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slanciarsi verso folli fatiche e disperazione di vita e disprezzo di Dio. S. Questa è una persecuzione più gravosa e difficile dell' altra, perché muove dal di dentro, è sempre presente e non può esse re fuggita da chi ne è perseguitato: infatti porta il nemico in se stessa ovunque 126• 6. Così anche l' incendio 1 27 che si abbatte dal l' esterno produce una cernita, mentre quello che si abbatte dal l' interno opera la morte. Anche una guerra, quando è esterna, fi nisce facilmente, mentre quella nell' anima si prolunga fino alla morte. 7. Se insieme a una persecuzione di questo tipo hai una ricchezza sensibile, e fratelli di sangue e anche altre sicurezze, abbandona il loro possesso che conduce al male, procurati la pa ce, liberati da una lunga persecuzione, volgiti da quelle cose ver so il vangelo, preferisci a tutto il Salvatore, il consigliere e il conforto della tua anima, sovrano della vita senza fine. 8. «Le cose che si vedono sono di breve durata, quelle che non si ve dono sono eterne» 1 28 e nel tempo presente sono passeggere e in sicure, «nel tempo a venire è la vita eterna» .
26,1. «l primi saranno gli ultimi e gli ultimi i primi» 1 29• L' e spressione è suscettibile di svariate interpretazioni sia nel signi ficato sia nella spiegazione, ma non richiede la nostra indagine in questo momento, perché non riguarda solo quelli che possie dono molti beni, ma semplicemente tutti gli uomini che si danno per sempre alla fede, sicché si metta da parte il discorso per ora. 2. Quanto al tema che ci siamo proposti credo che è stato dimo strato come nulla sia inferiore alla promessa, poiché il Salvatore non ha in nessun modo escluso i ricchi per la ricchezza in sé e per l ' abbondanza dei possessi, né ha loro precluso la salvezza, se possono e vogliono sottostare ai comandamenti di Dio e stima no la loro vita più delle cose di un momento e guardano al Si gnore con occhio vigile, come guardando il cenno di un buon noc chiero, a cosa vuole, a cosa ordina, cosa indica, quale segnale dà ai suoi marinai, dove e da che parte prometta l 'ormeggio. 3. Qua le ingiustizia infatti compie uno, se facendo attenzione e rispar miando, prima di giungere alla fede, ha raccolto sufficienti mez zi di sussistenza? O ancora, cosa ancora più irreprensibile di que sta, se fin dall' inizio fosse stato messo a vivere dal Dio che dà
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l ' anima in un casato di uomini tali e in una stirpe immensa, for te di beni e potente per ricchezze? 4. Se infatti per la non volon taria nascita nella ricchezza fosse stato escluso dalla vita, riceve rebbe piuttosto un' ingiustizia dal Dio che lo ha generato, perché sarebbe ritenuto degno di una dolcezza di breve durata, ma pri vato di una vita senza fine. 5. Perché mai sarebbe dovuta venir su dalla terra la ricchezza, se è dispensatrice e mediatrice130 di mor te? 6. Ma se uno riesce a prendere la curva più stretta all' interno dei beni che possiede1 3 1 , e a pensare in modo moderato ed esse re temperante e cercare Dio solo e respirare Dio e essere concit tadini di Dio, allora si pone come povero di fronte ai comanda menti, libero, invincibile, privo di malattie, privo delle ferite pro vocate dalle ricchezze; 7. altrimenti, un cammello passerà attra verso l ' ago più velocemente di quanto un ricco di tal fatta entrerà nel regno dei cieli 1 32• 8. Si interpreti dunque come qualcosa di più elevato il cammello che passa per la via stretta e accidentata 1 33 prima del ricco; è un mistero del Salvatore che possiamo ap
prendere nell' opera Esegesi dei principi e della teologia1 34 ;
27,l. nondimeno, tuttavia, l ' espressione dovrà offrire un pri mo significato evidente e letterale della parabola. Essa deve in segnare ai ricchi che non devono trascurare la loro salvezza co me se fossero già condannati, né devono buttare a mare la ric chezza né condannarla come insidiosa e ostile alla vita, ma che devono imparare in qualche modo sia in che modo usare la ric chezza sia in che modo ottenere la vita. 2. Poiché non ci si per de assolutamente solo per il fatto che si è ricchi e si ha paura, né assolutamente ci si salva perché si è audaci e si confida nel fatto che si sarà salvati, bisogna indagare quale speranza sug gerisce loro il Salvatore, e come l ' insperato possa diventar si curo, ciò che è sperato giunga ad essere posseduto.
Caratteristiche dell'amore cristiano 3. Il Maestro dunque, interrogato su quale sia il più grande dei comandamenti, dice: «Amerai il Signore Dio tuo con tutta la tua
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anima e con tutta la tua forza» 135, e che nessun comandamento è più grande di questo, e giustamente. 4. E infatti questo comanda mento è stato impartito riguardo alla realtà principale e più im portante, lo stesso Dio padre nostro, grazie al quale tutte le cose sono venute alla vita ed esistono e verso il quale di nuovo ritor nano tutte le realtà che si salvano136 • 5. Poiché siamo stati amati da Lui fin dal principio e posti da Lui nell'essere, sarebbe empio considerare qualcos' altro più venerabile e più degno di rispetto di Lui, potendo noi dare in cambio solo questo piccolo segno di gra titudine in cambio di beni grandissimi, non avendo nessun' altra cosa da dare in cambio a Dio che non ha bisogno di nulla ed è per fetto se non rivolgere il pensiero, insieme ad amare il Padre rice vendo incorruttibilità per la propria forza e capacità. Quanto più infatti si ama Dio, tanto più profondamente ci si immerge in Lui.
28,1. Il secondo comandamento nell ' ordine, ma in nulla più piccolo di questo, dice che è «Amerai il tuo prossimo come te stesso» 137; dunque Dio come te stesso. 2. Poiché l ' interlocuto re gli chiedeva «Chi è il prossimo?» 138, non confinò il concet to, come fanno i Giudei , alla vicinanza di sangue, né al con cittadino né al proselita né, ugualmente, al circonciso né a co lui che osserva l' unica e medesima legge; 3. piuttosto descri ve con un racconto un uomo che scendeva dall' alto, da Geru salemme per andare a Gerico, e lo mostra aggredito dai pre doni, lasciato mezzo morto sulla strada, abbandonato da un sa cerdote, trascurato da un Levita, e invece oggetto di misericordia da parte del Samaritano, che era disprezzato e messo al bando. E questi non passò di lì per caso 1 39, ma giunse dopo aver pre parato ciò di cui necessitava l ' uomo in pericolo di vita: vino, olio, bende, giumento, denaro per l ' oste, che in parte già vie ne dato, e in parte viene promesso. 4. «Chi» , dice Gesù, «di que sti è diventato il prossimo per quell' uomo che soffriva terribi li patimenti?». E rispondendo l ' interlocutore: «Colui che ha mo strato misericordia verso di lui » . «Anche tu va' e fai lo stesso», poiché l ' amore fa fiorire l ' agire bene.
29, 1 . In entrambi i comandamenti dunque introduce l ' a-
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more, ma lo ha distinto in un ordine, e attribuisce il primo po sto ali ' amore per Dio, il secondo posto ali ' amore per il pros simo. 2. Ma chi altri potrebbe essere quel personaggio, se non lo stesso Salvatore? O chi più di Lui ha avuto misericordia di noi, quasi messi a morte dai dominatori delle tenebre 140 con molte ferite, paure, desideri, ire, dolori , errori , piaceri 14 1 ? 3. Di queste ferite l ' unico medico è Gesù , che taglia le passio ni alla radice, non come la legge che tagliava solo i nudi ri sultati, i frutti delle piante cattive, ma avvicina la sua scure alle radici 142 della malvagità. 4. Egli ha versato sulle nostre anime ferite 143 il vino, il sangue della vite di David144, ha por tato e ha concesso in abbondanza l ' olio, la misericordia che proviene dalla tenerezza del Padre, ha mostrato le resistenti fasciature della salute e della salvezza, fede, speranza e ca rità, ha ordinato ad angeli, principati, potestà di servirei 145 in cambio di una grande ricompensa, poiché anche loro saran no liberati dalla vanità del mondo attraverso la rivelazione del la gloria dei figli di Dio 146• 5. Dunque bisogna amarlo al pa ri di Dio. Ama Cristo Gesù chi fa la sua volontà e custodisce i suoi comandamenti 147 • «Infatti non chiunque mi dice : Si gnore, Signore, entrerà nel regno dei cieli , ma chi fa la vo lontà del Padre mio» 148• E : «Perché mi dite : Signore, S igno re, e non fate le cose che vi dico?» 1 49 E: «Beati voi che ve dete e ascoltate ciò che né i giusti né i profeti non videro e ascoltarono» 1 50, se fate le cose che vi dico 15 1 •
30,1. Al primo posto dunque è chi ama Cristo, al secondo è chi onora e si prende c u ra di quelli che credono in Lui . Infatti ciò che uno fa a un discepolo, il Signore lo accoglie come ri volto a se stesso e lo considera tutto suo. 2. «Venite, benedet ti dal Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi dall' inizio del mondo. Infatti avevo fame e mi avete dato da mangiare, avevo sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, ero nudo e mi avete vestito, ero malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti da me» . 3. Allora i giusti gli risponderanno dicendo: «Signore, quando mai ti ab biamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o asseta-
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to e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto stra niero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? O quan do mai ti abbiamo visto malato e ti abbiamo fatto visita? O in carcere e siamo venuti da te?» 4. Il re risponderà loro: «In ve rità vi dico, quanto avete fatto a uno solo di questi miei fratel li più piccoli, lo avete fatto a me» 152. S. Al contrario, getta nel fuoco eterno coloro che non hanno offerto loro queste cose 153 • E altrove : «Colui che accoglie voi accoglie me, colui che non accoglie voi rifiuta me» 1 54•
31,1. Questi qui li chiama anche figli, bambini, infanti, ami ci e piccoli 155 come guardando alla loro futura grandezza las sù, dicendo: «Non disprezzate uno solo di questi piccoli; infatti i loro angeli guardano sempre il volto del Padre mio che è nei cieli>> 156, 2. E altrove: «Non temete, piccolo gregge : infatti al Padre è piaciuto dare a voi il regno» 157 dei cieli. 3. Seguendo lo stesso pensiero dice che anche il più picco lo nel regno dei cieli, cioè il suo discepolo, è più grande di Gio vanni, il più grande tra i nati da una donna158. 4. E ancora: «Chi accoglie un giusto o un profeta considerandolo un giusto o un profeta riceverà la ricompensa da costoro, chi ha dato da bere a un discepolo, considerandolo un discepolo, un bicchiere di acqua fresca, non perderà la ricompensa» 159. Dunque questa so la è la ricompensa che non va perduta. S. E di nuovo: «Fatevi amici dal mammona dell' ingiustizia, affinché quando venga a mancare, vi accolgano nelle tende eter ne» 160, 6. affermando che ogni possesso che uno possiede per se stesso come proprio e non si mette in comune con chi ne ha bisogno161 è per natura ingiusto, ma che da questa realtà ingiusta è possibile compiere un' opera giusta e salvifica: dare ristoro a qualcuno che ha una tenda eterna presso il Padre. 7. Considera prima di tutto che il S alvatore non ti ha dato l ' ordine di farti pregare né di aspettare di essere supplicato, ma di cercare tu stesso quelli che sono degni di essere ascoltati e che sono i suoi discepoli. 8. Dunque è bello anche il detto del l' apostolo : «Dio ama chi dona con gioia» 1 62, chi si rallegra nel dare e non semina a risparmio, perché non raccolga allo stes-
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so modo, ma mette in comune senza rammarichi, senza fare di stinzione e senza addolorarsi, cosa che è il vero far del bene. 9. Superiore a questo è quanto è detto dal Signore in un altro luogo: «Da' a chiunque ti chieda» 163 : infatti è propria di Dio ta le disponibilità al dono. E al di là di ogni divinità è questa pa rola, cioè non aspettare di essere pregati, ma cercare colui che è degno di ricevere il bene, poi definire per la condivisione una ricompensa così grande, una tenda eterna.
32,1. O che bel commercio, e che divino contratto ! Uno com pra l ' incorruttibilità per mezzo del denaro, e dando le cose del mondo che periscono, riceve in c·ambio solo ciò che di queste cose è eterno nei cieli. 2. Naviga verso questa adunanza164, o ricco, se sei saggio, e se occorre, fai il giro di tutta la terra 1 65, non risparmiarti i pericoli e le fatiche, per acquistare qui il re gno dei cieli. 3. Perché ti rallegrano tanto pietre trasparenti e smeraldi, e una casa, che è alimento per il fuoco o trastullo per il tempo 166, o zimbello per il terremoto, o oltraggio per il ti ranno? 4. Desidera invece abitare nei cieli e regnare con Dio, e questo regno te lo darà un uomo imitatore di Dio : per aver ricevuto qui piccole cose, lì ti farà suo intimo per l ' eternità. 5. Supplica perché ti accolga: datti da fare, lotta, temi che non ti onori : infatti non è stato dato ordine di accogliere, ma a te è stato dato ordine di offrire. 6. Infatti il Signore non ha detto: «Da'» oppure «offri» oppure «fai del bene», «vai in aiuto», o «fatti un amico» ; non ci si fa un amico con un solo dono, ma dandogli un conforto completo e con un lungo stare insieme : infatti né la fede, né l ' amore, né la forza di un solo giorno, ma «chi attenderà fino alla fine, costui si salverà» 1 67• 33,1. Come dunque l ' uomo può fare questi doni? Perché il Signore dà per la considerazione che ha per lui, per benevo lenza e per intimità. «Darò, infatti, non solo agli amici, ma agli amici degli amici» 1 68• 2. E chi è questo amico di Dio? Tu non giudicare chi sia degno e chi indegno : infatti è possibile che tu commetta un errore nel giudicare; è meglio, nell ' incertezza del non sapere, fare del bene anche agli indegni a motivo dei de-
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gni piuttosto che evitare che i meno buoni si avvicinino agli ec cellenti. 3. Infatti con l ' indugiare e il pretendere di fare una cer nita tra quelli che meritano e quelli che non meritano, è possi bile che tu trascuri alcuni che sono cari a Dio, e la ricompen sa di ciò è il castigo del fuoco eterno; dando invece a tutti quel li che ne hanno bisogno, necessariamente troverai anche qual cuno di quelli che possono salvarti presso Dio. 4. «Non giudicare» , dunque, «affinché tu non sia giudicato : con la stessa misura con cui misuri sarai a tua volta misurato; una bella misura, pigiata e ben agitata, traboccante, ti sarà re stituita» 169. S. Apriti con amore110 a tutti coloro che sono an noverati come discepoli di Dio, senza guardare sospettosamente al corpo, senza trascurarli a causa dell ' età, senza provare fa stidio nell' animo o voltarti dali' altra parte se qualcuno appare senza beni, malvestito, deforme o infermo. 6. Questa è la for ma che appare dall' esterno, avvolta intorno a noi in vista del passaggio nel mondo, perché possiamo entrare in questa comune scuola: ma dentro, nascosto, abita m il Padre, e suo Figlio, che è morto per noi e per noi è risuscitato.
34,1. Questa forma visibile inganna172 la morte e il diavolo, perché la ricchezza e la bellezza interiore per loro sono invisi bili ; e si accaniscono intorno alla carne, la disprezzano consi derandola debole, poiché non possono vedere i beni interiori, non sapendo «quale tesoro è contenuto in un vaso di coccio» 173, ovunque difeso dalla potenza di Dio Padre e dal sangue del Fi glio di Dio e dalla rugiada dello Spirito S anto. 2. Ma tu non !a sciarti ingannare, tu che hai gustato la verità e sei stato giudi cato degno del grande riscatto, ma arruolati, al contrario degli altri uomini, in un esercito senza armi, senza guerra, senza spar gimento di sangue, senza passione, senza contaminazione, co stituito da vecchi religiosi, orfani amati da Dio, vedove arma te di mitezza, uomini ornati di amore. 3. Acquista, con la tua ricchezza, come custodi del corpo e dell' anima, persone di tal genere, il cui condottiero è Dio; grazie a loro una nave che affonda riemerge, pilotata dalle sole preghiere dei santi , e una malattia nel suo acme viene debellata, scacciata da imposizio-
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ni di mani, un assalto di predoni viene disarmato, depredato da preghiere devote, e la violenza dei demoni è spezzata, minac ciata da severi comandi .
35,1. Tutti costoro sono soldati energici e guardie sicure, nessuno di loro è pigro, nessuno di loro è inutile. Uno può in tercedere per te presso Dio, un altro darti conforto quando sei stanco, un altro, provando la tua· stessa sofferenza, può pian gere e gemere per te di fronte al Signore di tutti, un altro in segnare qualcosa di utile per la salvezza, un altro guarirti con franchezza, un altro consigliarti con benevolenza, tutti amar ti veramente, senza inganni, senza paure, senza ipocrisia, adu lazione, finzioni. 2. O dolci cure di chi ama, beati servizi di chi è coraggioso, o fede pura di chi teme Dio solo, o verità di parole presso coloro che non possono ingannare, bellezza di opere presso chi si è persuaso di servire Dio, di persuadere Dio, di piacere a Dio: non pensano di accostarsi alla tua carne, ma ciascuno alla tua anima, di parlare non ad un fratello, ma al re dei secoli che dimora in te. 36,1. Tutti i credenti sono buoni e vicini a Dio, e degni del l ' appellativo che li cinge come un diadema. E tuttavia ve ne sono alcuni ancora più eletti fra gli eletti 1 74, e più o meno visi bili : in qualche modo si trascinano fuori dalla tempesta del mon do e si pongono al sicuro, non volendo sembrare santi, e ver gognandosi, se qualcuno lo dice. Nascondono nella profondità del pensiero i misteri ineffabili 1 75 e impediscono che la loro no biltà sia vista nel mondo, essi che il Verbo chiama «luce del mondo» e «sale della terra» 176• 2. ·È questo il seme 177, immagi ne e somiglianza di Dio, e suo figlio legittimo 178 ed erede179, inviato qui, come per un soggiorno in terra straniera grazie a una grande intimità e familiarità con il Padre; 3. per mezzo di Lui 1 80 sono state costruite sia le cose visibili sia quelle invisi bili del mondo, alcune perché siano al suo servizio, altre per il suo esercizio, altre ancora perché possa apprendere, e tutte so no unite finché il seme rimarrà quaggiù, e quando esso sarà sta to raccolto esse saranno subito distrutte.
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37,1. Cosa bisogna dire ancora? Guarda i misteri dell' amore, e allora potrai contemplare il seno1 8 1 del Padre, che solo il Figlio di Dio unigenito ha rivelato 1 82. 2. E Dio stesso è amore183 e at traverso l ' amore è stato da noi catturato184. E mentre la realtà inef fabile di Lui è Padre, la sua pietà per noi si è fatta madre. ll Pa dre, avendo amato, si è fatto femminile1 85, e il grande segno di questo è Colui che Egli generò da se stesso: e il frutto che è sta to generato dall' amore è l ' amore. 3. Per questo motivo è venuto Lui in persona, per questo si è rivestito per sua volontà dell' umano e ha sofferto i dolori degli uomini, perché, essendosi misurato con la debolezza di noi che Egli ha amato, potesse in cambio com misurare noi alla sua potenza. 4. E quando era sul punto di of frirsi in sacrificio186 e di dare se stesso come riscatto ci ha lasciato una nuova alleanza: «Vi do il mio amore» 1 87• E cos ' è questo amo re e quanto grande? Per ciascuno di noi ha dato la sua vita, che è pari al tutto: ci chiede in cambio questa stessa vita gli uni per gli altri 188. S. Se siamo debitori della vita ai fratelli e abbiamo in cam bio giurato un tale patto col Salvatore, mettiamo in serbo ancora le cose del mondo, povere, estranee ed effimere, come se si trat tasse di tesori? Ci priveremo vicendevolmente di quelle cose di cui tra poco il fuoco s' impossesserà? 6. Divinamente e in modo ispirato Giovanni dice: «Colui che non ama il fratello è un omi cida» 189, seme di Caino, creatura del diavolo, non ha la tenerez za di Dio, non ha la speranza di realtà più grandi, è senza seme, è senza figli, non è tralcio 190 della vite celeste che sempre vivrà, viene tagliato via, aspetta il fuoco incessante. 38,1 . Tu, invece, impara «la via eccellente» 191 che Paolo in dica per la salvezza: «L' amore non cerca il suo interesse» , ma si riversa sul fratello; per lui è colmo di stupore, riguardo a lui saggiamente impazzisce 192.
2. «L' amore 193 copre una moltitudine di peccati l94; l ' amore
perfetto caccia via la paura195: non si dà arie, non si gonfia d ' or goglio, non si rallegra dell' ingiustizia, ma si compiace della ve rità: tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto attende. L' amo re non vacilla mai, le profezie cessano, le lingue tacciono, le medicine vengono lasciate sulla terra. Rimangono queste tre co-
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se, fede, speranza e amore : ma più grande fra queste è l ' amo re» 196. 3. E giustamente: infatti la fede se ne va quando, aven do visto Dio, saremo persuasi dal nostro sguardo, e la speran za scompare quando si verificano le cose sperate; l ' amore in vece giunge a compimento 197 e si accresce maggiormente nel momento in cui è stato dato quanto è perfetto.
La penitenza
4. E se uno accoglie l ' amore con l ' anima, anche se è stato nel peccato 198 e ha compiuto molte cose proibite, avendo ac cresciuto l ' amore e intrapreso una pura conversione, può vin cere i mali in cui è caduto. 5. Ma se osservi un ricco che, pur non avendo una terra nei cieli , 39,1. e in qualche modo servendosi delle cose che ha, si è sottratto all ' incantesimo della ricchezza e alla sua pericolosità per la vita e abbia raggiunto i beni eterni ; e se poi avvenga che o per ignoranza o per debolezza o per una involontaria circo stanza, dopo aver ricevuto il sigillo 1 99 e la redenzione, si sia im battuto in errori o in peccati tanto da esserne completamente soggiogato e del tutto condannato da Dio200, questo non sia un motivo perché tu possa sentirti preso dalla disperazione e dal la dissennatezza. 2. Infatti a chi si è rivolto a Dio con verità con tutto il cuo re si aprono le porte e il Padre201 accoglie felicissimo il figlio che veramente si converte; la vera conversione è non essere più soggetti a queste cose, ma aver sradicato completamente dal l ' anima i peccati per i quali ci si era condannati a morte; in fatti , eliminati questi, Dio verrà di nuovo ad abitare in te. 3. Gesù dice che grande e insuperabile è la gioia e la festa per il Padre nei cieli e per gli angeli quando un solo peccatore si rivolge a Lui e si converte202. Perciò ha anche detto con for za: 4. «Voglio misericordia e non sacrificio: non voglio la mor te del peccatore, ma la conversione; e se anche fossero i vostri
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peccati come lana scarlatta, li farò bianchi come la neve, e se fossero più neri dell' oscurità, li laverò e li farò come lana bian ca»203 . 5. Infatti solo a Dio è possibile offrire la remissione dei peccati e «non tenere il conto delle cadute»204, dal momento che anche a noi il Signore comanda di perdonare ogni giorno i fra telli che si pentono205. 6. E se noi che siamo c atti vi sappiamo dare doni buoni, quanto più «il Padre delle misericordie»206, il Padre buono «di ogni consolazione»207, pieno di tenerezza e di compassione è magnanimo? Egli aspetta coloro che si sono con vertiti : convertirsi è cessare veramente dai peccati e non guar darsi più indietro208.
40,1. Degli errori commessi in passato Dio dà il perdono, di quelli che sopraggiungono ciascuno lo dà a se stesso209. Anche questo è pentirsi, cioè riconoscere gli errori passati e chiedere al Padre di non ricordarli più. Lui solo è capace di rendere non com piuti gli errori compiuti, cancellando con la misericordia che vie ne da Lui e con la rugiada dello Spirito i peccati commessi. 2. Infatti «nelle azioni in cui vi troverò», dice, «in esse vi giudi cherò»2 10, e per ciascuna cosa grida la fine di tutto21 1 • 3. Perciò anche per chi ha ben compiuto nella vita le azioni più grandi, ma si incaglia alla fine nel male, sono inutili tutte le fatiche com piute in passato2 12, trovandosi escluso dalla gara alla fine21 3 del dramma; invece a chi in passato è vissuto peggio e con trascu ratezza è possibile, in seguito, convertendosi, vincere la propria cattiva condotta durata molto tempo con il tempo successivo al la conversione214: 4. è necessaria però grande cura, come ai cor pi debilitati da una lunga malattia è necessaria una dieta e una maggiore terapia. 5. O ladro, vuoi avere il perdono? Non ruba re più215. Chi ha commesso adulterio, non si lasci bruciare dalla passione216; chi ha commesso atti impuri, per il futuro sia puro; chi ha rubato, restituisca e restituisca in eccedenza21 7; chi ha pro ferito falsa testimonianza, si eserciti nella verità; chi è spergiu ro, non giuri più. Taglia via anche le altre passioni21 8, l ' ira, il de siderio, il dolore, la paura, perché, all ' uscita della vita, tu possa trovarti di fronte all ' avversario già liberato su questa terra219• 6. Dunque è forse impossibile eliminare del tutto le passioni che
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sono cresciute insieme, ma con la potenza di Dio e la preghiera umana, l ' aiuto dei fratelli, una vera conversione e l ' esercizio co stante possono essere corrette.
41,1. Perciò è assolutamente necessario che tu, che sei al tezzoso, potente e ricco ponga a guida di te stesso un uomo di Dio a guisa di allenatore e timoniere. Rispettalo anche se è uno solo, temilo anche se è uno solo, curati di ascoltarlo anche se è uno solo che parla con franchezza e al contempo ti punge aspra mente e ti cura. 2. Infatti neanche agli occhi si addice rimane re costantemente privi di correzione, ma conviene piangere e tal volta lasciarsi pungere per una maggiore salute. 3. Allo stesso modo anche per l' anima nulla è più pernicioso di un piacere i nin terrotto: viene infatti accecata per lo struggimento, se rimane im mobile dinanzi ad una parola espressa con sincerità. 4. E temi quest' uomo quando è adirato, addolorati quando è rattristato, ri spettalo quando cessa dall' ira, previenilo quando scongiura un castigo. 5. E questi vegli per te molte notti220, facendo da am basciatore per te presso Dio e affascinando il Padre con conti nue litanie: Egli infatti non si oppone ai suoi figli che invoca no la sua tenerezza221 • 6. L' uomo di Dio, onorato da te, pregherà in modo puro, come un angelo di Dio e in nulla addolorato da te, ma per te. Questa è una conversione sincera. 7. «Dio non può essere deriso»222 e non presta attenzione a parole vuote: infatti lui solo guarda midolla e reni e cuori223, dà ascolto a coloro che sono nel fuoco ed esaudisce coloro che sono nel ventre della ba lena ed è vicino a tutti coloro che credono in Lui e sta lontano dai senza Dio, a meno che non si ·convertano.
Il racconto del giovane brigante224 42,1. Perché tu, che ti sei realmente convertito, possa confi dare nel fatto che ti rimane una speranza sufficiente di salvez za, ascolta un racconto che non è propriamente un racconto, ma una storia vera225 tramandata e custodita nella memoria intorno all ' apostolo Giovanni. 2. Una volta morto il tiranno226 egli si di-
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resse dall ' isola di Patmos227 ad Efeso, e se ne andava a portare conforto anche nelle terre vicine dei pagani, qui per nominare vescovi, qui per mettere in accordo intere chiese, qui per rice vere una sola delle eredità indicate dallo Spirito. 3. Giunto dun que in una delle città non lontane, della quale alcuni dicono an che il nome228, dopo aver confortato i fratelli, guardò il vesco vo229 che sovrintendeva su tutti, e avendo visto un giovinetto di corporatura robusta, di gradevole aspetto e generoso di spirito, disse: «Questo te lo affido con ogni premura di fronte alla Chie sa e a Cristo testimone» . Quegli accettò e fece le sue promesse e Giovanni ripeté le stesse parole e invocò dei testimoni. 4. Poi tornò ad Efeso, e il presbitero, avendo accolto in casa il giova netto che gli era stato affidato lo nutriva, lo teneva con sé, lo circondava di affetto, e infine lo illuminò230 . E dopo di ciò al lentò la cura e la sorveglianza, dal momento che gli aveva af fiancato il custode perfetto, il sigillo del Signore. S. Ma al gio vane che aveva acquistato l ' indipendenza prima del momento opportuno si avvicinarono per danneggiarlo alcuni coetanei, ignavi e rotti a tutto, usi al male; e dapprima lo condussero tra banchetti sontuosi , poi andando fuori di notte per ruberie lo por tarono con sé, infine ritennero di poter compiere insieme a lui un delitto più grave. 6. E quegli a poco a poco si abituava e a causa della sua natura grande, come un cavallo senza morso e senza briglie che esce dalla retta via, mordendo il freno231 , si tra scinava fortemente nel baratro. 7 E persa del tutto la speranza riguardo alla salvezza in Dio, non pensava più a delitti piccoli, ma avendo commesso un grande delitto, dal momento che era definitivamente perduto, riteneva giusto subire la stessa sorte de gli altri. E avendo preso con sé quegli stessi compagni e aven do raccolto una banda di ladri, era pronto come capobanda, vio lentissimo, sanguinario, crudele. 8. Passò del tempo, ed essen do sopraggiunta una certa necessità, richiamarono Giovanni. E quello, dopo aver sistemato tutte le questioni per le quali era sta to chiamato, disse: «Orsù, vescovo, restituiscici la consegna che io e Cristo ti abbiamo fatto di fronte alla Chiesa testimone, che tu presiedi» . 9. Il vescovo in un primo momento rimase sbi gottito, pensando di essere calunniato per soldi che non aveva ..
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mai ricevuto; e non poteva dare credito per cose che non ave va; né poteva non credere a Giovanni. Ma quando Giovanni dis se: «Ti richiedo il giovanetto e l ' anima del fratello», sospiran do dal profondo e piangendo disse: «È morto» . «Come? E di che morte?». «È morto agli occhi di Dio232 : infatti è diventato malvagio e corrotto, e soprattutto, un brigante, e ora al posto del la Chiesa ha preso un monte con una soldataglia simile a lui». 10. L' apostolo, stracciatasi la veste e colpitosi il capo, con un grande lamento disse : «Bel custode dell ' anima del fratello ho lasciato. Ma orsù, mi si porti un cavallo e qualcuno mi gui di per la strada». E si allontanò, così come stava, dalla chiesa. 11. Giunto nel luogo venne catturato dagli avamposti dei bri ganti, senza fuggire né supplicare, ma gridando : «Sono venu to di proposito, conducetemi dal vostro capo» . 12. E quello, nel frattempo, così armato, aspettava: ma quando riconobbe Gio vanni che veniva presso di lui, si vergognò e si diede alla fu ga. E quello lo inseguiva al di là delle sue forze, dimentican dosi della propria età, e urlando: 13. «Perché, figlio, fuggi me che sono tuo padre, inerme, vecchio? Abbi pietà di me, figlio, non temere: hai ancora speranze di vita. Io renderò conto a Cri sto per te233 ; se me lo chiedi, volentieri subirò la tua morte, co me il Signore ha fatto per noi. Per te darò in cambio la mia ani ma. Fermati, credimi : Cristo mi ha mandato» . 14. E quello, avendo ascoltato, in un primo momento si fermò guardando a terra, poi gettò le armi, poi tremando gemeva amaramente234; abbracciò il vecchio che gli andava incontro, confessandosi con i lamenti come poteva e facendosi battezzare una seconda vol ta dalle lacrime, nascondendo solo la destra. 15. E Giovanni, garantendogli e giurandogli che aveva trovato perdono per lui presso il Signore, pregando e inginocchiandosi, e baciando quel la stessa destra come se fosse stata purificata dal pentimento, lo ricondusse alla chiesa, e implorando con preghiere copiose, lottando con continui digiuni, con il fascino235 di discorsi va riegati allettando la sua mente, se ne andò, come si dice, non prima di averlo messo a capo della chiesa23 6, dando un grande esempio di vero pentimento e un grande segno di rinascita, tro feo di visibile risurrezione237•
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16. [ . ]238 Con splendidi volti godendo, cantando inni, apren do i cieli. Davanti a tutti il Salvatore stesso avanza dando la destra, offrendo una luce senza ombra, senza fine, mostrando la via verso il grembo del Padre, verso la vita eterna, verso il regno dei cieli. 17. Uno creda a queste stesse cose, e nei di scepoli di Dio e in Dio garante, con profezie, vangeli e parole degli apostoli : vivendo insieme a loro e prestando loro ascol to e praticando le opere, all ' uscita della vita vedrà il compimento e la dimostrazione del suo credo. 18. Infatti colui che ha ac colto nella vita terrena l ' angelo della conversione239 non si con vertirà nel momento in cui lascerà il corpo né si vergognerà nel vedere il Salvatore che procede con la sua gloria e il suo eser cito; non teme il fuoco. E se invece qualcuno sceglie di resta re nei peccati per i piaceri e preferisce una vita beata in terra alla vita eterna e, se il Salvatore gli dà il perdono, si gira dal l' altra parte, non pensi di incolpare né Dio né la ricchezza né l ' aver commesso errori in passato, ma la propria anima che vo lontariamente si è perduta. 19. A colui che si volge a guardare la salvezza e la desidera e la chiede con insistenza e con for za240 , offrirà la vera purificazione e l ' immutabile vita del Pa dre buono che è nei cieli. 20. A Lui attraverso il figlio Gesù Cri sto, signore dei vivi e dei morti241, e attraverso lo Spirito San to, sia gloria, onore, forza, eterna grandezza ora e nelle gene razioni delle generazioni e nei secoli dei secoli242• Amen. .
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NOTE AL TESTO
1 La figura dell'uomo servile e dell'adulatore, che ricorre a finti discorsi per procurarsi dei vantaggi personali, è chiaramente di matrice classica, in particolare platonica (si veda Plat. Gorg. 463A-466A, 500A-503D, 5 1 30, 5 1 7B-522E; Soph. 222E-223A). 2 Per gli appellativi di «perfetto» e «buono» si veda Mt 5,48; 1 9,2 1 e Mc 1 0, 1 8; Mt 1 9, 1 7; Le 1 8, 1 9. 3 Cfr. Rm 1 1 ,36. 4 Il testo è lacunoso. Il significato del passo è tuttavia intuibile; utile ri sulta il confronto con un passo clementino di Protr. 56,3. ' Cfr. Clem. Al. Paed. II 20,3; Plat. Leg. II 666 A. 6 L'espressione KaTaf3<>À�, «cambiamento, mutamento», è caratteristica del linguaggio tucidideo (si veda Thuc. II 53, 1 ). 7 Si allude chiaramente a Mt 23, 1 2; Le 1 4, 1 1 ; 1 8, 1 4. • Anche questo passo è lacunoso, ma il significato nel suo complesso è chiaro: Clemente infatti non si pone nella schiera dei Iodatori della ricchez za ed esprime nei confronti dei ricchi un amore; più grande, in quanto, inve ce di porsi al loro servizio con malvagità, vuole indicare loro il vero bene. 9 Cfr. Fil 3, 14. 1 0 Il termine 8ui8Ems, la «disposizione interiore», che troviamo qui e in QDS 3,6; 1 2, 1 ; 1 8,7; 1 9,5, è anch'esso di derivazione platonica. 1 1 Cfr. Fil 3, 1 3 . 12 Cfr. Mc 1 0,25 ; Mt 19,24; Le 1 8,25. 1 3 Cfr. Herm. Mand. XII 6,2. 14 La vita di cui si parla è chiaramente la «vita eterna» e il «mondo» de ve essere inteso in senso giovanneo, con accezione negativa. " Cfr. Mc 1 0,27 e Mt 1 9,26; Le 1 8,27. . 16 È evidente, da quanto viene detto in questo passo, che Clemente rivol ge il proprio discorso non, genericamente, ai ricchi, perché essi si possano convertire; ma, come è stato già sottolineato nell' introduzione, ai ricchi ini ziati, che hanno già sperimentato la potenza del Salvatore e la sua salvezza visibile mediante il battesimo. L'ambito dei destinatari dell' opera viene de finito ancora più chiaramente subito dopo: si parla infatti espressamente dei «ricchi chiamati». Per l' appellativo cfr. 1 Cor 1 ,2.24; Rm 1 ,6.7; 8,28; Gd 1 , 1 ; Ap 1 7, 14.
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1 7 Abbiamo deciso di accogliere KE vqv, «vuota», riferito alla disperazio ne, secondo la congettura operata dagli editori, e non la lezione KaLVqv, «nuo va», tramandata dal codice, dal significato poco chiaro. Che l' aggettivo sia stato trascritto in maniera errata è un errore paleografico piuttosto probabi le, data la frequente tendenza a confondere il dittongo at con E . 1 8 Clemente usa l ' immagine, assai utilizzata da san Paolo, della gara e del lo stadio (si veda l Cor 9,24ss; Gal 5,7; Fil 3 , 1 4; 2Tm 4,7-8) ma in generale anche nella cultura greca, nella quale lo spirito agonistico aveva un forte ri lievo, sono presenti paragoni atletici. 1 9 l Cor 1 1 ,25ss. 20 Cfr. Str. VII 83,2. 2 1 1 Cor 1 3, 1 3. 22 1 Cor 1 5,52. 23 L'immagine è rinvenibile anche in Clemente, cfr. ad es. Protr. 96,3; Str. VII 20, 3-8. 24 Clemente riporta il passo del Vangelo di Mc 1 0, 1 7-3 1 (si veda anche Mt 1 9, 1 6-30; Le 1 8, 1 8-30) per intero ma operando delle lievi varianti: ad esempio il testo di Marco, al quale Clemente si attiene, viene contaminato con Mt 1 9,2 1 («Se vuoi essere perfetto ... »), grazie al quale Clemente inseri sce il motivo della libera scelta dell' uomo per ottenere la perfezione. Si no ti la sensibile variazione rispetto agli ultimi versetti del passo evangelico, do ve Clemente, anziché riportare una frase affermativa, la pone in forma di do manda, ponendo cosl il dubbio sul significato del possesso delle ricchezze e sulle conseguenze negative che da esse possono derivare. � Naturalmente il versetto ha dato luogo a una ricca varietà di interpre tazioni. Sebbene l'espressione di Gesù appaia per lo più omogenea nei Si nottici, alcuni manoscritti tramandano Kaj.LL�os (gomena di nave) al posto di KQj.LE�OS' (cammello), probabilmente per la difficoltà, già sperimentata nel l' antichità, di interpretazione del passo. Non è inoltre probabile che con la cruna dell'ago si alludesse, come intendono alcuni commentatori, ad una pic cola porta di Gerusalemme, anche · se il senso del passo allude chiaramente al cammino stretto e alla porta stretta attraverso la quale bisogna passare per avere la vita eterna (si veda M. G. Mara, Ricchezza e povertà, op. cit. , p. 28). 26 Il fatto che Gesù prometta cento volte tanto rispetto a quanto è stato la sciato significa che, tra le altre cose, anche il benessere materiale sarà resti tuito nella vita eterna. Dunque Gesù non disdegna la ricchezza in sé. 27 L'aggiunta «insieme a persecuzioni», caratteristica di Marco, indica che le gratificazioni terrene, per quanto siano buone, non sono mai dissociate dal la sofferenza. 28 Cfr. i già citati Mt 1 9, 1 6-30; Le 1 8, 1 8-30. 29 Clemente, come è stato già sottolineato, propone un'interpretazione spi rituale della Sacra Scrittura, che non si arresti al senso superficiale delle pa role di Gesù. È solo grazie a un'interpretazione corretta che si può giungere a indicazioni morali significative. 30 Cfr. Mt 1 3,38. 3 1 L'immagine della divinità come TaiJ.(as, ovvero «tesoriere, dispensa tore» è già figura platonica (si veda Resp. II 379 C).
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Note al testo - 1 7-55
Cfr. Gv 1 4, 1 6. Viene qui utilizzato il termine yvwow, «gnosi» (si veda anche QDS 3,6; 1 8, l ). Il dato biblico viene interpretato in modo razionale per la conoscenza di Dio e per il raggiungimento della perfezione cristiana. Questa scienza, af fidabile e certa, che porta alla comprensione delle realtà teologiche, è la «gno si». Cfr. P. Th. Camelot, Foi et gnose. Introduction à l 'étude de la connais sance religieuse chez Clément d'Alexandrie, Paris 1 945. 34 Conoscere come assimilazione a Dio è un'immagine presente sia nel vangelo (Gv 17 ,3) sia nella cultura classica (Plat. Theaet. 1 76 A B). » 1 Tm 6, 1 9. 36 Mt 1 1 ,27. 37 Gv 1 , 1 7; cfr. anche Eb 3,5ss. 31 Cfr. Gal 2,2 1 . 39 Fil 2,8. Nel testo letteralmente «segno», che nella vita d i Cristo è per eccellenza la morte in croce. 40 Mc 1 0,20. 4 1 Si veda anche Phil. De poster. Cain. 7 1 . Il motivo del puer senex è un topos che godrà di larga fortuna nella letteratura europea: in questa figura uma na ideale il giovane, con il suo comportamento virtuoso, manifesta una ma turità degna della vecchiaia e «la polarità tra gioventù e vecchiaia tendono alla compensazione» (la citazione è da E. R. Curtius, Letteratura europea e Medioevo latino, trad. it. Firenze 1 992, pp. 1 1 5ss). 42 Rm 1 , 1 7 e Clem. Al. Str. IV 29,3. 4 3 Str. IV 29,3. 44 Rm 7, 1 2. 45 Ga1 3,24. 46 Cfr. Rm 8, 1 4- 1 7; cfr. anche Mt 1 2,50. 47 Mt 1 9,2 1 . 48 Cfr. M t 7,7; Le 1 1 ,9. 4 9 Mc 1 0,2 1 ; Le 1 8,22. 30 Mc 1 0,20. ,. Le 1 0,38-42. La lettura che Clemente dà del passo evangelico di Mar ta e Maria non corrisponde a quella prevalente da Origene in poi, secondo la quale Marta sarebbe il simbolo della vita attiva e Maria della vita contem plativa; piuttosto, in rapporto alla figura del ricco che non riesce ad andare oltre il mero rispetto della legge, Marta rappresenta la legge mosaica con le sue prescrizioni letterali, Maria la legge dello spirito in cui è centrale l 'amore di Dio e del prossimo (si veda C. Nardi, Quale ricco si salva ?, op. cit. , pp. 22-23). '2 Mt 1 9,2 1 ; Mc 1 0,2 1 . 53 Rm 1 0,3. ,. Nella letteratura classica questi personaggi, insieme a molti altri, veni vano citati come rappresentanti dell' ateismo (si veda, per una disamina com pleta dei vari personaggi antichi tacciati di ateismo e di immoralità, M. Wi niarczyk, Wer galt im Altenum als Atheist?, «Philologus» 1 28 ( 1 984) , f. 2, pp. 1 57-83. " Cfr. Col 1 , 1 5; 2Cor 5 , 1 7 ; Gal 6, 1 5 ; Clem. Al. Protr. 1 1 4,3. 31 33
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56 L'espressione Tà àll6Tpta è di matrice stoica e designa presso gli Stoi ci le cose esteriori in opposizione a ciò che è interno all' uomo (si veda O. Stiihlin-M. Wacht, Welche reiche wird gerettet werden ?, Milnchen 1 983 , . p. 25). 57 La parola aramaica mammon indica le ricchezze ed è conservata dagli evangelisti nella forma originaria. Essa viene già utilizzata in Sir 3 1 ,8 per un confronto con gli idoli cananei ai quali gli Ebrei avevano sacrificato. 58 Le 1 6,9. 59 Mt 6,20. 110 Mt 25,35-46. 6 1 Mt 8, 1 2; 22, 1 3 ; 25,30. 62 Cfr. Le 1 9,5. 63 Cfr. Mc 2, 1 4s ; Le 5,27-29. 64 Mt 9,9. 65 Le 1 9,9. 66 Clemente per designare il retto uso della ricchezza utilizza tre termini : XPT\ IJ.aTa, ovvero le ricchezze, che non solo sono dei possessi ( KTT\IJ.aTa), ma possono rivelarsi di vantaggio ad altri uomini ( XP�O'l iJ.a). 67 È ricorrente nel pensiero di Clemente il concetto di strumento (òpyavov) per esprimere vari modi di rapporto esistenti tra realtà create, cfr. ad es. Cl. Protr. 5,3.6; Paed. II 4 1 ,5 ; 42, 1 . 68 Ci atteniamo al testo dello Scorialensis lTpOTEpov, come suggerisce an che V. Messana, L'economia nel Quis dives salvetur, op. cit. , p. 1 38, secon do il quale «la lectio difficilior lTpoTepov suggerisce una distizione tra il "pri ma" della rinunzia effettiva ai beni nel primo gradino della semplice fede e il "dopo" della rinunzia effettiva a tutto ciò che sta alla radice di ogni uma no attaccamento nel posteriore gradino della gnosi». 69 Nella considerazione dei beni materiali Clemente si mostra ampiamente debitore allo Stoicismo: le realtà esteriori sono infatti reputate indifferenti, àBLcicf>opa, in conformità con l' indifferenza manifestata dallo Stoicismo nei confronti di tutti i beni non spirituali (si veda anche QDS 1 2, 1 ; 1 3,5- 1 6 ; 1 8, 1 4 ; 1 9,3; 20,2). Tuttavia, come fa notare correttamente R . J . Donahue, Stoic lndifferents and Christian lndifference in Clement of Alexandria, «Traditio» 1 9 (1 963), p. 442, mentre per gli Stoici sono le cose ad essere in sé indiffe renti, in Clemente è l' uomo che le rende tali. 70 Paed. III 35, l . 7 1 Mc 1 0,2 1 . n Si fa allusione ai passi evangelici di G v 1 4,6 e Mt 5,8. 73 Mt 5,3. 74 Cfr. Gn 3, 1 9. 75 Mt 6,2 1 ; Le 1 2,34; Str. VII 77,6. 76 Le 6,45; Mt 1 2,34-35. 77 Cfr. Mt 1 3,44. 78 Mt 5,3. 79 Mt 5,6. 80 Cfr. Mc 1 0,23. 81 l Cor 1 3 , 1 3.
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Note al testo - 56-102
l Cor 3, 1 7 . 6,29; M t 5,39. 84 Il fatto che l'anima e la sua salvezza siano al centro dell'interesse di Clemente a scapito del corpo, che è un dato puramente accidentale, è un ele mento anch'esso di matrice platonica e presente in diversi passi (QDS 1 0, 1 ; 1 2, 1 -2; 1 5, 1 ; 1 6, 1 ; 26,3 ; 33,6; 36, 1 ). 83 Traduciamo seguendo la proposta di Stiihlin, 8La4>9etpTJ
83
Le
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1 03 Mc 1 0,29s. 1 04 Le 14,26.
Mt 5,44; Le 6,27.35. Cfr. Ef 2, 1 .3. 1 07 l Pt 1 ,3. 1 08 Gv 1 0,28. 1 09 Gv 14, 1 8. 1 1 0 Mt 23,9. 1 1 1 Mt 8,22. 1 1 2 Le 9,60. 1 1 3 M t I l ,28ss. 1 14 2Cor 1 2,4. 1 15 l Cor 2,9. 1 16 l Pt 1 , 1 2. 1 1 7 Gv 6,50ss. 1 1 1 Intreccio di numerosi passi : 1 Pt 1 ,3 ; Gv 1 0,28; 1 4,8s; Mt 23,9; 8,22; Le 9,60; Mt 1 1 ,28s; 2Cor 1 2,4; 1 Cor 2,9; 1Pt 1 , 1 2; Gv 6,50s. 1 1 9 L'assenza di invidia nella divinità compare frequentemente in Platone, ad es. Phaedr. 247 A; Resp. V, 476 E; Phaed. 61 D; 1im. 29 E; epist. VII 344 B (si veda C. Nardi, Tradizione subapostolica e motivi platonici in Clemen te Alessandrino, ecl. proph. 27, «Sileno» 1 1 ( 1 985), 9 1 - 1 00). 1 20 Mt 5,29s; Mc 9,43.45.47. 1 2 1 Le 14,26. 1 22 Il testo viene integrato in base a Mc 8,35 (Mt 1 0,39; 1 6,25 ; Le 1 7,33). 123 Mc l 0,30. 124 Mt 4, 1 8.22; Mc 1 , 1 6-20; Le 5, 1 - 1 1 ; Gv 1 ,40-42. 1 25 L'immagine è chiaramente di origine platonica, cfr. ad es. Plat. Phaed. 8 1 A; Resp. I 329 C, ma anche Apol. 30 E; sul tema si veda C. Nardi, Cle mens Alexandrinus (QDS 25.4) Platonis Apologiae (30 E) interpres, «Pro metheus» XV ( 1 989), 207-208. 1 26 Sempre Platone (cfr. Plat. Soph. 252 C) e anche tema biblico (ad es. Rm 7, 1 5-23). 1 27 1 Cor 3 , 1 3 ; 1 Pt 4, 1 2. 1 21 2Cor 4, 1 8. 1 29 Mc 1 0,3 1 . 1 30 Letteralmente «corego» e «prosseno» . Ancora una volta troviamo te stimonianza della solida formazione classica che contraddistingue il pensie ro e lo stile di Clemente. Le due immagini del corego e del prosseno sono infatti tratte dalla cultura greca; esse sono tuttavia utilizzate questa volta in maniera originale e personale, investite di un ruolo negativo, come foriere di morte. 1 3 1 L'espressione, che può risultare di difficile comprensione, si riferisce all'immagine delle corse dei cavalli, che all'interno dell'ippodromo, per gua dagnare spazio, dovevano curvare il piil possibile vicino alla meta (si veda sull'argomento A. Masaracchia, Sul racconto della falsa morte di Oreste, «RCCM» 20 ( 1978), pp. 1 027- 1044 , ora in Riflessioni sull'antico, Roma 1 998, pp. 1 65-1 85, in part. p. 1 7 1 ). Una situazione di questo tipo, illustrata ad esemIOS
"16
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Note al testo - 103-159
pio in Soph. El. 744, è utilizzata da Clemente per rappresentare il massimo impegno del cristiano per raggiungere la salvezza. m Mc 1 0,25. 133 Mt 7, 1 4; Orig. Contra Cels. VI, I6. 134 Si tratta di un'opera perduta di Clemente, riguardo alla quale rinveniamo qualche notizia negli Stromati, e che trattava i principi conoscitivi e antolo gici della realtà della fede e del cristianesimo (Str. III 1 3, 1 ; 2 1 ,2; IV 2, 1 ). l» Mt 22,36-39; Mc 1 2,29-30; Le 1 0,27-28. Questa sezione dell' opera, in centrata sull'amore per Dio e per il prossimo, serve a chiarire ulteriormente la parabola del giovane ricco. Il testo di Luca viene poi esemplificato dalla parabola del buon samaritano, enunciata sinteticamente di seguito. L' unico precetto dell'amore viene suddiviso in due «gradi» di intensità, l'amore per Dio, prima di tutto, che si riflette nell'amore per il prossimo (si veda C. Nar di, Quale ricco si salva ?, op. cit. , p. 23). 1 36 Rm 1 1 ,36. l l7 Le 1 0,27-29. 1 3 8 Viene qui chiaramente introdotta la parabola del buon Samaritano (Le 1 0,30-37). Preliminare alla rapida narrazione è la corretta interpretazione di «prossimo», inteso, contrariamente alla mentalità giudaica, come il «fratel lo», meglio ancora come colui che è partecipe dell'amore di Dio. La vicen da del buon Samaritano è inoltre interpretata in senso cristologico: il Sama ritano è identificato con Cristo, sceso, non per caso, a prendersi cura dell'u manità afflitta. Tale interpretazione prevarrà anche nell'esegesi posteriore (si veda C. Nardi, Quale ricco si salva ?, op. cit. , pp. 23-24). 1 39 Le 1 0,3 1 . 140 Ef 6, 1 2 . 1 1 4 Cfr. Paed. I 1 0 1 , 1 ; Str. II 1 1 9. 142 Mt 3, 1 0; Le 3,9; Paed. II 5 1 ,2. 143 Cfr. Gv 1 5, 1 . 144 Did. 9,2. 1 45 Cfr. Eb 1 , 1 4; Ef 3 , 1 0. 146 Rm 8, 1 9-2 1 . 1 47 Cfr. Gv 14,1 5.23. 148 Mt 7,2 1 . 149 Le 6,46. 150 Mt 1 3 , 1 6s. 1'1 Gv 1 3, 1 7. 1 2 ' Mt 25,34-40. 1'3 Mt 25,4 1 -45. I S4 Mt 1 0,40; Le 1 0, 1 6 1'' In molti passi evangelici vengono usati questi appellativi, ad es. Mc 1 0,24 (figli); Gv 2 1 ,5 (bambini); Mt 1 1 ,25 (infanti); Le 1 2,4 e Gv 1 5 , 1 4 (ami ci); Mt 1 0,42 (piccoli). IS6 Mt 1 8, 1 0. 1'7 Le 1 2,32. 1 '1 Cfr. Mt 1 1 , 1 1 ; Le 7,28. IS 9 Mt 1 0,4 1 s. .
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IL RICCO E LA SALVEZZA
Le 1 6,9. Cfr. At 4,32. 162 2Cor 9,7. 163 Le 6,30. 164 Cfr. Eb 1 2,22. 1 65 Cfr. Mt 23, 1 5 ; si veda anche Xenoph. Ages. 9,3. 1 66 Greg. Naz. Or. 37, 1 1 . 167 Mt 1 0,22 e Mc 1 3, 1 3 . 1 68 Clemente attribuisce impropriamente a Gesà un'espressione che non è attestata nei Vangeli. Clemente infatti tiene presente anche la letteratura di ispirazione biblica non canonica. Attinge ad essa consapevolmente, distin guendo accuratamente tra i quattro Vangeli ufficiali e gli altri (QDS 5 , 1 ) Cfr. J. Ruwet, Les agrapha dans les oeuvres de Clément d'Alexandrie, «Biblica» XXX ( 1 949), pp. 1 33- 1 60; J. Jeremias, Gli agrapha di Gesù, trad. it. Brescia 1 975. C. Nardi suggerisce anche che questo, nella fattispecie, possa essere ccun pensiero riassuntivo di Clemente» (C. Nardi, Clemente di Alessandria. Quale ricco si salva ?, op. cit., p. 1 00 n. 1 45). 169 Mt 7, 1 s ; Le 6,38. 170 Letteralmente «le viscere», espressione utilizzata per indicare la sfera pià intima dell'amore di Dio, e dunque la sua tenerezza. 17 1 Cfr. Gv 14,23. 1 72 Si tratta un'immagine molto frequente nei testi patristici. Si . veda M. G. Bianco, // maligno nella concezione dei Padri della Chiesa (IV- V sec.), in Bessarione. lA cristologia nei Padri della Chiesa, Academia Cardinalis Bessarionis, Quaderno n. 6, Roma 1 988, pp. 23-42. 173 Cfr. 2Cor 4, 7. 174 Si veda anche Str. VI 1 07,2. C. Nardi, Il seme eletto e la maternità di Dio nel Quis dives salvetur di Clemente Alessandrino, «Prometheus» 1 1 ( 1 985), p. 272, fa notare che Clemente, secondo un modo di sentire già pre socratico, ha una concezione «estetica» della vita dei battezzati. Il credente, infatti, per il fatto di credere, diviene «buono e vicino» a Dio. La metafora marina utilizzata per gli eletti fra gli eletti che si trascinano fuori dalla tem pesta del mondo è, come fa notare ancora Nardi, di matrice epicurea. 175 Cfr. lPt 1 ,8. m Mt 5 , 1 4. 1 3. m Si vedano Gn 1 ,26; Str. II 97 , l ; Exc. ex Theod. 26. La terminologia del «seme» utilizzata per indicare gli eletti e del «soggiorno in terra straniera» usata per designare la vita sulla terra nella dimora corruttibile del corpo de riva dal linguaggio degli gnostici. Si veda C. Nardi, Il seme eletto e la ma ternità di Dio nel Quis dives salvetur di Clemente Alessandrino, op. cit. , pp. 160 16 1
.
27 1 -286. 1 78
Tt 1 ,4. Rm 8, 1 7 . 1 10 Secondo il testo dello Scorialensis, nel quale il seme, ovvero i cristia ni, diviene il Logos mediatore. 181 C . Nardi, Il seme eletto e la maternità di Dio nel Quis dives salvetur di Clemente Alessandrino, op. cit., p. 276, fa notare che il termine «seno» 179
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Note al testo - 160-209
(in gr. KOX1Tos, «petto» che allatta) rispetto al Padre aggiunge un carattere «femminile» alla divinità. Si tratterebbe di un ossimoro tipico del linguag gio mistico che procede per paradossi. u 1 Gv 1 , 1 8. 1 83 1 Gv 4,8. 1 6. 1 14 Sebbene è9e
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ment d 'Alexandrie (Quis di ves salvetur 42, 1 - 1 5), «Revue d'histoire et de phi losophie religieuse» 60 ( 1 980), pp. 1 53- 1 60, il racconto del brigante è in centrato principalmente sulla questione della penitenza post-battesimale. Dan do ragione all' apostolo e torto al vescovo, Clemente cercherebbe di attribuire un fondamento apostolico al suo punto di vista e di farlo prevalere. Se un uomo pecca successivamente al battesimo, secondo Clemente non sarà con dannato; al contrario, Dio accorda il suo perdono a tutti gli uomini che si pen tono, che si rimettono alla potenza divina e si scelgono un direttore spirituale. Il vescovo, che, come vedremo, abbandona il giovane dopo il battesimo e poi alla sua perdizione, rappresenta la tendenza rigorista, secondo la quale il bat tesimo si configura già da sé come una «protezione perfetta»; Giovanni rap presenta invece la tendenza contraria. Nel racconto dunque è presente una chiara eco del dibattito sulla penitenza post-battesimale e sul ruolo svolto dal Ia figura del direttore spirituale tanto cara a Clemente. 210 Ez 33,20. L'espressione è attribuita però erroneamente da Clemente non al profeta Ezechiele, ma a Cristo. 211 Cfr. IPt 4,7. 212 Sap 3, 1 1 . 213 La parola greca KaTaaTpo
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Note al testo - 210-230
Phaedr. 249A, Charm. 1 53D- 1 58C, 1 75E- 1 76B, Lys. 203A-207B, Euthyd. 2748-D, Thaeet. 1 43E- 1 44A, Aie. I 1 3 1 C- 1 32A, Symp. 1 78C- 1 80B, 1 8 1 C, 1 83E, 1 84C, 2 1 1 8, 25 1 A-222B, in cui, con sfumature diverse, il giovane vie ne ricercato dal sapiente per la cura della sua anima. Alla caccia da parte del saggio corrisponde la fuga da parte del giovane (il giovane brigante inseguito da Giovanni richiama il rapporto di Alcibiade e Socrate). Dobbiamo tuttavia ricordare che, nonostante il chiaro richiamo al modello classico, il rapporto pedagogico tra giovane e maestro è presente anche nell' episodio del giova ne ricco, il quale è definito chiaramente da Matteo in 1 9,20 come veav(aKos, così come appare del resto descritto anche nel QDS. Nardi sottolinea come sia possibile, in generale, una rilettura socratica di tutto il passo: si pensi, ad esempio, al paragone tra il giovane e il cavallo ri belle al morso, cosl familiare alla letteratura platonica (Phaedr. 254D). Ac canto alla tradizione filosofica, è presente anche quella romanzesca e popo lare: il brigante dai nobili sentimenti risulterà infatti assai caro alla fantasia popolare. Rapporto filosofico tra maestro e discepolo e motivo romanzato del buon Iadrone si fondono dunque nel Quis dives. Analogamente, accanto a mo tivi contenutistici, sono presenti, nel nostro passo, anche immagini tipiche della narrazione classica: il racconto infatti si conclude grazie ad un cam biamento di sorte (IJ.E Ta �o À� ) che si verifica mediante un riconoscimento (àvayvwpL
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IL RICCO E LA SALVEZZA
231 L'immagine del cavallo ribelle al morso è di origine platonica (cfr. Phae dr. 254 D) ed è presente anche altrove nelle opere clementine, cfr. Protr. 89,3; Paed. II 86,2. m Cfr. Orig. Contra Cels. III 5 1 ; Clem. Al. Paed. III 8 1 , l . 233 Cfr. Eb 1 3, 1 7. 234 Cfr. Mt 26,75 ; Le 22,62 (si tratta del pianto amaro di Pietro quando si rende conto di aver tradito Gesù). ns Nel testo è detto letteralmente «con sirene»; si fa qui chiaramente al lusione al mito omerico delle sirene narrato nell' Odissea. Generalmente le sirene erano utilizzate, nel mito, per designare le seduzioni della parola: cfr. H. Rahner, Miti greci nell'interpretazione cristiana, tr. i t. Bologna 1 974, pp. 357-4 1 7 ; si veda inoltre M. G. Bianco, Clemente Alessandrino: il farmaco dell 'immortalità (Protr. X 106,2), in Morte e immortalità nella catechesi dei Padri del lli-JV secolo, LAS, Roma 1 985, pp. 63-73, in part. pp. 69ss. 236 È chiaramente corretta la lezione, tramandata da Eusebio, ÈmaTilaa L , dal momento che è proprio il fatto che il giovane venga messo a capo della Chiesa che dimostra il capovolgimento di sorte, frutto della conversione. 237 La risposta di Clemente ai peccati commessi dopo il battesimo è dun que questa: la salvezza è comunque possibile. 238 Il testo presenta qui una lacuna di una certa estensione, che potrebbe forse essere integrata con un frammento armeno sulla penitenza tramandato in un codice parigino. Il testo, pubblicato in traduzione latina in GCS 1 7/2, p. 229 (edd. O. Stiihlin - L. Friichtel - U. Treu, 1 97()2) è: De poenitentia. Qui in vetito malo perseverant homines, a sinistris lateris supervenientibus an gelis violenter perr:utientur forasque eiecti duris «ligati» vinculis a spiritu deducentur in ignem aeternum. In vanum et sine fructu multos tunc poenite bit. Conviciis petent nomineque proprio daemones vocabunt fornicatricem, occisorem, adulterum, avarum, cupidum, raptorem. Qui vero dignos paeni tentiaefructus egerint, illos angeli sinistri lateris neque aspicere in facie ne que tangere neque appropinquare valebunt. Hos autem laudabunt atque am plectentur angeli dextri lateris, summo gaudio illos prosequentes, caelo at que ante omnia ipsi Salvatori gratias agentes. «Sulla penitenza. Gli uomini che perseverano nel male loro interdetto, saranno violentemente percossi da gli angeli che giungono da sinistra e, gettati fuori e legati con pesanti cate ne, saranno condotti nel fuoco eterno. Molti si pentiranno allora invano e sen za frutto. Ingiurieranno e chiameranno i demoni col loro nome, la prostitu ta, l 'uccisore, l ' adultero, l ' avaro, l ' avido, l'usurpatore. Coloro invece che ab biano prodotto frutti degni della penitenza, gli angeli sinistri non potranno né guardarli in faccia, né toccarli, né avvicinarsi a loro. Questi li loderanno e li abbracceranno gli angeli di destra, accompagnandoli con sommo gaudio, rendendo grazie al Cielo e sopra ogni cosa al Salvatore». 239 Herm. Sim. IX 33, 1 . 240 Cfr. Le 1 1 ,8 ; M t 1 1 , 1 2. 24 1 Cfr. Rm 1 4,9. 242 Cfr. Rm 1 6,27; Ef 3,2 1 ; l Tm 1 , 1 7; l Clem. ad Cor. 6 1 ,3 ; 65,2. .
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n. RICCO E LA SALVEZZA
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INDICE BffiLICO
Antico Testamento
Genesi 1 ,26: 94 3 , 1 9 : 90 1 3,2: 1 2 20, 14: 1 2 24, 1 3 : 1 2 24, 1 3- 14.35 : 1 2 26, 1 2ss: 1 2 Deuteronomio 8,7- 10: 1 2 28, 1 - 1 1 : 1 2 28, 1 5-46: 1 2 Neemia 5, 1 -5 : 1 3 Giobbe 5,24: 1 2 1 5,25-35 : 1 2 24, 1 1 : 1 3 42, 1 0- 1 2 : 1 2
Salmi 1 , 1 -3 : 1 2 7, 1 0: 96 1 09, 1 0- 1 2: 1 2 1 1 2, 1 -3 : 1 2 Proverbi 3, 1 6: 1 2 6,6- 1 1 : 1 2 1 0,4: 1 2 1 2, 1 1 : 1 2 1 5,6: 1 2 20, 1 3 : 1 2 21, 17: 12 30,7: 1 2 Sapienza 3 , 1 1 : 96 Siracide 1 1 ,2 1 -25 : 1 2 3 1 ,8 : 90
Isaia 1 , 1 8: 95 3, 1 6-24: 1 3 Geremia 1 2, 1 -4: 1 2 17, 1 0: 96 Ezechiele 1 6,49: 1 3 1 8,2 1 -29: 96 1 8,23 : 95 33,20: 96 Osea 6,6: 95 Amos 4, 1 : 1 3 8,4-6: 1 3
IL RICCO E LA SALVEZZA
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Nuovo Testamento
Matteo 3, 1 0: 93 4, 1 8.22: 92 5,3 : 90 5,6: 90 5,8: 90, 9 1 5 , 1 4. 1 3 : 94 5,25 : 96 5,29s : 92 5,39 : 9 1 5,44: 92 5,48 : 87 6,20: 90 6,2 1 : 90 6,24: 1 3 7, 1 s : 94 7,7 : 89 7, 1 1 : 95 7 , 1 4 : 93 7,2 1 : 93 8, 1 2: 90 8,22: 92 9,9: 90 9, 1 3 : 95 1 0,22: 94 1 0,39: 92 1 0,40: 93 1 0,4 1 s : 93 1 0,42: 93 1 1 , 1 1 : 93 1 1 , 1 2 : 9 1 , 98 1 1 ,25 : 93 1 1 ,27: 89 1 1 ,28ss: 92
1 2,7 : 95 1 2,34-35 : 90 1 2,50: 89 1 3, 1 6s: 93 1 3,38 : 8 8 1 3 ,44 : 90 1 6,25 : 92 1 7,27 : 9 1 1 8, 1 0: 93 1 9, 1 6-30: 88 1 9, 1 7 : 87 1 9,20: 97 1 9,2 1 : 87-89, 9 1 1 9,23 : 9 1 1 9,24: 87 1 9,26: 87 22, 1 3 : 90 22,36-39: 93 23,9 : 92 23, 1 2 : 87 23, 1 5 : 94 25,30: 90 25,34-40: 93 25,35-46: 90 25,4 1 -45 : 93 26,75 : 98
Marco 1 , 1 6-20: 92 1 ,29 : 1 3 2,3- 1 7 : 1 3 2,7 : 95 2, 14s: 90 8,35 : 92 9,43 .45.47 : 92 1 0, 1 7-3 1 : 8, 88 1 0, 1 8 : 87 1 0, 1 8-22: 14 1 0,20: 89 1 0,2 1 : 89-9 1 1 0,22: 9 1 1 0,23 : 90, 9 1 1 0,24: 93 1 0,25 : 8, 87, 93 10,26: 9 1 1 0,27 : 87, 9 1 1 0,28 : 9 1 1 0,29s: 92 1 0,30: 92 1 0,3 1 : 92 1 2,29-30: 93 1 3 , 1 3 : 94 1 4,3 : 1 3 14, 1 3- 14: 1 3
Indice biblico
1 05
Luca 3,9 : 93 5, 1 - 1 1 : 92 5,27-29: 90 5,2 1 : 95 6,27.35 : 92 6,29: 9 1 6,30: 94 6,38: 94 6,45: 90 6,46: 93 7,28: 93 7,36ss: 1 3 8,2-3 : 1 3 9,60: 92 9,62: 95 1 0, 16: 93 10,20: 9 1 1 0,27-28: 93 10,27-29: 93 10,30-37 : 93 10,3 1 : 93 1 0,3 8: 1 3 1 0,38-42: 89 1 1 ,8 : 98 1 1 ,9 : 89 1 1 , 1 3 : 95 1 1 ,37: 1 3 1 2,4: 93 1 2,32: 93 1 2,34: 90 1 2,58 : 96 14, 1 - 1 2: 1 3 14, 1 1 : 87
1 4,26: 92 1 5 ,7 . 10: 95 1 5,23s: 95 1 6,9: 90, 94 1 6, 1 3 : 1 3 1 7,3s: 95 17,33: 92 1 8, 14: 87 1 8, 1 8-30: 88 1 8, 1 9 : 87 1 8,22: 89 1 8,24: 9 1 1 8,25 : 87 1 8,27 : 87 1 8,29-30: 1 3 1 9,5 : 90 1 9,8: 96 1 9,9: 90 22,62: 98
Giovanni 1 , 1 7 : 89 1 , 1 8: 95 1 ,40-42: 92 6,50ss: 92 9,34: 95 1 0,28 : 92 1 3 , 1 7 : 93 1 3,34: 95 1 4,6: 90 14,8s: 92 1 4, 1 5 .23 : 93 14, 1 6 : 89 1 4, 1 8 : 92 1 4,23 : 94 14,27 : 95 1 5, 1 : 93 1 5,5s: 95 1 5, 1 3 : 95 1 5 , 14: 93 1 7 ,3 : 89 2 1 ,5 : 93 Atti 4,32: 94
1 06
IL RICCO E LA SALVEZZA
l Romani
1 ,6.7 : 87 1 , 1 7 : 89 4, 1 1 : 95 7, 1 2 : 89 7, 1 5-23 : 92 8, 1 4- 1 7 : 89 8 , 1 7 : 94 8, 1 9-2 1 : 93 8,28 : 87 1 0,3 : 89 1 1 ,36: 87 ' 93 1 4,9: 98 1 6,27 : 98 l Corinzi
1 ,2.24: 87 1 ,24: 1 0 2,9 : 92 3, 1 3 : 92 3, 1 7 : 9 1 7,9: 96 7,3 1 : 9 1 9,24ss : 88 1 1 ,25ss: 88 1 2,3 1 : 95 1 3 ,4-8. 1 3 : 95 1 3,4.6-8. 1 3 : 95 1 3,5 : 95 1 3 , 1 3 : 88, 90 1 5,52: 88
2 Corinzi 1 ,3 : 95 1 ,22: 95 4,7 : 94 4, 1 8 : 92 5 , 1 7 : 89 5 , 1 9 : 95 9,7 : 94 1 2,4: 92
Galati 2,2 1 : 89 3,24 : 89 5,7: 88 6,7 : 96 6, 1 5 : 89 Efesini 1 , 1 3 : 95 2, 1 .3 : 92 3 , 1 0 : 93 3,2 1 : 98 4,28 : 96 6, 1 2 : 93 Filippesi 2,8 : 89 3, 1 3 : 87 3, 14: 87, 88 Colossesi 1 , 1 5 : 89 l Timoteo
1 , 1 7 : 98 1 6, 1 9: 89
2 Timoteo 4,6: 95 4,7-8: 88 Tito 1 ,4: 94 Ebrei 1 , 14: 93 3,5ss: 89 4, 1 2 : 96 1 2,22: 94 1 2,23 : 9 1 1 3 , 1 7 : 96, 98 l Pietro
1 ,3 : 92 1 ,8 : 94 1 , 1 2: 92 4,7 : 96 4,8 : 95 4, 1 2 : 92 l Giovanni 3 , 1 5 : 95 4,8. 1 6 : 95 4, 1 8 : 95
Giuda 1 , 1 : 87 Apocalisse 1 ,9: 97 2,23 : 96 7, 1 1 : 95 9,4: 95 1 7, 14: 87
INDICE
Introduzione
Vita e opere di Clemente Alessandrino Il Quis dives I destinatari dell ' opera Il tema della ricchezza e della povertà nelle sacre Scritture L' elaborazione di Clemente La trasmissione del testo
IL RICCO E LA SALVEZZA
pag.
5
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5
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7 9
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12 15 17
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19
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21 27
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Il Vangelo genera nei ricchi credenti turbamento e disperazione riguardo alla salvezza La parabola del giovane ricco La ricchezza non è un male se si è interiormente liberi Caratteristiche dell ' amore cristiano La penitenza Il racconto del giovane brigante
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29 59 75 79
Note al testo
»
87
Bibliografia
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99
Indice biblico
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103
·
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Stampa: 2003 Società San Paolo - Alba (Cuneo) Printed in ltaly
L'opera
Quis dives salvetur?,
composta da Clemente
durante il suo soggiorno ad Alessandria ( 1 80-202 ca.),
è il primo scritto cristiano dedicato al tema della ric chezza in rapporto al problema della salvezza e alla mo rale cristiana. Il trattato prende le mosse dal racconto evangelico del giovane ricco tramandato dai sinottici. In partico lare , il motivo pratico da cui l'opera prende l'avvio è il timore probabilmente suscitato nei ricchi interlocutori alessandrini dalle parole:
«È più facile che un cammello
passi nella cruna di un ago che un ricco entri nel regno dei cieli>) (Mc 10,25). Clemente intende rassicurare il ric co sulla possibilità della salvezza, poiché il semplice fat to di possedere non preclude a nessuno il regno di Dio, ma al contempo desidera scuoterlo, ponendolo di fron te alla responsabilità morale di gestire cristianamen te la ricchezza. L'opera evidenzia la bontà e la positività dei doni di Dio come anche la preminenza dell'uomo rispetto alle cose, la sua personale responsabilità rispetto ai beni che possiede e amministra, così come sono proposte al cri stiano di oggi negli insegnamenti della costituzione pa storale
Gaudium et Spes,
promulgata dal Concilio Va
ticano II. In questa edizione: - studio introduttivo;
- Quis dives salvètur?,
nuova traduzione
italiana con testo a fronte; - note di commento; - indice delle citazioni bibliche.
ISBN 88-21 5-491 5-1
€ 1 1 ,50
9