niente di meglio? ― Monsieur, questa è la miglior selezione di... ― Non importa, allora. Solo... ― Attendez, attendez! ― esclamò il proprietario, alzando le mani. ― Concedetemi un momento, se non vi dispiace. È evidente che siete un uomo di gusto. Si dà il caso che abbia una piccola collezione di articoli che riservo ai clienti migliori. ― Scomparve in una stanza sul retro, ritornandone un momento dopo con un piccolo vassoio di velluto e una scatola di metallo. Aprì la serratura della scatola e sparse tre anelli scintillanti sul vassoio. ― Forse questi sono più di vostro gusto, monsieur. Cole seppe all'istante qual era quello che voleva. Scelse un cerchio d'oro scintillante con un diamante enorme, montato tra due smeraldi. ― Sì ― disse. ― Questo andrà bene. Pagò il conto, lasciando l'estatico proprietario piegato in due dagli inchini. Gli anelli gli bruciavano in tasca, mentre ritornava alla nave. Se non lo aiutavano a fare pace con Devon, avrebbe provato con qualcosa d'altro. E avrebbe continuato a provarci finché non avesse trovato un'altra strada per il suo cuore, finché non lo avesse perdonato per essere stato stupido e insensibile. Andò dritto in cabina, ma la trovò vuota: nessun segno di Devon da nessuna parte. Uscì in corridoio, afferrò il primo marinaio che vide prendendolo per il colletto della camicia. ― Dov'è mia moglie? Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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Il marinaio spalancò gli occhi. ― Chi? ― Mia moglie! L'unica donna sull'intera dannata nave! Dov'è? ― Non l'ho presa io, signore! Lo giuro! Le parole dell'uomo lo riportarono con i piedi per terra. Riprendendosi, Cole lasciò andare l'innocente marinaio. ― Mi dispiace, guardiamarina. Vai pure. ― Non volendo ancora dare l'allarme, procedette a perlustrare la nave iniziando dai ponti superiori. La trovò quasi immediatamente, in piedi da sola a prua. La luce della luna la illuminava mentre fissava il mare tranquillo. Un vento gentile le agitava i capelli intorno alle spalle e faceva frusciare le gonne. Anche se doveva averlo sentito avvicinarsi, non dette segno di aver notato la sua presenza. Cole attese in silenzio, poi disse: ― Devon. ― Lei si voltò lentamente verso di lui, con il viso privo di espressione. Come se fosse un estraneo che aveva disturbato la sua solitudine, come aspettando che parlasse per poi vederlo andare via. ― Mi dispiace ― le disse. Lo guardò senza alcuna espressione. ― Per che cosa? ― Per questo. ― Tirò fuori dalla tasca l'anello della madre e glielo porse. Devon lo fissò per un attimo, poi se lo fece cadere sul palmo. ― Come l'hai trovato? ― Per caso. Sono passato davanti al negozio. ― Capisco. ― Guardò l'anello, quindi lo infilò nella tasca della gonna. ― Suppongo che sia stato sciocco da parte mia tenerlo per tutto questo tempo. Non ha portato molta fortuna nemmeno a mia madre. ― Si girò di nuovo verso il mare con l'intenzione di congedarlo. Cole si avvicinò di un passo. Desiderava dolorosamente prenderla tra le braccia, ma sapeva che il suo tocco non sarebbe stato gradito. ― Devon dimmi cosa posso fare per scusarmi. ― Non devi fare niente. Te l'ho detto prima: quando la gente sa che sei una ladra non ti permette mai di dimenticarlo. Quella parola ritorna sempre. Non importa quello che fai, non importa quanto ti sforzi. Ritorna sempre. ― Si girò e lo guardò diritto negli occhi. ― Non sei diverso da chiunque altro. Non so perché pensavo che lo fossi. Cole sapeva perché. Perché lui era suo marito. Perché avrebbe dovuto capire di più e meglio. Perché lui la amava, per Dio, e invece di dimostrarglielo sapeva solo farle del male e rovinare tutte le occasioni. ― Devon, se ci fosse un modo per rimangiarmi ogni parola... Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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― Ci sarebbero comunque dei pensieri, delle accuse silenziose. No, è meglio così. È meglio che sappiamo tutti e due come stanno realmente le cose. ― Levò lo sguardo su di lui e i suoi occhi erano colmi di fredda determinazione. ― Rimarrò con te finché non catturi Sharpe. Ti aiuterò in tutti i modi, proprio come ho promesso. ― Fece una pausa. ― Ma voglio che in cambio mi prometta una cosa, Cole. ― Qualsiasi cosa ― giurò. ― Quando avremo finito, partirò. Tornerò in Inghilterra. Promettimi che non mi seguirai. Le sue parole lo percossero con l'intensità di un colpo alla testa. ― Devon. ti prego... ― Giuralo, oppure me ne vado subito. Cole fece un lungo respiro profondo, poi annuì. ― Non ti seguirò. ― Grazie. La osservò sollevare le gonne e allontanarsi da lui con grazia. Se se ne andava, non l'avrebbe seguita. Aveva dato la sua parola. Anche se gli costava moltissimo, l'avrebbe lasciata andare. Il che significava avere a disposizione una sola linea di condotta: muovere cielo e terra, se era necessario, per convincerla a rimanere.
14 Cole aggrottò la fronte nel sole di mezzogiorno mentre era al timone della Ghost. Avevano lasciato il porto all'alba, come programmato. Di solito l'inizio di un viaggio gli piaceva, ma quello rappresentava un'eccezione. Il corpo gli doleva per la stanchezza e il caldo sfavillio del sole non faceva che peggiorare il martellamento nella testa. Era stato in piedi tutta la notte per controllare l'equipaggio mentre caricava le ultime merci da portare a Wilmington. Non perché avessero bisogno del suo aiuto, ma perché tutto era preferibile piuttosto che tornare in cabina e affrontare Devon. Vigliaccheria, forse, ma così stavano le cose. Era stato in giro tutta la notte a caricare solo perché su quella dannata nave non c'era per lui un altro posto dove andare. Cole emise un sospiro disgustato e si massaggiò i muscoli irrigiditi alla base del collo. L'umore non migliorò quando, dall'altra parte del ponte, vide Montgomery Persons dirigersi verso di lui. Reginald Teller, rammentò a se stesso, perché quello era il nome che lo Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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zio di Devon stava usando al momento. A giudicare dalla facilità con cui il nuovo nome gli usciva di bocca, Cole supponeva dovesse trattarsi di uno pseudonimo che usava spesso. Monty gli aveva conferito il poco fantasioso titolo di capitano Cole Smith. La necessità di assumere altri nomi era evidente: a quel punto del gioco Sharpe non doveva sapere chi c'era dietro l'organizzazione della spedizione. Monty indossava un completo a scacchi color vino che lo faceva sembrare ancora più rotondo. Una bombetta era posata sulla testa con un'angolatura sbarazzina. ― Bella mattina per infrangere il blocco, vero? ― disse con una voce allegra che lo irritò. ― Non infrangeremo il blocco prima di tre giorni ― rispose Cole. Era quello che ci voleva per raggiungere l'immissario del Cape Fear River. Monty alzò le spalle, apparentemente indifferente al suo tono. ― Bene, allora è una bellissima giornata per stare in mare. Poiché era evidente che non aveva intenzione di andarsene, Cole decise che quello era un momento buono come un altro per sollecitare le informazioni su Sharpe di cui aveva bisogno. ― Dov'è Finch? ― cominciò, riferendosi all'agente di Sharpe. L'uomo, inviato ad accompagnarli durante la missione, era salito a bordo la notte prima. ― Si sta ingraziando l'equipaggio, immagino. In questo preciso momento starà probabilmente cercando di scoprire se siamo chi diciamo di essere. Cole aveva parlato a lungo del piano con gli uomini e si fidava. Aveva un buon equipaggio. E tuttavia non gli piaceva l'idea che Finch ficcasse il naso sulla sua nave, in cerca di guai. Elargì a Monty una fredda occhiata. ― Sembrate indifferente. ― Mio buon amico, sono entusiasta. Abbiamo preparato la trappola, adesso sta al topo morsicare il formaggio. Ho fatto quello che dovevo fare per portare a bordo l'uomo di Sharpe. Se tutto va' secondo i piani, Finch ci porterà direttamente da Sharpe. ― Nessuna idea della rotta seguita da quella fregata? ― A suo tempo, capitano, tutto a suo tempo. Cole cercò di tenere la collera sotto controllo. Quello era il tipo di risposta che sapeva di doversi aspettare da Montgomery Persons. Né un sì né un no, ma qualcosa che scivolava intorno alle sue parole finché l'intento originario si complicava o veniva del tutto abbandonato. Questa caratteristica, combinata con il fatto che avessero solo un tenuissimo Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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piano, andava a rafforzare i dubbi che continuava ad avere su Monty. Malgrado le continue affermazioni che tutto sarebbe andato bene, c'erano ancora troppe cose in quell'uomo che non lo convincevano. ― Sembra quasi che vi stiate divertendo. ― Ma certo che mi diverto. Perché pensate che ne abbia fatto la professione della mia vita? Non c'è niente come l'eccitazione di quando si assiste agli sviluppi di un imbroglio ben eseguito. ― E non vi preoccupa l'idea che, nel corso della faccenda, qualcuno possa farsi male? Monty sembrò sorpreso. ― Male? A chi sto facendo del male? ― Lasciatemi indovinare. A questo punto arriva il pezzo in cui affermate di non riuscire a raggirare un uomo onesto. ― Sciocchezze. Si può truffare chiunque ― asserì Monty. ― Semplicemente, per un uomo onesto ci vuole più fatica. ― Alzò le spalle. ― Questo è comunque un punto discutibile, capitano. Se Dio ha scelto di far arricchire l'avido e lo stupido, chi sono io per non condividere la Sua generosità? Per come la vedo io, a questo mondo gli stupidi sono come certe specie di pesci. Il loro ruolo nella natura è quello di contribuire al sostentamento degli squali. Cole scosse la testa disgustato. ― Rimarchevole. Avete una risposta per tutto, vero? ― Mio buon amico, sono un professionista. Appartengo al ristretto gruppo dei malfattori di talento. Ma in questo mestiere ci sono tre regole che devo seguire. Una: mai portar via l'ultimo dollaro. Due: mai tradire un amico. ― E la terza? Monty sorrise raggiante. ― La più importante di tutte: non farsi mai prendere. La conversazione contribuì assai poco a migliorare l'umore di Cole o il suo mal di testa. Servì solo a ingigantire la stupidità del piano nel quale si erano imbarcati, nonché l'impressione di aver commesso un grave errore nel permettere allo zio di Devon di condurli fino a quel punto. Ma ormai era troppo tardi per tornare indietro. Non gli restava che mettere in chiaro la propria posizione. ― Concedetemi di mostrarvi il segreto del mio successo ― disse Monty tirando fuori dalla giacca un mazzo di carte da gioco e posando tre carte su una cassa lì vicino. Le girò ed erano tre regine, poi le mise di nuovo a Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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faccia in giù. ― La sorpresa, capitano, ecco quello che dico sempre. Sorprendete un uomo e lui non saprà che cosa lo ha colpito. ― E con ciò voltò di nuovo le carte: le tre regine erano sparite. Sulla cassa c'erano un tre, un quattro e un cinque di fiori. ― Stupefacente ― riconobbe Cole. ― Forse ora vorrete sentire qualcosa anche da parte mia. ― Ne sarei felicissimo. Con un movimento fulmineo, Cole si sporse e afferrò il polso di Monty. Gli tirò fuori dalla manica le tre regine e le lanciò sulla cassa. Guardò Monty dritto negli occhi mentre diceva con voce bassa e rabbiosa: ― Non pisciatemi sulla schiena per poi dirmi che piove. ― Intensificò la stretta poi, gradatamente, lo lasciò andare. ― Spero che ci siamo capiti. Monty si tirò indietro e si aggiustò la manica. ― Rozzo ma efficace. Credo che abbiate chiarito il vostro punto di vista. ― Sono felice di sentirvelo dire. ― A proposito, capitano, sono dalla vostra parte. ― Come mai non vi credo? Monty fece un ampio sorriso. ― Non ci crede mai nessuno. Cole lo osservò andarsene. Dopo, rimase per un'ora sul ponte di comando senza riuscire a mettere a fuoco la causa esatta del suo disagio. Malgrado la cieca devozione di Devon per lo zio, una sensazione nelle viscere gli diceva che c'era qualcosa che non andava. Di solito non era il tipo da credere nelle premonizioni, ma aveva trascorso troppi anni in mare per rifiutarle a priori. Il cielo poteva mostrarsi luminoso e sereno, ma se nelle ossa sentiva avvicinarsi una tempesta, si assicurava che la nave e l'equipaggio fossero entrambi preparati. Dato lo stato attuale della sua mente, forse non era il momento più propizio per affrontare la sua sposa riluttante, ma decise lo stesso che non aveva senso rimandare oltre il confronto. Andò in cabina, tamburellò leggermente sulla porta e la aprì di uno spiraglio. Fece giusto in tempo a vedere Devon, in piedi con la schiena verso di lui, cadere di peso a terra svenula. Cole si precipitò dentro, cadendo in ginocchio a lei. Ma proprio quando allungò un braccio, Devon si rimise seduta. Lo guardò e sbatté le palpebre sorpresa. ― Oh, salve. Lui esitò con le mani a mezz'aria scrutandole il viso in cerca di segni di malattia o di lesioni. ― Devon? Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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― Come sono andata? ― Scusa? ― Il mio svenimento ― gli spiegò. ― Mi sono esercitata tutta la mattina. Zio Monty dice che sono terribile, ma non credo che quest'ultimo fosse tanto male. ― Aggrottò la fronte e inclinò la testa da una parte, riflettendo. ― Credi che andrebbe meglio se barcollassi un po' di più prima di cadere? ― Ti sei esercitata... ― ripeté lui in tono ottuso. ― Ma certo. Deve sembrare del tutto reale, anche se non lo è. Cole balzò in piedi. Le voltò le spalle e si passò le mani tra i capelli, facendo un respiro profondo nel tentativo di calmare i battiti furiosi del cuore. Quando parlò, la sua voce suonò abbastanza scossa. ― Devon, per il futuro apprezzerei molto che mi avvertissi... ― Come facevo a sapere che saresti entrato a precipizio? Cole si girò lentamente, facendo ogni sforzo per appellarsi alla pazienza. ― Prima di tutto non sono entrato a precipizio, ma ho bussato. In secondo luogo, questa è la mia cabina. Devon considerò quest'affermazione, poi si accigliò, si alzò in piedi e si spolverò il vestito. Cole notò che indossava quello color azzurro e lavanda che le aveva comprato in Virginia e si chiese se poteva prenderla come un'indicazione che i sentimenti per lui si erano un po' ammorbiditi. ― Potresti mettere un tappeto ― disse. ― Questo pavimento di legno rende molto scomodi gli svenimenti. Cole appoggiò un fianco contro il lavabo e incrociò le braccia sul petto. ― Suppongo di non svenire abbastanza spesso da notarlo. Devon lo percorse con lo sguardo. ― No, suppongo di no. ― Ti dispiacerebbe spiegarmi cosa stavi facendo? ― Te l'ho detto, mi stavo esercitando. ― Perché? Alzò le spalle. ― Quando avrai catturato Sharpe, zio Monty e io potremo tornare a Liverpool e rimetterci in affari. Allora tutto sarà esattamente com'era prima che... ― Si bloccò e distolse lo sguardo. "Prima che ti incontrassi" terminò Cole al posto suo, sapendo che era quello che stava per dire. ― Prima che partissi ― finì lei goffamente. ― Capisco. ― Sai, svenire di colpo può tornare molto utile. Anche un leggero Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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zoppicamento. Se lo vuoi vedere, quello mi viene molto meglio. ― Grazie, no. Lo guardò con espressione d'attesa, come desiderando che parlasse. Poiché non parlava, si guardò intorno nella piccola stanza. ― Sto monopolizzando la tua cabina, vero? Mi dispiace, mi toglierò dai piedi. ― Non mi sei mai stata tra i piedi, Devon. Un sorriso melanconico le sfiorò le labbra, poi sparì. ― Sappiamo entrambi che non è vero. E ora... ― Devon, aspetta. ― Queste parole la fermarono mentre si muoveva verso la porta. La vide irrigidirsi, poi voltarsi di nuovo, riluttante. ― Volevi qualcosa? La studiò in silenzio per un momento, poi annuì. ― Molte cose, in realtà, ma possiamo cominciare da questa. ― Tornò alla porta, poi prese la borsa di tessuto che aveva lasciato cadere quando l'aveva vista svenire. Con due lunghi passi attraversò la cabina e la posò sul letto. ― In Virginia avevi lasciato alcune cose. Ho pensato che una forse ti serviva. Devon aveva lasciato esattamente due cose in Virginia e lo sapevano entrambi. Una era la borsa piena di articoli di contrabbando rubati che lui aveva appena deposto sul letto; l'altra era lui. Devon si concentrò sulla borsa. ― Grazie ― mormorò. ― È stato molto gentile da parte tua. Non sapendo che altro fare, si appoggiò al lavabo e la osservò disfare la borsa. Se si fosse mosso di pochi centimetri verso di lei si sarebbero sfiorati, ma Devon sembrava inconsapevole di questo particolare. Si occupava delle sue cose con fredda efficienza, ignorandolo completamente. ― Farò mandare un vassoio dal cuoco ― disse lui dopo qualche minuto. ― Potremo mangiare qui in cabina. ― Oggi in realtà pensavo di pranzare con zio Monty. Ho avuto così poco tempo per vederlo, ieri. ― Naturale ― rispose Cole. ― Allora la cena, magari. ― Be', vedi, in genere mi piace mangiare piuttosto tardi e non vorrei trattenerti... ― Una cena a tarda ora va benissimo. Di solito è così che mi piace fare. Devon si fermò un momento mentre stava affollando il lavabo con tutte le sue creme e unguenti. Gli dette un'occhiata, poi distolse lo sguardo. ― Ho detto tardi? Volevo dire presto. Mi piace cenare presto. A volte ceno subito dopo il pranzo. È un'abitudine piuttosto bizzarra, lo so. Non vorrei che cambiassi i tuoi programmi solo per farmi piacere. Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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Cole la fissò a lungo con il viso accuratamente privo di qualsiasi espressione. ― Capisco. ― Quello era il piano, allora. Aveva intenzione di evitarlo a tutti i costi finché non fosse riuscita a sfuggirgli. Ma non gliel'avrebbe permesso. ― Devon ― disse in tono fermo. Si lasciò sfuggire un sospiro stanco. ― C'è qualcos'altro che vuoi? ― A dir la verità, sì. Me ne sarei dovuto occupare ieri. ― Cole si raddrizzò e le si avvicinò. Mise la mano in tasca e ne trasse lo scintillante anello matrimoniale che aveva acquistato la sera prima. Con tenera solennità chiese: ― Mi faresti il grande onore di accettarlo? Il suo sguardo stupito passò dall'anello a lui, mentre sorpresa e dolore passavano come un lampo nei suoi occhi espressivi. Scosse la testa con voce leggermente tremante: ― Non dovevi farlo. ― E invece l'ho fatto. Devon esitò, poi distolse lo sguardo. ― Suppongo che sembrerebbe strano se non portassi un anello. ― Lo porterai? La osservò passarsi le mani sulla gonna, un gesto che indicava sempre nervosismo. Unì le sopracciglia in un cipiglio preoccupato, poi, riluttante, accettò. ― Bene. Allungò la mano verso l'anello, ma Cole gliel'afferrò. Le passò i polpastrelli ruvidi sul palmo in una carezza gentile. Le girò la mano e se la portò alle labbra con gli occhi fissi nei suoi mentre la sfiorava con un bacio gentile e prolungato. Poi, muovendosi con infinita lentezza, le fece scivolare l'anello al dito. Non appena la lasciò andare, Devon ritrasse la mano tenendola come se si fosse scottata. ― Non ti preoccupare ― disse lei con una risatina. ― Quando tutto sarà finito non mi dimenticherò di restituirti l'anello. ― Non ti ho chiesto di farlo, Devon. ― Sì, be'... ― Essere mia moglie sarà per te così terribile? ― Cole... ― La sua voce era poco più di un sussurro. ― Allora? Si girò dall'altra parte e ricominciò a disfare la borsa, levandone gli oggetti con movimenti lenti e precisi. ― Sai ― disse alla fine ― una volta, quando eravamo a Londra, zio Monty mi portò a vedere uno spettacolo viaggiante. C'era un uomo che aveva un'ascia piantata in mezzo alla fronte. I dottori non la toglievano per paura che potesse morire Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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dissanguato. ― Lo guardò e sollevò le spalle in un piccolo gesto. ― Se quell'uomo ha potuto imparare a vivere con un'ascia conficcata in mezzo alla fronte, suppongo di poter imparare a vivere con te. Dopotutto, è solo per un breve periodo, no? Meraviglioso. Di tutte le cose che doveva imparare a sopportare nella vita, essere sposata con lui era considerato solo un po' meglio che avere un'ascia conficcata in mezzo alla fronte. ― Devon, se ci fosse un modo per cancellare ogni dannata parola che ho detto ieri sera, se potessi fare qualcosa... ― scosse la testa, cercando le parole per comunicare con lei. Trovò invece pensieri solo vagamente coerenti che sembravano venirgli dritti dall'anima. ― Continuo a fare errori, vero? Errori stupidi e imperdonabili. Un tempo pensavo di avere il pieno controllo sulla mia vita, ma adesso capisco che era solo arroganza. Darei qualsiasi cosa per tornare indietro di un solo giorno, di un'ora e rifare tutto. ― Si fermò e fece un respiro spezzato. ― Ma non posso tornare indietro, Devon. Chiedo un altra opportunità. Ti prego, lasciami recuperare. Dammi un'altra possibilità. ― In realtà c'è qualcosa che puoi fare. Il sollievo lo invase. ― Che cosa? Devon indicò i suoi vestiti distesi sul baule. ― Ho bisogno di un piolo per appenderli, altrimenti domani saranno tutti stropicciati. Cole si sentì ghiacciare, come se fosse stato innaffiato con acqua fredda. Annuì brusco e si avviò verso la porta. ― Manderò subito un assistente di bordo perché se ne occupi. ― Fece un breve inchino educato. ― Se vuoi scusarmi, vedo che sei occupata... ― Cole, aspetta ― esclamò Devon. Era in mezzo alla stanza e con le mani si stringeva le gonne. Si morse forte il labbro, poi disse in fretta: ― Dove hai dormito la notte scorsa? ― Non ho dormito. ― La fissò per un lungo momento, poi sospirò. ― Però questa notte ne avrò bisogno. Quando verrò, cercherò di non disturbarti. Devon lo guardò andarsene, poi si lasciò cadere sul letto deglutendo per mandar giù il groppo in gola. Non farmi questo, Cole. Non rendermi le cose più difficili. Non aveva intenzione di cominciare a piangere. Aveva già trascorso singhiozzando gran parte della notte e si rifiutava di cedere di nuovo a quello stato d'animo. Intrecciò le mani in grembo e fece un respiro tremante. La notte Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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precedente aveva pianto perché lui l'aveva respinta. In quel momento voleva piangere perché lo aveva respinto lei. L'intera situazione era senza speranza. Si cercò in tasca un fazzoletto e ne tirò fuori invece il biglietto che zio Monty aveva unito ai fiori che aveva mandato. Lo rilesse, aggrottando la fronte, FIDATI DI ME. HO UN PIANO. Non lo aveva neppure firmato, ma il biglietto doveva essere suo. Nessuno se non lo zio sarebbe stato così audace da mandare quel messaggio, o usare il suo matrimonio come mezzo per ottenere uno scopo. Si alzò stancamente dal letto di Cole, grata per avere qualcosa che la distraesse. Quale che fosse il piano di zio Monty, aveva intenzione di bloccarlo. Lo trovò sul ponte impegnato in una conversazione con un uomo che lei non aveva mai visto prima. A giudicare dal vestito elegante che indossava, non faceva parte della ciurma.. Era di altezza e corporatura medie, con radi capelli castani e freddi occhi grigi. Suppose che dovesse essere sulla quarantina. Sembrava del tutto fuori posto a bordo. Devon lo immaginò seduto a una scrivania con un libro di conti aperto davanti. Vedendola avvicinarsi, i due si separarono e la loro conversazione terminò bruscamente. Monty fece un largo sorriso. ― Ah, signor Finch, ecco la mia deliziosa nipote, la signora Smith. ― Ciao, zio ― disse cauta Devon, dando a Monty un bacio leggero sulla guancia. Si rivolse all'estraneo. ― Piacere, signor Finch. Finch fece un cenno mentre la valutava. I suoi occhi grigi la percorsero, freddi e analitici. Lo vide guardarle perfino il dito alla ricerca di un anello, come sospettasse che era solo l'amante del capitano. Trascurò tutti gli altri convenevoli sociali e disse: ― È piuttosto strano che una donna voglia forzare il blocco. Se scoppia un conflitto a fuoco, non avremo tempo di occuparci della vostra fragile sensibilità. Spero che vostro marito sia stato chiaro in proposito. Devon aveva perfezionato l'arte di uno sguardo gelido e vi ricorse in quel momento. ― Credo che me la caverò, signore. ― Sono sposini freschi ― si intromise Monty in tono untuoso. ― Non sopportavano di separarsi. Carino, vero? Finch sbuffò sdegnoso. ― Molto. Devon lo ignorò. ― Se non ti spiace, zio, vorrei parlarti. ― Fece una pausa e dette un'occhiata a Finch, aggiungendo con deliberata maleducazione: ― In privato. Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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Finch fece un rigido inchino. ― Allora mi scuserete. ― E con ciò si accomiatò, recandosi sotto coperta. ― Che ometto sgradevole ― mormorò Devon in tono assente, osservandolo andare via. ― Chi è? Monty le diede dei colpetti sulla mano con aria di approvazione. ― Sei sempre stata brava a giudicare il carattere delle persone, ragazza mia. È l'anello della catena che ci condurrà a Jonas Sharpe. Finch darà la sua approvazione oppure un parere negativo. Conosce la rotta della nave, ma vuole vederci infrangere il blocco prima di darci questa informazione. Devon annuì, digerendo in silenzio la notizia, ― E tu chi sei, a proposito? ― Reginald Teller. Devon sorrise. ― Zio Reggie, eh? Non lo vedevamo da un sacco di tempo. ― Inclinò la testa da una parte, riflettendo. ― Devo cambiarmi nome? ― Me ne sono già occupato, ragazza mia. Non c'è nessuna ragione perché Sharpe o chiunque altro colleghi Devon Blake con la moglie del capitano Cole Smith. Devon non era ancora abituata a sentirsi definire come la moglie di Cole. Distolse lo sguardo e disse in tono piatto: ― Suppongo di no. Monty aggrottò la fronte. ― Non è certo la risposta che mi sarei aspettato da una sposina piena di rossori. L'immagine di se stessa nei panni di una sposa felice e piena di rossori era così diversa dalla realtà che Devon si trovò di nuovo con le lacrime agli occhi. Le respinse sbattendo le palpebre e deglutendo per alleviare il senso di soffocamento mentre scuoteva la testa. ― Oh, zio Monty ― disse con voce strozzata ― credo che abbiamo fatto un terribile errore. Lui le passò un braccio intorno alle spalle, preoccupato. ― Cosa c'è, ragazza mia? ― Cole e io non avremmo mai dovuto sposarci. Anche se è solo per un po', è tutto sbagliato... ― Chi ha detto che è solo per un po'? ― Io. Lo abbiamo obbligato e non ho alcuna intenzione di incastrarlo in una promessa che non ha mai voluto fare. È stato solo un ricatto. Se non fosse stato così deciso a catturare Sharpe, ti avrebbe riso in faccia. ― Ah, è così? ― ribatté lui. ― A me sembra che il nostro uomo fosse venuto sull'isola sulle tue tracce, e che catturare Sharpe sia stato solo un Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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pensiero secondario. Devon accettò il fazzoletto che lo zio le offriva. Con un sorriso imbarazzato si asciugò le lacrime e si soffiò il naso. ― Questo non significa niente. Cole ha questo assurdo senso dell'onore. Era suo dovere portarmi a Washington; mi è venuto dietro solo perché sono fuggita. Fidati di quello che dico, gli importa solo catturare Sharpe. ― Supponiamo che tu racconti allo zio Monty perché hai questa impressione. Devon scosse la testa. ― Ieri notte... quella che avrebbe dovuto essere la nostra notte di nozze... be', è stata terribile, davvero terribile. ― Ah, allora è questo. ― Monty tossicchiò, chiaramente a disagio. ― Devon, avrei dovuto parlartene prima. A quanto pare ho trascurato il compito di istruirti sui fatti della vita. ― Scosse la testa con espressione lugubre. ― In verità, pensavo che li avresti imparati dalla strada, ma suppongo che fosse sperare troppo. Devon lo fissò, per un momento distratta dalla propria infelicità. ― Zio Monty, tu hai fatto tutto per me. ― Se fosse vero, ragazza mia, sapresti che esistono modi in cui un uomo desidera toccare la propria moglie. Sulle prime ti sembrerà una cosa eccessiva, persino volgare, ma... ― Oh, zio, non è questo. Cole mi aveva già insegnato tutto in Virginia quando... ― Si interruppe di colpo, inorridita per quanto si era lasciata sfuggire. Gli occhi di Monty si incupirono. ― Oh, davvero? ― È stata tutta un'idea mia ― disse a precipizio. ― Ma l'ho convinto io a continuare. ― Com'è stato generoso ad accettare. Devon si lasciò sfuggire un profondo sospiro. ― Zio, lui è convinto che io sia una ladra. Ieri sera gli ho dato un regalo per il matrimonio e lui mi ha accusato di averlo rubato. ― Non mi sembra da lui ― ribatté Monty, studiandola attentamente. ― Che cosa ti ha detto? Devon fece un lungo respiro tremante nel rammentare le parole di Cole. ― Mi ha detto che non dovevo più rubare, che si sarebbe preso cura di me e che non dovevo fare altro che fidarmi di lui. Monty sorrise. ― Che maledetto bruto. Non c'è da meravigliarsi che tu sia turbata. Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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― Non è divertente ― esclamò Devon. ― Non aveva motivo di crederlo, proprio nessun motivo. ― Nessun motivo? Devo credere che tu non gli abbia mai infilato le dita in tasca nel tempo che avete trascorso insieme? Devon aggrottò le sopracciglia. ― Be', sì, però... ― E lui non ti ha ritrovata allegramente all'opera in quella taverna di St George? ― Sì, ma... zio Monty, stai prendendo le sue parti! Lui fece schioccare la lingua. ― Su, su, ragazza mia, ti sto solo facendo notare che il tuo capitano ha qualche giustificazione. Un fatto che tu sembri aver trascurato. ― Sollevò la mano e continuò: ― Inoltre, se avesse pensato che eri una ladra ti avrebbe dato un anello con pietre le cui dimensioni rivaleggiano con i gioielli della corona? ― L'anello non significa niente. È solo perché il matrimonio sembri vero. Ho intenzione di restituirlo non appena avremo catturato Sharpe. ― In tal caso, ragazza mia, potrei suggerire di restituirlo con dei pezzi di vetro colorato al posto delle pietre? Difficile accorgersene, se non per un occhio perspicace... Devon ansimò e ritirò la mano. ― Zio Monty, non il mio anello matrimoniale! ― Pensavo avessi detto che non significava nulla. ― Infatti ― rispose lei. ― Ah, capisco. Così stanno le cose. ― Annuì saggiamente, con lo sguardo concentrato su di lei. Quando proseguì, il tono era quasi indifferente. ― Sai, questa mattina il tuo capitano e io abbiamo fatto una chiacchieratina, e credo che siamo riusciti a raggiungere un accordo. Devon lo guardò diffidente. ― Su che cosa? ― Oh, su alcune cosette. Non è un cattivo uomo, sai? Naturalmente è un po' troppo onesto e di vedute ristrette per i miei gusti. Ha anche un modo piuttosto primitivo di formulare le cose, molto poco senso dell'avventura e immagino che sia piuttosto ostinato. Anzi, ora che ci penso è un tipo assai sgradevole. Posso capire benissimo che tu non voglia essere sposata con un tipo simile. ― No, zio Monty, Cole non è affatto così. Lui è... lui è perfetto. Ecco il problema ― disse con voce strozzata. Monty rabbrividì. ― Un essere umano perfetto. Che pensiero orribile. Non mi meraviglio che tu non lo possa soffrire. Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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Devon gli fece un sorriso tremulo. ― È perfino peggio. Lo amo, zio Monty ― ammise in tono miserando. ― Ecco perché è tutto così maledettamente confuso. Ho cercato di non amarlo, ma sembra che non ne possa fare a meno. Lo amo. ― E lui cosa pensa di te? ― Lui non mi ama. ― Ne sei sicura? Devon annuì mentre le lacrime le inondavano di nuovo gli occhi. ― Assolutamente. ― Mmm. ― Mentre rifletteva, Monty si passò le dita nella barba. ― Forse ti ama, forse no. Ma l'ho incontrato proprio pochi minuti fa mentre usciva dalla tua cabina e in tutta la mia vita non ho mai visto una persona più infelice. Devon si lasciò sfuggire un respiro tremante. ― È impossibile. Monty scosse la testa. ― Al contrario ― disse, con un sorriso luminoso. ― Dovresti essere orgogliosa di te. Ci vuole una donna speciale per rendere così infelice un uomo. Devon sentì nascere dentro la speranza. ― Davvero? ― Assolutamente. Adesso Stammi alla larga. Lo zio Monty deve pensare. ― Ma che cosa dovrei fare? ― Hai mai visto un albero crescere sul bordo di una scogliera, con quella che sembra solo roccia nuda a sostenerlo? E lì resterà, attraverso il fuoco e le tempeste peggiori, con le radici ficcate in profondità per tener duro. Invece un altro albero, uno ancorato a un terriccio migliore, si rovescerà se una brezza fa tanto di soffiare dalla parte sbagliata. ― Che cosa c'entra questo? ― L'albero più robusto cresce sul suolo roccioso, ragazza mia. Devon sospirò. ― Zio Monty, qui stiamo parlando del mio matrimonio, non di piantare alberi. ― Si applica lo stesso principio. Va' ad annaffiare le radici, ragazza mia. Va' ad annaffiare le radici.
15 Devon non sapeva esattamente cosa fare per annaffiare le radici di Cole, ma indossare una camicia da notte di cotone così sottile da essere quasi Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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trasparente sembrava un buon punto di partenza. L'aveva acquistata quand'era arrivata alle Bermuda, insieme ai vestiti, alla biancheria e ad altri articoli necessari. Al momento non aveva notato quanto era sottile l'indumento perché la sua preoccupazione primaria era quella di trovare qualcosa di fresco da mettersi per dormire. Si guardò esitando, poi alzò le spalle. Se non altro, era sicura che avrebbe ottenuto la sua attenzione. Non indossò nulla sotto la camicia, lasciando che il cotone liscio e fresco le accarezzasse il corpo, mentre si muoveva. Aveva volutamente scelto di lasciare slacciato il nastro di raso che chiudeva la scollatura, come se fosse pronta a togliersi l'indumento. Non indossare biancheria sotto la camicia sembrava indecente, ma l'impertinenza del gesto la aiutò a farsi coraggio. Devon aveva trascorso gran parte del pomeriggio ad agghindarsi e farsi bella, a cominciare da un bagno fumante. Quando i capelli furono pulitissimi, li spazzolò finché non furono di un nero lustro, poi li lasciò ricadere sulle spalle e lungo la schiena. Si spalmò il corpo di lozione, poi si picchiettò i polsi e la gola con il profumo. Era una sensazione strana e quasi sensuale sapere di prepararsi per Cole. Toccarsi in punti che presto, così sperava, lui avrebbe toccato. Ricordi dell'ultima volta che avevano fatto l'amore fecero sì che nel ventre si annidasse una sensazione calda e da lì si diffondesse come una lenta ondata di calore. Sapendo quello che stava per fare, non era riuscita a mandar giù neppure un boccone. Aveva i nervi troppo scoperti, il corpo era troppo irrequieto per riuscire a concentrarsi su qualcosa di così terreno come il cibo. Quando ebbe finito di prepararsi, rivolse la sua attenzione alla stanza. Accese le lampade e abbassò lo stoppino finché non emanarono solo un morbido bagliore dorato. Le coltri erano aperte e in disordine, i guanciali sparsi. Aprì gli oblò e lasciò che la brezza dell'oceano penetrasse nella stanza, colmando la cabina del fresco e salmastro odore del mare. Alla fine scelse un libro dalla scrivania di Cole e sedette al tavolo. Non c'era altro da fare se non aspettare. Era quasi mezzanotte quando udì un lieve bussare, seguito dal suono della maniglia della porta che veniva girata. La porta si aprì e c'era Cole: la luce dal corridoio ne sagomava la silhouette scura. I sensi di Devon erano in tale sintonia con quelli di lui da darle la sensazione che ci fosse tra loro una comunicazione quasi animalesca. La sua presenza modificava Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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addirittura l'aria intorno, colmandola di correnti e di strane pulsazioni. Ci fu un momento di silenzio, poi Cole entrò nella stanza. Il suo sguardo andò subito alla sedia dov'era seduta lei. ― Sei sveglia ― disse. Non sembrava deluso, ma semplicemente esitante, come se non sapesse in che modo lo avrebbe accolto. ― Sì. ― Devon posò il libro che teneva in mano e si alzò in piedi. Lo vide spalancare gli occhi per la sorpresa mentre la percorreva con lo sguardo. Chiamò a raccolta il coraggio e disse: ― Se non sei troppo stanco potremmo parlare per qualche minuto. Non era nuda, ma avrebbe anche potuto esserlo. La luce pallida delle lampade trasformava la camicia in una copertura quasi inesistente. Una brezza gentile soffiò nella stanza, facendole ondeggiare i capelli e modellandole il tessuto garzato contro i seni, le cosce e il ventre. Il desiderio incupì il viso di Cole e un fuoco dorato brillò nei suoi occhi fulvi. Devon lo osservò e il proprio corpo rispose istintivamente all'esplicito e ardente desiderio che gli leggeva sul viso. Il calore che si era andato accumulando dentro di lei per tutto il pomeriggio sembrò invaderle tutte le membra con una sensazione deliziosamente tiepida. La sua decisione si indebolì e considerò l'idea di abbandonare il piano e cadergli tra le braccia seduta stante, ma l'orgoglio ostinato la convinse a scartare quell'idea. Non finché non avesse detto quello che aveva da dire. ― Cole? ― lo incitò. Lui si costrinse a distogliere lo sguardo dal suo corpo. ― Sì? ― Per te va bene? ― Cosa? ― Se parliamo. La fissò per un secondo senza alcuna espressione, poi sembrò scuotersi dallo stupore. ― Benissimo ― disse in tono brusco. Rendendosi conto di non essersi mosso di un centimetro da quando lei si era alzata in piedi, si girò e chiuse la porta dietro di sé, impiegando un tempo che a Devon sembrò spropositatamente lungo per assicurarsi che il chiavistello fosse tirato a dovere. Alla fine si girò di nuovo. Era bellissimo. Stanco, forse, ma attraente in quel suo modo speciale. Devon notò che aveva ombre pallide sotto gli occhi e la crescita di barba scura sulle guance le fece capire che quella mattina non si era rasato. Ma per quanto poteva vedere, quelle erano le uniche imperfezioni. Il sole gli aveva fatto diventare la pelle di un luminoso color bronzo e gli aveva Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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intessuto ciocche brillanti nei capelli dorati. Le lunghe gambe erano infilate in ordinati pantaloni neri che fasciavano i muscoli potenti delle cosce; gli stivali neri erano lucidati fino a brillare. Indossava una camicia bianca e ampia aperta al collo e ai polsi che lasciava intravedere uno scorcio del petto ampio e abbronzato. ― Ti siedi? ― gli disse, facendo cenno verso una sedia. Il tono era forse un po' formale, considerando le circostanze, ma Cole non sembrò notarlo. Scivolò sulla sedia, ma la sua attenzione rimaneva concentrata su di lei. Devon sentì un fremito di nervosismo, come se fosse una padrona di casa inesperta che intratteneva per la prima volta degli ospiti. Sollevò una bottiglia di brandy che aveva trovato nel disfare la borsa. ― Vuoi bere qualcosa? Cole alzò le spalle, un movimento che Devon scelse di interpretare come un assenso. Stappò la bottiglia, poi si rese conto di non avere un bicchiere. Cole inclinò la testa verso la scrivania. ― Cassetto a sinistra in basso. Devon attraversò la stanza verso la scrivania, sentendosi addosso il suo sguardo mentre si muoveva. Si chinò e frugò nel cassetto, spostando documenti e note di carico. Ben consapevole dello spettacolo che offriva, cercò disperatamente di non sentirsi imbarazzata. Un po' in ritardo, le venne in mente che forse sarebbe stato più elegante tenere la vestaglia finché non avessero finito di parlare, ma era ormai troppo tardi. Trovò il bicchiere, si raddrizzò e si girò. Gli occhi di Cole erano posati proprio dove pensava che sarebbero stati, poi risalirono. ― Quella sì che è una camicia ― le disse. Devon annuì e passò le mani sul tessuto. ― Visto che l'altra notte non hai dormito affatto, ho pensato che fossi piuttosto stanco. Pensavo che questo potesse servire a svegliarti un po'. ― Quella camicia mi sveglierebbe anche se fossi morto da tre anni. Un fuggevole sorriso le attraversò il volto. Lo prese per un complimento, ma a giudicare dal tono cupo di Cole quando l'aveva pronunciato, non ne era sicura. Gli versò da bere, sperando che non notasse il leggero tremito della sua mano. Ma fu proprio lì che si concentrò il suo sguardo: sulla sua mano. ― Non indossi l'anello ― disse, ignorando il bicchiere. Devon sedette e intrecciò le mani in grembo. Sul tavolo erano posati sia l'anello sia la spilla da cravatta ; che gli aveva dato. ― No. Ecco quello di cui volevo parlarti. Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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Vide la sua espressione indurirsi mentre le labbra formavano una riga sottile e severa. ― Capisco. Devon fece un respiro profondo pregando che zio Monty avesse ragione, che tra loro esistesse ancora una scintilla. ― Cole ― cominciò. ― Né io né te volevamo questo matrimonio. È stato solo il risultato di circostanze sfortunate. Zio Monty ti ha ricattato perché tu mi sposassi, anche solo per un breve periodo. ― Devon, io... ― No, ti prego, lasciami finire. Non è una cosa facile da dire, per me. ― Si morse il labbro inferiore, d'un tratto nervosa. ― Malgrado ciò, ieri per un poco è sembrato che il nostro matrimonio, dopotutto, non fosse una brutta cosa. Che magari avremmo potuto essere felici insieme, anche solo per breve tempo. ― Finché non mi sono comportato da stupido e ti ho accusata di avere rubato quella spilla. ― Non sei stato uno stupido. Eri solo... logico. Cole fece una smorfia. ― Uno stupido. ― Non hai potuto certo sentirti peggio di come mi sono sentita io per averti scacciato quando oggi sei venuto a parlarmi ― disse piano. ― Mi dispiace, Cole. Le sembrò stupefatto per le sue scuse. ― Devon, non hai... ― Oh, sì. È il minimo che ti devo. ― Si afferrò le mani in grembo mentre su di loro scendeva il silenzio. ― Non è certo stato un buon inizio per il nostro matrimonio. Tutte queste scuse, i rimpianti... Cole strinse la mano intorno al bicchiere, mentre un muscolo guizzava furiosamente sulla mascella. ― Cosa stai cercando di dire, Devon? ― Be'... ― Esitò, chiamando a raccolta gli ultimi resti di coraggio. ― Pensavo a quello che hai detto questo pomeriggio, sul fatto di voler tornare indietro e ricominciare tutto. Voglio tornare indietro, Cole. Solo di ventiquattr'ore. Di un giorno solo. Voglio un'altra possibilità per rimettere le cose a posto, almeno per un po'. ― Si alzò in piedi e prese la spilla da cravatta che gli aveva dato la sera prima. ― Pensavo che, se per te va bene, potremmo ricominciare da questo punto. La fissava in silenzio e una stupefatta incredulità gli segnava i lineamenti. Decidendo di prenderlo come un incoraggiamento, Devon proseguì. Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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― Vorrei che la tenessi, Cole. Ho voluto regalartela perché la pietra mi ricordava i tuoi occhi. È un regalo di matrimonio, senza implicazioni. Non mi aspetto nulla in cambio. ― Gli diede un'occhiata pungente e inarcò un sopracciglio scuro. ― E non devi preoccuparti, non l'ho rubata. Con espressione accuratamente neutra, lui accettò. ― È un regalo bellissimo, Devon. Grazie. ― Le prese le mani e la tirò verso di sé, sfiorandole le labbra con le sue. Il bacio fu troppo breve. Prima di rendersene conto, l'aveva già lasciata andare. Devon nascose il proprio disappunto con un sorriso vivace. ― Adesso tocca a te ― lo informò, dando un'occhiata significativa all'anello sul tavolo. ― Infatti. ― Prese l'anello, studiandolo come se fosse la prima volta che lo vedeva. ― Mi piacerebbe dirti che mi ricorda i tuoi occhi ― cominciò, impacciato. ― Ma purtroppo non posso. Gli smeraldi sono solo pietre senza vita, in confronto al fuoco e alla bellezza che danzano nei tuoi occhi. Devon fece un respiro profondo e tremante. ― L'anello è bellissimo, Cole. ― Lo porterai? ― Sì, lo porterò. ― Le parole sembrarono dilatarsi tra di loro, come se lei gli avesse promesso molto di più. Cole doveva aver avuto la stessa sensazione. Lo fissò negli occhi mentre le faceva di nuovo scivolare l'anello al dito, notando in quello sguardo fulvo il trionfo, insieme a quello che sembrava un profondo sollievo. Le strinse leggermente la mano. ― C'è solo un'altra cosa che dovresti sapere a proposito di questo anello. ― E qual è? Le fece un lento sorriso provocante. ― Non l'ho rubato. Le si sciolse il cuore. ― È rassicurante sapere che non ti ho corrotto con le mie cattive abitudini. La guardò per un momento, poi allungò una mano e le ravviò i capelli dietro le spalle. ― Ah, e invece l'hai fatto. Mi hai completamente corrotto. La sua voce profonda era bassa e rauca; le parole le sfiorarono la pelle come una carezza vellutata. Devon deglutì. ― Credo che abbiamo ancora un debito da sistemare. ― E quale sarebbe? Si allontanò da lui di un passo e si diresse verso il letto. La luce della luna brillò attraverso la camicia leggera quando disse piano: ― Mi devi Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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una notte di nozze, signor McRae. Cole non si mosse. La fissò intensamente, come per imparare a memoria ogni dettaglio e linea del corpo. Sotto quello sguardo intenso, le mancò il coraggio. Devon girò su se stessa, fissando il mare di mezzanotte fuori dall'oblò. Si passò nervosamente le mani sulla camicia che tutto d'un tratto le sembrò un enorme sbaglio. Gli doveva essere sembrata troppo bisognosa, troppo ansiosa. ― Comunque ― si sforzò di dire con voce piccola piccola ― se sei stanco; possiamo aspettare un'altra notte. Cole fu subito dietro di lei. ― Devon ― disse. Lei cercò di girarsi, ma lui la prese per le spalle e la tenne ferma. Le fece scivolare le mani lungo le braccia in una leggera carezza e poi ricominciò in senso contrario. Gli si appoggiò al petto, arrendendosi completamente. La voce di lui rauca e bassa era appena un gentile mormorio all'orecchio. ― Non hai idea di quello che mi fai, vero? Non hai idea di quanto ti desideri. Quelle parole le mandarono dei brividi giù per la spina dorsale. Cole infilò le mani sotto la camicia, premendola contro di sé mentre con le dita le sfiorava il corpo con carezze piene d'amore. Devon si sentì smarrita nella sensazione di quel tocco, con la voglia che non finissero mai. Una brezza gentile soffiò dall'oblò e increspò la stoffa della camicia, accarezzandole la pelle come le parole di Cole le carezzavano l'anima. ― Sei così bella, Devon, così dannatamente bella... ― Pensieri vaganti e privi di significato, parole messe insieme a casaccio che rivelavano come lui fosse smarrito quanto lei. Le mordicchiò l'orecchio, poi le accarezzò il collo e la clavicola con baci caldi e indugianti. Una curiosa sensazione pulsante si concentrò alla giuntura delle cosce quando le mani di lui le sfiorarono il ventre e i fianchi. Trattenne il respiro mentre si spostavano più in basso, le dita si intrecciavano ai suoi fitti riccioli mentre le mani si appoggiavano a coppa tra le gambe, lasciandola calda e umida, piena di una voglia insoddisfatta. ― Ti piace, Devon? Ti piace il modo in cui ti tocco? Con un basso gemito, lasciò ricadere le mani dai seni e gliele chiuse intorno alla vita, tenendola ferma. Poi, con un rapido movimento, la prese tra le braccia. Ci vollero solo due passi per raggiungere il letto. Cole sedette e la fece distendere accanto a sé. Devon allungò una mano verso la camicia tutta sgualcita e arrotolata intorno ai fianchi, ma Cole ci arrivò per primo. La raccolse tra le mani, le liberò le braccia e gliela fece passare gentilmente Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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sopra la testa. Il suo sguardo, bruciante di passione, la percorse tutta. Poi la trasse a sé, avvolgendola in un forte abbraccio. Le coprì le labbra con le sue in un bacio che comunicava un bisogno selvaggio e doloroso. Le lingue si incontrarono e i corpi si modellarono l'uno contro l'altro, muovendosi come se fossero uno solo. Devon si inarcò, ficcandogli le dita nelle spalle. Quando lui si tirò indietro, gli strofinò il viso contro il collo, leccandogli dalla pelle il sudore caldo e salato. Le loro labbra si incontrarono di nuovo, poi Cole la fece distendere sulla schiena, tracciò un percorso di baci lungo le costole, il ventre e sulla parte superiore delle cosce. Lo sentì sfiorarle con le labbra la parte più intima e si irrigidì, trafitta da una sensazione di allarme. ― Cole! No... Lui sollevò la testa e le passò le mani sulle anche per calmarla. ― Solo un bacio, Devon. Ti prego. Lascia che assaggi il tuo sapore... ― La ruvida barba sulle guance si strofinò contro la pelle morbida dell'interno delle cosce, facendola sobbalzare di desiderio. Premette di nuovo le labbra contro di lei, separando con la lingua i petali cremisi del sesso, mordicchiando e stuzzicando finché non scomparve ogni remora dalla sua mente. Strinse le lenzuola tra i pugni mentre si protendeva verso di lui in un abbandono totale. ― Cole, ti prego... ho bisogno di te. Ho bisogno di te. ― Non sapeva da dove venivano quelle parole, ma lui sembrò capirle. Si fermò e rimase in equilibrio sopra di lei. Catturò la sua bocca in un bacio lungo e profondo, poi si tirò indietro e la penetrò. Non lentamente e dolcemente, ma con forza e in fretta, il che era proprio quello di cui Devon aveva bisogno. Con forza e in fretta, muovendosi rapido dentro di lei, in profondità. Devon gli artigliò le spalle con le unghie, tenendosi stretta a lui, con le dita che scivolavano sulla pelle liscia e calda. Il sollievo giunse come un'esplosione. Ogni nervo del suo corpo si spaccò, scheggiandosi in frammenti di pura gioia. Da un punto profondo del proprio corpo, sentì Cole immobilizzarsi e dare poi un ultimo colpo prima di riversare il proprio seme dentro di lei, con il corpo che sussultava. Si abbandonò su un fianco, tenendola stretta a sé. Giacquero ansimanti in cerca d'aria, esausti, intrecciati in quell'abbraccio. In un vago angolo della mente Devon notò che questa volta non aveva voglia di piangere. Ascoltò il martellare furioso del cuore di Cole, sentì il suo petto alzarsi e abbassarsi mentre lottava per ritrovare il respiro. Dopo qualche minuto, lo Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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udì fare un profondo sospiro. ― Devon? Inclinò la testa all'indietro e lo guardò negli occhi. ― Cosa? ― Spero che tu sappia comandare una nave. ― Perché? ― Perché dubito di riuscire mai più a muovermi. Due notti dopo Devon percorreva su e giù il ponte, lasciando vagare senza scopo i pensieri. Lei e Cole si erano finalmente riuniti in un senso ben più che fisico. Dalla notte di nozze tra di loro le cose erano cambiate. Prima, i suoi sentimenti per Cole erano stati frammenti elusivi di speranza e paura, messi in discussione dalla prima difficoltà. Ma gli ultimi due giorni avevano modificato tutto questo. I suoi sentimenti erano ora solidi e radicati. Come avrebbe detto zio Monty, avevano messo radici. Trascorrevano tutto il tempo possibile nel letto di Cole, parlando di argomenti importanti, discutendo vivacemente e raccontandosi storielle piccanti. Devon aveva scoperto che Cole era avventuroso e curioso e in lei stimolava gli stessi appetiti. I loro congiungimenti erano un misto di passione e giocosità, posizioni buffe che li facevano ruzzolare giù dal letto e ridere fino alle lacrime. Fecero l'amore sul pavimento, sulla scrivania di Cole (non molto comoda), ci provarono seduti su una sedia di legno dallo schienale rigido (meglio, perché gli stava a cavalcioni) e in piedi contro la parete. Quel poco che dormirono, lo fecero l'uno nelle braccia dell'altra. Non c'erano state solo scoperte fisiche, ma anche emotive. Il giorno prima Devon era andata in cerca di Cole e lo aveva trovato seduto sulla murata di tribordo. La posizione era quella che ormai Devon identificava come sua: un ginocchio tirato su contro il petto con il braccio disinvoltamente appoggiato sopra. Il vento gli frustava la camicia e gli faceva volare i capelli. Dietro di lui il sole screziava d'oro e cremisi il cielo, una grossa palla che affondava nel mare profondo. Onde lunghe e gentili facevano ondeggiare la nave e riempivano il mare di creste bianche. Si era fermata a guardarlo con il cuore in gola. Era un'immagine di maschia perfezione e pulsava di vita. Solcava il mare e, allo stesso tempo, si protendeva in avanti come se ne facesse parte. La nave e il cielo, il mare e l'uomo; tutti plasmati insieme. Quella visione rivelava un lato diverso di lui, una parte di Cole che aveva intuito, ma mai interamente compreso. Le dava anche la sensazione di una guarigione. Una lenta, calma riconciliazione che si stava svolgendo dentro di lui. I margini ruvidi e Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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taglienti della sua personalità, così dolorosi quando si erano conosciuti a Fort Monroe, stavano finalmente cominciando a levigarsi. Anche gli incubi avevano cominciato a sparire. Aveva indietreggiato, non volendo interrompere la sua solitudine, quando Cole si era girato come avvertendo la sua presenza. Le aveva sorriso e aveva allungato una mano. Devon aveva esitato, poi si era avvicinata con la sensazione di camminare in sogno. Ricordava poco di quello che si erano detti: solo che il sole si era inabissato ed era scomparso. Le stelle erano sorte a una a una e deboli scintillìi di luce avevano lentamente cosparso il cielo indaco di una brillantezza luminosa e tremolante. Per tutto il tempo Cole le aveva tenuto la mano. L'aveva toccata in un modo che non aveva niente di erotico, ma che li aveva fatti sentire molto vicini. Erano riusciti a stabilire una fiducia e un'amicizia che aggiungevano una dimensione diversa alla loro relazione; una dimensione pura e luminosa, molto diversa dalla fumosa caligine e dal fuoco passionale del loro modo di fare l'amore, ma ugualmente potente. Devon fissò il mare con espressione assente, incapace di contenere la propria gioia. Quando la preoccupazione che il loro matrimonio fosse solo un accordo temporaneo minacciava di invaderla, la bandiva bruscamente. Se in seguito avesse dovuto rimanere delusa, pazienza. Aveva accumulato ricordi più che sufficienti a durarle per il resto della vita. Per il momento era contenta di vivere solo per l'attimo. Se in quel preciso momento era destinata a stare con Cole, così sarebbe stato. In modo totale e completo. Non appena ebbe preso mentalmente questa decisione, tra la ciurma passò l'ordine di spegnere le luci, e la nave piombò nell'oscurità. Anche se se lo era aspettato, la quiete misteriosa e il nero totale le fecero battere il cuore a tutta velocità, perché potevano significare solo una cosa. Era il momento in cui avrebbero violato il blocco. Sollevò le gonne e si mosse a tentoni attraverso l'oscurità, dirigendosi verso il ponte di comando. Vi trovò non solo Cole e il pilota della nave, ma anche zio Monty e il signor Finch. Scivolò silenziosamente in mezzo a loro. L'unico altro luogo dove poteva andare era la cabina, ma il pensiero di restare seduta da sola tutta la notte senza sapere nulla era intollerabile. Lì almeno avrebbe avuto la presenza di Cole a confortarla. Anche in quel momento, mentre studiava il suo profilo, sentì che un po' di paura e di nervosismo cominciavano a svanire. Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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La notte prima le aveva spiegato in termini nautici quello che avrebbero affrontato durante la missione e fu su quello che si concentrò. Dopo essere salpati da St George avevano tenuto una buona andatura. Troppo buona, in effetti. A mezzogiorno Cole ordinò di ammainare le vele e spegnere i motori per farsi trasportare dalla corrente intorno a Cape Fear e raggiungere il fiume per Wilmington dall'estremità settentrionale del blocco, la loro attuale posizione. Devon guardò il cielo. Era una notte senza luna e li avviluppava una leggera nebbia: il sogno di tutti quelli che forzavano il blocco. Non avrebbero potuto sperare in condizioni migliori. Mentre procedevano cautamente, una grande tensione si diffuse per la nave. Gli ordini venivano solo bisbigliati. La bussola fu avvolta in uno straccio scuro per schermarne la fioca luce. Non c'era rumore se non il sordo rombo dei motori e il lieve sciabordio della scia creata dai propulsori a elica della Ghost. Dritto di prua, Devon vide incombere una montagnola che riconobbe dalla descrizione di Cole come Smith Island. Divideva il Cape Fear River alla sua imboccatura in due canali: il New Inlet verso nord, guardato dai cannoni di Fort Fisher, e il canale principale verso sud, guardato da Fort Caswell. Aguzzò la vista cercando il segnale che li avrebbe guidati nel canale. ― Là ― disse piano, vedendo attraverso la fitta nebbia un fioco bagliore. Presto riuscì a individuare anche la seconda lanterna. ― Va bene, lasciatela andare alla deriva ― disse Cole. Diede il comando senza esitazione, anche se Devon era ben consapevole del rischio. La Ghost doveva avanzare verso nord, tenendo d'occhio le luci finché da due fossero diventate una sola. Solo allora la nave sarebbe stata in posizione per superare la secca senza arenarsi. In teoria era un piano efficace. Ma c'erano troppe cose che potevano andare male. Gli uomini dei due fortini potevano aver saputo della missione e aver spostato le luci, il che li avrebbe mandati a schiantarsi. La posizione poteva essere stata calcolata male. Una forte folata di vento poteva aver rovesciato una lanterna. La voce di Cole era fredda e controllata. ― Calma... Calma... Ecco. Mandala dentro. Devon trattenne il respiro, aspettando il rumore digrignante che avrebbe significato essere intrappolati. Veleggiarono dritti attraverso lo stretto passaggio. Udì chiaramente il Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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soffio quando tutti gli uomini a bordo lasciarono andare il fiato. Accanto a lei Finch si ficcò una mano in tasca e ne tirò fuori un sigaro. Con mano tremante, sfregò un fiammifero e lo sollevò verso l'estremità. Cole si girò furioso, afferrò il sigaro e lo strappò dalla bocca di Finch. Gli rovesciò via il fiammifero dalla mano e lo spense con lo stivale. ― Cosa diavolo fate? ― sibilò. L'uomo lo fissò stupefatto. ― Ma stavo solo... non pensavo... ― Capitano! A prua a tribordo ― sussurrò il pilota in tono concitato. Cole voltò le spalle a Finch e concentrò la sua attenzione sul fiume. Devon scrutò nella nebbia ma non vide nulla. La voce di Cole era poco più di un un freddo e calmo sussurro. ― Sì, la vedo. Un po' a tribordo. Mantienila così. ― Avanzarono metro dopo metro e Devon non vedeva ancora nulla. Sentì una piccola vibrazione sotto i piedi quando la Ghost andò contro la marea. La massa nera e immobile di una cannoniera si materializzò alla sua destra mentre la sorpassavano. Trattenne il respiro, aspettandosi di vedere da un momento all'altro il lampo rabbioso dei cannoni che sparavano contro di loro. Miracolosamente, passarono inosservati, avvolti dalla nebbia e dalla notte nera come l'inchiostro. Ancora altri cento metri e Devon sentì le dita dello zio Monty affondarle nel braccio. ― Là! ― esclamò piano. ― Ne vedo una! ― Tutto a sinistra ― ordinò Cole in un rauco sussurro. ― Spegni il motore. Solo quello di tribordo, dannazione! Adesso! Il pilota obbedì e la Ghost virò di novanta gradi verso sinistra. La cannoniera scivolò oltre sulla loro destra. La nave era così vicina che Devon udì le conversazioni degli uomini a bordo. Le tremavano le ginocchia e si afferrò alla murata nello sforzo di rimanere in piedi. Una nave fantasma apparve dalla nebbia dritto di prua, tagliando loro la strada. ― Ferma ― disse Cole. Il pilota obbedì di nuovo, spegnendo il motore di babordo. La Ghost rimase silenziosa e ferma sull'acqua. Ma lo slancio e la corrente continuarono a spingerla avanti, direttamente sulla rotta dell'altro scafo. Devon chiuse gli occhi, preparandosi alla collisione. Passarono invece così vicini alla poppa dell'altra che lo spruzzo delle pale della ruota inzuppò il ponte. Il sollievo invase Devon. Avrebbe voluto crollare in un poco dignitoso mucchietto di stracci nel bel mezzo del ponte di comando, ridendo e Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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piangendo allo stesso tempo. Sentì Monty afflosciarsi vicino a lei. Il pilota si lasciò andare contro la barra del timone e Finch si appoggiò alla murata come se stesse per sentirsi male. Solo Cole era rimasto impassibile davanti al pericolo. ― Ho bisogno di una lettura ― disse. L'ordine fu mandato avanti dove un uomo che maneggiava le catene di prua calò il piombo e controllò la profondità e le condizioni del fondale. L'informazione così ottenuta fu rimandata al ponte di comando sempre a bassa voce. Devon capì perché Cole non era apparso sollevato quando avevano mancato di un pelo l'altra nave. Quello che non voleva spiegare ai passeggeri tremanti lui e il suo equipaggio lo sapevano fin troppo bene: la corsa era appena cominciata. I motori della Ghost vennero nuovamente alimentati e procedettero nella notte, schivando unità da guerra nemiche man mano che avanzavano. Per i nervi sempre più tesi di Devon, ogni nave mancata e ogni incontro ravvicinato erano più terrificanti del precedente. Periodicamente Cole chiedeva una lettura. Ascoltava il rapporto sulle condizioni del fiume, adoperando i dati per aggiustare la direzione. In breve tempo, la debolezza della loro posizione fu spaventosamente chiara. Cole navigava il fiume alla cieca, senza niente che lo guidasse se non il ricordo, l'istinto e quel po' di informazioni che era in grado di ottenere dalle letture. Le aveva detto che di solito ci volevano due ore, da Cape Fear a Fort Fisher. Le aveva anticipato che ce ne avrebbero impiegate quattro. Erano passate ormai sei ore da quando erano entrati nel fiume. Con tutte le fermate, le partenze e le deviazioni, era addirittura possibile che avessero girato in tondo e fossero di nuovo diretti verso il mare, una posizione che li avrebbe lasciati vulnerabili a ogni attacco, completamente circondati dai vascelli nemici. Devon guardò Cole. La linea della bocca era severa; intorno agli occhi si notavano rughe di tensione mentre la nave avanzava con circospezione. Nell'ultima ora si era fermato sempre più spesso per nuove letture. A est il cielo era tinto di un roseo bagliore mentre il sole cominciava la sua ascesa. Stavano per perdere del tutto la loro copertura. ― Non sapete dove siamo, vero? ― sibilò Finch con il viso bianco di paura. ― Ci avete fatto cadere in trappola. Cole lo ignorò e si rivolse al pilota. ― Ho bisogno di una lettura. Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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― Un'altra? ― esclamò Finch con voce stridula, venata di panico. ― Non vedete che sta sorgendo il sole? Non c'è tempo! Purtroppo aveva ragione. Un lampo rosso striò il cielo rosato. Un rumore stridulo e saettante riempì l'aria sopra le loro teste, seguito dal ruggito di un'esplosione quando una granata toccò l'acqua dietro di loro. Devon girò su se stessa con il cuore che le martellava contro il petto. Sei navi da guerra nemiche accostavano da sopravvento con i cannoni che fiammeggiavano.
16 ― Fuoco alle macchine! ― urlò di sotto Cole. ― Datemi tutto il vapore possibile! ― Sentì la spinta delle macchine sotto i piedi quando la Ghost ruggì alla vita, mulinando acqua nella scia. Non avrebbero più avanzato piano, scivolando furtivamente lungo il fiume. La velocità era la loro unica possibilità di sopravvivenza. Gli spari piovevano tutt'intorno a loro. Le navi da guerra erano ancora troppo lontane per poter mirare bene, ma si stavano rapidamente avvicinando. La ciurma, in posizione, prese posto ai cannoni. ― Fuoco, signore? ― gridò una giovane recluta dalla sua posizione dietro un cannone girevole da cinquanta libbre. ― No! ― gridò Cole. ― Tenetevi calmi, uomini. Aspettate il mio ordine! ― No? ― gli fece eco Finch, incredulo. Si girò verso gli uomini e agitò il pugno. ― Fuoco, dannazione! Sparate a quei bastardi! Fuoco! L'equipaggio ignorò Finch e fissò invece il capitano, mentre intorno a loro piovevano gli spari. Cole si girò e gridò verso i macchinisti. ― Abbiamo bisogno di essere più veloci! ― Il fumo si riversò dalle ciminiere mentre ancora stava urlando il comando. Sapeva che gli uomini in sala macchine stavano spalando carbone nella fornace più in fretta che potevano, ma non poteva aspettarsi che la nave raggiungesse in pochi secondi la massima velocità. Si passò le dita tra i capelli con le viscere attanagliate da una nauseante paura. Aveva fallito, non li aveva portati dall'altra parte. I federali li stavano accerchiando. Guardò le navi da guerra e poté identificarle tutte. Conosceva per nome la maggior parte degli uomini che le comandavano, alcuni li considerava addirittura amici. Ora doveva fare del suo meglio per Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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spazzarli via. Gli spari esplosero più vicini e seppe di non avere scelta. La battaglia era in corso. ― Alle armi! ― chiamò. ― Pronti a fare fuoco! Il suo occhio colse un lampo azzurro pallido. Devon. La afferrò per il braccio e la fece girare verso la scaletta che portava dalla plancia di comando al ponte principale. ― Scendi di sotto e aspettami in cabina ― le ordinò recisamente. ― Ma... ― Dannazione, Devon, subito! Scendi di sotto! ― Capitano! ― gridò il pilota. ― A tutta dritta, Big Hill! Cole girò su se stesso, scrutando la costa piatta finché non vide la protuberanza di sabbia a cui si riferiva l'uomo. Lasciò la presa sul braccio di Devon mentre lo invadeva un gelido sollievo. Ce l'avevano fatta. Subito dopo Big Hill c'erano le batterie di Fort Fisher. In pochi secondi, esplose nell'aria il ruggito del fuoco dei cannoni. Sopra la Ghost passarono proiettili incandescenti e caddero minacciosamente vicino alle navi da guerra, che si arrestarono immediatamente. Spararono ancora alcuni colpi rabbiosi e inutili, radunandosi in lontananza come un branco di cani rabbiosi, poi si ritirarono. Le grida di gioia dell'equipaggio si mescolarono con le grida di trionfo degli uomini del forte mentre la Ghost doppiava la lingua di sabbia e il percorso verso Wilmington era ormai libero e sgombro. Monty gli calò la mano sulla spalla. ― Mio buon amico. ― Era raggiante. ― Bel lavoro. Davvero ottimo. Finch tirò fuori il fazzoletto e si tamponò la fronte. ― Per un momento ho pensato che non ce l'avremmo fatta. ― Guardò Cole in modo sospettoso. ― Ci siete andato terribilmente vicino, capitano. Perché non avete fatto fuoco su quelle navi? ― Non ho l'abitudine di sprecare munizioni. Il Sud ha bisogno di tutte le sue risorse ― rispose inventando una ragionevole menzogna. Finch aggrottò la fronte e si ficcò il fazzoletto in tasca. ― Io avrei sparato comunque. ― Forse questo spiega perché io sono il capitano di questa nave e voi no. ― Cole si girò e prese la mano di Devon. ― Se lorsignori vorranno scusarci, ho delle faccende da sbrigare prima di attraccare, e credo che mia moglie abbia bisogno di un po' di riposo. Accompagnò Devon attraverso il ponte e lungo lo stretto corridoio che conduceva alla cabina. Durante il percorso nessuno dei due pronunciò una Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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parola. Quando arrivarono la fece entrare e, con un calcio, chiuse la porta dietro di loro. Poi la avvolse in un potente abbraccio e la strinse forte a sé. Poi la baciò in modo famelico, per il bisogno di sfogare la paura e la frustrazione che aveva represso. Finalmente riuscì a staccarsi. Le fece correre le mani lungo il dorso e respirò profondamente. ― Non avrei mai dovuto portarti. Ci siamo andati troppo vicini, Devon. Troppo dannatamente vicini. Lei si ritrasse e lo fissò in volto. ― Non importa. Ce l'hai fatta. Ci hai portati dall'altra parte. ― A stento. Non sapevo io stesso cosa diavolo facevo. ― Non ho mai dubitato di te, neppure per un momento. La fissò, stupito dall'assoluta convinzione nella sua voce, dalla fiducia totale che brillava nei suoi occhi. Si sentì sopraffatto... e del tutto immeritevole. ― Che farò di te? ― domandò con voce roca. ―: Non lo so, ma sospetto che ti verrà in mente qualcosa. L'invito nelle sue parole era chiaro. Ma per quanto l'offerta lo tentasse, Devon appariva esausta. E Cole si sentiva come se fosse passato attraverso un tritacarne. Con queste premesse non gli fu difficile fare il generoso. ― Più tardi ― disse gentilmente. Le sfiorò la guancia con la punta delle dita, ancora stregato dalla morbidezza vellutata della sua pelle. ― Perché non ti distendi per un po' ― suggerì. ― Ti raggiungo tra poco. ― Dove vai? ― A controllare il carico prima che venga scaricato. ― Espirò e si passò una mano alla base della nuca. Gli dolevano tutti i muscoli del corpo. La stanchezza gli annullava i pensieri, altrimenti non si sarebbe mai lasciato sfuggire le parole successive. ― Grazie a Dio nessuno di quegli spari è arrivato più vicino. Con quello che trasportiamo, la nave sarebbe saltata in un... ― Si interruppe bruscamente, imprecando tra sé. Devon lo fissò con calma. ― Cole, lo so. La guardò incredulo. Non poteva... ― Quelle casse segnate "articoli di ferro" sono piene di fucili ― disse. ― I barili segnati "farina" sono pieni di polvere da sparo. Nella stiva hai anche altri tipi di munizioni, vero? Lui si lasciò sfuggire una risata sorda. ― Non riesco a immaginare perché ho pensato di poterti nascondere qualcosa. Devon inarcò un sopracciglio scuro. ― Neanch'io. La metà delle casse immagazzinate erano piene di frivoli articoli di Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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lusso, l'altra metà di fucili e munizioni. Cole sapeva che il tipo di carico trasportato era altrettanto importante dell'abilità dimostrata nel violare il blocco. Portare armi sarebbe stato interpretato come un segno di leale devozione alla causa sudista, una cosa che probabilmente avrebbe impressionato Sharpe. ― Presumo che tu abbia preso le misure necessarie ― disse Devon. Cole annuì. ― Nei fucili i percussori sono storti al di là di ogni possibile riparazione, la polvere da sparo è stata inzuppata di acqua salata e sono stati fatti dei buchi nei proiettili perché esplodano. ― Aveva dovuto lasciare qualche cassa integra a scopo di controllo, ma la maggior parte delle munizioni era priva di valore. ― Bene ― disse Devon, soffocando uno sbadiglio. ― Dormi un po'. Tornerò non appena possibile. Cole si ritrovò occupato per tutto il giorno invece che solo per poche ore. Quando fu finalmente in grado di tornare in cabina, era ormai scesa la notte. Di solito Devon gli lasciava una luce, ma quella sera la stanza era nel buio più totale. Accese una lampada e la tenne bassa. Devon era distesa a letto, rannicchiata sul fianco, e gli girava le spalle, ancora tutta vestita. Il vassoio della cena che aveva ordinato che le portassero era posato ancora sul tavolo, intatto. ― Non hai fame? ― chiese. Lei non si mosse né emise suono, anche se Cole sapeva che era sveglia. Aggrottò la fronte mentre si avvicinava al letto e sedeva. Il materasso affondò sotto il suo peso. Il corpo di Devon rotolò verso di lui, con la schiena premuta contro la sua coscia. Non si spostò, né gli si strinse addosso. Niente. Cole respinse una crescente sensazione di panico mentre allungava un braccio verso di lei. Malgrado il tepore della notte, aveva la pelle fredda e umida. ― Devon, cosa c'è? Stai male? Lei fissava con sguardo spento la parete, poi disse piano: ― Lasciamo Wilmington domani, Cole. Supera il blocco ed esci da questa storia. Dimentica Sharpe, la guerra, tutto. Scappa e basta. La prese tra le braccia, cullandosela in grembo. La percorse tutta con le mani, cercando di infonderle il calore del proprio corpo. ― Devon, non avrei dovuto lasciarti sola, oggi. Stai soffrendo gli effetti di uno shock ritardato per la missione di ieri. È un'esperienza terrificante anche per i più... ― No. No, non è quello. ― Inclinò il viso verso di lui. Anche se non piangeva, aveva gli occhi rossi e gonfi; le tracce delle lacrime brillavano Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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ancora sulle guance. ― Non possiamo inseguire Sharpe, Cole. Se lo facciamo, andrà tutto male. Molto male. Cole abbassò lo sguardo su di lei e il rimorso gli fece dolere tutto il corpo. Evidentemente era rimasta più scossa di quanto avesse sospettato. ― Da dove viene tutto questo? ― Dormivo e ho visto tutto ― disse con un respiro tremante. ― Ho visto esattamente quello che succederà. ― Hai fatto un brutto sogno. ― No, non era un sogno. Era una visione. A volte ne ho, quando sta per accadere qualcosa di brutto. È come se Dio cercasse di avvertirmi. Ne ho avuta una prima che mio padre mi mettesse su quel treno, poi un'altra prima che Billy morisse e una volta una a proposito di un albergo nel quale stavamo zio Monty e io. Vidi che stava per scoppiare un terribile incendio, e così è stato proprio la notte successiva. ― E adesso hai sognato Sharpe. ― Non mi ascolti! ― Devon scosse la testa contro il suo petto, stringendogli la camicia nel pugno. ― Non è stato un sogno. È vero, Cole. È esattamente quello che accadrà se noi daremo la caccia a Sharpe. ― Rasserenati ― la calmò, con tenerezza. ― Sono qui, Devon. Ti sto ascoltando. Raccontamelo. Lei chiuse gli occhi. Le tremava la voce, quando parlò. ― Non so dov'eravamo, era tutto fosco. Io ero lì, c'era zio Monty e c'eri tu... ma non eri lì. Non capisco. ― Fece una pausa e un respiro profondo. ― Sharpe aveva un fucile. C'era sangue sul mio vestito, sulle mie mani, e non riuscivo a smettere di urlare. Cole sentì stringersi lo stomaco mentre respingeva l'immagine che quelle parole creavano. La strinse di più tra le braccia, pensando alle proprie oscure premonizioni il giorno che si erano messi in rotta per Wilmington. ― Non accadrà, Devon ― giurò. ― Non accadrà, mi senti? Si ritrasse dal suo abbraccio per studiarne il volto. ― Significa che non darai la caccia a Sharpe? ― Devon, non posso... ― Cole, ti prego. La fissò negli occhi, odiando la paura e la disperazione che vi lesse. ― Devo farlo ― disse, rifiutandosi di mentirle. ― Siamo andati troppo avanti per poter tornare indietro. Lo fissò in silenzio. ― Lo so. Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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― Te lo prometto, andrà tutto benissimo. Le si riempirono gli occhi di lacrime mentre le sfuggiva un singhiozzo soffocato. ― C'era così tanto sangue... La vista di quelle lacrime lo ferì come il morso di una frusta. La strinse forte, passandole dolcemente la mano sui capelli. ― Andrà tutto bene ― giurò. ― Te lo prometto, Devon. Il suo incubo non si sarebbe avverato, e per una ragione molto semplice. Quando fosse arrivato il momento del confronto con Sharpe, avrebbe fatto in modo che Devon non fosse nei paraggi. Cole procedeva rapidamente per le strade di Wilmington, stupito per i cambiamenti che erano avvenuti in città nell'anno e mezzo da che era cominciata la guerra. Le strade erano fangose e maltenute, i negozi vuoti e spogli. Un'aria di povertà e infelicità incombeva sulla città come una nube oscura. Avvertiva gli sguardi furtivi della gente che oltrepassava e si chiese se c'era in lui qualcosa che lo tradiva. Indossava pantaloni e camicia di buona qualità, non troppo ricchi ma nemmeno logori. Non portava l'uniforme sudista. Non aveva mai dichiarato di far parte della marina militare confederata, perché Sharpe avrebbe potuto controllarlo facilmente. Si dichiarava invece un profittatore. Uno che infrangeva il blocco per denaro, ma che aveva forti propensioni sudiste. Era un retroterra un po' ambiguo, ma lui preferiva così. No, in lui non c'era nulla che potesse tradirlo. Aveva soltanto i nervi ancora un po' scossi. Tre notti prima Devon l'aveva profondamente turbato con i suoi discorsi di visioni e disastri. Quel particolare, combinato con le sue cupe premonizioni, lo aveva riempito di brutti presentimenti, anche se il mattino dopo avevano cercato di archiviarli come la conseguenza della fatica e della stanchezza. Monty era l'unico che sopportasse bene la situazione. Anzi, sembrava andargli benissimo. Monty aveva un vestito diverso per ogni giorno della settimana e a Cole sembrava che fossero tutti a scacchi. Questo rendeva facile identificarlo, grande e grosso com'era. Specialmente in quel momento, in piedi su una cassa davanti a una folla che andava aumentando. Sorrideva, gridava e si agitava: i suoi gesti esagerati erano visibili anche dall'altra parte della strada. Cole scosse la testa e soffocò un gemito. Moderazione, ecco cosa gli aveva promesso Monty. Ma con Montgomery Persons, evidentemente Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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non era possibile. Cole guardò lo striscione che pendeva sopra la testa di Monty: LO SCIROPPO CALMANTE DELLA SIGNORA WINSLOW. PANACEA MIRACOLOSA PER TUTTI I MALI. C'erano bottiglie di sciroppo meticolosamente accatastate sulla bancarella coperta dietro di lui, ricche di etichette rosse e oro di grande effetto che facevano il paio con lo striscione. Cole non sapeva da dove venisse lo sciroppo, né voleva saperlo. Individuò Devon in piedi accanto alla bancarella e andò a raggiungerla. Lei gli fece un breve sorriso, poi rivolse di nuovo la sua attenzione allo zio. ― Di tutte le benedizioni che la vita ha da offrirci ― diceva Monty alla folla con voce rimbombante ― nessuna supera in valore la buona salute. Chi tra di noi non ha ceduto a una gravosa malattia, per poi guarire e provare la felicità, la gioia, la ricompensa di una buona salute? E che sensazione meravigliosa, amici miei, che sensazione meravigliosa! Suo malgrado, Cole rimase impressionato. Monty manipolava la folla come un predicatore evangelico, offrendo lodi e salvezza un momento e dolore il successivo. ― Ma che mi dite di quelli tra voi che soffrono in silenzio, quelli che hanno una persona cara in preda alla sofferenza? Pensate che il mondo vi abbia dimenticato? No, non vi ha dimenticato! La signora Winslow non vi ha dimenticati! ― Perché non siete in guerra a combattere? ― disse forte tra il pubblico un interlocutore inopportuno. Monty affrontò l'uomo con fredda disinvoltura. ― Mio buon amico ― disse con espressione benevola. ― Sono felice che lo abbiate chiesto. Perché, vedete, il mio cuore è coraggioso come quello di chiunque altro, ma ho anche le gambe più vigliacche che si siano mai viste. Un risatina percorse la folla e l'interlocutore inopportuno fu spinto indietro. Monty afferrò una bottiglia e la agitò in aria. ― Parlando della guerra, non dimenticate i vostri cari in prigione o nei campi di prigionia ― disse forte. ― Una bottiglia allevierà i peggiori casi di infiammazione, ulcera, scorbuto, febbre e dolor di pancia. Voi, laggiù! ― Indicò due giovanotti che stavano poco lontano. ― Un beneficio secondario dello sciroppo: quando si applica sul viso favorisce la crescita lussureggiante dei favoriti, e senza macchiare la pelle! Notevole, dite? Ma vero! È tutto vero! La gente si spinse avanti, offrendo banconote guadagnate con fatica. Anche se Cole dubitava che quel toccasana potesse aiutare qualcuno, Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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immaginava che non facesse nemmeno male... se non al portafoglio. Conteneva probabilmente un misto di alcol, acqua, menta e altre erbe disponibili quando era stato imbottigliato. Dopo che fu passata un'ora e la riserva di Monty era quasi esaurita, una ragazza si fece strada fino alla prima fila del pubblico. L'indifferenza di Cole sparì immediatamente. Era a piedi nudi, portava un vestito di ruvida lana marrone. Tra le braccia teneva un bimbo piangente. La ragazza schiuse il pugno, tendendo poche monete. ― Vi prego! Vi prego, signore, devo avere quello sciroppo! Monty aggrottò la fronte. ― Sei malata? ― No, non è per me, è per la bambina. È malaticcia da quando è nata. Monty si chinò e sollevò la sottile copertina di cotone che copriva il viso della bimba. ― È tua sorella? ― chiese gentilmente. La ragazza scosse la testa e un timido sorriso le illuminò il viso. ― No, sono la sua mamma. Il padre è in guerra a combattere. ― Capisco ― disse Monty raddrizzandosi. La guardò ancora per un secondo, poi scosse la testa. ― Mi dispiace. Lo sciroppo è troppo forte per un bambino. Il sorriso della ragazza svanì mentre il panico trasformava i suoi lineamenti. ― È per i soldi, vero? Lo so che non sono sufficienti, ma è tutto quello che ho. Non ne ho altri. ― Mi disp... ― Aspettate! ― gridò lei disperatamente. ― Posso scavare nel mio orto! Ci sono carote e patate. Ve le darò tutte. Vi prego, io non ho bisogno di cibo. Ho solo bisogno di qualcosa per la bambina. Monty emise un profondo sospiro, vedendo quello che vedeva Cole. La poveretta era pelle e ossa. Aveva bisogno di ogni grammo di cibo che aveva e non sarebbe comunque bastato. ― Non voglio il tuo cibo... ― Oh, vi prego ― disse lei con voce strozzata. ― Vi darò qualsiasi cosa. Qualsiasi cosa. Ma devo avere una bottiglia di quella pozione. ― Mia cara... ― Vi prego, voi non capite ― disse la ragazza mentre stringeva la gamba di Monty. ― L'altra notte ho pregato per un miracolo, e adesso voi siete qui. Sulla bottiglia c'è perfino scritto miracolosa. Ecco perché devo averla. Lo so che la farà guarire, lo so. Monty la studiò per un lungo, silenzioso momento. Alla fine emise un profondo sospiro e tese la mano. ― Molto bene. Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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La ragazza gli fece cadere le monete nel palmo con il viso soffuso di un sorriso luminoso. ― Oh, grazie signore. Grazie. ― Allungò la mano verso la bottiglia, ma Monty la tenne lontana dalla sua presa. ― Su, su, mia cara. Come ho detto, questo è troppo forte per un bambino. Lascia che ti dia l'altra formula. Cole guardò disgustato mentre Monty intascava le monete. Si fece avanti, deciso a impedire la truffa. Devon gli prese il braccio. ― Lascialo stare, Cole. La fissò stupito. ― Cosa? Non possiamo permettere che... ― Lascialo stare. Nel suo tono c'era una tranquilla fermezza. Cole scosse la testa, chiedendosi perché non fosse nauseata come lo era lui. E tuttavia fece come gli diceva, osservando Monty trafficare dietro il banco e poi porgere alla ragazza una scatola contenente lo sciroppo. La ammonì a non aprirla finché non arrivava a casa per non rischiare di perderne anche solo una goccia. Lei lo ringraziò con calore, poi trotterellò via. Cole aggrottò la fronte e disse a Devon: ― Non crederai che quello che le ha dato guarisca effettivamente la bimba. Devon alzò le spalle. ― No, non guarirà la bimba. Ma sarà utile ed è tutto quello che possiamo fare. Cole la osservò raggiungere Monty, colto alla sprovvista dalla sua fede nella medicina. Devon abbracciò brevemente lo zio, mormorandogli parole che sembravano di lode. Il disagio di Cole aumentò. Forse Devon aveva imparato a tollerare i trucchi e le astuzie di quel ciarlatano, ma lui proprio no. L'assoluta mancanza di rimorso di Devon e di Monty nel prendere le monete della ragazza lo infastidiva più di quanto volesse ammettere. Rendendosi conto di aver perduto terreno, Monty e Devon distribuirono gratuitamente le poche bottiglie che rimanevano ai soldati feriti. Gli uomini accettarono più che volentieri il tonico, poi si allontanarono zoppicando. Cole aiutò Monty a smantellare il banco mentre Devon piegava lo striscione. Quando ebbero finito, lei si scusò ed entrò nel piccolo negozio dall'altra parte della strada, desiderando acquistare alcuni oggetti prima di tornare alla nave. Anche se Cole dubitava che avrebbe trovato molto tra gli scaffali spogli, gradì l'opportunità di parlare con Monty da solo. Cole aveva affittato un carro coperto e un vecchio ronzino dalla schiena insellata, l'unico animale in tutta la città che assomigliasse a un cavallo e Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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non fosse stato requisito dall'esercito. Mentre caricavano le cose, disse: ― Bel lavoretto, Monty. Sono convinto che riusciresti ad affascinare un serpente al punto di farti dare la sua pelle. L'uomo alzò le spalle. ― Così mi hanno detto. ― Fece un cenno a una carrozza di passaggio, inclinò il cappello all'indirizzo delle signore all'interno, poi si rivolse di nuovo a Cole. ― A proposito di serpenti, oggi ho ricevuto un messaggio da parte del nostro buon amico Finch. Cole si irrigidì. ― Dov'è andato? ― L'uomo aveva lasciato la nave il giorno che avevano attraccato e non si era più fatto vedere. ― A quanto pare ha seguito la faccenda. Evidentemente siete stato promosso su entrambi i fronti, capitano. Il carico era in ordine e nessuno ha mai sentito parlare di voi... né come sentinella del blocco, né come contrabbandiere. Esattamente quello che volevamo. ― E adesso? ― Adesso procederemo secondo i piani. La vostra nave è carica, pronta a partire. Finch ci incontrerà a bordo alle cinque in punto per la partenza, proprio come avete chiesto voi. ― Finch sarà a bordo per il percorso di ritorno? ― Non se lo perderebbe per tutto l'oro del mondo. Questo diminuiva considerevolmente la possibilità di finire in una trappola, almeno finché a bordo c'era lui. L'uomo ci teneva moltissimo a salvarsi la pelle. E tuttavia Cole si sentiva a disagio. Si chiese perché Finch avesse inviato un messaggio a Monty invece che a lui, che era il capitano della nave. C'erano parecchie possibilità, nessuna delle quali molto rassicurante. I suoi occhi fissarono Monty mentre gli diceva: ― Sapete, potrebbe essere che Finch non abbia idea della rotta che Sharpe sta seguendo con quella nave. Anzi, potrebbe non aver mai sentito parlare di Sharpe. Potrebbe essere solo un fantoccio che avete pagato per attrarmi ad accettare questa missione e farvi fare un bel guadagno. Monty calò la mano sulla spalla di Cole in un gesto di approvazione. ― Brillante, ragazzo mio, assolutamente brillante! Mi vergogno solo di non averci pensato io stesso. ― Quello che mi interessa sapere è se è vero. Monty sorrise. ― Sapete qual è il vostro problema? Vi siete fidato di me e ora ve ne pentite. ― Sospirò e scosse la testa. ― Mio buon amico, è un sintomo classico; lo incontro sempre nella mia attività. Siete arrabbiato con voi stesso e sospettate di me, ma non c'è Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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modo di tornare indietro. Vi ho offerto Jonas Sharpe e la mia cara nipote in una bella confezione e avete fatto un salto di gioia all'opportunità di averli entrambi. Avreste dovuto pensare a queste cose prima di accettare, ma ora è troppo tardi. ― Ascoltate, dannazione: se credete che questo sia (una specie di gioco... ― Un gioco? No, capitano, certamente non lo è ― ribatté Monty. Per una volta, il suo tono era serio. Devon si avvicinò al carro e Cole lasciò cadere la discussione. La aiutò a salire, facendola accomodare tra lui e Monty mentre ritornavano alla Ghost. ― A proposito, capitano ― disse Monty. ― Finch si aspetta una piccola somma da parte vostra. Cinquecento dollari, per essere esatti. Cole tirò le redini e fece fermare di botto lo stanco ronzino. ― Per che cosa? ― Be' bisogna pagare le tasse di attracco ai moli. Poi ci sono le tasse di esportazione sul cotone e l'indennità per le ore extra degli stivatori che hanno aiutato il vostro equipaggio nel carico e nello scarico. ― Non ho mai sentito parlare di queste tasse. Mi sembra che Finch stia diventando avido. ― O è così, oppure sono usi locali. ― Monty ci pensò su, poi alzò le spalle. ― Un po' l'uno e un po' l'altro, sospetto. ― Finch si aspetta che trovi cinquecento dollari in meno di trenta minuti? ― Se intendiamo lasciare Wilmington oggi, sì. Le tasse devono essere pagate prima. ― È impossibile. Monty aggrottò la fronte. ― Il denaro è poco importante, capitano. Lo recupereremo come minimo cento volte quando venderemo il cotone che abbiamo importato. ― Questo è il punto. Sono rimasti a mio nome all'incirca dieci dollari in valuta sudista. Il carico che ho portato è stato barattato direttamente con il cotone; non c'è mai stato scambio di valuta. ― Cole aveva sufficiente valuta nordista in cabina da coprire le tasse, in realtà, ma un ribelle che infrangeva il blocco non poteva certo mostrare banconote yankee in un porto sudista. Era riuscito a mettere le mani su alcune banconote del Sud prima di lasciare St George, ma naturalmente non erano sufficienti. ― Capisco. È un brutto pasticcio, vero? ― disse Monty, ma non sembrava preoccupato. Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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Cole emise un sospiro di disgusto, poi si scosse quando rammentò il denaro che la folla aveva lanciato a Monty per lo sciroppo della signora Winslow. Anche se lui non approvava, a cinque dollari la bottiglia Monty aveva incassato almeno quanto era loro necessario per pagare le tasse. Probabilmente due volte tanto. ― Pagate voi Finch ― disse in tono brusco. ― Vi rimborserò in valuta unionista. ― In realtà, capitano, preferirei non fare così. Cole si irrigidì. ― E io preferirei non pagare per niente quei dannati soldi. Ma sembra che nessuno dei due possa scegliere, no? ― Purtroppo sono spiacente di non essere in grado di favorirla. ― Ascoltate, Monty... ― Cole, non ha il denaro ― lo interruppe Devon. ― Su, su, ragazza mia, non c'è nessun bisogno... ― cominciò Monty agitandosi a disagio sul sedile. ― Che vuol dire che non ha il denaro? ― disse Cole. ― L'ho visto prendere almeno... ― Gli morì la voce quando rammentò l'elisir che Monty aveva venduto alla ragazza. A differenza degli altri che aveva dato alla folla, il suo non era contenuto in una bottiglia trasparente. Le aveva dato invece una scatola ben chiusa e l'aveva ammonita di non aprirla finché non era tornata a casa. Rammentò il dolce sorriso di Devon mentre diceva: "Non guarirà la bambina. Ma sarà utile". Si girò e fissò Monty con stupore incredulo. ― Lo avete dato a quella ragazza, vero? ― Fino all'ultimo dollaro ― rispose Devon al posto dello zio. ― E probabilmente anche fino all'ultimo centesimo che aveva in tasca. Monty distolse lo sguardo con un'espressione irritata. ― Anch'io ho i miei principi ― brontolò. Cole scosse la testa sbalordito. ― Non lo avrei mai creduto. ― Vi ringrazierò se al riguardo terrete la bocca chiusa ― disse bruscamente Monty. ― Io ho una reputazione da salvare. Cole guardò Devon passare il braccio sotto quello dello zio con espressione compiaciuta e orgogliosa. Con uno schiocco delle redini, avviò il ronzino e riportò il pensiero alla faccenda più immediata. ― Questo ci lascia con meno di mezz'ora a disposizione per mettere insieme cinquecento dollari in valuta locale. Monty si ravvivò, felice del diversivo, in particolar modo perché era un argomento di cui era esperto. Si stropicciò le mani con il suo bel sorriso di nuovo stampato sul viso. ― Mezz'ora? Tempo più che sufficiente, mio Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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buon amico, tempo più che sufficiente. ― Indicò una taverna del porto davanti alla quale stavano per passare. ― Penso che questa faccia al caso nostro, capitano. Cole fermò e legò il carro. Assicurò le redini sapendo che avevano ben poca scelta. Evidentemente Monty aveva intenzione di alleggerire tutte le tasche del locale. Entrarono nella taverna buia e affollata e sedettero a un tavolo lungo una parete laterale. Monty studiò un gruppo di tre uomini, ascoltando le loro conversazioni. Anche Cole li guardò. I tre sembravano ricchi. Era facile ascoltare la loro conversazione, poiché si stavano vantando ad alta voce dei soldi che avevano guadagnato dall'inizio della guerra. Una donna si avvicinò timidamente, tamburellò sulla manica di uno di questi e sussurrò qualche parola. L'uomo si accigliò per l'interruzione. Fece un commento agli amici a proposito delle mogli rompiscatole, poi si rivolse di nuovo alla donna. ― Mettiti un po' seduta. Non vedi che ho delle cose da sbrigare? ― La donna si girò e uscì dalla taverna con la bocca serrata e l'espressione infelice, mentre gli uomini riprendevano a bere. Monty sorrise. ― Per Giove, credo che abbiamo trovato il nostro uomo. ― Non potevamo sperare di meglio ― replicò Devon. Cole era preoccupato. ― Assicuratevi solo che non vi colga sul fatto mentre gli sfilate il portafoglio. Monty sollevò le sopracciglia e guardò Devon. ― Che uomo grossolano, eh? ― disse. ― E anche molto scettico ― convenne lei. ― Non ha nessuna fiducia. Cole ascoltò con impazienza mentre discutevano dei suoi difetti. Alla fine Monty si rivolse a lui e disse: ― Capitano, non ho intenzione di rubare niente. In dieci minuti quell'uomo mi offrirà cinquecento dollari. Anzi, si arrabbierà se non li accetterò. ― E come intendete ottenere tutto ciò? Monty gli tese un cartoncino. Cole lo prese e lesse forte. ― Calvin. Reputato astrologo e divinatore di eventi futuri. Settimo figlio di un settimo figlio... ― Ah, scusate. ― Monty gli sfilò il cartoncino e lo sostituì con un altro. Diceva semplicemente: CAV. HORACE GREELEY AGENTE DEL GIOCO DEL LOTTO Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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― Ancora non capisco. ― Capirete, mio buon amico, capirete. Quanti soldi avete con voi? Cole aggrottò la fronte perplesso e mise una mano in tasca. ― Solo... ― Perfetto. ― Monty gli prese di mano la banconota da dieci dollari e fece un cenno a una delle donne che servivano ai tavoli. ― Mia cara, vedete quel gentiluomo in piedi accanto al bancone? Sì, quello con il vestito azzurro. È un mio vecchio compagno di scuoia e ho scordato il suo nome. La donna strizzò gli occhi verso il bancone. ― Volete dire Edward Oakes? Siete andato a scuola con lui? Monty sorrise raggiante. ― Ma certo, il caro, vecchio Eddy. Gli altri compagni e io usavamo chiamarlo Zampe di Ragno, ma non vi voglio annoiare. ― Posò la banconota da dieci dollari sul vassoio. ― Siate un tesoro e non ditegli che non riuscivo a ricordare il suo nome. Sapete, sarebbe molto imbarazzante. La cameriera intascò rapidamente il denaro, annuì e se ne andò. Monty si alzò, prendendo il cartoncino e il cappello. ― Potete cronometrarmi se volete, capitano. Dieci minuti, non di più. ― E con questo se ne andò, facendosi strada tra la folla verso l'entrata della taverna. Cole guardò Devon. ― Non è possibile che dica sul serio ― affermò in tono piatto. ― Nessuno riesce a truffare cinquecento dollari in dieci minuti. Devon osservò lo zio allontanarsi, poi guardò l'uomo che stava per essere truffato. ― Hai ragione, non ci vorranno dieci minuti ― assentì, soffocando uno sbadiglio. ― Non gli saranno necessari più di cinque minuti. Cole era incuriosito. Osservò Monty farsi strada dall'entrata della taverna in direzione dei tre uomini. Per fortuna erano abbastanza vicini perché potesse ascoltare le loro parole. ― Perdonatemi, signori ― disse Monty quando arrivò davanti al gruppetto. ― Mi è stato detto che qui potevo trovare un certo signor Oakes. ― Sono io Oakes ― rispose la preda. ― Ah, mio buon amico, che bello finalmente incontrarvi. È davvero un onore, signore, ― Prese la mano di Oakes e la strinse vigorosamente. ― Cominciavo a temere che non vi avrei mai trovato. Oakes si accigliò. ― Chi siete? Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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― Perdonatemi, ho veramente perso la testa. ― Monty fece un piccolo inchino e tese il proprio cartoncino. ― Horace Greeley al vostro servizio, signore. Rappresento la Commissione per il gioco del lotto degli Stati Confederati. Ho il privilegio di informarvi che la vostra generosità nei confronti della nostra causa è stata ripagata. Oakes aggrottò la fronte. ― Non so cosa... ― La maggior parte delle persone acquistano biglietti solo per un valore di cinque, magari dieci dollari ― disse Monty agli amici di Oakes. ― Ma sapete che cos'ha fatto il signor Oakes? Ha acquistato biglietti per un valore di mille dollari! Tutti i fondi vanno direttamente ad aiutare i ragazzi in guerra, ma non ci saremmo mai aspettati tanta disinteressata generosità, tanta gloriosa dedizione alla nostra causa. ― Fece una pausa, sorridendo benignamente a Oakes mentre i suoi amici lo fissavano a bocca aperta per lo stupore. Oakes appariva stupito quanto i suoi compagni. ― Immaginate la nostra felicità all'Ufficio del gioco del lotto ― continuò Monty in tono mellifluo ― nello scoprire che in effetti il signor Oakes aveva vinto l'estrazione! ― Ho vinto? ― gli fece eco l'uomo. ― Infatti. Un bellissimo purosangue arabo, il cavallo più nobile che abbia mai visto. Generato dallo stesso stallone che è stato recentemente consegnato al presidente Jefferson Davis in persona. La sella è stata eseguita dall'artigiano che ha disegnato anche quella di Jeff Davis. Avrete indubbiamente visto su tutti i giornali le illustrazioni del presidente seduto in groppa al suo magnifico destriero. Ora voi, signor Oakes, viaggerete nel medesimo, magnifico stile. Uno stile che si adatta a un uomo della vostra condizione e generosità. ― Sì? ― disse Oakes. Monty annuì. ― Vorremmo anche distribuire a tutti i giornali illustrazioni di voi in sella ad Apollo. Immagino la didascalia, che dovrebbe dire: "Edward Oakes, Nobile Patriota Confederato". Con il vostro permesso, s'intende. Cole osservò Oakes gonfiare il petto con espressione soddisfatta. ― Ma certo. ― Se vi è comodo, i miei collaboratori possono consegnarvi Apollo domani mattina a casa. ― Andrà benissimo ― concedette magnanimamente l'uomo. ― Molto bene ― disse Monty. ― È emozionante. Ci sono solo alcuni Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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dettagli, signore, e poi me ne andrò. ― Sì? ― Siete voi Edward Oakes? ― Naturale. ― Lo stesso Edward Oakes che ha acquistato dalla Commissione per la Lotteria degli Stati Confederati biglietti per un valore di mille dollari? ― Certo che l'ho fatto. Dato che la Commissione per la Lotteria degli Stati Confederati non esisteva fino a cinque minuti prima, quando Monty l'aveva inventata, Cole decise che era una bella prova di sfacciataggine. ― Molto bene, signore ― rispose Monty. ― Ho solo bisogno di vedere il vostro biglietto e poi me ne vado. ― Il mio biglietto? ― Sì. C'è anche la faccenda della tassa di consegna. Come rammenterete spetta interamente al vincitore. Cinquecento dollari per trasportare Apollo sulla goletta che ha violato il blocco ed è appena arrivata in porto. — Cinquecento dollari? — disse Oakescon voce strozzata. ― Sì, signore. Una somma trascurabile se si confronta con il valore del cavallo. La sola sella vale di più! Allora, signore, posso vedere il vostro biglietto? ― Be', io non... Cioè... ― Il vostro biglietto, signor Oakes. ― Sapete, non porto con me quel dannato pezzo di carta. ― Ma certo, signore. Capirete però che ho necessità di vedere il vostro biglietto prima di poter consegnare Apollo. Oakes prese il portafogli, ne tolse cinque fruscianti banconote da cento dollari e le ficcò in mano a Monty. ― Questo è tutto quello che vi serve vedere. Monty guardò le banconote con espressione addolorata. ― E assai irregolare. Temo di non essere autorizzato a consegnare il cavallo finché non avrò visto la prova che... ― Mi state dando del bugiardo? ― chiese Oakes con voce alterata. ― Ma certo che no! ― balbettò Monty con evidente sgomento. ― Signore, non ho mai avuto intenzione... ― Allora prendete questi dannati soldi e portatemi il mio cavallo. Ho comprato i biglietti ed è mio di diritto. Mi aspetto di vedervi di buon'ora Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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domani mattina. ― Sì, signore. ― Monty accettò le banconote e scarabocchiò l'indirizzo. Strinse ancora una volta la mano all'uomo. ― Non avete idea della mia contentezza, signor Oakes. A domani, allora. ― Si toccò il cappello e uscì facendosi strada tra la folla. ― È una vera cannonata, eh? ― disse Devon a Cole. ― Incredibile ― concordò Cole, impressionato suo malgrado. Osservò gli amici di Oakes congratularsi con lui per la sua fortuna e non provò il minimo senso di colpa. Dopotutto, Oakes non aveva avuto scrupoli a togliere il purosangue arabo al legittimo vincitore. Se avesse ammesso anche solo una volta di non aver comprato i biglietti della lotteria, avrebbe avuto ancora le sue banconote. Cole scortò Devon fuori della taverna. Salirono sul carro coperto e percorsero la breve distanza fino alla Ghost. Monty li stava aspettando accanto alla passerella con il suo sorriso gioviale stampato sul viso. ― Un tipo disposto a collaborare, eh? ― disse, riferendosi a Oakes. ― Senza troppo cervello, certo, ma fare affari con lui è stato ugualmente un piacere. ― Come sapevate che non avrebbe fiutato l'inganno? ― chiese Cole mentre aiutava Devon a scendere dal carro. Monty sbuffò sdegnosamente. ― Devo ancora incontrare un uomo intelligente che chiami mamma la moglie. Cole passò lo sguardo da Devon allo zio, riflettendo sulla loro situazione. Erano dietro le linee nemiche, sul punto di rischiare ancora una volta la vita per attraversare il blocco. Aveva un quasi suocero che era il più scandaloso truffatore che avesse mai incontrato in tutta la vita. La sua novella sposa era stata condannata per assassinio e lui era stato indotto a sposarla grazie a un ricatto. Non era mai stato così felice. ― Sono orgogliosa di te, zio ― disse Devon, alzandosi sulla punta dei piedi per dargli un rapido bacio sulla guancia. ― C'è ancora una cosa che vorrei tu facessi per me. ― Qualsiasi cosa, ragazza mia. ― Restituisci a Cole il suo orologio. Cole spalancò gli occhi mentre infilava una mano nella tasca della camicia e la ritirava vuota. Devon si girò e si avviò verso la passerella. Monty aggrottò la fronte ed emise un profondo sospiro. Scosse la testa mentre passava l'orologio a Cole con un'espressione addolorata sul viso. Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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― Ho fatto tutto quello che potevo, capitano ― disse. ― Ma temo che non ci siano speranze. Quella ragazza non diventerà mai una vera ladra. Ha il cuore maledettamente troppo tenero, ecco cosa, ha il cuore maledettamente troppo tenero. Cole osservò il gentile dondolio dei fianchi di Devon mentre risaliva la passerella. Non poteva essere più d'accordo. Monty aveva ragione, il destino di quella donna non era quello di diventare una ladra. Bensì una signora. La sua signora.
17 Devon sentì le macchine della Ghost ruggire sotto i suoi piedi e si preparò alla missione. Ce l'avevano fatta ad arrivare a Wilmington, non c'era motivo per non dovercela fare a uscire. Purtroppo questa volta gli uomini del blocco li aspettavano. Devon represse un brivido, lottando per tenere alto il coraggio. Cole avrebbe fatto in modo che tutto andasse bene. Era sempre così. Lo cercò, desiderando stargli accanto mentre la nave lasciava Wilmington. Ma i ponti erano così ingombri di cotone che non riusciva a vedere nulla. In effetti, ogni centimetro quadrato della nave era ingombro di grosse balle. Nell'attraversare il ponte sembrava di avventurarsi in un labirinto. Perse l'equilibrio e inciampò alcune volte perché lo scafo sembrava sbandare da un lato all'altro. Aggrottò la fronte chiedendosi se c'erano problemi alle macchine. Finalmente riuscì a raggiungere il ponte di comando. Cole notò la sua presenza, poi tornò alle manovre di verifica. Adesso capiva perché la nave dava l'impressione di scuotersi da una parte all'altra. Stava mettendo alla prova il pilota, obbligandolo a fare fermate improvvise e secche virate. Stava provando la Ghost per vedere come avrebbe reagito. Perfino Devon sentiva che la nave era un po' lenta, che rispondeva in ritardo ai comandi. Lo scafo affondava nell'acqua più di prima e gemeva sotto il peso eccessivo. Devon studiò il viso di Cole per vedere se era preoccupato. Non sembrava turbato, solo serio, ma come se stesse memorizzando ogni minimo ondeggiamento della Ghost. Continuarono in quel modo verso Fort Fisher, eseguendo improvvise Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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fermate e partenze. Zio Monty e Finch presto li raggiunsero sul ponte di comando, occupando le stesse postazioni. La conversazione si limitava allo stretto indispensabile. ― Capitano ― disse il pilota quando si avvicinarono al forte ― c'è una lancia diretta verso di noi. ― Girale intorno ― rispose Cole. Il pilota virò, tentando di fare manovra intorno alla piccola imbarcazione. La lancia rispose con un colpo di fucile e fece per tagliare la strada alla prua della Ghost. ― Sembra che voglia fermarci ― disse il pilota. Cole aggrottò la fronte mentre fissava la lancia, poi annuì. ― Ferma le macchine. La lancia si diresse verso di loro, affiancandoli fino a urtare contro lo scafo della nave. ― Chiediamo l'autorizzazione per salire a bordo, capitano ― dissero forte. ― Che diavolo vogliono? ― borbottò Monty sottovoce. ― Non ne sono sicuro ― ribatté Cole. A queste parole Finch si girò e fissò Cole. ― Pensavo che aveste fatto questo percorso molte volte. Devon rimase immobile chiedendosi se non si erano appena traditi, ma Cole si limitò ad alzare le spalle. ― L'ho fatto non più di tre mesi fa ― mentì freddamente. ― Alla mia nave è stato permesso di lasciare il porto senza problemi. Finch lasciò cadere il discorso mentre Cole si rivolgeva al pilota e diceva l'unica cosa possibile date le circostanze. ― Lasciateli salire. Gli uomini dell'equipaggio lanciarono una cima. Gli uomini nella lancia assicurarono l'imbarcazione, poi salirono a bordo. Il gruppo consisteva di una decina di uomini, ognuno dei quali portava un bastone con le estremità avvolte strettamente in un tessuto scuro e garzato, oltre a un ferro sottile. L'ultimo che salì per primo portava una torcia fiammeggiante. Devon trattenne il respiro, immaginando per un momento che intendessero avvicinare la torcia alle balle di cotone. Invece non fecero alcuna mossa, ma aspettarono tranquillamente mentre il capo si avvicinava al ponte di comando. ― Capitano ― salutò l'uomo quando li ebbe raggiunti. Indossava pantaloni di lino e una camicia che forse un tempo potevano essere stati bianchi, ma che ora erano striati di sudore e di fumo. La pelle era scura e spessa, una fitta barba gli scuriva le guance. I capelli potevano essere Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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biondi o castani, ma erano troppo sporchi perché Devon potesse distinguerne il colore. ― Avete proprio una bella nave ― disse. ― Proprio bella. ― Chi siete? ― Mi chiamo Lerner. Ex sorvegliante della piantagione Clarke. Ora lavoro per la contea rintracciando schiavi fuggitivi. ― Si guardò intorno sul ponte di comando, spalancando gli occhi nel notare Devon. Incurvò le labbra in un sorriso lascivo, un sorriso per cui Devon si sentì sporca come l'uomo che aveva davanti. ― E avete anche un bel carico a bordo. ― Che cosa volete? ― disse brusco Cole. Riluttante, Lerner distolse lo sguardo da Devon e lo guardò. ― Nuove regole, capitano. Tutte le navi che lasciano Wilmington devono essere affumicate e perlustrate. ― Non ho tempo per queste cose. ― Mi dispiace, ma sono le regole. Fort Fisher non lascerà passare nessuno se non diamo il segnale che siete pulito. Non ci vorranno più di trenta minuti. ― Alzò la mano e fece un cenno agli uomini. ― Al lavoro, ragazzi! Gli uomini di sotto toccarono la torcia con i loro bastoni avvolti di garza. Ma invece di prendere fuoco, i bastoni emisero un fumo acre e spesso. Benché stesse in alto e fosse lontana, Devon sentì che gli occhi e i polmoni cominciavano a bruciare. Si avvicinò istintivamente a Cole e sentì la confortante pressione del suo braccio quando glielo fece scivolare intorno alla vita. Rimasero a osservare in silenzio mentre gli uomini si muovevano nell'intricato labirinto di balle di cotone, applicando le torce agli stretti spazi tra una e l'altra. I minuti passavano con torturante lentezza. ― Ehi, ne ho beccato uno! ― gridò uno degli uomini con voce rauca per l'eccitazione. Devon sentì Cole irrigidirsi accanto a lei mentre gli uomini convergevano in massa verso quel punto. Due di loro si misero a ciascuna estremità dello stretto passaggio dal quale era arrivato il grido e infilarono le torce fumanti nello spazio angusto. Il resto degli uomini si arrampicò sulle balle di cotone e, con grida e scherzi, menò colpi con le lunghe verghe di ferro. Devon sentì contrarsi lo stomaco. Strinse tra i pugni le pieghe della gonna, lottando per non urlare. Finalmente gli uomini si fermarono. Uno di loro avanzò nell'angusto passaggio e trascinò fuori lo schiavo catturato. Il fuggitivo aveva forse diciotto anni, non di più. Era piegato in due, aveva le guance rigate di Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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lacrime mentre tossiva e ansimava in cerca d'aria. La pelle era lacerata dai colpi crudeli. Cole si lanciò in avanti, ma Monty lo prese per un braccio e lo trattenne. ― Calma, ragazzo mio ― sussurrò. ― Calma. Non c'è nulla che possiamo fare. Devon si rese conto con acuta disperazione che Monty aveva ragione. Non erano nella posizione per poter aiutare lo schiavo. Se Cole avesse saputo prima che il fuggitivo era a bordo, forse avrebbe potuto fare qualcosa. Ma non ora. Non avrebbero oltrepassato Fort Fisher senza il segnale di Lerner che la nave era pulita e disposta a collaborare. 0 senza far sospettare a Earl Finch che Cole non era un sudista leale. Cole doveva essere giunto alla stessa conclusione perché non si mosse più quando Monty gli lasciò andare il braccio. Ma conoscendolo come lo conosceva, Devon non mancò di notare la fredda furia dei suoi occhi mentre osservava gli uomini mettere i ceppi ai polsi e alle caviglie dello schiavo e poi buttarlo sulla lancia. Lerner si girò verso Cole con un sorriso giulivo. ― Nascondete altri negri, capitano? Cole si girò, fulminando l'uomo con tutto il peso del suo furore. Il sorriso di Lerner si ghiacciò d'un tratto, mentre faceva uno stupefatto passo indietro. ― Avete ottenuto quello che volevate ― disse Cole in tono feroce. ― Adesso fuori dalla mia nave. Lerner arrossì di collera. ― Bene ― sputò. ― Badate ai vostri passi nell'attraversare quel blocco, capitano. Non vorrei che i miei uomini dovessero perdere tempo a raccogliere i pezzi della vostra nave, quando verrà distrutta e restituita dal fiume. ― Si girò e urlò ai suoi uomini di tornare alla lancia. Cole lo fissò, poi chiese con calma: ― Avete finito qui, signor Lerner? ― Abbiamo finito ― sghignazzò Lerner. ― Bene. Allora permettetemi di aiutarvi a scendere dalla mia nave. ― Lo afferrò per il colletto. ― Che diavolo... ― Lerner si contorse e menò un colpo a vuoto, ma era troppo tardi. Cole lo trascinò alla murata e lo scagliò fuori bordo come si fa con la spazzatura. Udirono un tonfo sonoro quando Lerner toccò l'acqua, seguito dal suono di furibonde imprecazioni. ― Ben fatto, capitano ― disse Monty. ― Quell'uomo aveva davvero Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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bisogno di un bagno, vero? Finch si accigliò e scosse la testa. ― Spero che sappiate quello che fate, Smith. ― Questa è la mia nave, signor Finch. La dirigo a modo mio e a bordo non ho posto per la feccia come Lerner e i suoi uomini. ― Come facciamo a sapere se segnalerà al forte che possiamo proseguire? ― insistette Finch. Monty sorrise. ― A meno che non sia un cretino... il che, badate, non è del tutto impossibile, si terrà alla larga. Se non oltrepassiamo il forte, chi pensate sarà il primo al quale daremo la caccia, con tutti i cannoni pronti a fare fuoco? ― Indicò la lancia mentre una piccola bandiera verde veniva issata sull'albero maestro. ― Ecco! Sapete, sembra proprio che il nostro buon amico Lerner lo abbia capito da solo. Fece un cenno al macchinista e le macchine ripresero di nuovo vita. Veleggiarono sotto la protezione di Fort Fisher e si misero al largo per aspettare il buio. Devon rimase sul ponte di comando mentre Cole faceva le ispezioni tra gli uomini, controllando i cannoni e le munizioni, offrendo parole di incoraggiamento. Finalmente furono pronti per cominciare. Cole fece un segnale all'uomo di postazione alle catene di poppa. Invece di sollevare l'ancora, gli uomini dell'equipaggio si limitarono a estrarre un perno dall'anello, lasciando che la catena scivolasse silenziosamente in acqua. La notte era chiara, il mare calmo, una falce di luna crescente brillava nel cielo di mezzanotte: tutte condizioni pericolose per la missione. Tuttavia la Ghost avanzò furtiva, muovendosi come una nave da guerra fantasma nel mare nemico. La missione era cominciata. La speranza di Devon di riuscire a sopportare meglio la tensione, dato che c'era già passala una volta, si infranse dieci minuti dopo aver lasciato il forte. Ogni fermata e avvio, ogni ostacolo mancato per un soffio le mandavano brividi gelati lungo la spina dorsale e le facevano tremare le ginocchia. A giudicare dalle espressioni tese dello zio e del signor Finch, non era la sola ad avere quelle sensazioni. Anche il pilota sembrava stremato; aveva il viso pallido, la camicia zuppa di sudore. Solo Cole appariva calmo e la sua espressione non tradiva nulla se non un'enorme concentrazione. ― Calma, ora ― disse in un basso sussurro, senza rivolgersi a nessuno in particolare. ― Ci siamo quasi: ancora un altro miglio o poco più. Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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Non appena ebbe pronunciato quelle parole Devon lo udì bisbigliare aspramente: ― Pilota, tutto a babordo! Lancia armata a prua di tribordo! Devon guardò avanti e vide una piccola barca a remi con forse una dozzina di uomini che pattugliavano l'acqua. La nave fece un brusco movimento a sinistra, mancando la lancia per un soffio. A quanto pareva gli uomini nella piccola imbarcazione erano stati colti di sorpresa tanto quanto la ciurma della Ghost. Devon udì le loro grida di sorpresa mentre i remi si fracassavano contro lo scafo. Si ripresero in fretta, però. In pochi secondi il cielo notturno fu striato di bagliori che segnalavano la presenza della Ghost alle altre unità di pattuglia. Monty schioccò la lingua. ― Bella ingratitudine, dico. I bengala illuminarono la loro posizione. Smith Island giganteggiava a dritta, segnando il punto in cui l'estuario del Cape Fear River si apriva in mare. Devon guardò indietro e le si seccò la bocca. Nella loro scia c'erano tre navi da guerra: una fregata a vela da cinquanta cannoni, una fregata a vapore da quaranta cannoni e una corvetta a vela da ventiquattro cannoni. Non c'era possibilità che la Ghost potesse ingaggiare battaglia. Né potevano correre a cercare la protezione di Fort Fisher. Davanti a loro c'era solo il mare aperto. ― Apri tutto! ― gridò Cole al macchinista. ― A tutta velocità! Uomini, issate le vele! ― Issare le vele? ― protestò Finch. ― Verranno fatte a brandelli dagli spari! ― Non a questa distanza ― disse Cole deciso. ― Per quale motivo pensate che non sparino? Finché riusciamo a mantenere questa distanza, saremo a posto. ― Cos'avete intenzione di fare? ― domandò Finch. ― Faremo una bella corsa... a meno che non abbiate un suggerimento migliore. ― Avreste dovuto investire quella dannata lancia, ecco che cos'avreste dovuto fare! Cole lo ignorò e gridò agli uomini di sotto: ― Spostate tutto quel cotone dalla prua. Voglio che sia impilato a poppa, il più alto possibile. Devon si interrogò sull'ordine finché gli uomini non si affrettarono a obbedire e lei avvertì l'impercettibile cambiamento di posizione del ponte sotto i piedi. Il cotone era stato distribuito in modo uguale sulla nave per mantenerne l'equilibrio, ma adesso Cole voleva velocità. Spostare le grosse Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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balle a poppa sollevava la prua fuori dell'acqua e immergeva più profondamente le eliche, dando loro maggior impulso. Sperò solo che fosse sufficiente. La caccia continuò all'alba e per buona parte della giornata. La manovrabilità era l'unico vantaggio della Ghost sui vascelli più grandi che la tallonavano, e Cole la sfruttava al massimo. Quando le fregate si avvicinavano, faceva scartare la nave tutta a tribordo o a babordo, lasciando gli avversari a contorcersi goffamente dietro di loro per adattarsi alla nuova rotta. Di tanto in tanto le fregate facevano fuoco, saggiando la gittata, ma dovevano ancora avvicinarsi di molto perché i cannoni raggiungessero il bersaglio. La caccia esauriva il fisico e l'anima. L'equipaggio lavorava facendo dei turni, spalando carbone nella fornace il più in fretta possibile e gli uomini ne uscivano coperti di sudore e di polvere nera. Anche Cole fece il turno sottocoperta nel calore bruciante della sala macchine. Finalmente la luce brillante del giorno cominciò a impallidire, mentre cenni di crepuscolo si mostravano nel cielo. Devon si avvicinò a Cole per la prima volta da quando avevano cominciato la missione. ― Ce la faremo ― disse piano. Fu più un'affermazione che una domanda. Cole le prese la mano e la strinse dolcemente. ― Sì. Quando scenderà la notte, potremo far perdere le tracce nell'oscurità. Dobbiamo solo continuare per un'ora o poco più... ― Capitano ― lo interruppe un uomo dell'equipaggio mentre si precipitava sul ponte di comando. ― Capitano, mi dispiace, non me ne sono accorto. Abbiamo spalato carbone a tutta velocità e pensavo che ne avessimo abbastanza... ― Si fermò, immettendo aria nei polmoni con grandi respiri convulsi che sembravano sorsate. Cole lasciò andare bruscamente la mano di Devon. ― Mi stai dicendo che abbiamo finito il combustibile? ― Sì, signore. Mi dispiace, signore. Sul ponte di comando cadde un silenzio pesante. Devon guardò le navi che li inseguivano e seppe che non c'era modo di andare più veloci di loro usando solo la forza delle vele. Senza le macchine, la Ghost sarebbe stata raggiunta in pochi minuti. ― E a Wilmington? Pensavo che lì avessimo fatto rifornimento. ― Infatti, ma abbiamo trovato solo carbone morbido del Sud, appena estratto dalle miniere. Non possiamo usarlo. Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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Cole levò lo sguardo verso il cielo, studiando il dolce crepuscolo color lavanda. ― Alimenta le macchine ― comandò. ― Voglio che tu e gli uomini ce lo spaliate dentro il più in fretta possibile. Metteteci anche la polvere di carbone. ― Ma signore, il fumo... ― L'uomo smise di parlare mentre un lento sorriso gli si diffondeva sul volto. ― Sì, signore. Subito, signore. ― Balzò giù dal ponte di comando e si mise a correre verso la sala macchine. Cole porse a Devon un fazzoletto e le spiegò come legarlo sulla bocca e sul naso. Quando le macchine della Ghost rallentarono, le navi da guerra si avvicinarono e cominciarono a sparare, colpendo l'acqua a pochi metri di distanza. ― Cosa state facendo, capitano? ― chiese Finch. ― Non cercate nemmeno di rispondere al fuoco? ― Se fossi in voi, me lo metterei ― rispose Cole, facendo un cenno verso il fazzoletto di Finch. ― Ne avrete bisogno. Riluttante, Finch obbedì. Anche il resto degli uomini si coprì il volto, schermando naso e bocca. In pochi secondi Devon comprese perché. Il fumo acre che avevano sopportato durante la ricerca dei fuggitivi era stato nulla al confronto di quello che si riversò dai camini della nave. I fumaioli emisero sonori rigurgiti, poi ne uscì un fumo soffocante e fitto, nero come la notte, che li avviluppò completamente. Si posò sulla nave come una nuvola scura e pesante. Presto si diffuse anche più in là e coprì addirittura il mare. Devon comprese. Poiché Cole non poteva aspettare la notte, chiamava la notte su di sé. Il fumo fitto, combinato con le ombre del crepuscolo, rendeva la Ghost quasi invisibile. Scrutando dietro di sé, Devon vedeva solo una bruma nera dove soltanto qualche momento prima giganteggiavano minacciosamente le navi da guerra. Solo le tonanti esplosioni dei cannoni indicavano che erano ancora seguiti. Cole tirò giù il fazzoletto per urlare agli uomini di sotto: ― Adesso ammainate le vele! ― Gli uomini sciolsero le cime e le vele ricaddero inerti. Cole si rivolse al pilota. ― Tutta a tribordo, poi spegni le macchine. Il pilota obbedì, fece una brusca virata a destra, poi lasciò che andasse alla deriva con la corrente nel fumo nero e fitto. Dopo il frenetico inseguimento durato sedici ore, quel movimento gentile aveva qualcosa di sovrannaturale. La Ghost rimase assolutamente immobile, ammantata di Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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fumo e di silenzio. Il truccò funzionò. Devon trattenne il respiro mentre le navi da guerra proseguivano a tutto vapore con i cannoni in fiamme, sparando alla cieca verso una preda che non c'era più. La ciurma emise un basso ruggito di sollievo. Cole afferrò Devon e la fece girare in tondo tenendola tra le braccia. Prima che lei riuscisse a recuperare il fiato, le abbassò il fazzoletto che le nascondeva il viso e la baciò sulla bocca. Devoti gli restituì il bacio, senza pensare a tutte le persone che li circondavano. Sapeva di carbone, di sudore e di fumo; le sue labbra erano ruvide e granulose. ― Ben fatto, capitano, davvero molto bene ― disse Monty quando la nipote e Cole si separarono. ― Il bacio o la fuga? ― chiese Devon allegra, troppo felice per badare alle convenienze. ― Tutti e due ― ribatté Torrione. Ficcò le mani in tasca e ne estrasse un pugno di sigari. ― Credo che l'occasione meriti una celebrazione. Qualcuno fuma? ― Verso dove, capitano? ― chiese il pilota. Cole guardò Earl Finch. ― Credo che tocchi a voi, signor Finch. Ho superato la prova? Finch si tolse il fazzoletto dal collo e prese tempo pulendosi la fuliggine dal viso e dalle mani. Aspirò bene il suo sigaro, poi sbuffò lentamente il fumo. ― Capitano, ci sono state almeno cento volte in cui ho pensato che saremmo morti tutti. Avete corso dei rischi che nessun uomo savio avrebbe corso. E non avete sparato nemmeno un colpo. ― Fece una pausa e sul viso aveva un fiero cipiglio di disapprovazione. ― Ma ci avete fatti entrare e ci avete fatti uscire, e questo è quanto il signor Sharpe mi ha detto di verificare. ― Capitano? ― ripeté il pilota con la mano sul timone. Cole guardò Finch. ― Il signor Sharpe vi aspetta a Nassau ― disse Finch. ― Organizzerò un incontro quando saremo arrivati. Cole non si mosse e la sua espressione non cambiò. Ma per un solo secondo Devon poté giurare di aver visto lo spettro di un sorriso passargli come un lampo sul viso. Fece un cenno al pilota. ― Hai sentito. Traccia una rotta. Devon era da sola alla murata della nave e fissava le stelle mentre la Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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brezza di mezzanotte le soffiava sulla pelle. Il mare era liscio e calmo, una lastra di vetro scuro che rifletteva il cielo sovrastante. Sfrecciavano leggeri sulla superficie, spinti solo dal vento. Sollevò il mento, lasciando che la brezza le soffiasse sul collo e sulle spalle. Era troppo irrequieta per rimanere in coperta, così era uscita sul ponte per fare le sue riflessioni. Il suono della voce di Cole si intromise nei suoi pensieri vaganti. ― Ti cercavo in cabina. Devon si girò verso di lui e sorrise. ― Scommetto che non c'ero. ― Non c'eri. ― Guarda un po'. Cole sorrise e allungò una mano, facendole scorrere le dita lungo la base del collo. Si sistemò accanto a lei, puntando i gomiti contro la murata. Rimasero in silenzio, godendosi la pace della notte e il silenzio della nave. Devon lo studiò da sotto le ciglia. Come lei, doveva aver fatto il bagno, perché ogni traccia di sporco e di fuliggine era sparita dalla sua pelle. Aveva un aspetto virile e bronzeo: il profilo era cesellato alla perfezione contro la luce della luna. Lo sguardo di Devon andò alla cicatrice zigzagante che gli deturpava la guancia. Ogni giorno la guarigione progrediva un po' di più. Si girò verso di lei, fissandola con tenera sollecitudine mentre parlava. ― Come stai? ― Sto bene. ― Nessun tremore? Tese la mano: era liscia e ferma. Cole scosse la testa. ― Incredibile. La maggior parte delle donne sarebbe crollata al primo segno di guai. Sì, anche la maggior parte degli uomini. Mentre parliamo, metà dell'equipaggio è rannicchiato a letto con una bottiglia di brandy. Devon alzò le spalle. ― Sono una professionista, ricordi? Sono stata addestrata fin da piccola a non mostrare paura. ― Gli fece un sorriso triste e mitigò l'affermazione altezzosa aggiungendo: ― Tranne, naturalmente, se mi fai stare in una vecchia carrozza traballante dalla parte dello strapiombo. ― Una situazione che in futuro cercherò a ogni costo di evitare, signora McRae. ― Grazie, signor McRae. Su di loro cadde il silenzio, mentre lo sguardo di lui la percorreva Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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lentamente. ― Che ci fai qui fuori? Devon alzò di nuovo le spalle. ― In realtà, nulla. ― Guardi le stelle ed esprimi desideri? ― tirò a indovinare lui, guardando il cielo brillante di mezzanotte. Devon rise e scosse la testa. ― Mai. Cole sorrise e sollevò un sopracciglio. ― Che razza di donna ho sposato? ― chiese. ― Sei in grado di violare il blocco senza un solo tremito, sai saltare da un cavallo al galoppo su un treno lanciato a tutta velocità, puoi dare inizio a una rissa in una taverna con un solo fremito delle ciglia, però non sai ballare e non esprimi desideri quando cade una stella. Stava usando la voce che Devon preferiva: bassa e rauca, gentile e beffarda. La voce che gli sentiva usare solo quando erano soli, di solito ogni volta che facevano l'amore. E a volte anche il mattino dopo, quando giacevano con le membra intrecciate e gli occhi chiusi contro la morbida luce dell'alba e nessuno dei due voleva svegliarsi completamente. E nemmeno muoversi. La voce che le lambiva l'anima come una tenera carezza. Una voce di promesse mormorate e di tenera passione. ― E allora dimmi ― continuò Cole. ― Perché non esprimi desideri quando cade una stella? ― Non lo faccio bene. ― C'è un modo corretto di esprimere un desiderio? ― Naturalmente ― rispose lei, sforzandosi di restare concentrata sulla loro conversazione. ― Uno dovrebbe desiderare cose semplici. Come per esempio qualche dollaro in più, un pezzo di torta, oppure un vestito nuovo. ― Ma tu non lo fai. Devon lo guardò negli occhi. ― No. ― E tu che cosa desideri, allora? "Vorrei tanto che tu mi amassi." Il pensiero le balzò alla mente perfettamente formato e dolorosamente reale. Scosse la testa e distolse lo sguardo, deglutendo per mandar giù il groppo in gola. ― Cose impossibili. Si avvicinò di un passo. ― Dimmele. Devon cercò una risposta adatta, poi rispose: ― Vorrei che potessimo veleggiare nella notte. Vorrei che non dovessimo inseguire Jonas Sharpe. Cole divenne subito serio. ― Hai fatto di nuovo quel sogno? Un brivido gelido le percorse la spina dorsale. Devon si morse forte il labbro e scosse la testa, respingendo il ricordo. ― No. Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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Cole le fece scivolare il braccio intorno alla vita e la avvicinò fino a farla mettere di fronte a sé. Con le braccia strette intorno alla vita, Devon gli passò pigramente le mani sugli avambracci, disposta a rimanere così per sempre. ― Abbiamo passato il peggio ― le disse. ― Finch non sospetta nulla e non c'è modo che Sharpe scopra qualcosa su di noi finché non sarà troppo tardi. Gli appoggiò la testa sul petto e chiuse gli occhi. ― Sembri così sicuro ― disse. ― Così convinto che tutto funzionerà. ― E tu sembri preoccupata. ― Cerco di non esserlo. La strinse un po' di più tra le braccia e sorrise: ― Cerchi di non sembrarlo o cerchi di non esserlo? ― Tutte e due. ― Devon, ormai è solo questione di giorni e poi sarà tutto finito. Cerca di pensare solo a questo. Quella era l'ultima cosa al mondo alla quale voleva pensare. Tra due brevi giorni avrebbero raggiunto le Bahamas. Dopo aver catturato Sharpe, si sentiva obbligata a mantenere la sua parte di accordo. Zio Monty aveva ricattato Cole perché la sposasse. Non aveva intenzione di tenerlo legato a una promessa che non aveva fatto di sua spontanea volontà. Con la logica, sapeva che era la cosa giusta da fare. Nel mondo di Cole non c'era posto per lei. Ma il pensiero di non stare con lui, di non sentirsi più circondata da quelle braccia le trafiggeva il cuore come una scheggia di vetro dai bordi frastagliati. ― Non voglio pensarci ― disse. ― Molto bene. ― Cole la cullò dolcemente. ― Ti insegnerò a ballare. Lei sorrise. ― Qui? ― Sì. ― E canterai anche? Cole sospirò. ― Hai mai sentito un cane ululare alla luna? ― Non essere modesto. ― Sarei probabilmente un insulto per il cane. Devon si divincolò tra le sue braccia. Si sollevò sulla punta dei piedi e inclinò la testa all'indietro per sfiorargli la bocca con le labbra, baciandolo con tutto il fervore, la passione e il dolore che aveva nell'anima. Baciarlo per ricordare il sapore delle sue labbra, la sensazione di quelle mani sul corpo. Baciarlo in modo da poter ricreare quella sensazione nelle lunghe Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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notti solitarie che la aspettavano. Così avrebbe potuto catturare la gioia radiosa che la invadeva ogni volta che era vicino a lei e tenerla per sempre nel cuore. Si ritrasse quasi senza fiato e lo guardò negli occhi. Erano scuri di passione e di fuoco, illuminati dall'interno da un bagliore dorato che le fece scorrere il sangue più veloce. ― Per che cosa l'hai fatto? ― le chiese roco. ― C'era bisogno di un motivo? ― Mai. ― La prese per mano. ― Torniamo dentro. Devon scosse la testa. ― Non ho sonno. Cole si chinò e la sollevò tra le braccia. A lunghi passi, attraversò rapidamente il labirinto di balle di cotone in direzione della cabina. ― Bene.
18 Le strade di Nassau pulsavano di energia. La città era inondata di colore, incorniciata da un mare di zaffiro e da abbaglianti spiagge bianche. Nativi abbigliati in modo vivace passeggiavano disinvolti, parlando forte nel dolce dialetto dell'isola. Alte palme ondeggiavano nel vento. Forse era solo il contrasto con la desolata povertà e la miseria che aveva visto a Wilmington a far sembrare la città così prospera e felice. Qualunque fosse la ragione, era decisa a godersela. Assaporò ogni particolare mentre viaggiava in una carrozza aperta seduta tra Cole e lo zio. Com'era sua abitudine, Earl Finch era sparito non appena la nave aveva attraccato. E per una volta Devon non avrebbe sentito la sua mancanza. Respinse dalla mente i pensieri su Finch e si concentrò invece sul paesaggio intorno a sé. Pur sapendo che Nassau era un porto sudista per il contrabbando di armi, proprio com'era stata St George, la differenza era stupefacente. St George era pittoresca e affascinante, ma colma di un senso di vertiginosa disperazione e avidità. Lì non avvertiva nulla del genere. L'isola era più formale di come si era aspettata, ornata di palazzi imponenti e classici edifici del governo, parchi ben tenuti e giardini. Le strade strette e i pub fiocamente illuminati avevano un che di inglese e la facevano sentire a casa. Oltrepassarono Straw Market, una piazza turbolenta piena di rumore e di Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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colore. Venditori con banchi ricolmi e tavoli a cavalletto vendevano ogni articolo immaginabile, dal pesce e la frutta al merletto e al tabacco. Il Grand Motel, la cui rastrelliera era affollata di cavalli e carrozze, sembrava uno dei luoghi pubblici più attivi dell'isola. Guardando attraverso le vetrine, Devon vide che i tavoli della scintillante sala da pranzo e del salone per i ricevimenti erano tutti occupati. Il rumore sordo delle voci si riversava anche sulla strada. Riconobbe la stessa razza di uomini che aveva visto a St George: americani che fuggivano la guerra, staffette del blocco, ufficiali confederati e spie yankee. Cole diresse la carrozza verso la parte est della città, lungo una strada graziosa e tortuosa che saliva gradatamente su per la collina. Era tranquilla e piena di pace, a differenza della città vibrante di attività. Oltrepassarono abitazioni belle e imponenti, tutte dipinte in freschi colori pastello e fredde sfumature di bianco. Cole le aveva detto di avere una casa a Nassau poiché era uno dei maggiori porti navali, ma Devon non era preparata per quello che videro quando infine si fermarono. La casa era separata dalla strada da un piccolo giardino. Un arbusto coperto di primule incorniciava l'entrata; lastre di pietra grigia formavano uno zigzagante percorso attraverso il giardino verso la porta d'entrata. La casa aveva una facciata di pietra calcarea, i muri esterni erano dipinti di rosa pallido. La veranda che circondava la costruzione era messa in risalto da una loggia traforata di un bianco luminoso che accompagnava le persiane a stecche delle finestre e delle porte. Devon se ne innamorò al primo sguardo. Sembrava una casa che aveva visto in un libro di fiabe. Non era certo come si era aspettata che fosse l'abitazione di Cole, e tuttavia si inseriva perfettamente nella zona caratteristica e affascinante. Cole la aiutò a scendere dal veicolo osservando la sua reazione, ma senza dire nulla mentre le prendeva la mano e la conduceva dentro. Devon trovò che l'interno era in netto contrasto con l'esterno, ma più vicino a quello che si era aspettata di trovare. Era un interno molto maschile, pieno di mobili grandi e massicci. Le pareti erano dipinte di bianco, i pavimenti di legno scuro erano lustri e brillanti. Alla casa mancava un tocco femminile per armonizzare il tutto. Fece mentalmente un inventario mentre si aggirava per le stanze. Morbidi cuscini per le sedie del salotto in facciata, un tappeto di merletto per il tavolo della sala da pranzo, tendine per la cucina, qualche tappeto in giro, fiori del giardino disposti all'interno. Devon si interruppe bruscamente. Non sarebbe rimasta lì il tempo Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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sufficiente a effettuare nessuno di quei cambiamenti. E in ogni caso non era casa sua. Accorgendosi che Cole aspettava la sua reazione, si girò verso di lui e sorrise. ― È bellissima ― disse con sincerità. ― Andrà benissimo, capitano ― si pronunciò Monty, lasciandosi cadere su una poltrona. Balzò di nuovo in piedi quando una donna dalla pelle scura entrò nella stanza. Devon considerò che fosse sulla quarantina e, a giudicare dall'abbigliamento, una nativa del luogo. Solo alcune tracce di grigio nei capelli tradivano la sua età, perché la carnagione era quasi priva di segni. La donna era di costituzione solida, con un gran petto e i fianchi larghi. Sì muoveva con grazia malgrado la circonferenza e le gonne dai colori vivaci le ondeggiarono intorno al corpo quando entrò nella stanza. ― Bentornato, signor Cole ― disse con voce profonda e musicale, arricchita dallo stesso dolce accento che Devon aveva sentito nella parlata di altri indigeni. Cole fece le presentazioni. ― Devon, Monty, vorrei che conosceste Elize. Insieme con il marito John mandano avanti questa casa per me, quando io non ci sono. ― La donna sorrise e inclinò educatamente la testa. ― Elize, questa è mia moglie Devon, e lui è suo zio, Montgomery Persons. ― È un piacere, signora ― disse Monty con un sorriso benigno mentre Devon mormorava un educato saluto. Guardò Cole, stupita per il modo in cui l'aveva presentata. "Questa è mia moglie Devon." Non si era aspettata che menzionasse la loro relazione. Aveva pensato che lei e zio Monty sarebbero stati genericamente definiti "ospiti" e che il discorso sarebbe caduto lì. Elize gli rivolse uno sguardo duro, con i pugni sui fianchi. Passò con lo sguardo da Devon a Cole e chiese: ― Che cos'avete detto? Cole passò il braccio intorno alle spalle di Devon in un abbraccio disinvolto, con l'aria di divertirsi immensamente a provocare la donna. ― Ho detto mia moglie. Elize sollevò le sopracciglia. ― Vostra moglie, signore? Voi mi avete detto che andavate a fare la guerra. Invece siete andato finalmente a trovarvi una moglie. ― Finalmente? ― ripeté Cole con un sorriso. ― Non sapevo di dovermene cercare una. La domestica sbuffò con espressione di disapprovazione. ― Questa casa Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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ha bisogno di una moglie. ― Si rivolse a Devon con gli occhi che brillavano di affettuosa approvazione, malgrado il tono burbero delle sue parole. ― Come ha fatto questo ragazzo a convincervi a sposarlo? ― Con il ricatto ― rispose Cole al posto di Devon, come se fosse stato lui a ricattare lei e non il contrario. ― Ah! ― fece Elize. ― A questo ci credo. Venite, signora, vi mostro di sopra. Devon la seguì obbediente, lasciando Cole e Monty a versarsi da bere e a sistemarsi in salotto per parlare. Il piano superiore era molto simile al pianterreno, con grandi stanze spaziose piene di solidi mobili maschili. La camera di Cole era la più grande. Al centro c'era un grande letto di ebano a colonnine, avvolto da una zanzariera di garza. Le lenzuola bianche e inamidate avevano un aspetto terribilmente fresco e invitante. Il rossore le salì alle guance quando con gli occhi della mente vide lei e Cole fare l'amore lì sotto. Si udì bussare alla porta. Elize la aprì e fece entrare il marito, che portava i bagagli di Devon, L'uomo la salutò con calore, poi lasciò sole le due donne. Elize aprì la prima borsa, chiacchierando mentre cominciava a disfarla. Tirò fuori il vestito di seta rosa con il quale Devon si era sposata. Devon fissò l'abito con un buffo tuffo al cuore. ― Grazie Elize, ma non è necessario disfare i bagagli. La donna interruppe il lavoro e la guardò. ― La seta si stropiccia facilmente sull'isola. È meglio se... ― Grazie, ma me ne occuperò più tardi ― riuscì a dire Devon. Non sarebbe rimasta. Disfare i bagagli e sistemarsi avrebbe solo reso le cose più difficili quando fosse venuto il momento di andarsene. Elize posò gli oggetti che stava tirando fuori dalla borsa, studiando Devon con occhi scuri che sembravano riflettere la saggezza dei secoli. ― Capisco ― disse, poi si diresse alla porta. Devon si girò dall'altra parte, sentendosi come se avesse appena insultato quella donna. E, peggio ancora, come se avesse tradito Cole. Si guardò intorno nella stanza senza vedere nulla, poi lo sguardo si fermò su tre ritratti incorniciati d'argento allineati sul cassettone. Si avvicinò, più per il desiderio di distogliere la mente dalla prossima fine del suo matrimonio che per un vero interesse. Il primo mostrava una coppia anziana. Erano vestiti con abiti inamidati: tenevano la schiena più diritta dello schienale delle sedie sulle quali Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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sedevano. Così rigidi e formali sembravano quasi arrabbiati, mentre guardavano minacciosamente nell'obiettivo. Belli, forse, ma cupi. Presumibilmente, i genitori di Cole. Il secondo ritratto mostrava un'altra coppia, quasi identica nella posa, nell'abbigliamento e nell'atteggiamento, ma solo con vent'anni di meno. Il fratello Richard e la moglie Sarah. Guardò il terzo, sorridendo nel rendersi conto che era una foto di Cole. Naturalmente era stata scattata anni prima perché appariva molto più giovane. La prese in mano e la studiò, rendendosi conto che non era affatto la foto di Cole. Sorpresa, si accorse che chi la fissava era Gideon. La somiglianza era stupefacente. Aveva gli stessi folti capelli biondi, gli stessi lineamenti forti e cesellati. Era alto e di una magrezza adolescenziale, anche se la corporatura prometteva che un giorno avrebbe avuto lo stesso fisico possente di Cole. A differenza delle altre fotografie, quella non era stata fatta in studio. Gideon era all'aperto, vestito con l'uniforme della Marina, con il timone di una nave visibile alle sue spalle. La posa comunicava irrequietezza e impazienza di tornare a bordo. Sulle labbra vagava la traccia di un sorriso, come se si stesse preparando a fare un commento salace al fotografo o a qualcuno lì accanto. Sembrava giovane e forte, pieno di energia e di vitalità. Proprio come se l'era immaginato: imprudente e selvaggio, un giovane dio dotato di bellezza, giovinezza e immortalità, pronto a balzare fuori dalla cornice e muoversi per la stanza. Lo immaginava nell'atto di strappare baci alla sua innamorata o mentre mostrava agli amici i suoi trucchi con le carte. Devon posò il ritratto con il cuore pesante, mentre si lasciava cadere su una poltrona vicino al letto. Fissò gli oggetti che Elize aveva tirato fuori dalla borsa e ognuno di essi le portò alla memoria un'onda di ricordi: le forcine di tartaruga che aveva rubato in treno, il corsetto di merletto rosa. Guardò il vestito azzurro pallido che Cole le aveva regalato in Virginia, la camicia sottilissima che aveva indossato durante la notte di nozze, gli stivaletti che le aveva comprato a Fort Monroe. Ogni oggetto suscitava un ricordo diverso che le riecheggiava nella mente come accordi di un'arpa. Il risultato era una sinfonia le cui onde la lambivano, discordante e tuttavia tormentosamente bella. Tutto quello che vedeva era legato a lei e a Cole, a ciò che avevano diviso insieme. Alla fine studiò l'anello d'oro che portava al dito. Ricordava Cole in piedi davanti a lei mentre glielo infilava, così forte e orgoglioso e tuttavia Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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vulnerabile e pieno di rimpianti, ferito quanto lei dagli errori che avevano commesso, dal passato che non avevano ancora imparato a vincere del tutto o a dimenticare. Nessuno dei due voleva confrontarsi con il futuro, ma entrambi cercavano disperatamente di prendere il più possibile dal presente. La voce di Cole risuonò dolcemente nelle sue orecchie: "Lascia che ti ami, Devon...". Senza pensare oltre a quello che faceva, si alzò in piedi e cominciò a disfare i bagagli. Devon si svegliò il mattino dopo con la sensazione di una mano maschile che tracciava cerchi scherzosi sulla sua coscia nuda. Si rannicchiò contro di lui, premendogli i glutei sull'inguine. Senza aprire gli occhi, emise un sonnacchioso sospiro. ― Mmm, che bello. Sei tu, Sherman? Cole le dette una pacca gentile. ― Molto divertente. Devon sorrise e si girò sulla schiena, fissando il marito che la sovrastava puntellandosi su un gomito. Le piaceva molto l'aspetto di Cole alla mattina, con i capelli dorati leggermente arruffati che gli ricadevano a onde sulla fronte, i profondi occhi castani annebbiati di sonno, una leggera ombra sulle guance. La pelle bronzea formava un vivido contrasto con le bianche lenzuola inamidate che gli si ammucchiavano intorno alla vita. Gli passò una mano sul petto e disse: ― Ieri mi hai abbandonata. Le sollevò la mano, sfiorandole le dita con le labbra. ― Lo so. Mi dispiace. ― Dove sei stato? ― Avevo delle faccende di cui occuparmi, giù al porto. Devon fu percorsa da un brivido di disagio. Quando aveva finito di disfare i bagagli ed era tornata di sotto, aveva trovato solo lo zio. Cole se n'era andato senza una parola e non era ritornato fino alle ore piccole. Ricordò di aver sentito il letto affondare sotto il suo peso quando si era disteso accanto a lei e di essersi sonnacchiosamente girata verso di lui mentre si sistemava sotto le coperte. Aveva acquisito l'abitudine di usare Cole come cuscino, e per fortuna questo non sembrava dispiacergli. ― Le tue faccende al porto avevano a che fare con Sharpe, vero? ― gli chiese. ― Sì ― rispose lui. Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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Devon fece un respiro profondo, respingendo i suoi oscuri presentimenti. ― Sta succedendo tutto così in fretta. ― Non abbastanza. Voglio che la faccenda si risolva, Devon, così potremo metterci Sharpe dietro le spalle e continuare la nostra vita. Devon si obbligò a non discutere quell'affermazione e accettarla alla lettera. Ma ci volle tutta la sua forza di volontà per non cercarvi significati nascosti e interpretazioni involute. Cole si riferiva a Jonas Sharpe, non a loro due. ― Che piano hai? ― gli chiese. Lui aggrottò la fronte. ― Accidenti, vorrei averlo, un piano. A questo punto non possiamo fare niente, se non aspettare che Finch torni a riferire. Fino a quel momento... Lo studiò mentre la voce gli moriva in gola e intuì in lui una tensione causata da qualcosa che non era solo l'attesa. ― Che cosa c'è? ― gli chiese. Cole la fissò a lungo e sui suoi lineamenti erano incisi il rammarico e la preoccupazione. Scosse la testa come per lasciar perdere la domanda, poi la sorprese chiedendole: ― Posso fidarmi di Monty? Fidarmi davvero? ― Io gli ho affidato la mia stessa vita ― rispose lei con semplicità. Un cupo sorriso gli attraversò il viso. ― Speriamo di non dover arrivare a tanto. Devon aggrottò la fronte: la direzione presa dalla conversazione non le piaceva. ― Che cosa vuoi che faccia? ― Restane fuori. ― Cole... ― Parlo sul serio, Devon. Qualunque cosa accada, voglio che tu lasci che siamo Monty e io ad affrontarla. Promettimi che non ti intrometterai. ― Molto lusinghiero ― scattò lei. ― Forse dovresti essere tu a non intrometterti. Sono io la professionista, ricordi? Sei tu quello troppo ottuso per accorgersi quando ti prendono il portafoglio e non sai tenerti stretto l'orologio neppure... Cole rotolò su di lei, bloccandole i polsi sopra la testa con un sorriso impudente. ― Questo mi riporta alla mente alcuni ricordi. È passato un bel po' da quando abbiamo fatto una bella litigata. ― Si chinò e le tracciò una scia di baci dietro la nuca. Intrappolata sotto di lui, Devon rabbrividì mentre un formicolio di piacere le percorreva la spina dorsale. ― Cole... ― Cosa? Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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― Questo dovrebbe essere un litigio, ma tu non stai collaborando. ― Mi dispiace, amore, cercherò di sforzarmi. ― Prese in bocca un capezzolo, stuzzicando con la lingua la punta rosea. Istintivamente Devon inarcò la schiena, offrendosi a lui. Lo stesso amorevole trattamento fu offerto all'altro seno, poi si ritrasse riluttante. ― Così va meglio? ― Sì. No... Cole, non possiamo. ― Lo stiamo già facendo ― mormorò lui, fermandosi all'ombelico mentre continuava a tracciarle percorsi di baci lungo tutto il corpo. ― Be', va bene ― acconsentì lei senza fiato. ― Ma solo per un minuto. Cole alzò lo sguardo e sollevò un sopracciglio. ― Solo per un minuto? ― ripeté, fingendosi offeso. ― Di sicuro mi hai confuso con il marito di qualcun'altra. Gli sorrise. ― Mi dispiace, Cole, ma mi sono appena ricordata che probabilmente zio Monty è di sotto e ci sta aspettando. Questa mattina voleva fare un giro dell'isola a cavallo ed era deciso a partire presto. Spero che non ti dispiaccia. Cole si mise immediatamente seduto e si passò le mani tra i capelli; i discorsi scherzosi di poco prima erano ormai dimenticati. ― Capisco. Devon lo fissò, stupita per la velocità con cui aveva abbandonato i loro svaghi. Si era aspettata di sentirsi dire che Monty poteva anche andare a impiccarsi. Invece si girò verso di lei, con il pensiero già rivolto altrove. ― Faresti meglio a vestirti, allora. Stizzita per quell'abbandono improvviso, scese dal letto e borbottò sottovoce: ― Cole McRae, quella litigata possiamo farla ancora. Lui non dette segno di averla udita. Invece si vestì e uscì senza una parola. Devon lo guardò andarsene e la sua irritazione si trasformò rapidamente in preoccupazione. Qualcosa tormentava Cole ed era evidente che quel qualcosa aveva a che fare con zio Monty. Si vestì più in fretta che poté e lo seguì di sotto. ― Eccoti qui, ragazza mia, più graziosa che mai ― disse Monty con voce rimbombante quando lei entrò nel salotto. ― Buon giorno, zio. ― Devon gli posò un rapido bacio sulla guancia e si guardò intorno. ― Dov'è Cole? ― Fuori, a sellare i cavalli. Belle bestie. Sono già uscito a vederli. Devon unì le sopracciglia. ― Tu? E perché? Lui alzò le spalle. ― E perché no? ― Zio Monty, che cos'hai in mente? Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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― In mente? Ragazza mia, assolutamente niente. Il matrimonio ti ha fatto questo effetto? Adesso sospetti qualcosa dietro ogni mia mossa? Se lo avessi saputo, non avrei mai dato il consenso. Devon fece un profondo respiro, poi lasciò uscire l'aria lentamente. Anche se cavalcava benino, andare a cavallo non era una cosa che allo zio piacesse in modo particolare. ― Zio Monty, tu odi i cavalli, ricordi? Ti rifiuti di spostarti se non in carrozza o in treno e adesso, d'un tratto, sei eccitato alla prospettiva di fare un giro dell'isola in groppa a un cavallo. Monty sorrise. ― Giornata adattissima, non trovi? Il panico la invase. Da quando lo conosceva, mai una volta lo zio l'aveva tacitata in quel modo quando gli aveva chiesto qualcosa, né le aveva parlato con lo stesso tono di voce con cui si rivolgeva alle sue vittime. Era proprio quello che stava facendo in quel momento. Devon infilò la mano nella tasca della gonna da cavallerizza e ne tolse il cartoncino che le aveva mandato insieme con i fiori della notte di nozze. "Fidati di me, ho un piano." Se n'era completamente dimenticata fino al giorno prima, quando l'aveva trovato disfacendo i bagagli. ― Che piano hai? Monty prese il cartoncino, lo lesse e lo appallottolò. ― Ah, adesso non è più importante, ragazza mia. È tutto cambiato. Fidati del tuo vecchio zio e andrà tutto benissimo. ― Non so se posso ― disse piano Devon. ― Non so più quello che hai in mente, zio Monty, e questo mi fa paura. Lui la fissò con aria addolorata. ― Faccio quello che ho sempre fatto, ragazza mia. Bado agli affari. Mi sto prendendo cura di te e di me. ― E Cole? ― Il capitano è in grado di badare a se stesso. Devon afferrò la manica dello zio mentre stava per girarsi dall'altra parte. ― Io lo amo. L'omone sorrise. ― Mi credi cieco, ragazza mia? Chiunque, a qualunque distanza, sarebbe in grado di accorgersi dei sentimenti che nutrite l'uno per l'altra. ― E allora cosa... ― Fidati di me. ― Siete pronti? ― chiamò Cole dalla soglia. Devon girò su se stessa, chiedendosi che cos'avesse udito. Era impossibile capirlo dall'espressione ermetica sul suo viso. Passò lo sguardo da lui allo zio, poi fece un riluttante cenno d'assenso, sapendo che comunque non avrebbe ottenuto altre risposte. Cole assicurò dietro la propria sella il pranzo al sacco che Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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Elize aveva preparato per loro, poi montarono a cavallo. Dopo aver trascorso un po' di tempo al sole e all'aria fresca, Devon cominciò a sentirsi meglio. Entrò nello spirito della gita lasciando che le bellezze naturali dell'isola disperdessero le sue ansie. ― Dico, capitano, quando avete fatto ferrare questo cavallo? ― chiese Monty quando raggiunsero la periferia della città. Devon e Cole tirarono le redini e si girarono verso Monty. ― John mi ha detto di averli fatti controllare tutti il mese scorso ― rispose Cole. ― Perché? Monty alzò le spalle e accarezzò il collo della sua cavalcatura. ― Sembra risparmiare un po' la sinistra, non credete? ― Spronò l'animale per una dimostrazione. Il castrato scalpitò, poi si mosse con passo esitante e contratto. Cole aggrottò la fronte. ― Forse ha preso un sasso. ― Probabilmente ― convenne Monty. ― Non ho visto una stalla, qui vicino? ― All'incirca un miglio più indietro. ― Bene. Lo farò vedere al fabbro. Non dovrebbe volerci più di un'ora. ― Veniamo con te, zio ― si offrì Devon. ― Sciocchezze, ragazza mia. Non ha senso rovinarvi la gita. Voi due andate avanti; io vi raggiungerò. Devon si girò di nuovo, lottando contro una sensazione di disagio. ― Zio, sei sicuro... Monty rise. ― Va', ragazza mia. Andate, tutti e due. Badate solo a tenermi da parte il pranzo. Monty smontò e rimase a guardare in silenzio mentre Cole e Devon si allontanavano al trotto. Si accosciò e allungò la mano verso lo zoccolo infortunato della sua cavalcatura. Non era necessario un fabbro per quello che affliggeva la bestia. Doveva solo sciogliere il sottile filo di metallo che quella mattina aveva legato al garretto del cavallo. Se non doloroso, era irritante per la povera bestia, e dopo pochi minuti la faceva sembrare zoppa. Allungò un braccio e accarezzò il naso liscio del castrato. ― Su, amico mio, non è stata poi tanto brutta, no? Per tutta risposta l'animale agitò la testa e batté per terra con la zampa. Dietro di sé Monty udì il basso nitrito di un altro cavallo. Si girò e osservò emergere lentamente dalle ombre del viale un cavaliere. ― Bel lavoro, Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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signor Teller. Guardò Earl Finch e annuì. ― Pronto? Finch sorrise. ― Eccome. I due uomini percorsero la breve distanza necessaria a condurli al Grand Hotel. Smontarono ed entrarono, muovendosi in silenzio nel salone affollato. Finch fece strada verso un salottino privato lontano dal pianterreno. Bussò alla porta, poi fece entrare Monty. La piccola stanza era riccamente arredata. Al centro del salotto c'erano un divano di velluto rosso intenso e poltrone intonate, circondati da una confusione di lampade con le frange e ninnoli di porcellana. Le pareti erano tappezzate di carta con un vistoso disegno nero e oro. Spessi tappeti di lana ricoprivano il pavimento e mantovane di seta pendevano sopra le finestre. La ridondante opulenza era pesante e opprimente, considerato il clima tropicale dell'isola. Monty notò tutto in un'occhiata, poi il suo sguardo mise a fuoco Jonas Sharpe. L'uomo era all'estremità opposta della stanza e guardava dalla finestra l'attività della strada. Era proprio come lo ricordava. Alto e in forma, vestito impeccabilmente con un abito della migliore qualità, come se non tollerasse nulla di meno che perfetto. I capelli scuri erano lisciati all'indietro, i baffi curati. Da lui emanava l'aroma dolce e stucchevole dei chiodi di garofano. ― Il mio tempo è limitato, signor Teller ― disse Sharpe, senza nemmeno lanciarsi un'occhiata oltre la spalla. ― Il signor Finch mi ha detto che avete insistito per incontrarvi con me prima che io organizzi il trasferimento della mia nave al vostro capitano. Molto bene, potete dire la vostra. ― Tirò fuori dal panciotto un orologio da tasca e lo aprì con uno scatto. ― Avete cinque minuti. Monty uscì dall'ombra del corridoio e avanzò nella stanza. ― Mio buon amico ― disse. ― Forse avrò bisogno di un po' più di tempo. Sharpe si immobilizzò, poi si girò lentamente. Fissò Monty per un momento, poi mise via l'orologio. ― Bene... Questa è una sorpresa. Finch guardò dall'uno all'altro a occhi spalancati per la sorpresa. ― Voi conoscete già il signor Teller... ― Idiota, non si chiama Teller ― sibilò Sharpe. ― È Persons, Montgomery Persons. L'imbroglione che ho incontrato a Liverpool. Monty fece schioccare la lingua. ― "Imbroglione" è un termine così volgare. Da parte mia preferisco "opportunista". Molto più gradevole, no? Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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― Che cosa volete? ― Esattamente quello che ho detto al vostro uomo: un breve incontro con voi, signor Sharpe. Credo che troverete quello che ho da dirvi piuttosto affascinante. Altrimenti... ― Fece una pausa e alzò le spalle in un gesto indolente. ― Altrimenti me ne andrò e voi avrete perduto qualche minuto del vostro prezioso tempo. ― Capisco. ― Sharpe lo fissò per alcuni gelidi secondi. ― Sedetevi, signor Persons ― disse alla fine, facendo un gesto verso il morbido divano di velluto. ― Trovo che un goccio di brandy serva sempre a fare uscire meglio le parole ― disse Monty quando si furono seduti entrambi. Sharpe dette un'occhiata a Finch. ― Due bicchieri. Finch balzò in piedi al secco ordine, attraversando precipitosamente la stanza per avvicinarsi a un alto stipo. Prese una bottiglia dal ripiano, riempì con il liquido ambrato due larghi bicchieri e poi li posò su un tavolino tra i due uomini. Monty prese il proprio bicchiere e mandò giù una bella sorsata. ― Sarebbe gradita anche un po' di privacy ― disse. Sharpe guardò un'altra volta Finch. ― Uscite. L'uomo obbedì, chiudendo rumorosamente la porta dietro di sé. ― Signor Sharpe, siete davvero parsimonioso di parole. ― Che cosa volete? ― ripeté Sharpe in tono brusco. Monty sorrise. ― Credo che voi e io abbiamo una faccenda in sospeso. Ricordate la mia bella nipote, vero? ― Sicuro. A quanto mi ha detto Ogglesby, si è trovata nei guai laggiù a Charleston. Una vera vergogna. Lei e Ogglesby avrebbero fatto una bella coppia. ― Bevve un sorso dal bicchiere. ― Vi renderete certo conto che non ho avuto nulla a che vedere con quanto è successo. ― Ma certo, ma certo. Come potrei dare la colpa a voi? Non eravate nemmeno nel paese, quand'è successo. Sharpe strinse gli occhi fino a farli diventare due fessure. ― È molto generoso da parte vostra, Persons. ― I rancori sono inappropriati, nel mio genere di affari. In particolar modo quando vi sono faccende più importanti da sistemare. ― Per esempio? ― Il destino ha voluto che mia nipote sia riuscita a sfuggire ai suoi carcerieri. Ha finito con lo sposare il capitano della goletta che ha violato il Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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blocco e di cui vi ha parlato Finch. ― Monty fece una pausa, con un lieve cipiglio sul viso. ― Purtroppo non è un matrimonio che approvo poiché non posso dire che il tipo mi piaccia troppo. Datemi del sentimentale, ma ho sempre avuto aspirazioni maggiori per quella ragazza. Immaginerei Devon con un conte o magari addirittura un duca. Qualcuno che le possa offrire delle terre e un titolo. Per pura coincidenza, questo sistemerebbe anche me. Con la giusta somma di denaro, credo che un'unione di questo genere non sarebbe fuori della nostra portata. ― Vostra nipote e un duca ― disse Sharpe in tono sdegnoso. ― Per un'unione come questa ci vorrebbe una cifra prodigiosa. Monty ignorò l'insulto. ― Sì, sarà necessaria. Jonas Sharpe si alzò in piedi. ― Come avevate promesso, tutto questo è stato molto interessante. ― Tolse di tasca l'orologio e lo guardò di nuovo. ― Ora mi scuserete, ma ho da sbrigare faccende più importanti. ― Siete voi quello che mi darà i soldi. Un silenzio pesante colmò lo spazio che li divideva. La faccia di Sharpe si arrossò di collera. ― E perché diavolo dovrei darvi anche solo un dannato centesimo? ― Perché io ho informazioni di cui avete bisogno. Informazioni di cui avete disperatamente bisogno. E vi assicuro che non saranno a buon mercato. ― Non mi interessano. ― Che peccato. Anche se vi capisco, però. Suppongo che abbiate molte cose da sbrigare prima di cedere quella fregata al marito della mia cara nipote, vero? ― Scosse la testa. ― A proposito, quel vostro uomo, Finch, come agente è molto poco efficace. Sharpe lo guardò in cagnesco. ― Se avete qualcosa da dire, Persons, vi suggerisco di dirla. Monty si appoggiò allo schienale del divano. Bevve un bel sorso di brandy, poi posò il bicchiere con un largo sorriso. ― Mio buon amico ― disse. ― Parliamo un po' del capitano Cole McRae.
19 Devon passò le mani sulle spalle di Cole, mentre lo aiutava a infilare la camicia. Aggrottò la fronte mentre sfiorava le pieghe del tessuto bianco e inamidato. ― Sei sicuro di aver pensato a tutto? ― chiese per la quinta Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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volta in pochi minuti. Cole le prese le mani e le tenne tra le sue. ― Tesoro, non c'è nulla di cui preoccuparsi. Sharpe vuole che vada a bordo e faccia un'uscita di prova con la fregata, tanto per assicurarsi che sia in grado di manovrarla. Devon annuì e abbassò lo sguardo sulle mani del marito, notando lo spesso anello che indossava. ― Non l'ho mai visto prima ― mormorò in tono assente. Cole guardò l'anello d'oro e alzò le spalle. ― Per buona fortuna ― ribatté, poi riprese ad abbottonarsi la camicia. Erano ritornati da poco dal pic-nic e avevano trovato ad aspettarli il biglietto di Sharpe. Il pic-nic, ammise Devon, non era stato un successo. Monty li aveva raggiunti e il suo cavallo non zoppicava più, ma a quel punto la gita sembrava aver perso ogni fascino. La giornata si era dimostrata troppo calda per una cavalcata, ed erano tutti troppo immersi nei loro pensieri per notare davvero le bellezze dell'isola. Il cibo che Elize aveva preparato era rimasto intatto. Alla fine Devon suggerì di tornare a casa. Monty e Cole acconsentirono con gratitudine, dimostrando anche troppo chiaramente di aver partecipato alla gita solo per farle piacere. Devon scosse la testa. Se avesse saputo che c'era un biglietto di Sharpe ad attenderli al ritorno, avrebbe cercato di tirare tardi all'infinito. ― Ma perché adesso? ― insistette, lottando contro la paura. ― Perché non domani o il giorno dopo ancora? Perché deve vederti adesso? ― Immagino che sia ansioso di farle lasciare il porto. Secondo Finch, la nave è rimasta attraccata qui a Nassau per più di una settimana. Devon guardò fuori della finestra. ― Presto sarà scuro. ― Non per qualche ora ancora. Sharpe vuole solo che porti fuori la nave, esegua qualche manovra e poi la riporti dentro. Inoltre, viene Monty con me. Non potrà succedere nulla. Lo guardò controllare l'arma e poi infilarla nella parte posteriore dello stivale. L'impugnatura d'acciaio della pistola era quasi invisibile tra il bordo di cuoio e il grigio scuro della gamba dei pantaloni. ― E allora quella a che cosa ti serve? ― chiese. Cole si raddrizzò e le rivolse un sorriso storto. ― Nel caso qualcosa vada male. Lei lo fissò cupamente. Cole sospirò e la prese tra le braccia. ― Sharpe non sarà nemmeno a bordo ― disse. ― Secondo il biglietto, osserverà le Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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manovre da un punto a terra. Adesso non riuscirei ad avvicinarlo neppure se lo volessi. È solo un'altra prova, Devon. Un altro cerchio dentro il quale vuole che salti prima di cedermi la sua nave. Cole le sfiorò la bocca con la sua. Si ritrasse e le passò la mano tra i capelli, fissandola intensamente. Scosse la testa ed emise un profondo sospiro. ― Volevo dirti quanto ti amo, Devon. Mi perdoni per aver aspettato a dirtelo fino a ora? Sorpresa e incredulità la percorsero. Sentì di spalancare la bocca mentre lo fissava, certa di aver sentito male. ― Tu... ― Ti amo. ― Oh, Cole... ― Il cuore si era dilatato fino a triplicare le sue dimensioni normali, e aveva occupato tutto lo spazio dentro il petto, rubandole tutta l'aria dai polmoni. Non c'era da meravigliarsi che la voce fosse ridotta a poco più di un bisbiglio. ― Quando... ― Quando me ne sono finalmente reso conto? ― finì per lei con un sorriso sempre più largo. ― Credo che sia cominciato tutto quella notte che ti ho fatta ubriacare. Da lì non c'è stato modo di tornare indietro. ― E hai aspettato fino a oggi per dirmelo? Lui alzò le spalle. ― Sai come sono poco tempestivo. ― Pochissimo ― convenne lei con veemenza, lottando contro le lacrime che, all'improvviso, le pungevano gli occhi. ― E non solo questo: sei ostinato, logico, caparbio e io ti amo così tanto, Cole... ― Le si spezzò la voce e lui la prese tra le braccia. Devon lo strinse più forte che poté, trasmettendo al proprio abbraccio ogni grammo di amore e passione che provava per lui. ― Ti prego, Cole, non andare. Ti prego, non andare. Cole si ritrasse e sorrise dolcemente. ― Ti prometto che sarò a casa in tempo per la cena. Mi aspetterai? "Per sempre. E ancora di più, se sarà necessario. Basta che tu ritorni. Cole. Torna da me". Devon annuì, non fidandosi a sufficienza della voce per parlare. Razionalmente, sapeva che Cole aveva ragione, che non c'era nulla di cui preoccuparsi. Ma nel profondo ci volle tutta la forza di volontà che possedeva per impedirsi di afferrarlo per le code della camicia e implorarlo di non andare. C'era qualcosa di sbagliato. Lo sapeva nel profondo del cuore, ma non aveva il potere di cambiare le cose. Lo seguì al piano di sotto. Monty attendeva in cucina. Sedeva ai tavolo e sorseggiava una tazza di tè, mentre chiacchierava con Elize che era in piedi davanti al fornello e mescolava una pentola di minestra. Come Cole, anche Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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Monty si era cambiato dopo il picnic. Appariva fresco e pronto a partire e indossava uno dei suoi abiti a scacchi stirato di fresco. ― Bene, capitano ― disse in tono vivace. ― Siamo in ballo. Siete pronto? Cole annuì. ― Pronto. ― Aspettate! ― gridò Devon. ― Forse dovrei venire con voi. ― No ― risposero all'unisono Cole e Monty. ― Ma... ― Devon ― disse Cole, posandole le mani sugli avambracci. ― Vedrai, andrà tutto bene. Promettimi solo che aspetterai qui finché non saremo di ritorno. Devon scosse la testa. ― Non ha senso. Perché corri questo rischio? Se Sharpe ha teso una trappola, ci cadrai dentro. Se ha bisogno di un capitano, lascia che venga lui da te. Puoi incontrarlo in città oppure qui a casa. Ovunque sarebbe più sicuro che a bordo della sua nave, circondato dai suoi uomini. ― Snocciolò una lista di possibili scenari e di iniziative meno pericolose che avrebbero potuto prendere. ― Zio Monty, di sicuro capisci anche tu... ― Su, su, ragazza mia, non c'è senso a sprecare dell'altro tempo. ― Ma... ― Promettimi che aspetterai qui ― ripeté Cole. Devon strinse il tessuto della gonna. Passò con lo sguardo dallo zio al marito sentendosi impotente, rabbiosa e preoccupata allo stesso tempo. Fece un respiro profondo e, riluttante, annuì. ― Lo prometto. Cole sorrise. ― Ti amo ― sussurrò. ― Tornerò presto per dimostrarti quanto. ― Le diede un rapido bacio e poi uscì dalla porta. ― Fidati di me, ragazza mia ― disse Monty nel seguirlo. ― Non ti ho ancora deluso, no? Sgomenta, Devon li guardò salire a cavallo al galoppo, indifferenti a tutti i suoi suggerimenti. Si girò verso Elize. ― Ma perché non mi hanno ascoltata? Non vedono com'è tutto troppo temerario? Elize scosse la testa. Emise un sospiro che veniva dal cuore e si asciugò le mani sul grembiule. ― Gli uomini sono intelligenti. Le donne di più. Con uno sforzo Devon fece un sorriso teso. ― Vado di sopra. Uscì dalla cucina e salì lentamente le scale con la testa in preda a un turbine di pensieri. Capiva perché Cole era così ansioso di catturare Jonas Sharpe. Il motivo della vendetta personale, unito al senso del dovere e Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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dell'onore, lo induceva ad accelerare gli eventi. Gli annebbiava i pensieri al punto che la fredda ragione non riusciva più a prevalere. Ma quello era un modo assai pericoloso di comportarsi. Gliel'aveva insegnato lo zio Monty. Sottolineava costantemente la necessità della freddezza di pensiero e del ragionamento analitico. Di solito aveva un piano molto articolato in grado di coprire ogni possibile evenienza. E tuttavia anche lui ora stava affrettando le cose, offrendo solo vaghe assicurazioni che tutto sarebbe andato bene. Non era da lui. Si trovava nella stanza di Cole e prendeva a caso degli oggetti per poi posarli di nuovo. "Qualcosa non va, qualcosa non va..." Quel pensiero le martellava il cervello, facendole dolere la testa e annodandole lo stomaco. La visione che aveva avuto la prima notte che avevano attraccato a Wilmington incombeva su di lei come uno spettro oscuro. Ma più cercava di puntualizzare cosa c'era che non andava, più tutto diventava indistinto. La travolse un disperato senso di urgenza. Doveva muoversi, prendere provvedimenti, ma non sapeva che cosa fare. Lasciò la stanza e percorse il corridoio, esitando davanti alla stanza di zio Monty. Poi, respingendo ogni sensazione di slealtà, aprì la porta e guardò dentro senza sapere bene che cosa cercare. Non c'era nulla fuori posto. Devon sospirò per il rimorso di aver violato la sua intimità. La stanza era un po' disordinata, forse, ma non c'era altro. Monty si era cambiato e aveva buttato sul letto il vestito che aveva indossato. Andò a prenderlo per appenderlo nel guardaroba. Sollevò la giacca e la lisciò cercando di togliere le grinze quando sentì qualcosa di aguzzo pungerle la mano. Aggrottando la fronte, la infilò dentro la tasca e ne tolse un filo di ferro lungo e sottile. Lo fissò perplessa e a disagio, poi rammentò un trucco che proprio lui le aveva mostrato anni prima: quando veniva legato intorno al garretto del cavallo lo faceva sembrare zoppo. Una paura simile alla nausea le attanagliò lo stomaco. Quel pomeriggio li aveva lasciati soli di proposito, ma perché? Mentre ci rifletteva sopra, dalla giacca le salì alle narici un aroma familiare. Arricciò il naso disgustata. Dolce, pesante, stucchevole... chiodi di garofano. Jonas Sharpe. Si lasciò sfuggire dalle mani la giacca che cadde per terra. Chiuse gli occhi, assorbendo lo shock e il dolore. ― Oh, zio Monty ― sussurrò rauca. ― Che cos'hai fatto? Che hai fatto? "Posso fidarmi di Monty?" le aveva chiesto Cole solo quella mattina. La Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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sua risposta era stata inequivocabile, incautamente sicura. "Gli affido la mia vita." Ma adesso non era la sua vita a essere in pericolo. Era quella di Cole. Devon si precipitò di sotto e corse in cucina, abbandonando all'istante la promessa di restare a casa ad aspettarlo. ― Elize, devo raggiungere mio marito. Devo avvertirlo... ― Cosa c'è, signora? La voce le uscì strozzata e rauca. ― Non ho tempo di spiegare. Lui è nei guai. Devo avvertirlo, fermarlo prima che sia troppo tardi. Elize si raddrizzò con il viso segnato dalla preoccupazione. ― Voi sapete dove... ― Sì, sì, ho visto il biglietto. Un posto chiamato Green Turtle Quay. Come ci arrivo? ― Vi porterà John. Le due donne corsero in giardino, gridando per chiamare il marito di Elize. Per fortuna lo colsero proprio mentre stava per recarsi in città. Pur muovendosi con velocità ed efficienza nel sellare i cavalli, ai nervi scossi di Devon sembrò che impiegasse un tempo lunghissimo. E John non cavalcava bene quanto lei. Si ritrovò a doversi frenare per non andare più veloce di lui. Quando raggiunsero la cima di una collina, vide stendersi sotto di lei una baia scintillante. La piccola cala era circondata su due lati da una pericolosa scogliera con uno stretto canale che si apriva verso il mare aperto. Quella baia remota era un perfetto nascondiglio per la fregata poiché nessuno che si avvicinasse dal mare avrebbe potuto vederla. Lo sguardo di Devon si concentrò sul gruppo di cinque uomini che stavano salpando dalla spiaggia e spingevano tra le onde una piccola imbarcazione. Riconobbe immediatamente Cole e lo zio. ― Cole! ― urlò ― Cole, no! ― Il vento portò via le sue parole e gli uomini salparono, remando, verso la fregata. Devon affondò i calcagni nei fianchi della cavalcatura con l'intenzione di scendere a precipizio verso la spiaggia, ma John si mise davanti a lei con il cavallo per bloccare i suoi movimenti. ― Troppo tardi ― disse. ― Da questa parte. Devon aprì la bocca per protestare, poi vide immediatamente che aveva ragione. Gli uomini avevano preso l'unica barca della spiaggia. Quando avesse raggiunto la battigia, sarebbe stato troppo tardi per avvertire Cole: Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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l'unico modo per lei di arrivare alla nave da guerra sarebbe stato a nuoto. Il suo terrore aumentò mentre osservava la piccola imbarcazione dirigersi ballonzolando verso la fregata. John si avviò al galoppo verso est, in direzione opposta rispetto alla baia. Devon non aveva altra scelta che seguirlo. Raggiunsero la cima di una cresta più alta e si precipitarono per la ripida discesa dall'altra parte. Sulla spiaggia c'era un gruppo di imbarcazioni da pesca che erano state tirate in secco. A qualche distanza verso l'interno alcuni uomini lavoravano a stendere le reti per farle asciugare. Devon sentì il cuore batterle in petto mentre in lei sorgeva una nuova speranza. "Ti prego" supplicò silenziosamente "fa' che ci sia abbastanza tempo. Fa' che li raggiunga in tempo." Lei e John raggiunsero la spiaggia a tutta velocità e balzarono giù dalle cavalcature, requisendo l'imbarcazione più grande. Le onde che si infrangevano sulla riva per poco non la trascinarono sotto quando lottarono contro la corrente per spingere in mare la barca. I pescatori accorsero verso di loro urlando le loro proteste, ma loro non si fermarono a dare spiegazioni. Spinsero la barca in acqua, poi si arrampicarono a bordo e alzarono la vela, ignorando il clamore degli uomini dalla spiaggia. John inclinò il timone e si diresse verso il mare aperto con l'intenzione di aggirare la baia ed entrare nella cala attraverso il canale, ma Devon lo fermò. ― La scogliera! Passate dalla scogliera. ― Troppo pericoloso. Gli afferrò il polso stravolta dal panico, consapevole di non rischiare solo la propria vita, ma di chiedergli di mettere a repentaglio anche la sua. ― John, non abbiamo scelta. Il tempo stringe. Non c'è altro modo. Lui la studiò attentamente, poi girò l'imbarcazione. Si addentrarono tra gli scogli, sballottati dalle fortissime correnti e dai venti irregolari. Il cuore di Devon martellava furiosamente mentre fissava attraverso le acque cristalline il corallo frastagliato sotto di loro. Era più tagliente del vetro e molto più pericoloso. Una folata di vento forte e la chiglia sarebbe stata strappata via. Se si capovolgevano, avrebbe lacerato anche la loro pelle. Per fortuna John navigava meglio di come cavalcava. Attraversarono le correnti violente e uscirono nelle calme acque della baia. Furono quasi subito accanto alla fregata e con un lieve tonfo la piccola imbarcazione toccò lo scafo massiccio. Devon si allungò a prendere la cima coi nodi che fu lanciata giù dalla Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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fiancata e si arrampicò; John la seguì. La ruvida fune le bruciava i palmi mentre il peso della gonna da cavallerizza inzuppata minacciava di trascinarla giù, ma ce la fece. Raggiunse il ponte ansimante e senza fiato. Passò sotto la murata, stupita di non trovare nessuno degli uomini di Sharpe a fermarla. Guardandosi intorno le parve che il ponte fosse deserto, finché dalla sezione di poppa non la raggiunse il suono di voci maschili alterate dalla collera. Devon sollevò le gonne zuppe e si precipitò in quella direzione, mentre John saliva a bordo dietro di lei. ― Aspettate! ― lo udì gridare, ma non poteva dargli ascolto. Ora agiva spinta dal puro terrore. Capì immediatamente perché nessuno li aveva visti accostare. La ciurma era tutta radunata a poppa. Zio Monty, Jonas Sharpe ed Earl Finch erano in piedi e le voltavano le spalle. Guardò oltre di loro e si fermò di botto, soffocata dall'orrore. Due degli uomini di Sharpe trattenevano Cole tenendolo per le braccia; aveva il labbro tagliato e sanguinava. Le parole di zio Monty si fecero lentamente strada nella sua mente. ― Nulla di personale, mio buon amico ― disse a Cole. ― Ma sicuramente vi sarete accorto che Devon merita qualcosa di più. Sto solo cercando di fare quello che è meglio per lei. Il viso di Cole si incupì per la rabbia mentre lottava contro gli uomini che lo trattenevano. ― Figlio di puttana! ― ruggì. ― Mi hai tradito! Devon si immobilizzò, con la sensazione di essere intrappolata in un incubo nel quale non riusciva né a muoversi né a parlare. Osservò Jonas Sharpe sollevare la pistola, ma Monty gli afferrò il braccio, abbassandoglielo. Devon per poco non crollò per il sollievo. Poi la raggiunsero le parole dello zio. ― Vi prego ― disse a Sharpe. ― Lasciatelo a me. Poi sollevò il braccio e puntò la pistola al petto di Cole. ― No! ― urlò Devon, ma la parola quasi non uscì. Era rauca e debole, un'implorazione strozzata che quasi non riusciva a passare attraverso la gola. Il suono però raggiunse ugualmente Cole. In una frazione di secondo Devon vide il suo sguardo cambiare direzione e, quando la riconobbe, i suoi occhi dilatarsi per l'orrore. Monty fece fuoco. ― No! ― Questa volta l'urlo le fu strappato dalla gola, un suono primitivo di dolore che non sapeva neanche di poter emettere. Lo zio, Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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Sharpe e il resto degli uomini si girarono sorpresi verso di lei, ma il suo sguardo era concentrato solo su di lui. Cole volse di scatto la testa verso Monty mentre barcollava all'indietro, poi si portò la mano al petto, fissando con incredulo sgomento il sangue che colava tra le dita. Vacillò, e sui suoi lineamenti era chiaramente incisa la sorpresa, mentre crollava sul ruvido ponte di legno. ― No! ― Devon non riusciva a smettere di urlare. Si precipitò verso Cole, vagamente consapevole dei richiami di Monty, delle mani che si protendevano per fermarla. John balzò in avanti ma fu subito atterrato da tre marinai che lo immobilizzarono. Devon si divincolò dagli uomini che cercavano di fermarla e si lanciò a terra accanto a Cole. Giaceva immobile e una pozza di sangue si allargava sotto il corpo. Gli toccò il viso, poi gli passò le dita sul petto. La camicia, che solo un'ora prima era di lino fresco e bianco, era tutta inzuppata di sangue. Sollevò le mani. Il sangue le gocciolò dalle dita. ― No... No... No! ― Cominciò come un sussurro e salì fino a un grido. Si dondolò avanti e indietro su quel corpo. Cole non poteva essere morto. Non poteva essere morto. La visione che aveva avuto a Wilmington le annebbiava il cervello come un inferno rosso e brumoso: l'arma, il sangue. Cole era lì... ma non era lì. ― No! ― gridò, desiderando che non fosse vero, rifiutandosi di accettare il fatto. Le lacrime le rigavano le guance. Stava ancora urlando quando gli uomini di Sharpe la afferrarono per le braccia e la tirarono via dal corpo di Cole. ― No! No! Lasciatemi stare con lui... Vi prego, lasciatemi stare con lui, ha bisogno di me! Devo essere qui quando si sveglia... Gli uomini la trascinarono via. Davanti a lei si materializzò il viso di Monty. ― Ragazza mia ― disse ― andrà tutto bene. Lo prometto, andrà tutto bene. ― No! Cole ha bisogno di me... ― Per l'amor di Dio, qualcuno la faccia tacere! ― ruggì Jonas Sharpe. Un uomo dell'equipaggio fece un passo avanti e la schiaffeggiò violentemente. Devon perse l'equilibrio all'indietro e rimase in piedi solo grazie ai due uomini che la tenevano per gli avambracci. Avvertì un dolore acuto alla guancia e sentì un rombo nelle orecchie, ma era anche stranamente estranea, come se tutto stesse avvenendo a una grande distanza. Il mondo era ridotto solo a echi e ombre. Non provava dolore, orrore, nulla. Calò su di lei una nebbia gelida e ottundente. La accolse con Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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gioia, la abbracciò. Fu vagamente consapevole che zio Monty era balzato avanti con il viso rosso di collera mentre cercava di colpire l'uomo che l'aveva percossa. Ma Monty non era all'altezza dei quattro marinai che balzarono a trattenerlo. La pistola che aveva usato per sparare a Cole gli cadde di mano, scivolò attraverso il ponte e cadde fuori bordo. ― Peccato ― disse Jonas Sharpe. ― Quella era una bell'arma. E mi piaceva il pensiero di uccidervi con la stessa arma che avete usato per uccidere McRae. Monty lottò furiosamente contro gli uomini che lo trattenevano. ― Avevamo un accordo, Sharpe! ― L'accordo è sciolto ― ribatté Sharpe. Si girò e fece un cenno all'equipaggio. ― Mettete in moto le macchine e portateli tutti a prua. Voglio essere in mare aperto prima di lanciarli fuori bordo. Non possiamo lasciare che i corpi tornino a riva troppo presto. Devon rimase a guardare indifferente zio Monty e John che ingaggiavano una lotta, mentre gli uomini li trascinavano dietro a Sharpe. Smise di fare resistenza, senza opporsi né collaborare, lasciando semplicemente che gli uomini la trascinassero. Si rese conto con un tuffo al cuore che si lasciavano Cole alle spalle, poi altrettanto rapidamente capì che non importava più. Giaceva a poca distanza, immobile in una pozza di sangue. Devon si lasciò di nuovo sommergere dal vuoto del nulla. Quando il motore prese vita con un ruggito, il vento le agitò le gonne inzuppate che le frustarono le gambe. Finalmente raggiunsero la prua. Tra Monty e Sharpe passarono parole rabbiose su questioni di denaro e di onore, ma Devon non prestò loro attenzione. Fissava il cielo. Era il crepuscolo, quel glorioso momento della giornata in cui fosche ombre di lavanda e di zaffiro colmavano il cielo, quando le nuvole erano orlate d'oro e il sole cremisi calava in mare. Il momento della giornata preferito da Cole. Devon fece un cenno di approvazione. Era un buon momento per morire. Tutto d'un tratto il rombo di un'esplosione li scosse tutti. Devon barcollò mentre la nave sbandava, poi una seconda esplosione la proiettò in avanti. Lasciata libera dagli uomini che avevano anch'essi perduto l'equilibrio, cadde sulle mani e sulle ginocchia. Jonas Sharpe la afferrò per il braccio e la rimise in piedi con uno strattone. ― Andate a vedere cosa diavolo è stato ― urlò agli uomini che l'avevano tenuta. ― Sembrava provenire Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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dalla sala macchine. Gli uomini si precipitarono a obbedire. Sharpe si rivolse a Monty. ― Sembra che, dopotutto, la vostra preziosa nipotina non sposerà quel duca. Visto che mi siete stato così utile, Persons, vi permetterò di guardarla morire. Devon non batté ciglio quando il freddo acciaio della pistola le premette contro il collo. Era pronta, ma aveva un'ultima richiesta da fare. Chiuse gli occhi e borbottò una breve preghiera. ― Lascia cadere il fucile, Sharpe, altrimenti ti faccio saltare le cervella. Cole! Gli occhi di Devon si spalancarono increduli. Lui era in piedi alla sua sinistra e teneva la pistola premuta contro il cranio di Jonas Sharpe. La camicia era ancora incrostata di sangue, l'espressione era cupa, ma era vivo. Assolutamente e sorprendentemente vivo. E soprattutto sembrava in ottima salute... e più furioso di qualunque essere umano che Devon avesse mai visto. Cole fece un movimento con la pistola. ― Adesso, dannazione! ― Devon sentì allentarsi la pressione dell'acciaio contro il collo mentre Sharpe si tirava lentamente indietro. Cole gli prese di mano la pistola. ― Devon, stai bene? Lei aprì la bocca, ma non ne uscì alcun suono. Cole portò lo sguardo su di lei, con gli occhi resi cupi dall'ansia. ― Devon? Deglutì. ― Sì ― riuscì a dire. Cole annuì teso. ― Ordinate ai vostri uomini di lasciarli andare ― disse a Sharpe, facendo un gesto verso Monty e John. Sharpe obbedì e i suoi uomini indietreggiarono. Stordita e stupita, Devon lo vide passare a Monty l'arma di Sharpe. ― Tienili d'occhio ― disse in tono brusco. ― Non ve la caverete tanto facilmente ― sibilò Sharpe. ― Provate a mettervi in mare senza il segnale convenuto dal porto e ci saranno quattro navi da guerra della Confederazione che vi spareranno addosso. ― Ho intenzione di offrirvi la stessa scelta che darò ai vostri uomini ― disse Cole, ignorando la minaccia. ― Potete arrendervi a me e io vi porterò in prigione vivo, oppure potete affondare con il relitto. Sharpe ribolliva di collera. ― Non farete affondare questa nave, è troppo preziosa... anche per il Nord. ― Ah, no? ― disse Cole cupo. ― Non ve ne siete accorto? Stiamo andando alla deriva, Sharpe. Non avete lasciato nessun uomo a fare la Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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guardia a un morto, e ho avuto abbastanza tempo per sgusciare sottocoperta e far saltare le vostre macchine. Tra cinque minuti la chiglia finirà squarciata dalla barriera di corallo. Alle spalle di Cole, profilata contro il crepuscolo che impallidiva, Devon osservò incredula la Ghost entrare nello stretto canale della baia e veleggiare tranquilla verso le rocce. Sentì nuovamente le orecchie invase da un rombo che le fece sentire la testa leggera. Strano, ma non del tutto spiacevole. Fece qualche passo indietro per allontanarsi dal gruppo degli uomini, con la necessità improvvisa di un po' d'aria. ― Voi due avevate già pianificato tutto, vero? ― chiese, passando con lo sguardo da Cole a Monty. Zio Monty fece un largo sorriso. ― Brillante, vero? ― Non hai mai sparato a Cole. Monty agitò una mano con aria modesta. ― Ho mirato sopra la testa. Guardò Cole, che la fissava a sua volta con una strana espressione sul viso. ― Allora sei proprio vivo ― mormorò. ― Devon... ― Non è fantastico? ― Gli rivolse un sorriso tremante. Lo stomaco fece una capriola, le ginocchia si trasformarono in gelatina e i visi degli uomini intorno iniziarono a girare in modo vorticoso. Per fortuna la caduta non fu lunga. Il ruvido ponte di legno le venne doverosamente incontro.
20 A bordo della Ghost, le luci nella cabina del capitano brillavano. Cole fissava Devon con occhi incupiti dall'ansia. Era immobile, il viso mortalmente pallido, fatta eccezione per il brutto livido verde-blu sullo zigomo. Cole prese una pezzuola fresca e umida e la premette sul livido. ― Ormai dovrebbe essere sveglia ― borbottò, lottando contro il panico crescente. ― Calma, ragazzo mio ― disse Monty alle sue spalle, posandogli una mano sulla spalla. ― Ha subito un piccolo shock, ecco tutto. Dalle un po' più di tempo. "Un piccolo shock" pensò Cole disgustato. A sentire John, Devon aveva rischiato la vita attraversando a vela una pericolosa barriera corallina, per essere poi tradita dallo zio, schiaffeggiata da un marinaio fino a perdere i sensi e minacciata da Jonas Sharpe con una pistola puntata alla gola. Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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Aveva assistito alla morte del marito per poi vederlo miracolosamente risorgere. Questo, secondo Cole, era molto più che "un piccolo shock". Giaceva immobile, una condizione del tutto estranea a Devon. Anche nel sonno si muoveva sempre, agitandosi e girandosi, rannicchiandosi contro di lui, buttandoglisi addosso subito dopo: un comportamento al quale Cole non solo si era abituato, ma che apprezzava moltissimo. Devon era un fascio di vibrante energia femminile, di vita, d'amore: tutto quello che lui aveva sempre desiderato. La studiò in un cupo silenzio. Vide che respirava, ma era tutto. Inumidì la pezzuola e gliel'avvicinò di nuovo alla guancia. Con gli occhi della mente rivide gli avvenimenti appena trascorsi e avrebbe desiderato poter fare qualcosa per cambiarne il corso. Aveva visto Devon solo un secondo prima che Monty sparasse il colpo. A quel punto non aveva modo di interrompere il piano o di reagire in modo diverso. Essere obbligato a giacere immobile mentre lei lo toccava, sentire l'angoscia della sua voce senza poterla abbracciare e confortarla era stata una tortura immane. Ma se si fosse comportato diversamente avrebbe messo in mortale pericolo le loro vite. E tuttavia gli ci era voluta tutta la forza che possedeva per non muoversi, mentre i marinai la trascinavano lontano da lui. Dopodiché, dal punto in cui giaceva, non era riuscito a sentire nulla se non un confuso tramestio di passi e di grida, tutti indistinti. Il rumore era filtrato attraverso il gruppo di uomini che si frapponevano tra lui e Sharpe. Fu solo quando Cole vide la brutta tumefazione sulla guancia di Devon e Monty lo informò che era stata colpita da uno degli uomini dell'equipaggio che seppe cos'era successo. Se l'avesse saputo, o se l'avesse visto accadere, non ci sarebbe stata forza al mondo in grado di impedirgli di balzare in piedi e fare a pezzi quell'uomo. Udì un fioco gemito e riportò immediatamente lo sguardo sul viso di Devon, osservando le fitte e scure ciglia sollevarsi con un tremito. Quei begli occhi erano annebbiati e privi di espressione, le sopracciglia unite in un'espressione di muta confusione. Le prese la mano e la strinse con tenerezza. ― Devon ― disse piano. ― Devon, adesso sei in salvo e va tutto bene. ― Lo studiò con il viso privo di espressione, come se le sue parole fossero solo un borbottio in una lingua sconosciuta. Il suo sguardo lo oltrepassò, fissandosi su un punto al di sopra della sua spalla. ― Bentornata, ragazza mia ― sentì dire da Monty. ― Adesso sei a Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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bordo della Ghost e insieme a te ci siamo noi. È tutto finito. Lo sguardo di Devon si spostò lentamente per la stanza mentre sui suoi lineamenti si diffondeva la consapevolezza. Gli occhi tornarono su Cole e non erano più privi di espressione e spaventati, ma pieni di speranza e incredulità. ― Cole? ― disse. Lui sorrise e le sollevò la mano fino a farsi sfiorare il viso. ― Sono proprio qui, amore. Non vado da nessuna parte. ― Oh, Cole... ― La voce le uscì in un bisbiglio strozzato che gli trafisse l'anima. Si chinò e la prese tra le braccia. La sentì rabbrividire, poi le sue lacrime gli inzupparono la spalla attraverso la camicia. Se la cullò contro il petto e le accarezzò dolcemente la schiena, facendo tutto quello che poteva per alleviarle la paura e il dolore. ― Basta così ― lo interruppe burbero Monty. ― È il mio turno, capitano. Riluttante, Cole la lasciò andare e la passò alle braccia dello zio. Monty la strinse forte. ― Non ti avevo detto di fidarti del tuo vecchio zio? Devon si ritrasse. Tirò su con il naso e si asciugò le lacrime. ― Fidarmi di te? Mai. Siete due uomini orribili e vi odio entrambi ― dichiarò debolmente, con un tremulo sorriso sul volto. ― Non vi perdonerò mai. Si sforzò di mettersi seduta. Immediatamente Cole fece per aiutarla, ma lei gli dette uno schiaffo sulla mano. ― Non osare comportarti in modo tenero e sollecito, Cole McRae. Mi hai fatto passare l'inferno, e lo sai. ― Su, ragazza mia ― interloquì Monty. ― Non è stata colpa del capitano. Tu non dovevi esserci, ricordi? ― Aggrottò la fronte. ― A proposito, chi ha fatto la spia lasciando che ci seguissi? Negli occhi di Devon fece capolino il senso di colpa mentre incontrava lo sguardo dello zio. ― Ho trovato nella tua tasca quel pezzo di fil di ferro e la tua giacca puzzava della colonia di Jonas Sharpe. L'unica spiegazione che sono riuscita a trovare è stata che tu stessi facendo il doppio gioco con Cole. Mi dispiace tanto, zio Monty, avrei dovuto saperlo. ― No, ragazza mia, sono molto orgoglioso di te ― disse Monty per calmarla. ― Dimostra solo che non ho allevato una sciocca. Non è possibile gettarti fumo negli occhi. ― Si accarezzò la barba con un cipiglio pensoso sul volto. ― Ma hai davvero creduto che lavorassi per Jonas Sharpe? Su, ragazza mia, mi conosci abbastanza bene. Non avrei permesso a quell'uomo di leccarmi la suola degli stivali neppure se avesse pagato per farsi concedere l'onore. Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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Devon unì le sopracciglia. ― Non capisco. ― Abbiamo dovuto escogitare un piano in fretta ― spiegò Cole. ― Un piano che ci facesse ottenere sia Sharpe sia la fregata. Sharpe aveva ragione a dire che non c'era modo di portare il vascello in mare aperto, non da questo porto. L'unica speranza era di farlo naufragare con Sharpe a bordo. Ma fino a quel momento Sharpe era stato sempre lontano dalla nave facendo in modo che a sporcarsi le mani fossero uomini come Finch. ― C'era anche il rischio che Sharpe scoprisse che Cole in realtà lavorava per l'Unione ― continuò Monty. ― Anche perché qui a Nassau lo conoscono in molti. Così abbiamo organizzato un doppio gioco per farlo sentire completamente al sicuro. Conoscendo le sue tendenze sanguinarie, sapevamo che non si sarebbe tirato indietro. ― Perché ci hai ingannati con il tuo cavallo? ― chiese Devon. ― Ho ingannato solo te, ragazza mia, e non a lungo. Il tuo capitano sapeva benissimo cosa stavo progettando. Finch era lì nei pressi e avevo bisogno di un testimone che riferisse a Sharpe che vi stavo tradendo entrambi. Devon assimilò la notizia, poi riportò lo sguardo su Cole. ― Dove sei andato la notte scorsa? ― Al molo ― rispose lui. ― Mi avevi già riferito come Sharpe trattava i suoi uomini. Ho immaginato che non ci sarebbe voluto molto per corrompere quelli che riuscivo a trovare e convincerli a non tornare sulla nave per fare rapporto, e ho avuto ragione. I suoi uomini lo detestano almeno quanto noi. Ecco perché il vascello oggi era quasi deserto. Osservò quegli occhi posarsi di nuovo sul suo petto, dolorosamente consapevole della scena che ricordavano. Si era tolto gli abiti che indossava e aveva lavato via ogni traccia di sangue, desiderando risparmiarle lo shock di rivederlo in quelle condizioni. Ora indossava una leggera camicia azzurra e pantaloni marrone chiaro freschi e puliti. Anche a Devon aveva tolto il vestito che era anch'esso inzuppato di sangue. Poiché nella stanza c'era lo zio, le aveva lasciato addosso la sottile camiciola di cotone e le aveva rimboccato le coperte intorno alle spalle. ― C'era così tanto sangue... ― disse piano Devon. ― Questa mattina presto Monty è andato dal macellaio ― disse Cole. ― Così, sotto la camicia, avevo una vescica di pecora piena di sangue. ― Una faccenda disgustosa ― disse Monty. ― Però molto efficace. Cole mostrò a Devon l'anello che portava. Il lato dalla parte del palmo Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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aveva una sporgenza di metallo tagliente. ― Non ho dovuto fare altro che portarmi la mano al petto e muovere il palmo. ― Il sangue era schizzato fuori denso e scuro, proprio come gli aveva assicurato Monty. ― Ma ti ho aiutato io a vestirti ― protestò Devon ― non c'era nulla... ― Non l'ho indossata fino a poco prima dell'incontro con Finch. Il viso di Devon mutò e, come un lampo, nel suo sguardo passò il dolore del tradimento. ― Perché non me l'hai detto? Cole sospirò. ― Non volevamo coinvolgerti, Devon. Non volevo che ti preoccupassi e avevo il terrore che, sapendo che cosa stavamo tramando, potessi trovare un modo per metterti in pericolo. Ho cercato di fare tutto quello che ho potuto per impedirlo. È stato egoista da parte mia e so che meriti di meglio, ma ho cercato di proteggerti il più possibile. Evidentemente ho fallito. Devon considerò la sua risposta, poi sembrò allontanare la questione dalla mente. Anche se Cole intuì con chiarezza che nei prossimi giorni avrebbe dovuto sorbirsi una predica sull'argomento della fiducia e dell'onestà. ― E adesso cosa succederà? ― chiese lei in tono stanco. ― Ora farò quello che mi è stato ordinato di fare quasi un mese fa: portare il mio prigioniero all'Old Capitol. Le sopracciglia di Monty si unirono di scatto e Devon ebbe un lieve ansito. ― Parlo di Jonas Sharpe, naturalmente ― chiarì Cole. ― I suoi uomini verranno scambiati con prigionieri di guerra dell'Unione. Secondo le ultime notizie che ho sentito, Lincoln e Davis stanno ancora scambiandosi uomini. Se giureranno di non levare più le armi contro l'Unione, non dovrebbero esserci problemi. ― E che ne sarà delle navi che stanno costruendo a Liverpool? ― chiese Devon. ― Devi fermare anche quelle? Cole scosse la testa. ― Si dice che Lee sia stato bloccato nella sua invasione del Nord. Finché vince l'Unione, l'Inghilterra non oserà farle partire. Gli occhi di Devon brillarono. ― Ce l'hai fatta, Cole ― disse con voce piena d'orgoglio. ― Hai vinto, hai ottenuto tutto quello che volevi. ― Abbiamo vinto ― la corresse lui, ravviandole gentilmente i capelli dal viso. ― Parlando di vittoria ― disse Monty con voce sonora ― devo congratularmi con te per quello svenimento, ragazza mia. Davvero di Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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prima qualità. La pelle è diventata di una tinta verdognola fantastica: si accordava quasi con il colore dei tuoi occhi! Favoloso! Se riuscirai a ricordartene quando ci rimetteremo in affari... ― Lei non si rimette in affari ― annunciò Cole in tono fermo. ― Cosa? ― Monty aggrottò la fronte mentre il suo sguardo passava da Devon a Cole, poi si accarezzò la barba. ― Adesso che me lo fai notare, capitano, forse questo sarebbe un buon momento per ritirarsi. Senti un po' che razza di guadagno abbiamo appena fatto: abbiamo comprato il cotone per sei centesimi alla libbra a Wilmington, lo venderemo in Inghilterra a sessanta alla libbra. Quante tonnellate abbiamo a bordo? ― Hai ragione, il profitto è stato straordinario ― disse Cole. ― Le persone che dirigono il Fondo per le vedove e gli orfani di guerra erano stupefatte nel ricevere la somma. Anzi, erano così grate che mi sono preso la libertà di donare anche la tua metà. Il viso di Monty lentamente cambiò dal cremisi al violetto. ― Cos'hai fatto? ― ruggì. ― La mia metà? Hai detto la mia metà? Ma perché, buono a nulla di un gran figlio di... ― Più tardi ― disse Cole alzandosi in piedi. Lanciò un'occhiata a Devon che aveva un aspetto pallido e affaticato come se lo shock stesse finalmente manifestando i suoi effetti e Monty, cogliendo il suggerimento al volo, annuì e lasciò la stanza senza altre parole. Dopo averlo accompagnato fuori, Cole attraversò la cabina e sedette accanto a lei. Si guardarono negli occhi per un lungo, silenzioso minuto, poi lui allungò una mano e le sfiorò la guancia. ― Ti fa molto male? Devon scosse la testa, proprio come lui si aspettava che facesse. Probabilmente la contusione le doleva. La donna aggrottò la fronte, guardandogli le nocche mentre lui ritirava la mano. ― Quello sì che sembra doloroso ― disse, riferendosi alla pelle lacera e gonfia. ― Dovresti vedere la faccia dell'uomo che ti ha fatto quel livido. ― Cole alzò le spalle. ― Per quello che importa, neppure Jonas Sharpe ha un aspetto molto sano. ― Mmm. ― Vuoi dormire? ― No. Tra di loro cadde un altro lungo silenzio. Alla fine Cole fece un profondo respiro e, lentamente, lasciò uscire l'aria. Si guardò le mani, stupito di scoprire che Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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tremavano. ― Devon, quando sono risalito dalla sala macchine e ho visto la pistola di Sharpe puntata contro il tuo collo... Lo guardò solennemente negli occhi. ― Lo sai che stavo esprimendo il mio ultimo desiderio? Cole ci pensò e rammentò che le sue labbra si muovevano in una fervida preghiera. ― Mi dici qual era questo desiderio? Devon fece un bel respiro e gli rivolse un tremulo sorriso. ― Stavo implorando Dio di non mandarmi in cielo, se morivo. La fissò confuso e in silenzio. ― Perché? Il sorriso di Devon vacillò mentre le lacrime le inondavano nuovamente gli occhi. ― Perché sapevo che non poteva essere quello il posto dove ti aveva mandato. Cole fece una risata strozzata mentre il cuore gli esplodeva nel petto. La avvolse tra le braccia, schiacciandola contro di sé. ― Ti amo, Devon. Dio, come ti amo. Devon emise un sospiro di felicità e si girò contro il petto di Cole. C'era qualcosa di peccaminoso nel fatto di rimanere a casa e fare l'amore nel bel mezzo della giornata. Sorrise tra sé, chiedendosi se era stato quel tocco di peccato a rendere l'esperienza tanto meravigliosa, o se era stato semplicemente il fatto che non si vedevano da due settimane. Era partito il giorno dopo la cattura di Sharpe, diretto di nuovo a Fort Monroe per occuparsi dello scambio dei prigionieri. Jonas Sharpe era stato legato, messo in ceppi e sistemato su una lancia ben custodita che avrebbe risalito il Potomac verso la prigione dell'Old Capitol. Da quanto le aveva detto, l'umore a Fort Monroe era decisamente ottimista dopo la sconfitta di Lee ad Antietam e le minori probabilità di interferenza inglese. Con un po' di fortuna, la guerra sarebbe finita in fretta. Devon pregò che fosse effettivamente così. Per ora intendeva godersi a fondo la presenza del marito e le sue due settimane di licenza che aveva ottenuto prima di tornare a pattugliare il blocco. Cole sollevò un dito e le tracciò il contorno delle labbra. ― Questo sorriso non è solo bello e seducente ― disse ― ma sembra coprire qualche pensiero meravigliosamente birichino. Raccontamelo. Devon rise e abbassò lo sguardo per fissarlo negli occhi dalla sua posizione privilegiata sopra il petto. ― Non ti sembra un po'... decadente, in pieno giorno? Le sorrise. ― Certo. Ecco perché lo stiamo facendo. Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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― E se qualcuno ci sorprende? ― Chi? ― Be', potrebbe entrare Elize... ― Elize non entra di sorpresa nella mia camera da letto. Inoltre, lei e John sono in città. ― Ci pensò un momento. ― Dov'è Monty? Devon gli fece scorrere le dita sul petto. ― Ha detto che scendeva al porto e andava a insegnare alla tua ciurma un nuovo gioco con le carte. Cole gemette. ― A proposito, ho riavuto il tuo orologio ― continuò lei in tono vivace. Cole emise un sospiro e si fregò gli occhi con la mano. ― Non mi sono reso conto che fosse nuovamente sparito. ― Spero che capirai, Cole. Non c'è nulla di personale; a zio Monty piace tenersi in allenamento. ― Gli rivolse una severa occhiata. ― Tu rappresenti per lui una terribile tentazione. Dovresti stare più attento alle tue cose. ― Scusami tanto. Per il futuro cercherò di legare portafoglio e orologio a un polso. Anche se sospetto che troverebbe il modo di appropriarsene comunque. ― È vero. ― Devon sospirò soddisfatta. ― È bello. ― Cosa? ― Questo. Restarsene sdraiati qui senza fare assolutamente nulla. ― Nulla? ― Cole sorrise e le accarezzò il collo. ― Hai una memoria troppo corta. Mi sembra che dieci minuti fa fossimo terribilmente indaffarati. Sul suo petto, Devon si dimenò imbarazzata. ― Forse è il momento che tu me lo rammenti. Cole rise. ― Amore mio, volevo chiedertelo: dove dormi quando non sono qui io? Gli rivolse un sorriso pieno di sottintesi. ― Non dormo. Rimango alzata tutta la notte a struggermi per te. Cole emise un lungo sospiro. ― Grazie mille. Questa immagine mi costerà almeno una notte di sonno mentre sarò lontano. Devon divenne subito seria. ― Ti prego, non parliamone adesso. Ci rimangono due intere settimane. ― Hai ragione, mi dispiace. ― Le diede un bacio leggero sulle labbra e le passò le mani sulla schiena. Poi se la levò di dosso e si alzò. Lei lo guardò attraversare la stanza in tutta la sua gloriosa nudità. Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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― Dove vai? Lui non rispose, ma andò a frugare nella borsa che aveva portato dalla nave. Tornò e le porse un pacchetto avvolto in una carta allegra. ― Questo è per te. ― Che cos'è? ― Un regalo di nozze. Devon sollevò un sopracciglio scuro. Cole sorrise. ― Un po' tardi, lo so. Abbiamo già stabilito che sono terribilmente intempestivo, quindi non c'è bisogno di ripeterlo. Devon sorrise e tolse la carta per rivelare una scatola d'oro ornata da un fitto lavoro di incisione, con il coperchio incrostato di perle e pietre semipreziose. ― Oh, Cole, il portagioie è bellissimo... ― Non è per i gioielli. Levò lo sguardo su di lui, sorpresa dal tono serio. ― E allora cosa... ― È una scatola per i ricordi, Devon, nella quale riporre tutti i ricordi che raccogli, così non ne perderai nemmeno uno. ― Fece una pausa con un'espressione allo stesso tempo tenera e seria. ― A differenza del regalo di nozze che mi hai dato tu, questo è subordinato a una condizione. Se lo accetti, mi aspetto in cambio i prossimi cinquant'anni della tua vita per aiutarmi a riempirla. Devon si morse il labbro per nascondere un sorriso tremulo e impertinente. ― Solo i prossimi cinquanta? Cole alzò le spalle. ― Dopodiché ne parleremo nuovamente. Lei annuì, deglutendo per mandare giù il groppo in gola. ― Mi sembra una proposta onesta. Si sciolse contro di lui, mentre le mani di Cole vagavano sulla sua pelle in carezze vagabonde e piene di amore. ― Sai, ancora non riesco a credere che ti sia lasciato convincere da zio Monty a partecipare a quel suo folle progetto. Cole si accigliò mentre cercava il suo sguardo. ― Quale progetto? ― Ma quello di catturare Sharpe, naturalmente. ― Devi sapere che quel progetto è stato solo opera mia. ― No! ― ansimò lei. ― Fino al minimo dettaglio ― la informò compiaciuto. Devon lo studiò in una luce del tutto nuova. ― Cole McRae, sono giunta Victoria Lynne (Victoria Joehnk)
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alla conclusione che eri già corrotto fin da prima che ti incontrassi. Hai l'anima del ladro. Cole sorrise e la strinse un po' di più tra le braccia. ― E tu, mia cara moglie, hai l'anima della vera signora. FINE
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