Ernest Hemingway ISOLE NELLA CORRENTE
Titolo originale: ISLANDS IN THE STREAM 1970, by Mary Hemingway Scansione di Robe...
178 downloads
2205 Views
1MB Size
Report
This content was uploaded by our users and we assume good faith they have the permission to share this book. If you own the copyright to this book and it is wrongfully on our website, we offer a simple DMCA procedure to remove your content from our site. Start by pressing the button below!
Report copyright / DMCA form
Ernest Hemingway ISOLE NELLA CORRENTE
Titolo originale: ISLANDS IN THE STREAM 1970, by Mary Hemingway Scansione di Roberto Pellizzaro 13/04/95.
Charles Scribner jr. ed io abbiamo preparato insieme per la pubblicazione il manoscritto di Ernest. A parte le normali correzioni nella grafia e nella punteggiatura, abbiamo ope rato alcuni tagli, poiché io ero certa che Ernest stesso li avrebbe eseguiti. Il libro è interamente di Ernest. Noi non abbiamo aggiunto nulla. Mary Hemingway.
PARTE PRIMA. BIMINI.
Capitolo 1. La casa sorgeva sulla parte più alta della stretta lingua di terra tra la baia e il mare aperto. Aveva resistito a tre ura gani ed era una costruzione solida come una nave. L'om breggiavano alte palme da cocco piegate dagli alisei, e uscen do di casa dal lato dell'oceano potevi scendere per la sco gliera, traversare la striscia di rena bianca ed entrare nella Corrente del Golfo. A guardarla in una giornata senza ven to l'acqua della Corrente era blu scuro. Ma quando t'im mergevi, sopra quella rena bianca e farinosa c'era solo la luce verde dell'acqua, e di ogni pesce grosso si vedeva l'ombra molto tempo prima che quello potesse raggiungere la spiaggia. Era un bel posto sicuro per farci il bagno durante il giorno, ma non per nuotarci la notte. La notte i pescicani venivano quasi a riva, cacciando ai margini della Corrente, e dalla veranda superiore della casa, nel silenzio della notte, sentivi lo sguazzare dei pesci ai quali davano la caccia e, se andavi giù alla spiaggia, vedevi le scie fosforescenti che lasciavano nell'acqua. D notte gli squali non avevano paura di niente e tutte le altre creature avevano paura di loro. Ma di giorno giravano al largo, distante dalla rena bianca e
risplendente, e se si avvicinavano ne scorgevi l'ombra da lontano. Là in quella casa viveva un uomo di nome Thomas Hud son, che era un buon pittore e passava lavorando là e sul l'isola la maggior parte dell'anno. Quando si è vissuto abbastanza in quelle latitudini i cambiamenti di stagione vi assumono la stessa importanza che hanno in tutti gli altri posti della terra e Thomas Hudson, che amava quel l'isola, non voleva perdervi né una primavera, né un'esta te, né un solo autunno o inverno. A volte, quando in agosto il vento diminuiva o quando, in giugno e luglio, cessavano a tratti gli alisei, le estati erano troppo calde. In settembre e ottobre, e persino ai primi di novembre, potevano venire anche gli uragani, e capricciose tempeste tropicali potevano scoppiare in qualsiasi momento da giugno in poi. Ma quando non ci sono fortunali nei veri mesi degli uragani il tempo è sempre buono. Per molti anni Thomas Hudson aveva studiato le tem peste tropicali, e quando c'era una perturbazione lo capiva guardando il cielo molto prima che ne indicasse la presenza il suo barometro. Sapeva prevedere la rotta dei cicloni e sapeva quali precauzioni prendere. Sapeva cosa voleva dire scampare a un uragano con gli altri abitanti dell'isola e co nosceva il vincolo creato dall'uragano tra tutti quelli che ne erano stati colpiti. Sapeva anche che certi uragani pote vano essere così brutti che nessuno l'avrebbe scampata. Pen sava sempre, però, che se mai ne fosse arrivato uno così brutto gli sarebbe piaciuto star là ad aspettarlo e volarsene via con la casa, se la casa fosse volata via. La casa, quasi quasi, sembrava più una nave che una casa. Costruita lassù per resistere alle burrasche più vio lente, era piantata nell'isola come se ne fosse una sua parte; ma da tutte le finestre godevi la vista del mare e c'era sempre una buona ventilazione, sicché dormivi al fresco anche nelle notti più calde. La casa era verniciata di bianco per poter essere fresca d'estate ed era visibile da lontano, arrivando sulla Corrente del Golfo. Era la cosa più alta del l'isola a parte la lunga piantagione di altissimi equiseti che erano la prima cosa che vedevi quando ti appariva l'isola dal mare. Subito dopo aver visto la scura macchia confusa degli equiseti sopra la linea dell'orizzonte, vedevi la bianca mole della casa. Poi, mentre ti avvicinavi, vedevi l'isola in tutta la sua lunghezza, con le palme da cocco, le case di legno, la riga bianca della spiaggia e il verde di South Island sullo sfondo. Thomas Hudson la casa non la vedeva mai, là su quell'isola, ma sapeva che la sua sola vista sarebbe ba stata a renderlo felice. Diceva sempre lei, quando ci pen sava, proprio come avrebbe pensato a una nave. D'inverno quando soffiavano i venti di tramontana e faceva freddo davvero, la casa era calda e confortevole perché aveva l'uni co caminetto dell'isola. Era un grande caminetto aperto e
Thomas Hudson vi bruciava la legna sospinta dall'oceano sulla spiaggia. Aveva un grosso mucchio di legna accatastata contro la parete della casa rivolta a mezzogiorno. Era calcinata dal sole e rosa dal vento, e lui s'invaghiva così tanto di questo o di quel pezzo che non aveva più il coraggio di bruciarlo. Ma c'era sempre della legna nuova lungo la spiaggia dopo le burrasche, e lui scoprì che era divertente bruciare anche i pezzi che gli piacevano. Sapeva che il mare ne avrebbe scolpiti degli altri, e nel freddo della sera sedeva in pol trona davanti al fuoco, leggendo alla luce della lampada posata sul pesante tavolo di legno, e mentre leggeva alzava lo sguardo per udire, fuori, il vento di nord-ovest che sof fiava e il fragore della risacca, e per guardare i grossi pezzi di legno calcinato che ardevano. Qualche volta spegneva il lume e si coricava sul tappeto che copriva il pavimento per contemplare le frange colorate che il sale marino e la sabbia penetrata nel legno creavano, bruciando, nella fiamma. Là sul pavimento aveva gli occhi alla stessa altezza della legna che ardeva e vedeva i contorni della fiamma quando essa si alzava dal ceppo e questo lo rendeva triste e felice nel medesimo tempo. Tutta la legna che bruciava gli faceva questo effetto. Ma quando bruciava la legna gettata dal mare sulla spiaggia provava qualcosa che non riusciva a definire. Pensava che forse bruciarla era uno sbaglio, se gli piaceva tanto; eppure non provava alcun rimorso. Quando se ne stava là disteso sul pavimento aveva l'im pressione di trovarsi al riparo dal vento anche se, in realtà, il vento sferzava gli angoli inferiori della casa e l'erba nei punti più bassi dell'isola e le radici delle alghe marine e staccava le lappole dalla bardana e alzava dalla spiaggia un polverio di sabbia. Là disteso sul pavimento lui poteva sen tire il fragore della risacca così come ricordava di aver udito il rombo dell'artiglieria pesante quando da ragazzo, tanto tempo prima, si era gettato a terra ai piedi di una batteria. D'inverno il caminetto era una gran cosa, e in tutti gli altri mesi lui lo guardava con affetto e pensava a come sarebbe stato quando fosse tornato l'inverno. L'inverno, sull'isola, era la migliore di tutte le stagioni, e per tutto il resto dell'anno lui non vedeva l'ora che tornasse. Capitolo 2. L'inverno era finito e quasi agli sgoccioli era Sa primavera quando, quell'anno, arrivarono sull'isola i ragazzi di Thomas Hudson. I piani erano questi: si sarebbero trovati a New York, tutti e tre, per venire giù insieme, col treno, e poi in aereo dal continente all'isola. C'erano state le solite diffi coltà con la madre di due di loro, che aveva organizzato un viaggio in Europa senza dir nulla al padre dei ragazzi,
e che voleva i figli per l'estate. Lui avrebbe potuto averli durante le vacanze di Natale; dopo Natale, naturalmente. Il giorno di Natale lo avrebbero passato con lei. Ormai Thomas Hudson conosceva la trafila a menadito, e alla fine ci fu il solito compromesso. I due più piccoli sarebbero venuti sull'isola per fare al padre una visita di cinque settimane e poi sarebbero tornati a New York per imbarcarsi, in classe turistica, su un piroscafo francese che li avrebbe portati dalla madre: a Parigi si sarebbe provve duto a comprare loro i vestiti necessari. Durante il viaggio i due ragazzi sarebbero stati affidati alla custodia del fratello maggiore che si chiamava Tom, come il padre. Tom junior avrebbe poi raggiunto sua madre, che stava girando un film nel sud della Francia. La madre di Tom junior non aveva chiesto di lui e sareb be stata contenta che restasse sull'isola col padre. Ma lo avrebbe anche visto volentieri, e tutto sommato era un ragionevole compromesso con la decisione irrevocabile della madre degli altri due ragazzi. Questa era una donna deli ziosa e affascinante che non aveva mai cambiato un proget to in vita sua. I suoi piani nascevano nel massimo segreto, come quelli di un buon generale, e con lo stesso rigore veni vano applicati. Si poteva arrivare a un compromesso. Mai, però, a un cambiamento radicale in uno dei suoi piani, l'avesse concepito durante una notte insonne o un collerico mattino o una sera con l'aiuto del gin. Un piano era un piano e una decisione era veramente una decisione e sapendo tutto questo ed essendo stato istrui to a dovere sugli usi del divorzio Thomas Hudson era lieto che si fosse arrivati a un compromesso e che i figli venis sero da lui per cinque settimane. Se quelle che ci spettano sono cinque settimane, pensava, bisogna accontentarsi. Cin que settimane sono un bel po' di tempo da passare con la gente che si ama e con cui si vorrebbe star sempre. Ma in primo luogo perché mai ho lasciato la madre di Tom? Me glio non pensarci, si disse. Ecco una cosa alla quale faresti meglio a non pensare. E sono due bei ragazzi anche questi, quelli che hai avuto dall'altra. Molto strani e molto com plicati e sai bene quante buone qualità hanno ereditato da lei. E una donna in gamba, e non avresti mai dovuto lasciare neanche lei. Allora si disse: Sì. Ho dovuto farlo. Ma non rimase là a pensarci troppo. Da un pezzo aveva smesso di preoccuparsi e, nei limiti del possibile, aveva esorcizzato i rimorsi col lavoro, e ora tutto quello che importava era che i ragazzi stavano per arrivare e la cosa che gli stava più a cuore era che passassero una bella estate. Poi si sarebbe rimesso al lavoro. Col lavoro e la vita laboriosa che aveva condotto sul l'isola, equilibrata e senza bizzarrie, era riuscito a sostituire quasi tutto: tutto tranne i ragazzi. Era convinto di avere fatto sull'isola qualcosa che sarebbe durato e che ve lo
avrebbe trattenuto. Ora quando aveva nostalgia di Parigi invece di andarci la richiamava alla mente. Faceva la stessa cosa con tutta l'Europa e gran parte dell'Asia e dell'Africa. Ricordava cosa aveva detto Renoir quando lo informarono che Gauguin era andato a dipingere a Tahiti. « Perché deve spendere tanti soldi per andare a dipingere così lontano quando si dipinge così bene qui a Batignolles? » Era meglio in francese, « quand on peint si bien aux Batignolles », e Thomas Hudson pensava all'isola come al suo quartier e ormai vi si era stabilito e conosceva i vicini e lavorava sodo come aveva sempre fatto a Parigi quando Tom junior era solo un bébé. Qualche volta lasciava l'isola per andare, d'autunno, in montagna. Ma il ranch che un tempo aveva nel Montana si era risolto ad affittarlo, perché là il periodo migliore era quello che comprendeva estate e autunno, e in autun no i ragazzi dovevano ormai andare sempre a scuola. Ogni tanto doveva recarsi a New York per vedere il suo mercante. Più spesso, ora, però, veniva il suo mercante giù a trovarlo e ripartiva con le tele per il nord. Thomas Hud son era un pittore ormai affermato, molto apprezzato sia in Europa che nel suo paese. Aveva una rendita annua proveniente da certe concessioni petrolifere sulla terra ap partenuta a suo nonno. Una volta era stata tutta a pascolo, ma quando l'avevano venduta si erano tenuti i diritti per lo sfruttamento minerario. Una buona metà di questa rendita andava in alimenti e il resto lo metteva al riparo da ogni problema economico, sicché poteva dipingere proprio quel lo che voleva senza dover sottostare a nessuna pressione commerciale. La rendita gli consentiva anche di vivere dove gli pareva e di viaggiare quando ne aveva voglia. Thomas Hudson era riuscito in quasi tutti i campi tranne che in quello della vita coniugale, anche se, a dire il vero, di riuscire non si era mai curato. Quello che gli premeva erano la pittura e i suoi figli, ed era ancora innamorato della prima donna che aveva amato. Da allora ne aveva ama te molte altre, e ogni tanto una di esse veniva a stare sull'isola. Lui aveva bisogno di vedere delle donne e per un po' esse erano gradite. Gli piaceva averle là con lui: e certe volte per parecchio tempo. Ma alla fine era sempre con tento che se ne andassero, anche quando gli piacevano mol tissimo. Si era abituato a non discutere con le donne e aveva imparato come evitare di sposarsi di nuovo. Queste due cose erano state difficili da apprendere quasi com'era stato difficile mettersi a dipingere con ordine e costanza. Ma le aveva imparate, e sperava di averle imparate defi nitivamente. A dipingere aveva imparato da un pezzo, ed era convinto di apprendere ogni anno qualcosa di più. Ma imparare a condurre una vita regolata e a dipingere disciplinatamente era stato duro, per lui, perché c'era stato un periodo, nella sua vita, in cui ignorava cosa fosse
la disciplina. Non era mai stato un vero e proprio irrespon sabile: però era stato indisciplinato, egoista e crudele. Ora lo sapeva, non solo perché molte donne glielo avevano detto; ma perché lo aveva finalmente scoperto da solo. Al lora aveva deciso che sarebbe stato egoista solo per la sua pittura, crudele solo per il suo lavoro, che si sarebbe im posto una disciplina e a questa disciplina avrebbe obbedito. Avrebbe apprezzato le gioie della vita nei limiti della di sciplina che si era imposto, e avrebbe lavorato sodo. E quel giorno era molto felice perché la mattina dopo sarebbero arrivati i suoi figli. « Ha bisogno di niente, signor Tom? » gli chiese Joseph il domestico. « Per oggi ha finito, no? » Joseph era alto, con una faccia lunghissima e nera, grosse mani e grossi piedi. Portava una giacca bianca e un paio di calzoni ed era a piedi nudi. « Grazie, Joseph. Credo di non aver bisogno di niente. » « Un po' di gin and tonic? » « No. Credo che andrò giù a berne uno dal signor Bobby. » « Ne beva uno qui. Costa meno. Il signor Bobbv era di pessimo umore quando ci sono passato io. Troppi cocktail, dice, troppi liquori mischiati. Una donna scesa da uno yacht gli ha detto che voleva una White Lady e allora lui le ha servito una bottiglia di quell'acqua minerale americana con una signora con un vestito bianco che sembra una zanzariera seduta vicino a una sorgente. » « Sarà meglio che vada a vedere. » « Lasci che gliene prepari uno, prima. E arrivata della posta, con la barca del pilota. Può leggere la posta e bere il gin and tonic e poi andare giù dal signor Bobby. » « D'accordo. » « Bene » disse Joseph. « Perché l'ho già preparato. La posta non ha l'aria di essere importante, signor Tom. » « Dov'è? » « Giù in cucina. Adesso gliela porto. Un paio di lettere con una scrittura femminile. Una da New York. Una da Palm Beach. Bella scrittura. Una di quel signore che vende i suoi quadri a New York. Altre due che non conosco. » « Vuoi rispondere tu per me? » « Sissignore. Se è quello che vuole. La mia istruzione è di gran lunga superiore ai miei mezzi. » « Meglio portarle su. » « Sissignore, signor Tom. C'è anche un giornale. » « Serbalo per la colazione, Joseph, per favore. » Thomas Hudson sedette a leggere la posta e bevve a piccoli sorsi il gin and tonic. Rilesse una lettera e poi le mise tutte in un cassetto della scrivania. « Joseph » chiamò. « Hai preparato tutto per i ragazzi? » « Sissignore, signor Tom. E due cassette di Coca-Cola in più. Tom junior, ormai sarà più grande di me, no? » « Non ancora. »
« Crede che possa battermi, ora? » « Non direi. » « Ho fatto tante volte la lotta con quel ragazzo » disse Joseph « in privato. Certo che è buffo chiamarlo signore. Signor Tom, signor David e signor Andrew. Tre dei ragazzi più maledettamente in gamba che conosca. E Andy è il più cattivo di tutti. » « Ha cominciato, cattivo » disse Thomas Hudson « E ha continuato, accidenti » disse Joseph con ammira zione. « Dàgli il buon esempio quest'estate. » « No, signor Tom, non vorrà per davvero che ai ragazzi quest'estate il buon esempio glielo dia io. Tre o quattro anni fa, magari, quand'ero innocente. Io sì che cercherò di pren dere l'esempio da Tom. E stato in una di quelle scuole di lusso, lui, e ha imparato le belle maniere. Certo, non potro essere in tutto e per tutto come lui. Ma posso sem pre imparare a imitarlo. Spigliato e disinvolto ma cortese. Poi cercherò di farmi furbo come Davy. Questa è la parte più difficile. Poi vedrò d'imparare il segreto di Andy per capire come fa a essere così cattivo. » « Non essere cattivo da queste parti. » « No, signor Tom, non ha capito cosa volevo dire. Quella cattiveria non è per dentro casa. Quella mi serve per la mia vita privata. » « Sarà bello averli qui, no? » « Signor Tom, non ci sarà nulla di simile da quando ebbe luogo il grande incendio. Io gli do la stessa importanza che darei al ritorno di Cristo. E bello? mi chiede lei. Sis signore, è bello. » « Dovremo pensare a un mucchio di cose da fargli fare perché Si divertano. » « No, signor Tom » disse Joseph. « Dovremmo pensare al modo di salvarli dai loro terribili progetti. Eddy potrà aiutarci. Li conosce meglio di me. Io sono amico loro e questo lo rende difiicile. » « Come sta Eddy? » « Ha un po' bevuto per festeggiare il compleanno della regina. E in una forma splendida. » « Sarà meglio che vada giù dal signor Bobby fin che lo trovo di cattivo umore. » « Ha chiesto di lei, signor Tom. Il signor Bobbv è un gentiluomo se mai ce ne fu uno e qualche volta quella gentaglia che arriva con gli yacht gli butta giù il morale. Ce l'aveva nelle scarpe quando me ne sono andato io. » « Che ci facevi, là? » « Sono andato a prendere la Coca-Cola, e già che c'ero ho fatto una partita a biliardo per tenermi la mano in esercizio. » « Com'è il tavolo? » « Peggio. »
« Andrò giù » disse Thomas Hudson. « Voglio fare una doccia e cambiarmi. » « Le ho messo tutta la roba sul letto » gli disse Joseph. « Vuole un altro gin and tonic? » « No, grazie. » « Con la barca è arrivato il signor Roger. » « Bene. Andrò a prenderlo per la collottola. » « Si fermerà qui? » « Può darsi. » « In ogni caso, preparerò un letto anche per lui. » « Bene. » Capitolo 3. Thomas Hudson fece la doccia, fregandosi la testa col sa pone e poi sciacquandosi sotto il getto pungente e impe tuoso. Era un uomo piuttosto grosso e sembrava piu grosso nudo che vestito. Era molto abbronzato e i capelli erano stinti e striati dal sole. Non aveva un grammo di grasso superfluo e quando salì sulla bilancia vide che il suo peso era di 101 chili. Avrei dovuto andare a nuotare prima di fare la doccia, pensò. Ma ho fatto una lunga nuotata stamattina prima di mettermi al lavoro e ora sono stanco. Chissà quanti bagni faremo, quando saranno arrivati i ragazzi. E c'è anche Ro ger. Bene. Infilò un paio di calzoncini corti puliti e una vecchia camicia attillata e i mocassini e uscì di casa e imboccò la discesa e superò il cancello che si apriva nella palizzata ed entrò nel bianco riverbero del corallo stinto dal sole della King's Highway, Un vecchio negro in giacca nera di alpaca e pantaloni scuri ben stirati che camminava dritto come un fuso uscì da una delle baracche di legno non verniciato lungo la strada ombreggiata da due svettanti palme da cocco e svoltò nella strada davanti a lui. Mentre svoltava, Thomas Hudson ne scrutò la bella faccia nera. Dal retro della baracca arrivò una voce infantile che sul l'aria di una vecchia canzone inglese cantava in tono beffardo: « Zio Edward veniva da Nassau A vendere le caramelle Ne compro io e ne compra P.H. E ci viene un tremendo mal di pancia... » Zio Edward girò il viso appuntito, tanto triste quant'era seccato, nell'intensa luce pomeridiana. « Ti conosco » disse. « Non posso vederti ma so chi sei Lo dirò al vigile. » La voce infantile riprese, levandosi limpida e gaia: « Oh Edward Oh Edward Brutto ladro, cattivo zio Edward
Le tue caramelle sono da buttar via. » « Il vigile sarà informato » disse zio Edward. « Il vigile sa lui quello che deve fare. » « Niente caramelle avariate, oggi, zio Edward? » gridò la voce infantile, il cui possessore stava bene attento a non farsi vedere. « L'uomo è perseguitato » disse forte zio Edward men tre riprendeva il cammino. « Gli strappano il manto della sua dignità e se lo mettono sotto i piedi. Oh, buon Dio perdona loro perché non sanno quello che fanno. » Più avanti, in fondo alla King's Highway, altri canti ve nivanO dalle stanze sopra il Ponce de Leòn. Un ragazzo ne gro arrivò di corsa sulla strada corallina. « C'è stata una rissa, signor Tom » disse. « O qualcosa di simile. Un signore sceso da un panfilo ha gettato della roba fuori dalla finestra. » « Che roba, Louis? » « Di tutti i generi, signor Tom. Quel signore gettava tutto quello su cui riusciva a mettere le mani. E quando la signora ha cercato di fermarlo lui ha detto che avrebbe buttato fuori dalla finestra anche la signora. » « Di dov'è questo signore? » « Del nord, un pezzo grosso. Dice che può comprare e vendere tutta l'isola. Credo che potrà averla a buon mer cato se continua a metterla sottosopra come sta facendo. » « Il vigile non è intervenuto, Louis? » « Nossignore, signor Tom. Nessuno ha ancora chiamato il vigile. Ma se va avanti così sarà proprio il caso di chiamarlo. » « Tu sei con loro, Louis? Volevo un po' di esca per domani. » « Sissignore, signor Tom, gliela procuro io. Non si preoc cupi per l'esca. Ero con loro, sì. Mi hanno ingaggiato stamattina perché li portassi a pescare e da allora sono sempre stato con loro. Solo che non hanno pescato neanche un po'. Nossignore. Non hanno fatto altro che tirare piatti, tazze e bicchieri, e ogni volta che il signor Bobby arriva col conto lui lo straccia e dice al signor Bobby che è un bastardo, un ladro, un truffatore e un figlio di puttana. Se questo si chiama pescare... » « Sembra un uomo piuttosto difficile, Louis. » « Signor Tom, è l'uomo più dannato che lei abbia mai visto in vita sua. Ha voluto che cantassi per loro. Lei sa che non canto bene come Josey però canto meglio che posso e certe volte anche meglio di così. Sa comtè. Lei mi ha sentito cantare. E tutto quello che vuole ascoltare è quella canzone che fa: mama non vuole piselli né riso né olio di cocco. Sempre quella. E una vecchia canzone e io mi stufo e allora gli ho detto: "Signore, io conosco delle canzoni nuove. Buone canzoni. Belle canzoni. E conosco vecchie canzoni come quella che parla della perdita di John Jacob
Astor sul Titanic quando un ìceberg lo colò a picco e sarei contento di cantare queste invece di quella del riso e dei piselli, se lo desidera". L'ho detto con tutta l'educazione e l'amabilità che ci vuole. Come lo dico io, e lei lo sa bene. E allora questo signore mi fa: "Ascolta ignorante di un bastardello nero io possiedo più negozi e fabbriche e gior nali di quanti vasi avesse John Jacoò Astor per, conosci la parola, dentro, e se ti provi a dirmi cosa voglio sentire ti piglio per la collottola e ti ficco in quei vasi con la testa". Tanto che allora la sua signora ha detto: "Tesoro devi proprio essere così sgarbato col ragazzo? Io trovo che ha cantato benissimo e mi piacerebbe ascoltare qualcuna delle sue canzoni nuove". E il signore ha detto: "Stammi a sentire, tu. Tu non le ascolterai e lui non le canterà". E un uomo ben strano, signor Tom. Ma la sua signora ha detto solo: " Oh, caro, come sei difficile ". Signor Tom quello è più difficile di un motore diesel per una scimmia degli alberi neonata appena uscita dal ventre di sua madre Mi scusi se parlo troppo. Ma ci sono rimasto male. E se l'e presa anche la signora. » « Come farai ora con loro, Louis? » « Sono andato a prendere delle perle di conchiglia » disse lui. Mentre Louis parlava si erano fermati all'ombra di un palmizio, e poi il ragazzo tolse di tasca un pezzo di stoffa pulitissimo e lo svolse fino a mostrare una mezza dozzina di quelle perle rosa, lucide, madreperlacee, che non hanno niente da spartire con le perle vere e che a volte vengono trovate nelle conchiglie dagli indigeni, quando le puliscono, e che, per ciò che ne sapeva Thomas Hudson, nessuna donna aveva mai voluto farsi regalare tranne la regina Mary d'Inghilterra. Certo Thomas Hudson non poteva pensare di conoscere la regina Mary se non attraverso i giornali e nei ritratti e in un suo profilo apparso sul "New Yorker" ma il fatto che ella amasse le perle di conchiglia gli dava l'impressione di conoscerla meglio di tanta altra gente che conosceva da un pezzo. La regina Mary amava le perle di conchiglia e quella sera l'isola festeggiava il suo complean no, pensò, ma lui temeva che le perle di conchiglia non avrebbero fatto sentire molto meglio la moglie di quel signore. Era sempre possibile, poi, che la regina Mary avesse detto di apprezzarle per far piacere ai suoi fedeli sudditi delle Bahamas. Erano arrivati al Ponce de Leòn e Louis stava dicendo: « La sua signora piangeva, signor Tom. Piangeva a dirotto Allora mi sono offerto di andare da Roy a prendere qualche perla di conchiglia per fargliela esaminare. » « Dovrebbero renderla molto felice » disse Thomas Hud son. « Se le piacciono le perle di conchiglia. » « Speriamo. Gliele porto su subito. » Thomas Hudson entrò nel bar dove dopo le vampe della
strada corallina faceva fresco ed era quasi buio e ordinò un gin con acqua tonica e un pezzetto di scorza di cedro nel bicchiere e qualche goccia di angostura nel liquore. Dietro il banco il signor Bobby aveva una pessima cera. Quattro ragazzi negri giocavano a biliardo, alzando il tavolo di tanto in tanto quando era necessario per fare una ca rambola troppo difficile. Al piano di sopra i canti erano cessati e, a parte il tintinnio delle palle da biliardo, nella sala regnava il massimo silenzio. Al banco c'erano due uo mini dell'equipaggio dello yacht ormeggiato lungo il molo e mentre gli occhi di Thomas Hudson si abituavano alla luce la fresca penombra gli diede un senso di benessere. Louis venne giù per le scale. « Il signore dorme » disse. « Ho lasciato le perle alla signora. E là che le guarda e poi piange. » Vide i due marinai dello yacht scambiarsi un'occhiata senza dir niente. Restò là, con in mano il bicchiere pieno di un liquido piacevolmente amaro, gustandone la prima sorsata, e ripensò a Tanga, Mombasa e Lamu e tutta quella costa ed ebbe per l'Africa un'improvvisa nostalgia. Eccolo qua, ormai stabilito sull'isola, quando avrebbe potuto be nissimo essere in Africa. Diavolo, pensò, ci posso sempre andare. Ovunque tu sia, è dentro di te che devi farcela. Se è per questo, qui te la stai cavando senz'altro benissimo. « Tom, ma ti piace davvero il sapore di quella roba? » gli chiese Bobby. « Certo. Altrimenti non la berrei. » « Una volta ho aperto per sbaglio una bottiglia e aveva lo stesso gusto del chinino. » « C'è del chinino, dentro. » « Certo che la gente ha le pigne in testa » disse Bobby. « Uno può bere tutto quello che vuole. Ha i soldi per pagare. Dovrebbe pensare solo al suo piacere e sciupa del l'ottimo gin versandolo in una specie di bibita indù con del chinino dentro. » « Io lo trovo buono. Mi piace il gusto del chinino con la scorza di cedro. Credo, non so, che apra i pori dello stomaco o qualcosa di simile. Mi piace più di qualsiasi altro miscuglio a base di gin. Mi fa sentir bene. » « Lo so. Tu quando bevi ti senti sempre bene. Io quando bevo mi sento malissimo. Dov'è Roger? » Roger era un amico di Thomas Hudson, che aveva un capanno da pesca in fondo all'isola. « Dovrebbe arrivare da un momento all'altro. Andiamo a mangiare da Johnny Goodner. » « Che ci fanno su quest'isola uomini come te e Roger Davis e Johnny Goodner, che hanno girato il mondo, io proprio non lo so. » « E una bella isola. Ci stai anche tu, no? » « Io ci sto per guadagnarmi la vita. » « Potresti guadagnarti la vita anche a Nassau. »
« Nassau un corno. Qui ci si diverte di più. E una buona isola, questa, per divertirsi. E qui si sono fatti anche un sacco di soldi. » « A me piace vivere qui. » « Certo » disse Bobby. « Anche a me. Lo sai. Se posso guadagnarmi da vivere. Li vendi, tu, quei quadri che stai sempre lì a dipingere? » « Sì, ora si vendono piuttosto bene. » « La gente paga per quadri che rafigurano zio Edsvard. Per quadri di negri nell'acqua. Negri sulla terra. Negri in barca. Barche per la pesca delle tartarughe. Barche per la pesca delle spugne. Burrasche che si preparano. Trombe marine. Golette che fanno naufragio. Golette in costru zione. Tutte cose che potrebbero vedere gratis. Li com prano davvero? » « Certo che li comprano. Una volta all'anno fai una mo stra a New York e te li vendono. » « Li mettono all'asta? » « No. Il mercante che li espone gli dà un prezzo. La gente li compra. Una volta ogni tanto ne comprano qual cuno anche i musei. » « Non potresti venderli da solo? » « Certo. » « Comprerei volentieri una tromba marina » disse Bob by. « Una tromba marina bella grossa. Nera come l'inferno. Forse meglio due trombe marine che viaggiano sui bassi fondi facendo un tale baccano che non si sente più niente. Risucchiando tutta l'acqua e facendoti crepare di paura. Io nel dinghy che pesco le spugne e non posso farci niente. La tromba marina mi strappa di mano l'idroscopio. Quasi quasi risucchia il dinghy fuori dall'acqua. Una tromba marina che è un'iradiddio. Quanto costerebbe uno cosi? Potrei metterlo là. O anche a casa, se non facesse morire la vecchia di paura. » « Dipenderebbe dalla grandezza. » « Fallo della grandezza che vuoi » disse Bobby, magna nimo. « Un quadro cosi non potrà mai essere troppo gran de. Metticene tre, di trombe marine. Ho visto tre trombe marine più vicine che da qui a li, una volta, davanti al l'isola di Andros. Salivano dritte al cielo e una risucchiò la barca di un pescatore di spugne e quando ricadde il motore le sfondò lo scafo. » « Dipende solo dal costo della tela » disse Thomas Hudson. « Io ti farei pagare soltanto la tela. » « Perdio, procurati una tela bella grande allora » disse Bobby. « Dipingeremo delle trombe marine che dalla paura faranno scappare la gente da questo bar e da quest'isola della malora. » Bobby era turbato dalla grandiosità del progetto ma co minciava appena a intravederne le straordinarie possibilità. « Tom, figliolo, credi che sapresti dipingere tutto un
uragano? Dipingerlo proprio nell'occhio del tifone quando ha già soffiato da una parte e s'è calmato e sta appena co minciando dall'altra? Metterci tutto, dai negri sferzati dal vento sotto le palme da cocco alle navi che vanno alla deriva dietro l'isola? Mettici il grande albergo che sta per crollare. Mettici le tavole di legno che volano per l'aria come lance e i pellicani morti che passano nel cielo come se fossero raffiche di pioggia. Fa scendere il barometro a ventisette e volar via col vento gli anemometri. Fa che il mare si rompa sulla diga profonda dieci braccia e la luna esca fuori nell'occhio del tifone. Fa che l'onda della marea Si gonfi e sommerga ogni essere vivente. Fa che le donne volino in mare con le vesti stracciate dal vento. Fa che i negri morti galleggino dappertutto e volino per l'aria... » « Sarà una tela spaventosamente grande » disse Thomas Hudson. « All'inferno la tela! » disse Bobby. « Mi procurerò la vela maestra di una goletta. Perdio, dipingeremo i quadri più grandi del mondo e passeremo alla storia. Tu finora non hai dipinto che dei quadri così piccoli e semplici... » « Comincerò con le trombe marine » disse Hudson. « Giusto » disse Bobby, abbandonando con malcelata ri luttanza il suo grande progetto. « E una buona idea. Ma perdio potremo fare dei quadri grandiosi con tutto quello che sappiamo e la pratica che hai già fatto tu » « Comincerò domani dalle trombe marine. » « Bene » disse Bobby. « E un buon inizio. Ma perdio vor rei che dipingessimo anche quell'uragano. Nessuno ha mai dipinto l'affondamento del Titanic? » « Proprio su larga scala, no. » « Potremmo dipingere quello. Ecco un soggetto che ha sempre stimolato la mia immaginazione. Potresti metterci dentro il freddo dell'iceberg quando s'è allontanato dopo che lo urtarono. Dipingere il tutto in una fitta nebbia. Met terci tutti i particolari. Metterci quell'uomo che entrò nella barca con le donne perché pensava di poterle aiutare perché era uno yachtsman. Dipingerlo mentre entra nella barca mettendo i piedi sopra due o tre donne, a grandezza natu rale. Mi ricorda quel tizio che abbiamo proprio adesso al piano di sopra. Perché non vai su a disegnarlo mentre dorme, per poi metterlo nel quadro? » « Sarà meglio limitarci a cominciare dalle trombe marine. » « Tom, io voglio che tu diventi un grande pittore » disse Bobby. « Lascia perdere tutte quelle fesserie. Hai solo spre cato il tuo talento. Perbacco, ecco tre quadri che abbiamo abbozzato insieme in meno di mezz'ora e ho ancora da dar fondo alla mia immaginazione. E tu cos'hai fatto, finora? Hai dipinto un negro che rovescia sulla spiaggia una testug gine di mare. Nemmeno una tartaruga verde. Una comune testuggine di mare. Oppure hai dipinto due negri in una lancia che riempiono una cassetta di gamberi. Hai sciupato
la tua vita, amico mio. » Si interruppe per bere rapidamente un sorso da una bottiglia che teneva sotto il banco. « Questo non conta » disse. « Questo non me l'hai mai visto bere. Senti, Tom, questi sono tre quadri favolosi. Quadri formidabili. Quadri mondiali. Degni di figurare al Crystal Palace vicino ai capolavori di ogni tempo. Solo che il primo, si capisce, è un soggetto piccino. Ma ancora non abbiamo incominciato. Non vedo perché non potremmo dipingerne uno che sia proprio l'ultima parola. Cosa te ne pare? » Bevve un altro sorso, rapidissimo. « Di che? » Si sporse sul banco perché gli altri non potessero sentire. « Non tirarti indietro » disse Bobby. « Non farti spaven tare dalla sua grandiosità. Devi essere lungimirante, Tom. Noi possiamo dipingere la Fine del Mondo » disse, e s'inter ruppe. « A grandezza naturale. » « All'inferno » disse Thomas Hudson. « No. Prima dell'inferno. L'inferno comincia proprio adesso. I Dondoloni stanno dondolandosi nella loro chiesa lassù sulla catena e parlano tutti insieme in lingue scono sciute. C'è un diavolo che li incalza col forcone e li fa salire sopra un carro. Quelli urlano e gemono e invocano l'aiuto di Geova. I negri sono prostrati dappertutto e le murene e i gamberi e i ragni di mare si muovono intorno e sopra i loro corpi. C'è come una specie di grande boccaporto spa lancato e i diavoli ci fanno entrare i negri e i preti e i dondoloni e tutti e quelli vi precipitano e spariscono. L'ac qua sale tutt'intorno all'isola e gli squali martello e le ver desche e gli squali tigre e i pescicani dal naso schiacciato continuano a girare intorno all'isola e a divorare quelli che cercano di allontanarsi a nuoto per non essere sospinti col forcone nel grande boccaporto spalancato dal quale esce una nuvola di vapore. Gli ubriaconi bevono l'ultimo sorso e picchiano i diavoli con la bottiglia. Ma i diavoli continuano a spingerli dentro col forcone, o altrimenti vengono in ghiottiti dal mare che sale dove ora ci sono squali balena grandi squali bianchi e orche marine e altri pesci di straor dinarie proporzioni che girano intorno al punto in cui i grossi pescicani fanno a pezzi quella gente in acqua. La cima dell'isola è coperta di cani e gatti e i diavoli incalzano anche quelli col forcone, e i cani tremano e lanciano ululati e i gatti scappano via e graffiano i demoni e rizzano il pelo e finalmente Si buttano in mare nuotando come pesci. A volte uno squalo ne azzanna qualcuno e allora vedi il gatto andare sotto Ma riescono a passare quasi tutti. « Un forte calore comincia a uscire dal boccaporto e i diavoli devono trascinare la gente verso il boccaporto per ché hanno rotto i forconi nel tentativo di spingervi dentro alcuni preti. Tu e io siamo fermi in mezzo al quadro a osservare con calma tutto questo. Tu prendi qualche ap
punto e io mi ristoro con una bottiglia e ogni tanto ne offro un goccetto anche a te. Di quando in quando un diavolo tutto sudato ci passerà vicino trascinando un grosso prete che cerca di piantare le dita nella sabbia per non essere scaraventato nel boccaporto e che invoca l'aiuto di Geova e il diavolo dirà: "Compermesso, signor Tom. Compermesso, signor Bobby. Un gran daffare, oggi". « Io offrirò al diavolo da bere mentre passa, sudato e coperto di fuliggine, tornando indietro per andare a pren dere un altro ecclesiastico, e lui dirà: "No grazie, signor Bobby. Sul lavoro non bevo mai". « Questo sì che potrebbe essere un bel quadro, Tom, se riuscissimo a metterci dentro tutto il movimento e la grandiosità. » « Credo che per oggi possa bastare questo schizzo. » « Perdio, hai proprio ragione » disse Bobby. « Abbozzare un quadro così mi fa anche venir sete. » « C'era una volta un certo Bosch che avrebbe potuto di pingere benino seguendo queste indicazioni. » « Quello delle batterie? » « No. Hieronymus Bosch. Vecchio, molto vecchio. Molto buono. Anche Pieter Brueghel lavorava così. » « Vecchio anche lui? » « Molto vecchio. Molto buono. Ti piacerebbe. » « Oh diavolo » disse Bobby. « Nessun vecchio bacucco ci impensierirà. E poi il mondo non è mica finito, ancora, perciò come diavolo fa a saperla più lunga di noi? » « Sarebbe un osso piuttosto duro » « Non credo una parola » disse Bobby. « Abbiamo un quadro, noi due, che lo convincerà a cambiar mestiere. » « E se tu me ne facessi un altro? » « Sì, maledizione. Mi dimentico sempre che questo è un bar. Dio benedica la regina, Tom. Stavamo anche scordan doci che giorno è. Ecco, offre la ditta e berremo alla sua salute. » Si versò un bicchierino di rum e a Thomas Hudson porse la bottiglia del giallo gin di Booth, alcuni cedri su un piatto, un coltello, e una bottiglietta di Indian Tonic Water della Schweppes. « Fattelo da solo, perdio. Al diavolo questi cocktail stravaganti. » Dopo che Thomas Hudson ebbe preparato la bevanda e fatto piovere nel bicchiere qualche goccia di amaro dalla bottiglia che aveva nel tappo una penna di gabbiano, alzò il bicchiere e guardò verso l'estremità del banco. « Voi cosa bevete? Ditelo, se non è troppo difficile. » « Dog's Head » disse uno dei marinai. « E Dog's Head sia » disse Bobby, e infilò una mano nella ghiacciaia e porse loro le due bottiglie di birra gelata. « I bicchieri sono finiti. Qui è stato pieno di ubriachi tutto il giorno, che mi hanno fatto fuori gli ultimi bicchieri. Tutti
i clienti sono serviti? Signori, alla regina. Non credo che di quest'isola le importi granché e, tutto sommato, penso che non abbia tutti i torti. Ma signori, alla regina. Dio la be nedica. » Bevvero tutti alla sua salute. « Dev'essere una gran donna » disse Bobby. « Un po' troppo rigida, per i miei gusti. Personalmente ho sempre preferito la regina Alexandra. Adorabile. Ma cercheremo di celebrare con tutti gli onori il compleanno della regina. Questa è un'isola piccola ma patriottica. Uno di qui ha fatto l'uItima guerra e ci ha rimesso pure un braccio. Più pa triottica di così! » « Di chi ha detto che era il compleanno? » chiese uno dei marinai. « Della regina Mary d'Inghilterra » disse Bobby. « Madre dell'attuale re e imperatore. » « E quella che ha dato il nome al Queen Mary, no? » chiese l'altro marinaio. « Tom » disse Bobby. « Il prossimo brindisi lo faremo da soli, tu e io. » Capitolo 4. Ormai si era fatto buio e c'era una brezza che spirava cosic che non c'erano né zanzare né simulie e le barche erano rientrate tutte, alzando i bilancieri mentre risalivano il canale, e ora giacevano ormeggiate ai pontili delle tre ban chine che dalla spiaggia si protendevano nella baia La marea scendeva a vista d'occhio e le luci delle imbarcazioni si specchiavano nell'acqua che era verde nei punti illuminati e si muoveva così in fretta da creare un risucchio intorno ai pali di sostegno delle banchine e un mulinello a poppa del grosso panfilo sul quale si trovavano. A fianco dell'im barcazione, nell'acqua dove la luce rimbalzava dalla tolda del panfilo verso le rozze palafitte della banchina alle quali erano attaccati come parabordi vecchi pneumatici di camion e automobili, formando scuri anelli contro l'oscurità che regnava sotto il molo, i lepidostei, attratti dalla luce, re stavano immobili contro la corrente. Lunghi e sottili, di un verde trasparente come l'acqua, muovevano solo la coda, e non stavano né mangiando né giocando; erano là fermi, semplicemente, affascinati dalla luce. Il panfilo di Johnny Goodner, il Narwhal, dove stavano aspettando Roger Davis, aveva la prua rivolta verso la bassa marea e a poppa dell'imbarcazione, ormeggiata allo stesso pontile, cost vicina che i due grossi cabinati si trovavano poppa a poppa, c'era la barca della comitiva che aveva passato nel locale di Bobby tutto il giorno. Johnny Goodner sedeva a poppa, in poltrona, con i piedi su un'altra poltrona e un Tom Collins nella destra e un peperoncino messicano, verde e affusolato, nella sinistra.
« E fantastico » disse. « Ne mastico solo un pezzetto e mi sembra di avere il fuoco in bocca: allora lo spengo con questo. » Staccò il primo boccone, lo inghiottì, emise un profondo sospiro, « fiuu! », tenendo la lingua arrotolata, e bevve un lungo sorso dal bicchierone. Il grosso labbro inferiore lambì quello superiore, sottile e irlandese, e lui sorrise con gli occhi grigi. La bocca gli s'incurvava agli angoli verso l'alto, sicché pareva sempre che stesse per sorridere, o che avesse appena sorriso, ma la bocca diceva ben poco di lui se non badavi alla sottigliezza del labbro superiore. Erano gli occhi che bisognava guardare. Aveva la taglia e la corporatura di un peso medio un poco appesantito; ma sembrava in forma, là seduto coi nervi distesi, quando chi è veramente giù di forma ha una pessima cera. Il viso era abbronzato ma si stava spellando sul naso e sulla fronte, che si alzava col re cedere dell'attaccatura dei capelli. Sul mento aveva una ci catrice che si sarebbe potuta prendere per una fossetta se fosse stata appena un po' più vicina al centro e il naso era stato appiattito in modo appena percettibile. Non era un naso schiacciato. Pareva solo che fosse stato fatto da uno scultore moderno che lavorando direttamente sulla pietra avesse tolto appena l'ombra di una scheggia di troppo. « Tom, ignobile individuo, cos'hai fatto di bello? » « Ho lavorato abbastanza regolarmente. » « Ne saresti capace » disse lui, e staccò con un morso un altro pezzo di peperone. Era un peperone lungo una quin dicina di cent1metri, molto vizzo e rugoso. « Fa male solo la prima volta » disse. « E come l'amore. » « Col cavolo. I peperoni sono armi a doppio taglio. » « E l'amore? » « Al diavolo l'amore » disse Thomas Hudson. « Che sentimento. Che modo di parlare. Cosa vuoi diven tare? Una vittima della pazzia del pastore su quest'isola? » « Non ci sono pecore, qui, Johnny. » « Della pazzia del pastore di granchi, allora » disse Johnny. « Non vorrai farti pescare, o qualcosa del genere. Prova uno di questi peperoni. » « Li ho già provati » disse Thomas Hudson. « Oh, conosco il tuo passato » disse lui. « Non credere d'incantarmi col tuo illustre passato. Probabilmente li hai inventati tu. Lo so. Probabilmente sei l'uomo che li ha in trodotti in Patagonia sul dorso di uno yak. Ma io rappre sento i tempi moderni. Stammi a sentire, Tommy. Ho man giato questi peperoni ripieni di salmone. Ripieni di bacalao. Ripieni di bonito cileno. Ripieni di petti di tortore messi cane. Ripieni di carne di tacchino. Li riempiono di tutto e io li compro. Mi fanno sentire un pascià. Ma è tutta una perversione. Sai qual è il migliore? Questo vecchio pe perone con la salsa bruna di chupango, lungo, floscio, pro saico, senza ripieno e poco promettente com'è. Bastardo che
non sei altro » disse in un soffio tornando a contrarre la lingua « quella volta mi hai proprio esasperato. » Bevve un lungo sorso del Tom Collins. « Così ho una buona ragione per bere » spiegò. « Devo rinfrescarmi questa maledetta bocca. Cosa prendi? » « Potrei prendere un altro gin and tonic. » « Ragazzo » gridò Johnny. « Un altro gin and tonic per Bwana M'Kubwa. » Fred, uno dei ragazzi dell'isola arruolati dal comandante di Johnny, portò il bicchiere. « Ecco? signor Tom. » « Alla regina, che Dio la benedica » disse Thomas Hudson, e i due uomini bevvero insieme. « Dov'è il vecchio puttaniere? » « Su a casa sua. Ora viene. » Johnny mangiò un altro pezzo di peperone senza fare commenti, finì di bere e disse: « Davvero, vecchio Tom, come stai? ». « Magnificamente » disse Thomas Hudson. « Ho imparato piuttosto bene a starmene per conto mio, e lavoro sodo. » « Ti piace, qui? Viverci sempre, volevo dire. » « Sì. Mi sono stufato di girare. Preferisco stare qui. Qui me la passo abbastanza bene, Johnny. Sì, piuttosto benino. » « E un bel posto » disse Johnny. « E un bel posto per uno come te, che ha delle risorse interiori. Un inferno per uno come me, che continua a rincorrerlo o a fuggirlo. E vero che Roger è diventato comunista? » « Ah. E questo che vanno già dicendo? » « E quello che ho sentito sulla costa. » « Cosa gli è successo laggiù? » « Non conosco tutti i particolari. Ma è stata una cosa piuttosto brutta. » « Molto brutta? » « Hanno idee diverse, laggiù, su quello che è brutto. Non è stata una storia di minorenni, se è questo che vuoi dire. Comunque laggiù con quel clima e la verdura fresca e tutto è come la taglia dei loro giocatori di football. Diavolo, le ragazze di quindici anni sembra che ne abbiano ventiquat tro. E a ventiquattro sono tante May Whitty. Se non hai intenzione di sposarti faresti bene a dargli una buona oc chiata ai denti. E dai denti non capisci un accidente, questo è ovvio. E hanno tutte madre e padre o l'uno o l'altro e hanno una gran fame tutte quante. Il clima gli aguzza anche l'appetito, si capisce. Il guaio è che a volte la gente si en tusiasma e non gli chiede la patente o la tessera della pre videnza sociale. Io penso che dovrebbero basarsi sul peso e la statura e le attitudini generali e mica solo sull'età. Si commettono troppe ingiustizie a basarsi solo sull'età. Dap pertutto. In nessun altro sport si penalizza la precocità. Al contrario. La cosa più giusta sarebbe un abbuono per l'ine
sperienza. Come alle corse. Ho passato i miei guai, per una storia del genere. Ma non era per questo che hanno inca strato il vecchio Roger. » « Per cosa mi hanno incastrato? » chiese Roger Davis. Era saltato dal molo sulla tolda con le scarpe dalla suola di corda, senza far rumore, e adesso, là in piedi? con un camiciotto di tre misure più grande della sua e un paio di pantaloni blu, vecchi e attillati, sembrava enorme. « Ciao » disse Johnny. « Non ti ho sentito suonare. Stavo dicendo a Tom che non so costavessero su di te ma che non era una storia di minorenni. » « Bene » disse Roger. « Cambiamo discorso. » « Non essere così aggressivo » disse Johnny. « Non sono aggressivo » disse Roger. « Ho chiesto educa tamente: Non si beve su questa barca? » Lanciò un'occhiata al cruiser che aveva la poppa rivolta verso di loro. « Chi sono? » « Quelli del Ponce. Non hai sentito? » « Oh » disse Roger. « Be', beviamoci lo stesso un bicchie rino, anche se ci hanno dato un cattivo esempio. » « Ragazzo » chiamò Johnny. Fred uscì dalla cabina. « Sis signore » disse. « Chiedi a questi sahiò cosa desiderano. » « Signori? » domandò Fred. « Io prendo quello che beve il signor Tom. Qualunque cosa sia » disse Roger. « E lui la mia guida e il mio con sigliere. » « Molti ragazzi al campeggio quest'anno? » chiese Johnny. « Finora soltanto due » disse Roger. « Me e il mio con sigliere. » « Io e il mio consigliere » disse Johnny. « Come diavolo fai a scrivere dei libri? » « Posso sempre pagare qualcuno perché mi metta a posto la grammatica. » « O trovare qualcuno gratis » disse Johnny. « Stavo par lando col tuo consigliere. » « Dice il consigliere che qui lui è felice e contento. Ha messo radici definitivamente. » « Dovresti vedere il posto » disse Tom. « Una volta ogni tanto mi fa entrare per bere un bicchierino. » « Donne? » « Niente donne. » « E voi ragazzi che cosa fate? » « Quello che ho fatto oggi tutto il giorno. » « Ma tu qui ci sei stato ancora. Allora cosa facevi? » « Nuoto, mangio, bevo. Tom lavora, legge, parla, legge, pesca, pesca, nuota, beve, dorme... » « Niente donne? » « Sempre niente donne. » « Mi sembra piuttosto malsano. C'è un'atmosfera, come dire, morbosa. Fumate molto oppio, voi ragazzi? »
« Tom? » chiese Roger. « Solo il migliore » disse Thomas Hudson. « Avete piantato un bel campo di marijuana? » « Hai piantato qualcosa, Tom? » chiese Roger. « E stata una brutta annata » disse Thomas Hudson. « La pioggia ha guastato le colture. » « Mi sembra tutto molto malsano » disse Johnny, beven do. « L'unica cosa che vi riscatta è che bevete ancora. Vi siete per caso dati alla religione? Tom ha visto la Luce? » « Tom? » chiese Roger. « I rapporti con la Divinità sono sempre gli stessi, più o meno » disse Thomas Hudson. « Cordiali? » « Siamo tolleranti » disse Thomas Hudson. « Pratica pure la fede che vuoi. C'è un campo da baseball, sull'isola, dove puoi tenerti in esercizio. » « Le farò un bel tiro a effetto se la Divinità si mette alla battuta » disse Roger. « Roger » disse Johnny in tono di rimprovero. « E ca lata la notte. Non hai visto il sole tramontare, il cielo im brunire e scendere l'oscurità? E pensare che sei uno scrit tore. Non è mai una buona idea parlare con disprezzo della Divinità quando è calata la notte. Potrebbe essere proprio alle tue spalle con la mazza in pugno. » « E scommetto che cerca di fintarmi » disse Roger. « Glie l'ho visto fare, negli ultimi tempi. » « Sissignore » disse Johnny. « E se facesse un passo avanti, intercettando il tuo bel tiro a effetto, e ti spaccasse la testa con la palla? L'ho vista colpire, io. » « Sì, ci credo » ammise Roger. « Anche Tom l'ha vista, e anch'io. Ma cercherei lo stesso di fregarla con uno dei miei tiri a effetto. » « Basta con questa discussione teologica » disse Johnny. « E andiamo a mangiare qualcosa. » « Quel vecchio decrepito dal quale ti fai scarrozzare sul l'oceano in questa bagnarola sa ancora cucinare? » chiese Thomas Hudson. « Brodetto di pesce » disse Johnny. « E risotto, stasera, con piviere. Piviere dorato. » « Parli come un accidente di decoratore » disse Tom. « Non hanno una sola piuma dorata, in questo periodo dell'anno. Dove li hai trovati? » « Sopra South Island, quando siamo andati ad ancorarci e a fare il bagno. Due volte, fischiando, ho fatto tornare indietro lo stormo, e così ho continuato a buttarne giù. Ce ne sono due a testa. » Era una bella notte e dopo che ebbero cenato sedettero fuori a poppa con sigari e caffè e un paio di altre persone, gente allegra e senza pretese venuta con un banjo e una chitarra da una delle altre imbarcazioni, e i negri si raccol sero sulla banchina e vi furono sporadici canti. Al buio, sul
molo, i ragazzi attaccavano una canzone, e allora Fred Wilson, che aveva la chitarra, cantava, e Frank Hart lo accompagnava col banjo, cantando in falsetto. Thomas Hudson non sapeva cantare, e allora si abbandonò contro la spalliera, al buio, e tese l'orecchio. Nel locale di Bobby fervevano i festeggiamenti e si ve devano le luci risplendere sull'acqua uscendo a fiotti dalla porta aperta. La marea continuava ad abbassarsi e fuori, dove splendevano le luci, i pesci saltavano. Erano aguglie, per la maggior parte, pensò Tom, che si cibavano dei pe sciolini portati al largo dalla bassa marea. Alcuni ragazzi ncgri pescavano con la lenza e li sentivi parlare e inveire sottovoce quando un pesce gli sfuggiva, e sentivi le aguglie piombare sul molo con un tonfo quando ne prendevano una. C'erano delle aguglie mica male, laggiù, e i ragazzi le adescavano con bocconi di carne tolti da un pesce spada che una delle barcne aveva portato a riva nelle prime ore di quel pomeriggio e che era già stato appeso, fotografato, pesato e fatto a pezzi. C'era una bella folla, ormai, sulla banchina, intorno a quelli che cantavano, e Rupert Pinder, un negro enorme del quale si diceva che una volta avesse portato un piano sulle spalle, senza aiuto, dal molo della capitaneria su per King's Highway fino al vecchio circolo poi spazzato via dall'uragano, e che si atteggiava a uomo bellicoso, grIDò dalla banchina: « Capitan John, dicono i ragazzi che co minciano ad avere un po' di sete ». « Compragli qu« Icosa di sano, Rupert, e che non costi troppo. » « Sissignore, capitan John. Rum. » « Proprio quello che pensavo io » disse John. « Perché non una damigiana? E più conveniente, credo. » « Molte grazie, capitan John » disse Rupert. Rupert si allontanò tra la folla che si diradò rapidamente e si mise alle sue calcagna. Thomas Hudson li vide dirigersi tutti verso il locale di Roy. Proprio allora, da una delle barche ormeggiate alla ban china di Brown, un razzo salì al cielo con un sibilo ed esplose con un boato illuminando il canale. Un altro si alzò ad angolo, sibilando, e scoppiò, questa volta, proprio sull'estremità più vicina della loro banchina. « Maledizione » disse Fred Wilson. « Avremmo dovuto mandare a prenderne qualcuno a Miami. » Ora la notte era illuminata da razzi che fischiavano e scoppiavano e, a quella luce, Rupert e i suoi seguaci stavano tornando indietro lungo la banchina, Rupert con una grossa damigiana di vimini sulla spalla. Qualcuno sparò un razzo da una delle barche ed esso esplose proprio sopra la banchina, illuminando la folla, le facce, i colli e le mani nere, e il volto piatto, le spalle larghe e il collo taurino di Rupert con la boccia fasciata di
vimini in tenero e fiero equilibrio a lato della testa. « Tazze » disse ai suoi seguaci, senza voltarsi. « Tazze smaltate. » « Abbiamo delle tazze di latta, Rupert » disse un ragazzo. « Tazze smaltate » disse Rupert. « Andatele a prendere. Compratele da Roy. Ecco i soldi. » « Tira fuori la nostra pistola Vcrey, Frank » disse Fred Wilson. « Potremmo anche sparare quei razzi e comprarne di nuovi. » Mentre Rupert, grandioso, aspettava le tazze, qualcuno portò una casseruola e Rupert la riempì e la fece girare. « Per la gente da poco » disse Rupert. « Bevete, gente senza importanza. » I canti procedevano regolarmente e con scarsa organiz zazione. Insieme ai razzi da certe barche si sparava con pistole e carabine e dalla banchina di Brown un fucile mi tragliatore sputava oltre il canale una fila di pallottole traccianti. Sparava una raffica di tre o quattro colpi, poi vuotava un caricatore intero, scagliando fragorosamente le rosse pallottole traccianti in un bell'arco che abbracciava la baia. Le tazze arrivarono nello stesso momento in cui Frank Hart si lasciò cadere a poppa portando un astuccio con una pistola Verey e un assortimento di razzi e uno degli assi stenti di Rupert si mise a mescere il rum e a distribuire le tazze. « Dio benedica la regina » disse Frank Hart e caricò la pistola e sparò un razzo oltre l'estremità della banchina proprio contro la porta aperta del locale del signor Bobby. Il razzo colpì il muro di cemento vicino alla porta, esplose e arse vivido sulla strada corallina, illuminando tutto di luce bianca. « Vacci piano » disse Thomas Hudson. « Quella roba può bruciare la gente. » « Vacci piano un corno » disse Frank. « Vediamo se rie sco a centrare la casa del commissario del governo. » « La brucerai » gli disse Roger. « Se la brucio la pagherò » disse Frank. Il razzo descrisse una parabola verso la grande casa dalla veranda bianca, ma il tiro era corto e il razzo arse vivido a pochi metri dalla veranda anteriore. « Il buon vecchio commissario » disse Frank ricaricando l'arma. « Faremo. vedere a quel bastardo se siamo o non siamo patriottici. » « Vacci piano, Frank » insisté Tom. « Cerchiamo di non fare il gioco pesante. » « Questa è la mia notte » disse Frank. « La notte della regina e la mia. Levati di mezzo, Tom, che inchiodo la banchina di Brown. » « C'è della benzina, sopra » disse Roger. « Non per molto » gli disse Frank.
Era impossibile dire se cercava di sbagliare tutti i colpi per stuzzicare Roger e Thomas Hudson o se era veramente un cattivo tiratore. Con certezza non lo sapevano neanche Roger e Thomas Hudson però loro sapevano che nessuno poteva essere in grado di usare una pistola lanciarazzi con molta precisione. E sul molo c'era della benzina. Frank si alzò in piedi, prese accuratamente la mira, col braccio sinistro lungo il fianco come un duellante, e sparò Il razzo colpì la banchina all'estremità opposta a quella dov'erano ammucchiati i fusti di benzina e rimbalzò nel canale. « Ehi » urlò qualcuno dalle barche ormeggiate alla ban china di Brown. « Cosa diavolo...? » « Un colpo quasi perfetto » disse Frank. « Adesso ri proviamo col commissario. » « Faresti meglio a darci un taglio, perdio » gli disse Thomas Hudson. « Rupert » gridò Frank, ignorando Thomas Hudson « Fammene assaggiare un goccio, eh? » « Sissignore, capitan Frank » disse Rupert. « Ce l'ha una tazza? » « Vammi a prendere una tazza » disse Frank a Fred, che aveva assistito alla scena. « Sissignore, signor Frank. » Fred corse via e tornò con la tazza. Il viso gli splendeva dalla gioia e dall'eccitazione. « Vuole proprio bruciare il commissario, signor Frankp » « Solo se piglia fuoco » disse Frank Sollevò la tazza verso Rupert che la riempì fino a tre quarti e poi tornò ad abbassarla. « Alla regina, che Dio la benedica » disse Frank, e vuotò la tazza. Era una tremenda quantità di rum da ingollare così. « Dio la benedica. Dio la benedica, capitan Frank » disse solennemente Rupert, e gli altri fecero eco: « Dio la bene dica. Dio la benedica per davvero ». « Ora tocca al commissario » disse Frank. Scaricò la pi stola lanciarazzi dritto in aria e controvento. L'aveva cari cata con un razzo munito di paracadute e il vento fece scendere l'abbagliante luce bianca sopra il cruiser ormeg giato a poppa. « Certo che stavolta il commissario non l'ha mica bec cato » disse Rupert. « C'è qualcosa che non va, capitan Frank? » « Volevo illuminare questa bellissima scena » disse Frank. « Per il commissario non c'è nessuna fretta. » « La casa del commissario brucerebbe a meraviglia, ca pitan Frank » consigliò Rupert. « Non per influenzarla ma sull'isola non piove da due mesi e la casa è secca come l'esca di un acciarino. » « Dov'è il vigile? » chiese Frank.
« Il vigile preferisce non immischiarsi » disse Rupert. « Non si preoccupi per il vigile. Nessuno su questa ban china vedrebbe sparare un colpo se un colpo venisse spa rato. » « Su questa banchina erano tutti distesi faccia a terra e non hanno visto niente » disse una voce tra la folla. « Nessuno ha sentito niente. Nessuno vedrà niente. » « Impartisco subito l'ordine » insisté Rupert. « Tutti guardino da un'altra parte. » Poi, in tono incoraggiante: « E proprio asciutta come un'esca, quella vecchia casa ». « Vediamo un po' come fareste » disse Frank. Caricò la pistola con un altro razzo munito di paracadute e sparò in aria e controvento. All'abbagliante luce che calava, tutti sul molo erano distesi a faccia in giù o sta vano carponi con le mani sugli occhi. « Dio la benedica, capitan Frank » disse nel buio la voce fonda e solenne di Rupert quando il razzo si spense. « Che Egli possa nella Sua infinita misericordia darle il coraggio di bruciare il commissario. » « Dove sono sua moglie e i suoi bambini? » chiese Frank. « Li tireremo fuori. Stia tranquillo » disse Rupert. « Nes sun male verrà fatto agli innocenti. » « Dobbiamo bruciarlo? » disse Frank rivolto agli altri che erano nel pozzetto. « Oh, piantala » disse Thomas Hudson. « Per carità. » « Io parto domattina » disse Frank. « Veramente ho già sbrigato le pratiche. » « Bruciamolo » disse Fred Wilson. « Gli indigeni sem brano favorevoli. » « Lo bruci, capitan Frank » insisté Rupert. « E voi cosa ne dite? » chiese agli altri. « Bruciatelo. Bruciatelo. Il Signore vi dia la forza di bruciarlo » dissero i ragazzi sul molo. « Non c'è nessuno che lo voglia salvare? » chiese loro Frank. « Lo bruci, capitan Frank. Nessuno vedrà nulla. Nessuno avrà mai sentito nulla. Non una parola sarà stata detta. Lo bruci. » « Devo fare qualche tiro di prova » disse Frank. « Se hai proprio intenzione di bruciarlo scendi da questa barca della malora » disse Johnny. Frank lo guardò e scosse il capo, con un gesto così im percettibile che né Roger né i ragazzi sul molo lo notarono. « E in cenere, ormai » disse. « Dammene un altro, Ru pert, per raflorzare il mio proponimento. » Alzò la tazza. « Capitan Frank » disse Rupert chinandosi per parlar gli. « Questa sarà la più grande impresa della sua vita. » Sulla banchina i ragazzi avevano attaccato una canzone nuova: « Capitan Frank al porto
Questa è la notte che ci divertiamo. » Poi una pausa e, in tono più acuto... « Capitan Frank al porto Questa è la notte che ci divertiamo. » La seconda strofa fu cantata come se fosse un rullo di tamburi. Poi ripresero: « Il commissario ha dato a Rupert dello sporco cane nero Capitan Frank ha preso la pistola lanciarazzi e lo ha ridotto in cenere. » Poi tornarono all'altro vecchio ritmo africano che quattro degli uomini nella barca avevano sentito cantare dai negri che tiravano le corde dei traghetti che traversavano i fiumi lungo la costa tra Mombasa, Malindi e Lamu dove, mentre tiravano all'unisono, i negri intonavano canti di lavoro im provvisati che descrivevano e schernivano i bianchi che por tavano sul traghetto: « Capitan Frank al porto Questa è la notte che ci divertiamo. Capitan Frank al porto. » Sprezzanti, offensivamente, disperatamente sprezzanti, sa livano le note in minore. Poi ecco la tonante risposta del tamburo: « Questa è la notte che ci divertiamo! » « Vede, capitan Frank? » insisté Rupert, proteso sul pozzetto. « Ha già la canzone prima ancora di aver com messo il fatto. » « Credo di essermi preso un impegno piuttosto gravoso » disse Frank a Thomas Hudson. Poi: « Ancora un tiro di prova » disse a Rupert. « L'esercizio perfeziona » disse allegramente Rupert. « Ora capitan Frank si esercita per la morte » disse qual cuno sulla banchina. « Capitan Frank è più feroce di un porco selvatico » disse un'altra voce. « Capitan Frank è un uomo. » « Rupert » disse Frank. « Un'altra tazza di quella roba, per piacere. Non per farmi coraggio. Solo per aiutarmi la mira. » « Dio la guidi, capitan Frank » disse Rupert porgendogli la tazza. « Cantate la canzone di capitan Frank, ragazzi. » Frank vuotò la tazza. « L'ultimo tiro di prova » disse e sparando proprio sopra la cabina del cruiser ormeggiato a poppa fece rimbalzare il razzo sui fusti di benzina del molo e giù nell'acqua. « Figlio di puttana » gli disse pianissimo Thomas Hudson. « Chiudi il becco, santarellina » disse Frank a Thomas Hudson. « E stato il mio capolavoro. » Proprio allora, nel pozzetto dell'altro cruiser, un uomo venne a poppa solo con i pantaloni del pigiama e gridò: « Sentite, maiali! Volete piantarla? C'è una signora che cerca di dormire, qui sotto ». « Una signora? » domandò Wilson. « Sì, perdio, una signora » disse l'uomo. « Mia moglie.
Mentre voialtri luridi bastardi sparate quei razzi per tenerla sveglia e impedite a chiunque di dormire. » « Perché non le dà un sonnifero? » disse Frank. « Ru pert, manda un ragazzo a prendere un sonnifero. » « Sa cosa deve fare, colonnello? » disse Wilson. « Perché non si comporta come dovrebbe fare un buon marito? Que sto sì che la farà dormire. Probabilmente è una donna re pressa. Una donna frustrata, magari. E quello che lo psica nalista dice sempre a mia moglie. » Erano ragazzi molto rozzi e Frank aveva torto marcio ma esordendo come aveva esordito l'uomo che aveva bevuto tutto il giorno si era messo per una brutta strada. Né John né Roger né Thomas Hudson avevano detto una parola. Gli altri due, dal momento in cui l'uomo era uscito all'aperto e aveva gridato "Maiali", avevano collaborato come un interbase e una seconda base molto svelti e affiatatissimi. « Luridi maiali » disse l'uomo. Sembrava che il suo fra sario fosse piuttosto limitato e dimostrava fra i trentacin que e i quarant'anni. Era difficile indovinare con precisione la sua età, anche se aveva acceso la luce del pozzetto. Aveva un aspetto assai migliore di quello che Thomas Hudson si sarebbe aspettato di vedere dopo tutte le storie sul suo conto che aveva sentito quel giorno, e Thomas Hudson pen sò che doveva aver dormito un po'. Solo allora gli venne in mente che l'uomo aveva dormito da Bobby. « Io proverei col Nembutal » gli disse Frank in tono confidenziale. « A meno che non sia allergica. » « Quello che non capisco è perché sia così insoddisfatta » gli disse Fred Wilson. « Diamine, fisicamente lei è un ot timo esemplare. Ha un aspetto davvero formidabile. Scom metto che è il terrore del Circolo del Tennis. Cosa le costa mantenersi in una forma così splendida? Guardalo, Frank. Hai mai visto un mezzo uomo di lusso come quello? » « Però ha fatto un errore, generale » gli disse Frank. « S'è messo la parte sbagliata del pigiama. Francamente, non avevo mai visto nessuno che di notte portasse i pan taloni. Davvero se li mette prima di andare a letto? » « Porci sboccati, non potete lasciare dormire una signo ra? » disse l'uomo. « Perché non va giù anche lei? » gli disse Frank. « A stare qui finirà per mettersi nei guai, se continua a usare tutti quegli epiteti. Non ha mica lo chauffeur che possa prendersi cura di lei. L'accompagna sempre a scuola, il suo chauffeur? » « Non ci va mica a scuola, Frank » disse Fred Wilson, posando la chitarra. « E un ometto. Un uomo d'affari. Non lo vedi che è un uomo d'affari? » « Sei un uomo d'affari, figliolo? » chiese Frank. « Allora ho un buon affare da proporti: corri a nasconderti nella tua cabina. Quassù non c'è nulla che ti possa interessare. » « Giusto » disse Fred Wilson. « Non hai un avvenire,
con noi, da queste parti. Scendi, scendi in cabina. Al rumore ti ci abituerai. » « Luridi maiali » disse l'uomo e li guardò tutti. « Porta sottocoperta quel fisico da culturista, eh? » disse Wilson. « Sono sicuro che troverai il modo di far dormire la signora. » « Maiali » disse l'uomo. « Maiali fottuti. » « Non riesci proprio a pensare ad altro » disse Frank. « Cominci a diventare noioso, con questo "maiali". Scendi, scendi in cabina prima che ti pigli un raffreddore. Se io avessi un torace come il tuo non lo rischierei qui fuori in una notte di vento come questa. » L'uomo li guardò tutti come per imprimersi nella memo ria le fattezze di ciascuno. « Sta tranquillo, ti ricorderai di noi » gli disse Frank. « Se dovessi dimenticartene te lo rammenterò io, ogni volta che ti vedo. » « Carogne » disse l'uomo, e voltò le spalle e scese sotto coperta. « Chi è? » chiese Johnny Goodner. « Devo averlo visto in qualche posto. » « Io lo conosco e lui conosce me » disse Frank. « E un buono a nulla. » « Ma chi è? Non ti ricordi? » chiese Johnny. « E uno stronzo » disse Frank. « Detto questo, che v'im porta di sapere chi è? » « Difatti non ce ne importa proprio niente » disse Thomas Hudson. « Certo, però, che voialtri gli siete saltati addosso. » « E cosa vorresti fare con uno stronzo? Dargli una bella lezione. Va là che non gli abbiamo fatto niente. » « Che non vi è simpatico mi sembra che l'abbiate messo in chiaro » disse Thomas Hudson. « Ho sentito un cane abbaiare » disse Roger. « I razzi gli avranno spaventato il cane. Diamoci un taglio con questi razzi. Lo so che ti diverti, Frank. Tu te la cavi sempre senza danni e non è successo niente di male. Ma perché spaven tare quel povero diavolo di un cane? » « Era sua moglie quella che abbaiava » disse allegra mente Frank. « Spariamogliene uno in cabina per illumi nare tutta la scena familiare. » « Be', al diavolo, io me ne vado » disse Roger. « I tuoi scherzi non mi piacciono. Non trovo divertenti gli scherzi con le macchine. Non trovo divertente volare quando si è sbronzi. Non trovo divertente terrorizzare i cani. » « Nessuno ti trattiene » disse Frank. « Comunque, se ti interessa, sei diventato un bel rompiscatole per tutti, ulti mamente. » « Ah sì? » « Sicuro. Tu e Tom con le vostre lamentele. Bei guasta feste, siete. Tutti voi bastardi rinsaviti. Ve la siete spassata, una volta. E adesso nessuno può più divertirsi in santa
pace. Voi e la vostra coscienza sociale nuova di zecca. » « Allora è coscienza sociale se penso che sarebbe meglio non appiccare il fuoco alla banchina di Brown? » « Certo. Una delle sue forme, tutto qui. E tu ci sei dentro fino al collo. Ho saputo di quella storia sulla costa. » « Perché non prendi la tua pistola e non te ne vai a gio care altrove? » disse Johnny Goodner a Frank. « Ci sta vamo divertendo finché non hai passato la misura. » « Allora ce l'hai anche tu » disse Frank. « Vacci piano » lo ammonì Roger. « Io sono l'unica persona, da queste parti, alla quale piaccia ancora divertirsi » disse Frank. « E voi, vecchie zi telle, maniaci religiosi e assistenti sociali e ipocriti... » « Capitan Frank » disse Rupert sporgendosi dal molo. « Il mio solo amico è Rupert. » Frank alzò lo sguardo: « Sì, Rupert? ». « Capitan Frank, e il commissario? » « Lo bruceremo, Rupert, vecchio mio. » « Dio la benedica, capitan Frank » disse Rupert. « Vuole un goccio di rum? » « Sto bene così, Rupert » gli disse Frank. « Giù tutti, ora. » « Giù tutti » ordinò Rupert. « Pancia a terra. » Frank sparò sopra lo spigolo della banchina e il razzo esplose sulla ghiaia del sentiero a pochi passi dalla veranda del commissario e là continuò a bruciare. Ai ragazzi sul molo sfuggì un gemito. « Maledizione » disse Rupert. « Quasi quasi ce l'aveva fatta. Scalogna. Ricarichi, capitan Frank. » Nel pozzetto dell'imbarcazione ormeggiata a poppa della loro tornò ad accendersi la luce, e l'uomo uscì nuovamente all'aperto. Questa volta aveva una camicia bianca e un paio di pantaloni di tela bianca e calzava scarpe da tennis. I capelli erano pettinati con cura e la faccia era rossa con qualche chiazza bianca. L'uomo più vicino a lui, a poppa del Narwhal, era John, che gli voltava le spalle, e accanto a John c'era Roger, là seduto con aria cupa. Tra le poppe delle due imbarcazioni c'era sì e no un metro d'acqua, e da quella parte si diresse l'uomo puntando il dito su Roger. « Carogna » disse. « Lurida carogna schifosa. » Roger alzò lo sguardo con aria stupita. « Dici a me, no? » gridò Frank rivolto a lui. « Maiale, non carogna. » L'uomo lo ignorò e continuò a parlare a Roger. « Sacco di lardo, lurida carogna » disse con voce strozzata. « Ciarlatano. Imbroglione. Ciarlatano da quattro soldi. Scrittore fetente e pittore schifoso. » « Con chi stai parlando e di che? » Roger si alzò in piedi. « Con te. Carogna. Ciarlatano che non sei altro. Vigliac co. Oh che carogna sei! Carogna schifosa. » « Tu sei matto » disse tranquillamente Roger. « Carogna » disse l'uomo davanti allo specchio d'acqua
che separava le due imbarcazioni nello stesso modo in cui si potrebbe parlare oflDensivamente a un animale in uno di quei moderni giardini zoologici dove non le sbarre, ma solo delle fosse, separano i visitatori dalle belve. « Ciarlatano. » « Dice a me » disse allegramente Frank. « Non mi ricono sci? Ii maiale sono io. » « Dico a te » disse l'uomo puntando il dito su Roger « Ciarlatano. » « Senti » gli disse Roger. « Tu non stai affatto parlando con me. Parli solo per poter ripetere a New York quello che hai detto qui. » Il suo tono era ragionevole e paziente, come se davvero volesse che l'uomo capisse e la piantasse. « Carogna » urlò l'uomo, sempre più vicino a quell'iste rismo per il quale si era addirittura messo in ghingheri. « Lurida carogna schifosa. » « Tu non ce l'hai con me » ripeté Roger ancor più paca tamente e Thomas Hudson capì che aveva deciso. « Dun que adesso piantala. Se vuoi parlarmi, salta sulla banchina. » Roger fece per salire sulla banchina e, abbastanza strana mente, in un lampo fu sul molo anche l'uomo. Si era in dotto a farlo a forza di chiacchiere e di insulti. Ma lo faceva. I negri si ritirarono e poi formarono un cerchio intorno a loro, lasciandogli tutto il posto che volevano. Thomas Hudson non sapeva cosa l'uomo si aspettasse una volta messo piede sul molo. Nessuno disse nulla e c'era no tutte quelle facce nere intorno a lui e lui alzò il pugno su Roger e Roger lo colpì alla bocca con un sinistro e la bocca cominciò a sanguinargli. Lui fece per vibrare un altro pugno a Roger e due volte Roger lo toccò duro con un gancio all'occhio destro. Lui si aggrappò a Roger e il cami ciotto di Roger si stracciò quando Roger colpì duro l'uomo al ventre col destro e poi lo respinse e gli mollò un ceffone sul viso col dorso della mano sinistra. Nessuno dei negri aveva detto una parola. Formavano sempre un cerchio intorno ai due uomini e gli lasciavano un mucchio di posto. Qualcuno, Tom pensò che fosse stato Fred, il boy di John, aveva acceso la luce sulla banchina e ci si vedeva benissimo. Roger incalzò l'avversario e gli vibrò tre rapidi ganci alla testa. L'uomo si aggrappò a lui e il camiciotto tornò a stracciarsi quando Roger lo respinse e mise a segno due jaò alla bocca. « Piantala con quei sinistri » urlò Frank. « Usa il destro e calma i nervi di quel figlio di puttana. Fagli sbollire la rabbia. » « Avevi qualcosa da dirmi? » disse Roger all'uomo e gli mollò un robusto gancio sulla bocca. L'uomo sanguinava in malo modo dalla bocca e gli si stava gonfiando tutto il lato destro del viso e l'occhio destro era quasi chiuso. L'uomo si aggrappò a Roger e Roger lo tenne stretto e lo
tenne fermo. L'uomo ansimava e non aveva detto niente. Roger gli teneva i pollici nella piega dei gomiti e Tom lo vedeva strofinare i pollici avanti e indietro sui tendini tra il bicipite e l'avambraccio. « Non gocciolarmi il tuo sangue addosso, figlio di putta na » disse Roger, e alzò la mano sinistra, con un gesto largo e veloce, e gli fece rovesciare la testa all'indietro e poi gli vibrò un altro ceffone sul viso. « Ora puoi farti fare un naso nuovo » disse. « Calmagli i nervi, Roger. Calmagli i nervi » gli disse Frank in tono implorante. « Non vedi cosa fa, imbecille? » disse Fred Wilson. « Lo sta rovinando. » L'uomo si aggrappò a Roger e Roger lo tenne stretto e poi lo respinse. « Picchiami » disse. « Su. Picchiami. » L'uomo gli tirò un pugno ma Roger lo schivò e lo tenne stretto. « Come ti chiami? » disse all'uomo. L'uomo non rispose. Tutto quello che faceva era respi rare come stesse morendo di asma. Roger era tornato a tenerlo fermo premendogli i pollici nella piega dei gomiti. « Sei un gran figlio di puttana » disse all'uomo. « Chi diavolo ti ha mai detto che eri capace di batterti? » L'uomo tentò debolmente di colpirlo e Roger lo tenne fermo, lo respinse, gli fece fare un mezzo giro su se stesso e lo colpì due volte all'orecchio con la base del pugno destro. « Credi di aver imparato a non rivolgere la parola alla gente? » chiese all'uomo. « Guarda quell'orecchio » disse Rupert. « Sembra un grappolo d'uva. » Roger era tornato a bloccare l'uomo premendogli i pol lici sui tendini alla base dei bicipiti. Thomas Hudson guar dava la faccia dell'uomo. Non gli era parsa spaventata, in principio; solo cattiva, come il muso di un porco, un cin ghiale di quelli cattivi. Ma adesso era pazzo di paura. Forse non aveva mai sentito parlare di incontri che nessuno si curava di fermare. Forse pensava, con una parte della sua mente, alle storie che aveva letto, dove se cadevano gli uo mini venivano uccisi a calci. Si sforzava ancora di lottare. Ogni volta che Roger gli diceva di picchiarlo o lo scostava con uno spintone lui cercava di mollargli un pugno. Non si era ancora arreso. Roger lo respinse. L'uomo rimase là ritto a guardarlo. Quando Roger non lo teneva fermo in quel modo che gli dava un senso di totale impotenza la paura scemava un tan tino e tornava la ferocia. Rimaneva là fermo, impaurito, malconcio, col viso rovinato, la bocca sanguinante, e quel l'orecchio che sembrava un fico troppo maturo mentre le piccole emorragie individuali si univano in un grande tur
gore sotto la pelle. Mentre rimaneva là fermo, lontano dalle mani di Roger, la paura scomparve e un'indomita ferocia tornò a impadronirsi di lui. « Niente da dire? » gli chiese Roger. « Carogna » disse l'uomo. E così dicendo abbassò il men to sul petto e alzò le mani e fece un mezzo dietrofront in uno di quei gesti che avrebbe potuto compiere un ragazzo incorreggibile . « Ora viene » urlò Rupert. « Ora sì che farà una bella capriola. » Ma non fu niente di drammatico né di scientifico. Roger fece prontamente un passo avanti e quando fu vicino a lui alzò la spalla sinistra e dopo aver abbassato il pugno destro l:ornò ad alzarlo fino a colpire con forza un lato della testa dell'avversario. L'uomo cadde a terra, sulle mani e sulle ginocchia, con la fronte appoggiata alla banchina. Rimase là in ginocchio per un po', con la fronte sull'impiantito, e poi rotolò dolcemente su un fianco. Roger lo guardò e poi si avvicinò all'orlo della banchina e con un salto fu nel pozzetto. Gli uomini dell'equipaggio dell'altra imbarcazione lo sta vano portando a bordo. Quando avevano visto cosa stava succedendo sul molo si erano ben guardati dall'intervenire e ora lo avevano tirato su da dove stava disteso sul fianco sopra la banchina e lo tenevano per le gambe e per le braccia. Alcuni negri li avevano aiutati a calarlo nella parte poppiera dell'imbarcazione e poi a farlo scendere sottoco perta. Quando l'ebbero portato dentro chiusero la porta. « Dovrebbe farsi vedere da un dottore » disse Hudson. « Sul molo non ha dato una gran botta » disse Roger. « Sono stato attento. » « Non credo che l'ultima sventola sull'orecchio gli abbia fatto molto bene » disse Johnny Goodner. « Gli hai rovinato i connotati » disse Frank. « E quel l'orecchio. Non ho mai visto un orecchio gonfiarsi così in fretta. Prima sembrava un grappolo d'uva e poi era grosso come un'arancia. » « Le mani nude sono una brutta cosa » disse Roger. « La gente non ha idea di quello che possono fare. Vorrei non averlo mai visto. » « Be', non lo rivedrai più senza poterlo riconoscere. » « Speriamo che si rimetta » disse Roger. « E stato un bellissimo incontro, signor Roger » disse Fred. « Incontro un corno » disse Roger. « Perché diavolo do veva succedere una cosa simile? » « Certo quel signore se l'è andata a cercare » disse Fred. « Smettila di agitarti, eh? » disse Frank a Roger. « Ne ho visti a centinaia dopo una doccia fredda e ti posso ga rantire che quello sta benone. » Sul molo i ragazzi si allontanavano commentando l'in contro di pugilato. Nell'aspetto che aveva il bianco quando lo avevano portato a bordo c'era stato qualcosa che non
era di loro gradimento, e tutta la spavalderia con cui ave vano cianciato di bruciare la casa del commissario si stava dissolvendo. « Be', buonanotte, capitan Frank » disse Rupert. « Vai via, Rupert? » gli chiese Frank. « Pensavo che potremmo andare tutti su a vedere cosa fanno di bello dal signor Bobby. » « Buonanotte, Rupert » disse Roger. « Arrivederci a do mani. » Roger era molto abbattuto e aveva una mano, la sinistra, gonfia come un pompelmo. Anche la destra era gonfia ma non come l'altra. Non c'era altro, sulla sua persona, che indicasse la sua partecipazione a una rissa, a parte il fatto che il colletto del camiciotto era strappato e gli penzolava sul petto. L'uomo lo aveva colpito una volta sulla testa, e adesso in quel punto c'era una piccola protuberanza. John gli mise un po' di mercurocromo là dove le nocche erano spellate e tagliuzzate. Roger le mani non se le guardò nep pure. « Andiamo su da Bobby a vedere se c'è da divertirsi » disse Frank. « Non preoccuparti di nulla, Roge » disse Fred Wilson, e salì sulla banchina. « Solo i fessi si preoccupano. » Proseguirono lungo la banchina portando il banjo e la chitarra nella direzione dei canti e della luce che uscivano dalla porta aperta del Ponce de Leòn. « Freddy è un bravo ragazzo » disse John a Thomas Hudson. « Lo è sempre stato » disse Thomas Hudson. « Ma lui e Frank insieme formano una brutta coppia. » Roger non disse nulla e Thomas Hudson era in pena per lui; per lui e per altre cose. « Non credi che potremmo andare a casa? » gli disse. « Quel tizio continua ad assillarmi » disse Roger. Era seduto con le spalle verso la poppa, con aria tetra e la mano sinistra nella destra. « Be', puoi smettere di pensarci » disse pianissimo John. « E qui che arriva. » « Davvero? » « Sta uscendo proprio adesso e ha un fucile in mano. » « Mi venga un accidente » disse Roger. Ma la sua voce era di nuovo allegra. Rimase là seduto con le spalle verso la poppa e non una volta si girò a guardare. L'uomo questa volta venne a poppa con la giacca e i calzoni del pigiama, ma quello che vedevi era il fucile. Thomas Hudson distolse lo sguardo dall'arma per posar glielo sul viso, e il viso era in pessime condizioni. Qual cuno glielo aveva medicato e c'erano garze e cerotti sulle guance e avevano usato un mucchio di mercurocromo. Per l'orecchio non era servito a nulla. Thomas Hudson im maginò che solo a toccarlo doveva fargli molto male, e
adesso spiccava teso e gonfio ed era diventato il carattere dominante del suo viso. Nessuno disse nulla e l'uomo ri mase dov'era, con la faccia rovinata e il suo fucile. Pre babilmente non poteva vedere nessuno con molta chiarezza, da come gli si erano gonfiati gli occhi. Rimase là fermo senza dir nulla e non dissero nulla neanche gli altri. Roger voltò lentissimamente la testa, lo vide e in quella posizione gli rivolse la parola. « Va a mettere via il fucile e torna a letto. » L'uomo rimase là fermo col fucile. Le labbra gonfie si muovevano ma lui non disse nulla. « Sei abbastanza spregevole per colpire un uomo alle spalle ma ti manca il coraggio di farlo » disse Roger, cal missimo, senza muovere la testa. « Va a mettere via il fucile e torna a letto. » Roger era sempre là seduto con le spalle verso l'uomo. Poi corse quello che a Thomas Hudson parve un rischio spaventoso. « Non vi fa pensare un pochino a Lady Macbeth, uscen do così in camicia da notte? » chiese agli altri tre che si trovavano a poppa. Allora Thomas Hudson si aspettò il peggio. Invece non accadde nulla e dopo un po' l'uomo si voltò e scese in cabina tirandosi dietro il fucile. « Mi sento molto, molto meglio » disse Roger. « Sentivo il sudore colarmi dall'ascella e sulla gamba. Andiamo a casa Tom. L'amico sta benone. » « Benone non direi » disse Johnny. « Allora benino » disse Roger. « Come un normale es sere umano, cioè. » « Andiamo, Roger » disse Thomas Hudson. « Vieni un momentO su da me. » « D'accordo. » Augurarono la buonanotte a John e risalirono la King's Highway per tornare a casa. C'era ancora molta gente che faceva festa. « Vuoi passare dal Ponce? » chiese Thomas Hudson. « Diavolo, no » disse Roger. « Pensavo di dire a Freddy che l'uomo sta bene. » « Diglielo pure tu. Io vado avanti. » Quando Thomas Hudson arrivò a casa Roger era disteso a faccia in giù su un letto che si trovava sulla veranda, dalla parte dell'isola. Era buio e si udiva a malapena il rumore dei festeggiamenti. « Dormi? » gli chiese Thomas Hudson. « No. » « Vuoi bere qualcosa? » « Non credo. Grazie. » « La mano come va? » « E solo un po' gonfia e mi fa male. Roba da niente. » « Ti senti ancora depresso? »
« Sì. Ho il morale sotto la suola delle scarpe. » « Domattina i ragazzi saranno qui. » « Magnifico. » « Sei sicuro che non vuoi bere qualcosa? » « No, ragazzo. Ma bevi qualcosa tu. » « Prenderò un whisky and soda per conciliarmi il sonno. » Thomas Hudson si avvicinò alla ghiacciaia, si preparò da bere e tornò fuori sulla veranda protetta dalle reticelle me talliche delle zanzariere e sedette là al buio con Roger disteso sul letto. « Sai, c'è in giro una grossa infornata di autentici ba stardi » disse Roger. « Quel tizio è un poco di buono, Tom. » « Gli hai dato una lezione. » « No. Credo proprio di no. L'ho umiliato e gli ho un po' cambiato i connotati. Ma si rifarà con qualcun altro. » « Ha cominciato lui. » « Certo. Ma io non ho finito. » « Hai fatto di tutto tranne che ammazzarlo. » « Proprio quello che volevo dire. Ora sarà peggio di prima. » « Io pensavo che tu gli avessi dato una lezione coi fiocchi. » « No. Non credo proprio. E stato lo stesso sulla costa. » « Cos'è successo in realtà? Non mi hai detto niente da quando sei tornato. » « E stata una rissa, molto simile a questa. » « Con chi? » Roger disse il nome di un uomo che era un pezzo grosso in quella che chiamano l'industria. « Io non volevo entrarci » disse Roger. « E successo là alla casa, dove avevo certe complicazioni con una donna, e immagino, tecnicamente, che non avrei dovuto esserci. Ma quella sera, da questo personaggio, me ne sentii dire di cotte e di crude. Molto peggio di stasera. Alla fine non ho potuto più resistere, ecco tutto, e allora gli ho dato il fatto suo, gli ho dato il fatto suo senza pensare a niente, e quello ha picchiato la testa in malo modo contro i gradini di marmo che scendevano nella piscina. E successo tutto ai bordi della piscina. Finalmente, due o tre giorni dopo, ai Cedri del Libano lo hanno dichiarato fuori pericolo, e così ho scansato l'omicidio. Ma era tutto pronto. Coi te stimoni che avevano loro sarei stato fortunato a cavarmela con un omicidio preterintenzionale. » « E allora? » . « E allora, quando quello riprende il suo posto, be', scopro di essere incastrato per benino. Legato mani e piedi e con la testa nel sacco. » « Come mai? » « Troppo complicato. » « Non hai voglia di parlarne? » « No. Non ti servirebbe a niente. Credi a me, è stata una congiura. E così orribile che nessuno ne parla. L'hai notato? »
« Più o meno. » « Ecco perché me la sono presa tanto per quello che è successo stasera. C'è tanta gente senza scrupoli, in giro. Con due dita di pelo sullo stomaco. E prenderla a pugni non risolve il problema. Questa, secondo me, è una delle ragioni per cui vengono a provocarti. » Si girò nel letto per mettersi supino. « Sai anche tu che il male è una gran brutta bestia, Tommy. Ed è furbo come una volpe. Sai che una volta si facevano delle distinzioni tra bene e male. » « Non sono molti quelli che ti assegnerebbero senza esi tare alla categoria dei buoni » gli disse Thomas Hudson. « No. E non pretendo di esserlo. Né molto né poco né così così. Vorrei esserlo, però. Essere contro il male non basta a renderti buono. Stasera era contro il male che volevo battermi, e poi invece ho commesso una cattiva azione. L'ho sentito arrivare, come una marea. » « Tutte le risse sono cose antipatiche. » « Lo so. Ma cosa ci puoi fare? » « Devi vincerle quando cominciano. » o « Certo. Ma io mi sono divertito, fin dal primo momento. » « Ti saresti divertito di più se fosse stato in grado di battersi. » « Lo spero » disse Roger. « Anche se ora non lo so. Vo glio solo distruggerli, io. Ma quando cominci a prenderci gusto sei spaventosamente vicino alla cosa che combatti. » « Era un individuo abbietto » disse Thomas Hudson. « Non poteva essere peggio dell'ultimo là sulla costa. Il guaio è, Tommy, che sono legioni. Sono in tutti i paesi e non fanno che aumentare. Sono brutti tempi, Tommy. » « Quando mai sono stati belli? » « Ci siamo sempre dati bel tempo, noi. » « Certo. Ci siamo dati bel tempo in bei posti di tutti i generi. Ma i tempi erano brutti. » « Non ho mai capito » disse Roger. « Tutti dicevano che erano bei tempi e poi si trovavano tutti sul lastrico. Io non avevo il becco di un quattrino quando tutti erano ricchi sfondati. Poi, quando ne avevo, era quando le cose anda vano male forte. Ma non ho sempre avuto l'impressione che la gente fosse così cattiva, così malvagia. » « Hai anche bazzicato persone poco raccomandabili. » « Vedo della brava gente, qualche volta. » « Mica tanta. » « Ti dico di sì. Tu non conosci tutti i miei amici. » « Frequenti, diciamo, una compagnia piuttosto discu tibile. » « Di chi erano gli amici di stasera? Tuoi o miei? » « Nostri. Non sono poi così male. Non valgono una cicca ma non sono proprio cattivi. » « No » disse Roger. « Forse no. Frank è piuttosto indi sponente. Un grosso seccatore, direi. Ma non credo che sia proprio cattivo. Però c'è un mucchio di cose che non riesco
più a sopportare. E lui e Fred sono peggiorati molto in fretta. » « Lo so anch'io cosa sono il bene e il male. Non sto cer cando né di fraintendere né di fare lo gnorri. » « Io del bene me ne intendo poco, perché in questo campo ho sempre fatto fiasco. Il mio forte è il male. Lo conosco, ed è una brutta bestia. » « Mi spiace che la serata sia finita così male. » « Sono solo un po' depresso. » « Vuoi andare a riposare? Sarà meglio che tu dorma qui. » « Grazie. Accetto la proposta, se non ti secca. Ma credo che prima andrò in biblioteca a leggere un po'. Dove sono quei racconti australiani che avevi l'ultima volta che sono stato qui? » « Quelli di Henry Lawson? » « Sì. » « Te li tiro fuori. » Thomas Hudson andò a letto e quando si svegliò durante la notte la luce nella biblioteca era ancora accesa. Capitolo 5. Quando Thomas Hudson si svegliò c'era una brezzolina di levante e lontano, oltre i bassifondi, la sabbia era di un bianco osseo sotto il cielo azzurro e le nubi sospinte dal vento, alte e piccine, formavano macchie scure in movi mentO sull'acqua verde. Il disco del ventilatore faceva en trare la brezza nella stanza ed era una bella mattina e sembrava molto fresca. Roger era uscito e Thomas Hudson fece colazione da solo e lesse il giornale del continente arrivato il giorno pri ma. L'aveva messo via senza leggerlo per serbarlo per la colazione . « A che ora arrivano i ragazzi? » chiese Joseph. « Verso mezzogiorno. » « Ma saranno qui per il pranzo? » « Sì. » « Quando sono arrivato il signor Roger era già uscito » disse Joseph. « Non ha fatto colazione. » « Forse tornerà da un momento all'altro. » « Ha detto un ragazzo che lo ha visto andar via cor. la barca a remi. » Dopo che ebbe finito la colazione e il giornale Thomas Hudson uscì sulla veranda dalla parte dell'oceano e si mise a lavorare. Lavorò bene e aveva quasi finito quando sentì Roger avvicinarsi alla casa e salire le scale. Roger, alle sue spalle, allungò il collo per vedere me glio e disse: « Dovrebbe venir bene ». « Chissà. » « Dove le hai viste quelle trombe marine? » « Queste non le ho mai viste. Queste sono trombe che
faccio su commissione. Come va la mano? » « Ancora gonfia. » Roger lo guardò lavorare e lui non si voltò. « Se non fosse per la mano sembrerebbe solo un brut to sogno. » « Piuttosto brutto. » « Credi che quel tizio sia proprio uscito col fucile? » « Non so » disse Thomas Hudson. « E non m'interessa. » « Scusa » disse Roger. « Vuoi che me ne vada? » « No. Resta. Ho quasi finito. Non mi dai nessun fastidio. » « Sono partiti alle prime luci » disse Roger. « Li ho visti io. » « Che ci facevi, alzato, a quell'ora? » « Quando ho smesso di leggere non riuscivo a prender sonno, e non mi facevo una gran buona compagnia, così sono sceso al porto a fare quattro chiacchiere con qualcuno dei ragazzi. Il Ponce non ha mai chiuso. Ho visto Joseph. » « Joseph ha detto che eri andato a remare. » « Con la destra. Per esercitarla. E stato un buon alle namento. Ora mi sento benone. » « Per oggi basta » disse Thomas Hudson e cominciò a rassettare la veranda e a metter via i colori. « In questo momento i ragazzi staranno per decollare. » Consultò l'oro logio da polso. « Perché non beviamo qualcosa? » « Splendido. Mi farebbe proprio bene. » « Però non è ancora mezzogiorno. » « Non vedo che differenza faccia. Tu hai finito di lavo rare e io sono in vacanza. Ma forse sarà meglio aspettare fino alle dodici, se questa è la tua regola. » « D'accordo. » « E una regola che ho osservato anch'io. Ma è anche una bella seccatura, certe mattine, quando basterebbe un bic chierino per farti sentire un leone. » « Violiamola » disse Thomas Hudson. « Non sto più nella pelle se penso che tra poco li vedrò » spiegò. « Lo so. » « Joe » chiamò Roger. « Porta lo shaker e facci due martini. » « Sissignore. Li ho appena preparati. » « Perché li hai preparati così presto? Ci hai preso per due ubriaconi? » « Nossignore, signor Roger. Pensavo che fosse questo il motivo per cui era rimasto a stomaco vuoto » « Ecco qua » disse Roger. « Alla nostra salute e a quella dei ragazzi. » « Quest'anno dovrebbero divertirsi. Sarà meglio che stai qui anche tu. Puoi sempre andartene a casa se i ragazzi ti danno ai nervi. » « Starò un po' di tempo quassù, se non ti do fastidio. » « Non mi dai nessun fastidio. » « Sarà molto bello averli qui. »
E così fu. Erano dei bravi ragazzi e si trovavano in quella casa da una settimana. Gli ultimi banchi di tonni erano passati e ormai nell'isola c'erano poche barche e la vita era di nuovo lenta e normale e la stagione era il prin cipio dell'estate. I ragazzi dormivano in tre brandine sulla veranda di fesa dalla zanzariera, ed è molto più facile portare il peso della solitudine quando, svegliandosi nel cuore della notte, si sente il respiro dei propri figli. Le notti erano rinfrescate dalla brezza che spirava dalle secche e quando la brezza cadeva si sentiva il fresco del mare. I ragazzi erano apparsi un po' timidi, il primo giorno, e assai più puliti dei giorni seguenti. Ma quello della pu lizia non era un gran problema se li obbligavi a togliersi la sabbia dai piedi prima di entrare in casa e a stendere su una corda i costumi bagnati e una volta dentro a indos sarne uno asciutto. Joseph faceva prendere aria ai loro pigia mi al mattino quando rifaceva le brandine e dopo averli la sciati un poco al sole piegava i pigiami e li metteva via e in giro restavano solo le camicie e i pullover che mettevano la sera. Così, almeno, avrebbero dovuto andare le cose in teoria. In pratica, poi, i ragazzi lasciavano tutto in giro. Thomas Hudson non ci badava. Quando un uomo vive solo finisce per mettere insieme abitudini molto precise, che per lui sono solo un piacere. Ma anche dover rinunciare a qualcuna di esse era un piacere. Thomas Hudson sapeva che presto sarebbe tornato alle sue abitudini e che da quel momento non avrebbe più avuto i ragazzi. Seduto a lavorare sulla veranda affacciata al mare vedeva il grande e il piccolo e quello di mezzo distesi con Roger sulla spiaggia. Stavano parlando, e scavando nella sabbia, e discutendo tra loro, ma lui non riusciva a sentire quello che dicevano. Il più grande era un ragazzo lungo e bruno col collo e le spalle di Thomas Hudson e le gambe lunghe e i piedoni del nuotatore. Aveva un viso piuttosto indiano ed era un ragazzo allegro anche se in riposo ìl suo viso appariva quasi tragico. Thomas Hudson lo aveva guardato quando il suo viso aveva quell'aria triste e gli aveva chiesto: « A che stai pensando, Schatz? ». « Alle esche da preparare » aveva detto il ragazzo, illu minandosi tutto. Erano gli occhi e la bocca a dargli quel l'aria tragica quando rifletteva e, quando parlava, erano loro a ridargli la vita. Il ragazzo di mezzo gli faceva sempre pensare a una lon tra. I suoi capelli avevano lo stesso colore del pelo di una lontra e quasi la stessa consistenza della pelliccia di un animale anfibio e la pelle gli si abbronzava dappertutto pren dendo uno strano color oro brunito. Ricordava sempre a suo padre uno di quegli animali che hanno per conto pro
prio una vita equilibrata e spiritosa. Lontre e orsi sono le bestie più scherzose che ci siano e gli orsi, si capisce, sono molto vicini agli uomini. Quel ragazzo non sarebbe mai stato abbastanza grosso e abbastanza forte per essere un orso e non sarebbe mai stato un atleta, né voleva diven tarlo; ma aveva l'amabilità di una bestiola e un cervello a posto e una vita sua. Era affezionato e aveva il senso della giustizia ed era un buon compagno. Era anche un dubitatore cartesiano e un efficace polemista e stuzzicava bene e senza cattiveria anche se a volte con mano pesante. Aveva altre doti che nessuno conosceva e gli altri due ragazzi lo rispet tavano immensamente anche se cercavano di provocarlo e di demolirlo su tutti i punti in cui era vulnerabile. Natural mente scoppiavano tra loro dei litigi e si stuzzicavano a vicenda con notevole malizia, ma con gli adulti erano edu cati e rispettosi. Il ragazzo più piccolo era biondo e aveva l'aspetto di una corazzata tascabile. Fisicamente era una copia di Tho mas Hudson, ridotta in scala e allargata e accorciata. La pelle, abbronzandosi, gli si copriva di lentiggini e lui aveva una faccia arguta ed era nato vecchissimo. Era anche un demonio, e faceva arrabbiare i fratelli maggiori, e aveva un ato oscuro, nella propria personalità, che nessuno tranne Thomas Hudson poteva capire. Nessuno dei due ci pensava. a parte il fatto che lo riconoscevano l'uno nell'altro e sape vano che era una brutta cosa e l'uomo lo rìspettava e capiva che il ragazzo l'aveva. Erano molto vicini l'uno all'altro anche se Thomas Hudson non aveva mai passato con quel ragazzo tutto il tempo che aveva passato con gli altri. Questo figlio minore, che si chiamava Andrew, era un atleta precoce ed eccellente e aveva fatto mirabilia coi cavalli dal primo giorno che ne aveva inforcato uno. Gli altri ragazzi ne andavano molto fieri ma da lui non volevano nemmeno sentir balle. Era infatti un po' spaccone e chiunque avrebbe potuto dubitare delle sue imprese tranne che molta gente lo aveva visto cavalcare e osservato mentre saltava e visto la sua fredda modestia professionale. Era un ragazzo nato per essere molto malvagio che si comportava come un an gioletto e che si tirava dietro la sua malvagità tramutata in una specie di stuzzicante gaiezza. Ma era un ragazzo cattivo e gli altri lo sapevano e lo sapeva anche lui. Si limi tava a comportarsi bene, mentre la sua cattiveria cresceva dentro di lui. Là, sotto la veranda affacciata sul mare, i quattro erano distesi sulla sabbia col ragazzo più grande, Tom junior, da un lato di Roger e il più piccolo, Andrew, vicino a lui, in mezzo, e quello di mezzo, David, sdraiato sulla schiena accanto a Tom e con gli occhi chiusi. Thomas Hudson ripose i colori e andò giù a raggiungerli. « Ciao, papà » disse il ragazzo più grande. « Hai lavo rato bene? »
« Fai il bagno, papà? » chiese quello di mezzo. « L'acqua è calda, papà » disse il più piccolo. « Come andiamo, padre? » disse Roger con un sorriso. « Come vanno le cose con la sua pittura, signor Hudson? » « Per oggi ho finito con la pittura, signori. » « Oh, bene » disse David, quello di mezzo. « Credi che potremo fare un po' di pesca subacquea? » « Andiamoci dopo pranzo. » « Magnifico » disse il ragazzo grande. « Non sarà magari troppo mosso? » chiese Andrew, il più piccolo. « Per te, forse » gli disse Tom, il fratello maggiore. « No, Tommy. Per tutti. » « Quando è mosso stanno tra gli scogli » disse David. « Anche loro hanno paura dei cavalloni, come noi. Credo che gli venga persino il mal di mare. Papà, i pesci soffrono il mal di mare? » « Certo » disse Thomas Hudson. « A volte, col maltem po, nella stiva dei pescherecci, i garoupa soffrono talmente il mare che si ammalano e muoiono. » « Non te l'avevo detto? » disse David al fratello maggiore. « Si ammalano e muoiono » disse Tom junior. « Ma cosa dimostra che la colpa è del mal di mare? » « Credo si possa dire che soGrono davvero il mal di ma re » disse Thomas Hudson. « Non credo che l'avrebbero se potessero nuotare liberamente. » « Ma non vedi che nemmeno tra gli scogli possono nuo tare liberamente, papà? » disse David. « Hanno le loro tane e certi posti dove si rifugiano. Ma devono restarsene nascosti per paura dei pesci più grossi e le onde li sbattono qua e là proprio come li farebbero ballare se fossero nei cassoni di un peschereccio. » « Non con la stessa forza » disse Tom junior che non era d'accordo col fratello. « Forse hai ragione, non con la stessa forza » ammise giudiziosamente David. « Sempre abbastanza, però » disse Andrew. E al padre sussurrò: « Se continuano a discutere tra loro non saremo costretti ad andare ». « Non ti piace? » « Mi piace sì ma ho anche una gran fifa. » « Cos'è che ti spaventa? » « Tutto, sott acqua. Basta che sprema l'aria dai polmoni ed ecco che mi viene la paura. Tommy nuota magnifica mente ma sott'acqua ha paura anche lui. David è l'unico di noi che sott'acqua non abbia paura. » « Io mi sono spaventato tante volte » disse Thomas Hudson. « Davvero? » « Capita a tutti, credo. » « A David no. Dovunque sia. Ma ora David ha paura
dei cavalli, perché lo hanno disarcionato un mucchio di volte. » « Di'un po', moccioso » David lo aveva sentito. « In che modo mi hanno disarcionato? » « Non lo so. E successo tante di quelle volte che non me lo ricordo. » « Be' allora te lo dico io. Lo so io perché cadevo tanto da cavallo. L'anno che cavalcavo Old Paint lui aveva im parato a gonfiarsi quando gli stringevano il sottopancia, così dopo la sella si sfilava e io cadevo per terra. » « Io con lui non ho mai avuto questo problema » disse Andrew con prontezza. « Oh, accidenti » disse David. « fi avrà trovato simpa tico, come tutti. Qualcuno gli avrà detto chi eri. » « cli leggevo ad alta voce i giornali che parlavano di me » disse Andrew. « Scommetto che allora è scappato come il vento » disse Thomas Hudson. « Sai quello che capitò a David fu che si mise a cavalcare quel vecchio cavallo da tiro che ave vamo e non c'era il posto dove farlo correre. Su un terreno come quello i cavalli non dovrebbero correre così. » « Non stavo dicendo che sarei stato capace di montarlo, papà » disse Andrew. « E fai bene a non dirlo » disse David. Poi: « Oh, acci denti, magari saresti stato anche capace. Certo che ne sa resti stato capace. Ma francamente, Andy, non immagini come correva prima che io me la facessi sotto. Avevo paura del pomo della sella. Oh, all'inferno. Avevo paura ». « Papà, dobbiamo proprio andare a pescare? » chiese Andrew. « No, se è troppo mosso. » Chi decide se è troppo mosso? » « Decido io. » « Bene » disse Andy. « A me sembra troppo mosso di sicuro. » « Papà, ce l'hai ancora Old Paint su al ranch? » chiese Andy. « Credo di sì » disse Thomas Hudson. « Ma il ranch l'ho affittato, sai? » « Davvero? » « Sì. Alla fine dell'anno scorso. » « Però ci possiamo andare ancora, no? » chiese pronta mente David. « Oh, certo. Abbiamo la capanna sulla spiaggia, giù al fiume. » « Il ranch è il posto più bello dove sono mai stato » disse Andy. « A parte l'isola, naturalmente. » « Credevo che Rochester ti piacesse di più » disse David per stuzzicarlo. Rochester era dove lo lasciavano con la nurse nei mesi estivi, quando lei si fermava un po' dai suoi e gli altri ragazzi partivano per l'ovest.
« Anche quello. Rochester era un posto bellissimo. » « Ricordi quell'autunno che tornammo a casa dopo aver ucciso i tre orsi grigi e tu Davy ti provasti a raccontarglielo e quello che disse lui? » domandò Thomas Hudson. « No, papà. E passato tanto tempo e non mi ricordo più bene. » « Fu in cucina dove mangiavate voi e stavate cenando e dicendogli tutto e Anna diceva: "Oh mio Dio, David, chissà com'è stato emozionante. E cos'avete fatto allora?" quando questo malevolo vecchietto, allora doveva avere cinque o sei anni, aprì la bocca e disse: "Be' David sarà anche molto interessanten per chi si occupa di queste cose. Ma non ab biamo orsi grigi a Rochester". » « Hai visto, cowboy? » disse David. « Com'eri allora? » « Benissimo, papà » disse Andrew. « Raccontagli di quan o non voleva leggere altro che i fumetti e lesse fumetti per tutto il viaggio attraverso le Everglades e non voleva guar are il panorama dopo che andò a quella scuola l'autunno che eravamo a New York e finì per diventare un lazzarone. » « Mi ricordo » disse David. « Non c'è nessun bisogno che papà lo racconti. » « Acqua passata » disse Thomas Hudson. « Per fortuna. Non sarebbe stata una buona idea conti nuare per quella strada. » « Raccontagli di quando ero piccolo io » disse Tom ju nior, girandosi su un fianco e prendendo David per la cavi glia. « Non sarò mai così interessante, nella vita, come le storie di me quando ero piccolo. » « Io ti ho conosciuto quando eri piccolo » disse Thomas Hudson. « Eri un personaggio molto strano, allora. » « Era strano solo perché viveva in posti strani » disse il minore. « Anch'io sarei stato strano a Parigi e in Spagna e in Austria. » « E strano anche adesso, cowboy » disse David. « Non ha bisogno di origini esotiche. » « Cosa sono le origini esotiche? » « Quelle che tu non hai. » « Allora scommetto che un giorno le avrò anch'io. » « Chiudi il becco e lascia parlare papà » disse Tom junior. « Raccontagli di quando tu e io andavamo in giro insieme per Parigi. » « Allora non eri così strano » disse Thomas Hudson. « Da piccolo eri un personaggio straordinariamente giudizioso. Tua madre e io avevamo l'abitudine di lasciarti nella culla ricavata da una cesta er la biancheria in quell'apparta mentino dove abitavamo sopra la segheria e F. Puss il gattone si acciambellava ai piedi della cesta e non per metteva a nessuno di avvicinarsi a te. Dicevi che il tuo nome era G'Ning o'Ning e allora noi ti chiamammo G'Ning o'Ning il Terribile. » « Dov'ero andato a pescarlo un nome così? »
« In tram o in autobus, credo. Il suono che faceva il bigliettario. » « Non parlavo francese? » « Non troppo bene, allora. » « Raccontami di dopo, quando parlavo francese. » « Dopo io ti spingevo in carrozzina, era una carrozzina da pochi soldi, leggerissima e pieghevole, giù per la strada fino alla Closerie des Lilas, dove facevamo colazione e io leggevo il giornale e tu guardavi tutto quello che passava sul boulevard. Poi finivamo di fare colazione... » « Cosa ordinavamo? » « ITna brioche e un café au lait. » « Anch'io? » « Tu solo una goccia di caffè nel latte. » « Ricordo. Dove andavamo poi? » « Io ti spingevo attraverso la strada davanti alla Closerie des Lilas e oltre la fontana coi cavalli e i pesci e le sirene di bronzo e giù tra le lunghe allées di castagni coi bam bini francesi che giocavano e le loro bambinaie sulle pan chine allineate lungo i sentieri coperti di ghiaia... » « E a sinistra l'École Alsacienne » disse Tom junior. « E case popolari sulla destra... » « E case popolari e case col tetto di vetro per gli studi dei pittori lungo tutta la strada che va giù a sinistra resa tanto triste dal nero della pietra perché quello era ii lato in ombra » disse Tom junior. « Siamo in autunno, in primavera o in inverno? » chiese Thomas Hudson. « Autunno inoltrato. » « Allora avevi la faccia fredda fredda, e le guance e il naso rosso, ed entravamo nel Luxembourg dal cancello di ferro della parte alta e andavamo giù verso il lago e face vamo il giro del lago e poi voltavamo a destra verso la Fontana Medici e le statue e uscivamo dal cancello davanti all Odeon e passando per un paio di traverse sbucavamo nel Boulevard Saint-Michel... » « Il Boul'Mich'... » « E giù per il Boul'Mich' oltre l'Avenue de Cluny... » « Sulla nostra destra... » « Che era così buia e tenebrosa e oltre il Boulevard Saint Germain... » « Che era la strada più elettrizzante col traffico più in tenso. E strano come là sembrasse così emozionante e perì colosa. E giù per la Rue de Rennes sembrava sempre di essere perfettamente al sicuro... Tra i Deux Magots e l'in crocio di Lipp, volevo dire. Perché era così, papà? » « Non lo so, Schatz. » « Vorrei che succedesse qualcosa oltre a tutti questi nomi di strade » disse Andrew. « Io sono bell'e stufo dei nomi delle strade di un posto dove non sono mai stato. » « Fa succedere qualcosa, allora, papà » disse Tom junior.
« Delle strade potremo parlare quando saremo soli. » « Allora non succedeva granché » disse Thomas Hudson. « Continuavamo a passeggiare fino alla Place Saint-Michel e andavamo a sederci sul terrazzo del caffè e papà faceva uno schizzo sul tavolo davanti a un caf è crème e tu ti scolavi una birra. » « Mi piaceva la birra, allora? » « Eri un forte bevitore di birra. Ma durante i pasti pre ferivi un bicchier d'acqua con qualche goccia di vino rosso. » « Ricordo. L'eau rougie. » « Exactemert » disse Thomas Hudson. « Eri un fortissi mo bevitore di cau rougie ma ogni tanto gradivi anche un bock. » « Ricordo in Austria che andavo su una luge e il nostro cane Schnautz e la neve. » « Ricordi anche il Natale che vi passammo? » « No. Solo te e la neve e il nostro cane Schnautz e la mia tata. Era bellissima. E ricordo la mamma con gli sci e quanto era bella. Ricordo di avervi visto, te e la mamma, venire giù sciando attraverso un frutteto. Non so dove fosse. Però ricordo bene il Jardin du Luxembourg. Ricordo i po meriggi con le barche sul lago vicino alla fontana nel grande giardino con gli alberi. I sentieri tra gli alberi erano tutti coperti di ghiaia e gli uomini giocavano alle bocce lontano a sinistra sotto gli alberi mentre noi scendevamo verso il Palazzo e alto sul Palazzo c'era un orologio. In autunno cadevano le foglie e ricordo gli alberi nudi e le foglie sulla ghiaia. L'autunno è la stagione che ricordo più volen tieri. » « Perché? » chiese David. « Tante ragioni. L'odore che in autunno avevano tutte le cose e le feste e il fatto che la ghiaia sopra fosse asciutta quando tutto era bagnato e il vento sul lago che gonfiava le vele delle barche e il vento tra gli alberi che faceva cadere le foglie. Ricordo di aver sentito il tepore dei piccioni accan to a me sotto la coperta quando tu li uccidevi qualche attimo prima che annottasse e com'erano lisce le penne e io li carez zavo e li stringevo e mi scaldavo le mani andando a casa finché diventavano freddi anche i piccioni. » « Dove li uccidevi i piccioni, papà? » chiese David. « Per lo più vicino alla Fontana Medici poco prima che chiudessero i giardini. C'è un'alta cancellata tutt'intorno ai giardini e quando fa buio chiudono i cancelli e tutti devono uscire. I guardiani passano avvertendo la gente e sbarrando i cancelli. Quando i guardiani erano passati io uccidevo i piccioni con la fionda come si posavano per terra ai piedi della fontana. Fanno fionde magnifiche in Francia. » « Non te l'eri fatta da solo se eri povero? » chiese Andrew. « Certo. Prima ne avevo una che avevo ricavato dal ramo biforcuto di un alberello che abbattei nella foresta di Ram bouillet quando la madre di Tommy e io andammo a farci
una passeggiata. Lo scortecciai per bene col coltello e i grossi elastici per la fionda li comprammo in una cartoleria della Place Saint-Michel e la tasca di pelle la ricavammo da un vecchio guanto della madre di Tommy. » « Che cosa ci tiravi? » « Sassi. » « Quanto dovevi essere vicino? » « Il più possibile, per poterli raccogliere e ficcare sotto la coperta più in fretta che potevi. » « Ricordo quella volta che uno rinvenne » disse Tom iunior. « E io lo tenni stretto zitto zitto e non dissi una parola fino a casa perché volevo tenerlo. Era un piccione grossissimo, di un colore quasi purpureo col collo lungo e una magnifica testa e del bianco sulle ali, e tu me lo lasciasti tenere in cucina finché non fossimo riusciti a tro vargli una gabbia. Lo legasti per una zampa. Ma quella notte il gattone lo uccise e me lo portò vicino al letto. Il gattone era molto fiero di ciò che aveva fatto e lo portava proprio come una tigre che porta un indigeno e mi saltò sul letto col piccione. Questo fu dopo la cesta, quando avevo un letto quadrato. La cesta non me la ricordo. Tu e la mamma eravate andati al caffè e il gattone e io era vamo soli e ricordo che le finestre erano aperte e c'era una grossa luna sopra la segheria ed era inverno e sentivo l'odore della segatura. Ricordo che vidi il gattone venire avanti attraverso la stanza con la testa alta così che il piccione sfiorava a malapena il pavimento e poi fece un salto e me lo depose sul letto. Ero molto dispiaciuto che mi avesse ucciso il piccione ma lui era così fiero e così contento ed era per me un amico così caro che mi sentii fiero e contento anch'io. Ricordo che giocava col piccione e poi mi spingeva sul petto con le zampe, su e giù, faceva le fusa e tornava a giocare col piccione. Infine ricordo che ci addormentam mo tutti insieme, lui, io e il piccione. Io avevo una mano sul piccione e lui aveva una zampa sul piccione e poi du rante la notte mi svegliai e il gatto lo stava mangiando e faceva le fusa forte come una tigre. » « Così va molto meglio, altro che nomi di strade » disse Andrew. « Avevi paura, Tommy, mentre se lo mangiava? » « No. Allora quel gattone era il miglior amico che avessi. L'amico più intimo, cioè. Forse voleva che ne mangiassi anch'io. » « Avresti dovuto provare » disse Andrew. « Parlaci an cora un poco delle fionde. » « L'altra fionda te la regalò la mamma per Natale » disse Tom junior. « La vide nella vetrina di un armaiolo e vo leva comprarti un fucile da caccia ma non aveva mai abba stanza soldi. Guardava i fucili da caccia che c'erano in ve trina tutti i giorni che passava davanti al negozio per andare all'épicerie e un giorno vide la fionda e la comprò perché temeva che la vendessero a qualcuno e la tenne
nascosta fino al giorno di Natale. Dovette falsificare i conti Derché tu non te ne accorgessi. Me lo aveva detto tante volte. Ricordo quando te la diede, per Natale, e tu mi regalasti quella vecchia. Ma non avevo ancora la forza di tenderla, allora. » « Papà, noi non siamo mai stati poveri? » chiese Andrew. « No. Ho finito di essere povero quando siete nati voi. Siamo stati in bolletta un sacco di volte ma mai veramente poveri come lo fummo con Tom e con sua madre. » « Parlaci ancora un poco di Parigi » disse David. « Che altro facevate tu e Tommy? » « Cosa facevamo, Schatz? » « In autunno? Compravamo le caldarroste da un vendi tore di caldarroste e io mi scaldavo le mani anche con quelle. Andavamo al circo, e fu là che vidi i coccodrilli di Capitaine Wahl. » « Te lo ricordi? » « Benissimo. Capitaine Wahl lottava con un coccodrillo e una bella ragazza cercava di aizzarli con un tridente. Ma i coccodrilli più grossi non volevano muoversi. Il circo era bellissimo e tondo e rosso con le scritte in oro e aveva lo stesso odore dei cavalli. Dietro c'era un posto dove tu andavi a bere col signor Crosby e il domatore di leoni e sua moglie. » « Ricordi il signor Crosby? » « Per quanto facesse freddo non portava mai né cappello né soprabito e la sua bambina aveva i capelli lunghi fin quasi alla vita come Alice nel Paese delle Meraviglie. Nelle figure, volevo dire. Il signor Crosby era sempre molto, molto nervoso. » « Chi altro ricordi? » « Il signor Joyce. » « Com'era? » « Era alto e magro e aveva i baffi e una barbetta che gli cresceva dritta sul mento e portava degli occhiali molto spessi e camminava con la testa alta. Ricordo che lo in contrammo per la strada e lui non disse nulla e allora tu gli rivolgesti la parola e lui si fermò e ci vide attraverso quelle lenti come se guardasse fuori da un acquario e disse: "Ah, Hudson, la stavo cercando", ed entrammo tutti e tre nel caffè e fuori faceva freddo ma noi ci sedemmo in un angolo con uno di quei, come si chiamano? » « Braziers. » « Io credevo che fossero quei cosi che portano le don ne » disse Andrew. « E un recipiente di ferro con dei buchi dove si brucia un po' di carbone o carbonella per riscaldare un posto al l'aria aperta, come il terrazzo di un caffè dove per stare caldi ti siedi lì vicino o un campo di corse dove stai lì in piedi nei paraggi e intanto ti scaldi lo stesso » spiegò Tom junior. « In questo caffè dove andavamo papà, io e il signor
Joyce, li avevano messi fuori lungo il marciapiede e si stava comodi e al caldo anche col tempo peggiore. » « Mi sembra che abbiate passato la maggior parte della vostra vita nei bar, nei caffè e in altri posti del genere » disse il fratello minore. « Un bel pezzo » disse Tom. « Non è vero, papà? » « E dormendo della grossa fuori in macchina mentre papà tracanna un bicchierino » disse David. « Un bicchierino alla svelta. Dio, come ho odiato queste parole! Credo che un bicchierino alla svelta sia la cosa più lenta della terra. » « Di che parlava il signor Joyce? » chiese Roger a Tom junior. « Dio, signor Davis, non ho molti ricordi di quel tempo. Credo degli scrittori italiani e anche del signor Ford. Il signor Joyce non poteva soffrire il signor Ford. Anche il signor Pound gli aveva dato ai nervi. " Ezra è matto, Hud son" diceva a papà. Me lo ricordo perché allora credevo che matto volesse dire arrabbiato come un care arrabbiato e ricordo che stavo là seduto a guardare la faccia del signor Joyce, che era come rossa con una pelle spaventosamente liscia, una di quelle pelli da stagione fredda, e i suoi occhiali che avevano una lente ancora più spessa dell'altra, e a pen sare al signor Pound con i suoi capelli rossi e il suo piz zetto alla moschettiera e i suoi occhi buoni, con qualcosa di simile a una bava che gli colasse fuori dalla bocca. Pen savo che era una cosa terribile che il signor Pound avesse la rabbia e speravo di non incontrarlo per la strada. Allora il signor Joyce disse: "Certo che Ford è matto da anni", e io vidi il signor Ford col suo faccione pallido e buffo e gli occhi slavati e la bocca coi denti che le ballavano dentro e sempre mezza aperta e quell'orrida schiuma che usciva anche dalle sue fauci. » « Non dire altro » esclamò Andrew. « Se no me lo sogno stanotte. » « Continua, per piacere » disse David. « Sembra una sto ria di lupi mannari. Mamma l'ha chiuso a chiave, il libro sui lupi mannari, perché Andrew faceva brutti sogni. » « Ha mai morso nessuno il signor Pound? » chiese Andrew. « No, cowboy » disse David. « E solo un modo di dire. Tommy vuol dire matto nella testa. Non arrabbiato per l'idrofobia. Perché poi il signor Joyce li credeva matti? » « Questo non lo so » disse Tom junior. « Allora non ero piccolo come quando ai giardini davamo la caccia ai pic cioni. Però ero troppo piccolo per ricordare tutto e l'idea del signor Pound e del signor Ford con quell'orrida bava che gli usciva dalla bocca pronta a mordere mi scacciò dalla testa tutti gli altri pensieri. Lei il signor Joyce lo ha cono sciuto, signor Davis? » « Sì. Lui e tuo padre e io eravamo ottimi amici. » « Papà era molto più giovane del signor Joyce. » « Papà era il più giovane di tutti, allora. »
« Non di me » disse fieramente Tom junior. « Credo di essere stato forse il più giovane amico del signor Joyce. » « Scommetto che sente ancora la tua mancanza » disse Andrew. « E certo un peccato che non abbia mai potuto conoscere te » disse David a Andrew. « Se non te ne fossi rimasto sempre a Rochester avrebbe potuto avere questo privilegio. » « Il signor Joyce era un grand'uomo » disse Tom junior. « Non avrebbe voluto aver niente a che fare con due moc ciosi come voi. » « Questa è la tua opinione » disse Andrew. « Il signor Joyce e David avrebbero potuto essere amici. David a scuola scrive per il giornale. » « Papà, raccontaci ancora qualcosa di quando tu e Tom my e la madre di Tommy eravate poveri. Fino a che punto eravate poveri? » « Be', erano abbastanza poveri » disse Roger. « Ricordo che al mattino tuo padre preparava tutti i poppatoi di Tom junior e poi andava al mercato a comprare la verdura migliore e meno cara. Io lo incontravo al ritorno dal mer cato quando uscivo per fare colazione. » « Ero il più competente giudice di poireaux del sesto arrondissement » disse Thomas Hudson ai ragazzi. « Cosa sono i poireaux? » « Porri. » « Sembrano delle cipolle, lunghe, verdi e molto grosse » disse Tom junior. « Solo che non sono lucidi come le cipol le. Sono opachi. Le foglie sono verdi e i gambi bianchi. Li fai bollire e li mangi freddi con olio d'oliva e aceto e sale c pepe. Si mangia tutto, gambo compreso. Sono una deiizia. Credo di averne mangiati più di chiunque altro al mondo. » « Cos'è il sesto, come si chiama? » chiese Andrew. « Ma non fai che interrompere » gli disse David. « Se non so il francese dovrò pur domandare. » « Parigi è divisa in venti arrondissements o distretti mu nicipali. Noi stavamo nel sesto. » « Papà, non potremmo saltare gli arrondissements e sen tire qualche altra storia? » chiese Andrew. « Non ti si può insegnare mai niente, atleta » disse David. « Non è che non abbia voglia d'imparare » disse Andrew. « Ma questi arrondissements sono troppo difficili per me. Mi raccontate sempre delle cose troppo difficili. Per me è troppo difficile, lo ammetto. Non riesco a seguirvi. » « Quanti punti ha segnato Ty Cobò in vita sua? » gli chiese David. « Trecentosessantasette. » « Questo non è troppo difficile per te. » « Piantala, David. A qualcuno piace il baseball e a te piacciono gli arrondissements. » « Immagino che a Rochester non abbiate gli arrondisse ments. »
« Oh, falla finita. Pensavo solo che papà e il signor Davis sapessero delle cose che tutti avrebbero trovato più inte ressanti di quei maledetti... Oh, cristo, non mi ricordo near che più il nome. » « Non dovresti bestemmiare quando ci siamo noi » os servò Thomas Hudson. « Scusa, papà » disse il figlio minore. « Ma non posso farci un cristo se sono cost piccolo. Scusami ancora. Non posso farci niente, volevo dire. » Era arrabbiato e offeso. David aveva il potere di stuzzi carlo con un discreto successo. « Non resterai sempre così piccolo » gli disse Thomas Hudson. « Lo so che è difficile non bestemmiare quando ci si arrabbia per qualcosa. Solo, non bestemmiare davanti agli adulti. Quando siete tra voi, dite pure quello che vo lete. » « Ti prego, papà. Ho detto che mi dispiace. » « Lo so » disse Thomas Hudson. « Non ti stavo mica sgridando. Ti ho solo spiegato colne la penso io. Vi vedo così poco che occorrono molte spiegazioni. » « Veramente non c'è molto da spiegare, papà » disse David. « No » disse Thomas Hudson. « Non c'è molto da spie gare. » « Davanti alla mamma Andrew non bestemmia mai » disse David. « Lasciamo perdere, David. L'incidente è chiuso, vero, papà? » « Se voi ragazzi volete imparare a bestemmiare sul serio » disse Tom junior « dovreste leggere il signor Joyce. » « So tutte le bestemmie che mi servono » disse David. « Almeno per ora. » « Il mio amico signor Joyce usa parole ed espressioni che non avevo mai sentito in vita mia. Scommetto che nessuno saprebbe bestemmiare meglio di lui in nessuna lingua co nosciuta. » « E poi, oltre a questo, ha inventato una lingua total mente nuova » disse Roger. Era disteso sulla sabbia a pan cia in su e teneva gli occhi chiusi. « Io non la capisco, questa lingua nuova » disse Tom junior. « Forse non sono abbastanza grande. Ma aspettate di leggere l'Ulisse, voi due. » « Quello non è un libro per ragazzi » disse Thomas Hud son. « No davvero. Non lo capireste e non dovreste neanche provarci. Sicuro. Dovrete aspettare di essere più grandi. » « Io l'ho letto tutto » disse Tom junior. « E la prima volta che l'ho letto non ho capito praticamente nulla, papà, proprio come dici tu. Però ho insistito a leggerlo e ora ce n'è una parte che capisco per davvero e che posso persino spiegare agli altri. Certo che ero molto fiero di essere un amico del signor Joyce. » « Era veramente un amico del signor Joyce, papà? » chie
se Andrew. « Il signor Joyce chiedeva sempre di lui. » « Puoi ben dirlo che ero amico del signor Joyce » disse Tom junior. « E stato uno dei migliori amici che io abbia mai avuto. » « Forse sarebbe meglio che tu quel libro non lo spiegassi troppo » disse Thomas Hudson. « Non ancora. Qual è la parte che spieghi? » « L'ultima. Quella dove la signora parla da sola ad alta voce. » « Il soliloquio » disse David. « L'hai letto? » « Oh certo » disse David. « Me l'ha letto Tommv. » « Te l'ha spiegato? » « Meglio che poteva. Certi punti sono un po' oscuri per tutti e due. » « Dove l'avete trovato, quel libro? » « A casa, sugli scaffali. Io l'ho preso e l'ho portato a scuola. » « Cosa? » « Ne leggevo ai ragazzi dei brani ad alta voce e gli spie gavo che il signor Joyce era un mio amico e quanto tempo abbiamo passato insieme » « E i ragazzi cosa ne pensavano? » « Alcuni dei più ammodo l'hanno trovato un po' forte. » « E a scuola ti hanno scoperto? » « Eh sì. Non lo sapevi, papà? No, credo che sia stato quando eri in Abissinia. Il direttore voleva espellermi ma allora io gli spiegai che il signor Joyce era un grande scrit tore e un mio amico personale e così alla fine il direttore disse che il libro lo avrebbe tenuto lui per mandarmelo a casa e io promisi di consultarlo prima di leggere ai ragazzi qualsiasi altra cosa o di provarmi a spiegare qualche clas sico. Prima, quando minacciava di espellermi, mi aveva dato dello sporcaccione. Ma io non sono uno sporcaccione, papà. Cioè, non sono più sporcaccione di tutti gli altri. » « E il libro te l'ha poi rimandato? » « Oh sì. Voleva sequestrarmelo, ma io gli spiegai che era una prima edizione e che il signor Joyce ti aveva fatto la dedica e che non poteva sequestrarlo perché non era mio. Ci restò male, credo, quando capì che non poteva seque strarlot » « Quando potrò leggere quel libro del signor Joyce, papà? » chiese Andrew. « Non prima che siano passati molti anni. » « Ma Tommy lo ha letto. » « Tommy è un amico del signor Joyce. » « Puoi ben dirlo, accidenti » disse Tom junior. « Papà, Balzac non lo abbiamo conosciuto, eh? » « No. Era già morto prima che nascessimo. » « E Gautier? A casa ho trovato anche due libri fanta
stici scritti da loro. I Contes drolatiques e Mademoiselle de Maupin. Del secondo non capisco ancora un'acca, però continuo a rileggerlo per vedere di capirci qualcosa e mi sembra veramente formidabile. Ma se non erano amici tuoi credo che stavolta mi caccerebbero di sicuro se io li leg gessi ai ragazzi. » « Come sono, Tommy? » chiese David. « Magnifici. Ti piaceranno tutti e due. » « Perché non chiedi al direttore il permesso di leggerli ai ragazzi? » disse Roger. « Sono senz'altro migliori di quello che i ragazzi potranno trovare da soli. » « No, signor Davis. Non credo che sarebbe una buona idea. Forse tornerebbe a pensare che sono uno sporcaccione. Comunque, coi ragazzi non sarebbe la stessa cosa che se fossero miei amici come il signor Joyce. E poi non capisco Mademoiselle de Maupin così bene da poterlo spiegare e spiegandolo non avrei la stessa autorità di quando potevo contare sull'amicizia del signor Joyce. » « Mi sarebbe piaciuto sentirla, quella spiegazione » disse Roger. « Puah, signor Davis. Era molto rudimentale. Non l'avreb be interessato. Lei quella parte l'ha capita benissimo, no? » « Benino. » « Vorrei aver conosciuto anche Balzac e Gautier, però, ed essere amico loro come lo eravamo noi del signor Joyce. » « Anch'io » disse Thomas Hudson. « Però abbiamo conosciuto degli scrittori in gamba, eh? » « Sì, certo » disse Thomas Hudson. Si stava bene, là sulla sabbia, e faceva caldo, e ora che aveva smesso di lavorare non aveva più voglia di far niente, ma era felice. Sentire i ragazzi che chiacchieravano lo rendeva molto felice. « Andiamo a fare il bagno e poi a mangiare » disse Ro ger. « Comincia a far caldo. » Thomas Hudson rimase là a guardarli. Nuotando lenta mente, si allontanavano nell'acqua verdissima, e i loro corpi gettavano ombre nette sulla sabbia bianca e pulita, i corpi avanzando piano piano, le ombre proiettate sulla sabbia dalla lieve angolazionc del sole, e le braccia abbronzate si alzavano e si allungavano davanti a loro, le mani fendevano l'acqua, premendola e spingendola indietro, le gambe con tinuavano a battere con regolarità, le teste si voltavano in cerca d'aria, respirando con calma e senza fatica. Thomas Hudson rimase là a guardarli mentre si allontanavano a nuoto insieme al vento e provò uno slancio di affetto per tutti e quattro. Pensò che doveva dipingerli così, mentre nuota vano, anche se sarebbe stato difficilissimo. Ci avrebbe pro vato, però, durante l'estate. Era troppo pigro per fare il bagno, anche se sapeva di doverlo fare, e finalmente entrò nell'oceano sentendo l'ac qua rinfrescata dalla brezza fredda e piacevole sulle gambe scaldate dal sole, sentendola fredda intorno all'inguine e
poi, scivolando in avanti nel fiume dell'oceano, nuotò verso il largo per incontrarli quando fossero tornati indietro. Con la testa allo stesso livello della loro, adesso era un quadro diverso, cambiato anche perché nuotavano contro la brezza che spirava da terra e la maretta infastidiva sia Andrew che David, spezzandone l'azione. L'illusione che fossero quattro creature marine era svanita. Al largo c'erano andati senza intoppi e quasi con eleganza, ma ora i due più piccoli stentavano un po' a vincere l'impeto del vento e la forza .del mare. Non che fossero proprio in difficoltà. Però basta va questo per togliere l'illusione che in acqua si trovassero a loro agio com'era parso quando avevano preso il largo. Formavano due quadri diversi e forse il secondo era il migliore. I cinque nuotatori uscirono dal mare e attraverso la spiaggia andarono su alla casa. « Ecco perché sott'acqua mi piace di più » disse David. « Non devi pensare a respirare. » « Perché oggi pomeriggio non fai un po' di pesca subac quea con Tommy e con papà? » gli disse Andrew. « Io starò a riva col signor Davis. » « Lei non ne ha voglia, signor Davis? » « Forse starò a riva. » « Non lo faccia mica per me » disse Andrew. « Io ne ho un mucchio di cose da fare. Pensavo solamente che magari non avrebbe fatto il bagno. » « Credo proprio che non lo farò » disse Roger. « Forse mi stenderò piuttosto da qualche parte a leggere qualcosa. » « Non si faccia menare per il naso, signor Davis. Non si lasci incantare. » « Non ho voglia di fare il bagno » disse Roger. Erano tutti sulla veranda, adesso, e avevano indossato dei costumi asciutti. Joseph aveva portato fuori una zuppiera di frutti di mare. Tutti i ragazzi stavano mangiando, e Tom junior beveva una birra. Thomas Hudson sedeva in poltrona e Roger era in piedi con lo shaker in mano. « Dopo pranzo mi viene sonno » disse. « Be', sentiremo la sua mancanza » disse Tom junior. « Tanto vale che resti a riva anch'io. » « Su, resta anche tu, Tom » disse Andrew. « Lascia che ci vadano David e papà. » « Guarda che con te a baseball non ci gioco » disse Tom junior. « Non ti ho mica chiesto di giocare. C'è un ragazzo negro che gioca con me. » « Perché ci tieni tanto a fare il lanciatore? » disse Tommy. « Non sarai mai abbastanza grosso. » « Diverrò grande e grosso come Dick Rudolph e Dick Trisser. » « Chiunque fossero » disse Tom junior. « Mi dica il nome di un fantino » sussurrò David a Roger. « Earl Sande. »
« Tu diventerai grande come Earl Sande » disse David a Andrew. « Oh, va a fare la pesca subacquea » disse Andrew. « Io sarò un amico del signor Davis come Tom lo è stato del signor Joyce. Posso, signor Davis? Così a scuola potrò dire: " Quando io e il signor Davis passammo quell'estate in sieme su quell'isola tropicale a scrivere tutte quelle storie immorali mentre mio padre dipingeva quei quadri di donne nude che avete visto tutti". Tu le dipingi nude, no, papà? » « A volte. Sono molte scure di pelle, però. » « Oh per la miseria » disse Andrew. « Io me ne infischio del colore della pelle. Tom se lo tenga pure, il signor Joyce. » « Non avresti il coraggio di guardarle » disse David. « Forse. Ma imparerei. » « Un nudo di papà non sarebbe niente in confronto a quel capitolo del signor Joyce » disse Tom junior. « E solo perché sei un bambino che ti sembra che in un nudo ci sia qualcosa di straordinario. » « Va bene. Io preferisco lo stesso il signor Davis, con illustrazioni di papà. Qualcuno, a scuola, ha detto che le storie del signor Davis erano veramente immorali. » « Benissimo. Allora il signor Davis lo prendo anch'io. Io sono un vecchio, vecchissimo amico del signor Davis. » « E dei signor Picasso e del signor Braque e del signor Miro e del signor Masson e del signor Pascin » disse Tho mas Hudson. « Li hai conosciuti tutti. » « E del signor Waldo Peirce » disse Tom junior. « Vedi, Andy, figliolo, non puoi vincere. Sei partito troppo tardi. Non puoi vincere. Mentre tu stavi su a Rochester e per tanti anni prima che tu nascessi io e papà eravamo là in giro nel gran mondo. E probabile che io abbia conosciuto quasi tutti i più grandi pittori viventi. E molti di loro erano miei ottimi amici. » « Be', dovrò pure cominciare anch'io » disse Andrew. « E io prendo il signor Davis. E non occorre nemmeno che lei scriva delle storie immorali, signor Davis. Me le inven terò io, come fa Tommy. Basta che lei mi dica cos'ha fatto, qualcosa di orribile che ha fatto una volta, e io dirò che ero qui quando è successo. » « Io non m'invento proprio un cavolo di niente » disse Tom junior. « Qualche volta papà e il signor Davis mi rin frescano la memoria. Ma io ho preso parte a tutta un'epoca della pittura e della letteratura e se proprio ci fossi co strettO le mie memorie potrei scriverle anche subito, quanto a questo. » « Tu cominci a dare i numeri, Tommy » disse Andrew. « Sarà meglio che badi a quello che dici. » « Non gli racconti niente, signor Davis » disse Tom junior. « Lo costringa a partire da zero, come noi. » « Tu non occupartene » disse Andrew. « Lascia fare a me e al signor Davis. »
« Papà, dimmi di qualcun altro di quegli amici miei » dis se Tom junior. « So che li conoscevo e so che insieme an davamo a sederci nei caffè ma vorrei sapere qualcosa di più preciso sul loro conto. Come quello che so sul signor Joyce, per dire. » « Ti ricordi del signor Pascin? » « No. No davvero. Che tipo era? » « Come puoi sostenere che era amico tuo se non te lo ricordi nemmeno? » disse Andrew. « Credi che tra qual che anno io non ricorderò com'era il signor Davis? » « Taci » disse Tom junior. « Parlami di lui, papà, per piacere. » « Il signor Pascin faceva dei disegni che potrebbero be nissimo illustrare i brani che ti piacciono del signor Joyce. » « Davvero? Accidenti, sarebbe fantastico. » « Tu andavi a sederti con lui in un caffè e lui, qualche volta, ti faceva il ritratto su un tovagliolino. Era un uomo piccolo, molto duro e molto bizzarro. Portava quasi sempre la bombetta ed era uno splendido pittore. Si comportava sempre come se conoscesse un gran segreto, come se lo avesse appena saputo e la cosa lo divertisse molto. A volte questo lo rendeva felice e a volte invece lo rendeva triste. Ma si capiva sempre che lo sapeva e che la cosa lo divertiva moltissimo. » « Che segreto era? » « Oh, l'alcool, le droghe e il segreto di cui sapeva tutto il signor Joyce in quell'ultimo capitolo e come dipingere meravigliosamente. Allora dipingeva meglio di chiunque al tro e anche quello era il suo segreto, e non gliene impor tava. Credeva che non gli importasse di niente ma non era vero. » « Era cattivo? » « Oh sì. Era cattivissimo, e anche questa era una parte del suo segreto. Gli piaceva essere cattivo e non se ne pentiva mai. » « Eravamo buoni amici, noi due? » « Ottimi. Lui ti chiamava Il Mostro. » « Accidenti » disse Tom junior, contento. « Il Mostro. » « Abbiamo qualche quadro del signor Pascin, papà? » chiese David. « Un paio. » « Tommy lo ha mai dipinto? » « No. Tommy lo disegnava, per lo più sui tovagliolini e sul piano di marmo dei tavoli dei caffè. Lo chiamava l'orri bile mostro bevitore di birra della Riva Sinistra. » « Mica male come titolo, eh, Tom? » disse David. « Era uno sporcaccione il signor Pascin? » chiese Tom iunior. « Credo di sì. » « Non lo sai? » « Credo che si potrebbe rispondere di sì. Anche questo
era parte del suo segreto. » « Ma il signor Joyce no. » « No. » « E tu no. » « No » disse Thomas Hudson. « Non credo. » « E lei, signor Davis, è uno sporcaccione? » chiese Tommy. « Direi di no. » « Bene » disse Tom junior. « Ho detto al direttore che né papà né il signor Joyce erano degli sporcaccioni e ora potrò dirglielo anche del signor Davis, se me lo chiederà. Era piuttosto convinto che io fossi uno sporcaccione. Ma io stavo tranquillo. C'è un ragazzo, a scuola, che è un vero sporcaccione, e la difi:erenza si vede subito. Come si chia mava, di nome, il signor Pascin? » « Jules. » « Come si scrive? » chiese David. Hudson glielo disse. « Che fine ha fatto il signor Pascin? » chiese Tom junior. « Si è impiccato » disse Thomas Hudson. « Oh Dio » disse Andrew. « Povero signor Pascin » disse Tom junior con voce gra ve. « Stasera pregherò per lui. » « Io pregherò per il signor Davis » disse Andrew. « E fallo spesso » disse Roger. Capitolo 6. Quella sera dopo che i ragazzi furono andati a letto Thomas Hudson e Roger Davis rimasero a chiacchierare nella ca mera grande. Il mare era stato troppo agitato per fare molta pesca subacquea e dopo cena i ragazzi erano andati via con Joseph a pescare le aguglie. Erano tornati stanchi e felici e avevano augurato la buonanotte agli adulti ed erano andati a letto. Gli uomini li avevano sentiti parlare per un po' e poi si erano addormentati. Andrew aveva paura del buio e gli altri ragazzi lo sape vano ma non glielo rinfacciavano mai. « Perché credi che abbia paura del buio? » chiese Roger. « Non saprei » disse Thomas Hudson. « Tu non l'avevi? » « Non credo. » « Io sì » disse Thomas Hudson. « Pensi che significhi qualcosa? » « Non so » disse Roger. « Io avevo paura di morire e che capitasse qualcosa a mio fratello. » « Non sapevo che tu avessi un fratello. Dov'è, ora? » « Morto » disse Roger. « Mi spiace. » « Oh be'. E successo quando eravamo piccoli. » « Era più grande di te? » « Più piccolo di un anno. » « Come andò? » « Ci rovesciammo con una canoa. »
« Tu quanti anni avevi? » « Una dozzina. » « Non parlarne se non te la senti. » « Fu una bella batosta, per me » disse Roger. « Davvero non hai mai saputo niente? » « Mai. » « Per un mucchio di tempo ho creduto che al mondo lo sapessero tutti. E strano quando si è ragazzi. L'acqua era troppo fredda e lui mollò la presa. Ma il risultato fu che io tornai indietro e lui no. » « Povero Roger, che scalogna hai avuto. » « No » disse Roger. « Ma era troppo presto per impa rare queste cose. E allora io gli volevo molto bene e avevo sempre temuto che gli capitasse qualcosa. Sì, l'acqua era fredda anche per me. Ma la coscienza continuava a rimor dermi. » « Dove fu? » « Su nel Maine. Non credo che mio padre mi abbia mai perdonato, anche se forse cercò di comprenderlo. Da allora ho sempre vissuto col rammarico di non essere al suo posto. Ma non è una gran consolazione. » « Come si chiamava tuo fratello? » « Davy. » « Diamine. Era per questo che oggi non volevi parteci pare alla pesca subacquea? » « Forse. Ma ci vado un giorno sì e un giorno no. Anche se sono cose che non si risolvono mai. » « Sei abbastanza grande per non parlare così. » « Ho provato a tuffarmi dietro di lui. Ma non sono riu scito a trovarlo » disse Roger. « L'acqua era troppo profon da e faceva un freddo cane. » « David Davis » disse Thomas Hudson. « Sì. Nella nostra famiglia il primo si chiama Roger e il secondo David. » « Roge, però ormai l'hai superato. » « No » disse Roger. « Non lo superi mai del tutto e prima o poi lo devo rivangare. Continuo a vergognarmene come mi vergogno della rissa sul molo. » « Non hai fatto niente di cui doverti vergognare, là. » « Sì che l'ho fatto. Te l'ho già detto. Non torniamo su questo argomento. » « D'accordo. » « Non voglio battermi più. Mai più. Tu non vieni mai alle mani eppure puoi batterti bene quanto me. » « Quanto te no. Ma ho deciso di non battermi, ecco tutto. » « Non voglio più battermi e voglio fare qualcosa di buo no e smettere di scrivere queste porcherie. » « Questa è la cosa migliore che io ti abbia sentito dire » disse Thomas Hudson. « Credi che potrei scrivere qualcosa di buono? » « Potresti provare. Perché hai smesso di dipingere? »
« Perché non potevo più menarmi per il naso. Ma non posso più menarmi per il naso nemmeno con quello che scrivo. » « Cos'hai intenzione di fare, in sostanza? » « Di andare in qualche posto a scrivere meglio che posso un semplice e onesto romanzo. » « Perché non vieni a scrivere qui? Quando i ragazzi sa ranno partiti potrai fermarti fin che ti pare. Fa troppo caldo per scrivere, da te. » « Non sarebbe un disturbo troppo grande? » « No, Roge. Anch'io mi sento solo, sai. Non puoi fuggire da tutto per tutta la vita. Ma non vorrei attaccare con le prediche, perciò diamoci un taglio. » « No. Continua. Ne ho bisogno. » « Se vuoi metterti a lavorare, fallo qui. » « Non credi che sarebbe meglio su nell'ovest? » « Qualunque posto va bene. L'importante è non scap pare via. » « No. Non è vero che qualunque posto va bene » obiet tò Roger. « Lo so. Prima vanno bene e poi non vanno più bene. » « Certo. Ma oggi questo è un posto che va bene. Forse non sarà sempre così. Oggi, però, va benissimo. Quando smetti di lavorare avresti un po' di compagnia, e io pure. Cercheremmo di non ostacolarci e tu potresti cominciare subito. » « Credi davvero che potrei scrivere un romanzo di va lore? » « Non potrai farlo mai se non ci provi. Mi hai raccon tato la trama di un ottimo romanzo, stasera, se lo volevi scrivere. Basterebbe cominciare dalla canoa... » « E finire dove? » « Con tutto quello che è successo dopo. » « Diavolo » disse Roger. « Sono così corrotto che se ci metto una canoa dovrà esserci dentro una bella ragazza indiana, e il giovane Jones, che sta andando ad avvertire i coloni dell'arrivo di Cecil B. de Mille, dovrà saltarci dentro, attaccandosi con una mano all'intrico di piante rampicanti che coprono il fiume mentre nell'altra stringe " Old Betsy ", il fido schioppo a pietra focaia, e la bella ragazza indiana dovrà dire: "Oh Jones, sei tu. Ecco che possiamo far l'amore mentre la nostra fragile imbarcazione naviga verso le cascate che un giorno saranno quelle del Niagara". » « No » disse Thomas Hudson. « Potresti metterci solo la sanoa e il lago gelato e il tuo fratellino... » « David Davis. Undici anni. » « E dopo. E poi inventare da lì fino alla fine. » « Non mi piace la fine » disse Roger. « Veramente » disse Thomas Hudson « credo che non piaccia a nessuno. Ma c'è sempre una fine. »
« Forse è meglio che smettiamo di parlare » disse Roger. « Potrei mettermi a pensare al romanzo. Tommy, perché dipingere bene è divertente e scrivere bene un inferno? Io non ho mai dipinto molto bene. Però mi divertivo anche a dipingere come dipingevo io. » « Non so » disse Thomas Hudson. « Forse nella pittura la linea e la tradizione sono più chiare e c'è più gente che ti dà una mano. Anche quanto ti allontani dalla linea retta della grande pittura, essa è sempre là per aiutarti. » « Un'altra cosa, forse, è che i pittori sono gente migliore » disse Roger. « Se io fossi un uomo abbastanza buono forse avrei potuto essere un buon pittore. Forse sono solo abba stanza figlio di puttana per essere un buon scrittore. » « E la peggiore semplificazione che abbia mai sentito. » « Semplifico sempre troppo, io » confermò Roger. « Ecco una delle ragioni per cui non valgo niente. » « Andiamo a letto. » « Io starò alzato a leggere un po' » disse Roger. Dormirono bene e Thomas Hudson non si svegliò quando a tarda notte Roger uscì sulla veranda addormentata. Dopo colazione il vento era leggero e non c'erano nuvole nel cielo e allora organizzarono tutto per una giornata di pesca subacquea. « Viene anche lei, non è vero, signor Davis? » chiese An drew. « Ma certo, senz'altro. » « Bene » disse Andrew. « Mi fa piacere. » « Come ti senti, Andy? » chiese Thomas Hudson. « Ho paura » disse Andrew. « Come sempre. Ma non più tanta se viene il signor Davis. » « Non avere mai paura, Andy » disse Roger. « Non serve a niente. Me lo ha detto tuo padre. » « Già » disse Andrew. « Ti dicono sempre così. Ma David è l'unico ragazzo di mia conoscenza che abbia un po' di sale in zucca e insieme non abbia paura. » « Piantala » disse David. « Sei solo una creatura della tua immaginazione. » « Io e il signor Davis abbiamo sempre paura » disse Andrew. « Dipenderà dalla nostra intelligenza superiore. » « Sii prudente, Davy, eh? » disse Thomas Hudson. « Naturale. » Andrew guardò Roger e si strinse nelle spalle. Capitolo 7. Giù lungo la scogliera dove andarono quel giorno per fare un po' di pesca subacquea c'era il vecchio relitto di ferro di un vapore naufragato e anche con l'alta marea affiorava dalle acque dell'oceano il ferro rugginoso delle sue caldaie. Quel giorno il vento spirava dal sud e Thomas Hudson gettò l'ancora al riparo di un tratto di scogliera, non trop
po vicino, e Roger e i ragazzi prepararono le maschere e le fiocine. Le fiocine erano molto primitive, e di tutti ì generi, e la costruzione di queste fiocine rispondeva alle idee personali di Thomas Hudson e dei ragazzi. Joseph li aveva accompagnati per mettersi ai remi del dinghy. Prese Andrew con sé e insieme si diressero verso la scogliera mentre gli altri scavalcavano il bordo e si la sciavano scivolare in acqua. « Tu non vieni, papà? » gridò David al padre sul secondo ponte della barca da pesca. Il disco di vetro sugli occhi, sul naso e sulla fronte, con l'intelaiatura di gomma premuta sotto il naso, sulle guance, e stretta sulla fronte, affondata nella carne da una cinghia di gomma intorno alla nuca, lo faceva somigliare a uno dei personaggi di quei fumetti pseudoscientifici . « Io vi raggiungo più tardi. » « Non aspettare troppo, se non vuoi rimanere a bocca asciutta. » « Gli scogli non mancano. Non prenderete tutto il pesce che c'è. » « Ma io conosco due fosse di là dalle caldaie che sono davvero fantastiche. Le ho scoperte il giorno che siamo venuti da soli. Erano così intatte e ricche di pesci che le ho lasciate stare per quando fossimo tornati tutti insieme. » « Ricordo. Vi raggiungo tra un'oretta. » « Le serberò per quando arrivi tu » disse David e si mise a nuotare dietro gli altri, stringendo nella destra l'asta di legno durissimo lunga un paio di metri con i due rebbi della testa in ferro battuto montati a un'estremità e assicurati con un pezzo di robusta lenza. Teneva il viso immersO nell'acqua e nuotando studiava il fondo attraverso il vetro della maschera. Era una creatura sottornarina e adesso che era così abbronzato e che mostrava, nuotando, solo la nuca bagnata, più che mai ricordava una lontra a Thomas Hudson. Lo vide allontanarsi a nuoto, usando il braccio sinistro e muovendo le lunghe gambe e i lunghi piedi con un ritmo lento e regolare e ogni tanto, e ogni volta molto, molto più a lungo di quanto avresti pensato, alzando un po' il viso da un lato per respirare. Roger e il suo ragazzo più grande avevano preso il largo con la maschera sulla fronte ed erano molto più avanti di lui. Andrew e Joseph erano vi cino alla scogliera, nella lancia, ma Andrew non aveva ancora scavalcato il parapetto. C'era solo un vento leggero e l'ac qua vicino alla scogliera appariva leggera e spumosa, col bruno degli scogli che affioravano e l'azzurro più scuro del l'acqua sullo sfondo. Thomas Hudson scese nella cambusa dove Eddy pelava pa tate sopra un secchio tenuto tra le ginocchia. Stava guardando dall'oblò della cambusa verso la scogliera. « I ragazzi non dovrebbero sparpagliarsi » disse. « Do
vrebbero stare vicino al dinghy. » « Pensi che tra gli scogli possa passare qualcosa? » « La marea è piuttosto alta. Queste sono maree di pri mavera. » « Ma l'acqua è limpidissima » disse Thomas Hudson. « Brutte cose nell'oceano » disse Eddy. « Da queste parti è pericoloso se quelli sentono l'odore del pesce. » « I ragazzi non hanno ancora preso niente. » « Lo prenderanno tra poco. Bisogna che lo mettano su bito nel dinghy prima che l'odore del pesce o del sangue venga portato in giro dalla marea. » « Vado a dirglielo. » « No. Gli gridi di stare vicini e di tenere il pesce nel dinghy. » Thomas Hudson salì in coperta e gridò a Roger quello che aveva detto Eddy. Roger alzò la fiocina per segnalare che aveva capito. Eddy uscì nel pozzetto con la pentola piena di patate in una mano e il coltello nell'altra. « Prenda quel buon fucile, signor Tom, quello piccolo che ha lei, e vada sul ponte superiore » disse. « Non mi piace, ecco tutto. Mi piacciono poco i ragazzi laggiù con questa marea. Siamo troppo vicini all'oceano, quello vero. » « Facciamoli tornare a bordo. » « No. Magari sono io che sono un po' nervoso. Brutta notte stanotte, comunque. Gli voglio bene come se fossero figli miei e mi fanno stare molto in pena. » Depose la pen tola di patate. « Le dirò cosa faremo. Lei avvii il motore e io salpo l'ancora e andremo ad ancorarci più vicino alla scogliera. Non correrò nessun pericolo, col vento e con questa marea. Muoviamoci. » Thomas Hudson avviò il grosso motore, salì sul secondo ponte e si mise ai comandi esterni. Davanti, mentre Eddy salpava l'ancora, poteva ormai vederli tutti in acqua e, mentre li guardava, David venne a galla con un pesce infil zato sulla fiocina che levava alta nell'aria e Thomas Hudson lo sentì chiamare a gran voce la lancia. « La metta col naso dritto contro la scogliera » gridò Eddy da prua dove teneva l'ancora. Thomas Hudson si avvicinò lentamente fin quasi a toc care gli scogli, vedendo le grosse teste brune di corallo, i neri ricci di mare sulla sabbia, e i purpurei ventagli delle gorgonie che ondeggiavano verso di lui con la marea. Eddy gettò l'ancora e Thomas Hudson fece marcia indietro. La barca si mosse, ondeggiando, e gli scogli scivolarono via. Eddy filò la cima fino a quando la corda si tese e Thomas Hudson spense il motore e rimasero là fermi a dondolarsi. « Ora sì che possiamo tenerli d'occhio » disse Eddy, ritto a prora. « E come un chiodo nel cervello, il pensiero di questi ragazzi. Mi rovina la digestione, perdio. Già cat tiva com'era. »
« Starò io quassù a sorvegliarli. » « Allora le passo la carabina e torno a quelle maledette patate. Ai ragazzi piacciono le patate in insalata, no? Come le facciamo noi? » « Certo. Anche a Roger. Mettici un bel po' di cipolla e uovo sodo. » « Terrò le patate un po' indietro di cottura, perché non mi si spappolino. Ecco la carabina. » Quando Thomas Hudson allungò il braccio per prender la, la carabina era pesante e voluminosa nell'astuccio chiuso da un fermaglio e foderato di lana di pecora che lui teneva sempre impregnata di Fiend-oil perché l'aria di mare non l'arrugginisse. La sfilò per il calcio e fece scivolare l'astuc cio sotto la coperta del secondo ponte. Era una Mannlicher Shoenauer 256 con la vecchia canna da quarantacinque cen timetri di cui avevano ormai proibito la vendita. Il calcio e l'impugnatura erano bruniti come il gheriglio di una noce a causa dell'olio e dello strofinio e la canna, anch'essa stro finata da mesi di trasporto in un astuccio da sella, era unta d'olio, senza una macchia di ruggine. La parte del calcio che si appoggiava alla guancia l'aveva levigata la sua guancia e quando Thomas Hudson spostò l'otturatore il serbatoio girevole era pieno di cartucce dal ventre pesante con la pal lottola, lunga, sottile, a forma di matita e ricoperta di me tallo, che mostrava solo una piccola punta di piombo. Era un'arma davvero troppo bella per tenerla su una barca ma Thomas Hudson le era talmente affezionato ed essa gli ricordava tante cose, tante persone e tanti posti che preferiva tenerla con sé, e aveva scoperto che, nell'astuccio in pelle di pecora, una volta che la lana fosse ben impre gnata di Fiend-oil, la carabina non subiva alcun danno per colpa dell'aria salmastra. Tanto un fucile serve per sparare, pensava, non per conservarlo in un astuccio, e quello era davvero un buon fucile, facile da usare, facile per chi voleva imparare a usarlo, e da tenere a portata di mano. Aveva sempre avuto più fiducia in quella carabina, per quanto riguardava la capacità di piazzare i suoi colpi a breve e a media distanza, che in qualunque altro fucile avesse mai posseduto, e lo rendeva felice, ora, estrarla dall'astuccio e tirare l'otturatore e inserire una cartuccia nella camera di caricamento. La barca era quasi immobile nella brezza e nella marea e lui passò la cinghia della carabina sopra una delle leve dei comandi per averla a portata di mano, e si coricò sul materassino del secondo ponte. Disteso sulla pancia per abbronzarsi la schiena, guardò là dove Roger e i ragazzi stavano pescando. Erano tutti in acqua, e s'immergevano per vari periodi di tempo e tornavano a galla a respirare e sparivano di nuovo, venendo su ogni tanto con un pesce infilzato sulla fiocina. Joseph remava dall'uno all'altro per togliere i pesci dai denti delle fiocine e buttarli nel dinghy.
Sentiva Joseph ridere e gridare e vedeva i vivaci colori dei pesci, rosso o rosso con macchie marrone o rosso e giallo o giallo striato, mentre Joseph li strappava o li sfilava dalle fiocine e li ributtava nell'ombra sotto la poppa del dinghy. « Dammi qualcosa da bere, Eddy, se puoi » gridò Thomas Hudson verso la cabina. « Cosa? » Eddy ficcò la testa fuori dal pozzetto di prua. Portava il suo vecchio cappello di feltro e una camicia bian ca e alla vivida luce del sole i suoi occhi erano iniettati di sangue e Thomas Hudson notò che aveva sulla labbra del mercurocromo. « Cosa hai fatto alla bocca? » gli chiese. « Una discussione, ieri sera. Ci ho messo questa roba. Si vede molto? » « Sembri una vecchia puttana dell'isola. » « Oh all'inferno » disse Eddy. « L'ho fatto al buio, senza guardare. A tastoni. Vuol bere qualcosa con latte di coc co? Ho portato delle noci di cocco. » « Benissimo. » « Le va un Green Isaac's Special? » « Splendido. Ma che sia speciale. » Là dove Thomas Hudson giaceva sul materassino la sua testa era nell'ombra gettata dalla piattaforma all'estremità anteriore del secondo ponte dov'erano i comandi e quando Eddy venne a poppa col freddo bicchierone pieno di gin, succo di cedro, latte di cocco verde e ghiaccio tritato, e quel tanto di amaro angostura che gli dava quel colore tra il rosa e la ruggine, tenne il bicchiere all'ombra perché il ghiaccio non si sciogliesse mentre guardava lontano sul mare. « Sembra che i ragazzi se la stiano cavando benone » disse Eddy. « Abbiamo già il pesce per il pranzo. » « Che altro passa il convento? » « Col pesce, purè di patate. Ho anche preparato un po' di pomodori in insalata. E per cominciare quelle patate in insalata. » « Non c'è male. Come sono quelle patate in insalata? » « Non si sono ancora raflreddate, Tom. » « Eddy, a te piace cucinare, no? » « Certo che mi piace cucinare. Mi piace andare in barca e mi piace far da mangiare. Quello che non mi piace sono le liti e le rogne e i pugilati. » « Una volta, però, quanto a rogne non scherzavi nean che tu. » « Le ho sempre evitate, Tom. Certe volte non puoi tirarti indietro ma io ci ho sempre provato. » « Cos'è successo ieri sera? » « Niente. » Non aveva voglia di parlarne. Non parlava mai nemme no del passato, quando le rogne erano state molte di più. « D'accordo. Che altro 'è da mangiare? Dobbiamo nu
trirli. Sono ragazzi che crescono » « A casa ho fatto una torta e l'ho portata e nella ghiac ciaia ci sono un paio di ananassi freschi. Li farò a fette. » « Bene. Il pesce come lo facciamo? » « Come vuole lei. Prima vediamo qual è il migliore tra quello che hanno pescato, poi lo cucineremo come vogliono loro e lei e Roger. David ha appena preso una bella cer nia. Ne aveva preso un'altra ma gli è sfuggita. Questa è una grossa femmina. Si sta allontanalldo, però. Ha sem pre il pesce in mano e Joe col dinghy è dall'altra parte, vicino a Andy. » Thomas Hudson depose il bicchiere nella striscia d'om bra e si alzò in piedi. « Gesù Cristo » disse Eddy. « Eccolo là! » Sull'azzurro sfondo dell'oceano, simile alla bruna vela di un dinghy e fendendo l'acqua con i rapidi guizzi consentiti dai bruschi colpi di coda, l'alta pinna triangolare puntava verso la fossa in fondo alla scogliera dove il ragazzo con la maschera sul viso teneva il suo pesce fuori dall'acqua. « Oh Gesù » disse Eddy. « Che figlio di puttana di un martello. Gesù, Tom. Oh Gesù. » Come Thomas Hudson doveva ricordare in seguito, la cosa che gli fece più impressione fu la grande altezza della pinna, il modo in cui girava e cambiava bruscamente dire zione, come un segugio sulle tracce di un animale, e il modo in cui avanzava, con la crudeltà e la decisione di una lama, e pur sembrava esitare. Imbracciò la carabina e sparò davanti alla pinna, a pochi centimetri di distanza. Il colpo non andò a segno e sollevò uno spruzzo d'acqua, e allora Thomas Hudson ricordò che la canna era unta d'olio e appiccicosa. La pinna con tinuava minacciosamente ad avvicinarsi. « Buttagli quel pesce, perdio » urlò Eddy a David e si precipitò fuori dalla cabina nel pozzetto. Thomas Hudson sparò di nuovo e tutto ciò che vide fu un altro spruzzo d'acqua nella scia della pinna. Aveva un peso sullo stomaco, come se qualcosa, dentro, si fosse im padronito di lui e lo tenesse stretto, e sparò ancora; con tutta l'attenzione e la fermezza di cui era capace; sapendo benissimo cosa voleva dire quello sparo; e questa volta lo spruzzo si alzò davanti alla pinna. Ma la pinna tirò dritto alla stessa paurosa velocità. Ormai gli restava un colpo solo, poi non avrebbe avuto più cartucce, e lo squalo era a una trentina di metri dal ragazzo, sul quale si avventava fen dendo l'acqua. David aveva staccato il pesce dalla fiocina e ora lo teneva in mano, con la maschera alzata sulla fronte e guardava impavidamente verso lo squalo che si avvicinava. Thomas Hudson cercava di essere sciolto ma fermo, cer cava di trattenere il respiro e di non pensare ad altro che al tiro; di premere il grilletto a poco a poco tenendosi ai un pelo davanti e alla base della pinna che ora sembrava
piu incerta ed esitante di prima, quando da poppa udì un mitra sgranare il suo rosario e vide spruzzi d'acqua levarsi tutt'intorno alla pinna. Poi rintronò un'altra breve raffica di colpi e l'acqua si alzò in uno spazio più ristretto proprio alla base della pinna. Mentre sparava anche Thomas Hud son, tornò a farsi sentire il crepitio del mitra, secco e breve, e la pinna andò sotto e nell'acqua ci fu un ribollire e poi il più grande squalo martello che avesse mai visto uscì biancoventruto dal mare e prese a planare follemente sul l'acqua, rovesciato sul dorso, sollevando due baffi di schiuma come un acquaplano. Il ventre brillava di un bianco osceno, la bocca larga un metro era come atteggiata a un sorriso, le due grosse sporgenze della testa, con gli occhi alle estre mità, si tesero mentre il pesce rimbalzava e slittava sul l'acqua, e il mitra di Eddy tuonava e scaricava le sue raf fiche nel bianco di quel ventre lasciandovi una fila di punti neri che divennero rossi prima che lo squalo tornasse a rove sciarsi e a sprofondare, e Thomas Hudson lo vide ruotare ripetutamente su se stesso mentre colava a picco. « Faccia tornare a bordo quei maledetti ragazzi » sentì urlare Eddy. « Io non resisto più. » Roger, a nuoto, aveva raggiunto David, e Joseph stava issando Andy sul dinghy per poi remare verso gli altri due. « Perdio » disse Eddy. « Ma l'ha mai visto un martello così? Grazie a Dio che quando azzannano vengono in su perficie. Grazie a Dio. Quei bastardi vengono sempre a galla. L'ha visto andare a fondo? » « Dammi una scatola di cartucce » disse Thomas Hudson. Era molto scosso e provava, dentro di sé, un senso di vuoto e di nausea. « Tornate a bordo » gridò. Nuotavano a fianco del dinghy e Roger stava spingendo David oltre il parapetto. « Potrebbero anche riprendere a pescare » disse Eddy. « Ora tutti gli squali dell'oceano si metteranno a cercare lui. Si tirerà addosso l'oceano intero. Ha visto quando si è rovesciato a pancia in su, Tom, e poi anche quel testone maledetto? Gesù, che martello. Ha visto il ragazzo col pesce in mano, pronto a buttarglielo? Così va bene, Davy. Oh se è in gamba quel ragazzo. » « Meglio che tornino tutti a bordo. » « Meglio sì. tacevo per dire. Eccoli che arrivano. Stia tranquillo, non avremo più visite. » « Dio, che cosa terribile. E quel mitra dove lo tenevi? » « A terra il commissario mi aveva fatto un mucchio d; storie e allora l'ho chiuso nell'armadio sotto la cuccetta. » « Certo che lo sai usare. » « Diavolo, chi non saprebbe usarlo con quello squalo che andava verso il vecchio Davy che stava ad aspettarlo quieto quieto là con quel pesce in mano da gettare? Guardando dritto nel punto da dove arrivava lo squalo. Diavolo, non dovessi veder altro in vita mia, posso anche morire tran quillo. »
Uscirono dal dinghy e salirono a bordo. I ragazzi erano bagnati ed eccitatissimi e anche Roger era molto scosso. Andò a stringere la mano a Eddy e Eddy disse: « Non avremmo mai dovuto lasciarli andare così lontano con que sta marea. » Roger scosse il capo e con un braccio cinse le spalle di Eddy. « Colpa mia » disse Eddy. « Io qui ci sono nato. Lei è forestiero. Non è stata colpa sua. Il responsabile sono io. » « Hai fatto benissimo fronte alle tue responsabilità » disse Roger. « Diavolo » disse Eddy. « Nessuno poteva mancarlo a quella distanza. » « Tu l'hai visto, Davy? » chiese molto cortesemente Andy. « Solo la pinna, fino all'ultimo momento. Poi ho potuto vederlo prima che Eddy lo colpisse e lui andasse sotto e poi venisse fuori a pancia in su. » Eddy lo stava strofinando con un asciugamano e Thomas Hudson vide che sulle gambe e sulla schiena e sulle spalle suo figlio aveva ancora la pelle d'oca. « Non ho mai visto uno spettacolo come quando è uscito dall'acqua e si è messo a dibattersi sul dorso » disse Tom junior. « Non ho mai visto al mondo una cosa come questa. » « Non ne vedrai molte di cose come questa » gli disse il padre. « Doveva pesare un cinquccento chili » disse Eddy. « Un martello più grosso non credo che esista. Gesù, Roger, ha visto che razza di pinna aveva? » « L'ho vista » disse Roger. « Non credi che potremmo ripescarlo? » chiese David. « No, accidenti » disse Eddy. « Chissà ormai dove diavolo è finito a furia di girare su se stesso. Sarà già arrivato a ottanta braccia e se lo mangeranno tutti i pesci dell'oceano Saranno lì che arrivano, a dozzine. » « Vorrei che avessimo potuto ripescarlo » disse David « Calma, Davy, ragazzo mio. Hai ancora la pelle d'oca. » « Hai avuto molta paura, Davy? » chiese Andrew. « Sì » disse David. « Cosa pensavi di fare? » chiese Tom, con molto rispetto. « Stavo per buttargli quel pesce » disse David, e mentre Thomas Hudson lo guardava la pelle d'oca gli coprì le spalle. « Poi l'avrei colpito sul muso con la fiocina. » « Oh, all'inferno » disse Eddy, e si girò con l'asciugama no. « Cosa vuol bere, Roger? » « Cicuta ne hai? » gli domandò Roger. « Piantala, Roger » disse Thomas Hudson. « Siamo tutti responsabili. » « Irresponsabili. » « Capitolo chiuso. » « D'accordo. » « Faccio un paio di cocktail » disse Eddy. « Tom ne stava
bevendo uno col gin quando è successo. » « E sempre lassù. » « Ah, ormai non sarà più buono » disse Eddy. « Gliene faccio uno fresco. » « Sei stato in gamba, Davy » disse Tom junior molto fieramente. « Aspetta che lo dica ai ragazzi della mia scuola. » « Non ci crederanno » disse David. « Non dirglielo se vengo. » « Perché? » chiese Tom junior. « Non so » disse David. E scoppiò in lacrime come un bambino piccolo. « Oh, merda, se non ci credessero non re sisterei. » Thomas Hudson lo sollevò e lo tenne in braccio con la testa sul petto e gli altri ragazzi si voltarono dall'altra parte e Roger guardò da un'altra parte e poi arrivò Eddy con tre bicchieri in uno dei quali aveva infilato il pollice. Thomas Hudson capì subito che giù se n'era scolato un altro. « Che ti piglia, Davy? » chiese. « Niente. » « Bene » disse Eddy. « Così mi piace sentirti parlare, vecchio figlio di puttana. Scendi e smettila di piagnucolare e lascia bere il tuo vecchio. » David rimase là in piedi con la schiena rigida come un palo piantato nel terreno. « Si può pescare in questa zona con la bassa marea? » chiese a Eddy. « Nessuno verrà a disturbarti » disse Eddy. « Ci sono le murene. Ma i pesci grossi non possono passare. Non ce la fanno con la bassa marea. » « Possiamo venirci con la bassa marea, papà? » « Se lo dice Eddy. E Eddy il capo. » « Diavolo, Tom » disse Eddy, ed era molto felice, le sue labbra macchiate dal mercurocromo erano felici e i suoi occhi iniettati di sangue non avrebbero potuto essere più felici di così. « Chiunque non fosse riuscito a colpire quel dannato fannullone di un martello con uno di questi affari dovrebbe buttarlo via, maledizione, prima di mettersi da solo nei guai. » « Lo hai ridotto come un colabrodo » disse Thomas Hud son. « Lo hai colpito magnificamente. Vorrei poterti dire come lo hai colpito. » « Non c'è bisogno che me lo dica lei » disse Eddy. « Avrò davanti agli occhi quel vecchio satanasso, quel figlio di put tana di un martello là che si rovescia sulla schiena, fino alla fine dei mici giorni. Avete mai visto un satanasso più satanasso di lui? » Rimasero là seduti in attesa del pranzo e Thomas Hudson guardava sul mare là dove Joseph stava remando quando lo squalo era colato a picco. Sporgendosi dal dinghy Joseph maneggiava un idroscopio. « Vedi niente? » gli gridò Thomas Hudson.
« Troppo profondo, signor Tom. Non si è mica fermato sullo zoccolo. A quest'ora avrà toccato il fondo. » « Peccato non aver potuto tenere le sue zanne » disse Tom junior. « Non ti piacerebbe farle seccare al sole e poi appenderle al muro, papà? » « Chissà che brutti sogni mi farebbero fare » disse Andrew. « Io sono contento così. » « Sarebbero un magnifico trofeo » disse Tom junior. « Quella sì che sarebbe una cosa da portare a scuola. » « Se anche le avessimo, sarebbero di Davy » disse Andrew. « No. Sarebbero di Eddy » disse Tom junior. « Però credo che me le darebbe, se io gliele chiedessi. » « Le darebbe a Davy » disse Andrew. « Forse non dovresti rimetterti a pescare così presto, Davy » disse Thomas Hudson. « Ci vorrà un mucchio di tempo, dopo pranzo » disse David. « Dobbiamo aspettare la bassa marea. » « Riprendere così presto a fare della pesca subacquea, volevo dire. » « Eddy ha detto che andava bene. » « Lo so. Ma io ho ancora un po' di paura. » « Ma Eddy lo sa. » « Non me lo faresti il regalo di non andare? » « Certo, papà, se vuoi. Però sott'acqua mi piace da mo rire. Credo che mi piaccia più di qualunque altra cosa. E se Eddy dice... » « Va bene » disse Thomas Hudson. « E poi tanto i regali non si dovrebbero mai sollecitare. » « Non volevo dir questo, papà. Non ci vado se tu non vuoi. Solo che Eddy diceva... » « E una murena? Eddy ha accennato alle murene. » « Papà, le murene ci sono sempre. Mi hai insegnato tu a non aver paura delle murene e come trattarle e come stare attenti che non ti attacchino e come sono le tane in cui vivono. » « Lo so. E ti ho anche lasciato andare là dov'è arrivato quello squalo. » « C'eravamo tutti, papà. Non farti venire i rimorsi. Mi sono spinto troppo al largo, ecco tutto, e ho perso quella bella cernia dopo che l'avevo fiocinata e quella ha insan guinato l'acqua e il sangue ha richiamato il pescecane. » « Però non sembrava proprio un cane da caccia? » disse Thomas Hudson. Stava cercando di riprendersi dall'emo zione. « Li ho già visti arrivare a gran carriera. Ce n'era uno, al largo di Signal Rock, che all'odore di un'esca arrivava sempre così. Mi vergogno moltissimo di non essere riuscito a colpirlo. » « Gli hai sparato terribilmente vicino, papà » disse Tom junior . « Ho fatto di tutto tranne che colpirlo. » « Non veniva per me, papà » disse David. « Veniva per il
pesce. » « Però avrebbe preso te » disse Eddy. Stava apparecchian do la tavola. « Non credere che non l'avrebbe fatto, con l'odore di pesce che avevi addosso e il sangue nell'acqua. Avrebbe azzannato un cavallo. Avrebbe azzannato qualunque cosa. Buon Dio, non dirlo nemmeno. Dovrò bermi un altro cicchetto. » « Eddy » disse David. « Non ci sarà proprio nessun pe ricolo con la bassa marea? » « Nessuno. Non te l'ho già detto? » « Non ne starai facendo una specie di punto d'onore, eh? » chiese Thomas Hudson a David. Aveva smesso di guardare lontano e si era finalmente ripreso. Sapeva che David faceva quello che doveva fare, qualunque fosse il motivo per cui lo faceva, e sapeva di aver agito egoisticamente. « Papà, tutto quello che so io è che mi piace più di qualunque altra cosa, e che è una giornata ideale, e che da un momento all'altro potrebbe venire una burrasca... » « E Eddy dice » lo interruppe Thomas Hudson. « E Eddy dice » ripeté David con un sorriso. « Eddy dice andate tutti al diavolo. Venite a mangiare, ora, prima che io getti tutto fuoribordo. » Era là in piedi con la zuppiera dell'insalata, il piatto di pesce fritto e il purè di patate. « Dov'è quel bel tomo di Joe? » « E andato a cercare il pescecane. » « Quello è matto. » Quando Eddy sparì sottocoperta, e Tom junior stava passando i piatti, Andrew sussurrò al padre: « Papà, Eddy è un ubriacone? ». Thomas Hudson stava servendo le patate in insalata fredde e marinate e cosparse di grossi frammenti di pepe nero. Aveva mostrato a Eddy come le facevano a Parigi, alla Brasserie Lipp, ed era una delle cose migliori che Eddy cucinasse sulla barca. « Lo hai visto quando ha colpito lo squalo? » « Sì, certo. » « Non è così che sparano gli ubriaconi. » Mise un po' d'insalata nel piatto di Andrew e si servì anche lui. « L'unica ragione per cui te l'ho chiesto è che da qui dove sono seduto vedo dentro la cambusa e da quando siamo qui seduti l'ho visto prendere una bottiglia e riem pirsi il bicchiere sette o otto volte. » « E la sua bottiglia » spiegò Thomas Hudson, e mise nel piatto di Andrew un'altra cucchiaiata di patate. Andrew era la forchetta più veloce che suo padre avesse mai visto. Aveva imparato a scuola, disse. « Cerca di mangiare un po' più lentamente, Andy. Eddy si porta sempre a bordo la sua bottiglia. Quasi tutti i bravi cuochi bevono un po'. Alcuni bevono come spugne. » « Io so solo che ne ha bevuti otto. Un momento. Ecco
che ora si sta versando il nono. » « Accidenti a te, Andrew » disse David. « Piantatela » disse Thomas Hudson a tutti e due A questo punto intervenne Tom junior. « Ecco un uomo audace e generoso che salva la vita a tuo fratello, e siccome si beve un cicchetto, o qualche cicchetto, ti affretti a dargli dell'ubriacone. Non meriti di appartenere al ge nere umano. » « Io non gli ho dato dell'ubriacone. Ho solo chiesto a papà, per sapere se lo è. Non ho niente contro gli ubria coni. Però vorrei almeno sapere se uno lo è o non lo è. » « Con i primi soldi che guadagno voglio comprare a Eddy una bottiglia di quello che beve, qualunque cosa sia, e voglio scolarmela con lui » disse Tom junior con spirito magnanimo. « Come? » La testa di Eddy spuntò dal boccaporto coi vecchio cappello di feltro che, spinto sulla nuca, scopriva una riga bianca sopra la parte bruciata dal sole del suo viso, e un sigaro piantato nell'angolo della bocca mercuro cromata. « Se ti scopro a bere qualcosa che non sia la tua solita birra ti faccio un sedere così. Anche a voialtri due. Non parlatene nemmeno. Volete un altro poco di purè? » « Grazie, Eddy » disse Tom junior, e Eddy tornò giù. « E dieci » disse Andrew, guardando giù per il boccaporto. « Oh piantala, cowboy » disse Tom junior. « Non hai un po' di rispetto per un grand'uomo? » « Mangia un altro po' di pesce, David » disse Thomas Hudson. « Dov'è la grossa cernia? » « Non credo che l'abbia ancora cucinata. » « Allora prendo una spigola. » « Sono squisite. » « Credo che fiocinarle le renda ancora migliori, se le mangi subito, perché si dissanguano. » « Papà, posso invitare Eddy a bere qualcosa con noi? » chiese Tom junior. « Certo » disse Thomas Hudson. « Ha già bevuto con noi. Non ricordi? » lo interruppe Andrew. « Quando siamo tornati a bordo. Ricordi? » « Papà, posso invitarlo a berne un altro con noi adesso e a mangiare con noi? » « Certo » disse Thomas Hudson. Tom junior andò giù e Thomas Hudson lo sentì dire: « Eddy, papà dice se non vuoi prepararti qualcosa da bere e venir su a berlo insieme a noi e a mangiare un boccone con noi ». « Diavolo, Tommy » disse Eddy « A mezzogiorno io non mangio mai. Mangio solo a colazione e la sera. » « E a bere un bicchiere con noi non ci verresti? » « Ne ho già bevuti un paio, Tommy. » « Allora bevine uno con me, e io con te berrò una birra. »
« Sì, accidenti » disse Eddy. Thomas Hudson sentì aprir si e chiudersi la ghiacciaia. « Ecco, Tommy, questa è per te. » Thomas Hudson sentì le due bottiglie tintinnare. Guardò Roger ma Roger guardava lontano sull'oceano. « Alla tua, Eddy » sentì dire Tom junior « E un grande onore bere con te. » « Diavolo, Tommy » disse Eddy. « E un onore bere con te. Mi sento un leone, Tommy. Hai visto quando ho colpito quel vecchio pescecane? » « Certo, Eddy. Non vuoi proprio mangiare con noi nem meno un boccone? » « No, Tommy. Veramente. » « Vuoi che resti qua con te così non dovrai bere da solo? » « No, Tommy, ci mancherebbe. Guarda che ti preoccupi per niente. Non devo mica bere per forza. Devo solo cuci nare un po' per guadagnarmi questa porca vita. Mi sento un leone, Tommy. Hai visto bene quando l'ho colpito? Davvero? » « Eddy, è stata la cosa più fantastica che abbia mai visto Ti ho chiesto soltanto se volevi qualcuno per non sentirti solo. » « Io non mi sono mai sentito solo in vita mia » disse Eddy. « Sono un uomo felice, e ho qui con me tutto quello che ci vuole per raddoppiare la mia felicità. » « Eddy, vorrei lo stesso stare qui con te. » « No, Tommy. Prendi quest'altro piatto di pesce e torna su. E quello il tuo posto. » « Mi piacerebbe tornare giù e fermarmi un po' qui. » « Non sto mica poco bene, Tommy. Se mai stessi male sarei felice che tu mi facessi compagnia. Ma non sono mai stato così bene. » « Eddy, sei sicuro che quella bottiglia ti basti? » « Sì, che diavolo. E se mai dovessi finirla ne prenderò un po' in prestito da Roger e dal tuo vecchio. » « D'accordo, allora. Porto su il pesce » disse Tom junior. « Mi fa piacere che tu ti senta così bene, Eddy. E vera mente magnifico. » Tom junior portò su nel pozzetto il piatto di cernia, spigo le e orate. Avevano tutte sui fianchi dei profondi tagli trian golari attraverso i quali si vedeva la carne bianca, ed erano croccanti e dorate, e Tommy cominciò a servire i compagni. « Eddy dice di ringraziarti moltissimo ma ha già bevuto » disse. « E a pranzo non mangia mai. E buono questo pesce? » « E eccellente » disse Thomas Hudson. « Su, mangia » disse a Roger « per favore. » « D'accordo » disse Roger. « Proverò. » « Non ha mangiato niente, signor Davis? » chiese Andrew. « No, Andy. Ora mangio, però. » Capitolo 8.
La notte Thomas Hudson si svegliava e sentiva i ragazzi che dormivano e respiravano tranquillamente e alla luce della luna li vedeva tutti e vedeva anche Roger che dormi va. Dormiva bene, ormai, e quasi senza agitarsi. Thomas Hudson era felice di averli là con lui e non voleva nemmeno pensare al giorno che sarebbere partiti. Era stato un uomo felice anche prima che arrivassero loro, e da un pezzo aveva imparato a vivere e a fare il suo la voro senza mai sentirsi più solo di quanto potesse soppor tare; ma l'arrivo dei ragazzi aveva sconvolto il trantran quotidiano in cui, per difendersi, Thomas Hudson aveva mutato la propria esistenza, e tornare alla vita di prima sem brava ormai impossibile. Era stato un piacevole tran tran di duro lavoro; di ore trascorse a fare delle cose, di posti dove le cose erano tenute nella massima cura; di pasti e di liquori a cui pensare con l'acquolina in bocca e libri nuovi da leggere e molti vecchi Iibri da rileggere. Era un trantran dove, quando arrivava, il giornale quotidiano era un avvenimento, ma dove non arrivava così regolarmente da trasformare il suo mancato arrivo in una delusione. C'era no, in questo trantran, molte delle invenzioni alle quali la gente che è sola ricorre per salvarsi e con le quali riesce persino a non sentirsi più sola, e lui aveva fissato le regole e rispettato le consuetudini e vi era ricorso consciamente e inconsciamente. Ma da quando c'erano i ragazzi non do vervi ricorrere era diventato un gran sollievo. Sarebbe stata brutta, però, pensava, quando tutto questo fosse ricominciato. Sapeva benissimo come sarebbe andata. Per qualche ora del giorno sarebbe stato un piacere avere la casa in ordine e pensare da solo a solo e leggere senza sentire gli altri che parlavano e guardare le cose senza doverne parlare e lavorare serenamente senza essere inter rotti, ma poi sapeva che sarebbe cominciata la solitudine. I tre ragazzi erano tornati a occupare una grande parte di lui che sarebbe rimasta vuota quando l'avessero lasciato; e per un certo tempo sarebbe stato molto brutto. La sua vita era fondata saldamente sul lavoro e sulla sua permanenza nell'isola e ai margini della Corrente del Golfo e sarebbe rimasta in piedi. Gli artifici e le usanze e le abi tudini servivano tutti ad alleviare la solitudine e ormai egli sapeva di aver aperto alla solitudine tutto un nuovo terri torio perché vi s'insediasse quando i ragazzi fossero andati via. Ma non c'era niente da fare. Tutto questo sarebbe ve nuto dopo e se doveva venire non sarebbe servito a niente farsi prendere in anticipo dalla paura. L'estate, finora, era stata molto buona e fortunata. Tutto quello che avrebbe potuto finir male era finito bene. Non soltanto le cose spettacolari come Roger e l'uomo sul molo, che avrebbe potuto finire molto male; e nemmeno David e lo squalo; ma tutte quelle cosine da niente che erano sempre andate a finir bene. Spesso si presenta la
felicità come qualcosa di molto noioso ma, pensava, gia cendo ben desto nel suo letto, ciò dipende dal fatto che la gente noiosa a volte è molto felice mentre le persone intel ligenti spesso fanno di tutto per rendere infelici se stesse e tutti gli altri. Lui la felicità non l'aveva mai trovata noiòsa. Gli era sempre parsa più emozionante di ogni al tra cosa e capace di un'intensità pari a quella del dolore, per le persone che erano capaci di provarlo. Questo può non essere vero ma per molto tempo lui aveva creduto che lo fosse e quell'estate avevano avuto un mese di felicità e, di già, durante la notte, lui ne sentiva la nostalgia prima ancora che se ne fosse andata. Sapeva della vita solitaria quasi tutto quello che biso gna sapere e aveva anche saputo cosa vuol dire vivere con qualcuno che tu amavi e che ti amava. Aveva sempre amato i suoi figli ma mai prima di allora si era reso conto di quanto li amava e del grosso peccato che era non poter vivere con loro. Avrebbe voluto averli sempre con sé ed essere sposato alla madre di Tom. Allora pensò che questo era stupido come desiderare di possedere tutte le ricchezze della terra per usarle il più intelligentemente possibile; sa per disegnare come Leonardo o dipingere come Pieter Brue ghel; avere un diritto di veto assoluto su ogni malvagità e sapere scoprire infallibilmente e sempre con giustizia quando comincia e fermarla con qualcosa di semplice come premere un bottone e mentre si faceva tutto questo es sere sempre sano e vivere in eterno e non guastarsi nello spirito e nel corpo. Ecco, pensava quella notte, alcune buone cose che sarebbe valsa la pena di avere. Ma non potevi averle più di quanto potessi avere i ragazzi; come non potevi far rivivere chi amavi se chi amavi era morto o uscito dalla tua vita. Tra tutte le cose che non potevi avere ce n'erano alcune che potevi avere e una di queste era sapere quando eri felice e goderti questa felicità finché c'era ed era buona. C'erano molte cose che gliela rendevano così quando l'aveva. Ma quel mese, in quel preciso momento, quattro persone la rendevano una cosa non meno buona sotto certi aspetti, di quello che una volta era riuscito a fare una sola persona, e fino a quel momento non c'era stato nessun dolore. Non c'era stato proprio nessun dolore. Ormai di essere sveglio non gli seccava nemmeno più e ricordava com'era stato una volta che non riusciva a prender sonno e giaceva nel letto, la notte, pensando a come aveva perduto i tre ragazzi e allo stupido che era stato. Aveva pensato a come aveva fatto le cose perché non poteva farne a meno, o credeva di non poterne fare a meno, ed era passato da un disastroso errore di valutazione a un altro che era peggiore. Ora tutto questo apparteneva al passato e lui non aveva più rimorsi. Era stato uno stupido e gli stupidi non gli piacevano. Ma ormai era finita e là c'erano i ragazzi ed essi lo amavano e lui li amava. Meglio
lasciar le cose a questo punto, per ora. Alla fine della loro visita se ne sarebbero andati e lui avrebbe ritrovato la solitudine. Ma sarebbe stata solo una tappa lungo la strada che portava al loro ritorno. Se Ro ger fosse rimasto a lavorare e a tenergli compagnia sareb be stato molto più facile. Ma con Roger non si sapeva mai quali intenzioni avesse. Sorrise, nella notte, pensando a Roger. Poi prese a compatirlo fino a quando pensò che non era leale e che Roger non avrebbe voluto la sua com passione e poi, sentendoli respirare tutti tranquillamente Si addormentò. Ma tornò a svegliarsi quando i raggi della luna gli cad dero sul viso e si mise a pensare a Roger e alle donne con le quali Si era messo nei pasticci. Tutti e due, sia lui che Roger, si erano comportati male e stupidamente con le donne. Non voleva pensare alla propria stupidità e perciò avrebbe pensato a quella di Roger. Non lo compatirò, pensava, così non è sleale. Ho già avuto abbastanza guai per conto mio perché non sia sleale pensare a quelli di Roger. I miei sono diversi perché io ho amato veramente una sola donna e poi l'ho perduta So anche abbastanza bene perché. Ma ho smesso di pensarci e forse sarebbe bene non pensare neanche a Roger. Ma quella notte, a causa della luna che, come sempre, non lo lasciava dormire, pensò a lui e ai suoi seri e comici problemi. Pensò all'ultima ragazza di cui Roger si era innamorato a Parigi quando vi avevano abitato tutti e due e a come aveva pensato che fosse bella e a quanto aveva pensato che fosse falsa quando Roger l'aveva portata nello studio. Roger, in lei, non trovava niente di falso. Era un'altra delle sue illusioni e tutto il suo grande talento, la sua straordinaria capacità di essere fedele, rimase al suo servizio finché non furono liberi di sposarsi tutti e due. Poi, in un mese, tutto ciò che di lei era sempre apparso chiaro a tutti quelli che la conoscevano bene fu improvvisamente chiaro anche a Roger. Doveva essere stato un giorno difficile quando era successo per la prima volta ma il processo di vederla con chiarezza era in atto già da qualche tempo quando Roger era passato dallo studio. Per un po' aveva guardato le tele e ne aveva parlato in tono critico e con molta intelligenza. Poi aveva detto: « Ho detto a quella Ayers che non la sposerò ». « Bene » aveva detto Thomas Hudson. « E stata una sorpresa? » « Non troppo. Ne avevamo già parlato. E una donna fasulla. » « No » aveva detto Thomas Hudson. « Come? » « In tutti i sensi. Da qualunque parte la si guardi. » « Credevo che ti piacesse. » « No. Ho provato a far st che mi piacesse. Ma, tranne che all'inizio, non ci sono riuscito. Ero innamorato di lei. »
« Cosa vuol dire, eri innamorato? » « Dovresti saperlo. » « Sì » aveva detto Thomas Hudson. « Dovrei saperlo. » « Non ti piaceva? » « No. Non la potevo soffrire. » « Perché non hai detto niente? » « Era la tua ragazza. E tu non me lo hai chiesto. » « Gliel'ho detto. Ma ora dovrò tener duro. » « Meglio che tu te ne vada. » « No » disse lui. « Se ne vada lei. » « Pensavo solo che forse sarebbe più semplice. » « Questa non è solo la sua città, è anche la mia. » « Lo so » aveva detto Thomas Hudson. « Anche tu hai sostenuto la tua battaglia, no? » aveva chiesto Roger. « Sì. Vincere non è mai possibile. Però le puoi mettere con le spalle al muro. Perché non fai fagotto e non cambi quartier? » « Sto benissimo dove sono » aveva detto Roger. « Ricordo la formula. Je me trouve très bien ici et je vous prie de me laisser tranquille. » « Comincia con je refuse de recevoir ma femme » aveva detto Roger. « E la dici a uno huissier. Ma questo non è un divorzio. E solo una separazione. » « Ma non sarà dura, per te, continuare a vederla? » « No. Mi farà bene. Questo, e sentirla parlare. » « E lei? » « Ci penserà da sola. Ha fatto tanti calcoli negli ultimi quattro anni. » « Cinque » aveva detto Thomas Hudson. « Non credo che il primo anno abbia fatto molti calcoli. » « Meglio che tu te ne vada » aveva detto Thomas Hud son. « Se non credi che il primo anno abbia fatto i suoi calcoli, meglio che tu te ne vada lontano. » « Scrive lettere efficacissime. Andarsene sarebbe peggio. No. Rimarrò qui a fare baldoria. Voglio guarire definiti vamente. » A Parigi, dopo che lui e questa ragazza si erano divisi, Roger si diede alla pazza gioia; fece baldoria sul serio. Scherzava sull'episodio e rideva di sé; ma dentro era molto seccato di essersi reso così ridicolo e portò il suo talento quella straordinaria capacità di essere fedele alla gente, che era la dote migliore che avesse, vicino a quelli per la pittura e la letteratura e ai suoi vari e buoni tratti umani e animali, e su quel talento si gettò riducendolo ben presto a malpartito. Fare baldoria non serviva a nessuno, ma so prattutto non serviva a lui, e Roger lo sapeva e lo dete stava e si divertiva un mondo ad abbattere le colonne del tempio. Era un ottimo tempio, di robusta costruzione, e quando è stato eretto dentro di te non è così facile da demolire. Ma Roger fece un buon lavoro, il migliore che
potesse fare. Ebbe tre ragazze di seguito, con nessuna delle quali Tho mas Hudson riuscì a essere più che cortese, e la sola scusa per le ultime due avrebbe potuto essere che gli ricorda vano la prima. Questa prima ragazza venne subito dopo quella con la quale aveva appena rotto e non era certo all'altezza di Roger anche se fece poi un'ottima carriera sia a letto che fuori e si assicurò una buona fetta di una delle maggiori fortune d'America, la terza o la quarta in ordine di grandezza, e poi ne sposò un'altra. Si chiamava Thanis e Thomas Hudson ricordava che Roger non poteva mai udire quel nome senza trasalire e che non voleva pro nunciario; nessuno glielo aveva mai sentito dire. Lui la chiamava la Gran Puttana. Era bruna, con una magnifica carnagione, e sembrava una giovanissima componente, edu cata e di una schizzinosa perversità, della famiglia Cenci. Aveva la morale di un aspirapolvere e l'anima di un tota lizzatore, una bella figura, e quel suo viso incantevole e per verso, e rimase con Roger solo il tempo sufficiente per appre starsi al primo deciso passo avanti sulla scala della vita. Era la prima ragazza che lo avesse mai lasciato e questo gli fece una tale impressione che Roger ne ebbe subito altre due che le somigliavano abbastanza per poter appar tenere alla stessa famiglia. Ma Roger le lasciò tutte e due, fu proprio lui a lasciarle, e Thomas Hudson pensò che que sto lo facesse star meglio; ma non poi tanto meglio. Vi sono forse dei modi di lasciare una ragazza più teneri ed educati di quello semplicissimo che consiglia, senza di scussioni e tanto meno liti o accuse, di scusarsi per andare alla toilette e di non tornare più indietro. Ma, come disse Roger, il conto lo aveva pagato di là, e rievocava volen tieri l'ultima immagine di lei, seduta sola soletta al tavo lino d'angolo in quel décor che tanto le si addiceva e che tanto le piaceva. L'altra decise di lasciarla allo Stork, che era il suo locale preferito, ma Roger temeva che il signor Billingsley potesse non gradire la sua iniziativa e dal signor Billingsley spe rava di farsi prestare qualche soldo. « E così dove l'hai lasciata? » gli aveva chiesto Thomas Hudson. « A El Morocco. Così ho potuto sempre ricordarla là seduta tra quelle zebre. Le piaceva anche El Morocco » dis se. « Ma era la Cuò Room, credo, che portava scolpita nel cuore. » Dopodiché s'impegolò con una delle donne più ingan nevoli che Thomas Hudson avesse mai conosciuto. Era completamente diversa, nell'aspetto, dalle sue ultime tre Cenci o Borgia di Park Avenue. Aveva un'aria meraviglio samente sana, capelli fulvi e gambe lunghe e belle, un'ot tima figura e un volto vivace e intelligente. Pur non es sendo bello, aveva una cera assai migliore di quasi tutti
i visi che s'incontrano. E aveva due occhi bellissimi. La prima volta che la vedevi ti sembrava una ragazza intelli gente e gentile e piena di fascino, ma era anche un'ubria cona. Non faceva stramberie e l'alcoolismo ancora non si notava. Ma aveva sempre il bicchiere in mano. Quando uno beve forte di solito lo capisci dagli occhi, e in quelli di Roger si vedeva subito. Ma questa ragazza, Kathleen, aveva due magnifici occhi castani che le s'intonavano ai capelli, e intorno al naso e sulle gote quelle amabili e mi nuscole lentiggini che sono sempre un segno di ottima salute e di allegria; e di quanto accadeva in quegli occhi non si poteva leggere mai nulla. Sembrava una di quelle ragazze che fanno regolarmente dello sport o che vivono una specie di sanissima vita all'aria aperta e sembrava una ragazza molto felice. Invece era solo una ragazza che be veva. Stava facendo uno stranissimo viaggio chissà dove e per qualche tempo si tirò dietro anche Roger. Ma una mattina lui salì nello studio che Thomas Hud son aveva affittato a New York col dorso della mano si nistra coperto di bruciature di sigaretta. Sembrava che qualcuno avesse spento le cicche schiacciandole sul piano di un tavolo; solo che in questo caso il piano del tavolo era il dorso della sua mano. « Ecco cosa ha voluto fare ieri sera » disse. « Hai della tintura di iodio? Non mi andava di farmi medicare in far macia. » « Chi è? » « Kathleen. Quella acqua e sapone, il tipo sportivo. » « Però sei stato al gioco. » « Sembrava che si divertisse, e non dobbiamo forse di vertirle? » « Mi sembri conciato piuttosto male. » « No. Ma per qualche tempo voglio andarmene da que sta città. » « Ovunque tu vada, sarai in compagnia di te stesso. » « Sì. Ma almeno non mi tirerò dietro molte altre per sone che conosco. » « Dove pensi di andare? » « Nell'ovest per un po'. » « La geografia non è la cura giusta per quello che ti rode. » « No. Ma una vita sana e molto lavoro non mi faranno male. Il non bere potrà non curarmi. Ma il bere non mi serve proprio, questo è sicuro come l'inferno. » « Quando è così, fa pure. Vuoi andare al ranch? » « Ce l'hai ancora? » « In parte. » « Ti secca se ci vado? » « Per niente » gli aveva detto Thomas Hudson. « Ma da oggi fino alla primavera sarà dura, e anche la primavera non è facile. »
« Che sia dura non mi dispiace » aveva detto Roger. « Voglio ricominciare tutto da capo. » « Quante volte sono che hai ricominciato da capo? » « Troppe » aveva detto Roger. « E non girare il ferro nella piaga. » E così ora voleva ricominciare da capo un'altra volta e questa volta come sarebbe finita? Come poteva pensare, sprecando il suo talento e scrivendo su ordinazione e appli cando una formula molto redditizia, che tutto questo lo mèttesse in grado di scrivere bene e con sincerità? Tutto ciò che faceva un pittore o scriveva uno scrittore rientrava nel suo tirocinio e nella sua preparazione per quello che doveva fare. Roger aveva sprecato e perduto e distrutto il suo talento. Ma forse aveva una dose di forza animalesca e d'intelligenza distaccata sufficiente per un altro inizio. Ogni scrittore di talento, se fosse onesto, dovrebbe poter scrivere un buon romanzo, pensava Thomas Hudson. Ma per tutto il tempo in cui avrebbe dovuto prepararsi Roger aveva abusato del suo talento e come facevi a sapere se questo talento c'era ancora? Per non parlare del mestiere, pensò. Come si può credere di poter trascurare e disdegna re, o disprezzare la padronanza del mestiere, per simulato che possa essere il disprezzo, e poi sperare che esso si metta docilmente al servizio delle tue mani e del tuo cer vello quando viene il momento di doverlo usare? Non esi stono surrogati, pensava Thomas Hudson. Non esistono surrogati nemmeno per il talento: non sono denti da tenere in un bicchiere. Il vero talento è dentro di te. E nel cuore e nella testa e in ogni tua parte. Così è anche il mestiere, pensò. Non è solo una serie di arnesi con i quali hai impa rato a lavorare. E meglio essere un pittore, pensò, perché hai più cose con cui lavorare. Noi abbiamo il vantaggio di lavorare con le mani e il mestiere che abbiamo imparato è una cosa reale e tangibile. Ma ora Roger deve imparare a usare ciò che ha spuntato e pervertito e screditato e tutto questo è nella sua testa. Ma au fond ha anche lui qualcosa di buono e di solido e di bello. Ecco una parola che, se fossi uno scrittore, dovrei usare con molta prudenza, pensò. Ma quella cosa che ha è il suo modo di essere e se potesse scrivere come si è battuto sul molo forse sarebbe qualcosa di cru dele ma sarebbe senz'altro molto buona. E se potesse ragio nare con lo stesso equilibrio con cui ha ragionato dopo quella rissa sarebbe molto buono anche lui. La luna non illuminava più il capezzale del letto di Tho mas Hudson e a poco a poco egli smise di pensare a Roger. Pensare a lui non serve a niente. O ce la fa o non ce la fa. Ma sarebbe magnifico se la spuntasse. Vorrei poterlo aiu tare. Forse posso, pensò, e poi si addormentò. Capitolo 9.
Quando il sole lo svegliò Thomas Hudson andò giù alla spiaggia a fare il bagno e poi fece colazione prima che gli altri si alzassero. Eddy disse che secondo lui non ci sarebbe stato molto vento e che forse avrebbero avuto una bonaccia. Disse che a bordo era tutto a posto e che aveva mandato un ragazzo a prendere le esche. Poiché la barca da parecchio tempo non usciva a pe scare pesci grossi, Thomas Hudson gli chiese se aveva provato le lenze e Eddy dusse che se le era controllate e aveva tolto tutti i pezzi marci. Disse che avrebbero dovuto procurarsi un altro po' di filo del trentasei e un altro bel po' di filo del ventiquattro e Thomas Hudson promise di mandarlo a prendere. Intanto Eddy aveva im piombato abbastanza lenza buona per sostituire quella scar tata ed entrambi i grossi mulinelli ne tenevano quanta era stato possibile avvolgerne. Eddy aveva pulito e affilato tutti i grossi ami e controllato tutti i finali e i moschettoni. « Quando hai fatto tutte queste cose? » « A impiombare sono rimasto alzato ieri sera » disse lui. « Poi ho lavorato a quel giacchio nuovo. Non riuscivo a dormire con quella maledetta luna. » « Anche a te la luna piena impedisce di dormire? » « Mi fa soffrire le pene dell'inferno » disse Eddy. « Eddy, credi davvero che ti faccia male dormire sotto i raggi della luna? » « Così dicono i vecchi del paese. Io non lo so. Comun que, mi fa sempre sentir male. » « Pensi che oggi prenderemo qualcosa? » « Non si sa mai. C'è del pesce spaventosamente grosso là fuori in questo periodo dell'anno. Andate su dritti alle Isaacs? » « I ragazzi vogliono andare lassù. » « Dovremmo partire subito dopo colazione. Stavo pen sando di non cucinare per il pranzo. Ho dei frutti di mare in insalata e delle patate in insalata e della birra e farò un po' di panini. Abbiamo un prosciutto che è arrivato con l'ultimo battello e ho comprato un po' di lattuga e possiamo usare la senape e quel chutney. La senape non farà male ai bambini, eh? » « Non credo. » « Quando ero piccolo da noi non si usava. Ma lo sa che quel chutney è proprio buono? Ha mai provato a spal marlo sul pane? » « No. » « La prima volta che l'ho visto non sapevo a cosa ser visse e allora ho provato a spalmarlo sul pane, come la marmellata. E buonissimo, accidenti. Qualche volta lo met to anche nella farina d'averia. » « Perché non facciamo un po' di curry uno di questi giorni? »
« Mi arriva un cosciotto di agnello col prossimo battel lo. Aspetti che ce lo pappiamo in un paio di volte, o magari in una volta sola, visto quello che mangiano Tommy e Andrew, e faremo anche il curry. » « Bene. Cosa vuoi che faccia prima di partire? » « Niente, Tom. Gli dica di spicciarsi. Vuole che le pre pari qualcosa da bere? Vedo che oggi non lavora. Tanto vale che se ne faccia uno. » « Berrò una birra gelata a colazione. » « Ottimo. Le farà andar via il catarro. » « Joe è già qui? » « No. E andato a cercare il ragazzo che è andato a pren dere le esche. Le porto fuori la colazione. » « No, dalla a me. » « No, vada pur dentro a bersi la birra e a leggere il giornale. E tutto pronto. Gliela porto io. » Per colazione c'era uno spezzatino di manzo salato, ben cotto, con un uovo sopra, caffè e latte, e un bicchierone di succo di pompelmo gelato. Thomas Hudson sorseggiò il caffè e il succo di pompelmo e con lo spezzatino bevve una bottiglia freddissima di birra Heineken. « Terrò il succo in fresco per i ragazzi » disse Eddy. « Quella sì che è birra, eh, per la mattina presto. » « Sarebbe piuttosto facile diventare un ubriacone, no, Eddy? » « Lei un ubriacone non lo diventerebbe mai. Le piace lavorare troppo bene. » « Però bere al mattino ti fa sentire un leone. » « Cristo se ha ragione. Specie qualcosa come quella birra. » « Però non potrei farlo e poi mettermi a lavorare. » « Be', oggi tanto lei non lavora e dunque dov'è il pro blema? Finisca quella e gliene porto un'altra. » « No. Una mi basta. » Partirono verso le nove e discesero il canale insieme alla marea. Thomas Hudson era al timone sul ponte superiore e diresse la barca oltre la secca e dritto verso il punto dove si vedeva la linea scura del Golfo. C'era un'acqua così cal ma e così limpida che a trenta braccia si vedeva benissimo il fondo, si vedevano quei ventagli marini piegati dalla forza della marea, lo si vedeva ancora, ma confusamente, a quaranta braccia, e poi sprofondò e s'incupì ed erano là fuori sull'acqua scura della Corrente del Golfo. « Sembra una giornata meravigliosa, papà » disse Tom. « Sembra una buona corrente. » « E una bella corrente. Guarda quanti piccoli gorghi si formano ai margini. » « Non è la stessa acqua che bagna la spiaggia davanti alla casa? » « Certe volte, Tommy. Ora c'è la bassa marea, che ha spinto la Corrente più al largo, allontanandola dall'imboc catura del porto. Vedi là dentro lungo la spiaggia, dove non
ci sono aperture? E tutta circondata dagli scogli. » « Là dentro sembra azzurra quasi come qui. Cos'è che rende l'acqua del Golfo così blu? » « E un'acqua con un'altra densità. E un tipo d'acqua completamente diverso. » « Ma la profondità la rende più cupa. » « Solo quando ci guardi dentro. Certe volte il plancton che contiene la rende quasi purpurea. » « Perché? » « Perché, immagino, il plancton aggiunge il rosso al blu. So che il Mar Rosso è chiamato così perché il plancton lo tinge di rosso. Ce n'è una concentrazione spaventosa. » « Ti piaceva il Mar Rosso, papà? » « Moltissimo. Faceva un caldo terribile ma non avevo mai visto delle scogliere così fantastiche ed è pieno di pesce con tutt'e due i monsoni. Ti piacerebbe, Tom. » « Ho letto due libri sul Mar Rosso, scritti in francese da un certo de Montfried. Erano eccellenti. Lui era nella tratta degli schiavi. Non la tratta delle bianche. La tratta degli schiavi di una volta. E un amico del signor Davis. » « Lo so » disse Thomas Hudson. « Lo conosco anch'io. » « Il signor Davis mi ha detto che una volta il signor de Montfried tornò a Parigi dalla tratta degli schiavi e che quando voleva accompagnare una signora in qualche posto ordinava al tassista di abbassare la capote e guidava il tas sista con le stelle. Poniamo che il signor de Montfried fosse sul Pont de la Concorde e volesse andare alla Madeleine Lui non si limitava a dire al tassista di portarlo alla Made leine, o di attraversare la Place de la Concorde e di andar su per la Rue Royale come avremmo fatto io e te, papà. Il signor de Montfried faceva rotta per la Madeleine guar dando la Stella Polare. » « Questa su de Montfried non l'avevo mai sentita » disse Thomas Hudson. « Però ne ho sentite tante altre. » « E un modo piuttosto complicato di girare per Parigi, non ti sembra? A un certo momento il signor Davis voleva darsi al commercio degli schiavi col signor de Montfried ma ci fu qualche intoppo. Non ricordo di cosa si trattasse. Ah sì. Il signor de Montfried aveva lasciato il commercio degli schiavi per darsi a quello dell'oppio. Proprio così. » « E il tr« Sco dell'oppio non interessava il signor Davis? » « No. Ha detto, ricordo, che il traico dell'oppio pensava di lasciarlo ai signori De Quincey e Cocteau. Che avevano lavorato così bene, in quel campo, che gli sembrava ingiu sto disturbarli. Questa è stata una di quelle osservazioni che non sono riuscito a capire. Papà, tu per esempio mi spieghi tutto quello che ti chiedo, ma continuare a chie dere rallentava talmente la conversazione che ho preferito tenere a mente le cose che non capivo per farmele spiegare da qualcuno, una volta o l'altra, e questa è una di quelle cose. »
« Chissà quante ne hai di queste cose. » « A centinaia, ne ho. Forse a migliaia. Ma di molte mi libero ogni anno imparando a capirle da solo. Di alcune, però, dovrò chiedere a te. A scuola quest'anno forse ne scriverò un elenco per una composizione inglese. Ne ho alcune davvero fantastiche per una composizione del genere. » « Ti piace andare a scuola, Tom? » « E solo una di quelle cose che bisogna fare. Io credo che la scuola non piaccia a nessuno, eh?, che abbia mai fatto qualche altra cosa. » « Non saprei. Io la odiavo. » « E non ti piaceva nemmeno l'accademia? » « No. Imparare a disegnare mi piaceva, ma non mi pia ceva il fatto di "andare a scuola". » « Veramente io non ci bado » disse Tom. « Ma quando hai passato la vita con uomini come il signor Joyce e il signor Pascin e te e il signor Davis, stare coi ragazzi sem bra, come dire, un po' infantile. » « Ti diverti, però, no? » « Oh sì. Ho un mucchio di amici e mi piacciono tutti gli sport dove non ci si limita a tirarsi o a prendere una palla e studio sodo, ma sodo davvero. Comunque, papà, non è certo una gran vita. » « Anch'io l'ho sempre pensata così » disse Thomas Hud son. « Però fai del tuo meglio per non annoiarti. » « Sicuro. Faccio del mìo meglio per non annoiarmi e continuo ad andare a scuola. A volte è una cosa piuttosto difficile, però. » Thomas Hudson guardò a poppa dove la scia tagliava cresputa il mare calmo e le due esche appese ai buttafuori si trascinavano nell'acqua: tuffandosi e saltando sulla curva delle onde sollevate dalla scia mentre la barca fendeva la placida distesa dell'oceano. David e Andrew erano seduti sui due seggiolini da pesca con le canne in pugno. Thomas Hudson li vedeva di spalle. Le facce erano rivolte verso poppa e lo sguardo era fisso sulle esche. Thomas Hudson guardò avanti verso certe bonite che saltavano, non agitan dosi e battendo l'acqua, ma uscendo dal mare e ripiom bando nell'acqua singolarmente e a coppie, turbandone ap pena la superficie mentre s'innalzavano, lucendo al sole e tornando, con la testa pesante abbassata, a infilarsi nel l'acqua quasi senza sollevare uno spruzzo. « Pesce! » Thomas Hudson sentì gridare Tom junior. « Pesce ! Pesce ! Eccolo che sale. Dietro di te, Davy . Attento ! » Thomas Hudson vide un gran ribollire nell'acqua ma il pesce non riuscì a scorgerlo. David aveva l'impugnatura della canna nel puntale e l'occhio fisso alla molletta sulla lenza del buttafuori. Thomas Hudson vide la lenza stac carsi dal buttafuori formando un cappio lungo e lento che si strinse quando toccò l'acqua e ora filava di sghembo, fendendo l'acqua mentre correva.
« Tira, Davy. Tira forte » gridò Eddy dal boccaporto. « Tira, Davy. Tira, per carità » disse Andrew con voce implorante. « Silenzio » disse David. « Lasciate fare a me. » Non aveva ancora tirato, e la lenza continuava a filare con regolarità, sempre con la stessa angolazione, la canna ricurva, e il ragazzo con la canna in mano mentre la lenza spariva nell'acqua. Thomas Hudson aveva ridotto la velo cità dei motori, che ora giravano appena. « Oh, tira, per carità » disse ancora Andrew con voce implorante. « O lascialo fare a me. » David non rispose. Stringeva sempre la canna e guardava la lenza inabissarsi con la stessa immutata angolazione. Ave va allentato il freno. « E grosso, papà » disse senza alzare lo sguardo. « Flo visto la spada quando ha abboccato. » « Davvero? » chiese Andrew. « Oh Dio. » « Credo che ora dovresti agganciarlo » disse Roger avvi cinandosi al ragazzo. David si era sporto in avanti sul seg giolino e stava affibbiando la cinghia del mulinello. « Tira, Davy, e metticela tutta. » « Basterà così? » chiese David. « Non l'avrà solo presa in bocca per poi mettersi a nuotare? » « Sarà meglio che piazzi l'amo prima che lo sputi. » David puntò i piedi, strinse il freno abbassando la leva con la destra e diede uno strattone come per sollevare il grosso peso. Poi tirò e tirò ancora, piegando la canna come un arco. La lenza era sempre tesa come prima. Il pesce non sembrava molto impressionato. « Coraggio, Davy, tira di nuovo » disse Roger. « Cac ciagli quell'amo in corpo. » David diede un altro strattone, con tutta la sua forza, e la lenza riprese a filare con un ronzio, la canna così piegata che a fatica riusciva a trattenerla. « Oh Dio » disse devotamente. « Credo di averlo preso. » « Molla quel freno » gli disse Roger. « Seguilo, Tom, e bada alla lenza. » « Lo seguo e bado alla lenza » ripeté Thomas Hudson. « Tutto a posto, Davy? » « A meraviglia, papà » disse Davy. « Oh Dio, se riesco a prendere quel pesce. » Thomas Hudson fece fare alla barca un mezzo giro su se stessa. La lenza di Davy stava lasciando rapidamente il mulinello e Thomas Hudson mise la prua sul pesce. « Frena, ora, e cerca di recuperare un po' di lenza » disse Roger. « Lavoratelo, Davy. » David alzava la canna e quando l'abbassava girava il mu linello, poi tornava ad alzarla e a girare il mulinello quando l'abbassava, con la regolarità di una macchina, e aveva già recuperato e riavvolto sulla bobina una buona quantità di lenza.
« Nessuno della nostra famiglia ha mai preso un pesce spada » disse Andrew. « Oh non cominciare a darti delle arie, adesso » disse David. « Non cominciare a darti delle arie. » « Stai pure tranquillo » disse Andrew. « Da quando lo hai preso all'amo io non ho fatto altro che pregare. » « Credi che la sua bocca terrà? » sussurrò Tom junior al padre, che stringeva la ruota del timone e aveva lo sguardo rivolto a poppa e badava all'angolazione della lenza bianca nell'acqua scura. « Speriamo. Davy non è abbastanza forte per poterlo ridurre a malpartito. » « Se riusciamo a prenderlo farò qualunque cosa » disse Tom junior. « Qualunque cosa. Rinuncerò a qualunque cosa. Prometterò qualunque cosa. Va' a prendergli un po' d'ac qua, Andy. » « Gliela porto io » disse Eddy. « Stagli addosso, Davy, ragazzo mio. » « Non lo voglio più vicino di così » gridò Roger dal basso. Era un grande pescatore e su una barca lui e Tho mas Hudson si intendevano a volo. « Lo metto a poppa » rispose Thomas Hudson, e fece gi rare la barca con tanta dolcezza che la poppa turbò appena la placida superficie del mare. Ora il pesce s'inabissava nell'oceano e Thomas Hudson fece marcia indietro piano piano per ridurre il più possi bile la pressione sulla lenza. Ma bastò un minimo di marcia indietro mentre la poppa ruotava lentamente verso il pesce perché la lenza perdesse tutta la sua angolaziòne e la punta della canna andasse giù dritta e la lenza continuasse a filare con una serie di scatti regolari, mentre ogni volta la canna si piegava nelle mani di David. Per un attimo Thomas Hudson assecondò quel movimento, perché il ragazzo non avesse una lenza così tesa dentro e fuori dall'acqua. Sapeva come ci si fiaccava la schiena a tenerla in quella posizione, ma doveva risparmiare tutta la lenza che poteva. « Non posso frenare più di così se non voglio che mi si spezzi » disse David. « Lui cosa farà, signor Davis? » « Continuerà a inabissarsi finché non lo fermerai » disse Roger. « O finché non si fermerà lui. Poi dovrai cercare di tirarlo su. » La lenza continuava a filare, a filare, a filare. La canna era così piegata che pareva dovesse spezzarsi da un mo mento all'altro e la lenza era tesa come una corda di violino e sulla bobina ne restava ben poca. « Che posso fare, papà? » « Niente. Stai già facendo quello che bisogna fare. » « Non toccherà il fondo? » chiese Andrew. « Non c'è fondo, qui » gli disse Roger. « Reggilo, Davy » disse Eddy. « Si stancherà e verrà su da solo. »
« Queste maledette cinghie mi stanno ammazzando » disse David. « Mi segano le spalle. » « Vuoi che lo prenda io? » chiese Andrew. « No, stupido » disse David. « Ho detto solo che mi se gano le spalle. Pazienza, cosa vuoi che m'importi. » « Vedi se puoi mettergli il cinturone per i reni » gridò Thomas Hudson a Eddy. « Se le cinghie sono troppo lun ghe glielo puoi legare con un pezzo di corda. » Eddy passò il largo cuscinetto imbottito dietro la schie na del tugazzo e assicurò al mulinello con un pezzo di corda robusta gli anelli attaccati alle cinghie di tela che lo attra versavano. il ponte e Thomas Hudson accelerò la barca con tutta la Eddy. » « Ora lo puoi reggere con la schiena oltre che con le spalle » gli disse Eddy. « Ma tra poco non avrò più lenza » disse David. « Oh che Dio lo maledica, perché deve continuare a inabissarsi? » « Tom » gridò Eddy. « Viri un po' a nord-ovest, avanti piano. Credo che si muova. » Thomas Hudson girò la ruota del timone e spinse dolce mente, lentamente, dolcemente la barca verso il mare. C'era una larga distesa di gialle alghe del Golfo, davanti, con un uccello sopra, e l'acqua era calma e così azzurra e limpida che, guardandovi dentro, si notavano delle luci simili ai riflessi mandati da un prisma. « Vedi? » disse Eddy a David. « Ora non stai perdendo più terreno. » La canna il ragazzo non riusciva ad alzarla, ma la lenza non affondava più a scatti nell'acqua. Era più tesa che mai e sulla bobina non ne restavano cinquanta metri. Ma non filava più. David lo teneva e la barca lo seguiva come un cagnolino. Thomas Hudson vedeva l'inclinazione appena percettibile della lenza bianca che sprofondava nell'azzurro dell'acqua mentre la barca si muoveva appena, con i motori che giravano così piano che lui non li sentiva nemmeno. « Vedi, Davy, prima è andato giù dove voleva e adesso si sta dirigendo nel posto che gli piace di più. Presto potrai recuperare un po' di lenza. » La schiena abbronzata del ragazzo era inarcata, la canna ricurva, la lenza fendeva l'acqua lentamente e altrettanto lentamente la barca navigava in superficie, e a quattrocento metri di profondità il grosso pesce nuotava. Il gabbiano lasciò la distesa di alghe e volò verso la barca. Virò intorno alla testa di Thomas Hudson al timone, poi ripartì verso un'altra distesa di gialle alghe del Golfo sull'acqua. « Prova a recuperare, adesso » disse Roger al ragazzo. « Se ce la fai a tenerlo puoi riguadagnarne un po'. » « Acceleri un pochino, appena appena » gridò Eddy verso il ponte e Thomas Hudson accelerò la barca con tutta la dolcezza di cui era capace.
David provava e riprovava ad alzare, ma la canna si limi tava a piegarsi e la lenza a farsi più tesa. Era come se fosse attaccato a un ancorotto mobile. « Fa niente » gli disse Roger. « Lo tirerai su dopo. Come andiamo, Davy? » « Benissimo » disse David. « Con quest'affare dietro la schiena, benissimo. » « Credi che ce la farai a tenerlo? » domandò Andrew. « Oh piantala » disse David. « Eddy, posso avere un bic chiere d'acqua? » « Dove l'ho messo? » si domandò Eddy. « Credo di averlo rovesciato. » « Vado io » disse Andrew, e sparì sottocoperta. « Posso fare qualcosa, Davy? » chiese Tom junior. « Vado su, così non t'impiccio. » « No, Tom. Maledizione, perché non riesco a tirarlo su? » « E un pesce grossissimo, Davy » disse Roger. « Non puoi costringerlo con la forza. Devi guidarlo piano piano e cercare di convincerlo a venire dove deve venire. » « Allora mi dica lei quello che devo fare e, dovessi mo rire, io lo farò » disse David. « Mi fido di lei. » « Non parlare di morire » disse Roger. « Non è il modo di parlare. » « Dico davvero » disse David. « Dico proprio sul serio. » Tom junior tornò da suo padre sul secondo ponte. Guar davano David, curvo e aggiogato al suo pesce, con Roger in piedi accanto a lui e Eddy attaccato al seggiolino. Andrew gli stava accostando alle labbra un bicchier d'acqua. David se ne riempì la bocca e la sputò. « Versamene un po' sui polsi, eh, Andy? » chiese. « Papà, credi davvero che possa domare questo pesce? » disse Tom a suo padre con voce bassissima. « E un pesce ben grosso per lui. » « Mi fa paura » disse Tom. « Io voglio bene a David e non voglio che questo pesce me lo faccia fuori. » « Neanch'io e neanche Roger e neanche Eddy. » « Be', bisogna stare molto attenti. Se dovesse stancarsi troppo, sarà meglio che il pesce lo prenda il signor Davis, oppure tu. » « Mi sembra ancora ben lontano dall'essere troppo stanco. » « Ma tu non lo conosci come noi. David si ammazzerebbe pur di mettere le mani su quel pesce. » « Non preoccuparti, Tom. » « Non posso farne a meno » disse Tom junior. « Io, della famiglia, sono quello che si preoccupa sempre. Spero pro prio di riuscire a dominarmi, un giorno o l'altro. » « Io starei tranquillo, se fossi in te » disse Thomas Hudson. « Ma papà, come può un ragazzo come David prendere un pesce come quello? Non ha mai preso niente di più
grosso di un pesce vela o di un amberjack. » « Il pesce si stancherà. E il pesce che ha l'amo in bocca. » « Ma è mostruoso » disse Tom. « E Davy è legato a lui esattamente come lui è legato a Davy. E talmente fantastico che non potrò mai credere che Davy riesca a catturarlo, ma vorrei che lo prendeste uno di voi due, tu o il signor Davis. » « Davy se la sta cavando benone. » Piano piano avevano continuato a dirigersi verso il lar go, ma l'oceano era sempre in bonaccia. C'erano molti banchi di alghe del Golfo, adesso, così bruciate dal sole da spiccare, gialle, sull'acqua purpurea, e ogni tanto la lenza bianca e tesa, spostandosi lentamente, attraversava una di queste distese e Eddy, sporgendosi dall'imbarcazione, to glieva tutte le alghe che restavano attaccate alla lenza. Men tre si sporgeva dalla mastra per staccare dalla lenza le alghe gialle e ributtarle in mare, Thomas Hudson vide il rugoso collo rossobruno e il vecchio cappello di feltro e lo sentì dire a Davy: « Sta praticamente rimorchiando la barca, Davy. E laggiù che si stanca, si stanca e insomma non fa che stancarsi ». « Però sta stancando anche me » disse David. « Hai mal di testa? » chiese Eddy. « No. » « Va' a prendergli un berretto » disse Roger. « Non lo voglio, signor Davis. Preferirei un po' d'acqua sulla testa. » Eddy riempì un secchio d'acqua di mare e bagnò accura tamente la testa del ragazzo col cavo della mano, inzuppan dogli la testa e scostandogli i capelli dagli occhi. « Dillo se ti viene mal di testa » lo ammonì. « Sto benissimo » disse David. « Mi dica lei cosa devo fare, signor Davis. » « Vedi se puoi recuperare un po' di lenza » disse Roger. David provò e riprovò ma non riuscì a smuovere il pesce di un millimetro. « Va bene. Risparmia le forze » disse Roger. Poi a Eddy: « Bagna un berretto e mettiglielo in testa. Oggi fa un caldo d'inferno con questa bonaccia ». Eddy tuffò nel secchio d'acqua salata un berretto dalla lunga visiera e lo mise sulla testa di David. « L'acqua salata mi va negli occhi, signor Davis. Dav vero. Mi dispiace. » « Te la levo io con un goccio d'acqua dolce » disse Eddy. « Mi dia un fazzoletto, Roger. Tu vai a prendere un po' d'acaua gelata, Andy. » Mentre il ragazzo era là appollaiato, i piedi puntati, il corpo inarcato per resistere alla tensione, la barca continuava a navigare lentamente verso il largo. A ponente un banco di bonite o di alalonghe turbavano la placida superficie del mare, e da lontano cominciavano ad arrivare le sterne, lan ciandosi richiami durante il volo. Ma il banco di pesci s'ina
bissò e le sterne si posarono sull'acqua liscia come un olio ad aspettare che i pesci risalissero. Eddy aveva asciugato il viso del ragazzo e ora immergeva il fazzo'etto nel bicchiere di acqua gelata e lo passava sul collo di David. Poi, sempre col fazzoletto, gli rinfrescò i polsi e infine, dopo essere tornato a immergerlo nell'acqua gelata, lo strizzò mentre lo premeva contro la nuca di David. « Dillo se ti viene mal di testa » ripeté Eddy. « Non è come darsi per vinti. E solo una questione di buonsenso. Con questo sole sembra di essere all'inferno, quando il mare è calmo. » « Sto benissimo » lo rassicurò David. « Mi fanno molto male le spalle e le braccia, ecco tutto. » « Naturale » disse Eddy. « E così che diventerai un uomo. Quello che non vogliamo è che ti prenda un'insolazione o roba del genere. » « Ora lui che farà, signor Davis? » chiese David. Aveva la gola secca. « Forse solo quello che sta facendo. Potrebbe mettersi a girare in cerchio. O può anche darsi che venga su. » « E un vero peccato che sia subito sceso a questa pro fondità, perché così non ci resta molta lenza per farlo manovrare » disse Thomas Hudson a Roger. « Davy lo ha fermato e questo è ciò che conta » disse Roger. « Presto il pesce cambierà idea. Allora ce lo lavo reremo. Vedi se riesci a recuperare un po' di lenza almeno una volta, Davy. » David ci provò ma non riuscì a spostarlo di un millimetro. « Verrà su » disse Eddy. « Vedrai. Tutt'a un tratto non incontrerai più resistenza, Davy. Vuoi sciacquarti la bocca? » David annuì. Era entrato nella fase in cui si comincia a risparmiare il fiato. « Sputala » disse Eddy. « Ingoiane solo un po'. » Si ri volse a Roger. « Un'ora giusta » disse. « Va bene la testa Davy? » Il ragazzo annuì. « Cosa pensi, papà? » disse Tom junior a suo padre. « Sinceramente. » « Mi sembra abbastanza in forma » disse suo padre. « Eddy non permetterà che gli capiti qualcosa. » « No, lo credo bene » convenne Tom. « Vorrei poter fare qualcosa di utile. Vado a preparargli qualcosa da bere. » « Porta qualcosa da bere anche a me. » « Oh bene. Preparerò qualcosa anche per il signor Davis. » « Non credo che abbia sete. » « Be', glielo chiederò. » « Prova ancora, Davy » disse Roger, pianissimo, e il ra gazzo tirò con tutta la sua forza, stringendo con le mani la bobina del mulinello. « Hai guadagnato un paio di centimetri » disse Roger. « Avvolgi e vedi se riesci a recuperarne ancora un po'. »
La vera lotta cominciava a questo punto. Prima David si era limitato a non mollarlo mentre il pesce nuotava verso il largo e la barca lo seguiva. Ma ora doveva alzare, lasciare che la canna si raddrizzasse con la lenza che aveva guada gnato, e poi abbassare lentamente la canna mentre col mu linello avvolgeva la lenza sulla bobina. « Non cercare di farlo troppo in fretta » gli disse Roger. « Non correre. Vedi di arrivarci per gradi. » Il ragazzo si piegava in avanti e tirava con tutte le sue forze, puntando i piedi sulla poppa e sfruttando, a ogni strattone, tutto il peso del corpo; poi, mentre tornava ad abbassarsi, girava in fretta la manovella con la destra. « David pesca molto bene » disse Tom junior. « Ha sempre pescato En da quando era piccolo ma non imma ginavo che sapesse pescare così bene. Ride sempre di sé perché non sa giocare a baseball. Ma guardalo adesso. » « All'inferno il baseball » disse Thomas Hudson. « Come hai detto, Roger? » « Accelera un pochino » gridò Roger verso il secondo ponte. « Accelero un pochino » ripeté Thomas Hudson e al ten tativo seguente, mentre la barca riprendeva velocità, David recuperò più lenza. « Neanche a te piace il baseball, papà? » chiese Tom. « Una volta. Moltissimo. Ma ora non più. » « A me piacciono il tennis e la scherma » disse Tom. « Quelli che non mi piacciono sono gli sport dove c'è solo da tirare e prendere una palla. Dipenderà dal fatto che sono cresciuto in Europa, chissà. Scommetto che David potrebbe diventare un ottimo schermitore se volesse im parare perché ha molto cervello. Ma non vuole imparare. Tutto quello che vuole è leggere e pescare e andare a cac cia e preparare le esche. In campagna spara meglio di Andy. E sa anche fare delle splendide esche. Ti do fastidio, papà, se parlo tanto? » « No di certo, Tom. » Tom era appoggiato al parapetto del secondo ponte e guardava verso la poppa come suo padre e suo padre gli mise una mano sulla spalla. Era incrostata del sale marino contenuto nei secchi d'acqua che i ragazzi si erano rove sciati addosso, a poppa, prima che il pesce abboccasse. Il sale era finissimo e sotto la sua mano aveva una consistenza leggermente sabbiosa. « Vedi, guardando David m'innervosisco tanto che parlo per distrarmi. Vorrei che David prendesse quel pesce più di ogni cosa al mondo. » « E un diavolo di un pesce. Aspetta che venga su. » « Ne ho visto uno, anni fa, una volta che pescavo con te. Colpì con la spada il grosso sgombro dell'esca e fece un gran salto fuori dall'acqua e sputò l'amo. Era enorme e ricordo che me lo sognai un sacco di volte. Vado giù a pre
pararvi da bere. » « Non c'è fretta » disse suo padre. Giù sul seggiolino da combattimento, senza spalliera, montato sulla sua base girevole, David puntava i piedi con tro la poppa e si sollevava con le braccia, la schiena, i gar resi e le cosce; poi abbassava la canna e avvolgeva la lenza sul mulinello e tornava ad alzare. Con regolarità, a due, quattro, sei centimetri per volta, la lenza tornava ad avvol gersi sul mulinello. « E a posto la testa? » gli chiese Eddy, che per tenerlo fermo stringeva i braccioli del seggiolino. David annuì. Eddy gli mise una mano sul cocuzzolo e gli tastò il berretto. « E ancora umido » disse. « Gli stai facendo soffrire le pene dell'inferno, Davy. Proprio come una macchina. » « Ora è più facile che reggerlo soltanto » disse David, che aveva sempre la gola secca. « Certo » gli disse Eddy. « Ora comincia a cedere. Se non si fosse un po' stancato ti avrebbe rotto la schiena in due. » « Non aver fretta, Davy, cerca di lavorartelo con calma » disse Roger. « Te la stai cavando molto bene. » « Lo arpioniamo, stavolta, quando viene a galla? » chiese Andrew. « Oh non cominciare a darti delle arie » gridò David. « Come se lo avessi preso tu! » « Non volevo darmi delle arie. » « Oh piantala, Andy, per favore. Scusa. » Andrew salì sul secondo ponte. Aveva in testa uno di quei berretti con la visiera lunghissima ma sotto la visiera suo padre vide che aveva gli occhi umidi e il ragazzo voltò la testa da un'altra parte perché gli tremavano le labbra. « Non hai detto niente di male » disse Thomas Hudson. Andrew parlò tenendo la testa voltata. « Ora se gli scap pa dirà che è colpa mia » disse amaramente. « Io volevo solo aiutarlo perché fosse tutto pronto. » « E naturale che Davy sia un po' nervoso » gli disse suo padre. « Non voleva offenderti. » « Lo so » disse Andrew. « E stato bravo, finora, con quel pesce, e il signor Davis non avrebbe potuto far me glio. Mi è solo dispiaciuto che pensasse una cosa simile. » « Tanta gente diventa irascibile quando è alle prese con un pesce così grosso. Questo è il primo che Davy abbia mai preso. » « Tu sei sempre educato, però, e anche il signor Davis non si arrabbia. » « Una volta no. Quando stavamo imparando a pescare spesso ci arrabbiavamo tutti e due, ed eravamo sgarbati e pieni di sarcasmo. Una cosa disgustosa. » « Davvero? » « Certo. Verissimo. Soffrivamo e ci comportavamo come
se tutti fossero contro di noi. E uno dei due modi di esse re, quello naturale. L'altro è quello della disciplina e del buonsenso, quando impari. Decidemmo di cambiare, e di trattarci gentilmente, perché scoprimmo che col sarcasmo e con le sgarberie non riuscivamo a pescare un bel niente. E, se ci riuscivamo, non era divertente. Ma eravamo pro prio disgustosi: cupi e seccati e incompresi, e non ci si di vertiva neanche un po'. Così ora diamo sempre battaglia educatamente. Ne abbiamo parlato e abbiamo deciso di comportarci bene, qualunque cosa accada. » « Anch'io voglio comportarmi bene » disse Andrew. « Ma a volte non è facile con Davy. Papà, credi che possa pren derlo davsero? Che non è solo un sogno o roba simile? » « Non parliamone. » « Ho detto ancora qualcosa di male? » « No. Solo che non bisogna parlare così perché porta jella. Lo dicono i vecchi pescatori. Non so chi sia stato il primo a cominciare. » « Starò attento. » « Ecco il tuo bicchiere, papà » disse Tom, porgendoglielo dal basso. Il bicchiere era avvolto in un tovagliolino di carta piegato in tre con intorno un elastico per tenere la carta aderente al vetro e impedire al ghiaccio di sciogliersi. « Ci ho messo cedro, amaro e niente zucchero. E così che lo vuoi? O devo cambiarlo? » « Va benissimo. Lo hai fatto col latte di cocco? » « Sì, e a Eddy ho dato un whisky. Il signor Davis non ha voluto niente. Rimani lassù, Andy? » « No. Scendo. » Tom salì sul ponte e Andrew scese. Tornando a guardare verso poppa Thomas Hudson notò che la lenza cominciava ad avere un'inclinazione più ac centuata. « Bada, Roger » gridò. « Si direbbe che stia venendo su. » « Viene! » urlò Eddy. Anche lui aveva notato l'inclina zione della lenza. « Attento al timone. » Thomas Hudson abbassò lo sguardo alla bobina del mulinello per vedere se c'era abbastanza lenza per mano vrare. Non era ancora piena per un quarto e lui aveva sempre gli occhi sulla bobina quando essa si mise a girare con un sibilo e Thomas Hudson fece marcia indietro, vi rando bruscamente dalla parte dov'era inclinata la lenza, già a buon punto quando Eddy gridò: « Dritto addosso, Tom. Quel figlio di puttana viene a galla. Non c'è abba stanza lenza per virare ». « Tieni su la canna » disse Roger a David. « Non fargliela abbassare. » Poi a Thomas Hudson: « Vagli sotto più che puoi, Tom. Così va bene. Indietro a tutta forza ». Allora, a poppa della barca e poi a tribordo, la liscia superficie dell'oceano si ruppe e il grosso pesce ne sgusciò fuori, innalzandosi nell'aria, mandando riflessi argentei e
blu, come se uscisse interminabilmente dall'acqua, incredi bile mentre la sua lunghezza e la sua mole uscivano dal mare per proiettarsi nel cielo e sembravano restare là sospese finché il pesce ricadde con un tonfo che sollevò una bianca colonna d'acqua. « Oh Dio » disse David. « Lo avete visto? » « Ha una spada lunga quanto me » disse Andrew, inti midito. « E magnifico » disse Tom. « Molto meglio di quello che ho sognato. » « Continua a seguirlo a marcia indietro » disse Roger a Thomas Hudson. Poi a David: « Cerca di cavare un po' di lenza da quella pancia. E venuto su dal fondo e quella pancia è piena di lenza e tu puoi anche recuperarne un po'. » Thomas Hudson, arretrando rapidamente verso il pesce, aveva impedito che la lenza riprendesse a filare e ora David alzava la canna, l'abbassava e girava il mulinello, e la lenza tornava ad avvolgersi a scatti sulla bobina alla stessa ve locità con cui il ragazzo riusciva a girare la manovella. « Più piano » disse Roger a Thomas Hudson. « Vediamo di non metterlo sotto. » « Quel figlio di puttana peserà cinque quintali » disse Eddy. « Gira, Davy, coraggio, figliolo. » Là dove il pesce aveva spiccato il suo balzo l'oceano era di nuovo placido e vuoto ma il cerchio fatto dove l'acqua si era aperta continuava ad allargarsi. « Hai visto l'acqua che ha sollevato quando è venuto a galla, papà? » chiese Tom junior a suo padre. « Era come se si fosse squarciato tutto il mare. » « Hai visto come sembrava che volesse continuare a sali re, Tom? Hai mai visto un azzurro e un argento così mera vigliosi come i colori che aveva addosso lui? » « Anche la spada è azzurra » disse Tom junior. « E az zurra tutta la parte di sopra. Peserà veramente cinque quin tali, Eddy? » chiese affacciandosi al parapetto. « Io credo di sì. Nessuno può dirlo. Ma certo peserà come un demonio. » « Recupera tutta la lenza che puoi, Davy, ora che non è tesa » disse Roger. « Così va bene. » Il ragazzo aveva ripreso a funzionare come una macchi na, sbrogliando la matassa di lenza nell'acqua, e la barca arretrava così lentamente che il moto era appena percettibile. « Ora che farà, papà? » chiese Tom a suo padre. Thomas Hudson badava all'inclinazione della lenza nell'acqua e pen sava che sarebbe stato più sicuro spostarsi un po' in avanti ma sapeva quanto Roger doveva avere sofferto con tutta la lenza che era filata in mare. Al pesce sarebbe bastato dare un ultimo strappo deciso per svolgere dal mulinello tutta la lenza che restava e svignarsela e ora Roger correva qualche rischio per avere un po' di lenza di riserva. Mentre teneva d'occhio la lenza, Thomas Hudson vide che David aveva
riavvolto quasi mezza bobina e continuava e recuperare. « Come hai detto? » chiese Thomas Hudson a suo fi glio Tom. « Cosa pensi che farà, adesso? » « Aspetta un momento, Tom » disse suo padre, e a Ro ger, giù, gridò: « Ho paura che stiamo per metterlo sotto, ragazzo mio ». « Avanti piano, allora » disse Roger. « Avanti piano » ripeté Thomas Hudson. David continuò a recuperare meno lenza ma il pesce era in una posizione più sicura. Poi la lenza riprese a filare e Roger gridò: « Ferma » e Thomas Hudson toccò la frizione e mise la barca in folle. « E ferma » disse. Roger era chino su David e il ragazzo puntava i piedi e tirava a sé la canna e la lenza, piano piano, scivolava via. « Frenalo un pochino, Davy » disse Roger. « Lo faremo sudare. » « Non vorrei che se la svignasse » disse David. Ma strinse il freno. « Non scapperà » disse Roger. « Non con quel freno. » La lenza continuava a filare ma la canna si era piegata e il ragazzo, per resistere alla tensione, continuava a puntare i piedi contro il legno della poppa. Poi la lenza smise di filare. « Ora puoi riguadagnarne un po' » disse Roger al ra gazzo. « Si è messo a girare in cerchio e ora sta tornando. Recupera tutta quella che puoi. » Il ragazzo abbassò la canna e girò la manovella, poi alzò; lasciò che la canna si raddrizzasse; abbassò e girò la ma novella. Stava di nuovo recuperando molta lenza. « Va bene così? » chiese. « A meraviglia » disse Eddy. « Ce l'ha nel gozzo, Davy. L'ho capito da come ha saltato. » Poi, mentre il ragazzo alzava, la lenza riprese a filare. « Diavolo » disse David. « Va bene » disse Roger. « E così che deve andare. Ades so si sta allontanando. Quando girava verso di te, hai po tuto recuperare. Ora, però, se la sta riprendendo. » Lento e regolare, mentre David scaricava sulla lenza tutta la tensione che poteva sopportare, il pesce si riprese tutta la lenza che il ragazzo aveva appena recuperato e un po' di più. Poi il ragazzo riuscì a fermarlo. « Benissimo. Lavoratelo, adesso » disse tranquillamente Roger. « Ha allargato un po' il cerchio ma ora sta tornando indietro. » Ormai Thomas Hudson usava i motori solo di tanto in tanto per tenere il pesce a poppa. Cercava di fare per il ragazzo tutto quello che la barca poteva fare e il ragazzo e la lotta col pesce li affidava a Roger. A suo modo di ve dere, non c'era altro da fare. Al giro seguente il pesce guadagnò ancora un po' di lenza.
Continuò a guadagnare durante l'altro giro. Ma sul muli nello il ragazzo aveva ancora quasi una metà della lenza. Continuava a lavorarsi il pesce proprio come un provetto pescatore e a eseguire disciplinatamente ogni volta che Ro ger gli ordinava di fare qualcosa. Ma cominciava a essere stanchissimo e il sudore e l'acqua salata gli avevano for mato delle incrostazioni saline sulla schiena e sulle spalle brune. « Due ore giuste » disse Eddy a Roger. « Come va la testa, Davy? » « Benissimo. » « Ti duole? » Il ragazzo scosse il capo. « Meglio che bevi un po' d'acqua, stavolta » disse Eddy. David annuì e bevve quando Andrew gli accostò il bic chiere alle labbra. « Come ti senti, Davy, veramente? » gli chiese Roger, piegandosi su di lui. « Bene. Tutto tranne la schiena, le gambe e le braccia. » Per un attimo chiuse gli occhi e si aggrappò alla canna che s'impennava mentre la lenza riprendeva a filare nonostante la stretta del freno. « Non ho voglia di parlare » disse. « Ora puoi recuperarne un altro po' » disse Roger, e il ragazzo si rimise al lavoro. « David è un santo e un martire » disse Tom a suo pa dre. « Nessuno ha un fratello come David. Ti secca se parlo, papà? Questa storia mi rende terribilmente nervoso. » « Parla pure, Tommy. Siamo preoccupati tutti e due. » « E sempre stato magnifico, sai » disse Tom. « Non è certo un genio né un atleta come Andy. E solo fantastico. Lo so che è quello al quale vuoi più bene ed è giusto perché lui è il migliore di noi e immagino che questo debba fargli bene altrimenti non glielo lasceresti fare. Certo, però, che m'innervosisce. » Thomas Hudson gli mise un braccio sulla spalle e virò, guardando verso poppa, con una mano sola sul timone. « Il guaio, Tommy, è quello che gli farebbe se l'obbli gassimo a rinunciare. Roger e Eddy sanno quello che fanno e io so che gli vogliono bene e che non gli lascerebbero fare quello che non può fare. » « Ma per lui non c'è limite, papà. Davvero. Farà sempre quello che non può fare. » « Tu fidati di me e io mi fiderò di Roger e Eddy. » « D'accordo. Ma ora voglio pregare per lui. » « Fallo » disse Thomas Hudson. « Perché hai detto che è quello al quale voglio più bene? » « Così dovrebbe essere. » « E a te che voglio bene da più tempo. » « Non pensiamo né a me né a te. Preghiamo per Davy, tutti e due. »
« Bene » disse Thomas Hudson. « Ora senti. Lo abbiamo preso all'amo a mezzogiorno in punto. Tra poco comincerà a esserci un po' d'ombra. Credo anzi che un po' d'ombra ci sia già. Ora faccio girare la barca, piano piano, in modo che Davy possa stare all'ombra. » Thomas Hudson gridò giù a Roger: « Se per te va bene, Roge, vorrei farla girare piano piano e mettere Davy al l'ombra. Dal momento che sta girando in cerchio, non credo che il pesce ci troverà una grande differenza, e in tanto saremo sulla sua rotta ». « Ottimo » disse Roger. « Avrei dovuto pensarci io. » « Non c'è stato nemmeno un po' d'ombra, finora » disse Hudson. Poi girò la barca, lentissimamente, facendola ruo tare sulla poppa, con una manovra così precisa che non persero un metro di lenza. Ora la testa e le spalle di David erano all'ombra della parte poppiera della cabina. Eddy stava asciugando con una salvietta il collo e le spalle del ragazzo e mettendogli dell'alcool sulla schiena e sulla nuca. « Come andiamo, Davy? » gli gridò Tom junior. « Magnificamente » disse David. « Ora sono meno preoccupato » disse Tom junior. « Sai, a scuola uno diceva che David era un mio fratellastro, mica un fratello vero, e allora io gli ho detto che non c'erano fratellastri nella nostra famiglia. Però vorrei non essere sempre così ansioso, papà. » « Ti passerà. » « In una famiglia come la nostra qualcuno dovrà pure preoccuparsi » disse Tom junior. « Tu, però, non mi pre occupi più. Ora è David quello che mi preoccupa. Forse sarebbe meglio che preparassi qualche altra cosa da bere. Posso pregare mentre lo faccio. Ne vuoi uno, papà? » « Volentieri. » « Eddy, forse, ne avrà un gran bisogno » disse il ra gazzo. « Devono essere quasi tre ore. E in tre ore Eddy si è fatto solo un bicchierino. Non sono certo stato molto attento. Perché credi che il signor Davis non ne voglia, papà? » « Direi che non ha voluto bere mentre David era così impegnato. » « Forse dirà di sì, ora che Davy è all'ombra. Comunque vado a chiederglielo. » Scese in coperta. « No, Tommy, grazie » disse Roger, e Thomas Hudson udì le sue parole. « Non ha bevuto niente in tutto il giorno, signor Da vis » insisté Tom. « Grazie, Tommy » disse Roger. « Bevi tu una birra per me. » Poi si rivolse a chi stava al timone. « Avanti piano, Tom. Viene meglio da questa parte. » « Avanti piano » ripeté Thomas Hudson. Il pesce continuava a girare a grande profondità, ma
nella direzione che ora aveva preso la barca stava restrin gendo il suo cerchio. Era la direzione in cui voleva muo versi. Adesso era anche più facile vedere l'inclinazione del la lenza. Era più facile vedere la sua vera inclinazione assai più profonda nell'acqua scura col sole dietro la barca e Thomas Hudson si sentiva più tranquillo a virare in sieme al pesce. Era una fortuna, pensava, che fosse una giornata così calma, perché sapeva che David non avreb be mai potuto resistere alla fatica che gli sarebbe costa to prendere all'amo un pesce come quello, anche con un mare non troppo agitato. Ora che David era all'ombra e il mare continuava a mantenersi calmo Thomas Hudson cominciava a sentirsi un po' meglio. « Grazie, Tommy » sentì Eddy che diceva, e poi il ra gazzo venne su per la scaletta col suo bicchiere avvolto nel tovagliolino e Thomas Hudson assaggiò, bevve un sorso e sentì il freddo che aveva l'asprezza del cedro, l'aroma tico gusto di vernice dell'angostura e il gin che induriva la leggerezza del latte di cocco gelato. « Va bene, papà? » chiese il ragazzo. Aveva preso dalla ghiacciaia una bottiglietta di birra che al sole andava co prendosi di fredde gocce di sudore. « E eccellente » disse suo padre. « Ci hai anche messo una buona dose di gin. » « Per forza » disse Tom junior. « Il ghiaccio si scioglie così in fretta. Ci vorrebbero come dei supporti isolanti per i bicchieri, così il ghiaccio non si scioglierebbe. Voglio stu diare qualcosa, a scuola. Credo che potrei farli con dei blocchi di sughero. Forse posso farteli per Natale. » « Attento a Davy, ora » disse suo padre. David stava lavorandosi il pesce come se la lotta fosse appena cominciata. « Guarda com'è stretto di fianchi » disse Tom junior. « Ha il petto e la schiena che sono uguali. E un po' come se fosse incollato insieme. Però ha anche i muscoli delle braccia più lunghi che si possano trovare. Non sono meno lunghi dietro che davanti. Il bicipite e il tricipite, volevo dire. Certo che è fatto in uno strano modo, papà. E uno strano ragazzo e, accidenti, è il fratello migliore che si possa avere. » Giù nel pozzetto Eddy aveva vuotato il suo bicchiere e stava di nuovo asciugando la schiena di David con una salvietta. Poi gli deterse il petto e le lunghe braccia. « Tutto a posto, Davy? » David annuì. « Senti » gli disse Eddy. « Ho visto un adulto, un uomo grande e grosso, con due spalle come quelle di un toro, dar si per vinto e abbandonare la lotta a metà del lavoro che su quel pesce hai già fatto tu. » David non interruppe la sua azione neppure per un attimo. « Un uomo grande e grosso. Tuo padre lo conosce, e
anche Roger. Allenato. Uno che pesca sempre. Aveva preso all'amo il pesce più maledettamente grosso che un uomo avesse mai preso e se l'è fatta sotto e ha dato forfait solo perché soffriva. Il pesce lo ha fatto soffrire e lui ha get tato la spugna. Non mollare, Davy. » David non disse niente. Risparmiava il fiato e si dava da fare, abbassando la canna, alzando e girando la ma novella. « Questo pesce della malora è così forte perché è un maschio » disse Eddy. « Se fosse una femmina avrebbe ce duto da un pezzo. Le sarebbero scoppiate le budella o il cuore o le ovaie. Tra i pesci di questa specie è il maschio il più forte. Tra tanti altri pesci è la femmina. Ma non tra i pesci spada. Questo ha una forza straordinaria, Davy. Ma tu lo prenderai. » La lenza riprese a filare e David chiuse gli occhi un mo mento, puntò i piedi nudi contro il fasciame, tirò indietro la canna con tutte le sue forze e rimase immobile. « Così va bene, Davy » disse Eddy. « Sforzati solo quando è necessario. Lui è qui sotto che gira in cerchio. Ma il freno lo fa sudare e continua a stancarlo a poco a poco. » Eddy voltò la testa e guardò giù e da come strizzava gli occhi Thomas Hudson capì che guardava il grosso orologio di ottone sulla parete della cabina. « Sono le tre e cinque, Roger » disse. « Gli stai addosso da tre ore e cinque minuti, Davy, figliolo. » Erano al punto in cui David avrebbe dovuto cominciare a riguadagnare lenza. Ma invece la lenza continuava a filare con preoccupante regolarità. « Sta tornando a inabissarsi » disse Roger. « Attento, Davy. E a posto la lenza, Tom? » « Io la vedo a posto » disse Thomas Hudson. Non era ancora molto inclinata e dall'alto della cabina la si vedeva sprofondare per parecchi metri giù nell'acqua. « Può darsi che voglia andare giù a morire » disse Thomas Hudson al ragazzo più grande, parlando a bassissima voce. « Sarebbe un disastro, per Davy. » Tom junior scosse il capo e si morse le labbra. « Tienilo più che puoi, Davy » Thomas Hudson sentì dire Roger. « Stringi il freno e non mollare. » Il ragazzo strinse il freno fin quasi al punto di rompere sia la canna che la lenza e poi tenne duro, puntellandosi per resistere il meglio possibile alla trazione, mentre la lenza continuava a filare e a sparire nell'acqua. « Stavolta quando lo fermerai credo che lo avrai messo fuori combattimento » disse Roger a David. « Ferma, Tom. » « E ferma » disse Thomas Hudson. « Ma forse posso fare un po' di marcia indietro. » « Bene. Provaci. » « Ora vado » disse Thomas Hudson. Risparmiarono un po' di lenza, facendo marcia indietro, ma non tanta, e la
lenza aveva perduto quasi tutta la sua angolazione e appariva quasi verticale. Sul mulinello, poi, ce n'era meno della prima volta, quando se l'erano vista brutta. « Dovrai sporgerti dalla poppa, Davy » disse Roger. « Do vrai allentare un po' il freno per sfilare l'impugnatura. » David allentò il freno. « Ora metti l'impugnatura nel puntale. Tienilo stretto per la vita, Eddy. » « Oh Dio, papà » disse Tom junior. « Ora quello va fino in fondo al mare. » David era ormai in ginocchio sulla poppa, con la canna così piegata che la punta spariva sott'acqua, l'impugnatura nel cilindro di cuoio del puntale legato alla cintola. Andrew lo teneva per i piedi e Roger s'inginocchiò accanto a lui per studiare la lenza nell'acqua e quel poco che c'era ancora sul rocchetto. Rivolto a Thomas Hudson, scosse il capo. Sul mulinello non ce n'erano più di venti metri e ora David aveva mezza canna sott'acqua. Poi sul mulinello ne restavano una quindicina. Poi ce n'erano meno di dieci. Poi la lenza smise di filare. Il ragazzo era sempre mezzo giù dalla barca e quasi tutta la canna era nell'acqua. Ma la lenza non filava più. « Rimettilo sul seggiolino, Eddy. Piano, piano » disse Ro ger. « Quando è possibile, volevo dire. Lo ha fermato. » Eddy aiutò David a tornare sul seggiolino, stringendolo alla vita perché un guizzo improvviso del pesce non sbal zasse il ragazzo fuoribordo. Eddy lo fece adagiare piano piano sul seggiolino e David infilò l'impugnatura della canna nel puntale fisso e puntò i piedi e tirò con tutte le sue forze. Il pesce si mosse. « Tira solo quando vuoi recuperare un po' di lenza » disse Roger a David. « Per il resto lascia che tiri lui. Intanto cerca di riposarti, tranne quando te lo lavori. » « Lo hai preso, Davy » disse Eddy. « Ormai non ti può più scappare. Vacci piano e lo ammazzerai. » Thomas Hudson spostò la barca un po' in avanti, piano, per avere il pesce più a poppa. L'ombra aveva ormai coperto tutta la poppa. La barca navigava lentamente verso il largo e non un alito di vento turbava la superficie dell'oceano. « Papà » disse Tom junior a suo padre. « Gli ho guardato i piedi mentre preparavo da bere. Sanguinano. » « Se li è escoriati strusciandoli contro il fasciame. » « Credi che potrei metterci un cuscino? Un cuscino per spingerci sopra? » « Va' giù a chiederlo a Eddy » disse Thomas Hudson. « Ma non disturbare Davy. » Si era ormai a metà della quarta ora di lotta. La barca con tinuava a navigare verso il largo e David, con Roger at taccato alla parte posteriore del seggiolino, issava il pesce con gesti regolari. Ora David sembrava più in forma di quello che era stato un'ora prima ma Thomas Hudson lo
vedeva bene là dove i calcagni mostravano il sangue che gli era colato dai piedi. Brillava al sole come una lacca. « Come vanno i piedi, Davy? » domandò Eddy. « Non mi fanno male » disse David. « Quelle che mi fanno male sono le mani e le braccia e la schiena. » « Potrei metterci sotto un cuscino. » David scosse il capo. « Si appiccicherebbero, credo » disse. « Si appiccicano. Non mi fanno male. Davvero. » Tom junior salì sul secondo ponte e disse: « Ha i piedi tutti rovinati. E si sta rovinando anche le mani. Prima gli sono venute le vesciche e ora sono tutte scoppiate. Cristo, papà. Non so ». « E lo stesso che se dovesse pagaiare contro una corrente molto forte, Tommy. O come se dovesse continuare ad ar rampicarsi su per una montagna o a cavalcare essendo stan co morto. » « Lo so. Ma starsene qui a guardare senza far niente è terribile quando si tratta di tuo fratello. » « Lo so, Tommy. Ma c'è sempre un momento in cui i ragazzi devono fare certe cose se mai vogliono diventare uomini. Ecco Davy a che punto è. » « Lo so. Ma quando vedo quei piedi e quelle mani non so, papà. » « Se il pesce l'avessi preso tu, vorresti che Roger o io te lo togliessimo? » « No. Vorrei prenderlo a costo di morire. Ma vederlo fare a Davy è un'altra cosa. » « Dobbiamo pensare a quello che prova lui » disse suo padre. « E a quello che conta per lui. » « Lo so » disse Tom junior, disperato. « Ma per me è solo Davy. Vorrei che il mondo non fosse com'è e che niente dovesse succedere ai fratelli. » « Anch'io » disse Thomas Hudson. « Tu sei un ragazzo straordinariamente buono, Tommy. Ma cerca di capire, ti prego, che da un pezzo avrei interrotto tutto questo se non sapessi che se David prenderà quel pesce avrà qualcosa dentro per tutta la vita, qualcosa che gli renderà più facile tutto il resto. » Eddy parlò proprio allora. Era tornato a guardare dentro la cabina alle sue spalle. « Quattro ore giuste, Roger » disse. « Farai meglio a bere un sorso d'acqua, Davy. Come ti senti? » « Bene » disse David. « So io cosa posso fare di concreto » disse Tom junior. « Preparerò qualcosa da bere per Eddy. Tu ne vuoi, papà? » « No. Questo lo salterò » disse Thomas Hudson. Tom junior scese sottocoperta e Thomas Hudson guardò David che lavorava lentamente, stancamente ma regolarmen te; Roger che si piegava su di lui e gli rivolgeva la parola a bassa voce; Eddy che a poppa studiava l'inclinazione della
lenza nell'acqua. Thomas Hudson si sforzava d'immaginare come doveva essere laggiù dove stava nuotando il pesce spada. Era buio, naturalmente, ma forse il pesce ci vedeva come ci vedono i cavalli. E doveva fare un gran freddo. Chissà se il pesce era solo o se magari non ce n'era un altro che nuotava con lui. Altri pesci non ne avevano visti ma questo non provava che il pesce fosse solo. Poteva essercene un altro, con lui, là al buio e al freddo. Thomas Hudson si stava chiedendo perché il pesce si fosse fermato l'ultima volta che era sceso così a fondo. Non raggiungeva, il pesce, la sua massima profondità possibile, come un aereo la quota di tangenza? O la trazione eserci tata, piegandosi, dalla canna, il freno applicato alla lenza e la resistenza dell'attrito di questa nell'acqua lo avevano tanto scoraggiato che ora esso nuotava quieto quieto nella di rezione in cui voleva andare? Saliva solo un po', regolar mente, mentre David lo tirava con la canna, saliva docil mente per ridurre l'odiosa tensione che lo tratteneva? Thomas Hudson pensava che probabilmente le cose stava no così e che forse David avrebbe incontrato altre grosse difficoltà, con lui, se il pesce era ancora forte. Tom junior aveva portato a Eddy la sua bottiglia e Eddy aveva bevuto un lungo sorso e poi aveva pregato Tom di metterla nella cassetta delle esche perché restasse al fresco. « E a portata di mano » aggiunse. « Se vedrò Davy battersi con questo pesce ancora per molto finirò per diventare un maledetto ubriacone. » « Te la porterò io ogni volta che ne hai bisogno » disse Andrew. « Non portarmela quando ne ho bisogno » gli disse Eddy. « Portamela quando te la chiedo. » Il ragazzo più grande era tornato su da Thomas Hudson e insieme videro Eddy chinarsi su David e guardarlo at tentamente negli occhi. Roger stava attaccato al seggiolino e badava alla lenza. « Ora senti, Davy » disse Eddy al ragazzo, guardandolo bene in faccia. « Mani e piedi non vogliono dir niente. Fan no male e non sono belli da vedersi ma stanno benissimo. Così un pescatore finisce per ridursi mani e piedi, e la prossima volta andrà meglio. Ma la testa, perdio, la testa è a posto? » « A posto » disse David. « Allora che Dio ti benedica e non mollare quel figlio di puttana perché presto lo tireremo su. » « Davy » disse Roger al ragazzo. « Vuoi che lo prenda io? » David scosse il capo. « Non ti daresti mica per vinto » disse Roger. « Sareb be solo una cosa ragionevole. Potrei prenderlo io o potrebbe prenderlo tuo padre. » « Ho fatto qualcosa che non va? » chiese David con
asprezza. « No. Ti sei comportato benissimo. » « Allora perché dovrei dargliela vinta? » « Perché ti sta conciando per le feste, Davy » disse Roger. « E non voglio che ti faccia del male. » « il: lui che ha l'amo in bocca, maledizione » disse David con voce incerta. « Non mi sta conciando per le feste. Io sì invece che lo concio per le feste. Quel figlio di puttana. » « Sfogati pure, Davy » disse Roger. « Quel maledetto figlio di puttana. Quel lurido figlio di puttana. » « Piange » disse Andrew, che era salito sul secondo ponte e ora guardava il fratello con Tom junior e con suo padre. « Parla così per non piangere. » « Chiudi il becco, cowboy » disse Tom junior. « Me ne frego se mi ammazza, quel lurido figlio di put tana » disse David. « Oh Cristo. Io non lo odio. Gli voglio bene. » « Taci, ora » disse Eddy a David. « Risparmia il fiato. » Lanciò un'occhiata a Roger e Roger si limitò ad alzare le spalle. « Se ti vedo uscire dai gangheri un'altra volta » disse Eddy « quel pesce lo tiro su io. » « Io sono sempre fuori dai gangheri » disse David. « Solo perché non lo dico mai, nessuno se ne accorge. Non è che ora sia peggio. Sono solo le parole. » « Be', ora taci e pigliatela comoda » disse Eddy. « Sta calmo e zitto e non lo molleremo più. » « Non lo mollerò » disse David. « Mi spiace di averlo insultato. Non ho niente contro di lui. Credo che sia la cosa più bella del mondo. » « Andy, vammi a prendere quella bottiglia di alcool puro » disse Eddy. « Voglio sciogliergli i muscoli delle braccia e delle spalle e delle gambe » disse a Roger. « Non voglio più usare quell'acqua gelata per paura che gli vengano i crampi. » Guardò nella cabina e disse: « Cinque ore e mezzo pre cise, Roger ». Poi si rivolse a David: « Ora non sei troppo accaldato, eh, Davy? ». Il rag« Zzo scosse il capo. « Era quel sole a picco di mezzogiorno che mi faceva paura » disse Eddy. « Ormai non ti succederà più niente, Davy. Pigliatela comoda e dà una bella lezione a questo vecchio pesce. Dobbiamo tirarlo su prima che annotti. » David annuì. « Papà, hai mai visto una lotta come questa? » chiese Tom junior. « Sì » disse Thomas Hudson. « Molte? » « Non saprei, Tommy. Ci sono dei pesci terribili in que sto Golfo. Poi ce ne sono di enormi che sono facili da prendere. »
« Perché alcuni sono più facili? » « Perché invecchiano e ingrassano, credo. Certuni credo che siano quasi abbastanza vecchi per morire. Poi, si capi sce, alcuni dei più grossi si ammazzano da soli a furia di salti. » Da molto tempo non si vedevano barche all'orizzonte e cominciava a farsi tardi ed erano molto al largo tra l'isola e il grande faro delle Isaacs. « Prova ancora una volta, Davy » disse Roger. Il ragazzo inarcò la schiena, facendo leva sui piedi pun tati, e la canna, invece di restare immobile, prese a solle varsi lentamente. « Comincia a venire » disse Roger. « Avvolgi la lenza e riprova. » Il ragazzo tornò a sollevare la canna e di nuovo recuperò un po' di lenza. « Viene su » disse Roger a David. « Continua così, senza fermarti. » David si mise a lavorare come una macchina, o meglio come un ragazzo molto stanco che lavorava come una mac china. « Ci siamo » disse Roger. « Questa volta viene su dav vero. Avanti di un soSo, Tom. Vediamo di portarcelo a babordo, se è possibile. » « Avanti di un soffio » disse Thomas Hudson. « Usate giudizio » disse Roger. « Bisogna tirarlo su pian piano fin dove Eddy lo possa arpionare e noi si possa met tergli un cappio intorno al collo. Il finale lo prenderò io. Tommy, tu vieni quaggiù a manovrare il seggiolino e a vedere che la lenza non s'imbrogli sulla canna quando io prendo il finale. Tieni sempre libera la lenza, nel caso mi tocchi di lasciarlo andare. Andy, tu dà a Eddy tutto quello che vuole e passagli il cappio e il mazzuolo appena te li chiede. » Ora il pesce veniva su regolarmente e David non rom peva il ritmo dell'azione. « Tom, meglio che tu venga giù e ti metta qui al timone » gridò Roger verso il secondo ponte. « Stavo giusto arrivando » gli disse Thomas Hudson. « Scusa » disse Roger. « Davy, se quello scappa e io devo lasciarlo andare ricordati di tenere su la canna. Molla il freno appena prendo il finale. » « Fa su bene la lenza, figliolo » disse Eddy. « Non lasciare che ti s'ingarbugli proprio adesso. » Thomas Hudson si lasciò cadere dal ponte superiore nel pozzetto e prese il timone e i comandi. Non era più tan to facile vedere giù nell'acqua come dal secondo ponte ma era più comodo in caso di emergenza e più agevoli era no le comunicazioni. Faceva uno strano effetto trovarsi allo stesso livello dell'azione dopo averla seguita dall'alto per tante ore, pensò. Era come scendere da un palco sulla
scena o schierarsi ai bordi del ring o premere contro la rete metallica di una pista. Tutti sembravano più grossi e più vicini ed erano tutti più alti e non accorciati dalla prospettiva. Vedeva bene le mani insanguinate e i piedi stillanti di David, che sembravano laccati, e le vesciche che le cinghie gli avevano fatto venire sulla schiena e l'espressione quasi disperata del suo viso quando girava la testa alla fine di ogni strappo. Guardò in cabina e l'orologio di ottone gli disse che erano le sei meno dieci. Il mare appariva diverso, ora che gli era tanto vicino, e guardandola dall'ombra e dietro la canna piegata di David, la lenza bianca spariva obliquamente nell'acqua scura e la canna si abbassava e si alzava regolarmente. Eddy era inginocchiato a poppa con l'arpione tra le mani lentigginose e maculate dal sole e guardava giù nell'acqua quasi purpurea nel tentativo di avvi stare il pesce. Thomas Hudson vide i nodi della fune sul l'impugnatura dell'arpione e la sagola legata al puntaletto di poppa e poi tornò a guardare la schiena di David, le sue gambe tese e le lunghe braccia che reggevano la canna. « Lo vedi, Eddy? » chiese Roger dal suo posto dietro il seggiolino. « Non ancora. Tira, Davy, senza strappare. » David continuava a tirare, alzando la canna, abbassan dola, e girando la manovella; con la bobina ormai carica di lenza; recuperando un bel tratto di lenza ogni volta che azionava il mulinello. A un tratto il pesce s'immobilizzò e la canna si piegò in due verso l'acqua e la lenza riprese a filare. « No. Non può essere » disse David. « Perché no? » chiese Eddy. « Non si può mai dire. » Ma poi David riprese ad alzare lentamente, vincendo la resistenza del pesce, e dopo il primo lento movimento la lenza tornò ad avvolgersi sulla bobina senza intoppi e con la stessa velocità di prima. « Ha resistito un momento solo » disse Eddy. Col vec chio cappello di feltro sulla nuca, scrutava giù nell'acqua, limpida, scura e purpurea. « Eccolo » disse. Thomas Hudson lasciò prontamente il timone per affac ciarsi alla poppa. Il pesce era visibile, a grande profondità, rimpicciolito dalla distanza e deformato dalla prospettiva, ma nel breve tempo che Thomas Hudson impiegò per os servarlo le sue dimensioni aumentarono progressivamente. Non con la stessa rapidità di un aereo che atterrando si di rige verso di te, ma con la stessa regolarità. Thomas Hudson mise un braccio su una spalla di David e tornò al timone. Poi sentì Andrew dire: « Oh, guarda telo » e questa volta lo vide dal posto del timoniere, giù nell'acqua profonda e bene a poppa, ormai tinto di bruno e cresciuto enormemente come mole e come lunghezza.
« Tieni la barca così com'è » disse Roger senza voltarsi indietro e Thomas Hudson rispose: « Così com'è ». « Oh Dio, guardatelo » disse Tom junior. Ormai era proprio enorme, più grosso di tutti gli altri pesci spada che Thomas Hudson avesse mai visto. Ora tutta la sua immensa mole non era più bruna ma azzurra e purpurea, e il pesce nuotava lento e regolare nella stessa direzione in cui andava la barca; a poppa dell'imbarcazione e sulla destra di David. « Continua a tirare, Davy » disse Roger. « Sta arrivan do proprio bene. » « Avanti di un soffio » disse Roger, guardando il pesce. « Avanti di un soffio » rispose Thomas Hudson. « Tienila fatta su » disse Eddy a David. E Thomas Hud son vide il moschettone del finale uscire gocciolando dal l'acqua. « Avanti ancora un po' » disse Roger. « Vado avanti ancora un po' » ripeté Thomas Hudson. Teneva d'occhio il pesce e cercava di procedere affiancato in modo che la poppa fosse a brevissima distanza da lui. Ora vedeva bene tutta la sua immensa sagoma purpurea, la spada lunga e larga sul muso, la tagliente pinna dorsale tra le spalle, e l'enorme coda che lo spingeva avanti quasi senza muoversi. « Avanti ancora di un soffio » disse Roger. « Avanti di un soffio. » David, ormai, aveva il finale a portata di mano. « Pronto, Eddy? » chiese Roger. « Certo » disse Eddy. « Tienilo d'occhio, Tom » disse Roger, e si sporse dalla mastra per impadronirsi del finale. « Molla il freno » disse a David e cominciò lentamente a issare il pesce, tirando il robusto cavo per averlo a por tata dell'arpione. Il pesce veniva su nell'acqua lungo e largo come un grosso tronco. David lo teneva d'occhio e ogni tanto alzava lo sguardo alla punta della canna per accertarsi che la lenza non si fosse ingarbugliata. Per la prima volta dopo sei ore la schiena e le braccia e le gambe non erano in tensione e Thomas Hudson vide i muscoli delle sue gambe contrarsi e tremare. Eddy era curvo sul bordo con l'arpione e Roger stava issando il pesce con un'azione lenta e regolare. « Dovrebbe pesare più di cinque quintali » disse Eddy. Poi aggiunse, pianissimo: « Roger, guardi che l'amo lo regge per un pelo. » « Ci arrivi? » chiese Roger. « Non ancora » disse Eddy. « Continui a tirarlo su, piano piano. » Roger continuava a issare il cavo metallico e il grosso pesce saliva lentamente verso la barca. « Si stacca » disse Eddy. « E sospeso a un filo. »
« Ci arrivi, adesso? » chiese Roger. Il suo tono non era mutato. « Non ancora » disse Eddy con la stessa voce piana. Ro ger issava il pesce con tutta la delicatezza di cui era capa ce. Poi, tirando, si raddrizzò di colpo, ogni resistenza era cessata, e stringeva tra le mani il finale ciondolante. « No. No. No. Dio mio, no » disse Tom junior. Eddy allungò il braccio, arpionando l'acqua, e poi si lasciò scivolare fuoribordo nel tentativo di piantare l'ar pione nel pesce, se l'avesse raggiunto. Non servì a nulla. Il grosso pesce era là sospeso nel l'abisso come un immenso uccello purpureo e Doi lenta mente si mosse. Lo videro tutti sprofondare, farsi sempre più piccolo e sparire. Il cappello di Eddy galleggiava sul mare in bonaccia e lui si teneva attaccato al manico dell'arpione. L'arpione era legato alla sagola fissata al puntaletto di poppa. Roger abbracciò David e Thomas Hudson vide le spalle del ra gazzo sussultare. Ma lo lasciò a Roger. « Metti fuori la scaletta perché Eddy possa tornare a bordo » disse a Tom junior. « Prendi la canna di Davy, Andy. Staccala. » Roger tolse il ragazzo dal seggiolino e lo portò fino alla cuccetta dal lato di tribordo del pozzetto e ve lo depose. Le braccia di Roger erano intorno a David e il ragazzo giaceva sulla cuccetta a faccia in giù. Eddy venne su fradicio e gocciolante, e cominciò a sve stirsi. Andrew gli ripescò il cappello con l'arpione e Tho mas Hudson andò sottocoperta a prendere una camicia e un paio di calzoni per Eddy e una camicia e un paio di short per David. Tolti l'amore e la pietà per David, notò, stupito, di non provare nulla. Tutti gli altri sentimenti si erano consumati nella lotta. Quando tornò su David era disteso, nudo, bocconi sulla cuccetta, e Roger lo stava strofinando con un po' di ovatta imbevuta di alcool. « Mi brucia sulle spalle e qui sull'osso sacro » disse David. « Stia attento, signor Davis, per favore. » « E dove ti sei tutto spellato » gli disse Eddy. « Tuo padre ti medicherà le mani e i piedi col mercurocromo. Quello non fa male. » « Mettiti questa camicia, Davy » disse Thomas Hudson. « Non prendere freddo. Va' a prendergli una delle coperte più leggere, Tom. » Thomas Hudson spennellò di mercurocromo i punti in cui le cinghie avevano spellato la schiena del ragazzo e lo aiutò a infilare la camicia. « Sto bene » disse David con voce atona. « Posso avere una Coca, papà? » « Certo » disse Thomas Hudson. « Tra poco Eddy ti porterà anche una tazza di brodo. » « Non ho fame » disse David. « lion potrei mangiare. »
« Aspetteremo un po' » disse Thomas Hudson. « So come ti senti, Davy » disse Andrew quando portò la Coca. « Come mi sento non lo sa nessuno » disse David. Thomas Hudson diede al figlio più grande la rotta da seguire sulla bussola per ritornare all'isola. « Sincronizza i motori a trecento, Tommy » disse. « Quan do fa buio avvisteremo il faro e allora ti darò una corre zione di rotta. » « Vieni a darmi una controllata una volta ogni tanto eh, papà? Ti senti anche tu depresso come me? » « Non c'è niente da fare. » « Eddy ha fatto il possibile » disse Tom junior. « Non tutti si tufferebbero in quest'oceano per inseguire un pesce. » « Eddy ce l'aveva quasi fatta » disse suo padre. « Avrebbe potuto essere un inferno per lui nell'acqua con l'arpione piantato in quel pesce. » « Eddy se la sarebbe cavata benissimo » disse Tom junior. « Sono sincronizzati bene? » « Ascoltali » disse suo padre. « Non guardare solo i contagiri. » Thomas Hudson raggiunse la cuccetta e si sedette vi cino a David. Il ragazzo era avvolto nella coperta leggera e Eddy gli stava medicando le mani e Roger i piedi. « Ciao, papà » disse e guardò Thomas Hudson e poi distolse lo sguardo. « Mi spiace moltissimo, Davy » disse suo padre. « Hai sostenuto con quel pesce spada la più bella lotta che io abbia mai visto disputare. Compreso Roger e chiunque altro. » « Grazie mille, papà. Ma non parliamone, ti prego. » « Posso fare qualcosa per te, Davy? » « Vorrei un'altra Coca, per piacere » disse David. Thomas Hudson trovò una bottiglietta di Coca-Cola nel ghiaccio della cassetta delle esche e l'aprì. Sedette vicino a David e il ragazzo bevve la Coca reggendola con la mano che gli aveva medicato Eddy. « Preparo subito una tazza di brodo. Si sta scaldando » disse Eddy. « Vuole che scaldi un po' di chili, Tom? C'è anche un'insalata di frutti di mare. » « Scaldiamo un po' di chili » disse Thomas Hudson. « E da stamattina che non si mangia. Roger, poi, non ha bevuto niente in tutto il giorno. » « Mi sono appena scolato una birra » disse Roger. « Eddy » disse David. « Quanto pesava secondo te? » « Più di cinque quintali » disse Eddy. « Grazie per esserti buttato in mare » disse David. « Gra zie mille, Eddy. » « Diavolo » disse Eddy. « Che altro si poteva fare? » « Credi davvero che pesasse cinque quintali, papà? » domandò David.
« Sicuro » rispose Thomas Hudson. « Non ho mai visto una bestia più grossa in vita mia, fosse un pesce spada o un pesce sega. » Il sole era tramontato e la barca avanzava sul mare cal mo, viva di motori, fendendo veloce le stesse acque attra verso le quali si erano mossi così lentamente per tutte quelle ore. Anche Andrew, adesso, si era seduto sulla sponda del l'ampia cuccetta. « Ciao, cowboy » gli disse David. « Se tu lo avessi preso » disse Andrew « saresti forse diventato il ragazzo più famoso del mondo. » « Io non voglio diventare famoso » disse David. « Di ventatelo pure voi. » « Noi lo saremmo diventati perché siamo tuoi fratelli » disse Andrew. « Dico davvero. » « Io sarei diventato famoso perché sono tuo amico » disse Roger. « Io sarei diventato famoso perché ho governato la bar ca » disse Thomas Hudson. « E Eddy per averlo arpionato. » « Eddy dovrebbe essere famoso comunque » disse An drew. « Tommy sarebbe famoso perché ha preparato tanta roba da bere. Per tutta la tremenda battaglia Tommy li ha tenuti riforniti. » « E il pesce? Non sarebbe famoso? » domandò David. Ormai si era rimesso. O almeno così sembrava, dalle sue parole. « Sarebbe il più famoso di tutti » disse Andrew. « Sa rebbe immortale. » « Speriamo che non gli sia successo nulla » disse David. « Speriamo che stia bene. » « Starà benissimo, ne sono sicuro » disse Roger. « Da come l'hai preso all'amo e da come si è battuto, credo proprio che fosse in piena forma. » « Un giorno vi dirò com'è stato » disse David. « Dillo subito » insisté Andy. « Ora sono stanco morto e poi sembra una pazzia. » « Dillo subito. Di'qualcosa » disse Andrew. « Non so se dovrei. Eh, papà? » « Continua » disse Thomas Hudson. « Be' » disse David con gli occhi ermeticamente chiusi. « Nei momenti peggiori, quando ero più stanco, non riu scivo più a capire chi di noi due fosse il pesce. » « Capisco » disse Roger. « Poi ho cominciato ad amarlo più di ogni altra cosa sulla terra. » « Vuoi dire che lo amavi sul serio? » chiese Andrew. « Sì. Lo amavo sul serio. » « Cristo » disse Andrew. « Questo non lo capisco. » « Lo amavo tanto che quando l'ho visto venire a galla non resistevo più » disse David, sempre con gli occhi chiusi.
« Non volevo che questo: vederlo più da vicino. » « Lo so » disse Roger. « Ora non me ne importa un accidente se l'ho perduto » disse David. « Me ne infischio dei primati. Credevo che m'importasse ma non è vero. Sono contento che stia bene e sono contento di star bene anch'io. Non siamo nemici. » « Grazie per avercelo detto » disse Thomas Hudson. « Grazie a lei, signor Davis, per quello che ha detto quando mi è scappato » disse David sempre con gli occhi chiusi. Cosa gli avesse detto Roger, Thomas Hudson non lo seppe mai. Capitolo 10. Quella notte, nella calma pesante che precede il levarsi del vento, Thomas Hudson sedette in poltrona e si sforzò di leggere. Gli altri erano tutti a letto ma lui sapeva di non poter dormire e voleva leggere fino a farsi venir sonno. Non riuscendo nemmeno a leggere, ripensò a quella gior nata. La passò tutta in rassegna, dall'alba al tramonto, ed ebbe l'impressione che tutti i suoi figli tranne Tom si fossero molto allontanati da lui, o lui da loro. David era andato via con Roger. Thomas Hudson voleva che da Roger David prendesse tutto quello che poteva, perché Roger era sicuro e disinvolto in azione quanto era goffo e incerto nella vita e nel lavoro. David era sempre un mistero per suo padre. Un mistero molto amato. Ma Roger lo capiva meglio di lui. Thomas Hudson era felice che si capissero così bene, ma quella notte provava un po' d'invidia e un po' di nostalgia. Poi, non gli era piaciuto il modo di agire di Andrew, anche se sapeva che Andrew era Andrew e ancora un bambino e che era sleale giudicarlo. Non aveva fatto niente di male e in realtà si era comportato benissimo. Ma c'era qualcosa, in lui, di cui non ci si poteva fidare. Che modo miserabile ed egoista di pensare alle persone che si amano, pensò. Perché non ripensi a questa giornata senza analizzarla e farla a pezzi? Va' a letto, ora, si disse, e mettiti a dormire. Al diavolo tutto il resto. E domani riprendi il ritmo della tua vita. Non avrai qui i ragazzi an cora per molto. Cerca almeno di renderli felici. Ci ho pro vato, si disse. Ci ho provato sinceramente, anche con Ro ger. E sei stato felice anche tu, si disse. Sì, certo. Ma qual cosa mi ha terrorizzato anche, oggi. Allora si disse: vera mente, c'è qualcosa che ti terrorizza tutti i giorni. Va' a letto e forse dormirai bene. Ricorda che vuoi farli felici anche domani. Durante la notte si levò un gran vento di sud-ovest e alle prime luci del giorno aveva raggiunto quasi la forza di una tempesta. Le palme si piegavano e le persiane sbattevano
e le cartacce volavano ed enormi frangenti si rovesciavano sulla spiaggia. Quando Thomas Hudson scese a fare colazione, Roger era già uscito. I ragazzi dormivano ancora e lui lesse la posta arrivata dal continente sul battello che una volta alla setti mana portava ghiaccio, carne, verdura fresca, bombole di gas e altre provviste. Il vento soffiava così forte che quando Thomas Hudson spiegò una lettera sul tavolo, per tenerla ferma dovette metterci sopra una tazzina. « Vuole che chiuda le porte? » chiese Joseph. « No. Solo se comincia a rompersi qualcosa. » « Il signor Roger è andato a fare una passeggiata sulla spiaggia » disse Joseph. « Ha preso per di là, verso l'estre mità dell'isola. » Thomas Hudson continuò a leggere la posta. « Ecco il giornale » disse Joseph. « Gliel'ho stirato. » « Grazie, Joseph. » « Signor Tom, è vero del pesce? Quello che mi ha detto Eddy? » « Cosa ti ha detto? » « Di com'era grosso e che l'ha avuto a un dito dal l'arpione? » « E vero. » « Dio Onnipotente. Se non fosse arrivato quel battello e non avessi dovuto stare qui per il ghiaccio e la roba da mangiare sarei venuto anch'io. Io mi sarei tufiato dietro il pesce e lo avrei colpito con l'arpione. » « Anche Eddy si è tuffato » disse Thomas Hudson. « Non me lo ha detto » disse Joseph, contrariato. « Vorrei ancora un po' di caffè, Joseph, per piacere, e un altro pezzo di papaia » disse Thomas Hudson. Aveva fame e il vento continuava ad aguzzargli l'appetito. « Il battello non ha portato della pancetta? » « Forse ne posso trovare un po' » disse Joseph. « Quan to mangia, lei, stamattina. » « Per piacere, di'a Eddy di venire qui. » « Eddy è andato a casa a farsi curare l'occhio. » « Cos'ha fatto all'occhio? » « Qualcuno gli ha dato un pugno. » Thomas Hudson credeva di sapere perché una cosa si mile aveva potuto succedere. « C'è andato di mezzo solo l'occhio? » « Ha preso una bella batosta » dìsse Joseph. « Perché non gli credevano, nei diversi bar. Non crederanno mai alla storia che racconta. Certo che è un peccato. » « Dove si sono picchiati? » « Dappertutto. In tutti i posti dove non gli credevano. Non c'è ancora nessuno che gli crede. Più tardi, poi, dice va di non credergli anche la gente che non ne sapeva nulla, tanto per indurlo a menar le mani. Dev'essersi battuto con tutti gli attaccabrighe dell'isola. Stasera, com'è vero che lei
sta facendo colazione, verranno su da Middie Key solo per mettere in dubbio la sua parola. Ci sono un paio di picchia tori abbastanza indigesti giù a Middie Key, in quel cantiere. » « Sarà meglio che si faccia accompagnare dal signor Ro ger » disse Thomas Hudson. « Oh, ragazzi » disse Joseph illuminandosi tutto. « Que sta è la notte che ci divertiamo. » Thomas Hudson bevve il caffè e mangiò la papaia gelata con qualche goccia di cedro fresco e altre quattro fette di pancetta che gli aveva portato Joseph. « Vedo che ha un ottimo appetito » disse Joseph. « Quan do la vedo così, mi viene voglia di preparare qualcosa di buono. » « Mangio molto. » « Mica sempre » disse Joseph. Tornò con un'altra tazza di caffè e Thomas Hudson se la portò alla scrivania per scrivere le due lettere che dove vano partire col postale. « Va' su a casa di Eddy e fagli fare l'elenco di quello che ci serve, così l'ordiniamo al battello » disse a Joseph. « Poi portalo a me da controllare. C'è un po' di caffè per il signor Roger? » « Il suo l'ha già bevuto » disse Joseph. Thomas Hudson finì le due lettere al tavolo da lavoro al piano di sopra e Eddy arrivò con la lista delle provviste per il battello della settimana dopo. Eddy sembrava piutto sto malridotto. L'occhio era ancora chiuso e la bocca e le guance erano gonfie. Anche un orecchio era gonfio. Aveva messo del mercurocromo sulla bocca, dove c'erano dei tagli, e il vivace colore del disinfettante gli dava un'aria tutt'altro che tragica « Non mi è andata niente bene ieri sera » disse. « Credo che capitino tutte a me, Tom. » « Perché non pianti tutto, per oggi, e non vai a casa a riposarti un po'? » « A casa mi sento peggio » disse. « Andrò a letto presto stasera. » « Piantala di cacciarti in tutte queste risse » disse Tho mas Hudson. « Non serve a niente. » « Proprio a me lo viene a dire? » disse Eddy attraverso il rosso delle labbra gonfie e spaccate. « Ho sempre aspet tato che la verità e la giustizia prevalessero e poi ce n'era sempre uno nuovo che la verità e la giustizia le pigliava a calci nel culo. » « Joseph ha detto che ti sei picchiato con un sacco di gente. » « Finché qualcuno non mi ha portato a casa » disse Eddy. « Credo che fosse quel cuor d'oro di Benny. Lui e il vigile, probabilmente sono stati loro a impedire che mi facessi male. » « Stai male, ora? »
« Sto male e non sto male. Diavolo, avrebbe dovuto esserci anche lei, Tom. » « Meno male che non c'ero. C'è stato qualcuno che ha cercato veramente di farti del male? » « Non credo. Volevano solo dimostrarmi che avevo tor to. Il vigile mi ha creduto. » « Sì? » « Sissignore. Lui e Bobby. Gli unici due che mi abbiano creduto, sicuro. Chi mi aveva colpito per primo, ha detto il vigile che lo avrebbe messo dentro. Stamattina mi ha chiesto se c'era qualcuno che mi aveva colpito per primo. Gli ho detto di sì, ma che li avevo colpiti prima io. E stata una gran brutta notte, Tom. Sul mio onore, una gran brutta notte. » « Vuoi davvero preparare il pranzo? » « Perché no? » disse Eddy. « Il battello ci ha portato le bistecche. Vera lombata di manzo. Dovrebbe vederla. Pensavo di farle con purè di patate, salsa e fagioli di Spagna. Per l'insalata abbiamo quel cespo di lattuga e dei pompel mi freschi. I ragazzi vorrebbero un dolce, e col ribes in sca tola che abbiamo si può fare una magnifica torta. Per finire, col battello è arrivato anche il gelato. Che ne dice? Voglio imbottirlo come si deve, quel diavolo di un David. » « Cosa pensavi di fare quando ti sei tuffato in acqua con l'arpione? » « Volevo piantargli la punta dell'arpione proprio sotto la pinna, dove l'avrebbe ucciso quando avesse tirato la corda, e poi battermela al più presto e ritornare a bordo. » « Com'era, sott'acqua? » « Era grosso come un dinghy, Tom. Tutto purpureo, e l'occhio sembrava grosso com'è lunga la sua mano. L'oc chio era nero e sotto lui era color argento e la spada era terribile da vedere. Continuava a sprofondare, piano piano, e non ho potuto raggiungerlo perché il manico di quell'arpione era troppo leggero. Non sono riuscito a im mergermi. E così non è servito a niente. » « Ti ha guardato? » « Non saprei. Era come se fosse là e non gli importasse più di niente. » « Credi che fosse stanco? » « Credo che fosse finito. Credo che avesse deciso di arrendersi. » « Un pesce come quello non lo vedremo mai più. » « No. Mai più in vita nostra. E ormai ne ho buscate abbastanza per non avere più alcun desiderio di convincere gli altri a credermi. » « Voglio dipingerlo per David. » « Allora lo faccia proprio così com'era. Non lo faccia ridicolo come uno di quelli ridicoli che dipinge lei. » « Voglio dipingerlo più fedelmente di una fotografia. » « Così mi piace quando lei dipinge. »
« Sarà difficilissimo dipingere la parte sott'acqua. » « Verrà come quel quadro della tromba marina giù da Bobby? » « No. Questo sarà diverso, ma spero che venga meglio. Comincio subito a fare qualche schizzo. » « Mi piace quel quadro della tromba marina » disse Eddy. « Bobby, quello è matto per il suo quadro, e riesce a far credere a tutti che ci sono proprio state tutte quelle trombe marine, quando vedono il suo quadro. Ma questo sarà duro da dipingere, col pesce nell'acqua. » . « Credo di poterlo fare » disse Thomas Hudson. « Non potrebbe dipingerlo anche mentre salta, eh? » « Forse sì. » « Li faccia tutti e due, Tom. Lo faccia mentre salta e poi con Roger che lo tira su col finale e Davy sul seggiolino e io a poppa. Possiamo farlo fotografare. » « Comincerò gli schizzi. » « Se ha bisogno di qualcosa, mi chiami » disse Eddy. « Sono in cucina. Dormono ancora i ragazzi? » « Tutti e tre. » « Diavolo » disse Eddy. « Non m'importa più di niente dopo quel pesce. Oggi, però, bisogna fare un buon pasto. » « Vorrei avere una mignatta per quell'occhio. » « Diavolo, non me ne importa un cavolo dell'occhio. Ci vedo benissimo. » « Lasciamoli dormire finché vogliono, i ragazzi. » « Joe, me lo dirà lui quando si sono alzatiJ e io gli servirò la colazione. Se si alzano troppo tardi gli porterò una cola zione leggera, così non si rovineranno l'appetito per il pranzo. Non ha visto quel pezzo di carne che è arrivato? » « No. » « Dio sa se costa cara ma è una carne magnifica, Tom. Nes suno su quest'isola ha mangiato della carne come quella in vita sua. Vorrei proprio sapere come sono le bestie che danno una carne così. » « Le allevano in poco spazio » disse Thomas Hudson. « E sono più larghe che lunghe. » « Devono essere ben grasse, perdio » disse Eddy. « Vor rei proprio vederne una viva. Qui nessuno macella mai una vacca finché non sta per morire di fame. La carne è amara. La gente dell'isola diventerebbe matta davanti a un pezzo di carne come quella che ci hanno portato. Non la riconosce rebbero. Probabilmente li farebbe ammalare. » « Devo finire queste lettere » disse Thomas Hudson. « Scusi, Tom. » Quando ebbe finito la posta, rispondendo ad altre due lettere d'affari che aveva pensato di rinviare al battello della settimana dopo, controllando la lista della roba oc corrente per la settimana dopo e riempiendo un assegno per le provviste della settimana più il secco dieci per cento che il governo faceva pagare su tutte le merci importate
dal continente, Thomas Hudson andò giù al battello che stava caricando al molo del governo. Il comandante stava ricevendo gli ordini dagli isolani per generi alimentari, tes suti, medicinali, ferramenta, pezzi di ricambio e tutta la roba che arrivava sull'isola dal continente. Il battello stava ca ricando gamberetti e frutti di mare e aveva il ponte coperto di conchiglie e fusti vuoti di benzina e gasolio, e gli isolani facevano la coda nel vento impetuoso in attesa del loro turno di entrare nella cabina. « Tutto a posto, Tom? » gridò capitan Ralph a Thomas Hudson dalla finestrella della cabina. « Ehi, esci da questa cabina, ragazzo, e aspetta il tuo turno » disse a un grosso negro con un cappello di paglia. « Ho dovuto sostituire alcune cose. Com'era la carne? » « Eddy dice che è magnifica. » « Bene. Dammi pure le lettere e la lista. C'è mare grosso, fuori. Voglio essere al largo con la prossima marea. Scusa ma ho molto da fare. » « Ci vediamo la settimana prossima, Ralph. Non voglio farti perdere tempo. Grazie tante, figliolo. » « La settimana prossima cercherò di portare tutto. Ti servono dei soldi? » « No. Non ho ancora finito quelli della settimana scorsa. » « Sono pieno di quattrini, se ne vuoi. Va be'. Ora a te, Lucius, cos'è che ti rode? Come hai deciso di spendere i tuoi soldi questa volta? » Thomas Hudson risalì la banchina, dove i negri ride vano di ciò che il vento faceva ai vestiti di cotone delle donne e delle ragazze, e poi percorse la strada di corallo fino al Ponce de Leòn. « Tom » disse il signor Bobby. « Entra e siediti. Perdio, dove sei stato? Abbiamo appena finito di spazzare e il lo cale è ufficialmente aperto. Entra, su, e beviti la migliore della giornata. » « E un po' prestino. » « Sciocchezze. C'è qui un'ottima birra d'importazione. Abbiamo anche la Dog's Head. » Cacciò una mano in una tinozza piena di ghiaccio, aprì una bottiglia di Pilsner e la porse a Thomas Hudson. « Il bicchiere non ti serve, eh? Butta giù questa e poi decidi se vuoi da bere o no. » « Così finirò per non lavorare. » « E chi se ne sbatte? Lavori già troppo. Hai delle respon sabilità verso te stesso, Tom. La tua vita, unica e sola. Non puoi mica dipingere dalla mattina alla sera. » « Siamo usciti con la barca, ieri, e non ho lavorato. » Thomas Hudson stava guardando la grande tela delle trombe marine appesa al muro in fondo alla sala. Era un buon quadro, pensò Thomas Hudson. Oggi come oggi, pen sò, uno dei migliori che potesse fare. « Ho dovuto appenderlo più in alto » disse Bobby. « Un cliente si è talmente eccitato, ieri sera, che ha cercato di
saltare nella scialuppa. Gli ho detto che se me lo sfondava gli sarebbe costato diecimila dollari. La stessa cosa gli ha detto il vigile. Al vigile è venuta un'idea per un quadro che vorrebbe farti dipingere da attaccare in casa sua. » « Di che si tratta? » « Non ha voluto dirlo. Solo che gli era venuta un'ottima idea e che aveva intenzione di discuterla con te. » Thomas Hudson stava esaminando la tela attentamente. Mostrava certi segni di usura. « Perdio, certo che è bella robusta » disse Bobby fiera mente. « L'altra sera un cliente lancia un urlo e tira un boccale pieno di birra contro la colonna di una delle trombe marine cercando di fracassarla. Nessuno avrebbe mai detto che qualcosa l'aveva colpita. Non c'era una sola ammacca tura. Con la birra che colava dappertutto, come se piovesse. Perdio, Tom, certo che l'hai fatta bella robusta. » « Però non credo che durerà a lungo, se continuano a trattarla così. » « Perdio » disse Bobby. « A me sembra ancora intatta. Ma ho deciso io stesso di appenderla più in alto. Quel cliente di ieri mi ha fatto davvero paura. » Porse a Thomas Hudson un'altra bottiglia di Pilsner ghiacciata. « Tom, volevo dirti quanto mi dispiace per il pesce. Co nosco Eddy da quando eravamo piccoli e non l'ho mai sentito dire una bugia. Sulle cose importanti, cioè. Se in sistevi per sapere la verità, volevo dire. » « E stato un vero peccato. Non ho voglia di parlarne con nessuno. » « Così va bene » disse Bobby. « Volevo solo che tu sa pessi quanto mi dispiace. Perché non finisci quella birra e non bevi qualcosa? Non vorrai che cominciamo così presto con le malinconie. Cosa ti farebbe sentir meglio? » « Mi sento già abbastanza bene. Oggi pomeriggio pen serei di lavorare e non voglio avere la testa confusa. » « Oh be', se non riesco a vincere la tua resistenza, forse verrà qualcuno con cui riuscirò. Guarda quell'accidente di uno yacht. Dev'essersela vista brutta a fare la traversata col poco pescaggio che ha. » Thomas Hudson guardò fuori dalla porta aperta e vide l'imbarcazione, bella, bianca e simile a una casa galleg giante, risalire il canale. Era una di quelle barche da no leggio che lasciavano i porti del continente per andar giù tra le Florida Keys e in una giornata come quella di ieri, calma e piatta, avrebbe potuto attraversare la Corrente del Golfo senza incidenti. Ma oggi doveva essersela vista brutta, pescando così poco e con tutte le sovrastrutture che aveva. Thomas Hudson si stava chiedendo come aves se fatto, con quel mare, a superare la fascia dei frangenti. Il panfilo venne su per il porto ancora un po', cercando un posto dove gettare l'ancora, e Thomas Hudson e Bobby
lo guardavano dalla soglia del locale, tutto bianco e ottone lucido e con la gente a bordo tutta in bianco. « Clienti » disse il signor Bobby. « Speriamo che sia gente simpatica. Non abbiamo più avuto un panfilo di quelle dimensioni da quando è finita la stagione dei tonni. » « Chi è? » « Mai vista prima. Bella barca, però. Anche se non è fatta per il Golfo. » « Saranno partiti a mezzanotte, quando il mare era cal mo, e la burrasca li avrà colti a metà strada. » « Più o meno » disse Bobby. « Deve avere ballato pa recchio. C'è un mare molto cattivo. Ee', tra poco vedremo chi sono. Tom, lascia che ti prepari qualcosa, ragazzo mio. Quando non bevi mi rendi nervoso. » « Va bene. Fammi un gin and tonic. » « Niente acqua tonica. L'ultima cassetta l'ha presa Joe. » « Allora un whisky sour. » « Con whisky irlandese e niente zucchero » disse Bobby. « Tre. Ecco Roger. » Thomas Hudson lo vide attraverso la porta aperta. Roger entrò nel locale. Era scalzo, e indossava un paio di pantaloni scoloriti e una vecchia maglietta da pescatore, a righe, ristretta dalle molte lavature. Quando si piegò in avanti e mise le braccia sul banco si videro i muscoli della sua schiena guizzare sotto il ieggero tessuto della maglietta. Nella penombra del locale di Bobby, la sua pelle appariva molto scura e i suoi capelli erano striati dal sole e dal sale marino. « Dormono ancora » disse a Thomas Hudson. « Qual cuno ha picchiato Eddy. Hai visto? » « Non hanno fatto che picchiarsi tutta la sera » disse Bobby. « Niente di grave. » « Non mi va che se la prendano con Eddy » disse Roger. « Non è stato niente di grave, Roger » assicurò Bobby. « Eddy aveva bevuto e sfidava tutti quelli che non crede vano alle sue parole. Nessuno gli ha fatto niente di male. » « Ho dei rimorsi a proposito di David » disse Roger a Thomas Hudson. « Non avremmo mai dovuto lasciarglielo tare. » « Starà benissimo » disse Thomas Hudson. « Ha dormito saporitamente. Ma la responsabilità era mia. Ero io che dovevo dare l'ordine. » « No. Ti sei fidato di me. » « E il padre che ha la responsabilità » disse Thomas Hudson. « E io te l'ho ceduta quando non ne avevo alcun diritto. Non è una cosa che si possa delegare. » « Ma io me la sono presa » disse Roger. « Non pensavo che gli facesse male. E nemmeno Eddy. » « Lo so » disse Thomas Hudson. « Non lo pensavo nep pure io. Credevo che in palio ci fosse qualcos'altro. » « Anch'io » disse Roger. « Ma ora sono tormentato dai
rimorsi. » « Io sono suo padre » disse Thomas Hudson. « E stata colpa mia. » « Gran peccato per quel pesce » disse Bobby, servendo whisky sour e prendendone uno anche lui. « Beviamo a uno più grosso. » « No » disse Roger. « Non ho nessuna voglia di vederlo, uno più grosso. » « Che ti piglia, Roger? » chiese Bobby. « Niente » disse Roger. « Vorrei farne un paio di quadri per David. » « Magnifico. Credi di poterlo fare? » « Con un po' di fortuna. Lo vedo ancora bene, e credo di sapere come fare. » « Ci riuscirai benissimo. Puoi fare qualsiasi cosa, tu. Chissà chi c'è su quello yacht? » « Di', Roger, hai portato i tuoi rimorsi in giro per tutta l'isola... » « A piedi nudi » disse lui. « Io i miei li ho portati quaggiù passando dal battello di capitan Ralph. » « Io non sono riuscito a farli tacere passeggiando e non tenterò certo di annegarli in un bicchiere » disse Roger. « Ma devo farti i mici complimenti per questo whisky, Bobby. E veramente squisito. » « Sissignore » disse Bobby. « Te ne faccio subito un altro. Per dare il benservito a quei vecchi rimorsi. » « Non dovevo mettermi a giocare con un ragazzo » disse Roger. « Il figlio di un altro. » « Dipende da quello che ti giocavi. » « No, non è vero. Non si gioca con i bambini. » « Lo so. Io lo so che cosa mi giocavo. E non era un pesce. » « Certo » disse Roger. « Ma era quello al quale non do vevi farlo. Quello al quale non dovevi mai permettere che accadesse una cosa simile. » « Starà benissimo, quando si alzerà. Vedrai. E un ragazzo pieno di risorse. » « E il mio eroe, maledizione » disse Roger. « Andiamo un po' meglio, perdio, da quando il tuo eroe eri tu. » « Ah sì? » disse Roger. « Ma è anche il tuo. » « Lo so » disse Thomas Hudson. « Basterà per tutti e due. » « Roger » disse il signor Bobby. « Tu e Tom non avete nessuna parentela? » « Perché? » « Credevo che foste parenti. Non sembrate troppo diversi. » « Grazie » disse Thomas Hudson. « Ringrazialo anche tu, Roger. » « Molte grazie, Bobby » disse Roger. « Mi trovi davvero somigliante a questo incrocio tra un uomo e un pittore? »
« Sembrate due fratelli, e i ragazzi somigliano a tutti e due. » « Non siamo parenti » disse Thomas Hudson. « Abbiamo vissuto nella stessa città e fatto alcuni degli stessi errori. » « Be', all'inferno » disse il signor Bobby. « Finite di bere e piantatela con tutto questo parlare di rimorsi. Non sta bene a quest'ora del giorno in un bar. Negri, secondi su barche da noleggio, cuochi di yacht, milionari con le mogli, contrabbandieri di alcolici, bottegai, guerci che pescano le tartarughe, figli di puttana, vengono tutti qui a confidarmi i loro rimorsi. Non si devono avere rimorsi, la mattina. Quando soffia un vento come questo, è proprio il momento di farsi una bella bevuta. Basta coi rimorsi. Tanto i rimorsi sono roba vecchia. Da quando hanno la radio, ascoltano tutti la BBC. Non c'è tempo e non c'è posto per i rimorsi. » « L'ascolti anche tu, Bobby? » « Solo il Big Ben. Il resto mi fa inquietare. » « Bobby » disse Roger. « Sei un brav'uomo e sei anche un grand'uomo. » « Né l'uno né l'altro. Ma vedo con piacere che sembri un po' più allegro. » « Lo sono » disse Roger. « Che gente credi che sia quella che è arrivata con lo yacht? » « Clienti » disse Bobby. « Beviamone un altro, così me la sentirò di servirli, chiunque siano. » Mentre Bobby spremeva i cedri e preparava i bicchieri Roger disse a Thomas Hudson: « Non volevo fare del sen timentalismo a proposito di Davy ». « Non l'hai fatto. » « Quello che volevo dire... Oh, diavolo, vediamo di spie garci bene. Era un'osservazione giusta quando hai detto che una volta il mio eroe ero io. » « Non spetta a me fare osservazioni. » « Ma è giusto, per quanto mi riguarda. Il guaio è che nella vita non c'è mai stato nulla di semplice per un pe riodo di tempo molto lungo, perdio, e io invece cerco sempre di semplificare. » « D'ora in poi scriverai onestamente, roba semplice e sincera. E solo l'inizio. » « E se non sono onesto, né semplice e sincero? Credi che possa scrivere così? » « Scrivi come sei, ma senza infingimenti. » « Dovrò sforzarmi di capire meglio, Tom. » « Hai già cominciato. Ricorda che l'ultima volta che ti ho visto prima dell'estate è stato a New York, con quella stronza dei mozziconi. » « Si è uccisa » disse Roger. « Quando? » « Mentre ero su in montagna. Prima che ripartissi per la costa, dove dovevo scrivere il soggetto di quel film. » « Mi spiace » disse Thomas Hudson.
« Ha sempre marciato in quella direzione » disse Roger. « Per fortuna l'ho mollata in tempo. » « Tu non l'avresti mai fatto. » « Chissà » disse Roger. « Certe volte sembrava molto logico. » « Una delle ragioni per cui non lo faresti è che sarebbe proprio un bell'esempio, per i ragazzi. Cosa penserebbe Davy? » « Forse capirebbe. Comunque, quando in quelle faccende arrivi a questo punto, agli esempi non ci pensi molto. » « Questo sì che è sentimentalismo. » Bobby spinse i bicchieri verso di loro. « Roger, da corr.e parli mi sento a terra anch'io. Io sono pagato per ascoltare tutto quello che dice la gente. Ma non voglio sentire i miei amici parlare così. Finiscila, Roger. » « Ho finito. » « Bene » disse Bobby. « Beviamo. C'era qui un signore di New York che stava alla locanda e veniva qui a bere per quasi tutta la giornata. Non faceva che parlare di come si sarebbe ucciso. Per metà dell'inverno ci rese tutti ner vosi come grilli. Tl vigile lo avvertì che era un atto ille gale. Allora io cercai d'indurre il vigile ad avvertirlo che era un atto illegale anche parlarne. Ma il vigile disse che per quello avrebbe dovuto sentire il parere di Nassau. Dopo un certo tempo la gente finì come per abituarsi al suo progetto e allora parecchi bevitori cominciarono a parteggiare per lui. Specie un giorno che parlava con Big Harry e disse a Big Harry che pensava di ammazzarsi e che voleva portarsi dietro qualcuno. « "Io sono il tuo uomo" gli disse Big Harry. "Sono io quello che cercavi." Così allora Big Harry prova a incorag giarlo e dice che dovrebbero andare a New York a pren dersi una sbronza coi fiocchi e continuare a ubriacarsi fino a non poterne più e poi buttarsi dritto nell'oblio dalla parte più alta della città. Credo che per Big Harry l'oblio fosse una specie di sobborgo. Magari un sobborgo irlandese. « Be', il signore che voleva suicidarsi trovò che l'idea era buona e tutti i giorni erano lì che ne parlavano. Altra gente cercò di aggregarsi e propose di formare un'escursione di cercatori della morte e intanto, per i preliminari, di andare a Nassau. Ma Big Harry, lui voleva vedere New York, e fi nalmente confidò al signore deciso a suicidarsi che non po teva più sopportare questa vita e che era pronto a partire. « Big Harry, lui dovette uscire per un paio di giorni a pesca di gamberi per un ordine ricevuto da capitan Ralph e mentre lui era via il signore che voleva suicidarsi comin ciò ad alzare il gomito un po' troppo. Poi prendeva una specie di ammoniaca che veniva dal nord e sembrava che gli facesse passare la sbornia e tornava quaggiù a bere. Ma in un modo o nell'altro quella roba cominciava ad accu mularglisi dentro.
« Ormai lo chiamavano tutti Suicidio e allora io gli dissi: "Suicidio, sarà meglio che la pianti o non camperai tanto a lungo da raggiungere l'oblio". « "Ci vado proprio adesso" fa lui. "Sono in viaggio. E lì che sono diretto. Ecco i soldi per quello che ho bevuto. Ho preso la mia tremenda decisione." « "Ecco il resto" gli dico io. « "Non lo voglio. Tienilo per Big Harry, perché possa bere qualcosa prima di raggiungermi." « E corre fuori e va a buttarsi nel canale dalla banchina di Johnny Black con la marea che viaggia verso il largo e c'è buio e non c'è la luna e nessuno lo vede più finché due giorni dopo le onde non lo ributtano sulla punta. E pensare che quella notte si misero tutti a cercarlo. Per me, doveva aver battuto la testa contro un vecchio masso di cemento e la marea doveva esserselo portato via. Poi venne Big Harry a piangere la sua morte finché non si fu bevuto tutto il resto. Ed era il resto di un biglietto da venti dollari. Allora Big Harrv mi disse: "Sai, Bobby, io credo che il vecchio Suicidio fosse matto". E aveva ragio ne, perché quando i parenti lo mandarono a prendere l'uo mo che arrivò spiegò al commissario che il vecchio Suicidio soflEriva di una cosa che si chiama " manica depressiva " . Tu quella non l'hai mai avuta, eh, Roger? » « No » disse Roger. « E ora credo che non l'avrò mai. » « Così va bene » disse il signor Bobby. « E non farti mettere nel sacco da quella vecchia balla dell'oblio. » « Oblio un corno » disse Roger. Capitolo 11. Fu un pranzo eccellente. Fuori la bistecca era ben ro solata e rigata dalla graticola. Il coltello fendeva l'esterno e dentro la carne era tenera e sugosa. Tolsero tutti quel sugo dal piatto e lo misero sul purè di patate e il sugo formò un lago nel suo cremoso biancore. I fagioloni bian chi, cotti nel burro, erano sodi; il cespo di lattuga era fresco e ricciuto e il pompelmo ben ghiacciato. Il vento aveva messo a tutti una gran fame e Eddy venne su a dare un'occhiata mentre mangiavano. Aveva una bruttissima cera e disse: « Cosa diavolo vi sembra di una carne come quella? ». « E fantastica » disse Tom junior. « Masticatela bene » disse Eddy. « Non sciupatela man giando troppo in fretta. » « Non la puoi masticare troppo o si squaglia » disse Tom junior. « C'è anche il dessert, Eddy? » domandò David. « Certo. Torta e gelato. » « Che bellezza » disse Andrew. « Due pezzi? » « Ce n'è da scoppiare. Il gelato è duro come un sasso. »
« Che torta è? » « Torta di ribes. » « Che qualità di gelato? » « Alla noce di cocco. » « Da dove viene? » « L'ha portato il battello. » Annaffiarono il pasto con una bella tazza di tè freddo e dopo il dessert Roger e Thomas Hudson presero il caffè. « Eddy è un cuoco meraviglioso » disse Roger. « E anche un po' merito dell'appetito. » « La bistecca non era appetito. E nemmeno l'insalata. Né la torta. » « E un cuoco eccellente » ammise Thomas Hudson. « Va bene il caffè? » « Ottimo. » « Papà » chiese Tom junior « se quelli dello yacht vanno dal signor Bobby, possiamo andar giù anche noi a fargli con Andy la scena dell'ubriaco? » « Al signor Bobby potrebbe non piacere. Potrebbe met tersi in urto col vigile. » « Andrò giù a dirlo al signor Bobby e parlerò anche col vigile. Siamo amici. » « D'accordo. Tu dillo al signor Bobby e bada a quando arrivano quelli dello yacht. Con Davy come facciamo? » « Non possiamo portarlo? Andrebbe benissimo. » « Mi metterò le scarpe da tennis di Tom e verrò a pie di » disse David. « Hai già pensato a tutto, Tommy? » « Possiamo farlo strada facendo » disse Tom junior. « Sei sempre capace di rovesciare le palpebre? » « Oh, certo » disse David. « Non farlo adesso, per piacere » disse Andrew. « Non voglio vomitare subito dopo pranzo. » « Per dieci cent ti farei vomitare subito, cowboy. » « Lo So, per piacere, non farlo. Più tardi non avrà impor tanza. » « Vuoi che venga con te? » chiese Roger a Tom junior. « Volentieri » disse Tom junior. « Possiamo studiarla in sieme. » « Andiamo, allora » disse Roger. « Perché non vai a fare un sonnellino, Davy? » « Perché no? » disse David. « Leggerò finché non mi verrà sonno. Tu che fai, papà? » « Lavoro sulla veranda, al riparo dal vento. » « Mi coricherò lì sulla branda e ti guarderò mentre la vori. Ti secca? » « No. Lavorerò meglio. » « Torniamo subito » disse Roger. « E tu, Andy? » « Verrei volentieri a dare un'occhiata. Ma forse è meglio di no, perché quelli potrebbero essere già là. » « Giusto » disse Tom junior. « Sei furbo, cowboy. » Uscirono, e Thomas Hudson lavorò tutto il pomeriggio.
Per un po' Andy restò a guardare e poi se ne andò chissà dove e David guardava e leggeva e non parlava. Thomas Hudson voleva dipingere prima il salto del pe sce, perché ritrarlo nell'acqua sarebbe stato molto più dif ficile, e fece due schizzi, nessuno dei quali di suo gradi mento, e infine un terzo che invece gli piaceva. « Ti sembra che ci siamo, Davy? » « Accidenti, papà, mi sembra formidabile. Ma l'acqua sale con lui quando lui esce dall'acqua, no? Non solo quand'è ripiombato dentro, volevo dire. » « Per forza » convenne suo padre. « Perché deve squar ciarne la superficie. » « E rimasto là sospeso tanto tempo. Chissà che salto deve aver fatto. Immagino che si lasci dietro tante goc cioline, insomma che anche l'acqua sia sospesa in aria, se si riesce a vederlo abbastanza in fretta. Sta salendo o tor nando giù? » « Questo è solo uno schizzo. Io l'ho pensato come se fosse in cima. » « Lo so che è solo uno schizzo, papà. Perdonami se so no un ficcanaso. Non volevo mica criticarti. » « Di'pure quello che vuoi. Mi fa piacere. » « Sai chi potrebbe esserti utile? Eddy. Eddy nede più in fretta di una macchina, di una macchina fotografica vo levo dire, e poi ricorda tutto. Non ti sembra che Eddy sia un grand'uomo? » « Certo che lo è. » « Nessuno, in pratica, sa niente di Eddy. A parte Tom my, naturalmente. A me Eddy piace più di tutti gli altri, dopo di te e dopo il signor Davis. Fa da mangiare come se fosse la sua passione e sa un mucchio di cose e può fare qualsiasi cosa. Guarda cosa ha fatto con lo squalo e guarda come ieri s'è gettato nell'acqua dietro il pesce. » « E stanotte lo hanno picchiato perché non gli crede vano. » « Ma, papà, Eddy non ne fa mica una tragedia. » « No. E un uomo felice. » « Era felice anche oggi, dopo tutte le botte che ha pre so. E sono sicuro che è stato felice di buttarsi dentro die tro il pesce. » « Certo. » « Vorrei che il signor Davis fosse felice come Eddy. » « Il signor Davis è più complicato di Eddy. » « Lo so. Ma ricordo quando era felice, felice e spensie rato. Io il signor Davis lo conosco benissimo, papà. » « Adesso è abbastanza felice. Anche se la spensieratezza l'ha perduta, lo so. » « Non volevo mica dire che la sua spensieratezza fosse una brutta cosa. » « Neanch'io. Ma è come una fiducia in se stesso quella che ha perduto. »
« Lo so » disse David. « Vorrei tanto che la ritrovasse. Forse la troverà quan do si rimetterà a scrivere. Vedi, Eddy è felice perché fa bene qualcosa e la fa tutti i giorni. » « Forse il signor Davis non può fare bene qualcosa tutti i giorni, come te e come Eddy. » « No. E ci sono anche altre cose. » « Lo so. Conosco troppe cose per essere un bambino, papà. Tommy sa venti volte quello che so io e conosce le cose più dannate e non gli fanno male. Mentre tutto quello che so per me è un dolore. E non so perché. » « Vuoi dire che lo senti? » « Lo sento e sento che mi fa qualcosa. E come un pec cato vicario. Se una cosa simile esistesse. » « Capisco. » « Papà, scusami se parlo seriamente. Lo so che non è gentile. Ma lo faccio volentieri, certe volte, perché ci sono tante cose che non sappiamo e poi, quando finalmente le sappiamo, arrivano tutte così in fretta che ti travolgono come un'ondata. Come le onde che ci sono oggi. » « Puoi sempre chiedermi tutto quello che vuoi, Davy. » « Lo so. Grazie mille. Ma ho idea che aspetterò, per certe cose. Ce ne sono alcune, credo, che forse puoi im parare solo per conto tuo. » « Trovi che sia una buona idea fare con Tom e Andy questa scena dell'ubriaco da Bobby? Ricordati che mi so no messo nei guai con l'uomo che diceva che eri sempre ubriaco. » « Ricordo, quando mi aveva visto ubriaco di vino due volte in tre anni, ma non parliamone. Questo da Bobby sarà un buon alibi, caso mai mi capitasse di bere ancora. Se l'ho fatto due volte con quell'uomo, potrei farlo la terza volta. No, io non ci vedo niente di male, papà. » « L'avete recitata ultimamente la scena del finto ubriaco? » « Tom e io ne facciamo di carine. Ma con Andy vengono molto meglio. Andy è una specie di genio, in questo cam po. Riesce a farrie di orribili. Le mie sono speciali. » « Cos'hai fatto negli ultimi tempi? » disse Thomas Hud son rimettendosi a disegnare. « Mi hai mai visto fare il fratello idiota? L'idiota mon goloide? » « Mai. » « Che te ne pare, ora, Davy? » Thomas Hudson gli mo strò lo schizzo. « E bello » disse David. « Ora capisco dove vuoi arri vare. E quando lui è sospeso nell'aria un momento prima di cadere. Posso averlo davvero, il quadro, papà? » « Certo. » « Non lo sciuperò. » « Te ne farò due. » « Così a scuola ne porterò uno solo, e uno lo terrò a
casa dalla mamma. O magari preferiresti tenerlo qui? » « No. Potrebbe piacerle. Parlami delle altre cose che facevate insieme » disse Thomas Hudson. « Ne facevamo di orribili in treno. I treni sono il posto migliore, per via della gente, immagino. Così concentrata non la trovi quasi in nessun posto tranne che sui treni. E poi non possono svignarsela. » Thomas Hudson udì la voce di Roger nell'altra stanza e cominciò a riporre il suo armamentario. Tom junior entrò e disse: « Come andiamo, papà? Hai lavorato bene? Pos so vederlo? ». Thomas Hudson gli mostrò i due schizzi e lui disse: « Mi piacciono tutti e due ». « Ce n'è uno che preferisci? » gli chiese David. « No. Sono molto belli tutti e due » disse lui. Thomas Hudson capì che aveva fretta e che stava pensando ad altro. « Come viene? » gli chiese David. « E formidabile » disse Tom junior. « Sarà meravigliosa se la facciamo bene. Ora sono tutti laggiù e ce li siamo la vorati tutto il pomeriggio. Prima che arrivassero abbiamo visto il vigile e il signor Bobby. Siamo già arrivati al punto che il signor Davis è ubriaco fradicio e io ho cercato di dissuaderlo. » « Non avrai esagerato? » « No, accidenti » disse Tom junior. « Avresti dovuto vedere il signor Davis. Cambiava a ogni bicchiere. Ma solo impercettibilmente. » « Cosa beveva? » « Tè. Bobby l'ha messo in una bottiglia da rum. Per Andy ha riempito d'acqua una bottiglia da gin. » « Come hai cercato di dissuadere il signor Davis? » « L'ho pregato di smettere. Ma in modo che non potes sero sentirmi. Ci sta anche il signor Bobby, solo che lui usa del vero liquore. » « Meglio correre giù subito » disse David. « Prima che il signor Bobby vada troppo in là. Come si sente il signor Davis? » « Magnificamente. E un grande, grandissimo artista, Davy. » « Andy dov'è? » « Giù a provare davanti allo specchio. » « Anche Eddy sarà dei nostri? » « Ci stanno tutti e due, Eddy e Joseph. » « Non si ricorderanno mai cosa devono dire. » « Hanno solo una battuta. » « Eddy una battuta può anche ricordarsela, ma Joseph non lo so. » « Non deve far altro che ripetere quella di Eddy. » « Il vigile ci sta? » « Sicuro. » « Quanti sono, loro? » « Sette con due ragazze. Una carina e una meravigliosa.
E già in pena per il signor Davis. » « Oh, ragazzi » disse David. « Andiamo. » « Come farai ad arrivare là? » chiese Tom junior a David. « Lo porto io » disse Thomas Hudson. « Per piacere, papà, lascia che mi metta le scarpe da tennis » disse David. « Lascia che mi metta le scarpe di Tommy. Camminerò sui lati dei piedi e non mi faranno male e avrò un aspetto migliore. » « D'accordo. Andiamo, allora. Dov'è Roger? » « Sta brindando con Eddy alla sua arte » disse Tom junior. « Oggi non ha bevuto altro che tè, papà. » Fuori il vento continuava a soffiare impetuosamente quando entrarono nel Ponce de Leòn. I passeggeri scesi dallo yacht erano al banco e stavano bevendo dei rum swizzle. Sembravano persone perbene, abbronzate e vestite di bianco, e si spostarono educatamente per farli passare. Due uomini e una ragazza erano all'estremità del banco dove si trovava la slot machine e tre uomini e l'altra ra gazza erano all'altro capo, il più vicino alla porta. Quella dalla parte della slot machine era la ragazza meravigliosa. Ma anche l'altra era molto bella. Roger, Thomas Hudson e i ragazzi entrarono dritti come fusi. David si sforzava persino di non zoppicare. Il signor Bobby guardò Roger e disse: « Ancora qui? ». Roger annuì, disperato, e Bobby mise sul banco, davanti a lui, la bottiglia di rum e un bicchiere. Roger allungò la mano verso la bottiglia e non disse nulla. « Tu bevi, Hudson? » disse Bobby a Thomas Hudson. Aveva sulla faccia un'espressione severa e virtuosa. Tho mas Hudson annuì. « Dovresti farla finita » disse Bobby. « Perdio, c'è un limite a tutto. » « Voglio solo un goccio di rum, Bobby. » « Quella roba che sta bevendo lui? » « No. Bacardi. » Il signor Bobby riempì un bicchiere e lo porse a Thomas Hudson. « Ecco » disse. « Anche se so che non dovrei servirti. » Thomas Hudson trangugiò di colpo il contenuto del bic chiere e si sentì subito allegro e ispirato. « Dammene un altro » disse Thomas Hudson. « Tra venti minuti, Hudson » disse Bobby. E guardò l'orologio dietro il banco. I presenti avevano cominciato a guardarli, ma educa tamente. « Cosa bevi, scavezzacollo? » chiese il signor Bobby a David. « Sai benissimo che ho smesso » gli disse severamente David. « Da quando? » « Lo sai bene, perdio. Da ieri sera. » « Scusami » disse il signor Bobby. E, svelto svelto, buttò
giù un cicchetto. « Come diavolo vuoi che faccia a seguire le tracce di voialtri dannati delinquenti? Tutto quello che ti chiedo è di portare fuori di qui quello Hudson quando ho dei clienti perbene. » « Io bevo senza disturbare nessuno » disse Hudson. « Sarà meglio. » Il signor Bobby tappò la bottiglia da vanti a Roger e la rimise sullo scaffale. Tom junior gli fece un cenno di approvazione e bisbigliò qualcosa all'orecchio di Roger. Roger chinò la testa sulle mani. Poi alzò la testa e indicò la bottiglia. Tom junior scosse il capo. Bobby prese la bottiglia, la stappò e la mise davanti a Roger. « Ammazzati pure, a furia di bere » disse. « Non per derò certo il sonno per te. » Ormai i due gruppi seguivano la scena piuttosto attenta mente; ma sempre con educazione. Erano molto incuriositi ma si trattenevano per educazione e sembravano persone perbene. Allora Roger parlò per la prima volta. « Da' qualcosa da bere al topo, qui » disse a Bobby. « Cosa prendi, figliolo? » chiese il signor Bobby a Andy. « Gin » disse Andy. Thomas Hudson stava bene attento a non guardare quelli dello yacht. Ma ne sentiva gli occhi puntati su di loro. Bobby mise la bottiglia davanti a Andy e di fianco alla bottiglia collocò un bicchiere. Andy riempì il bicchiere e lo alzò nella direzione di Bobby. « Alla sua salute, signor Bobby » disse. « Il primo in tutta la giornata. » « Grazie » disse Bobby. « Come mai così tardi? » « Papà ha ricevuto i soldi » disse David. « I soldi della mamma per il suo compleanno. » Tom junior alzò lo sguardo al viso di suo padre e si mise a piangere. Veramente faceva solo finta di trattenere le lacrime, ma era uno spettacolo ben triste e non sembrava affatto esagerato. Nessuno aprì bocca finché Andy disse: « Vorrei un altro gin, per piacere, signor Bobby ». « Versatelo da solo » disse Bobby. « Povero bambino disgraziato » Quindi si rivolse a Thomas Hudson. « Hud son » disse « bevine un altro e vattene. » « Perché dovrei andarmene, se non do fastidio a nes suno? » disse Thomas Hudson. « Se ti conosco, non sarà così per molto » disse Bobby, in tono vendicativo. Roger additò la bottiglia e Tom junior lo prese per la manica. Aveva frenato le lacrime e stava dimostrandosi un ragazzo forte e coraggioso. « Signor Davis » disse. « No. » Roger tacque e il signor Bobby tornò a mettergli davanti la bottiglia.
« Signor Davis, stasera deve scrivere » disse Tom junior. « Lei sa che stasera ha promesso di scrivere. » « Perché credi che stia bevendo? » gli disse Roger. « Ma signor Davis, lei non doveva bere così quando ha scritto La tempesta. » « Perché non chiudi il becco? » gli disse Roger. Ma Tom junior era un ragazzo paziente, un ragazzo stoi co e coraggioso. « Va bene, signor Davis. Lo faccio solo perché me l'ha chiesto lei. Non potremmo tornare a casa? » « Tu sei un bravo ragazzo, Tom » disse Roger. « Ma noi restiamo qui. » « Ancora per molto .tempo, signor Davis? » « Fino alla fine, perdio. » « Non credo che dovremmo, signor Davis » disse Tom junior. « Veramente. E lei sa bene che se si riduce in quello stato non potrà più scrivere. » « Detterò » disse Roger. « Come Milton. » « Lo so che lei detta meravigliosamente » disse Tom ju nior. « Ma stamattina, quando la signorina Phelps ha prova to a trascrivere il nastro, era quasi tutta musica. » « Sto scrivendo un'opera » disse Roger. « Lo so che lei scriverà un'opera meravigliosa, signor Davis. Ma non crede che prima dovremmo finire il roman zo? Le hanno dato un grosso anticipo, per il romanzo. » « Finiscilo tu » disse Roger. « Ormai la trama dovresti conoscerla. » « Conosco la trama, signor Davis, ed è una trama bellis sima, ma c'è dentro la stessa ragazza che lei ha fatto mo rire in quell'altro libro, e la gente potrebbe confondersi. » « Dumas ha fatto la stessa cosa. » « Piantala di scocciarlo » disse Thomas Hudson a Tom junior. « Come può scrivere se non fai che scocciarlo? » « Signor Davis, non potrebbe farselo scrivere da un buon segretario? Ho sentito dire che una volta i romanzieri fa cevano così. » « No. Troppo caro. » « Vuoi che ti aiuti io, Roger? » chiese Thomas Hudson. « Sì. Tu puoi dipingerlo. » « Magnifico » disse Tom junior. « Davvero, papà? » « Lo dipingerò in una giornata » disse Thomas Hudson. « Dipingilo a testa in giù, come Michelangelo » disse Roger. « Dipingilo così grande che re Giorgio possa leg gerlo senza occhiali. » « Lo dipingerai, papà? » chiese David. « Sì. » « Bene » disse David. « Ecco la prima cosa ragionevole che ho sentito. » « Non sarà troppo difficile, papà? » « No, accidenti. Sarà probabilmente troppo semplice. La ragazza chi è? »
« Quella ragazza che ci mette sempre il signor Davis. » « La dipingo in mezza giornata » disse Thomas Hudson. « Dipingila a testa in giù » disse Roger. « Non dire porcherie » disse Thomas Hudson. « Signor Bobby, posso avere un altro cicchetto? » chiese Andy. « Quanti ne hai avuti, figliolo? » chiese il signor Bobby. « Due soli. » « Va' pure avanti, allora » gli disse Bobby, e gli porse la bottiglia. « Di'un po', Hudson, quando porti quel qua dro fuori di qui? » « Non ti hanno ancora fatto nessuna offerta? » « No » disse Bobby. « E mi ruba dello spazio. Per giun ta, mi rende maledettamente nervoso. Voglio che me lo levi dai piedi. » « Chiedo scusa » disse uno degli uomini dello yacht ri volto a Roger. « E in vendita quella tela? » « Chi glielo ha detto? » disse Roger voltandosi a guardarlo. « Nessuno » disse l'uomo. « Lei è Roger Davis, no? » « Certo, perdio, che sono Roger Davis. » « Se il suo amico ha dipinto quella tela e ora è in ven dita, vorrei discutere il prezzo con lui » disse l'uomo, vol tandosi. « Lei è Thomas Hudson, no? » « Mi chiamo Htldson, sì. » « E in vendita quella tela? » « No » disse Thomas Hudson. « Mi spiace. » « Ma il barista diceva... » « E matto » disse Thomas Hudson. « Oh, intendiamoci, una bravissima persona. Ma è matto. » « Signor Bobby, per favore, posso avere un altro gin? » domandò Andrew molto garbatamente. « Ma certo, caro il mio ometto » disse Bobby, e glielo servì. « Sai cosa dovrebbero fare? Sull'etichetta di quelle bottiglie di gin, al posto di quello stupido grappolo di bacche, dovrebbero mettere il tuo bel faccino bianco e rosso. Hudson, perché non disegni una nuova etichetta per le bottiglie di gin che riproduca la grazia infantile della faccia del piccolo Andy? » « Potremmo lanciare una marca » disse Roger. « C'è già quello che si chiama Old Tom. Perché non mettere in vendita il Merry Andrew? » « Io ci metto i soldi » disse Bobby. « Il gin possiamo farlo qui sull'isola. I ragazzi possono imbottigliarlo e attac care le etichette. Noi possiamo venderlo all'ingrosso e al dettaglio. » « Sarebbe un ritorno all'artigianato » disse Roger. « Co me William Morris. » « Con che cosa lo faremmo, signor Bobby? » chiese Andrew. « Con le lische di pesce » disse Bobby. « E le conchiglie. » Ora quelli dello yacht non guardavano più né Roger né
Thomas Hudson né i ragazzi. Guardavano Bobby e appa rivano piuttosto preoccupati. « A proposito di quella tela » disse uno di essi. « A quale tela intende riferirsi, brav'uomo? » gli chiese Bobby, ingollando alla svelta un altro cicchetto. « Quella grande, laggiù, con le tre trombe marine e l'uo mo nel dinghy. » « Dove? » domandò Bobby. « Là » disse l'uomo. « Chiedo scusa, signore, ma temo che lei abbia bevuto troppo. Questo è un locale rispettabile. Non abbiamo visioni di trombe marine e uomini nei dinghy, qua dentro. » « Quel quadro là, volevo dire. » « Non mi provochi, signore. Non c'è nessun quadro, là. Se qua dentro ci fosse un quadro sarebbe sopra il banco, dov'è il posto dei quadri, e rappresenterebbe una donna nuda lunga distesa come una nave in un bacino di care naggio. » « Quel quadro là, dico. » « Quale quadro, e dove? » « Là. » « Sarò lieto di prepararle un Bromo Seltzer, signore. O di chiamarle un ricsciò » disse Bobby. « Un ricsciò? » « Sì. Un maledettissimo ricsciò, se lo vuole dritto in faccia. Lei sì che è un ricsciò, ecco. E ha bevuto troppo. » « Signor Bobby? » domandò Andy molto educatamente. « Pensa che basti, per me? » « No, mio caro ragazzo. Niente affatto. Serviti pure. » « Grazie, signor Bobby » disse Andy. « E con questo fanno quattro. » « Vorrei che fossero cento » disse Bobby. « Tu sei l'or goglio del mio cuore. » « Di'un po', Hal, perché non ce ne andiamo? » disse uno degli uomini a quello che voleva comprare il quadro. « Vorrei portarmi via quella tela » rispose l'altro. « Se posso averla per un prezzo decente. » « Io vorrei solo andarmene di qui » insisté il primo. « Divertirsi va bene, e non mi tiro indietro. Ma stare a guardare dei bambini che si ubriacano, be', è un po' troppo. » « E proprio gin quello che sta servendo a quel ragazzo? » chiese a Bobby la bella ragazza bionda all'estremità del banco verso la porta. Era una ragazza piuttosto alta con una massa di capelli biondissimi e il viso coperto di lentig gini. Non erano le lentiggini tipiche delle rosse, ma quelle che vengono alle bionde quando hanno una pelle cke al sole si abbronza invece di bruciarsi. « Sissignora. » « Io la trovo una cosa vergognosa » disse la ragazza. « Disgustosa e vergognosa e criminale. » Roger evitò di guardare la ragazza e Thomas Hudson
tenne gli occhi bassi. « Cosa vorrebbe che bevesse, signora? » chiese Bobby. « Niente. Non dovrebbero dargli niente da bere. » « Non mi sembra mica giusto » disse Bobby. « Come sarebbe a dire, giusto? Trova giusto avvelenare un bambino con l'alcool? » « Visto, papà? » disse Tom junior. « L'avevo detto, io, che era un male. » « Andy è l'unico dei tre che beve, signora. Da quando ha smesso lo scavezzacollo, qui » disse Bobby, cercando di farla ragionare. « Le sembra giusto privare l'unico in una famiglia di tre ragazzi di quel po' di piacere che ci trova? » « Giusto! » disse la ragazza. « Io trovo che lei è un mo stro! E lei è un altro mostro » disse a Roger. « E anche lei è un altro mostro » disse a Thomas Hudson. « Siete tutti orribili e vi odio. » Aveva le lacrime agli occhi e voltò le spalle ai ragazzi e al signor Bobby e disse agli uomini che l'accompagna vano: « Nessuno di voialtri intende fiare qualcosa? ». « Per me è uno scherzo » le disse uno degli uomini. « Co me il cameriere sgarbato che assumono alle feste. O come i discorsi a doppio senso. » « No che non è uno scherzo. Quell'uomo orrendo gli serve del gin. E una cosa tragica e spaventosa. » « Signor Bobby? » chiese Andy. « Cinque è il mio limite? » « Per oggi » disse Bobby. « Non vorrei che tu facessi qualcosa che scandalizzasse la signora. » « Oh, fatemi uscire di qui » disse la ragazza. « Non vo glio più vedere. » Si mise a piangere e due uomini l'accompagnarono fuori e Thomas Hudson e Roger e i ragazzi ci rimasero tutti ma lissimo. L'altra ragazza, quella davvero stupenda, si avvicinò. Aveva un viso incantevole e una pelle dorata e una testa di capelli rossi. Portava i pantaloni ma, per quello che poteva vedere Thomas Hudson, aveva una splendida figura, e i ca pelli sembravano di seta e ondeggiavano quando camminava. Thomas Hudson era sicuro di averla già veduta. « Non è vero gin, eh? » disse a Roger. « No. Certo che no. » « Vado fuori a dirglielo » disse lei. « Credo che sia ve ramente sconvolta. » Uscì dal locale e, passando, sorrise. Era una magnifica ragazza. « Ormai è finita, papà » disse Andy. « Possiamo avere una Coca? » « Io vorrei una birra, papà. Se non dà troppo fastidio alla signora » disse Tom junior. « Non credo che una birra dovrebbe sconvolgerla » disse Thomas Hudson. « Posso offrirle da bere? » chiese all'uomo che voleva acquistare il quadro. « Scusate se abbiamo fatto
un po' gli stupidi. » « No. No » disse l'uomo. « Molto interessante. E stato tutto interessantissimo, per me. Affascinante. Artisti e scrit tori mi hanno sempre interessato. Stavate improvvisando tutti? » « Sì » disse Thomas Hudson. « Ora, per quella tela... » « Appartiene al signor Saunders » gli spiegò Thomas Hudson. « Gliel'ho dipinta per fargli un regalo. Non credo che abbia intenzione di venderla. Ma è sua e può farne tutto quello che gli pare. » « Voglio tenermela » disse Bobby. « E ora non mi offra un mucchio di quattrini perché mi metterebbe solo in imbarazzo. » « Vorrei proprio averla io. » « Anch'io, maledizione » disse Bobbv. « E infatti ce l'ho. » « Ma signor Saunders. E una tela troppo preziosa perché lei possa tenerla in un posto come questo. » Bobby cominciava ad arrabbiarsi. « Mi lasci in pace, eh? » disse all'uomo. « Ce la stavamo godendo un mondo. Come da un pezzo non me la godevo, ed ecco che le donne si mettono a frignare e ti rovinano tutto. Lo so, lo so che le sue intenzioni erano buone. Ma che diavolo. Sono sempre le buone intenzioni a mandare tutto a catafascio. La mia vecchia ha delle ottime intenzioni, e non desidera altro che il mio bene, e intanto mi mette in croce ogni giorno che Dio manda in terra. All'inferno le buone intenzioni. E adesso arriva lei e crede di potersi prendere il mio quadro solo perché lo vuole. » « Ma signor Saunders, l'aveva detto lei di portare quel quadro fuori di qui, e che era in vendita. » « Tutte balle » disse Bobby. « E stato quando stavamo scherzando. » « Dunque il quadro non è in vendita. » « No. Il quadro non è in vendita, né da affittare o da dare a nolo. » « Be' » disse l'uomo. « Ecco il mio biglietto da visita, caso mai decidesse di venderlo. » « Grazie » disse Bobby. « Può darsi che Tom ne abbia qualcuno da vendere su a casa sua. Eh, Tom? » « Non credo » disse Thomas Hudson. « Vorrei venire su a vederli » disse l'uomo. « Non c'è niente da vedere, adesso » rispose Thomas Hudson. « Se vuole, le do l'indirizzo della mia galleria di New York. » « Grazie. Le dispiace scrivermelo qui? » L'uomo aveva con sé una penna stilografica e annotò l'indirizzo sul rovescio di uno dei suoi biglietti da visita e un altro biglietto lo diede a Thomas Hudson. Poi l'uomo ringraziò ancora Hudson e chiese se poteva offrirgli da bere. « Può darmi un'idea dei prezzi delle tele più grandi? »
« No » disse Thomas Hudson. « Ma lo potrà sapere dal mercante. » « Andrò a trovarlo appena torno in città. Questa tela è interessantissima. » « Grazie » disse Thomas Hudson. « E proprio sicuro di non volerla vendere? » « Gesù » disse Bobby. « Ma la vuole piantare? Quel quadro è mio. Io ho avuto l'idea e Tom me l'ha dipinto. » L'uomo fece un sorrisetto, come se gli altri avessero ripreso a giocare "agli indovinelli" e lui lo sapesse. « Non vorrei essere insistente... » « Guardi che lei è insistente come una maledetta testug gine di mare » gli disse Bobby. « Su. Ci beva sopra e non parliamone più. Offre la ditta. » I ragazzi stavano parlando con Roger. « E stato bello finché è durato, no, signor Davis? » chiese Tom junior. « Non ho esagerato, vero? » « E stato bellissimo » disse Roger. « Davy, però, non ha avuto molto da fare. » « Stavo giusto preparandomi a fare il mostro » disse David. « L'avresti uccisa, credo » disse Tom junior. « Era già conciata piuttosto male. Stavi per metterti a fare il mostro? » « Avevo già rovesciato le palpebre ed ero pronto a en trare in scena » disse David. « Avevo chinato la testa e stavo preparandomi quando ci siamo interrotti. » « Io non avevo ancora cominciato a fare l'ubriaco. Credo che ormai non avremo più l'occasione di farne un'altra. » « Non è stato fantastico il signor Bobby? » chiese Tom junior. « Ragazzi, lei è stato magnifico, signor Bobby. » « E stato un vero peccato che si sia dovuto smettere » disse Bobby. « E non era ancora arrivato il vigile. Io co minciavo appena a scaldarmi. Ora so come devono sentirsi i grandi attori. » La ragazza rientrò nel locale. Quando varcò la soglia, il vento le modellò il pullover intorno al corpo e le scompi gliò i capelli mentre si rivolgeva a Roger. « Non ha voluto tornare indietro. Ma è tutto sistemato. Sta bene, adesso. » « Beve qualcosa con noi? » le chiese Roger. « Volentieri. » Roger fece le presentazioni e lei disse di chiamarsi Audrey Bruce. « Posso venire su a vedere i suoi quadri? » chiese a Thomas Hudson. « Certo » disse Thomas Hudson. « Vorrei venire con la signorina Bruce » disse l'uomo in sistente. « E suo padre? » gli chiese Roger. « No. Ma sono un vecchissimo amico. » « Allora non può venire » disse Roger. « Dovrà atten dere il Giorno dei Vecchissimi Amici. O chiedere un invito
al comitato. » « Non lo tratti male, la prego » disse lei a Roger. « Temo di averlo già fatto. » « D'accordo. » « Cerchiamo di essere simpatici. » « Va bene. » « Mi è piaciuta, sa, la battuta di Tom sulla ragazza che è sempre la stessa e che figura in tutti i suoi libri. » « Davvero le è piaciuta? » chiese Tom junior. « Non è vero, però. L'ho detto per stuzzicare il signor Davis. » « Ma qualcosa di vero mi pareva che ci fosse. » « Venga su da noi » le disse Roger. « Devo portare i miei amici? » « No. » « Nessuno? » « Ne ha proprio tanto bisogno? » « No. » « Meglio così. » « Quando devo venire su alla casa? » « Quando vuole » disse Thomas Hudson. « M'invitate a pranzo? » « Naturale » disse Roger. « Credo che questa sia un'isola stupenda » disse lei. « So no proprio contenta che siamo tutti tanto simpatici. » « David potrà mostrarle come stava per fare il mostro, quando abbiamo interrotto il nostro numero » disse Andy. « Oh Dio » disse lei. « Non ci mancherà proprio nulla. » « Quanto si ferma? » le chiese Tom junior. « Non so. » « Lo yacht quanto si ferma? » chiese Roger. « Non so. » « C'è qualcosa che sa? » chiese Roger. « Non lo dico per prenderla in giro. » « Poca roba. E lei? » « Io la trovo adorabile » disse Roger. « Oh » disse lei. « Molte grazie. » « Rimarrà qui un po' di tempo? » « Non so. Può darsi. » « Perché non viene subito a bere qualcosa su da noi, in vece di restare a bere qui? » le chiese Roger. « Beviamo qualcosa qui » disse lei. « E tanto carino, qui. » Capitolo 12. Il giorno dopo il vento era cessato e Roger e i ragazzi stavano facendo il bagno e Thomas Hudson era sulla ve randa a lavorare. Eddy aveva detto che per lui nuotare nel l'acqua salata non avrebbe nuociuto ai piedi di David, se poi fosse tornato a medicarli. Così erano entrati tutti in acqua e Thomas Hudson aveva abbassato lo sguardo e ogni tanto li guardava mentre dipingeva. Andava interrogandosi
su Roger e sulla ragazza e siccome l'argomento lo distraeva smise di pensarci. Non poteva far a meno di pensare quanto quella ragazza gli ricordava la madre di Tom junior la prima volta che l'aveva vista. Ma erano già state così tante le ragazze che gliel'avevano fatta ricordare che Thomas Hudson scosse il capo e si rimise al lavoro. Sapeva che a suo tempo avrebbe rivisto quella ragazza ed era sicurissi mo che l'avrebbero incontrata molto spesso. Quello era stato abbastanza chiaro. Be', era decorativa e sembrava molto simpatica. Se gli ricordava la madre di Tommy, pa zienza. Non c'era niente da fare. Non sarebbe stata la prima volta. E Thomas Hudson riprese a lavorare. Sapeva che questo quadro sarebbe venuto bene. Quello difficile sarebbe stato l'altro, col pesce nell'acqua. Forse avrei dovuto tentare prima con quello, pensò. No, meglio finire questo. Potrò sempre lavorare sull'altro quando loro saranno andati via. « Lascia che ti porti io, Davy » sentì dire Roger. « Così non ti sporchi i piedi di sabbia. » « D'accordo » disse David. « Ma aspetti un momento, che prima me li lavo qui nell'acqua. » Roger gli fece traversare la spiaggia e lo portò fino a una sedia a sdraio di fianco all'ingresso che dava sull'oceano. Mentre passavano sotto la veranda per raggiungere la sedia Thomas Hudson sentì David chiedere: « Pensa che verrà su, signor Davis? ». « Non saprei » disse Roger. « Speriamo. » « Non la trova una bella ragazza, signor Davis? » « Incantevole. » « Le siamo simpatici, credo. Signor Davis, cosa fa una ragazza come quella? » « Non so. Non gliel'ho chiesto. » « Tommy è innamorato di lei. Anche Andy. » « E tu? » « Non so. Io non m'innamoro così facilmente come loro. Però ho voglia di vederla ancora. Signor Davis, non sarà mica una puttana, eh? » « Non saprei. Dall'aspetto non si direbbe. Perché? » « Tommy ha detto che lui era innamorato di lei ma che probabilmente era solo una puttana. Andy ha detto che lui se ne fregava se era una puttana. » « Dall'aspetto non si direbbe » ripeté Roger. « Signor Davis, non le sono sembrati un po' strani quegli uomini che l'accompagnavano? » « Sì, certo. » « Cosa fanno degli uomini così? » « Quando viene lo chiederemo a lei. » « Crede che verrà? » « Sì » disse Roger. « Se fossi in te non mi preoccuperei. » « Sono Andy e Tommy che si preoccupano. Io sono in namorato di un'altra. Lo sa. Gliel'ho detto. »
« Ricordo. E questa ragazza le somiglia » gli disse Roger. « L'avrà vista al cinema e si sarà sforzata di essere come lei » disse David. Thomas Hudson continuò a lavorare. Quando la videro avanzare lungo la spiaggia Roger stava medicando i piedi di David. Era scalza e indossava un costume da bagno con una gonna della stessa stoffa e por tava una borsa da spiaggia. Thomas Hudson notò con pia cere che aveva le gambe belle come il viso e come i seni che aveva visto sotto la maglietta. Le braccia erano incan tevoli e la pelle abbronzata dal sole. Aveva un po' di trucco solo sulle labbra, e una bocca bellissima che Thomas Hud son avrebbe visto volentieri senza rossetto. « Salve » disse. « Sono molto in ritardo? » « No » le disse Roger. « Abbiamo già fatto il bagno, ma tra poco io torno in acqua. » Roger aveva portato la sedia di David là dove la spiag gia incominciava, e Thomas Hudson guardò la ragazza men tre si chinava sui piedi di David e le vide i ricciolini alla base del collo, rivolti all'insù, mentre la massa dei capelli cadeva in avanti. Contro la pelle bruna i ricciolini brilla vano al sole come se fossero d'argento. « Costhanno fatto? » chiese. « Poveri piedi. » « Me li sono spellati tirando su un pesce » disse David. « Com'era grosso? » « Non si sa. Mi è scappato. » « Che peccato. » « Niente di grave » disse David. « Ormai è acqua passata. » « Ma si può fare il bagno coi piedi in quello stato? » Roger stava spennellando di mercurocromo i punti spel lati. Le ferite cominciavano a cicatrizzarsi ma la pelle ap pariva un po' raggrinzita dalla lunga immersione nell'acqua salata. « Eddy dice che l'acqua gli fa bene. » « Chi è Eddy? » « Il nostro cuoco. » « E il vostro cuoco è anche il vostro medico? » « Se ne intende, lui, di queste cose » spiegò David. « An che il signor Davis ha detto che potevo farlo. » « Dice qualcos'altro, il signor Davis? » domandò la ra gazza a Roger. « Che è contento di vederla. » « Molto gentile. Come avete ammazzato la serata? » « E morta di morte naturale » disse Roger. « Abbiamo fatto una partita a poker e poi io ho letto un po' e sono andato a dormire. » « Chi ha vinto la partita? » « Andy e Eddy » disse David. « E voialtri cos'avete fatto? » « Abbiamo giocato a sbaraglino. » « Ha dormito bene? » chiese Roger.
« Sì. E lei? » « Magnificamente » disse lui. « Tommy è l'unico di noi che giochi a sbaraglino » disse David alla ragazza. « Gliel'ha insegnato un tizio, un uomo da poco, che si è poi rivelato un finocchio. » « Davvero? Che storia triste. » « Come la racconta Tommy non è poi così triste » disse David. « Non è successo proprio niente di male. » « Io i finocchi li trovo così tristi » disse la ragazza. « Poveri finocchi. » « Questo era buffo, però » disse David. « Perché questo tizio, quest'uomo da poco che ha insegnato a Tommy a giocare a sbaraglino, stava spiegando a Tommy cosa voleva dire essere un finocchio e tutte quelle robe sui greci e Da mone e Pizia e David e Jonathan. Sa, come quando a scuo la ti parlano dei pesci e delle uova e del maschio che le feconda e delle api che fertilizzano il polline e tutte queste cose e Tommy allora gli chiese se avesse mai letto un libro di Gide. Com'è che si chiamava, signor Davis? Non Corydon. L'altro? Quello con Oscar Wilde. » « Si le grain re meurt » disse Roger. « E un libro piuttosto spaventoso che Tommy a scuola si mise a leggere ai compagni. In francese non potevano capirlo, è naturale, ma Tommy era solito tradurre. In gran parte è un libro noiosissimo, ma diventa piuttosto spaven toso quando il signor Gide arriva in Africa. » « L'ho letto » disse la ragazza. « Oh, bene » disse David. « Allora ci siamo capiti. Be', insomma, questo tizio che aveva insegnato a Tommy a giocare a sbaraglino e che poi si rivelò un finocchio rimase stupitissimo quando Tommy accennò a questo libro ma era anche piuttosto contento perché così poteva saltare in bloc co tutta la parte sui fiori e sulle api e allora disse: "Sono proprio contento che tu lo sappia", o qualcosa del genere, e allora Tommy gli disse esattamente, me lo sono imparato a memoria: "Signor Edwards, io ho per l'omosessualità un interesse puramente accademico. La ringrazio moltissimo per avermi insegnato a giocare a sbaraglino e le auguro una buona giornata". « Tommy allora sembrava un gran signore » disse David. « Era appena arrivato in America dopo un lungo periodo in Francia con papà e aveva un'educazione molto raffinata. » « Siete vissuti in Francia anche voi? » « Ci siamo stati tutti, in momenti diversi. Ma Tommy è l'unico che se la ricordi bene. Ha una memoria di ferro, lui. E se la ricorda fedelmente. Lei è mai vissuta in Francia? » « A lungo. » « E andata a scuola là? » « Sì. Fuori Parigi. » « Aspetti che arrivi Tommy allora » disse David. « Tom
my conosce Parigi e dintorni come io conosco gli scogli o le secche di quest'isola. Forse non li conosco neanche tanto bene quanto Tommy conosce Parigi. » La ragazza si era seduta all'ombra della veranda e si faceva scorrere la rena bianca tra le dita dei piedi. « Parlami degli scogli e delle secche » disse. « E meglio che glieli faccia vedere » disse David. « La porterò fuori in barca sulle secche e potremo fare un po' di pesca subacquea, se le piace. E l'unico sistema per cono scere la scogliera. » « Chi c'è sullo yacht? » chiese Roger. « Della gente. Non le piacerebbe. » « Sembravano molto carini. » « Dobbiamo proprio parlare così? » « No » disse Roger. « L'uomo insistente lo conosce già. E il più ricco e anche il più noioso. Non potremmo fare a meno di parlar ne? E tutta brava gente, brava, buona e noiosa come un vecchio professore. » Tom junior arrivò, seguito da Andrew. Erano andati a nuotare parecchio lontano e quando erano usciti dall'acqua e avevano visto la ragazza vicino alla sedia di David ave vano fatto una gran corsa sulla sabbia compatta e Andrew era rimasto indietro. Quando arrivò, aveva il fiato grosso. « Potevi aspettarmi » disse a Tom junior. « Scusa, Andy » disse Tom junior. Poi disse: « Buon giorno. L'abbiamo aspettata, ma poi siamo entrati in acqua ». « Scusate se sono in ritardo. » « Non è in ritardo. Torniamo dentro tutti. » « Io no » disse David. « Andateci pure voi. Io, comun que, ho già parlato fin troppo. » « Non si preoccupi per la corrente » disse Tom junior alla ragazza. « Il fondo si abbassa piano piano. » « E gli squali e i barracuda? » « Gli squali arrivano fin qui solo di notte » le disse Ro ger. « I barracuda non ti disturbano mai. Ti attacchereb bero solo se l'acqua fosse torbida o fangosa. » « Se vedessero lampeggiare qualcosa, e non sapessero di che si tratta, potrebbero attaccare per errore » spiegò David. « Ma non mordono la gente quando l'acqua è limpida. Ce ne sono quasi sempre, di barracuda, là dove andiamo a nuotare noi. » « Te lì vedi fluttuare sulla sabbia a un metro di distan za » disse Tom junior. « Sono curiosissimi. Ma se ne van no sempre. » « Se uno avesse del pesce, però » disse David « come fa cendo della pesca subacquea, e col pesce infilato su una lenza o in un cestello, quelli si avventerebbero sul pesce, ed es sendo così veloci potrebbero colpirti per errore. » « O se nuotassi in un gruppo di muggini o in mezzo a
un grosso banco di sardine » disse Tom junior. « Potreb bero colpirti avventandosi sui pesci del banco. » « Si metta in mezzo, tra Tom e me » disse Andv. « Così nessuno le darà fastidio. » Le onde si rompévano pesantemente sulla spiaggia e i tordi e i beccaccini zampettavano veloci sulla sabbia umida e compatta mentre l'acqua recedeva prima che si rompesse l'ondata successiva. « Credete che dovremmo farlo, il bagno, quando il mare è così mosso e non si vede niente? » « Oh, certo » disse David. « Badi solo a dove mette i piedi prima di mettersi a nuotare. Anche se forse è troppo agitato perché una razza spinosa si nasconda sotto la sabbia. » « Il signor Davis e io baderemo a lei » disse Tom junior. « A lei baderò io » disse Andy. « Se le capita di urtare qualche pesce nella risacca, pro babilmente sono piccoli pompani » disse David. « Vengono con l'alta marea a mangiare le pulci della sabbia. Nell'acqua sono graziosissimi e sono curiosi e amici dell'uomo. » « E un po' come nuotare in un acquario » disse lei. « Andy le insegnerà il modo di far uscire l'aria dai pol moni per mantenersi a una buona profondità » le disse Da vid. « Tom le farà vedere come si evitano i guai con le murene. » « Non cercare di spaventarla, Davy » disse Tom junior. « Noi non siamo grandi re degli abissi come lui. Ma solo perché lui è un re degli abissi marini, signorina Bruce... » « Audrey. » « Audrey » disse Tom, e s'interruppe. « Cosa dicevi, Tommy? » « Non so » disse Tom junior. « Andiamo a fare il bagno. » Thomas Hudson continuò a lavorare ancora un po'. Poi andò giù a sedersi accanto a David e guardò i quattro ba gnanti tra i cavalloni. La ragazza faceva il bagno senza cuf fia e nuotava e s'immergeva con l'agilità di una foca. A parte la potenza, ovviamente inferiore, come nuotatrice non era da meno di Roger. Quando uscirono dall'acqua e si avvia rono verso la casa camminando sulla sabbia compatta, i ca pelli della ragazza erano bagnati e le spiovevano giù dritti cosicché non c'era nulla che le alterasse la forma della testa e Thomas Hudson pensò che non aveva mai visto un viso più incantevole né un corpo più elegante. Tranne uno, pensò. Tranne il più incantevole e il più elegante di tutti. Non pensarci, si disse. Guarda questa ragazza e acconten tati del fatto che è qui. « Com'è stato? » le chiese. « Magnifico » disse la ragazza, e gli sorrise. « Ma non ho visto un solo pesce » disse a David. « Impossibile, con tutta questa spuma » disse David. « A meno di non andarci proprio a sbattere il naso contro. » La ragazza si era seduta sulla sabbia con le mani intrec
ciate sulle ginocchia. I capelli le piovevano, bagnati, sulle spalle e i due ragazzi sedevano al suo fianco. Roger stava disteso sulla sabbia davanti a lei con la fronte sulle braccia conserte. Thomas Hudson aprì la porta ed entrò in casa e poi andò su nella veranda a lavorare. Era, pensava, la cosa migliore che potesse fare. Sotto, sulla sabbia, dove Thomas Hudson non guardava più, la ragazza stava studiando Roger. « Triste? » gli chiese. « No. » « Pensieroso? » « Forse un po'. Non saprei. » « In una giornata come questa è meglio non pensare a niente. » « Benissimo. Non pensiamo a niente. Posso guardare le onde? » « Le onde sì. » « Vuole tornare in acqua? » « Più tardi. » « Chi le ha insegnato a nuotare? » domandò Roger. « Lei. » Roger alzò la testa e la guardò. « Non ricorda la spiaggia di Cap d'Antibes? La spiag getta. Non l'Eden Roc. Io la guardavo tuffarsi all'Eden Roc. » « Cosa diavolo fa qui e qual è il suo vero nome? » « Sono venuta a trovare lei » disse la ragazza. « E im magino che il mio nome sia Audrey Bruce. » « Vuole che ce ne andiamo, signor Davis? » chiese Tom junior. Roger non rispose nemmeno. « Qual è il suo vero nome? » « Una volta mi chiamavo Audrey Raeburn. » « E perché è venuta a trovarmi? » « Perché ne avevo voglia. Ho fatto male? » « Penso di no » disse Roger. « Chi le ha detto che ero qui? » « Un uomo orribile conosciuto a New York, durante un cocktail party. Vi eravate picchiati, proprio qui. Ha detto che lei era un beachcomber: uno di quelli che "pettinano" la spiaggia. » « Be', l'ho pettinata proprio bene » disse Roger guar dandosi intorno. « Ha detto che era anche altre due o tre cose. Nessuna delle quali molto lusinghiera. » « Con chi era, lei, ad Antibes? » « Con mia madre e Dick Racburn. Ricorda, ora? » Roger raddrizzò la schiena e la guardò. Poi si avvicinò e le buttò le braccia al collo e la baciò. « Mi venga un accidente » disse. « Ho fatto bene a venire? » disse lei. « Vecchia mocciosa » disse Roger. « Sei proprio tu? » « Devo provarlo? Non potresti limitarti a crederlo? »
« Non ricordo segni particolari. » « Come mi trovi? » « Incantevole. » « Non potevi pretendere che sembrassi eternamente una puledra. Ricordi quando a Autcuil, quella volta, mi dicesti che sembravo una puledra, e io mi misi a piangere? » « Voleva essere un complimento. Dissi che sembravi una puledra disegnata da Tenniel per Alice nel Paese delle Me raviglie. » « E io mi misi a piangere. » « Signor Davis » disse Andy. « E Audrey. Noi ragazzi andremmo a prendere qualche Coca. Ne volete una anche voi? » « No, Andy. Tu, mocciosa? » « Sì. Volentieri. » « Forza, Davy. » « No. Voglio ascoltare. » « Come fratello sei anche un bel bastardo » disse Tom junior. « Certe volte. » « Portane una anche a me » disse David. « Vada pure avanti, signor Davis. Non badate a me. » « Io non bado a te, Davy » disse la ragazza. « Ma dove sei stata e perché ti chiami Audrey Bruce? » « E piuttosto complicato. » « Lo iMmaginO. » « Mamma ha finito per sposare un certo Bruce. » « L'ho conosciuto. » « Era simpatico. » « Passo » disse Roger. « Ma perché l'Audrey? » « E il mio secondo nome. L'ho preso perché non mi piaceva quello di mia madre. » « A me non piaceva la madre. » « Neanche a me. Mi piaceva Dick Racburn e mi piaceva Bill Bruce e amavo te e amavo Tom Hudson. Neanche lui mi ha riconosciuto, vero? » « Non saprei. E un tipo strano, lui, e potrebbe anche tacere. So che ti trova molto somigliante alla madre di Tommy. » « Vorrei somigliarle davvero. » « Le somigli abbastanza, perdio. » « E vero » disse David. « Io lo posso dire. Scusa, Au drey. Dovrei chiudere il becco e andare via. » « Tu non amavi me e non amavi Tom. » « Oh, sì che vi amavo. Non lo saprete mai. » « Dov'è tua madre, ora? » « Ha sposato un certo Geoffrey Townsend e sta a Londra. » « Continua a drogarsi? » « Certo. Ed è bellissima. » « Davvero? » « No. E bella davvero. Non è solo devozione filiale. » « Ne avevi tantafl una volta, di devozione filiale. »
« Lo so. Una volta pregavo per tutti. Ogni cosa mi spez zava il cuore. Facevo la comunione ogni primo venerdì del mese perché il Signore concedesse a mia madre la grazia di una buona morte. Non sai quanto ho pregato anche per te, Roger. » « Vorrei che fosse servito » disse Roger. « Anch'io » disse lei. « Non si può dire, Audrey. Non si sa mai quando può servire » disse David. « Con questo non voglio dire che il signor Davis abbia particolarmente bisogno di preghiere. Mi riferivo solo alla preghiera, tecnicamente. » « Grazie, Davy » disse Roger. « E Bruce che fine ha fatto? » « E morto. Non ricordi? » « No. Ricordo la morte di Dick Raeburn. » « Lo immagino. » « Sì. » Tom junior e Andy tornarono indietro con le bottigliette di Coca-Cola e Andy passò una bottiglietta gelata alla ra gazza e una a David. « Grazie » disse lei. « E deliziosa così fredda. » « Audrey » disse Tom junior. « Ora mi sono ricordato di te. Tu venivi allo studio col signor Raeburn. Non parlavi mai. Tu e io e papà e il signor Racburn andavamo insieme al circo e alle corse. Ma allora non eri così bella. » « Lo era sì » disse Roger. « Chiedi a tuo padre. » « Mi spiace che il signor Raeburn sia morto » disse Tom junior. « Ricordo molto bene quando è morto. E stato ucciso da un boò che è uscito di pista in una curva ed è piombato tra la folla. Era stato molto malato e papà e io andammo a trovarlo. Poi, qualche tempo dopo, stava me glio e andò a vedere le gare di boò anche se non avrebbe dovuto. Noi non c'eravamo quando rimase ucciso. Scusami se parlarne ti turba, Audrey. » « Era un uomo simpatico » disse Audrey. « Parlarne non mi turba, Tommy. E successo tanto tempo fa. » « Hai conosciuto anche qualcuno di noi? » le domandò Andy. « Come avrebbe potuto, cowboy? Non eravamo ancora nati » disse David. « E io come facevo a saperlo? » chiese Andy. « Non ri cordo nulla della Francia e credo che anche tu non abbia molti ricordi. » « Non ho questa pretesa. Tommy si ricorda della Francia abbastanza per tutti e tre. Quando sarò più avanti negli anni io mi ricorderò di quest'isola. E posso ricordare tutti i quadri che papà abbia mai dipinto e io abbia visto. » « Ricordi anche quelli delle corse? » chiese Audrey. « Tutti quelli che ho visto. » « In alcuni di quelli c'ero anch'io » disse Audrey. « A Longchamps e a Autcuil e a Saint Cloud. C'è sempre la mia nuca. »
« Me la ricordo, allora, la tua nuca » disse Tom junior. « E i capelli ti arrivavano alla vita e per vederci meglio io stavo due gradini più su. Era una giornata nebbiosa come quando in autunno tutto sembra avvolto in un fumo azzur rino, e noi eravamo nella parte alta delle tribune, proprio davanti alla riviera, e a sinistra c'erano la siepe e il muretto. Il traguardo era dal lato più vicino a noi e la riviera era sulla pista interna dell'ippodromo. Io per vederci meglio stavo sempre sopra e dietro di te, tranne quando eravamo giù ai bordi della pista. » « Ti trovavo un ragazzetto buffo, allora. » « Forse lo ero. E tu non parlavi mai. Forse perché io ero così piccolo. Ma non era un bell'ippodromo, però, quello di Autcuil? » « Magnifico. Ci sono stata l'anno scorso. » « Forse noi potremo andarci quest'anno, Tommy » disse David. « Anche lei, signor Davis, l'accompagnava alle corse? » « No » disse Roger. « Io ero solo il suo maestro di nuoto. » « Tu eri il mio eroe. » « Papà non è mai stato il tuo eroe? » chiese Andrew. « Sì, certo. Ma non poteva essere il mio eroe fino in fondo perché era già sposato. Quando lui e la madre di Tommy divorziarono, gli scrissi una lettera. Era una lettera molto commovente e io ero pronta a prendere il posto della madre di Tommy in tutte le possibili mansioni. Ma non la spedii mai perché sposò la madre di Davy e Andv. » « Certo che le cose sono complicate » disse Tom junior. « Parlaci ancora un poco di Parigi » disse David. « Do vremmo saperne il più possibile, se ora ci andiamo. » « Ricordi quando eravamo giù ai bordi della pista, Au drey, e come dopo aver superato l'ultimo ostacolo i cavalli venivano giù dritti verso di noi e come sembrava che di ventassero sempre più grandi e il rumore che quando passa vano facevano sul tappeto erboso? » « E come faceva freddo e come ci stringevamo ai grandi bracieri per scaldarci e mangiare i panini presi al bar? » « In autunno mi piaceva da morire » disse Tom junior. « Tornavamo a casa in vettura, una vettura scoperta, ri cordi? Fuori dal Bois e poi lungo il fiume mentre imbruni va con l'odore delle foglie che ardevano e i rimorchiatori che tiravano le chiatte sul fiume. » « Lo ricordi davvero così bene? Eri un bambino picco lissimo. » « Ricordo tutti i ponti sul fiume da Suresnes a Charen ton » disse Tommy. « Impossibile. » « I nomi no. Però li ho tutti qui. » « Non è possibile che li ricordi tutti, non ci credo. E un tratto del fiume è brutto e brutti sono anche molti ponti. » « Lo so. Ma ci sono rimasto per molto tempo dopo
averti conosciuta, e papà e io andavamo a passeggiare lungo tutto il fiume. Le parti brutte e le parti belle e sono andato a pescare quasi dappertutto con diversi amici miei. » « Hai davvero pescato nella Senna? » « Certo. » « Pescava anche papà? » « Non tanto. Lui qualche volta pescava a Charenton. Ma quando finiva di lavorare aveva voglia di fare quattro chiac chiere e allora andavamo a passeggio finché io non ero troppo stanco e poi prendevamo l'autobus per tornare indietro. Quando cominciammo ad avere un po' di soldi prendevamo un tassì o una carrozza. » « Dovevate già averne, di soldi, quando andavamo alle corse insieme. » « Quell'anno credo di sì » disse Tommy. « Questo non me lo ricordo. Certe volte avevamo dei soldi e certe vol te no. » « Noi ne abbiamo sempre avuti » disse Audrey. « Mam ma non ha mai sposato nessuno che non fosse ricco sfondato. » « Tu sei ricca, Audrey? » chiese Tommy. « No » disse la ragazza. « Mio padre spese il suo denaro e perse il suo denaro dopo aver sposato la mamma e nes suno dei miei patrigni ha mai provveduto a me. » « Che bisogno hai di avere dei soldi? » disse Andrew. « Perché non vieni a vivere con noi? » chiese Tom ju nior. « Ti troveresti bene. » « Sarebbe una prospettiva molto allettante. Ma io devo guadagnarmi la vita. » « Noi andiamo a Parigi » disse Andrew. « Vieni con noi. Sarà meraviglioso. Tu e io potremo andare insieme a vedere tutti gli arrondissements. » « Dovrò pensarci » disse la ragazza. « Vuoi che ti prepari qualcosa da bere per aiutarti a decidere? » disse David. « Nei libri del signor Davis fan no sempre così. » « Non cercare di corrompermi. » « E un vecchio trucco dei trafficanti di schiave » disse Tom junior. « E quando quelle si svegliano sono a Bue nos Aires. » « Dev'essere ben forte la roba che gli danno » disse Da vid. « Perché è un viaggio piuttosto lungo. » « Io credo che non ci sia nulla di più forte del modo in cui il signor Davis fa i martini » disse Andrew. « Le faccia un martini, signor Davis, per piacere. » « Ne vuoi uno, Audrey? » chiese Andrew. « Sì. Se non manca molto al pranzo. » Roger si alzò per farli e Tom junior si avvicinò e le se dette accanto. Andrew era seduto ai suoi piedi. « Non credo che dovresti accettarlo, Audrey » disse. « E il primo passo. Ricorda "ce n'est que le premier pas qui
compte". » Su nella veranda Thomas Hudson continuava a dipin gere. Non poteva far a meno di sentire i loro discorsi ma non aveva più guardato giù verso di loro da quando erano usciti dall'acqua. Faceva molta fatica, in quel momento, a restare nel carapace di lavoro che aveva costruito per di fendersi e pensava: se ora non lavoro, posso perderlo. Poi pensò che quando se ne fossero andati avrebbe avuto tutto il tempo che voleva per lavorare. Ma sapeva di dover con tinuare a lavorare in quel momento se non voleva perdere la sicurezza che si era costruito col lavoro. Farò esatta mente quello che avrei fatto se non fossero qui, pensava. Poi metterò via i colori e andrò giù e al diavolo tutti questi pensieri su Raeburn, il passato o qualunque altra cosa. Ma mentre lavorava sentiva che la solitudine già comin ciava a impadronirsi di lui. La settimana prossima sareb bero partiti. Lavora, si disse. Fallo bene e non perdere le tue abitudini perché tra poco ne avrai un gran bisogno. Quando ebbe finito di lavorare e fu andato giù a rag giungerli Thomas Hudson pensava ancora al quadro e disse « Salve » alla ragazza e poi distolse lo sguardo da lei. Quindi tornò a guardarla. « Non ho potuto far a meno di sentire » disse. « O di origliare. Sono lieto che siamo vecchi amici. » « Anch'io. Lo sapevi? » « Chissà » disse lui. « Andiamo a mangiare. Ti sei asciu gata, Audrey? » « Mi cambierò nel bagno » disse lei. « Ho una camicetta e il copricostume. » « Di'a Joseph e Eddy che siamo pronti » disse Thomas Hudson a Tom junior. « Vieni, Audrey, ti faccio vedere dove puoi cambiarti. » Roger entrò in casa. « Ho pensato che non potevo stare qui sotto mentite spoglie » disse Audrey. « No. » « Non credi che potrei servirgli a qualcosa? » « Può darsi. Di una cosa ha senz'altro bisogno: lavorar bene per salvarsi l'anima. Io di anime m'intendo poco. Ma lui ha perduto la sua la prima volta che è andato sulla costa. » « Ma ora vuole scrivere un romanzo. Un grande romanzo. » « Dove l'hai sentito? » « Era in una rubrica mondana. Cholly Knickerbocker, credo. » « Oh » disse Thomas Hudson. « Allora dev'essere vero. » « Non credi che potrei fare qualcosa per lui? » « Forse. » « Ci sono delle complicazioni. » « Ce ne sono sempre. » « Vuoi che te le dica subito? »
« No » disse Thomas Hudson. « Farai meglio a vestirti e a pettinarti e ad andare lassù. Potrebbe incontrare un'al tra donna, mentre aspetta. » « Una volta non eri così. Tu mi sembravi l'uomo più gentile che avessi mai incontrato. » « Scusami, Audrey, mi dispiace molto. E sono felice che tu sia quì. » « Siamo vecchi amici, no? » « Certo » disse lui. « Cambiati e aggiustati e sali lassù. » Thomas Hudson distolse lo sguardo dalla ragazza e lei chiuse la porta del bagno. Non sapeva cosa fosse a fargli provare quello che provava. Ma la felicità dell'estate co minciava a defluirgli dall'animo come quando sui bassifondi la marea inverte la direzione e il livello dell'acqua si ab bassa nel canale che sbocca nell'oceano. Guardò il mare e la striscia di spiaggia e notò che la marea era cambiata e che gli uccelli della riva zampettavano e becchettavano ani matamente in fondo al pendio di nuova sabbia bagnata. Via via che recedevano i frangenti erano sempre più piccoli. Thomas Hudson guardò ancora un momento là dove la riva s'incuneava nel cielo ed entrò in casa. Capitolo 13. Gli ultimi giorni si divertirono. C'era la stessa atmosfera di prima, senza malinconie né tristi presagi. Lo yacht lasciò l'isola e Audrey prese una stanza sopra il Ponce de Leòn. Ma la lasciò subito per trasferirsi nella casa, dove dormiva in una brandina sull'altra veranda e occupava la camera degli ospiti. Di essere innamorata di Roger non parlò più. Tutto quello che di lei Roger Davis disse a Thomas Hudson fu: « E sposata a una specie di figlio di puttana ». « Non potevi pretendere che passasse tutta la vita ad aspettarti, eh? » « Se non altro è un figlio di puttana. » « Non sono sempre così? Vedrai che anche lui ha un lato buono. » « E ricco. » « Ecco. Quello probabilmente è il suo lato buono » disse Thomas Hudson. « Sono sempre coniugate a qualche figlio di puttana che ha sempre un lato straordinariamente buono. » « Va bene » disse Roger. « Non parliamone più. » « Tu questo libro vuoi farlo, sì o no? » « Certo. E quello che vuole anche lei. » « Ed è per questo che vuoi scrivere il libro? » « Piantala, Tom » disse Roger. « Vuoi usare la casa di Cuba? E solo una baracca. Ma saresti lontano dalla gente. » « No. Voglio andare a ovest. » « Sulla costa? »
« No. La costa no. Potrei fermarmi al ranch per un po'? » « C'è solo la capanna di tronchi sulla riva del fiume. Il resto l'ho affittato. » « Andrebbe bene. » Roger e la ragazza facevano lunghe passeggiate sulla spiaggia e nuotavano insieme e con i ragazzi. I ragazzi an davano a pescare con la lenza e facevano la pesca subacquea tra gli scogli e portavano Audrey con loro. Thomas Hudson lavorava assiduamente e in tutto il tempo che dedicava al lavoro e in cui i ragazzi erano fuori sulle secche provava la piacevole sensazione che presto sarebbero tornati a casa e avrebbero pranzato o cenato insieme. Era preoccupato quando facevano della pesca subacquea ma sapeva che Ro ger e Eddy li avrebbero costretti a essere prudenti. Una volta andarono tutti a pescare col cucchiaino per un giorno intero fino al faro più lontano in fondo alla scogliera e trascorsero una magnifica giornata con le bonite e i delfini e tre grossi wahoo. Lui dipinse una tela di un wahoo con la sua strana testa schiacciata e le righe intorno al corpo affusolato fatto apposta per la velocità e la regalò a Andy, che aveva preso il più grosso. Lo dipinse sullo sfondo del grosso faro con le sue zampe di ragno, sotto le nubi estive e in mezzo al verde dell'acqua bassa. Poi un giorno il vecchio anfibio Sikorsky fece una volta il giro della casa e poi atterrò nella baia e col dinghy, a forza di remi, ci portarono i tre ragazzi. Joseph remava in un altro dinghy con le borse. Tom junior disse: « Arrive derci, papà. E stata proprio un'estate formidabile ». David disse: « Arrivederci, papà. E stato davvero magni fico. Non preoccuparti di niente. Saremo prudenti ». Andrew disse: « Arrivederci, papà. Grazie per la splen dida, magnifica estate e per il viaggio a Parigi ». Salirono a bordo, attraverso il portello della carlinga, e dal portello salutarono tutti con grandi gesti Audrey, che era in piedi sul molo, e gridarono: « Arrivederci! Arrive derci, Audrey ». Roger li stava aiutando a salire ed essi dissero: « Arri vederci, signor Davis. Arrivederci, papà ». Poi, con una voce fortissima ché planava sull'acqua: « Arrivederci, Au drey! ». Quindi il portello fu chiuso e bloccato ed essi furono facce dietro il vetro dei finestrini e poi facce spruzzate d'acqua mentre i vecchi macinini da caffè aumentavano i giri. Thomas Hudson si scostò per non essere investito dagli spruzzi e il vecchio, brutto aereo scivolò sull'acqua e prese quota nella leggera brezza che spirava sul mare e poi fece un giro e raddrizzò il suo volo, brutto, lento e regolare attraverso il Golfo. Thomas Hudson sapeva che anche Roger e Audrey sta vano per partire e il giorno dopo, mentre arrivava il bat tello, chiese a Roger quando se ne sarebbe andato.
« Domani, vecchio mio » disse Roger. « Con Wilson? » « Sì. L'ho pregato di tornare indietro. » « Volevo solo saperlo per la roba da ordinare al battello. » Così il giorno dopo partirono nello stesso modo. Thomas Hudson salutò la ragazza con un bacio e con un bacio lei salutò lui. Aveva pianto quando i ragazzi erano partiti e pianse quel giorno e lo strinse in un abbraccio. « Abbi cura di lui e abbi cura di te. » « Cercherò. Sei stato molto gentile con noi, Tom. » « Sciocchezze. » « Scriverò » disse Roger. « C'è qualcosa che vuoi che faccia, laggiù? » « Divertiti. Potresti farmi sapere come vanno le cose. » « Lo farò. Ti scriverà anche lei. » Così erano partiti anche loro, e nel tornare a casa Tho mas Hudson si fermò nel locale di Bobby. « Ci sentiremo maledettamente soli » disse Bobby. « Sì » disse Thomas Hudson. « Ci sentiremo maledet tamente soli. » Capitolo 14. Appena i ragazzi furono partiti Thomas Hudson si sentì subito infelice. Ma credeva che fosse la solita nostalgia che provava per loro e continuò semplicemente a lavorare. La fine del mondo privato di un uomo non arriva mai come in uno dei grandi quadri immaginati dal signor Bobby. Arriva con uno dei ragazzi dell'isola che portano su per la strada un radiotelegramma dell'ufficio postale del luogo e dice: « Firmi sulla parte staccabile della busta, per favore. Ci rincresce, signor Tom ». Al ragazzo diede uno scellino. Ma il ragazzo lo guardò e lo depose sul tavolo. « La mancia non la voglio, signor Tom » disse il ragazzo, e uscì. Lo lesse. Poi se lo mise in tasca e uscì di casa e sedette sulla veranda che dava sul mare Tirò fuori il modulo del radiotelegramma e lo rilesse. SUOI FIGLI DAVID ET ANDREW UCCISI CON LA MADRE IN INCIDENTE STRADALE PRESSO BIARRITZ STOP IN ATTESA SUO ARRIVO PROVVEDIAMO NOI A TUTTO STOP LE NOSTRE PIU SENTITE CONDOGLIANZE. Era firmato dalla filiale parigina della sua banca di New York. Eddy uscì all'aperto. L'aveva saputo da Joseph che l'ave va saputo da uno dei ragazzi nella baracca della radio. Eddy sedette vicino a lui e disse: « Merda, Tom, come possono accadere cose simili? ». « Non so » disse Thomas Hudson. « Si saranno scon trati con qualcosa o qualcosa avrà investito loro. » « Scommetto che non c'era Davy al volante » disse Eddy. « Anch'io. Ma ormai non ha più importanza. »
Thomas Hudson guardava lontano, verso l'azzurra di stesa del mare e l'azzurro più cupo del Golfo. Il sole era basso e presto sarebbe sparito dietro le nuvole. « Crede che al volante ci fosse la madre? » « E probabile. O forse avevano un autista. Che diffe renza c'è? » « Non pensa che potrebbe essere stato Andy? » « Chissà. Sua madre potrebbe averglielo permesso. » « E abbastanza presuntuoso » disse Eddy. « Era » disse Thomas Hudson. « Ormai non credo che lo sia più. » Dietro le nuvole, il sole stava tramontando. « Mandiamo subito un telegramma a Wilkinson perché venga qui al più presto e mi prenoti un posto su uno degli aerei per New York. » « Cosa vuole che faccia mentre è via? » « Bada alla roba, e basta. Ti lascerò un po' di assegni per ogni mese. Se arrivano delle tempeste, per la barca e la casa fatti aiutare da qualcuno. » « Farò come dice lei » disse Eddy. « Ma non m'importa più di un cavolo di niente. » « Neanche a me » disse Thomas Hudson. « Rimane Tom junior. » « Per il momento » disse Thomas Hudson, e per la prima volta spinse lo sguardo fino in fondo alla lunga e perfetta prospettiva dell'ampia e deserta distesa che aveva di fronte. « Ce la farà benissimo » disse Eddy. « Certo. Quando mai non ce l'ho fatta? » « Potrebbe fermarsi un po' a Parigi e poi andare nella casa di Cuba, e Tom junior potrebbe farle compagnia. Può dipingere bene, laggiù, e il cambiamento le gioverà. » « Certo » disse Thomas Hudson. « Lei può viaggiare, e questo le farà bene. Prenda uno di quei grossi bastimenti come quelli sui quali ho sempre desiderato fare un giro. Uno per uno, li prenda tutti. E si faccia portare dove vanno. Qualunque posto sia. » « Certo. » « Merda » disse Eddy. « Perché diavolo è toccato pro prio a Davy? » « Lasciamo perdere, Eddy » disse Thomas Hudson. « So no cose che non sapremo mai. » « All'inferno tutto quanto » disse Eddy, e si spostò il cappello sulla nuca. « Giocheremo fino alla fine meglio che possiamo » disse Thomas Hudson. Ma ormai sapeva che la partita non lo interessava più. Capitolo 15. Durante la traversata dall'America all'Europa sull'Ile de
France Thomas Hudson imparò che l'inferno non era ne cessariamente uguale a quello descritto da Dante o da qualunque altro dei grandi descrittori dell'inferno, ma po teva essere una nave, comoda, piacevole e molto amata, che ti portava verso un paese per il quale eri sempre par tito col cuore in gola dall'ansia e dalla gioia. Anche qui c'erano molti gironi, dove però non si era confinati come in quelli del grande egocentrico fiorentino. Thomas Hudson era salito a bordo di buon'ora, pensando alla nave, ora lo sapeva, come a un rifugio dalla città, dove aveva temuto d'incontrare gente che gli parlasse di ciò che era successo. Pensava che sulla nave avrebbe potuto venire a patti col suo dolore, non sapendo, ancora, che col dolore non ci sono patti che tengano. Dal dolore si può guarire con la morte, oppure lo si può attutire o anestetizzare in vari modi. Anche il tempo dovrebbe guarire il dolore. Ma se per guarire dal dolore basta qualcosa di meno della morte, è molto probabile che non fosse un vero dolore. Una delle cose che lo attenua temporaneamente con l'attenuare ogni altra cosa è il bere e un'altra cosa che può tenerne la mente lontana è il lavoro. Thomas Hudson que sti rimedi li conosceva entrambi. Ma sapeva anche che il bere avrebbe distrutto la sua capacità di produrre un lavoro soddisfacente e ormai da tanto tempo aveva edificato la sua vita sul lavoro che a questo si aggrappò come all'unica cosa che non doveva perdere. Siccome, tuttavia, sapeva che ora per qualche tempo non avrebbe potuto lavorare, si riprometteva di bere e leggere e fare ginnastica finché non si fosse stancato abbastanza per andare a dormire. In aereo aveva dormito. Ma non aveva dormito a New York. Adesso era nella sua cabina, che aveva un salotto adia cente, dove i facchini avevano lasciato i bagagli e il gros so fascio di giornali e riviste che aveva comprato. Aveva pensato che cominciare da lì sarebbe stata la cosa più facile. Consegnò ii biglietto allo stevvard e gli chiese una bottiglia di acqua Perrier e un po' di ghiaccio. Quando arrivarono, tirò fuori da una delle valigie un litro di buon Scotch e l'aprì e si preparò da bere. Poi tagliò lo spago in torno al grosso fascio di giornali e riviste e li sparse sulla tavola. Il loro aspetto, paragonato a quello che avevano quando arrivavano all'isola, era fresco e verginale. Prese il "New Yorker". Sull'isola lo aveva sempre tenuto per la sera, ed era da molto tempo che non vedeva una copia del "New Yorker" la settimana della pubblicazione o una co pia che non fosse stata piegata. Sedette nella poltrona, comoda e profonda, e bevve il suo Scotch e imparò che non puoi leggere il "New Yorker" quando è appena morto qual cuno che ami. Allora provò con "Time" e riuscì a leggerlo benissimo, compresa la rubrica intitolata Milestones, dove la notizia della morte dei due ragazzi era corredata dalla
loro età; dall'età della madre, inesatta; dal suo stato civile, e dalla precisazione che aveva divorziato da lui nel 1933. "Newsweek" riportava le stesse informazioni. Ma leggen do il trafiletto Thomas Hudson ebbe la strana impressione che all'uomo che l'aveva scritto dispiacesse che i ragazzi erano morti. Si riempì un altro bicchiere e pensò che l'acqua Perrier era molto meglio di qualunque altra cosa si potesse met tere nel whisky e poi rilesse sia "Time" che "Newsweek". Cosa diavolo credi che stesse facendo a Biarritz? Almeno poteva andare a Saint Jean-de-Luz. Da questo capì che il whisky cominciava a fargli bene. Abbandonali subito, si disse. Ricorda soltanto com'erano e cancellali da tutto il resto. Dovrai farlo, prima o poi. Fallo subito. Leggi ancora un po', si disse. Proprio allora la nave co minciò a muoversi. Si muoveva molto lentamente e lui non guardò fuori dal finestrino del salotto. Restò seduto nella comoda poltrona a leggere la pila di giornali e riviste e a bere lo Scotch con acqua Perrier. Non hai proprio nessun problema, si disse. Hai rinun ciato a loro e loro se ne sono andati. In primo luogo, non avresti dovuto amarli tanto. Non avresti dovuto amare loro e non avresti dovuto amare la loro madre. Lascia par lare il whisky, disse a se stesso. Che solvente dei nostri problemi. L'alchemico solvente che in un lampo il nostro oro plumbeo in merda tramuta. Non si può nemmeno scandire. Quest'oro plumbeo in merda tramuta: così va meglio. Chissà dov'è Roger con quella ragazza, pensò. Alla banca sapranno dov'è Tommy. Dove sono io lo so. Sono qui dentro con una bottiglia di Old Parr. Domani me lo spre merò tutto dal corpo facendo una bella sudata in palestra. Mi farò chiudere in uno di quegli scatoloni. Farò una bella corsa su una di quelle biciclette che non vanno in nessun posto e su un cavallo meccanico. Ecco di cosa ho bisogno. Di una bella corsa su un cavallo meccanico. Poi mi farò massaggiare per bene. Poi al bar incontrerò qualcuno e parlerò d'altro. Appena sei giorni. Sei giorni: dovrebbe essere facile. Quella sera si addormentò e quando nella notte si sve gliò udì il movimento della nave attraverso il mare e in un primo momento, sentendo l'odore del mare, pensò di essere a casa, sull'isola, e di essersi svegliato dopo un brutto sogno. Poi capì che non era un brutto sogno e sentì l'odore del grasso sui bordi della finestra aperta. Accese la luce e bevve un sorso d'acqua Perrier. Aveva una gran sete. C'era un vassoio con alcuni panini e della frutta sul tavolo dove lo stevvard li aveva lasciati la sera prima e c'era ancora un po' di ghiaccio nel secchiello che conteneva la Perrier.
Sapeva che avrebbe dovuto mangiare qualcosa e guardò l'orologio sulla parete. Erano le tre e venti del mattino. L'aria di mare era fresca e lui mangiò un panino e due mele e poi prese un po' di ghiaccio dal secchiello e si preparò da bere. L'Old Parr era quasi finito ma lui ne aveva un'altra bottiglia e ora, nel fresco del mattino, sedette nella comoda poltrona a bere e a leggere il "New Yorker". Scoprì che ora riusciva a leggerlo e scoprì che bere di notte gli piaceva. Per anni si era fatto un obbligo inviolabile di non bere durante la notte e di non bere mai prima di aver finito il suo lavoro, a parte i giorni in cui faceva festa. Ma ora, quando si svegliò durante la notte, sentì la semplice felicità che gli dava quest'infrazione alla sua disciplina. Era il primo ritorno di una felicità puramente animale, o della mera capacità di essere felice, che avesse avvertito da quan do era arrivato il cablogramma. Il " New Yorker " non era affatto male, pensò. Ed è evidentemente una rivista che si può leggere il quarto giorno dopo che è successo qualcosa. Non il primo o il secondo, né il terzo. Ma il quarto sì. Buono a sapersi. Dopo il "New Yorker" lesse il "Ring" e poi lesse tutto ciò che di leggibile conteneva l"'Atlantic Monthly" e anche delle cose che leg gibili non erano. Poi si riempì il bicchiere per la terza volta e lesse " Harper's ". Vedi, disse a se stesso, non è niente.
PARTE SECONDA. CUBA.
Quando furono andati via tutti si sdraiò sulla stuoia di fibra che copriva il pavimento e tese l'orecchio al rumore del ven to. C'era un fortunale che veniva da nord-ovest e lui stese alcune coperte sul pavimento, ammucchiò dei cuscini contro la spalliera della poltrona imbottita che appoggiava alla gamba del tavolo del soggiorno e, con in testa un berretto dalla lunga visiera per ripararsi gli occhi, lesse la posta alla buona luce della grossa lampada da lettura che si trovava sul tavolo. Aveva il gatto allungato sul petto e tirò una leggera coperta su tutti e due e aprì e lesse le lettere e bevve a piccoli sorsi un bicchiere di whisky annacquato che tra un sorso e l'altro rimetteva per terra. Quando ne aveva biso gno, trovava il bicchiere con la mano. Il gatto faceva le fusa, ma lui non lo sentiva perché le fusa del gatto erano mute, e allora lui teneva una lettera in mano e toccava la gola del gatto con un dito dell'altra. « Hai un microfonino appeso al collo, Boise » disse. « Mi vuoi bene? » Il gatto gli impastò dolcemente il petto con gli artigli che s'impigliavano appena nella lana del pesante jersey blu da uomo e lui sentiva il lungo peso del gatto amorosamente disteso e la vibrazione delle sue fusa sotto le dita. « E una puttana, Boise » disse al gatto, e aprì un'altra lettera. Il gatto gli mise la testa sotto il mento e si strofinò con tro il suo collo. « Finirai per graffiarti, Boise » disse l'uomo, e carezzò la testa del gatto con la barba lunga che aveva sul mento. « Alle donne non piace. E un peccato che tu non beva, Boy. Fai quasi tutto il resto, perdio. » Al gatto, in origine, era stato dato il nome dell'incrocia tore Boise, ma già da molto tempo l'uomo lo chiamava Boy, per brevità. Lesse la seconda lettera fino in fondo, senza commenti, e poi allungò la mano e bevve un sorso di whisky annacquato. « Be' » disse. « Così non combiniamo niente. Te lo dico io, Boy. Tu leggi le lettere e io ti starò disteso sul petto a fare le fusa. Cosa te ne pare? » Il gatto alzò la testa per strofinarsi contro il mento del l'uomo e l'uomo la lisciò spingendo il mento barbuto tra le orecchie del gatto e sulla nuca e tra le scapole mentre apriva la terza lettera. « Sei stato in pensiero per noi, Boise, quando è venuta la burrasca? » chiese. « Come vorrei che tu ci avessi visto entrare in porto col mare che si rompeva sopra il Morro. Saresti morto di paura, Boy. Siamo arrivati con un mare
spaventoso, così mosso e ribollente che pareva di trovarsi su un acquaplano. » Il gatto non si mosse, soddisfatto, respirando all'uniso no con lui. Era un grosso gatto, lungo e affettuoso, pensò l'uomo, e smagrito dalle troppe cacce notturne. « Ti sei comportato bene mentre ero via, Boy? » Aveva deposto la lettera e carezzava il gatto sotto la coperta. « Ne hai presi molti? » Il gatto si rotolò sul fianco e offrì lo sto maco da carezzare come aveva fatto quando era un micino, al tempo in cui era stato felice. L'uomo lo abbracciò e se lo strinse al petto, il grosso gatto disteso sul fianco, la testa sotto il mento dell'uomo. Sotto la pressione delle braccia dell'uomo il gatto si voltò bruscamente e giacque lungo disteso contro l'uomo, gli artigli piantati nel maglione, il corpo teso. Aveva smesso di fare le fusa. « Scusa, Boy » disse l'uomo. « Scusa tanto. Fammi leg gere quest'altra lettera del cavolo. Non possiamo farci niente. Tu non sai cosa si possa fare, eh? » Il gatto giaceva contro di lui, pesante e silenzioso e di sperato. L'uomo gli fece una carezza e lesse la lettera. « Pigliatela comoda, Boy » disse. « Non c'è altra soluzione. Se mai troverò una soluzione, te lo farò sapere. » Quando ebbe finito la terza lettera, che era anche la più lunga delle tre, il grosso gatto bianco e nero dormiva. Dor miva nella posizione della Sfinge, ma con la testa reclinata sul petto dell'uomo. Sono proprio contento, pensò l'uomo. Dovrei svestirmi e fare un bagno e andare a letto come si deve ma non ci sarà acqua calda e stanotte in un letto non riuscirei a dormire. Troppo movimento. Cascherei dal letto. Probabil mente non dormirò nemmeno qui, con questa vecchia be stia addosso. « Boy » disse. « Ora ti sposto un pochino più in là, così posso girarmi sul fianco. » Sollevò il grosso peso abbandonato del gatto, che gli si rianimò improvvisamente tra le mani, e poi tornò ad afflo sciarsi, e lo depose di fianco a lui, poi si voltò per coricarsi sul gomito destro. Il gatto era disteso lungo la sua schiena. Si era un po' agitato quando l'uomo lo aveva mosso ma ora dormiva di nuovo, acciambellato contro di lui. L'uomo prese le tre lettere e le lesse da cima a fondo per la se conda volta. Decise di non leggere i giornali e allungò la mano verso il tavolo e spense la luce e si sdraiò sul fianco, sentendo il corpo del gatto che gli sfiorava le natiche. Giacque in quella posizione, con le braccia intorno a un cuscino e la testa su un altro cuscino. Fuori il vento sofflava a più non posso e il pavimento della stanza aveva ancora un po' del rollio del ponte superiore. Era rimasto sul ponte diciannove ore prima che riuscissero a entrare in porto. Rimase là disteso e cercò di dormire, ma non vi riuscì. Aveva gli occhi stanchissimi e non voleva tenere la luce accesa, né aveva voglia di leggere, perciò rimase là disteso
ad attendere il mattino. Sotto le coperte sentiva la stuoia, tagliata su misura per lo stanzone, portata da Samoa su un incrociatore sei mesi prima di Pearl. Copriva tutto il pa vimento a mattonelle della stanza ma dove la porta a vento si apriva sul patio era stata piegata all'indietro e deformata dal movimento della porta e lui sentiva il vento insinuarsi sotto la stuoia e gonfiarla ogni volta che il vento penetrava nella stanza dalla fessura sotto la porta. Quel vento, pensava, sarebbe spirato da nord-ovest almeno per un altro giorno, poi avrebbe cambiato direzione, soffiando da nord, e sarebbe caduto soffiando da nord-est. Così andava no le cose d'inverno, ma da nord-est avrebbe potuto benis simo soffiare per parecchi giorni, e con grande violenza, pri ma di trasformarsi nella Vrisa che era il nome affibbiato dalla gente del posto all'aliseo di nord-est. Soffiando con la forza di un uragano da nord-est contro la Corrente del Golfo gonfiava il mare fino a renderlo grossissimo, uno dei più grossi che avesse mai vìsto, e lui ssapeva che con quet mare nessun crucco sarebbe mai venuto a galla. Così, pen sò, staremo a terra almeno quattro giorni. Dopodiché ver ranno su di certo. Ripensò a quell'ultimo viaggio e a come la burrasca 'i aveva sorpresi a trenta miglia dalla costa, e a sessanta di distanza, e a come avevano ballato quando aveva deciso di rientrare all'Avana piuttosto che a Bahìa Honda. Eh sì, le aveva fatto prendere una bella batosta. Le aveva fatto prendere una batosta coi fiocchi, e c'erano parecchie cose che avrebbe dovuto controllare. Probabilmente sarebbe stato meglio fare scalo a Bahìa Honda. Ma si erano fatti troppo vedere, negli ultimi tempi. E lui era stato fuori dodici giorni, quando pensava di non starci più di dieci. Aveva quasi esaurito certe cose e non poteva sapere con certezza quanto sarebbe durata la burrasca; così aveva preso la decisione di venire all'Avana e aveva dovuto subire una bella sfuriata dell'oceano. Al mattino si sareb be lavato, fatto la barba, cambiato, e poi sarebbe anda to a fare il suo rapporto sull'addetto navale. Forse loro avrebbero voluto che restasse lungo la costa. Ma lui sa peva bene che con un tempo come quello non sarebbe ve nuto a galla niente: era impossibile anche per loro. Tut to qui, veramente. Se aveva ragione su questo punto, il resto sarebbe stato a posto, anche se le cose non erano sempre così semplici. No di certo. Il pavimento gli s'indurì sotto il fianco destro e sotto la coscia e la spalla destra, perciò si distese sulla schiena e si adagiò sopra i muscoli delle spalle, piegando le ginocchia sotto la coperta e lasciando che i talloni premessero contro la coperta. Questo gli tolse un po' di stanchezza dal corpo e allora mise la mano sinistra sul gatto che dormiva e gli fece una carezza. « Ti rilassi proprio bene, Boy, e dormi come un ghiro »
disse al gatto. « Immagino che non si stia troppo male, allora. » Pensava di far uscire qualcuno degli altri gatti, per poter parlare un po' con loro e perché gli tenessero compagnia, ora che Boise dormiva. Ma poi decise di no. Boise si sa rebbe offeso e la cosa lo avrebbe ingelosito. Boise era rimasto fuori di casa ad aspettarli, quando erano arrivati con la giardinetta. Era in preda a una tremenda eccitazione e durante le operazioni di scarico non aveva fatto altro che mettersi tra i piedi della gente, dando a tutti il benvenuto e scivolando ora dentro ora fuori ogni volta che si apriva una porta. Probabilmente, da quando erano partiti, aveva atteso fuori tutte le notti. Dal preciso momento in cui arrivava l'ordine di partenza, il gatto dimostrava di saperlo. Certo non poteva conoscere gli ordini; ma riconosceva i pri mi segni dei preparativi e, via via che questi passavano attra verso le varie fasi fino all'estremo disordine della gente che dormiva nella casa (li faceva sempre ritirare a mezzanotte quando partivano prima dell'alba), il gatto diventava sempre più sconvolto e nervoso finché, in ultimo, quando caricavano la roba per partire, era veramente disperato, e dovevano badare a chiuderlo dentro perché non li seguisse giù per il viale, attraverso il paese e fuori sull'autostrada. Una volta, sulla Central Highway, aveva visto un gatto investito da una macchina, e il gatto, appena investito e appena morto, sembrava identico a Bov. Il dorso era nero e la gola, il petto e le zampe anteriòri erano bianche e aveva sul muso una specie di mascherina nera. Sapeva che non poteva essere Boy perché l'investimento era avvenuto ad almeno dieci chilometri dalla fattoria; ma lo stomaco gli si era rovesciato e lui aveva fermato la macchina ed era tornato indietro e aveva sollevato il gatto per essere proprio sicuro che non fosse Boy e poi lo aveva deposto sul ciglio della strada perché non lo schiacciassero altri veicoli. Era un gatto ben tenuto, e perciò doveva appartenere a qualcuno, e lo lasciò sul ciglio della strada perché i padroni potessero trovarlo e sapere che era morto invece di con tinuare a preoccuparsi di lui. Altrimenti lo avrebbe cari cato sulla macchina per farlo seppellire alla fattoria. Quella sera, tornando alla fattoria, la carogna del gatto era sparita da dove l'aveva lasciata lui, così pensò che i suoi padroni dovevano averlo trovato. Quella notte, quando si era messo a leggere in poltrona, con Boise al fianco, aveva pensato che se Boise fosse rimasto ucciso non avrebbe sa puto cosa fare. Dai suoi gesti e dalle sue disperazioni, pensava che anche il gatto nutrisse per lui gli stessi sentimenti. E più ansioso e impaziente di me. Perché fai così, Boy? Se te la pigliassi più comoda staresti molto meglio. Io me la piglio più comoda che posso, si disse. Davvero. Ma Boise non è capace.
In mare pensava a Boise e alle sue strane abitudini e al suo amore tormentoso e disperato. Lo ricordava la prima volta che lo aveva visto quando era un micino che giocava con la propria immagine sul piano di vetro del banco dei tabacchi nel bar di Cojìmar costruito sulle rocce che domi navano il porto. Erano venuti giù al bar un luminoso mat tino di Natale. C'erano ancora alcuni ubriachi, reduci dai festeggiamenti della notte prima, ma il vento spirava fresco da est attraverso la sala aperta del ristorante e il bar, e la luce era così viva e l'aria sembrava così nuova e fresca che non era mattina da ubriachi. « Chiudi la porta, c'è troppo vento » disse uno di loro al proprietario. « No » disse il proprietario. « Mi sta bene così. Va' a cercarti un riparo altrove se qui fa troppo fresco. » « Noi paghiamo per stare comodi » disse uno dei super stiti delle bevute notturne. « No. Voi pagate per quello che bevete. Trovatevi un altro posto se volete stare comodi. » Lui guardava fuori, oltre il terrazzo scoperto del bar, ii mare blu scuro e pieno di onde spumeggianti, con le barche da pesca che incrociavano qua e là in cerca di delfini. Lungo il banco c'erano una mezza dozzina di pescatori e due tavoli sul terrazzo erano occupati da loro. Erano pescatori che il giorno prima avevano lavorato bene, o che credevano che il bel tempo e la corrente avrebbero tenuto e si arri schiavano a passare il Natale a terra. Per quanto ne sapeva l'uomo, il cui nome era Thomas Hudson, nessuno di loro andava mai in chiesa nemmeno a Natale e nessuno di loro era vestito, consciamente, da pescatore. Erano i pescatori meno somiglianti a pescatori che Thomas Hudson avesse mai incontrato, ed erano anche tra i migliori. Portavano vecchi cappelli di paglia, o giravano a capo scoperto. In dossavano panni vecchi e ora erano scalzi ora avevano le scarpe. Il pescatore si distingueva dal contadino, o guaiiro, perché i contadini, quando venivano in città, portavano le camicie pieghettate della festa, larghi cappelli, pantaloni stretti e stivali da equitazione, e quasi tutti avevano il ma chete, mentre i pescatori portavano i resti di tutti i panni vecchi che avevano ed erano uomini allegri, sicuri di sé. Se non bevevano, i contadini erano timidi e riservati. Ma l'unico sistema per distinguere con sicurezza un pescatore era quello di guardargli le mani. Le mani dei vecchi erano brune e nodose, maculate dal sole, e le palme e le dita profondamente incise e sfregiate dalle lenze. Le mani dei giovani non erano nodose; ma avevano quasi tutte le chiazze prodotte dal sole ed erano tutte profondamente segnate da cicatrici e i peli sulle mani e sulle braccia di tutti tranne gli uomini più bruni erano stinti dal sole e dal sale. Thomas Hudson ricordava come quel mattino di Natale,
il primo Natale di guerra, il proprietario del bar gli aveva chiesto: « Vuole qualche gambero? » e aveva portato un grosso piatto pieno di palemoni appena cotti e lo aveva messo sul banco mentre affettava un cedro giallo e ne disponeva le fette in un piattino. I gamberi erano enormi e color di rosa e le loro antenne pendevano dall'orlo del banco verso terra per più di trenta centimetri e lui ne aveva preso uno e ne aveva allargato al massimo i lunghi mustacchi e aveva osservato che erano più lunghi di quelli di un ammiraglio giapponese. Thomas Hudson staccò la testa dal corpo del gambero ammiraglio giapponese e poi sfondò il ventre del crostaceo con i pollici e ne estrasse la polpa bianca e la sentì così fresca sotto i denti, e così serica, e aveva un tale sapore, cotta in acqua di mare con succo di cedro fresco e grani interi di pepe nero, che pensò di non averne mai mangiato uno migliore; nemmeno a Malaga né a Tarragona né a Valencia. Fu allora che il micino lo raggiunse, correndo sul banco, per strofinarglisi contro la mano e farsi dare un gambero. « Sono troppo grossi per te, bestiolina » disse. Ma ne staccò un pezzetto col pollice e l'indice e lo diede al micino che con esso tornò di corsa al banco dei tabacchi per man giarlo rapidamente e con feroce avidità. Thomas Hudson guardò il gattino, con i suoi bei segni bianchi e neri, le zampe anteriori e il petto bianchi e il nero intorno agli occhi e sulla fronte, simile a una masche rina carnevalesca, mentre mangiava il palemone e ringhiava, e chiese al proprietario di chi fosse. « Suo, se lo vuole. » « A casa ne ho già due. Femmine. Persiane. » « Cosa vuole che siano due? Prenda questo. Dia alle sue persiane un po' di sangue di Cojìmar. » « Papà, non possiamo tenerlo? » chiese uno dei suoi fi gli, al quale Thomas Hudson non pensava più, che era venuto su per i gradini del terrazzo dove era rimasto a guardare i pescherecci che rientravano, osservando gli uo mini che sfilavano l'albero, scaricavano le lenze addugliate e gettavano il pesce sulla riva. « Per favore, papà, non possiamo tenerlo? E un bellissimo gatto. » « Credi che si troverebbe bene lontano dal mare? » « Certo, papà. Qui tra poco sarà un infelice. Non hai visto come sono infelici i gatti per le strade? E una volta probabilmente, erano proprio come lui. » « Lo prenda » disse il proprietario. « Si troverà bene in una fattoria. » « Senti, Tomàs » disse uno dei pescatori che avevano se guito la conversazione dal tavolino. « Se vuoi dei gatti posso procurarti un angora, un angora genuino, da Guana bacoa. Un autentico angora tigrato. » « Maschio? »
« Non meno di te » disse il pescatore. E intorno al ta volo si misero tutti a ridere. Quasi tutte le barzellette spagnole si basavano sullo stesso argomento. « Ma col pelo sopra » disse il pescatore per strappare un'altra risata, che non mancò. « Papà, per favore, possiamo avere questo gatto? » chie se il ragazzo. « Questo gatto è un maschio. » « Sei sicuro? » « Lo so, papà. Lo so. » « Era quello che dicevi dei persiani. » « I persiani sono diversi, papà. Coi persiani mi sono sba gliato e lo ammetto. Ma ora lo so, papà. Ora lo so davvero. » « Ascolta, Tomàs. Lo vuoi l'angora tigrato di Guanaba coa? » domandò il pescatore. « Cos'è? Un gatto magico? » « Magico un corno. Questo gatto di Santa Barbara non ha mai sentito parlare. Questo gatto è più cristiano di te. » « Es muy posible » disse un altro pescatore, e tutti risero. « Quanto costa questo celebre animale? » chiese Hudson. « Niente. E un regalo. Un angora tigrato genuino. E un dono natalizio. » « Allora avvicinati al banco, bevi qualcosa e descrivimi questo gatto. » Il pescatore si accostò al banco. Portava un paio di oc chiali con la montatura di corno e una camicia azzurra, stinta e pulita, che forse non avrebbe resistito a un altro lavaggio. Dietro, tra le spalle, era lisa come una ragnatela, e la stoffa cominciava a cedere. Il pescatore indossava un paio di sbiaditi pantaloni cachi e, pur essendo il giorno di Natale, era a piedi nudi. Il viso e le mani bruciati dal sole avevano il colore del legno scuro e lui posò sul banco le mani sfregiate e disse al proprietario: « Whisky con gin ger ale ». « Il ginger ale mi dà la nausea » disse Thomas Hudson. « Fammene uno con acqua minerale. » « Per me va benissimo » disse il pescatore. « Mi piace il Canada Dry. Se no non mi piace il sapore del whisky. Ascolta, Tomàs. Questo è un gatto serio. » « Papà » disse il ragazzo « prima che tu e questo signore vi mettiate a bere, possiamo tenere questo gatto? » Aveva legato il guscio di un gambero in fondo a un pezzo di filo di cotone bianco e stava giocando col micino, che ritto sulle zampe posteriori, come un leone rampante nei libri di araldica, boxava con l'esca che il ragazzo gli faceva dondolare sotto il naso. « Lo vuoi? » « Lo sai che lo voglio. » « Prendilo pure. » « Grazie tante, papà. Lo porto in macchina per addome sticarlo. » Thomas Hudson guardò il ragazzo traversare la strada
col micino in braccio e salire con lui sul sedile davanti. La capote della macchina era abbassata e dal bar egli guardò il ragazzo, i capelli castani appiattiti dal vento, se duto nella decapotabile sotto un sole sfolgorante. Non ve deva il micino perché il ragazzo lo teneva sul sedile, ran nicchiandosi per essere al riparo dal vento, carezzando la bestiola. Ora il ragazzo se n'era andato e il micino crescendo si era trasformato in un vecchio gatto ed era vissuto più del ragazzo. Da come oggi si sentivano lui e Boise, pensò, nessuno dei due voleva sopravvivere all'altro. Non so quan te persone e quanti animali sono stati innamorati prima d'ora, pensò. Probabilmente è una situazione molto comica. Ma io non la trovo affatto comica. No, pensò, io non la trovo più comica di quanto sia co mico che il gatto di un ragazzo viva più a lungo di lui. Molte cose in questa situazione sono senz'altro ridicole, come lo era Boise quando ringhiava e poi di colpo mandava quel tragico grido e s'irrigidiva contro l'uomo. A volte, dicevano i domestici, dopo che l'uomo se ntera andato il gatto rifiutava il cibo per parecchi giorni, ma la fame aveva sempre ragione di lui. Anche se c'erano dei giorni in cui cercava di vivere di quello che cacciava e non voleva en trare in casa con gli altri gatti, finiva sempre per tornare e usciva dalla stanza saltando sopra la groppa degli altri gatti addossati gli uni agli altri quando la porta veniva aperta dal domestico che portava la scodella di carne ma cinata e poi sempre d'un balzo tornava dentro sopra tutti gli altri gatti mentre essi si affollavano intorno al ragazzo che gli aveva portato da mangiare. Mangiava sempre molto in fretta e poi, appena aveva finito, voleva lasciare subito la stanza. Di tutti gli altri gatti non gli importava niente. Da molto tempo ormai l'uomo pensava che Boise si con siderasse un essere umano. Non beveva con l'uomo come un orso ma mangiava tutto quello che mangiava l'uomo e specialmente tutte quelle cose che i gatti non volevano toccare. Thomas Hudson ricordava l'estate prima quando avevano fatto colazione insieme e lui aveva offerto a Boise una fetta di mango fresco, appena tolto dalla ghiacciaia. Boise l'aveva mangiata con piacere e da allora, ogni volta che Thomas Hudson scendeva a terra, e finché durava la stagione dei manghi, mangiava un po' di mango tutte le mattine. Thomas Hudson doveva reggergli le fettine davan ti al muso così il gatto poteva prenderle in bocca: erano troppo viscide perché riuscisse a prenderle dal piatto, e Hudson pensava che avrebbe dovuto fabbricargli una specie di rastrelliera, come quelle che si usano per le fette di pane tostato, in modo che il gatto potesse mangiarle senza doversi affrettare. Poi quando i peri avocado, i grossi aguacates verde scuro con i loro frutti appena un po' più lucidi e scuri del fo
gliame, erano entrati in produzione, quella volta in settern bre che era sceso a terra per alcune riparazioni, preparan dosi ad andare a Haiti, Thomas Hudson aveva offerto a Boise una cucchiaiata di polpa, presa dalla cavità che aveva contenuto i semi, condita con olio e aceto, e il gatto l'aveva mangiata e poi dopo di allora a ogni pasto aveva mangiato mezza aguacate. « Perché non ti arrampichi sugli alberi e non te le vai a prendere da solo? » aveva chiesto Thomas Hudson al gatto mentre camminavano insieme sulle colline della pro prietà. Ma Boise, naturalmente, non aveva risposto. Aveva trovato Boy su un pero avocado una sera che all'imbrunire era uscito a fare quattro passi e ad assistere al passaggio dei merli che volavano verso l'Avana dove affluivano ogni notte da tutte le campagne a levante e a mezzogiorno, convergendo in lunghi stormi per andarsi ad appollaiare, rumorosamente, sugli alberi d'alloro spagnolo del Prado. A Thomas Hudson piaceva guardare i merli che sorvolavano le colline e vedere i primi pipistrelli che usci vano nella sera e le piccolissime civette che uscivano per i loro voli notturni quando il sole tramontava nel mare oltre l'Avana e sopra le colline cominciavano ad accendersi le luci. Quella sera aveva sentito la mancanza di Boise, che camminava quasi sempre con lui, e allora si era fatto accom pagnare da Big Goats, uno dei figli di Boise, un gatto nero e feroce con le spalle larghe, il collo grosso, il muso largo e un paio di formidabili mustacchi. Goats a caccia non ci andava mai. Era un gatto da combattimento e un terribile dongiovanni, e tanto bastava a tenerlo occupato tutto il giorno. Ma era anche un tipo allegro, tranne che per quanto riguardava le sue attività, e faceva volentieri quat tro passi specie se Thomas Hudson si fermava di tanto in tanto e lo spingeva col piede per farlo stendere su un fianco. Allora Thomas Hudson lisciava col piede il ventre del gatto. Era difficile carezzarlo troppo forte o troppo rudemente, e piuttosto che col piede scalzo il gatto prefe riva essere carezzato con la scarpa. Thomas Hudson aveva appena allungato una mano per fargli una carezza, gli piacevano quei colpetti sulla groppa che si sarebbero dati a un grosso cane, quando alzò lo sguardo e sul pero avocado vide Boise. Anche Goats alzò gli occhi e lo vide. « Cosa fai, vecchio bastardo? » gli gridò Thomas Hudson. « Ti sei finalmente deciso a mangiarle sulla pianta? » Boise abbassò lo sguardo e vide Goats. « Vieni giù e andiamo a fare una passeggiata » gli disse Thomas Hudson. « Ti darò un'aguacate per cena. » Boise guardò Goats e non disse niente. « Sei proprio bello tra quelle foglie verde scuro. Resta pure lì, se preferisci. » Boise distolse lo sguardo da loro e Thomas Hudson e
il grosso gatto nero ripresero la passeggiata in mezzo agli alberi. « Non ti sembra un po' matto, Goats? » chiese l'uomo. Poi, per far contento il gatto, disse: « Ricordi la sera che non riuscivamo a trovare la medicina? ». Medicina era una parola magica per Goats, e come l'ebbe udita si rotolò sul fianco per farsi accarezzare. « Ricordi la medicina? » gli chiese l'uomo, e nel suo rozzo, goffo entusiasmo il gatto si torse sotto la sua mano. Medicina per Goats era diventata una parola magica una sera che l'uomo si era ubriacato, ma ubriacato davvero, e Boise non aveva voluto dormire con lui. Princessa con lui non voleva dormirci, quando era ubriaco, e Willy nep pure. Nessuno voleva dormire con lui quando era ubriaco tranne Friendiess, che era il vecchio nome di Big Goats, e Friendiess's Brother, che non era suo fratello ma sua sorella, ed era un gatto sfortunato che aveva molti do lori ed estasi occasionali. Goats invece lo preferiva ubria co, o forse sembrava che fosse così per il fatto che solo quando Thomas Hudson era ubriaco Goats dormiva con lui. Ma quella sera Thomas Hudson era sbarcato da tre o quattro giorni quando si prese una sbornia colossale. Era cominciato a mezzogiorno al Floridita e lui aveva bevuto prima con certi uomini politici cubani capitati da quelle parti, innervositi dalla voglia di un cicchetto; con pianta tori di canna da zucchero e di riso; con funzionari del governo cubano, che bevevano per ammazzare l'ora del pranzo; con secondi e terzi segretari di ambasciata, che scortavano qualcuno al Floridita; con gli inevitabili agenti dell'FBI, così amabili e insieme così ansiosi di passare per americani medi, giovani, onesti e ligi alle leggi, che tradi vano la loro vera identità con la stessa chiarezza con cui l'avrebbe rivelata una spallina con la sigla del Bureau cucita ai loro vestiti di lino bianco o di cotone a righine bianche e blu. Aveva bevuto doppi daiquiri gelati, quelli grandi che faceva Constante, che non sapevano di alcool e facevano, mentre li bevevi, la stessa impressione che si prova a sciare su un ghiacciaio correndo tra la neve fari nosa e, dopo il settimo o l'ottavo, la stessa impressione che si prova a sciare su un ghiacciaio non più in cordata ma isolatamente. Poi arrivarono alcuni della marina che conosceva e lui bevve con loro, e poi alcuni di quella che allora chiamavano la marina della teppa, cioè la guardia costiera. Ma con questi c'era il rischio di rimettersi a par lare d'affari, mentre se lui beveva era proprio per non par lare d'affari, e allora si spostò in fondo al banco, dove c'erano le vecchie e rispettabili puttane, le vecchie e sim patiche puttane con le quali ogni frequentatore abituale del Floridita era andato a letto almeno una volta negli ultimi vent'anni, e sedette con loro su uno sgabello e mangiò un grosso panino imbottito e bevve degli altri doppi gelati.
Quella notte, quando era tornato alla fattoria, era molto ubriaco, e nessuno dei gatti volle dormire con lui tranne Goats, che non era allergico all'odore del rum, non aveva pregiudizi contro l'ubriachezza e apprezzava l'intenso e volgare profumo delle puttane, sostanzioso come un bel panettone natalizio. Dormirono insieme, pesantemente, Goats facendo sonore fusa ogni volta che si svegliava, e alla fine Thomas Hudson, svegliandosi e ricordando quanto ave va bevuto, disse a Goats: « Dobbiamo prendere la me dicina ». A Goats piacque il suono della parola, simbolo di questa vita sontuosa che condivideva, e fece le fusa più forte che mai. « Dov'è la medicina, Goats? » aveva chiesto Thomas Hudson. Girò l'interruttore della lampada da lettura vicino al letto ma la luce non si accese. Durante la tempesta che gli aveva impedito di riprendere il mare la linea era caduta o c'era stato un corto circuito e nessuno avéva ancora provveduto alle riparazioni e mancava l'elettricità. Sul co modino accanto al letto cercò a tastoni la grossa capsula doppia di Seconal, l'ultima che aveva, che gli avrebbe per messo di riprender sonno e che al mattino avrebbe fatto sì che si svegliasse senza i postumi della sbornia. Tastando nel buio la fece cadere dal comodino e non riuscì a trovarla. Allora perlustrò tutto il pavimento, ma non riuscì a tro varla. Vicino al letto non c'erano fiammiferi, perché non fumava, e la torcia elettrica l'avevano usata i domestici mentre lui era via e le pile erano scariche. « Goats » aveva detto. « Dobbiamo trovare la medicina. » Era sceso dal letto e anche Goats era balzato sul pavi mento, e insieme cercarono la medicina. Goats s'infilò sotto il letto, ignorando quello che cercava ma facendo tutto quello che poteva, e Thomas Hudson gli disse: « La medi cina, Goats. Trova la medicina ». Sotto il letto Goats mandava lamentosi miagolii e an dava e veniva come un'anima in pena. Finalmente saltò fuori, facendo le fusa, e Thomas Hudson, tastando il pa vimento, toccò la capsula. Era polverosa e coperta di ragna tele. Goats l'aveva trovata. « Hai trovato la medicina » aveva detto a Goats. « Gatto prodigio. » Dopo che ebbe lavato la capsula nel palmo della mano con un po' d'acqua della caraffa accanto al letto e l'ebbe ingoiata con un sorso d'acqua rimase là disteso, sen tendo che faceva effetto lentamente, e lodò Goats, e il grosso gatto reagì alle lodi facendo le fusa e sempre, da allora, medicina fu per lui una parola magica. In mare pensava a Goats oltre che a Boise. Ma Goats non aveva nulla di tragico. Pur avendo passato dei gran brutti momenti era assolutamente intatto e, anche quando l'avevano battuto in alcune delle sue lotte più terribili, non si commiserava mai. Anche quando non era riuscito ad
arrivare fino alla casa e giaceva sotto il mango ai piedi della terrazza col fiato grosso e il pelo così zuppo di sudore che vedevi com'erano larghe le sue spalle e com'erano stretti e sottili i suoi fianchi, là disteso, troppo stanco per fare un movimento, cercando di riprender fiato, Goats non si com miserava mai. Aveva la grossa testa di un leone ed era altrettanto indomito. Goats era molto affezionato all'uo mo, e Thomas Hudson era molto affezionato a lui, e lo rispettava e gli voleva bene. Ma il loro rapporto non asso migliava neppure lontanamente a quello che aveva finito per instaurarsi tra lui e Boise. Boise, semplicemente, non aveva fatto che peggiorare. La sera che lui e Goats avevano trovato Boise sull'albero di aguacate, Boy era rimasto fuori fino a tardi e non era rientrato quando l'uomo era andato a letto. Allora lui dormiva nel letto grande della camera in fondo alla casa, dove in tutti e tre i lati della stanza s'aprivano dei fine stroni e di notte entrava la brezza. Quando si svegliava tendeva l'orecchio ai rumori degli uccelli notturni ed era sveglio e in ascolto quando sentì Boise balzare sul davan zale della finestra. Boise era molto silenzioso. Ma come si trovò sul davanzale miagolò per richiamare l'attenzione del l'uomo e Thomas Hudson andò alla finestra e l'aprì. Boise saltò dentro. Aveva in bocca due topi campagnoli. Alla luce della luna che entrava dalla finestra, gettando l'ombra del tronco dell'albero di ceiba attraverso l'ampio letto bianco, Boise aveva giocato con i topi campagnoli. Sal tando e piroettando, facendoli scivolare sul pavimento, e poi portandone via uno per avventarsi e accanirsi sull'al tro, aveva giocato con lo stesso entusiasmo di quando era un micino. Poi li aveva portati nel bagno e dopo di ciò Thomas Hudson aveva sentito il suo peso mentre saltava sul letto. « Dunque non stavi mangiando i manghi sulla pianta » disse l'uomo. Boise strofinò la testa contro di lui. « Dunque stavi cacciando e badando alla proprietà. Mio vecchio gatto e fratello Boise. E non li mangi, ora che li hai presi? » Boise, come al solito, si era limitato a strofinare la testa contro di lui e a fare silenziosamente le fusa, e poi, stanco per la caccia, aveva preso sonno. Ma la sua era stata una notte inquieta, e al mattino Boise non aveva mostrato il minimo interesse per i topi campagnoli morti nel bagno. Ormai cominciava ad albeggiare e Thomas Hudson, che non era riuscito a dormire, guardava il nascere della luce e i tronchi grigi delle palme reali che affioravano dal grigio più chiaro della prima luce. Prima vide solo i tronchi e i contorni delle chiome. Poi, quando la luce divenne più forte, vide le chiome dei palmizi scompigliate dal vento e poi, quando il sole cominciò a levarsi dietro le colline, i tronchi delle palme si tinsero di un grigio biancastro e i
rami agitati dal vento di un verde smagliante e l'erba delle colline era ingiallita dalla siccità invernale e le cime cal caree dei colli lontani li facevano apparire come se fossero incappucciati di neve. Si alzò dal pavimento e infilò i mocassini e un vecchio giubbone a quadrettoni e, lasciando Boise che dormiva ac ciambellato sulla coperta, traversò il soggiorno ed entrò nella sala da pranzo e dalla sala da pranzo passò in cucina. La cucina era all'estremità settentrionale di un'ala della casa e fuori il vento soffiava a tutto spiano, mandando i rami spogli dell'albero di « famboyan a sbattere contro i muri e le finestre. Nella ghiacciaia non c'era niente da mangiare e la credenza della cucina, con gli sportelli di rete metal lica, era vuota di tutto tranne che di condimenti, un barat tolo di caffè americano, una scatola di tè Lipton e una lattina di olio di semi per cucinare. Il cinese, che cuci nava, faceva la spesa al mercato giorno per giorno. Il ritor no di Thomas Hudson non era previsto e il cinese doveva essere andato al mercato di buon'ora a fare la spesa per la servitù. Quando arriva uno dei ragazzi, pensò Thomas Hudson, lo manderò in città a prendere un po' di frutta e due o tre uova. Bollì un po' d'acqua e si preparò una tazza di tè e con la teiera e una tazza e un piattino tornò nel soggiorno. Il sole era già alto e la stanza piena di luce e lui sedette in poltrona a bere il tè bollente e a guardare i quadri appesi al muro nella fresca, vivida luce invernale. Forse dovrei cambiarne qualcuno, pensò. I migliori sono in camera da letto e in camera da letto io non ci sto mai. Dalla poltrona, dopo tutto il tempo passato sulla barca, la stanza di soggiorno sembrava immensa. Non sapeva quan to fosse lunga quella stanza. Lo sapeva, una volta, quando aveva ordinato la stuoia, ma lo aveva dimenticato. Per lun ga che fosse, quella mattina sembrava tre volte tanto. Ecco una delle cose quando si è appena sbarcati; quella, e il fatto che la ghiacciaia era vuota. Il rollio della barca nel mare reso grosso e turbolento dal vento di nord-ovest, che spingeva la tempesta contro la direzione della corrente, ormai era cessato del tutto. Era lontano da lui quanto lo stesso mare. Poteva vederlo, il mare, guardando dalla por ta aperta della camera bianca e fuori dalle finestre oltre i colli boscosi tagliati dall'autostrada, oltre quelle nude colline più lontane che erano le vecchie fortificazioni della città, oltre il porto, e il bianco della città sullo sfondo. Ma il mare era solo l'azzurro oltre la distesa della città bianca e lontana. Adesso appariva remoto come tutte le cose passate e lui voleva che restasse così, ora che il mo vimento era cessato, finché non fosse venuta l'ora di ri prendere il largo. Per i prossimi quattro giorni i crucchi possono mettersi il cuore in pace, pensò. Chissà se i pesci vanno a ronzargli
intorno quando se ne stanno là sotto, buoni buoni, con un tempaccio come questo. Chissà fin dove arriva il moto ondoso. A qualunque profondità scendano, in queste acque di pesci ce n'è sempre. Può darsi che ai pesci la cosa inte ressi. Chissà com'è sporco, il disotto di certi sottornarini, e i pesci non si lasceranno sfuggire l'occasione di andare a dargli un'occhiata. Ma forse non è poi così sporco, con le missioni che devono compiere. I pesci, comunque, gli sta ranno sempre intorno. Thomas Hudson pensò un momen to al mare e a come sarebbe stato oggi al largo tra quelle montagne d'acqua azzurra col bianco che il vento strappa va dalla cresta e poi scacciò da sé quel pensiero. Il gatto, appisolato sulla coperta, si svegliò quando l'uo mo tese una mano per accarezzarlo. Sbadigliò e stirò le zampe anteriori, poi tornò ad acciambellarsi. « Non ho mai avuto una ragazza che si svegliasse quando mi svegliavo io » disse l'uomo. « E adesso non ho nem meno un gatto che si svegli quando mi sveglio io. Conti nua pure a dormire, Boy. Tanto, è una sporca bugia. L'ave vo, una ragazza che si svegliava quando mi svegliavo io, e persino prima di me. Tu non l'hai mai conosciuta, non hai mai conosciuto una donna che valesse qualcosa. Hai avuto sfortuna, Boise. All'inferno. « Sai una cosa? Dovremmo avere una brava donna, Boy. PotremrAo esserne innamorati tutti e due. Potresti averla, se potessi mantenerla. Anche se non ne ho mai visto una capace di vivere a lungo di topi campagnoli. » Per un momento il tè gli aveva calmato l'appetito, ma ora aveva di nuovo una gran fame. In mare avrebbe con sumato una grossa colazione già da un'ora e da due avrebbe forse bevuto una cuccuma di tè. Durante il viaggio di ri torno il mare era stato troppo cattivo perché si potesse cucinare e lui aveva mangiato sul secondo ponte un paio di panini con un po' di manzo salato e delle grosse fette di cipolla cruda. Ma ora aveva una gran fame e gli seccava che in cucina non ci fosse niente. Devo comprare un po' di scatolame e tenerlo qui per quando torno, pensò. Ma per essere sicuro che non me lo mangino dovrò procurarmi anche una credenza con la serratura in buono stato, e de testo mettere sotto chiave la roba da mangiare in una casa. Alla fine si versò uno Scotch annacquato e sedette in pol trona a leggere i quotidiani ammassatisi durante la sua as senza e sentì che la bevanda gli calmava l'appetito e gli toglieva un po' del nervosismo generato in lui dal ritorno. Oggi puoi bere se ne hai voglia, disse tra sé. Appena avrai fatto il tuo rapporto. Se fa così freddo, non ci sarà molta gente al Floridita. Però sarà bello essere di nuovo là. Non sapeva se mangiare là o su al Pacìfico. Farà freddo anche al Pacìfico, pensò. Ma mi terrò addosso un maglione e la giubba e c'è un tavolo vicino alla parete, dalla parte del bar, dove sarò al riparo dal vento.
« Vorrei che ti piacesse viaggiare, Boy » disse al gatto. « Potremmo passare una bella giornata in città. » A Boise viaggiare non piaceva. Temeva che viaggiare si gnificasse solo una cosa: essere portato dal veterinario Era ancora terrorizzato dai veterinari. Goats sì che sarebbe stato un buon gatto da automobile, pensò. Forse sarebbe stato anche un ottimo gatto da barca, a parte gli spruzzi. Dovrei metterli tutti fuori. Vorrei avergli portato un rega lino. Andrò in città a prendere un po' di nepeta, se ce n'è, e stasera gli farò prendere una bella sbronza, a Goats e Willy e Boy. Dovrebbe esserci ancora un po' di nepeta nei cassetti della camera dei gatti, se non si è troppo sec cata e non ha perduto la sua forza. Perdeva la sua forza molto in fretta, ai tropici, e la nepeta che tiravi su nel l'orto non aveva la minima forza. Vorrei che noialtri non gatti avessimo qualcosa d'innocuo come la nepeta che ci facesse lo stesso effetto, pensò. Perché non abbiamo qual cosa del genere con cui poterci ubriacare? I gatti erano molto strani nei riguardi della nepeta. Boise, Wìlly, Goats, Frindiess's Brother, Littless, Furhouse e Taskforce erano tutti drogati. Princessa, che era il nome che la servitù aveva dato a Baby, la persiana azzurra, la ne peta non la toccava mai; e così pure Uncle Woolfie, il persiano grigio. Per Uncle Woolfie, che era tanto stupido quanto bello, avrebbe potuto essere semplice stupidità, o una forma di provincialismo. Uncle Woolfie non amava le novità e annusava cautamente ogni nuovo alimento finché gli altri gatti lo facevano sparire e lui restava con un palmo di naso. Ma Princessa, che era la nonna di tutti i gatti ed era intelligente, delicata, di elevati principi, aristocratica e affettuosissima, aveva paura dell'odore della nepeta e la fuggiva come se fosse un vizio. Princessa era una gatta così delicata e aristocratica, grigio fumo, con gli occhi d'oro e bellissime maniere, e una così grande dignità che i periodi in cui era in calore erano come un'introduzione a tutti gli scandali delle case reali, quindi la loro spiega zione e infine la loro rivelazione. Da quando aveva visto Princessa in calore, non la prima tragica volta, ma dopo che la gatta era cresciuta e si era fatta bella, e da tutta la sua dignità e dalla nobiltà del portamento passava così bruscamente alla dissolutezza, Thomas Hudson sapeva che non voleva morire senza aver fatto l'amore con una princi pessa incantevole come Princessa. Doveva essere grave e delicata e bella come Princessa prima d'innamorarsi e far l'amore e poi a letto sfrontata e dissoluta come lei. A volte di notte lui se la sognava, questa principessa, e nulla di ciò che avrebbe mai potuto accadere nella realtà sarebbe stato meglio di quei sogni, ma lui lo voleva davvero e nella realtà ed era sicurissimo che l'avrebbe avuto se una simile principessa fosse mai esistita.
Il guaio era che l'unica principessa con la quale avesse mai fatto l'amore, tolte le principesse italiane, che non contavano, era una ragazza molto semplice con le caviglie grosse e due gambe non troppo dritte. Aveva una splen dida carnagione da nordica, però, e una massa di capelli lucenti e ben spazzolati e a lui piacevano il suo viso e i suoi occhi e le piaceva lei e la mano di lei nella sua quando se ne stavano affacciati al parapetto traversando il Canale e avvicinandosi alle luci di Ismailia. Si piacevano moltissimo ed erano vicini a innamorarsi; così vicini, per la verità, che quando stavano con altre persone lei doveva ba dare al tono delle loro voci; e anche così vicini che quando si tenevano per mano nel buio contro il parapetto, come ora, lui poteva sentire senza che restasse un'ombra di dubbio quello che c'era tra loro. Sentendo questo ed es sendone sicuro, gliene aveva parlato e, visto che facevano gran conto dell'essere a vicenda assolutamente franchi in tutto, le aveva chiesto una cosa. « Mi piacerebbe moltissimo » disse lei. « Come sai. Ma non posso. Come sai. » « Ma ci sarà pure un modo » aveva detto Thomas Hudson. « C'è sempre qualche modo. » « Vuoi dire in una scialuppa? » disse lei. « In una scia luppa io non vorrei. » « Guarda » disse lui, e le mise una mano sul seno e lo sentì ergersi, vivo, contro le sue dita. « E bello » lo interruppe lei. « Ce ne sono due, sai. » « Lo so. » « E bellissimo » disse lei. « Sai che ti amo, Hudson. L'ho scoperto proprio oggi. » « Come? » « Oh, l'ho scoperto. Tutto qui. Non è stato tanto diffi cile. Tu non hai scoperto niente? » « Non avevo niente da scoprire » mentì lui. « Così va bene » disse lei. « Ma la scialuppa non va bene. La tua cabina non va bene. La mia cabina non va bene. » « Potremmo andare nella cabina del barone. » « C'è sempre qualcuno nella cabina del barone. Il mal vagio barone. Non è bello avere un malvagio barone pro prio come un tempo? » « Sì » disse lui. « Ma potrei fare in modo che non ci fosse nessuno. » « No. Non va bene. Amami adesso, con tutto te stesso, e così come sei. Senti che mi ami più che puoi e fa quello che stai facendo. » Lui lo fece e poi fece un'altra cosa. « No » disse lei. « Non farlo. Non resisterei. » Allora fece qualcosa lei e disse: « Tu puoi resistere? ». « Sì. » « Allora resisterò anch'io. No. Non baciarmi. Se mi baci qui sul ponte, tanto sarebbe valso fare tutto il resto. »
« Perché non lo facciamo, tutto il resto? » « Dove, Hudson? Parlami del dove, in questa vita. » « Ti parlerò del perché. » « So tutto del perché. Il problema è dove. » « Ti amo tanto. » « Oh sì. Ti amo anch'io. E non ne uscirà niente di buo no, tranne che noi ci amiamo e questo è buono. » Allora lui fece una cosa e lei disse: « Ti prego. Se fai così io me ne dovrò andare ». « Sediamoci. » « No. Restiamo in piedi così come siamo. » « Ti piace quello che fai? » « Sì. Moltissimo. Ti secca? » « No. Ma non dura in eterno. » « Benissimo » disse lei e voltò la testa e lo baciò in fret ta e poi tornò a guardare lontano, oltre il deserto lungo il quale stavano scivolando nella notte. Era inverno e la notte era fresca e loro si stringevano l'uno all'altra guar dando fisso davanti a sé. « Puoi farlo, allora. Ecco che ai tropici una pelliccia di visone serve finalmente a qualcosa. Tu non lo farai prima di me? » « No. » « Prometti? » « Sì. » « Oh, Hudson. Ti prego. Ora, ti prego. » « Tu? » « Oh sì. Con te in qualunque momento. Ora. Ora. Oh sì. Ora. » « Proprio ora? » « Oh sì. Credimi, ora. » Più tardi erano sempre là in piedi e le luci molto più vicine e la sponda del canale e il deserto oltre la sponda continuavano a scivolare via. « Ora ti vergogni di me? » domandò lei. « No. Ti amo tanto. » « Ma per te non è bene e io sono stata un'egoista. » « No. Non credo che per me non sia bene. E tu non sei un'egoista. » « Non credere che sia stato uno spreco. Non è stato uno spreco. Non per me, veramente. » « Allora non è stato uno spreco. Baciami, vuoi? » « No. Non posso. Tienimi solo stretta con la mano. » Più tardi lei disse: « Non ti secca se gli voglio tanto bene ? » . « No. Ne è molto fiero. » « Lascia che ti dica un segreto. » Gli disse un segreto che per lui non fu una grossa sorpresa. « E una cosa molto brutta? » « No » disse lui. « E divertente. » « Oh, Hudson » disse lei. « Ti amo tanto. Va', ti prego,
mettiti a tuo agio in ogni modo e poi torna qui da me. Andiamo al Ritz a bere una bottiglia di champagne? » « Sarebbe magnifico. E tuo marito? » « Sta ancora giocando a bridge. Lo vedo dal finestrino. Quando avrà finito verrà a cercarci e si unirà a noi. » Così erano andati al Ritz, che si trovava a poppa della nave, e avevano bevuto una bottiglia di Perrier-Jouet Brut 1915 e pOì un'altra e dopo un po' di tempo il principe li aveva raggiunti. Il principe era molto simpatico e a Hudson piaceva. Erano stati a caccia nell'Africa orientale, come lui, e li aveva conosciuti al Muthaiga Club e al Torr's di Nairobi e da Mombasa avevano preso la stessa barca. La nave era una nave da crociera intorno al mondo che faceva scalo a Mombasa per poi raggiungere Suez, il Mediterra neo e infine Southampton. Era una nave di gran lusso dove tutte le cabine erano appartamenti privati. Era stata inte ramente prenotata per la crociera intorno al mondo, come tutte le navi in quegli anni, ma alcuni passeggeri avevano lasciato la nave in India e uno di quegli uomini che sanno quasi tutto aveva detto a Thomas Hudson, al Muthaiga Club, che la nave stava per arrivare con parecchi posti liberi e che si sarebbe potuto acquistare il biglietto per una cifra molto ragionevole. Lui lo aveva detto al principe e alla principessa, che non si erano certo divertiti a volare nel Kenya in tempi come quelli, quando gli Hadiey Page erano così lenti e il volo cost lungo e faticoso, e all'idea della traversata e dell'esiguità delle tariffe il principe e la principessa erano andati in estasi. « Ci divertiremo moltissimo, e lei è stato davvero un amico a scoprire un'occasione simile e a comunicarcela » aveva detto il principe. « Domattina telefonerò subito. » Ed era stata proprio una bella traversata, con l'Oceano Indiano così blu e la nave che usciva lentamente dal porto nuovo e poi l'Africa era dietro di loro, e la vecchia città bianca con i grandi alberi e tutto il verde sullo sfon do, poi il mare che si rompeva sulla lunga scogliera men tre passavano e poi la nave prese velocità e fu in mare aperto e i pesci volanti schizzavano fuori dall'acqua e da vanti alla nave. L'Africa si ridusse a una lunga linea azzur ra dietro di loro e uno stevvard stava percuotendo un gong e lui e il principe e la principessa e il barone, che era un vecchio amico e viveva laggiù ed era proprio malvagio, stavano bevendo un martini secco al bar. « Non badate a quel gong e pranzeremo al Ritz » disse il barone. « Siamo d'accordo? » Sulla nave con la principessa lui non aveva fatto l'amore, anche se quando erano arrivati a Haifa avevano fatto tante altre cose che avevano raggiunto tutti e due una specie di estasi disperata così intensa che avrebbero dovuto esse re obbligati per legge a dormire insieme finché non ne avessero potuto più, se non altro per scaricare i nervi.
Da Haifa, invece, fecero un viaggio in automobile fino a Damasco. All'andata Thomas Hudson sedette davanti con l'autista e loro due dietro. All'andata Thomas Hud son vide una piccola parte della Terrasanta e una pic cola parte del paese di T. E. Lawrence e molte fredde colline e molto deserto, e al ritorno loro sedettero die tro e il principe davanti con l'autista. Al ritorno Thomas Hudson vide la nuca del principe e la nuca dell'autista e ora ricordava che la strada da Damasco a Haifa, dove la nave era ancorata nel porto, corre lungo un fiume. Nel fiume c'è una ripida gola, ma è piccolissima come lo sa rebbe su una carta topografica in rilievo in scala ridotta, e nella gola c'è un'isola. Ricordava quell'isola meglio di qualunque altra cosa avesse visto durante il viaggio. Il viaggio a Damasco non servì a molto e quando ebbe ro lasciato Haifa e la nave stava attraversando il Mediter raneo e loro si trovavano sul ponte, dove ora faceva fred do e soffiava un vento di nord-est, che agitando il mare costringeva la nave a procedere beccheggiando lentamen te, lei gli disse: « Dobbiamo fare qualcosa ». « Ti piace l'understatement? » « No. Voglio mettermi a letto e starci una settimana. » « Una settimana non è poi tanto lunga. » « Un mese, allora. Ma dobbiamo farlo subito e subito non possiamo. » « Possiamo andar giù nella cabina del barone. » « No. Non voglio farlo finché non potremo farlo senza dover stare col cuore in gola. » « Come ti senti, ora? » « Come se stessi diventando pazza e fossi già molto avanti per quella strada... » « A Parigi potremo far l'amore in un letto. » « Ma come faccio a trovare una scusa? Non ho alcuna esperienza di queste cose. » « Vai a fare delle compere. » « Ma dovrò andarci con qualcuno. » « E vacci con qualcuno. Non hai nessuno di cui poter ti fidare? » « Oh sì. Ma volevo tanto non dover mai fare una cosa simile. » « Allora non farla. » « No. Devo. So che devo. Ma questo non mi fa sentir meglio. » « Non gli sei mai stata infedele finora? » « No. E credevo che non lo sarei mai stata. Ora, invece, è tutto quello che voglio fare. Però mi dispiace che debba venire a saperlo qualcuno. » « Troveremo qualche altra soluzione. » « Abbracciami, ti prego, e tienimi stretta contro di te » disse lei. « Non parliamo, ti prego, e non pensiamo, non ci preoccupiamo. Stringimi solo tra le braccia, ti prego, e
amami tanto perché ora sento un gran male dappertutto. » Dopo un po' lui le aveva detto: « Senti, in qualunque momento tu voglia farlo per te sarà sempre brutto come adesso. Non vuoi essere infedele e vuoi che nessuno lo sappia. Ma in qualunque momento succeda, sarà così ». « Io voglio farlo. Ma non voglio fargli del male. Devo farlo. Non dipende più da me. » « Allora fallo. Adesso. » « Ma adesso è pericolosissimo. » « Credi forse che su questa nave ci sia qualcuno che ci vede e ci sente e ci conosce e crede che non abbiamo dormito insieme? Credi che le cose che abbiamo fatto sia no molto diverse da questo? » « Oh, certo che sono diverse. C'è una differenza enorme. Non potremmo avere un bambino dopo quello che ab biamo fatto. » « Sei fantastica » aveva detto lui. « Sei proprio fanta stica. » « Ma se avremo un bambino io ne sarò felice. Lui lo de sidera moltissimo, un bambino, e non riusciamo ad averlo. Andrò subito a letto con lui, e non saprà mai che è nostro. » « Io non andrei subito a letto con lui. » « No. Penso di no. Ma la prossima notte. » « Da quanto tempo non dormi con lui? » « Oh, dormo con lui tutte le notti. Devo farlo, Hudson. Mi eccito tanto che non posso farne a meno. Ecco perché, credo, ora lui gioca a bridge fino a così tardi. Vorrebbe tro varmi addormentata quando viene a coricarsi. Credo che cominci a essere un po' stanco da quando noi due ci sia mo innamorati. » « E la prima volta che t'innamori da quando hai spo sato lui? » « No. Mi spiace. Ma non è la prima volta. Mi sono in namorata parecchie volte. Ma non gli sono mai stata infe dele e non ho mai pensato di esserlo. E tanto buono e carino e un così buon marito e mi piace tanto e mi ama ed è sempre gentile con me. » « Sarà meglio che andiamo giù al Ritz a bere una coppa di champagne » aveva detto Thomas Hudson. Cominciava a non capirci più niente. Il Ritz era deserto e un cameriere portò il vino a uno dei tavoli contro la parete. Ormai il Perrier-Jouet Brut (1915) lo tenevano sempre in ghiaccio, e si limitavano a chiedere: « Il solito vino, signor Hudson? ». Alzarono i bicchieri brindando l'uno alla salute dell'al tro e la principessa disse: « Adoro questo vino. E tu? ». « Moltissimo. » « A cosa pensi? » « A te. » « Naturale. Io non penso che a te. Ma... e io? » « Pensavo che ora dovremmo andare giù nella mia ca
bina. Parliamo troppo e cincischiamo troppo e non combi niamo niente. Che ora fai? » « Le undici e dieci. » « Che ore sono? » chiese lui al sommelier. « Le undici e un quarto, signore. » Lo stevvard consultò l'orologio dentro il bar. Quando lo stevvard non poté più udirlo, lui chiese: « Fi no a che ora giocherà a bridge? ». « Ha detto che avrebbe giocato fino a tardi e che non stessi sveglia ad aspettarlo. » « Finiremo il vino e andremo in cabina. Ne ho un po' là. » « Ma Hudson, è pericoloso. » « Sarà sempre pericoloso » aveva detto Thomas Hudson. « Ma non farlo sta diventando molto più pericoloso. » Quella notte fece tre volte l'amore con lei e quando l'accompagnò alla sua cabina, lei aveva detto che non doveva e lui aveva detto che sarebbe stato molto più intel ligente se l'avesse fatto, il principe stava ancora giocando a bridge. Thomas Hudson era tornato al Ritz, dove il bar era ancora aperto, e aveva ordinato un'altra bottiglia dello stesso vino e letto i giornali portati a bordo a Haifa. Si rendeva conto che dopo tanti giorni era la prima volta che aveva il tempo di leggere i giornali e si sentiva molto di steso e contentissimo di poter leggere i giornali. Quando gli altri smisero di giocare a bridge e il principe passò di lì e diede un'occhiata dentro, Thomas Hudson lo invitò a bere un bicchiere di vino prima di andare a letto e trovò il principe più simpatico che mai e sentì di avere con lui una forte affinità. Lui e il barone erano scesi dalla nave a Marsiglia. Quasi tutti gli altri passeggeri continuavano la crociera, che finiva a Southampton. A Marsiglia lui e il barone sedevano a un tavolo sul marciapiede di un ristorante del Vieux Port a mangiare moules marinées e a bere una caraffa di vin rosé. Thomas Hudson aveva una gran fame e ricordava che da quando avevano lasciato Haifa aveva quasi sempre avuto fame. Aveva una gran fame anche adesso, pensò. Dove diavolo erano andati a cacciarsi quei domestici? Uno almeno avreb be dovuto farsi vivo. Fuori il vento soffiava più freddo che mai. Lo fece ritornare a quella fredda giornata là nella ripi da strada di Marsiglia che scendeva a precipizio fino al por to, seduti col bavero alzato al tavolino del caffè a mangiare le moules nei sottili gusci neri che tiravi su dal latteo brodo bollente e pepato, con le grosse bolle di burro fuso che vi galleggiavano sopra, a bere il vino di Tavel che aveva lo stesso sapore dell'aria della Provenza, e a guardare il vento che alzava le sottane alle donne dei pescatori, alle passeg gere delle navi da crociera e alle malvestite battone del porto mentre venivano su per l'erto acciottolato della via sotto la gelida sferza del mistral.
« Lei è stato un ragazzo molto cattivo » aveva detto il barone. « Molto cattivo davvero. » « Vuole delle altre moules? » « No. Voglio qualcosa di solido. » « Perché non prendiamo una boutllabaisse? » « Due minestrine in brodo? » « Io ho fame. E qui non torneremo per un pezzo. » « Che lei abbia fame lo credo bene. D'accordo. Prendiamo una bouillabaisse e poi un buon chateaubriard molto raro. La rimetterò in sesto, bastardo. » « Che intenzioni ha? » « Il punto non è questo. Che intenzioni ha lei? L'ama? » « No. » « Molto meglio così. E meglio per lei andarsene via su bito. Molto meglio. » « Ho promesso di passare con loro un po' di tempo in occasione di una partita di pesca. » « Se fosse per la caccia forse ne varrebbe la pena » aveva detto il barone. « A pescare si sta scomodi e si prende un gran freddo, e lei non vorrà certo che suo marito si copra di ridicolo. » « Avrà pure finito per saperlo. » « Non lo sa. Sa che sua moglie è innamorata di lei. Tutto qui. Lei è un gentiluomo e perciò tutto quello che fa va bene. Ma la principessa non vorrà certo che suo ma rito si renda ridicolo. Lei non la sposerebbe, vero? » « No. » « Tanto la principessa non potrebbe sposarla e non vedo la necessità di rendere infelice suo marito se non è inna morato di lei. » « Non lo sono. Ora lo so. » « Allora penso che dovrebbe togliersi di mezzo. » « Sono perfettamente d'accordo. » « Questo mi fa molto piacere. Ora mi dica, sinceramen te, com'è? » « Simpaticissima. » « Non faccia lo sciocco. Io ho conosciuto sua madre. Avrebbe dovuto conoscerla, sua madre. » « Purtroppo non l'ho conosciuta. » « Avrebbe dovuto. Non so come abbia fatto a mischiarsi con della gente così noiosa: brava ma noiosa. Non le serve per la sua pittura, eh, né per altre ragioni del genere? » « No. Non è mica così che si fa. Mi piace moltissimo. Mi piace ancora. Ma non sono innamorato di lei e la cosa comincia a diventare piuttosto complicata. » « Mi fa molto piacerd che sia d'accordo con me. Dove conta di andare, adesso? » « Siamo appena arrivati dall'Africa. » « Esatto. Perché non va a Cuba, per un po', o alle Baha mas? Potrei raggiungerla, se a casa riesco a trovare un po' di soldi. »
« Crede di poter trovare un po' di soldi, a casa? » « No. » « Io penso che mi fermerò un poco a Parigi. E molto che manco dal paese. » « Il "paese" non è Parigi. Il "paese" è Londra. » « Vorrei vedere cosa c'è di nuovo a Parigi. » « Posso dirglielo io. » « No. Voglio vedere i quadri, cioè, e la gente, e andare alla sei giorni e a Autcuil e a Enghien e a Le Tremblay. Perché non viene anche lei? » « Le corse non mi piacciono e il gioco d'azzardo non posso permettermelo. » E perché continuare così? pensò allora. Il barone era morto e i crucchi occupavano Parigi e la principessa non aveva avuto nessun bambino. Non ci sarebbe stata una sola goccia del suo sangue in nessuna casa reale, pensò, a meno che una volta o l'altra non gli fosse venuta un'epi stassi nell'interno di Buckingham Palace, cosa che in quel momento appariva assai poco probabile. Se uno di quei ragazzi non fosse arrivato entro venti minuti! decise, sa rebbe andato giù in paese a prendere due o tre uova e un po' di pane. E un bello schifo patire la fame in casa pro pria, pensò. Ma sono troppo stanco per andare fin laggiù. Proprio allora udì qualcuno muoversi in cucina e schiac ciò il bottone che si trovava sotto il piano del grosso ta volo e sentì il campanello suonare due volte. Il boy in seconda entrò con la sua aria da finocchietto, mezzo volpone e mezzo San Sebastiano, e disse: « Ha suonato? ». « Cosa diavolo pensi che abbia fatto? Dov'è Mario? » « E andato a prendere la posta. » « Come stanno i gatti? » « Benissimo. Senza novità. Big Goats ha avuto una zuffa con El Gordo. Ma gli abbiamo curato le ferite. » « Boise sembra un po' magro. » « Esce molto di notte. » « Princessa come sta? » « Era un po' triste. Ma ora mangia di gusto. » « Avete fatto fatica a procurarvi la carne? » « L'abbiamo fatta venire da Cotorro. » « I cani come stanno? » « Tutti bene. Negrita è di nuovo pregna. » « Non potevate tenerla rinchiusa? » « Ci abbiamo provato, ma è fuggita. » « E successo altro? » « Niente. Il viaggio com'è andato? » « Senza incidenti. » Mentre parlava, irritato e brusco come sempre con que sto boy che aveva licenziato già due volte e poi sempre ripreso quando il padre era venuto a pregarlo, Mario, il primo boy, entrò con i giornali e la posta. Sorrideva e il
suo viso bruno era gaio e gentile e affettuoso. « Com'è andato il viaggio? » « Abbiamo ballato un po' verso la fine. » « Figùrate. Immagino. C'è un fortissimo vento di tra montana. Ha mangiato? » « Non c'è niente da mangiare. » « Ho preso delle uova e il latte e il pane. Tù » disse al boy in seconda « va' a preparare la colazione al caballero. Le uova come le vuole? » « Come al solito. » « Los huevos como siempre » disse Mario. « Boise è ve nuto a salutarla? » « Sì. » « Ha sofferto moltissimo, stavolta. Più che mai. » « E gli altri? » « Solo una brutta ozuffa tra Goats e Fats. » Pronunciò fieramente i nomi inglesi. « Princessa era un po' triste. Niente di grave, però. » « rY tù? » « Io? » Mario sorrise timidamente e parve molto lusin gato. « Benissimo. Molte grazie. » « E la famiglia? » « Tutti benissimo, grazie. Papà è tornato a lavorare. » « Mi fa piacere. » « Anche a lui. Nessuno degli altri signori ha dormito qui? » « No. Sono andati tutti in città. » « Saranno stanchi. » « Sicuro. » « Ci sono state delle telefonate da parte di vari amici. Me le sono scritte tutte. Spero che lei possa riconoscerli. I nomi inglesi mi riescono molto difficili. » « Scrivili come li senti. » « Ma io li sento diversi da come li sente lei. » « Il colonnello ha telefonato? » « Nossignore. » « Portami un whisky con acqua minerale » disse Tho mas Hudson. « E il latte per i gatti, per piacere. » « In sala da pranzo o qui? » « Il whisky qui. Il latte per i gatti in sala da pranzo. » « Immediatamente » disse Mario. Andò in cucina e tornò indietro con un whisky con acqua minerale. « Credo che sia abbastanza forte » disse. Me la faccio subito, la barba, o aspetto fin dopo cola zione? pensava Thomas Hudson. Dovrei farmi la barba. E per questo che ho ordinato il whisky, per trovare la forza di farmi la barba. Benissimo, allora va' a farti la barba. Al l'inferno, pensò. No. Va' a fartela. Ti solleva il morale, Facendosi la barba, bevve un sorso di whisky mentre s'insaponava il viso, dopo essersi insaponato e nella fase della seconda insaponatura, e mentre cambiava tre volte
lametta per raschiarsi quella barba di due settimane dalle gote, dal mento e dalla gola. Il gatto gironzolava per la stanza e lo guardava mentre si radeva e gli si strusciava contro le gambe. Poi, a un tratto, uscì dalla porta con un balzo, e Thomas Hudson capì che doveva aver sentito deporre le ciotole di latte sul pavimento a mattonelle della sala da pranzo. Lui il tintinnio non lo aveva sentito, e non aveva sentito nessuno chiamare. Ma Boise lo aveva sentito. Thomas Hudson finì di radersi e si riempì il cavo della destra del magnifico alcool puro a novanta gradi che lì a Cuba costava una miseria, più o meno quanto l'alcool per frizioni negli Stati Uniti, e se lo spruzzò in faccia, sentendo che il suo gelido morso portava via il bruciore della rasatura. Non consumo zucchero e non fumo tabacco, pensò, ma perdio ricavo il mio piacere da tutto quello che distillano in questo paese. La parte inferiore delle finestre del bagno era opaca perché il patio col pavimento di pietra correva tutt'intorno alla casa, ma la parte superiore delle finestre era di vetro trasparente e attraverso il vetro si vedevano le fronde dei palmizi sferzate dal vento. E ancora più forte di quanto pensassi. Avremmo quasi il tempo di entrare in bacino. Ma non si sa mai. Tutto dipende da quello che farà quando il vento si metterà a soffiare da nord-est. Certo che era stato divertente non pensare al mare nelle ultime ore. Continuia mo così, pensò. Non pensiamo né al mare né a quello che c'è sopra o che c'è sotto, né a qualunque altra cosa che sia legata al mare. Non facciamo nemmeno una lista delle cose alle quali non vogliamo pensare. Non pensiamoci e basta. Lasciamo che il mare se ne stia là dov'è e faccia mola finita. E le altre cose? pensò. Non penseremo nean che a loro. « Il senor dove vorrebbe fare colazione? » chiese Mario. « Ovunque, purché lontano da quella puta del mare. » « In soggiorno o nella camera da letto del senor? » « In camera da letto. Tira fuori la poltrona di vimini e mettici davanti la colazione, su un tavolino. » Bevve il tè caldo e mangiò un uovo fritto e qualche fetta di pane abbrustolito con marmellata di arance. « Altra frutta non ce n'è? » « Solo banane. » « Portane qualcuna. » « Non fanno male a mischiarle con l'alcool? » « Tutte superstizioni. » « Ma mentre lei era via in paese è morto un uomo per aver mangiato banane quando stava bevendo del rum. » « Come fai a sapere che non era un semplice ubriacone mangiatore di banane che è morto a causa del rum? » « No,. senor. Quest'uomo è morto sul colpo per aver bevuto una piccola quantità di rum dopo aver mangiato una grande quantità di banane. Erano banane sue, prese dal
suo giardino. Stava sulla collina dietro il paese e lavorava su una corriera della linea sette. » « Riposi in pace » disse Thomas Hudson. « Portami qualche banana. » Mario portò le banane, piccole, gialle, mature, che cre scevano sulla pianta del giardino. Erano poco più grosse sbucciate, delle dita di un uomo ed erano una delizia. Tho mas Hudson ne mangiò cinque. « Attento ai sintomi » disse. « E porta Princessa a man giare l'altro uovo. » « Le ho già dato un uovo per festeggiare il suo ritorno » disse il ragazzo. « Ho dato un uovo anche a Boise e a Willy. » « E Goats? » « Il giardiniere ha detto che Goats farà bene a non man giare troppo finché le sue ferite non si saranno chiuse. Era no piuttosto gravi. » « Cos'è stata questa zuflEa? » « E stata una faccenda molto seria. Hanno lottato per quasi due chilometri. Li abbiamo perduti di vista nel gine praio di là dal giardino. Lottavano senza fare il minimo rumore: come fanno adesso. Chi abbia vinto io non lo so. Big Goats è stato il primo a tornare indietro e noi gli abbiamo curato le ferite. E entrato nel patio e si è disteso accanto alla cisterna. Non riusciva a saltarci sopra. Fats è arrivato un'ora dopo e allora abbiamo curato anche lui » « Ti ricordi come si volevano bene quando erano fratelli? » « Certo. Ma adesso ho paura che Fats possa uccidere Goats. Peserà mezzo chilo più di lui. » « Goats è un combattente formidabile. » « Sì, senor. Ma prolTi un po' a pensare cosa vuol dire mezzo chilo in più. » « Non credo che nei gatti conti molto. Certo non quello che conta nei galli da combattimento. Tu pensi a tutto in termini di galli da combattimento. Non vuole dir molto nemmeno per gli uomini, a meno che per fare il peso uno sia costretto a indebolirsi. Jack Dempsey pesava appena 83 chili quando vinse il titolo mondiale. Willard ne pesava 103. Goats e Fats sono grossi tutti e due. » « Da come si battono, mezzo chilo è un vantaggio for midabile » disse Mario. « Se li facessero combattere per denaro, nessuno regalerebbe mezzo chilo all'avversario. Non gli regalerebbero un solo etto. » « Portami delle altre banane. » « La prego, senor. » « Credi davvero a queste sciocchezze? » « Non sono sciocchezze, senor. » « Allora portami un altro whisky con acqua minerale. » « Se lei me lo ordina. » « Te lo chiedo. » « Se me lo chiede lei, è un ordine. » « Allora portamelo. »
Il ragazzo portò il whisky con ghiaccio e un'acqua mine rale freschissima e frizzante, e Thomas Hudson lo bevve e disse: « Attenzione ai sintomi ». Ma l'aria preoccupata sulla faccia scura del ragazzo gli tolse la voglia di scherzare e allora disse: « Davvez;o, ti assicuro che non mi farà alcun male ». « Il senor sa quello che fa. Ma protestare era mio dovere. » « Benissimo. Hai protestato. Non è ancora arrivato, Pe dro? » « No, senor. » « Quando arriva digli di tener pronta la Cadillac per andare subito in città. » Adesso fai un bagno, si disse Thomas Hudson. Poi ti vesti per l'Avana. Poi vai in città a trovare il colonnello. Si può sapere che diavolo hai? Ho un diavolo per capello, pensò. Diavoli in abbondanza, dunque. La terra dell'abbon danza. Il mare dell'abbondanza. L'aria dell'abbondanza. Sedette nella poltrona di vimini con i piedi sull'estensione che sporgeva da sotto il sedile e guardò i quadri sul muro della camera da letto. A capo del letto, il letto da poco con lo scomodg materasso che era stato comprato per econo mia perché lui non ci dormiva mai tranne che nel caso di una lite, c'era il Suosatore di chitarra di Juan Gris. Nostal gia hecha hombre, pensò in spagnolo. La gente non sapeva che se ne poteva anche morire. Dalla parte opposta, sopra gli scaffali della libreria, c'era il Monumest is Arbeit di Paul Klee. Non lo amava come amava il Suosatore di chi tarra ma lo guardava volentieri e ricordava come gli era sembrato corrotto quando lo aveva comprato a Berlino. Il colore era indecente come le tavole nei testi di medicina di suo padre che mostravano i vari tipi di cancri e ulcere veneree, e che paura aveva fatto a sua moglie finché non aveva imparato ad accettarne la corruzione e a vederio solo come un quadro. Ora non ne sapeva di più di quando, a Berlino, lo aveva visto per la prima volta nella galleria Flechtheim, nella casa sul fiume, quell'autunno splendido e freddo che erano stati tanto felici. Ma era una buona tela e la guardava volentieri. Sopra gli altri scaffali della libreria c'era una delle fo reste di Masson. Questa era Ville d'Avray e lui l'amava come amava il Suonatore di chitarra. Ecco nei quadri qual era la gran cosa: potevi amarli senza disperazione. Potevi amarli senza dolore, e quelli buoni ti rendevano felice per ché loro avevano fatto quello che cercavi sempre di fare tu. Così era bell'e fatto e andava benone, anche se tu non riuscivi a farlo. Boise entrò nella stanza e gli saltò sulle ginocchia. Saltava benissimo e poteva saltare, senza sforzo apparente, in cima all'alto cassettone della camera da letto grande. Ora, ese guito un salto elegante e misurato, si accomodò sulle ginoc chia di Thomas Hudson toccandolo varie volte, affettuosa
mente, con le zampe anteriori. « Sto guardando i quadri, Boy. Saresti molto più felice se ti piacesse la pittura. » Ma chissà che nei salti e nelle sue cacce notturne Boise non possa trovare quello che trovo io nella pittura, pensò Thomas Hudson. Però è sempre un peccato che non possa vederli. Chi lo dice? Potrebbe avere un pessimo gusto, in fatto di pittura. « Chissà quali preferiresti, Boy. Forse il periodo olan dese, quando facevano quelle splendide nature morte di pesci e ostriche e selvaggina. Ehi, smettila. Non è mica notte. Queste cose si fanno di notte. » Boise continuò con le sue effusioni e per chetarlo Tho mas Hudson lo tenne fermo con la mano. « Devi rispettare certe convenienze, Boy » disse. « Non sono nemmeno uscito a vedere gli altri gatti, per acconten tare te. » Boise era felice e Thomas Hudson sentiva sotto le dita le mute vibrazioni delle sue fusa. « Devo fare un bagno, Boy. Tu passi metà del tuo tempo a fare il bagno. Solo che lo fai con la lingua. E in quei mo menti non badi affatto a me. Quando ti lavi sembri un uomo d'affari nel suo ufficio. Gli affari sono affari. Non bisogna disturbare. Be', ora devo fare un bagno. Ma invece di farlo continuo a starmene seduto qui bevendo di mattina come un volgare ubriacone. Ecco una delle differenze tra noi due. E tu non potresti nemmeno stare diciotto ore al timone. Ma io sì. DEdici in ogni caso. Diciotto quando vi sono costretto. Diciannove tra ieri e stamattina. Ma io non posso saltare e non posso cacciare di notte come te. Anche se, veramente, di notte a caccia andiamo pure noi. Tu, però, hai il radar nei mustacchi. E i piccioni, probabilmente, hanno il loro indicatore di direzione ad alta frequenza in quell'incrostazione sul becco. Comunque sia, tutti i piccioni viaggiatori hanno quell'incrostazione. Quali sono le tue al tissime frequenze, Boy? » Boise se ne stava sempre là disteso, solido e lungo e pe sante, facendo silenziosamente le fusa in segno di grande felicità. « Cosa dice il tuo sonar, Boy? Qual è l'ampiezza della pulsazione? Qual è la frequenza della ripetizione? Io den tro mi son fatto mettere un magnetron. Ma non dirlo a nessuno. Così, grazie alla miglior risoluzione che si ottiene con le altissime frequenze, le puttane nemiche possono es sere individuate a una distanza maggiore. E una microonda, Boy, e tu la stai emettendo proprio adesso. » E così che mantieni la promessa di non pensarci finché non riprenderemo il largo? Non era il mare che volevi dimenticare. Sai che il mare lo ami e che non vorresti essere in nessun altro posto. Esci a guardarlo sulla veranda. Non è né crudele né insensibile. Tutte balle. E là, ecco
tutto, e il vento lo muove e lo muove la corrente e il vento e la corrente si azzuffano sulla sua superficie ma in fondo al mare questo non conta niente. Devi essere contento di tornare sul mare e devi ringraziarlo perché è la tua casa. La tua casa. Non dire e non pensare sciocchezze sul suo conto. Non è lui la causa dei tuoi grattacapi. Cominci a essere un po' più ragionevole, si disse. Anche se a terra non lo sei mai troppo. Va bene, si disse. Devo essere così ragio nevole in mare che a terra non voglio esserlo mai più. A terra si sta bene, pensò. Oggi vedremo come si sta bene. Dopo che avrò parlato con quell'accidente del colonnello, pensò. Però lo vedo sempre volentieri, perché mi solleva il morale. Non andiamo a cercare il colonnello, pensò. Ecco una di quelle cose che non faremo, con una giornata così bella. Andrò a trovarlo, questo sì. Ma non andrò a cercarlo. L'ho cercato abbastanza per sapere dove trovarlo. E l'ho trovato tanto spesso da non doverlo cercare più. Allora? Credevo che tu non volessi andarlo a cercare. Infatti. Vado solo a trovarlo e a fargli il mio rapporto. Finì di bere, mise a terra il gatto, si alzò per guardare i tre quadri, poi andò in bagno a fare la doccia. Lo scalda bagno era stato acceso solo quando erano arrivati i boy e l'acqua calda non era molta. Ma lui s'insaponò per bene, si lavò la testa e finì di sciacquarsi con l'acqua fredda. Indossò una camicia di flanella bianca, una cravatta scura, pantaloni di flanella, calzini di lana e le grosse scarpe di fabbricazione inglese che aveva da dieci anni, poi un pullover di cachemire e una vecchia giacca di tweed. Suonò il campanello per chiamare Mario. « Pedro è arrivato? » « Sì, senor. Ha la macchina fuori. » « Fammi un Tom Collins con latte di cocco e un po' di amaro da portar via. Mettilo in uno dei portabicchieri di sughero. » « Sì, senor. Non prende il soprabito? » « Lo prenderò da mettere al ritorno, se fa freddo. » « Sarà a casa per il pranzo? » « No. E nemmeno per la cena. » « Vuol vedere qualcuno dei gatti, prima di uscire? Sono tutti fuori, al sole e al riparo dal vento. » « No. Li vedrò stasera. Voglio fargli un regalo. » « Vado a prepararle da bere. Per il latte di cocco ci vorrà un minuto. » E adesso? Perché diavolo non vuoi vedere i gatti) si chiese. Non so, rispose. Questa è nuova. Non la capisco proprio. Boise lo seguiva, un po' preoccupato per la sua partenza, ma non troppo dal momento che in giro non si vedevano né borse né fagotti. « Forse l'ho fatto per te, Boy » disse Thomas Hudson. « Sta tranquillo. Sarò di ritorno stasera o domattina. Dopo una bella scopata, spero. Fatta a regola
d'arte, spero. Allora forse ci sembrerà tutto un po' più ragionevole, da queste parti. Vàmonos a limpiar la escopeta. » Uscì dalla stanza di soggiorno, lunga e luminosa, che continuava a sembrargli enorme, e per i gradini di pietra scese nella luce ancora più viva del mattino invernale cu bano. I cani gli saltellavano intorno alle gambe e il melanco nico pointer gli si avvicinò ciondolando umilmente la testa abbassata. « Povera bestia infelice » disse al pointer. Gli fece una carezza e il cane sembrò rianimarsi. Gli altri bastardi erano allegri e saltavano qua e là per l'eccitazione prodotta dal freddo e dal vento. C'erano dei rami secchi staccatisi dal l'albero di ceiba che cresceva nel patio e sparsi sui gradini dove il vento li aveva fatti cadere. L'autista sbucò da dietro la macchina, rabbrividendo esageratamente, e disse: « Buon giorno, signor Hudson. Com'è andato il viaggio? ». « Abbastanza bene. Come vanno le automobili? » « Tutte in perfetta forma. » « Sì, proprio » disse Thomas Hudson in inglese. Poi a Mario, che uscì di casa e scese i gradini fino all'auto por tando l'alto e scuro bicchiere color ruggine, avvolto in un foglio di sughero pressato che arrivava a circa un centime tro dall'orlo del bicchiere: « Va' a prendere un golf per Pedro. Uno di quelli che si abbottonano davanti. Nella roba del signor Ton. E fa togliere dai gradini questi rami secchi ». Thomas Hudson diede il bicchiere all'autista, da tenere, e si chinò per coccolare i cani. Boise si era accovacciato sui gradini, e li guardava con profondo disprezzo. C'era Ne grita, una cagnetta nera ingrigita dagli anni, con la coda ar ricciata sulla groppa, i piedi minuscoli e le zampe delicate che brillavano, quasi, mentre giocava, il muso aguzzo come quello di un fox terrier e due occhi affettuosi e intelligenti. Thomas Hudson l'aveva vista una sera in un bar seguire della gente che usciva e aveva chiesto di che razza era. « Cubana » disse il cameriere. « E qui da quattro giorni. Segue tutti quelli che escono ma le sbattono sempre in faccia le portiere delle loro macchine. » L'avevano portata alla Finca e in due anni non era mai stata in calore e Thomas Hudson aveva pensato che fosse troppo vecchia per figliare. Poi, un giorno, gli toccò di stac carla da un cane poliziotto, dopodiché ebbe dei cuccioli di cane poliziotto, dei cuccioli di bulldog, dei cuccioli di pointer e uno splendido cucciolo di razza sconosciuta che era rosso vivo e sembrava che potesse essere figlio di un setter irlandese, solo che aveva il petto e le spalle di un bulldog e una coda arricciata sulla groppa come quella di Negrita. Ora i suoi figli erano tutti intorno a lei e la cagna era di nuovo pregna. « Chi l'ha fatta figliare? » chiese Thomas Hudson al
l'autista . « Non so. » Mario, che uscì con il golf e lo diede all'autista, il quale per indossarlo si tolse la frusta giacca della divisa, disse: « Il padre è il cane da combattimento del paese ». « Be', addio, cani » disse Thomas Hudson. « Arrivederci, Boy » disse al gatto che in due salti, passando tra i cani, raggiunse l'automobile. Thomas Hudson, ora seduto in mac china con in mano il bicchiere avvolto nel sughero, si sporse dal finestrino e toccò il gatto, che si alzò sulle zampe di dietro per ficcargli il muso tra le dita. « Sta tranquillo, Boy. Torno presto. » « Povero Boise » disse Mario. Lo prese su da terra e lo tenne in braccio e il gatto seguì con lo sguardo la macchina che voltava, girando intorno all'aiuola, e percorreva il viale dal fondo irregolare e pieno di solchi scavati dall'acqua fino a sparire dietro la collina e gli altissimi fusti dei manghi. Allora Mario portò il gatto in casa e lo depose sul pavi mento e il gatto balzò sul davanzale della finestra e conti nuò a guardare là dove il viale d'accesso alla villa spariva sotto la collina. Mario gli fece una carezza ma il gatto non si tranquillizzò. « Povero Boise » disse l'alto boy negro. « Povero, po vero Boise. » In macchina Thomas Hudson e l'autista discesero il viale e quando furono in fondo l'autista balzò a terra per aprire il cancello e poi si rimise al volante e uscì con la macchina. C'era un ragazzo negro che veniva su per la strada e allora l'autista gli gridò di chiudere il cancello e il ragazzo sorrise e assentì con la testa. « E uno dei fratelli minori di Mario. » « Lo so » disse Thomas Hudson. Percorsero la squallida traversa del paese e svoltarono nella Central Highway. Passarono davanti alle case del paese, ai due negozi di alimentari aperti sulla strada con i banchi e le file di bottiglie fiancheggiate dalle mensole cariche di scatolame, e poi superarono l'ultimo bar e l'im mensa pianta di alloro spagnolo i cui rami coprivano tutta la strada come un tetto e continuarono a scendere per la vecchia strada lastricata. Erano cinque chilometri in di scesa, con vecchi alberoni a destra e a sinistra. C'erano de gli asili, delle piccole fattorie, delle grosse fattorie con le loro decrepite case coloniali in stile spagnolo di cui era in corso la suddivisione, i vecchi pascoli collinosi tagliati da strade che finivano ai piedi di erbosi versanti, l'erba ingial lita dalla siccità. L'unico verde visibile sulla terra, in quel paese di tanti verdi, era lungo i corsi d'acqua dove le palme reali crescevano alte e grigie, con le verdi chiome piegate dal vento. Era un vento asciutto di tramontana, secco, duro e freddo. Lo stretto della Florida era stato raffreddato dagli altri venti di tramontana venuti prima di lui e questo vento
non portava né la nebbia né la pioggia. Thomas Hudson bevve un sorso della bibita ghiacciata che sapeva di succo fresco di cedro verde misto all'insipido latte di cocco che era tuttavia sempre tanto più corposo di qualunque acqua gassata, forte dell'autentico Gordon's gin che gliela rendeva viva sulla lingua e deliziosa da trangu giare, e il tutto indurito dall'amaro che le dava colore. E così buona che sembra una vela gonfia, pensò. E una cosa veramente straordinaria. Il portabicchiere di sughero impediva al ghiaccio di scio gliersi e d'indebolire la bevanda e lui lo tenne in mano, teneramente, e guardò la campagna mentre entravano in città. « Perché qui non scendi in folle risparmiando benzina? » « Se lo dice lei » rispose l'autista. « Ma tanto è benzina del governo. » « Metti in folle, per esercitarti » disse Thomas Hudson. « Così saprai come regolarti quando la benzina non sarà più del governo ma nostra. » Ormai correvano in mezzo alla pianura, dove a sinistra si stendevano i campi dei floricoltori e a destra c'erano le case dei cestai. « Devo cercare un cestaio che venga su a riparare la grande stuoia del soggiorno nei punti dov'è consumata. » « Sì, senor. » « Ne conosci uno? » « Sì, senor. » L autista, che Thomas Huclson non poteva soffrire per la generale ignoranza e stupidità, la presunzione, la mancanza di sensibilità verso i motori e l'atroce mancanza di riguardo per le macchine e la pigrizia complessiva, rispondeva secco secco e deferente a causa dell'osservazione di poc'anzi. Con tutti i suoi difetti era uno splendido guidatore, cioè era un eccellente manovratore di automobili, munito di ottimi ri flessi, nel traffico illogico e nevrotico di Cuba. E inoltre sapeva troppe cose della loro attività per poter essere li cenziato. « Hai abbastanza caldo con quel golf? » « Sì, senor. » Va' all'inferno, pensò Thomas Hudson. Continua così e vedrai se non ti mando a quel paese. « Ha fatto molto freddo da voi stanotte? » « Terribile. E stato horroroso. Lei non può immaginare, signor Hudson. » La pace era fatta e ora stavano attraversando il ponte, dove avevano trovato il tronco della ragazza che una volta era stata tagliata in sei pezzi dall'amico poliziotto e i pezzi avvolti in carta da pacchi e seminati lungo la Central Highway. Adesso il fiume era asciutto. Ma quella sera era gonfio d'acqua e le macchine avevano formato una colonna di quasi un chilometro sotto la pioggia mentre i loro guida
tori scrutavano fuori ammirando la storica località. Il mattino seguente i giornali pubblicarono in prima pagina le foto del torso e un articolo sottolineava che la ragazza era senz'altro una turista nordamericana poiché nessuna donna di quell'età che fosse vissuta ai tropici avrebbe potuto essere fisicamente così poco sviluppata. Co me fossero già arrivati a stabilire l'età precisa Thomas Hudson non lo seppe mai, perché la testa non fu scoperta che qualche tempo dopo nel porto di pescatori di Batabano. Ma il torso, come mostravano le prime pagine, aveva efletti vamente pochi punti di contatto con i migliori frammenti della scultura greca. Non era una turista nordamericana però; e si venne poi a sapere che quei pochi attributi che aveva li aveva messi insieme tutti ai tropici. Ma per qual che tempo Thomas Hudson dovette rinunciare al suo foo ting sulle strade di campagna intorno alla Finca perché chiunque si fosse azzardato a correre o anche solo ad affret tare il passo correva il rischio di essere inseguito dalla popolazione al grido: « Eccolo là! E lui! Ecco l'uomo che l'ha fatta a pezzi! ». Ora avevano passato il ponte e stavano salendo la colli na per entrare a Luyano dove a sinistra si godeva una vista di El Cerro che a Thomas Hudson ricordava sempre To ledo. Non la Toledo di El Greco. Ma una parte di Toledo vista da un colle laterale. Ecco che vi si stavano proprio arrampicando, mentre la macchina percorreva gli ultimi metri di salita, e lui tornò a vederla chiaramente ed era Toledo, sissignori, per un attimo solo, e poi la strada spro fondò davanti all'automobile e Cuba tornò a chiudersi su di loro. Della strada che portava in città, quello era il tratto che non gli piaceva. Era per quel tratto che si portava qual cosa da bere. Bevo contro la miseria, la sporcizia, una pol vere di quattrocento anni, il moccio che cola dal naso dei bambini, le fronde di palma schiacciate, i tetti di latta spia nata col martello, il passo strascicato della sifilide non cura ta, il liquame nei vecchi letti dei torrenti, i pidocchi sul collo spelacchiato dei polli ammalati, la pelle che si squama sulla nuca dei vecchi, la puzza delle vecchie e la radio a tutto volume, pensò. Bravissimo. Dovrei guardare bene e far qualcosa. Invece ti porti da bere come una volta si portavano i sali da annusare. No. Non è vero niente, pensò. E una specie di combinazione tra questo e come bevevano nel Gin Lane di Hogarth. Tu, però, bevi anche perché non vuoi andare a trovare il colonnello, pensò. Ormai bevi sempre contro o per qualcosa, pensò. Balle. Un sacco di volte non fai altro che bere, punto e basta. E oggi credo che non smetterai tanto presto. Bevve un lungo sorso del Tom Collins e se lo sentì in bocca, freddo e netto e tonificante. Quello era il tratto di strada peggiore, dove correva la linea tranviaria, e quando
le sbarre erano abbassate i veicoli sostavano davanti al passaggio a livello paraurti contro paraurti. Davanti, ora, oltre le colonne di macchine e di camion fermi c'era la col lina col castello di Atares dove avevano ucciso il colonnello Crittenden e gli altri quando era fallita quella spedizione giù a Bahìa Honda quarant'anni prima della sua nascita e dove, contro quel colle, avevano fucilato centoventidue volontari americani. Più lontano, il fumo saliva dritto in cielo dalle alte ciminiere della Società elettrica del l'Avana e la strada correva sui vecchi ciottoli sotto il via dotto, parallela alla parte alta del porto dove l'acqua era nera e oleosa come la morchia che pompavano dal fon do delle cisterne di una petroliera. Le sbarre si alzarono e la macchina ripartì e ormai erano al riparo dal vento di tramontana e gli scafi di legno delle navi della pietosa e grottesca marina mercantile del tempo di guerra erano immobili contro le palafitte delle banchine di legno, anne rite dal creosoto, e la feccia del porto galleggiava lungo le fiancate più nera del creosoto delle palafitte e sozza e re pellente come una cloaca da vuotare. Riconobbe varie imbarcazioni che conosceva. Una, un vecchio brigantino a palo, era stata abbastanza grossa per ché un sommergibile si occupasse di lei e il sommergibile l'aveva silurata. Era carica di legname e stava venendo a Cuba per ripartire con un carico di zucchero. Thomas Hud son poteva ancora vedere dove l'avevano colpita, anche se ormai era stata riparata, e ricordava i cinesi vivi e i cinesi morti che giacevano in coperta quando l'avevano affiancata in alto mare. Credevo che oggi tu al mare non volessi pensarci. Un'occhiata gliela devo dare, si disse. Quelli che ci stan no sempre sopra stanno molto ma molto meglio di quelli che vivono dove siamo appena passati. Questa rada che è stata insozzata per tre o quattrocento anni comunque non è il mare. E anche questa rada non è male, se ci si sposta verso l'imboccatura. Meglio ancora dalla parte di Casablanca Ci hai passato delle belle notti, in questa rada, e lo sai. « Guarda quelli » disse. L'autista, vedendo che guardava fece per fermare la macchina. Ma Thomas Hudson gli or dinò di proseguire. « All'ambasciata » disse. Aveva guardato la coppia di vecchi che vivevano nella baracca di assi e fronde di palma che avevano costruito contro il muro che separava la linea ferroviaria da un pezzo di terra dove la società elettrica ammassava il carbone che veniva dal porto. Il muro era nero della polvere di carbone he si alzava dal carbone scaricato col nastro trasportatore ed era a meno di un metro e venti dalla massicciata. Il tetto della baracca era molto inclinato e dentro c'era ap pena il posto per due persone coricate. La coppia che vi abitava era seduta davanti all'ingresso a preparare il caffè in un barattolo di latta. Erano negri, sporchi, con la pelle
che si squamava per l'età e la sporcizia, portavano indu menti ricavati da vecchi sacchi da zucchero ed erano vec chissimi. Non vide il cane. « eY el perro? » chiese all'autista. « E molto tempo che non lo vedo. » Per tanti anni erano passati davanti a quella gente. E una volta la ragazza, di cui la notte prima aveva letto alcune lettere, gli aveva confidato la vergogna che provava ogni volta che passavano davanti alla baracca. « Perché non fai qualcosa, allora? » le aveva chiesto lui. « Perché dici sempre che le cose sono così terribili e spie ghi così bene sui giornali come sono terribili e non fai mai niente per cambiarle? » Questa frase aveva fatto arrabbiare la ragazza, che ave va fermato la macchina, era scesa, aveva raggiunto la ba racca e aveva dato alla donna venti dollari dicendole che questo era per aiutarla a trovare un posto migliore dove vivere e per comprare qualcosa da mangiare. « Sì, senorita » disse la vecchia. « Lei è molto gentile. » La seconda volta che erano passati la coppia abitava sempre lì e li aveva salutati allegramente con la mano. Avevano comprato un cane. Era anche un cane bianco, piccolo e riccio, forse non allevato, originariamente, pensò Thomas Hudson, per essere avviato al commercio della polvere di carbone. « Che fine pensi che abbia fatto il cane? » chiese Tho mas Hudson all'autista. « Sarà morto. Non hanno niente da mangiare. » « Dobbiamo trovargli un altro cane » disse Thomas Hudson. Oltre la baracca, che ormai era rimasta molto indietro, passarono, a sinistra, davanti ai muri dall'intonaco color fango del comando dello stato maggiore generale dell'eser cito cubano. Un soldato cubano con un po' di sangue bian co montava indolentemente ma fieramente la guardia nella sua divisa cachi stinta dai molti bucati della moglie, col berretto da campagna assai più pulito di quello del gene rale Stillwell, e lo Springfield appeso nella posizione più comoda alle ossa malcoperte della spalla. Il soldato lanciò alla macchina un'occhiata distratta. Thomas Hudson era convinto che avesse freddo, così esposto alla tramontana. Forse potrebbe scaldarsi andando su e giù davanti alla ga ritta, pensò Thomas Hudson. Ma se resta in quell'esatta posizione e non spreca energie, presto il sole dovrebbe raggiungerlo, e questo lo scalderà. Per essere così magro, non dev'essere nell'esercito da molto tempo, pensò. In pri mavera, se in primavera passeremo ancora per di qua, pro babilmente non lo riconoscerò. Chissà comtè pesante, per lui, quello Springfield. E un peccato che non possa montare la guardia con un leggero fucile di plastica come oggi, nel lavoro con la muleta, i toreri per non stancarsi i polsi
usano una spada di legno. « E la divisione che il generale Benìtez voleva portare a combattere in Europa? » chiese all'autista. « E poi partita quella divisione? » « Todavìa no » disse l'autista. « Non ancora. Ma il ge nerale sta imparando a guidare la moto. Si esercita la mat tina presto lungo il Malecon. » « Allora dev'essere una divisione motorizzata » disse Thomas Hudson. « Cosa sono quei pacchi che portano i soldati e gli uffciali quando escono dall'Estado Mayor? » « Riso » disse l'autista. « E arrivato un carico di riso. » « E difficile da trovare? » « Impossibile. E la cosa più rara che ci sia. » « Mangiate male, adesso? » « Malissimo. » « Perché? Tu mangì da me. Pago tutto io, per alti che siano i prezzi. » « Quando mangio a casa mia, volevo dire. » « E quando ci mangi, a casa tua? » « La domenica. » « Dovrò comprarvi un cane » disse Thomas Hudson. « Ce l'abbiamo già, un cane » disse l'autista. « Un cane molto bello e intelligente. Che mi ama più di ogni cosa al mondo. Non posso fare un passo che lui non voglia venire con me. Ma, signor Hudson, lei non può né capire né ap prezzare, lei che ha tutto, cosa significa, come sofferenze, questa guerra per il popolo di Cuba. » « Dev'esserci molta fame. » « Lei non può capire. » No, pensò Thomas Hudson. Non posso. Non riesco pro prio a capire. Non riesco a capire perché mai in questo paese si dovrebbe soffrire la fame. E a te, figlio di puttana, da come badi ai motori delle macchine, a te dovrebbero tagliare la gola, non dare da mangiare. Lo farei io col più grande piacere. Ma disse: « Vedrò che cosa posso fare per trovare un po' di riso per i tuoi ». « Molte grazie. Lei non può immaginare com'è dura ora la vita per noi cubani. » « Dev'essere brutta davvero » disse Thomas Hudson. « E un peccato che non possa portarti in barca con me per un po' di riposo e una vacanza. » « Dev'essere molto difficile anche in mare. » « Credo anchtio » disse Thomas Hudson. « Certe volte, anche in una giornata come questa, credo proprio che lo sia. » « Abbiamo tutti la nostra croce da portare. » « Vorrei tanto prendere la mia e ficearla su per il culo di un mucchio di gente che conosco. » « Bisogna prendere le cose con calma e con pazienza, si gnor Hudson. » « Muchas gracias » disse Thomas Hudson. Avevano svoltato in via San Isidro sotto la stazione cen
trale e davanti all'ingresso delle vecchie banchine P. & O. dove una volta attraccavano le navi da Miami a Key West e dove aveva il suo terminal la Pan American quando face vano ancora volare i vecchi clipper. Era abbandonato, ora che le barche P. & O. erano state requisite dalla marina e la Pan American faceva atterrare i DC-2 e i DC-3 all'aeroporto di Rancho Boyeros e la guardia costiera e la marina cu bana tenevano i loro mezzi antisommergibili ormeggiati dove una volta atterravano i clipper. Era la parte dell'Avana che Thomas Hudson ricordava meglio. La partk che ora amava allora era solo la strada per Matanzas: un brutto quartiere cittadino, il castello di Atares, un sobborgo di cui ignorava il nome e poi una strada di mattoni che collegava una filza di piccoli paesi. Li attraversavi in macchina, a tutta birra, così da non di stinguerli l'uno dall'altro. Allora lui conosceva ogni bar e ogni locale in questa parte della città e San Isidro era la grande strada dei bordelli in tutto il quartiere del por to. Era morta, ormai, senza una sola casa che funzionas se, e morta era sempre stata da quando l'avevano chiu sa per rispedire in Europa tutte le puttane. Quella gros sa spedizione era stata il contrario di com'era una volta Villefranche quando le navi americane lasciavano la sta zione mediterranea e tutte le ragazze le salutavano svento lando il fazzoletto. Quando la nave francese lasciò l'Avana con le ragazze a bordo tutte le banchine erano affollate e non erano solo gli uomini a salutare, sventolando il faz zoletto dalla riva, dai moli e dalla diga foranea del porto. C'erano ragazze nelle lance prese a nolo e nelle bettoline che giravano intorno alla nave e si tenevano al suo fianco mentre procedeva lungo il canale. Fu molto triste, ricor dava lui, anche se molti lo trovarono buffo. Perché le put tane dovessero essere buffe non lo aveva mai capito. La spedizione, però, avrebbe dovuto essere una cosa molto comica. Ma molti erano tristi, dopo la partenza della nave, e via San Isidro non si era mai più ripresa. Il nome lo commuoveva ancora, pensò, anche se ormai era una strada abbastanza noiosa e, a parte i camionisti e gli spedizio nierì, non ci vedevi quasi mai un uomo o una donna bianca. C'erano delle strade piene di movimento, all'Avana, dove abitavano soltanto negri, e c'erano delle strade e dei quartieri piuttosto malfamati, come il Jesùs y Maria, che si trovava a poca distanza da lì. Ma quella parte della città era triste, com'era sempre stata da quando le prostitute erano andate via. Ora la macchina aveva raggiunto le banchine, dove at traccava il ferry che faceva la spola da lì a Regla e dove andavano a ormeggiarsi le navi in partenza per la costa. Le acque del porto erano giallastre e agitate, ma le onde non avevano la solita cresta di spuma. L'acqua era troppo gialla. Però sembrava limpida e fresca, dopo la nera spor
cizia degli angoli più interni della baia. Guardando lontano, vide la calma della baia che si stendeva al riparo dei colli sopra Casablanca, dov'erano ancorati i pescherecci, dove si trovavano le grigie cannoniere della marina cubana e dove sapeva che era ancorata la sua nave, anche se da lì non po teva vederla. Oltre la baia vide l'antica chiesa gialla e la caotica distesa delle case di Regla, case rosa, verdi e gialle, e i serbatoi di stoccaggio e le ciminiere delle raffinerie di Belot e sullo sfondo le grigie colline verso Cojìmar. « Vede la nave? » chiese l'autista. « Da qui, no. » Ed eccoli a sopravvento delle fumanti ciminiere della Società elettrica e il mattino era terso e luminoso e l'aria limpida e appena lavata come sui colli della fattoria. Tutti quelli che si muovevano sulle banchine sembravano infred doliti dalla tramontana. « Facciamo prima un salto al Floridita » disse Thomas Hudson all'autista. « Qui siamo solo a quattro isolati dall'ambasciata. » « Sì. Ma ho detto che prima volevo andare al Floridita. » « Come desidera. » Entrarono in città e uscirono dal vento e, passando da vanti ai negozi e ai magazzini, Thomas Hudson sentì l'odore della farina ammassata nei sacchi e della polvere di farina, l'odore delle casse da imballaggio appena aperte, l'odore del caffè tostato, che era una sensazione più forte di un robusto cicchetto a stomaco vuoto, e l'aroma delizioso del tabacco che diventava fortissimo un momento prima che la macchina svoltasse a destra verso il Floridita. Quella era una delle strade che amava, ma di giorno non gli piaceva camminarvi perché i marciapiedi erano troppo stretti e c'era troppo movimento e di notte, quando non c'era mo vimento, non tostavano il caffè e le finestre dei magazzini erano chiuse e co,sì non sentivi l'aroma del tabacco. « E chiuso » disse l'autista. Le serrande di ferro erano ancora abbassate ai lati del caffè. « Lo immaginavo. Giù per Obispo, allora, andiamo al l'ambasciata. » Quella era la strada che aveva fatto mille volte di giorno e di notte. Farla in macchina non gli piaceva perché finiva subito, ma non poteva più giustificare a se stesso il ritardo con cui andava a mettersi a rapporto e allora bevve ciò che restava nel bicchiere e guardò le macchine che li prece devano, la gente sul marciapiede e il traffico agli incroci con le vie che portavano a nord e a sud, e si tenne la strada per dopo, quando avrebbe potuto farla a piedi. La mac china si fermò davanti al palazzo dell'ambasciata e del consolato e lui entrò. Dentro si sarebbe dovuto dare il nome e l'indirizzo e specificare il motivo della visita a un tavolo dove un uscie re dall'aria melanconica con le sopracciglia depilate e un
paio di baffi sottilissimi sulla parte più bassa del labbro superiore alzava gli occhi e si tirava il foglietto sotto il naso. Thomas Hudson non lo degnò di un'occhiata ed entrò nell'ascensore. L'usciere fece spallucce e si lisciò le sopracciglia. Forse le aveva accentuate un po' troppo. Tut tavia, così erano più nette e precise che irsute e cespu gliose, e stintonavano benissimo ai baffi. Quell'uomo aveva, e ne era convinto, i baffi più sottili che fosse possibile avere continuando ad avere i baffi. Nemmeno Errol Flynn aveva dei baffi più sottili, nemmeno Pincho Gutiérrez, nemmeno Jorge Negrete. E quel figlio di puttana di Hudson non aveva il diritto di entrare così e d'ignorarlo. « Che razza di maricones avete messo sulla porta? » chie se Thomas Hudson al ragazzo dell'ascensore. « Quello non è un maricòn. Non è niente. » « Come vanno le cose da queste parti? » « Bene. Ottimamente. Come sempre. » Uscì al quarto piano e percorse il corridoio. Entrò dalla porta di mezzo delle tre e chiese al sergente maggiore dei marine seduto dietro la scrivania se c'era il colonnello. « E andato giù a Guantànamo in aereo, stamattina. » « Quando sarà di ritorno? » « Ha detto che forse sarebbe andato a Haiti. » « C'è niente per me? » « Ch'io sappia, no. » « Ha lasciato comunicazioni per me? » « Ha detto di dirle di non allontanarsi. » « Come si sentiva? » « Malissimo. » « Che faccia aveva? » « Orribile. » « Ce l'aveva con me? » « Non credo. Ha solo detto di dirle di non allontanarsi. » « C'è qualcosa che dovrei sapere? » « Non so. E lei? » « La smetta. » « Benissimo. Immagino che la cosa abbia sollevato un polverone. Ma lei non lavorava per lui in quest'ufficio. Lei sale sulla sua barca e prende il largo. Io me ne sbatto le... » « Calma. » « Ha intenzione di fermarsi in campagna? » « Sì. Ma oggi e stanotte rimarrò in città. » « Per oggi e per stanotte non sarà certo di ritorno. La chiamerò in campagna, quando arriva. » « E sicuro che non ce l'abbia con me? » « Lo so benissimo che non ce l'ha con lei. Cosa c'è? Le vengono gli scrupoli? » « No. C'è nessun altro che ce l'ha con me? » « Per quello che so io, nemmeno l'ammiraglio ce l'ha con lei. Vada, vada, e si sbronzi anche per me. » « Credo che prima mi sbronzerò per me. »
« Si sbronzi anche per me. » « Che c'è? Non si sbronza tutte le sere, lei? » « Non basta. Henderson com'è andato? » « Benissimo. Perché? » « Niente. » « Perché? » « Niente. Chiedevo soltanto. Ha reclami da fare? » « Noi non facciamo reclami. » « Che uomo. Che capo. » « Noi formuliamo accuse. » « Non può. Lei è un civile. » « Vada all'inferno. » « Non occorre. Ci sono già. » « Mi chiami, appena arriva. E faccia i miei complimenti al colonnello e dica al colonnello che mi sono presentato. » « Signorsì. » « Perché signorsì? » « Per educazione. » « Arrivederci, signor Hollins. » « Arrivederci, signor Hudson. Ah, senta. Tenga i suoi uomini dove può rintracciarli in un momento. » « Molte grazie, signor Hollins. » In fondo al corridoio un ufficiale di marina che cono sceva uscì dall'ufficio cifra. Il golf e la spiaggia di Jaima nitas gli avevano abbronzato il viso. Aveva un'aria sana e la sua infelicità non era visibile. Era giovane e un ottimo conoscitore dell'Estremo Oriente. Thomas Hudson lo ave va conosciuto quando aveva avuto la concessionaria auto mobilistica di Manila e una filiale a Hong Kong. Parlava il tagalog e un buon cantonese. Naturalmente, parlava anche spagnolo. Per questo si trovava all'Avana. « Salve, Tommy » disse. « Quando sei arrivato in città? » « Stanotte. » « Com'erano le strade? » « Moderatamente polverose. » « Un giorno o l'altro finirai per capottare. » « Sono un guidatore prudente. » « Lo sei sempre stato » disse l'uiciale, che si chiamava Fred Archer. Cinse con un braccio le spalle di Thomas Hud son. « Fatti toccare. » « Perché? » « Mi metti di buonumore. Mi passano i dispiaceri, quan do ti tocco. » « Sei andato a mangiare al Pacìfico? » « No, da un paio di settimane. Vuoi che ci andiamo? » « Se credi. » « A mezzogiorno no, ma potremmo mangiare lì stasera. Hai dei programmi per stasera? » « No. Solo per dopo. » « Anch'io solo per dopo. Dove ci troviamo? Al Flori dita? »
« Vieni lassù quando chiudi bottega. » « Bene. Ma poi devo tornare qui. Perciò non potre mo ubriacarci troppo. » « Non dirmi che voi bastardi adesso lavorate anche di notte. » « Io sì » disse Archer. « Non è un atteggiamento po polare. » « Sono molto felice di vederla, signor Freddy » disse Thomas Hudson. « Anche lei mi mette allegria. » « Tu non hai bisogno di sentirti allegro » disse Fred Archer. « Ti sei presa la tua parte. » « Vuoi dire che l'ho avuta. » « L'hai avuta. E l'hai avuta di nuovo. E l'hai avuta di nuovo, raddoppiata. » « Senza fiocchi, però. » « I fiocchi non ti servirebbero a niente, fratello. E con tinui a prenderti la tua parte. » « Scrivimi questa roba, su un foglio di carta, un giorno o l'altro, Freddy. Vorrei poterlo leggere. la mattina presto. » « Hai sempre il cesso, a bordo? » « No. Dove prima c'era il cesso ora ci sono circa tren tacinquemila dollari di ferrovecchio per i quali ho firmato una ricevuta. » « Lo so. L'ho visto in cassaforte. Quello che hai fir mato. » « Sono maledettamente negligenti, allora. » « Puoi ben dirlo. » « Sono tutti così? » « No. E le cose vanno molto meglio. Davvero, Tommy. » « Bene » disse Thomas Hudson. « Ecco il pensierino per Oggi. » « Non vuoi entrare? Ce n'è di nuovi che ti piacereb bero. Due ragazzi davvero simpatici. Uno dei quali proprio giu di corda. » « No. Sanno qualcosa di questa storia? » « No. No di certo. Sanno solo che stai da queste parti e sarebbero lieti di conoscerti. Ti piacerebbero. Gente in gamba. » « Un'altra volta » disse Thomas Hudson. « Va bene, capo » disse Archer. « Verrò su da te quan do avranno chiuso bottega. » « Al Floridita. » « Era quello che intendevo dire. » « Sto diventando stupido. » « E solo la follia del pastore » disse Archer. « Vuoi che porti qualcuno di questi tipi? » « No. No, se pensi di poterne fare a meno. Potrebbe esserci qualcuno dei miei. » « Credevo che, una volta a terra, voi bastardi non vo leste nemmeno vedervi. » « Certe volte si sentono un po' soli. »
« Sai cosa dovrebbero fare? Pigliarli tutti e metterli sot to chiave. » « Scapperebbero. » « Va', va' » disse Archer. « O farai tardi. » Fred Archer sparì dietro la porta opposta a quella del l'ufficio cifra e Thomas Hudson arrivò in fondo al corri doio e invece di prendere l'ascensore scese le scale a piedi. Fuori c'era tanta luce che il riverbero gli ferì gli occhi, e il vento continuava a soffiare con tutta la sua forza da nord-nord-ovest. Entrò nella macchina e disse all'autista di andare su per O'Reilly fino al Floridita. Prima che la macchina avesse fatto il giro della Plaza davanti alla sede dell'ambasciata e all'Ayuntamiento per svoltare in O'Reilly vide l'altez za delle onde all'imboccatura del porto e il pesante su e giù del gavitello del canale. All'imboccatura del porto il mare era molto agitato e confuso e l'acqua limpida e verde si rompeva sugli scogli ai piedi del Morro, mentre le creste delle onde biancheggiavano al sole. Sembra magnifico, si disse. Non sembra solo magnifico: è magnifico. Voglio bere alla sua salute. Cristo, pensò, vorrei essere solido come mi crede Freddy Archer. Lo sono, perdio. Ci vado sempre e non mi tiro mai indietro. Co sa vogliono di più? Che mangi Torpex a colazione? O che me la metta sotto le ascelle come del tabacco? Sarebbe un ottimo sistema per buscarsi l'itterizia, pensò. Cosa credi che ti ci abbia fatto pensare? Cominci ad aver fifa, Hudson? No, disse. Ho certe reazioni inevitabili. Molte delle quali non sono state classificate. Non da me, in particolare. Vor rei solo essere solido come crede Freddy invece di essere umano. Io credo che tu ti diverta di più, come essere uma no, anche se è molto più doloroso. E doloroso sì, male dizione, in questo momento. Però sarebbe bello essere come credono loro. Benissimo, allora. Non pensiamoci più. Se non ci pensi, non esiste. Col cavolo non esiste. Ma è l'unico sistema per tirare avanti, pensò. Adesso il Floridita era aperto e lui comprò i due gior nali che erano usciti, "Crisol" e "Alerta", e se li portò al bar. Prese posto su un alto sgabello all'estrema sinistra del banco. Aveva le spalle al muro che dava sulla strada e il fianco sinistro coperto dal muro dietro il banco. Or dinò un doppio daiquiri ghiacciato senza zucchero a Pe drico, che gli fece il suo solito sorriso che era quasi come il rictus di un uomo morto per essersi rotto la schiena all'improvviso, e tuttavia era un vero e legittimo sorriso e cominciò a leggere " Crisol ". Adesso la guerra era in Italia. Non conosceva la zona dove stava combattendo la 5a armata ma conosceva il paese dall'altra parte, dov'era l'8a armata, e stava pensando a questo quando Ignacio Na tera Revello entSrò nel bar e venne a sedersi vicino a lui. Davanti a Ignacio Natera Revello, Pedrico mise una bot
tiglia di Victoria Vat, un bicchiere pieno di grossi pezzi di ghiaccio e una bottiglia di Canada Dry soda e lui pre parò sveltamente uno highball e poi si rivolse a Tho mas Hudson, guardandolo attraverso le lenti colorate di verde e cerchiate di corno e fingendo di averlo appena visto. Ignacio Natera Revello era alto e magro, portava una camicia di lino bianco da contadino, pantaloni bianchi, cal zini di seta nera, scarpe inglesi marroni e ben lucidate, e aveva una faccia rossa, un paio di baffi gialli che sembra vano uno spazzolino da denti e due occhi miopi, iniettati di sangue, protetti dagli occhiali verdi. I capelli erano chiari e pettinati rigidamente all'indietro. Vedendo l'avidità con cui si portava alle labbra lo highball, avresti potuto pensare che era il primo della giornata. Non lo era. « Il vostro ambasciatore sta facendo una figura ridicola » disse a Thomas Hudson. « Mi strapperò i capelli dal dolore » disse Thomas Hudson. « No. No. Sia serio. Mi lasci dire. Ma che resti tra noi mi raccomando. » « Beva, beva. Non voglio saper niente. » « Be', male. Lei dovrebbe saperlo. E dovrebbe far qual cosa. » « Non ha freddo? » gli chiese Thomas Hudson. « Con quella camicia e i pantaloni leggeri? » « Io non ho mai freddo. » E non sei mai sobrio, pensò Thomas Hudson. Cominci a bere in quel barettino vicino a casa e quando arrivi qui per farti il primo della giornata sei bell'e sbronzo. Proba bilmente non ti sei nemmeno accorto del tempo che faceva, quando hai cominciato a vestirti. Sì, pensò. E tu? A che ora del giorno hai bevuto il tuo primo cicchetto, stamattina, e quanti ne hai scolati prima di questo, che dovrebbe essere il primo? Non scagliare la prima pietra contro gli ubria coni. Non è questione di ubriaconi, pensò. Non m'importa che sia un ubriacone E solo che è un maledetto seccatore. Nessuna pietà, per i rompiscatole, e nessuna comprensio ne. Via, disse. Oggi ti divertirai. Calmati e cerca di go derti la vita. « Vogliamo giocarcelo, il prossimo? » disse. « Benissimo » disse Ignacio. « Tiri lei. » Thomas Hudson tirò e uscirono tre re con i quali, na turalmente, vinse. Bene. Certo non poteva dare alla bevanda un gustoJmi gliore. Ma era una sensazione piacevole fare tre re in una volta e Thomas Hudson era contento di avere battuto Ignacio Natera Revello, perché Ignacio Natera Revello era uno snoò e un seccatore e battere Ignacio aveva una certa utìle importanza. « Ora giochiamoci questo » disse Ignacio Natera Revello. E uno di quegli snoò e uno di quei seccatori, pensò Tho
mas Hudson, ai quali pensi sempre con tutt'e tre i nomi, così come pensi che è uno snoò e un seccatore. Probabil mente è come per quelli che si mettono un IlI dopo il nome. Thomas Hudson terzo. Thomas Hudson stronzo. « Lei non è Ignacio Natera Revello terzo per caso? » « No di certo. Lei conosce benissimo il nome di mio padre. » « E vero. Certo che lo conosco. » « Conosce il nome dei miei due fratelli. Conosce il nome di mio nonno. Non faccia lo stupido. » « Cercherò » disse Thomas Hudson. « Cercherò con tutte le mie forze. » « Bravo » disse Ignacio Natera Revello. « Le farà bene. » Concentrandosi, scuotendo il bussolotto di cuoio come meglio non avrebbe potuto, sbrigando il suo lavoro più du ro e impegnativo della mattina, Ignacio Natera Revello fece quattro fanti. « Mio povero amico » disse Thomas Hudson. Scosse i dadi nel pesante bussolotto e tese l'orecchio al gradevole rumore che facevano. « Dei dadi così buoni e così gentili. Dei dadi così cari e così amabili e così affettuosi » disse. « Forza, getti quei dadi e non faccia lo stupido. » Sul banco leggermente inumidito uscirono tre re e una coppia di dieci. « Puntiamo? » « L'abbiamo già fatto » disse Ignacio Natera Revelio. « Il secondo bicchiere. » Thomas Hudson tornò a scuotere affettuosamente i dadi e li gettò sul banco: un fante e una regina. « Vuole puntare, ora? » « Le probabilità sono sempre a suo favore. » « Va bene. Allora accetterò qualcosa da bere. E basta. » Gettò i dadi e fece un re e un asso, sentendoli uscire dal bussolotto con fierezza e solidità. « Che culo. » « Un altro doppio daiquiri ghiacciato senza zucchero e qualcosa per Ignacio, quello che vuole » disse Thomas Hudson. Cominciava a provare molto affetto per Ignacio. « Senta, Ignacio » disse. « Non ho mai saputo che qual cuno guardasse il mondo con gli occhiali verdi. Color di rosa, sì. Verdi, no. Non dà a tutte le cose, come dire, un aspetto erboso? Non ha un po' l'impressione di essere in un prato? Non ha mai l'impressione che l'abbiano mandata a pascolare? » « Per gli occhi questa è la tinta più riposante. E stato dimostrato dai più grandi oculisti. » « E lei li vede spesso, questi grandi oculisti? Devono essere una gran bella famiglia. » « Non conosco personalmente nessun oculista tranne il mio. Ma lui si tiene al corrente delle scoperte che fanno gli altri. E il migliore di New York. »
« Vorrei conoscere il migliore di Londra. » « Lo conosco, il miglior oculista di Londra. Ma il mi gliore in senso assoluto esercita a New York. Sarò lieto di scriverle due righe di presentazione. » « Giochiamoci questo. » « Benissimo. Prima lei. » Thomas Hudson prese il bussolotto e sentì il peso, ro busto e fiducioso, dei grossi dadi del Floridita. Li scosse appena per non comprometterne la gentilezza e la genero sità e fece tre re, un dieci e una regina. « Tre re. Il clàsico. » « Lei è un bastardo » disse Ignacio Natera Revello, e gettò i dadi. Uscirono un asso, due regine e due fanti. « Un altro doppio daiquiri ghiacciato senza un granello di zucchero e qualcosa per don Ignacio, a suo piacere » disse Thomas Hudson a Pedrico. Pedrico fece il suo sorriso e preparò da bere. Posò davanti a Thomas Hudson un mixer che conteneva almeno un altro daiquiri intero. « Potrei andare avanti così tutto il giorno » disse Tho mas Hudson a Ignacio. « La cosa più orribile è che ho proprio paura di sì. » « I dadi mi amano. » « E bello sapere che c'è qualcuno. » Thomas Hudson si sentì correre sul cuoio capelluto quel leggero prurito che nell'ultimo mese aveva sentito tante volte. « Come sarebbe a dire, Ignacio? » chiese molto educa tamente. « Sarebbe a dire che io non l'amo di certo, con lei che mi gratta tutti i miei soldi. » « Oh » disse Thomas Hudson. « Ecco, alla sua salute. » « Spero che lei muoia » disse Ignacio Natera Revello. Thomas Hudson tornò a sentirsi correre il prurito sul cuoio capelluto. Avvicinò la mano sinistra al banco, dove Ignacio Natera Revello non poteva vederla, e tamburellò sommessamente tre volte con la punta delle dita. « E gentile da parte sua » disse. « Vuole che ci gio chiamo un altro bicchiere? » « No » disse l'altro. « Ho già perduto abbastanza soldi con lei, per un giorno solo. » « Non sono soldi quelli che ha perduto, ma roba da bere. » « Io qui il conto lo pago. » « Ignacio » disse Thomas Hudson. « Questa è la terza cosa un po' antipatica che dice. » « Be', peggio per lei. Se qualcuno l'avesse trattata così male come mi oha trattato il vostro maledetto ambasciatore. » « Gliel'ho già detto, non voglio saper niente. » « Ecco, vede? E mi dà dell'antipatico. Senta, Thomas. Noi siamo buoni amici. Da anni conosco lei e il suo ra gazzo, Tom. A proposito, come sta? » « E morto. » « Mi rincresce. Non lo sapevo. »
« Fa niente » disse Thomas Hudson. « Le offro da bere. » « Sono dolentissimo. La prego di credere che sono terri bilmente dispiaciuto. Com'è stato ucciso? » « Ancora non lo so » disse Thomas Hudson. « La infor merò, quando l'avrò saputo. » « Dov'è stato? » « Non lo so. So dove volava, ma non so altro. » « C'era poi andato, a Londra, a trovare i nostri amici? » « Oh sì. C'era stato parecchie volte, e ogni volta era andato da White's a vedere chi c'era e chi non c'era. » « Be', in un certo senso è una consolazione. » « Una... cosa? » « E bello, volevo dire, sapere che ha visto i nostri amici. » « Certo. Sono sicuro che si è divertito. Lui la vita se l'è sempre goduta. » « Vogliamo bere alla sua salute? » « No, merda » disse Thomas Hudson. Sentiva che stava venendo su tutto; tutto quello a cui non aveva pensato tutto il dolore che aveva scacciato e chiuso fuori e al quale non aveva mai pensato né durante il viaggio né quella mattina. « No. » « Per me è proprio questa la cosa da fare » disse Ignacio Natera Revello. « Mi sembra giusto e del tutto opportuno. Ma a offrire devo essere io. » « Va bene. Berremo alla sua salute. » « Che grado aveva? » « Tenente. » « A quest'ora probabilmente sarebbe stato tenente co lonnello o almeno comandante di squadriglia. » « Lasciamo perdere il grado. » « Come vuole » disse Ignacio Natera Revello. « Al mio caro amico e suo figlio Tom Hudson. Dulce es morire pro patria. » « In culo alla balena » disse Thomas Hudson. « Che c'è? Il mio latino era difettoso? » « Non saprei, Ignacio. » « Ma il suo era eccellente. Lo so da persone che sono state a scuola con lei. » « Il mio latino è molto malridotto » disse Thomas Hud son. « Insieme al mio greco, al mio inglese, alla mia testa e al mio cuore. Ormai, l'unica lingua che conosco è il daiquiri ghiacciato. eTù hablas daiquiri ghiacciato tù? » « Forse potremmo avere un po' più di rispetto per Tom. » « Tom era un bel mattacchione. » « Certo. Aveva uno dei migliori e più delicati sensi del l'umorismo che io abbia mai trovato. Ed era uno dei più bei ragazzi e con i modi più raffinati. E un ottimo atleta. Come atleta era formidabile. » « E vero. Ha lanciato il disco a 43 metri e 31. Giocava estremo all'attacco e terzino sinistro in difesa. Giocava bene a tennis ed era un cacciatore di prim'ordine e un buon
pescatore con la mosca. » « Era uno splendido atleta e un bravissimo sportivo. Io lo considero uno dei migliori. » « Veramente, ha solo una cosa che non va. » « Cosa? » « E morto. » « Ora non sia morboso, Tommy. Deve pensare a Tom com'era. Alla sua gaiezza e alla sua spontaneità e a com'era un ragazzo promettente. Non c'è senso a essere morbosi. » « Proprio nessuno » disse Thomas Hudson. « Cerchiamo di non essere morbosi. » « Sono contento che lei sia d'accordo. E stato magnifico aver avuto l'occasione di parlare di lui. E stato terribile apprendere la notizia. Ma so che lei sarà forte come lo sarò io, anche se per lei, che è suo padre, sarà mille volte peggio. Su quali aerei volava? » « Spitfire. »' « Spitty. Allora lo penserò a bordo di uno Spitty. » « Non vorrei che si disturbasse troppo. » « No, no, non è un disturbo. Li ho visti al cinema. Ho parecchi libri sulla RAF e riceviamo le pubblicazioni del l'ufficio informazioni inglese. Hanno del materiale eccel lente, sa. So benissimo che aspetto avrebbe avuto. Proba bilmente indossando una di quelle Mae West e col para cadute e la tuta di volo e gli stivali. Me lo immagino be nissimo. Ora devo andare a casa per il pranzo. Vuol venire con me? So che Lutecia sarebbe felice di averla come ospite. » « No. Devo vedere un tale, qui. Molte grazie. » « Arrivederci, vecchio mio » disse Ignacio Natera Revel lo. « So che affronterà questa disgrazia con la necessaria forza d'animo. » « E stato molto gentile ad aiutarmi. » « No, non è affatto questione di gentilezza. Io ero molto affezionato a Tom. Come lei. Come tutti quelli che lo conoscevano: » « Grazie per avermi pagato da bere. » « Un'altra volta le chiederò la rivincita. » Uscì. Da un punto alle sue spalle, in fondo al bar, uno degli uomini della barca si avvicinò a Hudson. Era un ragazzo bruno, con i capelli corti, neri e ricci, e sull'occhio sinistro una palpebra un po' cascante; l'occhio era artifi ciale ma questo non si vedeva perché il governo gli aveva offerto quattro occhi diversi: iniettato di sangue, legger mente iniettato di sangue, quasi limpido e limpido. Lui ave va scelto quello leggermente iniettato di sangue ed era già un po' brillo. « Ciao, Tom. Quando sei arrivato in città? » « Ieri. » Quindi, parlando lentamente e quasiEsenza muo vere le labbra: « Vacci piano. Non fare la commedia, perdio ». « No. Sto solo pigliandomi una sbronza. Mi aprissero la
pancia, troverebbero la parola "sicurezza" scritta sul mio fegato. Io sono il re della sicurezza. Lo sai. Di', Tom, ero qui dietro quel ciarlatano di un inglese e non ho potuto far a meno di ascoltare. E Tommy, il tuo ragazzo, che ci ha lasciato la pelle? » « Già. » « Oh merda » disse il ragazzo. « Oh merda. » « Non ho voglia di parlarne. » « Sicuro. Ma quando l'hai saputo? » « Prima dell'ultimo viaggio. » « Oh merda. » « Cosa fai oggi? » « Prima vado a mangiare al Basque Bar con un paio di amici e poi andiamo tutti a donne. » « Domani a mezzogiorno dove mangi? » « Al Basque Bar. » « Di'a Paco di chiamarmi all'ora di pranzo, eh? » « Va bene. Su alla casa? » « Sì. Alla casa. » « Vuoi venire a donne con noi? Andiamo su alla Casa del Peccato di Henry? » « Può darsi che ci faccia una capatina. » « Henry adesso è a caccia di ragazze. Si è messo in giro subito dopo colazione. Ha già fatto un paio di scopate. Però sta cercando di non pagare le due battone che ci siamo schiavazzate. Le abbiamo pescate al Kursaal, e alla luce del giorno hanno una cera mica tanto bella. Non siamo riusciti a trovare un cavolo di niente. Questa città è pro prio andata a puttane. Henry si è portato le due battone su alla Casa del Peccato, per ogni evenienza, e adesso è fuori a donne con Honest Lil. Hanno la macchina. » « Sono riusciti a combinare qualcosa? » « Non credo. Henry sbava per quella ragazzetta. Quella piccola che vede sempre al Fronton. Honest Lil non riesce a convincerla perché lei di lui ha una gran fifa, essendo così grosso. Ha detto che poteva convincerla a venire con me. Ma non ad andare con Henry perché ha paura della sua statura e del suo peso e di tutto quello che ha sentito. Ma ora Henry non vuole nessun'altra perché le due battone lo hanno smontato. Così adesso c'è solo questa ragazzina e lui è veramente innamorato di lei. Proprio così. Inna morato di lei. Ma forse l'avrà già dimenticata e magari starà scopandosi di nuovo le battone proprio adesso. Deve mangiare anche lui, in ogni modo, e così ci vediamo al Basque Bar. » « Fallo mangiare » disse Thomas Hudson. « Non c'è niente che gli si possa far fare. Tu sì. Ma io no. Comunque insisterò perché mangi. Gli darò il buon esempio mangiando io. » « Di'a Paco che lo faccia mangiare. » « E un'idea. Paco forse può farlo mangiare. »
« Non dovrebbe aver fame, dopo? » « Tu che ne dici? » Proprio allora l'uomo più grosso che Thomas Hudson conoscesse, e il più allegro e quello con le spalle più larghe e i modi più gentili, entrò dalla porta del bar con un sorriso sul volto, imperlato di sudore anche in una giornata fredda come quella. Aveva la mano tesa in un saluto. Era così gros so che in confronto a lui tutti nel bar sembravano dei nani, e aveva un sorriso accattivante. Indossava un paio di vecchi pantaloni blu, una camicia da contadino cubano e un paio di scarpe con la suola di corda. « Tom » disse. « Ba stardo. Siamo andati a cercare le belle. » Appena al riparo dal vento, il suo viso dai tratti ele ganti prese a sudare ancor più copiosamente. « Pedrico. Uno di questi anche per me. Doppio. O anche più grande, se li fate. Noii immaginavo di trovarti qui, Tom. E scusa, avevo dimenticato. Ecco Honest Lil. Avvicinati, bellezza mia. » Honest Lil era entrata dall'altra porta. Faceva la figura migliore quaqdo stava seduta in fondo al banco, e si vedeva solo il bel viso bruno e il corpo appesantito dagli anni era nascosto dal legno lustro del banco. Ora, venendo dalla porta verso il banco, non c'era niente che lo nascondesse, e perciò Honest Lil lo sospinse, ondeggiando, verso il ban co, più in fretta che poté ma senza affrettarsi visibilmente, e si arrampicò sullo sgabello che aveva occupato Thomas Hudson. Questo costrinse lui a passare sullo sgabello vicino e diede a lei la copertura del fianco sinistro. « Ciao, Tom » disse, e baciò Thomas Hudson. « Henry è terribile. » « Non sono affatto terxibile, bellezza mia » le disse Henry. « Sei terribile » gli disse lei. « Sei sempre più terribile ogni volta che ti vedo. Thomas, devi proteggermi da lui. » « Che cos'ha, da essere terribile? » « Vuole una ragazzina piccina picciò per la quale sta dando i numeri e la ragazzina piccina picciò con lui non ci può andare. Ma non ci andrebbe comunque perché ha paura di lui perché lui è così grosso e pesa centotré chili. » Henry Wood arrossì, sudò visibilmente e bevve un lungo sorso dal bicchiere. « Cento » disse. « Cosa ti avevo detto? » disse il ragazzo bruno. « Non è per filo e per segno quello che ti avevo detto io? » « Vorrei sapere chi ti ha detto di andare in giro a rac contare i fatti miei » disse Henry. « Due passeggiatrici. Due battone. Due vecchie puttane del porto. Due fiche con un solo pensiero: l'affitto. Le ab biamo chiavate. Ce le siamo scambiate e le abbiamo chia vate di nuovo. Secondo le migliori tradizioni della mari neria. Se ora dico una parola buona, non sono un gen tiluomo. »
« Non erano granché, vero? » disse Henry, tornando ad arrossire. « Granché? Avremmo dovuto bagnarle di benzina e dar gli fuoco. » « Che cosa orribile » disse Honest Lil. « Senta, signora » disse il ragazzo bruno. « Io sono orri bile. » « Willie » disse Henry. « Vuoi la chiave della Casa del Peccato per andare su a vedere se è tutto a posto? » « No » disse il ragazzo bruno. « Ce l'ho già una chiave della Casa del Peccato, come evidentemente tu hai dimen ticato, e non ho nessuna voglia di andare su a vedere se è tutto a posto. L'unico momento in cui sarà tutto a posto sarà quando tu o io butteremo fuori a calci quelle fiche. » « Ma, e se non troviamo altro? » « Qualcos'altro dobbiamo trovarlo. Lillian, perché non salti giù da quello sgabello e non ti attacchi a quel tele fono? Dimentica quella nanerottola. Levati quello gnomo dalla testa, Henry. Va' pure avanti così, se vuoi diventar matto. Io lo so. Ci sono stato, in manicomio. » « Tu sei matto adesso » gli disse Thomas Hudson. « Può darsi, Tom. Tu dovresti saperlo. Ma io non mi metto a chiavare gli gnomi. » (Pronunciava la parola come se si scrivesse gunomi.) « Se Henry vuole un gunomo a tutti i costi, affari suoi. Ma non mi sembra giusto, come non mi sembrerebbe giusto se stesse lì a cercare una donna con un braccio solo o una senza una gamba. Si levi dalla testa quel gunomo della malora e lasci che Lillian si at tacchi al telefono. » « Io sono pronto a spupazzarmi tutte le brave ragazze che troviamo » disse Henry. « Spero che tu non sia arrabbiato con me, eh, Willie? » « Brave ragazze? E chi le vuole? » disse Willie. « Co mincia così e finisci al manicomio. Dico bene, Tommy? Le brave ragazze sono la cosa più pericolosa di tutte. Come se non bastasse, ti accuseranno d'incitamento alla delinquen za o di stupro o di tentato stupro. All'inferno le brave ragaz ze. Noi vogliamo delle puttane. Belle, pulite, simpatiche, in teressanti. Ma puttane. Che costino poco e ci sappiamo fare. Lillian, cosa aspetti ad attaccarti a quel telefono? » « Che l'uomo che lo usa abbia finito, e poi che abbia telefonato anche quello che sta aspettando là vicino al banco dei tabacchi » disse Honest Lil. « Sei un ragazzo cattivo, Willie. » « Sono orribile » disse Willie. « Non ne conoscerai mai uno peggiore. Ma vorrei proprio che fossimo organizzati un po' meglio di adesso. » « Beviamo qualcosa, intanto » disse Henry. « Poi sono sicuro che Lillian ci troverà qualcuno che conosce. Non è così, bellezza mia? » « Certo » disse in spagnolo Honest Lil. « Perché no?
Ma dèvo chiamare da un telefono in cabina. Non da qui. Chiamare da qui non è opportuno, e non sta bene. » « Un ritardo » disse Willie. « Va bene. Mi rassegnerò. Solo un altro ritardo. Beviamo, dunque. » « Cosa diavolo avete fatto? » chiese Thomas Hudson. « Tommy, tesoro » disse Willie. « Cosa diavolo hai fat to tu? » « Ho bevuto un paio di bicchieri con Ignacio Natera Revello. » « Sembra il nome di un incrociatore italiano » disse Wil lie. « Non c'era un incrociatore italiano che si chiamava cosi » « Non credo. » « Però gli somigliava. » « Vediamo il conto » disse Henry. « Quanti erano, Tom? » « L'ha pagato Ignacio. Ce lo siamo giocato a dadi. » « Quanti erano, esattamente? » chiese Henry. « Quattro, credo. » « E prima cos'hai bevuto? » « Un Tom Collins venendo qui. » « E a casa? » « Parecchi. » « Sei un ubriacone, caro Tom » disse Willie. « Un ubria cone, punto e basta. Pedrico, altri tre doppi daiquiri ghiac ciati e qualcosa per la signora, a suo piacere. » « Un highbalito con agua mineral » disse Honest Lil. « Tommy, vieni a sederti con me dall'altra parte del ban co. Non vogliono che stia da questa parte. » « Vadano all'inferno » disse Willie. « Grandi amici come noi che non si vedono mai, e poi non possiamo bere qual cosa con te da questo lato del banco. Al diavolo. » « Sono sicuro che qui ci puoi stare benissimo, bellezza » disse Henry. Poi vide due suoi amici piantatori un po' più in là e andò a parlare con loro senza attendere che gli servissero da bere. « Va meglio, adesso » disse Willie. « Così del gunomo non parlerà più. » « E molto distratto » disse Honest Lil. « E: terribilmen te distratto. » « E la vita che facciamo » disse Willie. « Solo l'inces sante ricerca del piacere per il piacere. Maledizione, do vremmo cercare il piacere con un po' di serietà. » « Tom non è distratto » disse Honest Lil. « Tom è triste. » « Piantala con queste stronzate » disse Willie. « Si può sapere cos'è che ti rode? Prima uno è distratto. Poi un altro è triste. E prima ancora ero io che ero orribile. Ma come? Una fica come te, cos'è questa mania di criticare sempre tutti? Non lo sai che dovresti essere allegra? » Honest Lil si mise a piangere, lacrime vere, più grosse e bagnate di quelle dei film. Poteva sempre piangere la crime vere ogni volta che voleva o ne aveva bisogno o qual
cuno la offendeva. « Quella fica piange lacrime più grosse di quelle di mia madre » disse Willie. « Willie, non dovresti chiamarmi così. » « Piantala, Willie » disse Thomas Hudson. « Willie, sei un ragazzo crudele e malvagio e io ti odio » disse Honest Lil. « Non so perché degli uomini come Henrv e Thomas Hudson vadano in giro con te. Sei cattivo e dici parolacce. » « Tu sei una signora » disse Willie. « Non dovresti dire cose così. Parolaccia è una parolaccia. E come uno sputo sulla punta del sigaro. » Thomas Hudson mise una mano sulla spalla del ragazzo. « Bevi, Willie. Nessuno si sente troppo bene. » « Henry sì che si sente bene. Potrei dirgli quello che mi hai detto e allora sì che starebbe male anche lui. » « Me lo hai chiesto tu. » « Non volevo dir questo. Perché non lo dividi, il tuo maledetto dolore? Perché ti sei tenuto tutto dentro, nelle ultime due settimane? » « Il dolore non si divide. » « Un accaparratore di dolore » disse Willie. « Non avrei mai pensato che tu lo fossi, un maledetto incettatore di dolore. » « Non è il caso che tu mi dica questo, Willie » disse Thomas Hudson. « Molte grazie, tuttavia. Non ti ho chie sto niente. » « Va bene. Tientelo pure stretto, il tuo dolore. Ma non ti servirà a un cavolo di niente. Te lo dico io. A me m'hanno svezzato, con quella roba fetente. » « Anche a me » disse Thomas Hudson. « Non è una balla. » « Davvero? Allora forse è meglio il tuo sistema. Comin ciavi a dare i numeri, però. » « Perché avevo bevuto, ero stanco e ancora non avevo calmato i nervi. » « Hai notizie della tua donna? » « Sì. Tre lettere. » « Come va? » « Non potrebbe andar peggio. » « Be' » disse Willie. « Eccoci qua. Accaparrati anche quel lo, così almeno avrai qualcosa. » « Qualcosa ce l'ho già. » « Sicuro. Il tuo gatto, Boise, ti ama. Lo so. L'ho visto Come sta quel vecchio scemo di un bastardo? » « Sempre scemo allo stesso modo. » « Quel gatto mi farà impazzire » disse Willie. « Certo che è molto dura anche per lui. » « Dura? Se io soffrissi come quel gatto mi darebbe di volta il cervello. Cosa bevi, Thomas? » « Un altro di quelli. »
Willie cinse col braccio i grossi fianchi di Honest Lil. « Ascolta, Lilly » disse. « Tu sei una brava ragazza. Non volevo farti arrabbiare. E stata colpa mia. Mi sono lasciato prendere dai nervi. » « Non parlerai più così? » « No. Se non mi faccio prendere dai nervi. » « Ecco il tuo » disse Thomas Hudson. « Alla salute, fi glio di puttana. » « Così mi piace » disse Willie. « Questo si chiama par lare. Ora sì che la vecchia griffa ha ripreso a puntare verso il nord. Dovremmo avere qui Boise, il gatto. Sarebbe fiero di te. Capisci cosa intendo quando dico dividere? » « Sì » disse Thomas Hudson. « Capisco. » « Benissimo » disse Willie. « Non parliamone più Metti fuori il bidone, che arriva l'uomo della spazzatura. Guarda te Henry, il maledetto. Riempitevene gli occhi. Secondo voi, cos'è che lo fa sudare tanto anche in una giornata fred da come oggi? » « Le donne » disse Honest Lil. « E ossessionato dalle donne. » « Ossessionato » disse Willie. « Praticategli un foro nel la testa, dovc preferite, con un trapano da mezzo pollice, e le donne gli scapperanno fuori da tutte le parti. Ossessio nato. Perché non trovi la parola giusta? » « Ossessionato in spagnolo è comunque una parola forte. » « Ossessionato? Ossessionato è niente. Se avrò tempo, nel pomeriggio, penserò anche alla parola. » « Tom, vieni in fondo al banco, dall'altra parte, dove si possa parlare e io possa stare comoda. Mi offri un panino? Sono stata fuori con Henrv tutta la mattina. » « Io vado al Basque Bar » disse Willie. « Portalo là, Lil » « Va bene » disse Honest Lil. « Oppure ve lo mando » Solenne e maestosa, si spostò all'altro capo del banco, rivolgendo la parola a molti degli uomini davanti ai quali passava e sorridendo agli altri. La trattavano tutti con rispetto. Quasi tutti gli uomini ai quali rivolgeva la parola l'avevano amata una volta o l'altra negli ultimi venticinque anni. Thomas Hudson raggiunse l'altro capo del banco, con gli scontrini delle consumazioni, appena Honest Lil si fu seduta e gli ebbe sorriso. Aveva un magnifico sorriso e due splendidi occhi scuri e dei bellissimi capelli neri. Quando cominciavano a mostrare un po' di bianco alle radici, lungo la fronte e la scriminatura, chiedeva a Thomas Hudson qualche soldo per farseli aggiustare, e quando tornava indietro dopo esserseli fatti tingere erano belli e lucenti e avevano un aspetto naturale come i capelli di una ragazzina. Aveva una pelle liscia come un avorio di colore oliva, se un avorio di colore oliva fosse mai esistito, con una leggera sfumatura tra il rosa e il fumo. Veramente, quel colore ri cordava sempre a Thomas Hudson il legno di mahagua ben stagionato quando è segato di fresco, poi levigato con
la carta vetrata e incerato appena appena. In nessun altro posto aveva mai visto quel colore fumoso, quasi verdastro. Ma il legno di mahagua non aveva la sfumatura rosa. La sfumatura rosa era proprio il colore che usava lei, ma la sua pelle era liscia quasi come quella di una cinese. C'era quel viso incantevole che lo guardava dall'estremità del banco, sempre più bello via via che lui si avvicinava. Poi fu accanto a lei e c'era il grosso corpo e il color di rosa era ormai artificiale e in nessuna sua parte restava alcun mi stero, anche se era sempre un viso incantevole. « Sei bellissima, Honest » le disse. « Oh, Tom, sono diventata così grossa. Mi vergogno. » Lui le mise una mano sui fianchi larghissimi e disse: « Sei grossa ma sei bella ». « Mi vergogno a camminare lungo il banco. » « Lo fai benissimo. Sembri una nave. » « Come sta il nostro amico? » « Bene. » « Quando lo vedrò? » « Quando vuoi. Subito? » « Oh no. Tom, cos'è che stava dicendo Willie? Quella frase che non ho capito? » « Stupidaggini. » « No che non erano stupidaggini. Parlava di te e di un dolore. Riguarda te e la tua senora? » « No. Glielo metto in quel posto, alla mia senora. » « Vorrei tanto che tu potessi farlo. Ma non è possibile se è via. » « Già. Me ne sono accorto. » « Che dolore è, allora? » « Niente. Solo un dolore. » « Dimmelo. Ti prego. » « Non c'è niente da dire. » « A me puoi dirlo, sai. Henry mi parla sempre delle sue pene e di notte piange. Willie mi dice delle cose spaven tose. Non sono dolori, ma cose terribili. Con me puoi par lare. Tutti si confidano con me. Solo tu non lo fai. » « Confidarmi non mi è mai servito a niente. Parlare, per me, è peggio che tacere. » « Tom, Willie dice delle cose così brutte. Non lo sa che mi addolora sentire quelle parele? Non lo sa che quelle parole io non le ho mai usate e che non ho mai fatto né una porcheria né una cosa pervertita? » « Ecco perché ti chiamano Honest Lil. » « Se potessi diventare ricca facendo cose pervertite e re stare povera facendo cose normali, resterei povera. » « Lo so. E il panino? » « Veramente non ho ancora fame. » « Bevi qualcosa? » « Sì, Tom. Grazie. Dimmi. Willie ha detto che c'era un gatto innamorato di te. Non sarà mica vero, eh? »
« Sì che è vero. » « Mi sembra spaventoso. » « No che non lo è. Anch'io sono innamorato di quel gatto. » « E una cosa terribile da dire. Non prendermi in giro, Tom, per carità. Willie mi ha preso in giro e mi ha fatto piangere. » « Io amo quel gatto » disse Thomas Hudson. « Non voglio sentire più niente. Tom, quando mi porti al bar dei matti? » « Uno di questi giorni. » « Ma ci vanno davvero come la gente normale viene qui a bere e a chiacchierare? » « Esatto. L'unica differenza è che loro portano camicie e pantaloni ricavati dai sacchi dello zucchero. » « E proprio vero che tu hai giocato nella squadra di baseball dei matti contro i lebbrosi? » « Certo. Ero il miglior lanciatore che i matti avessero mai avuto. » « Come li hai conosciuti? » « Mi sono fermato, una volta, tornando da Rancho Boye ros, e il posto mi è piaciuto. » « Davvero mi porterai al bar dei matti? » « Certo. Se non ti verrà fifa. » « Mi verrà fifa sì. Ma non avrò troppa paura se sarò con te. Ecco perché ci voglio andare. Per aver paura. » « Ci sono dei pazzi bellissimi, laggiù. Ti piaceranno. » « Il mio primo marito era pazzo. Ma di quelli difficili. » « E Willie, credi che sia pazzo? » « Oh no. Ha solo un brutto carattere. » « Ha sofferto moltissimo. » « Chi non ha sofferto? Willie abusa delle sue sofferenze. » « Non credo. Lo so. Te lo giuro. » « Parliamo d'altro, allora. Lo vedi quell'uomo laggiù al banco che parla con Henry? » « Sì. » « Tutto quello che gli piace fare a letto sono le porcherie. » « Povero diavolo. » « Non è povero. E ricco. Ma l'unica cosa che lo inte ressa sono le porquerìas. » « A te le porquerìas non sono mai piaciute? » « Mai. Puoi chiedere a chiunque. E non ho mai fatto niente con donne in vita mia. » « Honest Lil » disse Thomas Hudson. « Perché, non è lo stesso anche per te? A te non piac ciono le porquerìas. Ti piace far l'amore ed essere felice e metterti a dormire. Ti conosco. » « Todo el mundo me conoce. » « No, non è vero. Si son fatti un sacco di idee diverse, sul tuo conto. Ma io ti conosco. » Thomas Hudson stava bevendo un altro daiquiri ghiac
ciato senza zucchero e mentre lo alzava, pesante e con l'orlo del bicchiere incrostato di ghiaccio, guardò la parte chiara sotto la spuma che galleggiava e quello che vide gli ricordò il mare. La parte spumosa in superficie era come la scia di una nave e la parte chiara era come l'acqua quando la fende la prua nell'acqua bassa su un fondo di marna. Aveva quasi lo stesso colore. « Vorrei che esistesse una bevanda del colore del mare quando sei asuna profondità di ottocento braccia e c'è un silenzio di morte col sole a picco sul mare e il mare pieno di plancton » disse. « Cosa? » « Niente. Beviamo questo bicchiere d'acqua bassa. » « Tom, che c'è? Hai qualche problema? » « No. » « Sei terribilmente triste e oggi sembri anche un po' invecchiato. » « E la tramontana. » « Ma una volta dicevi sempre che la tramontana ti dava la carica e ti tirava su il morale. Quante volte abbiamo fatto l'amore perché soffiava la tramontana? » « Un mucchio. » « La tramontana ti è sempre piaciuta, e questa giacca da mettere quando soffia la tramontana me l'hai comprata tu. » « E anche una bella giacca. » « Avrei potuto venderla una mezza dozzina di volte » disse Honest Lil. « Non immagini a quanta gente piacesse questa giacca. » « Questa è proprio la tramontana che ci vuole. » « Allegro, Tom. Tu diventi sempre allegro quando bevi. Finisci quel bicchiere e fattene portare un altro. » « Se bevo troppo in fretta mi duole la testa, qui, in mez zo alla fronte. » « Be', allora bevilo lentamente e a piccoli sorsi regolari. Io mi farò servire un altro highbalito. » Se lo preparò da sola, con la bottiglia che Serafìn aveva lasciato sul banco davanti a lei, e Thomas Hudson lo guardò e disse: « Quello lì è un bicchiere d'acqua dolce. Ha lo stesso colore dell'acqua del Firehole River prima che sfoci nel Gibbon per diventare il Madison. Se ci metti den tro un altro goccio di whisky potresti dargli il colore di un ruscello che nasce da una palude piena di cedri per sfociare nel Bear River in un posto chiamato Wab-Me-Me ». « Wab-Me-Me è una parola molto buffa » disse lei. « Che cosa significa? » « Non so » disse lui. « E il nome che gli indiani hanno dato alla località. Dovrei sapere cosa vuol dire ma l'ho dimenticato. E la lingua degli Ojibway. » « Parlami degli indiani » disse Honest Lil. « Sentire par lare degli indiani mi piace ancora di più che sentir parlare dei matti. »
« Ce ne sono, di indiani, su la costa. vivono vicino al mare, e pescano e seccano il pesce e fanno i carbonai. » « Non voglio che mi parli degli indiani di Cuba. Sono tutti mulatos. » « Non è vero. Alcuni sono indiani autentici. Ma pos sono averli catturati nei primissimi tempi e portati qui dallo Yucatan. » « Non mi piacciono gli yucatecos. » « A me sì. Moltissimo. » « Parlami di Wabmimi. E nel Far West? » « No, è su a nord. Nella parte vicina al Canadà. » « Lo conosco, io, il Canadà. Una volta lungo il fiume sono arrivata fino a Montreal su una nave della Princess. Ma pioveva e non abbiamo potuto veder niente e siamo partiti quella sera stessa in treno per New York. » « E sempre piovuto sul fiume? » « Sempre. E fuori, prima che entrassimo nel fiume, c'era la nebbia, e per un certo tempo nevicò. Puoi tenertelo il tuo Canadà. Parlami di Wabmimi. » « Era solo un villaggio sul fiume dove c'era una segheria e ci passava il treno. Lungo i binari della ferrovia c'erano sempre dei grandi mucchi di segatura. Avevano alzato delle barriere in mezzo al fiume per trattenere i tronchi, che lo coprivano quasi interamente. Il fiume era coperto di tron chi fin dopo la città. Una volta che ero stato a pescare volevo traversare il fiume e cercai di passare sui tronchi, ma uno mi girò sotto i piedi e così caddi nell'acqua. Quan do venni a galla ero tutto circondato dai tronchi e non riuscivo a passarci in mezzo. Sotto era buio e tutto quello che riuscivo a toccare con le mani era la corteccia. Non riuscivo a scostarne due per tirar fuori la testa e respirare. » « Allora cos'hai fatto? » « Sono morto « Sogato. » « Oh » disse lei. « Non dirlo nemmeno per scherzo. Pre sto, sentiamo, allora cos'hai fatto? » « Mi sforzai di riflettere e capii che dovevo spicciarmi a trovare una soluzione. Tastai con le mani sotto un tronco fino a quando arrivai dove il tronco toccava un altro tron co. Allora giunsi le mani e spinsi verso l'alto e i due tron chi si divisero. Non molto, solo un tantino. Allora ci feci passare le mani e poi le braccia e i gomiti e poi scostai i due tronchi puntando i gomiti finché riuscii a mettere la testa fuori e a restare appoggiato con le braccia sui tron chi. Li amavo moltissimo tutti e due e rimasi un bel pezzo in quella posizione. L'acqua era scura per via di tutti i tron chi che aveva dentro. L'acqua che somiglia al tuo highbalito era quella di un torrentello che sfociava in quel fiume. » « Io non sarei mai riuscita a passare tra quei tronchi. » « Per qualche tempo l'ho pensato anch'io. » « Quanto tempo ci sei rimasto, sott'acqua? » « Non lo so. So che rimasi un mucchio di tempo con
le braccia sui tronchi prima di provarmi a fare qualcos'altro. » « Mi piace questa storia. Però mi farà fare dei brutti sogni. Dimmi qualcosa di allegro, Tom. » « Va bene » disse lui. « Fammi pensare. » « No. Dimmi subito qualcosa, senza pensare. » « Va bene » disse Thomas Hudson. « Quando Tom junior era piccolo... » « jQué muchacho màs guapo! » lo interruppe Honest Lil. « d Qué noticias tienes de él? » « Muy buenas. » « Me alegro » disse Honest Lil, con le lacrime agli occhi al pensiero di Tom junior l'aviatore. « Siempre tengo su fotografìa en uniforme con el sagrado corazòn de Jesùs ar riba de la fotografìa y a lado la virgen del Cobre. » « Hai molta fede nella Virgen del Cobre? » « Una fede assolutamente cieca. » « Non la perdere. » « E lei veglia su Tom, notte e giorno. » « Bene » disse Thomas Hudson. « Serafìn, un altro di questi grandi, per piacere. Vuoi che ti racconti una storia divertente? » « Sì, grazie » disse Honest Lil. « Ti prego, raccontami una storia divertente. Mi sento di nuovo triste. » « Pues la storia divertente es muy sencilla » disse Tho mas Hudson. « La prima volta che lo portammo in Europa, Tom aveva solo tre mesi, e la nave era un vecchissimo transatlantico, piccolo e lento, e il mare fu agitato quasi sempre. Il piroscafo puzzava di sentina e di nafta e del grasso sull'ottone degli oblò e dei lavandini e del disin fettante usato sulla nave che era in grosse saponette rosa nel pisciatoi... » « Pues, questa non è una storia molto allegra. » « Sì, muier. Ti sbagli di grosso. Questa è una storia allegra, muy allegra. Continuo. La nave puzzava anche dei bagni che dovevi fare a ore fisse se non volevi che lo stevvard addetto ai bagni ti guardasse dall'alto in basso e dell'odore dell'acqua salata bollente che usciva dai rubinetti di ottone del bagno e della grata di legno bagnato sul pavimento e della giacca inamidata dello stevvard addetto ai bagni. Sa peva anche di cucina marinara inglese a buon mercato, che è un odore scoraggiante, e delle cicche spente di Woodbine, Player e Gold Flake nella sala da fumo e dovunque le lasciassero cadere. Non c'era un solo buon odore e, come sai, gli inglesi, uomini e donne, hanno tutti un odore carat teristico, anche per loro, un po' come noi l'abbiamo per i negri, e perciò devono lavarsi molto spesso. Un inglese non ha mai l'odore dolciastro del fiato di una vacca e un inglese che fuma la pipa non riuscirà mai a nascondere il suo odore. Potrà solo aggiungergli qualcosa. I loro tessuti di tweed hanno un buon odore e così pure il CtlOiO delle scarpe e tutti i finimenti dei cavalli. Ma non ci sono cavalli
su una nave e la stoffa dei vestiti s'impregna dell'orrida puzza della pipa. Su quella nave l'unico modo in cui po tevi sentire un buon odore era quando avevi il naso in un bel bicchierone di sidro del Devon, secco e frizzante. Quello aveva un odore magnifico e io ci tenevo il naso dentro per tutto il tempo che me lo potevo permettere. E forse più. » « Pues, adesso è un po' più allegra. » « Ecco la parte divertente. La nostra cabina era così in basso, appena sopra la linea di galleggiamento, che biso gnava sempre tenere chiuso l'oblò e vedevi il mare correre a gran velocità e poi lo vedevi di un bel verde omogeneo quando l'acqua sommergeva l'oblò. Perché Tom non ca desse giù dalla cuccetta avevamo costruito una barricata di bauli e valigie legati insieme, e quando sua madre e io andavamo giù a vedere come stava, ogni volta che entrava mo, se era sveglio, rideva. » « Rideva per davvero anche a tre mesi? » « Rideva sempre. Non l'ho mai sentito piangere quando era piccolo. » « Qué muchacho màs lindo y màs guapo! » « Sì » disse Thomas Hudson. « Un muchacho di primissimo ordine. Vuoi che ti racconti un'altra storia allegra su di lui? » « Perché hai lasciato la sua bella madre? » « Uno stranissimo concorso di circostanze. Vuoi un'altra storiella divertente? » « Sì. Ma senza tanti odori dentro. » « Questo daiquiri ghiacciato, sbattuto così bene com'è, sembra il mare là dove l'onda si stacca dalla prua di una nave e si rovescia quando la nave fila a trenta nodi. Come credi che sarebbero i daiquiri ghiacciati se fossero fosfo rescenti? » « Potresti metterci dentro del fosforo. Ma non credo che sarebbe molto sano. Certe volte, qui a Cuba, la gente si suicida mangiando il fosforo delle capocchie dei fiam miferi. » « E bevendo tinte rapido. Cos'è questo inchiostro rapido? » « E un liquido per tingere le scarpe di nero. Ma spesso le ragazze che sono state contrastate nell'amore o quando il fidanzato non ha mantenuto la promessa e ha fatto con loro delle cose e poi se n'è andato senza sposarle, si tolgono la vita cospargendosi di alcool e dandosi fuoco. E il modo classico. » « Lo so » disse Thomas Hudson. « Auto da fé. » « E molto sicuro » disse Honest Lil. « Muoiono quasi sempre. Le ustioni sono prima sulla testa e di solito in tutto il corpo. L'inchiostro rapido è più una dimostrazione. Anche la tintura di iodio, au fond, è una dimostrazione. » « Di che state parlando voi due vampiri? » chiese Serafìn il barista.
« Dei suicidi. » « Hay mucho » disse Serafìn. « Specie tra i poveri. Non ricordo che un cubano ricco si sia mai tolto la vita. E tu? » « Sì » disse Honest Lil. « Io conosco diversi casi... Bra va gente, anche. » « Come non detto » disse Serafìn. « Senor Tomàs, vuole qualcosa da mangiare con quei daiquiri? elln poco de pe scado? ePuerco frito? Carne fredda? » « Sì » disse Thomas Hudson. « Quello che c'è. » Serafìn gli mise davanti un piatto di dorati bocconcini di maiale, fritti e croccanti, e un piatto di sardelle impa nate e fritte, così che avevano tutte una bella crosta gialla sopra la pelle tra il rosso e il rosa e la dolce e bianca polpa interna. Era un ragazzo alto, rozzo nel parlare, e si muoveva bruscamente sugli zoccoli di legno che portava nel bagnato della roba rovesciata dietro il banco. « Vuole un po' di carne fredda? » « No. Basto così. » « Prendi tutto quello che ti danno, Tom » disse Honest Lil. « Conosci questo posto. » Il bar aveva la reputazione di non offrire mai da bere a nessuno. Ma in sostanza regalava ogni giorno un numero imprecisato di piatti di roba calda da mangiare: non solo pesce e maiale fritto, ma piatti di polpette di carne bollenti e panini di pane fritto alla francese con formaggio e pan cetta abbrustolita. I baristi, poi, mischiavano i daiquiri in uno shaker enorme, e quando i bicchieri erano pieni ne restava sempre nello shaker almeno un altro bicchiere e mezzo. « Sei meno triste adesso? » chiese Honest I,il. « Sì. » « Dimmi, Tom. Cos'è che ti rattrista? » « El mundo entero. » « Chi non è triste per il mondo intero? Non fa che peggiorare. Ma non puoi passare la vita a dolerti per co me va il mondo. » « Non c'è nessuna legge che lo vieti. » « Non occorre che una legge le proibisca perché certe cose siano sbagliate. » Le discussioni etiche con Honest Lil non sono quello che cerco, pensò Thomas Hudson. Cosa cerchi, bastardo? Cerco di prendermi una bella sbronza, cosa che probabil mente stai facendo anche se non ti sembra. Non riuscirai a trovare quello che cerchi e non avraì mai più quello che vuoi Ma ci sono diversi palliativi. Avanti. Prendine uno. « Voy a tornar otro de estos grandes sin azùcar » disse a Serafìn. « En seguida, Don Tomàs » disse Serafìn. « Sta cercando di battere il suo record? » « No. Sto solo bevendo con calma. » « Beveva con calma anche quando ha stabilito il record »
disse Serafìn. « Con calma e forza d'animo dal mattino alla sera. Ed è uscito di qui con le sue gambe. » « Al diavolo il mio record. » « Ha delle buone possibilità di batterlo » disse Serafìn. « Bevendo come adesso e mangiando un boccone ogni tan to, ha delle ottime possibilità. » « Cerca di battere il tuo record, Tom » disse Honest Lil « Ti farò da testimone. » « Non gli servono testimoni » disse Serafìn. « Il testi mone sono io. Appena finisco il turno passerò il conto a Con stante. E già in vantaggio, in questo momento, rispetto al giorno in cui ha stabilito il record. » « Al diavolo il record. » « E in forma, lei. Sta bevendo bene e con regolarità e quello che ha bevuto finora non le sta facendo alcun effetto. » « In culo al mio record. » « Va bene. Como usted quiere. Terrò il conto, se doves se cambiare idea. » « Te lo credo che tiene il conto » disse Honest Lil. « Ha ìa copia dello scontrino. » « Cosa vuoi, donna? Vuoi un record vero o un record fasullo? » « Né l'uno né l'altro. Voglio uno highbalito con agua mineral. » « Como siempre » disse Serafìn. « Bevo anche brandy. » « Non voglio essere qui quando tu bevi del brandy. » « Tom, lo sapevi che sono caduta cercando di salìre su un tram e che per poco non mi sono ammazzata? » « Povera Honest Lil » disse Serafìn. « Una vita perico losa e piena di avventure. » « Meglio della tua, in piedi tutto il giorno dietro un banco, con gli zoccoli, e a servire degli ubriaconi. » « E il mio mestiere » disse Serafìn. « E un grande pri vilegio servire degli ubriaconi illustri come voi. » Henry Wood si avvicinò. Si fermò accanto a loro, alto e sudato e tutto eccitato, di nuovo, da un cambiamento nei suoi progetti. Non c;era niente che gli piacesse, pensò Tho mas Hudson, come un improvviso cambiamento nei suoi piani. « Andiamoisu alla Casa del Peccato di Alfred » disse. « Vuoi venire, Tom? » « Guarda che Willie ti aspetta al Basque Bar. » « Veramente non credo che stavolta ce lo porteremo dietro. » « Dovresti dirglielo, allora. » « Gli telefonerò. Tu non vieni? Ci divertiremo. » « Dovresti mangiare qualcosa. » « Mangerò abbondantemente stasera a cena. Come va? » « Bene » disse Thomas Hudson. « Proprio bene. » « Stai cercando di battere il tuo record? »
« No. » « Ci vediamo stasera? » « Non credo. » « Vengo a dormire da te, se vuoi. » « No. Divertiti. Ma ricordati di mangiare qualcosa. » « Farò una cena sostanziosa. Parola d'onore. » « E avverti Willie, mi raccomando. » « Lo avvertirò. Puoi stare tranquillo. » « Dov'è la Casa del Peccato di Alfred? » « E un posto assolutamente magnifico. Domina il porto ed è bene arredato e veramente delizioso. » « Qual è l'indirizzo, volevo dire. » « Non lo so, ma lo dirò a Willie. » « Non credi che Willie si offenderà? » « Non so che farci se si offende, Tom. Non posso proprio chiedere a Willie di venire con noi. Sai anche tu quanto gli voglio bene. Ma ci sono delle cose che non posso chiedergli, ecco tutto. Lo sai bene quanto me. » « D'accordo. Ma telefonagli. » « Parola d'onore. E parola d'onore che farò una cena di prim'ordine. » Sorrise, diede a Honest Lil un colpetto sulla spalla, e se ne andò. Per essere così grosso, si muoveva con molta eleganza. « E le ragazze che erano a casa sua? » chiese Thomas Hudson a Honest Lil. « Ormai saranno andate via » disse Honest Lil. « Là non c'è niente da mangiare. E non credo che ci sia molto da bere. Vuoi andare là o preferisci venire a casa mia? » « A casa tua » disse Thomas Hudson. « Ma dopo. » « Raccontami un'altra storia divertente. » « Va bene. Su cosa? » « Serafìn » disse Lil. « Servi a Tomàs un altro doppio ghiacciato senza zucchero. Tengo todavìa mi highbalito. » Poi a Thomas Hudson: « Sul momento più felice che ri cordi. E senza odori ». « Gli odori ci sono per forza » disse Thomas Hudson. Guardò Henry Wood, di là dalla piazza, entrare nella macchina sportiva del ricchissimo piantatore di zucchero che si chiamava Alfred. Henry Wood era troppo grosso per la macchina. Era troppo grosso quasi per ogni cosa, pensò. Ma lui sapeva tre o quattro cosette per le quali non era troppo grosso. No, si disse. Questo è il tuo giorno di libertà. Prenditi un giorno di vacanza. « Su cosa dev'essere, la storia? » « Su quello che ti ho chiesto. » Guardò Serafìn versare il daiquiri dallo shaker nel lungo bicchiere e vide il liquido gonfiarsi, traboccare dall'orlo e spandersi sul banco. Serafìn spinse la base del bicchiere in un sostegno di cartone e Thomas Hudson lo sollevò freddo e pesante sopra l'esile stelo che stringeva tra le
dita, e bevve un lungo sorso e lo tenne in bocca, freddo contro la lingua e i denti, prima d'inghiottirlo. « Va bene » disse. « Il giorno più felice che abbia mai avuto era ogni giorno che mi svegliavo la mattina, quando ero ragazzo, e non dovevo andare né a scuola né al lavoro. La mattina quando mi svegliavo ero sempre affamato e sentivo l'odore della rugiada sull'erba e il rumore del vento tra i rami più alti degli abeti canadesi, se c'era vento, e se non c'era vento sentivo il silenzio della foresta e la calma del lago e tendevo l'orecchio ai primi rumori del mattino. « !terte volte il primo rumore era un martin pe scatore che volava sull'acqua che era così calma che spec chiava la sua immagine, e quello, volando, mandava un grido assordante. Altre volte era uno scoiattolo che squit tiva su uno degli alberi intorno alla casa, con la coda che si alzava di scatto ogni volta che udiva un rumore. Spesso poi era il piviere che strideva sul versante della collina. Ma ogni volta che mi svegliavo e sentivo i primi rumori del mattino e avevo fame e sapevo che non avrei dovuto an dare né a scuola né al lavoro, ero più felice che mai. » « Più felice che con le donne? » « Sono stato molto felice, io, con le donne. Disperata mente felice. Intollerabilmente felice. Così felice da non poterlo credere; che era com'essere sbronzo o matto nella testa. Ma mai così felice come con i miei figli quando era vamo tutti felici insieme oppure com'ero la mattina presto. » « Ma come potevi essere tanto felice da solo quant'eri felice con qualcuno? » « Che sciocchezza. Mi hai chiesto tu di dirti la prima cosa che mi veniva in mente. » « No che non è vero. Ti ho detto di raccontarmi una storia divertente sul momento più felice che ricordavi. Questa non era una storia. Ti svegliavi ed eri felice, tutto qui. Raccontami una storia sul serio. » « Su che? » « Mettici un po' d'amore. » « Che tipo d'amore? Sacro o profano? » « No. Semplice amore di quello buono, quando c'è da spassarsela. » « Conosco una storia interessante, a questo proposito. » « Raccontamela, allora. Vuoi qualcosa da bere? » « No, prima voglio finire questo. Benissimo. Allora ero a Hong Kong, che è una splendida città dov'ero molto fe lice e facevo una gran bella vita. C'è una baia stupenda e dal I l'a della baia verso il continente c'è la città di Kowloon. Quanto a lei, Hong Kong è su un'isola collinosa che è piena di boschi bellissimi e ci sono delle strade tortuose che portano in cima alle colline e delle case costruite lassù sulle colline e la città è ai piedi delle colline di fronte a Kowloon. Si va avanti e indietro su veloci, moderni ferry boat. Questa Kowloon è una bella città e sono sicuro che
ti piacerebbe moltissimo. E pulita e ha delle belle strade regolari e la foresta arriva fino alla periferia della città e si può tirare ai colombacci appena fuori dal recinto del carcere femminile. Noi tiravamo ai colombacci, che erano grossi e belli con delle piume sul collo che avevano una magnifica sfumatura purpurea, e che avevano un modo di volare deciso e veloce, quando al tramonto venivano a posarsi su un'enorme pianta d'alloro che cresceva appena al di qua del muro imbiancato del recinto della prigione. Certe volte ne abbattevo uno in arrivo, che arrivava lestis simo col vento in poppa, proprio sopra la prigione, e allora iì colombo cadeva dentro il recinto e si sentivano le donne urlare e strillare di gioia mentre si disputavano l'uccello e poi inveire e strillare come aquile quando la guardia sikh le faceva allontanare e recuperava la selvaggina, che poi ci portava rispettosamente uscendo dal cancello della prigione riservato alle sentinelle. « La zona intorno a Kowloon si chiamava i Nuovi Terri tori ed era collinosa e piena di foreste e anche là c'erano molti colombacci, e la sera li sentivi che si lanciavano ri chiami. Spesso c'erano donne e bambini che scavavano la terra ai margini delle strade e la mettevano nelle loro ceste. Quando ti vedevano con un fucile da caccia, correvano a nascondersi nei boschi. Scoprii che scavavano la terra per ché conteneva del wolframio, il minerale del tungsteno. Allora era roba che si vendeva bene. » « Es un poco pesada esta historia. » « No, Honest Lil. Non è affatto una storia noiosa. Aspet ta e vedrai. E il wolframio che è pesado. Ma è una stranis sima faccenda. Dove esiste è la cosa più facile da estrarre che ci sia. Basta scavare la terra e portarsela via. O racco gliere le pietre e portarsele via. Ci sono interi villaggi dell'Estremadura, in Spagna, fatti di roccia che ha un'altis sima percentuale di minerale di wolframio e i muretti che cingono i campi dei contadini sono tutti di questo mine rale. Eppure i contadini sono poveri in canna. Allora però era così prezioso che usavamo dei DC-2, aerei da trasporto come quelli che volano da qui a Miami, per trasportarlo da un campo di Nam Yung nella Cina nazionalista all'aero porto Kai Tak di Kowloon. Di là poi lo spedivano negli Stati Uniti. Era considerato molto raro e di vitale impor tanza nei nostri preparativi di guerra perché serviva a in durire l'acciaio, eppure chiunque poteva andare sulle col line dei Nuovi Territori a scavarne quanto poteva portarne in un cesto largo e schiacciato tenuto in equilibrio sulla testa fino alla grossa baracca dove lo compravano clande stinamente. Io questo lo scoprii andando a caccia di co lombi selvatici e allora lo segnalai all'attenzione di quelli che acquistavano wolframio nell'interno. Nessuno dimo strò molto interesse e allora continuai a segnalarlo all'atten zione di persone sempre più importanti finché un giorno un
altissimo ufficiale al quale non importava un bel nulla che nei Nuovi Territori ci fosse del wolframio che si poteva estrarre senza spendere un centesimo mi disse: "Ma in fin dei conti, ragazzo mio, come sono organizzate a Nam Yung le co se non vi stanno forse bene?". Ma quando la sera sparavamo vicino al carcere femminile e si vedeva un vecchio bimo tore Douglas volare rasente le colline e scendere verso il campo d'aviazione, e sapevi che era carico di sacchi di wolframio e che aveva appena sorvolato le linee giappo nesi, era strano pensare che molte delle donne chiuse nel carcere femminile erano là per essere state colte a scavare wolframio illegalmente. » « Sì, es raro » disse Honest Lil. « Ma l'amore quando arriva? » « Quando vuoi » disse Thomas Hudson. « Ma vedrai che ti piacerà di più, se conosci il posto dov'è successo « Ci sono molte isole e baie intorno a Hong Kong e l'acqua è limpida e bellissima. I Nuovi Territori erano in sostanza una penisola boscosa e ondulata che si estendeva dal continente e l'isola sulla quale era costruita Hong Kong è nella baia, grande, azzurra e profonda, che corre dal mare della Cina meridionale su su fino a Canton. D'inver no c'è un clima molto simile a quello di oggi che soffia la tramontana, con la pioggia e un tempo burrascoso, e fa ceva fresco per dormire. « La mattina mi alzavo e anche se pioveva andavo a piedi al mercato del pesce. Il loro pesce è quasi uguale al nostro e il principale pesce commestibile è il garoupa rosso. Ma avevano anche dei pompani grassissimi e lucenti e dei gamberi enormi, i più grossi che abbia mai visto. Il merca to del pesce era magnifico la mattina presto quando porta vano il pesce lucente e appena pescato e ce n'erano diverse qualità che io non conoscevo, ma non tante, e si vendevano anche delle anitre selvatiche prese in trappola. Vedevi co doni, alzavole, fischioni, maschi e femmine col piumaggio invernale, e c'erano delle anitre selvatiche che non avevo mai visto, con un piumaggio delicato e complicato come quello delle nostre anitre di bosco. Le guardavo, loro e il loro incredibile piumaggio e i loro occhi bellissimi, e ve devo il pesce luccicante, grasso e appena pescato, e i ma gnifici ortaggi tutti concimati con escrementi umani, là lo chiamavano " letame notturno", e gli ortaggi erano belli come serpenti. Andavo al mercato ogni mattina, e ogni mat tina era una delizia. « Poi la mattina c'era sempre gente che veniva portata per le strade fino al cimitero, con i parenti vestiti di bianco e una fanfara che suonava allegri motivetti. L'aria che quell'anno suonavano più spesso ai cortei funebri era Son tornati i giorni felici. Di giorno ce l'avevi sempre nell'orec chio, perché la gente moriva come mosche e si diceva che sull'isola vivessero quattrocento milionari, oltre a tutti quelli
che stavano a Kowloon. » « eMillonarios chinos? » « Milionari cinesi, per lo più. Ma milionari di tutti i generi. Ne conoscevo molti anch'io, e spesso andavamo a pranzo insieme nei grandi ristoranti cinesi. C'erano parec chi ristoranti che sono i più grandi del mondo, e la cucina cantonese è qualcosa di straordinario. Quell'anno i miei migliori amici erano dieci milionari, che conoscevo solo per le prime due iniziali, H.M., M.Y., T.V., H.J., eccetera. Tutti i cinesi importanti erano conosciuti così. E tre ge nerali cinesi, uno dei quali veniva da Whitechapel a Lon dra ed era un uomo veramente magnifico, ispettore di polizia; cinque o sei piloti della compagnia aerea nazionale cinese, che facevano quattrini a palate e se li guadagnavano tutti, fino all'ultimo centesimo; un poliziotto; un australia no seminfermo di mente; un mucchio di ufficiali inglesi e... Ma non voglio annoiarti con gli altri. A Hong Kong avevo più amici, cari e intimi amici, di quanti ne abbia avuti prima e dopo d'allora. » « eCuàndo viene el amor? » « Sto cercando di pensare quale amor mettere per primo Ah, bene. Ecco che arriva un po' di amor. » « Guarda che sia bello perché sono già un po' stanca del la Cina. » « Non te ne saresti mai stancata. Ti saresti innamorata di lei, come me. » « Perché non ci sei rimasto, allora? » « Non ci potevi restare perché i giapponesi stavano per venirla a occupare da un momento all'altro. » « Todo està jodido por la guerra. » « Sì » disse Thomas Hudson. « Sono d'accordo. » Non aveva mai sentito Honest Lil usare una parola così forte ed era sorpreso. « Me cansan con la guerra. » « Anche a me » disse Thomas Hudson. « Ne sono arci stufo. Ma di pensare a Hong Kong non mi stanco mai. » « Parlamene, allora. E bastante interesante. Volevo solo sentire qualcosa sull'amore. » « Veramente era tutto così interessante che non c'era molto tempo per l'amore. » « Qual è stata la prima con cui hai fatto l'amore? » « Ho fatto l'amore Son un'altissima e bellissima ragazza cinese che era molto europea ed emancipata ma non voleva venire a dormire con me in albergo perché diceva che tutti l'avrebbero saputo e che non voleva lasciarmi dormire a casa sua perché diceva che l'avrebbe saputo la servitù. Il suo cane poliziotto lo sapeva già. Ci complicava molto le cose. » « E allora dove andavate a far l'amore? » « Come si fa quando si è ragazzi: dovunque riuscissi a persuaderla e specialmente nei veicoli e sui mezzi di tra
sporto. » « Dev'essere stato molto brutto per il nostro amico, il signor X. » « Sì. » « Tutto lì l'amore che hai fatto? Non avete mai passato una notte insieme? » « Mai. » « Povero Tom. E meritava tanto disturbo? » « Non so. Credo di sì. Avrei dovuto affittare una casa invece di continuare a vivere in albergo. » « Avresti dovuto affittare una Casa del Peccato, come fanno tutti da queste parti. » « Non mi piacciono le Case del Peccato. » « Lo so. Ma dopo tutto, se a questa ragazza ci tenevi... » « Il problema fu risolto in un altro modo. Non ti annoio? » « No, Tom, ti prego. Adesso no. Come fu risolto, il problema? » « Una sera cenai con la ragazza e poi andammo in giro in barca per un pezzo e questo fu magnifico ma molto sco modo. Aveva una pelle che era meravigliosa da toccare e tutti i preliminari dell'amore la eccitarono moltissimo e le labbra erano sottili ma molto appesantite dall'amore. Allora dalla barca andammo a casa sua e là c'era il cane poliziotto e c'era il problema di non svegliare nessuno e alla fine tornai in albergo da solo e non ero per niente soddisfatto ed ero stanco di discutere e sapevo che aveva ragione ma pensavo a che diavolo serve essere tanto eman cipati se non puoi neanche andare a letto con chi vuoi. Pensavo che se vogliamo essere veramente emancipati, per prima cosa dobbiamo liberare le lenzuola. Comunque mi sentivo giù di corda e frustrado... » « Io non ti ho mai visto frustrado. Devi essere buffo quando sei frustrado. » « No. Sono solo cattivo e quella notte mi sentivo cattivo e disgustato. » « Va' avanti con la storia. » « Be', ritirai la chiave dal portiere, molto frustrado, e che andasse tutto all'inferno. Era un albergo molto grande e ricco e riccamente tenebroso e io salii con l'ascensore fino a quella che sapevo era la mia stanza, grande e ricca e tenebrosa e solitaria e senza nessuna ragazza cinese, bel lissima e altissima, dentro. Percorsi dunque il corridoio e girai la chiave nella toppa della porta massiccia della mia camera gigantesca e tenebrosa e solo allora vidi cosa c'era. » « Cosa c'era? » « Tre bellissime ragazze cinesi, così belle da far sem brare la mia bella ragazza cinese che non riuscivo a por tarmi a letto una povera derelitta. Erano così belle che non si poteva resistere a guardare e nessuna delle tre sa
peva una parola d'inglese. » « Da dove venivano? » « Le mandava uno dei milionari. Una delle tre aveva due parole per me su un foglio di carta molto spessa in una busta di pergamena. Tutto quello che diceva era: "Affettuosamente, C. W.". » « Allora che facesti? » « Non sapevo quali fossero le usanze e allora strinsi la mano a tutt'e tre e le baciai una per una e poi dissi che secondo me il modo migliore per conoscerci era fare tutti la doccia. » « Come glielo dicesti? » « In inglese. » « « E capirono? » « Feci in modo che capissero bene. » « E poi che facesti? » « Ero imbarazzatissimo perché non avevo mai fatto l'amore con tre ragazze. Con due è divertente, anche se a te non piace. Non è due volte bello come con una ragazza sola ma è diverso, e comunque è divertente quando sei ubria co. Ma tre ragazze sono tante e io ero imbarazzato. Allora chiesi loro se avevano voglia di bere e loro dissero di no. Allora bevvi qualcosa io e ci mettemmo a sedere sul letto, che era, per fortuna, un letto grandissimo, anche se erano tutte molto piccine, e poi spensi la luce. » « Fu una cosa divertente? » « Straordinaria. Era meraviglioso stare a letto con una ragazza cinese che era liscia come quella che conoscevo, e molto più liscia di lei, e che era timida e insieme impu dica e niente affatto emancipata, e poi moltiplicare il tutto per tre, e avere il tutto al buio. Non avevo mai tenuto tre ragazze tra le braccia prima di allora. Ma si può farlo be nissimo. Erano state addestrate e sapevano molte cose che io non sapevo e tutto fu al buio e non avevo mai voglia di mettermi a dormire. Ma finalmente mi addormentai e quando la mattina mi svegliai erano là che dormivano tut te, belle come la prima volta che ero entrato nella stanza. Erano le più belle ragazze che avessi mai visto. » « Più belle di me venticinque anni fa, la prima volta che mi hai conosciuto? » « No, Lil. No puede ser. Quelle erano ragazze cinesi e tu sai quanto può essere bella una cinese. E io, comun que, le cinesi le adoravo già. » « No es pervertido. » « No, non è sicuramente una perversione. » « Ma tre. » « Tre sono tante. E l'amore è stato fatto per essere fatto con una sola, te lo concedo. » « Comunque, sono contenta che tu le abbia avute. Non credere che sia gelosa. Non l'hai voluto tu e per giunta è stato un regalo. Che odiosa quella donna col cane poli
ziotto che non voleva mai venire a letto ! Ma Tom, al mattino non ti sentivi un vuoto dentro? » « Un vuoto così grande che non lo potresti immaginare. Un vuoto senza fondo. E mi sentivo corrotto dalla cima dei capelli alla punta dei piedi, o meglio tra le dita, e avevo la schiena che non me la sentivo più e mi doleva la radice della spina dorsale. » « Allora hai bevuto qualcosa. » « Allora ho bevuto qualcosa e mi sono sentito un po' meglio e molto felice. » « E allora cos'hai fatto? » « Guardai le tre ragazze che dormivano e desiderai di poterle fotografare. Sarebbe stata una bellissima fotografia, e intanto avevo una fame spaventosa e mi sentivo questo vuoto dentro, e scostai le tendine per vedere che tempo faceva. Pioveva. Bello, pensai, perché così saremmo rimasti a letto tutto il giorno. Ma dovevo fare colazione e trovare qualcosa anche per loro. Allora feci la doccia con la porta chiusa e poi mi vestii in silenzio e uscii dalla stanza, chiu dendo la porta in modo da non fare il minimo rumore. Al pianterreno feci colazione nella sala da pranzo aperta la mattlna presto e feci una grossa colazione a base di aringhe affumicate, pane e marmellata, e funghi e pancetta. Tutta roba deliziosa. Bevvi un grosso bricco di tè e dopo colazione mi feci portare un doppio whisky and soda e mi sentivo ancora questo vuoto dentro. Lessi il giornale del mattino di Hong Kong in inglese e cominciavo a chieder mi chissà fino a che ora avrebbero dormito. Alla fine andai sulla porta dell'albergo e guardai fuori e vidi che conti nuava a piovere a dirotto. Andai al bar ma non era ancora aperto. Il whisky che avevo bevuto a colazione me lo ave vano portato da quello di servizio. Poi scoprii che non potevo più aspettare e allora andai su e aprii la porta della mia camera. Erano sparite tutte e tre. » « Terribile. » « Così pensai anch'io. » « E allora che facesti? Bevesti qualcosa, immagino. » « Sì. Bevvi qualcosa e poi entrai e tornai a lavarmi da capo a piedi con molta acqua e sapone e poi cominciai ad avere un duplice rimorso. » « elln doble remordimiesto? » « No. Due rimorsi. Rimorso perché avevo dormito con tre ragazze. E rimorso perché se n'erano andate. » « Ricordo quando ti venivano i rimorsi dopo che eri stato a letto con me. Ma è una cosa che hai superato. » « Lo so. Supero sempre tutto, io. Sono sempre stato un uomo pieno di rimorsi. Ma quel mattino in albergo il rimorso era doppio e gigantesco. » « Perciò ordinasti qualcosa da bere. » « Come hai fatto a indovinare? E telefonai al miliona rio. Ma non era in casa. Né in ufficio. »
« Sarà stato nella sua Casa del Peccato. » « Senza dubbio. Dove le ragazze erano andate a raggiun gerlo e a dirgli tutto della notte passata. » « Ma dove le aveva pescate tre ragazze così belle? Oggi non troveresti tre ragazze veramente belle in tutta l'Avana. Solo io so la fatica che ho fatto stamattina per trovare qualcosa di appena decente per Henry e Willie. Per quanto, ovviamente, non fosse l'ora migliore. » « Oh, ma a Hong Kong i milionari avevano degli osser vatori in tutto il paese. In tutta la Cina. Era come la squadra di baseball dei Dodgers di Brooklyn quando cer cano dei giocatori. Proprio così. Appena una bella ragazza veniva individuata in qualunque paese o città i loro agenti la compravano e lei veniva spedita a Hong Kong dove le insegnavano tutto quello che doveva sapere e provvede vano alle sue necessità. » « Ma come facevano a essere così belle la mattina se avevano delle acconciature muy estilizadas come quelle che portano le donne cinesi? Più estilizada la pettinatura, peg giore avrebbe dovuto essere il loro aspetto la mattina do po una notte come quella. » « Non erano pettinate così. Avevano i capelli lunghi e spioventi sulle spalle come li portavano quell'anno le ra gazze americane e come molte li portano ancora. Ed erano ondulati, appena appena. Così piacevano a C. W. Che era stato in America, naturalmente, e l'aveva visto al cinema. » « Sei più stato con loro? » « Solo con una per volta. C. W. me ne mandava in omaggio una alla volta. Ma tutte e tre non me le mandò mai più. Erano nuove e ovviamente voleva tenerle per sé. E poi diceva di non voler fare nulla che attentasse alla mia moralità. » « Sembra un uomo perbene. Che fine ha fatto? » « Credo che l'abbiano fucilato. » « Poveretto. Però è stata una bella storia, e molto de licata per una storia del genere. E mi sembri anche più allegro. » Forse, pensò Thomas Hudson. Be', è così che ho de ciso di essere. O no? « Di'un po', Lil » disse. « Non ti pare che di questi ne abbiamo bevuti abbastanza? » « Come ti senti? » « Meglio. » « Fanne un altro doppio ghiacciato e senza zucchero per Tomàs. Io comincio a essere un po' brilla. Non voglio altro. » Mi sento davvero meglio, pensava Thomas Hudson. E questo il lato buffo della cosa. Ti senti sempre meglio e riesci sempre a soffocare i rimorsi. C'è solo una cosa dalla quale non ci si può rimettere, ed è la morte. « Sei mai stata morta? » disse a Lil.
« No di certo. » « Yo tampoco. » « Perché hai detto questo? Mi fai paura quando parli così. » « Non volevo spaventarti, tesoro. Non voglio mai spa ventare nessuno. » « Mi piace quando mi chiami tesoro. » Così non combineremo mai niente, pensava Thomas Hud son. Invece di startene lì seduto al Floridita, dalla parte del banco riservata alle vecchie puttane, a cianciare con quella vecchia carampana di Honest Lil e intanto a ubria carti piano piano, non potresti fare un'altra cosa che otte nesse il medesimo effetto? Se hai solo quattro giorni, non potresti impiegarli meglio? Dove? pensò. Nella Casa del Peccato di Alfred? A me sembra che vada benissimo così. Quello che bevi non potrebbe essere migliore, né così buo no, in nessun'altra parte del mondo, ed è tutto quello che conta, ora, ragazzo mio, e sarà meglio che acceleri un po' il ritmo. Non ti resta altro che questo e sarà meglio che la cosa ti piaccia e ti piaccia su tutte le frequenze. Sai benissimo che ti è sempre piaciuto, e che ti piaceva da morire, e siccome è tutto quello che ti resta sarà meglio che ti piaccia da morire. « Mi piace da morire » disse forte. « Cosa? » « Bere. Ma non bere soltanto. Bere questi doppi ghiac ciati senza zucchero. Se tu ne bevessi altrettanti con lo zucchero ti farebbero star male. » « Ya lo creo. E chiunque altro ne bevesse altrettanti senza zucchero creperebbe. » « Forse creperò anch'io. » « No che non creperai. Batterai solo il tuo record e poi andremo a casa mia e là ti farai una bella dormita e la cosa peggiore che potrà succedere sarà che russerai. » « Ho russato l'ultima volta? » « Horrores. E durante la notte mi hai chiamata con al meno dieci nomi diversi. » « Mi spiace. » « No. Io l'ho trovato divertente. Ho imparato due o tre cose che non sapevo. Le altre ragazze non si arrabbiano mai quando le chiami con tanti nomi diversi? » « Non ho altre ragazze, io. Solo una moglie. » « Io mi sforzo il più possibile di trovarla simpatica e di pensar bene di lei, ma è molto diflicile. Certo, non per metto mai a nessuno di parlarne male. » « Lo farò io. » « No. Non farlo. E volgare. Le cose che odio sono due. Gli uomini che piangono. Lo so che devono pur piangere anche loro. Ma non mi piace. E non posso soffrire i loro discorsi quando parlano male della moglie. Eppure lo fanno quasi tutti. Non farlo anche tu, dunque, visto che stiamo
passando delle ore così piacevoli. » « Bene. Vada al diavolo. Non parleremo di lei. » « Ti prego, Tom. Sai benissimo che la trovo molto bella. Lo è. Veramente. Pero no es muier para ti. Ma non par liamo male di lei. » « Giusto. » « Raccontami un'altra storia divertente. Non c'è nem meno bisogno che ci sia dentro dell'amore, se raccontarla ti diverte. » « Non credo di conoscere nessuna storia divertente. » « Non fare così. Ne conosci a migliaia. Bevi un altro daiquiri e raccontami una storia divertente. » « Perché non lavori un po' anche tu? » « Lavoro? Che lavoro? » « Alla maledetta ricostruzione del morale. » « Tù tzenes la moral muy baja. » « Certo. Lo so benissimo. Ma perché non la racconti tu, qualche storiella, per tirarlo su? » « Devi farlo da solo. Lo sai. Io farò tutto il resto, quello che vuoi. Lo sai. » « Va bene » disse Thomas Hudson. « Vuoi davvero sen tire un'altra storia divertente? » « Per piacere. Ecco il tuo bicchiere. Un'altra storia di vertente e un altro bicchiere e ti sentirai bene. » « Me lo garantisci? » « No » disse lei, e si rimise a piangere mentre alzava lo sguardo a lui, piangendo senza fatica e con naturalezza come l'acqua zampilla da una fonte. « Tom, perché non puoi dir mi cosa c'è? Adesso ho paura di chiedere. E quello? » « E quello » disse Thomas Hudson. Allora lei si mise a piangere più forte e lui dovette cingerle la vita col braccio e cercare di consolarla con tutta la gente che era là al banco. Ora non piangeva più con eleganza. Piangeva senza interruzione e distruttivamente. « Oh mio povero Tom » disse. « Oh mio povero Tom. » « Su con la vita, muier, e beviti un brandy. Adesso sta remo allegri. » « Oh, adesso non voglio stare allegra. Non sarò mai più allegra. » « Senti » disse Thomas Hudson. « Vedi a cosa serve raccontare le cose alla gente? » « Sarò allegra » disse lei. « Dammi solo un minuto. Vado alla toilette e starò benissimo. » Sarà meglio, perdio, pensò Thomas Hudson. Perché mi sento davvero male e se tU non la smetti di piangere, o se ne parli, me ne vado immediatamente. Diavolo, e se me ne vado dove altro posso andare? Conosceva i suoi limiti, e nessuna Casa del Peccato aveva la risposta che faceva al caso suo. « Dammi un altro doppio daiquiri ghiacciato senza zuc chero. No sé lo que pasa con esta muier. »
« Piange come un annaffiatoio » disse il barista. « Do vrebbero avere lei al posto dell'acquedotto. » « Cosa c'entra l'acquedotto? » chiese Thomas Hudson. L'uomo vicino a lui alla sua sinistra lungo il banco, un uomo tarchiato e dalla faccia allegra col naso rotto di cui conosceva bene la fisionomia ma di cui gli sfuggivano il nome e la posizione politica, disse: « Quei cabrones. I soldi per l'acqua riescono sempre a trovarli, perché l'acqua è l'unica vera grande necessità. Anche tutto il resto è ne cessario. Ma per l'acqua non ci sono surrogati e senz'acqua non si può fare. Così riescono sempre a trovarli, i soldi per portare l'acqua. E così non ci sarà mai un acquedotto come si deve ». « Non sono sicuro di seguire il suo ragionamento. » « Sì, hombre. I soldi per l'acquedotto riescono sempre a trovarli, perché l'acquedotto è assolutamente necessario. Per questo l'acquedotto non possono permetterselo. Chi ucciderebbe l'oca che fa l'acquedotto d'oro? » « Perché non costruire l'acquedotto e farci un po' di soldi ed escogitare un altro truco? » « Come l'acqua non c'è nessun trucco. Puoi sempre far quattrini con la promessa di portare l'acqua. Nessun uomo politico distruggerebbe un truco come quello costruendo un acquedotto capace di sopperire ai bisogni della popola zione. Ogni tanto, ai livelli più bassi della politica, aspi ranti uomini politici si prendono a schioppettate. Ma nes sun uomo politico oserebbe attentare alla vera base del l'economia politica. Permettetemi di proporre un brindisi alla dogana, al racket della lotteria, al racket dei numeri gratis, al prezzo fisso dello zucchero e all'eterna mancanza dell'acquedotto. » « Prosit » disse Thomas Hudson. « Lei non è mica tedesco, vero? » « No. Americano. » « Allora beviamo a Roosevelt, Churchill, Batista e alla mancanza dell'acquedotto. » « A Stalin. » « Certo. A Stalin, Central Hershev, alla marijuana e alla mancanza dell'acquedotto. » « A Adolphe Luque. » « A Adolphe Luque, a Adolf Hitler, a Filadelfia, a Gene Tunney, a Key West e alla mancanza dell'acquedotto. » Mentre parlavano, Honest Lil rientrò nel locale dalla toilette delle signore. Si era rifatta il trucco e non piangeva più ma si vedeva che era stato un brutto colpo. « Conosci questo signore? » le disse Thomas Hudson, presentando il suo nuovo amico, o il suo vecchio amico trovato di nuovo. « Solo a letto » disse il signore. « Càllate » disse Honest Lil. « E un uomo politico » spie gò a Thomas Hudson. « Muy hambriento en este momento. »
« Assetato » corresse l'uomo politico. « E ai suoi ordini » disse a Thomas Hudson. « Cosa prende? » « Un doppio daiquiri ghiacciato senza zucchero. Voglia mo giocarceli? » « No. Lasci fare a me. Ho un credito illimitato in questo locale. » « E un brav'uomo » disse Honest Lil a Thomas Hudson in un sussurro mentre l'altro richiamava l'attenzione del barista più vicino. « Un uomo politico. Ma molto onesto e molto cordiale. » L'uomo cinse col braccio la vita di Lil. « Sei sempre più magra ogni giorno che passa, mi vida » disse. « Dobbiamo appartenere allo stesso partito politico. » « All'acquedotto » disse Thomas Hudson. « Mio Dio, no. Che sta cercando di fare? Vuole toglierci il pane di bocca per metterci dell'acqua? » « Beviamo a quando finirà la puta guerra » disse Lil. « Beviamo. » « Al mercato nero » disse l'uomo. « Alla scarsità di ce mento. A quelli che controllano l'approvvigionamento di fagioli. » « Beviamo » disse Thomas Hudson e aggiunse: « Al riso ». « Al riso » disse l'uomo politico. « Beviamo. » « Ti senti meglio? » chiese Honest Lil. « Certo. » Thomas Hudson la guardò e vide che stava per rimettersi a piangere. « Piangi ancora » disse « e ti spacco il muso. » Dietro il banco c'era il manifesto litografato di un uomo politico vestito di bianco con lo slogan "Un Alcalde Mejor", un sindaco migliore. Era un grande manifesto e il sindaco migliore fissava dritto negli occhi ogni bevitore. « A un Alcalde Peor » disse l'uomo politico. « A un Sin daco Peggiore. » « Intende presentarsi candidato? » gli chiese Thomas Hudson. « Certamente. » « Magnifico » disse Honest Lil. « Buttiamo giù il pro gramma. » « Non è difficile » disse il candidato. « Un Alcalde Peor. Abbiamo uno slogan formidabile. Cosa ce ne facciamo di un programma? » « Un programma ci vuole » disse Lil. « Non credi Tomàs? » « Eh sì. Abbasso le Scuole Rurali. Che ne dice? » « Abbasso » disse il candidato. « Menos guaguas y peores » propose Honest Lil. « Giusto. Meno autobus e peggiori. » « Perché non eliminarli del tutto, i trasporti » suggerì il candidato. « Es màs sencillo. » « Bene » disse Thomas Hudson. « Cero transporte. »
« Breve e nobile » disse il candidato. « E dimostra che siamo imparziali. Ma potremmo svilupparlo. Che ne dite di: Cero transporte aéreo, terrestre y marìtimo? » « Splendido. Questo sì che comincia a essere un pro gramma. E sulla lebbra qual è la nostra posizione? » « Por una lepra màs grande para Cuba » disse il candidato. « Por el càncer cubano » disse Thomas Hudson. « Por una tuberculosis ampliada, adecuada, y permanente para Cuba y los cubanos » disse il candidato. « E un po' lungo ma alla radio farà un ottimo effetto. E sulla sifilide qual è la nostra posizione, o mici correligionari? » « Por una sìfilis criolla cien por clen. » « Buono » disse il candidato. « Abbasso la penicilina e tutti gli altri trucchi dell'imperialismo yanqui. » « Abbasso » disse Thomas Hudson. « A me pare che dovremmo bere qualcosa » disse Honest Lil. « Che ne dite, correligionarios? » « Una magnifica idea » disse il candidato. « Chi, tranne te, avrebbe potuto avere un'idea così? » « Tu » disse Honest Lil. « Addosso al mio credito » disse il candidato. « Vediamo come resiste il mio credito sotto un fuoco davvero nutrito. Amico barman, compagno barista, ragazzo: lo stesso per tutti. E per questo mio alleato politico: senza zucchero. » « Ecco un'idea per uno slogan » disse Honest Lil. « Lo Zucchero di Cuba ai Cubani. » « Abbasso il Colosso del Nord » disse Thomas Hudson. « Abbasso » ripeterono gli altri. « Ci servono slogan più interni, municipali. Non dovrem mo addentrarci troppo nel campo internazionale mentre stiamo combattendo una guerra e siamo ancora alleati. » « Eppure sono convinto che dovremmo gridarlo: Abbas so il Colosso del Nord » disse Thomas Hudson. « Mi sembra il momento migliore, mentre il Colosso è impegnato in una guerra globale. Credo proprio che dovremmo abbatterlo. » « Lo abbatteremo dopo che sarò stato eletto. » « A un Alcalde Peor » disse Thomas Hudson. « A Tutti Noi. Al partito » disse l'Alcalde Peor. Levò il bicchiere. « Dobbiamo ricordare le circostanze della fondazione del partito e redigere il manifesto. A proposito, che giorno è? » « Il venti. Più o meno. » « Il venti di che mese? » « Il venti febbraio, più o meno. El grito de la Floridita. » « E un momento solenne » disse Thomas Hudson. « Sai scrivere, Honest Lil? Puoi immortalare tutto questo? » « Certo che so scrivere. Ma non posso mettermi a scri vere proprio adesso. » « Ci sono altri due o tre problemi sui quali dobbiamo prendere posizione » disse l'Alcalde Peor. « Senti, Colosso del Nord, questo giro perché non l'offri tu? Hai visto quant'è
prode il mio credito e come resiste agli attacchi. Ma non c'è bisogno di ucciderlo, povero merlo, quando sappiamo che tanto sta perdendo. Forza, Colosso. » « Non chiamarmi Colosso. Noi siamo contro quest'acci dente di un Colosso. » « Benissimo, capo. Tu che fai, comunque? » « Sono uno scienziato. » « Sobre todo en la cama » disse Honest Lil. « Ha fatto vasti studi in Cina. » « Be', qualunque cosa tu sia, questo offrilo tu » disse l'Alcalde Peor. « E andiamo avanti col nostro programma. » « E per la Famiglia? » « Un soggetto sacro. La Famiglia ha la stessa dignità della religione. Dobbiamo essere cauti e astutissimi. Che ne dite di questo: Abajo los padres de familias? » « Ha una certa dignità. Ma perché non dire solo: Abbas so la Famiglia? » « Abajo el Home. E un lodevole sentimento ma molti potrebbero confonderlo col béisbol. » « E i Pargoli? » « Lasciate pure che vengano a me, appena saranno en trati nell'età elettorale » disse l'Alcalde Peor. « E il divorzio? » chiese Thomas Hudson. « Un altro problema spinoso » disse l'Alcalde Peor. « Ba stante espinoso. Cosa ne pensate del divorzio? » « Forse il divorzio non dovremmo appoggiarlo. E in contrasto con la nostra campagna a favore della Famiglia. » « Benissimo, lasciamolo perdere. Ora vediamo... » « Non puoi » disse Honest Lil. « Sei sbronzo. » « Non criticarmi, donna » disse l'Alcalde Peor. « Una cosa però dobbiamo farla. » « Cosa. » « Orinar. » « Sono d'accordo » si sentì dire Thomas Hudson. « E fondamentale. » « Fondamentale come la mancanza dell'acquedotto. Si fonda sull'acqua. » « Si fonda sull'alcool. » « Solo una modesta percentuale in confronto all'acqua. L'acqua è la cosa fondamentale. Lei è uno scienziato. Qual è la percentuale d'acqua del nostro corpo? » « Ottantasette e tre decimi » disse Thomas Hudson, ri schiando e sapendo che sbagliava. « Precisamente » disse l'Alcalde Peor. « Vogliamo anda re, finché siamo in grado di muoverci? » Nella toilette c'era un negro calmo e nobile che stava leggendo un opuscolo rosacrociano. Preparava la lezione settimanale del corso che stava frequentando. Thomas Hud son gli rivolse un dignitoso saluto e il negro ricambiò il saluto nello stesso modo. « Una giornata piuttosto fredda, signore » osservò l'in
serviente con l'opuscolo religioso. « E fredda davvero » disse Thomas Hudson. « Come van no gli studi? Fai progressi? » « Benissimo, signore. Non potrebbe andar meglio. » « Mi fa piacere » disse Thomas Hudson. Quindi all'Al calde Peor, che aveva certe difficoltà: « Una volta appar tenevo a un club di Londra dove una metà dei soci si sforzavano di orinare mentre l'altra metà cercava di smet tere ». « Molto buona » disse l'Alcalde Peor, portando a termi ne la non facile impresa. « Come si chiamava, El Club Mun dial? » « No. Veramente ne ho dimenticato il nome. » « Ha dimenticato il nome del suo club? » « Sì. Perché? » « Sarà meglio che andiamo a bercene un altro. Quanto costa questa minzione? » « Quello che vuole, signore. » « Lasci fare a me » disse Thomas Hudson. « Sono cose che pago volentieri. Un po' come per i fiori. » « Non si trattava per caso del Royal Automobile Club? » chiese il negro, alzandosi per porgere un asciugamano. « Impossibile. » « Scusi, signore » disse lo studente di rosacrociano. « So che è uno dei più grandi club di Londra. » « Giusto » disse Thomas Hudson. « Uno dei più grandi. Ora, con questo, comprati qualcosa di molto bello. » E gli diede un dollaro. « Perché gli hai dato un peso? » gli chiese l'Alcalde Peor mentre uscivano dalla toilette e tornavano al frastuono del bar, del ristorante e del traffico nella strada esterna. « Non sapevo cosa farmene. » « Hombre » disse l'Alcalde Peor. « Sei sicuro di sentirti bene? E tutto a posto? » « Tutto a posto » disse Thomas Hudson. « Mi sento benissimo, grazie. » « Il viaggio com'è andato? » chiese Honest Lil dal suo sgabello vicino al banco. Thomas Hudson alzò lo sguardo a lei e tornò a vederla per la prima volta. Sembrava con siderevolmente piìì scura e molto più grossa. « E stato un bel viaggio » disse. « S'incontra sempre della gente interessante, quando si viaggia. » Honest Lil gli mise una mano sulla coscia e la strinse e lui aveva abbassato gli occhi e guardava lungo il ban co, lontano da Honest Lil, oltre i cappelli di paglia, le facce cubane e i bussolotti coi dadi dei bevitori e fuori dalla porta aperta nella luce viva della piazza, dove vide la macchina fermarsi e poi il portiere aprì lo sportello po steriore, col berretto in mano, e lei smontò. Era lei. Nessun altro scendeva da una macchina a quel modo, con disinvoltura e con praticità e con eleganza e
nello stesso tempo come se, a metterci i piedi sopra, facesse alla strada un grandissimo favore. Tutte, per tanti anni si erano sforzate di somigliarle, e alcune c'erano andate molto vicino. Ma quando la vedevi scoprivi che tutte quelle che le somigliavano erano delle semplici imitazioni. Adesso era in divisa e sorrise al portiere e gli fece una domanda e lui rispose allegramente e fece un cenno con la testa e lei cominciò ad attraversare il marciapiede per entrare nel bar. Alle sue spalle c'era un'altra donna in uniforme. Thomas Hudson si alzò e sentì qualcosa, dentro, come se gli avessero chiuso il petto in una morsa per impedirgli di respirare. Lei lo aveva visto e stava camminando verso di lui nello spazio tra i clienti al banco e i tavolini. Sempre seguita dall'altra donna. « Scusatemi » disse Thomas Hudson a Honest Lil e al l'Alcalde Peor. « Devo vedere una persona. » S'incontrarono a metà del corridoio tra il banco e i tavolini e allora lui la strinse tra le braccia. Si tenevano stretti tutti e due, tanto stretti quanto possono stringersi due persone, e lui la baciava e lei lo baciava e gli stringeva le braccia con le mani. « Oh tu. Tu. Tu » disse. « Demonio » disse lui. « Come sei arrivata fin qui? » « Da Camaguey, naturalmente. » La gente li guardava e lui la sollevò da terra e continuò a tenersela stretta al petto e la baciò ancora una volta poi la mise giù e la prese per mano e Si avviò verso un tavolo nell'angolo. « Non possiamo farlo qui » disse. « Ci arresteranno. » « Ci arrestino » disse lei. « Questa è Ginny. La mia se gretaria. » « Salve, Ginny » disse Thomas Hudson. « Portiamo que sta matta dietro quel tavolo. » Ginny era una ragazza brutta ma simpatica. Portavano tutte e due la stessa divisa: giubbetto da ufficiale senza distintivi, camicia e cravatta, sottana, calze e scarpe basse. Avevano il berretto d'ordinanza e sulla spalla sinistra un distintivo che non aveva mai visto. « Levati il berretto, demonio. » « Non dovrei. » « Levatelo. » « Va bene. » Se lo tolse e alzò il viso e scosse il capo per sciogliere i capelli e rovesciò la testa all'indietro e lo guardò e lui vide la fronte alta, la linea magica e ondulata di quei ca pelli che avevano, come sempre, l'argenteo colore del grano maturo, le guance incavate dagli zigomi alti, sempre ca paci di spezzarti il cuore, il naso un po' schiacciato e la bocca che aveva appena lasciato, scomposta dal bacio, e il mento e l'adorabile linea della gola. « Come mi trovi? »
« Lo sai. » « Hai mai baciato nessuno vestito così? O ti sei graffiato sui bottoni militari? » « No. » « Mi ami? » « Ti amo sempre. » « No. Mi ami adesso? In questo momento? » « Sì » disse lui, con un nodo alla gola. « Bene » disse lei. « Sarebbe piuttosto orribile, per te, se non fosse così. » « Quanto ti fermi? » « Soltanto oggi. » « Lasciati baciare. » « Hai detto che ci avrebbero arrestati. » « Possiamo aspettare. Cosa bevi? » « Hanno del buon champagne? » « Sì. Ma c'è anche una bibita del posto che è straordina riamente buona. » « Lo immagino. Quante ne hai bevute? » « Non so. Una dozzina. » « Sei solo un po' tirato intorno agli occhi. Sei inna morato di qualcuna? » « No. Tu? » « Vedremo. Dov'è quella strega di tua moglie? » « Nel Pacifico. » « Magari. A mille braccia di profondità. Oh, Tommy, Tommy, Tommy, Tommy, Tommy. » « Tu sei innamorata di qualcuno? » « Ho paura di sì. » « Bastarda. » « Non è terribile? La prima volta che ti vedo da quando me ne sono andata e tu non sei innamorato di nessuno e io sono innamorata di qualcuno. » « Da quando te ne sei andata? » « E la mia versione. » « E lui com'è? Carino? » « E carino, questo, come sono carini i bambini. Credo d'essergli molto necessaria. » « Dov'è? » « Segreto militare. » « E lì che stai andando? » « Sì. » « Cosa siete? » « Siamo dell'USO. » « Non è lo stesso dell'OSS? » « No, sciocco. Non fingerti stupido e non essere noiosc solo perché sono innamorata di qualcuno. Tu non mi con sulti mai quando t'innamori. » « Quanto lo ami? » « Non ho detto che lo amavo. Ho detto che ero inna morata di lui. Oggi non ne sarò nemmeno innamorata, se
non vuoi. Sono qui solo per un giorno. Non voglio non essere gentile. » « Va' all'inferno » disse lui. « Che ne diresti se prendessi la macchina e andassi in albergo? » domandò Ginny. « No, Ginny. Prima berremo una coppa di champagne. Hai la macchina? » chiese a Thomas Hudson. « Sì. Fuori in piazza. » « Possiamo andare a casa tua? » « Certo. Possiamo mangiare e poi andare là. Oppure posso prendere qualcosa da mangiare. » « Non siamo state fortunate ad arrivare fin qui? » « Sì » disse Thomas Hudson. « Come facevi a sapere che c'era qualcuno? » « Un ragazzo al campo di Camaguey mi ha detto che potevi essere qui. Se non ti avessimo trovato, avremmo visto l'Avana. » « Possiamo sempre vederla, l'Avana. » « No » disse lei. « Potrà vederla Ginny. Conosci qual cuno che possa accompagnarla? » « Certo. » « Dobbiamo tornare a Camaguey stasera. » « A che ora parte il vostro aereo? » « Alle sei, credo. » « Sistemeremo tutto » disse Thomas Hudson. Un uomo si avvicinò al tavolo. Era un ragazzo del posto. « Mi scusi » disse. « Posso avere il suo autografo? » « Certo. » Le diede una cartolina con sopra la fotografia del bar con Constante ritto dietro il banco a preparare un cocktail e lei la firmò con quella calligrafia, grandissima e teatrale, che Thomas Hudson conosceva tanto bene. « Non è per la mia bambina o per mio figlio che è a scuola » disse l'uomo. « E per me. » « Bene » disse lei, e gli sorrise. « E stato molto carino a chiedermelo. » « Ho visto tutti i suoi film » disse l'uomo. « E credo che lei sia la più bella donna del mondo. » « Magnifico » disse lei. « Spero che continui a pensarla così. » « Mi permetterebbe di offrirle da bere? » « Sto già bevendo con un amico. » « Lo conosco » disse l'annunciatore della radio. « Lo co nosco da molti anni. Posso sedermi, Tom? Vedo che c'è una signora in più. » « Vi presento il signor Rodrìguez » disse Thomas Hudson. « Qual è il tuo cognome, Ginny? » « Watson. » « La signorina Watson. » « Felicissimo di conoscerla, signorina Watson » disse l'an nunciatore della radio. Era un uomo di bella presenza,
scuro e abbronzato con due occhi gioviali, un sorriso sim patico, e le mani grosse e capaci di un giocatore di baseball Era stato sia un giocatore d'azzardo che un giocatore di baseball, e aveva ancora, in parte, il bell'aspetto del mo derno giocatore d'azzardo. « Potrei invitarvi a pranzo tutti e tre? » chiese. « E quasi ora di pranzo. » « Io e il signor Hudson dobbiamo fare una gita in cam pagna » disse lei. « Ci vengo io, molto volentieri » disse Ginny. « Lei è un uomo davvero fantastico. » « Tu che ne pensi? » disse lei a Thomas Hudson. « E un galantuomo. Il migliore che potreste trovare in città. » « Molte grazie, Tom » disse l'uomo. « Siete sicuri di non voler venire tutti a mangiare con me? » « Dobbiamo proprio andare » disse lei. « Siamo già in ritardo. Ci vediamo poi in albergo, Ginny. Mille grazie, signor Rodrìguez. » « Lei è veramente la donna più bella del mondo » disse il signor Rodrìguez. « Se non l'avessi sempre saputo, ora lo saprei. » « Mi auguro che continui a pensarla così » disse lei, e poi uscirono nella strada. « Be' » disse. « Non era poi così male. Piace a Ginny ed è simpatico. » « E veramente simpatico » disse Thomas Hudson, e l'au tista aprì la portiera per farli salire. « Tu sì che sei simpatico » disse lei. « Vorrei solo che non avessi bevuto tanto. Ecco perché ho saltato lo cham pagne. Chi era la tua scura amica in fondo al banco? » « Solo la mia scura amica in fondo al banco. » « Hai bisogno di bere qualcosa? Potremmo fermarci in qualche posto. » « No. E tu? » « Sai benissimo che non bevo mai. Però mi piacerebbe un po' di vino. » « Ne ho, di vino, su alla casa. » « Magnifico. Ora puoi baciarmi. Non ci arresteranno. » « eAdondé vamos? » chiese l'autista guardando dritto davanti a sé. « A la finca » disse Thomas Hudson. « Oh, Tommy, Tommy, Tommy » disse lei. « Non smet tere. Che importanza può avere se ci vede, eh? » « Nessuna. Puoi tagliargli la lingua, se vuoi. » « No. Non voglio. Mai fare nulla di brutale. Ma sei stato carino a proporlo. » « Non sarebbe una cattiva idea. Come stai? Tu, vecchia casa dell'amore di sempre. » « Sono la stessa. » « Proprio la stessa? »
« La stessa di sempre. Sono tua, in questa città. » « Fino alla partenza dell'aereo. » « Esatto » disse lei, e cercò una posizione più comoda. « Guarda » disse. « Abbiamo lasciato la parte luccicante ed è tutto sporco e affumicato. Quando è stato che non l'abbiamo fatto? » « Qualche volta. » « Sì » disse lei. « Qualche volta. » Allora guardarono tutto quel fumo e tutta quella spor cizia e i pronti occhi di lei e la sua vivace intelligenza videro all'istante tutto quello che lui aveva impiegato tanti anni a vedere. « Ora va meglio » disse lei. Non gli aveva mai detto una bugia in vita sua e lui si era sforzato di non mentirle mai. Ma non c'era affatto riuscito. « Mi ami ancora? » domandò lei. « Dimmi la verità, senza ornamenti. » « Sì. Dovresti saperlo. » « Lo so » disse lei, tenendolo stretto per provarlo, se que sto poteva provarlo. « Chi è lui, ora? » « Non parliamone. Non t'interesserebbe » « Forse no » disse, e la tenne così stretta che era come se qualcosa avrebbe dovuto rompersi per forza, se avessero fatto sul serio tutti e due. Era il loro vecchio gioco e lei si staccò e fu uno stacco netto. « Tu non hai seno » disse. « E vinci sempre. » « Io non ho una faccia per spezzarti il cuore. Né quello che hai tu e queste gambe lunghe e bellissime. » « Hai qualche altra cosa. » « Sì » disse lui. « Stanotte a far l'amore con un cuscino e un gatto. » « Prenderò il posto del gatto. Quant'è lontano, adesso? » « Undici minuti. » « Troppo lontano, quando le cose sono a questo punto. » « Vuoi che prenda io il volante e ce la faccia in otto? » « No, per piacere, e ricordati tutto quello che ti ho in segnato sulla pazienza. » « E stata la lezione più intelligente e più stupida che io abbia imparato. Ripassiamola insieme un momentino. » « Davvero? » « No. Mancano solo otto minuti, ormai. » « Sarà una bella casa e il letto sarà grande? » « Vedremo » disse Thomas Hudson. « Cominci già ad avere i tuoi vecchi dubbi? » « No » disse lei. « Voglio un letto grande, grandissimo. Per dimenticare tutto dell'esercito. » « Un letto grande c'è » disse lui. « Forse non grande come l'esercito. » « Non essere sgarbato » disse lei. « Tutti i più carini finiscono per mostrarti la foto della moglie. Dovresti cono
scerli, gli aerotrasportati. » « Non li conosco e ne sono ben lieto. Noi siamo un po' pieni d'acqua. Però non siamo mai stati idrotrasportati né lo abbiamo detto. » « Me ne puoi parlare? » domandò lei, mettendogli una mano in tasca. « No. » « Non me lo diresti mai e per questo ti amo. Però m'in curiosisce, e la gente mi fa delle domande, e io sto in pensiero. » « Continua pure a essere curiosa » disse lui. « Ma in pensiero non starci mai. Non ricordi che la curiosità ha ucciso il gatto? Io un gatto ce l'ho, ed è abbastanza cu rioso. » Pensò a Boise. Poi disse: « Ma le preoccupazioni uccidono i grandi uomini d'affari nel fiore degli anni. Devo stare in pensiero per te? ». « Solo come attrice. Non troppo, dunque. Ora mancano due minuti appena. E bella, qui, la campagna, e mi piace. Possiamo pranzare a letto? » « Potremo anche schiacciare un pisolino, dopo? » « Sì. Non è un peccato, se non perdiamo l'aereo. » La macchina stava percorrendo la strada in salita, vec chia e lastricata, con i grossi alberi da tutt'e due le parti. « Hai qualcosa da perdere? » « Te » disse lui. « Parlavo del servizio. » « Ti ho dato l'impressione di essere in servizio? » « Potresti. Sei un magnifico attore. Il peggiore che abbia mai visto. Ti amo, matto, tesoro » disse lei. « Ti ho visto recitare tutte le tue parti più importanti. Quella in cui mi sei piaciuto di più è quando interpretavi il Marito Fedele e lo facevi così bene e c'era una grossa macchia di succhi naturali ben visibile sui tuoi pantaloni e ogni volta che mi guardavi era più grossa. Questo fu al Ritz, credo. » « Era là che recitavo meglio la parte del Marito Fedele » disse lui. « Come Garrick all'Old Bailey. » « Stai facendo un po' di confusione » disse lei. « Secondo me la recitavi meglio sul Normandie. » « Quando l'hanno bruciato, per sei giorni non m'è im portato un cavolo di niente. » « Non è il tuo record? » « No » disse lui. Erano già fermi davanti al cancello e l'autista lo stava spalancando. « Abitiamo proprio qui? » « Sì. Su per la collina. Mi spiace che il viale sia così pieno di buche. » La macchina passò tra i manghi e le sfiorite filamboyanes, poi davanti alle stalle del bestiame, e sbucò nel viale cir colare d'accesso alla casa. Lui aprì la portiera e lei scese, facendo così alla terra un grande e generoso favore.
Lei guardò la casa e vide le finestre aperte della camera da letto. Erano finestre grandissime e, chissà perché, le fe cero pensare al Normandie. « Perderò l'aereo » disse. « Perché non posso essere malata? Si ammalano pure, tutte le altre donne. » « Conosco due buoni medici pronti a giurare che lo sei. » « Magnifico » disse lei, salendo le scale. « Non dovre mo invitarli a cena, eh? » « No » disse lui, aprendo la porta. « Gli farò una tele fonata e manderò l'autista a prendere i certificati. » « Sto male » disse lei. « Ho deciso. Che le truppe s'in trattengano da sole, una volta tanto. » « Finirai per andare, vedrai. » « No. Questa volta voglio intrattenere te. Sei stato in trattenuto a dovere, negli ultimi tempi? » « No. » « Nemmeno io. » Lui la tenne stretta e la guardò negli occhi e poi distolse lo sguardo. Aprì la porta della camera da letto grande. Le finestre erano aperte e il vento soffiava nella stanza. Ma si stava bene, ora, col sole. « E come il Normandie. L'hai fatta come il Normandie per me? » « Naturalmente, cara » mentì. « Cosa credevi? » « Sei un bugiardo peggiore di me. » « E non sono nemmeno più svelto. » « Non diciamo bugie. Fingiamo che tu l'abbia fatto per me. » « L'ho fatto per te » dìsse lui. « Solo che sembrava un'altra. » « Non puoi stringere nessuno più forte di così? » « No, senza rompere le ossa. » Poi disse: « E senza coricarsi ». « Chi è contrario a coricarsi? » « Io no » disse lui, e la prese in braccio e la depose sul letto. « Fammi chiudere la persiana. Che tu intrattenga le trup pe non mi secca. Ma qui c'è una radio, in cucina, per in trattenere la servitù. Non hanno bisogno di noi. » « Ora » disse lei. « Ora ricorda tutto quello che ti ho insegnato. » « Non lo faccio sempre? » « Ora e allora. » « Allora? » disse lui. « Dove l'abbiamo conosciuto? » « L'abbiamo conosciuto. Non ricordi? » « Senti, non ricordiamo più niente e non parliamo e non parliamo e non parliamo. » Più tardi lei disse: « Veniva una gran fame anche sul Normandie ». « Suonerò per chiamare lo stevvard. » « Ma questo stevvard non ci conosce. »
« ticonoscera. » « No. Andiamo a vedere la casa. Cos'hai dipinto? » « Niente. » « Non hai tempo? » « Tu cosa dici? » « Ma non potresti quando sei a terra? » « A terra? Come sarebbe a dire? » « Tom » disse lei. Adesso erano seduti nelle vecchie poltrone del soggiorno e lei si era tolta le scarpe per toccare la stuoia sul pavimento. Sedeva acciambellata in poltrona e si era spazzolata i capelli per far contento lui, e per l'ef fetto che, sapeva, gli facevano, e stava seduta in modo tale che oscillavano come un grosso e serico peso ogni volta che muoveva la testa. « Accidenti a te » disse lui. « Tesoro. » aggiunse. « Me ne hai mandati tanti, di accidenti » disse lei. « Non parliamone. » « Perché l'hai sposata, Tom? » « Perché tu eri innamorata. » « Non era una ragione molto valida. » « Nessuno ha mai detto che lo fosse. Non io, soprattutto. Ma non devo fare i miei sbagli e pentirmene e poi discu terne, vero? » « Se io voglio che tu lo faccia. » Il grosso gatto bianco e nero era entrato nella stanza e andò a strusciarsi contro la gamba di lei. « Ci ha confusi » disse Thomas Hudson. « O forse co mincia a ragionare. » « Non potrebbe essere...? » « Certo. Naturale. Boy » chiamò. Il gatto gli si avvicinò e saltò sulle sue ginocchia. Non aveva importanza quale fosse dei due. « Potremmo volerle bene tutti e due, Boy. Guardala bene. Di donne come quella non ne vedrai più. » « E con lui che dormi? » « Sì. C'è qualche ragione per cui non dovrei? » « Nessuna. Mi piace più dell'uomo con cui dormo io adesso ed è triste più o meno come lui. » « Dobbiamo proprio parlare di lui? » « No. E tu non devi fingere di non essere stato in mare quando hai gli occhi bruciati, con agli angoli certi segni bianchi che sembrano delle incisioni, e i capelli striati dal sole come se te li tingessi... » « E cammino con passo dondolante e porto un pappa gallo sulla spalla e picchio la gente con la mia gamba di legno. Senti, tesoro, ogni tanto mi metto in mare perché sono un pittore di vita marina per il museo di storia naturale. Nemmeno la guerra deve interferire con i nostri studi. » « Sono sacri » disse lei. « Ricorderò questa bugia e la ripeterò a tutti. Tom, davvero non t'importa nulla di lei? »
« Proprio nulla. » « Mi ami ancora? » « Non te l'ho dimostrato? » « Avrebbe potuto essere una parte. Quella dell'amante sempre fedele quali che siano tutte le puttane con cui ti trovo. "Non mi fosti fedele, o Cynara, a modo tuo." » « Ti ho sempre detto che eri troppo colta perché le cose potessero andarti lisce. Quella poesia io ho smesso di leg gerla a diciannove anni. » « Già, e io ti ho sempre detto che se tu dipingessi e lavorassi come si deve, invece di far correre la fantasia e d'innamorarti delle altre... » « Di sposarle, vorrai dire. » « No. Sposarle è già abbastanza brutto. Ma tu t'inna mori addirittura, e allora io non ti rispetto. » « Questo è carino, me lo ricordo bene. "E allora io non ti rispetto." Sono pronto a pagarlo la cifra che chiedi, qua lunque sia, per toglierlo dalla circolazione. » « Ti rispetto, lo sai. E tu non l'ami, vero? » « Io ti amo e ti rispetto e non amo lei. » « Magnifico. Sono così contenta che mi sento così male e che ho perduto l'aereo. » « Ma io ti rispetto veramente, lo sai, e rispetto ogni dannatissima idiozia che tu faccia o abbia mai fatto. » « E mi tratti così bene e mantieni tutte le promesse. » « L'ultima qual era? » « Non so. Se era una promessa, non l'hai sicuramente mantenuta. » « Vogliamo dimenticarla, bellezza? » « Vorrei averla già dimenticata. » « Forse potremmo. Abbiamo dimenticato tante cose. » « No. Non è vero. Ci sono le prove. Ma tu credi che a una donna basti far l'amore. Non pensi mai che voglia esser fiera di te. Né a un po' di tenerezza. » « Né a essere un bebé come gli uomini che ami e che ti stanno a cuore. » « Non potresti avere un po' più bisogno di me e farmi sentire necessaria e non essere così maledettamente da' e prendi e porta pur via che non ho fame. » « Perché siamo venuti quassù? Prediche morali? » « Siamo venuti quassù perché io ti amo e voglio che tu sia degno di te stesso. » « E di te e di Dio e di tutte le altre astrazioni. Se non sono nemmeno un pittore astratto ! Tu avresti chiesto a Toulouse-Lautrec di stare lontano dai bordelli e a Gauguin di non buscarsi la sifilide e a Baudelaire di tornare a casa presto. Io non sono grande come loro, ma ti mando al diavolo lo stesso. » « Io non sono mai stata così. » « Certo che lo sei stata. In compagnia del tuo lavoro. Le tue dannate ore di lavoro. »
« Ci avrei rinunciato. » « Certo, lo so benissimo. E cantato nei locali notturni, dove io avrei fatto il buttafuori. Ti ricordi quando facem mo un programma del genere? » « Che notizie hai di Tom? » « Sta bene » disse l'uomo, e sentì quello strano prurito sulla pelle. « Non mi scrive da tre settimane. Sono sua madre, po trebbe farsi vivo. Mi ha sempre mandato delle lettere così belle. » « Coi ragazzi sotto le armi, sai com'è. O forse hanno fermato tutta la posta. Lo fanno, certe volte. » « Ricordi quando non sapeva una parola d'inglese? » « E aveva la sua banda a Gstaad? E su nell'Engadina e a Zug? » « Hai di lui qualche foto nuova? » « Solo quella che hai tu. » « Non potremmo bere qualcosa? Cosa bevi, tu, qui? » « Tutto quello che vuoi. Vado a cercare il boy. Il vino è in cantina. » « Non stare via molto, per piacere. » « E una cosa buffa da dire, tra noi. » « Non stare via molto » ripeté lei. « Hai sentito? E non ti ho mai chiesto di rincasare presto. Non era quello il guaio, e tu lo sai. » « Lo so » disse lui. « E non starò via molto. » « Forse il boy potrebbe fare anche qualcosa da mangiare. » « Forse potrebbe » disse Thomas Hudson. Poi al gatto: « Tu resta con lei, Boise ». Ora, pensò. Perché ho detto così? Perché ho mentito? Perché ho fatto quella cosa, questo dare la notizia a poco a poco? Volevo tenere per me il mio dolore, come ha detto Willie? Sono proprio fatto così? Be', l'hai fatto, pensò. Come fai a dire a una madre che suo figlio è morto quando hai appena fatto l'amore con lei? Come fai a dire a te stesso che tuo figlio è morto? Una volta conoscevi tutte le risposte. Rispondi, ora. Non c'è nessuna risposta. Ormai dovresti saperlo anche tu. Non c'è proprio nessuna risposta. « Tom » chiamò la sua voce. « Mi sento sola e il gatto non sei tu, anche se crede di esserlo. » « Mettilo per terra. Il boy è andato in paese e io sto prendendo il ghiaccio. » « Non ho più voglia di bere. » « Neanch'io » disse lui, e tornò nella stanza camminando sulle mattonelle del pavimento finché non sentì la stuoia sotto i piedi. La guardò, e lei era sempre là. « Non vuoi parlare di lui? » disse. « No. » « Perché? Non sarebbe meglio? » « Ti somiglia troppo. »
« Non è questo » disse lei. « Dimmi. E morto? » « Sicuro. » « Abbracciami, per carità. Ora sì che sto male. » La vide battere i denti e s'inginocchiò davanti alla poltrona e la strinse tra le braccia e la sentì tremare. Poi lei disse: « E povero te. Povero, povero te ». Dopo qualche minuto lei disse: « Mi pento di tutto quel lo che ho mai detto o fatto ». « Anch'io. » « Povero te e povera me. » « Poveri tutti » disse lui, e non aggiunse: « Povero Tom ». « Cosa puoi dirmi? » « Niente. Solo questo. » « Incasseremo anche questo, immagino. » « Forse. » « Vorrei avere una crisi di nervi e invece mi sento solo questo gran vuoto dentro. » « Lo so. » « Capita a tutti? » « Immagino. A noi può succedere una volta sola. » « e ora e come vivere in una casa dei morti. » « Scusa se non te l'ho detto appena ti ho vista. » « Fa niente » disse lei. « Hai sempre rimandato le cose. Non sono arrabbiata. » « Ti desideravo tanto, accidenti, e sono stato stupido ed egoista. » « Non sei stato egoista. Ci siamo sempre amati. Abbia mo solo fatto degli errori. » « I peggiori li ho fatti io. » « No. Li abbiamo fatti tutti e due. Non litighiamo mai più. » Le stava succedendo qualcosa, e poi l';nalmente scop piò in lacrime e disse: « Oh, Tommy, tutt'a un tratto non resistO più ». « Lo so » disse lui. « Mia dolce buona incantevole bel lezza. Non resisto più nemmeno io. » « Eravamo così giovani e stupidi ed eravamo belli tutti e due e, accidenti, anche Tommy era così bello... » « Come sua madre. » « E ora non ci sarà mai più nessuna prova visibile. » « Mio povero carissimo amore. » « E noi cosa faremo? » « Tu continua a fare quello che stai facendo e io conti nuerò a fare quello che sto facendo. » « Non potremmo stare un po' insieme? » « Solo se questo vento continuerà a soffiare. » « Che soffi, allora. Credi che far l'amore sia una brutta cosa? » « Non credo.che Tom disapproverebbe. » « No. Certamente no. Ti ricordi quando sciavi, con lui sulle spalle, e come cantavamo, all'imbrunire, venendo giù per il frutteto dietro la locanda? »
« Ricordo tutto. » « Anch'io » disse lei. « E perché siamo stati così stupidi? » « Oltre che amanti eravamo rivali. » « Lo so, e non avremmo dovuto esserlo. Ma tu non ami nessun'altra, vero? Ora che è tutto quello che ci resta? » « No. Sinceramente. » « Neanch'io, in realtà. Credi che potremmo tornare a vivere insieme? » « Chissà se funzionerebbe. Potremmo provare. » « Quanto durerà questa guerra? » « Chiedilo all'uomo che l'ha voluta. » « Anni? » « Un paio, come minimo. » « Corri anche tu il rischio di essere ucciso? » « Sì. » « Povera me. » « E se non mi uccidessero? » « Non so. Ora che Tom se n'è andato, non riprenderem mo a offenderci e a farci del male? » « Io potrei sforzarmi di non farlo. Non provo rancore e ho imparato a digerire tante cose. Davvero. » « Come? Con le puttane? » « Immagino. Ma non avrei più bisogno di loro, se noi due stessimo insieme. » « Tu hai sempre avuto un modo così elegante di esporre le cose. » « Vedi? Non ricominciamo. » « No. Non nella casa dei morti. » « L'hai già detto. » « Lo so » disse lei. « Scusa. Ma non so come dirlo con altre parole e intanto alludere alla stessa cosa. Ha già co minciato ad attenuarsi. » « Si attenuerà » disse lui. « Il momento peggiore è in principio. Ma si attenuerà. » « Vuoi dirmi tutte le brutte cose che sai perché il mio faccia prima ad attenuarsi? » « Certo » disse lui. « Cristo, ti amo. » « Mi hai sempre amato » disse lei. « Parla, ora. » Lui era seduto ai suoi piedi e non la guardava. Guardava Boise, il gatto, disteso sulla stuoia in una macchia di sole. « E stato abbattuto dalla contraerea durante una normale missione su Abbeville. » « Si è lanciato? » « No. L'aereo ha preso fuoco. Dev'essere stato colpito. » « Speriamo » disse lei. « Speriamo davvero che sia an data così. » « E quasi certo. Aveva tutto il tempo di lanciarsi. » « Mi stai dicendo la verità? Non gli si è bruciato il pa racadute? » « No » mentì lui, pensando che per quel giorno bastava. « Da chi l'hai saputo? »
Le disse il nome dell'uomo. « Allora è vero » disse lei. « Non ho più un figlio e nemmeno tu. Forse questo ci insegnerà qualcosa. Sai altro? » « No » disse lui, con la maggiore sincerità possibile. « E noi cosa facciamo, tireremo avanti? » « Tireremo avanti. » « Con che cosa? » « Con niente » disse lui. « Non potrei restare qui con te? » « Non credo che servirebbe, perché appena il tempo si sarà rimesso dovrò riprendere il mare. Tu non parli mai e seppellisci tutto quello che ti dico. Seppellisci dunque anche questo. » « Ma potrei stare con te fino ad allora e potrei aspettare il tuo ritorno. » « Inutile » disse lui. « Non so mai quando saremo di ritorno e senza lavorare per te sarebbe peggio. Resta fino alla prossima partenza, se vuoi. » « Bene » disse lei. « Resterò fino alla tua partenza e pen seremo a Tom quanto ci pare. E faremo l'amore, appena lo troverai giusto. » « Tommy non ha mai avuto niente a che fare con quella stanza. » « No. E io esorcizzerò tutte quelle che ci sono entrate. » « Ora dovremmo proprio mangiare qualcosa e bere un bicchier di vino. » « Una bottiglia » disse lei. « Non era un ragazzo adora bile, Tom? E così divertente e così buono. » « Ma di cosa sei fatta, tu? » « Di quello che ami » disse lei. « Più l'acciaio. » « Non capisco dove siano andati a finire i boy » disse Thomas Hudson. « E vero che oggi non mi aspettavano. Ma uno dovrebbe stare sempre in casa per rispondere al tele fono. Vado a prendere il vino. Fa freddo, ora. » Stappò la bottiglia e riempì due bicchieri. Era il vino buono che serbava per i ritorni a casa, quando aveva i nervi distesi, e formava fedele nei bicchieri tante bollicine risplendenti. « A noi e a tutti i nostri sbagli e a tutte le nostre scon fitte e a tutti i guadagni che faremo. » « Che abbiamo fatto » disse lui. « Che abbiamo fatto » disse lei. Poi disse: « L'unica cosa alla quale sei rimasto fedele è il vino buono ». « Ammirevole da parte mia, no? » « Scusa se l'ho detto a proposito di quello che bevevi stamattina. » « Quella roba mi fa bene. Strano ma vero. » « Quello che bevevi, vuoi dire? O le critiche? » « Quello che bevevo. I bicchieri alti e ghiacciati. » « Può darsi. E io non ho più critiche da fare, tranne che in questa casa è difficilissimo trovare qualcosa da
mettere sotto i denti. » « Abbi pazienza. Me lo hai detto tante volte. » « Io sono paziente » disse lei. « Ho solo una gran fame. Ora capisco perché la gente mangia alle veglie e prima dei funerali. » « Non aver paura. Di'pure tutto quello che vuoi, se ti fa bene. » « Sta tranquillo. Vogliamo continuare a dire che ci pen iamo di ogni cosa? L'ho già detto. » « Senti, tu » disse lui. « Sono tre settimane che giro con questo peso sullo stomaco, e forse mi trovo in una fase diversa dalla tua. » « La tua è senz'altro una fase diversa e più interessante » disse lei. « Ti conosco. Perché non torni dalle tue puttane? » « Non sarebbe il caso di piantarla? » « No. E una cosa che mi fa sentir meglio. » « Chi è stato a dire: "Maria, abbi pietà delle donne"? » « Un uomo » disse lei. « Qualche bastardo di un uomo. » « Vuoi sentire tutta la poesia? » « No. E sono già stanca di te e delle tre settimane che hai girato con questo peso sullo stomaco e di tutto il resto. Solo perché io sono una non-combattente e tu sei immi schiato in qualcosa di tanto segreto che per non parlare devi dormire con un gatto... » « E continui a non capire perché ci siamo divisi? » « Ci siamo divisi perché io mi sono stancata di te. Tu mi hai sempre amato e non potevi farne a meno e non puoi farne a meno ancor oggi. » « E vero. » Il boy era fermo in sala da pranzo. Aveva inevitabilmen te già visto e sentito molte liti, in quella stanza, che gli imperlavano la faccia scura di goccioline d'infelicità. Ama va il suo padrone e i gatti e i cani e aveva per le belle donne una rispettosa ammirazione e quando c'erano delle discussioni si sentiva molto a disagio. Non aveva mai visto una donna così bella e il caballero stava litigando con lei e lei stava dicendo delle brutte cose al caballero. « Senor » disse. « Mi perdoni. Posso parlarle un mo mento in cucina? » « Scusami, tesoro, ti prego. » « Sarà qualche altro mistero » disse lei, e si riempì il bicchiere di vino. « Senor » disse il ragazzo. « Il tenente ha parlato in castellano e ha detto di andare immediatarnente, ripeto, im mediatamente. Ha detto che lei sapeva dove e che era una questione d'affari. Non volevo usare il suo telefono e allora ho chiamato dal paese. Mi hanno detto che lei era qui. » « Bene » disse Thomas Hudson. « Molte grazie. Friggi qualche uovo per me e la senorita, per favore, e di'all'au tista di preparare la macchina. » « Sissignore » disse il boy.
« Cos'era, Tom? » domandò lei. « Brutte notizie? » « Devo andare a lavorare. » « Ma dicevi che non avresti dovuto, con questo vento. » « Lo so. Non dipende da me. » « Vuoi che io resti qui? » « Puoi restare a leggere le lettere di Tom, se credi, e l'autista ti accompagnerà all'aereo. » « Va bene. » « Puoi anche prenderti le lettere, se vuoi, e i quadri e tutto quello che vedi. Guarda nella scrivania. » « Sei cambiato. » « Forse un po' » disse lui. « Va' a vedere nello studio » disse. « Ce n'è qualcuno buono da prima che c'imbarcassimo in quest'impresa. Pren di tutto quello che vuoi. Ce n'è anche uno tuo, che non è male. » « Lo prenderò » disse lei. « Sei di una bontà straordi naria, quando sei buono. » « Leggi pure le lettere di lei, se t'interessano. Alcune sono pezzi da museo. Prendi le più comiche. » « Guarda che non viaggio con un baule. » « Puoi leggerle e buttarle nel cesso dell'aereo. » « Va bene. » « Cercherò di tornare prima che tu parta. Ma non con tarci. Se mi serve l'autista ti manderò un tassì, perché ti porti in albergo o all'aeroporto. » « Bene. » « Sei hai bisogno di qualcosa, rivolgiti al boy. Può sti rarti la roba e tu puoi usare tutti i mici vestiti o qualunque cosa trovi in giro. » « Bene. Cercherai di amarmi, Tom, e di non lasciare che niente di simile a quest'ultima cosa lo rovini? » « Certo. Non vogliono dir niente e tu stessa mi hai fatto notare che non potrei farne a meno. » « Cerca di continuare a non poterne fare a meno. » « Non dipende da me. Prendi tutti i libri che vuoi o tutto quello che trovi nella casa e da' le mie uova a Boise, o almeno uno. Gli piacciono tagliate a pezzettini. Sarà meglio che vada. C'è già stato un ritardo nella comuni cazione. » « Addio, Tom » disse lei. « Addio, demonio, e non strapazzarti. Ma non sarà nulla di grave, vedrai. » Intanto era uscito. Ma il gatto era sgattaiolato fuori in sieme a lui e lo stava guardando interrogativamente. « Tutto a posto, Boise » disse lui. « Tornerò a casa pri ma di partire. » « Dove andiamo? » chiese l'autista. « In città. » Non posso credere che ci sia qualcosa in pentola con questo mare grosso. Ma forse hanno trovato qualcosa.
Forse ce n'è uno in difficoltà, chissà dove. Cristo, speriamo di farcela questa volta. Devo ricordarmi di fare testamento e di lasciarle la proprietà. Devo ricordarmi di farlo auten ticare all'ambasciata e di lasciarlo nella cassaforte. Certo che l'ha presa molto bene. Ma è ancora troppo presto, per dirlo. Vorrei poterla aiutare quando ci sarà il contraccolpo. Vorrei poterle servire davvero a qualcosa. Chissà, forse po trò, se riusciamo a beccare questo, e poi quello che vien dopo e ancora quello che vien dopo. Intanto becchiamo questo. Chissà se prenderà la roba. Speriamo, e speriamo che si ricordi di dare l'uovo a Boise. Gli viene una gran fame quando comincia a far fresco. I ragazzi non saranno difficili da trovare e la barca può anche fare un altro ballo prima di andare in bacino di carenaggio. Un altro in ogni caso. Uno di sicuro. Ci faremo una bella scommessa. Ci sono quasi tutti i pezzi di ricam bio. Cos'è un altro ballo se stavolta lo becchiamo? Sarebbe stato bello restare qui. Forse. Sarebbe stato un inferno. Poche storie. Hai perduto tuo figlio. Hai perduto l'amo re. L'onore l'hai perduto tanto tempo fa. Ormai non rimane che il dovere. Certo, e qual è il tuo dovere? Quello che mi sono impe gnato a fare. E tutte le altre cose che ti eri impegnato a fare? Nella stanza da letto della fattoria, ora, quella stanza che sembrava il Normandie, lei era distesa sul letto vicino al gatto che si chiamava Boise. Le uova non era riuscita a mangiarle e lo champagne non sapeva di nulla. Aveva tagliato tutte le uova a pezzettini per darle a Boise e aveva aperto un cassetto della scrivania e visto la scrittura del ragazzo sulle buste azzurre e il timbro della censura e poi aveva attraversato la stanza e si era buttata sul letto a faccia in giù. « Tutti e due » disse al gatto, contento delle uova e del l'odore della donna coricata vicino a lui. « Tutti e due » disse. « Dimmi, Boise. Come faremo? » Il gatto faceva impercettibilmente le fusa. « Non lo sai nemmeno tu » disse. « E non c'è nessun altro che lo sappia. »
PARTE TERZA. IN MARE.
Capitolo 1. Dietro c'era una lunga spiaggia bianca con delle palme da cocco. La scogliera chiudeva l'ingresso del porto e il forte vento di levante mandava il mare a rompersi su di essa, perciò l'ingresso era facile da vedere una volta che lo avevi individuato. Sulla spiaggia non c'era nessuno e la sabbia era così bianca che a guardarla gli feriva gli occhi. L'uomo sul secondo ponte stava studiando la sponda. Non c'erano capanne, dove avrebbero dovuto esserci delle ca panne, e che lui vedesse non c'erano barche ancorate nella laguna. « Tu qui ci sei già stato » disse al secondo. « Sì. » « Le capanne non erano laggiù? » « Erano laggiù, e sulla carta è segnato il paese. » « Però adesso non ci sono, e questo è sicuro come l'in ferno » disse l'uomo. « Vedi qualche barca su tra le man grovie? » « Non c'è niente, a quanto vedo. » « Portiamola dentro e gettiamo l'ancora » disse l'uomo. « Conosco questo passaggio. E circa otto volte più profon do di quel che sembra. » Guardò giù nell'acqua verde e vide la misura dell'ombra che la sua nave gettava sul fondale. « C'è un terreno che tiene a est di dove prima sorgeva il paese » disse il secondo. « Lo so. Getta l'ancora di tribordo e fermati lì. Io ne approfitterò per riposarmi. Con questo vento che soffia giorno e notte non ci saranno insetti. » « Nossignore. » Gettarono l'ancora e la barca, non abbastanza grande per poter essere chiamata nave tranne che nella mente dell'uo mo che era il suo padrone, si fermò con la prua al vento e le onde che si rompevano bianche e verdi sugli scogli. L'uomo sul ponte superiore controllò che la barca non toccasse il fondo e che l'ancora non scivolasse. Poi guardò verso la riva e spense i motori. Continuava a guardare la riva e non ci capiva proprio niente. « Prendi tre uomini e va' a dare un'occhiata » disse. « Io intanto mi corico un po'. Ricordatevi che siete degli scien ziati. » Quando erano degli scienziati nascondevano accurata mente le armi, e portavano un machete e un cappello di paglia a larghe tese come quelli dei pescatori di spugne delle Bahamas. L'equipaggio li chiamava "sombreros cien tificos". Più larghi erano, più scientifici erano considerati.
« Qualcuno mi ha rubato il cappello scientifico » disse un basco largo di spalle con due grosse sopracciglia che gli si univano sopra il naso. « Datemi un sacco di bombe a mano, in nome della scienza. » « Prendi il mio cappello scientifico » disse un altro basco. « E due volte più scientifico del tuo. » « Che cappello scientifico » disse il più grosso dei baschi. « Mi sento un Einstein, sotto questo cappello. Thomas, possiamo prendere i campioni? » « No » disse l'uomo. « Antonio sa benissimo cosa voglio che faccia. Tenete aperti i vostri maledetti occhi scientifici. » « Io cercherò dell'acqua. » « E dietro il punto dov'era il paese » disse l'uomo. « Guar date quanta ce n'è. Forse faremmo meglio a rifornirci. » « Hum » disse il basco. « Quella roba scientifica. Ehi, tu, scienziato da due soldi. Tu, ladro di cappelli. Dacci quattro damigiane da venti litri, così non faremo un viaggio a vuoto. » L'altro basco mise nel dinghy quattro damigiane fascia te di vimini. L'uomo li sentì chiacchierare tra loro: « Non darmi nella schiena quel remo scientifico, perdio ». « Lo faccio solo per la scienza. » « In culo a te, alla scienza e a suo fratello. » « A sua sorella, vorrai dire. » « Che si chiama penicilina. » L'uomo li guardò remare verso quella spiaggia così bian ca. Avrei dovuto andarci anch'io, pensava. Ma sono stato in piedi tutta la notte e ho governato questa barca per do dici ore. Antonio può farsene un'idea meglio di me. Ma chissà cosa diavolo è successo. Guardò ancora una volta la scogliera e poi la riva e la corrente di acqua chiara che lambiva la fiancata creando, sottovento, dei piccoli mulinelli. Poi chiuse gli occhi e si girò sul fianco e si addormentò. Si svegliò mentre il dinghy abbordava la barca e quando li vide in faccia capì che era qualcosa di brutto. Il secondo era tutto sudato, come sempre quando c'erano dei proble mi o delle cattive notizie. Era un uomo asciutto e non su dava facilmente. « Qualcuno ha bruciato le capanne » disse. « Qualcuno ha cercato di spegnerle e nella cenere ci sono dei cadaveri. Da qui l'odore non si sente per via del vento. » « Quanti? » « Ne abbiamo contati nove. Potrebbero essere di più. » « Uomini o donne? » « Gli uni e gli altri. » « Ci sono delle tracce? » « Niente. Perché dopo è piovuto. Una pioggia fitta. La sabbia ne è ancora tutta butterata. » Il basco largo di spalle che si chiamava Ara disse: « SG..O morti da una settimana, in ogni caso. Gli uccelli non li
hanno toccati, ma ora se li stanno pappando i granchi ». « Come fai a sapere che sono morti da una settimana? » « Nessuno può dirlo con esattezza » disse Ara. « Ma so no morti da circa una settimana. Stando alle tracce lasciate dai granchi, la pioggia è caduta due o tre giorni fa. » « L'acqua com'era? » « Sembrava a posto. » « L'avete presa? » « Sì. » « Non vedo perché dovrebbero averla avvelenata » disse Ara. « L'odore era buono e così l'ho assaggiata e poi l'ho presa. » « Non avresti dovuto assaggiarla. » « L'odore era buono e non c'era motivo di credere che fosse avvelenata. » « Chi ha ucciso quella gente? » « Chiunque. » « Non avete controllato? » « No. Siamo venuti a informarti. Il capo sei tu. » « Va bene » disse Thomas Hudson. Andò giù e si affbbiò il revolver. Dall'altra parte del cinturone, quella che por tava alta sul fianco, c'era un coltello da caccia nel suo fo dero, e il peso della rivoltella gli gravava sulla gamba. Si fermò un attimo nella cambusa e prese un cucchiaio e se lo mise in tasca. « Ara, tu e Henry venite con me a riva. Willie, tu vieni col dinghy e poi vedi se riesci a trovare un po' di molluschi. Peters vada a dormire. » Al secondo disse: « Controlla i motori, per piacere, e tutti i serbatoi ». L'acqua era chiara e beilissima sopra la rena bianca del fondo e si vedeva ogni cresta e ogni ruga nella sabbia. Men tre guazzavano nell'acqua per raggiungere la sponda, dopo che il dinghy si era arenato su una secca, lui sentì dei pescio lini guizzargli intorno alle dita dei piedi e abbassò lo sguar do e vide che erano dei minuscoli pompani. Forse non sono dei veri pompani, pensò. Però gli somigliano moltissi mo e sono altrettanto festosi. « Henry » disse quand'ebbero messo piede sulla riva. « Prendi la spiaggia sopravvento e traversala tutta fino alle mangrovie. Bada alle tracce o qualsiasi altra cosa. Ci tro viamo là. Ara, tu piglia l'altra spiaggia e fa lo stesso. » Non c'era bisogno di chiedere dove fossero i cadaveri. Vide le tracce che portavano là e tra le foglie secche udì il fruscio dei granchi. Guardò la nave e la linea dei frangenti e vide Willie a poppa del dinghy, proteso sull'acqua per guardare nell'idroscopio, in cerca di molluschi mentre la lancia andava alla deriva. Se proprio devo farlo tanto vale che lo faccia subito pensò. Ma quel giorno era destinato a un'altra cosa. Strano come fosse piovuto tanto, lì dove non ce n'era bisogno, mentre da noi non ne è caduta una goccia. Quanto tempo
è, ormai, che abbiamo visto la pioggia passare di qua e di là, e non c'è mai caduta una goccia sulla testa? Il vento soffiava a tutto spiano e aveva ormai soffiato giorno e notte, per più di cinquanta giorni. Era diventato una parte dell'uomo e non lo rendeva più nervoso. Lo fortificava e gli dava energia e lui sperava che non cessasse mai più. Si aspetta sempre qualcosa che non arriva, pensò. Ma è più facile aspettare col vento che con la bonaccia o col capriccio e la perfidia delle burrasche. Acqua ce n'è sem pre in qualche posto. Niente di grave se restiamo a secco. Possiamo sempre trovarne. Su tutte queste isolette c'è dell'acqua, se sai dove cercarla. Ora, pensò. Va' avanti e falla finita. A farla finita lo aiutò il vento. Mentre si accovacciava sotto i cespugli carbonizzati di vite marina e si faceva scor rere la sabbia da una mano all'altra, il vento portò fino a lui l'odore di quello che c'era tra le mangrovie, poco lon tano. Nella sabbia non trovò niente e questo lo lasciò per plesso ma continuò a frugare dappertutto, tenendosi soprav vento rispetto alle capanne bruciate, prima di entrare nel villaggio. Aveva sperato di trovare quello che cercava nel modo più facile. Ma non c'era nulla. Poi, col vento alle spalle, tanto che si voltò e se ne riempì i polmoni e poi tornò a trattenere il respiro, riprese a fru gare col coltello tra i resti carbonizzati di cui i granchi stavano pascendosi. A un tratto incontrò qualcosa di duro che scivolò su un osso, e lo estrasse col cucchiaio. Col cucchiaio lo depose sulla sabbia e sondò e scavò e nel muc chio ne trovò altri tre. Poi tornò a voltarsi controvento e ripulì il coltello e il cucchiaio nella sabbia. Raccolse le quattro pallottole in una manciata di sabbia e con il col tello e il cucchiaio nella sinistra tornò indietro tra i cespugli. Un grosso granchio, di un bianco osceno, s'impennò e alzò le chele verso di lui. « Tu stai entrando, figliolo? » gli disse l'uomo. « Io sto uscendo. » Il granchio non si mosse, con le chele sollevate e bene aperte. « Ti sei fatto piuttosto grosso, eh? » disse l'uomo. Mise lentamente il coltello nel fodero e il cucchiaio in tasca. Poi passò il pugno di sabbia con dentro le quattro pallottole nella mano sinistra. Si pulì accuratamente la destra sui cal zoncini. Quindi estrasse la Magnum 357, annerita dal su dore e ben lubrincata. « Hai sempre una possibilità » disse al granchio. « Nes suno ti rimprovera. Ti diverti e intanto fai il tuo dovere. » Il granchio non si mosse, tenendo alte le chele. Era un granchio enorme, a mezzo metro di distanza, e l'uomo lo colpì tra gli occhi e il granchio si disintegrò. « Queste maledette 357 sono difficili da trovare, adesso,
perché le usano gli imboscati dell'FBI per dare la caccia agli imboscati » disse l'uomo. « Ma un uomo deve sparare un colpo ogni tanto, altrimenti non sa come spara. » Povero vecchio granchio, pensò. Faceva solo il suo me stiere. Ma non avrebbe dovuto fermarsi. Sbucò sulla spiaggia e vide la sua nave immobile sul l'acqua e la linea continua della risacca e Willie che aveva gettato l'ancora e si tuffava per prendere i molluschi. Tornò a pulire il coltello e a strofinare il cucchiaio con la sabbia, poi lo lavò e lavò le quattro pallottole. Le tenne in mano e le guardò come un cercatore d'oro, che si fosse aspettato solo un po' di polvere, avrebbe guardato quattro pepite nel setaccio. Le quattro pallottole avevano la punta nera. Ora che non c'era più un brandello di carne attaccata, si vedeva benissimo la fitta rigatura. Erano normali muni zioni da 9 mm. per la pistola mitragliatrice Schmeisser. Che resero l'uomo molto felice. Hanno raccolto tutti i bossoli, pensò. Ma hanno lasciato queste, chiare corr.e biglietti da visita. Ora devo cercare di riflettere. Sappiamo due cose. Non hanno lasciato nessuno sul Cay e le barche sono sparite. Avanti da qui, ragazzo mio. Una volta sapevi ragionare. Ma non ci provò nemmeno. Si distese invece sulla sabbia con la pistola tra le gambe e studiò la scultura che il vento e la sabbia avevano ricavato da un pezzo di legno gettato sulla riva dall'oceano. Era grigio e levigato ed era semi sepolto nella rena, bianca e farinosa. Sembrava fosse in una mostra. Doveva trattarsi del Salon d'Automne. Udì il rombo dei frangenti sulla scogliera e pensò: questo sì che mi piacerebbe dipingerlo. Rimase là disteso a guar dare il cielo, pieno solo del vento di levante, e le quattro pallottole erano nella tasca abbottonata degli short dove di solito teneva gli spiccioli. Sapeva che erano quanto restava della sua vita. Ma ora non voleva pensarci, né fare tutti i pratici ragionamenti che avrebbe dovuto fare. Voglio goder mi questo legno grigio, pensò. Ora sappiamo che abbiamo i nostri nemici e che non possono scappare. E neanche noi. Ma non c'è bisogno di pensarci finché Ara e Henry non saranno qui. Ara troverà qualcosa. C'è qualcosa da trovare e lui non è uno sciocco. Una spiaggia dice molte bugie, ma in qualche punto sta sempre scritta la verità. Tastò le pallottole nel taschino degli spiccioli e poi, appoggiandosi ai gomiti, si tirò indietro dove la sabbia era più asciutta e ancora più bianca, se in tanto candore si fossero potuti fare dei confronti, e rimase là disteso con la testa sul grigio relitto e la pistola tra le gambe. « Da quanto tempo sei la mia ragazza? » disse alla pistola. « Non rispondere » disse alla pistola. « Stattene buona e vedrò di farti uccidere qualcosa di meglio di un granchio, quando verrà il momento. »
Capitolo 2. Era là disteso che guardava la linea della risacca e aveva già fatto tutti i suoi piani quando vide Ara e Henry venire giù per la spiaggia. Li vide e poi distolse lo sguardo da loro e tornò a puntarlo sul mare. Aveva cercato di non pensarci e di calmare i nervi ma la cosa si era dimostrata impossibile. Ora se ne sarebbe stato tranquillo finché non fossero arrivati loro e non avrebbe pensato che al mare sulla scogliera. Ma non c'era tempo. Venivano avanti troppo in fretta. « Cos'hai trovato? » chiese ad Ara quando si sedette vicino al relitto grigio. Henry sedette accanto a lui. « Ne ho trovato uno. Un giovanotto. Morto. » « Era sicuramente un tedesco » disse Henry. « Aveva so lo un paio di calzoncini corti e i capelli lunghissimi, biondi e striati dal sole, e la faccia affondata nella sabbia. » « Dov'è stato colpito? » « Alla base della spina dorsale e alla nuca » disse Ara. « Rematado. Ecco le pallottole. Le ho lavate. » « Sì » disse Thomas Hudson. « Ne ho altre quattro uguali. » « Sono Luger da 9 mm., no? » chiese Henry. « E lo stesso calibro delle nostre 38. » « Queste con la punta nera sono per la pistola mitraglia trice » disse Thomas Hudson. « Grazie per averle estratte, dottore. » « Ai suoi ordini » disse Ara. « Quella alla nuca era pas sata di là e l'ho trovata nella sabbia. L'altra l'ha tirata fuori Henry. » « Roba da ridere » disse Henry. « Il vento e il sole lo avevano come seccato. Sembrava di tagliare una focaccia. Non era mica come quelli là. Perché l'avranno ucciso, Tom? » « Non lo so. » « Cosa pensi? » chiese Ara. « Che sono venuti qui a fare delle riparazioni? » « No. Hanno perduto la barca. » « Sì » disse Ara. « E hanno preso quelle degli indigeni. » « Ma perché hanno ucciso il marinaio? » domandò Henry. « Scusa se non ti sembro troppo intelligente, Tom. Ma sai che voglio fare ciò che posso, e sono così contento che ab biamo finalmente un contatto. » « Non abbiamo nessun contatto » disse Thomas Hudson. « Ma, Cristo, abbiamo una splendida traccia. » « Che ci porterà fino a loro? » chiese fiduciosamente Henry. « Non parliamone. » « Ma Tom, chi ha ucciso il marinaio e perché? » « Liti in famiglia » disse Thomas Hudson. « Hai mai visto un uomo colpito alla base della spina dorsale per gentilezza? Dopodiché chiunque l'abbia fatto è stato sì
gentile e gli ha sparato alla nuca. » « Forse erano in due » disse Ara. « Hai trovato i bossoli? » « No » disse Ara. « Ho cercato dove potevano essere. Anche se era una pistola mitragliatrice, non avrebbe potuto scagliarli più lontano di dove ho guardato io. » « Potrebbe essere stato lo stesso metodico bastardo che ha fatto sparire gli altri. » « E dove sarebbero andati? » chiese Ara. « Dove si sa rebbero diretti, con le barche? » « Devono andare a sud » disse Thomas. « Sai benissimo che a nord non ci possono andare. » « Enoi? » « Sto cercando di ragionare con la loro testa » disse Thomas Hudson. « Non ho molti elementi sui quali ba sarmi. » « Hai i morti e la sparizione delle barche » disse Henry. « Continua da questo punto, Tom. » « E conosco una delle loro armi, ma dove hanno perduto il sommergibile e quanti sono? Mescola e aggiungi che ieri sera non siamo riusciti a collegarci con Guantànamo e aggiungi tutte le isole che ci sono a sud di qui più quando dovremo fare rifornimento. Aggiungi Peters e servi. » « Andrà tutto bene, Tom. » « Certo » disse Thomas Hudson. « Tutto bene e tutto male sono gemelli in questa faccenda. » « Tu però sei sicuro che li prenderemo, no? » « Naturale » disse Thomas Hudson. « Ora andate a dire a Willie di tornare a bordo e ad Antonio di pulire i frutti di mare. Faremo un bel brodetto. Ara, nelle prossime tre ore carica tutta l'acqua che puoi. Di'ad Antonio di proce dere con i motori. Voglio levare l'ancora prima che annotti. G'era niente sull'isola? Maiali, polli? » « Niente » disse Ara. « Hanno portato via tutto. » « Be', dovranno mangiarseli. Non hanno con sé né vi veri né ghiaccio. Sono tedeschi e dunque è gente capace, e in questi mesi possono cacciare le tartarughe. Io credo che li troveremo a Lobos. E logico che scelgano Lobos. Di'a Willie di riempire la ghiacciaia di molluschi e frutti di mare. Prenderemo solo l'acqua che ci vuole fino al prossimo isolotto. » S'interruppe per riflettere e aggiunse: « No, scusa. Mi sono sbagliato. Riforniamoci d'acqua fino al tramonto e an diamocene di qui appena spunta la luna. Perderemo tre ore, ma più tardi ne risparmieremo sei ». « Hai assaggiato l'acqua? » chiese Ara. « Sì » disse lui. « Era limpida e buona. Avevi perfetta mente ragione. » « Grazie » disse Ara. « Vado ad avvertire Willie. Mi sembra che abbia fatto una buona pesca. » « Tom » chiese Henry. « Vuoi che stia con te o che vada
a prendere acqua o cosa? » « Va' a prendere acqua finché non sei stanco e poi va' a dormire un po'. Stanotte ti voglio sul ponte con me. » « Vuoi che ti porti una camicia o una maglietta? » chiese Henry. « Portami una camicia e una delle coperte più leggere » disse Thomas Hudson. « Ora posso dormire al sole e la sabbia è asciutta. Ma più tardi, col vento, farà fresco. » « Non è magnifica questa sabbia? Non ho mai visto una sabbia così asciutta e così fina. » « Chissà da quanti anni è battuta dal vento. » « Li prenderemo, Tommy? » « Certo » disse Thomas Hudson. « Su questo non c'è proprio nessun dubbio. » « Perdonami, ti prego, se qualche volta ti sembro un po' stupido » disse Henry. « Sei stato perdonato quando sei venuto al mondo » dis se Thomas Hudson. « Sei un ragazzo in gamba, Henry, e io ti sono molto aflezionato e mi fido di te. E non sei af fatto stupido, credi a me. » « Credi davvero che ci toccherà di combattere? » « Lo so. Non pensarci. Pensa ai particolari. Pensa a tut te le cose che devi fare e a come la nostra dev'essere una nave senza pensieri, fino all'ora della battaglia. Alla batta glia, poi, penserò io. » « Farò il mio dovere meglio che posso » disse Henry. « Vorrei che potessimo esercitarci un poco, per far me glio la mia parte. » Thomas Hudson disse: « Ti comporterai benissimo. Non vedo come possano scapparci ». « E passato tanto tempo » disse Henry. « Ma tutto passa » disse Thomas Hudson. « E inseguire e raggiungere qualcosa è la cosa che richiede più tempo. » « Cerca di dormire un po' » disse Henry. « Vedo che non dormi quasi più. » « Dormirò » disse Thomas Hudson. « Dove pensi che l'abbiano perduto, il sommergibile, Tom? » chiese Ara « Hanno preso queste barche qui e fatto fuori questa gente diciamo una settimana fa. Dunque devono essere quelli che hanno segnalato a Camaguey. Ma io credo che fos sero molto più vicini, prima di perdere la barca. Non pote vano certo governare i gommoni, con questo vento. » « Allora l'avranno perduto a est di quest'isola. » « Naturale. E quando l'hanno perduto erano già ben lontani dai guai » disse Thomas Hudson. « Però ne avevano, ancora, di strada da fare » dìsse Henry. « Ne avranno ancora di più da fare adesso » disse Ara. « Che strana gente » disse Thomas Hudson. « Sono tutti molto coraggiosi e alcuni, addirittura, si meritano la nostra ammirazione. E poi fanno delle cose come questa. »
« Sarà meglio mettersi al lavoro » disse Ara. « Parlere mo stanotte, per tenerci svegli. Intanto tu riposati, Tom. » « Dormi un po' » disse Henry. « Riposarsi è come dormire. » « No che non lo è » disse Ara. « Tu hai bisogno di dormire, Tom. » « Cercherò » disse Thomas Hudson. Ma quando se ne furono andati scoprì che non riusciva a dormire. Perché hanno dovuto fare una cosa come questa? pensò. Tanto, prima o poi li prenderemo. Cosa poteva fare questa gente? Dirci quanti erano e com'erano armati. Sarà per questo che li hanno uccisi. Forse ne valeva la pena, dal loro punto di vista. Specie se per loro non erano che un branco di negri. Però tutto questo rivela anche qualcosa sul loro conto. Per averli uccisi così, devono avere qualche piano e la speranza di essere raccolti. E devono esserci stati dei dissensi, a proposito di questo piano, altrimenti non avreb bero assassinato quel marinaio. Anche se quella potrebbe essere un'esecuzione. Magari lui l'aveva lasciato andare a fondo mentre lo si poteva tenere ancora a galla e tentare così di tornare alla base. E con questo? pensò. Dove andiamo a finire? Non puoi farci troppo assegnamento. E una semplice possibilità. Ma se fosse vero vorrebbe dire che è affondato a poca distanza da terra e anche molto in fretta. Vorrebbe dire che non hanno fatto in tempo a salvare molto materiale. Forse non era neanche colpa sua, e qualcuno lo ha accusato ingiu stamente. Quante barche hanno adesso non lo sai, perché qui da vanti, a pescare le tartarughe, potevano essercene più di una. Non c'è altro da fare che pensarci su e intanto setacciare le isolette. E se avessero traversato il canale della Old Bahama e raggiunto la costa cubana? Sicuro, pensò. Perché non ci hai pensato prima? ,Era la cosa migliore che avrebbero po tuto fare. Se hanno fatto così, lasceranno l'Avana su una barca spagnola e torneranno tranquillamente a casa. Vero che a Kingston non si passa facilmente, ma il rischio è meno grosso e tu sai che un mucchio di gente ce l'ha fatta. Quel maledetto Peters con la sua radio che non funziona. FCC, pensò. Francamente, Come Comunicare? Così abbiamo pre so quella grossa ed è stato troppo, per lui. Non capi sco come abbia fatto a guastarla. Ma non è riuscito a pren dere Guantànamo, ieri sera all'ora prestabilita, e se non la prende neanche stanotte siamo tagliati fuori. All'inferno pensò. Ci sono posti peggiori di questo. Dormi, ora, si disse. E la cosa più sensata che tu possa fare. Mosse le spalle contro la sabbia e si addormentò, cul lato dal rombo della risacca sulla scogliera.
Capitolo 3. Mentre dormiva Thomas Hudson sognò che suo figlio Tom non era morto e che gli altri ragazzi stavano bene e che la guerra era finita. Sognò che la madre di Tom dormiva con lui e che dormiva sopra di lui come a volte le piaceva fare. Sentiva tutto questo e la tangibilità delle gambe di lei contro le sue e il corpo di lei contro il suo e i suoi seni contro il suo petto e la bocca di lei che giocava contro la sua. I suoi capelli spiovevano su di lui e gli coprivano serici e pesanti gli occhi e le guance e allora lui staccò le labbra da quelle instancabili di lei e prese in bocca una ciocca dei suoi capelli e la tenne così. Poi con una mano inumidì la Magnum 357 e senza fatica e dormendo della grossa la fece scivolare al posto giusto. Poi giaceva sotto il suo peso con i suoi sericì capelli sul viso come una tendina e si muoveva lentamente e ritmicamente. Fu allora che Henry gli mise addosso la coperta leggera e Thomas Hudson disse, nel sonno: « Grazie per essere così umida e bella e perché mi schiacci così. Grazie per essere tornata così in fretta e per non essere troppo magra ». « Povero figlio di puttana » disse Henry, e lo coprì con cura. Se ne andò portando sulle spalle due damigiane di vimini da venti litri. « Credevo che tu mi volessi magra, Tom » disse la don na nel sogno. « Dicevi che sembrava di stringere una ca pretta, quando ero magra, e che non c'era sensazione più piacevole di questa. » « Tu » disse lui. « Chi farà l'amore di noi due? » « Tutti e due » disse lei. « Se non lo vuoi in un altro modo. » « Fa' tu l'amore con me. Io sono stanco. » « Sei solo un gran pigrone. Fammi prendere questa pistola e lascia che te la metta vicino alla gamba. E sempre tra i piedi. » « Posala vicino al letto » disse lui. « E fa' tutto come do vrebbe essere. » Allora fu tutto come doveva essere e lei chiese: « Dovrei essere io nei tuoi panni o tu nei miei? ». « A te la scelta. » « Mi mettero io nei tUoi panni. » « Io non posso mettermi nei tuoi. Però posso provare. » « E divertente. Provaci. Non cercare di salvarti. Cerca di perdere ogni cosa e anche di prendere ogni cosa. » « Va bene. » « Lo stai facendo? » « Sì » disse lui. « E magnifico. » « Capisci ora quello che abbiamo? » « Sì » disse lui. « Sì, capisco. E facile rinunciare. » « Sei disposto a rinunciare a tutto? Sei contento che ti ho riportato i ragazzi e che vengo a essere un demonio
nella notte? » « Sì. Sono contento dì ogni cosa e vuoi farmi dondolare i capelli sul viso e darmi per piacere la tua bocca e tenermi così stretto da ammazzarmi? » « Certo. E tu lo farai per me? » Quando si svegliò toccò la coperta e non capì, per un istante, che era un sogno. Poi si girò sul fianco e sentì la fondina tra le gambe e com'era veramente e tutto il vuoto che aveva dentro era due volte più vuoto e c'era un altro vuoto per il sogno. Vide che c'era ancora un po' di luce e vide il dinghy che portava l'acqua alla sua nave e vide il bianco schiumare delle onde sopra la scogliera. Si girò sul l'altro fianco e si avvolse nella coperta e dormì con la testa sulle braccia. Dormiva quando vennero a svegliarlo e questa volta non aveva sognato nulla. Capitolo 4. Passò al timone tutta quella notte e fino a mezzanotte tenne Ara con sé sul secondo ponte e poi Henry. Corre vano col mare grosso e un fortissimo vento al traverso, e governare in quelle condizioni era come venire a cavallo giù da un monte, pensò. E tutta discesa e in certi punti si taglia in diagonale il versante della collina. Il mare non è altro che una serie di colline e qui, in questo momento è un territorio accidentato e desertico. « Dimmi qualcosa » disse ad Ara. « Cosa, Tom? » « Quello che vuoi. » « Peters non è riuscito a prendere Guantànamo neanche stasera. L'ha rovinata. Quella nuova, la grossa. » « Lo so » disse Thomas Hudson, e cercò di farla rollare il meno possibile, tagliando in diagonale il versante della collina. « Ha bruciato qualcosa che non riesce a riparare. » « Adesso è giù che ascolta » disse Ara. « Ci pensa Willie a tenerlo sveglio. » « E Willie chi è che lo tiene sveglio? » « Willie è sveglissimo » disse Ara. « Non dorme meglio di te. » « E tu? » « Io posso stare in piedi tutta la notte. Vuoi che timoni un po' io? » « No. Non ho nient'altro da fare. » « Tom, fino a che punto ti senti male? » « Non lo so. Fino a che punto puoi sentirti male? » « E inutile » disse Ara. « Vuoi l'otre di vino? » « No. Portami su una bottiglia di tè freddo e va' a vedere cosa fanno Peters e Willie. Controlla tutto. » Ara andò giù e Thomas Hudson rimase solo con la notte e il mare e intanto continuava a governare la sua barca come se fosse un cavallo che scendeva a rotta di
collo per il fianco di un monte dirupato. Venne su Henry con la bottiglia di tè freddo. « Come andiamo, Tom? » chiese. « A meraviglia. » « Peters, con la radio vecchia, ha preso la polizia di Miami. Tutte le macchine di ronda. Willie vuole parlare con loro. Ma io gli ho detto che non poteva. » « Esatto. » « Sull'UHF Peters ha qualcuno che blatera in tedesco ma lui dice che è là con le torme dei lupi. » « Non potrebbe sentire, allora. » « E una notte molto strana, Tom. » « Non è poi così strana. » « Non so. Ho solo voluto informarti. Dammi la rotta e lascia che governi io, e tu va' giù a vedere. » « Peters ha preso nota sul giornale di bordo? » « Certo. » « Di'a Juan di fare il punto e di darlo a Peters da regi strare sul giornale di bordo. Quand'era che blaterava questo figlio di puttana? » « Quando sono venuto su io. » « Di'a Juan di fare il punto e di registrarlo subito sul giornale di bordo. » « Sì, Tom. » « Gli altri pagliacci cosa stanno facendo? » « Dormono. Anche Gil. » « Tira fuori lo straccio e di'a Peters che prenda nota della posizione. » « La vuoi anche tu? » « Io so fin troppo bene dove siamo, perdio. » « Sì, Tom » disse Henry. « Non scaldarti, eh. » Henry venne su ma Thomas Hudson non aveva voglia di parlare e allora Henry restò vicino a lui sul ponte supe riore puntando i piedi contro il tavolato per vincere il rollio. Dopo un'ora disse: « C'è una luce, Tom. Venti gradi a dritta, di prua ». « Esatto. » Quando fu al traverso della luce cambiò rotta, e la barca continuò a navigare col vento in poppa. « Adesso andiamo a casa, a pascolare » disse Thomas Hudson a Henry. « Siamo nel canale. Sveglia Juan e fallo venire quassù e tieni gli occhi bene aperti. Ce ne hai messo per vedere il faro. » « Scusa, Tom. Vado a chiamare Juan. Non ti andrebbe una guardia di quattro uomini? » « No, fino alle prime luci dell'alba » disse Thomas Hud son. « Te lo farò sapere. » Potrebbero aver preso per i bassifondi, stava pensando Thomas Hudson. Ma non credo. Di notte non credo che ne abbiano il coraggio e di giorno quelle secche dovrebbero far paura a dei marinai d'alto mare come loro. Avranno
virato dove ho virato io. Poi andranno avanti così, como damente, per la strada che facciamo noi, e forse toccheranno la parte più alta della costa cubana. Non vorranno entrare in nessun porto e perciò si lasceranno spingere dal vento. Si terranno lontani da Confites perché sanno che c'è una stazione radio. Ma devono procurarsi qualcosa da mangiare e trovare dell'acqua. Veramente la cosa migliore sareb be avvicinarsi il più possibile all'Avana per prender ter ra dalle parti di Bacuranao e poi cercare d'infiltrarsi da lì. Manderò un messaggio da Confites. Non gli chiederò cosa devo fare. Ci fatebbe perdere tempo, se è via. Gli dirò di che si tratta e cosa sto facendo. Lui può dare le sue di sposizioni. A Guantànamo possono dare le loro e così a Camaguey e a La Fe e all'FBI, e forse tra una settimana qualcosa succederà. Diavolo, pensò. Li piglierò prima io. Dovranno fermarsi a prendere acqua e a cuocere quello che hanno prima che gli animali crepino di fame e vadano in malora. E molto pro babile che viaggino solo di notte, e che di giorno se ne stiano ben nascosti. Sarebbe logico. Io farei così se fossi in loro. Cerca di ragionare come un intelligente marinaio te desco con tutti i problemi che ha il comandante di questo sommergibile. Ne ha sì di problemi, pensò Thomas Hudson. E il peg giore problema che ha siamo noi, anche se non sa nem meno che esistiamo. Non gli sembriamo certo pericolosi. Anzi, gli sembreremo degli amici. Ma niente sete di sangue, per carità. Non si tratta di una vendetta. Usa il cervello e rallegrati perché hai qual cosa da fare e della brava gente con cui farlo. « Juan » disse. « Cosa vedi, figliolo? » « Il porco oceano da tutte le parti. » « E lorsignori vedono qualcosa? » « Un cavolo di niente » disse Gil. « La mia porca pancia vede il caffè. Ma non si avvicina » disse Ara. « Io vedo terra » disse Henry. L'aveva vista in quel mo mento, una bassa ditata rettangolare come se il pollice di un uomo avesse tracciato una macchia di inchiostro debo lissimo sullo sfondo del cielo che cominciava a impallidire. « E alle spalle di Romano » disse Thomas Hudson. « Gra zie, Henry. Ora voialtri andate giù a prendere il caffè e mandate su altri quattro disperati a vedere cose strane e divertenti. » « Tu vuoi il caffè, Tom? » chiese Ara. « No. Prenderò il tè quando sarà pronto. » « Siamo stati di guardia solo un paio d'ore » disse Gil. « Non abbiamo bisogno di staccare, Tom. » « Andate giù a prendere il caffè e date anche agli altri disperati la possibilità di coprirsi di gloria. » « Tom, non hai detto che per te erano a Lobos? »
« Sì. Ma ho cambiato idea. » Gli altri erano scesi e quattro uomini stavano salendo. « Signori » disse Thomas Hudson. « Ognuno si prenda un quadrante della bussola. C'è un po' di caffè sottocoperta? » « In abbondanza » disse il secondo. « E anche del tè. I motori funzionano bene e la barca non ha fatto più acqua di quanto potevamo aspettarci con questo mare. » « Peters come va? » « Stanotte si è bevuto tutto il suo whisky. Quello con l'agnellino sopra. Però è rimasto sveglio. L'ha tenuto sve glio Willie, che si è bevuto il suo whisky » disse il secondo. « A Confites dovremo rifornirci di carburante e caricare tutto quello che manca. » « Loro possono caricare in quattro e quattr'otto, e io posso ammazzare un maiale e sbollentarlo e raschiargli la cotenna » disse il secondo. « Darò qualcosa a quelli della stazione radio perché mi diano una mano e poi lo macelle rò in navigazione. Tu fatti una dormita mentre noi carichia mo. Vuoi che timoni un po' io? » « No. A Confites devo solo mandare tre messaggi, do podiché voi caricherete e io dormirò. Poi riprenderemo l'inseguimento. » « Verso casa? » « Naturale. Per qualche tempo potranno anche evitarci. Ma non riusciranno a sfuggirci. Ne parleremo poi. Come vanno? » « Li conosci. Ne parleremo poi. Stringi ancora un po', Tom. Con la corrente contraria la farai più corta. » « Hai perso molto a causa del rollio? » « Una cosa trascurabile. C'era un brutto mare di tra verso » disse il secondo. « Ya lo creo » disse Thomas Hudson. « Lo credo. » « Da queste parti dovrebbe esserci solo l'equipaggio di quest'unico sottornarino. Sarà senz'altro quello che hanno detto di aver affondato. Adesso sono al largo di La Guayra e sopra Kingston e lungo tutte le rotte del petrolio. E con le torme dei lupi. » « E qualche volta arrivano fin qui. » « Sì, per i nostri peccati. » « E per i loro. » « Con questa barca non faremo fatica a seguirli e a pi gliarli. » « Muoviamoci, allora » disse Thomas Hudson. « Non abbiamo mica perso tempo. » « Va troppo piano, per me. » « Sì » disse il secondo. « Ma a Confites fatti una bella dormita e ti prometto che andrà tutto più svelto di quanto potresti sperare. » Capitolo 5.
Sull'isolotto sabbioso Thomas Hudson vide l'alta torre di guardia e la lunga asta da segnalazione. Erano dipinte di bianco ed erano le prime cose che si vedevano. Poi vide le tozze antenne della radio e il relitto della nave, sugli scogli, alto e eretto, che copriva la visuale della barac ca della stazione radio. Da quella parte l'isola non era bella. Aveva il sole alle spalle e non fu difficile trovare il pri mo largo corridoio tra gli scogli e poi, rasentando le secche e gli speroni di corallo, mettersi al riparo sottovento. C'era una sabbiosa mezzaluna di spiaggia e da quella parte l'isola era coperta di erba secca ed era rocciosa e pianeggiante verso l'estremità sopravvento. Sopra la sabbia l'acqua era lim pida e verde e Thomas Hudson si diresse verso il punto centrale della spiaggia e gettò l'ancora con la prua quasi contro la riva. Il sole era alto e la bandiera cubana sventola va sopra la baracca della radio e le altre costruzioni vicine. L'asta da segnalazione era nuda nel vento. Non si vedeva nessuno e la bandiera cubana, nuova e pulita e smagliante, schioccava al vento. « Gli avranno dato il cambio » disse Thomas Hudson. « La bandiera vecchia era piuttosto logora quando siamo partiti. » Si guardò intorno e vide i suoi fusti di benzina dove li aveva lasciati e i segni dello scavo nella sabbia dove dovevano essere sepolte le sue stecche di ghiaccio. La sab bia era alta come sulle fosse scavate di fresco e sopra l'isola sterne fuligginose volavano nel vento. Facevano il nido tra le rocce, dalla parte sopravvento, e alcune lo facevano tra l'erba, al riparo. Volavano tutte, in quel momento, planando sulle ali del vento, invertendo bruscamente la rotta e tuf fandosi verso l'erba e le rocce. Gridavano tutte, tristi e disperate. Ci dev'essere qualcuno fuori, in cerca di uova per la colazione, pensò Thomas Hudson. Proprio allora sentì l'odo re della pancetta che friggeva nella cambusa e allora andò a poppa e gridò che avrebbe fatto colazione sul ponte. Studiò l'isola attentamente. Potrebbero essere qui, pensava. Potrebbero averla presa. Ma quando un uomo in calzoncini corti venne giù per il sentiero che dalla stazione radio portava alla spiaggia, era il tenente. Era abbronzatissimo e allegro e non si tagliava i capelli da tre mesi e gridò: « Com'è andato il viaggio? ». « Bene » disse Thomas Hudson. « Se viene a bordo le offro una birra. » « Più tardi » disse il tenente. « Due giorni fa hanno portato il suo ghiaccio e le provviste e un po' di birra. Il ghiaccio lo abbiamo seppellito. Il resto della roba è nella casa. » « Novità? » « L'aviazione dovrebbe aver affondato un sommergibile
al largo di Guinchos, dieci giorni fa. Ma questo è successo prima che lei partisse. » « Sì » disse Thomas Hudson. « E stato due settimane fa. E sempre quello? » « Sì. » « Altre notizie? » « Pare che un secondo sommergibile abbia sparato a un aereo al largo di Cayo Sal, l'altro ieri. » « Ha avuto la conferma? » « Così abbiamo sentito dire. Poi c'è il suo maiale. » « Sì? » « Lo stesso giorno dell'aereo, con i suoi rifornimenti, hanno portato un maiale per lei, e la mattina dopo quello s'è gettato in mare ed è affogato. Gli avevamo anche dato da mangiare. » « ;Qué puerco màs suicido! » disse Thomas Hudson. Il tenente si mise a ridere. Aveva una faccia abbronzata e molto allegra e non era affatto stupido. Recitava perché la cosa lo divertiva. Aveva l'ordine di fare per Hudson tutto quello che poteva e di non chiedergli nulla. Thomas Hudson aveva l'ordine di approfittare di tutti i servizi che la stazione poteva offrirgli e di non dire niente a nessuno. « Altre novità? » chiese. « Avete mica visto barche del le Bahamas per la pesca delle spugne o delle tartarughe? » « Che ci farebbero, da queste parti, quando tutte le tar tarughe e le spugne sono laggiù? Però due barche delle Bahamas per la pesca delle tartarughe ci sono passate, di qui, questa settimana. Hanno doppiato la punta e virato per entrare. Ma poi, invece di fermarsi, hanno proseguito per Cayo Cruz. » « Vorrei proprio sapere cosa facevano da queste parti. » « Mah. Voi incrociate in quelle acque per scopi scien tifici. Perché delle barche per la pesca delle tartarughe dovreb bero lasciare le migliori zone di pesca per venire qui? » « Quanti uomini avete potuto vedere? » « Abbiamo potuto vedere solo gli uomini alla barra. Le barche avevano il ponte coperto di fronde di palma. For mavano una specie di capanna. Per tenere le tartarughe al l'ombra, probabilmente. » « Com'erano i timonieri, bianchi o neri? » « Bianchi e cotti dal sole. » « Siete riusciti a distinguere qualche nome o qualche numero sulle barche? » « No. Erano troppo lontane. Quella sera ho messo l'iso lotto in stato d'allarme e ce l'ho tenuto per tutto il giorno e la notte dopo, ma non è successo niente. » « Quando sono passate? » « Il giorno prima che arrivassero il suo ghiaccio e le prov viste e il suo porco suicida. Undici giorni dopo la notizia del sommergibile affondato dalla vostra aviazione. Tre gior ni prima che voi arrivaste qui. Sono amici suoi? »
« Immagino che le abbia segnalate. » « Naturale. E non ho più saputo niente. » « Può trasmettere tre messaggi per me? » « Certo. Me li mandi appena sono pronti. » « Comincerò a caricare il ghiaccio e il carburante e a portare a bordo le provviste. C'era qualcosa che potrebbe farle comodo? » « Non saprei. C'è un elenco. L'ho firmato ma era scritto in inglese e non sono capace di leggerlo. » « Non hanno mandato polli o tacchini? » « Sì » disse il tenente. « Non le ho detto nulla perché volevo farle una sorpresa. » « Ce li divideremo » disse Thomas Hudson. « Faremo a metà anche della birra. » « La faccio aiutare dai miei uomini a caricare il ghiaccio e la benzina. » « Bene. Molte grazie. Vorrei ripartire entro due ore. » « Capisco. Prima che vengano a darci il cambio noi do vremo star qui un altro mese. » « Hanno rimandato di nuovo? » « Di nuovo. » « I suoi uomini come l'hanno presa? » « E tutta gente molto disciplinata. » « Grazie mille per l'aiuto. Il mondo della scienza vi sarà riconoscente. » « Anche Guantànamo? » « Guantànamo, l'Atene della scienza. » « Per me quelli si sono rintanati in qualche posto. » « Anche per me » disse Thomas Hudson. « I ripari erano di palme da cocco ed erano ancora verdi. » « Continui. » « Non so altro. Mi mandi i messaggi. Sarà meglio che io non venga a bordo. Non voglio farle perdere del tempo e nemmeno esservi d'impiccio. » « Se arriva qualcosa di deperibile mentre sono via, con sumatelo voi prima che vada in malora. » « Grazie. Mi spiace che il suo maiale si sia suicidato così. » « Grazie » disse Thomas Hudson. « Abbiamo tuttì i no stri piccoli problemi. » « Dirò agli uomini di non venire a bordo ma di darvi solo una mano a caricare, a poppa e lungo le fiancate. » « Grazie » disse Thomas Hudson. « Ricorda qualcos'al tro delle due barche che sono passate di qui? » « Be', erano tipiche. L'una quasi identica all'altra. Sem bravano costruite dalla stessa persona. Hanno doppiato la punta della scogliera e virato come se volessero approdare. Poi invece hanno tirato di lungo nella direzione di Cayo Cruz, col vento in poppa. » « All'interno della scogliera? » « Sempre all'interno finché non sono sparite. »
« E il sommergibile al largo di Cayo Sal? » « E rimasto in superficie a scambiare cannonate con l'aereo. » « Io manterrei lo stato d'allarme, se fossi in lei. » « E quello che sto facendo » disse il tenente. « Ecco perché non avete visto nessuno. » « Ho visto volare gli uccelli. » « Povere bestie » disse il tenente. Capitolo 6. Col vento in poppa filavano verso ovest all'interno della scogliera. I serbatoi erano pieni, il ghiaccio nella ghiacciaia, e sottocoperta gli uomini di corvée stavano spennando e pulendo i polli. Gli altri pulivano le armi. Il telone che riparava il ponte superiore fino all'altezza della vita di un uomo era stato legato saldamente e le due lunghe tavole che a lettere maiuscole di trenta centimetri annunciavano la missione scientifica dell'imbarcazione erano al loro posto. Sporgendosi dal parapetto per valutare la profondità del l'acqua Thomas Hudson vedeva le penne di pollo allonta narsi in larghe chiazze sul mare alle loro spalle. « Portala dentro stando più vicino che puoi ma senza toccare quei banchi di sabbia » disse ad Ara. « La cono sci, questa costa. » « Lo so che è brutta » disse Ara. « Dove andiamo a gettare l'ancora? » « Voglio dare un'occhiata davanti a Cayo Cruz. » « Un'occhiata non fa male a nessuno, ma non credo che servirà a granché. Non penserai che si siano fermati pro prio là, eh? » « No. Ma là dentro potrebbero esserci dei pescatori che li hanno visti. O dei carbonai. » « Se almeno questo vento la piantasse » disse Ara. « Co me mi piacerebbero due giorni di bonaccia. » « Sopra Romano c'è burrasca. » « Lo so. Ma questo vento soffia per di qua come attra verso un passo di montagna. Non li piglieremo mai, se la forza del vento non si attenua. » « Finora l'abbiamo indovinata » disse Thomas Hudson. « E forse la fortuna ci aiuterà. Potrebbero aver occupato Lobos e usato la radio che c'è là per chiamare l'altro sommergi bile e chiedergli di andarli a raccogliere. » « Il che dimostra che non sapevano che l'altro sommer gibile era là. » « Dev'essere così. Ne fanno, di strada, in dieci giorni. » « Quando vogliono » disse Ara. « Finiamola di pensare, Tom. Mi viene mal di testa. Preferisco caricare fusti di benzina. Pensaci tu e dimmi solo dove vuoi che vada. » « Continua così e bada a quella scogliera del cavolo. Tien ti sempre all'interno e fuori dai banchi di sabbia. »
« Bene. » E se quando è rimasto colpito gli si fosse guastata la radio? pensava Thomas Hudson. Doveva avere una radio di emergenza che avrebbe potuto usare. Ma da quando è stato colpito, Peters non l'ha più captato sull'UHF. An cora una volta, questo non prova nulla. Non prova nulla, niente prova nulla, tranne che quelle due barche sono state viste tre giorni fa sulla rotta che ora seguiamo noi. Gli ho chiesto se avevano sul ponte i loro dinghy? No, me ne sono dimenticato. Ma li devono avere, perché ha detto che erano comuni barche delle Bahamas per la pesca delle tartarughe tranne che per quella specie di capanne che ave vano costruito con i rami di palma. Quanti? Non lo sai. Feriti? Non lo sai. Come sono ar mati? Tutto quello che sai è che hanno una pistola mi tragliatrice. La rotta? Finora, quella che abbiamo fatto noi. Forse troveremo qualcosa tra Cayo Cruz e Mégano, pen sò. Probabilmente quello che troverai sarà un gran nu mero di orme di beccaccini e di iguana sulla sabbia tra il mare e la polla. Be', se non altro t'impedisce di pensare. Di pensare? Di pensare alle tue cose. Quali cose? Non ce ne sono più, di cose. Oh sì che ci sono. C'è questa nave e la gente che c'è sopra e il mare e i bastardi ai quali stai dando la caccia. Poi andrai a trovare le tue bestiole e andrai in città a prenderti una sborniP e a fare una bella scopata e poi ti terrai pronto a partire per farlo ancora. Forse, però, questa volta riuscirai a pigliarli. Non gli hai distrutto tu il sottornarino ma in un certo senso hai contribuito alla sua distruzione. Se riesci a catturarne l'equi paggio sarà una cosa molto, molto utile. Allora perché non t'importa più di niente? si chiese. Perché non pensi a loro come a degli assassini e non pro vi per loro la giusta collera che dovresti provare? Perché continui solo a inseguirli come un cavallo senza fantino ancora in gara? Perché siamo tutti assassini, si disse. Sia mo tutti da tutt'e due le parti, se valiamo qualcosa, e qualunque cosa accada non gioverà a nessuno. Però devi farlo. Certo, disse. Ma nessuno mi obbliga a esserne fiero. Devo solo farlo bene. Lo faccio perché mi pagano e non perché mi piace. Non lo fai nemmeno per ché ti pagano, si disse. Peggio ancora. « Dallo a me, Ara » disse. Ara gli passò il timone. « Sta bene attento a dritta. Ma non farti abbagliare dal sole. » « Mi metterò gli occhiali. Senti, Tom. Perché non lasci governare me e non fai venire quassù una buona guardia di quattro ùomini? Tu sei stanco e sull'isola non ti sei affatto riposato. » « Qui dentro non ci serve una guardia di quattro uomi
ni. Più tardi sì, però. » « Ma tu sei stanco. » « Non ho sonno. Senti, se quelli passano di notte così vicini alla costa come qui si metteranno senz'altro nei guai. Allora dovranno fermarsi per fare le riparazioni e noi li troveremo. » « Non c'è ragione perché tu non debba riposarti mai, Tom. » « Mica lo faccio per darmi delle arie » disse Thomas Hudson. « Nessuno l'ha mai pensato. » « Cosa ne dici di questi bastardi? » « Solo che li prenderemo e ammazzeremo quelli che sarà necessario e che gli altri ce li porteremo a casa. » « E del massacro? » « Non dico che noi avremmo fatto la stessa cosa. Ma l'avranno ritenuto necessario. Non l'hanno certo fatto per divertimento » disse Ara. « E del marinaio morto? » « Quante volte a Henry è venuta una gran voglia di ammazzare Peters? Due o tre volte l'avrei ammazzato an ch'io, con le mie mani. » « Già » disse Thomas Hudson. « Non è un sentimento molto raro. » « Io non penso a nessuna di queste cose e perciò non mi preoccupo. Perché non provi anche tu a non preoccupar ti, e per distendere i nervi non leggi qualcosa come facevi sempre? » « Stanotte dormirò. Quando avremo gettato l'ancora leg gerò qualcosa e poi mi metterò a dormire. Abbiarno guada gnato quattro giorni su di loro, anche se non si vede. Ora dobbiamo cercare attentamente. » « Li prenderemo o li spingeremo in bocca a qualcun al tro » disse Ara. « Che differenza c'è? Abbiamo il nostro orgoglio, ma abbiamo anche un orgoglio di cui la gente non sa nulla. » « L'avevo dimenticato » disse Thomas Hudson. « E un orgoglio senza vanità » continuò Ara. « Suo fra tello si chiama fallimento, merda sua sorella e morte sua moglie. » « Dev'essere un orgoglio smisurato. » « Lo è » disse Ara. « Non dimenticarlo, Tom, e non distruggere te stesso. Tutti, a bordo, hanno quest'orgoglio, Peters compreso. Anche se Peters a me non piace. » « Grazie per quello che mi hai detto » disse Thomas Hudson. « A volte sono tanto scoraggiato che manderei ogni cosa a quel paese. » « Tom » disse Ara. « Tutto quello che ha un uomo è l'orgoglio. Certe volte ne hai tanto che diventa una colpa. Tutti abbiamo fatto, per orgoglio, delle cose che erano im possibili. Lo sapevamo, ma non c'importava. Il suo orgoglio,
però, l'uomo deve usarlo con misura e con intelligenza. Ora che per quanto ti riguarda tu hai abbandonato ogni pruden za, devo invitarti a tornare sulla tua deusione. Per noi e per la nave. » « Noi chi? » « Noi tutti. » « Va bene. Fatti portare gli occhiali neri. » « Ti prego di capire, Tom. » « Capisco. Molte grazie. Farò una cena abbondante e dormirò come un bambino. » Ara non la trovò una cosa divertente, lui che le cose divertenti le trovava sempre divertenti. « Provaci, Tom » disse. Capitolo 7. Gettarono l'ancora sotto Cayo Cruz, nell'ansa sabbiosa tra le due isolette. « Mettiamone un'altra » disse Thomas Hudson al se condo. « Non mi piace questo fondale. » Il secondo si strinse nelle spalle e si piegò sulla seconda ancora e Thomas Hudson mise la barca con la prua verso la marea, guardando l'erba delle rive che passava sulla corrente. Poi fece marcia indietro finché anche la seconda ancora non si fu ben piantata nel fondo. La barca si fermò con la prua al vento e la marea che le fluiva tutt'intorno C'era molto vento anche così vicino all'isola, e lui sapeva che quando la marea fosse cambiata la barca si sarebbe messa per traverso. « All'inferno » disse. « Che rolli. » Ma il secondo aveva già ammainato il dinghy e stavano filando un ancorotto di poppa. Thomas Hudson li guardò calare in acqua il piccolo Danforth, che avrebbe tenuto la barca controvento quando si fosse invertita la direzione della marea « Perché non ne metti un altro paio? » gridò. « Poi forse potremmo venderla come un ragno di mare, perdio. » Il secondo lo guardò con un sorriso. « Attacca il fuoribordo. Scendo a terra. » « No, Tom » disse il secondo. « Lascia che ci vadano Ara e Willie. Ce li porto io, e poi vado a Mégano con un'altra squadra. Vuoi che prendano i ninos? » « No. Fate gli scienziati. » Mi sto lasciando mettere i piedi sulla testa, pensò. Si vede che ho proprio bisogno di un po' di riposo. Il fatto è che non sono né stanco né assonnato. « Antonio » disse. « Sì » disse il secondo. « Dammi il materassino pneumatico, due cuscini e un bel bicchierone pieno. » « Pieno di che? »
« Gin e latte di cocco con Angostura e cedro. » « Un Tomini? » disse il secondo, contento di vederlo rimettersi a bere. « Doppio. » Henry gli lanciò il materassino e poi salì sul ponte con un libro e una rivista. « Qui sei fuori dal vento » disse. « Vuoi che scosti un pezzo di telone per far passare un po' d'aria? » « Da quando in qua sono diventato così prezioso? » « Ne abbiamo parlato, Tom, e siamo stati tutti d'accordo sul fatto che hai bisogno di un po' di riposo. Ti sei spinto al di là di ciò che un uomo possa sopportare. E oggi sei al di là di questo limite. » « Merda » disse Thomas Hudson. « Sarà » disse Henry. « Io ho detto che per me tu eri a posto e potevi fare ancora un sacco di strada senza per questo dover entrare in crisi. Ma gli altri erano preoccu pati e mi hanno convinto. Puoi anche farmi cambiare idea, Tom. Ma pigliatela comoda, adesso. » « Non mi sono mai sentito meglio. Solo non m'importa un cavolo di niente. » « E proprio questo il punto. Tu non vuoi venire giù dal ponte. Vuoi fare tutti i turni al timone. E non t'importa un cavolo di niente. » « Va bene » disse Thomas Hudson. « Ho capito. Però chi comanda sono sempre io. » « Non lo dicevo nel senso cattivo, davvero. » « Non pensiamoci più » disse Thomas Hudson. « Io mi riposo. Tu sai come si rastrella un isolotto, no? » « Dovrei. » « Guarda cosa c'è a Mégano. » « E il mio. Willie e Ara sono già scesi a terra. Io sto solo aspettando con l'altra squadra che Antonio ritorni col dinghy. » « Peters come va? » « Ha sgobbato su quella radio tutto il pomeriggio. Dice che ora dovrebbe essere a posto. » « Sarebbe magnifico. Se dormo, svegliami appena torni. » « Sì, Tom. » Henry tese la mano per prendere quello che gli porgevano dal basso. Era un bicchierone pieno di ghiaccio e di un liquido color ruggine ed era avvolto in un tovagliolino di carta piegato in due e tenuto fermo da un elastico. « Un doppio Tomini » disse Henry. « Bevilo e leggi fin che non ti vien sonno. Puoi mettere il bicchiere nella rastrel liera del portabombe. » Thomas Hudson bevve una lunga sorsata. « Mi piace » disse. « Una volta ti piaceva. Andrà tutto bene, Tom. » « Speriamo. » « Riposati. »
« D'accordo. » Henry andò giù e Thomas Hudson sentì il ronzio del fuoribordo che arrivava. Si fermò vicino alla barca e vi fu uno scambio di battute e poi sentì il ronzio del fuori bordo che si allontanava. Attese ancora un po', tendendo l'orecchio. Poi prese il bicchiere e ne scagliò il contenuto in una lunga parabola sopra il parapetto, lasciando che il vento lo spingesse a poppa. Mise il bicchiere nel buco giusto del portabombe e si stese a faccia in giù sopra il materassino di gomma, abbracciandolo. Sotto quei ripari avranno avuto dei feriti, pensava. Po tevano certo servire a nascondere molta gente. Ma non credo. La prima notte saranno arrivati fin qui. Avrei do vuto scendere a terra anch'io. D'ora in avanti lo farò. Ma Ara e Henry non potrebbero comportarsi meglio e anche Willie è molto in gamba. Devo sforzarmi di essere in gamba anch'io. Provaci stasera, con tutte le tue forze, si disse. E non mollarli mai e non commettere errori e sta attento a non passargli davanti. Capitolo 8. Sentì una mano sulla spalla. Era Ara e disse: « Ne abbia mo preso uno, Tom. Willie e io ». Thomas Hudson saltò giù dal ponte e Ara lo se guì. Il tedesco era disteso a poppa avvolto in una co perta. Aveva la testa appoggiata a due cuscini. Peters era seduto sulla tolda accanto a lui con un bicchier d'acqua. « Guarda cos'abbiamo trovato » disse. Il tedesco era magro e aveva una barba bionda sul mento e sulle guance incavate. I capelli erano lunghi e spettinati e alla luce del tardo pomeriggio, col sole quasi al tramon to, il tedesco sembrava un santo. « Non parla » disse Ara. « Willie e io ci abbiamo provato. E sarà meglio stare sopravvento. » « Ho sentito l'odore venendo giù » disse Thomas Hudson. « Chiedigli se ha bisogno di qualcosa » disse a Peters. Il marconista gli rivolse la parola in tedesco e il tedesco guardò dalla sua parte ma non aprì bocca e non mosse la testa. Thomas Hudson sentì il ronzio del fuoribordo, e guardando oltre l'ansa vide il dinghy sbucare dal tramonto. Affondava nell'acqua fino alla linea di galleggiamento. Tor nò ad abbassare lo sguardo sul tedesco. « Chiedigli quanti sono. Digli che dobbiamo sapere quan ti sono. Digli che è importante. » Peters parlò al tedesco soLtovoce e, parve a Thomas Hud son, quasi tePeramente. Con grande fatica il tedesco disse tre parole. « Dice che d'importante non c'è niente » disse Peters. « Digli che si sbaglia. Io devo sapere. Chiedigli se vuole
della morfina. » Il tedesco rivolse a Thomas Hudson un'occhiata ricono scente e disse tre parole. « Dice che non gli fa più male » disse Peters. Parlò spe ditamente in tedesco e di nuovo Thomas Hudson colse il tono affettuoso delle sue parole; o forse era solo il suono della lingua. « Silenzio, Peters » disse Thomas Hudson. « Traduci so lo e fedelmente quello che dico io. Mi hai sentito? » « Sissignore » disse Peters. « Digli che posso farlo parlare. » Peters parlò al tedesco e il tedesco volse gli occhi a Thomas Hudson. Erano gli occhi di un vecchio, ormai, ma erano nel viso di un giovane diventato vecchio come un relitto e quasi altrettanto grigio. « Nein » disse lentamente il tedesco « Dice di no » tradusse Peters. « Già, questo l'ho capito anch'io » disse Thomas Hudson. « Dagli un po' di brodo caldo, Willie, e porta un goccio di cognac. Peters, chiedigli se davvero non vorrebbe un po' di morfina, visto che nessuno lo costringe a parlare. Digli che ne abbiamo in abbondanza. » Peters tradusse e il tedesco guardò Thomas Hudson e sorrise: un pallido, nordico sorriso. Poi disse qualcosa a Peters, con voce quasi impercettibile. « Dice che la ringrazia ma non ne ha bisogno ed è me glio tenerla. » Poi il tedesco disse ancora qualcosa, pianissimo, a Peters, che tradusse: « Dice che gli avrebbe fatto comodo la set timana scorsa ». « Digli che lo ammiro » disse Thomas Hudson. Antonio, il secondo, era nel dinghy sotto la fiancata, con Henry e il resto della squadra di Mégano. « Venite a bordo senza far baccano » disse loro Thomas Hudson. « State lontani dalla poppa. Abbiamo un crucco moribondo, a poppa, e voglio che muoia in pace. Cos'avete trovato? » « Niente » disse Henry. « Niente di niente. » « Peters » disse Thomas Hudson. « Digli tutto quello che vuoi. Magari gli cavi qualcosa. Io vado a prua con Ara e Willie a bermi un bicchierino. » Sottocoperta, disse: « A che punto è il brodo, Willie? ». « Il primo che ho trovato era brodo di molluschi » disse Willie. « Ancora un minuto e sarà abbastanza caldo. » « Perché non gli hai dato del brodo di codino o un goc cio di mulligatawny? » disse Thomas Hudson. « Sono più micidiali, nel suo stato. Dove diavolo è il brodo di pollo? » « Non glielo volevo dare, il brodo di pollo. E di Henry. » « Giustissimo » disse Henry. « Perché dovremmo coc colarlo? » « Veramente non mi sembra che lo stiamo coccolando.
Quando l'ho ordinato pensavo che una tazza di brodo e un cognac potessero convincerlo a parlare. Ma non parlerà. Dammi un gin, eh, Ara? » « Gli hanno fatto una capanna di frasche, Tom, e aveva un buon giaciglio di rami e, in una pentola, da mangiare e da bere in abbondanza. Hanno cercato di farlo star comodo e hanno scavato dei canaletti nella sabbia perché stesse al l'asciutto. C'erano molte orme che venivano su dalla spiag gia, tutte chiare, e direi che sono otto o dieci. Non di più. Willie e io siamo stati molto attenti a trasportarlo. Ma le ferite sono cancrenose e nella coscia destra la cancrena è avanzatissima. Forse non avremmo dovuto portarlo qui. Era meglio venirvi a prendere, te e Peters, perché lo interroga ste là nel suo rifugio. In tal caso, è colpa mia. » « Armi ne aveva? » « No. E nessuna piastrina d'identità. » « Dammi il mio bicchiere » disse Thomas Hudson. « Quan do li hanno tagliati, secondo te, i rami del riparo? » « Non più tardi di ieri mattina, direi. Ma non posso es serne sicuro al cento per cento. » « Ha mai detto niente? » « Mai. Sembrava di legno, quando ci ha visto con le pistole. E parso, a un certo punto, che avesse paura di Willie. Quando l'ha guardato negli occhi, immagino. Poi, quando lo abbiamo tirato su, ha sorriso. » « Per farci vedere che ne era capace » disse Willie. « Poi è svenuto » disse Ara. « Quanto credi che ci met terà a morire, Tom? » « Non saprei. » « Be', prendiamo i bicchieri e andiamo fuori » disse Hen ry. « Non mi fido di Peters. » « Beviamocelo noi, il brodo di molluschi » disse Willie. « Ho una fame! Posso scaldargli una tazza del brodo di pollo di Henry, se pet lui va bene. » « Se serve a farlo parlare » disse Henry. « Certamente. » « Forse non servirà a niente » disse Willie. « Ma è un po' una vigliaccata dargli del brodo di molluschi nello stato in cui si trova. Portagli il cognac, Henry. Magari quello gli piace davvero, come a me e a te. » « Lasciatelo in pace » disse Thomas Hudson. « E un buon crucco. » « Sicuro » disse Willie. « Sono tutti buoni, i crucchi quando chiudono bottega. » « Questo non ha chiuso bottega » disse Thomas Hudson. « Sta morendo, ecco tutto. » « Con molto stile » disse Ara. « Stai diventando un filocrucco anche tu? » gli chiese Willie. « Bene. Così siete in due, tu e Peters. » « Piantala, Willie » disse Thomas Hudson. « Che ti prende? » disse Willie a Thomas Hudson. « Tu sei solo l'esausto comandante di un gruppetto di onesti
filocrucchi. » « Vieni a prua, Willie » disse Thomas Hudson. « Ara, porta il brodo a poppa, quando è caldo. Gli altri vadano pure a veder crepare il crucco, se ci tengono. Ma non soffo catelo. » Quando Thomas Hudson e Willie si avviarono verso la prua Antonio fece per seguirli, ma Thomas Hudson scosse il capo e l'omone rientrò nella cambusa. Erano nel pozzetto di prua e faceva quasi buio. Thomas Hudson riusciva appena a scorgere il viso di Willie. Con quella luce aveva un aspetto migliore, e Willie gli presentava il lato con l'occhio buono. Thomas Hudson guardò Willie e poi i due cavi dell'ancora e un albero sulla spiaggia che si vedeva ancora. E un fondo sabbioso e traditore, pensava; e disse: « Va bene, Willie. Sputa il resto ». « Tu » disse Willie. « Che ti ammazzi di botte, lassù, che ti flagelli perché tuo figlio è morto. Tutti muoiono, e tutti sono figli di qualcuno: non lo sai? » « Lo so. E poi? » « Quel porco di Peters e quel porco di un crucco che appesta la poppa, e che razza di nave è questa, dove il se condo è il cuoco? » « Come fa da mangiare? » « Benissimo, e su come si governano queste barche pic cole la sa più lunga lui di tutti noialtri messi insieme, te compreso. » « Molto più lunga. » « Merda, Tom. Io non sto perdendo la testa. Non ho nessuna porca testa da perdere. Ma le cose sono abituato a farle in un altro modo. Mi piace qui sulla nave e mi piac ciono tutti tranne quella mezza sega di Peters. Ma tu pian tala di flagellarti. » « Veramente non è così » disse Thomas Hudson. « Io non penso ad altro che al lavoro. » « Sei così nobile che dovrebbero impagliarti e metterti in croce » disse Willie. « Pensa alla fica. » « E là che stiamo andando. » « Questo sì che si chiama parlare. » « Willie, stai bene ora? » « Certo. Perché diavolo non dovrei star bene? Quel cruc co mi ha colpito, però. Lo avevano sistemato proprio bene, come noi nola faremmo con nessuno. O forse lo faremmo, sì, se avessimo tempo. Ma quelli se la sono presa comoda. Non lo sanno quanto gli siamo vicini. Ma devono saperlo che qualcuno gli sta dando la caccia. Ormai li avranno tutti dietro. Ma lo hanno sistemato proprio bene, come meglio non si sarebbe potuto fare nelle sue condizioni. » « Certo » disse Thomas Hudson. « Hanno sistemato pro prio bene anche quella gente sull'isola. » « Già » disse Willie. « Non è questo il brutto? » Proprio allora arrivò Peters. Aveva sempre l'aria di
un marine anche quando non era nella forma migliore ed era orgogliosissimo della vera disciplina senza i formalismi della disciplina che era la regola a bordo della nave. Era quello che ne approfittava di più. Ora si fermò, si mise sul l'attenti, salutò, segno che era ubriaco, e disse: « Tom, volevo dire, signore. E morto ». « Chi è morto? » « Il prigioniero, signore. » « Va bene » disse Thomas Hudson. « Avvia il generatore e vedi se ti riesce di prendere Guantànamo. » Dovrebbero avere qualcosa per noi, pensava. « Ha detto qualcosa il prigioniero? » chiese a Peters. « Signornò. » « Willie » domandò. « Come ti senti? » « Benone. » « Prendi qualche lampadina e fanne due, con la faccia di profilo, disteso sulla poppa. Togli la coperta e levagli gli short e fagliene una intera là disteso com'è sulla poppa. Fagliene una della testa, di fronte, e una coricato, sempre di fronte. » « Sissignore » disse Willie. Thomas Hudson salì sul secondo ponte. Sentì avviarsi il motore del generatore e vide i lampi improvvisi delle lampade al magnesio. Su all'ONI, dove fanno tutti i loro apprezzamenti, non crederanno nemmeno che abbiamo pre so questo crucco. Che prove ci sono? Qualcuno dirà che era un cadavere mollato da un sommergibile, e che noi lo abbiamo ripescato. Avrei dovuto fotografarlo prima. Ma va dano all'inferno. Forse domani troveremo gli altri. Ara venne su. « Tom, chi vuoi che lo porti a terra e lo seppellisca? » « Chi ha lavorato meno, oggi? » « Hanno lavorato tutti sodo. Prenderò Gil e lo faremo noi. Possiamo seppellirlo nella sabbia, appena sopra la li nea dell'alta marea. » « Magari un po' più in alto. » « Ti mando su Willie. Digli cosa vuoi scrivere sul car tello. Posso togliere un'assicella da una cassetta. » « Manda su Willie. » « Dobbiamo cucirlo dentro? » « No. Basterà avvolgerlo nella sua coperta. Manda su Willie. » « Cosa volevi? » domandò Willie. « Scrivi così: "Marinaio tedesco ignoto", e sotto mettici la data. » « Bene, Tom. Vuoi che vada anch'io con la squadra dei beccamorti? » « No. Ci pensano Ara e Gil. Tu prepara il cartello e pi gliatela comoda e beviti qualcosa. » « Appena Peters si sarà collegato con Guantànamo, ti mando su il messaggio. Non vuoi venire giù? »
« No. Sto benissimo quassù. » « Come ci si sente sul ponte di comando di una grossa nave come questa, pieni di responsabilità e di merda di cavallo? » « Pressappoco come a scrivere il cartello. » Quando arrivò da Guantànamo il messaggio, decifrato, diceva: CONTINUATE A CERCARE ATTENTAMENTE VERSO OVEST. Siamo noi, si disse Thomas Hudson. Poi si coricò e prese subito sonno, e Henry gli mise addosso una coperta leggera. Capitolo 9. Un'ora prima dell'alba era andato sottocoperta e aveva dato un'occhiata al barometro. Era sceso di quattro decimi, e al lora Thomas Hudson svegliò il secondo e glielo fece vedere. Il secondo lo guardò e annuì. « Ieri hai visto la burrasca sopra Romano » mormorò. « Si sta spostando verso sud. » « Fammi una tazza di tè, eh, per piacere » chiese Thomas Hudson. « Ne ho un po' di freddo in una bottiglia in ghiaccio. » Thomas Hudson andò a poppa e trovò un secchio e una radazza e lavò il ponte poppiero. Lo avevano già lavato ma lui tornò a lavarlo e poi sciacquò la radazza. Quindi si portò la bottiglia di tè freddo sul secondo ponte e attese che albeggiasse. Prima che albeggiasse il secondo salpò l'ancora di poppa e poi, con Ara, salpò quella a tribordo, e tutti e due, con l'aiuto di Gil, issarono il dinghy a bordo. Poi il secondo vuotò le sentine con la pompa e provò i motori. Mise fuori la testa e disse: « Quando vuoi ». « Perché ha fatto tant'acqua? » « Solo un premibaderna. L'ho stretto un po'. Ma è meglio che imbarchi un po' d'acqua, piuttosto che si scaldi. » « D'accordo. Manda su Ara e Henry. Si parte. » Salparono l'ultima ancora e Thomas Hudson si rivolse ad Ara. « Fammi ancora vedere quell'albero. » Ara lo indicò, appena sopra la linea della spiaggia che stavano lasciando, e Thomas Hudson tracciò con la matita una crocetta sulla carta. « Peters non è più riuscito a collegarsi con Guantànamo? » « No. L'ha guastata di nuovo. » « Be', gli siamo alle calcagna, e davanti c'è dell'altra gente e abbiamo anche ricevuto gli ordini. » « Credi davvero che il vento si sposterà verso sud, Tom? » chiese Henry. « Così dice il barometro. Lo sapremo quando comincerà a soffiare. » « Verso le quattro era quasi cessato. » « Le simulie ti hanno punto? »
« Solo di giorno. » « Potresti anche andare giù a dare una bella flittata dap pertutto. Non c'è senso a portarle con noi. » Era una bella giornata e voltandosi indietro a guardare l'ansa dove avevano gettato l'ancora e la spiaggia e gli stenti alberelli di Cayo Cruz che conoscevano entrambi così bene, Thomas Hudson e Ara videro gli ammassi di nuvole alti sopra la terra. Cayo Romano era così alta sul mare che sembrava il continente e le nubi erano alte sopra di lei con la loro promessa di un vento del sud o di una bonaccia con qualche acquazzone sulla terraferma. « Cosa penseresti se tu fossi tedesco, Ara? » chiese Tho mas Hudson « se vedessi quello che vedi ora e sapessi che il vento sta per cambiare o cadere del tutto? » « Cercherei di andare dentro » disse Ara. « Ma per andare dentro avresti bisogno di una guida. » « Me la procurerei » disse Ara. « Dove te la procureresti? » « Dai pescatori di Antòn, o anche davanti a Romano. O a Coco. Dev'essere il momento in cui stanno salando il pesce. Ad Antòn potremmo anche trovare una barca per il trasporto del pesce vivo. » « Allora proviamo ad Antòn » disse Thomas Hudson. « E bello svegliarsi al mattino e timonare col sole alle spalle. » « Se si governasse sempre col sole alle spalle e in una giornata come questa, che posto sarebbe l'oceano. » Sembrava un giorno di piena estate e al mattino la bur rasca era ancora lontana. Il giorno era tutto una promessa di bonaccia e il mare si stendeva limpido e oleoso. Videro benissimo il fondo finché l'acqua non fu troppo alta e al lora, lontano e proprio là dove doveva essere, ecco la sco gliera col mare che si rompeva tranquillamente sopra i suoi spuntoni corallini. Dopo due mesi di alisei, che avevano soffiato furiosamente e senza posa, il mare era ancora gon fio. Ma si rompeva dolcemente e sommessamente e con una passiva regolarità. E come se dicesse che finalmente siamo tutti amici e che non ci saranno mai più né tempeste né furore, pensava Thomas Hudson. Perché è così disonesto? Un fiume può essere traditore e crudele e buono e sincero. Un corso d'acqua può essere un amico leale di cui, se non ne abusi, potrai fidarti per tutta la vita. Ma prima di darti una stan gata l'oceano deve sempre dirti una bugia. Tornò a contemplare il suo dolce su e giù che scopriva gli scogli con la stessa regolarità e la stessa melliflua per suasione con cui avrebbe cercato di venderli a qualcuno co me un terreno in ottima posizione. « Vuoi andarmi a prendere un panino? » chiese ad Ara « Manzo salato e cipolla cruda o uova e pancetta con cipol la cruda. Dopo colazione porta quassù una guardia di quat tro uomini e prova tutti i binocoli. Voglio uscire dalle
secche prima di arrivare ad Antòn. » « Sì, Tom. » Chissà cosa farei senza Ara, pensava Thomas Hudson. Hai dormito magnificamente, si disse, e non potresti sen tirti meglio. Abbiamo ricevuto gli ordini e gli siamo pro prio alle calcagna e li stiamo spingendo in bocca agli altri. Tu segui i loro ordini e guarda com'è bella la mattina in cui li stai seguendo. Ma non ti sembra che le cose stiano andando fin troppo bene? Continuarono a navigare lungo il canale guardandosi in torno con la massima attenzione, ma non c'era altro che il mare calmo della mattina presto con le sue cordiali ondula zioni e la lunga riga verde dell'entroterra di Romano con i molti isolotti sparsi qua e là. « Non andranno lontano con questo tempo » disse Henry. « Non andranno né lontano né vicino » disse Thomas Hudson. « Entriamo qui ad Antòn? » « Certo. E ce la esploriamo per bene. » « Mi piace, Antòn » disse Henry. In cielo apparve un piccolo idrovolante, che volava a bassa quota e veniva verso di loro. Col sole sopra era pic colo e minuto. « Un aereo » disse Thomas Hudson. « Passate parola di metter fuori la bandiera grande. » L'aereo continuò ad avvicinarsi finché, ronzando, fu so pra di loro. Poi fece due giri sulla loro testa e continuò a volare verso est. « Non gli sarebbe andata così bene se ne avesse trovato uno » disse Henry. « Lo avrebbero abbattuto. » « Poteva dare la posizione e sarebbero venuti a pren derlo da Cayo Francés. » « Sarà » disse Ara. Gli altri due baschi tacquero. Erano schiena a schiena e scrutavano i rispettivi quadranti. Dopo un po' il basco che chiamavano George perché il suo nome era Eugenio e Peters non sempre riusciva a dire Eugenio disse: « L'aereo sta tornando indietro verso est tra le isole esterne e Romano ». « Va a casa a fare colazione » disse Ara. « Riferirà di averci visto » disse Thomas Hudson. « Così forse tra un mese tutti sapranno dov'eravamo oggi a que st'ora. » « Se non sbaglia a segnare la posizione sulla carta » disse Ara. « Paredòn Grande, Tom. Circa venti gradi a babordo, di prua. » « Hai una buona vista » disse Thomas Hudson. « E lei, come no. Sarà meglio che facciamo rotta in quella direzione e imbocchiamo il canale per Antòn. » « Vira a babordo di novanta gradi e credo che l'avrai dritto a prua. » « Tanto devo arrivare alla scogliera, e poi continueremo
a costeggiare finché non avremo trovato quel maledetto canale. » Si avvicinarono piano piano alla fila di verdi isolette che sembravano nere siepi affioranti dall'acqua e poi prende vano forma e colore e infine si arricchivano di spiagge sab biose. Con riluttanza Thomas Hudson lasciava le acque profonde del canale, il mare pieno di promesse e la bellezza di un mattino al largo per mettersi a perlustrare gli isolotti interni. Ma il fatto che l'aereo battesse la costa in quella direzione, virando per sorvolarla col sole alle spalle, doveva voler dire che a levante nessuno aveva avvistato le barche. Poteva anche essere una semplice ricognizione. Ma era logico che significasse l'altra cosa. Per un normale volo di ricognizione sarebbe andato su e giù per il canale. Vide Antòn, che era un'isola simpatica e boscosa, spun tare dall'acqua davanti alla barca, e mentre si avvicinava alla costa tenne gli occhi aperti cercando i punti di riferi mento. Doveva prendere l'albero più alto sul promontorio dell'isola e tenerlo perfettamente in linea con la selletta di Romano. Così poteva superare la scogliera anche se aveva il sole negli occhi e se dall'acqua saliva il riverbero di un vetro incandescente. Quel giorno non ce n'era bisogno. Ma lo fece per tenersi in esercizio e quando ebbe trovato il suo albero, pensando: dovrei avere qualcosa di più solido da rilevare su una costa battuta dagli uragani, ridusse la velocità procedendo lungo il banco finché l'albero non fu perfettamente in linea con la sella, poi virò bruscamente verso l'isola. Erano nel ca nale, tra banchi di marna appena coperti d'acqua, e allora Thomas Hudson disse ad Ara: « Di'ad Antonio di gettare una lenza. Potremmo prendere qualcosa da mangiare. Que sto canale ha un fondo magnifico ». Poi continuò a governare tenendo d'occhio i suoi punti di riferimento. Provava la tentazione di tirar dritto senza guardare i banchi. Ma sapeva che quella era una delle cose dettate dal troppo orgoglio di cui aveva parlato Ara e allora pilotò attentamente senza perdere di vista il banco a dritta e girò il timone quando la barca si avvicinava ai banchi e non basandosi sugli altri punti di riferimento di cui disponeva. Era come viaggiare per le strade regolari di un nuovo quartiere residenziale e intanto la marea comin ciava a salire. Prima era scura, poi limpida e pulita. Poco prima di raggiungere il punto dove aveva pensato d'inver tire la rotta e dove si riprometteva di gettare l'ancora, udì Willie gridare: « Peeesce! Peeesce! ! ». Guardando a poppa, vide un tarpone scrollarsi alto nel sole. Aveva la bocca aper ra ed era enorme e il sole gli brillava sulle squame argen tate e sulla lunga frusta verde della pinna dorsale. Si scrollò al sole, disperatamente, e ricadde in uno spruzzo d'acqua. « Sàbalo » esclamò Antonio, disgustato. « Sàbalo di merda » dissero i baschi.
« Posso lavorarmelo, Tom? » chiese Henry. « Mi pia cerebbe prenderlo, anche se non è buono da mangiare. » « Piglialo da Antonio se Willie non l'ha preso. Di'ad Antonio di passare avanti. Ho deciso di ancorarmi. » L'eccitazione e i salti del grosso tarpone continuarono, a poppa, senza che nessuno gli badasse se non per sorridere, mentre gettavano l'ancora. « Vuoi metterne un'altra? » gridò Thomas Hudson verso la prua. Il secondo scosse la testa. Quando i cavi furono ben tesi, il secondo salì sul ponte. « Terrà con qualunque tempo, Tom » disse. « Con qua lunque burrasca. Per quanto balli, non si muoverà. » « A che ora avremo la burrasca? » « Dopo le due » disse il secondo, guardando il cielo. « Ammainate il dinghy » disse Thomas Hudson. « E col fuoribordo dammi una latta di benzina in più. Dobbiamo spicciarci. » « Chi ti accompagna? » « Solo Ara e Willie e io. Voglio camminare svelto. » Capitolo 10. Nel dinghy i tre uomini avevano gli impermeabili avvolti intorno ai ninos. I nisios erano i fucili mitragliatori Thomp son nei loro astucci in lana di pecora. Gli astucci erano stati tagliati e cuciti da Ara, che non era un sarto, e Thomas Hudson aveva imbevuto la corta lana interna di un olio protettivo che mandava un debole odore di acido feni co. Era perché i fucili se ne stavano annidati nelle loro culle foderate di pecora, e perché le culle dondolavano quan do erano appese ai sostegni del secondo ponte, che i baschi li avevano battezzati "bambini". « Dacci una bottiglia d'acqua » disse Thomas Hudson al secondo. Quando Antonio la portò, fredda e pesante col grosso tappo metallico avvitato, lui la passò a Willie, che la ripose a prua. Ara adorava i motori fuoribordo e si mise a poppa. Thomas Hudson era in mezzo e Willie si acco vacciò a prua. Ara puntò dritto verso l'isola e Thomas Hudson guardò le nuvole che si ammassavano sopra la terraferma Quando furono in acque più basse Thomas Hudson co minciò a vedere i cumuli grigiastri di conchiglie che spun tavano dalla sabbia. Ara si sporse in avanti per dire: « Vuoi dare un'occhiata alla spiaggia, Tom? ». « Forse sarà meglio, prima che piova. » Ara diresse il dinghy verso terra, sollevando il motore un momento prima che la lancia toccasse il fondo. In quel punto la marea aveva scavato un canaletto, e lui vi spinse dentro la barca, facendola inclinare sulla sabbia. « Di nuovo a casa » disse Willie. « Come si chiama questa puttana? »
« Antòn. » « Antòn Grande, Antòn Chico o Antòn El Cabròn? » « Solo Antòn. Tu comincia da quel punto là e procedi verso est. Ti verremo a prendere noi con la barca. Io per lustrerò rapidamente questa spiaggia e Ara lascerà il dinghy laggiù, dopo il prossimo promontorio, e andrà avanti da quel punto. Io lo raccoglierò col dinghy e poi torneremo a pren dere anche te. » Willie aveva il suo nino avvolto nell'impermeabile, e se lo mise in spalla. « Se trovo qualche crucco, lo posso far fuori? » « Tutti meno uno, ha detto il colonnello » disse Thomas Hudson. « Cerca di risparmiarne uno sveglio. » « Prima di aprire il fuoco gli misurerò il quoziente d'in telligenza. » « E il tuo, te lo sei misurato? » « Il mio dev'essere bassissimo, altrimenti non sarei qui » disse Willie, e si avviò. Camminava con aria sprezzante e scrutava la spiaggia e la campagna davanti a sé con tutta l'attenzione possibile in un uomo. Thomas Hudson disse a Ara in spagnolo cos'avrebbero fatto e poi spinse il dinghy in acqua. S'incamminò lungo la spiaggia col nino sottobraccio e sentì la sabbia tra le dita dei piedi. Il dinghy stava già doppiando il piccolo promon torio. Era contento di essere sceso a terra e camminava più in fretta che poteva ma sempre studiando attentamente la spiaggia. Era una spiaggia simpatica e Thomas Hudson non aveva presentimenti, come sul mare qualche ora prima. Che strana mattina, pensò. Ma forse era solo la bonaccia. Lontano, davanti a sé, vedeva le nubi che continuavano ad ammassarsi. Ma la burrasca doveva ancora venire. Ora al sole non c'erano né simulie né zanzare e davanti a sé vide un airone, alto e bianco, ritto nell'acqua bassa con la testa, il collo e il becco sospesi. Guardava giù nell'acqua e quando Ara era passato col dinghy non era volato via. Bisogna rastrellarla attentamente anche se non credo che qui ci sia nulla, pensò. Oggi sono bloccati dalla bonaccia e perciò non perdiamo terreno e sarebbe criminale sorpassarli Perché non so altro su di loro? pensò. E colpa mia. Avrei dovuto scendere a terra e dare un'occhiata alla capanna che hanno costruito e alle impronte. Ho interrogato Willie e Ara, che sono davvero in gamba. Però avrei dovuto an darci io. E la ripugnanza che provo al pensiero d'incontrarli, pensò. E mio dovere e voglio catturarli e lo farò. Ma ho come l'im pressione di essere nel braccio della morte insieme a loro. Si odiano, quelli che sono nel braccio della morte? Non credo, se non hanno perduto il cervello. Proprio allora l'airone spiccò il volo e si allontanò lungo la spiaggia. Frenando poi con le grandi ali bianche, e fa
cendo due o tre goffi passettini, tornò a posarsi. Mi spiace di averlo disturbato, pensò Thomas Hudson. Perlustrò tutta la spiaggia sopra la linea dell'alta marea. Ma non vide impronte, tranne dov'era passata due volte una tartaruga. Aveva lasciato una larga traccia avanti e indietro e una pantanosa depressione dove aveva deposto le uova. Non ho il tempo di cercare le uova, pensò. Le nubi co minciavano a muoversi e a oscurarsi. Se fossero stati da questa parte dell'isola le avrebbero certo dissepolte loro. Guardò avanti ma non riuscì a vedere il dinghy perché c'era la curva di un altro promontorio. Continuò a camminare dove la sabbia era resa compatta dall'umidità dell'alta marea e vide i paguri con le loro con chiglie sulla groppa e le granceole che traversavano rapida mente la striscia di sabbia e s'immergevano. A destra, nel l'acqua bassa del canale, vide il grigio di un banco di mug gini e, quando si muovevano, la loro ombra sulla sabbia del fondale. Vide l'ombra di un enorme barracuda che fa ceva la posta ai muggini e poi vide le file di pesci, lunghi, pallidi e grigi, e apparentemente immobili. Continuò a camminare, con passo regolare, e presto i pesci furono lontani e lui tornò ad avvicinarsi all'airone. Vediamo se riesco a passargli davanti senza farlo volar via, pensò. Ma proprio quando era quasi all'altezza dell'ai rone, i muggini saltarono rigidamente fuori dall'acqua, con gli occhi grandi e la testa smussata, argentei nel sole ma non belli. Thomas Hudson si voltò a guardarli e cercò di vedere il barracuda che li stava attaccando. Non riuscì a scor gere quel pesce predatore: ma solo il balzo selvaggio dei muggini spaventati. Poi vide che il banco aveva ricostituito una grigia massa in movimento e quando voltò la testa l'ai rone era sparito. Lo vide volare con le sue ali bianche sopra l'acqua verde e davanti c'era la sabbia gialla della spiaggia e la fila degli alberi lungo il promontorio. Dietro Romano le nubi cominciavano a incupirsi e lui affrettò il passo per doppiare il promontorio e vedere dove Ara aveva lasciato il dinghy. Affrettare il passo gli procurò un'erezione e allora pensò: non è possibile che ci siano crucchi in giro. Non sarebbe mai successa una cosa simile se in giro ci fossero stati dei crucchi. Non lo so, pensava. Potrebbe succedere se ti sba gliavi e non lo sapevi. In fondo al promontorio c'era una distesa di sabbia di un bianco abbacinante e lui pensò: mi piacerebbe coricarmi qui. Sarebbe un posto buono. Poi vide il dinghy in fondo alla lunga spiaggia e pensò: all'inferno. Stanotte dormirò e farò l'amore col materassino pneumatico o con la tolda della nave. Tanto varrebbe che lo facessi con la tolda. Siamo insieme da un mucchio di tempo, quanto basta per poterci sposare. Chissà in giro cosa dicono di noi. Non dovresti
farle un torto. E invece non fai altro che metterle i piedi in testa. Che modo di agire è mai questo? E rovesciarle addosso il tè freddo. Non è carino. Per cosa te la tieni, in ogni caso? Per morirci sopra? Questo l'apprezzerebbe certamente. Camminarci sopra, starci sopra e morirci sopra. Un bel trattamento davvero. Vuoi fare qualcosa di pratico? Piantala con queste stronzate e ispeziona questa benedetta spiaggia e va' a prendere Ara. Continuò a camminare lungo la spiaggia e cercò di non pensare a nulla ma solo di osservare. Sapeva benissimo qual era il suo dovere e non aveva mai cercato di scansarlo. Ma oggi era sceso a terra quando avrebbe potuto farlo benis simo un altro al posto suo, ma quando lui rimaneva a bordo e loro non trovavano niente gli venivano i rimorsi. Osser vava ogni cosa. Ma non poteva far a meno di pensare. Forse farà più caldo dalla parte di Willie, pensò. Forse Ara avrà trovato qualcosa. So benissimo che è qui che io verrei se fossi in loro. Questo è il primo posto buono. Po trebbero esserci passati davanti e aver tirato dritto. O po trebbero essere passati tra Paredòn e Cruz. Ma non credo perché dal faro qualcuno li avrebbe visti, e di notte non sarebbero mai riusciti a passare, guida o non guida. Credo che siano andati più lontano. Forse li troveremo giù a Co co. Forse li troveremo proprio qui dietro. C'è un altro isolotto che dovremmo passare al setaccio. Non dimenti chiamo che si basano sempre sulla carta. Se non hanno rac colto un pescatore di qui, cioè. Non ho visto il fumo di nes suna carbonaia. Be', meno male che avremo perlustrato quest'isola prima della pioggia. Lo faccio volentieri, pensò. E soltanto la fine che non mi piace. Spinse in acqua il dinghy e vi salì, togliendosi la sabbia dai piedi mentre lo faceva. Tenne il nino, nell'impermeabile di gomma, a portata di mano e avviò il motore. Non aveva per il fuoribordo la passione di Ara, e non lo avviava mai senza ricordarsi di pulire e vuotare i tubi ingolfati del car burante e senza pensare alle candele difettose e ad altre delizie del piccolo motore. Ma Ara non aveva mai noie all'accensione. Quando il motore non funzionava, lo stu diava come un giocatore di scacchi potrebbe ammirare una mossa brillante da parte dell'avversario. Thomas Hudson navigò lungo la spiaggia ma Ara era più avanti e non riuscì a vederlo. Avrà quasi raggiunto Wil lie, pensò. Ma quando lo vide era quasi arrivato alla baia tra le mangrovie dove la sabbia finiva e le mangrovie crescevano verdi e massicce fin nell'acqua, con le radici scoperte come grovigli di serpi marrone. Allora notò l'albero che spuntava dalle mangrovie. Era tutto ciò che poteva vedere. Ma vedeva che Ara stava disteso dietro una piccola duna di sabbia, donde poteva vedere nella baia. Si sentiva prudere il cuoio capelluto come quando, al
l'improvviso, incappi in una macchina che viaggia contro mano. Ma Ara udì il motore e voltò la testa, e gli fece segno di avvicinarsi. Thomas Hudson raggiunse la costa nlvigan do obliquamente alle spalle di Ara. Il basco salì a bordo col nino avvolto nell'impermeabile, la canna avanti, sopra la spalla destra della vecchia camicia da spiaggia rigata. Sembrava soddisfatto. « Prosegui lungo il canale fin dove è possibile » disse. « Andiamo a cercare Willie. » « E una delle barche? » « Certo » disse Ara. « Ma sono sicuro che l'hanno ab bandonata. Sta per piovere, Tom. » « Hai visto niente? » « Niente. » « Neanch'io. » « E bella quest'isola. Ho trovato un vecchio sentiero che portava all'acqua. Ma non c'è passato nessuno. » « C'è acqua anche dalla parte di Willie. » « Ecco Willie » disse Ara. Willie era seduto sulla sabbia. Aveva le gambe piegate e il nino in grembo. Thomas Hud son fermò il dinghy davanti a lui. Willie li guardò, con i capelli neri sulla fronte, madida di sudore, e l'occhio sano azzurro e cattivo. « Dove siete stati voialtri lavativi? » chiese. « Quando sono stati qui, Wìllie? » « Ieri, a giudicare dagli stronzi » disse Willie. « O dovrei dire dai loro escrementi? » « Quanti? » « Otto in grado di escrementare e di questi tre con lo scrillo. » « Che altro? » « Hanno preso una guida o un pilota o come volete chiamarlo. » La guida che avevano trovato era un pescatore che aveva una capanna di fronde di palma ed era rimasto lì a salare pezzi di barracuda appesi a un cavalletto per poi venderli al cinese che comprava il pesce per i dettaglianti cinesi di generi alimentari che nei loro negozi avrebbero venduto il pesce secco come baccalà. A giudicare dal cavalletto, il pescatore doveva aver salato e seccato una discreta quan tità di pesce. « Crucchi mangiare tanto baccalà, d'ora in poi » disse Willie. « Perché parli a quel modo? » « Perché mi piace » disse Willie. « Tutti hanno una loro lingua personale, da queste parti. Come il basco o che dia volo è. Hai obiezioni se uso la mia? » « Sentiamo il resto. » « Dormito qui e acceso falò » disse Willie. « Mangiato carne maiale. Tutto come su isola massacro. Padron crucco non più scatolame. Oppure messo da parte. »
« Piantala di fare l'imbecille e dilla giusta. » « Mastro Hudson non si arrabbi. Tanto il vento e la pioggia gli faranno perdere tutto il pomeriggio. Non si agiti e ascolti il vecchio Willie, il celebre esploratore delle Pampas. Willie dice le cose a modo suo. » « Ma finiscila. » « Di', Tom, chi li ha trovati, i crucchi, due volte? » « E la barca? » « Barca kaputt. Fasciame sfondato, troppe tavole marce su fiancata. Un'asse caduta anche a poppa. » « Hanno urtato qualcosa avvicinandosi all'isola con la luce cattiva. » « E probabile. Be', la pianterò di fare l'imbecille. So no ripartiti in direzione ovest. Otto uomini e una guida. Forse nove, se per le sue grandi responsabilità il coman dante non era in grado di cagare, come a volte succede anche al nostro capo. Ed ecco che comincia a piovere. La barca che hanno abbandonato era tutta appestata e smer data dai maiali e dai polli e da quel camerata che abbiamo seppellito. C'è un altro ferito, ma dalle bende non sembra in cattivo stato. » « C'era del pus? » « Già. Ma abbastanza pulito come pus. Vuoi vedere tutto o ti fidi della mia parola? » « Mi fido della tua parola ma voglio vedere tutto. » Vide tutto, le orme, il fuoco, dove avevano dormito e fatto da mangiare, le bende scartate, il tratto di boscaglia che avevano usato come latrina, e il solco che la barca per la pesca delle tartarughe aveva tracciato nella sabbia quando l'avevano tirata in secco. Ormai pioveva a dirotto e cominciavano ad arrivare le prime folate di vento. « Mettetevi l'impermeabile e teneteci sotto il nino » disse Ara. « Tanto stasera li dovrò smontare. » « Ti aiuterò io » disse Willie. « Sentono il nostro fiato sulla nuca, Tom. » « Il mare è grande, e adesso hanno qualcuno che conosce bene la zona. » « Tu continua a ragionare come hai fatto finora » disse Willie. « Perché dovrebbe conoscere la zona meglio di noi? » « Immagino che la conosca bene, se è di qui. » « Vada al diavolo. Non vedo l'ora di darmi una bella lavata col sapone. Gesù, come ho voglia di sentire quest'ac qua dolce e il sapone sulla pelle. » Pioveva così forte, ormai, che quando doppiarono la punta non fu facile vedere la nave. La burrasca si era spo stata sull'oceano ed era così violenta e la pioggia così fitta che cercar di vedere la nave era come guardare un oggetto dietro una cascata. Così i serbatoi si riempiranno come niente, pensava Thomas Hudson. Butterà acqua da tutte le parti, dai rubinetti della cambusa e dallo sciacquone del cesso.
« Da quanti giorni non pioveva, Tom? » disse Willie. « Dovremo guardare sul giornale. Più di cinquanta, credo. » « E come quando arrivano i monsoni » disse Willie. « Passami la gottazza che levo un po' d'acqua. » « Tieni il nino all'asciutto. » « Ho il calcio tra le gambe e la canna sotto la spalla sinistra dell'impermeabile » disse Willie. « Non è mai stato meglio in vita sua. Dammi la gottazza. » A poppa della nave stavano tutti facendo il bagno nudi. S'insaponavano e stavano ritti ora su un piede ora sull'altro, piegandosi contro la pioggia sferzante mentre s'insapona vano e poi tornando a raddrizzarsi. Erano tutti molto scuri, ma con quella strana luce sembravano bianchi. Thomas Hudson pensò alle tele dei bagnanti di Cézanne e poi pensò che quella scena gli sarebbe piaciuto farla dipingere a Eakins. Poi pensò che avrebbe dovuto dipingerla lui, con la nave contro il bianco mugghiante della risacca che s'intravedeva sotto il grigio sferzante della pioggia, col nero degli altri nuvoloni che incalzavano e il sole che a tratti spuntava inargentando la pioggia scrosciante e risplendendo sui ba gnanti a poppa. Affiancò il dinghy alla barca e Ara lanciò una sagola e furono di nuovo a casa. Capitolo 11. Quella sera, dopo che la pioggia fu cessata e lui ebbe con trollato tutte le falle prodotte dalla lunga siccità, e prov veduto a farci mettere sotto delle pentole, e a segnare con una matita non la goccia ma il punto dove si era prodotta la falla vera e propria, furono stabiliti i turni di guardia, assegnati i vari compiti, e tutto fu discusso e concordato con Ara e il suo secondo. Poi, quando la cena finì ed ebbe inizio la partita di poker, lui salì sul secondo ponte. Aveva con sé uno schizzetto pieno di flit e il materassino pneu matico e una coperta leggera. Si sarebbe coricato, pensava, e non avrebbe pensato a nulla. A volte ci riusciva. Certe volte riusciva a pensare alle stelle senza chiedersi il perché e il percome e all'oceano senza problemi e all'alba senza quello che avrebbe portato. Si sentiva pulito dalla cima dei capelli alla punta dei piedi, grazie alla saponata sotto l'acquazzone che si era abbattuto sulla nave, e pensò: starò disteso qui, ecco tut to, a sentirmi pulito. Sapeva che era inutile pensare alla ragazza che era stata la madre di Tom o a tutte le cose che avevano fatto insieme e ai posti dov'erano stati o a come i loro rapporti si erano guastati. Era inutile pensare a Tom. Aveva smesso di farlo appena ricevuta la notizia. Inutile, poi, pensare agli altri. Aveva perduto anche loro, ed era inutile pensarci. Aveva barattato i suoi rimorsi per il
cavallo che inforcava adesso. Stattene buono, dunque, qua disteso, e ringrazia il sapone e la pioggia se ti senti così puli to, e fa del tuo meglio per non pensare a nulla. Hai imparato a farlo benissimo, da un po'. Forse ti addormenterai e farai dei bei sogni, o dei sogni curiosi. Stattene zitto, coricato sul materassino, a guardare la notte e a non pensare. Ara o Henry ti sveglieranno, se Peters riceve qualcosa. Di lì a poco dormiva già. Era tornato ragazzo e veniva su a cavallo per un ripiclo canyon. Poi il canyon si allar gava e c'era una lingua di sabbia in mezzo alle limpide acque del fiume, così limpide che si vedevano i ciottoli nell'alveo, e poi le trote ai margini dello specchio d'acqua mentre salivano incontro alle mosche morte portate dalla corrente. Era sempre in arcione e stava osservando le trote quando Ara lo svegliò. Il messaggio diceva: CONTINUATE ATTENTAMENTE RICER CHE DIREZIONE OVEST, con in fondo la parola cifrata. « Grazie » disse. « Se arriva qualcos'altro portamelo subito. » « Certo. Rimettiti a dormire, Tom. » « Stavo facendo un bellissimo sogno. » « Non raccontarmelo » disse Ara. « E forse si avvererà. » Tornò ad addormentarsi e quando si addormentò sorrise perché credeva di stare eseguendo gli ordini e di continuare le ricerche verso ovest. Siamo già piuttosto lontano, pen sava. Non credo che volessero farci andare tanto lontano. Dormì e sognò che la capanna di tronchi era bruciata e che qualcuno gli aveva ucciso il cerbiatto che, crescendo, si era trasformato in un bel daino. Qualcuno gli aveva ucciso il cane e lo trovò ai piedi di un albero e si svegliò co perto di sudore. Forse i sogni non sono la soluzione, si disse. Tanto var rebbe che la prendessi come sempre, senza speranza di anestesia. Forza, pensaci un po'. Ormai tutto quello che hai sono un problerna fonda mentale e i tuoi problemi intermedi. Questo è tutto quello che hai, perciò sarà meglio che ti piaccia. Sogni belli non ne farai più, perciò tanto vale che tu non dorma. Riposati, ecco tutto, e usa il cervello fino a quando anche lui smetterà di funzionare, e quando ti addormenti sappi che ti aspet tano gli orrori. E una specie di tombola, lo sai, e a te in premio sono toccati gli orrori. Hanno estratto i numeri, tu li hai coperti con i fagioli, hai vinto e alla fine ecco il re galo: un sonno difficile e poco simpatico. Buon per te che non hai vinto l'insonnia. Ma ormai questo è tutto quello che ti resta, perciò tanto vale che ti piaccia. Hai sonno? Dormi e immagina di svegliarti in un bagno di sudore. E allora? Allora niente. Ma ricordi quando dormivi tutta la notte con la ragazza ed eri sempre allegro e non ti svegliavi mai finché non era lei a svegliarti per fare l'amore? Ricor datelo, Thomas Hudson, e vedrai come ti farà bene.
Chissà quante altre medicazioni possono fare a quell'altro ferito. Se hanno avuto il tempo di portar via la cassetta del pronto soccorso avranno avuto il tempo di portar via anche dell'altra roba. Quale? Cosa pensi che abbiano oltre a quello che sai già? Non molto, credo. Delle pistole, forse e qualche pistola mitragliatrice. Forse qualche carica di dinamite che potrebbe fargli comodo. Devo immaginare che abbiano una mitragliatrice. Ma non credo. Non hanno vo glia di attaccar briga. Tutto quello che vogliono è filarsela su una nave spagnola. Se fossero stati in grado di combat tere, quella notte sarebbero tornati indietro e avrebbero occupato Confites. Forse no. Forse qualcosa li ha insospet titi e hanno visto i nostri fusti sulla spiaggia e hanno pensato che quella fosse la nostra base per la notte. Non potevano sapere chi eravamo. Ma avranno visto i fusti e pensato che da quelle parti c'era qualcosa che consumava un mucchio di benzina. E poi forse non volevano com battere, coi feriti. Ma la barca coi feriti avrebbe potuto restare al largo, di notte, mentre loro andavano a occupare la stazione radio, se volevano svignarsela con l'altro som mergibile. Vorrei sapere dov'è andato a finire. C'è qualcosa di molto strano, in questa storia. Pensa a qualcosa di allegro. Pensa a come sei partito col sole alle spalle. E ricordati che ora hanno uno che conosce il posto, insieme a tutto quel pesce salato, e che dovrai usare il cervello. Allora si addormentò e dormì be nissimo fino a due ore prima dell'alba quando lo svegliarono le simulie. Pensare ai problemi gli aveva fatto bene e il suo sonno fu senza sogni. Capitolo 12. Partirono prima che spuntasse il sole e Thomas Hudson navigò lungo il canale che con i banchi grigi visibili a destra e a sinistra sembrava un canale artificiale. Quando spuntò il sole era già uscito dal varco tra le secche e virò verso nord per portarsi in acque profonde oltre i pericolosi speroni rocciosi delle scogliere più esterne. Era un po' più lungo che passare all'interno ma era anche molto più sicuro. Quando spuntò il sole non c'era una bava di vento e il mare era così calmo che non si rompeva su nessuno sco glio. Sarebbe stata una giornata calda e umida, lo sapeva, e al pomeriggio avrebbero avuto ancora vento e pioggia. Il secondo venne su e si guardò intorno. Poi studiò attentamente la terra e la costa fino all'alta, brutta torre del faro. « Avremmo potuto passare tranquillamente all'interno. » « Lo so » disse Thomas Hudson. « Ma ho pensato che fosse meglio così. » « Un'altra giornata come ieri. Ma più calda. » « Non potranno fare molta strada. »
« Non potranno fare un metro. Saranno fermi da qualche parte. Vuoi sentire da quelli del faro se sono passati tra Paredòn e Coco, vero? » « Certo. » « Vado io. Conosco il guardiano. Puoi fermarti appena dietro l'isolotto che c'è in fondo. Non ci metterò molto » disse Antonio. « Non c'è nemmeno bisogno di ancorarsi. » « Ne hai, di gente con le spalle robuste, se vuoi salpare un'ancora. » « Manda su Ara e Willie, se hanno mangiato. Non do vrebbe arrivare nessuno, così vicino al faro, e controsole non si vede un accidente. Ma manda su anche George e Henry. Già che ci siamo, facciamo le cose per bene. » « Ricordati che qui le rocce arrivano fin quasi alla super ficie, Tom. » « Me lo ricordo e le vedo bene. » « Il vè lo vuoi freddo? » « Per piacere. E un panino. Prima manda su gli uomini. » « Arrivano subito. Poi ti mando su il tè e preparo tutto per scendere a terra. » « Bada a come parli, con loro. » « E per questo che ci vado io. » « Metti fuori anche un paio di lenze. Farà un effetto mi gliore, avvicinandosi al faro. » « Sì » disse il secondo. « Potremmo prendere qualcosa da regalare a quelli del faro. » I quattro salirono sul ponte e presero i soliti posti e Henry disse: « Hai visto qualcosa, Tom? ». « Una tartaruga con un gabbiano che le volava intorno. Credevo che volesse posarsi sulla groppa. Ma non l'ha fatto. » « Mi capitàst » disse George, che era un basco più alto di Ara e un buon atleta e un ottimo marinaio, ma non aveva, in molti sensi, nemmeno una piccola parte della forza di Ara. « Mi senior obispo » disse Thomas Hudson. « Va bene, Tom » disse George. « Se vedo dei sommer gibili veramente grossi vuoi che te lo dica? » « Se ne vedi uno grosso come quello che hai visto quella volta, tientelo per te. » « Me lo sogno ancora di notte » disse George. « Cambiamo discorso » disse Willie. « Ho appena fatto colazione. » « Quando ci siamo avvicinati mi sono sentito i cojones andar su come un ascensore » disse Ara. « Tu costhai pro vato, eh, Tom? » « Fifa. » « L'ho visto venir su » disse Ara. « E la prima cosa che ho sentito è stato Henry quando ha detto: "E una portae rei, Tom". » « Era quello che sembrava » disse Henry. « Non posso
farci niente. Direi la stessa cosa un'altra volta. » « Mi ha rovinato la vita » disse Willie. « Da allora non sono stato più lo stesso. Per un nichelino non avrei più ripreso il mare. » « Ecco » disse Henry. « Piglia questi venti cent e scendi a Paredòn Grande. Forse avranno da cambiare. » « Non voglio cambiare. Farò un biglietto cumulativo. » « Davvero? » chiese Henry. C'era stata un po' di ruggine, tra loro, dalle ultime due volte che avevano sostato al l'Avana. « Senti, pescecane » disse Willie. « Noi non stiamo com battendo dei sommergibili, o tu non saresti salito senza ingollare un cicchetto di nascosto. Stiamo solo inseguendo dei crucchi per farli fuori in una barca pontata e semi aperta. Questo dovresti essere in grado di farlo anche tu. » « I venti cent tienteli comunque » disse Henry. « Un giorno ti serviranno. » « Per metterteli... » « Piantatela, tutti e due. Ho detto di piantarla » disse Thomas Hudson. Li guardava tutti e due. « Mi spiace, Tom » disse Henry. « A me non spiace affatto » disse Willie. « Però domando scusa. » « Guarda, Tom » disse Ara. « Vicino alla riva, quasi al traverso. » « E lo scoglio che è quasi a fior d'acqua » disse Thomas Hudson. « Sulla carta è un po' più a est. » « No. Più avanti, volevo dire. Sette o ottocento metri. » « C'è un uomo che pesca i gamberi o che sta issando un bertovello. » « Non credi che dovremmo chiamarlo? » « E del faro, e a parlare con loro ci va Antonio. » « Peesce! Peesce! » gridò il secondo, e Henry chiese: « Posso prenderlo io, Tom? ». « Certo. Manda su Gil. » Henry andò giù e di lì a poco il pesce fece un salto e si rivelò un barracuda. Poi, qualche minuto dopo, Thomas Hudson udt Antonio borbottare mentre lo colpiva con la fiocina e poi udì i tonfi sordi del randello sulla testa del pesce. Attese il tonfo del pesce ributtato in acqua e guardò la scia per vedere com'era grande. Non ci fu nessun tonfo e allora gli venne in mente che in quel tratto di costa i barracuda erano buoni da mangiare, e che Antonio l'avreb be tenuto da portare al faro. Proprio allora udì il doppio urlo di « Peesce! » e questa volta non ci furono salti e la lenza prese a filare con un ronzio. Virò verso il largo, per portarsi in acque più profonde, e ridusse i giri dei motori. Poi, mentre la lenza continuava a filare, spense un motore e fece un mezzo giro verso il pesce. « Wahoo » gridò il secondo. « Grosso. » Henry tirò su il pesce fin quasi al pelo dell'acqua e allora
si affacciarono alla poppa e lo videro, lungo e appuntito in modo bizzarro, con le strisce visibilissime nell'azzurro del l'acqua profonda. Quando fu quasi a portata dell'arpione voltò la testa ed eseguì un'altra rapida immersione che lo fece sparire nell'acqua limpida in meno tempo di quello che ci vuole per schioccare le dita. « Fanno sempre così » disse Ara. « Va giù come un proiettile. » Henry lo tirò su rapidamente e affacciati alla poppa lo videro mentre veniva fiocinato e issato a bordo rigido e tremante. Le strisce erano di un azzurro vivo e le mascelle, taglienti come rasoi, si aprivano e si chiudevano con spa smodica inutilità. Antonio lo stese sulla poppa con la coda che batteva contro il fasciame. « jQué peto màs hermoso! » disse Ara. « E un bellissimo wahoo » ammise Thomas Hudson. « Ma staremo qui tutta la mattina, se continua così. Lascia fuori le lenze ma togli i finali » disse al secondo. Fece rotta verso il faro, sul suo alto sperone roccioso, e cercò di riguada gnare il tempo perduto fingendo sempre di stare pescando. L'attrito delle lenze nell'acqua curvava le canne. Henry venne su e disse: « Era un bel pesce, no? Mi sarebbe piaciuto prenderlo con una canna leggera. Non hanno una testa di una forma straordinaria? ». « Quanto peserà? » chiese Willie. « Antonio ha detto che dovrebbe pesare ventisei o venti sette chili, Willie. Scusa ma non ho avuto il tempo di chia marti. Veramente avrebbe dovuto essere tuo. » « Fa niente » disse Willie. « L'hai preso più in fretta di quanto avrei saputo fare io, e poi bisogna che andiamo d'accordo. Scommetto che potremmo prendere un mucchio di buon pesce davanti a questa costa. » « Ci verremo dopo la guerra. » « Un corno » disse Willie. « Dopo la guerra io sarò a Hollywood, a fare il consulente su come si fa l'idiota in alto mare. » « Te la caverai benissimo. » « Lo credo. E più di un anno che studio per prepararmi a questa carriera. » « Perché diavolo sei tanto incavolato, oggi, Willie? » chiese Thomas Hudson. « Non so. Mi sono svegliato così. » « Be', scendi in cambusa a vedere se quella bottiglia di tè è fredda e portamela su. Antonio sta macellando il pesce. Ti seccherebbe farmi un panino? » « No. Che panino? » « Pasta di arachidi e cipolla, se di cipolle ce n'è abba stanza. » « Sarà fatto, signore. Pasta di arachidi e cipolla. » « E cerca di farti passare la luna. » « Signorsì. Luna passata, signore. »
Quando Willie se ne fu andato, Thomas Hudson disse: « Vacci piano con lui, Henry. Ho bisogno di quel figlio di puttana e sa fare il suo mestiere. Ha solo la luna di traverso. » « Cerco di trattarlo bene. Ma è un tipo difficile. » « Be', sforzati di più. Sei stato tu a punzecchiarlo con quella storia dei venti cent. » Thomas Hudson guardò avanti, il mare liscio e gli scogli a babordo, pericolosissimi sotto la loro aria innocente. Era lieto di costeggiare quella brutta scogliera con la luce alle spalle. Compensava tutte le volte che aveva dovuto gover nare controsole e compensava parecchie altre cose. « Scusa, Tom » disse Henry. « Starò attento a quello che dico e anche a quello che penso. » Willie era risalito con la bottiglia vuota del rum piena di tè e avvolta in un tovagliolino di carta e con due ela stici intorno per tenere a posto il tovagliolino. « E freddo, capo » disse. « E l'ho isolata. » Porse a Thomas Hudson un panino, avvolto in un pezzo di tovagliolo di carta, e disse: « Una delle vette nell'arte del confezionatore di panini. Lo chiamiamo il Mount Eve rest Special. Solo per comandanti ». Anche là sul ponte, con quella bonaccia, Thomas Hudson poteva sentirgli il fiato. « Non ti sembra un po' presto, Willie? » « Nossignore. » Thomas Hudson lo guardò perplesso. « Come hai detto, Willie? » « Nossignore. Non mi ha sentito, signore? » « Va bene » disse Thomas Hudson. « Due volte ti ho sentito. Ma questa volta sentimi tu. Va' giù. Pulisci la cam busa e poi mettiti a prua, dove possa vederti, e preparati a gettare l'ancora. » « Sissignore » disse Willie. « Non mi sento bene, signore. » « Me ne frego di come ti senti, avvocato d'acqua salata. Se adesso non ti senti bene, tra poco ti sentirai molto peggio. » « Sissignore » disse Willie. « Non mi sento bene, signore. Dovrei farmi visitare dal medico di bordo. » « Lo troverai a prua. Bussa alla porta del cesso, mentre passi, e guarda se c'è. » « E proprio quello che volevo dire, signore. » « Cosa volevi dire? » « Niente, signore. » « E ubriaco fradicio » disse Henry. « No che non lo è » disse Thomas Hudson. « Per bere ha bevuto. Ma è più matto che ubriaco. » « E da tanto che è strano » disse Ara. « Ma lo è sempre stato. Nessuno di noi ha mai sofferto quanto lui. Io la sof ferenza non so nemmeno dove stiC di casa. » « Tom ha sofferto » disse Henry. « E beve tè freddo. » « Piantiamola con questi discorsi » disse Thomas Hudson.
« Io non ho mai sofferto, e se bevo il tè freddo è perché mi piace. » « Ma se prima non t'è mai piaciuto? » « Ogni giorno s'impara qualcosa di nuovo, Henry. » Si stalra avvicinando bene al faro e vedeva ormai lo sco glio all'esterno del quale avrebbe dovuto passare, e la tro vava una conversazione inutile. « Va' da lui, Ara, e vedi come sta. Non perderlo di vista. Tira su le lenze, Henry. George, va' giù ad aiutare Antonio col dinghy. Accompagnalo, se ha bisogno di qualcuno. » Quando rimase solo sul ponte sentì l'odore del guano sulle rocce e doppiò il promontorio e gettò l'ancora in due braccia d'acqua. Il fondo era pulito e c'era la marea. Alzò lo sguardo alla casa dipinta di bianco e alla torre del faro, alta e antiquata, e poi, oltre il roccione, ai verdi isolotti fitti di mangrovie e, dietro di loro, alla punta di Cayo Ro mano, bassa, rocciosa, brulla. Erano vissuti, a intervalli, per tanto tempo in vista di quell'isola, lunga, strana e appesta ta, e ne conoscevano una parte così bene e tante volte ave vano governato tenendo d'occhio i suoi punti di riferimen to, e in circostanze così buone e così cattive, che era sempre una grossa emozione, per lui, avvistarla o perderla di vista. Qra eccola là, nella sua più squallida e spoglia condizione che affiorava dal mare come un deserto spinoso. C'erano cavalli selvaggi e bestiame e maiali selvatici, su quella grande isola, e chissà quanta gente si era illusa di poterla colonizzare. Possedeva colline coperte da un folto tappeto erboso con belle valli e macchie di bosco, e una volta c'era stata una colonia chiamata Versailles dove i francesi avevano tentato di vivere a Romano. Qra tutte le case erano abbandonate tranne quella grande, e una volta che vi era approdato per rifornirsi d'acqua Thomas Hudson aveva visto i cani delle baracche insieme ai maiali che si erano scavati la tana nel fango, e sia i cani che i maiali erano grigi sotto il manto compatto di zanzare che li copriva. Era un'isola meravigliosa quando il vento di levante soffiava giorno e notte e potevi camminare per due giorni con un fucile senza incontrare anima viva. Era una terra incontaminata come quando Colombo era sbar cato su quella costa. Poi, quando il vento cessava, dagli acquitrini giungevano a nubi le zanzare. Dire che venivano a nubi, pensò, non è una metafora. Venivano davvero a nubi, e con le loro punture potevano uccidere un uomo. Quelli che cerchiamo non possono essersi fermati a Ro mano. Non con questa bonaccia. Avranno proseguito lungo la costa. « Ara » chiamò. « Che c'è, Tom? » chiese Ara. Sul ponte arrivava sem pre con un salto, e vi atterrava con la leggerezza di un acrobata ma col peso dell'acciaio. « Qual è la situazione? »
« Willie non è in sé, Tom. L'ho messo all'ombra e gli ho dato qualcosa da bere e l'ho fatto coricare. Adesso è tranquillo, ma ha uno sguardo un po' troppo fisso. » « Avrà preso troppo sole sulla testa. » « Forse. Se non è un'altra cosa. » « Che altro c'è? » « Gil e Peters dormono. Gil stanotte aveva l'incarico di tenere sveglio Peters. Henry dorme e George è sceso a terra con Antonio. » « Dovrebbero tornare presto. » « Torneranno. » « Bisogna tenerlo all'ombra, Willie. Sono stato stupido a mandarlo a prua. Ma l'ho fatto per la disciplina, senza pensare. » « Sto smontando e pulendo le grosse e ho controllato tutte le micce dell'altra roba dopo l'umidità e la pioggia di ieri. Ieri sera, dopo la partita, abbiamo smontato e pu lito e lubrificato tutto. » « Ora, con quest'umidità, dobbiamo fare un controllo quotidiano, sia che si spari sia che non si spari. » « Lo so » disse Ara. « Dovremmo sbarcare Willie. Ma non possiamo farlo qui. » « Cayo Francés? » « Forse. Ma sarebbe meglio l'Avana, e farlo partire di là. Parlerà, Tom. » Thomas Hudson pensò una cosa e poi se ne pentì. « Non avremmo mai dovuto prenderlo, con quella te sta, dopo che lo hanno dimesso » disse Ara. « Lo so. Ma l'abbiamo preso. Quanti errori abbiamo fatto, perdio? » « Non troppi » disse Ara. « Ora posso andar giù a finire il lavoro? » « Sì » disse Thomas Hudson. « Molte grazie. » « A sUe òrdenes » disse Ara. « Vorrei che fossero ordini migliori » disse Thomas Hudson. Antonio e George stavano arrivando col dinghy e Antonio salì subito sul ponte e lasciò che George e Henry issassero a bordo la lancia e il motore. « Be'? » disse Thomas Hudson. « Devono essere passati durante la notte, quando la brezza stava per calmarsi » disse Antonio. « Al faro li avrebbero visti, se fossero entrati nel canale. Di barche per la pesca delle tartarughe il vecchio col palischermo e i bertovelli non ne ha viste. Chiacchiera di tutto e l'avrebbe riferito, dice il guardiano del faro. Credi che dovremmo tornare indietro a chiedere a lui? » « No. Io penso che siano giù a Puerto Coco, oppure a Guillermo. » « Dove, più o meno, dovrebbero essere arrivati col ven to che restava. »
« Sei sicuro che di notte non potrebbero essere entrati nel canale? » « Nemmeno col miglior pilota che sia mai vissuto. » « Allora dobbiamo trovarli sotto Coco o giù a Guillermo. Salpiamo l'ancora e via. » Era una costa molto irregolare e lui si tenne lontano da tutto e seguì l'isobata di cento braccia. Lontano c'erano una costa bassa e rocciosa e scogliere frastagliate e lunghe lingue di sabbia scoperte dalla bassa marea. Il turno di guar dia era di quattro uomini e Gil era a sinistra di Thomas Hudson. Thomas Hudson guardò verso terra e vide il primo verde delle mangrovie e pensò: che brutto posto con que sta bonaccia. Le nuvole avevano già formato un grande cumulo nel cielo e lui pensò che la pioggia sarebbe ca duta prima. Oltre Puerto Coco ci sono due o tre posti che devo ispezionare, pensava. Sarà meglio virare un po' più stretto ed entrare là dentro. « Henry » disse. « Tieni il timone a 285, eh? Voglio andar giù a vedere come sta Willie. Grida, se avvisti qual cosa. Non occorre sorvegliare il tratto di mare verso la riva, Gil. Piglia il quarto di prua a tribordo. C'è l'acqua troppo bassa, verso terra, perché possano essere là dentro. » « Preferirei continuare così » disse Gil. « Se non ti sec ca, Tom. C'è quell'incredibile canale che rasenta quasi la spiaggia e la guida potrebbe averceli portati per nascon derli tra le mangrovie. » « Giusto » disse Thomas Hudson. « Manderò su Antonio. » « Potrei avvistare l'albero in mezzo alle mangrovie, con questo cannocchiale. » « Ne dubito. Ma chissà. » « Per favore, Tom. Se non ti secca. » « Ti ho già detto che va bene. » « Scusa, Tom. Ma pensava che là dentro una guida po trebbe condurcela. Una volta ci siamo entrati anche noi. » « E abbiamo dovuto uscire dalla stessa parte da cui era vamo entrati. » « Lo so. Ma se il vento si è calmato e hanno dovuto na scondersi in fretta e furia. Non vorrai che li sorpassiamo. » « Vero. Ma siamo troppo lontani perché tu possa vedere l'albero di una barca. E poi, probabilmente, taglierebbero dei rami di mangrovia per camuffarlo. » « Lo so » disse Gil con una cocciutaggine tutta spagnola. « Ma io ho un'ottima vista e questo è un binocolo a dodici ingrandimenti e c'è la bonaccia che mi permette di vederci bene e... » « Ti ho già detto che va bene. » « Lo so. Ma volevo spiegarti. » « Ti sei spiegato benissimo » disse Thomas Hudson. « E se trovi l'albero di una barca puoi ficcarmelo su per il culo con le noccioline e tutto. » Gil rimase un po' offeso dalla battuta ma la trovò umo
ristica, specie il fatto delle noccioline, e perlustrò le man grovie col binocolo fin quasi a cavarsi gli occhi dalla testa. Sotto, Thomas Hudson parlava con Willie e guardava il mare e la terra. Era sempre strano constatare quante cose in meno vedevi quando eri giù dal ponte e, finché sotto le cose andavano bene, si sentiva uno sciocco a occupare un altro posto che non fosse il suo. Cercava sempre di mantenere i contatti necessari e di evitare l'idiozia di una ispezione che non ispeziona un bel niente. Ma aveva dele gato un'autorità sempre maggiore ad Antonio, che era un marinaio molto migliore di lui, e ad Ara, che era molto migliore come uomo. Sono entrambi migliori di me, pen sava, eppure è bene che al comando ci stia io, servendomi della loro esperienza e del loro talento e della loro decisione. « Willie » disse. « Sul serio, come stai? » « Mi spiace di essermi comportato come uno stupido. Ma non sto mica tanto bene, Tom. » « Le regole sul bere le conosci » disse Thomas Hudson. « Non esistono. E non voglio certo ricorrere a parole come onore, eccetera. » « Lo so » disse Willie. « Sai che non sono un ubriacone. » « Non ci sono ubriaconi su questa nave. » « Tranne Peters. » « Non l'abbiamo scelto noi. Ce lo hanno assegnato. Ha i suoi problemi anche lui. » « Il suo problema è il Vecchio Angus » disse Willie. « E vedrai come faranno presto, i suoi porci problemi, a diven tare anche i nostri. » « Lasciamo stare Peters » disse Thomas Hudson. « Hai altro che ti rode? » « Solo in generale. » « Come? » « Be', io sono mezzo matto e tu sei mezzo matto e poi abbiamo questa ciurma di mezzi santi e mezzi disperati. » « Non è una brutta cosa essere un mezzo santo e mezzo disperato. » « Lo so. E magnifico. Ma una volta le cose erano più regolari, e io ci avevo fatto l'abitudine. » « Willie, guarda che tu non hai un cavolo di niente. E il sole che ti ha fatto male, e sono sicuro che il bere ti rovina. » « Ne sono sicuro anch'io » disse Willie. « Non sto cer cando di fare il lavativo, Tom. Ma sei mai diventato matto sul serio? » « No. Non ci sono mai riuscito. » « E un bel guaio » disse Willie. « E per poco che duri, è sempre troppo. Ma ecco, hai ragione, smetterò di bere. » « No. Cerca solo di moderarti come hai sempre fatto. » « Bevevo solo per non impazzire. » « Si beve sempre per qualcosa. » « Certo. Ma questo non era uno scherzo. Credi che ti
direi una balla, Tom? » « Tutti diciamo balle. Però non credo che lo faresti apposta. » « Torna pure sul ponte » disse Willie. « Vedo che non fai che guardare l'acqua come se fosse una ragazza che cerca di scapparti. Non berrò niente tranne forse l'acqua di mare e aiuterò Ara a farli a pezzi e a rimetterli insieme. » « Non bere, Willie. » « Se ti ho detto di no, è no. » « Lo so. » « Senti, Tom. Posso farti una domanda? » « Quella che vuoi. » « A te come vanno le cose? » « Maluccio, direi. » « A dormire ci riesci? » « Non tanto. » « Stanotte? » « Sì. » « Perché hai fatto quella camminata sulla spiaggia » dis se Willie. « Torna pure sul ponte e non pensare a me. Io e Ara daremo un'occhiatina ai ferri del mestiere. » Capitolo 13. Avevano battuto la spiaggia di Puerto Coco, in cerca di tracce, e col dinghy passarono tra le mangrovie. C'erano dei posti buonissimi per nascondervi una barca. Ma non trova rono nulla e il vento si levò prima del solito con una pioggia fitta e pesante che abbattendosi sul mare dava l'impressio ne che questo volesse balzare in aria in bianchi zampilli fulminei. Thomas Hudson aveva camminato sulla spiaggia ed era tornato indietro passando all'interno, dietro la laguna. Ave va trovato il posto dove, con l'alta marea, venivano i feni cotteri, e aveva visto molti ibis rossi, i cocos che davano il nome all'isoletta, e un paio di mestoloni rosa che frugavano col becco nella marna ai limiti della laguna. Erano bellis simi, col rosa vivo del piumaggio contro il grigio della mar na, e i rapidi, delicati movimenti in avanti, e avevano la tre menda, avida impersonalità di certi trampolieri. Non poté osservarli a lungo perché voleva assicurarsi che la gente che cercava non avesse lasciato la barca tra le mangrovie e non si fosse accampata più in alto per sfuggire alle zanzare. Non trovò niente, tranne il sito di una vecchia carbonaia e uscì sulla spiaggia dopo il primo scroscio di pioggia. E Ara lo aveva raccolto col dinghy. Ara amava correre in fuoribordo nel vento e sotto la piog gia, e aveva detto a Thomas Hudson che nessuno dei cer catori aveva trovato niente. Erano tutti a bordo tranne Willie, che aveva scelto il tratto di spiaggia più lontano di là dalle mangrovie.
« E tu? » chiese Ara. « Io niente. » « Questa pioggia calmerà i bollenti spiriti di Willie. Ti porto a bordo e poi vado a prendere lui. Dove credi che sia no, Tom? » « A Guillermo. Io sarei andato là. » « Anch'io. Anche Willie la pensa così. » « Come stava? » « Ce la sta mettendo tutta, Tom. Lo conosci. » « Sì » disse Thomas Hudson. Si affiancarono alla nave e lui salì a bordo. Thomas Hudson guardò Ara che faceva ruotare il dinghy sulla poppa e si allontanava sotto la pioggia scrosciante. Poi chiese una salvietta e si asciugò nel pozzetto di poppa. Henry disse: « Non vuoi niente da bere, Tom? Eri ba gnato fradicio ». « Uno me lo farei volentieri. » « Rum liscio ti va? » « Benissimo » rispose Thomas Hudson. Andò giù a pren dere un camiciotto e un paio di pantaloncini corti e vide che erano tutti su di giri. « Ci siamo fatti tutti un rum liscio » disse Henry, e gli portò un bicchiere mezzo pieno. « Non credo che così, se ti asciughi subito, qualcuno possa pigliarsi il raffreddore E tu? » « Ciao, Tom » disse Peters. « Hai deciso di unirti al no stro gruppetto di bevitori salutisti? » « Quando ti sei svegliato? » gli chiese Thomas Hudson. « Quando ho sentito un rumore gorgogliante. » « Farò anch'io un rumore gorgogliante, una di queste notti, per vedere se ti sveglia. » « Non preoccuparti, Tom. Ci pensa Willie a farmelo, ogni notte. » Thomas Hudson decise di non bere. Poi, visto che tutti avevano bevuto e sembravano felici e contenti durante una missione assai poco felice, pensò che non bere sarebbe stata una piccineria. Tra l'altro, ne aveva una gran voglia. « Facciamo a metà » disse a Peters. « Tu sei l'unico figlio di puttana ch'io conosca capace di dormire meglio con la cuffia che senza. » « A metà non serve a niente » disse Peters, trincerandosi dietro l'abbandono della formale disciplina. « A metà non beviamo nessuno dei due. » « Bevine uno dei tuoi, allora » disse Thomas Hudson. « Quella roba mi piace quanto a te. » Gli altri li guardavano e Thomas Hudson vide contrarsi i muscoli della mascella di Henry. « Bevi » disse Thomas Hudson. « E stanotte falli fun zionare meglio che puoi, tutti i tuoi misteriosi macchinari. Per te e per il resto di noi. » « Per tutti » disse Peters. « Chi è l'uomo più laborioso su
questa nave? » « Ara » disse Thomas Hudson, e mentre si guardava in torno bevve il primo sorso di rum. « E tutti gli altri che sono a bordo, perdio. » « Alla tua, Tom » disse Peters. « Alla tua » disse Thomas Hudson, e sentì le parole che, fredde e stantie, gli morivano in bocca. « Al re della cuf fia » disse, per ritrovare qualcosa che aveva perduto. « A tutti i rumori gorgoglianti » aggiunse, già molto più in là di dove avrebbe dovuto essere. « Al mio comandante » disse Peters, tirando anche lui troppo la corda. « Mettila come vuoi » disse Thomas Hudson. « Noi non abbiamo articoli al riguardo. Ma va bene, mi accontenterò. Dillo ancora. » « Alla tua, Tom. » « Grazie » disse Thomas Hudson. « Ma mi venga un ac cidente se berrò ancora alla tua salute prima che tu e tutte le tue radio vi mettiate a funzionare. » Peters lo guardò e nel viso gli entrò la disciplina e nel corpo, che era in cattiva forma, il portamento di un uomo che tre volte aveva prestato servizio militare perché c'era qualcosa in cui credeva e che se n'era andato, come Willie. per un'altra cosa, e disse, automaticamente e senza riserve: « Signorsì ». « Alla tua » disse Thomas Hudson. « E metti in moto le tue macchine miracolose. » « Sì, Tom » disse Peters, senza riserve e senza più la vo glia di scherzare. Be', credo che basti, pensò Thomas Hudson. Meglio la sciare le cose come stanno e tornare a poppa ad attendere il ritorno dell'altro ragazzo difficile. Con Peters non riesco mai a sentirmi come si sentono tutti gli altri. Spero di sa pere quanto loro quali sono i suoi difetti. Ma Peters ha qualcosa. E come un falso, portato così avanti da trasfor marsi in vero. Non sa usare la roba che abbiamo, questo è certo. Ma forse è capace di cose assai migliori. Willie è lo stesso, pensò. Sotto questo aspetto si somi gliano. Certo che ormai dovrebbero essere qui. Vide il dinghy arrivare sotto la pioggia e sulla massa d'ac qua ìn movimento che si arricciava e spumeggiava sotto la furia del vento. Quando salirono a bordo erano bagnati da capo a piedi. Non avevano usato l'impermeabile per tenerlo avvolto intorno ai ninos. « Salve, Tom » disse Willie. « Nient'altro che un culo ba gnato e una pancia che brontola. » « Prendi i bambini » disse Ara, e porse i mitra avvolti negli impermeabili agli uomini che erano a bordo. « Niente? » « Niente moltiplicato per dieci » disse Willie. Era a pop pa, gocciolante, e Thomas Hudson gridò a Gil di portare due
asciugamani. Ara tirò su la lancia per la barbetta e salì a bordo. « Niente di niente di niente » disse. « Tom, ce li pagano gli straordinari per la pioggia? » « Dovremmo pulire subito quelle armi » disse Willie. « Prima asciughiamoci » disse Ara. « Sono bagnato quan to basta. Prima non riuscivo mai a bagnarmi e adesso ho la pelle d'oca anche sul culo. » « Tom » disse Willie. « Sai che quei figli di puttana pos sono camminare anche con questo tempo, se terzarolano e hanno abbastanza fegato. » « Ho pensato anche a questo. » « Io credo che di giorno, con la bonaccia, se ne stiano buo ni buoni in qualche posto, e che viaggino con queste bur rasche pomeridiane. » « Dove sono arrivati, secondo te? » « Non oltre Guillermo. Ma potrebbero essere anche più in là. » « Partiremo all'alba e li prenderemo a Guillermo do mani. » « Forse li troveremo e forse non ci saranno più. » « Sicuro. » « Perché diavolo non abbiamo il radar? » « A che ci servirebbe, in questo momento? Cosa vedi sul lo schermo, Willie? » « Va bene, terrò la bocca chiusa » disse Willie. « Scusa mi, Tom. Ma dare la caccia a qualcosa con l'UHF che non ha un marco... » « Lo so » disse Thomas Hudson. « Ma tu vuoi dargli la caccia meglio di quello che abbiamo fatto noi? » « Sì. Va bene? » « Va bene. » « Voglio prendere quei figli di puttana e ammazzarli tutti. » « A che servirebbe? » « Non ricordi più il massacro? » « Non m'incanti con la scusa del massacro, Willie. Non sono mica nato ieri. » « D'accordo. Voglio ammazzarli e basta. Va bene? » « Meglio della storia del massacro. Ma io voglio dei pri gionieri di un U-boote operante in queste acque che siano in grado di parlare. » « L'ultimo che hai avuto non ha parlato molto. » « No. Non avresti parlato molto neanche tu, se ti fossi trovato nei suoi panni. » « Va bene » disse Willie. « Posso bere un sorso della razione autorizzata? » « Certo. Mettiti della roba asciutta e non fare casino. » « Con nessuno? » « Cerca di crescere » disse Thomas Hudson « Crepa » disse Willie, e sorrise.
« Così mi piaci » disse Thomas Hudson. « Continua COSi. » Capitolo 14. Quella notte vi furono tuoni e ful.rnini e piovve fin verso le tre del mattino. Peters, con la radio, non riuscì a captare niente, e dormirono tutti nell'afa e nell'umidità della cabina finché la pioggia cessò e le simulie tornarono a volare e li svegliarono tutti, l'uno dopo l'altro. Thomas Hudson spruz zò nella cabina una nuvola di flit e vi furono dei colpi di tosse e poi meno manate e bruschi movimenti. Svegliò Peters spruzzandolo di flit da capo a piedi e Peters scosse la testa, con la cuffia ancora sulle orecchie, e disse sottovoce: « Mi sono fatto in quattro, Tom, tutta la notte. Ma non arriva niente ». Thomas Hudson guardò il barometro con una torcia elet trica e vide che stava risalendo. Presto comincerà a soffiare il vento. Be', non possono dire di non aver avuto fortuna un'altra volta. Ora devo pensare anche a questo. Tornò a poppa e spruzzò nella cabina tutto il flit che poteva senza svegliare gli uomini. Sedette a poppa a guardare la notte chiara, spruzzandosi ogni tanto di flit. Erano a corto d'insettifugo ma di flit ne avevano in quantità. Dove uno era sudato bruciava un po', ma era sempre meglio delle simulie. L'efletto di queste ultime difleriva da quello delle zanzare in quanto non riu scivi a sentirle, prima che colpissero, e la puntura produ ceva un prurito istantaneo. La puntura produceva poi un gonfiore della grandezza di un pisellino. In certi punti della costa e sulle isole erano più virulente che in altri. Le pun ture, almeno, sembravano assai più fastidiose. Ma questo, pensò, potrebbe dipendere dallo stato in cui si trova la nostra pelle, bruciata e indurita com'è. Non capisco come facciano gli indigeni a resistere. Dev'essere gente con la pelle dura per vivere su questa costa e nelle Bahamas quando non soffiano gli alisei. Seduto a poppa, aguzzava lo sguardo e tendeva l'orec chio. C'erano due aerei, alti nel cielo, e ne ascoltò il pulsare dei motori finché esso divenne impercettibile. Grossi bombardieri che vanno a Camagucy sulla rotta africana o che vanno direttamente in qualche posto e non ci riguardano. Be', pensò, a loro le simulie non fanno né caldo né freddo. Ma neanche a me. Vadano all'inferno. All'inferno i bombardieri e all'inferno le simulie. Però vor rei proprio che spuntasse l'alba e che potessimo andarcene di qui. Abbiamo ispezionato tutto fino all'estremità del promontorio, grazie a Willie, e allora mi terrò nel cana letto che corre ai margini del banco. C'è solo un punto brutto, e con la luce del mattino posso vederlo benissimo anche se c'è bonaccia. Poi andremo a Guillermo.
Erano già in viaggio, quando spuntò l'alba, e Gil, che aveva gli occhi migliori, ispezionava la verde linea costiera col binocolo a dodici ingrandimenti. Erano abbastanza vi cini alla riva perché si potesse vedere il ramo tagliato di una mangrovia. Thomas Hudson era al timone. Henry di vedetta dall'altra parte. Willie dava manforte a Gil. « Qui, comunque, non si sono fermati » disse Willie. « Ma dobbiamo controllare » disse Ara, di vedetta con Henry dalla parte del mare. « Certo » disse Willie. « Dicevo soltanto. » « Dov'è la Pattuglia dell'Aurora di quella porca nave da melassa di Cayo Francés? » « Mica fanno la ronda la domenica, no? » chiese Willie. « Oggi dev'essere domenica. » « Tra poco si leverà il vento » disse Ara. « Guardate i cirri. » « Ho paura di una cosa » disse Thomas Hudson. « Che siano passati dal varco di Guillermo. » « Vedremo. » « Diamoci dentro e andiamo a vedere » disse Willie. « Questa storia comincia a darmi ai nervi. » « E l'impressione che a volte ho anch'io » disse Henry. Willie lo guardò e sputò fuoribordo. « Grazie, Henry » disse. « Era l'impressione che volevo dare. » « Piantatela » disse Thomas Hudson. « Vedete, a tri bordo, quell'enorme scoglio corallino appena sotto il pelo dell'acqua? E lì che non dobbiamo andare a sbattere. Al l'interno, signori, c'è Guillermo. Vedete com'è verde e promettente? » « Un'altra porca isola » disse Willie. « Fumo di carbonaie se ne vede? » chiese Thomas Gil brandeggiò accuratamente col binocolo e disse: « No Tom ». « Con la pioggia che c'è stata stanotte è impossibile che ci sia del fumo » disse Willie. « Qui ti sbagli, ragazzo mioo una volta tanto » disse Thomas Hudson. « Può darsi. » « No. Potrebbe piovere a catinelle tutta la notte senza spegnere una di quelle grandi carbonaie. Ho visto piovere per tre giorni di seguito senza che questo desse a una di esse il minimo fastidio. » « Tu le conosci meglio di me » disse Willie. « D'accor do, potrebbe esserci del fumo. Speriamo che ci sia. » « Qui l'acqua è bassa e il fondo cattivo » disse Henry. « Non credo che con la burrasca potrebbero rasentare questa costa. » Alla luce del mattino videro quattro sterne e due gab biani che volavano intorno alle secche. Avevano trovato qualcosa e si stavano tuffando. Le sterne gridavano e i gab biani stridevano.
« Cos'hanno trovato, Tom? » chiese Henry. « Non so. Un banco di pesci piccoli, si direbbe, troppo profondo per poterlo attaccare. » « Quei poveri bastardi di volatili devono alzarsi prima di noi, la mattina, per guadagnarsi la vita » disse Willie. « La gente non apprezza tutta la fatica che fanno. » « Dove vuoi passare, Tom? » chiese Ara. « Più vicino al banco che posso e su dritto fino alla punta dell'isola. » « Vuoi dare un'occhiata anche a quell'isolotto a forma di mezzaluna col relitto? » « Gli farò un giro intorno, da vicino, in modo che pos siate ispezionarlo col binocolo. Poi getterò l'ancora nel l'ansa dietro la punta di Guillermo. » « La getteremo noi » disse Willie. « Questo è implicito. Perché sei già così scorbutico a quest'ora del mattino? » « Non sono scorbutico. Stavo solo ammirando l'oceano e questa bellissima costa sulla quale Colombo ha posato gli occhi per primo. Fortuna che non ho prestato servizio sotto di lui. » « Io ho sempre creduto il contrario » disse Thomas Hudson. « Ho letto un libro su di lui all'ospedale di San Diego » disse Willie. « Sono un'autorità in materia, e posso dire che aveva un fottuto equipaggio peggiore di questo. » « Questo non è un equipaggio fottuto. » « No » disse Willie. « Non ancora. » « Va bene, esperto di Colombo. Vedi quel relitto venti gradi a dritta? » « Quello deve vederlo chi è di vedetta a tribordo » disse Willie. « Ma lo vedo benissimo anch'io, con l'oc chio buono, e posso dirti che c'è una sula delle Bahamas appollaiata sopra. Sarà venuta a darci una mano. » « Bene » disse Thomas Hudson. « E proprio quello che Ci occorre. » « Probabilmente avrei potuto essere un grande ornito logo » disse Willie. « La nonna teneva i polli. » « Tom » disse Ara. « Non credi che si possa andare più vicino? C'è l'alta marea, adesso. » « Certo » rispose Thomas Hudson. « Di'ad Antonio di andare a prua e di farmi sapere quant'acqua ho. » « Tutta quella che ti serve, Tom » gridò Antonio. « Drit to fino all'isola. Lo conosci, questo canale. » « Sì. Volevo solo essere sicuro. » « Vuoi che governi un po' io? » « Grazie » disse Thomas Hudson. « No. » « Ora sì che possiamo veder bene anche la parte alta » disse Ara. « Studiala attentamente, Gil. Io ti darò una mano. Guardala col binocolo metro per metro. » « Chi prende il primo quarto a mare? » chiese Willie.
« E, comunque, perché ti sei messo al mio posto? » « Quando Tom ti ha detto di guardare il relitto. Cam biamo automaticamente. Quando tu sei andato a tribordo, io sono passato a babordo. » « Troppo nautico per me » disse Willie. « A a destra e non se ne parli più. Perché non dici destra e sinistra, come quando sei al timone? » « Sei stato tu a parlare della guardia a tribordo » disse Henry. « Giusto. E d'ora in poi dirò sopra e sotto e il davanti e il didietro della barca. » « Willie, mettiti con Gil e Ara a ispezionare la spiag gia col binocolo » disse Thomas Hudson. « La spiaggia, fino al primo terzo dell'isola. » « Sì, Tom » disse Willie. Era facile vedere se c'era qualcuno che abitava a Cayo Guillermo da quello che era, per quasi tutto l'anno, il lato sopravvento. Ma mentre navigavano lungo la costa, a distanza ravvicinata, non si fece vivo nessuno. Quando ebbero la punta al traverso Thomas Hudson disse: « Farò il giro dell'isolotto a forma di mezzaluna tenendomi più vicino che posso, e voi ispezionatelo tutti col binocolo. Se notate qualcosa possiamo fermarci e calare in acqua il dinghy ». Cominciava a levarsi la brezza e il mare cominciava ad agitarsi, ma ancora non si rompeva sulle secche a causa dell'alta marea. Thomas Hudson guardò avanti, verso la piccola isola rocciosa. Sapeva che all'estremità occiden tale c'era il relitto di una nave affondata, ma con l'alta marea si vedeva, sott'acqua, solo una massa confusa tra il rosso e il marrone. All'interno di quest'isolotto c'era una piccola laguna e una spiaggia sabbiosa, ma Thomas Hudson sapeva che non avrebbe visto la spiaggia finché non avesse doppiato il relitto. « C'è qualcuno che vive sull'isola » disse Ara. « Vedo del fumo. » « Vero » disse Willie. « E dal lato sottovento e il vento lo spinge verso ovest. » « Il fumo è quasi al centro di dove dovrebbe esserci la spiaggia » disse Gil. « Vedi l'albero di una barca? » « Nessun albero » disse Gil. « Di giorno l'albero potrebbero anche sfilarlo » disse Willie. « Ai vostri posti » disse Thomas Hudson. « Ara, tu sta qui con me. Willie, di'a Peters di collegarsi, che qual cuno possa sentirlo o no. » « Cosa pensi? » gli chiese Ara quando gli altri se ne furono andati. « Penso che se stessi pescando e seccando del pesce sarei venuto qui da Guillermo quando è arrivata la bonac
cia portando le zanzare. » « Anch'io. » « Carbonaie su quest'isola non ce ne sono, e il fumo è poco. Perciò dev'essere un fuoco recente. » « Se non è la fine di uno più grande. » « Ci ho pensato. » « Tra cinque minuti vedremo. » Doppiarono il relitto, sul quale si era appollaiata una altra sula, e Thomas Hudson pensò: i nostri alleati arri vano di corsa. Quando furono sottovento Thomas Hudson vide la spiaggia sabbiosa, il verde sullo sfondo e una ca panna dalla quale si levava un filo di fumo. « Grazie a Dio » disse. « Come sopra » disse Ara. « Avevo paura anche del l'altra cosa. » Di barche nemmeno l'ombra. « Ormai dovremmo essere vicinissimi. Scendi subito a terra con Antonio e dimmi cosa trovate. Mi metterò là vicino al banco. Di'agli altri di stare ai propri posti e di comportarsi con naturalezza. » Il dinghy girò su se stesso e partì verso la spiaggia. Thomas Hudson vide Antonio e Ara camminare verso la capanna coperta di ramaglia. Procedevano più in fretta che potevano ma senza correre. Gridarono qualcosa e una donna uscì dalla capanna. Era scura come le indiane della costa ed era scalza e aveva i capelli che le arrivavano fin quasi alla vita. Mentre parlava, uscì un'altra donna. Era scura anche lei, e aveva i capelli lunghi e un bambino in braccio. Come ebbe finito di parlare, Ara e Antonio strinsero la mano alle due donne e tornarono al dinghy Lo spinsero in acqua e avviarono il motore e tornarono indietro. Antonio e Ara salirono sul ponte superiore mentre il dinghy veniva issato a bordo. « C'erano due donne » disse Antonio. « Gli uomini sono fuori a pescare. La donna col bambino ha visto una barca per la pesca delle tartarughe imboccare il canale che va dentro. C'è entrata quando si è levata la brezza. » « Cioè un'ora e mezzo fa » disse Thomas Hudson. « Col riflusso che è appena cominciato. » « Che va forte » disse Antonio. « E anche molto in fretta, Tom. » « Quando sarà al minimo, non c'è abbastanza acqua per passare. » « No. » « Tu cosa pensi? » « La nave è tua. » Thomas Hudson fece una brusca virata e portò i due motori a duemilasettecento giri e si diresse verso la punta dell'isola. « Anche loro possono incagliarsi » disse. « All'inferno. »
« Possiamo sempre gettare l'ancora, se si mette troppo male » disse Antonio. « E se anche c'incagliamo è un fondo di marna. Marna e fango. » « E punte rocciose » disse Thomas Hudson. « Di'a Gil che venga su a badare alle boe. Ara, tu e Willie con trollate tutte le armi. Tu resta quassù, Antonio, per pia cere. » « Questo canale è un gran bastardo » disse Antonio. « Però non è impossibile. » « E impossibile con l'acqua bassa. Ma forse s'incaglierà anche l'altra figlia di puttana, o magari il vento verrà meno. » « Il vento non verrà meno, Tom » disse Antonio. « E fermo e costante, ormai. » Thomas Hudson guardò il cielo e vide le lunghe penne bianche delle nuvole del vento dell'est. Poi guardò avanti oltre la punta dell'isola principale, verso le lingue di terra che cominciavano ad affiorare. Sapeva che là sareb bero cominciati i suoi guai. Infine guardò il gruppo di sordinato di isolotti davanti a sé, che sembravano macchie verdi sull'acqua. « Vedi il segnale, Gil? » chiese. « No, Tom. » « Forse sarà solo un ramo d'albero, o magari un ba stone. » « Non vedo ancora niente. » « Dovrebbe essere dritto a prua. » « Lo vedo, Tom. E un bastone, piuttosto lungo. Dritto a prua. » « Grazie » disse Thomas Hudson. I bassifondi ai lati della barca erano, al sole, di un bian co giallastro, e l'acqua che usciva dal canale, sotto la spinta della marea, era quella, verdissima, della laguna interna. Non era né ofluscata né intorbidita dalla marna dei bassifondi perché il vento non aveva avuto il tempo di gonfiare l'oceano contrastandone l'azione. Questo faci litava la navigazione. Allora Thomas Hudson vide com'era stretto il varco oltre il segnale e si sentì prudere il cuoio capelluto. « Puoi farcela, Tom » disse Antonio. « Stringi contro il banco che hai a dritta. Vedrò il passaggio appena ci arriviamo. » Thomas Hudson si tenne vicinissimo al banco di tri bordo e continuò ad avanzare piano piano. A un certo punto guardò il banco di babordo e vide che era più vicino di quello a tribordo e allora strinse ancora di più. « Tira su del fango? » chiese. « Acqua torbida. » Arrivarono alla brutta svolta e non era poi così brutta come credeva lui. Meglio della strettoia dalla quale erano appena usciti. Ora il vento soffiava piuttosto forte e, men
tre imboccavano il passaggio, Thomas Hudson se lo sen tiva sulla spalla nuda. Il vento era al traverso. « Segnale dritto a prua » disse Gil. « E solo un ramo d'albero. » « L'ho visto. » « Tienila più vicina al banco di tribordo, Tom » disse Antonio. « C'è il vento che spinge. » Thomas Hudson andò quasi a sfiorare il banco di tri bordo come se stesse parcheggiando la macchina contro il marciapiede. Non sembrava affatto un marciapiede, pe rò, ma il terreno fangoso e frastagliato di un vecchio campo di battaglia, quando combattevano con grandi con centrazioni di artiglieria, emerso improvvisamente dal fon do dell'oceano e spiegatosi, come una carta geografica in rilievo, alla sua destra. « Quanto fango stiamo tirando su? » « Parecchio, Tom. Possiamo ancorarci appena fuori di qui. Di qua da Contrabando. O sottovento » propose Antonio. Thomas Hudson voltò la testa e vide Cayo Contrabando, un'isola piccola e verde e serena, e disse: « All'inferno. Punta il binocolo su quell'isola, Gil, per favore, e guarda se nel canale c'è qualche barca per la pesca delle tartaru ghe. Gli altri due segnali li vedo già ». Questo canale era facile da percorrere. Ma in fondo Thomas Hudson vedeva bene, sulla destra, il banco di sabbia che cominciava ad affiorare. Più si avvicinavano a Cayo Contrabando, più stretto si faceva il canale. « Tienila a babordo di quel segnale » disse Antonio. « E quello che sto facendo. » Passarono davanti al segnale, che era solo un ramo secco. Era bruno e frustato dal vento e Thomas Hudson pensò che col vento che c'era avrebbero trovato meno acqua della Mean Low Water. « Come andiamo col fango? » chiese ad Antonio. « Male, Tom. » « Vedi qualcosa, Gil? » « Solo i segnali. » L'acqua, ormai, cominciava a essere lattiginosa. Col vento il mare si era gonfiato ed era impossibile vedere il fondo e i banchi tranne quando la nave, passando, li scopriva. Così non va, pensava Thomas Hudson. Ma non va nean che per loro. Che, tra l'altro, dovranno bordeggiare. Cosa per la quale occorrono dei veri marinai. Ora devo decidere se hanno preso il canale vecchio o quello nuovo. Dipende dal pilota. Se è giovane, probabilmente avrà preso quello nuovo. Quello aperto dall'uragano. Se è vecchio, proba bile che prenda quello vecchio, per abitudine e perché è più sicuro. « Antonio » disse. « Vuoi prendere il canale vecchio o quello nuovo? »
« Sono brutti tutti e due. Non c'è molta differenza. » « Tu cosa faresti? » « Getterei l'ancora sotto Contrabando e aspetterei l'al ta marea. » « Non arriverà tanto presto da permetterci di farcela di giorno. » « E quello il problema. Mi hai solo chiesto cosa farei. » « Proviamo a passare per questo figlio di puttana. » « La nave è tua, Tom. Ma se non li prendiamo noi, li prenderà qualcun altro. » « Ma perché Cayo Francés non ha sempre dei ricogni tori sulla zona? » « Sono passati stamattina. Non l'hai visto? » « No. E perché non me l'hai detto? » « Credevo che tu l'avessi visto. Uno di quei piccoli idrovolanti. » « Merda » disse Thomas Hudson. « Sarà stato quando ero al cesso col generatore in funzione. » « Be', ora non c'è nessuna differenza » disse Antonio. « Ma, Tom, i due prossimi segnali sono caduti. » « Vedi i due prossimi segnali, Gil? » « Non vedo nessun segnale. » « All'inferno » disse Thomas Hudson. « Tutto quello che devo fare è stringere su quel merdoso isolotto che viene dopo e tenermi lontano dalla lingua di sabbia che corre parallela da nord a sud. Poi puntiamo su quell'isola più grande con le mangrovie e là di fronte cerchiamo il canale, vecchio o nuovo che sia. » « Il vento di levante sta pompando fuori tutta l'acqua. » « All'inferno anche il vento di levante » disse Thomas Hudson. Com'ebbe pronunciato queste parole, sembrarono un'orribile bestemmia, la più grave e la più antica di tut te quelle che potevano aver a che fare con la religio ne cristiana. Sapeva che stava parlando contro uno dei grandi amici di tutti quelli che vanno per mare. Perciò, siccome aveva bestemmiato, invece di scusarsi ripeté la frase . « Non dici sul serio, Tom » disse Antonio. « Lo so » disse Thomas Hudson. Poi disse tra sé, facendo un atto di contrizione e ricordando inesattamente i versi: " Soffia, soffia, o vento dell'ovest. Che la pioggerella giù possa venire. Cristo, se il mio amore fosse tra le mie braccia e io ancora nel mio letto". E lo stesso vento, perdio, solo che è un'altra la latitudine, pensò. Vengono da due diversi continenti. Ma sono buoni e leali e amichevoli tutti e due. Poi ripeté di nuovo tra sé: "Cristo, se il mio amore fosse tra le mie braccia e io ancora nel mio letto". » L'acqua, ormai, era così fangosa che per dirigere la barca non si sapeva più cosa guardare, a parte le rocce che spun tavano dall'acqua e il risucchio prodotto dalla nave sSoran do i banchi laterali. George era a prua con lo scandaglio e
Ara impugnava una lunga pertica. Misuravano la profondità e la gridavano a Thomas Hudson sul ponte. Thomas Hudson aveva l'impressione che tutto questo fosse già successo, in un brutto sogno. Ne avevano navigati tanti, di canali difficili. Ma questa era un'altra cosa, già successa una volta o l'altra in vita sua. Forse era successa in tutta la sua vita. Ma ora succedeva con tale intensità che Thomas Hudson aveva l'impressione di dominare la situa zione e insieme di esserne prigioniero. « Vedi niente, Gil? » chiese. « Niente. » « Vuoi che dica a Willie di salire? » « No. Tutto quello che vedrebbe Willie lo vedo anch'io. » « In ogni caso, credo che dovrebbe stare qui. » « Come desideri, Tom. » Dieci minuti dopo erano in secca. Capitolo 15. Si erano incagliati in un tratto di melma e di fondo sabbioso che avrebbe dovuto essere indicato da una boa, o da un segnale qualsiasi, e il livello del mare continuava ad abbas sarsi. Il vento soffiava a tutto spiano e l'acqua era torbida e fangosa. Davanti alla barca c'era un'isola verde, di media grandezza, che sembrava accucciata nell'acqua, e a sinistra c'era un gran numero di isole piccolissime. A destra e a sini stra c'erano dei tratti di bassofondo che cominciavano ad affiorare col recedere della marea. Thomas Hudson vide stormi di uccelli delle isole roteare in mezzo al cielo e po sarsi sui banchi per mangiare. Antonio aveva calato il dinghy e, con Ara, gettò un'ancora a prua e due ancorotti a poppa. « Credi che ce ne voglia un'altra a prua? » chiese Tho mas Hudson ad Antonio. « No, Tom. Non credo. » « Se aumenta d'intensità, il vento può spingerci contro la marea quando viene. » « Non credo che lo farà, Tom. Ma potrebbe. » « Mettiamone una piccola sopravvento e spostiamo la grossa sottovento. Così non avremo nulla di cui preoccu parci. » « D'accordo » disse Antonio. « Meglio un'ancora in più che arenarci un'altra volta in un brutto posto. » « Già » disse Thomas Hudson. « Ne abbiamo già parlato. » « Ancorarsi è sempre la cosa migliore. » « Lo so. Ti ho solo chiesto di metterne un'altra piccola e di spostare quella grossa. » « Sì, Tom » disse Antonio. « Ad Ara piace salpare le ancore. » « Salpare le ancore non piace a nessuno. » « Ara. »
Antonio sorrise e disse: « Sarà. Comunque sono d'accor do con te ». « Ci si mette sempre d'accordo, prima o poi. » « Ma cerchiamo di non farlo quando è troppo tardi. » Thomas Hudson seguì la manovra e guardò avanti, verso l'isola verde coperta di mangrovie di cui la bassa marea aveva già messo a nudo le scure radici. Potrebbero essere nell'insenatura a sud di quell'isola, pensò. Questo vento soffierà fino alle due o alle tre del mattino, e quelli potreb bero cercare di svignarsela e di prendere l'uno o l'altro dei due canali alle prime luci del giorno, quando la marea comincia a salire. Potrebbero poi traversare, per tutta la notte, quel gran lago di una baia dove tutto dovrebbe andare liscio come l'olio. Hanno i fari e un buon canale per uscire dall'altra parte. Dipende tutto dal vento. Da quando avevano dato in secca si era sempre sentito, in un certo senso, come se gli avessero concesso una tregua. Quando si erano incagliati aveva sentito il violento urto della nave come se a essere colpito fosse stato lui. Capì che il fondo non era roccioso, mentre la nave toccava. Lo sentiva nelle mani e attraverso le piante dei piedi. Ma incagliarsi, per lui, era stato come essere feriti. Poi, più tardi, aveva cominciato a provare quel senso di tregua che danno le ferite. Aveva sempre l'impressione che fosse un brutto so gno e che tutto questo fosse già accaduto. Ma non era accaduto così e ora, arenato, godeva di un temporaneo rinvio. Sapeva che era solo un rinvio ma ne approfittò per distendere i nervi. Ara salì sul ponte e disse: « Il fondo è buono, Tom, e terrà. Le ho fissate con una cima a quella grossa. Così, quando alziamo la grossa, possiamo partire subito. Abbiamo attaccato un gavitello, con una cima, a ciascuna delle due ancore di poppa ». « Ho visto. Grazie. » « Non farti sangue cattivo, Tom. Quei figli di puttana possono essere appena dietro quell'altro isolotto. » « Non mi faccio il sangue cattivo. Mi sento bloccato, ecco tutto. » « Non è mica come scassare una macchina o perdere la nave. Siamo in secca e aspettiamo l'alta marea, tutto qui. » « Lo so. » « Le eliche sono intatte. E solo nel fango fino al culo. » « Lo so. Ce l'ho messa io. » « Verrà via con la stessa facilità con cui si è impantanata. » « Sicuro. » « Tom. C'è qualcosa che ti preoccupa? » « Di che cosa dovrei preoccuparmi? » « Niente. Mi stavo solo chiedendo se eri preoccupato. » « All'inferno le preoccupazioni » disse Thomas Hudson. « Andate giù, tu e Gil. Guardate che tutti mangino bene e stiano allegri. Poi andremo a ispezionare quell'isola. E
tutto quello che possiamo fare. » « Willie e io potremmo andarci subito. Non dobbiamo mangiare, noi. » « No. Ci vado io più tardi con Willie e Peters. » « Io no? » « No. Peters parla tedesco. Non dirgli che dovrà scen dere a terra. Sveglialo soltanto e fagli bere una vasca di caffè. » « Perché non posso venire anch'io? » « Il dinghy è troppo piccolo. » Gil gli lasciò il binocolo e andò giù con Ara. Thomas Hudson studiò attentamente l'isola e vide che le mangrovie erano troppo alte per fargli indovinare cosa c'era dentro. Sul la parte solida dell'isola c'erano altri alberi, misti alle man grovie, che raggiungevano un'altezza anche maggiore. Di conseguenza era impossibile vedere se dal rifugio a ferro di cavallo che c'era dall'altra parte spuntasse l'albero di una barca. Il binocolo gli infastidiva gli occhi e allora lo infilò nell'astuccio e appese a un gancio la cinghia del l'astuccio e depose il binocolo orizzontalmente su uno dei ripiani del portabombe. Era felice di essere di nuovo solo sul ponte superiore e approfittò di quel breve momento di tregua per distendere i nervi. Guardò gli uccelli dell'isola che cercavano qualcosa da mangiare sulle secche e ricordò cosa avevano significato, per lui, da ragazzo. Non gli facevano più l'effetto di una volta, e non aveva alcun desiderio di ucciderli. Ma ricordava i giorni con suo padre, quando se ne stavano nascosti su una lingua di sabbia, a breve distanza dagli uccelli da ri chiamo, e come quelli arrivavano appena il livello del mare cominciava ad abbassarsi, scoprendo le secche, e come, fi schiando, attirava lo stormo che volteggiava sopra la loro testa. Era un fischio melanconico e lo emise in quel mo mento e uno stormo cambiò direzione. Ma gli uccelli scar tarono davanti alla nave arenata e andarono a mangiare più lontano. Ancora una volta perlustrò l'orizzonte col binocolo e non vide l'ombra di una barca. Forse ce l'hanno fatta, pensò, per il canale nuovo e il passaggio interno. Sarebbe bello se li avesse catturati qualcun altro. Ormai non possiamo più prenderli senza combattere. A un dinghy non si arren dono di certo. Aveva tanto pensato con la loro testa che cominciava ormai a esserne stufo. Sono stufo, pensò, stufo davvero. Be', se non altro so cosa devo fare. Così non è difficile. Il dovere è una cosa magnifica. Non so cos'avrei fatto, senza il dovere, da quando è morto Tom junior. Avresti potuto dipingere, si disse. O fare qualcosa di utile. Forse, pensò. Ma il dovere è più semplice. Questa è una cosa utile, pensò. Non sei d'accordo? Serve anche questo a farla finita. Ed è per questo che lavoriamo
tutti. Solo Dio sa cosa diavolo c'è sotto. Nell'inseguire questi signori ce la siamo cavata benino. Ora concediti dieci minuti di riposo e poi riprendi a fare il tuo dovere. Benino un corno, pensò. Ce la siamo cavata benissimo. « Non vuoi mangiare, Tom? » gridò Ara. « Non ho fame, figliolo » disse Thomas Hudson. « Pren derò la bottiglia di tè freddo che è in ghiaccio. » Ara gliela porse, dal basso, e Thomas Hudson la prese e si appoggiò all'angolo del ponte superiore. Bevve dalla bottiglia di tè freddo e guardò l'isola più grande davanti a lui. Ormai le radici delle mangrovie si vedevano benissi mo e sembrava che l'isola fosse sui trampoli. Poi vide uno stormo di fenicotteri arrivare da sinistra. Volavano bassi sull'acqua, e sotto i raggi del sole erano bellissimi da vedere. Il lungo collo era piegato all'ingiù e le assurde zampe tese; immobili mentre le ali rosa e nere battevano, portan doli verso il banco di melma più avanti sulla destra. Thomas Hudson li guardava e si stupiva dei becchi bianchi e neri puntati verso terra e della macchia rosa che facevano nel cielo, che toglieva ogni importanza alla bizzarra struttura individuale; ma a lui davano sempre un brivido, a uno a uno. Poi, quando furono davanti alle mangrovie, invece di traversare l'isola li vide virare bruscamente a destra. « Ara » chiamò. Ara venne su e disse: « Sì, Tom ». « Verifica tre niros con sei caricatori a testa e mettili nella barca con una dozzina di bombe a mano e la cassetta media del pronto soccorso. Manda su Willie, per favore. » I fenicotteri si erano posati sul banco all'estrema destra e stavano mangiando avidamente. Thomas Hudson li stava osservando quando Willie disse: « Guarda quei porci di fenicotteri ». « Qualcosa li ha spaventati e non hanno sorvolato l'isola. Sono certo che quella barca è là dentro. O un'altra barca. Vuoi venire con me, Willie? » « Certo. » « Hai finito di mangiare? » « Il condannato ha consumato un lauto pasto. » « Da' una mano ad Ara, allora. » « Ara viene con noi? » « Prendo Peters perché parla tedesco. » « Non potremmo prendere Ara, invece? Non vorrei tro varmi con Peters in uno scontro. » « Peters lo scontro potrebbe anche evitarlo, proprio per ché sa il tedesco. Senti, Willie. Io voglio dei prigionieri, e non voglio che il loro pilota ci lasci la pelle. » « Tu poni un mucchio di condizioni, Tom, e dimentichi che loro sono otto o forse anche nove, e noi tre. E poi chi diavolo sa che noi sappiamo che hanno questo pilota? » « Lo sappiamo. » « Non facciamo tanto i nobili, perdio. »
« Ti ho chiesto se volevi venire. » « Io ci vengo » disse Willie. « Ma quel Peters... » « Peters combatterà. Mandami su Antonio e Henry, eh, per cortesia. » « Tu credi che siano là dentro, Tom? » chiese Henry. « Ne sono sicuro. » « Non potrei venire con te, Tom? » chiese Henry. « No. Nella lancia ci stanno solo tre persone. Se ci ca pita qualcosa, cercate d'inchiodarla coi pezzi da 50 appena cerca di uscire col primo riflusso della marea. Poi la trove rete nella baia lunga. Sarà danneggiata. Probabilmente non riuscirà nemmeno a uscire. Pigliate un prigioniero, se po tete, e mettetevi a rapporto a Cayo Francés. » « Non potrei venire io al posto di Peters? » chiese Henry. « No, Henry. Mi rincresce. Ma lui parla tedesco. Hai un buon equipaggio » disse Thomas Hudson ad Antonio. « Se ci va tutto liscio lascerò a bordo Willie e Peters con tutto quello che c'è e col dinghy porterò indietro un prigioniero. » « L'ultimo prigioniero che abbiamo avuto non è durato molto. » « Cercherò di prenderne uno sano, buono e robusto. An date giù a vedere se è tutto a posto. Voglio osservare ancora un po' questi fenicotteri. » Thomas Hudson rimase sul secondo ponte a guardare i fenicotteri. Non è solo il colore, pensava. Non è solo il nero su quel rosa vivo. E la grandezza e il fatto che sono brutti nei particolari eppure, in generale, di una bellezza perver sa. Dev'essere un uccello vecchissimo, che risale a chissà quanto tempo fa. Non li guardava col binocolo perché ora i particolari non lo interessavano. Lo interessava quella massa rosa sul grigic e sul marrone della secca. Intanto erano arrivati altri due stormi e i banchi avevano ormai dei colori che lui non avrebbe mai osato mettere su una tela. O forse sì, pensò, avrei osato. E bello vedere dei fenicotteri prima di fare questa gitarella. Meglio non dare agli uomini il tempo di preoccuparsi o di fare troppe riflessioni. Scese dal ponte e disse: « Gil, va' su e tieni il binocolo puntato sull'isola. Henry, se senti un gran baccano e poi la barca per la pesca delle tartarughe dovesse sbucare da die tro l'isola, sparale via quella porca della prua. Tutti segua no i superstiti col binocolo in modo da poterli scovare do mani. Otturate le falle della lancia, se ne ha, e adoperatela. La barca per la pesca delle tartarughe ha una scialuppa e potete ripararla e usare anche lei, se non l'abbiamo ridotta troppo male ». Antonio disse: « Altri ordini? ». « Fate funzionare l'intestino e niente porcherie. Saremo di ritorno tra poco. Coraggio, gentiluomini hastardi. An diamo. » « La nonna diceva sempre che io non ero un bastardo »
disse Peters. « Diceva che ero il bambino più bello e più legittimo di tutta la contea. » « Anche mia madre diceva che non ero un bastardo » disse Willie. « Dove dobbiamo metterci, Tom? » « Sarà molto più bella se a prua ci starai tu. A poppa mi metterò io. » « Sali e andiamo » disse Willie. « Ora sì che hai una bella nave. » « Proprio quella che fa per noi » disse Thomas Hudson. « Andiamo. Salga pure a bordo, signor Peters. » « Felice di essere a bordo, ammiraglio » disse Peters. « Buona caccia » disse Henry. « Crepa » rispose Willie. Il motore si avviò e il dinghy partì verso la silhouette dell'isola che ora, da quella nuova posizione, sembrava essere sprofondata nell'acqua. « Mi accosterò alla barca e l'abborderemo senza preav viso. » I due uomini annuirono, uno a mezzo dinghy e l'altro a prua. « Mettetevi le armi a tracolla. Me ne infischio se si ve dono » disse Thomas Hudson. « Non saprei dove nasconderlo » disse Peters. « Ora mi sembra di essere uno dei muli di mia nonna. » « Buon per te. Il mulo è un bravissimo animale. » « Tom, me le devo ricordare tutte quelle stronzate sul pilota? » « Ricordatele, ma usa il cervello. » « Be' » disse Peters. « Allora non abbiamo più problemi. » « Silenzio, adesso » disse Thomas Hudson. « Abborde remo la barca tutti e tre nello stesso momento e se quelli sono sottocoperta, tu, Peters, gli ordinerai in crucco di uscire con le mani in alto. Smettiamo di parlare, ora, per ché da lontano è molto più facile sentire delle voci che il ronzio di un fuoribordo. » « Cosa facciamo se non vengono fuori? » « Willie tira dentro una bomba a mano. » « Cosa facciamo se sono in coperta? » « Spazziamo la coperta secondo i settori. A me la poppa. Peters a mezza nave. A te la prua. » « Poi io lancio una bomba a mano? » « Certo. Bisogna che i feriti si possano salvare. Ecco perché ho portato la cassetta. » « Credevo che fosse per noi. » « Anche per noi. Silenzio, adesso. E tutto chiaro? » « Più chiaro della merda » disse Willie. « Non c'è stata nessuna distribuzione di tappi per buco del culo? » chiese Peters. « Li hanno lanciati da un aereo stamattina. Non hai avu to il tuo? » « No. Ma la nonna diceva sempre che avevo la digestione più lenta di tutti i bambini del sud. Uno dei miei pannolini
è allo Smithsonian Institute della Confederazione. » « Piantala con queste stronzate » disse Willie, piegandosi all'indietro per non dover alzare la voce. « E facciamo tutto questo alla luce del giorno, Tom? » « Adesso. » « Mi venga un accidente » disse Willie. « Sono proprio capitato in un branco di ladri e di bastardi. » « Silenzio, Willie, e vediamo come combatti. » Willie annuì con la testa e davanti a sé, con l'occhio buono, guardò il verde isolotto di mangrovie che se ne stava in punta di piedi sulle sue radici un po' rosse e un po' marrone. Prima che doppiassero la punta aggiunse solo una cosa: « Che belle ostriche ci sono su quelle radici ». Thomas Hudson annuì. Capitolo 16. Videro la barca quando doppiarono la punta dell'isola ed entrarono nel canale che la divideva da un altro isolotto. Era ormeggiata con la prua vicino alla riva e aveva delle piante rampicanti appese all'albero e il ponte era coperto di rami di mangrovia appena tagliati. Willie si sporse all'indietro e, con la bocca quasi contro l'orecchio di Peters, disse a bassa voce: « Manca la scia luppa. Passa parola ». Peters voltò la faccia bitorzoluta e lentigginosa e disse: « Manca la scialuppa, Tom. Dev'esserci qualcuno a terra ». « Allora l'abbordiamo e l'aflondiamo » disse Thomas Hud son. « Stesso piano. Passa parola. » Peters si sporse in avanti per dire qualcosa all'orecchio di Willie e la testa di Willie annuì. Poi Willie alzò la mano per fare il noto segno dello zero. Zero come in buco del culo, pensò Thomas Hudson. Raggiunsero la barca alla mas sima velocità consentita da quel macinino da caffè del loro motore, e Thomas Hudson l'affiancò abilmente senza urta re. Willie alzò il grappino sopra la murata e diede uno strattone e i tre uomini furono sul ponte quasi nello stesso momento. Sotto i piedi avevano dei rami di mangrovia col loro odore fresco e morto e Thomas Hudson vide l'albero drappeggiato di piante rampicanti come se ora fosse di nuo vo un sogno. Vide il boccaporto spalancato e, a prua, un altro boccaporto aperto e coperto di frasche. Sul ponte non c'era nessuno. Thomas Hudson fece segno a Willie di passare avanti, al di là di questo boccaporto, e tenne l'altro sotto la mira del suo mitra. Controllò che la levetta di sicurezza fosse sul l'automatico. Sotto i piedi nudi sentiva la dura rotondità delle frasche, la sdrucciolevolezza delle foglie e il calore del tavolato. « Digli di uscire con le mani in alto » disse pianissimo
a Peters. Peters disse qualcosa in un tedesco aspro e gutturale. Nessuno rispose e non accadde nulla. Il cocco della nonna ha una buona pronuncia, pensò Tho mas Hudson, e disse: « Aggiungi che gli diamo dieci se condi per uscire. Saranno trattati come prigionieri di guer ra. Poi conta fino a dieci ». Le parole di Peters echeggiarono sulla barca come quelle di una sentenza di condanna. Dalla voce non si direbbe che abbia paura, pensava Thomas Hudson, e voltò rapidamente la testa per vedere se era apparsa la scialuppa. Vide solo le radici marrone e il verde delle mangrovie. « Conta fino a dieci e buttane una dentro » disse. « Bada a quel fottuto boccaporto di prua, Willie. » « E coperto da quelle porche frasche. » « Mollane una dentro con le mani appena Peters ha lan ciato la sua. Non tirarla. » Peters arrivò al dieci e, là in piedi, alto e dinoccolato come un lanciatore sul suo monticello, tenendo il mitra sotto il braccio sinistro, strappò con i denti la sicura della bomba, la tenne un momento in mano, fumante, come per scaldarla, e la gettò, col movimento dal basso in alto di un Carl Mays, nell'oscurità del boccaporto. Mentre lo guardava, Thomas Hudson pensò: è un grande attore e non crede che là sotto ci sia nulla. Thomas Hudson si lasciò cadere sul ponte, tenendo il boccaporto sotto la mira del suo Thompson. La bomba di Peters esplose con un lampo e uno schianto fragoroso e Thomas Hudson vide Willie scostare dolcemente la rama glia per mollare una bomba a mano nel boccaporto di prua. Allora, a destra dell'albero, dove pendevano le piante ram picanti, vide la canna di un'arma spuntare tra i rami dello stesso boccaporto intorno al quale stava armeggiando Willie. Sparò, ma dalla canna uscirono cinque rapidi lampi bianchi, con uno strepito simile a quello della raganella di un bam bino. Poi la bomba di Willie esplose con un lampo abbaci nante e Thomas Hudson vide Willie, negli ombrinali, che toglieva la sicura a un'altra bomba a mano da lanciare. Peters giaceva su un fianco con la testa sulla murata. Il sangue gli colava dalla testa negli ombrinali. Willie tirò e la bomba a mano fece un rumore diverso perché prima di scoppiare era rotolata nel ventre della barca. « Ce ne saranno degli altri di questi vigliacchi? » gridò Willie. « Gliene caccio un'altra nella pancia da qui » disse Tho mas Hudson. Si chinò e si mise a correre per defilarsi ri spetto al boccaporto e strappò la sicura a un'altra bom ba, grigia, solida, pesante e scanalata nel suo pugno, e passando davanti al boccaporto la fece rotolare verso pop pa. Vi fu lo schianto, il boato e un po' di fumo dove il
fasciame del ponte si squarciò. Willie stava guardando Peters e Tom si avvicinò per guardarlo anche lui. Non sembrava molto diverso dal solito. « E così abbiamo perduto l'interprete » disse Willie. L'occhio buono era agitato da un tremito ma la voce era sempre la stessa. « Sta affondando rapidamente » disse Thomas Hudson. « Era già arenata. Ma ora si sta rovesciando su un fianco. » « Abbiamo un mucchio di lavoro da sbrigare, Willie. » « E qui abbiamo fatto pari e patta Uno a uno. Però gli abbiamo affondato questa porca di una barca. » « Meglio che vai subito a bordo e torni qui con Ara e Henry. Di'ad Antonio di portarsi all'altezza della punta non appena arriva la marea. » « Prima devo dare un'occhiata qui sotto. » « Lo farò io. » « No » disse Willie. « E compito mio. » « Come ti senti, figliolo? » « Bene. Solo, mi addolora la notizia della scomparsa del signor Peters. Porterò uno straccio, o qualcosa, da mettergli sul viso. Bisognerebbe raddrizzarlo e metterlo con la testa in su, ora che la barca comincia a sbandare. » « E il crucco a prua, com'è? » « Un macello. » Capitolo 17. Willie era andato a prendere Ara e Henry. Thomas Hudson giaceva dietro il parapetto formato dall'alta murata della barca per la pesca delle tartarughe. Puntava i piedi sul boccaporto e attendeva il ritorno della scialuppa. Peters giaceva con i piedi in basso di là dal boccaporto e aveva la faccia coperta da una tenuta da fatica della marina tede sca. Non mi ero mai accorto che fosse così alto, pensava Thomas Hudson. Lui e Willie avevano perquisito la barca, ed era, sì, un macello. A bordo c'era stato solo un tedesco. Era quello che aveva sparato a Peters dopo averlo, evidentemente, preso per l'ufficiale. A bordo c'era un'altra pistola mitra gliatrice Schmeìsser e quasi duemila colpi in una cassetta metallica che avevano aperto con un paio di pinze o un apri scatole. Presumibilmente, gli uomini che erano scesi a terra erane armati, perché a bordo non c'erano altre armi. Dai cunei e dai segni lasciati sul ponte, la scialuppa doveva essere una pesante barca da tartarughe lunga almeno cinque metri. Avevano ancora una grande quantità di cibo. Per lo più pesce secco e durissimo maiale arrosto. Era il ferito, lasciato a bordo, che aveva ucciso Peters. Aveva una brutta ferita alla coscia che era quasi guarita e un'altra ferita quasi cicatrizzata anch'essa, nella parte muscolosa della spal la sinistra. Avevano delle buone carte della costa e delle
Lldie Occidentali e c'era uno scatolone di Camel senza bolli e con la scritta Forniture Navali. Non avevano né caffè, né tè, né liquori. Cos'avrebbero fatto? Ecco il problema. Dov'erano? La piccola battaglia sulla barca per la pesca delle tartarughe dovevano averla vista o sentita, e potevano tornare indie tro a prendere le provviste. Avrebbero visto un uomo al lontanarsi da solo nel dinghy munito di motore fuoribordo e dagli spari e dall'esplosione delle bombe a mano a bordo potevano esserci benissimo tre morti o tre uomini fuori combattimento. Sarebbero tornati indietro a prendere i rifornimenti o tutto quello che potevano avere nascosto e poi, col favore delle tenebre, avrebbero cercato di raggiun gere la terraferma. Se la scialuppa si fosse arenata, avreb bero sempre potuto liberarla. La scialuppa doveva essere una barca molto robusta. Thomas Hudson non aveva più il marconista ed era perciò impossibile diramare una descrizione della scialuppa e così nessuno l'avrebbe cercata. Poi, se volevano, e se avevano la volontà di tentare, potevano provarsi ad assalire la nave nottetempo. Ma questo gli sembrava assai poco probabile. Thomas Hudson pensò al problema con tutta l'attenzio ne di cui era capace. Infine, decise, io credo che s'inoltre rannO tra le mangrovie e tireranno la scialuppa in secco e la nasconderanno. Se li seguiamo, possono tenderci comoda mente un'imboscata. Poi cercheranno di raggiungere la grande baia interna e di traversarla e di passare di notte davanti a Cayo Francés. E facile. Le provviste possono pro curarsele strada facendo, o rubarle agli indigeni, e conti nueranno a navigare in direzione ovest per cercar di rag giungere una delle unità tedesche intorno all'Avana dove li nasconderanno e li verranno a prendere. Possono trovare facilmente una barca migliore. Possono abbordarne una. O rubarla. Devo mettermi a rapporto a Cayo Francés e sbarcare Peters e prendere gli ordini. Fino all'Avana non ci saranno guai. A Cayo Francés chi comanda è un tenente e là non avremo grane e possono pure tenersi Peters. Ho abbastanza ghiaccio per conservarlo fin là e là mi ri fornisco di carburante e il ghiaccio vado a prenderlo a Caibarién. Bene o male, bisogna catturare questi signori. Ma non voglio coinvolgere Willie e Ara e Henry in uno di quei massacri a colpi di mitra tra le mangrovie per un cavolo di niente. Con ogni evidenza quelli sono in otto. Oggi ave vo l'occasione di sorprenderli con le brache calate e l'ho sciu pata perché sono stati troppo furbi o troppo fortunati e perché sono sempre in efficienza. Abbiamo perduto un uomo ed è il nostro marconista. Ma gli abbiamo affondato la barca e adesso hanno solo la scialuppa. Se vedo la scialuppa la distruggeremo e blocche
remo l'isola e gli daremo la caccia sull'isola. Ma non ho nessuna intenzione di ficcare la testa in una di quelle trap pole di otto contro tre. La responsabilità è mia. Anche se nelle peste ci sono già, ora che ho perduto Peters. Se avessi perduto qualche irregolare, tutti se ne sarebbero fre gati. Tranne me e la nave. Almeno tornassero indietro, pensò. Non vorrei che quei bastardi venissero a vedere che diavolo succede su questa barca, obbligandomi a combattere da solo la battaglia del l'isola senza nome. Chissà che ci fanno là dentro, in ogni caso. Magari sono andati a pescare le ostriche. Willie ha detto che erano belle. O forse, semplicemente, non voleva no stare a bordo di questa barca alla luce del giorno, per paura che arrivasse un aereo e la scoprisse. Eppure do vrebbero saperlo, ormai, a che ora quegli aerei fanno le loro ricognizioni. Cribbio, vorrei proprio che uscissero e la fa cessero finita. Qui sono al riparo e dovrebbero venirmi tutti a tiro, prima di poter salire a bordo. Perché poi quel ferito non ha aperto il fuoco quando abbiamo abbordato la barca? Avrà pure sentito il fuoribordo. Forse dormiva. E il fuoribordo fa pochissimo rumore. Ci sono troppi perché in questa faccenda, pensò, e non sono affatto sicuro di aver preso in considerazione tutti gli aspetti del problema. Forse non dovevo attaccare la barca. Dovevo farlo, invece. Abbiamo affondato la barca e perduto Peters e ucciso un uomo. Non è un bilancio molto brillante ma siamo pur sempre in attivo. Allora udì il ronzio del fuoribordo e voltò la testa. Lo vide girare intorno alla punta ma a bordo distinse solo un uomo. Era Ara, seduto a poppa. Però si accorse che il dinghy era carico, e che affondava molto nell'acqua, e allora capì che Willie e Henry dovevano essere coricati sul fondo. E un bel furbacchione, Willie, pensò. Così quelli sull'isola cre deranno che nel dinghy ci sia un uomo solo, anche se ve dranno che è un uomo diverso da quello che è partito. Non so se questo sia furbo o no. Ma dev'essere un'idea di Willie. Il dinghy si fece sotto la barca per la pesca delle tarta rughe e Thomas Hudson vide l'enorme torace di Ara, le lunghe braccia e il viso abbronzato, che adesso era serio, e notò il tremito nervoso che agitava le sue gambe. Henry e Willie erano distesi sul fondo della lancia con la testa sulle braccia. Quando il dinghy fu sotto la barca, che si era rovesciata sul fianco verso il mare, e Ara si fu attaccato alla spon da, Willie si voltò dalla sua parte e disse: « Sali a bordo, Henry, e va' a raggiungere Tom. Ara ti passerà il catorcio. C'è anche quello di Peters ». Henry si arrampicò cautamente, strisciando sul ventre, sulla ripida coperta. Mentre passava, lanciò un'occhiata a Peters. « Ciao, Tom » disse.
Thomas Hudson gli mise una mano sul braccio e disse piano: « Mettiti a prua e sta giù. Non sporgerti dalla mu rata ». « Sì, Tom » disse l'omone, e centimetro per centimetro si mise a strisciare verso la prua. Dovette passare sopra le gambe di Peters e, così facendo, prese il suo mitra e i suoi caricatori e si infilò i caricatori nella cintura. Poi frugò nelle tasche di Peters, cercando le bombe a mano, e se le appese alla cintura. Diede a Peters una manata sulle gambe e, tenendo i due mitra per la canna, raggiunse, sempre stri sciando, la sua postazione a prua. Mentre strisciava sulla ripida coperta, passando sopra le mangrovie spezzate, Thomas Hudson lo vide guardar giù nel boccaporto di prua, semidistrutto dalle bombe a mano. La sua faccia rimase imperturbabile. Quando fu sotto la mu rata, mise i due mitra alla sua destra e poi controllò il fun zionamento dell'arma di Peters e v'inserì un caricatore nuo vo. Depose gli altri caricatori ai piedi della murata e si sganciò le bombe dalla cintura e le tenne a portata di mano. Quando vide che Henry era a posto, e sorvegliava la vege tazione dell'isola, Thomas Hudson voltò la testa per dire qualcosa a Willie, che era coricato sul fondo del dinghy con tutt'è due gli occhi, quello buono e quello cattivo, chiu si contro il sole. Indossava una stinta camicia cachi con le maniche lunghe e dei laceri pantaloncini, e aveva ai piedi un paio di scarpe da tennis. Ara era seduto a poppa e Thomas Hudson notò la sua zazzera di capelli neri e il modo in cui le sue grosse mani stringevano la murata. I muscoli delle gambe vibravano ancora, ma da un pezzo Thomas Hudson sapeva che Ara era sempre nervoso prima di un'azione, e che si comportava benissimo appena comin ciavano le cose. « Willie » disse Thomas Hudson. « Hai qualche idea? » Willie aprì l'occhio buono e tenne quello cattivo chiuso contro il sole. « Chiedo il permesso di raggiungere l'altro lato dell'isola per vedere che diavolo succede. Non possiamo lasciare che se la squaglino di qui. » « Verrò con te. » « No, Tommy. Conosco questa merda ed è il mio me stiere. » « Non voglio che tu vada solo. » « E l'unico sistema. Fidati di me, Tommy. Ara tornerà qui e vi darà una mano, se riesco a stanarli. Poi può venir mi a prendere sulla spiaggia, se non ci sono complicazioni. » Aveva aperto tutti e due gli occhi e guardava fisso Tho mas Hudson come chi sta cercando di vendere un elettro domestico a un tale che dovrebbe procurarselo sul serio, se se lo può permettere. « Preferirei venire con te. » « Troppo rumore, Tom, porca miseria. E la verità, Tom
ti dico che la conosco bene questa merda. Sono un esperto perdio. Non lo trovi, un altro come me. » « D'accordo. Va' pure » disse Thomas Hudson. « Ma fa gli saltare in aria la scialuppa. » « Cosa diavolo credi che ci vada a fare? Che vada là den tro a tirarmi una sega? » « Se vuoi andare, meglio che vai. » « Tom. Ora le trappole sono due. La nave e qui. Ara ti rende mobile. Hai un marine da perdere, congedato per invalidità. Cos'è che ti trattiene? » « Tu, con tutte le tue chiacchiere » disse Thomas Hud son. « Va', e che la merda ti benedica. » « Crepa » gli disse Willie. « Mi sembri in forma » disse Thomas Hudson, e in spa gnolo spiegò rapidamente ad Ara quello che avrebbero fatto. « Sta tranquillo » disse Willie. « Posso parlargli dal fon do della lancia. » Ara disse: « Torno subito, Tom ». Thomas Hudson lo guardò avviare il motore e vide il dinghy allontanarsi con a poppa le spalle larghe e la testa corvina di Ara e Willie disteso sul fondo. Willie si era girato per potergli parlare, e aveva la testa quasi tra i suoi piedi. Quel buono a nulla di un figlio di puttana, pensò Thomas Hudson, pieno di ciance e di coraggio. Il vecchio Willie. Ha deciso lui per me quando stavo per rimandare tutto. Meglio un buon marine, anche un marine fuori uso, di qualsiasi al tra cosa al mondo, quando si tirano le somme. E questo è il momento in cui si tirano le somme. Buona fortuna, signor Willie, pensò. E non crepare. « Come va, Henry? » chiese sottovoce. « Bene, Tom. Willie è stato molto valoroso a offrirsi così, non ti pare? » « Credo che non l'abbia mai sentita, quella parola » disse Thomas Hudson. « Per lui era solo il suo dovere. » « Mi spiace che non siamo stati amici. » « Tutti sono amici quando le cose non vanno bene. » « Voglio che siamo amici, d'ora in poi. » « Faremo tutti un mucchio di cose, d'ora in poi » disse Thomas Hudson. « Vorrei che fosse già d'ora in poi. » Capitolo 18. Distesi sul ponte rovente, sorvegliavano la linea dell'isola. Il sole gli picchiava sulla schiena ma il vento li rinfrescava un po'. Avevano la schiena scura quasi come la pelle delle due indiane viste quel mattino sull'isola esterna. Sembrava che da allora fosse passata una vita intera, pensò Thomas Hudson. Quello e il mare aperto e le lunghe scogliere fra stagliate e i neri abissi del mare tropicale, al di là, erano lontani come lontana, in quel momento, era tutta la sua
vita. Con questa brezza avremmo potuto uscire in mare aperto e raggiungere Cayo Francés e Peters avrebbe risposto ai loro segnali e stasera ci saremmo tutti scolati una bella birra gelata. Non pensarci, ragazzo, si disse. Questo è quello che dovevi fare. « Henry » disse. « Come va? » « A meraviglia, Tom » disse Henry pianissimo. « Non è che una bomba a mano può scoppiare perché si è scaldata troppo al sole? » « Non l'ho mai visto. Ma può aumentarne la potenza » « Speriamo che Ara abbia preso un po' d'acqua » disse Henry. « Non ricordi se l'hanno caricata? » « No, Tom. Io badavo al mio equipaggiamento e non me ne sono accorto. » Allora, controvento, udirono il ronzio del fuoribordo, Tho mas Hudson voltò cautamente la testa e vide il dinghy doppiare il promontorio. Il dinghy era alto sull'acqua e Ara a poppa. Anche così lontano si notavano le sue spalle larghe e la testa nera. Thomas Hudson tornò a voltare la testa per guardare l'isola e vide un airone notturno levarsi dagli alberi al centro e volar via. Poi vide due ibis rossi alzarsi e volteggiare e allontanarsi battendo rapidamente le ali, poi planare, poi battere ancora le ali verso l'isolotto. Li aveva notati anche Henry, che disse: « Willie dev'esse re già piuttosto avanti ». « Sì » disse Thomas Hudson. « Si sono staccati dalla collinetta che c'è al centro dell'isola. » « Allora là non c'era nessun altro » « No, se a spaventarli è stato Willie » « Willie, più o meno, dovrebbe essere arrivato fin lì. Se non ha trovato un terreno troppo accidentato. » « Sta giù, ora, che arriva Ara. » Ara aìliancò il dinghy alla barca, inclinata sul fianco a mare, e attaccò il grappino alla murata. Poi salì a bordo con cautela, e con l'elasticità e la sicurezza di un orso. Aveva una bottiglia d'acqua e una bottiglia di tè in una vecchia bottiglia di gin, ciascuna delle quali legata a un pezzo di robusta lenza che gli passava intorno al collo. Strisciando sul ponte inclinato, andò a stendersi di fianco a Thomas Hudson. « Potrei avere un po' d'acqua, perdio? » chiese Henry. Ara lasciò il suo equipaggiamento vicino a quello di Thomas Hudson, sciolse la bottiglia d'acqua dalla lenza e strisciando cautamente sul ponte, sopra i due boccaporti, raggiunse la postazione di Henry. « Bevi » disse. « Ma non cercare di farci il bagno. » Diede a Henry una pacca sulla schiena e tornò indietro, strisciando, finché poté allungarsi di fianco a Thomas Hudson. « Tom » disse, parlando pianissimo. « Non abbiamo visto niente. Ho sbarcato Willie dall'altra parte, in un punto che è quasi opposto a quello dove ci troviamo noi, e poi sono
tornato alla nave. Là sono salito a bordo dalla parte op posta a quella dell'isola. Ho spiegato tutto ad Antonio e lui ha capito bene. Poi ho riempito il serbatoio del fuoribordo e la latta di scorta e vi ho portato l'acqua e il tè ghiacciato. » « Bene » disse Thomas Hudson. Si lasciò scivolare lungo il piano inclinato del ponte, di qualche decina di centime tri, e bevve un lungo sorso del tè ghiacciato nella bottiglia. « Molte grazie per il tè. » « E stata un'idea di Antonio. Avevamo dimenticato certe cose, nella fretta di partire. » « Mettiti a poppa, così l'abbiamo tutta sotto tiro. » « Sì, Tom » disse Ara. Rimasero là distesi al sole e al vento, e ognuno di essi studiava l'isola. Di tanto in tanto dall'isola si alzava un uccello, o una coppia di volatili, e loro sapevano che questi uccelli erano stati spaventati e messi in fuga o da Willie o dagli altri. « Chissà come lo fanno incavolare, quegli uccelli » disse Ara. « Mica ci aveva pensato, quando è sparito nella bo scaglia. » « Tanto varrebbe che mollasse dei palloncini » rispose Thomas Hudson. Stava pensando, e per guardare voltò appena la testa. Quello che vide non gli piacque neanche un po'. C'erano troppi uccelli che si alzavano dall'isola. E che motivo ave vano, ormai, di credere che gli altri fossero là dentro? Perché avrebbero dovuto andarci, in primo luogo? Là di steso sul ponte, a pancia in giù, Thomas Hudson aveva la sgradevole impressione che lui e Willie fossero stati giocati. Forse non è una trappola. Però mi piace poco, con tutti que sti uccelli che si alzano, pensò. Un'altra coppia di ibis rossi spiccò il volo a breve distanza dalla riva e Thomas Hudson si rivolse a Henry e disse: « Calati nel boccaporto di prua, Henry, per gentilezza, e sorveglia l'entroterra ». « E un macello, lì dentro. » « Lo so. » « Va bene, Tom. » « Lascia le bombe e i caricatori. Mettiti solo una bomba in saccoccia e prendi il nino. » Henry si lasciò cadere nel boccaporto e guardò fuori, verso le isole interne che mascheravano il canale. La sua espres sione non era cambiata. Ma aveva le labbra tese. « Mi spiace, Henry » gli disse Thomas Hudson. « Ma per un po' è meglio stare così. » « Non importa » disse Henry. Poi il suo viso perse quella studiata severità e la bocca si atteggiò a un sorriso. « E che non è proprio il modo in cui mi riprometterei dì pas sare l'estate. » « Neanch'io. Ma questa storia non mi riesce chiara, per il momento. » Un tarabuso sbucò dalle mangrovie e Thomas Hudson
lo sentì lanciare un grido rauco e ne seguì il volo rapido e nervoso nella direzione del vento. Poi cercò di ricostruire la marcia di Willie tra le mangrovie dalla fuga e dal volo degli uccelli. Quando questi smisero di alzarsi, capì che Willie era tornato indietro. Poi, dopo un po' di tempo, gli uccelli ripresero a volare e allora Thomas Hudson capì che Willie stava perlustrando la curva dell'isola sopravvento. Tre quarti d'ora dopo vide un grande airone bianco alzarsi in preda al panico e spiccare il suo volo nella direzione del vento, battendo lentamente le ali pesanti, e disse ad Ara: « Ora dovrebbe uscire. Meglio andare a raccoglierlo giù alla punta ». « Lo vedo » disse Ara un momento dopo. « Ha appena agitato la mano. E disteso a terra là dove comincia la spiaggia. » « Vallo a prendere e digli che stia giù. » Ara tornò a scivolare nel dinghy con la sua arma e due bombe a mano in saccoccia. Sedette a poppa e staccò il grappino. « Buttami la bottiglia di tè, eh, Tom? » Ara, per sicurezza, la prese con tutt'e due le mani, invece di prenderla con una mano sola come faceva di solito. Con una mano sola, e nel modo più difficile possibile, si diver tiva a prendere le bombe a mano, proprio come si divertiva a schiacciare coi denti le capsule dei detonatori. Ma quel tè era per Willie e Ara apprezzava ciò che aveva fatto Willie, anche se i risultati non erano brillanti, e mise accurata mente la bottiglia sotto la poppa e sperò che fosse ancora fresca. « Tu cosa pensi, Tom? » chiese Henry. « Che ci hanno fregato. Per il momento. » In pochi minuti il dinghy fu di nuovo sotto la fiancata e Willie era disteso sul fondo con la bottiglia di tè tra le mani. Aveva le mani e la faccia graffiate e sanguinanti, pur essendosele lavate con acqua di mare, e la camicia con una manica stracciata. Il viso era gonfio per le punture delle zanzare, che si erano accanite su ogni centimetro di pelle visibile. « Non c'è un cavolo di niente, Tom » disse. « Non ci sono mai stati, su quell'isola. Non abbiamo mica avuto un'idea tanto intelligente. » « No. » « Tu cosa pensi? » « Che hanno proseguito con la scialuppa dopo essersi arenati con la barca. Se per sempre o per fare una rico gnizione dei canali, non lo so. » « Credi che ci abbiano visto salire a bordo? » « Potrebbero aver visto tutto e niente. Sono piuttosto in basso per vedere. » « Sottovento com'erano, dovrebbero aver sentito. » « Già. »
« E ora? » « Va' alla nave e rimandami Ara. Andremo via con lui. Potrebbero anche tornare indietro. » « E Peters? Possiamo portarlo via noi. » « Allora portatelo via. » « Tommy, guarda che se vengono siete trincerati dalla parte sbagliata » disse Willie. « Ci siamo sbagliati tutti e due, e non so proprio che consiglio dare. » « Lo so. Appena Ara avrà caricato Peters mi nasconderò nel boccaporto di poppa. » « Meglio che lo carichi da solo » disse Willie. « Potreb bero scorgere le silhouette. Ma uno steso sul ponte non dovrebbero vederlo, senza cannocchiale. » Thomas Hudson lo spiegò ad Ara e Ara salì a bordo e si occupò di Peters impersonalmente e con disinvoltura, ma gli annodò la tuta dietro la testa. Non fu né tenero né sgarbato e tutto quello che disse quando lo sollevò per farlo scivolare nel dinghy a testa in giù fu: « Com'è rigido ». « Ecco perché li chiamano baccalà » disse Willie. « Non l'avevi mai sentito? » « Sì » disse Ara. « Noi li chiamiamo fambres, che vuol dire carne fredda, come nei ristoranti quando si può ordi nare o pesce o carne fredda. Ma pensavo a Peters. Era sempre così agile. » « Te lo rimando subito, Tom. Hai bisogno di qualcosa? » « Di fortuna » disse Thomas Hudson. « Grazie per la ricognizione, Willie. » « La solita stronzata » disse Willie. « Di'a Gil di metterti sui graffi un po' di Merthiolate. » « Al diavolo anche loro » disse Willie. « Voglio presen tarmi candidato alla carica di uomo della giungla. » ASacciati ai due boccaporti, Thomas Hudson e Henry guardavano verso la linea spezzata e dentellata delle isole che giacevano tra loro e la lunga baia che formava il canale interno. Parlavano col solito tono di voce perché sapevano che gli altri non potevano essere più vicini di quei verdi isolotti. « Tu resta di vedetta » disse Thomas Hudson. « Voglio gettare in acqua le loro munizioni e dare un'altra occhiata sottocoperta. » Sottocoperta trovò diverse cose che prima non aveva notato e sollevò la cassetta di munizioni per deporla sul ponte e la spinse fuoribordo. Forse avrei dovuto aprirla e sparpagliare le cartucce, pensò. Ma all'inferno. Tirò fuori la pistola Schmeisser e scoprì che non funzionava. La mise sul ponte vicino alla sua roba. La farò smontare ad Ara, pensava. Almeno sappiamo perché non l'hanno presa. Pensi che abbiano lasciato indie tro quel ferito come una specie di comitato per i festeggia menti e che loro se la siano svignata? O pensi che lo ab biano sistemato meglio che potevano e che si siano sempli
cemente allontanati per fare una ricognizione? Cos'hanno visto, secondo te, e cosa sanno? « Non credi che avremmo fatto meglio a tenere quelle munizioni come prova? » chiese Henry. « Ormai l'abbiamo passata, la fase delle prove. » « Ma è sempre bene averne. Sai come sono noiosi, e pro babilmente classificheranno "dubbia" tutta la faccenda. For se l'ONI non arriverà nemmeno a definirla dubbia. Ricordi l'ultima volta, Tom? » « Sì, ricordo. » « Avrà ormai risalito tutto il Mississippi, ma è pur sem pre una cosa dubbia. » « Precisamente. » « Credo che avremmo potuto conservare le munizioni. » « Henry » disse Thomas Hudson. « Ti prego di calmarti. Sull'isola ci sono i morti del massacro. Abbiamo le pallot tole della Schmeisser estratte dai loro resti e dal crucco mor to. Abbiamo un altro crucco sepolto in mare con la posizione segnata sul giornale. Abbiamo questa barca affondata e un crucco morto a prua. Abbiamo due pistole Schmeisser. Una che non funziona e l'altra scassata dalla bomba. » « Scoppierà un uragano che porterà via tutto e quelli di ranno che la cosa è dubbia. » « Benissimo » disse Thomas Hudson. « Ammettiamo pure che sia dubbia. E Peters? » « L'avrà ucciso uno di noi. » « Certo. Dovremo rifare tutta la trafila. » Udirono il ronzio del fuoribordo e poi videro Ara dop piare il promontorio. Quel dinghy vola sull'acqua come una canoa, pensava Thomas Hudson. « Raccogli i tuoi arnesi, Henry » disse. « Torniamo sul la nave. » « Posso stare benissimo a bordo di quest'affare, se vuoi. » « No. Ho bisogno di te sulla nave. » Ma quando Ara fu sotto la barca Thomas Hudson cam biò idea. « Resta qui, Henry, ancora un po', e manderò Ara a prenderti. Se si fanno vivi, tiragli una bomba a mano nella scialuppa appena vengono sotto. Mettiti qui, nel boccaporto di poppa, dove c'è tutto il posto che vuoi. Usa il cervello. » « Sì, Tom. Grazie per avermi lasciato qui. » « Sarebbe meglio che ci stessi io, e che tu tornassi a bordo. Ma devo discutere la situazione con Antonio. » « Capisco. Se si avvicinano, devo evitare di sparargli ad dosso prima di lanciare la bomba? » « Se vuoi. Ma tieni giù la testa e poi tira la bomba dal l'altro boccaporto. E resisti più che puoi. » Thomas Hudson era disteso negli ombrinali sottovento per passare la roba ad Ara. Poi si calò nella lancia. « C'è troppa acqua per te lì sotto? » chiese a Henrv. « No, Tom. Va tutto bene. »
« Non farti venire la claustrofobia e tieni gli occhi aper ti. Se arrivano, lasciali avvicinare il più possibile prima di fargli lo scherzetto che sai. » « Certo, Tom. » « Fa' conto di giocare a moscacieca. » « Non occorre, Tom. » Thomas Hudson era ormaì lungo disteso sul fondo del dinghy. « Ara verrà a prenderti quando sarà il momento di rien trare. » « Non preoccuparti, Tom. Io posso star qui anche tutta la notte, se vuoi, ma allora vorrei che Ara mi portasse qual cosa da mangiare e magari un goccio di rum e un altro po' d'acqua. » « Tra poco verrà a prenderti e il goccio di rum ce lo berremo a bordo. » Ara tirò il cordino del motore e il dinghy partì verso la nave. Thomas Hudson sentiva le bombe a mano lungo le gambe e il peso del nino sul petto. Lo cinse con le braccia e lo vezzeggiò proprio come se fosse un bambino e Ara scoppiò a ridere e si chinò su di lui e disse: « Brutta vita per i bambini buoni ». Capitolo 19. Erano tutti a bordo della nave e al vento del tardo pomerig gio faceva fresco. Pur essendo sempre allo scoperto, il bas sofondo era stato abbandonato dai fenicotteri. Grigio nella luce pomeridiana, era popolato da uno stormo di beccaccini che pascolavano. Di là dal banco c'era l'acqua bassa, i canali invisibili per il fango, e sullo sfondo c'erano le isole. Thomas Hudson era sul secondo ponte, appoggiato a un angolo del parapetto, e Antonio gli stava parlando. « Non avremo l'alta marea fino a stasera dopo le undici » disse Antonio. « Questo vento sta vuotando la baia e i bassifondi, e non so proprio quali profondità avremo. » « La rimetterà a galla o dovremo tonneggiare? » « La rimetterà a galla. Ma non c'è la luna. » « E vero. Ecco perché abbiamo delle variazioni così grandi. » « S'è fatta appena ieri notte » disse Antonio. « E nuova. Non l'abbiamo vista a causa della burrasca. » « E vero. » « Ho mandato George e Gil a tagliare un po' di rami per segnare il canale, in modo che si possa uscire. Possiamo scandagliarlo col dinghy e mettere i segnali dov'è neces sario. » « Senti. Quello che vorrei fare appena si torna a galla è andare avanti fin dove sia possibile puntare il riflettore e i pezzi da 50 sulla barca per la pesca delle tartarughe, e metterci a bordo uno che ci avverta se quelli arrivano con
la scialuppa. » « Sarebbe l'ideale, Tom. Ma non puoi avvicinarti col buio. Potresti arrivarci col riflettore e col dinghy che ti scandaglia davanti alla prua e ti grida i rilevamenti e ti segna il percorso del canale. Ma così non verrebbero mai fuori. » « Credo anch'io. Oggi mi sono sbagliato due volte. » « Ti sei sbagliato » disse Antonio. « Ma è stato un puro caso. Come pescare una carta dal mazzo. » « Quello che conta è che mi sono sbagliato. Ora dimmi cosa pensi tu. » « Io penso che se quelli se ne sono andati e noi non muoviamo un dito per agire, come se non fossimo incagliati, quelli stanotte verranno ad abbordare la nave. In fondo, non sembra altro che un'imbarcazione da diporto. Sono sicuro che erano tra le isole, quando è successo. Quelli ci disprez zano e sono sicuri che siamo deboli, perché in tutta la giornata, se sono stati attenti, hanno visto nel dinghy un uomo solo. » « Proveremo a giocarla così. » « E se scoprono come stanno le cose sulla barca per la pesca delle tartarughe? » « Chiedi a Willie di venire su » disse Thomas Hudson ad Antonio. Willie venne su, ancora gonfio per le punture delle zan zare. Ma i graffi avevano un aspetto migliore, e lui indos sava solo un paio di calzoncini cachi. « Come va, uomo della giungla? » « Bene, Tom. Ara mi ha messo un po' di cloroformio sul le punture e quelle hanno smesso di prudermi. Quelle por che zanzare sono lunghe cinque o sei millimetri e nere co me l'inchiostro. » « Abbiamo preso una bella chiavata, Willie. » « Diavolo. Siamo stati fottuti fin dall'inizio. » « Peters? » « Lo abbiamo cucito in un telo e messo in ghiaccio. Al mercato non ce lo pagherebbero quattro soldi. Ma un paio di giorni durerà. » « Senti, Willie. Stavo dicendo ad Antonio che quello che vorrei fare sarebbe mettermi in una posizione dalla quale poter puntare i pezzi da 50 e il riflettore su quello scafo. Ma lui dice che non possiamo avvicinarci senza mettere in allarme tutto l'oceano, e che non funziona. » « Sicuro » disse Willie. « Ha ragione. Oggi è la terza volta che ti sbagli. Con una castroneria in meno, sono sempre in testa io. » « Tu credi che usciranno dalla loro tana e cercheranno di abbordare la nave? » « Ne dubito » disse Willie. « Ma potrebbero. » « Non sono mica matti. Però potrebbero essere abbastan
za disperati per fare il tentativo. » Si erano seduti tutti e due sul tavolato del ponte supe riore con le spalle appoggiate ai montanti e al telone. Willie strofinò contro il telone la parte della spalla destra che aveva ricominciato a prudergli. « Potrebbero venire » disse. « Hanno fatto una pazzia quando hanno fatto quel massacro. » « Non dal loro punto di vista, allora. Non dimenticare che è stato quando avevano appena perduto il sommergi bile ed erano disperati. » « Be', oggi hanno perduto un'altra nave e in più un com pagno. Magari gli erano anche affezionati, a quel figlio di puttana. » « E probabile. Altrimenti non se lo sarebbero portato dietro. » « Mica male quel tizio » disse Willie. « Si è lasciato fare tutti quei discorsi sulla resa e persino tirare una bomba a mano, prima di recitare il suo assolo. Avrà creduto che Peters fosse il capitano, per il tono autoritario e il modo in cui sprechen il crucco. » « Penso anch'io. » « Sai che le bombe sono esplose sottocoperta. Potrebbe ro non. aver sentito niente. Tu quanti colpi hai sparato, Tom? » « Non più di cinque. » « Dal crucco è partita una raffica. » « A te, Antonio, è sembrato molto forte? » « Molto forte no » disse Antonio. « Qui siamo sottoven to, e a nord della barca con l'isola in mezzo. Non è sem brato per niente forte. Però io l'ho sentito chiaramente. » « Quelli potrebbero non averlo mai sentito » disse Tho mas Hudson. « Ma avranno pur visto il dinghy che girava e la loro barca inclinata su un fianco. Penseranno senz'altro che è una trappola. Non credo che le si avvicineranno. » « Mi sembra giusto » convenne Willie. « Ma tu credi che verranno qui? » « Questo forse lo saprete tu e il Signore Iddio. Non sei tu quello che ragiona sempre con la testa dei tedeschi? » « Certo » disse Thomas Hudson. « E qualche volta me la cavo benino. Ma oggi devo essere giù di forma. » « Tu avevi previsto tutto bene » disse Willie. « Solo che stavolta hai avuto jella. » « Potremmo allestire una trappola, laggiù. » « E dalla nostra trappola, come usciamo? » disse Willie. « Piglia un po' di esplosivo e valla a minare finché ci si vede ancora. » « Questo sì che si chiama parlare » disse Willie. « Eccolo qua il vecchio Tom. Minerò i boccaporti e quel crucco morto e la murata sottovento. Ecco un bel sistema per uscire dalla nostra trappola. » « Usane parecchio, di esplosivo. Ne abbiamo in abbon
danza. » « Quando avrò finito, Gesù Cristo non oserà toccarla con una pertica. » « Eccoli che arrivano col dinghy » disse Antonio. « Prendo Ara e tutto il necessario e vado laggiù » disse Willie. « Attento a non saltare in aria. » « Non pensare troppo » disse Willie. « Prenditi un po' di respiro, Tom. Dovrai stare alzato tutta la notte. » « Anche tu. » « Col cavolo. Se hai bisogno di me, possono svegliarmi. » « Di guardia ci sto io » disse Thomas Hudson ad Anto nio. « Quando cambia la marea? » « E già cambiata, ma sta lottando con la corrente che il forte vento di levante spinge fuori dalla baia. » « Metti Gil ai pezzi da 50 e da' a George un momento di respiro. Di'a tutti di andarsi a riposare per la notte. » « Perché non bevi qualcosa, Tom? » « Non ne ho voglia. Cosa gli dai da mangiare stasera? » « Un bel pezzo di wahoo bollito con salsa spagnola e riso e fagioli neri. Frutta in scatola non ce n'è più. » « Ce n'era sulla lista di Confites. » « Sì. Ma l'hanno cancellata. » « Frutta secca ne hai? » « Albicocche. » « Mettile a bagno stasera e dagliele a colazione. » « Henry a colazione non le mangerà. » « Be', dagliele al primo pasto che mangia bene. Minestre ne hai? » « In abbondanza. » « Ghiaccio? » « Sufficiente per una settimana, se non ne consumiamo troppo per Peters. Perché non lo seppellisci in mare, Tom? » « Forse lo farò » disse Thomas Hudson. « Diceva sempre che gli sarebbe piaciuto. » « Diceva tante cose. » « Già. » « Tom, perché non bevi qualcosa? » « Va bene » disse Thomas Hudson. « Ti è rimasto un po' di gin? » « La tua bottiglia è nell'armadietto. » « Noci di cocco ne hai? » « 31. » « Fammi un gin con latte di cocco e un po' di cedro dentro. Se abbiamo dei cedri. » « Cedri ne abbiamo finché vuoi. Peters aveva un po' di scotch di sua proprietà nascosto da qualche parte, se riesco a trovarlo. Preferisci quello? » « No. Trovalo e mettilo sotto chiave. Potrebbe farci comodo. » « Ti preparo da bere e ti passo il bicchiere sul ponte. »
« Grazie. Forse avremo fortuna e quelli usciranno sta notte dal loro nascondiglio. » « Non ci credo. Io sono della scuola di Willie. Ma non è detto. » « Questa barca è una bella tentazione. E avranno pur bi sogno di un mezzo di trasporto. » « Sì, Tom. Ma non sono mica degli stupidi. Non saresti stato capace di ragionare con la loro testa, se fossero degli stupidi. » « Vero. Portami da bere. » Thomas Hudson stava ispe zionando le isole col grosso binocolo. « Proverò ancora a ragionare con la loro testa. » Ma a ragionare con la loro testa non ebbe fortuna. Anzi, non ragionava affatto bene. Guardò il dinghy, Ara a poppa e Willie nascosto, doppiare la punta dell'isola. Guardò lo stormo di beccaccini spiccare finalmente il volo e virare nel cielo e dirigersi verso una delle isole esterne. Poi rima se solo e bevve a piccoli sorsi la bibita che gli aveva fatto Antonio. Pensava a come si era ripromesso di non bere durante questo viaggio, nemmeno la sera per rinfrescarsi la gola per non pensare ad altro che il lavoro. Pensava a come aveva deciso di stancarsi, per poter dormire completamente sfini to. Ma non cercò scuse né per quel bicchiere né per la pro messa non mantenuta. Mi sono stancato, pensò. Eccome. Ora posso anche bere questa roba e pensare a qualcosa di diverso da quella gente là. Se stanotte si faranno vivi, saremo pronti a riceverli. Se non si faranno vivi, riprenderò la caccia domattina con l'alta marea. Così a piccoli sorsi bevve la sua bibita, che era fredda e sapeva di pulito, e guardò la linea frastagliata delle isole dritto davanti a sé e a occidente. Il bere risvegliava i suoi ricordi, quelli che ormai teneva così gelosamente chiusi a chiave, e le isole lo facevano pensare ai giorni in cui andava a pesca del tarpone col cucchiaino, quando Tom junior era un bambino. Quelle erano isole diverse e i canali erano più larghi. Non c'erano fenicotteri ma gli altri uccelli erano quasi uguali, a parte gli stormi dei grandi pivieri dorati. Ricordò le stagioni in cui i pivieri erano grigi e le altre in cui le penne nere avevano una sfumatura dorata e ricordò la fie rezza di Tom junior per il primo che avesse mai portato a casa, quando ebbe il suo primo calibro venti a una canna. Ricordò come Tom avesse carezzato il grasso petto bianco e toccato i bellissimi segni neri sotto le ali e come quella notte lui avesse trovato il ragazzo addormentato nel suo letto con le braccia strette intorno all'uccello. Gli aveva tolto l'uccello con dolcezza, sperando di non svegliarlo. Il ragazzo non si svegliò. Le braccia gli si strinsero sul vuoto e lui si girò sulla schiena.
Mentre portava il piviere dorato nella stanza di dietro dove c'era la ghiacciaia aveva avuto come l'impressione di averlo rubato al ragazzo. Ma ne aveva lisciato con cura il piumaggio e lo aveva deposto su una delle griglie della ghiacciaia. Il giorno dopo aveva fatto per Tom junior un quadro del piviere dorato e il ragazzo lo aveva portato via con sé quando, quell'anno, era tornato a scuola. Nel quadro aveva cercato di rendere quelle che gli sembravano le carat teristiche principali del volatile, la sua agilità e la sua leg gerezza, e lo sfondo era una lunga spiaggia piena di palme da cocco. Poi ricordò la volta che erano stati in un camping tu ristico. Lui si era svegliaco presto e Tom dormiva ancora. Giaceva sulla schiena con le braccia conserte e sembrava la scultura di un giovane cavaliere disteso sul suo catafalco. Thomas Hudson lo aveva schizzato così, mettendoci una tomba che ricordava di aver visto nella cattedrale di Salis bury. Voleva farne una tela, più avanti, ma vi rinunciò perché temeva che potesse portargli sfortuna. Non è servito a niente, pensò. Guardò il sole, che era già basso, e alto nel sole vide Tom su uno Spitfire. L'aereo era altissimo e piccolissimo e brilla va come il frammento di uno specchio rotto. Era bello las sù, disse tra sé. Ed era una buona regola quella che ti eri fatto di non bere. Ma più di metà della sua bibita era ancora nel bicchiere avvolto nel tovagliolino di carta e c'era ancora del ghiaccio dentro. Per gentile concessione di Peters, pensò. Poi ricordò quando stavano sull'isola, una volta, e come Tom avesse letto dell'era glaciale e temesse il suo ritorno. « Papà » aveva detto. « Questa è la mia unica preoccu pazione. » « Non può mica arrivare fin qui » aveva detto Thomas Hudson. « Lo so. Ma non sopporto l'idea di quello che farà a tutta quella gente nel Minnesota e nel Wisconsin e nel Michigan. E anche nell'Indiana e nell'Illinois. » « Veramente » aveva detto Thomas Hudson « non credo che dovremmo preoccuparci. Anche se dovesse arrivare, sa rebbe un processo di una lentezza straordinaria. » « Lo so » aveva detto Tom junior. « Ma è l'unica cosa che mi preoccupi davvero. Quella, e l'estinzione del pic cione viagglatore. » Quel Tom, pensò, e mise il bicchiere in uno dei buchi liberi del portabombe e studiò attentamente le isole col bi nocolo. Non vide nulla che avesse l'aspetto di una scialuppa in navigazione e depose il cannocchiale. I momenti più felici che avevano avuto, pensò, erano quelli sull'isola e nel West. Tolta l'Europa, naturalmente, ma se penso all'Europa penserò anche alla ragazza e sarà
peggio. Chissà dov'è, ora. A letto con un generale, immagi no. Be', speriamo che ne trovi uno buono. Era bellissima e in piena forma quando l'ho vista al l'Avana. Potrei pensare a lei tutta la notte. Ma non lo farò. E già una compiacenza pensare a Tom. Non lo farei, se non avessi bevuto. Però sono contento di averlo fatto. C'è sem pre un momento in cui bisogna violare tutte le regole. Non tutte, forse. Penserò ancora a lui per qualche istante e poi cercherò di risolvere il nostro problemino di stanotte, prima che Willie e Ara siano di ritorno. Che squadra formidabile formano quei due. Quel suo pessimo spagnolo Willie lo ha imparato nelle Filippine, ma s'intendono perfettamente. Un po' dipende dal fatto che Ara è basco e parla un cattivo spagnolo anche lui. Cristo, non vorrei salire a bordo di quella barca dopo che Willie e Ara l'hanno imbottita di esplosivo. Forza, vuota il bicchiere e pensa a qualcosa di buono. Tom è morto ed è giusto pensare a lui. E una brutta bato sta, dalla quale non ti rimetterai più. Ma oggi puoi parlarne con distacco. Ricorda qualche momento felice. Ne avete avuti tanti. Quali sono stati i momenti più felici? pensò. Erano tutti felici, in realtà, nel tempo dell'innocenza e della mancanza dell'inutile denaro e quando, tuttavia, riuscivi ugualmente a lavorare e a mangiare. Una bicicletta era più divertente di una macchina. Si vedevano meglio le cose e ti teneva in forma e tornando a casa dopo aver fatto un giro nel Bois potevi scendere a ruota libera per gli Champs Elysées fin dopo la Rond-Point e quando ti voltavi indietro per vedere cosa c'era alle tue spalle, col traffico diviso in due fiumi, ecco l'alta mole grigia dell'arco che spiccava contro il cielo all'imbrunire. Gli ippocastani erano in fiore. Gli alberi era no neri contro il cielo scuro, mentre pedalava verso la Place de la Concorde, e sopra la sua testa i fiori erano bianchi e cerei. Smontava dalla bicicletta da corsa per condurla a mano lungo il viale coperto di ghiaia e vedere con calma gli ippocastani, e sentirseli sopra la testa mentre spingeva la bicicletta e sentiva la ghiaia sotto le sottili suole delle scarpe. Le aveva comprate usate, questo paio di scarpette da ciclista, da un cameriere del Select di sua conoscenza che era stato campione olimpionico, e le aveva pagate fa cendo il ritratto al proprietario come il proprietario deside rava essere dipinto. « Un po' nello stile di Manet, Monsieur Hudson. Se Ci rieSCe. » Non era un Manet che Manet avrebbe firmato ma somi aliava più a Manet che a Hudson, e soprattutto era un Eedelissimo ritratto del padrone. In cambio di quel quadro Thomas Hudson ebbe i soldi per le scarpe da ciclista, e per parecchio tempo tutto quello che bevvero là dentro fu of ferto dalla ditta. Finché una sera Thomas Hudson propose
al proprietario di pagare ciò che aveva bevuto e l'offerta fu accettata e lui seppe che il pagamento del ritratto era finito. C'era un cameriere della Closerie des Lilas che li aveva in simpatia e che gli serviva sempre dosi doppie di liquore, sicché bastava aggiungere un po' d'acqua perché durassero tutta la sera. Perciò si trasferirono in quel locale. Metteva no a letto Tom e passavano le serate in quel vecchio caffè, felici di stare insieme. Poi facevano quattro passi per le strade buie della Montagne Sainte-Geneviève, dove le case vecchie non erano state ancora demolite, e cercavano ogni notte di tornare a casa per una strada diversa. Andavano a letto e sentivano il respiro di Tom nella sua culla e le fusa del gattone che dormiva con lui. Thomas Hudson ricordava l'orrore della gente quando veniva a sapere che facevano dormire il gatto col bambino, e che lo lasciavano solo quando uscivano. Ma Tom dormiva sempre come un ghiro e, se si svegliava, c'era il gatto, che era il suo migliore amico. Il gatto non permetteva a nessuno di avvicinarsi al letto e lui e Tom si volevano un gran bene. E adesso Tom era... all'inferno, disse tra sé. E una cosa che capita a tutti. Dovrei saperlo, ormai. E l'unica cosa veramente definitiva, però. Come lo sai? si chiese. Partire può essere una cosa defi nitiva. Andarsene sbattendo la porta può essere una cosa definitiva. Un vero tradimento, sotto qualsiasi forma, può essere definitivo. Definitiva può essere la disonestà. Ven dersi al miglior offerente è definitivo. Ma queste sono chiac chiere. La morte, ecco l'unica cosa veramente definitiva. Vorrei che Ara e Willie si spicciassero a tornare indietro. Devono aver trasformato quella barca in una camera degli orrori. Uccidere non mi è mai piaciuto: mai. A Willie piace, invece. E uno strano tipo, e anche molto in gamba. Non è mai contento, sa che le cose si possono far meglio. Vide il dinghy che tornava. Poi udì il suo fievole ronzio. Willie salì sul ponte. Era più brutto che mai e dell'oc chio balordo si vedeva tutto il bianco. Si tirò su, gli fece un elegante saluto e disse: « Ho il permesso di parlare al co mandante, signore? ». « Sei ubriaco? » « No, Tommy. Entusiasta. » « Hai bevuto. » « Certo, Tom. Ci siamo portati dietro un po' di rum per lavorare intorno a quel cadavere. E poi, quando abbiamo finito, Ara ha orinato nella bottiglia e poi ha minato la bottiglia. Una doppia trappola. » « L'avete minata bene? » « Tommy, uno gnomo piccino picciò non più grande della mano di uomo non potrebbe salire a bordo senza che una bella esplosione lo facesse tornare difilato nella terra degli gnomi. Uno scarafaggio non potrebbe traversare il ponte.
Ara temeva che potessero farla saltare le mosche sul cada vere. Abbiamo fatto un gran bel lavoro. » « Cosa sta facendo Ara? » « Smontando e pulendo ogni cosa con un frenetico en tusiasmo. » « Quanto rum avete portato via? » « Meno di mezza bottiglia. E stata un'idea mia. Non di Ara. » « Va bene. Va' giù con lui a pulire le armi e a provare i pezzi da 50. » « Veramente non è possibile provarli senza sparare. » « Lo so. Ma puoi verificarli completamente senza spa rare. Butta via le munizioni che erano nella camera di caricamento. » « Buona idea. » « Di'a Henry di venire su e di portarmi un bicchierino di questa roba e digli di portare qualcosa da bere anche per lui. Lo sa Antonio che roba è. » « Vedo con piacere che ti sei rimesso un po' a bere, Tom. » « Per carità, il fatto che io beva o non beva non deve né rallegrarti né rattristarti. » « Va bene, Tom. Non mi va di vederti cavalcare te stesso come un cavallo a cavallo di un cavallo. Perché non essere simile a un centauro? » « Dove le hai imparate queste cose sui centauri? » « L'ho letto in un libro, Tom. Sono istruito, io. Più di quello che dicano i miei anni. » « Sei un bravo figliolo » disse Thomas Hudson. « Un bravo figlio di puttana. Ora scendi e fa quello che ti ho detto. » « Signorsì. Tommy, quando avremo finito questa crociera mi lascerai comprare una delle marine là nel locale? » « Non fare il leccaculo, adesso. » « Non era questa la mia intenzione. Cavolo, tu non ca pisci mai niente. » « Può darsi. Forse non ho mai capito niente in vita mia. » « Tommy, io scherzo sempre. Ma il tuo inseguimento è stato perfetto. » « Vedremo domani. Di'pure a Henry di portarsi su da bere. Ma io non voglio altro. » « No, Tommy. Tutto quello che stanotte dovremo soste nere sarà un semplice combattimento, e non credo che ci sarà. » « Benissimo » disse Thomas Hudson. « Mandamelo su. E scendi da questo cavolo di un ponte e mettiti al lavoro. » Capitolo 20. Henry gli passò i due bicchieri e salì sul ponte. Di fianco a Thomas Hudson, si sporse in avanti per guardare l'ombra delle isole lontane. C'era una sottile falce di luna nel primo
quarto del cielo a ponente. « Alla tua salute, Tom » disse Henry. « Non ho guardato la luna sopra la mia spalla sinistra. » « Non è nuova. Lo era ieri sera. » « Sicuro. E non l'abbiamo vista a causa della tempesta. » « Precisamente. Come vanno le cose giù? » « A meraviglia, Tom. Tutti lavorano e sono allegri. » « Willie e Ara come stanno? » « Hanno bevuto un goccetto di rum, Tom, e questo li ha messi molto in allegria. Ma ora non bevono più. » « Speriamo. » « Io non vedo l'ora di aflrontare questi crucchi » disse Henry. « Anche Willie. » « Io no. Ma siamo qui per questo. Vedi, ci servono dei prigionieri, Henry. » « Lo so. » « E siccome hanno fatto quello sbaglio sull'isola del mas sacro non vogliono cadere prigionieri. » « Mi sembra un'interpretazione molto generosa » disse Henry. « Credi che stanotte cercheranno di attaccarci? » « No. Ma dobbiamo stare attenti. Non si sa mai. » « Staremo attentissimi. Ma tu, veramente, cosa credi che intendano fare, Tom? » « Non riesco a immaginarlo, Henry. Se sono veramente disperati, cercheranno di prendere la nave. Se gli resta un marconista, lui potrebbe aggiustare la nostra radio e loro potrebbero raggiungere Anguilas e chiamare semplicemente un tassì e aspettare che li porti a casa. Hanno tutte le ra gioni per cercare d'impadronirsi della nave. All'Avana qual cuno potrebbe avere parlato, e potrebbero sapere chi siamo. » « E chi avrebbe dovuto parlare? » « Non parliamo male dei defunti » disse Thomas Hudson. « Ma ho paura che potrebbe averlo fatto, quando beveva. » « Willie ne è sicuro. » « Sa qualcosa? » « No. Ma lui dice di essere sicuro. » « E una possibilità. Ma potrebbero anche tentare, sem plicemente, di raggiungere la terraferma e di procedere fino all'Avana per via di terra e di lasciare l'isola con una nave spagnola. O una nave argentina. Certo è che non vo gliono farsi prendere, per la brutta faccenda del massacro. Perciò, credo che tenteranno un'azione disperata. » « Speriamo. » « Se riusciamo a sventarla » disse Thomas Hudson. Ma per tutta la notte non accadde nulla tranne il movi mento delle stelle e il costante spirare del vento di levante e il risucchio delle correnti che lambivano la nave. C'era molta fosforescenza, nell'acqua, prodotta dalle alghe che le grandi maree e il mare gonfiato dal vento avevano strappa to dal fondo, e le alghe passavano e ripassavano, fluttuando, come fredde strisce e chiazze di un bianco, malsano fuoco
subacqueo. Il vento si attenuò prima dell'alba e quando ci fu un po' di luce Thomas Hudson si stese sul ponte e si addormentò, sdraiato sul ventre con la faccia contro un angolo del te lone. Antonio coprì lui e la sua arma con un pezzo di tela, ma Thomas Hudson dormiva e non se ne accorse. Antonio prese il suo posto e quando la marea fu così alta da disincagliare la nave svegliò Thomas Hudson. Salparono le ancore e si mossero, preceduti dal dinghy che scanda gliava il fondo del canale e piazzava dei segnali nei punti pericolosi. L'acqua della marea era ormai limpida e chiara e governare era difficile, ma non così difficile come il giorno prima. Avevano piantato un ramo d'albero nel canale, dove si erano arenati il giorno prima, e Thomas Hudson si voltò indietro e vide le foglie verdi che si muovevano nella corrente. Thomas Hudson guardò avanti e seguì da vicino il dinghy che apriva la strada. Passarono davanti a una lunga isola verde che quando l'avevano avuta di prua era sembrata una piccola isola rotonda. Poi, davanti a quella che sembrava una fila ininterrotta ma frastagliata di isolette coperte di mangrovie, Gil, che aveva il binocolo, disse: « Segnale, Tom. Dritto a prua del dinghy, contro le mangrovie ». « Vedo » disse Thomas Hudson. « E il canale? » « Dovrebbe essere lui, ma non vedo l'apertura. » « Sulla carta è molto stretto. Passeremo di misura, sfio rando le mangrovie. » Allora Thomas Hudson ricordò una cosa. Come ho po tuto essere così stupido? pensava. Ma sarà meglio proseguire, adesso, e imboccare il canale. Posso mandarli indietro dopo. Aveva dimenticato di dire a Willie e Ara di sminare lo scafo della barca per la pesca delle tartarughe. Sai che macello, se qualche povero pescatore la vede e decide di salire a bor do. Be', possono tornare indietro a sminarla più tardi. Il dinghy gli stava segnalando di tenersi tutto a destra e molto vicino alle mangrovie. Poi, come per accertarsi che avesse capito, virarono e tornarono indietro. « Il canale ra senta le mangrovie » gridò Willie. « Lascia il segnale a si nistra. Noi andiamo avanti. Se non senti niente, continua a viaggiare tranquillo. E un bel canale profondo. » « Abbiamo scordato di disinnescare gli esplosivi sulla barca. » « Lo so » gridò Willie. « Torneremo indietro dopo. » Ara sorrise e fece girare il dinghy su se stesso e la lancia tornò ad allontanarsi, mentre Willie segnalava che era tutto a posto. Virarono a sinistra, poi a destra, e scomparvero tra la vegetazione. Thomas Hudson seguì la loro scia. Acqua ce n'era mol tissima, anche se sulla carta tutta quell'acqua non era segna ta. Questo vecchio canale dev'essere stato dragato da un uragano, pensò. Molte cose sono successe da quando l'U.S.S.
Nokomis mandava le sue barche a scandagliare qui dentro. Allora notò che mentre il dinghy s'inoltrava nello stretto canale, tra la vegetazione, nessun uccello si levava dalle mangrovie. Mentre governava parlò attraverso il portavoce a Henry nel pozzetto di prua: « Potrebbero attaccarci proprio in questo canale. Tieni le mitragliere da 50 pronte al fuoco sia da prua che al traverso. Mettiti al riparo della corazza e bada ai lampi e spara in quella direzione, a volontà ». « Sì, Tom. » Ad Antonio disse: « Qui potrebbero attaccarci. Sta giù e, se ci sparano addosso, mira sotto i lampi e non risparmiare le cartucce. Non alzare la testa ». « Gil » disse. « Metti via il binocolo. Prendi due bombe a mano e raddrizzagli l'anello della sicura e mettile lì nel portabombe alla mia destra. Raddrizza gli anelli anche di quegli estintori e poi metti via il binocolo. Probabilmente ci attaccheranno da tutte e due le parti. E così che dovreb bero fare. » « Dimmi tu quando devo tirarle, Tom. » « Tirale quando vedi i lampi. Ma alzale a parabola, perché devono cadere tra le piante. » Neanche l'ombra di un uccello, e siccome c'era l'alta marea Thomas Hudson sapeva che gli uccelli avrebbero do vuto essere tra le mangrovie. La nave, ormai, stava entran do nello stretto fiume e Thomas Hudson, scalzo, senza niente in testa e con un semplice paio di pantaloncini corti, si sentiva nudo come può sentirsi un uomo. « Sdraiati, Gil » disse. « Te lo dico io quando devi al zarti per tirare. » Gil si sdraiò per terra con i due estintori che erano carichi di dinamite e venivano fatti esplodere dal meccani smo detonante di una normale bomba a mano, col detona tore segato via nel punto di unione con la miccia e una capsula di dinamite inserita e arrotolata sopra. Thomas Hudson lo guardò e vide che sudava copiosamen te. Poi guardò le mangrovie a destra e a sinistra. Potrei ancora tentare di fare marcia indietro, pensò. Ma forse non ce la farei, con questa marea. Guardò avanti, verso la vegetazione delle sponde. Ora l'acqua era di nuovo scura e le foglie delle mangrovie lucide come se qualcuno le avesse laccate. Cercava di scoprire se c'erano rami tagliati o scortecciati. Ma non vide altro che le foglie verdi, i rami scuri e le radici messe a nudo dal risucchio della nave. C'erano dei granchi che si vedevano quando la nave, passando, ne scopriva le tane sotto le radici delle mangrovie. Proseguirono, e il canale si restrinse, ma Thomas Hud son vide che più avanti tornava ad allargarsi. Forse è colpa del mio nervosismo, pensò. Poi vide un granchio uscire celer mente da sotto le radici di un'enorme mangrovia, con uno
scivolone, e cadere nell'acqua con un plop. Scrutava atten tamente tra le mangrovie ma non vedeva niente all'infuori dei tronchi e dei rami. Un altro granchio uscì rapidissimo dalla sua tana e si lasciò scivolare in acqua. In quel preciso momento aprirono il fuoco su di lui. Non vide il lampo intermittente e rimase colpito prima di sentire il balbettio del fucile, e Gil era in piedi accanto a lui. Antonio spediva pallottole traccianti dove aveva visto il lampo del fucile. « Segui le pallottole traccianti » disse Thomas Hudson a Gil. E si sentiva come se qualcuno lo avesse percosso tre volte con una mazza da baseball, e aveva la gamba sinistra bagnata. Gil scagliò la bomba facendole descrivere un'altissima parabola e Thomas Hudson vide il lungo cilindro d'ottone e il naso conico brillare al sole. Girava su se stesso, senza roteare nell'altro senso. « Giù, Gil » disse, e pensò che avrebbe dovuto buttarsi a terra anche lui. Poi capì che non poteva, ma doveva con tinuare a governare. Le due mitragliere da 50 avevano aper to il fuoco e ne udiva il fracasso assordante e sentiva sotto i piedi nudi il fremito che si propagava per tutta la nave. Che baccano, pensò. Così almeno quei bastardi terranno giù la testa. Vide lo scoppio accecante della bomba prima che il rom bo giungesse fino a lui e il fumo cominciò a salire. Sentiva l'odore del fumo e l'odore dei rami spezzati e delle foglie verdi bruciate. « Su, Gil, e tira due bombe a mano. Una di qua e una di là dal fumo. » Alle bombe a mano Gil non fece descrivere una para bola. Le lanciò con uno di quei tiri lunghi e tesi che si fanno dalla terza alla prima base, e in aria sembrarono dei grigi e ferrigni carciofi dai quali usciva un filo sottilissimo di fumo. Prima che scoppiassero tra le mangrovie, con uno schian to e una fumata bianca, Thomas Hudson disse nel porta voce: « Mitragliali, Henry. Mica possono correre, là dentro ». Il fumo delle bombe a mano aveva un odore diverso da quello della bomba e Thomas Hudson disse a Gil: « Tirane altre due. Una dietro la bomba e una da questa parte, più vicino ». Vide partire le due bombe a mano e poi picchiò sul ponte. Non sapeva se era stato lui a colpire il ponte o il ponte a colpire lui perché il ponte era viscido del sangue che gli era colato giù per la gamba e fu una botta durissima. Alla se conda esplosione udì il sibilo di due schegge che bucavano il telone. Altre schegge colpirono lo scafo. « Aiutami ad alzarmi » disse a Gil. « Cribbio se l'ultima l'hai tirata vicino. » « Dove ti hanno colpito, Tom? »
« In un paio di punti. » A prua vide Willie e Ara che, sul dinghy, tornavano in dietro lungo il canale. Parlò nel portavoce con Antonio e gli disse di passare a Gil la cassetta del pronto soccorso. Proprio allora vide Willie buttarsi a pancia in giù a prua del dinghy e aprire il fuoco contro le mangrovie sulla destra. Sentiva il ta-ta-ta del suo Thompson. Poi ci fu una raffca più lunga. Thomas Hudson avviò i due motori della nave e si diresse verso di loro con tutta la velocità che il canale permetteva. La sua idea di questa velocità non era del tutto precisa perché si sentiva molto male. Aveva dolori nelle ossa e nel petto e nelle viscere e le fitte gli arrivavano ai testicoli. Non si sentiva debole, ancora, ma poteva sentire il primo assalto della debolezza. « Punta le mitragliere sulla riva destra » disse a Henry. « Willie ne ha trovati degli altri. » « Sì, Tom. Stai bene? » « Mi hanno colpito ma sto benissimo. E tu? E George? » « Noi siamo a posto. » « Fa fuoco ogni volta che vedi qualcosa. » « J om. » Thomas Hudson fermò i motori e riprese ad arretrare lentamente per tenere la nave fuori dall'angolo dove stava sparando Willie. Willie aveva innestato un caricatore di proiettili traccianti e stava cercando di segnalare il bersa glio alla nave. « L'hai trovato, Henry? » chiese nel portavoce. « Sì, Tom. » « Annaffialo tutt'intorno con brevi raffiche. » Sentì che le due mitragliere da 50 riprendevano a latrare e a gesti ordinò a Willie e Ara di rientrare. Arrivarono su bito, alla velocità consentita dal piccolo motore. Willie con tinuò a sparare senza interruzione finché non furono al ripa ro della nave. Con un salto Willie fu a bordo e salì sul secondo ponte mentre Ara assicurava il dinghy. Guardò prima Tom e poi Gil che gli stava passando un laccio intorno alla gamba sinistra per stringerlo più in alto che poteva. « Gesù Cristo » disse. « Cos'hai fatto, Tommy? » « Non lo so » disse Thomas Hudson. E non lo sapeva, infatti. Non riusciva a vedere neanche una ferita. Tutto quello che vedeva era il colore del sangue, ed era così scuro che non gli sembrava il caso di preoccuparsi. Però era un po' troppo, e Thomas Hudson stava molto male. « Cosa c'è là dentro, Willie? » « Non so. C'era un tizio con un mitra che ci ha sparato addosso e l'ho preso. Credo proprio di averlo beccato. » « Non l'ho sentito, col rumore che avete fatto. » « Qui da voi pareva che fosse saltata una polveriera. Credi
che ci sia ancora qualcuno, là dietro? » « Forse sì. Gli abbiamo reso pan per focaccia. » « Bisognerà fare un rastrellamento » disse Willie. « Lasciamo che s'impicchino, quei figli di puttana » disse Thomas Hudson. « Ma possiamo anche attaccarli subito e farla finita. » « Preferirei occuparmi di te. » Henry stava brandeggiando le mitragliere da 50. Era tan to delicato, con una mitragliera, quanto era brutale nella vita privata, e con due tutte le sue qualità venivano rad doppiate. « Sai dove sono, Willie? » « C'è solo un posto dove possono essere. » « Andiamo a riempirli di piombo. » « Parlando da ufficiale e da gentiluomo » disse Willie. « Gli abbiamo affondato la scialuppa. » « Oh. Non abbiamo sentito neanche questo » disse Tho mas Hudson. « Non ha fatto molto rumore » disse Willie. « Ara l'ha sfondata col machete e ha fatto a pezzi la vela. Cristo non potrebbe ripararla in un mese, con tutto quello che ha imparato in quella bottega di falegname. » « Mettiti a prua con Henry e George, di'ad Ara e ad Antonio di piazzarsi a tribordo e andiamo » disse Thomas Hudson. Stava malissimo e si sentiva strano, pur avendo la mente lucida. Le bende che gli aveva messo Gil avevano fermato l'emorragia troppo facilmente, e lui sapeva che doveva essere interna. « Sparate a volontà e ditemi dove devo andare. Sono vicini? » « A due passi dalla sponda, dietro quell'altura. » « Potrà arrivarci, Gil, con le grosse? » « Sparerò dei proiettili traccianti per mostrargli il ber saglio. » « Saranno ancora là? » « Non possono andare da nessuna parte. Ci hanno visto sfondare la scialuppa. Stanno combattendo l'Ultima Batta glia di Custer tra le mangrovie. Cristo, vorrei avere un po' di Anheuser Busch. » « Ghiacciata in lattina » disse Thomas Hudson. « An diamo. » « Sei pallidissimo, Tommy » disse Willie. « E hai per duto un mucchio di sangue. » « Muoviamoci, allora » disse Thomas Hudson. « Sto an cora benissimo. » Si avvicinarono rapidamente alla sponda con Willie che, affacciando la testa al parapetto dal lato di tribordo, ogni tanto segnalava una correzione di rotta. Henry brandeggiava davanti e dietro l'altura che si ve deva accanto agli alberi più alti e George teneva il mitra puntato su quello che doveva essere il ciglio della collinetta. « Come va, Willie? » disse Thomas Hudson nel portavoce.
« Hai abbastanza bossoli, quassù, per avviare una fon deria » rispose Willie. « Metti la prua contro la riva e poi vira di colpo in modo da averla al traverso, perché Ara e Antonio possano sparare. » Gil credette di aver visto qualcosa e fece fuoco. Ma era il ramo basso di un albero che Henry aveva spezzato. Thomas Hudson vide la sponda farsi sempre più vicina finché riuscì di nuovo a distinguere una foglia dall'altra. Allora virò di colpo e mise la nave al traverso finché udì Antonio che sparava e vide i suoi proiettili traccianti an dare a segno un po' a destra di quelli di Willie. C)ra spa rava anche Ara. Poi fece marcia indietro e la portò vicino alla riva, ma non così vicino che Gil non potesse lanciare. « Tira un estintore » disse. « Dove sta sparando Willie. » Gil tirò e ancora una volta Thomas Hudson rimase stu pito dalla precisione del suo lancio e dal luccichio del cilindro d'ottone che roteava alto nell'arià per cadere quasi esattamente nel punto voluto. Ci fu il lampo e il boato e poi il fumo che saliva e poi Thomas Hudson vide un uomo che uscendo dal fumo camminava verso di loro con le mani intrecciate sopra la testa. « Sospendete il fuoco » disse nei due portavoce più in fretta che poté. Ma Ara aveva già sparato e Thomas Hudson vide l'uomo crollare tra le mangrovie, in ginocchio e con la testa avanti. Parlò ancora e disse: « Riprendete il fuoco ». Poi disse a Gil, con voce stanchissima: « Piazzane un'altra più o meno nello stesso punto, se ci riesci. Poi tira un paio di bombe a mano ». Aveva fatto un prigioniero. Ma l'aveva perduto. Dopo un po' disse: « Willie, tu e Ara volete dare una occhiata? ». « Certo » disse Willie. « Ma continuate a sparare mentre andiamo. Voglio prenderli alle spalle. » « Di'tu a Henry cosa vuoi fare. Quando vuoi che cessi? » « Appena siamo passati. » « Va bene, uomo della giungla » disse Thomas Hudson, e per la prima volta ebbe il tempo di rendersi conto che forse stava per morire. Capitolo 21. Sentì il rumore di una bomba a mano che scoppiava dietro la piccola cresta. Poi non ci furono più né rumori né spari. Si appoggiò pesantemente al timone e guardò il fumo della bomba a mano che si diradava nell'aria. « Voglio ripartire appena vedo il dinghy » disse a Gil. Aveva un braccio di Antonio intorno alla vita e lo sentì dire: « Sdraiati, Tom. La porto io ». « Va bene » disse, e diede un'ultima occhiata allo stretto fiume dalle sponde verdi. L'acqua era brunastra ma limpida e
forte il flusso della marea. Gil e Antonio lo aiutarono a coricarsi sul tavolato. Poi Antonio prese il timone. Arretrò ancora un po', per vincere la forza della marea, e Thomas Hudson sentì il dolce ritmo dei grossi motori. « Sciogli un po' il laccio » disse a Gil. « Andiamo a prendere il materassino pneumatico » dis se Gil. « Mi piace qui sul ponte » disse Thomas Hudson. « Sarà meglio se non faccio troppi movimenti. » « Mettigli un cuscino sotto la testa » disse Antonio. Guardava verso il canale. Di lì a poco disse: « Ci segnalano di passare, Tom » e Thomas Hudson sentì che i motori salivano di giri e la nave scivolava avanti. « Getta l'ancora appena fuori dal canale. » « Sì, Tom. Non parlare. » Quando si ancorarono, Henry venne su a prendere il timone e i comandi. Ora che erano di nuovo in uno slargo, Thomas Hudson la sentiva ondeggiare al vento. « Quant'acqua c'è qua dentro, Tom » disse Henry. « Lo so. Da qui fino a Caibarién, e i due canali sono sgombri e segnati bene. » « Non parlare, Tom, per favore. Stattene tranquillo. » « Di'a Gil che mi porti una coperta leggera. » « Vado a prenderla io. Spero che non ti faccia troppo male, Tommy. » « Fa male sì » disse Thomas Hudson. « Ma non troppo. Non più di certe cose che abbiamo fatto insieme. » « Ecco Willie » disse Henry. « Vecchio figlio di puttana » disse Willie. « Non parlare. Là dentro erano in quattro con la guida. La squadra prin cipale. Poi c'era quello che Ara ha colpito per errore. Gli rincresce moltissimo, perché sa quanto desideravi un pri gioniero. E giù che si dispera e gli ho detto di non salire. Ha mollato gli ormeggi, come farebbe chiunque. » « Dove l'hai tirata la bomba a mano? » « In un punto che aveva un aspetto che mi piaceva poco. Non parlare, Tom. » « Dovete tornare indietro a disinnescare quella barca. » « Ci andiamo subito, così controlleremo l'altro posto. Cristo, se avessimo un motoscafo. Tommy, quei maledetti estintori sono meglio di un mortaio da 81. » « Non hanno la stessa gittata. » « E cosa ce ne facciamo della gittata? Gil li avrebbe tirati in un cesto da uno staio. » « Spicciati. » « Come va, Tommy? » « Maluccio. » « Credi di potercela fare? » « Ci proverò. »
« Resta perfettamente immobile. Non muoverti per nes sun motivo. » Non era molto che erano partiti, ma a Thomas Hudson sembrava un'eternità. Giaceva sulla schiena all'ombra di un baldacchino che gli aveva costruito Antonio. Gil e Geor ge avevano sciolto il telone dalla parte sopravvento del se condo ponte e il vento arrivava fresco e amico. Non era forte come il giorno prima ma soffiava costante da est e le nuvole erano alte e rade. Il cielo era quello azzurro del lat'o orientale dell'isola dove gli alisei soffiavano più forte e Tho mas Hudson giaceva disteso e lo guardava e si sforzava di tenere il dolore sotto controllo. Aveva rifiutato l'iniezione di morfina propostagli da Henry perché pensava di poter aver ancora bisogno di riflettere. Sapeva che avrebbe sem pre potuto farsela praticare più tardi. Era là disteso sotto la coperta leggera con la medicazione sulle tre ferite. Quando gliele aveva medicate, Gil le aveva riempite di sulfamidici e Thomas Hudson vedeva i sulfami dici sparsi come uno zucchero sulla parte del ponte dove aveva abbrancato il timone mentre Gil lo medicava. Quando avevano tolto il telone, perché potesse respirare meglio, ave va notato i tre forellini dov'erano passate le pallottole e gli altri a destra e a sinistra. Aveva visto gli squarci prodotti nella tela dalle schegge della bomba a mano. Mentre Thomas Hudson stava là disteso, Gil lo guardò e vide la sua testa sbiancata dal sole e la sua faccia grigia sopra la coperta leggera. Gil era un ragazzo semplice. Era un grande atleta e forte quasi come Ara e se fosse riuscito a lanciare la palla con l'effetto sarebbe stato un ottimo gio catore di baseball. Aveva il braccio di un grande lanciatore. Thomas Hudson lo guardò e sorrise, ricordando le bombe a mano. Poi sorrise semplicemente alla sola vista di Gil e dei lunghi muscoli delle sue braccia. « Avresti dovuto fare il lanciatore » disse, con una voce che gli parve di non riconoscere. « Non ho mai controllato bene la palla. » « Oggi sì. » « Forse prima non è mai stato veramente necessario » dis se Gil con un sorriso. « Se vuoi un po' d'acqua per bagnarti le labbra, Tommy, basta che mi fai un cenno con la testa. » Thomas Hudson scosse il capo e continuò a guardare il lago che era il passaggio interno. Ora si vedevano le onde con la loro cresta bianca. Ma erano le piccole onde sollevate da una buona brezza ideale per la navigazione e sullo sfondo si vedevano le azzurre colline del Turiguano. ' Ecco quello che possiamo fare, pensò. Punteremo verso la Central o verso l'altro posto, e può darsi che là ci sia un dot tore. No, la stagione è troppo avanzata. Ma possono far ve nire in aereo un buon chirurgo. E tutta brava gente, laggiù. Un cattivo chirurgo è peggio che niente, e io posso star mene tranquillo finché non arriva lui e solo allora mi muo
veranno. Dovrei prendere un mucchio di sulfamidici. Ma non dovrei bere acqua. Non preoccuparti, ragazzo mio, si disse. Tutta la tua vita punta solo in quella direzione. Ma perché Ara non poteva trattenersi dall'ammazzare quel figlio di put tana, così avremmo qualcosa da mostrare che forse avrebbe fatto un po' di bene. Bene? Non volevo dir questo. Che for se sarebbe servito a qualcosa, volevo dire. Diavolo, se quelli avessero avuto la potenza di fuoco che avevamo noi. Devo no aver strappato gli altri segnali lungo i canali per attirarci in quello. Ma forse, se avevamo il prigioniero, poi si sco priva che era stupido e non sapeva niente. Però averlo sa rebbe stato utile. Non siamo molto utili, adesso. Certo che lo siamo. Stiamo sminando quella vecchia bagnarola. Pensa a dopo la guerra e a quando ti rimetterai a dipin gere. Ci sono tanti bei quadri da fare, e se dipingi bene come sai, c non t'impegoli in tutte le altre cose, e fai sol tanto quello, è la cosa che conta. Il mare puoi dipingerlo meglio di tutti, ormai, se farai soltanto questo e non andrai a impegolarti in altre cose. Persevera e insisti e fallo proprio come lo vuoi fare. Devi essere molto attaccato alla vita per farlo. Ma la vita di un uomo è una cosa da poco, se le togli il lavoro. L'unica cosa è che ne hai bisogno. Tienila stretta. Questo è il momento di recitare la tua commedia. Fallo ades so che non speri più niente. Il tuo sangue si è sempre coa gulato bene, e puoi recitare un'altra vera commedia. Noi non siamo il lumpenproletariat. Siamo i migliori e lo facciamo gratis. « Tom, vuoi un po' d'acqua? » tornò a chiedere Gil. Thomas Hudson scosse il capo. Tre pallottole di merda, pensò, per metterlo in culo alla buona pittura e non provare un cavolo di niente. Perché mai quei poveri bastardi hanno fatto quello sbaglio sull'isola del massacro? Potevano arrendersi, e non sarebbe successo niente. Chissà chi era quello che è venuto fuori per arren dersi quando Ara ha sparato. Poteva essere stato come il ra gazzo che hanno ucciso sull'isola del massacro. Perché dia volo devono essere così fanatici? Abbiamo fatto un buon in seguimento e non ci tireremo mai indietro. Ma speriamo di non essere dei fanatici. Allora udì il ronzio del fuoribordo che si avvicinava. Non poté vederlo accostare, da quella posizione, e poi Ara e Willie salirono sul ponte. Ara sudava e tutti e due erano grafhati dai cespugli. « Mi spiace, Tom » disse Ara. « Merda » disse Thomas Hudson. « Leviamo il culo da qui » disse Willie « e ti racconterò tutto. Ara, va' giù a salpare l'ancora e manda su Antonio a timonare. » « Andiamo dritti verso la Central. E più rapido. » « Giusto » disse Willie. « Ora taci, Tom, e lascia che ti racconti. » S'interruppe e mise la mano sulla fronte di Tho
mas Hudson, con leggerezza; e cercò sotto la coperta e gli tastò il polso, attentamente ma con dolcezza. « Non morire, bastardo » disse. « Tieni duro e non ti muovere. » « Ricevuto » disse Thomas Hudson. « Al primo scontro ci sono stati tre morti » spiegò Willie. Era seduto sul ponte, sopravvento rispetto a Thomas Hud son, e mandava un acido puzzo di sudore e l'occhio balordo aveva ancora un'aria spiritata e tutta la chirurgia plastica che gli avevano fatto sul viso era di un bianco livido e visi bilissimo. Coricato in silenzio accanto a lui, Thomas Hud son si limitava ad ascoltare. « Avevano solo due mitra ma si erano piazzati bene. Il primo estintore di Gil li ha centrati e le mitragliere li han no finiti. Anche Antonio li ha colpiti. Henry è un asso, con quelle mitragliere. » « Lo è sempre stato. » « In azione, volevo dire. Così abbiamo sminato la tinozza e adesso è tutto in regola. Ara e io abbiamo tagliato tutti i fili ma l'esplosivo lo abbiamo lasciato. La barca è a posto e io segnerò sulla carta la posizione di questi altri crucchi. » L'ancora era uscita dall'acqua e i motori cominciavano a girare. « Non siamo stati molto in gamba, vero? » disse Thomas Hudson. « Ci hanno teso un'imboscata. Ma noi avevamo più po tenza di fuoco. Neanche loro sono stati così in gamba. Non dir niente ad Ara del prigioniero. E già abbastanza depresso. Dice che ha premuto il grilletto prima di riflettere. » La nave faceva rotta verso le azzurre colline e aumentava la velocità. « Tommy » disse Willie. « Ti voglio bene, figlio di put tana, e non morire. » Thomas Hudson lo guardò senza muovere la testa. « Cerca di capire, se non è troppo difficile. » Thomas Hudson lo guardò. Si sentiva ormai lontano e non aveva più problemi. Sentiva la nave prendere velo cità e il sommesso pulsare dei motori contro le scapole pre mute sul duro legno dell'assito. Alzò lo sguardo e c'era il cielo che aveva sempre amato e guardò attraverso la grande laguna che, ormai ne era sicurissimo, non avrebbe mai di pinto, e cambiò leggermente posizione per alleviare il do lore che provava. Ora i motori saranno sui tremila giri, pensò: e attraverso il ponte era come se penetrassero in lui. « Credo di capire, Willie » disse. « Oh, merda » disse Willie. « Tu non hai mai capito chi ti ha voluto bene. » Fine.