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GEORGETTE HEYER BEAU WYNDHAM (The Corinthian, 1940) Introduzione Se i dizionari esistono, è lecito (sebbene, si intende, non assiomatico) affermare che esistano per essere consultati; se dunque un lettore curioso di conoscere la definizione della parola beau consultasse uno dei numerosi Oxford Dictionaries, scoprirebbe verosimilmente che un beau non è soltanto un innamorato (seppure sia destinato a divenire tale, non in tale accezione sir Richard Wyndham viene chiamato Beau Wyndham), ma è soprattutto un fop; un fop, a sua volta, è un "uomo vanesio, un dandy". Se ora l'immaginario lettore, avendo appreso che un beau è un fop e un fop è un dandy, desiderasse, non irragionevolmente, sapere che cosa è un dandy (nell'opinione dell'Oxford Dictionary, poiché è impensabile che un lettore, per quanto immaginario, della Heyer, ignori che cosa sia un dandy), scoprirebbe che è "un uomo che dedica eccessiva attenzione all'eleganza e alla moda nel vestire". Non molto, e non molto approfondito. Procedendo nella lettura del romanzo e apprendendo che sir Richard non è soltanto un dandy, ma un dandy della sottospecie (il termine è usato nella semplice accezione scientifica, senza sfumature negative) dei corinzii, l'immaginario lettore potrebbe attendersi maggiori lumi dalla definizione della parola corinthian. A torto. In aggiunta alle più evidenti accezioni di "appartenente all'ordine corinzio" e "abitante di Corinto", un corinthian è "un uomo alla moda e amante del piacere". Non molto ancora (e non del tutto esatto: un corinthian, come spiega con sinistra ambiguità sir Richard al maggiore Daubenay, era essenzialmente un dandy sportivo, in grado di guidare con spericolata abilità e di battersi efficacemente con i pugni). Tuttavia, forse, un piccolo passo avanti. Né fop, né beau, né dandy vengono definite parole arcaiche. Corinthian gode di questa distinzione. È forse poiché esistono ancora uomini vanesi e troppo occupati del loro modo di vestire ma non uomini alla moda e amanti del piacere? Difficile a dirsi.
Più agevole è un'altra deduzione: il dandy, nato assai prima che nascesse la parola per definirlo, è entrato nella storia, dove ha conosciuto una lunga evoluzione e dove continua (seppure con nomi diversi) a esistere. Il corinthian, nato nella Reggenza, è rimasto una figura della Reggenza. Non si potrebbe scrivere una storia del corinzianesimo (sarà mai registrata dai dizionari questa parola di nuovo conio?) o lo si potrebbe fare in poche frasi. Si potrebbe - e forse si dovrebbe, poiché, sotto l'apparente frivolezza, scaverebbe a fondo nella storia del costume e della umana psicologia, se non nella Storia - scrivere una storia del dandismo. Alcuni, è noto, lo hanno fatto; chiudendo, tuttavia, la figura del dandy entro ristretti limiti storici, che non è il dandismo a avere, ma piuttosto la parola che in un momento determinato (determinato con una notevole approssimazione: nell'ultimo trentennio del XVIII secolo) ha preso a definire quel particolare atteggiamento umano che per un numero - questo, sì, ristretto - di anni, si è chiamato dandismo. E poiché i romanzi di Georgette Heyer hanno spesso offerto anche a me l'occasione - o il pretesto - per alcuni rapidi appunti sul dandismo, Beau Wyndham mi permette ora di mettere in luce la sottospecie di dandy che per molti aspetti segna la distruzione del dandismo: il corinzio. Inteso non soltanto nell'accezione storica di dandy sportivo, reso celebre dalla Life in London [...] Scenes of Jerry Hawthorn, Esq. and his elegant friend Corinthian Tom [...] di Pierce Egan e George Cruikshank ("La vita a Londra [...] Avventure dell'onorevole Jerry Hawthorn e del suo elegante amico Corinthian Tom", 1821), quanto nell'accezione che più si riallaccia al significato della parola corinzio. E poiché gli abitanti di Corinto sono passati alla storia per il loro tollerante epicureismo, intendo parlare del dandy epicureo, il dandy felice, di cui il corinzio, il dandy attivo, segna la prima fase. Beau Brummell, il dandy esclusivo, appartiene alla classe del dandy asceta, che sacrifica alla divinità da lui venerata - se stesso e la sua apparenza - anche i più semplici piaceri, i più consueti e umani entusiasmi. Sir Richard Wyndham, dandy attivo contemporaneo del dandy asceta, diverrà pienamente dopo la felice conclusione del romanzo (se poi non lo diverrà, chi mai potrà affermarlo?) un membro della classe del dandy felice, che supera la strenua immobilità del dandy asceta nell'azione e nell'azione cerca il potere come l'altro lo cercava nella più rigorosa inazione. Come ogni corinzio, sir Richard Wyndham è dunque un perfetto anello di congiunzione tra il dandy esclusivo e il dandy epicureo.
"Io sarò veramente grande soltanto quando agirò" dirà Disraeli. E il nome non è in alcun modo casuale. Disraeli è un esempio del dandy felice, di colui che traduce (e tradisce) il dandismo nell'azione e che, significativamente, quanto più si allontana dal dandismo e dall'"immaginazione sul suo aereo trono", tanto più rientra nelle strutture di una società che il dandy esclusivo avrebbe, nella sua immobile e oziosa ribellione negativa, rifiutato; da giovane dandy radicale che definiva l'Inghilterra un paese diviso in due nazioni (i ricchi e i poveri) a conservatore illuminato e romantico, leader della "Nuova Inghilterra", primo ministro caro alla regina Vittoria. E non soltanto questo; esponente egli stesso della classe del dandy felice, Disraeli ne ha tratteggiato un celebre ritratto in Henrietta Temple, nella figura del conte de Mirabel; e il conte de Mirabel è un tributo di Benjamin Disraeli al suo maestro (maestro di dandismo), il prototipo del dandy felice: il conte D'Orsay, francese per nascita ma inglese per dandismo, e nessun autentico dandy troverebbe certo a ridire su questa distinzione. "Non era mai stato ammalato" scrive Disraeli di Mirabel. "C'era qualcosa nella sua presenza fisica che infondeva allegria [...] Non vi era situazione […] che poteva resistere al suo motteggio brillante e cordiale." E in bocca a Mirabel mette queste parole: "Non abbandonatevi alle passioni, pensate poco, non fate progetti [...] Prendete il mondo com'è, gioite di ogni cosa Vive la bagatelle!" Se è palesemente impossibile immaginare Brummell che prende il mondo com'è e gioisce di ogni cosa, il finale inno alla bagattella, all'inezia, all'inutilità, è autenticamente dandistico, è l'elemento che collega il dandy epicureo al dandy asceta. Forse l'unico elemento. Poiché in verità può apparire singolare che i dandy nel periodo del loro trionfo siano stati dandy asceti, alieni da ogni sentimento eccessivo, e tanto più da ogni sentimento di gaiezza, e profondamente seri nella loro frivolezza programmatica; mentre il dandy felice, il dandy epicureo, appare in un periodo in cui l'epoca trionfale del dandy, l'esclusivismo della Reggenza, era crollata. E forse in questo appunto l'apparente singolarità trova la sua spiegazione. Il dandy esclusivo sentiva l'imminenza del crollo e si votava con rigore a una causa che sapeva perduta. "Giorno per giorno, anno per anno, la loro preoccupazione non consiste nel come impiegare il tempo, ma nel come sciuparlo [...] Questa gente prepara pranzi e ricevimenti, muove cielo e terra perché tutto sia organizzato e curato alla perfezione e quando tutto è
pronto che cosa si compie?... La distruzione laboriosa di sei o sette ore" scrive Carlyle. Senza alcun dubbio involontariamente (poiché non era suo scopo definire o spiegare il dandy, ma condannarlo), egli mette così a nudo la sostanza del problema: gli esclusivi volevano sciupare e distruggere il tempo perché sentivano che il loro tempo era segnato; i dandy si chiudevano in una sorta di paradossale e frivolo ascetismo perché sentivano di celebrare in qualche modo la loro cerimonia funebre, di scrivere il loro peana e il loro epitaffio; il dandismo era un fenomeno essenzialmente aristocratico (non per questo i dandy appartenevano necessariamente all'aristocrazia come classe) e la borghesia incalzava. Non a caso, il più autentico dei dandy esclusivi, Brummell, sopravvisse alla sua morte, alla sua morte come dandy, si intende. Il dandy felice, al contrario, nasce quando il mondo degli esclusivi, il mondo della Reggenza, è crollato, e dunque non vive in un mondo di cui avverte la fine, ma rievoca, in un'epoca quale era quella vittoriana, tormentata da profonde lacerazioni sociali ma segnata, per la borghesia, da un sigillo di sicurezza e di potere, la figura di un mondo ormai trascorso; e la rievoca con tutta la gaiezza, la fondamentale irrealtà, l'indulgenza che si accorda spesso alle figure del passato, la interpreta recitando sopra le righe, quasi parodiando il personaggio: D'Orsay vestiva con una abbondanza di colori e di gioielli e una morbidezza di linee che avrebbero fatto fremere Brummell. Il dandy esclusivo è; il dandy epicureo rappresenta. Consapevolmente. Si intende che, per questo appunto, non è un dandy, e riuscirà a compiere un'operazione che nessun autentico dandy esclusivo sarebbe riuscito a compiere: farsi accettare dalla società che lo condanna. La borghesia, che l'esclusivismo temeva più di ogni altra classe poiché avvertiva confusamente che la rivoluzione, se rivoluzione vi fosse stata, sarebbe stata rivoluzione borghese e non di popolo, non avrebbe mai accettato Brummell, che per nascita era un borghese (e che non avrebbe mai accettato di venir accettato), ma un circolo come quello del "Fraser's Magazine", che amava contrapporre il rude gentleman della buona borghesia inglese allo smidollato dandy dell'aristocratico esclusivismo cosmopolita, accettò D'Orsay, che per nascita era aristocratico; e paradossalmente giunse a accettarlo, seppure con profondo stupore, un tenace avversario dell’'aristocrazia e dei privilegi quale era Carlyle, il quale dà forse la chiave dell'enigma quando afferma che D'Orsay, nato vent’anni prima, sarebbe stato un maresciallo di Napoleone.
Ora, se agli inglesi del 1837 Bonaparte poteva apparire il simbolo della rivoluzione di popolo che Carlyle presagiva per l'Inghilterra, è difficile non riconoscere ai nostri giorni che l'intervento di Bonaparte diede l'impulso definitivo alla svolta borghese, o meglio ancora mise il definitivo accento sulla natura di rivoluzione borghese della Rivoluzione; e Bonaparte stesso, implicitamente, sembrò dichiararlo negli ultimi anni della sua vita, nell'esilio di Sant'Elena. In altre parole, la borghesia, la classe che si avviava a trionfare nella seconda metà dell'ottocento, sentiva nel dandy epicureo un sottofondo borghese che non avvertiva nel dandy esclusivo. A torto o a ragione? Probabilmente a ragione. D'Orsay poteva non rispettare in pieno i canoni della borghesia, ma Disraeli, discepolo di D'Orsay, divenne l'artefice ufficiale del maggior trionfo della monarchia borghese di Vittoria: l'incoronazione a imperatrice delle Indie. La reazione al dandismo in Inghilterra si ebbe dunque, come accade non di rado, quando era ormai superflua, poiché il dandismo era stato distrutto: divenuto borghese e integrato nella società borghese, di dandismo non aveva più che il nome. E se volle tentare di ritrovarne la sostanza (parlare di sostanza quando si parla di dandismo è tuttavia, a dir poco, eterodosso), dovette scegliere la via dell'esilio seguendo il cammino inverso a quello percorso dalle famiglie aristocratiche francesi quali la famiglia D'Orsay, ma eguale a quello percorso da Brummell: emigrò dall'Inghilterra in Francia (scelta discutibile, per Brummell e per il dandismo) e ritornò in Inghilterra quando, dopo gli anni del trionfo borghese, si prese a parlare di reazione antiborghese. A questo punto, se mai gli accadesse di leggere quel che precede, sir Richard Wyndham, Beau Wyndham, si chiederebbe con un sorriso soavemente tediato quale ne sia mai lo scopo; ma poiché di lui, come del conte de Mirabel, è lecito dire che nessuna situazione potesse resistergli, non vi è dubbio che egli saprà elegantemente liberarsi di tante inutili parole come sa liberarsi di ben altre complicazioni, per proseguire nel suo inatteso e singolare viaggio verso l'avventura in compagnia di Penelope Creed. Anna Luisa Zazo Nata a Wimbledon il 16 agosto 1902 e morta a Londra nel luglio 1974, Georgette Heyer, certamente la più nota scrittrice romantica inglese di
questi anni, avrebbe probabilmente rifiutato l'epiteto. In realtà, i suoi romanzi non sono "romantici" nel senso riduttivo del termine. Sono piuttosto romanzi-romanzi nei quali vicende perfettamente costruite (la Heyer è stata anche apprezzata autrice di romanzi gialli) si intrecciano su uno sfondo storico rivissuto con intelligenza, fantasia, impeccabile precisione, e penetrante umorismo. A.L.Z. Beau Wyndham I La compagnia, accolta dal maggiordomo nella dimora di sir Richard Wyndham in St James's Square, si componeva di due signore e di un riluttante gentiluomo. Il gentiluomo, di poco oltre i trent'anni ma deplorevolmente incline a appesantirsi, allorché il maggiordomo disse alla più anziana delle due gentildonne che sir Richard non era in casa, esclamò con voce implorante: «Ebbene, non pensate, Lady Wyndham...? Louisa? non sarebbe bene...? Intendo dire, è vano entrare, non credete, mia cara?». No, Louisa non credeva; e né lei né Lady Wyndham prestarono orecchio a quel pavido discorso. «Se mio fratello non è in casa» disse al contrario Louisa «attenderemo il suo ritorno.» «Il vostro povero padre non era mai in casa quando si aveva bisogno di lui» gemette soavemente Lady Wyndham. «È una profonda emozione per me vedere che Richard gli assomiglia ogni giorno di più.» E un elegante fazzoletto, stretto in una fragile mano guantata, tolse a George, Lord Trevor, ogni velleità di obiezione: con sgomento, il gentiluomo entrò al seguito delle due signore. Rifiutando ogni rinfresco, Lady Trevor condusse la madre nel Salotto Giallo, dove la gentildonna venne adagiata su un divano di raso e annunciò la sua determinazione a non allontanarsi per l'intera giornata da St James's Square, ove fosse stato necessario. George, tristemente consapevole dei sentimenti del cognato quando, rientrando nella sua residenza, l'avrebbe trovata invasa da una riunione familiare, disse: «Sapete, credo che non dovremmo farlo. La cosa non mi piace affatto! Vorrei rinunciaste a questa vostra idea».
La moglie, mentre si toglieva i guanti di capretto color lavanda, gli lanciò uno sguardo di benigno disprezzo: «Mio caro George, se voi temete Richard, io non ho alcun timore di lui, sappiatelo». «Timore! no davvero. Ma vorrei comprendeste che un uomo di ventinove anni non si rallegra se altri mette il naso nei suoi affari. Inoltre, si chiederà perché io sia qui, e me lo chiedo io stesso: vorrei non essere venuto.» Louisa ignorò quella frase che d'altro canto non richiedeva una risposta, sin troppo palese: Lady Trevor guidava Lord Trevor con un pugno di ferro. Louisa era una bella donna, con un viso risoluto e una luce ironica negli occhi. Non seguiva gli ultimi dettami della moda, che imponeva agli abiti estivi di rivelare ogni particolare del corpo femminile, ma vestiva con grande eleganza. E poiché aveva una figura armoniosa, gli abiti a vita alta e scollatura bassa, con le corte maniche a palloncino, erano su di lei assai gradevoli; ben più di quanto i calzoni aderenti e le giacche a coda lo fossero sul marito. La moda non era propizia a George. In calzoni di pelle e stivali appariva elegante, ma era sventuratamente seguace del dandismo e addolorava parenti e amici con un abbigliamento stravagante e stringendosi in busti che scricchiolavano a ogni sua incauta mossa. La seconda gentildonna, ora mollemente reclina sul divano, era in verità non meno risoluta della figlia, ma assai più abile e sottile nell'ottenere quel che voleva. Vedova da dieci anni, Lady Wyndham godeva di una salute fragilissima. Il minimo segno di opposizione era troppo per le delicate condizioni dei suoi nervi; chiunque vedesse il fazzoletto, i sali, l'aceto aromatico che teneva sempre accanto, avrebbe dovuto essere molto sciocco per non comprenderne il sinistro messaggio. In gioventù era stata un'autentica beltà; ma con gli anni tutto in lei era appassito: i capelli, l'incarnato, gli occhi, e la voce stessa. Come la figlia, Lady Wyndham aveva un gusto eccellente e tanto danaro da potersi permettere di indulgere a tutte le stravaganze della moda; non per questo non si sentiva sempre sull'orlo della rovina e non conquistava la simpatia delle amiche dilungandosi sull'infame testamento del defunto marito che aveva lasciato al figlio la sua immensa ricchezza. La rendita lasciata a lei, si dicevano a torto le amiche, doveva essere giusto quanto bastava per non morire di fame. Lady Wyndham, che viveva in una elegante dimora in Clarges Street, non entrava mai nella casa di St James's Square senza un senso di amaro rimpianto. Non già che la casa fosse una dimora avita: era stata acquistata dal figlio non più di due anni addietro. Quando sir Edward era vivo, la fa-
miglia era vissuta in una casa molto più grande e molto meno gradevole, che era stata ceduta quando sir Richard aveva annunciato di voler vivere da solo. Tuttavia, per quanto potesse amare la sua casa in Clarges Street, non era pensabile che Lady Wyndham tollerasse con gioia l'esistenza di una dimora ben più grande in St James's Square; e quando le veniva a mancare ogni altro argomento tornava sempre a quello, mormorando, come mormorò ora: «Non riesco a comprendere di quale utilità gli sia una casa come questa». Louisa non invidiava in alcun modo la casa al fratello. «Non ha importanza, mamma» disse. «Ma deve aver pensato al matrimonio quando l'ha acquistata. Non lo credete anche voi, George?» George era lusingato nel sentirsi consultare, ma era un uomo sincero e scrupoloso e non si sentiva in grado di dire che Richard avesse pensato al matrimonio, né quando aveva acquistato la casa, né mai. «Ebbene» ribatté risolutamente Louisa. «È necessario indurlo a pensarvi.» Lady Wyndham depose i sali per esclamare: «Mai, mai spingerei mio figlio a un gesto che gli fosse sgradito, ma era inteso da anni che Richard e Melissa Brandon sigillassero con il legame matrimoniale la lunga amicizia tra le nostre famiglie!». «Se Richard non desidera sposare Melissa, non sarò certo io a incalzarlo perché lo faccia» annuì Louisa. «Ma è tempo ormai che sposi qualcuno, e se non ha messo l'occhio su un'altra giovane donna, deve sposare Melissa.» «A quel che so, suo padre, Lord Saar, non vivrà più di cinque anni. Non ha un solo bene che non sia ipotecato, e beve come una spugna. Dicono che il padre abbia fatto lo stesso.» Le due signore guardarono George con scarsa simpatia. «Mi auguro, George» disse Lady Louisa «non intendiate affermare che Melissa è dedita al bere?» «Oh, no, no davvero, nulla di simile! Senza dubbio è una giovane ineccepibile. Ma vi dirò una cosa, Louisa: non biasimo Richard se non la vuole. Tanto varrebbe sposare una statua.» «Non si può negare» ammise generosamente Louisa «che sia una donna fredda. Ma la sua posizione, dovete riconoscerlo, è assai delicata. Sin da quando erano entrambi bambini si decise che lei e Richard si sarebbero sposati, e Melissa lo sa quanto lo sappiamo noi. E Richard si conduce in modo odioso: davvero non lo tollero!»
A George il cognato piaceva, ma sapeva che sarebbe stato temerario difenderlo e preferì tacere. «Mi sono data la pena» proseguì Lady Louisa «di presentargli tutti i migliori partiti della città, poiché non intendo davvero costringerlo a sposare Melissa Brandon; ma ha un debito verso il suo nome e deve sposarsi. Non ha mai guardato due volte nessuna delle giovani donne che io gli ho presentato: Melissa dovrebbe dunque essere l'ideale per lui.» «Richard» si avventurò a dire George «afferma che tutte lo vogliono soltanto per il suo danaro.» «È possibile. Ma che importanza può avere? Non intenderete dire che Richard è romantico?» No, George dovette riconoscere che Richard non lo era. «Se riuscirò a vederlo felicemente sposato, morirò contenta» gemette Lady Wyndham che contava di vivere quanto meno altri trent'anni. «La vita che ora conduce riempie il mio povero cuore di tristi presagi.» «No, signora» protestò George, spinto a tanto ardire da un profondo senso di lealtà «no davvero, questo no! Non vi è nulla che non vada in Richard, nulla di nulla!» «Ho molto affetto per lui, ma lo disprezzo con tutto il cuore» esclamò fraternamente Louisa. «Non si cura che del nodo della cravatta, la lucentezza degli stivali e la miscela del tabacco!» «E dei cavalli» gemette l'eroico e sventurato George. «Oh, sì, i cavalli! Concediamogli di essere una frusta nota in tutto il paese. Ha battuto sir John Lade nella corsa a Brighton: un'impresa di estrema utilità!» «È un pugile eccellente!» ansò George, sconfitto ma indomito. «Voi forse potete ammirare un uomo per questo. Non io!» «No, amor mio, so bene di no.» «E senza alcun dubbio non vedete nulla di riprovevole nella sua passione per il gioco.» «È tanto ricco, che non ha alcun peso per lui.» «Il matrimonio» concluse Louisa «metterà fine a tali frivolezze.» La triste immagine che quella frase evocava ridusse al silenzio George, ma Lady Wyndham non tardò a riempire quel silenzio dicendo con voce enigmatica: «Soltanto una madre potrebbe comprendere la mia ansia. È in un'età pericolosa, e vivo nel continuo timore di quel che potrà fare». George aprì la bocca, incontrò lo sguardo della moglie, la richiuse e si portò la mano alla cravatta.
In quel momento la porta del Salotto si aprì: un impareggiabile dandy, ritto sulla soglia, osservava cinicamente la sua famiglia. «Vogliate scusarmi» disse con voce tediata e cortese. «Servo vostro, signora. E vostro, Louisa. Mio povero George! Attendevo dunque una vostra visita?» «A quel che sembra no» ribatté Louisa inalberandosi. «No, non attendevi una nostra visita. Voglio dire, hanno deciso... non sono riuscito a fermarle» spiegò eroicamente George. «Ero in verità certo di non attendervi. Ma la mia povera memoria...!» Attraversò la sala e si fece accanto alla madre chinandosi a sfiorarle la mano con ineguagliabile e languida grazia. «Vogliate scusarmi» ripeté. «Mi auguro che la servitù si sia presa cura di voi... di voi tutti. George, sei vicino al cordone del campanello: vuoi avere la bontà di tirarlo?» «Non desideriamo alcun rinfresco, Richard» disse Louisa. Il sorriso dolce, appena accennato del fratello, la mise a tacere come non aveva saputo fare nessuna delle rimostranze del marito. «Mia cara Louisa, vi ingannate, credetemi, vi ingannate! George desidera profondamente qualcosa che gli dia forza. Sì, Jeffries, ho suonato. Il madera, e del ratafià, ve ne prego.» «Richard, la tua è la miglior cravatta alla Waterfall che abbia mai veduto» esclamò George rivolgendo uno sguardo ammirato al complesso nodo della cravatta di sir Richard. «Mi lusinghi, George; temo davvero che tu mi lusinghi.» «Sciocchezze!» esplose Louisa. «Giusto così, mia cara.» «Non studiatevi di provocarmi, Richard. Sono pronta a ammettere che il vostro aspetto è quale deve essere... ammirevole, non vi è dubbio.» «Faccio quel che posso» mormorò sir Richard «in tutta modestia.» «Richard, mi esasperate al punto che potrei colpirvi!» Il sorriso si fece più pronunciato, rivelando un bagliore di denti bianchissimi. «No, mia cara, non credo che potreste.» George dimenticò se stesso al punto di ridere, e ricevette in cambio un'occhiata raggelante e un imperioso comando: «George, fate silenzio!». «Devo riconoscere» ammise Lady Wyndham il cui materno orgoglio non poteva tacere oltre «che non vi è alcuno, con l'eccezione del signor Brummell, si intende, che abbia un aspetto ammirevole come il vostro.» Sir Richard si inchinò, ma parve accogliere quelle parole come un doveroso tributo. E in verità il suo aspetto era impareggiabile. Dai capelli pettinati a colpo di vento (acconciatura difficile tra tutte) alle punte dei lucenti
stivali assiani, avrebbe potuto rappresentare l'ideale dell'uomo alla moda. I modi e lo sguardo rivelavano il tedio più profondo, ma nessun abito, nessun voluto languore potevano celare la forza e il vigore della sua figura. Il bel viso annoiato tradiva un profondo disinganno. Le palpebre pesanti erano socchiuse su due intelligenti occhi grigi che parevano volersi fissare soltanto sulle manchevolezze dell'umanità; il sorriso, che sfiorava appena quella bocca volitiva, sembrava farsi beffe della follia degli uomini. Jeffries ritornò nella sala con un vassoio che depose su una tavola. Louisa rifiutò, ma Lady Wyndham accettò il ratafià, e George, reso audace dal cedimento della suocera, prese un bicchiere di madera. «Immagino» disse Louisa «vi chiediate perché siamo qui.» «Non mi stanco mai in vane ipotesi. Sono certo che me lo direte voi.» «La mamma e io siamo venute a parlarvi del vostro matrimonio.» «E George, di che cosa è venuto a parlarmi?» «Di questo, si intende.» «No, io no. Sapete bene che ho detto di non voler avere nulla a che fare con il vostro progetto. In verità non volevo venire!» «Prendi ancora del madera» disse dolcemente sir Richard. «Sì, te ne ringrazio, lo farò con gioia. Ma non credere che sia qui per incalzarti con qualcosa che non mi riguarda: non è così!» «Richard» gemette Lady Wyndham con profondo sentimento «non oso più guardare in viso Saar!» «È dunque a tal punto?» chiese soavemente Richard. «Da alcune settimane non lo vedo, ma la cosa non mi sorprende. Credo di avere udito dire da qualcuno... dimentico chi... il brandy, non è così? eccede nel bere.» «A volte» ribatté Lady Wyndham «credo voi siate del tutto privo di sensibilità!» «Vuole soltanto provocarvi, mamma. Sapete bene che cosa intende la mamma, Richard. Quando chiederete la mano di Melissa?» Vi fu una breve pausa. Sir Richard depose il bicchiere di vino e sfiorò i petali di un fiore in un vaso sulla tavola. «Quest'anno» disse infine «l'anno che verrà, un giorno... o mai, mia cara Louisa.» «Sono certa che si consideri promessa a voi.» Sir Richard guardava il fiore, ma a quelle parole alzò lo sguardo al viso della sorella, uno sguardo stranamente agile e penetrante. «Davvero?» chiese. «Potrebbe forse non essere così? Sapete bene che nostro padre e Lord Saar lo decisero anni addietro.»
Le palpebre velarono nuovamente gli occhi annoiati. «Davvero medioevale!» sospirò sir Richard. «Ora, ve ne prego, Richard, non fraintendetemi. Se non vi piace Melissa, non vi è altro da dire. Ma vi piace; quanto meno, se non vi piace, non lo avete mai detto. Quello che io e la mamma pensiamo - e anche George - è che ormai è tempo che voi vi accasiate.» Uno sguardo dolente si posò su Lord Trevor. «Et tu, Brute?» mormorò sir Richard. «No, io non l'ho mai detto. Ha fatto tutto Louisa; è possibile che io le abbia dato ragione. Sai come vanno le cose, Richard!» «Sì» sospirò sir Richard «so come vanno le cose. Anche voi, mamma?» «Oh, Richard, io vivo soltanto per la, speranza di vedervi felicemente sposato, circondato dai vostri piccoli!» assentì Lady Wyndham con voce tremula. Un innegabile brivido percorse sir Richard. «I miei piccoli... sì. Giusto così, signora. Ve ne prego, continuate.» «Lo dovete al vostro nome. Siete l'ultimo dei Wyndham, poiché certo vostro zio Lucius non prenderà moglie, e Melissa è la moglie ideale per voi. Bellezza, raffinatezza, nascita, educazione: tutto in lei è desiderabile.» «Ah... vogliate scusarmi, signora: includete in questo mirabile elenco anche Saar e Cedric, per tacere di Beverley?» «È giusto quel che dico io!» intervenne George. «Se un uomo vuole sposare un iceberg, la cosa non mi riguarda, ma non si può dire che Saar sia un suocero desiderabile. E quanto ai fratelli della ragazza, rovineranno Richard nel volgere di un anno.» «Sciocchezze!» ribatté Louisa. «Si intende che Richard sarà generoso negli accordi dotali. Ma che debba essere responsabile dei debiti di Cedric e Beverley, questo poi no!» «È un conforto per me, Louisa.» Lei gli rivolse uno sguardo non privo di affetto. «Credo sia tempo di essere franchi, Richard. La gente comincerà a dire che vi fate beffe di Melissa, poiché l'intesa tra voi è un segreto noto a tutti. Se aveste deciso, cinque, dieci anni addietro, di sposare un'altra donna, sarebbe stato diverso. Ma, per quanto io so, non avete mai amato, e eccovi qui, vicino ai trenta, praticamente promesso a Melissa Brandon e senza nulla di definitivo.» Lady Wyndham, sebbene profondamente d'accordo con la figlia, si sentì in dovere di difendere il figlio ricordando a Louisa che Richard, dopo tutto, aveva soltanto ventinove anni.
«Mamma» ribatté risolutamente Louisa «Richard avrà trent'anni fra meno di sei mesi, perché io ne ho trentuno compiuti.» «Louisa, sono commosso! Soltanto il più profondo affetto fraterno avrebbe potuto strapparvi questa confessione.» Lei non seppe reprimere un sorriso, ma disse con grande severità: «Non vi è motivo di ridere. Non siete più un ragazzo e sapete quanto me che è vostro dovere pensare seriamente al matrimonio. Se io vi suggerissi di sposare una ragazzetta romantica che volesse vedervi sempre ai suoi piedi e piangesse come una fontana ogniqualvolta voi decideste di cercare svago altrove, avreste motivo di lamentarvi. Melissa - sì, un iceberg, George, come volete, ma che altro è dunque Richard? - Melissa non vi tedierà davvero in questo senso.» Sir Richard le rivolse uno sguardo enigmatico. Poi si avvicinò alla tavola e si versò un altro bicchiere di madera. «Ebbene» incalzò Louisa «non vi augurate certo che Melissa sia sempre stretta a voi.» «No davvero.» «E non amate un'altra donna?» «No.» «Molto bene! Se foste uso a invaghirvi e a dimenticare l'oggetto amato, le cose sarebbero diverse. Ma, per essere franca, Richard, siete l'uomo più freddo, indifferente, egoista che vi sia al mondo, e troverete in Melissa una moglie ammirevole.» Vaghi suoni da parte di George, inarticolati ma palesemente ribelli, indussero sir Richard a indicare con la mano il madera. «Serviti, George, serviti.» «Devo ammettere» intervenne tuttavia Lady Wyndham «che è molto sleale da parte tua parlare in tal modo a tuo fratello. Non che voi non siate egoista, mio caro Richard. Ma non siete certo il solo. Ovunque si guardi, non si incontra che ingratitudine!» «Se sono stata ingiusta con Richard, sono pronta a scusarmi con lui.» «Molto generoso, mia cara sorella. Non mi avete reso alcuna ingiustizia. Non prendere quello sguardo desolato, George: non merito, credimi, la tua pietà. Ditemi, Louisa: avete motivo di supporre che Melissa si attenda una mia... domanda di matrimonio?» «Si intende. E da cinque anni.» Sir Richard parve sconvolto. «Povera ragazza» mormorò. «Devo essere stato orribilmente ottuso.»
La madre e la sorella si scambiarono un'occhiata. «Intendete dire con questo che penserete seriamente al matrimonio?» chiese Louisa. Lui le rivolse un'occhiata pensosa. «Immagino di sì.» «Quanto a me» esclamò George sfidando apertamente la moglie «mi guarderei attorno in cerca di un'altra donna: ve ne sono a dozzine in città. Non ricordo più quante hanno tentato di conquistarti; e molto graziose, anche, che tu neppure vedi, ingrato!» «Oh, sì, le vedo.» «Fate silenzio ora, George!» disse imperiosamente Louisa. «E quanto a voi, Richard, giudico assai sciocco questo vostro atteggiamento. Nessuno nega che siate la preda più ambita sul mercato matrimoniale, ma vi stimate meno di quanto credo se pensate che la vostra ricchezza sia la sola a fare di voi un partito desiderabile. Tutti vi giudicano bello; e quando vi date la pena di essere garbato, non vi è nulla nei vostri modi che possa dispiacere.» «Tale elogio, Louisa, mi fa venir meno» mormorò sir Richard. «Ero sul punto di aggiungere, Richard, che spesso distruggete tutto con le vostre bizzarrie. Non so come possiate sperare di suscitare l'amore di una donna quando non ne degnate mai alcuna della vostra attenzione. Non intendo dire che siate scortese, ma vi è in voi un languore, un riserbo che non può non allontanare una donna dotata di sensibilità.» «Sono dunque un caso senza speranza.» «Se volete vi dica quel che penso - so che non lo volete, non è necessario dirmelo - penso che siate viziato, Richard. Avete troppo danaro, avete fatto tutto quanto desideravate prima di avere raggiunto i trent'anni; siete stato corteggiato da madri ansiose di vedervi sposare le loro figlie, adulato da parassiti e compiaciuto e ammirato da tutti. E come risultato siete tediato a morte. Ora l'ho detto; forse non me ne ringrazierete, ma ammetterete che sono nel giusto.» «Senza dubbio alcuno. Siete tragicamente nel giusto.» Louisa si alzò. «Ebbene, vi suggerisco di sposarvi. Venite, mamma. Abbiamo detto tutto quanto intendevamo dire e sapete che dobbiamo recarci in Brook Street prima di tornare a casa. George, intendete venire con noi?» «No, non se andate in Brook Street. Forse mi recherò da White's.» «Come volete, amor mio.» Quando le gentildonne vennero scortate al calesse che le attendeva, George non si diresse subito al club, ma seguì il cognato in casa. Rimase in partecipe silenzio fino a quando potevano essere uditi dalla servitù, quindi
incrociò lo sguardo di sir Richard con uno sguardo assai significativo, e disse: «Le donne!». «Giusto così.» «Sai che cosa farei se fossi in te, ragazzo mio?» «Sì.» George parve sconcertato. «E come puoi saperlo?» «Faresti esattamente quello che farò io.» «Vale a dire?» «Chiederesti la mano di Melissa Brandon.» «No, qui ti inganni. Non sposerei Melissa Brandon neppure per compiacere cinquanta sorelle! Mi troverei una donnetta un po' più calorosa, credi a me.» «La "donnetta più calorosa" che abbia conosciuto non lo era mai tanto come quando voleva che io allentassi i cordoni della borsa» ribatté cinicamente sir Richard. George scosse il capo. «Triste, molto triste! Quanto basta per inacidire chiunque. Ma Louisa è nel giusto, sai: dovresti sposarti. Non è bene che il nome si estingua. Non ti piacerebbe» chiese, colto da un'idea improvvisa «lasciar credere che hai perduto tutto il tuo danaro?» «No, non mi piacerebbe.» «No.» George si accarezzò filosoficamente il naso. «Ah, davvero non so che cosa suggerirti.» Stava ancora riflettendo alla cosa quando il maggiordomo giunse a annunciare il signor Wyndham, e un gentiluomo alto, florido, dall'aria gaia, entrò nella sala esclamando allegramente: «Salute a voi, George! Ricky, ragazzo mio, tua madre è tornata alla carica! Mi ha fatto promettere che sarei venuto da te, ma non vedo che cosa a suo avviso io possa fare». «Risparmiami» disse debolmente sir Richard. «Ho appena subito una visita da mia madre, per non parlare di Louisa.» «Oh, me ne dolgo per te, ragazzo mio, e se vuoi un consiglio, sposa quella Brandon e falla finita. Che cosa hai là? madera? Ne prenderò un bicchiere.» Sir Richard gliene offrì uno. Wyndham si adagiò pesantemente in una poltrona, distese le gambe e alzò il bicchiere. «Alla salute dello sposo!» disse ridendo. «Non prendere quell'aria triste, nipote: pensa alla gioia che darai a Saar!» «Se tu avessi mai avuto un minimo di rispetto per le convenienze, Lucius, ti saresti sposato cinquanta anni addietro e avresti allevato una bella
nidiata di marmocchi simili a te. Un pensiero orribile, lo riconosco, ma avrebbe evitato a me il ruolo di vittima sull'ara della famiglia.» «Cinquanta anni addietro» ribatté lo zio, insensibile alle offese «avevo appena smesso di portare le sottanine. Un madera da non disprezzarsi, Ricky. Sai, mi si dice che il giovane Beverley Brandon è nei debiti fino al collo. Sarai un pubblico benefattore se sposi la ragazza. Ma farai bene a incaricare il tuo legale degli accordi dotali. Sono pronto a scommettere che Saar cercherà di spremerti come un limone. Che avete, George? il mal di denti?» «La cosa non mi piace. L'ho detto fin dall'inizio a Louisa, ma sapete come sono le donne. Io non vorrei Melissa Brandon neppure se fosse l'unica donna nubile al mondo.» «Non direte» chiese Lucius turbato «che è quella con le lentiggini?» «No, quella è Sophia.» «Oh, allora non vi è di che darsi pena. Sposa la ragazza, Ricky! non avrai pace se non lo fai. Riempite il bicchiere, George, per un altro brindisi.» «A che cosa ora?» chiese sir Richard riempiendo i bicchieri. «Non avete pietà.» «A una bella nidiata di marmocchi simili a te, nipote» rise Lucius. II Lord Saar dimorava in Brook Street con la moglie, due figli e quattro figlie. Sir Richard Wyndham, recandosi alla residenza del probabile futuro suocero ventiquattro ore dopo l'incontro con sua madre, ebbe la buona ventura di non trovarlo in casa; quanto a Lady Saar, gli rivelò il maggiordomo, era in viaggio verso Bath con la signorina Sophia. Tuttavia, la sua fortuna si fermò qui, poiché non tardò a imbattersi in Cedric Brandon, giovane gentiluomo dalle deplorevoli abitudini e dai modi incantevoli. «Ricky, mio unico, vero amico!» esclamò Cedric traendo sir Richard in un salotto sul retro della casa. «Non dirmi di essere venuto a chiedere la mano di Melissa. Mio padre dice che la rovina si spalanca innanzi a noi. Prestami il danaro, ragazzo mio, e io mi arruolerò e me ne andrò nella Penisola Iberica, credi a me. Ma ascoltami, Ricky, ascoltami» ripeté con un gesto di solenne ammonimento «non farlo! Non esiste fortuna al mondo tanto vasta da poter sanare i nostri problemi, credimi. Non avere nulla a che fare con Beverley. E il vecchio, resti tra noi, Ricky, ha cominciato a
dedicarsi al brandy. Ma non parlarne, silenzio: non devo fare pettegolezzi su mio padre. Fuggi, Ricky, è questo il mio consiglio: fuggi!» «Ti arruoleresti davvero se ti prestassi il danaro?» «Da sobrio, sì; da ubriaco, no» affermò Cedric con un sorriso disarmante. «Ora sono sobrio, ma non lo sarò a lungo. Non darmi un penny, ragazzo mio. E non dare un penny a Bev. Non è un uomo per bene. Io, quando sono sobrio, sono un uomo per bene, ma non sono mai sobrio più di sei ore su ventiquattro, e dunque sii cauto. Ora vado; ho fatto quel che potevo per te, perché mi piaci, Ricky, ma se tu vuoi rovinarti a dispetto dei miei ammonimenti, allora non potrò fare più nulla per te. Al contrario, vivrò alle tue spalle per il resto dei miei giorni. Rifletti, ragazzo mio, rifletti: Bev e il tuo umilissimo servo sulla porta di casa tua sei giorni su sette... creditori, minacce, cognato rovinato, miseria, moglie in lacrime... non puoi evitare di pagare! Non farlo non lo meritiamo, credilo.» «Un istante! Se pago i tuoi debiti, andrai nella Penisola?» «Ricky, sei tu a essere ubriaco. Torna a casa.» «Rifletti, Cedric: saresti splendido in una uniforme da ussaro.» Un sorriso malizioso apparve sulle labbra di Cedric. «Oh, sì. Ma in questo momento sarò ancora più splendido in Hyde Park. Lasciami andare, ragazzo mio, ho un importantissimo impegno. Ho scommesso su un'oca contro un tacchino per una corsa di cento metri. Non posso perdere. È il più grande evento sportivo della stagione!» E si allontanò senza altri indugi, lasciando sir Richard, non già pronto a fuggire, come pure gli era stato suggerito, ma a recarsi da Melissa Brandon. Non dovette attendere a lungo. Un servitore entrò pregandolo di seguirlo ai piani superiori, nel salottino al primo piano, dove lo attendeva Melissa. Era una giovane donna di venticinque anni, di notevole bellezza, dai capelli scuri; la perfezione del suo profilo era universalmente riconosciuta, ma gli occhi avevano uno sguardo troppo duro perché il viso potesse davvero dirsi bello. Nel corso della sua prima Stagione non le erano mancati i corteggiatori, ma nessuno, tra i gentiluomini attratti dalla sua bellezza, era arrivato al dunque. Mentre si inchinava a baciarle la mano, sir Richard ricordava l'espressione del cognato, "un iceberg", e si affrettò a bandirla dalla sua mente. «Ebbene, Richard?» La voce di Melissa era fredda, prosaica, e il sorriso appariva più un omaggio alle convenienze che una spontanea espressione di piacere.
«Mi auguro siate in buona salute, Melissa?» disse formalmente sir Richard. «In perfetta salute, vi ringrazio. Sedete, ve ne prego. Credo siate venuto per parlare del nostro matrimonio.» Sir Richard la guardò inarcando lievemente le sopracciglia. «Davvero!» esclamò con voce soave. «A quel che sembra qualcuno non ha perduto tempo.» Melissa stava cucendo e continuò imperturbabilmente a farlo. «Inutile menare il can per l'aia» disse. «Non ho più l'età per essere timidetta e leziosa e voi, credo, potete venir giudicato un uomo di buon senso.» «Siete mai stata timidetta e leziosa?» «Mi auguro di no. Non tollero tali atteggiamenti. Né sono romantica. Sotto questo aspetto, dobbiamo considerarci in perfetta armonia.» «Dobbiamo?» chiese sir Richard facendo lievemente oscillare l'occhialino dall'impugnatura d'oro. «Ma si intende! Mi auguro non siate, alla vostra età, divenuto sentimentale: sarebbe assurdo.» «La senilità» mormorò pensosamente sir Richard «è spesso accompagnata dal sentimentalismo. O così mi è stato detto.» «Non dobbiamo pensare a questo. Mi piacete, Richard, ma vi è qualcosa nel vostro carattere che vi induce a fare di tutto una burla. Io ho una natura più seria.» «Sotto questo aspetto, dunque, non possiamo considerarci in perfetta armonia.» «L'obiezione non mi appare insuperabile. La vita che avete preferito condurre sinora non è stata tale da indurre alla riflessione. Immagino possiate divenire più serio e degno di fiducia, poiché non mancate di buon senso. Ma questo deve venir lasciato al futuro. Né io sono tanto irragionevole da vedere nella differenza dei nostri caratteri un ostacolo insormontabile al matrimonio.» «Melissa, volete dirmi una cosa?» «Ve ne prego: che cosa desiderate sapere?» «Avete mai amato?» Lei arrossì appena. «No. E ne sono lieta. Ritengo vi sia qualcosa di banale in chi è preda di forti emozioni. Non intendo dire che sia sbagliato, badate, ma credo di essere più raffinata e delicata di molti, e non gradisco simili eccessi.» «E non pensate» mormorò lui «alla possibilità di amare in futuro?»
«Mio caro Richard! E chi dovrei amare?» «Vogliamo dire... me?» Lei rise. «Ora siete davvero assurdo. Se qualcuno vi ha suggerito di avvicinarmi fingendo un corteggiamento, è stato un suggerimento fuori luogo. Il nostro sarebbe un matrimonio di convenienza. Mi piacete, ma non siete uomo da suscitare più tenere passioni nel mio cuore. Tuttavia, non vedo perché questo debba causarci ansia. Sarebbe diverso se voi foste romantico.» «Temo di essere molto romantico.» «Immagino vi stiate ancora una volta burlando di me.» «No. Sono tanto romantico che mi accade di sognare una donna - una figura mitica, si intende - che potrebbe desiderare di sposarmi non perché sono molto ricco ma perché - perdonate la mia banalità - perché mi ama.» Lei lo guardò con un'espressione sprezzante. «Credevo aveste superato l'età di queste romanticherie. Non ho nulla contro l'amore, ma, a essere sincera, i matrimoni d'amore mi sembrano inadatti alla nostra classe. Non dimentico mai di essere una Brandon. Noi Brandon siamo molto fieri: credo sia così e me lo auguro.» «Questo» ribatté ironicamente sir Richard «era un aspetto della situazione che non mi aveva attraversato la mente.» «Non lo avrei mai giudicato possibile!» esclamò lei stupefatta. «Pensavo tutti sapessero quale sia la nostra idea sul nome, la nascita, la tradizione dei Brandon.» «Esito a ferirvi, Melissa, ma la vista di una donna del vostro nome, la vostra nascita e la vostra tradizione, pronta a vendersi freddamente al miglior offerente non è tale da dare al mondo una sensazione di fierezza.» «Un linguaggio teatrale, il vostro. I doveri che ho verso la mia famiglia mi chiedono di fare un buon matrimonio, ma neppure questo, vogliate credermi, mi indurrebbe mai a sposare un uomo che mi fosse inferiore per nascita.» «Ah» sorrise lievemente lui «questa, sì, è fierezza.» «Non vi comprendo. Dovete pur sapere che gli affari di famiglia sono... in breve...» «Lo so» la interruppe con dolcezza lui. «E credo debba essere mio privilegio sanare la situazione economica di Lord Saar.» «Si intende!» esclamò Melissa, abbandonando per la prima volta la sua calma statuaria. «Nessun'altra considerazione mi avrebbe indotto a accettare la vostra domanda.»
«Siamo giunti» mormorò sir Richard guardandosi pensosamente la punta di uno stivale «a un momento assai delicato. Se la franchezza deve essere la parola d'ordine, mia cara Melissa, posso ricordarvi che non vi ho - come dire? - rivolto alcuna domanda?» Imperturbabile, lei rispose freddamente: «Non immaginavo poteste a tal punto dimenticare quello che dovete alle nostre reciproche posizioni da rivolgere a me una domanda. Non apparteniamo a quel mondo. Senza dubbio chiederete di parlare a mio padre». «Lo chiederò?» «Immagino di sì. Io conosco la vostra situazione quanto voi conoscete la mia. Se mi è lecito essere franca, avete la rara fortuna di poter chiedere la mano di una Brandon.» Lui la guardò pensosamente, in silenzio. Dopo una breve pausa Melissa proseguì: «Quanto al futuro, né io né voi, confido, saremo esigenti nei confronti l'uno dell'altra. Voi avete i vostri svaghi: non mi riguardano, e per quanto la mia ragione possa deplorare la vostra passione per il pugilato, le corse in calesse, la bassetta...». «Il faraone.» «Come volete, il faraone: non vedo differenza alcuna. Per quanto dunque io possa deprecare queste follie, non intendo interferire con i vostri gusti.» «Molto amabile. Se è lecito a me essere franco, Melissa, posso fare quel che più mi piace purché vi consegni la borsa?» «Siete davvero molto franco» rispose quietamente lei. Ripiegò il lavoro di cucito e lo ripose. «Mio padre attendeva da tempo una vostra visita. Si dorrà di apprendere che siete venuto mentre lui non era in casa. Sarà qui domani, e lo troverete senza dubbio se verrete... alle undici?» Sir Richard si alzò. «Vi ringrazio, Melissa. Credo di non aver perduto il mio tempo, a dispetto dell'assenza di Lord Saar.» «Me lo auguro. Suvvia, abbiamo avuto una conversazione che si rivelerà, ne sono certa, assai utile. Mi giudicate priva di sentimenti, immagino, ma dovete riconoscere che non mi sono abbassata a fingere. La nostra situazione è particolare: per questo ho vinto la mia riluttanza a parlare con voi del nostro matrimonio. Sono cinque anni, e più, che siamo promessi sposi.» Lui prese la mano che lei gli porgeva. «Vi siete considerata la mia promessa sposa da cinque anni?» chiese.
Per la prima volta, lo sguardo di lei non affrontò il suo. «Senza dubbio» disse. «Vedo» assentì sir Richard, e prese congedo. Quella sera, molto tardi, si recò da Almack's. Nessuno, ammirandone l'aspetto impeccabile, ascoltandone la voce pigra e dolce, avrebbe potuto immaginarlo alla vigilia della più importante decisione della sua vita. Soltanto lo zio, entrando da Almack's dopo la mezzanotte, comprese che il dado era stato tratto. Disse a George Trevor che Ricky prendeva male le cose. «Intendete dire» chiese George desolato «che ha chiesto la mano di Melissa Brandon?» «Non intendo dire nulla, ma soltanto che beve molto e gioca forte.» George, ansioso, colse la prima opportunità che gli si offriva per parlare al cognato. Dovette attendere le tre di notte, quando sir Richard lasciò infine il tavolo del faraone: aveva perduto molto danaro e bevuto non meno brandy, ma né una cosa né l'altra lo turbava. «Non hai avuto fortuna, Ricky?» gli chiese lo zio. Uno sguardo lievemente appannato, ma intelligente e ironico, lo fissò. «Non al gioco, Lucius, ma pensa al proverbio.» George sapeva che Richard reggeva benissimo l'alcool, ma un accento aspro nella sua voce lo allarmò. «Vorrei» gli mormorò «parlarti da solo.» «Caro George... carissimo George!» sorrise amabilmente sir Richard. «Certo vedi bene che non sono del tutto sobrio. Nessuna conversazione questa sera.» «Allora verrò da te domani» ribatté George, dimentico che era già domani. «La mia testa sarà in uno stato terribile.» E sir Richard uscì dal club, il cappello a cilindro inclinato sul capo, la canna d'ebano sotto il braccio. Rifiutò l'offerta del guardaportone di chiamargli una portantina dicendo soavemente: «Sono ubriaco fradicio, e andrò a piedi». Preso da una leggera vertigine per l'improvviso contatto con l'aria fresca, si avviò senza uno scopo verso nord. Dopo qualche tempo la mente gli si fece più chiara. Con singolare distacco, si disse che tra breve avrebbe avuto mal di capo e sarebbe stato malissimo, ma in quel momento, mentre i fumi dell'alcool ancora gli avvolgevano la mente, si sentiva preso da un curioso senso di irresponsabilità. Si sentiva temerario, lontano da tutto, separato dal passato e dal futuro. L'alba gettava una luce grigia sulle strade silenziose e la brezza era fresca. Si tro-
vò a percorrere Brook Street e rise alzando lo sguardo alle finestre chiuse della casa di Lord Saar. «La mia dolce promessa» disse e mandò un bacio in direzione della casa. «Che pazzo sono!» Ripeté la frase, con un senso di vaga soddisfazione, e proseguì lungo la strada. In qualche modo, nella sua mente ancora confusa, sentiva di essere l'uomo più sventurato del mondo; gli pareva che tutto e tutti si fossero coalizzati contro di lui; e, mentre percorreva una strada silenziosa, provava un senso di cinica tristezza per se stesso, per non avere avuto, in dieci anni trascorsi negli ambienti migliori, la fortuna di incontrare una sola donna che gli avesse tolto fosse pure un'ora di sonno. Non gli sembrava probabile avere in futuro maggior fortuna. «E questo» disse a una delle nuove lampade a gas «è... profondamente augurabile, dal momento che mi preparo a chiedere la mano di Melissa Brandon.» In quell'istante divenne consapevole di una singolare circostanza. Qualcuno stava scendendo da una finestra al secondo piano di una delle case sul lato opposto della strada. Sir Richard rimase immobile, battendo gli occhi. Il suo magnifico distacco non lo aveva abbandonato; quella vista singolare lo interessava ma non lo concerneva in alcun modo. «Senza alcun dubbio, un ladro» disse, e si appoggiò con eleganza al bastone d'ebano per ammirare la fine di quell'avventura. Ma vide, con lo sguardo lievemente assonnato, che il fuggiasco cercava di scendere aiutandosi con alcune lenzuola annodate, che tuttavia non giungevano a terra. «Non è un ladro» decise sir Richard, e attraversò la strada. Quando giunse sul lato opposto il misterioso fuggiasco era giunto al termine della corda mal improvvisata e pendeva pericolosamente in aria, cercando di trovare con un piede un appiglio sul muro della casa. Sir Richard vide che era un giovane assai esile, poco più di un ragazzo, e si diresse con calma al suo salvataggio. Il fuggiasco lo scorse e esclamò, con una voce in cui l'ansia si univa al sollievo: «Oh, non potreste aiutarmi? Non sapevo che era tanto alto. Credevo di poter saltare, ma temo di non riuscirvi». «Mio caro ragazzo» rispose sir Richard alzando lo sguardo al viso teso per lo sforzo che lo guardava «che cosa, se mi è lecito chiederlo, fate appeso a quella corda?» «Silenzio» lo pregò il fuggiasco. «Credete che potreste prendermi se mi lasciassi cadere?»
«Farò quanto posso.» In pochi secondi il fuggiasco gli cadde tra le braccia con uno slancio che gli fece quasi perdere l'equilibrio. Riuscì a non barcollare, stringendosi con forza al petto un corpo singolarmente leggero. Sir Richard non poteva dirsi sobrio, ma, sebbene i fumi dell'alcool avessero prodotto in lui quel senso, tutt'altro che sgradevole, di irresponsabilità, non gli avevano appannato l'intelletto. Il mento solleticato da morbidi riccioli e le braccia piene del fuggiasco, sir Richard fece una sorprendente scoperta. Depose a terra il giovane e disse quietamente: «Non credo siate un ragazzo». «No, sono una ragazza» rispose il fuggiasco senza lasciarsi turbare. «Ma non vorreste avere la bontà di allontanarvi prima che si destino?» «Chi?» chiese garbatamente sir Richard. «La zia.. tutù! Vi sono molto grata per avermi aiutato; credete che riuscireste a sciogliere questo nodo? Vedete, mi sono dovuta legare il fagotto alla schiena e ora non riesco a liberarmene. E dov'è il mio cappello?» «È caduto» rispose sir Richard raccogliendolo e spolverandolo con la manica. «Non sono sobrio, vedete - al contrario, sono ubriaco - ma credo che tutto questo sia lievemente - come dire? - fuori dalle regole.» «Sì, ma che altro potevo fare?» spiegò la ragazza cercando di volgersi a guardare che cosa stesse facendo sir Richard con il nodo recalcitrante. «Abbiate la bontà di rimanere immobile!» disse seccamente sir Richard. «Oh, mi dispiace! Non comprendo come si sia aggrovigliato a quel modo. Vi ringrazio: vi sono molto, molto grata.» Sir Richard guardava il fagotto attraverso l'occhialino. «Siete una ladra?» chiese. Una risata, subito repressa, accolse la sua domanda. «No, certo che no. Non mi sono potuta procurare una valigia e ho dovuto mettere tutte le mie cose in uno scialle. E ora credo di dover andare, se non vi dispiace.» «Sono ubriaco, ma non del tutto. Bambina mia, non potete vagabondare per le strade di Londra a quest'ora, e con quei vestiti. Credo che dovrei suonare il campanello e consegnarvi a... vostra zia, avete detto?» Due mani ansiose gli si strinsero al braccio. «Oh, no, no, ve ne prego, non fatelo!» «Ebbene, che cosa dovrei fare?» «Ditemi soltanto come giungere a Holborn.» «Perché Holborn?»
«Devo andare alla locanda del Cavallo Bianco, a prendere la diligenza per Bristol.» «Ora non ho più dubbi» concluse sir Richard. «Non vi darò alcuna indicazione prima di avere saputo tutto da voi. Sono certo siate una pericolosa criminale.» «Non lo sono!» esclamò lei con sdegno. «Chiunque avesse un'oncia di sensibilità avrebbe compassione per le mie sventure! Sto fuggendo da un'odiosa persecuzione.» «Fortunata voi! Vorrei poter fare lo stesso. Allontaniamoci da questa zona. Non ho mai veduto una strada che mi piacesse meno. Mi chiedo come sia giunto qui. Pensate che il nostro gradevole incontro trarrebbe giovamento da una reciproca presentazione, o siete in incognito?» «Sì, dovrò inventare un nome. A questo non avevo pensato. Il mio vero nome è Penelope Creed. E il vostro?» «Richard Wyndham, al vostro servizio.» «Beau Wyndham?» chiese la signorina Creed con aria esperta. «Beau Wyndham. È mai possibile che ci siamo già conosciuti?» «Oh, no, ma ho udito parlare di voi. Mio cugino si studia di annodarsi la cravatta alla Wyndham. O è quanto dice: a me sembra soltanto una orribile confusione.» «Allora, non è alla Wyndham» concluse irrevocabilmente sir Richard. «No, lo pensavo anch'io. Mio cugino vuole essere un dandy, ma sembra un pesce. Vogliono che io lo sposi.» «Orribile pensiero» rabbrividì sir Richard. «Vi avevo detto che avreste provato compassione per le mie sventure! Volete dunque indicarmi la strada per Holborn?» «No.» «Ma dovete!» esclamò la signorina Creed con una nota di panico nella voce. «Dove andremo?» «Non posso vagabondare tutta la notte per le strade. Sarà bene andare a casa mia per discutere.» «No!» gridò la signorina Creed, immobile sul selciato. Sir Richard sospirò. «Toglietevi dalla mente che io abbia torvi disegni sulla vostra persona. Potrei essere vostro padre. Quanti anni avete?» «Diciassette compiuti.» «Io ne ho quasi trenta.» La signorina Creed rifletté. «Non potete» concluse «essere mio padre.»
«Sono troppo ubriaco per risolvere problemi di aritmetica. Vi basti sapere che non nutro alcun pensiero d'amore nei vostri confronti.» «In questo caso» disse generosamente la signorina Creed «sarò lieta di seguirvi. Siete davvero ubriaco?» «Ubriaco fradicio.» «Non lo si crederebbe davvero. Reggete benissimo l'alcool.» «Parlate come chi ha vasta esperienza in materia.» «Mio padre diceva che era importantissimo vedere come si conduce un uomo quando è ubriaco. Mio cugino diventa molto sciocco.» «Vedete, più vi sento parlare di questo cugino e più mi dico che non dovreste sposarlo. Dove siamo ora?» «A Piccadilly, credo.» «Bene. Io vivo in St James's Square. Perché vogliono che voi sposiate vostro cugino?» «Perché» disse luttuosamente la signorina Creed «ho la sventura di essere ricca.» Sir Richard si fermò di colpo. «La sventura di essere ricca?» ripeté. «Sì. Mio padre non aveva altri figli, e io credo di essere favolosamente ricca, oltre a possedere una casa nel Somerset, dove non mi consentono di abitare. Quando mio padre morì, dovetti andare a vivere con la zia Almeria: non avevo che dodici anni allora. E ora lei mi perseguita affinché sposi il cugino Frederick. Per questo sono fuggita.» «È l'uomo che sembra un pesce?» «Sì.» «Dovevate fuggire.» «Lo credo anch'io.» «Senza dubbio. Ma perché Holborn?» «Ve l'ho detto» rispose pazientemente la signorina Creed. «Devo prendere la diligenza per Bristol.» «Vedo. E perché Bristol?» «Ebbene, non vado a Bristol, ma la mia casa è nel Somerset e là ho un carissimo amico. Sono quasi cinque anni che non lo vedo, ma giocavamo insieme, e ci siamo punti un dito - per mescolare il sangue, capite - e ci siamo promessi di sposarci quando fossimo stati adulti.» «Molto romantico.» «Non è così?» chiese entusiasticamente la signorina Creed. «Voi non siete sposato, non è vero?» «No. Oh, sventurato me.»
«Che avete?» «Ho giusto ricordato che devo sposarmi.» «E non volete?» «No.» «Ma nessuno può costringere voi a sposarvi!» «Mia cara ragazza, non conoscete la mia famiglia» ribatté amaramente sir Richard. «Non fanno che parlarvi e parlarvi e parlarvi? e dire che è vostro dovere? e tormentarvi? e piangere?» «Un'efficace descrizione. È quel che fanno i vostri parenti?» «Sì. E io ho rubato uno degli abiti migliori di Geoffrey e sono fuggita dalla finestra.» «Chi è Geoffrey?» «L'altro cugino. È a Harrow e i suoi abiti sono perfetti per me. È questa la vostra casa?» «È la mia casa.» «Ma il guardaportone non vi attenderà per aprirvi?» «Non incoraggio la servitù a attendermi» ribatté sir Richard prendendo una chiave. «Ma avrete pure un cameriere personale. Vi attenderà per aiutarvi a prepararvi per la notte.» «Sì, ma non verrà se io non suono il campanello. Non dovete avere timori.» «Oh, se è così...!» esclamò la signorina Creed, e lo seguì lietamente in casa. Sir Richard la condusse in biblioteca, accese le candele nei candelabri alle pareti e si volse a esaminare la signorina Creed. Si era tolta il cappello e era ferma al centro della sala, guardandosi attorno. I capelli, disposti in morbidi riccioli alla sommità del capo e tagliati alla brava sulla nuca, erano di un caldo color oro; gli occhi erano blu, grandi e fiduciosi e sempre pronti a accendersi di una luce divertita. Aveva un nasetto dritto, un mento risoluto, e le fossette. Sir Richard, rivolgendole un'occhiata critica, non si lasciò convincere da tanti pregi. Disse: «Sembrate un monello di strada». Quelle parole le parvero un complimento. Alzò verso di lui lo sguardo innocente e disse: «Davvero? ne siete certo?».
Sir Richard guardò con attenzione l'abito del cugino Geoffrey. «Orribile!» concluse. «Credete forse di avere annodato quella... quella sgradevole imitazione di una cravatta, alla Wyndham?» «No, ma non ho mai prima d'ora annodato una cravatta.» «Non è necessario dirlo. Venite!» Lei si avvicinò docilmente e rimase ferma mentre le dita esperte di sir Richard lottavano con le pieghe confuse della cravatta. «No, è un'impresa disperata anche per me. Dovrò darvene una delle mie. Non ha importanza: sedete ora e parliamo del vostro problema. Non ricordo con molta chiarezza, ma non avete forse detto che volevate andare nel Somerset a sposare un amico d'infanzia?» «Sì, Piers Luttrell» annuì la signorina Creed sedendosi in poltrona. «E avete appena diciassette anni.» «Diciassette anni compiuti.» «Non cavillate. E intendete fare il viaggio in diligenza?» «Sì.» «E, come non bastasse, da sola?» «Si intende.» «Bambina mia, posso essere ubriaco, ma non tanto da acconsentire a questo folle progetto.» «Non credo siate ubriaco. E inoltre i miei progetti non vi riguardano. Non potete immischiarvi nella mia vita soltanto perché mi avete aiutato a scendere dalla finestra.» «Non vi ho aiutato a scendere dalla finestra. Qualcosa mi dice che dovrei ricondurvi in seno alla famiglia.» La signorina Creed impallidì e disse con una voce incerta ma chiara: «Se lo faceste, sarebbe l'azione più crudele, più traditrice del mondo!». «Immagino di sì.» Dopo una breve pausa, sir Richard aprì la tabacchiera e prese tabacco. La signorina Creed inghiottì e disse: «Se aveste mai veduto mio cugino, comprendereste». Lui la guardò ma non disse nulla. «Ha la bocca sempre umida» aggiunse con disperazione la signorina Creed. «Onesto decide tutto. Vi condurrò dal vostro amico d'infanzia.» La signorina Creed arrossì. «Voi? Ma non potete!» «Perché no?» «Perché... perché non vi conosco, e posso andare benissimo da sola, e... ebbene, è assurdo. Ora vedo che siete davvero ubriaco!»
«Sappiate che questi atteggiamenti leziosi e timidi mal si accordano con i vostri abiti. E inoltre non mi piacciono. O venite nel Somerset con me, o tornate da vostra zia. Scegliete!» «Vi prego, riflettete! Sapete che io devo viaggiare nella maggiore segretezza: se veniste con me, nessuno saprebbe che è accaduto di voi.» «Nessuno saprebbe che è accaduto di me» ripeté lentamente sir Richard. «Nessuno... ragazza mia, non avete più alcuna scelta: vengo con voi nel Somerset.» III Poiché nulla sembrava poter mutare l'umore improvvisamente temerario di sir Richard, la signorina Creed rinunciò a un doveroso tentativo di dissuaderlo e riconobbe che la sua protezione le sarebbe stata assai gradita. «Non già» spiegò «che io tema il viaggiare sola, ma, a dirvi la verità, non sono abituata a agire da sola.» «Mi auguro non siate neppure abituata a viaggiare in diligenza.» «No, certo che no. Sarà un'avventura. Voi avete mai viaggiato in diligenza?» «Mai. Prenderemo una vettura di posta.» «Una vettura di posta? Dovete essere pazzo: sarete certo noto a ogni stazione di posta sulla strada per Bath. Verremmo scoperti in un batter d'occhio. Il cugino Frederick è troppo sciocco per pensare, ma la zia Almeria non lo è, e senza dubbio immaginerà che io sono fuggita diretta nel Somerset, e mi seguirà. Per questo avevo deciso di viaggiare in diligenza. E pensate inoltre che scandalo sarebbe se si sapesse che abbiamo viaggiato insieme in una vettura di posta!» «Pensate sarebbe meno sconveniente se viaggiassimo in diligenza?» «Oh, sì, molto meno. Direi piuttosto che non è affatto sconveniente, poiché come potrei impedirvi di occupare un posto in una vettura pubblica, se voi desiderate farlo? Inoltre, non ho danaro a sufficienza per una vettura di posta.» «Non avete detto di avere la sventura di una vasta ricchezza?» «Sì, ma non me ne danno che pochi spiccioli fino a quando non avrò raggiunto la maggiore età, e ho già speso gran parte dello spillatico di questo mese.» «Sarò il vostro banchiere.»
La signorina Creed scosse vigorosamente il capo. «No, no, non dovete! Non bisognerebbe mai indebitarsi con estranei. Pagherò tutto quanto sarà necessario per me. Si intende, se davvero non volete viaggiare in diligenza, non vedo che cosa si potrebbe fare. Sempre che...» tacque un istante e aggiunse con gli occhi scintillanti: «Ho un'idea splendida! Voi siete un buon guidatore, non è così?». «Tale vengo giudicato.» «Ebbene, se guidaste il vostro calesse io potrei salire dietro e fingermi il vostro staffiere e suonare quando è necessario cambiare i cavalli, e..» «No!» Lei parve delusa: «Pensavo potesse essere divertente. Ma immagino siate nel giusto». «Sono nel giusto. Più rifletto alla cosa e più vedo che la diligenza è la soluzione migliore. A che ora parte?» «Alle nove, dalla locanda del Cavallo Bianco, in Fetter Lane. Ma dobbiamo recarci là molto prima, a causa della vostra servitù. Che ore sono?» «Quasi le cinque.» «Non abbiamo dunque un istante da perdere. Ma voi non potete viaggiare con quegli abiti, non è così?» «No, né posso viaggiare con quella vostra cravatta o con il vostro abominevole fagotto. E non ho mai veduto capelli tagliati peggio.» «Intendete dire sulla nuca, immagino» ribatté lei senza provare alcun rancore per quelle aspre critiche. «Davanti li ho sempre avuti corti. Ma sulla nuca ho dovuto tagliarli io e non potevo vedere bene che cosa facevo.» «Aspettate!» disse sir Richard, e lasciò la camera. Ritornò in capo a mezz'ora: aveva sostituito l'abito da sera con calzoni di pelle, stivali e una giacca di panno blu. La signorina Creed lo accolse con palese sollievo. «Cominciavo a temere mi aveste dimenticato, o vi foste addormentato» disse. «No davvero!» e sir Richard mise a terra una borsa e una piccola valigia, «Ubriaco o sobrio, non dimentico mai i miei impegni. Alzatevi, e vedrò che cosa posso fare per rendervi più presentabile.» Aveva su un braccio una cravatta immacolata, e in mano un paio di forbici. Pochi, abili tagli migliorarono di molto l'aspetto della signorina Creed, e quando un pettine le venne passato senza pietà tra i riccioli, costringendoli a una piega più maschile, la signorina Creed prese un aspetto davvero ammodo, sebbene avesse gli occhi bagnati di lacrime. Quindi venne messa da parte la sua cravatta, e sostituita con quella di sir Richard.
Quando infine lui la lasciò libera e lei poté vedere i risultati della sua opera, esclamò con gioia: «Oh, che bell'aspetto ho! È una cravatta annodata alla Wyndham?». «No davvero! La cravatta alla Wyndham non è per gli scolaretti, lasciate ve lo dica.» «Non sono uno scolaretto.» «Ne avete l'aria. Ora, mettete nella valigia quello che avete nel fagotto, e potremo partire.» «Credo che non verrò con voi» disse tempestosamente la signorina Creed. «Oh, no, vi ingannate. Siete ora il mio giovane cugino e siete interamente dedito a una vita di avventure. Come avete detto di chiamarvi?» «Penelope Creed; mi chiamano Pen, ma ora dovrei avere un nome maschile.» «Pen andrà bene. Se dovesse suscitare commenti, direte che si scrive con due N. Vi hanno dato questo nome in omaggio a Penn.» «Un'ottima idea. E io come devo chiamarvi?» «Richard.» «Richard e poi?» «Smith... Jones... Brown.» Lei metteva nella valigia il contenuto dello scialle. «Non sembrate né uno Smith, né un Jones, né un Brown. Che cosa farò di questo scialle?» «Lo lascerete. Vi dirò una cosa, Pen Creed, siete giunta sul mio cammino come una buona fata.» «Davvero?» chiese dubbiosamente lei. «O come una fonte di sventura. Lo saprò quando sarò sobrio. Ma, per essere sincero, non me ne curo in alcun modo. En avant, mon cousin!» Era trascorso il mezzogiorno quando Lady Trevor, scortata dal riluttante Lord Trevor, si recò nella casa del fratello. Venne accolta dal guardaportone, palesemente pieno di portentose notizie, e affidata da questi al maggiordomo. «Avvertite sir Richard che sono qui» disse entrando nel Salotto Giallo. «Sir Richard, signora, non è in casa» ribatté il maggiordomo con voce ricca di mistero. Louisa, che aveva appreso la condotta di sir Richard la sera precedente da Almack's, annuì con impazienza: «Ditegli che sua sorella desidera vederlo».
«Sir Richard, signora, non è assolutamente in casa» ripeté il maggiordomo, che non voleva rinunciare all'effetto. «Sir Richard vi ha addestrato bene. Ma non intendo lasciarmi ingannare. Andate a dirgli che desidero vederlo.» «Sir Richard, signora» rivelò il maggiordomo in un crescendo drammatico «non ha dormito nel suo letto questa notte.» Sorpreso, George disse: «Che sciocchezze sono queste? Non era tanto ubriaco quando l'ho veduto io!». «Quanto a questo, signore, non potrei dire. In breve, signore, sir Richard è svanito!» «No!» esclamò George. «Sciocchezze!» disse seccamente Louisa. «Sir Richard, ne sono certa, è nel suo letto.» «No, signora. Come già ho detto a Vostra Signoria, nessuno ha dormito questa notte nel letto di sir Richard. L'abito da sera che sir Richard indossava è stato ritrovato dal suo cameriere, Biddle, sul pavimento della camera da letto. Un paio di stivali di sir Richard, un paio di calzoni di pelle, una giacca di panno blu, una redingote e un cilindro color biscotto, sono scomparsi. Come non giungere alla conclusione, signora, che sir Richard sia stato improvvisamente costretto a allontanarsi?» «Senza il suo cameriere?» chiese George attonito. Il maggiordomo si inchinò: «Giusto così, signore». «Impossibile!» Louisa, che andava riflettendo a quelle notizie, disse vivacemente: «Senza dubbio è singolare, ma deve esistere una spiegazione logica. Siete certo che mio fratello non abbia avvertito nessun membro della servitù?». «Nessuno, signora.» George sospirò a lungo e scosse il capo: «Ve lo avevo detto, Louisa, vi avevo detto che eravate troppo insistente!». «Non avete mai detto nulla del genere!» scattò lei, indispettita nel sentirlo parlare con tanta indiscrezione di fronte a un servitore palesemente interessato. «È possibile che abbia detto che lasciava la città, e che noi lo abbiamo dimenticato.» «Come potete dir questo?» chiese ingenuamente George. «Non avete appreso da Melissa Brandon che Richard doveva...» «Basta così, George! Ditemi, Porson, mio fratello è partito con la carrozza o guidando lui stesso il calesse?»
«Nessun veicolo di sir Richard, signora, manca dalle scuderie» disse Porson, profondamente compiaciuto. «Dunque si è allontanato a cavallo.» «Ho appreso dal capo-staffiere, signora, che dalle scuderie non è stato allontanato alcun cavallo. Il capo-staffiere non ha veduto sir Richard da ieri mattina.» «No!» esclamò George, gli occhi sbarrati per l'orribile immagine che quelle parole evocavano in lui «no, non farebbe mai questo!» «Silenzio, George, silenzio!» esclamò con rabbia Louisa. «Quali assurde idee avete? È senza dubbio deplorevole da parte di Richard svanire in questo modo, ma quanto a... non dovete dire cose tanto odiose! Sarà andato a assistere a qualche evento sportivo: una gara di pugilato, immagino. Sarà tra breve a casa.» «Ma non ha dormito a casa» le ricordò George. «E devo dire che non era del tutto sobrio quando ha lasciato Almack's; non che fosse davvero ubriaco, ma sapete bene come accade quando...» «Sono lieta di dire che non so nulla del genere! Se non era sobrio, questo spiega la sua singolare condotta.» «Singolare condotta! Davvero un bel modo di esprimersi, Louisa, quando il povero Ricky potrebbe essere in fondo al fiume» ribatté George, fattosi nobilmente eroico. Lei impallidì, ma disse debolmente: «Non siate assurdo! Non dite queste cose, vi prego». Il maggiordomo tossì discretamente. «Chiedo scusa a Vostra Signoria, signore, ma, se così posso esprimermi, sir Richard non si sarebbe mutato d'abito per compiere... il gesto a cui Vostra Signoria allude.» «No. È vero, non lo avrebbe fatto!» annuì George con sollievo. «Inoltre, signore, Biddle afferma che i cassetti e il guardaroba di sir Richard sono stati aperti e numerosi capi di vestiario sono scomparsi. Biddle ha trovato la camera di sir Richard in gran disordine, come se egli si fosse preparato affrettatamente per un viaggio: mancano una borsa e una valigia.» George diede in un improvviso scoppio di risa. «Ah» disse con gioia «se l'è svignata!» «George!» «Non conta nulla: sono lietissimo che se la sia svignata.»
«Ma non ne aveva alcun bisogno» ribatté Louisa lietamente dimentica della presenza di Porson. «Nessuno lo costringeva a sposare...» Colse l'occhiata di Porson e tacque di colpo. «Dovrei forse dire a Vostra Signoria» proseguì Porson, sordo a quella indiscreta esclamazione «che la scomparsa di sir Richard è segnata da altre singolari circostanze.» «Parlate come fosse svanito per magia. Quali circostanze, brav'uomo?» «Se Vostra Signoria vuole perdonarmi, le offrirò al vostro esame» fu l'enigmatica risposta. I due coniugi rimasero soli a guardarsi pensosamente. «Ebbene!» disse George con iniquo compiacimento. «Vedete ora che cosa accade quando si tormenta a morte un uomo.» «Ma non l'ho mai fatto: è ingiusto dirlo. Come avrei potuto costringerlo a chiedere la mano di Melissa se non voleva? Sono certa che la fuga non abbia alcun rapporto con il suo matrimonio.» «A nessun uomo piace sentirsi chiedere di fare qualcosa che non vuol fare.» «Richard è dunque un vile come mai avrei creduto possibile! Se soltanto mi avesse detto che non voleva sposare Melissa, non avrei aggiunto una parola.» George riuscì a dare in una risata sardonica, e sfuggì ai rimproveri della moglie per il ritorno di Porson, che entrò recando alcuni oggetti che depose cautamente sulla tavola. Lord e Lady Trevor guardarono stupefatti uno scialle, una cravatta spiegazzata, e alcuni riccioli di un caldo color oro che assumevano, assai appropriatamente, la forma di un punto interrogativo. «Ma che mai...?» esclamò Lady Louisa. «Questi oggetti, signora, sono stati trovati in biblioteca. Lo scialle, che né io né Biddle ricordiamo di aver mai veduto, giaceva sul pavimento; la cravatta era stata gettata nel camino; e il ricciolo era sotto lo scialle.» «Ah, questa poi!» esclamò George esaminando meglio gli oggetti con l'occhialino. Indicò la cravatta e aggiunse: «Ecco, questa spiega tutto. Il povero Ricky deve essere rientrato ieri sera in pessime condizioni. Senza alcun dubbio aveva mal di capo, si era impegnato a recarsi da Saar questa mattina, aveva la testa in fiamme; si è portato la mano alla cravatta per allentarsela, sentendosi soffocare, e l'ha rovinata... per quanto ubriaco, Ricky non porterebbe mai una cravatta mal ridotta. Lo vedo, seduto in poltrona, le mani tra i capelli come fa un uomo che...»
«Richard non si passa mai le mani tra i capelli, e, per quanto ubriaco potesse essere, non ha potuto strapparsi un ricciolo di questo colore. Inoltre, è stato tagliato, lo si vede bene!» George guardò meglio il ricciolo; sul viso inespressivo passarono emozioni diverse. Trasse il respiro. «Siete nel giusto, Louisa» concluse. «Ebbene, non lo avrei mai creduto! Che astuto briccone!» «Non è necessaria la vostra presenza, Porson» disse Louisa. «Molto bene, signora» assentì tristemente il maggiordomo ritirandosi. «Non ricordo nessuna che avesse i capelli di questo colore» mormorò George che teneva il ricciolo sul palmo della mano. «Sì, alcune ballerine, ma Ricky non è uomo da volere un ricciolo dei loro capelli. Una cosa è certa, Louisa: questo ricciolo era un pegno d'amore.» «Vi ringrazio, George, l'idea mi aveva sfiorato. Tuttavia credevo di ricordare tutte le gentildonne che Richard conosce. Immagino che un pegno come questo debba appartenere alla sua prima giovinezza. Ora è troppo privo di romanticismo per custodire un ricciolo di capelli.» «E lo ha gettato via. È molto triste, Louisa, molto, molto triste! Lo ha gettato via perché si preparava a chiedere la mano dell'iceberg.» «Davvero patetico. E dopo averlo gettato via, è fuggito lui stesso, senza chiedere, non potete negarlo, la mano di Melissa. E lo scialle, come lo si spiega?» «Anche questo un pegno d'amore. Lo ha stretto tra le mani, povero vecchio Ricky... non reggeva ai ricordi che lo scialle evocava per lui... lo ha gettato lontano da sé...» «Sciocchezze! Ebbene, Porson, che avete ora?» «Il signor Cedric Brandon signore» rispose virtuosamente il maggiordomo «desidera parlare con sir Richard. Mi sono detto che forse Vostra Signoria gradiva riceverlo.» «Dubito possa far luce sul mistero, ma fatelo entrare. Come state, Cedric» aggiunse quando Brandon entrò nella sala, porgendogli la mano. «Temo che Richard non sia in casa. Crediamo sia stato chiamato all'improvviso per un problema urgente.» «Ha seguito il mio consiglio, dunque?» chiese Cedric baciandole la mano con grazia noncurante. «Fuggi, Ricky, non farlo, gli ho detto. Gli ho detto che avrei cercato di vivere alle sue spalle per il resto dei suoi giorni, se era tanto sciocco da lasciarsi prendere.» «Mi stupisce che parliate con tanta volgarità!» esclamò Louisa. «Non è davvero fuggito: immagino sarà presto di ritorno. Avrebbe, si intende, do-
vuto mandare un biglietto a Lord Saar per dire che non poteva recarsi da lui come aveva promesso, ma...» «Vi ingannate. Non lo aveva promesso. Melissa gli ha chiesto di parlare con mio padre; lui non ha detto che lo avrebbe fatto. Sono riuscito a farmelo rivelare da Melissa. Non avete mai veduto qualcuno in una tale furia! Ma che è mai questo?» Il suo sguardo vagabondo si era posato sugli oggetti rimasti sulla tavola. «Un ricciolo di capelli, questa poi! E bei capelli anche.» «Sono stati trovati in biblioteca questa mattina» disse con aria misteriosa George, ignorando l'occhiata della moglie. «Qui? Ricky? Vi burlate di me.» «No, no, è vero. Non riusciamo a spiegarcelo.» Negli occhi di Cedric si accese una luce divertita. «Ah, questa poi! ma chi lo avrebbe creduto? Ebbene, ora tutto è sistemato. È un problema per noi, ma sono felice che sia fuggito: mi è sempre piaciuto Ricky... e non volevo vederlo legato alla nostra sorte. Ma ora siamo davvero perduti: i diamanti sono scomparsi.» «Cedric» esclamò Louisa «non la collana dei Brandon?» Cedric annuì. «L'ultima àncora prima di andare alla deriva. Spariti! Ero venuto per dire a Ricky che avrei accettato la sua offerta di comprarmi un grado di ufficiale.» «Ma come, quando?» chiese Louisa turbata. «Rubati. Mia madre ha portato la collana a Bath. Non fa mai un passo senza quella collana, e ora...! Mi stupisce che mio padre non l'avesse già venduta da anni. È la sola cosa che non ha venduto, oltre alla casa, e questa dovrà venir venduta presto. Mia madre non voleva rinunciare ai diamanti.» «Ma come li hanno rubati?» «Banditi di strada. Mia madre ha mandato a avvertire di gran corsa mio padre. La carrozza è stata assaltata nei pressi di Bath... due uomini mascherati e armati... Sophia che urlava come una gallina... mia madre svenuta... gli uomini che scortavano la carrozza colti di sorpresa... uno di loro ferito. E la collana svanisce. E questo non riesco a comprenderlo.» «Terribile! la vostra povera mamma: sono desolata per lei. Una perdita sconvolgente.» «Sì, ma come hanno fatto a trovare la collana?» «Se hanno sottratto il cofanetto dei gioielli di Lady Saar...»
«La collana non era là, scommetterei fino all'ultimo scellino. Mia madre aveva un nascondiglio - un'idea astuta - dove la riponeva quando era in viaggio. Una tasca segreta dietro l'imbottitura della carrozza.» «Intendete dire che qualcuno ha rivelato il nascondiglio ai banditi?» chiese George. «Così sembra, non credete?» «Chi ne era a conoscenza? Se riuscite a scoprire il traditore, potete ancora riprendere la collana. Siete certo della servitù?» «Sono certo che nessuno... no, non potrei dire. Mia madre vuole che le guardie di Bow Street cerchino la collana, mio padre crede sia inutile. E ora, ecco la fuga di Ricky! Al vecchio verrà un colpo apoplettico.» «Cedric, non dovete parlare in questo modo di vostro padre, e non sappiamo che Richard sia fuggito. Sono al contrario certa che le cose non stiano così.» «Sarebbe uno sciocco se non lo avesse fatto. Voi che cosa pensate, George?» Lord Trevor scosse il capo: «È tutto molto strano. Quando ho appreso della sua scomparsa, devo confessare di aver provato gravi ansie, ma...». «Richard non ha certo commesso suicidio!» lo interruppe seccamente Louisa. «Ha soltanto lasciato Londra. Non so dove sia, e vi prego di dire a Melissa che Richard è stato costretto a partire per problemi urgenti.» «Non posso dirle di quel ricciolo dorato? Oh, non siate una guastafeste, Louisa!» «Siete odioso!» «Crediamo che il ricciolo sia il ricordo di un amore ormai dimenticato» mormorò George trascinato dall'inconsueta vena romantica. «Forse un amore tra ragazzi. Sarebbe molto sconveniente parlarne fuori da queste mura.» «Quanto a questo, vecchio mio, non è stato molto sconveniente frugare nei cassetti di Ricky?» ribatté gaiamente Cedric. «Non abbiamo fatto nulla del genere. Il ricciolo è stato trovato sul pavimento della biblioteca.» «Gettato via? caduto? A mio parere, Ricky ha condotto una doppia vita. Credevo non si desse tanta pena per le donne: ah, sarà davvero uno spasso per me quando tornerò a vederlo!» «Non gli direte nulla. Quanto vorrei davvero sapere è dove è andato, e perché.»
«Vi dirò io dove è andato: in cerca della bionda incantatrice della sua gioventù. Non c'è alcun dubbio, ma che cosa non darei per vederlo: Ricky in una romantica avventura!» «Ora» disse Louisa «siete davvero assurdo. Se una cosa è certa, è che Ricky non ha un'oncia di romanticismo, e quanto all'avventura... Il solo pensiero lo farebbe rabbrividire. Richard, mio caro Cedric, è innanzi tutto, sempre e ovunque, un uomo alla moda, e non farà mai nulla che non sia degno di un uomo alla moda. Di questo potete andar certo.» IV L'uomo alla moda, nell'istante in cui Lady Louisa pronunciava quelle parole fatidiche, dormiva pesantemente in una diligenza verde e oro diretta a Bristol. L'ora: le due del pomeriggio; il luogo: Calcot Green, a ovest di Reading; i sogni che turbavano il riposo dell'uomo alla moda: assai sgradevoli. Nei rari momenti di veglia, aveva il mal di capo, gli occhi gli bruciavano, e di fronte allo sguardo si avvicendava una fantasmagoria di visi ignoti e a lui sgraditi. Aveva richiuso gli occhi gemendo, preferendo i sogni, ma quando la diligenza fermò a Calcot Green per lasciar scendere una robusta signora tendente all'asma, il sonno lo abbandonò: aprì gli occhi, guardò stupefatto il viso di un ometto dall'aria ammodo, vestito di nero, che gli sedeva di fronte, diede in un gemito e si levò a sedere. «Avete davvero mal di capo?» mormorò una voce premurosa e vagamente nota. Volse il capo e incontrò lo sguardo interrogativo della signorina Creed. La fissò alcuni minuti in silenzio, poi disse: «Ora ricordo. Diligenza... Bristol. Perché, oh perché ho bevuto quel brandy?». Una stretta al braccio gli fece ricordare il luogo in cui si trovava. Vi erano altri tre passeggeri, seduti di fronte a lui, e tutti lo guardavano con interesse; l'ometto ammodo, che lui giudicò l'impiegato di un legale, con palese disapprovazione; una donna con un cappellino a tesa alta e uno scialle gli rivolse un'occhiata materna e disse che accadeva sempre al secondo dei suoi ragazzi, di sentirsi male in diligenza; un omone seduto accanto a lei, senza alcun dubbio suo marito, annuì con voce profonda. «Giusto così» disse. L'istinto indusse sir Richard a portare la mano alla cravatta, e le dita gli dissero che non era in condizioni ideali. Il cappello a cilindro sembrava accentuare il mal di capo; lo tolse e si prese la testa tra le mani, cercando di
ricacciare il sonno che ancora lo vinceva. «Dove siamo?» chiese con un gemito. «Ebbene, non saprei dirlo: oltre Reading, suppongo» rispose Pen guardandolo con ansia. «A Calcot Green, ecco dove» disse il marito della signora con lo scialle. «Ci siamo fermati per lasciar scendere qualcuno. Non si preoccupano dell'orario, questo è chiaro. Non mi stupirebbe che il postiglione sia sceso per bere.» «Ah, suvvia» disse la moglie con indulgenza «deve venir sete a sedere a cassetta con questo sole.» «Giusto così» assentì il marito. «Se la Compagnia lo sapesse» intervenne sdegnosamente l'impiegato «lo scaccerebbe. La condotta dei postiglioni è scandalosa.» «Non vedo perché prendersela tanto se un postiglione impiega qualche minuto in più. Vivi e lascia vivere, ecco come la penso io.» Sir Richard alzò il capo. «Quando giunge a Bristol questo straordinario veicolo?» «Non è una delle diligenze veloci, vedete» spiegò Pen. «Non fa molto più di otto miglia all'ora. Dovremmo essere a Bristol alle undici. Ma ci si ferma spesso. A voi dispiace?» «E a voi?» «A essere sincera, no davvero. Lo trovo divertente. Ma non voglio che voi vi troviate a disagio a causa mia. Vedo bene che siete fuori posto in una diligenza.» «Bambina mia, il disagio che io provo non è davvero imputabile a voi. E quanto al mio essere fuori posto, che dire di voi?» Lei sorrise: «Oh, io sono soltanto uno scolaretto!». «Sono stato io a dirlo?» Lei annuì. «È la verità» esclamò sir Richard guardandola con occhio critico. «Se non che... Ho annodato io la vostra cravatta? Sì, devo essere stato io. Ma che cosa avete in mano?» «Una mela. Me l'ha data la signora grassa che è scesa a Calcot Green.» «Non intendete mangiarla qui, mi auguro?» «Oh, sì. Perché non dovrei? Ne volete un poco?» «No di certo.» «Ma io ho fame. Ecco che cosa abbiamo dimenticato.» «Che cosa?» «Il cibo» rispose laconicamente Pen affondando i denti nella mela. «Avremmo dovuto portare con noi un cestino di cibo.»
«Sarà necessario provvedere alla cosa. Se avete fame, dovrò nutrirvi. Che cosa intendete fare con il torsolo della mela?» «Mangiarlo.» «Ripugnante!» rabbrividì sir Richard. Si appoggiò allo schienale, ma una mano che gli tirava la manica richiamò la sua attenzione. «Ho detto ai passeggeri» sussurrò Pen «che siete il mio precettore.» «Ah, si intende, un giovane gentiluomo affidato al suo precettore viaggerebbe senza dubbio in diligenza.» Alla fermata successiva, Woolhampton, sir Richard si riscosse dal languore che pareva vincerlo, scese dalla diligenza, e diede prova di una inattesa efficienza procurandosi alla modesta locanda un pasto più che accettabile per il "giovane gentiluomo". La diligenza attese il suo ritorno, e l'impiegato, che aveva veduto la mano di sir Richard andare dalla sua tasca alla mano tesa del cocchiere, mormorò cupe parole sulla corruzione. «Vogliate gradire del pollo» disse amabilmente il corruttore. L'impiegato rifiutò con sdegno, ma altri passeggeri, tra i quali un ragazzetto adenoideo, erano prontissimi a dividere il contenuto del cestino. Sir Richard, quanto a lui, sedeva pigramente nel suo angolo, ascoltando con pigro divertimento la fiorita conversazione della signorina Creed e i suoi voli nei regni della fantasia, chiedendosi che cosa avrebbero pensato la madre e la sorella se lo avessero veduto viaggiare per una ignota destinazione, in diligenza, accompagnato da una giovanissima signora che né tale circostanza né l'abito maschile in alcun modo imbarazzavano. Una silenziosa risata lo scosse al pensiero di Louisa. Volse appena il capo e osservò, di sotto le palpebre pesanti, il visetto pieno di vivacità della signorina Creed, che ascoltava una lunga e intricata narrazione della malattia che aveva di recente afflitto il figlio più giovane della donna dall'aria materna. Scosse il capo per l'insulsaggine del farmacista, assentì saggiamente all'efficacia di un vecchio rimedio popolare a base di erbe e si preparava a aggiungere la ricetta di un empiastro usato nella sua famiglia quando il piede di sir Richard trovò il suo e lo calpestò inesorabilmente. Era tempo di fermare gli slanci della signorina Creed. La donna dall'aria materna la fissava, dicendo che era proprio strano trovare un giovane gentiluomo tanto esperto. «Mia madre» rispose Pen arrossendo «è stata malata molti anni.»
Tutti presero un'aria compassionevole e una donna magra e smunta disse che nessuno poteva insegnare a lei qualcosa sulle malattie. La frase valse a distogliere l'attenzione da Pen, e mentre la trionfante signora si gettava a capofitto nella narrazione delle sue sofferenze, Pen rivolse a sir Richard un malizioso sguardo di scusa. L'impiegato, che non aveva perdonato a sir Richard di aver corrotto il postiglione, parlò cupamente contro la libertà accordata ai giovani; e la paragonò alla sua educazione, aggiungendo che se avesse avuto un figlio, non lo avrebbe viziato dandogli un precettore, ma lo avrebbe mandato a scuola. Pen disse malinconicamente che il signor Brown era molto severo, e sir Richard, identificandosi correttamente con il signor Brown, corroborò l'affermazione ammonendola severamente a non dire sciocchezze. La donna dall'aria materna ribatté che il giovane gentiluomo era fonte di gioia per tutti e che, quanto a lei, non tollerava che si fosse severi con i bambini. «Giusto così» assentì il marito. «Io non ho mai cercato di avvilire il coraggio dei miei ragazzi: mi piace vederli crescere entusiasti.» Molti passeggeri rivolsero occhiate di rimprovero a sir Richard; questi comprese che per tutto il viaggio sarebbe stato guardato come un oppressore e mentalmente preparò un discorso destinato alla sola signorina Creed. Ma lei lo disarmò addormentandosi con il viso contro la sua spalla; dormì da una tappa all'altra e quando venne destata dal fermarsi della diligenza, aprì gli occhi, gli sorrise con uno sguardo assonnato e mormorò: «Sono felice che siate venuto. Siete felice di essere venuto?». «Molto. Svegliatevi ora» esclamò sir Richard, chiedendosi quali altre imprudenti osservazioni aleggiassero sulle sue labbra. In quel momento un nuovo passeggero spinse la portiera e cercò di salire nella diligenza. Era un ometto piccolo e magro, con un panciotto di pelle e calzoni di tela pesante. Aveva un viso astuto, due occhi scintillanti, senza ciglia, affossati sotto sopracciglia bionde. Sir Richard, rivolgendogli uno sguardo esperto, concluse dovesse trattarsi di un gentiluomo noto alle guardie di Bow Street più che a lui; ma non lo stupì sentire la signorina Creed che si offriva di stringersi per fargli posto, poiché si era fatto ormai un'idea precisa della generosità della sua protetta. L'uomo con il panciotto di pelle le sorrise: «Vi sono grato, ragazzo. E quando Jimmy Yarde ha motivo di essere grato, non lo dimentica».
L'impiegato, palesemente della stessa opinione di sir Richard sulle attività del signor Yarde, strinse a sé la valigetta che teneva sulle ginocchia. «Ah, no» disse il signor Yarde osservando con un sorriso benevolo quel gesto «non sono uno scappucciatore, io.» «Che cos'è uno scappucciatore?» chiese innocentemente Pen. «Ah, questa poi! siete un vitellino da latte, voi. Uno scappucciatore, mio giovane amico, è qualcuno che, mi auguro, voi non sarete mai. È un tale che finisce alla silenziosa, e spesso sulla vedova, e in un batter d'occhio!» Incuriosita, Pen chiese una traduzione,1 e sir Richard ascoltò con pigro divertimento mentre la giovane donna veniva iniziata al gergo dei ladri. Ignorava ancora che una compagnia di gentiluomini, dopo aver assistito a un combattimento di galli, era salita a Chippenham prendendo posto sull'imperiale; dai suoni che giungevano dall'imperiale, era facile arguire che i nuovi passeggeri non erano nemici della bottiglia. E quando una violenta scossa della diligenza gettò Pen tra le braccia di sir Richard, questi la rimise al suo posto dicendole: «Una nuova avventura per voi, a quel che sembra. Mi auguro vi diverta?». «Che cosa è accaduto?» «Credo che uno dei bellimbusti sull'imperiale abbia deciso di guidare la diligenza» rispose sir Richard. Ma una curva sulla strada si rivelò presto troppo ardua per le doti dell'improvvisato postiglione: la diligenza scivolò giù per il ciglio della strada e tutti i passeggeri caddero malamente. Il legno giaceva in una singolare posizione, e rami di rovi entravano dai vetri infranti. Pen, che aveva il viso affondato nelle molteplici mantelline della redingote di sir Richard, diede in un grido soffocato e cercò di liberarsi dalla stretta dell'uomo alla moda. Sir Richard la lasciò libera chiedendole: «Ferita, Pen?». «No, no davvero. Vi ringrazio per avermi tenuta stretta. Voi siete ferito?» Una scheggia di vetro gli aveva graffiato una guancia, ma, poiché si era afferrato alla cinghia di cuoio che pendeva dal tetto della diligenza, non era stato, come tutti gli altri, sbalzato dal sedile. «No» disse «soltanto indispettito. Brava donna, non è né il tempo né il luogo per farvi venire una crisi 1
Che la traduttrice, come è suo compito naturale, è lieta di offrire ai lettori: uno scappucciatore è un bandito di strada, uno che assalta le carrozze e che finisce spesso in prigione, e non di rado sulla forca. [N.d.T.]
isterica!» aggiunse rivolto alla smunta zitella che, trovandosi in bilico sull'impiegato, a una crisi isterica risolutamente si abbandonava. Tuttavia, per la posizione della diligenza, non era difficile aprire la portiera e scendere dal veicolo. Pen balzò a terra con una agilità che non aveva alcun bisogno di aiuto e la donna dall'aria materna disse che, purché tutti i gentiluomini guardassero dall'altra parte, lei avrebbe fatto altrettanto. Erano ormai passate da tempo le nove, ma, sebbene non vi fosse più sole, il cielo estivo era ancora chiaro, e l'aria tiepida. I viaggiatori si trovarono su un tratto di strada isolato, a due miglia dalla piccola città di Wroxhall e a più di trenta da Bristol. Uno sguardo superficiale alla diligenza valse a convincerli che sarebbero state necessarie lunghe riparazioni prima che potesse riprendere la strada; e sir Richard, che era andato senza indugio a guardare i cavalli, ritornò subito al fianco di Pen con la notizia che uno di loro si era distorto un tendine. Pen, seduta sulla valigia di sir Richard, accolse le notizie della catastrofe con la più assoluta serenità, ma gli altri passeggeri protestarono vivacemente esigendo di venir condotti senza indugio a Bristol con mezzi, ahimè, sconosciuti. Molti decisero di avviarsi a piedi a Wroxhall, dove avrebbero tutti dovuto attendere la diligenza per Bristol del mattino successivo, e vi era in alcuni la tendenza a rivolgersi a sir Richard, come a un uomo palesemente abituato al comando. Lungi dal compiacersene, sir Richard si avvicinò a Pen e disse, con languida risolutezza: «Qui, se non mi inganno, ci separiamo dai nostri compagni di viaggio». «Sì» assentì gaiamente Pen. «Vedete, ho riflettuto e ora ho un piano molto migliore. Non andremo a Bristol.» «Una decisione improvvisa. Avete dunque risolto di tornare a Londra?» «Oh, no davvero! Soltanto, credo sarebbe sciocco attendere un'altra diligenza, poiché verremmo probabilmente raggiunti dalla zia. E, dopo tutto, non volevo andare a Bristol.» «Se è così, è forse triste aver percorso tanta strada per giungere a Bristol.» Lei sorrise. «No» disse «intendo che la mia casa non è a Bristol, ma nei pressi, e credo sarebbe meglio, senza dire che sarebbe una autentica avventura, raggiungerla a piedi.» «Dov'è la vostra casa?» «Nei pressi di Queen Charlton, non lontano da Keynsham, sapete.» «No. Questa è la vostra zona, non la mia. A vostro avviso quanto dista Queen Charlton dal luogo in cui ora ci troviamo?»
«Non ne sono certa» rispose cautamente Pen. «Non credo tuttavia dovrebbero essere più di quindici miglia, o, al più, venti, andando per la campagna.» «Intendete camminare per venti miglia?» «Ebbene, immagino non siano molte. A volo d'uccello, forse non sono più di dieci miglia.» «Voi non siete un uccello» rispose gelidamente sir Richard. «Né lo sono io. Alzatevi dalla valigia.» Lei obbedì. «Credo che riuscirei a camminare venti miglia. Non senza alcuna sosta, si intende. Che cosa faremo?» «Ritorneremo indietro sinché non troveremo una locanda. Ricordo di averne veduta una, a non più di due miglia.» Nessuno degli altri viaggiatori si rese conto della loro partenza, e presto la curva nella strada li allontanò dalla vista della diligenza; soltanto allora sir Richard disse:«Ora potete darmi la vostra valigia». «No, non è molto pesante e voi avete già la vostra. Inoltre mi sento sempre di più forte come un uomo. Che cosa faremo, giunti alla locanda?» «Ordineremo la cena.» «E poi?» «Ci coricheremo.» Pen rifletté. «Non credete che dovremmo rimetterci subito in viaggio?» «No di certo. Ci coricheremo come persone rispettabili e al mattino prenderemo un veicolo che ci conduca a Queen Charlton. Un veicolo privato» aggiunse. «Ma...» «Pen Creed» la interruppe con calma sir Richard «voi mi avete affidato il ruolo di precettore e guida e io l'ho accettato. Avete tratteggiato un disgustoso ritratto di me che ha indotto tutti nella diligenza a guardarmi come un persecutore della gioventù. Ora raccogliete quanto avete seminato.» Lei rise: «Intendete perseguitarmi?». «Spietatamente!» Pen gli mise la mano sotto il braccio in un piccolo gesto fiducioso. «Molto bene» disse con un balzo pieno di gaiezza. «Farò come volete voi. Sono felice di avervi incontrato: stiamo vivendo una splendida avventura, non è così?» Le labbra di sir Richard tremavano in una risata repressa; ma di colpo scoppiò francamente a ridere, immobile al centro della strada, mentre Pen gli rivolgeva uno sguardo incerto.
«Che vi accade?» chiese. «Non date peso alla cosa. Sì, stiamo vivendo una splendida avventura.» «A me sembra sia così. Piers sarà sorpreso vedendomi.» «Non esito a crederlo. Siete certa di non rimpiangere di essere venuta in cerca di lui?» «Oh, sì, pienamente certa. Piers è il mio più vecchio amico. Non vi ho detto che ci eravamo scambiati una reciproca promessa di matrimonio?» «Ricordo una frase simile. Ma ricordo anche che avete detto di non averlo veduto da cinque anni.» «È così, ma che importanza può avere?» «Vedo» concluse sir Richard, tenendo per sé le inevitabili considerazioni. Non dovettero percorrere più di due miglia prima di raggiungere la locanda che sir Richard aveva veduto dalla diligenza. Era una piccola locanda, con un'insegna sbiadita dal tempo che scricchiolava alla catena a cui era appesa, il tetto di paglia e soltanto una saletta privata oltre alla bottega. Il locandiere, ascoltando dell'incidente alla diligenza, accettò senza sorprendersi quell'improvviso arrivo dei due viaggiatori. Era ormai buio, e soltanto quando sir Richard entrò nella locanda, alla luce della lampada il locandiere poté vederlo bene. Sir Richard aveva scelto per il viaggio un abito semplice, ma il taglio della giacca, lo splendore degli stivali, lo stile della cravatta e l'abbondanza di mantelline alla redingote rivelavano con tanta chiarezza un gentiluomo alla moda che il locandiere rimase sconvolto e guardò con sospetto lui e Pen. «Mi sarà necessaria una camera da letto per me» disse sir Richard «e una per mio nipote. E la cena.» «Sì, Signoria. Avete detto che eravate in viaggio sulla diligenza di Bristol, Signoria?» «Sì» ribatté sir Richard inarcando le sopracciglia. «È quanto ho detto. Avete obiezioni?» «Oh, no, signore, no di certo! Avete detto una cena, Signoria. Temo... non siamo abituati a accogliere l'aristocrazia, ma se Vostra Signoria vorrà degnarsi di accettare un piatto di uova e prosciutto, o una fetta di arrosto di maiale freddo, provvederò subito.» Sua Signoria si dichiarò pronto a accettare le uova e il prosciutto e il locandiere lo fece entrare rispettosamente nella saletta, promettendo di far preparare senza indugio le due sole camere che la locanda possedeva. Pen, rivolgendo a sir Richard un'occhiata da cospiratore, preferì seguire le due
valigie su per le scale. Quando riapparve, una cameriera dall'aria trasandata aveva preparato la cena e sir Richard era riuscito a aprire due piccole finestre per dare aria alla sala. Si volse, all'ingresso di Pen, e chiese: «Che mai avete fatto tutto questo tempo? Cominciavo a credere che foste fuggita da me». «Fuggire da voi! Non farei mai nulla di tanto sciocco. Ma ho veduto che il locandiere aveva notato i vostri vestiti, così ho pensato a una splendida storia da narrargli. Per questo l'ho seguito. Sapevo che avrebbe cercato di apprendere da me perché voi viaggiaste in diligenza.» «E lo ha fatto?» «Sì: gli ho detto che avete avuto dei rovesci in Borsa e che navigavate in cattive acque» dichiarò Pen avvicinando la sedia alla tavola. «Oh! E la cosa lo ha convinto?» «A meraviglia. Ha detto che se ne doleva molto. E poi ha chiesto dove eravamo diretti. Io ho risposto a Bristol, perché tutti in famiglia avevano avuto rovesci finanziari e così era stato necessario togliermi da scuola.» «Avete l'immaginazione più fertile che io conosca. Posso chiedervi quale scuola aveva l'onore di ospitarvi?» «Harrow. Ma avrei voluto dire Eton, perché mio cugino Geoffrey è a Harrow, e non mi piace il cugino Geoffrey. Non andrei nella sua scuola.» «Immagino sia ormai tardi per cambiare scuola» ribatté sir Richard con aria di rimpianto. Lei alzò lo sguardo, e subito sulle sue labbra apparve il consueto, incantevole sorriso. «Ridete di me» disse. «Sì. Vi dispiace?» «Oh, no davvero! Nessuno ride nella casa della zia. E a me piace ridere.» «Vorrei mi diceste qualcosa di più di vostra zia. È la vostra tutrice?» «No, ma ho dovuto vivere con lei da quando i miei sono morti. Non ho un tutore, ma due amministratori. Per la mia ricchezza, capite.» «Sì; dimenticavo la vostra ricchezza. Chi sono i vostri amministratori?» «Uno è lo zio Griffin - il marito della zia Almeria - ma non ha alcun peso perché fa soltanto quel che gli dice la zia. L'altro è il legale di mio padre, e neanche lui ha alcun peso.» «Per la stessa ragione?» «Oh, non mi stupirebbe. Tutti hanno paura della zia Almeria. Anch'io, un poco. Per questo sono fuggita.» «È scortese con voi?»
«No; non mi maltratta, ma è il genere di donna che ottiene sempre quello che vuole. Comprendete?» «Sì.» «Parla» spiegò Pen. «E è molto sgradevole quando è in collera con qualcuno. Ma bisogna essere giusti, e non la biasimo se vuole che io sposi Fred. Non sono molto ricchi e alla zia farebbe piacere che Fred avesse la mia ricchezza. Non vorrei essere scortese con loro, perché ho vissuto con i Griffin quasi per cinque anni. Ma, a dirvi la verità, non volevo farlo, e quanto a sposare Fred, non potrei! Soltanto, quando ho detto alla zia Almeria che avrei preferito regalare la mia ricchezza a Fred, e non sposarlo, lei è andata molto in collera, e ha detto che non avevo cuore, né pudore, e ha cominciato a piangere e a parlare di vipere che si era allevata in seno. Mi è sembrato ingiusto da parte sua, perché la mia era un'offerta molto generosa, non credete?» «Molto. Forse, lievemente - come dire? - brutale.» «Oh! a lei non è piaciuto che io non abbia voluto fingere che Fred mi amasse: questo intendete?» «Credo sia possibile» assentì gravemente sir Richard. «Ebbene, mi duole aver ferito la sua sensibilità, ma non credo ne abbia alcuna. Ho detto soltanto quel che pensavo. E questo l'ha tanto infuriata da non lasciarmi altra risorsa che la fuga.» «Vi ha chiuso in camera vostra?» «No! Lo avrebbe fatto, immagino, se avesse pensato che io potevo voler fuggire, ma non lo penserebbe mai.» «Allora - vorrete perdonare la mia curiosità - perché siete uscita dalla finestra?» «Oh, a causa di Pug.» «Pug?» «Sì, un cagnetta. Dorme in un cestino nell'atrio e si mette sempre a uggiolare se crede che qualcuno stia uscendo. Avrebbe destato la zia. Che altro potevo fare?» Sir Richard le rivolse uno sguardo ridente. «Comprendo» disse. «Sapete, Pen, ho verso di voi un debito di gratitudine.» «Davvero?» chiese lei, felice ma incerta. «Perché?» «Credevo di conoscere le donne. Mi ingannavo.» «Volete dire che non mi conduco come dovrebbe una giovane donna bene educata?» «È uno dei modi per esprimere il mio pensiero.»
«È il modo in cui lo esprime la zia Almeria.» «Non esito a crederlo.» «Temo» confessò Pen «di non condurmi come dovrei. La zia dice che sono stata allevata in modo deplorevole, perché mio padre mi trattava come fossi un ragazzo. Avrei dovuto esserlo, capite.» «Consentitemi di dissentire da voi. Come ragazzo sareste stato consueto; come donna, credetemi, siete unica.» Lei arrossì fino alla radice dei capelli. «Credo sia un complimento.» «Lo è» assentì lui divertito. «Ebbene, non ne ero certa, perché non sono ancora stata introdotta in Società e non conosco nessun uomo, se non Fred e lo zio, e non fanno complimenti. Voglio dire, non come il vostro.» Alzò uno sguardo timido verso di lui, ma vide qualcuno di là dai vetri e esclamò: «Guardate, il signor Yarde!». «Il signor...?» «Ora non potete vederlo. Certo ricordate il signor Yarde, signore: quello strano ometto che è salito sulla diligenza a Chippenham e adoperava parole tanto singolari che io non comprendevo. Pensate che venga a questa locanda?» «Mi auguro profondamente di no.» V L'augurio non era destinato a realizzarsi. In capo a pochi minuti entrò nella saletta il locandiere chiedendo in tono di scusa se il gentiluomo non avrebbe accettato di cedere una delle due camere a un altro viaggiatore. «Gli ho detto che Vostra Signoria aveva ordinato due camere, ma lui è molto desideroso di avere un alloggio, Vostra Signoria, così gli ho detto che avrei chiesto a Vostra Signoria se il giovane gentiluomo non avrebbe potuto dividere la camera di Vostra Signoria... che ha per l'appunto due letti.» Sir Richard, incontrando per un breve, pregnante momento, lo sguardo della signorina Creed, la vide lottare contro una viva ilarità. Lui stesso si sentiva tremare le labbra, ma prima che potesse rispondere, il viso astuto di Jimmy Yarde si affacciò da dietro le spalle del locandiere. Riconoscendo gli occupanti della saletta, il signor Yarde parve per un istante turbato. Si riprese tuttavia senza indugio e si fece avanti simulando non senza talento un profondo piacere. «Bene, bene, guardate qua se non è
il giovane signorino!» disse. «E dire che ero certo ve ne foste andati a Wroxhall.» «Wroxhall? no: trabocca senza alcun dubbio di viaggiatori.» «Ah, siete uno che la sa lunga, voi! l'ho capito subito, l'ho capito! Giusto così. Anch'io mi sono detto: Wroxhall non è un posto per te, Jimmy, ragazzo mio! E voi non vorrete mica fare un brutto scherzo a Jimmy Yarde? sono le undici e è già buio. Non potete dividere la camera con il signorino?» «Vostra Signoria» chiese rispettosamente il locandiere «non vorrebbe degnarsi di permettere al giovane gentiluomo di dormire nel secondo letto della camera?» «No» disse risolutamente sir Richard «ho il sonno leggerissimo e mio nipote russa.» Ignorando un'esclamazione sdegnata di Pen, si rivolse al signor Yarde. «Voi russate?» chiese. «No di certo: dormo come un fantolino, io, credete a me!» «Allora» concluse sir Richard «potete dividere voi la mia camera.» «Questa sì che è una proposta generosa, padrone. Voglio proprio farmi un bicchiere alla vostra salute!» Rassegnandosi, sir Richard fece un cenno al locandiere e invitò Jimmy Yarde a sedersi. Pen ascoltò con profondo interesse l'istruttiva conversazione del signor Yarde fino a quando sir Richard dichiarò che era per lei ora di coricarsi. La condusse fuori dalla saletta ai piedi delle scale e lei gli sussurrò, con l'aria di chi ha scoperto un segreto: «Signore, non credo che il signor Yarde sia un uomo del tutto rispettabile». «No, non lo credo neanch'io.» «Ma è un ladro?» chiese lei, turbata. «Temo non vi siano dubbi. E per questo voi dovete chiudervi a chiave in camera, bambina mia. D'accordo?» «Sì, ma voi siete certo di non correre rischi? Sarebbe orribile se vi tagliasse la gola!» «Sono pienamente d'accordo con voi: sarebbe orribile. Ma non lo farà, credetemi. Tenete voi questa, e rendetemela domani mattina.» E le porse la borsa del danaro. Lei annuì. «E voi sarete cauto, non è così?» «Ve lo prometto. Ora andate, e non datevi pena per la mia sicurezza.» Tornò quindi nella saletta dove lo attendeva Timmy Yarde. Sentendosi invitare a bere un bicchiere di gin, non sollevò obiezioni, sebbene fosse
certo che il signor Yarde tentasse di ubriacarlo. Mentre riempiva i bicchieri per la terza volta, disse garbatamente: «Dovrei forse farvi sapere che sono giudicato in grado di bere vigorosamente senza ubriacarmi. Non vorrei farvi perdere del tempo prezioso, signor Yarde». Jimmy non si lasciò turbare. Rise e disse: «Ah, l'ho detto io che eravate un tipo che la sa lunga! L'ho capito in un batter d'occhio. Avete imparato a bere gin da Cribb». Sir Richard annuì garbatamente. «Lo sapevo, oh, se lo sapevo, e che avevate un bel paio di pugni, anche. Non prendetevela, padrone: Jimmy Yarde non è un pivellino. Ma quello che non capisco è perché mai viaggiate così, in quella corrente.» 2 Sir Richard rise quietamente: «Vedete, ho perduto tutto il mio danaro». «Perduto tutto il danaro?» ripeté Jimmy stupefatto. «In Borsa.» Lo sguardo acuto passò sull'elegante persona di sir Richard. «Ah, cercate di farmela! perché mai?» «No davvero.» «Non ho mai incontrato un tipo come voi.» Un improvviso sospetto gli attraversò la mente. «Non è che avete fatto fuori qualcuno, padrone?» «No. E voi?» Jimmy parve spaventato. «No, io no, padrone, no davvero! Io non accetto la violenza.» Sir Richard prese pigramente tabacco. «Fate soltanto la scarpa, eh?» Jimmy sussultò e gli rivolse uno sguardo di sgradito sospetto. «E che ne sa la gente come voi di queste cose?» «Non molto; credo voglia dire sottrarre orologi, tabacchiere e altri oggetti a chi non è all'erta.» «Questa poi!» e Jimmy gli rivolse uno sguardo penetrante. «Non mi direte di essere anche voi del mestiere?» Sir Richard scosse il capo. «Non siete un ruffante o uno scappucciatore?» 2
Jimmy Yarde, per quanto contrario alla violenza, non spingeva la sollecitudine della sua natura al punto di essere in ansia per il rischio che sir Richard potesse venir colto da un'infreddatura; la corrente qui è la diligenza, veicolo giudicato dal signor Yarde indegno di un uomo alla moda. [N.d.T.]
«No. Sono una persona onesta, un... gonzo, direste voi.» «Non io!» ribatté enfaticamente Jimmy. «Non ho mai incontrato un gonzo che la sapesse lunga quanto voi, padrone; e spero proprio di non incontrarne un altro!» Vide sir Richard mentre si alzava e accendeva la candela per la camera da letto a quella, ormai vacillante, sul tavolo. Pareva perplesso, palesemente incerto sul da farsi. «Ve ne andate a letto, padrone?» Sir Richard lo guardò. «Sì; vi ho detto di avere il sonno molto leggero, non ve l'ho forse detto?» «Oh, ma non dovete avere paura di me.» «Non ho alcuna paura di voi» sorrise sir Richard. Quando Jimmy Yarde, in capo a un'ora, entrò in punta di piedi nella camera da letto, sir Richard pareva serenamente addormentato. Jimmy si fece vicino al letto e rimase a guardarlo, ascoltandone il respiro regolare. «Non fatemi cadere sopra la cera bollente, ve ne prego.» disse sir Richard aprendo gli occhi. Jimmy Yarde balzò indietro con un'imprecazione. «Per l'appunto» annuì sir Richard. Jimmy Yarde gli rivolse un'occhiata nettamente sfavorevole e andò silenziosamente nel letto vicino. Si destò di buon'ora e udì i galli cantare da una fattoria all'altra. Il sole era già sorto, ma sulla terra aleggiava ancora una nebbia leggera e l'aria era fresca. Alzandosi, fece scricchiolare il letto, ma sir Richard non si svegliò. Jimmy Yarde scivolò cautamente a terra e si vestì. Sul tavolo ricoperto di percalle presso la finestra giacevano l'occhialino d'oro e la tabacchiera di sir Richard. Jimmy li guardò con desiderio. Rivolse uno sguardo incerto al letto. Nel sonno, sir Richard sospirò. Jimmy prese la tabacchiera e la esaminò. Nessun movimento dal letto. Incoraggiato, Jimmy fece scivolare la tabacchiera nella capace tasca; l'occhialino la seguì rapidamente, e Jimmy si avviò verso la porta. Mentre la raggiungeva, uno sbadiglio lo fermò, e di scatto si volse. Sir Richard si stirò e sbadigliò nuovamente. «Vi alzate presto, amico mio» disse. «Già. Non sono tipo da restarmene molto a letto. Immagino ci incontreremo giù in bottega, padrone?» «Lo immagino anch'io. Ma, ove ciò non accadesse, vi libererò della tabacchiera e dell'occhialino.» «Non potete avermi visto prenderli!» esclamò Jimmy esasperato.
«Vi avevo pur detto di avere il sonno leggero.» Jimmy restituì il bottino: «Eccovi tutto; e adesso non vorrete mettervi a chiamare un piedipiatti, eh?». «No davvero.» «Siete un tipo che mi piace, padrone. Nessun rancore?» «Nessuno.» Nella bottega, Jimmy trovò Pen Creed, che si era destata di buon'ora; Pen lo salutò gaiamente, dicendo di essere uscita e di pensare proprio che la giornata sarebbe stata calda. Quando Jimmy le chiese se lei e lo zio intendessero prendere la diligenza per Bristol, Pen rispose cautamente che lo zio non le aveva ancora detto che cosa avrebbero fatto. «Ma siete diretti a Bristol, no?» «Oh, sì!» assentì Pen con solare sprezzo della verità. E si accingeva a chiedere la prima colazione, quando la locandiera entrò e volle sapere se avessero udito le notizie. «Quali notizie?» domandò Pen a disagio. «Oh, sono tutti in grande angoscia a Wroxhall perché, vedete, siamo gente di campagna, noi, e non siamo abituati agli usi cittadini. Ma il mio ragazzo, Jim, dice che c'è una guardia di Bow Street arrivata con la diligenza postale. Che cosa mai voglia, certo che non lo sa nessuno di noi. Ma è là, a ficcare il naso in case rispettabili e a fare un sacco di domande. Dico una cosa, io: noi non abbiamo niente da nascondere e può venire qui quando gli pare.» «Intende venire qui?» chiese debolmente Pen. «Va in tutte le locande dei pressi, a quanto mi dicono. E sembra che continui a fare domande sui passeggeri della diligenza dove eravate con vostro zio, signore. Sam pensa che verrà qui entro mezz'ora. Che venga pure, dico io, sono una donna onesta e nessuno, che io sappia, ha mai detto niente contro la locanda. La colazione sarà pronta entro dieci minuti, signore.» Pen era pallida e Jimmy Yarde si era fatto pensoso. «Gente di Bow Street, eh? Guarda, guarda!» «Io non ne ho mai veduti» disse Pen con ben simulata noncuranza. «Mi chiedo che cosa possano volere.» «E chi può dirlo? Ma non credo proprio che vorrebbero un pivellino alla moda come voi.» «Certo che no!» ribatté Pen con un sorriso forzato. «Era giusto la mia idea» assentì Jim, spostando lo sguardo alla redingote che era stata gettata su una sedia. «Forse quella è vostra, signorino?»
«Sì, ma non mi è stata necessaria. È molto più caldo fuori di quanto credessi.» Lui la prese, la scosse e gliela diede. «Non lasciate mai niente in giro nelle botteghe delle locande» disse con gravità. «Non mancano mai i malintenzionati che sarebbero ben felici di mettere le mani su un capo come questo.» «Oh, sì, grazie, la porterò nella mia camera!» annuì Pen, lieta della possibilità di andarsene. «Non potreste far di meglio» assentì Jimmy. «E quanto alla gente di Bow Street, se vogliono frugarmi lo facciano pure.» Pen corse in fretta su per le scale, battendo con urgenza alla porta di sir Richard. Sir Richard dava il tocco finale alla cravatta. Incontrò lo sguardo di lei nello specchio e disse: «Ebbene, monella?». «Signore, dobbiamo lasciare senza indugio la locanda! Siamo in gravissimo pericolo!» «Perché mai? È qui vostra zia?» chiese serenamente sir Richard. «Molto peggio! Una guardia di Bow Street.» «Ah, ero certo che voi foste una ladra» esclamò sir Richard scuotendo il capo. «Non sono una ladra, lo sapete bene!» «Se le guardie vi inseguono, palesemente dovete essere una creatura ben poco raccomandabile. E ora, scendiamo per la colazione.» «Oh, vi prego, signore, siate serio! Sono certa che la zia abbia mandato la guardia a inseguirmi.» «Bambina mia, è assai più probabile che a Bow Street ignorino la vostra esistenza. Non siate sciocca.» Lei diede in un sospiro di sollievo: «Mi auguro siate nel giusto, ma è quel che farebbe la zia Almeria». «Questo, potete dirlo voi meglio di me; quel che io posso dire è che una guardia di Bow Street non accetterebbe un compito del genere. Scoprirete che l'uomo che cerca è il nostro amico Jimmy Yarde.» «Sì, dapprima l'ho pensato anch'io, ma Jimmy Yarde afferma che la guardia può frugarlo quanto vuole.» «Questo vuol dire che il signor Yarde si è liberato del suo bottino. La colazione ora!» Trepidante, Pen lo seguì nella saletta, dove trovarono Jimmy Yarde intento a consumare un piatto di arrosto freddo.
Sir Richard gli rivolse uno sguardo pensoso, ma non disse nulla. Pen sedette di fronte alla finestra, cercando, nella strada, una traccia della guardia di Bow Street. Questa entrò, poco dopo che la tavola della prima colazione era stata sparecchiata, dal cortile sul retro, e incontrò prima di ogni altro sir Richard che stava pagando il locandiere. La signorina Creed, che gli stava al fianco, attrasse la sua attenzione sull'arrivo della guardia tirandogli una manica. Lui alzò lo sguardo, inarcò le sopracciglia, vide il nuovo arrivato e sollevò l'occhialino. «Vi chiedo scusa, signore» disse la guardia toccandosi il cappello. «Non voglio certo interferire, ma vorrei parlare al locandiere.» «Fatelo pure» rispose sir Richard con languido stupore. «Quando vi farà piacere, signore: non ho fretta, signore!» Sir Richard pagò il conto, e, con un breve: «Venite, Pen», uscì dalla bottega. «Non era qui per me» disse Pen. «Si intende.» «Non riuscivo a non provare un certo timore. E ora che cosa faremo?» «Ci libereremo del nostro indesiderabile compagno di viaggio.» Lei rise: «Ma come? Temo che intenda venire con noi a Bristol». «Noi non andiamo a Bristol. Mentre lui viene interrogato dalla guardia, noi, mia cara bambina, usciremo tranquillamente dalla porta sul retro e ci avvieremo a Colerne. Là ci studieremo di trovare un veicolo che ci conduca a Queen Charlton.» Pen annuì entusiasticamente. In capo a cinque minuti lasciavano quietamente la locanda, si trovavano in un campo e di là si dirigevano a un cancello che conduceva in un boschetto. Il villaggio di Colerne distava meno di tre miglia, ma molto prima di raggiungerlo, sir Richard era stanco della valigia. «Pen Creed» disse «siete una intollerabile monella!» «Perché, che cosa ho fatto?» chiese lei con uno sguardo stupito. «Mi avete trascinato via da una casa piena di agi...» «No: siete stato voi a voler venire!» «Ero ubriaco.» «Non è mia la colpa se lo eravate.» «Non interrompetemi! Mi avete costretto a viaggiare per miglia e miglia in un veicolo che odorava di cipolle...»
«Era il marito della donna grassa. L'ho notato anch'io.» «E chi mai poteva non notarlo? e io non amo l'odore delle cipolle. Mi avete dipinto in modo esecrabile a tutti i passeggeri della diligenza come il persecutore di un giovinetto innocente...» «Non sembravate tale all'ometto magro. Lui voleva che io fossi perseguitata.» «Era un uomo di grande saggezza. E, non paga, mi avete indotto a quella che minaccia di divenire un'amicizia costante con un ladro e a dovermene fuggire per cinque miglia con una valigia molto più pesante di quanto pensassi. Ora mi resta soltanto di venir coinvolto in un'accusa di rapimento, accusa che senza dubbio vostra zia muoverà contro di me.» Pen annuì, senza lasciarsi turbare da tanta severità. «E inoltre» aggiunse «avete detto che eravate sul punto di sposarvi. Lei sarà molto in collera con voi?» «Me lo auguro, mi auguro che lo sia al punto di non volermi vedere mai più. E a dire il vero, detestabile monella, questo pensiero è tale da indurmi a perdonarvi tutto il resto.» «Siete molto strano. Perché le avete chiesto di sposarvi se non lo volevate?» «Non gliel'ho chiesto. Nei due giorni appena trascorsi è la sola follia che non abbia commesso.» «Ebbene, perché intendevate farlo?» «Voi dovreste saperlo.» «Ma voi siete un uomo: nessuno potrebbe costringervi a fare qualcosa che non volete fare!» «No, ma vanno molto vicini alla cosa. Se non foste caduta nelle mie braccia dalla finestra, ora riceverei i rallegramenti per le mie prossime nozze.» «Se è così, non mi sembra giusto che voi mi chiamiate monella detestabile! Vi ho salvato - senza saperlo, si intende - da un fato orrendo.» Sir Richard annuì. «Ma era necessario che mi salvaste in una diligenza?» «Era parte dell'avventura. E vi ho spiegato subito perché viaggiavo in diligenza. E ora vedo un cottage giusto di fronte a noi: dobbiamo aver raggiunto Colerne» concluse trionfalmente. Non si ingannava. Entrarono nel villaggio e si diressero alla locanda dall'aspetto più rispettabile. «E ora» si chiese sir Richard «quale menzogna diremo?» «La carrozza ha perduto una ruota.»
«Non vi trovate mai in imbarazzo?» «Ebbene, a essere sincera, non ho avuto molta esperienza.» «Nessuno lo sospetterebbe, vogliate crederlo.» «No, credo di essere nata per vivere una vita vagabonda» concluse gravemente lei. La storia della ruota venne accettata senza obiezioni dal locandiere dell'Uomo Verde. «Ci rechiamo in visita da amici a Queen Charlton» proseguì sir Richard. «Vorremmo prendere a nolo un veicolo che possa condurci là.» Il locandiere scosse il capo: non esistevano veicoli a nolo a Colerne. Esisteva un solo veicolo accettabile, il suo calessino. «E sarei lieto di offrirvelo, Vostra Signoria, se avessi un uomo che vi accompagnasse. Ma i ragazzi sono tutti fuori per raccogliere il fieno e io non posso venire. Forse il maniscalco potrebbe vedere di riparare la vostra carrozza?» «Sarebbe vano!» esclamò con profonda sincerità sir Richard. «La ruota è irrimediabilmente perduta. Inoltre ho detto al postiglione di cavalcare fino a Wroxhall. Che cosa vorreste per darmi il vostro calessino senza nessuno che ci accompagnasse?» «Non è questo, signore, ma come riavrò poi il calessino?» «Oh, uno degli staffieri di sir Jasper ve lo ricondurrà!» esclamò Pen. «Non dovete avere timori.» «Sir Jasper Luttrell, signore?» «Sì, ci rechiamo da lui.» Il locandiere parve impressionato; palesemente conosceva sir Jasper; ma non sir Richard. Gli rivolse un'occhiata incerta e scosse il capo. «Ebbene, se non volete darmi a nolo il calessino, immagino dovrò acquistarlo» concluse sir Richard. «Acquistare il mio calessino?» chiese il locandiere barcollando. «E il cavallo, si intende» aggiunse sir Richard. Il locandiere lo guardò stupefatto. «Questa poi, signore! Se le cose stanno così, forse potrei lasciarvi guidare il calessino dal momento che siete amico di sir Jasper. Non ne avrò bisogno per due giorni. Ma dovrete far riposare il cavallo prima di rimandarmelo, badate.» Sir Richard non sollevò obiezioni; e ai due viaggiatori non rimase che attendere che il cavallo venisse attaccato al calessino e condotto di fronte alla locanda. Il calessino non era elegante né ben molleggiato e il passo del cavallo era sicuro più che veloce, ma Pen era lietissima di quel veicolo. Sedeva i-
nerpicata accanto a sir Richard, felice del calore del sole e mostrandogli le molteplici superiorità della campagna del Somerset su ogni altra campagna. Raggiunsero Queen Charlton all'imbrunire. Quando furono in vista del villaggio, sir Richard chiese: «Ebbene, monella? Devo condurvi alla casa di sir Jasper Luttrell?». Pen, silenziosa lungo le ultime miglia del viaggio, disse sussultando appena: «Mi sono detta che sarebbe forse bene che io inviassi un messaggio nella mattina di domani. Non per Piers, vedete, ma, sebbene non abbia pensato a lei prima d'ora... mi è accaduto di dirmi che Lady Luttrell potrebbe non comprendere...». La voce svanì in una nota di tristezza. Ma si riprese quando sir Richard disse quietamente: «Ottima idea. Vi condurrò a una locanda». «Il George è la migliore. Io non vi sono mai stata, ma mio padre diceva sempre che aveva una cantina eccellente.» Si trattava di un edificio antico, per metà in legno, con il tetto a travi e le salette dalle pareti di legno. Aveva un vasto cortile e molte camere tappezzate di chintz. Non fu difficile procurarsi una saletta privata e quando Pen si liberò della polvere della strada si liberò anche di quell'improvvisa tristezza. Il pranzo venne servito nella saletta, e né il locandiere né la moglie parvero riconoscere nel ragazzo dai capelli dorati la figlia del defunto signor Creed. «Purché la zia non mi scopra prima che io abbia trovato Piers!» esclamò Pen mentre si serviva da un piatto di lamponi. «Non accadrà. Ma, quanto a Piers, pensate sarà in grado di liberarvi dalle vostre attuali difficoltà?» «Ebbene, dovrà farlo se lo sposo, non è forse così?» «Senza alcun dubbio. Ma - non mi giudicate un inguaribile guastafeste non è sempre agevole sposarsi da un istante all'altro.» «No? Lo ignoravo» ribatté innocentemente Pen. «Oh, immagino che andremo a Gretna Green: pensavamo che sarebbe stata una splendida avventura.» «Gretna Green in quel vostro abbigliamento?» chiese sir Richard guardandola attraverso l'occhialino. «No, immagino di no. Ma quando Piers avrà spiegato ogni cosa a Lady Luttrell, lei potrà procurarmi gli abiti adatti.» «Non avete dubbi sulla gioia di Lady Luttrell alla prospettiva di avervi come nuora?»
«Oh. no. È sempre stata assai garbata con me.» Sir Richard, che si era lasciato condurre senza riflettere sull'onda dell'avventura, comprese che avrebbe dovuto tra breve recarsi da Lady Luttrell e spiegarle la vicenda sua e della signorina Creed. Guardò la giovane donna, che finiva serenamente i lamponi, e rifletté, con un amaro sorriso, che non sarebbe stato un compito facile. Un servitore entrò a liberare il tavolo, e subito Pen gli rivolse la parola e apprese che sir Jasper non era in casa. «E il signor Piers?» «Oh, sì, signore, ho visto ieri il signor Piers. Andava a Keynsham, proprio così. So che ha ospite un giovane gentiluomo, un gentiluomo di Londra a quel che sembra.» «Oh!» la voce di Pen era smarrita, e, appena il servitore si fu allontanato, lei disse: «Avete udito, signore? Rende le cose difficili, non credete?». «Molto difficili. A quel che sembra, dobbiamo liberarci del gentiluomo di Londra.» «Vorrei potessimo farlo. Poiché certo la zia immaginerà che sono fuggita qui, e se mi trova prima che io trovi Piers, sono perduta.» «Non vi troverà. Troverà soltanto me.» «Credete che sareste in grado di liberarvi di lei?» «Senza alcun dubbio. Riflettete: perché mai dovrebbe pensare che voi viaggiate in mia compagnia? Né certo chiederà di vedere mio nipote.» «E se lo facesse?» Sir Richard sorrise con aspra ironia. «Non sono un uomo a cui sia agevole rivolgere domande... impertinenti.» Negli occhi di Pen si accese una risata. «Oh, spero davvero che le parliate così e la guardiate così! E se conduce Fred con sé, lui sarà ridotto al silenzio e sopraffatto nel vedervi faccia a faccia. Vi ho detto che vuole annodarsi la cravatta alla Wyndham.» «Questa è, in se stessa, un'impertinenza.» Lei annuì e si portò una mano alla cravatta. «Che cosa pensate della mia, signore?» «Mi sono studiato di non pensarvi. Davvero volete saperlo?» «Ma l'ho annodata come avete fatto voi.» Sir Richard sospirò: «Quale illusione, bambina mia!». «Vi fate beffe di me. Ma non era annodata tanto male da indurvi a strapparmela come avete fatto la prima volta!» «Ricorderete che abbiamo lasciato la locanda con una certa fretta...»
«Sì, e voi avete pagato anche per me alla locanda.» «Non datevene pena.» «Sono risoluta a pagare tutto da me. Sarebbe assai sconveniente dovere danaro a un estraneo.» «Siete nel giusto. Sono stato sconsiderato.» Lei alzò il suo sguardo indagatore. «Ridete di nuovo di me.» «Ridere di voi? io?» «Oh, so bene che è così. Le vostre labbra sono gravi, ma ho veduto più di una volta che sono gli occhi in voi a ridere.» «Davvero? Vi chiedo scusa.» «Non dovete; a me piace. Non sarei venuta fin qui con voi se non aveste avuto gli occhi ridenti. Non è singolare come si sappia di potersi fidare di qualcuno, anche se è ubriaco?» «Molto singolare.» Lei cercava invano nelle tasche. «Dove posso aver messo la borsa? Oh, deve essere nella redingote.» L'aveva gettata distrattamente su una sedia e attraversò la saletta per cercare nelle capaci tasche. «Intendete davvero rendermi pochi miserabili scellini?» «Sì. Oh, ecco la borsa.» Trasse una borsa di cuoio, chiusa da un anello, la guardò e disse: «Non è la mia». Sir Richard la fissò attraverso l'occhialino. «No? non è mia, vogliate crederlo.» «È molto pesante. Come poteva essere nelle mie tasche? Devo aprirla?» «Si intende. Siete certa che non sia vostra?» «Certa, sì.» Si avvicinò alla tavola, tirando l'anello per aprire la borsa, e fece cadere nel palmo della mano una collana di diamanti che scintillava alla luce delle candele. «Richard!» esclamò con voce ansante, dimenticando le convenienze. «Oh, vi chiedo scusa, ma guardate, vi prego!» «È quel che faccio, e non è necessario che vi scusiate: sono due giorni che io vi chiamo Pen.» «Oh, è diverso, voi avete tanti più anni di me.» Lui le rivolse uno sguardo enigmatico. «Davvero? Ebbene, non datevi egualmente pena. Devo dedurne che questo gingillo non vi appartiene?» «No davvero! Non l'ho mai veduta prima d'ora.» «Ebbene, è sempre gradevole risolvere un problema. Ora sappiamo perché il vostro amico signor Yarde non temesse la guardia di Bow Street.»
VI Pen lasciò scivolare sul tavolo la collana. «Intendete dire che l'ha rubata e... e l'ha nascosta nella mia tasca? Ma è orribile: la guardia ora inseguirà noi.» «È assai più probabile sia il signor Yarde a seguirci.» «Oh» esclamò Pen impallidendo, smarrita. «Che cosa dobbiamo fare?» «Non volevate vivere una autentica avventura?» chiese maliziosamente lui. «Sì, ma... non siate assurdo e non fatevi beffe di me, vi prego. Che cosa faremo della collana? Non potremmo gettarla via o nasconderla in un fossato?» «Potremmo, ma credete sarebbe corretto nei confronti del proprietario?» «Non me ne curo» confessò lei. «Sarebbe orribile venire arrestati per furto, e certo lo saremo.» «Mi auguro di no.» Distese la collana, che giaceva sul tavolo, e la guardò pensosamente. «Sì» disse infine «ti ho già veduta. Ma dove ti ho già veduta?» «Riponetela, ve ne prego! Se un servitore entrasse in questo momento...!» Lui la prese. «La mia povera memoria; ahimè, la mia povera memoria! dove, oh, dove ti ho veduta?» «Signore, se Jimmy Yarde ci trova, sarà pronto a tagliarci la gola per riavere la collana.» «No. Ho la sua parola che è contrario a ogni forma di violenza.» «Quando non la vedrà più nella mia tasca, comprenderà che l'abbiamo trovata.» «Non ne dubito, ma non vedo a che cosa gli gioverebbe tagliarci la gola.» Sir Richard ripose la collana nella borsa di cuoio e la borsa nella sua tasca. «Ora non possiamo che attendere l'arrivo di Jimmy Yarde. Forse chi può dirlo? - riusciremo a fargli confessare chi sia il proprietario della collana. Ma io trovo assai calda questa saletta e la notte è splendida. Volete uscire con me a ammirare le stelle?» «Immagino mi giudichiate molto vile!» «Molto» assentì sir Richard con gli occhi ridenti. «Io non ho paura di nulla» dichiarò Pen. «Sono soltanto turbata.» «Perdete il vostro tempo, credetemi. Venite dunque?»
«Sì, ma ho l'impressione che vi siate messo in tasca un carbone ardente. Che accadrebbe se un malintenzionato dovesse rubarvela?» «Saremmo liberi da ogni responsabilità. Venite.» Lei lo seguì nella tiepida notte estiva. Sir Richard sembrava avere allontanato dalla sua mente ogni pensiero della collana. Le mostrò numerose costellazioni e camminò con lei lungo la strada, fino a un viale erboso. «Credo di essere stata vile» confidò Pen. «Vi sentite in dovere di denunciare il povero Jimmy Yarde alla guardia?» «Spero» ribatté ironicamente sir Richard «che il signor Piers Luttrell sia un gentiluomo dotato di un carattere risoluto.» «Perché?» «Perché in tal caso sarà in grado di piegare la vostra avventata socievolezza.» «Ebbene, sono cinque anni che non lo vedo, ma' ero sempre io a inventare i nostri giochi.» «Era quel che temevo. Dove vive?» «A due miglia lungo questa strada. La mia casa è all'altro capo del villaggio. Vi piacerebbe vederla?» «Sì, ma non ora. Ora ritorneremo sui nostri passi poiché è tempo per voi di coricarvi.» «Non dormirò.» «Mi auguro vi inganniate, bambina mia, e sono certo sia così.» «E inoltre» aggiunse Pen senza ascoltarlo «Piers ha un orribile ospite con sé. Non vedo che cosa si possa fare.» «Domani penseremo ai nostri problemi.» E con quella cupa riflessione tornarono sui loro passi verso la locanda. Dalle finestre scendevano nella strada silenziosa raggi dorati, poiché molte erano aperte per lasciar entrare l'aria fresca della notte. Mentre si avviavano alla porta della locanda, si udì una voce venire dall'interno, e, con grande stupore di Pen, sir Richard la strinse al braccio e la costrinse a fermarsi. Lei si preparava a chiedergli il motivo di quell'improvvisa decisione, ma lui le mise una mano sulla bocca per farla tacere. La voce, dall'interno della locanda, balbettava lievemente.3 «Non potete venire a Crome Hall» diceva. «Le cose sono già orribili così come sono. 3
I lettori della Heyer sanno ormai che è loro compito, quando accade che un personaggio balbetti, immaginare tale caratteristica di linguaggio: la traduttrice essendo sostenitrice convinta della teoria di Sterne, che è ne-
Se qualcuno mi vedesse incontrarvi qui di nascosto, brav'uomo, non avrebbe difficoltà a mangiare la foglia.» Una voce più forte e sicura rispose: «Forse anch'io ho mangiato la foglia, bel signorino. Chi è stato a impormi un compagno, eh? voi due volevate farla a Horace Trimble, eh? è così, mio bel damerino?». «Sciocco che siete! vi fate ingannare e poi venite a... quanto basta per rovinare ogni cosa! E non osate mai più tornare a Crome Hall. Vi incontrerò domani, nel boschetto lungo la strada. Non può essere andato lontano. Perché non siete tornato a Bristol, invece di venire qui a insultarmi?» «Insultarvi! ah, questa sì che è bella!» Una risata a piena gola concluse la frase, poi vi fu il suono di una sedia sbattuta sul pavimento di legno. «Come osate? Avete rovinato tutto e adesso venite a sfidare me! Voi dovevate sistemare ogni cosa! io dovevo lasciare tutto in mano vostra! Ah, siete stato davvero abile! E ora pretendete sia io a sistemare tutto!» «Buono, mio bel signorino, buono! Fate la voce grossa, ma io la mia parte l'ho fatta e l'ho fatta a dovere. È stato l'uomo che vi piaceva tanto a farmela e questo mi fa riflettere, pensate un po'! Ah, sì che mi fa riflettere. Forse dovreste riflettere anche voi, e se credete che Horace Trimble sia un pivellino, farete bene a scordarvelo!» «Parlate piano! Ignoriamo chi potrebbe ascoltarci. Vi incontrerò domani, alle undici, se riesco a liberarmi del giovane Luttrell. Dobbiamo pensare al da farsi.» Una porta si aprì e si richiuse in fretta. Sir Richard respinse Pen nell'ombra e, un istante dopo, una figura esile, avvolta in un mantello, uscì dalla locanda e si avviò in fretta nell'oscurità. La stretta di sir Richard costringeva al silenzio Pen, che tuttavia bruciava dall'ansia di parlare. Sir Richard attese che il suono dei passi svanisse in lontananza, quindi riprese a camminare e raggiunse la porta della locanda. Soltanto quando si trovarono nuovamente nella saletta privata, Pen parlò, non appena la porta venne richiusa alle loro spalle. «Che cosa significa tutto questo?» esclamò. «Ha parlato del giovane Luttrell, lo avete udito? deve essere il gentiluomo che è suo ospite. Ma chi era l'altro, e di che cosa discutevano?» Sir Richard parve non ascoltarla. Era immobile accanto alla tavola, il viso pensoso, la bocca fissata in una piega amara. D'un tratto il suo sguardo andò al viso di Pen, ma le sue parole suonarono per lei incomprensibili. «Si intende!» mormorò. «Erano dunque così le cose!» cessario lasciare campo all'immaginazione dei lettori, [N.d.T.]
«Oh, ditemi, vi prego! Quali cose e perché vi siete fermato quando avete sentito la voce dell'uomo che balbetta? Forse... è mai possibile che lo conosciate?» «Lo conosco molto bene.» «Davvero? E è lui che è in visita da Piers! Non sembra anche a voi, signore, che le cose si siano complicate?» «Senza alcun dubbio.» «Dapprima una collana rubata e ora sappiamo che un vostro amico è ospite di Piers.» «Oh, no, questo non lo sappiamo: il giovane gentiluomo non è mio amico. Né la sua presenza qui è del tutto estranea alla collana. Se non mi inganno, Pen, siamo stati coinvolti in un intrigo che richiederà tutto il mio ingegno perché possiamo venirne fuori.» «Credete forse» ribatté lei offesa «che io manchi di ingegno?» «Totalmente.» Lei inghiottì e disse con una voce triste: «Molto bene, se non ne ho non ne ho, ma vorrei mi spiegaste». «Sono certo che lo vogliate, ma non posso farlo. La vicenda mi sembra non soltanto estremamente delicata, ma non priva di lati oscuri.» Lei sospirò. «È ingiusto, poiché sono stata io a trovare la collana. Chi è l'uomo che balbetta? Questo potete dirmelo: me lo direbbe Piers.» «Sì, questo sì. L'uomo che balbetta è il signor Beverley Brandon.» «Non lo conosco» disse lei delusa. «Me ne rallegro con voi.» «È un vostro nemico?» «Nemico? no.» «Ebbene, sembra non vi piaccia molto.» «Non per questo è mio nemico. Per dirla tutta, è il fratello più giovane della signora che avrei dovuto sposare.» Pen parve impietrita. «È forse qui per cercarvi?» «No, nulla del genere. Credetemi, Pen, non posso dirvi altro, poiché le mie non sono che congetture.» Vide il suo sguardo deluso e le sorrise con dolcezza. «Povera Pen! Perdonatemi.» Sul viso di lei apparve un lieve rossore. «Non voglio esservi di disturbo. Forse mi direte tutto quando... quando non saranno più congetture.» «Forse. Ma non accadrà questa notte, e dunque ora a letto, bambina mia!»
Pen uscì, ma tornò in capo a pochi minuti, con lo sguardo stupefatto, e senza fiato. «Richard, ci ha trovati! l'ho veduto: sono certa fosse lui!» «Chi?» «Jimmy Yarde, si intende! Era caldo in camera mia e ho mosso le tende per aprire la finestra e la luna era tanto chiara che sono rimasta a guardare. E lui era là, giusto sotto di me! Non potevo ingannarmi. E il peggio è che temo mi abbia veduta, perché si è nascosto subito nell'ombra della locanda.» «Davvero? È giunto prima di quanto pensassi. Un gentiluomo non privo di risorse, il signor Jimmy Yarde.» «Ma che cosa faremo ora? Non già che io abbia paura, ma vorrei mi diceste che cosa volete io faccia.» «Con gioia. Voglio che voi cambiate la vostra camera da letto con la mia. Mostratevi nuovamente alla finestra della vostra camera, se volete, ma non aprite mai quella della mia. Ho un profondo desiderio di incontrare il signor Yarde.» Lei sorrise. «Oh, vedo» disse. «Come nella favola: oh, nonna, che denti grandi hai! Che splendida avventura è la nostra! Ma avrete cura di voi, non è così? sarete cauto.» «Sarò cauto.» «E mi direte tutto?» «Forse.» «Se non lo farete» esclamò lei con passione «sarà la cosa più ingiusta che si possa immaginare!» Lui rise e Pen, vedendo che non poteva ottenere altro, si allontanò nuovamente. In capo a un'ora, la luce della candela svanì dalla camera con la finestra aperta, ma trascorse un'altra ora prima che la testa del signor Yarde apparisse sul davanzale, e non vi era più alcuna luce nel villaggio. La luna, alta in un cielo di zaffiro, gettava un fascio di luce argentea sul pavimento della camera, lasciando tuttavia nell'ombra il letto. Arrampicarsi fino alla finestra era stato agevole, ma il signor Yarde sostò un istante prima di scavalcare il davanzale. Lo sguardo, che cercava di vincere l'oscurità, vide una redingote appesa al dorsale di una sedia che il raggio lunare illuminava in pieno. Il signor Yarde riconobbe la redingote e diede in un breve sospiro di sollievo. Silenziosamente, scivolò nella camera. Aveva lasciato nel giardino le scarpe, e i piedi scalzi non facevano alcun rumore. Ma non vi era alcuna pesante borsa di cuoio nella tasca della redingote.
Deluso, ma preparato alla delusione, si fece presso al letto ascoltando il respiro quieto del dormiente. Dopo pochi istanti, si chinò e introdusse cautamente la mano sotto il guanciale. L'altra mano, la destra, stringeva una sciarpa, pronta a soffocare un grido. Il grido, poco più che un gemito roco, soffocato sul nascere, fu tuttavia lui a emetterlo, poiché, non appena le sue dita esperte toccarono l'oggetto cercato, due mani lo strinsero alla gola in una morsa d'acciaio. Cercò invano di liberarsi, comprendendo rapidamente di aver commesso un errore, poiché le mani che lo soffocavano non erano davvero le mani di un giovinetto. Quando temeva di perdere i sensi, la stretta si allentò e una voce che stava imparando a odiare mormorò: «Mossa sbagliata, signor Yarde». Si sentì scuotere e poi lasciare libero, e cadde sul pavimento, dove rimase. Quando si fu ripreso tanto da potersi sollevare su un gomito, sir Richard aveva gettato da parte la coperta e si era alzato dal letto: indossava la camicia e i calzoni, osservò il signor Yarde appena sir Richard accese la candela. Lo sguardo di Jimmy Yarde andava facendosi più limpido; vide che le labbra di sir Richard si piegavano in un sorriso lievemente sdegnoso. Prese a massaggiarsi con cautela la gola dolente e attese che sir Richard parlasse. «Vi avevo detto che ho il sonno leggero» disse sir Richard. Jimmy gli lanciò un'occhiata malevola, ma non rispose. «Alzatevi. Potete sedere su quella sedia, signor Yarde, poiché dovremo avere una amichevole conversazione.» Jimmy si alzò da terra, e sedette. «Non devono esservi malintesi tra noi» riprese sir Richard. «Siete venuto per prendere una collana di diamanti che avete nascosto questa mattina nella tasca di mio nipote. Ora, io posso fare tre cose nei vostri confronti: posso consegnarvi alla giustizia.» «Non potete provare che sono venuto per la collana, padrone» mormorò Jimmy Yarde. «No? questo si vedrà. Tralasciando ora la guardia di Bow Street - che certo sarebbe molto lieta di occuparsi di voi - credo che un gentiluomo chiamato Trimble - Horace Trimble, se non mi inganno - ne sarebbe ancora più lieto.» Quel nome portò sul viso di Jimmy Yarde un'espressione di profondo disagio. «Non lo conosco» disse. «Mai conosciuto.» «Oh, io credo di sì.»
«Non vi ho fatto niente di male, padrone, né volevo farvene. Sono pronto a assicurarvi...» «Non è necessario: vi credo.» Jimmy si sentì rivivere: «Lo sapevo che non sareste stato cattivo con un povero diavolo». «Dipende... dal povero diavolo. E ecco dunque la terza possibilità, signor Yarde, possibilità, badate. Potrei lasciarvi andare.» Jimmy sussultò, inghiottì e mormorò: «Parlate da quel sangueblù che siete, padrone». «Ditemi quello che voglio sapere, e vi lascerò andare.» Una luce cauta si accese negli occhi di Jimmy Yarde. «Non c'è niente, padrone, niente che possa dirvi.» «Sarà forse più semplice per voi apprendere che io già so che avete lavorato in coppia - una coppia non bene assortita - con il signor Horace Trimble.» «Il capitano Trimble.» «Ne dubito. Inoltre» proseguì sir Richard «entrambi lavoravate per un giovane gentiluomo che balbetta in modo molto palese. Il signor Brandon, per essere esatti.» Jimmy era impallidito. «Siete troppo furbo per me» grugnì. «Ma qual è mai il vostro gioco?» «Non datevene pena. Riflettete, signor Yarde. Preferite venir consegnato al capitano Trimble o andarvene come siete venuto, dalla finestra?» Jimmy rimase un istante seduto in silenzio, massaggiandosi la gola e guardando di sottecchi sir Richard. «Io non sono uno scappucciatore, capite? Non dico di non aver fatto la scarpa, ma non avevo mai assaltato una corrente fino a quando un sangueblù che conosciamo tutti e due non mi ha tentato. E vorrei non esserci cascato, perché mi aveva promesso cinquemila pezzi, ma non avrò neanche un penny! Non lavorerò mai più con gente come quella! È un tipo poco per bene, padrone, potete scommetterci!» «Lo so. Continuate.» «C'è una vecchia che va a Bath, capite? E era sua madre, era, la sua propria madre! Questa non mi va giù, ma non sono fatti miei, non sono. Io e il capitano Trimble assaltiamo la carrozza a Calne, o là nei pressi. La collana è in un nascondiglio dietro uno dei cuscini, e sono tutti cuscini come si deve, di seta rossa!» «Il signor Brandon conosceva il nascondiglio e ve lo ha rivelato?»
«E senza fare una piega, padrone! Dovevamo arraffare la collana e longinare, capite?» «Non del tutto.» «Filarcela alla svelta. Ora, a me la violenza non piace, e neanche al sangueblù, ma il capitano Trimble tira fuori il lampino e uno degli uomini di scorta si becca un colpo. Mentre il capitano tiene sotto tiro i guidatori, io apro e trovo due femmine, che urlavano da far mettere in allarme tutta la campagna. Prendo soltanto la collana, capite? Poi longiniamo e il capitano Trimble mi ficca il lampino nella pancia e mi dice di mollargli la collana. Io lo faccio. Non mi piace la violenza. Poi dobbiamo dare la collana al sangueblù che si nasconde qui, da un pivellino che ha conosciuto a Oxford. Ma io sono furbo, io, e mi viene come l'idea che sto lavorando con un tipo poco raccomandabile e che se quello se la svigna con la collana, come penso, il mio bel sangueblù non sgancia neanche un penny. Allora mi prendo la collana, salgo sulla corrente dove viaggiavate voi con vostro nipote e quando arriva lo schivo4 di Bow Street rifilo il malloppo al pivellino, come direste voi.» «Avete messo la collana nella tasca di mio nipote?» «Giusto così, padrone. Nessuno schivo sospetterebbe di un pivellino come quello. Ma lui e voi longinate zitti zitti, e così io me ne vengo qui. Oh, Io sapevo che eravate furbo voi. E ecco che vedo vostro nipote a questa finestra... avrei dovuto ricordarlo che eravate furbo.» «Avreste dovuto. Tuttavia mi avete detto quel che desideravo sapere, e siete dunque libero di... longinare.» «Questo sì che è un parlare da sangueblù! Me la batto, e senza rancore!» E non si fece davvero pregare per scivolare giù dalla finestra, salutando con allegra impudenza sir Richard. Il cameriere, che al mattino portò la giacca e gli stivali a sir Richard, si stupì nel vedere che egli aveva cambiato la camera con quella del nipote, ma accettò la spiegazione, che la camera a lui destinata non era di suo gusto, scrollando metaforicamente le spalle. I sangueblù, lo sapeva bene, erano sempre pieni di stravaganze. 4
Sebbene questa guardia di Bow Street non sia destinata a apparire dotata di un carattere particolarmente schivo, è possibile (o quanto meno è suggestivo immaginare) che l'antichissima voce gergale "schivo" per indicare il bargello, la guardia, il poliziotto, esprima la necessità per i tutori della legge di non rendersi troppo appariscenti. [N.d.T.]
E mentre scendeva le scale, il sangueblù udì la signorina Creed salutare amichevolmente un perfetto estraneo. Ma la voce del perfetto estraneo rivelò la sua identità a sir Richard, che poté in tal modo godere di un'esauriente vista del capitano Trimble. Scendendo pigramente l'ultima rampa, interruppe le innocenti osservazioni della signorina Creed dicendo con voce languida: «Ragazzo mio, vorrei voi non conversaste con gli estranei. È un'abitudine davvero deplorevole. Vi prego di liberarvene». Pen si volse a guardarlo stupita: mai aveva pensato che il suo benevolo protettore potesse avere un tono tanto altero e un aspetto - ebbene, come definirlo altrimenti? - tanto intollerabilmente orgoglioso. Anche il capitano Trimble si volse. Era un uomo florido, rozzo ma non sgradevole, e vestiva seguendo un gusto fantasioso e non dei più discreti. Disse giovialmente: «Oh, il ragazzo può parlare con me: non mi reca alcun disturbo!». La mano di sir Richard cercò l'occhialino e lo sollevò. Negli ambienti eleganti si soleva dire che le due armi più efficaci nel rintuzzare ogni mal riposta pretesa erano l'inarcare di sopracciglia del signor Brummell e l'occhialino di sir Richard Wyndham. Il capitano Trimble, sebbene non appartenesse agli ambienti eleganti, non ebbe dubbi sul messaggio dell'occhialino. Si fece rosso in viso e prese un'espressione bellicosa. «E chi sareste mai, mio bel signorino?» chiese. «Potrei essere molte e diverse persone.» Lo sguardo di Pen si faceva sempre più stupito, poiché le sembrava che quel nuovo e altero sir Richard si studiasse deliberatamente di provocare il capitano Trimble. Parve per un istante che la provocazione riuscisse. Il capitano Trimble scattò in avanti, le mani strette a pugno. Mentre si preparava a parlare, tuttavia, il suo sguardo mutò: «Siete Beau Wyndham» esclamò. «Questa poi, che possano impiccarmi!» «L'ipotesi» ribatté sir Richard «mi lascia indifferente.» La scoperta dell'identità di sir Richard parve acquetare gli istinti bellicosi del capitano. Diede in una risata scarsamente convincente e disse che non intendeva offendere. L'occhialino si fissò sul suo panciotto. Un brivido scosse sir Richard. «Vi ingannate... credetemi, signore, vi ingannate. Quel panciotto è una autentica offesa.»
«Oh, vi conosco, voi dandy! Sempre pieni di bizzarrie. Ma non faremo baruffa per una piccolezza come questa. No davvero.» L'occhialino ricadde. «Sono perseguitato dai panciotti» gemette sir Richard. «Ve ne era uno a strisce a Reading, tragico per ogni persona di gusto. E una sorta di incubo color senape a... Wroxham? No. Se non mi inganno, a Wroxham ho dovuto soffrire per un orribile oggetto di pelle con i bottoni di peltro. L'incubo color senape giunse dopo. E ora, come non bastasse...» «Pelle e bottoni di peltro?» lo interruppe il capitano Trimble. «Avete detto pelle e bottoni di peltro?» «Vi prego di non ripeterlo! Il solo pensiero...» «Vedete, signore, anch'io sono interessato a un panciotto di pelle e bottoni di peltro. Siete certo di averlo veduto a Wroxham?» «Un panciotto di pelle diretto a Bristol...» mormorò sir Richard con aria sognante. «Bristol! Mai avrei creduto... vi ringrazio, sir Richard! Vi ringrazio davvero!» e il capitano Trimble si immerse nel corridoio che portava verso le scuderie sul retro della locanda. Sir Richard lo guardò allontanarsi, con un lieve sorriso sulle labbra. «Ecco!» mormorò. «Un gentiluomo impetuoso, temo. Vi sia di lezione a non avere fiducia negli estranei.» «Ma non ho avuto particolare fiducia. Ho soltanto...» «Non voi, lui. Poche parole lasciate cadere casualmente da me e il nostro fiducioso amico è pronto a montare a cavallo. E ora la colazione.» «Ma perché lo avete mandato a Bristol?» «Volevo liberarmi di lui.» «Credevo voleste indurlo a fare baruffa con voi.» «È così, ma lui mi ha riconosciuto. Non mi sarei rifiutato di metterlo al tappeto; immagino tuttavia sia andato per il meglio. Sarei stato costretto a legarlo e tenerlo nascosto, e sarebbe stata una complicazione in più. Vedete, questa mattina dovrò lasciarvi sola qualche tempo.» «Vi prego, signore, non siate tanto esasperante. Avete veduto Jimmy Yarde la notte scorsa? che è accaduto?» «Ho veduto Jimmy Yarde: non credo sia accaduto nulla di importante.» «Non ha cercato di uccidervi?» «Nulla di tanto emozionante. Ha soltanto cercato di riprendere i diamanti. Quando... ha fallito nel suo intento, abbiamo avuto una breve conversazione, e al termine lui ha lasciato la locanda, come vi era entrato.»
«Dalla finestra, volete dire. Sono lieta che lo abbiate lasciato libero, poiché, vedete, a me piace. Ma ora, vi prego, che cosa faremo?» «Ora dovremo liberarci di Beverley» spiegò sir Richard tagliando il prosciutto. «Il giovane che balbetta. E come? Sembrava un uomo sgradevole, ma non credo che dovremmo liberarcene in modo violento, non è così?» «No davvero. Lasciate le cose a me, e farò in modo che venga allontanato dalla scena senza sofferenze o disagi per nessuno.» «Sì, ma la collana? Credo che prima di ogni altra cosa dovremo liberarci della collana. Pensate se mai dovessero trovarvi con la collana in tasca!» «Ho pensato alla cosa. La collana appartiene alla madre di Beverley e lui gliela restituirà.» «Questo spiega dunque tutto. Ero certa che il giovane che balbetta fosse coinvolto nella cosa più di quanto voleste dirmi. Immagino si sia servito di Jimmy Yarde e dell'altra persona per rubare la collana? Non vorrei essere scortese con i vostri amici, Richard, ma a me sembra una cosa sbagliata da parte sua... sconveniente.» «Molto.» «Non esito a dire infame.» «Non esitate.» «Vedo ora quanto tristemente sia nel giusto la zia Almeria: afferma che vi sono tragici abissi nella Buona Società.» Sir Richard scosse mestamente il capo: «Ahimè, quanto è nel giusto!». «E vizi, e dissolutezza e lussi eccessivi, sapete.» Sir Richard annuì. «Lo so» disse con pena profonda. Lei prese forchetta e coltello. «Deve essere molto piacevole» sospirò. «Lungi da me il desiderio di distruggere le vostre illusioni, ma credo di dovervi dire che rubare una collana di diamanti alla propria madre non è una abitudine costante tra i membri del Bel Mondo.» «Certo che no. Credete non lo sappia?» e aggiunse in tono molto persuasivo: «Verrò con voi quando andrete dal giovane che balbetta?». «No» rispose senza mezzi termini sir Richard. «Ero certa che avreste risposto così. Vorrei essere davvero un uomo.» «Non verreste egualmente con me.» «Sareste allora egoista e sgradevole e in tutto e per tutto abominevole!» «Credo di esserlo» assentì lui, ricordando le parole della sorella.
I grandi occhi si fecero di colpo teneri e, mentre scrutavano il viso di sir Richard, le guance di Pen arrossirono appena. Si chinò sul piatto dicendo con voce incerta: «No, non lo siete. Siete molto buono e cortese e mi dispiace avervi indispettito». Sir Richard la guardò. Sembrava sul punto di dire qualcosa, ma lei lo precedette aggiungendo con grande ottimismo: «E quando dirò a Piers come vi siate preso cura di me, ve ne sarà molto, molto grato». «Lo sarà?» chiese ironicamente sir Richard. «Temo di aver dimenticato Piers.» VII Non fu in alcun modo arduo trovare il boschetto lungo la strada di cui aveva parlato Beverley al capitano Trimble. Una distratta domanda rivolta ai mozzi di stalla rivelò che era parte del terreno di Crome Hall. Lasciando Pen a sorvegliare ogni possibile segno di un arrivo dei suoi parenti, sir Richard uscì poco prima delle undici, per recarsi all'appuntamento in luogo del capitano Trimble. L'impetuoso capitano aveva inforcato il cavallo e si era diretto a Bristol, e poiché aveva pagato quanto doveva, era lecito dedurne che non intendesse tornare a Queen Charlton. In capo a dieci minuti, sir Richard giunse al limitare del boschetto. Un varco nella siepe gli rivelò un sentiero che attraversava il bosco, e lui lo seguì. Si trovò così a una piccola radura, dove un ruscello correva tra due rive fiorite. Là, un giovane e esile gentiluomo, vestito con estrema eleganza, calpestava stizzosamente i fiori con il bastone da passeggio. Beverley Brandon non era del tutto dissimile dalla sorella Melissa, ma la classica bellezza dei lineamenti era alterata da un incarnato sgradevole e dalla linea debole del mento e delle labbra. Si volse, sentendo dei passi, e si fece avanti, ma si fermò di colpo alla vista, non del capitano Trimble, ma di un gentiluomo alto e elegante che riconobbe senza alcuna difficoltà. Dalle dita fattesi improvvisamente senza forza cadde il bastone da passeggio. I suoi occhi opachi fissarono sir Richard. «Questa poi!» balbettò. Sir Richard si fece quietamente avanti. «Buon giorno a te, Beverley» disse con garbo. «Che cosa fai qui?» chiese ansiosamente Beverley. «Oh, godevo di questo tempo incantevole, Beverley, null'altro, e tu?» «Sono ospite di un amico. Conosciuto a Oxford.»
«Davvero? Un luogo piacevole per incontrarsi, questo: si direbbe quasi che tu attenda qualcuno.» «No di certo! Non facevo che prendere aria.» Sir Richard lo guardò attraverso l'occhialino. «Che cosa fai qui?» ripeté Beverley. «Sono qui per tenere fede all'impegno preso dal tuo amico, il capitano Trimble» ribatté sir Richard togliendosi un bruco dalla manica. Ignorando l'imprecazione di Beverley, proseguì: «Il capitano Trimble - mi dirai un giorno come abbia acquistato quell'improbabile grado - si è veduto costretto a partire per Bristol. Un individuo impulsivo, o così sembra». «Vuoi dire che l'hai indotto tu a partire! Che cosa sai di Trimble e perché...» «Sì, temo che alcune mie parole lo abbiano influenzato. C'era un uomo con un panciotto di pelle… ma sembra vi sia una sorta di maleficio nei panciotti! Sei pallido, Beverley.» Beverley Brandon era in verità impallidito. «Taci!» gridò. «Così Yarde ha detto tutto? e che cosa ha a che fare questo con te?» «Altruismo, Beverley, puro altruismo. Vedi, il tuo amico Yarde ha giudicato opportuno consegnare a me i diamanti.» Beverley lo guardò attonito. «Consegnare a te...? Yarde? Ma come potevi sapere che li aveva? come potevi?» «Non lo sapevo.» «E dunque perché lo hai costretto... che senso ha tutto questo?» «Ti inganni, Beverley. Non l'ho costretto. Sono stato un involontario complice nel reato. Dovrei forse spiegare che il signor Yarde era inseguito da una guardia di Bow Street.» «Chi può avere avvertito Bow Street?» Beverley si era fatto livido. «Lo ignoro. Forse tuo padre, forse Cedric. Per dirla con le parole pittoresche seppure oscure del signor Yarde, lui ha rifilato il malloppo al pivellino. È esatto?» «Come posso saperlo?» «Vorrai perdonarmi. Sembri in tale intimità con... ladri e banditi di strada che pensavo tu ne conoscessi il gergo.» «Non parlare di ladri!» esplose Beverley battendo un piede. «Una parola sgradevole, non è così?» Beverley digrignò i denti. «Ebbene, sì. Ho preso la collana! Se vuoi saperlo, sono rovinato, completamente rovinato. Ma non hai motivo di prendere quell'aria sdegnata: se non lo farò io, la venderà presto mio padre.»
«Non ne dubito, Beverley, ma devo ricordarti un insignificante particolare: a tuo padre la collana appartiene.» «Appartiene alla famiglia, e è una follia conservarla quando siamo al punto in cui siamo. Sono stato costretto a prenderla: tu non sai che cosa significhi essere nelle mani degli usurai. Se il vecchio avesse accettato di liberarsene, non sarebbe accaduto nulla. Gli ho detto un mese addietro che non avevo un penny per far ballare un cieco, ma lui non ne ha voluto sentire. Lui si è rovinato con la bassetta, io ho scelto i dadi!» Diede in una risata aspra e di colpo sedette sul tronco spezzato e ricoperto di muschio di un albero, e si nascose il viso tra le mani. «Dimentichi le donne, il vino, i cavalli» ribatté sir Richard senza lasciarsi turbare «che hanno svolto un ruolo non piccolo nella tua rovina. Tre anni addietro eri in rovina. Non ricordo quanto sia costato salvarti, ma sono certo di ricordare che tu abbia dato la tua parola che non ti saresti mai più abbandonato a... tali eccessi.» «Ebbene, questa volta non mi aspetto sia tu a salvarmi» disse cupamente Beverley. «Qual è la cifra?» «Come posso saperlo? Non sono un banchiere! Dodicimila, immagino. Se tu non avessi rovinato tutto avrei sistemato le cose.» «Ti inganni. Quando ho incontrato il tuo amico Yarde, era diretto alla costa, con i diamanti in tasca.» «E ora dove sono?» «Nella mia tasca.» Beverley alzò il capo. «Ascolta, Richard, tu non sei cattivo. Chi potrebbe mai sapere che hai avuto i diamanti? La cosa non ti riguarda: dammeli e dimentica tutto. Prometto di non parlarne mai a nessuno.» «Vedi, Beverley, a volte mi dai la nausea. Ma ti darò senza dubbio i diamanti: sono qui per questo.» La mano di Beverley si tese. «Non mi curo di quel che pensi di me. Dammi la collana!» Sir Richard assentì, traendo il sacchetto di cuoio dalla tasca. «A un patto, Beverley: la restituirai a tua madre.» Beverley lo guardò. «Non sono tanto pazzo! Sciocco che sei, come potrei farlo?» «Inventa quel che più ti piace. Ma devi restituire la collana.» Una risata amara distorse il viso di Beverley. «Sia come vuoi: dammela!»
Sir Richard gli lanciò il sacchetto. «Beverley, è bene tu sappia che al mio ritorno in città, se la collana non sarà tornata in possesso di Lady Saar, mi vedrò costretto a rivelare tutto.» «Non lo faresti!» ribatté Beverley mettendo la borsa di cuoio nella tasca. «Sarebbe davvero una condotta ammirevole in un cognato!» «Non sono tuo cognato» osservò quietamente sir Richard. «Non penserai io non sappia che devi sposare Melissa. I nostri scandali diverranno anche tuoi. Non parlerai, ne sono certo.» «Mi duole deludere le attese altrui, ma non ho alcuna intenzione di sposare tua sorella» ribatté sir Richard prendendo tabacco. «Non intendi dire che lei ti ha rifiutato?» «No, non intendo dir questo.» «Ma è una cosa ormai decisa!» «Non da me, credilo.» «Diavolo!» esclamò Beverley. «Vedi dunque, non esiterei a rivelare a Saar la verità.» «Non faresti la spia a mio padre!» esplose Beverley alzandosi di scatto. «Questo, Beverley, dipende da te.» «Non posso restituire i diamanti! Ti ho pur detto che sono rovinato, rovinato, capisci?» «Immagino che sposare una donna della tua famiglia mi sarebbe costato più delle dodicimila sterline di cui hai bisogno. Sono pronto a saldare i tuoi debiti... per l'ultima volta, Beverley.» «Molto generoso. Dammi il danaro e li salderò io stesso.» «Temo che la tua amicizia con il capitano Trimble ti abbia indotto a attribuire agli altri la sua natura fiduciosa. Ahimè, io non ho alcuna fiducia nella tua parola. Puoi mandare un elenco dei tuoi debiti alla mia casa di Londra. E ora ricorda: verrai richiamato a Londra all'improvviso e lascerai Crome Hall, se vuoi essere saggio, non più tardi di domani mattina.» «Non intendo prendere ordini da te! Me ne andrò quando più mi piacerà.» «Se non ti piacerà lasciare Crome Hall domani in mattinata, la lascerai scortato dalle guardie di Bow Street.» Beverley si incupì in viso. «Me la pagherai, Richard!» «Non, se ti conosco bene, prima che io abbia saldato i tuoi debiti» ribatté sir Richard tornando sui suoi passi. Beverley rimase immobile, guardandolo allontanarsi lungo il sentiero fino a che gli alberi non lo nascosero alla vista. Soltanto dopo alcuni minuti
comprese che, sebbene fosse stato sgradevolmente franco su alcuni argomenti, sir Richard non aveva rivelato come o perché fosse a Queen Charlton. Beverley si rivolse pensosamente la domanda. Sir Richard, si intende, poteva essere in visita da amici, ma, con l'eccezione di una dimora che apparteneva a una ereditiera, Crome Hall era, per molte miglia, la sola residenza di un certo rilievo. Quanto più Beverley rifletteva alla cosa, tanto più la presenza di sir Richard sembrava inspiegabile. Da una vaga e cupa curiosità, Beverley passò al sospetto e prese a dirsi che vi era qualcosa di molto singolare nell'intera vicenda e a chiedersi se avrebbe potuto trarne profitto. Non era in alcun modo grato a sir Richard per la promessa di pagare i suoi debiti. Senza alcun dubbio desiderava tacitare i suoi più avidi creditori, ma avrebbe giudicato uno sciocco sperpero di danaro pagare conti che avrebbe potuto pagare in seguito. Senza dire che il semplice pagamento dei suoi debiti non gli avrebbe riempito le tasche né gli avrebbe in alcun modo permesso di continuare a vivere nel modo che amava. Trasse di tasca la collana e la guardò: doveva valere ben più di dodicimila sterline. Non era certo facile ottenere il valore esatto di merce rubata, ma vendendola fosse pure a ventimila sterline gli sarebbero rimaste ottomila sterline, poiché non aveva più alcuna necessità di dividere il bottino con Horace Trimble. Trimble aveva condotto male le cose e non meritava nulla. Quanto più rifletteva, quanto più fissava i diamanti, tanto più si convinceva che sir Richard, lungi dall'aiutarlo, lo aveva privato di ottomila sterline, se non di più. Il bruciante senso di un torto subito si impadronì di lui e se in quel momento gli fosse stato possibile fare del male a sir Richard, senza subirne danno, non avrebbe esitato a farlo. Ma non poteva far nulla a Richard, se non tendergli un agguato e sparargli; e, sebbene sarebbe stato lieto di apprendere la morte improvvisa di sir Richard, le sue inclinazioni omicide non andavano oltre il forte desiderio che Richard cadesse da una finestra e si rompesse il collo o venisse assaltato da banditi armati. D'altro canto, vi era qualcosa di singolare nella presenza di Richard in quel remoto villaggio, e poteva essere utile scoprire che cosa lo avesse condotto a Queen Charlton. Frattanto, sir Richard tornava al villaggio, giungendo alla locanda giusto in tempo per vedere una pariglia di cavalli condotta nelle scuderie e una carrozza di posta sospinta in un angolo del cortile. Era dunque pienamente
preparato a incontrare estranei alla locanda, e ogni dubbio sulla loro identità venne tacitato quando entrò nella saletta d'attesa e vide una matrona dall'aria imponente che sedeva su una delle panche di quercia e si faceva vigorosamente vento. Al suo fianco era ritto un giovane gentiluomo di robusta costituzione con i capelli pettinati alla Bruto, che si detergeva la fronte. Aveva occhi prominenti di colore incerto e, veduto di profilo, offriva una notevole somiglianza con un merluzzo. La stessa somiglianza, seppure in misura minore, si poteva riscontrare nella signora Griffin. La signora era costruita senza economia e sembrava sensibile al caldo. Un abito da viaggio di raso color porpora, uno spencer e un mantello di merino potevano non essere estranei alla cosa. In capo, sopra una cuffia che le tratteneva i capelli, indossava un singolare copricapo ornato di tante piume da renderla simile al cavallo di una carrozza funebre. Il locandiere le stava di fronte con aria ansiosa e la signora, mentre sir Richard entrava nella sala, diceva in tono risoluto: «Mi ingannate! Esigo di vedere questa... questo giovane». «Mamma...» disse con aria infelice il giovane gentiluomo robusto. «Silenzio, Frederick!» «Riflettete, mamma. Se il giovane di cui parla il locandiere viaggia con lo zio, non potrebbe davvero essere mia... mio cugino, non è così?» «Non credo a una sola parola di quel che ha detto quest'uomo. Non mi stupirebbe se fosse stato pagato per mentire.» Il locandiere disse con profondo rimpianto che nessuno aveva tentato di corromperlo. «Sciocchezze!» esclamò la signora Griffin. Sir Richard ritenne giunto il momento di intervenire. Si fece avanti, diretto verso le scale. «Ecco il gentiluomo» disse il locandiere, palesemente sollevato. «Confermerà lui stesso, signora, che quanto io sostengo è la verità.» Sir Richard si fermò e guardò inarcando le sopracciglia la signora Griffin, quindi il giovane Frederick, quindi il locandiere. «Avete detto?» chiese pigramente. L'attenzione dei Griffin si rivolse immediatamente a lui. Gli occhi del gentiluomo erano fissi alla sua cravatta; la signora, notandone l'eleganza, apparve visibilmente scossa. «Se Vostro Onore vuole compiacersi...» disse il locandiere. «La signora, signore, è qui in cerca di un giovane gentiluomo, fuggito di scuola, perché il giovane gentiluomo è suo pupillo. Le ho detto che qui alla locanda c'è un
solo giovane gentiluomo, che è il nipote di Vostro Onore, e sarei lieto se voi voleste confermare le mie parole, signore.» «Brav'uomo» disse sir Richard con aria tediata «come posso sapere chi risieda in questa locanda, oltre me e mio nipote?» «Il problema è» chiese la signora Griffin «avete un nipote?» Sir Richard sollevò l'occhialino, la guardò e si inchinò appena. «Tale è la mia impressione, signora. Posso chiedervi in che cosa questo vi riguardi?» «Se è davvero vostro nipote non mi riguarda in alcun modo» ammise generosamente la matrona. «Mamma!» sussurrò il figlio palesemente angosciato. «Vi prego, riflettete: un estraneo, nessuna prova, la massima discrezione!» «Sono disperata!» proruppe la signora Griffin scoppiando in lacrime. Le sue lacrime fecero fuggire il locandiere e gettarono in grande ansietà il signor Griffin. Mentre cercava di acquetare la madre e di spiegarne la singolare condotta all'elegante straniero, si faceva sempre più accaldato e si perdeva in un abisso di frasi spezzate e incoerenti. Lo sguardo stupefatto di sir Richard, il suo dolente inarcare di sopracciglia lo distrussero, e concluse dicendo: «La verità è che mia madre è tristemente sconvolta». «La mia fiducia è stata tradita!» esclamò la signora Griffin sollevando il viso in lacrime. «Giusto così, mamma. La sua fiducia è stata tradita, signore, dalla scandalosa condotta di mio cugino che...» «Mi sono allevata una vipera in seno!» disse la signora Griffin. «Giusto così, mamma. Si è allevata... no, non così, forse, ma è tutto molto triste per una signora di tale sensibilità.» «Tutta la vita» declamò la signora Griffin «sono stata circondata dall'ingratitudine.» «Mamma, non potete essere circondata da... e sapete che non è così. Ve ne prego, calmatevi! Vogliate essere indulgente, signore. Le circostanze sono tanto singolari e la condotta di mio cugino ha avuto un tale effetto sulla mia povera madre che... in breve...» «Peggio di ogni altra cosa è la dolorosa sconvenienza di tale condotta!» disse la signora Griffin. «Giusto così, mamma. Vedete, signore, è la dolorosa sconvenienza di tale condotta... voglio dire, signore, che mia madre non è del tutto in sé.» «Non oserò mai più risollevare il capo! Sono certa che questo individuo sia d'accordo con lei!» «Mamma, vi prego, vi prego sinceramente...!»
«Lei?» ripeté sir Richard con apparente stupefazione. «Lui!» la corresse il signor Griffin. «Dovete perdonarmi se non comprendo bene. Non avete dunque perduto un giovinetto e non siete qui per...?» «Giusto così, signore! Abbiamo per... no, no, non lo abbiamo perduto, si intende!» «È fuggito!» gemette la signora Griffin. «Fuggito» assentì il figlio. «Ma in che modo questo può riguardarmi?» chiese sir Richard. «In alcun modo, vogliate crederlo! Io non nutro davvero tale sospetto!» «Quale sospetto?» «Nessuno, signore, non l'ombra di un sospetto! È giusto quel che andavo dicendo: non ho alcun sospetto...» «Io sì!» proruppe la signora Griffin con voce assai meno gemente. «Vi accuso di nascondermi la verità.» «Mamma, riflettete. Non potete... sapete bene che non potete insultare questo gentiluomo insinuando...» «Per compiere il mio dovere non vi è nulla che non possa fare!» ribatté nobilmente la signora Griffin. «Inoltre, non lo conosco, e non ho fiducia in lui.» Il signor Griffin si volse tristemente a sir Richard: «Vedete, signore, mia madre...». «Non ha fiducia in me» concluse garbatamente sir Richard. «No, no, vogliate crederlo! Mia madre è tristemente sconvolta e non sa che cosa dice.» «Sono nel pieno possesso delle mie facoltà, vi ringrazio, Frederick!» «Si intende, si intende, mamma. Ma il turbamento, il comprensibile turbamento...» «Se quell'uomo dice la verità» lo interruppe la signora Griffin «perché non chiede al nipote di presentarsi innanzi a me?» «Ah, ora comincio a comprendere. È mai possibile, signora, che voi sospettiate mio nipote di essere il vostro pupillo in fuga?» «No, no» esclamò debolmente il giovane signor Griffin. «Sì!» dichiarò risolutamente la signora Griffin. «Mamma, riflettete al significato di questa vostra ipotesi» mormorò in un angoscioso a parte il signor Griffin. «Posso credere tutto di quella creatura snaturata!»
«Credo che mio nipote non sia alla locanda. Doveva trascorrere la giornata in compagnia di amici. Tuttavia, se accadesse che non abbia ancora lasciato la locanda, io mi studierò di... placare tante sofferenze.» «Se si è allontanato per sfuggirci, attenderò il suo ritorno, sappiatelo!» «Ammiro la vostra risolutezza, signora, ma devo ricordarvi che le vostre decisioni non rivestono ai miei occhi alcun interesse» dichiarò sir Richard avvicinandosi al cordone del campanello e tirandolo vigorosamente. «Frederick!» disse la signora Griffin «intendete restare in silenzio mentre vostra madre viene insultata da qualcuno che sono tristemente convinta sia un dandy?» «Mamma, non vi riguarda in alcun modo che lo sia o non lo sia.» «Forse» disse gelidamente sir Richard «sarà utile che io mi presenti, signora. Mi chiamo Wyndham.» La signora Griffin accolse quell'affermazione con sovrana indifferenza. Non così del figlio: gli occhi parvero volergli schizzare dalle orbite; si fece avanti e esclamò con la più profonda e umile ammirazione: «Signore, è mai possibile...? Ho dunque l'onore di rivolgermi a sir Richard Wyndham?». Sir Richard si inchinò appena. «Il celebre cavallerizzo?» Sir Richard si inchinò nuovamente. «Il creatore della cravatta alla Wyndham?» proseguì il signor Griffin sopraffatto. Stanco di inchinarsi lievemente, sir Richard disse: «Sì». «Signore» concluse il signor Griffin «sono fiero di conoscervi! Mi chiamo Griffin.» «Lieto di conoscervi» mormorò sir Richard porgendogli la mano. Il signor Griffin la strinse. «Mi stupisce non avervi riconosciuto. Mamma, ci siamo tristemente ingannati. Questo gentiluomo è il celebre sir Richard Wyndham - l'amico di Brummell, dovete pur conoscere il suo nome. È inconcepibile che egli sappia qualcosa di mio cugino.» La signora Griffin parve rassegnarsi alla cosa, seppure con palese riluttanza. Guardò con scarsa simpatia sir Richard e disse gelidamente: «Detesto profondamente il dandismo in ogni suo aspetto e ho sempre deplorato l'influsso esercitato dai dandy sui giovani bene educati. Tuttavia, se davvero siete sir Richard Wyndham, immagino vorrete mostrare a mio figlio come annodarsi la cravatta in quella foggia che egli chiama alla Wyndham,
affinché non sia più costretto a rovinare tutte le sue cravatte prima di ottenere un risultato che a me appare deplorevole». «Mamma» sussurrò lo sventurato signor Griffin «vi prego!» L'ingresso di un servitore, che rispondeva alla chiamata, fu una felice interruzione. Richiesto di accertarsi se il nipote di sir Richard fosse alla locanda, rispose che il giovane gentiluomo l'aveva lasciata da qualche tempo. «Temo allora non possiate fare altro che attenderne il ritorno» disse sir Richard rivolgendosi alla signora Griffin. «Mai penseremmo di farlo... mamma, non possono esservi dubbi che lei... lui non è qui. Lady Luttrell afferma di non saperne nulla, ricordate, e lei non lo ignorerebbe se mio cugino fosse in questa zona.» «Se potessi pensare che si è recata dalla cugina Jane...! E tuttavia è possibile? Temo il peggio!» «Tutto mi appare assai difficile» gemette sir Richard. «Avevo avuto l'impressione che il misterioso fuggiasco appartenesse al sesso maschile.» «Frederick, i miei nervi sono esausti!» proclamò la signora Griffin alzandosi in piedi. «Se intendete trascinarmi nuovamente per tutta l'Inghilterra chiedo mi venga almeno concessa mezz'ora di solitudine!» «Mamma, non sono stato io a voler venire qui!» protestò il signor Griffin. Sir Richard tirò nuovamente il cordone del campanello chiedendo che venisse una cameriera, alle cui cure venne presto affidata la signora Griffin che lasciò maestosamente la saletta chiedendo acqua calda, tè e una camera accettabile. Il figlio diede in un profondo sospiro di sollievo. «Devo chiedervi scusa, sir Richard! Dovete permettermi di chiedervi scusa!» «Non ve ne è alcun motivo.» «Oh, sì, al contrario, insisto. Tale deplorevole fraintendimento: vi devo una spiegazione! Mia madre, vedete, è preda di forti emozioni, e non fa attenzione a quel che dice. E a voi la cosa non è sfuggita; come meravigliarsi della vostra sorpresa? La triste verità, signore, è che mio cugino non è un cugino; è, in breve, una giovane donna.» «La vostra spiegazione, credetemi, signor Griffin, è davvero superflua.» «Signore, gradirei la vostra opinione di uomo di mondo. È vano continuare a mentire: la verità non potrà non venir scoperta. Che cosa pensereste, signore, di un'appartenente al sesso debole che, vestendosi da uomo, lasciasse la casa della sua protettrice calandosi dalla finestra?»
«Penserei che dovesse avere buoni motivi per agire con tanta risolutezza.» «Non voleva sposarmi» disse cupamente il signor Griffin. «Ah!» «Ebbene, non so davvero perché abbia tanta avversione per me, ma non è questo il punto, signore. Il punto è che mia madre è decisa a trovarla e a costringerla a sposarmi per mettere a tacere lo scandalo. Ma a me la cosa non piace. Se lei non vuole a nessun costo, penso che non dovrei sposarla, non credete?» «In nessun caso!» «Sono lieto di sentirvelo dire, sir Richard. Perché, vedete, sin da ieri mia madre non fa che ripetermi che ora devo sposarla, per salvare la sua reputazione. Ma io credo che mi metterebbe a disagio, e nulla, ai miei occhi, potrebbe valere contro una tale situazione.» «Una signora che non esita a fuggire dalla finestra in abiti maschili vi metterebbe senza dubbio a disagio, e è dire poco.» «È quel che penso, sebbene, vedete, sia soltanto una ragazzetta. Non è ancora stata presentata in Società. Sono molto lieto di aver potuto godere dell'opinione di un uomo di mondo. Sono certo di potermi fidare del vostro giudizio.» «Del mio giudizio, potete, ma di null'altro, vogliate crederlo» disse sir Richard. «Dopo tutto, che cosa sapete di me? Come potete essere certo che in questo stesso istante io non nasconda vostra cugina?» «Ah, questa sì che è buona! molto, molto buona!» rise il signor Griffin, apprezzando al suo giusto valore uno scherzo di impareggiabile umorismo. VIII I Griffin lasciarono Queen Charlton nel pomeriggio, quando l'aria si era fatta più fresca e quando sir Richard era tediato al massimo dalla compagnia di uno dei suoi più devoti ammiratori. Di Pen, senza dubbio fuggita all'arrivo dei Griffin, non vi era alcun segno, e sir Richard uscì anch'egli dalla locanda per godere dell'aria fresca e riflettere alla sua complicata posizione. Mentre era assente, la signorina Creed e il signor Beverley Brandon, giungendo alla locanda da due punti assai lontani ma con l'identica circospezione, si trovarono faccia a faccia nella sala d'attesa.
Si guardarono. Una breve conversazione con l'uomo della bottega aveva fornito a Beverley informazioni tali da indurlo a correre il rischio di incontrare il capitano Trimble alla locanda pur di proseguire la sua inchiesta su sir Richard Wyndham. Sir Richard, gli aveva detto l'uomo della bottega, alloggiava alla locanda in compagnia del nipote. Ora, il nipote di sir Richard, come Beverley sapeva, era un robusto giovane gentiluomo che portava ancora le sottane, e Beverley, udendo che il misterioso nipote era un giovinetto di poco sotto i vent'anni, si fece attento e dalla bottega entrò nella sala d'attesa. E là Pen, che entrava cautamente dal cortile delle carrozze, lo incontrò. Non avendolo mai veduto in viso, non lo riconobbe, ma allorché lui, dopo averla fissata a lungo, si fece avanti dicendo con una lieve balbuzie: «Come state? Immagino siate il nipote di Wyndham?», Pen non ebbe più dubbi. Non era una sciocca e comprese che chiunque conoscesse bene sir Richard doveva sapere che non aveva nipoti. Cautamente rispose: «Sì, lo chiamo zio perché sono tanto più giovane di lui, ma in realtà siamo cugini. In terzo grado» aggiunse, nello sforzo di rendere la parentela quanto più lontana possibile. Un sorriso a lei sgradito indugiava sulle labbra di Beverley, che andava ricordando la parentela di sir Richard ma disse con grande cordialità: «Davvero? Lieto di fare la vostra conoscenza, signor...?». «Brown» rispose Pen, rimpiangendo di non essersi trovata un cognome meno consueto. «Brown» ripeté Beverley, con un sorriso sempre più pronunciato. «È un vero piacere per me conoscere un parente di Wyndham, e in un luogo tanto remoto! Ma perché mai, ditemi, siete qui?» «Affari di famiglia. Lo zio Richard - il cugino Richard, ma io, vedete, sono abituato a chiamarlo zio - ha avuto la compiacenza di condurmi qui.» «Dunque è a causa vostra che è a Queen Charlton. Molto, molto interessante!» La guardò attentamente, con uno sguardo che la metteva a disagio. «Davvero molto interessante!» ripeté. «Vogliate salutare a nome mio Wyndham, vi prego, e dirgli che comprendo assai bene per quali ragioni egli abbia scelto un luogo tanto remoto.» Si inchinò e lasciò la sala dove Pen rimase in preda a profonda agitazione. Tornato nella bottega, chiese carta, penna, calamaio, e brandy, e sedette a scrivere una lettera a sir Richard. Ripiegò la lettera, vi scrisse sopra il nome di sir Richard e chiese all'uomo della bottega di darla a sir Richard
appena fosse tornato. Quindi si allontanò, pieno di entusiasmo per la sua astuzia. L'uomo della bottega, occupato a servire da bere, lasciò sul banco la lettera ripiegata mentre si affrettava all'altro capo della sala con la birra per una chiassosa compagnia di gente del luogo. E là il capitano Trimble, che entrava nella bottega dal cortile delle carrozze, la trovò. Il capitano Trimble, dopo una giornata vanamente impiegata nella ricerca di Jimmy Yarde a Bristol, era accaldato, stanco, e di pessimo umore. Conosceva bene la grafia del signor Brandon e la riconobbe subito sulla lettera. Dapprima non lo stupì che il signor Brandon avesse scritto a sir Richard Wyndham, poiché immaginava appartenessero alla stessa cerchia elegante. Ma, guardando pigramente la lettera, ripensò all'inutile viaggio a cui lo aveva indotto sir Richard e si chiese, non per la prima volta, se sir Richard non avesse un motivo per mandarlo a Bristol. La lettera prese ai suoi occhi un aspetto sinistro; dopo averla fissata a lungo, si guardò furtivamente attorno, vide che nessuno badava a lui, e agilmente prese la lettera. L'uomo della bottega tornò, ma, quando ricordò la lettera, il capitano Trimble era seduto davanti al camino spento e chiedeva un boccale di birra. Al momento opportuno, aprì la lettera e la lesse. "Carissimo Richard" scriveva Brandon "sono desolato nell'apprendere che non sei alla locanda. Vorrei potessimo proseguire la nostra conversazione. Quando ti avrò detto che ho avuto la fortuna di incontrare tuo nipote, mio caro Richard, credo non tarderai a comprendere quanto sarebbe saggio incontrarti nuovamente con me. Certo non vorresti che io parlassi, ma dodicimila non sono sufficienti a ottenerti il mio silenzio, sebbene sia pronto a tacere per una somma non inferiore a quella che potrei procurarmi con altri mezzi. Se tu desideri parlare di questa delicata vicenda, sarò nel boschetto alle dieci di questa sera. Se non verrai, ne dedurrò che hai tolto il veto alla mia decisione di utilizzare come meglio credo un certo oggetto, e sarebbe poco saggio da parte tua parlare dei nostri accordi in questa vicenda, ora o in seguito." Il capitano Trimble rilesse due volte la lettera prima di ripiegarla. L'accenno a Pen gli parve oscuro e privo di interesse. Vi era palesemente un segreto poco onorevole legato al nipote di sir Richard, ma il capitano non vedeva quale profitto potesse trarne. Di ben maggiore interesse per lui era il velato accenno alla collana. Il capitano aveva preso a dubitare della buona fede di Brandon dal momento in cui era stato costretto a accettare come
complice Jimmy Yarde. Ora tutto gli parve chiaro. Beverley e Yarde si erano accordati per privarlo della sua parte del bottino. Ebbene, il signor Brandon avrebbe imparato che non era saggio cercare di ingannare Horace Trimble e ancora meno saggio lasciare lettere nella bottega di una locanda. Il capitano Trimble era un uomo portato alla violenza, ma, sebbene gli sarebbe stato assai gradito rovinare il bel volto di sir Richard, non dedicò più di pochi minuti a quel sogno. Sir Richard, se si fosse trattato di fare a pugni, si sarebbe goduto l'incontro ben più del suo aggressore. Un'aggressione meglio organizzata, in una notte buia, con due uomini armati di bastoni, poteva avere maggiori possibilità di successo, ma anche quel progetto aveva i suoi lati negativi. Sir Richard era stato aggredito due volte, da gente risoluta a tutto che voleva derubarlo. Non era stato derubato e non era stato mai più aggredito. Era segnato nelle liste di tutti i ladri e i tagliagola come un individuo pericoloso, che portava con sé la pistola e sapeva tirare con una velocità e una precisione che lo rendevano una vittima ben poco gradevole. Con rimpianto, il capitano decise che sir Richard doveva venir lasciato tranquillo. L'uomo della bottega aveva frattanto scoperto lo smarrimento della lettera. Tutti, nella sala, dichiararono di non saperne nulla. Il capitano Trimble bevve la birra e riportò il boccale al banco. Mentre lo deponeva sul banco, disse: «Non è un pezzo di carta quello che vedo là?». Nessuno poteva vedere nulla, forse perché il capitano si chinò molto in fretta per prenderlo. Quando si rialzò, aveva tra le dita il pezzo di carta. L'uomo lo prese ringraziando e lo diede a uno dei camerieri dicendogli di consegnarlo a sir Richard. Il capitano Trimble, soddisfatto di sé non meno di Brandon, si diresse nella saletta comune e ordinò un pasto sostanzioso. Frattanto sir Richard era tornato alla locanda. Trovò Pen che lo attendeva nella saletta, rannicchiata in una poltrona e intenta a mangiare una mela. «Questa vostra passione per la frutta cruda...!» esclamò. «Sembrate davvero un monello.» Lei gli sorrise. «Vedete, ho fame. Avete... avete trascorso una giornata piacevole con mia zia, signore?» «Spero soltanto che voi abbiate trascorso la vostra nel più profondo disagio.» «No, non è stato così. Sono andata a rivedere la mia casa e sono tornata in tutti i luoghi dove Piers e io ci nascondevamo quando volevano farci studiare. Ma non avevo nulla con cui sfamarmi.»
«Me ne rallegro: non soltanto mi sono trovato in una posizione in cui ho dovuto mentire, simulare e mettere in opera i più deplorevoli inganni, ma ho anche dovuto trascorrere cinque ore con uno dei giovani più desolanti che abbia mai avuto la sventura di conoscere!» «Sapevo che sarebbe venuto Fred con la zia. Non assomiglia a un pesce, signore?» «A un merluzzo. Ma non crediate di potermi distrarre da quel che voglio dire. Una mezz'ora di conversazione con vostra zia mi ha convinto che siete una ragazza senza principi.» «Ha detto cose scortesi di me? Non credo di essere davvero senza principi.» «Siete una minaccia per tutti i cittadini rispettabili e rispettosi della legge.» Lei parve prendere la cosa come un complimento. «Non credevo di essere tanto importante.» «Guardate quel che avete fatto a me!» «Ma non credo voi siate molto rispettabile né rispettoso delle leggi» obiettò lei. «Lo ero un tempo: ora sembra un tempo molto lontano.» Lei finì la mela. «Ebbene, mi duole che siate di cattivo umore, poiché credo di dovervi dire qualcosa che potrebbe non piacervi.» «Ditemi subito il peggio.» «L'uomo che balbetta. Certo, ora vedo che avrei dovuto essere più cauta.» «Beverley Brandon, intendete? Che cosa ha fatto?» «Vedete, è giunto qui. E in quell'esatto momento io sono entrata nella locanda, e... e ci siamo incontrati.» «Quando?» «Oh, non da molto! Voi eravate uscito; ma lui sembrava conoscermi.» «Sembrava conoscervi?» «Ha detto che dovevo senza dubbio essere vostro nipote» spiegò Pen. Sir Richard l'aveva ascoltata con crescente perplessità. Ora, con una nota cupa nella voce che lei non gli aveva mai udito, disse: «Beverley sa bene che il mio solo nipote è un bambinetto ancora nella nursery». «Avete davvero un nipote?» «Sì, ma non ha importanza. Che cosa gli avete risposto?» «Ebbene, credo di essere stata abile. Naturalmente ho compreso chi dovesse essere e ho immaginato che sapesse che non sono vostro nipote. Per-
ché, anche se c'è chi mi giudica priva affatto di ingegno, non sono sciocca» aggiunse loscamente. «Vi brucia ancora?» chiese lui facendosi più dolce. «Proseguite.» «Ho detto che non eravate mio zio, ma vi chiamavo così perché ero tanto più giovane di voi: ho aggiunto che eravate mio cugino in terzo grado. Allora lui ha chiesto perché fossimo a Queen Charlton e io ho risposto per motivi di famiglia. E lui si è congedato.» «Davvero? Ha spiegato per quale motivo fosse venuto qui?» «No, ma ha lasciato un messaggio per voi che non mi piace.» «Quale?» «A me è parso sinistro» incalzò Pen, preparandolo al peggio. «Non esito a crederlo.» «E più ci penso e più mi appare sinistro. Ha detto che dovevo salutarvi e dirvi che comprendeva assai bene per quale motivo foste venuto in un luogo tanto remoto.» «Diavolo!» esclamò sir Richard. «Temevo che la cosa non vi sarebbe piaciuta molto» assentì ansiosamente Pen. «Pensate questo significhi che sa chi sono?» «No, non questo.» «Forse ha immaginato che non sono un ragazzo?» «Forse.» «Non vedo che altro potesse intendere. Ma Jimmy Yarde, che pure ha parlato con me più di quanto io abbia parlato con quello sgradevole gentiluomo, non ha mai sospettato di me. Ora vedo di essere stata incauta: non avrei dovuto permettervi di venire con me. Vi ho messo in una situazione imbarazzante.» «A questo» ribatté lui sorridendo appena «non avevo pensato. Ma l'imprudenza è stata mia. Avrei dovuto riconsegnarvi immediatamente a vostra zia.» «E vorreste averlo fatto?» Lui la guardò. «No» disse. «Ne sono lieta, perché se aveste tentato di farlo, io sarei fuggita da voi. Se a voi non dispiace essere qui, non pensiamoci più. Avete ordinato il pranzo, signore?» «Sì: anatra e piselli.» «Bene!» esclamò Pen con profonda soddisfazione. «Dove credete sia andata la zia Almeria?» «A Chippenham, quindi dalla cugina Jane.»
«La cugina Jane? e perché mai?» «Per vedere se vi foste rifugiata da lei.» «Dalla cugina Jane, questa poi! È una detestabile vecchia signora, e prende tabacco!» Sir Richard, che aveva aperto la tabacchiera, si fermò. «E... la giudicate un'abitudine detestabile?» chiese. «In una donna, sì; senza dire che lo fa cadere sui vestiti. Oh, no, non pensavo a voi, signore!» aggiunse con una gaia risata. «Voi lo fate con tale eleganza!» «Vi ringrazio.» In quel momento entrò il cameriere e porse a sir Richard un biglietto spiegazzato su un ampio vassoio. Lui lo prese e lo aprì quietamente. Pen, che lo guardava con ansia, non vide sul suo viso altro che noia. Sir Richard lesse il biglietto fino in fondo, quindi lo mise nella tasca e guardò Pen. «Vediamo dunque: di che cosa andavamo parlando?» «Tabacco» mormorò lei a bassa voce. «Ah, sì! Io uso King's Martinique, ma molti lo giudicano troppo leggero.» Lei rispose automaticamente, e, quando il cameriere lasciò la saletta, interruppe le spiegazioni di sir Richard sul modo di conservare il tabacco chiedendo impetuosamente: «Di chi era il biglietto, signore?». «Non siate troppo curiosa.» «Non potete ingannarmi. Sono certa che venisse da quell'uomo odioso.» «Infatti, ma non vi è motivo perché vi diate pena, credetemi.» «Ditemi soltanto questo: intende farvi del male?» «No di certo, e in ogni caso non sarebbe in grado di farlo.» «Mi sento in ansia.» «Lo vedo bene. Sarete più calma dopo aver pranzato.» Mentre pranzava e parlava piacevolmente, sir Richard sembrava privo di ogni ansia, ma il biglietto lo aveva indispettito. Non vi era timore che Beverley potesse fare del male alla signorina Creed, poiché non ne conosceva l'identità; e le sue velate minacce di diffamare sir Richard lo lasciavano pienamente indifferente; ma avrebbe incontrato Beverley nel boschetto all'ora stabilita, poiché diveniva ora sempre più urgente mandarlo a Londra quanto prima possibile. Sinché Beverley rimaneva nella zona, era impossibile affidare Pen alle cure di Lady Luttrell, e, sebbene sir Richard non a-
vesse alcun desiderio di rinunciare alla singolare tutela di quell'intraprendente signorina, sapeva bene di doverlo fare, e senza alcun indugio. La mandò quindi a letto poco dopo le nove e mezza dicendole che se non era stanca meritava di esserlo. Lei andò senza recriminazioni: la giornata trascorsa all'aperto doveva averla stancata. Sir Richard attese fino a pochi minuti prima delle dieci, quindi prese cappello e bastone e uscì dalla locanda. La luna era piena e il cielo chiarissimo. Sir Richard, senza alcuna difficoltà, raggiunse il sentiero nel bosco. Là era buio, poiché gli alberi impedivano l'ingresso della luce lunare. Un coniglio attraversò di corsa il sentiero, si udì il grido di un gufo, e nel bosco si avvertivano fruscii e sussurri, ma sir Richard non aveva un temperamento inquieto e non si turbò per quei suoni misteriosi. Non per questo, tuttavia, era pronto a imbattersi in una signora che giaceva immobile sul sentiero, immediatamente dopo una curva. Riprendendosi dalla momentanea sorpresa, sir Richard si fece avanti e le si inginocchiò accanto. Non era morta, come aveva temuto, ma svenuta. Prese a strofinarle le mani e lei lentamente parve riprendersi. La sollevò e la sentì sospirare, quindi gemere: disse qualcosa che lui non comprese, e infine si diede a piangere debolmente. «Non piangete. Siete al sicuro.» Lei singhiozzò e si irrigidì tra le braccia che la sorreggevano. Sir Richard si sentì afferrare al braccio dalle piccole mani di lei. Quindi la signora prese a tremare. «No, non vi è nulla che dobbiate temere» le disse quietamente. «Starete presto meglio.» «Oh!» esclamò lei con apparente terrore «chi siete? oh, lasciatemi andare!» «Si intende che vi lascerò andare, ma siete in grado di reggervi in piedi? Non mi conoscete, ma non avete nulla da temere da me, vogliate crederlo.» Lei fece un debole tentativo per sollevarsi, ma crollò sul sentiero miseramente dicendo tra i singhiozzi: «Devo andare oh, devo andare! Non sarei dovuta venire!». «Questo non ho difficoltà a crederlo. Perché siete venuta? o la domanda è indiscreta?» Lo fosse o meno, valse soltanto a raddoppiare i singhiozzi di lei: si nascose il viso tra le mani, rabbrividendo e emettendo frasi spezzate e incomprensibili.
«Questa poi!» disse una voce alle spalle di sir Richard. Lui si volse a guardare. «Pen! che fate qui?» «Vi ho seguito» rispose lei guardando con aria critica la giovane signora in lacrime. «E ho anche portato un robusto bastone, perché mi sono detta che voi avreste incontrato quell'odioso gentiluomo e sono certa che voglia farvi del male. Chi è quella?» «Lo ignoro. Ma avrò qualcosa da dire a voi, per questa vostra assurda scappata! Bambina mia, non potete smettere di piangere?» «Che fa qui?» chiese Pen, senza lasciarsi turbare dai suoi rimproveri. «E chi può saperlo? l'ho trovata che giaceva sul sentiero. Come si mette fine al pianto di una donna?» «Non credo vi riuscirebbe. E ora le verrà una crisi di nervi. Non vedo perché dobbiate tenere tra le braccia donne che non conoscete.» «Non la tenevo tra le braccia.» «A me sembrava di sì.» «Immagino» chiese ironicamente lui «che a vostro avviso avrei dovuto scavalcarla e proseguire per la mia strada?» «Sì» ribatté prontamente Pen. «Non siate sciocca! La ragazza era svenuta.» «Oh! mi chiedo perché? Sapete, tutto mi appare assai strano.» «Non appare meno strano a me, vogliate crederlo.» Mise una mano sulla spalla della giovane donna in lacrime. «Suvvia, non servirà a nulla piangere. Non potete dirmi che cosa vi ha turbato tanto?» La giovane in lacrime fece uno sforzo titanico per acquetarsi e riuscì a dire: «Ero spaventata!». «Sì, questo mi era parso di comprenderlo. Perché eravate spaventata?» «Un uomo!» ansò la giovane donna. «E io mi sono nascosta, e poi è venuto un altro uomo e hanno preso a gridare tra loro e io non osavo muovermi nel timore di essere vista, e il più grande ha colpito l'altro, che è caduto e è rimasto immobile, e il più grande gli ha preso qualcosa dalla tasca e si è allontanato, e... oh, mi è passato tanto vicino che lo avrei potuto toccare! L'altro uomo continuava a rimanere immobile e io ero tanto spaventata che sono fuggita via e tutto si è annebbiato e credo di essere svenuta.» «Siete fuggita via?» ripeté Pen. «Che azione vile! Non siete corsa a aiutare l'uomo che era stato colpito?» «Oh, no, no» rabbrividì la giovane in lacrime. Sir Richard la aiutò a sollevarsi. «Posso suggerirvi di riposare qualche istante sul ciglio del sentiero mentre io mi reco sulla... scena dell'aggres-
sione che voi avete descritto? Mio nipote, che, come vedete, si è premunito di un robusto bastone, si prenderà cura della vostra sicurezza.» «Io verrò con voi.» «Voi - per una volta in vita vostra - farete quel che vi si dice» ribatté sir Richard, e si avviò lungo il sentiero che portava alla radura. La luna diffondeva sulla radura una luce argentea. Sir Richard era certo che avrebbe trovato Beverley Brandon stordito o nell'atto di riprendersi dal colpo che lo aveva gettato a terra, ma, entrando nella radura, trovò non soltanto un uomo che giaceva immobile a terra, ma un secondo uomo che gli era inginocchiato accanto. Sir Richard camminava piano, e soltanto quando fu quasi accanto ai due uomini, l'uomo inginocchiato udì i suoi passi e si volse a guardare. La luce lunare spegneva i colori, cionondimeno il viso volto verso sir Richard appariva insolitamente pallido. Era il viso di un uomo molto giovane, sconosciuto a sir Richard. «Chi siete?» chiese con una voce spaurita, alzandosi in piedi e assumendo d'istinto un atteggiamento di difesa. «Dubito che il mio nome possa dirvi molto, ma, per quel che vale, mi chiamo Wyndham. Che è accaduto?» Il ragazzo sembrava fuori di sé e rispose con voce rotta: «Lo ignoro. L'ho trovato qui. Credo... sia morto». «Sciocchezze!» e sir Richard si inginocchiò a sua volta accanto al corpo inanimato di Beverley. Sulla fronte esangue si scorgeva un livido, e quando sir Richard sollevò Beverley, il capo gli ricadde all'indietro in modo tragicamente rivelatore. Sir Richard vide il tronco d'albero e comprese che Beverley doveva avervi battuto contro il capo. «Siete nel giusto» disse. «Si è rotto l'osso del collo.» Il ragazzo trasse di tasca il fazzoletto e si asciugò la fronte. «E chi lo ha ucciso? Non... non io, vogliate crederlo.» «Lo credo» ribatté sir Richard rialzandosi. «Ma è orribile: era mio ospite, signore!» «Oh» esclamò sir Richard guardandolo a lungo. «È Beverley Brandon, il figlio minore di Lord Saar.» «So chi è, e voi dovete essere Piers Luttrell.» «Sì, sì, è così. L'ho conosciuto a Oxford, superficialmente, perché, a dire il vero, non mi piaceva molto. Ma una settimana addietro si è presentato a casa mia. Credo fosse stato in visita da amici. E si intende che io... mia madre e io, voglio dire, lo abbiamo invitato a restare, e lui ha accettato.
Non era in buona salute, sembrava avesse bisogno di riposo, di aria pura. Non riesco a immaginare perché sia qui ora, poiché si era ritirato presto con un forte mal di capo. Quanto meno, è quel che ha detto a mia madre.» «Dunque voi non eravate qui in cerca di lui?» «No, no! Io... ecco, ero uscito per godere del chiaro di luna, vedete.» «Vedo.» «E voi, perché siete qui?» «Per godere del chiaro di luna.» «Ma conoscete Brandon.» «Non per questo sono il suo assassino.» «Oh, no, non intendevo... è strano tuttavia che siate entrambi a Queen Charlton.» «A me è parso tedioso. La mia presenza a Queen Charlton non aveva alcun rapporto con Beverley Brandon.» «No, si intende, non immaginavo... Signore, poiché voi non lo avete ucciso, e io non l'ho ucciso, chi lo ha fatto? Non è caduto, non è così? Ha quel livido sulla fronte... qualcuno deve averlo colpito.» «Sì, qualcuno deve averlo colpito» assentì sir Richard. «Immagino non sappiate chi possa essere stato, signore?» «E chi può dirlo?» chiese pensosamente sir Richard. Piers attese, ma poiché sir Richard taceva, guardando il corpo inanimato di Beverley chiese: «Che cosa devo fare? Non lo so davvero: non ho alcuna esperienza. Forse voi potreste consigliarmi?». «Non ho neppure io grande esperienza di assassinii, ma vi suggerirei di tornare a casa.» «Non possiamo lasciarlo qui... non è vero?» «No, non possiamo. Avvertirò il magistrato locale della presenza di un... cadavere nel bosco. E lui se ne occuperà.» «Ma non vorrei fuggire, vedete. È una situazione imbarazzante, e non intendo davvero lasciare voi a... spiegare tutto al magistrato. Dovrò dire di essere stato io a trovare il corpo.» Sir Richard, sapendo che la questione era estremamente delicata, non era d'avviso che l'entrata in scena di Piers Luttrell avrebbe aiutato a renderla meno imbarazzante per i Brandon. Guardò nuovamente il giovane e disse: «Se lo faceste non varrebbe a nulla. Lasciate le cose a me». «Sapete qualcosa?»
«Sì, so qualcosa. Conosco molto bene i Brandon e conosco le attività di Beverley. Questo delitto potrebbe suscitare uno scandalo dei più sgradevoli.» Piers annuì. «Lo temevo. Vedete, signore, non mi sembrava un gentiluomo ammodo e conosceva gente assai strana. Un uomo è venuto da noi, chiedendo di lui, giusto ieri, uno spaccone, e a Beverley la cosa non è piaciuta, l'ho compreso bene.» «E voi avete avuto il privilegio di incontrarlo, quell'uomo?» «Sì, l'ho veduto, ma non gli ho parlato. Il cameriere ha detto a Beverley che il capitano Trimble desiderava vederlo e Beverley ne è rimasto tanto sconvolto che... ebbene, mi sono chiesto che cosa stesse accadendo.» «Ah! che voi abbiate veduto Trimble potrebbe rivelarsi utile... o inutile. Sì, credo fareste meglio a andare a casa e non dire nulla. Senza dubbio, la notizia della morte di Beverley vi verrà recata domani.» «Ma che cosa dirò al magistrato, signore?» «Risponderete a ogni sua domanda.» «Dovrò dire di aver trovato Beverley qui, con voi?» chiese, esitando, Piers. «Non vedo perché dovrebbe chiedervelo.» «Ma non si stupirà che io non abbia notato la scomparsa di Beverley?» «Non avete detto che Beverley aveva affermato di volersi coricare? Perché avreste dovuto avvertirne la mancanza?» «Il mattino successivo?» «Sì, potete sentirne la mancanza alla prima colazione» concesse sir Richard. «Vedo. Ebbene, se a voi sembra giusto, signore, io... ammetto che preferirei non rendere nota la mia presenza nel bosco questa notte. Ma che cosa devo dire se mi chiederanno se vi conosco?» «Non mi conoscete.» «No, no, si intende» assentì Piers che pareva sollevato dalla cosa. «Il piacere di fare la mia conoscenza vi attende ancora. Sono venuto qui per incontrarvi, ma non è questo il momento di parlare di cose che potrebbero rivelarsi assai complesse.» «Siete venuto a Queen Charlton per incontrare me?» chiese Piers stupito. «Se verrete domani da me al George - gesto assai naturale poiché io ho scoperto il cadavere del vostro ospite - vi dirò perché sia venuto a Queen Charlton a cercarvi.»
«Ne sono onorato, si intende... ma non comprendo per quale motivo voi voleste conoscermi.» «Questo non stupisce me quanto il motivo stupirà voi, signor Luttrell.» IX Liberatosi di Piers Luttrell che si allontanò palesemente sollevato, seppure sconvolto, sir Richard si avviò a raggiungere Pen e l'ignota fanciulla. Trovò soltanto Pen, seduta sul ciglio del sentiero con aria di virtuoso distacco, le mani intrecciate in grembo. Sir Richard si fermò, guardandola. «E dov'è» chiese serenamente «la vostra compagna?» «Ha preferito recarsi a casa. Immagino si sia stancata di attendere che voi tornaste.» «Ah, non ne dubito! Non avrete, del tutto casualmente, suggerito che lei dovesse tornare a casa?» «No. non era necessario: era ansiosa di andarsene. Ha detto che si augurava di non essere venuta.» «Vi ha detto perché fosse venuta?» «No. Gliel'ho chiesto, si intende, ma è una ragazzetta tanto sciocca che non faceva che piangere e dire che era una ragazza davvero cattiva. Sapete che cosa credo, Richard?» «Immagino di sì.» «Credo sia venuta per incontrare qualcuno. Mi sembra giusto il tipo di donna che si sente romantica perché la luna è piena. Perché altrimenti dovrebbe essere qui a quest'ora?» «Perché infatti?» le fece eco sir Richard. «Voi, a quanto pare, non tollerate tale romanticismo?» «No di certo. Credo si tratti di una condotta sciocca, e sconveniente.» «Siete severa.» «Ridete di me, lo sento dalla vostra voce: ricordate che io sono fuggita dalla finestra. Ma io non mi recavo a un incontro segreto con un innamorato! Queste sono sciocchezze.» «Senza dubbio. E vi ha rivelato chi sia l'innamorato?» «No, ma ha detto di chiamarsi Lydia Daubenay. E dopo avermelo detto è stata presa da un'altra crisi e ha spiegato di essere sconvolta e che avrebbe voluto non dirmelo. Credetemi, sono stata felice quando ha preferito tornare a casa senza attendervi.»
«Mi era parso che la sua compagnia non vi fosse gradita. Immagino non conti molto. Non mi è sembrata una donna in grado di mantenere un segreto.» «Non saprei dire: era tanto atterrita che forse non parlerà della vicenda. Ho riflettuto e mi sono detta che deve amare qualcuno che i genitori non vogliono farle sposare.» «Una conclusione assai ragionevole.» «E dunque non mi stupirebbe se nascondesse la sua presenza nel bosco questa notte. Ma ditemi, si trattava del gentiluomo che balbetta?» «Sì, e la signorina Daubenay non si ingannava: è morto.» La signorina Creed non parve turbata. «Se è morto, posso dirvi chi lo ha ucciso. La ragazza mi ha ripetuto come erano andate le cose e non vi è dubbio che l'altro uomo fosse il capitano Trimble. E lo ha fatto per prendere la collana.» «Ammirevole.» «È chiaro come il sole. E forse è tutto per il meglio. Oh, sono molto addolorata per il gentiluomo che balbetta, ma non potete negare che fosse un uomo sgradevole. Inoltre so bene che vi minacciava. Per questo vi ho seguito. Ora siamo liberi da ogni preoccupazione.» «Temo di no. Non crediate che io non sia commosso dal vostro eroismo, Pen, ma avrei preferito che vi foste ritirata nella vostra camera.» «A me sembra irragionevole da parte vostra. Volete tenere per voi tutta l'avventura!» «Posso comprendervi, ma devo ricordarvi che la vostra situazione è come dire? - irregolare e che ci siamo dati molta pena per non attrarre l'attenzione. Se la signorina Daubenay non rivela la vostra presenza qui, potrete forse sfuggire al rischio di dover testimoniare, ma, a dirla tutta, non ho alcuna fiducia nella discrezione della signorina Daubenay.» «Oh, vedo! Pensate sarebbe imbarazzante se si scoprisse che non sono un ragazzo? Forse dovremmo lasciare Queen Charlton?» «No, sarebbe un errore fatale. Informerò il magistrato locale di avere scoperto un cadavere nella radura. E poiché voi avete veduto la signorina Daubenay, sulla cui discrezione è vano contare, dirò che voi mi avete accompagnato nella mia passeggiata notturna, e auguriamoci che nessuno vi dia troppo peso. Inoltre, monella, credo che dovreste diventare mio cugino... un mio lontano cugino.» «Ah!» esclamò compiaciuta la signorina Creed «la mia storia.» «La vostra storia.»
«Ebbene, sono lieta che non vogliate fuggire di qui. Non immaginerete mai quanto tutto questo mi diverta. Per voi sarà diverso, ma io, vedete, ho condotto una esistenza tanto comune! E vi dirò un'altra cosa, Richard: sono molto ansiosa, si intende, di trovare Piers, ma credo faremo bene a non rivelargli la nostra presenza fino alla fine di questa avventura.» Per un attimo lui rimase in silenzio. «Siete molto ansiosa di trovare Piers?» chiese infine. «Ma si intende! Siamo venuti per questo.» «È vero, lo avevo dimenticato. Vedrete Piers domani mattina.» Lei si alzò. «Lo vedrò domani mattina? come potete saperlo?» «Avrei dovuto dirvi che ho appena avuto il piacere di conoscerlo.» «Piers! qui, nel bosco?» «Accanto al corpo di Beverley Brandon.» «Mi era parso di udire delle voci. Ma come è accaduto che egli fosse qui? e perché non me lo avete condotto?» Sir Richard attese prima di rispondere. «Vedete» disse infine «credevo che la signorina Daubenay fosse ancora con voi.» «Oh, vedo!» esclamò innocentemente lei. «Sì, sì, eravate nel giusto: non vogliamo coinvolgerla nella nostra avventura. Ma avete parlato di me a Piers?» «Non mi è parso il momento migliore. Gli ho chiesto di venire da me al George domani mattina e di non rivelare a alcun costo la sua presenza nel bosco questa notte.» «Quale sorpresa sarà per lui trovarmi al George!» «Sì, credo sarà... una sorpresa per lui.» Lei gli si affiancò lungo la via del ritorno. «Sono lieta» disse «che non gli abbiate parlato di me. Immagino fosse venuto in cerca del gentiluomo che balbetta? Non riesco a comprendere perché avesse come ospite un uomo tanto sgradevole!» Sir Richard, a cui era accaduto assai di rado in ventinove anni di vita, di trovarsi a corto di parole, comprese ora di non poter rivelare i suoi sospetti alla sua fiduciosa amica. Palesemente, Pen non immaginava che i sentimenti del suo compagno di giochi potessero essere mutati; un patto di reciproca fedeltà vecchio di cinque anni era nella sua mente tanto saldo da impedirle di interrogarsi sulla sua costanza o sulla sua desiderabilità. Si considerava promessa a Piers Luttrell, non vi era dubbio, e anche per questo aveva accettato con tanta semplicità la compagnia di sir Richard. Frasi di avvertimento si formarono nella mente di sir Richard, e vennero respin-
te. Doveva essere Piers a spiegare; sir Richard poteva soltanto sperare che, rivedendolo dopo cinque anni, Pen scoprisse che anche lei, come era accaduto a Piers, aveva ormai dimenticato il suo amore infantile. Entrarono insieme alla locanda. Pen si ritirò nella sua camera a un cenno di sir Richard, ma questi tirò il cordone del campanello. Giunse in risposta un cameriere assonnato, e sentendosi chiedere l'indirizzo del più vicino magistrato, rispose che si trattava di sir Jasper Luttrell, che non era al momento nella sua residenza. Non ne conosceva altri, e sir Richard gli chiese di mandargli il locandiere e sedette per scrivere un biglietto al magistrato. Quando il locandiere entrò sir Richard stava scuotendo la sabbia dal foglio di carta; lo piegò, lo sigillò e, apprendendo che il magistrato più vicino disponibile al momento era John Philips di Whitchurch, ne vergò il nome sul biglietto. «Vi sarò grato» disse quietamente mentre scriveva «se vorrete far recapitare questa lettera al signor Philips.» «Questa notte, signore?» «Questa notte. Il signor Philips, non esito a credere, verrà lui stesso in compagnia del vostro messaggero. Se chiedesse di me, introducetelo qui. E portatemi una tazza per il punch, vi prego.» Il locandiere indugiò qualche istante, cercando di trovare il coraggio per chiedere a quell'elegante gentiluomo di Londra perché volesse un magistrato con tanta urgenza. Ma sir Richard sollevò l'occhialino, e il locandiere si allontanò in fretta. La residenza del signor Philips era a circa cinque miglia da Queen Charlton e passò dunque del tempo prima che un battito di zoccoli annunciasse il suo arrivo. Sir Richard stava spremendo il limone nella tazza del punch quando il signor Philips venne introdotto nella saletta; alzò lo sguardo e disse: «Come state? Il signor Philips, immagino?». Il signor Philips era un gentiluomo brizzolato, dallo sguardo ansioso. «Al vostro servizio, signore. Ho l'onore di rivolgermi a sir Richard Wyndham?» «L'onore è mio, signore» rispose distrattamente sir Richard, occupato nella preparazione del punch. «Signore» disse il signor Philips «la vostra straordinaria rivelazione... una rivelazione senza precedenti, se mi è concesso dirlo, mi ha indotto, come vedete, a giungere senza indugio per indagare su questa incredibile vicenda.» «Molto giusto. Vorrete vedere, immagino, la scena del delitto. Posso dirvi la località, ma senza dubbio il poliziotto del villaggio conosce bene i
luoghi. Il corpo, signor Philips, giace - o giaceva - nella radura al centro del boschetto, poco oltre la strada.» «Intendete dirmi, signore, che la storia è vera?» «Si intende che lo è. Mi avete giudicato tanto spietato da trascinarvi fuori di casa a quest'ora per una burla? A vostro avviso è opportuno aggiungere il sugo di uno o due limoni?» Il signor Philips, che andava osservando i gesti di sir Richard, disse immediatamente: «Uno! uno è sufficiente». «Sono certo siate nel giusto.» «Vedete, signore, devo rivolgervi alcune domande su questa straordinaria vicenda» disse il magistrato, ricordando lo scopo della sua visita. «Senza dubbio, signore, senza dubbio. Volete rivolgermele subito o dopo aver provveduto al corpo?» «Mi recherò prima sul luogo del delitto.» «Bene. Farò in modo che il punch sia pronto per il vostro ritorno.» Il signor Philips giudicava assai fuori luogo la quieta indifferenza con cui il gentiluomo trattava la vicenda, ma la prospettiva di trovare una tazza di punch al suo ritorno era tanto piacevole che decise di non dare peso alla cosa. Quando tornò alla locanda, in capo a mezz'ora, sir Richard aveva fatto accendere il fuoco nella saletta e dalla tazza sul tavolo saliva un aroma fragrante e gradevolissimo. Il signor Philips si strofinò le mani e diede in un'esclamazione soddisfatta. Sir Richard alzò lo sguardo e sorrise. Il suo sorriso aveva conquistato ben altri cuori che quello del signor Philips e non mancò di fare il suo effetto sul gentiluomo. Sir Richard versò il punch in due bicchieri e ne porse uno al signor Philips. «Avvicinate una sedia al fuoco, signore. Si tratta di un gran brutto affare. Devo dirvi di essere molto legato alla famiglia del morto.» Il signor Philips trasse dalla tasca il biglietto inviatogli da sir Richard. «Sì, lo avevo immaginato, signore. Come avreste altrimenti potuto darmi il nome di quel povero giovane? Viaggiava forse in vostra compagnia?» «No. Era ospite di un amico che vive in questa zona. Un giovane di nome Luttrell, se non mi inganno.» «Davvero! La cosa si fa sempre più... ma vogliate continuare, vi prego. Non eravate dunque insieme?» «No, nulla del genere. Sono giunto qui per motivi di famiglia, con i quali non è necessario che io vi annoi, signore.»
«No davvero! motivi di famiglia, sì! Proseguite, signore: come avete scoperto il corpo del signor Brandon?» «È stato un caso. Ma sarà forse meglio che io vi narri prima la mia parte in questa vicenda. Avete senza dubbio udito parlare, signor Philips, dei diamanti dei Brandon?» Dallo sguardo stupefatto del magistrato, era palese che non ne aveva sentito parlare. «Diamanti?» disse. «Temo... no, devo confessare di non saperne nulla.» «Allora devo spiegarvi che costituiscono una collana, di inestimabile valore. Mentre ero in viaggio verso Bristol con un mio giovane parente, la carrozza ebbe un incidente e fummo costretti a trascorrere la notte a una piccola locanda nei pressi di Wroxhall, dove incontrai un individuo che mi sembrò - ma non sono un esperto in materia - poco per bene. Non sapevo quanto fino a quando, il giorno successivo, una guardia di Bow Street non giunse alla locanda.» «Questa poi...! Ma vi ho interrotto, signore.» «No davvero. Lasciai la locanda mentre la guardia interrogava quell'individuo. Soltanto quando mio cugino e io eravamo già avanti nel nostro viaggio scoprii nella mia tasca una borsa con i diamanti dei Brandon.» Il magistrato si irrigidì nella poltrona. «Mi stupite, signore! davvero mi stupite! La collana nella vostra tasca? non so che cosa dire.» «No» assentì sir Richard alzandosi per riempire il bicchiere del suo ospite. «Io stesso ne rimasi sconvolto. Passò del tempo prima che comprendessi come si trovava là. La riconobbi, ma non la collegai immediatamente con l'individuo incontrato a Wroxhall. Per me il problema non era tanto sapere come fosse entrata in mio possesso quanto come restituirla senza indugio a Lord Saar. Immaginavo lo smarrimento di Lady Saar, una gentildonna di squisita sensibilità, al pensiero di tale perdita.» Il magistrato annuì pieno di comprensione: il punch lo scaldava quanto il fuoco, e la sensazione di trovarsi in contatto con gente del Bel Mondo non gli riusciva sgradevole. «Fortunatamente ricordai che Beverley Brandon - il figlio minore di Lord Saar, vedete - risiedeva al momento in questa zona. Giunsi senza indugio alla locanda, ebbi la ventura di incontrare Brandon di poco oltre il villaggio e gli resi la collana.» «Gli avete dato la collana? Sapeva che era stata rubata?» «No di certo. Ne fu stupito quanto me, ma si impegnò a restituirla senza indugio al padre. Giudicai che le cose fossero felicemente sistemate.»
«Intendete dire, signore, che quello sventurato giovane è stato ucciso da qualcuno che voleva rubargli la collana?» «Temo sia così» assentì sir Richard. «Scandaloso! Sono sconvolto! Chi poteva sapere che la collana era in suo possesso?» «Immaginavo che nessuno potesse saperlo, ma è possibile che chi la nascose nella mia tasca mi abbia seguito sin qui, attendendo l'occasione di riprenderla.» «Vero, molto vero! Siete stato spiato! Ma non avete veduto quell'uomo a Queen Charlton?» «Pensate che si sarebbe lasciato vedere da me?» chiese sir Richard senza rispondere. «No, no di certo! È necessario indagare.» «Sì» assentì sir Richard facendo pensosamente dondolare l'occhialino. «E penso vi gioverebbe indagare sull'improvvisa scomparsa da questa locanda di un individuo che si fa chiamare capitano Trimble.» «Davvero, signore! la cosa si fa sempre più... Quali ragioni avete per supporre che l'uomo sia implicato nel delitto?» «Alcune mie parole dette casualmente indussero il capitano Trimble a partire a tamburo battente per Bristol. L'uomo di cui vi ho parlato, alla locanda di Wroxhall, aveva un panciotto di pelle. Una mia accidentale allusione a tale circostanza destò sorprendentemente la curiosità del capitano. Mi chiese in quale direzione l'uomo stesse viaggiando e, apprendendo da me che lo credevo diretto a Bristol, lasciò senza indugio la locanda.» «Vedo: un complice.» «Giusto quel che ho pensato io stesso.» «Sì, ora comprendo tutto. Ma avete detto che il capitano Trimble è partito per Bristol?» «Sì, ma ho in seguito appreso che è tornato alla locanda alle sei di oggi. Di ieri, dovrei forse dire» aggiunse rivolgendo lo sguardo alla pendola sulla mensola. «Le vostre rivelazioni, sir Richard» disse il magistrato con un profondo sospiro «svelano... sono di tale natura che... davvero non avrei mai creduto... Ma il delitto! L'avete scoperto voi, signore?» «Ho scoperto il cadavere di Brandon» lo corresse sir Richard. «Come è accaduto? avevate sospetti..?» «No. Era una serata tiepida e sono uscito per una passeggiata al chiaro di luna. Soltanto il caso mi ha condotto al bosco dove ho trovato il corpo del
mio sventurato amico, e dopo aver fatto quella triste scoperta ho riunito insieme i vari elementi.» Al signor Philips pareva che il caso avesse svolto un ruolo davvero singolare nelle avventure di sir Richard, ma ammetteva che il punch gli aveva lievemente annebbiato l'intelletto. Disse dunque con cautela: «Signore, la storia da voi narrata è di natura tale da... deve in breve venir attentamente vagliata. Attentamente vagliata, sì! Devo chiedervi di non lasciare la zona fino a quando io abbia avuto il tempo... vi prego, non fraintendetemi: non voglio davvero, credetemi, io...». «Mio caro signore, non vi fraintendo e non desidero allontanarmi da questa locanda. So bene che voi avete soltanto la mia parola che io sia davvero Richard Wyndham.» «Oh, quanto a questo... non intendo dubitarne... Ma il mio dovere, comprendete! Certo saprete quali doveri implichi la mia posizione.» «Perfettamente: sono a vostra disposizione.» Il signor Philips, consapevole che era opportuno rimandare le indagini a un momento di maggior sobrietà da parte sua, si alzò con cauta dignità e depose sul tavolo il bicchiere vuoto. «Vi sono grato» disse. «Verrò da voi domani... o meglio, oggi. Devo riflettere alla vicenda. Una terribile vicenda, terribile, credo lo si possa dire!» Sir Richard annuì, e, dopo meticolosi convenevoli, il signor Philips prese congedo. Sir Richard spense le candele e si coricò, non scontento della sua opera. Al mattino Pen fu la prima a scendere. La giornata era soleggiata e la sua cravatta, ne era certa, annodata con cura. Sir Richard aveva ordinato la prima colazione per le nove, e erano appena le otto. Una cameriera scopava il pavimento della saletta privata e un cameriere preparava i tavoli in quella comune. Mentre Pen attraversava l'ingresso, il locandiere, che parlava con un gentiluomo a lei sconosciuto, si volse e esclamò: «Ecco il giovane gentiluomo, signore». Il signor Philips, pur avendo bevuto una quantità forse eccessiva di punch la sera precedente, era tuttavia un funzionario zelante, e non aveva indugiato a lasciare il suo comodo letto e a cavalcare sino a Queen Charlton per proseguire le sue indagini. Come Pen si fermò, si fece avanti e la salutò cortesemente. Lei rispose, augurandosi che sir Richard scendesse; quando il signor Philips le chiese, con cortese bonarietà, se era il giovane cugino di sir Richard, lei assentì e sperò che il magistrato non le chiedesse il nome.
Non glielo chiese. Disse invece: «Eravate con sir Richard quando ha scoperto quell'orribile delitto, giovanotto?». «Non proprio.» «Oh, e che cosa intendete?» «Ero con lui e non ero con lui» spiegò Pen con una serietà che toglieva spavalderia alle sue parole. «Non ho visto il corpo.» «No? Ditemi con chiarezza che cosa è accaduto. Non dovete avere timori, sapete. Se siete uscito con vostro cugino, perché vi siete separati?» «Vedete, signore, c'era un gufo» spiegò Pen. «Via, via! Un gufo?» «Sì, anche mio cugino lo ha detto.» «Ha detto cosa?» «Via, via! A lui non interessa la vita degli uccelli.» «Ah, vedo! Fate raccolta di uova, eh? non è così?» «Sì, e mi interessa la vita degli uccelli.» Il signor Philips sorrise benevolmente. Si chiese quanti anni potesse avere quel giovane esile e pensò che era triste fosse tanto effeminato. «Sì, sì, vedo. Vi siete allontanato cercando di vedere il gufo e non eravate con vostro cugino quando è giunto alla radura.» «No, l'ho incontrato al suo ritorno, e mi disse che cosa aveva scoperto.» «Non esito a crederlo, ma quello che si è sentito, ragazzo mio, non costituisce una prova» concluse il signor Philips con un cenno di congedo. Pen si avviò alla porta, sentendo di essersi abilmente districata da una situazione difficile. Il locandiere la raggiunse con una lettera sigillata. «Dimenticavo» disse. «È stata portata da circa un'ora, per un giovane gentiluomo di nome Wyndham. Forse è un errore e la lettera è per voi?» Pen prese la lettera e la guardò con ansia. «L'ha portata una delle cameriere del maggiore Daubenay.» «Oh» disse Pen. «Oh, bene, vi ringrazio.» Si recò nella strada del villaggio, ruppe il sigillo e aprì il foglio. "Caro signore" diceva la lettera "la Sventurata Creatura che voi avete aiutato la scorsa notte è in una Situazione Disperata e vi chiede di venire nel frutteto presso la strada alle otto, perché è vitale che io possa parlarvi In Privato. Non venitemi meno. Vostra obbligatissima, Lydia Daubenay." Quando Pen raggiunse il luogo dell'appuntamento le otto erano trascorse e la signorina Daubenay passeggiava avanti e indietro con impazienza. Una fitta siepe separava il frutteto dalla casa e un muro basso lo isolava
dalla strada. Pen scavalcò il muro e venne accolta da un'immediata accusa: «Oh, siete in ritardo! Sono secoli che vi attendo!». «Sono venuto appena ho letto la vostra lettera» ribatté Pen balzando a terra. «Perché volete vedermi?» La signorina Daubenay si torse le mani e disse appassionatamente: «Tutto è perduto! Sono sconvolta: non so che cosa fare!». Pen non parve turbata da quel discorso straziante ma guardò spassionatamente la signorina Daubenay. Era una giovane donna graziosa, della stessa età di Pen, ma più piccola di statura e più rotondetta. Aveva riccioli castani, occhi castani da cerbiatta e una bocca morbida come una rosellina. Alzò gli occhi patetici al viso di Pen e mormorò: «Posso avere fiducia in voi?». La signorina Creed prendeva le cose alla lettera e, lungi dal rispondere con appassionata e immediata cavalleria, disse cautamente: «Immagino di sì, ma non posso saperlo fino a quando ignoro che cosa volete». La signorina Daubenay parve raggelata da quelle parole e disse con un soave gemito: «Sono sconvolta! Sono stata molto, molto sciocca!». Pen non aveva difficoltà a crederlo. Disse: «Non restate là a torcervi le mani! Sediamo sotto quell'albero». Lydia pareva esitante. «Non sarà umido?» «No. E se anche fosse?» «Oh, l'erba potrebbe macchiarmi il vestito.» «Sembra a me» disse severamente Pen «che se vi date tanta pena del vestito, la vostra situazione non possa essere davvero tragica.» «Oh, sì, lo è» esclamò Lydia crollando a sedere sull'erba e portandosi drammaticamente le mani al petto. «Non so che cosa direte o che cosa penserete di me, ma siete stato buono con me ieri notte e pensavo di poter avere fiducia in voi!» «Immagino che possiate» assentì generosamente Pen. «Ma vorrei mi diceste di che cosa si tratta, perché non ho ancora consumato la prima colazione, e...» «Se avessi pensato che voi sareste stato tanto privo di comprensione non vi avrei mai, mai fatto chiamare!» mormorò Lydia con voce tremula. «F. difficile avere molta comprensione quando qualcuno non fa che torcersi le mani e dire rose alle quali non vi è nulla da rispondere. Cominciate dall'inizio.»
La signorina Daubenay chinò il capo. «Sono la creatura più infelice del mondo!» annunciò. «Ho la sventura di essere segretamente promessa a un giovane che mio padre non accetterà mai.» «Sì, era quanto immaginavo. E siete andata nel bosco, ieri sera, per incontrarvi con lui?» «Ahimè, è la verità! Ma non giudicatemi frettolosamente: è un giovane ineccepibile... un giovane...» «Se è ineccepibile, perché vostro padre non lo accetterebbe mai?» «Oh, non sono che pregiudizi! Mio padre ebbe una lite con suo padre, e ora non si parlano.» «Oh, e perché hanno avuto una lite?» «Per un pezzo di terra» disse luttuosamente Lydia. «Sembra molto sciocco.» «Lo è. Ma loro prendono sul serio la cosa e non si danno alcuna pena delle nostre sofferenze! Siamo stati costretti all'odioso espediente di incontrarci in segreto! Devo dirvi che il mio promesso è l'onore fatto persona! Ogni sotterfugio gli ripugna, ma che cosa possiamo fare? Ci amiamo!» «Perché non fuggite?» suggerì garbatamente Pen. Lydia la fissò attonita. «Fuggire dove?» «A Gretna Green, si intende.» «Oh, non potrei mai! pensate allo scandalo!» «Quello che io penso è che dovreste cercare di non essere tanto timorosa. Ma immagino non possiate farci nulla.» «Siete il ragazzo più scortese che abbia mai incontrato! Vorrei non avervi fatto chiamare.» «Lo vorrei anch'io, perché a me sembra una storia molto sciocca e che non mi riguarda in alcun modo. Oh, no, non piangete ora! Mi dispiace di quello che ho detto, non volevo essere scortese. Ma perché mi avete fatto chiamare?» «Perché, per quanto siate scortese e orribile, non mi siete parso come gli altri giovani e pensavo che avreste compreso, e non avreste approfittato di me.» Pen diede in una risata divertita. «Questo non lo farò, siatene certa! Ma ho una tale fame: ditemi perché mi avete chiamato.» La signorina Daubenay si asciugò gli occhi con un fazzolettino. «Ero tanto sconvolta ieri notte che non sapevo che cosa facessi! E quando giunsi a casa accadde una cosa terribile: mio padre mi vide. Oh, signore, mi ha accusato di essere uscita per incontrare P... il mio promesso e ha detto che
mi avrebbe mandato a Bath oggi stesso, dalla prozia Augusta. Una donna orribile che gioca soltanto al backgammon e spia ogni mio movimento e è odiosa in ogni senso. Mi sono sentita disperata; credetemi, l'ho detto prima di avere il tempo di riflettere alle conseguenze!» «Avete detto cosa?» chiese Pen, paziente e tediata. «Che non era... quell'uomo che ero andata a incontrare, ma un altro, che avevo incontrato a Bath quando ero stata dalla prozia Augusta, per guarire da quella che mio padre chiama la mia... infatuazione. Ho detto che ero solita incontrare clandestinamente l'altro uomo, perché pensavo che questo avrebbe trattenuto mio padre dal mandarmi a Bath e forse lo avrebbe riconciliato con il Vero Uomo.» «Oh! e è stato così?» «No! ha detto che non mi credeva.» «La cosa non mi sorprende.» «Ma infine mi ha creduto e ora vorrei non averlo mai detto. Ha chiesto: se c'era un altro uomo, chi era?» «Avreste dovuto riflettere. Non poteva non rivolgervi questa domanda, e dovete aver fatto una ben magra figura quando non avete potuto rispondergli.» «Ma gli ho risposto» sussurrò la signorina Daubenay, sopraffatta. «E come avete potuto? non c'era un altro uomo.» «Ho detto che eravate voi!» concluse con disperazione la signorina Daubenay. X L'effetto della drammatica confessione non fu quale la signorina Daubenay si attendeva. Pen trattenne il respiro, rischiò di soffocare e diede infine in una aperta risata. Offesa, la signorina Daubenay ribatté: «Non vedo per quale motivo dobbiate ridere!». «No, non potete vederlo» assentì Pen asciugandosi gli occhi. «Ma è davvero incredibile. Perché mai avete detto una cosa tanto sciocca?» «Non ho trovato altro da dire. E quanto al suo essere sciocca, voi forse mi giudicate sgradevole, ma ho già avuto numerosi corteggiatori!» «Vi giudico molto graziosa, ma non sarò un vostro corteggiatore» ribatté risolutamente Pen. «Né io lo voglio! Vi trovo odiosamente scortese, e siete troppo giovane: per questo ho scelto voi, pensando di essere al sicuro.»
«Oh, siete al sicuro, ma non ho mai udito nulla di tanto sciocco. A quale scopo mentire così a vostro padre?» «Vi ho pur detto che non sapevo che cosa facevo, e ho pensato... ma nulla è andato come speravo!» Pen la guardò con ansia: «Che intendete?». «Mio padre si recherà questa mattina da vostro cugino.» «Vostro padre...?» Lydia annuì. «Sì, e non è in collera: è lietissimo della cosa!» «Lietissimo? Come può essere lietissimo che voi vi incontriate segretamente con uno sconosciuto?» «Ha detto che avevo avuto torto, ma poi ha chiesto il vostro nome. Io lo ignoro; tuttavia, vostro cugino affermò di chiamarsi Wyndham, e io ho detto che questo era il vostro nome.» «Non lo è.» «Come potevo saperlo? Dovevo pur dire qualcosa.» «Siete una ragazza assolutamente priva di principi! Ma perché mai apprendere che il mio nome era Wyndham ha allietato vostro padre?» «A quel che sembra» spiegò cupamente Lydia «i Wyndham sono favolosamente ricchi.» «Dovete dirgli senza indugio che io non sono un Wyndham, e che non ho danaro.» «Come posso dirglielo? Siete irragionevole! riflettete: se dicessi ora di essermi ingannata sul vostro nome, penserebbe che voi abbiate soltanto voluto farvi beffe di me.» «Ma non potete aspettarvi che io mi finga invaghito di voi!» «Nulla potrebbe ripugnarmi maggiormente. Già mi dolgo di avere pronunciato il vostro nome. Ma l'ho pronunciato, e ora non so che cosa fare. Andrebbe tanto in collera se sapesse che ho inventato ogni cosa!» «Me ne duole, ma è vostra la colpa e io non intendo occuparmi di questa vicenda.» Guardò il poetico viso della signorina Daubenay e fece una singolare scoperta: il mento della signorina aveva preso un atteggiamento pertinace; gli occhi da cerbiatta la guardavano con un'espressione implorante ma non priva di risolutezza. «Non potete» disse. «Vi ho detto che mio padre intende parlare con vostro cugino questa mattina.» «Dovete fermarlo.» «Non posso. Non lo conoscete!» «No, e non voglio conoscerlo.»
«Se gli rivelassi che erano tutte menzogne, che cosa non farebbe mai? E non glielo rivelerò! Qualsiasi cosa diciate, non glielo rivelerò!» «E io smentirò ogni vostra parola.» «In tal caso» ribatté trionfalmente Lydia «vi farà qualcosa di terribile, poiché penserà siate voi a mentire!» «Dovrebbe ormai, se non è uno sciocco, conoscervi tanto bene da immaginare che siete voi a mentire!» esclamò con asprezza Pen. «È inutile essere scortese con me. Mio padre pensa che voi mi abbiate seguito a Queen Charlton.» «Intendete che è quanto voi gli avete detto.» «Sì, è così. Vale a dire, lui me lo ha chiesto e io ho risposto di sì prima di avere il tempo di riflettere.» «Ma non riflettete dunque mai? Guardate che impiccio avete creato. E che penserà Richard di questo nuovo guaio?» Palesemente, la cosa lasciava indifferente la signorina Daubenay. Per rispetto delle forme, disse che se ne doleva molto, ma aggiunse: «Speravo voi foste in grado di aiutarmi. Ma siete un ragazzo: non comprendete che cosa sia venire perseguitata come accade a me!». Quelle parole ridestarono in Pen un'eco di simpatia. «Vi ingannate» disse «lo comprendo. Ma se per aiutarvi dovrei chiedere la vostra mano, non lo farò. Più penso alla cosa, più mi sembra ridicolo che mi abbiate trascinato in questa vicenda. Come potrebbe esservi utile una storia tanto assurda?» Lydia sospirò. «Nell'emozione del momento non si riflette. E inoltre, non intendevo davvero trascinarvi in questa vicenda. Ê... è accaduto.» «Non vedo come potesse accadere se voi non intendevate farlo.» «Una cosa, vedete, conduce all'altra» spiegò vagamente Lydia. «Quasi prima che io lo sapessi, l'intera storia si era... formata. Naturalmente, non desidero che voi chiediate la mia mano, ma credo potreste fingere di volerlo fare, affinché papà non sospetti che gli ho mentito.» «No» disse inequivocabilmente Pen. «Vi trovo molto scortese! Verrò mandata a Bath e la prozia Augusta non farà che spiarmi e non vedrò mai più Piers!» «Chi? chi non vedrete mai più?» «Oh, vi prego, non chiedetemelo! Non volevo fare il suo nome!»
«Siete...» Pen tacque, impallidendo, quindi riprese: «Siete promessa a Piers Luttrell?».5 «Lo conoscete!» la signorina Daubenay batté entusiasticamente le mani. «Sì» assentì Pen, e le pareva che nel petto le si aprisse una voragine. «Sì, lo conosco.» «Allora mi aiuterete!» I chiari occhi azzurri della signorina Creed incontrarono gli umidi occhi scuri della signorina Daubenay. La signorina Creed trasse un lungo respiro. «È... è davvero invaghito di voi Piers?» chiese in tono incredulo. La signorina Daubenay si inalberò. «Non vedo perché la cosa vi stupisca: da un anno ci siamo scambiati una promessa reciproca!» «Deve essere molto mutato. È davvero imbarazzante.» «Perché?» «Ebbene... no, voi non comprendereste. Da un anno intero vi incontrate con lui nel bosco?» «No, perché mio padre mi ha mandata a Bath e sir Jasper ha proibito a Piers di rivedermi e anche Lady Luttrell ha detto che eravamo troppo giovani. Ma ci amiamo!» «Non riesco a crederlo...» «Siete orribile! È la verità, e se voi conoscete Piers potete chiederglielo. Oh, vorrei non avervi mai veduto!» «Lo vorrei anch'io.» La signorina Daubenay scoppiò in lacrime. Pen la guardò con interesse e chiese con la voce di chi indaga un mistero: «Piangete sempre tanto? Piangete anche... con Piers?». «Se Piers sapesse come vi siete condotto con me» singhiozzò la signorina Daubenay «vi prenderebbe a pugni.» A quelle parole Pen cedette all'ilarità, e questo incollerì tanto Lydia Daubenay che rinunciò alle lacrime e chiese drammaticamente a Pen di uscire senza indugio dal frutteto. Tuttavia, allorché scoprì che Pen ne era lietissima la rincorse e la trattenne. «No, no» disse «non potete lasciarmi
5
Non vi è dubbio che se il giovane Luttrell avesse portato il nome di John o James, o Charles, la signorina Creed avrebbe tardato ancora a comprendere la realtà delle cose, ma poiché il nome del giovane era Piers, una forma arcaica e inconsueta di Peter, neppure la fiduciosa Penelope Creed poteva nutrire dubbi. [N.d.T]
fino a quando non avremo deciso che cosa fare! Non vorrete... non potete essere tanto crudele da negare la mia storia davanti a mio padre!» Pen rifletté. «Purché non vi aspettiate che io chieda la vostra mano...» «No, no, vi prometto di no!» «Ma è inutile, sapete; non avete che una soluzione: fuggire.» «Ma...» «Non parlate di scandalo ora, o del rischio di sciuparvi il vestito. Innanzi tutto è sciocco, e in secondo luogo Piers non lo tollererebbe.» «Piers» ribatté la signorina Daubenay con sdegno «mi giudica Perfetta!» «Da tempo non vedo Piers, ma non può essere divenuto tanto sciocco.» «Sì, lui... oh, vi odio, vi odio! E come potrei fuggire?» «Dovrà pensare Piers alla cosa, e se Richard non si oppone immagino che potrei aiutarlo. Dovrete fuggire a notte fonda, si intende, e vi sarà necessaria una scala di corda.» «Non ho una scala di corda.» «Ebbene, Piers dovrà farvene una. Se la getta sulla vostra finestra, voi potrete assicurarla saldamente e calarvi giù.» «Preferirei fuggire dalla porta» mormorò Lydia con uno sguardo angosciato. «Oh, come volete, ma sembra molto banale. Tuttavia, la cosa riguarda voi. Piers vi attenderà con un tiro a quattro; voi balzerete in carrozza, i cavalli si slanceranno in avanti e sarete in volo verso il confine! Immagino assai bene la scena» concluse Pen con gli occhi scintillanti. Lydia parve blandamente contattata dal suo entusiasmo. «Sì» disse «sembra romantico. Ma il confine è lontano, e tutti sarebbero tanto in collera con noi!» «Una volta sposati, non avrebbe più importanza.» «No, non è così? soltanto non credo che Piers abbia danaro.» «Oh, questo rende le cose più difficili. Immagino tuttavia che troveremo qualcosa.» «Vedete, se non vi dispiace, preferirei non andare a Gretna: sarebbe romantico, senza dubbio, ma credo non sarebbe agevole. Senza dire che non potrei avere le damigelle, o l'abito da sposa, o un velo, o nulla di tutto questo.» «Non interrompetemi con le vostre sciocchezze! Sto pensando.» Lydia tacque. «Dovremo addolcire il cuore di vostro padre» risolse infine Pen. Lydia parve dubbiosa. «Sì, questo mi piacerebbe, ma come?»
«Facendo sì che egli sia grato a Piers!» «Ma perché dovrebbe essere grato a Piers? Dice che è soltanto un cucciolo.» «Piers» spiegò Pen «deve salvarvi da un pericolo mortale.» «Oh, no, vi prego. Avrei molta paura! E pensate che cosa terribile se non mi salvasse!» «Che sciocca siete! Non vi sarebbe alcun pericolo.» «Ma se non vi è pericolo, come può Piers...» «Piers vi salverà da me.» Lydia la guardò attonita. «Non vi comprendo. Come può Piers...?» «Non continuate a dire: "Come può Piers...?". Dobbiamo far credere a vostro padre che io sono un giovane senza alcuna prospettiva, quindi fuggiremo insieme.» «Ma io non voglio fuggire con voi.» «Né io con voi. Sarà soltanto un piano. Piers ci inseguirà e ci raggiungerà. E vostro padre ne sarà tanto lieto che vi permetterà di sposarlo. Ora devo tornare al George e dirlo a Richard. E parlerò anche con Piers, e certo sistemeremo tutto in un baleno. Vi incontrerò questa sera nel boschetto, per dirvi che cosa dovete fare.» «Oh, no, no» rabbrividì Lydia. «Non nel boschetto!» «Ebbene, allora ci incontreremo qui. Ma devo andare ora; a questa sera.» «Se mi sorvegliassero e io non potessi uscire...?» esclamò Lydia cercando di trattenerla. Pen si era arrampicata sul muro e si preparava a balzare a terra. «Dovete pensare a qualcosa» disse severamente, e svanì dalla vista della signorina Daubenay. Quando tornò al George, sir Richard non soltanto aveva consumato la prima colazione ma si preparava a uscire in cerca della sua vagabonda pupilla. Pen entrò nella saletta, accaldata e senza fiato e disse d'impulso: «Oh, Richard, quale avventura! Ho tante cose da dirvi: tutti i nostri progetti devono venir mutati». «Risoluzione improvvisa. Posso chiedervi dove siete stata?» «Si intende» annuì Pen sedendo alla tavola e spalmando burro in abbondanza su una fetta di pane. «Sono stata con quella sciocca ragazza. Non credereste mai, signore, che si possa essere tanto sciocche!» «Oh, lo crederei. Che cosa ha fatto, e perché siete andata da lei?» «È una storia lunga, e confusa.»
«In tal caso, mi sarà forse più agevole comprenderla se non me la narrerete con la bocca piena.» Negli occhi di lei si accese una risata. Inghiottì il pane e burro e disse: «Mi dispiace, ma sono affamata, vedete». «Prendete una mela.» Lei sorrise. «No, vi ringrazio, preferirei quel prosciutto. Che cosa pensate abbia fatto quella sciagurata ragazza, mio caro signore?» «Lo ignoro» ribatté sir Richard tagliando numerose fette del prosciutto. «Ha detto al padre che si era recata nel boschetto la scorsa sera per incontrarsi con me!» Sir Richard depose coltello e forchetta. «E perché mai?» chiese. «Oh, per un motivo tanto sciocco che è inutile ripeterlo! Ma il fatto è, signore, che suo padre verrà da voi questa mattina. Sperava che se avesse detto di essere stata solita incontrarmi segretamente a Bath...» «A Bath?» «Sì, ha detto che ci incontravamo a Bath, a causa della prozia Augusta, perché non voleva venir mandata di nuovo là. Questo io lo comprendo, ma...» «Avete una capacità di comprensione di molto superiore alla mia: io non ho compreso una sola parola di questa storia. Che ruolo ha la prozia Augusta?» «Avevano mandato Lydia da lei e a lei non piaceva: diceva che non c'era che backgammon e continua sorveglianza. Non potevo non sentirmi partecipe dei suoi sentimenti, perché so bene che cosa intende.» «Me ne rallegro.» «Pensava dunque che se avesse detto al padre che mi aveva incontrato segretamente a Bath, lui non l'avrebbe mandata nuovamente a Bath.» «Tutto questo mi sembra una forma acuta di pazzia.» «Sì, è parso così anche a me. Ma il peggio deve venire. Ha detto che il padre non è andato in collera, ma si è rallegrato della cosa!» «Si tratta di pazzia ereditaria.» «È quel che ho pensato anch'io: sembra che Lydia abbia detto al padre che mi chiamo Wyndham e ora lui pensa che la ragazza stia per sposare un ottimo partito.» Sir Richard diede in un'esclamazione. «Sapevo che sareste stato sorpreso. E un'altra circostanza sconvolge i nostri piani.» Alzò uno sguardo incerto e disse con voce esitante: «Ho sco-
perto qualcosa che... che mi ha davvero colta alla sprovvista. Mi ha detto chi si era recata a incontrare nel bosco la scorsa notte.» «Vedo.» Lei arrossì. «Lo... lo sapevate, signore?» «L'ho immaginato, Pen.» Lei annuì. «È stato sciocco da parte mia non sospettarlo. A dirvi la verità, ho pensato... Ma non ha importanza. Immagino non vi facesse piacere dirmelo.» «Ne siete molto afflitta?» «Ebbene, io... vedete, ero tanto convinta che Piers e io... Immagino mi sarà necessario qualche tempo per abituarmi all'idea, la cosa sconvolge tutti i miei programmi. Ma non dovete darvi pena! Ora dobbiamo pensare a aiutare Piers e Lydia.» «Dobbiamo?» «Sì: conto su di voi per spiegare al padre di Lydia che non sono un buon partito. Questo è molto importante.» «Intendete dire che quel pazzo viene da me per avere il mio consenso al vostro matrimonio con sua figlia?» «Credo venga per scoprire quanto danaro io abbia e se le mie intenzioni sono onorevoli. Ma è possibile che Lydia non abbia compreso, poiché è molto sciocca, e che egli intenda elevare le sue proteste per la mia scandalosa condotta nell'incontrare Lydia in segreto.» «Vedo che mi attende una mattinata assai gradevole.» «Sì, credo sarà molto divertente» assentì Pen. «Perché... ma che avete, signore?» Sir Richard si era coperto gli occhi con le mani. «Pensate» gemette «che sarà divertente!» «Oh, ridete ancora di me.» «Ridere! Ricordo la mia piacevole casa a Londra, la mia vita ordinata, la mia reputazione sinora intatta, e mi chiedo che cosa ho mai fatto per meritare di venir coinvolto in questo vergognoso intrigo. Dovrò dunque passare alla storia come un uomo che non soltanto possedeva un cugino precocemente depravato, ma che lo ha aiutato e incoraggiato nel tentativo di sedurre una giovane donna rispettabile?» «No, no» esclamò appassionatamente lei «nulla di simile, credetemi! Ho sistemato tutto nel migliore dei modi, e il vostro ruolo sarà assolutamente rispettabile.» «Oh, quando è così...!»
«Ora sì ridete di me! Vedete, sarò il figlio unico di una vedova.» «La sventurata donna ha tutta la mia comprensione.» «Oh, sì, sono un ribelle e un dissoluto, e lei non sa che cosa fare. Per questo voi siete qui, si intende. Io non ho l'aspetto tanto adulto da sembrare un buon partito; o voi credete lo abbia?» «No; al contrario: non mi stupirebbe se il padre di Lydia venisse qui con una frusta.» «Sarebbe orribile! A questo non ho mai pensato: ebbene, conto su di voi, signore.» «Potete contare su di me perché io dica al maggiore Daubenay che la figlia gli ha narrato un cumulo di menzogne.» Pen scosse il capo. «No, non possiamo. L'ho detto anch'io, ma vedete pure quanto sarebbe difficile convincere il maggiore Daubenay che diciamo la verità. Riflettete! No, dobbiamo accettare la cosa e risolverla nel miglior modo possibile. E inoltre credo che dovremmo aiutare Piers, se davvero vuole sposare una creatura tanto sciocca.» «Non ho alcun desiderio di aiutare Piers, che a mio avviso si conduce in modo assai riprovevole.» «Che altro potrebbe fare? vedo che devo narrarvi l'intera vicenda.» E si lanciò senza indugio in una colorita narrazione delle pene dei due giovani amanti, al cui termine sir Richard disse senza grande entusiasmo: «Una vicenda davvero patetica. Tuttavia, il tema di Romeo e Giulietta mi appare fuori moda». «Vedete, ho deciso che hanno una sola via d'uscita: devono fuggire.» Sir Richard le si rivolse con improvvisa severità: «Basta con queste sciocchezze! Ascoltatemi bene, bambina mia, farò del mio meglio per liberarvi dal padre infuriato, ma non farò altro, e la cosa deve finire qui! Questa tediosissima coppia di innamorati può fuggire domani per quanto mi concerne, ma io non avrò parte nella cosa, né vi permetterò di averne. Mi avete compreso?». Pen gli rivolse uno sguardo pensoso. Non vi era ombra di sorriso negli occhi di lui, molto più severi di quanto lei avesse potuto pensare. Palesemente non avrebbe appoggiato il suo piano di fuggire lei stessa con la signorina Daubenay. Sarebbe stato bene non dirgliene nulla. Ma non era donna da non accettare una sfida e rispose con vivacità: «Potete fare quel che volete, ma non avete il diritto di dirmi che cosa io devo o non devo fare: non vi riguarda». «Mi riguarderà moltissimo» ribatté lui.
«Non vedo davvero che cosa intendiate con una frase tanto sciocca.» «No, so bene di no, ma presto lo vedrete.» «Ebbene, non faremo baruffa per questo» concluse serenamente Pen. Di colpo lui rise. «Lo spero davvero!» «E non direte al maggiore Daubenay che la storia di Lydia è falsa?» «Che cosa volete gli dica?» chiese lui, cedendo alla nota carezzevole nella voce di Pen e allo sguardo implorante di quei limpidi occhi chiari. «Che sono stato con il mio precettore a Bath, ma gli causavo tanta ansia che mia madre...» «La vedova?» «Sì, e ora comprenderete perché sia vedova.» «Se voi assomigliate al vostro mitico padre, sì, lo comprendo. È morto sulla forca.» «Jimmy Yarde la chiama la vedova.» «Non esito a crederlo, ma, quanto a voi, vi prego di non farlo.» «Come volete. A che punto ero?» «Con il vostro precettore.» «Ebbene, gli causavo tanta ansia che mia madre vi ha chiamato perché mi riconduceste a casa. Immagino possiate essere un fiduciario, o qualcosa di simile. E potete dire tutto il male che volete di me al maggiore Daubenay: sarà bene che gliene diciate, aggiungendo che non ho danaro.» «Non abbiate timori: farò di voi un ritratto tale da renderlo inesprimibilmente felice che sua figlia sia sfuggita a un mostro quale voi apparirete.» «Oh, sì, fatelo! Poi dovrò vedere Piers.» «E poi?» Lei sospirò. «A questo non ho ancora pensato. Abbiamo già tanti problemi che davvero non riesco a immaginare altri piani.» «Volete permettermi di suggerirvi io un piano, Pen?» «Si intende, se ne avete uno. Ma prima vorrei vedere Piers, perché ancora non riesco a credere che voglia sposare Lydia: non fa altro che piangere.» Sir Richard le rivolse uno sguardo enigmatico. «Sì» disse. «Forse sarà bene che vediate Piers. Si cambia in cinque anni, bambina mia, tanto più quando si è molto giovani.» Lei assentì malinconicamente. «Ma io» disse «non sono mutata.» «Forse siete mutata anche voi» ribatté sir Richard con dolcezza.
Lei pareva incredula, e sir Richard preferì non incalzarla. In quel momento giunse il cameriere per togliere i piatti, e poco dopo a sir Richard venne porto il biglietto del maggiore Daubenay. Pen, impallidendo, disse: «Oh, vorrei non essere qui ora! Immagino di non poter fuggire, non è così?». «No. Cadreste nelle braccia del maggiore. Ma non gli permetterò di picchiarvi.» «Lo spero. Ditemi, in fretta, come posso avere un'aria depravata? Ho un'aria depravata?» «No. Potrete al più riuscire a sembrare imbronciata.» Lei si ritrasse su una sedia nell'angolo e vi sedette, studiandosi di avere un'aria corrucciata. «Così?» chiese. «Molto bene.» Un istante dopo veniva introdotto il maggiore Daubenay, un uomo dallo sguardo ansioso, con il colorito acceso: vedendo un gentiluomo alto, impeccabile, all'ultima moda, esclamò: «Siete davvero sir Richard Wyndham!». Pen poté soltanto ammirare la perfezione dell'inchino di sir Richard. Gli occhi lievemente sporgenti del maggiore la scorsero. «Ah, e questo è il giovane briccone che ha amoreggiato con mia figlia!» «Nuovamente?» chiese con aria tediata sir Richard. Il maggiore lo fissò stupefatto. «Questa poi, signore! Intendete dire che questo... questo giovane scapestrato ha l'abitudine di sedurre giovani donne innocenti?» «Siamo dunque a questo punto, signore?» chiese sir Richard. «No, signore, no!» esplose il maggiore. «Ma quando vi dirò che mia figlia ha confessato di essersi recata la scorsa notte per incontrarlo segretamente nel bosco e lo ha veduto molte volte a Bath...» Sir Richard inalberò l'occhialino. «Me ne dolgo con voi, signore. Vostra figlia sembra una giovane donna dotata di iniziativa.» «Mia figlia è una piccola sciocca! Non so davvero che cosa siano divenuti i giovani. Questo giovane - e sembra soltanto un ragazzo! - è, a quel che credo, un vostro parente?» «Mio cugino. Sono... il fiduciario di sua madre. Vedova.» «Vedo dunque di essermi rivolto alla persona giusta.» Sir Richard alzò la mano in un gesto languido. «Assolvetemi da ogni responsabilità, signore. Io devo soltanto allontanare mio cugino dalle cure di
un precettore che si è rivelato incapace di controllare... le sue attività, e condurlo a casa della madre.» «Che cosa fate dunque a Queen Charlton?» Palesemente sir Richard considerava la domanda un'impertinenza. «Ho amici nella zona. Non credo di dovervi tediare con le cause che mi hanno indotto a interrompere il viaggio, un viaggio assai sgradevole per me. Pen, salutate il maggiore.» «Pen?» ripeté il maggiore. «Il nome gli è stato dato in ricordo del grande quacchero» spiegò sir Richard. «Davvero! Allora vi dirò, signore, che la sua condotta non si adatta al suo nome.» 6 «Siete nel giusto. Mi duole dire che è stato una costante fonte di ansia per la madre vedova.» «Sembra molto giovane.» «Ma vecchio, ahimè, nell'esperienza del male!» Il maggiore parve sconvolto. «Suvvia, non può essere nulla di tanto grave! Bisogna avere comprensione per la gioventù. È tutto molto riprovevole né intendo non biasimare mia figlia, ma la primavera della vita, vedete, signore! I giovani hanno idee romantiche... quando due giovani si amano, io credo...» «Si amano...» lo interruppe sir Richard apparentemente attonito. «Sì, sì, immagino siate sorpreso: i cuccioli ci appaiono sempre troppo giovani per lasciare la tana, non è così?» «Pen!» esclamò sir Richard volgendosi minacciosamente all'apocrifo cugino «è mai possibile che abbiate fatto proposte serie alla signorina Daubenay?» «Non le ho mai offerto il matrimonio» mormorò Pen. Il maggiore sembrava vicino a un'apoplessia. Sir Richard intervenne, prima che lui ritrovasse la parola, con una descrizione della vergognosa precocità di Pen che indusse la stessa Pen a distogliere il viso per nasconderne l'ilarità. Bath, a ascoltare la maliziosa lingua di sir Richard, era cosparsa delle sue vittime innocenti. Quando poi sir Richard lasciò comprendere che quel precoce mostro di depravazione non aveva danaro, né poteva 6
I quaccheri, come William Penn (1644-1718) fondatore e per qualche tempo governatore della Pennsylvania, si distinguevano per il loro rigore morale: l'inesistente Penn Brown, no. [N.d.T.]
sperare di averne, il maggiore trovò tanto fiato da dire che quel cucciolo meritava di venir frustato. «Giusto quel che penso io» assentì sir Richard. «Non pensavo mai a nulla di simile! Non un penny, avete detto?» «Non un penny.» «Davvero una fortuna essergli sfuggiti. Non so che cosa dire: sono fuori di me.» «Ahimè, il padre non era dissimile. La stessa ingannevole innocenza celava un cuore perfido.» «Mi sconvolgete. E sembra davvero un ragazzo!» Pen, sentendo di dover intervenire, disse con un'aria innocente che inorridì il maggiore: «Ma se Lydia ha detto che le ho offerto il matrimonio, mente. Era soltanto uno svago: non voglio sposarmi». Il maggiore rimase nuovamente senza parole. Sir Richard rimandò con un gesto imperioso Pen nel suo angolo, disse che l'intera vicenda doveva venir messa a tacere, promise di trattare Pen come si meritava e infine scortò il maggiore fuori dalla saletta, ripetendo che tanta depravazione non sarebbe sfuggita al castigo. Pen cedette infine all'ilarità appena il maggiore fu lontano, e dovette afferrarsi al dorsale di una sedia per sostenersi. In quell'atteggiamento venne trovata dal signor Luttrell che le balzò contro dicendo a denti stretti: «La cosa vi sembra dunque molto divertente, eh? A me no!». Pen alzò il capo e vide innanzi a sé il viso del suo antico compagno di giochi. Il signor Luttrell disse minacciosamente: «Vi ho udito: non potevo impedirmelo! Dunque non pensavate al matrimonio, eh? Vi vantate di avere amoreggiato con una creatura innocente! E credete di cavarvela così? vi darò io una lezione!». Pen scoprì con orrore che Piers Luttrell le si avvicinava con i pugni chiusi. Si riparò dietro la tavola esclamando: «Piers! Non mi riconoscete? Piers, guardatemi! sono Pen!». Il giovane signor Luttrell la guardò a bocca aperta. «Pen?» riuscì a articolare. «Pen?» XI
Rimasero immobili a fissarsi. Il giovane gentiluomo fu il primo a ritrovare la voce, ma soltanto per ripetere con sempre più profondo stupore: «Pen? Pen Creed?». «Sì, sono io!» «Ma... ma che cosa fate qui? e in quegli abiti? Non comprendo.» «È una lunga storia.» Luttrell appariva stordito; si passò la mano tra i capelli, in un gesto che lei ricordava bene, e disse: «Ma il maggiore Daubenay... sir Richard Wyndham...». «Fanno entrambi parte della storia.» Pen lo aveva guardato con attenzione e, parendogli non fosse molto mutato, aggiunse: «Vi avrei riconosciuto ovunque! Io sono dunque tanto mutata?». «Sì. Vale a dire, non so. I capelli, immagino, tagliati corti... e gli abiti.» Pareva scandalizzato, e lei si disse che forse un poco era mutato. «Non riesco a comprendere» proseguì lui. «Non ho potuto non udire parte di quello che è stato detto, sebbene cercassi di non udirlo... fino a quando non ho colto il nome della signorina Daubenay.» «Vi prego, Piers, ora non abbandonatevi nuovamente alla collera. Vi spiegherò.» «Non riesco davvero a comprendere: mi pare di essere impazzito. L'avete ingannata: come avete potuto farlo? e perché?» «Non ho fatto nulla di simile. E a mio avviso potreste mostrarvi più lieto di vedermi!» «Sono lieto, si intende! Tuttavia, venire qui mascherata da ragazzo e giocando tiri di quel genere a una indifesa... Per questo non è venuta la scorsa notte.» «No, non per questo. Ha veduto uccidere il gentiluomo che balbettava e è fuggita, sciocco che siete!» «Come potete saperlo?» «Perché ero là.» «Con lei?» «Sì, ma...» «E dunque l'avete voluta ingannare!» «Vi dico di no: l'ho incontrata per caso.» «Ditemi una cosa: lei sa che siete una donna?» «No, ma...» «Ne ero certo. E ho udito con chiarezza il maggiore dire che vi aveva incontrato a Bath. Non so perché lo abbiate fatto, ma è uno scherzo davvero
orribile! E Lydia... Lydia che mi inganna... che incoraggia le vostre attenzioni... oh, ora ho aperto gli occhi!» «Se dite un'altra parola, vi colpirò!» proruppe Pen indignata. «Non avrei mai creduto che poteste divenire tanto sciocco e tedioso. Non ho mai incontrato Lydia Daubenay prima della scorsa notte, e se non volete credere a me, chiedetelo a lei!» Lui parve colto di sorpresa e disse con incertezza: «Ma se non la conoscevate, perché eravate con lei nel bosco?». «È stato un caso. Quella sciocca creatura era venuta meno, e io...» «Non è una sciocca creatura!» «Oh, sì, molto sciocca. Tornata a casa, che cosa credete abbia fatto se non dire al padre che era uscita per vedere non voi, ma me?» Quell'annuncio lo sorprese. I suoi stupefatti occhi grigi cercarono una risposta nel volto di Pen; con un lieve sorriso disse: «Oh, Pen, spiegatemi! Non siete mai riuscita a narrare una storia in modo comprensibile». Lei si allontanò dal tavolo e sedette nel vano della finestra. Con uno sguardo dolente al suo abbigliamento, Piers le sedette accanto. Entrambi si guardarono con attenzione; tuttavia, se Pen guardava apertamente Piers, questi la fissava timidamente e mostrava una singolare tendenza a distogliere lo sguardo quando incontrava il suo. Piers Luttrell era un giovane di bell'aspetto, se non esattamente bello, con un viso gradevole, belle spalle e modi garbati e aperti. Poiché le era maggiore di quattro anni, le era parso sempre, ai vecchi tempi, molto adulto, molto più esperto di lei e degno di venir preso a modello e a guida. Ora, mentre gli sedeva accanto, avvertiva un senso di delusione. Le pareva poco più che un ragazzo, palesemente timido e incapace di trovare qualcosa da dire, in modo ben lontano da quello di un tempo. Si intende, il loro incontro non era stato dei più felici, ma Pen si diceva che, dopo avere scoperto la sua identità, avrebbe potuto dar prova di maggior piacere. Si sentì abbandonata, come se una porta che credeva aperta fosse stata bruscamente chiusa. Un remoto sospetto che quel che si trovava dietro la porta chiusa non fosse quel che lei aveva immaginato serviva soltanto a renderla più malinconica. Per nascondere il suo disappunto, disse vivacemente: «È trascorso tanto tempo da che vi ho veduto e vi sono tante cose da dire! Non so dove iniziare». Lui sorrise, ma lo sguardo restava ansioso. «È così, sembra tanto strano. Perché, mi chiedo, ha detto di essere uscita a incontrare voi?»
Pen comprese che la signorina Daubenay occupava la mente di Piers tanto da escluderne ogni altro pensiero. Frenando l'intenso desiderio di fargli dono della sua opinione sulla giovane signora, Pen narrò quanto più brevemente poté il suo incontro con Lydia nel frutteto. La speranza che a quel punto lui vedesse il suo bene come lo vedeva lei svanì quando Piers esclamò estaticamente: «È tanto innocente! È proprio da lei aver detto questo; ora comprendo tutto». Questo, per Pen, era troppo. «A me è sembrata una cosa molto ridicola da dire.» «Vedete, Pen, non sa nulla del mondo. E è troppo impulsiva. Sapete, mi fa sempre pensare a un uccellino.» «Un'oca, immagino» ribatté seccamente Pen. «Un uccellino selvatico, intendo» replicò dignitosamente lui. «Un uccellino esitante, piccolo, timido e spaurito...» «A me non è parsa timida. Al contrario, mi è parso molto audace chiedere a un giovane che non conosceva di fingersi invaghito di lei.» «Voi non comprendete. È tanto fiduciosa! Le è necessario qualcuno che si prenda cura di lei. Ci siamo amati sin dal nostro primo incontro. Saremmo già sposati se mio padre non avesse fatto scioccamente baruffa con il maggiore. Pen, non potete sapere quali siano state le nostre sofferenze: sembra non abbiano fine! Non indurremo mai i nostri genitori a acconsentire al nostro matrimonio, mai!» Si nascose la testa tra le mani con un gemito, ma Pen disse vivamente: «Dovrete dunque sposarvi senza il loro consenso. Sembrate entrambi tanto privi di iniziativa che non fate che gemere e incontrarvi nei boschi! Perché non fuggite?». «Fuggire: non sapete quello che dite, Pen! Come potrei chiedere a quella fragile creatura di fare nulla di simile? E sarebbe assai sconveniente! Sono certo che inorridirebbe al solo pensiero.» «Sì, inorridisce» assentì Pen. «Ha detto che non avrebbe potuto avere damigelle d'onore, o un velo di trina.» «Vedete, è stata allevata molto severamente... ha condotto una vita assai protetta. E inoltre, perché non dovrebbe avere un velo di trina, e... e tutte le cose che le donne amano?» «Quanto a me» ribatté Pen «non darei alcun peso a simili frivolezze se amassi davvero!»
«Oh, voi siete diversa! Siete sempre stata più simile a un ragazzo che a una ragazza. Guardate ora: perché vi siete vestita da ragazzo? Mi sembra assai strano, e sconveniente, sapete.» «Vi erano circostanze che... che rendevano necessaria la cosa» rispose con la voce inaridita Pen. «Dovevo fuggire dalla casa di mia zia.» «Continuo a non vedere perché...» «Perché dovevo calarmi giù da una finestra» proruppe Pen. «E non potevo viaggiare da sola se ero vestita da donna, non lo capite?» «Sì, immagino siate nel giusto. Ma non dovreste, semplicemente, viaggiare da sola. Che monella siete!» Un pensiero gli attraversò la mente; con improvvisa riprovazione guardò Pen. «Ma eravate con sir Richard Wyndham quando io sono entrato, e sembravate in grande amicizia con lui. Pen, che mai state facendo? Come accade che siate con lui?» L'incontro con il vecchio compagno di giochi sembrava irto non soltanto di delusioni, ma di impreviste difficoltà. Pen comprese senza esitazione che il signor Luttrell non la approvava. «Oh, quello...» disse. «Questa è una storia davvero troppo lunga perché possa narrarvela. Vi erano ragioni che mi facevano desiderare di tornare a casa, e... e sir Richard non voleva che io viaggiassi sola.» «Pen» esclamò Piers inorridito «non intendete dire che siete in viaggio con lui?» Il tono delle sue parole faceva svanire d'incanto ogni senso d'avventura e caricava il suo gesto del peso della sconvenienza. Pen arrossì e andava cercando una spiegazione che potesse soddisfare Piers, quando la porta si aprì e sir Richard entrò. Uno sguardo all'espressione di gelida disapprovazione di Piers; uno sguardo al viso di Pen, al rossore che le copriva le guance e allo splendore che le accendeva lo sguardo; e sir Richard comprese senza indugio che cosa fosse accaduto tra i due. Chiuse la porta e disse con la sua voce piacevolmente pigra: «Ah, buon giorno a voi, signor Luttrell. Mi auguro che i sorprendenti eventi della scorsa notte non vi abbiano privato del sonno?». Un sospiro di sollievo sfuggì a Pen. L'ingresso di sir Richard sembrava rimettere d'incanto al loro posto tutte le cose che le erano parse impazzite. Si alzò dal sedile e d'istinto gli si fece accanto. «Signore» disse «Piers dice... Piers pensa...» Tacque e si portò una mano al viso. Sir Richard guardò Piers inarcando lievemente le sopracciglia. «Ebbene?» disse quietamente. «Che cosa dice e pensa Piers?»
Il signor Luttrell si alzò: sotto quello sguardo ironico e tollerante, arrossì anche lui. «Ho detto soltanto... mi sono soltanto stupito, mi sono chiesto perché Pen viaggi in vostra compagnia.» Sir Richard aprì la tabacchiera e prese tabacco. «E non avete trovato una risposta ai vostri dubbi?» chiese. «Ebbene, signore, devo dire che mi sembra... intendo che...» «Forse avrei dovuto spiegarvi» lo interruppe sir Richard prendendo la mano di Pen e stringendola con fermezza «che vi rivolgete alla futura Lady Wyndham.» La mano si contrasse in quella di sir Richard, ma, obbedendo alla stretta ammonitrice delle dita di lui, la signorina Creed rimase in silenzio. «Oh, vedo!» esclamò Piers rischiarandosi in volto. «Vi chiedo scusa. È davvero una splendida notizia. Vi auguro ogni felicità. Ma... ma perché Pen indossa quelle vesti e che cosa fate qui? Tutto continua a sembrarmi strano. Dal momento che vi è tra voi una promessa di matrimonio si potrebbe dedurre che... È tutto molto eccentrico, signore, e non so che cosa ne dirà la gente.» «Poiché ci siamo dati gran pena per non rivelare a altri che a voi l'identità di Pen, credo in verità che la gente non dirà nulla» ribatté serenamente sir Richard. «Se il segreto dovesse trapelare... ebbene, la risposta è che siamo una coppia assai eccentrica.» «Non trapelerà a causa mia, signore!» lo assicurò Piers. «Non mi riguarda, si intende, ma non riesco a non chiedermi che cosa vi abbia indotto a venire qui e perché Pen sia dovuta fuggire da una finestra. Tuttavia, non voglio parere indiscreto. Soltanto, avendo conosciuto Pen da sempre...!» Toccò alla signorina Creed stringere la mano di sir Richard per avvertirlo. E la strinse in modo tanto convulso, che lui le sorrise appena per rassicurarla. «Temo di non potervi rivelare per quali ragioni siamo venuti qui» disse. «Vi sono circostanze che hanno reso necessario il viaggio. L'abbigliamento di Pen, al contrario, può venir agevolmente spiegato. Nessuno di noi voleva il peso di una chaperon in una missione di... grande delicatezza; e poiché il Bel Mondo, mio caro Luttrell, è incline a condannare, è parso utile che Pen fingesse di essere, non la mia futura sposa, ma un mio giovane cugino.» «Oh, sì, si intende, si intende!» assentì Piers, che era ben lungi dall'intendere, ma si sentiva sopraffatto dalla suprema sicurezza del dandy.
«Ora» proseguì sir Richard «saremmo già di ritorno a Londra, non fosse stato per due circostanze poco piacevoli. E di una di queste, mi duole sottolinearlo, il responsabile siete voi.» «Io?» «Voi» assentì sir Richard lasciando la mano di Pen. «La signora alla quale, a quanto so, siete segretamente promesso, ha, in uno sconsigliato tentativo di distogliere i sospetti del padre, informato il maggiore che Pen è l'uomo che lei si era recata a incontrare la scorsa notte nel boschetto.» «Sì, Pen me lo ha detto. Vorrei non lo avesse fatto, signore, ma è tanto impulsiva, vedete!» «Così mi era parso di comprendere. Sventuratamente, poiché sono costretto a non lasciare per il momento Queen Charlton, la sua impulsività ha reso assai imbarazzante la nostra situazione.» «Sì, lo comprendo. Me ne dolgo molto, signore. Davvero dovete rimanere qui?» «Sì. Senza alcun dubbio la cosa vi è sfuggita di mente, ma la scorsa notte, nel boschetto, è stato commesso un delitto. Sono stato io a scoprire il cadavere di Brandon e a avvertirne l'autorità competente.» Piers parve turbato e disse: «Lo so, signore, e la cosa non mi piace. Perché, a dire il vero, sono stato io a trovare per primo Beverley, ma voi mi avete detto di tacerlo». «Mi auguro lo abbiate taciuto?» «Sì, poiché è molto imbarazzante a causa della presenza della signorina Daubenay nel boschetto. Ma se lei ha detto di esservisi recata per incontrare Pen...» «Farete meglio a tacere, ragazzo mio. Sapere che anche voi eravate nel boschetto varrebbe soltanto a confondere il povero signor Philips. Vedete, io ho il vantaggio di sapere chi ha ucciso Brandon.» «Credo» disse Pen «dovremmo dire a Piers della collana di diamanti.» «Come volete.» La vicenda della collana, quale gli venne narrata dalla signorina Creed, fece dimenticare a Piers le sue più gravi ansie. A Pen parve il Piers della sua infanzia quando esclamò: «Questa sì, è un'avventura!», e quando lui le ebbe a sua volta narrato la sorpresa provata nel veder giungere Beverley, che conosceva assai superficialmente a Oxford, e entrambi ebbero scambiato le reciproche opinioni sul capitano Trimble, i due giovani si ritrovarono in rapporti nuovamente assai amichevoli. Sir Richard, convinto che i suoi interessi avrebbero potuto progredire se egli avesse lasciato che Pen
conversasse a lungo e liberamente con il signor Luttrell, non tardò a lasciarli soli, e Pen non tardò a annunciare a Piers i piani per favorire il suo matrimonio con la signorina Daubenay. Questi colsero palesemente di sorpresa il signor Luttrell. Il rifiuto di Lydia a fuggire con lui gli parve naturale, e non vile, e quando Pen gli descrisse entusiasticamente il piano del falso rapimento, lui disse che doveva essere pazza a pensare a quelle cose. «Sono tentata di abbandonarvi al vostro destino!» esclamò allora Pen. «Nessuno di voi ha il coraggio di dare una spinta favorevole alla cosa. E la conclusione sarà che la vostra impagabile Lydia verrà data in moglie a un altro: allora sì, vi pentirete!» «Oh, non ditelo neppure, vi prego! Se soltanto mio padre fosse più conciliante... Nutriva simpatia per il maggiore prima della lite.» «Dovete addolcire il cuore del maggiore.» «Sì, ma come? No, non suggerite altri folli piani di rapimenti. Immagino vi sembrino buoni, ma se soltanto rifletteste alle difficoltà... Nessuno crederebbe che non si tratti di un piano preparato da noi: se lei fuggisse con voi, non vorrebbe sposare me, non credete?» «No, ma si potrebbe dire che l'ho rapita contro la sua volontà. E voi potreste salvarla da me.» «Come potrei sapere che l'avete rapita? No, davvero, Pen, non è possibile: dovrei battermi in duello con voi, o qualcosa di simile! Sembrerebbe assai strano se io mi accontentassi di ricondurre a casa Lydia.» «Ebbene, potremmo batterci in duello!» assentì Pen, gli occhi accesi di entusiasmo a misura che nuovi orizzonti le si aprivano alla mente. «Potrei mettermi il braccio al collo e dire che mi avete ferito. Oh, sì, Piers, sarebbe un'avventura splendida!» «Non siete mutata!» esclamò Piers, e non intendeva farle un complimento. «Siete davvero un monello. Non riesco a comprendere come abbiate potuto promettervi in moglie a un uomo di mondo qual è Wyndham. Dovrete correggervi, sapete. A dire il vero, non riesco a comprendere come voi possiate sposare chicchessia. Siete soltanto una bambina.» A quel punto ci sarebbe stata tra loro una lite se sir Richard non fosse entrato, seguito dal signor Philips. Pareva vagamente divertito, e l'improvvisa espressione di trepidazione che si dipinse sulla giovane coppia seduta presso la finestra gli fece tremare le labbra nell'accenno di un sorriso represso. Quando parlò, tuttavia, la sua voce era ammirevolmente seria.
«Pen» disse «volete avere la bontà di spiegare la vostra... la vostra storia del gufo al signor Philips?» «Oh!» esclamò Pen arrossendo. Il magistrato la guardò severamente. «Da quel che ho appena appreso, giovanotto, ho dovuto concludere che la vostra storia era falsa.» Pen guardò sir Richard; ma lui non le venne in aiuto dicendo con un sorriso malizioso: «Alzatevi, ragazzo mio, alzatevi quando il signor Philips vi parla». «Oh, sì, si intende» annuì Pen alzandosi. «Vi chiedo scusa. Il gufo, dunque. Ebbene, vedete, non sapevo che cosa dire quando mi avete chiesto perché non ero accanto a mio cugino la notte scorsa.» «Non sapevate che cosa dire! Una sola cosa dovevate dire: la verità» disse austeramente il signor Philips. «Non potevo. Si trattava della reputazione di una signora!» «È quanto mi è stato detto. Ebbene, non posso negare di apprezzare le vostre ragioni, ma devo avvertirvi che ulteriori menzogne potrebbero condurre a serie complicazioni per voi. Serie complicazioni. Non dirò nulla del vostro incontro, che non posso non definire clandestino, con la signorina Daubenay. La cosa non mi riguarda. E per vostra fortuna la testimonianza della signorina Daubenay conferma che quell'orribile delitto è stato commesso da qualcuno i cui connotati corrispondono a quelli di Trimble. Se non fosse stato per questa circostanza... poiché non vi nasconderò di non essere in alcun modo soddisfatto. Permettetemi di dirvi, sir Richard, che la vostra presenza nel boschetto induce a credere che voi abbiate aiutato vostro cugino in questa reprensibile...» «No, no, vi ingannate!» esclamò Pen. «Mio cugino era venuto a cercare me. Era molto in collera con me per quello che avevo fatto, non è così, Richard?» «È così. Ero molto in collera.» «Ebbene, tutto mi sembra assai strano!» esclamò il signor Philips. «Sono, come potete vedere, sconvolto dai rimorsi» assicurò sir Richard. Il magistrato sbuffò, accennò un rapido inchino, e si allontanò. «La mia reputazione, oh, la mia reputazione!» gemette sir Richard.7 «Orribile monella senza principi, perché il gufo?» 7
Che tuttavia sapeva conservare, anche in situazioni di grave imbarazzo, il sangue freddo necessario per una elegante citazione: dall'Otello di Shakespeare; e è singolare che la frase, rivolta qui da sir Richard alla lim-
«Ebbene, dovevo pur dire qualcosa.» «Temo» disse Piers profondamente turbato «che sia un poco colpa di Lydia. Ma, credetelo, signore, non voleva far male!» «Lo so: è tanto impulsiva. Mi sento un vegliardo.» E si allontanò dopo quelle tristi parole, e subito Pen si scagliò contro Luttrell dicendo in tono di accusa: «Ebbene, vedete ora che cosa ha fatto la vostra impagabile Lydia». «Non è peggiore di voi! Al contrario! Lei non se ne andrebbe in giro vestita da uomo! Non mi stupisce che sir Richard si senta un vegliardo: accadrebbe anche a me se fossi il vostro futuro marito.» «Vi dirò allora una cosa, Piers Luttrell! Ho un cugino con la faccia di un pesce, e lui vuole sposarmi e per questo sono fuggita da una finestra. Ma mi sentite? - sposerei lui piuttosto che sposare voi! Se dovessi sposare voi, mi annegherei: siete sciocco, scortese e senza coraggio!» «Ho soltanto un po' di buon senso» cominciò Piers rigidamente, e rosso in viso. Ma venne interrotto. Un cameriere entrò con l'annuncio che una giovane chiedeva di parlare con il signor Wyndham. Consapevole che quel mitico essere era lei, Pen disse: «Che cosa altro può volere ora quella sciocca ragazza? Vorrei non essere mai venuta a Queen Charlton! Oh, bene, fatela entrare!». «Può mai essere Lydia?» esclamò Piers. Ma la giovane non era la signorina Daubenay, sebbene la sua cameriera personale, una rosea donzella piena degli ideali romantici della padrona. Entrò pesantemente velata e offrì a Pen una lettera sigillata. Mentre Pen la apriva e leggeva l'inquieto messaggio, Piers rivolse alla giovane donna urgenti domande alle quali lei rispose in modo evasivo, e con irritanti risatine. «Questa poi!» esclamò Pen decifrando infine la grafia della signorina Daubenay. «Le cose sono divenute disperate. Dice che fuggirà con voi.» «Che cosa? Datemi la lettera.» Pen lo respinse. «Dice che intendono mandarla nel deserto del Lincolnshire.»8 pida e lineare Penelope, sia nell'originale rivolta da Cassio al ben altro che limpido e lineare Jago. [N.d.T.] 8 La signorina Daubenay era una natura melodrammatica e incline alla metafora: il Lincolnshire, è superfluo dirlo, non è un deserto. [N.d.T.]
«Dove vive sua nonna. Quando deve partire?» «Non riesco a leggere... oh, sì. Domani mattina, con il padre. Mi chiede di dirvi di preparare la fuga per questa sera.» Piers le strappò la lettera. «Sì, è così: domani mattina. Pen, se parte sarà la fine di tutto! Non volevo fare nulla di tanto sconveniente, ma non ho scelta, e i suoi genitori non sono contrari a me, il che renderebbe tutto ben diverso. Godete della fiducia della vostra padrona?» chiese rivolgendosi alla cameriera. «Oh, sì, signore. Sebbene il padrone mi ucciderebbe se sapesse che vi recavo le sue lettere, signore.» Piers ignorò quell'affermazione melodrammatica. «Ditemi, la vostra padrona è decisa alla fuga?» «Oh» esclamò la donzella intrecciando le manine paffute «mai è stata più decisa, signore! "Devo fuggire!" mi ha detto, quasi folle di dolore. "Se venissi condotta nel Lincolnshire morrei!" e morirà, signore, è sicuro.» Pen sedette, circondandosi le ginocchia con le braccia. «Nulla di meglio» disse. «Mi è sempre piaciuta l'idea della vostra fuga a Gretna Green. Sono stato io a suggerirlo. Soltanto, Lydia mi ha detto che non avete danaro, Piers. Dobbiamo chiedere a Richard di pagare la carrozza?» «No davvero. Per questo ho il danaro!» «Dovreste avere quattro cavalli, credo, e la cosa potrebbe essere molto costosa, sapete.» «Pen, non sono senza danaro. Lydia voleva dire soltanto che dipendo economicamente da mio padre. Se rifiuta di perdonarci dovrò trovare un'occupazione degna di un gentiluomo, ma sono certo che ci perdonerà quando si troverà di fronte al fatto compiuto. Oh, Pen, non è un angelo? Sono sopraffatto. Non è splendido che abbia tanta fiducia in me?» Pen spalancò gli occhi. «E perché non dovrebbe?» chiese, stupita. «Perché non dovrebbe? Pen, ma voi davvero non comprendete! Affida la sua vita, il suo onore, tutto, a me!» «Non vedo che cosa vi sia di stupefacente. Sarebbe assai più straordinario se non avesse fiducia in voi.» «Ricordo che non avete avuto mai molta sensibilità» disse Piers. «E ora, Lucy» aggiunse rivolto alla cameriera «ascoltate! Dovete portare una lettera alla vostra padrona e assicurarle che non le verrò meno. Siete pronta a seguirci in Scozia?» Lei lo guardò a bocca aperta, ma l'idea, per quanto strana, parve piacerle, poiché annuì con veemenza e disse: «Oh, sì, signore, grazie, signore!».
«Chi ha mai sentito di una fuga in compagnia della cameriera?» chiese Pen. «Non chiederò mai a Lydia di fuggire con me senza una donna che le faccia da chaperon!» dichiarò nobilmente Piers. «La presenza della sua cameriera darà rispettabilità alla nostra fuga.» «Non ha un cagnolino che le piacerebbe portare con sé?» chiese innocentemente Pen. Piers le rivolse un'occhiata di fuoco e attraversò la camera per raggiungere un piccolo scrittoio presso la finestra. Prese a scrivere accompagnandosi con ammonimenti a Lucy affinché controllasse che la sua padrona avesse un mantello ben caldo e non portasse troppo bagaglio con sé. «E nemmeno il pappagallo» intervenne Pen. «Oh, signore, la signorina Lydia non ha un pappagallo!» «Volete chiudere la bocca, Pen?» «Non ha nemmeno un cagnetto?» chiese Pen, incredula. «No, signore, no davvero. Ha soltanto gli uccellini, e le colombe!» «Tacete, Pen, o mi farete impazzire. Ho scritto a Lydia che avrò pronta una carrozza nel viale dietro la casa a mezzanotte. Pensate sia troppo presto? i genitori si recheranno da lei a quell'ora?» «No, signore, no che non lo faranno! Il maggiore è giusto uno che si corica presto. Sarà a letto e addormentato alle undici, credete a me, signore!» «È una fortuna che la luna sia piena» concluse Piers asciugando l'inchiostro. «Ascoltate, Lucy. Conto su di voi perché facciate in modo che la vostra padrona si ritiri presto nella sua camera e riposi: deve dormire quanto può. E dovrete destarla in tempo, capite? Posso contare su di voi perché le prepariate i bagagli e la conduciate sana e salva da me?» «Oh, sì, signore!» assentì Lucy con una riverenza. «Perché non resterei mai a affrontare il maggiore, questo proprio no!» «Farete bene ora a tornare celermente a casa» concluse Piers porgendole la lettera. «Badate: la lettera non deve venir intercettata da nessuno!» «Se qualcuno cerca di prendervela, dovete inghiottirla» la ammonì Pen. «Inghiottirla, signore?» «Non badate al mio amico. Ecco dunque, e ricordate che faccio affidamento su di voi.» Lucy fece la riverenza e uscì dalla camera. Piers guardò Pen e disse severamente: «Immagino pensiate di essermi stata di aiuto».
Negli occhi di lei si accese una luce maliziosa. «Oh, si intende! Pensate se aveste dovuto tornare indietro a prenderle gli uccellini, come avreste dovuto fare se io non li avessi ricordati alla cameriera!» Lui non riuscì a trattenere un sorriso. «Pen, se li porta davvero io... tornerò indietro soltanto per torcervi il collo. Ora devo andare a cercare una carrozza e quattro cavalli veloci.» «Dove li troverete?» «C'è una stazione di posta a Keynsham.» «Splendida idea! Andate in un luogo in cui siete conosciuto e lasciate che tutti sappiano nel volgere di tre ore che voi avete cercato una tiro a quattro.» «A questo non avevo pensato» ammise lui fermandosi. «Dovrò dunque raggiungere Bristol e non ne ho il tempo, con tante cose da fare.» «Nulla del genere. Ora sì vi sarò di aiuto. Verrò a Keynsham con voi e ordinerò io la carrozza.» Lui si rasserenò. «Pen, davvero? Ma sir Richard non avrà obiezioni? Senza dubbio, io mi prenderò cura di voi, tuttavia...» «No, no, non avrà obiezioni, credetemi: non glielo dirò.» «Ma questo non è giusto e io non desidero fare nulla di...» «Gli lascerò un messaggio» promise Pen. «Avete una carrozza o siete venuto a piedi al villaggio?» «Oh, sono venuto in calesse. Vi confesso che, se non lo giudicate una colpa, sarei lieto del vostro aiuto.» «Aspettate soltanto che prenda il cappello!» disse Pen, e corse a cercarlo. XII La signorina Creed e il signor Luttrell, mentre consumavano una leggera colazione alla miglior locanda di Keynsham, non dubitavano della saggezza di una fuga in Scozia con una giovane signora che in quel momento era coinvolta in un caso di omicidio. Al contrario, il signor Luttrell, un giovane incline a dedicarsi a un solo pensiero, non era lontano dal dimenticare di avere mai ospitato il signor Beverley Brandon. Aveva lasciato la madre intenta a scrivere una lettera a Lady Saar, e, se pure pensava alla cosa, pensava che Lady Luttrell avrebbe fatto quanto era necessario fare. La sua conversazione verteva soltanto sui problemi immediati, ma più di una volta si abbandonava a digressioni per deplorare la singolare condotta di Pen.
«Si intende» ammise «ora che siete promessa a Wyndham la cosa è assai meno scandalosa, ma davvero mi sorprende che sir Richard - un uomo di mondo! - abbia permesso una tale scappata. Gli eccentrici come lui amano le stravaganze, immagino! Nessuno se ne stupirà; la cosa sarebbe assai diversa se non foste promessi sposi.» Lo sguardo limpido di Pen incontrò il suo. «Credo diate gran peso a una cosa da nulla» disse. «Mia cara Pen, siete una bambina! Non sapete nulla degli usi del mondo.» Lei doveva ammettere che era così. «Se non dovessi sposare Richard» chiese «sarebbe davvero molto male?» «Pen, che cosa mai dite? Ora dovete sposarlo.» Lei parve inalberarsi. «Non vedo perché.» «Se non lo vedete voi, siate certa che lui lo vede. Ma che strana ragazza siete, Pen; non volete sposarlo?» Lei lo guardò. Pensò a sir Richard, alle avventure che aveva vissuto accanto a lui, al sorriso che gli splendeva negli occhi, alla nota dolcemente ironica nella sua voce. D'un tratto arrossì lievemente e le si riempirono gli occhi di lacrime. «Sì, oh, sì» disse «voglio sposarlo!» «Ebbene, che motivo avete di piangere?» «Non sto piangendo!» «Né vedo perché dovreste. Credo che Wyndham sia un ottimo partito... uno splendido individuo! Immagino che anche voi diverrete molto alla moda, Pen, e farete sensazione in città.» Pen, che non vedeva altro futuro se non una esistenza trascorsa tra le rispettabili mura della casa della zia, assentì e si affrettò a volgere la conversazione verso argomenti per lei meno dolorosi. Sebbene Keynsham distasse soltanto poche miglia da Queen Charlton, era quasi ora del pranzo quando Piers ricondusse Pen al George. Dopo un ultimo saluto al suo antico compagno di giochi, Pen entrò nella locanda e incontrò sir Richard che la guardò da capo a piedi. «Abominevole monella» disse «farete meglio a confessare subito tutto! Dove siete stata e quale bricconeria avete perpetrato?» «Vi ho lasciato un messaggio. Non ve lo hanno dato, signore?» «Sì, ma apprendere che eravate uscita con il giovane Luttrell non ha fatto che accrescere la mia ansia. Confessate ora!» Lei lo guardò sorridendo. «Ebbene, forse la cosa non vi piacerà, ma crediatelo, Richard, ho fatto tutto per il meglio!»
«Di male in peggio. Sono certo che abbiate commesso una delle vostre diavolerie.» Lei entrò nella saletta e andò allo specchio sulla mensola del camino per accomodarsi i riccioli scomposti. «Non esattamente una diavoleria» mormorò con aria virtuosa. Sir Richard, che la aveva osservata divertito, disse: «È un sollievo apprenderlo. Sì, credo che quanto prima riprenderete le vostre vesti femminili, tanto meglio sarà, Pen. Questo, lasciate che ve lo dica, è un trucco molto femminile». Lei arrossì, rise e si allontanò dallo specchio. «Avevo dimenticato. Ebbene, dopo tutto non ha molta importanza, poiché credo di essere giunta al termine della mia avventura.» «Non del tutto.» «Sì, è così. Voi non sapete.» «Avete un'aria molto maliziosa. Fuori la verità!» «Piers e Lydia fuggiranno insieme questa notte.» Il riso negli occhi di lui svanì. «Pen, è opera vostra?» «Oh, no, signore, no davvero! Io avevo un piano molto diverso, ma non osavo dirvelo e, a dire il vero, a Piers non piaceva. Volevo rapire io Lydia, così che Piers potesse salvarla e addolcire il cuore di suo padre. Ma immagino che voi non avreste approvato.» «No, non avrei approvato» disse risolutamente sir Richard. «No, per questo non ve ne avevo detto nulla. E infine Lydia ha deciso di fuggire.» «Intendete dire che avete convinto quella povera ragazza...» «No, siete ingiusto, signore! Credetemi, non l'ho fatto; non nego di averle dato l'idea, ma è tutta opera del maggiore. Ha minacciato di condurla nel Lincolnshire domani mattina e lei non tollerava di vivere là. Oh, ecco il cameriere; vi dirò tra breve tutta la storia.» Sedette nel suo posto favorito, nel vano della finestra, mentre il cameriere preparava la tavola e sir Richard, la schiena contro il camino, la osservava. Il cameriere impiegava molto tempo e, durante una sua breve assenza, Pen disse di colpo: «Eravate nel giusto: è cambiato, signore. Ma vi ingannavate su una cosa: lui non crede che io sia mutata». «Non lo pensavo in grado di rivolgervi un complimento tanto elegante» ribatté sir Richard inarcando le sopracciglia. «Non credo volesse farmi un complimento.»
Lui sorrise, senza risponderle. Il cameriere tornò con un vassoio e prese a disporre numerosi piatti sulla tavola. Quando si fu allontanato, sir Richard prese una sedia per Pen e disse: «Siete servita, monella. Avete fame?». «Non molta.» «È mai possibile?» «Piers fuggirà con Lydia a mezzanotte.» «Mi auguro non sia questo a avervi tolto l'appetito?» «Oh, no! Saranno molto felici insieme, poiché sono entrambi molto sciocchi.» «È così. Che parte avete avuto nella fuga?» «Una parte molto piccola, credetemi. Lydia ha deciso di fuggire senza che io le dicessi nulla. Io ho soltanto preso a nolo la carrozza per Piers, poiché lui era troppo noto a Keynsham.» «Questo, immagino, vorrà dire una seconda visita del maggiore Daubenay. Sembra io mi inabissi sempre più a fondo in una esistenza di delitti.» Lei alzò lo sguardo. «Perché, signore? voi non avete fatto nulla.» «Ma senza dubbio dovrei fare qualcosa.» «Oh, no, è tutto sistemato. Non c'è davvero nulla da fare.» «Non credete che, nella mia qualità di uomo giunto all'età della ragione, io dovrei soffocare sul nascere questa scandalosa vicenda?» «Dirlo al maggiore, intendete? Oh, Richard, non farete un gesto tanto crudele? Sono certa che non potreste.» Lui si riempì il bicchiere. «Potrei» disse. «Ma non lo farò. Non sono, per essere sincero, molto interessato alla vicenda di due innamorati che ho trovato, sin dall'inizio, assai tediosi. Vogliamo al contrario parlare della nostra vicenda?» «Credo che dovremmo. Ho avuto tanto da fare oggi che avevo quasi dimenticato il gentiluomo che balbettava. Mi auguro, Richard, che non verremo arrestati.» «Me lo auguro anch'io.» «Ho veduto bene che al signor Philips non piacevamo.» «Temo che le vostre attività abbiano turbato la sua mente. Ma è stato raggiunto dalla notizia che un uomo, a mio avviso il capitano Trimble, è stato arrestato a Bath.» «Non credevo sarebbe mai stato preso: aveva la collana?»
«Questo non saprei ancora dirvelo. È auspicabile che Luttrell e la sua giovane sposa non prolunghino troppo la luna di miele, poiché Lydia dovrà, immagino, identificare il prigioniero.» «Se lo sapesse, non tornerebbe affatto.» «Una donna con un profondo senso dei suoi doveri di cittadina» commentò sir Richard. Pen rise. «Penso non abbia alcun senso, ve lo avevo detto. Le autorità vorranno... vedere anche me?» «Non lo credo. E in ogni caso non vi vedranno.» «No, sarebbe assai imbarazzante se fossi costretta a comparire. A dirla tutta, signore, credo... credo che dovrei tornare a casa, non lo pensate anche voi?» Lui la guardò. «Da vostra zia Almeria?» «Si intende. Dove altro potrei andare?» «E il cugino Fred?» «Spero che dopo tutte le avventure che ho vissuto non vorrà più sposarmi» disse ottimisticamente Pen. «È un uomo che si scandalizza facilmente, vedete.» «Un uomo tale non potrebbe essere un marito per voi» assentì lui scuotendo il capo. «Dovete senza alcun dubbio scegliere qualcuno che non si scandalizzi facilmente.» «Forse dovrei emendarmi» disse Pen con un piccolo sorriso triste. «Sarebbe un vero peccato, perché siete incantevole. Io ho un piano migliore del vostro, Pen.» Lei si alzò dalla tavola. «No, oh, no! Vi prego, no, signore!» disse con voce rotta. Anche lui si alzò e le tese la mano. «Perché dite questo? io voglio sposarvi, Pen.» «Oh, Richard, vorrei non lo diceste! non voglio chiediate la mia mano. È molto cortese da parte vostra, ma non potrei!» «Cortese da parte mia? che sciocchezze sono queste?» «Sì, sì, so bene perché lo avete detto!» esclamò lei con desolazione. «Sentite di avermi compromesso, ma non è così, perché nessuno saprà mai la verità.» «Sento nelle vostre parole la mano del signor Luttrell» disse con aria cupa sir Richard. «Quale perniciosa sciocchezza vi ha messo in testa, piccola mia?»
La tenerezza delle sue parole costrinse Pen a ricacciare una lacrima. «Oh, no!» disse. «Soltanto, io sono stata molto sciocca a non averlo pensato da sola, sciocca quanto Lydia. Ma siete di tanto più adulto di me che non ho creduto... fino a quando Piers non è venuto e voi gli avete detto, per salvare la mia reputazione, che dovevamo sposarci. Allora ho compreso che sciocca fossi stata. Ma non ha importanza, signore, perché Piers non parlerà, neppure con Lydia, e la zia Almeria non saprà che io sono stata tutto questo tempo con voi.» «Pen, non credete di avere detto sciocchezze a sufficienza? Non sono una natura cavalleresca, mia cara: chiedetelo a mia sorella e vi dirà che sono l'uomo più egoista del mondo. Non faccio mai nulla se non per compiacere me stesso.» «No, questo so bene che è falso. Se vostra sorella lo pensa, non vi conosce. E io non dico sciocchezze. Piers si è scandalizzato a trovarmi con voi e voi avete pensato avesse ragione, o non avreste detto quel che avete detto.» «Oh, sì! So bene come la gente giudicherebbe questa scappata, ma, credetemi, amor mio, non vi offro il matrimonio per cavalleria. Per essere franco con voi, ho iniziato questa avventura perché ero ubriaco, e tediato e perché credevo di dover fare qualcosa che mi ripugnava. E l'ho continuata perché l'ho trovata piacevole come da anni non trovavo piacevole nulla.» «Non avete trovato piacevole la diligenza» gli ricordò lei. «No, ma non dobbiamo viaggiare sempre in diligenza, non credete? In poche parole, Pen, quando vi ho incontrato ero sul punto di contrarre un matrimonio di convenienza. Dopo dodici ore da che vi avevo conosciuta sapevo che, qualsiasi cosa accadesse, non avrei mai contratto quel matrimonio. Dopo ventiquattro ore, mia cara, sapevo di aver trovato quello che credevo ormai non esistesse.» «Che cosa?» chiese timidamente lei. Lui sorrise con una curiosa malinconia. «Una donna... no, una ragazzetta: una monella impertinente, orribile, sfrontata... e senza di lei so di non poter vivere.» «Oh!» esclamò Pen arrossendo furiosamente. «Come è garbato da parte vostra dirmi questo! So bene perché lo fate e vi sono tanto grata per averlo detto in questo modo.» «Ma non ne credete una parola!»
«No, poiché sono certa che non avreste pensato a sposarmi se Piers non avesse amato Lydia Daubenay» rispose con grande semplicità lei. «Soffrite per me a causa di questo e...» «No davvero.» «Credo che un po' ne soffriate, Richard. E vedo bene che un uomo come voi - poiché è vano sostenere che siete egoista: io so bene che non lo siete deve sentirsi costretto ora a sposarmi per motivi di onore. Confessatelo: è così, non è vero? Non ditemi... vi prego, non ditemi cortesi menzogne.» «Molto bene. È vero che, avendovi coinvolto in questa situazione, il mio onore mi imporrebbe di offrirvi il mio nome. Ma io non vi offro il mio nome, Pen, vi offro il mio cuore.» Lei cercò febbrilmente il fazzoletto e si asciugò gli occhi. «Oh, vi ringrazio, sapete, vi ringrazio!» disse con voce soffocata. «Avete modi tanto eleganti, signore!» «Pen, siete davvero impossibile. Sto cercando di dirvi che vi amo, e voi rispondete che ho modi tanto eleganti!» «Non è possibile amare una persona che si conosce da tre giorni!» Lui le si era avvicinato, ma si fermò. «Vedo» disse. Pen si asciugò nuovamente gli occhi e disse: «Vi chiedo scusa: non volevo piangere, ma credo di essere stanca, e Piers, capite... è stato un colpo per me». Sir Richard, che aveva conosciuto bene molte donne, credette di capire. «Era quanto temevo» disse. «Lo amavate molto, Pen?» «No, ma credevo di amarlo e la cosa è piuttosto triste, se mi capite, signore.» «Credo di capirvi. Sono troppo vecchio per voi, non è così?» «Io sono troppo giovane per voi» disse Pen con voce incerta. «Ora mi trovate divertente... so che è così perché ridete di me, ma vi stanchereste presto di ridere di me, e... e forse vi dispiacerebbe avermi sposato.» «Non mi stanco mai di ridere.» «Vi prego, non dite altro! È stata una avventura splendida sino all'arrivo di Piers, quando questo vi ha costretto a dire quel che avete detto! io... io vorrei non diceste altro, vi prego, Richard!» Wyndham comprese che la sua strategia nel lasciare che lei incontrasse Piers prima di dichiararsi era stata vana. Pareva non vi fosse alcuna possibilità di spiegarsi. Senza alcun dubbio, si disse, lei lo aveva sempre guardato come una sorta di benevolo zio. Si chiese quanto profondo fosse il suo affetto per Luttrell e, male interpretando le sue lacrime, temette che il
cuore di lei avesse subito davvero una intensa ferita. Voleva prenderla tra le braccia, vincendo la sua resistenza e i suoi scrupoli, ma la fiducia stessa che Pen nutriva in lui ergeva tra di loro una barriera. Con l'ombra del suo antico sorriso, disse: «Mi sono imposto un compito difficile, non è forse così?». Lei non comprese e non parlò. Soltanto quando aveva incontrato Piers, aveva sentito di non curarsi in alcun modo di lui. Sir Richard aveva allontanato il compagno di giochi dalla sua mente e dal suo cuore. Ma Piers aveva fatto della bella avventura un intrigo vagamente torbido e sir Richard aveva chiesto la sua mano, non perché volesse farlo (giacché, se così fosse stato, perché aveva taciuto fino allora?) ma perché il senso dell'onore lo aveva costretto a parlare. Era assurdo pensare che un uomo di mondo, vicino ai trent'anni, avesse potuto invaghirsi sinceramente di una ragazza appena uscita dalla nursery, per quanto profondamente e sinceramente invaghita di lui fosse la ragazzetta. «Molto bene, signorina Creed» disse ora l'uomo di mondo. «Vi corteggerò secondo tutte le regole e le norme.» Il cameriere scelse quell'inopportuno momento per entrare a togliere i piatti dalla tavola, e la signorina Creed, volgendosi verso la finestra, vide un elegante calesse con una pariglia di bai, guidato da un giovane bellimbusto. Il calesse si fermò davanti alla locanda e un piccolo staffiere balzò a terra e corse alla testa dei cavalli. Il giovane bellimbusto respinse la coperta che aveva sulle gambe e scese; entrò nella locanda mentre ancora lei ammirava la sua raffinata eleganza, e chiamò vigorosamente il locandiere. «Oh, signore» disse Pen. «È giunto ora un individuo tanto singolare. Vorrei aveste potuto vederlo: ha un panciotto a strisce gialle e blu e una cravatta a pallini!» «A volte indosso anch'io questi capi stupefacenti» mormorò in tono di scusa sir Richard. Lei si volse, decisa a mantenere la conversazione su argomenti innocui. «Voi, signore? Non riesco a crederlo.» «Dalla vostra descrizione credo siano gli emblemi del Four Horse Club» spiegò sir Richard. «Ma che cosa mai può fare un membro di quel club a Queen Charlton?» Un confuso suono di conversazione li raggiunse dall'ingresso. Lo dominava la voce del locandiere che diceva con chiarezza: «La mia migliore sa-
letta privata è ora abitata da sir Richard Wyndham, signore, ma se Vostro Onore volesse accettare di...». «Che cosa?» «Oh, no!» disse sir Richard, e si volse a guardare la signorina Creed. «Attenta ora, monella! Credo di conoscere il vostro bellimbusto. Che mai avete fatto alla cravatta? Venite.» Ebbe appena il tempo di sistemare la cravatta della signorina Creed prima che la stessa voce dicesse: «Dove? qui? Non siate sciocco, brav'uomo! Lo conosco bene!», e passi veloci attraversassero l'ingresso. La porta si spalancò; il giovane bellimbusto entrò e, scorgendo sir Richard, si liberò del cappello e dei guanti e si fece avanti esclamando: «Ricky, Ricky, canaglia, che cosa fai qui?». Pen, nascondendosi presso la finestra, guardò il giovane gentiluomo alto stringere la mano di sir Richard e si chiese dove potesse averlo veduto prima. Le sembrava vagamente familiare e lo stesso suono della voce toccava in lei una corda della memoria. «Ebbene, questa poi!» disse il nuovo venuto. «È davvero stupefacente! Non so che cosa tu faccia qui, ma sei giusto l'uomo che voglio vedere. Ricky, la tua offerta è ancora valida? Se è così, mi imbarco per la Penisola con la prima nave. In famiglia siamo in piena tragedia.» «Lo so. E penso che abbiate avuto le notizie su Beverley?» «Non dirmi che anche tu le hai udite?» «Sono stato io a trovarlo.» Cedric Brandon si portò una mano alla fronte. «Lo hai trovato? non mi dirai che lo stavi cercando. Quanti sanno della cosa? dov'è quella collana?» «Se non se ne sono già impossessati gli ufficiali della legge, credo sia nella tasca di un certo capitano Trimble. L'avevo avuta io un tempo, ma l'ho data a Beverley perché lui... la desse a tuo padre. Quando è stato ucciso...» Cedric lo guardò atterrito. «Ucciso? Chi? non Bev?» «Dunque» esclamò sir Richard «non sapevi!» Cedric si versò un bicchiere e lo bevve d'un colpo. «Così va meglio» disse. «Bev è stato ucciso, dunque? Ebbene, ero venuto qui con l'idea di ucciderlo io stesso. Chi lo ha ucciso?» «Trimble, a quel che sembra.» Cedric si fermò mentre si preparava a riempirsi il bicchiere. «Per la collana?» Sir Richard assentì.
Con profondo stupore di Pen, Cedric diede in una breve risata. «Oh, questa sì che è straordinaria. Oh, Ricky, è davvero incredibile!» Sir Richard inalberò l'occhialino, guardando con lieve sorpresa il giovane amico. «Non mi attendevo, si intende, che il dolore ti stroncasse, ma confesso di non essere pronto a...» «Era falsa, ragazzo mio, falsa!» «Sì» assentì sir Richard. «Avrei dovuto comprenderlo. Saar?» «Anni e anni addietro. Si è saputo soltanto quando io - proprio io, Ricky - ho chiamato le guardie di Bow Street per ritrovarla. Mi era parso che mio padre avesse preso con molta calma la cosa. Ma non immaginavo questo! Mia madre continuava a mandare messaggeri in Brook Street e le ragazze mi tormentavano e così sono andato in Bow Street. Il fatto è che la testa, alla mattina, non mi funziona mai molto bene. Avevo appena messo i segugi sulla pista della collana che mi metto a riflettere. Ti avevo detto che Bev era un poco di buono, Ricky. Sono pronto a scommettere che abbia rubato lui la collana.» Sir Richard annuì. «Questo è davvero troppo a mio parere. Mio padre sapeva del nascondiglio segreto nella carrozza; io lo sapevo; Bev lo sapeva. Immagino che anche le ragazze lo sapessero. Ma nessun altro, vedi? E io ho riflettuto a queste cose da White's e ho ricordato che Bev se ne era andato a Bath la settimana scorsa. Non capivo perché e mi ero proposto di andare a Bath anch'io quando entra mio padre in grande ansia. Aveva sentito da Melissa che ero stato a Bow Street; mi piomba addosso e mi chiede perché mai avevo chiamato le guardie. E, vedi, Ricky, ragazzo mio, mi giudicheresti un pivello, tu? eppure non immaginavo che cosa mi avrebbe detto. Avevo sempre pensato che mio padre non avrebbe mai rinunciato ai diamanti. Li ha venduti tre anni addietro quando ebbe un periodo di sfortuna! e li ha fatti copiare perché nessuno sapesse, nemmeno mia madre. Era infuriato con me e non so biasimarlo, perché se le guardie avessero trovato la collana, allora sì ci sarebbe stato un bel daffare. Per questo sono qui. Ma quello che non comprendo è perché tu sia qui.» «Mi hai pur detto di fuggire» mormorò sir Richard. «Sì, ma, a dire il vero, non credevo che lo avresti fatto, ragazzo mio. Ma perché qui? Fuori la verità, Ricky! non per cercare Bev!» «No. Sono qui per... affari di famiglia. Immagino tu non abbia mai conosciuto il mio giovane cugino, Pen Brown?» «Ignoravo che tu avessi un cugino di questo nome. Chi è?»
Sir Richard indicò la presenza di Pen. La saletta era in ombra, poiché il cameriere non aveva ancora portato le candele e il crepuscolo andava spegnendosi. Cedric volse il capo e guardò verso il vano della finestra, dove Pen sedeva, nascosta a metà dalle cortine. «Non vi ho mai visto» disse. «Come state?» «Il signor Brandon, Pen» spiegò sir Richard. Lei si fece avanti per salutare mentre il cameriere entrava con due candelieri, che depose sul tavolo avviandosi poi a tirare le tende. La luce improvvisa delle candele per un istante abbagliò Cedric, ma, nel momento in cui lasciava la mano di Pen, la vista gli tornò limpida e si fissò sui riccioli dorati della ragazza. Sul viso gli si dipinse un'espressione di concentrazione intensa, mentre lui lottava con una memoria vagabonda. «Ehi, dico!» esclamò. «Non vi ho già veduto?» «No» rispose Pen con voce esitante «credo di no.» «Pareva anche a me. Ma c'è qualcosa in voi... hai detto che è un tuo cugino, Ricky?» «Un lontano cugino.» «Di nome Brown?» Sir Richard sospirò. «È una cosa tanto stupefacente?» «Ragazzo mio, ti conosco da quando eravamo in culla, ma non ho mai saputo di parenti che si chiamassero Brown. Quai è il tuo gioco?» «Se mai avessi saputo quale interesse tu portavi ai diversi rami della mia famiglia, Cedric, ti avrei personalmente informato dell'esistenza di Pen.» «C'è qualcosa di strano» dichiarò Cedric scuotendo il capo. «E c'è qualcosa che mi indugia nella memoria. Ma tuo cugino non spiega perché tu sia qui, Ricky. Per quale motivo sei qui?» «È stato un caso. Ho dovuto accompagnare mio cugino in questa zona per affari urgenti di famiglia. Lungo la strada ci siamo imbattuti in un individuo inseguito dalle guardie di Bow Street che ha fatto scivolare u'.. certa collana nella tasca di mio cugino.» «È così? Ma sapevi che Bev era qui?» «No davvero. L'ho appreso soltanto quando l'ho udito scambiare incaute recriminazioni con l'uomo che ritengo lo abbia ucciso. Per farla breve, erano in tre in questa penosa vicenda e uno dei tre aveva giocato gli altri due. Restituii la collana a Beverley, con la promessa che lui l'avrebbe resa a Saar.»
«No, ragazzo mio, no: non sono uno sciocco. Bev non avrebbe mai acconsentito a restituire i diamanti, se non perché aveva paura che tu lo prendessi a pugni. È sempre stato un vile. È andata così?» «No, non è andata così.» «Ricky, pazzo che sei, non dirmi che hai pagato per convincerlo.» «No.» «Hai promesso di farlo, non è così? Ti avevo detto di non avere rapporti con Bev. Ma se lui è morto, non hai più pensieri. Continua!» «Non vi è molto da dire. Io ho trovato Beverley, morto, in un boschetto non lontano da qui, la notte scorsa. La collana era svanita.» «Una brutta faccenda, Ricky, davvero una brutta faccenda! E, quanto più ci penso, tanto meno mi spiego perché tu abbia lasciato la città in tanta furia e senza una parola a nessuno. E non dirmi che sei venuto per urgenti affari di famiglia! Eri ubriaco quella notte, non ti ho mai veduto tanto ubriaco. Che cosa ti è accaduto poi?» «Sono tornato a casa» rispose placidamente sir Richard. «Sì, ma questo giovincello dove è entrato nella vicenda?» «Sulla porta di casa mia; era venuto per parlarmi.» «No, Ricky, questa non la bevo! Non alle tre del mattino, ragazzo mio.» «No di certo» intervenne Pen. «Erano ore e ore che lo attendevo.» «Sulla porta?» chiese Cedric incredulo. «Non volevo la servitù sapesse che ero in città» spiegò Pen con falso candore. «Mai sentita una storia simile in vita mia! Non è da te, Ricky, non è da te! Mi sono recato da te la mattina successiva e ho trovato Louisa e George e tutta la casa in subbuglio. E George era convinto che ti fossi annegato.» «Che mi fossi annegato! e perché mai?» «Melissa, ragazzo mio, Melissa!» rise Cedric. «Non avevi dormito nel tuo letto... si è trovata una cravatta tutta spiegazzata... un ricciolo di...» Si interruppe e si volse di scatto per guardare Pen. «Ora sì che ho compreso! ora so che cosa mi incuriosiva: il ricciolo. Era vostro!» «Diavolo!» esclamò sir Richard. «Dunque lo hanno trovato?» «Un ricciolo dorato sotto uno scialle. George diceva che era un ricordo del tuo passato. Ma tutto questo continua a non avere senso: non sarete andato da Ricky alle tre del mattino per farvi tagliare i capelli, ragazzo?» «No, ma lui ha detto che li portavo troppo lunghi e che non si sarebbe messo in viaggio con me» disse disperatamente Pen. «E neppure la mia cravatta gli piaceva. Era ubriaco, sapete.»
«Non a quel punto. Non so chi siate, ma non siete il cugino di Ricky. Credo al contrario che non siate neppure un ragazzo. Siete il passato di Ricky, ecco che cosa siete.» «Non lo sono!» rispose con sdegno Pen. «È vero che non sono un ragazzo, ma prima di quella notte non avevo mai veduto Richard in vita mia.» «Mai veduto Richard in vita vostra?» ripeté Cedric, sconvolto. «No, è stato soltanto un caso, non è così, Richard?» «È così» assentì sir Richard che pareva divertito. «Mi è caduta tra le braccia da una finestra, Ceddie.» «Ti è caduta tra... dammi dell'altro borgogna!» XIII Rinvigoritosi con il borgogna, Cedric sospirò e scosse il capo. «Continua a sembrarmi molto strano. Le donne non cadono dalle finestre.» «Non sono caduta. Mi sono calata giù, poiché stavo fuggendo dalla mia famiglia.» «Anch'io ho pensato spesso di fuggire dalla mia famiglia, ma non ho mai pensato di calarmi giù da una finestra.» «Certo che no!» disse sdegnosamente Pen. «Voi siete un uomo.» La spiegazione non parve soddisfacente a Cedric. «Soltanto le donne fuggono dalla finestra? No, non è logico.» «Sono fuggita dalla finestra perché era pericoloso passare dalla porta. E Richard era là in quel momento, e è stata una fortuna perché le lenzuola che avevo annodato non erano lunghe abbastanza, e io dovevo saltare. Quando poi sir Richard ha visto che non ero un ragazzo, ha pensato che sarebbe stato sconveniente per me viaggiare sin qui da sola, e mi ha portato a casa sua, e mi ha tagliato i capelli e mi ha annodato la cravatta, e... e per questo avete trovato quegli oggetti!» «Sapevo» disse Cedric con un'occhiata esperta a sir Richard «che non eri del tutto in te, ma non credevo fino a tal punto.» «Sì» assentì pensosamente sir Richard «dovevo essere ubriaco più di quanto pensassi.» «Non mi riprenderò mai da tante sorprese. Melissa sarà una furia. Dovrai davvero farmi entrare nell'esercito, Ricky: me lo devi. Sono stato io a dirti di fuggire, non è forse così?» «Ma non è fuggito!» disse appassionatamente Pen. «Sono stata io a fuggire. Non Richard.»
«Oh, sì, sono fuggito» dichiarò quietamente sir Richard prendendo tabacco. «Ma non riesco a comprendere» proseguì Cedric. «Se vi siete incontrati soltanto tre notti addietro, come avete potuto fuggire insieme?» «E non lo abbiamo fatto! Ho viaggiato sin qui per... per una questione privata, e Richard ha finto di essere il mio precettore. Non si tratta di una fuga.» «Precettore? non avete detto che era vostro cugino?» «Mio caro Cedric, non essere tanto puntiglioso. Sono stato il suo precettore, suo zio, il suo fiduciario e suo cugino.» Cedric scosse il capo con riprovazione. «Quanti anni avete?» chiese. «Diciassette, ma non credo che la cosa vi riguardi.» «Diciassette!» Cedric rivolse un'occhiata sgomenta a sir Richard. «Ricky, pazzo che sei: sei nei guai, ora, lo siete tutti e due. E che cosa diranno tua madre e Louisa, per non parlare di mia sorella! A quando le nozze?» «Di questo parlavamo quando sei entrato tu.» «Sarà bene che vi sposiate in segreto in un luogo in cui non siete conosciuti. Tu conosci la gente. E io ti farò da testimone!» «No, non lo farete» ribatté Pen arrossendo. «Non intendiamo sposarci: è assurdo pensarlo.» «So bene che è assurdo, ma avreste dovuto riflettere alla cosa prima di mettervi in viaggio. Ora non avete altra soluzione.» «Io» annunciò desolatamente Pen «mi ritiro nella mia camera.» Sir Richard si avvicinò alla porta per aprirgliela. «Sì, bambina mia» disse. «Ma non lasciate che le parole di Cedric vi turbino.» Le prese la mano e se la portò alle labbra. «Dormite bene, monella» mormorò con dolcezza. Lei si sentì un nodo alla gola, riuscì a sorridere e fuggì, ma non prima di avere udito Cedric esclamare, con vivo stupore: «Ricky, non dirai di esserti invaghito di quella ragazzetta, non è così?». «Credo» ribatté sir Richard chiudendo la porta «sia più opportuno per noi parlare delle circostanze che ti hanno condotto qui.» «Oh, sì, ti chiedo scusa: non volevo mettere il naso nei tuoi affari, ragazzo mio. E ora non montare su tutte le furie: sai bene come sono, non riesco mai a tenere la bocca chiusa.» «Questo appunto è il mio timore.» «No, non parlerò. Ma che cosa mi andavi dicendo di Bev?» «È morto. Credo sia questa la cosa più importante.»
«Inutile attendersi che io lo pianga. Era un poco di buono, credi a me. Che cosa faceva nel boschetto di cui hai parlato?» «Era là per incontrarsi con me.» «Mi hai taciuto qualcosa, non è così, Ricky? perché?» «Ebbene, Beverley voleva estorcermi danaro minacciando di rivelare che mio "cugino" era una ragazza.» «Sì, questo è da lui» annuì Cedric. «E tu ti sei offerto di pagargli i debiti?» «Oh, questo glielo avevo già offerto. Ma il capitano Trimble ha appreso sventuratamente del nostro progettato incontro nel bosco e si è recato là prima di me. Immagino intendesse soltanto derubarlo, e può aver pensato di averlo stordito, e null'altro, ma quando io l'ho trovato era morto spezzandosi l'osso del collo.» «Peggio di quanto credessi: non sarà possibile mettere a tacere la cosa. Non sospettano, mi auguro, che tu abbia avuto parte nella vicenda?» «Sto facendomi nel vicinato una reputazione assai deplorevole, ma non sono ancora stato arrestato per omicidio. Per quale esatto motivo eri venuto qui?» «Per costringere Bev a dire la verità. Non riuscivo a togliermi di mente che ci fosse lui dietro al furto. Mi sono recato a Bath: avevo appreso che Bev era là, con Freddie Fotheringham. Freddie mi ha detto che Bev era partito per recarsi in visita da certi Luttrell, che vivevano qui nei dintorni. E ora che cosa posso fare?» «Dovresti incontrare il magistrato del luogo. Un uomo che sembra possa essere Trimble è stato arrestato a Bath oggi, ma ignoro se avesse con sé la collana.» «Devo mettere le mani su quella collana: non è bene che si sappia la verità. Ma tu che cosa farai, Ricky? sei in un bell'impiccio.» «Potrò rispondere alla tua domanda quando avrò parlato con Pen domani» concluse sir Richard. Ma sir Richard non ebbe il privilegio di poter parlare con la signorina Creed l'indomani. La signorina Creed, coricandosi in preda a una profonda desolazione, sedette a lungo davanti alla finestra aperta della sua camera fissando senza vederlo il panorama illuminato dalla luna. Aveva trascorso, si disse, il giorno più triste della sua esistenza e l'improvviso arrivo di Cedric Brandon non aveva fatto nulla per alleviare l'angoscia del suo cuore. Palesemente Cedric giudicava la sua avventura di poco meno singolare dell'idea che lei potesse sposare sir Richard. E poiché, stando a quel che
diceva, conosceva da sempre sir Richard, senza dubbio lo conosceva bene. Aveva dichiarato che lei ora doveva sposare sir Richard, il che equivaleva a dire che lei aveva messo sir Richard nella sgradevole posizione di dover chiedere la sua mano. Lei non aveva mai pensato che un gentiluomo di tanti anni maggiore di lei potesse in alcun modo comprometterla e dovesse impegnare a quel punto il proprio onore. Doveva essere ancora più sciocca di Lydia Daubenay, si disse, per non aver compreso ancora prima che raggiungessero Queen Charlton di essersi perdutamente invaghita di lui. "Ma non credo che lui mi ami" concluse tristemente. "Non ha detto nulla se non quando si è intromesso Piers in quel modo odioso. E ora anche l'altro signor Brandon sa chi sono, e la conclusione è che ho messo il povero Richard in una situazione orribile. Posso fare una sola cosa per lui: dovrò fuggirmene via." Ma la decisione la rattristò tanto che grosse lacrime le scivolarono sulle guance. Le asciugò dicendosi che era sciocco piangere. "Perché se lui non vuole sposarmi, neanch'io voglio sposarlo... non molto. E se lo vuole, forse verrà da me alla casa della zia. No, non verrà. Dimenticherà tutto di me o sarà lieto di essersi liberato di una sciocca ragazza male educata. Oh, povera me!" Trascorse una notte assai triste, turbata da sogni inquieti, e quando infine si destò alle sei, trovando la camera invasa dalla luce, si rallegrò di abbandonare il letto. Gran parte delle ore di veglia l'aveva trascorsa chiedendosi come avrebbe potuto fuggire da sir Richard senza che egli lo scoprisse. Alcuni giorni della settimana partiva da Queen Charlton un carro per Bristol: lo avrebbe preso o, se quello non era il giorno in cui partiva, avrebbe camminato fino a Bristol e di là avrebbe preso la diligenza per Londra. Si vestì e riprese a piangere mentre lottava con le pieghe della cravatta di mussola inamidata, una delle cravatte di sir Richard. Mise le sue poche cose nella valigetta che lui le aveva dato e scese in punta di piedi nella saletta. Aprì le cortine della finestra e sedette allo scrittoio a preparare una lettera per sir Richard. Una lettera ardua a scriversi, che pareva richiedere molti singhiozzi repressi. Quando l'ebbe finita, la rilesse dubbiosamente e cercò di cancellare una macchia. Non era una lettera che la soddisfacesse, ma non aveva il tempo per comporne un'altra: la piegò, la sigillò, vi scrisse il nome di sir Richard e la mise sulla mensola del camino.
Nella saletta d'ingresso incontrò il lugubre cameriere che li aveva serviti la sera precedente e gli spiegò di essere costretta a recarsi a Bristol, chiedendogli se il carro sarebbe passato quel giorno. Il cameriere scosse il capo: no, disse, non passava di venerdì. «Dovrò dunque andare a piedi» concluse lei con un sospiro. «La padrona va a Bristol con il biroccino» annunciò il cameriere con inalterata malinconia. Entrando nel cortile sul retro della locanda, Pen trovò la moglie del locandiere che metteva una cesta nel biroccino e si preparava a salirvi. Si stupì quando Pen le chiese se poteva condurla a Bristol, ma era una donna di buon carattere e allorché Pen le assicurò mendacemente che sir Richard era al corrente della cosa, la fece salire. Il figlio prese le reclini e in pochi minuti il biroccino procedeva lento ma sicuro lungo la strada del villaggio. Il viaggio trascorse piacevolmente, e la signora Hopkins fornì a Pen una narrazione tanto esauriente delle sventure e vicissitudini accadute a ogni membro della sua famiglia, che quando il biroccino si fermò a una locanda nel centro di Bristol, Pen si disse che vi erano ben poche cose che lei ancora ignorasse sul parentado della signora. La diligenza doveva giungere a Bristol soltanto alle nove, e Pen, dopo aver fissato un posto e lasciato il bagaglio alla locanda, si diresse per spendere l'ultimo danaro rimastole in cibo che la sostenesse durante il viaggio. Quando uscì da un negozio, mancava ancora mezz'ora alla partenza della diligenza e Pen vagabondò nella piazza del mercato, dove scorse la signora Hopkins che trattava con un venditore il prezzo di una pezza di calicò, ma poiché non desiderava altri particolari sulla famiglia Hopkins, si studiò di evitare la loquace signora, e non vide così di essere oggetto dell'attenzione di un uomo robusto che, dopo averla fissata a lungo per alcuni minuti, si fece avanti, e mettendole la mano pesante sulla spalla disse: «Vi ho preso». Pen sussultò e si volse allarmata. La voce le pareva familiare; sgomenta, comprese di fissare la guardia di Bow Street che aveva raggiunto Jimmy Yarde alla locanda di Wroxhall. «Oh» esclamò debolmente «non siete... l'uomo che ho incontrato l'altro giorno? Buon giorno a voi. Una bella giornata, non è così?» «Giusto così, giovanotto. Siete davvero furbo, voi, non c'è che dire. Volevo proprio parlare con voi. Sì, e quando Nat Gudgeon vuole parlare con qualcuno, ci riesce, non c'è che dire. Venite con me ora.» «Ma non ho fatto nulla di male, dovete credermi.»
«Se è così, non avete motivo di temere nulla» disse il signor Gudgeon con un sorriso che a lei parve diabolico. «Ma quello che sembra a me, giovanotto, è che voi e quel bel gentiluomo che era con voi ve la siete battuta un po' alla svelta dalla locanda. Sembrava quasi che io non vi piacessi molto.» «No, no! È che non avevamo motivo di fermarci, e eravamo già in ritardo.» «Bene» concluse il signor Gudgeon stringendola con forza al braccio «mi è come venuto il desiderio di rivolgervi qualche domanda, giovanotto. Non commettete l'enorme sbaglio di cercare di lottare con me, perché non vi servirebbe a niente. Venite con me e non cercate di ingannarmi: ho proprio l'idea che ne sapete parecchio su una certa collana, più di quanto vi farebbe piacere che sapessi anch'io.» A quel punto, si era riunita attorno a loro una piccola folla. Pen comprese che una certa franchezza sarebbe stata per lei la miglior politica; non tentò dunque di liberarsi dalla stretta della guardia, ma disse con tutta la calma che le riuscì di trovare: «Non rifiuto davvero di venire con voi. Al contrario, so quello che voi volete, e credo di potervi dare alcune utilissime informazioni». Il signor Gudgeon, che non si imbatteva mai in tanto sangue freddo, non si lasciò addolcire da quel discorso. Con voce scandalizzata, disse: «Ma sentite che sfrontatezza! Ah, la sapete lunga, voi, giovane come siete». «State commettendo un errore. Cercate i diamanti dei Brandon, non è così? So della collana e, credetemi, il signor Brandon desidera che voi non li cerchiate più.» «Oh!» disse con voce pregna di significato l'astuto signor Gudgeon. «Davvero, eh? Mai vista tanta sfrontatezza!» «Vorrei mi ascoltaste. So chi ha i diamanti, e so chi ha ucciso l'altro signor Brandon per prenderli.» Il signor Gudgeon scosse il capo, vinto dallo stupore. «È così, dovete credermi! Si chiama Trimble e era d'accordo con Jimmy Yarde per rubare la collana. Ma tutto andò male e la collana venne restituita al signor Beverley Brandon, e allora il capitano Trimble lo ha ucciso e è fuggito con i diamanti. E il signor Cedric Brandon vi cerca dappertutto e se andaste a Queen Charlton lo trovereste là e vi direbbe che quanto io affermo è vero.» «Mai sentito nulla del genere. Un autentico briccone, siete, non c'è che dire. E com'è che sapete tante cose sulla collana, se posso chiederlo?»
«Conosco il signor Brandon, entrambi i signori Brandon. E ero a Queen Charlton quando il delitto è stato commesso. Il signor Philips, il magistrato locale, sa tutto di me.» Il signor Gudgeon venne leggermente scosso da quella dichiarazione e disse con minor sicurezza: «Non dico che non vi credo, e non dico neanche che vi credo; ma quella che mi avete raccontato è una storia come ce n'è poche, giovanotto, non c'è che dire». «Sì, immagino che a voi sembri così» assentì Pen; sentì che la stretta del signor Gudgeon si faceva meno incalzante e decise di guadagnare terreno. «Fareste bene a venire con me a Queen Charlton perché il signor Brandon vuole parlarvi e il signor Philips sarebbe certo molto lieto di un vostro aiuto nella ricerca del capitano Trimble.» Il signor Gudgeon la guardò di sottecchi. «O mi sono sbagliato» disse lentamente «o voi siete il più astuto briccone che abbia mai visto. Forse andrò in questo villaggio che voi dite e forse mentre io ci vado voi resterete al sicuro dove non potrete nuocere.» Erano giunti in una larga strada dalla quale si dipartivano altre strade laterali. Pen, che non voleva né tornare a Queen Charlton né venir rinchiusa nella prigione di Bristol, prese la decisione di tentare la fuga. Con aria serena disse: «Come volete; sappiate soltanto che il signor Brandon sarà assai indispettito quando saprà che voi mi avete molestato. Si intende che io non desidero... Oh, guardate, guardate, presto!». Alle parole di Pen, la guardia si fermò di scatto. Lei lo afferrò al braccio con la mano libera e esclamò: «Là, sta svoltando per quella strada! Era lui, il capitano Trimble! deve avermi veduto perché si è subito allontanato correndo! Fate in fretta, in fretta!». «Dove?» chiese il signor Gudgeon colto alla sprovvista e guardandosi disperatamente attorno. «Là!» ansò Pen, si liberò dalla stretta, ormai molto leggera, dello sventurato signor Gudgeon9 e corse veloce come una cerbiatta lungo una delle strade laterali. Sentì gridare alle sue spalle, ma non si volse; raggiunse la fine della strada, voltò l'angolo, vide un viale che conduceva a un agglomerato di case e si affrettò in quella direzione. 9
La condotta, non delle più astute, del signor Gudgeon può forse trovare spiegazione nella circostanza che lo sventurato "schivo" si chiamava, per l'appunto, gudgeon, vale a dire "sciocco", "credulone". [N.d.T.]
Giunse in un labirinto di stradine sporche, in una zona della città che non conosceva, e presto si smarrì. Ma la circostanza non la turbò oltre misura, poiché non sentiva più alle sue spalle le grida dell'inseguimento. Smise di correre, camminando a passo normale, lievemente ansante, volgendosi, o così si augurava, verso est. Dopo aver attraversato strade sconosciute, giunse in una zona più elegante della città e si avventurò a chiedere la strada per la locanda dove aveva lasciato la valigetta. Scoprì di averla già oltrepassata, e scoprì anche che mancavano pochi minuti alle nove. Parve tanto smarrita che l'uomo a cui si era rivolta, un individuo robusto in calzoni di velluto che si preparava a salire su un calessino, le chiese se dovesse prendere la diligenza per Londra. Lei assentì e l'uomo disse filosoficamente: «Ebbene, l'avete perduta». «Oh, e che mai posso fare?» Il fattore, che la stava guardando con aria pensosa, chiese: «Andate di fretta?». «Sì, sì! Vedete, ho già pagato per il posto nella diligenza.» «Ebbene, io vado a Kingswood. Se volete potete salire accanto a me. A Kingswood è probabile che riusciate a prendere la diligenza.» Lei accettò con gratitudine; quando pure non avesse potuto raggiungere la diligenza, si disse, a Kingswood sarebbe stata al sicuro dal signor Gudgeon più che a Bristol. Ma il fattore guidava un cavallino veloce, e giunsero alla strada per Londra prima della diligenza. L'uomo fece scendere Pen a Kingswood, alla porta della locanda, e, avendo appreso che la diligenza non era ancora passata, la salutò e proseguì per la sua strada. Sfuggita di stretta misura alla catastrofe, Pen sedette sulla panca davanti alla locanda in attesa della diligenza. Passò del tempo prima che arrivasse, e la guardia, quando Pen gli porse il biglietto, parve personalmente offesa dalla circostanza che lei non fosse salita a Bristol, pronta tuttavia a riconoscere che aveva il diritto di salire sulla diligenza. Pen si strinse tra un uomo grasso e una donna con un bimbetto piangente; la portiera venne richiusa, il montatoio rialzato, e la diligenza riprese faticosamente la strada verso Londra. XIV Sir Richard Wyndham non era uso a alzarsi di buon mattino, ma venne destato a un'ora per lui insolitamente mattiniera, il giorno della fuga di Pen, dal cameriere che entrò nella sua camera con una piccola pila di bian-
cheria pulita e con gli stivali, e gli disse timorosamente che qualcuno lo cercava dabbasso. Sir Richard gemette e chiese l'ora. Ancora più timorosamente, il cameriere rivelò che non erano ancora le otto. «Che diavolo!» esclamò allora sir Richard rivolgendogli uno sguardo addolorato. «Sì, signore, ma è il maggiore Daubenay, signore, e di un umore davvero spaventoso.» «Oh, è dunque così? Al diavolo il maggiore Daubenay!» Il cameriere rise, ma attese ordini più precisi. Sir Richard gemette nuovamente e si alzò a sedere. «Pensate che dovrei alzarmi, non è così? Portatemi l'acqua per radermi.» «Sì, signore.» «Oh, e salutate a nome mio il maggiore e ditegli che sarò presto da lui.» Il cameriere si allontanò per eseguire gli ordini, e sir Richard si rassegnò al peggio. In capo a mezz'ora entrava nella saletta e trovava il suo mattiniero visitatore che fremeva di rabbia percorrendo a grandi passi la sala con un orologio in mano. Il viso arrossato e gli occhi fuori dalle orbite, il maggiore colpì con il dito come con un pugnale l'orologio e disse: «Quaranta minuti, signore! quaranta minuti da che sono entrato in questa sala!». «Sì, io stesso ne sono assai stupito. Vi era un tempo in cui non avrei ottenuto questo risultato in meno di un'ora, ma la pratica, caro signore, la pratica è tutto.» «Un'ora! la pratica! sciocchezze, dico io! Mi sentite, signore?» «Sì, e credo di non essere il solo che abbia tale privilegio.» «Siete un dandy!» proruppe il maggiore con disgusto. «Un dandy, signore, ecco che cosa siete!» «Sono lieto che la velocità con cui mi sono vestito non sia valsa a celare tale circostanza» rispose amabilmente sir Richard. «Il termine esatto, tuttavia, è "corinzio".» «Non mi curo davvero di quale sia il termine esatto. Per me non fa alcuna differenza: dandy, corinzio, o bellimbusto!» «Se mai io perdessi il controllo con voi, cosa che farei con estrema riluttanza - quanto meno, a quest'ora del mattino - scoprireste di esservi ingannato. Frattanto, immagino che non mi abbiate costretto a alzarmi per scambiare cortesi parole con me. Che cosa volete, signore?»
«Non prendete quel tono con me: quel vostro ragazzetto è fuggito con mia figlia!» «Sciocchezze!» «Sciocchezze? Lasciate vi dica che mia figlia è sparita! sparita, capite? E la sua cameriera con lei!» «Accettate la mia sincera comprensione.» «La vostra comprensione: non voglio la vostra comprensione! Voglio sapere che cosa intendete fare!» «Nulla» rispose sir Richard. Gli occhi del maggiore erano ridotti in uno stato preoccupante. «Ve ne state là e dite che non volete fare nulla quando quella canaglia di vostro cugino è fuggito con mia figlia?» «No davvero. Intendo non fare nulla perché mio cugino non è fuggito con vostra figlia. Perdonatemi se vi dico che le vostre paterne difficoltà cominciano a tediarmi.» «Come osate, signore, come osate? Vostro cugino incontra segretamente mia figlia a Bath, la induce a lasciare la casa in piena notte, la inganna con false promesse, e ora, ora fugge con lei, e voi dite che siete stanco delle mie difficoltà?» «Molto stanco. Se vostra figlia ha lasciato il vostro tetto - e chi potrebbe biasimarla? - vi suggerisco di non perdere il tempo e la pazienza qui, ma di recarvi a Crome Hall, chiedendo se il signor Piers Luttrell è a casa, o non sia scomparso anch'egli.» «Il giovane Luttrell! Ah, se così fosse me ne rallegrerei. Sì, sarei lieto che qualunque uomo, purché non quel vostro perfido, vizioso cugino, fosse fuggito con Lydia!» «Una fortunata circostanza» concluse sir Richard. «Nulla del genere! Sapete bene che non si tratta del giovane Luttrell! Mia figlia ha confessato di essersi incontrata con vostro cugino, e quel ragazzaccio ha detto... in questa stessa sala, mentre voi eravate qui...» «Mio caro signore, vostra figlia e mio cugino hanno detto molte sciocchezze, ma non sono fuggiti insieme.» «Molto bene, signore, molto bene! Dov'è dunque ora vostro cugino?» «Immagino sia nel suo letto.» «Allora fatelo chiamare!» abbaiò il maggiore. «Con piacere» e sir Richard si avviò a tirare il cordone del campanello. Lo aveva appena fatto quando la porta si aprì e Cedric Brandon, in una superba veste da camera di broccato dai vivaci colori, entrò. «Che acca-
de?» chiese in tono gemente. «Mai udito tanto chiasso in vita mia! Ricky, ragazzo mio, sei vestito?» «Sì» sospirò sir Richard. «Ma è molto tedioso.» «Ragazzo mio, non sono ancora le nove: davvero non so che ti è accaduto! Non puoi cominciare la giornata a quest'ora: non è ammissibile.» «Lo so, Ceddie, ma vedi, mi adeguo agli usi del luogo. Ah, permettimi di presentarti il maggiore Daubenay; il signor Brandon.» «Servo vostro, signore» esplose il maggiore, con un rigido inchino. «Oh, lieto di conoscervi. Strane ore per fare visita avete in campagna.» «Non sono in visita!» «Non ditemi che facevate baruffa con Ricky. Eppure sembra sia così. Ragazzo mio, potevi tuttavia ricordare che io dormo al piano di sopra. Non sono mai nelle condizioni migliori prima di mezzogiorno. Senza dire che non è da te!» Si recò pigramente, sbadigliando, a una poltrona accanto al camino, e là sedette. Il maggiore gli rivolse un'occhiata tempestosa e disse che era venuto a parlare con sir Richard di questioni personali. Cedric non raccolse l'allusione. «Quello di cui abbiamo bisogno» disse «è caffè, caffè forte.» Una cameriera con la cuffietta entrò in quel momento e parve stupita vedendo che la sala era occupata. «Oh, chiedo scusa, signore. Mi era parso di sentir suonare.» «Ho suonato io. Abbiate la bontà di bussare alla porta del signor Brown e di chiedergli di scendere non appena si sarà vestito. Il maggiore Daubenay desidera parlargli.» «Ehi, un attimo» intervenne Cedric. «Portate del caffè, siate buona!» «Sì, signore.» «Caffè!» esplose il maggiore Daubenay. «Sir Richard, mentre perdiamo tempo in queste frivolezze, quel cane rapisce mia figlia.» «Chiamate il signor Brown» ripeté sir Richard alla cameriera. «Rapisce, questa poi!» esclamò Cedric. E quale cane?» «Il maggiore Daubenay» spiegò sir Richard «ha la singolare convinzione che mio cugino sia fuggito con sua figlia.» Cedric lo guardò stupefatto, poi una luce maliziosa gli si accese negli occhi mentre fissava ora sir Richard ora il maggiore. «No» disse con voce tremante «non parlerai sul serio? Dovresti essere più severo con lui, Ricky!»
«Sì!» proruppe il maggiore. «Dovrebbe! Ma, al contrario, ha assunto un atteggiamento che posso soltanto definire di vergognosa rassegnazione.» Cedric scosse il capo. «Ah, questa è proprio da lui.» Ma di colpo non riuscì a mantenersi serio. «Oh, che mai vi fa credere che vostra figlia sia fuggita con suo cugino? Vi dirò una cosa: è la burla più incredibile che abbia sentito da molti mesi! Ricky, mi divertirò di questo con te per anni.» «Tu parti per la Penisola, Ceddie» gli ricordò sir Richard con un vago sorriso. «La cosa vi diverte, signore!» «Ah, sì, e divertirebbe anche voi, se sapeste quello che io so sul cugino di Wyndham.» La cameriera entrò nella sala. «Il signor Brown, signore, non è nella sua camera» disse con una riverenza. L'effetto di quelle parole fu stupefacente: il maggiore ruggì; la risata di Cedric si interruppe di colpo; e sir Richard lasciò ricadere l'occhialino. «Lo sapevo, oh, lo sapevo!» tempestò il maggiore. «E ora, signore?» Sir Richard si riprese rapidamente. «Non siate assurdo, signore» disse con un'asprezza che Cedric non aveva mai udito in lui. «Mio cugino è probabilmente uscito per prendere aria. Si alza di buon'ora.» «Col vostro permesso, signore, il giovane gentiluomo ha portato con sé la valigia.» Il maggiore sembrava controllare a fatica la sua furia. «C'era una lettera per Vostra Signoria» disse la cameriera «quando ho riordinato la sala.» Sir Richard si volse di colpo e andò al camino. Prese la lettera di Pen, pallido in viso, e si ritirò nel vano della finestra a leggerla. "Mio caro Richard" aveva scritto Pen. "Questa lettera è per congedarmi da voi e ringraziarvi molto per la vostra bontà. Ho deciso di tornare dalla zia Almeria, perché l'idea che siamo costretti a sposarci è davvero straordinaria. Le narrerò una storia che la soddisferà. Caro signore, è stata una splendida avventura. Devotamente, Penelope Creed. P. S. Vi restituirò le cravatte e la valigia, e vi ringrazio tanto, caro Richard." Cedric, osservando il viso rigido dell'amico, si alzò a fatica dalla poltrona e gli si avvicinò mettendogli una mano sulla spalla. «Ricky, ragazzo mio! che è accaduto?» «Esigo di vedere quella lettera!» abbaiò il maggiore.
Sir Richard ripiegò il foglio e lo mise nella tasca interna. «Datevi pace, signore: mio cugino non è fuggito con vostra figlia.» «Non vi credo!» «Se intendete darmi del mentitore...» Sir Richard riuscì a controllarsi e si rivolse alla cameriera. «Quando ha lasciato la locanda il signor Brown?» «Lo ignoro, signore; ma Parks era qui, il cameriere, signore.» «Chiamatelo.» «Se vostro cugino non è fuggito con mia figlia, mostratemi la lettera» ribadì il maggiore. Cedric si allontanò da sir Richard e attraversò la sala, uno sguardo sdegnoso sul viso aristocratico. «Quanto a voi, signore - Daubenay, o come vi chiamate - non so che idea vi siate messo in capo, ma ne sono stanco. Andatevene!» «Non lascerò questa sala fino a quando non conoscerò la verità. Non mi stupirebbe apprendere che eravate entrambi di connivenza con quel giovane dissoluto.» «C'è qualcosa di singolare nell'aria di questo luogo» concluse Cedric. «A mio avviso siete tutti pazzi.» In quel momento entrò il lugubre cameriere. Quando disse che il signor Brown si era recato a Bristol con la signora Hopkins, il viso di sir Richard si fece ancora più impenetrabile, ma le parole acquetarono una almeno delle ansie del maggiore. Detergendosi la fronte, disse con voce roca che comprendeva di essersi ingannato. «È quanto vi andavamo dicendo» sottolineò Cedric. «E vi dirò un'altra cosa, signore: voglio la prima colazione e per nulla al mondo intendo consumarla mentre voi saltellate per la sala e urlate a perdifiato. Non riesco a trovare riposo.» «Ma non comprendo!» gemette più quietamente il maggiore. «Ha detto di essere uscita per incontrare vostro cugino, signore.» «Vi ripeto, signore, che vostra figlia e mio cugino hanno detto entrambi molte sciocchezze.» «Intendete che voleva soltanto farmi credere... gettarmi polvere negli occhi? Questa poi!» «Non ricominciate a urlare» lo pregò Cedric. «È fuggita con il giovane Luttrell!» esplose il maggiore. «Lo farò a pezzi, quel ragazzo!» «Fate quel che più vi piace, signore» disse garbatamente Cedric. «Andate, ve ne prego: cameriere, la porta.»
«Ma è terribile!» esclamò il maggiore, crollando in poltrona e portandosi una mano alla fronte. «Ormai saranno già verso la frontiera scozzese, a metà strada! E Philips vuole che io conduca quella sciagurata ragazza a Bath questa mattina perché riconosca un individuo che hanno arrestato là! Che cosa posso dirgli? Che scandalo! La mia povera moglie! L'ho lasciata in un profondo stato di abbattimento.» «Correte da lei» lo esortò Cedric. «Non avete un solo istante da perdere. Ditemi soltanto questo: l'individuo di cui parlate aveva con sé i diamanti?» Il maggiore fece un gesto, come per allontanare una zanzara. «Che importanza può avere? io penso soltanto alla mia sconsigliata fanciulla!» «Immagino che per voi non abbia importanza, ma per me sì. L'uomo che è stato assassinato era mio fratello, e i diamanti appartengono alla mia famiglia.» «Vostro fratello? Sono stupefatto! Nessuno - nessuno, vogliate credermi - potrebbe mai sospettare che voi abbiate subito tale perdita! La vostra frivolezza, la...» «Non datevi pena della mia frivolezza, vecchio mio! È stata trovata sì o no la collana?» «Sì, signore; mi è parso di comprendere che il prigioniero aveva con sé una collana. E se è la collana la vostra sola ansia in questa sconvolgente vicenda...» «Ricky, devo mettere le mani sulla collana. Detesto lasciarti, ragazzo mio, ma non ho altra scelta. Dov'è il caffè? Non posso partire senza aver fatto colazione.» Scorse il cameriere che era riapparso nel vano della porta. «Giusto voi! che fate là a bocca aperta? La colazione, sciocco che siete!» «Sì, signore. E che cosa devo dire, col vostro permesso, alla signora?» «Ditele che non riceviamo visite... Quale signora?» Il cameriere porse un vassoio con il biglietto della visitatrice. «Per sir Richard Wyndham» disse in tono lugubre. «Sarebbe lieta di potergli parlare.» Cedric prese il biglietto e lesse a voce alta: «Lady Luttrell. E chi è mai Lady Luttrell, Ricky?». «Lady Luttrell!» esclamò il maggiore. «Qui? Si tratta forse di un infame complotto?» Sir Richard si volse, sorpreso. «Fate entrare la signora» disse. Si era allontanato dalla finestra e osservava la porta, lo sguardo attento. Il cameriere introdusse una signora tra i quaranta e i cinquanta anni, capelli castani lievemente brizzolati, occhi vivaci e ridenti, mento e bocca pieni di
energia. Sir Richard le si fece incontro, ma, prima che egli potesse parlare, il maggiore proruppe: «Dunque, signora, volete vedere sir Richard Wyndham? Non immaginavate certo di trovarmi qui!» «No» assentì quietamente lei «non immaginavo di trovarvi qui. Tuttavia, poiché, a quel che so, in futuro saremo costretti a incontrarci con apparente buona grazia, possiamo iniziare ora. Come state, maggiore?» «Siete molto calma, molto calma davvero! Sapete che vostro figlio è fuggito con mia figlia?» «Sì. Mio figlio mi ha lasciato una lettera.» La sua calma parve cogliere di sorpresa il maggiore, che disse rinunciando alla consueta enfasi: «Che cosa dobbiamo fare?». Lei sorrise. «Accettare l'evento con tutta la possibile buona grazia. A voi il matrimonio non piace, e non piace a me, ma inseguire la giovane coppia o rendere palese la nostra disapprovazione servirebbe soltanto a renderci ridicoli. Suvvia, maggiore! io non intendo vivere in disaccordo con il mio unico figlio; e voi, ne sono certa, sareste non meno riluttante a disconoscere vostra figlia.» Il maggiore strinse la mano che lei gli porgeva con scarsa buona grazia. «Non so che cosa dire! sono confuso! Si sono condotti assai male con noi! davvero assai male!» «Oh, sì!» sospirò Lady Luttrell. «Ma noi forse ci siamo condotti male verso di loro?» Questo era troppo per il maggiore, i cui occhi ripresero a manifestare pericolose tendenze. «Non mettetelo nuovamente in agitazione, ve ne prego, signora!» intervenne Cedric. «Chiudete il becco, voi!» proruppe il maggiore. «Ma voi siete venuta per parlare con sir Richard Wyndham, signora! Come può mai essere?» «Sono venuta a parlare con sir Richard Wyndham di tutt'altra cosa.» Il suo sguardo si posò un istante su Cedric, quindi andò a Richard. «E voi, credo, siete sir Richard Wyndham» concluse. «Al vostro servizio, signora. Permettetemi di presentarvi il signor Brandon.» Lei guardò Cedric. «Ah, mi era parso di scorgere in voi un viso familiare. Non so che cosa dirvi, signore: non trovo le parole, ma sono addolorata più di quanto riesca a spiegare.»
Cedric la fissò stupefatto. «Non vedo perché dobbiate essere addolorata, signora, non vedo davvero! Devo chiedervi di scusare il mio aspetto: vedete, alzarmi tanto di buon'ora mi sconvolge.» «Lady Luttrell parlava della morte di Beverley» spiegò amabilmente sir Richard. «Bev? Ah, sì, si intende: una vicenda deplorevole. Mai stato più stupito in vita mia!» «È per me fonte di profondo sgomento che tale tragedia sia accaduta mentre vostro fratello era mio ospite.» «Oh, non datevi pena, signora! Non ne avete colpa... ho sempre pensato che sarebbe morto di morte violenta... poteva accadere ovunque.» «La vostra indifferenza, signore, la vostra mancanza di sensibilità è ripugnante» annunciò il maggiore prendendo il cappello. «Non intendo restare un solo istante per assistere al rivoltante spettacolo di tanta spietata indifferenza.» «Forse qualcuno vi ha chiesto di restare? Da mezz'ora cerco di farvi comprendere che dovete alzare le tende» ribatté Cedric. «Accompagna il maggiore Daubenay alla porta, Ceddie. Credo di comprendere che Lady Luttrell desidera parlarmi di questioni private.» «Come vuoi, ragazzo mio. Servo vostro, signora. Dopo di voi, maggiore!» e scortando il maggiore con un elegante inchino, uscì egli stesso. «Che incantevole caposcarico!» esclamò Lady Luttrell facendosi avanti. «Devo confessare di non avere al contrario amato suo fratello.» «Tutti quanti lo conoscevano, signora, condividevano i vostri sentimenti. Non volete sedere?» Lady Luttrell sedette e lo guardò con penetrante attenzione. «Ebbene, sir Richard, vi chiedete, immagino, perché sia venuta da voi.» «No, credo di saperlo.» «Allora non sono necessari giri di frasi. Voi viaggiate con un giovane gentiluomo che si fa passare per vostro cugino. Un giovane gentiluomo che, se la mia cameriera non si inganna, risponde all'inconsueto nome di Pen.» «Sì, avremmo dovuto mutarlo.» «Pen Creed, sir Richard?» «Pen Creed, signora.» Lo sguardo di lei non cedette di fronte all'espressione impassibile di sir Richard. «Non è un evento singolare, signore?»
«La parola, signora, è piuttosto "stupefacente". Posso chiedervi come siate al corrente della cosa?» «Ho avuto di recente una visita dalla signora Griffin e da suo figlio, che parevano attendersi di trovare Pen da me. Mi hanno detto che aveva lasciato il loro tetto calandosi dalla finestra, in abiti maschili. Questa mattina, soltanto questa mattina, la mia cameriera mi ha parlato di un ragazzo biondo che alloggiava con suo cugino - voi, sir Richard - a questa locanda. Credo comprendiate che io provi una certa ansia.» «Perfettamente. Ma Pen non è più con me. È partita per Bristol questa mattina e ora, devo supporre, è sulla diligenza per Londra.» Lei inarcò le sopracciglia. «Ancora più sorprendente! Mi auguro che voi vogliate accontentare la mia curiosità, signore?» «Potrei forse non farlo?» e con voce fredda e priva di espressione le narrò l'intera vicenda. Lei lo ascoltò attentamente, in silenzio, senza mai distogliere lo sguardo. Quando sir Richard tacque, rimase ancora un istante in silenzio, guardandolo pensosamente. Infine disse: «Pen ha sofferto nello scoprire che mio figlio era perdutamente invaghito di Lydia Daubenay?» «A mio avviso, no.» «E mio figlio, avete detto, si è mostrato scandalizzato dall'apparente sconvenienza della situazione di Pen?» «Non a torto, ma avrei desiderato che egli non lo facesse in modo tanto palese. Pen è molto giovane, vedete; non aveva compreso che potesse esservi qualcosa di sconveniente.» «Piers manca di tatto. Immagino le abbia detto che l'onore vi costringeva a chiedere la sua mano.» «Lo ha detto, e era nel giusto.» «Perdonatemi, sir Richard, ma voi avete chiesto la mano di Pen perché vi sentivate costretto a farlo dal vostro senso dell'onore?» «No. Le ho chiesto di sposarmi perché la amo, signora.» «E glielo avete detto, sir Richard?» «Sì. Ma lei non lo ha creduto.» «Non le avevate forse mai dato sino ad allora motivo di supporre che eravate invaghito di lei?» «Signora» ribatté sir Richard con lieve impazienza «era affidata a me, in una situazione di estrema delicatezza! Vi attendevate che io abusassi della sua innocente fiducia testimoniandole il mio amore?»
«No» sorrise lei. «Da quel che ho veduto e compreso di voi. mi attendevo che voi la trattaste come immagino abbiate fatto: come foste davvero suo zio.» «Con il risultato» concluse amaramente lui «che ora Pen mi considera tale.» «Ne siete certo? Permettete vi dica, sir Richard, che un uomo di ventinove anni, con il vostro viso, i vostri modi, il vostro fascino, non appare di consueto a una giovane donna nella luce di uno zio!» Lui sorrise appena. «Vi ringrazio! Ma Pen non è come tutte le altre giovani donne.» «Pen» disse Lady Luttrell «deve essere una donna davvero assai singolare se ha trascorso tanto tempo in vostra compagnia senza soccombere a un fascino di cui voi dovete essere tanto consapevole che io non esito a menzionarlo. Se Pen non ha pianto disperatamente la scorsa notte, non so nulla del mio sesso! Dov'è la lettera che vi ha scritto? posso vederla?» Lui la trasse dalla tasca. «Leggetela, se volete. Non vi è, ahimè, nulla che possa venir letto soltanto da me.» Lady Luttrell la prese, la lesse, e gliela restituì. «Giusto come pensavo! Ha il cuore spezzato e è risoluta a non farvelo sapere. Sir Richard, per un uomo non privo di esperienza, quale credo voi siate, siete stato uno sciocco. Non l'avete mai baciata!» A quell'inattesa accusa, sir Richard rise suo malgrado. «Come avrei potuto, nella condizione in cui ero? Lei rifuggiva dall'idea del matrimonio.» «Perché pensava le aveste chiesto di sposarla per pietà. Si intende che ne rifuggiva.» «Lady Luttrell, pensate davvero...?» «Penso! Ne sono certa. I vostri scrupoli erano assai nobili, non ne dubito, ma una ragazzetta dell'età di Pen, come poteva comprenderli? Lei non dava alcun peso al vostro senso dell'onore, e senza dubbio ha scambiato il vostro nobile riserbo per indifferenza. E ora è tornata dalla zia e verrà costretta a sposare suo cugino!» «Oh, no, questo no!» ribatté sir Richard lanciando un'occhiata all'orologio sulla mensola. «Sono desolato di dovervi lasciare, signora, ma se voglio raggiungere la diligenza prima di Chippenham devo farlo.» «Giusto così! Non pensate a me. Ma, dopo aver raggiunto la diligenza, che cosa contate di fare con Pen?» «Sposarla, signora, e che altro?»
«Mi auguro non intendiate raggiungere quel mio sciocco ragazzo a Gretna Green! Farete bene a condurre Pen da me a Crome Hall.» «Lo farò, e ve ne ringrazio» esclamò lui con il sorriso che Lady Luttrell trovava irresistibile. «Vi sono profondamente debitore, signora.» Si portò la mano di lei alle labbra e la baciò, quindi uscì dalla sala, chiamando Cedric. Cedric, che aveva consumato la colazione nella saletta comune, sostava ora nell'ingresso. «Al diavolo, Ricky, sei un turbine come quel tuo amico. Che hai ora?» «Ceddie, guidavi i tuoi cavalli ieri?» «Ma si intende, ragazzo mio: che importanza ha?» «Voglio i tuoi cavalli.» «Ricky, devo andare a Bath prima che scoprano che la collana è falsa.» «Prendi il biroccino del locandiere. Devo avere subito una pariglia veloce.» «Il biroccino del locandiere?» ripeté Cedric vacillando sotto il colpo. «Ricky, sei pazzo!» «Non sono pazzo, questo è certo. Devo inseguire la diligenza di Londra per ritrovare Pen. Suvvia, Ceddie, di' che attacchino subito i cavalli.» «Oh, d'accordo! se le cose stanno così... Ma nulla meno di un reggimento di cavalleria varrà a soddisfarmi, bada!» «Avrai tutto quello che desideri!» promise sir Richard che già era a metà delle scale. In capo a dieci minuti, i bai erano attaccati al calesse, e sir Richard era in cortile, infilandosi i guanti. «Splendido!» disse. «Speravo che tu guidassi i bai.» Cedric indugiava a guardare l'amico che saliva a cassetta, quando gemiti e lamenti alle sue spalle attrassero la sua attenzione: si volse in tempo per vedere la signora Hopkins che entrava nella locanda dalla porta principale, seguita da un uomo robusto. La signora Hopkins era palesemente in preda a grave turbamento e sedette senza indugio, spiegando loquacemente all'attonito locandiere che mai era stata tanto sconvolta e non sperava di guarire presto dalle palpitazioni. «Preso da una guardia di Bow Street, Tom!» ansò. «E con quell'aria innocente!» «Chi?» chiese il locandiere. «Quel povero giovane gentiluomo che è cugino di sir Richard. Sotto i miei occhi, Tom, e io che neppure pensavo a nulla di simile! E non se ne è forse fuggito? e di questo sono felice, qualsiasi cosa chiunque dica, incluso
il signor Gudgeon, perché non ho mai visto un giovane gentiluomo più garbato, e anch'io sono una madre e ho un cuore, anche se c'è chi non ce l'ha, un cuore, e io non faccio nomi, badate bene, e non voglio offendere nessuno.» «Che imbroglio!» esclamò Cedric, cogliendo con ammirevole acume il succo di quel patetico discorso. «Ehi, Ricky, aspetta!» I bai scalpitavano impazienti. «Allontanati, Ceddie!» esclamò sir Richard. «E qui c'è il signor Gudgeon in persona, che vuole parlare con sir Richard e con il signor Brandon, e sono stata costretta a portarlo con me nel biroccino, anche se non è che mi piaccia avere guardie di Bow Street o gente come loro alla locanda, come sapete bene, Tom.» «Ricky!» gridò Cedric. «Aspetta dunque! C'è qui il mio segugio e la situazione è terribilmente imbrogliata.» «Raccontagli qualcosa e liberati di lui, Ceddie, liberati di lui!» rispose sir Richard senza volgersi, e il calesse lasciò velocemente il cortile. «Ricky, pazzo che sei, aspetta!» Ma il calesse era ormai lontano. Il mozzo di stalla chiese se dovesse inseguirlo. «Inseguire i miei bai?» ribatté sdegnosamente Cedric. «Dovreste avere ali, e non gambe, brav'uomo!» Tornò nella locanda, incontrando nel vano della porta Lady Luttrell, uscita a vedere che mai accadesse. «Che accade, signor Brandon?» chiese. «Sembrate sconvolto.» «Lo sono. Richard è partito come un pazzo per inseguire la diligenza di Londra e quella sua assurda ragazzetta è stata arrestata dalla guardia di Bow Street a Bristol.» «È orribile; è necessario richiamare sir Richard. La piccola deve venir salvata.» «Quanto a questo, si è salvata da sola. Tuttavia sono lieto che la guardia sia qui: ero stanco di inseguirla.» «Ma è impossibile fermare sir Richard?» chiese bruscamente lei. «Signora, avrà ormai percorso metà della strada» ribatté Cedric. L'affermazione non era del tutto esatta. Sir Richard, lasciando Queen Charlton nel momento in cui la signorina Creed saliva sulla diligenza a Kingswood, preferì prendere la strada per Bath e non quella che conduceva a Keynsham. I bai di Cedric sarebbero senza dubbio giunti a Chippenham prima che la diligenza si trovasse al punto di congiunzione tra le strade di Bath e di Bri-
stol, e la strada per Bath offriva il vantaggio di essere ben nota a sir Richard. Quando giunse al punto di incrocio, scorse un segnale scolorito dal tempo che indicava verso nord Nettleton e Acton Turville e a ovest Wroxhall, Marshfield e Bristol. Là sir Richard fermò, attendendo l'arrivo della diligenza. Né dovette attendere a lungo. Condusse allora il calesse in mezzo alla strada e balzò agilmente a terra. Il postiglione, trovandosi la strada sbarrata, fermò i cavalli e chiese con voce dolente a quale gioco sir Richard credeva di giocare. «Nessun gioco! A bordo avete un fuggiasco, e quando lo avrò preso con me, potrete riprendere il cammino.» «Oh, davvero?» ribatté il postiglione, sconvolto ma non placato. «Belle cose da fare, sulle strade di Sua Maestà!» Uno dei passeggeri all'interno della vettura, un uomo dal viso acceso e con imponenti favoriti, sporse la testa dal finestrino per scoprire la causa di quella sosta inattesa; la guardia scese per discutere con sir Richard; e Pen, stretta tra un grasso fattore e una donna affetta da un raffreddore cronico, prese a temere di essere stata raggiunta dall'uomo di Bow Street. La voce della guardia che diceva: «Ma guarda guarda, eppure io l'ho sospettato da quando l'ho visto a Kingswood!» non valse davvero a acquetarla. Volse un viso pallido e spaventato, nel momento in cui lo sportello veniva spalancato e il montatoio abbassato. L'istante successivo la figura alta e impeccabile di sir Richard si stagliava nel vano dello sportello e Pen, dando involontariamente in una sorta di gemito, si fece dapprima rossa, poi pallida, e riuscì a dire: «No!». «Ah!» esclamò vivacemente sir Richard. «Dunque siete qui! Venite fuori, mio giovane amico.» «Questa poi!» ansò la donna vicino a Pen. «Che cosa ha mai fatto, signore?» «È fuggito da scuola» rispose sir Richard senza un istante di esitazione. «Non è vero!» balbettò Pen. «Non verrò con voi!» Sir Richard, chinandosi nella diligenza e afferrandola alla mano, disse: «Ah, non verrete, eh? Non osate sfidarmi... monello!». «Ehi, padrone, state calmo!» intervenne un signore gentile nell'angolo opposto. «Credo di non aver mai provato più simpatia per un ragazzo, e non avete motivo di spaventarlo, ne sono certo! Chi sa quanti di noi, ai loro tempi, avrebbero voluto fuggire da scuola!»
«Ah» disse sfrontatamente sir Richard «ma voi non sapete tutto, no davvero! A voi sembra giovane e innocente, ma io potrei narrarvi esempi della sua depravazione che vi turberebbero.» «Oh, come osate?» esclamò Pen indignata. «Non è vero, sapete che non è vero!» I passeggeri si erano ormai divisi in due campi. Molti dicevano di aver sempre sospettato che quel briccone stava fuggendo, mentre i sostenitori di Pen vollero sapere chi era sir Richard e che diritto aveva di trascinare via dalla carrozza il povero giovane. «Ne ho tutti i diritti! Sono il suo tutore: il ragazzo è mio nipote.» «Non lo sono!» dichiarò Pen. Gli occhi di lui si chinarono a guardare i suoi, e vi era in loro una tale espressione ridente che lei si sentì mancare il cuore. «Ah, non lo siete?» disse. «Ebbene, se non siete mio nipote, monello, chi siete?» Sgomenta, lei si sentì soffocare: «Richard... traditore!». Anche il signore gentile nell'angolo sembrava pensare che la domanda di sir Richard richiedesse una risposta. Pen si guardò disperata attorno, incontrò soltanto sguardi di disapprovazione o di domanda e alzò al viso di sir Richard gli occhi indignati. «Ebbene?» chiese inesorabilmente sir Richard. «Siete mio nipote?» «Sì... no! Oh, siete abominevole: non osereste!» «Oh, sì che oserei! Scendete o non scendete con me?» Un uomo in giacca color prugna raccomandò a sir Richard di dare una lezione a nome suo a quel briccone. Pen guardò sir Richard, lesse la decisione dietro il suo sguardo divertito, e si lasciò condurre via. «Forse, quando avrete finito, Vostro Onore, con tutta calma, badate, avrete la compiacenza di spostare il vostro calesse» disse con sottile umorismo il postiglione. «Richard, non posso tornare!» mormorò Pen a voce bassa e fremente. «La guardia di Bow Street mi ha preso a Bristol e io sono riuscita per poco a fuggire.» «Doveva essere questo che Cedric cercava di dirmi» annuì sir Richard avvicinandosi al calesse e facendo indietreggiare i bai sul lato della strada. «Dunque siete stata arrestata? quale splendida avventura per voi, bambina mia!» «E ho lasciato la vostra valigia alla locanda, e non serve che cerchiate di trascinarmi con voi, perché non verrò, non verrò, non verrò!» «Perché no?» chiese sir Richard volgendosi a guardarla.
A lei mancarono le parole. Negli occhi di sir Richard vi era un'espressione che le tinse di rosa il viso, e le parve che la terra le girasse attorno. Alle sue spalle, la guardia aveva rialzato il montatoio e chiuso lo sportello, e, brontolando, risaliva sull'imperiale. La diligenza si mosse faticosamente avanti. Pen non la vide, sebbene le ruote le sfiorassero quasi la giacca. «Richard, voi... voi non mi volete! Voi non potete volermi!» disse con voce esitante. «Che sciocca, incantevole creatura siete, bambina mia.» La diligenza avanzava lungo la strada; quando raggiunse la curva successiva, i passeggeri dell'imperiale, volgendosi curiosamente a guardare un'ultima volta quella strana coppia, conobbero un turbamento che fece quasi perdere l'equilibrio a uno di loro. Il monello dai capelli dorati era stretto nelle braccia del dandy, che lo baciava con tenera violenza. «Questa poi!» esclamò il passeggero dell'imperiale rimettendosi in equilibrio. «Mai in tutta la mia esistenza...!» «Richard, Richard, possono vederci dalla diligenza!» esclamò Pen, tra il riso e il pianto. «Lasciate che ci vedano!» ribatté l'impassibile uomo di mondo. FINE